An epic adventure ... maybe.

di Balestra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I- Eroina ***
Capitolo 2: *** Jikon ***



Capitolo 1
*** I- Eroina ***


In un mondo dominato dal male... solo una persona può riportare la luce. Ce la farà la nostra eroina a sconfiggere la malvagia Majikon e a diventare ricca, famosa e affiliati?

Dall'autore di ''D&D – Master contro tutti'' ''D&D – La dura vita del PG'' E ''D&D – I dilemmi del malvagio'', una storia fantasy-comica al limite dell'idiozia.

Siete pronti? Via.


EROINA
Era una bella giornata, di quelle che si vedono sempre nei film. I prati rigogliosi, i fiori colorati e un bel sole sorridente nel cielo.
Un'astronave spaziale, zigzagando nel cielo, si schiantò a terra, aprendo un cratere di un centinaio di ettari.

Era una capsula di salvataggio spaziale, che forse un tempo era stata bianca. Ora era nera per l'impatto che era stato, tutto sommato, delicato, senza contare i campi rovinati, animali ed eventuali persone uccise e altri danni.

Dalla capsula emerse, gemendo, la solita gnocca di GdR: ottava di reggiseno anche se appena tredicenne, capelli viola lunghi oltremisura e occhi dello stesso colore di 360°.

-Dove sono?- articolò la ragazza -Dove mi trovo? Perchè ho il seno così grande?- Si guardò intorno, squadrando il paesaggio, distrutto a perdita d'occhio.
-Quale forza oscura è passata di qui?- si chiese.

Si rialzò e cominciò a marciare fuori dal cratere. Quando arrivò in cima si sedette sul bordo, contemplando lo sfacelo. Si sporse per vedere bene, con conseguente caduta per via del peso del davanzale.
Dopo aver risalito il cratere ancora la nostra protagonista si ritrovò in uno spiazzo erboso, una delle poche zone rimaste intatte nell'impatto.

Come ogni buon GdR, la nostra protagonista aveva perso la memoria sulla sua identità e sui suoi poteri strafighi e, banalmente, unici in grado di salvare il mondo.

Quindi la nostra Neptune, il nome dell'eroina smemorata, non ricorda niente dei suoi poteri ne del perchè è qui.

Neptune si guardò intorno e non vedendo niente d'interessante decise di incamminarsi. Ma verso dove? Non aveva meta... fa niente, il potere del suo cuore puro l'avrebbe aiuta.

Dopo tre ore di cammino a vuoto Neptune lasciò perdere e si sdraiò a terra. Mentre stava riposando bellamente qualcosa si appoggio sul suo naso... una farfalla di millemila colori! Questa, lasciando dietro di sé una scia luminosa, si diresse verso un bosco.
-Un segno del destino!- pensò Neptune, lanciandosi all'inseguimento della farfalla multicolore.

L'insetto svolazzò pigro fino ad una foresta adiacente... ora, come tutti saprete, una foresta è un posto perfetto per un agguato. Ma Neptune no.

E infatti entrò in un bosco e seguì la farfalla fino ad una radura... e li l'insetto, come era prevedibile, svelò la sua vera forma: una specie di ripugnante demonietto rossastro con le solite zanne.

Neptune, spaventata (credo che lo sareste anche voi se un innocua farfalla si trasformasse in un demone pronto a scuoiarvi), provò una fuga disperata e, classicamente, cadde a terra.

Il demonietto le arrivò davanti, spalancò la bocca.
Neptune gridò qualcosa di incomprensibile, mentre un aura viola la avvolgeva.
Il demone, sorpreso, indietreggiò dicendo -Eh?-
Neptune, rialzandosi, ancora avvolta dall'aura viola, disse, stringendo gli occhi – Chiupa-
Il demone implose in una nube di fumo.
-Me la sono vista brutta- ansimò Neptune -Chissà come mai quest'aura magica mi ha avvolto...-(Vi ricordo che nessuno dei personaggi sa di essere in una parodia di GdR NdA) appena terminò la frase l'aura scomparì.
-Siamo d'accapo...- sospirò Neptune, rialzandosi. -Vediamo di trovare un posto civilizzato...-

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Capitolo 2
*** Jikon ***


 

 

JIKON

Neptune arrivò, infine, ad una città, Jikon. Era una metropoli gigante con traffico, spazzatura, barboni... insomma, ordinario. A, no, scusate ho sbagliato città... siamo in un GdR; la città era una metropoli pulita piena di brava gente, senza inquinamento e macchine pulite. Ah, non c'era traffico.

 

Neptune si guardò intorno, curiosa. Camminò lentamente sul marciapiede, osservando la gente che marciava lentamente e ordinatamente.

Girò a caso finchè non arrivò al Parco Centrale della città. Rimase stordita dal verde brillante dell'erba e del colore cristallino dell'acqua; ma la sorpresa più grande fu la pulizia totale del parco.

 

Ma Neptune non sapeva che, tra gli alberi, qualcuno la spiava. L'eroina si sedette su una panchina.

E, dagli alberi, spuntarono... quattro banane di due metri con tanto di occhi rossi e bocche dentate.

-Ma cosa...- Neptune non finì la frase: una delle banane gli saltò contro, la bocca spalancata in una morsa.

Neptune rotolò di lato, schivando l'attacco dell'essere che rovinò a terra.

Le altre due gli scivolarono dietro la schiena e uno dei due gli addentò la spalla, lanciandola a terra.

 

Neptune si rialzò e, nuovamente, fu avvolta dall'aura viola. Tra le sue mani comparve un globo violaceo che andò a colpire l'aggressore che si ridusse in polvere.

 

Le altre due banane si allontanarono. Neptune, seguendo l'istinto tipico dei PG dei GdR, si concentrò: tra le sue mani si materializzò una lama violacea, lunga due metri per uno. Neptune la alzò in aria e, con un fendente, eliminò i due nemici rimanenti.

L'aura viola svanì e lo spadone si ridusse ad una banale penna.

-Ma come ho fatto?- si chiese stordita Neptune, rigirandosi la penna tra le mani. Appena le tolse il cappuccio si tramutò nuovamente nello spadone che, come ogni PG di GdR, la nostra Neptune riuscì ad alzare e ad usare senza problemi.

Premendo un pulsante sull'elsa la spada ritornò nella penna. Neptune si guardò intorno, disorientata. Banane viventi? Demonietti farfalla? Spade enormi? Sempre più strano.

 

L'eroina uscì dal parco. Appena mise un piede fuori dalla zona verde, un vortice nero apparve al centro del parco... per poi dissolversi. E, al suo posto, un enorme rettile marrone, una salamandra, con due bracciali di metallo intorno alle zampe, un elmo a ricoprirgli tutta la faccia e un cupola di ferro sulla schiena.

-Cavolo...- sospirò Neptune -Sembra che succeda tutto a me...- detto questo rientrò nel parco.

 

Il centro era rappresentato da un lago enorme. Al centro di questo la salamandra ruggiva, cercando di mordere i passanti.

Neptune arrivò sul luogo e tolse il cappuccio alla penna che si trasformò nella spada. La salamandra la notò e allungò la testa per morderla.

Neptune si lanciò di lato e roteò la spada, abbattendola sul collo del mostro... che non riportò danni.

-Com'è possibile?- si chiese Neptune. Schivò un altro morso. Ma scivolò e cadde nel lago... ritrasformò la penna e nuotò fino alla zampa del mostro. Si aggrappo agli anelli ed estrasse la spada. Con un colpo netto lo distrusse.

Il mostro si scosse, cercando di farla cadere. Neptune penetrò la gamba con la spada, issandosi.

La salamandra allungò il collo verso di lei, provando di morderla, ma senza risultati.

Con un salto di tre metri e rotti, atterrò sulla schiena del mostro. Quello saltò a sua volta, nel tentativo di far cadere Neptune che tenne duro. Rotolò di lato, fino ad atterrare su un altro anello.

Colpì anche quello, facendo la stessa cosa con gli altri anelli.

Infine risalì sulla schiena e corse verso la cupola di ferro e cominciò a colpirla a ripetizione, senza risultato.

 

Deve esserci qualcosa di importante dentro la cupola.” pensò Neptune, poco prima di essere lanciata via. Volò fino a schiantarsi a terra.

-Ora ci penso io a te...- sibilò Neptune, venendo avvolta dall'aura viola. Ripose la spada e, con un salto, atterrò nuovamente sulla cupola. Le sue mani si avvolsero di pura energia viola e scagliò una serie di globi viola, sfondando la cupola.

Un buco enorme sulla superficie si aprì, mostrando un cuore meccanico pulsante. Appena si avvicinò, un fascio di luce rossa la colpì. Neptune rotolò nel lago. La Salamandra aprì la bocca, eruttando una scarica di fiamme, deviata da una barriera.

La zampa del mostro cercò di schiacciarla, ma Neptune schivò il colpo. Compii un balzo, cadendo sulla testa del mostro, colpendolo con una sfera di energia. La Salamandra cadde a terra, nell'acqua.

 

Finché è svenuta devo approfittarne” pensò Neptune, arrivando al cuore pulsante. Estrasse la spada e perforò l'enorme cuore robotico.

La Salamandra ebbe uno spasmo e ricadde a terra, senza energia.

 

Neptune saltò fuori dal nemico, prima che sparisse in una nube di fumo.

Sospirò. Era stata dura... e poi non aveva ancora capito cosa diavolo era quell'aura.

Cadde in ginocchio. Doveva cercare un posto dove riposarsi. 

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