Two places for One Piece

di V a l y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione generale: Rufy, Nami, Bibi, Usop ***
Capitolo 2: *** Presentazione generale: Sanji, Zoro ***
Capitolo 3: *** Nuove amicizie ***
Capitolo 4: *** 20 di Agosto ***
Capitolo 5: *** Tanabata Matsuri ***
Capitolo 6: *** Fine serata, fine estate ***
Capitolo 7: *** Ricordi ***
Capitolo 8: *** 11 Novembre ***
Capitolo 9: *** Alla ricerca di Bibi ***



Capitolo 1
*** Presentazione generale: Rufy, Nami, Bibi, Usop ***


Rufy D. Monkey era conosciuto da tutti per la sua euforia; mai un giorno che riuscisse a smettere di essere allegro. Era solo una parte di giorno quella a essere in grado di fermare il suo gioioso umore, soprattutto se non era riuscito a nutrirsi per bene. Questo risultava apparentemente difficile conoscendo le sue fisionomie alimentari.

Erano le otto meno cinque di mattina e Rufy D. Monkey era di pessimo umore!

Non era riuscito in tempo a fare colazione ed era in ritardo per la scuola. Il primo giorno di scuola! Le vacanze estive erano ormai finite, ma a Rufy sembrava essere passato appena qualche giorno dalla fine della scuola. Per lui, il quale tutto era un continuo divertimento, un giorno sembrava un minuto e un mese sembrava un giorno. E anche se qualche volta si ritrovava giorni duri, bastava poco per farlo gioire. Per questo Rufy pensava a quanto fosse veloce il tempo. Era riuscito a scavalcare il primo anno di liceo e raggiungere il secondo con veramente poco! La sua adolescenza sarebbe stata corta quanto la vita di una farfalla! Ma subito i pensieri di Rufy si persero insieme al suo sguardo. I suoi occhi seguivano le varie insegne di alimentari e dolciumi vari che affiancavano le strade pedonali. Anche se avesse chiuso gli occhi non sarebbe servito a niente. Ogni tipo di odore riusciva ad entrargli nelle narici e questo non l'avrebbe superato neppure una sigaretta! Si distinguevano odori salati, di udon, di soba e okonomiyaki, e odori dolci, di torte di tutti i gusti. Era all'apice del suo cattivo umore! Aveva tutte quelle prelibatezze davanti agli occhi che addirittura in molti negozi venivano scontate del 50% a causa della molta folla che a quell'ora si poteva trovare: studenti, studentesse e lavoratori che mangiavano in compagnia prima del loro dovere sociale. Peccato che quella mattina Rufy non poteva proprio fare nulla!

A denti e pugni stretti riuscì ad arrivare a scuola. Si accorse che non era poi così tardi come avrebbe pensato. Forse una piccola sosta a quel "Sweet Cake's Home" poteva pure farla!
"Pazienza!" penso tra se. E pensò anche che avrebbe rimediato prendendo il panino al prosciutto della signora Terracotta, la signora delle merende. Quello era il momento di una giornata scolastica in cui il caos regnava anche tra i professori, dove a tutti i ritardatari sarebbe arrivata la chance di rimediare la colazione. Ed i ritardatari in questione erano davvero molti! Per Rufy sarebbe stato un gioco da ragazzi, poiché di tutti gli studenti lui era il più bravo in questo! Ed ecco che bastò così poco perché il sorriso gli tornasse in faccia, e quello era il viso del Rufy di sempre: quello ottimista alla quale bastava poco per sentirsi appagato, quello con l'ingenuità di un bambino.

La parte di giorno in grado di fermare il suo gioioso umore era passata!

La fama di Rufy era nota da tutti e non era difficile trovare qualcuno, anche al di fuori della sua scuola, che lo conoscesse già! Difatti due ragazzini lo squadrarono per molto tempo. In verità non erano tanto meno giovani dello stesso Rufy, ma di altezza erano assai inferiori alla media di un qualsiasi ragazzo di primo liceo. Anche per loro era il primo giorno, e oltre a questo era anche il primo anno!

"...oltretutto ho sentito dire da alcuni senpai che esce con brutta gente. Per forza si diventa violenti con certe compagnie!"
"Dici che picchia? A me sembra così......bonaccione!"
"L'apparenza inganna, amico! Guardalo bene: la vedi la cicatrice sotto l'occhio?"
Il ragazzo gli fece cenno col dito. L'altro intravedeva appena qualcosa, forse i suoi occhiali erano troppo sporchi per vedere bene.
"Mi hanno detto che se l'è procurata dopo aver minacciato una ragazzina. Questa per fortuna portava l'astuccio vicino all'apertura della cartella e fece in tempo a prendere un trincetto..."
Mentre parlava, l'altro ragazzo sembrava atterrirsi sempre di più. Stava immobile, fisso con lo sguardo verso il soggetto in questione con occhi sgranati! Ci si poteva pure accorgere che la grandezza del suo globo oculare superava di gran lunga la lente dei suoi occhiali da quanta paura aveva.
".....dopo aver corso per molte vie, la ragazzina riuscì finalmente a trovare una strada affollata. Lì trovò anche un poliziotto al quale raccontò tutta la faccenda. Prima che incominciasse, però, si girò ma si accorse che Rufy non c'era più. L'unica cosa che gli rimase fu la cicatrice che per caso quella ragazza era riuscita a caus---"

Non fece in tempo di finire la frase, che lo sguardo stesso di Rufy si puntò verso i due kohai.
Erano rimasti immobili, impietriti. Uno che lo continuava a fissare, l'altro che aveva ancora il dito puntato. Sentivano che quello sarebbe stato il primo e l'ultimo giorno di scuola della loro vita!
Rufy alzò di scatto il braccio verso l'alto. A loro parve quasi di vedere Zeus intento a lanciare saette punitive.
Questione di secondi.
Fu dopo che si accorsero che li salutava!
Per metà meravigliati e per metà rallegrati riuscirono a ricambiargli il favore, anche se in modo assai innaturale.

Pettegolezzi. Le uniche chiacchiere che oltre a non raccontarti il vero, ti capovolgono la verità. E infatti Rufy era tutt'altra cosa rispetto a colui descritto accuratamente nei particolari dal kohai.
In primo luogo nessuno sapeva perché avesse una cicatrice. Ogni volta che qualcuno lo chiedeva, rispondeva sempre:
"incidente da bambino....o qualcosa del genere!"
Mai entrava nei particolari.
Mai nessuno scoprì la verità.
In secondo luogo, mai si sarebbe approfittato di un indifeso. Che sia stato una donna, un uomo o un bambino o un cane a Rufy non sarebbe mai passato in testa di aggredirlo senza motivo. Al contrario è proprio lui che viene continuamente "aggredito" dagli altri. Quei pochi altri che lo conoscono veramente. Una tra quelle poche persone lo stava aspettando proprio vicino all'ingresso.

Sostava davanti alla porta e aveva la schiena appoggiata all'ante. Stava in piedi con la gamba sinistra leggermente accavallata sulla destra. Le braccia erano intrecciate tra loro. Aveva l'aria di qualcuno che aspettava da molto.

"Heilà, Rufy!"
"Heilà, Nami!!!"

Nami. Colei che rientrava tra quei "pochi altri".
Era difficile indovinare cosa passasse nella sua testa. Costantemente con gli occhi scattanti e un mezzo sorriso in viso. Ricordava per molti versi una volpe. Questo particolare veniva accentuato dai suoi capelli rosso naturali. Ancor di più sotto il sole, i suoi riflessi ricordavano la pelliccia stessa di una volpe. Dalla posizione in cui si trovava Nami, Rufy poteva vedere poco. Infatti, sopra la guancia sinistra teneva un ciuffo un po' più corto degli altri. Era per metà un capello, per metà un caschetto. Il ciuffo ribelle che non riusciva a starle dietro l'orecchio. Questa una delle cose che la rendeva affascinante.

Se prima si alludeva a qualcuno che aggrediva costantemente Rufy, si poteva intendere solo lei! Non lo aggredisce in senso letterario, ma riusciva sempre a batterlo in altri contesti. Perché non solo fisicamente, ma anche l'animo di Nami era come una volpe. Ed in parole riusciva ad averla vinta da tutti.

Rufy le ricambiò quel suo mezzo sorriso che ad altri poteva dire solo guai. Che fosse stato un sorriso buono o cattivo, a Rufy pareva sempre essere un sorriso. Egli si avviò alla scarpiera ed aprì il cassetto. Fece per prendere le scarpe, quando Nami gli portò la mano destra davanti al volto.
Questa sua sfacciataggine sembrava quella di un maschio. Difatti Nami era fatta di gesti per lo più mascolini. Però erano proprio questi atteggiamenti che accentuavano la sua femminilità; uno strano dilemma di cui lei solo era dotata.
Ella ricominciò a sorridere.

"Rufy, ricordi quel gelato al cioccolato così buono che io, te e Usop abbiamo preso vicino al parco?"

Di nuovo Rufy confuse quel suo sorriso apparentemente innocuo.

"Certo che ricordo! Era il gelato più buono che io abbia mai assaggiato!!!"
"Già. E ricordi pure grazie a chi l'hai potuto avere?"

A Rufy venne un brivido dietro la schiena. A volte Rufy poteva essere dannatamente duro di comprendonio ed effettivamente rispetto a molti altri studenti capiva le cose con lentezza. Fu il suo strano istinto animalesco che lo fece preoccupare, cosa di cui era assai fornito rispetto ad altri.
Peccato solo che ormai era troppo tardi per accorgersi del tranello.
Con la medesima mano destra, Nami avvicinò il braccio e aprì il palmo della mano.

"Sono 10 Berry in tutto!"
"Ma non costava così tanto quel gelato!" Replicò lui
"Sì ma più i giorni passano, più gli interessi aumentano! E tu, come al solito, senza accorgerti di nulla ti sei fatto passare un mese intero!"
Instancabile. Quel suo tatto negli affari era a dir poco inesauribile. E per l'ennesima volta Rufy dovette cedere.
"Ma 10 Berry sono tutto ciò che ho! Mi servono per il panino della signora Terracotta!"
Nami si portò un dito davanti al mento, con fare pensante.
"Non mi va di essere cattiva già di prima mattina. Facciamo che ti posso rimandare la cosa a domani..."
A Rufy parve di assistere a un miracolo.
"Davvero?!"
"Ma certo. Questa è la tua condizione, adesso ti dico la mia!"

Un attimo di pausa.

"Domani voglio il doppio dei soldi che mi spettano!"
"Che coooooooosa!?!? Non sono queste le condizioni!!!"
"E invece sì! Non puoi farla solo tu la condizione. Gli affari devono essere decisi da entrambe le persone! Se non accetti va bene, i soldi me li darai tutti oggi..."
Nami pizzicò la guancia a Rufy, il quale aveva la faccia di uno che pareva avesse scoperto il trucco di un finto miracolo.
Il viso di Nami era all'apice della cattiveria, faceva a dir poco paura.
"Altrimenti sarà come se mi avessi rubato!!!"

E questa fu l'ultima sentenza. Rufy prese il portafoglio e diede ciò che a lei sembrava spettare per legittimità. E come sempre era riuscita a farlo cedere toccando il tasto del suo orgoglio. A Rufy non piaceva essere disonesto. Era proprio questa sua onestà oltre i limiti a farlo sempre esitare.
Passò appena qualche secondo, che il cambiamento espressivo di Nami raggiunse dal fondo la cima! Il suo viso ora illuminato da un sorriso sincero era contrario a quello del suo povero amico che era rimasto con lo sguardo sul portafoglio vuoto e con la mano appoggiata alla pancia.

"Resisti stomachino, appena torno a casa ti farò mangiare tutto il frigorifero!"
Nami girò lo sguardo dai soldi a lui.
"Se proprio non resisti, posso offrirtela io la merenda!"
"Credi che sia scemo? Mi chiederai il doppio come al solito!"
"Se i soldi me li ridarai domani non ti chiederò nessun interesse."
"Sul serio? Me lo prometti?"
Alzò il braccio e tirò su con il pollice in segno di approvazione.
"Parola di Nami!"

Ed ecco che Nami tese a Rufy i soldi della merenda.
Lei sapeva che da oggi a domani Rufy si sarebbe scordato tutto.
Lei sapeva di dover stare zitta e aspettare il giorno propizio per il riscatto.
Nami sapiente, furba e intelligente.
Ed ecco che il suo giro economico ricominciò.

Mentre Rufy era intento a infilare quei soldi oramai già persi dall'inizio nel portafoglio, si accorse di un ulteriore presenza femminile dietro Nami.

"Rufy, ti sei fatto di nuovo prestare soldi da Nami?"
Nami si girò verso l'interessata con una scattante occhiata di incitamento a non rovinarle il suo futuro 'furto legale'.
"Esatto, Bibi! Però stavolta non gli chiedo nulla in cambio,"
E di nuovo con gli occhi verso Rufy.
"Giusto Rufy?"
"Già!"

Bibi fece un sospiro. Era un sospiro divertito. Era uno dei suoi tanti modi di fare.
Ella per natura si preoccupava che nessuno si cacciasse in situazioni pericolose. Le sono sempre stati a cuore gli altri, forse più di lei stessa.
Il completo opposto di Nami. Eppure per qualche stranezza di vita sono sempre state molto amiche.
Anche Bibi, come Nami, ha ciuffi più corti rispetto alla lunghezza reale dei capelli. Il suo non era proprio un caschetto. Due grandi ciocche le adornavano il viso a destra e a sinistra, simile a una composizione studiata per un quadro. Il resto dei capelli veniva raccolto da un elastico. La coda da cavallo le iniziava da sopra la testa e le arrivava sotto la schiena. Erano ondulati proprio come quelli delle principesse di ogni favola.
Bibi gode di un aria molto regale. Ogni suo movimento pareva anch'esso studiato per educazioni aristocratiche. Sensibile e con molta pazienza, anche se a volte quando si irrita può far volare quà e là qualche schiaffo. Questo derivante probabilmente dalle "influenze negative" della sua compagna Nami.

L'improvviso silenzio e l'inaspettato suono assordante della campanella scosse tutti.

Rufy, che non aveva ancora infilato le scarpe, se le mise con fare veloce e non fece in tempo ad allacciarle. Prima che potesse iniziare a correre, fu fermato da Bibi.

"Aspetta un attimo, Rufy. Io e Nami abbiamo visto la lista delle classi e non sei nell'elenco. Credo che tu stia in un altra classe."
"Non saremo più in classe insieme?"
"A quanto pare no."
Rufy, bambino qual'era, fece uno sguardo corrucciato con un filo di tristezza. Bibi se ne accorse. Per una persona sensitiva come lei bastava poco per rimetterlo in sesto.
"Potremo sempre vederci a ricreazione! Oggi ho fatto un cestino da pranzo in più, potremo mangiarlo dopo tutti insieme! E credo anche che in classe tua ci sia Usop. Non credo che rimarrai del tutto solo."
Ma l'attenzione di Rufy era arrivata fino a "cestino da pranzo". Già stava pregustandosi le leccornie che le piccole mani delicate da principessa dell'amica potessero preparare. Così, decise di restituire quella mattina stessa i soldi a Nami.
Nami era già sparita da un pezzo, altrimenti avrebbe fatto di tutto per fermare Bibi; il suo tranello tanto studiato era andato a monte.
"Scusami, Nami!" pensò Bibi.
"..."
"Approposito!"
Si giro di scatto e inizio a cercare con lo sguardo qualcosa.
"Ma dove si è cacciato Usop?"

Tre minuti prima.

Fuori dal giardino della scuola si trovavano tre bambini coetanei. Stavano osservando uno strano oggetto mantenuto in mano da un ragazzo con un guanto verde. Costui sorrideva e si muoveva mimando. Probabilmente stava recitando. O probabilmente raccontava loro una barzelletta. Fatto sta che riusciva a coinvolgere i bambini in una maniera tale da farli divertire e spaventare allo stesso tempo. Il suono assordante della campanella scolastica arrivò anche da fuori le mura. Uno dei tre bambini, quello con l'acconciatura che pareva fosse una grossa mela verde, vedendo il ragazzo correre come un forsennato, gli rivolse la parola urlante:
"Usop, quand'è che ci finirai di racontare come hai fatto a liberarti dalla maledizione?"
"Non posso! Se finisco di raccontarvela, verrete maledetti anche voi da questo carion!"
Allorchè tutti e tre i bambini, all'unisono, emisero uno stridulo di spavento tappandosi l'orecchio.
"Comunque, se verrete un giorno maledetti, basterà usare un guanto verde come il mio. Per ora non posso dirvi altro!"
Sorrise e così sorrisero anche i piccini.
Ogni mattina Usop aspettava che quelle tre piccole creature passassero davanti a scuola sua per poter favoleggiare loro qualche avventuroso racconto vissuto nelle menti di un poeta. Quell'artista aveva un talento nell'immaginazione unico. E quella non era la sua unica attitudine.
Poteva permettersi di perdere tutto il tempo che voleva prima che la campana suonasse: quando correva diventava più veloce di un leopardo e più agile di una scimmia.
Infatti, riuscì ad arrivare prima del professore.

"Rufy, amico mio! Di nuovo insieme in classe, eh?"
"Oh, Usop! Non ti avevo riconosciuto..."

Per gli amici era difficoltoso riconoscere a prima vista Usop con i capelli sciolti. Coloro che lo conoscevano anche al di fuori della scuola lo identificavano con una bandana marrone chiara decorata con righe incrocianti che disegnavano tanti rombi. La bandana di sempre. E quella stessa bandana raccoglieva i suoi capelli, legandoli in modo naturale. Ma a scuola era in vigore l'obbligo di non portare cappelli.
C'era però da dire che se gli osservavi attentamente il viso, lo si poteva riconoscere anche con i capelli rasati.
Aveva una faccia originale: labbra carnose, mento lungo, un insolito naso e occhi molto grandi con ciglia estese. Per fortuna che i lineamenti del volto erano molto forti, altrimenti con quelle ciglia sarebbe sembrato quasi una ragazza. Questo probabilmente per equilibrare il suo viso: rude e femmineo allo stesso tempo.

"Usop, che roba è quell'arnese che porti in mano?!"
Rufy si avvicinò con il volto per poterlo osservare meglio
"Non è un arnese!"
"Ah no?"
Non era un arnese e Rufy ne capiva poco. Per questo iniziò ad annusare degustandone il "contenuto".
"Ma che hai capito?! Il tuo è un chiodo fisso! Non è da mangiare!!!"
"Tsk..."
Subito Rufy si disinteressò dell'argomento e si girò verso la finestra.
"Insomma, non vuoi sapere di che si tratta? Sei invidioso?"
Ma Rufy non sentiva, pensava solo all'ennesimo argomento: "Chissà come l'ha preparato Bibi il cestino del pranzo!"

"Ma certo, l'invidia rode!"

"Pieno di carne..."

"Se proprio vuoi saperlo questo carion me lo regalò una bellissima fata!"

"Manzo..."

"Mi disse che verrà donato solo ai coraggiosi."

"O magari gamberetti fritti!"

Ognuno di loro era intento al proprio pensiero e al proprio discorso. Smisero soltanto quando sentirono entrare il professore.

Era solo la prima ora del primo giorno e già per loro sfortuna iniziarono ad avere uno tra i più severi professori della scuola. Soprattutto quel giorno il professor Smoker di chimica era estremamente di cattivo umore.
"Ragazzi miei, oggi mi sono svegliato con il piede sinistro. Vedete di non farmi adirare stamattina!"
Giusto il tempo che finisse la frase che una stridula melodia iniziò a risuonare nelle orecchie di tutti. Aveva lo stesso suono del gesso quando viene graffiato con forza sulla lavagna. Poteva sembrare anche un motivetto carino se non fosse stato che il carion era arrugginito.
Il professor Smoker immaginava già la causa di tutto:
"Rufy, c'era da aspettarselo!"
Usop era terrorizzato. Si avvicino a Rufy e bonificò:
"Che fai? Chiudi quell'arnese!!! Il prof ci ucciderà!"
"Quale arnese?"
"Quello che sta nelle tue mani!"
"Ma se tu hai detto che non è un arnese!"
"Non discutiamo adesso! Chiudi quel coso e basta!"
Rufy lo guardava con fare interrogativo.
"Approposito, da dove viene questa musichetta? Fa veramente schifo!"
"Ma non te ne accorgi che viene da lì?"
"Da lì? Non dirmi che è la campanella della scuola! Potevano risparmiarsela!"
"No!!! Per lì intendo lì dentro!!!"
Quello che all'inizio sembrava un bisbiglio di Usop, aumentò di tono fino a diventare un urlo bello e buono.
"Cioè, in questo cofanetto di caramelle esce la musica?"
"Cofanetto di caramelle?! Ma da dove l'hai tirata fuori questa?"
"Ragazzi, è davvero bello per noi adulti poter vedere una gioventù così spensierata."
L'attenzione dei due si fermo su l'ultimo che parlò: il professor Smoker.
"In altri casi mi sarei divertito. Sul serio."
Appoggiò la borsa sulla scrivania.
"Peccato che oggi non era proprio il contesto adatto."
Aprì la borsa e prese una penna.
"Vi avevo avvertito: compito in classe!"

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Holaaaa!!!
Mi sono registrata appena una settimana fa. E' da un anno circa che leggo fan fiction, ma non ne avevo mai scritta una. Mi sono sentita ispirata dalle molte storie di One Piece che ho potuto leggere qui su E.F.P. Ce ne sono molte sul serio divine! Gli autori meriterebbero una statua vicina a quella di Dante (se mai ne esistite una, proprio non lo so!). Ad alcune ho anche commentato! Il mio vero nick è ValyChan, ma siccome nella registrazione ne esisteva già uno, ho dovuto aggiungere un trattino... ^^'

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Capitolo 2
*** Presentazione generale: Sanji, Zoro ***


"Davvero un bel primo giorno di scuola!"

Quando Usop usava il sarcasmo significava solo che il suo stato d'animo era pari a zero.
Al contrario, Rufy era nel pieno dell'entusiasmo. Il momento della giornata più atteso era arrivato.

"Cibooooooo! Bibi, dove seeeei?"
"Ma che avrai da essere sempre felice tu? Ti rendi conto del casino che hai combinato?"

Rufy non lo ascoltava lontanamente. Con il palmo della mano destra portato sopra la fronte per vedere meglio cercava colei che più di tutti desiderava incontrare in quel momento: la benefattrice di pietanze.

"Per fortuna che in chimica me la cavo. A te, però, non è mai riuscita ad entrare in testa! E nonostante tutto, sei felice! Spero solamente che tu non riapra più quel carion in classe! Mannaggia a me che l'ho portato a scuola!"
"Quale carion?"
"QUEL carion!"

Rufy seguì il punto che il dito indice di Usop indicava.

Aprì la scatola.

"Toh! Ma questo è un carion!"
"E' da ore che te lo dico!!!"

Stava per diventare isterico solo come lo poteva diventare Nami. D’altronde era così complicata la spensieratezza infinita di quel ragazzo con la cicatrice. Un giovane che vive completamente di attimi e per persone più calcolatrici come Usop e Nami era assurdo comprenderne il senso.
Lo stesso ragazzo che possedeva il fiuto felino più animale di un essere umano e non ci volle molto perché sparisse pregustandosi i vari odori di merende che passavano per i corridoi. Quel giorno Usop non era proprio in vena di rincorrerlo. Si avviò sulla terrazza a dare un occhiata al panorama che era mesi che non guardava. Probabilmente se si fosse sentito ispirato ci avrebbe fatto pure un quadro sopra. E una boccata d'aria fresca l'avrebbe calmato.

---

Bibi si trovava nel corridoio del primo piano e stava affacciandosi ad una finestra della zona posteriore della scuola. Da lì non si poteva avvistare il giardino, ma si intravedevano i vari vicoli fuori di scuola. Si divertiva a osservare le persone che passeggiavano. In quell'attimo stava esaminando una donna di mezz'età con il cane. Più che la donna, fissava il cane: un piccolo barboncino non completamente di razza. Non era del tutto bianco ma aveva qualche chiazza marrone ed il muso era più lungo del solito. Le ricordava tanto una papera.
A quel pensiero le scappò un sorriso.

"Perché ridi?"

L'inconfondibile voce di Rufy le interruppe tutti i suoi pensieri.
"Eccoti, finalmente! Non capivo dove ti fos--"
L'impulso famerico di Rufy non resisteva e prima che lei potesse finire la frase, stava già frugando nella sua cartella.
"Ma sei proprio un ossesso! E per di più maleducato! Non si fruga nelle borse degli altri!"
La paternale non servì, poiché il cestino era già stato trovato e già stato aperto. Ma lui volle lo stesso risponderle.

"Va beeene ..."

Le porse il cestino sulle mani, poi allungò le sue e le chiese:

"Per favore, potresti gentilmente darmi il mio meritato pasto?"

Spesso Rufy neppure si accorgeva di quanto possa essere buffo. Per questo proprio non capiva come mai la sua amica ridesse di così gusto; una risata fragorosa che si poteva ascoltare in tutti i corridoi e non tanto degna per una ragazza aggraziata come lei.
Rufy non capiva.
E Bibi rideva.

Si erano avviati in giardino. Proprio come si augurò Rufy, la cucina di Bibi era a dir poco da re. Gamberi fritti, riso e wustel a forma di polipo. Ma non avevano il classico gusto. C'era qualcosa in più. Forse qualche salsa.
E mentre si gustava il tanto aspettato manicaretto preparato da Bibi, non potè che commentarne il contenuto:
"Sei davvero bravissima a cucinare!"
A Bibi apparve un sorriso in viso.
"Me l'ha insegnato un mio vecchio amico."

---

Il terrazzo era rimasto lo stesso di sempre. La vista pure. L'unica eccezione era quel cantiere vicino la strada principale che continuava a mangiarsi ettari di terra. "Che cose tristi che può fare l'uomo!".
Usop pensò anche che l'unico luogo dove poter dipingere un buon soggetto sarebbe stato fuori dalla città e lontano dalle persone.
Sì ricordò della prima volta che salì sul terrazzo con Rufy. Fu la prima volta che videro un panorama da molto alto. Una sensazione simile ad essere il padrone del mondo, o così parve ad Usop. Ed ora, ripensandoci, gli veniva solo da ridere.
Guardò verso il tetto. C'era una scala appesa al muro.
"Chissà come dev'essere arrivare fino in cima!"
Salì le scale. Erano arrugginite e facevano abbastanza timore. Sembravano addirittura più vecchie della scuola. Pensò di essere stato l'unico a riuscire nell'impresa, ma con gran stupore si accorse di un ulteriore figura oltre a lui.
Sul tetto si trovava già un altro ragazzo. E quando quest'ultimo si accorse del nuovo arrivato, tirò il braccio dietro la schiena. Sembrava volesse nascondere qualcosa. Usop osservava il suo strano comportamento. Qualcosa di losco?!

"Ah... pensavo fossi un professore!"

Dopo aver detto ciò, sbuffò.

Ad Usop parve un sospiro di sollievo.
Così gli sembrò prima che vedesse uscire dalla bocca del fumo.
Quella di oggi non era proprio una giornata fredda.
Non poteva proprio essere vapore acqueo.

Quel tipo stava fumando una sigaretta.

Era la prima volta che Usop vedeva uno studente fumare. "Che strano effetto ..."
Aveva un look davvero eccentrico. Un'originale tipo di frangia bionda, la quale ciocca sinistra gli ricopriva completamente l'occhio. Teneva lo sguardo di qualcuno sempre stanco, quello stesso sguardo che si svegliava solo in presenza del gentil sesso. Uno strano sopracciglio a forma di ricciolo, contrastante coi capelli liscissimi, gli accenutava l'espressione dell'occhio. E infine un pizzetto. I lineamenti del volto erano ancora fanciulleschi. Se non avesse avuto il pizzetto sarebbe sembrato più piccolo di quello che era. Gli stessi lineamenti che avevano successo con le donne! E se una mano la usava per fumare, l'altra era costantemente dentro la tasca dei pantaloni.

"Ma tu non sei Usop?"
"Mi conosci?"
"Certo, siamo in classe insieme! Tu sei l'amico di quello del carion."
"Ah ah... già... "

Non aveva proprio voglia di dirgli che il carion era in verità suo.

"Credo che stia per suonare. Andiamo in classe insieme!"

Usop fece cenno con la testa. Era rimasto sorpreso dall'invito. E quella volta l'apparenza non ingannava. Subito dalla prima impressione, Usop capì che era un tipo molto aperto, sicuro di sè e sapeva quel che voleva.
Tirò la sigaretta fuori dalla terrazza e si avviò alle scale.

"Visto che ormai ci conosciamo, hai per caso qualche amica carina da presentarmi?"

La sua faccia da duro si trasformò da quella di un ebete. "Che trasformazione!" commentò in se per se Usop.

"Ma se non mi hai neppure detto come ti chiami!"
"Ah già... sono Sanji! Adesso me le puoi far conoscere qualcuna?"
"Cosa centra, adesso?"
"Ah... quindi non hai neppure un'amica donna... "

Sospirò.

"Non è questo!"
"Allora presentamela!"

Aperto, sicuro di sè, sapeva quel che voleva ed era anche dannatamente insistente!

---

"Mi è sembrato di sentire Bibi ridere a squarciagola."
Nami deglutì!
"Che razza di idee che mi vengono fuori!"
Tra tutti gli studenti era in quel momento la più sfortunata. Stava in bilico in punte di piedi su uno sgabello poco raccomandabile.
"Quel maledetto sfruttatore di un professore; mandarmi a quest'ora in biblioteca!"
Tra tutti i libri che si trovavano nello scaffale il professore aveva bisogno di quello nella mensola più alta.
"Che razza di sfiga!"
Una sola mano non bastava per afferrare il libro.
"Guerra e Pace di Tolstoj. Già, non poteva capitarmi di peggio."
Fece per allungare anche l'altra mano verso l'enorme peso della cultura, quando mancò di equilibrio.
Uno spaventoso tonfo accompagnò l'urlo di sgomento della ragazza. Probabilmente quell'urlo era persino stato più forte della risata di Bibi.
Con un evidente dolore nel volto, cercò di alleviare la fitta massaggiandosi il fondo schiena. "Per fortuna che non c'è nessuno in biblioteca" pensò. Ma questo non la calmava. Quando era nervosa solo i soldi potevano fermarla. Prese il libro e lo scaraventò a terra. Si accorse che lo sgabello aveva una gamba rotta e visto che c'era non ci pensò due volte di lanciare per aria anche quello. Questo suo strano atteggiamento sarebbe stato l'unico modo, dopo i soldi, a tranquillizzarla. Il suo era un'originale antistress personale.
"Se succederà qualcosa alle mie gambe, denuncerò il prof! E se non vincerò la causa, romperò le sue di gambe! E se vuole la vita salva dovrà pagarmi i soldi dell'assicurazione più un extra per liberarsi dalla coscienza sporca!"
Dopo varie parolacce e minacce, si alzò dalla strana posizione in cui si trovava dalla caduta, raccolse il libro e si avviò verso l'uscita, ma si trovò davanti un ostacolo di cui proprio non si era accorta.
Un ragazzo la stava osservando e se ne stava così silenzioso che nonostante fosse sempre stato così vicino a lei proprio non era riuscita a notarlo.

"Mi hai buttato un libro in faccia."

L'improvvisa rottura di silenzio fece vacillare all'indietro Nami. Uno strano tizio le era sempre stato a pochi metri di distanza e probabilmente aveva anche assistito alla sua performance da opera teatrale; un'attrice con una tale enfasi da poter riuscire a ipnotizzare completamente il pubblico. In altri casi sarebbe stata anche applaudita. Per sfortuna quello non era affatto il momento giusto.
Il ragazzo davanti a lei era completamente serio. Aveva un'espressione incomprensibile e questo non la aiutava. Non capiva se la cosa l'avesse fatto divertire o arrabbiare. Iniziò quindi a gesticolare freneticamente e sembrava che da un momento all'altro volesse dire qualcosa, ma ogni volta che apriva bocca le sue corde vocali si irrigidivano. La voce proprio non voleva uscirle. Non era da Nami sentirsi così insicura.

"Beh?! Hai parlato fino ad adesso! Cos'è, hai esaurito la voce?!"

Un maleducato.
Un attimo prima si sarebbe anche scusata in modo sincero.
Adesso era tornata la solita Nami che se avesse voluto dire qualcosa di carino, avrebbe usato solo sarcasmo.

"Cosa dovrei dirti? Non l'ho fatto apposta, ma tu te ne stavi così zitto! Se mi fossi accorta di te, non l'avrei di certo fatto!"
"Quindi la colpa è mia?"
"Sei tu che ti sei arrabbiato improvvisamente! Potevi arrabbiarti se io l'avessi fatto apposta, ma non l'ho fatto!!!"
"Me ne stavo zitto, ma se tu avessi smesso anche solo per un secondo di urlare come una matta, forse un minimo ti saresti comunque accorta di me!"
"Quindi la colpa è mia?!"
"Io dico che è più normale starsene zitti che parlare da soli."
"Beh, anche un tizio che osserva gli altri non è normale! Cosa sei, un guardone che mi spiava da sotto o un sadico che si divertiva a vedermi impazzire?!"
"Questa poi! Ma chi ti credi di essere?!"
"Chi ti credi di essere tu! Sei stato il primo a giudicare!"

E mentre si scannavano di parole, Nami non poté notare particolari alle quali non aveva fatto caso precedentemente. Lo strano tizio aveva i capelli color turchese, forse più verdi che azzurri. In apparenza, visti da lontano, le sembravano castani; chissà perché. Non indossava l'uniforme della loro scuola. Per fortuna! A Nami non sarebbe piaciuta l'idea di incontrarlo nuovamente. A parte lo sguardo truce, sembrava che il resto fosse tutto un cerotto. Indossava bende e garze. Dappertutto. Si capiva che era un tipo poco raccomandabile e a Nami faceva anche un po' paura. Probabilmente se se ne fosse accorta prima, ci avrebbe pensato due volte ad aggredirlo a parole in quel modo. Un classico teppistello da scuola. In altre situazioni, poteva sembrarle anche carino: il volto aveva alcune fattezze, come il mento, il naso e gli occhi, che lo rendevano estremamente affascinante nonostante fosse ricoperto quasi del tutto da fasce. Le ricordava molto gli attori che andavano di moda negli anni '50: uomini adulti, slanciati e forti. Aveva la fronte alta. Dicono sia un segno di intelligenza, anche se in quel momento Nami poteva pensare tutto di lui tranne questo!
E nonostante l'aspetto esteriore per molti versi assai appariscente, era riuscito ad infiltrarsi in un'altra scuola senza nessun problema. Se le male chiacchiere su Rufy erano cattive, le sue sarebbero state sicuramente orrende.

"Adesso basta! Non ho voglia di discutere ancora. Devo portare il libro al prof. Se mai un giorno ci incontreremo, continueremo, ok?"
"Spero di no, anche se sarà molto difficile."
"Difficile? Basta soltanto smettere di venire nelle scuole degli altri!"

Allo studente "straniero" scappò una risata.

"Per cosa riderà mai?" pensò la rossa. "Faccio così ridere?"

Non sapeva più cosa dire. Ormai si era completamente rassegnata. Raccolse da terra il famoso "libro del professore" e si avviò verso l'uscita. Aveva lo sguardo offeso, come quello di una bambina alla quale era caduto il gelato. Si rigirò verso il ragazzo, che ancora sogghignava, per potersi riprendere la cartella. Fu allora che si accorse di un orologio appeso sul muro. Le 11.08.

Timore.

Si guardò anche l'orologio che aveva sul polso.

"E' taaardi!!!"

Un errore madornale che non le era mai successo. La campanella del fine intervallo era suonata da già otto minuti.
Corse, ma non servì a nulla. Il professore era già lì. Aveva già fatto l'appello. Aveva già dettato i compiti. L'unica cosa che ancora non era riuscito a fare era parlare ai ragazzi di "Guerra e Pace".

"Finalmente, signorina Nami. Temevamo tutti si foste persa. La prossima volta mi dia subito il libro e non si gingilli per la scuola."

Il carattere risoluto di Nami non le permetteva di restare in silenzio. Ma più forte dei suoi istinti rimaneva il suo cervello. Da brava ragazza intelligente sorvolò sulle questioni d'onore. Preferì non rovinarsi la reputazione già dal primo giorno di scuola.

"Mi scusi, professore. Il fatto è che dei senpai del club di letteratura mi hanno chiesto aiuto per rimettere un po' apposto la biblioteca. Qualcuno si è permesso di rovesciare tutto e così, per il bene della comunità di tutti, ho dato loro una mano."
"Un gesto degno di una persona nobile. Mi scuso se l'ho aggredita con quelle parole. E mi scuso anche per l'inconveniente che le ho dato."
"ERA ORA!"
Ma l'ultima frase Nami l'aveva solamente pensata.
"E adesso tutti seduti, ragazzi."
Bibi conosceva Nami. Non avrebbe fatto nessun tipo di favore gratis a qualcuno. Tanto meno per il bene della comunità di tutti. Erano vicine di banco nell'ultima fila e avrebbero potuto parlare a volontà senza farsi scoprire dal professore.
"Dì un po', Nami ..."
"Mh?"
"Perché sei arrivata tardi?"
"Tzk! Solo a pensarci mi viene una rabbia! Ho litigato con uno sconosciuto. Un tale che non era neppure di questa scuola!"
La rossa muoveva la penna tra le dita con fare isterico.

"Ma prima di iniziare la mia lezione vorrei presentarvi un vostro nuovo compagno di classe."
"Sai, aveva uno strano sguardo ..."
"Viene da un altra scuola."
"Ed era pieno di lividi ..."
"Spero riusciate a fare amicizia con lui."
"Faceva un po' paura"
"Vieni pure avanti."
"Ma non credo di incontrarl-- Cooosa?!"

Una coincidenza troppo dura per Nami. Il tale con uno sguardo strano, pieno di ferite, che faceva un po' paura e che credeva che non avrebbe più incontrato era davanti alla lavagna. E per i prossimi nove mesi sarebbe stato suo compagno di classe.

"Il suo nome è Rolonoa Zoro."

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Di nuovo holaaa!!!
Se non avete proprio idea di cosa possa essere 'guerra e pace di Tolstoj', beh...credo sia uno dei libri più giganteschi di tutto il mondo. Oltretutto ha un sacco di volumi. Non so dire come mai mi sia venuto in mente proprio quel libro... ^^''
La storia vera e propria della fan fiction inizierà dal prossimo capitolo. Questa è stata più o meno una lunghissima introduzione!
byebye!

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Capitolo 3
*** Nuove amicizie ***


Pioveva.
E come pioveva!
Come se non fosse bastato tutto il putiferio precedente con il nuovo arrivato.

"Che acquazzone! Bibi, porti l'ombrello?"
Bibi accacciò la testa. Un segno negativo.
Inaspettatamente, Nami si sentì spingere da dietro. Sarebbe caduta, se non fosse stato per un improvviso salvataggio.

"Nami, ma sei goffa!"
"Goffa?"
Rabbia.
"Goffa?! Rufy, mi hai spinto tu! Che razza di scherzo!"
"Però ti ho salvata."
"Prima mi dai una spinta e poi mi aiuti?!"
E poi una botta in testa. Ogni loro litigio finiva sempre allo stesso modo. Solo che quel giorno faceva più male del solito.

"Ahia!"

"Rufy, oggi Nami è più nervosetta del solito."
"Cioè, io sarei sempre nervosetta?"
Bibi cambiò discorso. Prese lo 'svincolo' più breve.
"Sentite, io devo andare. Non posso aspettare che finisca la pioggia sotto il tetto di scuola. Oggi mi verrà a trovare un mio vecchio amico di giochi."
Sorrideva come una bambina.
Non era una solo scusa per cambiare discorso.
Non era una bugia.
La metà della sua infanzia la trascorse con Nami. Il resto con un altro bambino. Corse per la strada del giardino portando la giacca della sua uniforme sulla testa. Nonostante si girò una seconda volta con lo sguardo verso Rufy e Nami per salutarli, non smise di correre,
per la fretta a causa della pioggia,
per la fretta di rivedere l'amico ritrovato.

"Che coraggio!" pensò Rufy. Abitava due lunghi isolati da scuola e doveva farli a piedi.
No.
Doveva farli di corsa, sotto la pioggia.
"Nami!"
La richiamò strusciandosi ancora la mano sotto il naso. Sembrava che da un momento all'altro volesse uscire del sangue.
"Conosci l'amico d'infanzia di Bibi?"
"Mi pare di averlo già visto, ma poche volte."
Nami appoggiò il mento sul palmo della mano destra con fare pensante.
"Non ricordo bene il volto... ma Usop è già andato via?"
"Ah già! Usop sta chiacchierando in classe con un suo nuovo amico."

Nami prese un fazzoletto dalla tasca della gonna. Era ricamato nel lati esterni, colorato di arancione. Al centro un grande mandarino. Lo porse sul naso di Rufy.
Nami. Una ragazza apparentemente isterica. Un po' lo era, è vero. Ma quando le si calmavano i nervi, poteva diventare la persona più dolce del mondo. Rufy lo sapeva.
"Grazie, Nami!"
"Prego. Ma riportamelo pulito domani, ok?"
"Certo, ma non è colpa mia! La botta in testa me l'hai data tu, no?"
"Ma lo spintone me l'hai dato tu, no?!"

Si sentirono brusii e passi avvicinarsi.
"E mentre me ne stavo per andare, il tizio con i guanti da box cercò di tirarmi un colpo alle spalle. Ma io, agilmente, lo scansai!"
"...wow..."
Rufy conosceva una delle due voci. Infatti, quando si girò andando con lo suardo verso loro, riconobbe subito Usop. Ma il ragazzo accanto proprio non lo ricordava. Forse l'aveva già visto in classe, ma non ne era sicuro. Eppure sembrava così eccentrico. Ascoltava Usop, ma sembrava annoiato. Quando Usop finiva un discorso, Sanji faceva cenno con la testa, ma chissà se davvero lo ascoltava.
Usop si fermò di scatto e sgranò gli occhi.
"Caspita che pioggia!"
Nami osservò le mani di Usop, ma non vide ombrelli.
Sospirò.
"Immagino non ci sia neppure bisogno di chiederti se porti un ombrello!"
Di colpo lo sguardo di Sanji da annoiato divenne incantato. Si avvicinò all'unico gentil sesso del gruppo e si inchinò. Sembrava un cavaliere del medioevo.
"Ti brego, dimmi il tuo nome, slendida signorina."
Nami rimase stravolta. Si riferiva forse a lei?
"Un piccolo fiore in mezzo a un prato di erbaccia! Si può notare la tua bellezza anche da lontano!"
Lei si mise a ridere. Le erbacce di cui si riferiva erano Usop e Rufy, ma loro non capirono.
"Poter guardare un così bel sorriso è un onore per i miei occhi!"
E, difatti, i suoi occhi presero la forma di due piccoli cuori. Nami questo non lo notò, perchè prima di tutto il suo sguardo si posò sulla mano che stava dietro la schiena di lui.
"Ma tu hai un ombrello!"
"Sì, mio piccolo fiore. Tu no? Non posso permettere che una bellezza così rara possa bagnarsi sotto la putrida pioggia d'autonno!"
"Dici davvero?"
E con un balzo saltò con le braccia sulle spalle di Sanji.
"Mi rendesti davvero felice!"
La dote di recitazione di Nami era sbalorditiva. Così sbalorditiva che restarono di sasso anche Usop e Rufy.
Poi qualche secondo di ripresa.
"Aspetta un attimo!" intervenne Usop.
"Ci sono tre posti sotto quell'ombrello, posso benissimo infilarmi anch'io!"
"Tu?!" lo sguardo di Sanji sembrava infastidito.
"Anch'io, anch'io!"
Nella confusione generale riusciva ad arrivare anche l'ultima parola di Rufy.
E sia Rufy, sia Usop cercavano di trovare posto sotto il 'piccolo tetto circolare'.
"Rufy, l'ho detto prima io!"
"Ma chi prima arriva, meglio alloggia!"
"Smettetela di spingere, razza di scimmioni! State mandando fuori il mio dolce fiorellino!"
"Che fortuna, trovare un ombrello con così facilità! Era meglio se anche Bibi aspettava insieme a noi."
Ognuno diceva e pensava qualcosa.
Ma tutti ridevano allo stesso modo.
Era una situazione divertente. Sembravano piccole formiche ammucchiate tutte insieme su una briciola di pane. E, come per la formica che cerca di prendere la fetta più grossa della briciola di pane, allo stesso modo sembrava che ognuno di loro volesse prendere la fetta più grande d'ombrello per bagnarsi meno possibile. Ma più si agitavano, più si bagnavano.
Probabilmente non sarebbe servito a nulla un ombrello.

"Rufy, sei proprio tu!"
Una frase.
Bastò poco per far smettere il loro chiasso.
Un ragazzo se ne stava in piedi all'entrata della scuola.
"Zoro?! Che ci fai quì?"
"Ho cambiato scuola... cioè, diciamo che mi hanno cacciato da scuola!"
Rufy rise.
"Che hai combinato stavolta?"
"Io nulla... lo sai che il preside Morgan mi detestava già..."
"Ah, quel dittatore!"
Rolonoa Zoro e Monkey D. Rufy; pareva che si conoscessero da una vita. A Nami non sembrava neppure lo stesso ragazzo della litigata in biblioteca. Stranamente sorrideva.
Non un sorriso di scherno.
Non un ghigno.
Un sorriso sincero, ingenuo. Proprio come quello di Rufy.

"Senti un po', ragazzo con la cicatrice." intervenne il biondo.
Rufy girò lo sguardo, insieme a quello di Zoro.
"Perchè non te ne vai con quel tuo amico? Lui ha l'ombrello, così quì nessuno litiga più."
Mentre Rufy corse sotto l'ombrello di Zoro, Nami si nascose dietro le schiene di Usop e Sanji. Non aveva comunque voglia di farsi vedere.
Usop si stiracchiò. Aveva abbastanza spazio per farlo, ormai.
"C'è posto per tutti! Per me, per Sanji e per Na--"
Un potente calcio non fece finire in tempo la frase ad Usop. O meglio, la continuò con un:
"Ahiaaa!!!"
"Naia?" chiese innocentemente Rufy.
Ma Usop capiva certe cose meglio dell'amico con la cicatrice. E quando la rossa lo calciava, significa che stava dicendo qualcosa di poco opportuno.
"Na... na... naia... naiadacea! E' una pianta che vive sott'acqua! Ma credo che a una pianta del genere non importi molto bagnarsi sotto la pioggia!"
Ne seguì una sua risata sfrorzata, così innaturale che persino un bambino si sarebbe accorto che era finta. Tutti lo guardarono in modo equivoco, preoccupandosi della salute del povero amico.
Tutti tranne Nami, che un po' rimpiangeva l'intervento di 'salvataggio' poco opportuno di Usop, ma che comunque era riuscito a sviare il suo discorso. O così pareva inizialmente. Perchè non tutti guardarono straniti Usop.
Non solo Nami,
neppure Zoro.

"Guarda che ti ho vista."

La rossa sussultò.
"Rufy, muoviamoci. Devo andare all'allenamento di kendo."
"Oookkei! Bye bye Usop, bye bye Nami, bye bye ragazzo coi capelli gialli!"
"Biondi, non gialli!"
Il difensore delle donne era estremamente pignolo riguardo a certi commenti sui suoi capelli, sopratutto se si trattava di una parte del suo corpo della quale era estremamente fiero: i capelli biondi significavano regalità, bontà, virtù...tutte quelle qualità di cui fanno parte gli uomini amanti di grazie come lui. Giallo... il giallo era invece il colore del dominatore, della violenza e dell'arroganza. Lo stesso colore che sarebbe stato a pennello a quello strano individuo che accompagnava Rufy a casa.

I due mettenti in piedi si avviarono e i tre restanti rimasero immobili a osservare il nuovo arrivato che si era girato mentre Rufy salutava loro. Questi ultimi non poterono notare un particolare alla quale prima neppure avevano fatto caso: un paio di orecchini, precisamente tre, erano messi in fila sul lobo sinistro del ragazzo. Brillavano intensamente sotto la luce del lampione e a causa della pioggia che li inumidiva.
"Orecchini da donna!" disse l'intenditore delle 'figlie d'Eva' sbuffando.
"Sembra oro vero." disse l'intenditrice di tesori.
"Ragazzi, fa freddo..." disse l'intenditore delle situazioni più convenienti, quello che meglio sapeva calcolare la via più facile. "Perchè non ci avviamo?"
"Usop, non vedi che questa bella donna sta osservando qualcosa! Non mi muovo finchè non si muove lei!"
"Forse ha ragione Usop. Perchè non ci avviamo anche noi?" disse Nami sorridente.
"Va beeene, tesoro!"
Emanava cuorici che la circondavano completamente, un qualcosa di astratto ma quasi visibe all'occhio umano. E mentre Sanji seguiva il passo frettoloso della compagna, lasciava fuori dalla propria mente Usop, che a stento riusciva a tenere il ritmo frenetico della rossa.
Un ritmo estremamente nervoso.

---

"... così ho dato una botta in testa a Hermeppo, il figlio del preside. Trattare male persino una bambina, che miserabile..."
"Se lo meritava!!!" rispose adirato Rufy a Zoro. La sua solita risposta tosta accompagnata da un sorriso orgoglioso.
"E sei venuto a scuola mia!" continuò tirando una pacca affettuosa all'amico "Sei in classe di Nami, l'hai conosciuta?"
"Credo proprio di sì... quella che si preoccupa così tanto della comunità che aiuta sempre gli altri a mettere in ordine la biblioteca..."
"Davvero? Che brava!"
Zoro rimase in silenzio con un espressione molto interrogativa; Rufy non riusciva proprio a capirlo il sarcasmo. Forse a causa dell'atteggiamento serio con cui Zoro disse la frase. Al solito interpretava una frase nel senso letterario: Nami che aiuta gli altri e mette in ordine la biblioteca. "Eppure dovrebbe conoscerla bene." pensò Zoro.
"Allora domani ti presento a tutto il resto del gruppo!" continuò a dire Rufy allegramente.
"Usop è divertentissimo, ci starai sicuramente bene! E Bibi è davvero buona... pensa, prepara i pranzi per la scuola a tutti noi!"

Girato l'angolo del ritorno a casa, Rufy adocchiò quello che doveva essere stato il suo appartamento. Fecero il giro più lungo, altrimenti Rufy avrebbe forzato Zoro a fermarsi in quel negozio di dolciumi "Sweet Cake's Home". Da quello stesso palazzo si affacciò all'uscio della porta d'ingresso un ragazzo. Occhi come Rufy e Capelli color di Rufy; doveva sicuramente trattarsi di suo fratello. Se ne stava a torso nudo, doveva essere assai coraggioso per restarsene così in una giornata piovosa e umida come quella.
"Rufy, gridi come un ossesso. Sapevo che eri tu!" disse il ragazzo sotto la porta.
"Ace!" soggiunse gridando ancor più di prima, poi si girò verso Zoro. "Lui è il mio fratello maggiore!"
Il primo genito della famiglia di Rufy si avvicinò a loro prendendo un paracqua dal portaombrelli del condominio. Prese il fratello minore per l'orecchio.
"Ma quanto tempo ci hai messo a tornare?! Dobbiamo andare ad aiutare Makino al bar!"
Poi si girò verso Zoro
"Mi dispiace di averti tolto l'amico." disse portandosi la mano destra vicino alla bocca come facesse una preghiera, per scusarsi. "Ma certe volte Rufy si scorda di tutto... è solo un po' distratto!"
Zoro vide delle lentiggini sul viso del ragazzo, ma erano così leggere che le aveva notate solo quando Ace avvicinò la sua faccia intento a farsi perdonare.
Caratterialmente, era diverso da Rufy. Si comportava da padre più che da fratello maggiore, un ragazzo preciso e molto maturo. Quel caratterino comandivo sembrava lo stesso di Nami. Gli stessi occhi furbi e scherzosi bastavano per comprendere il suo lato interiore. Probabilmente se si sarebbero conosciuti, lui e Nami sarebbero anche andati molto d'accordo.
"Va bene..." bastò una sola parola di Ace che fece smettere le lamentele continue di Rufy a causa della sua presa troppo forte all'orecchio. "Chi arriva per ultimo a casa, porta lo zaino dell'altro!"
E così, iniziò a correre come un forsennato. L'unico che sarebbe riuscito a stargli dietro poteva essere solo Usop da quanto era veloce.
"Aspettaaa! Sei partito per primo!" urlò Rufy.
Il fratello maggiore lo guardò sorridendo con fare tenero, ma comunque non smise di galoppare. Rufy lo seguiva per quel che poteva. Sapeva benissimo che ogni sfida contro Ace sarebbe sempre finita allo stesso modo.
Una cosa che avevano in comune i due fratelli c'era: l'entusiasmo.

Zoro si stava dirigendo verso la palestra di kendo. Quello sarebbe stato l'ultimo giorno che l'avrebbe frequentata, dopodichè sarebbe andato in quella della scuola. L'ultima volta che avrebbe potuto allenarsi con Yushiro, il suo maestro.
Entrò nel Dojo. Il maestro era davanti al portakatane attacato al muro, girato di schiena e seduto con le cosce sui polpacci. Guardava una foto.
Zoro fece solo movimento con le labbra, come per star dire qualcosa. Si fermò. Non volle distrurbare la preghiera del suo sensei. L'odore di incenso si stava diffondendo in tutta la palestra, in contrasto con l'odore che emanava il fuoco che bruciava le foglie nel giardino. Un odore che piaceva molto a Zoro, che gli ricordava nostalgie passate durante l'infanzia.
La stessa medesima cosa il soggetto di quella foto: una ragazzina coi capelli a caschetto scurissimi con riflessi blu guardava lo spettatore con una smorfia di arroganza. Una persona sicura di sè, forte, sia esteriormente che interiormente. Ma anche una persona che mascherava la sua insicurezza di essere donna. Zoro lo sapeva perchè l'aveva conosciuta molto bene.

"Rolonoa Zoro, ti aspettavo."

Il maestro ruppe il silenzio. Aveva finito la preghiera e richiuse il cofanetto con la foto di sua figlia. Si era accorto della pesenza del suo allievo fin dal principio.
"Voglio darti una cosa."
Prese dal cassetto del mobile sotto il cofanetto porta-foto una katana. La sfoderò dalla lama e gliela porse sorridente.
"Ma questa... " disse Zoro riconoscendo la spada.
"Vorrei che l'anima di mia figlia ti segua durante gli allenamenti. Dopotutto era questo il vostro accordo."
Zoro non riusciva a parlare. Aveva un nodo in gola e appena avrebbe proferito parola, gli sarebbe sicuramente uscita una lacrima. Un ragazzo apparentemente insensibile, ma nel profondo del cuore nascondeva i sentimenti più umani delle persone. Seppe fare solo un inchino, affinchè non uscissero quelle emozioni nascoste.
"Ti ringrazio Zoro." esclamò guardandolo affetuosamente "Passami a trovare qualche volta."
Zoro rispose con un cenno della testa.
Poi sorrise.

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Alloooora...in primo luogo ringrazio con tutto il cuore gattina.91, leluccia e Viola89. Grazie a loro mi son sentita nuovamente ispirata per continuare la storia.
Graaaaaaaaaazieeee!!! smack smack! :* XD spero che questo capitolo vi sia piaciuto come gli altri! ^^ e per il prossimo capitolo ho anche intenzione di postare un mio disegnino pensato per la storia... poi vedete (ihih!)
Ovviamente ringrazio anche tutti quegli altri che hanno letto la mia fafict! ^^
a preeeeeeesto!!!!

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Capitolo 4
*** 20 di Agosto ***


"...Così si mise e così mi fé intrare

nel primo cerchio che l’abisso cigne.

Quivi, secondo che per ascoltare,

non avea pianto mai che di sospiri

che l’aura etterna facevan tremare;

ciò avvenia di duol sanza martìri,

ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi,

d’infanti e di femmine e di viri.

Lo buon maestro a me: "Tu non dimandi

che spiriti son questi che tu vedi?

Or vo’ che sappi, innanzi che più andi,

ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi,

non basta, perché non ebber battesmo,

ch’è porta de la fede che tu credi;

e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo,

non adorar debitamente a Dio:

e di questi cotai son io medesmo."

Il professor Kuro ascoltava il suo allievo attentamente e senza lasciar trasparire nessun errore. E ogni volta che Usop sbagliava la pronuncia, lo richiamava con tre colpi di bacchetta sulla cattedra seguiti dall'accento giusto. Quando il canto VI dell'Inferno finì, il professor Kuro spostò i suoi occhiali verso l'alto con un gesto della mano destra affinché non cadessero dal naso, a causa delle stanghe leggermente allentate.

"Adesso traduci."

"Ah... ma certo..." l'insicurezza di Usop si poteva notare subito dal tono con il quale rispose al professore.
"Così mi prese e... ehm... nel primo cerchio che nel mare i cigni stavano per... uhm... ascoltare non il pianto ma i sospiri che... facevano tremare la terra. Ciò avveniva a son di martiri, che--"
"Basta, ti prego." disse ironicamente ma anche scocciato il professore "Probabilmente sarebbe stato meglio se te ne fossi stato semplicemente in silenzio."
Si avvicinò alla cattedra e scrisse il voto. Non lo dichiarava mai, ma Usop sapeva che sarebbe stata una bella insufficienza.

Sospirò.

Le vacanze erano terminate, ma Usop sentiva ancora i raggi del sole nella pelle. Lo studio non rientrava tra le sue attività da fare d'estate. D'altronde era il mese d'Agosto, giorno 20, e quella di Usop era una sensazione familiare a tutti.
L'amico vicino di banco con la cicatrice si accorse dell'espressione afflitta che portava in viso Usop. Senza pensare ciò che stava per dire, affermò:

"A me non è sembrata così male. Hai persino detto la parte del cigno che fa tremare la terra!"

Una persona normale avrebbe sicuramente pensato che Rufy lo stesse prendendo in giro. Usop lo conosceva troppo bene per capire che il suo era un inutile sforzo di tirare su il morale. La differenza d'ignoranza tra Usop e Rufy era abissale.
Questo non significava che Rufy fosse colto.
Al contrario!
Proprio per questo non comprendeva che la traduzione era completamente errata, nonostante non ci sarebbe voluto molto osservando l'ira del professore e il suo modo di sottolineare la sua incapacità ironizzandola con una frase cattiva.

Ma Rufy non capiva specialmente questo!

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La classe di Nami e Bibi era di fronte a quella di Rufy, si potevano vedere entrambe dalle finestre. L'ostacolo tra loro era l'enorme giardino della scuola, ma nonostante ciò la loro distanza era di soli 20 metri. Nami, la donna con lo sguardo più preciso di un falco, osservò la scena divertita. Vide il professor Kuro scrivere qualcosa su quello che doveva essere stato il registro di classe.
"Avrà scritto sicuramente un brutto voto. Povero Usop!" pensò ridacchiando.
La sua attenzione fu fermata da un improvviso ma lieve rumore sul banco. Qualcuno le aveva tirato un bigliettino:

'Ieri è tornato Kohza, il mio amico d'infanzia, dalla suo paese natale. Erano anni che non ci vedevamo. Mio papà e il suo hanno chiacchierato di continuo per circa 6 ore da quante cose dovevano dirsi! Tra qualche giorno frequenterà anche la nostra scuola. Forse verrà pure in classe nostra! Poi com'è andata ieri? Sei riuscita a trovare un ombrello? Firmato Bibi'

Alla fine del bigliettino vi era disegnata una piccola caricatura, stile di Bibi. Nami girò lo sguardo verso quest'ultima, che a sua volta la guardò salutandola con le dita della mano che teneva sotto il mento. Così, la rossa prese un foglio del suo quaderno di chimica (quello che non usava mai!) e ne strappò un pezzo, in modo più lento possibile affinché il professore non sentisse rumore.

'Cara Bibi, ieri un ragazzo sconosciuto ma mooolto gentile mi ha accompagnato a casa! Insieme a noi è venuto anche Usop. Rufy, invece, si è avviato sotto quello di Rolonoa. Noi tre, durante il ritorno, ci siamo divertiti un sacco! Ti sei bagnata molto tu?'

Tra le parole 'Rolonoa' e 'Noi tre' Nami disegnò una piccola faccia arrabbiata... non era difficile capire a chi fosse riferita. Bibi, quando lesse, mise una mano vicino la bocca per non ridere.
Un altro fogliettino.
Un'altra risposta.

'Non mi sono bagnata molto perchè ho preso il pullman che passava per caso sulla fermata dove mi trovavo io! (che fortuna!) ma l'unica a essere fortunata, a quanto pare, non sono solo io! (un piccolo cuore) come si chiama il ragazzo gentile?'

A quanto pare Nami si era espressa male. Le sue intenzioni non erano le stesse che credeva la romantica fantasia di Bibi. Lui, Rufy e Usop erano tutti suoi amici, anche se tutti maschi. Non provava nulla del genere per nessuno e così le stava bene.

'Non pensare male! Quello lì è un amico di Usop e quindi anche mio amico. Il nome, però, non lo conosco... non me l'ha ancora detto!'

Bibi lesse delusa. Non era mai successo che a lei piacesse qualcuno.
Solitamente, il contrario.

La campanella della ricreazione suonò. L'ora di matematica era passata veloce grazie ai bigliettini perditempo.
Nami fu tra i primi ad alzarsi e si avviò all'uscita della classe, quando un ragazzo involontariamente le ostacolò la via. Lei non se ne accorse e gli andò addosso con il busto. Normalmente sarebbe stato il ricevente del colpo a cadere, ma i fatti vollero che a catapultarsi a terra fosse la mittente. La causa: un fisico e statura possente. A Nami sembravano descrizioni familiari.

"Oh mamma, scusami tanto!" disse lei con un espressione che chiedeva perdono.
Ma sicuramente non l'avrebbe detto se si fosse subito accorta chi fosse il ragazzo...

"Toh! Hai chiesto scusa a me? Un miracolo..."

Zoro la guardava con fare divertito.
Probabilmente qualcuno le aveva fatto una maledizione, per riuscire ad avere così tanta sfortuna addosso.
"Ma a quanto pare non capiterà mai con te, giusto Rolonoa?" rispose lei sarcastica.
Zoro sogghignò. A Nami non piaceva che qualcuno ridesse delle sue battute. Non se dovevano fare arrabbiare.
"Non capisco come faccia a stare simpatico a Rufy..." disse a denti stretti.
"Io invece non capisco come faccia tu a stargli simpatico." rispose lui, sentendo tutto.

"Zoro! Nami!"

Parlarono del diavolo e spuntarono le corna: Rufy si trovava sul corridoio davanti la loro classe. L'aveva chiamato Bibi, che non aveva la minima voglia di intrommettersi tra le lita degli altri. Pensò bene che solo Rufy avrebbe avuto la sfacciataggine di farlo al posto suo.
"E' da tanto che vi aspettiamo! Bibi non mi vuol far mangiare il pranzo se non ci siete anche voi!!!" ammise con tutta sincerità. Lo stomaco e il cuore avevano lo stesso valore per il ragazzo con la cicatrice.
Zoro fu il primo ad avviarsi, lasciando completamente perdere la ragazza seduta a terra. Lei lo guardò imbronciata.
"Che razza di elemento!" pensò Nami mentre si alzava e scossava la gonna per togliersi la polvere.





Quella mattina faceva più freddo del solito. L'estate stava per andare via, con dispiacere di tutti i presenti che se ne stavano seduti sulla terrazza della scuola. Mangiavano il proprio pranzo, ognuno pensando a qualcosa
e tutti in silenzio.
C'era una certa aria di tensione, ma qualcuno volle rompere quell'inquieta quiete.

"E' bello vedere i miei più grandi amici andare così d'accordo!"

L'affermazione di Rufy fece sorridere Bibi e per poco non le scappò una vera e propria risata. Non c'era satira né sarcasmo in quella frase;. l'innocenza di Rufy non riusciva proprio ad accorgersi del brutto clima che c'era tra Zoro e Nami. Quest'ultima, poi, guardò l'ingenuo ragazzo con un'espressione inquisitoria, poi si girò a guardare il panorama pensando che non ci sarebbe stata speranza di comprendonio. Zoro rimase così com'era rimasto inizialmente: serio e posato. Difficile acchiappare i suoi pensieri guardandolo in viso. Una vera e propria impresa. Usop, quello meno interessato di tutti della situazione attuale, stava ancora mugugnando sulla brutta insufficienza avuta dal professor Kuro. Il ragazzo i quali sentimenti, al contrario di quelli di Zoro, trasparivano come la luce delle lucciole di notte.

"Dio che facce. Soprattutto la tua, Usop!"

Sanji era appena arrivato in terrazza per la sua solita pausa-sigaretta. Ne prese una dal fedele taschino destro e se l'accese. E mentre inspirava con l'intento di mettere in funzione lo strumento bianco e giallo, pronunciò la frase che terminò l'affermazione precedente apparentemente completata:

"Tutte tranne il grazioso visino della bella rossa, ovvio!"

Espirò fumo dalle labbra, poi le fece un occhiolino.
Si accorse di un'ulteriore presenza femminile.
Un profumo familiare.
E quando la vide la sua espressione ponderò, così velocemente serio da far restare inaliditi gli altri: il suo attento lobo oculare aveva notato una bella ragazza, ma non reagì.

"Ciao Bibi. Quanto tempo."
"Ehilà, Sanji-kun!" rispose lei timidamente.

Una strana situazione: il donnaiolo, inaspettatamente, non provava nulla davanti all'incantevole grazia.
Ci fu però chi non si interessò minimamente della cosa, oppure gli sfuggì completamente dalla mente:

"Sanji, guardati la tua di faccia che è meglio!" replicò Usop offeso!

Il biondo rise per l'affermazione.
"Avanti ragazzi! Avete tutti e due una bruttissima faccia!" ironizzò a modo suo Rufy. Ne uscì fuori un commento in azzeccato e poco opportuno. "Ma la persona con la faccia più strana di tutti" continuò lui "è Nami quando va di matto!"
Un sorriso a trentadue denti apparì sul viso di Rufy. Durò poco poiché qualcuno, al quale non piacque molto la sua interpretazione, gli buttò addosso la cartella.

"Che diamine dici, cretino!!!"
Nami era a dir poco furibonda.

"Ecco, ecco!" persistette nuovamente Rufy "E' proprio questa la faccia che dicevo io!"
Un violento pugno sulla testa lo fece smettere del tutto di parlare. Faceva male, ma non così tanto come sarebbe veramente sembrato: la sua testa era decisamente dura, così resistente che il dolore del colpo gli sarebbe subito passato.
Un altro fragoroso sghignazzo rimbombò subito dopo la brutta botta data a Rufy. Rolonoa Zoro, in una delle sue rare volte, stava ridendo a crepapelle.

"Ehi, Rolonoa! Vuoi un bel pugno sulla nuca anche tu?!"

Ma lui continuò a ridere.
Così, la rossa non indulse: la medesima sorte capitò al praticante di Kendo.

SBANG: una parola onomatopeica così potente da essere riuscita a far scappare i volatili che si erano momentaneamente appisolati sulla terrazza.
"Ahia! Ma tu sei matta!!!" ringhiò Zoro, mentre si toccava lentamente il punto dove arrivò il potente colpo. Aveva gli occhi che gli uscivano dalle orbite. Da questi ultimi sembrava volessero sgorgare anche le lacrime, da quanto dolore sentiva. Nami, d'altra parte, mutò la sua espressione facciale da una irritata a un'altra completamente soddisfatta.

"Adoro le donne che si fanno rispettare!" disse Sanji guardando con splendore i 'bei' modi di fare dell'amica.
"Che tremende le rosse!" commentò Usop spaventato. Il suo non era un complimento.
"Già, che tremende." quello di Sanji, invece, lo era. Seguiva le mosse della ragazza in questione con gli occhi a forma di piccoli cuori.
Poi infierì nuovamente la parola: "Dopotutto se lo meritavano. Che barbari!"
"A chi hai detto 'barbari'?!"

Zoro non gradì l'ultima osservazione del dongiovanni. Sopratutto non gli piaceva che qualcuno assolutamente sconosciuto lo giudicasse in questa maniera.
"Sei forse sordo?" rispose beffardo Sanji.
"Io non farei il simpatico se fossi in te." Zoro reagì alla provocazione.
"Rolonoa, Sanji ha frequentato una palestra di Tae Know Do. E' pericoloso farlo arrabbiare." fece notare la piccola principessa con un tono quasi mendicante. La sua voce da una parte quasi impercettibile a causa del tono basso da una parte notatoria a causa del candido timbro vocale fermò i movimenti del ragazzo con gli orecchini.
"Beh, allora dì al tuo amico combattente che io invece ho frequentato quella di kendo."
Un sorriso mordace sul viso di entrambi gli sfidanti.
Il ragazzo con i capelli color mare agguantò il sacco con la spada di bambù e la sfoderò. L'altro sputò la sigaretta per terra, non ancora finita, e la spense con il piede sinistro. Infilò le mani nelle tasche, perchè le armi predilette di cui faceva uso erano soltanto le gambe.
"Quando vuoi tu." fece uno.
"Non fare i complimenti." fece l'altro.
Partitono alla carica insieme, nè un secondo prima nè un secondo dopo l'uno rispetto all'altro. Uno spettacolo del genere Rufy non poteva proprio perderselo, perchè lui adorava i combattimenti. Quanti, in vita sua, ne avrà fatti con suo fratello: tanti.
Numerosissimi.
Troppi.
Assistere ad una lite per lui, oltre a essere affascinante, era anche quotidiano.
Per sua sfortuna, le mosse dei due giovani guerrieri vennero arrestate da due sole ma efficaci botte sul craneo. La 'dolce' Nami, come la chiamava il bel biondino, riuscì con poco a fermare quello che sarebbe diventato un vero e proprio putiferio. Bibi cercava sempre compromessi per non scatenare inutili guerre tra studenti, Nami invece usava la via più seplice.
Per lei la più efficace.
"Tzè! Maschi... tutti dei barbari!" precisò in seguito lei guardandoli cinicamente.
"Senti chi parla!!!" ribadì urlante la voce di Usop.
E stavolta Rufy non proferì parola; non aveva voglia di venire nuovamente picchiato da Nami. Avrebbe fatto la stessa fine di Zoro e Sanji, i quali se ne stavano sdraiati per terra a pancia in giù. Sembravano quasi morti.

"Dannata femmina meschina e arrogante..."

"Che tosta. Io adoro le rosse!"

Non era difficile indovinare chi tra i due feriti commentava cosa.

Il suono della campana diede il segnale di fine ricreazione.
Qualcuno si avviò subito in classe.
Qualcuno no, per emicrania. O qualcosa del genere!
Sanji, uno dei due restanti, rovistava con lo sguardo per terra con l'intento di trovare quella che avrebbe dovuto essere la sua sigaretta, forse ancora accesa. Sperava solo di non averla completamente rotta pestandola con la scarpa.
Era ancora usufruibile, per fortuna. Evitava il più possibile di sprecare le sue cose. Odiava buttare via gli oggetti inutilmente, sia che fossero stati utili, sia che fossero stati che inutili. Oltretutto, la sigaretta rientrava nella categoria dei primi per lui!
"Spadaccino!" urlò sbuffando fumo.
"Un giorno continueremo la nostra sfida!" disse ridendo.
L'altro aveva sentito, ma non rispose. Continuava a massaggiarsi il solito punto sulla testa.
Aveva come la strana sensazione che da un momento all'altro sarebbe uscito un bernoccolo.


I minuti passavano. Le ore passavano.
Per qualcuno il tempo trascorreva velocemente,
per altri no:
"Finalmente, un altro brutto giorno finito..."
Usop sospirò. Era stato di sicuro il suo giorno più lungo dell'anno.
"Non è passata neppure una settimana dall'inizio della scuola e già mi sento di bocciare..."
"Avanti, Usop... hai ancora un anno intero per recuperare quel votaccio. E poi che sarà mai una sola insufficienza." lo consolò Bibi.
"Bibi ha ragione! Io di insufficienze ne ho tre!" disse allegramente Rufy.
"Rufy, non c'è bisogno di andarne orgogliosi." lo rimporverò Nami "Tu sei troppo ottimista!"
"E tu pensi troppo!!!" le rispose lui cacciando la lingua dalla bocca.
Nami mise il palmo della sua mano sotto il mento del ragazzo e con un gesto veloce gli vece mordere la lingua.
"Aihaaaa! He male!!!"
Stavolta fu Nami a cacciare la lingua di fuori!
"Ehi, ragazzi!" Bibi attirò l'attenzione di tutti.
"Guardate questo manifesto: oggi sarà l'ultimo giorno del Tanabata Matsuri. Sarà l'ultima festa estiva di quest'anno, perchè non ci andiamo?"
Un ultimo saluto all'estate, era sicuramente quello il messaggio del manifesto. Un po' triste, forse, ma anche un'occasione irripetibile. Dovevano assolutamente godersi quelle ultime ore di solleone.

"E' per caso la festa dove si catturano i pesci?"
Lo chiese Usop.
"Ed è per caso la festa dove si mangia lo zucchero filato?"
Stavolta lo chiese Rufy.
"Esatto!" rispose Bibi sorridente. Finalmente, dopo la brutta giornata di oggi, era riuscita a tirare su il morale dei suoi amici. Infatti, i due interessati esaltavano saltellando e urlando come due

"Bambini!"
commentò cinica Nami incrociando le braccia. Lo nascondeva, ma anche lei era assai interessata a questo tipo di sagre.
Correvano proprio come mocciosi.
Nami li fermò prendendoli per le orecchie.
"Insomma, se vogliamo andare, decidiamo dove e quando incontrarci!"
Sembrava una madre, severa e ragionevole.
Bibi si avvicinò ai tre:
"Dopo averlo stabilito, ricordiamoci di rammucchiare molti soldi! Ci serviranno per pescare e per mangiare!"
Sembrava un padre, permissivo e giocoso.
Uno strano stereotipo ricorrente su Nami e Bibi. Forse per questo, nonostante fossero così diverse, andavano così pienamente d'accordo.

Decisero insieme il luogo.
Stabilirono l'ora.
Poi si salutarono.

Il 20 di Agosto per Rufy e gli altri era un giorno appena cominciato.












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boujeaux!!! ecco a voi il quarto capitolo! Sono riuscita a scriverlo più velocemente rispetto ai precedenti...
probabilmente ci saranno anche più errori grammaticali!!! XD
Forse quasi voi tutti vi starete chiedendo:
"ma mancano due personaggi principali!!!"
è proprio vero... per questo, per assicurare gli eventuali fan, vi dico subito che:
1) non preoccupatevi per Nico Robin! Arriverà per ultima, ma rientrerà nella categoria dei principali. Le farà fare un'entrata in scena sensazionale... uhuhuh....
2) riguardo Chopper... mi dispiace dirlo, ma sembrerebbe un po' strano ritrovarsi una renna parlante a scuola. mi piace molto come personaggio, ma credo sia poco opportuno metterlo in una fict che parla di vita reale.... fans di Chopper, please, non picchiatemi!!! XD
ho inserito l'immagine fatta da me... ricorderà sicuramente qualcosa per quelli che hanno letto! ringrazio nuovamente Viola89 e gattina.91 che continuano a sostenermi! Sul serio... è una cosa molto incoraggiante per me! (EMOZIONATA) ringrazio anche noji per il commento! lessi la tua fict pr.i.nk wanted mooolto tempo fa e mi piacque assai! ^^
a presto col capitolo 5!
P.S. per tutti i ragazzi e tutte le ragazze romantiche... ci saranno delle love story! poi scoprite chi saranno le coppie... eheheh! ;)

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Capitolo 5
*** Tanabata Matsuri ***


Dal bianco al nero, dal giallo al viola. Si potevano trovare più di mille tonalità di colore in una via al Tanabata Matsuri. Nonostante fosse sera, i colori gioivano di luce intensa, accesa. Gli yukata rientravano tra gli indumenti che più spiccavano tra quei colori; sottili decorazioni adornavano questi con vari motivi: draghi, fiori, il sole e la luna, le stelle. Le lanterne illuminavano ogni negozio e ogni bancarella delle vie del Tanabata Matsuri.
Tra qualche tempo i fuochi d'artificio avrebbero illuminato il cielo, oltre le vie.
La testa di Usop spiccava tra tutte: l'unico individuo che cingeva la testa con una bandana marrone, quella a righe rombali. L'ora e il posto dell'appuntamento erano giusti, ma Usop ancora non avvistava gli altri. Era di norma che Rufy arridasse tardi. Sicuramente si era trattenuto in qualche banco alimentare, una delle tante trappole
delle vie del Tanabata Matsuri.
La situazione insolita era che fossero Nami e Bibi a ritardare. Saranno state indecise su quale yukata mettere per sfoggiarlo
nelle vie del Tanabata Matsuri.
Vanità, l'unico peccato ricorrente su loro che Usop poteva spiegare come causa del loro ritardo.
"Usop! E' il capitan Usop!"
"E' lui, è lui!"
"E' proprio lui!!!"
Tre piccole voci superavano il rumore chiassoso dei pescivendoli e dei negozianti che attiravano la clientela con sconti e qualità. Cipolla, Carota e Peperone corsero verso Usop. Questi furono i nomi con cui Usop li nominò, a causa del loro strano modo di pettinarsi e dei loro lineamenti facciali.
"Capitano, cosa fai qui tutto solo?"
"Sono la guardia della festa! Hanno nominato me per difendere la gente da eventuali attacchi nemici!" riferì a loro Usop, portandosi la mano sotto il mento e sorridendo.
"Davvero!?" riposero allora all'unisono.
"Già! E mi sto confondendo tra la gente per non farmi scoprire."
"Ma io ti ho visto subito... " affermò Cipolla ingenuamente.
Sentendo questo, Usop scordinò la posa da generale che aveva precedentemente inciampando quasi su se stesso. I tre risero.
"Shhh!" Usop si portò un dito davanti alla bocca "Se urlate mi scopriranno!" poi si compose nuovamente "Subalterni!"
"Agli ordini!" risposero i tre all'uniscono, portando la mano sulla fronte in segno di saluto militare.
"Dovrete aiutarmi a scovare i delinquenti. Se mai ne trovate uno, chiamatemi con un 'signor capitan generale supervisore vicecomandante Usop, abbiamo preso il cattivo!' e io vi raggiungerò!"
"Signorsì, signore!!!"
"Adesso dividiamoci: voi tre sarete il primo gruppo, io e Batman saremo il secondo!"
"Conosci Batman?!" urlò Peperone meravigliato.
"Ma certo... spesso l'ho aiutato nelle sue missioni. Altrimenti a quest'ora sarebbe stato spacciato contro Jocker!"
Una sola vocale, una "o" prolungata per 5 secondi, fu l'unica risposta che seppero dare i tre. Quanta ammirazione avevano per il loro capitano.
"E adesso andate!" ordinò a loro il capitano.
I tre soldati ubbidienti corsero verso la loro ricerca, un po' per il loro compito militare, un po' perché le voci delle loro mamme insistevano nel tentativo di trovarli chiamandoli per i loro nomi.

"Non ci posso ancora credere. Conosci Batman!"
Stavolta, la voce non era quella di un bambino. Rufy era a tre metri da Usop e lo guardava stupito. Aveva in bocca un okonomiyaki e in mano lo zucchero filato.
Usop si incupì.
"Ruuuuufy!!!" urlò prendendolo per il bavero della sua solita camicia rossa senza maniche.
"Lo sapevo che stavi perdendo tempo a cercare cibo! Pozzo senza fondo!!!"
"Usop, sei tu quello più buffo quando ti arrabbi. Persino più di Nami!" confermò lui allegramente, dopo aver osservato attentamente il viso del suo amico.
"Possibile che tu debba sempre ridere?!" disse quasi piangendo al ragazzo con la cicatrice scuotendolo avanti e indietro con l'aiuto del bavero. Lui continuava comunque a ridere. Smise quando gli cadde il cappello dalla testa. Lo raccolse e soffiò sopra per togliere l'eventuale polvere. Poi se lo rimise.
Rufy era riconosciuto da tutti per il cappello di paglia più che per la cicatrice. Un po' come la bandana per Usop. Probabilmente aveva a che fare con qualche frammento prezioso della sua vita vissuta. Per lui era un tesoro e lo ripeteva sempre agli altri suoi bambini coetanei quando si trovava alle elementari.

"Ma Nami e Bibi dove sono?" chiese Rufy, mentre si assicurava che il suo cappello fosse messo a posto in modo giusto.
"Bah! Sono donne... nate per farci aspettare. Che vuoi fare!" sospirò Usop con un mezzo sorriso in faccia.
"Tsk! Come se tu ne sapessi chissà cosa riguardo le donne." rispose disprezzata Nami, che si trovava dietro la schiena del ragazzo con la bandana.
"Naaaaami!!!" urlò nuovamente prendendola per il bavero. Stava ripetendo l'ennesimo trattamento fatto a cappello di paglia, quando sentì un improvvisa e strana forza sbattere sulla sua testa.
Non vide chi era, ma era sicuro che non si trattava di Nami...
Se fosse stata lei, gliel'avrebbe data più forte!
"Non trattare le donne in questo modo! Non si devono toccare neppure con un fiore!"
Una voce riconosciuta: il dongiovanni di classe sua gli aveva appena calciato sulla capa. Era sicuro che non fosse un pugno perché era discepolo di una scuola di arte marziale che partiva dal presupposto di usare solo arti inferiori. Era così, nonostante fosse poco credibile riuscire ad arrivare a una simile altezza con un piede.
"Grazie mille, Sanji!" disse Nami non del tutto così riconoscente e con il suo solito modo di fare di incrociare le braccia, poco interessata.
Sanji, d'altraparte, era entusiasta per il complimento della rossa. Felice e imbarazzato.
"Abbiamo incontrato Sanji-kun per la via, per questo abbiamo tardato." si rivolse Bibi ad Usop e Rufy.
E si sapeva, il ragazzo con la bandana marrone aveva poca pazienza, proprio come Nami. Ma mai, come nessun'altra persona al mondo, avrebbe alzato il tono a una ragazza tanto graziosa quanto Bibi.
"E va bene..." disse solo.
"Forza, forza! Devo mangiarmi tutto lo zucchero filato del Tanabata Matsuri!!!" esordì impetuoso Rufy.
"E io pescare tutti i pesci del Tanabata Matsuri!!!" rispose in coro Usop.
"Io invece mi cercherò qualche bella ragazza..." ammise il biondo in modo naturale accendendosi una sigaretta.
"Non che restare con voi non mi aggrada!" continuò rivolgendosi alle due donne del gruppo con fare ironico.
Alla prima, Nami, con uno sguardo abbastanza allupato.
Alla seconda, Bibi, con un sorriso...
Un triste sorriso.
Era ormai ovvio per Nami che tra i due fosse successo qualcosa.
Era normale che l'animo femminile fosse curioso. Per lei, però, non era neanche giusto opprimere gli altri.
Se avesse voluto, le avrebbe riferito tutto Bibi.
Di propria e spontanea volontà.

Così, tutti insieme cercavano nella stessa strada tre obbiettivi diversi. Il caso, però, volle che ci fosse stata una bancherella dove si pescavano pesci, con una bella venditrice e, se mai ci fosse stato un vincitore, sarebbe stato regalato a lui tre pezzi di onigiri ai gamberi.
I tre interessati si avvicinarono alla stessa bancherella con lo stesso frettoloso passo.
"Vorrei gli onigiri."
"Vorrei pescare dei pesci."
"Vorrei un appuntamento, mia dolce miledy."
La ragazza del banco rise imbarazzata per le richieste dei tre nuovi clienti.
"Scusate, buon signori, ma prima di tutto dobbiamo far pescare il ragazzo con la bandana."
"Oh, scusatemi tanto." rispose inchinandosi il biondo.
"E perché!?" disse Rufy imbronciato e sfacciato allo stesso tempo "L'ho detto prima io!"
"Imbecille!" urlò Sanji all'insolente, chiedendo poi perdono al posto suo.
Nami e Bibi osservavano la scena da lontano. Poi si avvicinarono.
"Mi scusi, signorina" chiese cortesemente Nami. Quella stessa cortesia che non usava mai con i suoi amici, per loro, quindi, anormale "Se si pescano tre pesci, si vincono solo alimentari?"
"E ti pare poco?!" le gridò stranito Rufy.
Per tutta risposta, lei tirò una manata dietro il collo di lui.
Poi, nuovamente seria e composta.
"Non intendevo dire che fossero pochi, ma chiedevo solo se ci fosse un altro tipo di premiazione... che so... in soldini!"
Udendo l'ultima parola della sua stessa frase, Nami scompose completamente il suo viso a quello simile a un maniaco sessuale. La stessa trasformazione che aveva Sanji avvistando delle donne.
"Mi dispiace, ma credo non sia tra le regole. Ma con voi faccio un eccezione: se riuscite a pescare 10 pesci di seguito, potrei anche darvi il doppio di quello che avete pagato voi."
"Sul serio?" chiese Nami senza nascondere la propria gioia.
"Allora ci darà sei onigiri anziché tre."
"No, Rufy! Ci darà soldi, non onigiri!"
Un'altra manata. Stavolta sulla guancia.
"Ma io voglio il cibo!!!" disse adirato lui.
"Io invece monete!!!" ribadì lei.
"Vi prego, non litigate." infierì con buone intenzioni Bibi. "Se proprio non riuscite a mettervi d'accordo, potete fare ognuno una sfida e chi vince prende ciò che vuole."

Un attimo di silenzio.

"Vedrai Nami, ti straccerò come una carta stracci!"
Sembrava che gli occhi di Rufy prendessero fuoco dal modo in cui ardevano.
"Hai fatto una rima senza senso e non capisco cosa centri la carta stracci, comunque sia accetto la sfida!"
Lo stesso Nami.
"E se vincerò io, dovrai accettare di uscire con me." disse Sanji prendendo la mano di Conis.
"Cooosa?!" urlarono nello stesso momento Rufy e Nami.
Il cavaliere del gentil sesso si disinteressò completamente di Rufy, ma con Nami si rivolse in modo cordiale e dolce.
"Cara Nami, questa volta dovremo essere rivali con grandissimo dispiacer mio" si portò una mano sulla fronte con fare teatrale "ma se la tua è gelosia, allora non accetterò e uscirò con te."
"Accetta Nami!" esordì in modo franco Rufy "Così gli onigiri me li pappo tutti io!"
"In qualunque modo, è molto meglio la sfida." rispose acidamente lei, ma in modo del tutto calmo e naturale. "Per i soldi questo e altro!"

"Mi scusi" chiese delicatamente Bibi alla negoziante mentre gli altri se ne stavano a litigare "Lei come si chiama?"
"Mi chiamo Conis."
"Bene, Conis!" si avventò Rufy verso di lei buttando sul tavolo varie monetine "Voglio pescare con tutti i soldi che ho!"
"Che bellissimo nome, Conis." affermò Sanji mettendo sul tavolo le proprie monete.
"Sarà ancora più bello quando mi farà vincere tutti quei soldoni" confermò Nami affermativamente riguardo la teoria di Sanji, con una modifica in più. Sogghignando, appoggiò sul medesimo tavolo i suoi denari.
"Ragazzi..." infierì Usop
"... ma non dovevo essere io quello che doveva pescare?"



La famosa sfida durava diversi minuti. Molti. Oramai era passata quasi mezz'ora.
E nessuno dei partecipanti aveva ceduto, né perso, né abbandonato.
Un silenzio di concentrazione devastava i quattro partecipanti. Quattro perché ce n'era uno in più: Usop, che si era aggiunto nonostante non avesse i medesimi obiettivi di rivincita degli altri.
Quel silenzio pareva così innaturale, così strano di non sentire Rufy o Usop o Nami urlare.
Mille persone li accerchiavano con occhi interessati.
Nessuno tra loro ci fece caso per il modo in cui si impegnavano.
Rufy: 5 pesci.
Nami: 5 pesci.
Sanji: 5 pesci.
Usop: 6 pesci. Ne aveva preso uno proprio qualche secondo fa.
Era il turno di Sanji. La mano era immobile, ma le vene pulsavano. Sembrava volesse scattare da un momento all'altro.
Quello era il momento giusto:
Un pesce si era messo nell'angolino della vasca.
Perfetto.
Quello era il momento perfetto.
E quando fece per far partire il suo braccio...

"Signor capitan generale supervisore vicecomandante Usop, abbiamo preso il cattivo!!!!"

L'improvvisazione di quei tre piccoli amici di Usop fece scivolare la paletta per pescare di Sanji nella vasca.
"L'hai fatta cadere! Sanji è squalificato!!!" disse ridendo Rufy.
"Ehi, ragazzino con la cicatrice, è stata colpa di qualche improvviso urlo a squarciagola di qualche bambino, non mia!"
Nami, che oramai aveva perso completamente la concentrazione, si avviò verso le tre piccole creature.
"Immaginavo che poteste essere solo voi... " dichiarò Nami sconsolata, portandosi le mani sulla vita. "Cipolla, Carota, Peperone, che avete così tanto da urlare?"
"Sottoposta numero 2 del nostro capitano, saluti!" urlarono i tre riferendosi a Nami.
"Uno strano tizio si aggirava da queste parti"
la voce di Carota.
"Così lo abbiamo seguito e abbiamo scoperto che portava un'arma con se!"
La voce di Peperone.
"L'abbiamo attaccato, ma lui ci ha subito battuti. E' sicuramente un boss di livello 100!"
L'ultima voce, quella di Cipolla.
"Tizio? Arma? Boss di livello 100? Scommetto che Usop vi ha detto qualche altra stupida bug--"
"Subalteeeeeerni!" gridò Usop con lo scopo di oltrepassare la voce di Nami. In quello stesso momento, tappò la bocca dell'amica con la mano trattenendola da dietro.
"Agli ordini!"
"Dove si trova questo tizio?"
"E' là davanti la cassa a offrirci un gelato!"
"Che coooosa?! Farsi offrire il gelato dal proprio nemico?!" urlò spazientito Usop.
Nami non ne poteva più: si liberò della presa con una ponderosa gomitata sulla pancia, poiché la stava quasi per soffocare.
"E' proprio vero! Nami è ancora più spaventosa del nostro nemico!!!" urlò Carota portandosi le mani sulle guance in segno di terrore.
Alla rossa venne quasi in mente di colpire anche lui, ma siccome si trattava di un bambino lasciò perdere. Diede, però, un'altra gomitata ad Usop. Il perché era semplice da capire: si trattava di colui che metteva in giro quelle brutte voci ai quei marmocchi. Non c'era dubbio!

"Ho vinto ioooo!!!"
Rufy portava in mano la sua bustina di plastica con dieci pesci.
"Ma non vale! Ci eravamo distratti!!!"
Usop era adirato, ma restò nella stessa posizione in cui si trovava dopo i due colpi fatali di Nami: accovacciato a terra con ambedue le mani appoggiate sulla pancia per attutire il dolore.
Così a verificare la situazione fu Sanji.
Si mise a osservare la busta di plastica piena d'acqua dove si trovavano i pesci di Rufy.
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...
...10!
Erano proprio dieci pesci.
La gara sembrava ormai finita, fino a quando lo sguardo cercatore di Sanji si spostò dalla busta di plastica di Rufy a quella sua.
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... soltanto due?!

Non era difficile capire il perché.

Si avvicinò sorridente a Rufy.
Quest'ultimo, al solito, non capiva, ma ricambiò il sorriso.
Il biondo prese con gentilezza il suo bavero della camicia.

... poi l'urlo improvviso:

"Rufy, razza di ladro! Quanti pesci mi hai rubato?!"
"Pesci? Quali pesci?"
Portava lo sguardo altrove tranne che negli occhi di Sanji, sudava e fischiettava. Non poteva tenersi una bugia, che se qualcuno se ne accorgeva lo scopriva subito guardandolo. Non ci voleva il genio, visto che il biondo in questione non conosceva molto bene cappello di paglia.
Rufy non era tipo da mentire né da fregare, ma per il cibo avrebbe usato qualsiasi mezzo.
Conis, intanto, rideva a causa di quegli strani ragazzi. Sicuramente se fosse restata con loro, non si sarebbe mai scocciata.

"Immaginavo foste voi. Senti che urla."
Zoro porgeva un gelato a Peperone, un cono alla fragola e banana. Il fantomatico boss di livello 100 non era altro che lui. Difatti portava un'arma, se così si poteva chiamare: la solita spada di bambù che lo accompagnava ogni giorno come una madre.
"Allora conosci tutti, boss cattivo?" chiese Carota.
"Sì. O meglio, quasi... "
"Anche il nostro capitano? E' fortissimo! Se non ci avessi offerto il gelato, lo avremmo chiamato e in quattro e quattrotto ti avrebbe fatto sputare sangue!" confermò tutto sorridente Cipolla.
"Davvero? E chi sarebbe questo capitano?"
I tre, messi in posizioni diverse, indicarono con il dito l'ennesimo punto: Usop se ne stava ancora mezzo sdraiato per terra con la schiena piegata in avanti.
"Ehm... salve sono Usop!" disse tremante lui. Quello strano tipo un po' gli incuteva paura, quasi quanto il professor Kuro.
"Così tu... " continuò avvicinandosi al ragazzo "Sei quel vecchio amico di Rufy, quello che lo ha riportato a casa sotto l'ombrello, vero?"
Si mise con la schiena dritta: aveva un dolore fitto, ma non volle fargli brutta impressione.
"Veramente eri con noi anche sulla terrazza, ma non ci eravamo ancora presentati. Io sono Usop! Quello che sta strozzando Rufy è Sanji e lei è Bibi"
Un attimo di pausa.
"Suppongo che dal modo in cui ti picchia tu abbia già conosciuto Na--"
Il piccolo tacco della scarpa di Nami prese il piede sinistro del 'capitano'. In un certo senso gli attenuò il dolore sulla pancia, visto che quella pedata faceva dieci volte più male.
"Ahiaaa!!!"
Il ragazzo biondo si avvicinò al gruppo lasciando perdere Rufy, al quale aveva fatto ricadere tutti e dieci i pesci nella vasca.
"Ah ah... fammi indovinare: Naiacea?"
Un altro colpo di tacco. Stavolta a Sanji.
"Rolonoa!" disse spazientata Nami "Hai picchiato dei bambini, vergogna!"
"Qualcosa mi è venuto improvvisamente addosso e io ho reagito. Se sapevo chi era, non l'avrei di certo fatto... " confermò lui grattandosi la testa e girando lo sguardo altrove.
"E poi ci ha offerto il gelato!!!" disse Carota con un cono in mano su cui erano posate due palle di gelato per metà acqua, visto che stavano per colare fuori.
"E poi ci ha riaccompagnato dalle nostre mamme!!!" disse Peperone indicando con il dito le loro presunte creatrici.
"E poi... tu fai più paura di lui!" disse Cipolla nascondendosi dietro la gamba di Zoro.
"Io cooosa?!" gridò Nami con i denti a forma di squalo. Faceva seriamente paura!
Zoro, al solito, non parlava né contrariava: rideva.
Ed era proprio vero: era identico a Rufy. Da spaventoso mostro si tramutava in ragazzino innocente. Nami rivedeva il suo amico in lui.
"Beh?"
Una parola distolse Nami dai propri pensieri.
"Non mi hai ancora picchiato." disse lui sogghignando.
"Perchè oggi ho picchiato abbastanza" poi si girò verso Usop e Sanji "Vero, ragazzi?"
Il moro accasciò la testa guardandosi il povero piede sinistro. Il biondo fissò la rossa salutandola con la mano felice.

"Congratulazioni, sei la vincitrice!"
Conis prese la busta di plastica dalle mani di Bibi.

Shock!

Quattro occhi granati e quattro bocche spalancate fissarono il tavolo dei pesci: Nami, Sanji, Usop e Rufy erano frastornati per l'ultima frase sentita.
"Bibi, tu non avrai...?" chiese Usop per quel che poteva dire, visto che non era in condizioni esatte per poter parlare.
"Ho pescato undici pesci rossi." rispose lei sorridente e in modo naturale.

Silenzio.

E ancora silenzio.

"Perché ve ne state tutti zitti?" chiese preoccupato Zoro.
Perché aspettavano il momento cruciale, ma nessuno rispose allo spadaccino. Quel momento in cui veniva chiesto un certo quesito:

"Cosa vuoi come ricompensa per la vittoria?"

"Voglio sei onigiri!!!"

"Voglio dei soldi!!!"

"Un appuntamento!!!"

"Bibi prendi dei soldi, dai!"
"Onigiri, onigiri, onigiri!!!"
"Conis, non volevate uscire con me?"
"Onigiri, onigiri, onigiri!!!"
"Smettila di sbraitare, Rufy! Bibi è a dieta!"
"Ma io non sono a diet--"
"Sei tu che urli come un'ossessa, Nami!!!"
"Non trattare Nami in questo modo, Rufy!!!"
"Ma quello che voleva pescare ero ioooo!!!"

Sembrava che nulla più riuscisse a domare quelle pazze urla, fino a quando si sentì uno scoppio.
Simile a un palloncino che esplode.
Simile a uno sparo.
Simile a una cannonata.

La vera festa del Tanabata Matsuri era iniziata proprio in quel momento.
E allora le strade si colorarono ancor di più.
E allora i profumi si notarono sempre di meno.
E allora le persone guardarono fissi lo stesso punto del cielo.
Quei bellissimi fuochi d'artificio erano riusciti a incantare anche Rufy, che per vedere meglio tolse dalla testa il cappello di paglia.
Ognuno, in quel momento, sorrideva. E a ogni sorriso, un fuoco d'artificio diverso.
E a ogni fuoco d'artificio, un colore diverso.
E a ogni colore, un sorriso.




"Salute a te, mia bella stagione!"



















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Buenos diaaaaaas!!! A ogni capitolo un saluto diverso! XD
Ringrazio nuovamente a gattina.91, Viola89 e leleoluccia (sei leluccia, vero? non vorrei sbagliarmi!) MUCHAS GRACIAS!!! VE ADOROOOO! :***
e come new entry... la mea dolce sventola de consuerte è venuta a salutare me!!!! Shainaaaaaa, ti ringrazio di cuoreeeee! :* leggete tutti assolutamente "piece main"!... vabbè che è inutile dirlo, visto che lo conoscete già tutti, però...! :P
Per coloro che aspettavano pazientemente Robin... ebbene, come vi sarete tutti accorti, non è ancora comparsa in questo capitolo.... ma abbiate fedeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Non vi deluderò!!!
Il fatto è che, senza accorgermene, allungo in modo madornale la trama... avrei calcolato che da questo capitolo si notava qualche piccola storiella d'amore, ma a quanto pare ho di nuovo sbagliato il conto.... (infatti a matematica me tiengo una bella insufficienza!) XD
Nonostante questo, vi ringrazio per aver avuto la pazienza di seguire ugualmente! ^^
Hasta pronto col prossimo capitolo!!!

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Capitolo 6
*** Fine serata, fine estate ***


Avete presente le luci dei fari delle macchine viste in autostrada di sera?
Avete presente il bagliore delle lampadine di un albero di natale?
E avete presente una città notturna che bagna sulla riva di un fiume?

La stessa medesima sensazione provavano Rufy e gli altri nel guardare quel magnifico spettacolo artificiale nel cielo.
Solo, restavano un po' più incantati.
Perché nessuno dei precedenti paragoni rispecchiava al meglio quell'inimitabile notte d'estate.

C'era aria fredda. L'aria d'autunno.
Ma a guardare il cielo in quel momento, non si notava.
Armoniosi, i colori sembravano essere prestabiliti in ordine.
A volte, per qualche secondo, i botti cessavano. Poi ritornavano con la serenità di tutti.

Infine, lo spettacolo terminò.
Con quaranta fuochi d'artificio
e con mille emozioni degli spettatori.

Rufy non aveva fame. Non più.
Nami fece sparire l'avarizia dal suo cuore.
Sanji credette quasi che quei minuti a fissare il cielo sarebbero stati valsi molto più di dieci donne.
Usop rivide i suoi pesciolini rossi in ogni fuoco. Meglio di quelli reali.
La cosiddetta magia artificiale.

Così, la gente si avviò per le vie del Tanabata Matsuri. Piano piano, in modo lento, le persone sparivano, perché era di norma che dopo i fuochi d'artificio la folla tornasse a casa. E quello che sembrava un grandissimo lago, diventava un insieme di fiumi affluenti, ognuno di corrente diversa. Questi gli spettatori prima e dopo il fantasmagorico show celestiale.

Oramai erano rimasti veramente in pochi. Le bancarelle iniziavano a chiudere, i colori a sparire, gli odori a non profumare.
Rufy sbadigliava. Sentiva il corpo appesantirsi. Non per la troppa quantità di dolciumi accumulati nello stomaco, non per la noia. Quella era l'ora del riposo e Rufy si sentiva stanco. Lo era per tutti, poiché era passata da molto la mezzanotte.
Ma loro rimasero lì, immobili.
Seduti sulla solita pietra,
nel solito silenzio,
con il solito sguardo puntato verso il cielo.
Osservavano ciò che doveva essere stato il frammento finale di quella bellissima rappresentazione: una piccola nuvola, che sembrava colorata, copriva i monti come fosse stato un abbraccio di una madre a un figlio. Il medesimo di ogni Vergine a Gesù bambino.
Più passava il tempo, più il rumore della folla rallentava, si attenuava, spariva. L'unico brusio restato era quello dei grilli, che ormai sovrastava tutto.
La piccola mano di Bibi toccava le stelle, sembrava portata fino alla volta celeste. Perché era proprio quella la sensazione: cento astri tutti in una mano. Un qualcosa di astratto, ma sembrava concreto.
La piccola mano di Nami, invece, ricercava le lucciole che circondavano il grosso masso dove erano seduti. Ce ne fu anche una piccola che per pochi secondi si posò sul suo palmo.
Sanji guardò meravigliato il più bello degli insetti posarsi su una delle più belle mani del mondo.
Zoro si avvicinò a lei. Voleva anche lui sfiorare quel piccolo brillante animale. Si mosse, ma la lucciola se ne scappò.
Si alzò in cielo e si fuse con le altre migliaia di luci ancestrali.

Usop si alzò dal masso e si scaraventò con un balzo a terra.
"Credo sia ora di tornare" disse.
"Usop!" lo richiamò Rufy "Hai una lucciola in testa!"
"Dici davvero?" chiese frastornato muovendosi come un ballerino di danza moderna.
"Fermo! Se ti muovi, scappa!" urlò Zoro avvicinandosi nuovamente alla lucciola posata.
Così fecero anche gli altri. Lentamente, silenziosamente, impercettibilmente, si mossero dal grande sasso per avvicinarsi alla bandana marrone.

"Fantastica."
"Magnifica!"
"Che bella."
"Wow!"

Ognuno di loro commentava a bassa voce, affinché l'insetto non scappasse nuovamente. Usop, però, si sentiva decisamente osservato, anche se non era esattamente lui il soggetto desiderato dagli altri.
"Ragazzi, mi avete messo in una posizione alquanto malefica!" disse lui sempre sottovoce. Difatti, gli altri, per osservare meglio, abbassarono la testa di Usop al livello dei loro occhi, così restò con le gambe leggermente piegate in tensione. Molto simile a un esercizio di streching di ginnastica.
Allora Rufy, con un unico movimento veloce delle sue due braccia, acchiappò la lucciola tra le mani.
I palmi erano chiusi, serrati, per timore che l'insetto riuscisse a svignarsela.
Poi
li socchiuse.
Una luce surreale, come quella degli angeli, illuminava i visi dei presenti, già illuminati dai loro stessi sguardi di stupore.
E poi.
La lucciola volò.

"Nooo!" gridò Rufy "Volevo portarmela a casa! Me la sarei tenuta per almeno tre anni, avrebbe mangiato il pollo insieme a me!!!"
"Rufy!" precisò Sanji "Le lucciole non se lo mangiano il pollo!"
"Oltretutto" continuò Zoro "nessuna lucciola vivrà per tre anni. Loro vivono solo qualche giorno."
Tra un punto e l'altro, tra una virgola e un'altra, nella frase di Zoro ci furono pause lunghe una decina di secondi.
Questi piccoli insetti comuni a tanti altri vivevano come larve. Nel momento in cui crescevano, in cui brillavano, in cui splendevano, avrebbero avuto solo poche ore di vita. Un po' come per i bruchi che si mutano in farfalle.
Era giusto che quella lucciola avrebbe dovuto passare le sue ultime ore di vita insieme ai suoi compagni.

Zoro lo sapeva.
molta della sua infanzia passò tra quelle piccole lanterne volanti. Quanti ricordi, quanta amarezza e quanta gioia. Tutti i sentimenti di una vita passata insieme a loro e insieme ad una ragazzina chiamata Kuina. Tanti anni fa, ogni estate, dopo ogni allenamento di kendo, dopo ogni sfida persa con Kuina, Zoro si fermava sulla collina vicino alla palestra. Quello era il suo angolo paradisiaco, quello in cui si convinceva che non doveva arrendersi.
Per sua sfortuna già da bambino conobbe la morte. La morte delle sue lucciole sull'uscio della porta scorrevole del Dojo, la morte della sua cara amica caduta dalle scale.

"Io credo che se dessimo da mangiare tanta carne alle lucciole, vivrebbero almeno dieci anni!" esclamò convinto Rufy.
"Ma che diamine dici?!" replicò Usop "Se ti avesse sentito il professor Smoker... non voglio neppure pensarci!"
Sanji rise, sentendo l'affermazione di Usop.
Zoro sorrise per quella di Rufy.
Le ragazze, invece, non ascoltarono. Erano troppo prese da quel fantasmagorico gioco di luci di riflessi sul piccolo fiume che accostava il loro cammino del ritorno.
"Sai, Nami" intervenne Bibi "Credo proprio che sia l'ora di dare agli altri il mio cestino della merenda. Me l'ero completamente scordato guardando i fuochi."
Così, la principessa tolse il cestino dalla legatura di due fazzoletti di seta rosa e aprì il coperchio.
Bastò questo, che Rufy si girò urlante verso Bibi:
"Ciboooooo!!! Perché non l'hai detto subito, Bibi!"
"Hai segnato la tua sentenza, mia cara amica." spifferò nell'orecchio Nami a Bibi ridendo.
Rufy prese con forza il cesto e se lo trasportò verso Usop.
"Non muoverlo così!" urlò la ragazza con la coda di cavallo, inseguendolo.
Nami, camminava lungo la costa della riva, ma stavolta lo sguardo seguiva quello della sua amica che picchiava Rufy. Il suo lato più nascosto e più tremendo, quello ripreso dalla sua rossa compagna. Dopo aver riavuto con forza il suo cestino, Bibi si mise tra Rufy e Usop decidendo le giuste porzioni.
La vista di Nami si spostò dai tre a Zoro, che l'affiancava sulla strada.
"Che c'è?"
Non aveva neanche volto lo sguardo verso lei, che con la coda dell'occhio si accorse subito di essere osservato.
"Che c'è cosa? Ti ho forse chiamato?"
"Sembrava di sì... mi stavi fissando."
"Non guardavo te, guardavo la spada di bambù."
Il ragazzo, scocciato, affrettò il passo per superarla.
Pochi osavano oltraggiarla in questo modo. Non aveva voglia di litigare, perché l'atmosfera speciale precedente l'aveva soprassalta, però non era neppure tipa da tenersi la rabbia addosso.
Così, seguendo con gli occhi la schiena del ragazzo del kendo, imbronciò lo sguardo, poi tirò fuori la lingua e con il dito indice abbassò la pelle sotto il suo globo oculare.
Una delle tante lucciole oltrepassava la testa di Zoro così lui, inaspettatamente per Nami, girò la capa all'indietro e la vide.

Che figura.

Una figura così dannata, che per le sue rare volte Nami ammise di aver esagerato.
Così con la lingua fece finta di pulirsi i denti e con il dito di grattarsi sotto gli occhi, girando ovviamente lo sguardo altrove.
Zoro non era uno stupido. Era imbestialito. Sfoderò la sua spada di bambù e la prese tra le mani.
"Maledetta ragazza dai capelli color strega, io ti ammazzo!" urlò esasperato.
"Color strega?! Quello che ha i capelli più strani tra noi due sei tu!"
I presenti si girarono. Era tornato il chiasso fragoroso della sagra. Eccezione fatta che le persone che rumoreggiavano non erano più cento, ma solo due.
"Sempre meglio di essere una strega!"
Cosa?!
"Cosa cavolo ti fa pensare che io sia una strega?!"
"Perché picchi e maledici!"
"Se fossi davvero una strega a quest'ora ti avrei fatto sparire per bene dalla mia vista, visto che la cosa non mi dispiacerebbe per niente!"
"Il sentimento è reciproco!"
"Ah bene, allora non avrò nessun senso di colpa nel pensarlo."
"Semmai, sarà la mia coscienza a restare pulita!"
"Sei proprio un bruto!"

L'ultima frase venne detta dal biondino, che si trovava due metri dietro Nami.
"Fatti i fatti tuoi, Don Chisciotte!"
"Tu, però, posa quella katana. Non si minacciano le donne con quegli arnesi!"
"E basta con 'sta cavalleria del cavolo! Odio le persone che difendono le streghe!"
"Insomma, io non sono una strega!"
"Tu sei l'impersonificazione della strega. Ti manca solo il brufolo sul naso!"
"La mia bellissima Nami si può paragonare solo a una fata!"
Usop, Bibi e Rufy non vollero entrare tra quei tre spiriti rodenti. Stranamente anche quest'ultimo, che più di tutti aveva la sfacciataggine di interrompere una conversazione, seguì l'istinto dei suoi due amici.
"Bibi" riuscì solo a dire cappello di paglia a voce bassa,
"Perché non li fai smettere con le buone maniere come solo tu sai fare?"
Si mise la mano sotto il mento e continuò:
"Magari se dai un panino a tutti e tre si calmeranno!"
"No, Rufy" rispose Usop sospirando e portandosi le braccia alla vita "Quello è solo il modo di calmare TE."
La litigata, intanto, peggiorava: aumentava il tono della voce, le minacce e a volte volavano anche brutte parole.
"Mi sa che è proprio l'ora che li fermi io." pensò Bibi sconsolata

"Sileeeeeeeenziooooooooo!!!"

E silenzio fu.
Ma la voce che fece tacere tutti non proveniva da Bibi.
Proveniva dalla parte opposta, quella più lontana dal fiumiciattolo.
In una fila di case, quattro serrande si alzarono, quattro luci si accesero e quattro cani abbaiarono. Da una di queste, uscì fuori una donna di mezza età. O almeno da lontano sembrava. La persona dall'età enigmatica portava uno scolapaste in mano. In più, due occhi assassini, uno strano cappello antico e delle lentiggini che accentuavano il suo sentimento di rabbia.
"Ragazzacci! Cosa diavolo urlate a fare all'una di notte?! C'è qualcuno qui che vuole dormire!"
Faceva movimento con la mano con cui portava lo scolapaste. Forse voleva minacciarli. Ma non era lo scolapaste che spaventava, quanto l'aspetto e la collera di quella strana donna.
"Mi scusi tanto, signora. Ammettiamo che la colpa è nostra." bonificò Sanji. Stavolta un Sanji tremante davanti a una femmina.
"Mi scusi un corno! Adesso vengo lì e ve le suono! Farò ciò che dovevano fare i vostri genitori!"
"Smetteremo, allora. okey?"
Zoro disse ciò con una voce apparentemente calma. In verità, anche lui, come tutti, aveva uno strano timore per quella casalinga infuriata.
"I giovani di oggi sono tutti dei maleducati! Meritano una punizione, altrimenti si viziano!"
Bibi, la coraggiosa, si fece avanti al posto degli altri:
"Comunque sia, non l'abbiamo fatto apposta. Io credo che tutti noi abbiamo imparato la lezione e--"
"Taci, ragazzina! Questa è a goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ora vengo lì!"
La donna sparì, insieme alle sue urla.
Poi
la luce delle scale si accese.
Stava veramente venendo giù!
"Oh mamma ci ucciderà, ci ucciderà!" affermò spaventato Usop, quello più codardo.
"Ci rimane solo una cosa da fare." disse serena Nami.

"Scappiamo da qui!!!"

"Ma se scapperemo avrà ragione la signora!" ribadì arrabbiato Rufy.
Così Usop afferrò il cestino da pranzo dalle mani di Bibi.
"Rufy, se non ti muovi me lo pappo tutto io!" urlò muovendo con le braccia il loro cibo da re.
"Noooooo, che fai?!"
Usop prese per un braccio Bibi.
"Allora vienitelo a prendere!"
Ogni morale si perdeva con una minaccia di pietanza per Rufy.
I tre iniziarono a correre come forsennati.
Uno perché veniva inseguito.
Una perché veniva trascinata.
L'altro perché inseguiva.

"Che fate lì impalati?! Venite!" fece notare una Nami alquanto preoccupata.
I due la guardarono straniti e restarono nel posto. Sembrava volessero scattare da un momento all'altro, ma qualcosa lo impediva: la giustizia? L'etica? Il corretto?
Poco importava a loro, poiché se avessero aspettato ancora, probabilmente sarebbe finita male.
Un grande dilemma si impossessò delle loro teste e la ragione non riusciva ad avere il sopravvento.
E come tutti sanno, a mani estremi, estremi rimedi: questa era la frase preferita di Nami. Si avvicinò a loro, agguantò loro per le maniche dei vestiti e li trascinò insieme al suo passo; più che passo era una gara di velocità!
"Na-nami, non credi che magari era meglio--" chiese gentilmente a metà il cuoco.
"Se vuoi suicidarti, fa pure!"
Nami capì la fine della supplica prima che Sanji l'avesse finita.
Zoro girò lo sguardo.
Il mostro impersonificato da donna era davanti alla strada.
"Ragazzini della malora! Adesso vi prendo!"
Il ragazzo dai capelli verdi affrettò il passo. Stavolta fu lui a trasportare Nami.
"Diamine, mi fai inciampare!" protestò la rossa.
"Sempre meglio che suicidarsi!" controbatté Zoro alla battuta precedente di Nami.
Probabilmente sarebbe stato meglio se i tre si fossero divisi. Ma qualcosa, forse la paura, li teneva stretti come fosse stato un augurio reciproco a non smettere di fermarsi.

Il 'fiume delle lucciole', così lo chiamavano alcuni del quartiere, era lungo cinque chilometri. Quegli stessi cinque chilometri che Rufy e compagnia percorsero durante la Grande Corsa.
Nessuno di loro riusciva più nell'impresa. Non urlarono; la maratona tolse loro la paura e anche il fiato.
Bibi cadde di peso addosso a Rufy e Usop. I tre concorrenti in prima posizione di accasciarono sull'erba che accostava la riva della torrente. Furono presto raggiunti dal resto dei partecipanti. Anche loro, presi da un'improvvisa forza di gravità a causa della discesa, rotolarono l'uno vicino all'altro fino ad arrivare nel punto in cui giacevano i moribondi che precedettero il loro capitombolo.

Da quel momento in poi, per cinque lunghi minuti, si sentì solo fiatare.

Non avevano la forza di strillare, per chi si fece male durante il ruzzolone.
Non avevano la forza di reagire, per chi si fece male a causa di qualcuno.
Non avevano la forza di mandare alla malora quella donna.

Dopo di che
Una docile risata si fece avanti. Si trattava di Bibi, colei che tra i primi riprese il fiato.
E il riso da lieve divenne uno sghignazzo completo.
La dilettevole principessa si aggrappò alle spalle di Nami per nascondere quei goffi stramazzi che uscivano dalla sua bocca.
Nami la seguì: si avvinghiò a sua volta alla schiena di Bibi e si scompisciò tirando fuori tutta l'energia che potesse essere rimasta nei suoi polmoni.
Così, uno alla volta accompagnarono quello strano canto di coro a modo proprio:
chi sogghignava tenendosi la mano sulla bocca,
chi balbettava qualcosa di incomprensibile riguardante la strana situazione in cui si trovavano,
chi non nascondeva la bocca per esprimere tutto il proprio stupore e divertimento.
E di nuovo senza fiato.

Sanji prese l'ultima sigaretta che restò nel pacchetto e se l'accese. Questo era il suo metodo originale di riprendere respiro.
Rufy cercò con il braccio ciò che era rimasto nel cesto per la quale fece tutta quella corsa.
Nami chiuse gli occhi e sorrise.
Bibi si aggiustò i capelli con un solo braccio, a causa della fatica che non le permetteva di usarli ambedue.
Usop allargò le braccia.
"Era da tanto che non me la spassavo in questo modo."
Zoro disse ciò sottovoce. Sorrise guardando le stelle.
"Rolonoa, stando con Rufy tutto è possibile, dovresti saperlo!" rispose Bibi in tono dolce.
"Io che cosa?"
Rufy, l'interpellato, si girò contenendo tra i denti un imbottino di riso che fuoriusciva dalla bocca a causa della troppa quantità. Sul mento e le guance era completamente sporco. Così sporco, che lo si poteva notare anche di sera.
Impossibile che nessuno si divertisse a guardarlo.
Infatti, a quella spiritosaggine ricominciarono a sganasciarsi tutti quanti.




Probabilmente Rufy e il resto erano riusciti a passare l'una di notte. Si erano seduti in due file diverse, una più avanti e una più indietro al fiume, a guardare la luna. Non era piena, ma a spicchio. Un favoloso spicchio all'ingiù che sembrava facesse un sorriso a coloro che più di tutti sorridevano in quel momento.
"Ragazzi, stavolta credo sia proprio ora di tornare." precisò Usop.
Infatti, Rufy, come un piccolo pargolo, se ne stava disteso sul prato dormiente.
"Chi di voi a la voglia e il coraggio di portarsi il re del cibo sulle spalle?" affermò sorridente Nami. Quel sorriso da volpe che solo lei possedeva.
Nessuno aveva la forza di rispondere.
Allora si avvicinò al fumatore del gruppo.
"Sanji-san, tu ne avresti voglia?" chiese delicatamente sbattendo le ciglia e sorridendo sensualmente guardandolo negli occhi.
"Oh, bellissima Nami! E me lo chiedi pure? Per te farei tutto!"
"Beh, grazie mille!" rispose lei soddisfatta.
Poi raggiunse Zoro e Usop che si erano già messi pronti sulla strada. Il primo sbadigliò e il secondo si strusciò le nocche delle mani sull'occhio destro.
"Ah, che fatica!" commentò Sanji, prendendo Rufy sulle spalle.
Si girò dando un ultimo sguardo alla luna felice. Si accorse che sulla riva del fiumiciattolo si trovava Bibi che osservava la medesima grande stella del biondo.
"Bella luna, vero?"
Ella, a sua volta, si girò.
"Già!" rispose soltanto, imbarazzata.
"Dio quanto pesa Rufy! Ma cosa diamine hai fatto per farlo ingrassare improvvisamente in questo modo?" chiese lui scherzando.
Lei rise sotto i baffi, coprendosi con un pugno di mano.
"Me lo insegnasti tu, Sanji-kun."
Un sorriso di malinconia su entrambi i volti.
Lui si avvicinò alla ragazza.
"All'inizio è stato anche difficile accertarti nel gruppo, perché sembrava imbarazzante." disse serio guardandola negli occhi. "Ma ora che ti posso vedere spesso, non mi importa di quel che è successo. Credo di essere felice per questo."
Bibi si coprì le guance con le mani. Era buio ma non era difficile scoprire che fossero diventate rosse.
"Saaaaanji! Bibi!"
Furono entrambi richiamati da Usop.
"Arrivo!" disse Bibi docilmente, avviandosi a passo fretto verso l'amico-bandana.
Poi, ognuno prese la propria strada, quella che persero durante l'incontro con la casalinga pazza.
"Sanji!"
Lo richiamò Nami dando una leggera pacca dietro la schiena.
"Dovrai seguire Zoro per accompagnare Rufy. Ti dirà lui dove abita."
"Va bene. Tanto anch'io prendo la stessa direzione."
Una risposta breve e semplice.
Strano!
Non aveva adulato come al solito la bella rossa né protestato per la brutta compagnia di viaggio con cui doveva stare fino a casa sua.
Nami appoggiò la mano sulla sua spalla in segno di comprensione. In un certo senso capiva la sua situazione; successe anche a lei di sentirsi triste, tanto, tanto tempo fa.
"Fatti coraggio, cavaliere! Se farai quel muso, Bibi si sentirà in colpa!"
Sanji restò meravigliato.
La rossa non era a conoscenza di avvenimenti passati di Sanji, ma capì che centrava qualcosa con Bibi. Possedeva un fiuto quasi animalesco nel capire le persone e i sentimenti, oltre che quello degli affari.
"Grazie!" rispose dolcemente.
Nami, in cambiò, sorrise energicamente così come solo Rufy riusciva. Alzò il dito indice e medio e dischiuse le altre in segno di vittoria.
Si avviò verso Usop e Bibi, coloro che le abitavano nel suo stesso quartiere.

"Mister samurai, accompagnami nella giusta direzione! Qualcuno mi ha riferito che ti perdi spesso!"
"Che cavolo hai detto, Lancillotto?"
La lite, stranamente, finì lì.
Troppe forze perse durante la corsa!
Ci fu silenziò tra loro, ma non intorno. I grilli continuavano ad accompagnarli dalla festa.
Oltre a questo, a volte si sentiva farfugliare nel sonno qualche parola di Rufy inerente al cibo.

L'indomani avrebbero continuato una vita quotidiana scolastica, ma non si sarebbero mai scordati della bella serata per molti versi nuova e originale.
Ognuno di loro sperava che comunque fosse andata quei momenti non fossero mai finiti.



Mai

















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Konicchiwa!!!!
In questi giorni sono proprio in vena di ispirazione, uhuh! Dunqueeeeeeeeeeee! So di essere ripetitiva, ma... non mi stancherò mai di ringraziare Viola89, Shainamylove (XD), gattina.91 e leluccia! =^____^= (supersorrisofelice!) giuro che un giorno, nella fict, farò apparire personaggi inventati coi vostri nomi! XD
Bene, vi farò un quesito... chi vincerà avrà in premio 1.000.000.000 di euro! (vabbè... diciamo non così tanti... visto che sono soldi che io non avrò mai!)
CHI E' LA MISTERIOSA DONNA CHE APPARE TRA LE SERRANDE DEL PALAZZO VICINO IL FIUME???? vabbè che non è diffile indovinare! :P
N.B.A. (nota bene assolutamente!): non fatevi ingannare dalle coppieeeee!!! Per farmi capire meglio, per caso qualcuno di voi legge 'Nana'? Se si vi dico solo che seguirò lo stile della Yazawa: ci saranno coppie banali e facilmente capili, ma anche altre inaspettate! Voglio dire... avreste mai immaginato che Hachi lasciasse Shoji?! Beh, io mai! Sarà che sono all'antica... boh! :P
Questo sarà l'unico indiziò che vi darò! A volte ho paura che magari qualcuno si aspetta un tipo di coppia e magari, restando deluso/a di quella vera, non continuerà più a leggere! (saranno paranoie e basta...? ^^' ) insomma, volevo solo avvisarvi!
A presto col prossimo capitolo! Se continua così, veramente molto presto!!! ^^

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Capitolo 7
*** Ricordi ***


"Un, due, tre... oh, yeah!"
Il professor Jango camminava nei corridoi in cerca della classe in cui avrebbe dovuto insegnare. Meglio dire ballava. Infatti, il suo strano modo di ondeggiare le ginocchia ad ogni passo somigliava molto a una danza funky. Fischiettava uno strano tema musicale, non molto conosciuto. Originale, movimentato e senza regole di scale; probabilmente una canzone funk!

La classe II B si trovava in fondo al corridoio del secondo piano. Aprì la porta e posò gli accessori sulla cattedra:
borsa,
ombrello,
cappello.
Ma gli occhiali no. Quegli strani occhiali a forma di cuore color rosso fuoco incorniciati di giallo che non abbandonava mai. Con quel professore, Rufy e Usop avrebbero potuto tenersi cappello e bandana senza problema; rientrava sicuramente tra i più permissivi di tutta la scuola, al contrario di Barbabianca, il più tiranno.
"Molto bene, my boy!" disse toccandosi lo strano pizzetto rosso/nero.
"Iniziamo l'appello."
A ogni nome una mano si alzava e una voce si presentava. Pochi alunni avevano come cognome iniziale per C e D, e nessuno iniziava per A o B. L'appello scorse veloce fino alla lettera M.
"Monkey D. Rufy."
Silenzio.
"Monkey D. Rufy!" ripeté alzando la voce.
"Ridammi le mie crocchette di pollo..."
"Monkey, non è proprio l'ora di dormire!!!" urlò il professore svegliando il suo alunno.
Quest'utlimo alzò la testa stranito, come si trovasse in qualche strano posto nel quale non si apsettava di stare. Infatti, cinque secondi fa, il suo luogo era un ristorante francese.
"Ehm... presente!" rispose a Jango in ritardo. La sua seconda risposta, dopo la supplica di riavere le sue crocchette di pollo.
La notte precedente lo aveva completamente distrutto, in parte per l'orario tardivo, in parte per la scappata dal mostro umano. E questo non valeva solo per lui; Usop teneva il viso steso nel banco e due profonde occhiaie, quasi sembrassero cave di miniere.

"Nico Robin."

Di nuovo silenzio.

Stavolta la ragione fu che la ragazza in questione era mancante.
"Di nuovo assente." disse a bassa voce il professore, appuntando ciò nel suo registro di classe.
"Ehi, Usop."
Rufy girò lo sguardo verso il suo compagno di banco.
"Mh?" riuscì solo a rispondere Usop, senza riuscire a muovere la bocca. In quel momento sembrava che ogni suo muscolo fosse diventato improvvisamente pesante.
"Ma chi è questo Nico Robin? Non l'ho mai visto."
"Bah... non è mai venuto neanche un giorno. Comunque, è una femmina."
"Femmina?! A me sembra un nome da uomo!"
"Beh, il tuo sembra quello di un cane."
"Però è più grazioso del suo, no?" affermò Rufy sorridente.
Usop sospirò. Si resse il mento sul piccolo tavolo e fece un'espressione corrucciata.
"Ma che importa, adesso voglio solo uscire da qui."

---

Bibi osservava il panorama dalla finestra. Anche lei si sentiva fiacca: le braccia erano poggiate e incrociate sul banco e la schiena protesa verso il basso. La guancia sinistra era sorretta da questi arti superiori.
Abbassò lo sguardo, pensando a tutt'altro che argomenti riguardanti l'ambito scolastico.

Credo di essere felice per questo

Un sorriso in viso.
Non si sarebbe mai aspettata di ritrovare il suo cuoco insegnante preferito. Dolci ricordi di vita preadolescenziale vissute tra i banchi delle scuole medie...



"Bibi!"

"Bibi!!!"

"Il forno! Spegnilo subito!!!"

Dalla piccola fornace elettrica fuoriusciva del fumo. Anche se non lo avessero notato visivamente, sarebbe bastato usare l'olfatto per capire che qualcosa lì dentro stava bruciando. La piccola ragazza dai capelli color cielo corse verso quello strumento usato male. Lo spense.
"Giusto in tempo!" pensò.
Cacciò fuori la scodella con il rustico, anche se a prima vista somigliava molto di più a una tavoletta enorme di cioccolata.
Peccato che l'odore non faceva credere la stessa cosa.
"Cosa ne pensa, professoressa?" chiese sorridente Bibi.
L'insegnante sospirò e accasciò la testa verso il basso. Non era la reazione che si aspettava la ragazza; stavolta si era impegnata veramente molto.
"Come dire... ti sei dedicata molto, ma... credo sia venuta un tantino cotta."
Stavolta fu Bibi ad accasciare la testa.
"Eppure è così strano. Tua madre era bravissima ai fornelli. La conoscevano tutti per il suo talento nel quartiere."
"A quanto pare ho preso da mio padre." disse Bibi imbarazzata.

Persone che parlavano di sua madre.
Sconosciuti che conoscevano sua madre.
Tutto questo le sembrava anormale, perché lei, la figlia, non la conosceva affatto.
Difatti, la meravigliosa mamma morì troppo presto. D'altronde, quando si ha cinque anni poche cose si riescono a comprendere.
"Hai la grazia e la bellezza di tua madre." diceva suo padre.
Le parole del genitore e un'unica foto: questo era tutto ciò che conosceva per sicuro.
Poi, i pensieri si spostarono da sua madre al rustico che portava in braccio. Odorò.
"Che schifo!" pensò cacciando la lingua disgustata.
Cercava con lo sguardo il primo bidone della spazzatura che le passava nell'occhio. Di solito, in una via affollata come quella, sarebbe stato facile trovarne uno. Eppure era da un quarto d'ora che tentava e non riusciva.

"Shushu, avanti! non stare lì impalato!"

Un anziano signore fece voltare Bibi. Urlava al proprio cane, che se ne stava davanti a un negozio di alimentari. Osservava una coscia di pollo in bella vista sulla vetrina. Il padrone tirava il collare per invogliarlo a camminare, ma questo se ne restava immobile. Anche se l'uomo alzava la voce verso l'animale, si sentiva che non c'era nessun tipo di minaccia verso quel piccolo mammifero. Un muso assai strano, lungo quanto quello di un cavallo, lo rendeva speciale rispetto agli altri suoi simili.
Camminare,
fissare il cane
e non guardare la strada.
Questo costò a Bibi un capitombolo verso un passante davanti a lei.
E le costò anche il suo rustico, oramai tutto addosso a quel povero disgraziato. Anche se, comunque fosse andata, la sua fine sarebbe stata simile.
"Oh, mamma! Scusami tanto. Io... che sbadata! Perdonami!"
Si sentiva imbarazzata. Forse, la situazione più imbarazzante che le fosse capitata.
"Wow, che ragazza carina!"
Lei alzò la testa e lo guardò. Un perfetto sconosciuto le diceva certe cose con tanta naturalezza. La fece imbarazzare ancora di più.
"Ma questa è una frittata?"
Iniziò ad odorare, senza nascondere un certo disgusto in faccia.
"Credo di sì..." rispose lei facendo finta di nulla. "La dovevo buttar via, ma a quanto pare è caduta addosso a te. Mi spiace!"
"Oh, non preoccuparti! Le schifezze di Patty sono ancora peggio."
Lei sorrise in modo innaturale. La battuta faceva ridere, ma a Bibi sembrava scortese ridere a un ragazzo dopo avergli buttato il nauseabondo alimento sulla giacca.
"Mi sembra il minimo, signore, che ti paghi almeno il lavaggio dei vestiti."
"Eh? E perché?!"
"Beh..." stentava "Sarebbe la cosa giusta da fare."
"Facciamo che non chiederò soldi. Però, dovrai uscire con me per mezza giornata!" affermò il ragazzo sorridente.
E senza neppure chiederle l'approvazione, la prese per il braccio e la trascinò verso nord.
Bibi non reagiva. Le era capitata una situazione fuori dal mondo, nuova, tanto da non farle riuscire a replicare. Il ragazzino, un quattordicenne a prima vista, dai capelli biondi e un ciuffo coprente l'occhio sinistro, sembrava quasi più sfacciato della sua amica Nami.
"Approposito!" disse girando la testa in direzione degli occhi azzurri di Bibi.
"Il mio nome è

Bibi!"
"Bibi!!!"
La piccola principessa sentì tre colpi di tosse dalla parte destra del banco: il richiamo di Nami per le emergenze. Si girò di scatto verso la rossa.
Quest'ultima bisbigliò:
"Avanti, Bibi. Dimmi qual'è la risposta della domanda numero 3. Sento che il professore chiamerà me!"
La testa tra le nuvole di Bibi tornò nella sua classe.
"La 3 è la B." rispose sottovoce, ragionando molto prima di farlo.
Il professor Ener arrancava a destra e a sinistra della cattedra. Insieme ai passi, lo sguardo cercava l'alunno giusto che sarebbe stato interrogato a storia. Decidere quale sarebbe stata la sua prossima vittima era uno dei passatempi preferiti durante le ore scolastiche. Nessuno riusciva a scappargli, disgraziatamente a tutti coloro che si erano seduti nelle file di banchi lontane dalla lavagna. Il terrore: in assoluto il sentimento prediletto del loro insegnante.
"Rolonoa, qual'è la risposta dell'esercizio terzo?"
Lo chiese ghignando. Rideva la sua bocca e insieme ridevano gli occhi. Alzava le sopraciglia, espressione modesta di superiorità e di superbia nei confronti degli alunni.
E scelse giusto.
Proprio quello stesso alunno non era a conoscenza della risposta.
"Professore, non ho capito bene la domanda."
Zoro dilungava. Avrebbe avuto tempo per trovare le giuste parole... forse.
E mentre Ener abbassava lo sguardo per leggere il famoso quesito, la vittima cercò aiuto da colei che più di tutti, in quel momento, gli stava vicino.
Nami capì e sorrise.
"Posso dirtela se vuoi, ma dovrai pagarmi."
Il ragazzo sbarrò gli occhi.
"Sei matta?! Pagarti per farti dire una lettera dell'alfabeto?"
"Beh, se non vuoi non importa... immagino sia meglio un basso numero nel registro che una lettera dell'alfabeto." continuò lei sorridendo ancor di più. Quella flora espressione così tanto ingenua e naturale, ma così ingannevole.
"Sei una taccagna! Una strozzina! Un'avara!" ripeté a tempo di ritmo il compagno di classe di questa.
"E tu un ignorante! Dovresti studiare di più!"
"Falsa!"
E difatti falsa lo era, visto che anch'ella si era fatta suggerire a sua volta dalla sua compagna di banco. Ma Zoro non si riferiva a quella questione, del tutto sconosciuta da lui.
"Non cambia il fatto che tu sia quello ignorante."
Ancora.
"Che razza di strega."
"Strega?! Basta con questa storia!"
"E perchè? E' la verità."
Nami sbatté la mano sul tavolo. Odiava essere chiamata in quel modo.
"Te la sei cercata, Rolonoa! Non te lo dirò neppure se pagherai oro!"
"Comunque sia, non pagherò mai oro a una come te!"
Già da molto il professor Ener ascoltava i battibecchi dei suoi due alunni. D'altronde, la sua reazione non fu per niente negativa:
"Ragazzi."
Non era un urlo, né una mondana affermazione. Appena un bisbiglio.
"Se volete divertirvi, fatelo fuori."
Un morboso sorriso apparve in faccia del docente e aumentò man mano che, con gli occhi, seguiva i due cacciati verso l'uscita. Adorava le "guerre"!

"Fantastico... sono rientrata tra i peggiori del professore. Tutta colpa di questo compagno di banco qua!"
"Che piacere sentire tanta sincerità da te. Strano, bugiarda come sei, solo per favorirti qualche professore. 'qualcuno ha avuto la malsana idea di mettere a soqquadro la biblioteca!' che faccia di bronzo."
Ahh, Dio solo sa quanto Nami avrebbe voluto urlare in quel momento. Stavolta si trattenne, ingoiando quasi quelle parole nello stomaco. Poi, sospirò.
Ripetere la scenata di prima avrebbe solo peggiorato la situazione, che già peggio di così non poteva più essere: si trovavano entrambi in corridoio con in mano un secchio riempito d'acqua. La classica delle classiche punizioni. Un po' all'antica, così come quel professore. Se avessero urlato nuovamente, dall'altra parte del muro sarebbe stato facile udirne i suoni minacciosi. Bastava poco, anche solo un semplice chiacchierio.
Per questo litigavano sussurrando parole.

Per fortuna, quel silenzio di Nami venne poi accompagnato anche da Zoro.
L'unico rumore percepibile era il fruscio dell'acqua nel secchio.
In seguito, passi. Provenivano dalla parte destra del corridoio.
"Ehi, fratello! Sorella! Che diamine ci fate qui?"
Un tizio trasandato, disadorno, passeggiava per le vie della scuola. Fronte alta, occhiali da sole finissimi e un tatuaggio sulla guancia con scritto "mare". Un tipo eccentrico, in tutti i sensi.
"Johnny, sei stato cacciato di classe anche tu?"
La voce di Zoro non rivelava sorpresa. Anzi, quasi sbuffava parole abituate. Non era la prima volta che Johnny usciva dalla classe durante una lezione.
"Fullbody dice che le mie affermazioni sono patetiche. Così, ho risposto di brutto e lui mi ha mandato via."
"Com'è che solo con quel professore ti succede?" chiese, stavolta, Nami.
"Mah... odio reciproco." affermò menefreghista e grattandosi la pancia. "Yosaku, stavolta, ha resistito più di me!"
E infatti, il loro era un inseparabile duetto. Ai tempi delle medie un trio, insieme a Zoro. Mai una volta che venisse cacciato solamente uno dei due. Quella fu una mattina diversa, anormale.
"Avanti, fratelli! Perché non venite con me a farvi un giro della scuola?"
"Va bene." rispose Nami sorridendo.
Nel momento in cui il secchio veniva posato sul pavimento, Zoro obiettò:
"Sei matta?! Se il professore ti sgama sei sul serio morta!"
"Ma no, a lui piace interrogare, non si perderà di certo quest'ora!" affermò semplice.
"E se glielo dicessi io a lui? Magari divento il suo preferito. Sarà triste per te; qualcuno ti avrà rubato il ruolo preferito." disse beffardo lui.
"Tzk, che m'importa, fa pure! Ricorda solo che la tua sarà un'azione disonorevole e a fini malvagi."
La rossa fissò gli occhi del verde con fare pietoso.
"Non pensavo che uno spirito da samurai come il tuo arrivasse a usare certi mezzi."
La reazione dell'ascoltatore fu proprio come prevista dall'amica volpe: schock. No, lui non poteva abbassarsi a certi inganni. Chinò la testa e maledisse se stesso per essere così onesto.
In più, maledisse quell'astuta donna, così acuta da capire in pochi giorni il suo punto più debole.
"Vieni con noi, allora?" chiese sorridente e soddisfatta la volpe.
Lui sbuffò.
"Avanti, fratello! Ormai, tanto vale che te ne vieni con no--"
La grazia e la leggiadra erano glu ultimi aggettivi con cui si poteva descrivere Johnny. Difatti, i suoi "docili" movimenti con le braccia urtarono contro la bonaria figura che le si era messa dietro. La ragazza in questione fece due passi indietro con, infine, una caduta di fondo schiena.
"... ops!" seppe solo dire lui.
"Cosa diamine combini?! Sei distratto come Rufy!" disse Nami irritata tirando un pugno sulla nuca, come le era solito fare.
Poi, si rivolse alla ragazza. Le raccolse i libri caduti e glieli porse davanti. Quest'ultima ancora si toccava il sedere per alleviare l'improvviso dolore.
"Ti chiedo scusa da parte sua. Non l'ha fatto apposta..."
"Sorella! Ma prima mi picchi e poi mi difendi?!"
Lei, di tutta risposta, si girò a fissarlo con aria minacciosa. Di conseguenza, lui iniziò a borbottare parole sconnesse come "paura" "aiuto" "cattiva" riparandosi dietro la schiena di Zoro.
"Va tutto bene, non preoccuparti."
La sconosciuta fece ruotare nuovamente l'attenzione verso di lei.
"Grazie per avermi raccolto i libri." e sorrise.
E finalmente le si vide il viso. Capelli scuri come la pece con riflessi blu a caschetto molto corto, espressione bonacciona e un paio di occhiali con le stanghe color rosso le si posavano sul naso.
Ritornò in piedi e continuò verso la medesima direzione prima della caduta, non scordandosi di fare un piccolo inchino. E quando si rivolse a loro di schiena, questi notarono una lunga spada di bambù custodita in una fodera attaccata dietro la sua schiena con due lacci.
Una donna, una femmina, una docile figlia d'Eva portava addosso l'arma tra le predilette di ogni uomo. Ma colui che più di tutti restò sbalordito tra i tre fu Zoro.

"Sorella, non portarti mai arnesi del genere... non vorrei che peggiorassi la tua violenza nei miei confronti!"
"Che vuoi dire?!"
"Ah! Ma che sei tostissima! Era un complimento!!!"
La rossa non era ottusa, ma tralasciò l'argomento riguardo la sua femminilità.
Johnny, imbarazzato, fece per chiamare l'amico, ma quest'ultimo non si girò. Perché tutto si aspettava meno che questo.
Lontane memorie improvvisamente così attorno, quasi toccabili.
La bambina delle duemilaeuno sfide perse e di una promessa.
Possibile che?
Lo spirituale si mischiò con il razionale, oramai per la mente di Zoro tutto sembrava estremamente possibile.
Una visione?
Miraggio?
O era semplicemente impazzito?
"Ehi, fratello? Ci senti?! EHI?!"
Oltre i suoi pensieri non capiva altro. Lasciò perdere tutto e inseguì l'ossessione che stava per farlo diventare matto.
"Ma... dove cavolo va?" chiese stranito Johnny. Ormai neppure più si vedeva la sua figura per il corridoio.
"Impossibile ma vero: il tuo amico Rolonoa insegue una ragazza!" disse divertita.
"Ma se fratello non c'è, tu mi picchierai!!!" esplicitò spaventato il ragazzo rimanente.
"Non preoccuparti. Dopo la sfuriata di prima mi è passato anche il nervoso dell'ora di Ener. Grazie mille!" affermò lei sorridente.
"Oh, pre--prego." rispose lui grattandosi la testa, timido e intimidito allo stesso tempo.

Si trovava di nuovo in biblioteca. A quanto pare il posto deciso dal fato per incontri strani.
E lei, la fantasmagorica illusione, era lì, davanti a lui.

"Kuina!"

La fece roteare sullo sgabello.
"Come?"
Osservò meglio intorno.
"Oh, mi spiace. Devi esserti sbagliato con qualcun'altra. Io mi chiamo Tashigi."

Che figura...
Una grossa, porca, dannata figura!
Certo, non una figuraccia completa visto che lei non conosceva i fatti, ma lui si sentiva veramente idiota.
"Già... mi sa proprio di sì." disse solo lui, girando direzione con gli occhi e con il busto. Se ne stava nuovamente andando, quando lei lo richiamò.
"Rolonoa! Sei Rolonoa Zoro, vero?"
Lui si fermò e lei scese dalla sedia.
"Ma sì, facciamo Kendo insieme! Forse non mi hai vista perché portavo la maschera d'allenamento."
Forse. Ma lui non si ricordava neppure la faccia del suo nuovo maestro. Quello sguardo interrogativo venne frainteso da Tashigi:
"Beh, immagino ti sembri strano che una ragazza pratichi Kendo, vero?"
Finì la frase sospirando.
Capelli, occhi, viso. Era uguale. L'attività del club, la stessa. La spada, simile. Ma ciò che più di tutti lo spaventava era il loro modo in cui la pensavano: identico. La medesima paura di Kuina riportata addosso a questa quasi - sconosciuta.
Le avrebbe voluto dire qualcosa, le avrebbe dovuto dire qualcosa. Ma non accadde, perché la campanella fine ora non glielo fece permettere.

"Oh, porc--!"

Doveva assolutamente arrivare davanti alla classe prima che uscisse il professore, altrimenti sarebbe stato nuovamente espulso. Per la seconda volta, dopo la prima con Morgan.

Sanji fu il primo della classe ad andare in corridoio. Sentiva un bisogno irrefrenato di fumarsi una sigaretta. Un minuto in più poteva quasi sembrargli letale, per questo il tempo era praticamente cronometrato alla perfezione.
Ma un inaspettato ostacolo lo travolse per la via.
Cadde inginocchiato addosso al muro con la sigaretta spenta per terra.

"Dannatissimo spadaccino idiota da quattro soldi, guarda dove vai!!!"

"Oh, c'è Zoro?" Rufy capì subito l'oggetto in questione della frase.
"Ma che avrà mai da correre così veloce?" chiese sorpreso Usop, rivale di velocità di tutti i corridori del mondo.
Più i passi aumentavano e più aumentava la corsa. Ma, girato l'angolo, si ritrovò addosso un ennesimo studente che, come lui, si precipitava veloce in direzione della propria classe.

"Johnny! Che diamine fai?!"
"Ehi, fratello, anche tu potevi guardare, no?"

Ma quello non era il momento di discutere.
Si alzarono entrambi dalla strana postura con cui erano caduti e si avviarono nuovamente verso le loro vie, ognuno la sua.
E sempre più ostacoli rallentavano la corsa; man mano che i minuti dopo la campanella erano passati, professori e studenti uscivano dalle proprie classi per qualche secondo di meritato riposo.
E proprio come un atleta, schivava ognuno di loro. La medesima fugace agilità di un leopardo, ma allo stesso modo la medesima velocità. Per questo non riusciva più a fermarsi.
Fortunatamente, la mano di una persona, con un unico gesto agile, lo prese per il bavero e lo costrinse a fermarsi. Violentemente.
Sembrava quasi che quello stesso bavero gli avesse fatto cadere la testa dalle spalle, dal modo in cui era riuscito a strozzarlo.
"Professor Ener, Rolonoa è qui. Vede? Non si era allontanato come pensava lei."
"Per quanto vedo..." disse solo lui, prima di girare le spalle e andarsene via.
Lo sguardo di Nami restò comunque soddisfatto. Si girò verso Zoro e sorrise.
"Se non ci fossi io! Eh, Rolonoa?"
"Se non ci fossi tu?! Morivo strozzato tra un po'! Potevo vivere di più se non ci fossi tu!"
"Ma che ingrato. Per una volta che sono gentile!"

La spazientata Nami incrociò le braccia e si avviò verso la classe di Rufy, Usop e Sanji.
Bibi la seguì, con al solito qualche paio di cestini da pranzo.
Lo stesso fece Zoro, dopo essersi assicurato di avere ancora realmente la testa apposto.





In questo, nulla di figurato.























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Hallooooooo Kerle!!!!
ripropongo la lingua Tedesca, che ancora non era stata usata come saluto iniziale! XD ammetto che questo capitolo sia stato un po' noiosetto e mondano rispetto al precedente... spero non vi siate addormentati! XD anche se, comunque, a scrivere la fuga di Zoro mi sono abbastanza divertita ^^
Ringrazio molto Shainalasventola, Viola89 e Gattina.91 che continuano a sostenermi... e che devo dire hanno veramente pazienza! XD scherzi a parte, danke, danke, daaaaaaaanke!!!! :* in più due nuove utentesse (esiste 'sta parola? XD) rinchan e Kirin che hanno anche loro commentato! =^____^= accie!!!
Beh... per quel famoso quesito che non è riuscito a rispondere nessuno.......
la fantomatica donna misteriosa è....
rullo di tamburi....
ALBIDA! ovviamente, la versione prima di aver mangiato il frutto swish swish! :P
Poi, con grande dispiacere per me, non posso più recensire per rispondere agli utenti... al solito non ho letto le istruzioni e ho fatto di testa mia! XD che poi erano appena appena due righe! il fatto è che l'ho visto fare spesso nelle altre fanfict ^^'''' o forse non così spesso come faccio io :P
....ma tanto so già che uno strappo alla regola lo farò! anche se moooooolto raramente.
Bene, credo di aver proprio finito! Prossimamente di nuovo con il capitolo 8! Tschuess!!!!

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Capitolo 8
*** 11 Novembre ***










"Bentornatooo!!!"

Dopo aver aperto la porta a Rolonoa Zoro parvero scoppiare mille bombe colorate. Erano trombette con coriandoli.
"Saaai che giorno è oggi???"
Rufy?
Cosa cavolo ci faceva Rufy in casa sua? Alle undici di sera? Ma soprattutto... come ci è entrato?
"Ti do un indizio!" continuava l'amico cicatrizzato.
"Non me ne frega nulla! Tu piuttosto--"
"Oggi è l'11 di Novembre!!!" sorpassò la voce del verde.
Insieme a quei mille coriandoli, mille persone (così parvero a Zoro a primo impatto... paragonandole al piccolo condominio in cui abitava) lo salutavano felicemente. C'è chi faceva comodo proprio prendendo in mano oggetti o cercando qualcosa da mettere sotto i denti. Rufy, ovviamente, già sotto la gola.
"Prego, non fare complimenti." gli disse sarcastico Zoro.
"Ahah, ma certo!"
Risposta così facile da immaginare, che non ebbe neppure la voglia di grattarsi la testa. Lasciò perdere. Si avviò verso camera. Lì, un altra figura non faceva complimenti. Oltre a questo, pensò bene di sentirsi anche a proprio agio.
"Che razza di maschio... neppure un giornaletto osé sotto il letto."
Chiuse la porta prontamente.
Si girò.
...
Pensò che quel toast comprato al bar fosse davvero scaduto. O forse il fungo. Un allucinogeno?
O, più semplicemente e più plausibile, lo stress che quel ragazzino moro riusciva a far venire con una noncuranza e semplicità unica.
"Ehi, quella è la tua stanza?"
Usop gli si stagliò davanti. Non avrebbe mai pensato che una visione potesse essere così reale. Mise il palmo della mano perpendicolare al pavimento e con un acuto movimento da karateka prese la testa di quella allucinazione per lui quasi vera.
"Ahia!!! Sei matto?!"
No.
Quella allucinazione quasi vera era vera verità. Così vera che si rese anche conto di essersi fatto male pure lui.
"Che testa dura che tieni."
"Ehi, ehi! Colei che può picchiare Usop sono solo io, chiaro?"
La vocina cinguettante della rossa la faceva volare proprio come un passerotto da una stanza a una due porte più in là. Venne da Usop e accarezzò la sua testa.
"Dovrei sentirmi rassicurato?" chiese preoccupato il ricciolo.
"Ma tu guarda la prepotenza di questo samurai..."
"Senti chi parla..." pensarono nel medesimo istante i due.

"Oh-oooooh!!!"

Una voce di non si sa chi e non si sa da dove fecce sussultare i tre.
"Chi l'avrebbe pensato... sei un porcone di prima categoria, Zoro Rolonoa!"
Il biondo uscì dal nascondiglio e fece mostrare qualche semi nudo di donna. A volte più nudo che semi nudo. Meglio dire che poteva essere un libro completo di ginecologia ed educazione sessuale... Due dei tre rimasero ghiacciati. Ad Usop, invece, uscì sangue dal naso.
"Ti avevo sottovalutato, marpione."
Poi, una pacca alla spalla da parte del cuoco.
Una Nami vergognosa, quella stessa vergogna che potevi vederle addosso solo raramente, girò i tacchi lasciando le questioni dei maschi ai maschi. Tutti uguali! pensava.
"Co, co, co, CO!"
Forse Zoro voleva dire "cosa ci fai con le mie riviste in mano", ma le parole non uscivano. Sarebbe stato solo controproducente.
"Coccodè?" chiese Usop, asciugandosi ancora il sangue dal naso.
"Pollo?! Dove? Dove?"
Rufy corse da loro con il naso congelato, una macchia sotto la bocca e le mani sporche. Non servira Sherlok Holmes per capirne la causa.
"Ma quella è Nami?!" urlò scandalizzato guardando le foto della rivista.
Per lui le donne sembravano tutte così uguali...

"Oh, Usop!"
Bibi si avvicinò preoccupata al "ferito".
"Diamine, quanto sangue che ti esce. E' stato Rolonoa, vero?"
"Più o meno..." bisbigliò appena Usop completamente arrossito. Sanji nascose il giornale dietro la schiena.

"Insomma, che ci fate qui voi?!" azzardò ad alta voce Zoro.

La quiete quotidiana di quella casa tornò.
"Beh..." iniziò a dire Rufy sorridendo "Nami è come una ladra e riesce ad entrare in tutte le porte, così..."
"Non c'è niente di cui gasarsi, Rufy" affermò nervoso il proprietario di casa.
"Ma io non sono una ladruncola, sono una cacciatrice di tesori! Questa è un'arte!" La rossa se ne stava semi nascosta dietro una porta seguendo lo stile di Chopper.
"Nami, ma che fai lì?" chiese l'altra sua amica.
"BIBI, ALLONTANATI DA LI', E' PERICOLOSO!"
Di tutta risposta, Bibi fece espressione di non capire un tubo, la stessa che usa sempre Rufy. Ovviamente, la seguì anche quest'ultimo.
"I-insomma!" continuò Usop per salvare la situazione "Rufy ci ha detto che era il tuo compleanno e oggi non eri a scuola, così... sai, abbiamo portato anche una torta..."
"Una torta?! Dove? Dove?"
"Rufy, a te non l'abbiamo detto che sennò te la mangiavi tutta." spiegò Usop in tutta sua sincerità totale, poi si rivolse nuovamente a Zoro "e saprai anche che Sanji non ci pensava assolutamente a preparartela. Per fortuna Nami l'ha convinto non si sa come..."
"NON DIRE COSI' CHE POI SEMBRA CHE ABBIA FATTO CHISSÀ COSA!" urlò la rossa, sia di capelli che di viso.
"Ah, magari..." ammise noncurante il cuoco della torta "Però ci ho anche messo tutto l'odio che potevo avere per te. Ti darò il pezzo avvelenato."
"E io ho costruito una mitica spada/candela. Et voilà!"
Usop scartò la torta dal pacchetto.
"Tanti auguri di buon compleanno!!!" urlarono a coro.

Era vero. Quel giorno era il suo compleanno. Se l'era scordato. Forse perché il calendario appeso al muro era fermo di due giorni, tre settimane, sei mesi e tre anni. Forse perché per lui un giorno valeva l'altro.

"Guarda il mio regalo! Guardalo, guardalo!"
Zoro scartò il regalo di Rufy...
...
un sasso!
"E' quello più raro della mia collezione! E te lo regalo pure!"
"Wow... un sasso... tondo e grigio... che bello..." bisbigliò stranito.
Nami posò tra le mani di Zoro un pacco enorme.
"Tzk, sai benissimo che ti odio, ma ho voluto farti comunque un regalo..."
Che strano effetto, un pensiero così abbondante da parte di quella donna tanto avara d'affetto.
Aprì.
Un unico biglietto: auguri Rolonoa.
C'era da immaginarselo. "Che taccagna..."
"Che cavolo dici?! Quella carta velata l'ho pagata ben 5 Berry!"
"Ehi, lo sai che non si dice il prezzo di un regalo?" intervenne Usop, il quale, in seguito, prese una botta. Sempre sopra la testa.
Il festeggiato agguantò l'ultimo pacco, quello di Bibi: un portachiavi di Chopper, quello strano gadget che andava molto di moda tra le donne. Poco opportuno, ma la ringraziò: fu il regalo più sensato di tutti!
Usop aspettò il suo momento più cruciale. Accese la sua mitica - come la chiamava lui - candela iper spettacolosa a forma di katana super figa. Peccato che appena ci mise sopra la fiamma prese completamente fuoco.
"Cazzo!"
Sanji fece cadere la torta per lo spavento.
"NUOOOOOO!!!" Quello che più di tutti disperò fu ovviamente Rufy. Si avvinghiò a Sanji, colui che pensò bene di incolpare, con l'intenzione di colpirlo. Simili livelli di rabbia poteva solo superarli Nami.
"Ehi-ehi, Rufy, calmati!" urlò contro di lui quest'ultima.
"Maledetto ragazzino schizzato!" disse il biondo colpendolo nell'occhio. Oltre a questo, in seguito, partirono due calci, quattro cazzotti e cinque strane prese del wrestling. Entrambi le davano ed entrambi subivano.

La calma riuscì a prendere il sopravvento solo dopo che Nami assettò due cazzotti a ognuno (solitamente ne sarebbe bastato solo uno).
"Uff... era ora!" disse questa spolverandosi le mani.
C'era chi si tormentava per non aver potuto mangiare un pezzo di torta, chi per non aver assistito al fantasmagorico effetto di luci studiato precedentemente per tre ore. Non lo faceva notare, ma l'animo di Zoro era tormentato da quelle grida di pianto, di minacce e da quelle due lampade e tre quadri a terra probabilmente rotti. Nonostante ciò, si poteva dire che il suo cuore, tutt’altra cosa, era dannatamente deliziato da ogni avvenimento accaduto in quella casa dalle undici di sera in poi. Persino le prese per il sedere dell'acerrimo biondo nemico e le pazze urla della compagna di classe più strega che umana.

"Diamine, non è rimasto più cibo" urlò Rufy sporgendosi in avanti nel frigorifero "solo delle stupide, inutili, ingombranti bottiglie di liquori!"
Nami ammiccò. Le brillò l'occhio destro.
"Hai detto liquori?"
"Sì, ma questi non riempiranno di certo il mio stomaco!!!"
"Non parliamone proprio del tuo stomaco senza fondo!"
"Beh, però è vero che nel frigo c'era poco... e la torta è caduta." si intromise dicendo ciò la voce di Bibi.
Rufy fu commosso alle solite dolci parole di difesa di colei che per lui era una dea (non tralasciando il fatto che gli preparava ogni mattina il pranzo). Nami, invece, sospirò. Fatti loro: non avrebbero assaporato il buon gusto che, solo dopo il nettare, un liquore poteva dare delizia a un palato. Come ormai si era capito che era da farsi, questa si avvicinò al frigo e estrasse tutto senza chiedere nulla al vero proprietario di casa.
"Scommetto che nessuno do voi riuscirà a battere la sottoscritta in resistenza!" fece lei tirando fuori la lingua e facendo ballare con una mano una bottiglia alcolica.
...
Se solo Rufy non avesse ricordato agli altri che c'erano superalcolici nel frigo. Se solo Nami non avesse lanciato sfide. Il finimondo che sarebbe seguito poteva essere solo paragonato ad un'apocalisse.
Zoro fu infatti il primo a risponderle a tono. Qualsiasi oltraggio gli sarebbe andato addosso il suo orgoglio non l'avrebbe fatto scappare. Così, da un bicchiere all'altro, insieme ai due se ne aggiunse un altro. Poi un altro ancora e ancora un altro, fino a Bibi, l'ultima a completare il giro di gruppo di sbandati. I bicchieri aumentavano, si riempivano e si vuotavano. Poi, di nuovo a riempirsi. Usop parlava di certe questioni riguardanti l'educazione di un cervo.
"Certe volte shono proprio maleducati! Voglio dire... Tu ti avvishini a loro... e queshti she ne scappano! VERGOGNA!"
"Per non parlare dei masshi! Tu ci parli e loro non rishpondono!"
"Non c'è più l'educazione di una volta! Tutta colpa dei giovani di oggi!!!"
"Bibi, guarda che tu sei la più piccola del gruppo!"
Rufy, stranamente, si accostò dal gruppo e si mise a discorrere con una lampadina. La incitava, ma questa non voleva proprio accendersi... eh, già, era staccata dalla corrente.
Persino Nami era riuscita a passare il limite. Dava botte in testa a Rufy per il suo insensato comportamento.
"Scriteriato! Sei proprio ottuso amico mio, non vedi che se la tratti male così non si accenderà mai?!"
Già, insensato...
"Gli avrei offerto un panino se ce ne fosse rimasto qualcuno!"
"Già, ma Sanji ha pensato bene a mangiarseli tutti insieme a quella tartaruga gigante là!" poi indicò la televisione.
"Che cosa ho fatto io?! Se dovete incolpare qualcuno, prendetevela con quella ragazza coi capelli azzurri là!"
"Cosa... hic!"
"Falsa ingenua, pretendi pure che io faccia finta di nulla!"
"Guarda che io i panini proprio non li--"

"SAI BENISSIMO DI CHE STO PARLANDO!"

Un grido che cessò tutte le altre urla. Si poteva dire impossibile, ma quell'anormale sfogo di Sanji diretto ad una donna attirò la preoccupazione di tutti. Continuò:
"Mi dici che siamo amici, che è bella l'amicizia... Ma che bella l'amicizia!" si notava un tono di nervosismo "Che cacchio di amicizia, non ci parliamo mai e ogni volta che io provo tu mi svii tutto."
Silenzio. Si aspettava solo una risposta di Bibi. Una lenta risposta:
"Credi sia facile per me?! Ci vuole del tempo e--"
"Di tempo ne è passato anche troppo. La verità è solo che nulla tornerà più come prima."
"Cos'è che dovrebbe tornare come prima?!"
Un sospiro. Da solo quel momento la guardò in viso.
"Tu lo sai..."
Ma l'altro non fu un sospiro; un ritiro di fiato.
".... cretino..."
Ci volle molto prima che i riflessi dei presenti seguissero la figura di Bibi che se ne correva via oltre la porta di entrata. Nami, l'amica fedele e probabilmente quella messa meglio tra tutti, uscì cercando di seguirla. Era da pazzi andarsene in giro a quell'ora soli. E se non era da matti, era da ubriachi. Nami, recatasi sulla strada, cercò di chiamarla sputando tutto il fiato possibile nei suoi polmoni. Una volta, due volte, tre volte. Alla quarta le sembrò di perdere persino lo stomaco insieme alla voce. Non la vide e seguì allora quello che si chiamava sesto senso... o intuito femminile. Poco durò, perché un atroce giramento di testa la fece barcollare verso la parete del muro.

"Sai, Sanji... sei perfino più maleducato di un cervo!" intervenne Rufy.
"Cavoli miei, Rufy..." cercò di rispondergli con il suo modo più gentile che conoscesse.
"Non mi va di vedere amici piangere. Se proprio hai voglia di arrabbiarti, prenditela con Zoro che sarà felice di accettare un duello!"
"No, a me farebbe semplicemente piacere fare a pugni con questo damerino, anche senza sfide, Rufy."
"Non chiamarmi damerino, visto la montagna di giornaletti porno che ti tieni in giro!"
Sull'alta fronte di Zoro pulsò una vena.
"Allora è proprio vero che vuoi morire!!!"
Il biondo rise all'isteria di Zoro, tralasciando quasi tutto il resto accaduto precedente. Forse perchè aveva altri argomenti per la testa. Forse perché bere faceva davvero dimenticare...
"La mia vicina di casa."
Uno dei titoli di quelle famose riviste.
"Co-cosa cacchio centra?"
Il viso imbarazzato di Zoro lo faceva sbellicare, forse era l'alcool che faceva brutti scherzi.
"Il maggiordomo ed io."
"Quello è di Yosaku!"
Di nuovo a sghignazzare. Continuò così per molto, citando altri titoli famosi come "Il cetriolo e la pesca", "Tutti pazzi per Stacy", "Giocattoli per adulti" e "Il cetriolo e la pesca, II parte."
"Il lattaio torna sempre due volte."
Si sarebbe aspettata una risposta da Rufy del tipo: "Latte? Dove?!", ma già da molto se ne stava dormiente con la testa sulla pancia di Usop. Zoro aveva lasciato perdere le provocazioni del cuoco, girandosi completamente di spalle, fermo e immobile. Probabilmente Dio Morfeo era riuscito a passare anche da lui.

Improvvisamente rientrò trafelata Nami. Aveva una voglia matta di sgridare tutti per non averla aiutata a cercare, ma li vide già completamente morti di stanchezza per conto loro, eccezione fatta per Sanji: se ne stava seduto sulla terrazza con una sigaretta un bocca.
"Bene, bene. Ti sei finalmente ripreso dalla sbornia?"
"Come? Se ho voglia? Nami, mi stai per caso tentando?"
La avvicinò a se palpandole il sedere.
Col cavolo che è sobrio!
Non mancò quindi di lasciargli sulla testa il bernoccolo del solito cazzotto. Normalmente ogni mossa di quella femmina l'avrebbe steso a terra di felicità, sorprese a parte... quelle date di nascosto erano tremende. Ma neppure un lamento uscì dalla sua bocca. Sopportò tutto, quasi come avesse voluto meritarsi una giusta punizione. Nami gli raccolse la sigaretta:
"Se hai voglia di farti sgridare posso fare di peggio, solo non credo di essere la persona giusta."
"Beh, adesso sei quella del gruppo al quale non oserei mai rispondere in cazzotti. Un motivo in più."
"Spero solo che questa galanteria con le altre non abbia dato fastidio a Bibi durante il vostro memorabile rapporto affettuoso."
Rise. Non era una ramanzina, Nami sapeva tenere in mano situazioni delicate senza toccare tasti dolenti. Posò le braccia sulla ringhiera del balcone. Tutta quell'aria fredda le aveva completamente fatto passare l'alzata di gomito di prima. Anche a Sanji:
"Non ero tanto diverso nei tempi delle scuole medie: fumavo già e adoravo le donne. Bibi l'ho conosciuta che iniziai a farci il cretino, come con tutte insomma."
Un attimo di pausa ad aspirare la sigaretta. Non era facile iniziare una confessione:
"Ma qualcosa cambiò: lei fu la prima alla quale non dedicai più quelle attenzioni speciali. Qualcosa iniziò a bloccarmi, all'inizio non capii, poi compresi che mi comportavo completamente all'opposto di quel che avrei voluto da lei..."
Di nuovo ad aspirare fumo. Finì la frase che non fece stupire più di tanto Nami, immaginandosi già in precedenza come fossero andati i fatti.

"E fu strano perché credo che per la prima volta iniziai seriamente a perdere la testa per qualcuna."

La nicotina della sigaretta era completamente terminata, l'amica gli porse un bicchiere come portacenere.
"Giochiamo tanto a fare i grandi, ma siamo ancora bambini." disse accarezzando la testa di Sanji come fosse un pargoletto, riferendosi anche al fumo.
"Soprattutto certe volte che strane situazioni prendono il sopravvento. Belle sensazioni che improvvisamente cessano. Per quel che ho potuto vivere dico solo che è umano arrabbiarsi, piangere, compiangersi. In seguito ti renderei conto che è molto meglio ricordare certi momenti per la gioia che ci hanno dato."
Questa finì di accarezzargli ferocemente la capa e rise alla strana acconciatura a "ultimo urlo" che ne era venuta fuori.
"Certo le mie son parole già dette e ridette da altri almeno un milione di volte... però, dico solo che se ti ci metti ci puoi riuscire!"
Sorrise e lui la seguì.
"E adesso, biondo, aiutami con gli altri a cercare Bibi!"

Si avviarono al salotto. I tre se ne stavano sdraiati sul pavimento messi a caso e in posizioni strane, come tutti gli altri oggetti caduti con loro, d'altronde...
"Sveeeglia marmaglia di balordi che non siete altro!!!" incitò la rossa.
Si avvicinò a Zoro, l'unico a pancia in su, e gli infilò con forza il tacco della scarpa sotto il petto. Che risveglio atroce... il peggiore per un uomo da parte di una donna.
"Coff... Nami, adesso giuro che ti amm--" si riprese un attimo "Cos'è tutto questo casino in casa mia?!"
"Vedo che non ricordi davvero nulla." disse l'altro ragazzo, l'unico sveglio insieme a lui. Intanto Nami stava prendendo per il naso Usop e per l'orecchio Rufy. "Se vuoi posso ricordarti qualcosa io... La mia professoressa ninfomane."
"ANCORACONQUESTEDANNATEBATTUTE!!! SEVUOITELEREGALOQUELLECACCHIODIRIVISTE!"
Sì, si era ripreso completamente. Prese una scopa da usare come spada, poi fu prontamente preso dal bavero dall'unica ragazza presente in quel momento.
"STUPIDI! Non è il momento di litigare adesso che Bibi è scappata!"
"Bibi è scappata?!" disse Zoro all'unisono con Usop e Rufy, che si erano completamente svegliati.
"Diamine allora non ricordate proprio nulla! Forza, forza!!! muoviamoci!" urlò sempre lei, incitandoli con pacche dietro la schiena.

01.14 di notte: Rufy e compagnia si avventurarono alla ricerca della scomparsa Bibi. A casa non rimase più nulla di loro, tranne la bandana di Usop, le tre sigarette spente di Sanji... e un giornalino a terra intitolato "Scherzi intimi con MRS. Robinson".




















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Bhuhauha, come l'ho trattato male Zoro in questo capitolo!!! xD ugrh... asp-- non puntarmi la spada (Aiutooooooo!)
A tutti i fan di Zoro... mi rifarò al prossimo capitolo (perdono!). Bah, in fondo è pur sempre umano avere certi giornaletti da uomo... vabbè smetto smetto! ;__; (brava che è meglio... N.D. Zoro puntando la spada in gola). Approposito di questo, mi son troppo divertita a mettere i titoli! xD ovviamente tutti inventati, tranne qualcuno preso da qualche film e poi modificato (se conoscete "il re ed io", "tutti pazzi per Mary" e "il laureto")
Duuuunque, siccome non posso rispondere ai commenti nella sezione commenti (beh, giustamente xD) dirò che:
1) gattina.91, alla domanda ti ho già risposto in un'altra mia fanfiction! xD
2) Shaina, I love you, come sempre... che altro dire: sei la mia consuertessa!!! :*
3) Kirin, grazie! ;_; non so come, ma mi incoraggi sempre anche nei capitoli più brutti! xD davvero, grazie! :*
Ci ho messo seriamente tanto a continuare la storia... mi scuso, davvero.... ma ho avuto molti problemi con la connessione ;_; ora è tutto passato, però :P e per finire in bellezza, un disegnino fatto durante il periodo non-internet!
Torno presto con il prossimo capitolo... giuro: persto!!! xD

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Capitolo 9
*** Alla ricerca di Bibi ***


Si svegliò. Sentì una profonda emicrania appena alzò il busto.
"Oh che brutto sogno..." non ricordava i dettagli, ma era certa che fosse un brutto sogno.
Cercò le sue pantofole muovendo le gambe in maniera meccanica. Come aveva dormito scomoda quella notte! Si accorse che era ancora buio, forse era ancora troppo presto. Si ristese. Cercò la coperta; non la trovò. E finalmente i suoi occhi da chiusi divennero socchiusi, poi aperti. Sopra di lei, al posto del lampadario a forma di palla, le si stagliava un alto soffitto ligneo ed un grosso orologio cilindrico, visto di traverso.
Poi, la voce di un altoparlante: "Ultimo diretto per Kyoto delle ore 01.05 è in partenza al binario 3."
"Ehi, bambina."
"HUARGHT!"
Quell'innaturale urlo spaventato fece allarmare anche la persona che l'aveva chiamata: un uomo di mezz'età, o così sembrava. Difficile da dire, visto la folta barba che si trovava sul viso: era un barbone.
"Oh, mi perdoni." cercò di scusarsi per l'insulso comportamento, non soffermandosi alla persona. Lei era così con tutti.
"Non preoccuparti, piccola. L'ultimo treno è appena passato, se lo aspettavi ormai l'hai perso."
"Ehi, Pell!" urlò la voce di un altro senzatetto in piedi vicino ad un focolare "Vieni che fa freddo!"
"Vuoi riscaldarti anche tu? Non fare complimenti, ragazzina."
"Mi chiamo Bibi." disse sorridendo.

---

"Bubi, Babu... Biaabl..." Usop era esausto. Oltre a non riuscire a dire "Bibi" con le giuste sillabe, neppure i suoi arti collegavano movimenti esatti. Rufy ovviamente dormiva sulle spalle di Sanji, che faceva a cambio con Zoro ogni 5 minuti; quella sera pesava più del solito... logico da credere visto che era riuscito a svuotare tutto il frigo di casa Rolonoa in sole due ore.
"Bibiii!!!" fece con tono alto Nami, la più sveglia di tutti e l'unica a riuscire a comporre in modo corretto il suo nome.
Improvvisamente, il viso di Rufy si alzò dalle spalle di Sanji; attento e vigile, come quello di un felino che ha visto la preda.
"Andate di là!" disse prontamente indicando con il dito indice.
I tre corsero verso la direzione detta, il quarto, Usop l'assonnato, venne preso per la giacca da Nami e trascinato via.

---

"E così non ricordi come hai fatto ad arrivare fin qui?"
Bibi rispose movendo negativamente la testa. Se ne stava con i suoi nuovi amici senzatetto (o padri, come volevano farsi chiamare loro) davanti a un focolare artificiale a chiacchierare del più e del meno. Partendo dai problemi sociali fino ad arrivare a quelli dei giovani.
"Pensavo fossi scappata di casa... alcuni ragazzi lo fanno."
Scappare di casa? No, non aveva motivo di rabbia nei confronti di suo padre. La parola "scappare", però, le sembrava familiare... pensare troppo le faceva venire mal di testa.
"Ouch!"
"Ehi, ehi, non sforzarti! Bevi un po' di questo che ti farà bene!!!" disse raccogliendo da terra una bottiglia di vino non ancora aperto.
Non sapeva perché, ma anzi che farle piacere quella proposta le disgustò lo stomaco. Non che lo credesse maleducato, non che le facesse schifo il vino. Oltre a questo, non capiva neppure perchè appena vide una bottiglia di vino le venne in mente il viso di Nami.
"Nami, dove sei?" si chiese tra sé e sé.

---

"Bibi, dove sei???" urlò Nami.
"Ecco è lì!" implicò in tono diligente Rufy. Finalmente sarebbero riusciti a trovare... a trovare...
un market notturno?!
"Imbecille!!!" urlò la rossa.
"Ci ha indicato questa via fin dall'inizio."
Zoro Rolonoa aveva come il presentimento che sarebbe finita così.
"Impossibile... è riuscito a trovare un alimentari lontano tre vie solo con l'olfatto!"
Sanji, al contrario dell'altro ragazzo, non si aspettava un simile talento del suo naso. Quel Rufy non era normale.
"Mmh mh mmhhhh..."
Usop mugugnò qualcosa di incomprensibile sotto i baffi. L'ultima inutile affermazione che fece iniziare a mandare in trance Nami:
"ADESSO BAAASTA! ENTRIAMO SUBITO NEL MARKET!!!"
Eh?! pensarono gli altri. Avrebbero scommesso che lo picchiasse, invece acconsentì la decisione di Rufy.
"Buonasera." disse la cassiera.

---

"Buonasera." disse Take, il senzatetto, salutando cortesemente Bibi togliendosi il cappello dalla testa.
"Mi raccomando, torna a trovarci un giorno!" esclamò un altro.
"Senz'altro!" rispose sorridente ringraziando quelle gentili persone represse dalla società. Se mai fosse stata principessa avrebbe dichiarato loro come cavalieri della corona.

Si avviò verso la via principale... quant'era lontana casa sua! Scoraggiatissima, iniziò il suo lungo viaggio verso casa dolce casa. Solitamente quella via era piena di mercanti che spesso ti fermavano con quasi prepotenza affermando quanto fosse buono e fresco il pesce, qualche comaria si soffermava a spettegolare di qualche novità amorose della ragazza che viveva sotto il suo piano e cani e gatti giravano avanti e indietro in cerca di scarti di ultime briciole che bambini lasciavano dopo aver mangiato il pane della mamma. In quel momento, l'atmosfera le sembrò quasi... tetra. Sarebbe mancata solo una fragorosa risata di qualche fantasma come ultimo tocco in più di gotico.
Detto e fatto, una forte e pazza risata da cornacchia fece voltare di scatto Bibi.

---

"Cos'hai da ridere in quel modo, Rufy?"
"Il paraaaaaaadisooo!"
Il reparto dolciumi era il suo preferito: buste di cioccolate fondenti, al latte, alla nocciola, bianche e perfino con ripieno di fragola, liquore, tiramisù e smartis, poi, quelle con le sorprese. In più, tre piccoli putti con ali, stampati su un cartone attaccato al soffitto con un filo, indicavano con dita e sorrisi la novità delle novità: la nuovissima cioccolata a forma di cofanetto VHS che potevi aprire e trovarci una medesima tavoletta di cacao a forma di cassetta dove a sua volta ci trovavi il nastro del film al sapore di nocciola con sopra la sorpresa più fenomenale e originale di tutte: un mini VHS che potevi infilare dentro un videoregistratore delle Barbie. Il tutto a soli... 150 Berry.
"Lo voglioooo!!!"
"No, Rufy! Non siamo venuti per questo!!!"
Nami stava vicino alla cassa con cinque lattine giganti di roba non identificabile per il ragazzo con la cicatrice.
"Signorina cassiera, non l'ascolti, siamo venuti qui per comprare solo del caffè."
"Caaaffè?! IO LO ODIO IL CAFFE'!" affermò disperato Rufy, svegliando due dei tre quasi addormentati sulla panchina dell'ingresso del market.
"Oddio, no. Che schifo il caffè!" commentò a sua volta Zoro.
"Non dire buzzarrerie, uomo bizzarro. Il caffè è l'aroma più dolce e forte per un uomo. E lo dico io che sono un intenditore di cucina!"
"Allora sei messo male. Immagino i poveracci che verranno a mangiare da te."
"Che cosa hai detto?!"
"SILENZIO! Bevete e non litigate!" li incitò Nami, uscita dal market, poggiando a entrambi i bicchieri da mezzo litro di carta.
"Ma certo, mia bellissima Nami." disse l'innamorato.
"Sanji, tapperesti un attimo il naso di Usop mentre dorme?"
"Ma di nuovo certo, mia carissima Nami."
Il naso di Usop, difficile da credere, fu tappato. Questo, a sua volta, aprì la bocca per respirare e...
"Bhuargh!!!" Tossì "Chi ha tentato di uccidermi?!"
"Wow, vedo che quel caffè super espresso era seriamente potente." soffermò felice la rossa.
"Tu sei pazza!" affermò Rolonoa.
"Se non ti muovi, tu sarai il prossimo insieme a Rufy, che-- RUUUUFY, CHE CAVOLO FAI?"
Il ragazzo aveva riempito il bicchiere di zucchero fino all'orlo. La cassiera glielo offriva gratis, ma non immaginava che "un po' di zucchero" avrebbe voluto dire "24 bustine".
"Beh, così è più buono!" disse calmo e felice.
Allorché la ragazza mugugnò qualcosa toccandosi le tempie della testa. Lasciò perdere, bastava solo che si bevesse quel dannato caffè!
"Su, Rolonoa, tocca a te!"
"Io non berrò questo caffè neppure tra cent'anni!"
"Ti conviene, visto che altrimenti non vivrai più di 3 ore!" minacciò lei con sguardo freddo e pallido. Lui, per nulla intimorito, continuò:
"Quest'inutile bevanda serve solo a sballare gli orari di sonno che son tanto sacri alla gente e a far diventare le persone isteriche come te!"
"Isteriche?!" non nascose un certo nervosismo "Di sacro ti prenderò solo l'osso con un calcio se non ti muovi!"
Ovviamente non mancò una replica dell'altro. Proprio nel momento in cui aprì bocca lo prese per il bavero, lo tirò a terra, ci montò sopra e con una mossa che somigliava molto a quelle della scuola di Hokuto di Ken, tocco un tasto dolente sul collo e fece non si sa come bere tutto quel caldo liquido color notte in un sol sorso.
"Tzk... visto? non ci voleva nulla!"
"Col cacchio! Era bollente!!!" urlò il sottomesso con gli occhi fuori dalle orbite. "Togliti subito da quì e lasciami in pace, strega!"
"Io quella posizione l'ho già vista... in Il cetriolo e la pesca, parte II." esplicitò il biondo ridendo. Zoro afferrò il braccio della ragazza e la strattonò fino a portarla con il sedere in terra.
"Hai proprio una memoria veloce, cuoco dei poveri. O forse è meglio dire fotografica?!"
"Wow, Nami, dove l'hai imparata la mossa di prima?"
Uno sbalordito Rufy con gli occhi luccicanti, paragonabili solo al momento in cui entrò nell'alimentari e vide il VHS con dentro una cassetta di cioccolata eccetera eccetera, e con le labbra completamente sporcate di zucchero marrone sorpassò - finalmente - la soglia della porta per uscire di strada.
"Bene, ora che ci siamo tutti, forza e animooo!!!"
Nami fece cenno di continuare la famosa ricerca dell'amica sventurata.

---

"Ecco la nostra vittima sventurata!" disse sempre la voce che prima fece quell'inquietante risata, ma non era una cornacchia, né un animale. Davanti a Bibi si trovava una ragazza dai capelli a caschetto biondi e un perenne sorriso sugli occhi. Di fianco a lei, un tizio afro con occhiali da sole e labbra carnosissime.
"Ti conviene darci tutto ciò che hai, piccola." disse questo "altrimenti saranno guai. La banda della Baroque Works non perdona!"
"Che co--?"
Baroque Works?!?! Se era uno scherzo non era divertente, perché una simile banda faceva paura quanto ne potevano fare gli Yakuza.
"Io... non ho nulla."
"Bene, allora facci controllare." affermò la bionda.

"Siete decisamente caduti in basso!"

Una figura, dietro Bibi, oltre la strada, si intromise in faccende pericolose.
"Toh, l'ex Baroquer. Cosa vuoi, sei stato cacciato, no?"
"Brutti scemi, me ne sono andato via io!!!"
Il tizio si avvicinò. Sotto il lampione si vide nitidamente la sua figura: capelli color rosso naturale, gli stessi di Nami, ma con qualche lentiggine in più. Occhi con grosse ciglia, molto da donna, e il naso abbastanza marcato, molto virile. Due elementi estremamente equilibranti.
Fece un passo avanti, poi un altro ancora.
Iniziò il finimondo.

---

"E' arrivata la fine del mondoooo!"
"MA STAI ZITTO!!!"
La quinta botta in testa ad Usop di quella notte. Indovinate da parte di chi?
"Smettila di fare il pessimista! Se ci fermiamo ogni volta, davvero che non la troveremo mai!"
"Ah ah ah ah ah!"
"E tu che hai da ridere, Rufy?!"
Già da un po' saltellava e faceva rumore con strani versi. A volte rideva da solo. In quel momento stava facendo il verso della scimmia.
"Ma... è più ubriaco di prima" commentò scioccato Sanji "Possibile che il caffè gli dia più alla testa del liquore?!"
"Nami, Nami! Indovina quale animale imito: GHYAAA!!!"
"RUFY, NESSUN ANIMALE FA QUEL VERSO!"
"Come no? Quel è sicuramente il verso di una cornacchia." Zoro disse la sua con tono serio.
"Ah ah ah, ci sei vicino Zoro!"
"E' un'aquila?" chiese Usop.
Aveva una voglia matta di picchiarli tutti. Sì. Con una mazza da baseball. Ma Nami preferì astenersi alla cosa: forse facendo rumore Bibi avrebbe comunque potuto sentire le loro voci familiari.
"Allora, vi arrendete, vi arrendete?"
"Un pappagallo?"
"Un cuculo!"
"Un corvo!"
"Un picchio".
Anche la rossa volle partecipare allo strano gioco. Chissà come, il ragazzo con la cicatrice la influenzava sempre, anche per le cose più stupide...
"Dai, vi state avvicinando tutti!"
E quella mezz'ora trascorse per quell'assurdo indovinello.

---

"Indovinate un po'? Mr.9 è stato di nuovo sconfitto dai membri della Baroque Works. Kyah ah ah ah!"
L'ultima frase detta dalla strana ragazza bionda dopo aver lasciato, insieme al compagno, le due vittime sedute per terra: una sdraiata dal dolore, l'altra, quella immune, che lo soccorreva.
"Ehm... ti senti bene?" chiese impertinente Bibi.
"... No." disse semplicemente l'interpellato. Gli tremavano le mani dalla rabbia "MALEDETTI MONTATI, UN GIORNO MI SUPPLICHERETE PIETAAA'!!!"
Poi un gemito, a causa del dolore sul braccio.
"Non agitarti!" disse prontamente la ragazza. Quando voleva diventava autoritaria come Nami, soprattutto nelle situazioni delicate come queste.
"Mhgn..." mugugnò qualcosa. "Senti un po', ragazzina, perché te ne vai in giro da sola a quest'ora, piuttosto?!"
Già, perché? Non lo sapeva neppure lei... così, rispose con una semplice sillaba usata nei momenti come questi, di pura inconsapevolezza:
"... boh!"
"Boh?!"
Il ragazzo di mise la mano sulla fronte.
"Scommetto che eri ubriaca..."
"Ma cosa dici? Io non ho mai bevuto alcool in vita mia!"
"Va bene, va bene... non arrabbiarti..."
Esasperato da quella situazione, si alzò e diede di spalle alla ragazza.
"Su!"
"Su, cosa?"
"Ti accompagno a casa! Non puoi andare in giro da sola".
"Ma casa mia è lontana..."
"Appunto per questo!"
"..."
Dovette per forza accettare l'invito. Dopotutto, anche il ragazzo era messo male. In un certo senso, si sarebbero potuti difendere a vicenda.
"Però prima passiamo all'ospedale. Tu stai male!"
Ma quello rise...
"Ti pare che all'ospedale... facciano entrare un ex membro della Baroque Works?!"
Bibi non capì quell'affermazione. Lasciò presto perdere:
"Perché non andiamo a casa tua, allora... sicuramente sarà più vicina della mia. Potresti-- "
Smise di parlare vedendolo girarsi di scatto e guardarla dritta negli occhi. Quel medesimo sguardo che aveva a che fare con la rabbia e la tristezza allo stesso tempo.
"... io non ho una casa..."
Bibi abbassò il viso.
Mr.9, il buffone della Baroque Works. In tutti i sensi. A lui non piacevano le situazioni demoralizzanti, voleva sdrammatizzare la cosa. Con una bella battuta, magari. Aprì la bocca ma non ne uscì niente, solo un regolare respiro. Da quel momento i due non fiatarono di una parola.

---

"Che centra questa parola, adesso?!"
"Il ciglio, no?" disse gesticolando Zoro, affinché capissero di cosa stesse parlando.
"Il ciglio è l'insieme dei peli ricurvi disposti sul bordo della palpebra" affermò in tono professionale Sanji "Mi spieghi che c'incastra con gli animali?"
"Il ciglio, quello della storia del brutto anatroccolo".
"Quello è un cigno..." continuò Nami, capendo finalmente ciò che volesse dire lo spadaccino. Sospirando, si mise la mano sulla fronte, per reggere la testa ormai esausta da quei continui vocaboli insulsi.
"E SMETTILA DI FARE L'ESAGERATA, STREGA!" gridò il verde, vedendo la reazione poco cortese dell'amica "Trovi sempre una scusa per demoralizzare una persona!!!"
"NON E' COLPA MIA SE SEI UN IGNORANTE, ZORO!"
"GIA' NON E' COLPA SUA!!!" la difese, tanto per cambiare, Sanji.
"No, no! Non è neppure quello, l'animale!"
Ma l'attenzione dei tre tornò verso il vero motivo della loro lite: quello strano "GHYAAA!!!" urlato in precedenza da Rufy.
"Io mi arrendo" disse Zoro.
"Anch'io" si aggregarono Nami e Sanji.
"IO NO!" affermò convinto Usop "Deve per forza essere un passero solitario!"
"No, Usop, ma ti avvicini sempre di più!"
"Un pellicano!"
"No".
"Un gabbiano!"
"No!"
"Uno stambecco!!!"
"No, no, no, no, no!"
"Usop, ti scongiuro, poni fine a questa storia..." chiese cortesemente - e anche stranamente, visto la persona - Nami.
"KYAH AH AH AH!!! Ecco le nostre vittime sventurate!"
"Ma quello... è il verso di Rufy!"
"Macché, Usop, il mio verso era ghyaaa, non kyaah!"
"Ma chi è che ha parlato?!"
I cinque si voltarono verso lo strano verso animalesco appena sentito dietro le loro spalle: la medesima donna della Baroque Works e socio, di nuovo a cercare soldi.
"Datemi ciò che avete o la pagherete cara!"
"Darò tutto ciò che vuoi, anche il mio amore, dolcezza!"
Il cuoco si avvicinò alla bionda porgendole un mazzo di fiori, usciti da non si sa dove. Sanji: l'uomo dalle infinite risorse d'amore.
"E v- voi... c- chi siete?!" chiese Usop, nascostosi dietro la schiena di Nami.
"Siamo i membri della Baroque Works, l'infernale banda della nazione. E se non volete guai, ubbidite ai nostri ordini!"
"Ma Baroque Works non è il nome di una ditta di dolciumi?"
"Rufy, ma tu hai sempre in mente la stessa cosa..."
"Senti chi parla, Nami. Proprio tu che pensi solo ai soldi!"
"La bellissima Nami non pensa solo ai soldi!"
"Eccone un'altro che ha sempre in mente la stessa cosa..."
"Che hai detto, Zoro?!"
"Ragazzi... forse vi state scordando di una cosa..." Finì la conversazione da salotto Usop, indicando i due ferocissimi fuorilegge completamente ignorati. Ne seguì da parte loro un grido di rabbia:
"VE LA SIETE CERCATA, MARMOCCHI! ADESSO VE LE SUONIAMO!!!"

---

"Anche se suoni il campanello, non c'è nessuno!"
"Ma... ragazzina, come hai fatto a scordarti persino le chiavi di casa?!"
Le aveva lasciate in casa Rolonoa. Solo, non se lo ricordava. Il ragazzo precedette la risposta di Bibi:
"Scommetti che mi dirai: boh!"
"Aspetta, forse ho lasciato la chiave sotto lo zerbino..."
Mise la mano sul pavimento, cercando l'ultima speranza sottostante lo stuoino. La frase che seguì affermò l'esito positivo:
"BINGO!"
Non lo faceva notare, ma era stanchissima. Non vedeva l'ora di sdraiare il suo corpo sul suo morbido letto, con coperte e cuscini. Veri. Non come gli immaginati della stazione.
"... Beh, allora..."
Si distrasse dalle parole dietro di lei.
"Io vado. E mi raccomando, non andartene più in giro di notte!"
La figura del rosso scomparve nell'ombra del corridoio del condominio.
"ASPETTA!"
Ritrovò con gli occhi il ragazzo.
"Perchè non resti da me, stanotte?"
"Che, che, che..."
Era buio, ma si notò un rossore sul viso del nomade.
"CHE STAI DICENDO?! INVITI UN UOMO A CASA TUA?!"
"Sì, perchè?" chiese innocente Bibi. In questo somigliava molto al suo amico con la cicatrice.
"Perchè... perchè... beh, perchè..."
"Avanti, vieni!"
E stavolta fu lui a dover arrendersi a lei. Non avrebbe sicuramente chiuso la porta di casa finchè non fosse entrato. Fu strano per lui. Così strano sorcare la soglia di una porta di casa. Le memorie più dolci rivissero nella mente del ragazzo. Una parola nostalgica, tanto lontana, mosse le sue labbra:
"... Permesso".
"Accomodati" disse lei, chiudendo, poi, la porta.
Bibi era gentile con tutti, certo. Ma non avrebbe avuto motivo di timore nei confronti di quel ragazzo. Un vagabondo? Un teppista? No. Solo colui che l'aiutò contro una lite di strada.
Un bravo ragazzo, pensò, soltanto, Bibi.

---

"Penso che sia stata proprio una cattiva idea, la vostra" disse calmo Rolonoa Zoro, guardando i due malcapitati stesi per terra moribondi.
"Brutto scaricatore di porto, hai appena picchiato una donna!!!" urlò Sanji prendendo l'interpellato per il bavero.
"Cerchi grane?" chiese in tono di sfida lo spadaccino.
"Quando vuoi, energumeno!"
"Un piccione?"
"No!"
"Un falco?"
"Nooo!"
"SILENZIO, TUTTI E QUATTRO!" in soli due secondi e mezzo i maschi del gruppo si ritrovarono stesi a terra con un bernoccolo in testa.
"Potete fare e dire ciò che volete, non m'importa. Ricordate solo che siamo qui per cercare Bibi!"
"Cattiva mossa quella che avete fatto..." disse un'altra voce femminile, completamente ansimante e dolorante. "La Baroque Works non perdona! Altri vendicheranno la nostra sconfitta... diteci solo dove abitate e quale scuola frequentate."
"Liceo Mugiwara, II classe!"
"Rufy, ma allora sei sceemooo!!!"
Usop strozzò il ragazzo moro, piangendo di disperazione.
"Tu guarda la coincidenza. Proprio uno dei nostri più temibili frequenta quella scuola..." il tizio afro prese per il braccio la bionda e corsero via, non mancando di ripetere la solita risatina stupida:
"Ci rivedremo presto! Kyah ah ah ah...."
Prima che fosse troppo tardi, Nami pensò bene di buttarle in testa una lattina di caffè vuota.
"Ahia!"

Poi, il silenzio totale.

"... tu vuoi sempre avere l'ultima!" commentò ad alta voce Zoro.
"E tu apri sempre bocca quando non dovresti" commentò a sua volta Nami.
Sanji non rispose in favore della rossa. Anzi, sbadigliò. Primi sintomi di stanchezza, l'effetto del caffè stava per terminare. Per alcuni, invece, la stanchezza ancora non si sentiva:
"Possibile che si tratti di uno pterodattilo?!"
"E che roba è?! Si mangia?"
"Ancora con quel gioco?" chiese Nami.
"Pappagallo l'ho già detto?"
"Sì! Dai, Usop, ti arrendi?" fece Rufy sorridente.
"NO!"
"Daaai!"
"NOOO!"
"EDDAI!"
"USOP, ARRENDITI IMMEDIATAMENTE, ALTRIMENTI...!"
Quest'ultima, stavolta, non la disse Rufy. E, sopratutto, non la disse sorridente. Per niente.
"Va... va bene, Nami, mi arrendo".
"Ah ah ah, beh vi dirò la soluzione:"
I quattro attesero con ansia la risposta. Al moro piaceva stuzzicarli con la suspance.
"La risposta è:"
Rullo di tamburi, nelle menti di tutti.
"Un paguro!"
"Rufy, che diavolo..." i soliti quattro dissero ciò all'unisono.
"Mi spieghi che centra il paguro con i volatili?!"
"Che centrano i volatili, Zoro?" domandò Rufy.
"MA SE SEI TU CHE PARLAVI DI VOLATILI!" esclamò Usop.
"Dì un po', Rufy..." azzardò Sanji "... ma tu sai cosa sia un paguro?"
"Certo che sì! E' simile alla iena, ma meno pelosa, no?"

Silenzio totale. Di nuovo.

"No?"
"MA DA DOVE L'HAI CACCIATO 'STO ANIMALE?!"
"Tzk, ignorante senza speranza... proprio come Zoro".
"Che cosa hai detto, biondo?"
"Non ti scaldare con me. Non son stato io a parlare di ciglia."

E, così, passarono tre ore a litigare inutilmente tra loro. Inutilmente, perché ormai Bibi se ne stava già beata nel mondo dei sogni. Al contrario di loro, che dopo quella notte di botte, insulti e, a volte, bestemmie, restarono svegli fino all'alba. Ma in seguito non resistettero più alla tentazione: una bella panchina richiamava i loro desideri di quiescenza, come fosse stata una torta al cioccolato, per Rufy.
Un gruzzolo di soldi, per Nami.
Una bella donna in bikini, per Sanji.
Una fionda, per Usop.
Per Zoro... una panchina e basta. Più di ogni altra cosa, a lui interessava dormire.
In quattro su una panchina; impossibile da dire, ma riuscirono a starci anche con un Rufy completamente sdraiato. Attaccati tra loro come cuccioli di rondini.
Parlando per l'appunto di pennuti:
"Albatros, pettirosso, colibrì, airone..."
Usop parlava nel sonno. Da quella notte imparò a memoria tutto il libro dei volatili, fino ad arrivare all'ultimo nome: usignolo.
Dopodiché, si svegliò.
"Ra- ragazzi... RAGAZZI!"
Gli altri aprirono gli occhi, ancora un po' intimiditi dalla luce.
"Sono le 8.00. La scuola sta iniziando!"
In altri casi la parola "scuola" non avrebbe suggerito loro alcun interesse, meglio starsene a dormire dopo una fatidica giornata come quella. Ma la preoccupazione per l'amica perduta fece balzare di scatto i cinque, avviandosi di corsa verso l'ultima speranza di poter ritrovare Bibi.

"Oh, eccovi finalmente! Mi preoccupavo di non vedere nessuno di voi!"
"BIBIII!!!"
La rossa si avvinghiò al suo collo.
"SCEMA, SCEMA, SCEMA, SCEMA!"
"M- ma... perché?"
"CI ERAVAMO PREOCCUPATI. Eravamo preoccupatissimi..."
E quella forte stretta sul collo divenne un tenero abbraccio.
"Scusatemi, io... non so cosa sia successo. Mi sono scordata ogni cosa."
"EH?!" urlarono tutti insieme.
"Voi... sapete qualcosa?"
Stettero tutti in silenzio. Cos'era meglio da fare: spiegare tutto o stare zitti e lasciare le cose come stanno? La risposta la cercarono negli occhi di Sanji.
"Bibi, ecco..."
Il biondo si avvicinò alla ragazza.
"Tu... tu hai bevuto troppo e, cantando e schiamazzando come un'ubriaca, sei corsa via da casa di Zoro. Tutto qui."
"Ma--"
La bocca di Rufy venne tappata da Zoro.
"Oh mamma, allora ero davvero ubriaca?!"
"Già... ma non preoccuparti, ora sei di nuovo qui con noi."
Avrebbe preferito dire: sei di nuovo qui con me. Ma nulla, per lei, poteva tornare com'era un tempo. Di questo Sanji era sicuro. Lasciare le cose com'erano e non complicare la situazione, sarebbe stato meglio per entrambi.
Bibi sorrise. Bibi si avviò con gli altri nella scuola.
Bibi che sorrideva.
Bibi che camminava.
Gli occhi innamorati di Sanji adoravano tutto di lei. Avrebbe potuto sopportare tutto, anche solo vederla. Anche non essere ricambiato. In segreto.
"... Sanji..."
"Ah, carissima Nami. Direi che sia ora di andare anche per noi!"
In segreto. Solo tra lui e Nami. Lei, cosciente di tutto, osservava malinconica il sorriso di Sanji.

Un'apparente giornata scolastica come tante. In verità, piena di novità.
E l'ennesima novità stava aspettando davanti l'ingresso di scuola.

"Ehi, ma quella... non è la tizia che esce sempre con gente poco raccomandabile?"
"Diavolo, proprio lei che non viene mai!"

Voci pettegole affermavano il vero. Capelli color corvino, occhi freddi come il ghiaccio, immobile ad aspettare la preda, come una pantera. Meglio dire prede, ormai trovate da quei suoi occhi felini.




Nico Robin, la donna pantera, era finalmente tornata a scuola.

















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Che delirio... sempre più in delirio 'sta fanfiction! xD
Ho aggiunto un personaggio per me come un mito, anche se non principale: Mr.9. SEI IL MIGLIORE!!! xD in più l'agognata Nico Robin, che sicuramente molti aspettavano da chissà quanti capitoli... :P
In più, oggi è uno dei giorni più belli dell'Italia... e perché? CAMPIONI DEL MONDOOOOOOO!!! Dedico questo capitolo a Gattuso, il mio preferito! xD
E ora lo spazio ringraziamenti! ^^ Ringrazio:
- Kirin, sei così pucciosa... in ogni capitolo! *.* e mi scuso con lei, e non solo, per essermi fatta viva dopo molto tempo... so che la colpa non è direttamente mia, ma... pardon! ç_ç
- Danya, non preoccuparti, Zoro seguirà di certo i tuoi consigli.

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