Dopo nove inning

di Rik Bisini
(/viewuser.php?uid=6347)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo inning ***
Capitolo 2: *** Secondo inning ***
Capitolo 3: *** Terzo inning ***
Capitolo 4: *** Quarto inning ***
Capitolo 5: *** Quinto inning ***
Capitolo 6: *** Sesto inning ***
Capitolo 7: *** Settimo inning ***
Capitolo 8: *** Ottavo inning ***
Capitolo 9: *** Nono inning ***
Capitolo 10: *** Vittoria e sconfitta ***



Capitolo 1
*** Primo inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Primo inning

Akio Nitta era in piedi accanto alla terza base, vagamente conscio di uno stadio gremito di quei tifosi che osannavano continuamente il nome della sua scuola, il Sumi, e frequentemente quello del quarto battitore, il suo.
Nitta era concentrato sull'arbitro che in quel momento segnalò l'inizio del gioco. Tsukuda, il lanciatore del Sumi, caricò il braccio e la prima palla fu strike.
Nitta era un ragazzo alto, atletico, bruno. Il suo sguardo deciso sui campi di gioco a volte poteva divenire minaccioso, mai malevolo. Ma prima del baseball, prima di diventare il migliore numero quattro della prefettura, Nitta era stato prevaricatore, presuntuoso. Il campo di baseball gli aveva mostrato quanto valeva realmente e quanto progrediva con il passare del tempo. Il campo di baseball e una persona presente in quello stesso stadio.
Un ball. Secondo strike. Terzo strike. Un out.
Con il contributo di Nitta, il Sumi aveva vinto le eliminatorie della prefettura nei precedenti due anni e questo aveva significato l'accesso alla fase nazionale dei campionati di baseball, al leggendario stadio del Koshien.
Due volte il Sumi si era confrontato con i migliori del Giappone a livello scolastico e non aveva affatto sfigurato. Nitta fece una smorfia al ricordo dell'ultimo incontro dell'anno precedente. Non pretendeva di essere infallibile. Sapeva di aver commesso più di un errore. Purtroppo, però, il più grave era stato decisivo nella sfida che assegnava il titolo nazionale.
Nitta fremeva nell'impazienza di tornare al Koshien ed avere una nuova occasione per riscattare il suo errore.
Due ball e tre strike. Secondo out.
La squadra del Meisei, contro cui il Sumi stava disputando quella partita, era arrivata ad un passo dal Koshien due anni prima. Dopo due anni si presentava nuovamente a disputare l'incontro che assegnava il titolo della prefettura contro il Sumi. Chiedeva il biglietto per il campionato nazionale che non aveva staccato al tempo.
Il Sumi aveva vinto con merito indiscutibilmente, ma sul risultato aveva pesato un'assenza importante ed improvvisa, quella del lanciatore. Il migliore che Nitta avesse mai incontrato.
Battuta facile per il prima base. Terzo out. Cambio.
Nitta si avviò verso la panchina. Dall'altra parte un giovane bruno dall'espressione serena e pacata si diresse verso il monte di lancio. Nitta lo guardò per l'ennesima volta. Katsuya Uesugi. L'asso del Meisei, il ragazzo che Nitta aveva scelto come rivale.
"Grazie" pensò Nitta "di essere tornato per confrontarti di nuovo con me."
Uesugi iniziò la sua serie di lanci con due ball, poi azzeccò altrettanti strike. Ancora un ball.
"Ci sono voluti due anni" pensò Nitta "per farti riprendere dall'incidente in cui hai rischiato di rimanere paralizzato. Due anni e questa è la tua prima partita da allora."
Il battitore annullò un lancio, poi ci fu il quarto ball. Avanzò verso la prima base.
"Stai prendendo le misure all'arbitro" pensò Nitta "stai provando la velocità dei tuoi lanci." I suoi occhi luccicarono "Vuoi essere pronto, perché questo stesso inning finalmente saremo faccia a faccia."
Il secondo battitore subì due strike, poi tentò una maldestra smorzata. La palla sgusciò sul guantone del prima base del Meisei. Un errore. Il Sumi aveva corridori nelle prime due basi.
Nitta si alzò e raggiunse la posizione del battitore in attesa. Iniziò a scaldarsi facendo girare la mazza.
Udì l'inconfondibile suono della palla ribattuta e le crescenti urla del pubblico. Un giocatore del Meisei tentò invano di afferrare la palla che rimbalzò sotto le sue gambe. Una base per ball, due errori, nessun eliminato, basi piene.
Nitta si avviò verso il box di battuta. Uesugi e il ricevitore, Kotaro Matsudaira, stavano confortando i compagni di squadra. Tese le braccia e battè leggeri colpi sulla casa base. Alzò lo sguardo ed incrociò quello di Uesugi. Sereno, disteso, determinato.
Strike. La palla era volata al limite della zona valida. Nitta sorrise.
"Sono passati due anni. Ha recuperato da un incidente molto grave. Il suo talento non è diminuito." pensò. Una curva. Ball. Nitta sorrise più ampiamente, la traiettoria della palla non lo aveva indotto a girare a vuoto. Difficilmente faceva quel genere di errori.
"Questa è la sfida che volevo." pensò Nitta.
Un'altra palla difficile, secondo ball. Nitta intercettò i segnali che gli giungevano dalla panchina. Si tolse il casco, asciugo il sudore, guardò di nuovo il segnale, annuì. Cambiò presa sulla mazza. Attese.
Uesugi aggrottò le ciglia.
"Ha già capito" pensò Nitta "sa che cercherò la volata."
Secondo strike. Nitta spostò un piede verso l'esterno.
Quinto lancio. Girò la mazza. La palla volò alto. Lasciò la mazza e si mosse stancamente verso la prima base, mentre il primo battitore segnava il punto.
Il centrale esterno del Meisei non dovette nemmeno spostarsi. La palla finì dritta sul guantone. Nitta era stato eliminato.
"Io fuori, ma un punto a casa." pensò Nitta cercando lo sguardo di Uesugi "Per prima cosa il Koshien, poi ti batterò una valida."
Il Sumi aveva ancora corridori in seconda e terza base. Nitta raggiunse la panchina e si tolse il casco. Il quinto battitore del Sumi era nel box. Il conto era di uno strike e un ball. L'allenatore ripeté il segnale. Un altro lancio fu battuto lontano, più spostato a destra rispetto a Nitta, di nuovo sul guantone dell'esterno centro.
Ma un altro compagno era arrivato a casa base. Poi Uesugi fece tre strike di fila.
Due a zero. Nessuna valida ancora.
Nitta infilò il cappello e si avviò di nuovo verso la terza.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secondo inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Secondo inning

Masumi Hirose era un ragazzo alto e snello, i cui occhi scuri avevano un marcato taglio a mandorla.
Strinse con forza l'impugnatura della mazza. Cercò di smettere di ripetersi mentalmente che la squadra era sotto di due punti. Il fatto che ora i tre battitori migliori del Meisei sarebbero stati chiamati in successione dall'arbitro non lo confortava affatto. Specie perché era lui uno di quei tre.
O almeno quello era il ruolo assegnatogli dall'allenatore.
Il quarto battitore non poteva essere che Kotaro Matsudaira, in grado di effettuare le battute più potenti. Il quinto era il lanciatore, Katsuya Uesugi, che sapeva leggere con bravura i lanci del suo avversario. Hirose era il numero sei nell'ordine di battuta dall'inizio del torneo, ma aveva pensato che in quella finale avrebbe dovuto cedere il posto ad un altro.
Katsuya Uesugi era alla sua prima partita da due anni a questa parte e il ruolo di quinto battitore e di lanciatore era stato fino ad allora coperto da un'altro dei suoi senpai, l'esterno centro, il gemello di Uesugi, Tatsuya.
Tatsuya era tanto somigliante al fratello, che i due potevano essere facilmente scambiati l'uno per l'altro. Ma Tatsuya aveva raramente le medesime espressioni di Katsuya. Il suo sguardo deciso più che sereno sembrava minaccioso o collerico. I suoi atteggiamenti e le sue parole poco controllati.
Katsuya emanava compostezza ed eleganza dal monte di lancio, Tatsuya una incontenibile energia.
Kotaro respinse la seconda palla che volò alta verso il cielo, appena un poco troppo alta. L'esterno sinistro ne indovinò la traiettoria e con una corsa ed un salto la raggiunse.
Katsuya era già pronto al suo turno di battuta, ma prima di dirigersi verso casa base lanciò uno sguardo con intenzione verso la panchina. Suo fratello era seduto lì ma i loro occhi non si incontrarono. Entrambi stavano guardando l'allenatore e sembravano attendere consigli. Invano.
L'orco, come lo chiamava tutta la squadra, aveva imposto alla squadra negli ultimi mesi una serie forsennata di allenamenti e non si era nemmeno fatto scrupolo di usare la violenza contro di loro per spronarli a correre, lanciare e battere fino alo sfinimento.
La squadra avrebbe potuto ribellarsi, denunciarlo ed essere certa di perderlo, trovandosi così nell'impossibilità di giocare per il Koshien. Lui, l'orco, Eijiro Kashiwaba su di questo aveva fatto conto.
Hirose, come i due Uesugi, o Matsudaira, Kubota, Maruyama, Nagao, Nakajima, Kudo non avevano smesso di desiderare di giocare contro i migliori della nazione. Nonostante tutto. Nonostante l'orco si limitasse a restare in panchina a guardare come uno spettatore, limitandosi ad imporre la sua volontà, o i suoi capricci, nel definire la formazione.
La quarta palla volò tra la prima e la seconda base. La prima valida della partita. Katsuya corse veloce e superò la prima base. Si tuffò per conquistare la seconda e vi giunse con netto anticipo sul recupero del difensore.
Hirose si concentrò interamente sulla partita. Il lanciatore Tsukuda parlottava ancora con Akio Nitta, vicino alla terza base. Nitta gli pose una mano sulla spalla e anuì.
Hirose ebbe la sensazione che il campione del Sumi incoraggiasse il lanciatore ricordandogli che aveva già affrontato i battitori che potevano creare le maggiori difficoltà. respinse la tentazione di trovarsi d'accordo con lui.
"Non sono Kotaro e nemmeno Katsuya. Forse anche il livello di Tatsuya è superiore al mio." si disse "ma tu, caro Tsukuda, non farai sempre lanci perfetti ed io sarò pronto appena si presenterà l'occasione."
Hirose subì uno strike preciso e potente e si sforzò di non pensare agli altri due turni di battuta che lo attendevano con il lanciatore più stanco. Non era il momento. Non ancora.
Secondo strike. Una palla curva che forse sarebbe finita in ball lo aveva ingannato ed aveva girato la mazza.
"Calmo!" si sollevò dalla posizione di battuta per asciugarsi la fronte che trovò secca.
Tornò in posizione e assistette impotente al volo della palla sul guantone del ricevitore. Tre lanci quasi perfetti di fila. Hirose si disse che non poteva lanciare sempre così.
Infatti Kubota, che lanciava dopo di lui, finì in prima base dopo quattro ball. Ma anche Nagao, fu eliminato.
Hirose si incamminò verso la prima base, la sua posizione in difesa. Guardò verso la panchina. Tatsuya Uesugi era spesso ostile all'orco e non nascondeva la sua insofferenza, Katsuya invece difficilmente esprimeva apertamente il suo punti di vista, pur condividendo spesso le motivazioni del fratello.
Per questo Hirose sgranò gli occhi nel vedere proprio Tatsuya attendere sull'attenti guardando l'allenatore, come ad aspettare un incoraggiamento che invece non venne. Qualcosa stava succedendo. Hirose distolse l'attenzione dal match e lasciò che il suo sguardo vagasse sugli spalti mentre i compagni completavano il cammino, più lungo, verso le loro posizioni.
Continue urla di tifosi, decine di striscioni al vento, studentesse che si improvvisavano cheerleaders.
Tutto diceva che quella partita non era come le altre. Valeva il Koshien. Valeva il primo posto nella prefettura. Era l'occasione per chi avesse fatto parte della squadra vincente per entrare tra i numeri uno. Non solo per il lanciatore o per l'autore di un home-run. Anche per un sesto battitore che giocava in prima base. Anche per un esterno centro che, forse con un pizzico di amarezza, aveva ceduto il posto di lanciatore. Anche per un orco di allenatore.
Forse era di questo che si stavano lentamente rendendo conto Tatsuya Uesugi e l'allenatore Kashiwaba. Katsuya Uesugi era perfetto nel suo ruolo in quel momento. Pochi segnali di intesa con Kotaro e undici lanci. Tre eliminati per strike out. Kubota tornò a sedersi in panchina. Quello era il momento di guardare con attenzione Tsukuda. Doveva tornare in battuta almeno altre due volte.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terzo inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Terzo inning

Minami Asakura sedeva sugli spalti dello stadio. Era una ragazza dai lineamenti delicati, con capelli castani sciolti sulle spalle e due vivaci occhi nocciola che lasciavano intendere pienamente i sentimenti che affioravano dal suo animo. Il suo corpo, agile ed atletico, non mancava tuttavia di gradevoli curve.
Il Sumi stava tornando in campo disponendosi in difesa per la terza volta. Grazie ai lanci di Tsukuda, Minami doveva riconoscerlo, stava conducendo la partita con merito.
Ma due punti possono essere recuperati in un solo turno di battuta e Minami era certa che il Meisei avrebbe dato fondo alle sue risorse per raggiungere quel sogno sfuggito per un soffio e per una fatalità due anni prima.
Un sogno che, prima di ogni cosa, era il suo sogno.
Lei, anni prima aveva chiesto a Katsuya Uesugi di portarla al Koshien e Katsuya sin da allora si era allenato per accontentarla. Già prima del liceo era un riconosciuto lanciatore di talento e la sua presenza aveva spronato tutta la scuola a dare il meglio, nella certezza che il loro lanciatore poteva rendere possibile ogni obiettivo.
Poi Katsuya aveva avuto quel grave incidente e il suo sogno era divenuto l'obiettivo di Tatsuya.
Tatsyua e Katsuya per Minami erano sempre stati semplimente Tacchan e Kacchan.
Vicini di casa, avevano condiviso da bambini lo spazio per i giochi comuni. Più grandicelli, avevano vissuto insieme i giorni e le difficoltà dello studio.
Di Kacchan conosceva la serietà e la dedizione e sapeva che riusciva senza indugio a dare fondo alle sue energie, sia per lo studio che per il baseball. A Kacchan si poteva chiedere di diventare il numero uno dei lanciatori della prefettura perché fissandosi obiettivi ambiziosi riusciva a dare il meglio di sé. Minami condivideva la gioia di Kacchan per ogni obiettivo che l'amico raggiungeva e non poteva non rammaricarsi nel conoscere benissimo che l'obiettivo che gli premeva di più era del tutto irraggiungibile.
Di Tacchan sapeva che era speciale. Molto al di la di quanto gli piacesse mostrare agli altri.
Era il suo modo di essere protettivo, quello di lasciare spazio a chi aveva accanto. Minami lo aveva capito da molto tempo e gli voleva bene per questo. Tacchan non avrebbe mai preteso che qualcuno fosse di più di quello che era.
Ma si era fatto avanti due volte quando Minami ne aveva avuto bisogno.
Si era fatto avanti dopo l'incidente, per realizzare il sogno di vedere Kacchan al Koshien.
Si era fatto avanti, mentre Katsuya era un osannato campione e lui uno svogliato studente, deciso a competere con il fratello per il cuore di Minami, perché era questo che la ragazza voleva.
Chi lo conosceva bene non si stupiva quando Tacchan esprimeva pienamente tutte lo potenzialità, per Minami non era stato difficile offrirsi in prima persona quando un errore del ragazzo avrebbe potuto causarle seri danni.
....
Tacchan aveva da poco preso il posto di Kacchan come lanciatore negli allenamenti della squadra, allenandosi con Kotaro. Aveva lanciato assai spesso non solo fuori dal guantone, ma anche piuttosto lontano dalla sagoma del ricevitore. Non c'era da stupirsi troppo che nessuno volesse tentare di battere uno dei suoi potenti lanci.
Minami aveva indosso le protezioni di un'uniforme di rugby, ma era lì pronta a respingere la palla. Tatsuya lanciò la prima palla e fece uno strike.
Seduto su una sedia a rotelle, Katsuya si stava facendo spingere verso il fratello da un ragazzo decisamente alto, con capelli scuri ed un paio di occhiali.
"Ciao Kacchan" disse Tatsuya "Ciao capitano."
"Katsuya mi ha chiesto di vedere da più vicino" spiegò il ragazzo "non ti dispiace, spero."
Tatsuya alzò le spalle. "Non c'è problema."
Lo sguardo di Katsuya era stranamente severo.
Tasuya lanciò ancora. La mazza impattò con forza e la palla schizzò via in alto.
"Non stai lanciando con tutta la tua forza!" lo rimproverò Minami "Se vuoi diventare un vero asso devi lanciare al meglio, senza scrupoli per il tuo avversario. Chiunque esso sia!"
Kotaro si era alzato e faceva con le mani ampi cenni a Minami di calmarsi. Ma Minami non aveva intenzione di calmarsi, sentiva che Tacchan aveva bisogno ancora di una scossa prima di prendere sulle spalle il peso della sua scelta.
Vide Katsuya sussurrare qualcosa all'orecchio del capitano del club. L'altro si chinò in un punto poco distante dalla sedia che spingeva e raccolse qualcosa per porgerlo a Katsuya. Lo sguardo di Tatsuya era rimasto fisso su Minami e Kotaro, attonito ed indeciso.
"Tacchan" chiamò Katsuya.
Il ragazzo si girò e prese al volo un oggetto che volava dritto verso di lui, una palla da baseball.
"Tacchan" ripeté Katsuya "portaci al Koshien."
Tatsuya soppesò la palla nella sua mano. Minami e Kotaro si misero nuovamente in pozione. Il lancio fu potente e passò giusto sopra il centro della casa base.
....
Kacchan si era fatto avanti due volte nel corso di pochi mesi. Minami in cuor suo sapeva che Tatsuya non aveva dimenticato la sua competizione con Katsuya. Ma, aveva confidato una volta alla ragazza, per lasciar maturare i propri sentimenti c'era tempo. Per il Koshien quello era l'ultimo anno.
Quella partita la partita decisiva.
Le due squadre si erano alternate alla battuta senza che un battitore arrivasse in base. Tsukuda e Katsuya avevano annullato i loro rispettivi avversari. Un inning in meno per recuperare, ma la stessa determinazione di realizzare quel lontano sogno.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarto inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Quarto inning

Kotaro Matsudaira era un ragazzo robusto, poco veloce ma dal braccio forte. La sua corporatura gli consentiva di coprire alla perfezione il ruolo di ricevitore. Aveva un temperamento gioviale e solo in alcune occasioni l'espressione del suo viso si induriva mostrando la sua determinazione.
Una determinazione che era palese nel suo volto nel momento in cui avanzava verso l'area in cui si sarebbe scaldato per il suo turno di battuta. Frattanto era Tatsuya Uesugi a dirigersi verso la casa base, agitando il braccio che impugnava la mazza.
Kotaro osservò per un istante la figura del ragazzo che si allontanava. I suoi primi allenamenti con Tatsuya erano un'altra delle circostanze in cui il volto di Kotaro aveva dimostrato la più ferrea determinazione.
Kotaro aveva giocato per anni come ricevitore per i lanci di Katsuya e non aveva mai dato peso all'esistenza del suo gemello, ben lungi dall'impegnarsi con profitto nelle attività di un qualsiasi club ed invece primo a commentare le grazie delle ragazze nel corso degli allenamenti dei club femminili.
Poi Katsuya aveva avuto l'incidente, investito per salvare un bambino che sarebbe stato altrimenti travolto. Un medico aveva detto che era stato un miracolo che Katsuya non rimanesse ucciso. Invece aveva iniziato una lenta riabilitazione.
Due anni e un giorno da quell'incidente, era di nuovo in campo. Ma prima di allora il lanciatore del Meisei era stato Tatsuya.
La palla di Tsukuda volò in strike per la seconda volta. Kotaro immaginò che il suo turno sarebbe arrivato tra breve.
Kotaro aveva mostrato la massima severità nel seguire Tatsuya mentre imparava a controllare il suo lancio ed aveva dovuto presto riconoscere che Tatsuya aveva un enorme talento, sebbene senza la dedizione e la continuità del fratello, questo talento non era mai emerso.
Ci fu un lancio in ball.
Kotaro sapeva che Katsuya avrebbe potuto lanciare ai livelli di due anni prima e sapeva anche che Tatsuya a volte, discontinuamente, quei livelli li aveva toccati.
Il suono di una palla colpita in pieno calamitò il suo sguardo verso la casa base. Tatsuya stava gettando a terra la mazza e correva verso la prima. La palla volava veloce, oltre la seconda base, imprendibile per gli esterni.
Tatsuya superò la prima base. La palla rimbalzò contro la recinzione del campo. Tatsuya corse oltre la seconda. L'esterno centro del Sumi raccolse la palla e la passò al suo compagno della zona sinistra, che caricò il braccio per il passaggio alla terza base.
Tatsuya si tuffò, la palla finì nel guantone del difensore. L'arbitro lo chiamò salvo.
Kotaro sorrise. Lui era il quarto battitore. Una sua battuta, con la sua potenza, avrebbe significato un facile ritorno in casa base per Tatsuya. Ma lui sapeva di poter battere anche un fuori campo. Segnare due punti e pareggiare il conto della partita.
Tsukuda però era un difficile avversario. Infilò uno strike con un lancio velenoso che passò alto, al limite della zona valida. Poi Kotaro respinse un lancio in zona nulla.
Dopo un lancio ball, finalmente Kotaro respinse con forza la palla. Verso la terza base. Nitta si tuffò e riusci a trattenerla nel suo guantone. Il pubblico urlò acclamandolo. Kotaro fece una smorfia guardando verso il campione avversario e Nitta rispose con un sorriso di soddisfazione.
Poi si girò verso Tatsuya, ancora in terza base. Kotaro e Tatsuya non si risparmiavano critiche all'inizio, ma ora tra loro esisteva un crescente rispetto. Tatsuya annuì per approvare il tentativo di Kotaro: senza il prodigioso salvataggio di Nitta, avrebbe certamente segnato il punto.
Katsuya si avvicinò alla casa base per il suo turno di battuta. Si scambiò un'occhiata con il fratello.
Kotaro aveva visto più volte i due intendersi con solo uno sguardo, rapido, quasi casuale.
Il primo lancio fu ball. Poi Tatsuya partì prima ancora che Katsuya girasse la mazza. La palla fu respinta in campo interno, un'altra valida. Tatsuya segnò il punto e Katsuya si fermò in prima.
Tsukuda però non perse la calma e la concentrazione. Si tuffò con un prodigioso colpo di reni sulla palla battuta da Hirose e, quasi sdraiato a terra, lanciò in seconda eliminando anche Katsuya.
Kotaro indossò la maschera sul volto e si sedette per ricevere pochi lanci di riscaldamento con Katsuya. Kotaro li riceveva senza sforzo, tale era la loro precisione e l'abilità di Katsuya a far capire a Kotaro, e non al battitore, la traiettoria della palla. Con Tatsuya era diverso, era lui, Kotaro, a dirigere il suo poderoso lancio. Tatsuya ne seguiva le indicazioni con crescente precisione.
Katsuya individuava con precisione i punti deboli del battitore, Tatsuya lo affrontava senza timore di concedergli il suo lancio preferito.
Ora però il battitore del Sumi non aveva punti deboli. Era di nuovo il turno di Nitta.
La palla fu respinta. Volò in alto. Volò molto lontano. Era un fuori campo. Una battuta valida che valeva il terzo punto del Sumi. Katsuya faceva cenni ai compagni per rassicurarli che era pronto per tornare a lanciare e per scusarsi di aver concesso un altro punto.
Anche Nitta, competando il giro attorno alle basi, guardava verso di lui. Quando tornò a casa base, Kotaro vide chiaramente il suo sguardo. Non sembrava del tutto compiaciuto.
"Non è il vero Katsuya quello a cui Nitta ha realizzato il fuoricampo." pensò Kotaro "Non sta ancora lanciando sempre al meglio delle sue possibilità. Nitta lo ha capito".
Il quarto battitore del Sumi tornò in panchina, sedette ad attendere. Kotaro immaginò che Nitta avrebbe atteso la restante parte dell’inning in quella posizione senza muovere un muscolo, con gli occhi fissi su Katsuya.
Okuma, prima base e quinto battitore del Sumi era un avversario di buon livello. Al suo attivo aveva un numero considerevole di fuori campo. Katsuya lo eliminò per strike out, reagendo al punto subito con la stessa freddezza di Tsukuda.
Dopo le due eliminazioni successive, Kotaro colse finalmente Nitta muoversi per raggiungere la terza base.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinto inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Quinto inning

Shouhei Harada era un ragazzo alto e muscoloso, decisamente più prestante dei suoi coetanei. I tratti del suo volto, molto marcati, rendevano il suo aspetto minaccioso piuttosto che gradevole.
Sedeva sugli spalti, mentre era in corso la partita di baseball che assegnava il posto al Koshien per la migliore squadra della prefettura.
Per Harada il baseball era sempre stato uno spettacolo a cui assistere piuttosto che una attività a cui dedicarsi, il suo carattere determinato ma solitario lo aveva portato a primeggiare in una disciplina ove ci si confrontava uno contro uno. Era infatti il capitano della squadra di pugilato del Meisei.
Qualche anno prima era noto prima di ogni cosa per la sua fama di bullo prevaricatore, fama meritata per qualche favore ottenuto da persone che avevano preferito non correre nemmeno il rischio di contrariarlo e per le numerose risse in cui era coinvolto.
Evitare le risse in realtà non era solo questione della sua volontà, dal momento che diversi teppisti prendevano spesso il suo solo aspetto come una provocazione. Con il tempo i vari provocatori avevano accettato il fatto che Harada era ampiamente in grado di liberarsi di loro e lui, iscrivendosi al club di pugilato, aveva trovato un luogo dove passare il tempo senza causare sfide, a parte quelle che avvenivano sul ring.
Ma prima di questo aveva conosciuto Minami Asakura.
Minami aveva saputo vedere in lui, in alcuni suoi atteggiamenti, una persona che sapeva esprimere premura, una persona a cui ci si poteva affezionare e aveva sinceramente sperato nell'autenticità e nella profondità dell'interesse che si era destato in una ragazza per lui.
Era la capacità che rendeva speciale Minami, quella di accorgersi del valore delle persone.
Minami sembrava l'unica ad essersi accorta pienamente delle qualità di Tatsuya.
E si era anche accorta che Tatsuya era il ragazzo di cui si sarebbe saputa innamorare.
Ma Tatsuya, anche se Minami lasciava trapelare i suoi sentimenti, non mostrava il suo desiderio di condividerli. Per timidezza, ma prima ancora per causa di Katsuya. Tatsuya conosceva bene i sentimenti di Katsuya per Minami, che andavano al di là di una semplice amicizia.
Harada sapeva che Tatsuya, due anni prima, non aveva desiderio di misurarsi con il fratello, nemmeno per la ragazza che amava. Ma non dubitava che quel momento sarebbe venuto. Aveva spronato Tatsuya ad iscriversi con lui al club di pugilato e lì Tatsuya aveva imparato a misurarsi con un avversario. Harada non avrebbe saputo dire se poi avesse trovato la determinazione per rivaleggiare con il fratello.
In quel momento, dopo tre eliminati, Katsuya tornava sul monte di lancio, Tatsuya nella posizione assai meno ambita di esterno centro.
In quegli ultimi due anni i rapporti tra i due fratelli e la ragazza erano rimasti come sospesi. Tatsuya aveva preso il posto in squadra di Katsuya. Minami aveva progressivamente abbandonato i suoi compiti di manager della squadra del Meisei per dedicarsi, con grande successo, alla ginnastica. Katsuya aveva attraversato un lungo periodo di riabilitazione prima di riprendere gli allenamenti.
Minami da un certo punto di vista si era allontanata da Tatsuya, aveva impedito al suo cuore di manifestare ancora i suoi sentimenti.
Harada credeva di capire che la ragazza stava chiedendo a Tatsuya di sostituire Katsuya finché fosse necessario, di portarlo al Koshien come avrebbe meritato e voluto. Si era chiesto se l'incidente e i due anni che erano seguiti avessero cambiato i sentimenti di Minami e Tatsuya. Di certo, Harada aveva dovuto ammettere con se stesso di avere un debole per la ragazza e si era domandato se un giorno avrebbe avuto la possibilità di farsi avanti.
Nel frattempo Tatsuya non era più ritenuto uno studente con poche qualità. Salendo sul monte di lancio, con i risultati che il Meisei aveva ottenuto, era diventato un oggetto di ammirazione per molte ragazze. La nuova manager del Meisei, Yuka, era una ragazza decisamente attraente e non faceva mistero della sua predilezione per Tatsuya.
Katsuya, nonostante la sua forza di volontà sembrasse spingerlo sempre avanti, inseguiva il suo pieno recupero a prezzo di sofferenze e sacrifici. Forse Minami avrebbe atteso di manifestare il suo interesse a Tatsuya finché Katsuya non fosse stato più forte. Forse Tatsuya si sarebbe stancato di aspettare.
Harada aveva chiesto a sua sorella un'opinione su come potesse svilupparsi la situazione, ma la ragazza non aveva fatto altro che confermare i suoi timori. Minami non è una sciocca. Minami sa che la felicità di una persona non può dipendere da quella delle altre.
Sa che l'unica persona che possiamo rendere pienamente felici siamo noi stessi. Per quanto sia vero che la vicinanza della persona amata può sostenere, per quanto sia vero che l'impegno nei confronti di una persona può sorreggerla.
Per due anni i sentimenti di Minami, Tatsuya e Katsuya erano rimasti sospesi.
L'incidente aveva creato una situazione di stallo in un percorso che comunque aveva una precisa direzione. Nessuno, da vivo o da morto, ha il potere di cambiare quello che un cuore custodisce.
Ed ora, dopo questa partita, l'ultima possibilità di raggiungere il Koshien, i sentimenti stavano per rivelarsi. Per l'ultima volta, Harada era seduto accanto ad una Minami cui il destino non aveva permesso di esprimere il suo amore. Era l'ultimo giorno accanto a lei prima che lei fosse di qualcun altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sesto inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Sesto inning

Tacchan fissò il tabellone del punteggio. Nessuna valida nell'ultimo inning. Tre a uno per il Sumi. L'allenatore, con lo sguardo perso nel vuoto, come se la partita non lo riguardasse, teneva le gambe accavallate e ne dondolava una pigramente. Kudo aveva già subito due strike.
Kacchan lanciava pigramente la palla contro il proprio guantone, scambiandosi occhiate e sorrisi di incoraggiamento con Kotaro. Tatsuya si alzò e raccolse la mazza.
"Dacci dentro Tacchan" lo incoraggiò Katsuya con un sereno sorriso.
L'allenatore fece una risatina.
"E questo che cosa vuol dire?" chiese Tatsuya.
L'uomo continuò a non guardarlo direttamente.
"Che una volta scesi dal palcoscenico, le parole contano poco. Hai conservato a lungo un posto che non era il tuo, perché a qualcuno era impedito occuparlo. Adesso, che tu lo voglia o no, l'asso della squadra, il perno della difesa, non sei tu. Il Koshien non sarà comunque una tua conquista."
Kudo subì il terzo strike.
Tatsuya si allacciò una scarpa. Nelle sue orecchie distingueva come se fosse presente la voce di Minami che chiedeva "Portami al Koshien."
"Un sogno non è solo di chi lo realizza." replicò "E so che Kacchan sarebbe dalla mia parte, qui come altrove, che io sia sul monte di lancio al suo posto, alla battuta o nel campo esterno."
Si allontanò dalla panchina per il riscaldamento. Maruyama fece una smorzata che rotolò verso l'uomo in prima base.
Tacchan arrivò alla casa base per fronteggiare Tsukuda. Lasciò il primo lanciò in ball.
Poi respinse la palla. Dritta in mezzo alle basi. Fu solo sfiorata dal guantone di uno dei difensori.
Tatsyua corse. Il caldo era aumentato con il trascorrere del tempo. Sentiva il sudore appiccicargli i capelli, il terreno che calpestava sbuffava asfissianti nuvole di polvere. Prese fiato raggiungendo la seconda base. Si fermò.
Kotaro era alla battuta. Un'altra buona occasione. Tacchan scorse l'espressione determinata che si era abituato a vedere nel ricevitore nei momenti in cui dava il meglio di sé. Fece pochi passi verso la terza base. Lì c'era Nitta. I due ragazzi si incontrarono con lo sguardo.
"Cosa penserà di me, Nitta?" si chiese Tacchan "Sono due anni che desidera la sfida con Katsuya e mesi che vuole il biglietto per tornare al Koshien. Ci siamo affrontati in amichevole e mi ha battuto un home-run, poi però ho realizzato nove eliminazioni consecutive compresa la sua. È il miglior battitore della prefettura e so che si è allenato in attesa di Kacchan, ma pronto anche a scontrarsi contro di me."
Sorrise al pensiero.
"Il nostro prossimo scontro dovrà aspettare. Intanto gli farò sudare il biglietto per il Koshien."
Respirò forte. Sentiva vicino il momento di correre verso Nitta, per anticiparlo in terza base. Si sbagliava. La palla volò altissima. Kotaro sgranò gli occhi. La potenza della battuta aveva colto anch'egli un po' sorpreso. Fuori campo. Tutti i corridori a casa base. Due punti. Pareggio.
Il battitore successivo era Katsuya. Con la mazza quasi in verticale, studiava con attenzione i movimenti di Tsukuda. Il conto arrivò ad uno strike e due ball, poi Katsuya batté.
Una palla corta, per una corsa in prima base. Tsukuda fu bravo a recuperare e ad eliminare l'avversario.
Il Sumi tornava in attacco. Aveva subito il pareggio, ma presentava di nuovo in battuta Akio Nitta.
"Come ha fatto Kacchan a farsi eliminare in questo modo?" sussurrò Tatsuya.
"Veramente sei preoccupato? O stai sperando che non riesca più a giocare." lo canzonò l'allenatore.
"Katsuya avrebbe potuto cercare la valida e non una smorzata, visto che non c'erano corridori. Le è sfuggito per caso?"
Di nuovo Tatsuya constatò che gli occhi dell'allenatore non erano rivolti verso il campo. Katsuya era pronto sul monte di lancio. Il secondo battitore dello schieramento del Meisei pronto a rispondere ai suoi lanci. Tacchan non aveva subito una valida dopo il fuoricampo di Nitta e, tranne una battuta dritta per la seconda base l'inning precedente, aveva realizzato tutte eliminazioni per strike out.
"Ipotizzando che lei faccia l'allenatore" insisté Tatsuya "cosa avrebbe suggerito?"
"Pensi che mi interessi?"
"Io non credo che lei abbia voluto solo tormentarci. Magari buttarci giù dal palcoscenico, mostrarci che non valiamo quando crediamo, che anteponiamo il nostro orgoglio ed amor proprio alla volontà di dare il massimo. Come forse succedeva quando giocava lei."
Tatsuya fece una pausa.
Il secondo nell'ordine di battuta del Sumi fece schizzare la palla in alto e Kotaro si alzò a prenderla al volo.
"Se ne accorto, vero? Siamo ad un passo dal Koshien. Vincendo, possiamo dire di essere i migliori. Senza dubbio alcuno, migliori del club del Meisei di un non lontano passato. Vuole essere tra di noi? È il momento di salirci su quel palcoscenico"
"Tuo fratello mi ha supplicato di farlo giocare al tuo posto. Lo sai questo?"
"Non ci credo."
"E come potresti? Lo sai che cosa mi ha detto, invece, poco fa?"
"Cosa?"
"Di non confondervi con altre persone. Che ci sono fratelli che si sostengono e si appartengono, che nessuno di voi due può essere completamente felice nel dolore dell'altro e viceversa. Patetico."
Tatsuya non commentò. Il terzo battitore del Sumi subì lo strike out.
"Siete degli sciocchi." concluse Kashiwaba "E non imparate nulla. Kudo tiene sempre le spalle troppo avanti e Maruyama deve lasciare le curve sulla sinistra. Non so nemmeno come faccio a ricordarmi queste cose."
"Perché ama il baseball."
Nitta era di fronte a Katsuya. Il lanciatore caricò un lancio potente, teso, che finì dritto in ball.
Tatsuya trovò lo sguardo del fratello, sereno e determinato, ma con una preoccupante ombra di inquietudine
La seconda palla fu una splendida curva. Nitta la lasciò finire in strike impotente.
Katsuya ansimava. Tatsuya credette di sentire anche lui il sole a picco sul monte di lancio, l'odore e il sapore della polvere.
Un altro lancio, Nitta lo deviò annullandolo. Secondo strike.
Nell'aria ferma, il pubblico era divenuto completamente silenzioso. Tutti i gesti dei due rivali sembravano avvenire al rallentatore. Altri tre lanci Nitta ne annullò due e fece segnare un ball.
"Kacchan è al massimo" pensò Tatsuya "sta lanciando alla perfezione."
Katsuya si piegò caricando li lancio, una posa perfetta. Elegante, efficace, inesorabile. Il terzo strike. La nona eliminazione di fila.
Per dieci secondi buoni, Nitta e Katsuya si guardarono fissi negli occhi. Poi il battitore chinò la testa e uscì dal campo.
"Dovrai dargli la rivincita Kacchan." gli disse sorridendo Tatsuya, appena il fratello giunse in panchina "Tornerà alla battuta prima della fine."
"No Tacchan, non ce la faccio" replicò Katsuya "il polso mi fa un male terribile. Non lancerò un altro inning."
L'allenatore Kashiwaba si girò in direzione di Katsuya.
"Deve restituire a mio fratello il suo posto al centro del palcoscenico."

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Settimo inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Settimo inning

Takashi Ikeda era un ragazzo tarchiato e con qualche chilo di troppo, il cui volto tondo rifletteva facilmente i suoi pensieri e le sue emozioni. Era sbalordito. Tatsuya Uesugi lo stava invitando ad andare in campo.
"Alla prossima difesa" gli disse con un sorriso sereno che fu interrotto per un istante da un'ombra, una smorfia di dolore.
Ikeda guardò l'orco, cioé l'allenatore della squadra. Non sembrava rivolgere il suo sguardo alla partita, ma colse un commento a proposito degli errori che stavano commettendo i suoi compagni in attacco. C'era già un eliminato.
Ikeda aveva iniziato a giocare a baseball due anni prima, più per migliorare la sua forma fisica che per una bruciante passione del gioco. Però si era distinto. Non per la forza e precisione delle sue battute, né tantomeno per la rapidità della sua corsa.
Era stata la sua resistenza al caldo a farlo emergere e la sua capacità di rimanere concentrato a lungo. Piccole virtù che dimostravano la loro utilità nella difesa del campo esterno, dove il gioco arrivava raramente ma dove una buona presa poteva significare una eliminazione decisiva.
Aveva lavorato soprattutto sui lanci. La sua muscolatura gli consentiva passaggi potenti che erano divenuti con il tempo sempre più precisi. Lanci che arrivando sulle basi erano preziosi per interrompere le azioni di attacco.
Era stato schierato in squadra per la semifinale, sapendo che il ritorno di Katsuya avrebbe però significato un avvicendamento nei ruoli e la sua presenza solo come riserva.
"Tutto a posto?" gli sorrise Katsuya "Sei l'esterno destro, come al solito. Hai Kudo accanto a te ed ovviamente lancia Tatsuya." Notò l'espressione dubbiosa sul volto del compagno "Ho sforzato troppo il polso questi giorni e durante la partita... per fortuna abbiamo Tacchan e siamo pari con tre inning da giocare. Segnamo un punto e andiamo al Koshien. Sei d'accordo?"
Ikeda annuì mentre il seconda base Kubota veniva eliminato e Nagao andava a prendere posto in battuta. L'allenatore Kashiwaba stava disegnando una traiettoria con un dito mentre Tatsuya Uesugi lo guardava.
Ikeda effettuò alcuni esericizi di riscaldamento. Il pensiero che Tatsuya Uesugi e l'allenatore si scambiassero opinioni sulla partita lo disorientava. Certamente il primo giorno dell'orco come allenatore non avrebbe fatto presagire nulla di simile.
....
La squadra aveva trascorso quindici o venti minuti in esercizi sui giri di mazza. Ikeda aveva abbassato le braccia e stava pensando di andare a dissetarsi. Purtroppo ebbe modo di accorgersi che l'orco non la pensava allo stesso modo.
Ikeda sentì il peso della shinai* che l'allenatore portava con sé abbattersi con violenza su di lui. Il dolore riempì tutto il suo corpo. L'allenatore stava richiamando anche i suoi compagni.
"Io solo vi dico quando e se dovete fermarvi!"
Tatsuya Uesugi si era allontanato dal gruppo e provocatoriamente sdraiato in modo che l'allenatore lo vedesse chiaramente.
Ikeda attese con timore la reazione dell'allenatore. L'orco si diresse verso Tatsuya e piantò la shinai ad un metro di distanza dal ragazzo.
"Alzati" gli intimò "Se non sei d'accordo con i miei sistemi puoi lasciare la squadra."
"Non avete un lanciatore" osservò l'altro di rimando "non potete lasciare che io me ne vada."
L'allenatore fece uno spiacevole sorriso.
"Dieci giri di campo, duecento lanci e seicento giri di mazza. Oppure sei fuori dal club. Hai deciso di giocare a baseball senza una squadra?"
Tatsuya rimase interdetto. Un altro ragazzo di avvicinò lentamente. Katsuya Uesugi non aveva indosso l'uniforme da baseball e si sosteneva con una stampella.
L'allenatore squadrò il secondo ragazzo. "E tu chi saresti?"
"Sono Katsuya Uesugi" spiegò l'altro "anche io faccio parte di questo club, anche se un incidente mi impedisce di partecipare agli allenamenti regolari. ma ho intenzione di restare in squadra, assieme a mio fratello."
"Con quella stampella non servi a nulla. Non ti terrò in squadra perché tu faccia da leccapiedi a tuo fratello."
"Io e Tacchan competiamo per il ruolo di primo lanciatore. Ho appena fatto l'ultima operazione alla gamba, tra poche settimane potrò usarla come prima."
"Se non riuscirai a recuperare in tempo per l'ultima partita lascerai il club. E se non mi sembrerà che tu ti stia dando da fare" l'allenatore indicò con la shinai la gamba fasciata di Katsuya "ti spezzo di nuovo la gamba."
Kotaro afferrò Tatsuya per un braccio e lo trascinò con lui per iniziare la corsa attorno al campo. Katsuya annuì.
....
Nagao fu eliminato, Ikeda si diresse a passi di corsa verso la parte più esterna del campo.
Tatsuya Uesugi stava lanciando a Kotaro. Ikeda sapeva che un battitore viene spesso disorientato dal cambio di lanciatore, ma sapeva anche che Tatsuya doveva entrare immediatamente in partita. Katsuya aveva dovuto abbandonare il campo dopo nove eliminati di fila ed il confronto con questo risultato poteva essere difficile per Tatsuya.
Il lanciatore fece due ball prima di indovinare uno strike ad Okuma, il pericoloso quinto battitore del Sumi. Poi Tatsuya centrò il secondo strike. Il suo lancio successivo fu ribattuto, ma finì in zona non valida. Infine ci fu lo strike out.
L'allenatore del Sumi fece un segno di incoraggiamento al battitore. Ikeda aveva avuto impressione che le traiettorie dei lanci erano state tutt'altro che impeccabili. Spero con tutto il cuore che la distanza lo avesse ingannato.
Sei lanci dopo, il suo animo era decisamente più alleggerito. I due successivi battitori avevano subito tre strike a testa. L'inning era finito. Con un sorriso amaro, ma gli occhi che esprimevano soddisfazione, Katsuya accolse il fratello che tornava in panchina.

* arma dei lottatori di kendo, una disciplina di combattimento giapponese con regole simili alla scherma.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ottavo inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Ottavo inning

Eijiro Kashiwaba era allenatore del Meisei come sostituto, in attesa che il titolare, l'allenatore Nishio, potesse riprendersi dai suoi problemi di salute. Era stato quest'ultimo a raccomandare il nome di Kashiwaba come suo sostituto.
Ma la sua indicazione doveva essere non per Eijiro Kashiwaba, ma per il fratello maggiore Eichiro. Eijiro Kashiwaba non era stato, a differenza del fratello, capitano, quarto battitore e lanciatore del club.
Anche lui, iniziato il liceo, si era iscritto al club di baseball per trovare solo una concorrenza spietata e l'ostilità dei suoi senpai. Il fratello avrebbe saputo cancellarequesta ostilità, ma non aveva mai voluto, nonostante Eijiro in precedenza era stato pronto a pagare le conseguenze di un errore non suo, per permettere al club di continuare a giocare per il Koshien.
Accompagnato da una pessima fama, Kashiwaba non aveva un lavoro fisso, non aveva amici ed aveva nel consumo di birra il suo principale sostegno. Aveva trascurato la sua salute al punto che la sua vista molto spesso si annebbiava e vaghe ombre si sostituivano ad immagini dai contorni definiti.
Aveva accettato il posto di allenatore al Meisei per vendetta. Aveva tentato di rivalersi per i torti subiti portando i ragazzi ad abbandonare il club, non aveva tenuto in minima considerazione il rischio di incidenti che avrebbero causato l'esclusione del club per motivi disciplinari.
Ma i ragazzi avevano dimostrato tempra al di là delle sue aspettative. Avevano continuato ad allenarsi.
Lui sapeva bene come allenarli, perché aveva veramente sempre amato il baseball ed aveva ancora quel talento per il gioco che non aveva potuto esprimere. Erano pronti ad essere guidati. E lui, a dispetto di tutte le sue dichiarazioni di disprezzo, a dispetto del fatto di essere lì per un malinteso, era lì per guidarli.
Non vedeva bene lo stadio, il pubblico era una macchia confusa di colore, il campo uno spazio di cui non intuiva le dimensioni. Ma quello che sentiva, quello che percepiva nelle voci era sufficiente. Quella era la finale della prefettura, la partita per il Koshien. L'opportunità che non aveva inseguito di dimostrare il suo vero valore, una opportuna che improvvisamente gli era caduta tra le mani.
"Nakajima" urlò "seconda e terza palla."
Nakajima stava andando verso la casa base. La sua bocca si spalancò per lo stupore, ma annuì con il capo. La prima palla volò in ball.
"Non è detto che funzioni" commentò Kashiwaba con Tatsuya che sedeva accanto a lui "è sempre questione di probabilità."
La seconda fu palla ribattuta in un nullo, ma dagli spalti si udirono comunque grida di stupore e incitamento. Kashiwaba finalmente guardava in direzione del campo, Tacchan accanto a lui cercava di seguirne lo sguardo.
Nakajima fece una valida in campo interno e raggiunse la seconda base. Kashiwaba vide due macchie di colore in prossimita della seconda base ed altrettante accanto alla terza. Capì che l'interbase si era avvicinato ad una delle due basi mentre Nakajima occupava l'altra. Allungò il collo. Doveva riuscire ad essere certo. Il corridore era arrivato certamente in seconda, ma poteva aver raggiunto addirittura la terza, molto, molto vicino al punto del vantaggio.
"Dove...?" cominciò Kashiwaba.
Tatsuya capì.
"Allenatore, lei... da quanto tempo non...?"
Kashiwaba lo prese per la giacca "È in terza?"
Tatsuya scosse la terza. "Si è fermato in seconda. Nitta era pronto a ricevere il passaggio."
"Kudo" comandò Kashiwaba "aspetta la terza palla." proseguì a voce più bassa verso Tatsuya "dovrebbe essere una curva a destra. Tu... raccontami che succede."
Tsukuda segnò uno strike e un ball. Poi lanciò la terza palla che Kudo respinse. L'interbase arrivò sul rimbalzo e passò subito alla terza base. Nitta a sua volta fece volare la palla verso la prima.
L'altezza del passaggio non fu un problema grazie alla stazza del prima base Okuma che si trovò la palla nel guantone mentre Kudo calpestava la prima base.
"Doppia eliminazione." descrisse Tatsuya "L'arbitro ha segnalato un out dubbio in prima."
Kashiwaba fece una smorfia.
"Maruyama" tuonò l'allenatore "il terzo lancio".
L'arbitro chiamo il primo strike sul lancio di Tsukuda. Al secondo lancio si udì l'impatto della mazza con la palla. Questa fece un'ampia parabola che terminò nel guantone dell'interbase.
"Ha provato la seconda" spiegò Tatsuya "non sembrava una curva. Tsukuda poteva aver sbagliato."
"Idiota. Meglio che tu non ci conti al tuo turno di battuta."
"Quando andrò in battuta nessuno le farà il commento" annunciò Tatsuya "non voglio che gli altri comincino a preoccuparsi per lei. Ora vado a lanciare."
"Bada tu a pensare solo a quello che fai, mentre sei sul monte di lancio." replicò Kashiwaba aspramente.
Kashiwaba non aveva mai chiarito l'equivoco per il quale era stato chiamato a dirigere la squadra del Meisei. Sospettava da tempo che i fratelli Uesugi e la ex-manager del Meisei, Minami Asakura, avessero scoperto l'errore commesso dal Preside. D'altronde aveva accettato l'incarico ponendo come condizione che il suo operato non venisse messo in discussione e il Preside l'aveva concesso a lui, in prima persona, non a suo fratello. Il Preside stesso non avrebbe potuto sostituirlo senza rimangiarsi la parola data, a meno che non tornasse il titolare.
Due giorni prima l'allenatore Nishio era stato in visita alla squadra. Aveva chiesto ad Eijiro Kashiwaba di guidare la squadra e lo aveva fatto chiamandolo con il suo vero nome. L'allenatore Nishio sapeva cosa significava essere alla partita che vale il Koshien, sulla panchina in cui era seduto ora Kashiwaba, lo sapeva dall'esperienza di due anni prima.
Aveva visto i risultati della squadra, aveva visto il gioco che i ragazzi erano in grado di mostrare, aveva rinunciato a vivere la qualificazione al Koshien per far ritrovare l'entusiasmo per il gioco ad un ragazzo di cui alcuni anni prima non aveva capito il talento.
Il suono della palla che sfrecciava nell'aria ed il tonfo che indicava la presa del guantone rendeva inutile perfino l'annuncio dell'arbitro. Tre eliminazioni per strike out.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Nono inning ***


Dopo nove inning
---------------------
Nono inning

Katsuya Uesugi si sedette al posto del fratello mentre Tatsuya andava ad effettuare il suo turno di battuta. Katsuya sorrise pensando alle straordinarie battute di Tacchan, che lo aveva messo in difficoltà prima ancora di iscriversi al club di baseball. Subì il primo strike.
Da due ani si allenavano insieme, alternandosi a lanciare e battere con l'aiuto di Kotaro, dopo gli allenamenti regolari, per quanto pesanti potessero essere. La seconda palla schizzò via sopra le basi fino al campo esterno. Tatsuya iniziò la corsa. Quando i difensori del Sumi raccolsero la palla aveva già superato la prima. Il caldo non accennava a diminuire, ma Tatsuya correva a dispetto di quanto fosse secca e polverosa l'aria. Superò la seconda base.
"Fino a casa base!" urlò qualcuno dalla panchina.
"È il lanciatore. Non deve stancarsi!" osservò Nagao.
"Figurati se quell'imbecille ci pensa." commentò l'allenatore con un sorriso amaro.
"Troverà le forze anche per lanciare." sentenziò Katsuya.
Tacchan superò la terza base. L'urlo dei tifosi divenne un potente ruggito, poi si trasformò in un grido di apprensione. Ma Tatsuya aveva visto che la palla era diretta già a casa base. Cambiò direzione di corsa, fece due passi e con un colpo di reni si lanciò accanto ai piedi di Nitta.
"Idiota" commentò Kashiwaba "Matsudaira, la prima palla. Ricordati che sei il quarto battitore."
Kotaro sembrava stranamente poco determinato. Tirò un gran respiro.
"Pensa al primo giorno al club del Meisei." gli consigliò Katsuya.
Kotaro sorrise. Aveva fatto una pessima figura finché Kacchan non lo aveva incoraggiato e lui aveva messo da parte tutte le sue insicurezze e la paura di sbagliare. Improvvisamente dal suo viso scomparve ogni traccia di esitazione. La sua battuta poteva valere il Koshien.
Ma l'allenatore del Sumi la pensava allo stesso modo. Tsukuda fu sommerso dai fischi. Il ricevitore si alzò in piedi. Il Sumi concedeva la base. Tatsuya guardò verso la panchina. Trovò lo sguardo di Katsuya, serio e severo.
"Non correre Tacchan" tentò di trasmettergli "abbia fiducia in tutta la squadra. Puoi fidarti."
Kotaro allungò la mazza e deviò la palla altra, ma in zona nulla. Il ricevitore si scostò ancora e infine il battitore si avviò alla prima per quattro ball. I tifosi del Meisei erano inferociti, quelli del Sumi ammutoliti. Tatsuya era rimasto fermo in base.
Tsukuda non perse il ritmo ed eliminò per strike out il battitore che sostituiva Katsuya, Ikeda.
"Aspetta una tesa." fu l'indicazione di Kashiwaba al battitore successivo.
Hirose si posizionò accanto al ricevitore avversario, attendendo i lanci senza muovere un muscolo. Lasciò i primi due lanci, due ball. Subì il primo strike senza distogliere lo sguardo da Tsukuda. Al terzo ball il lanciatore avversario si sciolse il braccio. Arrivò una tesa. Hirose la colpì. Una valida in campo interno.
Tatsuya arrivò a casa base. Importava poco che i difensori avevano recuperato rapidamente eliminando Kotaro in seconda. Importava poco che successivamente la bella battuta di Nagao finisse proprio sul guantone dell'esterno destro. Il Meisei era in vantaggio. I suoi tifosi gridavano "Ancora tre!" il numero di battitori da eliminare per chiudere la partita, per arrivare al Koshien.
Tatsuya si sollevò appoggiandosi alla panchina per dirigersi verso il monte di lancio, Kotaro andò a sincerarsi delle sue condizioni, l'allenatore gli ricordò che in ogni caso non gli era simpatico.
I tifosi urlavano. Ikeda impiegò diversi secondi a ritrovare la sua posizione, tutta la squadra fremeva, i loro gesti frenetici tradivano agitazione. Anche Kashiwaba era in piedi.
Katsuya rimaneva seduto. In silenzio.
"Perché" si domandava "tutta questa confusione? Non si sono accorti di quello che sta succedendo? Non vedono Tacchan sul monte di lancio davanti a Kotaro? Il tabellone del punteggio che segna quattro a tre per noi?"
Si massaggiò il polso ancora dolorante.
"Non lo sanno? Sono due anni che lancia e tuttora non hanno capito? Tacchan non può essere battuto da nessuno di questi tre battitori. Nessuno, anche se l'ultimo è Akio Nitta. Ho eliminato nove battitori di fila. Nove battitori del Sumi. Tutto l'attacco di una delle più forti squadre del Paese. Tacchan deve semplicemente fare lo stesso... e sei ne ha già eliminati... anzi in questo momento sette."
L'urlo dei tifosi divenne "Ancora due!!"
"L'ultimo anno delle medie, alla staffetta, Kacchan era dietro di me. Mi ha raggiunto. Mi ha superato. Non ha avuto bisogno di allenarsi, è riuscito comunque a passare davanti a me, a me che correvo con tutte le mie forze e che mi allenavo correndo dieci chilometri al giorno."
Un urlo più potente sottolineò la decisione dell'arbitro di assegnare un dubbio terzo ball. Il battitore aveva un solo strike.
"Siamo gemelli. Chi ci guarda non si accorge di alcuna differenza. Eppure c'è un talento inesauribile in Tacchan che io non ho. A dispetto della durezza di ogni mio allenamento. A dispetto della continuità di ogni mio sforzo. In soli due anni mi ha raggiunto ed appena sentirà di poterlo fare mi supererà."
Due strike di fila. "Ancora uno!!" urlava la folla. Quell'uno era Akio Nitta.
"Raggiungimi Tacchan." Pensò Katsuya "Fai vedere a Nitta che ho abbandonato la nostra sfida solo per lasciarlo scontrare con un avversario più che degno di lui."
Tatsuya si chinò ponendo le mani sulle ginocchia e fece un grosso respiro. Nitta con due ultimi giri di mazza raggiunse la posizione.
I lanci cominciarono. Nitta rinviò il primo annullandolo. Così fece con il secondo. Kacchan intravide un sorriso divertito sul volto di Nitta. Il battitore corresse la posizione di un piede e annuì a Tacchan invitandolo a lanciare.
L'aria era ferma. Lo stadio era ammutolito. Un altro nullo.
Il sole scottava. Gli spettatori grondavano di sudore. Lancio nullo.
Hirose strinse i pugni, Ikeda sentì le mani tremargli. Nullo.
Harada si voltò verso Minami, la vide pallida, incapace di distogliere lo sguardo della partita. Di nuovo nullo.
Kotaro face a Kashiwaba un segnale per rassicurarlo sulla resistenza di Tatsuya. Ancora nullo.
Tatsuya chiuse gli occhi. Nitta strinse la mazza. Katsuya capì.
"Sta pensando a Minami." Strike out. Nitta aveva girato a vuoto. Fine della partita.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Vittoria e sconfitta ***


Dopo nove inning
---------------------
Vittoria e sconfitta

Koshien. Il Meisei aveva guadagnato l'accesso alla fase nazionale del torneo di baseball studentesco. Due anni, un giorno e nove inning dopo l'incidente che aveva fatto sembrare quell'obiettivo irraggiungibile.
Un traguardo conseguito con merito e dopo lunghi faticosi giorni di allenamento. Grazie alla direzione dell'allenatore Kashiwaba, allo sforzo di tutti ed in particolare ai due lanciatori.
Katsuya e Tatsuya Uesugi erano riusciti entrambi ad eliminate in successione tutti e nove i battitori del Sumi, impresa in cui nessun altro lanciatore era riuscita quell'anno. Le domande dei giornalisti erano soprattutto per loro. Per loro i brindisi più sentiti e le congratulazioni più calorose.
Feste improvvisate e visite inattese si erano susseguite per ore fino al cuore della notte, fino a quando il silenzio era tanto completo da infrangersi con un respiro. Ebbri di emozioni prima ancora che di alcolici, gli ultimi ospiti avevano lasciato da tempo la casa degli Uesugi per saziarsi di sonno.
Ma non tutti dormivano.
Nella piccola casetta che aveva diviso con i due fratelli fino dall'infanzia, Minami attendeva, seduta al tavolo, sfogliando di tanto in tanto un libro che ricordava perfettamente. La sua certezza che presto sarebbe stata raggiunta trovò conferma quando a spezzare il silenzio della notte fu lo scatto della serratura della porta.
Era Katsuya.
"Ci sono riuscito. Andremo al Koshien." esordì.
Minami alzò gli occhi verso il ragazzo e lo salutò con un sorriso.
"Ci sono riuscito" ripeté "grazie all'aiuto di Tacchan."
Minami scosse il capo "Senza l'incidente, non avresti avuto bisogno di aiuto."
Katsuya sedette accanto a lei.
"Forse, come possiamo saperlo?" osservò "Ad ogni modo ha dimostrato di avermi raggiunto. Ha ottenuto i miei stessi risultati."
Minami tacque. Katsuya proseguì.
"Ovviamente siamo pari per quanto riguarda il baseball. Per l'altra nostra gara, invece, sono stato superato. E non credo di avere la capacità di continuare la sfida."
Minami aggrottò le sopracciglia.
"L'altra gara?"
"Essere abbastanza maturi e determinati perché la persona che amiamo possa fare affidamento su di noi. La gara a cui ho tenuto di più in questi anni."
Il cuore di Minami fece un salto.
"Kacchan è inutile che parliamo di questo adesso. Abbiamo tanti anni per decidere cosa fare del nostro futuro..."
"Puoi esserne certa? Già due anni fa avresti potuto trovarti a piangere la mia morte. Tu avresti pianto."
"Non voglio pensarci." disse Minami con un brivido.
"So che avresti pianto e penso che potresti piangere anche adesso, per quella parte di me che in un certo senso muore. Dimmi, Minami, io non mi sento di continuare la mia gara con Tacchan. Io credo di avere perso. Solo tu, se vuoi, puoi dirmi il contrario."
Katsuya aveva parlato con voce dolce e senza esitazione, solo alla fine tremava appena. Sorrideva, mentre un velo di amarezza gli copriva gli occhi.
Un nuovo silenzio riempì la stanza. Un silenzio che parlava in un linguaggio inudibile.
"Temevo questo momento" commentò Katsuya "e sento di essermi liberato di un peso che non riuscivo più a sostenere. Capisco che la fine di qualcosa non è la fine di tutto."
Calde, mute lacrime rigarono le guance di Minami. Il silenziò tornò, a sottolineare sentimenti che si forgiavano in una diversa forma.
Fu di nuovo lo scatto della serratura ad interromperlo. Era Tatsuya. Minami nascose le lacrime.
"Ciao Kacchan" disse Tatsuya "fai compagnia tu a Minami? Io sono stanco morto."
Senza attendere la riposta del fratello si alzò e lo raggiunse sulla porta.
"Voglio ringraziare tutti e due" disse. Si rivolse alla ragazza "A te, Minami, grazie per avermi indicato un sogno da realizzare, non saprò mai sdebitarmi." Fissò gli occhi del fratello. "A te, Tacchan, grazie per avermi aiutato a realizzarlo. Mi sdebiterò aiutandoti a realizzare il tuo prossimo obiettivo."
Passò a fianco del ragazzo ed uscì dalla porta.
"Kacchan" lo chiamò Tatsuya "Quale dovrebbe essere il mio prossimo obiettivo?"
Tatsuya fece uno dei suoi dolci sorrisi. "Vincere il Koshien." rispose.
Tatsuya accostò la porta.
"È fuori di sé" commentò "Non si può pensare che il Meisei vinca il Koshien."
Minami tacque. Tatsuya la guardò con una smorfia.
"Anche tu. Ti aspetto anche tu che io vinca il Koshien?"
La ragazza sorrise.
"Vuoi che te lo dica? Non hai paura di dover corrispondere alle mie aspettative?"
Tatsuya si avvicinò. Minami si alzò in piedi.
"Adesso il tuo sogno è che io e Kacchan vinciamo insieme il Koshien?"
"Sarebbe bello, sì" rispose Minami "ma non è quello il mio sogno."
"Questa volta è un sogno normale." continuò Tatsuya.
"Ti ricordi, vedo" disse Minami sgranando gli occhi "hai indovinato anche... di che cosa si tratta?"
"Potrebbe essere" rispose Tatsuya "il sogno di una persona accanto a te. Ma se questo sogno avesse per conseguenza la sofferenza altrui?"
Minami scosse la testa. I capelli le ricaddero morbidi sulle spalle. Posò una mano sul petto del ragazzo ed abbassò appena lo sguardo
"Quando scegliamo una persona" disse "inevitabilmente allontaniamo le altre. Sarebbe così qualunque fosse la mia scelta." I suoi occhi cercarono quelli di lui. "Per questo non bisogna avere fretta, prendersi il tempo necessario a fare la scelta giusta."
"Tu pensi, Minami, che io sia la persona giusta? Cosa ti fa essere così sicura?"
"Perché sei tu Tacchan."
Con quella stessa risposta Minami aveva già spiegato a Tatsuya il motivo per cui aveva dato al ragazzo il suo primo bacio. Un bacio che da quella sera in avanti non rimase più l'unico.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=65230