Things will never be the same.

di nuttyshake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Make A Wave ***
Capitolo 2: *** Disneyland ***
Capitolo 3: *** Posso avere questo ballo? Parte 1 ***
Capitolo 4: *** Posso avere questo ballo? Parte 2 ***
Capitolo 5: *** Pizza Party ***
Capitolo 6: *** Food Fight ***
Capitolo 7: *** Goodnight Lullaby ***
Capitolo 8: *** Waiting for the Moonlight ***
Capitolo 9: *** Baby just say yes ***
Capitolo 10: *** Just A Kiss ***
Capitolo 11: *** Dirty Little Secrets ***
Capitolo 12: *** Pouring Salt In My Cuts ***
Capitolo 13: *** When The Landslide Brought Me Down ***
Capitolo 14: *** What Hurts The Most ***



Capitolo 1
*** Make A Wave ***


-Ciak, azione!
A simple act of kindness can set the widest ocean...
Iniziammo a correre sulla sabbia. Ormai conoscevo i passi a memoria, ma era sempre meglio improvvisare. Era difficile non divertirsi quando avevo accanto a me il mio migliore amico.
Il tempo era perfetto, c'era un sole che spaccava le pietre, la spiaggia era una delle più belle che avessi mai visto, e il mare...non avevo mai visto un mare così. Era la location perfetta per il video di Make A Wave. Sfido chiunque, vedendo quel mare, a volerlo inquinare. Non so chi abbia scelto il posto per girare il video, ma comunica davvero il messaggio di rispettare la natura, dal verde al mare, di quanto noi da soli possiamo fare tanto.
Quando la Disney ha chiesto a me e Joe di registrare un duetto assieme per Ocean, un progetto per Disney's Friends For Change, abbiamo accettato immediatamente. Fare un duetto e un video col mio migliore amico? Sarebbe stato il massimo. Tutto il giorno a ridere, divertirsi, cantare...
C'è un motivo per cui amo stare con Joe: è la persona più pazza e divertente che conosca. E'sempre al mio fianco, c'è sempre per me, quando sono triste fa di tutto per tirarmi su di morale, e ci riesce sempre. Sa sempre come farmi divertire, come farmi dimenticare tutto, ha sempre qualcosa di divertente da dire o fare...insomma, quando passo del tempo con lui ogni giorno è una sorpresa. E'il mio BFF, il mio migliore amico per sempre...ho molti amici, anche non famosi, e con loro mi trovo bene, ma i momenti con Joe sono davvero speciali...sono naturali, preziosi.
Solo per farvi capire quanto il mio migliore amico sia un'idiota, vi spiego cosa faceva mentre correvamo. Lui correva, sì, e nel frattempo ballava, gridava, perchè secondo lui "avrebbero coperto la sua voce", faceva finta di cadere e inciampare e mi spingeva. Ora, vedendo quello spettacolo non riuscivo a restare seria. Iniziavo a ridere, perdevo il fiato e il controllo e inciampavo. Io non sono molto coordinata: cado praticamente a ogni concerto. Se poi c'è Joe di mezzo, io sono un pericolo pubblico.
Questo è quello che succedeva mentre giravamo, ed ecco perché era la nona volta che lo facevamo.
Il direttore del video non è molto severo: a dire il vero è come un ragazzino, si diverte con noi, ma è anche serio. Insomma, se ci divertiamo per lui va bene, ma senza esagerare troppo. Dobbiamo pur sempre finire il video e non possiamo farlo se in un'ora non abbiamo girato niente.
-Ok, voi due, basta!- rise. -Vedete di darvi da fare adesso! Joe, vedi di essere più serio!
Joe annuì, ma tratteneva a stento le risate. Pensavamo la stessa cosa. "Joe" e "serio" non andavano mai nella stessa frase, a meno che quella frase non fosse "Joe non è serio". Se avessero voluto qualcuno serio, avrebbero dovuto sostituirlo con Nick.
-E tu, Demi, non farti coinvolgere!
Io assunsi un'espressione seria e buffa allo stesso tempo e gli feci il cenno dell'ok, ma anche io non riuscivo a trattenere le risate.
Finalmente, dopo un ultimo ciak, passammo ad altri pezzi...quello in cui ci divertiamo sulla spiaggia. Nessun problema. Era facile improvvisare. Non dovevamo per forza attenerci allo script. Dovevamo solamente essere normali.
Joe voleva costruire il castello di sabbia più grande del mondo, ma non appena si sedette e iniziò a raccogliere un po'di sabbia io lo buttai giù. Lui iniziò a rincorrermi per prendermi (forse non lo sapete, ma Joe è fissato con i suoi capelli) e quando mi prese io cercai di divincolarmi, anche se adoravo il fatto che mi stesse praticamente abbracciando.
Era un po'come la nostra danza. Eravamo completamente uniti: era come un pomeriggio insieme. Su una spiaggia fantastica. A cantare, e ballare. Le nostre solite pazzie, ci divertivamo un mondo anche senza fare niente di particolare.
-Bene, in pausa!- annunciò il direttore.
Io e Joe ci demmo un cinque e corremmo nel set coperto. C'era un gran movimento, tra tecnici, registi, addetti alle luci, sceneggiatori, collaboratori vari...li conoscevamo da un po' ed erano simpaticissimi.
Joe mi fece il broncio per un po'. -Che succede?- gli chiesi.
-Non ho ancora avuto la mia vendetta.- sembrava un bambino piccolo, ma rideva.
-Il tuo obiettivo nella vita è costruire il castello di sabbia più grande del mondo?
-Anche! Ti immagini? Entrerei nel Guinnes dei Primati! Voglio battere tutti i record, così mi dovranno dare anche il record per i record più numerosi. Sai quanti soldi saranno?? E poi voglio vedere cosa si prova a essere chiuso in un water, combattere con dei dragoni, fare un film di 007, imparare a parlare con le scimmie e cucinare una pizza grande quanto casa mia!- ridemmo.
Corsi verso il pianoforte, nella sala che dava sul mare, dove tra un po' avremmo cantato. Joe mi seguì ed entrambi ci sedemmo sulla panca.
Iniziai a suonare il motivo di Make A Wave, ma non lo ricordavo bene. Chiusi gli occhi e continuai a suonare, finché due braccia non mi cinsero la vita e raggiunsero le mie, guidandole sui tasti giusti. Mi voltai, alzai lo sguardo e ovviamente dietro di me c'era Joe.
-Le note giuste dovrebbero essere queste.- e poggiò le sue mani sulle mie, per guidarle sui tasti giusti. Era una sensazione davvero stupenda. Non potevo fare altro che sorridere. Adoro quando mi abbraccia, mi prende la mano o semplicemente mi stringe. E'il mio migliore amico e averlo vicino è la cosa più bella al mondo. Non so se sia solo un profondo affetto o anche qualcos'altro, sta di fatto che negli ultimi giorni era praticamente diventato tutto per me e non riuscivo a stare senza di lui.
Quando alzò le mani dalle mie sentii un vuoto, un freddo, ma non ci feci caso e memorizzando le note che aveva suonato Joe ripetei esattamente il ritornello di Make A Wave.
Joe applaudì e incitò chiunque nella stanza a fare lo stesso. Io feci un paio di inchini, ridendo, e mi risedetti al piano.
-Fammi suonare tutta la canzone!- lo pregai.
-Tra poco dovremmo stare in questa stanza per quasi un'ora...sai, il sole tramonta e noi improvvisiamo la sala di registrazione? Perché non approfittiamo degli ultimi minuti di sole per una passeggiata sulla spiaggia? E non abbiamo un'intervista, a proposito?
Io piegai la testa di lato, cercando di ricordare. -Credo di sì. Ma ti prego, fammi finire!
-Muoviti o ti trascino!- mi minacciò, iniziando a tirarmi per il braccio.
-Nooo!! Lasciami!!
 Io tentai di liberarmi e di continuare a suonare, ma continuava a tirarmi!
-Joe, ti odio!- ridevo e scalciavo, ma Joe mi trasportava verso la spiaggia come un peso morto e il mio adorato piano ormai era scomparso all'orizzonte.
 
-Da quanto tempo vi conoscete, voi due?- ci chiese l'intervistatore, col microfono puntato su di noi.
-Quasi quattro anni- risposi, senza titubare -e ogni giorno è un'avventura.
-Lo considero un complimento.- ridacchiò Joe. -Io e Demi ci conosciamo da tantissimo tempo, ed è sempre stata la mia migliore amica. Siamo molto uniti, passiamo un sacco di tempo assieme e lei...c'è sempre stata per me, e io ci sarò sempre per lei.
Gli sorrisi. -Da quando ci siamo conosciuti sul set di Camp Rock, siamo stati inseparabili.
-Sì...sai, mi ricordo quando ti vidi per la prima volta. Ti avevo già vista alle audizioni per Jonas, e quando ho visto che avevi avuto la parte di Mitchie mi sono detto "Ancora questa mi ritrovo?"... no, scherzo, ti ho sempre considerata fantastica. Certo, a volte vorrei ucciderti, ma sono istinti che passano.
--Molto divertente- commentai, facendo la finta offesa.
-Ma dai, scherzo!- si avvicinò per abbracciarmi.
-Bene, come sta andando il video? Com'è girarlo assieme?- ci pose un'altra domanda.
-Ah, il video sta andando benissimo...girarlo assieme a Joe è come un sogno che si avvera! Stavamo anche pianificando di fare un cd insieme, ma non è stato possibile...mi accontento del video! Beh, fa caldo, il paesaggio è stupendo, ci stiamo divertendo molto e sono sempre col mio migliore amico...potrebbe andare meglio?
-Stavolta non è come Send It On, siamo solo Demi ed io, è come un pomeriggio insieme ma sotto le telecamere, è bellissimo.- e mi guardò. Io arrossii e guardai in basso.
-Bene, allora vi lasciamo qui! Continuate pure a camminare sulla spiaggia!
Dopo esserci salutati, io e Joe facemmo esattamente quello che l'intervistatore ci aveva detto: continuammo a camminare sulla spiaggia. Era quasi il tramonto, e tra poco avremmo dovuto girare le ultime scene, proprio per approfittare di questi momenti.
Mentre camminavamo sulla riva, proprio sulla battigia, e guardavamo le onde che scivolavano sulla sabbia, Improvvisamente, Joe mi strinse a sé e mi prese la mano. Io chinai la testa, per guardare le nostre mani unite, e risi nervosamente. Come ho detto, sentivo che per Joe provavo qualcosa di più che un semplice affetto, ma non sapevo proprio cosa fosse. Stare insieme a lui era naturale, eppure molto speciale. Di una cosa ero certa: anche lui sapeva che era così. Dovevo solo farmi avanti e trovare il coraggio. Il punto è che neanche io sapevo cosa fare né cosa provavo per lui. Se avessi reagito di istinto avrei finito per rovinare tutto e basta.
Era normale per noi abbracciarci, tenerci per mano, lo facevamo sempre quando eravamo da soli. In pubblico non potevamo farlo perché i paparazzi ci avrebbero beccati e tutti i fan avrebbero cominciato a gridare "Jemi! Jemi! Jemi!"...sarebbe stato abbastanza fastidioso. Ma tra noi era normale, erano abbracci da amici. Eravamo come fratello e sorella. Ci hanno definiti così molti giornalisti che ci hanno intervistato.
Camminammo in silenzio per qualche minuto. Il bello di Joe è che anche stando in silenzio, è come se ci dicessimo tutto. Non ci sono silenzi imbarazzanti o altro, sappiamo quando non c'è bisogno di dire niente e l'unica cosa che conta è stare insieme. In quei momenti, è come se ci scambiassimo emozioni.
Io mi avvicinai all'acqua e trascinai anche Joe con me. Ci togliemmo le scarpe, così i nostri piedi si bagnarono. Il sole stava tramontando e sapevamo che tra poco ce ne saremmo dovuti andare.
-Se potessi, farei un tuffo in questo momento- sospirai. L'acqua era davvero invitante. Ho sempre sognato di fare un bagno al tramonto, l'acqua è sempre così calma e limpida, il cielo così roseo, il paesaggio semplicemente magico.
-Accontentiamoci di camminare. E'...bello.
-Qui è tutto bello...eccetto la sabbia che si incolla ai piedi. Ma dovremmo farlo più spesso.
-Andare in spiaggia?
-Girare un video musicale assieme.
--Concordo.- mi sorrise. -Magari scriveremo un duetto assieme per il tuo prossimo album.
-O per il tuo! Non vedo l'ora di sentire i tuoi nuovi pezzi!
Durante le riprese di Camp Rock 2, Joe aveva incontrato uno dei più importanti produttori di musica elettro-pop in circolazione. Avevano lavorato un po'insieme e hanno dato vita a un album da solista per Joe. Joe voleva lavorarci molto duramente, per cui ha deciso di pubblicarlo tra un anno. Era ancora in lavorazione e ovviamente c'era bisogno di molto lavoro e impegno. Joe ha preso davvero sul serio il suo primo disco da solista. Magari, se non avessimo fatto in tempo, avremmo registrato il duetto per il mio album. Anch'io ho deciso di farlo uscire tra un anno, perchè in questo lavoro ci sto davvero mettendo l'anima, ho bisogno di molto tempo e passione per dedicarmene e voglio prendermela con calma, non voglio scrivere, incidere e pubblicarlo in un mese come ho fatto con gli altri due. Stavolta dev'essere davvero perfetto. Sarebbe stupendo fare un altro duetto con Joe!
-JOE! DEMI!- qualcuno ci chiamò dall'altra parte della spiaggia. -E'ora di girare!
Si ricomincia...e abbiamo quasi finito!

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Capitolo 2
*** Disneyland ***


Qualche settimana dopo, io e Joe andammo a Disneyland per Disney's Friends For Change. Avremmo dovuto esibire per la prima volta Make A Wave, ed eravamo entrambi molto emozionati.
C'erano anche Alyson e Roshon con noi, i nostri amici di Camp Rock, ma decidemmo di andare con due macchine diverse. Io e Joe prendemmo una macchina, Alyson e Roshon presero un'altra.
Durante il viaggio, io e Joe non facemmo che ridere, scherzare e cantare. Sembrava una gita delle medie, quelle in cui sei su un pullman, con tutti i tuoi compagni di classe, mettete la musica, iniziate a ballare e cantare e contemporaneamente gridate e ridete mentre i professori urlano di stare zitti e nessuno se ne importa. Joe, nonostante scherzasse in continuazione, era molto agitato: è vero, canta ogni giorno davanti a migliaia di fan urlanti, ma ora era da solo e aveva paura di sbagliare.
Io gli presi la mano. -Joe, tu non sei solo. Ci sono io, ricordatelo.
Joe accennò un sorriso, ma si agitò di nuovo. -Come fai a essere così tranquilla?
-Non lo so, ma dovresti esserlo anche tu. Sei Joe Jonas! Non ti chiamano Danger per niente. Tu sei il pericolo! Il pericolo te lo mangi a colazione! Ami il rischio! Non hai paura di niente!
Ora sembravo un allenatore che incitava un pugile durante una partita di wrestling. E Joe sembrò reagire allo stesso modo, perchè improvvisamente si raddrizzò e gridò fieramente: - Sì, hai ragione!
-Tu sei grande! Hai una gran voce, sei sicuro di te, sai sempre come intrattenere il pubblico, e non scordarti che ci sono qui io ad aiutarti!
Joe rise, dolcemente. -Tu ci sei sempre quando ho bisogno di te! Da sempre!
-Beh, anche tu! E'per questo che sei il mio migliore amico!
-Sì, ma tu ci sei davvero sempre. Anche quando non ti chiedo niente, fai qualcosa per aiutarmi. Anche se sono felice, rendi il giorno ancora più luminoso. Ci sei in ogni successo e in ogni insuccesso,  quando ne avevo più bisogno, quando stavo male, quando nessuno sapeva cosa dire...
-Joe, non ci stiamo sposando.- era meglio fermarlo, altrimenti avrebbe potuto andare avanti per sempre. Ci mancava solo che dicesse "sei stata con me nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà" eccetera!
-Scusa-rise. -Il punto è che tu sei davvero la mia migliore amica. Non so cosa ho fatto per meritarmi un'amica come te.
Io arrossii. Joe mi sorrise e mi abbracciò. Avrei potuto restare in quella posizione per sempre. E'vero, Joe c'è sempre stato per me, come io ci sono sempre stata per lui, fin da Camp Rock. Ma penso che tra noi si sia creata un'amicizia ancora più profonda quando Joe si è ritrovato in un periodo molto difficile.
Una delle cose più preziose al mondo per lui è il suo cane: si chiama Cocoa, ed è un cagnolino davvero dolcissimo. Gliel'hanno regalato quando era piccolo e da allora non se ne separa mai. Ricordo che gironzolava sempre sul set di Camp Rock, e ai produttori andava bene, insomma, eravamo all'aria aperta. Io adoro i cani, ogni Jonas aveva il suo cane e spesso giocavo anch'io con loro. Quando i Jonas non portavano i loro cani sul set passavo il tempo con il cast. Era davvero stupendo, eravamo una grande famiglia e trovavamo sempre qualcosa da fare e come divertirci. A volte ci inventavamo delle canzoni per gioco; la specialità di Joe era il rap. Ma per le rime era più portato Nick, perciò il rap di Joe non veniva mai molto bene...finiva tutto con una risata generale.
Comunque, durante il nostro Camp Rock tour, Joe passò un periodo tremendo. Un giorno mi chiamò, disperato, e mi disse che Cocoa era morto. Io corsi da lui, e piangeva. Non avevo mai visto Joe piangere, prima d'allora. Era sempre così vivace, allegro, solare, invece in quel momento piangeva, era distrutto. Era come se fosse spento, e mi faceva una gran tenerezza vederlo così. Il mio primo istinto fu quello di abbracciarlo e piangere con lui. Non so se lo fece sentire meglio, ma di certo si era sfogato. Io lo stringevo, per dargli coraggio, e lui mi stringeva per la disperazione.
Quando ci separammo, provò a rivolgermi un sorriso, ma era un sorriso molto affaticato. Volevo che si sfogasse, che affrontasse la cosa, che ne parlasse, ma avevo paura che avrebbe solo peggiorato la situazione. Fu Joe, però, a chiedermi di sedermi e di ascoltarlo.
Io cercai di consolarlo in tutti i modi, gli dissi che le cose che perdiamo prima o poi le ritroviamo in qualcos'altro, che anch'io avevo perso degli animali a cui ero affezionata. Per tirarlo un po'su di morale, passai il giorno con lui. Andammo in vari locali, al cinema, a pattinare, a mangiare una pizza. Volevo farlo distrarre. Per un po'di giorni non facemmo che divertirci assieme, e lui riuscì a superare questo brutto momento. Diventammo ancora più uniti, e Joe era solito chiamarmi per uscire o anche solo per andare a casa sua. La nostra amicizia, col tempo, non fece che rafforzarsi.
-Cantiamo?- chiese Joe improvvisamente, tirando fuori il cellulare e facendo partire Make A Wave.
-Santo cielo! Hai già la canzone sul cellulare! Sei incredibile!- risi, e gli presi il cellulare dalla mano mentre le note si diffondevano nella macchina.
Joe di solito è davvero bravo a cantare, ma in quell'istante era più stonato che mai. Meglio salvare la sua voce migliore per il concerto...questo era solo per divertimento! Neanche io controllavo bene le mie note, tanto più si sbagliava più si rideva. Joe non solo sbagliava le note, ma anche le parole, e a volte le cambiava in qualcosa d'assurdo, e quando toccava a me non riuscivo più a cantare per quanto stavo ridendo.
Quando arrivammo, l'autista non ce la faceva più. Non so cosa l'abbia trattenuto dal buttarci fuori! Mentre scendevamo dall'auto era tutto stordito. L'altro autista non era messo meglio: si vede che Alyson e Roshon avevano fatto anche di peggio. Non so cosa avessero fatto, ma conoscendoli avrebbero anche potuto mettersi a ballare con l'auto in movimento. Alyson sarebbe addirittura capace di buttarsi col bungee-jumping dall'Everest, se le fosse consentito.
Non appena arrivati, io e Joe ci scattammo un sacco di foto: una con Topolino, una all'entrata e una sulle scale. Su Twitter avremmo fatto un servizio fotografico! Avevamo intenzione di fotografare ogni singola cosa che avremmo visto. Ero stata un paio di volte a Disneyland, ma mai con Joe!
Ci accolse una bambina, che doveva avere circa 12 o 13 anni ed era ricoperta di trucco. Pensavo che vedendo Joe Jonas sarebbe svenuta, invece dopo un leggero sgomento non ci fu più niente.
Ci dividemmo in due gruppi: Alyson e Roshon vennero portati nelle serre per l'intervista, mentre io e Joe rimanemmo in giro per il parco con un altro giornalista. Dopo una veloce intervista per Friends For Change, su Make a Wave, corremmo a prepararci per il soundcheck.
Le nostre voci erano un po'affaticate, dopo tutte le urla in macchina, ma riuscimmo a cantare la canzone senza problemi. Sbagliammo un po'di note, ma niente di serio. Riprovammo la canzone un paio di volte, facemmo delle pause, bevemmo un po'd'acqua e succo di limone e andò tutto bene. Alla fine del soundcheck, Joe mi diede il cinque e io iniziai a colpirlo ripetutamente sul braccio.
-Non farmi più ridere mentre canto o finisce male!
-Non lo faccio apposta! E'il mio modo di esibirmi!
-Durante le esibizione tu ancheggi??
-Veramente per metà stavo ballando e per metà ti stavo imitando!
Rimasi a bocca aperta. -Primo, ogni weekend ti offrirò lezioni di danza. Secondo,- alzai la mano e gli mollai uno schiaffo sulla guancia.
-Perchè l'hai fatto??- mi chiese massaggiandosi la guancia.
-Per una soddisfazione personale.- feci un sorriso sarcastico.
Dopo il soundcheck fummo liberi di fare quello che volevamo. Decidemmo di fare un giro per il parco e salire su qualche giostra.
-Che ne dici se andiamo sulle montagne russe?- mi propose Joe. Adoravo le montagne russe, quindi perchè no? Sarebbe stato bello divertirsi un po'! Senza aspettare la mia risposta, Joe mi tirò per un braccio e corremmo verso le montagne russe. Quando arrivammo, mi cascò la mascella. Quelle montagne russe erano altissime e c'erano quattro giri della morte di seguito!
-Neanche per sogno!- gli lasciai il braccio e arretrai.
-Ma Demi, guarda! C'è poca fila! E durante il giro mettono musica rock! E'fantastico! Si arriva da 0 a 60 miglia all'ora in due secondi! Non è tremendo, ma è molto intenso! Sentirai l'adrenalina dentro! Pensa che ci potrebbero salire anche i bambini di 4 anni!
-Joe...siamo  a Disneyland, ci sono le attrazioni più belle del mondo e stiamo dietro alle montagne russe? Le troviamo in un qualsiasi luna park!
-Dopo andremo dove vuoi tu!
Rivolsi un ultimo sguardo disperato alle Rock'n Roller Coaster. -E va bene.
In quel momento, partì un giro. Le montagne russe, da essere completamente ferme, partirono a una velocità incredibile e tutte le persone urlarono a più non posso. Il giro era velocissimo, e da quello che potevo vedere il giro della morte era assolutamente tremendo: non c'era neanche il tempo di riprendersi e se ne doveva affrontare un altro, e un altro, poi andava tutto bene per cinque secondi e si continuava tra curve e giri della morte fino alla fine. Tutto in tre minuti.
Le mie gambe tremavano tanto che stavano per cedere. -Joe, hai carta e penna?
-Perchè, che devi scrivere?
-Le mie volontà testamentarie...
 
Quando salimmo, io e Joe ci sedemmo insieme. Feci un respiro profondo, terrorizzata. Joe tentò di tranquillizzarmi. -Ehi, calmati. Andrà tutto bene. Non morirai mica! Se hai paura, chiudi gli occhi.
Poggiammo la testa allo schienale e le mani sulle maniglie, e dopo qualche secondo la giostra partì.
Nell'aria si diffuse una canzone rock, molto potente, che mi sembrava di conoscere. Prendemmo velocità immediatamente e sentii tutta l'adrenalina scorrere nel mio corpo. Di che cosa avevo paura?? Era fantastico! Gridammo tutti insieme e alzammo le mani per qualche frazione di secondo.
Ma poi arrivammo a tutte le curve terribili e ai giri della morte. Non ero preparata, e mi ritrovai a testa in gù e poi di nuovo su, a destra e a sinistra, senza capire dove mi trovassi. Dov'era l'alto, dov'era il basso?? Dov'erano i piedi?? Perchè non sentivo più la forza di gravità?? Gridai ancora, ma stavolta di paura. Ero più bianca di un cadavere. Volevo scendere da quella trappola infernale, immediatamente! Tutta la gente, inclusa Joe, sembrava divertirsi, ma io no!
-JOE!!! GUARDA CHE NON TI HO MESSO NEL MIO TESTAMENTO!!!- tentai di gridare sopra la musica. Joe mi lanciò uno sguardo, e capì che ero spaventata a morte. Lasciò una mano e me la strinse, per darmi coraggio. Io mi morsi le labbra e tentai di respirare, mentre affrontavamo l'ennesimo giro della morte. Joe fece passare la mano sotto la mia schiena, arrivando a circondarmi la vita per stringermi ancora di più. Chiusi gli occhi, proprio come mi aveva consigliato di fare, un po'per paura e un po'per godermi meglio il momento. Cercai anche di poggiare la testa sulla sua spalla, ma i continui sbalzi me lo impedivano.
Finalmente, il giro finì. Tutti si slacciarono le cinture di sicurezza, ma io rimasi per dieci secondi abbracciata a Joe, tremolante. Il mio cuore si ristabilì e iniziai a tremare di meno.
-Tu non devi portarmi mai più su questa giostra.- sussurrai, senza fiato. Joe annuì e mi strinse ancora di più. Tra le sue braccia mi sentivo protetta. Improvvisamente sentii come un vuoto, un freddo: Joe si era alzato e mi stava tirando il braccio per far alzare anche me.
Dopo qualche minuto, stavo molto meglio. Respiravo normalmente, la faccia aveva riassunto il suo normale colorito, mi ero ripresa quasi del tutto e Joe mi teneva ancora la mano. 
-Facciamo un giro veloce nel parco? Proviamo le attrazioni che vuoi.- mi propose.
Io sorrisi e annuii. E tra Italia e Cina, di attrazione in attrazione, tra foto e interviste passammo la giornata lì, a divertirci.
Arrivata la sera, andammo a prepararci per lo spettacolo all'Epcot. Entrammo nei nostri camerini e ci cambiammo, alcuni estetisti mi truccarono per bene e io e Joe facemmo assieme qualche esercizio vocale.
-Accidenti, Demi, ho una paura tremenda. E'la prima esibizione, se faccio una brutta figura?
-Rilassati. Se sbagli, sbaglieremo insieme.- tentai di rassicurarlo. -Anch'io sono nervosa. Ma andrà tutto bene. Tu sei fantastico e io sono fiduciosa. Ma siamo entrambi due stupidi.-risi.
Quando ci chiamarono sul palco, eravamo più che pronti. Duettare insieme era sempre bello per noi, e ogni concerto era una scarica d'energia. Era solo una canzone, ma ci saremmo divertiti comunque.
Le luci ci illuminarono e tutto il pubblico alzò i loro bastoncini luminosi. La musica partì, toccava a Joe. Joe sembrava molto sicuro di sé, cantò con molta determinazione, ma mi sentiva che era un po'teso. Alcuni nel pubblico risero. Che maturità, ragazzi! Avrei voluto lanciare uno sguardo di fuoco a chiunque l'avesse fatto.
La canzone continuò. Vedevo che Joe era leggermente in difficoltà e tentai di aiutarlo in tutti i modi. Cercai di creargli come una base, di sorreggere le note che non gli uscivano come lui sorreggeva le mie; le nostre voci che si univano insieme era pura magia. Alla fine della canzone fummo inondati di applausi.
Io e Joe sorridemmo e ringraziammo tutti di cuore. Dopo i saluti, tornammo dietro le quinte.
-Ce l'hai fatta!- gli gridai.
-Ce l'abbiamo fatta!- mi corresse, e mi abbracciò calorosamente.
Era stata davvero una giornata intensa e io ero stanca. Eravamo almeno 5 ore lontani da casa nostra e dovevamo tornare in aereo. Era la routine di quei giorni, io e Joe stavamo praticamente girando il mondo assieme. Non mi dispiaceva affatto, era un'esperienza stupenda.
Passammo la notte su un aereo per Los Angeles: mi addormentai quasi immediatamente, non ebbi neanche il tempo di prendere il mio fidato cuscino. Usai direttamente la spalla di Joe.
-Notte, Demi.
-Notte, Joe.- fu l'ultima cosa che ci dicemmo quella sera, prima di cadere nel mondo dei sogni.

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Capitolo 3
*** Posso avere questo ballo? Parte 1 ***


Volevo ringraziare JemiStay_ e Stella24 per aver recensito i primi due capitoli! Grazie mille! :D
Questo capitolo era troppo lungo, quindi l'ho dovuto dividere in due parti! :)

Io e Joe vivevamo praticamente insieme: ogni cosa che facevamo la facevamo insieme. Tutti i concerti, tutte le serate e le feste, le passeggiate, le cretinate via chat e su Twitter, non erano lo stesso se non eravamo insieme.
Eravamo così uniti che ormai eravamo più che migliori amici, eravamo praticamente un'anima sola in due corpi. Era naturale chiamarci, anche alle 3 di mattina, solo perchè non riuscivamo a prendere sonno. In quel periodo, poi, quando dovevamo promuovere Make A Wave, era più che naturale trovarsi sempre insieme e frequentarsi.
Era sempre la solita cosa: promozioni, aereo, concerti, promozioni, aereo, ritorno a casa, qualche festa, e si ricominciava tutto da capo. Eppure, assieme trovavamo sempre il modo di non annoiarci.
Era sempre più difficile, per me, essere accanto a lui per così tanto tempo. Più stavo accanto a lui, più lo consideravo sempre più di un amico. I miei sentimenti per lui non facevano che crescere, e questo mi spaventava. Non volevo fare nulla di sbagliato, non volevo rovinare la nostra amicizia, non volevo che tra noi due fosse imbarazzante, e non volevo che lui non ricambiasse i miei stessi sentimenti e mi guardasse in modo diverso.
Quel pomeriggio, per la prima volta da tanto tempo, ero a casa senza fare niente. A dire il vero, mi annoiavo. Stavo per chiamare Joe e proporgli di fare qualcosa, quando il telefono squillò prima che potessi prenderlo.
-Pronto?
-Demi?
-Joe!- sorrisi. -Stavo proprio per chiamarti io!
-Allora è proprio vero che ci leggiamo nel pensiero!-ridacchiammo. -Senti, oggi c'è una festa di inaugurazione di un mio amico...che ne dici di venire, e magari farmi da accompagnatrice?
Non potevo vederlo, ma scommetto che Joe avesse la stessa faccia che avrebbe un bambino che ha appena rotto il vaso preferito della mamma e non sa come dirglielo. Solo a immaginarla, risi.
-Ne sarei molto felice...vengono anche i tuoi fratelli?
-Sì, siamo tutti invitati. Allora, ti passo a prendere alle otto?
-Perfetto! Come mi devo vestire?
-Elegante. Non come se stessi andando a pranzo dalla regina, ma quasi.- scherzò.
-Penso di avere un abito adatto.- mormorai.
-Quello argento che hai comprato l'altro giorno?- Era strano, ma Joe mi accompagnava anche a fare shopping...tanto che conosceva ogni mio abito e ogni mio acquisto. Ci credete se vi dico che anche Joe adora fare shopping? Compra un sacco di scarpe, giacche di pelle e non, jeans, t-shirt, smoking, tute da ginnastica, giubbotti...è divertente fare shopping insieme. Joe ci mette più tempo di me a scegliere i vestiti!
-Esatto, quello! Dici che va bene?
-E'perfetto! E poi stavi benissimo!
-Grazie!- arrossii. -Allora...ci vediamo?
-Aspetta! Un'altra cosa! Ti va se domani vengo a casa tua e stiamo un po'insieme?
Sorrisi. Adoravo stare con Joe da sola. Quando viene a casa mia, possiamo fare tutto quello che vogliamo. Di solito guardiamo un film, cuciniamo qualcosa e parliamo.
-Certo! Non vedo l'ora!
-Bene. Ci vediamo, Dems!- e con quella frase, attaccò.
Guardai l'orologio. Erano le cinque. Avevo tutto il tempo di prepararmi.
Prima di tutto, decisi di fare una doccia e lavarmi i capelli. Spensi la luce e misi un po'di candele per il bagno. Adoro fare atmosfera, ed è molto più rilassante!
Quando uscii dalla doccia, mi avvolsi in un accappatoio e mi asciugai i capelli. I miei capelli sono lunghissimi, quindi ci misi un sacco ad asciugarli e farli perfetti. Tutti mi dicono che sarebbe meglio tagliarli, ma ci tengo troppo ai miei capelli...mi sentirei male senza!
Quando i capelli furono perfetti, entrai in camera mia e tirai fuori un vestito dall'armadio, quello di cui io e Joe stavamo parlando prima. Era di un verde argento, lungo, da ballo reale. Me lo infilai ed era perfetto.
Per scegliere le scarpe ci misi molto di più, ma alla fine scelsi delle scarpe argento, col tacco, che stavano a pennello col vestito. Decisi che per dare più eleganza al vestito, avrei portato i capelli raccolti.
Mi truccai leggermente, con un po'di matita nera, un ombretto bianco luccicante e il lucidalabbra. Misi un po'di correttore e del fard rosa per risaltare le guance. Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio, e stavo perfettamente. Erano ancora le sette e mezza, quindi nell'attesa decisi di guardare qualcosa in tv.
Quando sentii il clacson di una macchina, corsi alla finestra e vidi la macchina dei Jonas; Joe mi stava sorridendo e mi faceva segno di uscire.
Presi la mia borsa, in cui misi il cellulare, il portafogli, un po'di trucchi e qualche caramella (non si sa mai), e uscii di casa, chiudendo a chiave.
Percorsi il piccolo vialetto di casa mia e mi trovai davanti Joe, che stava per aprirmi la portiera da vero gentleman.
-Ehi- lo salutai. Lui si voltò verso di me per salutarmi, ma la sua bocca si fermò mezza aperta. Mi squadrò da testa a piedi, senza riuscire a dire niente.
-Joe? Tutto bene?- cercai di disincantarlo schioccando le dita davanti ai suoi occhi e fu come se lui si fosse svegliato da un sogno.
-Sì, scusa. Sei...stupenda.- mi prese la mano, sorridendo.
-Grazie. Anche tu stai benissimo.- ammisi, accennando al suo abbigliamento. Aveva un semplice smoking, ma stava comunque benissimo, molto elegante.
Con la mano libera, Joe mi aprì la portiera. Accennò un sorriso e mi fece entrare. Stavo per sedermi sul sedile posteriore, ma Joe mi fermò.
-Ehi, che fai? Sei la mia accompagnatrice, nonchè migliore amica. Devi sederti davanti.
-Che cosa?- risi. -E Nick e Kevin?
-Oh, non preoccuparti. Staremo bene sul sedile posteriore. Almeno per una volta Kevin mi tiene compagnia, anzichè giocare a fare il pilota e far sbattere l'auto contro un idrante.- sbuffò Nick.
-Ti ho già detto che è stato un incidente! Pensavo che quell'idrante fosse un semaforo!- replicò.
-I semafori brillano!
-Era Natale! Avevano illuminato di tutto!
-Basta litigare!- si intromise Joe. -Ora partiamo!- infilò la chiave e la macchina si mise in moto. Io mi sedetti sul sedile del passeggero, accanto a Joe, mentre dietro di noi Nick e Kevin continuavano a litigare.
Io e Joe ci guardammo negli occhi e non potemmo fare a meno di scoppiare a ridere. Joe spostò lo sguardo sul volante, ma continuammo a ridacchiare come idioti per un buon quarto d'ora, finchè Kevin e Nick non si calmarono.
A un certo punto del tragitto, Joe staccò una mano dal volante e la intrecciò alla mia. All'inizio non me ne accorsi, ma sentii uno strano calore. Guardai in basso e dovetti mordermi le labbra per trattenere il sorriso da ebete che si stava formando.
Quando arrivammo alla casa, se così si poteva chiamare, Nick e Kevin uscirono per primi. Tentai di aprire la portiera, ma Joe si precipitò fuori, corse dal mio lato e la aprì per me.
-Prego.- mi sorrise e mi fece strada. La sua mano toccò di nuovo la mia, e un leggero rossore si formò sulle mie guance.
Camminammo fino alla porta, dove ci accolse un uomo sulla trentina, con i capelli marroni, gli occhiali e uno smoking di seta. Era indubbiamente vestito in modo elegante. Quando ci vide, accennò un sorriso.
-Joe! Nick! Kevin! Sono davvero felice di vedervi!- salutò, e strinse le mani a tutti i Jonas. Poi incontrò il mio sguardo e sorrise. -Tu devi essere l'accompagnatrice di Joe. Demi, giusto?
-Sì, signore.
-Piacere, Harry Anderson .- mi tese la mano e la strinsi.
-Demi Lovato.- sorrisi.
-Entrate pure, e divertitevi.
A quelle parole, Joe mi strinse ancora di più a sé e avvolse il braccio attorno alla mia vita; non lasciò la presa neanche quando entrammo.

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Capitolo 4
*** Posso avere questo ballo? Parte 2 ***


Grazie a JemiStay_ e TheDeddy che hanno commentato! :D Ecco la seconda parte!
Kevin si precipitò subito al tavolo del buffet, mentre Nick rimase con me e Joe e diede un'occhiata in giro. La "casa" di Harry era gigantesca: poteva benissimo essere scambiata per un palazzo, e c'erano così tante persone e tanta eleganza che sembrava davvero di essere a un ballo reale.
-Te l'ho già detto che sei bellissima?- mi sussurrò Joe nell'orecchio.
-Sì.- risi, arrossendo.
-Beh, te lo voglio ripetere ancora. Sei bellissima.
Il suono della sua voce era così dannatamente dolce che mi faceva sciogliere, e il modo in cui la sua voce si faceva più graffiata quando mi diceva che ero bellissima mi faceva venire voglia di saltargli addosso in quel momento. Scoppiai semplicemente in una serie di risatine, ma Joe non sembrò farci troppo caso, anzi, mi sorrise ancora. Mi morsi le labbra e cercai di guardare da qualche altra parte.
-Ehi, Joe...chi è questo Harry?- chiesi all'improvviso.
-Un amico di mio padre. Ha una grande azienda e ha voluto fare una festa di inaugurazione.
-Oh.- Iniziai a guardarmi attorno. Riconoscevo molte star di Hollywood, anche se ce n'erano alcune che non avevo mai visto. Addirittura, vidi Kim Kardashian, il mio idolo, bere un po'di punch in un angolo.
-Oh mamma mia! Quella è Kim Kardashian??- gridai, lasciando la mano di Joe e correndo da lei.
Kim stava parlando con una sua amica. Mi dispiaceva interromperle, ma non mi sembrava che stessero parlando di qualcosa di molto importante.
-Lo so, quel vestito era stupendo, ma era troppo largo per me!- stava dicendo, ridacchiando.
Le toccai la spalla e lei si voltò. -Ciao- mi salutò con un sorriso.
-Ciao...sono Demi Lovato.
-Lo so chi sei. Ti ho vista un sacco di volte in tv...sei grande!- mi sorrise dolcemente.
Arrossii e le rivolsi il mio sorriso radioso. -Davvero? Grazie mille, tu...sei da sempre il mio idolo!
-Grazie! Beh, io sono Kim, come già saprai, e lei è mia sorella Khloe.- indicò la ragazza accanto a lei.
-Conosco anche lei...- risi, tendendole la mano. Khloe mi sorrise e me la strinse.
-Allora, Demi, come vanno le cose? Sei venuta con qualcuno?
Mi voltai e cercai lo sguardo di Joe per la stanza. Lui e i suoi fratelli stavano parlando con Harry.
-Con Joe Jonas.- risposi fieramente. Mi si leggeva in viso che solo a pronunciare il suo nome scoppiavo di felicità.
Kim e Khloe si guardarono e iniziarono a ridacchiare. -Il tuo ragazzo?
-Oh, no! Lui è fantastico, è il mio migliore amico, ma non è il mio ragazzo.
-Però vorresti che lo fosse.- intuì Kim.
Sentivo il rossore divampare sulle mie guance, ma cercai di far finta di niente. -No, io gli voglio davvero un mondo di bene, ma solo come amico.
-Sai, è da mesi che i paparazzi non fanno altro che seguirvi, e c'è sicuramente qualcosa tra voi due. Lo possiamo dire anche noi che non c'entriamo niente.- sorrise Khloe.
Sospirai e mi voltai per guardarlo. Stava ridendo tranquillamente, e non so perchè ma mi rese triste.
-Siamo davvero amici stretti. Usciamo insieme ogni giorno, passiamo sempre del tempo assieme, ci abbracciamo e teniamo per mano, ma lui mi vede solo con un'amica, anche se...non so, io provo qualcosa di molto forte per lui. Ma mi fa paura, e vorrei solo essergli amica.
-Ne sei sicura, Demi?- mi chiese Kim.
Alzai gli occhi al cielo e sospirai ancora. -No, non ne sono sicura! Vorrei poter fare qualcosa, ma non so cosa! Ho paura di rovinare tutto!
-Sai, a me sembra che anche a lui tu piaccia. Secondo me dovresti farti avanti.- mi consigliò.
-Tu dici?
-Certo! Voi due siete perfetti l'uno per l'altra!
Risi. E'incredibile che due star del cinema come Kim e Khloe mi stessero dando consigli sulla mia relazione con Joe! Ma sapevo come funzionava lo show business ad Hollywood. Se un qualunque paparazzo avesse dato a Kim e Khloe un milione di dollari, avrebbero certamente parlato alla stampa di quello che provavo per lui, quindi decisi di cambiare argomento.
-Potrei...fare una foto con voi?
-Ma certo!- mi risposero.
Dopo aver fatto un paio di foto continuammo a parlare un po'del lavoro, dei miei prossimi progetti e di altre cose varie, le salutai e camminai verso Joe, che mi stava guardando da un po'.
Non appena arrivai, mi tese la mano e me la strinse, intrecciando le nostre dita. Non mi sarei mai stancata dello strano calore che mi avvolgeva ogni volta che Joe mi toccava, e del mio cuore che batteva all'impazzata ogni volta che lo vedevo, che mi sorrideva o che stavamo assieme.
Decisi che era il momento giusto per parlargli. Insomma, era ora o mai più. Avevo deciso, volevo correre il rischio. Forse avrei rovinato la nostra amicizia, ma non ce la facevo davvero più. Era così difficile andare avanti con la convinzione che per lui ero solo un'amica e nient'altro, che nei suoi abbracci non c'era niente di più, e che non dovevo farmi troppe illusioni. Ero consapevole che forse avrei rovinato la nostra amicizia, ma l'idea di ciò che mi avrebbe potuto aspettare se avessi confessato a Joe tutti i miei sentimenti era sempre più allettante. E poi, almeno mi sarei tolta tutti i miei dubbi.
-Joe- sospirai -dobbiamo parlare...di una cosa importante.
Partì una canzone romantica. Oh, giusto in tempo. Serviva un po'di atmosfera per rendere di più il concetto.
-Aspetta, amo questa canzone.- mi sorrise. -Vieni con me.
Senza neanche aspettare la mia risposta, mi tirò per il braccio e mi trascinò fino alla pista da ballo, dove molte coppie stavano già ballando un lento. Io arrossii leggermente, ma quando Joe avvolse le sue braccia attorno a me, sembrò tutto perfetto. Eravamo più vicini di quanto lo fossimo mai stati, e il mio cuore iniziò a battere come non aveva mai fatto prima. Quasi confondevo il ritmo della musica con quello del mio cuore.
Decisi di rimandare la chiacchierata  a dopo. Avvolsi le mie braccia attorno al suo collo e mi strinsi ancora di più a lui, sorridendo e iniziando a muovermi a tempo.
Joe provava a ballare, ma non riusciva a muoversi nel modo giusto. Non andava a tempo e si muoveva come una ragazza! Joe lo notò, perché scoppiai a ridere.
-Scusa. Non ho ancora capito come far muovere i piedi. E il resto del corpo.- rise anche lui, rifacendo il movimento di anche che stava provando qualche secondo fa.
-Non ti preoccupare.- gli sorrisi. -E'facile. Ascolta semplicemente il ritmo e fai un passo dopo l'altro.
Joe provò, ma era un completo disastro! Nonostante tutto, continuammo a ridere, ma l'atmosfera non era proprio adatta.
-Ok, tranquillo. Ti guido io. Tu seguimi.- gli sussurrai. Un braccio si staccò dal suo collo e scese fino a prendere la sua mano, e intrecciai le nostre dita come avevamo fatto in This Is Me.
Lo guardai negli occhi, molto più intensamente di prima, e lui fece lo stesso. Anche volendo, non sarei mai riuscita a togliergli gli occhi di dosso. Iniziai in maniera semplice, qualche piccolo passo a destra e sinistra. Poi continuai con qualche giravolta, e fin lì fu piuttosto facile. Ma poi Joe iniziò ad agitarsi e andò nel panico. Continuava a inciampare e a bloccarsi in mezzo alla pista.
Sospirai e gli diedi un ultima possibilità. Staccai anche l'altro braccio dal suo collo e la posai sul suo cuore. Lo sentivo battere all'impazzata, quasi allo stesso ritmo del mio, così che i nostri cuori assieme formavano un'altra melodia a parte. La mano che era ancora intrecciata la sua la portò invece sul mio cuore.
-Adesso, segui questo ritmo.- gli suggerii.
Non staccò gli occhi da me per tutto il tempo. Ascoltavamo solo il ritmo dei nostri cuori, ed era una cosa stupenda. Joe sembrava molto più tranquillo, e ballava molto meglio. Era questo il segreto dei lenti...bisognava metterci parecchio sentimento.
Anche se continuavo a guidarlo, a un certo punto mi stupì e inizio a fare tutto da solo. La folla non esisteva più, c'eravamo solo io e lui. Sembrava aver preso lezioni di lento da una vita. Mentre mi girava e mi faceva fare casquet e, a volte, era pericolosamente vicino a me, la mia testa andava in tilt e respiravo a fatica. Grazie al cielo durante il ballo non dovevo parlare, perchè non mi sarebbe uscita una parola. Ero ancora, costantemente, persa nei suoi occhi.
Quando la musica finì, ci fermammo. Io lo guardai ancora un po' negli occhi, e poi sfoderai un sorriso a trentadue denti. Joe mi spostò alcuni capelli dal viso e mi accarezzò la guancia. Restammo così, persi l'uno nell'altra finchè non ci accorgemmo che tutti quanti erano già tornati ai loro posti.
A fine festa, Joe mi riaccompagnò a casa. Era molto tardi, oltre mezzanotte, e Kevin e Nick dopo uno sguardo d'intesa avevano deciso di farsi riaccompagnare da un loro amico. Joe aveva insistito per farli venire con noi, ma avevano tirato fuori qualche scusa assurda.
Quindi, io e Joe eravamo soli in macchina. Per tutto il tragitto, non parlammo. Ogni tanto ci guardavamo negli occhi e sorridevamo, ma restavamo sempre in silenzio. Non accendemmo neanche la radio, sia perchè eravamo entrambi stanchi sia perchè non avevamo bisogno di nessun rumore a rompere quel silenzio. Di solito i silenzi sono imbarazzanti, ma questo no, era un silenzio piacevole.
Quando arrivammo a casa mia,  Joe fermò la macchina e, di nuovo, si precipitò ad aprirmi lo sportello.
Grazie, Joe. Ci vediamo domani.- lo salutai con un sorriso e mi incamminai verso casa mia, ma notai che Joe mi stava ancora seguendo.
-Perchè mi segui?- risi.
-Ti accompagno alla porta.
-Joe! Sono meno di cinque metri, non penso di venire investita.
-E allora? Devo fare il gentleman.
Alzai gli occhi al cielo e ridacchiai. -E va bene.
Joe mi accompagnò fino alla porta, proprio come aveva detto, e quando mi vide prendere le chiavi si fermò.
-Bene. Grazie mille, Joe. Ho passato davvero una serata stupenda. Buonanotte.
Lui mi sorrise, e stavo per voltarmi ad aprire la porta quando lo vidi avvicinarsi a me. Non sapevo cosa fare; rimasi immobile, cercando di mantenere la calma. Qualche secondo dopo, le nostre labbra erano lontane 2 cm, se non meno. Mi stavo preparando al nostro primo bacio, il bacio che aspettavo da sempre, ma proprio quando stava per accadere lui si immobilizzò, cambiò direzione e mi diede un bacio sulla guancia.
Sempre meglio che niente. Non dissi niente e arrossii. Nonostante ciò, mi sentivo un po'imbarazzata. Ero sicura che mi avrebbe baciata davvero, cosa gli era preso?
Ma ormai ero sicura di quello che volevo: ero sicura di voler diventare la sua ragazza, prima o poi, e non una semplice amica. Dovevo solo trovare il tempo di farlo.

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Capitolo 5
*** Pizza Party ***


Grazie a tutti per i commenti! Scusate se vi ho fatto aspettare!! Il capitolo era pronto da un bel po', ma volevo aspettare di aver scritto il capitolo 7! :)

La mattina dopo, mi dovetti alzare prestissimo. Ero invitata a un talk show di cui, al momento, non ricordavo neanche il nome. Avevo fatto tardi per via della festa, e quando la mia sveglia suonò alle 8 avrei voluto lanciarla dall'altra parte della stanza e spaccarla. Aspettai insistentemente che smettesse di suonare, ma ormai quel "drin drin" mi stava dando alla testa, e con un pugno la spensi, rotolandomi dall'altra parte del letto.
Provai ad aprire gli occhi, ma sembravano più pesanti di un camion e la luce bruciava come non mai. Dannazione a me che mi ero dimenticata di abbassare le serrande la sera precedente!
Dopo quasi un quarto d'ora riuscii ad alzarmi, controvoglia, a prepararmi e ad andare a quel talk show. Grazie al cielo, ero abbastanza sveglia da vestirmi bene, senza magari dimenticare di mettere le scarpe o i pantaloni, e a truccarmi senza che l'eye-liner mi entrasse nell'occhio più di cinque volte.
Mia sorella Madison era già a scuola, mentre mia sorella Dallas e mia madre vollero a tutti i costi accompagnarmi. Mamma e Dallas si sedettero tra il pubblico, mentre io ero dietro le quinte, aspettando che mi presentassero. Dopo gli ultimi ritocchi ed essermi guardata allo specchio, alcuni assistenti mi dissero di prepararmi.
-Sapete qual'è un altro film che mi piace davvero tanto? E'un film che la Disney ha lanciato due anni fa, e ora sta per debuttare anche il sequel...esatto, sto parlando di Camp Rock!- il pubblicò applaudì. -E sapete chi è con noi stamattina? E' la star del film. Sta spopolando in tutta America. E' una giovane rocker. Per favore, un grande applauso per Demi Lovato!- indicò la tenda da cui sarei dovuta uscire, e il pubblico impazzì.
Entrai nella sala, accecata dalle luci, e salutai tutti quanti con un sorriso.
-Buongiorno, Demi!
-Buongiorno, Larry!- Mi invitò a sedere su una poltrona di fronte a lui.
-Allora, Demi, come vanno le cose?
-Bene, tutto benissimo!- assicurai.
-Cosa stai facendo in questo periodo?
-Sono molto impegnata. Sto promuovendo Make A Wave e Oceans con Joe e dobbiamo viaggiare da una parte all'altra del paese. Ma mi sto davvero divertendo. E' come una vacanza per me, visito molte città e sto con i miei migliori amici. Poi tra poco partirò per il mio tour sud americano, e sarà davvero fantastico. Non vedo l'ora di tornare in sud America!
-Cosa ti ha colpito di più dell'America Latina?
-Beh, un sacco di cose. Prima di tutto, le persone sono così calorose, gentili, interessanti...e le città sono tutte stupende! Poi le tradizioni mi affascinano molto, e la cucina è squisita! Non so, c'è un'atmosfera diversa...e molti bambini stanno male, il che è terribile, per cui vorrei davvero qualcosa!
-Quando inizierà il tour?
-Intorno ad aprile...sono davvero molto eccitata!
-Prima ci hai parlato di Make A Wave e Oceans...cosa ne pensi? Credi che sia importante rispettare la natura?
-Assolutamente! Attorno a noi ci sono un sacco di meraviglie che vengono distrutte, animali in via d'estinzione, foreste rase al suolo, catastrofi naturali, piogge acide, consumo di energia...ognuno di noi dovrebbe fare qualcosa, anche piccola, per salvare il pianeta. Make A Wave è il nuovo inno di Disney's Friends For Change, è una canzone che parla del rispetto dell'ambiente, dice che una piccola azione può fare tanto, è un messaggio molto prezioso e importante. Abbiamo finito di girare il video un mese fa e ci siamo davvero divertiti. E' stupendo fare un video col mio migliore amico.- arrossii, pensando a Joe.
Larry colse il mio sguardo. -Tu e Joe siete...molto vicini, vero?
-Sì- ammisi. -Lui è il migliore amico del mondo, davvero. Non so cosa farei senza di lui. E'davvero un ragazzo fantastico. Passiamo un sacco di tempo assieme, e sono i momenti che adoro di più.
-Ultimamente, le foto di voi due sono ovunque e i pettegolezzi non mancano. C'è qualcosa di più, tra voi? Siete più che amici?
Ahi. Ora ha toccato un tasto dolente. Ho sempre odiato gli intervistatori che chiedono "state insieme?"...vi aspettate davvero che rispondano di sì, in diretta, davanti a tutti?
-Assolutamente no. Ci conosciamo da tanto tempo e siamo molto amici, gli voglio un mondo di bene, ma lui per me è come un fratello!
Larry sembrava spento, ma continuo a fare domande.
-E che mi dici invece dei Jonas Brothers?
Lanciai un sorriso radioso. -La famiglia Jonas è la mia seconda famiglia. Joe, Nick e Kevin sono assolutamente fantastici. Sono i ragazzi più divertenti e gentili del mondo.
Dopo un'altra mezz'ora buona di domande, l'intervista finì. Io mi alzai, salutai tutti e uscii dallo studio.
Quando tornai a casa, era ora di pranzo. Stavo morendo di fame! Non avevo neanche fatto in tempo a fare colazione, quella mattina! Mangiai della pasta al sugo e un cheeseburger, una mela e qualche biscotto al cioccolato e poi mi cambiai, struccai e andai a letto. Prima, però, mi cosparsi sulla faccia una maschera per il viso; volevo che la mia pelle fosse sempre sana.
Mi svegliai verso le 6, quando sentii suonare il campanello. Non era possibile stare tranquilli per un po'? Doveva sempre esserci uno scocciatore che mi doveva svegliare?? Di solito, erano i venditori di enciclopedie, o paparazzi, o postini, o fan, o birboni che suonavano il campanello e scappavano.
Il suono, però, era insistente. Provai a ignorarlo, coprendomi il volto col cuscino, ma dopo un po' non ce la feci più. Balzai giù dal letto, infilai le ciabatte e marciai verso l'ingresso. Aprii la porta, furiosa.
-Non compro niente!!- gridai, prima di vedere chi avevo davanti. Joe. Joe? Oddio, Joe! E'vero, oggi dovevamo passare la serata assieme, a casa mia...e io non solo me n'ero dimenticata, ma ero in pigiama e con una maschera per il viso!
-Joe!- squittiii, sbattendogli la porta in faccia prima che potesse replicare. Non potevo farmi vedere così! Iniziai a correre velocemente verso camera mia per cambiarmi, ma feci un retrofront veloce, riaprendo la porta. -Scusa, torno subito!- e gli sbattei di nuovo la porta in faccia, lasciandolo molto confuso e perplesso.
Corsi prima in bagno, mi levai la crema dalla faccia, la ripulii, mi lavai il viso per bene e mi asciugai. Poi, visto che mi trovavo già lì, mi sistemai il trucco. Mi struccai, cancellando alcune sbavature e imperfezioni, e poi mi ritruccai molto velocemente. Un po'di eye liner, di ombretto, del mascara, una passata di lucidalabbra ed ero perfetta.
Quando arrivai in camera, buttai mezzo armadio sul mio letto. Passai in rassegna tutti i vestiti, le gonne, i top, le magliette, i jeans, provando ad abbinarli tra loro, ma proprio quel giorno sembrava che niente andasse bene! Insomma, so che con Joe sarei stata a mio agio anche in pigiama, ma specialmente nell'ultimo periodo volevo farmi bella per lui...volevo piacergli, e non come un'amica. Era come se fossi a un appuntamento, anche se sembrava strano!
Sepolto sotto una montagna di vestiti, trovai quello perfetto. Era un vestitino rosso, scollato, che mi arrivava appena sotto le ginocchia, di seta e pizzo. Uno di quelli che indossavo alle premiazioni. Quando lo indossai, mi chiesi se non stessi esagerando. Era PARECCHIO scollato, mi sentivo un po' a disagio. Joe era qui per passare un po'di tempo insieme, non per un appuntamento o una cena romantica o altro...eppure, mi sentivo bene in quel vestito, non volevo toglierlo! Mi sentivo più bella, e più sicura di me! Proprio come volevo mostrarmi davanti a Joe.
Decisi di evitare le scarpe col tacco, e misi semplicemente delle infradito. Mi pettinai i capelli, arricciandoli leggermente, lasciandoli sciolti. Feci tutto questo (dalla crema ai capelli) in circa dieci minuti. Sono abituata ai cambi veloci, essendo nel mondo dello spettacolo, per fortuna!
Ricorsi alla porta, quasi slogandomi una caviglia, temendo che Joe se ne fosse andato. Invece no, era ancora lì ad aspettarmi. Tirai un sospiro di sollievo e aprii la porta.
-Scusa se ti ho fatto aspettare! Volevo prepararmi! E' che ero molto stanca, e quindi tornata da un'intervista ho voluto dormire un po', e non volevo farmi vedere in pigiama!
Joe mi sorrise dolcemente. -Non ti preoccupare. Non sarebbe comunque stato un problema! Insomma, ti ho visto molte volte in pigiama!- ridacchiò, ricordando quella volte in cui facemmo un pigiama party nella roulotte di Camp Rock 2 e passammo la notte a mangiare pop corn davanti a film dell'orrore e a lanciarci cuscini, o quando mi venne a svegliare versandomi un secchio d'acqua gelida in testa perchè non voleva arrivare tardi alla prima di Oceans.
Annuii e mi spostai per farlo passare. Solo allora notai che aveva in mano dei fiori (sembravano direttamente strappati dal terreno, ma vabbè), un dvd e un sacchetto bianco che mi ricordava un sacco di farina. Normalmente, un ragazzo che vuole fare visita a una sua amica (specie se quel ragazzo è interessato) le porta rose rosse, un dvd e un pacchetto di pop corn da mangiare mentre guardano un film, ma no! Joe viene a casa mia con della farina!
-Devo davvero chiederti perchè sei appena entrato in casa mia con un sacco di farina in mano?
-Eh, no! Questa non è farina! E'pasta!
Lo guardai come se avessi appena visto un alieno. -Lo sai, penso di conoscere la differenza tra farina e pasta...
Joe ruotò gli occhi. -Intendevo pasta per fare la pizza.
-Vuoi cucinare la pizza? Stai scherzando?- mi allarmai. -Devo ricordarti cos'è successo l'ultima volta? Fiamme, estintore, pompieri, pareti bruciate?
Joe era un ottimo cuoco: cucinare era una delle sue ambizioni, era un po'il mio chef personale, e riusciva a cucinare di tutto. Se la carriera di cantante gli andasse male, gli consiglierei definitivamente la carriera di cuoco o di comico. Ma non mettetelo MAI a cucinare una pizza.
La scorsa volta, Joe si era messo in testa di voler cucinare una pizza ai peperoni. Non aveva i soldi per comprarla, così aveva preso una pasta dalla dispensa, l'aveva lavorata e messa in forno. Solo quando abbiamo visto lingue di fuoco lambire tutta la cucina, ci siamo resi conto che aveva sbagliato temperatura e tempo di cottura.
Io ero corsa verso l'estintore, tentando di bloccare il fuoco, ma essendo in una situazione disperata Joe fece una cosa molto più logica: chiamò i pompieri. In pochi minuti, il fuoco si spense e dovetti scrivermi su una lavagnetta di non far più preparare la pizza a Joe.
-Lo so che non ti fidi di me, ma credimi, sono migliorato! Casa nostra è bruciata solo una volta nell'ultima settimana!- annunciò fieramente. Ciononostante, non mi faceva sentire meglio.
-Facciamo così: tu prepari la pizza, e io la metto nel forno. Wurstel, per favore.- gli sorrisi.
Joe andò in cucina, posò la pasta per la pizza e il dvd e poi tornò di nuovo in soggiorno per darmi i fiori.
-Per te!- me li porse come se fosse la cosa più naturale del mondo. -Li ho trovati in giardino.
-Ehm...grazie!- Era pur sempre un regalo. Quando rialzai gli occhi dai fiori, incontrai lo sguardo di Joe che mi fissava ardentemente. I suoi occhi mi squadrarono dalla testa ai piedi circa dieci volte, prima che io mi stufassi.
-La smetti di fissarmi così? Mi sento a disagio!- prima di distogliere gli occhi, Joe mi guardò un altro paio di volte e si risvegliò dalla sua trance. Stava funzionando?
-Scusami- mormorò. Mi aspettavo un complimento, ma invece girò lo sguardo e si diresse verso la cucina, massaggiandosi la testa. No che non stava funzionando.
Avevo visto migliaia di telefilm e telenovele, e avevo anche avuto molti ragazzi, quindi perchè con Joe era così difficile?!
Lo seguii in cucina, guardandolo mentre preparava la pizza. Aveva già steso la massa per bene, e aveva le mani ricoperte di farina fino ai polsi. Cercai di non farmi vedere, così avrei potuto guardarlo e restare incantata per tutto il tempo che volevo.
Quanto era bello... aveva i capelli neri leggermente all'insù, con quel taglio che lo faceva sembrare un militare ma per cui io andavo matta, anche se mi ci era messo un po' ad abituarmi a Joe senza i suoi lunghi capelli scompigliati, come ero abituata a vederlo.
I suoi occhi erano così intensi, e allo stesso tempo così dolci, che quando lo guardavo negli occhi non riuscivo mai a distogliere lo sguardo. Sopra le labbra gli stavano spuntando degli accenni di baffi e sul mento un po'di barba, che lo faceva sembrare più adulto.
Lo guardai attentamente mentre stendeva la pasta col mattarello: riuscivo a vedere i suoi muscoli che lavoravano sotto la maglietta. A volte, al posto della sua espressione stanca e concentrata, appariva un sorriso o una risata.
Dopo un minuto, mi accorsi di due cose. Primo, mi ero sporta così tanto che se Joe avesse alzato gli occhi dalla pizza mi avrebbe visto. Secondo, stavo sbavando. Mi pulii velocemente la bocca e decisi di alzarmi, per evitare che perdessi tutta la saliva che avevo in bocca. Mi sforzai di sembrare normale.
-Hai bisogno di una mano?- gli sorrisi, appoggiandomi alla porta. Joe alzò lo sguardo e mi sorrise dolcemente.
-Credevo che ti fossi persa. Dov'eri finita?
Alzai le spalle. -Sono imciampata.
-Non ho sentito rumori.
-Sono inciampata su un tappeto.- precisai.
-Tu sei strana.-rise.
-Lo scopri solo ora?

 

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Capitolo 6
*** Food Fight ***


Ecco a voi, la seconda parte di Pizza Party....Food Fight :D Spero vi piaccia! Grazie a tutti quelli che hanno recensito!!!

Io e Joe lavorammo sulla massa per altri dieci minuti. Inizialmente la toccavo a malapena, per paura di sporcarmi il vestito, ma Joe decise di soffiarmi in faccia tutta la farina che aveva. Visto che ero già sporca, tanto valeva sporcarmi ancora di più. Ma gli feci sapere che avrebbe pagato lui la lavanderia.
Ogni tanto, mentre usavamo il mattarello, le nostre mani si toccavano. Nessuno dei due ha mai pensato di toglierle, neanche una volta. Joe sembrava completamente a suo agio, mentre io stavo andando a fuoco. Ero l'unica, lì dentro, a sentirsi in imbarazzo quando Joe mi sfiorava? Insomma, anche prima provavo qualcosa, ma non era mai stato così forte.
Con la coda dell'occhio, vidi che non stava facendo una pizza...stava facendo degli omini di farina!
-Joe! Cosa stai facendo??- lo rimproverai. Lui mi fece vedere un omino.
-Questo qui è Bob.- ne alzò un altro. -E questa è Mary!
Alzai gli occhi al cielo. -Ti sembra il momento di fare gli omini?
Lui alzò le spalle, ridendo. -C'è un momento preciso per fare gli omini?
-Lavora!
-Sissignora.- abbassò lo sguardo, ma continuava a non lavorare. Stava creando...un cuore?
Lasciai un secondo la mia massa e diedi una sbirciata a quello che stava facendo Joe. Era davvero un cuore!
-Cosa intendi fare con quello?
Non appena sentì la mia voce, arrossì, diede un pugno alla sua massa e il suo cuore si spiaccicò sul tavolo. -Io...volevo...fare dei biscotti a forma di cuore.- balbettò.
Alzai un sopracciglio. -Non ci riuscirai così.- risi.
-Lo so.- lui diventò ancora più rosso e fece finta di niente, amalgamando la massa che gli era servita per fare il cuore nel resto della pizza.
Finalmente, la pizza era pronta per essere messa in forno. Io ero completamente infarinata, dalla mano al gomito e su tutta la faccia e i capelli. Non sapevo più dove pulirmi! Joe, invece, si era portato dietro un comodissimo grembiule su cui si puliva ogni volta che ne aveva bisogno. Non volendo andare in bagno a lavarmi le mani (mi ci sarebbe voluta comunque una doccia), le strofinai sulla maglietta rossa di Joe.
Joe si girò di scatto, per vedere cosa avevo fatto e rimase con la bocca aperta per due minuti, poi mi guardò con occhi minacciosi. -Mi hai sporcato la maglietta!
-Tu mi hai sporcato il vestito!- gli ricordai.
-Quindi vuoi vendetta.
-No, non sapevo dove pulirmi le mani, tu eri più vicino e più comodo.
Joe mi guardò male. Si guardò le mani, per sua fortuna ancora sporche di farina, e mi rivolse uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
-Oh no. Non avrai intenzione di...- non feci in tempo a finire la frase, che Joe mi aveva già lanciato in faccia tutta la farina che aveva. Mi ricordava tanto Camp Rock, il punto in cui Mitchie si ricopriva di farina per non farsi scoprire da Shane.
Il mio bel vestito rosso, che avrebbe dovuto attrarre Joe, era ormai andato a farsi friggere e tutta la preparazione che avevo fatto prima di aprire la porta non era servita a nulla. Avrei potuto aprire la porta com'ero, in pigiama, spettinata e con la crema per il viso in faccia.
-JOE!- mi lamentai, gridandogli contro. Joe, nel frattempo, si stava rotolando sul pavimento dalle risate. Oh, non avrebbe più riso tra poco.
Mi avvicinai di soppiatto al tavolo, senza farmi notare, e afferrai buona parte della massa che rimaneva. Indovinate cosa feci? Penso che ci arriviate. In pochi secondi, Joe diventò il secondo fantasma della cucina. Ora toccava a me ridere!
Joe rispose gettandomi addosso dell'altra massa, e io a mia volta gliene lanciai addosso una grande manciata. La cosa continuò finchè entrambi non fummo bianchi dall'ultimo capello alla punta dei piedi.
Joe si infuriò, tanto che si avventò contro di me. Io feci un salto indietro, tentando di sfuggirgli, e ci ritrovammo a rincorrerci per tutta la casa. Joe si era portato dietro tutta la farina che aveva portato, e ad intervalli me la lanciava dietro. Il che per lui aveva due svantaggi: 1. Sembrava Hansel che spargeva briciole di pane nel bosco 2. Il peso del sacco lo rallentava. Ma lui sembrava non capirlo.
Ero in netto vantaggio, Joe non riusciva a raggiungermi. Ma mentre scendevamo le scale, i tacchi alti che avevo avuto la geniale idea di indossare mi fecero inciampare e ruzzolare giù. Dopo un momento di incertezza di Joe, in cui si accertò che stessi bene, mi raggiunse e mi sollevò con la forza, svuotando il contenuto del sacco su di me. Cercai di dimenarmi, ma era come se stesse piovendo bianco. Nella lotta, riuscii a sottrargli il sacco e, cercando a tastoni, a spruzzarlo di farina.
Scossi bene tutto il sacco, per liberare anche l'ultimo granello, ma poi mi arresi. Nonostante ciò, Joe mi guardava ancora con un'espressione strana.
-La guerra non è finita.
Senza preavviso mi prese in braccio, come un marito prende in braccio la moglie quando entrano in casa subito dopo il matrimonio, e mi fece girare come una trottola impazzita, stringendomi a sé per sporcarmi ancora. Tirai calci e pugni, ma Joe sembrava impassibile. Continuava a farmi girare, ignorando le mie urla.
-JOE! METTIMI GIU'!
Lui, nel frattempo, rideva. Non avrei mai voluto, ma cominciai a ridere anche io. Le nostre risate in un certo modo frenarono un po'i giri, finchè Joe non si fermò del tutto.
-Ok, ok, basta!- Non avevo più fiato, ma continuavo a ridere. Joe e io, sfiniti, cademmo sul divano. Ridevamo come se fossimo due ubriachi, ma era piacevole.
Joe mi guardava dritto negli occhi, la sua mano sulla mia guancia e quel sorriso che adoravo sulle sue labbra. Era così bello, anche ricoperto di farina.
Provai l'impulso irresistibile di baciarlo. Le nostre labbra erano solo a qualche millimetro di distanza e lui era praticamente sopra di me. Con l'altra mano, mi accarezzava e sistemava i capelli, anche se ci sarebbe voluto un miracolo. Stavo per avvicinarmi a lui e terminare quel semplice scambio di sguardi, ma lui mi colse alla sprovvista e iniziò a colpirmi con un cuscino.
Ero così persa in lui che non mi ero neanche resa conto che ce l'avesse in mano. All'inizio non reagii, perchè ero completamente sfinita, senza difese e scioccata, ma trovai la forza di afferrare un altro cuscino, dietro di me, e rispondere, il che diede vita a una battaglia coi cuscini. In poco tempo, diventò una sfida a chi cadeva prima dal divano. I cuscini ormai erano distrutti, ma non ci fermammo. Il nostro pomeriggio si era trasformato in un pigiama party, mancavano solo le maschere per il viso e il gioco della bottiglia!
-Per favore, dimmi che sei stanco.- ansimai, distrutta, riponendo il cuscino.
-Sono stanco.- mormorò anche lui, gettandosi sul divano. Tirai un sospiro di sollievo. C'eravamo divertiti da matti, ma mi mancava il fiato.
Stemmo sul divano, in silenzio, a guardare un punto nel vuoto davanti a noi, per cinque minuti, a respirare e riprendere fiato. Poi mi resi conto che eravamo immobili da tempo.
-E ora che si fa?- gli domandai.
Joe si guardò attorno, come a cercare un indizio che gli ricordasse quello che stavamo facendo prima.
-Si mangia la pizza?
Il mio stomaco brontolò. Era ora di cena e non avevamo ancora mangiato niente. Stavo morendo di fame.
Ci alzammo dal divano e ci avviammo verso la cucina. Mi fermai un attimo a guardarmi allo specchio. Molta farina era scomparsa, ma restavo un disastro. Sarei dovuta andare in una beauty farm o qualche altro centro specializzato per stare meglio; ero sicura che i miei capelli e il vestito fossero irrecuperabili.
Gran piano di seduzione, Demi. Davvero un ottimo piano.

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Capitolo 7
*** Goodnight Lullaby ***


Grazie a Lovinthemoon per aver recensito la storia!! :) Questo, personalmente, è il mio capitolo preferito finora. Spero vi piaccia! Mi raccomando, commentate!^^
-La pizza più buona che abbia mai mangiato!- ammisi, pulendomi la bocca quando ebbi finito di mangiare.
-Mi sono ripreso brillantemente dall'incidente del mese scorso!- sorrise, alzandosi subito per aiutarmi a rimettere in ordine.
-Ok, ora c'è la cucina da pulire, i piatti da lavare, e il soggiorno da risistemare.- mi grattai la testa, ricordando tutto quello che avevamo combinato.
-Nessun problema...io pulisco la cucina e risistemo il soggiorno, mentre tu lavi i piatti, ok?
Joe si era preso i lavori più fastidiosi e mi aveva lasciato solo i piatti da lavare!
-Dovremmo anche fare una doccia.- risi, indicando i nostri vestiti ancora sporchi.
-Non voglio intasare la tua doccia. La farò a casa.
Sentii un tuono dietro di me, e preoccupata corsi alla finestra per vedere cos'era successo.
-Io non credo proprio. Fuori sta diluviando.- annunciai. Dire che diluviava era un eufemismo. Forse grandinava anche. Era come se tutte le acque del mondo si stessero riversando su Los Angeles, l'unico giorno dell'anno in cui piove. Come se non bastasse, c'era anche nebbia. Non avrei mai potuto mandare fuori Joe con quel tempo.
Joe accorse per guardare anche lui, e rimase a bocca aperta. Fulmini e tuoni. Il cielo grigio che ogni tanto si illuminava per via di un lampo.
-E quindi, che si fa?
Alzai le spalle. -Probabilmente tra un'ora smetterà di piovere. In fondo non è troppo tardi.- abbassai lo sguardo sull'orologio, che segnava le otto.
-Sì, sicuramente. Ma nel caso in cui non smetta, mi dovrai prestare un ombrello. Giuro che te lo restituisco domani!
-Neanche per sogno! Io non ti lascio fuori, da sola, con questo tempaccio! E'pericoloso!- protestai, indicando il cielo in cui, proprio in quel momento, apparve un fulmine che lo colorò di viola.
Joe sospirò, e capì che avevo ragione. -Probabilmente la pioggia diminuirà. E se non smette...
-Saremo bloccati qui!- Non sapevo se esserne felice o triste. Io non avevo alcun problema a lasciar restare a dormire Joe. Anzi...sarebbe stato stupendo se avesse passato la notte a casa mia. A quel pensiero, un sorriso si formò sulle mie labbra e incominciai a ridacchiare senza motivo.
-Tutto bene?- mi chiese Joe, sentendomi ridere.
-Sì!- sorrisi a trentadue denti. -Al lavoro!- mi diressi verso lo stereo, inserii un disco a caso e lo feci partire. Un po'di musica avrebbe reso più piacevole il lavoro! Mentre camminavo verso la lavastoviglie, Joe afferrò strofinaccio e pezza e cominciò a pulire la cucina.
Dopo mezz'ora di Kelly Clarkson, la casa era come nuova. Era stata una faticaccia, ma eravamo quasi riusciti a farla brillare. Quando finii coi piatti, decisi di aiutare Joe a pulire la cucina, in cui sembrava fosse scoppiata una bomba alla farina, e insieme riordinammo i mobili del soggiorno e il divano.
La pioggia non era ancora cessata, e credetti che almeno una volta nella vita qualcuno mi stesse aiutando. Joe mi lasciò fare la doccia per prima, mentre guardava una partita di baseball in tv, e quando uscii dal bagno profumavo di buono. Mi ero lavata anche i capelli, che ora erano più decenti. Mi ero cambiata e mi ero messa una maglietta e i pantaloni del pigiama.
Poi toccò a Joe. Mentre si faceva la doccia, riuscii a smacchiare la sua camicia. Non avevo un pigiama da dargli, a meno che non fosse da donna e di tre taglie in meno della sua, quindi avrebbe dovuto dormire con quella. Joe uscì dal bagno dopo mezz'ora, dopo essersi pettinato e acconciato i capelli alla perfezione, come se dovesse andare a una prima. E poi dicono che siamo noi ragazze a perdere tempo davanti allo specchio!
Decidemmo di guardare un film prima di andare a letto, e restammo tutta la sera a parlare di cavolate varie, come quello che facevano Nick e Kevin in quel periodo, i paparazzi che non ci lasciavano mai, Camp Rock 2 che avevamo da poco finito di girare.
Ogni tanto, durante il film, Joe mi prendeva la mano o mi metteva il braccio attorno alla spalla e mi stringeva a sé. Poi, dopo un minuto, si comportava come se non fosse successo niente.
Joe mi confondeva parecchio. Un momento sembrava che anche io gli piacessi e che volesse provare a rompere il muro dell'amicizia, e il momento dopo è come se si tirasse indietro, come se fosse spaventato. Come se mi stessi solo illudendo. Prima il quasi bacio dopo la festa di Harry, poi la nostra lotta sul divano, ora queste scene durante il film... Io ero lì, che non riuscivo a respirare ogni volta che mi toccava, e lui faceva come se niente fosse. Se a Joe piacevo, perchè non stava facendo nulla per cambiare le cose?
Arrivò l'ora in cui, dopo canti e balli, non riuscivamo più a reggerci in piedi. L'orologio segnava mezzanotte, fuori era tutto buio, senza stelle o luna ma col rumore della pioggia che scandiva i nostri respiri.
Joe frugò nell'armadio e trovò il mio materassino da campeggio. Lo stese per terra, accanto al mio letto, mentre io mi infilavo sotto le coperte. Ma non lo trovavo giusto. Perché io avrei dovuto dormire comodamente, al caldo, nel mio letto, e lui avrebbe dovuto dormire per terra?
-Joe, non ti lascio dormire su un materassino.
-Non è così scomodo.
-Non importa! Sei mio ospite e non dormirai per terra!
-E dove?
-Nel mio letto c'è abbastanza spazio per entrambi.- a quelle parole, arrossii leggermente. Joe non sembrò notarlo, ma sembrava un po'confuso.
-Sei sicura? Non vorrei farti stare scomoda, questa è casa tua.
Gli sorrisi semplicemente. Non sarei stata scomoda per niente.
Riuscii a convincerlo e Joe, dopo aver preso un altro cuscino, si infilò sotto le coperte, accanto a me. Solo quando appoggiò la testa sul cuscino, mi resi conto di quanto fossimo vicini. Quanto erano, due centimetri? Praticamente ci scambiavamo l'aria.
Spensi la luce, sicura che avrebbe aiutato e che mi avrebbe fatto dormire, ma come facevo a dormire con Joe accanto a me? Joe non sembrava neanche avere sonno.
Senza pensarci due volte, mi avvicinai ancora e posai la testa sul suo petto. Lui mi cinse le spalle, abbracciandomi. E stavolta, non ritirò il braccio dopo un minuto.
Avrei potuto passare tutta la notte a guardarlo. Avevo gli occhi che si chiudevano per la stanchezza, ma non volevo dormire. C'era qualcosa, accanto a me, che valeva la pena di perdere una notte di sonno. Joe valeva la pena di passare cento notti insonni.
-Non riesci a dormire?- mormorò.
Scossi la testa, anche se era un'enorme bugia.
-Vuoi che ti canti una ninna nanna?- sentii il suo petto tremare a causa della sua risata. Per farmi capire che stava scherzando, mi strinse ancora di più a sé.
-Potrebbe servirmi. Canta qualcosa. Non ho molto sonno.
-Demi, dovresti dormire. Domattina hai un servizio fotografico.
Il servizio fotografico! Me n'ero assolutamente dimenticata! Avevo così tanti pensieri per la testa e così tante cose da fare in un giorno! A volte essere una cantante è la cosa più stressante al mondo. All'inizio non me ne lamentavo, ma ora la situazione era fuori controllo. Prime, photoshoot, premiazioni, promozioni...non ce la facevo davvero più. Oramai non avevo un attimo libero di tempo e ogni sera tornavo a casa distrutta. Forse Joe aveva ragione, dovevo prendere sonno.
Appoggiai la testa sul cuscino (cioè il petto di Joe) e chiusi gli occhi. Le sue braccia mi avvolsero, come per proteggermi e cullarmi. Provai a dormire, lasciandomi inebriare dal suo profumo.
Dopo un po'di tempo, sentii Joe accarezzarmi il viso. La sua mano calda passò dai miei capelli, che stava arrotolando attorno al suo indice, alle mie guance, che divamparono a ogni suo tocco. Poi si posò sulle mie spalle, dove lentamente scese fino ai miei fianchi, e poi alla vita, dove si fermò. Percorse la curva dei miei fianchi un bel po'di volte, dandomi i brividi per la delicatezza e dolcezza con cui mi stava accarezzando. Avevo ancora gli occhi chiusi, e non osavo aprirli. Ero così rilassata che mi sarei potuta addormentare in ogni momento, e probabilmente aprendo gli occhi lo avrei solo messo in imbarazzo e lo avrei fatto fermare.
Improvvisamente, lo sentii avvicinarsi ancora, tanto da sentire il suo respiro sulla mia pelle. Le sue labbra toccarono prima la mia guancia, poi la mascella, e infine si fermarono sul collo. La mia pelle si bruciò sotto il suo bacio. Mentre le sue labbra si muovevano, il fiato mi si bloccò in gola. Com'era possibile che Joe non si accorgesse di niente? Se non avessi avuto tutto l'autocontrollo che avevo al momento, gli sarei saltata addosso e l'avrei ricoperto di baci fino al sorgere del sole.
Staccò le sue labbra dal mio collo e  tracciò le mie spalle, mentre intrecciò le nostre dita. Quando ebbe finito, mi accarezzò la mano e la bacio delicatamente.
Non fece più nulla per qualche secondo. Aprii leggermente gli occhi e vidi che Joe stava guardando l'orologio che avevo sul comodino.
Sospirò, mi diede un ultimo bacio sui capelli e mi accarezzò il viso.
-Adesso dormi.- mi sussurrò, con voce vellutata.
Mi costrinsi a chiudere gli occhi, cercando di dormire. Joe continuò ad accarezzarmi e sussurrarmi parole che sembravano una ninna nanna, finchè finalmente mi addormentai tra le sue braccia.  

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Capitolo 8
*** Waiting for the Moonlight ***


Ecco l'ottavo capitolo. E'un altro dei miei preferiti :D Spero vi piaccia. Comunque, ho ricevuto solo due recensioni nell'ultimo capitolo, di SbLove e lovinthemoon (grazie mille per aver commentato! <3)...credo che se le cose continuano così la interromperò, perchè credo che se la storia non interessi non valga la pena continuare a scriverla, quindi fatemi sapere cosa ne pensate. Mi basta anche un semplice "bella storia" o un "fai schifo". Grazie. :)

Quando mi svegliai, la mattina dopo, il sole splendeva sulla mia faccia. Aveva probabilmente piovuto tutta la notte, ma ora sembrava piena estate. Le tende erano tirate, lasciando passare tutta la luce. La stanza era un'esplosione di colori e il cielo non era mai stato così sereno prima d'ora.
La prima cosa che notai è che non sentivo il calore di Joe sulla mia pelle. Rotolai sull'altro fianco per guardarlo, ma non c'era. Probabilmente si era già alzato. Sentivo ancora il suo profumo sul cuscino e in giro per la stanza, e mi ricordò la scorsa notte. Quanto amavo che lui mi stringesse a sé, e quanto volevo che mi stringesse sempre di più. Quanto mi ero lasciata ubriacare dal suo profumo e quanto mi sentivo bene ogni volta che le sue labbra toccavano la mia pelle. Mi sentivo così sicura e protetta tra le sue braccia. Tutte le mie preoccupazioni svanivano e sentire il cuore che sembra esploderti nel petto era qualcosa di indescrivibile. Come se fossimo solo noi due al mondo e il tempo si fosse fermato.
Invece, ora dovevo alzarmi, correre in cucina, fare colazione in fretta, lavarmi, vestirmi e truccarmi per il photoshoot che dovevo fare.  Odiavo andare così di fretta, specialmente la mattina, e specialmente se Joe era ancora in casa. Avevo davvero bisogno di tanto per parlargli, per capire se quello che era successo significava qualcosa.
Provai a sistemarmi i capelli, ingoiai una mentina per l'alito e camminai fino in cucina. Nel corridoio, sentivo un rumore di fornelli che friggevano e odore di pancakes appena sfornati e brownies al cioccolato. Ero sicura che c'entrasse Joe.
Quando svoltai l'angolo ed entrai in cucina, c'era proprio Joe che sfornava teglie su teglie di dolci e biscotti, toast con ogni tipo di marmellata, pile di pancakes con lo sciroppo d'acero e posava sul tavolo un enorme tazza di caffèlatte e un bicchiere di succo d'arancia, con un piatto di uova e bacon. Sembrava non essersi accorto di me.
-Buongiorno.- mi annunciai, con una faccia stanca. Lui si voltò verso di me e mi rivolse un sorriso radioso.
-Buongiorno. Dormito bene?
Meglio che mai.
-Scusa se non ti ho aspettato per fare colazione assieme. Mi sono svegliato molto presto e non volevo disturbarti. So che tra poco devi essere sul set fotografico, quindi ti ho preparato la colazione.- indicò la tavola imbandita accanto a lui, con un sorriso fiero.
Spalancai la bocca e battei le palpebre un paio di volte,  prima di riprendermi. Aveva preparato tutto quel ben di Dio per me?
-E'tutto per me? Tu devi essere completamente impazzito!- risi.
-Perchè? Volevo fare le cose in grande. So che sei sempre di fretta, quindi ora penserai solo a rilassarti e mangiare. Buon appetito.- incrociò le braccia, soddisfatto.
-Joe, sono già in ritardo. Non ho davvero il tempo...
Mi interruppe. -Siediti e basta. Parlerò io con i fotografi.  Ora pensa solo a fare una buona colazione.
Gli sorrisi. Guardando il tavolo, non sapevo davvero da dove cominciare. Volevo solo buttarmici sopra. Sembrava tutto delizioso.
-Wow. Grazie.- mi sedetti e cominciai a divorare alcuni pancakes e brownies. -Se vuoi, puoi unirti a me.
-Non preoccuparti, ho mangiato da poco. Sono già pieno.
Mi diede il via libera. Feci la più lunga e abbondante colazione che avessi mai fatto nella mia vita. Divorai, uno alla volta, tutto quello che c'era sul tavolo, finchè rimasero solo le briciole. Non avevo mai mangiato tanto, ma era impossibile resistere. Joe era restato tutto il tempo seduto sul bancone, a guardarmi.
-Tu sei un mito.- commentai, alzandomi dal tavolo.
-Tutto per te.- mi fece l'occhiolino. Io arrossii e iniziai a ridacchiare senza motivo, ma cercai di non darlo a vedere.
-Bene, ora sono in ritardo stratosferico. Devo davvero andare a prepararmi.- annunciai.
-Fai pure. Io ti aspetto qui, così andiamo insieme.- mi salutò con la mano e io mi diressi verso il bagno, sorridendo.
Joe decise di accompagnarmi sul set con la sua macchina. Era più veloce e lui credeva di guidare meglio di me. Il set non era molto lontano, arrivammo lì in un attimo.
Ned, il fotografo, si lamentò parecchio, ma Joe con un paio di parole riuscì a farlo sbollire, dicendo che era tutta colpa sua che mi aveva trattenuta. Ero sicura che Ned non ce l'avrebbe fatta passare liscia, perchè era molto rigido sugli orari e non aveva tempo da perdere, invece Joe riuscì a manipolarlo per bene. Quel ragazzo è un mito. Può ottenere tutto da tutti.
Joe non lasciò il set. Mi guardò tutto il tempo, mentre mi scattavano foto. Cambiavo acconciatura, trucco e vestiti e ogni volta che tornavo sul set lui era lì, che mi sorrideva o mi faceva l'occhiolino. Per me era molto più facile sorridere davanti alla telecamera se c'era lui.
Durante il servizio, si risparmiò di farmi linguacce e smorfie, per evitare di farmi ridere. Sapeva quando era il momento di scherzare e quando no, e avevamo già fatto arrabbiare Ned a sufficienza.
Finalmente, quando il servizio finì, potei togliere i tacchi di 14 cm, sciogliermi i capelli e levare tutto quel trucco dalla mia faccia. Stavo benissimo, ma mi sarei sentita molto a disagio in giro. Preferivo dei tacchi più bassi, i capelli liberi e un trucco quasi acqua e sapone.
Proprio mentre stavo indicando a Joe l'uscita con un cenno della testa, per andarcene, Ned mi diede una pacca sulla spalla, facendomi voltare.
-Sei stata bravissima, davvero. Sembri nata per fare la modella.-si complimentò.
Arrossii e gli rivolsi il mio classico sorriso a 32 denti. -Davvero? Grazie mille! Ero così nervosa stamattina...
-Non ti preoccupare, sei andata alla grande. Sei molto fotogenica.
Joe approfittò del momento per mettermi un braccio attorno alle spalle, sorridendomi.
-Questo perché la mia Demi è la ragazza più bella del mondo.- sussurrò. Non capivo se lo stesse dicendo a me o a Ned, ma la sua frase mi fece sciogliere comunque. Solo sentirlo dire "la mia Demi" mi faceva tremare le ginocchia. Era un accostamento così perfetto.
-Vorrei lavorare con te di nuovo, in futuro.- il suo sguardo si spostò da me a Joe. -Anzi, sarebbe fantastico anche lavorare con te e il tuo ragazzo.- precisò. -Avete una chimica incredibile, e sono sicuro che ne uscirebbe un gran servizio!- si stava sfregando le mani all'idea.
-Io non sono il suo ragazzo.- precisò Joe, cercando di essere il più educato possibile. Non capivo perché ce ne fosse motivo. Gli dava fastidio che qualcuno lo credesse il mio ragazzo?
Per quanto mi piacesse quella frase, Joe non era ancora il mio ragazzo. Insomma, non ufficialmente. Non mi aveva ancora chiesto niente e non c'era stato niente. Insomma, l'unico segno che lui provasse qualcosa per me era qualche abbraccio e qualche bacio sulla guancia. Come potevo illudermi da così poco che Joe e io potessimo stare insieme. Joe non sembrava molto favorevole alla cosa, anche se continuavo a non capire il suo comportamento. Ogni volta che faceva un passo avanti ne faceva due indietro e dopo si comportava come se non fosse successo niente. Aveva paura? E di cosa? Ero io che mi illudevo? Non ce la facevo più, non capivo più come stessero le cose.
-Sì, siamo solo migliori amici.- confermai, a testa bassa e quasi in un sussurro. Sentii il mio cuore spezzarsi quando mi sentii dire quelle parole.
-Beh, comunque la mia offerta è ancora valida. Ho già in mente il tema. Anni '50. Già vi vedo in stile aggressivo, su una moto e coi capelli coperti di gelatina!- Ned rise.
Il viso di Joe si illuminò. Sembrava piacergli l'idea. Piaceva anche a me...sarebbe stato divertente, non come tutti gli altri photoshoot. Stavolta avrei avuto Joe al mio fianco, sarei stata sul set con lui tutto il giorno, a ridere e scherzare.
Senza neanche pensarci un altro momento, fummo pronti a dare la nostra risposta. -Ci stiamo!
Dopo che Ned ci promise che avrebbe chiamato non appena avesse avuto l'occasione e qualche saluto veloce, io e Joe tornammo alla sua macchina. Era già pomeriggio inoltrato, il sole stava cominciando a calare. Per fortuna Joe mi aveva fatto fare una colazione abbondante, altrimenti a quest'ora starei morendo di fame. Grazie al cielo c'è lui.
Ma il mio stomaco brontolava comunque. Joe se ne accorse e mi sorrise, mentre apriva la portiera per me.
-Visto che è già tardi e siamo già fuori casa, perché non andiamo a cenare in qualche ristorante?
-Che hai in mente?
-Il ristorante più lussuoso di Los Angeles.- rispose prontamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quando lo guardai male, lui fece finta di non accorgersene e si mise al volante.
Quando arrivammo al ristorante (che, proprio come aveva detto Joe, era il più elegante e lussuoso di Los Angeles), mi guardai subito in giro per accertarmi che non ci fossero paparazzi. Joe sembrava ancora più preoccupato di me. Si mise subito gli occhiali da sole, ma ora che il cielo era già scuro non riusciva a vedere niente. Me ne accorsi perché, dopo averlo visto sbattere tre volte contro la porta, fui io a guidarlo e trascinarlo dentro.
Ci diedero un tavolo per due e costrinsi Joe a togliersi gli occhiali, almeno per guardare il menù. Il menù era pieno di parole francesi che non sapevo pronunciare nè capire, e sembrava tutto un po'troppo raffinato per i miei gusti. Io mangio ancora da McDonald's.
All'inizio mi rifiutai di mangiare qualunque cosa avesse un nome straniero, ma Joe mi fece un po'da traduttore, mi spiegò com'erano i piatti e si offrì di condividere qualche piatto per farmi assaggiare cose nuove. Secondo lui, era ora che smettessi di mangiare cibo del McDonald's e cominciassi a mangiare cibo da adulti. Tipo aragoste intinte nel burro e pollo con patate e riso. Joe odiava il McDonald's e tutti i cibi spazzatura: da quando a Nick era stato diagnosticato il diabete, i suoi genitori avevano obbligato tutti e tre i fratelli a mangiare frutta, verdura, yogurt, zuppe, carne e pesce quasi tutto il tempo e li avevano educati a uno stile di vita più sano. Quindi Joe, essendo abituato al cibo sano e complesso, stava il più possibile alla larga dal McDonald's.
Quando il cameriere portò via i nostri menù e rimanemmo da soli, Joe si schiarì la voce.
-Non è stato un po'...strano, quando Ned ci ha creduti fidanzati?
Doveva proprio uscire l'argomento?
-Non lo so...- mormorai, evitando il suo sguardo. -A te ha dato fastidio?
Joe scrollò le spalle. -Non è che mi ha dato fastidio, è che...suona strano. Tutti pensano che noi due stiamo insieme. Ma non è così. Noi siamo sempre stati migliori amici e non c'è assolutamente nulla tra di noi.
-Perchè mi stai dicendo questo?- Sembrava che volesse chiarire qualcosa con me. Con me non c'era niente da chiarire. Forse mi stavo illudendo, ma era con Ned che doveva parlare, non con me.
-Non lo so. Ogni volta che sento la parola "Jemi" mi sento a disagio. Tutto il mondo vuole Jemi, e mi sento sotto pressione. E'come se volessero costringerci a stare insieme contro la nostra volontà. Io voglio solo che restiamo amici, perchè non voglio perderti per qualcosa di così sciocco. Insomma, ti immagini noi due insieme?- Joe ridacchiò, alzando gli occhi, probabilmente pensando. -"Demi, tesoro! Ti amo tanto!" "Oh, Joe, sposiamoci!" Non so te, ma a me sembra ridicolo! Non mi ci vedo per niente!
Di solito mi univo alle risate e avrei fatto anch'io delle imitazioni, ma quella sera non ero proprio dell'umore. Cercai di far uscire una risata forzatissima e abbassai subito lo sguardo. Joe mi stava chiaramente dicendo che non gli piacevo. Che non voleva che ci fosse niente fra di noi.
Joe si accorse che non stavo ridendo e che avevo una faccia da morta.
-Demi? Che cos'hai, non ti senti bene?- si avvicinò per toccarmi la fronte e controllare che non avessi la febbre, ma lo schivai. Sentii le lacrime salirmi agli occhi e bruciarmi, incapace di mandarle indietro. Odiavo fare scenate del genere in pubblico. Odiavo il fatto che i paparazzi potevano essere lì a filmare la scena. Odiavo il fatto che non ci sarebbe mai potuto essere niente tra me e Joe. Odiavo il fatto che, pur sapendo che sarebbe finita male, mi ero lasciata illudere. Ed ecco il risultato. Non ce la facevo davvero più, stavo per scoppiare. Riuscii a controllare le lacrime che stavano per uscire, ma probabilmente Joe le aveva già notate.
-Io non ti capisco. Un giorno fai una cosa, un giorno ne fai un'altra. Prima mi fai credere che ci sia qualcosa di più e poi mi butti giù. Joe, qual'è il problema? Hai paura? Di me? Io lo vedo, lo vedono tutti, e sono sicura che lo vedi anche tu, ma non lo vuoi ammettere. Siamo perfetti l'uno per l'altra. Cosa stai facendo?- alla fine della frase, mi venne una gran voglia di battere il pugno sul tavolo e lasciai cadere una lacrima che subito asciugai.
Joe mi stava guardando sbalordito, come se avesse appena visto un fantasma. Era chiaramente a disagio. Non riusciva a guardarmi negli occhi e stava arrossendo. Non era una cosa da tutti i giorni sentire la tua migliore amica che si dichiara a te e ti chiede di fare qualcosa. Fossi in lui, io sarei probabilmente scappata via. Lo capivo, ma dovevo sfogarmi. Avevo ancora una vaga speranza che qualcosa cambiasse. Ma probabilmente avevo rovinato tutto. Di solito, nei film, quando una ragazza si dichiara a un ragazzo a cui piace, il ragazzo si slancia verso di lei e la bacia, oppure sorride e le chiede di uscire un venerdì. Ma il tempo che ci stava mettendo Joe era troppo lungo perchè stesse solamente controllando l'agitazione o perchè si stesse riprendendo dalla sorpresa. Non stava parlando perchè non sapeva che dire, non voleva ferirmi ma non voleva dire di sì. Nonostante tutto, volevo che parlasse. Mi bastava anche un "mi dispiace, ma io non voglio essere il tuo ragazzo. Visto che provi qualcosa per me, la nostra amicizia è finita". Qualunque cosa era meglio di guardare il suo volto per notare un minimo cambiamento di espressione o aspettare impazientemente che dalla sua bocca uscissero parole. Qualunque cosa era meglio di quella tortura.
Joe mi guardò negli occhi, solo per un istante, e girò leggermente la sedia per alzarsi.
-E'...davvero imbarazzante. Scusa, devo andare.
Senza neanche avere il tempo di protestare, di alzarmi e andargli dietro o di gridargli qualcosa, lo vidi già alla porta, che usciva nella sera.
Quando se ne andò, mi sentii vuota. Avevo appena rovinato una splendida amicizia.
Forse era meglio non parlare.

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Capitolo 9
*** Baby just say yes ***


Scusate per l'attesa! Ecco il capitolo! Grazie a lovinthemoon e Thededdyheart per aver commentato!! :)
Quella sera, non chiusi occhio. Mi girai e rigirai nel letto diecimila volta, inutilmente. All'inizio credevo fosse colpa del cuscino: lo girai, lo cambiai, girai anche quello, e poi capii che il problema non era il cuscino.
Le coperte. Sì, erano assolutamente le coperte. Forse erano troppo pesanti e non riuscivo a dormire per via del caldo. Mi scoprii e buttai le coperte al margine del letto. Anche dopo averlo fatto, non mi sentivo meglio. Forse dovevo bere qualcosa, come una camomilla, o farmi un bagno caldo.
Prima ancora di andare in bagno o in cucina, mi resi conto che era inutile. Non avrei risolto niente, perchè non erano quelli i motivi per cui non riuscivo a dormire.
Era Demi. La mia migliore amica, nonchè ragazza che aveva appena confessato quello che provava per me. E andava oltre una semplice amicizia. Molte ragazze mi hanno confessato che avevano una cotta per me, ma sentirlo dire da Demi era davvero strano. Demi era sempre stata la mia migliore amica, quella a cui potevo confidare tutto, quella con cui potevo fare di tutto. Credevo fermamente nella nostra amicizia, perchè sapevo che non ne avrei mai trovata una migliore. Demi era una delle persone più importanti della mia vita, e fin dal primo momento sapevo che non l'avrei mai voluta perdere, perchè era speciale. Lei mi faceva sentire bene, era sempre con me e potevo contare su di lei per tutto. Era un'amicizia troppo preziosa per me.
Sapevo che l'amicizia tra un ragazzo e una ragazza era sempre in equilibrio precario: si finiva sempre per innamorarsi e rovinare tutto. Non volevo che accadesse lo stesso tra me e Demi. Eravamo già sottoposti a una notevole pressione da tutti i fan che volevano che ci mettessimo insieme, e non volevo che questa pressione interferisse coi nostri sentimenti.
Avevo paura. Paura che, se provassimo, non sarebbe più lo stesso, e perderei la mia migliore amica. Paura che, avvicinandoci sempre di più, possa finire male. Paura di impegnarmi per davvero. Quando mi fidanzo con qualcuna, mi dico sempre "Lei è quella giusta, stavolta andrà bene", ma dopo un po' impegni di lavoro, incomprensioni e nuove persone che entrano nel quadro mi mettono i bastoni fra le ruote, e qualche volta mi sono ritrovato anche con un cuore spezzato. Ho finito per perdere molte cose, e molte persone. Quelle persone chiedevano troppo da me. Demi non è solo una ragazza che ho incontrato per strada e che mi è piaciuta. So che vorrebbe una storia seria, e che non la ferissi come tutti gli altri ragazzi che ha frequentato. So che vorrebbe qualcuno che la ami davvero. Ero spaventato all'idea di non poter essere all'altezza.
Demi mi piaceva tanto. Forse fin troppo. La prima volta che l'ho vista era ai provini per Jonas e si era presentata per la parte di Stella. Io, Nick e Kevin controllavamo tutti i provini, e quando Paul (il nostro direttore) chiamò l'ennesima ragazza, vedemmo entrare una ragazza coi capelli neri, rossetto rosso e un sorriso così grande e luminoso da poter illuminare tutta la città di Los Angeles. Si era presentata e le avevano subito chiesto di cominciare a recitare. Era molto brava, ma soprattutto era adorabile. Ogni volta che sbagliava, rideva, ed era dolcissima quando lo faceva. Aveva entusiasmo, grinta, vivacità. Evidentemente non era quello che i nostri produttori cercavano, perchè non ebbe lei la parte.
Qualche mese dopo, eravamo ai provini per Camp Rock. Io mi presentavo per Shane, lei per Mitchie. L'avevo avvistata tra una folla di ragazze, nell'atrio, e mi era subito sembrata familiare. La fissai per un po', cercando di capire dove l'avevo vista. Era un po'diversa da quando aveva fatto i provini per Jonas: adesso aveva i capelli castani, con la frangia. Solo dopo qualche minuto la riconobbi, quando rise mentre chiacchierava con la sua amica, accanto a lei. Quella risata e quel sorriso mi erano rimasti impressi. Non mi avvicinai per parlarle, ma la tenni d'occhio per un po'. Dopo qualche giorno, mi chiamarono per dire che avevo avuto la parte di Shane, e avevano deciso di dare una parte anche ai miei fratelli. Quando arrivammo sul set di Camp Rock, il primo giorno, c'erano anche tutti gli altri attori. Quando cominciarono le presentazioni, notai anche lei. Che coincidenza. Aveva avuto la parte di Mitchie!
Sul set, il rapporto che avevo con Demi era ottimo. Iniziammo a conoscerci meglio e diventammo grandi amici. Lei era una ragazza così fresca, pura e genuina, allegra e specialmente bellissima. C'è stata subito un'intesa fra di noi. Era come se il destino avesse lavorato affinchè ci conoscessimo. Voleva preludere qualcosa. Già da allora, sospettavo che qualcosa tra noi sarebbe cambiato. Col tempo, io e Demi ci siamo avvicinati sempre di più, lei diventava sempre più bella, e io avevo sempre più paura di fare un passo falso. Ho sempre saputo che sarebbe accaduto qualcosa tra noi...speravo solo che quel giorno fosse il più lontano possibile. Non sembrava mai il momento giusto e io mi accontentavo di esserle amico.
Non mi ha reso le cose molto facili. Cosa dovevo fare adesso? Ignorarla per il resto della mia vita? Dirle di no e spezzarle il cuore? Dirle di sì e provarci, fregandomene di quello che potrebbe accadere?
Pensai a quello che sarebbe potuto succedere se tutto fosse andato male. Demi avrebbe un cuore infranto e soffrirebbe per colpa mia. Io probabilmente avrei tutti i fan di Demi contro di me e tutti i media che continuano ad accusarmi di essere un playboy e di aver giocato coi sentimenti di una ragazza. Non sarei stato più capace di guardarla negli occhi, sapendo che lei provava ancora qualcosa per me e che non riusciva più a guardarmi come un amico. Avrei dovuto ignorarla, o lei avrebbe dovuto ignorare me, se fosse stata molto arrabbiata, e la nostra amicizia sarebbe svanita nel nulla. Sarebbe stato imbarazzante. Le cose non sarebbero state più le stesse.
Ma poi, altre immagini mi passarono davanti agli occhi. C'eravamo io e Demi che ci tenevamo per mano, che ci sorridevamo, che eravamo più felici che mai. Poi io e Demi che ci abbracciavamo, che finivamo sulle copertine di tutte le riviste, e poi un bacio. La mia immaginazione arrivò addirittura al giorno del matrimonio. Lei era bellissima, indossava un lungo abito bianco di seta e pizzo e pieno di nastri, con uno strascico lungo e i capelli raccolti e pieni di forcine e spille per tenere fermi i boccoli.
Era quello che sarebbe potuto succedere se le avessi detto di sì. Avremmo potuto essere felici. Avrei potuto stringerla sapendo che era mia. Avrei potuto baciarla senza preoccuparmi che qualche paparazzo ci sorprendesse e ne facesse uno scandalo, o che i fan mandassero minacce di morte a Demi. E quella prospettiva di me e Demi insieme era fin troppo allettante perchè io la lasciassi perdere.
Continuai ad analizzare i pro e i contro di ogni situazione per tutta la notte. I miei pensieri andavano sempre a Demi e sapevo che era inutile dormire. Non ce l'avrei mai fatta finchè non fossi stato sicuro della mia risposta. Una parte di me mi diceva di lasciare perdere e di far intendere a Demi che non ci sarebbe mai potuto essere niente, con gentilezza per non ferirla, ma un'altra parte di me mi suggeriva di provarci.
Quando mi alzai dal letto, erano le otto del mattino e non avevo chiuso occhio. Il sole era già sorto, ma pur sapendo che non mi sarei mai addormentato continuavo a coprirmi la faccia col cuscino per non far entrare la luce. La seconda cosa fastidiosa che c'era nella stanza era il ronzio di un cellulare che squillava. Accidenti a me che ho messo una suoneria così rumorosa. Allungai la mano sul comodino e lo presi. Mi era arrivato un messaggio. Strizzai gli occhi, mi misi seduto e lo lessi.
Joe, ti aspettiamo agli Hollywood Center Studios alle nove. Abbiamo qualcosa d'importante da dirti.
Era qualcuno della Disney, o forse della Hollywood Records. Non avevo idea di cosa volessero. Forse volevano farmi una sorpresa e annunciare che il nostro ultimo disco era diventato disco di platino. Ma avrebbero invitato anche i miei fratelli, e di solito queste celebrazioni si fanno alla Hollywood Records, non agli studi di Disney Channel. Forse volevano parlarci di Jonas. Stavamo girando la nostra seconda stagione in quel periodo. E forse, se non avevano avvisato Nick e Kevin, era qualcosa che c'entrava solo con me.
Mi lavai e vestii, prendendomela con comodo. Ero esausto per prepararmi troppo velocemente, anche se era già abbastanza tardi. Se mi muovevo troppo in fretta, rischiavo un capogiro. Misi gli occhiali da sole, così i paparazzi non avrebbero visto le mie occhiaie spaventose e l'aria da zombie, e mi infilai in macchina.
In pochi minuti arrivai agli studi. Sapevo perfettamente dove andare: era ancora tutto vuoto, ma c'erano un paio di tecnici della troupe che stavano sistemando le attrezzature. Svoltai un paio di volte e mi ritrovai in sala riunioni. Bussai, e subito qualcuno rispose "Avanti!".
Seduto intorno a un tavolo c'era Paul Hoen, produttore esecutivo di Jonas e di Camp Rock 2, che sistemava alcuni fogli. Stava sorridendo, ma non appena alzò lo sguardo su di me sgranò gli occhi.
-Joe! Cos'è successo? Non hai una bella cera!- si alzò per guardarmi più da vicino.
Scossi la testa, come per dire "lascia stare". -Non ho chiuso occhio per tutta la notte.
-Si vede.- commentò Paul. -Il discorso di Demi ti ha turbato molto?
Ora fui io a sgranare gli occhi. Come era venuto a sapere del discorso di Demi? Me l'aveva fatto solo ieri sera! Non c'era nessuno in quel ristorante! -Possibile che già se ne parli in giro?
Paul rise. -Oramai dovresti saperlo, a Los Angeles i muri hanno le orecchie.
-C'erano paparazzi nella zona?
-No, ma io ho sempre le mie fonti.-replicò semplicemente. -Comunque, volevo proprio parlartene. Non voglio entrare nella tua vita privata, ma cosa hai intenzione di fare?
Io alzai le spalle e sospirai. -Non ne ho idea. Lei mi piace un sacco, ma è la mia migliore amica e non voglio rovinare il nostro rapporto.
Paul annuì, comprensivo, e mi posò una mano sulla spalla.
-Capisco, Joe. Ma a volte, per amore bisogna correre dei rischi.
Mi scrutò, per vedere se la mia espressione era cambiata e se sembravo più sicuro della mia decisione, ma non era cambiato niente. Così, sospirò.
-Vediamola in questo modo. Tu sarai felice. Lei sarà felice. Tutti i fan di Jemi saranno felici. E tra pochi mesi esce Camp Rock 2. Abbiamo bisogno di un'intensa campagna pubblicitaria, e quale migliore pubblicità dei due protagonisti che si fidanzano anche nella vita reale?
-Paul, stai dicendo...che dovrei stare con Demi per pubblicità?- Non volevo farlo. Non potevo usarla in questo modo. Se lo avesse scoperto, avrei rovinato la nostra amicizia, i nostri sentimenti  e il suo cuore.
-Non pensarla come una finta. Pensala come un motivo in più.
Sentii un nodo allo stomaco. Non volevo ingannarla. -No. Non posso.
Mi girai e cercai di uscire dalla stanza, ma Paul mi trattenne.
-Joe, tu vuoi che Camp Rock 2 abbia successo?
-E'ovvio.
-Allora, so che farai quello che è giusto.
Mi guardò per un po'di tempo, finchè non fu sicuro che io avessi afferrato il concetto e che non sarei scappato via dimenticandomi della conversazione e facendo a modo mio.
Quando uscii dagli studi, mi sentivo malissimo. Non riuscivo a credere che avrei dovuto usare Demi per pubblicità. Non potevo e non volevo farlo. Lei mi piaceva davvero, e il motivo per cui stavo per accettare di uscire con lei non era per pubblicizzare Camp Rock 2.
Quando entrai in macchina, mi diressi automaticamente, senza neanche doverci pensare, a casa di Demi. Non ero mai stato tanto nervoso in vita mia, e non capivo perchè stesse succedendo. Prima di suonare il campanello dovetti respirare e deglutire qualche centinaio di volte. Quando finalmente ne ebbi il coraggio avrei voluto scappare via, ma era troppo tardi. Sentivo già passi che si avvicinavano.
Demi aprì la porta. Dalla sua faccia, e dal suo abbigliamento, neanche lei doveva aver dormito. Non appena mi vide, la sua faccia diventò rossa e distolse subito lo sguardo, imbarazzata. -Ciao.
-Ciao.- tentai di sorridere più apertamente.
-Cosa c'è?
-Ci ho pensato sopra.- respirai profondamente.
Demi sembrò non volermi rispondere. Probabilmente, anche lei aveva paura di una delusione e non voleva, se mi avesse incitato ad andare avanti, sentirsi dire di no.
Passò quasi un minuto prima che mormorasse:- E...?
Era il momento della verità. Potevo dirlo. Forza, Joe, diglielo e basta. E'solo una sillaba. Rimasi a motivarmi inutilmente per alcuni secondi, finchè mi resi conto che non mi avrebbe portato da nessuna parte. Quello che dovevo fare era solo buttarmi e dirlo così in fretta da non poterci pensare su ancora.
-Sì.
Demi alzò la testa, incredula. Gli occhi le brillavano, il rossore era aumentato, ma non sorrideva ancora. Anzi, sembrava che stesse per piangere. Avevo fatto qualcosa di sbagliato?
-Sì, Demi, vorrei stare con te. Ci ho riflettuto su tutta la notte, non ho dormito, e ho pensato di provarci, insomma, perchè no in fondo- Non feci neanche in tempo a finire, che Demi si slanciò contro di me e mi zittì posando le sue labbra sulle mie. 

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Capitolo 10
*** Just A Kiss ***


 Sono tornata! Mi spiace di avervi fatto aspettare così tanto, ma ho avuto un serio blocco dello scrittore...comunque, alcune novità recenti mi hanno fatto tornare l'ispirazione e non vedo l'ora di tornare a scrivere questa FF :D

Dire che gli saltai addosso era un eufemismo. Diciamo più che altro che mi lanciai contro di lui, quasi facendolo cadere all’indietro, e lo baciai prima che potesse accorgersi cosa stesse succedendo.
Era tantissimo tempo che aspettavo di farlo. Avevo represso troppo a lungo quello che provavo per lui, e adesso stavo esplodendo. Probabilmente, gli sarei saltata addosso anche se mi avesse detto di no. Non potevo più trattenermi. Ogni bottiglia, se viene riempita con troppa acqua, prima o poi trabocca.
Quando incontrai le sue labbra, lui era troppo scioccato per rispondere. Avevo paura che non gli piacesse. Rimase immobile, congelato, e capii che almeno per un po’avrei dovuto fare tutto io, per risvegliarlo e convincerlo a rispondere. Non ero neanche sicura di cosa fare.
Avevo già baciato Joe, ma era stato per finta, sul set di Camp Rock 2. Avevo approfittato della situazione un pochino: toccava a me cominciare il bacio, e visto che nessuno ci aveva dato un limite di durata, cercai di farlo durare il più possibile. E qualche volta sbagliavo di proposito, solo per poter ripetere la scena e sentire ancora le sue labbra sulle mie. Era davvero una sensazione fantastica.
La mia mano si spostò sul suo braccio. Lo strinsi, come se stessi per cadere e fosse l’unico appoggio che avessi. Mi feci ancora un po’di coraggio e gli avvolsi le braccia attorno al collo, avvicinandomi ancora di più, finchè le nostre ombre sull’asfalto non furono una cosa sola.
Finalmente lo sentii rispondere. Mi accarezzò le labbra mentre mi stringeva a sé, così vicino che potevo sentire il suo cuore che batteva. Batteva forte, quanto il mio. Non credo che avesse mai battuto così forte; sentivo un calore, una pace interiore, come se tutto in quel momento fosse perfetto e niente potesse mai disturbarci. Vedevo il nostro passato: la nostra amicizia, le volte che abbiamo scherzato su Jemi, mai pensando che sarebbe potuto accadere davvero, le volte in cui Joe mi chiamava e mi diceva di avere una fidanzata, e io ero costretta a dirgli “Sono felice per te”, non sapendo perché provavo quello strano disagio. Tutti i momenti mi passavano davanti agli occhi come in un film. Poi tornavo al presente, e mi rendevo conto che Joe mi stava ancora baciando, con più intensità, e aveva le mani tra i miei capelli, li accarezzava come se fossero fili di seta e allo stesso tempo come se volesse strapparli. Il suo respiro dolce, caldo e soffice entrò nella mia bocca, facendomi andare in iperventilazione. Le ginocchia stavano per cedere, lo sentivo. Forse anche Joe se ne accorse, perché avvolse le braccia attorno alla mia vita e lo sentii sorridere.
La mia mente era completamente offuscata. Se fosse crollato il mondo, non me ne sarei mai accorta. E anche se me ne fossi accorta, non me ne sarebbe importato. Sarei stata comunque la ragazza più felice del mondo.
L’elettricità attraversava il mio corpo ogni volta che le sue labbra toccavano le mie. Sentivo una carica di scintille, dei fuochi di artificio. Quella non era una semplice cotta. Era tanto forte da poter illuminare tutta Los Angeles la notte di Capodanno.
Joe si allontanò da me, forse per riprendere fiato. Io avrei rischiato la morte per soffocamento, pur di potergli stare ancora accanto. Non gli diedi neanche due secondi, prima di prenderlo per il colletto della camicia e baciarlo di nuovo. Quando finalmente ci staccammo, annaspavo per aria. Era come se fossi stata sott’acqua per mezz’ora, e Joe non era messo meglio di me.
-Scusa.- mormorai, tra un respiro e l’altro.
Joe era completamente stupito, come se avesse visto un alieno, ma poi sorrise.
-Per cosa?
-Per averti baciato all’improvviso.
Joe rise. –Non scusarti.- posò un attimo lo sguardo sulle mie mani e le prese nelle sue, intrecciando le dita. A quel gesto, arrossii e feci probabilmente il sorriso più radioso e allo stesso tempo stupido che avessi mai fatto. Se un paparazzo mi avesse scattato una foto sarei parsa orribile, ma non me ne importava. Non ero neanche capace di controllare la mia espressione.
Con quel pensiero, la mia espressione si fece più seria. Ci eravamo appena baciati per cinque minuti in mezzo alla strada. Chiunque avrebbe potuto vederci. Avremmo dovuto imparare ad essere più cauti, o i media ci avrebbero reso la vita impossibile.
-Che c'è?- Joe posò una mano sulla mia guancia e la accarezzò. Quasi istintivamente, la spostai.
-Potrebbe esserci qualcuno in giro.
Joe si guardò attorno. La strada era stranamente deserta. Di solito, sotto casa mia c'era un gran movimento, sia per via dei paparazzi che per via dei fan, ma quel giorno non c'era assolutamente nessuno. Forse qualcuno aveva deciso di darmela buona per stavolta.
-Rilassati.  Non c'è nessuno.
-Ma avrebbe potuto esserci, e noi non ce ne siamo preoccupati.
-Non vuoi rendere pubblica la cosa?- Mi sembrava un po'agitato.
-No. Certo che voglio. Credimi, vorrei urlare a tutto il mondo..ma sai come sono i media. Questa cosa non si dovrà sapere in giro, almeno per un po'.
Joe annuì. -Sì, sono d'accordo.
-Questo è molto importante per me, e non voglio che niente e nessuno lo rovini.- Gli presi la mano, guardandomi attorno, e quasi mi sentii stupida. Non era una frase un po'sdolcinata da dire?
Joe alzò le spalle, sorridendomi. -Allora, che si fa?
Cosa potevamo fare? Mantenere il segreto, almeno per il momento. Se non avessimo avuto comportamenti strani, nessuno avrebbe sospettato niente. Non era strano per due migliori amici fare una passeggiata e passare del tempo assieme.
-Hai fatto colazione?
Sbiancai. No, non avevo mangiato assolutamente niente. Secondo lo specchio e la bilancia, non me lo potevo permettere per almeno altri tre mesi. Ma se gliel'avessi detto, Joe mi avrebbe costretta a mangiare qualcosa. Annuii, sperando che ci credesse.
-Beh, io no. Muoviti.- Senza ascoltare ragione, mi prese per un braccio e cominciò a trascinarmi verso un qualunque bar.
Mi ci sarei dovuta abituare. Anche se avrei voluto fermarmi in mezzo alla strada e gridare a tutti “Sto con Joe Jonas!”, non potevo. Non volevo che fan e media ci rendessero la vita impossibile. Volevo godermi questo piccolo segreto fino in fondo.
Entrati nel bar, Joe ordinò un cornetto alla crema e un cappuccino. Nonostante il nervosismo che qualcuno potesse vederci, non riuscivo a smettere di sorridere. Non vedevo l’ora d uscire da quel bar per poter stare davvero con lui. In pubblico non avremmo potuto tenerci per mano, o guardarci negli occhi e sorriderci, o stringerci. Volevo andare a casa e tornare nel nostro mondo. Ma non mi lamentavo ad avere Joe dall'altra parte del tavolo.

 

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Capitolo 11
*** Dirty Little Secrets ***


Scusate se ci ho messo tanto a finire questo capitolo! Avevo tante idee, ma non sapevo come metterle in atto o come scriverle. Grazie a tutti quelli che hanno recensito!

Nella camera di Joe regnava il silenzio e l’oscurità. Non riuscivo a determinare la temperatura; mi sentivo attraversata da brividi lungo tutto il corpo, ma allo stesso tempo mi sentivo quasi bruciare. Joe mi passava le dita tra i capelli, occasionalmente accarezzandomi la guancia, e con l’altra mano passava dalle mie spalle, alle braccia, alla vita, cercando di stringermi sempre di più. Eravamo seduti sul suo letto, uno di fronte all’altro, e ci baciavamo da un tempo indefinito che speravo non finisse mai.
Joe mi aveva assicurato che eravamo soli, eppure avevo sempre l’impressione che qualcuno dovesse aprire la porta all’improvviso per trovarci così. Forse ero solo paranoica. Per tutta la settimana avevamo dovuto nasconderci o dissimulare ogni volta che uscivamo assieme e, come risultato, ogni volta che tornavo a casa mi aspettavo che sbucasse all’improvviso un paparazzo e ci scattasse una foto.
Mi scattai un attimo da lui, ma solo di pochi millimetri, quanto bastava per potergli parlare. –Sei sicuro che non ci sia nessuno?
Joe mi diede un bacio tra la guancia e la mascella e sorrise. –Sicuro. Sono tutti a guardare la partita di baseball.
-E perché non sei andato con loro?
-Avevo di meglio da fare.-Mi passò la mano tra i capelli ancora una volta e io risi.
-Hai rinunciato a una partita di baseball per me?
-Non era niente di importante.- Ci riavvicinammo allo stesso tempo e sentii di nuovo le sue labbra sulle mie.
Mi sentivo bene. Sentivo come se avessi finalmente trovato il mio posto, come se per la prima volta fossi amata davvero. Era tanto che opprimevo quello che sentivo per Joe, ed era stupendo rilasciare finalmente tutto senza badare alle conseguenze. Speravo solo che non finisse mai, che non fosse solamente un’illusione e che lui mi amasse esattamente quanto lo amavo io.
La parte migliore e allo stesso tempo peggiore del nostro rapporto era la segretezza. Tenerlo nascosto a tutti mi stava soffocando, ma sapevo che se lo avessi svelato al mondo avrebbero potuto rovinare tutto, e questa era una cosa troppo importante per essere rovinata. E poi, era bello scambiarsi sguardi e sorrisi ed essere gli unici a sapere cosa significassero. Eravamo solamente noi due, e mi piaceva.
Ma Joe non la pensava così. Si ritrasse un attimo. –Demi, non sei stanca di questo segreto? Io direi che è ora di uscire allo scoperto.
Scossi la testa freneticamente. –No. Ci rovineranno. Non voglio che tutti si intromettano negli affari nostri!
-Tanto lo fanno già.- Devo ammettere che aveva un po’di senso. –E pensa a tutti i fan di Jemi…saranno felicissimi!
-E pensa invece a tutte le tue fan che cercheranno di uccidermi.
Mi diede un bacio sulla fronte. –Non succederà. E anche se succederà, giuro che affronteremo tutto insieme.
Sospirai. No, non mi sentivo ancora pronta. –Perché non possiamo essere solo io e te per un altro po’di tempo?
-Prima o poi lo scopriranno comunque.- Un’altra cosa che aveva senso.
-Lo so, ma…giuro che quando sarò pronta lo dirò, ma non adesso.
Lui alzò le spalle e sorrise. –E va bene.
 Continuò a baciarmi, scendendo dalla guancia, alla mascella, al collo, alla clavicola e alla spalla. I brividi erano più forti di prima. Si fermò improvvisamente.
-Vuoi qualcosa da mangiare?- Me lo chiese normalmente, come se fosse niente, ma in realtà sapevo che parlava sul serio. Joe sapeva della mia condizione e cercava in tutti i modi di farmi mangiare.
-No.- Risposi automaticamente. C’era solo una risposta a quella domanda.
-Hai mangiato oggi?
Ruotai gli occhi. Ma perché si preoccupavano tutti per me? Non ce n’era assolutamente bisogno! Tutti mi trattavano come se fossi anoressica e stessi per morire, quando invece era tutto il contrario. Insomma, chi soffriva di anoressia almeno dimagriva. Se io ero ancora così grassa evidentemente lo stavo facendo male e dovevo mangiare di meno. Semplice.
-Per favore, non incominciare a parlare come mia nonna.
-Ti ho fatto una domanda.
-Sì.- Mentii. Oramai non facevo che mentire. Ma se gli avessi detto di no, mi avrebbe fatto mangiare. E io non avevo neanche fame, quindi perché ingrassare inutilmente? Stavo benissimo.
Capivo che Joe non mi credeva. Era ancora immobile, con gli occhi seri e il sopracciglio alzato.
-Ti vanno dei biscotti? Al cioccolato?- Cavolo. Joe sapeva che adoravo i biscotti al cioccolato. Non sarei mai riuscita a dire di no. Respira, Demi.
-No, non ho fame.
-Demi, lo so che hai fame. Un biscotto non ti farà niente.
-No, Joe, tu non capisci! Se ne mangio uno dovrò mangiarne un altro, poi un altro, finché finirò tutta la scatola!- Stavo davvero perdendo la pazienza. Forse Joe non capiva quanto era difficile la mia situazione. Gli stavo praticamente urlando contro. Forse allora avrebbe capito.
-Demi, calmati.- Mi posò una mano sulla spalla. Io la levai, scuotendo la testa.
-Non posso calmarmi! Non capisci che peggiori solo la situazione? E’già abbastanza difficile per me! E’da quando ero piccola che vengo presa in giro per il mio fisico e adesso tutto il mondo può prendermi di mira! Tu non sai come mi sentivo quando quelle ragazze si rifiutavano di essere mie amiche perché ero grassa! Restavo sola, sempre, perché mangiavo! Non voglio che riaccada di nuovo! Non voglio rimanere di nuovo sola!- Oramai ero in preda al panico e probabilmente stavo spaventando Joe, perché mi stava guardando come se non sapesse cosa fare. Avevo le lacrime agli occhi mentre ripensavo a quei momenti e a cosa sarebbe successo se avessi continuato a mangiare. Le lacrime cominciarono a scendere e non riuscii più a fermarle. Stavo avendo un esaurimento nervoso.
-Demi…- Joe incominciò ad accarezzarmi e mi strinse tra le sue braccia, cercando di confortarmi. Io continuavo a piangere, mentre lui mi sussurrava di calmarmi, passandomi le mani dalle spalle alla vita. –Non piangere, ti prego…detesto vederti piangere…
Questo, per qualche motivo, mi fece singhiozzare ancora di più. Lo strinsi ancora di più, come se potesse sparire all’improvviso. E Joe era l’unica cosa buona che avessi ottenuto. Era lì con me, che mi consolava e cercava di farmi stare meglio, invece di arrabbiarsi e piantarmi in asso. Probabilmente stavo facendo una scenetta patetica, ma lui era ancora lì con me e non sembrava che gli importasse…voleva soltanto che io stessi meglio.
Riemersi dalla sua maglietta, che ora era bagnata di lacrime. –Mi dispiace.
-E di cosa? Demi, tu non hai bisogno di fare una dieta. Perché ti fai questo? Rischi di rovinarti. Guarda come sei ridotta. Tu sei perfetta così, e lo sai.
Certo, questo lo diceva lui. –No, non  vero. Ne ho bisogno. Forse tu la pensi così, ma non voglio che gli altri ridano di me e non voglio essere abbandonata di nuovo.
Mi prese il viso tra le mani e si avvicinò a me. –Io non ho alcuna intenzione di abbandonarti, ok? Voglio che tu stia bene. Mi fa male vederti così. Non hai alcun bisogno di morire di fame per piacere agli altri.- Mi baciò. In quell’unico bacio, riuscì a farmi dimenticare tutto. Ma come ci riusciva? Mi rilassai immediatamente. Mi sentivo protetta, sicura, amata.
Poi, mi sussurrò all’orecchio le tre parole che mi fecero finalmente sorridere. –Tu sei bellissima.
.::::::::::::.
Sono dentro. Tavolo 3.
Ricevetti il messaggio di Joe e mi guardai attorno, per controllare che non mi seguisse nessuno. Per sicurezza, mi misi gli occhiali da sole. Odiavo portare gli occhiali da sole anche di sera, quando non si riusciva a vedere niente. A mio parere, avrei attirato più attenzione con gli occhiali da sole che senza. Ma non potevo farmi riconoscere, nel caso in cui avessero riconosciuto Joe, o avrebbero scoperto tutto.
Entrai nel ristorante e cercai il tavolo 3. Vidi una mano che cercava di attirare la mia attenzione. Ah, ecco Joe. Tavolo 3. Seguii la sua direzione e mi sedetti, togliendomi finalmente gli occhiali.
-Finalmente! E’un miracolo che sia riuscita a vederti con questi cosi!- Li osservai un attimo e poi li buttai nella borsa, senza preoccuparmi di dove fossero finiti o se si fossero rotti.
-Lo so, io sbatto sempre! Ma almeno adesso siamo al sicuro.- Indicò il ristorante attorno a noi. Le persone non badavano neanche a noi. Insomma, non eravamo superstar internazionali, non tutti ci conoscevano e molti erano abituati a vedere celebrità per strada o nei bar. E anche se qualcuno ci avesse riconosciuto, si sarebbe creato il solito rumor (“Ho visto @joejonas e @ddlovato a cena assieme!”) a cui le persone avrebbero creduto oppure no. Non c’era molta luce ed era quasi impossibile scattare una foto, a meno che con una macchina fotografica professionale. E se ci fossero stati paparazzi a cena, proprio quella sera, allora io e Joe avevamo più sfiga di un gatto nero. Ma avremmo sempre potuto aggrapparci alla storia del “siamo solo amici”.
-Bel posto.- Perfetto per non farci vedere, direi. Presi il menù e cominciai a leggerlo. Ogni tanto i miei occhi si fermavano su un piatto, ma subito dicevo che non ne valeva la pena e continuavo, finchè non ne trovavo un altro e si ripeteva la stessa storia. Ben presto, le pagine del menù finirono e io non volevo prendere niente. Ma non volevo che Joe si preoccupasse o mi costringesse, quindi decisi di prendere qualcosa di leggero. Sarei andata in palestra per smaltire il giorno dopo e magari quella sera avrei cercato di vomitare.
Il cameriere arrivò qualche minuto dopo con il suo blocchetto per le ordinazioni e la penna infilata nel taschino della giacca. -Siete pronti a ordinare?
Joe tenne aperto il menù per tenere a mente tutto quello che doveva ordinare. Era una lunga, lunga lista. A volte pensavo che lo facesse apposta per farmi sentire a disagio.
Quando toccò a me, mi sentii quasi in imbarazzo. -Un'insalata e del riso in bianco.- Guardai verso Joe, che mi stava dando un'occhiata strana. Per evitare sospetti, aggiunsi un'altra cosa. -E una macedonia di frutta.
Quando il cameriere se ne andò, Joe si sporse verso di me. -Capisco che ti piacciano le cose leggere e salutari, ma non credi di esagerare?
Io alzai le spalle. -Sei stato tu a suggerirmi di smetterla con McDonald's e di mangiare cose serie.
-Se vuoi ti posso far assaggiare il mio arrosto di tacchino.
-Nel caso tu non l'abbia notato, ho appena ordinato tre piatti!
-Tre piatti che finiranno nel water entro stasera.- Sbiancai. -Ti conosco, Demi. So che hai questi problemi, e voglio aiutarti a superarli. Perchè pensi che ti cucini la colazione e che ti chieda sempre se mangi oppure no? Ci tengo a te.- Abbassai gli occhi. Lo so che ci teneva a me. Lo so che lo faceva perchè mi considerava già Joe sospirò. -Ascolta, oggi divideremo i piatti. Scommetto che ti piaceranno. E dormirai a casa mia, così ti terrò sotto controllo.
-Quasi quasi mi fai paura. Mi devo preoccupare?- risi. Joe si unì a me, scuotendo la testa. Mi prese la mano sotto il tavolo.
-No, tesoro. Ci divertiremo. Ho già programmato una maratona di film a lume di candela.
Joe e le sue strane idee per un appuntamento. Ma in fondo, mi divertivano. E mi sarebbe piaciuto stare sola con lui, sul divano, al buio, di qualunque film si trattasse. Semplicemente, con lui ero felice.
Lo sguardo di Joe si spostò presto da me a un punto oltre la mia spalla. Non smise di fissarlo per alcuni secondi, a occhi sbarrati, e mi cominciai a preoccupare.
-Joe? Che succede?
Non rispose. Mi voltai, seguendo il suo sguardo, appena in tempo per avere il flash di una macchina fotografica negli occhi e per vedere un paio di uomini che correvano via.
Mi strofinai gli occhi, cercando di riabituarmi alla luce. -Perchè non mi hai avvertita? Stavano scattando foto!
-Due amici non possono andare a cena insieme?
-Lo sai com'è la stampa!
-E'un problema così grande per te?
-Mi dà semplicemente fastidio non avere privacy! Lo sapevo che avremmo dovuto nasconderci!
Joe mi fissò. -Demi, siamo entrati con occhiali da sole in un ristorante praticamente a lume di candela, con una sola porta verso l'esterno e un condizionatore. Che cos'altro possiamo fare?
Io sospirai, mettendomi la testa fra le mani. Non era neanche giusto nei suoi confronti. Lui era pronto a dirlo a tutti e continuava a nascondersi perchè lo volevo io. Lui aveva fatto tanto per me, mi faceva sorridere ogni giorno, mi faceva venir voglia di saltare giù dal letto per cominciare la giornata perchè sapevo che avrei avuto lui. Direi che se lo meritava. E anche io non ce la facevo più. 
-Forse è il caso di dire la verità.
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-Voli molto su aerei privati?
13 marzo 2010, avevo l'intervista telefonica con Billy Bush. Billy per il momento mi sembrava abbastanza simpatico. La prima cosa che mi aveva chiesto riguardava la festa a cui io e i Jonas eravamo andati qualche settimana prima, e io ho menzionato che eravamo saliti su un aereo privato e che non avevo idea di chi lo pagasse.
-Sì, ma a volte non mi dispiacciono gli aerei normali. Insomma, prendiamo quello che possiamo.
-Oh, quindi hai volato su un aereo privato per l'afterparty.- Stavo per rispondere sì, ma Billy fece un'altra domanda subito dopo. -Sei mai uscita con uno di loro?
Quella domanda me la facevano tutti. Prima rispondevo di no, perchè non era vero, ma adesso stavo con Joe e non mi andava di mentire ancora a tutti. Ma avrei potuto dire addio alla mia privacy se avessi confessato. Esitai.
-Uhh...- ridacchiai per coprire il mio disagio. -Uhm...
-Quale?- Billy aveva capito che ero in imbarazzo e stava insistendo.
-Forse?- Ancora risatine.
-Joe.- Non era una domanda, era un'affermazione. Tutti i rumor di due anni portavano a noi due. Insomma, con chi altro potevo stare? Con Kevin che era sposato? Con Nick che era fidanzato con la sua musica?
-Cosa?- Avevo capito benissimo, ma volevo prendere tempo. La mia voce si fece acuta, come fa di solito quando sono nervosa. Continuai a ridacchiare.
-Joe.- Sono sicura che anche Billy avesse capito che stavo prendendo tempo e scommetto che si stava sentendo importante perchè mi aveva in pugno.
-Uh...- Forse avrei potuto cominciare con una mezza verità. -S-sì...veramente, lui è il mio migliore amico.
-Quindi voi siete passati da ragazzo e ragazza a migliori amici?- Ritiro quello che ho detto su Billy, è piuttosto insistente. Capisco che il lavoro dei giornalisti sia infiltrarsi nella vita privata delle star, ma mi stava forzando tutto di bocca.
Ok. Basta. Liberiamoci di questo segreto e al diavolo le conseguenze. Tanto ormai lo sapevano già tutti. Volevo essere libera di farmi vedere con Joe in pubblico senza alcun problema.
-No, direi il contrario.
Billy fece una pausa, mentre registrava le mie parole in testa. -Vuoi dire...oh, ci stai uscendo adesso?
Non è quello che ho appena detto? -S-sì...lui è...uh... il mio migliore amico, ed è incredibile.- Ancora con la storia del migliore amico. Non che fosse una bugia, ma cercavo di non attirare troppo l'attenzione sul fatto che stavamo assieme.
-E stai uscendo con lui.- Ancora una volta. Quante altre volte avrei dovuto confermarlo?
-Sì.- Mi arresi definitivamente e mi sentii togliere un grosso peso di dosso. Risi, sentendomi più leggera.
-EVVAI!- gridò Billy. Scommetto che era contento di essere il giornalista che, dopo due anni, era finalmente riuscito a far confermare Jemi. Sembrava una quattordicenne. Stavo ricominciando a parlare ma mi interruppe ancora.
-Ok, cosa ne pensi del look di Joe con gli occhiali? Credo che mi piaccia!
Joe era sempre bellissimo, con o senza occhiali. Con gli occhiali sembrava più strambo, più intelligente, più alla moda. Era così carino, a volte mi sembrava una versione cresciuta di Peter Pan. -E'adorabile. E anche lui.- E dicevo sul serio. Da quando Joe era entrato nella mia vita, andava tutto così bene. Lui mi trattava come una principessa, condividevamo tutto e lui era sempre lì a rallegrare le mie giornate. Non credo che avrei potuto chiedere di meglio.
-Cos'è che fa che ti rende felice?- Aspettavo questa domanda. Beh, tantissime cose. Il fatto che fosse così dolce, sensibile ed elegante, che ci fosse sempre per me, che non prendesse mai le cose troppo seriamente, che continuasse a essere il mio migliore amico anche se eravamo fidanzati. Mi sentivo un po'in imbarazzo a parlare di Joe a un giornalista, ma sentivo di dovermi liberare almeno un po'.
-Prima di tutto, è un perfetto gentiluomo. E lui...beh, lui mi porta nei posti più fantastici.
A fine intervista, avevo un sorriso enorme stampato in faccia. Mi sentivo bene. Avevo confessato e adesso non avrei più dovuto avere paura di essere scoperta. Era come se niente potesse andare storto.
O almeno così credevo.

 

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Capitolo 12
*** Pouring Salt In My Cuts ***


Scusate per l'enorme ritardo, ma ho avuto un blocco. Vi assicuro che non lascerò questa storia incompleta, e che se vorrò farlo vi avviserò prima. :)
Ora, questo capitolo è un po'strano. Devo iniziare ad andare un po'più veloce con la storia, perchè questi capitoli sono solo l'inizio. Per cui, se pensate che Demi in questo capitolo sia strana, è intenzionale.


Joe mi chiamò, il giorno dopo. Mi disse che, ora che la nostra relazione era pubblica e ufficiale, tanto valeva che dessimo delle prove e che approfittassimo della nostra libertà.
Non mi ero ancora resa conto di quanto sarebbe stato bello poter stare con lui pubblicamente. Insomma, mantenere il segreto era stato quasi divertente, rendeva tutto più eccitante, ma adesso...non dovevamo più nasconderci. Potevamo stare insieme senza il terrore che qualcuno ci vedesse. Potevo abbracciarlo, baciarlo, tenergli la mano e urlare a tutto il mondo che ero fidanzata con lui. Quanto aspettavo quel momento, il momento in cui avrei potuto indicare Joe e dire "Vedi quel ragazzo coi capelli corti, gli occhi color nocciola e il sorriso perfetto? E'il mio ragazzo!".
Mi passò a prendere un ora dopo, con la sua auto nera, per andare a fare colazione assieme. Non appena suonò il campanello, aprii la porta e non riuscii a trattenermi. Era lì, che mi sorrideva, e non fece in tempo a salutarmi che gli saltai addosso, stritolandolo in un abbraccio.
-Ehi!- Joe ridacchiò, e ricambiò l'abbraccio. -Ciao anche a te!- Mi accarezzò i capelli, poi la schiena, fino a fermarsi alla mia vita. Ero così felice che niente, niente avrebbe potuto buttarmi giù in quel momento.
Non mi decidevo ancora a staccarmi da lui, e lui non mi stava neanche fermando. Stava ancora ridendo un po' per la mia reazione improvvisa, ma continuava ad accarezzarmi e a darmi baci sulla guancia, sulla fronte, sui capelli.
-Cosa ti è successo?
Gli rivolsi il sorriso più luminoso che avessi mai fatto in vita mia. E se mi conoscete, saprete che è un bel record. -Sono felice. Così felice.
Joe annaspò. -Demi, non riesco a respirare.
Mi scansai leggermente e gli rivolsi un sorriso dispiaciuto, aggiustandomi i capelli che si erano spettinati dopo il mio slancio emotivo. -Scusa.
Joe rise e mi porse la mano. -Andiamo?
Io inspirai profondamente e poi, guardando la sua mano, la unii alla mia. Mentre lui mi portava alla sua macchina, quel piccolo contatto mi fece sentire così bene. Era impossibile spiegarlo, ma sentivo come una pace dentro di me. Intrecciai le dita alle sue e ringraziai Dio che lui fosse lì con me.
Per una volta, non mi importava che i paparazzi ci vedessero. Anzi, speravo che ci seguissero e che ci scattassero miliardi di foto, così che tutti potessero sapere che stavo col ragazzo più stupendo del pianeta. Ma solo per quel giorno, perché dopo avremmo avuto bisogno della nostra privacy e ci saremmo lamentati perché ci avrebbero seguito ovunque. Ma in quel momento, non contava niente.
Trascorsi tutto il tempo in auto con la testa sulla sua spalla e non gli lasciai un attimo la mano. Eravamo in silenzio, ma ogni tanto ci guardavamo negli occhi e sorridevamo, perché era tutto quello che c’era da dire. Lui sapeva come mi sentivo e io speravo di sapere come si sentiva. Speravo che anche lui fosse felice e che questo non fosse soltanto qualche brutto scherzo. Perché se lo fosse stato, probabilmente non mi sarei più ripresa. Sarei caduta a pezzi.
L’auto accostò e noi scivolammo fuori. Avete presente quello che di solito fanno due bambini innamorati o le coppie estremamente sdolcinate nei film, quando camminano e dondolano le loro mani intrecciate avanti e indietro? L’avevo sempre considerato stupido, eppure era quello che stavamo facendo io e Joe. Ci rendevamo conto di quanto dovevamo apparire ridicoli, e ogni tanto ci scappava una risata. A volte, Joe slanciava troppo la sua mano per cercare di farmi cadere e io, invece, lo tiravo indietro.
-Ok, Demi, sono preoccupato.
-Di che parli?
-Qualche giorno fa, hai avuto una crisi. Ora stai benissimo. Com’è possibile?
Io mi strinsi nelle spalle. –Non lo so. Sono semplicemente contenta di essere uscita allo scoperto e di poter stare con te.
Lui mi sorrise e guardò il marciapiede. –Anche io. Ero sicuro che un giorno saremmo finiti così.
-Insomma, tutti quei pettegolezzi erano parecchio fastidiosi, ma hanno solo visto la verità prima di noi. Un mesetto fa, stavo guardando dei video su Jemi…
Joe rise. –Sul serio? Guardavi video su Jemi?
Io arrossii e forzai la mia risata nervosa. –Mi ci sono imbattuta per caso.- farfugliai.
Lui scosse la testa. –Nah, non vergognarti. Ne ho visti molti anche io.
-Sì, bella mossa. Alcuni fan ti hanno anche beccato.
-Ok, non avevi di meglio da fare che metterti a guardare video di Jemi? Eri così pazza di me?
Non sapevo se fosse possibile, ma si sentii arrossire ancora. Feci finta di niente e gli diedi un colpo sulla spalla, che lui schivò. –Ti ricordo che hai fatto lo stesso.
-Io non ho mi negato niente. Comunque, dicevi?
-Che mentre guardavo questi video, mi si è accesa una specie di…speranza. Ero sicura che tra noi ci fosse solo amicizia o che ci fosse solo una piccola cotta non ricambiata.
Joe mi guardò. -E perché ne eri tanto sicura?
-Perché anche tu ne sembravi così convinto. E poi, sarebbe stato troppo…irreale. Avevo paura che avrebbe potuto rovinare tutto tra noi. Ma poi mi sono detta, “Ehi, se i fan l’hanno notato, evidentemente ci dev’essere qualcosa”!
-Uno dei vantaggi dell’essere famosi è che puoi rivedere tutti i tuoi momenti migliori. Rispetto agli altri, siamo fortunati, da un certo punto di vista. Una ragazza comune non può rivedersi foto scattate di nascosto e video di interviste e dietro le quinte per capire se un ragazzo è interessato a lei.
-Ma una ragazza normale non viene inseguita ovunque vada.
-Credevo che ti piacesse.
-Per adesso,  è stupendo.- Percepivo già delle fotocamere dall’altro lato della strada. Quando sei inseguita ogni volta che esci di casa, sviluppi una specie di sesto senso per i paparazzi. A volte, ho addirittura paura che si nascondano dietro la finestra del bagno. –Ma fra poco, lo odierò.
-Beh, godiamocelo finché dura. So dove possiamo andare.
Camminammo ancora, finchè non ci ritrovammo al parco. A quell’ora non c’erano molte persone, ma indossavamo i nostri occhiali da sole per sicurezza. Dopo una piccola corsa verso un albero, Joe si sedette sull’erba e mi invitò a fare lo stesso.
-Questo sarebbe un posto perfetto per un picnic.- commentò Joe.
-Peccato che non abbiamo pensato di portare niente da mangiare.
-Ti sbagli.
Joe aprì la sua borsa di pelle e ne tirò fuori due panini, avvolti nella carta stagnola. Me ne porse uno mentre iniziò a scartare il suo.
-Cosa c’è dentro?
-Burro d’arachidi. Ho questi due panini, ma per il caffè dovremo fermarci in un bar. Ho provato a versare il caffè nella borsa di Kevin e lui si è infuriato.
Risi, sentendomi più leggera. Forse, per quel giorno avrei potuto lasciar perdere la mia dieta. Era tanto che non mangiavo. E poi, stranamente, in quel momento sentivo di non averne bisogno.
Credo che anche Joe fosse sorpreso che avessi preso un panino senza litigare. Mi guardava come se stessi per giocargli un brutto tiro da un momento all'altro o come se fosse preoccupato che avrei avuto una crisi da un momento all'altro perché mi ero momentaneamente scordata che non dovevo mangiare.
-Non lo vomiterai, vero?
Io scossi la testa, mordendo il panino. Diamine, quanto era buono. Perchè non potevo essere come le altre, e poter mangiare più spesso?
Joe era confuso, ma decise di non dire niente e di approfittare del mio momento di sicurezza. -Bene. Allora, come vanno le cose?
Tirai un altro morso al panino. -Ci siamo visti ieri, quindi non ho molte novità. Vediamo. In questo momento, mi sento osservata.- Mi guardai attorno, cercando le fotocamere.
-Sì. Le sento anch'io. Dietro gli alberi.
-Ehi, sapevamo che sarebbe successo.
Joe alzò le spalle. -Comunque, sono contento che tu abbia detto la verità.
Gli sorrisi. -Sì, anch'io. E'come se mi fossi liberata di un peso.
-Però devo ammettere che mi mancheranno gli incontri segreti. La prossima settimana volevo entrare in casa tua calandomi da una fune.
-Oh, certo. La nostra relazione segreta ti consentiva di sfruttare le tue abilità da ninja.
-Non ho mai avuto occasione di indossare tutina e passamontagna.
-Usali per svaligiare una banca.
Joe ridacchiò. -Come se avessi bisogno di soldi. Magari li presto a te.
Mi finsi offesa e gli feci il broncio. -Grazie mille.
-Davvero, quand'è stata l'ultima volta che sei andata in vacanza?
Lo guardai, confusa. -Vado a New York praticamente ogni settimana. Siamo stati in Florida la scorsa settimana. E vado in tour ogni anno.
-Intendevo, una vera vacanza. In albergo, al mare, sotto un ombrellone, mentre bevi noci di cocco in completo relax...
Soffocai una risata. -Noci di cocco?
-Sì, perchè?
Evitai quella domanda e andai avanti. -Non lo so. Sono sempre molto impegnata.
-E'questo il problema.- Joe si stese sull'erba e diede dei colpi sul terreno alla sua sinistra, invitandomi a stendermi accanto a lui. Senza farmelo ripetere due volte, poggiai la schiena sull'erba e la mia testa sulla sua spalla. Lui, quasi automaticamente, mi circondò le spalle col suo braccio e la sua mano incontrò la mia.
-A volte, dovresti riposarti. Non hai mai pensato di fare una vacanza, che ne so, in Messico? Quest'estate?
Aggrottai le sopracciglia. -Non è una cattiva idea. Potrei invitare Miley e tutte le altre.
Joe voltò la testa e mi guardò negli occhi...cioè, negli occhiali da sole. -Già. Non vedi Miley da un po'di tempo.
-Colpa tua.- lo accusai, stringendomi un po'di più a lui.
Miley era la mia migliore amica. Da quando la conosco, è sempre stata con me. E'sempre riuscita a farmi ridere nei momenti più brutti, farmi svagare quando ne avevo bisogno e capirmi quando nessuno ci riusciva. Per questo, io l'avrei difesa fino alla morte come lei aveva sempre difeso me.
Insomma, avevo tante amiche e tante persone a cui essere grata. Oltre a Miley, c'erano Tiffany, la mia amica Marissa, le sorelle Kardashian, che amavo con tutto il cuore e che avevo imparato a conoscere meglio, Eva, Jordin, Chloe...mi sentivo un po'in colpa per averle ignorate, nell'ultimo periodo. Comunque, devo ammettere che c'era una persona che mi mancava più di tutte loro messe insieme: Selena.
Selena è stata la mia migliore amica per più di dieci anni; ci siamo conosciute a sette anni, alle audizioni per Barney & Friends, e da allora siamo praticamente cresciute insieme. Diciamo che io non sarei dove sono ora se lei non mi avesse spinta a fare i provini per la Disney e non mi avesse incoraggiata in tutto quello che facevo. Selena era un po' il raggio di sole della mia vita, il centro attorno al quale gravitavo. Era l'unica persona al mondo con cui stavo davvero bene, che mi accettava per quello che ero e su cui sapevo di poter contare nonostante tutta la falsità di Hollywood, nonostante tutte le insicurezze che riusciva a cacciar via.
Non so che cosa accadde poi. Un giorno, mi svegliai e mi accorsi che non eravamo più amiche come prima. Che lei preferiva di gran lunga passare del tempo con altre persone che con me, e che anche io, ultimamente, mi stavo allontanando da lei. Avevo trovato una grande amica in Miley e lei passava molto tempo con Taylor. A volte, quando io e Selena eravamo con Taylor, mi sentivo il terzo incomodo. Loro ridevano e chiacchieravano e io pensavo che se fossi scomparsa non se ne sarebbero neanche accorte. E' stato un processo lento, ma ci siamo distaccate. Niente litigi. Niente incomprensioni. Niente grida. Forse, se ci fossimo urlate addosso e insultate a vicenda, avrebbe fatto meno male. Ma adesso, era come se l'altra non fosse mai esistita.
Da piccole, credevamo di essere uguali. Che io non avrei saputo vivere senza di lei e lei non avrebbe saputo vivere senza di me. Credevamo di sapere ogni cosa l'una dell'altra. E a un certo punto, ci siamo accorte che stavamo cambiando, crescendo, e che in realtà eravamo due persone completamente diverse, persone che non conoscevamo. Sono cose che succedono: per dieci anni siamo migliori amiche e improvvisamente siamo solo due sconosciute.
Cercai di non pensarci, e appoggiai la testa sul petto di Joe. Sentivo battere il suo cuore.  Sorrisi quando lo sentii accelerare. Joe iniziò a sussurrarmi qualcosa, ma non riuscivo a concentrarmi sulle sue parole. Non me ne resi conto, ma dopo qualche minuto mi addormentai al suono della sua voce.
.::::::.
Quando tornai a casa, quella sera, inviai un messaggio a Miley proponendole di fare un giro a Toluca Lake, uno di quei giorni. Lei mi rispose subito, con un sacco di faccine sorridenti, e mi sentii di nuovo in colpa per averla ignorata.
Accesi il computer ed entrai subito su Twitter. Proprio come sospettavo, le foto mie e di Joe avevano già fatto il giro di Internet.  Ma non ero arrabbiata. Mi veniva quasi da ridere pensando alle reazioni che le persone avrebbero avuto. Contrari o no, non sarebbe cambiato niente. Mi dispiaceva per loro (ovviamente, sono sarcastica).
Cliccai sulle menzioni e cercai "Jemi" nel box di ricerca. I fan di Jemi stavano impazzendo. I loro post erano ricoperti di cuori, smiley e lettere in maiuscolo. Poi, c'erano alcune persone che si chiedevano cosa stesse succedendo, ma avevo la sensazione che l'avessero scritto perchè tutto per loro era incredibilmente assurdo e insensato e non perchè non lo sapessero.
Un post catturò la mia attenzione.
@ddlovato giuro che se non stai lontana da Joe ti uccido.
Sobbalzai, ma mi ripresi in fretta. Era soltanto un commento, neanche vero. Solo invidia.
Scorrendo la pagina, ne trovai altri.
Povero @joejonas...deve sorbirsi quella grassa di @ddlovato per fare pubblicità a CR2.
Cercai di trattenere la rabbia. No, Demi. Calmati. Sono tutte bugie. Non lasciare che questi commenti ti rovinino la giornata. Per una volta, stai così bene.
Ah, prima @ddlovato dice che sono solo amici e ora sono fidanzati?? Che bugiarda.
Come fa @joejonas a stare con @ddlovato?? E'brutta e grassa e stonata!!
Invidia. Invidia. Niente di vero. Continuavo a ripeterlo come una filastrocca.
Il punto è che i messaggi peggioravano sempre di più.
@ddlovato SMETTILA DI DIRE CHE STAI CON JOE PER PUBBLICITA'!! MI HAI DELUSA TERRIBILMENTE!!
@ddlovato TI AMAVO E TI AMMIRAVO TANTO MA ADESSO SEI CAMBIATA COSI' TANTO!
@ddlovato MUORI MUORI MUORI! Devi solo MORIRE!
#jemi Odio Jemi...@joejonas e @ddlovato grazie per avermi spezzato il cuore...ora piango e basta...TI ODIO @ddlovato!!
Ti ucciderò @ddlovato.
ODIO @ddlovato. ROVINA LE VITE DEGLI ALTRI. DEMI, STAI ALLA LARGA DA JOE. TI UCCIDERO' SE TI AVVICINI A LUI.
@ddlovato SPERO CHE TU MUOIA.
@ddlovato Fa attenzione, ti ucciderò. Forse non oggi, forse non domani, ma ti ucciderò.
@ddlovato Ti odio con tutto il mio cuore...ti ammiravo...spero che tu venga colpita da un fulmine e che tu muoia!!
Vorrei uccidere @ddlovato e tutti i suoi fan. Sono brutti come lei.
I messaggi continuavano. E continuavano. Sembravano non finire mai. L'odio sembrava non finire mai. Le parolacce che sono troppo brutte e troppo numerose da poter essere scritte, gli insulti sembravano non finire mai. E più leggevo, più mi sentivo male.
Demi è brutta.
Demi è grassa.
Demi non sa cantare.
Demi deve morire.
Demi mi ha deluso.
Demi non merita Joe.
Demi è una bugiarda.
Demi mi ha rubato Joe.
Ucciderò Demi.
Joe sta con Demi solo per pubblicità.
Era una lista infinita. E la cosa più orribile era che non potevo dire che niente era vero. Era tutto vero.
Corsi davanti allo specchio. No. Proprio quello che temevo. Mi ero lasciata andare per un giorno ed ero ingrassata. Di quanto? Tre chili? Forse di più. Come ho potuto essere così stupida?
Avevano ragione su tutto. Perchè non potevo resistere senza mangiare? Perchè non riuscivo a dimagrire? Perchè non potevo essere più bella? Perchè ce l'avevano tanto con me? Come ho potuto pensare che le cose sarebbero mai andate meglio? Sarebbero solo peggiorate, e tutto per colpa mia.
Di Joe mi fidavo. Joe non mi avrebbe mai usata per pubblicità...vero? Non sarebbe da lui...era pur sempre il mio migliore amico. Ma se lo stesse facendo? Io ero sempre e solo una stupida ragazzina ingenua che non sa mai prevedere le mosse del mondo e ne rimane delusa. E ogni volta mi ritrovavo persone che mi dicevano "te l'avevo detto". Se Joe mi stava davvero ingannando, non l'avrei potuto sopportare. Era già troppo stare con lui. Io non lo meritavo affatto. Nessuno si merita me. Sono così brutta e grassa. Non c'è da stupirsi che le persone continuassero a insultarmi.
Scoppiai a piangere, rendendomi conto di quanto era seria la situazione. Dovevo fare qualcosa. Corsi in bagno, pregando che nessuno mi sentisse dal bagno di sotto, e ci rimasi per mezz'ora. Mi ficcai due dita in bocca, sempre più giù, sempre più velocemente e sempre più forte, finchè non vomitai. Ripetei lo stesso procedimento per non so quante volte. Avevo le lacrime agli occhi e il viso rosso dallo sforzo, mentre la mia gola bruciava e i miei polmoni chiedevano aria, tossendo ripetutamente ma senza fermarmi un attimo. A un certo punto, vidi che il water era ricoperto di sangue. Una normale ragazza si sarebbe spaventata, avrebbe pensato di aver esagerato. Visto che, a quanto pare, avevo problemi mentali, io no. Ero arrivata molte volte a quel punto e non mi ero mai fermata. Per me non sarebbe stato mai abbastanza. Mi sentivo lo stomaco in subbuglio e quasi non ci vedevo più, ma mi fermai solo quando lo decisi io. Cioè, quando le mie ginocchia cedettero del tutto.
Tirai lo sciacquone e in pochi secondi fu come se non avessi fatto niente. Eppure, mi sentivo ancora peggio, sia fisicamente che emotivamente. Non aveva senso che io fossi lì. Mi sentivo inutile. Perchè dovevo soffrire tanto mentre le altre ragazze della mia età pensavano solo a godersi la vita? Io non ci riuscivo. Cioè, tutti credevano che ci riuscissi. Vedevano solo il mio sorriso e i miei occhi splendenti. Sono brava a fingere. Sono un'attrice fin troppo brava. Nessuno se ne accorge, o a nessuno importa di me tanto da accorgersi che stavo male.
Aprii il mobile del bagno e tirai fuori un rasoio. Mi alzai le maniche fino al gomito e, una volta tolti i bracciali, guardai la mia pelle. Le mie ultime cicatrici si stavano rimarginando;  era passato un po' dall'ultima volta. Non avevo sentito il bisogno di tagliarmi, recentemente, ma adesso ne avevo un bisogno disperato.
Puntai la lama sul mio polso e affondai, provocando tagli sempre più profondi mentre piangevo a diretto e mi dicevo che me lo meritavo. Era un dolore lancinante, ma mi faceva stare meglio. Mi concentravo sul dolore fisico piuttosto che su quello emotivo e, per un po', i miei problemi andavano via. Ma non sparivano.
Più mi guardavo nello specchio, più mi vergognavo della mia immagine e di me stessa. E più piangevo, più mi accorgevo che non potevo fare niente. Ma non avrei lasciato andare via Joe. Era l'unica cosa buona della mia vita in quel momento. Nessuna poteva averlo. Nessuna.

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Capitolo 13
*** When The Landslide Brought Me Down ***


Questo capitolo è dal punto di vista di Joe. Stavolta ho fatto abbastanza in fretta, perchè la storia deve accelerare. Forse avrei dovuto cominciare dal CR2 Tour o dal rehab di Demi, anziché Make A Wave...
Probabilmente Demi, com'è successo nell'ultimo capitolo e come probabilmente succederà anche nel prossimo, vi sembrerà un po'fuori di testa. Era quella l'intenzione.
Se volete che aggiorni più in fretta, lasciate una recensione...basta che scriviate "Continua" e sarò più invogliata a scrivere :)

Stare con Demi era...strano.
In modo positivo. Non avevo idea di quel che stavamo facendo e dove ci stavamo dirigendo, ma mi piaceva. Demi era diversa dalle altre mie ragazze, probabilmente perchè era la mia migliore amica. Io conoscevo tutto di lei e lei conosceva tutto di me, sia i pregi che i difetti, quindi non c'era bisogno di fingere di essere altre persone o comportarsi in modo diverso dal solito quando stavamo insieme. Eravamo solo Demi e Joe, che si divertivano e passavano del tempo assieme, come al solito. Venivamo intervistati per diverse riviste, ci esibivamo per promuovere Make A Wave, e io passavo tanto tempo sul set di Sonny With A Chance di Demi che mi avevano offerto di partecipare al loro special di Natale. Avevamo anche in programma di fare un photoshoot per Teen Vogue ed eravamo sicuri che ci saremmo divertiti un mondo.

All'inizio, era tutto perfetto. I fan erano felici, Demi era felice, io ero felice e pensavo che dire di sì a Demi fosse stata la cosa migliore che avessi mai fatto. Lei era sempre la mia Demi...solo che adesso era mia per davvero, ed era una sensazione stupenda. Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Mi ero sempre sentito troppo legato a Demi, troppo abbagliato dal suo sorriso e troppo protettivo nei suoi confronti, per considerarla solo un'amica. Il fatto che entrambi stessimo iniziando a diventare più popolari e che stessimo facendo pubblicità al film era un extra.
Poi, le cose iniziarono a diventare strane. Stavolta, in senso negativo.

Ogni tanto, nel cuore della notte, Demi mi chiamava piangendo. Io mi preoccupavo, le chiedevo cosa fosse successo e, di solito, lei passava un'ora a raccontarmi tutto quello che la tormentava e io passavo un'altra ora a cercare di calmarla. A volte, in casi più gravi, si presentava direttamente a casa mia. Ora, io ero abituato ai suoi momenti di depressione, ed ero più che felice di aiutarla perchè la sola cosa che volevo era che lei stesse bene, ma dopo un paio di settimane mi ritrovai a controllare il mio armadio ogni sera per controllare che non si nascondesse lì dentro. Mi chiedevo cos'è che la facesse stare tanto male.

Demi passava la maggior parte del tempo a casa mia, e ovunque mi muovessi lei veniva con me. Grazie al cielo esisteva la pausa bagno. Lei aspettava fuori, come se da un momento all'altro dovesse spuntare un assassino. Ogni volta che le proponevo di mangiare qualcosa, lei si irrigidiva e continuava a ripetermi di no finchè non mi arrendevo. E quando uscivamo, Demi mi era costantemente appiccicata come un'ombra. Non mi lasciava mai la mano e mi seguiva ovunque andassi. Mi trascinava a ogni premiere, ogni festa e ogni altro evento sociale. Sarah Moline, a confronto, non era niente; anche quando dicevo a Demi di voler uscire coi miei fratelli, lei riusciva in qualche modo a rintracciarmi e a fine serata me la ritrovavo davanti. Quasi mi aspettavo che tirasse fuori un libretto e una macchina fotografica e mi chiedesse foto e autografo, tanto assomigliava a una fan scatenata. E quella non era la mia Demi.

Quando eravamo solo amici, potevo scherzare tranquillamente con lei. Potevo dirle che i suoi capelli erano un disastro o che le si era sciolto il trucco, avremmo riso insieme e lei sarebbe continuata a piacermi. Una volta, quando Demi mi trascinò a fare shopping, lei provò un vestito parecchio corto e io le dissi che non era il suo genere. Lei si offese e iniziò a piangere, con tanto di singhiozzi, e tentare di calmarla non faceva che peggiorare le cose. Credeva che avessi offeso il suo aspetto e mi intimò di andarsene. Non mi rivolse la parola per circa dieci minuti prima di ritornare sorridente e carica di energia come se nulla fosse successo. Un minuto prima sembrava sul punto di spezzarsi in due e quello dopo si comportava come se non ci fosse nulla di sbagliato nel mondo, come se fossi il suo centro di gravità. Passava dalla depressione all'iperattività in maniera sorprendente. Stare con lei era come camminare sull'uova: un nonnulla poteva portarla alle lacrime e un altro nonnulla poteva riempirla di allegria. Sapevo che Demi aveva sbalzi d'umore, ma iniziava a farmi paura.

Quando eravamo in pubblico, poi, mi attaccava in tutti i sensi. Ogni volta che guardavo un'altra ragazza per strada, mi trattava come se le avessi dato un pugno. Quando c'erano altre persone, mi baciava. Di continuo e ovunque fossimo. Era come se volesse far sapere a tutto il mondo di avere un'esclusiva su di me.
Ero sicuro che ci fosse qualcosa che non andava. Forse era solo un brutto periodo, ma a Demi non era mai successa una cosa del genere prima d'ora. Era troppo tesa? Aveva paura di perdermi? Era semplicemente felice?
Decisi di discuterne con lei, un giorno. Lei rise, mi diede dello sciocco e disse che teneva solo molto a me. Non ebbi il coraggio di chiederle di lasciarmi i miei spazi, perchè avrebbe potuto prenderla male e odio quando Demi è triste. Non volevo in alcun modo farle del male: era già depressa, bulimica e con dei preoccupanti sbalzi d'umore. Volevo solo aggiustarla, in qualche modo, ma era un lungo cammino e lei non mi rendeva le cose facili. Si rifiutava di mangiare da settimane, sui suoi polsi scorgevo sempre nuove cicatrici che, puntualmente, copriva con braccialetti, e si comportava come se non ci fosse niente di sbagliato in lei.

Per un po', provai a convincerla a mangiare una mela, o almeno un biscotto, al giorno, ma la scena finiva sempre con lei che correva piangendo fuori dalla cucina e si chiudeva nel bagno. A volte rimaneva lì e basta, ma la maggior parte delle volte la sentivo vomitare, come se solo la vista del cibo l'avesse fatta ingrassare, il che mi fece sentire ancora peggio. Cercai di parlare con lei, di capire i suoi problemi e rassicurarla, ma perfino io capivo che erano troppi e le sue cicatrici (non quelle reali, ma quelle metaforiche) scendevano troppo in profondità. Non so neanche da quando; Demi mi diceva che i suoi problemi erano iniziati a sette anni, ma secondo me risalivano a prima ancora. Non potevo distruggere quei mostri da solo, né tantomeno volevo il peso del suo benessere sulle mie spalle.
Rivolevo indietro Demi. La mia Demi. La mia migliore amica, quella con cui potevo scherzare, con cui potevo passare tutto il mio tempo libero senza mai stancarmi, quella ragazza forte e solare che affrontava il mondo con un sorriso. Quella ragazza possessiva, appiccicosa e incasinata che tenevo per mano non era la mia Demi. Per quanto tenessi immensamente a tutte e due, lei mi mancava di più.

Un giorno, Demi venne con me alle riprese di Jonas LA. L'ultimo episodio della serie, il più importante. Stavolta, ero io a volere Demi sul set. Mi sembrava di ottimo umore e volevo che fosse lì a sostenermi. Nell'ultimo periodo era sempre stremata; la guardavo negli occhi spenti e, anche se sorrideva, mi sembrava che fosse invecchiata di trent'anni. C'era costantemente un velo di tristezza nei suoi occhi.
Quel giorno, avremmo registrato il concerto finale sulla spiaggia. Mentre ero sul palco, con Nick e Kevin, e cantavamo in playback come degli idioti, Demi mi sembrava stare bene. Mi stava incitando dietro le telecamera e la vedevo parlare e ridere con tutti. Credo che nessuno pensasse che stesse passando un brutto periodo.
A fine canzone, io e Kevin demmo una pacca sulla spalla a Nick e scendemmo dal palco. -La scena è tua.
Era il turno della canzone di Nick, Your Biggest Fan. Nicole Anderson si sistemò sotto al palco, pronta a salirci durante la canzone. Nicole è una ragazza adorabile; ogni tanto, lei e Nick si univano a me e Demi per un appuntamento a quattro. E sì, Nick e Nicole sono usciti assieme per un po', ma non si sono mai fidanzati ufficialmente. Hanno sempre detto di voler rimanere amici. Se avessero voluto fare quel passo avanti, li avrei supportati: Nick era mio fratello, il ragazzo più onesto e sensibile che conosca e si meritava una ragazza dolce e allegra come Nicole. Lei e Demi erano diventate grandi amiche, e anche Danielle, la moglie di mio fratello Kevin, la adorava e credeva che fosse la ragazza giusta per me.
Mi diressi verso Demi, che stava ridendo con Paul Hoefer per non so quale motivo. Quando mi vide, il suo viso si illuminò. Cioè, per quanto si potesse illuminare. Corse di me e mi abbracciò, così forte che credetti di essermi rotto le costole, e rise.
Ripeterono la canzone un paio di volte. Mi accorsi che Demi si muoveva a tempo, e visto che mi stavo annoiando le porsi la mia mano.
-Posso avere questo ballo?
Demi sorrise e prese la mia mano. Era così bella quando sorrideva. Perchè non poteva sorridere sempre? Improvvisammo una specie di walzer lì, in mezzo alla spiaggia, con alcune persone che ci fissavano. Feci girare Demi su se stessa e, quando fu voltata dall'altra parte, la abbracciai stringendola a me. Ci dondolammo un po' al ritmo della musica, la accarezzai e mi godei quell'istante, in cui la tenni stretta e tutto era perfetto. Demi inclinò leggermente la testa verso la mia e feci lo stesso, dandole un bacio. La sentii sorridere ancora, e quando mi staccai le sussurrai tutto quello che mi veniva in mente. Le parole della canzone, parole di conforto, parole che volevo semplicemente dirle.
Durante le pause, mi sembrò quasi di tornare al passato. Io e Demi stavamo scherzando come al solito. Io la toccavo un po' troppo, lei fingeva di essere arrabbiata e se ne andava, ma poi scoppiava a ridere. Io inventavo una danza stupida, lei faceva finta di non conoscermi  e arrossiva, ma le scappava un sorriso. Riuscii a scorgere la mia Demi per un po'di tempo.

Mentre tornavamo a casa, vidi un'ombra sul suo viso. C'era qualcosa che la turbava. Gli altri non l'avrebbero visto, ma io sì.
-Vuoi che resti con te?- proposi mentre attraversavamo il portico.
Lei si voltò e mi fissò, prima di scuotere la testa.
-Sono tutti a casa. Dallas, Maddie, mia madre, mio padre...
Mi accorsi che si riferiva al suo padre adottivo, Eddie de la Garza, come suo padre. Sapevo che suo padre l'aveva abbandonata quando era ancora una bambina e che non amava parlarne, ma mi chiesi se lui non le mancasse almeno un po'. Non lo vedeva da una vita, anche se lui la chiamava ogni tanto. Demi ne parlava sempre in modo amaro, come se non volesse considerarlo suo padre. Mi domandai se Demi non mi avesse raccontato tutta la verità su di lui.
-Stai bene?
Demi annuì, ma mi sembrò di scorgere delle lacrime nei suoi occhi. Forse era solo la luce. Sperai che fosse solo la luce.
-Cos'è successo?
-Niente.- Scosse la testa, come per cacciare via dei pensieri negativi. -Notte.
Prima che riuscissi a dire niente, mi sbattè la porta in faccia.

Il giorno dopo, i miei sospetti furono confermati. Demi stava male. Di nuovo.
Quando aprii la porta, pianse tra le mie braccia per dieci minuti. Aveva gli occhi rossi e un aspetto orribile. Cioè, Demi non aveva mai un aspetto orribile, per me. Qualcun altro avrebbe detto il contrario.
Stavo per chiederle cosa fosse successo, ma lei mi precedette. Mi mostrò il polso. C'erano tre nuovi tagli.
-Mi sono tagliata.- confessò, tra i singhiozzi. -Joe, scusa...ti avevo promesso di non farlo, lo so, ma...non ci riesco...- riaffondò la testa nella mia spalla, erompendo in un pianto disperato.
Cercai di calmarla, ma fu incredibilmente difficile. Non riuscii a capire cosa l'avesse portata a tagliarsi, ma oramai era impossibile capire cosa le passasse per la testa. Era solo un mucchio di idee, ricordi confusi, traumi e indecisioni.
Sul set di Jonas LA, avrei girato la scena dell'aeroporto. Ciò vuol dire che avrei baciato Chelsea, la mia co-star. Dissi a Demi che avrebbe potuto farsi un giro durante quella scena, ma lei insistette di voler assistere.
-Siamo attori, Joe. Credo di sapere cos'è un bacio di scena. Non sarò gelosa.- mi rassicurò Demi, che nel frattempo sembrava essere tornata la Demi allegra di sempre.
Invece, indovinate? Dopo aver ripetuto la scena sei volte, e aver visto la faccia di Demi che si scuriva di più a ogni ciak, lei non mi rivolse la parola per il resto del tempo. La vidi lanciare frecciatine a Chelsea e poi, quando entrammo in macchina, mi diede un pugno sulla spalla. E faceva male.
-Ti è piaciuto, non è vero?- esordì, rossa di rabbia.
-Cosa?- balbettai. -Demi, no...
-Avete girato la scena sei volte. Sono sicura che a LEI è piaciuto.
-Forse. Non lo so. Ma a me no. Era strettamente professionale...
-Come no. E'quello che dicono tutti.
-Demi, ti stai comportando da bambina.
Quest'ultimo commento parve ferirla tremendamente.
-Ah, IO sarei una bambina?? Oh, certo, perchè IO non combinerò mai niente di buono, tutto è sbagliato in me, mi comporto da bambina, non ti capisco, ti do solo fastidio...dimmi una cosa, perchè stai con me?? Perchè sprechi il tuo tempo?? Vuoi andartene, accomodati! Ci sono milioni di ragazze carine che non aspettano altro che te, là fuori!- Le lacrime le scorrevano sulle guance.
Stavo per dirle che stava facendo tutto da sola e che non avevo intenzione di rompere con lei, quando mi fermai a pensare. Volevo la mia Demi. La mia migliore amica Demi.
-Non fare così.
-No. Tu non capisci. Non puoi capire!
-Demi, noi abbiamo ripetuto quella scena 17 volte. Perchè non eri mai gelosa delle mie fidanzate?
-IO LO ERO! Lo sai che lo ero. Ho sempre finto di essere felice per TE! Come potevi non capirlo??
La guardai mentre cercava di calmarsi, traendo respiri tremanti. Odiavo vederla così. Ed era colpa mia.
-Mi spiace.
Lei scosse la testa. -E'tutto qui quello che hai da dire?
Abbassai lo sguardo. Non volevo farlo, ma Demi mi mancava. Almeno per il momento, volevo stringerla senza sentirmi etichettato o costantemente fissato. Volevo essere suo amico. Il suo migliore amico. Questa faccenda dello stare insieme aveva solo peggiorato i problemi di Demi. Le cose stavano diventando troppo serie, troppo in fretta. Io volevo che le cose rimanessero com'erano. Solo due ragazzi che si divertivano assieme. Tenevo più alla sua amicizia che ad averla come fidanzata.
Non sapevo quanto Paul voleva che stessimo insieme, ma erano passati due mesi. Speravo bastassero.
-Mi spiace.- ripetei. -Credo che dovremmo chiuderla qui.

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Capitolo 14
*** What Hurts The Most ***


Credo che dovremmo chiuderla qui.
Considerato quanto ero nervosa e agitata solo un attimo prima, probabilmente vi aspetterete di vedermi ancora peggio. Avrei dovuto essere arrabbiata. O triste. Avrei dovuto sentirmi morire dentro, sarei dovuta scoppiare a piangere, avrei dovuto urlargli contro o addirittura dargli un pugno. Sapete invece cosa feci?
Non feci niente. Assolutamente niente. Continuai a fissare il vuoto, come in trance. Non sentivo più niente. Il mio cuore, il mio sangue, la mia energia. Era come se fossi stata appena messa sotto anestesia. Il cielo era più grigio, il sole era più freddo e il mondo aveva smesso di girare.
Ma non feci niente. Qualche parte di me voleva urlare, ma non appena aprii bocca mi resi conto che la voce mi aveva abbandonata. O forse non avevo la forza di parlare.
Joe mi stava guardando, preoccupato, cercando di capire la mia reazione. Aveva quasi paura, come se potessi rompermi in mille pezzi da un momento all'altro, o fare qualcosa di peggio.
Non so per quanto tempo restammo in silenzio, a fissarci. Quando ripresi il controllo della mia voce e delle mie emozioni, feci la cosa più assurda che potessi fare.
Scoppiai a ridere. Risi finchè non ebbi più fiato nei polmoni e iniziarono a uscirmi le lacrime. Joe mi guardava come se fossi impazzita. Non si aspettava questa reazione. Neanche io so perchè lo feci, ma ebbi l'istinto di ridere. Forse perchè non avevo voglia di piangere.
Joe mi posò una mano sul braccio. -Demi? Va tutto bene?
Risi per l'ultima volta, rilasciando tutta l'aria nel mio corpo, e mi zittii improvvisamente, con l'ombra di un sorriso ancora sul mio volto. Le mie labbra si contorsero, i miei occhi, già pressati per il ridere, non si aprirono, e tentai di inserire ossigeno nella bocca per continuare a produrre suoni soffocati. Quei suoni, capii quando sentii gli occhi bagnati, erano singhiozzi.
Cavolo, Demi, devi essere lunatica anche quando un ragazzo ti lascia?
Apparentemente Joe trovò risposta alla sua domanda, perchè mi si avvicinò, avvolgendomi un braccio attorno al collo, e mi fece posare la testa sulla sua spalla. Voltai la testa sulla sua maglietta e la bagnai di lacrime. Smettila, Demi. Non puoi dargli la soddisfazione di averti visto piangere...
-Demi?- sussurrò, mentre mi accarezzava i capelli. -Non piangere...
-No...-scossi la testa, alzandola dalla sua spalla e guardandolo con gli occhi rossi. Non volevo fargli pena o altro, ma non riuscivo a trattenermi. I miei respiri erano irregolari e soffocati, e minacciavano di farmi ricominciare a singhiozzare in ogni secondo. -Perchè?
-Perchè non è bello per me vederti piangere...
-No!- scossi la testa ancora più freneticamente, sbattendo i capelli di qua e di là. -Perchè...perchè mi stai lasciando?
Joe sospirò, e abbassò lo sguardo. Non voleva guardarmi. Ero così imbarazzante che non poteva neanche guardarmi negli occhi?
-Perchè credo che sia la cosa migliore. Per entrambi.
Provai a calmare il mio respiro. Non capivo quello che volesse dire. Come poteva essere meglio per me stare senza di lui, quando lui ormai era l'unica cosa che mi aiutava ad andare avanti?
-Voglio esserti amico, Demi. Il tuo migliore amico. Voglio esserci per te, voglio aiutarti, perchè tengo a te. Solo...non in questo modo. Non voglio rovinare tutto fra di noi. Capiscimi...
Annuii, riluttante. Non potevo capire, ma di certo questo non gli avrebbe fatto cambiare idea. A che serviva, ormai? Sarei andata avanti. Avrei continuato a fingere che andasse tutto bene, come sempre. E Joe ci sarebbe stato, giusto? Lui era il mio migliore amico prima, e lo sarà ancora...
-Sì...a dire il vero, sono d'accordo di te.- Bugiarda. -Credo che stessimo andando troppo in fretta, e forse...è vero, siamo meglio come amici.
Joe mi rivolse un piccolo sorriso, e sospirò, sollevato. -Sono contento che tu abbia capito. Non volevo rendere la cosa imbarazzante...
-No, no.- sorrisi. Il sorriso più falso del mondo. Non ero felice. Non avrei più potuto esserlo. Solo perchè avevo stirato dei muscoli del viso, non voleva dire che rispecchiasse un certo stato d'animo. -Non preoccuparti. Va tutto bene.
La verità? Nella mia testa urlavo. Urlavo non lasciarmi, ti prego. Non ti darò più fastidio. Non sarò più gelosa. Cercherò di non affliggerti più con i miei problemi, se è questo che vuoi. Farò tutto quello che vuoi, ma ti prego, non lasciarmi...
Joe fece un sorriso più ampio e mi porse la sua mano.
-Allora...siamo amici, vero?
La guardai, indecisa senza darlo a vedere. Poi gliela strinsi.
-Amici.- Sorridi. Sforzati di sorridere.
Joe, apparentemente soddisfatto, ritrasse la mano e la riposò sul volante, assieme all'altra. -Forza. Ti riporto a casa.
Quando entrai in casa, non volevo altro che andare in camera mia e piangere. Non volevo parlare con nessuno, e speravo che non ci fosse nessuno in casa.
Per fortuna, il mio desiderio fu esaudito. Dallas era probabilmente uscita, Maddie era sul set e forse mamma e Eddie erano con lei. Salii gli scalini tre alla volta, rischiando di inciampare più volte, e arrivai in camera.
Non c'è bisogno di scrivere cosa feci.
Un paio d'ore dopo, sentii la porta dell'ingresso aprirsi.
-Demi? Sei qui? Sono tornata!
Dallas era rientrata. Dopo due ore a disperarmi, l'idea che ci fosse qualcun altro in casa mi risollevò leggermente l'animo.
Uscii dal bagno in cui mi ero chiusa a chiave e scesi le scale, lentamente, come se non avessi ragione di andare più veloce o semplicemente non ne avessi la forza.
Dallas si stava sedendo sul divano, con una rivista in mano. Si fermò letteralmente a mezz'aria quando alzò lo sguardo e vide la mia faccia. Probabilmente ero ancora bianca come un cadavere, con gli occhi rossi, e tremavo tutta. Non piangere, Demi, non piangere di nuovo...sii forte...
Ci guardammo intentamente per qualche secondo, e poi riacquistai la forza nelle gambe e corsi verso di lei, abbracciandola così forte da soffocarla e coprendole la spalla di lacrime.
-Demi?- mi strinse e mi accarezzò i capelli. Era spaventata. -Che cosa ti è successo?
-Mi ha lasciata.- singhiozzai. Non c'era neanche bisogno di specificare. Dallas mi allontanò violentemente e mi guardò negli occhi più seria che mai.
-Cosa? Perchè?
Stavo per dire "non lo so", ma una nuova ondata di pianto mi travolse e riuscii solo ad alzare le spalle prima di ricominciare a singhiozzare.
Dallas scosse la testa. -Lo sapevo...
-Sa-sapevi....cosa?- mormorai.
-Che ti avrebbe fatto soffrire. Lo fa con tutte...
Annuii. C'era passata anche Taylor. Stavano insieme da così tanto tempo, e poi lui l'ha lasciata così, perchè gli piaceva un'altra ragazza. Camilla Belle. Ironia vuole che poi sia stata proprio quella ragazza a lasciarlo.
Non riuscivo a credere di essere stata così stupida. Avevo perso la mia amicizia con Taylor per lui...come ho potuto pensare che solo perchè eravamo amici sarebbe cambiato qualcosa? Avrei dovuto sospettarlo.
-Non pensavo che l'avrebbe fatto anche con me...- confessai. -E'il mio migliore amico...
-Il problema è che ogni ragazza che è stata con lui crede di essere l'eccezione alla regole...- mi spiegò dolcemente, mentre mi sfogavo. -Ma non lo ero io...e evidentemente non lo sei nemmeno tu...
Solo qualche settimana fa avevo scoperto che, ai tempi del primo Camp Rock, Joe e Dallas avevano avuto un breve fling. Non ne ero stata entusiasta, mi sono infuriata e ho litigato con entrambi perchè non me l'avevano detto, ma poi si è chiarito tutto. Per farsi perdonare, Joe mi ha regalato un enorme mazzo di rose e mi ha portata a cena nel mio ristorante preferito.
A quelle parole, singhiozzai ancora più forte. Non era bello ricordarmi che per lui non ero niente di più che un'altra ragazza. Che senso dava alla parola "migliore amica"? Ero solo un'altra ragazza. Non ero niente di più. Non gli avevo dato una ragione per restare...Forse era stata anche colpa mia. Ma chi prendo in giro, era stata tutta colpa mia. Avevo Joe tra le mie mani e le mie braccia, e ho rovinato tutto. Lui era perfetto con me...e io ero così perdutamente innamorata di lui, che forse l'ho stretto troppo forte per paura di lasciarlo scivolare via da me. E ora ecco dove ero finita. Stupida egoista. Tutta colpa tua.
Forse, se non l'avessi assillato coi miei problemi, sarebbe ancora qui. Forse se non fossi stata così gelosa, e mi fossi fidata di più di lui...forse se fossi di meglio...se fossi più bella, più magra...ma come ha fatto a essermi amico finora?
Dallas si ritrasse e mi sorrise. -So come tirarti su il morale. Ti va un gelato?- propose, già dirigendosi verso la porta.
Il mio stomaco si contorse. La verità era che non avevo l'ombra della fame. Non pensavo che avrei più avuto fame per le prossime due settimane. Ma lei non mi avrebbe creduto, quindi avevo bisogno di trovare una scusa...mi veniva voglia di tornare nel bagno solo al pensare alla crema...al cioccolato...alla panna che scivolava in gola...
-Ho già comprato una ciambella da Starbucks. Sto bene...non preoccuparti...
Dallas mi guardò, scettica. -Sai, dovresti chiamare le tue amiche....è un po' che non le senti, forse ti faranno sentire meglio...
-Ho sentito Miley qualche giorno fa...- protestai.
-Richiamala...davvero, Demi, starai meglio.
Abbassai lo sguardo. Miley sapeva sempre come rendermi più felice e farmi dimenticare i miei problemi. Sapevo che mi avrebbe risposto a qualunque ora, anche alle tre del mattino. Non riesco neanche a contare quante volte l'ho chiamata piangendo nel cuore del notte e lei mi ha fatto stare meglio. Beh, almeno prima che iniziassi a uscire con Joe. Se lei adesso mi odiasse, non la biasimerei affatto. Eppure l'altro giorno, quando siamo andate a Toluca Lake insieme, lei era tutta sorridente, abbiamo scherzato tutto il tempo e mi ha detto che mi capiva, perchè anche lei quando ha un ragazzo dimentica il resto del mondo, e che era solo felice perchè mi ero fatta risentire. Quella ragazza è un angelo. Credo proprio che la chiamerò.
-Sai cos'altro ti farà stare meglio?- Dallas mi posò dolcemente una mano sulla spalla. -Scrivi una canzone. Sfogati, butta già tutto quello che ti viene in mente...non è così che ti senti meglio, di solito?
Feci un leggero sorriso. Certo, scrivere canzoni o suonare mi faceva sempre stare meglio. E l'avrei fatto, ma chissà perchè avevo la sensazione che se qualcuno potesse leggere quello che avrei scritto si sarebbe spaventato e mi avrebbe mandato da uno psicologo per curare una certa depressione. Cosa che era già successa quando avevo dieci anni, e non volevo che si ripetesse. All'epoca, avevo fatto finta di essere guarita, di essere felice, solo per liberarmi da quei terapisti. Non facevano che incasinarmi la testa ancora di più, e prendevano tutto fin troppo sul serio. Mi facevano sentire pazza. Come se ci fosse qualcosa, dentro di me, che non funzionava come dovrebbe. Ma io stavo bene...davvero.
Salii in camera mia, dopo essermi asciugata gli occhi e aver parlato un po' con mia sorella, e afferrai il mio cellulare con le mani tremanti, portandomelo all'orecchio.
-Pronto?- rispose una voce familiare.
-Ehi...Miley....- sorrisi. Un ultimo singhiozzo mi scappò dalla gola. -Possiamo vederci?
-Va tutto bene?- la sua voce era tremendamente delicata e preoccupata, come se avesse paura di rompermi.
-Credo di sì...- sussurrai, perchè ormai mi mancava ogni forza.
-Cosa ti è successo?
-Ti racconto tutto dopo, ok? Quando...quando puoi passare da me?
Miley sospirò. -Sarò lì tra dieci minuti.- e riattaccò.
Esattamente dieci minuti dopo, la macchina di Miley era davanti a casa mia. Il rombo familiare del motore e il suono del clacson mi fece sentire già meglio. Volevo andarmene da lì e non pensare per un po’. Miley mi avrebbe aiutata a distrarmi.
Era fuori dalla macchina e mi salutava con la mano, per farsi vedere meglio. Non resistetti neanche fino al vialetto prima di correrle incontro piangendo.
-Cos’è successo?- mi chiese dolcemente, come se fossi una bambina.
-Io e Joe abbiamo rotto.- ingoiai il mio pianto nel tentativo di fermarlo. Ora basta, Demi, sono ore che piangi!
Miley strabuzzò gli occhi. –Cosa? Perché?
Mi attraversò un brivido. Perché dovevo continuare a ricordarlo?
-Joe voleva che fossi sua amica, e non la sua fidanzata…ha detto che le cose stavano diventando troppo serie e non le sentiva, che lo faceva per me…ma sono frottole, tutte frottole!
Le bagnai la maglietta zebrata che amava tanto, ed era un peccato perché era davvero stupenda. Le avrei pagato la tintoria, quando mi fossi ripresa.
-Cosa vuoi dire?
-E’colpa mia! Continuavo ad assillarlo per i miei problemi, ero troppo gelosa, ma lui è rimasto con me! Ma se mi fossi stata zitta, forse sarebbe ancora qui! Invece, ora potremmo non essere più amici!
Miley mi diede dei colpetti sulla schiena. –Stai esagerando…Joe ti vuole bene…
-Non abbastanza!- tagliai corto. –E non dipende da lui! Io…non gli ho dato una ragione per rimanere.
-Demi,- mi prese per le spalle. –Ascoltami. Joe è uno stupido. Non sa cosa si sta perdendo, e non ti merita. E quando se ne accorgerà, sarà troppo tardi. Ti pregherà in ginocchio di tornare con lui, e tu gli dirai di no. Tu ti divertirai, sarai andata avanti, e lui capirà quanto male sei stata dopo che ti ha lasciato.
-Non è colpa sua…
-Sì che lo è!- ringhiò Miley. –Sapeva che eri una ragazza…difficile, e si è preso la tua responsabilità…e ora ti lascia di punto in bianco, senza pensare alle conseguenze?
Mi staccai di colpo dal suo abbraccio. –Cosa vuoi dire?- anche la sua voce iniziò ad alzarsi. –Che non sono capace di andare avanti da sola? Che sono una psicopatica che ha evidentemente qualche problema mentale e diventerò pazza perché sono stata lasciata? Che avrò un esaurimento nervoso perché sono una squilibrata? E’questo che intendi?
-No! No…- Miley balbettò. –Ascolta, Demi, facciamo un giro. Un po’di shopping ti farà stare meglio…
-Non voglio comprare niente…
-E dai!- Miley sorrise. –Almeno accompagnami! Le tue intenzioni possono essere buone, ma sai che quando entrerai lì dentro non riuscirai a resistere….
Era vero, ma giusto per mantenere quel poco di orgoglio che mi era rimasto, non riuscii ad ammetterlo. Comunque, ci scambiarono un’occhiata d’intesa con la coda dell’occhio.
-Oh, e va bene, andiamo!- entrai in macchina, fingendo di essere infastidita. Miley rise.
Fino al centro commerciale, mi sfogai del tutto. Le parlai di Joe, di quanto stavo male, di quanto volevo che fosse lì con me e di quello che avevamo passato assieme. Miley mi ascoltava mentre guidava, senza dire una parola. Suppongo che ascoltare le mie disavventure d’amore non fosse per nessuno il modo migliore di passare la giornata, ma Miley non lo dava a vedere. Mi dava consigli, mi consolava e rincuorava e diceva che sarebbe andato tutto bene, che Joe non sapeva cosa si perdeva e così via. Mi sentii infinitamente grata, anche se non le credevo.
A fine giornata, Miley pensò che il modo migliore per farmi dimenticare tutto fosse una festa.
-Sai cosa ti ci vuole?- aveva detto. -Una festa!
-Ma...tra qualche giorno parto. Vado in tour.
Il mio primo tour sud americano. Sentivo che mi sarei divertita un sacco. Mi sarei divertita, avrei cantato, avrei visitato le mie città e visto i miei fan, e mi sarei dimenticata di tutto. Era quello di cui avevo bisogno: una distrazione, qualcosa che mi rendesse felice.
-Oh, sì! Buona fortuna, a proposito.- mi sorrise.
-Grazie. Credo che ne avrò bisogno.
-Quando parti?
-Dopodomani...me ne vado in Brasile!
-Beh, una vacanza è quello che ti serve, no? Non fare sciocchezze. Ora vai a casa, riposati e mangiati un chilo di gelato davanti a un film sdolcinato come si fa sempre dopo una rottura.
Risi; mi sentivo così sollevata che forse avrei potuto farlo. Avevo giusto un po'di fame. In fondo, non avevo mangiato tutto il giorno e sfogarmi davanti a un barattolo di gelato era allettante. Tanto Joe non sarebbe stato lì a guardarmi; non avevo bisogno di sembrare magra.
Non vedevo l'ora di andarmene da lì. Fare la valigia, salire su un aereo e girare per il Sud America. Mi avrebbe tolto dai pensieri ogni preoccupazione. Mi sarei scordata di Joe.

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