A
Narciso.
Il più bel fiore di tutti i giardini del mondo.
Prologo
Il sole era
fermo nel cielo blu cobalto,
una sfera tinta di rosso che trasmetteva il proprio colore a qualunque
essere
illuminato dalla sua luce.
Una coppia
passeggiava in un grande
giardino vicino ad un'imponente casa coloniale.
L'uomo era alto
e robusto, i capelli
chiari erano tagliati molto corti, lunghe basette ne incorniciavano il
viso
sottile e candido, su cui spiccavano occhi mai visti prima. Il primo
era
castano scuro con riflessi dorati, il secondo era invece di un azzurro
intenso,
con pigmenti argentei.
Il possente
braccio stringeva a sé la
donna della sua vita.
Era di
corporatura minuta, i capelli
rosso fuoco le scendevano sulle spalle arrotolati in morbidi boccoli,
incorniciando una fronte alta e un paio d'occhi castano dorati,
tendenti al
verde.
Gli zigomi alti
lasciavano spazio a
labbra color dei petali di una rosa.
Stringeva
qualcosa tra le braccia, come
se fosse la più importante che aveva. Si trattava di un
frugoletto di pochi
mesi, gli occhi lo specchio di quelli della madre, coperti da qualche
ciuffo
ramato.
Sorrideva alla
vista dei visi dei
genitori, le labbra carnose s'allargavano lasciando trasparire due
fossette e
le gengive sdentate.
Era
in trappola. Dal palco su cui si
trovava riusciva ad intravedere centinaia di persone in platea,
ologrammi
creati dalla carnefice. Lo sguardo della sua futura assassina era fisso
su di
lei.
Uno
sguardo che non sarebbe mai riuscita a dimenticare. Lo sguardo castano
scuro e
azzurro intenso. Lo sguardo degli occhi diversi.
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