I Don't Know How To Love Him

di Mork
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Bacio ***
Capitolo 2: *** Le Catene ***
Capitolo 3: *** La Corda ***



Capitolo 1
*** Il Bacio ***


Note dell'autrice: 
Ok, questa è la prima slashfic che abbia mai scritto, risale ad almeno due anni fa ^^'' Che vi posso dire, gente? Se siete ferventi cattolici con un'insana passione per i roghi astenetevi da questa lettura XD Questa slashfic è basata sul musical di Andrew Lloyd Webber, perciò le parti in corsivo sono traduzioni da alcuni brani, e le parti in rosso sono i pensieri di Judas. 
Buona lettura!! 


Se vuole che lo faccia, allora deve averne capito il motivo. Se è il figlio di Dio come dice di essere, e se già sapeva che l’avrei tradito, saprà anche il perché. Me l’avrebbe impedito altrimenti; sa che gli avrei obbedito.
 
Le strade che Judas percorre sono deserte, ormai è notte fatta. A tratti gli sembra di vedere figure nere apparire accanto alle colonne, le stesse persone che gli hanno indirizzato quel Ben fatto, Judas. Cammina lentamente, le mani in tasca, anche se dovrebbe affrettarsi: se gli Apostoli non sono sciocchi come sembrano potrebbero mettere al sicuro Jesus prima che lui ritorni con Caiaphas.

Ricordo quando tutto questo è iniziato: non si parlava di Dio allora, ti chiamavamo “uomo”. E credimi, la mia ammirazione per te non è cessata.
Perché io? Io ho creduto in te sin dall’inizio, sono sempre stato il tuo braccio destro, l’unico che capisse veramente il significato delle tue parole. E allora perché mi hai messo da parte? Perché non hai ascoltato i miei avvertimenti? Perché non ti sei fidato di me? Io volevo soltanto la nostra sopravvivenza!


Judas si ferma a pochi passi dal Sinedrio appoggiandosi con la schiena ad una colonna; slaccia dalla cintura borchiata il sacchetto nero contenente i dodici pezzi d’argento, e se li fa scorrere distrattamente tra le dita.
Ho dovuto farlo. Era l’unico modo per far sì che tutta questa follia cessasse. Come hanno potuto quelle parole di amore e carità venire interpretate come un invito alla rivolta? Come possono essere così ciechi? Io volevo solo salvare tutti loro… Jesus non ha commesso nessun crimine finora, non possono condannarlo a morte, solo arrestarlo. Preferisco saperlo in prigione, relativamente al sicuro, piuttosto che vederlo ogni giorno aggirarsi in quei quartieri malfamati, e mescolarsi con quella gente, disgraziati, prostitute, lebbrosi… Vederlo rischiare la vita a causa di quegli esaltati che lo seguono senza neanche fermarsi a riflettere su quello che lui vuole veramente da loro; quegli sciocchi credono che li guiderà alla rivolta contro Roma! Non è possibile che si fidi di loro più di me!
 
Non è possibile che preferisca quella puttana a me! Cosa ha fatto di speciale per lui? Sì, riesco a capire che è piacevole, ma lasciare che ti accarezzi, che ti baci i capelli, non è nel tuo stile. Non è che io obietti la sua professione, ma non si accorda bene con quello che dici e insegni!
Come osa, quella donna dissoluta e infame, accarezzarti i capelli come se niente fosse? Con che coraggio usa quei costosi unguenti quando potrebbe dare tutti quei soldi ai poveri? Come puoi, Jesus, difendere una donna così? Hai detto che posso giudicarla solo se ho la coscienza pulita, ebbene, io non ho peccati di cui vergognarmi, non come i suoi!
 
Ah, Dio, perché hai scelto me? Perché mi rendi fautore di questo dannato crimine? Perché vuoi che tradisca la persona che amo di più al mondo?

Judas getta con rabbia i soldi dentro al sacchetto e se lo riallaccia alla cintura, quasi inconsciamente, come se non volesse separarsi da ciò che lo ha condannato. Guarda con astio il cancello del Sinedrio e, con la morte nel cuore, si dirige a passi lenti verso l’entrata.
 

Pochi minuti dopo, Judas ripercorre quella stessa strada accompagnato da cinque soldati; prova un brivido di terrore vedendo i manganelli che impugnano. Ma non avrebbero fatto del male a Jesus, no, lui l’avrebbe impedito. Che se la prendessero con Simon Zeloates o con Peter! Loro se lo meritano.
 
Quando Judas arriva nel giardino di Gethsemane, Jesus è in piedi, solo, immobile, approssimativamente nello stesso posto in cui lo aveva lasciato.
«Eccolo là. Dormono tutti, gli sciocchi…!»
Judas fa qualche passo verso di lui; Jesus si volta e inizia a fissarlo con i suoi limpidi occhi blu. Non fa una mossa, ma Judas si sente come se centinaia di braccia spuntate da sottoterra gli afferrassero le gambe: si sente trascinato indietro, eppure gli pare di avvicinarsi troppo velocemente.
Si ferma a qualche metro da Jesus, e prova a sostenerne lo sguardo. In quel momento non gli è difficile credere che abbia natura divina: il chiaro di luna fa risplendere la sua veste bianca avvolgendolo in un alone di luce; gli argentei raggi lunari si tessono con i suoi capelli dorati rendendoli splendidi; e nei suoi occhi azzurri, dove si specchiano tutte le profondità celesti, brillano le centinaia di stelle che danzano sopra di loro.
Lo sguardo di Cristo è pieno di malinconica rassegnazione, e quando Judas si fa più vicino, sembra supplicarlo tacitamente di non tradirlo, di lasciare tutto così com’è, perché lui l’avrebbe sempre perdonato, qualunque cosa facesse.
Ma non era così che Dio aveva stabilito.
Non posso farlo. Mi odierà. Mi odierà se lo tradisco, è naturale. Jesus, dimmi che devo fare! Cos’è più importante, il tuo amore o la tua salvezza?
E, come se avesse sentito le preghiere silenziose che Judas gli rivolgeva guardandolo di sottecchi, Jesus apre la bocca per dirgli qualcosa.
Judas se ne accorge e, prima che l’altro possa proferir parola, lo afferra per la tunica tirandolo a sé con uno strattone e gli richiude la bocca con un bacio. Jesus alza un braccio in un moto di sorpresa, poi lo riabbassa accarezzandogli il collo. A quel contatto, Judas si sottrae come ad una scarica elettrica e rimane a testa bassa, con i pugni serrati, scosso dai singhiozzi, fremente di vergogna. Jesus poggia la fronte sulla sua e gli prende il viso tra le mani, cercando di fermare le lacrime che gli offuscano la vista e che già bagnano le guance del compagno.
«Judas… devi proprio tradirmi con un bacio?», gli chiede dolcemente.

È stato solo per farti capire che, se ti ho tradito, l’ho fatto perché ti amo. Mentivo quando ho detto di disprezzarti, lo sai, vero? Credimi, tutto ciò che ho fatto è stato per il nostro bene. Per il tuo bene. Non odiarmi, ti prego.

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Capitolo 2
*** Le Catene ***


«Cos’è questo chiasso? Ditemi che succede…»
Judas si accorge che Peter e gli altri si stanno svegliando, e lentamente, come se uscisse da un sogno, si ricorda della presenza dei soldati, e di quello che accadrà da lì a pochi secondi. Viene colto dal panico e dall’atroce dubbio che Jesus possa non averlo compreso, ma non riesce né ad aprir bocca né a guardarlo negli occhi per scoprire se è davvero così. Il Cristo non si è allontanato da lui, e sente il suo sguardo addosso. Allunga le braccia verso Jesus e, vedendo che lui ricambia il gesto, si rincuora e lo stringe a sé; è così esile e leggero che gli sembra di abbracciare un mazzo di fiori. Chiude gli occhi affondando il viso tra le pieghe di quella veste candida, e si abbandona alle lacrime. Jesus gli cinge le spalle dolcemente e inizia ad accarezzargli i capelli, cullandolo.
Basta che tu non dica che sono dannato in eterno…
 
Judas sente il suo amato sfuggire al suo abbraccio, e contemporaneamente si sente tirato indietro con forza: i soldati li stavano separando. Viene scagliato contro una colonna, e lì si accascia, mentre gli Apostoli lo circondano coprendogli la vista.
«Tieni duro, Signore! Combatteremo per te!»
Judas chiude gli occhi e si tappa le orecchie per non vedere Jesus afferrato dalle guardie e per non sentirlo dire: «Mettete via le vostre spade! Non sapete che è tutto finito?»
Si rialza a fatica, e scappa via.
 
Corre, disorientato e stordito, per strade che gli sembra di non aver mai visto, per poi ritrovarsi immerso in un’enorme folla urlante. Intuendo il motivo di tanto chiasso fa per allontanarsi, se non che vede Maria Maddalena farsi largo tra i primi della folla. Immediatamente si riaccende il lui la gelosia e, a furia di spinte, si ritrova presto di fronte alla cella dov’è rinchiuso il Cristo: è alta e stretta, con sbarre da tutti i lati. I discepoli gli si accalcano intorno, arrampicandosi e tendendo le braccia tra le sbarre. Judas si posiziona il più lontano possibile dai suoi ex compagni, poggiando la schiena su uno dei quattro pilastri che delimitano la cella, e osserva di sottecchi la scena che si svolge all’interno.

Jesus è in piedi, tranquillo; si volge ogni tanto per fare un cenno ai suoi seguaci che lo invocano a gran voce e contemporaneamente supplicano le guardie di lasciarlo andare. Tra quelle c’è un saggio vestito interamente di nero, lo sguardo glaciale, che si allontana per introdurre un uomo dentro la cella; Judas lo riconosce: è Annas, e dietro di lui fa la sua comparsa Ponzio Pilato.
Judas si irrigidisce, i discepoli tacciono per lo spavento, la folla esulta, e Jesus rimane impassibile. Pilato gli si piazza davanti con i pugni sui fianchi: «Chi sarebbe quest’individuo?». Annas, alle sue spalle, risponde: «Un certo “Cristo”, “Re dei Giudei”».
«E così tu saresti Gesù Cristo! Devo ammetterlo, sono piuttosto stupito: sei un po’ piccoletto, per essere un re!»
La folla scoppia a ridere, e Pilato prosegue: «Ebbene, perché non parli? Come fai ad essere così calmo, nella tua situazione? Davvero bizzarro, questo re silenzioso!»
La folla ricomincia a strepitare, ma Jesus non apre bocca, lo sguardo fisso davanti a sé. Pilato prova a stuzzicarlo un altro po’, poi, non ottenendo alcuna risposta, perde la pazienza e va a consultarsi con Annas.
Judas si sporge per cercare di capire cosa stanno confabulando, ma la loro voce è coperta dalla pioggia di insulti che la gente riversa sul Cristo.
Dopo qualche minuto Pilato sembra deciso, e in un silenzio carico di attesa, annuncia a Jesus e agli astanti che il Re dei Giudei verrà condotto l’indomani mattina al cospetto di re Erode. Judas, che non sa se rallegrarsi o rattristarsi di fronte a questa decisione, cade in ginocchio fissando lo sguardo su Jesus, che gli volge le spalle e che sembra non aver provato alcun turbamento per quella notizia.

I soldati fanno sloggiare la folla, e con essa anche i discepoli; Judas afferra le sbarre della cella con entrambe le mani e, quando le guardie sopraggiungono per farlo allontanare con la forza, oppone resistenza dichiarando: «Ho contribuito alla cattura di quest’uomo. Ho il diritto di rimanere». Le guardie spostano lo sguardo verso un punto alle spalle di Judas che, voltandosi, vede Annas congedare i soldati con un cenno del capo. Fatto ciò, il membro del Sinedrio si avvicina a Judas, che lo squadra pieno di rancore.
«Giusto, non ti ho ancora ringraziato per la vittima, Judas»
L’Iscariota non risponde e si volta con stizza verso la cella, solo per vedere Jesus che lo fissa con occhi malinconici. Aveva sentito?
Che importa. Tanto sapeva sin dall’inizio che la colpa è tutta mia. Questo mi va bene. Ma sa anche il motivo del mio tradimento? Lo sa che l’ho tradito perché gli sono fedele?

Judas sente i passi di Annas che si allontana; sono di nuovo soli. Avrebbe voluto piegare quelle sbarre, abbracciare di nuovo Jesus, stringerlo e rassicurarlo. Pilato aveva ragione: così piccolo e indifeso non sembrava affatto un Re; solo un angelo confuso e impaurito piombato sulla terra perché gli avevano spezzato le ali.
Jesus gli volta le spalle, e va ad accoccolarsi contro una colonna, sedendosi con le ginocchia contro il petto e il viso nascosto tra le braccia. Judas rimane in piedi, i pugni chiusi intorno alle sbarre, deciso a vegliare su quel candido giglio fino alla mattina seguente, finché non vede entrare dentro alla cella quattro guardie.
Che ci facevano lì? Jesus non doveva comparire davanti a Erode l’indomani?
Jesus alza la testa e sia lui che Judas rivolgono ai soldati gli stessi sguardi confusi; e, nello stesso momento, i dubbi di entrambi si cancellano: quegli uomini brandivano pesanti randelli.
 
Due di loro sollevano il Cristo e lo trattengono mentre gli altri lo colpiscono duramente in pieno petto; e ogni colpo è accompagnato da un’ingiuria.
Jesus non fa niente per difendersi, non si dibatte e non urla neanche.
 
Alla prima bastonata, Judas cade in ginocchio, la bocca aperta in un grido silenzioso, gli occhi spalancati, le mani che stringono convulsamente le sbarre della prigione; è come paralizzato: vorrebbe scappare di fronte a quell’orrore, ma vorrebbe anche farlo cessare, con il solo risultato di rimanere lì, suo malgrado, ad assistere impotente alla tortura del suo amato.
 
Jesus non ha più la forza di reggersi in piedi, e si accascia a terra, in mezzo ai soldati che lo scherniscono e lo calciano sui fianchi. Uno di essi riesce a strappargli il primo grido di dolore afferrandolo violentemente per i capelli e buttandolo in un angolo.
A quel suono, Judas chiude gli occhi, si cinge le spalle con le braccia, e inizia a strappare lembi della maglietta. Ad ogni nuovo grido, ad ogni nuovo colpo, si lacera gli abiti, graffiandosi a sangue e piangendo il silenzio.
 
Dopo quelle che sembrano ore, le guardie, stanche del loro gioco, se ne vanno allegramente, lasciando dietro di sé due uomini laceri e sanguinanti, uno dentro ad una cella e uno fuori, un traditore ed un innocente.
Quando Judas riesce a fermare i singhiozzi, alza la testa e attraverso le sbarre riesce a scorgere, malgrado e grazie alla poca luce, Jesus rannicchiato per terra, la veste strappata in più punti che mostra il pallido corpo coperto di lividi, il viso insanguinato, l’espressione contratta in un pianto silenzioso.
Gemendo, Judas si alza in piedi barcollando, e corre difilato verso il Sinedrio.

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Capitolo 3
*** La Corda ***


Caiaphas e gli altri saggi stavano scrivendo una condanna a morte per il Re dei Giudei, quando un fracasso improvviso fa alzar loro la testa: Judas fa irruzione nella stanza, stravolto, il viso rigato dalle lacrime, i vestiti a brandelli, le unghie sporche di sangue, la voce resa stridula dal dolore e dalla rabbia.
Prima che qualcuno potesse fermarlo, balza sopra il tavolo gridando furiosamente contro Caiaphas: «Mio Dio, l’ho visto! Sembrava sul punto di morire, ed era conciato così male che ho dovuto distogliere lo sguardo! L’avete picchiato così forte che curvo e zoppicante! E io so chi verrà incolpato da tutti! Non credo che sappia che ho agito per il nostro bene, gli avrei risparmiato tutte le sofferenze se avessi potuto! E ho agito per il nostro bene! Lo salverei, se potessi!!!»
Quel flusso disordinato ed isterico di grida è interrotto bruscamente da Annas, che tappa la bocca a Judas afferrandogli la testa con una mano e ributtandolo indietro: «Taglia corto con le confessioni, dimentica le scuse; non capisco perché sei così pieno di rimorso!»
Un paio di uomini afferrano Judas per le braccia e lo trascinano indietro lungo il tavolo, mentre Caiaphas lo ammonisce così: «Quello che hai fatto sarà la salvezza di Israele. Sarai ricordato in eterno per questo».
A quelle frasi Judas risponde con una risata sarcastica, che continua senza controllo finché non viene sbattuto fuori dal Sinedrio.
 
Barcollando e quasi inconsciamente, Judas si incammina per le strade che conducono fuori città.
Sembra uscito di senno: cammina a testa bassa, colto di quando in quando da brividi inspiegabili che gli fanno scuotere le spalle, e alternando ai singhiozzi delle brevi risatine che gli fanno brillare gli occhi e stravolgono spaventosamente la fisionomia di quel volto bagnato dal pianto.
 
La mia mente è nelle tenebre ora… mio Dio, sto male!
Sono stato usato, e Tu l’hai sempre saputo!

 
Sempre in quella sorta di trance, giunge ad una bassa collina poco distante dal giardino di Gethsemane; lì si ferma, perché qualcosa di insolito ha attirato la sua attenzione: una lunga fune abbandonata nei pressi di un grande albero. Manifestazione del volere divino? Crudele scherzo del destino?
Qualunque sia la risposta, Judas ricomincia a ridere e si butta a terra.
Lentamente, il riso, seppur folle, sparisce dal suo volto, e sembra anzi che vi faccia ritorno il senno. Judas si mette a sedere e sfila dalla cintura il sacchetto con i dodici pezzi d’argento: lo apre e lancia in aria il suo contenuto, che ricade attorno a lui tintinnando.
«Cristo, so che non puoi sentirmi, ma io ho solo fatto quello che volevi da me…
Cristo, venderei l’intera nazione perché mi hanno affibbiato il tuo assassinio…!
Mi sono sporcato di sangue innocente,
Dovrei essere rivoltato nel fango e nella melma!!!»
I gemiti gli strozzano la voce in gola, e comincia a piangere e a gemere ad alta voce, scalciando e rotolandosi per terra finché le braccia non gli cadono sulla fune. Riprende il controllo di sé tanto quanto basta per formare un cappio ad un’estremità della corda; si alza in piedi, tremando per i singhiozzi, e si arrampica sul primo albero robusto che si trova davanti. Si muove lentamente, lo sguardo stralunato, come se fosse preda di un’allucinazione. Assicura l’altra estremità della fune ad un grosso ramo, e infila la testa nel cappio; poi, aggrappandosi con le braccia al ramo, lascia cadere il corpo nel vuoto.
In un ultimo barlume di lucidità, volge lo sguardo verso il punto approssimativo in cui dovrebbe trovarsi la prigione; il suo sguardo malinconico è perfettamente cosciente, e in esso sembrano specchiarsi tutti i suoi ricordi, tutti i suoi sogni, tutti i suoi sentimenti, che ruotano tutti intorno ad un’unica persona.
 
«Io… non so come amarlo…
non so perché mi commuove…
È un uomo, soltanto un uomo,
non è il Re,
è come tutti gli altri che conosco
Mi fa così paura…
Quando sarà freddo e… morto, mi lascerà stare?
Mi ama… mi ama anche lui?
Gli importa di me?»
 
Con un ultimo grido straziato, Judas lascia la presa.

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