Post Mortem

di diariers91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What strange creatures brothers are! ***
Capitolo 2: *** "The future influences the present just as much as the past" ***
Capitolo 3: *** "Since the last time that I saw your pretty face" ***
Capitolo 4: *** "You sacrifice the things you love" ***
Capitolo 5: *** "There can be no deep disappointment where there is not deep love" ***
Capitolo 6: *** "The truth is rarely pure and never simple" ***



Capitolo 1
*** What strange creatures brothers are! ***


1. "What strange creatures brothers are!" — "Che strane creature sono i fratelli!" — Jane Austen

In un film che Mary-Lynnette aveva visto molto tempo prima, di cui non ne ricordava il titolo, uno ragazzo diceva alla donna che amava: << L'amore è amore >>. A quel tempo ci aveva creduto. Dopo aver fatto esperienza del vero amore era stata costretta a ricredersi.
Perché l'amore non è semplicemente solo amore, pensò. No, l'amore è tante cose messe insieme, molte delle quali spiacevoli. E' gioia, passione, adrenalina oltre il limite consueto. Sgomento, perdersi ore a fantasticare su cose senza senso, ansia. Ma è anche rabbia, dolore, timore e delusione. Sofferenza. Ecco, cos'è l'amore. Un misto di emozioni e sentimenti, che può essere compreso solo vivendolo fino in fondo. 
Mary-Lynnette aveva provato ogni singola emozione di quella sorta di lista.
In quel periodo era nella fase della sofferenza per via della lontananza di Ash che lei stessa aveva imposto e che ormai durava da parecchi mesi. Nei primi giorni dopo che Ash era andato via per "uccidere draghi" in suo onore, si sentiva bene. Forse era perché sapeva che al suo ritorno, Ash sarebbe stato un uomo nuovo, migliore. Forse perché dodici mesi non le sembravano poi così lunghi e dal momento che aveva vissuto diciotto anni senza di lui era convinta di poterne fare a meno per un anno. Forse perché aveva la certezza che il vampiro la amava e la ammirava ardentemente.
Solo di una cosa era certa: stava bene.
Poi con il passare dei mesi quella sensazione di ... appagamento si affievolì poiché non si sentiva più sicura di quello che aveva pensato e provato.
Al suo ritorno Ash sarebbe stato un uomo migliore soltanto se ci fosse riuscito, solo se avesse avuto la volontà spontanea di cambiare, il fatto che fosse per lei era un incentivo, ma doveva volerlo sul serio per riuscirci. E se non ce la facesse? Se lui preferisse vivere secondo il suo stile di vita, quello che più gli stava comodo?
E se non fosse mai tornato? A quel punto i mesi non sarebbero stati dodici e gli anni uno. No, sarebbero diventati molti di più, una vita intera.
O, magari, se fosse ritornato solo per dirle che si era sbagliato? Che in realtà non l'amava, non l'aveva mai fatto e si era soltanto lasciato trasportare da quello che supponeva dovesse fare? Il principio dell'anima gemella ti permetteva di accorgerti che davanti ai tuoi occhi avevi la parte della mela complementare alla tua, ma non imponeva che quelle due parti dovevano unirsi per formarne una.
Tutti quei pensieri avevano affollato la mente di Mary-Lynnette per mesi, nove ad essere precisi, e ogno giorno se ne convinceva sempre di più.
Rise al pensiero che nove mesi prima odiava quel ragazzo, odiava tutto di lui e ciò che era, e che lo avrebbe volentieri rispedito nel posto da cui era venuto a calci negli stinchi per quanto le dava ai nervi quel sorrisino compiaciuto e quegli atteggiamenti da strafottente nei confronti delle sue stesse sorelle e degli umani. E invece ora era nella sua camera sotto le coperte a pensare, per l'ennesima volta, che l'unica cosa che voleva era rivederlo. In tutta la sua bellezza, avrebbe aggiunto lui se avesse saputo cosa Mary-Lynnette pensava. Non poteva dargli torto, era davvero il ragazzo più bello e accattivante che avesse mai visto. Ma questo non gliel'avrebbe mai detto perché si sarebbe montato la testa più di prima e soprattutto perché forse non avrebbe mai avuto l'occasione.
La porta della sua camera si aprì sebbene nessuno avesse bussato per entrare.
<< Mare, va tutto bene? >>. La voce di Mark, il fratello di Mary-Lynnette, nascondeva un velo di preoccupazione mal celato. Non era difficile capirne il motivo. Circa quindici minuti prima entrambi erano a casa delle sorelle Redfern per una sorta di festa in stile "notte prima degli esami", nonostante gli esami fossero finiti da un pezzo, in onore di Mary-Lynnette e Kestrel che, il giorno dopo, avrebbero partecipato alla consegna dei diplomi. Sarebbe stato l'ultimo giorno prima dell'estate, prima di prendere le decisioni decisive per i college, almeno nel caso di Mary-Lynnette. Ma qualcosa era andato storto. Si era resa conto che quella sera, più delle altre, Ash le mancava. E vedere Mark e Jade sempre appiccicati come se fossero un'unica persona, o vederli tenersi per mano come due semplici adolescenti innamorati, non le rese le cose facili, soprattutto se si aggiungevano le altre coppiette smielate che si appartavano in tutte le camere della casa. Così era andata via, inventando una debole scusa riguardo la stanchezza. Non riusciva più a restare in quella casa. Certo, c'erano Rowan e Kestrel, e si dispiacque nel mandare il fumo l'impegno che la prima aveva messo nell'organizzare la festa, ma non poteva farci nulla.
Mary-Lynnette si mise a sedere facendosi forza sulle braccia alla vista del fratello. << Si, non preoccuparti >> rispose con voce calma e controllata, cercando di nascondere nel miglior modo possibile il suo malessere. Dall'espressione scettica che aveva assunto il fratello capì che non aveva ottime doti da attrice. Ma sapeva che non poteva dargliela a bere facilmente. A suo padre forse e anche a Claudine, ma non a Mark. Era la sua spalla su cui piangere nei momenti di sconforto e il compagno ideale per divertirsi, la persona che più amava al mondo ... dopo Ash, si ritrovò a precisare inconsciamente. E sentiva con certezza assoluta che anche Mark la pensava come lei. << Sono solo un po' stanca >>. Era vero. Pensare troppo l'aveva resa debole e all'improvviso si era ritrovata a corto di energie. Ne attribuì il motivo a Ash, era lui che le giocava brutti scherzi.
La bocca di Mark si allargò in un sorriso. << Sei una pessima bugiarda >> disse, guardandola con una strana dolcezza in viso. Non che la dolcezza non fosse una sfaccettatura del carattere del fratello, ma Mary-Lynnette raramente gli vedeva in volto quell'espressione, in particolar modo se era intrisa di comprensione. Mark sospirò come a prepararsi per qualcosa di importante.<< Non posso immaginare quanto sia difficile per te >> iniziò, distogliendo lo sguardo dalla sorella per guardare il pavimento in legno. << dal momento che non mi sono trovato in questa situazione >>. Qualcosa come sollievo e consapevolezza lo colpì, donando al discorso una nuova direttiva. << e mai mi capiterà perché non esiterei a seguirla se si allontanasse da me >>. Ovviamente si riferiva a Jade. Una strana sensazione di rimorso invase Mary-Lynnette. Aveva sbagliato a mandarlo via? No, era convinta di ciò che aveva fatto. Anche se i suoi timori si fossero rivelati esatti, Ash avrebbe almeno tentato di cambiare, e indipendentemente dal risultato lei ne sarebbe stata felice. << Il punto è che - disse Mark, riprendendo il filo del discorso originario - non devi fingere di stare bene. Non è necessario. E' normale che ti manchi dopo tutto questo tempo >>. Come conclusione di quell' atto consolatorio-confessione Mark alzò nuovamente lo sguardo verso la sorella e le sorrise per infonderle un minimo di speranza e fiducia nel fatto che le cose sarebbero andate per il verso giusto.
Poi seguì silenzio assoluto, religioso. Mark sembrava essersi ammutolito di colpo e Mary-Lynnette non sapeva cosa dire. Per quanto lei e Mark fossero legati, non avevano mai fatto una cosa del genere. Il fratello non era mai stato il tipo di tante parole, ma tra di loro si era creata una complicità tale che uno sguardo era sufficiente per intendersi perfettamente. Eppure sentiva in quell'apertura anche verbale un senso di perfezione maggiore, come se suggellasse il loro rapporto in maniera definitiva.
Rispose con l'unico gesto che le sembrava più appropriato in quell'istante. Si sporse verso di lui e lo abbracciò. << Grazie >>.

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Capitolo 2
*** "The future influences the present just as much as the past" ***


Ooooh, mi ha fatto tanto piacere ricevere una recensione!!! Non me lo aspettavo … sono contenta che ti sia piaciuto il primo capitolo. Mark è davvero un bel personaggio, ben costruito dalla Smith e ho pensato che potesse essere così come l’ho descritto.
Ovviamente c’è il prosieguo e ho quasi finito anche il terzo, ma non so quando lo posterò.
 
2. "The future influences the present just as much as the past" — "Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato" — Friedrich Nietzsche

Beep. Beep. Beep.
Era la sveglia. Ancora.
Mary-Lynnette l'aveva riavviata già tre volte e l'avrebbe fatto una quarta se una vocina nella testa non le avesse dato la svegliata di cui aveva bisogno. Non era davvero ancora assonnata; anzi, era rimasta nel letto sveglia a fissare il soffitto della sua camera, senza realmente guardarlo. Al primo segnale da parte della sveglia, circa tre quarti d'ora prima, un ondata di paura la attraversò da parte a parte. Non ne capiva il motivo. Non era il giorno degli esami, era un inutile cerimonia per la consegna dei diplomi. Non era nulla di complicato,anzi, tutt'altro: doveva essere un momento di gioia, gratificazione per essere giunta a un tale traguardo. Tutti erano contenti per lei, suo padre e Claudine, Mark, le tre sorelle e ... eliminò quel pensiero con la stessa velocità con il quale le era arrivato alla mente. Non doveva pensare a lui, non in quel momento, non nel suo momento normale. Doveva essere allegra, raggiante e, soprattutto, soddisfatta dei risultati ottenuti. Eppure non lo era. Era terrorizzata all'idea di mettersi in testa quel cappellino blu e indossare la toga dello stesso colore, era terrorizzata all'idea di stringere tra le mani l'attestato del diploma. Il tempo era passato troppo in fretta.
La seconda volta che la sveglia si fece sentire, Mary-Lynnette si accorse che non aveva paura della cerimonia in sé, ma il significato che c'era dietro di essa. Uno solo: futuro.
Fino a nove mesi prima aveva ben chiaro in testa cosa avrebbe fatto una volta completati gli studi alle superiori, era un prospetto che aveva pianificato da ... dalla nascita per quello che riusciva a ricordare. Il cielo, il mondo della notte era la sua passione. Adorava stare appostata sulla sua collinetta preferita, quella dalla quale vedeva chiaramente la fattoria Burdock, ogni sera, quando le condizioni meteorologiche lo permettevano, ad osservare stelle e pianeti armata soltanto del suo telescopio e della suo amore per lo spettacolo che si riproponeva ogni notte. Fare di quel passatempo il suo futuro era una gran cosa, non c'era lavoro o occupazione che le si addicesse di più. E quello era il piano, almeno fino a quando non aveva conosciuto Ash Redfern. Quell'insopportabile ragazzo che si era presentato in casa sua facendo domande su domande alla sua matrigna su sia zia e le sue sorelle, affermando di dover "controllare le amicizie di quest'ultime". Lo stesso Ash Redfern che aveva odiato nel vero senso della parola tanto da prenderlo a calci negli stinchi senza nessun riguardo in seguito alla scossa dopo avergli stretto la mano. Lo stesso vampiro che disprezzava gli umani come se fossero soltanto una sacca di sangue fresco a cui attingere a proprio piacimento, "parassiti" li definiva, senza rendersi conto che il primo parassita era proprio lui che per vivere aveva bisogno dei loro teneri colli pulsanti. Lo stesso Ash Redfern del quale Mary-Lynnette si era innamorata, nonostante cercasse in tutti i modi di non farlo accadere; la sua anime gemella che aveva salvato uccidendo un licantropo infuriato e che aveva mandato via per rimediare ai parecchi errori del passato in modo che potessero davvero stare insieme come due anime gemelle dovrebbero fare. Ed era proprio quello il problema: due anime gemelle dovevano stare insieme, era innaturale per loro dividersi (come le aveva spiegato Rowan durante una delle loro serate in compagnia), era come vivere senza una parte essenziale per la sopravvivenza. E così si era sentita Mary-Lynnette rimpiangendo molte volte di averlo quasi costretto a partire e scoprendosi spesso tentata dall'idea di chiamarlo e dirgli che aveva commesso un errore. Ma non poteva farlo e non l'aveva fatto anche quando molte volte si era ritrovata con il telefono tra le mani. In tutte quelle volte si imponeva di ritrovare la lucidità, riporre il telefono dove l'aveva trovato e si diceva che mancava un giorno o una settimana o un mese in meno e che presto tutto sarebbe finito, che quando Ash fosse tornato non si sarebbero separati mai più, allontanando i dubbi che la tormentavano su un possibile non-ritorno. Presto a quei dubbi si aggiunse quello del futuro. Lì Mary-Lynnette vedeva un enorme ammasso di materia oscura che incombeva sulla sua testa. Ammesso che Ash ritornasse, pensava, cosa faremo? Io voglio andare al college, laurearmi e diventare una famosa astronoma. Ma voglio anche Ash sempre al mio fianco, e ciò non è possibile perché sono una misera umana, la cui vita per quelli del Mondo delle Tenebre vale meno di un animale, dal quale possono prendere il sangue senza nemmeno sorbirsi i versi di dolore quando lo azzannano, ma solo un tenue lamento.
Al terzo suono della sveglia, si disse che era inutile fasciarsi la testa prima di rompersela. In fondo ci volevano ancora molti mesi prima di decidere quale strada prendere. Avrebbe affrontato la situazione quando si fosse presentata l'occasione, ragionando con lucidità sul da farsi e valutando una per una le varie ipotesi allo scopo di uscire da quel problema senza doverne pagare troppo le conseguenze, anche se non vedeva molte possibilità all'orizzonte.
Mary-Lynnette spostò su un lato le coperte calde e si alzò. Per sopperire al ritardo di quasi quaranta minuti dovette svolgere la routine mattutina alla velocità della luce, lavandosi nel modo più veloce possibile e mangiando la colazione e vestendosi contemporaneamente nella sua camera.
Una ventina di minuti dopo era pronta con già indosso l'abito che Jade l'aveva pregata di indossare per la festa post-cerimonia, la toga sopra di esso e il cappellino blu. Si affrettò ad uscire dalla camera e a dirigersi verso la cucina dove tutto il resto della sua famiglia la stava aspettando con un sorriso che andava da orecchio a orecchio e nel caso di Mark con una macchina fotografica tra le mani pronta all'uso.
Mark sapeva perfettamente che la sorella trovava stupido farsi fotografare quando ricorreva un evento degno di essere immortalato come il primo giorno di scola, il ballo di fine anno insieme al proprio partner, o la consegna dei diplomi. Ma aveva comunque tirato fuori la vecchia macchina fotografica, non per farla innervosire (ok, forse un po') ma perché l'avrebbe distolta dai suoi pensieri, le avrebbe dato l'occasione di staccare la spina per un secondo comportandosi come un qualunque fratello minore che vuole infastidire la sorella al solo scopo di farla sentire meglio allentando la pressione.
Mary-Lynnette gli lanciò un'occhiata seccata senza convinzione, probabilmente ancora addolcita dal comportamento del fratello la sera prima. Si mise in posa sorridente e il padre scattò lo foto. Poi tutti e quattro furono pronti per andare.
Il campo da football, dove si sarebbe svolta la cerimonia, era stato occasionalmente addobbato con i colori della scuola, il blu e il bianco. Si vedevano ovunque trecce di palloncini in quei due colori, neanche fosse una festa di dieci anni. Le sedie bianche erano disposte su due lati lasciando una fila al centro, il tutto davanti agli spalti dove si sarebbero posizionati i genitori dei neo-diplomanti per avere una visuale perfetta dei loro cuccioli impauriti che si preparavano a procurarsi il cibo da soli per la prima volta.
Oltre la rete del campo, Mary-Lynnette vide Rowan, Kestrel e Jade avvicinarsi in tutto il loro splendore con passo deciso e veloce, attirando gli sguardi della popolazione maschile su di loro e anche l'invidia delle altre ragazze e la gelosia di Mark che non sopportava vedere i ragazzi della scuola fare i cascamorti con la sua Jade. Quando furono giunte accanto alla loro sorella di sangue, quest'ultima era impegnata in una lotta interiore tra l'ilarità nel vedere la feroce Kestrel vestita in quel modo così normale e lontano dal suo essere e il buon senso di riderle in faccia per evitare di farla arrabbiare. Optò per la seconda, ma metterla in pratica le venne difficile. Scoppiò a ridere, scatenando occhiate perplesse da tutti i presenti che si fecero delle domande sulla sanità mentale della ragazza. Soltanto Mark sapeva il motivo di quel gesto inaspettato perché anche lui stava sorridendo cercando di non darlo a vedere. La prima a capire tutto fu Jade, ovviamente, i cui pensieri erano come un flusso continuo dalla sua testa a quella di Mark e viceversa, quindi, per lei non fu difficile capire di cosa stessero ridendo i fratelli Carter. Passò il pensiero anche a Rowan, che all'istante si voltò verso la sorella dall'aria infastidita per essere l'unica che non sapeva cosa stava succedendo, esclusi il signor Carter e sua moglie.
<< Scusa, ma non ho resistito >> disse Mary-Lynnette ancora in preda alle risa senza volgersi a guardare la sorella che aveva provocato tanto scherno, prima di allontanarsi verso il posto che le era stato assegnato. Era molto lontano da quello di Kestrel notò, dal momento che erano stati disposti in ordine alfabetico, e fu una fortuna perché la vampira bionda continuava a fissarla in modo torvo, sicuramente perché Rowan o Jade le avevano raccontato tutto.
La cerimonia durò parecchio e soprattutto fu noiosa per tutti quelli che avevano ritirato già l'attestato. Mary-Lynnette era tra i primi, quindi, si annoiò a morte nell'attesa che tutti lo ritirassero o che almeno Kestrel si alzasse per ridere ancora di lei una volta salita sul palco.
Alla fine fu consigliato ai neo-diplomanti di formare un cerchio o una figura che gli si avvicinasse almeno un po' per il consueto lancio del cappello. Mary-Lynnette, però, non lo lanciò nello stesso momento in cui lo fecero tutti. Si fermò a guardare l'attimo in cui tutti quei cappelli volarono verso l'alto in ogni direzione e fu estremamente piacevole sentire quella sensazione di libertà quando lanciò il suo. Il cerchio si era rotto e gli altri si erano riversati al centro per gioire insieme e dire << Finalmente è finita! >>. Tutt'intorno era un caos di persone: ragazze che si sfilavano quell'orrenda toga mentre si rifacevano il trucco, ragazzi che si davano il cinque come se fosse appena finita una partita di football e altri che correvano verso il parcheggio, genitori che scendevano dagli spalti per abbracciare i loro figli, Ash oltre la rete, bambini che staccavano i palloncini ...
Ash?

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Capitolo 3
*** "Since the last time that I saw your pretty face" ***


Ti ringrazio ancora per la recensione. Spero davvero che sia come dici tu sugli altri. 
Riguardo Ash lo scoprirai solo vivendo ahha ... scherzo basta leggere perché questo capitolo è dedicato interamente a lui. 
Rinnovo i ringraziamenti con la speranza che ti piaccia anche questo anche se secondo me non è un granchè
PS: vedrò di leggere qualche tua fanfiction e riacambiarti il favore. 
 
3. "Since the last time that I saw your pretty face" — "Dall'ultima volta che ho visto il grazioso viso" — Here Without You, 3 Doors Down
Il sole era alto e cocente nel cielo. Una gran seccatura per i vampiri, qualunque fosse la loro razza, dal momento che indeboliva i loro "poteri" e li faceva sentire come affaticati e non esattamente in forma, nonostante fossero ancora di gran lunga più forti di un semplice essere umano. In passato Ash aveva considerato quegli esseri fragili come la sua scorta personale di sangue da sfruttare ogni qualvolta ne aveva bisogno, senza alcuno scrupolo sul fatto che fossero dei poveretti con la sfortuna di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. In fondo era nella sua natura comportarsi in quel modo, era stato cresciuto con l'idea che gli umani non servissero ad altro che a quello. E ad altro, scoprì ben presto Ash. All'immediata occorrenza il vampiro non faceva distinzioni di sesso, ma le donne erano le sue prede preferite. Riusciva a renderle accondiscendenti usando il potere della mente col minimo sforzo, era una sorta di calamita attira-donne. Ma quello era il passato.
Da quando aveva conosciuto Mary-Lynnette tutto aveva preso una piega diversa, le cose erano cambiate, lui era cambiato. Lasciata Briar Creek con la promessa di rimediare se non a tutti, ma almeno alla maggior parte dei suoi torti passati, solo per essere visto con occhi migliori dalla sua M'Lynn, era diventato tutt'altra persona anche se soltanto in teoria. Davanti ai suoi genitori, Quinn e tutti gli altri avvoltoi del Mondo delle Tenebre, doveva comportarsi come il vecchio, insensibile cuore-di-ghiaccio Ash, quello sconsiderato che andava alle feste e rincasava molto tardi, o di mattina presto, come dir si voglia, quello imperturbabile che beveva sangue umano (anche se con più riguardo). Non poteva essere altrimenti: chiunque avesse intuito che c'era qualcosa di strano in lui, avrebbe iniziato ad insospettirsi e le conseguenze sarebbero ricadute soltanto su Mary-Lynnette se l'avessero scoperto e lui non poteva permettere che le accadesse nulla di male. Per questo motivo era stato costretto dalle circostanze ad essere sempre attento a ciò che faceva, diceva e addirittura pensava se nei paraggi c'era Quinn con le sue doti telepatiche. Doveva ammettere però che le cose erano migliorate lievemente quando Quinn trovò la sua anima gemella, una Buffy l'ammazza vampiri in piena regola, e quindi era dalla parte di Ash. Molte volte entrambi si erano ritrovati a discutere di come proprio loro due avessero trovato la persona della loro vita e che entrambe fossero umane. Una situazione da ridere! 
Una di quelle conversazioni era finita circa cinque minuti prima. Ash e Quinn erano in auto, sfrecciando alla velocità della luce sull'autostrada fiancheggiata da campi verdi su entrambi i lati, diretti verso la piccola cittadina di Briar Creek. Neanche tre ore prima Ash era a Los Angeles cercando di convincere invano il padre che le sorelle erano rimaste nell'Oregon per controllare che nella zona nessuna regola venisse infranta, e soprattutto che né lui né Jade l'avevano fatto per primi. Ash non sapeva come aveva fatto il padre a scoprirlo né se era stato per un suo errore o di Quinn, tutto quello di cui era certo era che doveva andare lì ad avvisare le sorelle, proteggere Mary-Lynnette in tutti i modi possibili anche a costo della sua stessa vita. 
Erano circa le undici e mezza e mancavano pochissimi chilometri per addentrarsi nella città. Pochi minuti dopo la lamia vide prima la fattoria Burdock dove vivevano le sorelle e poi la casa di Mary-Lynnette, ma riferì a Quinn di non fermarsi alla prima poiché aveva la certezza assoluta che il ventitre giugno fosse il giorno della consegna dei diplomi, grazie a Rowan che gli aveva chiesto circa due mesi prima di tornare almeno per un giorno e fare una sorpresa alla sua anima gemella. Aveva rifiutato categoricamente l'offerta della sorella perché non era sicuro che avrebbe avuto la stessa fermezza di andarsene come aveva fatto nove mesi prima. Era certo che se avesse avuto l'opportunità di passare un minuto con Mary-Lynnette anche solo guardandola, non avrebbe resistito alla tentazione di rimanere e mandare al diavolo qualunque proposito si era fissato illo tempore. 
In lontananza era visibile la scuola avvolta in una nuvola di palloncini e festoni blu e bianchi, perfino il parcheggio era colorato. 
I due vampiri parcheggiarono l'auto di Quinn il più vicino possibile all'entrata del campo da football, rimasero al di là della rete di protezione e attesero. 
Ash era in preda all'agitazione, non riusciva a stare fermo: si dondolava spostando il peso da un piede all'altro, guardava fisso davanti a sé, talvolta voltandosi alla sua destra o alla sua sinistra, apparentemente alla ricerca di qualcuno. In principio Quinn pensò che stesse cercando Mary-Lynnette o le sue sorelle, poi i pensieri del vampiro accanto a sé gli furono chiari come se l'altro li avesse espressi a parole. Non stava cercando nessuno e continuava a cambiare direzione dello sguardo proprio per non incontrare quello di nessuno, o meglio quello della ragazza. 
Per tutti quei mesi Ash aveva immaginato il momento in cui si sarebbero ricongiunti, formulando varie ipotesi. La più accreditata era quella in cui né lui né lei avevano avuto il coraggio di avvicinarsi per primo all'altro e iniziare un imbarazzante conversazione fatta di giri di parole fino a quando qualcuno non li avesse interrotti; nella seconda più probabile, entrambi erano così desiderosi l'uno dell'altro che non avrebbero resistito un minuto di più a quella lontananza forzata. Entrambe gli piacevano perché avevano una sola conclusione: loro due insieme. Ma mai, neppure nelle fantasie più strambe e stravaganti, avrebbe immaginato di voler tornare indietro. E probabilmente se il padre fosse stato ancora ignaro di tutto e Mary-Lynnette non fosse stata in pericolo di vita, non avrebbe esitato a fare dietrofront col pedale a tavoletta per tornarsene a casa con la coda tra le gambe come un codardo. Perché? 
Semplicissimo: aveva paura. Ash Redfern aveva paura. Anzi, era terrorizzato all'idea di incontrare la sua anima gemella e sentirsi dire che poteva ritornarsene da dove era venuto, che in tutti quei mesi non aveva affatto sentito la sua mancanza, che poteva fare benissimo a meno di lui così come lo aveva fatto per diciotto anni prima di incontrarlo. Aveva il timore addirittura che gli dicesse di aver capito quale pericolo correva a "stare" (se così poteva essere chiamata la loro relazione) con un vampiro, che non ne valeva la pena rischiare la morte quando avrebbe potuto avere una vita felice con un qualunque essere umano normale senza dover stare in guardia a ogni piccolo problema legato alle leggi del Mondo delle Tenebre. Bastava reprimere il sentimento che il principio dell'anima gemella aveva creato e il gioco era fatto: lui era fuori dagli schemi e lei sarebbe stata al sicuro per il resto della sua vita senza avere nulla a che vedere con lui. 
Ash ci pensò. Il suo obiettivo era l'incolumità di Mary-Lynnette, per quel motivo aveva infranto la promessa di non ritornare prima di un anno e l'unica possibilità che aveva di salvarla era non stando con lei, farle proseguire la sua vita senza che lui interferisse. Si era ripromesso che l'avrebbe salvata anche a costo della vita e, nonostante quella fosse una punizione peggiore della morte, così avrebbe fatto. Era deciso quindi: dopo averla salvata da suo padre e il resto del Mondo delle Tenebre l'avrebbe lasciata andare per la sua strada in modo da risolvere tutto per il meglio. Un piano semplice e conciso. Finse di non vedere Quinn scuotere la testa, bassa rivolta verso il suolo. 
Un boato di urla riportò Ash coi piedi per terra. Spostò lo sguardo dagli spalti colmi di persone al gruppo di umani sbraitanti che lanciavano per aria tutti insieme il loro cappellino da diplomanti. Uno volò in ritardo. 
Sospirò e prese a cercare tra la folla i volti familiari delle sue sorelle. Un'impresa ardua con tutte quelle persone che si spogliavano delle loro toghe e i bambini che si davano alla pazza gioia rincorrendosi come dei forsennati. Poi vide colei che voleva evitare almeno in un primo momento per non affrontarla subito e rimanere deluso, forse, dalle sue parole. 
Mary-Lynnette.
Era uguale a come l'aveva lasciata, con i capelli un po' più lunghi e forse leggermente più alta, ma era ancora la sua Mary-Lynnette. La prima e l'ultima ragazza che avesse e avrebbe mai amato, la prima e anche l'unica che aveva osato prenderlo a calci negli stinchi senza dover subire una qualunque reazione spietata, e ancora l'unica che era stata in grado di tenergli testa nonostante fosse una semplice umana e lui un vampiro. Era stata in grado di cambiarlo in meno di una settimana e a far crollare tutte quelle certezze sull'onore della famiglia e la superiorità dei vampiri nei confronti degli umani, senza che se ne accorgesse, semplicemente essendo sé stessa, mentre lo prendeva per un pallone da calcio, mentre gli faceva osservare la Nebulosa Trifide o Andromeda, mentre lo salvava da un licantropo impazzito. Era la sua M'Lynn. 
Non per molto, si disse. Anche se il piano sembrava di difficile attuazione.

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Capitolo 4
*** "You sacrifice the things you love" ***


4. "The time I burned my guitar it was like a sacrifice. You sacrifice the things you love. I love my guitar" — "La volta in cui bruciai la mia chitarra fu un sacrificio. Si sacrificano le cose che ami. Io amo la mia chitarra" —  Jimi Hendrix

Ash?
No, non poteva essere! Ash non era a Briar Creek, ma a Las Vegas o chissà dove! 
Eppure quello oltre la rete era proprio lui. Mary-Lynnette ne era certa. 
Per un attimo le parve come se tutto il mondo attorno a lei si fosse fermato di colpo: tutto era immobile, nessun rumore, eccetto il suo cuore che batteva più velocemente del dovuto, accompagnato da una piacevole sensazione di completezza, pienezza. Mary-Lynnette non riusciva bene a capire cosa le stesse succedendo, ma le sembrava essere ritornati a qualche mese prima quando lei ed Ash si erano baciati per la prima volta in un trionfo di intense scosse elettriche e nebbiolina rosa a far loro da cornice. Si trovava nello stesso stato d'animo con la differenza che quella volta non era scaturito da un bacio, ma dalla semplice e pura consapevolezza che lui era davanti a lei, a non meno di trenta metri. 
Le venne istintivamente da sorridere, ma il sorriso si spense non appena si accorse del colore degli occhi del vampiro. Erano di un grigio insolito, tendete all'azzurro quasi come se fossero di vetro e, inoltre, emanavano una strana freddezza mista a preoccupazione. Attribuì entrambe le emozioni al motivo della sua venuta anticipata. Se Ash era tornato prima voleva dire che qualcosa non andava, era successo qualcosa di terribile altrimenti non si sarebbe mai presentato all'improvviso tre mesi prima della scadenza e non con quello sguardo. A meno che ... 
I dubbi che avevano tormentato Mary-Lynnette durante l'inverno erano riaffiorati in superficie tutti insieme in una dolorosa morsa allo stomaco. Cercò rassicurazione nell'espressione del vampiro, ma fu inutile: sembrava che fosse anche più impassibile, se era possibile. Era lì per dirle addio. 
 
Esatto. Ma non per il motivo che pensi tu, disse a sé stesso Ash anche se quelle parole avrebbe voluto tanto urlarle a Mary-Lynnette senza pensare al fatto che chiunque fosse lì intorno lo avrebbe preso per uno squilibrato mentale. Ma questo a lui non interessava, avrebbe fatto di tutto pur di non vedere più quell'espressione sofferente sul viso della sua anima gemella e lo stesso per togliersela dalla mente. E non lo fece stare meglio neanche per un attimo il fatto che lei soffrisse all'idea che lui volesse lasciarla. 
<< Dannato filo! >> sbottò sottovoce imprimendo lo stesso una forza notevole all'imprecazione. 
Era colpa del filo d'argento se era in quella posizione. Senza di esso non avrebbe mai saputo cosa Mary-Lynnette stava passando e di certo non gli avrebbe reso il "lavoro" più difficile al momento dell'addio, come lo aveva definito lei. Ovviamente sapeva benissimo che con o senza filo, lui avrebbe intuito comunque i pensieri della sua M'Lynn e che lasciarla sarebbe stato altrettanto complicato, ma almeno, nel secondo caso, non avrebbe avuto la preoccupazione che lei capisse i suoi veri sentimenti. E cioè che non l'avrebbe mai lasciata andare se non fosse per il fatto che la propria costante presenza nella sua vita le avrebbe causato soltanto problemi e esposta a rischi che, senza di lui, non avrebbe mai corso.
 
L'abbraccio del padre riportò Mary-Lynnette coi piedi per terra. Solo in quel momento si accorse che in realtà niente si era fermato di botto, e nemmeno lei. Tutto e tutti erano andati avanti nelle loro vite e lei invece era stata coinvolta in una sorta di moto di recessione e continuava a esserlo mentre Ash, alle sue spalle, se ne stava immobile dietro a quella rete a mormorare qualcosa. 
<< Congratulazioni >> disse Claudine, stringendola in un debole abbraccio. 
Mary-Lynnette le sorrise in cambio, senza davvero prestare attenzione a ciò che lei e suo padre le stavano dicendo. In quel momento non capiva nulla, voleva soltanto andare via di lì e ... non sapeva a fare cosa, ma non poteva sopportare un altro secondo in quel posto con gli occhi di Ash puntati addosso. 
Si voltò indietro per vedere se il vampiro fosse ancora lì e sorprendentemente non c'era. Al suo posto vedeva la figura di Mark avvicinarsi a passi svelti e viso contratto allo scopo di sembrare il più normale e tranquillo possibile. Ma Mary-Lynnette lo conosceva meglio di chiunque altro e sapeva che c'era qualcosa che lo preoccupava. A dimostrazione di ciò, Mark chiese alla sua famiglia di poter restare da solo con la sorella per qualche minuto. 
Mark fece per parlare non appena il padre e la matrigna si furono allontanati abbastanza da non sentire ciò che stava per dire, ma le parole gli morirono in gola. 
<< Se devi parlarmi di Ash, lo so già >>. La voce di Mary-Lynnette era calma e controllata, addirittura annoiata, nonostante dentro di lei regnasse il caos assoluto. Il gesto di avvisarla della presenza del vampiro era un pensiero carino da parte del fratello, ma non aveva voglia di parlare con nessuno, voleva soltanto starsene per un po' di tempo da sola e pensare. 
Dapprima Mark corrugò la fronte, per niente sorpreso che la sorella sapesse già tutto (lui riusciva sempre a sentire quando Jade era vicina), poi scosse lievemente la testa. << Dobbiamo andare alla fattoria >>. Era un ordine e quindi era ufficiale che niente di buono sarebbe venuto fuori in quella giornata. La fattoria Burdock, ormai Redfern, era una sorta di quartier generale dove in passato si erano riuniti per elaborare i piani riguardanti la signora B. e Jeremy Lovett. << Ci stanno aspettando >>. 
Avrebbe voluto chiedere "chi", ma sapeva di chi stava parlando. Così, si limitò ad annuire e a seguire Mark con aria pensierosa, dopo aver salutato i genitori. 
Il tragitto in auto su silenzioso. Mark di tanto in tanto gettava un'occhiata alla sorella che guidava e quest'ultima osservava la strada con attenzione particolare. In passato aveva immaginato più volte che da un momento all'altro Ash fosse ricomparso in casa sua, seduto a parlare con Claudine. In un certo senso si aspettava che il vampiro tornasse prima dal "viaggio avventuroso", ma vederlo nell'esatto momento in cui meno se lo aspettava, l'aveva sconvolta. Per questo motivo doveva fare più attenzione del solito alla strada: a ogni piccola distrazione le veniva in mente quel colore. Il grigio-azzurro. 
Mary-Lynnette parcheggiò l'auto non molto lontano dal vialetto che conduceva alla fattoria. Rimase alcuni secondi in macchina per trovare il coraggio di entrare in quella casa, che fino alla sera prima era stata la sua seconda casa. Adesso le sembrava di essere fuori luogo anche all'esterno. Lasciò perdere quegli stupidi pensieri e seguì Mark all'interno. 
Rowan era sull'uscio della porta già spalancata. Li aveva sentiti arrivare. La bella vampira osservò Mary-Lynnette come se volesse entrarle nella testa e vedere il putiferio che si era scatenato lì dentro. Ma non poteva neanche lontanamente immaginare cosa stava succedendo. 
 
La stanza era silenziosa, nessuno parlava o si muoveva. Se qualcuno avesse visto quei cinque vampiri dall'esterno, li avrebbe presi sicuramente per delle statue di cera. Ash era seduto su una delle sedie in mogano, mentre osservava le sorelle impegnate a bloccare i loro pensieri in modo che Quinn non potesse leggerli. Nonostante Ash avesse detto loro che potevano fidarsi perché era cambiato da quando aveva incontrato Rashel, la sua anima gemella, Rowan, Kestrel e Jade erano comunque diffidenti e, sedute ognuna in punto diverso della stanza, lo scrutavano con occhi vigili e reattivi, pronte a scattare verso di lui se si fosse presentata l'occasione. Ash avrebbe riso di quella situazione se non fosse stato indaffarato a scervellarsi per trovare una soluzione al loro problema. Eppure non gli era venuto in mente nulla di sensato, la sua mente era in sciopero e sembrava voler pensare ad una cosa soltanto. Ma con tutta la determinazione di Ash era capace si premuniva di allontanare quel pensiero in un certo senso fastidioso e ritornare al suo dovere. 
Il rumore di pneumatici sulla ghiaia fece alzare lo sguardo di tutti verso la finestra, in attesa che spuntasse da un momento all'altro un auto. Quando ciò accadde, Ash non riconobbe la macchina ma vedere prima Mark e poi Mary-Lynnette avviarsi verso la porta di ingresso, dopo un attimo di esitazione, gli fece ricordare la Station Wagon in fiamme. 
Rowan si catapultò ad aprirgli la porta. << Eccoli >>. Stranamente era in ansia. 
Anche Ash lo era. Sospirò e attese che la sua anima gemella facesse il suo ingresso. La vide indugiare per un attimo sotto il porticato, poi entrò e Ash ebbe la sensazione che volesse scomparire, essere in qualunque altro posto ma non lì, non con lui. Evitò di incrociare il suo sguardo, sicuro che non avrebbe retto alla tentazione di mandare all'aria il piano. 
L'imbarazzo nella stanza era percepibile senza troppe difficoltà. Ash si stupì di come un vampiro potesse essere tanto simile a un umano in certe situazioni. 
Fu Kestrel a rompere il silenzio religioso. << Lui è Quinn >> disse con tono disgustato e annoiato al contempo. <> indicando il ragazzo accanto a Jade. << e  lei è Mary-Lynnette, l'an … >>. Lasciò la frase in sospeso, consapevole che avrebbe peggiorato le cose. 
Durante le presentazioni Ash era rimasto con gli occhi puntati su Mary-Lynnette. Quella gli sembrava l'unica occasione per guardarla senza correre il rischio di essere ricambiato, ma al suono della parola "Quinn", gli occhi di Mary-Lynnette stavano fissando i suoi. E non c'era nulla di cui stupirsi: l'ultima volta che Mary-Lynnette aveva sentito parlare di lui, Quinn era colui a cui avevano dovuto mentire su tutta la faccenda dalla zia Opal e del lupo per rimanere in vita. Le disse che poteva fidarsi con il filo d'argento e la ragazza tornò a guardare in un'altra direzione sospettosa. 
Seguì un'altra breve pausa. Poi Mark parlò. 
<< Perché ci avete fatto venire qui? >> chiese con preoccupazione malcelata. 
Rowan rispose prima che qualcun altro potesse farlo. << Ash ha delle cose da dirvi >>. Il tono usato dalla vampira invece non lasciava trasparire alcuna emozione, ma non era difficile intuire che l'argomento non era dei migliori. 
Sei paia di occhi erano puntati sul vampiro dagli occhi multicolore, ma lui ne stava guardando soltanto uno. Sospirò rumorosamente nonostante non avesse bisogno. << Nostro padre ha scoperto quello che è successo qui il settembre scorso e >>. Fece una piccola pausa, non per aggiungere effetto a ciò che stava per dire, ma perché non sapeva come continuare senza allarmare i due umani presenti. Poi pensò che dirlo con parole diverse avrebbe portato comuqnue a quella conclusione. << e che Jade ed io abbiamo infranto le regole >>.

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Capitolo 5
*** "There can be no deep disappointment where there is not deep love" ***


Ringrazio tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente. Mi ha fatto davvero piacere che la storia continua a piacere e che piano piano si sta aggiungendo qualcun altro. Grazie ancora. 
Chiedo scusa per il ritardo, ma lo scorso fine settimana è stato un inferno tra febbre e preparazione ai compiti in classe. Per questo motivo il capitolo non è uscito come avrei voluto. 
Prometto che il prossimo sarà migliore. 
Buona lettura!! 


5. "There can be no deep disappointment where there is not deep love" — " Non ci può essere profonda delusione dove non c'è un amore profondo" —  Martin Luther King Jr.
 
<< E che Jade ed io abbiamo infranto le regole >>.
Subito dopo quelle parole, la stanza ricadde nel silenzio assoluto che c'era prima che Mary-Lynnette e Mark arrivassero alla fattoria. Le sorelle di Ash e Quinn già conoscevano la storia, anche se non c'era poi molto da aggiungere, e quindi erano rimasti in silenzio per prendere atto della reazione dei fratelli Carter, che si rivelò inaspettata e di sicuro non come i cinque vampiri nella stanza avevano immaginato. Entrambi erano rimasti senza parole e sui loro volti non era difficile leggerci sgomento e sorpresa. La prima reazione di Mark fu quella di stringere la mano di Jade, quando doveva essere lui quello da consolare. Ma quel gesto era più di un semplice tentativo di conforto, nascondeva la promessa alla sua anima gemella che niente gli avrebbe impedito di rimanere al suo fianco, anche quando la situazione sarebbe diventata insostenibile. Era la stessa promessa che Mary-Lynnette avrebbe voluto da Ash in quel momento, ma che invece non arrivò. Lei sapeva che il rapporto tra loro due (se così si poteva chiamare quel legame) non era come quello che c'era tra Mark e Jade, eppure non poté fare a meno di pensare alla piacevole sensazione che le avrebbe procurato sentirsi dire che non avrebbe permesso a niente e nessuno di farle del male. Ash invece rimase zitto a osservare dappertutto fuorché nella sua direzione. Avvertiva i suoi tentativi di non lasciare andare nessun pensiero.
Pochi secondi dopo Mark chiese: << Come ha fatto a scoprirlo? >>. Nel suo tono era evidente l'incredulità di tale situazione. << Quando sei andato via con lui - indicò Quinn - avevi pensato ai minimi dettagli e ... >>. La frase finiva lì, non richiedeva alcun continuo perché era facile capire cosa il ragazzo volesse intendere.
Ma Ash non aveva una risposta a quella domanda. << Ne so quanto voi >>. Spiegò che lui stesso si era trovato nella loro situazione qualche ora prima e senza pensarci su due volte si era catapultato da Quinn per chiedergli, sbattendolo con potenza contro la parete, se aveva fatto la spia a suo padre, nonostante avesse il presentimento, a buon ragione, che lui non c'entrasse nulla. Dopo aver appurato che Quinn non aveva nulla a che vedere con la storia di suo padre, Ash, seguito dal vampiro innocente, si era infilato nella prima auto che gli era capitata a tiro e insieme si erano diretti a una velocità non consentita dalla legge verso Briar Creek.
<< E adesso cosa facciamo? >> chiese Kestrel esprimendo a parole il pensiero di chiunque in quella casa. In una situazione normale se ne sarebbe lavata le mani, ma ormai si era affezionata ai suoi fratelli di sangue e poi il patto le imponeva di aiutare la sua nuova famiglia, proprio come quest'ultima aveva fatto con lei e i suoi fratelli nello svelare il mistero della zia Opal.
Gli sguardi dei due umani si rivolsero verso il pavimento, mentre quello dei vampiri sembrava perso nel vuoto.
Il primo a parlare fu Quinn, l'unico a cui la situazione non toccava più di tanto. << Potreste trasformarli >> azzardò con una prudenza che non gli si addiceva.
Alle orecchie di Mary-Lynnette quella era suonata come un'eresia bella e buona. In passato aveva pensato all'eventualità di farsi trasformare, ma poi si era ricreduta e aveva allontanato categoricamente la possibilità. E di certo non l'avrebbe riconsiderata in quel momento, non quando era all'oscuro del suo futuro. Prima aveva bisogno di parlare con Ash e sentire cosa lui aveva da dirle e poi, forse, avrebbe accettato di pensare a quell'ipotesi.
Mark, invece, aveva ascoltato la proposta con maggiore propensione ad accettarla. Qualche mese prima aveva detto che avrebbe affrontato quella discussione con Jade solo più in là, nel futuro. In realtà non aveva nessun dubbio sulla decisione che avrebbe preso quando ce ne sarebbe stata l'occasione, e quella gli sembrava l'occasione adatta. Prima o poi sarebbe dovuto accadere se voleva rimanere con Jade per limitare al minimo i problemi con le leggi del Mondo delle Tenebre, quindi non vedeva il problema nel trasformarsi subito.
A rispondere però non fu nessuno dei due, ma Kestrel. << In questo modo le regole infrante saranno tre >>.
<< Potreste trasformarli e poi nascondervi da qualche parte >> ribatté Quinn sempre con quel fare noncurante.
A quelle parole lo sguardo di Mary-Lynnette si posò su Ash e provò una strana sensazione quando si accorse che il suo sguardo era ricambiato. Sapeva che anche al vampiro era venuta in mente la volta in cui lui le aveva chiesto di trasformarsi e andare via con le sorelle in una parte sperduta della terra per scampare al Mondo delle Tenebre perché nessuno in lei avrebbe notato qualcosa di strano. Quella era volta in cui per la vera prima volta non stavano litigando e parlavano da persone civili, imparando cose sull'altro che prima non avrebbero mai immaginato. Quella era anche la volta in cui nella testa di Mary-Lynnette si era formata l'idea di diventare un vampiro e appartenere sul serio alla notte.
Ash distolse lo sguardo. << La trasformazione è fuori discussione >> sentenziò perentorio. Anche se Mary-Lynnette fosse diventata un vampiro, ciò non escludeva ancora che potesse essere al sicuro da rischi inutili. Anzi, Briar Creek non sarebbe stata più una zona da disastro paranormale per avere tre lamie rinnegate, due umani a conoscenza del Mondo delle Tenebre e due vampiri innamorati di questi due umani, ma si sarebbe aggiunta una quarta lamia alle tre precedenti e due vampiri trasformati nascosti chissà dove. Un mix pericoloso di leggi infranti. Quell'opzione aveva lo stesso significato di un drappo rosso sventolato di fronte a un toro inferocito. << E anche nasconderci. Non faremmo altro che attirare l'attenzione su di noi >> aggiunse categorico quando intuì la proposta successiva di Rowan.
<< Invece di scartare tutte le nostre idee, perché non proponi tu qualcosa >>. Mark iniziava ad innervosirsi. Si sentiva come in un vicolo cieco e il fatto che Ash bocciasse tutti i loro suggerimenti non aiutava a distendere la situazione delicata. Sembrava quasi che non volesse trovare una soluzione. Le parole che seguirono, proprio dalla bocca della lamia, innescarono un moto di rabbia in lui tale che avrebbe potuto saltagli addosso, fregandosene di avere una percentuale di uscire illeso dalla zuffa pari a zero.
Ash prese un respiro profondo, consapevole che ciò che avrebbe detto di lì a poco avrebbe shockato tutti i presenti, ma più di tutti lei. << Potremmo far dimenticare a loro due - indicò prima Mark e poi, con esitazione, Mary-Lynnette - della nostra esistenza e comportarci come se non ci fossimo mai conosciuti >>. Finì la frase con un filo di voce, sicuro che non ci fosse la necessità di urlarla, dal momento che si era capito subito come sarebbe finita. Durante il tragitto per andare alla fattoria, dopo aver informato le sorelle della faccenda, gli era balenata in mente quell'idea ed scoprì presto che era ciò che faceva al caso suo. In quel modo Mary-Lynnette sarebbe stata al sicuro e presto l'effetto del principio dell'anima gemella si sarebbe assopito. O almeno era quello in cui sperava.
Mary-Lynnette non sapeva cosa pensare. Si sentiva solo ... delusa. Un enorme senso di delusione la pervase e presto si tramutò in una risata ironica. Aveva gli occhi di tutti puntati addosso, ma non se ne stupì. Sapeva che ridere in quel momento avrebbe insinuato dei dubbi sulla sua sanità mentale, eppure non ne poté fare a meno: era un buon diversivo per non scoppiare in lacrime davanti a tutti. Quelle parole l'avevano ferita profondamente. Mai si sarebbe aspettata che Ash proponesse di farle dimenticare tutto, lui che per primo le aveva proposto di trasformarla in un vampiro solo per far felici le sorelle. E lei stupida che ci aveva pure riflettuto! Non riusciva a crederci. Rideva e scuoteva il capo al contempo. Poi l'ondata di risa si affievolì poco alla volta, fino a che non rimase che l'ombra di un sorriso amareggiato.
Costantemente osservata, si alzò dalla sedia, sulla quale era rimasta seduta ad ascoltare quelle assurdità senza mai dire la sua, e si avviò alla porta di ingresso.
<< Dove stai andando? >> le chiese Ash, che per la prima volta da quando si erano visti le stava rivolgendo la parola e non una mezza frase accennata nella sua mente.
Mary-Lynnette si voltò a guardarlo. Intuì dal suo sguardo spento che era al corrente di tutti i pensieri che le avevano attraversato la mente dopo la sua geniale proposta. Stava per dirgli che non erano affari suoi, ma non ne ebbe la forza. Era stanca e non sarebbe rimasta un secondo di più in quella casa. Così, senza degnarlo di una sillaba, aprì la porta e andò via.

Riusciranno i nostri beniamini ad avere una conversazione decente solo loro due?? Chi lo sa ... io! Ahahah il bello di essere la mente della storia. 
Allora? E' così brutto come pensavo? Spero di no, comunque sono aperta anche a commenti negativi. 

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Capitolo 6
*** "The truth is rarely pure and never simple" ***


Oook, questa volta sono stata puntuale nel postare il nuovo capitolo perché per fortuna ho avuto un attimo di respiro dalla scuola. 
Finalmente Ash e Mare parlano!!! e le cose si mettono abbastanza male. 
 
6. "The truth is rarely pure and never simple" — "La verità raramente è pura, e non è mai semplice" — Oscar Wilde
 
Il cielo quella sera era tappezzato di nuvole, il che rendeva impossibile osservare ciò che stava al di là. Eppure Mary-Lynnette era rimasta comunque sulla sua collinetta preferita ad osservarlo. 
Mentre si allontanava dalla fattoria Burdock aveva pensato di andare in centro e provare a distrarsi, ma poi le venne in mente che in città non c'era nulla che fosse abbastanza interessante perché il cielo era la sua unica fonte di distrazione, di sollievo, l'unica cosa che era certa sarebbe stata sempre lì per lei e non l'avrebbe mai tradita. Per questo motivo, nonostante non riuscisse a vedere null'altro che un manto grigio scuro sopra di sé, rimase delle ore in quel posto senza pensare a nulla di preciso. Si era imposta invano di non pensare a nulla che fosse legato ad Ash, a vampiri furiosi o alle soluzioni assurde che era stata costretta ad ascoltare. Stranamente l'idea più ragionevole era quella di Quinn, la trasformazione. In quel modo i pericoli rappresentati dal Mondo delle Tenebre sarebbero diminuiti. Ciò però non voleva dire che era propensa ad accettare di lasciarsi trasformare, non senza averne discusso prima con la sua anima gemella. 
Sorrise all'idea di quel pensiero. Nessuno avrebbe scommesso un dollaro sul fatto che lei ed Ash erano anime gemelle. Non si comportavano come tali e, ora che ci pensava, non l'avevano mai fatto se non in rare occasioni. Eppure una vocina nella sua testa le diceva che quei pochi momenti era tanto intensi da valere dieci volte in più rispetto a un rapporto normale tra due innamorati. Ed era vero. In meno di una settimana erano passati dal profondo odio reciproco a una comprensione forzata l'uno dell'altra, fino a giungere all'amore ardente e disperato, come aveva definito il suo amore per lei Ash, per poi passare, al suo ritorno, alla completa indifferenza. Quel pomeriggio si erano comportati come due estrenei, come se non si fossero mai visti prima e non avessero superato nulla insieme. Si sorprese addirittura che il filo d'argento ancora funzionasse. 
E fu proprio il filo d'argento che le fece avvertire la presenza di Ash alle sue spalle. Aveva sentito che era vicino e per un attimo aveva sperato che non fosse vero. Poi, però, la realtà dei fatti la colpì in pieno: se era andata lì in quel posto un motivo c'era e non era soltanto quello della distrazione. No, lei aveva sperato che qualcuno, o meglio proprio Ash, andasse a cercarla e quale posto migliore del loro secondo incontro? Quando per la prima volta si erano soffermati ad osservare la volta celeste, anche solo per volere di Mary-Lynnette? 
Proprio come nove mesi prima il cielo rispecchiava le sue sensazioni interiori. Pur nella confusione dovuta alle scosse e alla foschia rosa al contatto, Mary-Lynnette, mesi prima, era convinta nella maniera più assoluta di odiarlo e che avrebbe continuato fino a quando il destino, o chissà cosa, li faceva incontrare. E tutto era semplice: lei odiava lui, lui odiava lei ed entrambi erano "felici" senza doversi immischiare in situazioni spiacevoli come quelle fornite dal principio dell'anima gemella. Quella sera, invece, il cielo era rannuvolato e così era la sua testa. Pensieri si affollavano e non facevano che accumularsi a quelli precedenti, solo per renderle la vita più complicata di quello che era. 
Sentì il vampiro alle sue spalle schiarirsi la voce. << Non potevi essere che qui >> disse con una sorta di compiacimento nel tono, come se lui fosse l'unico a conoscerla perfettamente. Ma in realtà chiunque sarebbe arrivato alla conclusione che era nel suo posto. 
<< Non era difficile da indovinare >> rispose con voce annoiata. Mary-Lynnette era andata via dalla fattoria Burdock perché non aveva voglia di discutere riguardo il provvedimento migliore da prendere in modo che nessuno del Mondo delle Tenebre uccidesse lei o suo fratello. E non aveva intenzione di farlo in quel momento, mentre la testa le scoppiava dal dolore e dentro di lei regnava il caos. In più, l'unica cosa di cui non aveva bisogno era Ash, qualunque fossero le sue intenzioni. << Piuttosto prevedibile >> aggiunse dopo alcuni momenti di silenzio. 
<< La prevedibilità non esiste >> disse il vampiro avvicinandosi a passi lenti e cauti alla sua anima gemella. Si sedette a terra accanto a lei, con le gambe incrociate. << Penso invece di sapere che eri qui perché ti conosco >>. Le parole gli uscirono dalla bocca in sussurro, quasi come se non fosse certo di queste. 
Mary-Lynnette si ritrovò ancora una volta a scuotere la testa. Sulle sue labbra apparve un sorriso ma era ironico, proprio come la risata di qualche ora prima. Come era possibile che la conoscesse dopo essere stati insieme un paio di giorni? Nove mesi prima per di più? Era impossibile! Ma non lo disse, non era importante in quel momento. << Perché sei qui? >>.
Ash non poté fare a meno di notare che Mary-Lynnette era distante, fredda quasi, nei suoi confronti. Ovviamente ne aveva tutte le ragioni. Prima di sparare la notizia davanti a tutti, avrebbe dovuto parlarne con lei, ma le occasioni per farlo non si erano presentate, così come il tempo. Ciò che però lo faceva sentire un codardo era che anche se avesse avuto tutto il tempo e le occasioni del mondo probabilmente gli sarebbe mancato il coraggio. Prima non avrebbe esitato a comportarsi slealmente o a correre rischi per ciò che riteneva importante per lui, ma ora era cambiato e lo doveva alla sua M'Lynn. Quando si parlava di lei, Ash diventava un fifone che non era in grado di prendersi le sue responsabilità, era troppo timoroso di perdere quello che inizialmente aveva disdegnato e che ora non era sicuro di meritare. Mary-Lynnette era così ... onesta e sincera che non poteva, anzi non doveva, avere la sfortuna di essere legata a un tipo come lui per tutta la vita. 
<< Sei andata via senza dire nulla, ero ... >>
Mary-Lynnette gli impedì di continuare. |Perché?|, pensò e seppe che lui l'aveva sentito. Non le interessava quello che stava per dire, in quel momento non contava nulla se lui era in pensiero per lei. Pretendeva soltanto di sapere al più presto possibile cosa gli era saltato in mente e voleva saperlo in fretta. Via il dente, via il dolore. Niente più dubbi, solo la verità. 
<< Quando mio padre scoprirà dove siamo, raderà la città al suolo solo per essere certo che tu e tuo fratello siete tra le vittime >> rispose Ash con decisione. Era vero. Per fortuna il vampiro aveva avuto la scaltrezza di non dire nulla al padre riguardo la posizione delle sorelle, altrimenti non avrebbero avuto che una ventina di minuti per ragionare sul da farsi. I Redfern erano tra le famiglie di lamie più autorevoli nel Mondo delle Tenebre e il capofamiglia non era intenzionato a vedere crollare la fama e la reputazione che apparteneva a loro da secoli: era un tale disonore avere quattro figli rinnegati, di cui due avevano trovato la loro anima gemella tra gli umani, che avrebbe preferito vederli tutti impalati. 
Mary-Lynnette sembrò rinvigorirsi al suono di quelle parole, quasi come se fosse rinata a nuova vita. << Posso cavarmela >> disse con forza. << L'anno scorso ho ucciso un licantropo da sola >> gli ricordò. Una strana sensazione di inquietudine la colpì in pieno stomaco. Era stata in grado di uccidere, conficcando con freddezza glaciale un coltello da frutta tra le coste di un licantropo, pronto a saltarle addosso e il tutto senza battere ciglio. L'unica consolazione era che l'aveva fatto a fin di bene, nonostante non avesse mai creduto alla filosofia de "il fine giustifica i mezzi". 
Ash scosse la testa, mentre si avvicinava un po' di più a Mary-Lynnette. << Non è la stessa cosa, credimi >> commentò in tono solenne. Mary-Lynnette non era al corrente della ferocia di un vampiro quando si trattava di proteggere quello che riteneva importante, erano capaci di uccidere per il "bene" comune. Una mentalità, chiusa per certi versi, fondata sul criterio de "il fine giustifica i mezzi", totalmente diversa da quella di alcuni umani. 
Seguì una pausa in cui nessuno dei due parlò ed entrambi cercavano di tenere l'altro all'oscuro dei propri pensieri. Mary-Lynnette ebbe la sensazione che Ash non volesse accettare alcuna soluzione se non quella che lui aveva proposto e non sembrava intenzionato a cedere. Aveva rifiutato con estremo rigore le tattiche di Quinn e quella di Rowan, bollandole, senza pensarci su, come impossibili perché non avrebbero fatto altro che aumentare i problemi. 
<< Allora, trasformami >> disse senza nemmeno accorgersene. Le parole le erano uscite di bocca inconsciamente, ma corrispondevano a livello verbale a ciò che stava pensando.   
Il vampiro sgranò gli occhi a quelle parole. Aveva ben presente i pensieri della ragazza riguardo una sua trasformazione, li ricordava con estrema precisione. Era convinta di non essere tagliata per diventare un vampiro perché non poteva fare quelle cose che l'avrebbero costretta a vivere costantemente attaccata al collo di poveri umani, a uccidere senza perdere la sanità mentale. Non si sentiva pronta e Ash era sicuro che non lo sarebbe mai stata. Ma a lui andava bene in quel modo perché amava Mary-Lynnette per quel che era e non avrebbe fatto alcuna differenza averla da umana o da vampiro. << Non voglio costringerti a fare una cosa che non vuoi >>. E poi perché non puoi, avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne dal farlo e dal pensarlo. 
Mary-Lynnette si voltò verso di lui. << Vuoi dire che se fossi d'accordo, lo faresti? >> chiese intendendo bene nella voce che quella era una sfida. Lo stava mettendo alla prova per capire quali erano davvero le sue intenzioni. 
Ash in risposta non fece e disse nulla, si limitò, in un primo momento, ad osservarla e poi ad abbassare lo sguardo. Non poteva farlo, non poteva metterla in pericolo ulteriormente, nonostante lei sostenesse di riuscire a cavarsela. 
A quella reazione i dubbi della ragazza trovarono conferma e, ancor più delusa di quanto già fosse, si alzò e fece per andarsene. << Capisco >>.
Ash la imitò. Le afferrò il polso. Scosse elettriche partirono da quel contatto e la foschia rosa li circondò. << Hai ragione. Non lo farei, ma non perché io non lo voglia, - sospirò - anzi >>. Erano in piedi, l'uno di fronte all'altro, molto più vicini di quanto lo erano stati in quelle ore, con gli effetti del principio dell'anima gemella che ancora li confondeva. Ash sospirò ancora, segno che si stava preparando a qualcosa di importante. << E' colpa mia se ora siamo in questa situazione e sono convinto che se non facessi parte della tua vita, tu non correresti rischi inutili >>. 
Finalmente la verità era uscita fuori. 
<< E' una decisione che spetta a me, non credi? >>. Era piuttosto innervosita. Se c'era una cosa che Mary-Lynnette odiava era che qualcuno si facesse carico di prendere decisioni che la riguardavano senza interpellarla. Ogni decisione che c'era da prendere, anche più stupida, era un suo problema perché avrebbero influenzato la SUA vita e non aveva intenzione di avere rimpianti solo perché non aveva avuto il coraggio di prendere da sola decisioni che le competevano. 
<< No, se credo che commetteresti un errore >>. 
Ancora una volta le parole di Ash furono un duro colpo. Mary-Lynnette annuì, guardando in alto per trattenere le lacrime che minacciavano di uscire. Quello era il momento meno adatto per piangere. << Quindi sarebbe un errore decidere di mandare all'aria tutto quello in cui credo solo per rimanere con te? >>. 
Senza aspettare una risposta da parte del vampiro, Mary-Lynnette gli diede le spalle, sussurrò un appena accennato << Ci penserò >> e andò via sul serio.
 
Ash non ne fa una buona, povera Mary-Lynnette. 
Cosa deciderà la ragazza? E chi incontrerà Ash tornando a casa? 
Tutto questo nel prossimo capitolo ...

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