E a me, del tuo nome?

di Shizuru117
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto succede in una sola serata... ***
Capitolo 2: *** Non tutte le strade sono in piana! ***
Capitolo 3: *** Ma perchè succedono tutte a me? ***
Capitolo 4: *** Il disegno divino... ***
Capitolo 5: *** Per chi suona la campana, o meglio, il campanello... ***
Capitolo 6: *** Incontri...più o meno piacevoli! ***
Capitolo 7: *** Un vestito dai poteri portentosi?! ***
Capitolo 8: *** A casa di Elijah ***
Capitolo 9: *** Il diavolo fa le pentole e, a volte, anche i coperchi... ***
Capitolo 10: *** Una giornata di shopping! ***
Capitolo 11: *** E finalmente arrivarono in montagna. ***
Capitolo 12: *** Una lunga notte... ***
Capitolo 13: *** Una gita molto istruttiva! ***
Capitolo 14: *** Fu la parodia...e dopo accadde l'umiliazione!^^ ***
Capitolo 15: *** Quando riaffiorano i ricordi... ***
Capitolo 16: *** Una festa dai risvolti particolari... ***
Capitolo 17: *** Quando si fa chiarezza su molte cose! ***
Capitolo 18: *** La paura del futuro... ***
Capitolo 19: *** Niente di più, solo...grazie! ***
Capitolo 20: *** Quando arriva un terzo molto incomodo... ***
Capitolo 21: *** Un pomeriggio pieno di rivelazioni... ***
Capitolo 22: *** Vecchi incontri e nuove gelosie... ***
Capitolo 23: *** Festa a sorpresa! ***
Capitolo 24: *** Dalla parte di lui e di lei... ***
Capitolo 25: *** Cosa c'è di meglio di una bella cenetta?! ***
Capitolo 26: *** Pronti, attenti...via!^^ ***
Capitolo 27: *** Va dove ti porta il cuore... ***
Capitolo 28: *** Prima di affrettare conclusioni, conta fino a 10... ***
Capitolo 29: *** Un soffio, un sussurro, un sentimento chiamato amore... ***
Capitolo 30: *** Non lasciarmi mai... ***
Capitolo 31: *** Sorriso effimero. ***
Capitolo 32: *** Il vero amico... ***
Capitolo 33: *** Cuori alla deriva... ***
Capitolo 34: *** Il mio amore per te... ***
Capitolo 35: *** Promesse. ***



Capitolo 1
*** Quando tutto succede in una sola serata... ***


Orlando rimase un po’ lì a guardarla, mai si sarebbe aspettato che quella ragazza era la proprietaria di quel bel locale

Disclaimer: Io non conosco Orlando Bloom e qualsiasi cosa che è stata scritta su di lui è puro frutto della mia fantasia. Inoltre, vorrei ricordare che lo stimo molto come attore e come persona e mi auguro che non incontrerà mai una ragazza come la mia protagonista! Buona lettura! Sai Orlie, mi piacerebbe se tu leggessi le mie storie insensate!^_-

 

Capitolo 1.

Quando tutto succede in una sola serata...

 

Quella sera, finalmente, era arrivata. In tutta Italia, oramai, era uscito l’ultimo film della trilogia del “signore degli anelli” e alcuni degli attori più importanti del film erano venuti nel bel paese per presentare la prima. In tutto c’erano all’incirca una cinquantina di personaggi famosi, per la maggior parte attori, indipendentemente dal fatto che avevano recitato nel film oppure no ma si sa, che il mondo dello spettacolo ha delle regole tutte sue. Le più importanti stelle del cinema c’erano tutte: Elijah Wood, Orlando Bloom, Cristopher Lee, Liv Tyler e poi c’erano anche Michael J.Fox, Johnny Deep e continuando con i cantanti: Robbie Williams, Matthew Bellamy, Celine Dion e aggiungendo alla lista tanti altri. Era la prima volta che al cinema Vittoria (pazienza, il nome è inventato ma io non abito mica a Milano!^_o) erano riunite così tante persone ma c’era un motivo ben preciso; dopo la fine della proiezione del film ci sarebbe stato un party offerto da Antonella Versace in uno dei club più famosi del posto: il pequeño mundo hechicero. Dopo la fine della presentazione, tutti gli attori camminarono per alcuni metri sulla famosa pista rossa, acclamati dalla folla e immortalati dai fotografi. Il primo ad uscire fu Orlando Bloom accompagnato dall’amico Elijah Wood, con il quale decise di andare in macchina per poter raggiungere il posto della festa.

 

“Certo che qui in Italia la gente è proprio accogliente, non trovi?” Esclamò Elijah un po’ divertito mentre si rimetteva a posto la camicia.    

 

“Se è per quello, non lo metto assolutamente in dubbio. A momenti una di quelle pazze scatenate mi faceva a pezzi la giacca. Non mi si staccava più di dosso!” Orlando aveva il viso un po’ stanco, il jet lag aveva colpito anche lui e sette ore di differenza non sono poche. In quel momento, a Hollywood, era primo pomeriggio.

 

“Poco fa ho parlato con Liv e mi ha detto che la proprietaria del pequeño è una donna abbastanza giovane. Appena ci vede le prenderà di sicuro un colpo! Non è cosa di tutti i giorni che tutti questi attori vadano ad un party qui in Italia e soprattutto in un posto così sperduto.”

 

“Comunque credo che la Versace l’abbia già avvertita altrimenti non avrebbe potuto organizzare tutto in pochi minuti. Suppongo che ci siano molti buttafuori e soprattutto molto alcol.” Orlando pronunciò queste ultime parole con un tono un po’ provocatorio, facendo ben intendere che era un amante delle bevande alcoliche.

 

“Però cerchiamo di non farci sempre riconoscere, non voglio tornare di nuovo in albergo ubriaco come una spugna! L’ultima volta per poco non mi prende un paparazzo!”  Elijah faceva riferimento a quella volta, in Nuova Zelanda, dove, dopo una festa, era talmente fatto di rhum che il regista e Orlando furono costretti a riportarlo al suo albergo in braccio.

 

In men che non si dica furono arrivati davanti al locale che, neanche a dirlo, era strapieno di gente. C’erano fan dovunque e, per tutti gli invitati, era stato preparato un piccolo tracciato disseminato di guardie del corpo. Non era situato in un luogo molto conosciuto ma era comunque  un posto molto carino e sofisticato, che  ricordava vagamente la Spagna del secolo scorso. All’entrata del club c’era una ragazza che dall’aria  sembrava una barista. Vestita abbastanza vistosamente, teneva i suoi capelli rosso fuoco, probabilmente tinti, sotto un largo cappello di velluto beige. Se ne stava con le braccia conserte appoggiata al muro e guardava ognuno che passava con un’aria vagamente interrogativa. Indossava una mini camicetta che non le arrivava nemmeno a metà pancia, dei scaldamuscoli alle braccia, una minigonna nera, calze blu shoking fino a metà coscia e dei stivali bianchi. Insomma, lasciava ben poco all’immaginazione.

 

“Ehi, ma quella lì è matta a stare fuori con questo freddo! A momenti indossa solo un paio di mutande e un reggiseno!” Elijah stava facendo notare ad Orlando l’abbigliamento della ragazza che, tutto sommato, era un po’ fuori luogo considerando che erano a metà inverno.

 

“Beh, la nota positiva è il fatto che  lei ha la possibilità di mettersi in mostra. Ha veramente un bel fisico!”

 

In effetti era proprio vero. Oltre ad avere un bel viso e dei bei occhi marroni scuri, non aveva un filo di pancia, aveva delle belle e lunghe gambe che non avevano mai conosciuto la cellulite e un bel seno rotondo e piuttosto pieno. Non appena le passarono davanti videro che stava parlando amichevolmente con Robbie Williams.

 

“Ehi, ciao bella! Non avevo ancora trovato il tempo di ringraziarti, se non fosse stato per te a quest’ora ero in mezzo ad una strada. Se vuoi, più tardi ti ringrazierò a dovere” Nel dire questa ultima frase aveva assunto un tono un po’ malizioso facendo ben intendere a cosa alludesse.

 

“Guarda, sono molto contenta ma accetto solo i tuoi ringraziamenti, non sono come una di quelle sciacquette che ti circondano, vedi di ricordartelo!”

 

Orlando fece poco caso alla loro discussione ma aveva tratto la conclusione che quella ragazza aveva proprio un bel caratterino. Appena lui ed Elijah entrarono, si ritrovarono in un bell’ambiente, piccolo ma confortevole. Considerando che gli invitati non erano più di cinquanta, il locale era stato ritenuto abbastanza grande per poterli ospitare tutti. Ovunque, qua e là, c’erano delle poltroncine molto basse, dei tappeti orientali e un sacco di piccoli poggiapiedi in stile arabo. Vicino all’entrata c’era il bancone del bar e vi erano all’incirca tre o quattro ragazze che servivano gli alcolici mentre, in qualche angolo, si potevano scorgere i buttafuori. La prima cosa che venne in mente ad Orlando fu quella che la ragazza dell’entrata era una cantante oppure un’attrice agli esordi ed era stata invitata per farsi un po’ di pubblicità. Lui ed Elijah scelsero un posto in separé che si trovava poco in mostra rispetto agli altri tavoli. Era veramente molto stravagante, sembrava di stare dentro ad un harem arabo con tutti quei tappeti, i cuscini, e il basso tavolino. Orlando chiamò gli altri attori de il signore degli anelli per farli andare tutti lì dentro di modo che avrebbero discusso amichevolmente e soprattutto da soli. Il primo ad arrivare fu Viggo Mortensen.

 

“Ehi Orlando, come mai hai scelto proprio questo posto? Mi sembra un po’ troppo isolato dal salone principale. Così sembreremo degli asociali.”

 

“Ad essere sincero, stasera c’è veramente troppa gente e mi dispiaceva non chiacchierare un po’ con tutti voi. Dopotutto, dall’inizio della proiezione del film, non ci siamo più visti.” In effetti era vero. Avevano viaggiato tutti insieme per andare in Italia e avevano prenotato un jet privato per poter giungere più in fretta però si erano ben presto persi di vista.

 

“Senti, adesso vado a chiamare gli altri, voi due aspettatemi qui anzi, Elijah, aiutami a trovarli” Viggo prese con sé il ragazzo e andò alla ricerca degli amici per poterli fare accomodare fuori.

 

Nel frattempo, Orlando stava osservando un po’ quel separè e si accorse ben presto di quanto fosse ben fatto. Alla parete erano appesi alcuni disegni fantasy e il pavimento era interamente ricoperto da bei tappeti fatti a mano, il telone di separazione era di seta rossa e, qua e là, vi erano dei pezzi di stoffa colorata che ricoprivano il tetto. Era rimasto così incantato che non si era accorto che, dietro di lui, era arrivata una persona.

 

“Ehi tu!” Orlando si girò immediatamente. “Guarda che il separè non può essere preso da solo. Le cose sono due: o te ne vai oppure ti trovi qualcuno che ti faccia compagnia”

 

Il ragazzo si accorse ben presto che la tipa con cui stava parlando era quella dell’entrata. La guardò un po’ e notò, oltre al fatto che era molto più carina vista da vicino, che stava scrivendo qualcosa su una cartellina.

 

“Ma sei sordo oppure ci fai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” La ragazza lo guardava con i suoi grandi occhi interrogativi e sembrava un po’ scocciata del fatto che lui non rispondesse. Aveva cominciato a scuotere un po’ la testa.

 

“Più che altro mi sembra che tu ti stia prendendo un po’ troppa confidenza. Guarda che la festa è anche in mio onore!” Orlando aveva assunto un tono un po’ sfacciato ma come si permetteva, una sconosciuta, di trattare così una stella del cinema?

 

“In questo caso mi permetto di scusarmi con il signorino La festa è in mio onore” Ora aveva cominciato a prenderlo in giro “Ma ti ripeto che se non trovi qualcuno smammi e senza fare tante storie!”

 

“Ma ti rendi conto che stai parlando con Orlando Bloom?” Ora si era proprio alterato. Cercava di contenersi un po’ e per fortuna le sue doti di attore si stavano rivelando utili.

 

“Ah sì? Mai sentito nominare per tua fortuna anche perché, se eravamo in un’altra situazione, ti avrei già spaccato la faccia senza troppi problemi. A me le stelle del cinema mi sono poco simpatiche, uno perché non mi piacciono i film moderni, due perché le persone famose si credono di essere chissà chi” La ragazza ora lo stava deliberatamente umiliando. Lui, una persona famosa, oltre al fatto di non essere stato riconosciuto, veniva preso in giro da un’estranea che poteva essere persino una barista.

 

“Se le cose stanno così me ne vado, seduta stante, dal tuo capo e penso che questa sarà l’ultima sera che lavori. Posso anche tollerare il fatto che tu non mi conosca ma di certo non è mia abitudine che una sconosciuta mi parli con questo tono arrogante.”

 

“Ma si può sapere che diavolo sta succedendo qui? Non vi pare di fare un po’ troppa confusione? Siamo ad una festa e la gente si vuole divertire.” Era Cristopher Lee.

 

“In ogni caso vedi di parlare con lei, è stata questa ragazzina a farmi incavolare ma stai pure tranquillo che questa sarà l’ultima sera che lavora al pequeño.” Orlando aveva incrociato le braccia e ora mostrava una faccia trionfante alla ragazza.

 

Lei, di tutta risposta, gli lanciò un’occhiata del tipo Chi ti credi di essere e poi si girò verso Lee dicendo “Sai Cris, credo proprio che il signorino qui avrà ben presto una brutta sorpresa.” L’uomo la guardò accennando un piccolo sorriso.

 

“Suppongo di sì. Però non vedo come ha potuto farti arrabbiare Amina. Di solito anche lui è una persona pacata e tranquilla.”

 

“Beh” disse Amina “io gli avevo detto che se non trovava qualcuno con cui dividere il separè doveva smammare e lui ha cominciato ad avere le manie di grandezza”

 

“Sì, sì, continua pure a sfottere ma intanto domani ti trovi in mezzo ad una strada!” Orlando era veramente arrabbiato. Certo, solitamente era molto tranquillo, però il fatto di non essere stato riconosciuto, gli aveva dato molto fastidio anche perché, persino le persone più anziane, vedendolo per strada, lo riconoscevano.

 

“In tal caso non avrai bisogno di cercare tanto per parlare con il proprietario” Amina lo guardava sorridendo, un sorriso molto strano.

 

“E perché mai?” Orlando aveva avuto un brivido freddo su per la schiena e, quando gli succedeva, non era mai buon segno.

 

“Semplicemente perché tu stai già parlando con il capo della baracca!”

 

“Non mi dirai che…”Non riuscì a finire la frase che si stava istintivamente coprendo gli occhi con una mano.

 

“Esatto, il proprietario, o per meglio dire la proprietaria, sono proprio io” Adesso sul volto di Amina era dipinto un sorriso di soddisfazione. Aveva vinto, e su tutta la linea.

 

Orlando rimase un po’ lì a guardarla, mai si sarebbe aspettato che quella ragazza era la proprietaria di quel bel locale. Certo, avrà avuto almeno ventiquattro anni ma era pur sempre molto giovane se si tiene conto del fatto che gestiva un club molto rinomato e famoso. Si mise a sedere. Lei lo guardò un attimo e per un momento ebbe l’impressione che lui fosse dispiaciuto così, salutando Cristopher, andò via. In pochi minuti arrivarono anche gli altri e cominciarono quasi subito a ridere e scherzare come amici di vecchia data così, anche Orlando, aveva dimenticato momentaneamente la storia di Amina.

 

“Ehi Ob, prima ho visto che stavi parlando con una ragazza, la conosco? A me è parsa molto carina!” Era Dominic che, in men che non si dica, voleva avere informazioni sulla proprietaria.

 

“Chi? Quella pazza scatenata? Guarda, non te la consiglio assolutamente. E’ venuta qui e, dopo avermi trattato come un perfetto idiota, si è messa pure ad offendermi e a dirmi che dovevo smammare! Sarà anche bella ma penso che dentro di lei alberghi la vera anima di un maschiaccio!” Orlando aveva parlato quasi senza riflettere e, considerando che era un po’ brillo, non aveva misurato le sue parole.

 

“Beh, in tutta sincerità devo dirti che Amina è un po’ strana ma non la giudicherei così male. Devo ancora riuscire a capire come l’hai fatta arrabbiare, di solito è una persona molto allegra e solare” Era intervenuto Cristopher, sembrava che la conoscesse molto bene.

 

“Io non ce la faccio proprio a vederla solare ed allegra! A me piuttosto è sembrata arrogante e sfacciata, oltre ad essere ignorante, maleducata e cafona!”

 

“Ti consiglierei di non dare troppa importanza all’apparenza. E’ veramente un fiore di ragazza e io la conosco da quando ha aperto il locale. Ogni tanto, d’estate, venivo nella mia villa vicino a Firenze e un giorno mi capitò di passare per Milano per impegni di lavoro. Oramai saranno passati quasi cinque anni e mi imbattei in Amina quasi per caso. Avevo sentito dire, dalla mia cameriera, che una ragazzina aveva appena aperto un delizioso locale nel nord Italia, all’epoca si chiamava solo pequeño e non era ancora frequentato da persone famose. A primo impatto mi era sembrato che lei fosse un po’ strana, ma dopo averla conosciuta mi sono molto affezionato a lei. Di tanto in tanto, se mi capita, torno ancora a farle visita ma è talmente impegnata che riesco a rintracciarla raramente, senza contare che un’agenzia di Beverly Hills la vuole ingaggiare per aprire un nuovo locale sulla diciassettesima strada.”

 

“Davvero? Allora vuol dire che è una persona famosa!” Esclamò Elijah molto divertito.

 

“In effetti io ho sentito parlare di lei perché ha anche accettato di collaborare con un cantante molto famoso. Non chiedetemi chi sia ma pare che il suo nome è figurato pure sull’album.” Era stata Liv ad intervenire, tipico, quando si trattava di musica lei era sempre la più aggiornata, considerando che suo padre la poteva dire molto lunga su quest’argomento.

 

“Beh, dando un’occhiata in giro si possono vedere molti cantanti, chissà che non sia qui proprio stasera!”

 

Continuarono a parlare ancora per qualche minuto finchè non si accorsero che all’interno del locale avevano spento per un attimo la musica e c’era Robbie Williams sopra un tavolo. In quel momento non ci fecero molto caso e proseguirono a discutere per conto loro finchè, una barista, gli chiese se potevano gentilmente andare nel salone perchè, il signor Williams (come lo chiamava lei), aveva un annuncio da fare. Furono ben presto tutti sotto di lui e, dopo aver preso un microfono cominciò a parlare.

 

“Dunque, innanzi tutto vorrei ringraziare la signora Versace per averci offerto questa bella festa e tutto questo alcol che, al solo pensiero, vorrei già essere ubriaco” un po’ di risa generali “Però vorrei anche ringraziare la signorina Amina, proprietaria nonché mia amica e collaboratrice e vorrei che salisse quassù insieme a me per un momento” Dopo aver detto questo, fece un cenno con una mano alla ragazza che, riluttante, salì sopra al tavolo assieme a lui.

 

“Beh, grazie Robbie. Dunque, anche io vorrei ringraziarvi visto che siete accorsi così numerosi anche se molti  di voi nemmeno li conosco! E poi vorrei approfittare di questo momento per scusarmi con il signorino la festa è in mi onore. Diciamo che non volevo essere così scortese ma, visto che mi ha dato dell’arrogante, della sfacciata, dell’ignorante, della maleducata e della cafona, lo inviterei ad essere un pochino più attento a quello che dice visto che il locale è mio. Ma sono un tipo molto calmo e così non voglio dire il nome anche se il diretto interessato avrà capito benissimo. Diciamo pure che ci metto una pietra sopra!”

 

In quel momento Orlando si sarebbe volentieri scavato una fossa per poi rimanerci fino alla fine della serata. Amina, probabilmente, l’aveva sentito per caso e ora se ne stava lì, tranquilla, e prenderlo in giro. Però doveva fare qualcosa, almeno farla sentire in imbarazzo di modo che avrebbe avuto la sua piccola vendetta personale.

 

“Mi scusi signorina, magari è stato proprio lui che voleva mettere una pietra sopra e lei gliel’ha tirata in faccia rifiutandola.”Sì, così andava bene. Non avrebbe mai trovato le parole per ribatterlo.

 

“In ogni caso, signor Orlando, che io definirei persino furioso, facendo riferimento ad Ariosto, lui la pietra me l’avrebbe volentieri tirata in mezzo alla fronte. Penso che se lo conoscessero davvero, pochi gli starebbero vicino.” Gli aveva sferrato un colpo basso.

 

“Magari lui voleva essere semplicemente gentile non crede?”

 

“Oppure voleva semplicemente che una ragazzina della mia età venisse licenziata!”

 

“Forse non si meritava di essere trattato così male! Certamente, una persona famosa va trattata con molto rispetto, non crede?”

 

“Allora chiunque non abbia milioni di dollari, oppure una bella macchina e una villa enorme va trattata come una pezza da piedi senza personalità? Suppongo che anche il signorino, per qualche tempo, è stato una persona comune e credo che tutti gli abbiano portato comunque rispetto. Questa è una regola che vale per tutti, me compresa, il fatto di essere conosciuto non giustifica mai il comportamento di una persona.”

 

Era successo di nuovo, l’aveva battuto di nuovo. Effettivamente, ora che ci pensava meglio, era stato molto scortese con lei e si era comportato da gran zoticone ma dopotutto, l’unica ragione che l’aveva spinto a  comportarsi così era la delusione. Credeva che tutti, oramai, lo conoscessero e soprattutto non aveva accettato il fatto che, una bella ragazza come Amina, lo trattava come una persona qualunque, permettendosi pure di prenderlo in giro pubblicamente.

 

“Ehi ragazzi, non mi sembra il caso di litigare non credete? Se non altro almeno stasera che ci stiamo divertendo tutti quanti. Piuttosto, che la festa continui!” Robbie aveva notato che l’aria si stava facendo pesante e così cominciò a sviare il discorso.

 

Viggo, Billy e gli altri se ne tornarono quasi subito al loro separè ma Orlando andò al bar e si mise a sedere su di uno sgabello, seguito quasi subito da Elijah che voleva sapere cosa era successo. Robbie aiutò gentilmente Amina a scendere dal tavolo, considerando i suoi tacchi vertiginosim e poi si avviarono verso il bar insieme.

 

“Ma che ti succede Ob? E’ per colpa di quella ragazza?” Elijah era stranamente preoccupato per Orlando, non l’aveva mai visto così.

 

“Boh, non lo so neppure io. Il fatto è che lei, per prima, mi ha trattato come uno qualsiasi. Non riesco a spiegartelo ma...effettivamente credo di essermi montato un po’ troppo la testa.”

 

“E’ naturale, considerando che, come me del resto, vieni inseguito da un’orda di fan non appena esci di casa.” Elijah aveva assunto un tono un po’ divertito, nella speranza di veder ridere l’amico. “Oppure devo pensare che sei arrabbiato perchè lei non ti abbia considerato subito un bel ragazzo?”

 

Colpito e affondato. La cosa che gli era rimasta più impressa era la sua espressione, naturale e interrogativa al tempo stesso. Quando si era avvicinata a lui non sembrava che avesse avuto qualche doppio fine, anzi, era semplicemente interessata a fare il suo lavoro e non l’aveva squadrato dalla testa ai piedi, come di solito facevano molte ragazze. Eh sì, gli era dispiaciuto che una bella ragazza come lei non l’avesse neanche degnato di uno sguardo.

 

“Credo di sì, sai, di solito ognuna che mi si avvicina lo fa perchè mi considera bello oppure attraente mentre lei, quell’impressione, proprio non me l’ha data. Magari dipende dal fatto che non le piaccio, che ne so io!”

 

“Andiamo, questa non è esattamente la frase che mi sarei aspettato di sentire dal famoso Orlando Bloom, malizioso e don Giovanni come pochi che ho conosciuto. Forse ti sei impegnato troppo poco. O magari il tuo savoir faire ti ha abbandonato completamente? Sai, credo che tu abbia perso il tuo tocco! ”

 

“Lo sai, effettivamente mi sto abbattendo per una che nemmeno se lo merita però deve avere una bella punizione, qualcosa di molto cattivo. Ti va di fare una scommessa?”

 

“Ehi, andiamoci piano, io non ho mai detto di voler fare una scommessa con te su di lei!”

 

“Però hai toccato un punto debole: il mio orgoglio maschile. Facciamo così, se riesco a portarmela a letto entro un anno a partire da oggi, tu dovrai organizzare, per un mese intero, feste a non finire a casa tua, tutti i giorni, naturalmente a tue spese!” Orlando aveva dipinto in faccia un sorrisetto divertito e non vedeva l’ora di sapere cosa avrebbe risposto l’amico.

 

“Mi sembra che la tua proposta sia un po’ squilibrata, e tu cosa farai se perdi?”

 

“In tal caso, sarò io che darò una festa ogni giorno per un mese esatto!”

 

“Se la mettiamo così ci sto! Preparati pure ad aprire il portafoglio perchè, da quello che ho visto, la tua sarà veramente un’impresa ardua.” Elijah era sicuro di vincere. In altre situazioni non ne sarebbe stato così sicuro ma era convinto di avere il coltello dalla parte del manico.

 

“Vedremo amico mio...vedremo!” Orlando non avrebbe mai accettato di perdere, per nessuna ragione al mondo. Elijah l’aveva sfidato e lui non si sarebbe tirato di certo indietro.

 

CONTINUA...

 

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Capitolo 2
*** Non tutte le strade sono in piana! ***


Siamo già arrivati al secondo capitolo e ben presto la storia comincerà a farsi più interessante, promesso

Siamo già arrivati al secondo capitolo e ben presto la storia comincerà a farsi più interessante, promesso! E’ solo che avevo bisogno di una piccola, chiamiamola, parentesi per poter introdurre il mio personaggio Amina. Auguro, di nuovo, al povero Orlando di non doverla mia conoscere una così! Gli darà proprio un bel filo da torcere! Ma ora basta! Vai con il secondo capitolo!Shi*

 

Capitolo 2.

Non tutte le strade sono in piana!

 

Era passato molto tempo da quando la festa era cominciata e ben presto quasi tutti dimenticarono la piccola “scenetta” che c’era stata tra Orlando e Amina. Erano quasi le cinque di mattina e la maggior parte della gente se ne era andata mentre la ragazza era rimasta quasi tutto il tempo nel salone a controllare che nessuno facesse confusione. Erano rimasti in dieci: lei, tre bariste, tre buttafuori, Orlando, Elijah e Billy. Avevano spento anche la musica ma loro tre erano rimasti un po’ lì a parlare e Ob, come lo chiamavano i suoi amici, stava cercando di elaborare la strategia migliore per non perdere la sua scommessa. Ben presto trovò l’occasione per mettere in atto la prima parte del suo piano: diventare amico di Amina. Quando gli altri due andarono via con le loro macchine cercò di trovare una scusa per poter aiutare la ragazza a mettere a posto. In quel momento stava raccogliendo i bicchieri sparsi per i vari tavoli.

 

“Ti serve una mano? Ce ne sono tanti in giro, quando qualcuno dà una festa stai pur certa che non ci facciamo sfuggire l’occasione di bere!” Aveva assunto un tono molto dolce e amichevole, non c’è che dire, era proprio un grande attore.

 

“Come mai il signorino ha deciso di darmi una mano? Per tua informazione non ho alcun bisogno di aiuto. Anzi, se te ne vai mi fai pure un piacere.” Gli rispose senza nemmeno guardarlo in faccia, era troppo indaffarata per incrociare i suoi occhi.

 

“Per tua informazione, noi attori abbiamo le mani come tutti gli esseri umani di questa terra!”

 

“Ma no! Pensavo che voi foste, che so, degli extraterrestri venuti da chissà quale pianeta per dominare la terra!” Non c’è che dire, aveva sempre l’ultima parola con lui, era come se fosse preparata a qualsiasi discussione.

 

“Io non ci credo, ma possibile che ogni volta che cerco di parlarti va a finire che ci prendiamo in giro come due bambini? Ci riuscirà mai a fare dei discorsi seri?!” Mentre disse queste parole, con un po’ di stizza, prese tre bicchieri e li portò al bar solamente che li aveva buttati sul lavello con troppa velocità e uno si era rigato. Fece per prenderlo ma si fece un taglietto sul pollice.

 

“Accidenti! Ci mancava solo questo!” Amina, che era di là, l’aveva sentito.

 

“Ma che ti è successo? Perché hai url….ma porc! I miei bicchieri da cocktail! Ma come cavolo hai fatto a incrinarlo?” Ecco, era più preoccupata per il bicchiere piuttosto che per lui.

 

“Magari potresti anche interessarti al mio povero dito sanguinante!” Aveva assunto un tono un po’ da offeso.

 

“Comincio con il dire che non ti avevo chiesto di aiutarmi e poi i bicchieri vanno appoggiati con un po’ di grazia sul lavello, altrimenti si rompono. Ma mi immagino che tu non li hai lavati neanche una volta!”

 

“Evidentemente, voi troglodite, non sapete che esiste la lavastoviglie!”

 

“Oppure voi presuntuosi non sapete che la lavastoviglie opacizza i bicchieri e può rompere la struttura cristallina.”

 

“E ti pareva! Strano ma vero stiamo ancora qui a discutere!” Lui la guardò un momento e vide che lei non aveva il viso imbronciato, anzi, sembrava divertita. Non sembrava prendere sul serio le loro discussioni, lui invece ogni tanto se la prendeva un po’ ma in fondo lo sapevano tutti e due che stavano scherzando.

 

“Vado a prenderti un cerotto e del disinfettante, tu stai qui e non ti muovere, mi raccomando. Non voglio averti sulla coscienza.”

 

“Sì mamma!” Ora stava ridendo, con lei si sentiva a suo agio. Nonostante le battute, spesso un po’ pesanti, era una vita che una donna non lo prendeva in giro. Di solito, se qualcuna lo faceva, era solo per portarselo a letto ma lei non aveva quell’intenzione, anzi. Se sarebbe stato lì qualche altra oretta l’avrebbe mandato fuori a calci nel sedere.

 

“Sì, sì, intanto ho già fatto la domanda per mandarti in adozione!”

 

“No, tanto lo so che mi vuoi bene!”

 

“Ricordami di uccidere il padre, appena lo vedo ok? Purtroppo ti hanno scambiato in maternità!”

 

“E…accidenti! Ma perché ce la devi avere sempre tu l’ultima parola?”

 

Lei non rispose ma lo guardò un istante e fece il segno della vittoria. Se l’avesse vista in giro per la strada, probabilmente, non si sarebbe nemmeno girato due volte a guardarla ma adesso le sembrava diversa. Cristopher aveva ragione, in fondo non era così male. ‘Se va avanti così ’ pensò, ‘mi bastano solo due giorni per sbatterla come un tappetino! Come sono crudele!’. Quando ritornò aveva con sé un flacone di disinfettante, del cotone, alcuni cerotti e una garza.

 

“Guarda che non mi hanno mica ferito a morte!” Orlando sfoderò il migliore dei suoi sorrisi ma a lei non fece alcun effetto e, ben presto, si mise a sedere di fronte a lui e cominciò a disinfettare un po’ la ferita. Non era molto profonda ma chissà chi ci aveva bevuto su quel bicchiere! Non era per niente igienico lasciarla a marcire senza pulirla. Lui la guardava attento e, per qualche istante gli venne da ridere. Si era tolta il cappello e adesso aveva il flacone su una mano, un cerotto in bocca e la garza appoggiata sulle spalle.

 

“Sai, è da prima che me lo chiedevo, come mai tu parli così bene l’inglese?”

 

“Cofa? L’inglefe? A fì, devi fapere che prima di afrire il locale fono ftata….” Aveva ancora il cerotto in bocca e non riusciva a parlare bene. Orlando, con delicatezza, glielo tolse dalle labbra e notò che esse avevano un vago profumo di menta.

 

“Grazie! Come stavo dicendo, prima di aprire il locale sono stata quattro anni in Inghilterra con mio padre. Era un camionista e così eravamo costretti a viaggiare molto. Trovò lavoro vicino a Manchester e, considerando che lo pagavano molto bene, mi mandò in un college londinese. Ormai sono quasi cinque anni che è morto e così sono dovuta tornare in Italia. E’ per questo che parlo così bene la tua lingua.”

 

“Oltre all’inglese che lingue parli?” Che strano, era stata quattro anni a Londra e parlava quasi come un’abitante del posto.

 

“Logicamente l’italiano, il francese, so qualche parola di spagnolo, mastico pochissimo il tedesco e poi parlo il dialetto del mio paesino.”

 

“Mi faresti sentire qualche parola non tuo dialetto?”

 

“Ah, lasciamo perdere. Magari un’altra volta. Ecco, ho finito. Ti ho messo un cerotto e poi ho applicato la garza per non fargli fare infezione.”

 

“Ma che brava infermierina! Dimmi, domani sera lo tieni aperto il locale?” Si stava facendo interessato, dopotutto, doveva mostrarsi ammaliato da lei altrimenti la sua scommessa sarebbe andata a farsi friggere.

 

“Stiamo cominciando a fare i cascamorti? Ti metto già in guardia, il mio interesse per te è sotto terra! Comunque, domani parto e credo che non ritornerò qui per un bel po’.” Aveva ripreso le sue cose e adesso aveva quasi finito di mettere a posto.

 

“E dove vai di bello? Fai una vacanza di piacere?”

 

“Seee, magari! Devo andare in America per lavoro. Un’agenzia di Beverly Hills mi ha contattata e mi ha chiesto se potevo aprire un locale lì da quelle parti. Sai, in verità lì vicino ci sono molte ville di persone famose e vorrebbero che aprisse i battenti un localino un po’ strambo, come il mio! Valli a capire i divi del cinema!” Si era rimessa il cappello e cominciava a spengere le luci.

 

“Ma guarda che coincidenza! Lo sai che anche io ho una casa lì vicino a Beverly Hills?”

 

“Fantastico! Mi avevi dato l’impressione di essere strambo!” Disse un po’ seccata “Adesso ho trovato un altro motivo per restarmene qui!”

 

“Guarda che se sei così scontrosa gli uomini scappano! Io l’avrei già fatto ma, visto che la mia grave ferita doveva essere curata…e poi ho trovato davvero una brava infermiera!” Si stava avvicinando lentamente a lei ma Amina non sembrava per niente impaurita, né sconvolta, quantomeno stupita.

 

“Apriti bene le orecchie perché non ripeterò due volte questa cosa: non uscirei con te neanche se fossi l’ultimo uomo rimasto sulla terra!” Adesso era lei che era avanzata verso di lui, con fare deciso e con le braccia incrociate.

 

“Ehi, guarda che non ci volevo provare con te! Era solo un consiglio!” Era stato troppo veloce, altre ci sarebbero cascate ma lei non era il tipo.

 

“Se la mettiamo in questi termini, allora è tutto a posto. Ora, non per farti fretta ma…io vorrei chiudere il locale, andare a letto e dormire almeno un’ora prima di dover prendere l’aereo per l’America, visto e considerato che ci sarà di sicuro una fila assurda e che devo partire alle dieci di mattina, un vero strazio.”

 

“Guarda la situazione dal lato positivo, almeno ci  sarà qualche possibilità di rivederci!” Aveva preso la sua giacca e si apprestava ad uscire insieme a lei.

 

“In tutta sincerità credo che questa situazione abbia solamente del negativo. Ma stasera dovevo proprio conoscer uno come te? Ma perché non sono partita ieri…?”

 

“Senti, prima di salutarti te lo posso chiedere un favore?” La stava guardando cercando di essere gentile e soprattutto amichevole.

 

“Dipende dal favore, caro il mio Orlando!”

 

“Ma tu come ti chiami, cioè, qual è il tuo cognome?”

 

“Mi posso fidare? Non è che poi assoldi un killer e mi fai uccidere?” Lei cominciò a guardarlo un po’ divertita, non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo.

 

“Parola di boy scout!” Si incrociò gli indici delle mani sulla bocca per indicare la sua promessa e lei non potè non ridere.

 

“Ok, mi chiamo Amina Carlini, contento?”

 

“Sì” Ora sapeva il suo nome e il che gli era di grande aiuto per attuare la seconda parte del suo piano. Ogni tanto, gli uomini, hanno delle idee così malsane che farebbero gelare le vene.

 

Si congedarono stingendosi la mano. In tutta sincerità Amina non credeva di poterlo rivedere e aveva dato poca importanza a quella sera. Indubbiamente Orlando era un bel ragazzo ma lei non ne era attratta affatto, lo considerava un po’ bambinone e malizioso ma dopotutto era divertente. Lei era il classico tipo che aveva una marea di amici maschi per i quali non prova che affetto. Era sempre stato così, sin da quando era bambina, lei era l’unica ragazza della scuola che riusciva a far amicizia con tutti i maschi. Stava simpatica a tutti loro ma le ragazze non erano della stessa idea. La consideravano un’oca e per questo era quasi sempre esclusa dalle attività di gruppo.

Orlando doveva ricredersi, non era esattamente come l’aveva inquadrata la prima volta. A prima vista poteva sembrare un po’ cafona ma, parlandoci un po’ di più, si era reso conto che era una delle poche donne che riusciva a parlare con lui senza dimostrare il benché minimo interesse. Era senza ombra di dubbio molto bella, però non dava l’impressione di essersi montata la testa, tantomeno di avere la puzza sotto il naso. Era felice di averla presa per il verso giusto, anche perché sarebbe stato più facile convincerla ad uscire con lui. Non doveva avere fretta e aveva capito che, se voleva incastrarla, doveva dimostrarsi prima di tutto un amico.

 

 

CONTINUA...

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Capitolo 3
*** Ma perchè succedono tutte a me? ***


Capitolo 3

Capitolo 3.

Ma perché succedono tutte a me?

 

La mattina dopo Amina fu svegliata dal suono incessante della sveglia. Per un momento fu tentata di buttarla nel lavandino e lasciar correre l’acqua ma si ricordò che doveva alzarsi presto perché aveva un aereo da prendere. Andò in bagno svogliatamente e si lavò un poco, fece una piccola colazione e poi andò in camera sua a preparare i bagagli. Non mise dentro la valigia molti abiti pesante e optò più sulle magliette sobrie e comode. Quando ebbe finito di sistemare tutto si ritrovò con tre valigie piene di roba e non fu per niente rincuorata dal fatto che doveva prendere ben tre autobus prima di arrivare a Malpensa. Ritornò in bagno per darsi una sistemata e per vedere come stava. Aveva i capelli legati in due buffe codine, un cappellino alla pescatora di velluto nero, un maglione a collo alto bianco, un paio di pantaloni neri, delle scarpe da ginnastica e il cappotto nero. Non si era truccata ma, tutto sommato, era molto carina lo stesso. Partì alle otto per arrivare in tempo e alle nove meno un quarto era già all’aeroporto. Come si aspettava c’era una fila interminabile per il check in e così decise di aspettare qualche minuto, almeno ci sarebbe stata meno gente. Alle nove entrò nella mischia e, tra calci e offese, riuscì finalmente ad arrivare al bancone.

 

“Buongiorno, la sua destinazione?” Era un hostess molto giovane.

 

“Buongiorno, devo andare in America, più precisamente a Beverly Hills”

 

La hostess chiese gentilmente alla ragazza di darle tutti i documenti, passaporto, carta d’identità e via dicendo. Non appena vide il suo nome le riconsegnò tutto.

 

“Dunque è lei la signorina Amina Carlini! Avrei scommesso che era tutto uno scherzo!”

 

“Un momento, cos’è questa storia? Lei che vuole da me?” Amina si stava agitando, se continuava così avrebbe di sicuro perso l’aereo.

 

“Dovrebbe andare nell’ufficio partenze, se non le dispiace. Il direttore ha chiesto espressamente che, semmai oggi fosse arrivata una signorina di nome Amina Carlini, dovevamo mandarla da lui.” Disse la ragazza un po’ divertita.

 

“Ah sì? Se le cose stanno così mi sentono quelli della direzione! Gli faccio una di quelle scenate che se le ricordano per tutta la vita.” Detto questo sfreccio come un fulmine per le scale mobili con tutta la sua roba, arrabbiata come non mai.

 

In quel momento si accorse che non sapeva come andare ma, per sua fortuna, trovò un facchino che le indicò la strada. Percorse due rampe di scale in un istante e cominciò a bussare alla porta spazientita. Un uomo sulla sessantina venne ad aprirla e lei scatto dentro come un fulmine.

 

“Adesso basta! O mi dite cosa succede o giuro che mi pianto qui finchè non mi fate prendere il mio aereo! Sono già immensamente in ritardo e penso che quelli dell’agenzia, da un momento all’altro, mi daranno per dispersa!” Stava cominciando ad urlare. Dal canto suo l’uomo si avvicinò a lei sorridendole.

 

“Suppongo che lei sia Amina Carlini giusto? Mi avevano detto che non era una donna come le altre.”

 

“Ma si rende conto che qui si sta parlando della mia vita? Se entro mezz’ora non sono sull’aereo per Beverly Hills posso pure dire addio al mio lavoro!”

 

“A dire la verità, questa mattina ci è stato dato un ordine preciso, lei non deve salire su nessun aereo.” L’uomo si mise seduto su di una sedia e guardò la ragazza con fare un po’ autoritario. Nemmeno lui sapeva di preciso cosa era successo ma di una cosa era sicuro: lei, fino ad ordine contrario, sarebbe stata lì.

 

“Mi stia bene a sentire, se lei non mi fa uscire di qui giuro che commetterò un omicidio a sue spese, a costo di dover andare in galera!” Si era messa di fronte a lui e non si accorse che dalla porta era entrato qualcun altro.

 

“Siamo così acide già di prima mattina?”

 

Quella voce la conosceva fin troppo bene. Per un attimo rimase immobile, sgranò gli occhi e si girò verso di lui. C’era da aspettarselo, era Orlando. Aveva lasciato cadere la sua borsa a terra e in un attimo fu di fronte a lui. In confronto a lei non era molto alto, lei era quasi un metro e settantacinque. Cominciò a rimpicciolire gli occhi fino a farli diventare due fessure, strinse un momento i pugni e poi afferrò il bavero della camicia di Orlando urlando.

 

“ADESSO MI HAI VERAMENTE STANCATO! CHI TI HA DATO IL DIRITTO DI IMPICCIARTI DELLA MIA VITA? IO ANDRO’ A BEVERLY HILLS, CHE TU LO VOGLIA O NO! NON AVREI MAI IMMAGINATO CHE DIETRO TUTTA QUESTA STORIA CI FOSSI TU!”

 

“Ehi, ehi, calmati! Lasciami andare subito! Mica sono un pungiball! Staccati!!!” Orlando nel dire queste parole afferrò le sue mani e le tolse dalla camicia, poi la guardò e in quel momento capì che lei era capace di fare qualsiasi cosa.

 

“Dammi un buon motivo per il quale io non dovrei ammazzarti qui all’istante!” Amina stava rispondendo al suo sguardo con tutta la rabbia che le era uscita fuori.

 

“Perché sono un bel ragazzo?” Azzardò lui con un sorrisetto malizioso.

 

“Risposta sbagliata!”Si mise le mani sui fianchi.

 

“Perché ti piaccio?” Girò la testa da un lato.

 

“Risposta DECISAMENTE sbagliata!” Roteò gli occhi, scocciata.

 

“Perché ti posso aiutare?” Girò la testa dall’altro lato.

 

“Sì certo, visto che tu sei Dio puoi riportare l’aereo indietro e farmi partire non è vero? Ti assicuro che sto ricorrendo al mio autocontrollo più di quanto tu non immagini”

 

“E se ti dicessi che c’è un aereo che va a Beverly Hills più veloce dei Boeing? E magari ha tenuto un posto solo per te?”

 

“Oh sì, e io mi dovrei anche aspettare che fosse vero? Ma fammi il piacere!” Se ne stava per andare ma lui l’afferrò prontamente per un braccio.

 

“Ehi, se non ci credi, vieni a vedere di persona!” Prese le valigie di Amina e cominciò a guidarla all’interno dell’aeroporto. Lei stava seriamente pensando a quale fosse il modo migliore per ucciderlo ma si dovette ricredere quando arrivò davanti ad un Gate che lei non aveva mai visto aperto. Solitamente veniva affittato ogni qual volta ci fosse qualche jet privato di qualche miliardario. Fu in quel momento che si fermò per un istante e poi, voltandosi verso Orlando, cominciò a capire quello che succedeva.

 

“Tu lo sapevi fin dall’inizio……”Riuscì a dire, abbastanza stranita.

 

“Che cosa?” Lui fingeva di non sapere niente e fece la faccia più innocente del mondo.

 

“Tu, brutto bastardo, avevi escogitato tutto fin nei minimi dettagli! Cos’è, è la mia punizione per averti offeso?”

 

“Beh, se vuoi la possiamo mettere così, ma ho pensato che sarebbe stato molto più confortevole viaggiare in un jet piuttosto che in un aereo in classe supereconomica.”

 

“A dir la verità, a me andava bene anche la classe supereconomica!” Incrociò le braccia al petto.

 

“L’hai detto pure tu, visto che non sono Dio, non posso riportare giù l’aereo no?” Lui la guardava con un espressione un po’ sull’arrabbiato, logicamente stava scherzando.

 

“Ma sì, vada per la prima classe sul jet privato. Però ti avverto, appena arriveremo in America, se ti vedrò di nuovo, giuro che ti faccio fuori sul serio. Me ne hai già combinate troppe per i miei gusti.” Detto questo prese una delle sue valigie e cominciò a camminare lungo il tunnel che arrivava fino al portellone dell’aereo.

 

Non si sarebbe mai aspettata che in un velivolo di così piccole dimensioni ci fossero così tante cose. C’era il salotto, il televisore, un tavolo adibito al gioco, alcune poltroncine qua e là, dei tappeti tutti per terra, un letto, un piccolo bar e così via. Per un momento fu spaesata e si dovette aggrappare ad una parete perché rischiava di cadere. Non appena riuscì a vedere meglio l’interno, notò che alcune di quelle persone erano andate nel suo locale la sera prima. Il primo che riconobbe fu Cristopher Lee.

 

“Amina, che bello rivederti! Ce ne hai messo di tempo per arrivare!” Lui si era alzato per salutarla.

 

“Eh? Ah, ciao Cris. Ma come, mi stavate aspettando?” Amina era un po’ frastornata.

 

“Sì, devi sapere che, solo ieri sera, Liv ci ha detto che doveva rimanere in Italia perché era stata ingaggiata per partecipare ad un programma. Orlando ci ha detto che tu dovevi andare a Beverly Hills e così abbiamo deciso di darti il posto di Liv.”

 

“In tal caso non mi sembra affatto giusto che io scrocchi un passaggio. Se volete posso pagare la sua parte!”Amina stava già frugando dentro la sua borsa.

 

“Non c’è problema, tanto abbiamo già pagato tutti quanti, Liv compresa e di conseguenza, ti puoi beccare un viaggio gratis in prima classe.” Elijah si era alzato in piedi e , dopo aver fatto l’occhiolino ad Orlando, era andato da Amina a darle la mano.

 

“In questo caso…c’è qualcosa di forte da bere? Che so, un po’ di caffè bello scuro?” Aveva appoggiato la borsa in un angolo e si stava dirigendo verso il piccolo bar.

 

“Veramente ci sarebbe, solamente che noi non siamo capaci di prepararlo con la moka.” Elijah le si avvicinò e le fece vedere la macchinetta del caffè, tipica dell’Italia.

 

“In tal caso lo preparo io, immagino che il viaggio sarà abbastanza lungo.”

 

Amina si mise subito dietro al bancone, come se fosse la cosa più naturale del mondo. In pochi minuti riuscì a preparare il caffè e lo diede ad ognuno di loro. Alcuni erano rimasti un po’ disgustati, altri lo ritenevano eccessivamente forte e chi, come Cristopher Lee, era molto contento di poter bere di nuovo quella bevanda così particolarmente amara. Il resto del viaggio passò abbastanza tranquillamente e ben presto la ragazza si addormentò su uno dei divani. Intanto, seduti vicino al tavolo, Elijah e Orlando discutevano.

 

“Sai, sembra molto diversa da come l’ho vista ieri sera” Esclamò Elijah un po’ divertito.

 

“A dire il vero è sempre la solita, un po’ strana, ma ugualmente gentile.”

 

“Hai paura di non poter vincere la scommessa?”

 

“Quella è l’unica cosa di cui non ho paura. Adesso me la devo lavorare per benino e poi vedrai i risultati tu stesso, non si staccherà più da me!”

 

“Che ha tra le mani? Un libro?” Elijah indicò qualcosa che Amina aveva tra le mani già da prima di dormire.

 

Orlando si alzò silenziosamente ed andò vicino a Cristopher che, come è risaputo, non riesce a chiudere occhio in aereo.

 

“Senti, lo sai che libro sta leggendo Amina? Non riesco a tradurre l’italiano” Il ragazzo si era fatto più vicino all’orecchio di Lee, in modo che lei non lo sentisse.

 

“Credo che si tratti di uno di quei libri sull’Egitto, hai presente quelli di Waltari?”

 

“O mio Dio, è di stomaco difficile la signorina per poter leggere quei libri!”

 

“Guarda che è molto più intelligente di quello che non sembra, non sottovalutarla!”

 

“Lo so, è una cosa che, in questa situazione, proprio non mi posso permettere….”E, detto questo, tornò vicino ad Elijah.   

 

 

CONTINUA...

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Capitolo 4
*** Il disegno divino... ***


Ecco il quarto capitolo della mia storia

Ecco il quarto capitolo della mia storia! Il titolo, a vederlo, è un po’ strano ma andando avanti capirete tutto! Spero che anche gli altri vi siano piaciuti, mi raccomando, fatemi sapere!^^ Bacini, Shi*

 

Capitolo 4.

Il disegno “divino”^^...

 

Il viaggio fu abbastanza lungo ma proseguì senza intoppi o particolari avvenimenti che meritano di essere descritti. Dopo aver dormito per circa due ore, Amina si svegliò e potè notare che intorno a lei, a discutere, c’erano molto persone. Si alzò svogliatamente, aveva ancora gli occhi stanchi dovuti dal fatto che la sera prima aveva dormito poco e la voce impastata dal sonno. Si alzò a sedere e notò che non aveva più il libro sopra il grembo ma qualcuno l’aveva messo sul tavolino di fronte a lei. Si mise in piedi e cominciò a stiracchiarsi finchè non sentì che era pronta per affrontare qualche bella discussione. Notò, con suo immenso piacere, che vicino al tavolino non era seduto nessuno e così decise di andare là, almeno avrebbe potuto rilassarsi mangiando qualcosa e finendo di leggere il suo libro. Prese un pacchetto di biscotti e poi si sedette vicina al finestrino, dal quale poteva ammirare il bellissimo oceano atlantico. Quasi automaticamente, prese una penna ed un foglio e cominciò a disegnare ciò che vedeva, Elijah che parlava distrattamente con Billy, Cristopher e Viggo che stavano discutendo, Dominic che si era addormentato su un divano. ‘Che banda di matti ’ pensò. Solamente che non si era accorta di una cosa….

 

“Ciao Bella addormentata sull’aereo! Lo sai che il tuo principe ti ha svegliata con un bacio!” Orlando era arrivato dietro di lei e l’aveva colta un po’ di sorpresa.

 

“Caspita che bel risveglio! Se mi avessi baciata sul serio avrei preferito dormire!” Gli aveva risposto ironicamente e non lo aveva degnato di uno sguardo, stava continuando il suo disegno.

 

“Davvero una bella accoglienza, non c’è che dire! E io che mi sono pure permesso di toglierti di dosso quel libraccio!” Si era messo seduto di fronte a lei e cominciò a fare dei versi strani sperando che lo guardasse.

 

“Attento a come parli, Waltari è uno scrittore molto bravo! Indubbiamente migliore di te!” Lo stava guardando con la sua solita aria di sfida.

 

“Ma fammi il piacere, non lo sai nemmeno se io scrivo!”

 

“Di certo, con il tuo quoziente intellettivo, potresti scrivere al massimo le favole per i bambini dell’asilo!” Gli aveva fatto un sorriso furbetto, era sicura che non avrebbe ribattuto.

 

“Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!” Questa volta l’aveva sorpresa, non si era aspettata una mossa del genere.

 

“Intanto la zoppa ha alle spalle almeno cinque anni di università e un sacco di libri! E comunque, meglio essere zoppi che non avercele, le gambe!” Non c’era speranza, con lei non poteva spuntarla.

 

“Vabbè, finiamo qui questa conversazione iniziata male, ricominciamo?” Chiese lui sorridendo.

 

“Suppongo sarebbe meglio…” Lei gli indicò la direzione dalla quale era venuto “Ora riparti e vedi di non fare il cretino! Spero tu abbia capito!”

 

Lui, dal canto suo, aveva capito benissimo. Si era alzato dalla sedia, era ritornato un po’ più indietro di lei e si stava preparando per ricominciare la discussione. Prese un po’ di fiato e, con fare molto gentile, picchiettò il suo dito sulle spalle di lei.

 

“Buongiorno! Dormito bene?” Lui si avvicinò, le poggiò una mano sulla testa e poi si andò a sedere davanti a lei.

 

“Sì, abbastanza! Devo dire che questo jet è molto comodo!” Aveva poggiato la penna, incrociato le mani e lo osservava divertita.

 

“Adesso va un po’ meglio? Sono stato un po’ più bravo di prima?” Lui la guardava cercando di fare gli occhi da cucciolotto.

 

“Ti dirò, potevi fare meglio ma così va decisamente meglio di prima.”

 

“ Se la metti in questi termini possiamo rifarlo di nuovo!” Lui aveva preso un biscotto e se l’era messo in bocca.

 

“No, no, non voglio ripetere la scena di nuovo!” Lei cominciò a ridere e poi continuò a disegnare. Orlando si accorse solo in quel momento che lei aveva realizzato un vero e proprio capolavoro.

 

“Caspita! Come disegni bene!” Le prese il foglio da sotto le mani.

 

“Ma è soltanto uno schizzo! E comunque, ridammelo” Si era alzata un po’ dalla sedia e stava cercando di riprendere il suo disegno.

 

“Sai, magari se lo vendessi potrei ricavarne qualche soldo!”

 

“Orlando, ridammi immediatamente ciò che è mio!” Aveva alzato un po’ la voce.

 

Lui le fece una pernacchia e poi cominciò a correre da tutte le parti sperando che Amina lo rincorresse. Lei, tranquilla come al solito, si rimise a sedere e cominciò a guardare fuori dal finestrino. Lo guardava di sottecchi nella speranza che lui si avvicinasse.

 

“Delle volte non ti capisco lo sai? Prima hai voluto che io rifacessi la mia entrata e poi, dopo che ho preso il tuo disegno non hai fatto una piega. Secondo me tu sei anormale!” Dette queste parole si avvicinò di qualche passo verso di lei. Amina fece un balzo in avanti e gli prese il foglio dalle mani.

 

“Io ho le mie strategie, cocco! Che ti credi, che te lo lasciavo tenere! Si sa che i bambini, se non li istighi, non si divertono!” Era soddisfatta, la sua tecnica si era rivelata vincente.

 

“In ogni caso l’avrei tenuto per me. Perché non me lo regali?” Si era di nuovo messo a sedere di fronte a lei e vide, in quel momento, che le sue parole avevano fatto assumere ad Amina uno sguardo piuttosto interrogativo.

 

“Prego?”

 

“Guarda che se me lo dai non lo butto mica via! A me piace molto!”

 

“Sai, in tutta onestà tu sei il primo a vedere i miei disegni, dopo il mio professore.” Stava sorridendo.

 

“Suppongo che tu sei molto portata per il disegno sin da piccola.”

 

“A dir la verità…sì. Alle superiori ho frequentato l’istituto d’arte e all’università sono andata all’accademia di Firenze. In realtà vorrei guadagnarmi il pane vendendo i miei disegni ed è anche per questo che vado in America”. Mentre parlava aveva firmato il suo disegno, aveva una calligrafia molto bella e pulita.

 

“Come mai ci hai scritto il tuo nome in un angolo?” Nel frattempo aveva girato il foglio verso di sé.

 

“Sai com’è, non vorrei che qualcuno cominciasse a pubblicizzare i miei disegni per conto mio.”

 

“Mi faresti un immenso piacere?” Orlando le aveva preso la penna dalle mani.

 

“Ehi, ma che fai? Ridammela!” Amina era stata colta un po’ alla sprovvista.

 

“Te le ridò se mi fai un ritratto” Aveva sfoderato uno dei suoi migliori sorrisi.

 

“Cosa? Ma tu sei tutto matto!”

 

“Beh, di foto ce ne ho tante in casa ma vorrei tanto avere un ritratto! Me lo fai? Ti preeeego!”

 

“Senti, non incominciare con i tuoi capricci! Anche se volessi non ho quello che mi serve! Mi servirebbe una matita e una gomma, con la penna c’è il rischio che io faccio degli errori! Pensa se ti disegno strabico.”

 

“Correrò il rischio, avanti, comincia!”

 

Amina rimase per un momento interdetta e poi, rassegnata, prese la penna e cominciò a disegnare. Orlando nel frattempo si era messo in posa, sorridente e con una faccia allegra, si era anche allontanato un po’ di modo che lo vedesse meglio. Sperava che almeno, in quel modo, le avrebbe fatto capire che era un bel ragazzo. Lei, dal canto suo, era diventata più professionale che mai. Ogni tanto gli chiedeva se poteva girarsi, chiudere gli occhi, farle vedere i capelli. Lui si sentiva un po’ in imbarazzo in quella situazione, tenendo presente che c’erano anche tutti gli altri che lo potevano vedere da un momento all’altro. Si era ricordato di quella volta in cui, una truccatrice distratta, gli aveva messo il rossetto; quando lui se ne accorse aveva già tutte le labbra di un bel colore rosso acceso. Gli venne da ridere.

 

“Ehi, se vuoi il ritratto devi starmi fermo altrimenti non ci riesco!” Amina si era fermata di colpo e lo stava rimproverando.

 

“Ah, scusami. E’ solo che pensavo alla mia faccia quando ho il rossetto!” Lui la guardò mentre stava ancora ridendo.

 

“Non sapevo che avessi delle tendenze strane Orlando!” Disse con tono vagamente malizioso.

 

“Ma cosa vai a pensare! Guarda che io sono un uomo normale!” Aveva fatto finta di mettere il broncio.

 

“Ti dirò, più ti conosco e più continuo a pensare che tu, con il genere umano, non hai niente a che fare. Magari sei l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia!”

 

“Presuntuosa che non sei altro!” Lui fece per un momento la faccia sorpresa e poi gli sferrò un pizzicotto in una mano.

 

“Ahi! Ma sei imbecille! Guarda che se mi faccio male alle mani non te lo finisco il disegno, così rimani senza spalle! E ti starebbe pure bene.” 

 

“Fammelo vedere che sono curioso.” Le strappo letteralmente il foglio dalle mani e si stupì dell’incredibile somiglianza. Era abbastanza grande, molto dettagliato e Amina aveva persino notato che il suo occhio sinistro era leggermente più grande del destro. Gli aveva fatto tutti i capelli scombinati davanti al viso, una bella bocca sorridente, e un’espressione un po’ divertita. Fu leggermente impressionato di quanto era brava ma notò che le aveva fatto solamente il viso e una parte del collo, gli mancavano le spalle e le braccia.

 

“Gradirei finirlo, posso?” Amina fece battere le sue dita sul tavolo, un po’ spazientita.

 

“Oh, sì certo, prendi” Si era sentito stupido per un attimo. Cristopher lo aveva avvertito di non sottovalutarla ma lui, evidentemente, non l’aveva ancora capito. Era rimasto un po’ lì, senza niente e si era creata una certa tensione.

 

“Lo ritieni soddisfacente? Beh, magari ti ho disegnato un po’ troppo bene non credi?” Lei cercò di spezzare un po’ quell’aria pesante.

 

“Guarda che sono molto meglio dal vero!”

 

“A mio parere no…anche perchè quando apri bocca dici solo stronzate!” Rise tra sé e sé. Quella battuta le era venuta spontanea.

 

“E tu lo sai come potresti fare per farmi zittire?” La stava di nuovo seducendo. Si era avvicinato paurosamente al suo volto e ora la guardava negli occhi.

 

“Certo che so come fare.” Detto questo gli infilò la penna in bocca e si diresse verso il bagno. “Sai, tutte queste sdolcinerie mi hanno fatto venire voglia di vomitare!” Disse.

 

Non appena non fu più nella sua visuale, Orlando cominciò a roteare la penna tenendola ferma con i denti. ‘Accidenti, se continua così tra poco mi ritrovo con cinque dita spiaccicate in faccia!’ pensò. Anche questa volta aveva agito troppo in fretta e si dimenticò che aveva a che fare con un tipo veramente tosto. Elijah e Billy si avvicinarono a lui visto che avevano osservato tutta la scena.

 

“Qualche problema?” Elijah era molto divertito dalla situazione e non potè fare a meno di ridere.

 

“Se sei venuto qui per prendermi in giro non è decisamente il momento.” Orlando lo guardava torvo.

 

“Ehi amico, non credi di essere stato un po’ troppo sfacciato? Mica è una di quelle modelle che ti porti a letto ogni tanto!” Billy gli mise una mano sulla spalla.

 

“Guarda, la prossima volta urlalo, tante di quelle volte non ti avessero sentito.”

 

“Fallito di nuovo scommetto!”

 

“Ma bravo, credevo che non si fosse notato! Accidenti, non so più che fare! Io ci provo a essere gentile ma quando cerco di farmi un po’ avanti lei mi rifila sempre un pacco gigantesco! Di questo passo addio scommessa!” Aveva battuto i pugni sul tavolo. Le aveva provate quasi tutte ma lei non dava il minimo segno di cedere al suo fascino.  

 

“Ehi, certo che questo disegno è proprio bello! Te l’ha fatto lei?” Elijah stava osservando il foglio e potè notare con piacere che assomigliava notevolmente all’originale.

 

“Sì. Frequentava l’accademia di belle arti, ecco perché è così brava.”

 

“Davvero notevole! Oh, a proposito, eccola che ritorna!”

 

“Cosa c’è di così tanto divertente in questo tavolo visto che siete qui?” Amina si era messa vicino a loro e si stava rimettendo a posto il maglione.

 

“Noi due non ci siamo presentati: io sono Elijah Wood e lui è Billy Boyd. Piacere di fare la tua conoscenza!”

 

“Piacere mio.” Amina sorrise e per fortuna il viaggio continuò senza intoppi. Peccato che alcune cose ti accadono quando meno te lo aspetti…

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 5
*** Per chi suona la campana, o meglio, il campanello... ***


Voilà

Voilà! Anche il  quinto capitolo è pronto! Ragazzi, chi se l’aspettava che io fossi così veloce? (See….magari qualcuno la mia storia la butterebbe direttamente giù per lo sciacquone del water!) Comunque volevo fare una precisazione. Quando ho pubblicato la mia storia l’ho descritta come Commedia/romantico. Beh, io ho inteso commedia nel senso: situazione iniziale, complicazioni, finale in cui si aggiusta tutto. Però ricordatevi che non tutto sarà per forza scontato, mi sto impegnando a fondo per rendere la storia più imprevedibile che mai! Ma adesso basta che è meglio, vi lascio alla lettura (mi raccomando, fatemi sapere se vi piace, ci tengo tantissimo e poi è un modo per spronarmi ad andare avanti!^^). Ciao Ciao Shi*

 

Capitolo 5.

Per chi suona la campana, anzi, il campanello!

 

L’aereo arrivò all’aeroporto a mezzogiorno (il fuso orario! In Italia sono le cinque!^^) ed erano tutti un po’ stanchi vista la durata del viaggio. Dopo la faccenda del ritratto, Amina, Elijah ed Orlando avevano cominciato a parlare amichevolmente su un po’ di tutto, passando per le frasi del tipo: Avete visto che tempo? Fino ad arrivare al sesso e alle posizioni preferite. Non c’è che dire, un repertorio molto vasto. Anche Elijah fu costretto a ricredersi, l’Amina che aveva conosciuto sembrava totalmente diversa da quella che aveva visto al locale. Dopo circa sette ore di viaggio, ognuno di loro chiamò un fattorino per prendere i bagagli e, tra chi andava a destra e a sinistra, c’era una gran confusione. Ben presto si salutarono tutti quanti e ognuno fece i migliori auguri di buona fortuna alla ragazza che, neanche a dirlo, era contentissima di sapere che, dopotutto, non gli aveva fatto una bruttissima impressione. L’ultimo che la salutò fu Orlando.

 

“Beh, grazie del viaggio ma ora devo andare, altrimenti l’agenzia penserà davvero che gli ho dato buca!” Lei allungò la mano in segno di salutò.

 

“Ma è possibile che tu sei sempre così distaccata? Visto che mi conosci potresti anche salutarmi con un bacio sulla guancia non credi?” Lui la guardava vagamente stranito. Più la conosceva e meno la capiva.

 

“Va bene, per questa volta ti accontento, ma solo perché non credo di rivederti più”

 

Si avvicinò a lui, lo guardò per un attimo e poi, da brava italiana, gli diede due baci, in tutte e due le guance. Orlando fu un po’ sorpreso, di solito se si voleva salutare se ne dava solo uno poi si ricordò che nel suo paese era un’abitudine fare così. Quando cercò di abbracciarla notò che lei si stava incamminando per l’uscita.

 

“Addio Orlando!” Gli urlò lei, un po’ da lontano.

 

“Arrivederci Amina!” Lui la salutò con una mano. Lei gli aveva detto addio credendo di non vederlo mai più e non sapeva quanto si sbagliava. Lui aveva un compito da portare a termine e si che gli uomini, delle volte, sono più cocciuti delle donne. Nel frattempo arrivò Elijah.

 

“Ehi amico, la lasci andare via così? Di questo passo non ti basta neanche un anno!”

 

“Credimi, se continua così basterà la metà del tempo” Gli diede un’occhiata del tipo ho già la vittoria in tasca.

 

“Se lo dici tu! Nel frattempo io mi sto impegnando per darti del filo da torcere!” Elijah gli mandò uno sguardo molto complice.

 

“Non dirmi che ti piace? Se fosse così avresti dei gusti davvero strani!”

 

“No, ma sei matto! E’ solo che ti devo creare qualche ostacolo e così l’ho invitata alla festa che darò la settimana prossima a casa mia.”

 

“Se fossi in te mi preparerei per farne al più presto trenta!” Orlando gli sorrise compiaciuto.

 

“Mai dire mai caro il mio casanova….”

 

Non appena Amina arrivò fuori dall’aeroporto, la prima cosa che fece fu quella di chiamare un taxi per poter andare all’agenzia ‘Petite fleur ’. L’unica cosa che sapeva era che si trovava nel lungomare, nella Lincoln Street al numero 59 e al di là questo sapeva ben poco oltre che il proprietario si chiamava Mark Oaudesy. Quando si fermò la prima macchina chiese gentilmente se la poteva portare alla Beverly Hills del lungomare. Non appena scese si trovò di fronte ad una bella casa di stile liberty, sulla tinta del beige perlato, con una piccola targhetta sulla porta con scritto ‘Petite fleur, l’agenzia che vi assicura il divertimento ’. Per un momento rise, certo che erano proprio strani gli americani; le venne in mente Orlando ma pensò che lui dovesse essere inglese, non aveva l’accento statunitense. Sospirò per un attimo e poi bussò. Avvertì un rumore di passi in lontananza e un uomo sui trentacinque venne ad aprirla.

 

“Buongiorno, desidera?” Lui le sorrise ma la fece rimanere sulla porta.

 

“Sono la signorina Carlini, Amina Carlini. Mi ha ingaggiata il signor Mark Oaudesy, sono appena arrivata.”

 

“In questo caso entri pure, sono io il signor Oaudesy. Si accomodi, prego, e lasci pure le valigie all’entrata.” Lui le fece cenno di accomodarsi, era molto gentile e la ragazza se ne accorse subito. C’erano alcune persone per i corridoi che avevano in mano alcuni fogli. ‘Probabilmente altri impiegati ‘ pensò.

 

“Venga di qua, questo è il mio ufficio.”

 

La fece accomodare in un’ampia stanza, molto ventilata e luminosa. I muri erano stati dipinti di verdolino pallido, alle pareti erano appesi alcuni quadri futuristici e in mezzo troneggiava una scarsa imitazione dei girasoli di Picasso. A destra della porta c’era una piccola libreria e al centro si trovava la scrivania, piena di fogli e cartacce. C’era un computer e due sedie, decisamente lo stretto indispensabile e poi, con un arredo così essenziale, la stanza sembrava più grande di quanto non fosse in realtà.

 

“Dunque, non vorrei essere scortese, però è arrivata un’ora in ritardo. C’è stato qualche problema all’aeroporto.” Il sig. Oaudesy si era messo seduto facendo cenno ad Amina di fare altrettanto.

 

“A dire la verità sì. A causa di qualche intoppo (‘di nome Orlando!’ pensò, ma preferì non dirlo) sono partita con molto ritardo rispetto al previsto. In ogni modo mi scuso infinitamente. Di solito sono una persona molto puntuale sul posto di lavoro.” Aveva abbassato la testa in segno di scusa.

 

“Se le circostanze del ritardo non appartenevano a lei, allora va bene. Piuttosto, vorrei cominciare a parlare del suo nuovo incarico. Come lei avrà già capito dovrà aprire un nuovo locale sulla diciassettesima strada qui a Beverly Hills. Teoricamente potrebbe sembrare facile ma le assicuro che non è così. La nostra agenzia è stata la prima in questo campo e come primo obbiettivo ha quello di creare dei posti dove la gente può divertirsi. Cerchiamo della gente capace e competente, gli affittiamo un locale e, come compenso, prendiamo il 30% dei profitti mensili. Tempo fa, alcuni abitanti di quella zona, hanno chiesto se era fattibile aprire un nuovo club lì nei dintorni, il signor Lee mi aveva detto di un’abile quanto giovane imprenditrice italiana che aveva aperto, già giovanissima, un rinomato club a Milano: lei signorina Carlini. E così l’abbiamo contattata per telefono e devo dire che è stata molto gentile ad accettare, credo che sia abituata a gestire un posto frequentato da gente molto ricca e famosa.”

 

“Bene, fin qui è abbastanza chiaro. Una domanda: potrò ammobiliare il locale a mio piacimento?”

 

“Sì e no. Prima dell’apertura ufficiale dovrà mostrare il lavoro finito ad uno dei nostri collaboratori per appurare se è stato realizzato bene.”

 

“Per i dipendenti? Sarò libera di sceglierli a mio piacimento?”

 

“No. Tutti coloro che lavoreranno con lei saranno scelti da un’agenzia. Altre domande?”

 

“No, però le vorrei chiedere un piacere.” Si era avvicinata un poco e si era scostata dallo schienale della sedia.

 

“Mi dica, cercherò di esserle utile.”

 

“Io non ho una casa. Non so dove alloggiare questa notte. Potrebbe indicarmi qualche buon hotel in zona? Vede, ho un sacco di bagagli e credo che dovrò fermarmi qui in America più del previsto.”

 

“Non si deve preoccupare di questo, le è stato affittato un piccolo bilocale qui vicino. Ma in questo modo i nostri ricavi ammonterebbero al 35% dei suoi profitti mensili.” Lui le sorrise, si vedeva benissimo che era un uomo d’affari piuttosto bravo.

 

“In tal caso accetto volentieri. Senta, oltre al mio lavoro come gestore di un locale, potrei avere anche altri impieghi part-time?”

 

“Sì, se firma il contratto non la obbligheremo. Dopotutto il suo tempo libero lo può spendere come vuole. Se ora vuol firmare…”

 

“Sì, certamente” Amina firmò il contratto con la sua solita calligrafia pulita e poi lo porse gentilmente al signor Oaudesy.

 

“Molto bene, se non le dispiace la faccio accompagnare dalla signorina Christy Anderson alla sua nuova casa, così potrà ambientarsi al nuovo posto e poi ancora è presto, vada a mangiare qualcosa, offre la ditta.”

 

“Davvero molto gentile, accetto volentieri l’accompagnatrice ma preferirei declinare il pranzo, senza offesa.” Si era alzata in piedi e, mentre gli sorrideva, gli stava tendendo la mano.

 

“In tal caso, arrivederci. Buona permanenza e se non le dispiace mi chiami solo Mark ok?” Anche lui si era alzato e l’aveva salutata stringendogli la mano.

 

“Va bene, arrivederci Mark”

Detto questo uscì accompagnata dal signor Oaudesy e lui le presentò Christy Anderson. Non doveva avere più di ventisette anni, molto bella ed elegante, portava i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, aveva dei profondi occhi color acquamarina ed un bel viso dai tratti molto regolari. L’accompagnò in auto fino a casa sua e notò che non era molto distante dall’agenzia, soltanto qualche isolato. Era una casa indipendente molto piccola, aveva un piccolo giardino delineato da un bel cancello di legno bianco, probabilmente dipinto. La facciata era color carne e notò, con suo piacere, che c’era un piccolo porticato con qualche sedia dove, probabilmente, avrebbe letto uno dei suoi libri. Quando entrò notò che, pur essendo molto piccina, la casa era abbastanza confortevole. La cucina era collegata al piccolo salone dove c’erano un divano ed una poltrona, il bagno era provvisto di tutto tranne della vasca, che era troppo ingombrante, ed era stata sostituita da una doccia a cabina. C’era una sola camera da letto ma, nella sua semplicità, era molto comoda e graziosa, c’era un letto a due piazze, un armadio a muro, due comodini e un piccolo canterano vicino alla finestra. Amina era molto contenta della sua nuova dimora visto che sembrava fatta su misura per lei, semplice e solo con lo stretto indispensabile. Tuttavia aveva notato subito che c’era qualcosa che non andava.

 

“Mi scusi Anderson, prima di me il signor Oaudesy aveva affittato la casa ad una coppia?”

 

“Sì, Mark aveva ingaggiato un signore del Texas per aprire un locale e la moglie lo seguì qui a Beverly Hills così abbiamo dovuto togliere il lettino e mettere quel bel letto a due piazze. Abbiamo messo una poltrona in più e abbiamo aggiunto la lavastoviglie alla cucina.”

 

“Sì, avevo notato. Grazie molte e ora, se non le dispiace, vorrei poter mettere a posto le mie cose” Amina non voleva essere scortese ma sentiva il bisogno di riposare un po’ prima di andare a mangiare. Christy se ne andò quasi subito salutandola e poi, non appena finì di sistemare i suoi vestiti, si cambiò e si accasciò sul letto e dormì per un paio d’ore. Non si era ancora accorta che il jet lag le aveva giocato un piccolo scherzo e si svegliò soltanto quando sentì che qualcuno suonava al campanello. Pensò che fosse di nuovo la signorina Anderson e così andò ad aprire con tutti i capelli scombinati, due occhi minuscoli a causa del sonno, un maglione che le arrivava fino a metà coscia e i calzettoni di spugna fino al ginocchio. Tuttavia, quando spalancò l’uscio, non credeva di conoscere la persona con cui stava parlando.

 

“Sì?” disse lei con la voce rauca.

 

“Ehi Amina, non mi riconosci? Sono io, Orlando!” Sì, era proprio lui e adesso se lo ritrovava davanti allegro e baldanzoso. Lei gli fece un’occhiataccia torva e gli chiuse la porta in faccia.

 

“Sparisci” Fu l’unica cosa che riuscì a dire.

 

“Ehi, ma ti pare questo il modo di salutare i vecchi amici! Aprimi!”

 

“Fosse l’ultima cosa che dovessi fare, NO!”

 

“Cattiva!” Tuonò lui.

 

“Rompiscatole!” Gli urlò lei dalla cucina.

 

“Bastarda!” Alzò un po’ la voce.

 

“Scassamaroni!” Nel frattempo si stava bevendo un bicchiere d’acqua.

 

“Strega!” Stava urlando.

 

“Disturbatore della quiete!” Lei era sempre più infuriata e si stava dirigendo verso la sua camera quando sentì che Orlando si era attaccato al campanello e non accennava a smettere di farlo suonare. Per un attimo fece finta di non sentire ma quando capì che finchè non avesse aperto la porta lui sarebbe stato lì, si avviò vero l’uscio.

 

“Adesso ti apro ma non ti posso assicurare che vedrai una bella faccia tranquilla” Lei aprì piano piano la porta cercando di far capire ad Orlando che in quel momento era molto suscettibile.

 

“Andiamo, ero solo venuto per vedere come stavi! Ma ti trovo un po’ in desabillie, cosa stavi facendo?”

 

“Stavo dormendo fino a quando uno stupido idiota mi ha svegliata!” Fece per chiudergli di nuovo la porta in faccia ma lui la fermò con un piede.

 

“Ehi, adesso basta, o mi fai entrare o me ne vado via!”

 

“Vediamo un po’…direi che puoi andare via!” Gli lanciò un’occhiataccia ancora peggiore della prima.

 

“E invece entro!” Senza neanche ascoltare quello che gli aveva detto Amina entrò senza fare tante storie e si mise a sedere sul tavolo della cucina.

 

“Mi è parso di averti detto che tu dovevi andartene, o sbaglio! Ancora mi chiedo come hai fatto ad avere il mio indirizzo!” Lei si era diretta verso di lui e lo osservava con una faccia piuttosto rassegnata. Era inutile tentare di mandarlo via. Anche se era molto alta lui la superava sempre di minimo dieci centimetri. Escluse di principio l’idea che avrebbe potuto picchiarlo, sarebbe servito a poco.

 

“A dire il vero me l’ha dato Mark, sai, io sono un suo grande amico! Gli avevo chiesto se sapeva dove eri andata ad abitare e lui me l’ha detto. Gentile vero? A proposito, carino il tuo pigiama.” Si mise a ridere puntando un dito verso il suo maglione. Lei, all’inizio non si era ricordata di essersi cambiata ma non si vergognava, ogni tanto si era vestita anche di meno.

 

“E con questo? Io vado a dormire come mi pare! E adesso basta con le cazzate, che vuoi da me?”  

 

“Due cose: uno, ricordarti che la prossima settimana sei invitata al party di Elijah, ma se non vuoi andarci ti capisco, quelle feste sono così noiose…”

 

“E invece ci vado! E poi, che altro vuoi?”

 

“Ti sei dimenticata di firmarmi il disegno, non puoi mica farmi un ritratto e poi non firmarlo!”

 

“In questo caso dammelo che te lo firmo e poi ti levi di torno!”

 

“C’è un problema, l’ho lasciato a casa mia.” Orlando stava cercando di mettere spalle al muro Amina.

 

“No problem, me lo porti domani e ora, se non ti spiace, vorrei cenare!” Lei lo incitò ad alzarsi e lo accompagnò fino alla porta.

 

“Ma non è un po’ presto? Voglio dire, sono ancora le quattro del pomeriggio!” Rimase un po’ stupito e poi disse “Ah già, il fuso orario! Me l’ero dimenticato!”

 

“Avanti, per i miei gusti ti sei trattenuto anche troppo, fuori!”

 

“Ok, a domani!”

 

“Aria!” tuonò lei da lontano. “Da domani in poi, almeno, non ti avrò più tra i piedi!”

 

Lui le fece cenno con la mano. Aveva trovato la scusa per poterla rivedere anche domani. Gli pareva che il successo si stesse avvicinando ma ancora non voleva cantare vittoria, non aveva ancora un piano ben definito anche perché, ogni volta che ne faceva uno, Amina gli rompeva le uova nel paniere. Sarebbe andato avanti un po’ così, a tentativi, finchè non avesse trovato il suo punto debole…

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 6
*** Incontri...più o meno piacevoli! ***


Capitolo 6

Mamma mia, non potete neanche pensare come sono felice!!! Grazie infinite per aver recensito la mia storia!!! A dire la verità mi è venuta fuori dopo aver letto ‘La scelta di Elizabeth ’ e, visto che Orlando mi piace molto ho pensato…Ma perché non ci provo anch’io? E così eccomi qua! Probabilmente la narrazione è un po’ lenta ma volevo approfondire il carattere di Amina perché in futuro succederanno molti imprevisti!!! ^^ eh…eh…A proposito Dolcemaia…due cosine veloci veloci…uno: mi dispiace avere pubblicato il cap. 3 di The way of heart ma sto già mettendo giù il 4°….perdoooonoooo!!!! E poi è proprio vero…le tipe alternative mi piacciono un casino anche perché sono le più imprevedibili!! Bene, adesso via con il sesto capitolo!!!!

 

Capitolo 6.

Incontri…più o meno piacevoli!

                                                                                      

Il giorno dopo Amina aveva momentaneamente scordato la piccola ‘discussione’ che aveva avuto con Orlando e quella stessa mattina andò un po’ in giro per negozi nella speranza di poter avere qualche ispirazione riguardo al mobilio del negozio. Quando uscì di casa era molto presto, quasi le otto e mezzo ma il pomeriggio precedente aveva dormito molto e la sera non aveva avuto sonno. Notò, con grande piacere, che a Beverly Hills il clima era decisamente più mite che a Milano, quindi optò per una gonna marrone che le arrivava fino a sopra le ginocchia, un maglioncino chiaro color salmone e uno spolverino beige, il tutto contornato da un paio di stivali beige abbastanza bassi e una borsa piuttosto grande che teneva a tracolla. Aveva lasciato i capelli sciolti e aveva messo due mollettine per tenere a posto i ciuffi ribelli. Non si era truccata molto e aveva preferito solo contornare gli occhi con il kajal nero di modo che risaltasse la sua carnagione scura.

Vide un paio di negozi che le interessavano, per lo più vendevano cose di fatture giapponesi oppure arabe e a lei era già venuta una mezza idea di come ammobiliare il suo nuovo locale. Pensava a qualcosa di più sobrio rispetto al pequeño, magari qualcosa che rievocasse in qualche modo l’oriente e, neanche a dirlo, aveva già comprato un vestito lungo molto carino, alla cinese, con il collo alto, i loro bottoni un po’ strambi, e uno spacco che partiva dalle caviglie e arrivava fino a metà coscia. La stoffa era molto pregiata, sembrava quasi seta ed era tutto nero decorato con dei bei disegni di dragoni, perfetto assieme ai suoi capelli rosso fuoco. Ad essere sincera, Amina non sapeva se avrebbe mai avuto l’occasione di mettere quel vestito, però le piaceva tanto ed era anche in sconto e poi, adesso che ci pensava bene, poteva essere l’ideale per andare alla festa di Elijah. Camminò ancora un altro poco e alla fine si fermò ad un bar dove incontrò una persona di sua conoscenza.

 

“Ehilà signorina Anderson! Anche lei è in giro per fare compere?” L’aveva vista seduta in un angolo vicino alla finestra e l’aveva salutata con la mano.

 

“Salve. A dire il vero tra mezz’ora devo andare a lavorare e visto che non riuscivo a dormire ho pensato di fermarmi a prendere una tazza di caffè.” Era veramente una donna molto educata, quella mattina aveva lasciato cadere i suoi lunghi capelli sulle spalle. Amina si mise a sedere al tavolo assieme a lei.

 

“La disturbo?” Chiese gentilmente.

 

“Affatto, stia pure tranquilla. Si trova bene nella sua nuova casa?” La stava guardando affettuosamente, doveva essere una donna perbene.

 

“Sì, molto, se tiene presente che io amo molto le case piccole e semplici, non mi piacciono quelle strapiene di roba.”

 

“La capisco sa. E pensare che mia madre adora collezionare i soprammobili kicth. Una vera tortura per gli occhi.”Si era messa a ridere e Amina notò con piacere che diventava ancora più bella, quando sorrideva.

 

“Mi scusi signorina Anderson, però le vorrei chiedere un favore.”

 

“Sì, mi dica. Se posso aiutarla in qualche modo…”

 

“No, non si preoccupi, piuttosto, smettiamola di darci del lei, è così formale! Cosa ne pensa?” Le aveva sorriso.

 

“Sì, per me non c’è problema….il tuo nome?” La signorina Anderson la guardava con i suoi occhi di ghiaccio ma aveva un’espressione quasi materna.

 

“Amina. Mi chiamo Amina. E tu dovresti essere Christy se non sbaglio!”

 

“Esattamente. Piacere di fare la tua conoscenza!” Le porse la mano e Amina ricambiò con molto piacere.

 

“Se fai così mi sento in imbarazzo! Ci siamo già conosciute no? Non farti tanti problemi! Anche se sono un po’ strana non ti mangio mica!” lei le sorrise.

 

“Sì, lo so, però devi sapere che io faccio molta fatica a fare amicizia. Vedi, sono molto timida e ancora mi chiedo come faccio a lavorare per una ditta come quella del signor Oaudesy.” Sembrava che la signorina Anderson si stesse rilassando e si era lasciata un po’ andare sulla sedia, segno che si stava mettendo a suo agio.

 

“A dire la verità, la prima volta che ti ho vista mi sembravi una modella! Sei così bella e matura! Magari anche io potessi essere come te.”

 

“Ecco io…” Christy era arrossita vistosamente e teneva gli occhi fissi sulla sua tazza di caffè.

 

“Mi dispiace! Accidenti alla mia lingua lunga! Il fatto è che, qualche volta, proprio non ce la faccio a non dire quello che penso. Scusami tanto!” Amina era mortificata, non credeva che la ragazza si sarebbe vergognata così tanto.

 

“A dire la verità io vorrei tanto essere come te. Dici sempre quello che pensi ed è un bene, almeno si evita di diventare ipocriti e non si fa soffrire la gente.” Il suo sguardo si era fatto improvvisamente duro.

 

“Su, ora basta! Non c’è motivo di preoccuparsi! Un bel sorriso e si tira avanti dimenticando quello che è successo, questa è la mia filosofia di vita!” La signorina Anderson cominciò a ritornare come prima.

 

“Sì, hai ragione. Ora devo andare, mi dispiace tanto ma non voglio arrivare in ritardo al lavoro. Alla prossima volta che ci rivedremo.” Si era alzata e aveva messo a posto il suo lungo vestito di lana bordeaux. Prese la sua giacca e si mise in piedi, Amina si alzò a sua volta per salutarla e notò che, oltre ad essere bella, era anche molto alta. Forse più di un metro e ottanta. La ragazza proprio non riusciva a capacitarsi di come una donna bella come lei lavorasse in una ditta un po’, squallida, come quella del signor Oaudesy. Cercò di pensare ad altro e, dopo averla salutata, pagò il suo the (il caffè americano proprio non le piaceva!) e andò via.

 

Girando per le vie del centro notò che c’era molta gente in giro a quell’ora, probabilmente lavoratori che si erano attardati un po’ troppo. Prima di tornare a casa comprò qualcosa da mangiare al supermercato, un catalogo di mobili e poi una stufetta elettrica ‘non si sa mai!’ pensò. Certo, a Beverly Hills non era mai molto freddo ma in casa sua non aveva un camino e se si fosse fatto un po’ più rigido non avrebbe trovato niente per scaldarsi. Decise di tornare a casa a piedi perché non sapeva ancora le corse degli autobus e poi aveva talmente tante buste che non sapeva dove metterle. Decise di passare un po’ per il lungomare e notò, con piacere, che era pieno di villini nuovi, molto lussuosi ed esageratamente grandi. D’un tratto si sentì chiamare.

 

“Ehi, sei Amina vero? Come mai da queste parti?” Era Elijah che era in macchina.

 

“Sì, sono io ma tu…ah sì! Sei l’amico di Orlando! Come stai?” Fu colta un po’ alla sprovvista, si ricordava molto vagamente di lui e soprattutto non credeva di rincontrarlo così presto.

 

“Io sto bene, come mai hai tante cose in braccio? Sei andata a fare la spesa?”

 

“A dire la verità sì. Quando mi sono trasferita non ho trovato un fico secco da mangiare! Stamattina sono uscita senza fare colazione e ho lo stomaco che reclama immediatamente cibo!” Aveva appoggiato le buste per terra e stava sorridendo indicando la sua pancia.

 

“Sì, ti capisco! Delle volte mi capita di alzarmi a notte fonda con una fame incredibile! Piuttosto, ti ricordi che tra sei giorni dovrai venire alla mia festa?”

 

“Certo che me lo ricordo. Una domanda, ma come ci si deve venire vestiti? Cioè, non voglio fare la figura dell’idiota!” Aveva incrociato le braccia e stava assumendo una faccia leggermente spiritosa.

 

“Basta che non ti metta degli abiti troppo eleganti. Ci saranno persone in jeans e maglietta e ti sconsiglio di essere piuttosto provocante, qualcuno potrebbe allungare le mani, ti avverto!”

 

“Guarda che se qualcuno ci proverà si ritroverà cinque dita stampate in faccia e, se mi gira, anche con le parti basse doloranti!”

 

“Ah, ah, ho capito, sei una tipa tosta. Vabbè, adesso ti saluto. Se voglio cercarti a chi mi posso rivolgere?” Si era avvicinato di più al finestrino di modo che lei lo vedesse meglio.

 

“Beh, puoi chiedere al signor Oaudesy dell’agenzia ‘Petite fleur ’, oppure domandare a quel grande scocciatore del tuo amico Orlando!” Aveva assunto una voce leggermente seccata pronunciando le ultime parole e nel frattempo si era messa una mano sulla fronte in segno di disperazione.

 

“Non perde mai il tempo eh? Ora devo andare veramente, ci sentiamo presto! Ciao!” Elijah rise tra sé e sé, se continuava così, il suo amico Casanova aveva ben poche speranze di vincere la scommessa.

 

“Ok, ciao!” Lei lo salutò con la mano fino a che non lo vide che in lontananza. Riprese tutte le sue buste e si diresse verso casa. Percorse ancora qualche isolato e poi fu finalmente arrivata al suo alloggio. Quando aprì il cancello di legno vide che lì vicino era parcheggiata una macchina. Sembrava quella di Elijah ma la sua era nera e questa era grigio scuro metallizzato. ‘Ti prego, non lui….fa che non sia lui ’ pensò immediatamente. E purtroppo le sue preghiere non furono ascoltate. 

 

“Ciao puffetta! Siamo mattinieri?” Si era messo seduto su una delle sedie sotto il porticato, leggeva il giornale e la guardava con aria di sfida.

 

“Parla per te Gargamella. Che diavolo sei venuto a fare qui Orlando? Eppure ti avevo detto ieri che dovevi sparire!” Si zittì un momento. “Sei venuto per il disegno immagino? Avanti, facciamola finita. Portamelo qua.” Si era fermata a metà del vialetto e lo guardava MOLTO male.

 

“Oh no! L’ho scordato di nuovo!” Fece finta di scordarsi e si batté il palmo della mano sulla fronte.

 

“Sì, come no! Sei venuto di nuovo qui a disturbare il mio habitat!!”

 

“Non sapevo fossi un animale a rischio di estinzione!” Lui cercò di fare ironia.

 

“Io invece credevo che le scimmie abitassero solo nella giungla. Evidentemente tu devi essere scappato dallo zoo.”

 

“Molto divertente. Mi serve il tuo aiuto!” Aveva assunto un tono piuttosto serio.

 

“Zi badrone!” Amina cercava di imitare il tono di uno schiavo e intanto gli fece capire che non era in vena di scherzare.

 

“Ho detto basta! Possibile che io non riesca mai a poter parlare di case importanti con te. Sei odiosa!”

 

“Il mio sentimento per te è reciproco, vedi di ricordartelo! Avanti, quale assurda scusa ti sei inventato oggi?”

 

“Mi devi aiutare a trovare un vestito per una festa di gala.” Orlando le si avvicinò e la guardò dritta negli occhi. Non c’era verso, appena loro due si vedevano cominciavano subito a litigare come cane e gatto.

 

“Non sapevo di aver aperto un negozio.”

 

“Molto simpatica, sto parlando sul serio. Diciamo che mi serve un aiuto femminile per scegliere un bell’abito. Se ci vado io va a finire che in confronto agli altri sembro un barbone.”

 

“La cosa non mi riguarda. E poi potresti farti aiutare da qualche amico che ha buon gusto!” Tuonò lei molto inacidita.

 

“Ma una donna è sempre meglio di un uomo per scegliere i vestiti. Oddio, mi sembri poco una femmina ma, visto che hai le tette e in basso….” Si era messo a ridere e indicava il seno scendendo sempre di più con fare un po’ malizioso. Lei gli passò accanto e si indirizzava verso la porta.

 

“Guarda, che tu ci creda oppure no, quando ti metti a fare il volgare mi stai antipatico più di prima e credimi, è difficile immaginarlo…”

 

“Andiamo, lo sai che ti stavo solo prendendo in giro!” Le aveva sfoderato il suo miglior sorriso.

 

“Ma tu non hai pensato di darti all’ippica invece di fare l’attore eh?” Lei gli lanciò un’occhiataccia.

 

“Su, non farti pregare! Avanti!” Orlando aveva giunto le mani e le faceva gli occhi da cucciolo.

 

“Verrò con te ad un patto. Sai, c’è una cosa che tu potresti fare per soddisfare il mio ego…” Lei lo guardava piuttosto maliziosamente.

 

“Tutto quello che vuoi…” Lui aveva colto il suo tono provocatorio ma non credeva che andasse a parare in qualcosa di sconcio.

 

“Magari, se ti mettessi in ginocchio e mi chiedessi umilmente di accompagnarti potrei anche accettare...” Amina aveva dipinto in volto una faccia piena di soddisfazione.

 

“Ma sei matta? Non lo farei neanche morto! Con te poi, figuriamoci! Preferirei di più baciare le scarpe di qualcuno.” Lui si era voltato da una parte con la faccia indignata.

 

“In questo caso la critica ti definirà l’uomo con il cattivò gusto più incredibile di tutti questi anni!” Stava girando la chiave nella toppa quando sentì lui sbuffare e dire un ‘va bene ’ tra i denti.

 

“Promettimi di non ridere.” Orlando aveva abbassato la testa.

 

“Non faccio mai promesse che potrei non mantenere…” Lei aveva la bocca deformata in un ghigno di soddisfazione.

 

“Ti prego, vorresti gentilmente aiutarmi a scegliere un vestito? Non saprei come fare senza di te.” Si era inginocchiato e le aveva preso una mano tra le sue abbassando la testa.

 

“Decisamente molto meglio. E va bene, ti accompagno ad una condizione: mi devi offrire il pranzo!”

 

“Ehi, questa non l’avevi detta, te lo puoi scordare!”

 

“E allora vedi di morire!”

 

“Non ho l’arma! Un coltello mi sembra troppo squallido!” Lui stava sorridendo.

 

“Se vuoi ho una carabina nell’armadio! Ultimamente l’avrei voluta usare un paio di volte ma alla fine non l’ho mai fatto. Ho l’anima troppo gentile!”  

 

“Dai che alla fine mi vuoi bene! Visto, hai anche accettato di accompagnarmi!”

 

“Sia ben chiaro Orlando, non lo ripeterò più: o mi offri il pranzo oppure, per me, puoi anche andare a quella festa con un sacco dell’immondizia, le babbucce e una tazza del water in testa!”

 

“Sai, non è male come idea…non ci avevo pensato.” Amina nel sentirlo aprì la porta e disse.

 

“In tal caso mi auguro che ti diano il premio di idiota dell’anno. Oh, è vero, l’hai già vinto. Scusami, ma ho da fare.” Fece per entrare in casa ma lui le prese un braccio.

 

“E va bene, vada per il pranzo. Muoviti che ho piuttosto fretta.”

 

“Con calma è per piacere.” Amina poggiò le buste sopra il tavolo.

 

“Per piacere.” Orlando l’aveva detto accentuando un po’ la parola piacere.

 

“Ok, però devo essere a casa entro l’una siamo d’accordo?”

 

“Sì, prometto di riportarti al tuo castello prima che scocchi l’una di pomeriggio” Cominciava a prenderla in giro.

 

“Vedi di non raccogliere la scarpetta di cristallo però…” Gli fece un sorrisino ironico e, dopo essere uscita assieme a lui, chiuse la porta a chiave.

 

“Perché?”

 

“Vorrei aspettare il principe azzurro, non mi accontento di un uomo di neanderthal che si è scordato di estinguersi!”

 

“Molto…molto divertente…le donne delle caverne mi hanno sempre fatto ridere molto…”

 

“Per tua informazione sono gli uomini che discendono dalle scimmie, non le donne…”

 

“Avanti, saliamo in macchina” Cercò di deviare il discorso. Come al solito non sapeva come controbattere e il che lo faceva infuriare non poco.

 

E i due, continuando a punzecchiarsi, salirono nell’auto di Orlando e partirono alla ricerca di qualche bel vestito.

 

CONTINUA...

 

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Capitolo 7
*** Un vestito dai poteri portentosi?! ***


Bene, rieccomi qua in un attimo

Bene, rieccomi qua in un attimo dopo aver finito di studiare diritto (bleargh!)!!! Sapete, ogni giorno che mi passa mi stupisco della mia velocità…un capitolo al giorno!! Mi faccio paura da sola!O_O! Ma ora basta con le chiacchiere, vi lascio al capitolo 7 e vi prometto che, d’ora in poi, cercherò di far comportare meglio la mia Amina! Povero Orlando, non se lo merita di essere trattato così, non vi pare? Bacini Shi*

 

Capitolo 7.

Un vestito dai poteri portentosi?!

 

In compenso, se all’inizio avevano avuto di che discutere, Amina ed Orlando si comportarono bene per quasi tutto il giorno. Girarono varie boutique e il  nostro Ob, per non farsi riconoscere, aveva indossato un elegante basco nero ed un paio di occhiali da sole. Aveva una paura matta di essere fotografato da qualche paparazzo e per di più in compagnia di una ragazza; chissà quale storia malsana si sarebbero inventati questa volta! Le loro speranze cominciarono ad andarsene quando, dopo aver girato tutti i negozi della zona, non avevano ancora trovato niente. Quello era troppo casual, quell’altro troppo snob, quello eccessivamente elegante, quello ti fa le spalle piccole, quello ti fa sembrare più un palo della luce piuttosto che una persona e via dicendo. La loro ultima spiaggia era un negozio che aveva visto Amina quella stessa mattina, non si poteva definire prettamente una boutique, però poteva avere dei risvolti interessanti.

 

“Senti, ma sei proprio sicura che qui potremo trovare qualcosa? Non mi sembra un granché di negozio!” Esclamò Orlando al massimo della disperazione.

 

“Ti ho dovuto sopportare tutta la mattina mentre mi trascinavi nei posti più cari e insensati della città e ora, visto che le tue per così dire ‘conoscenze’ sono finite, affidati a me. Non ti posso assicurare niente ma almeno potremo dire di averci provato!” Lei camminava davanti a lui e in quel momento era talmente stanca che non aveva voglia di ricominciare a discutere con lui.

 

“Ok, basta che non ti arrabbi di nuovo.”

 

Il posto in cui l’aveva condotto Amina era un piccolo negozietto vicino a casa sua, molto grazioso e nemmeno eccessivamente caro. Vendeva degli abiti un po’ strani ma oramai era molto tardi, quasi mezzogiorno, e se non si fossero sbrigati avrebbe chiuso. Appena aprirono la porta notarono che le commesse erano tutte abbastanza in là con gli anni e quindi avrebbero fatto poco caso ad Orlando e, nel migliore dei casi, non lo avrebbero neanche riconosciuto. Per loro fortuna, si avverò la migliore delle loro previsioni. Un donna aveva chiesto se volevano un aiuto ma le dissero che avrebbero dato un’occhiata nel negozio da soli.

 

“Non ti capisco, perché non ti sei fatta aiutare? Di solito si fa molto prima…” Il ragazzo non aveva capito perché Amina voleva fare da sé.

 

“Sai, ora ti insegno una cosa ma non so se vale per tutto. Quando entri in un negozio evita sempre di chiedere aiuto per alcuni semplici motivi: le commesse ti fanno sempre provare delle cose assurde che ti stanno malissimo, ti seguono come delle piattole e finchè non compri qualcosa non ti si staccano più di dosso.” Orlando, mentre disse questo, cominciò a frugare un po’ tra i vestiti e la ragazza fece altrettanto.

 

“E tu come fai a sapere tutte queste cose?”

 

“Esperienza caro mio, esperienza. A proposito, perché non ti provi questo?!” Amina tirò fuori un completo nero.

 

“Non lo so, mi sembra un po’ TROPPO alternativo. Voglio dire, non che non sia elegante, però non mi ci vedo proprio con questo coso indosso.”

 

“Ma come fai a saperlo se prima non te lo provi? Su, vai a cambiarti”

 

“Ma…”

 

“VAAAII!” Orlando la guardò un po’ con degli occhi interrogativi e, rassegnato, prese il vestito ed andò a cambiarsi in camerino. Ci mise un po’ per provare il suo completo e non appena lo ebbe indosso si guardò allo specchio e fece una faccia piuttosto strana. Si girava e si rigirava, si guardava le maniche, il petto e così via. Amina, nel frattempo non sapeva se aveva finito e, evitando di aprire la tenda del camerino mentre magari si stava ancora cambiando (io l’avrei fatto volentieri!^^NdShizuru117) chiese gentilmente se aveva finito.

 

“Orlando, ti sei vestito? Come ti sta indosso?” Disse con una voce un po’ curiosa.

 

“Sì, adesso esco, un attimo”

 

Non appena fu fuori Amina parve molto soddisfatta della scelta. Aveva notato quel bel completo non appena era entrata nel negozio. Era nero, molto grazioso e fatto con una bella stoffa. Aveva i pantaloni classici e la giacca con l’allacciatura alla coreana, non era molto lunga e lasciava intravedere vagamente l’inizio delle gambe. C’era da notare che su un bel ragazzo alto e magro come Orlando faceva un effetto ancora più incredibile, sembrava totalmente diverso da prima.

 

“Non c’è che dire, fa il suo bell’effetto. Oddio, le scarpe da ginnastica non è che ci stanno bene però…” La ragazza stava sorridendo ed aveva abbassato lo sguardo sui piedi di lui, che erano dentro ad un bel paio di adidas gialle ed argentate. Si lasciò scappare una risata.

 

“Non c’è che dire, non perdi mai il tuo senso dell’umorismo.” Dicendo questo le diede una botta in testa.

 

“Ahi! Ma sei matto!” Rispose lei scherzosamente.

 

“Mai stato più sobrio di adesso.”

 

“Ok, ma visto che ho una fame da lupi lascio perdere. Allora, lo prendi il vestito?”

 

“Non lo so, secondo te andrà bene per una serata di gala?”

 

“Sì è molto e elegante e poi…” Si avvicinò ad Orlando e lo fece arrivare alla sua altezza “Immaginati di indossare un bel paio di scarpe nere eleganti, dovrai tenere la giacca chiusa ma se vuoi tenerla aperta, ti consiglio di metterci una maglietta paricollo. Poi credo che avrai i capelli diversi, magari tirati indietro con il gel, una risistemata con il fondotinta se ci fosse bisogno ma non credo. Allora, che ne dici?” mentre pronunciava queste parole l’aveva abbassato un po’, gli aveva messo le mani tra i capelli per fargli vedere l’acconciatura e poi si era messa dietro di lui perché potesse guardarsi allo specchio.

 

“Effettivamente penso che possa andare. Però a me non mi trucca nessuno eh! Non voglio fare la checca!” Si era alzato di nuovo e stava guardando Amina. “Lo prendiamo?”

 

“Sì, direi di sì. Fossi stato un po’ più basso non ti starebbe benissimo ma per fortuna che sei alto! Cristo santo, per guardarti negli occhi mi serve una scaletta.” Si alzò sulle punte dei piedi e lo guardò dritto in faccia.

 

“Basta fare così!” Orlando, in un attimo, la prese in braccio e la portò alla sua altezza. “Vedi?”

 

“Orlando, te lo chiedo gentilmente, METTIMI GIÙ!” Aveva incrociato le braccia un po’ arrabbiata.

 

“Ok, ok. Stai calma e rilassata ok?” Con cura la rimise giù.

 

“Datti una mossa, togliti il vestito, rivestiti e poi andiamo a pagare. Ti vorrei ricordare che mi devi ancora un pranzo!”

 

“Sì, dammi un minuto e sono subito da te.”

 

Alla fine il bel vestito nero lo pagarono anche poco (per i standard di Orlando), quasi 300 dollari ma siccome era l’ultimo modello rimasto le commesse gli fecero un piccolo sconto. Per mangiare avevano optato per un piccolo ristorante cinese take away e andarono in un piccolo parco a consumare il cibo. All’inizio Orlando aveva fatto qualche piccola lagna per poter mangiare al fast food ma Amina l’aveva GENTILMENTE convinto a non andarci perché lei, da brava italiana, o mangiava per bene o non mangiava per niente. All’interno del parco non c’era molta gente e decisero di sedersi in un piccolo prato vicino al laghetto. Qua e là c’erano alcune famiglie che stavano facendo un picnic. Il ragazzo era abbastanza contrariato dalla decisione di sedersi per terra ma Amina gli aveva detto che i suoi pantaloni della Levis non si sarebbero di certo spaccati in due per stare a sedere.

 

“Certo che questo posto è veramente magnifico. Non avrei mai immaginato di trovare un parco così tranquillo nella caotica Beverly Hills.” Esclamò la ragazza addentando una patatina al granchio.

 

“Sarò sincero, avrei preferito mangiare su un bel tavolo di legno ma non si sta così male qui.”

 

“Vedi, in Italia qualche volta, io e le mie amiche, andavamo sempre di nascosto in una strada poco frequentata e dovunque ti girassi trovavi un prato pieno di fiori. Ogni tanto sognavamo di poterci ritornare con i nostri fidanzati per leggere un buon libro all’ombra di un albero.” Si era stesa completamente sull’erba e, con le braccia dietro la testa, guardava il cielo.

 

“Mi dispiace deluderti ma gli uomini non sono più come un tempo!” Lui le lanciò un’occhiata  divertita.

 

“Lo so bene. L’ultima volta che ci sono tornata ero con un ragazzo e devo dire che si è dimostrato tutto fuorché romantico e dolce. Ogni tanto gli uomini non capiscono che a noi donne basta una parola gentile per sentirci felici. Non so, magari hanno perso la sensibilità per strada.” Si era di nuovo alzata e aveva tirato un sassolino sull’acqua.

 

“Guarda che così mi offendi! Mica tutto il genere maschile ha solo quel pensiero fisso.” Lui aveva fatto una faccia da offeso-divertito. “Sai, è la prima volta che parliamo senza rimetterci a bisticciare, strano eh?”

 

“In effetti è vero. Non lo so come mai ti prendo sempre per i fondelli, sarà per il fatto che la tua faccia mi ispira…”Si mise a ridere di sottecchi.

 

“Ad altre ragazze, la mia faccia, ispira reazioni di tutt’altro tipo!” Aveva dipinto sulla faccia un bel sorrisetto malizioso.

 

“Oh, ma come siamo presuntosi!”

 

“Guarda che io ho la fila dietro la porta!”

 

“Sì, mi immagino quelle povere ragazze che prendono il numero per stare in fila! Ma fammi il piacere”

 

“La tua è tutta invidia, racchia!”

 

“Porco!”

 

“Bruttona!”

 

“Faccia da schiaffi!”

 

“Senza fascino!”

 

“Pallone gonfiato!”

 

“Orrida!”

 

“Roito, scherzo della natura!”

 

“Eh no! Così mi hai dato un colpo basso!” Dopo aver detto questo Orlando si girò verso di lei per prenderla ma Amina, prontamente, si alzò in piedi e cominciò a correre con alcuni sacchetti di cibo in mano. Si rincorsero per alcuni minuti ma alla fine decisero di fare una tregua. Era quasi l’una e loro si erano stancati molto. La ragazza aveva accettato di buon grado di cedere i suoi sacchetti in cambio di un passaggio a casa. Durante tutto il tragitto parlarono amichevolmente senza, naturalmente, evitare di prendersi in giro.

 

“Grazie di avermi riportata a casa. Beh, io ora devo proprio rientrare, devo riassettare un po’ e poi devo andare a vedere di qualche negozio che vende mobili. Non vorrei che il signor Oaudesy cominciasse a fare pressioni! Io sono una persona molto precisa quando si tratta di lavoro!”

 

“Lo sai, credo che quel vestito che ho comprato ha dei poteri miracolosi!” Disse lui molto spiritosamente.

 

“Perché? Non ti capisco…” Amina non sapeva dove voleva andare a parare.

 

“Adesso mi sembri quasi un essere umano! Perlomeno abbiamo smesso di litigare come due bambini!”

 

“Peccato che alcune scimmie non si evolvano mai! Ciao Cita! Devo proprio scendere!”

 

“Guarda che Cita era una femmina!”

 

“Ho capito, allora ti va bene King Kong…? A dir la verità mi sembra un po’ troppo esagerato!”

 

“Fuori dalla mia macchina irriconoscente!”

 

“Non c’è bisogno che tu me lo dica!”

 

Amina scese dalla macchina con la sua borsa e si avviò verso la porta di casa quando sentì che Orlando la chiamava. Lì per lì non ci aveva fatto molto caso ma adesso aveva cominciato ad urlare e non voleva che i vicini cominciassero a brontolare.

 

“Che c’è da urlare così tanto! Mica sei Pavarotti che si prepara per un concerto!”

 

“Solo una cosa!!!”

 

“COOOSA?” Lei cercò di imitarlo alzando la voce a sua volta.

 

“Grazie per avermi accompagnato! Ci vediamo alla festa di Elijah!”

 

“Niente! Ciao Ciao.”

 

Amina entrò in casa e si cambiò per poter ripartire in seguito alla ricerca di qualche mobile decente. Mentre andava in camera stava pensando ad Orlando. All’inizio gli sembrava solo uno stupido esagitato con le rotelle fuori posto mentre adesso lo aveva rivalutato un po’. Diciamo che da considerazione –10 era arrivato almeno all’1 pieno. Per la ragazza era arrivato al livello di esagitato bambinone che ogni tanto sclerava come una vecchia decrepita. Non c’è che dire, aveva molta stima di lui. Però non gli era sembrato cattivo e questo era un bene, ne conosceva troppa di gente con dei pensieri strani! In ogni modo aveva da fare e non era quello il momento di pensare a lui, magari l’avrebbe rivisto alla festa di Elijah, anzi, sicuramente. ‘Perlomeno ci sarà qualcuno che mi farà ridere!’ Pensò la ragazza e poi, tolti gli stivali e cambiati con un paio di scarpe da ginnastica, fu pronta per uscire di nuovo.

 

CONTINUA...

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Capitolo 8
*** A casa di Elijah ***


Rieccomi qua, dopo un po’ che non mi sono fatta sentire

Rieccomi qua, dopo un po’ che non mi sono fatta sentire! Diciamo che, dopo la fine della mia influenza, non ho più molto tempo come prima per scrivere. Tuttavia vorrei che continuaste a sostenermi e in cambio io prometto di aggiornare prima che posso! Grazie per ascoltarmi tanto (mi raccomando, continuate a recensire!!!!!) Buona lettura! Bacini Shi*

 

Capitolo 8.

A casa di Elijah…

 

Per tutto il tempo a metà tra la festa di Elijah e l’ultima volta che vide Orlando, Amina aveva cercato disperatamente qualcosa su cui basarsi per ammobiliare il negozio. Alla fine, dopo estenuanti discussioni con Oaudesy e Christy, era giunta alla conclusione di creare un club molto raffinato, sullo stile del film “Lanterne Rosse”, ispirato alla vecchia Cina, con le tipiche lampade a ellisse, le cameriere vestite con i kimono, i tavoli e le sedie molti piccoli e bassi. Lei non era molto contenta di quella decisione, era uno spirito libero e avrebbe volentieri optato per una cosa un po’ più frivola, magari che ricordasse le osterie dell’ottocento, chiassose e piene di ubriachi. Tuttavia si era dovuta adeguare allo stile di vita della ricca Beverly, sobrio e sofisticato. Ogni tanto le capitava di incontrare qualche personaggio famoso ma lei, o non lo riconosceva, oppure faceva finta di non vederli per evitare noie o eventuali grane. Di attori ne conosceva persino troppi per i suoi standard e non tutti si erano rivelati così gentili e tranquilli come credeva. Se ne potevano incontrare di tutte le risme: quelli narcisisti, quelli con il sorriso sempre stampato in faccia, quelli che parevano delle amebe, quelli con le mani lunghe e quelli con un senso dell’humour che avrebbe steso persino i cavalli. Così i giorni erano passati velocemente ed era già sabato e, come al solito, Amina era davanti all’armadio aperto nel disperato tentativo di decidere cosa mettere. Quella sera non voleva essere né eccessivamente elegante né eccessivamente sportiva e così scelse un abbigliamento piuttosto casual. Aveva indossato un maglioncino di lana celeste, un paio di pantaloni neri e gli anfibi, si era truccata molto poco e aveva tirato indietro i capelli con un cerchietto nero. Purtroppo dovette andare a piedi ma per fortuna la casa di Elijah non era molto lontana. Non appena suonò alla porta venne ad aprirle qualcuno che non era decisamente il proprietario.

 

“Ma chi è? Uao! Che pupa! Ma noi due ci siamo già incontrati?”

 

“Vabbè che sono un po’ strana, ma non pensavo di essere dimenticata dopo poco più di una settimana! Dominic, sono Amina non mi riconosci?”

 

“Uhm…vediamo…ah sì! La tipa dell’aereo! Entra, vieni pure dentro.” Il ragazzo le aprì la porta del tutto e, con un gesto della mano, la invitò ad entrare.

 

Non appena fu dentro la ragazza notò, abbastanza seccata, che le altre donne si erano vestite molto meno di lei. Alcune avevano indosso solo un microvestito che lasciava ben poco intendere. Ci mancava che si mettevano a correre nude per la stanza e poi avrebbero dato spettacolo di sé più di quanto già non facevano. Fece un ghigno di disgusto che non fu avvertito da nessuno e lei ne fu molto grata. Era stata una cosa che gli era venuta spontanea ma, ora che ci pensava, avrebbe potuto crearle non pochi disordini.

 

“Ciao Amina! Tutto bene? Sei arrivata sana e salva?” Era Elijah che era venuto per darle il benvenuto.

 

“Tu, accidenti a te piccoletto! Mi avevi detto di non mettermi troppo elegante e ci sono alcune che sembrano uscite da una rivista di moda!” Lei lo stava scherzosamente prendendo in giro per la sua altezza. Era alto come lei e il che lo innervosiva non poco. Per fortuna non prese a male le sue parole.

 

“Beh, ti posso assicurare che, anche se sono belle, hanno un criceto che gira sulla ruota piuttosto che il cervello. Parlare con te è di gran lunga molto interessante”

 

“Che c’è, cerchi di farmi le scuse a modo tuo? E va bene, diciamo che le accetto volentieri! Dove posso trovare qualcosa da bere?” Lei gli sorrise amichevolmente e gli diede una pacca sulle spalle. Elijah le indicò il piccolo bar e l’accompagnò.

 

“Cosa prendi, un Gin Tonic? Un Martini Dry?” Si mise a sedere accanto a lei.

 

“Per chi mi prendi, per una donnicciola che ha paura dell’alcool? Per me un bicchiere di rhum, contornato da un buon succo di pera, mi raccomando!” Elijah, in quel momento, rimase un po’ lì senza dire niente e vide Amina che si era già scolata il primo bicchiere, e senza effetto.

 

“Ehi, ciao cozza! Ci si rivede!” Era Orlando. Quella sera era vestito decisamente bene. Jeans scuri sbiaditi, maglietta aderente nera e un paio di scarpe da ginnastica nere.

 

“Buonasera vongola! Tutto bene laggiù con Ariel?” Lei cercò di fare un po’ di ironia.

 

“Sì, a parte la puzza di pesce…che fai, bevi come una vecchia spugna?” Si mise a sedere vicino a lei.

 

“Tutta invidia la tua! Io almeno l’alcool lo so reggere! Prima di diventare brilla mi ci vuole il mio tempo!”

 

“Ma possibile che per voi due sia impossibile parlare senza punzecchiarvi? Mi sembra di stare all’asilo!” Disse Elijah, intromettendosi nel discorso.

 

“Sai, a dire la verità noi stiamo già facendo passi da gigante in questo campo. Il nostro miglioramento è notevole, ammettilo!” Disse la ragazza ridendo.

 

“Mah, ci vi capisce è bravo. Ma….Amina! Ordini un altro rhum pera? Ma sei andata fuori di testa? Se continua così, tra due minuti ti devono riportare a casa in barella!” il ragazzo non credeva ai suoi occhi, si stava per scolare il secondo bicchiere.

 

“Anche tu invidioso della mia resistenza?” Disse lei ironicamente.

 

“Ma che ti salta in mente! Per tua informazione io l’alcool lo reggo benissimo,di sicuro meglio di una donna!” Disse lui un po’ stizzito.

 

“Lo stesso vale per me. Potrei bere il doppio di quello che bevi tu ed essere ancora sobrio!” Si intromise Orlando.

 

“La mettete così eh? E allora vi propongo una sfida. Il primo che crolla dovrà offrire da bere a tutti gli altri ok?” Amina si era messa le braccia dietro la testa e guardava gli altri due con sfida.

 

“Ci sto! Preparati a sganciare!” Disse Orlando guardando l’amico.

 

“Non sai quello che ti aspetta!” Replicò Elijah.

 

E così cominciò la loro lunga serata. Avevano cominciato alle 21.00 e poi non c’era stato verso di farli smettere. Ciascuno di loro aveva preso 7 bicchieri di rhum, un B52, una piña colada, due bicchieri di vodka alla pesca e un bicchiere di cuba libre. Alle 22.00 il barista gli aveva ordinato categoricamente che non dovevano più toccare qualcosa che avesse almeno qualche grado di alcool. E così si ritrovarono tutti e tre ubriachi fradici e non potevano più prendere niente perché, ogni qualvolta si avvicinavano al banco, li mandavano tutti via. Alla fine si erano messi seduti sul tappeto e avevano cominciato a parlare come tre deficienti di tutti quelli che erano presenti in sala. Quello che in assoluto stava peggio era proprio Elijah. Aveva retto fino al 5 bicchiere di rhum e poi, dopo quello, non si ricordava nemmeno cosa aveva buttato giù nello stomaco. Amina era riuscita ad arrivare cosciente fino alla piña Colada e Orlando era arrivato al B52. Gli altri presenti facevano poco caso a loro anche perché uno era il proprietario e non volevano dargli fastidio. Il culmine giunse alle 22.30 quando, dopo aver cantato a squarciagola Jimi Hendrix, si erano messi a dare dei finti premi mentre erano in piedi sul tavolo.

 

“Duuuunqueee….vediaaaamo…adesso assegneremo il premio per quellllo meeeno vestitoooo…..” Amina era in piedi e cercava disperatamente di non barcollare. La sbornia le era un po’ passata ma tutti e tre davano fiato alla bocca e solo dopo si accorgevano di quello che avevano detto.

 

“Sìììììììì, secondo me vaa dato alla baldraccaa con il vestittiiino violaa..”Aveva esclamato Elijah cercando disperatamente di alzare il braccio senza farlo cadere sul povero Orlando.

 

“Giusto, va benissimissimo” Urlò l’altro.

 

“Ma come vi permettete?! Non sapete che state parlando con Anne Marie Templeton??” Esclamò la ragazza presa in causa al culmine della vergogna.

 

“A dire la verità non ho idea di chi tu sia!” Disse Amina facendole un sorrisino beffardo.

 

“Brutta sgualdrina!” Disse Anne avvicinandosi alla ragazza “Ma adesso ti faccio vedere io!” Detto questo cercò di dare uno schiaffo ad Amina ma lei lo schivò prontamente e la mano della ragazza finì involontariamente per colpire Elijah.

 

“Cavolo! Non sapevo che ci fossero così mosche in giro!” Disse Amina in tono canzonatorio, dondolandosi da una parte all’altra.

 

“Mi ha picchiato! Ma come ti permetti. Mi avete stufato! Tutti fuori!” Elijah si era arrabbiato e si sa, mai svegliare can che dorme. Quando si ubriacava cominciava a dare il peggio di sé e, considerando che era già molto stanco, lo schiaffo della ragazza gli aveva fatto girare le palle. Furono costretti tutti ad andarsene e per ultimi rimasero proprio Amina e Orlando.

 

“Ehi, ma ci mandi via così? Noi non ti abbiamo fatto niente amico!”Disse Orlando un po’ scherzosamente.

 

“Eddai!! Non possiamo andare a casa così! Lui andrà a sbattere addosso ad un albero e io come minimo vengo presa sotto da una macchina!” Amina stava rincarando la dose.

 

“E va bene, voi due mi siete simpatici e potete rimanere un po’ ”.

 

……………………………………………………………………………………………………………………………………………

 

La mattina dopo Amina si risvegliò che aveva un mal di testa incredibile. Si era messa a pancia in sopra sul letto e cominciava a cercare di aprire gli occhi ma la luce  che filtrava dalla finestra non era decisamente l’ideale. Quando riuscì a svegliarsi del tutto aveva guardato l’ora sul suo orologio e non appena notò che erano le 11.10 di mattina le prese un colpo. Si ricordava poco della sera precedente. Si rammendava solo del suo arrivo e della scommessa con i due poi, il nulla. In quel momento non le veniva nemmeno in mente il motivo per il quale aveva cominciato a bere ma poi lo ricollegò ad Orlando. A proposito, che fine aveva fatto? La prima cosa che le venne in mente fu quella che si fosse sfracellato addosso ad un albero da quanto era ubriaco. Quando si mise seduta sul letto notò che c’era qualcosa che non andava. La camera non era la sua, questa era più grande e soprattutto aveva un armadio enorme e una bella scrivania. Poi si osservò e notò che aveva ancora addosso il suo maglioncino celeste. Non capiva ma, quando si guardò meglio intorno vide che c’era qualcuno accanto a lei. Non sapeva chi era perché era girata di schiena e, assalita da un dubbio incredibile, alzò le coperte per vedere se aveva indosso le mutandine. Sì, per fortuna c’era tutto, era completamente vestita e aveva persino le scarpe. Rimaneva da scoprire chi era il tizio che dormiva accanto a lei, si voltò verso di lui e non appena lo vide non potè fare a meno di essere sorpresa.

 

“Elijah!” esclamò la ragazza.

 

“Eh? Ma chi…AMINA?! MA CHE CI FAI QUI!” Si voltò un po’ addormentato ma non appena vide la ragazza gli venne un soffio al cuore.

 

“Guarda che non c’è bisogno che mi punti il tuo megafono sull’orecchio, ci sento benissimo!” Disse la ragazza mettendo la testa tra le mani.

 

“Ti faccio presente che la mattina non sono mai di buon’umore quindi, niente ironia per favore!” Rispose lui, molto seccato.

 

“Non lo faccio apposta! E che c’ho un mal di testa incredibile! Tra un po’ mi spacco in due!”

 

“Oddio, non me lo dire a me! Ma perché stavi dormendo qui?!” anche Elijah si era seduto sul letto e guardava Amina con sguardo piuttosto stanco ma curioso.

 

“E mica sono Nostradamus! Mi ricordo solo che ieri sera mi ero presa una sbornia a puntino!”

 

“Non lo dire a me, dalle dieci in poi ho il vuoto più totale.”

 

“Senti, non è che hai un analgesico qui in casa? Se non lo prendo entro dieci minuti dichiareranno la morte cerebrale.”

 

“Non lo so, andiamo in cucina a vedere se c’è qualcosa…”

 

Si alzarono di malavoglia e non erano di certo al massimo della loro forma. Amina aveva i capelli che avevano dichiarato guerra fra di loro ed erano appiattiti da una parte e dritti come una cresta dall’altra, una gamba dei pantaloni si era tirata su fino al ginocchio e aveva una scarpa slacciata. Elijah aveva i capelli che sembravano usciti da una lavatrice, ognuno andava per conto suo e non voleva sapere di tornare a posto. Senza contare che tutti e due avevano due occhiaie assurde e due occhi ridotti a poco più di due fessure. Quando riuscirono a raggiungere la cucina notarono che non erano soli.

 

“Orlando? Anche tu qui? Cos’è, l’allegra rimpatriata degli ubriaconi?” Esclamò Elijah un po’ divertito nel vedere l’amico scomposto con tutti i capelli scombinati.

 

“Ma guarda, il mezz’uomo si è svegliato! Toh, Mortisia Adams è con lui…” Orlando si era girato ed aveva due occhiaie peggiori degli altri due.

 

“Non sapevo che i vampiri si attardassero tanto! Di solito all’alba evaporano…” Disse Amina avvicinandosi al lavello.

 

“Devo ridere? Credevo che gli zombie esistevano solo negli incubi…” Rispose inacidito il ragazzo.

 

“Anche io credevo che il conte Dracula fosse una leggenda…” Lo rimbeccò lei.

 

“Ma è mai possibile che voi due troviate da litigare anche la mattina! Se continuate così vi sbatto fuori a calci nel culo!” Elijah si era intromesso nel discorso mentre cercava qualcosa per il mal di testa.

 

“Hai ragione, scusaci. Tregua?” Disse Orlando porgendo la mano ad Amina.

 

“Tregua. Immagino che anche tu hai avuto risvegli migliori di questo!”

 

“Immagini bene. Quando mi sono svegliato, un quarto d’ora fa, voi due dormivate come due angioletti. Mi doleva il cuore svegliarvi e così sono venuto in cucina sperando di trovare, che so, un analgesico. Ho un’emicrania che stenderebbe un dinosauro.”

 

“Non sei il solo! Anche io ed Elijah abbiamo mal di testa! Accidenti a tutto quello stupidissimo alcool!”

 

“Ce l’ho fatta! Eccola qua! Stupida aspirina dei miei stivali!” Esclamò Elijah facendo zittire i due.

 

“Ok, adesso si mangia qualcosa e poi, dopo aver preso la medicina, tutti spaparanzati sul divano!” Disse Orlando sfoderando un sorriso inatteso, considerando il suo stato.

 

Mangiarono qualche fetta di pane con la marmellata e un po’ di gelato avanzato dalla sera prima. Stavano tutti in silenzio perché nessuno dei tre aveva forze a sufficienza per parlare. Dopo aver finito andarono ognuno, a turno, in bagno a rendersi un po’ più presentabili e, dopo aver preso l’aspirina, si sedettero sul divano. Guardavano la televisione svogliatamente ma nessuno aveva il coraggio di alzarsi. Verso le due del pomeriggio Elijah ordinò tre pizze e mangiarono a casa sua, dopo pranzo cercarono di ricordarsi cosa era successo la sera prima.

 

“Ehi ragazzi, qual è l’ultima cosa che vi ricordate?” Amina cominciò il discorso.

 

“Sarò sincero, dopo il B52 il mio cervello è finito nel mondo dell’assuefazione…” Rispose Orlando.

 

“A patto che tu ce l’abbia mai avuto il cervello” Disse Elijah.

 

“Ehi, da quando in qua mi rubi le battute?” La ragazza gli diede un piccolo scappellotto innocuo.

 

“Posso sapere da quanto siete in combutta contro di me?” Orlando li guardava con una vaga aria di sfida.

 

“Dunque, all’incirca cinque minuti!” Disse il ragazzo.

 

“E tu El? Fin dove ti ricordi?”

 

“I miei ricordi si fermano al quinto bicchiere di rhum!”

 

“Ma quanto siete scarsi?! Io ho saputo resistere fino alla Piña Colada e, da lì in poi…boh!”

 

“Da quando in qua ti fai chiamare El?” Orlando punzecchio Elijah facendo riferimento a quello che aveva detto Amina.

 

“Sarò sincero, da neanche un minuto! Mi chiamano Lij, Elja, Woody, Wow, Ew, ma El non mi ci hai mai chiamato nessuno…la nostra Amy ha il copywright!”

 

“E da quando in qua io sarei Amy?”

 

“Suppongo sempre da meno di un minuto!” Le rispose di nuovo Orlando.

 

“Ah, già. E lui è Ob! Il suo soprannome ha un po’ più di tempo del nostro, carino vero?” Elijah guardava la ragazza sorridendo.

 

“Molto appropriato, vediamo….Ob come…obeso…” Amina si stava massaggiando il mento.

 

“Non ci siamo…” Le rispose Orlando un po’ contrariato.

 

“Obbediente…”

 

“Decisamente no!” Disse Elijah ridendo.

 

“Magari obbrobrio…sì, direi che è l’ideale! Un diminutivo perfetto!!”

 

“Suppongo che molte persone non la pensano come te, anzi, direi tutto il contrario!”

 

“Ma dai, tanto lo sanno tutti che Ob sta come Olando Bloom, quando l’abbiamo create t’abbiamo preso le iniziali del nome!” gli disse Elijah.

 

“Io sarei dell’idea che venga da obbrobrio! Sei sicuro che quando sei nato sei passato per il buco giusto?” Amina lo provocò.

 

“Questa te l’ha sparata grossa!” Gli disse El.

 

“Sì, ma adesso glielo faccio vedere io! MUCCHIA SU AMY!!!!”

 

Detto questo Orlando prese Amina di peso e la butto sul divano, seguito da Elijah, dopodiché facevano a gara per buttarsi sopra di lei sperando di fargli male (scherzosamente). L’obiettivo, però, non era decisamente calmo e quieto come si aspettavano: la ragazza si era messa a scalciare e aveva cominciato a fare il solletico a tutti e due che alla fine si erano arresi ed erano caduti per terra ridendo come due pazzi. Amina era riuscita a rimanere sul divano e anche lei si era messa a ridere.

 

“Ecco quel che vi aspetta se ci provate di nuovo” Disse Amy con un po’ di fiatone.

 

“Ma tu non sei un essere umano, sei una cavalla!” Le rispose di rimando Orlando.

 

“Dai, per farmi perdonare sabato prossimo vi invito a prendere una tazza di caffè a casa mia! Più che altro dovrei invitare El che mi ha permesso di dormire qui ma dopo tu t’offendi…” Mentre disse questo aveva puntato un dito contro Orlando.

 

“Ok, io ci sto. Così impari a farmi il solletico a tradimento!” Elijah si girò verso di lei e si mise di nuovo a ridere.

 

“E visto che hai invitato anche me, vedrò di non mancare, così mi riprendo la rivincita.”

 

“Certo, continuate pure a sperare di riuscire a vincere!”

 

Così inizio la loro strana amicizia. Si conoscevano da poco più di una settimana ma si trovavano molto bene insieme, forse perché erano uno più bambinone dell’altro. La cosa più divertente che trovavano da fare era cazzeggiare e il che era ritenuto divertente da tutti e tre. In questo modo così strano, grazie ad una festa, un aereo, un vestito ed una festa, si conobbero Amy, El e Ob, tre ragazzi molto diversi tra di loro ma i risvolti che una storia può prendere sono sempre imprevedibili.

 

CONTINUA...

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Capitolo 9
*** Il diavolo fa le pentole e, a volte, anche i coperchi... ***


Salve a tutti

Salve a tutti! Sono tornata!! Beh, ho deciso di fare la mia solita nota personale perché ho due cosine da dirvi^^. Innanzi tutto ieri sono andata a vedere “Il ritorno del re” e per chi volesse andare a vederlo…FANNO DEI PRIMI PIANI DI LEGOLAS DA MORIRE DI ASFISSIA!!!(Un momento che mi asciugo la bavina…^^). E poi a Dolcemaia, per quella storia di Mary io ero molto d’accordo con te (poi mi spieghi il fatto delle stelline che proprio non c’ho raccapezzato niente…^^) ma ho fatto ricorso al mio self control per essere un po’ più gentile e poi non ho capito…ma se una storia non ti piace perché la devi leggere? Mah, la classica domanda da un milione di dollari!^^ Ma ora basta con le mie caz…ehm…cavolate e via al nono capitolo!! Bacini Shi*

 

Capitolo 9.

Il diavolo fa le pentole e, a volte, pure i coperchi…

 

Quel sabato sera Amina aspettava degli ospiti, Orlando ed Elijah, e così decise di tenere un po’ a posto la sua piccola casa. Uno dei difetti più grandi della ragazza (oltre che avere un caratterino niente male) era il disordine; non riusciva a stare due minuti in un posto che aveva già scombussolato tutta la roba. In due settimane era riuscita a ridurre la sua camera in un campo di battaglia, c’erano vestiti dappertutto e le scarpe messe un po’ qua e là. Tuttavia quel giorno aveva deciso di pulire e così era in tipico abbigliamento da casalinga: capelli tirati indietro con la coda, maglione di tre taglie più grande, guanti verdi di gomma, grembiule giallo canarino, pantaloni con i buchi un po’ diffusi e pantofolone a forma di cane. Alle 19.30 aveva finito di riassettare e si era riposata un po’ stendendosi sul divano prima di mangiare. Si era cucinata un piatto di spaghetti al pesto, i cordon bleu un bel cesto di insalata. Si era appena seduta a tavola quando sentì il campanello. ‘O mio Dio, e chi è a quest’ora?’ pensò immediatamente, andò alla porta e guardò dallo spioncino fino a quando si rese conto che i suoi futuri ospiti erano un po’ in anticipo.

 

“Io un giorno o l’altro vi ammazzo. Mi avete fatto prendere un colpo! Che ci fate qui a quest’ora?” Disse Amina aprendo la porta.

 

“A dir la verità ci avevi invitati a prendere una tazza di caffè, non ricordi?” Disse Orlando guardandola.

 

“Certo che me lo ricordo! E’ solo che vi aspettavo un po’ più tardi comunque prego, entrate” La ragazza fece accomodare i suoi ospiti ma si era dimenticata di un piccolo particolare.

 

“Ehilà Amy, cos’è, sei diventata una cenerentola dei giorni nostri?” Le disse Elijah ridendo.

 

“Cos…ah, i miei vestiti. Sai com’è, io non so voi, ma quando pulisco non uso un vestito di Gucci…” Rispose noncurante lei.

 

“Sai, quasi quasi ti faccio una foto per ricattarti…” Orlando cercò di scherzare facendo un sorrisino sadico.

 

“E poi magari mandala ad una casa di moda, chissà, mi eleggeranno miss eleganza dell’anno!”

 

“Sai potrebbe essere una buona idea” El si avvicinò all’amico e la stava guardando con due occhi un po’ maliziosi.

 

“Sì, come no. Forza, mettetevi seduti sul divano, io devo ancora cenare.”

 

“Ma come, ancora non hai mangiato?”

 

“Secondo te Ob?” Disse lei indicando il tavolo apparecchiato.

 

“Direi di no…ok, andiamo sul divano e facciamo i bravi bambini. Quando hai finito vieni sulla poltrona che ti devo raccontare una cosa…”

 

“Molto intrigante direi…!” Disse Elijah guardando Orlando in modo piuttosto equivoco.

 

“Cos’è, hai scoperto di essere gay? Ti hanno ingaggiato per girare un film a luci rosse?” Disse Amina incrociando le braccia e guardandolo ridendo.

 

“Certo, l’importante è che tu ci creda…però potrebbe essere una buona idea sai? Magari dovrei fare il pornodivo!” Rispose lui ironicamente.

 

“Ho capito l’antifona, vado a mangiare e poi mi racconti.” Amina ritornò a sedere e cenò molto in fretta, era troppo curiosa di sapere cosa avessero da dirle. Ogni tanto lanciava qualche occhiata in salotto e, come sempre, i due si giravano verso di lei e, alzando il dito medio, le facevano un sorrisino ironico. Lei si limitava a rispondere allo stesso modo e poi, incupendo un po’ gli occhi tornava al suo piatto di spaghetti. Alle 20.00 aveva finito e per non perdere tempo aveva ammucchiato tutte le posate e i piatti sul lavello, aveva deciso che li avrebbe lavati dopo oppure la mattina seguente. Preparò una buona tazza di caffè e, porgendo il delizioso liquido ai suoi due amici, si mise a sedere vicino a loro.

 

“Allora, di cosa dovevi parlarmi? Mica avrai fatto qualche reato spero!” Disse Amy scherzosamente.

 

“Lo ammetto, più ti conosco e meno ti reputo simpatica ma a parte questo…tu te la ricordi Anne Marie Templeton?” Rispose Orlando.

 

“Mai sentita nominare, la conosco?”

 

“Beh, dovresti. Considerando che le hai dato anche della sgualdrina” Disse ridendo Elijah.

 

“Eh? Ma quando è successo? Non ditemi che era anche lei alla festa!” La ragazza si mise una mano sulla fronte.

 

“Bingo! Quando eravamo arrivati a consegnare quei premi idioti lei, a parer nostro, era quella meno vestita. Dopodiché si è un po’ alterata e ti voleva dare uno schiaffo solo che ha colpito il mezz’uomo.” Orlando si prese una gomitata da Elijah “Ahi, volevo dire El. Poi lui si è incavolato di brutto e li ha buttati tutti fuori, lei compresa. Tre sere fa ho sentito il telefonino squillare e, visto che io non do il mio numero a nessuno volevo sapere chi era. Alla fine è saltato fuori che era la Templeton e che io le piacevo molto, voleva rivedermi e così, la sera stessa siamo usciti e poi…” Ob aveva assunto una faccia piuttosto soddisfatta.

 

“Immagino! Brava a letto?” Disse Amina sorseggiando il caffè.

 

“Ma come, non ti faccio schifo dopo quello che ho fatto?” Il ragazzo rimase un po’ interdetto, si era preparato a qualsiasi reazione ma quella non l’aveva nemmeno considerata.

 

“Ehi, guarda che il tuo è un comportamento è normale. Se un bel ragazzo mi chiede di uscire con lui e poi finiamo a letto, pace! Guarda che siamo esseri umani! E poi non hai ancora risposto alla mia domanda…allora?”

 

“Nella media, ho avuto del sesso migliore” Rispose lui appoggiando il braccio sul bracciolo della poltrona.

 

“Ma la notizia sconvolgente non è questa, perché non gli racconti il seguito?” Elijah incalzò l’amico.

 

“Ah sì, per poco non mi dimenticavo. Lo sai cosa mi ha proposto dopo essere stati a letto insieme? Mi ha detto che tra due settimane lei andrà a fare un po’ di vacanza a Madonna di Campiglio, in Italia, e mi ha chiesto di accompagnarla. Pensa che meraviglia, sole, sci e sesso per una settimana intera!” Disse lui stravaccandosi ancora di più sul divano.

 

“Ti dirò, non mi sta simpatica la tizia, considerando che voleva schiaffeggiarmi, però ha davvero buon gusto. Ci potessi ritornare pure io in Trentino! Andrete anche a fare trekking?”

 

“Ma tu sei completamente matta! Guarda che noi ci andiamo per riposarci!”

 

“In tal caso siete proprio due idioti fatti e finiti! Andate in vacanza, sulle alpi, in una piccola e tranquilla città e non andate a fare qualche camminata in giro? Se ci andate solo per poltrire in un posto diverso dalla vostra casa, spenderete solo dei gran soldi!” Amina si era avvicinata ad Orlando e, con il suo modo di fare un po’ ironico, gli aveva fatto notare la sua impressione.

 

“Mi scusi stambecco delle montagne!” La prese in giro lui.

 

“Prego, per te sono la cerbiatta delle nevi!” Lo rimbeccò lei.

 

“Secondo me sei un’orsa mal cresciuta…”

 

“Non sapevo che esistessero gli orsi al tempo degli uomini delle caverne!”

 

“L’unica cavernicola della situazione sei tu!”

 

“Homo erectus!”

 

“Analfabeta e orrida!”

 

“Crotocefalo mononeurone!”

 

“BASTA! Ma è possibile che voi non riusciate ad intrattenere un discorso serio per almeno due minuti senza finire per discutere come due deficienti! Mi fate paura! Ma vi siete mai chiesti se siete delle persone normali e civili? Voglio dire, siamo partiti tanto bene e invece adesso siete di nuovo qui a punzecchiarvi! Vergognatevi, siete due esseri atroci!” Elijah si intromise cercando di fare da paciere tra i due.

 

“Zitto nanetto!” Gli disse Orlando facendogli la linguaccia.

 

“Puffolandia non è nelle vicinanze, ti sei forse perso cercando di tornare a casa?” Rispose Amina facendo l’occhiolino ad Ob.

 

“Zitti, esseri immondi!” El stava cercando di alzare la voce per ribattere i due.

 

“ADDOSSO!!!” Urlò l’altro gettandosi addosso all’amico.

 

“BANZAII!!!” Disse la ragazza buttandosi sopra Elijah. Lui stava cercando di difendersi ma era numericamente impossibile, non poteva affrontare una sfida due contro uno. Alla fine chiese pietà tra le risate e gli altri due lo lasciarono andare, soddisfatti di aver vinto su tutta la linea. Alla fine Amina riprese la parola.

 

“Sapete, quando ancora facevo le medie io frequentavo il gruppo parrocchiale. Avevo tanti amici e il prete mi faceva veramente morire dal ridere senza contare che tutti noi ragazzi eravamo affezionatissimi a lui. Pensate, ci portava in campeggio tutte le estati! L’ultima volta che ci andai avevo appena finito il primo anno delle superiori e ci portò a Passo del Tonale. Un posto veramente stupendo, magnifico e irreale nella sua semplicità. Non c’erano molte case ma la gente era comunque molto gentile e cordiale, noi eravamo alloggiati in una casa presa in affitto e non vi dico il ridere quando ci ritrovavamo a mangiare tutti insieme. Eravamo solo una ventina ma facevamo sempre un casino infernale. Rimanemmo là per dieci giorni e andammo cinque volte a fare delle camminate. Il ricordo più vivido è stato quello del Passo dei contrabbandieri. Eravamo arrivati a 2500 metri di quota e, anche se era un po’ freddo, c’era un panorama favoloso, si poteva essere il re del mondo da lassù. E poi le nostre battaglie con le spugne e il detersivo, gli schizzi quando dovevamo lavare i piatti, le discussioni scherzose, le ammucchiate sul povero Francesco, i canti sul pulman. Sapete, voi due mi ricordate due miei vecchi amici a cui ero particolarmente legata. Eravamo quasi sempre insieme e scherzavamo tutto il tempo, poi quando partii per l’Inghilterra non rividi più nessuno e quando tornai quattro anni dopo ero troppo impegnata con il mio locale per ritornare al mio paese. Ah, cosa non darei per poter rivedere tutti quei posti incantevoli!” Amina aveva parlato senza nemmeno pensare a quello che diceva. Quando era con Orlando ed Elijah si sentiva veramente a proprio agio, come se li conoscesse da una vita. In parte era vero proprio perché assomigliavano incredibilmente ai suoi amici Samuele e Matteo, erano gli unici due del suo gruppo che la facevano ridere come non mai.

 

“Beh, è un po’ strano sentirti dire queste cose. Non avrei mai immaginato che tu fossi così sognatrice!” Esclamò El un po’ stupito.

 

“Che dire, i ricordi sono pur sempre i ricordi! E quelli che vi ho descritto sono stati i momenti più significativi della mia vita, per così dire, adolescenziale.”

 

“Sarò sincero, hai spiazzato pure me!” Disse Ob.

 

“Dite la verità, vi stupisco ogni giorno di più eh?”  Disse lei guardandoli con un sorriso scherzoso.

 

“Eh sì, sei un pozzo senza fondo di cose!” Disse Elijah guardandola ridendo.

 

“A voi piacerebbe fare un fuori programma?” Propose l’altro.

 

“Beh, dipende tutto da cosa si tratta…” Disse la ragazza.

 

“Perché tu ed El non venite con me a Madonna di Campiglio? Magari tu lo porti a fare qualche camminata mentre io starò da solo con la mia signorina Templeton!”

 

“Dici sul serio? Davvero possiamo? Cioè, non è che disturbiamo?” Disse Amina girandosi verso di lui e guardandolo piuttosto stupita.

 

“Sì, se ad El va bene…”

 

“Per me non ci sono problemi, basta che non mi porti in posti sconosciuti. Capito Amy?”

 

“O mio Dio. Non potete neanche capire quale incredibile piacere mi state facendo! Potrò ritornare dove sono stata quasi dieci anni fa! Vi ringrazio tantissimo ma credo di non poter esprimere a parole le miriadi di emozioni che mi stanno esplodendo dentro.”

 

“Se ti fa così piacere non ci sono problemi! Capiamo benissimo!” Disse Orlando sorridendole amichevolmente.

 

“Grazie dal profondo del mio cuore!”

 

Mentre disse queste ultime parole, Amina si alzò dalla poltrona ed andò verso i due abbracciandoli. Non poteva credere alle sue orecchie, le stavano offrendo la possibilità di rivivere ciò che credeva ormai dimenticato e non ci sarebbe mai stata una parola adatta per definire la sua gratitudine. Orlando ed Elijah furono da principio stupiti dal suo comportamento ma poi furono contenti di averle fatto un regalo così grande. Soltanto che, anche se per questa volta il diavolo ha fatto anche i coperchi, può sempre rigirare la pietanza come vuole…

 

CONTINUA…

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Capitolo 10
*** Una giornata di shopping! ***


Che dire, finalmente sono arrivata al capitolo dieci, questa è la storia più lunga che io abbia mai scritto

Che dire, finalmente sono arrivata al capitolo dieci, questa è la storia più lunga che io abbia mai scritto!^^. Vorrei ringraziare tutte quelle che continuano a sostenermi ma non vi illudete, non ogni cosa è così prevedibile come sembra! Magari sembrerebbe una storia scontata ma la protagonista non la pensa assolutamente in questa maniera! Bacini Shi*^^

 

Capitolo 10.

Un giorno di shopping!

 

Dopo che Amina ricevette quella splendida notizia non potè fare a meno di andare a fare shopping per cercare di trovare qualcosa di adatto per la montagna e, soprattutto, per andare a camminare. Due giorni dopo le venne la brillante idea di andare nell’ipermercato nel quartiere di Nortinghton dove aveva notato che c’era un negozio specializzato in articoli da caccia, pesca e quant’altro. Tuttavia rimaneva un problema: doveva riuscire a convincere Elijah ad andare con lei perché, se dovevano andare insieme, doveva ‘equipaggiarlo’ meglio che poteva. Il pomeriggio, alle 15.30, andò a casa sua e si era vestita molto semplicemente perché avrebbe dovuto provare qualche capo di vestiario e preferiva non avere troppi gingilli da togliere. Si mise il cappello beige, una felpa e un paio di jeans assieme alle sue solite scarpe da ginnastica. Non appena suonò al campanello si trovò davanti un Elijah piuttosto sorpreso di vederla.

 

“Ehi, qual buon vento ti porta a casa mia?” Le disse lui aprendo la porta.

 

“A dire la verità sono venuta per prelevarti da casa. Devi venire con me!” Disse lei guardandolo. Lui aveva fatto una faccia piuttosto strana.

 

“Come mai? C’è qualcosa che tu sai e io non so?”

 

“A dire la verità avevo pensato che, se verrai in montagna con me avrai bisogno di rifarti un po’ il guardaroba.” Gli rispose Amina entrando in casa. Non appena si trovò in salotto potè notare, con suo immenso stupore, che Elijah era veramente un tipo molto ordinato. Non c’era un granello di polvere e ogni cosa era al suo posto, i piatti erano stati rimessi a posto e aveva persino pulito i pavimenti. ‘Proprio come me ’ pensò ironicamente.

 

“Allora, come mai tutta questa fretta? Ad essere sincero penso di avere molti vestiti nel mio armadio.”

 

“Beh, non lo metto in dubbio. Però devi procurarti almeno un paio di scarpe da trekking altrimenti, se vieni al passo dei contrabbandieri con me, ti spaccherai i piedi in due. Capisci, non si tratta di una scampagnata. Allora El, accetti?” Disse lei guardandolo piuttosto seriamente.

 

“Non saprei, ma temo che se declinassi mi porteresti via di peso. Ok, dammi il tempo di cambiarmi e poi andiamo.”

 

Amy si mise a sedere sul divano e si guardò un po’ attorno. L’ultima volta che era stata a casa sua era per via della festa e non aveva di certo ricordi piacevoli. Si mise a ridere da sola e poi incitò Elijah a far presto.

 

“Ehi, ma ti vuoi muovere? Sei peggio di una donna!”

 

“Io ho il mio tempo ok? Se mi dai fastidio ci metto il doppio!”

 

“Sì, sì, ho capito. Spicciati che ho fretta!”

 

Alla fine riuscirono ad andare via alle 16.45, Amina aveva continuato ad incitare il ragazzo e lui, per tutta risposta, gli diceva di aspettare un attimo. Alla fine erano stati cinque minuti, poi dieci, venti, mezz’ora e così via. Lei si stava quasi per rassegnare ma, dopo quasi tre quarti d’ora, riuscì vedere completato il lavoro dell’amico. L’unica cosa che la fece rimanere tranquilla fu il fatto che, dopotutto, il risultato non era così male. Di certo aveva molto più fascino, a suo parere, di Orlando. Forse perché era più maturo ma a lei non piaceva lo stesso, lo considerava carino, certo, però era pur sempre solo un suo amico. Decisero di prendere la macchina perché avrebbero fatto prima e dopo cinque minuti arrivarono davanti all’ipermercato. Al solito, Elijah si era messo un paio di occhiali da sole.

 

“Senti El, ma perché tu ed Orlando vi mettete sempre gli occhiali da sole quando uscite?” Domandò Amina un po’ curiosa.

 

“Ad essere sincero io li odio ma è un modo per non farsi riconoscere dalle fan. Se per caso scoprissero che adesso sono qui, questo posto si riempirebbe di gente.” Disse lui un po’ scocciato.

 

“Quasi quasi farei una telefonata anonima ad un giornale…” Rispose lei, ironicamente.

 

“Moriresti prima di esserti resa conto di aver fatto una cazzata…”

 

“Mi uccideresti?”

 

“Forse sì, ma se fai la brava non ti tocco…”

 

“Non riusciresti a toccarmi nemmeno se facessi la cattiva, sono più forte di te, piccoletto.” Disse lei un po’ maliziosamente.

 

“Io sarei un nano eh? Guarda che tu sei alta come me!” Rispose lui un po’ inacidito.

 

“Mamma mia, con te non si può nemmeno scherzare! Sai, ti facevo più autoironico…” Lei lo guardò divertita.

 

“Guarda che io, per tua informazione sono molto autoironico!” Disse lui dandole una botta.

 

“Bugiardo!” Lei lo fisso con i suoi grandi occhi e gli fece una pernacchia.

 

“Non è vero!” Rispose lui.

 

“Permaloso!!”

 

“Adesso basta! Prenditela te l’ultima parola, non sono mica come Orlando! Forza, altrimenti ci prendono per due pazzi se stiamo a discutere qua in mezzo!” Lui la prese per un braccio e la portò con sé.

 

“D’accordo, mon capitaine! Mica te la sarai presa per prima? Guarda che io stavo solo scherzando!” Gli disse lei cercando di essere dispiaciuta.

 

“Lo so che scherzi, non preoccuparti. E’ questo il negozio?” disse lui indicando una grossa vetrina con scritto ‘il mondo dello sport ’.

 

“Sì, forza. Entriamo!”

 

Il centro commerciale di Nortinghton non era molto grande ma era comunque molto carino. Al suo interno c’era un piccolo bar, un fast food, un attività alimentare, un negozio di abbigliamento elegante e poi c’era il mondo dello sport. Nel complesso non è che fosse molto ampio però ci si poteva sempre trovare qualcosa di utile. Amina aveva pensato che, se andava lì dentro, magari poteva riuscire a trovare più facilmente qualcosa di adatto, invece di girovagare per Beverly Hills senza alcun risultato. Non appena entrarono un commesso fu subito pronto ad aiutarli ma, come suo solito, Amy preferì fare da sola sia per evitare di essere infastidita, sia perché non voleva che riconoscessero Elijah, altrimenti sarebbe successo il finimondo. La prima cosa di cui avevano bisogno erano gli scarponi da trekking.

 

“Senti Amy, secondo te questi andranno bene?” El le indicò un paio di anfibi neri.

 

“Posso dirti la sincera verità? No. Non devi guardare le cose eleganti o carine, devi semplicemente comprare le cose più comode come queste.” Lei gli disse queste parole dolcemente, aveva intuito che lui non era il tipo da fare camminate in montagna e per questo non sapeva cosa indossare. Gli indicò un paio di scarponi marroni.

 

“Beh, non che siano il massimo della bellezza. C’è il 41?”

 

“Non lo so, un attimo che guardo…sì. Te le misuri?”

 

“Io ci provo, tutt’al più non le prendo.” Prese gli scarponi e li misurò. Erano abbastanza comodi ma con i suoi pantaloni neri non è che ci stavano molto bene. “Allora? Sono presentabile?”

 

“Sì, decisamente sì. Io prendo questi qui beige con la speranza che non becchiamo qualche giorno di pioggia altrimenti me le ritrovo nere.” Esclamò lei ridendo.

 

“Che facciamo, non prendiamo nient’altro?”

 

“Dipende, tu hai qualche paio di jeans vecchi e delle felpe un po’ logore?”

 

“Credo di sì. Suppongo, allora, che possiamo andare a pagare.” Lui la incitò a seguirlo e poi andarono alla cassa a pagare. Non appena uscirono concordarono che sarebbe stato bello e soprattutto gratificante andare a prendere qualcosa di veloce al fast food. Amina era un po’ contrariata ma poi accetto senza fare ulteriori storie, avrebbe preso solamente le patatine fritte.

 

Restarono lì per alcuni minuti a chiacchierare del più e del meno e, due o tre ragazze, avendo riconosciuto Elijah, erano andate a chiedergli un autografo ma non appena videro che non era solo lanciarono uno sguardo di fuoco ad Amy. Lei, dal canto suo, aveva fatto finta di niente perché non voleva assolutamente cominciare a litigare per una cavolata come quella. Dopo mezz’ora Elijah cercò di ritornare sull’argomento della loro piccola ‘dipartita’.

 

“Dimmi, ma quando sei andata a passo del tonale dieci anni fa com’era il paesaggio? Voglio dire, dove hai intenzione di trascinarmi?” Chiese il ragazzo.

 

“Avanti, trascinarti non è precisamente la parola adatta, sei tu che mi hai voluto accompagnare di tua spontanea volontà. Il primo giorno andremo al ghiacciaio del Presena, si trova a quasi 2700 metri di altezza e ci sono le nevi perenni. Non è molto faticoso e soprattutto è una camminata molto breve perché fino a più della metà del tragitto dovremo andare in funivia. Poi si deve camminare per un quarto d’ora e si arriva in cima. Volendo, potrebbero venire anche Orlando e la Templeton, si può fare anche con le normali scarpe da ginnastica. Il terzo giorno andremo al passo dei contrabbandieri e lì ci sarà veramente da faticare, credimi. Quello che faremo gli altri giorni non lo so ma di sicuro visiteremo Trento, ponte di legno e, se possiamo, pure i vecchi forti di guerra.”

 

“Sarò sincero, l’idea di dover camminare così tanto mi spaventa. Io non ci sono molto abituato.” Elijah stava cercando di cambiare discorso. “Ma ti sei divertita davvero così tanto l’altra volta?”

 

“Non ti immagini quanto” Disse lei con occhi sognanti. “Non so cosa darei per far tornare indietro il tempo!”

 

“Sai, io non ho avuto un’adolescenza tranquilla e spensierata come la tua. Già da quando ero bambino ero in giro per l’America a girare dei film. Non stavo mai troppo fermo in un punto e questo mi dispiaceva molto perché non avevo modo di trovare amici. Orlando ed io ci siamo conosciuti sul set del signore degli anelli e, parlando un po’ tra di noi, abbiamo scoperto di avere molte cose in comune. Per questo adesso ci vediamo così spesso, entrambi siamo un po’ soli e stare in compagnia ci risolleva il morale. Tu devi ritenerti fortunata, dopo mia madre sei l’unica donna che ho per amica!” Disse lui sorridendole. Si capiva che era un po’ triste e a lei non piaceva affatto vederlo così.

 

“Perlomeno tu hai la fortuna di fare un buon lavoro. Non ti invidio, sia ben chiaro, però hai la possibilità di girare il mondo e di conoscere sempre posti nuovi. Io non so cosa darei per poter viaggiare tutto l’anno. A proposito, davvero tu ed Orlando avete girato insieme il film del signore degli anelli? Come avrai ben capito io non sono molto appassionata di cinema e preferisco di gran lunga leggermi un libro. Sai, io l’ho letta tutta la trilogia! Tu che parte hai interpretato?” Amina aveva un po’ spiazzato Elijah, lui non si aspettava che lei non sapesse niente del film. Si potevano vedere dovunque locandine oppure pubblicità.

 

“Ma davvero tu non ne sapevi niente?” Chiese lui molto stupito.

 

“Niente di niente. L’ho già detto ad Orlando, a me non piacciono molto i film moderni e, di solito, non mi stanno molto simpatici gli attori. Logicamente esclusi tu ed Ob. Voi due siete diversi perché non mi date l’idea di esservi montati eccessivamente la testa, sembrate quasi due persone normali ma più vi conosco e più mi devo ricredere. Di umano, voi due, avete ogni giorno di meno!” Disse lei ridendo, con la sua risata cristallina contagiò anche Elijah.

 

“Sì, forse hai proprio ragione! Io ed Orlando siamo due perone completamente atipiche, credimi. Comunque, se ci tieni a saperlo, io interpretavo la parte di Frodo Baggins e Ob faceva Legolas. Che coppia eh?”

 

“Sai, non ti ci vedo a fare il portatore dell’anello! Quando Frodo partì aveva già cinquant’anni. Ad essere sincera mi piace di più leggere i libri perché ho la possibilità di immaginarmi i protagonisti, senza che ci sia qualche limitazione dal fatto che ho visto il film. Però Ob non ce lo vedo proprio a fare Legolas! Voglio dire, è un personaggio molto enigmatico, educato e soprattutto gentile e di poche parole. Insomma, tutto quello che manca a quel pazzo scatenato!” Non si erano accorti che qualcuno era arrivato.

 

“Ehi, apprezza pure il lavoro altrui tu!”

 

“Come si suole dire, si parla del diavolo e gli spuntano i corni!” Disse Amina ridendo.

 

“Ciao Ob, da quando sei qui dietro?” Gli disse Elijah.

 

“Non da molto. Ti avevo cercato sul telefono di casa ma avevi la segreteria telefonica, sono andato a casa di questa sciagurata e non c’era così, ho fatto due più due e ho pensato che foste usciti insieme” Si era messo seduto vicino a loro.

 

“Questo lo posso immaginare però come hai fatto a sapere che eravamo proprio qui?”

 

“Beh El, considerando il fatto che tra due settimane andiamo in montagna avevo previsto che questa mente malata ti portasse a comprare qualcosa!”

 

“Ehi,parla per te! Non è mica colpa mia se hai i semi al posto del cervello!” Amy si era sentita decisamente presa in causa.

 

“Per favore, cerchiamo di non ricominciare eh? Dimmi Ob, sei venuto solamente per vedere se eravamo qui oppure hai bisogno di qualcosa?” Elijah cercò subito di non fare ricominciare i due altrimenti avrebbero richiamato tutte le attenzioni su di loro.

 

“A dir la verità avevo bisogno di comprarmi qualcosa per andare in montagna. Voi due cosa avete preso di bello?”

 

“Io un paio di scarponi ed El lo stesso. Per una o due camminate abbiamo bisogno di scarpe da trekking e poi ci servono per stare al caldo, altrimenti ci si congelano i piedi.”

 

“Sai, avevo intenzione di comprarmi un paio di scarponi anche io, non voglio patire il freddo in vacanza!”

 

I tre continuarono a parlare amichevolmente ancora per qualche minuto ma non si accorsero di aver attirato su di loro un sacco di occhi indiscreti. C’erano dovunque delle ragazzine che li guardavano e, siccome non erano sicure di sapere chi erano, erano rimaste fisse nella speranza di poterli riconoscere. Non appena Orlando si tolse gli occhiali da sole, però, accadde il finimondo.

 

“UUAAAHHHH!! SONO BLOOM E WOOD!!!!UN AUTOGRAFO!!!!" Una marea di fan si stava riversando su di loro e furono per presto presi dal panico. Gli era capitato altre volte si subire degli assalti così ma Amina non sapeva che fare. Orlando ed Elijah stavano per alzarsi e notarono che la ragazza era rimasta lì a guardare cosa stava per succedere. Ob, prontamente, la prese per un braccio e se la portò via. Non appena furono sufficientemente lontani i due le spiegarono tutto.

 

"Ma perchè non sei andata via? Se saresti rimasta lì ti avrebbero scuoiata via!" Gli disse, con tono di rimprovero, Elijah.

 

"Ehi, guardate che io non avevo fatto niente e quindi non prendetevela con me!"

 

"Senti, lo so che hai ragione ma purtoppo noi non possiamo dimenticare il fatto di essere famosi. La prossima volta che capita una cosa del genere scappa all'istante come abbiamo fatto noi!"

 

"El ha perfettamente ragione e poi...oh, mi squilla il telefono, un momento."

 

Amina vide l'amico rispondere e dire giusto qualche monosillabo con il suo interlocutore dopodichè, dopo aver rimesso il suo telefonino in tasca, si girò verso di loro.

 

"Ragazzi, c'è un problema."

 

"Che tipo di problema Ob?" Gli disse l'amico.

 

"Era Anne Marie, ha detto che lei parte questo sabato per madonna di campiglio. Voi che fate, partite assieme a noi?"

 

"Se non ti creiamo alcun problema, sì. Sai, io non ho molta confidenza con gli aerei e più gente c'è intorno a me e più mi sento tranquilla. Allora El, partiamo questo sabato?"

 

"Per me non c'è alcun problema!"

 

"Allora è deciso, ci vediamo sabato all'aereoporto. Io ora devo andare, ciao a tutti e due!"

 

"Ciao!" Dissero Elijah ed Amina in coro mentre Orlando andava via cercando di passare inosservato.

 

"Beh, a questo punto possiamo anche tornare a casa non credi? Anzi, io torno a piedi così non ti creo problemi ok?"

 

"Guarda che non mi dai alcun fastidio e se è per le fan..."

 

"Sì, è per le fan. Vorrei arrivare sana e salva al mio venticinquesimo compleanno! Ci si rivede sabato ok? Non portare via troppa roba!"

 

"Sì, a sabato...e che Dio che la mandi buona!"

 

CONTINUA...

 

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Capitolo 11
*** E finalmente arrivarono in montagna. ***


Rieccomi qua, di nuovo

Rieccomi qua, di nuovo! Questa è una piccola nota e la faccio solo per la mitica Itsuki86, continua così che sono troppo curiosa di sapere come porterai avanti la tua storia! In bocca al lupo! P.S. Se vi capita l’occasione, leggetelo l’ombra dello scorpione, è un libro veramente favoloso (un po’ lungo ma è lo stesso appassionante!) Bacini Shi*

 

Capitolo 11.

E finalmente arrivarono in montagna.

 

Alla fine, dopo estenuanti e interminabili ore di count down, sabato era arrivato. Amina non stava nella pelle; aveva già preparato le valigie la sera prima ma non potè fare a meno di alzarsi con un lauto anticipo rispetto al previsto. Aveva ricontrollato tutto e poi era andata in bagno per darsi una risistemata. Il giorno dopo della ‘grande fuga ’, come lo aveva ribattezzato Orlando, la ragazza aveva telefonato ad Elijah per mettersi d’accordo su come andare all’aeroporto. Lei non sapeva dove andare di preciso e lui si era gentilmente offerto di accompagnarla in macchina, onde evitare un’inutile giro degli autobus. Avevano prefissato l’orario: alle 9.00 lei doveva farsi trovare fuori casa e lui le avrebbe dato un colpo di clacson per avvertirla. Siccome quella mattina non era eccessivamente freddo, Amina aveva deciso di uscire con qualche minuto di anticipo per leggersi qualche pagina del suo nuovo libro, l’ombra dello scorpione. Era un vecchio successo di Stephen King e avevano pubblicato da poco l’edizione integrale, 929 pagine di science fiction. Portò fuori i suoi bagagli e, dopo aver chiuso a chiave la porta, si mise a leggere il suo libro sotto il piccolo portico. Lo scrittore l’aveva già trascinata nel suo mondo di disperazione e di morte quando sentì che qualcuno la chiamava; in un primo momento non rispose perché era troppo assorta ma quando il ragazzo le arrivò vicino non potè fare a meno di sussultare.

 

“Elijah, mi hai fatto paura!” Disse lei mettendosi una mano sul petto.

 

“Mi dispiace, non credevo di spaventarti così tanto. Sei pronta?” Chiese lui molto cortesemente.

 

“Sì. Siccome mi ero alzata molto più presto del previsto avevo pensato di uscire prima, così mi avresti già trovata pronta. Sai, sono molto disordinata ma sono al contempo puntuale come un orologio svizzero. Odio essere in ritardo anche se a volte mi capita lo stesso.”

 

“Ti capisco sai? Ma ora sarà meglio muoverci, non vorrei far aspettare Orlando.”

 

Dopo aver detto questo, Elijah la pregò di alzarsi e poi, prendendo i suoi bagagli, si diresse verso la sua macchina. Mise tutte le valigie nel portatagli e poi le aprì la portiera. Amina si stupiva un po’ di tutta quella gentilezza e le venne subito da pensare che lui ed Ob erano veramente molto diversi tra loro, avevano tutte le caratteristiche opposte. Entrando in macchina rise un po’ tra sé e sé e lo notò anche il ragazzo.

 

“Come mai ridi? Ho fatto qualcosa di strano?” Chiese lui sorridendo.

 

“No, tu non hai fatto niente, non preoccuparti di questo! Stavo pensando a te e ad Orlando. Siete veramente due persone completamente diverse! Tu sei gentile, educato, tranquillo, ordinato mentre lui…proprio non ci sta in questa descrizione! Ma è in questo modo che si diventa grandi amici. Essere molto diversi l’uno all’altro è qualcosa che ti lega perché sai sempre che il tuo amico non la penserà mai come te. Magari non si va sempre d’accordo ma stai pur certo che riceverai sempre dei consigli sinceri!” Gli rispose lei, guardandolo dolcemente.

 

“Credo proprio che tu abbia ragione. Se Orlando fosse stato simile a me a quest’ora eravamo di certo a darcele di santa ragione. Lui mi sta simpatico proprio perché è l’esatto mio contrario: bambinone, un po’ matto, sempre allegro, dispettoso, malizioso e spericolato…e pensare che è pure più grande di me! Per qualcuno potrebbe sembrare l’inverso!”

 

“Davvero è più grande di te? Di quanti anni?” Chiese Amina molto curiosa.

 

“Di quattro anni. Io sono del 1981 mentre lui è del 1977. Tu quando sei nata?”

 

“Nel 1979, tra due mesi compio venticinque anni. Più precisamente il 17 aprile, sai, sono un ariete. Scontrosa e testarda come pochi altri segni zodiacali! Se sbattessi la testa al muro di sicuro si rompe quest’ultimo! Quando mi metto in testa una cosa non c’è niente e nessuno che mi faccia cambiare idea.”

 

“Sai una cosa? A dire la verità me l’ero già immaginato, non mi sembri una ragazza molto volubile, quantomeno stupida. Ti dirò di più, la prima volta che ti ho vista, durante la festa nel tuo locale, ho pensato che fossi una gran presuntuosa e soprattutto una tipa un po’ montata. Poi, da quel giorno sull’aereo, ho imparato a conoscerti meglio e ti assicuro che, della prima descrizione, non hai assolutamente niente!”

 

“Già altre persone mi hanno detto che faccio una cattiva impressione, all’inizio. Forse dipende dal fatto che sono una persona molto aperta: non mi faccio tanti problemi nel dire quello che penso anche se, a volte, la mia lingua lunga mi tradisce! L’ultima volta è stata un po’ di tempo fa quando incontrai Christy, una ragazza che lavora per la ditta del signor Mark Oaudesy. L’avevo incontrata per caso ad un caffè e mi è scappato di dirle che era veramente molto carina e lei, timida com’è, è subito arrossita e ha abbassato lo sguardo. Poverina, mi aveva fatto un po’ di pena.” Lei, mentre disse queste parole, si ricordò la scena e intanto le venivano in mente le sue parole ‘A dire la verità io vorrei tanto essere come te. Dici sempre quello che pensi ed è un bene, almeno si evita di diventare ipocriti e non si fa soffrire la gente’. Non capiva come mai aveva assunto un tono tanto duro.

 

“Non la conosco, però non capisco come mai se la sia presa per una cosa così. Voglio dire, tante altre persone si sarebbero pavoneggiato se avessero ricevuto un complimento del genere. Magari questa qui è proprio l’esempio della timidezza fatta persona, che ti devo dire.” Si girò verso di lei e notò che non lo aveva ascoltato. “Amy, cos’hai?”

 

“Eh?” Rispose la ragazza, come se fosse appena scesa dalle nuvole. “Oh, scusami…stavo pensando ad una cosa ma non è niente di speciale. Quanto manca all’aeroporto?” Lei cercò di sviare il discorso evitando di parlare della signorina Anderson.

 

“Siamo quasi arrivati, mancano solo altri cinque minuti.”

 

Non appena arrivarono al parcheggio, mentre Elijah cercava un posto dove mettere la macchina, Amina era scesa e lo stava aspettando nella hall dell’aeroporto. Era abbastanza grande ma sembrava, come dire, un po’ asettico. Lei una volta era stata a Fiumicino e la cosa che le era rimasta più impressa era il fatto che era un posto pieno di negozi e soprattutto con molta gente simpatica e divertente. Lì invece se ne stavano tutti zitti, ognuno si faceva i fatti suoi e non c’era che un piccolo caffè in un angolo; non c’è che dire, un posto abbastanza squallido. Dopo qualche minuto l’amico la raggiunse e si diressero al check in dove acquistarono un biglietto per l’Italia e, dopo aver fatto questo, si misero seduti in una fila di panchine, nell’attesa che li chiamassero per il loro imbarco. Nel frattempo notarono che non c’era molta gente intorno a loro e Amina ne fu veramente molto felice perché non voleva che si ripetesse la stessa storia che c’era stata qualche giorno prima, voleva veramente arrivarci a compiere venticinque anni! Dopo qualche minuto arrivò Orlando con due troller.

 

“Buongiorno, sempre in anticipo voi due?” Disse lui mettendosi a sedere vicino alla ragazza.

 

“A dire la verità siamo in perfetto orario ma non posso dire la stessa cosa di te. Manco fossi una donna…sempre con cinque minuti di ritardo!” Disse Elijah sorridendo.

 

“Eddai, che non sono pure quello più in ritardo di tutti! Avete visto Anne Marie?” Chiese lui guardandosi intorno.

 

“No, non mi sembra di averla notata da qualche parte. E poi, ad essere sincera, non saprei nemmeno riconoscerla tra tutta questa gente. La prima e l’unica volta che l’ho vista è stata quando El ha dato la festa a casa sua e ti assicuro che non ero nella condizione migliore per ricordarmi chi era stato invitato.” Disse Amina un po’ divertita.

 

“Certo che quella sera avevamo fatto proprio un gran casino! Se solo ci ripenso mi viene da ridere! Bisognerebbe organizzarle più spesso delle feste di quel genere, perlomeno chi ha un po’ di resistenza all’alcol si diverte come non mai!” Esclamò Orlando.

 

“Ehi Orlie, mi ha fatto prendere uno spavento amore! Ma si può sapere dove eri finito?”

 

La signorina Templeton era arrivata e, a primo impatto, ad Amina non stava per niente simpatica. Loro tre si erano vestiti molto semplicemente per affrontare un viaggio piuttosto lungo mentre lei si era scelta un tailleur color panna con delle decolleté dal tacco vertiginoso, non c’è che dire, proprio il massimo della comodità. Non appena Anne Marie vide l’altra, la squadrò dalla testa ai piedi con uno sguardo iniettato di sangue, quella volta, alla festa, l’aveva fatta vergognare come non era mai successo. Tuttavia era convinta che fosse innamorata di Orlando e, non appena il ragazzo le si avvicinò, gli diede un bacio come dire…molto spinto, davanti agli altri due spettatori. Elijah non potè fare a meno di ridere.

 

“Non c’è che dire, questa volta Ob si è beccato proprio una con la fissa delle coccole, non lo invidio neanche un po’!” Disse.

 

“Ah, neppure io! Non so come fa a starci. E’ molto carina, certo, però mi dà l’idea di avere il cervello di una gallina nel corpo di una modella, un duo che proprio ti fa accapponare la pelle! Ogni tanto mi chiedo se la Nasa non faccia dei test di ingegneria genetica…magari quella è un esperimento riuscito male.” Gli rispose Amy che, dal canto suo, aveva già cominciato a sghignazzare notando la faccia paonazza di Orlando dopo che si erano staccati.

 

“I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 78 DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 5, RIPETO, I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 78 DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 5.” La direzione aveva appena fatto un annuncio

 

“Ehm…vogliamo andare?” Disse Ob per togliersi dall’imbarazzo.

 

“Certo amore! Forza, seguiteci voi due! Non restate lì impalati…” Disse Anne Marie, prendendo a braccetto Orlando.

 

“Ehi, con calma e per piacere chiaro? Su El, muoviamoci che sennò la principessa sul pisello attacca una lagna che non finisce più…” Rispose Amy un po’ contrariata. Nessuno l’aveva mai trattata così e lei di certo non sarebbe stata la prima.

 

“Che c’è, il brutto anatroccolo e geloso del bel cigno?” Gli rispose di rimando la Templeton.

 

“Sì, cara la mia anatroccola…”

 

“Cosa? Ma io ti…” Non fece in tempo a finire la frase che Orlando se l’era portata via di peso. Nemmeno lui riusciva a spuntarla con Amina e di certo una modella da quattro soldi, intelligente come un criceto, non aveva speranza.

 

“Ehi, certo che è cominciato proprio bene il viaggio! Tra un po’ ci manca che vi prendiate a morsi e poi la frittata è fatta.” Gli disse Elijah, ridendo un po’ della situazione. Per una volta non era stato lui a bisticciare con l’amica.

 

“Guarda, diciamo che d’ora in poi soprassiederò a quello che mi dice ma solo perché non voglio rovinarmi la vacanza! Di sicuro non lo faccio per vigliaccheria, tantomeno per paura e non mi passa neanche per la testa di farlo per compassione!”

 

“Ok Amy, ma ora sarà meglio andare altrimenti, addio aereo!”

 

Ripresero a camminare e, dopo essere saliti sull’aereo le cose cominciarono a calmarsi. Dopo dieci minuti, Anne Marie dormiva già della grossa ed Orlando, Amina ed Elijah avevano cominciato a ridere ricordandosi di quello che era successo l’ultima volta che erano andati in un aereo tutti insieme. Purtroppo il viaggio fu ancora abbastanza lungo e, dopo un po’, ognuno si era messo un po’ per i fatti suoi. Elijah aveva cominciato ad ascoltare il suo cd del Radiohead, Orlando si era addormentato ed Amina aveva ripreso a leggere il suo libro. Quando misero piede in Italia era quasi mezzanotte e non li confortava il fatto che avrebbero dovuto stare tre ore dentro ad taxi per arrivare a Madonna di Campiglio. Furono all’albergo alle 2.45 ed Amina, prima di andare a dormire voleva mettersi d’accordo con gli altri tre per andare, il giorno dopo, al ghiacciaio del Presena. La discussione non fu molto lunga e, alla fine, decisero che si sarebbero incontrati la mattina sul tardi, verso le 11.00 e poi sarebbero partiti. Anne Marie fu un po’ contrariata della cosa ma, considerando che aveva molto sonno, non aveva opposto eccessiva resistenza. Tuttavia c’era ancora il problema delle camere. Orlando e la Templeton avevano scelto una camera piuttosto grande e, ad Elijah ed Amy, era rimasta solamente una camera doppia vicino a quella dei loro amici.

 

“Senti El, che facciamo? Prendiamo la camera doppia lo stesso?” Disse Amina con la voce leggermente stanca.

 

“Per me non ci sono problemi. In questo ho solo bisogno di un buon letto e, se tu la notte non scalci, mi va bene dividere la camera con te!”

 

“Ok, allora è fatta. La prendiamo.”

 

Dopo questa piccola ‘discussione’, ognuno si infilò nella propria stanza e non appena furono a letto si addormentarono. Dormirono ininterrottamente per quasi otto ore e si svegliarono solamente quando sentirono lo squillo del telefono che proveniva dalla direzione; gli avevano dato l’ordine di svegliarli alle dieci in punto. La prima a svegliarsi fu Amina che, in quattro e quattr’otto, lanciò giù dal letto Elijah che non era per niente contento della sua sveglia personale. In un quarto d’ora andarono di sotto per fare colazione e videro Orlando ed Anne Marie solo qualche minuto dopo e le loro facce non erano per niente nel massimo della forma. Avevano dormito poco e, di conseguenza, mente mangiarono parlarono molto poco e si scambiavano solo qualche parola del tipo: ‘Mi passi la marmellata?’ e via dicendo. Tuttavia, alle undici, si ritrovarono tutti fuori dall’albergo vestiti a dovere e presero l’autobus che li portava al Presena. Non fu un viaggio molto lungo, neanche mezz’ora, e quando furono arrivati si diressero subito verso la funivia per poter arrivare a metà strada. La salita a piedi non era veramente comoda e preferirono andare su con qualche aiuto ma Elijah non era precisamente della loro stessa idea.

 

“Ragazzi, mi spiegate perché non siamo venuti su a piedi? Io li odio questi affari che vanno su con il vuoto sotto!” Disse un po’ spaventato.

 

“Non mi dirai mica che soffri di vertigini?” Gli domandò Amina.

 

“Esattamente! A me mi basta affacciarmi da un palazzo a cinque piani e mi vengono subito i giramenti di testa!”

 

“Che pappamolle! E pensare che io faccio pure bungee jumping! Perlomeno, se ti voglio far fuori, potrei portarti con me una volta.” Orlando si era, come al solito, messo in mezzo al discorso e adorava sfottere il suo amico. Anche perché delle situazioni così allettanti si presentavano poche volte in una giornata.

 

“Tappati quella ciabatta Ob! Quando arriviamo su te lo faccio vedere io chi è il pappamolle!” Gli rispose stizzito Elijah.

 

Tuttavia la salita proseguì senza particolari problemi e, non appena misero piede a terra, El fu veramente contento e non potè fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Non appena uscirono dalla funivia si ritrovarono davanti ad uno spettacolo veramente magnifico, un lago celeste come il cielo svettava in mezzo a due conche di roccia (Sapete, io ci sono stata veramente a passo del tonale e mi è piaciuto così tanto che non potevo non raccontarvi quei bellissimi posti^^! NdShizuru117). Orlando e gli altri due rimasero così stupefatti che andarono vicino alla riva per poter scattare delle foto; Amina aveva già visto tutti quei posti ed ebbe una stretta al cuore vedendo che le cose, durante gli anni, non erano cambiate. Fece una foto ad Elijah e poi decisero di incamminarsi per poter raggiungere il ghiacciaio. La strada non era delle migliori visto che era piena di sassi di tutte le dimensione senza contare che Anne Marie aveva messo un semplice paio di scarpe da ginnastica che non facilitavano per niente la cosa. Amy era in testa al gruppo di almeno un centinaio di metri e camminava spedita come faceva tanti anni addietro anche se la cosa non garbava più di tanto alla signorina Templeton. Non sopportava di essere rimasta indietro e così si mise a correre per raggiungerla.

 

“Adesso gliela faccio vedere io a quella smorfiosa!” Disse mentre cominciò a distanziarsi dagli altri due.

 

“Adesso ci manca pure che si mette a fare una gara! Quella si rompe l’osso del collo se si mette a correre tra tutte queste rocce.” Disse Orlando un po’ sfiatato e rassegnato.

 

“Amico mio, purtroppo ti sei andato a scegliere la peggior donna del mondo: viziata e maleducata!”

 

“Lo so El, però ha un gran sedere e un bel fisico. Ma come cavolo fa Amina a camminare così veloce! Neanche avesse messo le rotelle ai suoi scarponi!”

 

“Lei c’è abituata a camminare visto che non ha nemmeno la macchina” Gli rispose Elijah. Poi vide, in lontananza, che Anne Marie si era messa seduta per terra e Amina era tornata indietro per vedere cosa era successo. “Ehi, ma che gli è preso a quella squilibrata? Come mai si è accasciata?”

 

“Non ne ho idea ma sarà meglio che andiamo a vedere.”

 

Non appena le raggiunsero, videro che la Templeton si era messa ad urlare contro la povera Amina tirandole addosso delle parole come: accidenti a te, è tutta colpa tua, sei venuta via con noi solo perché sei invidiosa e così via. Nel frattempo l’altra la guardava con degli occhi piuttosto strani e aveva incrociato le braccia al petto.

 

“Cos’è successo Anne? Ti sei fatta male?”

 

“Certo che mi sono fatta male Orlie! Che sei, deficiente? Se non mi ero fatta male non ero di certo qui a tenermi una caviglia!” Gli rispose lei malamente.

 

“Io te l’avevo detto di non correre ma visto che credi di saperne più di me…” Disse Amina con tono saccente.

 

“Stai zitta brutta racchia! E’ tutta colpa tua!”

 

“Ehi, se stamattina ti sei dimenticata di prendere gli ansiolitici non è mica colpa mia…”

 

“Ma io ti ammazzo! Se solo non potessi camminare a quest’ora eri già dentro ad una tomba!”

 

“Oh, oh…stiamo passando alle offese? Cerchiamo di essere gentili con la sottoscritta perché sennò ti lascio qui finchè non viene inverno e non diventi una mummia!”

 

“ORLANDO! LEVAMELA DI TORNO!”

 

“Coraggio Amy, per favore, lascia perdere e andiamo avanti. Ci vediamo al rifugio Ob!” Elijah stava cercando di risolvere la situazione e si era portato appresso Amina nella speranza che, se se ne fosse andata, Anne Marie avrebbe smesso di urlare come una cornacchia.

 

Purtroppo, al povero Orlando, non rimase nient’altro da fare che portare la sua ‘fidanzata’ al rifugio tenendola per un braccio mentre camminava malamente con l’unica gamba sana. Arrivarono alla cima dopo quasi mezz’ora di cammino e, non vedendo gli altri due, si misero seduti sulle sedie fuori dal rifugio osservando un po’ il paesaggio. Il ghiacciaio del Presena non era molto grande, anche perché stava morendo, ma era comunque perenne e, in tutte le stagioni, si potevano vedere i bambini che si tiravano le palle di neve. Orlando si guardò un po’ intorno fino a quando non vide due figure di sua conoscenza che stavano giocando scivolando sulla neve più fresca. Disse ad Anne Marie che andava a vedere cosa stessero facendo e fu molto grato del fatto che lei avesse deciso di rimanere lì sulla sedia.

 

“Ragazzi, che state facendo qui in mezzo?” Disse il ragazzo non appena fu così vicino da potergli parlare.

 

“Ci servivi giusto tu Ob! Devi spingerci giù per questa discesa!” Gli rispose la ragazza.

“E perché? Non mi starete mica dicendo che state facendo uno slittino a due?”

“Esattamente! Però ci serve qualcuno che ci dia una spinta perché noi due da soli non ce la facciamo. Avanti, mettici tutta la forza che riesci a dare!”

“Ok, se proprio ci tenete…pronti, VIA!” E li spinse giù per la discesa. Li vide andare ad una velocità piuttosto bassa ma quando furono arrivati in fondo si ribaltarono tutti e due e finirono con la faccia sulla neve fresca. Quando si tirarono su, ridevano come due pazzi e, nel tornare su, avevano fatto due o tre palle di neve da tirare all’amico.

 

“Sai El, non mi sembra giusto che lui resti asciutto…”

 

“Concordo pienamente Amy, sei pronto Ob?!”

 

“No, ragazzi, per favore non ci provate. Mettete via quelle palle di n…SPLAT!” Si ritrovò tutta la faccia piena di neve. Però non si ripeté la cosa due volte perché aveva già cominciato ad attaccare i suoi amici con il loro stesso metodo. Dopo aver continuato a giocare per quasi mezz’ora si sdraiarono per terra e cominciarono a fare gli angeli.

 

“Guardate che bello che è il mio? Si vede proprio che riflette la mia anima!” Disse Orlando soddisfatto.

 

“Secondo me ci starebbero bene anche un paio di corni e una coda da leone, in quel modo saresti un diavolo perfetto!”

 

“Innanzitutto Amy, sempre meglio essere un diavolo piuttosto che una strega! Dove l’hai lasciata la tua scopa?”

 

“Ma non ti ricordi che l’avevo prestata alla tua fidanzata! La sua si era rotta e così le ho dato la mia!”

 

“Arpia!”

 

“Prepotente!”

 

“Befana!”

 

“Imbumbito!”

 

“Ragazzi, non per interrompere la vostra, per così dire, conversazione intrisa d’amore, però sta cominciando a piovere e se non andiamo al rifugio, tra un paio d’anni ci ritrovano qui tra i ghiacci come dei reperti archeologici!” La cosa più brutta della montagna è il brusco cambiamento di tempo ed Elijah se ne accorse subito tanto che cercò di farli smettere prima che si bagnassero come due pulcini.

 

“Percepito il messaggio capo! El, Ob, forza, muoviamo le chiappe e andiamo a ripararci”

 

“Sissignora” Dissero i due in coro facendo il gesto militare.

 

Fecero appena in tempo a varcare la porta che fuori sembrava fosse cominciato il diluvio universale. Mangiarono il loro pranzo dentro e, verso le 17.00, quando smise di piovere, decisero di tornare immediatamente al loro albergo, onde evitare di prendere l’ennesimo acquazzone e quindi di rischiare di star male. Non appena ritornarono all’albergo fecero una doccia molto veloce per togliersi il sudore e poi scesero a cenare verso le 20.30. Rimasero un po’ a chiacchierare nella sala tv e, per fortuna, quella sera Anne Marie aveva deciso di non scendere perché le faceva ancora male il piede e, manco a dirlo, Amina era molto sollevata. Si salutarono alle 23.00 perché la mattina dopo, Elijah e la ragazza avrebbero dovuto camminare molto per andare al passo dei contrabbandieri e non volevano andarci poco riposati. Tuttavia, quella sarebbe stata una notte MOOOLTO lunga…

 

CONTINUA...

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Capitolo 12
*** Una lunga notte... ***


Capitolo 12

Sapete, più continuo a scrivere e più Anne Marie Templeton mi sta sulle pa…ehm…scatole! Continuate a recensire! Bacini Shi*

 

Capitolo 12.

Una lunga notte...

 

Alle 23.30 ognuno si era ritirato nella propria camera ma, siccome Elijah ed Amina non avevano molto sonno, si era messi a parlare un po’ della giornata appena trascorsa. Si misero a ridere ripensando a quello che era successo ad Anne Marie ma nessuno dei due era dispiaciuto, anzi, erano abbastanza contenti perché lei se lo meritava proprio. Ciò nonostante si erano divertiti veramente molto e il ragazzo era da molto tempo che non si sentiva così felice e soprattutto libero.

 

“Sai, sarò sincero, da quando sono arrivato ho smesso di crearmi tanti problemi per il fatto che sono famoso, adesso riesco a vivere tranquillo ma credo che questa bella situazione finirà nello stesso momento in cui rimetteremo i piedi in America.” Disse El un po’ sconsolato.

 

“Beh, anche l’ultima volta che sono venuta qui pensavo già al mio ritorno ma, se impegni la mente in cose così brutte, alle fine non ti diverti nemmeno come vorresti! Però credimi, io sarei molto più contenta se quella tacchina se ne ritornasse a casa, proprio non ce la faccio a sopportarla!”

 

“Se è per questo, anche io la penso esattamente come te. E’ che proprio non mi riesce a trovare il suo lato buono!”

 

“Semmai ce l’ha avuto, un lato buono….”

 

“Dai che oggi mi hai fatto ridere sul serio quando lei si era storta la caviglia e tu continuavi a guardarla con superiorità, quando hai fato quella battuta sugli ansiolitici non ce la facevo più a trattenermi e tra un po’ mi mettevo a riderle in faccia! Sei forte sai? Hai sempre la battuta pronta!”

 

“Che ti devo dire, io la vita la prendo così come viene e non sono un tipo che si arrabbia molto, preferisco fare finta di niente e continuare a sorridere. Magari lo faccio notare che la cosa mi ha dato un po’ fastidio ma alla fine non me la prendo mai anche perché sarebbe molto peggio. Come avevo detto a Christy, un bel sorriso e si tira avanti!”

 

“Beata te che riesci a vedere la vita sempre in modo così ottimista! Qualche volta, quando mi capita qualcosa di brutto, mi abbatto e mi rinchiudo in casa senza che qualcuno riesca a farmi uscire per settimane! Tu come lo vedi il bicchiere?”

 

“Dipende dalle situazioni: a volte mezzo pieno e a volte mezzo vuoto. Per cambiare discorso…tu lo hai mai guardato un cartone animato che si chiama Polyanna?”  Chiese lei guardandolo negli occhi.

 

“Non lo so, probabilmente, solo che adesso non me lo ricordo. Come mai me lo hai chiesto?”

 

“Sai, qualche tempo fa, in Italia, hanno fatto un film tratto da quel vecchio cartone. Quando ero piccola lo guardavo sempre alla tv e così mi era sembrata una buona idea vedere come lo avevano interpretato delle persone in carne ed ossa. C’è stata una frase che mi ha particolarmente colpita, era un gioco che faceva sempre la protagonista: quando ti capita qualcosa di brutto, cerca sempre di pensare a tutte le cose belle che ti circondano e vedrai che riuscirai a ritrovare il sorriso. Molte volte mi è capitato che mi accadesse qualcosa di spiacevole e quando ti colpisce l’anima non sei nemmeno in grado di reagire, però, anche un semplice tramonto riesce a ridarti felicità. A me è  capitato quando morì mio padre. Ero ancora una ragazza giovane e lui era l’unica spalla a cui potevo appoggiarmi se mai ne avessi avuto bisogno. Quando mi lasciò, non c’era più niente di veramente mio nella mia vita; non avevo amici, non avevo una madre, non avevo un amica, non avevo nessuno che fosse pronto a consolarmi e a dirmi di tirare avanti nonostante tutto. Così mi rifugiai nel disegno e in molte giornate persi addirittura la cognizione del tempo. Poi ci fu quel film. E’ strano pensarlo, eppure, è stato proprio quello a darmi la forza di andare avanti e di camminare a testa alta benché avessi avuto dei grossi problemi. Per molti mesi andavo tutte le sere in campagna e mi mettevo seduta sul prato a guardare il sole che tramontava; riusciva ad infondermi veramente una calma ed una distensione fuori dal comune. Fu così che decisi di aprire il locale e in quel modo riuscii a conoscere Cristopher Lee. Una volta, un paio di anni fa, venne nel mio club perché glielo aveva consigliato la sua cameriera e in quel modo diventammo grandi amici. E ‘ molto più grande di me, lo so, ma è come se io ho ritrovato quel padre che mi era mancato così tanto. Qualche volta gli telefono per fare una chiacchierata e cerca sempre di darmi qualche consiglio o qualche dritta per non farmi fare delle cavolate, veramente un vecchietto molto simpatico ed arzillo!” Disse lei sorridendo.

 

“Non c’è che dire, Cristopher aveva ragione…sei proprio una ragazza solare!”

 

“Vero? E tu invece che mi racconti? E’ mezzanotte ma non ho propria voglia di dormire, anzi, ho voglia di farmi un po’ di affari tuoi…” Disse lei scherzosamente girandosi verso di lui sul letto.

 

“Beh, in confronto a te io ho ben poco da dire…già da quando avevo otto anni ero in giro per l’America a girare spot pubblicitari, anche se ero solo con mia madre visto che i miei genitori sono divorziati. Però si può dire che fino ad ora ho fatto la bella vita, non ho mai avuto dei problemi importanti a parte il fatto che mi mangio di continuo le unghie! Che ci posso fare, questo è un vizio che non riesco più a togliermi!” Elijah si mise a ridere a sua volta e si girò, trovandosi faccia a faccia con l’amica.

 

“Brutto vizio che avevo pure io! Ho smesso perché ogni volta che mi guardavo le mani mi sarei autopunita. Più che altro lo facevo per ansia e per preoccupazione ma da quando ho aperto il locale ho smesso. Pensa ad uno che mi chiedeva di fargli un cocktail e io gli facevo vedere tutte quelle mani mangiucchiate! Da morirci!”

 

“Sì, hai veramente ragione…ma, cos’è questo rumore insopportabile?”

 

Elijah ci aveva fatto caso da un po’ di minuti ma, lì per lì non gli aveva dato nemmeno troppo importanza. Tuttavia adesso si sentiva molto più chiaramente e si potevano distinguere, oltre ad alcuni gemiti, persino il cigolio di un letto.

 

“Il vecchio Ob si sta dando da fare, a quello che sembra!” Disse Elijah facendo l’occhiolino all’amica.

 

“Ah, di sicuro questo non lo metto in dubbio! Tra un po’ lo sentono persino quelli della direzione! Però scommetterei cinquanta bei dollaroni che lei sta facendo un impeccabile orgasmo finto! Andiamo, neanche se legate una donna al letto e avete un ‘coso’ di dimensioni spropositate riuscirete a farla urlare così. E che diamine, sembra una cantante!”

 

“A me, sinceramente, sembra che stia facendo sul serio. E poi se mi dici così mi smonto un po’, anche a me è successo che una donna urlasse così mentre…sì, hai capito!” Elijah era un po’ arrossito e aveva abbassato la testa.

 

“In tal caso vuol dire che noi donne siamo proprio delle grandi attrici! Un momento, perché hanno smesso? Zitto e ascoltiamo…”

 

Amina aveva messo l’indice davanti alla bocca per far segno all’amico di non parlare e lui sembrava aver capito. Si avvicinarono un po’ al muro e poi rimasero in ascolto allungando l’orecchio. Adesso si poteva sentire benissimo i due discutere.

 

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“Io proprio non ti capisco sai? Prima facciamo l’amore e poi cominci a fare tutte queste storie! Ma si può sapere che ti ho fatto?” Disse Anne Marie a voce abbastanza alta.

 

“Devi imparare a startene al tuo posto, ogni tanto. Guarda che il mondo non gira mica tutto intorno a te! E poi se non ho voglia di continuare non ricominciare a fare le lagne per farmi cambiare idea!” Gli rispose Orlando di rimando.

 

“Ma sei stato fantastico, ti prego…rifacciamolo un’altra volta!” Disse lei con voce sensuale.

 

“Ti ho detto di no, non voglio che ci senta tutto l’albergo! Cristo Santo, hai urlato così tanto che ti hanno sentita pure al polo nord!”

 

“Andiamo, lo sai benissimo perché lo stavo facendo…semplicemente perché era quello che mi sentivo…”

 

“Non mi prendere in giro, tu l’hai fatto apposta perché sai che Amina ed Elijah sono nell’altra stanza!”

 

“Eddai, volevo solo fargli un po’ di invidia, come sei suscettibile!”

 

“E a te non viene mai in mente di essere un po’ troppo presuntuosa? Loro volevano dormire e di certo non ascoltarci mentre lo facciamo!”

 

“Sì, tanto lo so che quella sgualdrina ti viene dietro, per chi mi hai presa?”

 

“Lei non c’entra niente e tu non la mettere in mezzo!” Le urlò addosso Orlando. “Non mi sembra che voler dormire sia qualcosa di sbagliato! Domani devono andare a fare una lunga camminata e vogliono essere riposati!”

 

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“Ehi, ma adesso io che c’entro? Perché mi hanno tirata in mezzo?” Disse Amina sottovoce ad Elijah.

 

“Anne Marie è solo invidiosa di te, perché passi più tempo di lei con Ob. Solo che, diciamo, ha un po’ frainteso il tutto!” Le rispose l’amico.

 

“Appunto, non vedo il caso di farci sopra una faccenda nazionale!” Disse alzando un po’ la voce.

 

“Shhh! Ma vuoi farci scoprire? Sentiamo cosa si dicono adesso…”

 

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“NON MI PRENDERE IN GIRO ORLANDO! SE TE LA VUOI FARE DIMMELO SUBITO COSI’ VADO DA LEI E LE GONFIO LA FACCIA DI SBERLE!”

 

“Non farmi arrabbiare, Anne. Smettila di urlare e cerca di dormire per favore! E’ un’amica, SOLO una mia amica!”

 

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“Ma come si permette? Se vado di là le do tante di quelle botte che si ricorda finchè campa!” Amina era decisamente arrabbiata. Non aveva fatto proprio nulla e non se la sentiva di essere chiamata in causa.

 

“Tappati quel forno che ti ritrovi al posto della bocca! Ci sentono!”

 

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“SI’, CERTO, E TU TI ASPETTI PURE CHE IO CI CREDA!? GUARDA CHE DEVI RITERERTI FORTUNATO DI POTER VENIRE A LETTO CON ME!” disse Anne con faccia piuttosto contenta.

 

“MA COME SIAMO DIVENTATE ARROGANTI?! MA CHI TI CREDI DI ESSERE? SOLO UN’ATTRICETTA DA QUATTRO SOLDI CHE PER DIVENTARE FAMOSA SI INFILA NEL LETTO DEL PRIMO ATTORE CHE PASSA!”

 

“INTANTO TI SEI FATTO POCHI PROBLEMI AD INFILARMI LE MANI SOTTO LE MUTANDE!”

 

“NON ESSERE VOLGARE, NON L’AVREI DI CERTO FATTO SENZA IL TUO CONSENSO E MI SEMBRAVA CHE TU NON FOSSI PARTICOLARMENTE DISPIACIUTA!”

 

“FUORI DI QUI! VATTENE NEL SALOTTO E VEDI DI NON RITORNARE QUI FINO A DOMANI MATTINA! TI ODIO, SEI UN MOSTRO!”

 

“NON C’E’ IL BISOGNO CHE TU ME LO CHIEDA, CI VADO SENZA FARMI TROPPI PROBLEMI! E POI OGNI TANTO VEDI DI GUARDARTI ALLO SPECCHIO, SEI TU L’UNICO MOSTRO DENTRO QUESTI QUATTRO MURI!” Il ragazzo prese i suoi vestiti e se li mise sotto un braccio. Dire che avevano urlato era veramente poco. Avevano cominciato a gridare come due bambini e dopo le ultime parole di Orlando si era sentita chiaramente una porta chiudersi con un botto gigantesco. Intanto, di là…

 

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“Caspita, mi sa che questa volta hanno litigato proprio di brutto!” Disse Elijah scotendo la testa.

 

“Su questo sono d’accordo ma non vedo il motivo di cacciarmi in mezzo a questo guaio! E poi non mi capacito di come sia potuto passarle per l’anticamera del cervello il fatto che io mi fili Orlando! Ma siamo completamente impazziti!” Amina aveva cominciato ad alzare la voce e si era messa seduta sul bordo del letto a braccia conserte.

 

“E io che ti devo dire? Quella là è completamente fumata!”

 

“Che cambi spacciatore allora! La roba che le passano non è per niente buona!”

 

“Ti prego, è quasi l’una e vediamo di dormire altrimenti domani mattina non mi alzano nemmeno le cannonate!” Purtroppo Elijah aveva parlato troppo presto. Loro due si erano già messi sotto le coperte quando sentirono che la porta della stanza accanto si era aperta di nuovo. Sperarono ardentemente che avrebbero smesso di fare baccano ma le loro preghiere non furono ascoltate.

 

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“Senti, mi dispiace per prima ma è solo che sono molto stanco e non volevo farti arrabbiare…” Disse Orlando con voce un po’ dispiaciuta.

 

“Beh, in tal caso puoi ritornare a dormire di qua e se vuoi possiamo pure fare qualcos’altro…”

 

“Davvero? In tal caso non me lo faccio di certo ripetere due volte!”

 

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Amina ed Elijah cercarono in tutti i modi di isolarsi in quella camera ma ben presto ricominciarono i gemiti e i cigolii del letto. La ragazza, in un primo momento, aveva fatto finta di non sentirli e cercò di addormentarsi ma i due smisero soltanto mezz’ora dopo. Lei, presa dallo sconforto e dall’insonnia, fece alzare Elijah dal letto.

 

“El, non prendermi per il culo, lo so benissimo che non dormi!” Disse lei sfacciatamente.

 

“Ti prego Amy, non chiedo tanto! Voglio solamente riuscire a dormire un paio d’ore!”

 

“E no, la mia sopportazione ha un limite e l’ho già varcato da un pezzo! Perlomeno Orlando e quella imbeota di una gallina si meritano una piccola punizione, anche perché domani non sarò propriamente in me quando andremo a camminare!”

 

“Cosa ti è venuto in mente adesso? Basta che sia una cosa veloce!” Disse lui sconsolato. Finchè non avesse ascoltato ciò che aveva da dirgli, non lo avrebbe fatto dormire.

 

“Qualcosa di molto diabolico e cattivo! Capiranno cosa significa poter sentire tutto quello che accade nella stanza adiacente!”

 

Amina fece avvicinare Elijah e poi gli sussurrò qualche parola all’orecchio. Lui ascoltava attentamente e man mano che andava avanti si rendeva conto che, in effetti, era proprio un bel modo per potersi vendicare. Non appena ebbe finito, gli fece cenno di sì con la testa e…

 

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Orlando non riusciva a prendere sonno e, dopo aver fatto di nuovo l’amore con Anne Marie, lei si era addormentata sul suo petto e a lui la cosa non andava a genio. Stava piuttosto scomodo e, da qualche minuto, si era messo a fissare il tetto della camera. Lei di certo era molto carina però aveva davvero l’intelligenza di un polpo mal cresciuto e, se non fosse stato per il sesso, l’avrebbe lasciata perdere già da un sacco di tempo. Quando cercò di chiudere gli occhi sentì delle voci provenire dalla camera dei suoi amici.

 

“Elijah, ma che stai facendo?” Disse Amina con voce un po’ sconvolta.

 

“Beh, visto che non riusciamo a dormire ho pensato che sarebbe stato meglio passare la serata in modo alternativo…e poi sei così bella…”

 

“Ma…così ci sentono e poi…”

 

“Te ne importa qualcosa? Io in questo momento vedo solamente il tuo viso d’angelo…”

 

“Oh, El! Come sei dolce! Però, se ci sentono?”

 

“Te ne importa qualcosa? Dimmi, cosa senti se ti faccio così…”

 

“Oohhh…sì, è bellissimo…proprio lì….uhm…sì!” Disse lei gemendo. Orlando non poteva credere alle sue orecchie e si era alzato dal letto, aveva preso un bicchiere e l’aveva appoggiato tra il muro e il suo orecchio per sentire meglio.

 

“Amina….sì…”

 

“Elijah…ti prego…sì!”

 

‘Ma cosa diamine si sono messi a fare quei due?’ Pensò subito Orlando. Sentiva il letto cigolare e le loro voci che si confondevano tra un gemito e l’altro. Non potevano fare l’amore, Elijah non lo avrebbe mai fatto sapendo che lui era di là e lo poteva sentire. Eppure, era proprio quello che stava succedendo. Si mise una mano sulla fronte come per pensare e dopo qualche minuto non potè avvertire più niente. Staccò il bicchiere e cominciò a pensare. Gli pareva MOLTO strano che si comportassero tutti e due così però era un’ipotesi che non si poteva scartare anche perché i rumori erano, per così dire, tipici dell’attività a due. Rimase lì seduto ancora un po’ e poco dopo tornò a letto cercando di riposare.

 

Il resto della nottata passò piuttosto tranquillo. Amina ed Elijah dormirono della grossa dopo la loro performance mentre Orlando ebbe il sonno piuttosto agitato. Quando si addormentarono tutti quanti erano quasi le due e non li consolava il fatto di doversi alzare alle sette di mattina per partire il più presto possibile. Tuttavia, Ob aveva intenzione di fare chiarezza su quello che era successo e voleva avere spiegazioni dai due amici. L’unico modo che aveva era quello di alzarsi con loro di modo che li avrebbe rivisti a colazione. Tuttavia accadde qualcosa che lui non aveva programmato…

 

CONTINUA…

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Capitolo 13
*** Una gita molto istruttiva! ***


Capitolo 13

Capitolo 13.

Una gita molto istruttiva!

 

Quella mattina Orlando si era alzato piuttosto presto perché aveva intenzione di fare luce su quello che era successo tra Amina ed Elijah la sera prima. Tuttavia, quando si svegliò, fece destare anche Anne Marie e, tra un urlo ed un altro, avevano litigato di nuovo. Lui non riusciva a sopportarla e ben presto decise che sarebbe andato a fare la camminata con i due amici. La Templeton era veramente odiosa e passare un’intera giornata da solo con lei gli faceva venire i brividi, se l’avesse fatto veramente si sarebbe suicidato dopo cinque minuti. Perciò si mise le scarpe da trekking, un paio di jeans logori, una vecchia felpa e, dopo aver preparato lo zaino, scese nella sala da pranzo. Non appena arrivò vide i due che stavano discutendo molto scherzosamente e fece una faccia molto stupita mentre loro due si misero a ridere.

 

“Buondì ragazzi! Tutto a posto?” Orlando andò a sedere vicino a loro.

 

“Certamente. Vero El?” Disse Amina ammiccando con gli occhi.

 

“Verissimo. Tu come te la passi Ob?” Rispose Elijah lanciando un’occhiata maliziosa all’amica.

 

“Diciamo che potrebbe andare meglio. Sentite, voi due stamattina andate al passo dei contrabbandieri?”

 

“Sì, come mai ce lo chiedi così all’improvviso?” Gli disse la ragazza.

 

“Beh, a dire la verità volevo chiedervi se posso venire con voi. Diciamo che ho avuto qualche piccola discussione con Anne Marie e ho pensato che sarebbe stato ideale tagliarmi fuori dal mondo per una giornata!”

 

“Sono piuttosto sorpresa, però se vuoi puoi venire. Per noi non ci sono problemi di alcun tipo. Senti El, io vado a farmi preparare i panini e poi prendo l’acqua. Devo prendere da mangiare anche per voi?”

 

“Se non ti spiace…”

 

Amina si alzò dal tavolo e andò al banco della direzione per poter parlare con il cuoco. Voleva prendere qualche panino casereccio con gli affettati e poi, se ce l’avessero, pure una stecca di cioccolata per non avere un calo di zuccheri durante la camminata. I due la videro camminare distrattamente qua e là per la sala e, dopo alcuni minuti, era andata nelle cucine. Orlando ed Elijah erano rimasti zitti per tutto il tempo ma quando lei non fu più a portata d’occhio cominciarono a parlare.

 

“Allora, come va in camera con Amina? E’ tranquilla?” Orlando voleva avere informazioni sulla notte precedente e aveva aspettato che lui si trovasse da solo con l’amico.

 

“Tutto a posto, è veramente una ragazza fantastica! E’ proprio simpatica e soprattutto è molto divertente!” Disse lui sfoderando un sorriso a trentadue denti.

 

“Come mai sei così tanto felice? E’ successo qualcosa per caso ieri sera?” Ob aveva assunto un tono piuttosto indagatore

 

“Ma no! Cosa vai a pensare!” Elijah cercava di essere evasivo.

 

“A me è sembrato di sentire dei rumori piuttosto equivoci venire dalla vostra camera…”

 

“Dunque ti riferivi a quello! Beh, è stata molto brava, non c’è che dire…”

 

“Non mi dire che ci sei andato a le…” Non fece tempo a finire la frase che la ragazza era ritornata. Fece cenno ad Elijah di stare zitto e poi si voltò verso di lei. Notò che aveva due buste piene di roba da mangiare e le stava offrendo ai due. Loro, al contempo, avevano riempito gli zaini e si stavano per preparare ad andare via quando Elijah disse che doveva andare un momento in bagno. In quel modo Orlando fu da solo con Amina e cercò di indagare ulteriormente.

 

“Che mi racconti di bello? Cosa avete fatto ieri dopo che ci siamo salutati?” Esordì lui.

 

“Beh, prima abbiamo provato a dormire ma poi abbiamo concordato che c’era una cosa molto interessante da fare!”

 

“In che senso scusa?” Orlando cominciava ad essere impaziente visto che ognuno dei due continuava a dargli delle notizie piuttosto scarse e cercavano di evitare l’argomento come la peste. Se non gli avessero detto come stavano veramente le cose sarebbe impazzito, odiava i segreti.

 

“Ma come in che senso? Mi sembra piuttosto chiaro, non ti pare? A proposito, ecco Elijah che ritorna!” Lei gli andò incontro e lui si ripromise di scoprire di più su tutta quella faccenda.

 

Partirono da Madonna di Campiglio alle 7.30 e, dopo aver preso l’autobus come il giorno prima, si ritrovarono al Passo del Tonale verso le otto. Non fecero in tempo a scendere che Amina si era già incamminata facendo cenno agli altri di seguirla. La scarpinata non sembrava per niente facile e il fatto che lei li lasciava un po’ indietro non gli andava proprio bene. Dopo qualche piccolo saliscendi si fermarono davanti ad un piccolo rifugio che avevano incontrato sulla strada. Avevano bevuto un po’ d’acqua e si erano messi seduti per qualche istante sull’erba. Davanti a loro si stagliava una salita che avrà avuto una pendenza di almeno 45°.

 

“Ehi Amy, questo sarebbe il passo dei contrabbandieri?” Chiese Elijah con un po’ di fiatone.

 

“Non dirmi che ti sei già stancato? Guarda che non siamo neppure a metà strada! Questa è la Malga Caldea, una piccola casa dove si può prendere da bere, niente di più. Quando passano degli avventurieri, per così dire, si fermano qui per rifocillarsi e per riposarsi un po’ all’ombra di un bel portico oppure un albero. Tuttavia dobbiamo fare ancora un bel po’ di strada e quindi vi pregherei di alzarvi e senza fare tante storie. Immagino che non vi conforti il fatto che dovremmo pure scalare quella bella salita…” Disse lei prendendo la boraccia e cominciando a bere.

 

“COSA? Spero vivamente che tu stia scherzando! Io non ce la farò a mai a fare un’arrampicata del genere!” Rispose Orlando alzando un po’ la voce.

 

“Ehi, tu lo sapevi che non sarebbe stato facile eppure sei voluto venir via lo stesso! E poi non cominciare a fare tante lagne, quando l’ho scalata io avevo solo quindici anni e neanche un muscolo in corpo! Dov’è finito l’aitante Ob?”

 

“Probabilmente vorrebbe essere sul suo letto a dormire…ma credo che non ho scelta: o te oppure la strada fino a Madonna di Campiglio a piedi!”

 

“Bravo, vedo che cominci a capire qualcosa. Forza, rimettiamoci in marcia!” Disse Elijah battendo scherzosamente una mano sulla schiena dell’amico.

 

“Ehi, prendete un pezzo di cioccolata, altrimenti mi tocca portarvi su a peso morto!” Amina offrì ai due dei pezzettini di cioccolato al latte e li ingurgitarono in men che non si dica.

 

Ripartirono cinque minuti dopo e non li rinfrancava il fatto di dover fare ancora tutta quella strada. La ragazza prese il coraggio a quattro mani e andò davanti agli altri due che la seguivano a ruota anche se avevano un po’ il fiatone. La salita era molto ripida senza contare che era piena di sassi e, cinque o sei volte, Amina cadde per terra e dovette rialzarsi facendo pressione solamente sulle proprie mani. Non si dicevano niente l’un l’altro perché la loro priorità era quella di arrivare in cima indenni ma, finita la salita, li aspettava una brutta sorpresa. Il sentiero continuava ancora e si districava tra varie pietre finendo per scontrarsi contro una parete rocciosa abbastanza alta.

 

“Ehi Amy, dobbiamo arrampicarci su?” Chiese Orlando che nel frattempo si era messo un po’ seduto.

 

“Esattamente. Vi avverto, non sembrerebbe difficile ma è una cosa piuttosto lunga e mi raccomando, attenti a dove mettete i piedi.”

 

“Senti, è da un pezzo che volevo chiedertelo…una volta mi hai detto che io ed El assomigliavamo a due tue vecchi amici, chi erano?”

 

“Posso essere sincera? Te lo dirò quando saremo arrivati in cima. In questo momento è meglio non sprecare fiato!”

 

“Sei un’infame!”

 

“Ignorante!”

 

“Imbecille!”

 

“Stupido!”

 

“Deficiente!”

 

“Batterio monocellulare privo di un briciolo di cervello!”

 

“Ameba senza un minimo di fascino!”

 

“Piattola fastidiosa e irritante!”

 

“BASTA! Ma è possibile che anche dopo una faticata come quella di prima trovate ancora il tempo per litigare! Finitela di fare i bambini cerebrolesi di due anni!” Elijah non ne poteva più di sentire i due amici discutere e, strano ma vero, si era ritrovato di nuovo in mezzo a due fuochi ma, da che mondo è mondo, quando uno è stanco non ha fiato nemmeno per rispondere.

 

“Sì, ok. L’importante è che non ti scaldi più di tanto. Su, ricominciamo a salire!” Amina si era voltata e aveva ripreso a camminare.

 

“Ma lo sai che sei proprio un impiccione? Fatti gli affari tuoi una volta ogni tanto e già che ci sei vedi di muoverti!” Orlando non accettava di buon grado quando Elijah si metteva in mezzo ai loro battibecchi perché quando lui bisticciava con lei si divertiva un mondo e avrebbe continuato all’infinito.

 

In ogni caso nessuno dei tre oppose resistenza e ben presto si ritrovarono tutti a scalare, nel vero senso della parola, 100m di parete rocciosa che si stagliava verso l’alto. La prima ad arrivare in cima fu Amina e fece un urlo di gioia non appena si accorse di essere arrivata in cima. Il secondo fu Orlando e la prima cosa che fece non appena arrivò alla meta fu quella di mettersi a sedere su un sasso basso e piatto. Dopo qualche minuto arrivò anche Elijah e, stanco com’era, fece compagnia all’amico. I due ragazzi avevano cominciato a mangiare un panino quando Orlando sentì una voce in lontananza.

 

“Ehi El, dov’è andata a finire quell’impiastra di Amy?” Chiese all’amico, piuttosto preoccupato.

 

“Non ti agitare, non credo che sia caduta giù da un dirupo! E’ molto più abile di noi tra queste montagne. E comunque, cinque minuti fa l’ho visto andare giù per questa stradina che porta ad un vecchio rifugio della prima guerra mondiale. Magari la trovi lì dentro.”

 

“Grazie, vado un po’ a vedere…”

 

Scese un piccolo sentiero pieno di macigni di grosse dimensioni ed arrivò quasi subito al vecchio forte. Era stato scavato nella roccia e lei si era messa lì dentro ad osservare il paesaggio. Non appena fu sufficientemente vicino sentì che lei stava cantando qualcosa, probabilmente in italiano, visto che lui non riusciva a tradurre.

 

Cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente

Sei tu che vuoi ma in fin dei conti non ti frega niente

Tanti ti cercano spiazzati da una luce senza futuro

Altri si allungano

Vorrebbero tenerti nel loro buio

 

Ti brucerai, piccola stella senza cielo

Ti mostrerai ci incanteremo mentre scoppi in volo

Ti scioglierai dietro la scia un soffio un velo

Ti staccherai perché ti tiene su soltanto un filo sai.

 

Tieniti su

Le altre stelle son disposte

Solo che tu

A volte credi, non ti basta mai

Forse capiterà che ti si chiuderanno gli occhi ancora

O soltanto sarà una parentesi di una mezz’ora

 

Ti brucerai, piccola stella senza cielo

Ti mostrerai ci incanteremo mentre scoppi in volo

Ti scioglierai dietro la scia un soffio un velo

Ti staccherai perché ti tiene su soltanto un filo sai.

 

Orlando non aveva capito una sola parola di tutta la canzone, però era rimasto piacevolmente impressionato dalla sua voce, cristallina e molto dolce. Voleva restare un altro po’ lì in silenzio ad ascoltarla ma il destino gli giocò un brutto scherzo. Se ne stava appoggiato ad un vecchio sasso e, quando spostò la mano per stare più comodo, avvertì che aveva fatto cadere alcune piccole pietre che avevano attirato l’attenzione della ragazza. Smise immediatamente di cantare e si sporse un po’ per vedere cosa era successo ma, non appena vide Orlando che la fissava con una faccia colpevole, si mise a ridere di gusto.

 

“Ti faccio veramente ridere così tanto? Non credevo!” Rispose lui un po’ inacidito.

 

“Ehi, calmo amico! E’ solo che hai un’espressione dipinta sul volto veramente assurda! Sembri un bambino che è stato beccato a rubare le caramelle!” Lei aveva smesso di ridere ma gli aveva sorriso, facendogli capire che non se la doveva prendere.

 

“Cosa stavi cantando? Suppongo che sia italiano, non c’ho capito una mazza!”

 

“Ah, eri per quello che sei venuto qui? Beh, è una canzone piuttosto vecchia e poi, sì, è in italiano. Lo conosci Ligabue?”

 

“Mai sentito, però il ritmo mi piaceva molto. Cosa dice il testo?” Orlando voleva salire sul rifugio con lei ma, in un balzo, Amina fu vicina a lui.

 

“Ti dirò, non lo so dire con precisione. Si chiama piccola stella senza cielo e credo parli di una ragazza che è rimasta scottata dopo una storia d’amore. Fondamentalmente è molto triste ma è l’unica canzone di Ligabue che mi ricordo a memoria. Mi piace molto Certe Notti, Ti sento e via dicendo…ma la mia preferita è  Viva. Le parole non me le ricordo tutte però mi piace veramente un casino. Mi piacerebbe se qualcuno me la dedicasse, magari il mio ragazzo!” Disse lei sorridendo e poi si avvicinò ad Elijah. Orlando fece altrettanto e si avvicinò agli altri due che avevano cominciato a mangiare.

 

“Sentite, è da questa mattina che volevo chiedervelo ma alla fine voi non volevate mai dirmi niente e così ho deciso di rimanere zitto e buono finchè non arrivavamo in cima, ma ora basta! E’ inutile che fate i finti tonti, l’ho capito benissimo che voi due, ieri sera, avete fatto l’amore!” Ob si era un po’ arrabbiato e aveva cominciato ad alzare la voce. Si era stufato di tenersi tutto dentro e così era scoppiato.

 

“Se tu ci dai tempo, ti potremo spiegare ogni cosa non omettendo alcun dettaglio…” Disse Elijah guardando Amina.

 

“No, preferisco che mi raccontiate tutto a grandi linee, non voglio farvi il terzo grado e soprattutto non mi interessa sapere proprio tutto.”

 

“Io invece credo che ti farà bene sentire tutto quello che avremo da dirti, in questo modo, una volta ogni tanto, potresti avere rispetto verso gli altri!” Disse la ragazza guardandolo severamente.

 

“E quindi ti racconterò tutto e non dovrai fare storie. Quando ieri sera ci siamo salutati io ed Amina siamo stati un po’ seduti sul letto a chiacchierare, nella speranza che, da un momento all’altro, il sonno prendesse il sopravvento. Verso mezzanotte e mezza avevamo deciso di dormire quando abbiamo sentito dei rumori piuttosto forti venire dalla tua camera. Lì per lì avevamo deciso di non farci troppo caso ma quando quella Anne Marie ha cominciato ad urlare come una posseduta, abbiamo fatto ricorso al nostro self control per non venire di là e dirvi di smettere. Così abbiamo deciso di ascoltare quello che facevate per vedere come procedeva la situazione. Solamente che vi siete messi ad sbraitare senza contare che ci avete messi in mezzo senza alcuna ragione. Amina si era pure arrabbiata e se non c’ero io, a quest’ora, quella poveretta della tua ragazza si ritrovava all’ospedale con il naso rotto. Facile immaginare la nostra felicità quando tu te ne sei andato dopo aver finito di litigare. Per un momento pensammo che, forse, ci avreste fatti dormire ma quando avete ricominciato a fare l’amore, Amy è andata su tutte le furie e ha deciso di giocarvi un brutto scherzo. Diciamo che è stata una buona prova per testare le mie doti di attore. Così abbiamo fatto finta di fare sesso quando in realtà tutti e due eravamo stesi sul letto con la testa appoggiata al cuscino. So molto bene che tu non riesci ad addormentarti subito e così volevamo darti una piccola lezione di vita: capire quanto può dare fastidio sentire delle cose che vorresti volentieri evitare. Quando sei venuto da noi, questa mattina, abbiamo deciso di tenere la sceneggiata ma ora che ti abbiamo spiegato tutto, mi auguro che una cosa come quella di ieri non si ripeterà più. Non per il fatto che noi due eravamo di là, ma perché avrebbe dato fastidio a chiunque avesse occupato quella camera, senza contare che poteva essere una famiglia con un figlio piccolo. Ora hai capito? Prometti che non lo rifarai più?”

 

Orlando aveva ascoltato tutto senza dire una parola. Solo in quel momento si era reso conto di aver fatto una cosa molto scorretta verso i suoi due amici. Tuttavia era molto sollevato sapendo che, alla fine, non era successo niente tra di loro. Si sentiva in colpa e, riflettendoci bene, Elijah aveva completamente ragione e lo scherzo che gli avevano giocato era proprio l’ideale. Abbassò un po’ la testa prima di rispondergli.

 

“Avete assolutamente ragione, mi sono comportato da perfetto idiota. E’ solo che alla fine non ce l’ho fatta a resistere alle tentazioni di Anne Marie e così abbiamo fatto sesso fino a notte tarda. Vi chiedo scusa e spero che non ve la siate presa.”

 

“Non ti preoccupare, non ce la siamo presa. L’importante è che tu abbia capito la lezione e la prossima volta non lo rifarai più. D’altronde, ho un sonno incredibile ed è tutta colpa tua!” Disse Amina. All’inizio aveva avuto un’aria molto scherzosa ma alla fine aveva ironizzato il tutto dando uno scappellotto ad Orlando.

 

“Giusto, Amy ha veramente ragione!” Elijah fece la stessa cosa dell’amica. In breve tempo si ritrovarono tutti e due a picchiare il povero ragazzo.

 

“Ehi, EHI! SMETTETELA! MI STATE FACENDO MALE!” Urlò lui cercando di divincolarsi.

 

“Calmati! La finiamo, la finiamo. Forza, è ora di rimettersi in marcia! Dobbiamo arrivare al rifugio degli alpini qui sotto prima possibile, lì perlomeno non tira vento. Avanti, prendete le vostre cose e andiamo.” La ragazza prese di nuovo il suo zaino e cominciò a scendere dall’altra parte.

 

“D’accordo, siamo da te in un minuto!” Le disse Elijah che incitò l’amico ad alzarsi e a seguirla.

 

Scesero per un bel po’ di tempo, quasi un’ora, e quando arrivarono in fondo furono molto grati del fatto che lì, perlomeno, non tirava un filo di vento. Il passo dei contrabbandieri si trovava in cima ad una montagna e di conseguenza era continuamente bersagliato da delle raffiche di vento veramente molto forti. Quando giunsero al rifugio scelsero il posto per mangiare: un piccolo prato vicino ad un laghetto poco profondo. Tirarono fuori alcuni panini e cominciarono a mangiare. Ripresero il cammino molto presto e quello che li aspettava era niente in confronta a quello che avevano già fatto. Scelsero una strada molto ripida per poter scendere fino a Case Sparse ma era molto in pendenza e soprattutto era piena di rocce in ogni lato. Caddero tutti e tre, ogni tanto, e quando riuscirono ad arrivare in fondo, dopo quasi due ore di cammino, avevano i piedi doloranti.

 

“Ragazzi, che mal di piedi! Io non ce la faccio a ritornare a casa!” Esclamò Orlando sedendosi vicino ad un piccolo fiume e stendendo le gambe.

 

“Capperi, siete proprio dei pappamolli! Sapete che vi dico…io vado a rinfrescarmi i piedini!!!” Detto questo, Amina si sfilò le scarpe e attraversò il fiumiciattolo a piedi nudi, mettendosi a sedere in una roccia piuttosto grande che si trovava lì in mezzo.

 

“Ma tu sei completamente rimbambita! E adesso come farai a ritornare qui?” Gli disse Orlando.

 

“Semplicemente…rimetterò i miei piedi in acqua, attraverso il fiume e poi mi rimetto le scarpe!”

 

“Tu hai tutte le rotelle fuori posto!”

 

“Sì, intanto tu sei l’unico che è rimasto con i piedi asciutti!” Elijah gli parlò scherzosamente mentre si apprestava a raggiungere l’amica.

 

“Ho bel che capito, un momento che vengo lì pure io!” Nel dire questo, il ragazzo si tolse gli scarponi ma, quando sentì l’acqua, fu tentato di ritornare indietro. “E’ GELATA! Ma voi siete pazzi!”

 

“Cos’è, il tuo coraggio è rimasto a letto insieme alla tua fidanzata?” La ragazza lo provocò di nuovo.

 

“E anche se fosse? A te cosa te ne importa?”

 

“Vigliacco! Sei un fifone!”

 

“Contaballe! Non è affatto vero!”

 

“Sei un codardo! Vergognati!! Ah! Ah!”

 

“Sei una stronza!”

 

“Pusillanime! Sei un poppante piagnucoloso!”

 

“Bastarda!”

 

“Coglione!”

 

“Pivellino!”

 

“Strega!”

 

“Pezzo di idiota senza un minimo di cervello!”

 

“COSA? Ma io ti spezzo in due!” Orlando nel frattempo era arrivato nel punto in cui c’erano Amina ed Elijah e, tentando di raggiungerli, cadde rovinosamente in acqua.

 

“Carino! Che sei, uno di quei pupazzetti che cambia colore con l’acqua? Checcarino!” Gli disse Elijah con voce femminile.

 

“In questo momento sono molto suscettibile e vi pregerei di lasciarmi stare ok?” Orlando si era bagnato quasi tutti i pantaloni e non aveva veramente voglia di scherzare.

 

In definitiva, però, la giornata continuò piuttosto tranquillamente. A Case Sparse presero un pezzo di formaggio da mangiare per strada e camminarono ancora per un paio d’ora fino a quando, raggiunta la strada, non presero l’autobus per ritornare a Madonna di Campiglio. Non appena varcarono l’entrata dell’albergo, ognuno di loro andò nella propria camera per rinfrescarsi un po’ e fare una bella doccia. La sera si incontrarono per mangiare e alla fine, quando Anne Marie salì in camera, loro discussero un po’ prima di andare a letto.

 

“Dimmi un po’ Amina, ancora non hai risposto alla mia domanda.” Cominciò Orlando.

 

“A cosa ti riferisci?” Disse Amina un po’ confusa.

 

“Ma sì, quando eravamo quasi arrivati al passo dei contrabbandieri ti ho chiesto a chi assomigliavamo dei tuoi amici…ma non hai ancora risposto!”

 

“Beh, se lo vuoi sapere assomigliate molto a Samuele e Marco. Erano esattamente come voi, due giocherelloni molto simpatici ed allegri. Però erano dei veri amici pronti a tutti se mai ci fosse stato bisogno di aiuto. Proprio due persone a posto. Gli volevo molto bene.”

 

“E vuoi bene anche a noi due?” Disse Elijah.

 

“Certo, mi sembra logico zucconi! Oddio, ancora è un po’ presto per dirlo ma provo molto affetto nei vostri confronti, l’importante è che non dovete mai cambiare, siamo d’accordo?”

 

“No hai problemo! Sarà difficile che noi maturiamo più di così!” Gli rispose di rimando Orlando.

 

“Allora sì che c’è bisogno di preoccuparsi!” Risero tutti insieme.

 

Amina sentiva che si poteva fidare dei due ragazzi. Non li conosceva ancora a fondo però erano veramente spassosi e soprattutto se c’era l’esigenza di fare un discorso serio loro erano sempre pronti. Andarono a dormire alle 22.00 ed Elijah fu ben presto felice di sapere che Orlando aveva imparato la lezione visto che dalla camera accanto non si sentiva alcun rumore. Il giorno dopo, al contrario di quello precedente, sarebbe stato disseminato di imprevisti più o meno belli…

 

CONTINUA…

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Capitolo 14
*** Fu la parodia...e dopo accadde l'umiliazione!^^ ***


Mamma mia che male

Mamma mia che male!!! Oggi sono stata due ore in palestra e il mio sederino mi sta facendo vedere le stelle!!! Vabbè, passiamo ad altro…vi ho fatto un po’ patire per il capitolo 14 ma avevo veramente poco tempo (dovevo studiare diritto!^^) e quindi….XDONO!!!! In ogni caso, grazie per le recensioni e continuate a sostenermi!! P.S.Per questo capitolo è necessario aver presente il film “le due torri” versione estesa, altrimenti ci sarebbe qualche parte poco chiara! Bacini Shi*

 

Capitolo 14.

Fu la parodia…e dopo accadde l’umiliazione!^^

 

La mattina seguente si alzarono tutti piuttosto tardi visto che il giorno prima si erano stancati molto, di conseguenza, arrivarono in sala da pranzo quasi a mezzogiorno. I primi a scendere furono Elijah ed Amina e si misero a guardare un po’ la televisione prima di pranzare. Dopo qualche minuto arrivarono Orlando ed Anne Marie, ma l’altra ragazza notò subito che c’era qualcosa che non andava…

 

“Ehi, come mai hai tutta quella roba appresso?” Chiese Amy un po’ curiosa nel vedere la donna con tutte le sue valigie.

 

“Fatti gli affari tuoi! Adesso sarai contenta, me ne vado!” Gli rispose la Templeton inviperita.

 

“Ehi cocca, vedi di moderare il linguaggio! Lo vuoi proprio sapere? Sono contentissima di non rivedere più quella faccia orrida!”

 

“Lo stesso vale per me, sottospecie di puttanella da quattro soldi!”

 

“Vattene immediatamente, e smetti di prendertela con lei! Se abbiamo litigato non è di certo colpa sua e tantomeno mia! Lamentati con tua madre se hai il cervello di un protozoo!” Orlando si era intromesso nel discorso e stava difendendo la sua amica.

 

“Ma non ti ricordi? Lei e Cita hanno un neurone in due, se lo passano a vicenda!” Amina si era voltata verso Ob e aveva visto che lui l’avrebbe appoggiata.

 

“IO ME NE VADO IMMEDIATAMENTE DA QUESTA TANA DI SERPENTI!” Anne Marie si mise a posto la borsa, prese i bagagli e se ne andò via sbattendo la porta d’ingresso. Gli altri tre aveva osservato la scena senza dire una parola ma non appena non la videro più, cominciarono a tirare un sospiro di sollievo.

 

Il fatto che lei fosse con loro non li rendeva per niente a loro agio. Si sentivano sempre in dovere di farla sentire bene ma alla fine lei non ricambiava affatto la loro gentilezza. Senza contare che Orlando si sentiva in trappola assieme ad Anne Marie e dopo la piccola predica di Elijah aveva cominciato a vederla sotto una luce completamente diversa. Era certamente una donna bellissima ed affascinante, però aveva il quoziente intellettivo di un babbuino, era veramente insopportabile. Per la prima volta, da quando era partito da Beverly Hills, si sentiva libero.

 

“Ragazzi, voi non immaginate nemmeno quanto sono contento! E’ da quando siamo arrivati che speravo levasse le tende!” Disse Orlando sedendosi su un divanetto.

 

“Beh, direi che il tuo piano è riuscito!” Disse Elijah sorridendo.

 

“Che vi devo dire, per fortuna che la nostra storia è finita…”

 

“A rigor di logica, la vostra storia non era neppure cominciata! Mi spiego meglio, io comincio a parlare di relazione con una persona nel momento in cui intratteniamo rapporti più o meno intimi da almeno qualche mese, cosa che tu non hai fatto, mi sembra!” Amina aveva gentilmente fatto capire il suo punto di vista.

 

“Hai ragione. A proposito, oggi pomeriggio vogliamo andare da qualche parte? Andiamo a fare qualche camminata?” Chiese Orlando.

 

“Ehi Ob, oggi niente da fare! Stiamo qui a poltrire tutto il giorno! Sono troppo stanco per poter muovere anche solo un muscolo!” Ribattè Elijah. Ancora non sapeva come aveva fatto a ritornare a casa dopo la faticaccia del giorno prima. Pensava che le sue gambe si muovessero solo per forza di inerzia.

 

“Uffa! E che cosa ci inventiamo da fare tutto il giorno?”

 

“Io avrei un’ideuzza…” Disse Amina con tono piuttosto provocatorio.

 

“Non ci accettano proposte sconce, vedi di ricordartelo!” Ob le fece cenno di no con l’indice seguito da El.

 

“Ma è mai possibile che voi due abbiate sempre quel pensiero fisso in testa? Ogni tanto penso anche a cose serie, al contrario di voi che dite sempre vaccate!”

 

“Va bene, allora sentiamo!”

 

“L’altro giorno El mi ha detto che voi due avete girato il signore degli anelli e, visto che ho letto il libro, mi farebbe piacere poter guardare il film! Almeno mi faccio quattro risate! Ci state?”

 

“Sì, direi che è una cosa fattibile, tu che ne dici Ob?”

 

“Per me non ci sono problemi. Chiedo al direttore di passare al noleggio delle cassette e poi lo guardiamo nel videoregistratore in camera mia. Adesso, tutti a pranzo!”

 

Li aspettava un gustoso pasto con i fiocchi. Crostoni con affettati e spezie, lasagne con una montagna di besciamella, petto di pollo al marsala, patate arrosto, mele appena colte e una bella sachertorte (Caspita, voglio mangiare anche io così!^^ NdShizuru117). Finirono quasi alle due e, non appena Orlando ebbe finito di parlare con il direttore, si precipitarono tutti e tre nella camera. Si erano equipaggiati per bene: patatine, pop corn e una bella scorta di birra fresca e di coca cola. Tuttavia, ci fu il classico problema dell’ultimo minuto.

 

“Ragazzi, purtroppo non ha trovato la compagnia dell’anello! E adesso come si fa?” Orlando era rientrato con una faccia piuttosto scontenta “C’era solo il ritorno del re! Ma non ci si capirà niente!”

 

“Dai, non la prendere così tragicamente! Voi due sapete la storia ed io ho letto il libro quindi non ci sono problemi! Piuttosto, ho più paura di ingrassare con tutto questo ben di Dio!” Amina si era messa a ridere e non era particolarmente dispiaciuta, sapeva a memoria tutta la storia.

 

“Allora preparati al più grande film di tutti i tempi!” Elijah si era sentito sollevato nel capire che lei era comunque soddisfatta.

 

“Con due degli attori più affascinanti del mondo, vero El?”

 

“Certo Ob!”

 

Appena finiti i titoli iniziali, cominciò il vero e proprio film. La prima scena era quella in cui Frodo e Sam stavano scendendo da una montagna e non riuscivano a trovare il fondo. Avevano con sé la corda elfica e questo li aiutava a non cadere. Inutile dire che Amina aveva già trovato da ridire.

 

“Scusate la mia ignoranza, ma cosa ci si fa con un po’ di sale? Mica si trova un maiale in giro per la terra di mezzo!” Esordì la ragazza.

 

“Amy, gradirei che seguissi il film, è appena cominciato.”

 

Lei si zittì subito, tanto era curiosa di vedere come andava avanti la storia. In ogni caso, era quasi scontato che, non appena vide Orlando, si cacciò a ridere come un’invasata.

 

“AH! AH! AH! O mio Dio! Ma sei proprio tu quello lì? Caspita, non sapevo che avessi l’orecchio che ti pende! Con quella parrucca mi sembri mia nonna!”

 

“Non vedo cosa ci sia da ridere. Stavo semplicemente recitando e avevo bisogno di truccarmi in un certo modo. Mi pare che non ci sia niente di male” Rispose un po’ stizzito Orlando. Di solito, le ragazze, erano molto soddisfatte nel vederlo nei panni di Legolas.

 

“Sì, certo, però fai troppo la parte del leggiadro elfo! Se ti conoscessero per come sei davvero, ovvero, tutto l’esatto contrario! Però in fondo ti stanno bene i capelli biondi, perché non te li tingi?”

 

“Ma tu non hai un bottone per poterti spegnere?”

 

“Segreto!”

 

Il seguito del film continuò tutto più o meno allo stesso modo. Non appena c’era una scena un po’ più strana lei si metteva a farci sopra un parodia. Si era stupita di come Orlando fosse salito a cavallo prima della battaglia con i lupi mannari, di come cavolo faceva a portare le lenti a contatto, della simpatia di Gimli e via dicendo. Era rimasta piuttosto soddisfatta dell’interpretazione di Cristopher Lee e aveva considerato da principio Viggo Mortensen come un bell’uomo. Quando finì, si erano letteralmente fagocitati quattro pacchi di pop corn e, tolta la cassetta dal videoregistratore, si fermarono un po’ a parlare.

 

“Allora, in definitiva come ti è parso il film?” Chiese Elijah alla ragazza.

 

“Mah, abbastanza carino anche se il regista ha tirato un po’ troppo per le lunghe la battaglia. Nel libro ci sono un sacco di pezzi in più come la voce di Saruman, l’arrivo di re Theoden ad Isengard e via dicendo. Ha voluto fare le cose in grande e così si è dimenticato un po’ della narrazione della storia. Per quanto ne possa capire di recitazione, siete stati tutti piuttosto bravi anche se, avendovi conosciuti, immagino che il vostro sia stato uno sforzo piuttosto notevole. Però preferisco il libro perché mi sono potuta immaginare i personaggi senza alcun vincolo. Per esempio: mi aspettavo un Legolas più minuto ed etereo, magari con i capelli scuri e dei bei occhi profondi e gentili, un Frodo più in là con gli anni ed un Aragorn più autorevole e saggio. Sarò sincera, Saruman mi ha un po’ delusa ma mi è piaciuto molto Gimli rivisto in chiave decisamente più moderna rispetto al romanzo di Tolkien. Gandalf mi è molto simpatico però credo che abbiano idealizzato un po’ troppo la figura del mago, in ogni caso, può rientrare nella top ten dei miei film preferiti.”

 

“Davvero? In tal caso ne sono molto contento! Il tuo film preferito in assoluto qual è?”

 

“Non saprei dirtelo di preciso, te l’ho detto, non vado pazza per i film moderni, però mi è piaciuto tanto Shinder’s List. Non so di preciso perché, forse è il fatto che l’Olocausto è qualcosa che ti colpisce dentro e non riesci a cancellare. Io conosco pure Steven Spielberg, uomo molto simpatico, ma il suo film ha qualcosa di surreale che lo rende magnifico e allo stesso tempo struggente, più cose che riescono ad avere solamente i vecchi film in bianco e nero. Per esempio, mi è piaciuto un casino Agli uomini piace caldo con Marilyn Monroe e Jack Lemmon. Da schiantarsi dal ridere!”

 

“Beh, io non decido a priori se un film mi piace oppure no, però, devo dire che le produzioni di questi ultimi anni stanno superando sé stesse. Con gli effetti speciali si riesce ad ottenere un risultato gradevole e molto spettacolare!” Orlando si era intromesso nel discorso e gli era venuto alla mente Matrix, uno dei suoi film preferiti.

 

“Secondo me gli effetti speciali rovinano solamente il messaggio che si vuole trasmettere. Gonfiano troppo tutta la storia e alla fine sei troppo preso dalle grosse esplosioni e dalle battaglie che non ti ricordi più nemmeno la trama.”

 

“Vuoi forse insinuare che io non ho gusto, Amy?”

 

“No, e chi lo vuole mettere in dubbio! L’unica cosa certa è che hai perso il cervello…ma prima o poi verrà a reclamare il corpo!”

 

“Ma quanto sei irritante!”

 

“Peggio di un’ortica!”

 

“No, peggio di un brufolo in mezzo alla fronte!”

 

“Io direi peggio di un ganglio!”

 

“Antipatica!”

 

“Odioso!”

 

“Ripugnante!”

 

“Minchione rimbambito con la sindrome di Peter Pan!”

 

“Oca rimbecillita!”

 

“Da una vita, e me ne vanto!”

 

“Ve lo chiedo gentilmente, O SMETTETE DI PRENDERVI A MORSI OPPURE CHIAMO LA PROTEZIONE ANIMALE PER FARVI VENIRE A PRENDERE!” Si può dire che Elijah aveva il classico gocciolone gigante sopra la testa.

 

“Ok Hobbit, come vuoi tu!” Disse Orlando in tono piuttosto scherzoso, accompagnato dalle risate di Amina.

 

“Comincio a non sopportarvi più…”

 

Per il resto della serata continuarono a scherzare e, dopo la faccenda di Anne Marie, avevano concordato che Elijah sarebbe andato a dormire assieme ad Orlando per lasciare ad Amina un po’ di privacy. Il giorno dopo, al culmine della noia, decisero di fare quattro passi lì nei dintorni nella speranza di trovare qualche posto dove potersi svagare. Alla fine optarono per una piccola sala giochi vicino alla piazzetta, piccola, ma molto rifornita. Non appena entrarono si accorsero di essere stati riconosciuti da qualche fan e, Elijah ed Orlando, si misero a firmare autografi distribuendo sorrisi a destra e a manca (quel che manca a manca non manca a destra! NdAldo Giovanni e Giacomo). Amina era entrata facendo finta di non conoscerli e vide subito qualcosa che attirò la sua attenzione.

 

“Non è possibile, è un sogno!” Disse guardandosi intorno.

 

“Cosa c’è, è successo qualcosa? Come mai sei rimasta qui ferma come uno stoccafisso?” Chiese Elijah un po’ preoccupato.

 

“Non ci posso credere, qui dentro hanno il mio gioco preferito!” lei indicò una specie di console con una pedana per terra sulla quale c’era una freccia per ogni lato.

 

“Mi stai dicendo che tu sei un’assidua frequentatrice di sale giochi?”

 

“Esattamente! Amo ogni cosa che ha a che fare con computer, chip, giochi e via dicendo. Questo aggeggio c’è anche a Milano e, non appena posso, vado là a divertirmi!”

 

“In tal caso stai parlando con un campione! Quando mi capita ci gioco pure io e devo dire che non è particolarmente difficile. Vuoi sfidarmi?” Chiese Orlando guardando l’amica con occhi piuttosto straniti.

 

“Non chiedo di meglio! Vado a prendermi i gettoni e poi….comincia la sfida!”

 

Il gioco di sé per sé non è particolarmente difficile, però bisogna avere un certo livello di esperienza altrimenti non si riesce a superare il livello standard. La logica di fondo non è molto complicata:  bisogna saltare sulle frecce che compaiono sullo schermo a tempo di musica e cercare di fare meno errori possibili. Teoricamente era un gioco da bambini ma, arrivare al livello Expert era qualcosa di veramente impestato, sullo schermo apparivano letteralmente dei fiumi di freccette e, per chi non c’era abituato, era una cosa fuori dal mondo. Amina ci giocava ormai da quasi due anni e riusciva a destreggiarsi tra i passi di danza molto bene, senza contare che aveva raggiunto una discreta possibilità di riuscita negli Expert. Orlando ci giocava un po’ svogliatamente, più per ridere che per altro, senza contare che le prime volte cadeva sempre rovinosamente a terra.

 

“Allora, vogliamo iniziare?” Chiese lui mettendo i gettoni nel gioco.

 

“Certamente. Ti offro questa possibilità, hai la possibilità di decidere i primi due brani ma l’ultimo la scelgo io. Ok?”

 

“No problem! Tanto per iniziare mi prendo una bella End of The Century Standard.” Non appena scelse il brano, cominciò la canzone e le freccette sullo schermo. Lui stava saltellando un po’ in qua e in là e se la cavava egregiamente. Amina non sembrava particolarmente in difficoltà e, tenendo un piede fermo sulla freccia destra, muoveva l’altro restando quasi completamente ferma. Riuscirono tutti e due a passare il livello.

 

“Allora? Tutto qui quello che sai fare? Mi aspettavo qualcosa di meglio.” Disse la ragazza molto ironicamente.

 

“Adesso la smetterai di fare tanto la spavalda! Ti sparo una Afronova Difficult e poi vediamo come te la cavi!” La scena di prima si era ripetuta e lei era evidentemente soddisfatta di avercela fatta senza il minimo dispendio di energie.

 

“Direi che adesso la scelta spetta a me, non è vero? Beh, io opterei per una Paranoia 190 all’expert, ti va?”

 

“Andiamo, lo sai bene anche tu che quella è la canzone più veloce e difficile del gioco. Non ce la farai mai neppure tu!”

 

“Ne sei convinto. Vediamo se hai ragione…” Senza dargli il tempo di ribattere, scelse la canzone e potè vedere una certa smorfia sul viso di Orlando. Lui si era in breve tempo impantanato da solo e per miracolo non cadde per terra mentre lei, tranquillamente, si destreggiava da un lato all’altro della pedana. Era velocissima ed era difficile persino riuscire a vedere i suoi piedi. Quando finì la canzone lui la guardò come un’extraterrestre.

 

“Beh, hai perso l’uso della lingua?” Gli disse Amina molto impertinente.

 

“……Ma come cavolo ci riesci?”

 

“Abitudine e tanto allenamento! Vogliamo tornare in albergo? Sono piuttosto provata dopo questa mia esibizione…” Gli lanciò un’occhiata divertita e poi si diresse verso la porta.

 

“Umiliato, sono stato umiliato da una donna…”

 

“Guardala dal lato positivo, perlomeno questa volta si è risparmiata un sacco di prese in giro!” Elijah aveva assistito a tutta la scena in silenzio ma, all’ultima canzone, non aveva fatto a meno di ridere.

 

“Aspetta solo di vedere quando ritorneremo in albergo, sarà una presa per il culo eterna…”

 

“I casi della vita! Te la se proprio cercata!”

 

Al contrario delle loro aspettative, Amina non aveva più fatto riferimento a quel pomeriggio e per tutta la sera non aveva fatto altro che parlare del film che avevano visto il giorno prima. Orlando rimase piacevolmente stupito, non avrebbe resistito ad una sua ulteriore umiliazione. Quella sera andarono a letto piuttosto presto perché sarebbero andati a Ponti di legno e dovevano riposare un poco. Tuttavia, la loro piccola vacanza stava volgendo quasi al termine e, l’idea di dover ritornare alla loro vita frenetica, non li allettava per niente.

 

CONTINUA...

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Capitolo 15
*** Quando riaffiorano i ricordi... ***


Capitolo 14

Ciao a tutti! Purtroppo ho pubblicato un po’ tardi ma in questi giorni ho veramente un casino da fare con la scuola, senza tenere conto di diritto!!^^ Però sono contenta di essere riuscita ad arrivare già al capitolo quindicesimo e spero che vi piaccia!! Mi raccomando, CONTINUATE A RECENSIRE^^!! Mi fa davvero molto piacere!! (Ad Ituski86, questa storia ti risulterà piuttosto familiare!) Bacini Shi*

 

Capitolo 15.

Quando riaffiorano i ricordi…

 

Dopo quella volta alla sala giochi, i tre ragazzi erano usciti ancora una volta per poter visitare Trento ma, per motivi climatici, non poterono andare a vedere i vecchi forti di guerra. Si divertirono molto ma alla fine era giunto il momento di tornare a casa. Ognuno era piuttosto giù di morale ma furono tutti piuttosto puntuali e, alle 7.30, avevano già preparato i bagagli e prenotato un taxi per poter arrivare fino a Malpensa. Il viaggio in sé per sé fu abbastanza silenzioso e Amina si era rintanata in un ostinato mutismo perché era talmente dispiaciuta di dover partire, che non trovava la forza di parlare. Orlando ed Elijah chiacchierarono del più e del meno e solo dopo innumerevoli sforzi riuscirono a far uscire la ragazza dal suo guscio. Quando arrivarono a Beverly Hills era quasi mezzogiorno (il fuso…) e, prima che ognuno andasse a casa propria, Orlando fece un annuncio.

 

“Beh, ragazzi, che dire…in questa settimana mi sono proprio divertito tanto! Però mi dispiacerebbe non dovervi vedere più per tanti giorni, per me siete davvero insostituibili! Che ne direste di venire a casa mia dopodomani? Così, per parlare un po’ e mangiare un pezzo di pizza!” Gli dispiaceva davvero doverli salutare e, anche se abitavano abbastanza vicini, si vedevano di rado a causa dei loro reciproci impegni.

 

“Non lo so, comunque credo di sì. Il fatto è che ho ancora un sacco da fare con questa storia del locale! Domani devo assolutamente andare per negozi e, se non trovo i mobili, chi lo sente Oaudesy!” Amina aveva appoggiato le borse e si era tolta il suo cappellino da tennis.

 

“Vabbè, comunque alla fine credo che vada bene per tutti e due. A che ora facciamo?” Chiese Elijah.

 

“Diciamo alle 21.00, ok?”

 

“Per me va bene.”

 

“Ok.”

 

Così si salutarono senza troppi giri di parole e ognuno andò a casa sua. Inoltre, tutti e tre avevano molti impegni a cui dovevano dedicarsi anima e corpo e non si potevano rimandare troppo. Elijah era impegnato con la parte di doppiatore per un nuovo cartone animato, Orlando doveva rivedere il copione di Pirates of The Carribean 2 e Amina aveva ancora molto da fare per ammobiliare il suo nuovo club. Quello stesso giorno decisero di rimanere nelle loro dimore e aspettare il tramontare del sole sgranocchiando patatine e facendo zapping da un canale all’altro.

 

La mattina seguente Amina si svegliò abbastanza presto e aveva deciso che avrebbe dedicato l’intera giornata al suo nuovo lavoro, senza perdersi in sciocchezze. Alle 9.00 era già pronta e si era vestita comodamente pensando di dover girare molto. Partì con l’andare al centro commerciale vicino alla spiaggia per cercare qualche chincaglieria e alla fine riuscì a comprare solamente un paio di soprammobili di legno raffiguranti degli aironi. Andò in un piccolo negozio specializzato e trovò i bastoncini per i cocktail a forma di serpente, un po’ di bicchieri che avrebbe decorato, ordinò qualche poltroncina rosso fuoco e un bel tavolo bianco abbastanza basso. Quando ebbe finito la sua prima serie di giri erano quasi le due del pomeriggio e così prese un hot dog e mangiò continuando a camminare. Il suo ultimo acquisto avvenne alle 15.30 e comprò alcuni ventagli con dei disegni di dragoni, qualche tela per disegnare e un tatami (p.s. per chi non lo sapesse, il tatami è quella specie di tappeto di paglia che si può trovare nelle vecchie case cinesi. NdShizuru117) color nocciola. Era abbastanza soddisfatta del suo giorno di shopping ma, prima di tornare a casa, qualcosa colpì la sua attenzione.

 

Si era fermata davanti ad un cinema e una locandina in particolare l’aveva colpita. Tra due giorni sarebbe stato l’anniversario della nascita della pellicola e avrebbero proiettato alcuni dei film più grandi di tutti i tempi.

 

“Non è possibile, rifaranno Casablanca!” Aveva detto queste parole senza nemmeno pensare e si era avvicinata al poster cominciando ad accarezzarlo.

 

Quanti ricordi le aveva riportato alla mente. Per un attimo abbassò la testa ma non appena vide le sue buste fu riportata subito alla realtà; doveva andare a casa per fare qualche disegno da appendere sul muro e, se non si fosse sbrigata, si sarebbe trascinata dietro questo lavoro per chissà quanti giorni ancora. Varcò la soglia di casa quasi alle cinque di pomeriggio e, messo a posto tutto, tirò fuori il suo piedistallo, i pennelli, i colori ad olio, il suo grembiule e cominciò a disegnare. Voleva qualcosa di strano e così decise di imitare alcuni vecchi disegni raffiguranti i quattro dei del cielo (per chi coglie l’allusione, sto parlando di Genbu, Byakko, Seiryu e Suzaku. Chi legge Fushigi Yugi capirà!^^ NdShizuru117). Partì con Suzaku, una specie di fenice e, quando era quasi a metà del lavoro, sentì il campanello suonare. Aveva appoggiato la sua tavolozza su una sedia ed era andata ad aprire.

 

“Ciao Amy, visto che ero da queste parti, ho deciso di farti una visitina!” Era Elijah.

 

“Che sorpresa, non mi aspettavo di rivederti così presto! Qual buon vento ti ha portato qui?” lo fece accomodare.

 

“A dire il vero avevo finito di studiare la mia parte di doppiatore e così volevo andare a fare un giro. Alla fine sono passato davanti a casa tua e non ho resistito alla tentazione di venirti a fare un salutino! Come mai indossi quel grembiule così sporco?”

 

“Stavo disegnando e, siccome quando lo faccio mi pastrocchio tutta, mi sono prevenuta. Oggi sono stata sempre in giro e ho comprato alcune cose per il mio locale poi, siccome voglio che assomigli un po’ al pequeño, ho deciso di appenderci qualche mio disegno!”

 

“Mi stai dicendo che i disegni fantasy che avevi nel precedente locale erano i tuoi?” Elijah era rimasto un po’ sorpreso.

 

“Esattamente. Diciamo che ho voluto fare un po’ la vanitosa!” Amina si era messa una mano sulla nuca e aveva cominciato a ridere.

 

“Perché non mi fai vedere quello che stavi facendo? Mi farebbe molto piacere, senza considerare che il ritratto che hai fatto ad Orlando era veramente stupendo!”

 

“Beh, non vedo il problema. Mi raccomando, non toccare niente che altrimenti ti sporchi tutto”

 

Lo portò in camera sua e vide il primo abbozzo del suo disegno. Aveva cominciato dalle ali e le aveva fatte rosse come il fuoco, sfumate con il giallo e l’arancione. Il piedistallo era molto vecchio e c’erano dei tubetti di colore un po’ dappertutto. Faticò non poco per evitare un pennello che gli stava cadendo sulle sue scarpe nuove.

 

“Allora, che te ne pare? Lo ritieni sufficientemente bello?” Chiese lei molto curiosa. Non amava far vedere i propri disegni agli altri e per questo non aveva mai avuto tanti pareri a riguardo.

 

“Per quello che posso vedere, è molto realistico. Lo stavi copiando?” Le disse lui mentre indicava una rivista aperta.

 

“Sì, questo è un vecchio disegno di una costellazione. Quello là è un libro sull’arte orientale e ho pensato che sarebbe stato un buono spunto. L’illustrazione che vedi a lato è quella che sto disegnando. Non è abbastanza difficile o particolare ma sto cercando di personalizzarlo aggiungendo qualche caratteristica a mio piacimento!”

 

“Davvero notevole, non c’è che dire. Io ora devo andare, ero venuto così, per cinque minuti, giusto per vedere come te la passavi. Allora ci vediamo domani sera a casa di Ob!”

 

“Certo, vedrò di non mancare!”

 

“Ciao Amy!”

 

“Ciao El!”

 

Il resto della giornata passò abbastanza tranquillamente e Amina andò a letto piuttosto presto, dopo aver guardato un po’ di televisione. Avevano fatto un’intervista ad Andew Belkay, un pittore inglese molto famoso che aveva aperto da poco una sua mostra a Los Angeles e lei l’aveva ascoltata tutta senza fiatare, lo considerava un vero genio dell’arte. La mattina dopo si svegliò abbastanza presto e, dopo aver ordinato un altro paio di mobili, andò dal signor Mark Oaudesy per renderlo partecipe dei suoi acquisti. Fu molto soddisfatto dello zelo e della velocità della ragazza e sperava ardentemente che avrebbe aperto il suo locale prima dell’autunno successivo. La sera, come concordato, andò a casa di Orlando. Si era vestita piuttosto semplicemente: aveva tirato indietro i capelli con una molletta, si era messa una sottile linea di kajal sugli occhi, un vestito nero lungo fino ai piedi con sopra un maglioncino senza maniche grigio e un paio di scarpe da ginnastica. Alle nove meno dieci Elijah passò a prenderla ed andarono insieme a casa dell’amico. Quando furono davanti alla porta erano le 21.00 spaccate. Suonarono il campanello e dopo qualche istante Orlando andò ad aprirgli.

 

“Salve ragazzi, puntuali come al solito eh? Prego, venite dentro!”

 

La casa del ragazzo era molto grande e l’aveva acquistata per motivi pratici più che per sghiribizzo. Lui era rimasto molto affezionato alla suo vecchia casa di Londra ma a causa del suo lavoro si trovava spesso in America e così aveva deciso di comprarsi una dimora più stabile di una camera d’albergo. Aveva optato per una bella villa con tanto di giardino e laghetto, color crema, con le finestre leggermente futuristiche. Era un po’ in disordine visto che la sua donna delle pulizie sarebbe arrivata il giorno dopo.

 

“Allora, cosa avete fatto in questi due giorni?” Chiese Orlando mettendosi a sedere su un divano di pelle.

 

“Mah, io non ho fatto niente di particolarmente bello. Sono stato quasi tutto il tempo in casa a studiare la parte di doppiatore, una pizza assurda!” Elijah fece la stessa cosa dell’amico.

 

“A proposito di pizza…Ob, non avevi detto di offrircene un pezzo?” Amina aveva scelto una piccola poltrona.

 

“Me ne ero dimenticato! Vabbè, sarà per un’altra volta!”

 

“Che tarpino! Non ci offri niente da mangiare? Guarda che il stomaco reclama cibo, immediatamente anche!”

 

“Puoi servirti da sola, la dispensa è là in fondo. Hai carta bianca!”

 

“Non puoi nemmeno immaginarti che questa è la cosa più sbagliata da dirmi!” Senza farselo ripetere due volte, si diresse verso la dispensa alla velocità della luce e, tra un ‘oooh!’ e l’altro, aveva cominciato a mettere tutto sottosopra.

 

“Ma cos’è, un’idrovora?” Elijah aveva fatto una faccia leggermente schifata.

 

“Che ti devo dire? Beata lei che non ingrassa!”

 

“A chi lo dici! Se mangio qualche schifezza lievito come il cibo liofilizzato! Cambiando discorso, lo sai che alla fine ce l’ho fatta a vedere La maledizione della prima luna?!”

 

“Davvero? Come ti è sembrato?”

 

“Molto carino, dico sul serio. Senza contare che io firmerei carte false pur di poter recitare accanto a Johnny Depp. Però la scena del combattimento con le spade mi ha fatto proprio ridere! Sembra quasi vera!” Elijah si era messo a ridacchiare molto divertito.

 

“Che dirti, per me è stato un grande onore! Se penso che faremo il sequel da qui a poco! Oh, a proposito, ecco che torna la gozzona!”

 

“Di che parlate? Fatemi partecipe se non vi spiace!” Era tornata con un gelato in bocca e qualche pacchetto di patatine in mano, senza contare la bottiglia di birra sotto ad un braccio.

 

“Hai per caso svuotato la mia dispensa?” Le disse Orlando puntandole un dito alla fronte.

 

“No, però diciamo che ci sono andata piuttosto vicina! Volete qualcosa?”

 

“Grazie, ma non voglio diventare un metro cubo!”

 

“In tal caso mi pappo tutto io. Dunque, tu cosa hai fatto in questi giorni?” Amina si era rimessa seduta e aveva appoggiato tutte le cibarie sopra il tavolo.

 

“Niente di particolarmente incredibile o eccitante. Sono stato ad una festa organizzata in un pub qui vicino e mi sono aggiornato un po’ con i pettegolezzi. Lo sapete che domani apre un nuovo Planet Hollywood qui vicino? Vogliamo andare all’inaugurazione?”

 

“Ci sto! Senza contare che pullulerà di belle ragazze!” Elijah aveva fatto l’occhiolino all’amico.

 

“Mio Dio, ma quanto siete maiali voi uomini! C’avete sempre quel pensiero fisso! Comunque, io non verrò, per quella sera ho altri programmi ben più interessanti.”

 

“Cosa se è concesso chiedere?” Orlando aveva preso gli occhiali all’amico e aveva fatto una faccia decisamente molto buffa, tentando di imitare uno psicanalista.

 

“Bella faccia, vuoi una pistola?” Gli disse Amina.

 

“Tu sei talmente brutta che se una mattina ti affacci ad est il sole ci ripensa!”

 

“Se è vero che Dio ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, quando ha fatto te si era appena svegliato!”

 

“E’ vero che quando vai allo zoo comunale tutti cercano di acchiapparti?”

 

“Ti piace la natura? Anche dopo lo scherzo che ti ha fatto?”

 

“Sei talmente brutta che tua madre, quando è venuta la cicogna, era indecisa se tenere lei o te!”

 

“Scusa, mi presteresti la tua faccia che devo fare una figura di merda?”

 

“E che palle! Smettetela! Io una volta vorrei entrare nelle vostre teste per provare la sensazione del vuoto assoluto! Allora, riprendendo le redini del discorso, come mai non puoi venire?” Elijah aveva cercato di farli smettere.

 

“Non posso venire? Ma do…ah! All’inaugurazione! Beh, domani è l’anniversario della nascita della pellicola e così vorrei andare a vedere Casablanca. Sapete, è un film che mi ricorda molte cose!”

 

“Io non l’ho mai visto, però sono un grande fan di Humpry Bogart! Quasi quasi vengo a farti compagnia!”

 

“E allora ci vengo pure io! Non mi sconfinfera il fatto che ci andiate da soli! Non vorrei che ritornaste in tre!”

 

“Sei così cretino, ma così cretino che...vabbè, inutile che te lo dica, tanto non capiresti mai!” Elijah si era messo una mano davanti agli occhi, ogni tanto si stupiva dell’humor inglese.

 

“Se la mettete in questi termini potete venire tutti e due ad un patto: non facciamoci riconoscere subito e soprattutto non fate casino dopo che il film è cominciato!”

 

“Agli ordini!”

 

“Come desidera, tenente!”

 

“Ma quanto siete beoti tutti e due…”

 

Alla fine, Elijah ed Amina tornarono a casa alle 23.30 e avevano deciso che si sarebbero incontrati alle quattro del pomeriggio davanti al cinema. Tutti e tre furono abbastanza puntuali ed entrarono qualche minuto prima che cominciasse la proiezione. La ragazza gli aveva proibito di comprarsi i pop corn perché facevano rumore e, se non avessero rispettato la regola, li avrebbe picchiati all’uscita. Orlando non andava pazzo per i vecchi film e quindi guardava Casablanca piuttosto distrattamente, giocherellando ogni tanto con il suo cellulare. Tuttavia, verso la fine, alcuni rumori lo fecero girare in direzione di Amina. Era seduta alla sua sinistra, in mezzo a lui ed Elijah  e aveva cominciato a singhiozzare cercando di asciugarsi le lacrime con una mano. Da quando l’aveva conosciuta non l’aveva mai vista piangere e quella vista lo turbò non poco. In quel momento c’era la scena in cui Ingrid Bergman stava per partire e notò che la ragazza stava osservando tutto con degli occhi dolcissimi e con la bocca stava ripetendo le loro battute. Varie volte fu tentato di chiamarla ma alla fine non l’aveva fatto perché temeva che lei si sarebbe arrabbiata. Quando uscirono Elijah se ne andò quasi subito a causa dei suoi impegni mentre gli altri due si fermarono un po’ ad un bar e chiacchierarono per qualche minuto.

 

“Allora, il film era come te lo ricordavi?” Orlando voleva sapere cosa le era successo ma non allo stesso tempo cercava di non essere sfrontato oppure impiccione.

 

“Esattamente! Lo amo dal profondo del mio cuore perché è legato ad un momento particolare della mia vita.”

 

“E’ lecito saperlo?”

 

“Sì, non vedo alcun problema. Devi sapere che, quando mio padre era all’ospedale, avevo poco tempo per stargli accanto a causa dei miei impegni scolastici. Sapevo bene che lui sarebbe morto e così mi dispiaceva tantissimo poter stare così poco assieme a lui. Quando andavo a trovarlo, cercava sempre di non farmi piangere e così guardavamo sempre un film insieme. Sapeva che a me piacevano quelli in bianco e nero e Casablanca è stato l’ultimo che abbiamo visto assieme. Quando, poco fa, eravamo al cinema, non ce l’ho fatta a resistere e così mi sono messa a piangere come una bambina. Però ora sto bene e non devi preoccuparti. E’ solo che quei ricordi sono arrivati un po’ all’improvviso e non mi ero preparata!” Aveva cercato di sdrammatizzare il tutto e gli aveva sorriso.

 

“Sarò sincero, sono molto più tranquillo ora che me l’hai detto. Mi avevi fatto stare in pensiero! Io avevo pensato subito al peggio! In tal caso ti propongo un affare divertente, ci stai?”

 

“Dipende, prima mi dici di cosa si tratta e poi, semmai, ti do il mio consenso!”

 

“Ti ricordi di quel giorno quando eravamo andati assieme a comprare quel vestito per la festa di gala?”

 

“Come scordarlo, mi avevi fatto girare come una matta per tutta la mattina!” Amina se lo ricordava benissimo e il ricordo più vivido che aveva era quello della loro piccola lotta.

 

“Io avevo accettato le avance di Anne Marie perché avevo bisogno di un’accompagnatrice ma, considerando l’accaduto, mi ritroverei ad andarci da solo…” Orlando aveva appoggiato le braccia sul tavolo e aveva posato il mento sulle mani.

 

“Vediamo se sono perspicace…ti devo accompagnare io?” Lei aveva alzato gli occhi al cielo.

 

“Più o meno! Però mi devi trovare anche un’altra ragazza che accompagni Elijah!”

 

“In tal caso io avrei un’accompagnatrice ideale! Patti chiari e amicizia lunga, io ci vengo vestita come voglio!”

 

“Abbi almeno il buon senso di vestirti decentemente! Non vorrei ricordarti che si tratta di una festa di gala e saranno tutti piuttosto eleganti!”

 

“Come mai l’hanno organizzata? C’è qualche occasione speciale?”

 

“Sì, credo si tratti dell’apertura di una nuova mostra.”

 

“Affare fatto!” Disse lei con un sorriso che le arrivava da un orecchio all’altro. Se il suo intuito non la ingannava, sarebbe stato un passo avanti per la realizzazione del suo sogno: conoscere Andew Belkay. Non ci voleva una grande scienza per capire che la festa era in suo onore.

 

“Allora ci vediamo questa domenica e, nel caso ci fosse qualche problema, avvertimi ok?”

 

“Tutto quello che vuoi!”

 

Orlando riaccompagnò a casa l’amica e, ad essere sincero, non aveva capito come mai lei fosse stata così entusiasta di accompagnarlo. In ogni caso aveva deciso di non farle nessuna domanda e così, quando furono arrivati davanti a casa sua, la salutò semplicemente. Se qualcuno gli avesse detto che avrebbe conosciuto una ragazza come lei non ci avrebbe mai creduto, era troppo inverosimile per sembrare vero. Eppure era diventato amico di una ragazza che portava allegria dovunque passasse e non fu per nulla dispiaciuto del fatto che lo avrebbe accompagnato lei piuttosto che quella gallina di Anne Marie Templeton. Amina era l’unica donna che lo trattasse come un ragazzo normale e non gli faceva pesare il fatto che lui fosse famoso o cose del genere. Pregava che domenica sarebbe arrivata presto così si sarebbe tolto anche il callo della festa di gala, una di quelle cose che odiava categoricamente da quando era piccolo…

 

CONTINUA...

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Capitolo 16
*** Una festa dai risvolti particolari... ***


Capitolo 16

Beh, direi che la mia storia senza le piccole note non sarebbe più la stessa!^^ Questo capitolo potrebbe sembrare un po’ fuori dagli schemi rispetto a quelli che ho scritto in precedenza però avevo il bisogno di movimentare un po’ la situazione, anche perché questo capitolo mi tornerà utile in futuro quindi, tenetevelo sempre a mente! Poi alcune piccole note: ad Itsuki86…ricordati, scrivere è sempre il metodo migliore per scaricare la tensione accumulata! A Kaori28…mi dispiace di averti già raccontato tutta la trama ma non ce l’ho fatta a resistere (se vuoi puoi prendere in prestito i miei personaggi!)!^^ A Moon…dopotutto era ora di far muovere qualcosa no?^^ A tutte quelle che leggono…GRAZIE INFINITE! Bacini Shi*

 

Capitolo 16.

Una festa dai risvolti particolari…

 

Amina aveva dovuto telefonare ad Orlando un paio di volte per mettersi d’accordo riguardo domenica e, tutte le volte, lui era stato piuttosto gentile e comprensivo. Lei aveva in mente una probabile accompagnatrice ma, tirando le somme, non aveva chiesto ancora la sua adesione e così, giovedì, andò piena di buoni propositi alla ditta del signor Mark Oaudesy. Riteneva che Christy fosse la donna ideale per Elijah, magari un po’ alta, ma elegante e misteriosa senza contare che era molto bella. Arrivò davanti alla Petit Fleur che era quasi l’una di pomeriggio, sapeva bene che a quell’ora c’era la pausa pranzo e sperava di incontrare la signorina Anderson mentre usciva. Così fu.

 

“Buongiorno Christy! Ti stavo aspettando!” Disse Amina agitando un braccio e correndole incontro.

 

“Salve Amina, che piacere rivederti. A cosa devo questa inaspettata quanto gradevole sorpresa?” Lei si era fermata non appena l’aveva vista. Quel giorno aveva indossato un completo blu che non faceva che risaltare i suoi splendidi capelli biondi.

 

“Sarò sincera, preferirei parlarne davanti a un bel piatto di spaghetti fumanti! Ti invito a mangiare in un ristorante italiano qui vicino, sai, ho conosciuto il proprietario! Viene da Roma e non appena ha saputo che arrivo dall’Italia mi ha subito presa in simpatia.”

 

“Se la metti in questi termini accetto più che volentieri.”

 

“Bene, andiamo subito!”

 

La trattoria del brigante era un piccolo ristorante che si affacciava sulla piazzetta di Beverly Hills e, nonostante le sue dimensioni ridotte, ogni giorno brulicava di gente intenta a ‘mangiare come si deve ’ , come diceva Amina. Aveva prenotato un piccolo tavolo vicino alla cassa e sapeva bene che Christy avrebbe accettato, era troppo gentile per poter declinare un invito a pranzo. Non appena entrate, salutarono Giacomo, il simpaticissimo proprietario. Era sulla sessantina, quasi completamente calvo con qualche ciuffo di capelli qua e là, degli occhi color nocciola e la pelle olivastra, tipica degli abitanti del mediterraneo. Quando la giovane si avvicinò, lui cominciò a parlarle in italiano e la signorina Anderson non riusciva a capire una parola.

 

“Ehilà Amì! Alla fine ‘sta stanga c’è venuta a pranzo?!” Aveva chiaramente delle origini romane.

 

“Pare proprio di sì, però smettiamola di parlare italiano, non ci sta capendo niente!” Lei si era messa a ridere notando la faccia stupita dell’altra.

 

“Amò n’esageriamo! Stamme bene, m’arcomando!”

 

“Non si preoccupi, grazie di averci tenuto il tavolo migliore! Spero che ci faccia lo sconto!”

 

“Contace!”

 

Amina condusse la donna al tavolo e, non appena furono sedute, le spiegò che Giacomo aveva molta nostalgia dell’Italia e così l’aveva presa in simpatia per le sue origini. Era un tipo piuttosto bonaccione ed ogni volta che entrava lei, la salutava usando la loro lingua. Christy era rimasta piacevolmente stupita.

 

“E’ la prima volta che ti ho sentito parlare in italiano e, anche se ne conosco qualche parola, non ho capito un granchè!” La signorina Anderson aveva cominciato a sorridere, segno che stava cominciando a tranquillizzarsi.

 

“Beh, quello dipende dal fatto che parlo più veloce di una macchinetta! Piuttosto, torniamo a noi…a dir la verità mi vergogno un po’ ad ammetterlo però, ecco, ti ho invitata qui con un secondo fine…”

 

“Non prendertela a male, però, me l’ero immaginato…”

 

“Mi dispiace, ti avrei sentita per telefono ma poi non so il numero e così, beh, ho fatto ricorso ad un subdolo inganno!” Lei aveva messo una mano dietro la nuca e si vergognava un po’, tuttavia, Christy non sembrava per niente arrabbiata e continuava a sorriderle.

 

“Non ci vedo niente di male, se c’è qualcosa che posso fare per te…”

 

“Sarò sincera, più che fare un favore a me, dovresti farlo ad un mio amico!” Amina aveva alzato lo sguardo e notò che lei, nel sentire quelle parole, si era accigliata un po’.

 

“Cosa di preciso? Per ora non ti posso assicurare niente…” La voce aveva una punta di scontrosità.

 

“Ecco, questa domenica ci sarà un festa di gala non so bene dove e due miei amici verranno invitati. Loro vorrebbero essere accompagnati da una donna, sai com’è, per cercare di essere più maturi e via dicendo. Io accompagnerò Orlando ma Elijah avrebbe bisogno di te, se non ti spiace. Saremo delle semplici invitate che verranno scortate da due ragazzi, niente di più. Senza contare che ci sarà anche Andew Belkay e io non posso proprio perdermi un’occasione del genere!”

 

“Perché proprio io?”

 

“Devo essere schietta? Sei l’unica donna che io conosca nel giro di ventimila chilometri!”

 

“Se è una cosa di una sera soltanto, posso anche accettare.” Lei aveva appoggiato una mano sulla guancia.

 

“Non puoi nemmeno immaginare quanto mi fai felice! Potrò realizzare il mio sogno di bambina!” Lei si era alzata e l’aveva abbracciata.

 

“Ehm…senti…co-come mi dovrò vestire?” Christy era visibilmente imbarazzata, non era abituata a quel genere di manifestazioni d’affetto.

 

“Già, mi stavo per dimenticare una delle cose più importanti! Dovrai essere il più elegante possibile, senza diventare troppo osé o troppo suora, una cosa piuttosto sobria e tranquilla, adatta ad una manifestazione formale.”

 

“Bene, suppongo di avere qualcosa di appropriato. A che ora?”

 

“Facciamo alle 19.00 a casa mia, dopodiché ci verranno a prendere i nostri boys. A proposito, vogliamo ordinare?”

 

Amina fu veramente felice di sapere che Christy non era arrabbiata con lei e che, anzi, si era resa disponibile per diventare l’accompagnatrice di Elijah. All’inizio pensava di farla andare assieme ad Orlando ma, considerando che lui era piuttosto diretto e lei molto timida, non voleva che accadesse il pandemonio. I giorni che la separavano da domenica passarono in un attimo e, già dalle quattro del pomeriggio, era in pallone. Non aveva idea di cosa mettersi e così aveva frugato ininterrottamente nel suo armadio per quasi un’ora, senza peraltro ottenere un qualche minimo risultato. Solamente tempo dopo si ricordò che aveva comprato un bel vestito nero, il giorno dopo essere arrivata. Lo tirò fuori da un cassetto e lo osservò per un momento. Non lo aveva mai misurato dopo quella volta in camerino e non sapeva se poteva andare bene per una festa di gala. Se lo mise e poi si guardò allo specchio. Era molto aderente ma ciò non la preoccupava, non aveva niente da nascondere, così, provò a metterci un paio di decolleté nere a punta e notò che il risultato non era per niente male. Le venne in mente il vestito di Orlando e pensò che potevano essere benissimo usciti da un film sulla Cina: lui con il completo nero alternativo e lei con il lungo vestito decorato dai dragoni e allacciato all’orientale. Alle 18.00, finita la fase della vestizione, si dedicò al trucco e decise di mettersi un bell’ombretto argentato con una sottile linea di eyeliner, un rossetto rosso accesso e tirò su i capelli in un elegante chignon. La sua bravura nell’arte l’aveva facilitata nel truccarsi e, complessivamente, era diventata molto affascinante. Aveva un’aria un po’ sofisticata e tenebrosa che la rendeva molto sensuale e allo stesso tempo casta e pura. Alle sette meno dieci sentì il campanello.

 

“Ciao Christy, sono molto contenta di sapere che sei arrivata in anticipo! Gli altri due faranno sicuramente in tempo a fare tardi! Prego, entra.”

 

“Permesso.” Anche la signorina Anderson si era messa in tiro più del solito quella sera. Aveva tirato su i capelli e aveva creato un effetto spettinato ma allo stesso tempo composto. Indossava un vestito color beige, fino al ginocchio e un po’ scavato dietro, un elegante scialle color panna e delle bellissime scarpe, anch’esse beige. Ad Amina aveva fatto proprio un bell’effetto e fu piacevolmente contenta di vederla così elegante. La fece accomodare su una sedia e le fece compagnia.

 

“Che dire, sei veramente stupenda questa sera! Sembri un’altra persona rispetto a qualche giorno fa!” Come al solito si era lasciata trasportare dai suoi pensieri e aveva detto quello che le era passato per la testa.

 

“Beh, grazie. Anche tu sei bellissima questa sera, quell’abito nero ti dona molto!” Questa volta non si era sentita imbarazzata e aveva risposto naturalmente.

 

“Bene, se la mettiamo in questi termini, sarà di sicuro una serata indimenticabile!”

 

“Lo spero, vorrei estraniarmi un po’ dal mondo e cercare di divertirmi nel limite del possibile. Dimmi una cosa, conosco i due ragazzi che ci dovranno accompagnare?”

 

“Mah, non lo so. In ogni caso sono tutti e due degli attori ma, credimi, in realtà sono completamente diversi da come appaiono! Uno è Orlando Bloom e l’altro è Elijah Wood. Tu verrai accompagnata da quest’ultimo.”

 

“Sì, credo di averli sentiti dire da qualche parte ma, in questo momento, non rammendo dove. Oh, il campanello sta suonando.”

 

Amina si era alzata dalla sedia e aveva gentilmente fatto capire a Christy che doveva fare altrettanto. Quando le due donne andarono alla porta si ritrovarono di fronte i due ragazzi che si erano vestiti appositamente per una festa di gala. Orlando aveva messo il suo nuovo completo nero e, oltre ad avere una maglietta paricollo nera, indossava delle belle scarpe eleganti. Elijah sembrava un uomo d’altri tempi, con il suo completo blu, la camicia bianca ed una cravatta colorata ma non eccessivamente appariscente. La prima cosa che fece Amina fu quella di presentare la signorina Anderson ai due amici e, camminando in testa, salì in macchina per prima. La festa era stata organizzata in una sala conferenze del museo di arte moderna, che ospitava la nuova mostra sui quadri di Belkay. Era piena di gente e, ovunque, si potevano vedere grossi industriali, giornalisti, attori, professori universitari e così via. Amina si sentiva un po’ spaesata in mezzo a tutta quella gente così colta e, per un momento, si sentì fortemente in imbarazzo; fu tolta da quella situazione con l’aiuto di Orlando che, educatamente, la prese per il polso e la portò in un angolo.

 

“Cosa ti succede Amy? Ti vedo piuttosto tesa!” Si era un po’ preoccupato ma sapeva bene che lei ci avrebbe messo poco ad ambientarsi.

 

“Grazie, tra un poco mi sarei sentita mancare! Il fatto è che, non lo so di preciso, però appena ho visto Andew mi sembrava tutto un sogno…sono troppo felice per poterti dire cosa mi sta accadendo di preciso! Andiamo, non è da me comportarsi da fifona! Su, torniamo in pista!” Lei lo afferrò ad un braccio e ritornarono in mezzo alla gente.

 

“Secondo me tu devi assolutamente farti vedere da uno psicanalista! Hai il problema di avere due personalità: una idiota e l’altra perfida!”

 

“La sai una cosa Ob? Il tuo humour stenderebbe un rinoceronte!”

 

“Facciamo che lo prendo per un complimento…”

 

“A dire la verità il mio proposito era tutt’altro!”

 

“E allora, ogni tanto, vedi di andartene a quel paese!”

 

“Come vuoi, un giorno ti riaccompagno a casa tua!”

 

“Stupida bipede preistorica!”

 

“Sei proprio un gurzo lo sai?”

 

“E questo nuovo nomigliolo da dove ti scappa fuori?”

 

“Da una trasmissione televisiva…carino vero? Ti potrei chiamare Gurry!”

 

“Ogni giorno che passa ti trovo sempre più rimbecillita…”

 

“Grazie!” Amina si guardò un po’ intorno fino a quando non vide Christy ed Elijah che erano seduti su una poltroncina.

 

Andò vicino a loro per sapere se procedeva tutto bene e scoprì che la signorina Anderson si era lasciata un po’ andare e aveva cominciato a parlare con l’amico senza farsi troppi problemi. Anche lei e Orlando si unirono a loro due e ben presto scoprirono che Christy non era affatto male come persona, era sì un po’ timida, però aveva un umorismo molto raffinato, sapeva prenderti in giro elegantemente fra le righe. Ad Amina venne un po’ da ridere ripensando alla prima volta che l’aveva vista, adesso sembrava una donna diversa. Ad un certo punto Elijah notò che c’era un suo amico tra gli invitati.

 

“Ehi Viggo, anche tu non hai saputo resistere al richiamo dell’arte?”

 

“Chi se l’aspettava di ritrovarti qui?! A quanto vedo tu ed Orlando siete in dolce compagnia…” Viggo Mortensen aveva sempre avuto la passione per l’arte e non si sarebbe di certo perso un’occasione come quella dell’apertura della mostra di Belkay.

 

“Mettiamo le cose in chiaro, siamo solamente due gentildonne che si sono offerte di accompagnare questi due! Niente rapporti stretti eh!” Come al solito Amina aveva messo le cose in chiaro, scherzandoci su.

 

“Ok, ho capito la storia. Come mai avete deciso di venire in compagnia di questi bei ragazzoni?”

 

“Io sono venuta per farle un piacere, però mi sto divertendo molto.” Christy gli aveva sorriso e, tendendogli la mano, si era presentata.

 

“Al contrario di lei, io sono venuta con la speranza di poter avvicinare Andew Belkay ma, come puoi vedere, è attorniato da un nutrito gruppo di persone e non voglio disturbarlo. Cosa non darei per scambiarci due parole!” Amina si era messa il viso tra le mani, sospirando.

 

“Beh, se vuoi posso fartelo conoscere!” Viggo le aveva sorriso.

 

“Tu puoi veramente? Dici sul serio? Non mi stai prendendo in giro vero?”

 

“Non potrei mai ingannare una donna così crudelmente.”

 

“Allora muoviamoci, forza!” Lei si alzò di scatto e, preceduta da Viggo, si diresse verso il pittore.

 

“Ma cosa crede di fare quella disunita?” Disse Elijah mettendosi a ridere.

 

“E che ne so! Quella è completamente sciroccata!” Anche Orlando si era espresso in merito alla faccenda. Christy si era limitata a sorridere.

 

Viggo conosceva molto bene Andew Belkay ed era stato proprio lui a indirizzarlo verso la pittura. Era un uomo piuttosto anziano ma era molto sveglio e simpatico, irlandese di nascita. Intorno a lui c’era un buon gruppetto di persone, per lo più giornalisti, che cercavano di non far avvicinare nessuno. L’uomo, picchiettando gentilmente alla spalla dell’amico, lo fece venire nella sua direzione e così fu libero di presentargli la ragazza.

 

“Ciao Viggo, che piacere rivederti! Per un momento avevo creduto che non ti saresti fatto vivo! Chi è questa bella signorina?” disse Belkay sorseggiando il suo brandy.

 

“Il mio nome è Amina Carlini, lieta di fare la sua conoscenza signor Belkay. Sono una sua grandissima ammiratrice e per me è quasi un sogno poterlo vedere dal vivo.” Lei si era inchinata e sorrideva, un po’ tesa.

 

“Oh, non c’è bisogno di tanti convenevoli ragazza mia! Sono molto contento di sapere che sono oggetto dell’ammirazione di una bella donna come te. Ti avevo notata da un po’ perché facevi baccano con i tuoi amici, suppongo che tu sia molto simpatica.”

 

“Con il dovuto rispetto, deve lasciare agli altri il compito di decidere, l’ultima cosa che voglio è essere superba!” Si era accorta di aver detto una cosa un po’ scortese e così cercò di sdrammatizzare ridendoci su.

 

“Sì, hai proprio ragione! Mi dispiace di non potermi fermare di più ma in questo momento ho molto da fare, sarà per un’altra volta.” Andew rise e la salutò prendendole un mano, poi si diresse verso il buffet. Viggo riportò Amina dai suoi amici e poi se ne andò per i fatti suoi. Inutile dire che la ragazza era al settimo cielo.

 

“Se è un sogno, NON SVEGLIATEMI! Sono riuscita a conoscere il mitico Andew Belkay!” Esclamò lei al culmine della felicità.

 

“Adesso sbavi pure dietro a quelli che potrebbero essere i tuoi nonni?” Orlando voleva prenderla un po’ in giro.

 

“Tu hai proprio la sensibilità di un elefante! Guarda che a me piace come dipinge, mica come persona! Lo so da sola che ha quasi quarant’anni più di me!”

 

“Su, non mettevi a discutere per una cosa così insignifican…” Christy non riuscì a finire la frase perché sentì il suo telefono squillare. Rispose molto freddamente e, dopo qualche istante, si preparò per andarsene.

 

“Dove stai andando? La festa non è ancora finita!” Elijah voleva capire come mai si apprestava ad uscire.

 

“Ho avuto un po’ di problemi, non preoccupatevi. Grazie per la bella festa ma ora devo veramente andare. Arrivederci.” Non lasciò il tempo a nessuno dei tre per poter replicare. Camminò veloce come un fulmine e, in un paio di minuti, si era trovata un taxi ed era partita di volata.

 

“Chissà cosa le è preso! Chi capisce le donne è bravo!”

 

“Anche tu El, in quanto a sensibilità, sei come Orlando! Ma avrà avuto pure i suoi problemi no?” Amina cercava di difendere la sua, per così dire, amica.

 

“Com’è che ogni volta che si parla di una donna tu ci salti addosso come una tigre?”

 

“Io non salto addosso a nessuno! Ho semplicemente detto che quando una persona ha dei problemi non è tenuta a raccontarli al mondo intero, non ti pare?”

 

“Sarà come dici tu…”

 

“Insomma, anche voi due siete sempre a discutere!” Orlando aveva fatto capolino nel discorso e poi, mettendosi a ridere disse “Sapete, è la prima volta che mi capita di fare da paciere…di solito sono io quello che attacca briga!”

 

“Facevi più bella figura se te ne stavi zitto…” Disse Amina con una punta di ironia nella voce.

 

“Concordo pienamente…” Replicò Elijah lanciando un’occhiata complice all’amica.

 

“Ma tu guarda che spargiletame a tradimento che siete!”

 

Il resto della serata passò abbastanza tranquillamente e ben presto i tre si scordarono del fatto che Christy era andata via improvvisamente. Dopo qualche tempo anche Viggo si era unito a loro e Amina, con la sua solita faccia tosta, gli aveva fatto notare che, nel signore degli anelli, era proprio un bel pezzo d’uomo. Lui ci aveva riso su e poi aveva concluso dicendo che, effettivamente, con la barba ed i capelli lunghi era molto meglio (è quello che sostengo pure io!^^ NdShizuru117). Quando fu l’ora di ritornare a casa, Orlando, che aveva la macchina, accompagnò a casa Elijah e poi Amina. Nel momento in cui lei fu davanti al cancello lo ringraziò.

 

“Che dire, grazie per la serata. Se non era per me, a quest’ora dovevi riaccompagnare a casa quell’oca della Templeton!” Disse la ragazza scherzosamente.

 

“Eh già, è proprio merito tuo! Non finirò mai di ringraziarti!” Orlando aveva assunto un tono piuttosto ironico.

 

“Scherzi a parte, grazie sul serio! Se non era per te ed Elijah, a quest’ora, il mio sogno non si sarebbe ancora realizzato! Vi sarò eternamente riconoscente!”

 

“Per così poco? Ma figurati! A proposito, c’è una cosa che ti volevo dire ma poi mi sono dimenticato…” Lui accese la macchina e poi, prima di sfrecciare via ad alta velocità disse “ …sei veramente molto carina questa sera!”

 

Lei non fece in tempo a replicare che lui se ne era già andato. Quanto era strano quel ragazzo! Prima litigavano come cane e gatto e poi lui le faceva persino i complimenti! Tuttavia lei arrivò all’esatta conclusione: Ob sapeva bene che dopo quella frase avrebbe di sicuro avuto qualcosa da ridire e non voleva che si rimettessero a discutere a quell’ora. In ogni caso, lui non riuscì ad avere l’ultima parola…

 

“Grazie!” Disse lei con tono di sufficienza ed entrò in casa.

 

CONTINUA...

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Capitolo 17
*** Quando si fa chiarezza su molte cose! ***


Quando si fa chiarezza sul molte cose!

Ragazzi, non so più che fare! La scuola mi sta rubando un sacco del mio ‘preziosissimo’ tempo (sì, come no…^^)! Ma io trovo sempre un piccolo angolino per poter scrivere, non mi arrendo! Questa storia l’ho cominciata e voglio portarla a termine!^^ Spero solo che voi siate pazienti!^^ Bacini Shi*

 

Capitolo 17.

Quando si fa chiarezza su molte cose!

 

Passarono alcune sere dalla festa di gala ed Amina, stanca ed annoiata, decise di invitare a cena i suoi due amici. Era da un po’ che non li rivedeva e desiderava più di ogni altra cosa chiacchierare un po’ con loro, per scaricare la tensione e divertirsi. Li chiamò al telefono di casa ma, mentre riuscì a contattare Elijah, non fu capace di rintracciare Orlando, sembrava sparito nel nulla. Aveva la segreteria telefonica accesa da un paio d’ore e, alla ragazza, venne in mente che fosse occupato con il suo lavoro. La sera designata si era data molto da fare, sperando di cucinare qualcosa di decente e non solo un piatto di pasta con il burro ed un cesto d’insalata. Aveva scelto di fare le lasagne, i crostini al tartufo ed olio, involtini di pollo farciti con la mortadella e, dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, crostata di mirtilli. Era stata in cucina per diverse ore ma cercò di mettercela tutta, per dimostrare a sé stessa che non era brava solo a preparare cocktail. Alle 19.00 sentì il campanello. Andò ad aprire con un guanto da forno su una mano ed una teglia di lasagne sull’altra.

 

“Oh, ciao Elijah! Entra pure!” Disse lei aprendo la porta con un piede.

 

“Mi sa che sono arrivato in un momento critico eh?” Rispose lui squadrandola.

 

“Non ti preoccupare, stavo giusto per infornare le lasagne. Se intanto vuoi metterti seduto da qualche parte…basta che non ti metti sopra il tavolo, è più sporco di una latrina!” Amina rise e gli indicò il suo piccolo tavolino pieno di avanzi di sugo, schizzi di besciamella e pezzi di mirtilli.

 

“Mi accontento del divano, comunque grazie dell’avvertimento!”

 

“De nada!”

 

Lui la osservò mentre mise in forno la teglia, pulì il tavolo e poi riassettò. Si era messa un grembiule rosa con i fiorellini e faceva proprio ridere vestita così, sembrava una sposina novella! Elijah sghignazzò un po’ ma alla fine decise di darle una mano lavando le pentole. Dopo un quarto d’ora ebbero finito e così, sedendosi sul divano, si misero a dialogare.

 

“Allora, cosa mi hai preparato di buono questa sera? Spero che tu non abbia messo del topicida nel cibo!” Esordì lui, sospirando per la fatica.

 

“Mah, all’inizio ero tentata però, ho deciso di lasciarti vivere ancora qualche giorno. Poi, per il cibo, è una sorpresa! Non so se sia roba commestibile, credimi, però ho deciso di impegnarmi per poter migliorare!”

 

“Brava, così si parla! Prima o poi anche tu dovrai metter su famiglia, non credi?”

 

“Certo, ma in questo momento è uno degli ultimi pensieri che ho per la testa. Comincerò a pensarci su quando sentirò che è ora…momentaneamente voglio seguire i miei sogni!” Amina alzò un po’ la testa e guardò il soffitto chiudendo gli occhi.

 

“Che genere di sogni?”

 

“Non ne ho molti, ma vorrei tanto potermi guadagnare da vivere vendendo i miei disegni. Sarebbe la cosa più fantastica che mi potrebbe succedere ma…non punto così in alto. Sono una persona piuttosto realistica e so bene che, prima di tutto, bisogna trovare un lavoro che ti permetta di sopravvivere. Però immagina come sarebbe bello, vedere le mie creazioni ad una mostra o cose del genere!”

 

“Sarei molto contento per te!” Rispose lui, ridendo.

 

“E tu non hai dei sogni?” Chiese lei piuttosto incuriosita.

 

“Direi che tutto quello che volevo ce l’ho. Ho un buon lavoro che mi piace, si guadagna bene, posso togliermi qualche sfizio e poi, fare l’attore, è sempre stata la mia aspirazione!”

 

“In tal caso sono strafelice per te! Credo che se una persona voglia veramente una cosa, alla fine, può ottenerla! Meglio i rimpianti dei rimorsi, è il mio motto!”

 

“Cosa vorresti dire?” Elijah non aveva afferrato bene il concetto ed era rimasto piuttosto interdetto dall’ultima frase della ragazza.

 

“Vedi, non sempre riuscirai ad ottenere ciò che vuoi ma, se non ci provi, come fai a saperlo? Se non ti butti a capofitto in una cosa avrai sempre il dubbio che ce l’avresti fatta…ed è qualcosa che ti perseguiterà in eterno e, man mano che invecchi, sarà nel tuo cuore. Io preferisco provare, tutt’al più non ce la farò ma almeno dirò di aver tentato! Non sei d’accordo?” Lei aveva le braccia conserte e parlava con voce piuttosto seria.

 

“Il tuo ragionamento non fa una piega! Cambiando radicalmente discorso…tu alla fine hai scoperto cos’era successo a Christy?”

 

“Mi ero completamente dimenticata! Che sbadata, accidenti a me! Avrei dovuto informarmi…non so che dirti, la conosco poco e non ho idea di cosa le passi per la testa! Una cosa certa è che aveva una faccia sconvolta, mai vista così!”

 

“Anche a me ha dato la stessa impressione. Secondo te cosa le sarà capitato?”

 

“Non ne ho la più pallida idea. Magari problemi di famiglia o, nel peggiore dei casi, d’amore!” Disse lei molto sconsolata.

 

“Come mai sei così diffidente riguardo l’amore? Io credo che sia una cosa bellissima!” Elijah non capiva i suoi punti di vista riguardo affetto amicizia ed amore. Diventava molto fredda e razionale.

 

“Ci credevo pure io, ma quando ti accorgi che in realtà non esiste nulla di così bello, ti senti distrutta. Per l’amor di Dio, suppongo che alcune persone siano veramente innamorate però, come dire, per me amare significa poter dare la vita per la persona amata. Essere travolti da tante emozioni contrastanti tanto che ti si gira tutto dentro, non riesci a formulare una frase con un senso e via dicendo…Io credevo che esistesse il principe azzurro ma, da quello che ne so io, vivono solo sulle fiabe.”

 

“A mio avviso tu sei troppo pessimistica. Certo, l’amore della tua vita deve essere una persona speciale però, questo è un sentimento che va costruito giorno per giorno, con fatica e sudore. Io non credo al colpo di fulmine e tantomeno al destino, sono solo delle invenzioni poetiche per farci sognare di più. Ma stai pur certa che quando arriverà la persona giusta te ne renderai conto, anche se non arriva cavalcando un cavallo bianco.”

 

“Che ti devo dire, la pensiamo molto diversamente sull’argomento. Piuttosto, vado a controllare le lasagne, non voglio che diventino carbonella!”

 

Amina si alzò dal divano e si diresse verso la cucina. Non sapeva come era spuntato fuori quel discorso, eppure, era stata molto felice di poter discutere con Elijah. Credeva che, ascoltare delle persone con un modo di pensare diverso dal tuo, aiutasse a crescere. Tuttavia lei era molto ferma e convinta riguardo le sue affermazioni: l’amore è qualcosa di cui tanti ne parlano e pochi sanno realmente cos’è. Che dire di più, una persona veramente ottimistica nei confronti dell’uomo! Quando aprì il forno, notò con piacere che le lasagne erano cotte al punto giusto e, facendo cenno ad El di sedersi sul tavolo, cominciò a servire i crostini. I tartufi glieli aveva dati Giacomo, il proprietario della trattoria, ed erano veramente squisiti; profumati e saporiti al punto giusto! Il ragazzo apprezzò molto le lasagne, rimase stupito dal pollo con la mortadella (è un salume diffusissimo solo in Italia, lo produciamo solo noi. NdShizuru117) e gradì la crostata di mirtilli, anche se era un po’ bruciacchiata. Alla fine della cena guardarono un po’ di tv e, nel frattempo, discutevano.

 

“Uffa, non c’è mai un fico secco dopo cena! Io le odio tutte queste sit commedy!” Esclamò Amina che, girando per l’ennesimo canale, aveva trovato la famiglia Jefferson.

 

“Che si guarda? Si accettano volentieri delle proposte!” Le disse Elijah che si era quasi completamente appoggiato sul tavolo.

 

“Musica? Guardiamo cosa fanno su mtv…” Girando canale, la ragazza trovò il nuovo video di Robbie Williams: Sexed up.

 

“Ma va? Questo video lo mettono in continuazione, che palle!” Il ragazzo era sempre più disperato.

 

“E dai che ci poteva capitare di peggio…magari Britney Spears!”

 

“Guarda che è proprio un bel tocco di ragazza lei…”

 

“Ma fammi il favore, a questo punto preferisco il caro vecchio Rob!”

 

“Ora che mi ci fai ripensare…tu lo conosci Robbie? Quando eravamo venuti al tuo locale, io ed Ob ti abbiamo vista che parlavi allegramente con lui!”

 

“Beh, diciamo che gli ho dato una mano per il nuovo album, giusto un aiutino minuscolo. Adesso che è saltato fuori l’argomento, tu lo sai che fine ha fatto Orlando?” Amina provò a chiedere ad Elijah, magari lui sapeva qualcosa.

 

“Come mai questa domanda improvvisa e poi, scusami se puntualizzo ma, con il discorso di prima non ci azzecca niente!”

 

“Ma come siamo pignoli!” Disse lei tirandogli uno scappellotto. “Lo volevo invitare a cena assieme a te ma aveva la segreteria telefonica perenne! Io ODIO le segreterie, quando mi fanno parlare da sola mi sento un’emerita deficiente…”

 

“Quello lo sei anche se non parli con un telefono…” El provò a scherzarci su.

 

“Ti prego, di umorista ce ne ho già uno, non ti ci mettere pure tu.”

 

“Va bene! Comunque credo che oggi Ob avesse da fare con il nuovo copione. Deve mettersi d’accordo con gli altri attori del film e poi mi sa che avevano un incontro con i produttori e gli sceneggiatori.”

 

“Auguri! Hai voglia a chiamare! Vabbè, semmai vi invito a prendere un caffè un’altra sera!”

 

Elijah andò via verso le 23.00 e, dopo aver debitamente ringraziato Amy, sfrecciò via a tutta birra. La ragazza era sfinita, era la prima volta che cucinava così tanto e non credeva di affaticarsi parecchio. Appena finì di lavare i piatti andò a letto e, mentre si stava svestendo, pensò che sarebbe dovuta andare da Christy il giorno dopo. Avrebbe chiesto a Mark il suo indirizzo.

Dormì della grossa per quasi dieci ore di fila e, alle dieci e mezzo di mattina, si alzò molto svogliatamente. Fece colazione con quello che rimase della crostata e, dopo essersi infilata un paio di jeans ed un maglione, uscì di casa e si diresse, piena di buoni propositi, verso la ditta Petit fleur. Arrivò lì davanti a mezzogiorno ed entrò senza tanti convenevoli, aveva piuttosto fretta. Trovò il signor Oaudesy seduto sulla scrivania.

 

“Buongiorno Amina, le serve aiuto?” Chiese lui alzandosi tendendole una mano e facendole segno di sedersi.

 

“A dire la verità sì. Mi dovrebbe gentilmente dire dove posso trovare la signorina Anderson, è qui al lavoro no?” disse lei rimanendo in piedi e mettendosi le mani in tasca.

 

“Oggi ha preso un giorno di ferie, è a casa. Se vuole le posso dare l’indirizzo.”

 

“Molto bene, ne sarei felice. Devo ringraziarla per avermi accompagnata ad una festa un paio di giorni fa.” Mentì spudoratamente, lui non si accorse.

 

“Vada alla quinta strada, al numero 21. Dovrebbe trovarsi in casa, abita da sola.”

 

“Grazie infinite Mark, un giorno mi sdebiterò!”

 

“Per così poco? Ma si figuri! Arrivederci Amina.”

 

“Arrivederci”

 

Partì velocemente e arrivò davanti a casa di Christy in quasi dieci minuti. Era andata a piedi, non era molto lontano, e soprattutto non voleva spendere i soldi per prendere un taxi. Sospirando, suonò il campanello e, dopo alcuni secondi, vide la donna che apriva lentamente la porta. Era eccezionalmente diversa dal solito, struccata, con tutti i capelli arruffati, un maglione larghissimo e i pantaloni della tuta. Per un momento Amina pensò di aver sbagliato indirizzo ma, quando la sentì parlare, capì di essere nel posto giusto.

 

“Come mai sei venuta qui? Ti posso aiutare?” chiese Christy con voce piuttosto impastata, probabilmente si era appena svegliata.

 

“Sì, c’è qualcosa che potresti fare per me. Innanzitutto, mi faresti entrare in casa?”

 

“Prego, vieni pure dentro e non far caso alla confusione.”

 

La casa della signorina Anderson era abbastanza grande e molto graziosa. La donna aveva buon gusto e si poteva ben capire da come aveva ammobiliato la sua dimora: semplicemente. C’era giusto lo stretto necessario.

 

“Allora Amina, mi spieghi il motivo della tua visita improvvisa?”

 

“A dir la verità sei tu che dovresti spiegarmi la tua fuga. Come mai sei andata via così di volata dalla festa di gala?”

 

“Avevo una cosa da fare, qualcosa che non potevo proprio rimandare.” Disse Christy mettendosi seduta sulla poltrona.

 

“Non voglio essere scortese però, l’avevo già capito da sola. Vorrei solo sapere cos’è successo, non chiedo di più. Ci hai fatto preoccupare molto!”

 

“Non è successo niente davvero…”

 

“Smettila con questa commedia, dimmi che ti è successo!” Amina stava perdendo la pazienza. Sapeva di non poterle parlare in quel modo, però, doveva riuscire a farla sfogare.

 

“Non sono affari tuoi, a mio avviso.”

 

“Non me ne interessa niente! Tu stai male e, finché non mi dici cos’hai, non me ne vado da qui!!”

 

“Ti ho detto che non è successo niente…” Christy aveva abbassato la testa e, in quel preciso momento, Amy sentì che lei cominciò a singhiozzare.

 

“Ehi, ti prego non fare così! Non volevo essere così invadente…è solo che ero preoccupata…” La ragazza pensò che era colpa sua e si sentì un nodo in gola.

 

“Non è colpa tua…tu non c’entri….sono io che…” Lei rispose con voce rotta dal pianto.

 

“Su, vieni qui” Amina si avvicinò a lei e l’abbracciò più forte che poteva. Aveva intuito che lei stava male e così cercò di consolarla meglio che poteva; offrendogli una spalla su cui piangere. Lei ricambiò il suo gesto d’affetto e pianse molto. Dopo qualche minuto si staccò da lei. “Hai voglia di parlare?”

 

“Sì, anche perché mi dispiace di avervi fatto stare in pensiero. Ti avverto, sarà una cosa molto lunga.” Disse lei asciugando le ultime lacrime.

 

“Ho molto tempo da perdere, non ti preoccupare!” Si sedette su una delle sedie e fu seguita subito dall’altra.

 

“Allora è meglio cominciare dall’inizio. Tu, tempo fa, mi avevi detto che io ero molto bella e ti sembravo una modella ricordi?” Christy prese un bicchiere d’acqua.

 

“Sì, è stata la prima volta che ci siamo viste.”

 

“Beh, io una volta ero una modella. Ero molto richiesta per le sfilate d’alta moda e il mio fisico minuto mi era molto utile. Mi piaceva come lavoro ed è stato proprio durante un defilè che ho conosciuto Mark Oaudesy. E’ stato tre anni fa e lui stava cercando del personale per aprire una nuova ditta, unica nel suo genere e nelle sue competenze. Dopo quella sfilata ci fu una festa e ho parlato con lui a lungo e mi aveva quasi convinta a diventare una delle sue collaboratrici. Decisi che sarebbe stata una prova in più per me ma non avrei comunque abbandonato il mio lavoro di modella; lui sembrava d’accordo. I primi tempi andò alla grande ma, dopo il primo anno, cominciarono i problemi. Dovevamo fare molta fatica per trovare dei collaboratori ed io ero sempre più occupata con le sfilate, di conseguenza, la mia presenza era sempre più rara. Non ricordo bene come accadde, però, una sera, ci trovammo a casa mia per discutere dei debiti sempre più grandi in cui stavamo incappando. Parlando, mi accorsi che era veramente un uomo d’oro e, in qualche modo, finimmo a letto insieme. Da quel momento cominciò la nostra storia e, per amor suo, abbandonai anche il mio lavoro di modella, per dedicarmi sempre di più a lui. Sapevo bene che lui aveva moglie e figli ma feci finta di niente, l’unica cosa che volevo era quella di stare accanto a lui, in ogni momento. Ultimamente le cose tra di noi non andavano molto bene e, la sera della festa, mi chiamò perché doveva dirmi una cosa. Mi disse che sua moglie era di nuovo incinta e così aveva deciso di troncare ogni tipo di rapporto con me. Gli spiegai che io ero disposta a rimanere la sua amante ma lui disse che di me non gliene era importato mai niente e veniva a letto con me solo perché ero giovane e bella. Tuttavia dovevo continuare ad andare al lavoro come se niente fosse ma oggi proprio non ce l’ho fatta e così mi sono presa una giorno di ferie.” Aveva raccontato tutto per filo e per segno, non omettendo alcun particolare. Stava accarezzando il suo bicchiere e aveva parlato tenendo un tono di voce piuttosto grave e serio.

 

“Cosa hai intenzione di fare? Vuoi licenziarti?” chiese Amy un po’ sorpresa del racconto. Era l’ultima cosa alla quale aveva pensato.

 

“Probabilmente sì. Non voglio lavorare un secondo di più al fianco di un uomo così disgustoso.”

 

“Credimi, non ci lavorerò più nemmeno io, mi fa troppo schifo.” Disse Amina sdegnata.

 

“No, tu devi comportarti esattamente come prima. In fin dei conti a te non ha fatto niente e, come se non bastasse, verrebbe di sicuro a sapere il motivo del tuo improvviso abbandono.”

 

“A me non importa niente delle conseguenze”

 

“A me sì, e guai se provi a rescindere il contratto!”

 

“Ma…”

 

“Niente ma, non ammetto repliche!” Christy la guardò sorridendo e prendendole una mano disse “Fa che sia un piacere ok?”

 

“E va bene, solo perché si tratta di te!” Amina rispose al sorriso.

 

“Mi fa piacere sentirti dire queste cose.”

 

“Tu che farai? Voglio dire, perché non riprendi il tuo lavoro di modella? Dopotutto hai ancora un fisico mozzafiato e un bel volto, per non dire bellissimo! Fossi in te ci riproverei!”

 

“Dici sul serio? Non mi starai mica menando per il naso?” disse lei ridendo.

 

“Assolutamente no, sono convintissima di quello che dico!”

 

“Allora ci farò un pensierino, potrebbe essere una buona idea. Ora, non per mandarti via, però ho molto da fare qui in casa, devo pulire e rimettere a posto un po’. Ci risentiremo ok? Ti farò sapere come sto.” Christy si alzò dal tavolo e condusse l’amica alla porta.

 

“Mi raccomando, è un mio diritto sapere se stai bene!” Amy le schioccò un bacio sulla guancia.

 

“Certo! Ci rivediamo.”

 

“Ciao ciao!”

 

Amina era molto contenta di sapere il problema di Christy, almeno adesso poteva aiutarla a superarlo. Si incamminò verso casa canticchiando un po’ e pensò un po’ a quello che le era successo da quando era partita dall’Italia. Le sembrava così strano, tutto quello che le stava succedendo. Neanche nei suoi sogni più fantasiosi avrebbe trovato una situazione come questa: dipendente di una ditta strampalata, amica di due attori e confidente di una modella-amante. Non c’è che dire, il massimo della stranezza! Quando aprì il cancello di casa notò che c’era qualcuno seduto sotto al suo portico, lo riconobbe subito.

 

“Toh, il figliol prodigo è tornato all’ovile!” disse lei ridendo.

 

“Noto con piacere che la tua simpatia è sempre la stessa!” Rispose lui.

 

“Che ci vuoi fare, è un dono di natura! Come mai sei qui Orlando?”

 

“Mah, avevo notato che sulla mia segreteria telefonica c’era segnato un numero che non aveva lasciato nemmeno un messaggio e così, eccomi qua!”

 

“Non so se ridere oppure piangere!” Si sedette anche lei.

 

“Fa un po’ come ti pare! Piuttosto, perché non mi hai lasciato un messaggio, se mi cercavi?”

 

“Come ho detto ad Elijah ieri sera…non sono ancora così scema da parlare con un telefono!”

 

“Allora, se mi è permesso, come mai mi avevi cercato?” disse lui molto incuriosito.

 

“Avevo organizzato una cena e volevo invitare te ed El, solo che alla fine è venuto solo lui. Ti sei perso le mie favolose lasagne!” Disse lei molto soddisfatta.

 

“Magari c’è qualcuno, lassù, che mi vuole bene!”

 

“Vorresti insinuare che non cucino bene?”

 

“Non lo sto insinuando, è vero!”

 

“Ma tu guarda che stronzo!”

 

“Avvelenatrice!”

 

“Balordo!”

 

“Pericolo pubblico!”

 

“Babbeo!”

 

“Ok, sarò meglio smettere che altrimenti il discorso non va avanti. Non mi hai trovato a casa perché ero andato a cena con i produttori del mio nuovo film, tutto qua! Tu piuttosto, dove sei stata?”

 

“Ero andata a fare un po’ di luce su alcune cose, niente di speciale” Non voleva dire ad Orlando della sua discussione con Christy e per questo si era tenuta piuttosto sul vago. “Piuttosto, perché l’altra sera te ne sei andato via così presto?” in quel momento Amina si era ricordata di quello che era successo dopo la festa.

 

“Beh, perché se mi fossi fermato tu avresti avuto sicuramente qualcosa da ridire, ci saremmo rimessi a discutere ed erano già le due di notte, avevo bisogno di andare a letto!”

 

“Solo questo?”

 

“Sì, perché mi ero scordato di dirtelo prima!”

 

“Facciamo finta che ti credo. Comunque ti ringrazio, fa sempre piacere ricevere un complimento!” Rispose lei molto ironicamente.

 

“Che ti credi, guarda che sono un gentleman, io!” Disse lui in tono da finto offeso.

 

“Caspita, quanto siamo permalosi!”

 

“Senti, io adesso devo veramente scappare. Perché tu ed El non venite a prendere un caffè a casa mia domani sera? Così, tanto per parlare un po’!” Lui si alzò dalla sedia e si diresse verso la macchina.

 

“Ok, allora a domani sera!”

 

“Sì, a domani!”

 

Amina lo guardò andarsene e, portandosi una mano alla fronte, pensò che il ragazzo fosse un caso clinico, senza speranza. Guardò l’orologio e, notando che erano le 13.30, tirò fuori le chiavi ed entrò in casa. Magari avrebbe parlato di Christy ai due amici la sera successiva, aveva bisogno di sentire delle opinioni sincere.

 

CONTINUA...

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Capitolo 18
*** La paura del futuro... ***


Ragazzi, non so più che fare

Questo capitolo è stato un po’ patito ma, che dire, ho sempre meno tempo per scrivere. Vorrei scusarmi del ritardo ma spero che, in ogni caso, continuiate a recensire! Mi date una spinta in più con il mio ‘lavoro’!^^ La storia di oggi è un po’ strana ma spero che apprezziate la stesso anche perché questo è un capitolo FONDAMENTALE per il susseguirsi degli avvenimenti. Ancora scusa!^^ Bacini Shi*

 

Capitolo 18.

La paura del futuro…

 

L’indomani, dopo aver comprato un po’ di cose per il suo locale, Amina andò, come d’accordo, a casa di Orlando per prendere un caffè insieme a lui ed Elijah. Bussò alla porta alle 21.00 e si trovò davanti un Ob piuttosto affannato e irrequieto. All’inizio non ci fece caso ed andò a poggiare il suo cappotto sull’appendiabiti ma, in seguito, la cosa divenne molto più palese.

 

“Ehi, è per caso successo qualcosa di cui non sono a conoscenza?” Chiese lei piuttosto angosciata.

 

“Non so cosa pensare. E’ da questa mattina che provo a telefonare ad El ma lui, niente! Il telefono di casa squilla a vuoto, il cellulare sembra deceduto e, come se non bastasse, non è neppure andato via per motivi di lavoro!” Disse lui, continuando a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli, per scaricare la tensione.

 

“Ma dai, guarda che non è mica un bambino. Penso che sappia badare a sé stesso!”

 

“Permetti, io comincio a preoccuparmi seriamente!”

 

“In un certo senso ti capisco però, come dire, se fosse successo qualcosa lui ce l’avrebbe di sicuro detto, non credi?”

 

“E’ qui che ti sbagli!” Orlando sbattè un pugno sul tavolo “Quell’idiota, quando ha un problema, non dice mai niente a nessuno! Così uno sta qui come uno stoccafisso senza poter fare assolutamente nulla per lui!”

 

“Calmati, per favore! Mi stai facendo paura! Io non conosco bene Elijah ma, se fosse successo qualcosa di veramente grave, ci avrebbe di sicuro avvertiti. Ora tranquillizzati e, sai com’è, vorrei avere la mia tazza di caffè, se non ti spiace” Amina aveva cercato di sdrammatizzare e così aveva detto l’ultima frase con una punta di ironia.

 

“Magari hai ragione. Adesso te la preparo” Orlando sembrava più sereno e così si alzò dalla sedia sorridendo.

 

“Alla svelta, cameriere!”

 

“Ehi, se fai così te lo prepari da sola!”

 

“Ma sentilo, hai anche il coraggio di ribellarti?”

 

“Perché, sennò cosa mi fai?” Disse lui un po’ maliziosamente.

 

“Qualcosa che può superare la tua immaginazione!”

 

“…per esempio?”

 

“Questo!” E gli rifilò un poderoso calcio nel didietro “Ed è solo un antipasto!”

 

“Sono arrivato ad una conclusione, non voglio assolutamente assaggiare il dessert!” Rispose lui massaggiandosi la parte ‘colpita’.

 

“Bravo, tutto ciò è molto saggio da parte tua!” Disse lei annuendo con la testa.

 

“Caspita, abbiamo una filosofa tra di noi!”

 

La ragazza, in seguito, gli spiegò tutta la situazione di Christy e, immediatamente, lui capì il motivo della sua improvvisa fuga dalla festa. Non riusciva a capacitarsi di come, una donna bella ed attraente come lei, si era confusa con un uomo della risma di Oaudesy. ‘L’amore ti fa fare tante cose folli’ gli aveva detto lei. La sera proseguì abbastanza tranquillamente ma si sa che, dopo un periodo di calma piatta, arriva sempre la burrasca. Amina andò via da casa di Orlando a mezzanotte e si era divertita molto; ridendo e scherzando con lui, riusciva per un attimo ad estraniarsi dal mondo il che, le faceva veramente bene. Il giorno dopo decise di andare a casa di Christy per sapere come stava e, passando davanti ad una pasticceria, le prese un bombolone alla crema e, all’edicola, un paio di giornali. Quando bussò alla porta si accorse, con grande piacere, che l’amica era molto più in forma.

 

“Amina, che bella sorpresa! Come mai da queste parti?” Chiese la donna facendola entrare in casa.

 

“Avevo deciso di venire a vedere come stavi ma, da quello che vedo, ti sei già ripresa alla grande!” Amy era veramente molto contenta di vedere la signorina Anderson sorridere.

 

“A dire il vero no, però sto cercando di affrontare questa brutta situazione meglio che posso. Dopotutto, una persona mi ha detto che bisogna tirare avanti con un sorriso…”

 

“La conosco anche io, solo che non sempre è così saggia come sembra!”

 

Le due si misero a ridere e, mentre Amina si era seduta sulla poltrona, Christy farfugliò qualcosa e cominciò a bazzicare in cucina. Dopo qualche minuto tornò con una bella torta al cioccolato.

 

“Tieni, questa è per te. L’avevo fatta ieri sera per tenermi impegnata e poi, alla fine, mi è venuta veramente bene così…beh, tu mi hai aiutata e mi sembrava doveroso e poi…se devo prendere in considerazione il fatto di ritornare modella, tutti questi grassi mi fanno solo male!” Stava offrendo l’intera torta ad Amina. Si vergognava un po’ e così era leggermente arrossita.

 

“Io non so se, cioè, posso davvero prenderla?” Strano a dirsi, pure Amy si sentiva a disagio. Non le capitava quasi mai ma, trovandosi di fronte ad una persona amabile come Christy, diventava improvvisamente impacciata.

 

“Certo, te l’ho detto, te la meriti!”

 

“In questo caso non so proprio cosa dire…anche se la parola esatta sarebbe grazie! Solo che ora il mio bombolone non ti serve più visto che non puoi mangiare porcherie! Accidenti, non ne faccio una giusta!”

 

“Ma và! Lo accetto volentieri, fa sempre piacere ricevere un regalo!”

 

“Concordo pienamente!” le due donne si misero a ridere. Amina si alzò e prese dalla sua borsa i giornali che aveva comprato prima “Senti, forse questi potrebbero servirti per ricominciare a lavorare. Sono alcune riviste di moda e, che so, potresti notare qualche vestito che…” non finì la frase che Christy ricominciò a ridere. “Ho detto qualcosa che non va?”

 

“Ti posso fare una domanda dal cuore? Tu sai qualcosa del mondo della moda?”

 

“Le mie conoscenze si limitano ai negozi con la roba esposta…” Ammise.

 

“Lo immaginavo.”

 

“Me la devo prendere?” Disse lei scherzosamente.

 

“No, assolutamente! E’ normale che tu non sappia cosa fare, non ci sei abituata. La prima cosa, indispensabile, è quella di andare da un’agenzia di moda, presentare un book fotografico e, in seguito, si viene ingaggiati per qualche sfilata. Lo capisci perché ho riso?” Disse lei molto dolcemente.

 

“Ancora mi devi spiegare perché, quando sono con te, faccio sempre la figura dell’idiota!” Rispose Amina scherzosamente.

 

“Secondo me non è vero…”

 

“Non cercare di consolarmi che…un momento, mi sta squillando il telefonino. Potresti aspettare che vado a rispondere?”

 

“Certo, vai pure.”

 

Amina si alzò in fretta e furia e, rovistando nella sua borsa, trovò l’aggeggio infernale che emetteva una simpatica suoneria con la marcia di Radezky. ‘Maledetto il giorno che hanno inventato questi affari!’ Pensò. Vide che il numero che la chiamava era quello di Orlando e non riusciva a capire il motivo di quella telefonata improvvisa.

 

“Pronto?”

 

Amina, sia ringraziato il cielo! Per fortuna che hai risposto!”Disse lui in un soffio.

 

“Cosa succede Ob? Come mai mi hai chiamata?”

 

Sono a casa tua e ho visto che non c’eri, così, ho sperato con tutto il cuore che tu avessi con te il cellulare!

 

“Non tenermi sulle spine, c’è qualche problema?”

 

Elijah, quell’idiota è all’ospedale e non ci ha detto niente!

 

“O mio Dio, come mai l’hanno ricoverato?” Amina si era messa una mano sul petto, incredula.

 

Lui non ha fatto niente, hanno ricoverato sua madre per un tumore al fegato!” Nemmeno Orlando credeva alla parole che stava dicendo. La ragazza avvertì chiaramente che era salito in macchina e sentì il motore accendersi.

 

“Perché quello stupido non ci ha detto niente?!” Lei, più che arrabbiata, era spaventata…e molto.

 

Saranno domande che potrai rivolgere al diretto interessato…

 

“Cosa stai dicendo?”

 

Dimmi immediatamente dove sei. Ti vengo a prendere e poi andiamo all’ospedale insieme!

 

“Sono al 21 della quinta strada. Fai presto!”

 

Volerò, se necessario.

 

La comunicazione si interruppe ed Amina rimase per qualche secondo a fissare il suo telefono. Le venne voglia di sbatterlo ad un muro e di spaccarlo in mille pezzi, tale era la sua frustrazione. Ancora non si capacitava di quello che stava succedendo e, soprattutto, della velocità con cui stava succedendo. Solo due giorni prima aveva visto Elijah a casa sua e le era sembrato piuttosto rilassato a tranquillo. Era totalmente immersa nei suoi pensieri quando si sentì chiamare.

 

“Amina, cos’è successo? Hai un’espressione indescrivibile…” Disse Christy piuttosto in ansia.

 

“Eh?” non si era ricordata di essere a casa dell’amica. “Scusami, mi ero dimenticata di te…è successo un casino, un brutto ed immenso casino. Tra poco verrà a prendermi Orlando ed andiamo all’ospedale. Hanno ricoverato la madre di Elijah…” Abbassò gli occhi “…le hanno diagnosticato un tumore al fegato…”

 

“……oddio……” fu l’unica cosa che riuscì a dire. Dopo qualche istante sentì il clacson di una macchina.

 

“Io vado, mi dispiace di andarmene così presto.”

 

“Ma sei scema? Muoviti ad andare e dì ad Elijah che, indirettamente, anche io sono con lui.”

 

“Lo farò. Ciao Christy.”

 

“Ciao”

 

Non appena Amina uscì fuori, notò la macchina di Orlando e lo vide mentre le faceva cenno di muoversi. Salì senza tante premure e il ragazzo sfrecciò ad una velocità assurda. Lei notò che era piuttosto agitato e decise di starsene zitta; solo dopo alcuni istanti notò che lui la stava guardando, molto smarrito. Amy non sapeva proprio cosa fare e, istintivamente, prese una delle sua mani per cercare di fargli forza. Sapeva bene che suo padre era morto quando lui era molto piccolo e anche lei, sotto questo punto di vista, non aveva vissuto una bella storia e non volevano che Elijah rivivesse tutto quello che avevano passato loro. Orlando apprezzò il suo gesto e strinse forte la sua piccola mano, cercando di non pensare a tutto quello che stava succedendo. Quando arrivarono davanti al Memorial Hospital, parcheggiarono la macchina alla meglio e, di corsa, entrarono all’ospedale.

 

“Tu lo sai dove l’hanno portata?” Chiese Amina mentre correva.

 

“Non ne ho la più pallida idea. Bisognerebbe chiedere alla reception.”

 

“Senti, ma tu lo sai cos’è accaduto, di preciso?”

 

“Ho telefonato alla sua agente e mi ha detto che ieri mattina hanno ricoverato sua madre d’urgenza. All’inizio aveva avuto qualche dolore di pancia e ci aveva fatto poco caso poi…il resto della storia la sai”

 

“Se prendo quel disgraziato di El lo riduco in polpette! Gli capita una cosa del genere e ci taglia fuori, pazzesco!”

 

“Non so se la cosa ti può interessare ma, il diretto interessato è proprio a dieci metri da noi!” Detto questo, Orlando prese Amina per un braccio e se la portò dietro fino a quando non furono davanti all’amico. Inutile dire che quest’ultimo era rimasto molto stupito di vederli lì, non li aveva neppure avvertiti. Fu colto dal panico.

 

“Co…co…co…come avete fatto a venire qui?” Disse piuttosto incredulo.

 

“Abbiamo preso la macchina e ci siamo arrivati, razza di deficiente patentato. Ma che ti è saltato in mente di non dirci niente?!” Orlando era piuttosto alterato.

 

“Non credo che siano fatti vostri…” Rispose lui malamente.

 

“Fatti nostri? FATTI NOSTRI?! CON QUALE FACCIA MI VIENI A DIRE CHE NON SONO FATTI NOSTRI?!”

 

“Questo è un problema che riguarda solo me, e solo me doveva riguardare.”

 

“Dio, guardati! Sei ridotto peggio di uno straccio e ci vieni a dire che dovevamo starcene a casa tranquilli?”

 

“Sarebbe stato molto meglio.” Elijah era veramente inviperito, non sembrava più il tranquillo El che conoscevano.

 

“Cosa?”

 

“FUORI DAI PIEDI!” Dopo aver detto questo si rifugiò in una stanza e sbattè violentemente la porta. Orlando era veramente interdetto, non si era aspettato una sfuriata del genere, soprattutto dal pacifico e pacato Elijah. Cominciò a respirare affannosamente e, per un momento, fu tentato di entrare e di rompergli il muso, in quel preciso istante. Tuttavia decise di fare la cosa più saggia e, con tutta la calma che poteva, si mise a sedere su una poltrona della hall. In compenso, Amina non era del suo stesso parere.

 

“Ti sembra questo il momento di mettere il culo su una sedia?” Disse la ragazza a voce alta.

 

“Io non posso fargli cambiare idea, non se la sente ancora di parlare con noi.” Lui era piuttosto arrabbiato ma non ci poteva fare niente, l’amico aveva deciso.

 

“Ora lo vedi se mi sente” Disse lei in italiano. Orlando non capì assolutamente cosa aveva detto ma, vedendola andare come una furia dentro la stanza dove era Elijah, intuì le sue intenzioni.

 

Amina non riusciva a concepire il comportamento dei suoi amici. Sarà perché lei era una donna, sarà perché era un’italiana, sarà perché era una testona, però si era veramente incavolata come un’ape. Le potevano dire tutto ma, di farla stare fuori da una cosa del genere, proprio no. Spalancò la porta e la richiuse con foga attirando su di sé l’attenzione di Elijah: la guardò perplesso e lei rimase sull’uscio con gli occhi fissi su di lui.

 

“Mi sembrava di avervi detto di starvene fuori. Esci immediatamente da qui!” Disse lui alzando la voce.

 

Lei continuò a guardarlo, ignorando quello che le diceva.

 

“Cos’è, siamo diventate sorde d’un tratto?”

 

Amina non accennava né a muoversi, né a parlare.

 

“HO DETTO DI LEVARTI DAI PIEDI!” Dicendo questo, si alzò furiosamente dal letto e si avvicinò alla ragazza, con la chiara intenzione di volerla buttare fuori con la forza. Tuttavia, prima di riuscirci, prese uno schiaffone in pieno volto.

 

“PENSI DAVVERO DI FARMI PAURA EL? TI PREGO, NON FARMI RIDERE. SUL SERIO, CREDI CHE IO BEVA LA STORIA CHE TU STIA BENE? PENSI CHE NON SAPPIAMO COME AIUTARTI? PENSI CHE IN QUESTO MOMENTO ESISTE SOLO IL TUO DOLORE E NESSUN ALTRO? PENSI CHE NON SAREMMO IN GRADO DI CAPIRTI? MI DISPIACE DELUDERTI MA, SE NON HAI UNA SCUSA CONVINCENTE, IO RIMANGO QUI FINO A DOMATTINA, SE NECESSARIO.” Non ce l’aveva fatta a resistere e così si era messa ad urlare. Sapeva bene come si stava in quelle situazioni e, non avere un amico al tuo fianco, era ancora peggio.

 

“Perché…” Elijah la stava guardando con i suoi grandi occhi blu che, pian piano, si stavano facendo sempre più lucidi. “Perché mi frendete le cose più difficili di quanto non lo siano già?”

 

“Noi stiamo cercando solo di esserti vicini, sforzati di capirlo!”

 

“Voi non capite come mi sento io…”

 

“Con quale coraggio mi dici questo? Io ci sono passata molti anni fa ed allora non avevo neanche un amico che voleva starmi accanto. E’ difficile affrontare tutto da soli e te lo dice una che lo sa…”

 

“Non volevo farvi star male per colpa mia…” Disse con voce bassissima.

 

“Quello che stai facendo ci fa star male ancora di più! Io sono qui perché sono un’inguaribile cocciuta ma anche Orlando, che è di là, non se la passa meglio. Se tu non ci dici come stai, come possiamo aiutarti?”

 

“Perdonatemi…è solo che…io…”Non riuscì a finire la frase che si accasciò per terra e cominciò a piangere. Era stato sveglio tutta la notte e, alla fine, non ce l’aveva fatta a reggere. Amina sapeva bene qual’era il suo stato d’animo; la possibilità di perdere una persona cara ti attanaglia l’anima, e non vuole andarsene più via. All’inizio non sapeva cosa fare ma, cingendogli le spalle disse:

 

“Su, stenditi un po’ sul letto e piangi, ti farà bene.” Lui, con un cenno della testa, acconsentì. Si sdraiò e poi continuò a piangere, lacrime amare e liberatorie.

 

Elijah le prese la mano e, portandola sulla sua fronte, la strinse più che poté. Ad Amina faceva male vederlo così ma non sapeva che fare per farlo stare meglio. L’unica cosa di cui aveva bisogno era sfogarsi. Passò un’ora e il ragazzo si addormentò sul letto della camera; Orlando entrò per vedere cos’era successo.

 

“Allora, sta bene?” Chiese lentamente, notando che l’amico dormiva.

 

“Sì, ha pianto parecchio ma ora credo che si sia un po’ tranquillizzato. E’ stato sveglio tutta la notte ed è per questo che si è addormentato.”

 

“Mi dispiace, non ho fatto niente per farlo stare meglio.” Abbassò gli occhi.

 

“Non è vero! Le tue parole lo hanno colpito molto più di quello che credi.” Alzò un po’ la voce e, per un momento credette di aver svegliato Elijah. Falso allarme, si stava solo muovendo per il sonno.

 

“Grazie, mi fa piacere sentirtelo dire.” Orlando le si avvicinò e, con calma, aiutò Amina a divincolarsi dalla stretta dell’amico.

 

“Ho solo detto la verità.” Uscirono dalla camera e lei si appoggiò al muro, esausta. Il ragazzo si mise vicino a lei.

 

“Faranno l’operazione questa notte. Non sanno di preciso se morirà oppure no quindi non si sono sbilanciati più di tanto con le previsioni. Mi ci è voluta una vita per spillargli queste poche informazioni, ho dovuto inventargli che ero suo cugino. Il tumore è ad uno stadio piuttosto avanzato e devono controllare se riescono a tagliarlo via senza incidere le funzioni vitali del fegato stesso. Si avranno risultati chiari solo domani, dobbiamo solo aspettare…”

 

“Aspettare e sperare…”

 

CONTINUA...

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Capitolo 19
*** Niente di più, solo...grazie! ***


Questo capitolo è stato un po’ patito ma, che dire, ho sempre meno tempo per scrivere

Rieccomi qua! Come promesso, sto cercando di scrivere più velocemente visto che ho tre giorni di vacanza! Sapete, spero che la mia storia vi piaccia! A proposito, piccola nota per capire il capitolo: nella realtà la madre di Elijah si chiama Debra, sua sorella Hannah e suo fratello Zachariah, mi sono informata per benino^^. Mi raccomando, fatemi sapere! (kaori28...speriamo che il mio sogno con il tuo amico d’infanzia si avveri…che figata!^^)! Un megabacione alla Tulla, la Rossy, la Lara, Dolcemaia, Moon, JulyAneko, Kaori28 e ad Itsuki86, SIETE MITICHE RAGAZZE!!^^ Bacini Shi*

 

Capitolo 19.

Niente di più, solo…grazie!

 

Orlando ed Amina erano arrivati all’ospedale qualche minuto prima delle quattro e decisero che avrebbero fatto forza ad El finché l’operazione non fosse finita. Sua madre era stata ricoverata d’urgenza ma, fino alle 23.00 non potevano operarla e così, per tutte quelle ore, si erano messi a parlare del più e del meno, cercando di far distrarre Elijah. Quando lei entrò in sala operatoria, tutti e tre erano rimasti lì fuori, con il cuore in gola, nella speranza che sarebbe andato tutto per il meglio. Tuttavia, era un intervento molto delicato e ci sarebbero volute molte ore.

 

“Sentite ragazzi, io vado a prendere qualcosa da bere alla macchinetta delle bibite. Volete qualcosa?” Chiese Amina agli amici. Erano seduti in una panchina di fronte alla porta dove, poco prima, era entrata la madre di Elijah.

 

“Potresti prendermi del the, per piacere?” Disse Orlando senza alzare lo sguardo.

 

“Tu vuoi qualcosa El? Magari un po’ di caffè…”

 

“No, grazie. Non voglio niente…” Aveva la voce rotta, stava ricominciando a piangere.

 

“Ascolta, vorresti venire un attimo con me? Andiamo a prendere qualcosa e poi ti porto in un posto. Ci stai? Lo so che è difficile per te ma, ti diranno il risultato tra minimo tre ore quindi, prima che sappiamo la verità, devo farti assolutamente vedere una cosa…” Alla ragazza faceva male vederlo ridotto in quello stato e cercava di fargli impegnare la mente in altri pensieri.

 

“Amy, non so se ce la faccio…” Le rispose Elijah.

 

“Dai, qui rimango io. Voi andate pure e tu cerca di rilassarti ok?” Orlando aveva appoggiato una mano sulla spalla dell’amico e gli aveva sorriso.

 

“Va bene…” Si alzò e Amina lo prese sottobraccio.

 

Camminarono a lungo negli intricati corridoi dell’ospedale. La ragazza non aveva detto una parola e continuava a guardarsi in giro, come nella speranza di trovare qualcosa o qualcuno. Sorpassarono la macchina delle bibite e cominciarono a salire con le scale finché non si ritrovarono all’ultimo piano. Elijah non capiva quello che cercava di fare e, allo stesso tempo, la guardava stranamente, come non aveva mai fatto prima. Se ci ripensava, gli pareva incredibile che la sua vita fosse cambiata così tanto da quando la conosceva. Non erano amici da molto tempo, eppure, lei si prodigava sempre per strappare un sorriso a chiunque. Si sarebbe sempre ricordato di quello che stava facendo per lui, lo sosteneva in uno dei momenti più difficili della sua esistenza e gli era grato. Alla fine, giunsero alla porta che dava sul tetto. Lei, con una forte spinta, aprì l’uscio. Era molto ampio e spazioso, con un ringhiera di ferro tutt’intorno e tirava una piacevole brezza.

 

“Vieni, non è ancora finita la sorpresa!” Amina andò alla parte est e si appoggiò alla ringhiera, guardando di sotto “Guarda!” Ed indicò con un dito la città.

 

“E’…meraviglioso!” Elijah era andato accanto a lei e vide lo splendido panorama. Tutta Los Angeles era piena di luci e di colori e, da lassù, potevi essere il re del mondo.

 

“Spettacolare, vero? L’ho scoperto per caso un paio d’ore fa. Un dottore mi aveva detto di venire a dare un’occhiata e sono rimasta così colpita che ho pensato di ritornarci.”

 

“Ti ringrazio Amy, sei veramente gentile a fare tutto questo per me!” il ragazzo si era messo seduto per terra e continuava ad osservare la città.

 

“Ordinaria amministrazione!” Disse lei ridendo; riuscì a strappargli una sorriso.

 

“Sei buffissima. Delle volte mi chiedo se non è stato il destino a farci conoscere, Orlando ed io siamo stati davvero fortunati…”

 

“Oserei dire sfortunati, credimi! La mia è una specie in estinzione!”

 

“Allora dobbiamo preservarti…non credi?” Elijah sorrise di nuovo, si sentiva più leggero.

 

“Che bello vederti un po’ più rilassato! Un giorno o l’altro, tu e quello scemo di Orlando, mi farete morire di crepacuore!” Disse lei stiracchiandosi.

 

“Mi dispiace di avervi fatto preoccupare ma…credevo che era una faccenda che riguardasse solo me…” Ricevette un pizzicotto in una guancia. “Ahi!”

 

“Certo che voi uomini siete proprio dei casi clinici! Tu non devi dar ragione alla mente, ma al cuore. E’ vero, fa male coinvolgere i tuoi amici nei tuoi problemi però, come si può sopportare tutto questo peso da soli? Non voglio che tu soffra come ho fatto io, è difficile guardare avanti se qualcuno non ti tende una mano e non ti aiuta ad alzarti. Certo, questa è solo psicanalisi da quattro soldi e, con ciò, non voglio che ti crei delle illusioni per quello che riguarda tua madre. Spero dal profondo del mio cuore che si salvi ma, se tu non preghi per la sua salvezza, avrà un motivo in più per andarsene. Non credi che lei vorrebbe poter rivedere il tuo viso, domani? Secondo me sì.” Si abbassò “Sii forte e spera, con tutte le tue forze! Vedrai che Dio non te la porterà via, lui è buono e sa quanto male ti farebbe!” La ragazza lo guardava con tutta la dolcezza di cui era capace e gli occhi di Elijah si riempirono di lacrime di nuovo.

 

“Sai, mi hai fatto capire una cosa…non bisogna restare passivi davanti ai problemi, bisogna affrontarli. So bene che non ho il potere di fare nulla, in questa situazione, però devo stare vicino a mia madre anche solo spiritualmente, affinché domani io possa abbracciarla di nuovo!” Il ragazzo si asciugò gli occhi e poi abbracciò Amina “Grazie”

 

“E di che? Gli amici servono a questo!” Lei si liberò dalla sua stretta e, prendendolo per un braccio disse “Su, altrimenti Ob ci da per dispersi!”

 

Elijah si sentiva veramente risollevato, era sì preoccupato da morire per sua madre, però, era come se gli avessero tolto un peso dallo stomaco. Parlare con Amina rappresentava qualcosa di speciale per lui, come se lei fosse sua sorella maggiore. Certo, non che Hannah fosse menefreghista, però non aveva la particolare capacità di capirlo al volo, anche solo con uno sguardo.

Ritornarono da Orlando qualche minuto dopo e, come promesso, gli portarono il suo the.

 

“Ce ne avete messo di tempo! Allora, come ti senti El? Va un po’ meglio?” Disse lui alzandosi e prendendo la lattina dalle mani dell’amica.

 

“Sì, adesso mi sento meglio. E tutto grazie a questa disastrata!” Elijah accennò un piccolo sorriso e si girò verso Amina.

 

“Ma tu guarda che irriconoscenti! La prossima volta che mi venite a chiedere un piacere vi do un calcio nel deretano!” Disse lei dando uno scappellotto a tutti e due.

 

“Perdono!” Disse Orlando alzando le mani.

 

Anche se Elijah si sentiva un po’ meglio, l’atmosfera era comunque tesa. Era da molto tempo che la donna era entrata in sala operatoria e ancora nessuno aveva detto niente ai tre ragazzi. Ben presto Amina si addormentò e gli altri due cominciarono a camminare su e giù nervosamente per il corridoio. L’intervento durò cinque ore, anziché tre, come avevano diagnosticato da principio, e i medici diedero il loro responso alle quattro e mezza di mattina. Il primo ad uscire fu il chirurgo, Elijah si precipitò subito da lui.

 

“Avete finito, come sta mia madre?” chiese impazientemente. Lui si tolse la mascherina.

 

“Sarò sincero, l’operazione si è rivelata molto più difficile del previsto. L’incisione è stata molto più ampia e il fegato non era in buone condizioni…” Non riuscì a finire la frase.

 

“Vuole dirmi che è morta?” Disse Elijah al colmo della disperazione.

 

“No, è stata molto fortunata. Se fosse arrivata qui qualche giorno dopo non ci sarebbe stato niente da fare ma, per fortuna, l’abbiamo salvata. Tuttavia, dovrà fare una dieta molto rigida perché, in ogni caso, le funzioni del fegato si sono ridotte. Niente più alcolici, pochi grassi, molte verdure e mezz’ora di movimento fisico al giorno. Adesso l’hanno riportata nella sua camera, la potrete vedere domani.”

 

Elijah non riusciva a credere alle sue orecchie: sua madre era ancora viva. Era talmente incredulo che si voltò verso i due amici per vedere se stava sognando oppure no. Vide Orlando con gli occhi sgranati e un sorriso ebete, mentre Amina, appena svegliata, era rimasta ferma dov’era.

 

“E’ salva…” Disse Ob al colmo della felicità. Lui, assieme all’amica, corsero verso El abbracciandolo. “E’ ANCORA VIVA!”

 

Rimasero così a lungo e ognuno, di tanto in tanto, cacciava un urlo di gioia. Certo, non che avessero visto ancora Debra, però, erano al settimo cielo. Il chirurgo gli disse che dovevano fare silenzio perché era ancora molto presto e li mandò in una stanza vuota, dove avrebbero potuto dormire per due o tre ore. Si addormentarono velocemente, avevano avuto una giornata lunga e snervante e avevano veramente bisogno di riposarsi un po’. Il primo ad alzarsi, il mattino successivo, fu proprio Elijah. Si precipitò in camera della madre e vide che Zachariah ed Hannah erano arrivati prima di lui.

 

“Come sta, da quanto è sveglia?” Chiese il ragazzo ad un’infermiera.

 

“Ha aperto gli occhi qualche minuto fa, non è nel pieno delle forze, però riesce a parlare abbastanza bene.” Gli rispose, dopodiché se ne andò chiudendo la porta.

 

“Sia ringraziato il cielo. Voi da quanto tempo siete qui?”

 

“Un’oretta, tu dove sei stato?” Gli disse sua sorella.

 

“Ho dormito in una stanza qui all’ospedale, assieme a due miei amici. Siamo stati svegli tutta la notte e, non appena il medico ci ha dato il responso positivo, siamo crollati dal sonno e dalla stanchezza, non avevamo chiuso occhio. Piuttosto mamma, ti senti meglio?”

 

“Sarò sincera con te, figlio mio, in passato sono stata molto meglio. Sapete, sono contenta di potervi vedere di nuovo; per un attimo ho temuto che fosse tutto finito.” Disse Debra, girando la testa verso Elijah.

 

“La cosa che conta di più è il fatto di poterti riabbracciare di nuovo. Ti vogliamo tutti bene e lo sai!” Dopo aver detto questo, tutti e tre i fratelli abbracciarono la madre, era così bello poterla sentire…viva.

 

Altrove, in un’altra stanza, Orlando si era appena svegliato e si era tirato a sedere sul letto. Si ricordava vividamente la sera precedente (mi ci è scappata la rima! Scusate l’interruzione, però, è stupido pensare che sono contenta per Elijah, ma in realtà lo sono sul serio!^^NdShizuru117) ed era ancora piuttosto affaticato e stanco. Notò che, accanto a lui, stava dormendo Amina. Gli venne in mente la notte ‘movimentata’ in Trentino e non potè fare a meno di ridere, quella volta lei ed El gliel’avevano combinata davvero grossa anche se, in fondo, se l’era proprio meritata. La ragazza, sentendo i rumori, si svegliò.

 

“Mamma mia che sonno…oh, ciao Ob!” Disse lei stropicciandosi gli occhi con una mano. Lui si chinò verso di lei.

 

“Allora, ti è piaciuto?” Gli rispose lui maliziosamente.

 

“Eh? Ma che vai blaterando?”

 

“Ma come, non ti ricordi che ieri sera, dopo aver ricevuto quella splendida notizia, abbiamo deciso di festeggiare con una sveltina?!” Lei incrociò le braccia.

 

“La sai una cosa?”

 

“Dimmi, sono tutto orecchie…”

 

“Io ODIO l’humour inglese, specialmente la mattina appena sveglia…” Orlando si mise a ridere “Beh, che ho detto di strano? Non mi pareva di essere stata particolarmente allegra…”

 

“Niente. E’ solo che, ogni tanto, mi chiedo dove trovi la forza di fare dell’ironia!”

 

“Stavo solo dicendo le cose come stanno!”

 

“Dai, dì la verità, in fondo io ti eccito vero?” Disse lui avvicinandosi ulteriormente a lei.

 

“Ob…tu non arraperesti nemmeno un cammello!” Gli rispose lei, molto cinicamente.

 

“Ma così mi ferisci!”

 

“Occhio a non sporcarti la camicia con il sangue, in questo caso!”

 

“Cavoli, una sveglia così la vorrei ogni mattina!” Disse Orlando affondando la faccia nel cuscino e cominciando a ridere.

 

“Parla per te, muflone! Ora, se non ti spiace, vorresti spostare le tue ascelle dalla mia faccia? Sai, non è che mandano un buon profumo di rosa!”

 

“Per tua informazione io mi faccio la doccia ogni giorno!” Disse lui cercando di essere offeso.

 

“Si vede che, apparire sgradevole, rientra nel tuo codice genetico…ce l’hai scritto nel Dna…”

 

“Ho recepito il messaggio, adesso tolgo le tende!” Dopo essersi rialzato, si stiracchiò un po’ e si mise in piedi. Amina fece la stessa cosa.

 

“Allora, vogliamo andare a vedere come sta la mamma di El?”

 

“Come desiderate, vostra maestà.”

 

Dopo che Orlando prese il suo solito scappellotto, i due si incamminarono verso la reception per sapere in che camera era Debra. L’avevano messa al quinto piano, nella stanza numero 129. Non appena entrarono videro Elijah seduto vicino a lei, mentre rideva e scherzava allegramente. Amina fu molto sollevata di vederlo così tranquillo.

 

“Salve, tutto bene?” Disse lei mettendo le mani dietro la schiena, come una scolara.

 

“Ciao Amy, Ob…venite, vi faccio conoscere mia madre.” Disse El incitandoli ad andare avanti “Portate pazienza, è un po’ stanca e non parla molto bene. Ha ancora i postumi dell’anestesia.” Si accovacciò vicino al letto. “Guarda mamma, lui è Orlando, ti ricordi di lui? Ha recitato con me nel signore degli anelli, faceva l’elfo.”

 

“Molto piacere Orlando” Disse Debra in un soffio.

 

“Il piacere è tutto mio, signora.”

 

“Lei invece è Amina, è una ragazza italiana. L’ho conosciuta ad una festa ma è un po’ lungo e complicato spiegarti tutto per filo e per segno. Te ne ho parlato prima, ricordi?” Continuò Elijah.

 

“Sì, sei tu quella famosa ragazza di cui Eli mi parla tanto. Sei molto carina, come sospettavo.”

 

“Beh, grazie signora.” Disse la ragazza molto imbarazzata.

 

“Oh, smettetela di chiamarmi signora! Già che mi sembra di essere vecchia! Chiamatemi semplicemente Debra, va bene?”

 

“D’accordo” Dissero i due in coro.

 

“Senti mamma, adesso ti lasciamo riposare, semmai ti veniamo a trovare tra un po’, hai veramente bisogno di dormire.” Disse Elijah prendendo la mano destra della madre e baciandola. “Ci vediamo dopo”

 

La donna fece un cenno con la testa e poi salutò i due amici del figlio. I tre ragazzi uscirono lentamente e poi si diressero verso il piccolo bar dell’ospedale, per fare colazione. Durante il tragitto parlarono del più e del meno e, tra una battuta e l’altra, fecero i complimenti a Debra: si era già ripresa meravigliosamente. Non appena arrivati, Orlando prese un sandwich con tonno e sottaceti, Elijah un toast formaggio e prosciutto crudo mentre Amina una tazza di caffè ed un croissant.

 

“Sai Amy, c’è una cosa che vorrei tanto dirti ma, tra una cosa e l’altra, non ho mai trovato il tempo…” Disse El addentando il suo toast.

 

“Prego…parla!” Lei bevve un sorso di caffè.

 

“Sei speciale! Una ragazza veramente tanto speciale!”

 

“In che senso, scusa?!”

 

“In tutti i sensi. Sei l’unica capace di capire una persona con un solo sguardo, trovi sempre la parole giuste al momento giusto, fai una battuta quando ci sta, sai essere…unica!” Elijah pensava davvero quelle cose e, dopo che lei, quella notte, gli aveva risollevato il morale, ne aveva avuto la certezza.

 

“In tal caso, grazie! Ma non farti illusioni…sono e rimarrò sempre una scocciatrice testarda, rompiscatole, impicciona, scontrosa e maliziosa!”

 

“E’ proprio l’insieme dei tuoi difetti a renderti unica, non cambiare mai!”

 

“Ci puoi giurare, amico!” Disse lei ‘battendo un cinque’ assieme ad Elijah.

 

Orlando aveva osservato la scena rimanendo in silenzio. Per la prima volta, da quando stava con loro, aveva avuto una fitta allo stomaco. Non sapeva nemmeno lui il perché, eppure, qualcosa dentro di lui, a livello dell’inconscio, era scattato. Era strano, non gli era mai successo, però aveva avuto la netta impressione di essere di troppo in quel bel quadrettino. Magari si trattava di invidia…o magari di gelosia…radice di mali infiniti!

 

CONTINUA…


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Capitolo 20
*** Quando arriva un terzo molto incomodo... ***


Rieccomi qua

Le cose si complicano, finalmente! Era ora di creare un po’ di suspence no?^^ Vorrei di nuovo salutare chi legge le mie storie e, please, RECENSITE!!!!!! Grazie in anticipo!^^ Bacini Shi*

 

Capitolo 20.

Quando arriva un terzo molto incomodo…

 

Il giorno successivo, Orlando ed Amina decisero di tornare in ospedale per vedere i miglioramenti della mamma di Elijah. Contro ogni loro aspettativa, si era già rimessa molto bene e, quando entrarono in camera, notarono che stava scherzando amichevolmente con suo figlio. La ragazza era rimasta molto colpita; El provava davvero un affetto incredibile per sua madre. Ob richiamò l’attenzione su di loro con un colpo di tosse.

 

“Ehm…disturbiamo?” Disse, chiudendo lentamente la porta dietro di lui.

 

“Salve ragazzi, venite pure avanti. Io e mio figlio stavamo giusto parlando di voi!” Disse Debra sorridendo. Non era molto in là con gli anni e, i suoi, li portava molto bene.

 

“Noi?!” Disse Amina lanciando uno sguardo da finta omicida ad Elijah. “Cosa gli hai detto, serpe?!”

 

“Solo cose carine, non preoccupatevi! Gli ho detto di quella volta in cui eravamo andati in montagna, quando abbiamo giocato quel tiro mancino alla gallina e al suo fidanzatino!” Disse il ragazzo sorridendo, facendo l’occhiolino alla madre.

 

“Per tua informazione non ero il suo fidanzatino!” Orlando si era un po’ inacidito.

 

“Ma come? Non ti chiamava forse amore?”

 

“Mi scusi, posso uccidere suo figlio?” Disse il ragazzo, rivolgendosi a Debra.

 

“Fai pure, basta che non me lo ammazzi sul serio! Dopotutto è pur sempre il mio pargolettino!”

 

“Mamma!” Disse Elijah un po’ stupito.

 

“Dai, stavo scherzando! Orlando, non ci provare a stecchirmelo: ti potrebbe capitare la sua stessa sorte!”

 

“Va bene!” Si avvicinò all’amico “Tutt’al più ci rivediamo all’uscita!”

 

“Insomma, la volete smettere di far casino voi due! In fin dei conti siamo pur sempre nella camera d’ospedale di una convalescente, un po’ di contegno! Ricomincerete a battibeccare quando saremo usciti!” Disse Amina mostrando i pugni ai due, stavano cominciando ad esagerare mentre Debra sembrava non curarsene.

 

“Adesso ho capito come fai a stare con questi due pazzi scatenati! Sei l’unica un po’ sana di mente del gruppo!” Disse la donna ridendo.

 

“Non sai quanto ti sbagli mamma! L’unica con la testa bacata è proprio lei!”

 

“Prova a ridirlo un’altra volta e ti mando dritto nel sole con un uppercut! E comunque, vedi di tenere a freno quella lingua biforcuta, stupido serpente a sonagli!”

 

“Ehi! Mamma, dille qualcosa!”

 

“Maestra…mi hanno tirato le trecce!” Disse Amina ironicamente, mentre stava assumendo la classica faccia di chi sta per piangere.

 

“Insomma, ma non eri tu quella che diceva di fare silenzio?” Orlando cercava di intromettersi nel discorso.

 

“Ma allora! Una padellata di affaracci tuoi non te la fai mai?” La ragazza adesso si era voltata verso di lui.

 

“Guarda che io non lo facevo per te, babbea!”

 

“Mi scusi tanto Mr. Orlando – non – mi – faccio – mai – i – cazzi - miei – Bloom!”

 

“Ah! Ah! Ah! Per favore, smettetela che mi fate morire dal ridere! Senti Eli, mi vai a prendere un bicchiere d’acqua che, la mia, l’ho finita?” Debra era veramente contenta. Quei tre, insieme, erano peggio di una bomba ad orologeria.

 

“Sì mamma. Torno tra un attimo!” Stava facendo per uscire quando la donna lo chiamò di nuovo.

 

“Potresti portare Orlando con te? Voglio parlare un po’ con Amina, da sole. Sapete, quando non c’è mia figlia, non ho nessuna con cui parlare di cose da donne. Allora, mi fai questo piacere?”

 

“Non c’è problema. Ob, muoviti! Lasciamole sole!”

 

Debra ed Amina videro i due andarsene e chiusero lentamente la porta, cercando di non farla sbattere. La ragazza si sentiva un po’ a disagio ad essere da sola con la madre di Elijah ma, aveva capito che aveva bisogno di sfogarsi un po’. Era molto contenta di vedere che era una donna molto energica, sembrava che stesse benissimo. Ad un tratto, però, vide che sembrava leggermente affaticata.

 

“Sta bene? Mi dispiace per prima ma, quando sono con quei due, tiro fuori sempre il mio lato peggiore.” Disse Amy, un po’ preoccupata.

 

“No, è solo che sono ancora piuttosto debole ma non voglio darlo a vedere. So molto bene che il mio Eli è preoccupato e non voglio creargli ulteriori problemi. In compenso, ho bisogno di dirti alcune cose…”

 

“Mi dica pure, l’ascolto…” Debra girò la testa dall’altra parte.

 

“Vedi, io lo sapevo già chi eri, mio figlio mi ha raccontato molto di te…è stato felice di averti conosciuta.”

 

“Sono contenta anche io, di averlo conosciuto!” Disse Amina sorridendo.

 

“Non è questo il punto. Ho sempre parlato con lui al telefono ma oggi, quando è venuto per chiacchierare un po’ con me, mi sono accorta di una cosa. Quando parla di te gli si illuminano subito gli occhi, assume un’aria vagamente sognante e, come se non bastasse, ti guarda molto.” La donna guardava fuori dalla finestra, la primavera si stava lentamente avvicinando.

 

“Scusi ma, quando parla con me è normale che mi guardi no?” Amy aveva assunto un’aria vagamente interrogativa.

 

“Certo, su questo sono pienamente d’accordo. Ma non ti guarda come un’amica, c’è qualcosa di diverso nel suo sguardo…una luce che non avevo mai visto…ti osserva soltanto come donna. Non vede in te una persona con cui confidarsi, ha cominciato a vederti, per la prima volta, come una donna.”

 

“Non capisco dove vuole arrivare.”

 

“Gli piaci Amina, credo di non sbagliarmi su questo. Lo conosco da quando è nato, dopotutto.” Ora Debra guardava la ragazza fissa negli occhi.

 

“Senza offesa, credo che lei stia prendendo un granchio. Certo, io conosco Elijah da poco tempo ma non credo che mi consideri qualcosa di più di un’amica…è soltanto molto solo e ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto, tutto qua. Io la penso così.”

 

“Ognuno è libero di pensarla come vuole, io non obbligo nessuno a credere alle mie parole. Se per te è così, non ci sono problemi, no? Sei una brava ragazza e credo che, le cose che hai detto, le pensi sul serio.” La donna sentì la porta aprirsi. “Cambiamo discorso, sono già ritornati!” La porta si spalancò ed entrarono i due, sorridenti e con qualche bibita in mano.

 

“Eccoci di ritorno, avete finito di parlare?” Chiese Elijah mentre appoggiava la bottiglia d’acqua sul comodino.

 

“Sì, mi ha chiesto come fare per, beh, sono cose da donne, non capireste.” Amina stava cercando di farfugliare qualcosa di convincente.

 

“La ragazza deve portarmi gli assorbenti, tutto qua. Mi sembrava un po’ scortese dirvelo a voi non credete? Immaginate che figuraccia che fareste ad andarli a comprare in un supermercato.” Debra aveva notato che Amy era in difficoltà e, facendole l’occhiolino, l’aveva tirata fuori dai guai.

 

“Giusta osservazione! Io, mamma, non te li avrei comprati neanche morto!”

 

“Ma tu guarda che razza di figlio ingrato che sei!”

 

“Senti Amy, io torno a casa. Ti devo accompagnare?” Disse Orlando.

 

“Sì, mi faresti un grande piacere. Arrivederci Debra, alla prossima El!”

 

“Ciao ciao ragazzi! Mi raccomando, sei vi fa piacere tornate!” Disse la donna salutandoli con una mano.

 

“Alla prossima!” Anche Elijah li salutò con la mano.

 

I due uscirono dall’ospedale chiacchierando un po’ del più e del meno. Si sentivano molto sollevati nel vedere che l’amico ora sorrideva, aveva dimenticato tutte le brutte sensazioni del giorno prima. Orlando riaccompagnò Amina in macchina e, quando furono davanti a casa sua, la avvertì.

 

“Senti, tu sei libera questa sera?” Disse lui appoggiando l’avambraccio al volante.

 

“Se questo è un misero tentativo di invitarmi fuori ad un appuntamento…” Rispose lei scherzosamente.

 

“Ma quanto sei cretina?! (Qualcuno coglierà l’allusione^^ NdShizuru117) Stasera facciamo una festa a sorpresa per El a casa di Dominic!” Orlando aveva appoggiato anche la fronte al volante, sconsolato.

 

“Era il tizio dell’aereo?” Amina riprese un tono di voce un po’ più serio.

 

“Uno dei tanti…”

 

“Beh, allora ci sto. Basta che mi passi a prendere, se non ti spiace. Non so dove abita!”

 

“Nessun problema! Alle 20.45 fatti trovare pronta, ti do un colpo di clacson.”

 

“Ok, a stasera!” Disse lei, scendendo.

 

Era tornata a casa verso le 18.00 e, per tutte le ore successive, era stata davanti alla televisione a guardare ‘Un tram che si chiama desiderio ’. L’aveva comperato molti mesi fa, in Italia, e non era mai riuscita a vederlo. Si ricordò che doveva prepararsi soltanto quando erano le 20.30. Spense in un secondo il videoregistratore e cominciò a imprecare mentre stava rovistando nell’armadio. Alla fine optò per un maglioncino bordeaux, attillato e abbastanza leggero, abbinato a dei jeans piuttosto larghi ed ad un paio di scarpe da ginnastica. Si truccò pochissimo, giusto la matita nera dentro gli occhi, e poi corse in cucina per cercare il cappotto. Riuscì a trovarlo appena in tempo, dopo qualche istante sentì il clacson di una macchina; uscì alla velocità della luce e salì immediatamente. Orlando, nel vederla ansimante, si mise a ridere ma decise di non dire niente: sarebbe stata capace di tirare fuori un pandemonio.

La casa di Dominic era piuttosto lontana e ci misero una decina di minuti per arrivare. C’erano tutti quelli del sda e alcuni amici che avevano conosciuto a Los Angeles. Li fecero entrare e li mandarono subito in cucina, doveva essere una sorpresa. Quando arrivò il festeggiato, per poco non gli prese un attacco cardiaco.

 

“Dom? Ehi, ma dove ti sei cacciato brutto sciagurato! Vieni fuori immediatamente! Cosa volevi dirmi?” Elijah camminò un po’ nel salotto e, vedendo che era tutto buio, cominciò ad insospettirsi. Quando accese la luce, li vide tutti davanti a lui.

 

“SORPRESA!” Dissero in coro.

 

“Eh? Ma che sta succedendo?” Disse il ragazzo un po’ frastornato.

 

“Visto che abbiamo saputo che tua madre stava meglio, abbiamo deciso di fare una festicciola!” C’era anche Billy, che aveva dovuto prendere persino l’aereo.

 

“Ogni occasione è buona per far baldoria!” Questo era Sean Astin.

 

“Ragazzi, siete incredibili!” Fu l’unica cosa che Elijah riuscì a dire.

 

Quella volta avevano fatto veramente le cose in grande. Avevano invitato tutti quelli che avevano partecipato al film e, in poco tempo, ognuno si ritrovò a raccontarsi le novità. Erano diventati molto amici, del resto, avevano lavorato insieme per quasi quattro anni! L’unica che si sentiva un pesce fuor d’acqua era Amina. Dominic, da bravo padrone di casa, andò a vedere come stava.

 

“Ehi, ti piace la festa?” Disse il ragazzo, cingendole la vita.

 

“Toglimi le mano di dosso, medusa!” Rispose lei ironicamente, dandogli un pizzicotto in una mano.

 

“Dai, stavo scherzando!”

 

“Io mica tanto! Sì, mi sto divertendo, anche se non conosco la metà di tutta questa gente!”

 

“In compenso conosci me!” Dom cercava di metterla a proprio agio.

 

“Devo ridere o piangere?!” Amina lo guardò ridendo.

 

“Ritieniti onorata! Conoscere il mitico Dominic Monaghan non è cosa da tutti i giorni!” Scoppiò a ridere e anche lei fece lo stesso.

 

Da un’altra parte, proprio di fronte ai due, c’erano Elijah ed Orlando che stavano parlando. Avevano osservato tutta la scena e li videro persino avvicinarsi al tavolo bar per prendere da bere. Dom si era messo seduto accanto ad Amina e, scherzando, gli dava delle botte su un braccio.

 

“Se non la smette nel lasso di un millesimo di secondo, vado là e gli spacco la faccia!” Disse El sorseggiando la sua vodka.

 

“Cosa?” Orlando era un po’ spaesato. “Di chi stai parlando?”

 

“Di quella sottospecie di sanguisuga ambulante!”

 

“El, ti si è fumato il cervello? Ti rendi conto che stai aprendo bocca a vanvera?”

 

“Sto parlando di Dom, Dio Santo! Guarda là come allunga le mani!” Disse lui indicando i due che stavano ridendo, molto divertiti. Solo in quel momento Ob li vide.

 

“Dai ma, credo che Amy sappia difendersi, sbaglio?” Stava squadrando tutta la scena, per vedere come si evolveva.

 

“E’ solo che…boh…mi dà fastidio!”

 

“Non mi dirai che sei geloso?”

 

“Ma sei matto? No…ecco….magari…un pochino…non lo so…”

 

“El?!” Disse Orlando costringendo Elijah a guardarlo negli occhi.

 

“E va bene! Sì, sono geloso! Di solito Amina sta sempre con noi e, non so come spiegartelo, mi fa uno strano effetto vederla scherzare tutta contenta assieme ad altre persone!” Aveva girato la faccia da un’altra parte ed era lievemente arrossito.

 

“…a chi lo dici…” Disse Ob in un soffio.

 

“Che hai detto?”

 

“No, niente. Su, ti offro un bicchiere di crema di whisky.”

 

I due ragazzi non toccarono ulteriormente l’argomento ma Orlando notava sempre che, quando Amina rideva per una battuta di Dominic, Elijah diceva qualcosa a bassa voce e poi andava da un’altra parte. Il ragazzo era un po’ perplesso, non l’aveva mai visto comportarsi così. Verso la fine della serata, anche lui e l’amico parlarono assieme ad Amy e Dom e, tutto sommato, non sembrava che lei fosse particolarmente dispiaciuta della compagnia. Andarono via a mezzanotte passata ed Orlando riaccompagnò a casa l’amica. Rimasero in silenzio per quasi tutto il viaggio ma, prima di farla scendere, il ragazzo provò ad indagare.

 

“Allora, come ti è sembrato Dominic?” disse.

 

“Mi ha fatto una buona impressione; è molto simpatico anche se è un po’ maiale, a volte. Mi ha chiesto se voglio uscire con lui il prossimo week end.”

 

“Mi stai dicendo che uscirai con lui?” Orlando alzò un po’ la voce.

 

“Non c’è bisogno di mettersi ad urlare! Dopotutto, non mi sembra di fare qualcosa di grave.” Amina non si aspettava una reazione del genere.

 

“Tu non hai idea di quanto sia una piovra!”

 

“Per tua informazione io non sono più una mocciosa, so badare a me stessa.” Lei si era un po’ impermalosita.

 

“Non vedo il caso di fare tutte queste storie!” Anche lui era diventato più acido.

 

“Appunto.”

 

“Infatti.”

 

“Ciao.”

 

“Ciao.”

 

Amina se ne andò sbattendo la portiera e Ob ripartì con un diavolo per capello. Per una volta che stava cercando di aiutarla, ecco cosa aveva avuto in cambio. Ma si ripromise che non sarebbe finita di certo in quel modo, assolutamente no.

 

“Dopotutto lei è sempre la mia piccola Amy!” Disse tra sé e sé. Si accorse dopo qualche istante di quello che aveva detto. “Piccola? Orlando, ma ti sei rincretinito! Lei è soltanto la tua amica Amina e fai questo solo per aiutarla! Lei non mi piace, non mi è mai piaciuta e non mi piacerà mai!”

 

Che dire, tutti noi sappiamo che la qualità migliore degli uomini è l’autoconvincimento…solo che, con il passare del tempo, diventa un’arma inefficace…

 

CONTINUA...

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Capitolo 21
*** Un pomeriggio pieno di rivelazioni... ***


Le cose si complicano, finalmente

Salve belle bimbe! (parlo di bimbe visto che credo che pochi di voi che leggono la mia storia siano uomini. In caso contrario, fatemi sapere!^^). Questa volta ho fatto presto a pubblicare il nuovo capitolo e, oggi, in particolar modo, sono molto contenta! Ringrazio Lella per aver recensito e do un bacione a tutte le altre cioè: Dolcemaia, Moon, JulyAneko, Persephone, Kaori28 e Itsuki86! Avviso: se volete essere citati nella mie note….RECENSITE!!! Dai, sto scherzando! (però dovete recensire sul serio^^). Alla prossima! Bacini Shi*

 

Capitolo 21.

Un pomeriggio pieno di rivelazioni…

 

Domenica. Il fatidico giorno era infine arrivato. Amina si era vestita molto semplicemente per uscire con Dominic: pull a righe tutto colorato, jeans a zampa slavati, un paio di stivaletti neri dal tacco basso e uno spolverino beige. Si era sistemata un po’ i capelli e aveva preferito lasciarli sciolti, dopo averli accuratamente pettinati e sistemato le punte un po’ all’insù; sembrava quasi un piccolo cigno. Era insolitamente agitata e si ripromise di tranquillizzarsi a tutti i costi, aveva giurato di fare una cosa e doveva farla. Alle 15.30, uscì piena di speranze e si diresse verso il centro commerciale di Nortinghton, unico luogo della città che conosceva abbastanza bene. Ma non è bene spiare una donna in dolce compagnia quindi…spostiamoci da un’altra parte!

 

……………………………………………………………………………………………………

 

Quella mattina Orlando si era alzato molto presto e, insolitamente, si era preparato la colazione da solo, senza andare a prenderla da nessuna parte. Si era svegliato dopo un sonno molto agitato e girava per casa in preda alle scalmane. A furia di camminare avanti ed indietro per il salotto aveva quasi scavato un fosso sotto i suoi piedi. Non poteva negarlo: era terribilmente preoccupato per Amina e il fatto di non poter parlare con nessuno di questa cosa lo rendeva ancora più irrequieto. Aveva passato l’intera mattinata a guardare la tv e, per pranzo, aveva preso solamente un pezzo di pizza che gli era avanzato dalla sera prima. Quando furono le 16.00 del pomeriggio, non sapeva più dove sbattere la testa e così prese le chiavi della macchina e cominciò a girare senza una meta precisa. Quando giunse davanti a casa di Elijah gli venne in mente un’idea folgorante: sapere cosa ne pensava lui di tutta questa storia! Conoscendolo, sarebbe saltato su tutte le furie non appena avrebbe saputo che la loro amica era uscita con Dominic  - chiamatemi – pure – piovra – Monaghan. Non appena bussò, si ritrovò davanti l’amico con una sigaretta in bocca e un libro semi aperto in una mano.

 

“Ciao Ob, qual buon vento ti porta qui?” Disse lui, aprendo la porta e facendolo accomodare.

 

“Mi ci porta proprio il vento, ma non ho buone notizie!” Orlando si stravaccò sul divano e, mentre si mise a sedere, sbuffò a malapena.

 

“Avanti, sputa il rospo. Che è successo stavolta? L’ennesima ex ragazza ti ha minacciato di spifferare la tua privata ai giornali?” Elijah cercò di fare un po’ di ironia.

 

“Oggi pomeriggio non ho per niente voglia di scherzare, ti avverto!”

 

“E allora dimmi che c’è che non va! Non sono di certo un indovino e, se tu non me lo dici, non ti leggo automaticamente nel pensiero!!”

 

“Si tratta di Amina…”

 

“Cosa? Che le è successo?” Non appena aveva sentito il nome della ragazza, aveva sgranato gli occhi ed era saltato subito all’erta.

 

“Tu non ne sapevi niente? Cioè, non ti ha detto niente nessuno?” Ad Orlando pareva strano che l’amico era all’oscuro di tutto.

 

“Evidentemente no! Le è capitato qualcosa di brutto? Sta male? Che ha avuto?”

 

“El, CALMATI! Mi sembri una donna in menopausa! Ad Amy non è capitato niente, per ora perlomeno…”

 

“Smettila di parlare per enigmi! Non tenermi sulle spine e dimmi che sta succedendo!”

 

“E’ cominciato tutto la sera della tua festa a sorpresa. Amina è stata tutto il tempo assieme a Dom e sai cosa salta fuori quando la riaccompagno? Che uscirà con lui il prossimo week end…cioè OGGI. Io ci ho provato a dirle che lui ha la mano morta ma lei, niente! Mi ha addirittura richiuso la portiera in faccia. Tu ora dimmi se io non dovrei essere preoccupato per lei!” Aveva detto tutto d’un fiato e, per tutto il tempo, Elijah aveva ascoltato pendendo letteralmente dalle sue labbra.

 

“…se ti dico che non credo ad una parola di quello che hai detto?” Disse lui spegnendo la sigaretta e buttandola nel posacenere.

 

“Credimi, se io fossi al tuo posto reagirei allo stesso modo.”

 

“Cioè, non si è accorta che Dom fa il filo ad ogni essere appartenente al genere femminile? A lui basta che abbia ‘qualcosa’ sotto e poi non si fa tanti scrupoli!”

 

“E’ quello che ho provato a farle capire! Lo sai qual è stata la sua reazione? Mi ha detto che non è più una mocciosa ed è capace di badare a sé stessa! E allora che faccia pure quello che vuole, non me ne importa niente!” Orlando era molto arrabbiato con Amina, anche se nemmeno lui sapeva bene il perché.

 

“Scusami se puntualizzo ma, dal momento che sei venuto qui per discuterne con me, proprio niente non ti frega…” Elijah aveva appoggiato il mento sulle mani e lo guardava curiosamente. Voleva vedere come avrebbe reagito.

 

“Guarda che io sono venuto qui per puro caso, che ti credi?!”

 

“Ti conosco troppo bene, a me non mi freghi!” Gli sorrise compiaciuto.

 

“Sentiamo allora, caro signor psicologo, secondo te perché io sarei qui?” Aveva assunto un tono di voce leggermente irritato.

 

“Perché le vuoi bene, coraggio ammettilo! Io non ho alcun timore nel dirlo! Sono preoccupato per lei perché le voglio bene, ecco tutto. Non ci girare intorno, tanto lo so che hai ragione.”

 

“………………………………………” Orlando era rimasto veramente senza parole. Era incredibile il modo in cui Elijah riusciva a farlo zittire in un secondo. Tuttavia era per sempre un uomo molto orgoglioso e mai avrebbe detto espressamente che le voleva bene; un po’ per non essere preso in giro, un po’ perché non era totalmente vero.

 

“Come mai non dici più niente?” disse in tono scherzoso.

 

“Ammettiamo che hai ragione tu…come ci dovremmo comportare?”

 

“Eh no! Prima voglio sentirtelo dire! Voglio vedere le parole ‘le voglio bene’ uscire dalla tua bocca!”

 

“Ma sentiti! Mi sembri quasi un bambino dispettoso! No, morirei piuttosto di farlo!”

 

“Avanti, ma cosa ti costa? Sono tre parole semplici semplici: LE VOGLIO BENE. Guarda che, dicendole, non fai del male a nessuno, anzi, lo fai a te stesso!” El non amava tormentare l’amico, ma aveva bisogno di provare che Orlando le voleva bene, altrimenti, non avrebbe avuto mai il coraggio di dire ciò che voleva dire.

 

“E va bene! Le voglio bene! Sei contento adesso!” Disse il ragazzo alzando la voce e arrossendo un po’. “Adesso ti senti soddisfatto? E comunque, io sono preoccupato per lei solo come un fratello sarebbe in ansia per la sua sorellina!”

 

“Siamo già a buon punto. E ora, se non ti spiace, avrei anch’io qualcosa da ammettere…” Elijah abbassò lo sguardo e cominciò a mangiarsi le unghie, sintomo che si stava innervosendo.

 

“Adesso sono proprio curioso! Su, dimmi che c’è…” Orlando aveva notato il suo stato d’agitazione e, mettendogli una mano sulla spalla e sedendosi vicino a lui, cercava di fargli coraggio.

 

“Ehi, ricordati che ti sto parlando con il cuore in mano!”

 

“Sì tesoro…”

 

“Ecco, lo sapevo!! Con te non si può mai fare un discorso serio per più di due minuti che subito di rimetti a dire stronzate!”

 

“Eddai, lo facevo per spezzare quest’aria così pesante! A parte gli scherzi, dimmi cos’è che ti turba.”

 

“Prometti di non ridere di me?” Disse El guardandolo negli occhi.

 

“Certo che non riderò di te, non lo farei mai.”

 

“Ecco…io…credo di…essermi…ehm…” Farfugliò lui.

 

“O mio Dio, dev’essere qualcosa di grave visto che cominci a balbettare!”

 

“ORLANDO!” Gli urlò contro lui.

 

“Ho capito, smetto di fare il deficiente.”

 

“Come dicevo…io…ehm…cre-credo…di essermi…oh sì, insomma….credo di essermi innamorato di Amina!” Orlando, che stava bevendo un sorso d’acqua, rimase immobile. Per poco non gli prese un colpo.

 

“Come sarebbe a dire che ti sei innamorato di lei?” Disse lui al colmo dello stupore.

 

“Non mi sembra che ci sia molto da spiegare…mi sono innamorato e basta!” Il ragazzo diventò rosso come un peperone.

 

“Lo so come funzionano queste cose! Voglio dire, come te ne sei accorto?”

 

“Penso che mi piacesse già da un po’, solo che non me ne ero mai reso conto. Suppongo che mi sono preso una cotta quella volta che siamo andati in montagna tutti e tre insieme, soltanto che non me ne ero mai accorto. Hai presente no, quando ti autoconvinci di una cosa non vera, alla fine la realtà viene fuori. In un primo momento mi sono dato del cretino ma poi, dopo quella sera in ospedale, non ho avuto più dubbi. Mi ero innamorato di lei e, volente o nolente, dovevo riconoscerlo.”

 

“Quindi…in un primo momento credevi che si trattasse solo di una cosa passeggera…” Disse lui guardandosi le mani.

 

“Sì…”

 

“Poi però, dentro la tua testa, è scattata una molla che ti ha fatto riflettere…”

 

“Bravo!”

 

“E alla fine hai cercato di convincerti che non era vero quando, dentro di te, sapevi benissimo che ti stavi prendendo in giro.”

 

“Esattamente, come hai fatto ad indovinare?” Elijah aveva uno sguardo leggermente incuriosito.

 

“Deve essere sicuramente intuito maschile…” Rispose Orlando, sorridendo ironicamente.

 

“E allora cosa facciamo?”

 

“Eh? In che senso scusa?”

 

“Io non permetto a Dominic di allungare le mani sulla ‘mia’ Amina, chiaro? Glielo impedirò ad ogni costo, stanne pur certo!” Disse il ragazzo stringendo i pugni.

 

“E cosa credi di fare? Non puoi mica agire sul suo libero arbitrio.”

 

“Su questo sono pienamente d’accordo ma io posso provare a farle cambiare idea. Tentar non nuoce! Tu cosa ne dici?”

 

“Non so cosa dirti…io…ho bisogno di tornare a casa. Ho una cosa urgente da fare e dovrei andarmene.” Orlando era leggermente frastornato. Gli erano successe troppe cose tutte insieme.

 

“Sì, vai pure e mi raccomando, acqua in bocca riguardo a ciò che ti ho detto!”

 

“Non c’è problema, non dirò niente ad anima viva.” E, dicendo questo, se ne andò via sbattendo la porta.

 

Salì in macchina e percorse qualche isolato prima di fermarsi in un parcheggio a pensare. Quella giornata era cominciata decisamente male ed era finita in modo ancora peggiore. Dopo che Elijah gli aveva fatto quella dichiarazione, non era più riuscito ad accodare i suoi pensieri in modo logico. Era tutto scombussolato e aveva la gola secca. Più ci pensava e meno ci credeva: il suo migliore amico si era innamorato di Amina, quella Amina. Come se non bastasse, aveva fatto lo stesso ragionamento di Elijah e il che lo rendeva ancora più insicuro: si rendeva conto che per l’amica non provava solamente affetto…no…era qualcosa di diverso.

 

“Non sarà mica che mi piace?!” Disse ad altra voce. Poi, ripensandoci. “Non esiste, lei per me è come una sorella, niente di più, niente di meno.”

 

Ripartì velocemente e si indirizzò verso la casa di Amina, nella speranza che fosse ritornata. In fondo, erano le 18.00 e, in ogni caso, tra poco sarebbe stata ora di cena e doveva per forza rincasare. Si fermò davanti al suo cancello di legno bianco e vide che la luce era accesa. Aveva acceso anche la musica e si poteva sentire la voce di Robbie Williams.

 

“…With love in your eyes and a flame in your heart
You're gonna find yourself some resolution
A million miles with one step
You'll find yourself yet
Walking with the revolution...”

 

Ascoltava della buona musica e stava cucinando, niente di strano. Per fortuna stava bene e sembrava tranquilla. Meglio così, almeno Dominic non aveva avuto uno strano ascendente su di lei. Ripartì molto più rilassato e, semmai, le avrebbe telefonato tra un paio di giorni.

 

CONTINUA...

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Capitolo 22
*** Vecchi incontri e nuove gelosie... ***


Salve belle bimbe

Ragazzi, quanto mi sono divertita ieri sera!!! Ci credereste che la copia sputata di Dominic Monaghan ha cercato di abbordarci (me e kaori28)? Beh, ma visto che erano già le tre e un quarto…DOVEVA PENSARCI PRIMA!! Ma lasciamo stare le mie cazz… e parliamo di cose serie (?!). Come avevo promesso, ringrazio Eldariel e Lili per aver recensito! (non faccio mai promesse che non posso mantenere! Vi ricorda qualcosa?^^). Ma ora è meglio lasciarvi alla lettura!! Alla prossima! Bacini Shi*

 

Capitolo 22.

Vecchi incontri e nuove gelosie…

 

Orlando, nonostante tutti i suoi buoni propositi, non era ancora andato da Amina a chiederle spiegazioni, un po’ perché era confuso e un po’ perché, come tutti gli uomini, era orgoglioso. La ragazza, invece, si era trovata molto bene con Dom e, con sua sorpresa, si era divertita molto ad uscire con lui domenica. Era in casa quando qualcuno suonò al campanello. In un primo momento pensò che era uno dei suoi amici ma, quando aprì la porta fu, stranamente, contenta.

 

“Ciao Amina!” Disse una voce familiare.

 

“Christy! Che bello rivederti! Come stai?” La ragazza era molto felice di rivedere la sua amica. Dopotutto, era fuggita di corsa da casa sua non appena seppe del ricovero della madre di Elijah.

 

“Io sto veramente bene ed è proprio per questo che sono venuta qui!”

 

“Allora accomodati, ti offro qualcosa da bere.” Amina, da brava padrona di casa, fece accomodare Christy e le offrì una spremuta d’arancia che aveva preparato per sé. “Su, dimmi perché sei qui, sono curiosa!”

 

“Diciamo che in questi ultimi giorni mi sono data molto da fare. Da quel giorno che sei venuta a casa mia mi sono messa sotto e, dopo aver fatto un paio di telefonate, ho rintracciato il mio vecchio manager. Era molto soddisfatto di risentirmi dopo quasi due anni e, contro ogni mia aspettativa, mi ha offerto un lavoretto. Mi ha detto che stavano organizzando una sfilata di Calvin Klein e, visto che ho lavorato molto per lui, ha detto che sarebbe stato contento di avermi come modella. Io gli avevo spiegato che volevo rientrare nel giro e lui, intanto, mi ha assicurato un posto per quella sfilata. In seguito, mi dirà se è disposto a ridiventare il mio manager.” Aveva sorseggiato un po’ di spremuta e, dopo aver finito di parlare, guardò Amina con curiosità, per vedere come avrebbe reagito.

 

“Ma è assolutamente fantastico! Sono strafelicissima per te! Quand’è che farai questa sfilata?” Disse lei, entusiasta come non mai.

 

“La prossima settimana, più precisamente martedì.”

 

“Come sei fortunata! Beata te che sei così bella! Io, prima di diventare una modella, dovrei alzarmi di 10 cm, tingermi i capelli di un colore meno assurdo e soprattutto, imparare a cucirmi questa boccaccia che mi ritrovo!”

 

“Il rosso non è il tuo colore naturale?” Disse Christy piuttosto stranita. Da quando l’aveva conosciuta aveva sempre avuto i capelli di un bel rosso fuoco e non le sembravano tinti, considerando che le stavano molto bene.

 

“Magari! E’ da quando sono piccola che vorrei avere i capelli rossi! I miei sono neri come la pece, visto che sono mediterranea. L’estate, se mi abbronzo un po’, mi scambiano per una marocchina!” Rispose Amina ridendo. Era la classica ragazza italiana: capelli scuri, occhi scuri e pelle olivastra, il massimo dell’originalità.

 

“Accidenti ai tuoi capelli, per poco mi scordavo il motivo della mia visita” Disse lei sorridendo. “Se vuoi, tu puoi venire…”

 

“?? Di cosa stai parlando?!”

 

“Se ti fa piacere, puoi venire a vedere la sfilata, magari con Orlando ed Elijah.”

 

“Davvero possiamo?”

 

“Certo, posso prenotarvi tre posti in prima fila, come dei veri vip!”

 

“Te l’ho mai detto che sei la mia amica preferita?” Disse lei, cercando di fare la ruffiana.

 

“Anche perché sono l’unica, vero?” Christy cercò di sembrare accigliata ma, come unico risultato, ottenne una faccia buffissima.

 

“Esattamente!” Amina le puntò un indice alla fronte e le sorrise.

 

“Con questa sviolinata potevi farci addirittura un concerto! Piuttosto, tu che hai fatto in questi ultimi giorni?”

 

“Beh, vediamo…innanzitutto, io ed Ob, siamo andati a trovare la madre di Elijah e siamo stati molto sollevati nel vedere che l’operazione era andata per il meglio. Quella sera stessa abbiamo organizzato una festa a sorpresa per El e lì ho conosciuto un ragazzo veramente molto simpatico. Si chiama Dominic e mi ha detto che, nel signore degli anelli, aveva lavorato con quei due scatenati. Ci sono uscita pure domenica scorsa…”

 

“Oh…e fino a dove siete arrivati?” Disse Christy maliziosamente.

 

“Cry! Ma ti paiono queste le domande da fare ad una signorina?” Disse lei scherzosamente, fingendosi scandalizzata. “A parte gli scherzi, c’è scappato sono un bacio sulla guancia, molto casto ed innocente, ci tengo a precisarlo! Sono uscita con lui perché, adesso, deve fare una cosina per me…”

 

“Cosa, di grazia?”

 

“Segreto!” Dicendo questo si mise un dito davanti alla bocca.

 

“Mmh…la cosa mi puzza!”

 

“C’hai il naso bacato!”

 

Le due continuarono a parlare ancora per molto tempo e, all’ora di cena, Christy fu letteralmente costretta ad andarsene perché Amina aveva fame. Lei le chiese se poteva prestarle un vestito per andare alla sfilata e la ragazza le rispose che doveva andare a casa sua martedì pomeriggio, per vedere se aveva qualcosa di adatto. Amina, inoltre, telefonò anche ad Orlando ed Elijah e i due furono molto contenti della notizia, specialmente quest’ultimo perché aveva la possibilità di passare un po’ di tempo con la ragazza che gli piaceva. Infine, il fatidico giorno arrivò. La ragazza uscì di corsa da casa sua e, in un lampo, fu da Christy. La vide particolarmente agitata ma preferì non dire niente, per non peggiorare ulteriormente la situazione. Alla fine, di comune accordo, optarono per un bel vestito sul tono del celeste. Era in chiffon imprimè, con scollo tondo, della Blumarine, accompagnato da una bella collana d’argento, con un brillantino a mò di solitario e delle belle decolleté blu elettrico. Orlando andò a prenderla a casa di Christy e, non appena fu lì davanti, suonò il clacson.

 

“Grazie mille, un giorno saprò sdebitarmi!” Disse Amina, fuggendo via e chiudendo la porta dietro di sé, non voleva far aspettare il ragazzo.

 

“Ehi, questa volta sei stranamente in anticipo!” Disse lui cercando di fare ironia, notando che era abbastanza sbattuta.

 

“Senti, in questo momento non sono propriamente in me quindi, se non vuoi essere ucciso all’istante, stai zitto!”

 

“Secondo me non lo faresti mai…”

 

“Non sfidarmi Ob…stai giocando con il fuoco!”

 

“Ok, ho capito. Carino il vestito, dove l’hai preso?” Le domandò lui, notando che l’abito abbracciava dolcemente le forme di Amina, facendola assomigliare ad una ninfa. Non appena si accorse di quello che aveva pensato, distolse lo sguardo e cominciò a battere nervosamente le dita sul volante.

 

“Me l’ha prestato Christy, mister Simpatia!”

 

“Sì, vabbè, andiamo a prendere Elijah che è meglio!” Orlando cercava di cambiare discorso, stava cominciando ad innervosirsi del fatto che, nella sua macchina, erano solo loro due. Amina lo guardò curiosamente e poi fece finta di niente. El era già uscito di casa quando passarono a prenderlo. Indossava un bel completo nero, una camicia bianca e una cravatta anch’essa nera. Non c’è che dire, rispetto ai jeans e alla camicia a righe rosse e bianche di Orlando, lui sembrava proprio un gentiluomo.

 

“Ciao Ob, ciao Amy….uao! Complimenti per il vestito!” Cercò di adularla un po’.

 

“Guarda, ti ringrazio per le belle parole ma, in questo momento, SIAMO MOSTRUOSAMENTE IN RITARDO!” Disse la ragazza un po’ spazientita.

 

Orlando aveva osservato la scena piuttosto divertito. Sapeva bene che Elijah, quando si trattava di ragazze che gli piacevano, diventava insolitamente impacciato. Tuttavia, era un attore e questo giocava nettamente a suo favore. Quando arrivarono davanti al Clayton Hotel, il luogo dove si teneva la sfilata, notarono che c’erano molte personalità famose. Il primo che riconobbero fu David Wenham. Orlando andò subito a salutarlo.

 

“Faramir! Ehi, Faramir! Come mai oggi sei sceso tra i comuni mortali?” Disse lui sorridendo.

 

“Eh? Oh, ciao Orlando. Per un momento ho pensato all’ennesimo fan che non ha nemmeno idea di come mi chiamo.” Vide arrivare anche gli altri due “Elijah, ci sei anche tu! Mentre tu sei…un momento, la tua faccia non mi è completamente nuova…”

 

“Mi chiamo Amina, sono la ragazza che hai visto quel giorno sull’aereo.” Disse lei, cortesemente.

 

“Oh, bene, piacere Amina. Il mio nome è David.” Lui le porse la mano.

 

“Piacere mio, David.” Lei rispose al suo gesto.

 

“Piuttosto, come mai hai deciso di venire alla sfilata? Credevo che non ti piacessero gli eventi mondani.” Disse Elijah.

 

“A dir la verità, non mi piacciono proprio per niente. Solamente che stasera sfilerà una mia vecchia amica e mi sembrava giusto e doveroso venirla a vedere.”

 

“Se si chiama Christy, il mondo è davvero piccolo!”

 

“Esattamente. La conoscete anche voi?” Disse David piuttosto sorpreso.

 

“Sì, e noi siamo venuti qui per il tuo stesso motivo.” Amina si intromise nel discorso.

 

“In tal caso, vediamo di entrare prima che arrivino troppi fotografi.”

 

I quattro ragazzi entrarono subito dopo, anche se furono costretti, loro malgrado, a fare alcune foto per i giornali. Amina non era particolarmente contenta ma Orlando le spiegò che si trattava di una cosa da niente, nessuno sarebbe venuto a cercarla. Come Christy aveva promesso, ebbero tutti dei posti in prima fila e guardarono assorti l’intera sfilata, come se il mondo accanto a loro scomparisse. Alla fine, furono tutti invitati al buffet che si teneva nella hall dell’albergo. La donna arrivò poco dopo, vestita solamente con dei jeans e una maglietta, a causa del continuo cambio di abiti. Il primo che salutò fu David.

 

“Dave! Quant’è che non ci vediamo!”

 

“Saranno almeno due o tre anni, da quando te ne sei andata! Ti vedo in forma, sono molto felice per te!”

 

“Grazie, come vanno le cose giù in Australia?”

 

“Abbastanza bene, da quando te ne sei andata non è più la stessa cosa!” Disse lui, tristemente.

 

“Scusate se mi intrometto” Era Orlando. “Voi due come fate a conoscervi? Voglio dire, abitate ai due poli opposti della terra!”

 

“Vedi Orlando, un paio di anni fa ero andata in Australia a causa di alcune sfilate che si svolgevano proprio lì. Ci siamo fermati per un anno e mezzo, il tempo di presentare la collezione primavera – estate ed autunno – inverno. Io ho partecipato a molte feste ed è stata in una di quelle occasione che ho conosciuto Dave. Mi aveva detto che aveva molto da fare con un film ma, siccome avevamo fatto molta amicizia, ci siamo tenuti costantemente in contatto. Ogni tanto, quando mi capitava, andavo persino a trovarlo nel set. Due giorni fa gli ho detto che ero ritornata a sfilare e lui, da bravo ragazzo, è venuto a vedermi.” Christy, mentre parlava, guardava in continuazione David e, ogni tanto, quando lui rispondeva al suo sguardo, lei si metteva a ridere.

 

“Ho bel che capito, lascio stare la coppiettina felice!”

 

“Ma guarda che…” Cercò di giustificarsi la ragazza.

 

“…non è affatto come pensi…” intervenne David.

 

“Sì, sì…io intanto vi lascio da soli!”

 

Orlando si guardò un po’ intorno, la sala del buffet era veramente gremita di gente. Erano più che altro grossi industriali, ricconi, attori famosi, modelle e anche accompagnatrici. Si potevano riconoscere dai loro atteggiamenti a un chilometro di distanza. In un angolo, notò Amina ed un attempato signore.

 

“Senti, tu sei veramente una bella ragazza…perché non vieni a lavorare da me?” Le disse l’uomo.

 

“Guardi, in questo momento ho già un lavoro, grazie mille!” Lei fece per andarsene quando la riprese per un braccio.

 

“Ehi, guarda che io ti pago, che ti credi! Magari con i soldi che ti do potresti farmi anche un servizietto aggiuntivo…”

 

“Mi lasci andare!”

 

“Su, non fare la ritrosa, poi dopo mi ecciti di più!”

 

“Senta, se questa sera non vuole finire all’ospedale, MI LASCI IMMEDIATAMENTE IL BRACCIO!”

 

“Senti, tanto lo so che sei una puttana che è venuta ad accompagnare qualcuno, disdici l’appuntamento e io ti pago il doppio di quello che ti paga lui!”

 

“La signorina non mi sembra d’accordo, non le pare?” Orlando non ce l’aveva fatta più, vedere l’amica in quella situazione gli aveva fatto venire il prurito alle mani.

 

“Smamma ragazzino, lei questa sera viene con me!” Gli rispose l’uomo.

 

“Per sua informazione lei è con me quindi, se non vuole che chiami la sorveglianza, la lascia andare.”

 

“Ehi, non c’è bisogno che ti scaldi tanto, me ne vado da solo.” Detto questo, l’uomo lasciò andare Amina, che si avvicinò istintivamente ad Ob.

 

“Tutto bene?” le chiese, notando che stava tremando.

 

“Ci crederesti se ti dico che non ho mai avuto così tanta paura in vita mia?”

 

“Non ti preoccupare, era ubriaco, ma adesso non ritornerà qui di sicuro.”

 

“Ti ringrazio!” Lei lo guardò negli occhi e, per un momento, vide dipinta sul suo volto un’espressione dolcissima. Si trovò un po’ in imbarazzo e così decise di andare da Christy. In quel momento arrivò Elijah.

 

“Ciao eroe.”

 

“El, hai visto tutto?”

 

“No, anche perché, se mi fossi accorto prima di quello che stava succedendo, avrei ucciso a suon di botte quella sottospecie di essere umano. Però, non rifarlo mai più…”

 

“Cosa?” Orlando non aveva afferrato il senso dell’ultima frase.

 

“Non voglio che Amina ti guardi con quegli occhi.”

 

“Non mi dirai che sei geloso di me?” disse lui piuttosto incredulo.

 

“Sì, sono geloso a tal punto che ucciderei ogni uomo che le si avvicina. Quindi, se non vuoi morire prima del previsto, trattala normalmente.”

 

Orlando fu preso un po’ in contropiede ma, per fortuna, dopo quella piccola parentesi, non successe più niente di grave o preoccupante. La serata continuò abbastanza tranquillamente e, prima di andare via, Amina andò a salutare Christy.

 

“Beh, Cry…io e gli altri dobbiamo andare, si è fatto molto tardi. Ti ringraziamo tanto per quello che hai fatto.”

 

“Io non ho fatto proprio niente di speciale. Piuttosto, stai bene?” Disse lei, un po’ preoccupata.

 

“Sì, perché?”

 

“Ho visto che ti hanno importunata e volevo sapere se l’episodio ha avuto un seguito.”

 

“No, per fortuna non è successo nient’altro.”

 

“Piuttosto, lo sai che Elijah, dopo quella cosa, non ti ha staccato più gli occhi di dosso?”

 

“E con questo?”

 

“Secondo me gli piaci!”

 

“Andiamo, è la più grande stronzata che ho sentito!”

 

“Sarà…”

 

“Vabbè, io adesso devo andare quindi ci rivediamo ok? Ciao!”

 

“Ciao!”

 

Amina venne riaccompagnata a casa da Orlando ed Elijah ma, in macchina, ci fu un silenzio di tomba. Erano molto stanchi e soprattutto non volevano ricordarsi di quello che era successo alla ragazza. Si salutarono piuttosto semplicemente e poi, ognuno di loro andò per la sua strada. Soltanto che, tra un paio di giorni sarebbe stato il 17 aprile e, i due ragazzi, avevano avuto un’idea fenomenale.

 

CONTINUA...

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Capitolo 23
*** Festa a sorpresa! ***


Non riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter scrivere

Non riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter scrivere! In queste ultime settimane gli impegni si stanno addirittura triplicando! Speriamo che riesco a continuare! Voi intanto sostenetemi! (l’autrice sta facendo l’occhiolino sensualmente). Grazie a Sindar, a Moon, Kaori28, Itsuki86, Lella, Lili, Eldariel, Persephone, Dolcemaia, JulyAneko e via dicendo…vi voglio bene ragazze! Bacini Shi*

 

Capitolo 23.

Festa a sorpresa!

 

Era arrivato il 17 aprile. Amina, da un paio d’anni, odiava questo giorno perché nessuno, anche le persone a lei più care, le faceva gli auguri. Non che la cosa le desse fastidio più di tanto, però era un modo per ricordarle che non aveva nessuno che tenesse a lei, oltre a sua madre. Già, sua madre. Anche se non la vedeva da tanti anni le faceva sempre una telefonata. L’ultima volta che l’aveva sentita era stato precisamente un anno fa, in occasione del suo compleanno. Era rimasta incinta di Amina quando aveva solamente 20 anni, ma suo padre teneva molto a lei così aveva deciso di sposarla. I primi anni andò tutto a gonfie vele, sebbene fossero tutti e due molto giovani. L’uomo guadagnava abbastanza con il suo lavoro di camionista e la donna rimaneva in casa ad accudire la bambina, per non farle mancare nulla. Dopo qualche anno cominciarono i problemi. Il padre di Amina aveva cominciato a viaggiare sempre più lontano e riusciva a tornare a casa solamente durante i week end. Sua madre Caterina, però, non voleva crescere da sola la figlia e così, quei pochi momenti che passavano assieme, erano pieni di litigi e di scenate. Alla fine divorziarono, esausti. Rimasero sempre in ottimi rapporti ed Amina fu costretta ad andare con il padre in Inghilterra, visto che era l’unico che percepiva uno stipendio fisso. Abitarono là per quattro anni e quando l’uomo morì, la ragazza tornò in Italia, suo paese natio. La madre, nel frattempo, si era risposata e viveva con un uomo più giovane, dal quale aveva avuto un bambino. La donna non si era opposta al fatto che Amina dovesse andare in America, anzi, l’aveva incitata ad inseguire i suoi sogni di pittrice.

Si era alzata molto presto e la giornata non si prefigurava bellissima, figuriamoci divertente. Fece colazione con quello che aveva in casa e, verso le 10.00, sentì che il suo telefonino squillava. Era sua madre.

 

“Ciao mamma, come stai?” Disse lei fingendo di essere allegra.

 

La mia Amina! Tantissimi auguri bambina mia!” La donna aveva una voce calda e dolce.

 

“Grazie, ti ricordi sempre eh?”

 

Come potrei scordarmi del compleanno di mia figlia?”

 

“Sì, hai ragione!”

 

Mi dispiace di non poter parlare di più, ma devo uscire con mio marito. Ci risentiamo presto, ciao”

 

“Ciao.” L’interlocutore riattaccò il telefono. Sapeva bene che le promesse della madre erano effimere. Non che non le volesse bene, ma si ricordava poche volte di avere una figlia grande, e la cosa la faceva soffrire. Andò a rimettere il cellulare a posto quando lo sentì trillare di nuovo, credeva che Caterina avesse ancora qualcosa da dirle.

 

“Ti sei dimenticata di qualcosa, mamma?”

 

Non avevo idea di avere una figlia, c’è qualcosa che io non so?” No, non era decisamente lei.

 

“Orlando?!” Disse lei piuttosto incredula.

 

Auguri piccola bestia! Mi raccomando eh, tu non dire mai niente!

 

“Come hai fatto a saperlo?”

 

Non ti ricordi? Un po’ di tempo fa l’avevi detto ad El; per fortuna che lui ha una memoria di ferro!

 

“Beh, in tal caso grazie.”

 

Grazie un corno! Stasera veniamo là da te e facciamo baldoria fino a notte tarda!

 

“Senti, ne riparliamo dopo ok? Avrei piuttosto da fare ora!”

 

E’ inutile che cerchi di glissare, ci vediamo alle 20.00!

 

“Sei un cafone! Non ti ha invitato nessuno!”

 

Ma hai bevuto il latte acido, a colazione!

 

“Ma tu guarda che testa di cavolo che sei! Saranno pure affaracci miei!”

 

Nossignora! Mi dispiace ma sono anche cavoli miei!

 

“E va bene, vi aspetto alle 20.00! Basta che mi lasci andare, ok?”

 

Come desidera, madame!

 

Amina era rimasta sorpresa nel sentire Orlando al telefono. Lui ed Elijah erano così premurosi nei suoi confronti, si sentiva a disagio quando qualcuno era gentile con lei, figuriamoci se erano due ragazzi che la conoscevano piuttosto bene. Si era messa a sedere per terra e teneva il telefono in mano. Aveva cominciato a piangere lacrime di gioia…dopo tanti anni, aveva degli amici, amici che si erano ricordati che lei esisteva.

 

……………………………………………………………………………………………………………..

 

Orlando si trovava in casa di Elijah quando aveva telefonato ad Amina.

 

“Allora, che ti ha detto?” Disse El piuttosto agitato.

 

“Ha accettato di vederci stasera alle 8.00, anche se mi è sembrata piuttosto strana. Era più inacidita del solito!” Ob rimise il telefono nella tasca dei pantaloni.

 

“Magari ha avuto la luna di traverso!”

 

“Boh, chi lo sa dire. Piuttosto, hai sentito quelle persone?”

 

“Sì, hanno detto che la nostra offerta è più che accettabile.”

 

“Benissimo, se avessero rifiutato non saprei a chi rivolgermi. Tu, invece, che ha intenzione di fare? Vuoi veramente dirglielo stasera? A me sembra un po’ prematuro.” Il ragazzo aveva abbassato gli occhi, per non incrociare lo sguardo dell’amico.

 

“Sono sicuro di quello che faccio. Se resisto un altro giorno, scoppio di sicuro. Mi da fastidio sapere che lei è all’oscuro di tutto e, di conseguenza, continua a trattarmi come un semplice amico. Non voglio che si innamori di un’altra persona, me l’ha detto lei stessa: meglio avere dei rimpianti piuttosto che dei rimorsi!” Elijah sembrava così sicuro di sé, quello che aveva detto lo pensava veramente.

 

“In tal caso…buona fortuna!” Non era sincero, non era quello che voleva dirgli. Non poteva più negarlo, Amina non era una semplice amica, non riusciva più a guardarla in modo distaccato senza sentirsi in imbarazzo. Non sopportava l’idea di vederla fidanzata assieme ad El, anche se erano entrambi suoi amici. Egoisticamente, lei apparteneva solamente a lui.

 

“Orlando, che ti è successo? Ti vedo piuttosto pensoso.” Il ragazzo aveva notato che Ob si era un po’ rabbuiato.

 

“No, non è niente, non ti preoccupare. Piuttosto, andiamo a vedere di qualche regalo per quella sciagurata.”

 

“D’accordo”

 

………………………………………………………………………………………………………

 

Amina aveva cercato di rendere tutto perfetto, cena e tutto il resto. Era la prima volta che poteva festeggiare il suo compleanno in compagnia, persino per i suoi 18 anni si era dovuta accontentare di uscire con suo padre a vedere un film. Aveva preparato il riso con lo zafferano, le polpettine di carne al forno e le patatine fritte; non c’era stato molto tempo per cucinare e cercò di fare qualcosa di semplice e veloce. Non era riuscita a trovare una torta e così, per sostituirla, aveva preso una vaschetta di gelato alla vaniglia e al cioccolato, con la speranza che tutte quelle pietanze piacessero agli amici. Si era vestita molto bene: aveva lasciato sciolti i bei capelli, si era messa un bell’ombretto argentato e un filo di lucidalabbra, indossava una maglietta bianca con le maniche a campana, un paio di pantaloni neri gessati e gli stivali bianchi con il tacco a spillo. Non che fosse particolarmente comoda, però voleva fare bella figura. Alle 20.00 in punto sentì il campanello ed andò ad aprire.

 

“Siete in perfetto orario. Prego, accomodatevi.” Amina aveva fatto un inchino scherzoso.

 

“Ma come siamo eleganti! Qual è il motivo di tanta artificiosità?” Disse Orlando, dandole un bacio sulla guancia in segno di saluto.

 

“Non sapevo che il tuo vocabolario fosse così vasto, Ob.”

 

“Ma ti pare che anche per il tuo compleanno, voi vi rimettete a battibeccare? Tanti auguri Amy, cento di questi giorni!” El andò ad abbracciarla.

 

“Grazie ragazzi. Mi fa molto piacere che siate venuti. La cena è quasi pronta.”

 

I tre mangiarono molto allegramente, vedendo che Amina era più solare di tutti gli altri giorni. All’inizio avevano avuto qualche timore davanti al riso allo zafferano ma poi, dopo averlo assaggiato, ripulirono letteralmente il tegame. Le polpettine non erano venute un granché bene.

 

“Ma quanto aglio ci hai messo in queste polpette?” Disse Orlando facendo una faccia disgustata.

 

“Dai, dall’aspetto non sembrano.” Disse El prendendone una e mettendola in bocca. Non appena la sentì con la lingua fu lì per lì per vomitare. “Oddio, non è che siano buonissime…”

 

“Voi lo fate soltanto per dispetto!” anche Amy ne assaggiò una “…no…fanno proprio schifo…scusatemi ragazzi ma è la prima volta che le faccio…”

 

“Fa niente…” Dissero i due in coro, bevendo un sorso d’acqua.

 

Se le polpettine erano venute veramente orrende, le patatine fritte furono un vero e proprio capolavoro. Ne aveva fatte tre padellate e, grazie al buonissimo olio italiano, avevano assunto un sapore molto delicato e allo stesso tempo appetitoso. Le spazzolarono in un attimo e, arrivati al gelato, erano piacevolmente sazi. Quando ebbero finito di mangiare, Orlando tentò di attuare la prima parte del piano.

 

“Senti Amy, adesso che vogliamo fare?” Disse.

 

“Mah, non saprei. Voi due avete qualche idea?”

 

“Lo sai che hanno appena aperto un pub qui vicino? Perché non andiamo a dare un’occhiata?”

 

“Non so, l’idea non mi alletta più di tanto…” Disse la ragazza, svogliatamente.

 

“Ma cosa ti costa? E poi è molto carino, dicono che, qualche sera, ci fanno persino dei piccoli spettacoli! Magari siamo fortunati e troviamo un gruppo che si esibisce!” Esordì Elijah.

 

“Veramente…”

 

“Ti preeeegoo!!” Dissero i due in coro, prostrandosi letteralmente ai suoi piedi.

 

“Va bene. Ma lo sapete che siete proprio due lagne?” Amy sorrise.

 

“Certo che lo sappiamo! Ce lo dicono talmente tanto spesso!” Orlando diede una pacca sulla spalla all’amico.

 

“Mi sembrava strano…”

 

I tre ragazzi andarono via con la macchina di Orlando e, dopo aver viaggiato per circa venti minuti, si trovarono davanti ad un locale piuttosto appariscente chiamato Fevery Night. A occhio e croce sembrava un club a luci rosse ma, all’esterno, non c’era neanche una persona a fare la fila, cosa piuttosto insolita. Amina fece finta di niente ed entrò assieme ad Ob ed El. Era tutto molto buio e quando la ragazza si girò verso i due, notò un nutrito gruppo di persone.

 

“Ma cosa…” Riuscì a malapena a dire, mettendosi una mano davanti alla bocca. Aveva appena notato lo striscione con scritto ‘Tanti auguri Amy!’.

 

“AUGURI PICCOLA SCEMA!!!!!!!!!!!!!!!” Le urlò Orlando.

 

“CENTO DI QUESTI GIORNI!!!!!!!!!!!!!!!" Proseguì Elijah, seguito a ruota da Dominic.

 

"Volete dirmi che...tutto questo..." Amina non credeva ancora ai suoi occhi.

 

"Esatto! Questa sera tutto questo è solo per te! Il locale, il deejay, la musica, noi...per la nostra migliore amica che non ci ha mai abbandonato nel momento del bisogno!!!" El le andò vicino, notando che stava per avere un soffio al cuore.

 

"Io...non so che dire...beh....anche se la parola giusta è proprio...GRAZIE!!! Vi voglio bene ragazzi!!!!"

 

Detto questo, si mise a correre ed andò ad abbracciare quelli che si trovavano davanti a lei. C'erano proprio tutti quelli che aveva avuto l'onore di conoscere: i componenti del cast del signore degli anelli, Robbie Williams (che, per lei, aveva accettato di farsi la bellezza di 7 ore di aereo), Christy e via dicendo. Avevano prenotato il locale solo per lei, per rendere la sera del suo venticinquesimo compleanno veramente speciale. E così fu. In men che non si dica, tutti si ritrovarono a fare gli auguri alla festeggiata e lei, come una trottola, andava da una persona all'altra senza fermarsi per un momento. Ad un tratto, dopo circa un'ora dall'inizio della festa, fu richiamata da Sean Astin vicino al piccolo palco, dove c'era il deejay.

 

"Bene, bene, bene...finalmente ho l'onore di poter rivedere la cara festeggiata!" Disse lui prendendola per mano e facendola andare vicino a lui.

 

"Mi dispiace ma ancora non ho il dono dell'obiquità!" Disse Amina ridendo.

 

"Contento di vedere che ti stai divertendo! Ma adesso passiamo alle cose un po' più serie...vedi, abbiamo deciso di farti un piccolo regalino."

 

"Dovrei cominciare a preoccuparmi?"

 

"No...ancora non è il momento. Come dicevo, abbiamo deciso di farti un piccolo presente visto che, da un paio di tempo, ti stai prendendo cura di quei due scellerati di Orlando ed Elijah."

 

"Diciamo pure che li devo badare và..."

 

"Sì, hai perfettamente ragione! In ogni caso, visto che questo è un giorno speciale, hanno deciso di farti qualcosa di altrettanto speciale. Mi hanno raccomandato di dirti che ti vogliono molto bene e che tu dovrai fare altrettanto, anche dopo quello che stanno per fare..."

 

"Un momento, cosa significa?" Disse lei arrossendo un po'.

 

"Diciamo che...è ora che cominci a preoccuparti sul serio! Ragazzi, accogliamo con un applauso i Dream Five! Musica, prego!"

 

Amina rimase un po' stordita ma, quando sentì la musica di nove settimane e 1/2...i suoi dubbi diventarono certezza. Vide il piccolo sipario aprirsi e, davanti a lei c'erano Orlando, Elijah, Billy, Dominic e Viggo. Per un momento pregò che non accadesse niente di male ma, quando li vide avanzare verso di lei, capì qual'era il suo tanto agognato regalo di compleanno: uno spogliarello. Mentre la musica continuava ad espandersi per la sala, vide i cinque che si toglievano dapprima la camicia, poi le scarpe ed infine i pantaloni. Quando si tolsero anche quelli, vide le mutande che si erano comprati per l'evento e per poco non ci rimase secca dal ridere. Elijah aveva stampati degli osceni cuoricini rossi su sfondo giallo, Viggo le aveva con i fiorellini stile hippy, Billy aveva due scritte: 'Welcome' davanti e 'Don't enter' dietro, Dominic le aveva leopardate mentre Orlando aveva il logo di superman davanti. A turno, ognuno di loro le andava vicino e cominciava a ballare molto sensualmente mentre, alla fine, la presero in braccio tutti insieme e la portarono in giro per la sala. Amina, che non sapeva se vergognarsi oppure scandalizzarsi, non ce la faceva più dal ridere e, quando finalmente la rimisero giù, andò a sedere con il fiatone. Poco dopo, le andò vicina Liv Tyler.

 

"Certo che quei cinque ne hanno di coraggio, non trovi?" Le disse Liv.

 

"Coraggio?! No, quelli là sono completamente fumati! Ma non lo sanno che la cocaina è illegale?"

 

"Beh, però è stato un regalo originale, non trovi?"

 

"Ah, puoi starne certa! E' la cosa più originale che ho visto in vita mia."

 

"Ecco, e vedi di non raccontarla in giro, se non ti spiace. Sai com'è, abbiamo una reputazione da difendere." Aveva parlato qualcuno che si trovava alla destra di Amina. Lei, istintivamente, girò la testa ma, al contrario di ciò che si aspettava, si ritrovò a fissare un paio di mutande azzurre, con una 'S' davanti. Rimase incantata per qualche secondo a chiedersi di chi fosse quel bel fisico (sì, fisico...come no! NdShizuru117) finchè non si sentì chiamare. "Ehi! Ci sei rimasta?" Alzò di scatto la testa e si ritrovò a guardare negli occhi Orlando. Era un po' arrossito nel vedere che lei lo fissava piuttosto incredula.

 

"Eh?" Disse lei, stranita.

 

"Ma come eh? Ti pare questo il modo di fissare una persona?" Orlando, che aveva i suoi vestiti in mano, era visibilmente imbarazzato, tanto che si mise la maglietta davanti alla sua zona...ehm...personale.

 

"Scusami è che...beh...oh, ma che vuoi che sia! N-Non sei mica il primo uomo che vedo in mutande!" Amina, per togliersi dall'imbarazzo, gli aveva dato una botta su un braccio.

 

"Ho capito! Senti, c'è Elijah che vorrebbe dirti una cosa. Ti aspetta là nel separè."

 

"Grazie, vado subito."

 

Mentre camminava per raggiungere l'amico, Amina continuava a maledirsi per aver fatto quella figura assurda con Orlando. Per Dio, lo fissava come se non aveva mai visto un paio di mutande addosso ad un uomo! Quando arrivò, vide Elijah che, in confronto ad un pomodoro, sembrava pallido. Doveva essersi vergognato come un cane a fare quello spogliarello e lei decise di non girare ulteriormente il coltello nella piaga.

 

"Eccomi, Ob mi ha detto che mi stavi cercando."

 

"Effettivamente...sì. Prego, mettiti pure a sedere, sarà una cosa piuttosto lunga." La ragazza fece quanto le venne chiesto.

 

"Dimmi, sono tutta orecchie."

 

"Ecco, vedi...ho deciso di dirti questa cosa proprio stasera perchè, se non lo faccio ora, non ne avrò più il coraggio. E' da un po' di tempo che mi sono accorto di una cosa però, per motivi personali, ho deciso di lasciar perdere finchè Orlando non mi ha fatto aprire gli occhi. Non so come dirtelo ma...da quella volta in montagna, e poi tutti gli altri giorni in cui ci vedevamo...ecco...io ti amo Amy." L'aveva detto. Senza mezze misure o con frasi fatte. Amina rimase completamente immobile, senza dire una sola parola. "Non voglio spaventarti dicendoti questo però, mi sembrava giusto dirti quali sono i miei veri sentimenti. Non voglio fare la fine del bravo ragazzo che reprime ciò che sente solamente per la paura del futuro, a me non interessa. Me l'hai detto tu stessa: se non ci provi, non sai mai come sarebbe andata a finire."

 

"Io...mi hai spiazzato. Non mi ero preparata ad una cosa del genere" Allora Debra aveva ragione, suo figlio non aveva occhi che per lei.

 

"Ti assicuro che non volevo. Ti prego, dimmi cosa pensi."

 

"E' un po' difficile, in questa situazione, formulare una frase che abbia un senso. Però, c'è una cosa di cui sono sicura..."

 

"Dimmi, ti ascolterò senza fiatare."

 

"Io ti voglio molto bene, credimi, però il mio è solamente affetto. Vedi, io ti ho sempre visto come un ragazzo molto bravo e carino ma, oltre a questo, non ho mai pensato a te in altri termini. Sei un mio amico, e aggiungerei anche molto caro, ma credo che tu stia confondendo affetto con amore." Le dispiaceva essere così rude ma non voleva dargli delle false speranze, lo avrebbero fatto soffrire di più.

 

"In altre parole...rifiuti il mio amore." Elijah aveva abbassato gli occhi e cominciò a stringere i pugni...finchè non sentì le mani di lei sopra le sue.

 

"Io non rifiuto il tuo amore, anzi, sono molto felice di ciò che mi hai detto. Non è cosa da tutti i giorni ricevere una dichiarazione in piena regola da un bel ragazzo come te! Tuttavia, ti chiedo di riflettere. Quando io non ci sono, cerchi sempre di rintracciarmi? Quando sei ad una festa, cerchi sempre di vedere dove io sia? Quando sei solo, pensi a me? Quando viene fatto il mio nome, senti un tuffo al cuore?" Il ragazzo non capiva dove volesse andare a parare. Però, quelle parole l'avevano fatto effettivamente riflettere.

 

"...non sempre..." Riuscì a dire.

 

"Vedi? In realtà tu non sei innamorato di me. Credi di esserlo, ma non lo sei. Provi molto affetto nei miei confronti, ma nulla di più. Quando si ama veramente una persona vuoi costantemente sapere cosa sta facendo, dove sia, a cosa sta pensando...ti basta un suo sorriso per morire felice, un solo tocco per farti sciogliere all'istante...quando ami qualcuno faresti di tutto per rendere felice la persona amata, anche se ciò comporta la tua stessa infelicità. Senti il suo odore dapertutto, quando pronunci il suo nome lo fai ad alta voce perchè tutto il mondo sappia. Questo è amore. Se tu non pensi o fai queste cose, allora non sei realmente innamorato."

 

"Non lo so...forse hai ragione."

 

"Mio piccolo El...mi dispiace di doverti dire queste cose ma io voglio essere sincera con te." Amina guardava con apprensione il suo amico. Vedeva benissimo che lo stava facendo soffrire, ma non aveva altra scelta.

 

"Devo pensarci, mi dispiace...." Il ragazzo si alzò all'istante, piuttosto arrabbiato. Lei lo guardò andarsene e poi si mise la testa tra le mani. Perchè era successo tutto questo? Perchè proprio Elijah...una delle persone a cui teneva di più? Si sentiva colpevole, responsabile di aver ferito un cuore innocente e puro. Non sentì che dietro di lei era arrivata un'altra persona.

 

"Come è andata?"

 

"Orlando...oddio, mi dispiace così tanto per lui...io...io...non si meritava di soffrire così..." Fissava le sue mani disperatamente. Credeva che, da un momento all'altro, si sarebbe svegliata da un brutto sogno.

 

"Purtroppo non sempre le cose vanno per il verso giusto." Il ragazzo aveva un tono di voce incolore. Non lasciava trasparire la benchè minima emozione.

 

"Maledizione!" Sbattè i pugni sul tavolo e poi si rannicchiò, mettendosi la testa tra le ginocchia. "Sono proprio una stronza."

 

Orlando, che non ce la faceva più a trattenersi, le andò vicino e l'abbracciò più forte che poteva. Aveva cercato di essere distaccato ma, dentro di lui, avevano preso forma miriadi di sensazioni diverse. Compassione, paura, disperazione, pietà, gioia...nemmeno lui sapeva bene perchè ma, in un certo senso, era contento. Quando aveva saputo che Amina non amava Elijah, se ne era andato quel grosso macigno che opprimeva il suo cuore. Sapeva bene che il suo amico stava soffrendo ma non poteva fare altro che abbracciarla, come per paura che da un momento all'altro scomparisse. Lei si mise a piangere e lui la strinse più forte, per infonderle il suo calore, per farle capire che poteva contare su di lui. Gli piaceva, ormai non aveva più ombra di dubbio.

 

CONTINUA...

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Capitolo 24
*** Dalla parte di lui e di lei... ***


Non riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter scrivere

Allora, premettendo che sono molto contenta di essere arrivata al venerando numero di: 44 recensioni e di 24 capitoli…grazie! Innanzitutto, perché questa era una storia nata per caso e poi perché, se non fosse stato per voi, non si sarebbe nemmeno evoluta così^^. Vorrei scusarmi con Kaori28 (prometto che, d’ora in poi, ti stresserò di meno!^^) e do un grossissimo bacione a tutte quelle che recensiscono! In particolare, visto che non è stata mai citata, ringrazio Keira!^^ Per tutte le altre…beh, tanto lo sapete cosa penso…SIETE MITICHE!!!! Alla prossima!^^ Bacini Shi*

 

Capitolo 24.

Dalla parte di lui e di lei…

 

Erano passati alcuni giorni dalla festa ed Orlando era molto in pena per Elijah. Dal rifiuto di Amina, infatti, non si era fatto più risentire ed era come se fosse svanito letteralmente nel nulla. Una volta provò a telefonargli ma aveva la segreteria telefonica, sua sorella non aveva idea di dove si trovasse e la sua ultima speranza era la madre. Era ancora ricoverata in ospedale, a causa di alcune piccole complicanze e, se non l’avesse trovato lì, avrebbe cominciato a pensare alle cose più strane. Così, preso dalla frenesia, afferrò le chiavi della macchina e si diresse da Debra; di sicuro lei sapeva qualcosa, sapeva bene che il ragazzo era molto affezionato alla madre. Attraversò i corridoi asettici dell’ospedale a grande velocità e, non appena fu davanti alla camera della donna, bussò energicamente. Sentì un flebile ‘avanti’ e, non appena lo vide, Debra sorrise maliziosamente.

 

“Ciao Orlando, sapevo che prima o poi saresti venuto qui…me lo immaginavo.” Disse lei, bevendo un sorso d’acqua.

 

“Mi dispiace di essere venuto qui così all’improvviso ma, è da un paio di giorni che non riesco a rintracciare Elijah…” Ob era rimasto accanto alla porta, che aveva accuratamente chiuso dietro di sé.

 

“Così hai pensato che, forse, io ti sarei stata d’aiuto.”

 

“Proprio così.”

 

“Voi ragazzi siete così pieni di energia, ai miei tempi eravamo un po’ meno scalmanati.”

 

“Ti prego, in altre occasioni ti starei a sentire più che volentieri ma, ora come ora, vado veramente di fretta.” Il ragazzo non voleva essere scortese ma, in quel momento, non aveva tempo di pensare a quelle cose.

 

“Sai, Eli mi ha raccontato cosa è successo alla festa…” Esordì la donna, abbassando gli occhi e appoggiando le posate. “Non volevo che finisse così…”

 

“Mi dispiace molto per lui ma…”

 

“Lo so, il cuore delle persone non si può muovere a comando. E’ solo che mi fa male vederlo così giù di morale. Di solito è così allegro e pieno di vita…”

 

“Se solo avessi saputo come sarebbe andata a finire, magari gliel’avrei impedito.” Orlando strinse i pugni, chiudendo gli occhi. Dopotutto, Elijah era il suo migliore amico e, anche se in cuor suo si sentiva sollevato del fatto che Amina lo aveva rifiutato, era pur sempre in pena. Non sentirlo per così tanto tempo l’aveva reso ansioso e irrequieto.

 

“E invece hai fatto bene a non intervenire. Eli è un ragazzo ancora molto giovane, deve farsi ancora le ossa per poter reagire velocemente ad una cosa come questa. Era successa più o meno la stessa cosa con Franka Potente, solo che lui era rimasto meno coinvolto emotivamente. Deve capire che, al mondo, non sempre le cose vanno come uno vuole, specialmente in amore…hai fatto bene a non fermarlo, perché altrimenti si sarebbe nutrito solamente di false speranze che la sua mente creava.”

 

“Non so, forse hai ragione.”

 

“Non forse, sicuramente” La donna guardò teneramente Orlando e gli fece cenno di avvicinarsi. Lui si appoggiò al letto.

 

“Dimmi” Disse.

 

“Adesso è nel terrazzo in cima all’ospedale.”

 

“Ti ringrazio, se non ci fossi stata tu, non avrei saputo come fare.” Ob si alzò in fretta e, mentre stava per andarsene, la donna lo richiamò.

 

“Senti, uno di questi giorni dì ad Amina di tornare a farmi visita, mi farebbe moltissimo piacere!” Gli urlò lei.

 

“Senz’altro!”

 

Il ragazzo non sapeva bene dove doveva andare e così, man mano che saliva le scale, chiedeva qualche informazione ad un medico di passaggio. Salì circa dieci rampe di scale e, arrivato in cima, si stupì della maestosità del paesaggio che si stagliava di fronte a lui. Con quel fresco sole primaverile, assomigliava ad un quadro, colorato con i toni caldi e lucenti della natura che si risveglia dopo un lungo periodo di torpore. Per un attimo, dovette coprirsi gli occhi e, quando riuscì a mettere a fuoco meglio, notò Elijah seduto di fronte a lui, vicino alla ringhiera. Si avvicinò silenziosamente, cercando di passare inosservato. Non appena fu sufficientemente vicino, gli parlò.

 

“Ciao El…” disse piano, mentre si scostava dalla fronte una ciocca di capelli. Tirava una leggera brezzolina che faceva muovere la sua capigliatura la quale, con i raggi del sole, aveva assunto dei bei riflessi dorati.

 

“Ciao Orlando” Rispose il ragazzo. Stava ancora guardando attraverso la ringhiera, non si era voltato verso di lui. “Sapevo che, prima o poi, saresti venuto qui.”

 

“Ti pare questo il modo di fare? Lo sai che mi hai fatto preoccupare?! Accidenti, in questi ultimi tempi non sono riuscito a rintracciarti in alcun modo!”

 

“Mi dispiace tanto, è solo che avevo bisogno di stare da solo e riflettere…” Si girò, ed incontrò lo sguardo preoccupato di Orlando. “Sapessi quanto mi dispiace che sia accaduto tutto questo…”

 

“Credo ti capirti, almeno un po’. E’ difficile riuscire ad andare avanti quanto c’è qualcosa che ti butta giù.” Il ragazzo guardava intensamente l’amico. Aveva gli occhi lucidi, probabilmente aveva pianto.

 

“Lo so bene, ci sto passando proprio in questo momento.” Sorrise dolcemente. “Probabilmente Amina aveva ragione, in fondo io non sono innamorato di lei.”

 

“Come fai ad esserne certo? Voglio dire, se non le volessi bene, non staresti di certo così male.” Orlando si sentiva a disagio.

 

“E’ proprio questo il punto. Io provo moltissimo affetto nei suoi confronti, oserei dire che le voglio un bene dell’anima…ma non è amore. Non provo lo spasmodico desiderio di sapere sempre cosa stia facendo, con chi sia, cosa stia pensando.” Abbassò lo sguardo. “Tuttavia mi ha fatto soffrire molto il suo rifiuto. Non è stata proprio una bella sensazione”

 

In quel momento, Elijah arrossì e, stringendo le ginocchia al petto, sembrava che si stesse facendo piccolo piccolo. Odiava ammetterlo, ma ci stava male ugualmente. In più, non aveva nessuno che lo capisse a fondo, che sapesse con certezza tutto quello che stava passando, era come se precipitasse in un baratro senza fine. Orlando era la prima volta che lo vedeva così e si sentiva veramente meschino nell’aver pensato, anche se solo per un momento, al fatto che, se El era stato rifiutato, lui aveva qualche possibilità con Amina. Si sarebbe volentieri preso a schiaffi da solo. Preso dall’intensità del momento, abbracciò l’amico, per fargli capire che, anche se poco, lui sapeva cosa significasse ciò che stava passando.

 

“Andiamo, noi siamo dei dongiovanni, non vale la pena abbattersi per una donna!”Disse poi.

 

“Sì, hai proprio ragione. Presto o tardi bisogna organizzare una festicciola per dimenticare tutte queste brutte cose, no?”

 

“Eh già!” Si misero a ridere, una risata veramente liberatoria.

 

……………………………………………………………………………………………………..

 

Amina era da un paio di notti che non riusciva a chiudere occhio, ogni volta che provava ad addormentarsi le veniva in mente il volto di Elijah. Era un misto di frustrazione e di rabbia, era la prima volta che lo vedeva con quell’espressione. Le era dispiaciuto tantissimo dirgli quelle cose ma, in fin dei conti, aveva agito con sincerità e lealtà, mettendo subito le cose in chiaro, scanso equivoci. Anche a lei era successo di essere rifiutata, sapeva bene che si soffriva come cani ma era sempre meglio che essere presi in giro da una persona che, in fondo, per te non nutre alcun tipo di sentimento. Senza contare che anche lei, da un po’ di tempo, aveva le idee un po’ confuse. Si era resa conto che Orlando aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti, era come se cercasse di essere più gentile di come non fosse stato in passato. Da un lato era contenta di questo, di certo gli stava un po’ simpatico di prima, però cominciò a pensare che, forse, aveva qualche secondo fine.

Si alzò dal letto a malavoglia e, vestendosi di tutta fretta, si incamminò verso la casa di Christy: era l’unica persona che poteva aiutarla. Arrivò davanti alla sua porta dopo aver camminato per quasi mezz’ora e, notando che l’uscio era aperto, entrò senza farsi troppi problemi. Quando arrivò in cucina, tuttavia, l’aspettò una strana, e forse piacevole, sorpresa. Vide la donna che stava baciando appassionatamente un uomo e, non appena si accorsero della sua presenza, si staccarono senza nascondere un certo imbarazzo.

 

“Ciao Christy…ciao David.” Era David Wenham, non era ancora tornato in Australia.

 

“Possiamo spiegarti, vedi noi…” La donna era diventata paonazza, non sapeva più che pesci pigliare.

 

“A dire la verità io ero venuta qui per parlare un poco ma, vista la situazione, credo che ripasserò un altro giorno.” Amina, tra qualche istante, si sarebbe messa a ridere. Trovava l’intera situazione molto comica e stava facendo una fatica terribile per trattenersi.

 

“Senti Cry, io ora devo proprio andare.” Disse David. “….ehm…mi dispiace che sei…entrata…in un momento un po’ particolare…” La ragazza alzò le mani. “Ora sarà meglio che vi lasci da sole.”

 

Uscì chiudendo la porta delicatamente e, non appena Amina lo vide andare via con la macchina, cominciò a ridere fragorosamente. Si stava letteralmente piegando in due dalle risate mentre Christy cominciava ad alterarsi.

 

“Cosa c’è di così divertente?” Chiese lei.

 

“Beh, scusami ma, io trovo che tutta quest’assurda situazione sia divertente.” Disse tra le risate.

 

“Ma tu non eri venuta qui per parlare? Se non hai niente da dirmi, puoi anche andartene. Dopotutto, io mi stavo divertendo.” Aveva assunto un tono di voce molto scherzoso.

 

“Sì, scusami tanto. E poi, la cosa che devo dirti è piuttosto importante.”

 

Amina si alzò da terra e si sedette sul divano, cambiando espressione. Christy si accorse subito che c’era qualcosa che non andava, lei non era il tipo da rompere le scatole, se non ci fosse stato un motivo veramente serio. Le versò una tazza di the freddo e, sedendosi accanto a lei, la guardò dolcemente.

 

“Allora, vuoi dirmi cos’è successo?” Esordì.

 

“Ecco, a dire la verità non so nemmeno se potrei dirtelo…il fatto è che, riguarda una persona che conosci anche tu.”

 

“Orlando?”

 

“No, non è lui. Si tratta di Elijah.”

 

“Avanti, non sei il tipo da farti pregare, raccontami.”

 

“Vedi, la sera del mio compleanno, dopo il mio ‘regalo’, El mi ha fatta chiamare e mi ha fatto una dichiarazione in piena regola. Immaginati la mia espressione, nel sentire uscire dalla sua bocca le parole ‘ti amo ’. In quel preciso istante pensai che si trattasse solo di un brutto sogno. Non sapevo cosa dire, era l’ultima cosa a cui avrei pensato, quella sera. Dopo sono riuscita a realizzare quello che stava succedendo. Era come se mi fossi svegliata da uno stato di trance durato un secolo. Lo vedevo lì, davanti a me, che mi guardava fiducioso, nella speranza di avere una risposta positiva. Soltanto che io non potevo dirgli di sì, io non lo amavo. Ho cercato di convincerlo che, in realtà, lui non provava che affetto nei miei confronti ma, come risultato, se ne è andato più arrabbiato che mai.” Amina aveva cercato di riassumere tutto in poche parole e, nel raccontare tutto questo, aveva preso inconsciamente la mano di Christy.

 

“Era questo ciò che volevi dirmi?” La ragazza annuì. “L’hai rivisto?”

 

“No, è proprio questo il punto. Io non so più come devo comportarmi…”

 

“Penso che Elijah abbia capito le tue intenzioni, credo che sappia che tu non volevi ferirlo. E’ normale che abbia reagito un po’ aggressivamente ma cerca di metterti nei suoi panni. Dopotutto, fa sempre male sentirsi rifiutati.”

 

“Tu pensi che lui sappia che io non volevo ferirlo?”

 

“Secondo me sì. Quando lo rivedrai, trattalo come sempre. Se comincerai a comportarti differentemente, per lui sarà molto più difficile accettare la realtà di essere diverso, di non essere più lui, per te.” Christy vide che Amy si era un po’ calmata.

 

“Forse hai ragione, devo continuare ad essere semplicemente me stessa.”

 

“Brava, è così che si parla.” Si sorrisero a vicenda. Tuttavia, la ragazza cominciò ad avere uno sguardo leggermente indagatore. “Come mai mi guardi così?”

 

“Sai com’è…entro in casa e ti vedo tutta occupata con un tuo vecchio amico, vorrei sapere cos’è successo.” Disse con fare provocatorio.

 

“Sarebbero anche affari miei!”

 

“Ma, io vengo in casa tua e ti racconto ogni cosa con il cuore in mano e tu come mi ripaghi? Sei un’insensibile!”

 

“E va bene, te lo dirò solo perché mi fido di te. Questa mattina è venuto da me molto presto e ha cominciato a fare dei discorsi molto strani. Diceva che non voleva tornare in Australia perché aveva un motivo di vitale importanza per stare qui. Così, tra un discorso e l’altro, mi hanno fatto molto piacere le sue parole e, considerando che non ho passato dei bei momenti…”

 

“Vi siete fidanzati?” Disse Amina molto curiosa.

 

“Ma no! Diciamo che ci siamo presi un periodo di prova, per vedere come va.”

 

“Ma tu guarda che marpiona di amica!”

 

“Ehi!” Christy diede un colpetto in testa alla ragazza.

 

“Andiamo, sai bene che scherzo!”

 

“Con te non si è mai sicuri!”

 

Amina era contenta di aver parlato a qualcuno della sua situazione, si sentiva molto più tranquilla e rilassata. Sperava con tutto il cuore che le cose sarebbero andate per il meglio, non aveva il coraggio di pensare a cosa poteva accadere se Elijah se la fosse presa a morte con lei. In ogni modo, aveva bisogno di parlare con Orlando, doveva assolutamente sentire un suo parere e…cosa c’era di meglio di una bella cenetta tra due amici?

 

CONTINUA...

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Capitolo 25
*** Cosa c'è di meglio di una bella cenetta?! ***


Allora, premettendo che sono molto contenta di essere arrivata al venerando numero di: 44 recensioni e di 24 capitoli…grazie

Comincio con il dire che oggi non sarebbe un giorno propriamente adatto per scrivere ma, considerando le mie scadenze attuali (una volta alla settimana!^^) mi sembrava giusto e doveroso dirvi cosa accade nel chap. 25. Come ho già detto in una mia recensione, vorrei sapere cosa ne pensate di una mia fic (è molto corta ed è sulla sezione fanfic originali) che si chiama “La vita all’ombra di un tiglio”. L’ho pubblicata un po’ in giro ma fa sempre piacere sentire cosa ne pensa la gente no?^^ Vabbè, adesso è meglio che vi lascio alla lettura!^^ Bacini Shi*

 

Capitolo 25.

Cosa c’è di meglio di una bella cenetta?!

 

Finalmente, dopo tanto tempo, Amina aveva trovato una vera amica, di quelle che le puoi trovare una sola volta nella vita. Sapeva di potersi fidare ma, in ogni caso, non era lei la persona più adatta da interpellare in una situazione di quel genere. L’unico che poteva sapere qualcosa, che le avrebbe dato qualche consiglio reale, era Orlando. Conosceva da molto tempo Elijah e chi, meglio di lui, poteva sapere come stava? Era seduta su una sedia, in cucina e, presa dall’impazienza, telefonò al ragazzo per fissare una cena, la sera stessa…doveva sapere. Il cellulare di lui squillò per qualche istante finché non rispose.

 

Pronto?” Disse lui, evidentemente indaffarato.

 

“Ob? Sono io, Amy. Senti, ho bisogno di parlarti con molta urgenza. Questa sera.” Stava girando in tondo attorno al tavolo, molto agitata.

 

Ehi, calmati! Dammi il tempo di far arrivare tutti questi input al cervello! Allora, adesso ricomincia tutto da capo.” Amina sentì un aspirapolvere spegnersi, probabilmente stava facendo le pulizie.

 

“Da quando in qua sei diventato una casalinga?” Disse molto divertita.

 

Guarda che devo premere un solo bottone per interrompere la chiamata!

 

“Mamma mia quanto siamo permalosi!”

 

Senti, in questo momento ho veramente un sacco di roba da sbrigare. Quindi, se non è niente di importante…

 

“No, aspetta! Ascoltami, vorrei che questa sera venissi a casa mia, così, per parlare un po’. Ho bisogno di sfogarmi e soprattutto vorrei qualche consiglio sincero e spassionato da te. Ti va bene? Tanto non credo che la cosa si protrarrà fino a tardi. Ti prego, dimmi che accetti!”

 

Mah, non saprei…

 

“Adesso non metterti a fare il desiderato! Alle 20.00 vedi di alzare il culo, prendere la macchina e venire qui. Sono stata chiara?”

 

Chiara e pulita come il sedere di un neonato

 

“Te l’ho mai detto che il tuo senso dell’humour fa proprio schifo?” Disse lei ridendo.

 

Almeno un migliaio di volte, solo che mi dimentico sempre! Allora è fatta, alle 20.00! E vedi di cucinare qualcosa di più decente di quelle polpettine incredibilmente agliose!

 

“Se la cosa non ti garba, puoi pure mangiare il pastone dei maiali! A me non importa!”

 

Anche perché non vedo la differenza tra la tua cucina e il pastone dei maiali!

 

“Qualche volta vedi di andare a farti fottere!” Aveva assunto un tono di voce calmo, stava scherzando e lui lo sapeva.

 

Ci proverò! Ciao Amy!

 

“Ciao Ob, e vedi di essere puntuale!”

 

Sarò più preciso del Big Ben! Ciao

 

Amina era molto contenta del fatto che Orlando aveva accettato il suo invito. Come loro solito, si erano tirati un po’ di cacca addosso ma, in fin dei conti, era più un rituale che altro. Era stato così sin dall’inizio, persino il primo giorno che si erano conosciuti avevano fatto amicizia grazie alle loro battutine sagaci. Quella volta, però, la ragazza non si cimentò in cucine troppo particolari ed elaborate, così oprò per qualcosa di già pronto, magari del cibo cinese d’asporto. La cucina orientale le piaceva molto e il suo piatto preferito, in assoluto, era l’okonomiyaki. Da piccola era appassionata di manga e, dato che si divorava un fumetto in cinque minuti, aveva cominciato ad apprezzare la cultura e la cucina giapponese, e orientale più in generale.

Quella sera comprò alcune sfogliatine di gamberi, il riso alla cantonese, gli spaghetti di soia, il maiale in agrodolce, il vitello al bambù e una piccola porzione di gelato fritto. Quando arrivò Orlando, fu piacevolmente sorpreso di vedere tutta quella roba sopra al tavolo.

 

“Accidenti, hai preso da mangiare per un intero reggimento di persone!” Disse lui, dandole un bacio sulla guancia, in segno di saluto.

 

“E’ più carta che altro. Là in fondo c’è una porzione di pesce palla tagliato male…te la metto nel piatto se fai il cattivo!” Amina lo superò e aprì ogni singolo piatto, che conteneva una pietanza sempre diversa.

 

“Cucina cinese…ottima scelta. Di solito mi piace molto anche il cibo italiano ma, dopo aver sentito la tua cucina, non ne sono più così sicuro.”

 

“La porta è da quella parte, se vuoi gentilmente uscire…” disse lei, indicando l’uscio.

 

“Dai, mangiamo che altrimenti si fredda!”

 

Mentre stavano mangiando, si era creata una situazione piuttosto surreale. Per rendere l’atmosfera ancora più irreale, Amina aveva acceso alcune candele che aveva trovato in casa, che avevano sparso tutt’intorno a loro un dolce odore di cera profumata. Aveva dato fuoco ad alcuni bastoncini di incenso e, come ciliegina sulla torta, aveva spento la luce. All’inizio le era sembrata una buona idea ma poi, visto che sembrava una cenetta a lume di candela, si maledisse. Odiava sentirsi così a disagio e la stessa cosa valeva per Orlando. Non facevano altro che scambiarsi dei sguardi fugaci, cercando di non farsi beccare l’uno dall’altra. Finita la cena, il ragazzo trovò un ottimo espediente per spezzare quell’aria pesante.

 

“Senti, io direi che, dopo una cena pantagruelica come questa, mi merito qualcosa di buono da bere.” Disse, posando la forchetta sul tavolo e pulendosi le labbra con il tovagliolo. Sperava con tutto il cuore che lei gli avrebbe risposto per le rime.

 

“Se vuoi, c’è pure l’acqua del rubinetto! E’ gratis, non fa male, puoi berla senza bicchiere!” Nel sentire queste parole, Orlando fu molto sollevato.

 

“E ti pareva che tu non fraintendevi le mie parole! Voglio qualcosa di alcolico, A-L-C-O-L-I-C-O!” Gli urlò

 

“Guarda che ci sento benissimo, B-E-N-I-S-S-I-M-O!” Replicò lei, cominciando a frugare su uno scaffale.

 

“Allora, hai trovato qualcosa?”

 

“A dir la verità ho solo questa.” Disse lei, mostrandogli una piccola bottiglietta con un liquido sul verdognolo.

 

“Cos’è?”

 

“L’avevo comprato quando eravamo andati in montagna. E’ genepì delle alpi. Però non so se va bene, è abbastanza forte.”

 

“Ma che forte e forte! Avanti, versamene un bicchiere. Per i tuoi standard, quella robaccia avrà come massimo 20°!”

 

“Non dire che non ti avevo avvertito.” Lei gli versò un po’ di liquore su un bicchiere; lo ingurgitò in un secondo. Dopo qualche attimo di tentennamento, cominciò a fare alcune smorfie. “45°, fatto completamente a mano in un laboratorio artigianale. Ci credi adesso? Non ti vorrei ricordare che ho fatto anche la barman.”

 

“Concordo.” Disse, tossendo. “Allora, qual è il motivo di questa convocazione speciale?”

 

“Io vorrei chiederti di Elijah. E’ da molti giorni che non lo sento e vorrei sapere come sta.”

 

“Adesso sta bene. Sono andato a parlare con lui due o tre giorni fa, era all’ospedale a trovare sua madre. Non è che fosse al massimo della forma, però pare che abbia accettato con filosofia il tuo rifiuto. La cosa che l’ha fatto più soffrire è stata la tua reazione, credo. Tu mi hai detto che hai cercato di fargli capire che in realtà non ti amava ma, prova a pensarci, tu come avresti reagito?” Orlando era ritornato molto serio. Aveva immaginato che Amina l’aveva invitato solo per avere informazioni su El. Probabilmente non si sentiva ancora pronta per parlare a quattr’occhi con lui.

 

“Capisco come ci si sente. Ho solamente cercato di rendergli le cose più facili. Cerca di capirmi.” Abbassò la testa. Effettivamente, non si era comportata molto bene.

 

“Ti capisco. Ma, anche grazie al sottoscritto, ha deciso di rinunciare per sempre a te. Dopotutto, noi siamo stelle del cinema, mica possiamo languire solo dietro ad una donna, no?” Contrariamente a quello che pensò (magari un bello schiaffone!^^ NdShizuru117), Amina si alzò e l’abbraccio.

 

“Sei il più grande rompiscatole del mondo, ma anche tu sai renderti utile! Grazie Ob!”

 

Il ragazzo si ritrovò non poco spiazzato di fronte ad un comportamento del genere. Mai e poi mai si sarebbe aspettato una reazione così…beh, felice. Non che non gli dispiacesse, diciamoci la verità, però sentiva che la libidine stava crescendo e, cercando di controllare il suo testosterone, la allontanò gentilmente. Lei, che probabilmente non si era resa conto di aver fatto una cosa molto sensuale, lo guardò un po’ contrariata.

 

“Ehi, non guardarmi così! E’ solo che…mi dai un altro bicchiere di quell’affare?” Lei fece spallucce e poi ubbidì.

 

Il resto della serata passò molto più tranquillamente. Dopo il secondo bicchiere, infatti, Orlando ne aveva preso un altro, poi un altro ancora, e un altro ancora. Insomma, dopo quasi due ore, era ubriaco fradicio. Non era stata quella la sua intenzione, c’era semplicemente arrivato gradualmente. E come non biasimarlo, dopo essersi scolato cinque bicchieri di genepì? Amina lo guardava molto divertita, dando poca attenzione ai suoi discorsi un poco confusionari, finché non cominciò a parlare di Kate Blosworth, la sua ex.

 

“Ehi, ma tu la sapevi che prima di conoscerti ero fidanzato con una tizia che faceva cinema come me?” Disse lui, fissando il suo bicchiere vuoto.

 

“No, non mi interessa il gossip. Che tipo era?” lei era decisamente curiosa. Non leggeva mai giornali scandalistici e, di conseguenza, non era informata sui pettegolezzi.

 

“Era una ragazza molto bella, bionda. L’avevo conosciuta mentre stavo facendo surf e, tra un discorso e quell’altro, ci siamo messi insieme. All’inizio andò tutto bene, era pure un fenomeno a letto, ma poi mi resi conto che stava con me solamente perché ero famoso. Si inventava sempre delle scuse per venire con me alle première dei film, per andare alle sfilate, alle feste, per conoscere i registi e via dicendo. Così, quattro o cinque mesi fa, l’ho lasciata.” Per tutto il suo discorso, non aveva smesso di guardare il bicchiere.

 

“Beh, in tal caso sono contenta per te.” Amina posò lo sguardo su di lui, che la stava guardando a sua volta.

 

“Lo sai? Io vorrei tanto avere una ragazza come te. Qualcuna che non stia con me solo perché mi chiamo Orlando Bloom, che mi amasse per quello che sono: un ragazzo semplice è spericolato. Tu sei esattamente come la vorrei; bella, simpatica, intelligente, tranquilla, dolce, sensibile, non te ne importa nulla del mio nome…”

 

“Ecco io…” Amina era stata presa in contropiede. Sapeva bene che lui era ubriaco come una spugna, però, sentirsi dire quelle cose era sempre un po’ imbarazzante. “Orlando ma tu…” non riuscì a finire la frase, si era addormentato. “Ti pareva!”

 

………………………………………………………………………………………………

 

La mattina dopo, Orlando si svegliò con un incredibile mal di testa. Aprì gli occhi lentamente e, solo dopo alcuni istanti, focalizzò ciò che gli stava intorno. Riconobbe subito quell’ambiente, era la cucina di Amina. Cercò di fare mente locale della sera prima ma, a parte il suo arrivo e la cena, si ricordò ben poco. Rammendò di aver bevuto un liquore molto forte e, probabilmente, si era ubriacato. Quando provò ad alzarsi notò che aveva una coperta sulle spalle. Avvicinò il suo naso e si accorse che era permeata del profumo di Amina, una fragranza forte e dolce allo stesso tempo. Mentre respirava a pieni polmoni quel dolce aroma, notò che c’era una pastiglia sopra al tavolo. Analgesico. Gli venne da ridere, quella ragazza aveva proprio pensato a tutto. Si alzò di malavoglia e cercò di andare in bagno, per prendere la medicina.

 

“E adesso dove cavolo devo andare?” Spalancò la prima porta che si ritrovò sotto mano e, con sua grande sorpresa, si accorse di essere finito in camera da letto.

 

Imprecò sottovoce, per aver sbagliato stanza…poi, quando la vide dormire, rimase incantato. Il sole le sfiorava leggermente le guance e la sua chioma rossa risplendeva di mille riflessi, resi ancora più irreali dal colore bianco candido delle lenzuola. Sembrava così inerme, così tranquilla e beata, così…dolce. Il suo viso era rilassato e aveva a malapena le labbra socchiuse. Per un attimo gli parve di vedere una dea addormentata, in tutta la sua grazia. Si avvicinò lentamente, senza far rumore. Le scostò un ciuffo di capelli dagli occhi e, cercando di non svegliarla, la baciò. Fu un bacio casto e puro, fatto soltanto di un leggero contatto, come se si fosse rotta se avesse premuto con più forza. Sentì quel dolce profumo di menta, come quella sera quando si era fatto male al dito. Lei si rigirò nel sonno e lui le accarezzò per un’ultima volta la testa, prima di ritornare in cucina.

 

Era frastornato, persino lui non capiva come era riuscito a fare qualcosa di così dolce e smielato. Per puro caso, mentre cercava un bicchiere, fece cadere un vaso per terra, che fece un rumore assordante.

 

“E’ la fine…adesso chi la sente?”

 

Dopo qualche minuto, vide arrivare in cucina Amina: capelli scompigliati, pigiama di tre taglie più grandi e un paio di ciabatte oscene. Si era appena svegliata, era evidente. Orlando pregò con tutto il cuore che il suo bacio non l’avesse svegliata.

 

“Cos’è tutto ‘sto casino a quest’ora del mattino?” Disse lei, sbadigliando.

 

“Ho fatto cadere quel vaso per terra, è grave?” Rispose lui, cercando di apparire tranquillo e rilassato.

 

“No, è solo una schifezza che mi ero portata via dal mio vecchio appartamento. Allora, il tavolo è comodo per dormire? Io non l’ho mai sperimentato…”

 

“Mah, ci sono state delle occasioni in cui ho dormito meglio…tu piuttosto, fatto bei sogni?”

 

“E’ da una vita che non mi ricordo più dei sogni che faccio la notte. Hai già preso l’analgesico?”

 

“Sì, grazie per avermelo lasciato lì sopra, così non ho dovuto frugare in giro.”

 

“De nada. Fette biscottate, brioche, caffè?” Disse lei, accendendo il forno a microonde.

 

“Una tazza di caffè e qualche brioche, in assenza della mia cara colazione inglese!”

 

Mangiarono in silenzio, a causa del sonno che avevano ancora tutti e due. Amina era curiosa di sapere se lui si ricordava qualcosa della sera precedente. Così, con la scusa di Kate, entrò nel discorso.

 

“Allora Ob, dura la vita dopo che hai lasciato Kate?” Lui la guardò stupito.

 

“E tu come fai a saperlo? Non mi sembra che ti interessi a questo genere di cose…”

 

“Me l’hai detto tu, ieri sera.”

 

“Andiamo bene! Lo vuoi sapere qual è il mio ultimo ricordo? Il tuo abbraccio. Da lì in poi…nisba!”

 

“Ah, ho capito. Peccato…” Disse lei, alzando gli occhi al soffitto.

 

“Cosa?”

 

“Niente!” Arrossì visibilmente. Accidenti a lei e a quella lingua lunga che si ritrovava.

 

“Senti, a proposito di ieri…ecco, dovrei dirti una cosa.” L’atmosfera si era fatta incredibilmente pesante. Tutti e due si sentivano come dei pesci fuor d’acqua, senza contare che avevano assunto un colorito tra il rosso e il viola. “Vedi io…” Orlando era pronto. Era il momento giusto per dirle quali erano i suoi sentimenti. Non era sicuramente una situazione incredibilmente romantica ma, in fin dei conti, doveva farlo finché aveva l’occasione giusta. Stava per prenderle le mani quando sentì il suo cellulare squillare. In quel momento maledì e benedì quel maledetto affare: anche se non era riuscito a dirle niente, l’aveva salvato da un momento incredibilmente imbarazzante.

 

“Pronto?”

 

Ob, sono io! Per fortuna che ti ho trovato!

 

“Elijah?”

 

Sì. Ti prego, dimmi che non sei a casa di Amina!” El era stranamente agitato e Orlando, guardando la ragazza, rispose.

 

“Invece sono proprio lì, perché?”

 

Guarda fuori dalla finestra, senza farti vedere!” Orlando si affacciò e vide un nutrito gruppo di persone con macchine fotografiche al seguito: paparazzi.

 

“Ma che diavolo significa questa storia?”

 

Ci hanno preso di mira dopo che abbiamo scattato quella foto, alla sfilata di Christy. Pensano che Amina sia la fidanzata di uno di noi due. Quell’idiota della Templeton gli ha dato il suo indirizzo e i nostri!

 

“Ma io a quella là la uccido! Sono informazioni private!”

 

Senti, io adesso devo veramente lasciarti. Fammi sapere se tu e Amy riuscite a trovare una soluzione. Io ho la casa circondata di persone!” Elijah riattaccò bruscamente, lasciando Ob di sasso.

 

“Cosa è successo, perché hai guardato fuori dalla finestra?” Chiese Amina, molto curiosa.

 

“E’ successo un guaio enorme, dei paparazzi hanno pensato che tu sei o la mia fidanzata, o quella di El. Ti ricordi di quella foto che abbiamo scattato alla sfilata di Christy?” Lei annuì “Hanno tirato fuori questa storia dopo di ciò. Hanno invaso il tuo cortile e, probabilmente, anche quello di casa mia.”

 

“Chi era stato a dirmi che era una cosa innocua? Spiegami come hanno fatto ad avere il mio indirizzo!!” Lei era visibilmente arrabbiata.

 

“Anne Marie Templeton.”

 

“Ancora lei? E adesso che facciamo?”

 

“Non lo so, bisogna farci venire in mente qualche idea.”

 

“Aspettami qui, torno subito!” Amina andò in camera sua, la sentì parlare al telefono con qualcuno e, dopo qualche minuto, tornò da lui con un sorriso a trentadue denti.

 

“Cos’ha escogitato la tua mente malata?” Disse Orlando, abbastanza preoccupato.

 

“Tu ed El avete voglia di cambiare aria per un po’?”

 

“Questo cosa c’entra?”

 

“Beh, se vogliamo che le acque si calmino possiamo andare via da qui per un po’…per staccare un po’ la spina.”

 

“E dove, di preciso?”

 

“Ho appena telefonato a Christopher, mi ha consigliato di andare nella sua casa delle vacanze, a Firenze!”

 

“Firenze?” Chiese lui, un po’ stranito. (Ci sono tante Florence in America. Ricordatevi che parlano in inglese. NdShizuru117)

 

“In Italia, scemo! Che ne dici?”

 

“Dico che è un’idea a dir poco favolosa! Amo l’Italia, da quando l’ho vista la prima volta, qualche mese fa!” ‘E soprattutto amo i suoi abitanti’ pensò, però non lo disse.

 

In teoria, l’idea di andarsene era ottima ma, le cose che accaddero una volta là, meritano di essere raccontate un’altra volta, per la parte importante che rivestirono in tutta questa storia…una parte fondamentale per l’evolversi delle cose soprattutto perché là sarebbe successo qualcosa di imprevisto, che nessuno avrebbe programmato…

 

CONTINUA…

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Capitolo 26
*** Pronti, attenti...via!^^ ***


Allora, inizio la mia nota molto contenta perché, dopo tanto tempo, la cara Moon ha deciso di scrivere di nuovo

Allora, inizio la mia nota molto contenta perché, dopo tanto tempo, la cara Moon ha deciso di scrivere di nuovo! Continua così!! E poi un bacione a tutte le ragazze che recensiscono e leggono…siete l’unica cosa che mi sprona ad andare avanti, GRAZIE!! Vorrei poi fare una precisazione, la mia storia ha superato abbondantemente la metà e, tra massimo una decina di capitoli, sarà finita (speriamo!^^). Adesso basta, buona lettura!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 26.

Pronti, attenti…via!^^

 

Orlando, in un primo momento, era rimasto molto contento a quell’idea. Sapeva bene quanto potevano essere pedanti i paparazzi e, partire per l’Italia all’improvviso, era stata una pensata davvero geniale. Vedeva Amina, davanti a sé, che gli sorrideva in modo molto complice e, come se si fossero parlati con il pensiero, si abbracciarono.

 

“La tua mente è una betoniera di scemenze ma, quando ti ci metti, sai essere un mito!” Disse lui, facendola addirittura sollevare da terra.

 

“L’ho sempre detto io, che ho la testa grossa perché ho molto cervello!” Lei cominciò a ridere.

 

“E molta materia grigia, non dimentichiamoci!”

 

Rimasero avvolti in quell’abbraccio ancora per qualche minuto, ridendo come due forsennati, sebbene non ce ne fosse il benché minimo motivo. Evadere dalla loro vita quotidiana era un modo per lasciarsi andare, per ritornare ad essere liberi, per potersi comportare come se fossero stati dei semplici amici (che, in fondo, erano). Quando si staccarono, si accorsero di aver fatto una cosa un po’ avventata e, arrossendo tutti e due, cominciarono a farfugliare qualcosa come ‘scusa’ e via dicendo.

 

“Ehm…ma…ci andiamo soltanto noi due?” Chiese Orlando, balbettando un po’.

 

“Eh? Beh…io…non sarebbe meglio avvertire anche…che so…Elijah…Christy…” Amina stava cercando di sembrare normale e, per uscire da quella imbarazzantissima situazione, tirò in ballo gli altri due.

 

“S-sì, sì, credo che sia una bella trovata. Così non ci annoieremo di certo!” Era un po’ deluso, voleva che fosse una cosa che riguardava solo loro due. Sperava di riuscire a capire quali fossero i sentimenti che provava lei verso di lui.

 

“Senti, però sarebbe meglio se ci dessimo delle scadenze. Io direi che potremmo partire anche dopodomani, così potremo stare a Firenze due settimane, senza che nessuno ci venga a rimproverare o cose del genere. Siamo già a maggio e, in questo momento, in Italia è piacevolmente caldo.”

 

“Per me va bene, non ho impegni urgenti. Cosa farai con il tuo lavoro per Oaudesy? Voglio dire, magari non è che ti farà delle pressioni?” Orlando sperava vivamente di no.

 

“Non credo. Sono già molto avanti con l’arredamento del locale. Abbiamo trovato del personale qualificato e valido e Mark mi ha fatto i complimenti; aprire un club in quattro e quattr’otto non è una cosa molto facile. Siccome pensiamo di aprire per la fine dell’estate, mi lascerà andare senza problemi.”

 

“In questo caso va benissimo. Ascolta, io penso ad avvertire El, tu puoi sentire Christy?”

 

“Sì, non ci sono problemi.” Si mise una mano sul mento, pensando. “Anzi, ci vado proprio adesso. Potresti accompagnarmi? Lo so che casa sua non è di strada ma…di andarci a piedi proprio no! A quest’ora non se ne parla neanche!”

 

“Ok. Io ti aspetto in macchina, tu vai a cambiarti.”

 

“Un momento! Aspetto un attimo!” Lei lo fermò.

 

“Dimmi, che c’è?”

 

“Cos’è che volevi dirmi prima che squillasse il telefono?”

 

“E’ meglio rimandare il discorso più in là. Magari te lo dico quando saremo in Italia!” Mentre parlò, non incrociò il suo sguardo nemmeno una volta.

 

Detto questo, fece cenno di uscire dall’altra parte ad Amina e poi chiuse la porta d’ingresso dietro di sé. Molto raffinatamente, prese la macchina senza essere riconosciuto e la portò nel retro. Mentre salì in auto cominciò a pensare a tutto quello che gli era successo. Gli venne in mente subito la prima sera che la vide, dopo la prima de ‘il ritorno del re’. Se la ricordava benissimo, come se fosse successo proprio ieri. Poi gli tornò in mente la scommessa che aveva fatto con Elijah. Lui l’aveva sfidato a portarsi a letto Amina entro un anno, pena feste a volontà per un mese intero. Cominciò a darsi dello stupido, come aveva fatto a fare una cosa del genere? Si ripromise di parlarne con El, appena si fosse ricordato. In quel mentre, proprio quando era immerso nei suoi pensieri fino alla testa, vide arrivare Amy. Aveva messo una minigonna di jeans, scarpe da ginnastica, scaldamuscoli, una felpa rosa molto aderente e un giubbotto di jeans. Aveva acconciato i capelli in due buffe codine e non si era truccata. Orlando rimase di sasso, nel vederla così innocente e bella, sotto la luce del primo sole del mattino. Il suo cuore cominciò a battere molto forte e dovette faticare non poco per tenere a freno le ‘reazioni’ del suo corpo. Per tutto il tragitto non dissero una parola, ognuno dei due aveva da pensare alle proprie cose e, quando furono arrivati davanti a casa di Christy, la ragazza salutò l’amico stampandogli un bacio sulla fronte. Orlando l’aveva vista allontanarsi, incantato, e, guardando i suoi pantaloni, capì che non era l’unico ad essere affascinato dalla ragazza.

 

“Mi sembrava strano…tu ti svegli sempre nei momenti meno opportuni! Se lei ci avesse visti mi avrebbe dato tanti di quei schiaffoni da gonfiarmi la faccia!” E ripartì, cercando di sistemarsi alla meno peggio.

 

Amina suonò al campanello, aspettando una risposta da Christy. Dopo qualche secondo sentì un roco ‘arrivo’ e dei piedi che si trascinavano, letteralmente, alla porta. Quando l’uscio si aprì, vide l’amica in pigiama, con due occhi talmente piccoli da sembrare ancora chiusi. Si era appena svegliata.

 

“Sveeegliaaaa!” Urlò lei, alla sua maniera. (Come Franco, per intenderci! Vero Kaori?^^ NdShizuru117)

 

“Ma tu che ci fai qui a quest’ora?” Fu l’unica cosa che riuscì a dire, con la voce ancora molto impastata.

 

“Udite udite! Grandi notizie vi attendono, signora!” Entrò in un baleno, sedendosi sul suo tavolo.

 

“Di solito sono una persona molto tranquilla e calma ma, se sei venuta qui solo per prendermi in giro, ti consiglierei caldamente di andartene.”

 

“Andiamo, se sei così scontrosa ti fai scappare quel bel ragazzo di David!”

 

“Amina?!” Tuonò lei, un po’ alterata.

 

“Non ti inalberare, stavo solo scherzando. Dimmi un po’, tu hai da fare questo mese?”

 

“Perché me lo chiedi?”

 

“Tu prima rispondi, poi ti spiego.”

 

“No, credo di no.”

 

“Benissimo” Disse lei cominciando a saltare da una parte all’altra (alla maniera di Selphie, per chi ha giocato a FF8. NdShizuru117)

 

“Non sta bene drogarsi la mattina, fa male alla salute.” Disse Christy, mettendosi a ridere nel vedere l’amica.

 

“Senti, tu ci verresti due settimane in Italia?” Chiese Amy, al colmo della felicità.

 

“Beh, non saprei. Oddio, mi farebbe molto piacere, questo è certo. L’ultima volta che ci sono stata ero andata a Milano, per la settimana della moda. Ti dirò, ho avuto talmente tanto da fare che non ho avuto il tempo di andare a visitare la città.”

 

“Oh, ma questa volta andremo a Firenze! La città d’arte per eccellenza. Chris ci presterà la sua casa.”

 

“Chris? E chi è?” Chiese Christy, molto curiosa.

 

“Lo conosci di sicuro, è Christopher Lee.”

 

“Vorresti farmi credere che tu sei amica del mitico Christopher Lee?” Disse Christy, molto stupita.

 

“Non vedo cosa ci sia di male. E’ un vecchietto veramente molto simpatico.” Rispose lei, sorridendole. Poi, vedendo il suo volto disse “Se vuoi posso farti fare un autografo!”

 

“E…io non so che dire…” Borbottò.

 

“Basta che accetti il mio invito e la cosa è fatta!”

 

“Me lo chiedi pure? Certo che ci vengo!” Andò ad abbracciarla, contenta.

 

“Si parte dopodomani, vedi di prepararti spiritualmente e psicologicamente! Con noi verranno anche Elijah ed Orlando.”

 

“Allora dovrò fare presto!” Si staccò un attimo e poi l’abbracciò di nuovo, imitando la mossa del koala.

 

“Cavoli, questa d’ora in poi sarà chiamata la ‘giornata dei mille e uno abbracci’! Ci manca un cane e poi sono a posto.” Disse Amina, parlando faticosamente. Era soddisfatta dell’esito della sua visita. Intanto, in un’altra casa…

 

………………………………………………………………………………….

 

“Ti prego, non costringermi ad usare le maniere forti!” urlò Orlando, mentre beveva da una lattina di birra, fresca di frigo.

 

“Ma non ti rendi conto che, per me, sarà una gita allucinante?! Passare due settimane a stretto contatto è una tortura!” Gli rispose di rimando Elijah, un po’ arrabbiato.

 

“Chi era quello che diceva di guardare sempre avanti? Andiamo, di questo passo non riparlerai con lei nemmeno tra mille anni. Ti conosco troppo bene, non provare a mentirmi.”

 

“La fai facile! Non sei mica tu quello che, appena la vede, comincia ad avere le vampate come un moccioso di quindici anni!” Dopo che El disse questo, Ob abbassò lo sguardo. Persino lui si sentiva un ragazzino ad avere quelle reazioni davanti ad Amina.

 

“Ora, se per favore vorresti ascoltarmi, ti dirò cosa penso. Come credi che mi sia sentito nel lasciare Kate? Lo sai benissimo che le volevo un mondo di bene eppure, per non soffrire, ho fatto la cosa più giusta. Amy, in questo momento, cerca soltanto di tirarci fuori da tutto questo casino, offrendoci la possibilità di fuggire un attimo dalla nostra vita frenetica. Anche lei sta male, se avesse potuto evitare di farti soffrire, l’avrebbe fatto. Non pensi al dolore che lei sta provando in questo momento? Non metto in dubbio che tu ci patisci di più ma…noi siamo amici Cristo! Non possiamo rovinare la nostra amicizia per una cazzata del genere. Perché, scusami tanto ma, è proprio quella che è! Vuoi veramente smettere di vederla, di parlarle? Vuoi veramente far finta che tu non hai più alcun tipo di rapporto con lei? Se lo fai, sei solo un grandissimo codardo.” Aveva parlato senza pensare, facendosi trascinare dalle sue emozioni. Non voleva essere così duro ma sapeva bene che Elijah, quando si mette in testa una cosa, diventava quasi irremovibile. Il ragazzo si ammutolì per qualche istante.

 

“Mi fa male tornare in Italia. Indipendentemente dal fatto che ci sia lei oppure no. Mi farebbe tornare in mente troppe cose…troppe sensazioni…” Si era calmato un po’.

 

“Ma se non affronterai mai il problema, come farai ad uscirne? Comportati da uomo fino in fondo.”

 

“Lei cosa ti ha detto?” Lo guardò, supplicandolo con gli occhi.

 

“Le dispiace molto. Da quella sera, non ti ha più risentito. Si sta facendo tante di quelle seghe mentali che tu non te ne rendi neanche conto! Vorrebbe telefonarti e dirti tante cose ma ha paura. Prova a metterti nei suoi panni.” Orlando si sedette vicino a lui, cercando di fargli capire che doveva tornare su di morale.

 

“Beh, forse…in questo caso…credo che partirò.” Disse piano.

 

“Bravo, è questo lo spirito giusto! Devi farle vedere chi sei!” Lo incitò Ob.

 

“Sì, le dimostrerò che può fidarsi di me! Riuscirò a far tornare tutto come prima!”

 

“Vai, sei sulla via giusta!”

 

“Solo una cosa Orlando, mi prometti che sarai sincero con me?”

 

“Certo, tra di noi non ci sono mai stati segreti.”

 

“La ami?” Disse lui, tremando un po’.

 

“Non capisco, cosa vuoi dire?” Il ragazzo era rimasto interdetto. Aveva afferrato ciò che voleva dirgli e, con abilità, cercò di glissare.

 

“Tu ami Amina?” Si zittirono tutti e due, colti da un improvviso mutismo.

 

“Ma…ma no! Che ti salta in mente! E’ solo una mia amica!” Soffriva nel dovergli mentire così ma, se gli avesse detto la verità, sarebbe stato ancora più doloroso.

 

“Se me lo dici tu…ci credo. Quando dobbiamo partire?” Elijah capì subito che non era il momento per fare dei discorsi del genere. Quando gli aveva telefonato, era rimasto ferito nell’orgoglio sapendo che era a casa di Amy. A quell’ora del mattino voleva dire solo una cosa…lui era rimasto a dormire lì.

 

“Dopodomani. Ritorneremo tra due settimane.”

 

“Va bene, allora comincio a preparare i miei bagagli.”

 

………………………………………………………….

 

I due giorni passarono molto in fretta e, la mattina della partenza, arrivarono tutti piuttosto in anticipo all’aeroporto. Nonostante tutti i suoi buoni propositi, Elijah non riusciva a parlare disinvoltamente con Amina e si scambiavano solo due parole se era necessario. Christy ed Orlando erano molto insofferenti ma, rispettando tutti e due, fecero finta di niente. Durante tutto il viaggio, parlarono un po’ del più e del meno, cercando di non disturbare El che, come suo solito, stava dormendo. Dopo qualche ora, anche Cry si lasciò cadere tra le braccia di Morfeo e, ben presto, gli altri due cominciarono a giocare a carte. Nell’aereo c’erano soltanto le piacentine e, il povero Orlando, faticava non poco a capire come si giocasse a briscola.

 

“Ma, come è possibile che l’asso sia la carta più alta? E’ assurdo!” Disse lui, perdendo la pazienza per l’ennesima volta.

 

“Delle volte mi chiedo se ci sei o ci fai! Sarà la centesima volta che ti rispiego come funziona! La carta più alta è l’uno, poi viene il tre, il re, il cavallo, il fante e tutte le altre. Non mi sembra così difficile!”

 

“Parla per te! Questo gioco fa schifo!”

 

“Come ti permetti? Se ti sei fatto la liposuzione al cervello non è mica colpa mia!”

 

“Devo ridere? Oppure puoi risparmiarmi le tue battutine?”

 

“Se sei nato per fare il cretino, non è mica colpa mia!”

 

“Ma sentitela? Ha parlato Miss - sono - la - più - bella - e - intelligente - del - mondo!”

 

“SMETTETE IMMEDIATAMENTE DI FARE TUTTO QUESTO CASINO! C’è DELLA GENTE CHE VORREBBE DORMIRE!” Urlò Elijah, senza nemmeno aprire gli occhi.

 

“Scusa…” Dissero i due in coro. Poi si guardarono e cominciarono a ridere.

 

Il viaggio, complessivamente, fu abbastanza lungo. Tra il check in e tutte le varie cavolate burocratiche, ci misero ben nove ore per arrivare. Non appena misero piede a terra, spostarono subito le lancette dell’orologio e, con loro sorpresa, si accorsero che erano già le 22.00. Chiamato il primo taxi che videro, si diressero subito verso casa Lee, nella speranza di arrivarci prima di mezzanotte. Era abbastanza lontana dall’aeroporto e si trovava vicino al centro. Subito scesi, li colpì la sua maestosità. Si trovava a un’ora da piazza del Duomo ed era vecchia, probabilmente dell’epoca rinascimentale. Sul tono dell’ocra, aveva le finestre con le imposte verdi e un piccolo ma grazioso balconcino. Salirono velocemente e stabilirono così la suddivisione della casa: Christy ed Amina al piano superiore ed Elijah e Orlando a piano terra.

 

“Mi raccomando, voi non dovrete MAI venire su da noi, salvo due eccezioni: o vi ci invitiamo noi oppure è successo un disastro.” Disse Amy con tono severo.

 

“Vabbene. Altro?” Disse Ob, facendo un po’ il deficiente.

 

“No, direi che le paternali, almeno per oggi, sono finite. Ci vediamo domani mattina in cucina.”

 

Ognuno di loro si diresse verso la propria camera, sperando di riuscire a dormire bene. Orlando, tuttavia, aveva un gran voglia di farsi una bella doccia rinfrescante, per togliere via la fatica del viaggio. Soltanto che, andando in bagno, notò che non c’era niente con cui lavarsi. Così, noncurante delle raccomandazioni della ragazza, andò al secondo piano.

 

“Senti Amy, non è che avresti una sapo…” Non riuscì a finire la frase.

 

Non appena era arrivato sul corridoio, subito dopo le scale, l’aveva incrociata. Dopo qualche istante realizzò ciò che gli stava davanti: Amina con un paio di mutande e una canottiera. Era rimasto lì a fissarla, allibito, finché non gli arrivò un beauty case direttamente in mezzo alla fronte.

 

“ORLANDO!!!” Gli urlò lei. Dopo qualche secondo, si disincantò.

 

“Scusami io, non volevo…mi serviva solo qualcosa per lavarmi…” Non riusciva più a connettere il cervello con la bocca.

 

“VATTENE IMMEDIATAMENTE DA QUI!!! SE CERCHI UN BAGNOSCHIUMA, GUARDA SEMLICEMENTE SULL’ALTRO BAGNO, RAZZA DI PERVERTITO!!!”

 

"Sì, scusami ancora!" E scese giù, come se lo stesse rincorrendo una mandria di tori inferociti. Dire che era rimasto sorpreso, piacevolmente sorpreso, era dire poco. Vederla lì, inerme, con quei pochi vestiti...non ci voleva pensare. Se si fosse controllato un po' meno, le sarebbe saltato addosso senza farsi troppi problemi. Tuttavia, non era il momento di pensare a quelle cose, doveva farsi una doccia e sperare che, una scena come quella, non si sarebbe più ripetuta...o il suo testosterone sarebbe andato a mille.

 

CONTINUA...

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Capitolo 27
*** Va dove ti porta il cuore... ***


Capitolo 27

Beh, lo avevo già spiegato sulla mia penultima recensione ma, per correttezza, lo dirò di nuovo. Quando trovate la mia storia prima, anche se non ho aggiunto un cap. è dato dal fatto che, ogni tanto, invece di modificare un capitolo lo reinserisco di nuovo. E poi che dire...oltre al solito, ed enorme, GRAZIE (^^) vorrei che mi dite cosa pensate della mia prima one-shot. E’ su Keanu Revees, così, tanto per cambiare un po’ i personaggi. Per Akuma, dopotutto la mia storia non può mica piacere a tutti! No?^^ Ma adesso basta con le ciance, buona lettura!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 27.

Va dove ti porta il cuore...

 

Erano passati alcuni giorni dal loro arrivo in Italia e, nonostante le loro buone intenzioni, Elijah ed Amina non erano riusciti a conversare per più di cinque minuti. Orlando e Christy, giustamente, si erano un po’ stufati di questa situazione e, soprattutto, non volevano essere tra due fuochi. Dopo circa una settimana, decisero di andare a fare un giro della città ‘by night’ e così, appena ebbero finito di mangiare, uscirono. El ed Ob erano rimasti molto sullo stile casual: camicia, jeans e scarpe da ginnastica, mentre Cry ed Amy optarono per i vestiti di mezza stagione, di colore pastello. La prima cosa che decisero di andare a vedere, fu il Lungarno. Tuttavia, due di loro avevano ideato un piano geniale.

 

“Senti Orlando, cosa abbiamo intenzione di fare con ‘quella’ cosa?” Disse Christy, facendogli l’occhiolino.

 

“Quale cosa, scusa?” Non aveva capito.

 

“Come quale? QUELLA cosa? Ricordi…che NOI DUE dobbiamo andare DA SOLI a vedere QUEL negozio?”

 

“Io proprio non…ah! Sì, adesso mi ricordo! Beh, noi andiamo ragazzi. Mi raccomando, tra mezz’ora fatevi trovare nella piazza del Duomo, siamo d’accordo?”

 

Orlando e Christy avevano avuto veramente una bella idea. Con la scusa di andarsene per conto loro, avevano lasciato da soli Amina ed El che, con il favore della notte stellata, avrebbero sicuramente tirato fuori l’argomento ‘post dichiarazione’. Era impossibile vederli così impacciati tra di loro, senza contare che stavano soffrendo molto per quella situazione così stagnante (grazie Akuma!^^ NdShizuru117).

 

“Credi che questa volta riusciranno a formulare una frase senza parlare a monosillabi?” Chiese la ragazza ad Ob.

 

“Non lo so, mi auguro soltanto che la smettano di far finta di non conoscersi! E’ assurdo, mi sembrano dei bambini dell’asilo!”

 

“A proposito di bimbi, adesso che mi ci fai pensare, anche io avrei qualche domandina da farti…” Disse, assumendo un tono di voce che non prometteva niente di buono.

 

“Facciamo così, quando troviamo una bella panchina per mettersi seduti, puoi spararmi tutte le domande che vuoi? Ci stai?” Rispose in tono scherzoso.

 

“Fossi in te, comincerei a scherzarci poco. Quando faccio il detective, so essere molto professionale.”

 

Nel frattempo, seduti in riva all’Arno…

 

…………………………………………………………………………………………………

 

Amina ed Elijah si erano seduti, da un paio di minuti, a Ponte Vecchio, guardando distrattamente l’acqua che passava, incessantemente, sotto di loro. Entrambi sapevano che dovevano dire qualche cosa ma, considerato il loro enorme imbarazzo, trovarono non poche difficoltà. Amina aveva tante di quelle cose da chiedergli che non sapeva nemmeno da dove cominciare. Quando provava ad aprire bocca, incontrava quei begli occhi azzurri e come faceva a continuare? La stava supplicando con gli occhi, perché non dicesse nulla che potesse spezzare quel magico silenzio.

 

“Senti…” Dissero all’unisono. Si guardarono un attimo, poi si misero a ridere.

 

“Accidenti, mi sembra di essere dentro a quei buffi cartoni animati giapponesi! Cavoli, siamo proprio due imbranatoni!” Disse Amina, asciugandosi le lacrime, cadute per la grossa risata.

 

“E’ proprio vero! E poi mi vengono a dire che io sono un bravo attore!” Rispose Elijah che non ce la faceva più.

 

“Oh, io non l’ho mai pensato! Sei un attore piuttosto mediocre!” Disse con tono canzonatorio.

 

“Ma tu guarda che stronza! Adesso te lo faccio vedere io!” Scese giù e cominciò a farle il solletico. Alla fine, lo implorò di lasciarla andare.

 

“Mamma mia che serata!” Amy era proprio esausta.

 

“Eh sì…è proprio una bella serata…”

 

“Già. Tu che ne dici? Sarà forse il caso di parlare, no? Dopotutto, anche Ob e Christy si sono fatti in quattro per lasciarci da soli!” Lo guardò negli occhi, lui le sorrise.

 

“Direi di sì. Non possiamo passare un’altra settimana in questo modo! C’è assoluto bisogno di fare due chiacchiere.”

 

“Perché non andiamo a fare una camminata verso Palazzo Pitti? Andiamo a vedere se il suo splendido giardino è aperto anche di notte.”

 

“Sì, direi che è una buona idea.” Così si incamminarono, l’uno vicino all’altra.

 

…………………………………………………………………………………………………

 

Nel frattempo, Christy ed Orlando avevano trovato un ottimo posto a Piazza Santa Maria Novella. C’erano molte coppie, è vero, ma loro sapevano bene che non avevano nulla da spartire in quel senso. Lei aveva ancora la testa in Australia mentre lui aveva ben altro a cui pensare, o sarebbe meglio dire qualcun’altra a cui pensare. Non appena si sedettero, la ragazza si mise davanti a lui, con le braccia sui fianchi e uno sguardo da furbetta.

 

“Cosa significano quegli occhi? Mi fa una certa impressione vederti così…” Orlando si mise a ridere, vedendo l’espressione buffa che si era dipinta sul volto dell’amica.

 

“Io comincerei ad avere paura, se fossi in te. Quando la sottoscritta si mette in testa una cosa, non c’è niente che le faccia cambiare idea!”

 

“Perché parli in terza persona?”

 

“Fa molto più effetto, non trovi?” Disse lei, ridendo.

 

“Sì, ammetto di sì. Avanti, che cosa devi chiedermi? Non credere che io non me ne sia accorto…”

 

“Invece, credo proprio che tu non te ne sia accorto. Non fraintendermi ma, non sono così stupida come posso sembrare.”

 

“Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello il fatto che tu sia stupida!” Disse lui, un po’ sulla difensiva.

 

“Credo che tu mi debba fare un lungo discorsino, partendo dall’inizio e non tralasciando neanche un minuscolo particolare. Magari puoi fregare El, ma non me. Tu hai qualcosa che non va…e scommetto quello che vuoi che c’entra Amina.”

 

……………………………………………………………………………………………………

 

Con loro grande fortuna, trovarono il Giardino dei Boboli aperto. In quei giorni di fine primavera, era un vero incanto. Sembrava di stare dentro ad una favola, con tutti quei splendidi alberi e la luce lunare che filtrava dai loro rami. Assomigliava ad un sogno e, se fosse saltata fuori una piccola fata, nessuno si sarebbe sorpreso. Amina ed Elijah si misero a sedere sotto una bellissima quercia, vecchia quanto un’anziana signora.

 

“Beh, ora non possiamo più fuggire. Siamo qui e dobbiamo parlare.” Disse il ragazzo, prendendole una mano. “Se non ti spiace, vorrei cominciare io. E’ giusto che sia così, sono io che ho creato tutto questo enorme casino.”

 

“Va bene. Se è ciò che vuoi, puoi farlo.” Rispose lei, appoggiandosi al tronco.

 

“Vedi, io so di non essere stato molto gentile a non farmi più sentire dopo…beh…quella sera alla tua festa. Tante volte avrei voluto prendere il telefono e chiamarti, facendoti capire che non stavo male ma, era più forte di me, non ci riuscivo. Sono sempre stato un ragazzo molto timido e, se devo dirla tutta, pure molto debole di carattere. Sapevo bene che le tue intenzioni erano più che buone ma, il dolore…in quel momento riuscivo a sentire solo quello. Poi, anche grazie ad Orlando, ho capito che non mi faceva bene piangermi addosso e, soprattutto, dovevo reagire. Così, contro ogni mia aspettativa, sono partito con voi per venire qui, a Firenze. All’inizio è stata dura ma, vedendoti allo stesso tempo così vicina e lontana, ho capito che mi mancavi. Non fraintendermi, mi mancava la tua amicizia, il tuo sorriso, le tue battute. Ho capito che mi mancavi come amica e alla fine, dopotutto, avevi ragione.” Era stato dolcissimo. Man mano che parlava, le accarezzava la mano e sorrideva, ripensando a tutto quello che gli era capitato. Aveva un tono di voce caldo e confortante, come per infonderle sicurezza, coraggio.

 

“Sai, sono contenta che stai meglio. Sono stata una grande stupida a non farmi risentire, in tutto questo tempo. Però temevo in una brutta reazione, pensavo che mi avresti chiuso il telefono in faccia. So bene che non lo faresti mai ma, quando sei giù, ti fai tanti di quei problemi che, in realtà, neanche esistono!” Cominciò a ridere, seguita a ruota da lui. “Però sono felice. Credevo che, con il mio pessimo carattere, ti avessi perso per sempre. Vedi, il mio più grande difetto è quello di non trovare mai le parole giuste. Magari vorrei far capire ad una persona che le sono vicina ma, non so perché, rimango lì…a guardarla, senza fare assolutamente niente.”

 

“Tu sei una brava ragazza, non hai niente da invidiare…a nessuno.”

 

“Se mi fai così tanti complimenti, arrossisco! Poi, torno normale solo con lo smacchiatore!”

 

“Brava, è questa l’Amina che conosco io!” Le arruffò i capelli, con suo grande disappunto.

 

“Ma che fai! Già che ho i capelli più ispidi di una scopa! Non ti ci mettere pure tu!”

 

“Che paura! Devo cominciare a tremare?” Disse lui, in tono di sfida.

 

“Mai farmi alterare! Che poi divento peggio dell’incredibile Hulk!” Detto questo, gli saltò addosso e cominciò a picchiarlo scherzosamente. Era tornato tutto come sempre e, finalmente, avevano chiarito ogni cosa.

 

……………………………………………………………………………………………

 

“Che cosa ti dovrei dire di Amina? A me sembra che va tutto bene…” Stava mentendo spudoratamente, e lei lo sapeva.

 

“Non credere che io mi beva questa assurda storia! O me lo dici con le buone, oppure sarai costretto a dirmelo con le cattive!” Disse, alzando leggermente la voce.

 

“Ma ti ho già detto la verità!”

 

“Sul set sarai anche bravo come attore ma, nella realtà, non riesci neppure a dire una bugia credibile!”

 

“……………………” ‘Io cerco di fare qualcosa per gli amici, ed ecco il risultato’ pensò. Andarsene da solo con Christy era stata davvero una cattiva mossa.

 

“Non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno. Di me ti puoi fidare! Nemmeno Elijah verrà a saperlo.” Si mise a sedere accanto a lui, guardandolo dolcemente. “Allora, te la senti di dirmi cosa c’è che non va?”

 

“Beh…tu saresti la prima a saperlo…” Farfugliò. Riusciva a malapena ad ammetterlo a sé stesso, figuriamoci dirlo ad un’altra persona.

 

“In tal caso mi sentirò molto onorata!” Si mise a ridere, il che smorzò la difficoltà della situazione.

 

“Vedi io…come dire…credo di essere…sì, insomma…” Le parole non volevano proprio uscirgli dalla bocca.

 

“Che sei innamorato di Amina? Se è così, non è una novità.”

 

Lui la stava guardando tra l’incredulo e lo sconcertato. L’aveva detto con così tanta naturalezza, neanche fosse stata una notizia pubblicata sul giornale. Lei lo guardava, molto divertita, mentre lui aveva assunto un colorito che si aggirava intorno al rosso fuoco.

 

“E-e-e tu, come f-fai a saperlo?”

 

“Scusami se te lo dico così chiaramente ma, caro mio, è chiaro come il sole! Basta osservarti mentre la guardi. Sembri un albero di Natale che accende le lucine con la musichina di sottofondo!”

 

“E’ davvero così palese? Mi sembrava di essere stato piuttosto discreto.” Una parte del suo ego si sentiva offesa. Una donna, che per giunta non lo conosceva nemmeno molto, riusciva a cogliere ogni sua singola emozione solamente dal suo sguardo.

 

“Non lo metto in dubbio ma, mi dispiace dirtelo, ho buon intuito. In ogni caso, non vedo che male ci sia. E’ bello voler bene ad una persona.”

 

“Certo, se anche lei vuole bene a te!”

 

“Credi davvero che Amy non ti voglia bene?” Rispose lei, piuttosto scontrosa.

 

“No, lo so che mi vuole bene. Però, non è il suo affetto quello che voglio…io vorrei il suo amore.” Faticava molto a parlare. Poche volte nella sua vita si era innamorato e non sempre era andata a finire bene.

 

“Ti capisco…però, fossi in te, non perderei le speranze.” Lei lo vide girarsi, con gli occhi spalancati. “Per favore, non mi guardare con quella faccia! I tuoi occhi sembrano i fari di una macchina.”

 

“Scusami sai, ma come ti dovrei guardare dopo una notizia del genere? Cioè, tu stai cercando di dirmi che anche lei…”

 

“Non facciamo il passo più lungo della gamba. Le mie sono solo supposizioni! Però….boh…ultimamente è molto strana. E’ molto più allegra e sognante del solito, nonostante l’inghippo con Elijah.”

 

“Se quello che dici è vero…potrei avere qualche speranza?” I suoi occhi avevano cominciato a brillare.

 

“Forse sì. Però, è fondamentale farle capire che tu non ti sei accorto di niente. Deve essere una cosa piuttosto graduale. Non è che puoi andare da lei e baciarla, così, senza senso. Corteggiala con classe, eleganza e stile. Falle capire che tieni a lei, ma non essere troppo esplicito. A noi donne piace un sacco quando l’uomo che si ama ti dedica le attenzioni.”

 

“Lo sai, sei proprio un genio!” Disse Orlando, stampandole un bacio sulla guancia.

 

“Ehi, mi raccomando, non dire mai niente di tutto questo ai tuoi amici!”

 

“E perché? E’ una grande tattica!”

 

“Perché, altrimenti, David scoprirà la mia strategia!” Rispose Christy, cominciando a ridere.

 

“Va bene, ma solo perché sei tu.”

 

“In tal caso, vediamo di andare alla Piazza del Duomo. Elijah ed Amina ci stanno aspettando là.”

 

In entrambi i casi, ognuno di loro aveva fatto tesoro di quelle chiacchierate. Chi in un modo, chi un altro. Christy ed Orlando incontrarono gli altri due a Piazza della Repubblica, poco prima del luogo del loro incontro. Man mano che si avvicinavano, sentivano sempre più chiaramente della musica, probabilmente da sagra o da veglione. Lo strano caso del destino volle che, quella sera, ci fosse una festa in piazza. C’era una piccola banda che suonava il liscio e un sacco di gente in mezzo, a ballare.

 

“Che bello! Guardate che forte! E’ da una vita che non fanno più le feste qui!” Disse Amy, al colmo dello stupore.

 

“Hai ragione, è veramente uno spettacolo incredibile!” Rispose Orlando.

 

“Dai El, andiamo a ballare!” Disse Cry, trascinando il ragazzo in mezzo alla pista. Prima di perdere di vista gli altri due, fece l’occhiolino ad Ob.

 

Tuttavia, il povero Orlando non sapeva cosa fare. Era veramente un manico di scopa quando si trattava di ballare, per di più in mezzo a tutta quella gente. Amina muoveva il piede destro a tempo di musica, lanciando qualche occhiata verso il ragazzo. Lui, dal canto suo, prendendo il coraggio a due mani, si mise in ginocchio davanti a lei.

 

“Ma che stai facendo?” Disse Amy, mettendosi a ridere.

 

“Vuole concedermi l’onore di questo ballo, a rischio e pericolo dei vostri piedi?” Rispose lui, molto seriamente.

 

“Per me va bene, mio cavaliere” E andarono insieme, in mezzo alle altre persone.

 

Avevano perso di vista Christy ed Elijah ma, in compenso, Amina stava dando delle lezioni di ballo ad Orlando in cinque minuti, nella speranza di non cadere rovinosamente a terra.

 

“Senti, questo è un valzer. Devi fare così…un-due-tre…un-due-tre….AHI! QUELLO E’ IL MIO PIEDE, RAZZA DI CRETINO!”

 

“Scusami, ora ci riproviamo!” Ob ballava guardandosi costantemente i piedi.

 

“Sì, stai cominciando a sentire il ritmo…così…te la stai cavando molto bene…AHIA! Quando mi pesti, cerca di farlo con grazia!”

 

“Che ci posso fare! Te l’ho detto che non sono capace!”

 

“Ma che ci vuole! Forza, rifallo di nuovo…un-due-tre…ORLANDO! Mi stai letteralmente MACIULLANDO il piede destro!”

 

“Te l’avevo detto che era a rischio e pericolo dei tuoi piedi! Non prendertela con me!” Parlavano mentre continuavano a ballare, molto faticosamente.

 

“IL MIO ALLUCE!” urlò lei, prendendosi il piede sinistro.

 

“Oddio, scusami! Ti sei fatta male?”

 

“Ma che razza di domanda cretina! Certo che mi sono fatta male, deficiente!” Cominciò a picchiarlo, ridendo.

 

“Ma lo vedi che stai bene!” Disse lui, cominciando a ridere a sua volta.

 

Continuarono a ballare ancora per molto, anche se Amina aveva i piedi un po’ doloranti. Risero per tutto il tempo, senza smettere neanche un secondo. Era così bello sentirsi liberi, tranquilli…sentirsi così…vicini.

 

CONTINUA...

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Capitolo 28
*** Prima di affrettare conclusioni, conta fino a 10... ***


Che dire, al solito…GRAZIE

Che dire, al solito…GRAZIE! E poi, particolarmente, un bacione a frodina187, Lili, Lella, Eldariel, Mandy, Moon, Dolcemaia, kia.linus87, Keira, Sindar, Persephone, JulyAneko, Kaori28, Itsuki86…siete MITICHE! Ma ora, vi lascio alla lettura del mio capitolo dove, finalmente, quei due si daranno una bella svegliata!!! Alla prossima!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 28.

Prima di affrettare conclusioni, conta fino a 10...

 

Mancavano pochi giorni al ritorno in America, così volevano trascorrere nel migliore dei modi quegli ultimi attimi insieme. Da quando Elijah ed Amina avevano chiarito ogni cosa, il morale di tutti sembrava essersi risollevato improvvisamente. Quest’ultima, in particolare, aveva pensato ad un finale a sorpresa. Approfittò di un raro momento di tranquillità per parlarne con gli altri.

 

“Sentite ragazzi, visto che mancano cinque giorni, perchè non ci trasferiamo da un’altra parte?” Esordì, addentando una fetta biscottata.

 

“Trasferirsi? E per andare dove?” Chiese Christy, un po’ stranita.

 

“Beh, io avevo intenzione di portarvi a vedere l’isola d’Elba ma, in seguito, ho avuto un’altra idea...che mi attira molto di più!”

 

“Sai benissimo che ti odio, quando parli per enigmi!” Disse Orlando, grattandosi distrattamente la tempia destra.

 

“Andiamo! Vi facevo molto più attivi! Da quando siamo arrivati non fate altro che passare da un divano all’altro! Un po’ di allegria!”

 

“Amy, hai mai pensato di farti una vita?” Disse Elijah, scherzosamente.

 

“Uffa! Siete veramente noiosi, quando vi ci mettete. Volete sapere a cosa ho pensato?” Gli altri annuirono “Ebbene, nel parco naturale dell’isola d’Elba ha aperto un nuovo agriturismo...cibo e camminate a stretto contatto con la natura! Che dite, vogliamo andarci? Sarebbe soltanto per due o tre giorni, il tempo di restare a contatto con le creature dell’universo!”

 

“Ti dirò, mi sembri una di quelle naturaliste incallite…però come idea non è male. Come ci organizziamo per andare? Voglio dire, con le camere, i vestiti, ecc.” Disse Ob, sorridendo.

 

“Ho sentito che ci sono dei piccoli cottage, per due persone. L’isola non è grandissima e si può girare tutta in bicicletta. Quanto ai vestiti, beh, non c’è bisogno di portare della roba pesante. Siamo a metà maggio e, qualche maglietta a maniche corte e dei pantaloni leggeri saranno sufficienti. Per andare, dovremo prendere un traghetto ma il viaggio non sarà eccessivamente lungo, al massimo un’ora e mezzo.”

 

“A me sembra una bella trovata. Voi che ne dite?” Gli altri due risero, compiaciuti.

 

“Allora è deciso, tutti all’isola d’Elba!!!”

 

I preparativi per la partenza furono immediati. Ognuno di loro preparò una piccola borsa con tutto l’occorrente: magliette, pantaloni, calzini, scarpe, soldi, telefono e via dicendo. L’agriturismo non era particolarmente caro e, l’idea di stare immersi alla natura, non dispiaceva proprio a nessuno. Quando si trovavano a Los Angeles, avevano poco tempo da dedicare ai loro istinti più…fanciulleschi. Raramente andavano nei parchi e, quando ci andavano, non era certo perché volevano svagarsi. Così, la mattina dopo, di buon ora, presero un taxi e partirono alla volta di Livorno, il porto più vicino da Firenze. Si erano alzati piuttosto presto e, di conseguenza, erano tutti in stato comatoso. Non appena si imbarcarono, ognuno di loro si trovò il posto più comodo per appisolarsi; chi sulle panche fuori, chi appoggiato alla ringhiera, chi sopra la propria valigia. Non appena approdarono, si diressero subito all’agriturismo, sperando di riuscire a trovare posto. L’uomo che gestiva la baracca non doveva avere più di quaranta anni.

 

“Buongiorno, in cosa posso esservi utile?” Disse, guardando quella strana gente.

 

“Salve. Vorremmo chiederle se avrebbe da affittarci due cottage. Magari un po’ nascosti dagli altri, per non essere disturbati.” Conversava con Amina, l’unica che parlava italiano.

 

“Ce ne sarebbero quattro, per vostra fortuna. Non è ancora alta stagione e, di conseguenza, abbiamo molti posti liberi. C’è il numero 47, il 79, il 117 (^^NdShizru117) e il 129. I primi due si trovano sul lato est, piuttosto vicini al ristorante. Gli altri, invece, sono un po’ più lontani, nascosti tra gli alberi.”

 

“Penso che prenderemo il 117 e il 129, non vogliamo essere disturbati più del necessario.”

 

“Come preferite. Se andrete alla reception, verserete la cauzione e la segretaria vi affiderà le chiavi, dicendovi dove dovete andare. In caso di problemi, rivolgetevi a me oppure ai miei figli. Buona permanenza.”

 

Dopo aver detto questo, se ne andò, stringendo la mano a tutti quanti. Gli altri tre, che non avevano capito una parola della discussione tra l’uomo ed Amina, si guardavano attorno piuttosto circospetti. Quando non ci fu più nessuno vicino a loro, cominciarono a calmarsi.

 

“Allora Amy, che ti hanno detto?” Chiese El, un po’ curioso.

 

“Dato che non vorrei delle scocciature, e penso anche voi, ho preso due cottage nascosti più all’interno del parco. Io e Christy andremo sul numero 117 mentre tu ed Orlando prenderete il 129. Obiezioni?”

 

“Veramente sì…” Disse l’altra ragazza.

 

“C’è qualche problema Cry? Se vuoi possiamo prenderne altri, magari un po’ meno fuori mano…” Rispose Amina, piuttosto preoccupata.

 

“Non è per quello. Vedi, ieri sera ho avuto una piccola discussione con David e, visto che Elijah lo conosce molto bene, vorrei poter parlare un po’ con lui. Se a voi due sta bene, io vado in camera con lui.” Il suo viso si rabbuiò all’improvviso.

 

“Sì, ma scherzi! Certo che puoi andare con lui. Magari dopo vengo a vedere come stai, va bene?” Era seriamente preoccupata.

 

“Grazie. Andiamo El, prendiamo le chiavi del 129.” E lo prese per mano, portandoselo via. Nel frattempo, Orlando ringraziò il cielo per un’occasione come quella. Non sapeva se Christy diceva la verità o meno ma, in ogni caso, era stata come manna dal cielo. Aveva la possibilità di passare due intere notti con Amina, da solo, senza nessuno a rompere.

 

“Noi cosa vogliamo fare? Andiamo a prendere le chiavi?” Disse il ragazzo, mettendole una mano sulla spalla.

 

“Certo, a meno che non vuoi dormire fuori!” Rispose lei, secca. Era molto agitata. ‘Accidenti a quello scemo di David! Ma quando torno in America gliele suono…’ pensò, al culmine della rabbia.

 

In breve tempo, ognuno di loro si era sistemato e, fortuna volle che ogni cottage era ammobiliato con un letto matrimoniale, due armadi, un bagno completo di tutto, un piccolo tavolino e un balconcino che dava sulla natura. Non appena vide il letto, ad Orlando venne una ginapectoris! Doveva PER FORZA dormire con lei, a stretto contatto, e ciò non faceva altro che aumentare la sua eccitazione, che già era alle stelle. Ripose i suoi vestiti nell’armadio e sistemò le scarpe fuori dalla porta, infilandosi ai piedi un paio di ciabatte infradito, decisamente più comode. Quando ritornò dentro, notò che Amina se ne era già andata, lasciando le sue cose distrattamente all’entrata. Per un momento ebbe un attacco di panico e così, preso dall’agitazione, corse fuori a cercarla.

 

“Amina! Amina! Amy! Dove diavolo ti sei cacciata?” Camminava senza sosta e senza direzione, stava seguendo la scia del suo dolce profumo. Fin quando la vide.

 

Era in piedi davanti ad un laghetto, con un mazzo di fiori in mano. Stava dicendo qualcosa di incomprensibile, per lui, e dopo aver fatto il gesto della croce, lasciò cadere le piante in acqua. Il suo vestito azzurro veniva scompigliato dalla dolce brezza del primo pomeriggio.

 

“Come mai sei qui?” Disse lui, con tono tranquillo. Aveva capito che era un momento importante per lei.

 

“Oh? Ciao Ob…perché anche tu qui? Credevo di averti lasciato nel cottage…” Rispose lei, senza nemmeno voltarsi.

 

“Ho visto che non c’eri e così mi sono preoccupato. Cosa significano quei fiori in acqua?”

 

“E’ l’anniversario della morte di mio padre. Quest’anno non sono potuta andarlo a trovare e così, in sua memoria, ho recitato una preghiera e ho dato a madre natura quei fiori. Era un modo come un altro per fargli capire che non mi sono dimenticata di lui.” Si girò, aveva un’espressione dolcissima. Lo guardava intensamente, con i suoi occhi nocciola e i capelli rossi che le andavano distrattamente sul volto.

 

“Capisco come ti senti. Anche mio padre è morto, quando io avevo solo quattro anni. Ho pochissimi ricordi di lui, ero ancora troppo piccolo per ricordarmi il suo viso. Mia madre mi diceva spesso che era un uomo fantastico, dolce e premuroso.” Si mise accanto a lei, a guardare l’acqua.

 

“Ogni tanto mi chiedo come mai Dio ci porta via le persone più care…che sono più innocenti di tante altre che meriterebbero di morire.”

 

“Se tu camminassi in un lungo sentiero e vedessi dei fiori, quali raccoglieresti? Di sicuro quelli più belli. E’ quello che Dio fa con noi, anche se non capiamo le sue motivazioni, le sue ragione. Lui sa che è giusto così, e non deve spiegare niente a nessuno.”

 

“Forse hai ragione. Però è bello ricordarsi sempre di una persona, anche se non ti è più vicina. Non trovi?”

 

“Hai pienamente ragione.” Orlando si fece più triste, era duro ricordarsi che non aveva più un padre. “Mi faresti il favore di lasciarmi solo? Ho bisogno di riflettere…di pensare a tante cose…” Aveva sempre cercato di dimenticarlo ma, ogni volta che credeva di esserci riuscito, riappariva davanti a lui il viso di sua madre che, quando parlava del marito morto, diventava dolce e gentile. Vedere Amina fare quel gesto così semplice, eppure così pieno di significato, l’aveva tranquillizzato. Eppure, gli spettri del passato continuavano a tormentarlo.

 

“Sì, fai pure. Io torno al cottage a mettere a posto, ti aspetto là” Detto questo, se ne andò.

 

Orlando rimase lì, e si sedette per terra. Vedeva le corolle dei fiori, gettati dalla ragazza, muoversi senza senso nell’acqua. Non si era ancora accorto che una calda lacrima gli solcava il viso. Per lui era duro ricordarsi della sua famiglia, di quanto era stato preso in giro a scuola, a causa di suo padre, morto per i suoi ideali. Rimase ancora a lungo così, finché non strappò alcune margherite e recitò anch’egli una preghiera. Fece il gesto che Amina aveva fatto poco fa, per ricordarsi sempre di coloro che non ci sono più. Preso da uno strano senso di calma, si avviò verso il cottage n.129, quello di Christy ed Elijah. Aveva voglia di sapere come si trovavano. Dopo aver bussato, si ritrovò un cuscino in faccia.

 

“Ehi, ma vi pare questo il modo di salutare gli amici?” Disse, un po’ arrabbiato.

 

“Oddio, scusami! Pensavo fossi quel disertore di El! Prima mi ha sommerso di schiuma da barba e poi mi ha spalmata di marmellata!” La ragazza sembrava piuttosto trafelata. Era sporca come un bimbo e stringeva tra le mani un flacone di bagnoschiuma.

 

“Santo cielo! Avete fatto un casino enorme!” Avevano sporcato dappertutto.

 

“Vallo a dire a quel menomato del TUO amico! Perché con me non ha niente a che fare. A proposito, è meglio che te ne vai prima di essere coinvolto nella nostra rissa.”

 

“Prima, però, vorrei ringraziarti. Sei stata molto gentile a farmi andare con Amy, non saprò mai come sdebitarmi.”

 

“Guarda che io ho veramente un serio problema con David. Pensa che io lo tradisca.” Il suo volto diventò subito triste e si accasciò sul pavimento.

 

“Mi dispiace, pensavo che l’avessi fatto per me…non credevo…” Cambiò improvvisamente tono di voce, sentendosi dispiaciuto della sua ultima affermazione.

 

“Sei un insensibile!” Gli urlò lei, quasi alle lacrime.

 

“E adesso che faccio? Senti, ti vado a chiamare Elijah…” Si girò per un attimo e, quando il suo sguardo ritornò alla ragazza, la vide ridere sommessamente. “Che cosa significa?” Chiese, piuttosto stupito.

 

“Che dovrebbero darmi un oscar! Che interpretazione, che performance! Ecco a voi Christy Anderson, la nuova stella del cinema!” Si alzò, sorridente.

 

“Sei una serpe! Mi hai fatto prendere un colpo!”

 

“Andiamo, per così poco?! Non stare qui a ringraziarmi e vai dalla tua amata, prima che ritorni lo spumaiolo assassino! Vacci piano, mi raccomando, fate sesso sicuro!”

 

“Stupida!” Le urlò, prima di uscire. Cry era veramente simpatica, se le si dava corda. Era un po’ meno espansiva di Amy ma era comunque molto allegra, dopo che aveva risolto la faccenda con Mark Oaudesy.

 

Ritornò al suo cottage con il sorriso sulle labbra. Si sentiva veramente rinvigorito. Quando entrò, sentì che la sua coinquilina stava parlando al telefono.

 

“Ciao piccolo! Come? Non ti devo chiamare piccolo? Va bene, basta che non ti alteri…dove sono? In Italia…te l’avevo detto, ricordi? Se le cose vanno bene? A meraviglia…anche se mi manchi da morire Dom…”

 

‘Dominic?’ pensò Ob ‘Come mai Amina sta parlando con Dominic?’. Era rimasto all’entrata, origliando.

 

“Non ti sento…che hai detto? Orlando? No, ancora non glielo detto. Eh? Sì, penso di farlo adesso che siamo qua…altrimenti non ci riuscirò mai…sì…ok, ci sentiamo! Mi raccomando, stammi bene mezzo scemo! Ciao…ciao.” E chiuse la chiamata con un sorriso smagliante sulle labbra.

 

Orlando, che aveva assistito a tutta la scena, era rimasto letteralmente di sasso. Come mai lei e Dom parlavano di lui? Cosa avevano da dirgli? Non ci voleva nemmeno pensare. Amina, nell’andare al bagno, lo vide.

 

“Ciao Ob. Adesso va meglio?”

 

“Sì.” Rispose, molto scocciato. Se ne andò a sedere con un diavolo per capello.

 

“Ma cosa ti è successo? Hai fatto qualcosa?” Chiese lei, avvicinandosi, piuttosto preoccupata.

 

“Niente.” Non la stava nemmeno guardando.

 

“Andiamo, si può sapere cosa ti è capitato? Come mai sei così scontroso?”

 

“Non mi è successo proprio NIENTE!”

 

“Smettila di prendermi in giro! Che diavolo hai fatto? Neanche fosse accaduto un disastro!”

 

“Lasciami in pace!”

 

“Adesso mi hai stancato!” E alzò il suo viso, di modo che la guardasse negli occhi. “Dimmi IMMEDIATAMENTE che c’è che non va!”

 

“Veramente sei tu che dovresti dirmelo!” Rispose lui, acido.

 

“Io? Si può sapere che mai ho fatto?”

 

“Cos’erano tutti quei sotterfugi con Dom? Qual è quella cosa che dovete dirmi…andiamo, parla!”

 

“Hai ascoltato la mia telefonata?” Disse lei, tra l’incredula e l’arrabbiata.

 

“E anche se fosse? Mi dici cosa mi stai nascondendo?”

 

“Saranno anche affaracci miei, non credi? Io non devo rispondere a nessuno di ciò che faccio.”

 

“Invece ESIGO di sapere che mi stai nascondendo! Visto che c’entro pure io, no?”

 

“Te l’ho detto, non sono cose che riguardano!”

 

“Ah, è così. Forse ho capito…ti sei messa con Dom, nevvero? Cercate di dirmelo ma tu non sai come fare…”

 

“Questa è la più grossa assurdità che io abbia mai sentito.” Rispose lei, sorridendo nervosamente.

 

“Dimmelo, dimmi che sei innamorata di lui!”

 

“ MA NON E’ VERO!” gli urlò.

 

“MA DAVVERO? A CHI CREDI DI PRENDERE IN GIRO?”

 

“ORA STAI ESAGERANDO, IO NON SONO INNAMORATA DI LUI!”

 

“PENSI DAVVERO CHE IO TI CREDA?”

 

“CERTO CHE DEVI CREDERMI, E’ LA VERITÁ!” Stavano urlando tutti e due.

 

“NON DIRE CAZZATE!”

 

“NON STO AFFATTO DICENDO CAZZATE!”

 

“E SU QUALE BASE DOVREI CREDERTI?”

 

“PERCHE’ IO AMO TE, STUPIDO DEFICIENTE OTTUSO!” Detto questo, se ne andò sbattendo la porta.

 

Orlando era rimasto fermo, guardando la porta, incredulo. Era innamorata di lui? Non riusciva ancora a focalizzare bene. Poi realizzò che lei se ne era andata, chissà dove. Cosa faceva ancora lì? Doveva trovarla, ad ogni costo!

 

CONTINUA...

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Capitolo 29
*** Un soffio, un sussurro, un sentimento chiamato amore... ***


Che dire, al solito…GRAZIE

Ahhhh! Finalmente! Quanto ho aspettato per poter scrivere questo capitolo! Sono così contenta di esserci arrivata!^^ All’inizio, pensavo che avrei gettato la spugna molto prima, invece…eccomi ancora qua! E tutto grazie a voi che leggete! Thankssss! Ma adesso, vista la fine del chap precedente, è meglio che vi lasci alla lettura (dacci dentro Ob!!!!!)! La canzone più adatta da ascoltare? Eternity, di Robbie Williams! Credetemi, fa tutto un altro effetto! Un’ultima cosa, questo capitolo è un po’ più piccante quindi, non ditemi che non vi avevo avvertito!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 29.

Un soffio, un sussurro, un sentimento chiamato amore...

 

Non appena si rese conto di quello che era realmente successo, Orlando uscì fuori dalla porta alla velocità della luce. Doveva parlarle, doveva assolutamente dirle la verità! Anche lui la amava, come mai non aveva amato nessun’altra in tutta la sua vita. Tuttavia, il parco era molto grande e, di conseguenza, dopo aver vagato per quasi un’ora, perse le sue tracce. Non sapeva più che fare, era andato in pallone. La prima cosa che gli venne in mento fu lo stagno…niente. Provò alla reception…niente. Non gli rimaneva che andare a vedere da Elijah e Christy. Corse velocemente verso il cottage 129, non badando nemmeno a bussare.

 

“Scusate la fretta, avete visto Amy?” Entrò, respirando ancora affannosamente. Vide gli altri due che lo stavano guardando malissimo.

 

“Ma che ti è successo?” Chiese l’altro ragazzo, visibilmente preoccupato.

 

“Non ho tempo per le spiegazioni, mi serve sapere solo se avete visto Amina!”

 

“E’ venuta qui mezz’ora fa, ha voluto parlare con Christy, non chiedermi perché. Piuttosto, come mai la cerchi con tanto affanno?” Orlando non stava dando ascolto ad Elijah. Infatti, si era avvicinato bruscamente alla ragazza.

 

“Per favore, che ti ha detto? E’ importante, per me. Devo assolutamente saperlo…” Disse, supplicandola.

 

“Sapevo che, prima o poi, saresti venuto qui. El, ho bisogno di parlare con lui; potresti uscire un attimo?” L’altro acconsentì, senza fiatare.

 

Christy fece accomodare Orlando sul letto, mettendosi poi accanto a lui. Lei riusciva a distinguere chiaramente la sua preoccupazione, dal suo respiro affannoso. Quando fece per parlare, lui si girò, mostrandole uno sguardo che avrebbe pietrificato chiunque.

 

“Ob? Sei veramente così tormentato per questo fatto?” Chiese lei, dolcemente.

 

“Certo…come biasimarmi. L’ho accusata ingiustamente per una cosa che non ha fatto…per giunta, si è dovuta dichiarare in quel modo…così…Dio, quanto sono stupido!” Si mise la testa tra le mani.

 

“Mi dispiace tanto. Lei te lo avrebbe detto, sicuramente. Da quello che mi ha raccontato, solo Dominic lo sapeva. Ne ero all’oscuro anche io.”

 

“Pensi che mi perdonerà?”

 

“Ti ha già perdonato, Orlando. A lei dispiace molto il fatto che non hai fiducia nei suoi confronti. Come hai potuto pensare che lei stesse con Dom? La tua gelosia è tale che ti ha fatto perdere il lume della ragione!” Lo rimproverò severamente. Le dispiaceva essere così dura, ma doveva farlo.

 

“Lo so, sono talmente geloso che ucciderei ogni uomo che le si avvicina! Però…ti prego, sai dov’è andata?” La guardò di nuovo, con i suoi occhi da cucciolo.

 

“No, non me l’ha detto. Aveva paura che te lo avrei riferito. Mi ha chiesto di dirti che, alle 22.00, dovrai andare alla spiaggia, più giù del ristorante. Non chiedermi perché, non dirmi come mai…so solo che era un messaggio per te; molto importante, suppongo. Hai intenzione di andare?”

 

“Certo che sì. Io la amo e non permetterò che una stupida discussione rovini tutto.”

 

“Mi raccomando, sii prudente. Non fare mosse troppo azzardate e, soprattutto, scusati. Ciò che hai fatto non è imperdonabile…ricordalo. Dovrai essere semplicemente te stesso, il tuo cuore parlerà per te.” Gli accarezzò una guancia. “Ora vai, preparati.”

 

“Sì. Grazie Christy. In questi giorni hai fatto veramente molto per me.” Si alzò, molto più tranquillo.

 

“Siamo amici, no?” Lo vide allontanarsi, correndo verso il suo cottage.

 

Uscì fuori anche lei, stuzzicata dal leggero vento freddo che preannunciava il tramonto. Vide Elijah, appoggiato al muro. Aveva una faccia dalla quale non traspariva la benché minima emozione. Si avvicinò a lui.

 

“Hai sentito tutto?” Chiese, spostando una ciocca di capelli dagli occhi.

 

“Sì.” Le rispose, semplicemente.

 

“Se sei un uomo, dovrai accettare la situazione. Amina non ama te, lei ama Orlando…nulla le farà cambiare idea. Fattene una ragione.”

 

“Lo so” Rise leggermente “Strano il mondo, eh? Tu ami una ragazza che ama il tuo migliore amico…è buffo. In un angolo del mio cuore, sapevo che sarebbe andata a finire così…” Era triste, afflitto. Aveva perso, Amy non sarebbe mai più stata sua.

 

“Sei un bravo ragazzo, El. Vedrai, anche tu troverai qualcuna che ti amerà…l’importante è non avere fretta.” Christy si appoggiò alla sua spalla. “Vogliamo tornare dentro? Fa piuttosto freddo qui fuori…”

 

“Hai ragione. Ormai, quei due non hanno più bisogno di aiuto…dovranno cavarsela da soli.” E rientrarono, insieme, sperando che le cose si sarebbero rimesse a posto, in maniera definitiva. Senza più ma, senza più se, senza più incertezza.

 

…………………………………………………………………………………

 

Alle 21.30, Orlando era giù uscito, per incamminarsi verso la spiaggia. Si sentiva inquieto, come se un uccellino, nel suo cuore, battesse di continuo le ali. Era agitato, terribilmente agitato. Dopo quasi sei mesi, si trovava faccia a faccia con lei, a parlarle dei suoi sentimenti. Quella sera era piuttosto freddo, si era dovuto mettere una felpa abbastanza pesante. Non appena cominciò a calpestare la sabbia, la vide. Stava seduta, sopra ad un grosso sasso, guardava il mare di fronte a lei. La brezza faceva volare i suoi capelli e il vestito, dandole un’aria di innocenza e di purezza. Si avvicinò, lentamente, e si mise a sedere vicino a lei. La vide sussultare, si girò un attimo, poi volse di nuovo il suo sguardo verso le onde.

 

“Alla fine, sei venuto…” Disse Amina.

 

“Come potevo non farlo? Tu mi hai detto di venire qui” La vide rabbrividire, aveva ancora il suo vestito senza maniche. “Vieni qui, non vedi che stai sentendo freddo?” E l’abbraccio, coprendole le spalle.

 

“Perché ti sei comportato così male?” Stavano parlando sottovoce, per non rompere quella meravigliosa atmosfera da sogno.

 

“Se solo avessi saputo la verità…non ti avrei fatta soffrire…”

 

“Ma l’hai fatto. Tu non ti fidi di me, non credi in me…”

 

“Questo non è vero. Sei la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la mia vita. Non so perché ti ho trattata così male, forse perché soffrivo…” Le stava accarezzando i capelli, lentamente.

 

“Orlando, perché mi dici questo? Ti prego, non rendermi le cose più difficili di quanto non lo siano già…” Si era fatta piccola, stringendo a sé le ginocchia.

 

“Aspetta, non parlare. Ti prego, fermiamoci un attimo a guardare le stelle…”

 

Il ragazzo si voltò, innalzando i suoi occhi verso il grande manto celeste. Era un serata magnifica, non c’era neanche una nuvola in cielo. La luna brillava, unico astro in quell’immensa tela blu, grande spicchio di mela, madre dei lupi, speranza degli innamorati. Lo sguardo di Amina era triste, finché non vide qualcosa che attirò la sua attenzione.

 

“L’hai vista? Era una stella cadente!” Si girò verso di lui, contenta. Incrociò il suo sguardo.

 

“Peccato, non ci ho fatto caso.” Rispose, fissandola intensamente.

 

“Come hai fatto a non vederla? Era proprio lassù, vicino alla luna.”

 

“Io stavo guardando una stella molto più bella…stavo guardando te…” Le disse, senza timore, senza paura. Tutto sembrava fatto apposta per loro, tutta la natura li stava aiutando, nessuno avrebbe avuto qualcosa da ridire.

 

“Cos…” Non finì di parlare, le chiuse la bocca con un tenero bacio. Sentì il suo calore, lo sentì vivo. Rispose timidamente al bacio.

 

Le loro menti erano invase da tante emozioni, da tante sensazioni. Quel leggero contatto, quel piccolo gesto aveva risvegliato tante cose che credevano perdute, ormai da troppo tempo. Quante volte avevano sognato quel momento, trepidanti, nell’attesa di essere accettati, di esprimere i loro sentimenti? Nulla di ciò che avevano vissuto era paragonabile a ciò che stava succedendo, mai erano stati così vicini tra di loro, tanto da sentire l’uno il profumo dell’altro. Quando si staccarono, la ragazza guardò a terra, un po’ imbarazzata.

 

“Perché l’hai fatto…” Chiese.

 

“Perché ti amo, non posso più tenertelo nascosto. Oramai da tanto tempo, da troppo. Era un sentimento che gridava a gran voce di voler uscire, ma io lo ricacciavo dentro, il mio orgoglio lo nascondeva. Non me ne importa niente di quello che la gente potrà dire, non mi importa di quello che accadrà…so solamente che io ti amo, nulla potrà mai negarlo.” Le prese il viso tra le mani. La vide piangere a quel contatto.

 

“Orlando…” sussurrò, prima di gettarsi al suo collo. “Anche io…anche io ti amo…ti amo così tanto!” E lo baciò di nuovo. Fu un bacio diverso dal primo; più consapevole, più maturo. Ognuno esplorava avidamente la bocca dell’altro e, ogni volta che le loro lingue si incontravano, il loro corpo esplodeva di mille altre sensazioni. Finalmente, dopo tanto tempo, era il tempo della certezza, la certezza che si amavano reciprocamente. Quando si lasciarono di nuovo, lui le prese le mani, sorridendo.

 

“Ancora non mi hai detto qual’era il tuo desiderio…” Disse, con voce calda.

 

“In teoria non dovrei dirtelo…” Appoggiò la testa alle sue spalle.

 

“Non ti preoccupare, non sei tenuta a farlo.” Rise, leggermente.

 

“…ma il mio desiderio si è già avverato. Tu sei qui, vicino a me, e tanto mi basta.” Lo abbracciò, con le sue mani minute. Gli accarezzò i lunghi capelli ricci, giocando con le punte. Poi rabbrividì di nuovo, l’aria attorno a loro si era fatta gelida.

 

“Forse è meglio tornare al cottage, non vorrei che prendessi un malanno.” Detto questo, le prese una mano e si incamminò verso la loro piccola casa.

 

Camminavano come due adolescenti, tendendosi semplicemente per mano. Lui era davanti, la guidava tra la fitta boscaglia, stando sempre attento a lei. D’un tratto, però, Amina inciampò, ferendosi ad un ginocchio.

 

“Ahi!” Urlò, rimanendo per terra.

 

“Cosa hai fatto?” Chiese Orlando, piuttosto preoccupato.

 

“Mi sono fatta male qui. Accidenti, esce del sangue.”

 

“Vieni, ti riporto su io.”

 

La prese in braccio, cingendola leggermente con le braccia. Era così magra, sembrava che sparisse da un momento all’altro. Non appena varcarono la porta d’ingresso, la lasciò a sedere sul letto e cercò qualcosa con cui poterla medicare. Era solo un piccolo graffietto ma, la prudenza non è mai troppa. Trovò dell’acqua ossigenata e un po’ di cotone, così cominciò a disinfettarla, lentamente, senza farle male.

 

Per lei la tensione si stava facendo troppo pesante. Averlo lì, così vicino, sentire il suo profumo così inebriante…sarebbe impazzita. I suoi gesti erano pieni di sensualità, anche se lui non se ne rendeva conto. Aveva ricominciato a tremare, ma non era per il freddo.

 

“Che ti succede, stai male?” Alzò il viso e, come incontrò il suo sguardo, se la trovò davanti, affannante.

 

“No…sto bene…” E lo baciò, profondamente, come non aveva mai fatto.

 

Lui fu un po’ sorpreso di quella reazione tanto che fu sbilanciato leggermente indietro. Quella sera non voleva fare niente con lei, non gli pareva giusto. Tuttavia, un’altra parte di lui, non sembrava proprio d’accordo.

 

Amina cominciò a dargli dei piccoli baci lungo la mascella, fino ad arrivare al lobo dell’orecchio. Cominciò a sussurrargli delle parole, troppo flebili per capirne il significato. Gli stavo accarezzando i capelli, affondando le dita in quella meravigliosa chioma bruna, così selvaggia e lunga. Passò poi al collo, ripetendo il gesto di prima al contrario, fino ad arrivare alle spalle.

 

Orlando non sapeva più che pesci pigliare, si stava eccitando e non era per niente un buon segno. La sentiva sempre più vicina e vederla lì davanti, solo con quel leggero vestito…era veramente troppo. Faticava a respirare normalmente, aveva cominciato a perdere il lume della ragione. Cominciò a giocherellare con la spallina del suo reggiseno, finché non glielo sfilò dal braccio, lentamente.

 

Lei, nel frattempo, continuava il suo calmo gioco. Era arrivata all’incavo delle spalle, poi era scesa giù, fino alla pancia. Si sentiva una sciocca, ma il suo corpo era come se si stesse muovendo da solo, non rispondeva più a nessun comando. Orlando aveva cominciato a respirare sempre più affannosamente, fino a che non sentì che il suo vestito stava andando giù, lasciandola solamente con la biancheria intima. Si fermò, per un istante.

 

“Mi dispiace io…di solito…non sono così…” Disse, sottovoce.

 

“Lo so…anche io…però, sei tu che…hai cominciato…” Rise, tra un sospiro e l’altro. “Se vuoi, possiamo fermarci…non c’è bisogno che…”

 

“Non ti preoccupare…ancora sono padrona delle mie…azioni…”

 

“Allora…adesso….se non ti spiace…tocca a me…”

 

La sollevò di peso e l’appoggiò sul letto. Era imbarazzatissima ed era persino arrossita, come una bambina. Il ragazzo le sorrise, tranquillizzandola. Le diede un bacio sulla fronte, poi scese giù, fino ai suoi seni. Tolse il reggipetto delicatamente, senza fretta. Era perfetta, proprio come l’aveva immaginata. La guardava dolcemente, mentre la riempiva di carezze e di dolci baci.

 

Fu una cosa molto tenera. Orlando non voleva essere precipitoso, tantomeno rude e violento. Quella sera era speciale. Si erano uniti, erano diventati una cosa sola. Non era stato sesso, aveva fatto l’amore, perché era quello il sentimento che li legava. Erano consapevoli di ciò che li aspettava, sapevano che d’ora in avanti tutto sarebbe cambiato, niente sarebbe rimasto immutato. Era stato il loro cuore a farli avvicinare, a trasformarsi in un'unica e perfetta persona.

 

CONTINUA...

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Capitolo 30
*** Non lasciarmi mai... ***


Capitolo 30 (che effeto mi fa, scriverlo!^^)

Carissime, poi non mi venite a dire che l’autrice non vi vuole bene!^^ Avete visto con quanta velocità vi ho pubblicato il ventinovesimo capitolo? Sono stata brava eh!^^ Ma adesso è meglio lasciar perdere le mie fanfaronate. A proposito, quando avrò un ritaglio di tempo (speriamo di trovarlo!^^) farò lo special extend del capitolo 29…tipo un NC17, tanto per intenderci! Fatemi sapere se siete d’accordo! Ora vi lascio alla lettura!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 30.

Non lasciarmi mai...

 

Quella mattina, Orlando si era svegliato piuttosto tardi ed era anche abbastanza stanco. Aprì gli occhi lentamente, perché la luce che filtrava dalla finestra gli dava abbastanza fastidio. Ripensò a quello che era successo la sera precedente e non riusciva ancora a crederci. Faceva fatica anche solo a pensare al fatto che lui ed Amina…no, non poteva che essere stato un sogno, era stato troppo bello. Sentirla vicina a sé, con il suo naturale profumo. Si girò dall’altra parte del letto ma, con suo grande disappunto, non vide nessuno. Si mise una mano in fronte, sconsolato.

 

“Lo sapevo, era troppo bello per essere vero!” Disse ad alta voce, come se stesse parlando a sé stesso.

 

“Adesso ti metti pure a parlare da solo?”

 

Nel sentire quella voce, Orlando si alzò scattando dal letto. Solo in quel momento notò che da una parte era disfatto, segno che ci aveva dormito qualcuno. Alzò lo sguardo e la vide. Indossava la sua camicia, senza averla abbottonata. Sotto non aveva niente. I suoi capelli erano tutti arruffati e stava tranquillamente al balconcino, guardando il panorama. Il ragazzo si infilò i suoi boxer e, velocemente, andò verso Amina.

 

“Siamo mattinieri eh?” Disse, dandole un tenero bacio sulle labbra e cingendola alla vita con le braccia.

 

“No, mio caro. Sei tu quello in ritardo. Sono quasi le undici!” Rispose, non nascondendo un tono fortemente ironico.

 

“Guarda che è tutta colpa tua! Sei tu quella che mi ha costretto a fare tutta quella ginnastica, questa notte!”

 

“Certo, come se a te dispiacesse! Ma fammi il piacere…chi è che ha voluto farlo ben CINQUE volte?” Si girò verso di lui, sorridendo.

 

“Lo ammetto, è colpa mia!” Poi le diede un veloce bacio sulla guancia, guardandola dolcemente. “Sei sicura di non esserti pentita? Voglio dire…”

 

“No, io non sono affatto pentita di ciò che ho fatto. Sono convinta che, quando due persone si amano, possono dare sfogo ai loro sentimenti, in qualsiasi modo. Se ciò ha comportato fare l’amore con te…ben venga, bisogna sfogarci più spesso!” Disse, senza arrossire neanche un po’.

 

“Sai, non ti facevo capace di dire le cose così a bruciapelo!” Rise “Però, obbiettivamente, sei stata molto brava, complimenti!”

 

“Idem con patate, caro il mio Ob!” E lo baciò, appassionatamente.

 

“A proposito…perché hai preso la mia camicia senza permesso?” Chiese, staccandosi per un attimo da lei.

 

“Questa? Beh, mi scocciava tantissimo mettere il vestito di ieri sera. E’ stata la prima cosa che ho trovato. Però, se non ti va bene, tienila!” E la tolse, rimanendo completamente nuda.

 

Orlando era vicino all’infarto. Quella pazza non si era per niente accorta di essere come mamma l’ha fatta, per giunta vicina alla finestra. L’avrebbero potuta vedere!

 

“AAAAAAHHHHHH!!” Urlò, prima di riportarla dentro di peso. “MA CHE TI SEI IMPAZZITA!!!”

 

“No, sono sanissima! Scusa, tu puoi uscire in boxer e io non posso uscire nuda?” Era serissima ma, da un momento all’altro, si sarebbe messa a ridere.

 

“NO CHE NON PUOI USCIRE NUDA!! DIO SANTO, TI POTREBBE VEDERE CHIUNQUE!!” Era agitatissimo, sperava con tutto il cuore che nessuno si fosse accorto di niente.

 

“E anche se fosse? Io non vedo tutti questi problemi che ti fai tu…”

 

“Io invece sì! Non voglio che qualcuno ti veda così…beh…bellissima…soltanto io voglio avere questa possibilità” Abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato. In tutta la sua vita, non era mai riuscito ad essere così romantico.

 

“E dai, scherzavo!” Disse Amina, dandogli un bacio sulla fronte “L’ho fatto soltanto per metterti alla prova e, vista la tua reazione…sono contenta!”

 

“Cattiva!” Le disse, abbracciandola di nuovo. “Non farmi mai più questi giochetti del cavolo! E, visto che per poco non mi facevi morire di crepacuore, ora devi farti perdonare…” Aveva assunto un tono di voce molto sensuale.

 

“Andiamo Orlando, è tardi! Dovremmo già essere al ristorante a fare colazione!” Lei aveva capito quali erano le sue intenzioni.

 

“Ti preeeego!”

 

“Per favore, non metterti a fare i capricci! Lo faremo quante volte vuoi, ma dopo aver mangiato, chiaro?” Gli puntò un dito al naso. “CHIARO?”

 

“Uffa…sei una guastafeste!” Stava cominciando ad allungare la mano destra, finché la ragazza non gli diede un pizzicotto.

 

“ORLANDO?!” Disse, con tono severo.

 

“Ho capito, HO CAPITO! Andiamo a vestirci.”

 

Senza indugiare oltre, tutti e due aprirono l’armadio per cercare qualcosa di decente da mettersi. Amina indossò un paio di jeans piuttosto larghi, una canottiera e, dulcis in fundo, la camicia di Orlando. Il ragazzo, un po’ contrariato da quello che era successo prima, scelse un paio di pantaloni di lino e una maglietta a maniche lunghe. Quel giorno era abbastanza caldo e, mentre camminavano per raggiungere il ristorante, si erano presi per mano, come per fare pace. Non appena videro l’edificio, notarono subito Christy ed Elijah, che sedevano in un tavolo fuori, all’aria.

 

“Salve ragazzi! Ce ne avete messo di tempo!” Urlò Cry, agitando la mano.

 

“Vallo a dire a quel poltrone di Ob! Io ero già sveglia alle nove, lui si è alzato dieci minuti fa!”

 

“Cosa? Per tua informazione è a causa tua se io…” Orlando non riuscì a finire la frase che ricevette un sonoro calcio negli stinchi.

 

“Che stavi dicendo?” Chiese Elijah.

 

“…niente…”

 

“Ehm…piuttosto, che ci avete preso da mangiare?” Disse Amy, cercando di cavarsi da quella situazione.

 

“Beh, c’è un po’ di tutto. Latte, the, caffè, qualche brioches, dei cornetti; senza contare che abbiamo faticato tantissimo per far capire a quelli dell’agriturismo che volevamo da colazione! Non capivano un acca di inglese e, alla fine, ci hanno dato tutto quello che avevano, quindi…favorite pure!”

 

Mangiarono piuttosto in silenzio e Christy ed Elijah, che di certo non erano stupidi, avevano capito all’istante che era successo qualcosa. Senza contare che Amina stava indossando la camicia preferita di Orlando, il che era tutto dire. Però, per conservare la loro privacy (e in modo particolare la loro dignità^^) preferirono non toccare l’argomento. Alla fine della colazione, Ob portò via El con una scusa qualunque per potergli parlare a quattr’occhi di quello che era successo quella notte. Non voleva farlo davanti alle due ragazze, per evitare di mettere Elijah ancora più in difficoltà. Alla fine, anche Christy ed Amina rimasero da sole.

 

“Allora Amy, sei sicura di non dovermi dire qualcosa?” Chiese Cry, molto curiosa.

 

“Io…beh…niente!” Provò a sorvolare l’altra ragazza.

 

“Sì, come no! Ma a chi vuoi prendere in giro? Sentiamo allora, come mai stai indossando la camicia di Orlando?”

 

“Me l’ha prestata, ecco tutto! Non mi sembra ci sia niente di male!”

 

Christy si alzò di scatto e, in un secondo, diede un sonoro crucco sulla testa ad Amina. Per un momento rimase seria, poi scoppiò a ridere.

 

“Ma sei idiota! Mi hai fatto male!” Urlò Amy, massaggiandosi la testa.

 

“No, sei tu che vuoi prendermi per fessa! Sputa il rospo, ALL’ISTANTE!”

 

“Va bene, non c’è bisogno di scaldarsi così! Prima stavo solo scherzando.” Invitò l’amica a sedersi.

 

“Vai, sono pronta!” Disse Christy, baciando il punto dove l’aveva colpita. “E scusa per prima, credevo di averti fatto meno male!” Rise.

 

“Ok, scuse accettate. Allora, da dove posso cominciare? Beh, tu sapevi già della mia orrenda…dichiarazione. Avrei voluto fargliela in un momento molto più romantico ma Orlando, accidenti a lui! Sempre a rompere le uova nel paniere! C’ero rimasta così tanto male che, dopo essere venuta da te, ho girovagato molto nel parco. Non riuscivo a trovare pace, non sapevo cosa fare. Alla fine mi sono fermata alla spiaggia, nella speranza che lui arrivasse. E’ venuto. E’ stato così dolce, così romantico…aveva detto di amarmi. Poi, beh, il resto te lo puoi anche immaginare. Quando siamo tornati al cottage abbiamo…” Era arrossita visibilmente.

 

“Avete?” Chiese Christy. Sapeva bene che era successo, ma voleva sentirlo dalle sue labbra.

 

“Sì, insomma…lo sai no?”

 

“No…perché non me lo dici tu?”

 

“ABBIAMO FATTO L’AMORE! SEI CONTENTA!” L’aveva detto così ad alta voce che si erano girati tutti. Amy era imbarazzatissima e lanciò uno sguardo gelido all’altra. “Ecco, adesso sei soddisfatta? Lo sanno tutti quelli che erano qui…”

 

“Sì, sono contentissima! Non ne potevo veramente più di sentirlo piangersi addosso! Ma tu…te ne sei accorta soltanto quando te l’ha detto?” Chiese, un po’ stupita.

 

“A-ha…perché?”

 

“Niente. Adesso ho capito come hai fatto a farlo innamorare. Non sottovalutare l’effetto che tu stessa hai sulle persone, Amy.” Disse, dolcemente.

 

“Eh? Io? Ma io non ho fatto niente…”

 

“Vuoi sapere a cosa mi riferisco?”

 

“Sì!” Disse lei, trepidante.

 

“E invece non te lo dico…” Disse Cry, appoggiando la sua mano su quella di Amina “E’ meglio che tu non sia consapevole di questa tua qualità…va bene così”

 

Altrove…

 

……………………………………………………………………………………

 

Orlando aveva portato Elijah in un posto più tranquillo, vicino al laghetto dove, il giorno prima, Amina aveva commemorato suo padre. Si misero a sedere sull’erba ma, nessuno dei due, se la sentiva di parlare. Ob si sentiva veramente un verme; aveva rubato al suo migliore amico la ragazza. Non sapeva come dirglielo, era veramente troppo difficile. Finché, contro ogni sua aspettativa, fu El a parlare.

 

“Mi hai fatto venire fin qui per parlarmi di Amina, sbaglio?” L’altro ragazzo annuì con la testa. “Avanti, dimmi pure.”

 

“Ecco, non so bene come dirtelo. Vedi…io ed Amy siamo, penso, ehm…fidanzati. Non so bene come sia potuto succedere ma, ieri sera, in riva al mare…Prima era successo un casino, l’avevo accusata di essere falsa, perché credevo che si fosse messa con Dominic senza dire niente a nessuno. Poi invece…ha detto di essere innamorata di me.” Non lo stava neppure guardando.

 

“Cosa le hai risposto?”

 

“All’inizio niente. Mi aveva colto alla sprovvista. Poi dopo sono venuto da te e Christy e alle 22.00 sono andato in spiaggia da lei. Le ho detto la verità: cioè che la amavo. Quando siamo tornati al nostro cottage, in seguito, abbiamo fatto…beh…abbiamo fatto l’amore.”

 

Quando, in quel momento, Orlando alzò la testa, vide Elijah di fronte a lui, con la mano alzata: stava per dargli un pugno. Non doveva muoversi, non voleva muoversi; era ciò che meritava. Alla fine, l’altro ragazzo abbassò il braccio, sospirando.

 

“Perché non me lo hai mai detto? Perché non mi ha mai detto che l’amavi?” Disse, con un tono di voce un po’ triste.

 

“Perché, fino a poco tempo fa, non ne ero consapevole neanche io. Quando me lo avevi chiesto, quel giorno, io ero stato sincero. Davvero, non credevo di amare Amina.”

 

“La vita è proprio strana, non credi? Fino ad un anno fa, non la conoscevamo nemmeno, poi…ci siamo cascati come due pere cotte tutti e due.” Rise così di gusto, che contagiò anche Ob. “Però siamo amici. Io me ne sono fatto una ragione, lei mi vuole bene soltanto come amico. Se il suo fidanzato sei tu, allora va bene. Sempre meglio che vederla tra le braccia di uno sconosciuto, non credi?”

 

“Non sei arrabbiato con me? Diamine, credevo che mi avresti ammazzato di botte!” Diede una pacca sulla spalla all’amico.

 

“No, non riuscirei mai ad incavolarmi con uno di voi due. Amina ho fatto la sua scelta e io la rispetto fino in fondo. Tuttavia, devi promettermi una cosa: non dovrai mai farla soffrire. Non sopporterei di vederla star male per colpa tua.”

 

“Certo, la tratterò con i guanti bianchi…amico mio.”

 

“Mi raccomando, questa è una promessa che dovrai mantenere. Se non la rispetterai, ti ucciderò con queste mie stesse mani.” Disse Elijah, mostrandogli il pugno “Ci siamo capiti?”

 

“Sì, ho capito tutto quanto. Vogliamo tornare? Penso che quelle due cominceranno ad avere qualche sospetto e non vorrei che cominciassero a pensare male…ne va della mia reputazione!” Rispose, in tono canzonatorio. Si alzò stiracchiandosi.

 

“Già! Poi, dopo, quella squilibrata di Amy mi fa a fettine!” E risero di nuovo, insieme.

 

Il resto della giornata passò piuttosto tranquillamente e, con grande sollievo di tutti, Elijah aveva continuato a comportarsi normalmente, come se non fosse successo niente. Il pomeriggio andarono a fare un picnic in riva al mare poi, finito di mangiare, affittarono un pedalò e andarono a vedere un po’ l’isola. La sera, dopo cena, il gestore aveva organizzato un piccola serata danzante e tutti quanti, compresi loro quattro, fecero baldoria. Christy invitò di nuovo El a ballare, per farlo divertire un po’.

 

“Che dici, andiamo anche noi a ballare?” Chiese Orlando, sorridendo.

 

“Senza offesa Ob, ma ho ancora i postumi di quella serata a Firenze. Ti prego, risparmiami!” Disse Amy, indicando il suo piede destro, leggermente gonfio.

 

“Allora avrei un idea. Seguimi.”

 

La portò verso gli alberi, inoltrandosi un po’ nel bosco. Si fermarono in una piccola radura, dove si poteva sentire ancora il suono della musica, proveniente dal ristorante. Orlando abbracciò Amina, tenendola stretta a sé e cominciando a muoversi lentamente. Non stavano propriamente ballando, si muovevano semplicemente. Intanto, dall’edificio lì vicino, arrivava chiara la melodia di una vecchia canzone…

 

E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte;

ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte:

io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero,

e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro;

stringi i pugni ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento;

copri l’amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello:

a volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo, sogna quando sale il vento nelle vie del cuore,

quando un uomo vive per le sue parole o non vive più;

sogna, ragazzo, sogna, non lasciarlo solo contro questo mondo,

non lasciarlo andare, sogna fino in fondo, fallo pure tu…

Sogna, ragazzo, sogna quando cala il vento ma non è finita,

quando muore un uomo per la stessa vita che sognavi tu;

sogna, ragazzo, sogna, non cambiare un verso della tua canzone

non lasciare un freno fermo alla stazione, non fermarti tu…

 

Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre:

perché hai già vinto, lo giuro, e non ti possono fare più niente;

passa ogni tanto la mano su un viso di donna, passaci le dita:

nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita.

E la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere;

la vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare

la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire,

pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire

 

Sogna, ragazzo, sogna quando lei si volta, quando lei non torna,

quando il solo passo che fermava il cuore non lo senti più:

sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni, passerà l’amore,

passeran le notti, finirà il dolore, sarai sempre tu.

Sogna, ragazzo, sogna, piccolo ragazzo nella mia memoria,

tante volte tanti dentro questa storia: non vi conto più;

sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania,

manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.

 

“Questa canzone è bellissima, di chi è?” Chiese Orlando, sussurrando.

 

“Credo che sia di Roberto Vecchioni. Vuoi sapere di cosa parla?” Lui annuì. “E’ un incoraggiamento a sognare, perché in quel modo ognuno può realizzare ciò che vuole.”

 

“Io ho sognato te…e ora sei qui, accanto a me.” Si guardarono negli occhi. “Tu per me sei come la stella polare: l’unica cosa che devo seguire quando mi perdo. Prometti che non mi lascerai mai? Prometti di non farmi mai stare da solo?”

 

“Te lo prometto.” E si baciarono.

 

Orlando, che non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, con lei riusciva ad essere sé stesso. Sapeva che Amina non gli avrebbe mai riso in faccia, che non avrebbe mai calpestato i suoi ideali e le sue parole. Però, come ogni uomo, aveva fatto una cosa stupida. Ancora non se ne rendeva conto ma, quello che aveva guadagnato con tanta fatica, forse se ne sarebbe andato per sempre, come un sogno effimero.

 

CONTINUA...

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Capitolo 31
*** Sorriso effimero. ***


Capitolo31

Mi dispiace di aver pubblicato così tardi ma, cercate di capirmi! Ho sfornato quattro capitoli in una settimana; un vero record per me!^^ In compenso, facendo quattro calcoli, sono arrivata alla conclusione che, per finire la storia, mi mancano sì e no 5 o 6 cap. Da una parte sono contenta, così almeno potrò iniziare la mia nuova fanfic! Dall’altra, invece, sono un po’ triste! Mi ero affezionata alle avventure di Amy & Co. Vabbè, così è la vita!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 31.

Sorriso effimero.

 

E così, purtroppo, anche quella breve vacanza in Italia era giunta al termine. Però, ognuno di loro, nel loro piccolo era cambiato…chi in bene, chi in male. Orlando ed Amina erano riusciti, dopo tanto tempo, a confessare i loro sentimenti; Elijah si era definitivamente arreso all’evidenza mentre Christy era molto contenta del suo operato. La mattina dell’ultimo giorno, presero i bagagli a malavoglia e, dopo essere saliti sulla nave che li avrebbe portati a Livorno, sarebbero tornati in America. Fu un viaggio silenzioso, ognuno di loro era molto dispiaciuto di dover lasciare quel bel parco che, in qualche modo, era diventato la loro seconda casa. In aereo, come al solito, El si addormentò all’istante mentre Cry lo raggiunse poco dopo. Gli unici rimasti svegli furono Amy ed Ob.

 

“Sai, delle volte mi viene da pensare che, noi due, siamo proprio anormali! E’ mai possibile che, quando siamo in aereo, non abbiamo sonno?” Disse la ragazza, indicando i due amici che dormivano beati.

 

“Non so davvero che dirti. In tutta onestà io non ho paura di volare, però…boh, stare sveglio mi fa stare più tranquillo.” Orlando le prese le mani.

 

“E’ incredibile, non ti pare? Quando siamo arrivati qui in Italia eravamo due ottimi amici mentre ora…beh, oserei dire che siamo fidanzati!”

 

“Evidentemente, era destino che fosse così, no?” La guardò negli occhi.

 

“Sì, penso proprio di sì. Piuttosto, cosa faremo quando torneremo a casa?”

 

“Non capisco dove vuoi arrivare.” Disse, un po’ stranito.

 

“Beh, tu sei un divo del cinema mentre io…una ragazza che vive tranquilla e beata in una piccola casa in periferia. Sarò sincera con te, non voglio che in giro sappiano che io sono la tua ragazza. Non fraintendermi, non è perché mi vergogno” Rise “E’ solo che vorrei continuare a vivere ai miei ritmi, senza essere catapultata in un mondo dove non ho niente da spartire. Mi capisci?”

 

“Sì, ti capisco. Però continueremo a frequentarci come al solito, se non di più, vero? Lo sai che non posso starti lontano più di tanto.” Le diede un dolce bacio sulle labbra. “Quando torniamo a casa, ti do le chiavi del mio appartamento, ok?”

 

“Non sarà un po’ presto per andare a vivere insieme?” Chiese Amina, un po’ titubante.

 

“Diciamo che non è convivenza. Piuttosto, quando vorrai venire a trovarmi, hai le chiavi. Punto e a capo. Almeno non starai sempre attaccata al telefono per sapere se ci sono.”

 

“Se la mettiamo in questi termini, allora va bene. Quando avrò tempo, ti farò anch’io un duplicato delle chiavi.” E lo baciò.

 

Da quando erano tornati in America, le loro vite si erano fatte ancora più frenetiche. Orlando, anche se aveva tanti buoni propositi, era pur sempre impegnato con Pirates of the Carribean 2 e, di conseguenza, il tempo da dedicare ad Amy era pur sempre poco. Christy doveva continuare il suo lavoro di modella che, tra qualche settimana, l’avrebbe portata addirittura in Giappone. Elijah era impegnato con il suo lavoro di doppiatore mentre Amina aveva avuto una scadenza da rispettare: aprire il locale entro la prossima settimana. In ogni caso, i due fidanzati novelli, trovavano sempre cinque minuti da dedicarsi. Quella sera, dopo una cenetta a lume di candela a casa di Ob, erano finiti di nuovo a letto insieme. Prima di dormire, però, avevano approfittato per parlare un po’.

 

“Ehi, ma lo sai che ho finito di arredare il locale? Mark ha già trovato il personale e quindi, tra una settimana, aprirà il ‘Desire’. Abbiamo deciso di dargli questo nome sotto gentile concessione degli U2. Quella canzone, a me personalmente, piace un casino.” Amina aveva appoggiato la testa al suo petto e, lentamente, gli accarezzava i capelli.

 

“Sono molto contento per te” Disse lui, sorridendo. “Però, senza offesa, io quella canzone non la conosco.”

 

“Non ti preoccupare, si rimedia a tutto. Sarà l’inno del mio locale, l’ultima canzone che verrà messa dal deejay. A proposito, domani devo andare a fare una cosa, quindi non sarò in casa per tutto il giorno.”

 

“E dov’è che vai di bello?”

 

“Segreto! Sarà una sorpresa!”

 

“Benissimo, io adoro le sorprese!”

 

“E io adoro te…”

 

Si addormentarono così, uno vicino all’altra, senza rendersi conto che, probabilmente, sarebbe stata la loro ultima notte insieme. Quei due giorni passarono in fretta. Era una calda mattina di giugno quando accadde ciò a cui nessuno avrebbe mai pensato. Per tutta la giornata, Billy Boyd sarebbe stato ospite in casa Bloom visto che, a causa di alcune interviste, era dovuto andare in America. Inutile dire che Orlando era molto contento di poter rivedere un suo vecchio amico. Non appena suonò alla porta, andò ad aprire tutto esaltato.

 

“Ehilà Billy! Da quanto tempo non ci si rivede!” Disse, dandogli un’affettuosa pacca sulle spalle.

 

“Da troppo amico, da troppo!” Anche lui contraccambiò il gesto.

 

“Non vorremo mica restare a parlare fuori?! Entra, così ci facciamo una bella chiacchierata, come ai vecchi tempi!” E lo fece accomodare su una delle sedie, in cucina. “Allora, che si dice di bello in Scozia?”

 

“Mah, niente di che. Piove come al solito. Sono venuto qui in America solo perché dovevo fare qualche intervista e, visto che il caro Legolas era disposto ad ospitarmi...”

 

“Smettila di chiamarmi con quello stupido nome! E’ vero, gli sono molto affezionato, ma sta diventando la mia condanna!” Disse, mettendosi a ridere.

 

“Andiamo, che neanche ti dispiace! Su, raccontami qualche pettegolezzo made in Usa, sono proprio curioso!”

 

“Credo che non ci sia niente da dire. Anche perché, se per esempio ti dico Christy Anderson, non credo che sapresti chi è!”

 

“Infatti non la conosco. Come mai hai fatto il suo nome?”

 

“Pensavo che il caro David te l’avesse detto! E’ la sua nuova fidanzata!”

 

“Cosa? Ma tu pensa…quello stronzo! Siamo suoi amici e non ci dice mai niente! Ah, ma vedrai se gliela facciamo pagare!” Rispose, con voce piuttosto allegra.

 

“Dai, lascia perdere. Quei due hanno dovuto patire le pene dell’inferno per mettersi insieme! Si erano conosciuti non so quanti anni fa in Australia e hanno aspettato tutto questo tempo. Veramente, fagli vivere la loro vita!”

 

“Adesso che mi ci fai pensare…” I suoi occhi avevano assunto una strana luca, cattivo segno.

 

“Lo sai che non mi piaci quando fai così! Sentiamo, quale diabolica cosa ti è venuta in mente?”

 

“Che fine ha fatto quella strana ragazza che abbiamo conosciuto quella volta in Italia? Ma sì, quella con i capelli rossi…molto carina…alla fine ce l’hai fatta a vincere quella scommessa?”

 

“Scommessa? Sai, ad essere sincero non mi ricordo nemmeno bene quali erano le condizioni.”

 

“Tu dovevi portartela a letto entro un anno e, se ci fossi riuscito, Elijah avrebbe dovuto organizzare delle feste per un mese intero. Adesso ti ricordi? Cioè, mi sono ricordato io che, a momenti, mi scordo anche come mi chiamo…”

 

“Ah, per quello, ne avrei vinte almeno un centinaio di scommesse, con tutte le volte che ci sono andato a letto! Però…”

 

Orlando sentì qualche rumore provenire dalla cucina. In quel momento non ci fece caso ma, in ogni modo, smise di parlare. Rifletté un attimo, poi arrivò alla conclusione che fosse caduto qualcosa.

 

“Mi dicevi?” Chiese Billy, piuttosto impazientemente.

 

“Oh, scusami, ero un attimo soprappensiero. Dicevo…però non me la sento di tirare fuori quella vecchia scommessa. Mi sono accorto, per la prima volta dopo tanto tempo, che la amo. Non è stato il classico colpo di fulmine, diciamo che sembrerebbe più una cosa graduale. Nessun uomo potrebbe resistere al suo fascino, e non intendo solo la bellezza esteriore, ma anche quella interiore. E’ una ragazza così piena di vita…è impossibile non innamorarsi.” Disse queste cose con occhi sognanti, come se l’avesse davanti agli occhi.

 

“Chi l’avrebbe mai detto? Alla fine anche tu sei cascato sulla trappola di una donna! Ma dimmi, ti piace così tanto?”

 

“Tantissimo, mi piace da impazzire, da perderci addirittura la testa. E’ la persona più fantastica che io abbia mai conosciuto e, ora che l’ho presa, non voglio di certo perderla.”

 

Orlando e Billy chiacchierarono ancora a lungo e, quando furono le 17.00, quest’ultimo dovette andare via a causa della sua famosa intervista. Ob rimase un po’ in casa, nella speranza che Amina venisse a trovarlo. Gli aveva detto che aveva preparato una sorpresa per lui e così, preso dall’impazienza, andò a casa sua. C’era il cancello di legno aperto. Strano. Si solito, se c’era, lo chiudeva sempre per evitare che qualche animale domestico andasse nel suo giardino. Le finestre erano tutte chiuse e, per un momento, pensò che non ci fosse. Aprì la porta con il suo duplicato delle chiavi e, varcata la soglia, dovette accendere la luce a causa del buio intenso.

 

“Ma che diavolo è successo qui?” Disse, un po’ incredulo.

 

Si guardò un po’ intorno e vide due o tre piatti che erano stati gettati per terra, rotti in mille pezzi. All’inizio pensò che ci fosse stato un ladro e così andò a vedere in camera da letto, per scoprire se avevano rubato qualcosa. Trovò Amina, seduta sul letto, con un libro in mano. Non stava leggendo, sfogliava troppo velocemente. Quando lo vide, si alzò e andò in cucina, sedendosi sul divano.

 

“Amy, ma che ti è successo?” Chiese, piuttosto preoccupato. Provò ad abbracciarla ma lei si divincolò in un momento.

 

“…niente…proprio niente…” Rispose, stizzita.

 

“Per favore, non metterti a fare la ragazzina. Mi dici che è successo?”

 

“Perché, invece, non me lo dici tu?”

 

“Mi stai dando parecchio fastidio. Smettila di comportarti così!” Si stava arrabbiando.

 

“Così? Io dovrei smetterla di comportarmi così? Per tua informazione, io non mi sto comportando così…” Aveva alzato un po’ la voce.

 

“Adesso basta! Finiscila! Mi vuoi dire che ti ho fatto se, praticamente, non ci siamo visti per tutto il giorno?”

 

“Non ti ho visto, questo è vero, ma ti ho sentito…allora, deve essere incredibilmente appagante riuscire a vincere una scommessa, non è vero? Suppongo che adesso sarai contento, Elijah è costretto a fare delle feste per un mese…” Lo guardava torva. Era infuriata, anche se non sembrava.

 

“Tu…tu hai…sentito la mia conversazione con Billy?” Era la fine. Il ragazzo era così smemorato che si era dimenticato di annullare quella stupida scommessa.

 

“Avrei tanto voluto evitarlo, credimi. Ma in questo modo, almeno, non soffrirò più di tanto. Sarai contento, adesso potrai andare in giro mostrando il tuo trofeo…”

 

“Tu fino a dove hai ascoltato?”

 

“Quanto basta. Poi non ce l’ho fatta a rimanere…sei un ipocrita, Orlando…perché non mi hai mai detto la verità in tutto questo tempo!”

 

“Io…Amy, non è come pensi…dopo che tu te ne sei andata ho detto a Billy che…”

 

“BASTA! Non voglio ascoltare una sola parola! Qualsiasi scusa tu offra, non otterrai il mio perdono! I miei sentimenti erano sinceri e tu li hai calpestati come un mucchio di stracci!”

 

“Ti prego, stammi a sentire un momento! Prima che tu te ne andassi ho detto a Billy qual’era la verità; io ti amo Amina, non ho bisogno di nasconderlo!” Pregava con tutto il cuore che, da un momento all’altro, si sarebbe svegliato da un incubo.

 

“Stronzate. Sono solo belle parole, niente di più. Puoi dire ciò che vuoi ma non cambierà la situazione!” Era all’orlo delle lacrime.

 

Cristo Santo, vuoi lasciarmi parlare?” Le urlò in faccia.

 

“Bene, sentiamo cosa ha da dire il signor Orlando Bloom dall’alto della sua onnipotenza. Sono proprio curiosa.”

 

“Basta, mi fa male sentirti parlare in questo modo. Io avevo fatto quella stupida scommessa quando non ti conoscevo ancora, non sapevo che sarebbe finita così! Ero stato ferito nell’orgoglio, quando non mi hai riconosciuto, così io ed Elijah avevamo deciso di prenderci una rivincita. E’ stata una cosa innocente, te lo giuro! Già da tempo avevo deciso di annullarla poi, tra un cavolo e l’altro, non ci abbiamo più ripensato. Credimi, io ti amo, non farei mai nulla per farti soffrire.”

 

“Eppure l’hai fatto…anche se non volevi…” Una lacrima stava scendendo sulle sue guance. Il suo volto era triste, si sentiva malissimo. L’unica persona in cui credeva, l’aveva appena tradita. Lo guardava negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo.

 

Orlando si sentiva una bestia. Era la prima volta che la vedeva in quella maniera. Sapeva che era colpa sua però, non sapeva che dire, non sapeva che fare. Qualsiasi parola avesse detto, non avrebbe risolto la situazione.

 

“Ti scongiuro non…non piangere…” Provò ad asciugarle una lacrima con il pollice ma lei si girò subito dall’altra parte.

 

“Fuori…” Disse lei, piano.

 

“Cosa?”

 

“Esci immediatamente da casa mia…”

 

“No, ti prego…”

 

“FUORI!” Stava con le braccia conserte e la testa bassa.

 

Orlando uscì, senza opporre resistenza. Mentre camminava lungo il vialetto, si girò un attimo e la vide, appoggiata alla porta, con una mano sulla fronte.

 

“Ti amo, non dimenticarlo mai.” Le disse, con voce triste.

 

“Ti amavo…ora non ne sono più tanto convinta…” E chiuse la porta dietro di sé, lasciando il ragazzo con il suo dolore.

 

Mai, come quella volta, si era sentito uno stupido. Prese la macchina e ritornò a casa, cercando di liberare la mente dai cattivi pensieri. Non appena varcò l’uscio, notò una cassetta, lasciata cadere vicino al portaombrelli. La rigirò un attimo tra le mani, non aveva nessuna scritta. Spinto dalla curiosità, la mise sul videoregistratore e rimase di sasso. Davanti a lui c’era Amina, probabilmente in uno studio televisivo, a giudicare dallo sfondo.

 

“Ciao Orlando! Probabilmente devi essere tu, questa cassetta l’ho preparata apposta per te. Te l’avevo detto, no? Che ti avrei fatto una sorpresa? Adesso non scappare fuori con la scusa che non ti ricordi! Vabbè, farò finta di crederti. Sai, in questa cassetta c’è un video che ho girato con Robbie Williams, per ripagarmi di un piccolo favore che gli avevo fatto. E’ una canzone molto bella, a me piace tantissimo! Ho deciso di girare questo piccolo video introduttivo perché volevo regalarti qualcosa di unico, speciale…per la persona più incredibile che io abbia mai conosciuto! Ricordati che ti amerò sempre!”

 

Dopo quella piccola chiacchierata, c’era subito il video musicale. Era una canzone molto bella, si chiamava Revolution. I cantanti erano Amina e Robbie. Orlando stava piangendo, non ricordava nemmeno più quando aveva pianto per l’ultima volta. Lei era sempre stata sincera e leale mentre lui…era stato veramente meschino, ecco la verità. Ma non si sarebbe arreso, mai e poi mai. Amy era qualcosa di troppo speciale per lasciarla andare, come un po’ di sabbia tra le dita.

 

CONTINUA...

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Capitolo 32
*** Il vero amico... ***


capitolo 32

Giuro, oggi scrivo solamente perché è la mia scadenza attuale!^^ Ho un mal di testa fotonico (basta con il rhum, ho deciso!). Cavoli, ieri sera ho fatto tanti di quei gattini da riempire uno scatolone intero! Vabbè, speriamo che comprenderete il mio stato d’animo!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 32.

Il vero amico…

 

Quella notte Orlando non era riuscito a chiudere occhio. Stava così male che, ogni volta che provava ad addormentarsi, aveva davanti a lui la scena di quel pomeriggio. Vedere Amina piangere per lui, era stato terrificante. Si era sentito un verme e, più ci ripensava, più si rendeva conto di essere spregevole. Non sapeva cosa fare ma, di sicuro, doveva farsi perdonare da lei, per farle capire che tutto era cambiato da quel 22 gennaio. Preso dall’agitazione e dalla disperazione, prese le chiavi della macchina per andare da Elijah. Fece tutto il tragitto molto velocemente e, quando l’amico andò ad aprire alla porta, fu molto sorpreso di vedere Ob lì.

 

“Ehi, ma cosa succede? Come mai sei così trafelato?” Chiese El, abbastanza stupito.

 

“Non preoccuparti per me. Ho bisogno di parlarti, adesso.” Rispose secco, non ammetteva repliche.

 

“Prego, accomodati.” Lo invitò in salotto. “Allora, vuoi dirmi che c’è di tanto importante? Non credo che saresti venuto qui se non ci fosse stata un’urgenza.”

 

“Tu non puoi nemmeno immaginare in che razza di casino mi sono ficcato. L’altro giorno, quando Billy è venuto a casa mia, abbiamo riparlato di quella famosa scommessa che avevamo fatto alcuni mesi fa…” Non riusciva a guardarlo negli occhi, il suo sguardo era rivolto alle sue mani, che si stavano muovendo nervosamente.

 

“Scommessa? Quale scommessa?”

 

“Come sarebbe a dire? Non ti ricordi che l’avevamo fatta io e te?! Quando c’era stata la première de ‘Il ritorno del re’ in Italia e abbiamo conosciuto Amina.”

 

“Non riesco a…” Si stava grattando il mento, finché non ebbe l’illuminazione. “Adesso ricordo! Tu dovevi portarti a letto Amy entro un anno! Avevo deciso di fare un termine di scadenza così lungo perché, in quel momento, non avrei mai creduto che sarebbe venuta in America. Non mi dirai che…”

 

“Esatto, ha scoperto tutto. Come ti ho già detto, ne stavo parlando con Billy. Già da un po’ di tempo lei aveva le chiavi di casa mia e, sfortunatamente, ha sentito tutto. Cioè, tutto è un po’ riduttivo. Lo sai come sono fatto, all’inizio me la sono tirata un po’ perché ero riuscito nell’impresa, ma poi ho anche detto che adesso l’amo.”

 

“Scusami ma, io non vedo tutto questo problema. Se lei ha sentito dalla tua stessa bocca che l’ami…” Elijah non riusciva proprio a capire.

 

“E’ questo il punto! Ha sentito solo la prima parte della nostra discussione! Quando sono andato a casa sua, abbiamo cominciato a litigare e….e…si è messa a piangere. Sono distrutto, non so cosa fare. Se non riesco a risolvere la situazione al più presto è finita! Non voglio perderla, mi capisci?” Adesso lo stava fissando; i suoi occhi erano sinceri, come mai lo erano stati in passato.

 

“Certo che ti capisco! Io ti aiuterei tanto volentieri ma…non credo che Amy abbia voglia di parlare con me. Pensaci bene, io sono colpevole esattamente come te. In ogni caso, devi cercare di parlarle sinceramente ma, soprattutto, dalle il tempo di reagire. Probabilmente, in quel momento, era così scossa che non è riuscita a dirti cosa pensava veramente. Secondo me dovresti aspettare.”

 

“Aspettare…aspettare…che gli prenda un colpo a questa parola del cazzo!” Urlò, alzandosi di scatto. “NON HO TEMPO DI ASPETTARE!”

 

“Ehi, stai calmo! Guarda che era soltanto un consiglio, non prendertela così tanto. Cosa pensi? Che io sono una persona insensibile? Anche a me dispiace per quello che è successo!” Aveva alzato la voce anche lui, rimproverandolo con gli occhi.

 

“Scusami. E’ che io…non ce la faccio.” Si mise le mani tra i capelli, rimettendosi a sedere sul divano.

 

“Ascoltami Orlando, secondo me è meglio che vai da Viggo. Anche se io ti sono vicino, non potrò mai essere saggio come sa essere lui. Inoltre, è estraneo a tutta questa faccenda e saprà darti di sicuro un giudizio onesto e sincero. Mi dispiace doverti dare così il due di picche…” E rise “…però non sono la persona adatta.”

 

“Va bene. Grazie El.” Lo abbracciò. “Sei un vero amico.”

 

“Oddio, grazie proprio no! Purtroppo non ho potuto fare niente di utile per te.”

 

“Invece sei stato sincero, e lo apprezzo molto.”

 

“Ora vai, non è il momento di stare con le mani in mano. In bocca al lupo!”

 

“Crepi!”

 

…………………………………………………………………………………………………

 

Sconcertata, sconfortata, abbattuta, delusa, tradita. Queste erano tutte le sensazioni che balenavano nel cuore di Amina, che la tormentavano quando era da sola. Non riusciva a farsi una ragione, più ci pensava e più credeva che tutto quello che stava succedendo era impossibile. Aveva capito che Orlando le voleva veramente bene però, quel pomeriggio, era così arrabbiata che non era riuscita a dargli il tempo di parlare. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma con chi? Con Elijah era fuori discussione, Dominic non era la persona adatta, Christy non sarebbe riuscita a capire tutta la faccenda. Girò un attimo la testa e vide il telefonino sul tavolo. Sapeva a chi chiedere aiuto, anche se le sarebbe costato un patrimonio. Compose velocemente un numero e attese la risposta dall’interlocutore.

 

Pronto?” Rispose una voce profonda, dall’altra parte.

 

“Christopher, sono io, Amina.” Disse lei, a voce bassa.

 

Amina? Come mai mi hai chiamato a quest’ora?

 

“Non ti capisco Chris, sono già le 16.00”

 

Amina, io non abito in America. Qui in Inghilterra sono appena le nove di mattina.

 

“Mio Dio, scusami tanto. E’ solo che…” Si era interrotta, stava per avere un’altra crisi di pianto.

 

Ti prego Amina, non farti tanti scrupoli. Anche se qui da me è molto presto, sono sveglio già da due o tre ore. Se mi hai chiamato così all’improvviso, deve esserci sicuramente un motivo sotto. Su, dimmi che succede e non farmi preoccupare.” Christopher non era mai stato un buon parlatore, ma sapeva bene che era successo qualcosa. Oramai aveva dalla sua parte anni e anni di esperienza. Aveva 82 anni, non era più un ragazzino.

 

“Vedi, da quando ci siamo risentiti sono successe alcune cose…” Era stranamente più tranquilla. Non c’era niente da fare, lui riusciva sempre a farla stare più calma.

 

Se la mia memoria non m’inganna, l’ultima volta che mi hai telefonato, è stato per chiedermi se potevi andare nella mia casa a Firenze. Mi avevi accennato qualcosa anche di Orlando, ma poi ho preferito non continuare. Si sentiva benissimo che ti trovavi a disagio.

 

“Riuscirò mai a spuntarla con te? Neanche mi leggessi nel pensiero! Comunque, prima di partire, avevo intenzione di dirti che io ero…sì, insomma…innamorata di Orlando. Poi alla fine non l’ho fatto, non so neanche perchè. Quando siamo andati in Italia, sono successe alcune cose e, alla fine, io ed Ob ci siamo messi insieme.”

 

Bene, sono molto contento per voi due. Ma, se vi siete messi insieme, qual è il problema?” Non riusciva proprio a capire.

 

“Il fatto è che, quel bastardo, aveva fatto una scommessa su di me con Elijah. Doveva portarmi a letto entro un anno! Ti rendi conto? Nessuno mi ha mai detto niente! Neanche lui!” Aveva assunto un tono di voce acido, nel parlare di lui.

 

Calmati, non c’è bisogno di arrabbiarsi così. E così tu non ne sapevi niente. Allora come hai fatto a scoprirlo?

 

“E’ successo per puro caso, credimi. Ero andata a casa sua per fargli una sorpresa e, per una coincidenza, ho sentito tutto mentre lui parlava con Billy. Non si era accorto di niente e, quando è venuto a casa mia, abbiamo litigato. Ti scongiuro, dimmi che cosa devo fare!” Lo stava letteralmente supplicando.

 

Vedi Amina, io conosco Orlando da molto tempo. Ho dovuto lavorare a stretto contatto con lui, perciò penso di aver capito un po’ quale sia il suo carattere. E’ vero, è un ragazzo molto sconsiderato e irresponsabile, però non è cattivo. Non credo che ti abbia tenuto nascosto la scommessa di proposito. Penso, piuttosto, che si sia addirittura dimenticato. E’ un tipo un po’ strano, fuori dallo standard nazionale inglese. In ogni caso, se una cosa lo prende dentro, ci si dedica con tutto il cuore. Quando abbiamo girato il signore degli anelli, era fidanzato con una certa tizia, Kate Blosworth se non mi ricordo male. Diceva sempre che le voleva molto bene, però non era mai riuscito a dirle nemmeno una volta ‘ti amo’. Sono convinto che lui tenga veramente a te.” Aveva parlato per tutto il tempo con un tono di voce dolce e rassicurante, per convincerla e darle coraggio.

 

“Sai, è strano sentirti dire queste cose. Non avrei mai creduto che tu lo conoscessi così bene. Però, non so se me la sento di perdonarlo. Ha fatto una cosa orribile.”

 

Può darsi, però tu sei davvero sicura di volerlo perdere?

 

“…………………………” Quella domanda l’aveva lasciata veramente senza parole. Al solo sentire quelle parole, aveva avuto una stretta al cuore. “……no…non voglio perderlo. Però deve dimostrare di amarmi.”

 

Allora dagli un’altra possibilità. Lascialo parlare di nuovo. Se alla fine non sarai convinta, lascerai perdere per sempre questa storia, sennò lo perdonerai e sarà tutto come prima.

 

“Grazie Christopher, sei unico. Cercherò di fare come dici, ma non so se il mio orgoglio mi permetterà di affrontare questa situazione al meglio. Ora ti devo proprio lasciare, altrimenti finisco la mia scheda da cinquanta dollari!”

 

Va bene Amina, io credo in te. Sei una persona matura e saprai fare la scelta giusta. Ci risentiamo, ciao.

 

“Ciao Chris, ti voglio bene!”

 

Anche io, anche io.

 

……………………………………………………………………………

 

Già da qualche minuto Orlando si trovava davanti a casa Mortensen. Era piuttosto indeciso sul da farsi ma, facendo un respiro profondo, suonò il campanello. Venne ad aprire Harry, il figlio di Viggo, che lo fece accomodare in cucina per aspettare il padre. L’uomo, piuttosto sorpreso di vedere Ob, scese molto incuriosito e si sedette di fronte a lui.

 

“Allora, come mai sei venuto qui? Non che non sia contento ma, di solito, mi avverti con lauto anticipo. Sai bene che in questo momento ho piuttosto da fare con il lavoro.” Disse Viggo, giocherellando con il posacenere.

 

“Io, mi dispiace essere piombato all’improvviso. Se hai da fare posso ritornare più tardi e…”

 

“No, in questo momento non stavo facendo niente. Ero di sopra a dipingere un po’, per cercare di svagarmi. Allora, che c’è che non va?”

 

“Ti ricordi di quella ragazza, quella che hai conosciuto a quella mostra?” Alzò lo sguardo verso di lui, che sorrideva dolcemente.

 

“Sì, me la ricordo. Era quella tipa tutto pepe con i capelli rossi, no? Si chiamava Amanda…no, Amina. E’ per caso successo qualcosa tra voi due?”

 

“Effettivamente sì. Circa due o tre settimane fa siamo andati in Italia, a causa di alcuni paparazzi che ci rendevano la vita difficile. Già da un po’ di tempo mi ero reso conto di amarla e così, approfittando di quella vacanza fuori programma, ci siamo messi insieme. I primi tempi sono stati favolosi, i giorni più belli della mia vita. Però, proprio ieri, è accaduto ciò a cui non avrei mai pensato.” Si sentiva a disagio a parlare di quelle cose. Non era colpa di Viggo, era tutto quel casino che lo faceva sentire così.

 

“Va avanti…” Disse l’altro, che aveva appoggiato il mento sulle mani.

 

“Beh, quando eravamo andati a fare quella première in Italia, io ed Elijah avevamo fatto una scommessa su di lei. Avevamo stabilito che io dovevo riuscire a portarmela a letto entro un anno e lei…”

 

“…ha scoperto tutto.” Fu lui a finire la frase. “Certo che, voi giovani, riuscite sempre a crearvi tanti di quei problemi che la metà basterebbero. Vediamo se indovino, lei si è arrabbiata di brutto, non è vero?” Orlando annuì con la testa. “Comprensibile. Tu ci hai provato a spigarle come stava la situazione?”

 

“Certo che ci ho provato! Quello stesso pomeriggio ero andato a casa sua e mi ha sbattuto fuori. Io le ho detto che l’amavo e lei, di tutta risposta, mi ha indicato poco gentilmente la porta.”

 

“Le donne sono strane, più le conosci e meno capisci di loro. Ma prova un po’ a metterti nei suoi panni, tu perdoneresti te stesso?”

 

Quelle parole l’avevano colpito più di mille pugnali acuminati. Se ci fosse stato lui al posto di Amina? Probabilmente avrebbe reagito esattamente come lei. Doveva essere terribile essere traditi dalla persona amata.

 

“Forse, non mi sarei perdonato.” Ammise, abbassando gli occhi.

 

“Ricordati, il primo passo per capire le reazioni della gente, è quello di mettersi nei loro panni. Tuttavia, anche se lei ha reagito così male, non credo che abbia dimenticato il suo amore per te. Le donne sono migliori di noi uomini, riescono sempre a perdonarci. Non so se lei lo farà, ma tu dalle un buon motivo per farlo. Prova a parlare con qualche sua amica, magari si è confidata.”

 

“E’ vero, è una buona idea. E poi cosa dovrò fare?”

 

“Non c’è una scaletta da seguire, nemmeno un copione da recitare. Non siamo in un film, questa è la vita vera. Dovrai dirle ciò che senti, proverai a spiegarle le tue sensazioni e le tue emozioni. Sarà comprensiva e non credo che ti risponderà male. Ora vai, cerca di rimettere insieme tutti questi pezzi e ricomponi in tuo puzzle.” Si alzò in piedi e accompagnò Orlando alla porta.

 

“Sai, ho sempre odiato le tue perle di saggezza; però questa volta mi sei stato utile. Sei grande Vig!”

 

“Lo so ragazzo mio! Te ne sei accorto solo adesso?”

 

“No, in fondo l’ho sempre saputo!” Poggiò una mano sulla sua spalla. “Ora devo andare. Farò come mi hai detto. Ciao.”

 

“Ciao Ob.”

 

Orlando ripartì da casa di Viggo veramente più sollevato. Erano bastati pochi minuti per renderlo più sereno di prima. Ora non rimaneva che andare da una parte: a casa di Christy. Era l’unica amica che aveva Amina e, se lei non sapeva niente, sarebbero stati cavoli veramente amari. Bussò due o tre volte e, alla quarta, la ragazza bionda andò ad aprire. Quando socchiuse la porta, rimase visibilmente sorpresa.

 

“Orlando?! Ma che ci fai qui?” Disse, facendolo rimanere fuori.

 

“Ho bisogno di parlarti, hai un minuto da dedicarmi?”

 

“Senti, questo non è proprio il momento adatto.” Si avvicinò un po’ di più a lui. “In questo momento c’è Amina che dorme di sopra. Mi ha chiesto di ospitarla per qualche giorno, non vuole restare a casa sua.”

 

“Cosa? Amina è qui? Ti prego, dimmi dov’è!” Disse lui, fremendo di impazienza.

 

“No Orlando. Sta riposando, e ne aveva veramente bisogno. Mi ha raccontato a grandi linee quello che è successo e, fattelo dire, sei proprio una gran testa di cavolo!”

 

“Credi che non me sia reso conto da solo?” Rispose, inviperito.

 

“Senti, Amy ha ancora bisogno di riflettere un po’. Ad ogni modo, ti farà sapere presto qualcosa, fidati. Ora, se non ti spiace, dovresti andartene.”

 

“Solo un attimo…”

 

Aprì completamente la porta e scansò Christy dall’uscio. Salì le scale e cercò la camera da letto. Quando la trovò, vide Amina che stava dormendo beatamente, con il volto tranquillo e rilassato. Qualche secondo dopo, anche Cry lo seguì e rimase sorpresa di vedere Orlando così. I suoi occhi erano diventati dolcissimi,  guardava la ragazza che dormiva quasi con la paura che si fosse svegliata da un momento all’altro. Quel giorno, quando avevano litigato, il suo volto era così diverso, pieno di rabbia. Ora sembrava quasi che non fosse successo niente, tale era la sua espressione. Christy si appoggiò alla sua spalla.

 

“Questo sabato aprirà il suo nuovo locale. Avrai la tua occasione.”

 

“Sì, e non dovrò buttarla via al vento.”

 

CONTINUA...

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Capitolo 33
*** Cuori alla deriva... ***


Capitolo 33

Allora, ho deciso di scrivere oggi solo perché domani vado in gita e, siccome sabato non sarò nel pieno delle forze, vi faccio un piccolo regalino! Sono appena tornata da casa di una mia amica a cui devo fare un disegno sul muro (tre fate abbastanza grandi e...Itsuki86, conto di finire prima dell’inizio di maggio!^^) e quindi, spero che capiate che sono un po’ stanchina. Ora, finalmente, vi lascio alla lettura e, come al solito, un enorme GRAZIE a chi recensisce!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 33.

Cuori alla deriva…

 

Quanto tempo era passato dall’ultima volta che Orlando si era sentito così strano? Nemmeno lui lo sapeva bene. Da quando aveva visto Christy, all’inizio della settimana, non aveva fatto altro che pensare ad ogni singolo inconveniente che sarebbe potuto capitare in quei giorni. Si era letteralmente programmato una serie di frasi da dire, arrivando perfino a parlare con la sua immagine riflessa sullo specchio. Era agitatissimo ma, d’altro canto, chi non lo sarebbe stato? Per la prima volta si trovava ad affrontare un problema che, forse, era più grande di lui. Non poteva fare affidamento sui suoi amici, soltanto il destino sapeva quello che sarebbe accaduto. Erano le 21.00 di quel fatidico sabato sera, dove tutto si sarebbe deciso, in maniera inequivocabile. Aveva la testa totalmente da un’altra parte e così, per cercare di pensare a meno cose, invitò Elijah per farsi consigliare qualcosa da mettere. Il ragazzo arrivò a casa Bloom alle 21.15, portandosi dietro una borsa piena di magliette e pantaloni.

 

“Ma hai svaligiato il tuo armadio? Quanta roba hai portato?!” Disse Orlando, un po’ sorpreso nel vedere tutti quei capi di vestiario che l’amico, pian piano, tirava fuori.

 

“Ho cercato di prendere un po’ di tutto; dall’elegante allo sportivo. Ero un po’ indeciso e così ho fatto man bassa delle mie cose preferite!” Rispose Elijah, con voce austera.

 

“Cioè, ti prego! In questo momento non ho proprio bisogno delle tue battutacce sagaci. Mi devi solamente dare un consiglio.”

 

“Guarda che io ci tengo a farti fare bella figura, che ti credi? Dovrai sembrare un uomo completamente nuovo!”

 

“Se la serata finirà nello stesso modo in cui è cominciata…stiamo freschi!” Disse, tra sé e sé. Fare affidamento su El non era stata proprio una bella idea (basta guardare come si veste oscenamente, certe volte! Scusate ma ci stava!^^ NdShizuru117).

 

In neanche mezz’ora avevano messo sottosopra il salotto di Ob. Tra un ‘guarda qua’ e un ‘fa veramente schifo’, avevano allestito una vera e propria conferenza al vertice della moda. Il povero Orlando fu costretto ad indossare un paio di pantaloni alla pinocchietto rossi, delle scarpe da ginnastica azzurre, un’orrenda felpa marrone e una canottiera con il segno di batman. Cominciava veramente a dubitare della sanità mentale dell’amico.

 

“Scusami per la sfrontatezza ma, tu delle volte ti vesti con questa roba?” Domandò, stupito.

 

“Sì, perché?” Rispose, come se fosse la cosa più normale del mondo.

 

“Niente…fa finta che non abbia detto niente…”

 

Alla fine, dopo un’ora di estenuanti consulti, il risultato fu questo: Elijah indossava una giacca nera, una camicia azzurra, cravatta viola, un paio di jeans e le inseparabili all star bianche. Orlando, al contrario, non era per niente convinto della sua scelta.

 

“Io, conciato così, da qui non esco!” Gli urlò, da dentro la camera da letto.

 

“Ma cosa vuoi che sia! E poi, come se non bastasse, quella roba là è firmata, di prima classe!”

 

“Sarà anche firmata, ma mi sembra di essere mio nonno! Solo vestito mille volte peggio!”

 

“Vorresti insinuare che sono dei vestiti brutti?” Disse Elijah, un tantino stizzito.

 

“Sì! Finalmente te ne sei reso conto!”

 

“Adesso mi hai fatto veramente arrabbiare. In tutti i film che hai girato fino ad ora, sei stato costretto ad indossare delle cose indecenti e, per una sera, puoi pure uscire vestito come una persona normale!”

 

“E’ proprio questo il punto! Così come sono adesso, non assomiglio per niente ad un essere umano che abbia un qualche minimo senso del gusto!” Non era ancora uscito. La vergogna era veramente troppa.

 

“Muovi immediatamente quelle gambe ed esci da quella stramaledettissima stanza!” Gli urlò Elijah, al limite della sopportazione. “Se continuiamo così, a quel benedetto locale non ci arriveremo nemmeno domani a pranzo!”

 

“Ok, allora vengo fuori. Mi raccomando, se provi a dire qualcosa…”

 

Orlando uscì timidamente, cercando in tutti i modi di scomparire. L’amico l’aveva obbligato ad indossare un paio di pantaloni color kaki, una maglietta paricollo verde pisello e, dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, un paio di adidas blu. Non aveva un solo colore azzeccato.

 

“Spero che ora tu sarai contento, sarò lo zimbello di tutta la festa!” Disse malamente, abbassando la testa.

 

“Ma quale zimbello! Per la prima volta ti sei vestito decentemente!” Rispose Elijah, fiero della sua scelta.

 

“Decentemente? Per favore, risparmiami l’ironia! Vengo via così solamente perché sono immensamente in ritardo! Se sapevo che sarebbe andata a finire così, col cavolo che ti facevo venire a darmi una mano!”

 

“Su, basta con le chiacchiere! Questa è la nostra serata e noi dobbiamo andare a fare piazza pulita.”

 

In quel preciso istante, Orlando avrebbe ucciso volentieri l’amico. Sapeva bene che non era il massimo, quando si trattava di abiti, ma in quel momento non gli era venuto in mente nessun’altro. All’inizio aveva pensato a Dominic ma, dopo averlo visto la sera degli oscar, con quell’orrendo smalto nero (secondo me era un tocco di personalità!^^NdShizuru117), aveva cambiato idea all’istante. Di Viggo, neanche a parlarne. Era un ottimo confidente, ma i suoi gusti era un pochino divergenti da quelli che imponevano il buon costume. Arrivarono davanti al Desire alle 22.30, e già c’era un fottio di gente che aspettava di fuori. Per lo più erano attori famosi e, di tanto in tanto, si potevano vedere manager, cantanti e così via. Di Amina neanche l’ombra.

 

“Non riesco a vedere Amy, chissà dov’è!” Disse Elijah, sussurrando.

 

“Credo che sia molto impegnata a gestire al meglio il locale. E’ giorno di apertura e me la immagino che corre da un lato all’altro sbraitando come una gallina” Rise “Però c’è da ammettere che, quando si tratta di lavoro, sa essere molto professionale.”

 

“Su questo hai pienamente ragione. Potrà essere un po’ pazza…”

 

“Aggiungerei malata mentale!” Era Dominic, piombato all’improvviso dietro di loro. “O sbaglio?”

 

“No, non sbagli!” Gli rispose El. “Però ha un intuito formidabile e un genio innato nel gestire un’attività come questa. Perfino la prima sera che l’abbiamo vista era intenta a controllare che tutto fosse ok.”

 

“Scusami Ob, ma a casa tua ci sono gli specchi di legno? Come cavolo ti sei combinato?!”

 

“Se non vuoi morire qui all’istante, ti conviene entrare senza fare storie!” Rispose Orlando, con un diavolo per capello. Non appena varcò la porta d’ingresso, rimase meravigliato.

 

L’intera struttura era stata realizzata sulla base di un ristorante cinese, arredandola con tappeti di paglia, tavolini bassissimi e miriadi di cuscini colorati in ogni parte del salone. Le cameriere indossavano dei graziosi vestitini in stile giapponese, con i capelli racconti in due simpatiche crocchie. Le luci erano molto basse, tendenti al rosso, e la musica tutt’intorno era talmente bella che incantava chi l’ascoltava. Qua e là erano appese alcune lampade rosse e, di tanto in tanto, si vedevano dei grossi dragoni dipinti sul muro. L’intera tappezzeria era di legno di cedro, decorata da dei piccoli fiorellini rosa e rossi, che davano l’impressione di essere scolpiti. In ogni tavolo c’era una candela, che emanava un dolce profumo di lavanda e tutta l’aria era permeata da un intenso profumo di rosa, dato dagli incensi bruciati.

 

“Non c’è che dire, ha fatto davvero un ottimo lavoro, degno di lei. Scommetterei quello che vuoi che quei disegni sul muro li ha fatti lei.” Disse Elijah, ammirando quel piccolo capolavoro.

 

“Posto ideale per una serata indimenticabile. Speriamo solo che, le prossime ore, verranno archiviate tra i momenti felici della mia vita.” Rispose Orlando, un po’ triste.

 

“Su con la vita, non c’è bisogno di deprimersi così.” Dominic si interruppe un secondo. “Guarda, è là! Caspita quanto è bella questa sera!”

 

Per quell’occasione, Amina aveva veramente dato il meglio di sé, non solo per quello che riguardava il locale. Aveva reso ondulati i suoi capelli e, come ciliegina sulla torta, aveva messo uno spray che aveva riempito di brillanti la sua chioma fulva. Indossava un elegantissimo vestito rosso che, man mano che scendeva, andava sfumando sul tono dell’ocra. Era di taglio irregolare, con la gonna più corta dal lato destro che andava allungando sul lato sinistro, lasciando scoperte le sue belle gambe. Aveva una manica sola, che aveva una apertura molto ampia e, sul braccio libero, indossava un bracciale da schiava piuttosto alto. Per finire, indossava delle altissime decolleté rosse. Lasciava veramente senza fiato.

 

“Beh, sarà meglio andare a sedere da qualche parte, prima che qualcuno ci prenda il posto.” Disse Elijah, disincantando gli altri due.

 

“Eh? Ah, sì! Hai ragione” Rispose Dominic che, dando una gomitata ad Orlando, lo riportò alla realtà.

 

Tutta la serata passò abbastanza tranquillamente anche se, disdetta, Amina non si era fatta più rivedere. Non che fosse per causa sua ma, quella sera, aveva un compito da assolvere e, di conseguenza, girava da una parte all’altra come una trottola. El e gli altri avevano scelto un tavolino piuttosto grande, in mezzo alla sala, dove c’erano, per la maggiore, gli attori che avevano girato il signore degli anelli. Non che fossero in molti, però era un occasione per fare una piccola rimpatriata. L’apertura del nuovo locale aveva fatto arrivare gente da tutta l’America e non solo. Per questa ricorrenza, Christopher Lee era giunto nel nuovo mondo, accettando di fare ben sette ore di aereo per vedere la sua italiana preferita.

 

“Allora Chris, come mai hai deciso di fare questo viaggio? Di solito, non lasci mai la tua cara Inghilterra…” Disse Liv, sorridendo.

 

“Vedi cara, non potevo di certo perdermi questa bella festa organizzata da Amina, che ormai è diventata come una delle mie figlie.” Rispose l’uomo, placidamente.

 

“Allora il qui presente Orlando, dovrebbe presentare la proposta di matrimonio al padre adottivo!” Dominic, come al solito, aveva fatto funzionare troppo la lingua. Per tutta risposta, ricevette una sonora botta nelle parti basse.

 

“Scusami Chris, questo deficiente non capisce mai quando è il momento di stare zitto.” Ob era arrossito vistosamente.

 

“Lo sai Orlando, se tu sposassi sul serio Amina, mi piacerebbe molto partecipare alla cerimonia. Hai il mio consenso e vi vedo molto bene insieme.”

 

“Soltanto che i due piccioncini hanno avuto di che litigare, in questi giorni!” Aggiunse Viggo, entrando nel discorso.

 

“Vig! Ma insomma! Questa non è la serata facciamoci – tutti – i – cazzi – di – Orlando! Saranno pure i miei problemi personali.”

 

“Allora, vedi di tirare fuori un po’ di coraggio e di andare a parlarci. Credi che lei non stia soffrendo per questa situazione? Fosse per Amina, verrebbe a cercarti volentieri ma, a causa di questa stupida apertura, non può. Se sei un vero uomo, saprai aspettare il momento opportuno e poi cercherai di spiegarle ogni cosa.” Disse Christopher, con voce severa.

 

“So cosa devo fare. Ma in questo momento non mi sembra giusto andare a disturbarla…troverò l’occasione adatta.” Rispose Orlando, volgendo lo sguardo altrove. Non era stupido, lo sapeva cosa doveva fare, non c’era bisogno che tutti glielo ricordassero, senza contare che era già agitato per conto suo.

 

L’ultima persona ad andarsene fu Sean Penn, che varcò la porta esattamente alle 3.35 di mattina. A quell’ora, oltre alle cameriere ed il personale, c’erano soltanto Amina ed Orlando. Ormai non potevano più sfuggire al momento della verità, era giunta l’ora di affrontare le loro paure. La ragazza aveva notato che Ob era rimasto apposta e così, andando un attimo nello sgabuzzino, si tolse le scarpe con il tacco e indossò un paio di comode scarpe da ginnastica. Gli andò incontro, lentamente, calibrando ogni suo passo, finché non fu sufficientemente vicina.

 

“Così, sei rimasto soltanto tu…” Disse, pulendosi le mani con uno straccio.

 

“Già, pare che se ne siano andati via tutti…”Rispose, senza alzare la testa.

 

C’era un’aria incredibilmente pesante, a causa dell’imbarazzo che si era venuto a creare in mezzo a loro. Sembrava che un’immensa voragine li separasse.

 

“Complimenti per i vestiti Orlando, ti donano molto.”

 

“Risparmiami le tue pietose bugie” Disse lui, sorridendo. “E’ stato quel beota di Elijah a farmi combinare in questo modo. Accidenti a lui!”

 

Finalmente, l’abisso che li separava si faceva sempre più piccolo, fino a scomparire del tutto. Quelle semplici parole, che li avevano fatti sorridere, avevano risollevato la situazione.

 

“Beh, credo che tu non abbia aspettato tanto per avere solo i miei commenti personali. Avanti, vieni con me, andiamo nel privè” Disse Amina, facendo cenno al ragazzo di seguirlo.

 

“Bene, siamo qui. E credo che devo cominciare a dirti alcune cose. Ti prego soltanto di una cosa: non interrompermi.” Orlando si era fatto incredibilmente serio, guardandola dritta negli occhi.

 

“Per me non ci sono problemi. Comincia pure.”

 

“Ecco, non è che io abbia preparato un vero e proprio discorso da farti, cercherò di dare un senso alle mie parole seguendo le mie sensazioni. Non so se lo sai, ma l’altro giorno ero venuto a casa di Christy. Ero appena stato da Viggo perché…beh, avevo bisogno di parlare. Nessun altro mi avrebbe dato dei consigli veramente sinceri e imparziali.” Le prese una mano. “Non voglio perderti Amy, non dopo tutto quello che è successo. Io ti amo, sei la cosa più bella della mia esistenza, l’unica persona che mi da un motivo in più per vivere. Quello che ho fatto è stato sbagliato, è vero, però la mia intenzione non era quella di ferirti, in alcun modo. Non so cosa dire…sono troppe le parole che mi vengono in mente per potertele dire tutte. Ma sappi che, qualunque cosa accada, io ti amo.”

 

Amina era rimasta per tutto il tempo con la testa piegata da un lato, con un’espressione indescrivibile sul volto. Aveva sentito ogni cosa, aveva colto ogni singola parola di ciò che aveva detto, afferrando ogni singola emozione che traspariva dal suo tono di voce.

 

“Innanzi tutto, mi dispiace essermi comportata così male, quel pomeriggio. Ero molto arrabbiata e, sarò sincera con te, lo sono anche adesso. Mi sono accorta che tu ti sei reso conto di aver sbagliato, ma ciò che non ti perdono non è questo. Se solo tu me lo avessi detto…perché non l’hai fatto?” Aveva gli occhi leggermente velati.

 

“E’ stata una dimenticanza! In tutti questi mesi non mi sono mai ricordato, devi credermi!” Disse, supplicante.

 

“Va bene, ti credo.”

 

“Allora significa che mi perdoni?”

 

“No, non ho detto questo. Il punto è un altro…” Girò la testa, per non incontrare i suoi profondi occhi nocciola.

 

“E quale sarebbe?” Aveva la tensione a mille, ogni singolo muscolo del suo corpo era teso come una corda di violino.

 

“Devo tornare in Italia, forse per sempre. Ci sono stati alcuni problemi con il pequeño, perciò devo rientrare a controllare di persona. Tuttavia, non è solo quello il motivo. Quando sono partita, alla fine di gennaio, la mia idea era quella di fermarmi alcuni mesi, concludere il lavoro, e poi rientrare al mio paese. Dopo averti conosciuto, per un attimo avevo ceduto alla tentazione di rimanere ma, ora come ora, non c’è niente che mi trattenga.” Il suo tono di voce era calmo e misurato, freddo e distaccato.

 

“Come sarebbe a dire? Per te, forse, io non sono un motivo sufficiente?” Si sentiva tradito, come poteva dirgli quelle cose in modo così indifferente?

 

“Non dopo quello che hai fatto, Orlando. Fino a qualche giorno fa ero sicurissima di rimanere, ora non più. Non me la sento di continuare a vivere con una persona che ha approfittato della mia ingenuità, per poi tradirmi. Ti voglio bene, ma non basta.”

 

“E io non posso fare niente per farti cambiare idea?” Chiese, sconsolato.

 

“Partirò la prossima settimana, venerdì. Se per allora non troverai un buon motivo per farmi restare, me ne andrò per non tornare più.”

 

“Riuscirò a farti cambiare idea, costi quel che costi”

 

“Vedremo…vedremo…”

 

Orlando se ne andò subito dopo. Aveva soltanto sette giorni, 168 ore. Era rimasto per un po’ seduto in macchina, senza accennare a partire. La prova che gli si prospettava davanti, era ardua da superare. Per cercare di convincerla aveva dato tutto, eppure non era bastato. Ma anche se questo era vero, entro venerdì DOVEVA farle capire cosa fosse per lui. Era come un ultimatum, nel quale doveva avere l’ultima parola.

 

CONTINUA...

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Capitolo 34
*** Il mio amore per te... ***


Capitolo 34

Penultimo capitolo!!! (e qui si leva il coro da stadio: PER FORTUNA! C’HAI ROTTO CON ‘STA FIC!) Oddio, spero che non la pensiate così!^^ Scherzi a parte, sono molto contenta di essere arrivata a questo punto e, come sempre, spero che vi piacerà! (non so se avete notato ma ho firmato la centodiciassettesima recensione e, dopotutto, visto che mi chiamo Shizuru117, me lo meritavo!^^) Buona lettura e…ci rivediamo per l’epilogo!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 34.

Il mio amore per te…

 

Da quando aveva avuto quell’ultimatum, Orlando sembrava non esserci più con la testa. Era diventato apatico, nessuno l’aveva più rivisto in giro, non si faceva sentire, faceva finta di non essere in casa. Se ne stava chiuso in camera sua, a luce spenta, girando e rigirando un vecchio foglio spiegazzato. Non sembrava avere un grosso valore, era abbastanza logoro, con i bordi leggermente rovinati ed aveva assunto un tono che dava al giallo spento. Doveva avere parecchi mesi. C’era qualche rigo a penna, fatto piuttosto velocemente. Le linee si avvicinavano piano, incontrandosi in molti punti, tutti situati in mezzo a quel foglio non più immacolato. Un ritratto, ecco cos’era. L’aveva conservato da quel giorno, in aereo, dove Amina gli aveva reso gentilmente quel servizio. Era ancora senza firma, com’era all’inizio.

 

“Sei un cretino, caro il mio Orlando!” Disse il ragazzo, fissando il disegno. “Avevi trovato, dopo tanto tempo, chi era riuscito a capirti, ad amarti per quello che sei. Ma i sogni sono troppo belli per poter durare, io ho già avuto da scegliere, non si può più tornare indietro.”

 

Una calda lacrima scendeva dalle sue guance, lasciando dietro di sé una dolce scia, calda, che conteneva tanta sofferenza. Cosa aveva sbagliato? Qual’era la cosa che gli era sfuggita, di tutta questa faccenda? Quando si girava, notava le foto che li ritraevano insieme: in montagna, a Firenze, alle feste, ritagli di giornale. Poi c’era quella cassetta, che così tanto l’aveva colpito. Amina non era mai stata molto dolce, piuttosto era sempre rustica, con un tono di strafottenza nella sua voce. Però, quella volta, gli aveva fatto una sorpresa, così bella da togliere il fiato. Era stata veramente deliziosa, rendendo una cosa semplicissima un vero è proprio capolavoro.

 

“E tu l’hai lasciata andare, anche se hai fatto tutto…” Stringeva a sé il disegno, singhiozzando come un bambino. Si sentiva veramente stupido, non si era mai comportato così. Ma perché trattenersi, ora che sembrava tutto perduto?

 

…………………………………………………………………………………………………

 

Amina stava fissando la sua piccola casa, l’unica cosa che l’aveva accolta appena arrivata in America. Quanti ricordi si celavano al suo interno…le cene…i ritrovi…i suoi amici…Orlando. Non avrebbe mai creduto che la sua vita fosse cambiata così tanto, da un giorno all’altro. Prima di quel freddo giorno d’inverno, era una persona così vuota, che non aveva un vero motivo per cui vivere. Poi, quel cambiamento radicale, avvenuto più interiormente che esteriormente. Anche se erano tante le persone che la conoscevano, nessuno poteva dire di aver visto la ‘vera’ Amy. Dentro di lei erano celati tanti segreti, tante emozioni che non uscivano mai fuori. Però, con Orlando, era stato tutto diverso, sin dall’inizio. Sapeva essere insopportabile, però sapeva anche come essere gentile. All’inizio le era sembrato un gran maleducato, presuntuoso e soprattutto fastidioso. Ma con il tempo le cose erano DAVVERO cambiate. Erano stati insieme e lui…aveva rovinato tutto. Quando aveva sentito il suo discorso, per caso, le si era spezzato il cuore in due. Avrebbe voluto spaccare tutto, far finta che non fosse successo niente…ma non era così. Era delusa, amareggiata, tradita…lo amava così tanto.

 

“E così, domani ci diremo addio, mia bella casa. I tuoi muri sono stati testimoni silenziosi di tutto quello che è successo ma ora, ritorneranno a vedere il buio. Questo non è il mio posto, però sono stata bene.” Girava per i piccoli corridoio e si fermava in ogni stanza. “Ogni tanto mi chiedo perché non sono stata in Italia…avrei evitato tanta sofferenza…” In un angolo del suo cuore, sapeva che non era così. E’ vero, magari non sarebbe stata così male, ma non sarebbe neanche cambiata così tanto.

 

Quel sabato, infine, era arrivato. I giorni erano passati veloci, come il vento. Amina aveva preparato le sue valigie con una profonda tristezza. Ogni singolo vestito che metteva via, le procurava un intenso dolore, ricordandosi di qualcosa che le era successo. Per ultimo, mise dentro il suo vestito azzurro, quello che aveva indossato quella notte, all’isola d’Elba. Senza rendersene conto, i suoi occhi cominciarono a bruciare, fissando quel ricordo che ora si trovava davanti a lei, limpido quasi come in un film. Rammendava ogni singola parola, ogni singola azione, ogni singola cosa che era successa.

 

“Ehe…quella sera è stata…la nostra prima…notte…” E si mise a piangere, urlando.

 

………………………………………………………………………………………………

 

Quella mattina Orlando si era svegliato presto, non aveva fatto neanche colazione, si era messo davanti alla finestra della sua camera con ancora il pigiama indosso. Guardava distrattamente il panorama, i suoi occhi seguivano i pochi passanti che facevano jogging. Fino a quando non vide una piccola macchina rossa, fermatasi proprio davanti al suo cancello. Una donna, ancora ansimante, era scesa, lasciando che i suoi lunghi capelli biondi si librassero nell’aria. Christy. Si svegliò da quella trance ed andò ad aprire, sorpreso di vederla a quell’ora del mattino.

 

“Si può sapere che ci fai qui?” Chiese, socchiudendo la porta.

 

“Io? Tu, invece, perché sei ancora in casa? In pigiama, per giunta…” Disse lei, entrando a forza in casa.

 

“Sono affari miei, cose che non ti riguardano minimamente. Se sei venuta solamente per dirmi questo, puoi benissimo andartene.”

 

“Lo sai che giorno è oggi?”

 

“Sabato, e allora?” Rispose, noncurante.

 

“Come sarebbe a dire allora? Lo sai che oggi Amina se ne andrà? Probabilmente è già in viaggio per andare all’aeroporto!” Disse lei, in tono di sfida.

 

“Io ho fatto tutto quello che ho potuto, non ho il diritto di fermarla.”

 

“La pensi realmente così? Io invece ho il diritto di fare questo!” E lo schiaffeggiò.

 

Gli fece male. Non il gesto in sé per sé, ma il significato che aveva assunto. Lui si era arreso, l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto fare. Nell’ultima settimana si era lasciato vivere, come un vegetale, totalmente passivo. Che gli era preso?

 

“Io…ma cosa ho fatto?” Disse, incredulo. Finalmente, era apparsa una luce in quei giorni così bui.

 

“Già, che hai fatto? Si può sapere perché ora non sei in macchina, a rincorrerla? Lei se ne andrà, forse per sempre, e non ti rendi conto che puoi essere l’unica cosa che può fermarla! Sei l’unica persona ad avere potere sulle scelte, e cosa fai? Te ne stai a guardare la gente dalla finestra. Devi vergognarti, sei un codardo!” Lo rimproverò severamente, ogni sua parola era un ammonimento che aveva una ragione, che aveva senso.

 

“Cosa dovrei fare? Ce la farò a raggiungerla?”

 

“Se il tuo amore è grande come la tua forza di volontà, allora ce la farai. Credi in te, credi in voi due, non dar ascolto alla ragione ma segui i tuoi sentimenti. Se lo farai, allora riuscirai a salvarla dal baratro in cui si sta gettando.”

 

“Dove posso trovarla? Sei sicura che non si sia già imbarcata?” Chiese, all’apice della sua trepidazione.

 

“No, ancora non si è imbarcata.Se ne andrà alle 11.00 e, di conseguenza, sarà già partita da casa sua. Sono passata lì davanti e ho visto che tutto era chiuso a chiave, persino il cancello di legno. Se parti ora, forse hai qualche possibilità.” Lo prese per un braccio. “Anche se c’è una sola, remota possibilità di farcela, devi provarci. Prendi la mia macchina. Non è veloce, ma eviterai di tirare fuori dal garage la tua.”

 

“Va bene, grazie Cry.” Andò in camera e si vestì in pochissimi secondi. “Per me hai fatto davvero tanto, non so se sarò mai capace di ripagarti. Sei veramente un’amica.” Gli stampò un dolce bacio sulla guancia, fuggendo fuori.

 

“Dio, io non ti prego mai, ma fa che Orlando riesca ad arrivare in tempo…” Si inginocchio sul pavimento, appoggiando le mani a terra. “Ti supplico…non voglio perderli…”

 

………………………………………………………………………………………………

 

Amina era già sul taxi, e guardava le macchine che camminavano vicino a lei, distrattamente. Aveva in mano il suo biglietto: sola andata per Milano. Il momento dell’addio si faceva più vicino. Sentiva che l’autista le stava dicendo qualcosa, ma faceva finta si non sentirlo, di non capirlo. Respirò profondamente e cercò di scacciare i brutti pensieri dalla testa.

 

“E’ ancora molto lontano l’aeroporto?” Chiese, senza girarsi.

 

“No, dovremmo essere lì tra un quarto d’ora. Mi dica, signorina, partirà da sola?”

 

“Sì, pare proprio di sì.” Rispose, nascondendo il biglietto in borsa. “Non frega niente a nessuno se io parto.”

 

“Ma come? Non ha neanche un fidanzato?” Disse, quasi senza pensare. Dallo specchietto, vide la ragazza girarsi, mordendosi il labbro inferiore.

 

“No…non ho più un fidanzato…non più…” Sentì una fitta al cuore nel dire quelle parole. Ma, in fondo, erano la sacrosanta verità. L’unica persona in cui aveva confidato, per rimanere, non aveva fatto niente.

 

………………………………………………………………………………………………

 

Orlando stava correndo con la macchina ad una velocità assurda, senza badare a quello che gli succedeva intorno. Sentiva solamente che il suo cuore stava chiamando Amy, incessantemente. Era molto egoista ma, al suo posto, tutti si sarebbero comportati così. Fortuna volle che, a quell’ora, per le strada di Beverly Hills, non c’era molta gente. Mancavano pochi chilometri all’aeroporto.

 

“Speriamo soltanto che il destino, questa volta, mi dia una mano…” Disse, come per parlare ad una cosa invisibile che, per lui, era più reale di una persona.

 

………………………………………………………………………………………………

 

Amina scese dal taxi con tutte le sue borse, dopo aver pagato l’autista. L’aeroporto era esattamente come se lo ricordava, ampio e asettico. Soltanto che, la prima volta che c’era stata, le era parso più bello, forse perché era appena arrivata. Ora le sembrava di andare al patibolo, percorrendo quegli enormi corridoi metallici. C’era pochissima gente, in giro, e lei, dopo essere andata all’ufficio informazioni, andò a sedersi vicino al gate 12, che l’avrebbe riportata a Milano, il suo posto. L’America non era la sua vera casa, era solamente un luogo come un altro, dove lei non aveva alcun legame. Ogni tanto si guardava indietro, nella speranza d vedere Orlando, ma non c’era, e forse non sarebbe mai venuto.

 

“I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 28 DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 12, RIPETO, I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 28 DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 12.” Era stato tutto esattamente come l’altra volta. La direzione aveva annunciato la partenza e lei, sconsolata, prese la sua borsa e attraversò il cancello del gate, dopo aver dato i suoi documenti all’hostess.

 

“AMINA! FERMATI!” Gridò una voce, dietro di lei.

 

Si girò velocemente, riconoscendo subito chi la stava chiamando. Spalancò gli occhi nel vedere Orlando, tutto ansimante, che stava correndo verso di lei.

 

“Che ci fai qui?” Disse, uscendo dal gate e andandogli incontro. Non appena fu sufficientemente vicina, lui l’abbracciò con tutta la sua forza. “Ehi, ma che…” Riuscì a dire.

 

“Non te ne devi andare, non puoi.” Disse lui, accarezzandole la schiena.

 

“Perché? Orlando, mi vuoi dire che stai facendo?” Amy era rimasta spiazzata da quel gesto, così spontaneo e colmo di amore.

 

“Ho finalmente trovato il motivo per cui devi restare.” L’allontanò, tenendole le spalle, fissandola negli occhi. “Perché ogni singolo momento della mia vita, senza di te, non ha alcun senso. Perché voglio stare sveglio accanto a te solo per sentirti respirare, perché voglio sentire in ogni momento il tuo dolce profumo che pervade l’aria. Perché non voglio addormentarmi senza di te, accanto a me. Perché voglio perdermi ogni istante nei tuoi occhi meravigliosi, perché voglio vedere i tuoi capelli, le tue labbra, te. Non voglio perdermi un tuo sorriso, un tuo bacio, una tua lacrima. Perché voglio le tue battute, sentire la tua voce melodiosa, vederti mentre stai ridendo sommessamente. Perché ti voglio sempre accanto a me, nei miei giorni felici, nei miei giorni tristi, in qualsiasi momento della giornata. Perché se io non avessi questo, se io non avessi TE, vivrei soltanto per forza di inerzia, il mio vero io morirebbe nel vederti prendere quell’aereo e non tornare più. Voglio soltanto tenerti stretta, restare chiuso in questo momento per sempre, sentire il tuo cuore battere vicino al mio, il tuo respiro fondersi con il mio. Ecco cosa voglio veramente.”

 

Amina era rimasta ferma, sentendo quelle parole che uscivano, piene di sentimento, dalle sue labbra. Cominciò a piangere, accarezzando le sue mani. Finalmente qualcuno l’aveva presa, prima che si gettasse nelle più profonde oscurità della sua anima.

 

“Allora, lo ritieni un motivo sufficiente? E non è solo questo, ho tante altre cose per le quali restare…così tante che non basterebbe neanche una vita per elencarle tutte…” La ragazza poggio l’indice sulle sue labbra.

 

“L’hai trovato…alla fine l’hai trovato…” E lo baciò, stringendolo a sé.

 

Il cuore pesante di Orlando, si era alleggerito di colpo. Aveva capito che non era necessario trovare tante scuse, bastava solamente che il suo cuore parlasse per lui. Sentire le loro labbra fondersi, per l’ennesima volta, era una cosa che superava ogni illusione. Il loro amore aveva trionfato, nonostante tutto. Dopo tutto quello che era successo, erano ancora lì. Quando si staccarono, continuarono a guardarsi incessantemente.

 

“Allora resterai per sempre con me? E’ una promessa?” Le disse, asciugandole una lacrima con il pollice.

 

“Mi scusi signorina, ma è pregata di salire sull’aereo. Siamo in dirittura di partenza.” Disse l’hostess, dietro di loro. Non voleva rovinare quel momento, ma doveva farlo.

 

“Sì…ma ora devo andare. Purtroppo, anche contro la mia volontà, dovrò tornare in Italia. Tu mi aspetterai? Sarai disposto ad aspettarmi fin quando ritornerò?” Disse Amy, abbassando la testa.

 

“Ti aspetterò uno, dieci, cento anni, se fosse necessario. In ogni secondo mi ricorderò di te, di quello che ci tiene uniti. Ti aspetterò…ora e sempre…” Si baciarono di nuovo. “E poi devi ancora firmarmi il tuo disegno. E’ incompiuto, così come l’hai lasciato. Sarà un motivo in più che ti spingerà a ritornare.”

 

“Certo, per te…e per il mio disegno.” Disse ridendo, attraversando il gate. “Perché, come in ogni favola, il principe azzurro ha risvegliato la principessa…” E scomparve, assieme agli altri passeggeri.

 

Orlando la vide allontanarsi, seguendola con lo sguardo finché fu visibile. Vide l’aereo che, pian piano, stava decollando dalla pista. Appoggiò le mani al vetro, sorridendo.

 

“Ti aspetterò…” Disse, prima di allontanarsi e di ritornare in macchina.

 

CONTINUA...

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Capitolo 35
*** Promesse. ***


Fine!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Questa volta le note saranno più brevi, per esigenze personali. Vi dico solo che questo è l’ultimo capitolo e vi rimando alla fine, dove farò gli adeguati ringraziamenti!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 35.

Promesse.

 

Era ormai passato un anno da quel giorno, all’aeroporto. Anche se non si erano più rivisti, si sentivano regolarmente. Si telefonavano quasi ogni settimana e si spedivano spesso delle lettere, sicuramente più personali di una banale e-mail (anche perché Orlando non sapeva usare il computer). Anche Christy ed Elijah erano costantemente in contatto con l’amica, che aveva avuto qualche piccolo problema burocratico con il pequeño. C’era stata qualche lamentela a causa del servizio e delle uscite di sicurezza, così c’era il bisogno di interpellare la legittima proprietaria.

 

In quel lasso di tempo, Ob aveva avuto molto da fare con Pirates of the Carribean 2 e, di conseguenza, il tempo che dedicava a sé stesso era un po’ diminuito. Per mantenersi in forma, in conclusione, andava a correre regolarmente, ogni mattina dalle 8.00 alle 9.00. Ogni tanto lo accompagnava anche Elijah ma, solitamente, era da solo.

 

Ogni volta passava davanti alla casa di Amina e, ogni volta, vedeva il cartello FOR SALE (in vendita, dall’inglese. NdShizuru117). Si fermava sempre e lo osservava.

 

“Prima o poi, vado da Mark Oaudesy e mi compro questa casetta. Se ci abitasse qualcun altro, non potrei sopportarlo.” Ripeteva questa frase tutte le volte.

 

Non che non lo volesse fare, però gli mancava sempre il coraggio. Così si faceva una promessa che non sapeva di poter mantenere. Una mattina, mentre era con El, ridisse quelle parole.

 

“Scusami Ob, ma perché non lo fai sul serio? Voglio dire, non ci vuol niente a fare una telefonata al proprietario e chiedergli di vendertela. Anzi, sarà ben felice di farlo, per lui è un’entrata in più.” Disse il ragazzo, fermandosi ad ascoltare l’amico.

 

“Sinceramente non so perché non l’ho ancora fatto. Ad essere sincero, non so neanche perché vorrei farlo.” Rispose Orlando, un po’ perplesso.

 

“Come sarebbe a dire che non lo sai? Cioè, vorresti sborsare dei soldi di tasca tua senza motivo?”

 

“No, hai capito male. Il fatto è che non c’è un motivo in particolare…vedi, quando Amina tornerà, mi piacerebbe tanto poter dividere questa casa con lei. Vorrei che fosse, beh, il nostro nido d’amore. Dentro quei quattro muri sono successe così tante cose…mi dispiacerebbe che la casa non fosse nostra.”

 

“Forse hai ragione. Dai, continuiamo a correre, altrimenti sforiamo sulla nostra tabella di marcia.” E cominciò a incamminarsi, seguito a ruota da Ob.

 

Passarono ancora molti giorni da quello, e la scena di ripeteva incessantemente. Finché, una calda mattina di luglio, quel cartello era scomparso. L’avevano venduta, e lui non aveva fatto niente per evitarlo. Preso dalle scalmane, corse verso la Petite Fleur, nella speranza che Oaudesy sapesse qualcosa. Varcò la porta in men che non si dica, non badando nemmeno alla segretaria che aveva cominciato a dargli del matto.

 

“Mark, dove sei? Vieni fuori, per favore!” Urlò, guardando in ogni stanza.

 

“Ma cos’è tutto questo baccano?” In un attimo notò il ragazzo. “Si può sapere che ti è preso Orlando? Ti pare questo il modo di irrompere nel mio ufficio?”

 

“C’è una cosa che devo assolutamente sapere. A chi hai venduto quella piccola casa che, un tempo, avevi dato in affitto ad Amina?”

 

“Non ne ho la più pallida idea. Siamo riusciti a concludere l’affare due settimane fa, ci hanno pagato proprio ieri. Ci dovrebbero venire ad abitare entro il prossimo mese, non so dirti altre notizie.”

 

“Porca vacca.” Disse, sbattendo i pugni sul tavolo. “Accidenti a me…”

 

“Posso esserti utile?” Chiese, gentilmente, l’uomo.

 

“No, adesso è il libretto degli assegni l’unica cosa che mi può servire…”

 

Tuttavia, anche se avevano acquistato la ‘loro’ casa, non l’avrebbero avuto vinta.  Dopotutto, se solo avesse voluto, avrebbe potuto sborsare una bella cifretta per acquistarla. Continuò a passarci davanti ancora per molti giorni finché, una mattina, non vide qualcuno seduto placidamente sul porticato. Quella volta non era con Elijah e così, cogliendo l’attimo, attraversò il cancello di legno. A occhio e croce doveva essere una donna, visto che i suoi lunghi capelli neri svolazzavano al vento. Stava leggendo un rivista e teneva la testa bassa. Suo marito, probabilmente, doveva essere in casa. Si avvicinò e lei finché non le si sedette di fronte. Non si era accorta della sua presenza.

 

“Mi scusi, ha comprato lei questa casa?” Domandò Orlando. Lei fece cenno di sì con la testa. “Senta, deve assolutamente vendermela. Sono disposto a sborsare qualsiasi cifra.”

 

“La casa non è in vendita, mi dispiace. Visto che c’era il cartello, perché non si è rivolto al vecchio proprietario?” Disse lei, a voce bassa.

 

“Perché non ho mai avuto la forza di farlo. Mi deve credere, questa casa ha un enorme valore affettivo per me…la devo avere, ad ogni costo. Farò tutto quello che vorrà.”

 

“Mi dica, qual è il motivo che la spinge a tanto?”

 

“Questa era la casa della mia ragazza. In questo momento non si trova qui, in America, e ho pensato che fosse una bella cosa regalarle la sua vecchia dimora come pegno del mio amore. Sarebbe il nostro piccolo ‘rifugio’. E’ per questo che sono disposto a comprarla, a costo di firmare un assegno con molti zeri.” Disse seriamente. Lei, imperterrita, continuava a leggere la sua rivista. “Mi sta ascoltando?” Chiese, un po’ irritato.

 

“La sente questa musica?” Rispose noncurante.

 

“Cosa? La musica?”

 

Si fermò un attimo in vibrante ascolto, tendendo l’orecchio verso la finestra aperta, da dove arrivava, tenue, la musica di una chitarra. Dapprima pensò che si trattasse di una presa in giro poi, sentendo attentamente, si accorse di aver già sentito quella melodia. Dove…non se lo ricordava proprio.

 

“Mi scusi, sa dirmi chi è il cantante?” Chiese, leggermente stupito.

 

“Provi a ricordarselo…una chitarra…un bravo cantante…tanti alberi…un’isola…un parco naturale…”

 

“Non vedo come lei…un momento, come si chiamava?! Oddio…Veci…Voti…Ve…Vecchioni! Ecco chi era! Come fa a sapere tutte queste cose?” Cominciò a dubitare. Possibile che fosse davvero lei?

 

“Sogna, ragazzo, sogna…è questa la canzone. La tua memoria è proprio quella di un elefante” Alzò la testa “Non è vero Orlando?”

 

Non appena incontrò quegli occhi, capì immediatamente chi aveva di fronte. Amina.

 

“Amy, sei proprio tu?” Riuscì a malapena a dire, sgranando gli occhi.

 

“E chi sennò, razza di scemo! Non ci si vede da un anno e mi saluti così? Guarda che me ne torno in Italia e…” Non fece in tempo a finire la frase che si trovò le labbra di lui appoggiate alle sue. Rispose, felice, a quel bacio.

 

“Tu sei completamente pazza! Perché non mi hai avvertito del tuo ritorno?”

 

“Volevo farti una sorpresa!” Rispose, sorridendo.

 

“No, tu volevi farmi morire di crepacuore!” L’abbracciò di nuovo, come per sapere se non si trattava di un sogno.

 

“Andiamo, sei contento di vedermi, no?”

 

“Questa non è neppure una domanda da fare!” La fissò un attimo. “Che fine hanno fatto i tuoi bei capelli rossi? Se avessi visto quelli, ti avrei riconosciuta sicuramente.”

 

“Il mio colore naturale è il nero. Visto che avevano cominciato a cadermi i capelli, ho deciso di non tingerli più. Non ti piaccio?” Chiese, timidamente.

 

“Come potresti? Ogni giorno che passa sei sempre più bella.” La guardò negli occhi. “Dimmi, non mi lascerai mai più?”

 

“No, non lo farò più. Non mi allontanerò mai più da te. Questa, d’ora in poi, sarà la nostra casa.”

 

“Allora, andiamo ad inaugurarla.” La prese in braccio e la portò dentro. Niente e nessuno li avrebbe mai separati, ora ne erano sicuri.

 

Anche se questa storia è finita, la loro è appena cominciata ma, non appena si sono chiuse quelle porte,  noi non abbiamo più poteri. D’ora in poi, tutto ciò che accadrà sarà solo vostro e, chissà, che non sarebbe successo sul serio. Ma ora, è giusto lasciarli alla loro vita e voi, che avete seguito questa storia, porterete qualcosa nel cuore. Magari un semplice sorriso, magari uno di loro.

 

Fine.

 

Sapete, mi viene quasi da piangere. Non avrei mai creduto che sarei riuscita a mettere la parola ‘fine’ a questa storia. E’ cominciata per caso, come comincia ogni mio racconto. Pensavo che sarebbe rimasto chiuso dentro di me, invece è uscito fuori. Ed ora, mi sembra giusto fare i miei ringraziamenti. Vorrei dedicare questa fic, in particolar modo, a due persone speciali: Itsuki86 e Kaori28. Perché, essendo loro amica (dal vero, logicamente!^^), mi hanno sempre sopportata e, soprattutto, mi hanno sempre spronata ad andare avanti. Che vi voglio bene, lo sapete già, però non smetterò mai di dirlo! Inoltre, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito e, per questo vi cito ognuno di loro: JulyAneko, Moon, Dolcemaia, Persephone, Lella, Eldariel, Lili, Sindar, Keira, kia.linus87, Mandy, frodina178, OrlieLove, Valentina, _Kiria_, Luthien, diandraflu, _Kristel_ (anche la mia influenza…la causa di tutto!^^). Se qualcuno ha letto ma non ha mai recensito, pazienza! Non ho mica il dono dell’ubiquità!^^ Se, quando pubblicherò il capitolo, avrà recensito qualcun altro che non ho citato…beh, scusatemi! Ringrazio Orlando Bloom, Elijah Wood e chiunque altro attore del quale ho usato il nome: un enorme EXCUSE ME per avervi fatto fare delle cose strampalate!^^ Esigenze di copione. E ora, visto che ho annoiato tutti, vi saluto perché, finalmente, ho finito di scrivere. Arrivederci e…alla prossima storia! Bacini Shi*

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