Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Quando tutto succede in una sola serata... *** Capitolo 2: *** Non tutte le strade sono in piana! *** Capitolo 3: *** Ma perchè succedono tutte a me? *** Capitolo 4: *** Il disegno divino... *** Capitolo 5: *** Per chi suona la campana, o meglio, il campanello... *** Capitolo 6: *** Incontri...più o meno piacevoli! *** Capitolo 7: *** Un vestito dai poteri portentosi?! *** Capitolo 8: *** A casa di Elijah *** Capitolo 9: *** Il diavolo fa le pentole e, a volte, anche i coperchi... *** Capitolo 10: *** Una giornata di shopping! *** Capitolo 11: *** E finalmente arrivarono in montagna. *** Capitolo 12: *** Una lunga notte... *** Capitolo 13: *** Una gita molto istruttiva! *** Capitolo 14: *** Fu la parodia...e dopo accadde l'umiliazione!^^ *** Capitolo 15: *** Quando riaffiorano i ricordi... *** Capitolo 16: *** Una festa dai risvolti particolari... *** Capitolo 17: *** Quando si fa chiarezza su molte cose! *** Capitolo 18: *** La paura del futuro... *** Capitolo 19: *** Niente di più, solo...grazie! *** Capitolo 20: *** Quando arriva un terzo molto incomodo... *** Capitolo 21: *** Un pomeriggio pieno di rivelazioni... *** Capitolo 22: *** Vecchi incontri e nuove gelosie... *** Capitolo 23: *** Festa a sorpresa! *** Capitolo 24: *** Dalla parte di lui e di lei... *** Capitolo 25: *** Cosa c'è di meglio di una bella cenetta?! *** Capitolo 26: *** Pronti, attenti...via!^^ *** Capitolo 27: *** Va dove ti porta il cuore... *** Capitolo 28: *** Prima di affrettare conclusioni, conta fino a 10... *** Capitolo 29: *** Un soffio, un sussurro, un sentimento chiamato amore... *** Capitolo 30: *** Non lasciarmi mai... *** Capitolo 31: *** Sorriso effimero. *** Capitolo 32: *** Il vero amico... *** Capitolo 33: *** Cuori alla deriva... *** Capitolo 34: *** Il mio amore per te... *** Capitolo 35: *** Promesse. ***
Capitolo 1 *** Quando tutto succede in una sola serata... ***
Orlando rimase un po’ lì a guardarla, mai si sarebbe aspettato che
quella ragazza era la proprietaria di quel bel locale
Disclaimer: Io non
conosco Orlando Bloom e qualsiasi cosa che è stata scritta su di lui è puro
frutto della mia fantasia. Inoltre, vorrei ricordare che lo stimo molto come
attore e come persona e mi auguro che non incontrerà mai una ragazza come la
mia protagonista! Buona lettura! Sai Orlie, mi piacerebbe se tu leggessi le mie
storie insensate!^_-
Capitolo 1.
Quando tutto succede in una sola
serata...
Quella sera,
finalmente, era arrivata. In tutta Italia, oramai, era uscito l’ultimo film
della trilogia del “signore degli anelli” e alcuni degli attori più importanti
del film erano venuti nel bel paese per presentare la prima. In tutto c’erano
all’incirca una cinquantina di personaggi famosi, per la maggior parte attori,
indipendentemente dal fatto che avevano recitato nel film oppure no ma si sa,
che il mondo dello spettacolo ha delle regole tutte sue. Le più importanti
stelle del cinema c’erano tutte: Elijah Wood, Orlando Bloom, Cristopher Lee,
Liv Tyler e poi c’erano anche Michael J.Fox, Johnny Deep e continuando con i
cantanti: Robbie Williams, Matthew Bellamy, Celine Dion e aggiungendo alla
lista tanti altri. Era la prima volta che al cinema Vittoria (pazienza, il nome
è inventato ma io non abito mica a Milano!^_o) erano riunite così
tante persone ma c’era un motivo ben preciso; dopo la fine della proiezione del
film ci sarebbe stato un party offerto da Antonella Versace in uno dei club più
famosi del posto: il pequeño mundo hechicero. Dopo la fine della presentazione,
tutti gli attori camminarono per alcuni metri sulla famosa pista rossa,
acclamati dalla folla e immortalati dai fotografi. Il primo ad uscire fu
Orlando Bloom accompagnato dall’amico Elijah Wood, con il quale decise di
andare in macchina per poter raggiungere il posto della festa.
“Certo che qui in Italia la gente è proprio accogliente,
non trovi?” Esclamò Elijah un po’ divertito mentre si rimetteva a posto la
camicia.
“Se è per quello,
non lo metto assolutamente in dubbio. A momenti una di quelle pazze scatenate
mi faceva a pezzi la giacca. Non mi si staccava più di dosso!” Orlando aveva il
viso un po’ stanco, il jet lag aveva colpito anche lui e sette ore di
differenza non sono poche. In quel momento, a Hollywood, era primo pomeriggio.
“Poco fa ho parlato con Liv e mi ha detto che la
proprietaria del pequeño è una donna abbastanza giovane. Appena ci vede le
prenderà di sicuro un colpo! Non è cosa di tutti i giorni che tutti questi
attori vadano ad un party qui in Italia e soprattutto in un posto così
sperduto.”
“Comunque credo che
la Versace l’abbia già avvertita altrimenti non avrebbe potuto organizzare
tutto in pochi minuti. Suppongo che ci siano molti buttafuori e soprattutto
molto alcol.” Orlando pronunciò queste ultime parole con un tono un po’
provocatorio, facendo ben intendere che era un amante delle bevande alcoliche.
“Però cerchiamo di
non farci sempre riconoscere, non voglio tornare di nuovo in albergo ubriaco
come una spugna! L’ultima volta per poco non mi prende un paparazzo!”Elijah faceva riferimento a quella volta, in
Nuova Zelanda, dove, dopo una festa, era talmente fatto di rhum che il regista
e Orlando furono costretti a riportarlo al suo albergo in braccio.
In men che non si dica furono arrivati davanti al locale
che, neanche a dirlo, era strapieno di gente. C’erano fan dovunque e, per tutti
gli invitati, era stato preparato un piccolo tracciato disseminato di guardie
del corpo. Non era situato in un luogo molto conosciuto ma era comunqueun posto molto carino e sofisticato,
chericordava vagamente la Spagna del
secolo scorso. All’entrata del club c’era una ragazza che dall’ariasembrava una barista. Vestita abbastanza
vistosamente, teneva i suoi capelli rosso fuoco, probabilmente tinti, sotto un
largo cappello di velluto beige. Se ne stava con le braccia conserte appoggiata
al muro e guardava ognuno che passava con un’aria vagamente interrogativa.
Indossava una mini camicetta che non le arrivava nemmeno a metà pancia, dei
scaldamuscoli alle braccia, una minigonna nera, calze blu shoking fino a metà
coscia e dei stivali bianchi. Insomma, lasciava ben poco all’immaginazione.
“Ehi, ma quella lì è
matta a stare fuori con questo freddo! A momenti indossa solo un paio di
mutande e un reggiseno!” Elijah stava facendo notare ad Orlando l’abbigliamento
della ragazza che, tutto sommato, era un po’ fuori luogo considerando che erano
a metà inverno.
“Beh, la nota
positiva è il fatto chelei ha la
possibilità di mettersi in mostra. Ha veramente un bel fisico!”
In effetti era
proprio vero. Oltre ad avere un bel viso e dei bei occhi marroni scuri, non
aveva un filo di pancia, aveva delle belle e lunghe gambe che non avevano mai
conosciuto la cellulite e un bel seno rotondo e piuttosto pieno. Non appena le
passarono davanti videro che stava parlando amichevolmente con Robbie Williams.
“Ehi, ciao bella!
Non avevo ancora trovato il tempo di ringraziarti, se non fosse stato per te a
quest’ora ero in mezzo ad una strada. Se vuoi, più tardi ti ringrazierò a
dovere” Nel dire questa ultima frase aveva assunto un tono un po’ malizioso
facendo ben intendere a cosa alludesse.
“Guarda, sono molto
contenta ma accetto solo i tuoi ringraziamenti, non sono come una di quelle
sciacquette che ti circondano, vedi di ricordartelo!”
Orlando fece poco
caso alla loro discussione ma aveva tratto la conclusione che quella ragazza
aveva proprio un bel caratterino. Appena lui ed Elijah entrarono, si
ritrovarono in un bell’ambiente, piccolo ma confortevole. Considerando che gli
invitati non erano più di cinquanta, il locale era stato ritenuto abbastanza
grande per poterli ospitare tutti. Ovunque, qua e là, c’erano delle poltroncine
molto basse, dei tappeti orientali e un sacco di piccoli poggiapiedi in stile
arabo. Vicino all’entrata c’era il bancone del bar e vi erano all’incirca tre o
quattro ragazze che servivano gli alcolici mentre, in qualche angolo, si
potevano scorgere i buttafuori. La prima cosa che venne in mente ad Orlando fu
quella che la ragazza dell’entrata era una cantante oppure un’attrice agli
esordi ed era stata invitata per farsi un po’ di pubblicità. Lui ed Elijah
scelsero un posto in separé che si trovava poco in mostra rispetto agli altri
tavoli. Era veramente molto stravagante, sembrava di stare dentro ad un harem
arabo con tutti quei tappeti, i cuscini, e il basso tavolino. Orlando chiamò
gli altri attori de il signore degli anelli per farli andare tutti lì dentro di
modo che avrebbero discusso amichevolmente e soprattutto da soli. Il primo ad
arrivare fu Viggo Mortensen.
“Ehi Orlando, come
mai hai scelto proprio questo posto? Mi sembra un po’ troppo isolato dal salone
principale. Così sembreremo degli asociali.”
“Ad essere sincero,
stasera c’è veramente troppa gente e mi dispiaceva non chiacchierare un po’ con
tutti voi. Dopotutto, dall’inizio della proiezione del film, non ci siamo più
visti.” In effetti era vero. Avevano viaggiato tutti insieme per andare in
Italia e avevano prenotato un jet privato per poter giungere più in fretta però
si erano ben presto persi di vista.
“Senti, adesso vado
a chiamare gli altri, voi due aspettatemi qui anzi, Elijah, aiutami a trovarli”
Viggo prese con sé il ragazzo e andò alla ricerca degli amici per poterli fare
accomodare fuori.
Nel frattempo,
Orlando stava osservando un po’ quel separè e si accorse ben presto di quanto
fosse ben fatto. Alla parete erano appesi alcuni disegni fantasy e il pavimento
era interamente ricoperto da bei tappeti fatti a mano, il telone di separazione
era di seta rossa e, qua e là, vi erano dei pezzi di stoffa colorata che
ricoprivano il tetto. Era rimasto così incantato che non si era accorto che,
dietro di lui, era arrivata una persona.
“Ehi tu!” Orlando si
girò immediatamente. “Guarda che il separè non può essere preso da solo. Le
cose sono due: o te ne vai oppure ti trovi qualcuno che ti faccia compagnia”
Il ragazzo si
accorse ben presto che la tipa con cui stava parlando era quella dell’entrata.
La guardò un po’ e notò, oltre al fatto che era molto più carina vista da
vicino, che stava scrivendo qualcosa su una cartellina.
“Ma sei sordo oppure
ci fai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” La ragazza lo guardava con i suoi
grandi occhi interrogativi e sembrava un po’ scocciata del fatto che lui non
rispondesse. Aveva cominciato a scuotere un po’ la testa.
“Più che altro mi
sembra che tu ti stia prendendo un po’ troppa confidenza. Guarda che la festa è
anche in mio onore!” Orlando aveva assunto un tono un po’ sfacciato ma come si
permetteva, una sconosciuta, di trattare così una stella del cinema?
“In questo caso mi
permetto di scusarmi con il signorino La festa è in mio onore” Ora aveva
cominciato a prenderlo in giro “Ma ti ripeto che se non trovi qualcuno smammi e
senza fare tante storie!”
“Ma ti rendi conto
che stai parlando con Orlando Bloom?” Ora si era proprio alterato. Cercava di
contenersi un po’ e per fortuna le sue doti di attore si stavano rivelando
utili.
“Ah sì? Mai sentito
nominare per tua fortuna anche perché, se eravamo in un’altra situazione, ti
avrei già spaccato la faccia senza troppi problemi. A me le stelle del cinema
mi sono poco simpatiche, uno perché non mi piacciono i film moderni, due perché
le persone famose si credono di essere chissà chi” La ragazza ora lo stava
deliberatamente umiliando. Lui, una persona famosa, oltre al fatto di non
essere stato riconosciuto, veniva preso in giro da un’estranea che poteva
essere persino una barista.
“Se le cose stanno
così me ne vado, seduta stante, dal tuo capo e penso che questa sarà l’ultima
sera che lavori. Posso anche tollerare il fatto che tu non mi conosca ma di
certo non è mia abitudine che una sconosciuta mi parli con questo tono
arrogante.”
“Ma si può sapere
che diavolo sta succedendo qui? Non vi pare di fare un po’ troppa confusione?
Siamo ad una festa e la gente si vuole divertire.” Era Cristopher Lee.
“In ogni caso vedi
di parlare con lei, è stata questa ragazzina a farmi incavolare ma stai pure
tranquillo che questa sarà l’ultima sera che lavora al pequeño.” Orlando aveva
incrociato le braccia e ora mostrava una faccia trionfante alla ragazza.
Lei, di tutta
risposta, gli lanciò un’occhiata del tipo Chi ti credi di essere e poi
si girò verso Lee dicendo “Sai Cris, credo proprio che il signorino qui avrà
ben presto una brutta sorpresa.” L’uomo la guardò accennando un piccolo
sorriso.
“Suppongo di sì.
Però non vedo come ha potuto farti arrabbiare Amina. Di solito anche lui è una
persona pacata e tranquilla.”
“Beh” disse Amina
“io gli avevo detto che se non trovava qualcuno con cui dividere il separè
doveva smammare e lui ha cominciato ad avere le manie di grandezza”
“Sì, sì, continua
pure a sfottere ma intanto domani ti trovi in mezzo ad una strada!” Orlando era
veramente arrabbiato. Certo, solitamente era molto tranquillo, però il fatto di
non essere stato riconosciuto, gli aveva dato molto fastidio anche perché,
persino le persone più anziane, vedendolo per strada, lo riconoscevano.
“In tal caso non
avrai bisogno di cercare tanto per parlare con il proprietario” Amina lo
guardava sorridendo, un sorriso molto strano.
“E perché mai?”
Orlando aveva avuto un brivido freddo su per la schiena e, quando gli
succedeva, non era mai buon segno.
“Semplicemente
perché tu stai già parlando con il capo della baracca!”
“Non mi dirai
che…”Non riuscì a finire la frase che si stava istintivamente coprendo gli
occhi con una mano.
“Esatto, il proprietario, o per meglio dire la
proprietaria, sono proprio io” Adesso sul volto di Amina era dipinto un sorriso
di soddisfazione. Aveva vinto, e su tutta la linea.
Orlando rimase un po’ lì a guardarla, mai si sarebbe
aspettato che quella ragazza era la proprietaria di quel bel locale. Certo,
avrà avuto almeno ventiquattro anni ma era pur sempre molto giovane se si tiene
conto del fatto che gestiva un club molto rinomato e famoso. Si mise a sedere.
Lei lo guardò un attimo e per un momento ebbe l’impressione che lui fosse
dispiaciuto così, salutando Cristopher, andò via. In pochi minuti arrivarono
anche gli altri e cominciarono quasi subito a ridere e scherzare come amici di
vecchia data così, anche Orlando, aveva dimenticato momentaneamente la storia
di Amina.
“Ehi Ob, prima ho
visto che stavi parlando con una ragazza, la conosco? A me è parsa molto
carina!” Era Dominic che, in men che non si dica, voleva avere informazioni
sulla proprietaria.
“Chi? Quella pazza
scatenata? Guarda, non te la consiglio assolutamente. E’ venuta qui e, dopo
avermi trattato come un perfetto idiota, si è messa pure ad offendermi e a
dirmi che dovevo smammare! Sarà anche bella ma penso che dentro di lei alberghi
la vera anima di un maschiaccio!” Orlando aveva parlato quasi senza riflettere
e, considerando che era un po’ brillo, non aveva misurato le sue parole.
“Beh, in tutta
sincerità devo dirti che Amina è un po’ strana ma non la giudicherei così male.
Devo ancora riuscire a capire come l’hai fatta arrabbiare, di solito è una
persona molto allegra e solare” Era intervenuto Cristopher, sembrava che la
conoscesse molto bene.
“Io non ce la faccio
proprio a vederla solare ed allegra! A me piuttosto è sembrata arrogante e
sfacciata, oltre ad essere ignorante, maleducata e cafona!”
“Ti consiglierei di
non dare troppa importanza all’apparenza. E’ veramente un fiore di ragazza e io
la conosco da quando ha aperto il locale. Ogni tanto, d’estate, venivo nella
mia villa vicino a Firenze e un giorno mi capitò di passare per Milano per
impegni di lavoro. Oramai saranno passati quasi cinque anni e mi imbattei in
Amina quasi per caso. Avevo sentito dire, dalla mia cameriera, che una
ragazzina aveva appena aperto un delizioso locale nel nord Italia, all’epoca si
chiamava solo pequeño e non era ancora frequentato da persone famose. A primo
impatto mi era sembrato che lei fosse un po’ strana, ma dopo averla conosciuta
mi sono molto affezionato a lei. Di tanto in tanto, se mi capita, torno ancora
a farle visita ma è talmente impegnata che riesco a rintracciarla raramente,
senza contare che un’agenzia di Beverly Hills la vuole ingaggiare per aprire un
nuovo locale sulla diciassettesima strada.”
“Davvero? Allora
vuol dire che è una persona famosa!” Esclamò Elijah molto divertito.
“In effetti io ho
sentito parlare di lei perché ha anche accettato di collaborare con un cantante
molto famoso. Non chiedetemi chi sia ma pare che il suo nome è figurato pure
sull’album.” Era stata Liv ad intervenire, tipico, quando si trattava di musica
lei era sempre la più aggiornata, considerando che suo padre la poteva dire
molto lunga su quest’argomento.
“Beh, dando
un’occhiata in giro si possono vedere molti cantanti, chissà che non sia qui
proprio stasera!”
Continuarono a
parlare ancora per qualche minuto finchè non si accorsero che all’interno del
locale avevano spento per un attimo la musica e c’era Robbie Williams sopra un
tavolo. In quel momento non ci fecero molto caso e proseguirono a discutere per
conto loro finchè, una barista, gli chiese se potevano gentilmente andare nel
salone perchè, il signor Williams (come lo chiamava lei), aveva un annuncio da
fare. Furono ben presto tutti sotto di lui e, dopo aver preso un microfono
cominciò a parlare.
“Dunque, innanzi
tutto vorrei ringraziare la signora Versace per averci offerto questa bella
festa e tutto questo alcol che, al solo pensiero, vorrei già essere ubriaco” un
po’ di risa generali “Però vorrei anche ringraziare la signorina Amina,
proprietaria nonché mia amica e collaboratrice e vorrei che salisse quassù
insieme a me per un momento” Dopo aver detto questo, fece un cenno con una mano
alla ragazza che, riluttante, salì sopra al tavolo assieme a lui.
“Beh, grazie Robbie.
Dunque, anche io vorrei ringraziarvi visto che siete accorsi così numerosi
anche se moltidi voi nemmeno li
conosco! E poi vorrei approfittare di questo momento per scusarmi con il
signorino la festa è in mi onore. Diciamo che non volevo essere così
scortese ma, visto che mi ha dato dell’arrogante, della sfacciata,
dell’ignorante, della maleducata e della cafona, lo inviterei ad essere un
pochino più attento a quello che dice visto che il locale è mio. Ma sono un
tipo molto calmo e così non voglio dire il nome anche se il diretto interessato
avrà capito benissimo. Diciamo pure che ci metto una pietra sopra!”
In quel momento
Orlando si sarebbe volentieri scavato una fossa per poi rimanerci fino alla
fine della serata. Amina, probabilmente, l’aveva sentito per caso e ora se ne
stava lì, tranquilla, e prenderlo in giro. Però doveva fare qualcosa, almeno farla
sentire in imbarazzo di modo che avrebbe avuto la sua piccola vendetta
personale.
“Mi scusi signorina,
magari è stato proprio lui che voleva mettere una pietra sopra e lei gliel’ha
tirata in faccia rifiutandola.”Sì, così andava bene. Non avrebbe mai trovato le
parole per ribatterlo.
“In ogni caso,
signor Orlando, che io definirei persino furioso, facendo riferimento ad
Ariosto, lui la pietra me l’avrebbe volentieri tirata in mezzo alla fronte.
Penso che se lo conoscessero davvero, pochi gli starebbero vicino.” Gli aveva
sferrato un colpo basso.
“Magari lui voleva
essere semplicemente gentile non crede?”
“Oppure voleva
semplicemente che una ragazzina della mia età venisse licenziata!”
“Forse non si
meritava di essere trattato così male! Certamente, una persona famosa va
trattata con molto rispetto, non crede?”
“Allora chiunque non
abbia milioni di dollari, oppure una bella macchina e una villa enorme va
trattata come una pezza da piedi senza personalità? Suppongo che anche il
signorino, per qualche tempo, è stato una persona comune e credo che tutti gli
abbiano portato comunque rispetto. Questa è una regola che vale per tutti, me
compresa, il fatto di essere conosciuto non giustifica mai il comportamento di
una persona.”
Era successo di
nuovo, l’aveva battuto di nuovo. Effettivamente, ora che ci pensava meglio, era
stato molto scortese con lei e si era comportato da gran zoticone ma dopotutto,
l’unica ragione che l’aveva spinto acomportarsi così era la delusione. Credeva che tutti, oramai, lo conoscessero
e soprattutto non aveva accettato il fatto che, una bella ragazza come Amina,
lo trattava come una persona qualunque, permettendosi pure di prenderlo in giro
pubblicamente.
“Ehi ragazzi, non mi
sembra il caso di litigare non credete? Se non altro almeno stasera che ci
stiamo divertendo tutti quanti. Piuttosto, che la festa continui!” Robbie aveva
notato che l’aria si stava facendo pesante e così cominciò a sviare il
discorso.
Viggo, Billy e gli
altri se ne tornarono quasi subito al loro separè ma Orlando andò al bar e si
mise a sedere su di uno sgabello, seguito quasi subito da Elijah che voleva
sapere cosa era successo. Robbie aiutò gentilmente Amina a scendere dal tavolo,
considerando i suoi tacchi vertiginosim e poi si avviarono verso il bar insieme.
“Ma che ti succede
Ob? E’ per colpa di quella ragazza?” Elijah era stranamente preoccupato per
Orlando, non l’aveva mai visto così.
“Boh, non lo so
neppure io. Il fatto è che lei, per prima, mi ha trattato come uno qualsiasi.
Non riesco a spiegartelo ma...effettivamente credo di essermi montato un po’
troppo la testa.”
“E’ naturale,
considerando che, come me del resto, vieni inseguito da un’orda di fan non
appena esci di casa.” Elijah aveva assunto un tono un po’ divertito, nella
speranza di veder ridere l’amico. “Oppure devo pensare che sei arrabbiato
perchè lei non ti abbia considerato subito un bel ragazzo?”
Colpito e affondato.
La cosa che gli era rimasta più impressa era la sua espressione, naturale e
interrogativa al tempo stesso. Quando si era avvicinata a lui non sembrava che
avesse avuto qualche doppio fine, anzi, era semplicemente interessata a fare il
suo lavoro e non l’aveva squadrato dalla testa ai piedi, come di solito
facevano molte ragazze. Eh sì, gli era dispiaciuto che una bella ragazza come
lei non l’avesse neanche degnato di uno sguardo.
“Credo di sì, sai,
di solito ognuna che mi si avvicina lo fa perchè mi considera bello oppure
attraente mentre lei, quell’impressione, proprio non me l’ha data. Magari
dipende dal fatto che non le piaccio, che ne so io!”
“Andiamo, questa non
è esattamente la frase che mi sarei aspettato di sentire dal famoso Orlando
Bloom, malizioso e don Giovanni come pochi che ho conosciuto. Forse ti sei
impegnato troppo poco. O magari il tuo savoir faire ti ha abbandonato
completamente? Sai, credo che tu abbia perso il tuo tocco! ”
“Lo sai,
effettivamente mi sto abbattendo per una che nemmeno se lo merita però deve
avere una bella punizione, qualcosa di molto cattivo. Ti va di fare una
scommessa?”
“Ehi, andiamoci
piano, io non ho mai detto di voler fare una scommessa con te su di lei!”
“Però hai toccato un
punto debole: il mio orgoglio maschile. Facciamo così, se riesco a portarmela a
letto entro un anno a partire da oggi, tu dovrai organizzare, per un mese
intero, feste a non finire a casa tua, tutti i giorni, naturalmente a tue
spese!” Orlando aveva dipinto in faccia un sorrisetto divertito e non vedeva
l’ora di sapere cosa avrebbe risposto l’amico.
“Mi sembra che la
tua proposta sia un po’ squilibrata, e tu cosa farai se perdi?”
“In tal caso, sarò
io che darò una festa ogni giorno per un mese esatto!”
“Se la mettiamo così
ci sto! Preparati pure ad aprire il portafoglio perchè, da quello che ho visto,
la tua sarà veramente un’impresa ardua.” Elijah era sicuro di vincere. In altre
situazioni non ne sarebbe stato così sicuro ma era convinto di avere il
coltello dalla parte del manico.
“Vedremo amico
mio...vedremo!” Orlando non avrebbe mai accettato di perdere, per nessuna
ragione al mondo. Elijah l’aveva sfidato e lui non si sarebbe tirato di certo
indietro.
Capitolo 2 *** Non tutte le strade sono in piana! ***
Siamo già arrivati al secondo capitolo e ben presto la storia comincerà
a farsi più interessante, promesso
Siamo già arrivati al secondo capitolo e ben presto la
storia comincerà a farsi più interessante, promesso! E’ solo che avevo bisogno
di una piccola, chiamiamola, parentesi per poter introdurre il mio personaggio
Amina. Auguro, di nuovo, al povero Orlando di non doverla mia conoscere una
così! Gli darà proprio un bel filo da torcere! Ma ora basta! Vai con il secondo
capitolo!Shi*
Capitolo 2.
Non tutte le strade sono in piana!
Era passato molto
tempo da quando la festa era cominciata e ben presto quasi tutti dimenticarono
la piccola “scenetta” che c’era stata tra Orlando e Amina. Erano quasi le
cinque di mattina e la maggior parte della gente se ne era andata mentre la
ragazza era rimasta quasi tutto il tempo nel salone a controllare che nessuno
facesse confusione. Erano rimasti in dieci: lei, tre bariste, tre buttafuori,
Orlando, Elijah e Billy. Avevano spento anche la musica ma loro tre erano
rimasti un po’ lì a parlare e Ob, come lo chiamavano i suoi amici, stava
cercando di elaborare la strategia migliore per non perdere la sua scommessa.
Ben presto trovò l’occasione per mettere in atto la prima parte del suo piano:
diventare amico di Amina. Quando gli altri due andarono via con le loro
macchine cercò di trovare una scusa per poter aiutare la ragazza a mettere a
posto. In quel momento stava raccogliendo i bicchieri sparsi per i vari tavoli.
“Ti serve una mano?
Ce ne sono tanti in giro, quando qualcuno dà una festa stai pur certa che non
ci facciamo sfuggire l’occasione di bere!” Aveva assunto un tono molto dolce e
amichevole, non c’è che dire, era proprio un grande attore.
“Come mai il
signorino ha deciso di darmi una mano? Per tua informazione non ho alcun
bisogno di aiuto. Anzi, se te ne vai mi fai pure un piacere.” Gli rispose senza
nemmeno guardarlo in faccia, era troppo indaffarata per incrociare i suoi
occhi.
“Per tua
informazione, noi attori abbiamo le mani come tutti gli esseri umani di questa
terra!”
“Ma no! Pensavo che
voi foste, che so, degli extraterrestri venuti da chissà quale pianeta per dominare
la terra!” Non c’è che dire, aveva sempre l’ultima parola con lui, era come se
fosse preparata a qualsiasi discussione.
“Io non ci credo, ma
possibile che ogni volta che cerco di parlarti va a finire che ci prendiamo in
giro come due bambini? Ci riuscirà mai a fare dei discorsi seri?!” Mentre disse
queste parole, con un po’ di stizza, prese tre bicchieri e li portò al bar
solamente che li aveva buttati sul lavello con troppa velocità e uno si era
rigato. Fece per prenderlo ma si fece un taglietto sul pollice.
“Accidenti! Ci mancava solo questo!” Amina, che era di là,
l’aveva sentito.
“Ma che ti è
successo? Perché hai url….ma porc! I miei bicchieri da cocktail! Ma come cavolo
hai fatto a incrinarlo?” Ecco, era più preoccupata per il bicchiere piuttosto
che per lui.
“Magari potresti
anche interessarti al mio povero dito sanguinante!” Aveva assunto un tono un
po’ da offeso.
“Comincio con il
dire che non ti avevo chiesto di aiutarmi e poi i bicchieri vanno appoggiati
con un po’ di grazia sul lavello, altrimenti si rompono. Ma mi immagino che tu
non li hai lavati neanche una volta!”
“Evidentemente, voi
troglodite, non sapete che esiste la lavastoviglie!”
“Oppure voi
presuntuosi non sapete che la lavastoviglie opacizza i bicchieri e può rompere
la struttura cristallina.”
“E ti pareva! Strano
ma vero stiamo ancora qui a discutere!” Lui la guardò un momento e vide che lei
non aveva il viso imbronciato, anzi, sembrava divertita. Non sembrava prendere
sul serio le loro discussioni, lui invece ogni tanto se la prendeva un po’ ma
in fondo lo sapevano tutti e due che stavano scherzando.
“Vado a prenderti un
cerotto e del disinfettante, tu stai qui e non ti muovere, mi raccomando. Non
voglio averti sulla coscienza.”
“Sì mamma!” Ora
stava ridendo, con lei si sentiva a suo agio. Nonostante le battute, spesso un
po’ pesanti, era una vita che una donna non lo prendeva in giro. Di solito, se
qualcuna lo faceva, era solo per portarselo a letto ma lei non aveva
quell’intenzione, anzi. Se sarebbe stato lì qualche altra oretta l’avrebbe
mandato fuori a calci nel sedere.
“Sì, sì, intanto ho
già fatto la domanda per mandarti in adozione!”
“No, tanto lo so che
mi vuoi bene!”
“Ricordami di
uccidere il padre, appena lo vedo ok? Purtroppo ti hanno scambiato in
maternità!”
“E…accidenti! Ma
perché ce la devi avere sempre tu l’ultima parola?”
Lei non rispose ma
lo guardò un istante e fece il segno della vittoria. Se l’avesse vista in giro
per la strada, probabilmente, non si sarebbe nemmeno girato due volte a
guardarla ma adesso le sembrava diversa. Cristopher aveva ragione, in fondo non
era così male. ‘Se va avanti così ’ pensò, ‘mi bastano solo due giorni per
sbatterla come un tappetino! Come sono crudele!’. Quando ritornò aveva con sé
un flacone di disinfettante, del cotone, alcuni cerotti e una garza.
“Guarda che non mi
hanno mica ferito a morte!” Orlando sfoderò il migliore dei suoi sorrisi ma a
lei non fece alcun effetto e, ben presto, si mise a sedere di fronte a lui e
cominciò a disinfettare un po’ la ferita. Non era molto profonda ma chissà chi
ci aveva bevuto su quel bicchiere! Non era per niente igienico lasciarla a
marcire senza pulirla. Lui la guardava attento e, per qualche istante gli venne
da ridere. Si era tolta il cappello e adesso aveva il flacone su una mano, un
cerotto in bocca e la garza appoggiata sulle spalle.
“Sai, è da prima che
me lo chiedevo, come mai tu parli così bene l’inglese?”
“Cofa? L’inglefe? A
fì, devi fapere che prima di afrire il locale fono ftata….” Aveva ancora il
cerotto in bocca e non riusciva a parlare bene. Orlando, con delicatezza,
glielo tolse dalle labbra e notò che esse avevano un vago profumo di menta.
“Grazie! Come stavo
dicendo, prima di aprire il locale sono stata quattro anni in Inghilterra con
mio padre. Era un camionista e così eravamo costretti a viaggiare molto. Trovò
lavoro vicino a Manchester e, considerando che lo pagavano molto bene, mi mandò
in un college londinese. Ormai sono quasi cinque anni che è morto e così sono
dovuta tornare in Italia. E’ per questo che parlo così bene la tua lingua.”
“Oltre all’inglese
che lingue parli?” Che strano, era stata quattro anni a Londra e parlava quasi
come un’abitante del posto.
“Logicamente
l’italiano, il francese, so qualche parola di spagnolo, mastico pochissimo il
tedesco e poi parlo il dialetto del mio paesino.”
“Mi faresti sentire
qualche parola non tuo dialetto?”
“Ah, lasciamo
perdere. Magari un’altra volta. Ecco, ho finito. Ti ho messo un cerotto e poi
ho applicato la garza per non fargli fare infezione.”
“Ma che brava
infermierina! Dimmi, domani sera lo tieni aperto il locale?” Si stava facendo
interessato, dopotutto, doveva mostrarsi ammaliato da lei altrimenti la sua
scommessa sarebbe andata a farsi friggere.
“Stiamo cominciando
a fare i cascamorti? Ti metto già in guardia, il mio interesse per te è sotto
terra! Comunque, domani parto e credo che non ritornerò qui per un bel po’.”
Aveva ripreso le sue cose e adesso aveva quasi finito di mettere a posto.
“E dove vai di
bello? Fai una vacanza di piacere?”
“Seee, magari! Devo
andare in America per lavoro. Un’agenzia di Beverly Hills mi ha contattata e mi
ha chiesto se potevo aprire un locale lì da quelle parti. Sai, in verità lì
vicino ci sono molte ville di persone famose e vorrebbero che aprisse i
battenti un localino un po’ strambo, come il mio! Valli a capire i divi del
cinema!” Si era rimessa il cappello e cominciava a spengere le luci.
“Ma guarda che
coincidenza! Lo sai che anche io ho una casa lì vicino a Beverly Hills?”
“Fantastico! Mi
avevi dato l’impressione di essere strambo!” Disse un po’ seccata “Adesso ho
trovato un altro motivo per restarmene qui!”
“Guarda che se sei
così scontrosa gli uomini scappano! Io l’avrei già fatto ma, visto che la mia
grave ferita doveva essere curata…e poi ho trovato davvero una brava
infermiera!” Si stava avvicinando lentamente a lei ma Amina non sembrava per
niente impaurita, né sconvolta, quantomeno stupita.
“Apriti bene le
orecchie perché non ripeterò due volte questa cosa: non uscirei con te neanche
se fossi l’ultimo uomo rimasto sulla terra!” Adesso era lei che era avanzata
verso di lui, con fare deciso e con le braccia incrociate.
“Ehi, guarda che non
ci volevo provare con te! Era solo un consiglio!” Era stato troppo veloce,
altre ci sarebbero cascate ma lei non era il tipo.
“Se la mettiamo in
questi termini, allora è tutto a posto. Ora, non per farti fretta ma…io vorrei
chiudere il locale, andare a letto e dormire almeno un’ora prima di dover
prendere l’aereo per l’America, visto e considerato che ci sarà di sicuro una
fila assurda e che devo partire alle dieci di mattina, un vero strazio.”
“Guarda la
situazione dal lato positivo, almeno cisarà qualche possibilità di rivederci!” Aveva preso la sua giacca e si
apprestava ad uscire insieme a lei.
“In tutta sincerità
credo che questa situazione abbia solamente del negativo. Ma stasera dovevo
proprio conoscer uno come te? Ma perché non sono partita ieri…?”
“Senti, prima di
salutarti te lo posso chiedere un favore?” La stava guardando cercando di
essere gentile e soprattutto amichevole.
“Dipende dal favore,
caro il mio Orlando!”
“Ma tu come ti
chiami, cioè, qual è il tuo cognome?”
“Mi posso fidare?
Non è che poi assoldi un killer e mi fai uccidere?” Lei cominciò a guardarlo un
po’ divertita, non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo.
“Parola di boy
scout!” Si incrociò gli indici delle mani sulla bocca per indicare la sua
promessa e lei non potè non ridere.
“Ok, mi chiamo Amina
Carlini, contento?”
“Sì” Ora sapeva il
suo nome e il che gli era di grande aiuto per attuare la seconda parte del suo
piano. Ogni tanto, gli uomini, hanno delle idee così malsane che farebbero
gelare le vene.
Si congedarono
stingendosi la mano. In tutta sincerità Amina non credeva di poterlo rivedere e
aveva dato poca importanza a quella sera. Indubbiamente Orlando era un bel
ragazzo ma lei non ne era attratta affatto, lo considerava un po’ bambinone e
malizioso ma dopotutto era divertente. Lei era il classico tipo che aveva una
marea di amici maschi per i quali non prova che affetto. Era sempre stato così,
sin da quando era bambina, lei era l’unica ragazza della scuola che riusciva a
far amicizia con tutti i maschi. Stava simpatica a tutti loro ma le ragazze non
erano della stessa idea. La consideravano un’oca e per questo era quasi sempre
esclusa dalle attività di gruppo.
Orlando doveva
ricredersi, non era esattamente come l’aveva inquadrata la prima volta. A prima
vista poteva sembrare un po’ cafona ma, parlandoci un po’ di più, si era reso
conto che era una delle poche donne che riusciva a parlare con lui senza
dimostrare il benché minimo interesse. Era senza ombra di dubbio molto bella,
però non dava l’impressione di essersi montata la testa, tantomeno di avere la
puzza sotto il naso. Era felice di averla presa per il verso giusto, anche
perché sarebbe stato più facile convincerla ad uscire con lui. Non doveva avere
fretta e aveva capito che, se voleva incastrarla, doveva dimostrarsi prima di
tutto un amico.
Capitolo 3 *** Ma perchè succedono tutte a me? ***
Capitolo 3
Capitolo 3.
Ma perché succedono tutte a me?
La mattina dopo Amina fu svegliata dal suono incessante
della sveglia. Per un momento fu tentata di buttarla nel lavandino e lasciar
correre l’acqua ma si ricordò che doveva alzarsi presto perché aveva un aereo
da prendere. Andò in bagno svogliatamente e si lavò un poco, fece una piccola
colazione e poi andò in camera sua a preparare i bagagli. Non mise dentro la
valigia molti abiti pesante e optò più sulle magliette sobrie e comode. Quando
ebbe finito di sistemare tutto si ritrovò con tre valigie piene di roba e non
fu per niente rincuorata dal fatto che doveva prendere ben tre autobus prima di
arrivare a Malpensa. Ritornò in bagno per darsi una sistemata e per vedere come
stava. Aveva i capelli legati in due buffe codine, un cappellino alla pescatora
di velluto nero, un maglione a collo alto bianco, un paio di pantaloni neri,
delle scarpe da ginnastica e il cappotto nero. Non si era truccata ma, tutto
sommato, era molto carina lo stesso. Partì alle otto per arrivare in tempo e
alle nove meno un quarto era già all’aeroporto. Come si aspettava c’era una
fila interminabile per il check in e così decise di aspettare qualche minuto,
almeno ci sarebbe stata meno gente. Alle nove entrò nella mischia e, tra calci
e offese, riuscì finalmente ad arrivare al bancone.
“Buongiorno, la sua
destinazione?” Era un hostess molto giovane.
“Buongiorno, devo
andare in America, più precisamente a Beverly Hills”
La hostess chiese
gentilmente alla ragazza di darle tutti i documenti, passaporto, carta
d’identità e via dicendo. Non appena vide il suo nome le riconsegnò tutto.
“Dunque è lei la
signorina Amina Carlini! Avrei scommesso che era tutto uno scherzo!”
“Un momento, cos’è
questa storia? Lei che vuole da me?” Amina si stava agitando, se continuava
così avrebbe di sicuro perso l’aereo.
“Dovrebbe andare
nell’ufficio partenze, se non le dispiace. Il direttore ha chiesto
espressamente che, semmai oggi fosse arrivata una signorina di nome Amina
Carlini, dovevamo mandarla da lui.” Disse la ragazza un po’ divertita.
“Ah sì? Se le cose
stanno così mi sentono quelli della direzione! Gli faccio una di quelle scenate
che se le ricordano per tutta la vita.” Detto questo sfreccio come un fulmine
per le scale mobili con tutta la sua roba, arrabbiata come non mai.
In quel momento si
accorse che non sapeva come andare ma, per sua fortuna, trovò un facchino che
le indicò la strada. Percorse due rampe di scale in un istante e cominciò a
bussare alla porta spazientita. Un uomo sulla sessantina venne ad aprirla e lei
scatto dentro come un fulmine.
“Adesso basta! O mi
dite cosa succede o giuro che mi pianto qui finchè non mi fate prendere il mio
aereo! Sono già immensamente in ritardo e penso che quelli dell’agenzia, da un
momento all’altro, mi daranno per dispersa!” Stava cominciando ad urlare. Dal
canto suo l’uomo si avvicinò a lei sorridendole.
“Suppongo che lei
sia Amina Carlini giusto? Mi avevano detto che non era una donna come le
altre.”
“Ma si rende conto
che qui si sta parlando della mia vita? Se entro mezz’ora non sono sull’aereo
per Beverly Hills posso pure dire addio al mio lavoro!”
“A dire la verità,
questa mattina ci è stato dato un ordine preciso, lei non deve salire su nessun
aereo.” L’uomo si mise seduto su di una sedia e guardò la ragazza con fare un
po’ autoritario. Nemmeno lui sapeva di preciso cosa era successo ma di una cosa
era sicuro: lei, fino ad ordine contrario, sarebbe stata lì.
“Mi stia bene a
sentire, se lei non mi fa uscire di qui giuro che commetterò un omicidio a sue
spese, a costo di dover andare in galera!” Si era messa di fronte a lui e non
si accorse che dalla porta era entrato qualcun altro.
“Siamo così acide
già di prima mattina?”
Quella voce la
conosceva fin troppo bene. Per un attimo rimase immobile, sgranò gli occhi e si
girò verso di lui. C’era da aspettarselo, era Orlando. Aveva lasciato cadere la
sua borsa a terra e in un attimo fu di fronte a lui. In confronto a lei non era
molto alto, lei era quasi un metro e settantacinque. Cominciò a rimpicciolire gli
occhi fino a farli diventare due fessure, strinse un momento i pugni e poi
afferrò il bavero della camicia di Orlando urlando.
“ADESSO MI HAI
VERAMENTE STANCATO! CHI TI HA DATO IL DIRITTO DI IMPICCIARTI DELLA MIA VITA? IO
ANDRO’ A BEVERLY HILLS, CHE TU LO VOGLIA O NO! NON AVREI MAI IMMAGINATO CHE
DIETRO TUTTA QUESTA STORIA CI FOSSI TU!”
“Ehi, ehi, calmati!
Lasciami andare subito! Mica sono un pungiball! Staccati!!!” Orlando nel dire
queste parole afferrò le sue mani e le tolse dalla camicia, poi la guardò e in
quel momento capì che lei era capace di fare qualsiasi cosa.
“Dammi un buon
motivo per il quale io non dovrei ammazzarti qui all’istante!” Amina stava
rispondendo al suo sguardo con tutta la rabbia che le era uscita fuori.
“Perché sono un bel
ragazzo?” Azzardò lui con un sorrisetto malizioso.
“Risposta
sbagliata!”Si mise le mani sui fianchi.
“Perché ti piaccio?”
Girò la testa da un lato.
“Risposta
DECISAMENTE sbagliata!” Roteò gli occhi, scocciata.
“Perché ti posso
aiutare?” Girò la testa dall’altro lato.
“Sì certo, visto che
tu sei Dio puoi riportare l’aereo indietro e farmi partire non è vero? Ti
assicuro che sto ricorrendo al mio autocontrollo più di quanto tu non immagini”
“E se ti dicessi che
c’è un aereo che va a Beverly Hills più veloce dei Boeing? E magari ha tenuto
un posto solo per te?”
“Oh sì, e io mi
dovrei anche aspettare che fosse vero? Ma fammi il piacere!” Se ne stava per
andare ma lui l’afferrò prontamente per un braccio.
“Ehi, se non ci
credi, vieni a vedere di persona!” Prese le valigie di Amina e cominciò a
guidarla all’interno dell’aeroporto. Lei stava seriamente pensando a quale
fosse il modo migliore per ucciderlo ma si dovette ricredere quando arrivò
davanti ad un Gate che lei non aveva mai visto aperto. Solitamente veniva
affittato ogni qual volta ci fosse qualche jet privato di qualche miliardario.
Fu in quel momento che si fermò per un istante e poi, voltandosi verso Orlando,
cominciò a capire quello che succedeva.
“Tu lo sapevi fin
dall’inizio……”Riuscì a dire, abbastanza stranita.
“Che cosa?” Lui
fingeva di non sapere niente e fece la faccia più innocente del mondo.
“Tu, brutto
bastardo, avevi escogitato tutto fin nei minimi dettagli! Cos’è, è la mia
punizione per averti offeso?”
“Beh, se vuoi la
possiamo mettere così, ma ho pensato che sarebbe stato molto più confortevole
viaggiare in un jet piuttosto che in un aereo in classe supereconomica.”
“A dir la verità, a
me andava bene anche la classe supereconomica!” Incrociò le braccia al petto.
“L’hai detto pure
tu, visto che non sono Dio, non posso riportare giù l’aereo no?” Lui la
guardava con un espressione un po’ sull’arrabbiato, logicamente stava
scherzando.
“Ma sì, vada per la
prima classe sul jet privato. Però ti avverto, appena arriveremo in America, se
ti vedrò di nuovo, giuro che ti faccio fuori sul serio. Me ne hai già combinate
troppe per i miei gusti.” Detto questo prese una delle sue valigie e cominciò a
camminare lungo il tunnel che arrivava fino al portellone dell’aereo.
Non si sarebbe mai
aspettata che in un velivolo di così piccole dimensioni ci fossero così tante
cose. C’era il salotto, il televisore, un tavolo adibito al gioco, alcune
poltroncine qua e là, dei tappeti tutti per terra, un letto, un piccolo bar e
così via. Per un momento fu spaesata e si dovette aggrappare ad una parete perché
rischiava di cadere. Non appena riuscì a vedere meglio l’interno, notò che
alcune di quelle persone erano andate nel suo locale la sera prima. Il primo
che riconobbe fu Cristopher Lee.
“Amina, che bello
rivederti! Ce ne hai messo di tempo per arrivare!” Lui si era alzato per
salutarla.
“Eh? Ah, ciao Cris. Ma come, mi
stavate aspettando?” Amina era un po’ frastornata.
“Sì, devi sapere
che, solo ieri sera, Liv ci ha detto che doveva rimanere in Italia perché era
stata ingaggiata per partecipare ad un programma. Orlando ci ha detto che tu dovevi
andare a Beverly Hills e così abbiamo deciso di darti il posto di Liv.”
“In tal caso non mi
sembra affatto giusto che io scrocchi un passaggio. Se volete posso pagare la
sua parte!”Amina stava già frugando dentro la sua borsa.
“Non c’è problema,
tanto abbiamo già pagato tutti quanti, Liv compresa e di conseguenza, ti puoi
beccare un viaggio gratis in prima classe.” Elijah si era alzato in piedi e ,
dopo aver fatto l’occhiolino ad Orlando, era andato da Amina a darle la mano.
“In questo caso…c’è
qualcosa di forte da bere? Che so, un po’ di caffè bello scuro?” Aveva appoggiato
la borsa in un angolo e si stava dirigendo verso il piccolo bar.
“Veramente ci
sarebbe, solamente che noi non siamo capaci di prepararlo con la moka.” Elijah
le si avvicinò e le fece vedere la macchinetta del caffè, tipica dell’Italia.
“In tal caso lo
preparo io, immagino che il viaggio sarà abbastanza lungo.”
Amina si mise subito
dietro al bancone, come se fosse la cosa più naturale del mondo. In pochi
minuti riuscì a preparare il caffè e lo diede ad ognuno di loro. Alcuni erano
rimasti un po’ disgustati, altri lo ritenevano eccessivamente forte e chi, come
Cristopher Lee, era molto contento di poter bere di nuovo quella bevanda così
particolarmente amara. Il resto del viaggio passò abbastanza tranquillamente e
ben presto la ragazza si addormentò su uno dei divani. Intanto, seduti vicino
al tavolo, Elijah e Orlando discutevano.
“Sai, sembra molto
diversa da come l’ho vista ieri sera” Esclamò Elijah un po’ divertito.
“A dire il vero è
sempre la solita, un po’ strana, ma ugualmente gentile.”
“Hai paura di non
poter vincere la scommessa?”
“Quella è l’unica
cosa di cui non ho paura. Adesso me la devo lavorare per benino e poi vedrai i
risultati tu stesso, non si staccherà più da me!”
“Che ha tra le mani?
Un libro?” Elijah indicò qualcosa che Amina aveva tra le mani già da prima di
dormire.
Orlando si alzò
silenziosamente ed andò vicino a Cristopher che, come è risaputo, non riesce a
chiudere occhio in aereo.
“Senti, lo sai che
libro sta leggendo Amina? Non riesco a tradurre l’italiano” Il ragazzo si era
fatto più vicino all’orecchio di Lee, in modo che lei non lo sentisse.
“Credo che si tratti
di uno di quei libri sull’Egitto, hai presente quelli di Waltari?”
“O mio Dio, è di
stomaco difficile la signorina per poter leggere quei libri!”
“Guarda che è molto
più intelligente di quello che non sembra, non sottovalutarla!”
“Lo so, è una cosa
che, in questa situazione, proprio non mi posso permettere….”E, detto questo,
tornò vicino ad Elijah.
Ecco il quarto capitolo della mia storia! Il titolo, a
vederlo, è un po’ strano ma andando avanti capirete tutto! Spero che anche gli
altri vi siano piaciuti, mi raccomando, fatemi sapere!^^ Bacini, Shi*
Capitolo 4.
Il disegno “divino”^^...
Il viaggio fu abbastanza lungo ma proseguì senza intoppi o
particolari avvenimenti che meritano di essere descritti. Dopo aver dormito per
circa due ore, Amina si svegliò e potè notare che intorno a lei, a discutere,
c’erano molto persone. Si alzò svogliatamente, aveva ancora gli occhi stanchi
dovuti dal fatto che la sera prima aveva dormito poco e la voce impastata dal
sonno. Si alzò a sedere e notò che non aveva più il libro sopra il grembo ma
qualcuno l’aveva messo sul tavolino di fronte a lei. Si mise in piedi e cominciò
a stiracchiarsi finchè non sentì che era pronta per affrontare qualche bella
discussione. Notò, con suo immenso piacere, che vicino al tavolino non era
seduto nessuno e così decise di andare là, almeno avrebbe potuto rilassarsi
mangiando qualcosa e finendo di leggere il suo libro. Prese un pacchetto di
biscotti e poi si sedette vicina al finestrino, dal quale poteva ammirare il
bellissimo oceano atlantico. Quasi automaticamente, prese una penna ed un
foglio e cominciò a disegnare ciò che vedeva, Elijah che parlava distrattamente
con Billy, Cristopher e Viggo che stavano discutendo, Dominic che si era
addormentato su un divano. ‘Che banda di matti ’ pensò. Solamente che non si
era accorta di una cosa….
“Ciao Bella addormentata sull’aereo! Lo sai che il tuo
principe ti ha svegliata con un bacio!” Orlando era arrivato dietro di lei e
l’aveva colta un po’ di sorpresa.
“Caspita che bel risveglio! Se mi avessi baciata sul serio
avrei preferito dormire!” Gli aveva risposto ironicamente e non lo aveva degnato
di uno sguardo, stava continuando il suo disegno.
“Davvero una bella accoglienza, non c’è che dire! E io che
mi sono pure permesso di toglierti di dosso quel libraccio!” Si era messo
seduto di fronte a lei e cominciò a fare dei versi strani sperando che lo
guardasse.
“Attento a come parli, Waltari è uno scrittore molto
bravo! Indubbiamente migliore di te!” Lo stava guardando con la sua solita aria
di sfida.
“Ma fammi il piacere, non lo sai nemmeno se io scrivo!”
“Di certo, con il tuo quoziente intellettivo, potresti
scrivere al massimo le favole per i bambini dell’asilo!” Gli aveva fatto un
sorriso furbetto, era sicura che non avrebbe ribattuto.
“Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!” Questa volta
l’aveva sorpresa, non si era aspettata una mossa del genere.
“Intanto la zoppa ha alle spalle almeno cinque anni di
università e un sacco di libri! E comunque, meglio essere zoppi che non
avercele, le gambe!” Non c’era speranza, con lei non poteva spuntarla.
“Vabbè, finiamo qui questa conversazione iniziata male,
ricominciamo?” Chiese lui sorridendo.
“Suppongo sarebbe meglio…” Lei gli indicò la direzione
dalla quale era venuto “Ora riparti e vedi di non fare il cretino! Spero tu
abbia capito!”
Lui, dal canto suo, aveva capito benissimo. Si era alzato
dalla sedia, era ritornato un po’ più indietro di lei e si stava preparando per
ricominciare la discussione. Prese un po’ di fiato e, con fare molto gentile,
picchiettò il suo dito sulle spalle di lei.
“Buongiorno! Dormito bene?” Lui si avvicinò, le poggiò una
mano sulla testa e poi si andò a sedere davanti a lei.
“Sì, abbastanza! Devo dire che questo jet è molto comodo!”
Aveva poggiato la penna, incrociato le mani e lo osservava divertita.
“Adesso va un po’ meglio? Sono stato un po’ più bravo di
prima?” Lui la guardava cercando di fare gli occhi da cucciolotto.
“Ti dirò, potevi fare meglio ma così va decisamente meglio
di prima.”
“ Se la metti in questi termini possiamo rifarlo di
nuovo!” Lui aveva preso un biscotto e se l’era messo in bocca.
“No, no, non voglio ripetere la scena di nuovo!” Lei
cominciò a ridere e poi continuò a disegnare. Orlando si accorse solo in quel
momento che lei aveva realizzato un vero e proprio capolavoro.
“Caspita! Come disegni bene!” Le prese il foglio da sotto
le mani.
“Ma è soltanto uno schizzo! E comunque, ridammelo” Si era
alzata un po’ dalla sedia e stava cercando di riprendere il suo disegno.
“Sai, magari se lo vendessi potrei ricavarne qualche
soldo!”
“Orlando, ridammi immediatamente ciò che è mio!” Aveva
alzato un po’ la voce.
Lui le fece una pernacchia e poi cominciò a correre da
tutte le parti sperando che Amina lo rincorresse. Lei, tranquilla come al
solito, si rimise a sedere e cominciò a guardare fuori dal finestrino. Lo
guardava di sottecchi nella speranza che lui si avvicinasse.
“Delle volte non ti capisco lo sai? Prima hai voluto che
io rifacessi la mia entrata e poi, dopo che ho preso il tuo disegno non hai
fatto una piega. Secondo me tu sei anormale!” Dette queste parole si avvicinò
di qualche passo verso di lei. Amina fece un balzo in avanti e gli prese il
foglio dalle mani.
“Io ho le mie strategie, cocco! Che ti credi, che te lo
lasciavo tenere! Si sa che i bambini, se non li istighi, non si divertono!” Era
soddisfatta, la sua tecnica si era rivelata vincente.
“In ogni caso l’avrei tenuto per me. Perché non me lo
regali?” Si era di nuovo messo a sedere di fronte a lei e vide, in quel
momento, che le sue parole avevano fatto assumere ad Amina uno sguardo
piuttosto interrogativo.
“Prego?”
“Guarda che se me lo dai non lo butto mica via! A me piace
molto!”
“Sai, in tutta onestà tu sei il primo a vedere i miei
disegni, dopo il mio professore.” Stava sorridendo.
“Suppongo che tu sei molto portata per il disegno sin da
piccola.”
“A dir la verità…sì. Alle superiori ho frequentato
l’istituto d’arte e all’università sono andata all’accademia di Firenze. In
realtà vorrei guadagnarmi il pane vendendo i miei disegni ed è anche per questo
che vado in America”. Mentre parlava aveva firmato il suo disegno, aveva una calligrafia
molto bella e pulita.
“Come mai ci hai scritto il tuo nome in un angolo?” Nel
frattempo aveva girato il foglio verso di sé.
“Sai com’è, non vorrei che qualcuno cominciasse a
pubblicizzare i miei disegni per conto mio.”
“Mi faresti un immenso piacere?” Orlando le aveva preso la
penna dalle mani.
“Ehi, ma che fai? Ridammela!” Amina era stata colta un po’
alla sprovvista.
“Te le ridò se mi fai un ritratto” Aveva sfoderato uno dei
suoi migliori sorrisi.
“Cosa? Ma tu sei tutto matto!”
“Beh, di foto ce ne ho tante in casa ma vorrei tanto avere
un ritratto! Me lo fai? Ti preeeego!”
“Senti, non incominciare con i tuoi capricci! Anche se
volessi non ho quello che mi serve! Mi servirebbe una matita e una gomma, con
la penna c’è il rischio che io faccio degli errori! Pensa se ti disegno
strabico.”
“Correrò il rischio, avanti, comincia!”
Amina rimase per un momento interdetta e poi, rassegnata,
prese la penna e cominciò a disegnare. Orlando nel frattempo si era messo in
posa, sorridente e con una faccia allegra, si era anche allontanato un po’ di
modo che lo vedesse meglio. Sperava che almeno, in quel modo, le avrebbe fatto
capire che era un bel ragazzo. Lei, dal canto suo, era diventata più
professionale che mai. Ogni tanto gli chiedeva se poteva girarsi, chiudere gli
occhi, farle vedere i capelli. Lui si sentiva un po’ in imbarazzo in quella
situazione, tenendo presente che c’erano anche tutti gli altri che lo potevano
vedere da un momento all’altro. Si era ricordato di quella volta in cui, una truccatrice
distratta, gli aveva messo il rossetto; quando lui se ne accorse aveva già
tutte le labbra di un bel colore rosso acceso. Gli venne da ridere.
“Ehi, se vuoi il ritratto devi starmi fermo altrimenti non
ci riesco!” Amina si era fermata di colpo e lo stava rimproverando.
“Ah, scusami. E’ solo che pensavo alla mia faccia quando
ho il rossetto!” Lui la guardò mentre stava ancora ridendo.
“Non sapevo che avessi delle tendenze strane Orlando!”
Disse con tono vagamente malizioso.
“Ma cosa vai a pensare! Guarda che io sono un uomo
normale!” Aveva fatto finta di mettere il broncio.
“Ti dirò, più ti conosco e più continuo a pensare che tu,
con il genere umano, non hai niente a che fare. Magari sei l’anello mancante
tra l’uomo e la scimmia!”
“Presuntuosa che non sei altro!” Lui fece per un momento
la faccia sorpresa e poi gli sferrò un pizzicotto in una mano.
“Ahi! Ma sei imbecille! Guarda che se mi faccio male alle
mani non te lo finisco il disegno, così rimani senza spalle! E ti starebbe pure
bene.”
“Fammelo vedere che sono curioso.” Le strappo
letteralmente il foglio dalle mani e si stupì dell’incredibile somiglianza. Era
abbastanza grande, molto dettagliato e Amina aveva persino notato che il suo
occhio sinistro era leggermente più grande del destro. Gli aveva fatto tutti i
capelli scombinati davanti al viso, una bella bocca sorridente, e
un’espressione un po’ divertita. Fu leggermente impressionato di quanto era
brava ma notò che le aveva fatto solamente il viso e una parte del collo, gli
mancavano le spalle e le braccia.
“Gradirei finirlo, posso?” Amina fece battere le sue dita
sul tavolo, un po’ spazientita.
“Oh, sì certo, prendi” Si era sentito stupido per un
attimo. Cristopher lo aveva avvertito di non sottovalutarla ma lui,
evidentemente, non l’aveva ancora capito. Era rimasto un po’ lì, senza niente e
si era creata una certa tensione.
“Lo ritieni soddisfacente? Beh, magari ti ho disegnato un
po’ troppo bene non credi?” Lei cercò di spezzare un po’ quell’aria pesante.
“Guarda che sono molto meglio dal vero!”
“A mio parere no…anche perchè quando apri bocca dici solo
stronzate!” Rise tra sé e sé. Quella battuta le era venuta spontanea.
“E tu lo sai come potresti fare per farmi zittire?” La
stava di nuovo seducendo. Si era avvicinato paurosamente al suo volto e ora la
guardava negli occhi.
“Certo che so come fare.” Detto questo gli infilò la penna
in bocca e si diresse verso il bagno. “Sai, tutte queste sdolcinerie mi hanno
fatto venire voglia di vomitare!” Disse.
Non appena non fu più nella sua visuale, Orlando cominciò
a roteare la penna tenendola ferma con i denti. ‘Accidenti, se continua così
tra poco mi ritrovo con cinque dita spiaccicate in faccia!’ pensò. Anche questa
volta aveva agito troppo in fretta e si dimenticò che aveva a che fare con un
tipo veramente tosto. Elijah e Billy si avvicinarono a lui visto che avevano
osservato tutta la scena.
“Qualche problema?” Elijah era molto divertito dalla
situazione e non potè fare a meno di ridere.
“Se sei venuto qui per prendermi in giro non è decisamente
il momento.” Orlando lo guardava torvo.
“Ehi amico, non credi di essere stato un po’ troppo
sfacciato? Mica è una di quelle modelle che ti porti a letto ogni tanto!” Billy
gli mise una mano sulla spalla.
“Guarda, la prossima volta urlalo, tante di quelle volte
non ti avessero sentito.”
“Fallito di nuovo scommetto!”
“Ma bravo, credevo che non si fosse notato! Accidenti, non
so più che fare! Io ci provo a essere gentile ma quando cerco di farmi un po’
avanti lei mi rifila sempre un pacco gigantesco! Di questo passo addio
scommessa!” Aveva battuto i pugni sul tavolo. Le aveva provate quasi tutte ma
lei non dava il minimo segno di cedere al suo fascino.
“Ehi, certo che questo disegno è proprio bello! Te l’ha
fatto lei?” Elijah stava osservando il foglio e potè notare con piacere che
assomigliava notevolmente all’originale.
“Sì. Frequentava l’accademia di belle arti, ecco perché è
così brava.”
“Davvero notevole! Oh, a proposito, eccola che ritorna!”
“Cosa c’è di così tanto divertente in questo tavolo visto
che siete qui?” Amina si era messa vicino a loro e si stava rimettendo a posto
il maglione.
“Noi due non ci siamo presentati: io sono Elijah Wood e
lui è Billy Boyd. Piacere di fare la tua conoscenza!”
“Piacere mio.” Amina sorrise e per fortuna il viaggio
continuò senza intoppi. Peccato che alcune cose ti accadono quando meno te lo
aspetti…
Capitolo 5 *** Per chi suona la campana, o meglio, il campanello... ***
Voilà
Voilà! Anche ilquinto capitolo è pronto! Ragazzi, chi se
l’aspettava che io fossi così veloce? (See….magari qualcuno la mia storia la
butterebbe direttamente giù per lo sciacquone del water!) Comunque volevo fare una
precisazione. Quando ho pubblicato la mia storia l’ho descritta come
Commedia/romantico. Beh, io ho inteso commedia nel senso: situazione iniziale,
complicazioni, finale in cui si aggiusta tutto. Però ricordatevi che non tutto
sarà per forza scontato, mi sto impegnando a fondo per rendere la storia più
imprevedibile che mai! Ma adesso basta che è meglio, vi lascio alla lettura (mi
raccomando, fatemi sapere se vi piace, ci tengo tantissimo e poi è un modo per
spronarmi ad andare avanti!^^). Ciao Ciao Shi*
Capitolo 5.
Per chi suona la campana, anzi, il
campanello!
L’aereo arrivò
all’aeroporto a mezzogiorno (il fuso orario! In Italia sono le cinque!^^) ed
erano tutti un po’ stanchi vista la durata del viaggio. Dopo la faccenda del
ritratto, Amina, Elijah ed Orlando avevano cominciato a parlare amichevolmente
su un po’ di tutto, passando per le frasi del tipo: Avete visto che tempo? Fino
ad arrivare al sesso e alle posizioni preferite. Non c’è che dire, un
repertorio molto vasto. Anche Elijah fu costretto a ricredersi, l’Amina che
aveva conosciuto sembrava totalmente diversa da quella che aveva visto al
locale. Dopo circa sette ore di viaggio, ognuno di loro chiamò un fattorino per
prendere i bagagli e, tra chi andava a destra e a sinistra, c’era una gran
confusione. Ben presto si salutarono tutti quanti e ognuno fece i migliori
auguri di buona fortuna alla ragazza che, neanche a dirlo, era contentissima di
sapere che, dopotutto, non gli aveva fatto una bruttissima impressione.
L’ultimo che la salutò fu Orlando.
“Beh, grazie del
viaggio ma ora devo andare, altrimenti l’agenzia penserà davvero che gli ho
dato buca!” Lei allungò la mano in segno di salutò.
“Ma è possibile che
tu sei sempre così distaccata? Visto che mi conosci potresti anche salutarmi
con un bacio sulla guancia non credi?” Lui la guardava vagamente stranito. Più
la conosceva e meno la capiva.
“Va bene, per questa
volta ti accontento, ma solo perché non credo di rivederti più”
Si avvicinò a lui,
lo guardò per un attimo e poi, da brava italiana, gli diede due baci, in tutte
e due le guance. Orlando fu un po’ sorpreso, di solito se si voleva salutare se
ne dava solo uno poi si ricordò che nel suo paese era un’abitudine fare così.
Quando cercò di abbracciarla notò che lei si stava incamminando per l’uscita.
“Addio Orlando!” Gli
urlò lei, un po’ da lontano.
“Arrivederci Amina!”
Lui la salutò con una mano. Lei gli aveva detto addio credendo di non vederlo
mai più e non sapeva quanto si sbagliava. Lui aveva un compito da portare a
termine e si che gli uomini, delle volte, sono più cocciuti delle donne. Nel
frattempo arrivò Elijah.
“Ehi amico, la lasci
andare via così? Di questo passo non ti basta neanche un anno!”
“Credimi, se
continua così basterà la metà del tempo” Gli diede un’occhiata del tipo ho
già la vittoria in tasca.
“Se lo dici tu! Nel
frattempo io mi sto impegnando per darti del filo da torcere!” Elijah gli mandò
uno sguardo molto complice.
“Non dirmi che ti
piace? Se fosse così avresti dei gusti davvero strani!”
“No, ma sei matto!
E’ solo che ti devo creare qualche ostacolo e così l’ho invitata alla festa che
darò la settimana prossima a casa mia.”
“Se fossi in te mi
preparerei per farne al più presto trenta!” Orlando gli sorrise compiaciuto.
“Mai dire mai caro
il mio casanova….”
Non appena Amina
arrivò fuori dall’aeroporto, la prima cosa che fece fu quella di chiamare un
taxi per poter andare all’agenzia ‘Petite fleur ’. L’unica cosa che sapeva era
che si trovava nel lungomare, nella Lincoln Street al numero 59 e al di là
questo sapeva ben poco oltre che il proprietario si chiamava Mark Oaudesy.
Quando si fermò la prima macchina chiese gentilmente se la poteva portare alla
Beverly Hills del lungomare. Non appena scese si trovò di fronte ad una bella
casa di stile liberty, sulla tinta del beige perlato, con una piccola targhetta
sulla porta con scritto ‘Petite fleur, l’agenzia che vi assicura il
divertimento ’. Per un momento rise, certo che erano proprio strani gli
americani; le venne in mente Orlando ma pensò che lui dovesse essere inglese,
non aveva l’accento statunitense. Sospirò per un attimo e poi bussò. Avvertì un
rumore di passi in lontananza e un uomo sui trentacinque venne ad aprirla.
“Buongiorno,
desidera?” Lui le sorrise ma la fece rimanere sulla porta.
“Sono la signorina
Carlini, Amina Carlini. Mi ha ingaggiata il signor Mark Oaudesy, sono appena
arrivata.”
“In questo caso
entri pure, sono io il signor Oaudesy. Si accomodi, prego, e lasci pure le
valigie all’entrata.” Lui le fece cenno di accomodarsi, era molto gentile e la
ragazza se ne accorse subito. C’erano alcune persone per i corridoi che avevano
in mano alcuni fogli. ‘Probabilmente altri impiegati ‘ pensò.
“Venga di qua,
questo è il mio ufficio.”
La fece accomodare
in un’ampia stanza, molto ventilata e luminosa. I muri erano stati dipinti di
verdolino pallido, alle pareti erano appesi alcuni quadri futuristici e in
mezzo troneggiava una scarsa imitazione dei girasoli di Picasso. A destra della
porta c’era una piccola libreria e al centro si trovava la scrivania, piena di
fogli e cartacce. C’era un computer e due sedie, decisamente lo stretto
indispensabile e poi, con un arredo così essenziale, la stanza sembrava più
grande di quanto non fosse in realtà.
“Dunque, non vorrei
essere scortese, però è arrivata un’ora in ritardo. C’è stato qualche problema
all’aeroporto.” Il sig. Oaudesy si era messo seduto facendo cenno ad Amina di
fare altrettanto.
“A dire la verità
sì. A causa di qualche intoppo (‘di nome Orlando!’ pensò, ma preferì non dirlo)
sono partita con molto ritardo rispetto al previsto. In ogni modo mi scuso
infinitamente. Di solito sono una persona molto puntuale sul posto di lavoro.”
Aveva abbassato la testa in segno di scusa.
“Se le circostanze
del ritardo non appartenevano a lei, allora va bene. Piuttosto, vorrei
cominciare a parlare del suo nuovo incarico. Come lei avrà già capito dovrà
aprire un nuovo locale sulla diciassettesima strada qui a Beverly Hills.
Teoricamente potrebbe sembrare facile ma le assicuro che non è così. La nostra
agenzia è stata la prima in questo campo e come primo obbiettivo ha quello di
creare dei posti dove la gente può divertirsi. Cerchiamo della gente capace e
competente, gli affittiamo un locale e, come compenso, prendiamo il 30% dei
profitti mensili. Tempo fa, alcuni abitanti di quella zona, hanno chiesto se
era fattibile aprire un nuovo club lì nei dintorni, il signor Lee mi aveva
detto di un’abile quanto giovane imprenditrice italiana che aveva aperto, già
giovanissima, un rinomato club a Milano: lei signorina Carlini. E così
l’abbiamo contattata per telefono e devo dire che è stata molto gentile ad
accettare, credo che sia abituata a gestire un posto frequentato da gente molto
ricca e famosa.”
“Bene, fin qui è
abbastanza chiaro. Una domanda: potrò ammobiliare il locale a mio piacimento?”
“Sì e no. Prima
dell’apertura ufficiale dovrà mostrare il lavoro finito ad uno dei nostri
collaboratori per appurare se è stato realizzato bene.”
“Per i dipendenti?
Sarò libera di sceglierli a mio piacimento?”
“No. Tutti coloro
che lavoreranno con lei saranno scelti da un’agenzia. Altre domande?”
“No, però le vorrei
chiedere un piacere.” Si era avvicinata un poco e si era scostata dallo
schienale della sedia.
“Mi dica, cercherò
di esserle utile.”
“Io non ho una casa.
Non so dove alloggiare questa notte. Potrebbe indicarmi qualche buon hotel in
zona? Vede, ho un sacco di bagagli e credo che dovrò fermarmi qui in America
più del previsto.”
“Non si deve
preoccupare di questo, le è stato affittato un piccolo bilocale qui vicino. Ma
in questo modo i nostri ricavi ammonterebbero al 35% dei suoi profitti
mensili.” Lui le sorrise, si vedeva benissimo che era un uomo d’affari
piuttosto bravo.
“In tal caso accetto
volentieri. Senta, oltre al mio lavoro come gestore di un locale, potrei avere
anche altri impieghi part-time?”
“Sì, se firma il
contratto non la obbligheremo. Dopotutto il suo tempo libero lo può spendere
come vuole. Se ora vuol firmare…”
“Sì, certamente”
Amina firmò il contratto con la sua solita calligrafia pulita e poi lo porse
gentilmente al signor Oaudesy.
“Molto bene, se non
le dispiace la faccio accompagnare dalla signorina Christy Anderson alla sua
nuova casa, così potrà ambientarsi al nuovo posto e poi ancora è presto, vada a
mangiare qualcosa, offre la ditta.”
“Davvero molto
gentile, accetto volentieri l’accompagnatrice ma preferirei declinare il
pranzo, senza offesa.” Si era alzata in piedi e, mentre gli sorrideva, gli
stava tendendo la mano.
“In tal caso,
arrivederci. Buona permanenza e se non le dispiace mi chiami solo Mark ok?”
Anche lui si era alzato e l’aveva salutata stringendogli la mano.
“Va bene, arrivederci Mark”
Detto questo uscì accompagnata dal signor Oaudesy e lui le
presentò Christy Anderson. Non doveva avere più di ventisette anni, molto bella
ed elegante, portava i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una coda di
cavallo, aveva dei profondi occhi color acquamarina ed un bel viso dai tratti
molto regolari. L’accompagnò in auto fino a casa sua e notò che non era molto
distante dall’agenzia, soltanto qualche isolato. Era una casa indipendente molto
piccola, aveva un piccolo giardino delineato da un bel cancello di legno
bianco, probabilmente dipinto. La facciata era color carne e notò, con suo
piacere, che c’era un piccolo porticato con qualche sedia dove, probabilmente,
avrebbe letto uno dei suoi libri. Quando entrò notò che, pur essendo molto
piccina, la casa era abbastanza confortevole. La cucina era collegata al
piccolo salone dove c’erano un divano ed una poltrona, il bagno era provvisto
di tutto tranne della vasca, che era troppo ingombrante, ed era stata
sostituita da una doccia a cabina. C’era una sola camera da letto ma, nella sua
semplicità, era molto comoda e graziosa, c’era un letto a due piazze, un
armadio a muro, due comodini e un piccolo canterano vicino alla finestra. Amina
era molto contenta della sua nuova dimora visto che sembrava fatta su misura
per lei, semplice e solo con lo stretto indispensabile. Tuttavia aveva notato
subito che c’era qualcosa che non andava.
“Mi scusi Anderson, prima di me il signor Oaudesy aveva
affittato la casa ad una coppia?”
“Sì, Mark aveva ingaggiato un signore del Texas per aprire
un locale e la moglie lo seguì qui a Beverly Hills così abbiamo dovuto togliere
il lettino e mettere quel bel letto a due piazze. Abbiamo messo una poltrona in
più e abbiamo aggiunto la lavastoviglie alla cucina.”
“Sì, avevo notato. Grazie molte e ora, se non le dispiace,
vorrei poter mettere a posto le mie cose” Amina non voleva essere scortese ma
sentiva il bisogno di riposare un po’ prima di andare a mangiare. Christy se ne
andò quasi subito salutandola e poi, non appena finì di sistemare i suoi
vestiti, si cambiò e si accasciò sul letto e dormì per un paio d’ore. Non si
era ancora accorta che il jet lag le aveva giocato un piccolo scherzo e si
svegliò soltanto quando sentì che qualcuno suonava al campanello. Pensò che
fosse di nuovo la signorina Anderson e così andò ad aprire con tutti i capelli
scombinati, due occhi minuscoli a causa del sonno, un maglione che le arrivava
fino a metà coscia e i calzettoni di spugna fino al ginocchio. Tuttavia, quando
spalancò l’uscio, non credeva di conoscere la persona con cui stava parlando.
“Sì?” disse lei con la voce rauca.
“Ehi Amina, non mi riconosci? Sono io, Orlando!” Sì, era
proprio lui e adesso se lo ritrovava davanti allegro e baldanzoso. Lei gli fece
un’occhiataccia torva e gli chiuse la porta in faccia.
“Sparisci” Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
“Ehi, ma ti pare questo il modo di salutare i vecchi
amici! Aprimi!”
“Fosse l’ultima cosa che dovessi fare, NO!”
“Cattiva!” Tuonò lui.
“Rompiscatole!” Gli urlò lei dalla cucina.
“Bastarda!” Alzò un po’ la voce.
“Scassamaroni!” Nel frattempo si stava bevendo un
bicchiere d’acqua.
“Strega!” Stava urlando.
“Disturbatore della quiete!” Lei era sempre più infuriata
e si stava dirigendo verso la sua camera quando sentì che Orlando si era
attaccato al campanello e non accennava a smettere di farlo suonare. Per un
attimo fece finta di non sentire ma quando capì che finchè non avesse aperto la
porta lui sarebbe stato lì, si avviò vero l’uscio.
“Adesso ti apro ma non ti posso assicurare che vedrai una
bella faccia tranquilla” Lei aprì piano piano la porta cercando di far capire
ad Orlando che in quel momento era molto suscettibile.
“Andiamo, ero solo venuto per vedere come stavi! Ma ti
trovo un po’ in desabillie, cosa stavi facendo?”
“Stavo dormendo fino a quando uno stupido idiota mi ha
svegliata!” Fece per chiudergli di nuovo la porta in faccia ma lui la fermò con
un piede.
“Ehi, adesso basta, o mi fai entrare o me ne vado via!”
“Vediamo un po’…direi che puoi andare via!” Gli lanciò
un’occhiataccia ancora peggiore della prima.
“E invece entro!” Senza neanche ascoltare quello che gli
aveva detto Amina entrò senza fare tante storie e si mise a sedere sul tavolo
della cucina.
“Mi è parso di averti detto che tu dovevi andartene, o
sbaglio! Ancora mi chiedo come hai fatto ad avere il mio indirizzo!” Lei si era
diretta verso di lui e lo osservava con una faccia piuttosto rassegnata. Era
inutile tentare di mandarlo via. Anche se era molto alta lui la superava sempre
di minimo dieci centimetri. Escluse di principio l’idea che avrebbe potuto
picchiarlo, sarebbe servito a poco.
“A dire il vero me l’ha dato Mark, sai, io sono un suo
grande amico! Gli avevo chiesto se sapeva dove eri andata ad abitare e lui me
l’ha detto. Gentile vero? A proposito, carino il tuo pigiama.” Si mise a ridere
puntando un dito verso il suo maglione. Lei, all’inizio non si era ricordata di
essersi cambiata ma non si vergognava, ogni tanto si era vestita anche di meno.
“E con questo? Io vado a dormire come mi pare! E adesso
basta con le cazzate, che vuoi da me?”
“Due cose: uno, ricordarti che la prossima settimana sei
invitata al party di Elijah, ma se non vuoi andarci ti capisco, quelle feste
sono così noiose…”
“E invece ci vado! E poi, che altro vuoi?”
“Ti sei dimenticata di firmarmi il disegno, non puoi mica
farmi un ritratto e poi non firmarlo!”
“In questo caso dammelo che te lo firmo e poi ti levi di
torno!”
“C’è un problema, l’ho lasciato a casa mia.” Orlando stava
cercando di mettere spalle al muro Amina.
“No problem, me lo porti domani e ora, se non ti spiace,
vorrei cenare!” Lei lo incitò ad alzarsi e lo accompagnò fino alla porta.
“Ma non è un po’ presto? Voglio dire, sono ancora le
quattro del pomeriggio!” Rimase un po’ stupito e poi disse “Ah già, il fuso
orario! Me l’ero dimenticato!”
“Avanti, per i miei gusti ti sei trattenuto anche troppo,
fuori!”
“Ok, a domani!”
“Aria!” tuonò lei da lontano. “Da domani in poi, almeno,
non ti avrò più tra i piedi!”
Lui le fece cenno con la mano. Aveva trovato la scusa per
poterla rivedere anche domani. Gli pareva che il successo si stesse avvicinando
ma ancora non voleva cantare vittoria, non aveva ancora un piano ben definito
anche perché, ogni volta che ne faceva uno, Amina gli rompeva le uova nel
paniere. Sarebbe andato avanti un po’ così, a tentativi, finchè non avesse
trovato il suo punto debole…
Capitolo 6 *** Incontri...più o meno piacevoli! ***
Capitolo 6
Mamma mia, non potete neanche pensare come sono felice!!!
Grazie infinite per aver recensito la mia storia!!! A dire la verità mi è
venuta fuori dopo aver letto ‘La scelta di Elizabeth ’ e, visto che Orlando mi
piace molto ho pensato…Ma perché non ci provo anch’io? E così eccomi qua!
Probabilmente la narrazione è un po’ lenta ma volevo approfondire il carattere
di Amina perché in futuro succederanno molti imprevisti!!! ^^ eh…eh…A proposito
Dolcemaia…due cosine veloci veloci…uno: mi dispiace avere pubblicato il cap. 3
di The way of heart ma sto già mettendo giù il 4°….perdoooonoooo!!!! E poi è
proprio vero…le tipe alternative mi piacciono un casino anche perché sono le
più imprevedibili!! Bene, adesso via con il sesto capitolo!!!!
Capitolo 6.
Incontri…più o meno piacevoli!
Il giorno dopo Amina aveva momentaneamente scordato la
piccola ‘discussione’ che aveva avuto con Orlando e quella stessa mattina andò
un po’ in giro per negozi nella speranza di poter avere qualche ispirazione
riguardo al mobilio del negozio. Quando uscì di casa era molto presto, quasi le
otto e mezzo ma il pomeriggio precedente aveva dormito molto e la sera non
aveva avuto sonno. Notò, con grande piacere, che a Beverly Hills il clima era
decisamente più mite che a Milano, quindi optò per una gonna marrone che le
arrivava fino a sopra le ginocchia, un maglioncino chiaro color salmone e uno
spolverino beige, il tutto contornato da un paio di stivali beige abbastanza
bassi e una borsa piuttosto grande che teneva a tracolla. Aveva lasciato i capelli
sciolti e aveva messo due mollettine per tenere a posto i ciuffi ribelli. Non
si era truccata molto e aveva preferito solo contornare gli occhi con il kajal
nero di modo che risaltasse la sua carnagione scura.
Vide un paio di
negozi che le interessavano, per lo più vendevano cose di fatture giapponesi
oppure arabe e a lei era già venuta una mezza idea di come ammobiliare il suo
nuovo locale. Pensava a qualcosa di più sobrio rispetto al pequeño, magari
qualcosa che rievocasse in qualche modo l’oriente e, neanche a dirlo, aveva già
comprato un vestito lungo molto carino, alla cinese, con il collo alto, i loro
bottoni un po’ strambi, e uno spacco che partiva dalle caviglie e arrivava fino
a metà coscia. La stoffa era molto pregiata, sembrava quasi seta ed era tutto
nero decorato con dei bei disegni di dragoni, perfetto assieme ai suoi capelli
rosso fuoco. Ad essere sincera, Amina non sapeva se avrebbe mai avuto
l’occasione di mettere quel vestito, però le piaceva tanto ed era anche in
sconto e poi, adesso che ci pensava bene, poteva essere l’ideale per andare
alla festa di Elijah. Camminò ancora un altro poco e alla fine si fermò ad un
bar dove incontrò una persona di sua conoscenza.
“Ehilà signorina
Anderson! Anche lei è in giro per fare compere?” L’aveva vista seduta in un
angolo vicino alla finestra e l’aveva salutata con la mano.
“Salve. A dire il
vero tra mezz’ora devo andare a lavorare e visto che non riuscivo a dormire ho
pensato di fermarmi a prendere una tazza di caffè.” Era veramente una donna
molto educata, quella mattina aveva lasciato cadere i suoi lunghi capelli sulle
spalle. Amina si mise a sedere al tavolo assieme a lei.
“La disturbo?”
Chiese gentilmente.
“Affatto, stia pure
tranquilla. Si trova bene nella sua nuova casa?” La stava guardando
affettuosamente, doveva essere una donna perbene.
“Sì, molto, se tiene
presente che io amo molto le case piccole e semplici, non mi piacciono quelle
strapiene di roba.”
“La capisco sa. E
pensare che mia madre adora collezionare i soprammobili kicth. Una vera tortura
per gli occhi.”Si era messa a ridere e Amina notò con piacere che diventava
ancora più bella, quando sorrideva.
“Mi scusi signorina
Anderson, però le vorrei chiedere un favore.”
“Sì, mi dica. Se
posso aiutarla in qualche modo…”
“No, non si
preoccupi, piuttosto, smettiamola di darci del lei, è così formale! Cosa ne
pensa?” Le aveva sorriso.
“Sì, per me non c’è
problema….il tuo nome?” La signorina Anderson la guardava con i suoi occhi di
ghiaccio ma aveva un’espressione quasi materna.
“Amina. Mi chiamo
Amina. E tu dovresti essere Christy se non sbaglio!”
“Esattamente.
Piacere di fare la tua conoscenza!” Le porse la mano e Amina ricambiò con molto
piacere.
“Se fai così mi
sento in imbarazzo! Ci siamo già conosciute no? Non farti tanti problemi! Anche
se sono un po’ strana non ti mangio mica!” lei le sorrise.
“Sì, lo so, però
devi sapere che io faccio molta fatica a fare amicizia. Vedi, sono molto timida
e ancora mi chiedo come faccio a lavorare per una ditta come quella del signor
Oaudesy.” Sembrava che la signorina Anderson si stesse rilassando e si era
lasciata un po’ andare sulla sedia, segno che si stava mettendo a suo agio.
“A dire la verità,
la prima volta che ti ho vista mi sembravi una modella! Sei così bella e
matura! Magari anche io potessi essere come te.”
“Ecco io…” Christy
era arrossita vistosamente e teneva gli occhi fissi sulla sua tazza di caffè.
“Mi dispiace!
Accidenti alla mia lingua lunga! Il fatto è che, qualche volta, proprio non ce
la faccio a non dire quello che penso. Scusami tanto!” Amina era mortificata,
non credeva che la ragazza si sarebbe vergognata così tanto.
“A dire la verità io
vorrei tanto essere come te. Dici sempre quello che pensi ed è un bene, almeno
si evita di diventare ipocriti e non si fa soffrire la gente.” Il suo sguardo
si era fatto improvvisamente duro.
“Su, ora basta! Non
c’è motivo di preoccuparsi! Un bel sorriso e si tira avanti dimenticando quello
che è successo, questa è la mia filosofia di vita!” La signorina Anderson
cominciò a ritornare come prima.
“Sì, hai ragione.
Ora devo andare, mi dispiace tanto ma non voglio arrivare in ritardo al lavoro.
Alla prossima volta che ci rivedremo.” Si era alzata e aveva messo a posto il
suo lungo vestito di lana bordeaux. Prese la sua giacca e si mise in piedi,
Amina si alzò a sua volta per salutarla e notò che, oltre ad essere bella, era
anche molto alta. Forse più di un metro e ottanta. La ragazza proprio non
riusciva a capacitarsi di come una donna bella come lei lavorasse in una ditta
un po’, squallida, come quella del signor Oaudesy. Cercò di pensare ad altro e,
dopo averla salutata, pagò il suo the (il caffè americano proprio non le
piaceva!) e andò via.
Girando per le vie
del centro notò che c’era molta gente in giro a quell’ora, probabilmente
lavoratori che si erano attardati un po’ troppo. Prima di tornare a casa comprò
qualcosa da mangiare al supermercato, un catalogo di mobili e poi una stufetta
elettrica ‘non si sa mai!’ pensò. Certo, a Beverly Hills non era mai molto
freddo ma in casa sua non aveva un camino e se si fosse fatto un po’ più rigido
non avrebbe trovato niente per scaldarsi. Decise di tornare a casa a piedi
perché non sapeva ancora le corse degli autobus e poi aveva talmente tante
buste che non sapeva dove metterle. Decise di passare un po’ per il lungomare e
notò, con piacere, che era pieno di villini nuovi, molto lussuosi ed
esageratamente grandi. D’un tratto si sentì chiamare.
“Ehi, sei Amina
vero? Come mai da queste parti?” Era Elijah che era in macchina.
“Sì, sono io ma
tu…ah sì! Sei l’amico di Orlando! Come stai?” Fu colta un po’ alla sprovvista,
si ricordava molto vagamente di lui e soprattutto non credeva di rincontrarlo
così presto.
“Io sto bene, come
mai hai tante cose in braccio? Sei andata a fare la spesa?”
“A dire la verità
sì. Quando mi sono trasferita non ho trovato un fico secco da mangiare!
Stamattina sono uscita senza fare colazione e ho lo stomaco che reclama
immediatamente cibo!” Aveva appoggiato le buste per terra e stava sorridendo
indicando la sua pancia.
“Sì, ti capisco!
Delle volte mi capita di alzarmi a notte fonda con una fame incredibile!
Piuttosto, ti ricordi che tra sei giorni dovrai venire alla mia festa?”
“Certo che me lo
ricordo. Una domanda, ma come ci si deve venire vestiti? Cioè, non voglio fare
la figura dell’idiota!” Aveva incrociato le braccia e stava assumendo una
faccia leggermente spiritosa.
“Basta che non ti
metta degli abiti troppo eleganti. Ci saranno persone in jeans e maglietta e ti
sconsiglio di essere piuttosto provocante, qualcuno potrebbe allungare le mani,
ti avverto!”
“Guarda che se
qualcuno ci proverà si ritroverà cinque dita stampate in faccia e, se mi gira,
anche con le parti basse doloranti!”
“Ah, ah, ho capito,
sei una tipa tosta. Vabbè, adesso ti saluto. Se voglio cercarti a chi mi posso
rivolgere?” Si era avvicinato di più al finestrino di modo che lei lo vedesse
meglio.
“Beh, puoi chiedere
al signor Oaudesy dell’agenzia ‘Petite fleur ’, oppure domandare a quel grande
scocciatore del tuo amico Orlando!” Aveva assunto una voce leggermente seccata
pronunciando le ultime parole e nel frattempo si era messa una mano sulla
fronte in segno di disperazione.
“Non perde mai il
tempo eh? Ora devo andare veramente, ci sentiamo presto! Ciao!” Elijah rise tra
sé e sé, se continuava così, il suo amico Casanova aveva ben poche speranze di
vincere la scommessa.
“Ok, ciao!” Lei lo
salutò con la mano fino a che non lo vide che in lontananza. Riprese tutte le
sue buste e si diresse verso casa. Percorse ancora qualche isolato e poi fu
finalmente arrivata al suo alloggio. Quando aprì il cancello di legno vide che
lì vicino era parcheggiata una macchina. Sembrava quella di Elijah ma la sua
era nera e questa era grigio scuro metallizzato. ‘Ti prego, non lui….fa che non
sia lui ’ pensò immediatamente. E purtroppo le sue preghiere non furono
ascoltate.
“Ciao puffetta!
Siamo mattinieri?” Si era messo seduto su una delle sedie sotto il porticato,
leggeva il giornale e la guardava con aria di sfida.
“Parla per te
Gargamella. Che diavolo sei venuto a fare qui Orlando? Eppure ti avevo detto
ieri che dovevi sparire!” Si zittì un momento. “Sei venuto per il disegno
immagino? Avanti, facciamola finita. Portamelo qua.” Si era fermata a metà del
vialetto e lo guardava MOLTO male.
“Oh no! L’ho
scordato di nuovo!” Fece finta di scordarsi e si batté il palmo della mano
sulla fronte.
“Sì, come no! Sei
venuto di nuovo qui a disturbare il mio habitat!!”
“Non sapevo fossi un
animale a rischio di estinzione!” Lui cercò di fare ironia.
“Io invece credevo
che le scimmie abitassero solo nella giungla. Evidentemente tu devi essere
scappato dallo zoo.”
“Molto divertente.
Mi serve il tuo aiuto!” Aveva assunto un tono piuttosto serio.
“Zi badrone!” Amina
cercava di imitare il tono di uno schiavo e intanto gli fece capire che non era
in vena di scherzare.
“Ho detto basta!
Possibile che io non riesca mai a poter parlare di case importanti con te. Sei
odiosa!”
“Il mio sentimento
per te è reciproco, vedi di ricordartelo! Avanti, quale assurda scusa ti sei inventato
oggi?”
“Mi devi aiutare a
trovare un vestito per una festa di gala.” Orlando le si avvicinò e la guardò
dritta negli occhi. Non c’era verso, appena loro due si vedevano cominciavano
subito a litigare come cane e gatto.
“Non sapevo di aver
aperto un negozio.”
“Molto simpatica,
sto parlando sul serio. Diciamo che mi serve un aiuto femminile per scegliere
un bell’abito. Se ci vado io va a finire che in confronto agli altri sembro un
barbone.”
“La cosa non mi
riguarda. E poi potresti farti aiutare da qualche amico che ha buon gusto!”
Tuonò lei molto inacidita.
“Ma una donna è
sempre meglio di un uomo per scegliere i vestiti. Oddio, mi sembri poco una
femmina ma, visto che hai le tette e in basso….” Si era messo a ridere e
indicava il seno scendendo sempre di più con fare un po’ malizioso. Lei gli
passò accanto e si indirizzava verso la porta.
“Guarda, che tu ci
creda oppure no, quando ti metti a fare il volgare mi stai antipatico più di
prima e credimi, è difficile immaginarlo…”
“Andiamo, lo sai che
ti stavo solo prendendo in giro!” Le aveva sfoderato il suo miglior sorriso.
“Ma tu non hai
pensato di darti all’ippica invece di fare l’attore eh?” Lei gli lanciò
un’occhiataccia.
“Su, non farti
pregare! Avanti!” Orlando aveva giunto le mani e le faceva gli occhi da
cucciolo.
“Verrò con te ad un
patto. Sai, c’è una cosa che tu potresti fare per soddisfare il mio ego…” Lei
lo guardava piuttosto maliziosamente.
“Tutto quello che
vuoi…” Lui aveva colto il suo tono provocatorio ma non credeva che andasse a
parare in qualcosa di sconcio.
“Magari, se ti
mettessi in ginocchio e mi chiedessi umilmente di accompagnarti potrei anche
accettare...” Amina aveva dipinto in volto una faccia piena di soddisfazione.
“Ma sei matta? Non
lo farei neanche morto! Con te poi, figuriamoci! Preferirei di più baciare le
scarpe di qualcuno.” Lui si era voltato da una parte con la faccia indignata.
“In questo caso la
critica ti definirà l’uomo con il cattivò gusto più incredibile di tutti questi
anni!” Stava girando la chiave nella toppa quando sentì lui sbuffare e dire un
‘va bene ’ tra i denti.
“Promettimi di non
ridere.” Orlando aveva abbassato la testa.
“Non faccio mai
promesse che potrei non mantenere…” Lei aveva la bocca deformata in un ghigno
di soddisfazione.
“Ti prego, vorresti
gentilmente aiutarmi a scegliere un vestito? Non saprei come fare senza di te.”
Si era inginocchiato e le aveva preso una mano tra le sue abbassando la testa.
“Decisamente molto
meglio. E va bene, ti accompagno ad una condizione: mi devi offrire il pranzo!”
“Ehi, questa non
l’avevi detta, te lo puoi scordare!”
“E allora vedi di
morire!”
“Non ho l’arma! Un
coltello mi sembra troppo squallido!” Lui stava sorridendo.
“Se vuoi ho una
carabina nell’armadio! Ultimamente l’avrei voluta usare un paio di volte ma
alla fine non l’ho mai fatto. Ho l’anima troppo gentile!”
“Dai che alla fine
mi vuoi bene! Visto, hai anche accettato di accompagnarmi!”
“Sia ben chiaro
Orlando, non lo ripeterò più: o mi offri il pranzo oppure, per me, puoi anche
andare a quella festa con un sacco dell’immondizia, le babbucce e una tazza del
water in testa!”
“Sai, non è male
come idea…non ci avevo pensato.” Amina nel sentirlo aprì la porta e disse.
“In tal caso mi
auguro che ti diano il premio di idiota dell’anno. Oh, è vero, l’hai già vinto.
Scusami, ma ho da fare.” Fece per entrare in casa ma lui le prese un braccio.
“E va bene, vada per
il pranzo. Muoviti che ho piuttosto fretta.”
“Con calma è per
piacere.” Amina poggiò le buste sopra il tavolo.
“Per piacere.”
Orlando l’aveva detto accentuando un po’ la parola piacere.
“Ok, però devo
essere a casa entro l’una siamo d’accordo?”
“Sì, prometto di
riportarti al tuo castello prima che scocchi l’una di pomeriggio” Cominciava a
prenderla in giro.
“Vedi di non raccogliere
la scarpetta di cristallo però…” Gli fece un sorrisino ironico e, dopo essere
uscita assieme a lui, chiuse la porta a chiave.
“Perché?”
“Vorrei aspettare il
principe azzurro, non mi accontento di un uomo di neanderthal che si è scordato
di estinguersi!”
“Molto…molto
divertente…le donne delle caverne mi hanno sempre fatto ridere molto…”
“Per tua
informazione sono gli uomini che discendono dalle scimmie, non le donne…”
“Avanti, saliamo in
macchina” Cercò di deviare il discorso. Come al solito non sapeva come
controbattere e il che lo faceva infuriare non poco.
E i due, continuando
a punzecchiarsi, salirono nell’auto di Orlando e partirono alla ricerca di
qualche bel vestito.
Capitolo 7 *** Un vestito dai poteri portentosi?! ***
Bene, rieccomi qua in un attimo
Bene, rieccomi qua in un attimo dopo aver finito di
studiare diritto (bleargh!)!!! Sapete, ogni giorno che mi passa mi stupisco
della mia velocità…un capitolo al giorno!! Mi faccio paura da sola!O_O! Ma ora
basta con le chiacchiere, vi lascio al capitolo 7 e vi prometto che, d’ora in
poi, cercherò di far comportare meglio la mia Amina! Povero Orlando, non se lo
merita di essere trattato così, non vi pare? Bacini Shi*
Capitolo 7.
Un vestito dai poteri portentosi?!
In compenso, se all’inizio
avevano avuto di che discutere, Amina ed Orlando si comportarono bene per quasi
tutto il giorno. Girarono varie boutique e ilnostro Ob, per non farsi riconoscere, aveva indossato un elegante basco
nero ed un paio di occhiali da sole. Aveva una paura matta di essere
fotografato da qualche paparazzo e per di più in compagnia di una ragazza;
chissà quale storia malsana si sarebbero inventati questa volta! Le loro
speranze cominciarono ad andarsene quando, dopo aver girato tutti i negozi
della zona, non avevano ancora trovato niente. Quello era troppo casual,
quell’altro troppo snob, quello eccessivamente elegante, quello ti fa le spalle
piccole, quello ti fa sembrare più un palo della luce piuttosto che una persona
e via dicendo. La loro ultima spiaggia era un negozio che aveva visto Amina
quella stessa mattina, non si poteva definire prettamente una boutique, però
poteva avere dei risvolti interessanti.
“Senti, ma sei
proprio sicura che qui potremo trovare qualcosa? Non mi sembra un granché di
negozio!” Esclamò Orlando al massimo della disperazione.
“Ti ho dovuto
sopportare tutta la mattina mentre mi trascinavi nei posti più cari e insensati
della città e ora, visto che le tue per così dire ‘conoscenze’ sono finite,
affidati a me. Non ti posso assicurare niente ma almeno potremo dire di averci
provato!” Lei camminava davanti a lui e in quel momento era talmente stanca che
non aveva voglia di ricominciare a discutere con lui.
“Ok, basta che non
ti arrabbi di nuovo.”
Il posto in cui
l’aveva condotto Amina era un piccolo negozietto vicino a casa sua, molto
grazioso e nemmeno eccessivamente caro. Vendeva degli abiti un po’ strani ma
oramai era molto tardi, quasi mezzogiorno, e se non si fossero sbrigati avrebbe
chiuso. Appena aprirono la porta notarono che le commesse erano tutte
abbastanza in là con gli anni e quindi avrebbero fatto poco caso ad Orlando e,
nel migliore dei casi, non lo avrebbero neanche riconosciuto. Per loro fortuna,
si avverò la migliore delle loro previsioni. Un donna aveva chiesto se volevano
un aiuto ma le dissero che avrebbero dato un’occhiata nel negozio da soli.
“Non ti capisco,
perché non ti sei fatta aiutare? Di solito si fa molto prima…” Il ragazzo non
aveva capito perché Amina voleva fare da sé.
“Sai, ora ti insegno
una cosa ma non so se vale per tutto. Quando entri in un negozio evita sempre
di chiedere aiuto per alcuni semplici motivi: le commesse ti fanno sempre
provare delle cose assurde che ti stanno malissimo, ti seguono come delle
piattole e finchè non compri qualcosa non ti si staccano più di dosso.”
Orlando, mentre disse questo, cominciò a frugare un po’ tra i vestiti e la
ragazza fece altrettanto.
“E tu come fai a
sapere tutte queste cose?”
“Esperienza caro
mio, esperienza. A proposito, perché non ti provi questo?!” Amina tirò fuori un
completo nero.
“Non lo so, mi
sembra un po’ TROPPO alternativo. Voglio dire, non che non sia elegante, però
non mi ci vedo proprio con questo coso indosso.”
“Ma come fai a
saperlo se prima non te lo provi? Su, vai a cambiarti”
“Ma…”
“VAAAII!” Orlando la
guardò un po’ con degli occhi interrogativi e, rassegnato, prese il vestito ed
andò a cambiarsi in camerino. Ci mise un po’ per provare il suo completo e non appena
lo ebbe indosso si guardò allo specchio e fece una faccia piuttosto strana. Si
girava e si rigirava, si guardava le maniche, il petto e così via. Amina, nel
frattempo non sapeva se aveva finito e, evitando di aprire la tenda del
camerino mentre magari si stava ancora cambiando (io l’avrei fatto
volentieri!^^NdShizuru117) chiese gentilmente se aveva finito.
“Orlando, ti sei
vestito? Come ti sta indosso?” Disse con una voce un po’ curiosa.
“Sì, adesso esco, un
attimo”
Non appena fu fuori
Amina parve molto soddisfatta della scelta. Aveva notato quel bel completo non
appena era entrata nel negozio. Era nero, molto grazioso e fatto con una bella
stoffa. Aveva i pantaloni classici e la giacca con l’allacciatura alla coreana,
non era molto lunga e lasciava intravedere vagamente l’inizio delle gambe.
C’era da notare che su un bel ragazzo alto e magro come Orlando faceva un
effetto ancora più incredibile, sembrava totalmente diverso da prima.
“Non c’è che dire,
fa il suo bell’effetto. Oddio, le scarpe da ginnastica non è che ci stanno bene
però…” La ragazza stava sorridendo ed aveva abbassato lo sguardo sui piedi di
lui, che erano dentro ad un bel paio di adidas gialle ed argentate. Si lasciò
scappare una risata.
“Non c’è che dire,
non perdi mai il tuo senso dell’umorismo.” Dicendo questo le diede una botta in
testa.
“Ahi! Ma sei matto!”
Rispose lei scherzosamente.
“Mai stato più
sobrio di adesso.”
“Ok, ma visto che ho
una fame da lupi lascio perdere. Allora, lo prendi il vestito?”
“Non lo so, secondo
te andrà bene per una serata di gala?”
“Sì è molto e
elegante e poi…” Si avvicinò ad Orlando e lo fece arrivare alla sua altezza
“Immaginati di indossare un bel paio di scarpe nere eleganti, dovrai tenere la
giacca chiusa ma se vuoi tenerla aperta, ti consiglio di metterci una maglietta
paricollo. Poi credo che avrai i capelli diversi, magari tirati indietro con il
gel, una risistemata con il fondotinta se ci fosse bisogno ma non credo.
Allora, che ne dici?” mentre pronunciava queste parole l’aveva abbassato un
po’, gli aveva messo le mani tra i capelli per fargli vedere l’acconciatura e
poi si era messa dietro di lui perché potesse guardarsi allo specchio.
“Effettivamente
penso che possa andare. Però a me non mi trucca nessuno eh! Non voglio fare la
checca!” Si era alzato di nuovo e stava guardando Amina. “Lo prendiamo?”
“Sì, direi di sì.
Fossi stato un po’ più basso non ti starebbe benissimo ma per fortuna che sei
alto! Cristo santo, per guardarti negli occhi mi serve una scaletta.” Si alzò
sulle punte dei piedi e lo guardò dritto in faccia.
“Basta fare così!”
Orlando, in un attimo, la prese in braccio e la portò alla sua altezza. “Vedi?”
“Orlando, te lo
chiedo gentilmente, METTIMI GIÙ!” Aveva incrociato le braccia un po’
arrabbiata.
“Ok, ok. Stai calma e
rilassata ok?” Con cura la rimise giù.
“Datti una mossa,
togliti il vestito, rivestiti e poi andiamo a pagare. Ti vorrei ricordare che
mi devi ancora un pranzo!”
“Sì, dammi un minuto
e sono subito da te.”
Alla fine il bel
vestito nero lo pagarono anche poco (per i standard di Orlando), quasi 300 dollari
ma siccome era l’ultimo modello rimasto le commesse gli fecero un piccolo
sconto. Per mangiare avevano optato per un piccolo ristorante cinese take away
e andarono in un piccolo parco a consumare il cibo. All’inizio Orlando aveva
fatto qualche piccola lagna per poter mangiare al fast food ma Amina l’aveva
GENTILMENTE convinto a non andarci perché lei, da brava italiana, o mangiava
per bene o non mangiava per niente. All’interno del parco non c’era molta gente
e decisero di sedersi in un piccolo prato vicino al laghetto. Qua e là c’erano
alcune famiglie che stavano facendo un picnic. Il ragazzo era abbastanza
contrariato dalla decisione di sedersi per terra ma Amina gli aveva detto che i
suoi pantaloni della Levis non si sarebbero di certo spaccati in due per stare
a sedere.
“Certo che questo
posto è veramente magnifico. Non avrei mai immaginato di trovare un parco così
tranquillo nella caotica Beverly Hills.” Esclamò la ragazza addentando una
patatina al granchio.
“Sarò sincero, avrei
preferito mangiare su un bel tavolo di legno ma non si sta così male qui.”
“Vedi, in Italia
qualche volta, io e le mie amiche, andavamo sempre di nascosto in una strada
poco frequentata e dovunque ti girassi trovavi un prato pieno di fiori. Ogni
tanto sognavamo di poterci ritornare con i nostri fidanzati per leggere un buon
libro all’ombra di un albero.” Si era stesa completamente sull’erba e, con le
braccia dietro la testa, guardava il cielo.
“Mi dispiace
deluderti ma gli uomini non sono più come un tempo!” Lui le lanciò
un’occhiatadivertita.
“Lo so bene.
L’ultima volta che ci sono tornata ero con un ragazzo e devo dire che si è
dimostrato tutto fuorché romantico e dolce. Ogni tanto gli uomini non capiscono
che a noi donne basta una parola gentile per sentirci felici. Non so, magari
hanno perso la sensibilità per strada.” Si era di nuovo alzata e aveva tirato
un sassolino sull’acqua.
“Guarda che così mi
offendi! Mica tutto il genere maschile ha solo quel pensiero fisso.” Lui aveva
fatto una faccia da offeso-divertito. “Sai, è la prima volta che parliamo senza
rimetterci a bisticciare, strano eh?”
“In effetti è vero.
Non lo so come mai ti prendo sempre per i fondelli, sarà per il fatto che la
tua faccia mi ispira…”Si mise a ridere di sottecchi.
“Ad altre ragazze,
la mia faccia, ispira reazioni di tutt’altro tipo!” Aveva dipinto sulla faccia
un bel sorrisetto malizioso.
“Oh, ma come siamo
presuntosi!”
“Guarda che io ho la
fila dietro la porta!”
“Sì, mi immagino quelle
povere ragazze che prendono il numero per stare in fila! Ma fammi il piacere”
“La tua è tutta
invidia, racchia!”
“Porco!”
“Bruttona!”
“Faccia da
schiaffi!”
“Senza fascino!”
“Pallone gonfiato!”
“Orrida!”
“Roito, scherzo
della natura!”
“Eh no! Così mi hai
dato un colpo basso!” Dopo aver detto questo Orlando si girò verso di lei per
prenderla ma Amina, prontamente, si alzò in piedi e cominciò a correre con
alcuni sacchetti di cibo in mano. Si rincorsero per alcuni minuti ma alla fine
decisero di fare una tregua. Era quasi l’una e loro si erano stancati molto. La
ragazza aveva accettato di buon grado di cedere i suoi sacchetti in cambio di
un passaggio a casa. Durante tutto il tragitto parlarono amichevolmente senza,
naturalmente, evitare di prendersi in giro.
“Grazie di avermi
riportata a casa. Beh, io ora devo proprio rientrare, devo riassettare un po’ e
poi devo andare a vedere di qualche negozio che vende mobili. Non vorrei che il
signor Oaudesy cominciasse a fare pressioni! Io sono una persona molto precisa
quando si tratta di lavoro!”
“Lo sai, credo che
quel vestito che ho comprato ha dei poteri miracolosi!” Disse lui molto
spiritosamente.
“Perché? Non ti
capisco…” Amina non sapeva dove voleva andare a parare.
“Adesso mi sembri
quasi un essere umano! Perlomeno abbiamo smesso di litigare come due bambini!”
“Peccato che alcune
scimmie non si evolvano mai! Ciao Cita! Devo proprio scendere!”
“Guarda che Cita era
una femmina!”
“Ho capito, allora ti
va bene King Kong…? A dir la verità mi sembra un po’ troppo esagerato!”
“Fuori dalla mia
macchina irriconoscente!”
“Non c’è bisogno che
tu me lo dica!”
Amina scese dalla
macchina con la sua borsa e si avviò verso la porta di casa quando sentì che
Orlando la chiamava. Lì per lì non ci aveva fatto molto caso ma adesso aveva
cominciato ad urlare e non voleva che i vicini cominciassero a brontolare.
“Che c’è da urlare
così tanto! Mica sei Pavarotti che si prepara per un concerto!”
“Solo una cosa!!!”
“COOOSA?” Lei cercò
di imitarlo alzando la voce a sua volta.
“Grazie per avermi
accompagnato! Ci vediamo alla festa di Elijah!”
“Niente! Ciao Ciao.”
Amina entrò in casa
e si cambiò per poter ripartire in seguito alla ricerca di qualche mobile
decente. Mentre andava in camera stava pensando ad Orlando. All’inizio gli
sembrava solo uno stupido esagitato con le rotelle fuori posto mentre adesso lo
aveva rivalutato un po’. Diciamo che da considerazione –10 era arrivato almeno
all’1 pieno. Per la ragazza era arrivato al livello di esagitato bambinone che
ogni tanto sclerava come una vecchia decrepita. Non c’è che dire, aveva molta
stima di lui. Però non gli era sembrato cattivo e questo era un bene, ne
conosceva troppa di gente con dei pensieri strani! In ogni modo aveva da fare e
non era quello il momento di pensare a lui, magari l’avrebbe rivisto alla festa
di Elijah, anzi, sicuramente. ‘Perlomeno ci sarà qualcuno che mi farà ridere!’
Pensò la ragazza e poi, tolti gli stivali e cambiati con un paio di scarpe da ginnastica,
fu pronta per uscire di nuovo.
Rieccomi qua, dopo un po’ che non mi sono fatta sentire
Rieccomi qua, dopo un po’ che non mi sono fatta sentire!
Diciamo che, dopo la fine della mia influenza, non ho più molto tempo come
prima per scrivere. Tuttavia vorrei che continuaste a sostenermi e in cambio io
prometto di aggiornare prima che posso! Grazie per ascoltarmi tanto (mi
raccomando, continuate a recensire!!!!!) Buona lettura! Bacini Shi*
Capitolo 8.
A casa di Elijah…
Per tutto il tempo a metà tra la festa di Elijah e
l’ultima volta che vide Orlando, Amina aveva cercato disperatamente qualcosa su
cui basarsi per ammobiliare il negozio. Alla fine, dopo estenuanti discussioni
con Oaudesy e Christy, era giunta alla conclusione di creare un club molto
raffinato, sullo stile del film “Lanterne Rosse”, ispirato alla vecchia Cina,
con le tipiche lampade a ellisse, le cameriere vestite con i kimono, i tavoli e
le sedie molti piccoli e bassi. Lei non era molto contenta di quella decisione,
era uno spirito libero e avrebbe volentieri optato per una cosa un po’ più
frivola, magari che ricordasse le osterie dell’ottocento, chiassose e piene di
ubriachi. Tuttavia si era dovuta adeguare allo stile di vita della ricca
Beverly, sobrio e sofisticato. Ogni tanto le capitava di incontrare qualche
personaggio famoso ma lei, o non lo riconosceva, oppure faceva finta di non
vederli per evitare noie o eventuali grane. Di attori ne conosceva persino
troppi per i suoi standard e non tutti si erano rivelati così gentili e
tranquilli come credeva. Se ne potevano incontrare di tutte le risme: quelli
narcisisti, quelli con il sorriso sempre stampato in faccia, quelli che
parevano delle amebe, quelli con le mani lunghe e quelli con un senso
dell’humour che avrebbe steso persino i cavalli. Così i giorni erano passati
velocemente ed era già sabato e, come al solito, Amina era davanti all’armadio
aperto nel disperato tentativo di decidere cosa mettere. Quella sera non voleva
essere né eccessivamente elegante né eccessivamente sportiva e così scelse un
abbigliamento piuttosto casual. Aveva indossato un maglioncino di lana celeste,
un paio di pantaloni neri e gli anfibi, si era truccata molto poco e aveva
tirato indietro i capelli con un cerchietto nero. Purtroppo dovette andare a
piedi ma per fortuna la casa di Elijah non era molto lontana. Non appena suonò
alla porta venne ad aprirle qualcuno che non era decisamente il proprietario.
“Ma chi è? Uao! Che
pupa! Ma noi due ci siamo già incontrati?”
“Vabbè che sono un
po’ strana, ma non pensavo di essere dimenticata dopo poco più di una
settimana! Dominic, sono Amina non mi riconosci?”
“Uhm…vediamo…ah sì!
La tipa dell’aereo! Entra, vieni pure dentro.” Il ragazzo le aprì la porta del
tutto e, con un gesto della mano, la invitò ad entrare.
Non appena fu dentro
la ragazza notò, abbastanza seccata, che le altre donne si erano vestite molto
meno di lei. Alcune avevano indosso solo un microvestito che lasciava ben poco
intendere. Ci mancava che si mettevano a correre nude per la stanza e poi
avrebbero dato spettacolo di sé più di quanto già non facevano. Fece un ghigno
di disgusto che non fu avvertito da nessuno e lei ne fu molto grata. Era stata
una cosa che gli era venuta spontanea ma, ora che ci pensava, avrebbe potuto
crearle non pochi disordini.
“Ciao Amina! Tutto
bene? Sei arrivata sana e salva?” Era Elijah che era venuto per darle il benvenuto.
“Tu, accidenti a te
piccoletto! Mi avevi detto di non mettermi troppo elegante e ci sono alcune che
sembrano uscite da una rivista di moda!” Lei lo stava scherzosamente prendendo
in giro per la sua altezza. Era alto come lei e il che lo innervosiva non poco.
Per fortuna non prese a male le sue parole.
“Beh, ti posso
assicurare che, anche se sono belle, hanno un criceto che gira sulla ruota
piuttosto che il cervello. Parlare con te è di gran lunga molto interessante”
“Che c’è, cerchi di
farmi le scuse a modo tuo? E va bene, diciamo che le accetto volentieri! Dove
posso trovare qualcosa da bere?” Lei gli sorrise amichevolmente e gli diede una
pacca sulle spalle. Elijah le indicò il piccolo bar e l’accompagnò.
“Cosa prendi, un Gin
Tonic? Un Martini Dry?” Si mise a sedere accanto a lei.
“Per chi mi prendi,
per una donnicciola che ha paura dell’alcool? Per me un bicchiere di rhum,
contornato da un buon succo di pera, mi raccomando!” Elijah, in quel momento,
rimase un po’ lì senza dire niente e vide Amina che si era già scolata il primo
bicchiere, e senza effetto.
“Ehi, ciao cozza! Ci
si rivede!” Era Orlando. Quella sera era vestito decisamente bene. Jeans scuri
sbiaditi, maglietta aderente nera e un paio di scarpe da ginnastica nere.
“Buonasera vongola!
Tutto bene laggiù con Ariel?” Lei cercò di fare un po’ di ironia.
“Sì, a parte la
puzza di pesce…che fai, bevi come una vecchia spugna?” Si mise a sedere vicino
a lei.
“Tutta invidia la
tua! Io almeno l’alcool lo so reggere! Prima di diventare brilla mi ci vuole il
mio tempo!”
“Ma possibile che
per voi due sia impossibile parlare senza punzecchiarvi? Mi sembra di stare
all’asilo!” Disse Elijah, intromettendosi nel discorso.
“Sai, a dire la
verità noi stiamo già facendo passi da gigante in questo campo. Il nostro
miglioramento è notevole, ammettilo!” Disse la ragazza ridendo.
“Mah, ci vi capisce
è bravo. Ma….Amina! Ordini un altro rhum pera? Ma sei andata fuori di testa? Se
continua così, tra due minuti ti devono riportare a casa in barella!” il ragazzo
non credeva ai suoi occhi, si stava per scolare il secondo bicchiere.
“Anche tu invidioso
della mia resistenza?” Disse lei ironicamente.
“Ma che ti salta in
mente! Per tua informazione io l’alcool lo reggo benissimo,di sicuro meglio di
una donna!” Disse lui un po’ stizzito.
“Lo stesso vale per
me. Potrei bere il doppio di quello che bevi tu ed essere ancora sobrio!” Si
intromise Orlando.
“La mettete così eh?
E allora vi propongo una sfida. Il primo che crolla dovrà offrire da bere a
tutti gli altri ok?” Amina si era messa le braccia dietro la testa e guardava
gli altri due con sfida.
“Ci sto! Preparati a
sganciare!” Disse Orlando guardando l’amico.
“Non sai quello che
ti aspetta!” Replicò Elijah.
E così cominciò la
loro lunga serata. Avevano cominciato alle 21.00 e poi non c’era stato verso di
farli smettere. Ciascuno di loro aveva preso 7 bicchieri di rhum, un B52, una
piña colada, due bicchieri di vodka alla pesca e un bicchiere di cuba libre.
Alle 22.00 il barista gli aveva ordinato categoricamente che non dovevano più
toccare qualcosa che avesse almeno qualche grado di alcool. E così si
ritrovarono tutti e tre ubriachi fradici e non potevano più prendere niente
perché, ogni qualvolta si avvicinavano al banco, li mandavano tutti via. Alla
fine si erano messi seduti sul tappeto e avevano cominciato a parlare come tre
deficienti di tutti quelli che erano presenti in sala. Quello che in assoluto
stava peggio era proprio Elijah. Aveva retto fino al 5 bicchiere di rhum e poi,
dopo quello, non si ricordava nemmeno cosa aveva buttato giù nello stomaco.
Amina era riuscita ad arrivare cosciente fino alla piña Colada e Orlando era
arrivato al B52. Gli altri presenti facevano poco caso a loro anche perché uno
era il proprietario e non volevano dargli fastidio. Il culmine giunse alle
22.30 quando, dopo aver cantato a squarciagola Jimi Hendrix, si erano messi a
dare dei finti premi mentre erano in piedi sul tavolo.
“Duuuunqueee….vediaaaamo…adesso
assegneremo il premio per quellllo meeeno vestitoooo…..” Amina era in piedi e
cercava disperatamente di non barcollare. La sbornia le era un po’ passata ma
tutti e tre davano fiato alla bocca e solo dopo si accorgevano di quello che
avevano detto.
“Sìììììììì, secondo
me vaa dato alla baldraccaa con il vestittiiino violaa..”Aveva esclamato Elijah
cercando disperatamente di alzare il braccio senza farlo cadere sul povero
Orlando.
“Giusto, va
benissimissimo” Urlò l’altro.
“Ma come vi
permettete?! Non sapete che state parlando con Anne Marie Templeton??” Esclamò
la ragazza presa in causa al culmine della vergogna.
“A dire la verità
non ho idea di chi tu sia!” Disse Amina facendole un sorrisino beffardo.
“Brutta sgualdrina!”
Disse Anne avvicinandosi alla ragazza “Ma adesso ti faccio vedere io!” Detto
questo cercò di dare uno schiaffo ad Amina ma lei lo schivò prontamente e la
mano della ragazza finì involontariamente per colpire Elijah.
“Cavolo! Non sapevo
che ci fossero così mosche in giro!” Disse Amina in tono canzonatorio,
dondolandosi da una parte all’altra.
“Mi ha picchiato! Ma
come ti permetti. Mi avete stufato! Tutti fuori!” Elijah si era arrabbiato e si
sa, mai svegliare can che dorme. Quando si ubriacava cominciava a dare il
peggio di sé e, considerando che era già molto stanco, lo schiaffo della
ragazza gli aveva fatto girare le palle. Furono costretti tutti ad andarsene e
per ultimi rimasero proprio Amina e Orlando.
“Ehi, ma ci mandi
via così? Noi non ti abbiamo fatto niente amico!”Disse Orlando un po’
scherzosamente.
“Eddai!! Non
possiamo andare a casa così! Lui andrà a sbattere addosso ad un albero e io
come minimo vengo presa sotto da una macchina!” Amina stava rincarando la dose.
“E va bene, voi due
mi siete simpatici e potete rimanere un po’ ”.
La mattina dopo
Amina si risvegliò che aveva un mal di testa incredibile. Si era messa a pancia
in sopra sul letto e cominciava a cercare di aprire gli occhi ma la luceche filtrava dalla finestra non era
decisamente l’ideale. Quando riuscì a svegliarsi del tutto aveva guardato l’ora
sul suo orologio e non appena notò che erano le 11.10 di mattina le prese un
colpo. Si ricordava poco della sera precedente. Si rammendava solo del suo
arrivo e della scommessa con i due poi, il nulla. In quel momento non le veniva
nemmeno in mente il motivo per il quale aveva cominciato a bere ma poi lo
ricollegò ad Orlando. A proposito, che fine aveva fatto? La prima cosa che le
venne in mente fu quella che si fosse sfracellato addosso ad un albero da
quanto era ubriaco. Quando si mise seduta sul letto notò che c’era qualcosa che
non andava. La camera non era la sua, questa era più grande e soprattutto aveva
un armadio enorme e una bella scrivania. Poi si osservò e notò che aveva ancora
addosso il suo maglioncino celeste. Non capiva ma, quando si guardò meglio
intorno vide che c’era qualcuno accanto a lei. Non sapeva chi era perché era
girata di schiena e, assalita da un dubbio incredibile, alzò le coperte per
vedere se aveva indosso le mutandine. Sì, per fortuna c’era tutto, era
completamente vestita e aveva persino le scarpe. Rimaneva da scoprire chi era
il tizio che dormiva accanto a lei, si voltò verso di lui e non appena lo vide
non potè fare a meno di essere sorpresa.
“Elijah!” esclamò la
ragazza.
“Eh? Ma chi…AMINA?!
MA CHE CI FAI QUI!” Si voltò un po’ addormentato ma non appena vide la ragazza
gli venne un soffio al cuore.
“Guarda che non c’è
bisogno che mi punti il tuo megafono sull’orecchio, ci sento benissimo!” Disse
la ragazza mettendo la testa tra le mani.
“Ti faccio presente
che la mattina non sono mai di buon’umore quindi, niente ironia per favore!”
Rispose lui, molto seccato.
“Non lo faccio
apposta! E che c’ho un mal di testa incredibile! Tra un po’ mi spacco in due!”
“Oddio, non me lo
dire a me! Ma perché stavi dormendo qui?!” anche Elijah si era seduto sul letto
e guardava Amina con sguardo piuttosto stanco ma curioso.
“E mica sono
Nostradamus! Mi ricordo solo che ieri sera mi ero presa una sbornia a puntino!”
“Non lo dire a me,
dalle dieci in poi ho il vuoto più totale.”
“Senti, non è che
hai un analgesico qui in casa? Se non lo prendo entro dieci minuti
dichiareranno la morte cerebrale.”
“Non lo so, andiamo
in cucina a vedere se c’è qualcosa…”
Si alzarono di
malavoglia e non erano di certo al massimo della loro forma. Amina aveva i
capelli che avevano dichiarato guerra fra di loro ed erano appiattiti da una
parte e dritti come una cresta dall’altra, una gamba dei pantaloni si era
tirata su fino al ginocchio e aveva una scarpa slacciata. Elijah aveva i capelli
che sembravano usciti da una lavatrice, ognuno andava per conto suo e non
voleva sapere di tornare a posto. Senza contare che tutti e due avevano due
occhiaie assurde e due occhi ridotti a poco più di due fessure. Quando
riuscirono a raggiungere la cucina notarono che non erano soli.
“Orlando? Anche tu
qui? Cos’è, l’allegra rimpatriata degli ubriaconi?” Esclamò Elijah un po’
divertito nel vedere l’amico scomposto con tutti i capelli scombinati.
“Ma guarda, il
mezz’uomo si è svegliato! Toh, Mortisia Adams è con lui…” Orlando si era girato
ed aveva due occhiaie peggiori degli altri due.
“Non sapevo che i
vampiri si attardassero tanto! Di solito all’alba evaporano…” Disse Amina
avvicinandosi al lavello.
“Devo ridere?
Credevo che gli zombie esistevano solo negli incubi…” Rispose inacidito il
ragazzo.
“Anche io credevo
che il conte Dracula fosse una leggenda…” Lo rimbeccò lei.
“Ma è mai possibile
che voi due troviate da litigare anche la mattina! Se continuate così vi sbatto
fuori a calci nel culo!” Elijah si era intromesso nel discorso mentre cercava
qualcosa per il mal di testa.
“Hai ragione,
scusaci. Tregua?” Disse Orlando porgendo la mano ad Amina.
“Tregua. Immagino
che anche tu hai avuto risvegli migliori di questo!”
“Immagini bene.
Quando mi sono svegliato, un quarto d’ora fa, voi due dormivate come due
angioletti. Mi doleva il cuore svegliarvi e così sono venuto in cucina sperando
di trovare, che so, un analgesico. Ho un’emicrania che stenderebbe un
dinosauro.”
“Non sei il solo!
Anche io ed Elijah abbiamo mal di testa! Accidenti a tutto quello stupidissimo
alcool!”
“Ce l’ho fatta!
Eccola qua! Stupida aspirina dei miei stivali!” Esclamò Elijah facendo zittire
i due.
“Ok, adesso si
mangia qualcosa e poi, dopo aver preso la medicina, tutti spaparanzati sul
divano!” Disse Orlando sfoderando un sorriso inatteso, considerando il suo
stato.
Mangiarono qualche
fetta di pane con la marmellata e un po’ di gelato avanzato dalla sera prima.
Stavano tutti in silenzio perché nessuno dei tre aveva forze a sufficienza per
parlare. Dopo aver finito andarono ognuno, a turno, in bagno a rendersi un po’
più presentabili e, dopo aver preso l’aspirina, si sedettero sul divano.
Guardavano la televisione svogliatamente ma nessuno aveva il coraggio di
alzarsi. Verso le due del pomeriggio Elijah ordinò tre pizze e mangiarono a
casa sua, dopo pranzo cercarono di ricordarsi cosa era successo la sera prima.
“Ehi ragazzi, qual è
l’ultima cosa che vi ricordate?” Amina cominciò il discorso.
“Sarò sincero, dopo
il B52 il mio cervello è finito nel mondo dell’assuefazione…” Rispose Orlando.
“A patto che tu ce
l’abbia mai avuto il cervello” Disse Elijah.
“Ehi, da quando in
qua mi rubi le battute?” La ragazza gli diede un piccolo scappellotto innocuo.
“Posso sapere da
quanto siete in combutta contro di me?” Orlando li guardava con una vaga aria
di sfida.
“Dunque, all’incirca
cinque minuti!” Disse il ragazzo.
“E tu El? Fin dove
ti ricordi?”
“I miei ricordi si
fermano al quinto bicchiere di rhum!”
“Ma quanto siete
scarsi?! Io ho saputo resistere fino alla Piña Colada e, da lì in poi…boh!”
“Da quando in qua ti
fai chiamare El?” Orlando punzecchio Elijah facendo riferimento a quello che
aveva detto Amina.
“Sarò sincero, da
neanche un minuto! Mi chiamano Lij, Elja, Woody, Wow, Ew, ma El non mi ci hai
mai chiamato nessuno…la nostra Amy ha il copywright!”
“E da quando in qua
io sarei Amy?”
“Suppongo sempre da
meno di un minuto!” Le rispose di nuovo Orlando.
“Ah, già. E lui è
Ob! Il suo soprannome ha un po’ più di tempo del nostro, carino vero?” Elijah
guardava la ragazza sorridendo.
“Molto appropriato,
vediamo….Ob come…obeso…” Amina si stava massaggiando il mento.
“Non ci siamo…” Le
rispose Orlando un po’ contrariato.
“Obbediente…”
“Decisamente no!”
Disse Elijah ridendo.
“Magari
obbrobrio…sì, direi che è l’ideale! Un diminutivo perfetto!!”
“Suppongo che molte
persone non la pensano come te, anzi, direi tutto il contrario!”
“Ma dai, tanto lo
sanno tutti che Ob sta come Olando Bloom, quando l’abbiamo create t’abbiamo
preso le iniziali del nome!” gli disse Elijah.
“Io sarei dell’idea
che venga da obbrobrio! Sei sicuro che quando sei nato sei passato per il buco
giusto?” Amina lo provocò.
“Questa te l’ha
sparata grossa!” Gli disse El.
“Sì, ma adesso
glielo faccio vedere io! MUCCHIA SU AMY!!!!”
Detto questo Orlando
prese Amina di peso e la butto sul divano, seguito da Elijah, dopodiché
facevano a gara per buttarsi sopra di lei sperando di fargli male
(scherzosamente). L’obiettivo, però, non era decisamente calmo e quieto come si
aspettavano: la ragazza si era messa a scalciare e aveva cominciato a fare il
solletico a tutti e due che alla fine si erano arresi ed erano caduti per terra
ridendo come due pazzi. Amina era riuscita a rimanere sul divano e anche lei si
era messa a ridere.
“Ecco quel che vi
aspetta se ci provate di nuovo” Disse Amy con un po’ di fiatone.
“Ma tu non sei un
essere umano, sei una cavalla!” Le rispose di rimando Orlando.
“Dai, per farmi
perdonare sabato prossimo vi invito a prendere una tazza di caffè a casa mia!
Più che altro dovrei invitare El che mi ha permesso di dormire qui ma dopo tu
t’offendi…” Mentre disse questo aveva puntato un dito contro Orlando.
“Ok, io ci sto. Così
impari a farmi il solletico a tradimento!” Elijah si girò verso di lei e si
mise di nuovo a ridere.
“E visto che hai
invitato anche me, vedrò di non mancare, così mi riprendo la rivincita.”
“Certo, continuate
pure a sperare di riuscire a vincere!”
Così inizio la loro
strana amicizia. Si conoscevano da poco più di una settimana ma si trovavano
molto bene insieme, forse perché erano uno più bambinone dell’altro. La cosa
più divertente che trovavano da fare era cazzeggiare e il che era ritenuto
divertente da tutti e tre. In questo modo così strano, grazie ad una festa, un
aereo, un vestito ed una festa, si conobbero Amy, El e Ob, tre ragazzi molto
diversi tra di loro ma i risvolti che una storia può prendere sono sempre
imprevedibili.
Capitolo 9 *** Il diavolo fa le pentole e, a volte, anche i coperchi... ***
Salve a tutti
Salve a tutti! Sono tornata!! Beh, ho deciso di fare la
mia solita nota personale perché ho due cosine da dirvi^^. Innanzi tutto ieri
sono andata a vedere “Il ritorno del re” e per chi volesse andare a
vederlo…FANNO DEI PRIMI PIANI DI LEGOLAS DA MORIRE DI ASFISSIA!!!(Un momento
che mi asciugo la bavina…^^). E poi a Dolcemaia, per quella storia di Mary io
ero molto d’accordo con te (poi mi spieghi il fatto delle stelline che proprio
non c’ho raccapezzato niente…^^) ma ho fatto ricorso al mio self control per
essere un po’ più gentile e poi non ho capito…ma se una storia non ti piace
perché la devi leggere? Mah, la classica domanda da un milione di dollari!^^ Ma
ora basta con le mie caz…ehm…cavolate e via al nono capitolo!! Bacini Shi*
Capitolo 9.
Il diavolo fa le pentole e, a volte,
pure i coperchi…
Quel sabato sera
Amina aspettava degli ospiti, Orlando ed Elijah, e così decise di tenere un po’
a posto la sua piccola casa. Uno dei difetti più grandi della ragazza (oltre
che avere un caratterino niente male) era il disordine; non riusciva a stare
due minuti in un posto che aveva già scombussolato tutta la roba. In due
settimane era riuscita a ridurre la sua camera in un campo di battaglia,
c’erano vestiti dappertutto e le scarpe messe un po’ qua e là. Tuttavia quel
giorno aveva deciso di pulire e così era in tipico abbigliamento da casalinga:
capelli tirati indietro con la coda, maglione di tre taglie più grande, guanti
verdi di gomma, grembiule giallo canarino, pantaloni con i buchi un po’ diffusi
e pantofolone a forma di cane. Alle 19.30 aveva finito di riassettare e si era
riposata un po’ stendendosi sul divano prima di mangiare. Si era cucinata un
piatto di spaghetti al pesto, i cordon bleu un bel cesto di insalata. Si era
appena seduta a tavola quando sentì il campanello. ‘O mio Dio, e chi è a
quest’ora?’ pensò immediatamente, andò alla porta e guardò dallo spioncino fino
a quando si rese conto che i suoi futuri ospiti erano un po’ in anticipo.
“Io un giorno o
l’altro vi ammazzo. Mi avete fatto prendere un colpo! Che ci fate qui a
quest’ora?” Disse Amina aprendo la porta.
“A dir la verità ci
avevi invitati a prendere una tazza di caffè, non ricordi?” Disse Orlando
guardandola.
“Certo che me lo
ricordo! E’ solo che vi aspettavo un po’ più tardi comunque prego, entrate” La
ragazza fece accomodare i suoi ospiti ma si era dimenticata di un piccolo
particolare.
“Ehilà Amy, cos’è,
sei diventata una cenerentola dei giorni nostri?” Le disse Elijah ridendo.
“Cos…ah, i miei
vestiti. Sai com’è, io non so voi, ma quando pulisco non uso un vestito di
Gucci…” Rispose noncurante lei.
“Sai, quasi quasi ti
faccio una foto per ricattarti…” Orlando cercò di scherzare facendo un
sorrisino sadico.
“E poi magari
mandala ad una casa di moda, chissà, mi eleggeranno miss eleganza dell’anno!”
“Sai potrebbe essere
una buona idea” El si avvicinò all’amico e la stava guardando con due occhi un
po’ maliziosi.
“Sì, come no. Forza,
mettetevi seduti sul divano, io devo ancora cenare.”
“Ma come, ancora non
hai mangiato?”
“Secondo te Ob?”
Disse lei indicando il tavolo apparecchiato.
“Direi di no…ok,
andiamo sul divano e facciamo i bravi bambini. Quando hai finito vieni sulla
poltrona che ti devo raccontare una cosa…”
“Molto intrigante
direi…!” Disse Elijah guardando Orlando in modo piuttosto equivoco.
“Cos’è, hai scoperto
di essere gay? Ti hanno ingaggiato per girare un film a luci rosse?” Disse
Amina incrociando le braccia e guardandolo ridendo.
“Certo, l’importante
è che tu ci creda…però potrebbe essere una buona idea sai? Magari dovrei fare
il pornodivo!” Rispose lui ironicamente.
“Ho capito
l’antifona, vado a mangiare e poi mi racconti.” Amina ritornò a sedere e cenò
molto in fretta, era troppo curiosa di sapere cosa avessero da dirle. Ogni
tanto lanciava qualche occhiata in salotto e, come sempre, i due si giravano
verso di lei e, alzando il dito medio, le facevano un sorrisino ironico. Lei si
limitava a rispondere allo stesso modo e poi, incupendo un po’ gli occhi
tornava al suo piatto di spaghetti. Alle 20.00 aveva finito e per non perdere
tempo aveva ammucchiato tutte le posate e i piatti sul lavello, aveva deciso
che li avrebbe lavati dopo oppure la mattina seguente. Preparò una buona tazza
di caffè e, porgendo il delizioso liquido ai suoi due amici, si mise a sedere
vicino a loro.
“Allora, di cosa
dovevi parlarmi? Mica avrai fatto qualche reato spero!” Disse Amy
scherzosamente.
“Lo ammetto, più ti
conosco e meno ti reputo simpatica ma a parte questo…tu te la ricordi Anne
Marie Templeton?” Rispose Orlando.
“Mai sentita nominare,
la conosco?”
“Beh, dovresti.
Considerando che le hai dato anche della sgualdrina” Disse ridendo Elijah.
“Eh? Ma quando è
successo? Non ditemi che era anche lei alla festa!” La ragazza si mise una mano
sulla fronte.
“Bingo! Quando
eravamo arrivati a consegnare quei premi idioti lei, a parer nostro, era quella
meno vestita. Dopodiché si è un po’ alterata e ti voleva dare uno schiaffo solo
che ha colpito il mezz’uomo.” Orlando si prese una gomitata da Elijah “Ahi,
volevo dire El. Poi lui si è incavolato di brutto e li ha buttati tutti fuori,
lei compresa. Tre sere fa ho sentito il telefonino squillare e, visto che io
non do il mio numero a nessuno volevo sapere chi era. Alla fine è saltato fuori
che era la Templeton e che io le piacevo molto, voleva rivedermi e così, la
sera stessa siamo usciti e poi…” Ob aveva assunto una faccia piuttosto
soddisfatta.
“Immagino! Brava a
letto?” Disse Amina sorseggiando il caffè.
“Ma come, non ti
faccio schifo dopo quello che ho fatto?” Il ragazzo rimase un po’ interdetto,
si era preparato a qualsiasi reazione ma quella non l’aveva nemmeno
considerata.
“Ehi, guarda che il
tuo è un comportamento è normale. Se un bel ragazzo mi chiede di uscire con lui
e poi finiamo a letto, pace! Guarda che siamo esseri umani! E poi non hai
ancora risposto alla mia domanda…allora?”
“Nella media, ho
avuto del sesso migliore” Rispose lui appoggiando il braccio sul bracciolo
della poltrona.
“Ma la notizia
sconvolgente non è questa, perché non gli racconti il seguito?” Elijah incalzò
l’amico.
“Ah sì, per poco non
mi dimenticavo. Lo sai cosa mi ha proposto dopo essere stati a letto insieme?
Mi ha detto che tra due settimane lei andrà a fare un po’ di vacanza a Madonna
di Campiglio, in Italia, e mi ha chiesto di accompagnarla. Pensa che meraviglia,
sole, sci e sesso per una settimana intera!” Disse lui stravaccandosi ancora di
più sul divano.
“Ti dirò, non mi sta
simpatica la tizia, considerando che voleva schiaffeggiarmi, però ha davvero
buon gusto. Ci potessi ritornare pure io in Trentino! Andrete anche a fare
trekking?”
“Ma tu sei
completamente matta! Guarda che noi ci andiamo per riposarci!”
“In tal caso siete
proprio due idioti fatti e finiti! Andate in vacanza, sulle alpi, in una
piccola e tranquilla città e non andate a fare qualche camminata in giro? Se ci
andate solo per poltrire in un posto diverso dalla vostra casa, spenderete solo
dei gran soldi!” Amina si era avvicinata ad Orlando e, con il suo modo di fare
un po’ ironico, gli aveva fatto notare la sua impressione.
“Mi scusi stambecco
delle montagne!” La prese in giro lui.
“Prego, per te sono
la cerbiatta delle nevi!” Lo rimbeccò lei.
“Secondo me sei
un’orsa mal cresciuta…”
“Non sapevo che
esistessero gli orsi al tempo degli uomini delle caverne!”
“L’unica cavernicola
della situazione sei tu!”
“Homo erectus!”
“Analfabeta e
orrida!”
“Crotocefalo
mononeurone!”
“BASTA! Ma è
possibile che voi non riusciate ad intrattenere un discorso serio per almeno
due minuti senza finire per discutere come due deficienti! Mi fate paura! Ma vi
siete mai chiesti se siete delle persone normali e civili? Voglio dire, siamo
partiti tanto bene e invece adesso siete di nuovo qui a punzecchiarvi!
Vergognatevi, siete due esseri atroci!” Elijah si intromise cercando di fare da
paciere tra i due.
“Zitto nanetto!” Gli
disse Orlando facendogli la linguaccia.
“Puffolandia non è
nelle vicinanze, ti sei forse perso cercando di tornare a casa?” Rispose Amina
facendo l’occhiolino ad Ob.
“Zitti, esseri
immondi!” El stava cercando di alzare la voce per ribattere i due.
“BANZAII!!!” Disse
la ragazza buttandosi sopra Elijah. Lui stava cercando di difendersi ma era
numericamente impossibile, non poteva affrontare una sfida due contro uno. Alla
fine chiese pietà tra le risate e gli altri due lo lasciarono andare,
soddisfatti di aver vinto su tutta la linea. Alla fine Amina riprese la parola.
“Sapete, quando
ancora facevo le medie io frequentavo il gruppo parrocchiale. Avevo tanti amici
e il prete mi faceva veramente morire dal ridere senza contare che tutti noi
ragazzi eravamo affezionatissimi a lui. Pensate, ci portava in campeggio tutte
le estati! L’ultima volta che ci andai avevo appena finito il primo anno delle
superiori e ci portò a Passo del Tonale. Un posto veramente stupendo, magnifico
e irreale nella sua semplicità. Non c’erano molte case ma la gente era comunque
molto gentile e cordiale, noi eravamo alloggiati in una casa presa in affitto e
non vi dico il ridere quando ci ritrovavamo a mangiare tutti insieme. Eravamo
solo una ventina ma facevamo sempre un casino infernale. Rimanemmo là per dieci
giorni e andammo cinque volte a fare delle camminate. Il ricordo più vivido è
stato quello del Passo dei contrabbandieri. Eravamo arrivati a 2500 metri di
quota e, anche se era un po’ freddo, c’era un panorama favoloso, si poteva
essere il re del mondo da lassù. E poi le nostre battaglie con le spugne e il
detersivo, gli schizzi quando dovevamo lavare i piatti, le discussioni
scherzose, le ammucchiate sul povero Francesco, i canti sul pulman. Sapete, voi
due mi ricordate due miei vecchi amici a cui ero particolarmente legata.
Eravamo quasi sempre insieme e scherzavamo tutto il tempo, poi quando partii
per l’Inghilterra non rividi più nessuno e quando tornai quattro anni dopo ero
troppo impegnata con il mio locale per ritornare al mio paese. Ah, cosa non
darei per poter rivedere tutti quei posti incantevoli!” Amina aveva parlato
senza nemmeno pensare a quello che diceva. Quando era con Orlando ed Elijah si sentiva
veramente a proprio agio, come se li conoscesse da una vita. In parte era vero
proprio perché assomigliavano incredibilmente ai suoi amici Samuele e Matteo,
erano gli unici due del suo gruppo che la facevano ridere come non mai.
“Beh, è un po’ strano
sentirti dire queste cose. Non avrei mai immaginato che tu fossi così
sognatrice!” Esclamò El un po’ stupito.
“Che dire, i ricordi
sono pur sempre i ricordi! E quelli che vi ho descritto sono stati i momenti
più significativi della mia vita, per così dire, adolescenziale.”
“Sarò sincero, hai
spiazzato pure me!” Disse Ob.
“Dite la verità, vi
stupisco ogni giorno di più eh?”Disse
lei guardandoli con un sorriso scherzoso.
“Eh sì, sei un pozzo
senza fondo di cose!” Disse Elijah guardandola ridendo.
“A voi piacerebbe
fare un fuori programma?” Propose l’altro.
“Beh, dipende tutto
da cosa si tratta…” Disse la ragazza.
“Perché tu ed El non
venite con me a Madonna di Campiglio? Magari tu lo porti a fare qualche
camminata mentre io starò da solo con la mia signorina Templeton!”
“Dici sul serio?
Davvero possiamo? Cioè, non è che disturbiamo?” Disse Amina girandosi verso di
lui e guardandolo piuttosto stupita.
“Sì, se ad El va
bene…”
“Per me non ci sono
problemi, basta che non mi porti in posti sconosciuti. Capito Amy?”
“O mio Dio. Non
potete neanche capire quale incredibile piacere mi state facendo! Potrò
ritornare dove sono stata quasi dieci anni fa! Vi ringrazio tantissimo ma credo
di non poter esprimere a parole le miriadi di emozioni che mi stanno esplodendo
dentro.”
“Se ti fa così
piacere non ci sono problemi! Capiamo benissimo!” Disse Orlando sorridendole
amichevolmente.
“Grazie dal profondo
del mio cuore!”
Mentre disse queste
ultime parole, Amina si alzò dalla poltrona ed andò verso i due abbracciandoli.
Non poteva credere alle sue orecchie, le stavano offrendo la possibilità di
rivivere ciò che credeva ormai dimenticato e non ci sarebbe mai stata una
parola adatta per definire la sua gratitudine. Orlando ed Elijah furono da
principio stupiti dal suo comportamento ma poi furono contenti di averle fatto
un regalo così grande. Soltanto che, anche se per questa volta il diavolo ha
fatto anche i coperchi, può sempre rigirare la pietanza come vuole…
Che dire, finalmente sono arrivata al capitolo dieci, questa è la storia
più lunga che io abbia mai scritto
Che dire, finalmente
sono arrivata al capitolo dieci, questa è la storia più lunga che io abbia mai
scritto!^^. Vorrei ringraziare tutte quelle che continuano a sostenermi ma non
vi illudete, non ogni cosa è così prevedibile come sembra! Magari sembrerebbe
una storia scontata ma la protagonista non la pensa assolutamente in questa
maniera! Bacini Shi*^^
Capitolo 10.
Un giorno di shopping!
Dopo che Amina
ricevette quella splendida notizia non potè fare a meno di andare a fare
shopping per cercare di trovare qualcosa di adatto per la montagna e,
soprattutto, per andare a camminare. Due giorni dopo le venne la brillante idea
di andare nell’ipermercato nel quartiere di Nortinghton dove aveva notato che
c’era un negozio specializzato in articoli da caccia, pesca e quant’altro.
Tuttavia rimaneva un problema: doveva riuscire a convincere Elijah ad andare
con lei perché, se dovevano andare insieme, doveva ‘equipaggiarlo’ meglio che
poteva. Il pomeriggio, alle 15.30, andò a casa sua e si era vestita molto
semplicemente perché avrebbe dovuto provare qualche capo di vestiario e
preferiva non avere troppi gingilli da togliere. Si mise il cappello beige, una
felpa e un paio di jeans assieme alle sue solite scarpe da ginnastica. Non
appena suonò al campanello si trovò davanti un Elijah piuttosto sorpreso di
vederla.
“Ehi, qual buon
vento ti porta a casa mia?” Le disse lui aprendo la porta.
“A dire la verità
sono venuta per prelevarti da casa. Devi venire con me!” Disse lei guardandolo.
Lui aveva fatto una faccia piuttosto strana.
“Come mai? C’è
qualcosa che tu sai e io non so?”
“A dire la verità
avevo pensato che, se verrai in montagna con me avrai bisogno di rifarti un po’
il guardaroba.” Gli rispose Amina entrando in casa. Non appena si trovò in
salotto potè notare, con suo immenso stupore, che Elijah era veramente un tipo
molto ordinato. Non c’era un granello di polvere e ogni cosa era al suo posto,
i piatti erano stati rimessi a posto e aveva persino pulito i pavimenti.
‘Proprio come me ’ pensò ironicamente.
“Allora, come mai
tutta questa fretta? Ad essere sincero penso di avere molti vestiti nel mio
armadio.”
“Beh, non lo metto
in dubbio. Però devi procurarti almeno un paio di scarpe da trekking
altrimenti, se vieni al passo dei contrabbandieri con me, ti spaccherai i piedi
in due. Capisci, non si tratta di una scampagnata. Allora El, accetti?” Disse
lei guardandolo piuttosto seriamente.
“Non saprei, ma temo
che se declinassi mi porteresti via di peso. Ok, dammi il tempo di cambiarmi e
poi andiamo.”
Amy si mise a sedere
sul divano e si guardò un po’ attorno. L’ultima volta che era stata a casa sua
era per via della festa e non aveva di certo ricordi piacevoli. Si mise a
ridere da sola e poi incitò Elijah a far presto.
“Ehi, ma ti vuoi
muovere? Sei peggio di una donna!”
“Io ho il mio tempo
ok? Se mi dai fastidio ci metto il doppio!”
“Sì, sì, ho capito.
Spicciati che ho fretta!”
Alla fine riuscirono
ad andare via alle 16.45, Amina aveva continuato ad incitare il ragazzo e lui,
per tutta risposta, gli diceva di aspettare un attimo. Alla fine erano stati
cinque minuti, poi dieci, venti, mezz’ora e così via. Lei si stava quasi per
rassegnare ma, dopo quasi tre quarti d’ora, riuscì vedere completato il lavoro
dell’amico. L’unica cosa che la fece rimanere tranquilla fu il fatto che,
dopotutto, il risultato non era così male. Di certo aveva molto più fascino, a
suo parere, di Orlando. Forse perché era più maturo ma a lei non piaceva lo
stesso, lo considerava carino, certo, però era pur sempre solo un suo amico.
Decisero di prendere la macchina perché avrebbero fatto prima e dopo cinque
minuti arrivarono davanti all’ipermercato. Al solito, Elijah si era messo un
paio di occhiali da sole.
“Senti El, ma perché
tu ed Orlando vi mettete sempre gli occhiali da sole quando uscite?” Domandò
Amina un po’ curiosa.
“Ad essere sincero
io li odio ma è un modo per non farsi riconoscere dalle fan. Se per caso
scoprissero che adesso sono qui, questo posto si riempirebbe di gente.” Disse
lui un po’ scocciato.
“Quasi quasi farei
una telefonata anonima ad un giornale…” Rispose lei, ironicamente.
“Moriresti prima di
esserti resa conto di aver fatto una cazzata…”
“Mi uccideresti?”
“Forse sì, ma se fai
la brava non ti tocco…”
“Non riusciresti a
toccarmi nemmeno se facessi la cattiva, sono più forte di te, piccoletto.”
Disse lei un po’ maliziosamente.
“Io sarei un nano
eh? Guarda che tu sei alta come me!” Rispose lui un po’ inacidito.
“Mamma mia, con te
non si può nemmeno scherzare! Sai, ti facevo più autoironico…” Lei lo guardò
divertita.
“Guarda che io, per
tua informazione sono molto autoironico!” Disse lui dandole una botta.
“Bugiardo!” Lei lo
fisso con i suoi grandi occhi e gli fece una pernacchia.
“Non è vero!”
Rispose lui.
“Permaloso!!”
“Adesso basta!
Prenditela te l’ultima parola, non sono mica come Orlando! Forza, altrimenti ci
prendono per due pazzi se stiamo a discutere qua in mezzo!” Lui la prese per un
braccio e la portò con sé.
“D’accordo, mon
capitaine! Mica te la sarai presa per prima? Guarda che io stavo solo scherzando!”
Gli disse lei cercando di essere dispiaciuta.
“Lo so che scherzi,
non preoccuparti. E’ questo il negozio?” disse lui indicando una grossa vetrina
con scritto ‘il mondo dello sport ’.
“Sì, forza.
Entriamo!”
Il centro
commerciale di Nortinghton non era molto grande ma era comunque molto carino.
Al suo interno c’era un piccolo bar, un fast food, un attività alimentare, un
negozio di abbigliamento elegante e poi c’era il mondo dello sport. Nel
complesso non è che fosse molto ampio però ci si poteva sempre trovare qualcosa
di utile. Amina aveva pensato che, se andava lì dentro, magari poteva riuscire
a trovare più facilmente qualcosa di adatto, invece di girovagare per Beverly
Hills senza alcun risultato. Non appena entrarono un commesso fu subito pronto
ad aiutarli ma, come suo solito, Amy preferì fare da sola sia per evitare di
essere infastidita, sia perché non voleva che riconoscessero Elijah, altrimenti
sarebbe successo il finimondo. La prima cosa di cui avevano bisogno erano gli
scarponi da trekking.
“Senti Amy, secondo
te questi andranno bene?” El le indicò un paio di anfibi neri.
“Posso dirti la
sincera verità? No. Non devi guardare le cose eleganti o carine, devi
semplicemente comprare le cose più comode come queste.” Lei gli disse queste
parole dolcemente, aveva intuito che lui non era il tipo da fare camminate in
montagna e per questo non sapeva cosa indossare. Gli indicò un paio di scarponi
marroni.
“Beh, non che siano
il massimo della bellezza. C’è il 41?”
“Non lo so, un
attimo che guardo…sì. Te le misuri?”
“Io ci provo,
tutt’al più non le prendo.” Prese gli scarponi e li misurò. Erano abbastanza
comodi ma con i suoi pantaloni neri non è che ci stavano molto bene. “Allora?
Sono presentabile?”
“Sì, decisamente sì.
Io prendo questi qui beige con la speranza che non becchiamo qualche giorno di
pioggia altrimenti me le ritrovo nere.” Esclamò lei ridendo.
“Che facciamo, non
prendiamo nient’altro?”
“Dipende, tu hai
qualche paio di jeans vecchi e delle felpe un po’ logore?”
“Credo di sì. Suppongo,
allora, che possiamo andare a pagare.” Lui la incitò a seguirlo e poi andarono
alla cassa a pagare. Non appena uscirono concordarono che sarebbe stato bello e
soprattutto gratificante andare a prendere qualcosa di veloce al fast food.
Amina era un po’ contrariata ma poi accetto senza fare ulteriori storie,
avrebbe preso solamente le patatine fritte.
Restarono lì per
alcuni minuti a chiacchierare del più e del meno e, due o tre ragazze, avendo
riconosciuto Elijah, erano andate a chiedergli un autografo ma non appena
videro che non era solo lanciarono uno sguardo di fuoco ad Amy. Lei, dal canto
suo, aveva fatto finta di niente perché non voleva assolutamente cominciare a
litigare per una cavolata come quella. Dopo mezz’ora Elijah cercò di ritornare sull’argomento
della loro piccola ‘dipartita’.
“Dimmi, ma quando
sei andata a passo del tonale dieci anni fa com’era il paesaggio? Voglio dire,
dove hai intenzione di trascinarmi?” Chiese il ragazzo.
“Avanti, trascinarti
non è precisamente la parola adatta, sei tu che mi hai voluto accompagnare di
tua spontanea volontà. Il primo giorno andremo al ghiacciaio del Presena, si
trova a quasi 2700 metri di altezza e ci sono le nevi perenni. Non è molto
faticoso e soprattutto è una camminata molto breve perché fino a più della metà
del tragitto dovremo andare in funivia. Poi si deve camminare per un quarto
d’ora e si arriva in cima. Volendo, potrebbero venire anche Orlando e la
Templeton, si può fare anche con le normali scarpe da ginnastica. Il terzo
giorno andremo al passo dei contrabbandieri e lì ci sarà veramente da faticare,
credimi. Quello che faremo gli altri giorni non lo so ma di sicuro visiteremo
Trento, ponte di legno e, se possiamo, pure i vecchi forti di guerra.”
“Sarò sincero,
l’idea di dover camminare così tanto mi spaventa. Io non ci sono molto
abituato.” Elijah stava cercando di cambiare discorso. “Ma ti sei divertita
davvero così tanto l’altra volta?”
“Non ti immagini
quanto” Disse lei con occhi sognanti. “Non so cosa darei per far tornare indietro
il tempo!”
“Sai, io non ho
avuto un’adolescenza tranquilla e spensierata come la tua. Già da quando ero
bambino ero in giro per l’America a girare dei film. Non stavo mai troppo fermo
in un punto e questo mi dispiaceva molto perché non avevo modo di trovare
amici. Orlando ed io ci siamo conosciuti sul set del signore degli anelli e,
parlando un po’ tra di noi, abbiamo scoperto di avere molte cose in comune. Per
questo adesso ci vediamo così spesso, entrambi siamo un po’ soli e stare in
compagnia ci risolleva il morale. Tu devi ritenerti fortunata, dopo mia madre
sei l’unica donna che ho per amica!” Disse lui sorridendole. Si capiva che era
un po’ triste e a lei non piaceva affatto vederlo così.
“Perlomeno tu hai la
fortuna di fare un buon lavoro. Non ti invidio, sia ben chiaro, però hai la
possibilità di girare il mondo e di conoscere sempre posti nuovi. Io non so
cosa darei per poter viaggiare tutto l’anno. A proposito, davvero tu ed Orlando
avete girato insieme il film del signore degli anelli? Come avrai ben capito io
non sono molto appassionata di cinema e preferisco di gran lunga leggermi un
libro. Sai, io l’ho letta tutta la trilogia! Tu che parte hai interpretato?”
Amina aveva un po’ spiazzato Elijah, lui non si aspettava che lei non sapesse
niente del film. Si potevano vedere dovunque locandine oppure pubblicità.
“Ma davvero tu non
ne sapevi niente?” Chiese lui molto stupito.
“Niente di niente.
L’ho già detto ad Orlando, a me non piacciono molto i film moderni e, di
solito, non mi stanno molto simpatici gli attori. Logicamente esclusi tu ed Ob.
Voi due siete diversi perché non mi date l’idea di esservi montati
eccessivamente la testa, sembrate quasi due persone normali ma più vi conosco e
più mi devo ricredere. Di umano, voi due, avete ogni giorno di meno!” Disse lei
ridendo, con la sua risata cristallina contagiò anche Elijah.
“Sì, forse hai
proprio ragione! Io ed Orlando siamo due perone completamente atipiche,
credimi. Comunque, se ci tieni a saperlo, io interpretavo la parte di Frodo
Baggins e Ob faceva Legolas. Che coppia eh?”
“Sai, non ti ci vedo
a fare il portatore dell’anello! Quando Frodo partì aveva già cinquant’anni. Ad
essere sincera mi piace di più leggere i libri perché ho la possibilità di
immaginarmi i protagonisti, senza che ci sia qualche limitazione dal fatto che
ho visto il film. Però Ob non ce lo vedo proprio a fare Legolas! Voglio dire, è
un personaggio molto enigmatico, educato e soprattutto gentile e di poche
parole. Insomma, tutto quello che manca a quel pazzo scatenato!” Non si erano
accorti che qualcuno era arrivato.
“Ehi, apprezza pure
il lavoro altrui tu!”
“Come si suole dire,
si parla del diavolo e gli spuntano i corni!” Disse Amina ridendo.
“Ciao Ob, da quando
sei qui dietro?” Gli disse Elijah.
“Non da molto. Ti avevo
cercato sul telefono di casa ma avevi la segreteria telefonica, sono andato a
casa di questa sciagurata e non c’era così, ho fatto due più due e ho pensato
che foste usciti insieme” Si era messo seduto vicino a loro.
“Questo lo posso
immaginare però come hai fatto a sapere che eravamo proprio qui?”
“Beh El,
considerando il fatto che tra due settimane andiamo in montagna avevo previsto
che questa mente malata ti portasse a comprare qualcosa!”
“Ehi,parla per te!
Non è mica colpa mia se hai i semi al posto del cervello!” Amy si era sentita
decisamente presa in causa.
“Per favore,
cerchiamo di non ricominciare eh? Dimmi Ob, sei venuto solamente per vedere se
eravamo qui oppure hai bisogno di qualcosa?” Elijah cercò subito di non fare
ricominciare i due altrimenti avrebbero richiamato tutte le attenzioni su di
loro.
“A dir la verità
avevo bisogno di comprarmi qualcosa per andare in montagna. Voi due cosa avete
preso di bello?”
“Io un paio di
scarponi ed El lo stesso. Per una o due camminate abbiamo bisogno di scarpe da
trekking e poi ci servono per stare al caldo, altrimenti ci si congelano i
piedi.”
“Sai, avevo
intenzione di comprarmi un paio di scarponi anche io, non voglio patire il
freddo in vacanza!”
I tre continuarono a
parlare amichevolmente ancora per qualche minuto ma non si accorsero di aver
attirato su di loro un sacco di occhi indiscreti. C’erano dovunque delle
ragazzine che li guardavano e, siccome non erano sicure di sapere chi erano,
erano rimaste fisse nella speranza di poterli riconoscere. Non appena Orlando
si tolse gli occhiali da sole, però, accadde il finimondo.
“UUAAAHHHH!! SONO BLOOM E
WOOD!!!!UN AUTOGRAFO!!!!" Una marea di fan si stava riversando su di loro
e furono per presto presi dal panico. Gli era capitato altre volte si subire
degli assalti così ma Amina non sapeva che fare. Orlando ed Elijah stavano per
alzarsi e notarono che la ragazza era rimasta lì a guardare cosa stava per
succedere. Ob, prontamente, la prese per un braccio e se la portò via. Non
appena furono sufficientemente lontani i due le spiegarono tutto.
"Ma
perchè non sei andata via? Se saresti rimasta lì ti avrebbero scuoiata
via!" Gli disse, con tono di rimprovero, Elijah.
"Ehi,
guardate che io non avevo fatto niente e quindi non prendetevela con me!"
"Senti,
lo so che hai ragione ma purtoppo noi non possiamo dimenticare il fatto di
essere famosi. La prossima volta che capita una cosa del genere scappa
all'istante come abbiamo fatto noi!"
"El
ha perfettamente ragione e poi...oh, mi squilla il telefono, un momento."
Amina
vide l'amico rispondere e dire giusto qualche monosillabo con il suo
interlocutore dopodichè, dopo aver rimesso il suo telefonino in tasca, si girò
verso di loro.
"Ragazzi,
c'è un problema."
"Che
tipo di problema Ob?" Gli disse l'amico.
"Era
Anne Marie, ha detto che lei parte questo sabato per madonna di campiglio. Voi
che fate, partite assieme a noi?"
"Se
non ti creiamo alcun problema, sì. Sai, io non ho molta confidenza con gli
aerei e più gente c'è intorno a me e più mi sento tranquilla. Allora El,
partiamo questo sabato?"
"Per
me non c'è alcun problema!"
"Allora
è deciso, ci vediamo sabato all'aereoporto. Io ora devo andare, ciao a tutti e
due!"
"Ciao!"
Dissero Elijah ed Amina in coro mentre Orlando andava via cercando di passare
inosservato.
"Beh,
a questo punto possiamo anche tornare a casa non credi? Anzi, io torno a piedi
così non ti creo problemi ok?"
"Guarda
che non mi dai alcun fastidio e se è per le fan..."
"Sì,
è per le fan. Vorrei arrivare sana e salva al mio venticinquesimo compleanno!
Ci si rivede sabato ok? Non portare via troppa roba!"
Capitolo 11 *** E finalmente arrivarono in montagna. ***
Rieccomi qua, di nuovo
Rieccomi
qua, di nuovo! Questa è una piccola nota e la faccio solo per la mitica
Itsuki86, continua così che sono troppo curiosa di sapere come porterai avanti
la tua storia! In bocca al lupo! P.S. Se vi capita l’occasione, leggetelo
l’ombra dello scorpione, è un libro veramente favoloso (un po’ lungo ma è lo
stesso appassionante!) Bacini Shi*
Capitolo 11.
E finalmente arrivarono in montagna.
Alla fine, dopo estenuanti e interminabili ore di count
down, sabato era arrivato. Amina non stava nella pelle; aveva già preparato le
valigie la sera prima ma non potè fare a meno di alzarsi con un lauto anticipo
rispetto al previsto. Aveva ricontrollato tutto e poi era andata in bagno per
darsi una risistemata. Il giorno dopo della ‘grande fuga ’, come lo aveva
ribattezzato Orlando, la ragazza aveva telefonato ad Elijah per mettersi
d’accordo su come andare all’aeroporto. Lei non sapeva dove andare di preciso e
lui si era gentilmente offerto di accompagnarla in macchina, onde evitare
un’inutile giro degli autobus. Avevano prefissato l’orario: alle 9.00 lei
doveva farsi trovare fuori casa e lui le avrebbe dato un colpo di clacson per
avvertirla. Siccome quella mattina non era eccessivamente freddo, Amina aveva
deciso di uscire con qualche minuto di anticipo per leggersi qualche pagina del
suo nuovo libro, l’ombra dello scorpione. Era un vecchio successo di
Stephen King e avevano pubblicato da poco l’edizione integrale, 929 pagine di
science fiction. Portò fuori i suoi bagagli e, dopo aver chiuso a chiave la
porta, si mise a leggere il suo libro sotto il piccolo portico. Lo scrittore
l’aveva già trascinata nel suo mondo di disperazione e di morte quando sentì
che qualcuno la chiamava; in un primo momento non rispose perché era troppo
assorta ma quando il ragazzo le arrivò vicino non potè fare a meno di
sussultare.
“Elijah, mi hai fatto paura!” Disse lei mettendosi una
mano sul petto.
“Mi dispiace, non credevo di spaventarti così tanto. Sei
pronta?” Chiese lui molto cortesemente.
“Sì. Siccome mi ero alzata molto più presto del previsto
avevo pensato di uscire prima, così mi avresti già trovata pronta. Sai, sono
molto disordinata ma sono al contempo puntuale come un orologio svizzero. Odio
essere in ritardo anche se a volte mi capita lo stesso.”
“Ti capisco sai? Ma ora sarà meglio muoverci, non vorrei
far aspettare Orlando.”
Dopo aver detto questo, Elijah la pregò di alzarsi e poi,
prendendo i suoi bagagli, si diresse verso la sua macchina. Mise tutte le
valigie nel portatagli e poi le aprì la portiera. Amina si stupiva un po’ di
tutta quella gentilezza e le venne subito da pensare che lui ed Ob erano
veramente molto diversi tra loro, avevano tutte le caratteristiche opposte.
Entrando in macchina rise un po’ tra sé e sé e lo notò anche il ragazzo.
“Come mai ridi? Ho fatto qualcosa di strano?” Chiese lui
sorridendo.
“No, tu non hai fatto niente, non preoccuparti di questo!
Stavo pensando a te e ad Orlando. Siete veramente due persone completamente
diverse! Tu sei gentile, educato, tranquillo, ordinato mentre lui…proprio non
ci sta in questa descrizione! Ma è in questo modo che si diventa grandi amici.
Essere molto diversi l’uno all’altro è qualcosa che ti lega perché sai sempre
che il tuo amico non la penserà mai come te. Magari non si va sempre d’accordo
ma stai pur certo che riceverai sempre dei consigli sinceri!” Gli rispose lei,
guardandolo dolcemente.
“Credo proprio che tu abbia ragione. Se Orlando fosse
stato simile a me a quest’ora eravamo di certo a darcele di santa ragione. Lui
mi sta simpatico proprio perché è l’esatto mio contrario: bambinone, un po’
matto, sempre allegro, dispettoso, malizioso e spericolato…e pensare che è pure
più grande di me! Per qualcuno potrebbe sembrare l’inverso!”
“Davvero è più grande di te? Di quanti anni?” Chiese
Amina molto curiosa.
“Di quattro anni. Io sono del 1981 mentre lui è del 1977.
Tu quando sei nata?”
“Nel 1979, tra due mesi compio venticinque anni. Più
precisamente il 17 aprile, sai, sono un ariete. Scontrosa e testarda come pochi
altri segni zodiacali! Se sbattessi la testa al muro di sicuro si rompe
quest’ultimo! Quando mi metto in testa una cosa non c’è niente e nessuno che mi
faccia cambiare idea.”
“Sai una cosa? A dire la verità me l’ero già immaginato,
non mi sembri una ragazza molto volubile, quantomeno stupida. Ti dirò di più,
la prima volta che ti ho vista, durante la festa nel tuo locale, ho pensato che
fossi una gran presuntuosa e soprattutto una tipa un po’ montata. Poi, da quel
giorno sull’aereo, ho imparato a conoscerti meglio e ti assicuro che, della prima
descrizione, non hai assolutamente niente!”
“Già altre persone mi hanno detto che faccio una cattiva
impressione, all’inizio. Forse dipende dal fatto che sono una persona molto
aperta: non mi faccio tanti problemi nel dire quello che penso anche se, a volte,
la mia lingua lunga mi tradisce! L’ultima volta è stata un po’ di tempo fa
quando incontrai Christy, una ragazza che lavora per la ditta del signor Mark
Oaudesy. L’avevo incontrata per caso ad un caffè e mi è scappato di dirle che
era veramente molto carina e lei, timida com’è, è subito arrossita e ha
abbassato lo sguardo. Poverina, mi aveva fatto un po’ di pena.” Lei, mentre
disse queste parole, si ricordò la scena e intanto le venivano in mente le sue
parole ‘A dire la verità io vorrei tanto essere come te. Dici sempre quello che
pensi ed è un bene, almeno si evita di diventare ipocriti e non si fa soffrire
la gente’. Non capiva come mai aveva assunto un tono tanto duro.
“Non la conosco, però non capisco come mai se la sia
presa per una cosa così. Voglio dire, tante altre persone si sarebbero
pavoneggiato se avessero ricevuto un complimento del genere. Magari questa qui
è proprio l’esempio della timidezza fatta persona, che ti devo dire.” Si girò
verso di lei e notò che non lo aveva ascoltato. “Amy, cos’hai?”
“Eh?” Rispose la ragazza, come se fosse appena scesa
dalle nuvole. “Oh, scusami…stavo pensando ad una cosa ma non è niente di
speciale. Quanto manca all’aeroporto?” Lei cercò di sviare il discorso evitando
di parlare della signorina Anderson.
“Siamo quasi arrivati, mancano solo altri cinque minuti.”
Non appena arrivarono al parcheggio, mentre Elijah
cercava un posto dove mettere la macchina, Amina era scesa e lo stava
aspettando nella hall dell’aeroporto. Era abbastanza grande ma sembrava, come
dire, un po’ asettico. Lei una volta era stata a Fiumicino e la cosa che le era
rimasta più impressa era il fatto che era un posto pieno di negozi e
soprattutto con molta gente simpatica e divertente. Lì invece se ne stavano
tutti zitti, ognuno si faceva i fatti suoi e non c’era che un piccolo caffè in
un angolo; non c’è che dire, un posto abbastanza squallido. Dopo qualche minuto
l’amico la raggiunse e si diressero al check in dove acquistarono un biglietto
per l’Italia e, dopo aver fatto questo, si misero seduti in una fila di
panchine, nell’attesa che li chiamassero per il loro imbarco. Nel frattempo
notarono che non c’era molta gente intorno a loro e Amina ne fu veramente molto
felice perché non voleva che si ripetesse la stessa storia che c’era stata
qualche giorno prima, voleva veramente arrivarci a compiere venticinque anni!
Dopo qualche minuto arrivò Orlando con due troller.
“Buongiorno, sempre in anticipo voi due?” Disse lui
mettendosi a sedere vicino alla ragazza.
“A dire la verità siamo in perfetto orario ma non posso
dire la stessa cosa di te. Manco fossi una donna…sempre con cinque minuti di
ritardo!” Disse Elijah sorridendo.
“Eddai, che non sono pure quello più in ritardo di tutti!
Avete visto Anne Marie?” Chiese lui guardandosi intorno.
“No, non mi sembra di averla notata da qualche parte. E
poi, ad essere sincera, non saprei nemmeno riconoscerla tra tutta questa gente.
La prima e l’unica volta che l’ho vista è stata quando El ha dato la festa a
casa sua e ti assicuro che non ero nella condizione migliore per ricordarmi chi
era stato invitato.” Disse Amina un po’ divertita.
“Certo che quella sera avevamo fatto proprio un gran
casino! Se solo ci ripenso mi viene da ridere! Bisognerebbe organizzarle più
spesso delle feste di quel genere, perlomeno chi ha un po’ di resistenza
all’alcol si diverte come non mai!” Esclamò Orlando.
“Ehi Orlie, mi ha fatto prendere uno spavento amore! Ma
si può sapere dove eri finito?”
La signorina Templeton era arrivata e, a primo impatto,
ad Amina non stava per niente simpatica. Loro tre si erano vestiti molto
semplicemente per affrontare un viaggio piuttosto lungo mentre lei si era
scelta un tailleur color panna con delle decolleté dal tacco vertiginoso, non
c’è che dire, proprio il massimo della comodità. Non appena Anne Marie vide
l’altra, la squadrò dalla testa ai piedi con uno sguardo iniettato di sangue,
quella volta, alla festa, l’aveva fatta vergognare come non era mai successo.
Tuttavia era convinta che fosse innamorata di Orlando e, non appena il ragazzo
le si avvicinò, gli diede un bacio come dire…molto spinto, davanti agli altri
due spettatori. Elijah non potè fare a meno di ridere.
“Non c’è che dire, questa volta Ob si è beccato proprio
una con la fissa delle coccole, non lo invidio neanche un po’!” Disse.
“Ah, neppure io! Non so come fa a starci. E’ molto
carina, certo, però mi dà l’idea di avere il cervello di una gallina nel corpo
di una modella, un duo che proprio ti fa accapponare la pelle! Ogni tanto mi
chiedo se la Nasa non faccia dei test di ingegneria genetica…magari quella è un
esperimento riuscito male.” Gli rispose Amy che, dal canto suo, aveva già
cominciato a sghignazzare notando la faccia paonazza di Orlando dopo che si
erano staccati.
“I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 78 DIRETTO A MILANO SONO
PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 5, RIPETO, I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 78
DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 5.” La direzione aveva
appena fatto un annuncio
“Ehm…vogliamo andare?” Disse Ob per togliersi
dall’imbarazzo.
“Certo amore! Forza, seguiteci voi due! Non restate lì
impalati…” Disse Anne Marie, prendendo a braccetto Orlando.
“Ehi, con calma e per piacere chiaro? Su El, muoviamoci
che sennò la principessa sul pisello attacca una lagna che non finisce più…”
Rispose Amy un po’ contrariata. Nessuno l’aveva mai trattata così e lei di
certo non sarebbe stata la prima.
“Che c’è, il brutto anatroccolo e geloso del bel cigno?”
Gli rispose di rimando la Templeton.
“Sì, cara la mia anatroccola…”
“Cosa? Ma io ti…” Non fece in tempo a finire la frase che
Orlando se l’era portata via di peso. Nemmeno lui riusciva a spuntarla con
Amina e di certo una modella da quattro soldi, intelligente come un criceto,
non aveva speranza.
“Ehi, certo che è cominciato proprio bene il viaggio! Tra
un po’ ci manca che vi prendiate a morsi e poi la frittata è fatta.” Gli disse
Elijah, ridendo un po’ della situazione. Per una volta non era stato lui a
bisticciare con l’amica.
“Guarda, diciamo che d’ora in poi soprassiederò a quello
che mi dice ma solo perché non voglio rovinarmi la vacanza! Di sicuro non lo
faccio per vigliaccheria, tantomeno per paura e non mi passa neanche per la
testa di farlo per compassione!”
“Ok Amy, ma ora sarà meglio andare altrimenti, addio
aereo!”
Ripresero a camminare e, dopo essere saliti sull’aereo le
cose cominciarono a calmarsi. Dopo dieci minuti, Anne Marie dormiva già della
grossa ed Orlando, Amina ed Elijah avevano cominciato a ridere ricordandosi di
quello che era successo l’ultima volta che erano andati in un aereo tutti
insieme. Purtroppo il viaggio fu ancora abbastanza lungo e, dopo un po’, ognuno
si era messo un po’ per i fatti suoi. Elijah aveva cominciato ad ascoltare il
suo cd del Radiohead, Orlando si era addormentato ed Amina aveva ripreso a
leggere il suo libro. Quando misero piede in Italia era quasi mezzanotte e non
li confortava il fatto che avrebbero dovuto stare tre ore dentro ad taxi per
arrivare a Madonna di Campiglio. Furono all’albergo alle 2.45 ed Amina, prima
di andare a dormire voleva mettersi d’accordo con gli altri tre per andare, il
giorno dopo, al ghiacciaio del Presena. La discussione non fu molto lunga e,
alla fine, decisero che si sarebbero incontrati la mattina sul tardi, verso le
11.00 e poi sarebbero partiti. Anne Marie fu un po’ contrariata della cosa ma,
considerando che aveva molto sonno, non aveva opposto eccessiva resistenza.
Tuttavia c’era ancora il problema delle camere. Orlando e la Templeton avevano
scelto una camera piuttosto grande e, ad Elijah ed Amy, era rimasta solamente
una camera doppia vicino a quella dei loro amici.
“Senti El, che facciamo? Prendiamo la camera doppia lo
stesso?” Disse Amina con la voce leggermente stanca.
“Per me non ci sono problemi. In questo ho solo bisogno
di un buon letto e, se tu la notte non scalci, mi va bene dividere la camera
con te!”
“Ok, allora è fatta. La prendiamo.”
Dopo questa piccola ‘discussione’, ognuno si infilò nella
propria stanza e non appena furono a letto si addormentarono. Dormirono
ininterrottamente per quasi otto ore e si svegliarono solamente quando
sentirono lo squillo del telefono che proveniva dalla direzione; gli avevano
dato l’ordine di svegliarli alle dieci in punto. La prima a svegliarsi fu Amina
che, in quattro e quattr’otto, lanciò giù dal letto Elijah che non era per
niente contento della sua sveglia personale. In un quarto d’ora andarono di
sotto per fare colazione e videro Orlando ed Anne Marie solo qualche minuto
dopo e le loro facce non erano per niente nel massimo della forma. Avevano
dormito poco e, di conseguenza, mente mangiarono parlarono molto poco e si
scambiavano solo qualche parola del tipo: ‘Mi passi la marmellata?’ e via
dicendo. Tuttavia, alle undici, si ritrovarono tutti fuori dall’albergo vestiti
a dovere e presero l’autobus che li portava al Presena. Non fu un viaggio molto
lungo, neanche mezz’ora, e quando furono arrivati si diressero subito verso la
funivia per poter arrivare a metà strada. La salita a piedi non era veramente
comoda e preferirono andare su con qualche aiuto ma Elijah non era precisamente
della loro stessa idea.
“Ragazzi, mi spiegate perché non siamo venuti su a piedi?
Io li odio questi affari che vanno su con il vuoto sotto!” Disse un po’
spaventato.
“Non mi dirai mica che soffri di vertigini?” Gli domandò
Amina.
“Esattamente! A me mi basta affacciarmi da un palazzo a
cinque piani e mi vengono subito i giramenti di testa!”
“Che pappamolle! E pensare che io faccio pure bungee
jumping! Perlomeno, se ti voglio far fuori, potrei portarti con me una volta.”
Orlando si era, come al solito, messo in mezzo al discorso e adorava sfottere
il suo amico. Anche perché delle situazioni così allettanti si presentavano
poche volte in una giornata.
“Tappati quella ciabatta Ob! Quando arriviamo su te lo
faccio vedere io chi è il pappamolle!” Gli rispose stizzito Elijah.
Tuttavia la salita proseguì senza particolari problemi e,
non appena misero piede a terra, El fu veramente contento e non potè fare a
meno di tirare un sospiro di sollievo. Non appena uscirono dalla funivia si
ritrovarono davanti ad uno spettacolo veramente magnifico, un lago celeste come
il cielo svettava in mezzo a due conche di roccia (Sapete, io ci sono stata
veramente a passo del tonale e mi è piaciuto così tanto che non potevo non
raccontarvi quei bellissimi posti^^! NdShizuru117). Orlando e gli altri due
rimasero così stupefatti che andarono vicino alla riva per poter scattare delle
foto; Amina aveva già visto tutti quei posti ed ebbe una stretta al cuore
vedendo che le cose, durante gli anni, non erano cambiate. Fece una foto ad
Elijah e poi decisero di incamminarsi per poter raggiungere il ghiacciaio. La
strada non era delle migliori visto che era piena di sassi di tutte le
dimensione senza contare che Anne Marie aveva messo un semplice paio di scarpe
da ginnastica che non facilitavano per niente la cosa. Amy era in testa al
gruppo di almeno un centinaio di metri e camminava spedita come faceva tanti
anni addietro anche se la cosa non garbava più di tanto alla signorina
Templeton. Non sopportava di essere rimasta indietro e così si mise a correre
per raggiungerla.
“Adesso gliela faccio vedere io a quella smorfiosa!”
Disse mentre cominciò a distanziarsi dagli altri due.
“Adesso ci manca pure che si mette a fare una gara!
Quella si rompe l’osso del collo se si mette a correre tra tutte queste rocce.”
Disse Orlando un po’ sfiatato e rassegnato.
“Amico mio, purtroppo ti sei andato a scegliere la
peggior donna del mondo: viziata e maleducata!”
“Lo so El, però ha un gran sedere e un bel fisico. Ma
come cavolo fa Amina a camminare così veloce! Neanche avesse messo le rotelle
ai suoi scarponi!”
“Lei c’è abituata a camminare visto che non ha nemmeno la
macchina” Gli rispose Elijah. Poi vide, in lontananza, che Anne Marie si era
messa seduta per terra e Amina era tornata indietro per vedere cosa era
successo. “Ehi, ma che gli è preso a quella squilibrata? Come mai si è
accasciata?”
“Non ne ho idea ma sarà meglio che andiamo a vedere.”
Non appena le raggiunsero, videro che la Templeton si era
messa ad urlare contro la povera Amina tirandole addosso delle parole come:
accidenti a te, è tutta colpa tua, sei venuta via con noi solo perché sei
invidiosa e così via. Nel frattempo l’altra la guardava con degli occhi
piuttosto strani e aveva incrociato le braccia al petto.
“Cos’è successo Anne? Ti sei fatta male?”
“Certo che mi sono fatta male Orlie! Che sei, deficiente?
Se non mi ero fatta male non ero di certo qui a tenermi una caviglia!” Gli
rispose lei malamente.
“Io te l’avevo detto di non correre ma visto che credi di
saperne più di me…” Disse Amina con tono saccente.
“Stai zitta brutta racchia! E’ tutta colpa tua!”
“Ehi, se stamattina ti sei dimenticata di prendere gli
ansiolitici non è mica colpa mia…”
“Ma io ti ammazzo! Se solo non potessi camminare a
quest’ora eri già dentro ad una tomba!”
“Oh, oh…stiamo passando alle offese? Cerchiamo di essere
gentili con la sottoscritta perché sennò ti lascio qui finchè non viene inverno
e non diventi una mummia!”
“ORLANDO! LEVAMELA DI TORNO!”
“Coraggio Amy, per favore, lascia perdere e andiamo
avanti. Ci vediamo al rifugio Ob!” Elijah stava cercando di risolvere la
situazione e si era portato appresso Amina nella speranza che, se se ne fosse
andata, Anne Marie avrebbe smesso di urlare come una cornacchia.
Purtroppo, al povero Orlando, non rimase nient’altro da
fare che portare la sua ‘fidanzata’ al rifugio tenendola per un braccio mentre
camminava malamente con l’unica gamba sana. Arrivarono alla cima dopo quasi
mezz’ora di cammino e, non vedendo gli altri due, si misero seduti sulle sedie
fuori dal rifugio osservando un po’ il paesaggio. Il ghiacciaio del Presena non
era molto grande, anche perché stava morendo, ma era comunque perenne e, in
tutte le stagioni, si potevano vedere i bambini che si tiravano le palle di
neve. Orlando si guardò un po’ intorno fino a quando non vide due figure di sua
conoscenza che stavano giocando scivolando sulla neve più fresca. Disse ad Anne
Marie che andava a vedere cosa stessero facendo e fu molto grato del fatto che
lei avesse deciso di rimanere lì sulla sedia.
“Ragazzi, che state facendo qui in mezzo?” Disse il
ragazzo non appena fu così vicino da potergli parlare.
“Ci servivi giusto tu Ob! Devi
spingerci giù per questa discesa!” Gli rispose la ragazza.
“E perché? Non mi starete mica
dicendo che state facendo uno slittino a due?”
“Esattamente! Però ci serve
qualcuno che ci dia una spinta perché noi due da soli non ce la facciamo.
Avanti, mettici tutta la forza che riesci a dare!”
“Ok, se proprio ci tenete…pronti, VIA!” E li spinse giù
per la discesa. Li vide andare ad una velocità piuttosto bassa ma quando furono
arrivati in fondo si ribaltarono tutti e due e finirono con la faccia sulla
neve fresca. Quando si tirarono su, ridevano come due pazzi e, nel tornare su,
avevano fatto due o tre palle di neve da tirare all’amico.
“Sai El, non mi sembra giusto che lui resti asciutto…”
“Concordo pienamente Amy, sei pronto Ob?!”
“No, ragazzi, per favore non ci provate. Mettete via
quelle palle di n…SPLAT!” Si ritrovò tutta la faccia piena di neve. Però non si
ripeté la cosa due volte perché aveva già cominciato ad attaccare i suoi amici
con il loro stesso metodo. Dopo aver continuato a giocare per quasi mezz’ora si
sdraiarono per terra e cominciarono a fare gli angeli.
“Guardate che bello che è il mio? Si vede proprio che
riflette la mia anima!” Disse Orlando soddisfatto.
“Secondo me ci starebbero bene anche un paio di corni e
una coda da leone, in quel modo saresti un diavolo perfetto!”
“Innanzitutto Amy, sempre meglio essere un diavolo
piuttosto che una strega! Dove l’hai lasciata la tua scopa?”
“Ma non ti ricordi che l’avevo prestata alla tua
fidanzata! La sua si era rotta e così le ho dato la mia!”
“Arpia!”
“Prepotente!”
“Befana!”
“Imbumbito!”
“Ragazzi, non per interrompere la vostra, per così dire,
conversazione intrisa d’amore, però sta cominciando a piovere e se non andiamo
al rifugio, tra un paio d’anni ci ritrovano qui tra i ghiacci come dei reperti
archeologici!” La cosa più brutta della montagna è il brusco cambiamento di
tempo ed Elijah se ne accorse subito tanto che cercò di farli smettere prima
che si bagnassero come due pulcini.
“Percepito il messaggio capo! El, Ob, forza, muoviamo le
chiappe e andiamo a ripararci”
“Sissignora” Dissero i due in coro facendo il gesto
militare.
Fecero appena in tempo a varcare la porta che fuori
sembrava fosse cominciato il diluvio universale. Mangiarono il loro pranzo
dentro e, verso le 17.00, quando smise di piovere, decisero di tornare
immediatamente al loro albergo, onde evitare di prendere l’ennesimo acquazzone
e quindi di rischiare di star male. Non appena ritornarono all’albergo fecero
una doccia molto veloce per togliersi il sudore e poi scesero a cenare verso le
20.30. Rimasero un po’ a chiacchierare nella sala tv e, per fortuna, quella
sera Anne Marie aveva deciso di non scendere perché le faceva ancora male il
piede e, manco a dirlo, Amina era molto sollevata. Si salutarono alle 23.00
perché la mattina dopo, Elijah e la ragazza avrebbero dovuto camminare molto
per andare al passo dei contrabbandieri e non volevano andarci poco riposati.
Tuttavia, quella sarebbe stata una notte MOOOLTO lunga…
Sapete, più continuo a
scrivere e più Anne Marie Templeton mi sta sulle pa…ehm…scatole! Continuate a
recensire! Bacini Shi*
Capitolo 12.
Una lunga notte...
Alle 23.30 ognuno si era ritirato nella propria camera ma,
siccome Elijah ed Amina non avevano molto sonno, si era messi a parlare un po’
della giornata appena trascorsa. Si misero a ridere ripensando a quello che era
successo ad Anne Marie ma nessuno dei due era dispiaciuto, anzi, erano
abbastanza contenti perché lei se lo meritava proprio. Ciò nonostante si erano
divertiti veramente molto e il ragazzo era da molto tempo che non si sentiva
così felice e soprattutto libero.
“Sai, sarò sincero, da quando sono arrivato ho smesso di
crearmi tanti problemi per il fatto che sono famoso, adesso riesco a vivere
tranquillo ma credo che questa bella situazione finirà nello stesso momento in
cui rimetteremo i piedi in America.” Disse El un po’ sconsolato.
“Beh, anche l’ultima volta che sono venuta qui pensavo già
al mio ritorno ma, se impegni la mente in cose così brutte, alle fine non ti
diverti nemmeno come vorresti! Però credimi, io sarei molto più contenta se
quella tacchina se ne ritornasse a casa, proprio non ce la faccio a
sopportarla!”
“Se è per questo, anche io la penso esattamente come te.
E’ che proprio non mi riesce a trovare il suo lato buono!”
“Semmai ce l’ha avuto, un lato buono….”
“Dai che oggi mi hai fatto ridere sul serio quando lei si
era storta la caviglia e tu continuavi a guardarla con superiorità, quando hai
fato quella battuta sugli ansiolitici non ce la facevo più a trattenermi e tra
un po’ mi mettevo a riderle in faccia! Sei forte sai? Hai sempre la battuta
pronta!”
“Che ti devo dire, io la vita la prendo così come viene e
non sono un tipo che si arrabbia molto, preferisco fare finta di niente e
continuare a sorridere. Magari lo faccio notare che la cosa mi ha dato un po’
fastidio ma alla fine non me la prendo mai anche perché sarebbe molto peggio.
Come avevo detto a Christy, un bel sorriso e si tira avanti!”
“Beata te che riesci a vedere la vita sempre in modo così
ottimista! Qualche volta, quando mi capita qualcosa di brutto, mi abbatto e mi
rinchiudo in casa senza che qualcuno riesca a farmi uscire per settimane! Tu
come lo vedi il bicchiere?”
“Dipende dalle situazioni: a volte mezzo pieno e a volte
mezzo vuoto. Per cambiare discorso…tu lo hai mai guardato un cartone animato
che si chiama Polyanna?”Chiese lei
guardandolo negli occhi.
“Non lo so, probabilmente, solo che adesso non me lo
ricordo. Come mai me lo hai chiesto?”
“Sai, qualche tempo fa, in Italia, hanno fatto un film
tratto da quel vecchio cartone. Quando ero piccola lo guardavo sempre alla tv e
così mi era sembrata una buona idea vedere come lo avevano interpretato delle
persone in carne ed ossa. C’è stata una frase che mi ha particolarmente
colpita, era un gioco che faceva sempre la protagonista: quando ti capita
qualcosa di brutto, cerca sempre di pensare a tutte le cose belle che ti
circondano e vedrai che riuscirai a ritrovare il sorriso. Molte volte mi è
capitato che mi accadesse qualcosa di spiacevole e quando ti colpisce l’anima
non sei nemmeno in grado di reagire, però, anche un semplice tramonto riesce a
ridarti felicità. A me ècapitato
quando morì mio padre. Ero ancora una ragazza giovane e lui era l’unica spalla
a cui potevo appoggiarmi se mai ne avessi avuto bisogno. Quando mi lasciò, non
c’era più niente di veramente mio nella mia vita; non avevo amici, non avevo
una madre, non avevo un amica, non avevo nessuno che fosse pronto a consolarmi
e a dirmi di tirare avanti nonostante tutto. Così mi rifugiai nel disegno e in
molte giornate persi addirittura la cognizione del tempo. Poi ci fu quel film.
E’ strano pensarlo, eppure, è stato proprio quello a darmi la forza di andare
avanti e di camminare a testa alta benché avessi avuto dei grossi problemi. Per
molti mesi andavo tutte le sere in campagna e mi mettevo seduta sul prato a
guardare il sole che tramontava; riusciva ad infondermi veramente una calma ed
una distensione fuori dal comune. Fu così che decisi di aprire il locale e in
quel modo riuscii a conoscere Cristopher Lee. Una volta, un paio di anni fa,
venne nel mio club perché glielo aveva consigliato la sua cameriera e in quel
modo diventammo grandi amici. E ‘ molto più grande di me, lo so, ma è come se io
ho ritrovato quel padre che mi era mancato così tanto. Qualche volta gli
telefono per fare una chiacchierata e cerca sempre di darmi qualche consiglio o
qualche dritta per non farmi fare delle cavolate, veramente un vecchietto molto
simpatico ed arzillo!” Disse lei sorridendo.
“Non c’è che dire, Cristopher aveva ragione…sei proprio
una ragazza solare!”
“Vero? E tu invece che mi racconti? E’ mezzanotte ma non
ho propria voglia di dormire, anzi, ho voglia di farmi un po’ di affari tuoi…”
Disse lei scherzosamente girandosi verso di lui sul letto.
“Beh, in confronto a te io ho ben poco da dire…già da
quando avevo otto anni ero in giro per l’America a girare spot pubblicitari,
anche se ero solo con mia madre visto che i miei genitori sono divorziati. Però
si può dire che fino ad ora ho fatto la bella vita, non ho mai avuto dei
problemi importanti a parte il fatto che mi mangio di continuo le unghie! Che
ci posso fare, questo è un vizio che non riesco più a togliermi!” Elijah si
mise a ridere a sua volta e si girò, trovandosi faccia a faccia con l’amica.
“Brutto vizio che avevo pure io! Ho smesso perché ogni
volta che mi guardavo le mani mi sarei autopunita. Più che altro lo facevo per
ansia e per preoccupazione ma da quando ho aperto il locale ho smesso. Pensa ad
uno che mi chiedeva di fargli un cocktail e io gli facevo vedere tutte quelle
mani mangiucchiate! Da morirci!”
“Sì, hai veramente ragione…ma, cos’è questo rumore
insopportabile?”
Elijah ci aveva fatto caso da un po’ di minuti ma, lì per
lì non gli aveva dato nemmeno troppo importanza. Tuttavia adesso si sentiva
molto più chiaramente e si potevano distinguere, oltre ad alcuni gemiti,
persino il cigolio di un letto.
“Il vecchio Ob si sta dando da fare, a quello che sembra!”
Disse Elijah facendo l’occhiolino all’amica.
“Ah, di sicuro questo non lo metto in dubbio! Tra un po’
lo sentono persino quelli della direzione! Però scommetterei cinquanta bei
dollaroni che lei sta facendo un impeccabile orgasmo finto! Andiamo, neanche se
legate una donna al letto e avete un ‘coso’ di dimensioni spropositate
riuscirete a farla urlare così. E che diamine, sembra una cantante!”
“A me, sinceramente, sembra che stia facendo sul serio. E
poi se mi dici così mi smonto un po’, anche a me è successo che una donna
urlasse così mentre…sì, hai capito!” Elijah era un po’ arrossito e aveva
abbassato la testa.
“In tal caso vuol dire che noi donne siamo proprio delle
grandi attrici! Un momento, perché hanno smesso? Zitto e ascoltiamo…”
Amina aveva messo l’indice davanti alla bocca per far
segno all’amico di non parlare e lui sembrava aver capito. Si avvicinarono un
po’ al muro e poi rimasero in ascolto allungando l’orecchio. Adesso si poteva
sentire benissimo i due discutere.
…………………………………………………………………………………………………..
“Io proprio non ti capisco sai? Prima facciamo l’amore e
poi cominci a fare tutte queste storie! Ma si può sapere che ti ho fatto?”
Disse Anne Marie a voce abbastanza alta.
“Devi imparare a startene al tuo posto, ogni tanto. Guarda
che il mondo non gira mica tutto intorno a te! E poi se non ho voglia di
continuare non ricominciare a fare le lagne per farmi cambiare idea!” Gli
rispose Orlando di rimando.
“Ma sei stato fantastico, ti prego…rifacciamolo un’altra
volta!” Disse lei con voce sensuale.
“Ti ho detto di no, non voglio che ci senta tutto
l’albergo! Cristo Santo, hai urlato così tanto che ti hanno sentita pure al
polo nord!”
“Andiamo, lo sai benissimo perché lo stavo
facendo…semplicemente perché era quello che mi sentivo…”
“Non mi prendere in giro, tu l’hai fatto apposta perché
sai che Amina ed Elijah sono nell’altra stanza!”
“Eddai, volevo solo fargli un po’ di invidia, come sei
suscettibile!”
“E a te non viene mai in mente di essere un po’ troppo
presuntuosa? Loro volevano dormire e di certo non ascoltarci mentre lo
facciamo!”
“Sì, tanto lo so che quella sgualdrina ti viene dietro,
per chi mi hai presa?”
“Lei non c’entra niente e tu non la mettere in mezzo!” Le
urlò addosso Orlando. “Non mi sembra che voler dormire sia qualcosa di
sbagliato! Domani devono andare a fare una lunga camminata e vogliono essere
riposati!”
…………………………………………………………………………………………………….
“Ehi, ma adesso io che c’entro? Perché mi hanno tirata in
mezzo?” Disse Amina sottovoce ad Elijah.
“Anne Marie è solo invidiosa di te, perché passi più tempo
di lei con Ob. Solo che, diciamo, ha un po’ frainteso il tutto!” Le rispose
l’amico.
“Appunto, non vedo il caso di farci sopra una faccenda
nazionale!” Disse alzando un po’ la voce.
“Shhh! Ma vuoi farci scoprire? Sentiamo cosa si dicono
adesso…”
……………………………………………………………………………………………………….
“NON MI PRENDERE IN GIRO ORLANDO! SE TE LA VUOI FARE
DIMMELO SUBITO COSI’ VADO DA LEI E LE GONFIO LA FACCIA DI SBERLE!”
“Non farmi arrabbiare, Anne. Smettila di urlare e cerca di
dormire per favore! E’ un’amica, SOLO una mia amica!”
………………………………………………………………………………………………………
“Ma come si permette? Se vado di là le do tante di quelle
botte che si ricorda finchè campa!” Amina era decisamente arrabbiata. Non aveva
fatto proprio nulla e non se la sentiva di essere chiamata in causa.
“Tappati quel forno che ti ritrovi al posto della bocca!
Ci sentono!”
………………………………………………………………………………………………………
“SI’, CERTO, E TU TI ASPETTI PURE CHE IO CI CREDA!? GUARDA
CHE DEVI RITERERTI FORTUNATO DI POTER VENIRE A LETTO CON ME!” disse Anne con
faccia piuttosto contenta.
“MA COME SIAMO DIVENTATE ARROGANTI?! MA CHI TI CREDI DI
ESSERE? SOLO UN’ATTRICETTA DA QUATTRO SOLDI CHE PER DIVENTARE FAMOSA SI INFILA
NEL LETTO DEL PRIMO ATTORE CHE PASSA!”
“INTANTO TI SEI FATTO POCHI PROBLEMI AD INFILARMI LE MANI
SOTTO LE MUTANDE!”
“NON ESSERE VOLGARE, NON L’AVREI DI CERTO FATTO SENZA IL
TUO CONSENSO E MI SEMBRAVA CHE TU NON FOSSI PARTICOLARMENTE DISPIACIUTA!”
“FUORI DI QUI! VATTENE NEL SALOTTO E VEDI DI NON RITORNARE
QUI FINO A DOMANI MATTINA! TI ODIO, SEI UN MOSTRO!”
“NON C’E’ IL BISOGNO CHE TU ME LO CHIEDA, CI VADO SENZA
FARMI TROPPI PROBLEMI! E POI OGNI TANTO VEDI DI GUARDARTI ALLO SPECCHIO, SEI TU
L’UNICO MOSTRO DENTRO QUESTI QUATTRO MURI!” Il ragazzo prese i suoi vestiti e
se li mise sotto un braccio. Dire che avevano urlato era veramente poco.
Avevano cominciato a gridare come due bambini e dopo le ultime parole di
Orlando si era sentita chiaramente una porta chiudersi con un botto gigantesco.
Intanto, di là…
………………………………………………………………………………………………………
“Caspita, mi sa che questa volta hanno litigato proprio di
brutto!” Disse Elijah scotendo la testa.
“Su questo sono d’accordo ma non vedo il motivo di
cacciarmi in mezzo a questo guaio! E poi non mi capacito di come sia potuto
passarle per l’anticamera del cervello il fatto che io mi fili Orlando! Ma
siamo completamente impazziti!” Amina aveva cominciato ad alzare la voce e si
era messa seduta sul bordo del letto a braccia conserte.
“E io che ti devo dire? Quella là è completamente fumata!”
“Che cambi spacciatore allora! La roba che le passano non
è per niente buona!”
“Ti prego, è quasi l’una e vediamo di dormire altrimenti
domani mattina non mi alzano nemmeno le cannonate!” Purtroppo Elijah aveva
parlato troppo presto. Loro due si erano già messi sotto le coperte quando
sentirono che la porta della stanza accanto si era aperta di nuovo. Sperarono
ardentemente che avrebbero smesso di fare baccano ma le loro preghiere non
furono ascoltate.
……………………………………………………………………………………………………………
“Senti, mi dispiace per prima ma è solo che sono molto
stanco e non volevo farti arrabbiare…” Disse Orlando con voce un po’
dispiaciuta.
“Beh, in tal caso puoi ritornare a dormire di qua e se
vuoi possiamo pure fare qualcos’altro…”
“Davvero? In tal caso non me lo faccio di certo ripetere
due volte!”
……………………………………………………………………………………………………………
Amina ed Elijah cercarono in tutti i modi di isolarsi in
quella camera ma ben presto ricominciarono i gemiti e i cigolii del letto. La
ragazza, in un primo momento, aveva fatto finta di non sentirli e cercò di
addormentarsi ma i due smisero soltanto mezz’ora dopo. Lei, presa dallo
sconforto e dall’insonnia, fece alzare Elijah dal letto.
“El, non prendermi per il culo, lo so benissimo che non
dormi!” Disse lei sfacciatamente.
“Ti prego Amy, non chiedo tanto! Voglio solamente riuscire
a dormire un paio d’ore!”
“E no, la mia sopportazione ha un limite e l’ho già
varcato da un pezzo! Perlomeno Orlando e quella imbeota di una gallina si
meritano una piccola punizione, anche perché domani non sarò propriamente in me
quando andremo a camminare!”
“Cosa ti è venuto in mente adesso? Basta che sia una cosa
veloce!” Disse lui sconsolato. Finchè non avesse ascoltato ciò che aveva da
dirgli, non lo avrebbe fatto dormire.
“Qualcosa di molto diabolico e cattivo! Capiranno cosa
significa poter sentire tutto quello che accade nella stanza adiacente!”
Amina fece avvicinare Elijah e poi gli sussurrò qualche
parola all’orecchio. Lui ascoltava attentamente e man mano che andava avanti si
rendeva conto che, in effetti, era proprio un bel modo per potersi vendicare.
Non appena ebbe finito, gli fece cenno di sì con la testa e…
………………………………………………………………………………………………………………..
Orlando non riusciva a prendere sonno e, dopo aver fatto
di nuovo l’amore con Anne Marie, lei si era addormentata sul suo petto e a lui
la cosa non andava a genio. Stava piuttosto scomodo e, da qualche minuto, si
era messo a fissare il tetto della camera. Lei di certo era molto carina però
aveva davvero l’intelligenza di un polpo mal cresciuto e, se non fosse stato
per il sesso, l’avrebbe lasciata perdere già da un sacco di tempo. Quando cercò
di chiudere gli occhi sentì delle voci provenire dalla camera dei suoi amici.
“Elijah, ma che stai facendo?” Disse Amina con voce un po’
sconvolta.
“Beh, visto che non riusciamo a dormire ho pensato che
sarebbe stato meglio passare la serata in modo alternativo…e poi sei così
bella…”
“Ma…così ci sentono e poi…”
“Te ne importa qualcosa? Io in questo momento vedo
solamente il tuo viso d’angelo…”
“Oh, El! Come sei dolce! Però, se ci sentono?”
“Te ne importa qualcosa? Dimmi, cosa senti se ti faccio
così…”
“Oohhh…sì, è bellissimo…proprio lì….uhm…sì!” Disse lei
gemendo. Orlando non poteva credere alle sue orecchie e si era alzato dal
letto, aveva preso un bicchiere e l’aveva appoggiato tra il muro e il suo
orecchio per sentire meglio.
“Amina….sì…”
“Elijah…ti prego…sì!”
‘Ma cosa diamine si sono messi a fare quei due?’ Pensò
subito Orlando. Sentiva il letto cigolare e le loro voci che si confondevano
tra un gemito e l’altro. Non potevano fare l’amore, Elijah non lo avrebbe mai
fatto sapendo che lui era di là e lo poteva sentire. Eppure, era proprio quello
che stava succedendo. Si mise una mano sulla fronte come per pensare e dopo
qualche minuto non potè avvertire più niente. Staccò il bicchiere e cominciò a
pensare. Gli pareva MOLTO strano che si comportassero tutti e due così però era
un’ipotesi che non si poteva scartare anche perché i rumori erano, per così
dire, tipici dell’attività a due. Rimase lì seduto ancora un po’ e poco dopo
tornò a letto cercando di riposare.
Il resto della nottata passò piuttosto tranquillo. Amina
ed Elijah dormirono della grossa dopo la loro performance mentre Orlando ebbe
il sonno piuttosto agitato. Quando si addormentarono tutti quanti erano quasi
le due e non li consolava il fatto di doversi alzare alle sette di mattina per
partire il più presto possibile. Tuttavia, Ob aveva intenzione di fare
chiarezza su quello che era successo e voleva avere spiegazioni dai due amici.
L’unico modo che aveva era quello di alzarsi con loro di modo che li avrebbe
rivisti a colazione. Tuttavia accadde qualcosa che lui non aveva programmato…
Quella mattina Orlando si era alzato piuttosto presto
perché aveva intenzione di fare luce su quello che era successo tra Amina ed
Elijah la sera prima. Tuttavia, quando si svegliò, fece destare anche Anne
Marie e, tra un urlo ed un altro, avevano litigato di nuovo. Lui non riusciva a
sopportarla e ben presto decise che sarebbe andato a fare la camminata con i
due amici. La Templeton era veramente odiosa e passare un’intera giornata da
solo con lei gli faceva venire i brividi, se l’avesse fatto veramente si
sarebbe suicidato dopo cinque minuti. Perciò si mise le scarpe da trekking, un
paio di jeans logori, una vecchia felpa e, dopo aver preparato lo zaino, scese
nella sala da pranzo. Non appena arrivò vide i due che stavano discutendo molto
scherzosamente e fece una faccia molto stupita mentre loro due si misero a
ridere.
“Buondì ragazzi!
Tutto a posto?” Orlando andò a sedere vicino a loro.
“Certamente. Vero
El?” Disse Amina ammiccando con gli occhi.
“Verissimo. Tu come
te la passi Ob?” Rispose Elijah lanciando un’occhiata maliziosa all’amica.
“Diciamo che
potrebbe andare meglio. Sentite, voi due stamattina andate al passo dei
contrabbandieri?”
“Sì, come mai ce lo
chiedi così all’improvviso?” Gli disse la ragazza.
“Beh, a dire la
verità volevo chiedervi se posso venire con voi. Diciamo che ho avuto qualche
piccola discussione con Anne Marie e ho pensato che sarebbe stato ideale
tagliarmi fuori dal mondo per una giornata!”
“Sono piuttosto
sorpresa, però se vuoi puoi venire. Per noi non ci sono problemi di alcun tipo.
Senti El, io vado a farmi preparare i panini e poi prendo l’acqua. Devo
prendere da mangiare anche per voi?”
“Se non ti spiace…”
Amina si alzò dal
tavolo e andò al banco della direzione per poter parlare con il cuoco. Voleva
prendere qualche panino casereccio con gli affettati e poi, se ce l’avessero,
pure una stecca di cioccolata per non avere un calo di zuccheri durante la
camminata. I due la videro camminare distrattamente qua e là per la sala e, dopo
alcuni minuti, era andata nelle cucine. Orlando ed Elijah erano rimasti zitti
per tutto il tempo ma quando lei non fu più a portata d’occhio cominciarono a
parlare.
“Allora, come va in
camera con Amina? E’ tranquilla?” Orlando voleva avere informazioni sulla notte
precedente e aveva aspettato che lui si trovasse da solo con l’amico.
“Tutto a posto, è
veramente una ragazza fantastica! E’ proprio simpatica e soprattutto è molto
divertente!” Disse lui sfoderando un sorriso a trentadue denti.
“Come mai sei così
tanto felice? E’ successo qualcosa per caso ieri sera?” Ob aveva assunto un
tono piuttosto indagatore
“Ma no! Cosa vai a
pensare!” Elijah cercava di essere evasivo.
“A me è sembrato di
sentire dei rumori piuttosto equivoci venire dalla vostra camera…”
“Dunque ti riferivi
a quello! Beh, è stata molto brava, non c’è che dire…”
“Non mi dire che ci
sei andato a le…” Non fece tempo a finire la frase che la ragazza era
ritornata. Fece cenno ad Elijah di stare zitto e poi si voltò verso di lei.
Notò che aveva due buste piene di roba da mangiare e le stava offrendo ai due.
Loro, al contempo, avevano riempito gli zaini e si stavano per preparare ad
andare via quando Elijah disse che doveva andare un momento in bagno. In quel
modo Orlando fu da solo con Amina e cercò di indagare ulteriormente.
“Che mi racconti di
bello? Cosa avete fatto ieri dopo che ci siamo salutati?” Esordì lui.
“Beh, prima abbiamo
provato a dormire ma poi abbiamo concordato che c’era una cosa molto
interessante da fare!”
“In che senso
scusa?” Orlando cominciava ad essere impaziente visto che ognuno dei due
continuava a dargli delle notizie piuttosto scarse e cercavano di evitare
l’argomento come la peste. Se non gli avessero detto come stavano veramente le
cose sarebbe impazzito, odiava i segreti.
“Ma come in che
senso? Mi sembra piuttosto chiaro, non ti pare? A proposito, ecco Elijah che
ritorna!” Lei gli andò incontro e lui si ripromise di scoprire di più su tutta
quella faccenda.
Partirono da Madonna
di Campiglio alle 7.30 e, dopo aver preso l’autobus come il giorno prima, si
ritrovarono al Passo del Tonale verso le otto. Non fecero in tempo a scendere
che Amina si era già incamminata facendo cenno agli altri di seguirla. La
scarpinata non sembrava per niente facile e il fatto che lei li lasciava un po’
indietro non gli andava proprio bene. Dopo qualche piccolo saliscendi si
fermarono davanti ad un piccolo rifugio che avevano incontrato sulla strada.
Avevano bevuto un po’ d’acqua e si erano messi seduti per qualche istante
sull’erba. Davanti a loro si stagliava una salita che avrà avuto una pendenza
di almeno 45°.
“Ehi Amy, questo
sarebbe il passo dei contrabbandieri?” Chiese Elijah con un po’ di fiatone.
“Non dirmi che ti
sei già stancato? Guarda che non siamo neppure a metà strada! Questa è la Malga
Caldea, una piccola casa dove si può prendere da bere, niente di più. Quando
passano degli avventurieri, per così dire, si fermano qui per rifocillarsi e
per riposarsi un po’ all’ombra di un bel portico oppure un albero. Tuttavia dobbiamo
fare ancora un bel po’ di strada e quindi vi pregherei di alzarvi e senza fare
tante storie. Immagino che non vi conforti il fatto che dovremmo pure scalare
quella bella salita…” Disse lei prendendo la boraccia e cominciando a bere.
“COSA? Spero vivamente
che tu stia scherzando! Io non ce la farò a mai a fare un’arrampicata del
genere!” Rispose Orlando alzando un po’ la voce.
“Ehi, tu lo sapevi
che non sarebbe stato facile eppure sei voluto venir via lo stesso! E poi non
cominciare a fare tante lagne, quando l’ho scalata io avevo solo quindici anni
e neanche un muscolo in corpo! Dov’è finito l’aitante Ob?”
“Probabilmente
vorrebbe essere sul suo letto a dormire…ma credo che non ho scelta: o te oppure
la strada fino a Madonna di Campiglio a piedi!”
“Bravo, vedo che
cominci a capire qualcosa. Forza, rimettiamoci in marcia!” Disse Elijah
battendo scherzosamente una mano sulla schiena dell’amico.
“Ehi, prendete un
pezzo di cioccolata, altrimenti mi tocca portarvi su a peso morto!” Amina offrì
ai due dei pezzettini di cioccolato al latte e li ingurgitarono in men che non
si dica.
Ripartirono cinque
minuti dopo e non li rinfrancava il fatto di dover fare ancora tutta quella
strada. La ragazza prese il coraggio a quattro mani e andò davanti agli altri
due che la seguivano a ruota anche se avevano un po’ il fiatone. La salita era
molto ripida senza contare che era piena di sassi e, cinque o sei volte, Amina
cadde per terra e dovette rialzarsi facendo pressione solamente sulle proprie
mani. Non si dicevano niente l’un l’altro perché la loro priorità era quella di
arrivare in cima indenni ma, finita la salita, li aspettava una brutta
sorpresa. Il sentiero continuava ancora e si districava tra varie pietre
finendo per scontrarsi contro una parete rocciosa abbastanza alta.
“Ehi Amy, dobbiamo
arrampicarci su?” Chiese Orlando che nel frattempo si era messo un po’ seduto.
“Esattamente. Vi
avverto, non sembrerebbe difficile ma è una cosa piuttosto lunga e mi
raccomando, attenti a dove mettete i piedi.”
“Senti, è da un
pezzo che volevo chiedertelo…una volta mi hai detto che io ed El assomigliavamo
a due tue vecchi amici, chi erano?”
“Posso essere
sincera? Te lo dirò quando saremo arrivati in cima. In questo momento è meglio
non sprecare fiato!”
“Sei un’infame!”
“Ignorante!”
“Imbecille!”
“Stupido!”
“Deficiente!”
“Batterio
monocellulare privo di un briciolo di cervello!”
“Ameba senza un
minimo di fascino!”
“Piattola fastidiosa
e irritante!”
“BASTA! Ma è
possibile che anche dopo una faticata come quella di prima trovate ancora il
tempo per litigare! Finitela di fare i bambini cerebrolesi di due anni!” Elijah
non ne poteva più di sentire i due amici discutere e, strano ma vero, si era
ritrovato di nuovo in mezzo a due fuochi ma, da che mondo è mondo, quando uno è
stanco non ha fiato nemmeno per rispondere.
“Sì, ok.
L’importante è che non ti scaldi più di tanto. Su, ricominciamo a salire!”
Amina si era voltata e aveva ripreso a camminare.
“Ma lo sai che sei
proprio un impiccione? Fatti gli affari tuoi una volta ogni tanto e già che ci
sei vedi di muoverti!” Orlando non accettava di buon grado quando Elijah si
metteva in mezzo ai loro battibecchi perché quando lui bisticciava con lei si
divertiva un mondo e avrebbe continuato all’infinito.
In ogni caso nessuno
dei tre oppose resistenza e ben presto si ritrovarono tutti a scalare, nel vero
senso della parola, 100m di parete rocciosa che si stagliava verso l’alto. La
prima ad arrivare in cima fu Amina e fece un urlo di gioia non appena si
accorse di essere arrivata in cima. Il secondo fu Orlando e la prima cosa che
fece non appena arrivò alla meta fu quella di mettersi a sedere su un sasso
basso e piatto. Dopo qualche minuto arrivò anche Elijah e, stanco com’era, fece
compagnia all’amico. I due ragazzi avevano cominciato a mangiare un panino
quando Orlando sentì una voce in lontananza.
“Ehi El, dov’è
andata a finire quell’impiastra di Amy?” Chiese all’amico, piuttosto
preoccupato.
“Non ti agitare, non
credo che sia caduta giù da un dirupo! E’ molto più abile di noi tra queste
montagne. E comunque, cinque minuti fa l’ho visto andare giù per questa
stradina che porta ad un vecchio rifugio della prima guerra mondiale. Magari la
trovi lì dentro.”
“Grazie, vado un po’
a vedere…”
Scese un piccolo
sentiero pieno di macigni di grosse dimensioni ed arrivò quasi subito al
vecchio forte. Era stato scavato nella roccia e lei si era messa lì dentro ad
osservare il paesaggio. Non appena fu sufficientemente vicino sentì che lei
stava cantando qualcosa, probabilmente in italiano, visto che lui non riusciva
a tradurre.
“Cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente
Sei tu che vuoi ma in fin dei conti non ti
frega niente
Tanti ti cercano spiazzati da una luce senza
futuro
Altri si allungano
Vorrebbero tenerti nel loro buio
Ti brucerai, piccola stella senza cielo
Ti mostrerai ci incanteremo mentre scoppi in
volo
Ti scioglierai dietro la scia un soffio un
velo
Ti staccherai perché ti tiene su soltanto un
filo sai.
Tieniti su
Le altre stelle son disposte
Solo che tu
A volte credi, non ti basta mai
Forse capiterà che ti si chiuderanno gli occhi
ancora
O soltanto sarà una parentesi di una mezz’ora
Ti brucerai, piccola stella senza cielo
Ti mostrerai ci incanteremo mentre scoppi in
volo
Ti scioglierai dietro la scia un soffio un
velo
Ti staccherai perché ti tiene su soltanto un
filo sai.”
Orlando non aveva
capito una sola parola di tutta la canzone, però era rimasto piacevolmente
impressionato dalla sua voce, cristallina e molto dolce. Voleva restare un
altro po’ lì in silenzio ad ascoltarla ma il destino gli giocò un brutto
scherzo. Se ne stava appoggiato ad un vecchio sasso e, quando spostò la mano
per stare più comodo, avvertì che aveva fatto cadere alcune piccole pietre che
avevano attirato l’attenzione della ragazza. Smise immediatamente di cantare e
si sporse un po’ per vedere cosa era successo ma, non appena vide Orlando che
la fissava con una faccia colpevole, si mise a ridere di gusto.
“Ti faccio veramente
ridere così tanto? Non credevo!” Rispose lui un po’ inacidito.
“Ehi, calmo amico! E’
solo che hai un’espressione dipinta sul volto veramente assurda! Sembri un
bambino che è stato beccato a rubare le caramelle!” Lei aveva smesso di ridere
ma gli aveva sorriso, facendogli capire che non se la doveva prendere.
“Cosa stavi
cantando? Suppongo che sia italiano, non c’ho capito una mazza!”
“Ah, eri per quello
che sei venuto qui? Beh, è una canzone piuttosto vecchia e poi, sì, è in
italiano. Lo conosci Ligabue?”
“Mai sentito, però
il ritmo mi piaceva molto. Cosa dice il testo?” Orlando voleva salire sul
rifugio con lei ma, in un balzo, Amina fu vicina a lui.
“Ti dirò, non lo so
dire con precisione. Si chiama piccola stella senza cielo e credo parli di una
ragazza che è rimasta scottata dopo una storia d’amore. Fondamentalmente è
molto triste ma è l’unica canzone di Ligabue che mi ricordo a memoria. Mi piace
molto Certe Notti, Ti sento e via dicendo…ma la mia preferita
èViva. Le parole non me le
ricordo tutte però mi piace veramente un casino. Mi piacerebbe se qualcuno me
la dedicasse, magari il mio ragazzo!” Disse lei sorridendo e poi si avvicinò ad
Elijah. Orlando fece altrettanto e si avvicinò agli altri due che avevano
cominciato a mangiare.
“Sentite, è da
questa mattina che volevo chiedervelo ma alla fine voi non volevate mai dirmi
niente e così ho deciso di rimanere zitto e buono finchè non arrivavamo in
cima, ma ora basta! E’ inutile che fate i finti tonti, l’ho capito benissimo
che voi due, ieri sera, avete fatto l’amore!” Ob si era un po’ arrabbiato e
aveva cominciato ad alzare la voce. Si era stufato di tenersi tutto dentro e
così era scoppiato.
“Se tu ci dai tempo,
ti potremo spiegare ogni cosa non omettendo alcun dettaglio…” Disse Elijah guardando
Amina.
“No, preferisco che
mi raccontiate tutto a grandi linee, non voglio farvi il terzo grado e
soprattutto non mi interessa sapere proprio tutto.”
“Io invece credo che
ti farà bene sentire tutto quello che avremo da dirti, in questo modo, una
volta ogni tanto, potresti avere rispetto verso gli altri!” Disse la ragazza
guardandolo severamente.
“E quindi ti
racconterò tutto e non dovrai fare storie. Quando ieri sera ci siamo salutati
io ed Amina siamo stati un po’ seduti sul letto a chiacchierare, nella speranza
che, da un momento all’altro, il sonno prendesse il sopravvento. Verso
mezzanotte e mezza avevamo deciso di dormire quando abbiamo sentito dei rumori piuttosto
forti venire dalla tua camera. Lì per lì avevamo deciso di non farci troppo
caso ma quando quella Anne Marie ha cominciato ad urlare come una posseduta,
abbiamo fatto ricorso al nostro self control per non venire di là e dirvi di
smettere. Così abbiamo deciso di ascoltare quello che facevate per vedere come
procedeva la situazione. Solamente che vi siete messi ad sbraitare senza
contare che ci avete messi in mezzo senza alcuna ragione. Amina si era pure
arrabbiata e se non c’ero io, a quest’ora, quella poveretta della tua ragazza
si ritrovava all’ospedale con il naso rotto. Facile immaginare la nostra
felicità quando tu te ne sei andato dopo aver finito di litigare. Per un
momento pensammo che, forse, ci avreste fatti dormire ma quando avete
ricominciato a fare l’amore, Amy è andata su tutte le furie e ha deciso di
giocarvi un brutto scherzo. Diciamo che è stata una buona prova per testare le
mie doti di attore. Così abbiamo fatto finta di fare sesso quando in realtà
tutti e due eravamo stesi sul letto con la testa appoggiata al cuscino. So
molto bene che tu non riesci ad addormentarti subito e così volevamo darti una
piccola lezione di vita: capire quanto può dare fastidio sentire delle cose che
vorresti volentieri evitare. Quando sei venuto da noi, questa mattina, abbiamo
deciso di tenere la sceneggiata ma ora che ti abbiamo spiegato tutto, mi auguro
che una cosa come quella di ieri non si ripeterà più. Non per il fatto che noi
due eravamo di là, ma perché avrebbe dato fastidio a chiunque avesse occupato
quella camera, senza contare che poteva essere una famiglia con un figlio
piccolo. Ora hai capito? Prometti che non lo rifarai più?”
Orlando aveva
ascoltato tutto senza dire una parola. Solo in quel momento si era reso conto
di aver fatto una cosa molto scorretta verso i suoi due amici. Tuttavia era
molto sollevato sapendo che, alla fine, non era successo niente tra di loro. Si
sentiva in colpa e, riflettendoci bene, Elijah aveva completamente ragione e lo
scherzo che gli avevano giocato era proprio l’ideale. Abbassò un po’ la testa
prima di rispondergli.
“Avete assolutamente
ragione, mi sono comportato da perfetto idiota. E’ solo che alla fine non ce l’ho
fatta a resistere alle tentazioni di Anne Marie e così abbiamo fatto sesso fino
a notte tarda. Vi chiedo scusa e spero che non ve la siate presa.”
“Non ti preoccupare,
non ce la siamo presa. L’importante è che tu abbia capito la lezione e la
prossima volta non lo rifarai più. D’altronde, ho un sonno incredibile ed è
tutta colpa tua!” Disse Amina. All’inizio aveva avuto un’aria molto scherzosa
ma alla fine aveva ironizzato il tutto dando uno scappellotto ad Orlando.
“Giusto, Amy ha
veramente ragione!” Elijah fece la stessa cosa dell’amica. In breve tempo si
ritrovarono tutti e due a picchiare il povero ragazzo.
“Ehi, EHI!
SMETTETELA! MI STATE FACENDO MALE!” Urlò lui cercando di divincolarsi.
“Calmati! La
finiamo, la finiamo. Forza, è ora di rimettersi in marcia! Dobbiamo arrivare al
rifugio degli alpini qui sotto prima possibile, lì perlomeno non tira vento. Avanti,
prendete le vostre cose e andiamo.” La ragazza prese di nuovo il suo zaino e
cominciò a scendere dall’altra parte.
“D’accordo, siamo da
te in un minuto!” Le disse Elijah che incitò l’amico ad alzarsi e a seguirla.
Scesero per un bel
po’ di tempo, quasi un’ora, e quando arrivarono in fondo furono molto grati del
fatto che lì, perlomeno, non tirava un filo di vento. Il passo dei
contrabbandieri si trovava in cima ad una montagna e di conseguenza era
continuamente bersagliato da delle raffiche di vento veramente molto forti.
Quando giunsero al rifugio scelsero il posto per mangiare: un piccolo prato
vicino ad un laghetto poco profondo. Tirarono fuori alcuni panini e
cominciarono a mangiare. Ripresero il cammino molto presto e quello che li
aspettava era niente in confronta a quello che avevano già fatto. Scelsero una
strada molto ripida per poter scendere fino a Case Sparse ma era molto in
pendenza e soprattutto era piena di rocce in ogni lato. Caddero tutti e tre,
ogni tanto, e quando riuscirono ad arrivare in fondo, dopo quasi due ore di
cammino, avevano i piedi doloranti.
“Ragazzi, che mal di
piedi! Io non ce la faccio a ritornare a casa!” Esclamò Orlando sedendosi
vicino ad un piccolo fiume e stendendo le gambe.
“Capperi, siete
proprio dei pappamolli! Sapete che vi dico…io vado a rinfrescarmi i piedini!!!”
Detto questo, Amina si sfilò le scarpe e attraversò il fiumiciattolo a piedi
nudi, mettendosi a sedere in una roccia piuttosto grande che si trovava lì in
mezzo.
“Ma tu sei
completamente rimbambita! E adesso come farai a ritornare qui?” Gli disse
Orlando.
“Semplicemente…rimetterò
i miei piedi in acqua, attraverso il fiume e poi mi rimetto le scarpe!”
“Tu hai tutte le
rotelle fuori posto!”
“Sì, intanto tu sei
l’unico che è rimasto con i piedi asciutti!” Elijah gli parlò scherzosamente
mentre si apprestava a raggiungere l’amica.
“Ho bel che capito,
un momento che vengo lì pure io!” Nel dire questo, il ragazzo si tolse gli
scarponi ma, quando sentì l’acqua, fu tentato di ritornare indietro. “E’
GELATA! Ma voi siete pazzi!”
“Cos’è, il tuo
coraggio è rimasto a letto insieme alla tua fidanzata?” La ragazza lo provocò
di nuovo.
“E anche se fosse? A
te cosa te ne importa?”
“Vigliacco! Sei un
fifone!”
“Contaballe! Non è
affatto vero!”
“Sei un codardo!
Vergognati!! Ah! Ah!”
“Sei una stronza!”
“Pusillanime! Sei un
poppante piagnucoloso!”
“Bastarda!”
“Coglione!”
“Pivellino!”
“Strega!”
“Pezzo di idiota
senza un minimo di cervello!”
“COSA? Ma io ti
spezzo in due!” Orlando nel frattempo era arrivato nel punto in cui c’erano
Amina ed Elijah e, tentando di raggiungerli, cadde rovinosamente in acqua.
“Carino! Che sei,
uno di quei pupazzetti che cambia colore con l’acqua? Checcarino!” Gli disse Elijah
con voce femminile.
“In questo momento
sono molto suscettibile e vi pregerei di lasciarmi stare ok?” Orlando si era
bagnato quasi tutti i pantaloni e non aveva veramente voglia di scherzare.
In definitiva, però,
la giornata continuò piuttosto tranquillamente. A Case Sparse presero un pezzo
di formaggio da mangiare per strada e camminarono ancora per un paio d’ora fino
a quando, raggiunta la strada, non presero l’autobus per ritornare a Madonna di
Campiglio. Non appena varcarono l’entrata dell’albergo, ognuno di loro andò
nella propria camera per rinfrescarsi un po’ e fare una bella doccia. La sera
si incontrarono per mangiare e alla fine, quando Anne Marie salì in camera,
loro discussero un po’ prima di andare a letto.
“Dimmi un po’ Amina,
ancora non hai risposto alla mia domanda.” Cominciò Orlando.
“A cosa ti
riferisci?” Disse Amina un po’ confusa.
“Ma sì, quando
eravamo quasi arrivati al passo dei contrabbandieri ti ho chiesto a chi
assomigliavamo dei tuoi amici…ma non hai ancora risposto!”
“Beh, se lo vuoi
sapere assomigliate molto a Samuele e Marco. Erano esattamente come voi, due
giocherelloni molto simpatici ed allegri. Però erano dei veri amici pronti a
tutti se mai ci fosse stato bisogno di aiuto. Proprio due persone a posto. Gli volevo
molto bene.”
“E vuoi bene anche a
noi due?” Disse Elijah.
“Certo, mi sembra
logico zucconi! Oddio, ancora è un po’ presto per dirlo ma provo molto affetto
nei vostri confronti, l’importante è che non dovete mai cambiare, siamo d’accordo?”
“No hai problemo!
Sarà difficile che noi maturiamo più di così!” Gli rispose di rimando Orlando.
“Allora sì che c’è
bisogno di preoccuparsi!” Risero tutti insieme.
Amina sentiva che si
poteva fidare dei due ragazzi. Non li conosceva ancora a fondo però erano
veramente spassosi e soprattutto se c’era l’esigenza di fare un discorso serio loro
erano sempre pronti. Andarono a dormire alle 22.00 ed Elijah fu ben presto
felice di sapere che Orlando aveva imparato la lezione visto che dalla camera
accanto non si sentiva alcun rumore. Il giorno dopo, al contrario di quello
precedente, sarebbe stato disseminato di imprevisti più o meno belli…
Capitolo 14 *** Fu la parodia...e dopo accadde l'umiliazione!^^ ***
Mamma mia che male
Mamma mia che male!!! Oggi sono stata due ore in palestra
e il mio sederino mi sta facendo vedere le stelle!!! Vabbè, passiamo ad
altro…vi ho fatto un po’ patire per il capitolo 14 ma avevo veramente poco
tempo (dovevo studiare diritto!^^) e quindi….XDONO!!!! In ogni caso, grazie per
le recensioni e continuate a sostenermi!! P.S.Per questo capitolo è necessario
aver presente il film “le due torri” versione estesa, altrimenti ci sarebbe
qualche parte poco chiara! Bacini Shi*
Capitolo 14.
Fu la parodia…e dopo accadde l’umiliazione!^^
La mattina seguente si alzarono tutti piuttosto tardi
visto che il giorno prima si erano stancati molto, di conseguenza, arrivarono
in sala da pranzo quasi a mezzogiorno. I primi a scendere furono Elijah ed
Amina e si misero a guardare un po’ la televisione prima di pranzare. Dopo
qualche minuto arrivarono Orlando ed Anne Marie, ma l’altra ragazza notò subito
che c’era qualcosa che non andava…
“Ehi, come mai hai
tutta quella roba appresso?” Chiese Amy un po’ curiosa nel vedere la donna con
tutte le sue valigie.
“Fatti gli affari
tuoi! Adesso sarai contenta, me ne vado!” Gli rispose la Templeton inviperita.
“Ehi cocca, vedi di
moderare il linguaggio! Lo vuoi proprio sapere? Sono contentissima di non
rivedere più quella faccia orrida!”
“Lo stesso vale per
me, sottospecie di puttanella da quattro soldi!”
“Vattene
immediatamente, e smetti di prendertela con lei! Se abbiamo litigato non è di
certo colpa sua e tantomeno mia! Lamentati con tua madre se hai il cervello di
un protozoo!” Orlando si era intromesso nel discorso e stava difendendo la sua
amica.
“Ma non ti ricordi?
Lei e Cita hanno un neurone in due, se lo passano a vicenda!” Amina si era
voltata verso Ob e aveva visto che lui l’avrebbe appoggiata.
“IO ME NE VADO
IMMEDIATAMENTE DA QUESTA TANA DI SERPENTI!” Anne Marie si mise a posto la
borsa, prese i bagagli e se ne andò via sbattendo la porta d’ingresso. Gli
altri tre aveva osservato la scena senza dire una parola ma non appena non la
videro più, cominciarono a tirare un sospiro di sollievo.
Il fatto che lei
fosse con loro non li rendeva per niente a loro agio. Si sentivano sempre in
dovere di farla sentire bene ma alla fine lei non ricambiava affatto la loro
gentilezza. Senza contare che Orlando si sentiva in trappola assieme ad Anne
Marie e dopo la piccola predica di Elijah aveva cominciato a vederla sotto una
luce completamente diversa. Era certamente una donna bellissima ed
affascinante, però aveva il quoziente intellettivo di un babbuino, era
veramente insopportabile. Per la prima volta, da quando era partito da Beverly
Hills, si sentiva libero.
“Ragazzi, voi non
immaginate nemmeno quanto sono contento! E’ da quando siamo arrivati che
speravo levasse le tende!” Disse Orlando sedendosi su un divanetto.
“Beh, direi che il
tuo piano è riuscito!” Disse Elijah sorridendo.
“Che vi devo dire,
per fortuna che la nostra storia è finita…”
“A rigor di logica,
la vostra storia non era neppure cominciata! Mi spiego meglio, io comincio a
parlare di relazione con una persona nel momento in cui intratteniamo rapporti
più o meno intimi da almeno qualche mese, cosa che tu non hai fatto, mi
sembra!” Amina aveva gentilmente fatto capire il suo punto di vista.
“Hai ragione. A
proposito, oggi pomeriggio vogliamo andare da qualche parte? Andiamo a fare
qualche camminata?” Chiese Orlando.
“Ehi Ob, oggi niente
da fare! Stiamo qui a poltrire tutto il giorno! Sono troppo stanco per poter
muovere anche solo un muscolo!” Ribattè Elijah. Ancora non sapeva come aveva
fatto a ritornare a casa dopo la faticaccia del giorno prima. Pensava che le
sue gambe si muovessero solo per forza di inerzia.
“Uffa! E che cosa ci
inventiamo da fare tutto il giorno?”
“Io avrei
un’ideuzza…” Disse Amina con tono piuttosto provocatorio.
“Non ci accettano
proposte sconce, vedi di ricordartelo!” Ob le fece cenno di no con l’indice
seguito da El.
“Ma è mai possibile
che voi due abbiate sempre quel pensiero fisso in testa? Ogni tanto penso anche
a cose serie, al contrario di voi che dite sempre vaccate!”
“Va bene, allora
sentiamo!”
“L’altro giorno El
mi ha detto che voi due avete girato il signore degli anelli e, visto che ho
letto il libro, mi farebbe piacere poter guardare il film! Almeno mi faccio
quattro risate! Ci state?”
“Sì, direi che è una
cosa fattibile, tu che ne dici Ob?”
“Per me non ci sono
problemi. Chiedo al direttore di passare al noleggio delle cassette e poi lo
guardiamo nel videoregistratore in camera mia. Adesso, tutti a pranzo!”
Li aspettava un
gustoso pasto con i fiocchi. Crostoni con affettati e spezie, lasagne con una
montagna di besciamella, petto di pollo al marsala, patate arrosto, mele appena
colte e una bella sachertorte (Caspita, voglio mangiare anche io così!^^
NdShizuru117). Finirono quasi alle due e, non appena Orlando ebbe finito di parlare
con il direttore, si precipitarono tutti e tre nella camera. Si erano
equipaggiati per bene: patatine, pop corn e una bella scorta di birra fresca e
di coca cola. Tuttavia, ci fu il classico problema dell’ultimo minuto.
“Ragazzi, purtroppo
non ha trovato la compagnia dell’anello! E adesso come si fa?” Orlando era
rientrato con una faccia piuttosto scontenta “C’era solo il ritorno del re! Ma
non ci si capirà niente!”
“Dai, non la
prendere così tragicamente! Voi due sapete la storia ed io ho letto il libro
quindi non ci sono problemi! Piuttosto, ho più paura di ingrassare con tutto
questo ben di Dio!” Amina si era messa a ridere e non era particolarmente
dispiaciuta, sapeva a memoria tutta la storia.
“Allora preparati al
più grande film di tutti i tempi!” Elijah si era sentito sollevato nel capire
che lei era comunque soddisfatta.
“Con due degli
attori più affascinanti del mondo, vero El?”
“Certo Ob!”
Appena finiti i
titoli iniziali, cominciò il vero e proprio film. La prima scena era quella in
cui Frodo e Sam stavano scendendo da una montagna e non riuscivano a trovare il
fondo. Avevano con sé la corda elfica e questo li aiutava a non cadere. Inutile
dire che Amina aveva già trovato da ridire.
“Scusate la mia
ignoranza, ma cosa ci si fa con un po’ di sale? Mica si trova un maiale in giro
per la terra di mezzo!” Esordì la ragazza.
“Amy, gradirei che
seguissi il film, è appena cominciato.”
Lei si zittì subito,
tanto era curiosa di vedere come andava avanti la storia. In ogni caso, era
quasi scontato che, non appena vide Orlando, si cacciò a ridere come
un’invasata.
“AH! AH! AH! O mio Dio! Ma sei proprio tu
quello lì? Caspita, non sapevo che avessi l’orecchio che ti pende! Con quella
parrucca mi sembri mia nonna!”
“Non vedo cosa ci
sia da ridere. Stavo semplicemente recitando e avevo bisogno di truccarmi in un
certo modo. Mi pare che non ci sia niente di male” Rispose un po’ stizzito
Orlando. Di solito, le ragazze, erano molto soddisfatte nel vederlo nei panni
di Legolas.
“Sì, certo, però fai
troppo la parte del leggiadro elfo! Se ti conoscessero per come sei davvero,
ovvero, tutto l’esatto contrario! Però in fondo ti stanno bene i capelli
biondi, perché non te li tingi?”
“Ma tu non hai un
bottone per poterti spegnere?”
“Segreto!”
Il seguito del film
continuò tutto più o meno allo stesso modo. Non appena c’era una scena un po’
più strana lei si metteva a farci sopra un parodia. Si era stupita di come
Orlando fosse salito a cavallo prima della battaglia con i lupi mannari, di
come cavolo faceva a portare le lenti a contatto, della simpatia di Gimli e via
dicendo. Era rimasta piuttosto soddisfatta dell’interpretazione di Cristopher
Lee e aveva considerato da principio Viggo Mortensen come un bell’uomo. Quando
finì, si erano letteralmente fagocitati quattro pacchi di pop corn e, tolta la
cassetta dal videoregistratore, si fermarono un po’ a parlare.
“Allora, in
definitiva come ti è parso il film?” Chiese Elijah alla ragazza.
“Mah, abbastanza
carino anche se il regista ha tirato un po’ troppo per le lunghe la battaglia.
Nel libro ci sono un sacco di pezzi in più come la voce di Saruman, l’arrivo di
re Theoden ad Isengard e via dicendo. Ha voluto fare le cose in grande e così
si è dimenticato un po’ della narrazione della storia. Per quanto ne possa capire
di recitazione, siete stati tutti piuttosto bravi anche se, avendovi
conosciuti, immagino che il vostro sia stato uno sforzo piuttosto notevole.
Però preferisco il libro perché mi sono potuta immaginare i personaggi senza
alcun vincolo. Per esempio: mi aspettavo un Legolas più minuto ed etereo,
magari con i capelli scuri e dei bei occhi profondi e gentili, un Frodo più in
là con gli anni ed un Aragorn più autorevole e saggio. Sarò sincera, Saruman mi
ha un po’ delusa ma mi è piaciuto molto Gimli rivisto in chiave decisamente più
moderna rispetto al romanzo di Tolkien. Gandalf mi è molto simpatico però credo
che abbiano idealizzato un po’ troppo la figura del mago, in ogni caso, può
rientrare nella top ten dei miei film preferiti.”
“Davvero? In tal
caso ne sono molto contento! Il tuo film preferito in assoluto qual è?”
“Non saprei dirtelo
di preciso, te l’ho detto, non vado pazza per i film moderni, però mi è
piaciuto tanto Shinder’s List. Non so di preciso perché, forse è il fatto che
l’Olocausto è qualcosa che ti colpisce dentro e non riesci a cancellare. Io
conosco pure Steven Spielberg, uomo molto simpatico, ma il suo film ha qualcosa
di surreale che lo rende magnifico e allo stesso tempo struggente, più cose che
riescono ad avere solamente i vecchi film in bianco e nero. Per esempio, mi è
piaciuto un casino Agli uomini piace caldo con Marilyn Monroe e Jack
Lemmon. Da schiantarsi dal ridere!”
“Beh, io non decido
a priori se un film mi piace oppure no, però, devo dire che le produzioni di
questi ultimi anni stanno superando sé stesse. Con gli effetti speciali si
riesce ad ottenere un risultato gradevole e molto spettacolare!” Orlando si era
intromesso nel discorso e gli era venuto alla mente Matrix, uno dei suoi film
preferiti.
“Secondo me gli
effetti speciali rovinano solamente il messaggio che si vuole trasmettere. Gonfiano
troppo tutta la storia e alla fine sei troppo preso dalle grosse esplosioni e
dalle battaglie che non ti ricordi più nemmeno la trama.”
“Vuoi forse
insinuare che io non ho gusto, Amy?”
“No, e chi lo vuole
mettere in dubbio! L’unica cosa certa è che hai perso il cervello…ma prima o
poi verrà a reclamare il corpo!”
“Ma quanto sei
irritante!”
“Peggio di
un’ortica!”
“No, peggio di un
brufolo in mezzo alla fronte!”
“Io direi peggio di
un ganglio!”
“Antipatica!”
“Odioso!”
“Ripugnante!”
“Minchione
rimbambito con la sindrome di Peter Pan!”
“Oca rimbecillita!”
“Da una vita, e me
ne vanto!”
“Ve lo chiedo
gentilmente, O SMETTETE DI PRENDERVI A MORSI OPPURE CHIAMO LA PROTEZIONE ANIMALE
PER FARVI VENIRE A PRENDERE!” Si può dire che Elijah aveva il classico
gocciolone gigante sopra la testa.
“Ok Hobbit, come
vuoi tu!” Disse Orlando in tono piuttosto scherzoso, accompagnato dalle risate
di Amina.
“Comincio a non
sopportarvi più…”
Per il resto della
serata continuarono a scherzare e, dopo la faccenda di Anne Marie, avevano
concordato che Elijah sarebbe andato a dormire assieme ad Orlando per lasciare
ad Amina un po’ di privacy. Il giorno dopo, al culmine della noia, decisero di
fare quattro passi lì nei dintorni nella speranza di trovare qualche posto dove
potersi svagare. Alla fine optarono per una piccola sala giochi vicino alla
piazzetta, piccola, ma molto rifornita. Non appena entrarono si accorsero di
essere stati riconosciuti da qualche fan e, Elijah ed Orlando, si misero a
firmare autografi distribuendo sorrisi a destra e a manca (quel che manca a
manca non manca a destra! NdAldo Giovanni e Giacomo). Amina era entrata facendo
finta di non conoscerli e vide subito qualcosa che attirò la sua attenzione.
“Non è possibile, è
un sogno!” Disse guardandosi intorno.
“Cosa c’è, è
successo qualcosa? Come mai sei rimasta qui ferma come uno stoccafisso?” Chiese
Elijah un po’ preoccupato.
“Non ci posso
credere, qui dentro hanno il mio gioco preferito!” lei indicò una specie di
console con una pedana per terra sulla quale c’era una freccia per ogni lato.
“Mi stai dicendo che
tu sei un’assidua frequentatrice di sale giochi?”
“Esattamente! Amo
ogni cosa che ha a che fare con computer, chip, giochi e via dicendo. Questo
aggeggio c’è anche a Milano e, non appena posso, vado là a divertirmi!”
“In tal caso stai
parlando con un campione! Quando mi capita ci gioco pure io e devo dire che non
è particolarmente difficile. Vuoi sfidarmi?” Chiese Orlando guardando l’amica
con occhi piuttosto straniti.
“Non chiedo di
meglio! Vado a prendermi i gettoni e poi….comincia la sfida!”
Il gioco di sé per
sé non è particolarmente difficile, però bisogna avere un certo livello di
esperienza altrimenti non si riesce a superare il livello standard. La logica
di fondo non è molto complicata:bisogna saltare sulle frecce che compaiono sullo schermo a tempo di
musica e cercare di fare meno errori possibili. Teoricamente era un gioco da
bambini ma, arrivare al livello Expert era qualcosa di veramente impestato,
sullo schermo apparivano letteralmente dei fiumi di freccette e, per chi non
c’era abituato, era una cosa fuori dal mondo. Amina ci giocava ormai da quasi
due anni e riusciva a destreggiarsi tra i passi di danza molto bene, senza
contare che aveva raggiunto una discreta possibilità di riuscita negli Expert.
Orlando ci giocava un po’ svogliatamente, più per ridere che per altro, senza
contare che le prime volte cadeva sempre rovinosamente a terra.
“Allora, vogliamo
iniziare?” Chiese lui mettendo i gettoni nel gioco.
“Certamente. Ti
offro questa possibilità, hai la possibilità di decidere i primi due brani ma
l’ultimo la scelgo io. Ok?”
“No problem! Tanto
per iniziare mi prendo una bella End of The Century Standard.” Non appena
scelse il brano, cominciò la canzone e le freccette sullo schermo. Lui stava
saltellando un po’ in qua e in là e se la cavava egregiamente. Amina non
sembrava particolarmente in difficoltà e, tenendo un piede fermo sulla freccia
destra, muoveva l’altro restando quasi completamente ferma. Riuscirono tutti e
due a passare il livello.
“Allora? Tutto qui
quello che sai fare? Mi aspettavo qualcosa di meglio.” Disse la ragazza molto
ironicamente.
“Adesso la smetterai
di fare tanto la spavalda! Ti sparo una Afronova Difficult e poi vediamo come
te la cavi!” La scena di prima si era ripetuta e lei era evidentemente
soddisfatta di avercela fatta senza il minimo dispendio di energie.
“Direi che adesso la
scelta spetta a me, non è vero? Beh, io opterei per una Paranoia 190 all’expert,
ti va?”
“Andiamo, lo sai
bene anche tu che quella è la canzone più veloce e difficile del gioco. Non ce
la farai mai neppure tu!”
“Ne sei convinto.
Vediamo se hai ragione…” Senza dargli il tempo di ribattere, scelse la canzone
e potè vedere una certa smorfia sul viso di Orlando. Lui si era in breve tempo
impantanato da solo e per miracolo non cadde per terra mentre lei,
tranquillamente, si destreggiava da un lato all’altro della pedana. Era
velocissima ed era difficile persino riuscire a vedere i suoi piedi. Quando
finì la canzone lui la guardò come un’extraterrestre.
“Beh, hai perso
l’uso della lingua?” Gli disse Amina molto impertinente.
“……Ma come cavolo ci
riesci?”
“Abitudine e tanto
allenamento! Vogliamo tornare in albergo? Sono piuttosto provata dopo questa
mia esibizione…” Gli lanciò un’occhiata divertita e poi si diresse verso la
porta.
“Umiliato, sono
stato umiliato da una donna…”
“Guardala dal lato
positivo, perlomeno questa volta si è risparmiata un sacco di prese in giro!”
Elijah aveva assistito a tutta la scena in silenzio ma, all’ultima canzone, non
aveva fatto a meno di ridere.
“Aspetta solo di
vedere quando ritorneremo in albergo, sarà una presa per il culo eterna…”
“I casi della vita!
Te la se proprio cercata!”
Al contrario delle
loro aspettative, Amina non aveva più fatto riferimento a quel pomeriggio e per
tutta la sera non aveva fatto altro che parlare del film che avevano visto il
giorno prima. Orlando rimase piacevolmente stupito, non avrebbe resistito ad
una sua ulteriore umiliazione. Quella sera andarono a letto piuttosto presto
perché sarebbero andati a Ponti di legno e dovevano riposare un poco. Tuttavia,
la loro piccola vacanza stava volgendo quasi al termine e, l’idea di dover
ritornare alla loro vita frenetica, non li allettava per niente.
Capitolo 15 *** Quando riaffiorano i ricordi... ***
Capitolo 14
Ciao a tutti! Purtroppo ho pubblicato un po’ tardi ma in
questi giorni ho veramente un casino da fare con la scuola, senza tenere conto
di diritto!!^^ Però sono contenta di essere riuscita ad arrivare già al
capitolo quindicesimo e spero che vi piaccia!! Mi raccomando, CONTINUATE A
RECENSIRE^^!! Mi fa davvero molto piacere!! (Ad Ituski86, questa storia ti
risulterà piuttosto familiare!) Bacini Shi*
Capitolo 15.
Quando riaffiorano i ricordi…
Dopo quella volta alla sala giochi, i tre ragazzi erano
usciti ancora una volta per poter visitare Trento ma, per motivi climatici, non
poterono andare a vedere i vecchi forti di guerra. Si divertirono molto ma alla
fine era giunto il momento di tornare a casa. Ognuno era piuttosto giù di
morale ma furono tutti piuttosto puntuali e, alle 7.30, avevano già preparato i
bagagli e prenotato un taxi per poter arrivare fino a Malpensa. Il viaggio in
sé per sé fu abbastanza silenzioso e Amina si era rintanata in un ostinato
mutismo perché era talmente dispiaciuta di dover partire, che non trovava la
forza di parlare. Orlando ed Elijah chiacchierarono del più e del meno e solo
dopo innumerevoli sforzi riuscirono a far uscire la ragazza dal suo guscio.
Quando arrivarono a Beverly Hills era quasi mezzogiorno (il fuso…) e, prima che
ognuno andasse a casa propria, Orlando fece un annuncio.
“Beh, ragazzi, che
dire…in questa settimana mi sono proprio divertito tanto! Però mi dispiacerebbe
non dovervi vedere più per tanti giorni, per me siete davvero insostituibili!
Che ne direste di venire a casa mia dopodomani? Così, per parlare un po’ e
mangiare un pezzo di pizza!” Gli dispiaceva davvero doverli salutare e, anche
se abitavano abbastanza vicini, si vedevano di rado a causa dei loro reciproci
impegni.
“Non lo so, comunque
credo di sì. Il fatto è che ho ancora un sacco da fare con questa storia del
locale! Domani devo assolutamente andare per negozi e, se non trovo i mobili,
chi lo sente Oaudesy!” Amina aveva appoggiato le borse e si era tolta il suo
cappellino da tennis.
“Vabbè, comunque
alla fine credo che vada bene per tutti e due. A che ora facciamo?” Chiese
Elijah.
“Diciamo alle 21.00,
ok?”
“Per me va bene.”
“Ok.”
Così si salutarono
senza troppi giri di parole e ognuno andò a casa sua. Inoltre, tutti e tre
avevano molti impegni a cui dovevano dedicarsi anima e corpo e non si potevano
rimandare troppo. Elijah era impegnato con la parte di doppiatore per un nuovo
cartone animato, Orlando doveva rivedere il copione di Pirates of The Carribean
2 e Amina aveva ancora molto da fare per ammobiliare il suo nuovo club. Quello
stesso giorno decisero di rimanere nelle loro dimore e aspettare il tramontare
del sole sgranocchiando patatine e facendo zapping da un canale all’altro.
La mattina seguente
Amina si svegliò abbastanza presto e aveva deciso che avrebbe dedicato l’intera
giornata al suo nuovo lavoro, senza perdersi in sciocchezze. Alle 9.00 era già
pronta e si era vestita comodamente pensando di dover girare molto. Partì con
l’andare al centro commerciale vicino alla spiaggia per cercare qualche
chincaglieria e alla fine riuscì a comprare solamente un paio di soprammobili
di legno raffiguranti degli aironi. Andò in un piccolo negozio specializzato e
trovò i bastoncini per i cocktail a forma di serpente, un po’ di bicchieri che
avrebbe decorato, ordinò qualche poltroncina rosso fuoco e un bel tavolo bianco
abbastanza basso. Quando ebbe finito la sua prima serie di giri erano quasi le
due del pomeriggio e così prese un hot dog e mangiò continuando a camminare. Il
suo ultimo acquisto avvenne alle 15.30 e comprò alcuni ventagli con dei disegni
di dragoni, qualche tela per disegnare e un tatami (p.s. per chi non lo
sapesse, il tatami è quella specie di tappeto di paglia che si può trovare
nelle vecchie case cinesi. NdShizuru117) color nocciola. Era abbastanza
soddisfatta del suo giorno di shopping ma, prima di tornare a casa, qualcosa
colpì la sua attenzione.
Si era fermata
davanti ad un cinema e una locandina in particolare l’aveva colpita. Tra due
giorni sarebbe stato l’anniversario della nascita della pellicola e avrebbero
proiettato alcuni dei film più grandi di tutti i tempi.
“Non è possibile,
rifaranno Casablanca!” Aveva detto queste parole senza nemmeno pensare e si era
avvicinata al poster cominciando ad accarezzarlo.
Quanti ricordi le
aveva riportato alla mente. Per un attimo abbassò la testa ma non appena vide
le sue buste fu riportata subito alla realtà; doveva andare a casa per fare
qualche disegno da appendere sul muro e, se non si fosse sbrigata, si sarebbe
trascinata dietro questo lavoro per chissà quanti giorni ancora. Varcò la
soglia di casa quasi alle cinque di pomeriggio e, messo a posto tutto, tirò
fuori il suo piedistallo, i pennelli, i colori ad olio, il suo grembiule e
cominciò a disegnare. Voleva qualcosa di strano e così decise di imitare alcuni
vecchi disegni raffiguranti i quattro dei del cielo (per chi coglie
l’allusione, sto parlando di Genbu, Byakko, Seiryu e Suzaku. Chi legge Fushigi
Yugi capirà!^^ NdShizuru117). Partì con Suzaku, una specie di fenice e, quando era
quasi a metà del lavoro, sentì il campanello suonare. Aveva appoggiato la sua
tavolozza su una sedia ed era andata ad aprire.
“Ciao Amy, visto che
ero da queste parti, ho deciso di farti una visitina!” Era Elijah.
“Che sorpresa, non
mi aspettavo di rivederti così presto! Qual buon vento ti ha portato qui?” lo
fece accomodare.
“A dire il vero
avevo finito di studiare la mia parte di doppiatore e così volevo andare a fare
un giro. Alla fine sono passato davanti a casa tua e non ho resistito alla
tentazione di venirti a fare un salutino! Come mai indossi quel grembiule così
sporco?”
“Stavo disegnando e,
siccome quando lo faccio mi pastrocchio tutta, mi sono prevenuta. Oggi sono
stata sempre in giro e ho comprato alcune cose per il mio locale poi, siccome
voglio che assomigli un po’ al pequeño, ho deciso di appenderci qualche mio
disegno!”
“Mi stai dicendo che
i disegni fantasy che avevi nel precedente locale erano i tuoi?” Elijah era
rimasto un po’ sorpreso.
“Esattamente.
Diciamo che ho voluto fare un po’ la vanitosa!” Amina si era messa una mano
sulla nuca e aveva cominciato a ridere.
“Perché non mi fai
vedere quello che stavi facendo? Mi farebbe molto piacere, senza considerare
che il ritratto che hai fatto ad Orlando era veramente stupendo!”
“Beh, non vedo il
problema. Mi raccomando, non toccare niente che altrimenti ti sporchi tutto”
Lo portò in camera
sua e vide il primo abbozzo del suo disegno. Aveva cominciato dalle ali e le
aveva fatte rosse come il fuoco, sfumate con il giallo e l’arancione. Il
piedistallo era molto vecchio e c’erano dei tubetti di colore un po’
dappertutto. Faticò non poco per evitare un pennello che gli stava cadendo
sulle sue scarpe nuove.
“Allora, che te ne
pare? Lo ritieni sufficientemente bello?” Chiese lei molto curiosa. Non amava
far vedere i propri disegni agli altri e per questo non aveva mai avuto tanti
pareri a riguardo.
“Per quello che
posso vedere, è molto realistico. Lo stavi copiando?” Le disse lui mentre
indicava una rivista aperta.
“Sì, questo è un
vecchio disegno di una costellazione. Quello là è un libro sull’arte orientale
e ho pensato che sarebbe stato un buono spunto. L’illustrazione che vedi a lato
è quella che sto disegnando. Non è abbastanza difficile o particolare ma sto
cercando di personalizzarlo aggiungendo qualche caratteristica a mio
piacimento!”
“Davvero notevole,
non c’è che dire. Io ora devo andare, ero venuto così, per cinque minuti,
giusto per vedere come te la passavi. Allora ci vediamo domani sera a casa di
Ob!”
“Certo, vedrò di non
mancare!”
“Ciao Amy!”
“Ciao El!”
Il resto della
giornata passò abbastanza tranquillamente e Amina andò a letto piuttosto
presto, dopo aver guardato un po’ di televisione. Avevano fatto un’intervista
ad Andew Belkay, un pittore inglese molto famoso che aveva aperto da poco una
sua mostra a Los Angeles e lei l’aveva ascoltata tutta senza fiatare, lo
considerava un vero genio dell’arte. La mattina dopo si svegliò abbastanza
presto e, dopo aver ordinato un altro paio di mobili, andò dal signor Mark
Oaudesy per renderlo partecipe dei suoi acquisti. Fu molto soddisfatto dello
zelo e della velocità della ragazza e sperava ardentemente che avrebbe aperto
il suo locale prima dell’autunno successivo. La sera, come concordato, andò a
casa di Orlando. Si era vestita piuttosto semplicemente: aveva tirato indietro
i capelli con una molletta, si era messa una sottile linea di kajal sugli
occhi, un vestito nero lungo fino ai piedi con sopra un maglioncino senza
maniche grigio e un paio di scarpe da ginnastica. Alle nove meno dieci Elijah
passò a prenderla ed andarono insieme a casa dell’amico. Quando furono davanti
alla porta erano le 21.00 spaccate. Suonarono il campanello e dopo qualche
istante Orlando andò ad aprirgli.
“Salve ragazzi,
puntuali come al solito eh? Prego, venite dentro!”
La casa del ragazzo
era molto grande e l’aveva acquistata per motivi pratici più che per
sghiribizzo. Lui era rimasto molto affezionato alla suo vecchia casa di Londra
ma a causa del suo lavoro si trovava spesso in America e così aveva deciso di
comprarsi una dimora più stabile di una camera d’albergo. Aveva optato per una
bella villa con tanto di giardino e laghetto, color crema, con le finestre
leggermente futuristiche. Era un po’ in disordine visto che la sua donna delle
pulizie sarebbe arrivata il giorno dopo.
“Allora, cosa avete
fatto in questi due giorni?” Chiese Orlando mettendosi a sedere su un divano di
pelle.
“Mah, io non ho
fatto niente di particolarmente bello. Sono stato quasi tutto il tempo in casa
a studiare la parte di doppiatore, una pizza assurda!” Elijah fece la stessa
cosa dell’amico.
“A proposito di
pizza…Ob, non avevi detto di offrircene un pezzo?” Amina aveva scelto una
piccola poltrona.
“Me ne ero
dimenticato! Vabbè, sarà per un’altra volta!”
“Che tarpino! Non ci
offri niente da mangiare? Guarda che il stomaco reclama cibo, immediatamente
anche!”
“Puoi servirti da
sola, la dispensa è là in fondo. Hai carta bianca!”
“Non puoi nemmeno
immaginarti che questa è la cosa più sbagliata da dirmi!” Senza farselo
ripetere due volte, si diresse verso la dispensa alla velocità della luce e,
tra un ‘oooh!’ e l’altro, aveva cominciato a mettere tutto sottosopra.
“Ma cos’è,
un’idrovora?” Elijah aveva fatto una faccia leggermente schifata.
“Che ti devo dire?
Beata lei che non ingrassa!”
“A chi lo dici! Se
mangio qualche schifezza lievito come il cibo liofilizzato! Cambiando discorso,
lo sai che alla fine ce l’ho fatta a vedere La maledizione della prima luna?!”
“Davvero? Come ti è
sembrato?”
“Molto carino, dico
sul serio. Senza contare che io firmerei carte false pur di poter recitare
accanto a Johnny Depp. Però la scena del combattimento con le spade mi ha fatto
proprio ridere! Sembra quasi vera!” Elijah si era messo a ridacchiare molto
divertito.
“Che dirti, per me è
stato un grande onore! Se penso che faremo il sequel da qui a poco! Oh, a
proposito, ecco che torna la gozzona!”
“Di che parlate?
Fatemi partecipe se non vi spiace!” Era tornata con un gelato in bocca e
qualche pacchetto di patatine in mano, senza contare la bottiglia di birra
sotto ad un braccio.
“Hai per caso
svuotato la mia dispensa?” Le disse Orlando puntandole un dito alla fronte.
“No, però diciamo
che ci sono andata piuttosto vicina! Volete qualcosa?”
“Grazie, ma non
voglio diventare un metro cubo!”
“In tal caso mi
pappo tutto io. Dunque, tu cosa hai fatto in questi giorni?” Amina si era
rimessa seduta e aveva appoggiato tutte le cibarie sopra il tavolo.
“Niente di
particolarmente incredibile o eccitante. Sono stato ad una festa organizzata in
un pub qui vicino e mi sono aggiornato un po’ con i pettegolezzi. Lo sapete che
domani apre un nuovo Planet Hollywood qui vicino? Vogliamo andare
all’inaugurazione?”
“Ci sto! Senza
contare che pullulerà di belle ragazze!” Elijah aveva fatto l’occhiolino
all’amico.
“Mio Dio, ma quanto
siete maiali voi uomini! C’avete sempre quel pensiero fisso! Comunque, io non
verrò, per quella sera ho altri programmi ben più interessanti.”
“Cosa se è concesso
chiedere?” Orlando aveva preso gli occhiali all’amico e aveva fatto una faccia
decisamente molto buffa, tentando di imitare uno psicanalista.
“Bella faccia, vuoi
una pistola?” Gli disse Amina.
“Tu sei talmente
brutta che se una mattina ti affacci ad est il sole ci ripensa!”
“Se è vero che Dio
ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, quando ha fatto te si era appena
svegliato!”
“E’ vero che quando
vai allo zoo comunale tutti cercano di acchiapparti?”
“Ti piace la natura?
Anche dopo lo scherzo che ti ha fatto?”
“Sei talmente brutta
che tua madre, quando è venuta la cicogna, era indecisa se tenere lei o te!”
“Scusa, mi
presteresti la tua faccia che devo fare una figura di merda?”
“E che palle!
Smettetela! Io una volta vorrei entrare nelle vostre teste per provare la
sensazione del vuoto assoluto! Allora, riprendendo le redini del discorso, come
mai non puoi venire?” Elijah aveva cercato di farli smettere.
“Non posso venire?
Ma do…ah! All’inaugurazione! Beh, domani è l’anniversario della nascita della
pellicola e così vorrei andare a vedere Casablanca. Sapete, è un film che mi
ricorda molte cose!”
“Io non l’ho mai
visto, però sono un grande fan di Humpry Bogart! Quasi quasi vengo a farti
compagnia!”
“E allora ci vengo
pure io! Non mi sconfinfera il fatto che ci andiate da soli! Non vorrei che
ritornaste in tre!”
“Sei così cretino,
ma così cretino che...vabbè, inutile che te lo dica, tanto non capiresti mai!”
Elijah si era messo una mano davanti agli occhi, ogni tanto si stupiva
dell’humor inglese.
“Se la mettete in
questi termini potete venire tutti e due ad un patto: non facciamoci
riconoscere subito e soprattutto non fate casino dopo che il film è
cominciato!”
“Agli ordini!”
“Come desidera,
tenente!”
“Ma quanto siete
beoti tutti e due…”
Alla fine, Elijah ed
Amina tornarono a casa alle 23.30 e avevano deciso che si sarebbero incontrati
alle quattro del pomeriggio davanti al cinema. Tutti e tre furono abbastanza
puntuali ed entrarono qualche minuto prima che cominciasse la proiezione. La
ragazza gli aveva proibito di comprarsi i pop corn perché facevano rumore e, se
non avessero rispettato la regola, li avrebbe picchiati all’uscita. Orlando non
andava pazzo per i vecchi film e quindi guardava Casablanca piuttosto
distrattamente, giocherellando ogni tanto con il suo cellulare. Tuttavia, verso
la fine, alcuni rumori lo fecero girare in direzione di Amina. Era seduta alla
sua sinistra, in mezzo a lui ed Elijahe aveva cominciato a singhiozzare cercando di asciugarsi le lacrime con
una mano. Da quando l’aveva conosciuta non l’aveva mai vista piangere e quella
vista lo turbò non poco. In quel momento c’era la scena in cui Ingrid Bergman
stava per partire e notò che la ragazza stava osservando tutto con degli occhi
dolcissimi e con la bocca stava ripetendo le loro battute. Varie volte fu
tentato di chiamarla ma alla fine non l’aveva fatto perché temeva che lei si
sarebbe arrabbiata. Quando uscirono Elijah se ne andò quasi subito a causa dei
suoi impegni mentre gli altri due si fermarono un po’ ad un bar e
chiacchierarono per qualche minuto.
“Allora, il film era
come te lo ricordavi?” Orlando voleva sapere cosa le era successo ma non allo
stesso tempo cercava di non essere sfrontato oppure impiccione.
“Esattamente! Lo amo
dal profondo del mio cuore perché è legato ad un momento particolare della mia
vita.”
“E’ lecito saperlo?”
“Sì, non vedo alcun
problema. Devi sapere che, quando mio padre era all’ospedale, avevo poco tempo
per stargli accanto a causa dei miei impegni scolastici. Sapevo bene che lui
sarebbe morto e così mi dispiaceva tantissimo poter stare così poco assieme a
lui. Quando andavo a trovarlo, cercava sempre di non farmi piangere e così
guardavamo sempre un film insieme. Sapeva che a me piacevano quelli in bianco e
nero e Casablanca è stato l’ultimo che abbiamo visto assieme. Quando, poco fa,
eravamo al cinema, non ce l’ho fatta a resistere e così mi sono messa a
piangere come una bambina. Però ora sto bene e non devi preoccuparti. E’ solo
che quei ricordi sono arrivati un po’ all’improvviso e non mi ero preparata!”
Aveva cercato di sdrammatizzare il tutto e gli aveva sorriso.
“Sarò sincero, sono
molto più tranquillo ora che me l’hai detto. Mi avevi fatto stare in pensiero!
Io avevo pensato subito al peggio! In tal caso ti propongo un affare
divertente, ci stai?”
“Dipende, prima mi
dici di cosa si tratta e poi, semmai, ti do il mio consenso!”
“Ti ricordi di quel
giorno quando eravamo andati assieme a comprare quel vestito per la festa di
gala?”
“Come scordarlo, mi
avevi fatto girare come una matta per tutta la mattina!” Amina se lo ricordava
benissimo e il ricordo più vivido che aveva era quello della loro piccola
lotta.
“Io avevo accettato
le avance di Anne Marie perché avevo bisogno di un’accompagnatrice ma,
considerando l’accaduto, mi ritroverei ad andarci da solo…” Orlando aveva
appoggiato le braccia sul tavolo e aveva posato il mento sulle mani.
“Vediamo se sono
perspicace…ti devo accompagnare io?” Lei aveva alzato gli occhi al cielo.
“Più o meno! Però mi
devi trovare anche un’altra ragazza che accompagni Elijah!”
“In tal caso io
avrei un’accompagnatrice ideale! Patti chiari e amicizia lunga, io ci vengo
vestita come voglio!”
“Abbi almeno il buon
senso di vestirti decentemente! Non vorrei ricordarti che si tratta di una
festa di gala e saranno tutti piuttosto eleganti!”
“Come mai l’hanno
organizzata? C’è qualche occasione speciale?”
“Sì, credo si tratti
dell’apertura di una nuova mostra.”
“Affare fatto!”
Disse lei con un sorriso che le arrivava da un orecchio all’altro. Se il suo
intuito non la ingannava, sarebbe stato un passo avanti per la realizzazione del
suo sogno: conoscere Andew Belkay. Non ci voleva una grande scienza per capire
che la festa era in suo onore.
“Allora ci vediamo
questa domenica e, nel caso ci fosse qualche problema, avvertimi ok?”
“Tutto quello che
vuoi!”
Orlando riaccompagnò
a casa l’amica e, ad essere sincero, non aveva capito come mai lei fosse stata
così entusiasta di accompagnarlo. In ogni caso aveva deciso di non farle
nessuna domanda e così, quando furono arrivati davanti a casa sua, la salutò
semplicemente. Se qualcuno gli avesse detto che avrebbe conosciuto una ragazza
come lei non ci avrebbe mai creduto, era troppo inverosimile per sembrare vero.
Eppure era diventato amico di una ragazza che portava allegria dovunque
passasse e non fu per nulla dispiaciuto del fatto che lo avrebbe accompagnato
lei piuttosto che quella gallina di Anne Marie Templeton. Amina era l’unica
donna che lo trattasse come un ragazzo normale e non gli faceva pesare il fatto
che lui fosse famoso o cose del genere. Pregava che domenica sarebbe arrivata presto
così si sarebbe tolto anche il callo della festa di gala, una di quelle cose
che odiava categoricamente da quando era piccolo…
Capitolo 16 *** Una festa dai risvolti particolari... ***
Capitolo 16
Beh, direi che la
mia storia senza le piccole note non sarebbe più la stessa!^^ Questo capitolo
potrebbe sembrare un po’ fuori dagli schemi rispetto a quelli che ho scritto in
precedenza però avevo il bisogno di movimentare un po’ la situazione, anche perché
questo capitolo mi tornerà utile in futuro quindi, tenetevelo sempre a mente!
Poi alcune piccole note: ad Itsuki86…ricordati, scrivere è sempre il metodo
migliore per scaricare la tensione accumulata! A Kaori28…mi dispiace di averti
già raccontato tutta la trama ma non ce l’ho fatta a resistere (se vuoi puoi
prendere in prestito i miei personaggi!)!^^ A Moon…dopotutto era ora di far
muovere qualcosa no?^^ A tutte quelle che leggono…GRAZIE INFINITE! Bacini Shi*
Capitolo 16.
Una festa dai risvolti particolari…
Amina aveva dovuto telefonare ad Orlando un paio di volte
per mettersi d’accordo riguardo domenica e, tutte le volte, lui era stato
piuttosto gentile e comprensivo. Lei aveva in mente una probabile
accompagnatrice ma, tirando le somme, non aveva chiesto ancora la sua adesione
e così, giovedì, andò piena di buoni propositi alla ditta del signor Mark
Oaudesy. Riteneva che Christy fosse la donna ideale per Elijah, magari un po’
alta, ma elegante e misteriosa senza contare che era molto bella. Arrivò davanti
alla Petit Fleur che era quasi l’una di pomeriggio, sapeva bene che a quell’ora
c’era la pausa pranzo e sperava di incontrare la signorina Anderson mentre
usciva. Così fu.
“Buongiorno Christy!
Ti stavo aspettando!” Disse Amina agitando un braccio e correndole incontro.
“Salve Amina, che
piacere rivederti. A cosa devo questa inaspettata quanto gradevole sorpresa?”
Lei si era fermata non appena l’aveva vista. Quel giorno aveva indossato un
completo blu che non faceva che risaltare i suoi splendidi capelli biondi.
“Sarò sincera,
preferirei parlarne davanti a un bel piatto di spaghetti fumanti! Ti invito a
mangiare in un ristorante italiano qui vicino, sai, ho conosciuto il
proprietario! Viene da Roma e non appena ha saputo che arrivo dall’Italia mi ha
subito presa in simpatia.”
“Se la metti in
questi termini accetto più che volentieri.”
“Bene, andiamo
subito!”
La trattoria del
brigante era un piccolo ristorante che si affacciava
sulla piazzetta di Beverly Hills e, nonostante le sue dimensioni ridotte, ogni
giorno brulicava di gente intenta a ‘mangiare come si deve ’ , come diceva
Amina. Aveva prenotato un piccolo tavolo vicino alla cassa e sapeva bene che
Christy avrebbe accettato, era troppo gentile per poter declinare un invito a
pranzo. Non appena entrate, salutarono Giacomo, il simpaticissimo proprietario.
Era sulla sessantina, quasi completamente calvo con qualche ciuffo di capelli
qua e là, degli occhi color nocciola e la pelle olivastra, tipica degli
abitanti del mediterraneo. Quando la giovane si avvicinò, lui cominciò a
parlarle in italiano e la signorina Anderson non riusciva a capire una parola.
“Ehilà Amì! Alla
fine ‘sta stanga c’è venuta a pranzo?!” Aveva chiaramente delle origini romane.
“Pare proprio di sì,
però smettiamola di parlare italiano, non ci sta capendo niente!” Lei si era
messa a ridere notando la faccia stupita dell’altra.
“Amò n’esageriamo!
Stamme bene, m’arcomando!”
“Non si preoccupi,
grazie di averci tenuto il tavolo migliore! Spero che ci faccia lo sconto!”
“Contace!”
Amina condusse la
donna al tavolo e, non appena furono sedute, le spiegò che Giacomo aveva molta
nostalgia dell’Italia e così l’aveva presa in simpatia per le sue origini. Era
un tipo piuttosto bonaccione ed ogni volta che entrava lei, la salutava usando la
loro lingua. Christy era rimasta piacevolmente stupita.
“E’ la prima volta
che ti ho sentito parlare in italiano e, anche se ne conosco qualche parola,
non ho capito un granchè!” La signorina Anderson aveva cominciato a sorridere,
segno che stava cominciando a tranquillizzarsi.
“Beh, quello dipende
dal fatto che parlo più veloce di una macchinetta! Piuttosto, torniamo a noi…a
dir la verità mi vergogno un po’ ad ammetterlo però, ecco, ti ho invitata qui
con un secondo fine…”
“Non prendertela a
male, però, me l’ero immaginato…”
“Mi dispiace, ti
avrei sentita per telefono ma poi non so il numero e così, beh, ho fatto
ricorso ad un subdolo inganno!” Lei aveva messo una mano dietro la nuca e si
vergognava un po’, tuttavia, Christy non sembrava per niente arrabbiata e
continuava a sorriderle.
“Non ci vedo niente
di male, se c’è qualcosa che posso fare per te…”
“Sarò sincera, più
che fare un favore a me, dovresti farlo ad un mio amico!” Amina aveva alzato lo
sguardo e notò che lei, nel sentire quelle parole, si era accigliata un po’.
“Cosa di preciso?
Per ora non ti posso assicurare niente…” La voce aveva una punta di
scontrosità.
“Ecco, questa
domenica ci sarà un festa di gala non so bene dove e due miei amici verranno
invitati. Loro vorrebbero essere accompagnati da una donna, sai com’è, per
cercare di essere più maturi e via dicendo. Io accompagnerò Orlando ma Elijah
avrebbe bisogno di te, se non ti spiace. Saremo delle semplici invitate che
verranno scortate da due ragazzi, niente di più. Senza contare che ci sarà
anche Andew Belkay e io non posso proprio perdermi un’occasione del genere!”
“Perché proprio io?”
“Devo essere
schietta? Sei l’unica donna che io conosca nel giro di ventimila chilometri!”
“Se è una cosa di
una sera soltanto, posso anche accettare.” Lei aveva appoggiato una mano sulla
guancia.
“Non puoi nemmeno
immaginare quanto mi fai felice! Potrò realizzare il mio sogno di bambina!” Lei
si era alzata e l’aveva abbracciata.
“Ehm…senti…co-come
mi dovrò vestire?” Christy era visibilmente imbarazzata, non era abituata a
quel genere di manifestazioni d’affetto.
“Già, mi stavo per
dimenticare una delle cose più importanti! Dovrai essere il più elegante
possibile, senza diventare troppo osé o troppo suora, una cosa piuttosto sobria
e tranquilla, adatta ad una manifestazione formale.”
“Bene, suppongo di
avere qualcosa di appropriato. A che ora?”
“Facciamo alle 19.00
a casa mia, dopodiché ci verranno a prendere i nostri boys. A proposito,
vogliamo ordinare?”
Amina fu veramente
felice di sapere che Christy non era arrabbiata con lei e che, anzi, si era
resa disponibile per diventare l’accompagnatrice di Elijah. All’inizio pensava
di farla andare assieme ad Orlando ma, considerando che lui era piuttosto
diretto e lei molto timida, non voleva che accadesse il pandemonio. I giorni
che la separavano da domenica passarono in un attimo e, già dalle quattro del
pomeriggio, era in pallone. Non aveva idea di cosa mettersi e così aveva
frugato ininterrottamente nel suo armadio per quasi un’ora, senza peraltro
ottenere un qualche minimo risultato. Solamente tempo dopo si ricordò che aveva
comprato un bel vestito nero, il giorno dopo essere arrivata. Lo tirò fuori da
un cassetto e lo osservò per un momento. Non lo aveva mai misurato dopo quella
volta in camerino e non sapeva se poteva andare bene per una festa di gala. Se
lo mise e poi si guardò allo specchio. Era molto aderente ma ciò non la
preoccupava, non aveva niente da nascondere, così, provò a metterci un paio di
decolleté nere a punta e notò che il risultato non era per niente male. Le
venne in mente il vestito di Orlando e pensò che potevano essere benissimo
usciti da un film sulla Cina: lui con il completo nero alternativo e lei con il
lungo vestito decorato dai dragoni e allacciato all’orientale. Alle 18.00,
finita la fase della vestizione, si dedicò al trucco e decise di mettersi un
bell’ombretto argentato con una sottile linea di eyeliner, un rossetto rosso
accesso e tirò su i capelli in un elegante chignon. La sua bravura nell’arte
l’aveva facilitata nel truccarsi e, complessivamente, era diventata molto
affascinante. Aveva un’aria un po’ sofisticata e tenebrosa che la rendeva molto
sensuale e allo stesso tempo casta e pura. Alle sette meno dieci sentì il
campanello.
“Ciao Christy, sono
molto contenta di sapere che sei arrivata in anticipo! Gli altri due faranno
sicuramente in tempo a fare tardi! Prego, entra.”
“Permesso.” Anche la
signorina Anderson si era messa in tiro più del solito quella sera. Aveva
tirato su i capelli e aveva creato un effetto spettinato ma allo stesso tempo
composto. Indossava un vestito color beige, fino al ginocchio e un po’ scavato
dietro, un elegante scialle color panna e delle bellissime scarpe, anch’esse
beige. Ad Amina aveva fatto proprio un bell’effetto e fu piacevolmente contenta
di vederla così elegante. La fece accomodare su una sedia e le fece compagnia.
“Che dire, sei
veramente stupenda questa sera! Sembri un’altra persona rispetto a qualche
giorno fa!” Come al solito si era lasciata trasportare dai suoi pensieri e
aveva detto quello che le era passato per la testa.
“Beh, grazie. Anche
tu sei bellissima questa sera, quell’abito nero ti dona molto!” Questa volta
non si era sentita imbarazzata e aveva risposto naturalmente.
“Bene, se la
mettiamo in questi termini, sarà di sicuro una serata indimenticabile!”
“Lo spero, vorrei
estraniarmi un po’ dal mondo e cercare di divertirmi nel limite del possibile.
Dimmi una cosa, conosco i due ragazzi che ci dovranno accompagnare?”
“Mah, non lo so. In
ogni caso sono tutti e due degli attori ma, credimi, in realtà sono
completamente diversi da come appaiono! Uno è Orlando Bloom e l’altro è Elijah
Wood. Tu verrai accompagnata da quest’ultimo.”
“Sì, credo di averli
sentiti dire da qualche parte ma, in questo momento, non rammendo dove. Oh, il
campanello sta suonando.”
Amina si era alzata
dalla sedia e aveva gentilmente fatto capire a Christy che doveva fare
altrettanto. Quando le due donne andarono alla porta si ritrovarono di fronte i
due ragazzi che si erano vestiti appositamente per una festa di gala. Orlando
aveva messo il suo nuovo completo nero e, oltre ad avere una maglietta
paricollo nera, indossava delle belle scarpe eleganti. Elijah sembrava un uomo
d’altri tempi, con il suo completo blu, la camicia bianca ed una cravatta
colorata ma non eccessivamente appariscente. La prima cosa che fece Amina fu
quella di presentare la signorina Anderson ai due amici e, camminando in testa,
salì in macchina per prima. La festa era stata organizzata in una sala
conferenze del museo di arte moderna, che ospitava la nuova mostra sui quadri
di Belkay. Era piena di gente e, ovunque, si potevano vedere grossi
industriali, giornalisti, attori, professori universitari e così via. Amina si
sentiva un po’ spaesata in mezzo a tutta quella gente così colta e, per un
momento, si sentì fortemente in imbarazzo; fu tolta da quella situazione con
l’aiuto di Orlando che, educatamente, la prese per il polso e la portò in un
angolo.
“Cosa ti succede
Amy? Ti vedo piuttosto tesa!” Si era un po’ preoccupato ma sapeva bene che lei
ci avrebbe messo poco ad ambientarsi.
“Grazie, tra un poco
mi sarei sentita mancare! Il fatto è che, non lo so di preciso, però appena ho
visto Andew mi sembrava tutto un sogno…sono troppo felice per poterti dire cosa
mi sta accadendo di preciso! Andiamo, non è da me comportarsi da fifona! Su,
torniamo in pista!” Lei lo afferrò ad un braccio e ritornarono in mezzo alla
gente.
“Secondo me tu devi
assolutamente farti vedere da uno psicanalista! Hai il problema di avere due
personalità: una idiota e l’altra perfida!”
“La sai una cosa Ob?
Il tuo humour stenderebbe un rinoceronte!”
“Facciamo che lo
prendo per un complimento…”
“A dire la verità il
mio proposito era tutt’altro!”
“E allora, ogni
tanto, vedi di andartene a quel paese!”
“Come vuoi, un
giorno ti riaccompagno a casa tua!”
“Stupida bipede
preistorica!”
“Sei proprio un
gurzo lo sai?”
“E questo nuovo
nomigliolo da dove ti scappa fuori?”
“Da una trasmissione
televisiva…carino vero? Ti potrei chiamare Gurry!”
“Ogni giorno che
passa ti trovo sempre più rimbecillita…”
“Grazie!” Amina si
guardò un po’ intorno fino a quando non vide Christy ed Elijah che erano seduti
su una poltroncina.
Andò vicino a loro per sapere se procedeva tutto bene e
scoprì che la signorina Anderson si era lasciata un po’ andare e aveva
cominciato a parlare con l’amico senza farsi troppi problemi. Anche lei e
Orlando si unirono a loro due e ben presto scoprirono che Christy non era
affatto male come persona, era sì un po’ timida, però aveva un umorismo molto
raffinato, sapeva prenderti in giro elegantemente fra le righe. Ad Amina venne
un po’ da ridere ripensando alla prima volta che l’aveva vista, adesso sembrava
una donna diversa. Ad un certo punto Elijah notò che c’era un suo amico tra gli
invitati.
“Ehi Viggo, anche tu
non hai saputo resistere al richiamo dell’arte?”
“Chi se l’aspettava
di ritrovarti qui?! A quanto vedo tu ed Orlando siete in dolce compagnia…”
Viggo Mortensen aveva sempre avuto la passione per l’arte e non si sarebbe di
certo perso un’occasione come quella dell’apertura della mostra di Belkay.
“Mettiamo le cose in
chiaro, siamo solamente due gentildonne che si sono offerte di accompagnare
questi due! Niente rapporti stretti eh!” Come al solito Amina aveva messo le
cose in chiaro, scherzandoci su.
“Ok, ho capito la
storia. Come mai avete deciso di venire in compagnia di questi bei ragazzoni?”
“Io sono venuta per
farle un piacere, però mi sto divertendo molto.” Christy gli aveva sorriso e,
tendendogli la mano, si era presentata.
“Al contrario di
lei, io sono venuta con la speranza di poter avvicinare Andew Belkay ma, come
puoi vedere, è attorniato da un nutrito gruppo di persone e non voglio
disturbarlo. Cosa non darei per scambiarci due parole!” Amina si era messa il
viso tra le mani, sospirando.
“Beh, se vuoi posso
fartelo conoscere!” Viggo le aveva sorriso.
“Tu puoi veramente?
Dici sul serio? Non mi stai prendendo in giro vero?”
“Non potrei mai
ingannare una donna così crudelmente.”
“Allora muoviamoci,
forza!” Lei si alzò di scatto e, preceduta da Viggo, si diresse verso il
pittore.
“Ma cosa crede di
fare quella disunita?” Disse Elijah mettendosi a ridere.
“E che ne so! Quella
è completamente sciroccata!” Anche Orlando si era espresso in merito alla
faccenda. Christy si era limitata a sorridere.
Viggo conosceva
molto bene Andew Belkay ed era stato proprio lui a indirizzarlo verso la
pittura. Era un uomo piuttosto anziano ma era molto sveglio e simpatico,
irlandese di nascita. Intorno a lui c’era un buon gruppetto di persone, per lo
più giornalisti, che cercavano di non far avvicinare nessuno. L’uomo,
picchiettando gentilmente alla spalla dell’amico, lo fece venire nella sua
direzione e così fu libero di presentargli la ragazza.
“Ciao Viggo, che
piacere rivederti! Per un momento avevo creduto che non ti saresti fatto vivo!
Chi è questa bella signorina?” disse Belkay sorseggiando il suo brandy.
“Il mio nome è Amina
Carlini, lieta di fare la sua conoscenza signor Belkay. Sono una sua
grandissima ammiratrice e per me è quasi un sogno poterlo vedere dal vivo.” Lei
si era inchinata e sorrideva, un po’ tesa.
“Oh, non c’è bisogno
di tanti convenevoli ragazza mia! Sono molto contento di sapere che sono
oggetto dell’ammirazione di una bella donna come te. Ti avevo notata da un po’
perché facevi baccano con i tuoi amici, suppongo che tu sia molto simpatica.”
“Con il dovuto
rispetto, deve lasciare agli altri il compito di decidere, l’ultima cosa che
voglio è essere superba!” Si era accorta di aver detto una cosa un po’ scortese
e così cercò di sdrammatizzare ridendoci su.
“Sì, hai proprio
ragione! Mi dispiace di non potermi fermare di più ma in questo momento ho
molto da fare, sarà per un’altra volta.” Andew rise e la salutò prendendole un
mano, poi si diresse verso il buffet. Viggo riportò Amina dai suoi amici e poi
se ne andò per i fatti suoi. Inutile dire che la ragazza era al settimo cielo.
“Se è un sogno, NON
SVEGLIATEMI! Sono riuscita a conoscere il mitico Andew Belkay!” Esclamò lei al
culmine della felicità.
“Adesso sbavi pure
dietro a quelli che potrebbero essere i tuoi nonni?” Orlando voleva prenderla
un po’ in giro.
“Tu hai proprio la
sensibilità di un elefante! Guarda che a me piace come dipinge, mica come
persona! Lo so da sola che ha quasi quarant’anni più di me!”
“Su, non mettevi a
discutere per una cosa così insignifican…” Christy non riuscì a finire la frase
perché sentì il suo telefono squillare. Rispose molto freddamente e, dopo
qualche istante, si preparò per andarsene.
“Dove stai andando?
La festa non è ancora finita!” Elijah voleva capire come mai si apprestava ad
uscire.
“Ho avuto un po’ di
problemi, non preoccupatevi. Grazie per la bella festa ma ora devo veramente
andare. Arrivederci.” Non lasciò il tempo a nessuno dei tre per poter
replicare. Camminò veloce come un fulmine e, in un paio di minuti, si era
trovata un taxi ed era partita di volata.
“Chissà cosa le è
preso! Chi capisce le donne è bravo!”
“Anche tu El, in
quanto a sensibilità, sei come Orlando! Ma avrà avuto pure i suoi problemi no?”
Amina cercava di difendere la sua, per così dire, amica.
“Com’è che ogni
volta che si parla di una donna tu ci salti addosso come una tigre?”
“Io non salto
addosso a nessuno! Ho semplicemente detto che quando una persona ha dei
problemi non è tenuta a raccontarli al mondo intero, non ti pare?”
“Sarà come dici tu…”
“Insomma, anche voi
due siete sempre a discutere!” Orlando aveva fatto capolino nel discorso e poi,
mettendosi a ridere disse “Sapete, è la prima volta che mi capita di fare da
paciere…di solito sono io quello che attacca briga!”
“Facevi più bella
figura se te ne stavi zitto…” Disse Amina con una punta di ironia nella voce.
“Ma tu guarda che
spargiletame a tradimento che siete!”
Il resto della
serata passò abbastanza tranquillamente e ben presto i tre si scordarono del
fatto che Christy era andata via improvvisamente. Dopo qualche tempo anche
Viggo si era unito a loro e Amina, con la sua solita faccia tosta, gli aveva
fatto notare che, nel signore degli anelli, era proprio un bel pezzo d’uomo.
Lui ci aveva riso su e poi aveva concluso dicendo che, effettivamente, con la
barba ed i capelli lunghi era molto meglio (è quello che sostengo pure io!^^
NdShizuru117). Quando fu l’ora di ritornare a casa, Orlando, che aveva la
macchina, accompagnò a casa Elijah e poi Amina. Nel momento in cui lei fu
davanti al cancello lo ringraziò.
“Che dire, grazie
per la serata. Se non era per me, a quest’ora dovevi riaccompagnare a casa
quell’oca della Templeton!” Disse la ragazza scherzosamente.
“Eh già, è proprio
merito tuo! Non finirò mai di ringraziarti!” Orlando aveva assunto un tono
piuttosto ironico.
“Scherzi a parte,
grazie sul serio! Se non era per te ed Elijah, a quest’ora, il mio sogno non si
sarebbe ancora realizzato! Vi sarò eternamente riconoscente!”
“Per così poco? Ma
figurati! A proposito, c’è una cosa che ti volevo dire ma poi mi sono
dimenticato…” Lui accese la macchina e poi, prima di sfrecciare via ad alta
velocità disse “ …sei veramente molto carina questa sera!”
Lei non fece in
tempo a replicare che lui se ne era già andato. Quanto era strano quel ragazzo!
Prima litigavano come cane e gatto e poi lui le faceva persino i complimenti!
Tuttavia lei arrivò all’esatta conclusione: Ob sapeva bene che dopo quella
frase avrebbe di sicuro avuto qualcosa da ridire e non voleva che si
rimettessero a discutere a quell’ora. In ogni caso, lui non riuscì ad avere
l’ultima parola…
“Grazie!” Disse lei
con tono di sufficienza ed entrò in casa.
Capitolo 17 *** Quando si fa chiarezza su molte cose! ***
Quando si fa chiarezza sul molte cose!
Ragazzi, non so più
che fare! La scuola mi sta rubando un sacco del mio ‘preziosissimo’ tempo (sì,
come no…^^)! Ma io trovo sempre un piccolo angolino per poter scrivere, non mi
arrendo! Questa storia l’ho cominciata e voglio portarla a termine!^^ Spero solo
che voi siate pazienti!^^ Bacini Shi*
Capitolo 17.
Quando si fa chiarezza su molte cose!
Passarono alcune sere dalla festa di gala ed Amina, stanca
ed annoiata, decise di invitare a cena i suoi due amici. Era da un po’ che non
li rivedeva e desiderava più di ogni altra cosa chiacchierare un po’ con loro,
per scaricare la tensione e divertirsi. Li chiamò al telefono di casa ma,
mentre riuscì a contattare Elijah, non fu capace di rintracciare Orlando,
sembrava sparito nel nulla. Aveva la segreteria telefonica accesa da un paio
d’ore e, alla ragazza, venne in mente che fosse occupato con il suo lavoro. La
sera designata si era data molto da fare, sperando di cucinare qualcosa di
decente e non solo un piatto di pasta con il burro ed un cesto d’insalata. Aveva
scelto di fare le lasagne, i crostini al tartufo ed olio, involtini di pollo
farciti con la mortadella e, dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo,
crostata di mirtilli. Era stata in cucina per diverse ore ma cercò di
mettercela tutta, per dimostrare a sé stessa che non era brava solo a preparare
cocktail. Alle 19.00 sentì il campanello. Andò ad aprire con un guanto da forno
su una mano ed una teglia di lasagne sull’altra.
“Oh, ciao Elijah! Entra pure!” Disse
lei aprendo la porta con un piede.
“Mi sa che sono
arrivato in un momento critico eh?” Rispose lui squadrandola.
“Non ti preoccupare,
stavo giusto per infornare le lasagne. Se intanto vuoi metterti seduto da
qualche parte…basta che non ti metti sopra il tavolo, è più sporco di una
latrina!” Amina rise e gli indicò il suo piccolo tavolino pieno di avanzi di
sugo, schizzi di besciamella e pezzi di mirtilli.
“Mi accontento del
divano, comunque grazie dell’avvertimento!”
“De nada!”
Lui la osservò
mentre mise in forno la teglia, pulì il tavolo e poi riassettò. Si era messa un
grembiule rosa con i fiorellini e faceva proprio ridere vestita così, sembrava
una sposina novella! Elijah sghignazzò un po’ ma alla fine decise di darle una
mano lavando le pentole. Dopo un quarto d’ora ebbero finito e così, sedendosi
sul divano, si misero a dialogare.
“Allora, cosa mi hai
preparato di buono questa sera? Spero che tu non abbia messo del topicida nel
cibo!” Esordì lui, sospirando per la fatica.
“Mah, all’inizio ero
tentata però, ho deciso di lasciarti vivere ancora qualche giorno. Poi, per il
cibo, è una sorpresa! Non so se sia roba commestibile, credimi, però ho deciso
di impegnarmi per poter migliorare!”
“Brava, così si
parla! Prima o poi anche tu dovrai metter su famiglia, non credi?”
“Certo, ma in questo
momento è uno degli ultimi pensieri che ho per la testa. Comincerò a pensarci
su quando sentirò che è ora…momentaneamente voglio seguire i miei sogni!” Amina
alzò un po’ la testa e guardò il soffitto chiudendo gli occhi.
“Che genere di
sogni?”
“Non ne ho molti, ma
vorrei tanto potermi guadagnare da vivere vendendo i miei disegni. Sarebbe la
cosa più fantastica che mi potrebbe succedere ma…non punto così in alto. Sono
una persona piuttosto realistica e so bene che, prima di tutto, bisogna trovare
un lavoro che ti permetta di sopravvivere. Però immagina come sarebbe bello,
vedere le mie creazioni ad una mostra o cose del genere!”
“Sarei molto
contento per te!” Rispose lui, ridendo.
“E tu non hai dei
sogni?” Chiese lei piuttosto incuriosita.
“Direi che tutto
quello che volevo ce l’ho. Ho un buon lavoro che mi piace, si guadagna bene,
posso togliermi qualche sfizio e poi, fare l’attore, è sempre stata la mia
aspirazione!”
“In tal caso sono
strafelice per te! Credo che se una persona voglia veramente una cosa, alla
fine, può ottenerla! Meglio i rimpianti dei rimorsi, è il mio motto!”
“Cosa vorresti
dire?” Elijah non aveva afferrato bene il concetto ed era rimasto piuttosto
interdetto dall’ultima frase della ragazza.
“Vedi, non sempre
riuscirai ad ottenere ciò che vuoi ma, se non ci provi, come fai a saperlo? Se
non ti butti a capofitto in una cosa avrai sempre il dubbio che ce l’avresti
fatta…ed è qualcosa che ti perseguiterà in eterno e, man mano che invecchi,
sarà nel tuo cuore. Io preferisco provare, tutt’al più non ce la farò ma almeno
dirò di aver tentato! Non sei d’accordo?” Lei aveva le braccia conserte e
parlava con voce piuttosto seria.
“Il tuo ragionamento
non fa una piega! Cambiando radicalmente discorso…tu alla fine hai scoperto
cos’era successo a Christy?”
“Mi ero
completamente dimenticata! Che sbadata, accidenti a me! Avrei dovuto
informarmi…non so che dirti, la conosco poco e non ho idea di cosa le passi per
la testa! Una cosa certa è che aveva una faccia sconvolta, mai vista così!”
“Anche a me ha dato
la stessa impressione. Secondo te cosa le sarà capitato?”
“Non ne ho la più
pallida idea. Magari problemi di famiglia o, nel peggiore dei casi, d’amore!”
Disse lei molto sconsolata.
“Come mai sei così
diffidente riguardo l’amore? Io credo che sia una cosa bellissima!” Elijah non
capiva i suoi punti di vista riguardo affetto amicizia ed amore. Diventava
molto fredda e razionale.
“Ci credevo pure io,
ma quando ti accorgi che in realtà non esiste nulla di così bello, ti senti
distrutta. Per l’amor di Dio, suppongo che alcune persone siano veramente
innamorate però, come dire, per me amare significa poter dare la vita per la
persona amata. Essere travolti da tante emozioni contrastanti tanto che ti si
gira tutto dentro, non riesci a formulare una frase con un senso e via
dicendo…Io credevo che esistesse il principe azzurro ma, da quello che ne so
io, vivono solo sulle fiabe.”
“A mio avviso tu sei
troppo pessimistica. Certo, l’amore della tua vita deve essere una persona
speciale però, questo è un sentimento che va costruito giorno per giorno, con
fatica e sudore. Io non credo al colpo di fulmine e tantomeno al destino, sono
solo delle invenzioni poetiche per farci sognare di più. Ma stai pur certa che
quando arriverà la persona giusta te ne renderai conto, anche se non arriva
cavalcando un cavallo bianco.”
“Che ti devo dire,
la pensiamo molto diversamente sull’argomento. Piuttosto, vado a controllare le
lasagne, non voglio che diventino carbonella!”
Amina si alzò dal
divano e si diresse verso la cucina. Non sapeva come era spuntato fuori quel
discorso, eppure, era stata molto felice di poter discutere con Elijah. Credeva
che, ascoltare delle persone con un modo di pensare diverso dal tuo, aiutasse a
crescere. Tuttavia lei era molto ferma e convinta riguardo le sue affermazioni:
l’amore è qualcosa di cui tanti ne parlano e pochi sanno realmente cos’è. Che
dire di più, una persona veramente ottimistica nei confronti dell’uomo! Quando
aprì il forno, notò con piacere che le lasagne erano cotte al punto giusto e,
facendo cenno ad El di sedersi sul tavolo, cominciò a servire i crostini. I
tartufi glieli aveva dati Giacomo, il proprietario della trattoria, ed erano
veramente squisiti; profumati e saporiti al punto giusto! Il ragazzo apprezzò
molto le lasagne, rimase stupito dal pollo con la mortadella (è un salume
diffusissimo solo in Italia, lo produciamo solo noi. NdShizuru117) e gradì la
crostata di mirtilli, anche se era un po’ bruciacchiata. Alla fine della cena
guardarono un po’ di tv e, nel frattempo, discutevano.
“Uffa, non c’è mai
un fico secco dopo cena! Io le odio tutte queste sit commedy!” Esclamò Amina
che, girando per l’ennesimo canale, aveva trovato la famiglia Jefferson.
“Che si guarda? Si
accettano volentieri delle proposte!” Le disse Elijah che si era quasi
completamente appoggiato sul tavolo.
“Musica? Guardiamo
cosa fanno su mtv…” Girando canale, la ragazza trovò il nuovo video di Robbie
Williams: Sexed up.
“Ma va? Questo video
lo mettono in continuazione, che palle!” Il ragazzo era sempre più disperato.
“E dai che ci poteva
capitare di peggio…magari Britney Spears!”
“Guarda che è
proprio un bel tocco di ragazza lei…”
“Ma fammi il favore,
a questo punto preferisco il caro vecchio Rob!”
“Ora che mi ci fai ripensare…tu lo conosci Robbie? Quando
eravamo venuti al tuo locale, io ed Ob ti abbiamo vista che parlavi
allegramente con lui!”
“Beh, diciamo che
gli ho dato una mano per il nuovo album, giusto un aiutino minuscolo. Adesso
che è saltato fuori l’argomento, tu lo sai che fine ha fatto Orlando?” Amina
provò a chiedere ad Elijah, magari lui sapeva qualcosa.
“Come mai questa
domanda improvvisa e poi, scusami se puntualizzo ma, con il discorso di prima
non ci azzecca niente!”
“Ma come siamo
pignoli!” Disse lei tirandogli uno scappellotto. “Lo volevo invitare a cena
assieme a te ma aveva la segreteria telefonica perenne! Io ODIO le segreterie,
quando mi fanno parlare da sola mi sento un’emerita deficiente…”
“Quello lo sei anche
se non parli con un telefono…” El provò a scherzarci su.
“Ti prego, di
umorista ce ne ho già uno, non ti ci mettere pure tu.”
“Va bene! Comunque
credo che oggi Ob avesse da fare con il nuovo copione. Deve mettersi d’accordo
con gli altri attori del film e poi mi sa che avevano un incontro con i
produttori e gli sceneggiatori.”
“Auguri! Hai voglia
a chiamare! Vabbè, semmai vi invito a prendere un caffè un’altra sera!”
Elijah andò via
verso le 23.00 e, dopo aver debitamente ringraziato Amy, sfrecciò via a tutta
birra. La ragazza era sfinita, era la prima volta che cucinava così tanto e non
credeva di affaticarsi parecchio. Appena finì di lavare i piatti andò a letto
e, mentre si stava svestendo, pensò che sarebbe dovuta andare da Christy il
giorno dopo. Avrebbe chiesto a Mark il suo indirizzo.
Dormì della grossa per
quasi dieci ore di fila e, alle dieci e mezzo di mattina, si alzò molto
svogliatamente. Fece colazione con quello che rimase della crostata e, dopo
essersi infilata un paio di jeans ed un maglione, uscì di casa e si diresse,
piena di buoni propositi, verso la ditta Petit fleur. Arrivò lì davanti a
mezzogiorno ed entrò senza tanti convenevoli, aveva piuttosto fretta. Trovò il
signor Oaudesy seduto sulla scrivania.
“Buongiorno Amina,
le serve aiuto?” Chiese lui alzandosi tendendole una mano e facendole segno di
sedersi.
“A dire la verità
sì. Mi dovrebbe gentilmente dire dove posso trovare la signorina Anderson, è
qui al lavoro no?” disse lei rimanendo in piedi e mettendosi le mani in tasca.
“Oggi ha preso un
giorno di ferie, è a casa. Se vuole le posso dare l’indirizzo.”
“Molto bene, ne
sarei felice. Devo ringraziarla per avermi accompagnata ad una festa un paio di
giorni fa.” Mentì spudoratamente, lui non si accorse.
“Vada alla quinta
strada, al numero 21. Dovrebbe trovarsi in casa, abita da sola.”
“Grazie infinite
Mark, un giorno mi sdebiterò!”
“Per così poco? Ma
si figuri! Arrivederci Amina.”
“Arrivederci”
Partì velocemente e
arrivò davanti a casa di Christy in quasi dieci minuti. Era andata a piedi, non
era molto lontano, e soprattutto non voleva spendere i soldi per prendere un
taxi. Sospirando, suonò il campanello e, dopo alcuni secondi, vide la donna che
apriva lentamente la porta. Era eccezionalmente diversa dal solito, struccata,
con tutti i capelli arruffati, un maglione larghissimo e i pantaloni della
tuta. Per un momento Amina pensò di aver sbagliato indirizzo ma, quando la
sentì parlare, capì di essere nel posto giusto.
“Come mai sei venuta
qui? Ti posso aiutare?” chiese Christy con voce piuttosto impastata,
probabilmente si era appena svegliata.
“Sì, c’è qualcosa
che potresti fare per me. Innanzitutto, mi faresti entrare in casa?”
“Prego, vieni pure
dentro e non far caso alla confusione.”
La casa della
signorina Anderson era abbastanza grande e molto graziosa. La donna aveva buon
gusto e si poteva ben capire da come aveva ammobiliato la sua dimora:
semplicemente. C’era giusto lo stretto necessario.
“Allora Amina, mi
spieghi il motivo della tua visita improvvisa?”
“A dir la verità sei
tu che dovresti spiegarmi la tua fuga. Come mai sei andata via così di volata
dalla festa di gala?”
“Avevo una cosa da
fare, qualcosa che non potevo proprio rimandare.” Disse Christy mettendosi
seduta sulla poltrona.
“Non voglio essere
scortese però, l’avevo già capito da sola. Vorrei solo sapere cos’è successo,
non chiedo di più. Ci hai fatto preoccupare molto!”
“Non è successo
niente davvero…”
“Smettila con questa
commedia, dimmi che ti è successo!” Amina stava perdendo la pazienza. Sapeva di
non poterle parlare in quel modo, però, doveva riuscire a farla sfogare.
“Non sono affari
tuoi, a mio avviso.”
“Non me ne interessa
niente! Tu stai male e, finché non mi dici cos’hai, non me ne vado da qui!!”
“Ti ho detto che non
è successo niente…” Christy aveva abbassato la testa e, in quel preciso
momento, Amy sentì che lei cominciò a singhiozzare.
“Ehi, ti prego non
fare così! Non volevo essere così invadente…è solo che ero preoccupata…” La
ragazza pensò che era colpa sua e si sentì un nodo in gola.
“Non è colpa tua…tu
non c’entri….sono io che…” Lei rispose con voce rotta dal pianto.
“Su, vieni qui”
Amina si avvicinò a lei e l’abbracciò più forte che poteva. Aveva intuito che
lei stava male e così cercò di consolarla meglio che poteva; offrendogli una
spalla su cui piangere. Lei ricambiò il suo gesto d’affetto e pianse molto.
Dopo qualche minuto si staccò da lei. “Hai voglia di parlare?”
“Sì, anche perché mi
dispiace di avervi fatto stare in pensiero. Ti avverto, sarà una cosa molto
lunga.” Disse lei asciugando le ultime lacrime.
“Ho molto tempo da
perdere, non ti preoccupare!” Si sedette su una delle sedie e fu seguita subito
dall’altra.
“Allora è meglio
cominciare dall’inizio. Tu, tempo fa, mi avevi detto che io ero molto bella e
ti sembravo una modella ricordi?” Christy prese un bicchiere d’acqua.
“Sì, è stata la
prima volta che ci siamo viste.”
“Beh, io una volta
ero una modella. Ero molto richiesta per le sfilate d’alta moda e il mio fisico
minuto mi era molto utile. Mi piaceva come lavoro ed è stato proprio durante un
defilè che ho conosciuto Mark Oaudesy. E’ stato tre anni fa e lui stava
cercando del personale per aprire una nuova ditta, unica nel suo genere e nelle
sue competenze. Dopo quella sfilata ci fu una festa e ho parlato con lui a
lungo e mi aveva quasi convinta a diventare una delle sue collaboratrici.
Decisi che sarebbe stata una prova in più per me ma non avrei comunque
abbandonato il mio lavoro di modella; lui sembrava d’accordo. I primi tempi
andò alla grande ma, dopo il primo anno, cominciarono i problemi. Dovevamo fare
molta fatica per trovare dei collaboratori ed io ero sempre più occupata con le
sfilate, di conseguenza, la mia presenza era sempre più rara. Non ricordo bene
come accadde, però, una sera, ci trovammo a casa mia per discutere dei debiti
sempre più grandi in cui stavamo incappando. Parlando, mi accorsi che era
veramente un uomo d’oro e, in qualche modo, finimmo a letto insieme. Da quel
momento cominciò la nostra storia e, per amor suo, abbandonai anche il mio
lavoro di modella, per dedicarmi sempre di più a lui. Sapevo bene che lui aveva
moglie e figli ma feci finta di niente, l’unica cosa che volevo era quella di
stare accanto a lui, in ogni momento. Ultimamente le cose tra di noi non
andavano molto bene e, la sera della festa, mi chiamò perché doveva dirmi una
cosa. Mi disse che sua moglie era di nuovo incinta e così aveva deciso di
troncare ogni tipo di rapporto con me. Gli spiegai che io ero disposta a
rimanere la sua amante ma lui disse che di me non gliene era importato mai
niente e veniva a letto con me solo perché ero giovane e bella. Tuttavia dovevo
continuare ad andare al lavoro come se niente fosse ma oggi proprio non ce l’ho
fatta e così mi sono presa una giorno di ferie.” Aveva raccontato tutto per
filo e per segno, non omettendo alcun particolare. Stava accarezzando il suo
bicchiere e aveva parlato tenendo un tono di voce piuttosto grave e serio.
“Cosa hai intenzione
di fare? Vuoi licenziarti?” chiese Amy un po’ sorpresa del racconto. Era
l’ultima cosa alla quale aveva pensato.
“Probabilmente sì.
Non voglio lavorare un secondo di più al fianco di un uomo così disgustoso.”
“Credimi, non ci
lavorerò più nemmeno io, mi fa troppo schifo.” Disse Amina sdegnata.
“No, tu devi
comportarti esattamente come prima. In fin dei conti a te non ha fatto niente
e, come se non bastasse, verrebbe di sicuro a sapere il motivo del tuo
improvviso abbandono.”
“A me non importa
niente delle conseguenze”
“A me sì, e guai se
provi a rescindere il contratto!”
“Ma…”
“Niente ma, non
ammetto repliche!” Christy la guardò sorridendo e prendendole una mano disse
“Fa che sia un piacere ok?”
“E va bene, solo
perché si tratta di te!” Amina rispose al sorriso.
“Mi fa piacere
sentirti dire queste cose.”
“Tu che farai?
Voglio dire, perché non riprendi il tuo lavoro di modella? Dopotutto hai ancora
un fisico mozzafiato e un bel volto, per non dire bellissimo! Fossi in te ci
riproverei!”
“Dici sul serio? Non
mi starai mica menando per il naso?” disse lei ridendo.
“Assolutamente no,
sono convintissima di quello che dico!”
“Allora ci farò un pensierino,
potrebbe essere una buona idea. Ora, non per mandarti via, però ho molto da
fare qui in casa, devo pulire e rimettere a posto un po’. Ci risentiremo ok? Ti
farò sapere come sto.” Christy si alzò dal tavolo e condusse l’amica alla
porta.
“Mi raccomando, è un
mio diritto sapere se stai bene!” Amy le schioccò un bacio sulla guancia.
“Certo! Ci
rivediamo.”
“Ciao ciao!”
Amina era molto
contenta di sapere il problema di Christy, almeno adesso poteva aiutarla a
superarlo. Si incamminò verso casa canticchiando un po’ e pensò un po’ a quello
che le era successo da quando era partita dall’Italia. Le sembrava così strano,
tutto quello che le stava succedendo. Neanche nei suoi sogni più fantasiosi
avrebbe trovato una situazione come questa: dipendente di una ditta
strampalata, amica di due attori e confidente di una modella-amante. Non c’è
che dire, il massimo della stranezza! Quando aprì il cancello di casa notò che
c’era qualcuno seduto sotto al suo portico, lo riconobbe subito.
“Toh, il figliol
prodigo è tornato all’ovile!” disse lei ridendo.
“Noto con piacere
che la tua simpatia è sempre la stessa!” Rispose lui.
“Che ci vuoi fare, è
un dono di natura! Come mai sei qui Orlando?”
“Mah, avevo notato
che sulla mia segreteria telefonica c’era segnato un numero che non aveva
lasciato nemmeno un messaggio e così, eccomi qua!”
“Non so se ridere
oppure piangere!” Si sedette anche lei.
“Fa un po’ come ti
pare! Piuttosto, perché non mi hai lasciato un messaggio, se mi cercavi?”
“Come ho detto ad
Elijah ieri sera…non sono ancora così scema da parlare con un telefono!”
“Allora, se mi è
permesso, come mai mi avevi cercato?” disse lui molto incuriosito.
“Avevo organizzato
una cena e volevo invitare te ed El, solo che alla fine è venuto solo lui. Ti
sei perso le mie favolose lasagne!” Disse lei molto soddisfatta.
“Magari c’è
qualcuno, lassù, che mi vuole bene!”
“Vorresti insinuare
che non cucino bene?”
“Non lo sto
insinuando, è vero!”
“Ma tu guarda che
stronzo!”
“Avvelenatrice!”
“Balordo!”
“Pericolo pubblico!”
“Babbeo!”
“Ok, sarò meglio
smettere che altrimenti il discorso non va avanti. Non mi hai trovato a casa
perché ero andato a cena con i produttori del mio nuovo film, tutto qua! Tu
piuttosto, dove sei stata?”
“Ero andata a fare
un po’ di luce su alcune cose, niente di speciale” Non voleva dire ad Orlando
della sua discussione con Christy e per questo si era tenuta piuttosto sul
vago. “Piuttosto, perché l’altra sera te ne sei andato via così presto?” in
quel momento Amina si era ricordata di quello che era successo dopo la festa.
“Beh, perché se mi
fossi fermato tu avresti avuto sicuramente qualcosa da ridire, ci saremmo
rimessi a discutere ed erano già le due di notte, avevo bisogno di andare a
letto!”
“Solo questo?”
“Sì, perché mi ero
scordato di dirtelo prima!”
“Facciamo finta che
ti credo. Comunque ti ringrazio, fa sempre piacere ricevere un complimento!”
Rispose lei molto ironicamente.
“Che ti credi,
guarda che sono un gentleman, io!” Disse lui in tono da finto offeso.
“Caspita, quanto
siamo permalosi!”
“Senti, io adesso
devo veramente scappare. Perché tu ed El non venite a prendere un caffè a casa
mia domani sera? Così, tanto per parlare un po’!” Lui si alzò dalla sedia e si
diresse verso la macchina.
“Ok, allora a domani
sera!”
“Sì, a domani!”
Amina lo guardò
andarsene e, portandosi una mano alla fronte, pensò che il ragazzo fosse un
caso clinico, senza speranza. Guardò l’orologio e, notando che erano le 13.30,
tirò fuori le chiavi ed entrò in casa. Magari avrebbe parlato di Christy ai due
amici la sera successiva, aveva bisogno di sentire delle opinioni sincere.
Questo capitolo è
stato un po’ patito ma, che dire, ho sempre meno tempo per scrivere. Vorrei
scusarmi del ritardo ma spero che, in ogni caso, continuiate a recensire! Mi
date una spinta in più con il mio ‘lavoro’!^^ La storia di oggi è un po’ strana
ma spero che apprezziate la stesso anche perché questo è un capitolo
FONDAMENTALE per il susseguirsi degli avvenimenti. Ancora scusa!^^ Bacini Shi*
Capitolo 18.
La paura del futuro…
L’indomani, dopo
aver comprato un po’ di cose per il suo locale, Amina andò, come d’accordo, a
casa di Orlando per prendere un caffè insieme a lui ed Elijah. Bussò alla porta
alle 21.00 e si trovò davanti un Ob piuttosto affannato e irrequieto.
All’inizio non ci fece caso ed andò a poggiare il suo cappotto
sull’appendiabiti ma, in seguito, la cosa divenne molto più palese.
“Ehi, è per caso
successo qualcosa di cui non sono a conoscenza?” Chiese lei piuttosto
angosciata.
“Non so cosa
pensare. E’ da questa mattina che provo a telefonare ad El ma lui, niente! Il
telefono di casa squilla a vuoto, il cellulare sembra deceduto e, come se non
bastasse, non è neppure andato via per motivi di lavoro!” Disse lui,
continuando a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli, per scaricare la
tensione.
“Ma dai, guarda che
non è mica un bambino. Penso che sappia badare a sé stesso!”
“Permetti, io
comincio a preoccuparmi seriamente!”
“In un certo senso
ti capisco però, come dire, se fosse successo qualcosa lui ce l’avrebbe di
sicuro detto, non credi?”
“E’ qui che ti
sbagli!” Orlando sbattè un pugno sul tavolo “Quell’idiota, quando ha un
problema, non dice mai niente a nessuno! Così uno sta qui come uno stoccafisso
senza poter fare assolutamente nulla per lui!”
“Calmati, per
favore! Mi stai facendo paura! Io non conosco bene Elijah ma, se fosse successo
qualcosa di veramente grave, ci avrebbe di sicuro avvertiti. Ora
tranquillizzati e, sai com’è, vorrei avere la mia tazza di caffè, se non ti
spiace” Amina aveva cercato di sdrammatizzare e così aveva detto l’ultima frase
con una punta di ironia.
“Magari hai ragione.
Adesso te la preparo” Orlando sembrava più sereno e così si alzò dalla sedia
sorridendo.
“Alla svelta,
cameriere!”
“Ehi, se fai così te
lo prepari da sola!”
“Ma sentilo, hai
anche il coraggio di ribellarti?”
“Perché, sennò cosa
mi fai?” Disse lui un po’ maliziosamente.
“Qualcosa che può
superare la tua immaginazione!”
“…per esempio?”
“Questo!” E gli
rifilò un poderoso calcio nel didietro “Ed è solo un antipasto!”
“Sono arrivato ad
una conclusione, non voglio assolutamente assaggiare il dessert!” Rispose lui
massaggiandosi la parte ‘colpita’.
“Bravo, tutto ciò è
molto saggio da parte tua!” Disse lei annuendo con la testa.
“Caspita, abbiamo
una filosofa tra di noi!”
La ragazza, in
seguito, gli spiegò tutta la situazione di Christy e, immediatamente, lui capì
il motivo della sua improvvisa fuga dalla festa. Non riusciva a capacitarsi di
come, una donna bella ed attraente come lei, si era confusa con un uomo della
risma di Oaudesy. ‘L’amore ti fa fare tante cose folli’ gli aveva detto lei. La
sera proseguì abbastanza tranquillamente ma si sa che, dopo un periodo di calma
piatta, arriva sempre la burrasca. Amina andò via da casa di Orlando a
mezzanotte e si era divertita molto; ridendo e scherzando con lui, riusciva per
un attimo ad estraniarsi dal mondo il che, le faceva veramente bene. Il giorno
dopo decise di andare a casa di Christy per sapere come stava e, passando
davanti ad una pasticceria, le prese un bombolone alla crema e, all’edicola, un
paio di giornali. Quando bussò alla porta si accorse, con grande piacere, che
l’amica era molto più in forma.
“Amina, che bella
sorpresa! Come mai da queste parti?” Chiese la donna facendola entrare in casa.
“Avevo deciso di
venire a vedere come stavi ma, da quello che vedo, ti sei già ripresa alla
grande!” Amy era veramente molto contenta di vedere la signorina Anderson
sorridere.
“A dire il vero no,
però sto cercando di affrontare questa brutta situazione meglio che posso.
Dopotutto, una persona mi ha detto che bisogna tirare avanti con un sorriso…”
“La conosco anche
io, solo che non sempre è così saggia come sembra!”
Le due si misero a
ridere e, mentre Amina si era seduta sulla poltrona, Christy farfugliò qualcosa
e cominciò a bazzicare in cucina. Dopo qualche minuto tornò con una bella torta
al cioccolato.
“Tieni, questa è per
te. L’avevo fatta ieri sera per tenermi impegnata e poi, alla fine, mi è venuta
veramente bene così…beh, tu mi hai aiutata e mi sembrava doveroso e poi…se devo
prendere in considerazione il fatto di ritornare modella, tutti questi grassi
mi fanno solo male!” Stava offrendo l’intera torta ad Amina. Si vergognava un
po’ e così era leggermente arrossita.
“Io non so se, cioè,
posso davvero prenderla?” Strano a dirsi, pure Amy si sentiva a disagio. Non le
capitava quasi mai ma, trovandosi di fronte ad una persona amabile come
Christy, diventava improvvisamente impacciata.
“Certo, te l’ho
detto, te la meriti!”
“In questo caso non
so proprio cosa dire…anche se la parola esatta sarebbe grazie! Solo che ora il
mio bombolone non ti serve più visto che non puoi mangiare porcherie!
Accidenti, non ne faccio una giusta!”
“Ma và! Lo accetto
volentieri, fa sempre piacere ricevere un regalo!”
“Concordo
pienamente!” le due donne si misero a ridere. Amina si alzò e prese dalla sua
borsa i giornali che aveva comprato prima “Senti, forse questi potrebbero
servirti per ricominciare a lavorare. Sono alcune riviste di moda e, che so,
potresti notare qualche vestito che…” non finì la frase che Christy ricominciò
a ridere. “Ho detto qualcosa che non va?”
“Ti posso fare una
domanda dal cuore? Tu sai qualcosa del mondo della moda?”
“Le mie conoscenze
si limitano ai negozi con la roba esposta…” Ammise.
“Lo immaginavo.”
“Me la devo
prendere?” Disse lei scherzosamente.
“No, assolutamente!
E’ normale che tu non sappia cosa fare, non ci sei abituata. La prima cosa,
indispensabile, è quella di andare da un’agenzia di moda, presentare un book
fotografico e, in seguito, si viene ingaggiati per qualche sfilata. Lo capisci
perché ho riso?” Disse lei molto dolcemente.
“Ancora mi devi
spiegare perché, quando sono con te, faccio sempre la figura dell’idiota!”
Rispose Amina scherzosamente.
“Secondo me non è
vero…”
“Non cercare di
consolarmi che…un momento, mi sta squillando il telefonino. Potresti aspettare
che vado a rispondere?”
“Certo, vai pure.”
Amina si alzò in
fretta e furia e, rovistando nella sua borsa, trovò l’aggeggio infernale che
emetteva una simpatica suoneria con la marcia di Radezky. ‘Maledetto il giorno
che hanno inventato questi affari!’ Pensò. Vide che il numero che la chiamava
era quello di Orlando e non riusciva a capire il motivo di quella telefonata
improvvisa.
“Pronto?”
“Amina, sia
ringraziato il cielo! Per fortuna che hai risposto!”Disse lui in un soffio.
“Cosa succede Ob?
Come mai mi hai chiamata?”
“Sono a casa tua
e ho visto che non c’eri, così, ho sperato con tutto il cuore che tu avessi con
te il cellulare!”
“Non tenermi sulle
spine, c’è qualche problema?”
“Elijah,
quell’idiota è all’ospedale e non ci ha detto niente!”
“O mio Dio, come mai
l’hanno ricoverato?” Amina si era messa una mano sul petto, incredula.
“Lui non ha fatto
niente, hanno ricoverato sua madre per un tumore al fegato!” Nemmeno
Orlando credeva alla parole che stava dicendo. La ragazza avvertì chiaramente
che era salito in macchina e sentì il motore accendersi.
“Perché quello
stupido non ci ha detto niente?!” Lei, più che arrabbiata, era spaventata…e
molto.
“Saranno domande
che potrai rivolgere al diretto interessato…”
“Cosa stai dicendo?”
“Dimmi
immediatamente dove sei. Ti vengo a prendere e poi andiamo all’ospedale
insieme!”
“Sono al 21 della
quinta strada. Fai presto!”
“Volerò, se
necessario.”
La comunicazione si
interruppe ed Amina rimase per qualche secondo a fissare il suo telefono. Le
venne voglia di sbatterlo ad un muro e di spaccarlo in mille pezzi, tale era la
sua frustrazione. Ancora non si capacitava di quello che stava succedendo e,
soprattutto, della velocità con cui stava succedendo. Solo due giorni prima
aveva visto Elijah a casa sua e le era sembrato piuttosto rilassato a
tranquillo. Era totalmente immersa nei suoi pensieri quando si sentì chiamare.
“Amina, cos’è
successo? Hai un’espressione indescrivibile…” Disse Christy piuttosto in ansia.
“Eh?” non si era
ricordata di essere a casa dell’amica. “Scusami, mi ero dimenticata di te…è
successo un casino, un brutto ed immenso casino. Tra poco verrà a prendermi
Orlando ed andiamo all’ospedale. Hanno ricoverato la madre di Elijah…” Abbassò
gli occhi “…le hanno diagnosticato un tumore al fegato…”
“……oddio……” fu
l’unica cosa che riuscì a dire. Dopo qualche istante sentì il clacson di una
macchina.
“Io vado, mi
dispiace di andarmene così presto.”
“Ma sei scema?
Muoviti ad andare e dì ad Elijah che, indirettamente, anche io sono con lui.”
“Lo farò. Ciao
Christy.”
“Ciao”
Non appena Amina
uscì fuori, notò la macchina di Orlando e lo vide mentre le faceva cenno di
muoversi. Salì senza tante premure e il ragazzo sfrecciò ad una velocità
assurda. Lei notò che era piuttosto agitato e decise di starsene zitta; solo
dopo alcuni istanti notò che lui la stava guardando, molto smarrito. Amy non
sapeva proprio cosa fare e, istintivamente, prese una delle sua mani per
cercare di fargli forza. Sapeva bene che suo padre era morto quando lui era molto
piccolo e anche lei, sotto questo punto di vista, non aveva vissuto una bella
storia e non volevano che Elijah rivivesse tutto quello che avevano passato
loro. Orlando apprezzò il suo gesto e strinse forte la sua piccola mano,
cercando di non pensare a tutto quello che stava succedendo. Quando arrivarono
davanti al Memorial Hospital, parcheggiarono la macchina alla meglio e, di
corsa, entrarono all’ospedale.
“Tu lo sai dove
l’hanno portata?” Chiese Amina mentre correva.
“Non ne ho la più
pallida idea. Bisognerebbe chiedere alla reception.”
“Senti, ma tu lo sai
cos’è accaduto, di preciso?”
“Ho telefonato alla
sua agente e mi ha detto che ieri mattina hanno ricoverato sua madre d’urgenza.
All’inizio aveva avuto qualche dolore di pancia e ci aveva fatto poco caso
poi…il resto della storia la sai”
“Se prendo quel
disgraziato di El lo riduco in polpette! Gli capita una cosa del genere e ci
taglia fuori, pazzesco!”
“Non so se la cosa
ti può interessare ma, il diretto interessato è proprio a dieci metri da noi!”
Detto questo, Orlando prese Amina per un braccio e se la portò dietro fino a
quando non furono davanti all’amico. Inutile dire che quest’ultimo era rimasto
molto stupito di vederli lì, non li aveva neppure avvertiti. Fu colto dal
panico.
“Co…co…co…come avete
fatto a venire qui?” Disse piuttosto incredulo.
“Abbiamo preso la
macchina e ci siamo arrivati, razza di deficiente patentato. Ma che ti è
saltato in mente di non dirci niente?!” Orlando era piuttosto alterato.
“Non credo che siano
fatti vostri…” Rispose lui malamente.
“Fatti nostri? FATTI
NOSTRI?! CON QUALE FACCIA MI VIENI A DIRE CHE NON SONO FATTI NOSTRI?!”
“Questo è un
problema che riguarda solo me, e solo me doveva riguardare.”
“Dio, guardati! Sei
ridotto peggio di uno straccio e ci vieni a dire che dovevamo starcene a casa
tranquilli?”
“Sarebbe stato molto
meglio.” Elijah era veramente inviperito, non sembrava più il tranquillo El che
conoscevano.
“Cosa?”
“FUORI DAI PIEDI!”
Dopo aver detto questo si rifugiò in una stanza e sbattè violentemente la
porta. Orlando era veramente interdetto, non si era aspettato una sfuriata del
genere, soprattutto dal pacifico e pacato Elijah. Cominciò a respirare
affannosamente e, per un momento, fu tentato di entrare e di rompergli il muso,
in quel preciso istante. Tuttavia decise di fare la cosa più saggia e, con
tutta la calma che poteva, si mise a sedere su una poltrona della hall. In
compenso, Amina non era del suo stesso parere.
“Ti sembra questo il
momento di mettere il culo su una sedia?” Disse la ragazza a voce alta.
“Io non posso fargli
cambiare idea, non se la sente ancora di parlare con noi.” Lui era piuttosto
arrabbiato ma non ci poteva fare niente, l’amico aveva deciso.
“Ora lo vedi se mi
sente” Disse lei in italiano. Orlando non capì assolutamente cosa aveva detto
ma, vedendola andare come una furia dentro la stanza dove era Elijah, intuì le
sue intenzioni.
Amina non riusciva a
concepire il comportamento dei suoi amici. Sarà perché lei era una donna, sarà
perché era un’italiana, sarà perché era una testona, però si era veramente
incavolata come un’ape. Le potevano dire tutto ma, di farla stare fuori da una
cosa del genere, proprio no. Spalancò la porta e la richiuse con foga attirando
su di sé l’attenzione di Elijah: la guardò perplesso e lei rimase sull’uscio
con gli occhi fissi su di lui.
“Mi sembrava di
avervi detto di starvene fuori. Esci immediatamente da qui!” Disse lui alzando
la voce.
Lei continuò a
guardarlo, ignorando quello che le diceva.
“Cos’è, siamo
diventate sorde d’un tratto?”
Amina non accennava
né a muoversi, né a parlare.
“HO DETTO DI LEVARTI
DAI PIEDI!” Dicendo questo, si alzò furiosamente dal letto e si avvicinò alla
ragazza, con la chiara intenzione di volerla buttare fuori con la forza.
Tuttavia, prima di riuscirci, prese uno schiaffone in pieno volto.
“PENSI DAVVERO DI
FARMI PAURA EL? TI PREGO, NON FARMI RIDERE. SUL SERIO, CREDI CHE IO BEVA LA
STORIA CHE TU STIA BENE? PENSI CHE NON SAPPIAMO COME AIUTARTI? PENSI CHE IN
QUESTO MOMENTO ESISTE SOLO IL TUO DOLORE E NESSUN ALTRO? PENSI CHE NON SAREMMO
IN GRADO DI CAPIRTI? MI DISPIACE DELUDERTI MA, SE NON HAI UNA SCUSA
CONVINCENTE, IO RIMANGO QUI FINO A DOMATTINA, SE NECESSARIO.” Non ce l’aveva
fatta a resistere e così si era messa ad urlare. Sapeva bene come si stava in
quelle situazioni e, non avere un amico al tuo fianco, era ancora peggio.
“Perché…” Elijah la
stava guardando con i suoi grandi occhi blu che, pian piano, si stavano facendo
sempre più lucidi. “Perché mi frendete le cose più difficili di quanto non lo siano
già?”
“Noi stiamo cercando
solo di esserti vicini, sforzati di capirlo!”
“Voi non capite come
mi sento io…”
“Con quale coraggio
mi dici questo? Io ci sono passata molti anni fa ed allora non avevo neanche un
amico che voleva starmi accanto. E’ difficile affrontare tutto da soli e te lo
dice una che lo sa…”
“Non volevo farvi
star male per colpa mia…” Disse con voce bassissima.
“Quello che stai
facendo ci fa star male ancora di più! Io sono qui perché sono un’inguaribile
cocciuta ma anche Orlando, che è di là, non se la passa meglio. Se tu non ci
dici come stai, come possiamo aiutarti?”
“Perdonatemi…è solo
che…io…”Non riuscì a finire la frase che si accasciò per terra e cominciò a
piangere. Era stato sveglio tutta la notte e, alla fine, non ce l’aveva fatta a
reggere. Amina sapeva bene qual’era il suo stato d’animo; la possibilità di
perdere una persona cara ti attanaglia l’anima, e non vuole andarsene più via.
All’inizio non sapeva cosa fare ma, cingendogli le spalle disse:
“Su, stenditi un po’
sul letto e piangi, ti farà bene.” Lui, con un cenno della testa, acconsentì.
Si sdraiò e poi continuò a piangere, lacrime amare e liberatorie.
Elijah le prese la
mano e, portandola sulla sua fronte, la strinse più che poté. Ad Amina faceva
male vederlo così ma non sapeva che fare per farlo stare meglio. L’unica cosa
di cui aveva bisogno era sfogarsi. Passò un’ora e il ragazzo si addormentò sul
letto della camera; Orlando entrò per vedere cos’era successo.
“Allora, sta bene?”
Chiese lentamente, notando che l’amico dormiva.
“Sì, ha pianto
parecchio ma ora credo che si sia un po’ tranquillizzato. E’ stato sveglio
tutta la notte ed è per questo che si è addormentato.”
“Mi dispiace, non ho
fatto niente per farlo stare meglio.” Abbassò gli occhi.
“Non è vero! Le tue
parole lo hanno colpito molto più di quello che credi.” Alzò un po’ la voce e,
per un momento credette di aver svegliato Elijah. Falso allarme, si stava solo
muovendo per il sonno.
“Grazie, mi fa
piacere sentirtelo dire.” Orlando le si avvicinò e, con calma, aiutò Amina a
divincolarsi dalla stretta dell’amico.
“Ho solo detto la
verità.” Uscirono dalla camera e lei si appoggiò al muro, esausta. Il ragazzo
si mise vicino a lei.
“Faranno
l’operazione questa notte. Non sanno di preciso se morirà oppure no quindi non
si sono sbilanciati più di tanto con le previsioni. Mi ci è voluta una vita per
spillargli queste poche informazioni, ho dovuto inventargli che ero suo cugino.
Il tumore è ad uno stadio piuttosto avanzato e devono controllare se riescono a
tagliarlo via senza incidere le funzioni vitali del fegato stesso. Si avranno
risultati chiari solo domani, dobbiamo solo aspettare…”
Questo capitolo è stato un po’ patito ma, che dire, ho sempre meno tempo
per scrivere
Rieccomi qua! Come
promesso, sto cercando di scrivere più velocemente visto che ho tre giorni di
vacanza! Sapete, spero che la mia storia vi piaccia! A proposito, piccola nota
per capire il capitolo: nella realtà la madre di Elijah si chiama Debra, sua sorella
Hannah e suo fratello Zachariah, mi sono informata per benino^^. Mi raccomando,
fatemi sapere! (kaori28...speriamo che il mio sogno con il tuo amico d’infanzia
si avveri…che figata!^^)! Un megabacione alla Tulla, la Rossy, la Lara,
Dolcemaia, Moon, JulyAneko, Kaori28 e ad Itsuki86, SIETE MITICHE RAGAZZE!!^^
Bacini Shi*
Capitolo 19.
Niente di più, solo…grazie!
Orlando ed Amina erano arrivati all’ospedale qualche
minuto prima delle quattro e decisero che avrebbero fatto forza ad El finché
l’operazione non fosse finita. Sua madre era stata ricoverata d’urgenza ma,
fino alle 23.00 non potevano operarla e così, per tutte quelle ore, si erano
messi a parlare del più e del meno, cercando di far distrarre Elijah. Quando
lei entrò in sala operatoria, tutti e tre erano rimasti lì fuori, con il cuore
in gola, nella speranza che sarebbe andato tutto per il meglio. Tuttavia, era
un intervento molto delicato e ci sarebbero volute molte ore.
“Sentite ragazzi, io
vado a prendere qualcosa da bere alla macchinetta delle bibite. Volete
qualcosa?” Chiese Amina agli amici. Erano seduti in una panchina di fronte alla
porta dove, poco prima, era entrata la madre di Elijah.
“Potresti prendermi
del the, per piacere?” Disse Orlando senza alzare lo sguardo.
“Tu vuoi qualcosa El?
Magari un po’ di caffè…”
“No, grazie. Non
voglio niente…” Aveva la voce rotta, stava ricominciando a piangere.
“Ascolta, vorresti
venire un attimo con me? Andiamo a prendere qualcosa e poi ti porto in un
posto. Ci stai? Lo so che è difficile per te ma, ti diranno il risultato tra
minimo tre ore quindi, prima che sappiamo la verità, devo farti assolutamente
vedere una cosa…” Alla ragazza faceva male vederlo ridotto in quello stato e
cercava di fargli impegnare la mente in altri pensieri.
“Amy, non so se ce
la faccio…” Le rispose Elijah.
“Dai, qui rimango
io. Voi andate pure e tu cerca di rilassarti ok?” Orlando aveva appoggiato una
mano sulla spalla dell’amico e gli aveva sorriso.
“Va bene…” Si alzò e
Amina lo prese sottobraccio.
Camminarono a lungo
negli intricati corridoi dell’ospedale. La ragazza non aveva detto una parola e
continuava a guardarsi in giro, come nella speranza di trovare qualcosa o
qualcuno. Sorpassarono la macchina delle bibite e cominciarono a salire con le
scale finché non si ritrovarono all’ultimo piano. Elijah non capiva quello che
cercava di fare e, allo stesso tempo, la guardava stranamente, come non aveva
mai fatto prima. Se ci ripensava, gli pareva incredibile che la sua vita fosse
cambiata così tanto da quando la conosceva. Non erano amici da molto tempo,
eppure, lei si prodigava sempre per strappare un sorriso a chiunque. Si sarebbe
sempre ricordato di quello che stava facendo per lui, lo sosteneva in uno dei
momenti più difficili della sua esistenza e gli era grato. Alla fine, giunsero
alla porta che dava sul tetto. Lei, con una forte spinta, aprì l’uscio. Era
molto ampio e spazioso, con un ringhiera di ferro tutt’intorno e tirava una
piacevole brezza.
“Vieni, non è ancora
finita la sorpresa!” Amina andò alla parte est e si appoggiò alla ringhiera,
guardando di sotto “Guarda!” Ed indicò con un dito la città.
“E’…meraviglioso!”
Elijah era andato accanto a lei e vide lo splendido panorama. Tutta Los Angeles
era piena di luci e di colori e, da lassù, potevi essere il re del mondo.
“Spettacolare, vero?
L’ho scoperto per caso un paio d’ore fa. Un dottore mi aveva detto di venire a
dare un’occhiata e sono rimasta così colpita che ho pensato di ritornarci.”
“Ti ringrazio Amy,
sei veramente gentile a fare tutto questo per me!” il ragazzo si era messo
seduto per terra e continuava ad osservare la città.
“Ordinaria
amministrazione!” Disse lei ridendo; riuscì a strappargli una sorriso.
“Sei buffissima.
Delle volte mi chiedo se non è stato il destino a farci conoscere, Orlando ed io
siamo stati davvero fortunati…”
“Oserei dire
sfortunati, credimi! La mia è una specie in estinzione!”
“Allora dobbiamo
preservarti…non credi?” Elijah sorrise di nuovo, si sentiva più leggero.
“Che bello vederti
un po’ più rilassato! Un giorno o l’altro, tu e quello scemo di Orlando, mi
farete morire di crepacuore!” Disse lei stiracchiandosi.
“Mi dispiace di
avervi fatto preoccupare ma…credevo che era una faccenda che riguardasse solo
me…” Ricevette un pizzicotto in una guancia. “Ahi!”
“Certo che voi
uomini siete proprio dei casi clinici! Tu non devi dar ragione alla mente, ma
al cuore. E’ vero, fa male coinvolgere i tuoi amici nei tuoi problemi però,
come si può sopportare tutto questo peso da soli? Non voglio che tu soffra come
ho fatto io, è difficile guardare avanti se qualcuno non ti tende una mano e
non ti aiuta ad alzarti. Certo, questa è solo psicanalisi da quattro soldi e,
con ciò, non voglio che ti crei delle illusioni per quello che riguarda tua
madre. Spero dal profondo del mio cuore che si salvi ma, se tu non preghi per
la sua salvezza, avrà un motivo in più per andarsene. Non credi che lei
vorrebbe poter rivedere il tuo viso, domani? Secondo me sì.” Si abbassò “Sii
forte e spera, con tutte le tue forze! Vedrai che Dio non te la porterà via,
lui è buono e sa quanto male ti farebbe!” La ragazza lo guardava con tutta la
dolcezza di cui era capace e gli occhi di Elijah si riempirono di lacrime di
nuovo.
“Sai, mi hai fatto
capire una cosa…non bisogna restare passivi davanti ai problemi, bisogna
affrontarli. So bene che non ho il potere di fare nulla, in questa situazione,
però devo stare vicino a mia madre anche solo spiritualmente, affinché domani
io possa abbracciarla di nuovo!” Il ragazzo si asciugò gli occhi e poi
abbracciò Amina “Grazie”
“E di che? Gli amici
servono a questo!” Lei si liberò dalla sua stretta e, prendendolo per un
braccio disse “Su, altrimenti Ob ci da per dispersi!”
Elijah si sentiva
veramente risollevato, era sì preoccupato da morire per sua madre, però, era
come se gli avessero tolto un peso dallo stomaco. Parlare con Amina
rappresentava qualcosa di speciale per lui, come se lei fosse sua sorella
maggiore. Certo, non che Hannah fosse menefreghista, però non aveva la
particolare capacità di capirlo al volo, anche solo con uno sguardo.
Ritornarono da
Orlando qualche minuto dopo e, come promesso, gli portarono il suo the.
“Ce ne avete messo
di tempo! Allora, come ti senti El? Va un po’ meglio?” Disse lui alzandosi e
prendendo la lattina dalle mani dell’amica.
“Sì, adesso mi sento
meglio. E tutto grazie a questa disastrata!” Elijah accennò un piccolo sorriso
e si girò verso Amina.
“Ma tu guarda che
irriconoscenti! La prossima volta che mi venite a chiedere un piacere vi do un
calcio nel deretano!” Disse lei dando uno scappellotto a tutti e due.
“Perdono!” Disse
Orlando alzando le mani.
Anche se Elijah si
sentiva un po’ meglio, l’atmosfera era comunque tesa. Era da molto tempo che la
donna era entrata in sala operatoria e ancora nessuno aveva detto niente ai tre
ragazzi. Ben presto Amina si addormentò e gli altri due cominciarono a
camminare su e giù nervosamente per il corridoio. L’intervento durò cinque ore,
anziché tre, come avevano diagnosticato da principio, e i medici diedero il
loro responso alle quattro e mezza di mattina. Il primo ad uscire fu il
chirurgo, Elijah si precipitò subito da lui.
“Avete finito, come
sta mia madre?” chiese impazientemente. Lui si tolse la mascherina.
“Sarò sincero,
l’operazione si è rivelata molto più difficile del previsto. L’incisione è stata
molto più ampia e il fegato non era in buone condizioni…” Non riuscì a finire
la frase.
“Vuole dirmi che è
morta?” Disse Elijah al colmo della disperazione.
“No, è stata molto
fortunata. Se fosse arrivata qui qualche giorno dopo non ci sarebbe stato
niente da fare ma, per fortuna, l’abbiamo salvata. Tuttavia, dovrà fare una
dieta molto rigida perché, in ogni caso, le funzioni del fegato si sono
ridotte. Niente più alcolici, pochi grassi, molte verdure e mezz’ora di
movimento fisico al giorno. Adesso l’hanno riportata nella sua camera, la
potrete vedere domani.”
Elijah non riusciva
a credere alle sue orecchie: sua madre era ancora viva. Era talmente incredulo
che si voltò verso i due amici per vedere se stava sognando oppure no. Vide
Orlando con gli occhi sgranati e un sorriso ebete, mentre Amina, appena
svegliata, era rimasta ferma dov’era.
“E’ salva…” Disse Ob
al colmo della felicità. Lui, assieme all’amica, corsero verso El
abbracciandolo. “E’ ANCORA VIVA!”
Rimasero così a
lungo e ognuno, di tanto in tanto, cacciava un urlo di gioia. Certo, non che
avessero visto ancora Debra, però, erano al settimo cielo. Il chirurgo gli
disse che dovevano fare silenzio perché era ancora molto presto e li mandò in
una stanza vuota, dove avrebbero potuto dormire per due o tre ore. Si
addormentarono velocemente, avevano avuto una giornata lunga e snervante e
avevano veramente bisogno di riposarsi un po’. Il primo ad alzarsi, il mattino
successivo, fu proprio Elijah. Si precipitò in camera della madre e vide che Zachariah
ed Hannah erano arrivati prima di lui.
“Come sta, da quanto
è sveglia?” Chiese il ragazzo ad un’infermiera.
“Ha aperto gli occhi
qualche minuto fa, non è nel pieno delle forze, però riesce a parlare
abbastanza bene.” Gli rispose, dopodiché se ne andò chiudendo la porta.
“Sia ringraziato il
cielo. Voi da quanto tempo siete qui?”
“Un’oretta, tu dove
sei stato?” Gli disse sua sorella.
“Ho dormito in una
stanza qui all’ospedale, assieme a due miei amici. Siamo stati svegli tutta la
notte e, non appena il medico ci ha dato il responso positivo, siamo crollati
dal sonno e dalla stanchezza, non avevamo chiuso occhio. Piuttosto mamma, ti
senti meglio?”
“Sarò sincera con
te, figlio mio, in passato sono stata molto meglio. Sapete, sono contenta di
potervi vedere di nuovo; per un attimo ho temuto che fosse tutto finito.” Disse
Debra, girando la testa verso Elijah.
“La cosa che conta
di più è il fatto di poterti riabbracciare di nuovo. Ti vogliamo tutti bene e
lo sai!” Dopo aver detto questo, tutti e tre i fratelli abbracciarono la madre,
era così bello poterla sentire…viva.
Altrove, in un’altra
stanza, Orlando si era appena svegliato e si era tirato a sedere sul letto. Si
ricordava vividamente la sera precedente (mi ci è scappata la rima! Scusate
l’interruzione, però, è stupido pensare che sono contenta per Elijah, ma in
realtà lo sono sul serio!^^NdShizuru117) ed era ancora piuttosto affaticato e
stanco. Notò che, accanto a lui, stava dormendo Amina. Gli venne in mente la
notte ‘movimentata’ in Trentino e non potè fare a meno di ridere, quella volta
lei ed El gliel’avevano combinata davvero grossa anche se, in fondo, se l’era
proprio meritata. La ragazza, sentendo i rumori, si svegliò.
“Mamma mia che
sonno…oh, ciao Ob!” Disse lei stropicciandosi gli occhi con una mano. Lui si
chinò verso di lei.
“Allora, ti è
piaciuto?” Gli rispose lui maliziosamente.
“Eh? Ma che vai
blaterando?”
“Ma come, non ti
ricordi che ieri sera, dopo aver ricevuto quella splendida notizia, abbiamo
deciso di festeggiare con una sveltina?!” Lei incrociò le braccia.
“La sai una cosa?”
“Dimmi, sono tutto
orecchie…”
“Io ODIO l’humour
inglese, specialmente la mattina appena sveglia…” Orlando si mise a ridere
“Beh, che ho detto di strano? Non mi pareva di essere stata particolarmente allegra…”
“Niente. E’ solo
che, ogni tanto, mi chiedo dove trovi la forza di fare dell’ironia!”
“Stavo solo dicendo
le cose come stanno!”
“Dai, dì la verità,
in fondo io ti eccito vero?” Disse lui avvicinandosi ulteriormente a lei.
“Ob…tu non arraperesti
nemmeno un cammello!” Gli rispose lei, molto cinicamente.
“Ma così mi
ferisci!”
“Occhio a non
sporcarti la camicia con il sangue, in questo caso!”
“Cavoli, una sveglia
così la vorrei ogni mattina!” Disse Orlando affondando la faccia nel cuscino e
cominciando a ridere.
“Parla per te,
muflone! Ora, se non ti spiace, vorresti spostare le tue ascelle dalla mia
faccia? Sai, non è che mandano un buon profumo di rosa!”
“Per tua
informazione io mi faccio la doccia ogni giorno!” Disse lui cercando di essere offeso.
“Si vede che,
apparire sgradevole, rientra nel tuo codice genetico…ce l’hai scritto nel Dna…”
“Ho recepito il
messaggio, adesso tolgo le tende!” Dopo essersi rialzato, si stiracchiò un po’
e si mise in piedi. Amina fece la stessa cosa.
“Allora, vogliamo
andare a vedere come sta la mamma di El?”
“Come desiderate,
vostra maestà.”
Dopo che Orlando
prese il suo solito scappellotto, i due si incamminarono verso la reception per
sapere in che camera era Debra. L’avevano messa al quinto piano, nella stanza
numero 129. Non appena entrarono videro Elijah seduto vicino a lei, mentre
rideva e scherzava allegramente. Amina fu molto sollevata di vederlo così
tranquillo.
“Salve, tutto bene?”
Disse lei mettendo le mani dietro la schiena, come una scolara.
“Ciao Amy,
Ob…venite, vi faccio conoscere mia madre.” Disse El incitandoli ad andare
avanti “Portate pazienza, è un po’ stanca e non parla molto bene. Ha ancora i
postumi dell’anestesia.” Si accovacciò vicino al letto. “Guarda mamma, lui è
Orlando, ti ricordi di lui? Ha recitato con me nel signore degli anelli, faceva
l’elfo.”
“Molto piacere
Orlando” Disse Debra in un soffio.
“Il piacere è tutto
mio, signora.”
“Lei invece è Amina,
è una ragazza italiana. L’ho conosciuta ad una festa ma è un po’ lungo e complicato
spiegarti tutto per filo e per segno. Te ne ho parlato prima, ricordi?”
Continuò Elijah.
“Sì, sei tu quella
famosa ragazza di cui Eli mi parla tanto. Sei molto carina, come sospettavo.”
“Beh, grazie
signora.” Disse la ragazza molto imbarazzata.
“Oh, smettetela di
chiamarmi signora! Già che mi sembra di essere vecchia! Chiamatemi
semplicemente Debra, va bene?”
“D’accordo” Dissero
i due in coro.
“Senti mamma, adesso
ti lasciamo riposare, semmai ti veniamo a trovare tra un po’, hai veramente
bisogno di dormire.” Disse Elijah prendendo la mano destra della madre e
baciandola. “Ci vediamo dopo”
La donna fece un
cenno con la testa e poi salutò i due amici del figlio. I tre ragazzi uscirono
lentamente e poi si diressero verso il piccolo bar dell’ospedale, per fare
colazione. Durante il tragitto parlarono del più e del meno e, tra una battuta
e l’altra, fecero i complimenti a Debra: si era già ripresa meravigliosamente.
Non appena arrivati, Orlando prese un sandwich con tonno e sottaceti, Elijah un
toast formaggio e prosciutto crudo mentre Amina una tazza di caffè ed un
croissant.
“Sai Amy, c’è una
cosa che vorrei tanto dirti ma, tra una cosa e l’altra, non ho mai trovato il
tempo…” Disse El addentando il suo toast.
“Prego…parla!” Lei
bevve un sorso di caffè.
“Sei speciale! Una
ragazza veramente tanto speciale!”
“In che senso,
scusa?!”
“In tutti i sensi.
Sei l’unica capace di capire una persona con un solo sguardo, trovi sempre la
parole giuste al momento giusto, fai una battuta quando ci sta, sai essere…unica!”
Elijah pensava davvero quelle cose e, dopo che lei, quella notte, gli aveva
risollevato il morale, ne aveva avuto la certezza.
“In tal caso,
grazie! Ma non farti illusioni…sono e rimarrò sempre una scocciatrice testarda,
rompiscatole, impicciona, scontrosa e maliziosa!”
“E’ proprio
l’insieme dei tuoi difetti a renderti unica, non cambiare mai!”
“Ci puoi giurare,
amico!” Disse lei ‘battendo un cinque’ assieme ad Elijah.
Orlando aveva
osservato la scena rimanendo in silenzio. Per la prima volta, da quando stava
con loro, aveva avuto una fitta allo stomaco. Non sapeva nemmeno lui il perché,
eppure, qualcosa dentro di lui, a livello dell’inconscio, era scattato. Era
strano, non gli era mai successo, però aveva avuto la netta impressione di essere
di troppo in quel bel quadrettino. Magari si trattava di invidia…o magari di
gelosia…radice di mali infiniti!
Capitolo 20 *** Quando arriva un terzo molto incomodo... ***
Rieccomi qua
Le cose si
complicano, finalmente! Era ora di creare un po’ di suspence no?^^ Vorrei di
nuovo salutare chi legge le mie storie e, please, RECENSITE!!!!!! Grazie in
anticipo!^^ Bacini Shi*
Capitolo 20.
Quando arriva un terzo molto incomodo…
Il giorno successivo, Orlando ed Amina decisero di tornare
in ospedale per vedere i miglioramenti della mamma di Elijah. Contro ogni loro
aspettativa, si era già rimessa molto bene e, quando entrarono in camera,
notarono che stava scherzando amichevolmente con suo figlio. La ragazza era
rimasta molto colpita; El provava davvero un affetto incredibile per sua madre.
Ob richiamò l’attenzione su di loro con un colpo di tosse.
“Ehm…disturbiamo?”
Disse, chiudendo lentamente la porta dietro di lui.
“Salve ragazzi,
venite pure avanti. Io e mio figlio stavamo giusto parlando di voi!” Disse
Debra sorridendo. Non era molto in là con gli anni e, i suoi, li portava molto
bene.
“Noi?!” Disse Amina
lanciando uno sguardo da finta omicida ad Elijah. “Cosa gli hai detto, serpe?!”
“Solo cose carine,
non preoccupatevi! Gli ho detto di quella volta in cui eravamo andati in
montagna, quando abbiamo giocato quel tiro mancino alla gallina e al suo
fidanzatino!” Disse il ragazzo sorridendo, facendo l’occhiolino alla madre.
“Per tua informazione
non ero il suo fidanzatino!” Orlando si era un po’ inacidito.
“Ma come? Non ti
chiamava forse amore?”
“Mi scusi, posso
uccidere suo figlio?” Disse il ragazzo, rivolgendosi a Debra.
“Fai pure, basta che
non me lo ammazzi sul serio! Dopotutto è pur sempre il mio pargolettino!”
“Mamma!” Disse
Elijah un po’ stupito.
“Dai, stavo
scherzando! Orlando, non ci provare a stecchirmelo: ti potrebbe capitare la sua
stessa sorte!”
“Va bene!” Si
avvicinò all’amico “Tutt’al più ci rivediamo all’uscita!”
“Insomma, la volete
smettere di far casino voi due! In fin dei conti siamo pur sempre nella camera
d’ospedale di una convalescente, un po’ di contegno! Ricomincerete a
battibeccare quando saremo usciti!” Disse Amina mostrando i pugni ai due,
stavano cominciando ad esagerare mentre Debra sembrava non curarsene.
“Adesso ho capito
come fai a stare con questi due pazzi scatenati! Sei l’unica un po’ sana di
mente del gruppo!” Disse la donna ridendo.
“Non sai quanto ti
sbagli mamma! L’unica con la testa bacata è proprio lei!”
“Prova a ridirlo
un’altra volta e ti mando dritto nel sole con un uppercut! E comunque, vedi di
tenere a freno quella lingua biforcuta, stupido serpente a sonagli!”
“Ehi! Mamma, dille
qualcosa!”
“Maestra…mi hanno
tirato le trecce!” Disse Amina ironicamente, mentre stava assumendo la classica
faccia di chi sta per piangere.
“Insomma, ma non eri
tu quella che diceva di fare silenzio?” Orlando cercava di intromettersi nel
discorso.
“Ma allora! Una
padellata di affaracci tuoi non te la fai mai?” La ragazza adesso si era
voltata verso di lui.
“Guarda che io non
lo facevo per te, babbea!”
“Mi scusi tanto Mr.
Orlando – non – mi – faccio – mai – i – cazzi - miei – Bloom!”
“Ah! Ah! Ah! Per
favore, smettetela che mi fate morire dal ridere! Senti Eli, mi vai a prendere
un bicchiere d’acqua che, la mia, l’ho finita?” Debra era veramente contenta.
Quei tre, insieme, erano peggio di una bomba ad orologeria.
“Sì mamma. Torno tra
un attimo!” Stava facendo per uscire quando la donna lo chiamò di nuovo.
“Potresti portare
Orlando con te? Voglio parlare un po’ con Amina, da sole. Sapete, quando non
c’è mia figlia, non ho nessuna con cui parlare di cose da donne. Allora, mi fai
questo piacere?”
“Non c’è problema.
Ob, muoviti! Lasciamole sole!”
Debra ed Amina
videro i due andarsene e chiusero lentamente la porta, cercando di non farla
sbattere. La ragazza si sentiva un po’ a disagio ad essere da sola con la madre
di Elijah ma, aveva capito che aveva bisogno di sfogarsi un po’. Era molto
contenta di vedere che era una donna molto energica, sembrava che stesse
benissimo. Ad un tratto, però, vide che sembrava leggermente affaticata.
“Sta bene? Mi
dispiace per prima ma, quando sono con quei due, tiro fuori sempre il mio lato
peggiore.” Disse Amy, un po’ preoccupata.
“No, è solo che sono
ancora piuttosto debole ma non voglio darlo a vedere. So molto bene che il mio
Eli è preoccupato e non voglio creargli ulteriori problemi. In compenso, ho
bisogno di dirti alcune cose…”
“Mi dica pure,
l’ascolto…” Debra girò la testa dall’altra parte.
“Vedi, io lo sapevo
già chi eri, mio figlio mi ha raccontato molto di te…è stato felice di averti
conosciuta.”
“Sono contenta anche
io, di averlo conosciuto!” Disse Amina sorridendo.
“Non è questo il
punto. Ho sempre parlato con lui al telefono ma oggi, quando è venuto per
chiacchierare un po’ con me, mi sono accorta di una cosa. Quando parla di te
gli si illuminano subito gli occhi, assume un’aria vagamente sognante e, come
se non bastasse, ti guarda molto.” La donna guardava fuori dalla finestra, la
primavera si stava lentamente avvicinando.
“Scusi ma, quando
parla con me è normale che mi guardi no?” Amy aveva assunto un’aria vagamente
interrogativa.
“Certo, su questo
sono pienamente d’accordo. Ma non ti guarda come un’amica, c’è qualcosa di
diverso nel suo sguardo…una luce che non avevo mai visto…ti osserva soltanto
come donna. Non vede in te una persona con cui confidarsi, ha cominciato a
vederti, per la prima volta, come una donna.”
“Non capisco dove
vuole arrivare.”
“Gli piaci Amina,
credo di non sbagliarmi su questo. Lo conosco da quando è nato, dopotutto.” Ora
Debra guardava la ragazza fissa negli occhi.
“Senza offesa, credo
che lei stia prendendo un granchio. Certo, io conosco Elijah da poco tempo ma
non credo che mi consideri qualcosa di più di un’amica…è soltanto molto solo e
ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto, tutto qua. Io la penso così.”
“Ognuno è libero di
pensarla come vuole, io non obbligo nessuno a credere alle mie parole. Se per
te è così, non ci sono problemi, no? Sei una brava ragazza e credo che, le cose
che hai detto, le pensi sul serio.” La donna sentì la porta aprirsi. “Cambiamo
discorso, sono già ritornati!” La porta si spalancò ed entrarono i due,
sorridenti e con qualche bibita in mano.
“Eccoci di ritorno,
avete finito di parlare?” Chiese Elijah mentre appoggiava la bottiglia d’acqua
sul comodino.
“Sì, mi ha chiesto
come fare per, beh, sono cose da donne, non capireste.” Amina stava cercando di
farfugliare qualcosa di convincente.
“La ragazza deve
portarmi gli assorbenti, tutto qua. Mi sembrava un po’ scortese dirvelo a voi
non credete? Immaginate che figuraccia che fareste ad andarli a comprare in un
supermercato.” Debra aveva notato che Amy era in difficoltà e, facendole
l’occhiolino, l’aveva tirata fuori dai guai.
“Giusta
osservazione! Io, mamma, non te li avrei comprati neanche morto!”
“Ma tu guarda che
razza di figlio ingrato che sei!”
“Senti Amy, io torno
a casa. Ti devo accompagnare?” Disse Orlando.
“Sì, mi faresti un
grande piacere. Arrivederci Debra, alla prossima El!”
“Ciao ciao ragazzi!
Mi raccomando, sei vi fa piacere tornate!” Disse la donna salutandoli con una
mano.
“Alla prossima!”
Anche Elijah li salutò con la mano.
I due uscirono
dall’ospedale chiacchierando un po’ del più e del meno. Si sentivano molto
sollevati nel vedere che l’amico ora sorrideva, aveva dimenticato tutte le
brutte sensazioni del giorno prima. Orlando riaccompagnò Amina in macchina e,
quando furono davanti a casa sua, la avvertì.
“Senti, tu sei
libera questa sera?” Disse lui appoggiando l’avambraccio al volante.
“Se questo è un
misero tentativo di invitarmi fuori ad un appuntamento…” Rispose lei
scherzosamente.
“Ma quanto sei
cretina?! (Qualcuno coglierà l’allusione^^ NdShizuru117) Stasera facciamo una festa
a sorpresa per El a casa di Dominic!” Orlando aveva appoggiato anche la fronte
al volante, sconsolato.
“Era il tizio
dell’aereo?” Amina riprese un tono di voce un po’ più serio.
“Uno dei tanti…”
“Beh, allora ci sto.
Basta che mi passi a prendere, se non ti spiace. Non so dove abita!”
“Nessun problema!
Alle 20.45 fatti trovare pronta, ti do un colpo di clacson.”
“Ok, a stasera!”
Disse lei, scendendo.
Era tornata a casa
verso le 18.00 e, per tutte le ore successive, era stata davanti alla televisione
a guardare ‘Un tram che si chiama desiderio ’. L’aveva comperato molti mesi fa,
in Italia, e non era mai riuscita a vederlo. Si ricordò che doveva prepararsi
soltanto quando erano le 20.30. Spense in un secondo il videoregistratore e
cominciò a imprecare mentre stava rovistando nell’armadio. Alla fine optò per
un maglioncino bordeaux, attillato e abbastanza leggero, abbinato a dei jeans
piuttosto larghi ed ad un paio di scarpe da ginnastica. Si truccò pochissimo,
giusto la matita nera dentro gli occhi, e poi corse in cucina per cercare il
cappotto. Riuscì a trovarlo appena in tempo, dopo qualche istante sentì il
clacson di una macchina; uscì alla velocità della luce e salì immediatamente.
Orlando, nel vederla ansimante, si mise a ridere ma decise di non dire niente:
sarebbe stata capace di tirare fuori un pandemonio.
La casa di Dominic
era piuttosto lontana e ci misero una decina di minuti per arrivare. C’erano
tutti quelli del sda e alcuni amici che avevano conosciuto a Los Angeles. Li
fecero entrare e li mandarono subito in cucina, doveva essere una sorpresa.
Quando arrivò il festeggiato, per poco non gli prese un attacco cardiaco.
“Dom? Ehi, ma dove
ti sei cacciato brutto sciagurato! Vieni fuori immediatamente! Cosa volevi
dirmi?” Elijah camminò un po’ nel salotto e, vedendo che era tutto buio,
cominciò ad insospettirsi. Quando accese la luce, li vide tutti davanti a lui.
“SORPRESA!” Dissero
in coro.
“Eh? Ma che sta
succedendo?” Disse il ragazzo un po’ frastornato.
“Visto che abbiamo
saputo che tua madre stava meglio, abbiamo deciso di fare una festicciola!”
C’era anche Billy, che aveva dovuto prendere persino l’aereo.
“Ogni occasione è
buona per far baldoria!” Questo era Sean Astin.
“Ragazzi, siete
incredibili!” Fu l’unica cosa che Elijah riuscì a dire.
Quella volta avevano
fatto veramente le cose in grande. Avevano invitato tutti quelli che avevano
partecipato al film e, in poco tempo, ognuno si ritrovò a raccontarsi le
novità. Erano diventati molto amici, del resto, avevano lavorato insieme per quasi
quattro anni! L’unica che si sentiva un pesce fuor d’acqua era Amina. Dominic,
da bravo padrone di casa, andò a vedere come stava.
“Ehi, ti piace la
festa?” Disse il ragazzo, cingendole la vita.
“Toglimi le mano di
dosso, medusa!” Rispose lei ironicamente, dandogli un pizzicotto in una mano.
“Dai, stavo
scherzando!”
“Io mica tanto! Sì,
mi sto divertendo, anche se non conosco la metà di tutta questa gente!”
“In compenso conosci
me!” Dom cercava di metterla a proprio agio.
“Devo ridere o
piangere?!” Amina lo guardò ridendo.
“Ritieniti onorata!
Conoscere il mitico Dominic Monaghan non è cosa da tutti i giorni!” Scoppiò a
ridere e anche lei fece lo stesso.
Da un’altra parte,
proprio di fronte ai due, c’erano Elijah ed Orlando che stavano parlando. Avevano
osservato tutta la scena e li videro persino avvicinarsi al tavolo bar per
prendere da bere. Dom si era messo seduto accanto ad Amina e, scherzando, gli
dava delle botte su un braccio.
“Se non la smette
nel lasso di un millesimo di secondo, vado là e gli spacco la faccia!” Disse El
sorseggiando la sua vodka.
“Cosa?” Orlando era
un po’ spaesato. “Di chi stai parlando?”
“Di quella
sottospecie di sanguisuga ambulante!”
“El, ti si è fumato
il cervello? Ti rendi conto che stai aprendo bocca a vanvera?”
“Sto parlando di
Dom, Dio Santo! Guarda là come allunga le mani!” Disse lui indicando i due che
stavano ridendo, molto divertiti. Solo in quel momento Ob li vide.
“Dai ma, credo che
Amy sappia difendersi, sbaglio?” Stava squadrando tutta la scena, per vedere
come si evolveva.
“E’ solo che…boh…mi
dà fastidio!”
“Non mi dirai che
sei geloso?”
“Ma sei matto?
No…ecco….magari…un pochino…non lo so…”
“El?!” Disse Orlando
costringendo Elijah a guardarlo negli occhi.
“E va bene! Sì, sono
geloso! Di solito Amina sta sempre con noi e, non so come spiegartelo, mi fa
uno strano effetto vederla scherzare tutta contenta assieme ad altre persone!”
Aveva girato la faccia da un’altra parte ed era lievemente arrossito.
“…a chi lo dici…”
Disse Ob in un soffio.
“Che hai detto?”
“No, niente. Su, ti
offro un bicchiere di crema di whisky.”
I due ragazzi non
toccarono ulteriormente l’argomento ma Orlando notava sempre che, quando Amina
rideva per una battuta di Dominic, Elijah diceva qualcosa a bassa voce e poi
andava da un’altra parte. Il ragazzo era un po’ perplesso, non l’aveva mai
visto comportarsi così. Verso la fine della serata, anche lui e l’amico
parlarono assieme ad Amy e Dom e, tutto sommato, non sembrava che lei fosse
particolarmente dispiaciuta della compagnia. Andarono via a mezzanotte passata
ed Orlando riaccompagnò a casa l’amica. Rimasero in silenzio per quasi tutto il
viaggio ma, prima di farla scendere, il ragazzo provò ad indagare.
“Allora, come ti è
sembrato Dominic?” disse.
“Mi ha fatto una
buona impressione; è molto simpatico anche se è un po’ maiale, a volte. Mi ha
chiesto se voglio uscire con lui il prossimo week end.”
“Mi stai dicendo che
uscirai con lui?” Orlando alzò un po’ la voce.
“Non c’è bisogno di
mettersi ad urlare! Dopotutto, non mi sembra di fare qualcosa di grave.” Amina
non si aspettava una reazione del genere.
“Tu non hai idea di
quanto sia una piovra!”
“Per tua
informazione io non sono più una mocciosa, so badare a me stessa.” Lei si era
un po’ impermalosita.
“Non vedo il caso di
fare tutte queste storie!” Anche lui era diventato più acido.
“Appunto.”
“Infatti.”
“Ciao.”
“Ciao.”
Amina se ne andò
sbattendo la portiera e Ob ripartì con un diavolo per capello. Per una volta
che stava cercando di aiutarla, ecco cosa aveva avuto in cambio. Ma si
ripromise che non sarebbe finita di certo in quel modo, assolutamente no.
“Dopotutto lei è
sempre la mia piccola Amy!” Disse tra sé e sé. Si accorse dopo qualche istante
di quello che aveva detto. “Piccola? Orlando, ma ti sei rincretinito! Lei è
soltanto la tua amica Amina e fai questo solo per aiutarla! Lei non mi piace,
non mi è mai piaciuta e non mi piacerà mai!”
Che dire, tutti noi
sappiamo che la qualità migliore degli uomini è l’autoconvincimento…solo che,
con il passare del tempo, diventa un’arma inefficace…
Capitolo 21 *** Un pomeriggio pieno di rivelazioni... ***
Le cose si complicano, finalmente
Salve belle bimbe!
(parlo di bimbe visto che credo che pochi di voi che leggono la mia storia
siano uomini. In caso contrario, fatemi sapere!^^). Questa volta ho fatto
presto a pubblicare il nuovo capitolo e, oggi, in particolar modo, sono molto
contenta! Ringrazio Lella per aver recensito e do un bacione a tutte le altre
cioè: Dolcemaia, Moon, JulyAneko, Persephone, Kaori28 e Itsuki86! Avviso: se
volete essere citati nella mie note….RECENSITE!!! Dai, sto scherzando! (però
dovete recensire sul serio^^). Alla prossima! Bacini Shi*
Capitolo 21.
Un pomeriggio pieno di rivelazioni…
Domenica. Il
fatidico giorno era infine arrivato. Amina si era vestita molto semplicemente
per uscire con Dominic: pull a righe tutto colorato, jeans a zampa slavati, un
paio di stivaletti neri dal tacco basso e uno spolverino beige. Si era
sistemata un po’ i capelli e aveva preferito lasciarli sciolti, dopo averli
accuratamente pettinati e sistemato le punte un po’ all’insù; sembrava quasi un
piccolo cigno. Era insolitamente agitata e si ripromise di tranquillizzarsi a
tutti i costi, aveva giurato di fare una cosa e doveva farla. Alle 15.30, uscì
piena di speranze e si diresse verso il centro commerciale di Nortinghton,
unico luogo della città che conosceva abbastanza bene. Ma non è bene spiare una
donna in dolce compagnia quindi…spostiamoci da un’altra parte!
……………………………………………………………………………………………………
Quella mattina
Orlando si era alzato molto presto e, insolitamente, si era preparato la
colazione da solo, senza andare a prenderla da nessuna parte. Si era svegliato
dopo un sonno molto agitato e girava per casa in preda alle scalmane. A furia
di camminare avanti ed indietro per il salotto aveva quasi scavato un fosso
sotto i suoi piedi. Non poteva negarlo: era terribilmente preoccupato per Amina
e il fatto di non poter parlare con nessuno di questa cosa lo rendeva ancora
più irrequieto. Aveva passato l’intera mattinata a guardare la tv e, per
pranzo, aveva preso solamente un pezzo di pizza che gli era avanzato dalla sera
prima. Quando furono le 16.00 del pomeriggio, non sapeva più dove sbattere la
testa e così prese le chiavi della macchina e cominciò a girare senza una meta
precisa. Quando giunse davanti a casa di Elijah gli venne in mente un’idea
folgorante: sapere cosa ne pensava lui di tutta questa storia! Conoscendolo,
sarebbe saltato su tutte le furie non appena avrebbe saputo che la loro amica
era uscita con Dominic- chiamatemi –
pure – piovra – Monaghan. Non appena bussò, si ritrovò davanti l’amico con una
sigaretta in bocca e un libro semi aperto in una mano.
“Ciao Ob, qual buon
vento ti porta qui?” Disse lui, aprendo la porta e facendolo accomodare.
“Mi ci porta proprio
il vento, ma non ho buone notizie!” Orlando si stravaccò sul divano e, mentre
si mise a sedere, sbuffò a malapena.
“Avanti, sputa il
rospo. Che è successo stavolta? L’ennesima ex ragazza ti ha minacciato di
spifferare la tua privata ai giornali?” Elijah cercò di fare un po’ di ironia.
“Oggi pomeriggio non
ho per niente voglia di scherzare, ti avverto!”
“E allora dimmi che
c’è che non va! Non sono di certo un indovino e, se tu non me lo dici, non ti
leggo automaticamente nel pensiero!!”
“Si tratta di
Amina…”
“Cosa? Che le è
successo?” Non appena aveva sentito il nome della ragazza, aveva sgranato gli
occhi ed era saltato subito all’erta.
“Tu non ne sapevi
niente? Cioè, non ti ha detto niente nessuno?” Ad Orlando pareva strano che
l’amico era all’oscuro di tutto.
“Evidentemente no!
Le è capitato qualcosa di brutto? Sta male? Che ha avuto?”
“El, CALMATI! Mi sembri
una donna in menopausa! Ad Amy non è capitato niente, per ora perlomeno…”
“Smettila di parlare
per enigmi! Non tenermi sulle spine e dimmi che sta succedendo!”
“E’ cominciato tutto
la sera della tua festa a sorpresa. Amina è stata tutto il tempo assieme a Dom
e sai cosa salta fuori quando la riaccompagno? Che uscirà con lui il prossimo
week end…cioè OGGI. Io ci ho provato a dirle che lui ha la mano morta ma lei,
niente! Mi ha addirittura richiuso la portiera in faccia. Tu ora dimmi se io
non dovrei essere preoccupato per lei!” Aveva detto tutto d’un fiato e, per
tutto il tempo, Elijah aveva ascoltato pendendo letteralmente dalle sue labbra.
“…se ti dico che non
credo ad una parola di quello che hai detto?” Disse lui spegnendo la sigaretta
e buttandola nel posacenere.
“Credimi, se io
fossi al tuo posto reagirei allo stesso modo.”
“Cioè, non si è
accorta che Dom fa il filo ad ogni essere appartenente al genere femminile? A
lui basta che abbia ‘qualcosa’ sotto e poi non si fa tanti scrupoli!”
“E’ quello che ho
provato a farle capire! Lo sai qual è stata la sua reazione? Mi ha detto che
non è più una mocciosa ed è capace di badare a sé stessa! E allora che faccia
pure quello che vuole, non me ne importa niente!” Orlando era molto arrabbiato
con Amina, anche se nemmeno lui sapeva bene il perché.
“Scusami se
puntualizzo ma, dal momento che sei venuto qui per discuterne con me, proprio
niente non ti frega…” Elijah aveva appoggiato il mento sulle mani e lo guardava
curiosamente. Voleva vedere come avrebbe reagito.
“Guarda che io sono
venuto qui per puro caso, che ti credi?!”
“Ti conosco troppo
bene, a me non mi freghi!” Gli sorrise compiaciuto.
“Sentiamo allora,
caro signor psicologo, secondo te perché io sarei qui?” Aveva assunto un tono
di voce leggermente irritato.
“Perché le vuoi
bene, coraggio ammettilo! Io non ho alcun timore nel dirlo! Sono preoccupato
per lei perché le voglio bene, ecco tutto. Non ci girare intorno, tanto lo so
che hai ragione.”
“………………………………………”
Orlando era rimasto veramente senza parole. Era incredibile il modo in cui
Elijah riusciva a farlo zittire in un secondo. Tuttavia era per sempre un uomo
molto orgoglioso e mai avrebbe detto espressamente che le voleva bene; un po’
per non essere preso in giro, un po’ perché non era totalmente vero.
“Come mai non dici
più niente?” disse in tono scherzoso.
“Ammettiamo che hai
ragione tu…come ci dovremmo comportare?”
“Eh no! Prima voglio
sentirtelo dire! Voglio vedere le parole ‘le voglio bene’ uscire dalla tua
bocca!”
“Ma sentiti! Mi sembri
quasi un bambino dispettoso! No, morirei piuttosto di farlo!”
“Avanti, ma cosa ti
costa? Sono tre parole semplici semplici: LE VOGLIO BENE. Guarda che,
dicendole, non fai del male a nessuno, anzi, lo fai a te stesso!” El non amava
tormentare l’amico, ma aveva bisogno di provare che Orlando le voleva bene,
altrimenti, non avrebbe avuto mai il coraggio di dire ciò che voleva dire.
“E va bene! Le
voglio bene! Sei contento adesso!” Disse il ragazzo alzando la voce e
arrossendo un po’. “Adesso ti senti soddisfatto? E comunque, io sono
preoccupato per lei solo come un fratello sarebbe in ansia per la sua
sorellina!”
“Siamo già a buon
punto. E ora, se non ti spiace, avrei anch’io qualcosa da ammettere…” Elijah
abbassò lo sguardo e cominciò a mangiarsi le unghie, sintomo che si stava
innervosendo.
“Adesso sono proprio
curioso! Su, dimmi che c’è…” Orlando aveva notato il suo stato d’agitazione e,
mettendogli una mano sulla spalla e sedendosi vicino a lui, cercava di fargli
coraggio.
“Ehi, ricordati che
ti sto parlando con il cuore in mano!”
“Sì tesoro…”
“Ecco, lo sapevo!!
Con te non si può mai fare un discorso serio per più di due minuti che subito
di rimetti a dire stronzate!”
“Eddai, lo facevo
per spezzare quest’aria così pesante! A parte gli scherzi, dimmi cos’è che ti
turba.”
“Prometti di non
ridere di me?” Disse El guardandolo negli occhi.
“Certo che non
riderò di te, non lo farei mai.”
“Ecco…io…credo
di…essermi…ehm…” Farfugliò lui.
“O mio Dio,
dev’essere qualcosa di grave visto che cominci a balbettare!”
“ORLANDO!” Gli urlò
contro lui.
“Ho capito, smetto
di fare il deficiente.”
“Come
dicevo…io…ehm…cre-credo…di essermi…oh sì, insomma….credo di essermi innamorato
di Amina!” Orlando, che stava bevendo un sorso d’acqua, rimase immobile. Per
poco non gli prese un colpo.
“Come sarebbe a dire
che ti sei innamorato di lei?” Disse lui al colmo dello stupore.
“Non mi sembra che
ci sia molto da spiegare…mi sono innamorato e basta!” Il ragazzo diventò rosso
come un peperone.
“Lo so come
funzionano queste cose! Voglio dire, come te ne sei accorto?”
“Penso che mi
piacesse già da un po’, solo che non me ne ero mai reso conto. Suppongo che mi
sono preso una cotta quella volta che siamo andati in montagna tutti e tre
insieme, soltanto che non me ne ero mai accorto. Hai presente no, quando ti
autoconvinci di una cosa non vera, alla fine la realtà viene fuori. In un primo
momento mi sono dato del cretino ma poi, dopo quella sera in ospedale, non ho
avuto più dubbi. Mi ero innamorato di lei e, volente o nolente, dovevo
riconoscerlo.”
“Quindi…in un primo
momento credevi che si trattasse solo di una cosa passeggera…” Disse lui
guardandosi le mani.
“Sì…”
“Poi però, dentro la
tua testa, è scattata una molla che ti ha fatto riflettere…”
“Bravo!”
“E alla fine hai cercato
di convincerti che non era vero quando, dentro di te, sapevi benissimo che ti
stavi prendendo in giro.”
“Esattamente, come
hai fatto ad indovinare?” Elijah aveva uno sguardo leggermente incuriosito.
“Deve essere
sicuramente intuito maschile…” Rispose Orlando, sorridendo ironicamente.
“E allora cosa
facciamo?”
“Eh? In che senso
scusa?”
“Io non permetto a
Dominic di allungare le mani sulla ‘mia’ Amina, chiaro? Glielo impedirò ad ogni
costo, stanne pur certo!” Disse il ragazzo stringendo i pugni.
“E cosa credi di
fare? Non puoi mica agire sul suo libero arbitrio.”
“Su questo sono
pienamente d’accordo ma io posso provare a farle cambiare idea. Tentar non
nuoce! Tu cosa ne dici?”
“Non so cosa
dirti…io…ho bisogno di tornare a casa. Ho una cosa urgente da fare e dovrei
andarmene.” Orlando era leggermente frastornato. Gli erano successe troppe cose
tutte insieme.
“Sì, vai pure e mi
raccomando, acqua in bocca riguardo a ciò che ti ho detto!”
“Non c’è problema,
non dirò niente ad anima viva.” E, dicendo questo, se ne andò via sbattendo la
porta.
Salì in macchina e
percorse qualche isolato prima di fermarsi in un parcheggio a pensare. Quella
giornata era cominciata decisamente male ed era finita in modo ancora peggiore.
Dopo che Elijah gli aveva fatto quella dichiarazione, non era più riuscito ad
accodare i suoi pensieri in modo logico. Era tutto scombussolato e aveva la
gola secca. Più ci pensava e meno ci credeva: il suo migliore amico si era
innamorato di Amina, quella Amina. Come se non bastasse, aveva fatto lo stesso
ragionamento di Elijah e il che lo rendeva ancora più insicuro: si rendeva
conto che per l’amica non provava solamente affetto…no…era qualcosa di diverso.
“Non sarà mica che
mi piace?!” Disse ad altra voce. Poi, ripensandoci. “Non esiste, lei per me è
come una sorella, niente di più, niente di meno.”
Ripartì velocemente
e si indirizzò verso la casa di Amina, nella speranza che fosse ritornata. In
fondo, erano le 18.00 e, in ogni caso, tra poco sarebbe stata ora di cena e
doveva per forza rincasare. Si fermò davanti al suo cancello di legno bianco e
vide che la luce era accesa. Aveva acceso anche la musica e si poteva sentire
la voce di Robbie Williams.
“…With love in your eyes and a flame in your heart
You're gonna find yourself some resolution
A million miles with one step
You'll find yourself yet
Walking with the revolution...”
Ascoltava della buona musica e stava cucinando, niente di
strano. Per fortuna stava bene e sembrava tranquilla. Meglio così, almeno
Dominic non aveva avuto uno strano ascendente su di lei. Ripartì molto più
rilassato e, semmai, le avrebbe telefonato tra un paio di giorni.
Capitolo 22 *** Vecchi incontri e nuove gelosie... ***
Salve belle bimbe
Ragazzi, quanto mi
sono divertita ieri sera!!! Ci credereste che la copia sputata di Dominic
Monaghan ha cercato di abbordarci (me e kaori28)? Beh, ma visto che erano già
le tre e un quarto…DOVEVA PENSARCI PRIMA!! Ma lasciamo stare le mie cazz… e
parliamo di cose serie (?!). Come avevo promesso, ringrazio Eldariel e Lili per
aver recensito! (non faccio mai promesse che non posso mantenere! Vi ricorda
qualcosa?^^). Ma ora è meglio lasciarvi alla lettura!! Alla prossima! Bacini
Shi*
Capitolo 22.
Vecchi incontri e nuove gelosie…
Orlando, nonostante tutti i suoi buoni propositi, non era
ancora andato da Amina a chiederle spiegazioni, un po’ perché era confuso e un
po’ perché, come tutti gli uomini, era orgoglioso. La ragazza, invece, si era
trovata molto bene con Dom e, con sua sorpresa, si era divertita molto ad
uscire con lui domenica. Era in casa quando qualcuno suonò al campanello. In un
primo momento pensò che era uno dei suoi amici ma, quando aprì la porta fu,
stranamente, contenta.
“Ciao Amina!” Disse una voce familiare.
“Christy! Che bello rivederti! Come stai?” La ragazza era
molto felice di rivedere la sua amica. Dopotutto, era fuggita di corsa da casa
sua non appena seppe del ricovero della madre di Elijah.
“Io sto veramente bene ed è proprio per questo che sono
venuta qui!”
“Allora accomodati, ti offro qualcosa da bere.” Amina, da
brava padrona di casa, fece accomodare Christy e le offrì una spremuta
d’arancia che aveva preparato per sé. “Su, dimmi perché sei qui, sono curiosa!”
“Diciamo che in questi ultimi giorni mi sono data molto da
fare. Da quel giorno che sei venuta a casa mia mi sono messa sotto e, dopo aver
fatto un paio di telefonate, ho rintracciato il mio vecchio manager. Era molto
soddisfatto di risentirmi dopo quasi due anni e, contro ogni mia aspettativa,
mi ha offerto un lavoretto. Mi ha detto che stavano organizzando una sfilata di
Calvin Klein e, visto che ho lavorato molto per lui, ha detto che sarebbe stato
contento di avermi come modella. Io gli avevo spiegato che volevo rientrare nel
giro e lui, intanto, mi ha assicurato un posto per quella sfilata. In seguito,
mi dirà se è disposto a ridiventare il mio manager.” Aveva sorseggiato un po’
di spremuta e, dopo aver finito di parlare, guardò Amina con curiosità, per
vedere come avrebbe reagito.
“Ma è assolutamente fantastico! Sono strafelicissima per
te! Quand’è che farai questa sfilata?” Disse lei, entusiasta come non mai.
“La prossima settimana, più precisamente martedì.”
“Come sei fortunata! Beata te che sei così bella! Io, prima
di diventare una modella, dovrei alzarmi di 10 cm, tingermi i capelli di un
colore meno assurdo e soprattutto, imparare a cucirmi questa boccaccia che mi
ritrovo!”
“Il rosso non è il tuo colore naturale?” Disse Christy
piuttosto stranita. Da quando l’aveva conosciuta aveva sempre avuto i capelli
di un bel rosso fuoco e non le sembravano tinti, considerando che le stavano
molto bene.
“Magari! E’ da quando sono piccola che vorrei avere i
capelli rossi! I miei sono neri come la pece, visto che sono mediterranea.
L’estate, se mi abbronzo un po’, mi scambiano per una marocchina!” Rispose
Amina ridendo. Era la classica ragazza italiana: capelli scuri, occhi scuri e
pelle olivastra, il massimo dell’originalità.
“Accidenti ai tuoi capelli, per poco mi scordavo il motivo
della mia visita” Disse lei sorridendo. “Se vuoi, tu puoi venire…”
“?? Di cosa stai parlando?!”
“Se ti fa piacere, puoi venire a vedere la sfilata, magari
con Orlando ed Elijah.”
“Davvero possiamo?”
“Certo, posso prenotarvi tre posti in prima fila, come dei
veri vip!”
“Te l’ho mai detto che sei la mia amica preferita?” Disse
lei, cercando di fare la ruffiana.
“Anche perché sono l’unica, vero?” Christy cercò di
sembrare accigliata ma, come unico risultato, ottenne una faccia buffissima.
“Esattamente!” Amina le puntò un indice alla fronte e le
sorrise.
“Con questa sviolinata potevi farci addirittura un
concerto! Piuttosto, tu che hai fatto in questi ultimi giorni?”
“Beh, vediamo…innanzitutto, io ed Ob, siamo andati a
trovare la madre di Elijah e siamo stati molto sollevati nel vedere che
l’operazione era andata per il meglio. Quella sera stessa abbiamo organizzato
una festa a sorpresa per El e lì ho conosciuto un ragazzo veramente molto
simpatico. Si chiama Dominic e mi ha detto che, nel signore degli anelli, aveva
lavorato con quei due scatenati. Ci sono uscita pure domenica scorsa…”
“Oh…e fino a dove siete arrivati?” Disse Christy
maliziosamente.
“Cry! Ma ti paiono queste le domande da fare ad una
signorina?” Disse lei scherzosamente, fingendosi scandalizzata. “A parte gli
scherzi, c’è scappato sono un bacio sulla guancia, molto casto ed innocente, ci
tengo a precisarlo! Sono uscita con lui perché, adesso, deve fare una cosina
per me…”
“Cosa, di grazia?”
“Segreto!” Dicendo questo si mise un dito davanti alla
bocca.
“Mmh…la cosa mi puzza!”
“C’hai il naso bacato!”
Le due continuarono a parlare ancora per molto tempo e,
all’ora di cena, Christy fu letteralmente costretta ad andarsene perché Amina
aveva fame. Lei le chiese se poteva prestarle un vestito per andare alla
sfilata e la ragazza le rispose che doveva andare a casa sua martedì
pomeriggio, per vedere se aveva qualcosa di adatto. Amina, inoltre, telefonò
anche ad Orlando ed Elijah e i due furono molto contenti della notizia, specialmente
quest’ultimo perché aveva la possibilità di passare un po’ di tempo con la
ragazza che gli piaceva. Infine, il fatidico giorno arrivò. La ragazza uscì di
corsa da casa sua e, in un lampo, fu da Christy. La vide particolarmente
agitata ma preferì non dire niente, per non peggiorare ulteriormente la
situazione. Alla fine, di comune accordo, optarono per un bel vestito sul tono
del celeste. Era in chiffon imprimè, con scollo tondo, della Blumarine,
accompagnato da una bella collana d’argento, con un brillantino a mò di
solitario e delle belle decolleté blu elettrico. Orlando andò a prenderla a
casa di Christy e, non appena fu lì davanti, suonò il clacson.
“Grazie mille, un giorno saprò sdebitarmi!” Disse Amina,
fuggendo via e chiudendo la porta dietro di sé, non voleva far aspettare il
ragazzo.
“Ehi, questa volta sei stranamente in anticipo!” Disse lui
cercando di fare ironia, notando che era abbastanza sbattuta.
“Senti, in questo momento non sono propriamente in me
quindi, se non vuoi essere ucciso all’istante, stai zitto!”
“Secondo me non lo faresti mai…”
“Non sfidarmi Ob…stai giocando con il fuoco!”
“Ok, ho capito. Carino il vestito, dove l’hai preso?” Le
domandò lui, notando che l’abito abbracciava dolcemente le forme di Amina,
facendola assomigliare ad una ninfa. Non appena si accorse di quello che aveva
pensato, distolse lo sguardo e cominciò a battere nervosamente le dita sul
volante.
“Me l’ha prestato Christy, mister Simpatia!”
“Sì, vabbè, andiamo a prendere Elijah che è meglio!”
Orlando cercava di cambiare discorso, stava cominciando ad innervosirsi del
fatto che, nella sua macchina, erano solo loro due. Amina lo guardò
curiosamente e poi fece finta di niente. El era già uscito di casa quando
passarono a prenderlo. Indossava un bel completo nero, una camicia bianca e una
cravatta anch’essa nera. Non c’è che dire, rispetto ai jeans e alla camicia a
righe rosse e bianche di Orlando, lui sembrava proprio un gentiluomo.
“Ciao Ob,
ciao Amy….uao! Complimenti per il vestito!” Cercò di adularla un po’.
“Guarda, ti ringrazio per le belle parole ma, in questo
momento, SIAMO MOSTRUOSAMENTE IN RITARDO!” Disse la ragazza un po’ spazientita.
Orlando aveva osservato la scena piuttosto divertito.
Sapeva bene che Elijah, quando si trattava di ragazze che gli piacevano,
diventava insolitamente impacciato. Tuttavia, era un attore e questo giocava
nettamente a suo favore. Quando arrivarono davanti al Clayton Hotel, il luogo
dove si teneva la sfilata, notarono che c’erano molte personalità famose. Il
primo che riconobbero fu David Wenham. Orlando andò subito a salutarlo.
“Faramir! Ehi, Faramir! Come mai oggi sei sceso tra i
comuni mortali?” Disse lui sorridendo.
“Eh? Oh, ciao Orlando. Per un momento ho pensato
all’ennesimo fan che non ha nemmeno idea di come mi chiamo.” Vide arrivare
anche gli altri due “Elijah, ci sei anche tu! Mentre tu sei…un momento, la tua
faccia non mi è completamente nuova…”
“Mi chiamo Amina, sono la ragazza che hai visto quel
giorno sull’aereo.” Disse lei, cortesemente.
“Oh, bene, piacere Amina. Il mio nome è David.” Lui le
porse la mano.
“Piacere mio, David.” Lei rispose al suo gesto.
“Piuttosto, come mai hai deciso di venire alla sfilata?
Credevo che non ti piacessero gli eventi mondani.” Disse Elijah.
“A dir la verità, non mi piacciono proprio per niente.
Solamente che stasera sfilerà una mia vecchia amica e mi sembrava giusto e
doveroso venirla a vedere.”
“Se si chiama Christy, il mondo è davvero piccolo!”
“Esattamente. La conoscete anche voi?” Disse David
piuttosto sorpreso.
“Sì, e noi siamo venuti qui per il tuo stesso motivo.”
Amina si intromise nel discorso.
“In tal caso, vediamo di entrare prima che arrivino troppi
fotografi.”
I quattro ragazzi entrarono subito dopo, anche se furono
costretti, loro malgrado, a fare alcune foto per i giornali. Amina non era
particolarmente contenta ma Orlando le spiegò che si trattava di una cosa da
niente, nessuno sarebbe venuto a cercarla. Come Christy aveva promesso, ebbero
tutti dei posti in prima fila e guardarono assorti l’intera sfilata, come se il
mondo accanto a loro scomparisse. Alla fine, furono tutti invitati al buffet
che si teneva nella hall dell’albergo. La donna arrivò poco dopo, vestita
solamente con dei jeans e una maglietta, a causa del continuo cambio di abiti.
Il primo che salutò fu David.
“Dave! Quant’è che non ci vediamo!”
“Saranno almeno due o tre anni, da quando te ne sei
andata! Ti vedo in forma, sono molto felice per te!”
“Grazie, come vanno le cose giù in Australia?”
“Abbastanza bene, da quando te ne sei andata non è più la
stessa cosa!” Disse lui, tristemente.
“Scusate se mi intrometto” Era Orlando. “Voi due come fate
a conoscervi? Voglio dire, abitate ai due poli opposti della terra!”
“Vedi Orlando, un paio di anni fa ero andata in Australia
a causa di alcune sfilate che si svolgevano proprio lì. Ci siamo fermati per un
anno e mezzo, il tempo di presentare la collezione primavera – estate ed
autunno – inverno. Io ho partecipato a molte feste ed è stata in una di quelle
occasione che ho conosciuto Dave. Mi aveva detto che aveva molto da fare con un
film ma, siccome avevamo fatto molta amicizia, ci siamo tenuti costantemente in
contatto. Ogni tanto, quando mi capitava, andavo persino a trovarlo nel set.
Due giorni fa gli ho detto che ero ritornata a sfilare e lui, da bravo ragazzo,
è venuto a vedermi.” Christy, mentre parlava, guardava in continuazione David
e, ogni tanto, quando lui rispondeva al suo sguardo, lei si metteva a ridere.
“Ho bel che capito, lascio stare la coppiettina felice!”
“Ma guarda che…” Cercò di giustificarsi la ragazza.
“…non è affatto come pensi…” intervenne David.
“Sì, sì…io intanto vi lascio da soli!”
Orlando si guardò un po’ intorno, la sala del buffet era
veramente gremita di gente. Erano più che altro grossi industriali, ricconi, attori
famosi, modelle e anche accompagnatrici. Si potevano riconoscere dai loro
atteggiamenti a un chilometro di distanza. In un angolo, notò Amina ed un
attempato signore.
“Senti, tu sei veramente una bella ragazza…perché non
vieni a lavorare da me?” Le disse l’uomo.
“Guardi, in questo momento ho già un lavoro, grazie
mille!” Lei fece per andarsene quando la riprese per un braccio.
“Ehi, guarda che io ti pago, che ti credi! Magari con i
soldi che ti do potresti farmi anche un servizietto aggiuntivo…”
“Mi lasci andare!”
“Su, non fare la ritrosa, poi dopo mi ecciti di più!”
“Senta, se questa sera non vuole finire all’ospedale, MI
LASCI IMMEDIATAMENTE IL BRACCIO!”
“Senti, tanto lo so che sei una puttana che è venuta ad
accompagnare qualcuno, disdici l’appuntamento e io ti pago il doppio di quello
che ti paga lui!”
“La signorina non mi sembra d’accordo, non le pare?”
Orlando non ce l’aveva fatta più, vedere l’amica in quella situazione gli aveva
fatto venire il prurito alle mani.
“Smamma ragazzino, lei questa sera viene con me!” Gli
rispose l’uomo.
“Per sua informazione lei è con me quindi, se non vuole
che chiami la sorveglianza, la lascia andare.”
“Ehi, non c’è bisogno che ti scaldi tanto, me ne vado da
solo.” Detto questo, l’uomo lasciò andare Amina, che si avvicinò istintivamente
ad Ob.
“Tutto bene?” le chiese, notando che stava tremando.
“Ci crederesti se ti dico che non ho mai avuto così tanta
paura in vita mia?”
“Non ti preoccupare, era ubriaco, ma adesso non ritornerà
qui di sicuro.”
“Ti ringrazio!” Lei lo guardò negli occhi e, per un
momento, vide dipinta sul suo volto un’espressione dolcissima. Si trovò un po’
in imbarazzo e così decise di andare da Christy. In quel momento arrivò Elijah.
“Ciao eroe.”
“El, hai visto tutto?”
“No, anche perché, se mi fossi accorto prima di quello che
stava succedendo, avrei ucciso a suon di botte quella sottospecie di essere
umano. Però, non rifarlo mai più…”
“Cosa?” Orlando non aveva afferrato il senso dell’ultima
frase.
“Non voglio che Amina ti guardi con quegli occhi.”
“Non mi dirai che sei geloso di me?” disse lui piuttosto
incredulo.
“Sì, sono geloso a tal punto che ucciderei ogni uomo che
le si avvicina. Quindi, se non vuoi morire prima del previsto, trattala
normalmente.”
Orlando fu preso un po’ in contropiede ma, per fortuna,
dopo quella piccola parentesi, non successe più niente di grave o preoccupante.
La serata continuò abbastanza tranquillamente e, prima di andare via, Amina
andò a salutare Christy.
“Beh, Cry…io e gli altri dobbiamo andare, si è fatto molto
tardi. Ti ringraziamo tanto per quello che hai fatto.”
“Io non ho fatto proprio niente di speciale. Piuttosto,
stai bene?” Disse lei, un po’ preoccupata.
“Sì, perché?”
“Ho visto che ti hanno importunata e volevo sapere se
l’episodio ha avuto un seguito.”
“No, per fortuna non è successo nient’altro.”
“Piuttosto, lo sai che Elijah, dopo quella cosa, non ti ha
staccato più gli occhi di dosso?”
“E con questo?”
“Secondo me gli piaci!”
“Andiamo, è la più grande stronzata che ho sentito!”
“Sarà…”
“Vabbè, io adesso devo andare quindi ci rivediamo ok?
Ciao!”
“Ciao!”
Amina venne riaccompagnata a casa da Orlando ed Elijah ma,
in macchina, ci fu un silenzio di tomba. Erano molto stanchi e soprattutto non
volevano ricordarsi di quello che era successo alla ragazza. Si salutarono
piuttosto semplicemente e poi, ognuno di loro andò per la sua strada. Soltanto
che, tra un paio di giorni sarebbe stato il 17 aprile e, i due ragazzi, avevano
avuto un’idea fenomenale.
Non riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter
scrivere
Non
riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter scrivere! In
queste ultime settimane gli impegni si stanno addirittura triplicando! Speriamo
che riesco a continuare! Voi intanto sostenetemi! (l’autrice sta facendo
l’occhiolino sensualmente). Grazie a Sindar, a Moon, Kaori28, Itsuki86, Lella,
Lili, Eldariel, Persephone, Dolcemaia, JulyAneko e via dicendo…vi voglio bene
ragazze! Bacini Shi*
Capitolo
23.
Festa a
sorpresa!
Era
arrivato il 17 aprile. Amina, da un paio d’anni, odiava questo giorno perché
nessuno, anche le persone a lei più care, le faceva gli auguri. Non che la cosa
le desse fastidio più di tanto, però era un modo per ricordarle che non aveva
nessuno che tenesse a lei, oltre a sua madre. Già, sua madre. Anche se non la
vedeva da tanti anni le faceva sempre una telefonata. L’ultima volta che
l’aveva sentita era stato precisamente un anno fa, in occasione del suo
compleanno. Era rimasta incinta di Amina quando aveva solamente 20 anni, ma suo
padre teneva molto a lei così aveva deciso di sposarla. I primi anni andò tutto
a gonfie vele, sebbene fossero tutti e due molto giovani. L’uomo guadagnava
abbastanza con il suo lavoro di camionista e la donna rimaneva in casa ad
accudire la bambina, per non farle mancare nulla. Dopo qualche anno
cominciarono i problemi. Il padre di Amina aveva cominciato a viaggiare sempre
più lontano e riusciva a tornare a casa solamente durante i week end. Sua madre
Caterina, però, non voleva crescere da sola la figlia e così, quei pochi
momenti che passavano assieme, erano pieni di litigi e di scenate. Alla fine
divorziarono, esausti. Rimasero sempre in ottimi rapporti ed Amina fu costretta
ad andare con il padre in Inghilterra, visto che era l’unico che percepiva uno
stipendio fisso. Abitarono là per quattro anni e quando l’uomo morì, la ragazza
tornò in Italia, suo paese natio. La madre, nel frattempo, si era risposata e
viveva con un uomo più giovane, dal quale aveva avuto un bambino. La donna non
si era opposta al fatto che Amina dovesse andare in America, anzi, l’aveva
incitata ad inseguire i suoi sogni di pittrice.
Si
era alzata molto presto e la giornata non si prefigurava bellissima,
figuriamoci divertente. Fece colazione con quello che aveva in casa e, verso le
10.00, sentì che il suo telefonino squillava. Era sua madre.
“Ciao
mamma, come stai?” Disse lei fingendo di essere allegra.
“La
mia Amina! Tantissimi auguri bambina mia!” La donna aveva una voce calda e
dolce.
“Grazie,
ti ricordi sempre eh?”
“Come
potrei scordarmi del compleanno di mia figlia?”
“Sì,
hai ragione!”
“Mi
dispiace di non poter parlare di più, ma devo uscire con mio marito. Ci
risentiamo presto, ciao”
“Ciao.”
L’interlocutore riattaccò il telefono. Sapeva bene che le promesse della madre
erano effimere. Non che non le volesse bene, ma si ricordava poche volte di
avere una figlia grande, e la cosa la faceva soffrire. Andò a rimettere il
cellulare a posto quando lo sentì trillare di nuovo, credeva che Caterina
avesse ancora qualcosa da dirle.
“Ti
sei dimenticata di qualcosa, mamma?”
“Non
avevo idea di avere una figlia, c’è qualcosa che io non so?” No, non era
decisamente lei.
“Orlando?!”
Disse lei piuttosto incredula.
“Auguri
piccola bestia! Mi raccomando eh, tu non dire mai niente!”
“Come
hai fatto a saperlo?”
“Non
ti ricordi? Un po’ di tempo fa l’avevi detto ad El; per fortuna che lui ha una
memoria di ferro!”
“Beh,
in tal caso grazie.”
“Grazie
un corno! Stasera veniamo là da te e facciamo baldoria fino a notte tarda!”
“Senti,
ne riparliamo dopo ok? Avrei piuttosto da fare ora!”
“E’
inutile che cerchi di glissare, ci vediamo alle 20.00!”
“Sei
un cafone! Non ti ha invitato nessuno!”
“Ma
hai bevuto il latte acido, a colazione!”
“Ma
tu guarda che testa di cavolo che sei! Saranno pure affaracci miei!”
“Nossignora!
Mi dispiace ma sono anche cavoli miei!”
“E
va bene, vi aspetto alle 20.00! Basta che mi lasci andare, ok?”
“Come
desidera, madame!”
Amina
era rimasta sorpresa nel sentire Orlando al telefono. Lui ed Elijah erano così
premurosi nei suoi confronti, si sentiva a disagio quando qualcuno era gentile
con lei, figuriamoci se erano due ragazzi che la conoscevano piuttosto bene. Si
era messa a sedere per terra e teneva il telefono in mano. Aveva cominciato a
piangere lacrime di gioia…dopo tanti anni, aveva degli amici, amici che si
erano ricordati che lei esisteva.
……………………………………………………………………………………………………………..
Orlando
si trovava in casa di Elijah quando aveva telefonato ad Amina.
“Allora,
che ti ha detto?” Disse El piuttosto agitato.
“Ha
accettato di vederci stasera alle 8.00, anche se mi è sembrata piuttosto
strana. Era più inacidita del solito!” Ob rimise il telefono nella tasca dei
pantaloni.
“Magari
ha avuto la luna di traverso!”
“Boh,
chi lo sa dire. Piuttosto, hai sentito quelle persone?”
“Sì,
hanno detto che la nostra offerta è più che accettabile.”
“Benissimo,
se avessero rifiutato non saprei a chi rivolgermi. Tu, invece, che ha
intenzione di fare? Vuoi veramente dirglielo stasera? A me sembra un po’
prematuro.” Il ragazzo aveva abbassato gli occhi, per non incrociare lo sguardo
dell’amico.
“Sono
sicuro di quello che faccio. Se resisto un altro giorno, scoppio di sicuro. Mi
da fastidio sapere che lei è all’oscuro di tutto e, di conseguenza, continua a
trattarmi come un semplice amico. Non voglio che si innamori di un’altra
persona, me l’ha detto lei stessa: meglio avere dei rimpianti piuttosto che dei
rimorsi!” Elijah sembrava così sicuro di sé, quello che aveva detto lo pensava
veramente.
“In
tal caso…buona fortuna!” Non era sincero, non era quello che voleva dirgli. Non
poteva più negarlo, Amina non era una semplice amica, non riusciva più a
guardarla in modo distaccato senza sentirsi in imbarazzo. Non sopportava l’idea
di vederla fidanzata assieme ad El, anche se erano entrambi suoi amici.
Egoisticamente, lei apparteneva solamente a lui.
“Orlando,
che ti è successo? Ti vedo piuttosto pensoso.” Il ragazzo aveva notato che Ob
si era un po’ rabbuiato.
“No,
non è niente, non ti preoccupare. Piuttosto, andiamo a vedere di qualche regalo
per quella sciagurata.”
“D’accordo”
………………………………………………………………………………………………………
Amina
aveva cercato di rendere tutto perfetto, cena e tutto il resto. Era la prima
volta che poteva festeggiare il suo compleanno in compagnia, persino per i suoi
18 anni si era dovuta accontentare di uscire con suo padre a vedere un film.
Aveva preparato il riso con lo zafferano, le polpettine di carne al forno e le
patatine fritte; non c’era stato molto tempo per cucinare e cercò di fare
qualcosa di semplice e veloce. Non era riuscita a trovare una torta e così, per
sostituirla, aveva preso una vaschetta di gelato alla vaniglia e al cioccolato,
con la speranza che tutte quelle pietanze piacessero agli amici. Si era vestita
molto bene: aveva lasciato sciolti i bei capelli, si era messa un bell’ombretto
argentato e un filo di lucidalabbra, indossava una maglietta bianca con le
maniche a campana, un paio di pantaloni neri gessati e gli stivali bianchi con
il tacco a spillo. Non che fosse particolarmente comoda, però voleva fare bella
figura. Alle 20.00 in punto sentì il campanello ed andò ad aprire.
“Siete
in perfetto orario. Prego, accomodatevi.” Amina aveva fatto un inchino
scherzoso.
“Ma
come siamo eleganti! Qual è il motivo di tanta artificiosità?” Disse Orlando,
dandole un bacio sulla guancia in segno di saluto.
“Non
sapevo che il tuo vocabolario fosse così vasto, Ob.”
“Ma
ti pare che anche per il tuo compleanno, voi vi rimettete a battibeccare? Tanti
auguri Amy, cento di questi giorni!” El andò ad abbracciarla.
“Grazie
ragazzi. Mi fa molto piacere che siate venuti. La cena è quasi pronta.”
I
tre mangiarono molto allegramente, vedendo che Amina era più solare di tutti
gli altri giorni. All’inizio avevano avuto qualche timore davanti al riso allo
zafferano ma poi, dopo averlo assaggiato, ripulirono letteralmente il tegame.
Le polpettine non erano venute un granché bene.
“Ma
quanto aglio ci hai messo in queste polpette?” Disse Orlando facendo una faccia
disgustata.
“Dai,
dall’aspetto non sembrano.” Disse El prendendone una e mettendola in bocca. Non
appena la sentì con la lingua fu lì per lì per vomitare. “Oddio, non è che
siano buonissime…”
“Voi
lo fate soltanto per dispetto!” anche Amy ne assaggiò una “…no…fanno proprio
schifo…scusatemi ragazzi ma è la prima volta che le faccio…”
“Fa
niente…” Dissero i due in coro, bevendo un sorso d’acqua.
Se
le polpettine erano venute veramente orrende, le patatine fritte furono un vero
e proprio capolavoro. Ne aveva fatte tre padellate e, grazie al buonissimo olio
italiano, avevano assunto un sapore molto delicato e allo stesso tempo
appetitoso. Le spazzolarono in un attimo e, arrivati al gelato, erano
piacevolmente sazi. Quando ebbero finito di mangiare, Orlando tentò di attuare
la prima parte del piano.
“Senti
Amy, adesso che vogliamo fare?” Disse.
“Mah,
non saprei. Voi due avete qualche idea?”
“Lo
sai che hanno appena aperto un pub qui vicino? Perché non andiamo a dare
un’occhiata?”
“Non
so, l’idea non mi alletta più di tanto…” Disse la ragazza, svogliatamente.
“Ma
cosa ti costa? E poi è molto carino, dicono che, qualche sera, ci fanno persino
dei piccoli spettacoli! Magari siamo fortunati e troviamo un gruppo che si
esibisce!” Esordì Elijah.
“Veramente…”
“Ti
preeeegoo!!” Dissero i due in coro, prostrandosi letteralmente ai suoi piedi.
“Va
bene. Ma lo sapete che siete proprio due lagne?” Amy sorrise.
“Certo
che lo sappiamo! Ce lo dicono talmente tanto spesso!” Orlando diede una pacca
sulla spalla all’amico.
“Mi
sembrava strano…”
I tre ragazzi andarono via con la
macchina di Orlando e, dopo aver viaggiato per circa venti minuti, si trovarono
davanti ad un locale piuttosto appariscente chiamato Fevery Night. A occhio e
croce sembrava un club a luci rosse ma, all’esterno, non c’era neanche una
persona a fare la fila, cosa piuttosto insolita. Amina fece finta di niente ed
entrò assieme ad Ob ed El. Era tutto molto buio e quando la ragazza si girò
verso i due, notò un nutrito gruppo di persone.
“Ma cosa…” Riuscì a malapena a dire,
mettendosi una mano davanti alla bocca. Aveva appena notato lo striscione con
scritto ‘Tanti auguri Amy!’.
“AUGURI PICCOLA SCEMA!!!!!!!!!!!!!!!”
Le urlò Orlando.
“CENTO DI QUESTI
GIORNI!!!!!!!!!!!!!!!" Proseguì Elijah, seguito a ruota da Dominic.
"Volete dirmi che...tutto
questo..." Amina non credeva ancora ai suoi occhi.
"Esatto!
Questa sera tutto questo è solo per te! Il locale, il deejay, la musica,
noi...per la nostra migliore amica che non ci ha mai abbandonato nel momento
del bisogno!!!" El le andò vicino, notando che stava per avere un soffio
al cuore.
"Io...non
so che dire...beh....anche se la parola giusta è proprio...GRAZIE!!! Vi voglio
bene ragazzi!!!!"
Detto
questo, si mise a correre ed andò ad abbracciare quelli che si trovavano
davanti a lei. C'erano proprio tutti quelli che aveva avuto l'onore di
conoscere: i componenti del cast del signore degli anelli, Robbie Williams
(che, per lei, aveva accettato di farsi la bellezza di 7 ore di aereo), Christy
e via dicendo. Avevano prenotato il locale solo per lei, per rendere la sera
del suo venticinquesimo compleanno veramente speciale. E così fu. In men che
non si dica, tutti si ritrovarono a fare gli auguri alla festeggiata e lei,
come una trottola, andava da una persona all'altra senza fermarsi per un
momento. Ad un tratto, dopo circa un'ora dall'inizio della festa, fu richiamata
da Sean Astin vicino al piccolo palco, dove c'era il deejay.
"Bene,
bene, bene...finalmente ho l'onore di poter rivedere la cara festeggiata!"
Disse lui prendendola per mano e facendola andare vicino a lui.
"Mi
dispiace ma ancora non ho il dono dell'obiquità!" Disse Amina ridendo.
"Contento
di vedere che ti stai divertendo! Ma adesso passiamo alle cose un po' più
serie...vedi, abbiamo deciso di farti un piccolo regalino."
"Dovrei
cominciare a preoccuparmi?"
"No...ancora
non è il momento. Come dicevo, abbiamo deciso di farti un piccolo presente
visto che, da un paio di tempo, ti stai prendendo cura di quei due scellerati
di Orlando ed Elijah."
"Diciamo
pure che li devo badare và..."
"Sì,
hai perfettamente ragione! In ogni caso, visto che questo è un giorno speciale,
hanno deciso di farti qualcosa di altrettanto speciale. Mi hanno raccomandato
di dirti che ti vogliono molto bene e che tu dovrai fare altrettanto, anche
dopo quello che stanno per fare..."
"Un
momento, cosa significa?" Disse lei arrossendo un po'.
"Diciamo
che...è ora che cominci a preoccuparti sul serio! Ragazzi, accogliamo con un
applauso i Dream Five! Musica, prego!"
Amina
rimase un po' stordita ma, quando sentì la musica di nove settimane e 1/2...i
suoi dubbi diventarono certezza. Vide il piccolo sipario aprirsi e, davanti a
lei c'erano Orlando, Elijah, Billy, Dominic e Viggo. Per un momento pregò che
non accadesse niente di male ma, quando li vide avanzare verso di lei, capì
qual'era il suo tanto agognato regalo di compleanno: uno spogliarello. Mentre
la musica continuava ad espandersi per la sala, vide i cinque che si toglievano
dapprima la camicia, poi le scarpe ed infine i pantaloni. Quando si tolsero
anche quelli, vide le mutande che si erano comprati per l'evento e per poco non
ci rimase secca dal ridere. Elijah aveva stampati degli osceni cuoricini rossi
su sfondo giallo, Viggo le aveva con i fiorellini stile hippy, Billy aveva due
scritte: 'Welcome' davanti e 'Don't enter' dietro, Dominic le aveva leopardate
mentre Orlando aveva il logo di superman davanti. A turno, ognuno di loro le
andava vicino e cominciava a ballare molto sensualmente mentre, alla fine, la
presero in braccio tutti insieme e la portarono in giro per la sala. Amina, che
non sapeva se vergognarsi oppure scandalizzarsi, non ce la faceva più dal
ridere e, quando finalmente la rimisero giù, andò a sedere con il fiatone. Poco
dopo, le andò vicina Liv Tyler.
"Certo
che quei cinque ne hanno di coraggio, non trovi?" Le disse Liv.
"Coraggio?!
No, quelli là sono completamente fumati! Ma non lo sanno che la cocaina è
illegale?"
"Beh,
però è stato un regalo originale, non trovi?"
"Ah,
puoi starne certa! E' la cosa più originale che ho visto in vita mia."
"Ecco,
e vedi di non raccontarla in giro, se non ti spiace. Sai com'è, abbiamo una
reputazione da difendere." Aveva parlato qualcuno che si trovava alla
destra di Amina. Lei, istintivamente, girò la testa ma, al contrario di ciò che
si aspettava, si ritrovò a fissare un paio di mutande azzurre, con una 'S' davanti.
Rimase incantata per qualche secondo a chiedersi di chi fosse quel bel fisico
(sì, fisico...come no! NdShizuru117) finchè non si sentì chiamare. "Ehi!
Ci sei rimasta?" Alzò di scatto la testa e si ritrovò a guardare negli
occhi Orlando. Era un po' arrossito nel vedere che lei lo fissava piuttosto
incredula.
"Eh?"
Disse lei, stranita.
"Ma
come eh? Ti pare questo il modo di fissare una persona?" Orlando, che
aveva i suoi vestiti in mano, era visibilmente imbarazzato, tanto che si mise
la maglietta davanti alla sua zona...ehm...personale.
"Scusami
è che...beh...oh, ma che vuoi che sia! N-Non sei mica il primo uomo che vedo in
mutande!" Amina, per togliersi dall'imbarazzo, gli aveva dato una botta su
un braccio.
"Ho
capito! Senti, c'è Elijah che vorrebbe dirti una cosa. Ti aspetta là nel
separè."
"Grazie,
vado subito."
Mentre
camminava per raggiungere l'amico, Amina continuava a maledirsi per aver fatto
quella figura assurda con Orlando. Per Dio, lo fissava come se non aveva mai
visto un paio di mutande addosso ad un uomo! Quando arrivò, vide Elijah che, in
confronto ad un pomodoro, sembrava pallido. Doveva essersi vergognato come un
cane a fare quello spogliarello e lei decise di non girare ulteriormente il
coltello nella piaga.
"Eccomi,
Ob mi ha detto che mi stavi cercando."
"Effettivamente...sì.
Prego, mettiti pure a sedere, sarà una cosa piuttosto lunga." La ragazza
fece quanto le venne chiesto.
"Dimmi,
sono tutta orecchie."
"Ecco,
vedi...ho deciso di dirti questa cosa proprio stasera perchè, se non lo faccio
ora, non ne avrò più il coraggio. E' da un po' di tempo che mi sono accorto di
una cosa però, per motivi personali, ho deciso di lasciar perdere finchè
Orlando non mi ha fatto aprire gli occhi. Non so come dirtelo ma...da quella
volta in montagna, e poi tutti gli altri giorni in cui ci vedevamo...ecco...io
ti amo Amy." L'aveva detto. Senza mezze misure o con frasi fatte. Amina
rimase completamente immobile, senza dire una sola parola. "Non voglio
spaventarti dicendoti questo però, mi sembrava giusto dirti quali sono i miei
veri sentimenti. Non voglio fare la fine del bravo ragazzo che reprime ciò che
sente solamente per la paura del futuro, a me non interessa. Me l'hai detto tu
stessa: se non ci provi, non sai mai come sarebbe andata a finire."
"Io...mi
hai spiazzato. Non mi ero preparata ad una cosa del genere" Allora Debra
aveva ragione, suo figlio non aveva occhi che per lei.
"Ti
assicuro che non volevo. Ti prego, dimmi cosa pensi."
"E'
un po' difficile, in questa situazione, formulare una frase che abbia un senso.
Però, c'è una cosa di cui sono sicura..."
"Dimmi,
ti ascolterò senza fiatare."
"Io
ti voglio molto bene, credimi, però il mio è solamente affetto. Vedi, io ti ho
sempre visto come un ragazzo molto bravo e carino ma, oltre a questo, non ho
mai pensato a te in altri termini. Sei un mio amico, e aggiungerei anche molto
caro, ma credo che tu stia confondendo affetto con amore." Le dispiaceva
essere così rude ma non voleva dargli delle false speranze, lo avrebbero fatto
soffrire di più.
"In
altre parole...rifiuti il mio amore." Elijah aveva abbassato gli occhi e
cominciò a stringere i pugni...finchè non sentì le mani di lei sopra le sue.
"Io
non rifiuto il tuo amore, anzi, sono molto felice di ciò che mi hai detto. Non
è cosa da tutti i giorni ricevere una dichiarazione in piena regola da un bel
ragazzo come te! Tuttavia, ti chiedo di riflettere. Quando io non ci sono,
cerchi sempre di rintracciarmi? Quando sei ad una festa, cerchi sempre di
vedere dove io sia? Quando sei solo, pensi a me? Quando viene fatto il mio
nome, senti un tuffo al cuore?" Il ragazzo non capiva dove volesse andare
a parare. Però, quelle parole l'avevano fatto effettivamente riflettere.
"...non
sempre..." Riuscì a dire.
"Vedi?
In realtà tu non sei innamorato di me. Credi di esserlo, ma non lo sei. Provi
molto affetto nei miei confronti, ma nulla di più. Quando si ama veramente una
persona vuoi costantemente sapere cosa sta facendo, dove sia, a cosa sta
pensando...ti basta un suo sorriso per morire felice, un solo tocco per farti
sciogliere all'istante...quando ami qualcuno faresti di tutto per rendere
felice la persona amata, anche se ciò comporta la tua stessa infelicità. Senti
il suo odore dapertutto, quando pronunci il suo nome lo fai ad alta voce perchè
tutto il mondo sappia. Questo è amore. Se tu non pensi o fai queste cose,
allora non sei realmente innamorato."
"Non
lo so...forse hai ragione."
"Mio
piccolo El...mi dispiace di doverti dire queste cose ma io voglio essere
sincera con te." Amina guardava con apprensione il suo amico. Vedeva
benissimo che lo stava facendo soffrire, ma non aveva altra scelta.
"Devo
pensarci, mi dispiace...." Il ragazzo si alzò all'istante, piuttosto
arrabbiato. Lei lo guardò andarsene e poi si mise la testa tra le mani. Perchè
era successo tutto questo? Perchè proprio Elijah...una delle persone a cui
teneva di più? Si sentiva colpevole, responsabile di aver ferito un cuore
innocente e puro. Non sentì che dietro di lei era arrivata un'altra persona.
"Come
è andata?"
"Orlando...oddio,
mi dispiace così tanto per lui...io...io...non si meritava di soffrire
così..." Fissava le sue mani disperatamente. Credeva che, da un momento
all'altro, si sarebbe svegliata da un brutto sogno.
"Purtroppo
non sempre le cose vanno per il verso giusto." Il ragazzo aveva un tono di
voce incolore. Non lasciava trasparire la benchè minima emozione.
"Maledizione!"
Sbattè i pugni sul tavolo e poi si rannicchiò, mettendosi la testa tra le
ginocchia. "Sono proprio una stronza."
Orlando,
che non ce la faceva più a trattenersi, le andò vicino e l'abbracciò più forte
che poteva. Aveva cercato di essere distaccato ma, dentro di lui, avevano preso
forma miriadi di sensazioni diverse. Compassione, paura, disperazione, pietà,
gioia...nemmeno lui sapeva bene perchè ma, in un certo senso, era contento.
Quando aveva saputo che Amina non amava Elijah, se ne era andato quel grosso
macigno che opprimeva il suo cuore. Sapeva bene che il suo amico stava
soffrendo ma non poteva fare altro che abbracciarla, come per paura che da un
momento all'altro scomparisse. Lei si mise a piangere e lui la strinse più
forte, per infonderle il suo calore, per farle capire che poteva contare su di
lui. Gli piaceva, ormai non aveva più ombra di dubbio.
Capitolo 24 *** Dalla parte di lui e di lei... ***
Non riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter
scrivere
Allora,
premettendo che sono molto contenta di essere arrivata al venerando numero di:
44 recensioni e di 24 capitoli…grazie! Innanzitutto, perché questa era una
storia nata per caso e poi perché, se non fosse stato per voi, non si sarebbe
nemmeno evoluta così^^. Vorrei scusarmi con Kaori28 (prometto che, d’ora in
poi, ti stresserò di meno!^^) e do un grossissimo bacione a tutte quelle che
recensiscono! In particolare, visto che non è stata mai citata, ringrazio
Keira!^^ Per tutte le altre…beh, tanto lo sapete cosa penso…SIETE MITICHE!!!!
Alla prossima!^^ Bacini Shi*
Capitolo
24.
Dalla parte
di lui e di lei…
Erano passati alcuni giorni dalla festa ed Orlando era
molto in pena per Elijah. Dal rifiuto di Amina, infatti, non si era fatto più
risentire ed era come se fosse svanito letteralmente nel nulla. Una volta provò
a telefonargli ma aveva la segreteria telefonica, sua sorella non aveva idea di
dove si trovasse e la sua ultima speranza era la madre. Era ancora ricoverata
in ospedale, a causa di alcune piccole complicanze e, se non l’avesse trovato
lì, avrebbe cominciato a pensare alle cose più strane. Così, preso dalla
frenesia, afferrò le chiavi della macchina e si diresse da Debra; di sicuro lei
sapeva qualcosa, sapeva bene che il ragazzo era molto affezionato alla madre.
Attraversò i corridoi asettici dell’ospedale a grande velocità e, non appena fu
davanti alla camera della donna, bussò energicamente. Sentì un flebile ‘avanti’
e, non appena lo vide, Debra sorrise maliziosamente.
“Ciao Orlando, sapevo che prima o poi saresti venuto
qui…me lo immaginavo.” Disse lei, bevendo un sorso d’acqua.
“Mi dispiace di essere venuto qui così all’improvviso ma,
è da un paio di giorni che non riesco a rintracciare Elijah…” Ob era rimasto
accanto alla porta, che aveva accuratamente chiuso dietro di sé.
“Così hai pensato che, forse, io ti sarei stata d’aiuto.”
“Proprio così.”
“Voi ragazzi siete così pieni di energia, ai miei tempi
eravamo un po’ meno scalmanati.”
“Ti prego, in altre occasioni ti starei a sentire più che
volentieri ma, ora come ora, vado veramente di fretta.” Il ragazzo non voleva
essere scortese ma, in quel momento, non aveva tempo di pensare a quelle cose.
“Sai, Eli mi ha raccontato cosa è successo alla festa…”
Esordì la donna, abbassando gli occhi e appoggiando le posate. “Non volevo che
finisse così…”
“Mi dispiace molto per lui ma…”
“Lo so, il cuore delle persone non si può muovere a
comando. E’ solo che mi fa male vederlo così giù di morale. Di solito è così
allegro e pieno di vita…”
“Se solo avessi saputo come sarebbe andata a finire,
magari gliel’avrei impedito.” Orlando strinse i pugni, chiudendo gli occhi.
Dopotutto, Elijah era il suo migliore amico e, anche se in cuor suo si sentiva
sollevato del fatto che Amina lo aveva rifiutato, era pur sempre in pena. Non
sentirlo per così tanto tempo l’aveva reso ansioso e irrequieto.
“E invece hai fatto bene a non intervenire. Eli è un
ragazzo ancora molto giovane, deve farsi ancora le ossa per poter reagire
velocemente ad una cosa come questa. Era successa più o meno la stessa cosa con
Franka Potente, solo che lui era rimasto meno coinvolto emotivamente. Deve
capire che, al mondo, non sempre le cose vanno come uno vuole, specialmente in
amore…hai fatto bene a non fermarlo, perché altrimenti si sarebbe nutrito
solamente di false speranze che la sua mente creava.”
“Non so, forse hai ragione.”
“Non forse, sicuramente” La donna guardò teneramente
Orlando e gli fece cenno di avvicinarsi. Lui si appoggiò al letto.
“Dimmi” Disse.
“Adesso è nel terrazzo in cima all’ospedale.”
“Ti ringrazio, se non ci fossi stata tu, non avrei saputo
come fare.” Ob si alzò in fretta e, mentre stava per andarsene, la donna lo
richiamò.
“Senti, uno di questi giorni dì ad Amina di tornare a
farmi visita, mi farebbe moltissimo piacere!” Gli urlò lei.
“Senz’altro!”
Il ragazzo non sapeva bene dove doveva andare e così, man
mano che saliva le scale, chiedeva qualche informazione ad un medico di
passaggio. Salì circa dieci rampe di scale e, arrivato in cima, si stupì della
maestosità del paesaggio che si stagliava di fronte a lui. Con quel fresco sole
primaverile, assomigliava ad un quadro, colorato con i toni caldi e lucenti
della natura che si risveglia dopo un lungo periodo di torpore. Per un attimo,
dovette coprirsi gli occhi e, quando riuscì a mettere a fuoco meglio, notò
Elijah seduto di fronte a lui, vicino alla ringhiera. Si avvicinò
silenziosamente, cercando di passare inosservato. Non appena fu
sufficientemente vicino, gli parlò.
“Ciao El…” disse piano, mentre si scostava dalla fronte
una ciocca di capelli. Tirava una leggera brezzolina che faceva muovere la sua
capigliatura la quale, con i raggi del sole, aveva assunto dei bei riflessi
dorati.
“Ciao Orlando” Rispose il ragazzo. Stava ancora guardando
attraverso la ringhiera, non si era voltato verso di lui. “Sapevo che, prima o
poi, saresti venuto qui.”
“Ti pare questo il modo di fare? Lo sai che mi hai fatto
preoccupare?! Accidenti, in questi ultimi tempi non sono riuscito a
rintracciarti in alcun modo!”
“Mi dispiace tanto, è solo che avevo bisogno di stare da
solo e riflettere…” Si girò, ed incontrò lo sguardo preoccupato di Orlando.
“Sapessi quanto mi dispiace che sia accaduto tutto questo…”
“Credo ti capirti, almeno un po’. E’ difficile riuscire ad
andare avanti quanto c’è qualcosa che ti butta giù.” Il ragazzo guardava
intensamente l’amico. Aveva gli occhi lucidi, probabilmente aveva pianto.
“Lo so bene, ci sto passando proprio in questo momento.”
Sorrise dolcemente. “Probabilmente Amina aveva ragione, in fondo io non sono
innamorato di lei.”
“Come fai ad esserne certo? Voglio dire, se non le volessi
bene, non staresti di certo così male.” Orlando si sentiva a disagio.
“E’ proprio questo il punto. Io provo moltissimo affetto
nei suoi confronti, oserei dire che le voglio un bene dell’anima…ma non è
amore. Non provo lo spasmodico desiderio di sapere sempre cosa stia facendo,
con chi sia, cosa stia pensando.” Abbassò lo sguardo. “Tuttavia mi ha fatto
soffrire molto il suo rifiuto. Non è stata proprio una bella sensazione”
In quel momento, Elijah arrossì e, stringendo le ginocchia
al petto, sembrava che si stesse facendo piccolo piccolo. Odiava ammetterlo, ma
ci stava male ugualmente. In più, non aveva nessuno che lo capisse a fondo, che
sapesse con certezza tutto quello che stava passando, era come se precipitasse
in un baratro senza fine. Orlando era la prima volta che lo vedeva così e si
sentiva veramente meschino nell’aver pensato, anche se solo per un momento, al
fatto che, se El era stato rifiutato, lui aveva qualche possibilità con Amina.
Si sarebbe volentieri preso a schiaffi da solo. Preso dall’intensità del
momento, abbracciò l’amico, per fargli capire che, anche se poco, lui sapeva
cosa significasse ciò che stava passando.
“Andiamo, noi siamo dei dongiovanni, non vale la pena
abbattersi per una donna!”Disse poi.
“Sì, hai proprio ragione. Presto o tardi bisogna
organizzare una festicciola per dimenticare tutte queste brutte cose, no?”
“Eh già!” Si misero a ridere, una risata veramente
liberatoria.
……………………………………………………………………………………………………..
Amina era da un paio di notti che non riusciva a chiudere
occhio, ogni volta che provava ad addormentarsi le veniva in mente il volto di
Elijah. Era un misto di frustrazione e di rabbia, era la prima volta che lo
vedeva con quell’espressione. Le era dispiaciuto tantissimo dirgli quelle cose
ma, in fin dei conti, aveva agito con sincerità e lealtà, mettendo subito le
cose in chiaro, scanso equivoci. Anche a lei era successo di essere rifiutata,
sapeva bene che si soffriva come cani ma era sempre meglio che essere presi in
giro da una persona che, in fondo, per te non nutre alcun tipo di sentimento.
Senza contare che anche lei, da un po’ di tempo, aveva le idee un po’ confuse.
Si era resa conto che Orlando aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti,
era come se cercasse di essere più gentile di come non fosse stato in passato.
Da un lato era contenta di questo, di certo gli stava un po’ simpatico di
prima, però cominciò a pensare che, forse, aveva qualche secondo fine.
Si alzò dal letto a malavoglia e, vestendosi di tutta
fretta, si incamminò verso la casa di Christy: era l’unica persona che poteva
aiutarla. Arrivò davanti alla sua porta dopo aver camminato per quasi mezz’ora
e, notando che l’uscio era aperto, entrò senza farsi troppi problemi. Quando
arrivò in cucina, tuttavia, l’aspettò una strana, e forse piacevole, sorpresa.
Vide la donna che stava baciando appassionatamente un uomo e, non appena si
accorsero della sua presenza, si staccarono senza nascondere un certo imbarazzo.
“Ciao
Christy…ciao David.” Era David Wenham, non era ancora tornato in
Australia.
“Possiamo spiegarti, vedi noi…” La donna era diventata
paonazza, non sapeva più che pesci pigliare.
“A dire la verità io ero venuta qui per parlare un poco
ma, vista la situazione, credo che ripasserò un altro giorno.” Amina, tra
qualche istante, si sarebbe messa a ridere. Trovava l’intera situazione molto
comica e stava facendo una fatica terribile per trattenersi.
“Senti Cry, io ora devo proprio andare.” Disse David.
“….ehm…mi dispiace che sei…entrata…in un momento un po’ particolare…” La
ragazza alzò le mani. “Ora sarà meglio che vi lasci da sole.”
Uscì chiudendo la porta delicatamente e, non appena Amina
lo vide andare via con la macchina, cominciò a ridere fragorosamente. Si stava
letteralmente piegando in due dalle risate mentre Christy cominciava ad
alterarsi.
“Cosa c’è di così divertente?” Chiese lei.
“Beh, scusami ma, io trovo che tutta quest’assurda
situazione sia divertente.” Disse tra le risate.
“Ma tu non eri venuta qui per parlare? Se non hai niente
da dirmi, puoi anche andartene. Dopotutto, io mi stavo divertendo.” Aveva
assunto un tono di voce molto scherzoso.
“Sì, scusami tanto. E poi, la cosa che devo dirti è
piuttosto importante.”
Amina si alzò da terra e si sedette sul divano, cambiando
espressione. Christy si accorse subito che c’era qualcosa che non andava, lei
non era il tipo da rompere le scatole, se non ci fosse stato un motivo
veramente serio. Le versò una tazza di the freddo e, sedendosi accanto a lei,
la guardò dolcemente.
“Allora, vuoi dirmi cos’è successo?” Esordì.
“Ecco, a dire la verità non so nemmeno se potrei
dirtelo…il fatto è che, riguarda una persona che conosci anche tu.”
“Orlando?”
“No, non è lui. Si tratta di Elijah.”
“Avanti, non sei il tipo da farti pregare, raccontami.”
“Vedi, la sera del mio compleanno, dopo il mio ‘regalo’,
El mi ha fatta chiamare e mi ha fatto una dichiarazione in piena regola.
Immaginati la mia espressione, nel sentire uscire dalla sua bocca le parole ‘ti
amo ’. In quel preciso istante pensai che si trattasse solo di un brutto sogno.
Non sapevo cosa dire, era l’ultima cosa a cui avrei pensato, quella sera. Dopo
sono riuscita a realizzare quello che stava succedendo. Era come se mi fossi
svegliata da uno stato di trance durato un secolo. Lo vedevo lì, davanti a me,
che mi guardava fiducioso, nella speranza di avere una risposta positiva.
Soltanto che io non potevo dirgli di sì, io non lo amavo. Ho cercato di
convincerlo che, in realtà, lui non provava che affetto nei miei confronti ma,
come risultato, se ne è andato più arrabbiato che mai.” Amina aveva cercato di
riassumere tutto in poche parole e, nel raccontare tutto questo, aveva preso
inconsciamente la mano di Christy.
“Era questo ciò che volevi dirmi?” La ragazza annuì.
“L’hai rivisto?”
“No, è proprio questo il punto. Io non so più come devo
comportarmi…”
“Penso che Elijah abbia capito le tue intenzioni, credo
che sappia che tu non volevi ferirlo. E’ normale che abbia reagito un po’
aggressivamente ma cerca di metterti nei suoi panni. Dopotutto, fa sempre male
sentirsi rifiutati.”
“Tu pensi che lui sappia che io non volevo ferirlo?”
“Secondo me sì. Quando lo rivedrai, trattalo come sempre.
Se comincerai a comportarti differentemente, per lui sarà molto più difficile
accettare la realtà di essere diverso, di non essere più lui, per te.” Christy
vide che Amy si era un po’ calmata.
“Forse hai ragione, devo continuare ad essere
semplicemente me stessa.”
“Brava, è così che si parla.” Si sorrisero a vicenda.
Tuttavia, la ragazza cominciò ad avere uno sguardo leggermente indagatore.
“Come mai mi guardi così?”
“Sai com’è…entro in casa e ti vedo tutta occupata con un
tuo vecchio amico, vorrei sapere cos’è successo.” Disse con fare provocatorio.
“Sarebbero anche affari miei!”
“Ma, io vengo in casa tua e ti racconto ogni cosa con il
cuore in mano e tu come mi ripaghi? Sei un’insensibile!”
“E va bene, te lo dirò solo perché mi fido di te. Questa
mattina è venuto da me molto presto e ha cominciato a fare dei discorsi molto
strani. Diceva che non voleva tornare in Australia perché aveva un motivo di
vitale importanza per stare qui. Così, tra un discorso e l’altro, mi hanno
fatto molto piacere le sue parole e, considerando che non ho passato dei bei momenti…”
“Vi siete fidanzati?” Disse Amina molto curiosa.
“Ma no! Diciamo che ci siamo presi un periodo di prova,
per vedere come va.”
“Ma tu guarda che marpiona di amica!”
“Ehi!” Christy diede un colpetto in testa alla ragazza.
“Andiamo, sai bene che scherzo!”
“Con te non si è mai sicuri!”
Amina era contenta di aver parlato a qualcuno della sua
situazione, si sentiva molto più tranquilla e rilassata. Sperava con tutto il
cuore che le cose sarebbero andate per il meglio, non aveva il coraggio di
pensare a cosa poteva accadere se Elijah se la fosse presa a morte con lei. In
ogni modo, aveva bisogno di parlare con Orlando, doveva assolutamente sentire
un suo parere e…cosa c’era di meglio di una bella cenetta tra due amici?
Capitolo 25 *** Cosa c'è di meglio di una bella cenetta?! ***
Allora, premettendo che sono molto contenta di essere arrivata al
venerando numero di: 44 recensioni e di 24 capitoli…grazie
Comincio con il
dire che oggi non sarebbe un giorno propriamente adatto per scrivere ma,
considerando le mie scadenze attuali (una volta alla settimana!^^) mi sembrava
giusto e doveroso dirvi cosa accade nel chap. 25. Come ho già detto in una mia
recensione, vorrei sapere cosa ne pensate di una mia fic (è molto corta ed è
sulla sezione fanfic originali) che si chiama “La vita all’ombra di un tiglio”.
L’ho pubblicata un po’ in giro ma fa sempre piacere sentire cosa ne pensa la
gente no?^^ Vabbè, adesso è meglio che vi lascio alla lettura!^^ Bacini Shi*
Capitolo
25.
Cosa c’è di
meglio di una bella cenetta?!
Finalmente, dopo tanto tempo, Amina aveva trovato una vera
amica, di quelle che le puoi trovare una sola volta nella vita. Sapeva di
potersi fidare ma, in ogni caso, non era lei la persona più adatta da
interpellare in una situazione di quel genere. L’unico che poteva sapere
qualcosa, che le avrebbe dato qualche consiglio reale, era Orlando. Conosceva
da molto tempo Elijah e chi, meglio di lui, poteva sapere come stava? Era
seduta su una sedia, in cucina e, presa dall’impazienza, telefonò al ragazzo
per fissare una cena, la sera stessa…doveva sapere. Il cellulare di lui squillò
per qualche istante finché non rispose.
“Pronto?”
Disse lui, evidentemente indaffarato.
“Ob? Sono io, Amy.
Senti, ho bisogno di parlarti con molta urgenza. Questa sera.” Stava girando in
tondo attorno al tavolo, molto agitata.
“Ehi, calmati!
Dammi il tempo di far arrivare tutti questi input al cervello! Allora, adesso
ricomincia tutto da capo.” Amina sentì un aspirapolvere spegnersi,
probabilmente stava facendo le pulizie.
“Da quando in qua
sei diventato una casalinga?” Disse molto divertita.
“Guarda che devo
premere un solo bottone per interrompere la chiamata!”
“Mamma mia quanto
siamo permalosi!”
“Senti, in questo
momento ho veramente un sacco di roba da sbrigare. Quindi, se non è niente di
importante…”
“No, aspetta!
Ascoltami, vorrei che questa sera venissi a casa mia, così, per parlare un po’.
Ho bisogno di sfogarmi e soprattutto vorrei qualche consiglio sincero e
spassionato da te. Ti va bene? Tanto non credo che la cosa si protrarrà fino a
tardi. Ti prego, dimmi che accetti!”
“Mah, non saprei…”
“Adesso non metterti
a fare il desiderato! Alle 20.00 vedi di alzare il culo, prendere la macchina e
venire qui. Sono stata chiara?”
“Chiara e pulita
come il sedere di un neonato”
“Te l’ho mai detto
che il tuo senso dell’humour fa proprio schifo?” Disse lei ridendo.
“Almeno un
migliaio di volte, solo che mi dimentico sempre! Allora è fatta, alle 20.00! E
vedi di cucinare qualcosa di più decente di quelle polpettine incredibilmente
agliose!”
“Se la cosa non ti
garba, puoi pure mangiare il pastone dei maiali! A me non importa!”
“Anche perché non
vedo la differenza tra la tua cucina e il pastone dei maiali!”
“Qualche volta vedi
di andare a farti fottere!” Aveva assunto un tono di voce calmo, stava
scherzando e lui lo sapeva.
“Ci proverò! Ciao
Amy!”
“Ciao Ob, e vedi di
essere puntuale!”
“Sarò più preciso
del Big Ben! Ciao”
Amina era molto
contenta del fatto che Orlando aveva accettato il suo invito. Come loro solito,
si erano tirati un po’ di cacca addosso ma, in fin dei conti, era più un
rituale che altro. Era stato così sin dall’inizio, persino il primo giorno che
si erano conosciuti avevano fatto amicizia grazie alle loro battutine sagaci.
Quella volta, però, la ragazza non si cimentò in cucine troppo particolari ed
elaborate, così oprò per qualcosa di già pronto, magari del cibo cinese
d’asporto. La cucina orientale le piaceva molto e il suo piatto preferito, in
assoluto, era l’okonomiyaki. Da piccola era appassionata di manga e, dato che
si divorava un fumetto in cinque minuti, aveva cominciato ad apprezzare la
cultura e la cucina giapponese, e orientale più in generale.
Quella sera comprò
alcune sfogliatine di gamberi, il riso alla cantonese, gli spaghetti di soia,
il maiale in agrodolce, il vitello al bambù e una piccola porzione di gelato
fritto. Quando arrivò Orlando, fu piacevolmente sorpreso di vedere tutta quella
roba sopra al tavolo.
“Accidenti, hai
preso da mangiare per un intero reggimento di persone!” Disse lui, dandole un
bacio sulla guancia, in segno di saluto.
“E’ più carta che
altro. Là in fondo c’è una porzione di pesce palla tagliato male…te la metto
nel piatto se fai il cattivo!” Amina lo superò e aprì ogni singolo piatto, che
conteneva una pietanza sempre diversa.
“Cucina
cinese…ottima scelta. Di solito mi piace molto anche il cibo italiano ma, dopo
aver sentito la tua cucina, non ne sono più così sicuro.”
“La porta è da
quella parte, se vuoi gentilmente uscire…” disse lei, indicando l’uscio.
“Dai, mangiamo che
altrimenti si fredda!”
Mentre stavano
mangiando, si era creata una situazione piuttosto surreale. Per rendere
l’atmosfera ancora più irreale, Amina aveva acceso alcune candele che aveva
trovato in casa, che avevano sparso tutt’intorno a loro un dolce odore di cera
profumata. Aveva dato fuoco ad alcuni bastoncini di incenso e, come ciliegina
sulla torta, aveva spento la luce. All’inizio le era sembrata una buona idea ma
poi, visto che sembrava una cenetta a lume di candela, si maledisse. Odiava
sentirsi così a disagio e la stessa cosa valeva per Orlando. Non facevano altro
che scambiarsi dei sguardi fugaci, cercando di non farsi beccare l’uno dall’altra.
Finita la cena, il ragazzo trovò un ottimo espediente per spezzare quell’aria
pesante.
“Senti, io direi
che, dopo una cena pantagruelica come questa, mi merito qualcosa di buono da
bere.” Disse, posando la forchetta sul tavolo e pulendosi le labbra con il
tovagliolo. Sperava con tutto il cuore che lei gli avrebbe risposto per le
rime.
“Se vuoi, c’è pure
l’acqua del rubinetto! E’ gratis, non fa male, puoi berla senza bicchiere!” Nel
sentire queste parole, Orlando fu molto sollevato.
“E ti pareva che tu
non fraintendevi le mie parole! Voglio qualcosa di alcolico, A-L-C-O-L-I-C-O!”
Gli urlò
“Guarda che ci sento
benissimo, B-E-N-I-S-S-I-M-O!” Replicò lei, cominciando a frugare su uno
scaffale.
“Allora, hai trovato
qualcosa?”
“A dir la verità ho
solo questa.” Disse lei, mostrandogli una piccola bottiglietta con un liquido
sul verdognolo.
“Cos’è?”
“L’avevo comprato
quando eravamo andati in montagna. E’ genepì delle alpi. Però non so se va
bene, è abbastanza forte.”
“Ma che forte e
forte! Avanti, versamene un bicchiere. Per i tuoi standard, quella robaccia
avrà come massimo 20°!”
“Non dire che non ti
avevo avvertito.” Lei gli versò un po’ di liquore su un bicchiere; lo ingurgitò
in un secondo. Dopo qualche attimo di tentennamento, cominciò a fare alcune
smorfie. “45°, fatto completamente a mano in un laboratorio artigianale. Ci
credi adesso? Non ti vorrei ricordare che ho fatto anche la barman.”
“Concordo.” Disse,
tossendo. “Allora, qual è il motivo di questa convocazione speciale?”
“Io vorrei chiederti
di Elijah. E’ da molti giorni che non lo sento e vorrei sapere come sta.”
“Adesso sta bene.
Sono andato a parlare con lui due o tre giorni fa, era all’ospedale a trovare
sua madre. Non è che fosse al massimo della forma, però pare che abbia
accettato con filosofia il tuo rifiuto. La cosa che l’ha fatto più soffrire è
stata la tua reazione, credo. Tu mi hai detto che hai cercato di fargli capire
che in realtà non ti amava ma, prova a pensarci, tu come avresti reagito?”
Orlando era ritornato molto serio. Aveva immaginato che Amina l’aveva invitato
solo per avere informazioni su El. Probabilmente non si sentiva ancora pronta
per parlare a quattr’occhi con lui.
“Capisco come ci si
sente. Ho solamente cercato di rendergli le cose più facili. Cerca di capirmi.”
Abbassò la testa. Effettivamente, non si era comportata molto bene.
“Ti capisco. Ma,
anche grazie al sottoscritto, ha deciso di rinunciare per sempre a te.
Dopotutto, noi siamo stelle del cinema, mica possiamo languire solo dietro ad
una donna, no?” Contrariamente a quello che pensò (magari un bello
schiaffone!^^ NdShizuru117), Amina si alzò e l’abbraccio.
“Sei il più grande
rompiscatole del mondo, ma anche tu sai renderti utile! Grazie Ob!”
Il ragazzo si
ritrovò non poco spiazzato di fronte ad un comportamento del genere. Mai e poi
mai si sarebbe aspettato una reazione così…beh, felice. Non che non gli
dispiacesse, diciamoci la verità, però sentiva che la libidine stava crescendo
e, cercando di controllare il suo testosterone, la allontanò gentilmente. Lei,
che probabilmente non si era resa conto di aver fatto una cosa molto sensuale,
lo guardò un po’ contrariata.
“Ehi, non guardarmi
così! E’ solo che…mi dai un altro bicchiere di quell’affare?” Lei fece
spallucce e poi ubbidì.
Il resto della
serata passò molto più tranquillamente. Dopo il secondo bicchiere, infatti,
Orlando ne aveva preso un altro, poi un altro ancora, e un altro ancora.
Insomma, dopo quasi due ore, era ubriaco fradicio. Non era stata quella la sua
intenzione, c’era semplicemente arrivato gradualmente. E come non biasimarlo,
dopo essersi scolato cinque bicchieri di genepì? Amina lo guardava molto
divertita, dando poca attenzione ai suoi discorsi un poco confusionari, finché
non cominciò a parlare di Kate Blosworth, la sua ex.
“Ehi, ma tu la
sapevi che prima di conoscerti ero fidanzato con una tizia che faceva cinema
come me?” Disse lui, fissando il suo bicchiere vuoto.
“No, non mi
interessa il gossip. Che tipo era?” lei era decisamente curiosa. Non leggeva
mai giornali scandalistici e, di conseguenza, non era informata sui
pettegolezzi.
“Era una ragazza
molto bella, bionda. L’avevo conosciuta mentre stavo facendo surf e, tra un
discorso e quell’altro, ci siamo messi insieme. All’inizio andò tutto bene, era
pure un fenomeno a letto, ma poi mi resi conto che stava con me solamente
perché ero famoso. Si inventava sempre delle scuse per venire con me alle
première dei film, per andare alle sfilate, alle feste, per conoscere i registi
e via dicendo. Così, quattro o cinque mesi fa, l’ho lasciata.” Per tutto il suo
discorso, non aveva smesso di guardare il bicchiere.
“Beh, in tal caso
sono contenta per te.” Amina posò lo sguardo su di lui, che la stava guardando
a sua volta.
“Lo sai? Io vorrei
tanto avere una ragazza come te. Qualcuna che non stia con me solo perché mi
chiamo Orlando Bloom, che mi amasse per quello che sono: un ragazzo semplice è
spericolato. Tu sei esattamente come la vorrei; bella, simpatica, intelligente,
tranquilla, dolce, sensibile, non te ne importa nulla del mio nome…”
“Ecco io…” Amina era
stata presa in contropiede. Sapeva bene che lui era ubriaco come una spugna,
però, sentirsi dire quelle cose era sempre un po’ imbarazzante. “Orlando ma
tu…” non riuscì a finire la frase, si era addormentato. “Ti pareva!”
………………………………………………………………………………………………
La mattina dopo,
Orlando si svegliò con un incredibile mal di testa. Aprì gli occhi lentamente
e, solo dopo alcuni istanti, focalizzò ciò che gli stava intorno. Riconobbe
subito quell’ambiente, era la cucina di Amina. Cercò di fare mente locale della
sera prima ma, a parte il suo arrivo e la cena, si ricordò ben poco. Rammendò
di aver bevuto un liquore molto forte e, probabilmente, si era ubriacato.
Quando provò ad alzarsi notò che aveva una coperta sulle spalle. Avvicinò il suo
naso e si accorse che era permeata del profumo di Amina, una fragranza forte e
dolce allo stesso tempo. Mentre respirava a pieni polmoni quel dolce aroma,
notò che c’era una pastiglia sopra al tavolo. Analgesico. Gli venne da ridere,
quella ragazza aveva proprio pensato a tutto. Si alzò di malavoglia e cercò di
andare in bagno, per prendere la medicina.
“E adesso dove
cavolo devo andare?” Spalancò la prima porta che si ritrovò sotto mano e, con
sua grande sorpresa, si accorse di essere finito in camera da letto.
Imprecò sottovoce,
per aver sbagliato stanza…poi, quando la vide dormire, rimase incantato. Il
sole le sfiorava leggermente le guance e la sua chioma rossa risplendeva di
mille riflessi, resi ancora più irreali dal colore bianco candido delle lenzuola.
Sembrava così inerme, così tranquilla e beata, così…dolce. Il suo viso era
rilassato e aveva a malapena le labbra socchiuse. Per un attimo gli parve di
vedere una dea addormentata, in tutta la sua grazia. Si avvicinò lentamente,
senza far rumore. Le scostò un ciuffo di capelli dagli occhi e, cercando di non
svegliarla, la baciò. Fu un bacio casto e puro, fatto soltanto di un leggero
contatto, come se si fosse rotta se avesse premuto con più forza. Sentì quel
dolce profumo di menta, come quella sera quando si era fatto male al dito. Lei
si rigirò nel sonno e lui le accarezzò per un’ultima volta la testa, prima di
ritornare in cucina.
Era frastornato,
persino lui non capiva come era riuscito a fare qualcosa di così dolce e
smielato. Per puro caso, mentre cercava un bicchiere, fece cadere un vaso per
terra, che fece un rumore assordante.
“E’ la fine…adesso
chi la sente?”
Dopo qualche minuto,
vide arrivare in cucina Amina: capelli scompigliati, pigiama di tre taglie più
grandi e un paio di ciabatte oscene. Si era appena svegliata, era evidente.
Orlando pregò con tutto il cuore che il suo bacio non l’avesse svegliata.
“Cos’è tutto ‘sto
casino a quest’ora del mattino?” Disse lei, sbadigliando.
“Ho fatto cadere
quel vaso per terra, è grave?” Rispose lui, cercando di apparire tranquillo e
rilassato.
“No, è solo una
schifezza che mi ero portata via dal mio vecchio appartamento. Allora, il
tavolo è comodo per dormire? Io non l’ho mai sperimentato…”
“Mah, ci sono state
delle occasioni in cui ho dormito meglio…tu piuttosto, fatto bei sogni?”
“E’ da una vita che
non mi ricordo più dei sogni che faccio la notte. Hai già preso l’analgesico?”
“Sì, grazie per
avermelo lasciato lì sopra, così non ho dovuto frugare in giro.”
“De nada. Fette
biscottate, brioche, caffè?” Disse lei, accendendo il forno a microonde.
“Una tazza di caffè
e qualche brioche, in assenza della mia cara colazione inglese!”
Mangiarono in
silenzio, a causa del sonno che avevano ancora tutti e due. Amina era curiosa
di sapere se lui si ricordava qualcosa della sera precedente. Così, con la
scusa di Kate, entrò nel discorso.
“Allora Ob, dura la
vita dopo che hai lasciato Kate?” Lui la guardò stupito.
“E tu come fai a
saperlo? Non mi sembra che ti interessi a questo genere di cose…”
“Me l’hai detto tu,
ieri sera.”
“Andiamo bene! Lo
vuoi sapere qual è il mio ultimo ricordo? Il tuo abbraccio. Da lì in
poi…nisba!”
“Ah, ho capito.
Peccato…” Disse lei, alzando gli occhi al soffitto.
“Cosa?”
“Niente!” Arrossì
visibilmente. Accidenti a lei e a quella lingua lunga che si ritrovava.
“Senti, a proposito
di ieri…ecco, dovrei dirti una cosa.” L’atmosfera si era fatta incredibilmente
pesante. Tutti e due si sentivano come dei pesci fuor d’acqua, senza contare
che avevano assunto un colorito tra il rosso e il viola. “Vedi io…” Orlando era
pronto. Era il momento giusto per dirle quali erano i suoi sentimenti. Non era
sicuramente una situazione incredibilmente romantica ma, in fin dei conti,
doveva farlo finché aveva l’occasione giusta. Stava per prenderle le mani
quando sentì il suo cellulare squillare. In quel momento maledì e benedì quel
maledetto affare: anche se non era riuscito a dirle niente, l’aveva salvato da
un momento incredibilmente imbarazzante.
“Pronto?”
“Ob, sono io! Per
fortuna che ti ho trovato!”
“Elijah?”
“Sì. Ti prego,
dimmi che non sei a casa di Amina!” El era stranamente agitato e Orlando,
guardando la ragazza, rispose.
“Invece sono proprio
lì, perché?”
“Guarda fuori
dalla finestra, senza farti vedere!” Orlando si affacciò e vide un nutrito
gruppo di persone con macchine fotografiche al seguito: paparazzi.
“Ma che diavolo
significa questa storia?”
“Ci hanno preso
di mira dopo che abbiamo scattato quella foto, alla sfilata di Christy. Pensano
che Amina sia la fidanzata di uno di noi due. Quell’idiota della Templeton gli
ha dato il suo indirizzo e i nostri!”
“Ma io a quella là
la uccido! Sono informazioni private!”
“Senti, io adesso
devo veramente lasciarti. Fammi sapere se tu e Amy riuscite a trovare una
soluzione. Io ho la casa circondata di persone!” Elijah riattaccò
bruscamente, lasciando Ob di sasso.
“Cosa è successo,
perché hai guardato fuori dalla finestra?” Chiese Amina, molto curiosa.
“E’ successo un
guaio enorme, dei paparazzi hanno pensato che tu sei o la mia fidanzata, o
quella di El. Ti ricordi di quella foto che abbiamo scattato alla sfilata di
Christy?” Lei annuì “Hanno tirato fuori questa storia dopo di ciò. Hanno invaso
il tuo cortile e, probabilmente, anche quello di casa mia.”
“Chi era stato a
dirmi che era una cosa innocua? Spiegami come hanno fatto ad avere il mio
indirizzo!!” Lei era visibilmente arrabbiata.
“Anne Marie Templeton.”
“Ancora lei? E
adesso che facciamo?”
“Non lo so, bisogna
farci venire in mente qualche idea.”
“Aspettami qui,
torno subito!” Amina andò in camera sua, la sentì parlare al telefono con
qualcuno e, dopo qualche minuto, tornò da lui con un sorriso a trentadue denti.
“Cos’ha escogitato
la tua mente malata?” Disse Orlando, abbastanza preoccupato.
“Tu ed El avete
voglia di cambiare aria per un po’?”
“Questo cosa
c’entra?”
“Beh, se vogliamo
che le acque si calmino possiamo andare via da qui per un po’…per staccare un
po’ la spina.”
“E dove, di
preciso?”
“Ho appena
telefonato a Christopher, mi ha consigliato di andare nella sua casa delle
vacanze, a Firenze!”
“Firenze?” Chiese
lui, un po’ stranito. (Ci sono tante Florence in America. Ricordatevi che
parlano in inglese. NdShizuru117)
“In Italia, scemo!
Che ne dici?”
“Dico che è un’idea
a dir poco favolosa! Amo l’Italia, da quando l’ho vista la prima volta, qualche
mese fa!” ‘E soprattutto amo i suoi abitanti’ pensò, però non lo disse.
In teoria, l’idea di
andarsene era ottima ma, le cose che accaddero una volta là, meritano di essere
raccontate un’altra volta, per la parte importante che rivestirono in tutta
questa storia…una parte fondamentale per l’evolversi delle cose soprattutto
perché là sarebbe successo qualcosa di imprevisto, che nessuno avrebbe
programmato…
Allora, inizio la mia nota molto contenta perché, dopo tanto tempo, la
cara Moon ha deciso di scrivere di nuovo
Allora, inizio la mia nota molto contenta perché, dopo
tanto tempo, la cara Moon ha deciso di scrivere di nuovo! Continua così!! E poi
un bacione a tutte le ragazze che recensiscono e leggono…siete l’unica cosa che
mi sprona ad andare avanti, GRAZIE!! Vorrei poi fare una precisazione, la mia
storia ha superato abbondantemente la metà e, tra massimo una decina di
capitoli, sarà finita (speriamo!^^). Adesso basta, buona lettura!^^Bacini Shi*
Capitolo
26.
Pronti, attenti…via!^^
Orlando, in un primo momento, era rimasto molto contento a
quell’idea. Sapeva bene quanto potevano essere pedanti i paparazzi e, partire
per l’Italia all’improvviso, era stata una pensata davvero geniale. Vedeva
Amina, davanti a sé, che gli sorrideva in modo molto complice e, come se si
fossero parlati con il pensiero, si abbracciarono.
“La
tua mente è una betoniera di scemenze ma, quando ti ci metti, sai essere un
mito!” Disse lui, facendola addirittura sollevare da terra.
“L’ho
sempre detto io, che ho la testa grossa perché ho molto cervello!” Lei cominciò
a ridere.
“E
molta materia grigia, non dimentichiamoci!”
Rimasero
avvolti in quell’abbraccio ancora per qualche minuto, ridendo come due
forsennati, sebbene non ce ne fosse il benché minimo motivo. Evadere dalla loro
vita quotidiana era un modo per lasciarsi andare, per ritornare ad essere
liberi, per potersi comportare come se fossero stati dei semplici amici (che,
in fondo, erano). Quando si staccarono, si accorsero di aver fatto una cosa un
po’ avventata e, arrossendo tutti e due, cominciarono a farfugliare qualcosa
come ‘scusa’ e via dicendo.
“Ehm…ma…ci
andiamo soltanto noi due?” Chiese Orlando, balbettando un po’.
“Eh?
Beh…io…non sarebbe meglio avvertire anche…che so…Elijah…Christy…” Amina stava
cercando di sembrare normale e, per uscire da quella imbarazzantissima
situazione, tirò in ballo gli altri due.
“S-sì,
sì, credo che sia una bella trovata. Così non ci annoieremo di certo!” Era un
po’ deluso, voleva che fosse una cosa che riguardava solo loro due. Sperava di
riuscire a capire quali fossero i sentimenti che provava lei verso di lui.
“Senti,
però sarebbe meglio se ci dessimo delle scadenze. Io direi che potremmo partire
anche dopodomani, così potremo stare a Firenze due settimane, senza che nessuno
ci venga a rimproverare o cose del genere. Siamo già a maggio e, in questo
momento, in Italia è piacevolmente caldo.”
“Per
me va bene, non ho impegni urgenti. Cosa farai con il tuo lavoro per Oaudesy?
Voglio dire, magari non è che ti farà delle pressioni?” Orlando sperava vivamente
di no.
“Non
credo. Sono già molto avanti con l’arredamento del locale. Abbiamo trovato del
personale qualificato e valido e Mark mi ha fatto i complimenti; aprire un club
in quattro e quattr’otto non è una cosa molto facile. Siccome pensiamo di aprire
per la fine dell’estate, mi lascerà andare senza problemi.”
“In
questo caso va benissimo. Ascolta, io penso ad avvertire El, tu puoi sentire
Christy?”
“Sì,
non ci sono problemi.” Si mise una mano sul mento, pensando. “Anzi, ci vado
proprio adesso. Potresti accompagnarmi? Lo so che casa sua non è di strada
ma…di andarci a piedi proprio no! A quest’ora non se ne parla neanche!”
“Ok.
Io ti aspetto in macchina, tu vai a cambiarti.”
“Un
momento! Aspetto un attimo!” Lei lo fermò.
“Dimmi,
che c’è?”
“Cos’è
che volevi dirmi prima che squillasse il telefono?”
“E’
meglio rimandare il discorso più in là. Magari te lo dico quando saremo in
Italia!” Mentre parlò, non incrociò il suo sguardo nemmeno una volta.
Detto
questo, fece cenno di uscire dall’altra parte ad Amina e poi chiuse la porta
d’ingresso dietro di sé. Molto raffinatamente, prese la macchina senza essere
riconosciuto e la portò nel retro. Mentre salì in auto cominciò a pensare a
tutto quello che gli era successo. Gli venne in mente subito la prima sera che
la vide, dopo la prima de ‘il ritorno del re’. Se la ricordava benissimo, come
se fosse successo proprio ieri. Poi gli tornò in mente la scommessa che aveva
fatto con Elijah. Lui l’aveva sfidato a portarsi a letto Amina entro un anno,
pena feste a volontà per un mese intero. Cominciò a darsi dello stupido, come
aveva fatto a fare una cosa del genere? Si ripromise di parlarne con El, appena
si fosse ricordato. In quel mentre, proprio quando era immerso nei suoi
pensieri fino alla testa, vide arrivare Amy. Aveva messo una minigonna di
jeans, scarpe da ginnastica, scaldamuscoli, una felpa rosa molto aderente e un
giubbotto di jeans. Aveva acconciato i capelli in due buffe codine e non si era
truccata. Orlando rimase di sasso, nel vederla così innocente e bella, sotto la
luce del primo sole del mattino. Il suo cuore cominciò a battere molto forte e
dovette faticare non poco per tenere a freno le ‘reazioni’ del suo corpo. Per
tutto il tragitto non dissero una parola, ognuno dei due aveva da pensare alle
proprie cose e, quando furono arrivati davanti a casa di Christy, la ragazza
salutò l’amico stampandogli un bacio sulla fronte. Orlando l’aveva vista
allontanarsi, incantato, e, guardando i suoi pantaloni, capì che non era
l’unico ad essere affascinato dalla ragazza.
“Mi
sembrava strano…tu ti svegli sempre nei momenti meno opportuni! Se lei ci
avesse visti mi avrebbe dato tanti di quei schiaffoni da gonfiarmi la faccia!”
E ripartì, cercando di sistemarsi alla meno peggio.
Amina
suonò al campanello, aspettando una risposta da Christy. Dopo qualche secondo
sentì un roco ‘arrivo’ e dei piedi che si trascinavano, letteralmente, alla
porta. Quando l’uscio si aprì, vide l’amica in pigiama, con due occhi talmente
piccoli da sembrare ancora chiusi. Si era appena svegliata.
“Sveeegliaaaa!”
Urlò lei, alla sua maniera. (Come Franco, per intenderci! Vero Kaori?^^
NdShizuru117)
“Ma
tu che ci fai qui a quest’ora?” Fu l’unica cosa che riuscì a dire, con la voce
ancora molto impastata.
“Udite
udite! Grandi notizie vi attendono, signora!” Entrò in un baleno, sedendosi sul
suo tavolo.
“Di
solito sono una persona molto tranquilla e calma ma, se sei venuta qui solo per
prendermi in giro, ti consiglierei caldamente di andartene.”
“Andiamo,
se sei così scontrosa ti fai scappare quel bel ragazzo di David!”
“Amina?!”
Tuonò lei, un po’ alterata.
“Non
ti inalberare, stavo solo scherzando. Dimmi un po’, tu hai da fare questo
mese?”
“Perché
me lo chiedi?”
“Tu
prima rispondi, poi ti spiego.”
“No,
credo di no.”
“Benissimo”
Disse lei cominciando a saltare da una parte all’altra (alla maniera di
Selphie, per chi ha giocato a FF8. NdShizuru117)
“Non
sta bene drogarsi la mattina, fa male alla salute.” Disse Christy, mettendosi a
ridere nel vedere l’amica.
“Senti,
tu ci verresti due settimane in Italia?” Chiese Amy, al colmo della felicità.
“Beh,
non saprei. Oddio, mi farebbe molto piacere, questo è certo. L’ultima volta che
ci sono stata ero andata a Milano, per la settimana della moda. Ti dirò, ho
avuto talmente tanto da fare che non ho avuto il tempo di andare a visitare la
città.”
“Oh,
ma questa volta andremo a Firenze! La città d’arte per eccellenza. Chris ci
presterà la sua casa.”
“Chris?
E chi è?” Chiese Christy, molto curiosa.
“Lo
conosci di sicuro, è Christopher Lee.”
“Vorresti
farmi credere che tu sei amica del mitico Christopher Lee?” Disse Christy,
molto stupita.
“Non
vedo cosa ci sia di male. E’ un vecchietto veramente molto simpatico.” Rispose
lei, sorridendole. Poi, vedendo il suo volto disse “Se vuoi posso farti fare un
autografo!”
“E…io
non so che dire…” Borbottò.
“Basta
che accetti il mio invito e la cosa è fatta!”
“Me
lo chiedi pure? Certo che ci vengo!” Andò ad abbracciarla, contenta.
“Si
parte dopodomani, vedi di prepararti spiritualmente e psicologicamente! Con noi
verranno anche Elijah ed Orlando.”
“Allora
dovrò fare presto!” Si staccò un attimo e poi l’abbracciò di nuovo, imitando la
mossa del koala.
“Cavoli,
questa d’ora in poi sarà chiamata la ‘giornata dei mille e uno abbracci’! Ci
manca un cane e poi sono a posto.” Disse Amina, parlando faticosamente. Era
soddisfatta dell’esito della sua visita. Intanto, in un’altra casa…
………………………………………………………………………………….
“Ti
prego, non costringermi ad usare le maniere forti!” urlò Orlando, mentre beveva
da una lattina di birra, fresca di frigo.
“Ma
non ti rendi conto che, per me, sarà una gita allucinante?! Passare due
settimane a stretto contatto è una tortura!” Gli rispose di rimando Elijah, un
po’ arrabbiato.
“Chi
era quello che diceva di guardare sempre avanti? Andiamo, di questo passo non
riparlerai con lei nemmeno tra mille anni. Ti conosco troppo bene, non provare
a mentirmi.”
“La
fai facile! Non sei mica tu quello che, appena la vede, comincia ad avere le
vampate come un moccioso di quindici anni!” Dopo che El disse questo, Ob
abbassò lo sguardo. Persino lui si sentiva un ragazzino ad avere quelle
reazioni davanti ad Amina.
“Ora,
se per favore vorresti ascoltarmi, ti dirò cosa penso. Come credi che mi sia
sentito nel lasciare Kate? Lo sai benissimo che le volevo un mondo di bene
eppure, per non soffrire, ho fatto la cosa più giusta. Amy, in questo momento,
cerca soltanto di tirarci fuori da tutto questo casino, offrendoci la
possibilità di fuggire un attimo dalla nostra vita frenetica. Anche lei sta male,
se avesse potuto evitare di farti soffrire, l’avrebbe fatto. Non pensi al
dolore che lei sta provando in questo momento? Non metto in dubbio che tu ci
patisci di più ma…noi siamo amici Cristo! Non possiamo rovinare la nostra
amicizia per una cazzata del genere. Perché, scusami tanto ma, è proprio quella
che è! Vuoi veramente smettere di vederla, di parlarle? Vuoi veramente far
finta che tu non hai più alcun tipo di rapporto con lei? Se lo fai, sei solo un
grandissimo codardo.” Aveva parlato senza pensare, facendosi trascinare dalle
sue emozioni. Non voleva essere così duro ma sapeva bene che Elijah, quando si
mette in testa una cosa, diventava quasi irremovibile. Il ragazzo si ammutolì
per qualche istante.
“Mi
fa male tornare in Italia. Indipendentemente dal fatto che ci sia lei oppure
no. Mi farebbe tornare in mente troppe cose…troppe sensazioni…” Si era calmato
un po’.
“Ma
se non affronterai mai il problema, come farai ad uscirne? Comportati da uomo
fino in fondo.”
“Lei
cosa ti ha detto?” Lo guardò, supplicandolo con gli occhi.
“Le
dispiace molto. Da quella sera, non ti ha più risentito. Si sta facendo tante
di quelle seghe mentali che tu non te ne rendi neanche conto! Vorrebbe
telefonarti e dirti tante cose ma ha paura. Prova a metterti nei suoi panni.”
Orlando si sedette vicino a lui, cercando di fargli capire che doveva tornare
su di morale.
“Beh,
forse…in questo caso…credo che partirò.” Disse piano.
“Bravo,
è questo lo spirito giusto! Devi farle vedere chi sei!” Lo incitò Ob.
“Sì,
le dimostrerò che può fidarsi di me! Riuscirò a far tornare tutto come prima!”
“Vai,
sei sulla via giusta!”
“Solo
una cosa Orlando, mi prometti che sarai sincero con me?”
“Certo,
tra di noi non ci sono mai stati segreti.”
“La
ami?” Disse lui, tremando un po’.
“Non
capisco, cosa vuoi dire?” Il ragazzo era rimasto interdetto. Aveva afferrato
ciò che voleva dirgli e, con abilità, cercò di glissare.
“Tu
ami Amina?” Si zittirono tutti e due, colti da un improvviso mutismo.
“Ma…ma
no! Che ti salta in mente! E’ solo una mia amica!” Soffriva nel dovergli
mentire così ma, se gli avesse detto la verità, sarebbe stato ancora più
doloroso.
“Se
me lo dici tu…ci credo. Quando dobbiamo partire?” Elijah capì subito che non
era il momento per fare dei discorsi del genere. Quando gli aveva telefonato,
era rimasto ferito nell’orgoglio sapendo che era a casa di Amy. A quell’ora del
mattino voleva dire solo una cosa…lui era rimasto a dormire lì.
“Dopodomani.
Ritorneremo tra due settimane.”
“Va
bene, allora comincio a preparare i miei bagagli.”
………………………………………………………….
I
due giorni passarono molto in fretta e, la mattina della partenza, arrivarono
tutti piuttosto in anticipo all’aeroporto. Nonostante tutti i suoi buoni
propositi, Elijah non riusciva a parlare disinvoltamente con Amina e si
scambiavano solo due parole se era necessario. Christy ed Orlando erano molto
insofferenti ma, rispettando tutti e due, fecero finta di niente. Durante tutto
il viaggio, parlarono un po’ del più e del meno, cercando di non disturbare El
che, come suo solito, stava dormendo. Dopo qualche ora, anche Cry si lasciò
cadere tra le braccia di Morfeo e, ben presto, gli altri due cominciarono a
giocare a carte. Nell’aereo c’erano soltanto le piacentine e, il povero
Orlando, faticava non poco a capire come si giocasse a briscola.
“Ma,
come è possibile che l’asso sia la carta più alta? E’ assurdo!” Disse lui,
perdendo la pazienza per l’ennesima volta.
“Delle
volte mi chiedo se ci sei o ci fai! Sarà la centesima volta che ti rispiego
come funziona! La carta più alta è l’uno, poi viene il tre, il re, il cavallo,
il fante e tutte le altre. Non mi sembra così difficile!”
“Parla
per te! Questo gioco fa schifo!”
“Come
ti permetti? Se ti sei fatto la liposuzione al cervello non è mica colpa mia!”
“Devo
ridere? Oppure puoi risparmiarmi le tue battutine?”
“Se
sei nato per fare il cretino, non è mica colpa mia!”
“Ma
sentitela? Ha parlato Miss - sono - la - più - bella - e - intelligente - del -
mondo!”
“SMETTETE
IMMEDIATAMENTE DI FARE TUTTO QUESTO CASINO! C’è DELLA GENTE CHE VORREBBE
DORMIRE!” Urlò Elijah, senza nemmeno aprire gli occhi.
“Scusa…”
Dissero i due in coro. Poi si guardarono e cominciarono a ridere.
Il
viaggio, complessivamente, fu abbastanza lungo. Tra il check in e tutte le
varie cavolate burocratiche, ci misero ben nove ore per arrivare. Non appena
misero piede a terra, spostarono subito le lancette dell’orologio e, con loro
sorpresa, si accorsero che erano già le 22.00. Chiamato il primo taxi che
videro, si diressero subito verso casa Lee, nella speranza di arrivarci prima
di mezzanotte. Era abbastanza lontana dall’aeroporto e si trovava vicino al
centro. Subito scesi, li colpì la sua maestosità. Si trovava a un’ora da piazza
del Duomo ed era vecchia, probabilmente dell’epoca rinascimentale. Sul tono dell’ocra,
aveva le finestre con le imposte verdi e un piccolo ma grazioso balconcino.
Salirono velocemente e stabilirono così la suddivisione della casa: Christy ed
Amina al piano superiore ed Elijah e Orlando a piano terra.
“Mi
raccomando, voi non dovrete MAI venire su da noi, salvo due eccezioni: o vi ci
invitiamo noi oppure è successo un disastro.” Disse Amy con tono severo.
“Vabbene.
Altro?” Disse Ob, facendo un po’ il deficiente.
“No,
direi che le paternali, almeno per oggi, sono finite. Ci vediamo domani mattina
in cucina.”
Ognuno
di loro si diresse verso la propria camera, sperando di riuscire a dormire
bene. Orlando, tuttavia, aveva un gran voglia di farsi una bella doccia
rinfrescante, per togliere via la fatica del viaggio. Soltanto che, andando in
bagno, notò che non c’era niente con cui lavarsi. Così, noncurante delle
raccomandazioni della ragazza, andò al secondo piano.
“Senti
Amy, non è che avresti una sapo…” Non riuscì a finire la frase.
Non
appena era arrivato sul corridoio, subito dopo le scale, l’aveva incrociata.
Dopo qualche istante realizzò ciò che gli stava davanti: Amina con un paio di
mutande e una canottiera. Era rimasto lì a fissarla, allibito, finché non gli
arrivò un beauty case direttamente in mezzo alla fronte.
“ORLANDO!!!”
Gli urlò lei. Dopo qualche secondo, si disincantò.
“Scusami
io, non volevo…mi serviva solo qualcosa per lavarmi…” Non riusciva più a
connettere il cervello con la bocca.
“VATTENE
IMMEDIATAMENTE DA QUI!!! SE CERCHI UN BAGNOSCHIUMA, GUARDA SEMLICEMENTE SULL’ALTRO
BAGNO, RAZZA DI PERVERTITO!!!”
"Sì,
scusami ancora!" E scese giù, come se lo stesse rincorrendo una mandria di
tori inferociti. Dire che era rimasto sorpreso, piacevolmente sorpreso, era
dire poco. Vederla lì, inerme, con quei pochi vestiti...non ci voleva pensare.
Se si fosse controllato un po' meno, le sarebbe saltato addosso senza farsi
troppi problemi. Tuttavia, non era il momento di pensare a quelle cose, doveva
farsi una doccia e sperare che, una scena come quella, non si sarebbe più
ripetuta...o il suo testosterone sarebbe andato a mille.
Beh, lo avevo già spiegato sulla mia penultima recensione
ma, per correttezza, lo dirò di nuovo. Quando trovate la mia storia prima,
anche se non ho aggiunto un cap. è dato dal fatto che, ogni tanto, invece di
modificare un capitolo lo reinserisco di nuovo. E poi che dire...oltre al
solito, ed enorme, GRAZIE (^^) vorrei che mi dite cosa pensate della mia prima
one-shot. E’ su Keanu Revees, così, tanto per cambiare un po’ i personaggi. Per
Akuma, dopotutto la mia storia non può mica piacere a tutti! No?^^ Ma adesso
basta con le ciance, buona lettura!^^Bacini Shi*
Capitolo
27.
Va dove ti porta il cuore...
Erano passati alcuni
giorni dal loro arrivo in Italia e, nonostante le loro buone intenzioni, Elijah
ed Amina non erano riusciti a conversare per più di cinque minuti. Orlando e
Christy, giustamente, si erano un po’ stufati di questa situazione e,
soprattutto, non volevano essere tra due fuochi. Dopo circa una settimana,
decisero di andare a fare un giro della città ‘by night’ e così, appena ebbero
finito di mangiare, uscirono. El ed Ob erano rimasti molto sullo stile casual:
camicia, jeans e scarpe da ginnastica, mentre Cry ed Amy optarono per i vestiti
di mezza stagione, di colore pastello. La prima cosa che decisero di andare a
vedere, fu il Lungarno. Tuttavia, due di loro avevano ideato un piano geniale.
“Senti Orlando, cosa
abbiamo intenzione di fare con ‘quella’ cosa?” Disse Christy, facendogli
l’occhiolino.
“Quale cosa, scusa?” Non
aveva capito.
“Come quale? QUELLA
cosa? Ricordi…che NOI DUE dobbiamo andare DA SOLI a vedere QUEL negozio?”
“Io proprio non…ah! Sì,
adesso mi ricordo! Beh, noi andiamo ragazzi. Mi raccomando, tra mezz’ora fatevi
trovare nella piazza del Duomo, siamo d’accordo?”
Orlando e Christy
avevano avuto veramente una bella idea. Con la scusa di andarsene per conto
loro, avevano lasciato da soli Amina ed El che, con il favore della notte
stellata, avrebbero sicuramente tirato fuori l’argomento ‘post dichiarazione’.
Era impossibile vederli così impacciati tra di loro, senza contare che stavano
soffrendo molto per quella situazione così stagnante (grazie Akuma!^^
NdShizuru117).
“Credi che questa volta
riusciranno a formulare una frase senza parlare a monosillabi?” Chiese la
ragazza ad Ob.
“Non lo so, mi auguro
soltanto che la smettano di far finta di non conoscersi! E’ assurdo, mi
sembrano dei bambini dell’asilo!”
“A proposito di bimbi,
adesso che mi ci fai pensare, anche io avrei qualche domandina da farti…”
Disse, assumendo un tono di voce che non prometteva niente di buono.
“Facciamo così, quando
troviamo una bella panchina per mettersi seduti, puoi spararmi tutte le domande
che vuoi? Ci stai?” Rispose in tono scherzoso.
“Fossi in te, comincerei
a scherzarci poco. Quando faccio il detective, so essere molto professionale.”
Nel frattempo, seduti in
riva all’Arno…
…………………………………………………………………………………………………
Amina ed Elijah si erano
seduti, da un paio di minuti, a Ponte Vecchio, guardando distrattamente l’acqua
che passava, incessantemente, sotto di loro. Entrambi sapevano che dovevano dire
qualche cosa ma, considerato il loro enorme imbarazzo, trovarono non poche
difficoltà. Amina aveva tante di quelle cose da chiedergli che non sapeva
nemmeno da dove cominciare. Quando provava ad aprire bocca, incontrava quei
begli occhi azzurri e come faceva a continuare? La stava supplicando con gli
occhi, perché non dicesse nulla che potesse spezzare quel magico silenzio.
“Senti…” Dissero
all’unisono. Si guardarono un attimo, poi si misero a ridere.
“Accidenti, mi sembra di
essere dentro a quei buffi cartoni animati giapponesi! Cavoli, siamo proprio
due imbranatoni!” Disse Amina, asciugandosi le lacrime, cadute per la grossa
risata.
“E’ proprio vero! E poi
mi vengono a dire che io sono un bravo attore!” Rispose Elijah che non ce la
faceva più.
“Oh, io non l’ho mai
pensato! Sei un attore piuttosto mediocre!” Disse con tono canzonatorio.
“Ma tu guarda che
stronza! Adesso te lo faccio vedere io!” Scese giù e cominciò a farle il
solletico. Alla fine, lo implorò di lasciarla andare.
“Mamma mia che serata!”
Amy era proprio esausta.
“Eh sì…è proprio una
bella serata…”
“Già. Tu che ne dici?
Sarà forse il caso di parlare, no? Dopotutto, anche Ob e Christy si sono fatti
in quattro per lasciarci da soli!” Lo guardò negli occhi, lui le sorrise.
“Direi di sì. Non
possiamo passare un’altra settimana in questo modo! C’è assoluto bisogno di
fare due chiacchiere.”
“Perché non andiamo a
fare una camminata verso Palazzo Pitti? Andiamo a vedere se il suo splendido
giardino è aperto anche di notte.”
“Sì, direi che è una
buona idea.” Così si incamminarono, l’uno vicino all’altra.
…………………………………………………………………………………………………
Nel frattempo, Christy
ed Orlando avevano trovato un ottimo posto a Piazza Santa Maria Novella.
C’erano molte coppie, è vero, ma loro sapevano bene che non avevano nulla da
spartire in quel senso. Lei aveva ancora la testa in Australia mentre lui aveva
ben altro a cui pensare, o sarebbe meglio dire qualcun’altra a cui pensare. Non
appena si sedettero, la ragazza si mise davanti a lui, con le braccia sui
fianchi e uno sguardo da furbetta.
“Cosa significano quegli
occhi? Mi fa una certa impressione vederti così…” Orlando si mise a ridere,
vedendo l’espressione buffa che si era dipinta sul volto dell’amica.
“Io comincerei ad avere
paura, se fossi in te. Quando la sottoscritta si mette in testa una cosa, non
c’è niente che le faccia cambiare idea!”
“Perché parli in terza
persona?”
“Fa molto più effetto,
non trovi?” Disse lei, ridendo.
“Sì, ammetto di sì.
Avanti, che cosa devi chiedermi? Non credere che io non me ne sia accorto…”
“Invece, credo proprio
che tu non te ne sia accorto. Non fraintendermi ma, non sono così stupida come
posso sembrare.”
“Non mi è mai passato
per l’anticamera del cervello il fatto che tu sia stupida!” Disse lui, un po’
sulla difensiva.
“Credo che tu mi debba
fare un lungo discorsino, partendo dall’inizio e non tralasciando neanche un
minuscolo particolare. Magari puoi fregare El, ma non me. Tu hai qualcosa che
non va…e scommetto quello che vuoi che c’entra Amina.”
……………………………………………………………………………………………………
Con loro grande fortuna,
trovarono il Giardino dei Boboli aperto. In quei giorni di fine primavera, era
un vero incanto. Sembrava di stare dentro ad una favola, con tutti quei
splendidi alberi e la luce lunare che filtrava dai loro rami. Assomigliava ad
un sogno e, se fosse saltata fuori una piccola fata, nessuno si sarebbe
sorpreso. Amina ed Elijah si misero a sedere sotto una bellissima quercia,
vecchia quanto un’anziana signora.
“Beh, ora non possiamo
più fuggire. Siamo qui e dobbiamo parlare.” Disse il ragazzo, prendendole una
mano. “Se non ti spiace, vorrei cominciare io. E’ giusto che sia così, sono io
che ho creato tutto questo enorme casino.”
“Va bene. Se è ciò che
vuoi, puoi farlo.” Rispose lei, appoggiandosi al tronco.
“Vedi, io so di non
essere stato molto gentile a non farmi più sentire dopo…beh…quella sera alla
tua festa. Tante volte avrei voluto prendere il telefono e chiamarti, facendoti
capire che non stavo male ma, era più forte di me, non ci riuscivo. Sono sempre
stato un ragazzo molto timido e, se devo dirla tutta, pure molto debole di
carattere. Sapevo bene che le tue intenzioni erano più che buone ma, il
dolore…in quel momento riuscivo a sentire solo quello. Poi, anche grazie ad
Orlando, ho capito che non mi faceva bene piangermi addosso e, soprattutto,
dovevo reagire. Così, contro ogni mia aspettativa, sono partito con voi per
venire qui, a Firenze. All’inizio è stata dura ma, vedendoti allo stesso tempo
così vicina e lontana, ho capito che mi mancavi. Non fraintendermi, mi mancava
la tua amicizia, il tuo sorriso, le tue battute. Ho capito che mi mancavi come
amica e alla fine, dopotutto, avevi ragione.” Era stato dolcissimo. Man mano
che parlava, le accarezzava la mano e sorrideva, ripensando a tutto quello che
gli era capitato. Aveva un tono di voce caldo e confortante, come per
infonderle sicurezza, coraggio.
“Sai, sono contenta che
stai meglio. Sono stata una grande stupida a non farmi risentire, in tutto
questo tempo. Però temevo in una brutta reazione, pensavo che mi avresti chiuso
il telefono in faccia. So bene che non lo faresti mai ma, quando sei giù, ti
fai tanti di quei problemi che, in realtà, neanche esistono!” Cominciò a
ridere, seguita a ruota da lui. “Però sono felice. Credevo che, con il mio pessimo
carattere, ti avessi perso per sempre. Vedi, il mio più grande difetto è quello
di non trovare mai le parole giuste. Magari vorrei far capire ad una persona
che le sono vicina ma, non so perché, rimango lì…a guardarla, senza fare
assolutamente niente.”
“Tu sei una brava
ragazza, non hai niente da invidiare…a nessuno.”
“Se mi fai così tanti
complimenti, arrossisco! Poi, torno normale solo con lo smacchiatore!”
“Brava, è questa l’Amina
che conosco io!” Le arruffò i capelli, con suo grande disappunto.
“Ma che fai! Già che ho
i capelli più ispidi di una scopa! Non ti ci mettere pure tu!”
“Che paura! Devo
cominciare a tremare?” Disse lui, in tono di sfida.
“Mai farmi alterare! Che
poi divento peggio dell’incredibile Hulk!” Detto questo, gli saltò addosso e
cominciò a picchiarlo scherzosamente. Era tornato tutto come sempre e,
finalmente, avevano chiarito ogni cosa.
……………………………………………………………………………………………
“Che cosa ti dovrei dire
di Amina? A me sembra che va tutto bene…” Stava mentendo spudoratamente, e lei
lo sapeva.
“Non credere che io mi
beva questa assurda storia! O me lo dici con le buone, oppure sarai costretto a
dirmelo con le cattive!” Disse, alzando leggermente la voce.
“Ma ti ho già detto la
verità!”
“Sul set sarai anche
bravo come attore ma, nella realtà, non riesci neppure a dire una bugia
credibile!”
“……………………” ‘Io cerco di
fare qualcosa per gli amici, ed ecco il risultato’ pensò. Andarsene da solo con
Christy era stata davvero una cattiva mossa.
“Non ti preoccupare, non
lo dirò a nessuno. Di me ti puoi fidare! Nemmeno Elijah verrà a saperlo.” Si
mise a sedere accanto a lui, guardandolo dolcemente. “Allora, te la senti di
dirmi cosa c’è che non va?”
“Beh…tu saresti la prima
a saperlo…” Farfugliò. Riusciva a malapena ad ammetterlo a sé stesso,
figuriamoci dirlo ad un’altra persona.
“In tal caso mi sentirò
molto onorata!” Si mise a ridere, il che smorzò la difficoltà della situazione.
“Vedi io…come dire…credo
di essere…sì, insomma…” Le parole non volevano proprio uscirgli dalla bocca.
“Che sei innamorato di
Amina? Se è così, non è una novità.”
Lui la stava guardando
tra l’incredulo e lo sconcertato. L’aveva detto con così tanta naturalezza,
neanche fosse stata una notizia pubblicata sul giornale. Lei lo guardava, molto
divertita, mentre lui aveva assunto un colorito che si aggirava intorno al
rosso fuoco.
“E-e-e tu, come f-fai a
saperlo?”
“Scusami se te lo dico
così chiaramente ma, caro mio, è chiaro come il sole! Basta osservarti mentre
la guardi. Sembri un albero di Natale che accende le lucine con la musichina di
sottofondo!”
“E’ davvero così palese?
Mi sembrava di essere stato piuttosto discreto.” Una parte del suo ego si
sentiva offesa. Una donna, che per giunta non lo conosceva nemmeno molto,
riusciva a cogliere ogni sua singola emozione solamente dal suo sguardo.
“Non lo metto in dubbio
ma, mi dispiace dirtelo, ho buon intuito. In ogni caso, non vedo che male ci
sia. E’ bello voler bene ad una persona.”
“Certo, se anche lei
vuole bene a te!”
“Credi davvero che Amy
non ti voglia bene?” Rispose lei, piuttosto scontrosa.
“No, lo so che mi vuole
bene. Però, non è il suo affetto quello che voglio…io vorrei il suo amore.”
Faticava molto a parlare. Poche volte nella sua vita si era innamorato e non
sempre era andata a finire bene.
“Ti capisco…però, fossi
in te, non perderei le speranze.” Lei lo vide girarsi, con gli occhi
spalancati. “Per favore, non mi guardare con quella faccia! I tuoi occhi
sembrano i fari di una macchina.”
“Scusami sai, ma come ti
dovrei guardare dopo una notizia del genere? Cioè, tu stai cercando di dirmi
che anche lei…”
“Non facciamo il passo
più lungo della gamba. Le mie sono solo supposizioni! Però….boh…ultimamente è
molto strana. E’ molto più allegra e sognante del solito, nonostante l’inghippo
con Elijah.”
“Se quello che dici è
vero…potrei avere qualche speranza?” I suoi occhi avevano cominciato a
brillare.
“Forse sì. Però, è
fondamentale farle capire che tu non ti sei accorto di niente. Deve essere una
cosa piuttosto graduale. Non è che puoi andare da lei e baciarla, così, senza
senso. Corteggiala con classe, eleganza e stile. Falle capire che tieni a lei,
ma non essere troppo esplicito. A noi donne piace un sacco quando l’uomo che si
ama ti dedica le attenzioni.”
“Lo sai, sei proprio un
genio!” Disse Orlando, stampandole un bacio sulla guancia.
“Ehi, mi raccomando, non
dire mai niente di tutto questo ai tuoi amici!”
“E perché? E’ una grande
tattica!”
“Perché, altrimenti,
David scoprirà la mia strategia!” Rispose Christy, cominciando a ridere.
“Va bene, ma solo perché
sei tu.”
“In tal caso, vediamo di
andare alla Piazza del Duomo. Elijah ed Amina ci stanno aspettando là.”
In entrambi i casi,
ognuno di loro aveva fatto tesoro di quelle chiacchierate. Chi in un modo, chi
un altro. Christy ed Orlando incontrarono gli altri due a Piazza della
Repubblica, poco prima del luogo del loro incontro. Man mano che si
avvicinavano, sentivano sempre più chiaramente della musica, probabilmente da
sagra o da veglione. Lo strano caso del destino volle che, quella sera, ci
fosse una festa in piazza. C’era una piccola banda che suonava il liscio e un
sacco di gente in mezzo, a ballare.
“Che bello! Guardate che
forte! E’ da una vita che non fanno più le feste qui!” Disse Amy, al colmo
dello stupore.
“Hai ragione, è veramente
uno spettacolo incredibile!” Rispose Orlando.
“Dai El, andiamo a
ballare!” Disse Cry, trascinando il ragazzo in mezzo alla pista. Prima di
perdere di vista gli altri due, fece l’occhiolino ad Ob.
Tuttavia, il povero
Orlando non sapeva cosa fare. Era veramente un manico di scopa quando si
trattava di ballare, per di più in mezzo a tutta quella gente. Amina muoveva il
piede destro a tempo di musica, lanciando qualche occhiata verso il ragazzo.
Lui, dal canto suo, prendendo il coraggio a due mani, si mise in ginocchio
davanti a lei.
“Ma che stai facendo?”
Disse Amy, mettendosi a ridere.
“Vuole concedermi
l’onore di questo ballo, a rischio e pericolo dei vostri piedi?” Rispose lui,
molto seriamente.
“Per me va bene, mio
cavaliere” E andarono insieme, in mezzo alle altre persone.
Avevano perso di vista
Christy ed Elijah ma, in compenso, Amina stava dando delle lezioni di ballo ad
Orlando in cinque minuti, nella speranza di non cadere rovinosamente a terra.
“Senti, questo è un
valzer. Devi fare così…un-due-tre…un-due-tre….AHI! QUELLO E’ IL MIO PIEDE,
RAZZA DI CRETINO!”
“Scusami, ora ci
riproviamo!” Ob ballava guardandosi costantemente i piedi.
“Sì, stai cominciando a
sentire il ritmo…così…te la stai cavando molto bene…AHIA! Quando mi pesti,
cerca di farlo con grazia!”
“Che ci posso fare! Te
l’ho detto che non sono capace!”
“Ma che ci vuole! Forza,
rifallo di nuovo…un-due-tre…ORLANDO! Mi stai letteralmente MACIULLANDO il piede
destro!”
“Te l’avevo detto che
era a rischio e pericolo dei tuoi piedi! Non prendertela con me!” Parlavano
mentre continuavano a ballare, molto faticosamente.
“IL MIO ALLUCE!” urlò
lei, prendendosi il piede sinistro.
“Oddio, scusami! Ti sei
fatta male?”
“Ma che razza di domanda
cretina! Certo che mi sono fatta male, deficiente!” Cominciò a picchiarlo,
ridendo.
“Ma lo vedi che stai
bene!” Disse lui, cominciando a ridere a sua volta.
Continuarono a ballare
ancora per molto, anche se Amina aveva i piedi un po’ doloranti. Risero per
tutto il tempo, senza smettere neanche un secondo. Era così bello sentirsi
liberi, tranquilli…sentirsi così…vicini.
Capitolo 28 *** Prima di affrettare conclusioni, conta fino a 10... ***
Che dire, al solito…GRAZIE
Che dire, al solito…GRAZIE! E poi, particolarmente, un
bacione a frodina187, Lili, Lella, Eldariel, Mandy, Moon, Dolcemaia,
kia.linus87, Keira, Sindar, Persephone, JulyAneko, Kaori28, Itsuki86…siete
MITICHE! Ma ora, vi lascio alla lettura del mio capitolo dove, finalmente, quei
due si daranno una bella svegliata!!! Alla prossima!^^Bacini Shi*
Capitolo
28.
Prima di affrettare conclusioni, conta fino a 10...
Mancavano pochi
giorni al ritorno in America, così volevano trascorrere nel migliore dei modi
quegli ultimi attimi insieme. Da quando Elijah ed Amina avevano chiarito ogni
cosa, il morale di tutti sembrava essersi risollevato improvvisamente.
Quest’ultima, in particolare, aveva pensato ad un finale a sorpresa. Approfittò
di un raro momento di tranquillità per parlarne con gli altri.
“Sentite ragazzi,
visto che mancano cinque giorni, perchè non ci trasferiamo da un’altra parte?”
Esordì, addentando una fetta biscottata.
“Trasferirsi? E per
andare dove?” Chiese Christy, un po’ stranita.
“Beh, io avevo intenzione
di portarvi a vedere l’isola d’Elba ma, in seguito, ho avuto un’altra
idea...che mi attira molto di più!”
“Sai benissimo che
ti odio, quando parli per enigmi!” Disse Orlando, grattandosi distrattamente la
tempia destra.
“Andiamo! Vi facevo
molto più attivi! Da quando siamo arrivati non fate altro che passare da un
divano all’altro! Un po’ di allegria!”
“Amy, hai mai
pensato di farti una vita?” Disse Elijah, scherzosamente.
“Uffa! Siete
veramente noiosi, quando vi ci mettete. Volete sapere a cosa ho pensato?” Gli
altri annuirono “Ebbene, nel parco naturale dell’isola d’Elba ha aperto un
nuovo agriturismo...cibo e camminate a stretto contatto con la natura! Che
dite, vogliamo andarci? Sarebbe soltanto per due o tre giorni, il tempo di
restare a contatto con le creature dell’universo!”
“Ti dirò, mi sembri
una di quelle naturaliste incallite…però come idea non è male. Come ci
organizziamo per andare? Voglio dire, con le camere, i vestiti, ecc.” Disse Ob,
sorridendo.
“Ho sentito che ci
sono dei piccoli cottage, per due persone. L’isola non è grandissima e si può
girare tutta in bicicletta. Quanto ai vestiti, beh, non c’è bisogno di portare
della roba pesante. Siamo a metà maggio e, qualche maglietta a maniche corte e
dei pantaloni leggeri saranno sufficienti. Per andare, dovremo prendere un
traghetto ma il viaggio non sarà eccessivamente lungo, al massimo un’ora e
mezzo.”
“A me sembra una
bella trovata. Voi che ne dite?” Gli altri due risero, compiaciuti.
“Allora è deciso,
tutti all’isola d’Elba!!!”
I preparativi per la
partenza furono immediati. Ognuno di loro preparò una piccola borsa con tutto
l’occorrente: magliette, pantaloni, calzini, scarpe, soldi, telefono e via
dicendo. L’agriturismo non era particolarmente caro e, l’idea di stare immersi
alla natura, non dispiaceva proprio a nessuno. Quando si trovavano a Los
Angeles, avevano poco tempo da dedicare ai loro istinti più…fanciulleschi.
Raramente andavano nei parchi e, quando ci andavano, non era certo perché
volevano svagarsi. Così, la mattina dopo, di buon ora, presero un taxi e
partirono alla volta di Livorno, il porto più vicino da Firenze. Si erano
alzati piuttosto presto e, di conseguenza, erano tutti in stato comatoso. Non
appena si imbarcarono, ognuno di loro si trovò il posto più comodo per
appisolarsi; chi sulle panche fuori, chi appoggiato alla ringhiera, chi sopra
la propria valigia. Non appena approdarono, si diressero subito
all’agriturismo, sperando di riuscire a trovare posto. L’uomo che gestiva la
baracca non doveva avere più di quaranta anni.
“Buongiorno, in cosa
posso esservi utile?” Disse, guardando quella strana gente.
“Salve. Vorremmo
chiederle se avrebbe da affittarci due cottage. Magari un po’ nascosti dagli
altri, per non essere disturbati.” Conversava con Amina, l’unica che parlava
italiano.
“Ce ne sarebbero
quattro, per vostra fortuna. Non è ancora alta stagione e, di conseguenza,
abbiamo molti posti liberi. C’è il numero 47, il 79, il 117 (^^NdShizru117) e
il 129. I primi due si trovano sul lato est, piuttosto vicini al ristorante.
Gli altri, invece, sono un po’ più lontani, nascosti tra gli alberi.”
“Penso che
prenderemo il 117 e il 129, non vogliamo essere disturbati più del necessario.”
“Come preferite. Se
andrete alla reception, verserete la cauzione e la segretaria vi affiderà le
chiavi, dicendovi dove dovete andare. In caso di problemi, rivolgetevi a me
oppure ai miei figli. Buona permanenza.”
Dopo aver detto
questo, se ne andò, stringendo la mano a tutti quanti. Gli altri tre, che non
avevano capito una parola della discussione tra l’uomo ed Amina, si guardavano
attorno piuttosto circospetti. Quando non ci fu più nessuno vicino a loro,
cominciarono a calmarsi.
“Allora Amy, che ti
hanno detto?” Chiese El, un po’ curioso.
“Dato che non vorrei
delle scocciature, e penso anche voi, ho preso due cottage nascosti più
all’interno del parco. Io e Christy andremo sul numero 117 mentre tu ed Orlando
prenderete il 129. Obiezioni?”
“Veramente sì…”
Disse l’altra ragazza.
“C’è qualche
problema Cry? Se vuoi possiamo prenderne altri, magari un po’ meno fuori mano…”
Rispose Amina, piuttosto preoccupata.
“Non è per quello.
Vedi, ieri sera ho avuto una piccola discussione con David e, visto che Elijah
lo conosce molto bene, vorrei poter parlare un po’ con lui. Se a voi due sta
bene, io vado in camera con lui.” Il suo viso si rabbuiò all’improvviso.
“Sì, ma scherzi!
Certo che puoi andare con lui. Magari dopo vengo a vedere come stai, va bene?”
Era seriamente preoccupata.
“Grazie. Andiamo El,
prendiamo le chiavi del 129.” E lo prese per mano, portandoselo via. Nel
frattempo, Orlando ringraziò il cielo per un’occasione come quella. Non sapeva
se Christy diceva la verità o meno ma, in ogni caso, era stata come manna dal
cielo. Aveva la possibilità di passare due intere notti con Amina, da solo,
senza nessuno a rompere.
“Noi cosa vogliamo
fare? Andiamo a prendere le chiavi?” Disse il ragazzo, mettendole una mano
sulla spalla.
“Certo, a meno che
non vuoi dormire fuori!” Rispose lei, secca. Era molto agitata. ‘Accidenti a
quello scemo di David! Ma quando torno in America gliele suono…’ pensò, al
culmine della rabbia.
In breve tempo,
ognuno di loro si era sistemato e, fortuna volle che ogni cottage era
ammobiliato con un letto matrimoniale, due armadi, un bagno completo di tutto,
un piccolo tavolino e un balconcino che dava sulla natura. Non appena vide il
letto, ad Orlando venne una ginapectoris! Doveva PER FORZA dormire con lei, a
stretto contatto, e ciò non faceva altro che aumentare la sua eccitazione, che
già era alle stelle. Ripose i suoi vestiti nell’armadio e sistemò le scarpe
fuori dalla porta, infilandosi ai piedi un paio di ciabatte infradito,
decisamente più comode. Quando ritornò dentro, notò che Amina se ne era già
andata, lasciando le sue cose distrattamente all’entrata. Per un momento ebbe
un attacco di panico e così, preso dall’agitazione, corse fuori a cercarla.
“Amina! Amina! Amy!
Dove diavolo ti sei cacciata?” Camminava senza sosta e senza direzione, stava
seguendo la scia del suo dolce profumo. Fin quando la vide.
Era in piedi davanti
ad un laghetto, con un mazzo di fiori in mano. Stava dicendo qualcosa di
incomprensibile, per lui, e dopo aver fatto il gesto della croce, lasciò cadere
le piante in acqua. Il suo vestito azzurro veniva scompigliato dalla dolce
brezza del primo pomeriggio.
“Come mai sei qui?”
Disse lui, con tono tranquillo. Aveva capito che era un momento importante per
lei.
“Oh? Ciao Ob…perché
anche tu qui? Credevo di averti lasciato nel cottage…” Rispose lei, senza
nemmeno voltarsi.
“Ho visto che non
c’eri e così mi sono preoccupato. Cosa significano quei fiori in acqua?”
“E’ l’anniversario
della morte di mio padre. Quest’anno non sono potuta andarlo a trovare e così,
in sua memoria, ho recitato una preghiera e ho dato a madre natura quei fiori. Era
un modo come un altro per fargli capire che non mi sono dimenticata di lui.” Si
girò, aveva un’espressione dolcissima. Lo guardava intensamente, con i suoi
occhi nocciola e i capelli rossi che le andavano distrattamente sul volto.
“Capisco come ti senti.
Anche mio padre è morto, quando io avevo solo quattro anni. Ho pochissimi
ricordi di lui, ero ancora troppo piccolo per ricordarmi il suo viso. Mia madre
mi diceva spesso che era un uomo fantastico, dolce e premuroso.” Si mise
accanto a lei, a guardare l’acqua.
“Ogni tanto mi
chiedo come mai Dio ci porta via le persone più care…che sono più innocenti di
tante altre che meriterebbero di morire.”
“Se tu camminassi in
un lungo sentiero e vedessi dei fiori, quali raccoglieresti? Di sicuro quelli
più belli. E’ quello che Dio fa con noi, anche se non capiamo le sue
motivazioni, le sue ragione. Lui sa che è giusto così, e non deve spiegare
niente a nessuno.”
“Forse hai ragione.
Però è bello ricordarsi sempre di una persona, anche se non ti è più vicina.
Non trovi?”
“Hai pienamente
ragione.” Orlando si fece più triste, era duro ricordarsi che non aveva più un
padre. “Mi faresti il favore di lasciarmi solo? Ho bisogno di riflettere…di
pensare a tante cose…” Aveva sempre cercato di dimenticarlo ma, ogni volta che
credeva di esserci riuscito, riappariva davanti a lui il viso di sua madre che,
quando parlava del marito morto, diventava dolce e gentile. Vedere Amina fare
quel gesto così semplice, eppure così pieno di significato, l’aveva
tranquillizzato. Eppure, gli spettri del passato continuavano a tormentarlo.
“Sì, fai pure. Io
torno al cottage a mettere a posto, ti aspetto là” Detto questo, se ne andò.
Orlando rimase lì, e
si sedette per terra. Vedeva le corolle dei fiori, gettati dalla ragazza,
muoversi senza senso nell’acqua. Non si era ancora accorto che una calda
lacrima gli solcava il viso. Per lui era duro ricordarsi della sua famiglia, di
quanto era stato preso in giro a scuola, a causa di suo padre, morto per i suoi
ideali. Rimase ancora a lungo così, finché non strappò alcune margherite e
recitò anch’egli una preghiera. Fece il gesto che Amina aveva fatto poco fa,
per ricordarsi sempre di coloro che non ci sono più. Preso da uno strano senso
di calma, si avviò verso il cottage n.129, quello di Christy ed Elijah. Aveva
voglia di sapere come si trovavano. Dopo aver bussato, si ritrovò un cuscino in
faccia.
“Ehi, ma vi pare
questo il modo di salutare gli amici?” Disse, un po’ arrabbiato.
“Oddio, scusami!
Pensavo fossi quel disertore di El! Prima mi ha sommerso di schiuma da barba e
poi mi ha spalmata di marmellata!” La ragazza sembrava piuttosto trafelata. Era
sporca come un bimbo e stringeva tra le mani un flacone di bagnoschiuma.
“Santo cielo! Avete
fatto un casino enorme!” Avevano sporcato dappertutto.
“Vallo a dire a quel
menomato del TUO amico! Perché con me non ha niente a che fare. A proposito, è
meglio che te ne vai prima di essere coinvolto nella nostra rissa.”
“Prima, però, vorrei
ringraziarti. Sei stata molto gentile a farmi andare con Amy, non saprò mai
come sdebitarmi.”
“Guarda che io ho
veramente un serio problema con David. Pensa che io lo tradisca.” Il suo volto
diventò subito triste e si accasciò sul pavimento.
“Mi dispiace,
pensavo che l’avessi fatto per me…non credevo…” Cambiò improvvisamente tono di
voce, sentendosi dispiaciuto della sua ultima affermazione.
“Sei un
insensibile!” Gli urlò lei, quasi alle lacrime.
“E adesso che
faccio? Senti, ti vado a chiamare Elijah…” Si girò per un attimo e, quando il
suo sguardo ritornò alla ragazza, la vide ridere sommessamente. “Che cosa
significa?” Chiese, piuttosto stupito.
“Che dovrebbero
darmi un oscar! Che interpretazione, che performance! Ecco a voi Christy
Anderson, la nuova stella del cinema!” Si alzò, sorridente.
“Sei una serpe! Mi
hai fatto prendere un colpo!”
“Andiamo, per così
poco?! Non stare qui a ringraziarmi e vai dalla tua amata, prima che ritorni lo
spumaiolo assassino! Vacci piano, mi raccomando, fate sesso sicuro!”
“Stupida!” Le urlò,
prima di uscire. Cry era veramente simpatica, se le si dava corda. Era un po’
meno espansiva di Amy ma era comunque molto allegra, dopo che aveva risolto la
faccenda con Mark Oaudesy.
Ritornò al suo
cottage con il sorriso sulle labbra. Si sentiva veramente rinvigorito. Quando
entrò, sentì che la sua coinquilina stava parlando al telefono.
“Ciao piccolo! Come?
Non ti devo chiamare piccolo? Va bene, basta che non ti alteri…dove sono? In
Italia…te l’avevo detto, ricordi? Se le cose vanno bene? A meraviglia…anche se
mi manchi da morire Dom…”
‘Dominic?’ pensò Ob
‘Come mai Amina sta parlando con Dominic?’. Era rimasto all’entrata,
origliando.
“Non ti sento…che
hai detto? Orlando? No, ancora non glielo detto. Eh? Sì, penso di farlo adesso
che siamo qua…altrimenti non ci riuscirò mai…sì…ok, ci sentiamo! Mi raccomando,
stammi bene mezzo scemo! Ciao…ciao.” E chiuse la chiamata con un sorriso
smagliante sulle labbra.
Orlando, che aveva
assistito a tutta la scena, era rimasto letteralmente di sasso. Come mai lei e
Dom parlavano di lui? Cosa avevano da dirgli? Non ci voleva nemmeno pensare.
Amina, nell’andare al bagno, lo vide.
“Ciao Ob. Adesso va
meglio?”
“Sì.” Rispose, molto
scocciato. Se ne andò a sedere con un diavolo per capello.
“Ma cosa ti è
successo? Hai fatto qualcosa?” Chiese lei, avvicinandosi, piuttosto
preoccupata.
“Niente.” Non la
stava nemmeno guardando.
“Andiamo, si può
sapere cosa ti è capitato? Come mai sei così scontroso?”
“Non mi è successo
proprio NIENTE!”
“Smettila di
prendermi in giro! Che diavolo hai fatto? Neanche fosse accaduto un disastro!”
“Lasciami in pace!”
“Adesso mi hai
stancato!” E alzò il suo viso, di modo che la guardasse negli occhi. “Dimmi
IMMEDIATAMENTE che c’è che non va!”
“Veramente sei tu
che dovresti dirmelo!” Rispose lui, acido.
“Io? Si può sapere
che mai ho fatto?”
“Cos’erano tutti
quei sotterfugi con Dom? Qual è quella cosa che dovete dirmi…andiamo, parla!”
“Hai ascoltato la
mia telefonata?” Disse lei, tra l’incredula e l’arrabbiata.
“E anche se fosse?
Mi dici cosa mi stai nascondendo?”
“Saranno anche
affaracci miei, non credi? Io non devo rispondere a nessuno di ciò che faccio.”
“Invece ESIGO di
sapere che mi stai nascondendo! Visto che c’entro pure io, no?”
“Te l’ho detto, non
sono cose che riguardano!”
“Ah, è così. Forse
ho capito…ti sei messa con Dom, nevvero? Cercate di dirmelo ma tu non sai come
fare…”
“Questa è la più
grossa assurdità che io abbia mai sentito.” Rispose lei, sorridendo
nervosamente.
“Dimmelo, dimmi che
sei innamorata di lui!”
“ MA NON E’ VERO!”
gli urlò.
“MA DAVVERO? A CHI
CREDI DI PRENDERE IN GIRO?”
“ORA STAI
ESAGERANDO, IO NON SONO INNAMORATA DI LUI!”
“PENSI DAVVERO CHE
IO TI CREDA?”
“CERTO CHE DEVI
CREDERMI, E’ LA VERITÁ!” Stavano urlando tutti e due.
“NON DIRE CAZZATE!”
“NON STO AFFATTO
DICENDO CAZZATE!”
“E SU QUALE BASE
DOVREI CREDERTI?”
“PERCHE’ IO AMO TE,
STUPIDO DEFICIENTE OTTUSO!” Detto questo, se ne andò sbattendo la porta.
Orlando era rimasto
fermo, guardando la porta, incredulo. Era innamorata di lui? Non riusciva
ancora a focalizzare bene. Poi realizzò che lei se ne era andata, chissà dove.
Cosa faceva ancora lì? Doveva trovarla, ad ogni costo!
Capitolo 29 *** Un soffio, un sussurro, un sentimento chiamato amore... ***
Che dire, al solito…GRAZIE
Ahhhh! Finalmente! Quanto ho aspettato per poter scrivere
questo capitolo! Sono così contenta di esserci arrivata!^^ All’inizio, pensavo
che avrei gettato la spugna molto prima, invece…eccomi ancora qua! E tutto
grazie a voi che leggete! Thankssss! Ma adesso, vista la fine del chap
precedente, è meglio che vi lasci alla lettura (dacci dentro Ob!!!!!)! La
canzone più adatta da ascoltare? Eternity, di Robbie Williams! Credetemi, fa tutto un altro
effetto! Un’ultima cosa, questo capitolo è un po’ più
piccante quindi, non ditemi che non vi avevo avvertito!^^Bacini Shi*
Capitolo
29.
Un soffio, un sussurro, un sentimento chiamato amore...
Non appena si rese conto di quello che era realmente successo, Orlando
uscì fuori dalla porta alla velocità della luce. Doveva parlarle, doveva
assolutamente dirle la verità! Anche lui la amava, come mai non aveva amato
nessun’altra in tutta la sua vita. Tuttavia, il parco era molto grande e, di
conseguenza, dopo aver vagato per quasi un’ora, perse le sue tracce. Non sapeva
più che fare, era andato in pallone. La prima cosa che gli venne in mento fu lo
stagno…niente. Provò alla reception…niente. Non gli rimaneva che andare a
vedere da Elijah e Christy. Corse velocemente verso il cottage 129, non badando
nemmeno a bussare.
“Scusate la fretta,
avete visto Amy?” Entrò, respirando ancora affannosamente. Vide gli altri due
che lo stavano guardando malissimo.
“Ma che ti è
successo?” Chiese l’altro ragazzo, visibilmente preoccupato.
“Non ho tempo per le
spiegazioni, mi serve sapere solo se avete visto Amina!”
“E’ venuta qui
mezz’ora fa, ha voluto parlare con Christy, non chiedermi perché. Piuttosto,
come mai la cerchi con tanto affanno?” Orlando non stava dando ascolto ad
Elijah. Infatti, si era avvicinato bruscamente alla ragazza.
“Per favore, che ti
ha detto? E’ importante, per me. Devo assolutamente saperlo…” Disse,
supplicandola.
“Sapevo che, prima o
poi, saresti venuto qui. El, ho bisogno di parlare con lui; potresti uscire un
attimo?” L’altro acconsentì, senza fiatare.
Christy fece
accomodare Orlando sul letto, mettendosi poi accanto a lui. Lei riusciva a
distinguere chiaramente la sua preoccupazione, dal suo respiro affannoso.
Quando fece per parlare, lui si girò, mostrandole uno sguardo che avrebbe
pietrificato chiunque.
“Ob? Sei veramente
così tormentato per questo fatto?” Chiese lei, dolcemente.
“Certo…come
biasimarmi. L’ho accusata ingiustamente per una cosa che non ha fatto…per
giunta, si è dovuta dichiarare in quel modo…così…Dio, quanto sono stupido!” Si
mise la testa tra le mani.
“Mi dispiace tanto.
Lei te lo avrebbe detto, sicuramente. Da quello che mi ha raccontato, solo
Dominic lo sapeva. Ne ero all’oscuro anche io.”
“Pensi che mi
perdonerà?”
“Ti ha già
perdonato, Orlando. A lei dispiace molto il fatto che non hai fiducia nei suoi
confronti. Come hai potuto pensare che lei stesse con Dom? La tua gelosia è
tale che ti ha fatto perdere il lume della ragione!” Lo rimproverò severamente.
Le dispiaceva essere così dura, ma doveva farlo.
“Lo so, sono
talmente geloso che ucciderei ogni uomo che le si avvicina! Però…ti prego, sai
dov’è andata?” La guardò di nuovo, con i suoi occhi da cucciolo.
“No, non me l’ha
detto. Aveva paura che te lo avrei riferito. Mi ha chiesto di dirti che, alle
22.00, dovrai andare alla spiaggia, più giù del ristorante. Non chiedermi
perché, non dirmi come mai…so solo che era un messaggio per te; molto
importante, suppongo. Hai intenzione di andare?”
“Certo che sì. Io la
amo e non permetterò che una stupida discussione rovini tutto.”
“Mi raccomando, sii
prudente. Non fare mosse troppo azzardate e, soprattutto, scusati. Ciò che hai
fatto non è imperdonabile…ricordalo. Dovrai essere semplicemente te stesso, il
tuo cuore parlerà per te.” Gli accarezzò una guancia. “Ora vai, preparati.”
“Sì. Grazie Christy.
In questi giorni hai fatto veramente molto per me.” Si alzò, molto più
tranquillo.
“Siamo amici, no?”
Lo vide allontanarsi, correndo verso il suo cottage.
Uscì fuori anche
lei, stuzzicata dal leggero vento freddo che preannunciava il tramonto. Vide
Elijah, appoggiato al muro. Aveva una faccia dalla quale non traspariva la
benché minima emozione. Si avvicinò a lui.
“Hai sentito tutto?”
Chiese, spostando una ciocca di capelli dagli occhi.
“Sì.” Le rispose,
semplicemente.
“Se sei un uomo,
dovrai accettare la situazione. Amina non ama te, lei ama Orlando…nulla le farà
cambiare idea. Fattene una ragione.”
“Lo so” Rise
leggermente “Strano il mondo, eh? Tu ami una ragazza che ama il tuo migliore
amico…è buffo. In un angolo del mio cuore, sapevo che sarebbe andata a finire
così…” Era triste, afflitto. Aveva perso, Amy non sarebbe mai più stata sua.
“Sei un bravo
ragazzo, El. Vedrai, anche tu troverai qualcuna che ti amerà…l’importante è non
avere fretta.” Christy si appoggiò alla sua spalla. “Vogliamo tornare dentro?
Fa piuttosto freddo qui fuori…”
“Hai ragione. Ormai,
quei due non hanno più bisogno di aiuto…dovranno cavarsela da soli.” E
rientrarono, insieme, sperando che le cose si sarebbero rimesse a posto, in
maniera definitiva. Senza più ma, senza più se, senza più incertezza.
…………………………………………………………………………………
Alle 21.30, Orlando
era giù uscito, per incamminarsi verso la spiaggia. Si sentiva inquieto, come
se un uccellino, nel suo cuore, battesse di continuo le ali. Era agitato,
terribilmente agitato. Dopo quasi sei mesi, si trovava faccia a faccia con lei,
a parlarle dei suoi sentimenti. Quella sera era piuttosto freddo, si era dovuto
mettere una felpa abbastanza pesante. Non appena cominciò a calpestare la
sabbia, la vide. Stava seduta, sopra ad un grosso sasso, guardava il mare di
fronte a lei. La brezza faceva volare i suoi capelli e il vestito, dandole
un’aria di innocenza e di purezza. Si avvicinò, lentamente, e si mise a sedere
vicino a lei. La vide sussultare, si girò un attimo, poi volse di nuovo il suo
sguardo verso le onde.
“Alla fine, sei
venuto…” Disse Amina.
“Come potevo non
farlo? Tu mi hai detto di venire qui” La vide rabbrividire, aveva ancora il suo
vestito senza maniche. “Vieni qui, non vedi che stai sentendo freddo?” E
l’abbraccio, coprendole le spalle.
“Perché ti sei
comportato così male?” Stavano parlando sottovoce, per non rompere quella
meravigliosa atmosfera da sogno.
“Se solo avessi
saputo la verità…non ti avrei fatta soffrire…”
“Ma l’hai fatto. Tu
non ti fidi di me, non credi in me…”
“Questo non è vero.
Sei la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la mia vita. Non so perché
ti ho trattata così male, forse perché soffrivo…” Le stava accarezzando i
capelli, lentamente.
“Orlando, perché mi
dici questo? Ti prego, non rendermi le cose più difficili di quanto non lo
siano già…” Si era fatta piccola, stringendo a sé le ginocchia.
“Aspetta, non
parlare. Ti prego, fermiamoci un attimo a guardare le stelle…”
Il ragazzo si voltò,
innalzando i suoi occhi verso il grande manto celeste. Era un serata magnifica,
non c’era neanche una nuvola in cielo. La luna brillava, unico astro in
quell’immensa tela blu, grande spicchio di mela, madre dei lupi, speranza degli
innamorati. Lo sguardo di Amina era triste, finché non vide qualcosa che attirò
la sua attenzione.
“L’hai vista? Era
una stella cadente!” Si girò verso di lui, contenta. Incrociò il suo sguardo.
“Peccato, non ci ho
fatto caso.” Rispose, fissandola intensamente.
“Come hai fatto a
non vederla? Era proprio lassù, vicino alla luna.”
“Io stavo guardando
una stella molto più bella…stavo guardando te…” Le disse, senza timore, senza
paura. Tutto sembrava fatto apposta per loro, tutta la natura li stava
aiutando, nessuno avrebbe avuto qualcosa da ridire.
“Cos…” Non finì di
parlare, le chiuse la bocca con un tenero bacio. Sentì il suo calore, lo sentì
vivo. Rispose timidamente al bacio.
Le loro menti erano
invase da tante emozioni, da tante sensazioni. Quel leggero contatto, quel
piccolo gesto aveva risvegliato tante cose che credevano perdute, ormai da
troppo tempo. Quante volte avevano sognato quel momento, trepidanti,
nell’attesa di essere accettati, di esprimere i loro sentimenti? Nulla di ciò
che avevano vissuto era paragonabile a ciò che stava succedendo, mai erano stati
così vicini tra di loro, tanto da sentire l’uno il profumo dell’altro. Quando
si staccarono, la ragazza guardò a terra, un po’ imbarazzata.
“Perché l’hai
fatto…” Chiese.
“Perché ti amo, non
posso più tenertelo nascosto. Oramai da tanto tempo, da troppo. Era un
sentimento che gridava a gran voce di voler uscire, ma io lo ricacciavo dentro,
il mio orgoglio lo nascondeva. Non me ne importa niente di quello che la gente
potrà dire, non mi importa di quello che accadrà…so solamente che io ti amo,
nulla potrà mai negarlo.” Le prese il viso tra le mani. La vide piangere a quel
contatto.
“Orlando…” sussurrò,
prima di gettarsi al suo collo. “Anche io…anche io ti amo…ti amo così tanto!” E
lo baciò di nuovo. Fu un bacio diverso dal primo; più consapevole, più maturo.
Ognuno esplorava avidamente la bocca dell’altro e, ogni volta che le loro
lingue si incontravano, il loro corpo esplodeva di mille altre sensazioni.
Finalmente, dopo tanto tempo, era il tempo della certezza, la certezza che si
amavano reciprocamente. Quando si lasciarono di nuovo, lui le prese le mani,
sorridendo.
“Ancora non mi hai
detto qual’era il tuo desiderio…” Disse, con voce calda.
“In teoria non
dovrei dirtelo…” Appoggiò la testa alle sue spalle.
“Non ti preoccupare,
non sei tenuta a farlo.” Rise, leggermente.
“…ma il mio
desiderio si è già avverato. Tu sei qui, vicino a me, e tanto mi basta.” Lo
abbracciò, con le sue mani minute. Gli accarezzò i lunghi capelli ricci,
giocando con le punte. Poi rabbrividì di nuovo, l’aria attorno a loro si era
fatta gelida.
“Forse è meglio
tornare al cottage, non vorrei che prendessi un malanno.” Detto questo, le
prese una mano e si incamminò verso la loro piccola casa.
Camminavano come due
adolescenti, tendendosi semplicemente per mano. Lui era davanti, la guidava tra
la fitta boscaglia, stando sempre attento a lei. D’un tratto, però, Amina
inciampò, ferendosi ad un ginocchio.
“Ahi!” Urlò,
rimanendo per terra.
“Cosa hai fatto?”
Chiese Orlando, piuttosto preoccupato.
“Mi sono fatta male
qui. Accidenti, esce del sangue.”
“Vieni, ti riporto
su io.”
La prese in braccio,
cingendola leggermente con le braccia. Era così magra, sembrava che sparisse da
un momento all’altro. Non appena varcarono la porta d’ingresso, la lasciò a
sedere sul letto e cercò qualcosa con cui poterla medicare. Era solo un piccolo
graffietto ma, la prudenza non è mai troppa. Trovò dell’acqua ossigenata e un
po’ di cotone, così cominciò a disinfettarla, lentamente, senza farle male.
Per lei la tensione
si stava facendo troppo pesante. Averlo lì, così vicino, sentire il suo profumo
così inebriante…sarebbe impazzita. I suoi gesti erano pieni di sensualità,
anche se lui non se ne rendeva conto. Aveva ricominciato a tremare, ma non era
per il freddo.
“Che ti succede,
stai male?” Alzò il viso e, come incontrò il suo sguardo, se la trovò davanti,
affannante.
“No…sto bene…” E lo
baciò, profondamente, come non aveva mai fatto.
Lui fu un po’
sorpreso di quella reazione tanto che fu sbilanciato leggermente indietro.
Quella sera non voleva fare niente con lei, non gli pareva giusto. Tuttavia,
un’altra parte di lui, non sembrava proprio d’accordo.
Amina cominciò a
dargli dei piccoli baci lungo la mascella, fino ad arrivare al lobo
dell’orecchio. Cominciò a sussurrargli delle parole, troppo flebili per capirne
il significato. Gli stavo accarezzando i capelli, affondando le dita in quella
meravigliosa chioma bruna, così selvaggia e lunga. Passò poi al collo,
ripetendo il gesto di prima al contrario, fino ad arrivare alle spalle.
Orlando non sapeva più
che pesci pigliare, si stava eccitando e non era per niente un buon segno. La
sentiva sempre più vicina e vederla lì davanti, solo con quel leggero
vestito…era veramente troppo. Faticava a respirare normalmente, aveva
cominciato a perdere il lume della ragione. Cominciò a giocherellare con la
spallina del suo reggiseno, finché non glielo sfilò dal braccio, lentamente.
Lei, nel frattempo,
continuava il suo calmo gioco. Era arrivata all’incavo delle spalle, poi era
scesa giù, fino alla pancia. Si sentiva una sciocca, ma il suo corpo era come
se si stesse muovendo da solo, non rispondeva più a nessun comando. Orlando
aveva cominciato a respirare sempre più affannosamente, fino a che non sentì
che il suo vestito stava andando giù, lasciandola solamente con la biancheria
intima. Si fermò, per un istante.
“Mi dispiace io…di
solito…non sono così…” Disse, sottovoce.
“Lo so…anche
io…però, sei tu che…hai cominciato…” Rise, tra un sospiro e l’altro. “Se vuoi,
possiamo fermarci…non c’è bisogno che…”
“Non ti preoccupare…ancora
sono padrona delle mie…azioni…”
“Allora…adesso….se
non ti spiace…tocca a me…”
La sollevò di peso e
l’appoggiò sul letto. Era imbarazzatissima ed era persino arrossita, come una
bambina. Il ragazzo le sorrise, tranquillizzandola. Le diede un bacio sulla
fronte, poi scese giù, fino ai suoi seni. Tolse il reggipetto delicatamente,
senza fretta. Era perfetta, proprio come l’aveva immaginata. La guardava
dolcemente, mentre la riempiva di carezze e di dolci baci.
Fu una cosa molto
tenera. Orlando non voleva essere precipitoso, tantomeno rude e violento.
Quella sera era speciale. Si erano uniti, erano diventati una cosa sola. Non
era stato sesso, aveva fatto l’amore, perché era quello il sentimento che li
legava. Erano consapevoli di ciò che li aspettava, sapevano che d’ora in avanti
tutto sarebbe cambiato, niente sarebbe rimasto immutato. Era stato il loro
cuore a farli avvicinare, a trasformarsi in un'unica e perfetta persona.
Carissime, poi non mi venite a dire che l’autrice non vi
vuole bene!^^ Avete visto con quanta velocità vi ho pubblicato il ventinovesimo
capitolo? Sono stata brava eh!^^ Ma adesso è meglio lasciar perdere le mie
fanfaronate. A proposito, quando avrò un ritaglio di tempo (speriamo di
trovarlo!^^) farò lo special extend del capitolo 29…tipo un NC17, tanto per
intenderci! Fatemi sapere se siete d’accordo! Ora vi lascio alla
lettura!^^Bacini Shi*
Capitolo
30.
Non lasciarmi mai...
Quella mattina,
Orlando si era svegliato piuttosto tardi ed era anche abbastanza stanco. Aprì
gli occhi lentamente, perché la luce che filtrava dalla finestra gli dava
abbastanza fastidio. Ripensò a quello che era successo la sera precedente e non
riusciva ancora a crederci. Faceva fatica anche solo a pensare al fatto che lui
ed Amina…no, non poteva che essere stato un sogno, era stato troppo bello.
Sentirla vicina a sé, con il suo naturale profumo. Si girò dall’altra parte del
letto ma, con suo grande disappunto, non vide nessuno. Si mise una mano in
fronte, sconsolato.
“Lo sapevo, era
troppo bello per essere vero!” Disse ad alta voce, come se stesse parlando a sé
stesso.
“Adesso ti metti
pure a parlare da solo?”
Nel sentire quella
voce, Orlando si alzò scattando dal letto. Solo in quel momento notò che da una
parte era disfatto, segno che ci aveva dormito qualcuno. Alzò lo sguardo e la
vide. Indossava la sua camicia, senza averla abbottonata. Sotto non aveva
niente. I suoi capelli erano tutti arruffati e stava tranquillamente al balconcino,
guardando il panorama. Il ragazzo si infilò i suoi boxer e, velocemente, andò
verso Amina.
“Siamo mattinieri
eh?” Disse, dandole un tenero bacio sulle labbra e cingendola alla vita con le
braccia.
“No, mio caro. Sei
tu quello in ritardo. Sono quasi le undici!” Rispose, non nascondendo un tono
fortemente ironico.
“Guarda che è tutta
colpa tua! Sei tu quella che mi ha costretto a fare tutta quella ginnastica,
questa notte!”
“Certo, come se a te
dispiacesse! Ma fammi il piacere…chi è che ha voluto farlo ben CINQUE volte?”
Si girò verso di lui, sorridendo.
“Lo ammetto, è colpa
mia!” Poi le diede un veloce bacio sulla guancia, guardandola dolcemente. “Sei
sicura di non esserti pentita? Voglio dire…”
“No, io non sono
affatto pentita di ciò che ho fatto. Sono convinta che, quando due persone si
amano, possono dare sfogo ai loro sentimenti, in qualsiasi modo. Se ciò ha
comportato fare l’amore con te…ben venga, bisogna sfogarci più spesso!” Disse,
senza arrossire neanche un po’.
“Sai, non ti facevo
capace di dire le cose così a bruciapelo!” Rise “Però, obbiettivamente, sei
stata molto brava, complimenti!”
“Idem con patate,
caro il mio Ob!” E lo baciò, appassionatamente.
“A proposito…perché
hai preso la mia camicia senza permesso?” Chiese, staccandosi per un attimo da
lei.
“Questa? Beh, mi
scocciava tantissimo mettere il vestito di ieri sera. E’ stata la prima cosa
che ho trovato. Però, se non ti va bene, tienila!” E la tolse, rimanendo
completamente nuda.
Orlando era vicino
all’infarto. Quella pazza non si era per niente accorta di essere come mamma
l’ha fatta, per giunta vicina alla finestra. L’avrebbero potuta vedere!
“AAAAAAHHHHHH!!”
Urlò, prima di riportarla dentro di peso. “MA CHE TI SEI IMPAZZITA!!!”
“No, sono sanissima!
Scusa, tu puoi uscire in boxer e io non posso uscire nuda?” Era serissima ma,
da un momento all’altro, si sarebbe messa a ridere.
“NO CHE NON PUOI
USCIRE NUDA!! DIO SANTO, TI POTREBBE VEDERE CHIUNQUE!!” Era agitatissimo,
sperava con tutto il cuore che nessuno si fosse accorto di niente.
“E anche se fosse?
Io non vedo tutti questi problemi che ti fai tu…”
“Io invece sì! Non
voglio che qualcuno ti veda così…beh…bellissima…soltanto io voglio avere questa
possibilità” Abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato. In tutta la sua vita, non
era mai riuscito ad essere così romantico.
“E dai, scherzavo!”
Disse Amina, dandogli un bacio sulla fronte “L’ho fatto soltanto per metterti
alla prova e, vista la tua reazione…sono contenta!”
“Cattiva!” Le disse,
abbracciandola di nuovo. “Non farmi mai più questi giochetti del cavolo! E,
visto che per poco non mi facevi morire di crepacuore, ora devi farti
perdonare…” Aveva assunto un tono di voce molto sensuale.
“Andiamo Orlando, è
tardi! Dovremmo già essere al ristorante a fare colazione!” Lei aveva capito
quali erano le sue intenzioni.
“Ti preeeego!”
“Per favore, non
metterti a fare i capricci! Lo faremo quante volte vuoi, ma dopo aver mangiato,
chiaro?” Gli puntò un dito al naso. “CHIARO?”
“Uffa…sei una
guastafeste!” Stava cominciando ad allungare la mano destra, finché la ragazza
non gli diede un pizzicotto.
“ORLANDO?!” Disse,
con tono severo.
“Ho capito, HO
CAPITO! Andiamo a vestirci.”
Senza indugiare
oltre, tutti e due aprirono l’armadio per cercare qualcosa di decente da
mettersi. Amina indossò un paio di jeans piuttosto larghi, una canottiera e,
dulcis in fundo, la camicia di Orlando. Il ragazzo, un po’ contrariato da
quello che era successo prima, scelse un paio di pantaloni di lino e una
maglietta a maniche lunghe. Quel giorno era abbastanza caldo e, mentre
camminavano per raggiungere il ristorante, si erano presi per mano, come per
fare pace. Non appena videro l’edificio, notarono subito Christy ed Elijah, che
sedevano in un tavolo fuori, all’aria.
“Salve ragazzi! Ce
ne avete messo di tempo!” Urlò Cry, agitando la mano.
“Vallo a dire a quel
poltrone di Ob! Io ero già sveglia alle nove, lui si è alzato dieci minuti fa!”
“Cosa? Per tua
informazione è a causa tua se io…” Orlando non riuscì a finire la frase che
ricevette un sonoro calcio negli stinchi.
“Che stavi dicendo?”
Chiese Elijah.
“…niente…”
“Ehm…piuttosto, che
ci avete preso da mangiare?” Disse Amy, cercando di cavarsi da quella
situazione.
“Beh, c’è un po’ di
tutto. Latte, the, caffè, qualche brioches, dei cornetti; senza contare che
abbiamo faticato tantissimo per far capire a quelli dell’agriturismo che
volevamo da colazione! Non capivano un acca di inglese e, alla fine, ci hanno
dato tutto quello che avevano, quindi…favorite pure!”
Mangiarono piuttosto
in silenzio e Christy ed Elijah, che di certo non erano stupidi, avevano capito
all’istante che era successo qualcosa. Senza contare che Amina stava indossando
la camicia preferita di Orlando, il che era tutto dire. Però, per conservare la
loro privacy (e in modo particolare la loro dignità^^) preferirono non toccare
l’argomento. Alla fine della colazione, Ob portò via El con una scusa qualunque
per potergli parlare a quattr’occhi di quello che era successo quella notte.
Non voleva farlo davanti alle due ragazze, per evitare di mettere Elijah ancora
più in difficoltà. Alla fine, anche Christy ed Amina rimasero da sole.
“Allora Amy, sei
sicura di non dovermi dire qualcosa?” Chiese Cry, molto curiosa.
“Io…beh…niente!”
Provò a sorvolare l’altra ragazza.
“Sì, come no! Ma a
chi vuoi prendere in giro? Sentiamo allora, come mai stai indossando la camicia
di Orlando?”
“Me l’ha prestata,
ecco tutto! Non mi sembra ci sia niente di male!”
Christy si alzò di
scatto e, in un secondo, diede un sonoro crucco sulla testa ad Amina. Per un
momento rimase seria, poi scoppiò a ridere.
“Ma sei idiota! Mi
hai fatto male!” Urlò Amy, massaggiandosi la testa.
“No, sei tu che vuoi
prendermi per fessa! Sputa il rospo, ALL’ISTANTE!”
“Va bene, non c’è
bisogno di scaldarsi così! Prima stavo solo scherzando.” Invitò l’amica a
sedersi.
“Vai, sono pronta!”
Disse Christy, baciando il punto dove l’aveva colpita. “E scusa per prima,
credevo di averti fatto meno male!” Rise.
“Ok, scuse
accettate. Allora, da dove posso cominciare? Beh, tu sapevi già della mia
orrenda…dichiarazione. Avrei voluto fargliela in un momento molto più romantico
ma Orlando, accidenti a lui! Sempre a rompere le uova nel paniere! C’ero
rimasta così tanto male che, dopo essere venuta da te, ho girovagato molto nel
parco. Non riuscivo a trovare pace, non sapevo cosa fare. Alla fine mi sono
fermata alla spiaggia, nella speranza che lui arrivasse. E’ venuto. E’ stato
così dolce, così romantico…aveva detto di amarmi. Poi, beh, il resto te lo puoi
anche immaginare. Quando siamo tornati al cottage abbiamo…” Era arrossita
visibilmente.
“Avete?” Chiese
Christy. Sapeva bene che era successo, ma voleva sentirlo dalle sue labbra.
“Sì, insomma…lo sai
no?”
“No…perché non me lo
dici tu?”
“ABBIAMO FATTO
L’AMORE! SEI CONTENTA!” L’aveva detto così ad alta voce che si erano girati
tutti. Amy era imbarazzatissima e lanciò uno sguardo gelido all’altra. “Ecco,
adesso sei soddisfatta? Lo sanno tutti quelli che erano qui…”
“Sì, sono
contentissima! Non ne potevo veramente più di sentirlo piangersi addosso! Ma
tu…te ne sei accorta soltanto quando te l’ha detto?” Chiese, un po’ stupita.
“A-ha…perché?”
“Niente. Adesso ho
capito come hai fatto a farlo innamorare. Non sottovalutare l’effetto che tu
stessa hai sulle persone, Amy.” Disse, dolcemente.
“Eh? Io? Ma io non
ho fatto niente…”
“Vuoi sapere a cosa
mi riferisco?”
“Sì!” Disse lei,
trepidante.
“E invece non te lo
dico…” Disse Cry, appoggiando la sua mano su quella di Amina “E’ meglio che tu
non sia consapevole di questa tua qualità…va bene così”
Altrove…
……………………………………………………………………………………
Orlando aveva
portato Elijah in un posto più tranquillo, vicino al laghetto dove, il giorno
prima, Amina aveva commemorato suo padre. Si misero a sedere sull’erba ma,
nessuno dei due, se la sentiva di parlare. Ob si sentiva veramente un verme;
aveva rubato al suo migliore amico la ragazza. Non sapeva come dirglielo, era
veramente troppo difficile. Finché, contro ogni sua aspettativa, fu El a
parlare.
“Mi hai fatto venire
fin qui per parlarmi di Amina, sbaglio?” L’altro ragazzo annuì con la testa.
“Avanti, dimmi pure.”
“Ecco, non so bene
come dirtelo. Vedi…io ed Amy siamo, penso, ehm…fidanzati. Non so bene come sia
potuto succedere ma, ieri sera, in riva al mare…Prima era successo un casino,
l’avevo accusata di essere falsa, perché credevo che si fosse messa con Dominic
senza dire niente a nessuno. Poi invece…ha detto di essere innamorata di me.”
Non lo stava neppure guardando.
“Cosa le hai
risposto?”
“All’inizio niente.
Mi aveva colto alla sprovvista. Poi dopo sono venuto da te e Christy e alle
22.00 sono andato in spiaggia da lei. Le ho detto la verità: cioè che la amavo.
Quando siamo tornati al nostro cottage, in seguito, abbiamo fatto…beh…abbiamo
fatto l’amore.”
Quando, in quel
momento, Orlando alzò la testa, vide Elijah di fronte a lui, con la mano
alzata: stava per dargli un pugno. Non doveva muoversi, non voleva muoversi;
era ciò che meritava. Alla fine, l’altro ragazzo abbassò il braccio,
sospirando.
“Perché non me lo
hai mai detto? Perché non mi ha mai detto che l’amavi?” Disse, con un tono di
voce un po’ triste.
“Perché, fino a poco
tempo fa, non ne ero consapevole neanche io. Quando me lo avevi chiesto, quel
giorno, io ero stato sincero. Davvero, non credevo di amare Amina.”
“La vita è proprio
strana, non credi? Fino ad un anno fa, non la conoscevamo nemmeno, poi…ci siamo
cascati come due pere cotte tutti e due.” Rise così di gusto, che contagiò
anche Ob. “Però siamo amici. Io me ne sono fatto una ragione, lei mi vuole bene
soltanto come amico. Se il suo fidanzato sei tu, allora va bene. Sempre meglio
che vederla tra le braccia di uno sconosciuto, non credi?”
“Non sei arrabbiato
con me? Diamine, credevo che mi avresti ammazzato di botte!” Diede una pacca
sulla spalla all’amico.
“No, non riuscirei
mai ad incavolarmi con uno di voi due. Amina ho fatto la sua scelta e io la
rispetto fino in fondo. Tuttavia, devi promettermi una cosa: non dovrai mai
farla soffrire. Non sopporterei di vederla star male per colpa tua.”
“Certo, la tratterò
con i guanti bianchi…amico mio.”
“Mi raccomando,
questa è una promessa che dovrai mantenere. Se non la rispetterai, ti ucciderò
con queste mie stesse mani.” Disse Elijah, mostrandogli il pugno “Ci siamo
capiti?”
“Sì, ho capito tutto
quanto. Vogliamo tornare? Penso che quelle due cominceranno ad avere qualche
sospetto e non vorrei che cominciassero a pensare male…ne va della mia
reputazione!” Rispose, in tono canzonatorio. Si alzò stiracchiandosi.
“Già! Poi, dopo,
quella squilibrata di Amy mi fa a fettine!” E risero di nuovo, insieme.
Il resto della
giornata passò piuttosto tranquillamente e, con grande sollievo di tutti,
Elijah aveva continuato a comportarsi normalmente, come se non fosse successo
niente. Il pomeriggio andarono a fare un picnic in riva al mare poi, finito di
mangiare, affittarono un pedalò e andarono a vedere un po’ l’isola. La sera,
dopo cena, il gestore aveva organizzato un piccola serata danzante e tutti
quanti, compresi loro quattro, fecero baldoria. Christy invitò di nuovo El a
ballare, per farlo divertire un po’.
“Che dici, andiamo
anche noi a ballare?” Chiese Orlando, sorridendo.
“Senza offesa Ob, ma
ho ancora i postumi di quella serata a Firenze. Ti prego, risparmiami!” Disse
Amy, indicando il suo piede destro, leggermente gonfio.
“Allora avrei un idea.
Seguimi.”
La portò verso gli
alberi, inoltrandosi un po’ nel bosco. Si fermarono in una piccola radura, dove
si poteva sentire ancora il suono della musica, proveniente dal ristorante.
Orlando abbracciò Amina, tenendola stretta a sé e cominciando a muoversi
lentamente. Non stavano propriamente ballando, si muovevano semplicemente.
Intanto, dall’edificio lì vicino, arrivava chiara la melodia di una vecchia
canzone…
“E ti diranno parole rosse come il sangue,
nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta
sempre col più forte:
io conosco poeti che spostano i fiumi con il
pensiero,
e naviganti infiniti che sanno parlare con il
cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel
che vedi dentro;
stringi i pugni ragazzo, non lasciargliela vinta
neanche un momento;
copri l’amore, ragazzo, ma non nasconderlo
sotto il mantello:
a volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno
che deve vederlo.
Sogna, ragazzo, sogna quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive per le sue parole o non
vive più;
sogna, ragazzo, sogna, non lasciarlo solo
contro questo mondo,
non lasciarlo andare, sogna fino in fondo,
fallo pure tu…
Sogna, ragazzo, sogna quando cala il vento ma
non è finita,
quando muore un uomo per la stessa vita che
sognavi tu;
sogna, ragazzo, sogna, non cambiare un verso
della tua canzone
non lasciare un freno fermo alla stazione, non
fermarti tu…
Lasciali dire che al mondo quelli come te
perderanno sempre:
perché hai già vinto, lo giuro, e non ti
possono fare più niente;
passa ogni tanto la mano su un viso di donna,
passaci le dita:
nessun regno è più grande di questa piccola
cosa che è la vita.
E la vita è così forte che attraversa i muri
per farsi vedere;
la vita è così vera che sembra impossibile
doverla lasciare
la vita è così grande che quando sarai sul
punto di morire,
pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo
fiorire
Sogna, ragazzo, sogna quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo che fermava il cuore non
lo senti più:
sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni,
passerà l’amore,
passeran le notti, finirà il dolore, sarai
sempre tu.
Sogna, ragazzo, sogna, piccolo ragazzo nella
mia memoria,
tante volte tanti dentro questa storia: non vi
conto più;
sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un
foglio sulla scrivania,
manca solo un verso a quella poesia, puoi
finirla tu.”
“Questa canzone è bellissima, di chi è?”
Chiese Orlando, sussurrando.
“Credo che sia di Roberto Vecchioni. Vuoi sapere di cosa parla?” Lui
annuì. “E’ un incoraggiamento a sognare, perché in quel modo ognuno può
realizzare ciò che vuole.”
“Io ho sognato te…e
ora sei qui, accanto a me.” Si guardarono negli occhi. “Tu per me sei come la
stella polare: l’unica cosa che devo seguire quando mi perdo. Prometti che non
mi lascerai mai? Prometti di non farmi mai stare da solo?”
“Te lo prometto.” E
si baciarono.
Orlando, che non era
mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, con lei riusciva ad essere sé
stesso. Sapeva che Amina non gli avrebbe mai riso in faccia, che non avrebbe
mai calpestato i suoi ideali e le sue parole. Però, come ogni uomo, aveva fatto
una cosa stupida. Ancora non se ne rendeva conto ma, quello che aveva
guadagnato con tanta fatica, forse se ne sarebbe andato per sempre, come un
sogno effimero.
Mi dispiace di aver pubblicato così tardi
ma, cercate di capirmi! Ho sfornato quattro capitoli in una settimana; un vero
record per me!^^ In compenso, facendo quattro calcoli, sono arrivata alla
conclusione che, per finire la storia, mi mancano sì e no 5 o 6 cap. Da una
parte sono contenta, così almeno potrò iniziare la mia nuova fanfic!
Dall’altra, invece, sono un po’ triste! Mi ero affezionata alle avventure di
Amy & Co. Vabbè, così è la vita!^^Bacini Shi*
Capitolo
31.
Sorriso effimero.
E così, purtroppo, anche quella breve vacanza
in Italia era giunta al termine. Però, ognuno di loro, nel loro piccolo era
cambiato…chi in bene, chi in male. Orlando ed Amina erano riusciti, dopo tanto
tempo, a confessare i loro sentimenti; Elijah si era definitivamente arreso
all’evidenza mentre Christy era molto contenta del suo operato. La mattina
dell’ultimo giorno, presero i bagagli a malavoglia e, dopo essere saliti sulla
nave che li avrebbe portati a Livorno, sarebbero tornati in America. Fu un
viaggio silenzioso, ognuno di loro era molto dispiaciuto di dover lasciare quel
bel parco che, in qualche modo, era diventato la loro seconda casa. In aereo,
come al solito, El si addormentò all’istante mentre Cry lo raggiunse poco dopo.
Gli unici rimasti svegli furono Amy ed Ob.
“Sai, delle
volte mi viene da pensare che, noi due, siamo proprio anormali! E’ mai
possibile che, quando siamo in aereo, non abbiamo sonno?” Disse la ragazza,
indicando i due amici che dormivano beati.
“Non so
davvero che dirti. In tutta onestà io non ho paura di volare, però…boh, stare
sveglio mi fa stare più tranquillo.” Orlando le prese le mani.
“E’
incredibile, non ti pare? Quando siamo arrivati qui in Italia eravamo due
ottimi amici mentre ora…beh, oserei dire che siamo fidanzati!”
“Evidentemente,
era destino che fosse così, no?” La guardò negli occhi.
“Sì, penso
proprio di sì. Piuttosto, cosa faremo quando torneremo a casa?”
“Non capisco
dove vuoi arrivare.” Disse, un po’ stranito.
“Beh, tu sei
un divo del cinema mentre io…una ragazza che vive tranquilla e beata in una
piccola casa in periferia. Sarò sincera con te, non voglio che in giro sappiano
che io sono la tua ragazza. Non fraintendermi, non è perché mi vergogno” Rise
“E’ solo che vorrei continuare a vivere ai miei ritmi, senza essere catapultata
in un mondo dove non ho niente da spartire. Mi capisci?”
“Sì, ti
capisco. Però continueremo a frequentarci come al solito, se non di più, vero?
Lo sai che non posso starti lontano più di tanto.” Le diede un dolce bacio
sulle labbra. “Quando torniamo a casa, ti do le chiavi del mio appartamento,
ok?”
“Non sarà un
po’ presto per andare a vivere insieme?” Chiese Amina, un po’ titubante.
“Diciamo che
non è convivenza. Piuttosto, quando vorrai venire a trovarmi, hai le chiavi.
Punto e a capo. Almeno non starai sempre attaccata al telefono per sapere se ci
sono.”
“Se la
mettiamo in questi termini, allora va bene. Quando avrò tempo, ti farò anch’io
un duplicato delle chiavi.” E lo baciò.
Da quando
erano tornati in America, le loro vite si erano fatte ancora più frenetiche.
Orlando, anche se aveva tanti buoni propositi, era pur sempre impegnato con
Pirates of the Carribean 2 e, di conseguenza, il tempo da dedicare ad Amy era
pur sempre poco. Christy doveva continuare il suo lavoro di modella che, tra
qualche settimana, l’avrebbe portata addirittura in Giappone. Elijah era
impegnato con il suo lavoro di doppiatore mentre Amina aveva avuto una scadenza
da rispettare: aprire il locale entro la prossima settimana. In ogni caso, i
due fidanzati novelli, trovavano sempre cinque minuti da dedicarsi. Quella
sera, dopo una cenetta a lume di candela a casa di Ob, erano finiti di nuovo a
letto insieme. Prima di dormire, però, avevano approfittato per parlare un po’.
“Ehi, ma lo
sai che ho finito di arredare il locale? Mark ha già trovato il personale e
quindi, tra una settimana, aprirà il ‘Desire’. Abbiamo deciso di dargli questo
nome sotto gentile concessione degli U2. Quella canzone, a me personalmente,
piace un casino.” Amina aveva appoggiato la testa al suo petto e, lentamente,
gli accarezzava i capelli.
“Sono molto
contento per te” Disse lui, sorridendo. “Però, senza offesa, io quella canzone
non la conosco.”
“Non ti
preoccupare, si rimedia a tutto. Sarà l’inno del mio locale, l’ultima canzone
che verrà messa dal deejay. A proposito, domani devo andare a fare una cosa,
quindi non sarò in casa per tutto il giorno.”
“E dov’è che
vai di bello?”
“Segreto!
Sarà una sorpresa!”
“Benissimo,
io adoro le sorprese!”
“E io adoro
te…”
Si
addormentarono così, uno vicino all’altra, senza rendersi conto che,
probabilmente, sarebbe stata la loro ultima notte insieme. Quei due giorni
passarono in fretta. Era una calda mattina di giugno quando accadde ciò a cui
nessuno avrebbe mai pensato. Per tutta la giornata, Billy Boyd sarebbe stato
ospite in casa Bloom visto che, a causa di alcune interviste, era dovuto andare
in America. Inutile dire che Orlando era molto contento di poter rivedere un
suo vecchio amico. Non appena suonò alla porta, andò ad aprire tutto esaltato.
“Ehilà Billy!
Da quanto tempo non ci si rivede!” Disse, dandogli un’affettuosa pacca sulle
spalle.
“Da troppo
amico, da troppo!” Anche lui contraccambiò il gesto.
“Non vorremo
mica restare a parlare fuori?! Entra, così ci facciamo una bella chiacchierata,
come ai vecchi tempi!” E lo fece accomodare su una delle sedie, in cucina.
“Allora, che si dice di bello in Scozia?”
“Mah, niente
di che. Piove come al solito. Sono venuto qui in America solo perché dovevo
fare qualche intervista e, visto che il caro Legolas era disposto ad
ospitarmi...”
“Smettila di
chiamarmi con quello stupido nome! E’ vero, gli sono molto affezionato, ma sta
diventando la mia condanna!” Disse, mettendosi a ridere.
“Andiamo, che
neanche ti dispiace! Su, raccontami qualche pettegolezzo made in Usa, sono
proprio curioso!”
“Credo che
non ci sia niente da dire. Anche perché, se per esempio ti dico Christy
Anderson, non credo che sapresti chi è!”
“Infatti non
la conosco. Come mai hai fatto il suo nome?”
“Pensavo che
il caro David te l’avesse detto! E’ la sua nuova fidanzata!”
“Cosa? Ma tu
pensa…quello stronzo! Siamo suoi amici e non ci dice mai niente! Ah, ma vedrai
se gliela facciamo pagare!” Rispose, con voce piuttosto allegra.
“Dai, lascia
perdere. Quei due hanno dovuto patire le pene dell’inferno per mettersi
insieme! Si erano conosciuti non so quanti anni fa in Australia e hanno
aspettato tutto questo tempo. Veramente, fagli vivere la loro vita!”
“Adesso che
mi ci fai pensare…” I suoi occhi avevano assunto una strana luca, cattivo segno.
“Lo sai che
non mi piaci quando fai così! Sentiamo, quale diabolica cosa ti è venuta in
mente?”
“Che fine ha
fatto quella strana ragazza che abbiamo conosciuto quella volta in Italia? Ma
sì, quella con i capelli rossi…molto carina…alla fine ce l’hai fatta a vincere
quella scommessa?”
“Scommessa?
Sai, ad essere sincero non mi ricordo nemmeno bene quali erano le condizioni.”
“Tu dovevi
portartela a letto entro un anno e, se ci fossi riuscito, Elijah avrebbe dovuto
organizzare delle feste per un mese intero. Adesso ti ricordi? Cioè, mi sono
ricordato io che, a momenti, mi scordo anche come mi chiamo…”
“Ah, per
quello, ne avrei vinte almeno un centinaio di scommesse, con tutte le volte che
ci sono andato a letto! Però…”
Orlando sentì
qualche rumore provenire dalla cucina. In quel momento non ci fece caso ma, in
ogni modo, smise di parlare. Rifletté un attimo, poi arrivò alla conclusione
che fosse caduto qualcosa.
“Mi dicevi?”
Chiese Billy, piuttosto impazientemente.
“Oh, scusami,
ero un attimo soprappensiero. Dicevo…però non me la sento di tirare fuori
quella vecchia scommessa. Mi sono accorto, per la prima volta dopo tanto tempo,
che la amo. Non è stato il classico colpo di fulmine, diciamo che sembrerebbe
più una cosa graduale. Nessun uomo potrebbe resistere al suo fascino, e non
intendo solo la bellezza esteriore, ma anche quella interiore. E’ una ragazza
così piena di vita…è impossibile non innamorarsi.” Disse queste cose con occhi
sognanti, come se l’avesse davanti agli occhi.
“Chi
l’avrebbe mai detto? Alla fine anche tu sei cascato sulla trappola di una
donna! Ma dimmi, ti piace così tanto?”
“Tantissimo,
mi piace da impazzire, da perderci addirittura la testa. E’ la persona più
fantastica che io abbia mai conosciuto e, ora che l’ho presa, non voglio di
certo perderla.”
Orlando e
Billy chiacchierarono ancora a lungo e, quando furono le 17.00, quest’ultimo
dovette andare via a causa della sua famosa intervista. Ob rimase un po’ in
casa, nella speranza che Amina venisse a trovarlo. Gli aveva detto che aveva
preparato una sorpresa per lui e così, preso dall’impazienza, andò a casa sua.
C’era il cancello di legno aperto. Strano. Si solito, se c’era, lo chiudeva
sempre per evitare che qualche animale domestico andasse nel suo giardino. Le
finestre erano tutte chiuse e, per un momento, pensò che non ci fosse. Aprì la
porta con il suo duplicato delle chiavi e, varcata la soglia, dovette accendere
la luce a causa del buio intenso.
“Ma che
diavolo è successo qui?” Disse, un po’ incredulo.
Si guardò un
po’ intorno e vide due o tre piatti che erano stati gettati per terra, rotti in
mille pezzi. All’inizio pensò che ci fosse stato un ladro e così andò a vedere
in camera da letto, per scoprire se avevano rubato qualcosa. Trovò Amina,
seduta sul letto, con un libro in mano. Non stava leggendo, sfogliava troppo
velocemente. Quando lo vide, si alzò e andò in cucina, sedendosi sul divano.
“Amy, ma che
ti è successo?” Chiese, piuttosto preoccupato. Provò ad abbracciarla ma lei si
divincolò in un momento.
“…niente…proprio
niente…” Rispose, stizzita.
“Per favore,
non metterti a fare la ragazzina. Mi dici che è successo?”
“Perché,
invece, non me lo dici tu?”
“Mi stai
dando parecchio fastidio. Smettila di comportarti così!” Si stava arrabbiando.
“Così? Io
dovrei smetterla di comportarmi così? Per tua informazione, io non mi sto
comportando così…” Aveva alzato un po’ la voce.
“Adesso
basta! Finiscila! Mi vuoi dire che ti ho fatto se, praticamente, non ci siamo
visti per tutto il giorno?”
“Non ti ho
visto, questo è vero, ma ti ho sentito…allora, deve essere incredibilmente
appagante riuscire a vincere una scommessa, non è vero? Suppongo che adesso
sarai contento, Elijah è costretto a fare delle feste per un mese…” Lo guardava
torva. Era infuriata, anche se non sembrava.
“Tu…tu
hai…sentito la mia conversazione con Billy?” Era la fine. Il ragazzo era così
smemorato che si era dimenticato di annullare quella stupida scommessa.
“Avrei tanto
voluto evitarlo, credimi. Ma in questo modo, almeno, non soffrirò più di tanto.
Sarai contento, adesso potrai andare in giro mostrando il tuo trofeo…”
“Tu fino a
dove hai ascoltato?”
“Quanto
basta. Poi non ce l’ho fatta a rimanere…sei un ipocrita, Orlando…perché non mi
hai mai detto la verità in tutto questo tempo!”
“Io…Amy, non
è come pensi…dopo che tu te ne sei andata ho detto a Billy che…”
“BASTA! Non voglio ascoltare una sola parola!
Qualsiasi scusa tu offra, non otterrai il mio perdono! I miei sentimenti erano
sinceri e tu li hai calpestati come un mucchio di stracci!”
“Ti prego,
stammi a sentire un momento! Prima che tu te ne andassi ho detto a Billy
qual’era la verità; io ti amo Amina, non ho bisogno di nasconderlo!” Pregava
con tutto il cuore che, da un momento all’altro, si sarebbe svegliato da un
incubo.
“Stronzate.
Sono solo belle parole, niente di più. Puoi dire ciò che vuoi ma non cambierà
la situazione!” Era all’orlo delle lacrime.
“Cristo Santo, vuoi lasciarmi parlare?”
Le urlò in faccia.
“Bene,
sentiamo cosa ha da dire il signor Orlando Bloom dall’alto della sua onnipotenza.
Sono proprio curiosa.”
“Basta, mi fa
male sentirti parlare in questo modo. Io avevo fatto quella stupida scommessa
quando non ti conoscevo ancora, non sapevo che sarebbe finita così! Ero stato
ferito nell’orgoglio, quando non mi hai riconosciuto, così io ed Elijah avevamo
deciso di prenderci una rivincita. E’ stata una cosa innocente, te lo giuro!
Già da tempo avevo deciso di annullarla poi, tra un cavolo e l’altro, non ci
abbiamo più ripensato. Credimi, io ti amo, non farei mai nulla per farti
soffrire.”
“Eppure l’hai
fatto…anche se non volevi…” Una lacrima stava scendendo sulle sue guance. Il
suo volto era triste, si sentiva malissimo. L’unica persona in cui credeva,
l’aveva appena tradita. Lo guardava negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo.
Orlando si
sentiva una bestia. Era la prima volta che la vedeva in quella maniera. Sapeva
che era colpa sua però, non sapeva che dire, non sapeva che fare. Qualsiasi
parola avesse detto, non avrebbe risolto la situazione.
“Ti scongiuro
non…non piangere…” Provò ad asciugarle una lacrima con il pollice ma lei si
girò subito dall’altra parte.
“Fuori…”
Disse lei, piano.
“Cosa?”
“Esci
immediatamente da casa mia…”
“No, ti
prego…”
“FUORI!”
Stava con le braccia conserte e la testa bassa.
Orlando uscì,
senza opporre resistenza. Mentre camminava lungo il vialetto, si girò un attimo
e la vide, appoggiata alla porta, con una mano sulla fronte.
“Ti amo, non
dimenticarlo mai.” Le disse, con voce triste.
“Ti amavo…ora
non ne sono più tanto convinta…” E chiuse la porta dietro di sé, lasciando il
ragazzo con il suo dolore.
Mai, come
quella volta, si era sentito uno stupido. Prese la macchina e ritornò a casa,
cercando di liberare la mente dai cattivi pensieri. Non appena varcò l’uscio,
notò una cassetta, lasciata cadere vicino al portaombrelli. La rigirò un attimo
tra le mani, non aveva nessuna scritta. Spinto dalla curiosità, la mise sul
videoregistratore e rimase di sasso. Davanti a lui c’era Amina, probabilmente
in uno studio televisivo, a giudicare dallo sfondo.
“Ciao
Orlando! Probabilmente devi essere tu, questa cassetta l’ho preparata apposta
per te. Te l’avevo detto, no? Che ti avrei fatto una sorpresa? Adesso non
scappare fuori con la scusa che non ti ricordi! Vabbè, farò finta di crederti.
Sai, in questa cassetta c’è un video che ho girato con Robbie Williams, per
ripagarmi di un piccolo favore che gli avevo fatto. E’ una canzone molto bella,
a me piace tantissimo! Ho deciso di girare questo piccolo video introduttivo
perché volevo regalarti qualcosa di unico, speciale…per la persona più
incredibile che io abbia mai conosciuto! Ricordati che ti amerò sempre!”
Dopo quella
piccola chiacchierata, c’era subito il video musicale. Era una canzone molto
bella, si chiamava Revolution. I cantanti erano Amina e Robbie. Orlando
stava piangendo, non ricordava nemmeno più quando aveva pianto per l’ultima
volta. Lei era sempre stata sincera e leale mentre lui…era stato veramente
meschino, ecco la verità. Ma non si sarebbe arreso, mai e poi mai. Amy era
qualcosa di troppo speciale per lasciarla andare, come un po’ di sabbia tra le
dita.
Giuro, oggi scrivo solamente perché è la mia scadenza
attuale!^^ Ho un mal di testa fotonico (basta con il rhum, ho deciso!). Cavoli,
ieri sera ho fatto tanti di quei gattini da riempire uno scatolone intero!
Vabbè, speriamo che comprenderete il mio stato d’animo!^^Bacini Shi*
Capitolo
32.
Il vero amico…
Quella notte Orlando non era riuscito a chiudere occhio. Stava così
male che, ogni volta che provava ad addormentarsi, aveva davanti a lui la scena
di quel pomeriggio. Vedere Amina piangere per lui, era stato terrificante. Si
era sentito un verme e, più ci ripensava, più si rendeva conto di essere
spregevole. Non sapeva cosa fare ma, di sicuro, doveva farsi perdonare da lei,
per farle capire che tutto era cambiato da quel 22 gennaio. Preso dall’agitazione
e dalla disperazione, prese le chiavi della macchina per andare da Elijah. Fece
tutto il tragitto molto velocemente e, quando l’amico andò ad aprire alla
porta, fu molto sorpreso di vedere Ob lì.
“Ehi, ma cosa succede? Come mai sei così trafelato?” Chiese El,
abbastanza stupito.
“Non preoccuparti per me. Ho bisogno di parlarti, adesso.” Rispose
secco, non ammetteva repliche.
“Prego, accomodati.” Lo invitò in salotto. “Allora, vuoi dirmi che c’è
di tanto importante? Non credo che saresti venuto qui se non ci fosse stata
un’urgenza.”
“Tu non puoi nemmeno immaginare in che razza di casino mi sono ficcato.
L’altro giorno, quando Billy è venuto a casa mia, abbiamo riparlato di quella
famosa scommessa che avevamo fatto alcuni mesi fa…” Non riusciva a guardarlo
negli occhi, il suo sguardo era rivolto alle sue mani, che si stavano muovendo
nervosamente.
“Scommessa? Quale scommessa?”
“Come sarebbe a dire? Non ti ricordi che l’avevamo fatta io e te?!
Quando c’era stata la première de ‘Il ritorno del re’ in Italia e abbiamo
conosciuto Amina.”
“Non riesco a…” Si stava grattando il mento, finché non ebbe
l’illuminazione. “Adesso ricordo! Tu dovevi portarti a letto Amy entro un anno!
Avevo deciso di fare un termine di scadenza così lungo perché, in quel momento,
non avrei mai creduto che sarebbe venuta in America. Non mi dirai che…”
“Esatto, ha scoperto tutto. Come ti ho già detto, ne stavo parlando con
Billy. Già da un po’ di tempo lei aveva le chiavi di casa mia e,
sfortunatamente, ha sentito tutto. Cioè, tutto è un po’ riduttivo. Lo sai come
sono fatto, all’inizio me la sono tirata un po’ perché ero riuscito
nell’impresa, ma poi ho anche detto che adesso l’amo.”
“Scusami ma, io non vedo tutto questo problema. Se lei ha sentito dalla
tua stessa bocca che l’ami…” Elijah non riusciva proprio a capire.
“E’ questo il punto! Ha sentito solo la prima parte della nostra
discussione! Quando sono andato a casa sua, abbiamo cominciato a litigare
e….e…si è messa a piangere. Sono distrutto, non so cosa fare. Se non riesco a risolvere
la situazione al più presto è finita! Non voglio perderla, mi capisci?” Adesso
lo stava fissando; i suoi occhi erano sinceri, come mai lo erano stati in
passato.
“Certo che ti capisco! Io ti aiuterei tanto volentieri ma…non credo che
Amy abbia voglia di parlare con me. Pensaci bene, io sono colpevole esattamente
come te. In ogni caso, devi cercare di parlarle sinceramente ma, soprattutto,
dalle il tempo di reagire. Probabilmente, in quel momento, era così scossa che
non è riuscita a dirti cosa pensava veramente. Secondo me dovresti aspettare.”
“Aspettare…aspettare…che gli prenda un colpo a questa parola del
cazzo!” Urlò, alzandosi di scatto. “NON HO TEMPO DI ASPETTARE!”
“Ehi, stai calmo! Guarda che era soltanto un consiglio, non prendertela
così tanto. Cosa pensi? Che io sono una persona insensibile? Anche a me
dispiace per quello che è successo!” Aveva alzato la voce anche lui,
rimproverandolo con gli occhi.
“Scusami. E’ che io…non ce la faccio.” Si mise le mani tra i capelli,
rimettendosi a sedere sul divano.
“Ascoltami Orlando, secondo me è meglio che vai da Viggo. Anche se io
ti sono vicino, non potrò mai essere saggio come sa essere lui. Inoltre, è
estraneo a tutta questa faccenda e saprà darti di sicuro un giudizio onesto e
sincero. Mi dispiace doverti dare così il due di picche…” E rise “…però non
sono la persona adatta.”
“Va bene. Grazie El.” Lo abbracciò. “Sei un vero amico.”
“Oddio, grazie proprio no! Purtroppo non ho potuto fare niente di utile
per te.”
“Invece sei stato sincero, e lo apprezzo molto.”
“Ora vai, non è il momento di stare con le mani in mano. In bocca al
lupo!”
“Crepi!”
…………………………………………………………………………………………………
Sconcertata, sconfortata, abbattuta, delusa, tradita. Queste erano
tutte le sensazioni che balenavano nel cuore di Amina, che la tormentavano
quando era da sola. Non riusciva a farsi una ragione, più ci pensava e più
credeva che tutto quello che stava succedendo era impossibile. Aveva capito che
Orlando le voleva veramente bene però, quel pomeriggio, era così arrabbiata che
non era riuscita a dargli il tempo di parlare. Aveva bisogno di sfogarsi con
qualcuno, ma con chi? Con Elijah era fuori discussione, Dominic non era la
persona adatta, Christy non sarebbe riuscita a capire tutta la faccenda. Girò
un attimo la testa e vide il telefonino sul tavolo. Sapeva a chi chiedere
aiuto, anche se le sarebbe costato un patrimonio. Compose velocemente un numero
e attese la risposta dall’interlocutore.
“Pronto?” Rispose una voce profonda, dall’altra parte.
“Christopher, sono io, Amina.” Disse lei, a voce bassa.
“Amina? Come mai mi hai chiamato a quest’ora?”
“Non ti capisco Chris, sono già le 16.00”
“Amina, io non abito in America. Qui in Inghilterra sono appena le
nove di mattina.”
“Mio Dio, scusami tanto. E’ solo che…” Si era interrotta, stava per
avere un’altra crisi di pianto.
“Ti prego Amina, non farti tanti scrupoli. Anche se qui da me è
molto presto, sono sveglio già da due o tre ore. Se mi hai chiamato così
all’improvviso, deve esserci sicuramente un motivo sotto. Su, dimmi che succede
e non farmi preoccupare.” Christopher non era mai stato un buon parlatore,
ma sapeva bene che era successo qualcosa. Oramai aveva dalla sua parte anni e
anni di esperienza. Aveva 82 anni, non era più un ragazzino.
“Vedi, da quando ci siamo risentiti sono successe alcune cose…” Era
stranamente più tranquilla. Non c’era niente da fare, lui riusciva sempre a
farla stare più calma.
“Se la mia memoria non m’inganna, l’ultima volta che mi hai
telefonato, è stato per chiedermi se potevi andare nella mia casa a Firenze. Mi
avevi accennato qualcosa anche di Orlando, ma poi ho preferito non continuare.
Si sentiva benissimo che ti trovavi a disagio.”
“Riuscirò mai a spuntarla con te? Neanche mi leggessi nel pensiero!
Comunque, prima di partire, avevo intenzione di dirti che io ero…sì,
insomma…innamorata di Orlando. Poi alla fine non l’ho fatto, non so neanche
perchè. Quando siamo andati in Italia, sono successe alcune cose e, alla fine,
io ed Ob ci siamo messi insieme.”
“Bene, sono molto contento per voi due. Ma, se vi siete messi
insieme, qual è il problema?” Non riusciva proprio a capire.
“Il fatto è che, quel bastardo, aveva fatto una scommessa su di me con
Elijah. Doveva portarmi a letto entro un anno! Ti rendi conto? Nessuno mi ha
mai detto niente! Neanche lui!” Aveva assunto un tono di voce acido, nel
parlare di lui.
“Calmati, non c’è bisogno di arrabbiarsi così. E così tu non ne
sapevi niente. Allora come hai fatto a scoprirlo?”
“E’ successo per puro caso, credimi. Ero andata a casa sua per fargli
una sorpresa e, per una coincidenza, ho sentito tutto mentre lui parlava con
Billy. Non si era accorto di niente e, quando è venuto a casa mia, abbiamo
litigato. Ti scongiuro, dimmi che cosa devo fare!” Lo stava letteralmente
supplicando.
“Vedi Amina, io conosco Orlando da molto tempo. Ho dovuto lavorare a
stretto contatto con lui, perciò penso di aver capito un po’ quale sia il suo
carattere. E’ vero, è un ragazzo molto sconsiderato e irresponsabile, però non
è cattivo. Non credo che ti abbia tenuto nascosto la scommessa di proposito.
Penso, piuttosto, che si sia addirittura dimenticato. E’ un tipo un po’ strano,
fuori dallo standard nazionale inglese. In ogni caso, se una cosa lo prende
dentro, ci si dedica con tutto il cuore. Quando abbiamo girato il signore degli
anelli, era fidanzato con una certa tizia, Kate Blosworth se non mi ricordo
male. Diceva sempre che le voleva molto bene, però non era mai riuscito a dirle
nemmeno una volta ‘ti amo’. Sono convinto che lui tenga veramente a te.”
Aveva parlato per tutto il tempo con un tono di voce dolce e rassicurante, per
convincerla e darle coraggio.
“Sai, è strano sentirti dire queste cose. Non avrei mai creduto che tu
lo conoscessi così bene. Però, non so se me la sento di perdonarlo. Ha fatto
una cosa orribile.”
“Può darsi, però tu sei davvero sicura di volerlo perdere?”
“…………………………” Quella domanda l’aveva lasciata veramente senza parole. Al
solo sentire quelle parole, aveva avuto una stretta al cuore. “……no…non voglio
perderlo. Però deve dimostrare di amarmi.”
“Allora dagli un’altra possibilità. Lascialo parlare di nuovo. Se
alla fine non sarai convinta, lascerai perdere per sempre questa storia, sennò
lo perdonerai e sarà tutto come prima.”
“Grazie Christopher, sei unico. Cercherò di fare come dici, ma non so
se il mio orgoglio mi permetterà di affrontare questa situazione al meglio. Ora
ti devo proprio lasciare, altrimenti finisco la mia scheda da cinquanta
dollari!”
“Va bene Amina, io credo in te. Sei una persona matura e saprai fare
la scelta giusta. Ci risentiamo, ciao.”
“Ciao Chris, ti voglio bene!”
“Anche io, anche io.”
……………………………………………………………………………
Già da qualche minuto Orlando si trovava davanti a casa Mortensen. Era
piuttosto indeciso sul da farsi ma, facendo un respiro profondo, suonò il
campanello. Venne ad aprire Harry, il figlio di Viggo, che lo fece accomodare
in cucina per aspettare il padre. L’uomo, piuttosto sorpreso di vedere Ob,
scese molto incuriosito e si sedette di fronte a lui.
“Allora, come mai sei venuto qui? Non che non sia contento ma, di
solito, mi avverti con lauto anticipo. Sai bene che in questo momento ho
piuttosto da fare con il lavoro.” Disse Viggo, giocherellando con il
posacenere.
“Io, mi dispiace essere piombato all’improvviso. Se hai da fare posso
ritornare più tardi e…”
“No, in questo momento non stavo facendo niente. Ero di sopra a
dipingere un po’, per cercare di svagarmi. Allora, che c’è che non va?”
“Ti ricordi di quella ragazza, quella che hai conosciuto a quella
mostra?” Alzò lo sguardo verso di lui, che sorrideva dolcemente.
“Sì, me la ricordo. Era quella tipa tutto pepe con i capelli rossi, no?
Si chiamava Amanda…no, Amina. E’ per caso successo qualcosa tra voi due?”
“Effettivamente sì. Circa due o tre settimane fa siamo andati in
Italia, a causa di alcuni paparazzi che ci rendevano la vita difficile. Già da
un po’ di tempo mi ero reso conto di amarla e così, approfittando di quella
vacanza fuori programma, ci siamo messi insieme. I primi tempi sono stati
favolosi, i giorni più belli della mia vita. Però, proprio ieri, è accaduto ciò
a cui non avrei mai pensato.” Si sentiva a disagio a parlare di quelle cose.
Non era colpa di Viggo, era tutto quel casino che lo faceva sentire così.
“Va avanti…” Disse l’altro, che aveva appoggiato il mento sulle mani.
“Beh, quando eravamo andati a fare quella première in Italia, io ed
Elijah avevamo fatto una scommessa su di lei. Avevamo stabilito che io dovevo
riuscire a portarmela a letto entro un anno e lei…”
“…ha scoperto tutto.” Fu lui a finire la frase. “Certo che, voi
giovani, riuscite sempre a crearvi tanti di quei problemi che la metà
basterebbero. Vediamo se indovino, lei si è arrabbiata di brutto, non è vero?”
Orlando annuì con la testa. “Comprensibile. Tu ci hai provato a spigarle come
stava la situazione?”
“Certo che ci ho provato! Quello stesso pomeriggio ero andato a casa
sua e mi ha sbattuto fuori. Io le ho detto che l’amavo e lei, di tutta
risposta, mi ha indicato poco gentilmente la porta.”
“Le donne sono strane, più le conosci e meno capisci di loro. Ma prova
un po’ a metterti nei suoi panni, tu perdoneresti te stesso?”
Quelle parole l’avevano colpito più di mille pugnali acuminati. Se ci
fosse stato lui al posto di Amina? Probabilmente avrebbe reagito esattamente
come lei. Doveva essere terribile essere traditi dalla persona amata.
“Forse, non mi sarei perdonato.” Ammise, abbassando gli occhi.
“Ricordati, il primo passo per capire le reazioni della gente, è quello
di mettersi nei loro panni. Tuttavia, anche se lei ha reagito così male, non
credo che abbia dimenticato il suo amore per te. Le donne sono migliori di noi
uomini, riescono sempre a perdonarci. Non so se lei lo farà, ma tu dalle un
buon motivo per farlo. Prova a parlare con qualche sua amica, magari si è
confidata.”
“E’ vero, è una buona idea. E poi cosa dovrò fare?”
“Non c’è una scaletta da seguire, nemmeno un copione da recitare. Non
siamo in un film, questa è la vita vera. Dovrai dirle ciò che senti, proverai a
spiegarle le tue sensazioni e le tue emozioni. Sarà comprensiva e non credo che
ti risponderà male. Ora vai, cerca di rimettere insieme tutti questi pezzi e
ricomponi in tuo puzzle.” Si alzò in piedi e accompagnò Orlando alla porta.
“Sai, ho sempre odiato le tue perle di saggezza; però questa volta mi
sei stato utile. Sei grande Vig!”
“Lo so ragazzo mio! Te ne sei accorto solo adesso?”
“No, in fondo l’ho sempre saputo!” Poggiò una mano sulla sua spalla.
“Ora devo andare. Farò come mi hai detto. Ciao.”
“Ciao Ob.”
Orlando ripartì da casa di Viggo veramente più sollevato. Erano bastati
pochi minuti per renderlo più sereno di prima. Ora non rimaneva che andare da
una parte: a casa di Christy. Era l’unica amica che aveva Amina e, se lei non
sapeva niente, sarebbero stati cavoli veramente amari. Bussò due o tre volte e,
alla quarta, la ragazza bionda andò ad aprire. Quando socchiuse la porta,
rimase visibilmente sorpresa.
“Orlando?! Ma che ci fai qui?” Disse, facendolo rimanere fuori.
“Ho bisogno di parlarti, hai un minuto da dedicarmi?”
“Senti, questo non è proprio il momento adatto.” Si avvicinò un po’ di
più a lui. “In questo momento c’è Amina che dorme di sopra. Mi ha chiesto di
ospitarla per qualche giorno, non vuole restare a casa sua.”
“Cosa? Amina è qui? Ti prego, dimmi dov’è!” Disse lui, fremendo di
impazienza.
“No Orlando. Sta riposando, e ne aveva veramente bisogno. Mi ha
raccontato a grandi linee quello che è successo e, fattelo dire, sei proprio
una gran testa di cavolo!”
“Credi che non me sia reso conto da solo?” Rispose, inviperito.
“Senti, Amy ha ancora bisogno di riflettere un po’. Ad ogni modo, ti
farà sapere presto qualcosa, fidati. Ora, se non ti spiace, dovresti
andartene.”
“Solo un attimo…”
Aprì completamente la porta e scansò Christy dall’uscio. Salì le scale
e cercò la camera da letto. Quando la trovò, vide Amina che stava dormendo
beatamente, con il volto tranquillo e rilassato. Qualche secondo dopo, anche
Cry lo seguì e rimase sorpresa di vedere Orlando così. I suoi occhi erano
diventati dolcissimi,guardava la
ragazza che dormiva quasi con la paura che si fosse svegliata da un momento
all’altro. Quel giorno, quando avevano litigato, il suo volto era così diverso,
pieno di rabbia. Ora sembrava quasi che non fosse successo niente, tale era la
sua espressione. Christy si appoggiò alla sua spalla.
“Questo sabato aprirà il suo nuovo locale. Avrai la tua occasione.”
Allora, ho deciso di scrivere oggi solo perché domani vado
in gita e, siccome sabato non sarò nel pieno delle forze, vi faccio un piccolo
regalino! Sono appena tornata da casa di una mia amica a cui devo fare un
disegno sul muro (tre fate abbastanza grandi e...Itsuki86, conto di finire
prima dell’inizio di maggio!^^) e quindi, spero che capiate che sono un po’
stanchina. Ora, finalmente, vi lascio alla lettura e, come al solito, un enorme
GRAZIE a chi recensisce!^^Bacini Shi*
Capitolo
33.
Cuori alla deriva…
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che Orlando si era sentito
così strano? Nemmeno lui lo sapeva bene. Da quando aveva visto Christy,
all’inizio della settimana, non aveva fatto altro che pensare ad ogni singolo
inconveniente che sarebbe potuto capitare in quei giorni. Si era letteralmente
programmato una serie di frasi da dire, arrivando perfino a parlare con la sua
immagine riflessa sullo specchio. Era agitatissimo ma, d’altro canto, chi non
lo sarebbe stato? Per la prima volta si trovava ad affrontare un problema che,
forse, era più grande di lui. Non poteva fare affidamento sui suoi amici,
soltanto il destino sapeva quello che sarebbe accaduto. Erano le 21.00 di quel
fatidico sabato sera, dove tutto si sarebbe deciso, in maniera inequivocabile.
Aveva la testa totalmente da un’altra parte e così, per cercare di pensare a
meno cose, invitò Elijah per farsi consigliare qualcosa da mettere. Il ragazzo
arrivò a casa Bloom alle 21.15, portandosi dietro una borsa piena di magliette
e pantaloni.
“Ma hai svaligiato
il tuo armadio? Quanta roba hai portato?!” Disse Orlando, un po’ sorpreso nel
vedere tutti quei capi di vestiario che l’amico, pian piano, tirava fuori.
“Ho cercato di
prendere un po’ di tutto; dall’elegante allo sportivo. Ero un po’ indeciso e
così ho fatto man bassa delle mie cose preferite!” Rispose Elijah, con voce
austera.
“Cioè, ti prego! In
questo momento non ho proprio bisogno delle tue battutacce sagaci. Mi devi
solamente dare un consiglio.”
“Guarda che io ci
tengo a farti fare bella figura, che ti credi? Dovrai sembrare un uomo
completamente nuovo!”
“Se la serata finirà
nello stesso modo in cui è cominciata…stiamo freschi!” Disse, tra sé e sé. Fare
affidamento su El non era stata proprio una bella idea (basta guardare come si
veste oscenamente, certe volte! Scusate ma ci stava!^^ NdShizuru117).
In neanche mezz’ora
avevano messo sottosopra il salotto di Ob. Tra un ‘guarda qua’ e un ‘fa
veramente schifo’, avevano allestito una vera e propria conferenza al vertice
della moda. Il povero Orlando fu costretto ad indossare un paio di pantaloni
alla pinocchietto rossi, delle scarpe da ginnastica azzurre, un’orrenda felpa
marrone e una canottiera con il segno di batman. Cominciava veramente a
dubitare della sanità mentale dell’amico.
“Scusami per la
sfrontatezza ma, tu delle volte ti vesti con questa roba?” Domandò, stupito.
“Sì, perché?”
Rispose, come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Niente…fa finta che
non abbia detto niente…”
Alla fine, dopo
un’ora di estenuanti consulti, il risultato fu questo: Elijah indossava una
giacca nera, una camicia azzurra, cravatta viola, un paio di jeans e le
inseparabili all star bianche. Orlando, al contrario, non era per niente
convinto della sua scelta.
“Io, conciato così,
da qui non esco!” Gli urlò, da dentro la camera da letto.
“Ma cosa vuoi che
sia! E poi, come se non bastasse, quella roba là è firmata, di prima classe!”
“Sarà anche firmata,
ma mi sembra di essere mio nonno! Solo vestito mille volte peggio!”
“Vorresti insinuare
che sono dei vestiti brutti?” Disse Elijah, un tantino stizzito.
“Sì! Finalmente te
ne sei reso conto!”
“Adesso mi hai fatto
veramente arrabbiare. In tutti i film che hai girato fino ad ora, sei stato
costretto ad indossare delle cose indecenti e, per una sera, puoi pure uscire
vestito come una persona normale!”
“E’ proprio questo
il punto! Così come sono adesso, non assomiglio per niente ad un essere umano
che abbia un qualche minimo senso del gusto!” Non era ancora uscito. La
vergogna era veramente troppa.
“Muovi
immediatamente quelle gambe ed esci da quella stramaledettissima stanza!” Gli
urlò Elijah, al limite della sopportazione. “Se continuiamo così, a quel
benedetto locale non ci arriveremo nemmeno domani a pranzo!”
“Ok, allora vengo
fuori. Mi raccomando, se provi a dire qualcosa…”
Orlando uscì
timidamente, cercando in tutti i modi di scomparire. L’amico l’aveva obbligato
ad indossare un paio di pantaloni color kaki, una maglietta paricollo verde
pisello e, dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, un paio di adidas blu.
Non aveva un solo colore azzeccato.
“Spero che ora tu
sarai contento, sarò lo zimbello di tutta la festa!” Disse malamente,
abbassando la testa.
“Ma quale zimbello!
Per la prima volta ti sei vestito decentemente!” Rispose Elijah, fiero della
sua scelta.
“Decentemente? Per
favore, risparmiami l’ironia! Vengo via così solamente perché sono immensamente
in ritardo! Se sapevo che sarebbe andata a finire così, col cavolo che ti
facevo venire a darmi una mano!”
“Su, basta con le
chiacchiere! Questa è la nostra serata e noi dobbiamo andare a fare piazza
pulita.”
In quel preciso
istante, Orlando avrebbe ucciso volentieri l’amico. Sapeva bene che non era il
massimo, quando si trattava di abiti, ma in quel momento non gli era venuto in
mente nessun’altro. All’inizio aveva pensato a Dominic ma, dopo averlo visto la
sera degli oscar, con quell’orrendo smalto nero (secondo me era un tocco di
personalità!^^NdShizuru117), aveva cambiato idea all’istante. Di Viggo, neanche
a parlarne. Era un ottimo confidente, ma i suoi gusti era un pochino divergenti
da quelli che imponevano il buon costume. Arrivarono davanti al Desire
alle 22.30, e già c’era un fottio di gente che aspettava di fuori. Per lo più
erano attori famosi e, di tanto in tanto, si potevano vedere manager, cantanti
e così via. Di Amina neanche l’ombra.
“Non riesco a vedere
Amy, chissà dov’è!” Disse Elijah, sussurrando.
“Credo che sia molto
impegnata a gestire al meglio il locale. E’ giorno di apertura e me la immagino
che corre da un lato all’altro sbraitando come una gallina” Rise “Però c’è da
ammettere che, quando si tratta di lavoro, sa essere molto professionale.”
“Su questo hai
pienamente ragione. Potrà essere un po’ pazza…”
“Aggiungerei malata
mentale!” Era Dominic, piombato all’improvviso dietro di loro. “O sbaglio?”
“No, non sbagli!”
Gli rispose El. “Però ha un intuito formidabile e un genio innato nel gestire
un’attività come questa. Perfino la prima sera che l’abbiamo vista era intenta
a controllare che tutto fosse ok.”
“Scusami Ob, ma a
casa tua ci sono gli specchi di legno? Come cavolo ti sei combinato?!”
“Se non vuoi morire
qui all’istante, ti conviene entrare senza fare storie!” Rispose Orlando, con
un diavolo per capello. Non appena varcò la porta d’ingresso, rimase meravigliato.
L’intera struttura
era stata realizzata sulla base di un ristorante cinese, arredandola con
tappeti di paglia, tavolini bassissimi e miriadi di cuscini colorati in ogni
parte del salone. Le cameriere indossavano dei graziosi vestitini in stile
giapponese, con i capelli racconti in due simpatiche crocchie. Le luci erano
molto basse, tendenti al rosso, e la musica tutt’intorno era talmente bella che
incantava chi l’ascoltava. Qua e là erano appese alcune lampade rosse e, di
tanto in tanto, si vedevano dei grossi dragoni dipinti sul muro. L’intera
tappezzeria era di legno di cedro, decorata da dei piccoli fiorellini rosa e
rossi, che davano l’impressione di essere scolpiti. In ogni tavolo c’era una
candela, che emanava un dolce profumo di lavanda e tutta l’aria era permeata da
un intenso profumo di rosa, dato dagli incensi bruciati.
“Non c’è che dire,
ha fatto davvero un ottimo lavoro, degno di lei. Scommetterei quello che vuoi
che quei disegni sul muro li ha fatti lei.” Disse Elijah, ammirando quel piccolo
capolavoro.
“Posto ideale per
una serata indimenticabile. Speriamo solo che, le prossime ore, verranno
archiviate tra i momenti felici della mia vita.” Rispose Orlando, un po’
triste.
“Su con la vita, non
c’è bisogno di deprimersi così.” Dominic si interruppe un secondo. “Guarda, è
là! Caspita quanto è bella questa sera!”
Per quell’occasione,
Amina aveva veramente dato il meglio di sé, non solo per quello che riguardava
il locale. Aveva reso ondulati i suoi capelli e, come ciliegina sulla torta,
aveva messo uno spray che aveva riempito di brillanti la sua chioma fulva.
Indossava un elegantissimo vestito rosso che, man mano che scendeva, andava
sfumando sul tono dell’ocra. Era di taglio irregolare, con la gonna più corta
dal lato destro che andava allungando sul lato sinistro, lasciando scoperte le
sue belle gambe. Aveva una manica sola, che aveva una apertura molto ampia e,
sul braccio libero, indossava un bracciale da schiava piuttosto alto. Per
finire, indossava delle altissime decolleté rosse. Lasciava veramente senza
fiato.
“Beh, sarà meglio
andare a sedere da qualche parte, prima che qualcuno ci prenda il posto.” Disse
Elijah, disincantando gli altri due.
“Eh? Ah, sì! Hai
ragione” Rispose Dominic che, dando una gomitata ad Orlando, lo riportò alla
realtà.
Tutta la serata passò abbastanza tranquillamente anche se, disdetta,
Amina non si era fatta più rivedere. Non che fosse per causa sua ma, quella
sera, aveva un compito da assolvere e, di conseguenza, girava da una parte
all’altra come una trottola. El e gli altri avevano scelto un tavolino
piuttosto grande, in mezzo alla sala, dove c’erano, per la maggiore, gli attori
che avevano girato il signore degli anelli. Non che fossero in molti, però era
un occasione per fare una piccola rimpatriata. L’apertura del nuovo locale
aveva fatto arrivare gente da tutta l’America e non solo. Per questa
ricorrenza, Christopher Lee era giunto nel nuovo mondo, accettando di fare ben
sette ore di aereo per vedere la sua italiana preferita.
“Allora Chris, come
mai hai deciso di fare questo viaggio? Di solito, non lasci mai la tua cara
Inghilterra…” Disse Liv, sorridendo.
“Vedi cara, non
potevo di certo perdermi questa bella festa organizzata da Amina, che ormai è
diventata come una delle mie figlie.” Rispose l’uomo, placidamente.
“Allora il qui
presente Orlando, dovrebbe presentare la proposta di matrimonio al padre
adottivo!” Dominic, come al solito, aveva fatto funzionare troppo la lingua.
Per tutta risposta, ricevette una sonora botta nelle parti basse.
“Scusami Chris,
questo deficiente non capisce mai quando è il momento di stare zitto.” Ob era
arrossito vistosamente.
“Lo sai Orlando, se
tu sposassi sul serio Amina, mi piacerebbe molto partecipare alla cerimonia.
Hai il mio consenso e vi vedo molto bene insieme.”
“Soltanto che i due
piccioncini hanno avuto di che litigare, in questi giorni!” Aggiunse Viggo,
entrando nel discorso.
“Vig! Ma insomma!
Questa non è la serata facciamoci – tutti – i – cazzi – di – Orlando! Saranno
pure i miei problemi personali.”
“Allora, vedi di
tirare fuori un po’ di coraggio e di andare a parlarci. Credi che lei non stia
soffrendo per questa situazione? Fosse per Amina, verrebbe a cercarti
volentieri ma, a causa di questa stupida apertura, non può. Se sei un vero
uomo, saprai aspettare il momento opportuno e poi cercherai di spiegarle ogni
cosa.” Disse Christopher, con voce severa.
“So cosa devo fare.
Ma in questo momento non mi sembra giusto andare a disturbarla…troverò
l’occasione adatta.” Rispose Orlando, volgendo lo sguardo altrove. Non era
stupido, lo sapeva cosa doveva fare, non c’era bisogno che tutti glielo
ricordassero, senza contare che era già agitato per conto suo.
L’ultima persona ad
andarsene fu Sean Penn, che varcò la porta esattamente alle 3.35 di mattina. A
quell’ora, oltre alle cameriere ed il personale, c’erano soltanto Amina ed
Orlando. Ormai non potevano più sfuggire al momento della verità, era giunta
l’ora di affrontare le loro paure. La ragazza aveva notato che Ob era rimasto
apposta e così, andando un attimo nello sgabuzzino, si tolse le scarpe con il
tacco e indossò un paio di comode scarpe da ginnastica. Gli andò incontro,
lentamente, calibrando ogni suo passo, finché non fu sufficientemente vicina.
“Così, sei rimasto
soltanto tu…” Disse, pulendosi le mani con uno straccio.
“Già, pare che se ne
siano andati via tutti…”Rispose, senza alzare la testa.
C’era un’aria
incredibilmente pesante, a causa dell’imbarazzo che si era venuto a creare in
mezzo a loro. Sembrava che un’immensa voragine li separasse.
“Complimenti per i
vestiti Orlando, ti donano molto.”
“Risparmiami le tue
pietose bugie” Disse lui, sorridendo. “E’ stato quel beota di Elijah a farmi
combinare in questo modo. Accidenti a lui!”
Finalmente, l’abisso
che li separava si faceva sempre più piccolo, fino a scomparire del tutto.
Quelle semplici parole, che li avevano fatti sorridere, avevano risollevato la
situazione.
“Beh, credo che tu
non abbia aspettato tanto per avere solo i miei commenti personali. Avanti,
vieni con me, andiamo nel privè” Disse Amina, facendo cenno al ragazzo di
seguirlo.
“Bene, siamo qui. E
credo che devo cominciare a dirti alcune cose. Ti prego soltanto di una cosa:
non interrompermi.” Orlando si era fatto incredibilmente serio, guardandola
dritta negli occhi.
“Per me non ci sono
problemi. Comincia pure.”
“Ecco, non è che io
abbia preparato un vero e proprio discorso da farti, cercherò di dare un senso
alle mie parole seguendo le mie sensazioni. Non so se lo sai, ma l’altro giorno
ero venuto a casa di Christy. Ero appena stato da Viggo perché…beh, avevo
bisogno di parlare. Nessun altro mi avrebbe dato dei consigli veramente sinceri
e imparziali.” Le prese una mano. “Non voglio perderti Amy, non dopo tutto
quello che è successo. Io ti amo, sei la cosa più bella della mia esistenza,
l’unica persona che mi da un motivo in più per vivere. Quello che ho fatto è
stato sbagliato, è vero, però la mia intenzione non era quella di ferirti, in
alcun modo. Non so cosa dire…sono troppe le parole che mi vengono in mente per
potertele dire tutte. Ma sappi che, qualunque cosa accada, io ti amo.”
Amina era rimasta
per tutto il tempo con la testa piegata da un lato, con un’espressione
indescrivibile sul volto. Aveva sentito ogni cosa, aveva colto ogni singola
parola di ciò che aveva detto, afferrando ogni singola emozione che traspariva
dal suo tono di voce.
“Innanzi tutto, mi
dispiace essermi comportata così male, quel pomeriggio. Ero molto arrabbiata e,
sarò sincera con te, lo sono anche adesso. Mi sono accorta che tu ti sei reso
conto di aver sbagliato, ma ciò che non ti perdono non è questo. Se solo tu me
lo avessi detto…perché non l’hai fatto?” Aveva gli occhi leggermente velati.
“E’ stata una
dimenticanza! In tutti questi mesi non mi sono mai ricordato, devi credermi!”
Disse, supplicante.
“Va bene, ti credo.”
“Allora significa
che mi perdoni?”
“No, non ho detto
questo. Il punto è un altro…” Girò la testa, per non incontrare i suoi profondi
occhi nocciola.
“E quale sarebbe?”
Aveva la tensione a mille, ogni singolo muscolo del suo corpo era teso come una
corda di violino.
“Devo tornare in
Italia, forse per sempre. Ci sono stati alcuni problemi con il pequeño, perciò
devo rientrare a controllare di persona. Tuttavia, non è solo quello il motivo.
Quando sono partita, alla fine di gennaio, la mia idea era quella di fermarmi
alcuni mesi, concludere il lavoro, e poi rientrare al mio paese. Dopo averti
conosciuto, per un attimo avevo ceduto alla tentazione di rimanere ma, ora come
ora, non c’è niente che mi trattenga.” Il suo tono di voce era calmo e
misurato, freddo e distaccato.
“Come sarebbe a
dire? Per te, forse, io non sono un motivo sufficiente?” Si sentiva tradito,
come poteva dirgli quelle cose in modo così indifferente?
“Non dopo quello che
hai fatto, Orlando. Fino a qualche giorno fa ero sicurissima di rimanere, ora
non più. Non me la sento di continuare a vivere con una persona che ha
approfittato della mia ingenuità, per poi tradirmi. Ti voglio bene, ma non
basta.”
“E io non posso fare
niente per farti cambiare idea?” Chiese, sconsolato.
“Partirò la prossima
settimana, venerdì. Se per allora non troverai un buon motivo per farmi
restare, me ne andrò per non tornare più.”
“Riuscirò a farti
cambiare idea, costi quel che costi”
“Vedremo…vedremo…”
Orlando se ne andò
subito dopo. Aveva soltanto sette giorni, 168 ore. Era rimasto per un po’
seduto in macchina, senza accennare a partire. La prova che gli si prospettava
davanti, era ardua da superare. Per cercare di convincerla aveva dato tutto,
eppure non era bastato. Ma anche se questo era vero, entro venerdì DOVEVA farle
capire cosa fosse per lui. Era come un ultimatum, nel quale doveva avere
l’ultima parola.
Penultimo capitolo!!! (e qui si leva il coro da stadio:
PER FORTUNA! C’HAI ROTTO CON ‘STA FIC!) Oddio, spero che non la pensiate
così!^^ Scherzi a parte, sono molto contenta di essere arrivata a questo punto
e, come sempre, spero che vi piacerà! (non so se avete notato ma ho firmato la
centodiciassettesima recensione e, dopotutto, visto che mi chiamo Shizuru117,
me lo meritavo!^^) Buona lettura e…ci rivediamo per l’epilogo!^^Bacini Shi*
Capitolo
34.
Il mio amore per te…
Da quando aveva avuto quell’ultimatum, Orlando sembrava non esserci più
con la testa. Era diventato apatico, nessuno l’aveva più rivisto in giro, non
si faceva sentire, faceva finta di non essere in casa. Se ne stava chiuso in
camera sua, a luce spenta, girando e rigirando un vecchio foglio spiegazzato.
Non sembrava avere un grosso valore, era abbastanza logoro, con i bordi
leggermente rovinati ed aveva assunto un tono che dava al giallo spento. Doveva
avere parecchi mesi. C’era qualche rigo a penna, fatto piuttosto velocemente.
Le linee si avvicinavano piano, incontrandosi in molti punti, tutti situati in
mezzo a quel foglio non più immacolato. Un ritratto, ecco cos’era. L’aveva
conservato da quel giorno, in aereo, dove Amina gli aveva reso gentilmente quel
servizio. Era ancora senza firma, com’era all’inizio.
“Sei un cretino,
caro il mio Orlando!” Disse il ragazzo, fissando il disegno. “Avevi trovato,
dopo tanto tempo, chi era riuscito a capirti, ad amarti per quello che sei. Ma
i sogni sono troppo belli per poter durare, io ho già avuto da scegliere, non
si può più tornare indietro.”
Una calda lacrima
scendeva dalle sue guance, lasciando dietro di sé una dolce scia, calda, che
conteneva tanta sofferenza. Cosa aveva sbagliato? Qual’era la cosa che gli era
sfuggita, di tutta questa faccenda? Quando si girava, notava le foto che li
ritraevano insieme: in montagna, a Firenze, alle feste, ritagli di giornale.
Poi c’era quella cassetta, che così tanto l’aveva colpito. Amina non era mai
stata molto dolce, piuttosto era sempre rustica, con un tono di strafottenza
nella sua voce. Però, quella volta, gli aveva fatto una sorpresa, così bella da
togliere il fiato. Era stata veramente deliziosa, rendendo una cosa
semplicissima un vero è proprio capolavoro.
“E tu l’hai lasciata
andare, anche se hai fatto tutto…” Stringeva a sé il disegno, singhiozzando
come un bambino. Si sentiva veramente stupido, non si era mai comportato così.
Ma perché trattenersi, ora che sembrava tutto perduto?
…………………………………………………………………………………………………
Amina stava fissando
la sua piccola casa, l’unica cosa che l’aveva accolta appena arrivata in
America. Quanti ricordi si celavano al suo interno…le cene…i ritrovi…i suoi
amici…Orlando. Non avrebbe mai creduto che la sua vita fosse cambiata così
tanto, da un giorno all’altro. Prima di quel freddo giorno d’inverno, era una
persona così vuota, che non aveva un vero motivo per cui vivere. Poi, quel
cambiamento radicale, avvenuto più interiormente che esteriormente. Anche se
erano tante le persone che la conoscevano, nessuno poteva dire di aver visto la
‘vera’ Amy. Dentro di lei erano celati tanti segreti, tante emozioni che non
uscivano mai fuori. Però, con Orlando, era stato tutto diverso, sin
dall’inizio. Sapeva essere insopportabile, però sapeva anche come essere
gentile. All’inizio le era sembrato un gran maleducato, presuntuoso e
soprattutto fastidioso. Ma con il tempo le cose erano DAVVERO cambiate. Erano
stati insieme e lui…aveva rovinato tutto. Quando aveva sentito il suo discorso,
per caso, le si era spezzato il cuore in due. Avrebbe voluto spaccare tutto,
far finta che non fosse successo niente…ma non era così. Era delusa,
amareggiata, tradita…lo amava così tanto.
“E così, domani ci
diremo addio, mia bella casa. I tuoi muri sono stati testimoni silenziosi di
tutto quello che è successo ma ora, ritorneranno a vedere il buio. Questo non è
il mio posto, però sono stata bene.” Girava per i piccoli corridoio e si
fermava in ogni stanza. “Ogni tanto mi chiedo perché non sono stata in
Italia…avrei evitato tanta sofferenza…” In un angolo del suo cuore, sapeva che
non era così. E’ vero, magari non sarebbe stata così male, ma non sarebbe
neanche cambiata così tanto.
Quel sabato, infine,
era arrivato. I giorni erano passati veloci, come il vento. Amina aveva
preparato le sue valigie con una profonda tristezza. Ogni singolo vestito che
metteva via, le procurava un intenso dolore, ricordandosi di qualcosa che le
era successo. Per ultimo, mise dentro il suo vestito azzurro, quello che aveva
indossato quella notte, all’isola d’Elba. Senza rendersene conto, i suoi occhi
cominciarono a bruciare, fissando quel ricordo che ora si trovava davanti a
lei, limpido quasi come in un film. Rammendava ogni singola parola, ogni
singola azione, ogni singola cosa che era successa.
“Ehe…quella sera è
stata…la nostra prima…notte…” E si mise a piangere, urlando.
………………………………………………………………………………………………
Quella mattina
Orlando si era svegliato presto, non aveva fatto neanche colazione, si era
messo davanti alla finestra della sua camera con ancora il pigiama indosso.
Guardava distrattamente il panorama, i suoi occhi seguivano i pochi passanti
che facevano jogging. Fino a quando non vide una piccola macchina rossa,
fermatasi proprio davanti al suo cancello. Una donna, ancora ansimante, era
scesa, lasciando che i suoi lunghi capelli biondi si librassero nell’aria.
Christy. Si svegliò da quella trance ed andò ad aprire, sorpreso di vederla a
quell’ora del mattino.
“Si può sapere che
ci fai qui?” Chiese, socchiudendo la porta.
“Io? Tu, invece,
perché sei ancora in casa? In pigiama, per giunta…” Disse lei, entrando a forza
in casa.
“Sono affari miei,
cose che non ti riguardano minimamente. Se sei venuta solamente per dirmi
questo, puoi benissimo andartene.”
“Lo sai che giorno è
oggi?”
“Sabato, e allora?”
Rispose, noncurante.
“Come sarebbe a dire
allora? Lo sai che oggi Amina se ne andrà? Probabilmente è già in viaggio per
andare all’aeroporto!” Disse lei, in tono di sfida.
“Io ho fatto tutto
quello che ho potuto, non ho il diritto di fermarla.”
“La pensi realmente
così? Io invece ho il diritto di fare questo!” E lo schiaffeggiò.
Gli fece male. Non
il gesto in sé per sé, ma il significato che aveva assunto. Lui si era arreso,
l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto fare. Nell’ultima settimana si era
lasciato vivere, come un vegetale, totalmente passivo. Che gli era preso?
“Io…ma cosa ho
fatto?” Disse, incredulo. Finalmente, era apparsa una luce in quei giorni così
bui.
“Già, che hai fatto?
Si può sapere perché ora non sei in macchina, a rincorrerla? Lei se ne andrà,
forse per sempre, e non ti rendi conto che puoi essere l’unica cosa che può
fermarla! Sei l’unica persona ad avere potere sulle scelte, e cosa fai? Te ne
stai a guardare la gente dalla finestra. Devi vergognarti, sei un codardo!” Lo
rimproverò severamente, ogni sua parola era un ammonimento che aveva una
ragione, che aveva senso.
“Cosa dovrei fare?
Ce la farò a raggiungerla?”
“Se il tuo amore è
grande come la tua forza di volontà, allora ce la farai. Credi in te, credi in
voi due, non dar ascolto alla ragione ma segui i tuoi sentimenti. Se lo farai,
allora riuscirai a salvarla dal baratro in cui si sta gettando.”
“Dove posso
trovarla? Sei sicura che non si sia già imbarcata?” Chiese, all’apice della sua
trepidazione.
“No, ancora non si è
imbarcata.Se ne andrà alle 11.00 e, di conseguenza, sarà già partita da casa
sua. Sono passata lì davanti e ho visto che tutto era chiuso a chiave, persino
il cancello di legno. Se parti ora, forse hai qualche possibilità.” Lo prese
per un braccio. “Anche se c’è una sola, remota possibilità di farcela, devi
provarci. Prendi la mia macchina. Non è veloce, ma eviterai di tirare fuori dal
garage la tua.”
“Va bene, grazie
Cry.” Andò in camera e si vestì in pochissimi secondi. “Per me hai fatto
davvero tanto, non so se sarò mai capace di ripagarti. Sei veramente un’amica.”
Gli stampò un dolce bacio sulla guancia, fuggendo fuori.
“Dio, io non ti
prego mai, ma fa che Orlando riesca ad arrivare in tempo…” Si inginocchio sul
pavimento, appoggiando le mani a terra. “Ti supplico…non voglio perderli…”
………………………………………………………………………………………………
Amina era già sul
taxi, e guardava le macchine che camminavano vicino a lei, distrattamente.
Aveva in mano il suo biglietto: sola andata per Milano. Il momento dell’addio
si faceva più vicino. Sentiva che l’autista le stava dicendo qualcosa, ma
faceva finta si non sentirlo, di non capirlo. Respirò profondamente e cercò di
scacciare i brutti pensieri dalla testa.
“E’ ancora molto
lontano l’aeroporto?” Chiese, senza girarsi.
“No, dovremmo essere
lì tra un quarto d’ora. Mi dica, signorina, partirà da sola?”
“Sì, pare proprio di
sì.” Rispose, nascondendo il biglietto in borsa. “Non frega niente a nessuno se
io parto.”
“Ma come? Non ha
neanche un fidanzato?” Disse, quasi senza pensare. Dallo specchietto, vide la
ragazza girarsi, mordendosi il labbro inferiore.
“No…non ho più un
fidanzato…non più…” Sentì una fitta al cuore nel dire quelle parole. Ma, in
fondo, erano la sacrosanta verità. L’unica persona in cui aveva confidato, per
rimanere, non aveva fatto niente.
………………………………………………………………………………………………
Orlando stava
correndo con la macchina ad una velocità assurda, senza badare a quello che gli
succedeva intorno. Sentiva solamente che il suo cuore stava chiamando Amy,
incessantemente. Era molto egoista ma, al suo posto, tutti si sarebbero
comportati così. Fortuna volle che, a quell’ora, per le strada di Beverly
Hills, non c’era molta gente. Mancavano pochi chilometri all’aeroporto.
“Speriamo soltanto
che il destino, questa volta, mi dia una mano…” Disse, come per parlare ad una
cosa invisibile che, per lui, era più reale di una persona.
………………………………………………………………………………………………
Amina scese dal taxi
con tutte le sue borse, dopo aver pagato l’autista. L’aeroporto era esattamente
come se lo ricordava, ampio e asettico. Soltanto che, la prima volta che c’era
stata, le era parso più bello, forse perché era appena arrivata. Ora le
sembrava di andare al patibolo, percorrendo quegli enormi corridoi metallici.
C’era pochissima gente, in giro, e lei, dopo essere andata all’ufficio
informazioni, andò a sedersi vicino al gate 12, che l’avrebbe riportata a
Milano, il suo posto. L’America non era la sua vera casa, era solamente un
luogo come un altro, dove lei non aveva alcun legame. Ogni tanto si guardava
indietro, nella speranza d vedere Orlando, ma non c’era, e forse non sarebbe
mai venuto.
“I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 28 DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI
RECARSI AL GATE NUMERO 12, RIPETO, I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 28 DIRETTO A
MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 12.” Era stato tutto esattamente
come l’altra volta. La direzione aveva annunciato la partenza e lei,
sconsolata, prese la sua borsa e attraversò il cancello del gate, dopo aver
dato i suoi documenti all’hostess.
“AMINA! FERMATI!”
Gridò una voce, dietro di lei.
Si girò velocemente,
riconoscendo subito chi la stava chiamando. Spalancò gli occhi nel vedere
Orlando, tutto ansimante, che stava correndo verso di lei.
“Che ci fai qui?”
Disse, uscendo dal gate e andandogli incontro. Non appena fu sufficientemente
vicina, lui l’abbracciò con tutta la sua forza. “Ehi, ma che…” Riuscì a dire.
“Non te ne devi
andare, non puoi.” Disse lui, accarezzandole la schiena.
“Perché? Orlando, mi
vuoi dire che stai facendo?” Amy era rimasta spiazzata da quel gesto, così
spontaneo e colmo di amore.
“Ho finalmente
trovato il motivo per cui devi restare.” L’allontanò, tenendole le spalle,
fissandola negli occhi. “Perché ogni singolo momento della mia vita, senza di
te, non ha alcun senso. Perché voglio stare sveglio accanto a te solo per
sentirti respirare, perché voglio sentire in ogni momento il tuo dolce profumo
che pervade l’aria. Perché non voglio addormentarmi senza di te, accanto a me.
Perché voglio perdermi ogni istante nei tuoi occhi meravigliosi, perché voglio
vedere i tuoi capelli, le tue labbra, te. Non voglio perdermi un tuo sorriso,
un tuo bacio, una tua lacrima. Perché voglio le tue battute, sentire la tua
voce melodiosa, vederti mentre stai ridendo sommessamente. Perché ti voglio
sempre accanto a me, nei miei giorni felici, nei miei giorni tristi, in
qualsiasi momento della giornata. Perché se io non avessi questo, se io non
avessi TE, vivrei soltanto per forza di inerzia, il mio vero io morirebbe nel
vederti prendere quell’aereo e non tornare più. Voglio soltanto tenerti
stretta, restare chiuso in questo momento per sempre, sentire il tuo cuore
battere vicino al mio, il tuo respiro fondersi con il mio. Ecco cosa voglio
veramente.”
Amina era rimasta
ferma, sentendo quelle parole che uscivano, piene di sentimento, dalle sue
labbra. Cominciò a piangere, accarezzando le sue mani. Finalmente qualcuno
l’aveva presa, prima che si gettasse nelle più profonde oscurità della sua
anima.
“Allora, lo ritieni
un motivo sufficiente? E non è solo questo, ho tante altre cose per le quali
restare…così tante che non basterebbe neanche una vita per elencarle tutte…” La
ragazza poggio l’indice sulle sue labbra.
“L’hai trovato…alla
fine l’hai trovato…” E lo baciò, stringendolo a sé.
Il cuore pesante di
Orlando, si era alleggerito di colpo. Aveva capito che non era necessario
trovare tante scuse, bastava solamente che il suo cuore parlasse per lui.
Sentire le loro labbra fondersi, per l’ennesima volta, era una cosa che
superava ogni illusione. Il loro amore aveva trionfato, nonostante tutto. Dopo
tutto quello che era successo, erano ancora lì. Quando si staccarono,
continuarono a guardarsi incessantemente.
“Allora resterai per
sempre con me? E’ una promessa?” Le disse, asciugandole una lacrima con il
pollice.
“Mi scusi signorina,
ma è pregata di salire sull’aereo. Siamo in dirittura di partenza.” Disse
l’hostess, dietro di loro. Non voleva rovinare quel momento, ma doveva farlo.
“Sì…ma ora devo
andare. Purtroppo, anche contro la mia volontà, dovrò tornare in Italia. Tu mi
aspetterai? Sarai disposto ad aspettarmi fin quando ritornerò?” Disse Amy,
abbassando la testa.
“Ti aspetterò uno,
dieci, cento anni, se fosse necessario. In ogni secondo mi ricorderò di te, di
quello che ci tiene uniti. Ti aspetterò…ora e sempre…” Si baciarono di nuovo.
“E poi devi ancora firmarmi il tuo disegno. E’ incompiuto, così come l’hai
lasciato. Sarà un motivo in più che ti spingerà a ritornare.”
“Certo, per te…e per
il mio disegno.” Disse ridendo, attraversando il gate. “Perché, come in ogni
favola, il principe azzurro ha risvegliato la principessa…” E scomparve,
assieme agli altri passeggeri.
Orlando la vide
allontanarsi, seguendola con lo sguardo finché fu visibile. Vide l’aereo che,
pian piano, stava decollando dalla pista. Appoggiò le mani al vetro,
sorridendo.
“Ti aspetterò…”
Disse, prima di allontanarsi e di ritornare in macchina.
Questa volta le note saranno più brevi, per esigenze
personali. Vi dico solo che questo è l’ultimo capitolo e vi rimando alla fine,
dove farò gli adeguati ringraziamenti!^^Bacini Shi*
Capitolo
35.
Promesse.
Era ormai passato un anno da quel giorno, all’aeroporto. Anche se non
si erano più rivisti, si sentivano regolarmente. Si telefonavano quasi ogni
settimana e si spedivano spesso delle lettere, sicuramente più personali di una
banale e-mail (anche perché Orlando non sapeva usare il computer). Anche Christy
ed Elijah erano costantemente in contatto con l’amica, che aveva avuto qualche
piccolo problema burocratico con il pequeño. C’era stata qualche lamentela a
causa del servizio e delle uscite di sicurezza, così c’era il bisogno di
interpellare la legittima proprietaria.
In quel lasso di
tempo, Ob aveva avuto molto da fare con Pirates of the Carribean 2 e, di
conseguenza, il tempo che dedicava a sé stesso era un po’ diminuito. Per
mantenersi in forma, in conclusione, andava a correre regolarmente, ogni mattina
dalle 8.00 alle 9.00. Ogni tanto lo accompagnava anche Elijah ma, solitamente,
era da solo.
Ogni volta passava
davanti alla casa di Amina e, ogni volta, vedeva il cartello FOR SALE (in
vendita, dall’inglese. NdShizuru117). Si fermava sempre e lo osservava.
“Prima o poi, vado
da Mark Oaudesy e mi compro questa casetta. Se ci abitasse qualcun altro, non
potrei sopportarlo.” Ripeteva questa frase tutte le volte.
Non che non lo
volesse fare, però gli mancava sempre il coraggio. Così si faceva una promessa
che non sapeva di poter mantenere. Una mattina, mentre era con El, ridisse
quelle parole.
“Scusami Ob, ma
perché non lo fai sul serio? Voglio dire, non ci vuol niente a fare una
telefonata al proprietario e chiedergli di vendertela. Anzi, sarà ben felice di
farlo, per lui è un’entrata in più.” Disse il ragazzo, fermandosi ad ascoltare
l’amico.
“Sinceramente non so
perché non l’ho ancora fatto. Ad essere sincero, non so neanche perché vorrei
farlo.” Rispose Orlando, un po’ perplesso.
“Come sarebbe a dire
che non lo sai? Cioè, vorresti sborsare dei soldi di tasca tua senza motivo?”
“No, hai capito
male. Il fatto è che non c’è un motivo in particolare…vedi, quando Amina
tornerà, mi piacerebbe tanto poter dividere questa casa con lei. Vorrei che
fosse, beh, il nostro nido d’amore. Dentro quei quattro muri sono successe così
tante cose…mi dispiacerebbe che la casa non fosse nostra.”
“Forse hai ragione.
Dai, continuiamo a correre, altrimenti sforiamo sulla nostra tabella di
marcia.” E cominciò a incamminarsi, seguito a ruota da Ob.
Passarono ancora
molti giorni da quello, e la scena di ripeteva incessantemente. Finché, una
calda mattina di luglio, quel cartello era scomparso. L’avevano venduta, e lui
non aveva fatto niente per evitarlo. Preso dalle scalmane, corse verso la Petite
Fleur, nella speranza che Oaudesy sapesse qualcosa. Varcò la porta in men
che non si dica, non badando nemmeno alla segretaria che aveva cominciato a
dargli del matto.
“Mark, dove sei? Vieni fuori, per favore!” Urlò,
guardando in ogni stanza.
“Ma cos’è tutto
questo baccano?” In un attimo notò il ragazzo. “Si può sapere che ti è preso
Orlando? Ti pare questo il modo di irrompere nel mio ufficio?”
“C’è una cosa che
devo assolutamente sapere. A chi hai venduto quella piccola casa che, un tempo,
avevi dato in affitto ad Amina?”
“Non ne ho la più
pallida idea. Siamo riusciti a concludere l’affare due settimane fa, ci hanno
pagato proprio ieri. Ci dovrebbero venire ad abitare entro il prossimo mese,
non so dirti altre notizie.”
“Porca vacca.”
Disse, sbattendo i pugni sul tavolo. “Accidenti a me…”
“No, adesso è il
libretto degli assegni l’unica cosa che mi può servire…”
Tuttavia, anche se
avevano acquistato la ‘loro’ casa, non l’avrebbero avuto vinta.Dopotutto, se solo avesse voluto, avrebbe
potuto sborsare una bella cifretta per acquistarla. Continuò a passarci davanti
ancora per molti giorni finché, una mattina, non vide qualcuno seduto
placidamente sul porticato. Quella volta non era con Elijah e così, cogliendo
l’attimo, attraversò il cancello di legno. A occhio e croce doveva essere una
donna, visto che i suoi lunghi capelli neri svolazzavano al vento. Stava
leggendo un rivista e teneva la testa bassa. Suo marito, probabilmente, doveva
essere in casa. Si avvicinò e lei finché non le si sedette di fronte. Non si
era accorta della sua presenza.
“Mi scusi, ha
comprato lei questa casa?” Domandò Orlando. Lei fece cenno di sì con la testa.
“Senta, deve assolutamente vendermela. Sono disposto a sborsare qualsiasi
cifra.”
“La casa non è in
vendita, mi dispiace. Visto che c’era il cartello, perché non si è rivolto al
vecchio proprietario?” Disse lei, a voce bassa.
“Perché non ho mai
avuto la forza di farlo. Mi deve credere, questa casa ha un enorme valore
affettivo per me…la devo avere, ad ogni costo. Farò tutto quello che vorrà.”
“Mi dica, qual è il
motivo che la spinge a tanto?”
“Questa era la casa
della mia ragazza. In questo momento non si trova qui, in America, e ho pensato
che fosse una bella cosa regalarle la sua vecchia dimora come pegno del mio
amore. Sarebbe il nostro piccolo ‘rifugio’. E’ per questo che sono disposto a
comprarla, a costo di firmare un assegno con molti zeri.” Disse seriamente.
Lei, imperterrita, continuava a leggere la sua rivista. “Mi sta ascoltando?”
Chiese, un po’ irritato.
“La sente questa
musica?” Rispose noncurante.
“Cosa? La musica?”
Si fermò un attimo
in vibrante ascolto, tendendo l’orecchio verso la finestra aperta, da dove
arrivava, tenue, la musica di una chitarra. Dapprima pensò che si trattasse di
una presa in giro poi, sentendo attentamente, si accorse di aver già sentito
quella melodia. Dove…non se lo ricordava proprio.
“Mi scusi, sa dirmi
chi è il cantante?” Chiese, leggermente stupito.
“Provi a
ricordarselo…una chitarra…un bravo cantante…tanti alberi…un’isola…un parco
naturale…”
“Non vedo come
lei…un momento, come si chiamava?! Oddio…Veci…Voti…Ve…Vecchioni! Ecco chi era!
Come fa a sapere tutte queste cose?” Cominciò a dubitare. Possibile che fosse
davvero lei?
“Sogna, ragazzo,
sogna…è questa la canzone. La tua memoria è proprio quella di un elefante” Alzò
la testa “Non è vero Orlando?”
Non appena incontrò
quegli occhi, capì immediatamente chi aveva di fronte. Amina.
“Amy, sei proprio
tu?” Riuscì a malapena a dire, sgranando gli occhi.
“E chi sennò, razza
di scemo! Non ci si vede da un anno e mi saluti così? Guarda che me ne torno in
Italia e…” Non fece in tempo a finire la frase che si trovò le labbra di lui
appoggiate alle sue. Rispose, felice, a quel bacio.
“Tu sei
completamente pazza! Perché non mi hai avvertito del tuo ritorno?”
“Volevo farti una
sorpresa!” Rispose, sorridendo.
“No, tu volevi farmi
morire di crepacuore!” L’abbracciò di nuovo, come per sapere se non si trattava
di un sogno.
“Andiamo, sei
contento di vedermi, no?”
“Questa non è
neppure una domanda da fare!” La fissò un attimo. “Che fine hanno fatto i tuoi
bei capelli rossi? Se avessi visto quelli, ti avrei riconosciuta sicuramente.”
“Il mio colore
naturale è il nero. Visto che avevano cominciato a cadermi i capelli, ho deciso
di non tingerli più. Non ti piaccio?” Chiese, timidamente.
“Come potresti? Ogni
giorno che passa sei sempre più bella.” La guardò negli occhi. “Dimmi, non mi
lascerai mai più?”
“No, non lo farò
più. Non mi allontanerò mai più da te. Questa, d’ora in poi, sarà la nostra
casa.”
“Allora, andiamo ad
inaugurarla.” La prese in braccio e la portò dentro. Niente e nessuno li
avrebbe mai separati, ora ne erano sicuri.
Anche se questa
storia è finita, la loro è appena cominciata ma, non appena si sono chiuse
quelle porte,noi non abbiamo più
poteri. D’ora in poi, tutto ciò che accadrà sarà solo vostro e, chissà, che non
sarebbe successo sul serio. Ma ora, è giusto lasciarli alla loro vita e voi,
che avete seguito questa storia, porterete qualcosa nel cuore. Magari un
semplice sorriso, magari uno di loro.
Fine.
Sapete, mi viene quasi da piangere. Non avrei mai creduto
che sarei riuscita a mettere la parola ‘fine’ a questa storia. E’ cominciata per
caso, come comincia ogni mio racconto. Pensavo che sarebbe rimasto chiuso
dentro di me, invece è uscito fuori. Ed ora, mi sembra giusto fare i miei
ringraziamenti. Vorrei dedicare questa fic, in particolar modo, a due persone
speciali: Itsuki86 e Kaori28. Perché, essendo loro amica (dal vero,
logicamente!^^), mi hanno sempre sopportata e, soprattutto, mi hanno sempre
spronata ad andare avanti. Che vi voglio bene, lo sapete già, però non smetterò
mai di dirlo! Inoltre, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito e,
per questo vi cito ognuno di loro: JulyAneko, Moon, Dolcemaia, Persephone,
Lella, Eldariel, Lili, Sindar, Keira, kia.linus87, Mandy, frodina178,
OrlieLove, Valentina, _Kiria_, Luthien, diandraflu, _Kristel_ (anche la mia
influenza…la causa di tutto!^^). Se qualcuno ha letto ma non ha mai recensito,
pazienza! Non ho mica il dono dell’ubiquità!^^ Se, quando pubblicherò il
capitolo, avrà recensito qualcun altro che non ho citato…beh, scusatemi!
Ringrazio Orlando Bloom, Elijah Wood e chiunque altro attore del quale ho usato
il nome: un enorme EXCUSE ME per avervi fatto fare delle cose strampalate!^^
Esigenze di copione. E ora, visto che ho annoiato tutti, vi saluto perché,
finalmente, ho finito di scrivere. Arrivederci e…alla prossima storia! Bacini
Shi*