il viaggio più fortunato di sempre!

di FrankieGreenHair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ogni tanto, inciampare dovunque aiuta... ***
Capitolo 2: *** Finalmente avere una sorella viziata ha la sua utilità! ***
Capitolo 3: *** Finalmente al Madame Tussaud... ***



Capitolo 1
*** ogni tanto, inciampare dovunque aiuta... ***


-Resta qui all’HMV, ok? Noi arriviamo subito, dobbiamo solo trovare un bar.-
Ovvio. Mia sorella doveva andare in bagno, tanto per cambiare… ci passava le giornate, lì dentro.
Allora le servirebbe un bar Costa…
Per poco non scoppiai a ridere in faccia a mio padre, ricordando le vacanze-studio che avevo fatto a Londra. Una cosa era sicura: era molto, molto più divertente stare con i miei amici, piuttosto che con Beatrice, mia sorella. Era più piccola e più bella di me (e lo sapeva), e quindi anche viziatissima.
Quando i miei se ne furono andati, ammirai il negozio di elettronica, ma non c’era gusto senza Dipendra, Marco, Ganesh e il Popo. Controllando che non arrivassero i miei genitori, uscii appena dal negozio, tentando invano di vedere se c’era un McDonald’s da quelle parti.
 Sbuffai, girandomi di scatto, e andai a finire dritta contro qualcuno che stava entrando nel negozio.
-Sorry, sorry, sorry,- ripetei, mortificata, mentre nel frattempo inciampavo in qualcos’altro andando a finire contro lo stipite della porta. Ma perché non ero capace neanche di fare un passo senza incespicare in qualcosa o in qualcuno? Accidenti al mio pessimo senso dell’equilibrio. E dell’attenzione, anche.
-Nessun problema, girl,- rispose lui in inglese. -Tutto ok?-
Mi tese la mano, ed io la presi, aiutandomi ad alzarmi in piedi. Il suo tono di voce mi ricordava qualcuno, anche se non avevo tante conoscenze in Inghilterra, ma il fatto che avesse il cappuccio della felpa ben calcato in testa e un paio di occhiali da sole, beh, non mi aiutava a riconoscerlo.
-Sì, grazie,- risposi con un sorriso. Ero gentile di natura, e comunque mi aveva appena soccorso dopo essere stato investito, fatto strano in quella grande metropoli: di solito, andavano tutti troppo di fretta anche solo per salutare i conoscenti. -E… what about you?-
Ringraziai mentalmente la prof d’inglese che ci aveva fatto ripetere quella formuletta all’infinito, ripetendoci che “And you?” non era il miglior modo per chiedere “E tu?”.
-Io sto bene, grazie.-
Oh my gosh. Oh my gosh! Non ci potevo credere! Era lui, l’avevo visto in faccia! Oh santo cielo! Anche così bardato, non poteva sfuggirmi. Era lui… e mi aveva aiutato! Lui! Oh santo cielo!
Mi venne un groppo in gola. Dannazione! Quello poteva venirmi quando guardavo le sue foto su google o i suoi video su youtube, NON quando ce l’avevo davanti!
-Wow. L-Lei è v-veramente Ben Barnes, signore?-
Ridacchiò, e in quel momento mi venne in mente Aurora, la mia migliore amica. Non vedevo l’ora di dirglielo.
Ma come si poteva pensare a certe cose quando avevi davanti Benjamin “Ben” “Bellissimo” Barnes, soprannominato 4B per brevità?
-Di solito voi ragazze mi chiamate “Caspian” o “Dorian Gray”… sono sorpreso che tu sappia il mio nome,- mi sorrise lui.
Per un fugace attimo mi chiesi che faccia avessi io in quel momento, ma poi mi riscossi.
-Può farmi un aurografo, signor Barnes?-
-Certo. Chiamami Ben, ok?-
-Ok,- sussurrai, senza più voce, tendendogli un pezzo di carta e una penna.
-Come ti chiami?-
-Francesca,- risposi io, con un po’ più di decisione.
-Bel nome. Non sei inglese, vero?-
-No, sono italiana,- ammisi. -Sono qui con i miei genitori e mia sorella per una piccola vacanza.-
-Londra è una città splendida,- commentò lui, rendendomi il foglietto e la biro.
-Lo so. Mi piace un sacco,- ammisi. -Vengo qui anche ogni estate con i miei amici.-
Lui mi guardò di nuovo, sorridendo, ed io realizzai che, dopotutto, era londinese anche lui.
Ciò, però, significava che, oltre ad amare la sua città, odiava perdere tempo…
-Oh, scusa se ti ho fatto perdere tempo,- balbettai, dandomi contemporaneamente dell’idiota. Il mio inglese faceva deplorevolmente schifo, e probabilmente pure la mia espressione.
-No problem, Fra…ncesca. Wow, che nome difficile,- rise. -Oggi non lavoro, quindi ho la giornata libera e non so cosa fare: non mi hai fatto perdere tempo, tranquilla.-
-Io vado al Madame Tussaud oggi pomeriggio,- buttai lì, senza avere un motivo. L’unico che avevo era che, accidenti, non volevo che quel bel pezzo di Dorian Gray (tanto per essere particolarmente fini) se ne andasse! E non me ne fregava niente se aveva il doppio dei miei anni. Johnny Depp ne aveva più del triplo, ma sfidavo chiunque a dire che non era un “figo paura”, come avrebbe detto Aurora.
-Hai prenotato?-
Cascai dalle nuvole, e la mia faccia avrebbe potuto rispondere benissimo anche senza bisogno dell’ausilio della voce.
-Uhm, no. Non lo sapevo…-
-Hey, non ti preoccupare, Fra…ncesca. Oh santo cielo,- rise. -Posso chiamarti Frankie? Non riesco a pronunciare il tuo nome.-
-Certo!- esclamai io, forse con un tono un po’ troppo entusiasta. Lui poteva chiamarmi come e quando voleva…
-Grazie. Comunque, posso aiutarti con la storia del museo, oggi.-
-Davvero?-
-Sì, non c’è problema. Dopotutto, sono un VIP,- mi prese in giro, facendomi ridacchiare. Ma quanto cavolo era bello?
-Se dici che non è un problema…-
-No, davvero,- mi rassicurò lui. -È solo che… oggi voglio fare qualcosa di diverso, non so se puoi capire.-
-Oh, ti capisco eccome,- gli assicurai. Bello, simpatico e gentile… però se avesse sorriso ancora una volta sarei svenuta di botto.
-Forte. Per oggi pomeriggio, vediamo… non so. Ti chiamo dopo, a pranzo, ok?-
Non svenire non svenire non svenire non svenire…
-Ok!- trillai, incapace di contenere tutto l’entusiasmo. Oh santo cielo. Ben. Barnes. Mi. Avrebbe. Chiamata!
-Qual è il tuo numero?-
Cercai di dettargli il mio numero telefonico, letto pari pari dalla rubrica del mio cellulare, senza fargli vedere il mio sfondo. Sarebbe stato parecchio imbarazzante fargli sapere che avevo una sua foto…
-Forte,- ripetè con un sorriso pochi secondi dopo, e mi porse un biglietto da visita. –Questo è il mio, ma non darlo a nessuno, per favore.-
-Promesso,- risposi io. Santo cielo, avevo gli occhi lucidi… dopo mesi passati a bearmi dell’immagine di 4B sul computer, l’originale era un notevole miglioramento. Wow!
-Fra, vieni! E quello chi è?-
Non adesso… non adesso, cavolo!
-Arrivo subito, Bea,- liquidai la ragazzina, visibilmente seccata.
-Fai in fretta, mamma e papà ti aspettano qui fuori!-
Sospirai, abbattuta, e Ben ridacchiò.
-Era tua sorella?-
-Sì, purtroppo,- risposi io, abbattuta. -Mi spiace, ma devo andare.-
-Hey, nessun problema: sei simpatica, è stato un piacere.-
Sorrisi, grata.
-Per me è lo stesso… grazie di tutto! Ciao!-
-Ci vediamo, Frankie!-
-Davvero?-
-Probabilmente!-
Uscii di corsa, raggiante, facendo ciao ciao con la mano, e raggiunsi mia madre.
-Chi salutavi?-
Scossi la testa.
-Tu lo sai che bisogna prenotare per entrare al Madame Tussaud?- chiesi, per evitare l’inizio di un poco opportuno fiume di domande.
-Stai scherzando?- si intromise mio padre. -E ora che facciamo?-
-Conosco un tizio che può aiutarci, al massimo,- risposi io. -Può aiutarci nel senso che gli ho accennato al problema e lui ha detto che mi chiama a pranzo. Se non ce la fa lui…-
-Chi, il Popo?- chiese mia sorella, curiosa.
-Meglio,- sorrisi io, scuotendo la testa. -Hai presente quello che stavo salutando prima con un sorriso ebete sulla faccia? Beh, era Ben Barnes.-



Note dell’autore:
Ciao a tutti! Sono nuova di EFP, quindi non posso far altro che sperare che questa fic non sia una completa schifezza… fatemi sapere che cosa ne pensate! Un bacio!

 

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Capitolo 2
*** Finalmente avere una sorella viziata ha la sua utilità! ***


-Tu, brutta…-
Risi di gusto, allontanando il mio cellulare dall’orecchio per il volume troppo alto della voce di Aurora.
-Ehi, Aury, calmati!-
-Come faccio a calmarmi?- ribatté lei, continuando a usare il suo tono da “adesso-vengo-lì-e-ti-prendo-a-calci”. -Hai appena incontrato il ragazzo più figo del pianeta, e tu mi dici di calmarmi?-
-Sì, perché altrimenti non ti dico tutto!-
Si azzittì all’istante, e feci un sorrisetto. Muahahaha.
-In pratica, mi chiede se sto bene; io gli rispondo di sì, e quando lo riconosco mi faccio fare l’autografo…-
-Hai l’autografo di Ben Barnes?!-
Sollevai un sopracciglio.
-Ma secondo te, quanto sono stordita? Ora, io posso capire che tu non abbia una grande stima delle mie capacità mentali, ma se vedo 4B almeno un autografo glielo strappo!-
-Effettivamente…-
Ridacchiai.
-Va beh. Fatto sta che ci siamo messe a parlare… mi ha detto di chiamarlo “Ben”, e lui mi chiama “Frankie”!-
-Oddio!-
-Alla fine mi ha detto di non preoccuparmi se non abbiamo prenotato al Madame Tussaud, che ci pensa lui… e che quindi mi chiama a pranzo!-
-Oddio!- ripeté lei, a voce più alta. -E quindi?-
-E quindi mo’ metto giù, che se mi chiama mentre sono al telefono con me mi incavolo parecchio… ciao bella!-
-Ciao, e mi raccomando chiamami!-
Misi giù, e iniziai a saltellare per il bagno. Erano sì solo le undici e mezza, ma noi eravamo già a ristorante, e in quell’esatto istante ero in bagno a lavarmi le mani… e ad aspettare mia madre. Neanche a dirlo, era in bagno.
Sbattei un paio di volte la testa contro le piastrelle, e poi feci una giravolta. Non ero molto in me, forse, ma chi poteva biasimarmi? Aurora aveva ragione: avevo appena visto il ragazzo più figo del pianeta. E mi avrebbe chiamato, cavolo, mi avrebbe chiamato di lì a poco! Togliendo il fatto che lui aveva trent’anni e io (quasi) quindici e che lui era una stella del cinema a livello mondiale, beh… restava che mi chiamava solo per farmi entrare in un museo, cosa che non avrebbe fatto impazzire nessuno sano di mente. E cosa importava? Lui era Ben Barnes, cavolo, e io non ero per niente sana di mente.
Finalmente mia madre uscì dal bagno, costringendomi a darmi una calmata. Beh, più o meno: mi tolsi solo l’espressione beota dalla faccia, e mi girai verso di lei.
-Ma ti rendi conto?-
-Fra, è tutta mattina che vai avanti così! È solo un ragazzo!-
Le misi una mano sulla spalla, come se fosse lei quella da manicomio.
-Mamma… ma l’hai visto? Non è “solo un ragazzo”… è l’attore più talentuoso e bello dell’universo, e lo pensavo anche prima di incontrarlo all’HMV! Inoltre canta benissimo, è simpatico, è gentile…-
Mia madre scosse la testa, sconfitta.
-Va beh, però adesso andiamo a mangiare, che ho fame-
Mi trascinò fino al tavolo dove erano già seduti mio papà e mia sorella, che nel frattempo avevano fatto incetta di grissini, e io mi sedetti con aria sognante. Presi una pizza margherita (non era buona come in italia, ma visto che erano surgelate non facevano così schifo…) e la mangiai in fretta, sperando che Ben non mi chiamasse proprio mentre mi andava un boccone di traverso o simili. Finalmente, quando avevo iniziato a disperare, il cellulare vibrò, e io risposi a metà del secondo squillo.
-Pronto?-
-Ciao, Frankie! Cosa significa “pronto”?- chiese una voce che conoscevo benissimo dall’altro capo della cornetta.
-Uhm… è come “hello” per gli inglesi,- spiegai, mentre mia sorella rideva della mia espressione realizzata.
-Non lo sapevo! Comunque, ho pensato che ci possiamo vedere davanti al museo, così ti porto i biglietti che ti servono. Hai altri fratelli o sorelle?-
-No, solo Beatrice.-
-Grande. Ho un fratello anch’io, sai?-
-Jack, giusto?-
-Giusto,- ridacchiò. -Scusami, devo andare. A che ora vai al museo?-
-Un attimo, chiedo,- mi scusai, e coprii il telefono con una mano. -Papà, a che ora andiamo a Madame Tussaud?-
-Più o meno verso le tre,- decise lui, dando una scorsa all’orologio.
-Alle tre,- ripetei a Ben. -It’s ok for you?-
-È perfetto, Frankie. Ci vediamo! Bye!-
-Bye, Ben!-
Misi giù, rossa come un pomodoro.
-Secondo me non dovremmo disturbarlo così,- fece mia madre. -La prossima volta gli parlo io.-
Mi strinsi il cellulare al petto con fare protettivo.
-Beh, perché no? Se l’ha proposto lui, a me va bene!-
Grande papà!
Mia madre, però storse la bocca.
-Ma non lo conosciamo neanche!-
-Mamy, credi davvero che si sarebbe offerto di aiutarci se non ne avesse avuto voglia?-
Lei scrollò le spalle, e io feci un sorrisetto soddisfatto: probabilmente non avevo vinto la guerra, ma la battaglia sì.
-Ci sarà anche Peter?- chiese mia sorella, curiosa, e io la guardai male.
-Bea, non è che perché Ben Barnes ha la giornata libera allora c’è in giro anche William Moseley! Non girano in coppia, quei due…- risi alla fine, ma avevo la mente altrove.
Al Madame Tussaud, per la precisione.
 
-Allora, dov’è che dovevi incontrare Caspian?-
Non feci caso a come mia madre aveva chiamato Ben (era famosa per il suo cattivo feeling con i nomi dei miei beniamini), e mi passai la mano tra i capelli, prendendo un respiro profondo.
Quando 4b aveva detto “davanti al museo”, io ero stata davvero troppo in estasi per ricordarmi che il Madame Tussaud era a pianta circolare, cavolo.
Corsi un po’ avanti e indietro cercando qualcosa che mi ricordasse lui, e un paio di volte mi venne un coccolone solo per aver visto una sua foto insieme a quelle di tanti altri, come Johnny Depp o Leo Dicaprio. Finalmente, però, scorsi la sua felpa grigia con cappuccio, e corsi da lui… o almeno speravo che lo fosse.
-Ben!- chiamai, e lui si girò. Grazie al cielo era lui.
-Hey, Frankie! Sei da sola?-
-No, la mia famiglia è là dietro… non riuscivo a trovarti, quindi… sono corsa qui a cercarti,- spiegai, con un po’ di fiatone. -Sono felice che tu sia qui, ma se stai perdendo tempo, davvero, io…-
Non sapevo come continuare la frase, ma lui capì e iniziò a scuotere la testa.
-Lo dici solo perchè sono un attore, vero?-
-Non solo, ma… sì,- ammisi alla fine, vergognandomi come una ladra. Anzi, peggio. -Beh, probabilmente te l’avrei chiesto comunque, ma credo che tu sia davvero impegnato, e…-
Lui, vedendo il mio imbarazzo, si mise a ridere.
-Promettimi che mi tratterai come di solito  tratti tutti gli altri, ok? Non sono un mostro, sono un ragazzo, e tu sembri simpatica, quindi mi piacerebbe essere tuo amico. Beh, più o meno… ma non credo che sarebbe male. Sei d’accordo?- mi chiese alla fine, tendendomi la mano. Cercando di combattere l’incapacità di muovere un muscolo, gli strinsi la mano con la mia solita forza e con un sorriso dei miei stampato in faccia: non quello ebete, l’altro… quello più o meno normale, tanto per intenderci.
Quando gli diedi la mano, venni investita da una scarica di adrenalina tale che il mio sorriso si allargò a dismisura e mi venne voglia di mettermi a saltellare per il marciapiede.
-Fantastico. Ora, dove sono i tuoi?-
Lo guidai poco più in là, dove la mia famiglia era momentaneamente “parcheggiata” in attesa del mio ritorno.
-Questi sono i miei genitori, e lei è mia sorella Beatrice,- li presentai. -Questo è Benjamin Barnes.-
Ben strinse la mano a mio padre, ma quando arrivò a mia sorella corrugò la fronte.
-Lei sta bene?-
Mi girai, visto che fino ad allora avevo tenuto lo sguardo incollato a mio papà, e scorsi una scena che mi terrorizzò.
Non poteva essere. Non anche qui, cavolo!
Ora, bisognerebbe sapere che mia sorella era delicata come una principessa delle fate, ma mangiava quanto il re degli orchi: ciò significava che, nonostante mia mamma tentasse tanto disperatamente quanto invano di farla mangiare meno, ogni due per tre aveva mal di pancia.
-Non molto,- rispose mio padre. -Fra, come si dice “mal di stomaco”?-
Ecco, appunto.
-She’s got stomachache,- sospirai io. -E mo’ cosa facciamo?-
-Credo proprio che torneremo in albergo,- rispose mio padre, anche lui seccato.
-No!-
In quel momento l’avrei strozzata. Senza rimorsi di coscienza, davvero.
A calmarmi, seppur involontariamente, arrivò la mano di Ben sulla mia spalla.
-Se c’è un problema, posso darvi I biglietti per domani…-
-Ma noi stanotte torniamo a casa!,- risposi io, con la disperazione nella voce. Non stavo recitando: tenevo davvero al Madame Tussaud.
Ci volle un battito di ciglia per dire la frase successiva, ma molto più di mezzo minuto perché io potessi capirla.
-Se voi glielo permettete,- propose, rivolgendosi ai miei genitori, -può visitare il museo con me!-
Vidi mia madre scambiarsi un’occhiata perplessa con mio padre, ma la mia mente era lontana, incapace anche solo di intuire il significato delle parole del ragazzo di fianco a me. Finalmente, però, capii, e ci mancò poco che mi inginocchiassi ai piedi dei miei genitori.
-Per favore, per favore!-
-Ma non lo conosci quasi!- ribatté mia madre, con il suo miglior tono sprezzante.
-Se accettassi, lo conoscerei! E poi, quando mi capita di andare per un museo con… lui, cavolo?-
Mio padre scrollò le spalle.
-Per me può andare.-
-Max!-
Feci un sorriso degno dello stregatto, e ripresi a pregare.  La partita era quasi vinta. Mamma era troppo presa da mia sorella per essere al cento per cento.
-Dai, mamy… per favore!-
Lei guardò prima me e poi Ben, stupendo come al solito.
-Vai! Cosa ti devo dire?-
-Sì!- esultai, felice e anche un po’ incredula.
-Così puoi venire con me?- domandò lui,, che naturalmente non aveva capito una parola del dialogo in italiano.
-Sì!- risposi io, elettrizzata. -Grazie, Ben. Sono in debito.-
-Nessun problema, Frankie,- mi rassicurò lui, e io mi sentii decisamente meglio.
-Quando ci troviamo?- chiese mio padre all’attore, e lui guardò l’orologio.
-Servono almeno due ore per visitare questo posto, e sono le tre e un quarto: credo che finiremo per le cinque e mezza, più o meno.-
-Ok. Ci vediamo qui alle sei meno un quarto, intesi?- decise papà, e io annuii.
-Promesso! Ci vediamo dopo!-
Io e Ben salutammo la mia famiglia, e la guardammo allontanarsi per qualche secondo.
-E adesso?-
Lui sorrise, mostrandomi i biglietti VIP.
-Let’s go!-
 
 

Note dell’autrice:
salve a tutti!!! Voglio ringraziare un mondo Lady Nionu, che ha recensito il capitolo precedente… grazie 1000!!!! =D
 
 

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Capitolo 3
*** Finalmente al Madame Tussaud... ***


-Hey, quella è la tua statua!-
Imparare l’inglese con Ben Barnes era molto più divertente che a scuola, decisamente. C’erano voluti cinque minuti per sciogliermi (grazie anche al suo carattere), e in quel momento scherzavamo come vecchi amici.
-Sì,- sorrise lui, alzando la macchina fotografica. -Vuoi una foto?-
-Ma ho qui l’originale!- protestai, ridendo. -Mi piacerebbe una foto con te e con la statua insieme.-
Lui mi guardò storto, sempre sorridendo, e io non potei fare a meno di scoppiare di nuovo a ridere.
-Dai! Per favore!-
-Veloce, ok? Uno… due… tre!-
Lui si tolse il cappuccio, e io scattai in fretta. Se qualcuno avesse riconosciuto Ben, sarebbe stata la fine di quel magico pomeriggio solo io e lui. Cavolo, era un sogno che si avverava…
-Niente male!-
Alla mia esclamazione, lui si rimise a posto la felpa e tornò da me, sfoderando un sorriso sghembo.
-Io non sono mai “non male”, Frankie. Io sono sempre bellissimo e stupendo.-
Gli mostrai la foto, ridendo come una matta, e lui mi fece l’occhiolino, prendendomi in giro. Da quando aveva scoperto che ero una sua fan, tentava di farmi impazzire… e ci riusciva benissimo.
-Stop it, Voldemort, you tart!-
Toccò a lui ridere. Avevo preso nel segno, ricordandogli una sua vecchia intervista dove gli avevano fatto fare Harry Potter.
-Non posso crederci! Hai visto anche quella intervista!-
-Oh, l’ho vista, e ho riso tutto il tempo!- gli risposi.
-Santo cielo,- commentò lui. -Credo che, la prossima volta che mi farò intervistare da Rick, lo avvertirò di non farmi fare nessun altra parte imbarazzante…-
Quando ci trovammo davanti ai piccoli taxi a due posti che ci avrebbero fatto fare un giro nella rappresentazione della storia inglese, lui mi fece sedere al suo fianco. Senza offesa per nessuno, ma Marco e Ganesh non reggevano il confronto… anzi, non lo reggeva nessuno. Quando ci fecero la foto, io ero ancora un po’ scioccata dalle immagini della seconda guerra mondiale, ma fu davvero bella, e una volta arrivati al capolinea la comprai.
-È bellissima!-
-Sono d’accordo,- concordò lui. -Cosa vuoi fare, adesso? Vuoi vedere come si fanno le statue di cera, o preferisci il tunnel dell’orrore?-
-Credo che tocchi a te scegliere,- risposi.
-Se la metti così… ti va di vedere il tunnel?-
-Assolutamente sì!- esclamai, entusiasta, trascinandolo verso destra.
Nonostante ci fosse parecchia folla dovunque, dovemmo attendere particolarmente a lungo prima di poter ascoltare per l’ultima volta le indicazioni dell’uomo coperto da sangue finto a fianco del cartello scritto in diverse lingue che lo supportava.
-Do not touch!- urlava, indicando la prima scritta e proseguendo con le altre. -Ne touchez pas! Nicht berühren! No toque! Non toccare! Mos prek! I can’t read Chinese and I have absolutely no idea, but DO NOT TOUCH!-
Mi lasciai scappare una risatina, entrando con gli altri. Era la terza volta che facevo quel percorso in pochi mesi, ma la prima volta avevo tenuto la mano di Marco, e la seconda c’erano Ganesh e Dipe che facevano gli stupidi…
-Hai paura?- mi chiese Ben, notando il mio nervosismo.
-Un po’…-
Senza chiedermi niente, mi prese la mano, come aveva fatto Marco tempo prima in quello stesso punto.
-Grazie.-
-Figurati.-
Fu un viaggio breve, e avemmo paura entrambi, seppur per poco. Io, per la precisione, ero uscita con gli occhi sbarrati e la voce più alta di un’ottava, mentre lui si era preso solo qualche spavento.
-Hey, tutto ok?-
-Sì, nessun problema… ero solo un po’ spaventata.-
-Solo un po’?-
Risi.
-Ok, era più di “un po’”. Ti va uno spiedino di fragole e marshmallow?-
-No, grazie.-
-Neither me,- dissi io, cercando di dire “neanche io” con il mio inglese tutt’altro che perfetto. Ero certa di aver sbagliato qualcosa in quell’ultima frase, ma lui non diede peso alla grammatica e mi trascinò avanti, a vedere il cortometraggio Marvel in 4D.
Quando avemmo visto tutto almeno una volta (e aver fatto un altro giro in quell’accidenti di tunnel, dove mi spaventai un po’ meno, grazie al cielo), uscimmo dal museo con il sorriso sulle labbra.
-Sai, sei giovanissima, ma sei simpatica,- mi disse, facendomi sorridere e arrossire.
-Anche tu sei simpatico, nonostante tu sia molto… older than me.-
Non avevo potuto fare a meno di esitare, prima di dire più vecchio. “Vecchio”, riferito a lui, era un vocabolo che nel mio dizionario non esisteva proprio.
-Quanti anni hai?-
Mi mordicchiai il labbro.
-Ne ho quindici, più o meno.-
-Quindici!- esclamò lui, sorpreso. -Io ne ho ventinove.-
-Lo so,- risposi. -Pensavi che fossi più piccola?-
-No, pensavo che fossi più grande,- rispose, guardando l’orologio. -A proposito, tuo padre sarà qui tra circa quaranta minuti.-
-E cosa facciamo?-
-Non ne ho idea,- ammise lui. -Potremmo… ti piace Starbucks?-
Che domande... ehehe!
-Lo adoro,- risposi, e pochi minuti dopo eravamo seduti ad un tavolino.
-Cosa vuoi? Io vado ad ordinare,- mi domandò lui, facendosi per alzare.
-Vengo anch’io, se vuoi…-
-Sei mi ospite, vado io.-
Non l’aveva detto con cattiveria, anzi: aveva sorriso tutto il tempo, e quando mi fece il famigerato occhiolino dovetti capitolare.
-Ok, ok, hai vinto!- risi. -Un Frappuccino Chocolate Cream, per favore. Aspetta che ti do i soldi…-
Non feci in tempo. Quando rialzai gli occhi dalla mia borsa, Ben era sparito.
-Santo cielo!- risi, e tirai fuori il cellulare. Grazie al cielo avevo ancora abbastanza soldi per un messaggio.
Ciao! Sn seduta da Starbucks cn 4B! Bea aveva mal d pancia ed è tornata in hotel cn mamma e papà, e io ho visitato Madame Tussaud cn LUI! Ade è and a prendere da bere… c sent dp!!!! xDxDxD baci Fra
Ridacchiai pensando alla faccia di Aurora, e contai tre pound e venti da dare a Benjamin, che tornò pochi minuti dopo.
-Grazie,- lo ringraziai, mentre mi appoggiava sul tavolo il mio Frappuccino. -Tieni quello che ti devo.-
-My treat!- protestò lui, allontanando le monete con un gesto della mano.
-Cosa vuol dire?-
Lui socchiuse gli occhi e mi guardò pensieroso, cercando un modo facile per spiegarmelo.
-Significa che pago io.-
-No!-
-Oh yes. Sei mia ospite.-
-È la seconda volta che lo dici!-
-Per piacere… prendila come un favore personale, ok?-
Alla fine fui costretta a cedere, e sorseggiammo i nostri Frappuccini raccontando un po’ di noi. Venni a sapere, non senza una punta di gelosia (era pur sempre Ben Barnes!), che stava davvero insieme a Tamsin Egerton, e lui quasi si strozzò per il gran ridere quando venne a sapere che conoscevo tutte le sue battute di “Narnia e il principe Caspian” sia in italiano che in inglese.
-Davvero?-
-“And you can… guarantee Miraz’s death?”- gli feci il verso, facendolo ridere di nuovo.
In quelle poche ore mi divertii da matti, e non smisi di sorridere neanche quando la mia famiglia mi venne a prendere.
 
 
Note dell’autrice:
ciao!!! Eccomi di nuovo qui con il 3 capitolo. Uhm… ci tenevo a precisare che ho inserito io la statua di Ben nel museo, visto che l’ultima volta che ci sono andata non c’era… (e a torto, secondo me!!! xD)
per chi non avesse visto l’intervista a cui ho accennato all’inizio del capitolo, può trovarla qui sotto:
http://www.youtube.com/watch?v=-yYwChqw_3I
volevo dire “grazie mille!!!!” a Lady Nionu per le recensioni e un “sei fantastica!” a  Moonlight__, che ha messo la storia tra le seguite!!!
Un abbraccio forte a tutti quelli che hanno letto questo capitolo e a quelli che recensiranno!!! Ci vediamo la settimana prossima!!!! xD
P.S.:…essendo che io non so davvero come si dice “neanche io” in inglese, non è che qualcuno potrebbe dirmi se, grazie a un colpo di fortuna niente male, ho azzeccato l’espressione? =D 
 

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