l'anello fuxia fosforescente

di inesistente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'anello fuxia fosforescente ***
Capitolo 2: *** una baby siter non poco svampita ***
Capitolo 3: *** busserò tre volte ***



Capitolo 1
*** l'anello fuxia fosforescente ***


 

l'anello fuxia fosforescente

 

Tomas Blacke sospirò picchiettando sul volante al ritmo della canzone Rock che rimbombava nell’auto, le luci dei lampioni erano fioche e c’era più buio che luce in quella stradina deserta, ma se voleva andare a trovare suo figlio appena ventenne e costatare che quel monolocale che gli aveva "regalato" non fosse già distrutto dalle feste doveva per forza attraversarla.

“ cosa non si fa per i figli”  disse a se stesso, erano cinque ore che guidava per raggiungere quello scapestrato narcisista che era Richy Blake.

Osservò la strada che scorreva veloce, non c’erano altro che alberi e piante, la città era ancora lontana, ancora Alberi e Piante, Alberi, piante e ancora alberi, qualcosa,però, attirò la sua attenzione e lo indusse a rallentare fino a fermarsi definitivamente, una ragazza era sull’argine della strada con il pollice alzato di chi fa l’autostoppista ed un espressione tranquilla sul volto.

Tomas scese e le andò incontro, una bella ragazza che dimostrava appena diciotto anni sul ciglio della strada poteva attirare non   pochi mal intenzionati e la sua coscenza di uomo per bene non poteva permetterlo

<< le serve aiuto? >> chiese cortese, lei non rispose, rimase nell’oscurità immobile a fissarlo con due occhi neri come la pece

<< senta, lo so che potrebbe prendermi per un mal intenzionato ma…stia tranquilla, anche io ho una figlia piccola ed una moglie, se le serve un passaggio posso benissimo offrirglielo >> si maledisse per quei troppi giri di parole e guardò interrogativo la ragazza che rimaneva ferma li, continuando a fissarlo

<< Ti >> sorrise infine

<< prego? >> chiese Tomas confuso

<< ti serve un passaggio, dammi del tu >> precisò

 

Tomas lanciò un rapido sguardo alla ragazza sul sedile posteriore, era seduta composta nel suo abito arancione piuttosto vistoso, portava uno smalto fuxia fosforescente sulle lunghe unghie curate, il rossetto dello stesso colore così come le scarpe a tacco doppio ed alto. Il silenzio imbarazzante che si era creato era scandito solo dai lenti respiri dei due.

<< allora vivi vicino a mio figlio a quanto mi hai detto, sei a solo dieci isolati da lui >> l’uomo ruppe il silenzio e la ragazza annuì girandosi l’anello del medesimo fuxia fosforescente che portava all’indice

<< che tipo è tuo figlio >> chiese dopo una breve pausa

<< mio figlio è un idiota completo, pensa solo ad andare a donne e non so come mi ha convinto a fittargli un monolocale, non so neanche come faccia a pagarmi, lui vorrebbe fare il nuotatore >> rise al solo pensiero di una carriera non basata sullo studio << è da lui che sto andando, a te piace nuotare? >>

<< ho no >> scosse veloce la testa la ragazza terrorizzata al sol pensiero << io odio nuotare, ho una gran paura dell’acqua >> ammise

<< capisco >> disse con un sospiro Tomas concentrandosi sulla strada.

<< credo che tuo figlio Richy abbia un motivo preciso per trasferirsi li >>

<< non ne ho idea >> ammise l’uomo

<< prova a chiederglielo, magari ti darà una spiegazione ragionevole, lui non sa che vieni giusto?>>

Tomas ignorò la sua domanda e si ricordò di non aver neanche detto il proprio nome a quella ragazza tanto pacchiana

<< che maleducato, non mi sono presentato: mi chiamo Tomas Blake >>

<< io ero Selina, Selina Gordon, molto piacere >> Tomas non fece caso al verbo “ero” che aveva usato la ragazza, e quello fu un grosso errore, il silenzio tornò di nuovo rotto solo dai respiri e dal rumore delle ruote contro l'asfalto mentre la strada continuava a scorrere veloce e buia oltre i finestrini

<< cosa vuoi fare nella vita Selina? >>

<< volevo fare il medico >> sorrise girando ancora l’anello sull’indice

<< bellissimo mestiere, complimenti >> ricambiò il sorriso Tomas << e che bell’anello >>

<< grazie, me lo regalò il mio ragazzo, io adoravo quest’anello non so cosa farei se lo perdessi >> la ragazza portò una ciocca dei capelli castani dietro l’orecchio scoprendo due orecchini dell’ormai facile da indovinare fuxia fosforescente, che più che orecchini erano bracciali spessi di plastica.

Il viaggio proseguì tranquillo tra il solito silenzio rotto da pochi rumori che crescevano a poco a poco quanto più si avvicinavano alla città

<< siamo arrivati, grazie Tomas >> sorrise Selina facendolo fermare di fronte ad una grande casa a tre piani lontana dal centro della città.

<< arrivederci >> sorrise l’uomo salutandola con la mano prima che la donna chiudesse la porta. Tomas ripartì guardando l’orologio: mezzanotte precisa

 

<< Richy c’è qualcosa che devi dirmi? >> chiese Tomas ricordando le parole di quella donna a cui aveva dato un passaggio “ credo che tuo figlio Richy abbia un motivo preciso per trasferirsi li” solo allora si rese conto di non aver detto il nome di suo figlio la'ltra sera. Addentò il suo tost alla marmellata reprimendo quel pensiero, gli doveva essere sfuggito di mente, suo figlio si sedette davanti a lui per fare colazione, dopo averlo accolto come si accoglie un mobile che sta solo d’impiccio non gli aveva detto niente sulla sua nuova vita li, si era limitato a discutere del beasbaal

<< Allora Richy? >> chiese con autorietà Tomas, per la prima volta da quando lui era arrivato Richy sorrise in un modo caldo e sincero

<< papà io mi sposo, mi sono innamorato, innamorato follemente come non mi sono mai innamorato prima d’ora, lei si chiama Catrin dovresti vederla è bellissima! voglio vivere con lei, forse qui o forse a casa sua io...la amo>> rispose tutto d’un fiato suo figlio al che Tomas stava quasi per sputare il tost appena ingerito.

<< allora? >> chiese speranzoso il biondo davanti a lui

<< devo…devo schiarirmi le idee >> mormorò il padre confuso

 

Picchiettò sul volante nervoso, cosa si era messo in testa quell’idiota di suo figlio?

<< Richy sei uno scemo! >> urlò sapendo che nessuno l’avrebbe sentito, il suo sguardo cadde accidentalmente sul sedile posteriore dove un anello fuxia stonava con il colore grigio dei sedili

“ io adoravo quest’anello non so cosa farei se lo perdessi” quelle parole riaffiorarono nella sua mente cose se quella donna dai vestiti pacchiani gliele stesse ripetendo in quel preciso istante

“dopotutto che altro hai da fare Tom?” si disse prendendo lo rotonda per andare a casa di Selina Gordon

 

Bussò al campanello, un uomo di mezza età occhialuto e baffuto lo aprì dopo poco

<< problemi? >> chiese burbero

<< mi scusi, c’è Selina Gordon? >> l’uomo occhialuto sembrò congelarsi, spalancò gli occhi azzurri  che luccicavano per le lacrime che li stavano inondando e mormorò tristemente

<< non mi prende in giro, sarebbe crudele se lo facesse, la mia bambina me l’hanno ammazzata dieci anni fa, affogata…che bastardi, se ne vada per favore >> gli sbattè la porta in faccia facendolo rimanere a bocca aperta con la confusione che gli inondava la mente, eppure le doveva essere viva ci aveva parlato, le aveva offerto un passaggio!

“affogata…che bastardi” ecco perché Selina aveva paura dell’acqua.

In quel momento, però, un altro interrogativo sorgeva nella mente di Tomas: cosa fare dell’anello fuxia fosforescente

 

 

 

 

questa storia non è originale, mi sono ispirata ad una leggemda metropolitana, non fa neanche tanta paura :)

inesistente

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Capitolo 2
*** una baby siter non poco svampita ***


 

una baby sitter non poco svampita

 

<< Ho…Claire mi dispiace molto per tua madre >> disse falsamente Anne stringendo con più forza il telefono << spero che si rimetta presto…ma certo…tu devi andare in ospedale, mandale i miei saluti…ciao cara >> la donna riattaccò sospirando nervosamente

<< che ha detto? >> chiese con più tranquillità Richard avvicinandosi alla moglie

<< proprio oggi che è la nostra serata a teatro!.. quell’idiota della baby sitter! >> sbuffò << a chi lasciamo Jona? >>

<< chiamiamo l’agenzia, ci daranno una nuova baby sitter >> propose l’uomo sfogliando l’elenco telefonico

 

<< allora, Mary, Jona deve andare a letto per le nove, non fargli vedere troppa Tv e non farlo giocare ai videogiochi è in punizione >> la ragazza sorrise con un aria ingenua, ad Anna sembrava la classica adolescente un po’ ochetta svampita e bionda slavata che seguirebbe qualunque sconosciuto se le  dicesse “sono un amico del quarterback della nazionale”  

<< tanto per informarci Mary, ti piacciono i bambini >> chiese Richard che non vedeva molto bene la biondina, nonostante avesse un sorriso ebete e rassicurante allo stesso tempo ,vestisse con una mini gonna di jeans rosa  abinata ad una maglietta bianca di Hello Kitty e fosse piena di bracciali color confetto tutto a farla sembrare una dolce e svampita reginetta del ballo di fine anno

<< certo a me piacciono i bambini >> li rassicurò con la sua voce da ochetta completamente con la testa nelle nuvole << sono così dolci >>

<< certo >> annuì sorridendo Anne capendo che quella ragazza fosse un autentica decelebrata , una che va matta per lo schopping e che sbava sui poster dei propri idoli, una con cui bisogna sorridere ed annuire con fare ebete ed assecondarla anche quando dice cose senza senso.

<< bene allora lui è Jona >> sorrise Richard indicando il bel bambino moro dall’aria insicura al fianco della baby sitter

<< ma certo io e Jona ci divertiremo un mondo! >> sorrise la ragazza stringendo a se in bambino ed accarezzandogli il visino coperto da lentiggini per poi leccarsi le dita, Anne guardò un attimo perplessa il marito che sorrise dicendo sotto voce :

<< anche io avevo la mania di succhiarmi le dita >>

<< bene, allora noi ce ne andiamo >> continuò a sorridere falsamente Anne chiudendo la portiera dell’auto mentre una strana sensazione alla bocca dello stomaco l’aggrediva.

 

<< c’è qualcosa che non va Anne? >> chiese Richard guardando l’espressione tesa della moglie mentre le note dell’opera rimbombavano soavi in tutto il teatro

<< no…Rich …è che…>> il telefonino squillò  interrompendo le sue parole, la donna lo cacciò lesta dalla graziosa borsetta bianca che aveva sulle gambe senza neache guardare il numero.

<< pronto? >> chiese cortese

<< pronto, sono io: Mary, la baby sitter, mi può dire dov’è il sale? >>

<< ho…si..certo Mary nella seconda credenza vicino al frigo >> rispose confusa Anne

<< grazie tante, arri vederla >> già se la immaginava Anne, ad annuire con fare ebete spalancando gli occhi azzurri e trattenne una risata, ma la sensazione che qualcosa di brutto stava accadendo  (o era già accaduto) continuò a perseguitarla.

Per un  quarto d’ora buono la donna rimase a torturarsi le mani tesa ed incapace di ascoltare le dolci note del pianoforte continuando a chiedersi come stesse Jona.

Il cellulare squillò ancora mentre mezzo teatro si girò verso la signora che sorrise imbarazzata e rispose meccanicamente

<< buona sera signora Connor, mi dice dov’è il rosmarino? >>

<< il…il rosmarino Mary? >> balbettò Anne << ma certo, è nel cesto vicino alla frutta, qullo affianco al piano cottura >>

<< grazie mille >>

<< si…ma…a cosa ti serve? >>

<< sto preparando la cena signora, anche per voi >>

<< ho…sei…sei molto carina Mary, non c’era bisogno, come sta Jona? >>

<< Jona è un buonissimo bambino, è perfetto >> la sentì sorridere e se la immaginò ancora ad annuire con aria svanpita << buona serata >> riattaccò all’istante lasciando Anne con l’apparecchio vicino all’orecchio che continuava stancabile con il suo TU TU TU

<< Richard, non mi fido di quella li >> ammise deglutendo

<< che ha detto? >>

<< ci sta facendo la cena >>

<< che brava ragazza >> sorrise suo marito << non preoccuparti Anne, non farebbe del male ad una mosca>>

<< si è leccata le dita dopo aver accarezzato nostro figlio! >> protestò

<< è una brutta abitudine, anche io l’avevo >>

<< ma…sembrava lo stesse assaporando! >>

<< adesso calmati Anne, mezzo teatro ci guarda >>

 

<< Rich torniamo a casa >> supplicò la donna dopo un altro quarto d’ora passato con tutti i muscoli tesi

<< ma…è tanto tempo che non stiamo insieme da soli senza il bambino >>

<< sento che qualcosa non va >> spiegò

<< cosa dici Anne! >> sospirò seccato il moro, la donna posò lo sguardo verde e preoccupato sul marito e si alzò decisa

<< io vado a casa, tu puoi pure rimanere qui >> corse via prendendo la borsetta con le chiavi dell’auto

<< Anne! Aspetta! Io come ci torno a casa senza le chiavi! >>

 

<< ecco! Una serata rovinata >> sbuffò Richard sul sedile affianco ad Anne che stringeva il volante con le mani sudate per la paura ed accelerava ben oltre il limite

<< vuoi che ci facciano una multa! Rallenta! >> l’avvertì il marito mettendosi la cintura

<< sta succedendo qualcosa di brutto, lo so >>

 

Anne prese le chiavi velocemente rovistando nella borsetta, cercò con le mani tremanti la serratura ed entrò quasi sfondando la porta sotto lo sguardo stupefatto di Richard, Anne era una signora, odiava sudare o fare le cose di corsa e si era sempre chiesto come facesse a mantenersi così in forma.

<< signori Connor! Giusto in tempo per la cena! >> esultò la baby sitter venendogli in contro con il suo solito sorriso idiota << venite a mangiare, c’è l’insalata e poi ho cucinato il mio piatto preferito>> trotterellò in cucina felice seguita da Anne ancora con il fiatone e da Richard che diceva con un sorriso di scherno

<< visto? Ragazza dorabile >>

 

Anne rigirò con la forchetta una foglia di insalata e poi guardò Mary davanti a lei intenta a mangiare la sua

<< ma dov’è Jona? >> si informò

<< rovinerete la sorpresa >> ridacchiò la ragazza. La donna deglutì e le mani ripresero a tremarle, girò un'altra foglia di insalata e trattenne a stento un conato di vomito, c’era un intera unghia insanguinata nel suo piatto sopra una foglia di verde lattuga.

<< ho cristo! >> urlò allontanandosi dal tavolo << voglio sapere dov’è mio figlio! >> urlò

<< vostro figlio è un bambino delizioso, assaggiatelo >>

 Mary tirò fuori dal forno un enorme teglia posandola sul tavolo, Richard urlò così come Anne riconoscendo le braccia, le gambe e la testa del figlio cotte a puntino su un letto di insalata.

 

 

 

anche questa tratta da una leggenda metropolitana ^^

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Capitolo 3
*** busserò tre volte ***


 

Busserò tre volte

 

<< Ho Dereck ci divertiremo un mondo >> Scarlett Terrens non era mai stata così felice, a stento non cadeva dal sedile della macchina per il tanto battere delle mani

<< io e te >> iniziò il suo ragazzo prendendo una curva << soli, mare, albergo a cinque stelle…tutto offerto da mio fratello >> esultò

<< sai…sto quasi pensando che l’incidente che aveva fatto con la tua macchina sia un bene! Guarda: abbiamo la sua auto, i suoi soldi e la  vacanza che doveva fare con Meredhit….mi chiedevo Derek: non saremmo crudeli?  >>

<< naaa…siamo degli angioletti >> rispose falsamente il ragazzo. Nel momento esatto in cui Scarlett si allacciava la cintura il motore dell’auto iniziò a borbottare come se sbuffasse ed urlasse “hey cretino sono tre ore che sono in funzione! Lasciami riposare!” a poco a poco l’auto si fermò sul ciglio della strada sotto un albero morto.

 

<< cazzo! Il motore è andato! >> sospirò sconfitto Derek, fuori era buio e stava calando una fitta nebbia che già appannava di brutto i finestrini, il ragazzo aprì la portiera dell’auto fissando serio la mora seduta a fissare il cellulare scarico

<< Derek il telefonino si è... scaricato! >> sbuffò guardando l’arnese come si guarda il miglior amico che ti tradisce nel momento del bisogno

<< ascoltami dolcezza io vado a cercare aiuto ci sarà una pompa di benzina in questa strada deserta!>> spiegò << aspettami qui, quando sentirai tre colpi vuol dire che sono tornato ok? >>

<< ciao... e non mi tradire con la bella benzinaia >> sorrise sarcastica Scarlett chiudendo la portiera con i vetri appannati, fuori non si vedeva  niente e come cercava di pulire il finestrino subito la nebbia lo attaccava di nuovo impedendogli di seguire il tragitto che faceva il suo ragazzo.

 

“ è questa era radio Station, rimanete con noi…” Scarlet spense la radio esausta, quelle stupide sonate d’amore le avevano fatto venire un sonno pazzesco, quanto tempo era che aspettava? Un minuto…un ora…o forse di più?

<< Derek vuoi tornare >> urlò sapendo che il suo ragazzo non l’avrebbe sentita…o forse no… toc toc toc  tre colpi secchi le fecero dipingere un grazioso sorrisetto sul volto

quando sentirai tre colpi vuol dire che sono tornato

ricordò, alzò la mano pronta ad aprire la portiera sapendo con certezza che oltre il finestrino appannato di brutto ci fosse Dereck pronto a dirle “abbiamo trovato aiuto” quando altri tre colpi la fermarono, Scarlett si rese conto che il colpi non provenivano da fuori, ma allora da dove venivano?!

Toc toc toc

Altri tre colpi secchi e consecutivi saltati fuori dal nulla

<< Derek smettila di scherzare! >> urlò decisa ed irritata

Toc toc toc

<< Dereck basta! >> continuò con voce tremante

Toc toc toc

<< Dereck…>> sibilò iniziando a tremare

Toc toc toc

<< ti prego smettila! Derrek smettila! >> supplicò disperata, ancora tre colpi provenienti da non si sa dove, non era di certo il cellulare, non era  neanche qualcosa nell’auto era qualcosa al di fuori.

Voleva uscire, forse correre via o scoprire che il motivo di quei colpi era una stupidaggine e ridere di se stessa e di quanto era stata stupida, ma non osava farlo, respirava a pena come se avesse paura che qualcuno la sentisse, era immobilizzata sul sedile posteriore mentre il cuore pompava a mille e le mani le tremavano

Toc toc toc

 Cerco di arrivare goffamente ai sedili posteriori mentre i colpi continuavano toc toc toc….toc toc toc

Incespicò ritrovandosi sui tappetini dei sedili posteriori, una lacrima di terrore le rigò il volto tremante mentre il mascara si scioglieva, ancora toc toc toc raccapriccianti  la fecero gridare

<< Derek, ti supplico basta! >> in quel momento i colpi cessarono e con un sospiro di sollievo Scarlett cercò di aggiustarsi la chioma riccioluta e sudata e calmare il tremolio che sentiva alle mani e alle gambe quando… 

Toc toc toc

<< che c’è! Cosa c’è?! >> urlò in preda al panico, si rese conto solo dopo che quei tre colpi non erano come gli altri sentiti prima, erano quasi caldi, rassicuranti…umani…e ne era certa, provenivano da fuori

<< signorina, sono lo sceriffo Colleman, la prego, esca >>

 

<< non si giri >> la pregò l’uomo baffuto con in bella mostra il distintivo

<< scer…sceriffo…cosa succede? >> balbetto Scarlett ancora tremante, altri tre colpi consecutivi la fecero urlare: provenivano dalle sue spalle, dove c’era la BMW che aveva lasciato senza guardare indietro come ordinato dall’uomo baffuto

<< lei non si giri, mi ascolti, adesso dobbiamo andare in centrale >> disse calmo lo sceriffo

Toc toc toc

Scarlett rimase di pietra, in quel momento decise: doveva girarsi, si voltò di scatto ed il respiro le si mozzò in gola mentre il cuore aveva pericolosamente accelerato, gli occhi verdi si riempirono di orrore e non riuscì a fermare un urlo.

Derek era impiccato all'albero morto che stendeva i suoi rami sopra la macchina,lo sguardo assente in quegli occhi color cielo che non avrebbero più rivisto la vita, le gambe a penzoloni, l’espressione di agonia che aveva sul volto da ventenne, ma la cosa che fece quasi perdere i sensi a Scarlett Terrens  fu l’enorme ferita  grondante di sangue che gocciolava sul tettuccio della macchina producendo tre colpi consecutivi

Toc toc toc

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