Transformation

di Bethan Flynn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tre anni dopo ***
Capitolo 3: *** Gratitudine ***
Capitolo 4: *** Dubbi e ricordi ***
Capitolo 5: *** Partenza ***
Capitolo 6: *** Giochiamo, esorcista ***
Capitolo 7: *** In acqua ***
Capitolo 8: *** Scelte ***
Capitolo 9: *** Distanza forzata ***
Capitolo 10: *** Inizia il gioco ***
Capitolo 11: *** Sogno ***
Capitolo 12: *** Appesi a un filo ***
Capitolo 13: *** Distacco ***
Capitolo 14: *** Decisione ***
Capitolo 15: *** Non andartene mai più ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Shin era sempre stata una ragazza normale.
Andava a scuola, aveva qualche amica, si destreggiava fra le scenate e i tiri mancini dei ragazzi.
Anche nell’aspetto nessuno l’avrebbe mai definita un tipo particolare: capelli fra il castano e il biondo, un viso gradevole ma sempre nascosto dietro ai ciuffi chiari, un fisico non molto appariscente, minuto.
Unico segno distintivo, due grandi occhi grigi, simili a specchi e duri come la pietra, in cui tutto si rifletteva senza mai entrarvi.
Molti la definivano poco socievole, lei non aveva mai fatto niente per smentire le loro impressioni. Non le importava granchè delle persone che le stavano attorno; si limitava a girare la sua parte come da copione, illudendo tutti e non credendo a nessuno.
Anche quella giornata era iniziata in un modo normale. La sveglia alle sette in punto aveva suonato, come al solito. Shin era scesa, aveva salutato sua madre e aveva fatto colazione, come al solito.
Eppure, c’era qualcosa che non andava.
Ad un tratto sua madre aveva iniziato a farsi strana.
-Ho fame- disse. Un commento ben strano da una persona che faceva si e no un pasto e mezzo al giorno, e solo su grande insistenza della figlia, da quando il padre di Shin era morto. La colazione non era mai rientrata in programma, ma la ragazza aveva pensato che fosse un miglioramento, chi sarebbe mai andato a immaginare che sarebbe successa una cosa del genere?

L’enorme mostro galleggiava a mezz’aria di fronte a lei.
Aveva una forma rotondeggiante, dalla quale spuntavano cannoni giganti, e una maschera lasciava indovinare da che parte dirigesse il suo sguardo.
Shin rimase a fissarlo come imbambolata, incapace di muovere anche un solo passo.
Sarebbe stato tutto incredibilmente avvincente, se quell’essere non fosse sbucato improvvisamente dalla pancia di sua madre.
Se quell’essere non fosse stato sua madre.
Se solo non avesse saputo cosa fosse. Purtroppo lo sapeva, ma non aveva le armi per combatterlo.
Era la fine.
Serrò gli occhi mentre sentiva il rumore dei proiettili che venivano caricati, ma un boato assordante impedì che venissero sparati.
La ragazza socchiuse piano le palpebre, e vide davanti a sé lo scheletro del mostro che si stava frantumando lentamente, come polvere, schiacciato da un enorme martello a strisce bianche e nere.
-Ehi, tutto bene?- scorse una benda e un occhio verdissimo che la fissava con un’apparenza di preoccupazione. Si ritrasse istintivamente, rannicchiandosi su se stessa.
-Lavi, portiamola via da qui. E’ pieno di akuma- un’altra voce maschile, lievemente infantile, le giunse da un punto imprecisato di quella che una volta era stata la sala da pranzo di casa sua.
Sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla –so che hai paura, ma devi venire con me. Questo posto è pericoloso- il ragazzo con un occhio solo le sorrideva rassicurante, ma Shin non riusciva neppure ad annuire.
Il ragazzo sospirò, poi la prese in braccio di peso. Shin si mise a strillare.
-Mettimi giù! Lasciami andare, non voglio!- ma quello non accennava a mollare la presa.
-Caspita, sei leggerissima! Ma mangi, almeno?- si sedette a cavalcioni del manico del martello con cui aveva ucciso il mostro e si girò un’ultima volta.
-Allen, qui lascio fare a te- gridò.
La ragazza vide una testa coperta da capelli candidi fare cenno di si, poi una ventata improvvisa la avvolse.
-Cerca di non agitarti, o cadiamo di sotto tutti e due- Shin si chiese come facesse a sorridere in quel modo, dopo tutto quello che era successo.
-Cos’è successo a mia madre?- chiese tremando. Ovviamente lo sapeva, ma non voleva rassegnarsi a crederci. Voleva sentire qualcuno che smentisse ciò che stava pensando in quel momento, ma il rosso non esaudì la sua richiesta.
Lo sentì sospirare –quella non era tua madre. Un akuma l’ha uccisa e ha preso il suo posto- disse piano –gli akuma sono quei cosi come quello che stava per ucciderti. Probabilmente conteneva l’anima di qualcuno che è morto e a cui tua madre teneva molto- spiegò. Shin abbassò gli occhi –so cos’è un akuma- mormorò. Le sue peggiori congetture avevano centrato in pieno il bersaglio. Sbirciò la croce sul petto del ragazzo.
-Sei un esorcista- non era una domanda.
-Se lo sai, dovresti anche sapere cos’è successo a tua madre- ribattè lui.
-Mio padre era un esorcista. E’ morto anni fa- mormorò. Il ragazzo tacque.
Giunsero in vista di un’altissima torre completamente nera.
Il quartier generale.



Note dell'Autrice:

A solo un giorno dalla fine della mia precedente fanfiction (ç____ç) ritorno con un altro esperimento... Per chi mi ha conosciuta con "Terra ed acqua", questa ff sarà una cosa piuttosto diversa, non solo per il pairing ma anche per la psicologia della protagonista, che non ho ancora deciso se mi sta simpatica o se la odio, ma ormai m'è uscita così!
Questo è soltanto il prologo, quindi non c'è molto da dire... credo che questa fanfiction si presterà alle critiche, dal momento che già io ci sto trovando milioni di falle, spero lo stesso che piaccia a qualcuno XD

Ah, la fanfiction è dedicata per eccellenza a Sherly, che mi ha martellata per mesi perchè voleva un pairing con Lavi (:P)...dovrebbe essere dedicata anche a Hellie_, dal momento che un certo interesse per Lavi me l'ha trasmesso lei, però prima devo vedere se non mi ammazza per averlo messo con un altro OC (e soprattutto se le piace la fanfiction XD)!

Ciao a tutti, cercate di commentare, eh!

Bethan <3

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Capitolo 2
*** Tre anni dopo ***


-Lavi! Torna subito qui, devo cucirti quella ferita! Vuoi sanguinare per tutto l’Ordine?- una ragazza smilza e con capelli castano chiaro, tagliati obliqui dalla spalla sinistra al fianco destro, inseguiva il rosso per tutta l’infermeria.
-Detesto i punti, Shin! Guarirà da sola, dai!- piagnucolava, cercando di sfuggirle, ma lei non demordeva.
-Innocence, evocazione!- strillò al colmo dell’esasperazione.
Robuste liane verdi sgusciarono fra le mattonelle e afferrarono gambe e braccia del ragazzo, immobilizzandolo.
-Non vale! L’innocence non vale, Shin!- gridò quello cercando di divincolarsi.
Shin gli andò vicino e gli afferrò il braccio ferito senza tanti complimenti, tenendolo fermo.
-Ahia! Fai piano!-
-Potrei fare più piano se tu stessi fermo un secondo!- sbottò lei.
Un gorgoglio terrificante proveniente dal letto di Allen li fece girare entrambi di scatto. L’albino sembrava dormire beato, ma il suo stomaco era di tutt’altra opinione.
Shin soffocò una risata e iniziò a ricucire la ferita di Lavi più delicatamente possibile.
-Ecco. E’ stato così terribile?- chiese poi, sciogliendo il rosso dalla morsa delle sue liane. Lavi scosse la testa, guardandola ammirato –non ho sentito assolutamente niente- disse massaggiandosi le braccia –sei migliorata- sfoderò il suo solito ghigno –la prima volta che l’hai fatto…-
-Lo so, lo so, sono svenuta- borbottò lei alzando gli occhi al cielo –è stato tre anni fa, potresti smetterla di rivangarlo?-
-E la seconda…-
-…ti ha quasi staccato un braccio. Cambia disco, Lavi, ogni volta è la stessa storia. Dovresti ringraziarla, piuttosto!- Linalee fece capolino da dietro la porta, portando un vassoio strapieno di cibo.
Shin fece una smorfia –lascia perdere, Lina, è un caso disperato. E’ per Allen tutta quella roba?- chiese facendo una faccia disgustata. La cinese ridacchiò –voglio proprio vedere se si sveglia. Penso che tutta la sala da pranzo saprà di mitarashi dango per una settimana, dopo tutti quelli che Jerry ha dovuto cucinare!- esclamò. Shin e Lavi risero.
-Mh? Perché ridete? E cos’è questo profumino?- un Allen semi addormentato spuntò da sotto le coperte, fissando il vassoio con aria famelica.
Lavi fece un cenno d’intesa a Shin e entrambi salutarono Linalee, avviandosi fuori dall’infermieria.

-Comunque la seconda volta….-
-…ok, ok, ok! Mi dispiace di averti quasi staccato un braccio, ok? Direi che poi mi sono riscattata, o sbaglio?- sbuffò alzando gli occhi al cielo, ma vedendo lo sguardo colpito di Lavi si sentì immediatamente in colpa.
Quando l’aveva portata all’Ordine, tre anni prima, Shin non aveva avuto altra scelta che rimanere lì e lavorare come finder, non avendo ancora scoperto che era una compatibile. Lavi aveva mediato per lei. Aveva imparato a medicare ferite e a fare da esca quando le cose si mettevano male, come facevano tutti i finder in quel posto. Per due anni non aveva avuto un nome, soltanto un numero, 731. Il rosso era stato l’unico che l’aveva sempre chiamata col suo nome, e lei aveva sempre pensato che lui l’avesse salvata.
Da una vita normale, da una monotonia continua, oltre che da morte certa.
E tutte le notti, per un anno intero da quando era arrivata, l’aveva salvata dagli incubi che la assalivano, in cui rivedeva sua madre trasformarsi in akuma, pronta ad ucciderla.
Era stato per quei motivi che lei l’aveva salvato, quello stesso giorno in cui aveva scoperto di essere una compatibile.
E ci aveva quasi rimesso le penne, anche se col senno di poi tutto perdeva importanza. Potava ancora la cicatrice della ferita infertale dall’akuma, uno squarcio che si allargava lungo tutto la sua schiena, partendo dalla spalla sinistra e arrivando al fianco destro, con una diagonale seguita alla perfezione dai suoi capelli. Non aveva più modificato il taglio da quando il colpo glieli aveva strappati.
Se non fosse stata una compatibile, non si sarebbe mai salvata.
La sua innocence aveva il potere di debellare il virus degli akuma pur essendo di tipo equipaggiamento. Nessuno si era ancora spiegato il perché, ma grazie ad essa Shin era rimasta viva.
Sapeva che Lavi si sentiva ancora in colpa, perciò fra loro era diventato un argomento tabù. Non capiva perché lo fosse andato a tirare fuori proprio in quel momento, pensò maledicendosi.
-Scusami. Ho solo dato aria alla bocca- sorrise, facendo un gesto vago con la mano.
Faceva sempre così. Minimizzava.
Lavi annuì senza dire una parola e si incamminarono ognuno verso le proprie stanze, fra i corridoi immersi nell’oscurità.

*******

Si sveglia di soprassalto, urlando come sempre. Le hanno dato una stanza lontana da tutte le altre, e lontana dalle camerate dei finder, perché altrimenti li sveglierebbe regolarmente.
Però sa che c’è almeno una persona lì dentro a cui non dispiace essere svegliato, o che perlomeno non lo da a vedere.
Ogni notte è sempre così: si sveglia, rimane a fissare il buio col cuore che batte a mille, e poi sente quei tre colpi sommessi alla porta, prima che si apra con un lieve cigolio.
Non sa come faccia a sentirla sempre, o urla davvero forte o ha una specie di radar.
Oppure rimane sveglio anche lui. A pensare a cosa, Shin non lo sa.
Lavi si siede sul letto accanto a lei, le scosta i capelli dalla fronte e le dà da bere dell’acqua. Shin piano piano si calma, ma ogni notte non vorrebbe che lui andasse via.
Non vuole rimanere sola nel buio, che si popola in continuazione dei suoi incubi.
Tre giorni prima, durante una missione, ha rivisto una delle sue migliori amiche. L’ha salutata, e quella l’ha scansata con un’occhiata cattiva.
Le aveva fatto male, ma quando era tornata all’Ordine e aveva visto Lavi le era passato.
Glielo dice, e lui sorride. Sorride sempre, per finta. Lei lo sa, eppure non glielo dice, perché sa anche che Lavi vorrebbe far credere che sia vero.
Non sa se gli altri ci caschino o no, ma lei se ne accorge benissimo quando mente e quando no.
La maggior parte delle volte Lavi aspetta che si addormenti, poi se ne va di soppiatto e in silenzio, e lei la mattina si risveglia da sola, ma capitano anche delle notti in cui rimane.
A Shin piace svegliarsi prima di lui, e stare a guardarlo mentre dorme.
A Lavi sembrava che non capitasse mai di avere incubi, ma lei era sempre lì a guardarlo, perché se ne avesse avuto uno sarebbe stata pronta a consolarlo.

*******

Note dell'Autrice:
Pubblico questo capitolo su instistenza di Hellie, che adesso che sa chi sono su facebook determinerà ogni quanto debbano uscire i miei capitoli di Transformation XD
SO che in questo capitolo non succede assolutamente nulla, quindi per chiunque abbia intenzione di continuare a leggerla vi prometto che aggiornerò spesso e che se avrete un po' di pazienza prima o poi arriverà pure l'azione XD
Cercate di comprendere che se Shin sembra una povera ebete, beh, è perfettamente voluta la cosa (mano a mano che rileggo la fanfiction mi rendo conto di quanto non potrei sopportare una persona del genere =_=) però cambierà nel corso della storia, quindi non la abbandonate al secondo capitolo T__T

Grazie a Hellie (visto che ho aggiornato? XD) e a Sherly per le recensioni! ^^

Qualcun altro commenti, dai *__* anche se vi fa orrore u.u

Baci a tutti!

Bethan <3

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Capitolo 3
*** Gratitudine ***


La sala degli allenamenti era un intrico infinito di liane verdi, talmente fitte che era impossibile passarvi attraverso. Ogni tanto da esse spuntavano delle spine acuminate nere come il carbone, che poi si ritraevano senza lasciare traccia.
Al centro del bozzolo stava Shin, impugnando un lungo pugnale dalla lama color verde cupo, simile alla giada. Il manico era nero, avvolto da spire dorate che finivano in una gemma smeraldina, la sua innocence.
La ragazza aveva gli occhi chiusi, i capelli che le vorticavano attorno al volto mentre faceva i suoi esercizi.
-Ma che è ‘sta roba?- una voce oltremodo acida le fece perdere la concentrazione di schianto, lasciandola inviperita. Le liane scomparvero sibilando nel terreno, e la ragazza fissò con uno sguardo omicida due occhi blu dietro una frangia rigorosamente dritta, che le restituirono un’occhiata seccata.
-Se non sbaglio, questo sarebbe il mio orario di allenamento- sibilò con una velata minaccia nel tono della voce. Kanda posò mugen accanto ad una colonna, come se non avesse sentito neppure una parola.
Un filamento verde guizzò rapidissimo e afferrò la katana per l’elsa, scagliandola in aria. Con un balzo Shin la afferrò al volo prima che il giapponese potesse aprire bocca.
-Ridammela- mormorò, fissandola.
Shin non fece una piega –solo se te ne vai e mi lasci finire di allenarmi- replicò.
-Non darti tutte queste arie. Sei solo una finder troppo fortunata- sibilò il giapponese scattando verso di lei, ma qualcosa di sottile e rigido lo bloccò a metà strada.
-Yu, non dovresti trattarla male. Sai anche tu che questo è il suo orario- la voce di Lavi rimbombò nella sala ormai svuotata dalle liane.
La katana del moro fece l’ennesimo volo e si conficcò a terra a pochi passi da lui. Shin sbuffò –ho capito, ho capito. Non ho nessuna voglia di spargimenti di sangue, me ne vado- ritirò le sue liane e con un balzò scavalcò il muretto che circondava l’arena –fattelo dire, Yu Kanda: hai davvero un pessimo carattere. Tre anni qui dentro non sono stati ancora sufficienti per farmi cambiare idea-
-Oh, non basterebbe un secolo per questo!- trillò allegramente Lavi –Yu non è uno con cui si può dialogare facilmente!- la punta di mugen arrivò pericolosamente vicina al suo unico occhio, ma le imprecazioni non arrivarono dal diretto interessato dell’attacco.
Gocce di sangue caddero a terra. Gli occhi grigi di Shin si piantarono seri in quelli di Kanda –non ho niente in contrario se cerchi di ammazzarmi, Kanda- mormorò –ma non provarti a toccare Lavi se nella stessa stanza ci sono anch’io- qualcosa nello sguardo della ragazza impedì ai due di replicare. Shin afferrò Lavi per un braccio e se lo trascinò dietro, sbattendosi la porta alle spalle.


-Si può sapere perché fai sempre queste cose?- Lavi le stava stringendo la benda attorno alla ferita. Shin mugolò quando fece il nodo.
-Non c’è un perché. Avresti preferito che lasciassi che ti cavasse un occhio?- chiese bruscamente, distogliendo lo sguardo e sottraendogli il braccio con uno strattone. Sapeva che era una scusa idiota. Kanda non avrebbe cavato un occhio a Lavi, aveva solo voluto spaventarlo, come al solito.
Era lei che scattava sempre, quando c’era Lavi di mezzo, ma piuttosto che rivelare il perché si sarebbe infilzata da sola con mugen.
-Forse- mormorò lui –forse lo preferirei, si- disse senza smettere di guardarla.
“Almeno la smetterei di sentirmi in colpa per non poter fare lo stesso” pensò, ma non lo disse.
Shin scattò in piedi –beh, non posso farci niente se hai tendenze masochiste- sbottò dirigendosi verso la porta. Incespicò in una pila di fogli che riuscì a tenere in equilibrio per puro miracolo e uscì precipitosamente dalla stanza di Lavi.
Il rosso rimase solo.
Si passò una mano fra i capelli, buttandosi sul letto. Frugò con una mano sotto il cuscino e trasse fuori un taccuino nero con una matita.
Fece per scrivere qualcosa, ma poi ci ripensò e rificcò il tutto nel nascondiglio, sbuffando.
-Maledizione! Che mi prende adesso?- imprecò. Vide che le lenzuola erano sporche di sangue e decise di cambiarle.
Da quando l’aveva portata all’Ordine, Shin aveva sempre avuto quella maledetta mania di salvarlo da ogni cosa. Non faceva in tempo a trovarsi nei guai che lei era già lì, pronta a farsi massacrare al posto suo.
Lavi sapeva che lo faceva per gratitudine, perché era come se lui l’avesse “salvata” da ciò che la sua famiglia era diventata, ma a volte non poteva fare a meno di domandarsi se non ci fosse dell’altro.
Chi glielo faceva fare?
In fin dei conti, però, sapeva lui stesso che sarebbe stato meglio continuare a vivere nell’ignoranza.

*******

-Ma chi me lo fa fare, dico io?- Shin si stava sfogando allenandosi con Allen all’aria aperta, in giardino –quell’idiota! Mi faccio sempre ammazzare pur di fargli riportare a casa la pelle, tonto com’è, e lui mette su pure quell’aria sostenuta!- mano a mano che parlava sentiva la rabbia montarle dentro, mentre sferrava al povero Allen fendenti sempre più violenti. A dire il vero non ce l’aveva tanto con Lavi, quanto con se stessa. Era come se non potesse impedirsi di aiutarlo anche quando non ce n’era bisogno.
–Brutto idiota!- strillò a un certo punto. La lama dell’albino parò il suo colpo per un soffio. Shin riguadagnò le distanze con un balzo –scusami, Allen. Sono leggermente fuori di me in questo momento- sbuffò sarcastica. Il ragazzo si fermò per riprendere fiato –se è Lavi il tuo problema, non lo vedrai per un po’- disse. Shin lo scrutò interrogativa.
-Io, lui, Linalee e Bookman andiamo a cercare il generale Cross- la ragazza vide l’albino rabbrividire, poi un pensiero la colpì improvvisamente, ancora più terribile della prospettiva di andare a cercare un pazzo pieno di debiti.
-Allen, ti prego, non dirmelo- supplicò spalancando gli occhi, ma l’altro annuì rassegnato –mi dispiace, Shin. Komui ti ha messo nel gruppo di Kanda. Andrete a cercare il generale Tiedoll- disse.
-Io lo ammazzo- ringhiò lei, buttandosi a terra.
Il cielo azzurro si spalancò sopra di lei come un oceano infinito.
Lavi. Chissà per quanto non si sarebbero visti.
Lo stomaco le inviò una stretta sgradevole, come sempre quando doveva separarsi da lui. Le succedeva solo con Lavi, non capiva il perché. Probabilmente perché era stato lui il primo contatto stabile che aveva avuto in quel posto. Gli altri esorcisti avevano iniziato a considerarla solo dopo che era stata identificata come compatibile.
Linalee era una sorta di eccezione, poiché non aveva mai trattato i finder con sufficienza, Kanda la regola.
Shin odiava Kanda.
Odiava quello sguardo sempre gelido, quei modi di fare bruschi e quella insopportabile aria di superiorità, come se fosse l’unico a sapere qualcosa del dolore o della vita.
Non perdeva occasione per trattarla male o per farle notare quanta fortuna avesse avuto a non finire i suoi giorni come un misero finder, come qualcuno che “non era stato scelto da Dio”.
Sbottò in una risata sarcastica fra sé e sé: avrebbero avuto fortuna se in quella missione non si fossero uccisi a vicenda, pensò.
-Allen- disse ad un tratto.
-Mh?- mugugnò lui, la bocca piena di cibo. Stava facendo merenda.
Shin si tirò su a sedere –a te piace Linalee?- un’improvvisa raffica di colpi di tosse le indicò che aveva fatto centro.
Del resto era palese, constatò sospirando.
-Calmati. Si vede da un miglio, se vuoi un’opinione sincera, ma non lo dirò a nessuno. Voglio solo chiederti una cosa- mormorò accarezzando l’erba con le dita.
Il colore dell’albino iniziò lentamente a ritornare normale –dimmi- balbettò.
-Cosa provi quando vi separano?- chiese piano, fissando il vuoto. Vide Allen mettere su una faccia pensierosa –non posso dire di sentirmi arrabbiato, non ne ho alcun diritto- rimuginò –ma quando siamo in missione lontani sento come una sorta di sfarfallio nello stomaco, come una preoccupazione continua. Penso sempre che vorrei essere lì per poterla aiutare- disse arrossendo nuovamente, sorpreso dalla propria improvvisa loquacità. Shin annuì.
Il pensiero che lei e Allen si somigliassero così tanto non la rassicurava granchè: significava che lei stessa era più ingenua di quanto non avrebbe mai voluto ammettere.
-Esatto- sussurrò –è proprio così che ci si sente- sospirò –vado a riposare. Grazie per l’allenamento- gli sorrise, ma Allen le restituì uno sguardo preoccupato. Shin ridacchiò –non lo dirò a nessuno, puoi stare tranquillo!-.

Note dell'Autrice:

Uff, più leggo questa fanfiction e meno mi soddisfa, però visto che a qualcuno (grazie ç____ç *momento di commozione, sniff*) piace, mi dispiacerebbe interromperla.
Un problema grosso è la divisione dei capitoli... so che in questi iniziali sembra non succedere un beneamato accidente, ma purtroppo non mi è venuto in mente altro modo per dare un'introduzione al personaggio di Shin; non essendo nuova dell'Ordine, mi veniva male fare una presentazione di tutto punto, come se nessuno degli esorcisti la conoscesse. Se dovessi dividere la storia in capitoli in cui succede sempre qualcosa, finirebbe in due giorni. A dire il vero, non so ancora nemmeno io su cosa ho scritto 50 pagine XD
In ogni caso, la trama si svolge all'interno della storia originale, perciò pazientate perchè passati questi capitoli iniziali qualcosa succederà >.<''

Rispondiamo ai commenti:

Hellie_: si, immaginavo che avresti odiato questo OC .-. meno male che c'è Lavi che continua a farti seguire la fic (grazie, Lavi T___T)! Ah, il mio (?) Yu è incredibilmente carogna in questi capitoli, però verso il fondo ho paura che la mia adorazione abbia preso il sopravvento XD sono proprio un caso perso *___*

Loveless: ma come sarò felice quando vedo più commenti *____* si, il primo capitolo era un flashback in cui volevo far vedere come Shin arriva all'Ordine, quindi ho abbastanza affrettato le circostanze XD hai ragione (mea culpa X__X è il MIO cervello che funziona a giorni alterni, altrochè XD), mi ero completamente scordata che le famiglie non venivano a sapere della morte degli esorcisti... dovrò inventarmi qualcosa, grazie per avermelo ricordato!! Sono contenta che Shin ti piaccia ^___^ è un esperimento azzardato da parte mia, visto che ho sempre descritto personaggi asociali! Speriamo in bene!!

Sherly: eh, mon amour, ne avrai da immaginare prima che succeda veramente qualcosa X'D comunque dai, con gli aggiornamenti non me la sto cavando malaccio!

Un bacio a tutti! Commentate ò__ò

Bethan <3

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Capitolo 4
*** Dubbi e ricordi ***


-Potrebbe lavorare qui come finder, che ne dici, Komui?-
Shin ascoltava col cuore in gola il ragazzo dai capelli rossi che parlava col tizio con gli occhiali. Se avessero deciso di mandarla via, per lei sarebbe stata la fine. Non aveva nessun posto dove andare, poteva solo sperare di rimanere lì.
-Non so. Sappiamo quanto è esperta?-
-Suo padre era un esorcista- le parole del rosso caddero nel silenzio. Shin udì il supervisore sospirare e spostare una sedia.
-Il generale. Sapevo di aver già visto quegli occhi- mormorò. La ragazza ebbe un tuffo al cuore: glielo dicevano tutti che aveva gli occhi di suo padre.
Occhi grigi, della gente del Nord. Non se ne vedevano molti.
Dopo altri lunghissimi istanti di silenzio, le parole dell’uomo le giunsero all’orecchio come una liberazione.
-E sia. Può restare. Assegnala ad un gruppo di finder più esperti, caposezione- mormorò.
Shin fece appena in tempo a nascondersi dietro l’angolo quando vide uscire un uomo biondo, più giovane del supervisore, seguito dal ragazzo con i capelli rossi, Lavi.
Rimase acquattata nel buio finchè una voce non la fece sussultare.
-Guarda che so benissimo che sei lì. Puoi uscire, non c’è nessuno- la testa di Shin fece capolino da dietro il muro e si ritrovò a fissare l’occhio di Lavi.
Non sapeva bene come reagire. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma era come se non le uscissero le parole. Vide il ragazzo sospirare e accucciarsi davanti a lei, sorridente.
Quel sorriso che era falso quando l’aveva portata via da casa, adesso era vero, come se un velo che prima oscurava la vista fosse stato scostato.
-Puoi stare tranquilla. Non ti manderanno via- disse.
Shin, per tutta risposta, lo abbracciò.

*******

Lavi aprì gli occhi, assonnato. Era ancora nel dormiveglia e gli sembrava di avvertire su di sé il peso del corpo fragile di Shin, quella notte in cui l’aveva trasportata fino all’Ordine.
Quanto tempo era che non ci ripensava?
Erano passati tre anni, ormai, e la presenza della ragazza era diventata abituale, soprattutto dopo che la sua compatibilità con l’innocence si era manifestata.
Ricordò il discorso lunghissimo che gli aveva imbastito il Vecchio dopo quell’episodio.
“Ti sei lasciato coinvolgere troppo” gli aveva detto “lascia agli esorcisti la pietà. Noi Bookman dobbiamo solo registrare, nient’altro. Siamo come macchine” così Lavi aveva continuato a recitare la parte del truffatore incallito, fingendo che gliene importasse qualcosa delle persone attorno a lui, ma non cedendo mai a nessun impulso sentimentale.
Finchè Shin non l’aveva salvato.
Tutte le volte che vedeva anche solo i capelli sciolti della ragazza, Lavi si sentiva stringere lo stomaco al ricordo di come lei si fosse buttata contro il suo corpo per proteggerlo dalla spada avvelenata dell’akuma.
Aveva rischiato la vita, per salvarlo. Col ruolo che si trovava a ricoprire, talvolta rischiava di scordarselo.
Da quel momento si era rifiutato di considerarla come una semplice macchia d’inchiostro utile solo per essere scritta nelle cronache. Non aveva detto niente al suo maestro, aveva continuato a fingere, ma stavolta fingeva di fingere, ed era un lavoro molto pericoloso.
Sapeva che avrebbe dovuto smettere, prima o poi, ed era stato indeciso a lungo: la fiducia fra lui ed il Vecchio era qualcosa di inderogabile, di necessario, se voleva esserne il successore. Prima di Shin, pensare di nascondergli qualcosa sarebbe stato impossibile, ma era come se tutto in lui si rifiutasse di rimanere indifferente a quei capelli, a quello squarcio sulla schiena che la ragazza si affrettava sempre a nascondere quando passava lui, a quegli occhi che lo guardavano in silenzio, perfettamente consapevoli di quanto fosse bravo a mentire.
Perché Lavi lo sapeva. Vedeva lo sguardo di Shin cambiare quando lui mentiva, anche se non riusciva a capire come la ragazza riuscisse ad accorgersene.
Era sempre stato così, fin da quando era arrivata all’Ordine.

*******

-Allora, sei pronta? Questa è la tua prima missione!- Lavi le camminava al fianco, chiacchierando allegramente. Shin davvero non capiva come potesse essere così rilassato. Forse il possedere un’arma in grado di sconfiggere il nemico rendeva spavaldi, pensò. Lei non aveva niente, solo qualche dispositivo per innalzare una barriera.
Carne da macello, ecco cos’erano i finder, ma si guardava bene dal dirlo a voce alta. La mandavano quasi sempre in missione con Lavi, e tanto bastava a motivarla per far bene il proprio lavoro. Si era specializzata un sacco nelle arti mediche e nella preparazione di impacchi con qualsiasi erba le capitasse sotto tiro; aveva sempre avuto un buon rapporto con le piante.
-Ehi- la voce di Lavi la riscosse. Il rosso la stava fissando seriamente –non preoccuparti. Ci sono io, non ti succederà niente- le disse, cercando di tranquillizzarla. Evidentemente si era accorto della sua tensione.
Shin annuì senza dire una parola.
Come no? Ci mancava solo che mettesse a repentaglio la missione per salvare lei! Decise all’istante di stare il più attenta possibile e di quadruplicare la guardia.
Dovevano recuperare un frammento di innocence che aveva scatenato tempeste di fulmini in un’isoletta poco al largo della costa. In quel momento stavano camminando verso il porto, dove li aspettava l’imbarcazione.

Quando arrivarono in prossimità dell’isola, il mare si ingrossò parecchio. Onde alte metri e metri si schiantavano tutto intorno a loro, e la barchetta di legno ballava come se fosse in un frullatore.
-Reggiti forte!- le gridò Lavi –credo che sia l’effetto dell’innocence!-
-Allora è sott’acqua?- strillò lei di rimando –vedo qualcosa che brilla laggiù!- indicò un punto in cui l’acqua sembrava più calma, e in effetti dal fondo proveniva un bagliore bianco, che rischiarava l’acqua tutto intorno.
-Come ci arriviamo laggiù, signor esorcista? Il mare è troppo mosso!- il timoniere cercava disperatamente di tenere dritta la barca, mentre i cavalloni facevano del loro meglio per disintegrare quel fragile guscio di noce.
Shin non avrebbe saputo dire cosa le fosse preso. Lavi le aveva detto di odiare l’acqua, una volta, quindi era fermamente escluso che lui si tuffasse. Il timoniere, dal canto suo, era meglio che rimanesse sulla barca: con loro due a guidarla, probabilmente li avrebbero ritrovati dall’altra parte del mondo nel giro di un giorno.
Shin sapeva nuotare, e anche bene. La casa dove viveva prima era affacciata su un lago, e lei aveva imparato a conoscerne le correnti, le onde ed i gorghi.
In mare sarebbe stato diverso, senza contare quel bailamme di tempesta, ma che alternativa avevano? Iniziò a togliersi la casacca pesante e gli stivali, poi passò ai pantaloni, rimanendo in calzoncini.
-Shin! Che cavolo stai facendo?- Lavi la afferrò per un braccio, ma lei si divincolò sorridendo. Si legò i capelli per evitare che le impedissero di vedere davanti.
-Non preoccuparti! Cercate di far arrivare la barca in quel punto!- gridò di rimando, cercando di sembrare molto più sicura di quanto non fosse in realtà.
Si tuffò, e l’impatto non fu certo dei migliori.
L’acqua era gelida, e le serrò il corpo in una morsa glaciale, impedendole per un istante di muoversi. Cercò disperatamente di recuperare la calma, e con un paio di vigorose spinte di gambe e braccia riguadagnò la superficie. La situazione al di sopra era quasi peggiore che al di sotto. Le onde si alzavano sempre di più, impedendole anche solo di vedere dove avrebbe dovuto dirigersi. Shin prese una boccata d’aria e si immerse nuovamente, spalancando gli occhi sott’acqua.
Il bagliore era ben visibile anche per lei, e iniziò a nuotare più veloce che poteva in quella direzione, la corrente che le remava contro.
Riuscì ad arrivare in prossimità della luce, e tornò in superficie per riprendere fiato. La barca ancora non si vedeva. Sperò ardentemente che la portassero lì, altrimenti sarebbero stati guai seri.
Ansimando, tirò fuori il dispositivo per creare le barriere che le avrebbero permesso di toccare l’innocence e si tuffò, nuotando verso la luce.
Riuscì a toccare il fondale quando aveva quasi perso tutte le energie. I polmoni iniziavano a bruciarle: nonostante fosse ben allenata, nuotare fin lì era stata una fatica non indifferente, e Shin iniziò a temere di essersi sopravvalutata.
Ma non poteva fermarsi, non ora.
Circondò l’innocence, che aveva la forma di una perla di grosse dimensioni, con la barriera e la prese fra le braccia, quando una corrente avversa, non più respinta dalla potenza magica, la spinse brutalmente, facendole perdere fiato.
La ragazza sentì l’acqua entrarle nei polmoni, e la vista oscurarsi sempre di più. Con le ultime forze residue scalciò un paio di volte, poi lanciò l’innocence avvolta nella barriera verso la superficie, perdendo i sensi.

-Svegliati! Svegliati! Shin!- la voce di Lavi le arrivava come da molto lontano. Sentì qualcosa di pesante che la copriva, poi provò a parlare e iniziò a tossire a più non posso, sputando tutta l’acqua accumulata.
-Così, ragazzina. Te la sei vista brutta là sotto- la voce del timoniere e sonore pacche sulla schiena le fecero capire di essere ancora viva.
-L’inno…cence- ansimò, ma risprofondò in un nuovo attacco di tosse.
-E’ al sicuro, eri tu che mi preoccupavi- fece Lavi serio, sospirando.
-Quassù era pieno di akuma, e tu non tornavi. Non farmi mai più prendere uno spavento simile- solo allora Shin notò che era bagnato dalla testa ai piedi, come se si fosse fatto la doccia vestito. Cosa assai strana, dal momento che il timoniere era quasi totalmente asciutto.
-Lavi, ma tu… odi l’acqua- balbettò semplicemente, incapace di pronunciare una frase più coerente.
Non poteva credere che Lavi si fosse buttato per salvarla.
Il ragazzo la guardò in cagnesco –e cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto lasciarti affogare?- sbuffò, poi afferrò un asciugamano e glielo mise in testa –asciugati, o ti prenderai un raffreddore. Domani mattina partiremo- disse.
In quell’istante, Shin smise inconsapevolmente di considerare il loro solo un rapporto di gratitudine, e lo stesso fece Lavi.

Note dell'Autrice:

ODDIO che palle! Dovrei studiare assiduamente il Quattrocento e il Cinquecento, ma è una vera e propria castigazione dei maroni =_______=
Non vedo l'ora di dare questo cazzo d'esame, e che Dio o chi per lui me la mandino buona!
Comunque, capitolo pieno di flashback che non so nemmeno io che ci stiano a fare, forse perchè a) dovevo allungare il brodo, come al solito b) sennò non si capisce un cavolo del rapporto fra Lavi e Shin e ciò sarebbe molto male.
Sono troppo spallata °___°
Finalmente Lavi inizia a complessarsi.
Queste note non hanno un senso, rispondiamo alle recensioni che è meglio -.-

Hellie_: si, LO SO che odi Shin XD ma la odi perchè sta con Lavi o ti sta sulle scatole proprio lei? Se penso a tutto quello che deve passare in questa fanfiction *sospira* non sono stata molto gentile X_X

Loveless: si, pur di salvare Lavi Shin rasenta il masochismo più completo, andando avanti te ne accorgerai ancora meglio XD Komui mi ha pregata di non rivangare la scenata di Shin, credo che sia andato molto vicino all'essere strangolato, però...*paura* i personaggi pucciosi sono tremendi, quando si incavolano O_O comunque si, Kanda e Shin non sono molto affiatati, anche se trasparirà comunque il mio rifiuto di fare del mio adorato giapponese una carogna senza rimedio X3 meno male che ho messo l'avviso ooc, per ogni evenienza XD

Sherly: abbi pazienza, fra poco comincerà ad accadere qualcosa XD comunque stai tranquilla, la fanfiction NON la interromperò manco morta, anche perchè ho già finito di scriverla u.u

A presto!
Baci

Bethan <3

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Capitolo 5
*** Partenza ***


-Lina, per favore! Voglio venire con voi, non voglio andare con quello!- sbuffò Shin appoggiando il mento sui palmi delle mani. La cinese la guardò seria –non posso farci niente, è stato mio fratello a decidere- sospirò –e non dovresti parlare così di Kanda. E’ un tuo compagno, dopotutto- Shin alzò gli occhi al cielo –compagno? Ma per favore, Lina! Forse è un tuo compagno, questo è sicuro, ma quello mi odia, dannazione!- si torturò una delle ciocche di capelli più lunghe sulla spalla destra. Non aveva nessuna voglia di partire in missione con quel giapponese acido e i suoi compagni d’arme. Come minimo, se si fosse trovata nei guai l’avrebbero lasciata lì senza tanti complimenti.
Linalee si alzò dal tavolo dov’erano sedute –mi dispiace, Shin, ma dovrai andare con loro. Ci ritroveremo a Edo in ogni caso, le nostre strade si incroceranno lì- sorrise, cercando di essere rassicurante, ma dal viso dell’altra non scomparve il broncio.
-Dovresti andare a salutare Lavi, piuttosto. Non lo vedrai per un bel po’- disse con un ghigno furbo. Shin si sentì avvampare e nascose le guance dietro ai capelli.
-Si, vabbè… ci andrò, più tardi- mormorò.
Linalee la lasciò sola nel buio della biblioteca.
Lo sguardo le cadde su un libro dalla copertina grigia, all’apparenza molto vecchio. Sorrise prendendolo in mano: erano secoli che non lo vedeva in giro. Lo aprì e vide il titolo scritto con una grafia piena di riccioli.
“Fiabe” diceva semplicemente. Glielo lasciava spesso Lavi sul letto quando le capitava di avere incubi. Quelle pagine erano state un rifugio prezioso, in quei momenti tremendi.
Fece scorrere lentamente le pagine, fino ad arrivare in fondo.

“E vissero tutti felici e contenti”

L’unica parte del libro che non le era mai piaciuta. Nessuno sarebbe mai vissuto felice e contento, pensò sospirando, soprattutto con un lavoro come il suo. Ma prima di andarsene si ficcò il volumetto nella giacca dell’uniforme. Forse l’avrebbe salvata dall’asocialità in cui sarebbe sprofondata durante quella missione.
Imboccò il corridoio e sparì su per le scale.

*******

Toc. Toc. Due colpi brevi e precisi.
Lavi li aveva sentiti troppe volte per potersi sbagliare.
-Entra- disse –il Vecchio non c’è- precisò, sapendo quanto timore Shin avesse per Bookman Senior. Del resto il suo maestro non si sforzava per niente di nascondere il suo disappunto ogni volta che li vedeva parlare.
Lavi doveva ammetterlo, qualche volta l’intuito del vecchio era irritante.
Shin entrò di soppiatto, muovendosi cautamente e silenziosamente come le sue liane fra i fogli e i libri sparsi dovunque.
-Sono venuta a salutarti, ci mandano in missioni separate- disse tutto d’un fiato. La matita che Lavi teneva distrattamente in bocca cadde sul materasso e poi a terra con un tintinnio.
-Ti mandano con Kanda?- chiese incredulo. Shin annuì mesta –e non fare quella faccia, o sarà ancora peggio. Mi tocca, non può farci niente nemmeno Linalee- disse, prevenendo il suggerimento del rosso. Poi sospirò e si sedette in terra guardandosi attorno.
-Quando deciderete di mettere un po’ d’ordine qui dentro?- il crollo dell’ennesima pila di fogli fece da eco alle sue parole. Pagine bianche la sommersero, ricoperte da una scrittura fittissima.
“Non è altro che questo, Lavi. Inchiostro nero su fogli bianchi” quel pensiero lo colpì improvvisamente, le parole che il suo maestro gli aveva detto più volte, vedendo Shin immobile in mezzo al turbinio impazzito di pagine, in attesa che si posassero.
“No” pensò subito dopo “lei non è solo questo” chiuse gli occhi, li riaprì e se la ritrovò davanti sbuffante –atterreranno mai tutte?- imprecò cercando di afferrarle. La maglia larga che indossava le calò dalla spalla sinistra, e dal contorno marrone spuntò chiarissima la cicatrice. Lavi si sentì stringere lo stomaco. Shin intercettò il suo sguardo e si tirò su in fretta e furia la manica, tossicchiando.
-Beh, sarà meglio che vada. Devo prepararmi psicologicamente- sospirò alzandosi. Lavi si tirò su a sedere di scatto e le afferrò un braccio. La vide voltarsi sorpresa.
-Che ti prende?- chiese, scrutandolo, il cuore che andava a mille. Il rosso abbassò gli occhi, poi la lasciò andare.
-Niente, sta’ attenta- mormorò fissando il pavimento.
Vide solo fogli bianchi e inchiostro nero.
-Ehi- come se avesse intuito i suoi pensieri, Shin si frappose fra lo sguardo di Lavi e le pagine –ci vediamo a Edo. Cerca di non farti ammazzare- ammiccò e gli scompigliò i capelli. Il ragazzo udì la porta chiudersi poco dopo.
“Lei non è inchiostro”
Si prese la testa fra le mani.

*******

-Ehi, ma hai sentito almeno una parola di quello che ho detto?- Kanda la rimbrottò acidamente e Shin distolse controvoglia lo sguardo dalla pietra verde del ciondolo che portava al collo.
-Si, ti ho sentito- disse annoiata –e in ogni caso so leggere, non c’è bisogno che mi tratti come una minorata- sbuffò guardando fuori dal finestrino. Lo schiocco secco del palmo della mano del giapponese sulla parete di legno della carrozza la fece voltare nuovamente.
-Questo non è un dannatissimo gioco! E’ una missione pericolosa, possono esserci i Noah sulle tracce dei generali! Quel coniglio demente ha fatto proprio un bel lavoro con te- sbottò. Shin lo fissò in tralice –non parlare di Lavi in questo modo. So benissimo cosa devo fare e perché. Non credere di essere l’unico ad avere un minimo di cervello, sempre ammesso che tu ce l'abbia. E' tutt'altro che scontato, sai?- replicò altrettanto acida e scocciata. L’esorcista grande e grosso a fianco di Kanda si frappose fra loro due –adesso basta, ragazzi. Dobbiamo concentrarci, non litigare. Non sarà d’aiuto per nessuno inframmezzare la missione con le nostre beghe personali- disse con voce calma. La ragazza annuì, sforzandosi di non cedere ai propri propositi omicidi, e fissò di nuovo gli occhi sui bagliori smeraldini del ciondolo.
Aveva forma sferica, e ricordava perfettamente il giorno in cui se l’era messo al collo.

*******

-Shin, lo stai guardando da mezz’ora. Ti piace davvero così tanto?- Lavi ridacchiò nel vedere lo sguardo avido della ragazzina posarsi ogni tre per due sulla lucente pietra rotonda che aveva appena raccolto fra i sassi.
Le onde del mare sciabordavano dietro di loro, mentre facevano il solito giro di ricognizione in quel posto sperduto. Shin annuì, ma distolse bruscamente gli occhi, arrossendo.
Il rosso scrutò la pietra ancora per un momento: era una sfera perfetta, probabilmente il residuo di qualche gioiello perduto, ed era di un verde intenso e brillante.
-Non è così importante. La trovo bella, tutto qui- mormorò lei a bassa voce, guardando l’orizzonte. I capelli ancora lunghi le scivolavano fino a metà schiena, scompigliati dal vento.
Lavi gliela lanciò con un movimento improvviso –beh, prendila pure allora- le sorrise –non penso proprio che possa essere legata all’innocence, altrimenti gli akuma ci avrebbero già scovati- le dita di Shin l’afferrarono al volo poco prima che cadesse.
-Non la lanciare così!- esclamò agitata, guardandolo male. Il rosso osservò come quella serietà somigliasse a quella innocente dei bambini. Shin aveva pressappoco la sua età, ma come per certi versi sembrava molto più grande, in alcune espressioni tirava fuori l’infanzia non ancora finita.
-Si può sapere perché ti piace tanto?- le chiese dopo un po’, vedendo che continuava a fissarla come ipnotizzata. Shin voltò la testa verso di lui, piantando gli occhi grigi nel suo, fissandolo ostinatamente.
-Ehi, che ti prende?- balbettò lui, ma così com’era venuta quell’ostinazione se ne andò e la ragazza tornò a fissare il gioiello.
-Mi piace e basta- sussurrò.
Lavi decise di lasciar perdere.
Shin aveva pensato che non poteva dirglielo.
Non poteva dirgli che le piaceva così tanto perché quel verde era lo stesso che vedeva tutte le volte che lo guardava negli occhi.

Note dell'Autrice:

Oddio che ansia.
No, non per il capitolo, ma per il fatto che martedì ho il primo esame della mia vita e sto decidendo se suicidarmi con un colpo di pistola o con la cicuta.
O forse sono meglio prima i sonniferi E POI la cicuta?
Vabbè, comunque... sono conscia di esser stata di una bastardaggine assoluta con questo capitolo: potevo farlo lungo il triplo e metterci anche la missione, però ho deciso che dovevate soffrire con me e aspettare u.u l'azione si sta avvicinando, i perseveranti verranno premiati (oddio, Dante-mode, fuori dalla mia testa!! ç___ç)!
Rispondiamo alle recensioni che è meglio =.=

Loveless: no, non è Yeegar, anche se ci avevo pensato... però Yeegar muore pochissimo prima di questo punto del manga, e dal momento che Shin sono tre anni che è nell'Ordine tornava male farcelo incastrare XD
Beh, non che abbia qualcosa contro il panda (anzi, è uno dei miei personaggi preferiti) però è chiaro che se il futuro bookman inizia a cambiare bandiera lui un po' il rompicoglioni (anzi, un po' tanto XD) lo deve pur fare! u.u
Se ti piace Shin coraggiosa, nei prossimi capitoli sarai sistemata ^___^

Sherly: incredibile come in questo capitolo abbia fatto una Shin che nega il principio primo delle fiabe disney (il finale "e vissero ecc ecc..") e che venti righe dopo si comporta come la più demente fra le principesse adoranti çAç tutto ciò non ha un senso X___X e l'esame si avvicina... ODDIO! T___T

Ringrazio kano_chan che continua a seguire la ff anche senza recensire (sono contenta che ti piaccia ^^) e Hellie_ che si è arresa all'evidenza che una ff con un altro oc che va con lavi le fa specie XD grazie per averla seguita fin qui, comunque ^^

Grazie a chi la segue in generale, commentate che un commento fa sempre piacere!

Baci!
(Pregate per me ç________ç)
Bethan <3

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Capitolo 6
*** Giochiamo, esorcista ***


-Siamo arrivati- l’esorcista enorme le sorrise scuotendola gentilmente. Shin si stropicciò gli occhi: senza accorgersene si era addormentata.
-E’ qui che il generale Tiedoll è stato visto per l’ultima volta?- chiese con la voce ancora assonnata. Marie annuì –si. A quanto ne sappiamo, si è diretto verso un’altra cittadina più vicina al mare, ma data la concentrazione di akuma in questo posto i finder si sono rifiutati di portarci più in là- mormorò. La ragazza sbuffò scuotendo la testa –c’è stato un calo di qualità da quando sono diventata esorcista o cosa? Komui dovrebbe ricordarsi che come non tutti possono essere esorcisti, non tutti possono essere finder- sbottò. L’irritazione che la presenza di Kanda e la situazione generale le avevano messo addosso iniziavano a farsi sentire –dovrebbero essere consapevoli dei rischi che corrono- una mano sulla spalla la bloccò. Daisya Barry, un tipetto basso e con un campanello per innocence, le sorrideva amichevolmente. Sembrava un folletto, pensò.
-Non tutti hanno un motivo per farlo grande quanto il tuo, Shin- disse –tante volte sono solo disperati che il supervisore non ha il coraggio di mandar via-
-Di’ piuttosto che non vuole ritorsioni nel caso decidano di trasformarsi in akuma e allora vuole tenerli d’occhio- Kanda balzò giù dalla carrozza –se avete finito con i vostri discorsi fondamentalmente inutili, avremmo una città da setacciare- sbottò avviandosi e dando loro la schiena.
Shin alzò un pugno –io quello lo…- ringhiò, ma un’esplosione improvvisa dietro di loro li fece volare via di una decina di metri.
La ragazza sbattè violentemente contro una parete, e le sue liane le evitarono per un pelo di essere colpita dai frammenti del proiettile.
-Nascondetevi, presto!- la voce di Marie risuonò nella ricetrasmittente, e Shin si buttò a capofitto dietro un muro diroccato, ansimando.
-State tutti bene?- sussurrò. Le risposero voci d’assenso, ma ne mancava una.
-Dov’è finito Barry?- cercò di parlare più piano possibile, mentre sentiva gli akuma avvicinarsi.
-Non ne ho idea, e non risponde- la voce di Marie fece voltare i nemici in blocco, e Shin si ritrovò a fissarne almeno cinque o sei.
Prima ancora che potessero fare una mossa, le liane verdi erano spuntate dal terreno e si erano irte di spine lunghissime, nere come il carbone. Gli akuma, anche se solo sfiorati, andarono immediatamente in frantumi.
-Mi hanno trovata, Marie! Devo togliermi di qui, vado a cercare Barry!- gridò sfoderando il pugnale. La lama di giada mandò un bagliore cupo mentre sfoderava l’innocence.
Le liane seguirono i movimenti dell’arma, trafiggendo tutti gli akuma nelle vicinanze, poi Shin si aggrappò ad una di esse e si fece scagliare il più lontano possibile.
Atterrò in uno spiazzo vuoto e si mise a correre, le ferite che la caduta le aveva procurato le dolevano su tutto il corpo.
-Barry! Dannazione, dove diamine sei finito?- ansimò. L’orecchino-radio mandava ormai solo un flebile scricchiolio, finchè non fu interrotta la comunicazione anche con gli altri due.
“Accidenti. Devo sbrigarmi” pensò correndo.
Ad un tratto la ricetrasmittente diede di nuovo segni di vita.
-Shin… sei?... qui…- si sentiva malissimo. La ragazza si appoggiò a una casa per riprendere fiato –non so dove sono. Ho seminato gli akuma, ma ho corso alla cieca. Ditemi un posto dove trovarci- sussurrò.
-Porto… alba…- furono le uniche parole che riuscì a distinguere prima che la comunicazione si interrompesse di nuovo.
-Maledetti congegni fallimentari! Dovevo entrare nella sezione scientifica, altro che esorcista!- imprecò piano, procedendo a tentoni nel buio. Non si vedeva una luce neppure dalle case: era evidente che tutti gli abitanti o erano fuggiti, o erano morti, o erano finiti a ingrossare le file degli akuma.
Si bloccò improvvisamente quando sentì delle voci dietro ad un angolo.

-Uccidere è così divertente, esorcista… perché non dovrei farlo?- una voce suadente minacciava Barry, che replicava con suoni sconnessi. Shin non ci pensò su un istante e girò l’angolo.
-Lascialo stare!- gridò. Un uomo giovane e di bell’aspetto, con lucidi capelli neri e una serie di croci in fronte si voltò a guardarla stupito. I suoi occhi, di un colore innaturale, dorato, le fecero salire brividi incontrollabili lungo la schiena.
Erano quelli di un uomo, inequivocabilmente, ma allo stesso tempo erano quelli di un mostro.
-Shin, no! Va’ via, raggiungi gli altr…- l’urlo dell’esorcista fu spezzato dalla mano dell’uomo che si infilò dritta nel suo petto, estraendone quasi subito un oggetto lucente e una fontana di sangue.
Shin non riuscì a far altro che fissarlo atterrita, tremando. Non aveva mai visto niente del genere, non sapeva chi fosse quel tipo, ma la terrorizzava.
-Chi diavolo sei, tu?- mormorò, cercando di non far trapelare la paura che le attanagliava le gambe.
L’uomo sorrise con denti bianchissimi, avvicinandosi a lei. La ragazza non mosse un muscolo, sapeva che sarebbe stato inutile, e in ogni caso era paralizzata dalla paura.
-Conosci i Noah, ragazzina?- sussurrò quello, subito prima di trapassarle il petto con una mano.
Shin sussultò violentemente, ma poi si accorse di non sentire dolore. Era come se nel proprio corpo non ci fosse niente di estraneo, ma vedeva chiaramente la mano dell’uomo che la attraversava.
-Sai qual è il mio potere, ragazzina?- sussurrò quello. Shin negò con la testa, terrorizzata. Avrebbe tanto voluto che la uccidesse e la facesse finita.
-Prendo solo ciò che voglio prendere- continuò lui –se volessi strapparti il cuore, potrei farlo, ma non sarebbe divertente ucciderti così su due piedi-
-Di’ piuttosto che non hai il coraggio di farlo, sporco bastardo- gli sputò in faccia lei. Il terrore l’aveva resa incosciente, ma sapeva benissimo che quella sarebbe stata la sua fine in ogni caso. Meglio uscire di scena con stile, pensò tremando.
Il volto del giovane si trasfigurò, diventando una maschera orribile. Un ghigno si allargò lungo tutto il volto –vediamo un po’ cosa c’è qui dentro!- esclamò. Shin si sentì risucchiare in un immenso vuoto, e fu avvolta da un’oscurità densa e terribile.
Finì tutto all’improvviso. La mano del Noah uscì dal suo petto, reggendo una sferetta color rosso fuoco, ma senza lasciare alcun danno.
-Ah, e così la cosa più importante che hai è quel ragazzo, eh?- mormorò come sovrappensiero, rigirandosi la sferetta fra le dita.
Shin capì di schianto cosa aveva fatto.
Le aveva frugato nella mente, e aveva trovato Lavi.
-Cosa intendi fargli?- sussurrò. L’avrebbe impedito. L’avrebbe impedito in ogni modo, a costo di rimetterci la vita.
-Oh io niente. Voglio solo giocare un po’- il ghigno ricomparve sul suo volto –questa sfera contiene, diciamo… la tua essenza vitale. Non fare la finta tonta, lo vedo che hai un cervello- continuò conciliante –sai che affronterete molti pericoli, e non è detto che non ci rivedremo mai più-
-Arriva al dunque e smettila di blaterare- sibilò lei. Quello alzò le braccia in segno di finta resa, sorridendo –potrebbe succedere che il tuo amico cada per mano nostra, e sarebbe spiacevole vedere un tale struggimento su un così bel viso- una mano guantata di bianco si avvicinò a sfiorarle la guancia. Shin si ritrasse. Iniziava a capire.
-Perché lo fai?- sussurrò. Non aveva logica. Non aveva logica prendere la sua essenza vitale o quello che era per uno scopo per il quale lei avrebbe dato comunque vita e innocence in blocco.
-Perché, mi chiedi? Perché io adoro i giochi- sussurrò quello –voglio proprio vedere quanto coraggio alberga in voi esorcisti. Se il tuo amico cadrà, tu potrai scegliere di donargli questa, perdendo la tua vita- continuò, facendo scintillare la sfera rossa e infilandosela in tasca.
-E se non fosse necessario?- mormorò lei.
-Sei tu che ti sei praticamente consegnata nelle mie mani, giovane esorcista. Dovresti ringraziarmi per non averti uccisa subito, dandoti la possibilità di rivederlo- quelle parole la colpirono come un pugno. Come aveva fatto a prenderla così alla leggera? Il terrore doveva averle scombinato il cervello.
Quella sfera sarebbe rimasta a lui, qualsiasi cosa fosse successa. Avrebbe sì potuto usarla, ma in ogni caso la sua vita era nelle mani di quel tizio.
-Facciamo così, detesto vedere l’angoscia sui volti femminili. Vi si addicono ben altre espressioni- mormorò con uno sguardo eloquente. Shin ebbe un brivido.
-Ti farò una premonizione: ci vedremo ancora- disse piano –se per quell’occasione saprai divertirmi, ti restituirò questa sfera, a meno che tu non decida di usarla prima- ora il suo volto era tornato ad assumere un’espressione quasi normale.
-Tu sei un alleato del Conte. Non posso fidarmi di te- sussurrò lei, ben consapevole di non avere scelta.
-Hai altra scelta?- le parole del Noah le arrivarono come se avesse letto nei suoi pensieri un’altra volta. La ragazza tacque.
-Benissimo. Se saremo distanti e vorrai che io la usi, non dovrai far altro che evocare l’innocence e pensare “Tyki Mikk, usala”. Si stabilirà una connessione fra te e quest’oggettino, e sarà come se le nostre menti fossero collegate- con un sorriso soddisfatto, il Noah abbassò la falda di cappello in segno di saluto e si inoltrò nel buio, lasciandola sola.
Shin scivolò fino a cadere a terra in ginocchio, iniziando a singhiozzare piano, il corpo di Barry giaceva esanime poco più avanti, sul selciato bagnato di sangue.



Note dell'Autrice:

Ok, con l'esame imminente mi stavo quasi scordando di aggiornare T__T
Iniziamo a vedere un po' d'azione, finalmente! Sto iniziando a dimostrare il mio sadismo d'autrice, la mia povera Shin ne passerà di cotte e di crude da questo capitolo in poi... devo ammettere che l'idea del giochino con Tyki mi ha salvata in corner, quando arrivai a scrivere di questo punto non avevo la più pallida idea di come mandare avanti la storia, quindi ho fatto quello che faccio sempre: ho inventato XD

Vi saluto che torno a Montale, grazie a Sherly per la recensione (meno male che ci sei tu che commenti, sennò si che questa ff sarebbe deprimente T___T)!

Un bacio dalla vostra esaurita e sclerata Bethan.


*si accascia al suolo*

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Capitolo 7
*** In acqua ***


Lavi sussultò violentemente, come se il suo cuore avesse mancato qualche battito.
-Lavi? Tutto ok?- Linalee e Allen lo scrutavano preoccupati. Il rosso sorrise, scuotendo la testa.
-Non è niente… credo- disse –stavo per avere un colpo di sonno- nessuno dei due l’aveva bevuta, ed era evidente, ma Lavi davvero non avrebbe saputo dire cosa gli fosse preso.
Aveva un gran brutto presentimento.
Guardando fuori dal finestrino la sua immagine gli arrivò nella mente, in un vicolo immerso nell’oscurità, coperta di sangue, terrorizzata.
-Dannazione! Ma che cavolo succede?- gridò, scattando in piedi. Gli altri lo guardarono con tanto d’occhi, e rapidamente com’era venuta la visione sparì, restituendogli il panorama notturno che si intravedeva fuori dal finestrino del treno.
Si ributtò a sedere sbuffando, preoccupato. Non se l’era immaginata, né la visione né la sensazione di terrore folle che l’aveva colpito come un pugno.
Shin era nei guai, e in guai grossi, ma lui in quel momento non poteva farci nulla.
Quel pensiero gli mise addosso un enorme senso di frustrazione. Decise di alzarsi e di andare a sgranchirsi le gambe su e giù per il treno.
-Torno subito- borbottò, precipitandosi fuori dallo scompartimento.
Sentì il Vecchio raggiungerlo poco dopo.
-Cos’hai visto, Lavi?- chiese. Il ragazzo scosse la testa –non lo so. Probabilmente sono solo stanco- cercò di evitare il discorso, sapendo ciò che sarebbe inevitabilmente seguito alla sua affermazione.
-Lavi, non farti coinvolgere. Attieniti al tuo ruolo- mormorò Bookman Senior, prima di allontanarsi.
Il suo ruolo, già. Ma qual era diventato, il suo ruolo, da quando Shin era entrata nella sua vita?

*******

-Ehi, eccola!- Marie alzò gli occhi e vide la figura minuta di Shin avvicinarsi barcollando. Lui e Kanda le si fecero subito vicini.
-Che cos’è successo, dov’è Barry?- chiese il moro, ma la ragazza scosse la testa, tremando come un’ossessa.
Marie le mise un braccio attorno alle spalle –va tutto bene, sei al sicuro adesso- disse con tono rassicurante. Ottenne solo un altro scuotimento di testa.
Non era al sicuro, e non lo sarebbe stata mai più.
-Barry è morto- cercò di imprimere forza alla sua voce, ma le uscì solo un sussurro strozzato –è stato Tyki Mikk- non riuscirono a cavarle di bocca altro. Persino Kanda, che non era mai stato accomodante, soprattutto con lei, si astenne da ogni commento acido: era evidente che c’era qualcosa che non aveva detto, e che presumibilmente la riguardava, ma non era quello il momento per farle un interrogatorio.
Marie se la caricò in spalla e si diressero verso l’uscita della città opposta a quella da cui erano entrati, che si dirigeva verso il porto. La ragazza non smise un attimo di tremare.

-E così Daysia è morto?- la voce addolorata del generale echeggiò fra le raffiche di vento. Shin lo guardò disegnare senza dire una parola.
Quando fu il momento di rimettersi in cammino, per la prima volta da quando erano usciti dall’attacco degli akuma fece udire la sua voce.
-Io non vengo- disse, rimanendo ferma in piedi. I tre si guardarono allibiti.
-E dove vai, piccola? Se rimarrai con noi sarai protetta, non ti succederà niente- il generale le si fece vicino, ma Shin si scansò bruscamente, scuotendo la testa.
-Io vado da Lavi. E se qualcuno prova a fermarmi lo ammazzo- mormorò. Le liane sbucarono di schianto dal terreno, separandoli, irte di spine.
-Che cavolo stai facendo? Sei impazzita, forse? Sono dall’altra parte del mondo!- gridò Kanda, ma Shin rimase dietro la barriera di liane, impassibile.
-Quel cretino di Lavi non ti considererà di più se li rallenterai di una settimana per un capriccio idiota!- sbottò il giapponese. Un filamento spinato sgusciò vicinissimo alla sua guancia, mentre Shin scoppiava in una risata amara.
-“Capriccio idiota”, hai detto? Tu non sai niente- gridò, mentre la voce le si spezzava –smettila di tentare di umiliarmi, sei solo patetico! Evita di mettere in risalto quanto poco tu in realtà sappia- disse dura, voltando loro le spalle. Sentiva le lacrime avvicinarsi sempre di più, ma non voleva cedere. Non voleva farsi vedere da loro così debole.
-Ferma l’invocazione. Nessuno di noi ti fermerà- la voce salda del generale non ammetteva repliche. Guardò i suoi allievi seriamente –noi possiamo cavarcela. Andremo a Edo per la strada più lunga- Kanda e Marie fecero per aprire bocca, ma Tiedoll lanciò loro un’occhiataccia prima di rivolgersi nuovamente a lei.
-I giochi di Tyki Mikk sono pesanti da portare avanti, piccola. Ma tutto ciò che so di lui è che è onesto nella sua pazzia. Terrà fede a ciò che ti ha detto- disse. Shin chinò la testa senza voltarsi, ma disattivò l’innocence e le liane scomparvero.
-Grazie- mormorò, rivolta a Tiedoll. Poi corse verso il porto, senza voltarsi indietro.

*******

-Maledizione! E’ un livello tre, i nostri attacchi non lo stanno neanche scalfendo!- Lavi balzò sul ponte, schivando l’ennesimo attacco dell’akuma. Crowley piombò di fianco a lui ferito e ansimante.
Lavi roteò il martello, pronto a sferrare un altro inutile attacco, ma Linalee lo fermò.
-Ci penso io a lui, Lavi! Voi proteggete la nave dagli altri akuma!- gridò. Evocò i dark boots e saltò giù dal ponte, attirando l’attenzione del nemico.
-Linalee, no! Sei ferita!- il rosso si sporse dal ponte, ma la ragazza era già lontana.
-Lavi, attento!- il grido di Miranda lo fece voltare di scatto e vide l’attacco di un altro akuma arrivargli dritto addosso: non ce l’avrebbe mai fatta a schivarlo.
Chiuse gli occhi, ma il colpo che si aspettava non venne, sostituito invece dal rumore di un corpo che si frantumava.
-Lavi, dannazione! Prima o poi dovrai ripagarmi!- spalancò gli occhi: non poteva crederci.
-Shin! Che ci fai qui, non eri con Kanda?-
Una liana saettò vicino al suo orecchio, andando a colpire con le sue spine un akuma che stava per attaccarlo alle spalle. Shin lo fissò infuriata –ti sembra il momento di fare delle dannate domande? Dove sono Allen e Linalee?- gridò.
Lavi si sentì un peso nello stomaco: avrebbe pure dovuto dirle di Allen, prima o poi.
-Allen non c’è, e Lina è laggiù- indicò la sagoma nera dell’akuma che combatteva contro la ragazza all’orizzonte, e vide Shin rimanere sbigottita.
-Che cosa? Ma non ce la farà mai da sola, quello è un livello tre!- aveva appena finito di parlare che la nave si inclinò paurosamente, come se fosse trascinata verso il basso.
-E ora che succede?- gridò Crowley, reggendosi per non scivolare. Shin pensò che avrebbe volentieri preso a testate il muro.
Possibile che non gliene andasse mai bene una?
-E’ la dark matter di quell’affare, mi ci gioco la pelle- mormorò –cercate di tenere a galla la nave, vado a aiutare Linalee- disse, saltando sul ponte.
Una scia di liane si districò sulla superficie nera dell’acqua, come una passerella.
-Shin, non andare anche tu. Non sei abbastanza forte- Lavi cercò di trattenerla, ma con sua sorpresa la ragazza si liberò con un violento strattone, lanciandogli un’occhiata fulminante.
-Piantatela di dirmi che sono un’incapace. Non me ne frega niente del mio grado di abilità, non ho intenzione di lasciare che uno di noi affronti da solo una cosa del genere!- sbottò risentita, poi gli voltò le spalle e corse verso Linalee.
Lavi si incantò a fissare la linea obliqua dei capelli della ragazza, finchè il suo maestro non gli diede una sonora bastonata.
-Ne abbiamo già parlato, Lavi. Smettila- disse secco. Il rosso sussultò, poi annuì distrattamente.
Non se l’era immaginata, dunque. La paura albergava negli occhi di Shin, l’aveva vista chiaramente: paura per se stessa e per qualcos’altro che Lavi non era riuscito ad identificare. Era come se quegli specchi che riflettevano sempre si fossero oscurati e fosse possibile guardarvi all’interno.

*****

Vedeva solo buio, e sentiva un freddo cane. L’acqua la sommergeva da tutte le parti, e sapeva che anche Linalee doveva essere là, ma non riusciva a raggiungerla. Si sentiva il corpo immensamente pesante.
Una luce alla sua destra le rivelò la presenza della ragazza, e la vide avvolta da una sorta di pietra trasparente.
“Ma che cavolo…” pensò di avere le allucinazioni. Ormai era prossima a perdere i sensi, lo sentiva, eppure continuava a sperare che quella fosse davvero la sua compagna e che non fosse morta.
Con un ultimo sforzo evocò l’innocence: le liane afferrarono la pietra e la trascinarono verso la superficie dell’acqua. Sentì le forze prosciugarsi completamente. Era la fine.
Non avrebbe più visto Lavi, e forse per lui sarebbe stato meglio così.
Al diavolo Tiky Mikk. Alla fine non sarebbe stato lui a farle la pelle.
Sprofondò nella gelida oscurità, e non sentì più niente.

*******

Vide l’attacco dell’akuma diretto esattamente verso il corpo di Lavi. Non poteva mancarlo. Il ragazzo non si muoveva, era pieno di ferite ed era un bersaglio decisamente facile.
Shin non pensò a niente, prima di agire. Non pensò che avrebbe potuto essere l’ultima cosa che faceva, non pensò che il virus l’avrebbe sicuramente uccisa, non pensò che fosse una cosa inutile.
Si slanciò contro il ragazzo, parando il fendente dell’akuma col proprio corpo.
Fu allora che quel pugnale che aveva trovato nel castello si illuminò, e che attorno a lei sbocciarono fiori rossi come il sangue.
Sentì un dolore terrificante alla schiena, che la fece urlare e che le fece perdere i sensi.
Ma quando si svegliò non era morta.
L’innocence l’aveva salvata, e lei aveva salvato Lavi.

Note dell'Autrice:

Dunque, esordisco con una cosa che non c'entra un tubo con la ff: HO PASSATO L'ESAMEEEEEEEE!!! *piange di gioia* çAç grazie a Dio!
Ok, adesso che vi ho resi partecipi della mia contentezza, vi lascio con questo capitolo in cui non succede niente di così rilevante... ma le disgrazie della mia povera protagonista sono tutt'altro che finite, leggendo il seguito mi sono resa conto di essere stata una vera carogna °___° vabbè, ormai l'ho scritta XD

Rispondiamo ai commenti (e poi andiamo a dormire per un mese di fila con un'iniezione dritta in vena di linguistica per studiare nel sonno X____X):

Loveless: Tyki Mikk ha salvato questa storia, decisamente. Ero arrivata a un punto che non sapevo proprio cosa cavolo inventarmi per non fare un plagio della mia ff precedente (anche le arrampicate sugli specchi hanno una fine, prima o poi!) e poi mi sono ricordata della sua esistenza!! *___* l'unico momento della mia vita in cui non l'ho odiato a morte, credo .___.
Se sono le disavventure di Shin che vuoi, ne avrai a bizzeffe! Sono stata un po' cattiva ^_^''

Sherly: visto che ho messo il capitolo senza note depresse?? ^____^ grazie ancora x essere venuta oggi! <3

Ciao a tutti!

Bethan

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Capitolo 8
*** Scelte ***


-Si faccia forza, signorina Shin!- una voce accorata le rimbombò vicino all’orecchio sinistro, e le sembrò come se lava bollente le avesse invaso i polmoni.
Saltò di scatto a sedere, iniziando a tossire a più non posso.
E con questa facevano due volte che aveva rischiato di annegare. L’acqua la odiava, decisamente, pensò.
-Grazie al cielo! La signorina si è svegliata, invero, miss Miranda- Shin si stropicciò violentemente gli occhi, ma aveva la vista appannata e respirava male.
Sentì una mano sfiorarle delicatamente la spalla –devi riposare. Sei rimasta svenuta molto a lungo, pensavamo che non ci fosse più niente da fare- la ragazza si voltò, trovandosi faccia a faccia con una donna dall’aspetto gentile.
-Io sono Miranda, e questo è Aleister Crowley. Siamo due nuovi esorcisti- disse. Shin le tese una mano, impacciata –Shin- disse semplicemente, rischiando di soffocare anche per quell’unica parola. Ricominciò a tossire.
Poi un pensiero la colpì in pieno. Si agitò, incapace di parlare.
-L..Lina..- balbettò. Miranda le sorrise –l’ha trovata un alleato, protetta dalle tue liane. La tua evocazione è rimasta attiva anche dopo che avevi perso conoscenza, è per questo che ti senti così debole adesso- spiegò. Le porse una tazza fumante, e la ragazza sentì un odore dolce spandersi per tutta la cabina. Sorseggiò piano la bevanda, godendo dell’effetto benefico che il calore aveva sulla sua gola.
-Si è svegliata? Dannazione, e nessuno mi dice niente? Fatemi entrare, subito!- le grida di Lavi si sentivano anche con la porta chiusa. Shin abbassò la testa, poi fissò la donna negli occhi e indicò la porta.
-Se non ti senti troppo stanca- disse lei, fissandola seriamente. La ragazza scosse la testa.
Stanca? Cos’era la stanchezza, dopo tutto quello che aveva passato in quella giornata? Se il suo problema maggiore fosse stato la stanchezza, probabilmente sarebbe stata ben felice di essere stanca a vita.
Miranda si diresse verso la porta, aprendola e lasciando passare Lavi, poi uscì lasciandoli soli.
Shin non riusciva a guardarlo in faccia. Era come se si sentisse in imbarazzo, non riusciva a capire da dove venisse tutta la preoccupazione che Lavi aveva per lei. Tenne gli occhi fissi sul lenzuolo.
Lavi si sedette sul bordo del letto senza dire una parola, guardandola. La ragazza vide le bende fuoriuscire un po’ dappertutto, sporche di sangue, e si sentì stringere lo stomaco.
Avrebbe dovuto rimanere sulla nave con lui, era quello il suo posto.
Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, le braccia di Lavi l’avevano circondata, e Shin si ritrovò con la testa appoggiata al petto del ragazzo. Gli strinse un braccio, incapace di dire alcunché.
Pensò a quante volte era stata vicina a morire, pensò a come vi fosse vicina in quello stesso momento, e al fatto che non era tanto la morte a preoccuparla, quanto il fatto di non poterlo rivedere più.
E molte domande trovarono risposta.
Chiuse gli occhi, e sentì il cuore di Lavi battere forte, un suono ritmico e dolce.
-Non farlo, Lavi…- mormorò.
-Fare che cosa?- la voce del ragazzo era stupita.
-Non diventare Bookman- Shin sentì le braccia di lui contrarsi attorno alle sue spalle.
-Perché dici questo?-
-Perché Bookman non ha un cuore. E io non voglio che questo suono si interrompa- appoggiò una mano sul suo petto.
Lavi non disse più niente. Rimasero semplicemente vicini.

*******

Alloggiarono in una locanda squallida nel porto di Edo, giusto un paio di giorni per concedere a Shin e a Linalee di riprendersi. Le due ragazze erano in camera assieme a Miranda, ma nessuna delle tre aveva voglia di parlare.
Shin si buttò sul letto, fissando il soffitto con gli occhi spalancati.
Cosa le era saltato in mente di dire a Lavi quelle cose? Se solo Bookman Senior fosse venuto a saperlo avrebbe potuto portarlo via, pensò maledicendosi. Senza contare che quella di diventare Bookman non doveva essere una scelta facile in ogni caso, a Lavi non serviva certo una povera disperata che gli mettesse dei dubbi.
-Shin?- la voce di Linalee la chiamò. La ragazza si voltò, distratta.
-Stai sfasciando quel povero maglione- le fece notare la cinese con un lieve sorriso –se qualcosa ti turba puoi parlarne con noi, forse è meglio che rimanere senza vestiti- Shin abbassò lo sguardo: l’orlo inferiore della manica sinistra era completamente scucito, e le sue dita giocherellavano con tutti i fili che uscivano da un ampio strappo. Sospirò.
-Non preoccuparti, Linalee. Anche voi avete i vostri crucci, non mi va di fare sempre la parte della bambina- disse. Fuori dalla finestra il sole stava tramontando, lasciando scie rosa e arancio contro l’azzurro del cielo.
-C’entra Lavi?- Linalee non aveva intenzione di demordere, e anche negli occhi della riservatissima Miranda balenò un lampo di curiosità.
Shin, rassegnata, annuì, ma giurò di non scucire una sillaba a proposito di ciò che era successo prima che li raggiungesse.
Ci mancava solo che si venisse a sapere di una cosa simile. Non appena il pensiero la colpì, lo stomaco sembrò farsi di piombo: avrebbe potuto ucciderla in quell’esatto istante.
Scattò a sedere, sobbalzando. Un oggetto pesante cadde dal materasso. Shin riconobbe il libro e si chinò a raccoglierlo, stupita –credevo che con tutta quell’acqua fosse andato in poltiglia- mormorò. Linalee e Miranda si scambiarono un’occhiata che la preoccupò ancora di più della misteriosa ricomparsa del volumetto grigio.
-Ehi, che c’è?- chiese titubante.
Linalee la guardò seriamente –Lavi si ricordava a memoria tutto il libro. Lo ha riscritto mentre eri svenuta, dopo che Crowley ti ha ripescata- a quelle parole, Shin dovette fare uno sforzo sovrumano per non mollare il discorso a metà e fiondarsi nella stanza al piano di sopra –ha detto che probabilmente ti sarebbe dispiaciuto non averlo più-.
La ragazza si lasciò cadere con le spalle appoggiate al muro. Le ferite le rimandarono una serie infinita di fitte, ma non ci badò.
-E’ stato accanto al tuo letto per quasi tutta la notte- il sussurro di Miranda quasi risuonò da tanto che era denso quel silenzio.
Shin perse quasi la pazienza, esasperata –sentite, è inutile che mi propinate una sequela infinita di allusioni- sbottò –è una situazione senza speranza-
-Se così fosse, Lavi non si comporterebbe in questo modo con te- Linalee continuava a guardarla negli occhi –pensaci, Shin. E’ sempre stato gentile con tutti, ma soltanto con te ha un certo atteggiamento- disse.
-Gli porterà solo guai. Lui è il futuro Bookman, Lina. Che speranze ho io, rispetto a una scelta di vita?- sbuffò lei, alzandosi in piedi –vado a fare un giro. Ci vediamo a cena- disse, e senza aspettare risposta infilò la porta.
-Le scelte di vita si possono cambiare, Shin- il sussurro di Linalee le arrivò alle orecchie poco prima che la porta sbattesse alle sue spalle.

Lavi sentì lo scalpiccio dietro di sé, troppo allenato a riconoscerlo per potersi permettere di sbagliare. Le onde si infrangevano sul molo ricoprendolo di spruzzi, e il vento gli faceva volare i capelli da tutte le parti.
-Non hai ancora visto abbastanza acqua?- Shin stava in piedi di fianco a lui, scrutando i cavalloni.
-Potrei rigirarti la stessa frase- mormorò Lavi in risposta, e la ragazza soffocò un brivido. La sensazione dell’aria che le mancava, dei polmoni che bruciavano, e la disperazione che aveva sentito quando aveva rischiato di annegare erano ancora vivissime. Il fatto che il ragazzo gliele avesse fatte tornare in mente con così poca delicatezza la ferì, ma decise di non preoccuparsene. Non poteva far caso a tutto, o sarebbe esplosa.
Lo sbirciò di sottecchi: Lavi teneva lo sguardo fisso sull’orizzonte, come se per miracolo la linea dritta che separava il mare dal cielo potesse imporsi anche sulla sua vita. Era il tipico atteggiamento che assumeva quando qualcosa lo turbava, e Shin non dovette neppure farsi tante domande per scoprire che cosa: era ovvio che le sue parole non erano state gettate al vento.
-Lavi, dimentica quello che ho detto ieri- mormorò sopra il fragore della tempesta –non ero in me, ero soltanto spaventata. Avevo paura che non avrei più rivisto nessuno di voi- non era una bugia, si disse, solo una mezza verità. Il rosso non rispose, e lei sospirò rassegnata. Girò i tacchi e si allontanò da lui, tornando verso la riva.
-Shin, attenta!- si sentì buttare violentemente a terra, poi il rumore di qualcosa che sparava e un calore terribile. Alzò gli occhi e vide l’akuma accartocciarsi sotto il timbro di fuoco. Scattò in piedi.
-Ci hanno trovati, maledizione! Dobbiamo avvisare gli altri!- gridò. Insieme a Lavi schizzarono verso la locanda.

Note dell'Autrice:

Oh. Mi sembrava più lungo questo capitolo.
Vabbè, vabbè, sennò la ff finisce subito u.u
Che capitolo semi-filosofico comunque .___.
Scusate ma non so granchè che scrivere, lo studio di linguistica mi sta privando di ogni barlume di fantasia. Se non avessi già scritto tutta la storia probabilmente gli aggiornamenti rimarrebbero fermi per mesi!

Rispondiamo alle recensioni:

Sherly: ecco qui l'aggiornamento, come promesso ^__^ coraggio, ora leggilo e rilassati con tutto questo principio di smielatezza da carie ;)

Loveless: dunque, a titolo informativo nelle mie ff faccio sempre pochissima attenzione ai luoghi e alle effettive distanze... in effetti quando ho letto che prima loro erano a Barcellona (O___O non lo sapevo! XD) ho pensato "hm, forse dovevo dilungare un po' di più la faccenda" X__X va bè, facciamo finta che Shin abbia la supervelocità fra i poteri dell'innocence XD
Anche in questo capitolo io li ho fatti fermare a Edo, però non ho la più pallida idea se dovrebbero essere in un altro posto oppure no @__@ è troppo che non rileggo il manga in quel punto, perdono!! >__>
La parte in corsivo comunque si, è un flashback :)

Baci a tutti, torno a seppellirmi nei libri =__=
Che. Sonno.

Bethan <3

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Capitolo 9
*** Distanza forzata ***


-Toh, esistono anche altre donne esorciste? Non me lo sarei mai aspettato!- Tyki Mikk afferrò Linalee e se la trascinò dietro. Un fendente di Shin lo mancò per un pelo.
-Lasciala andare, schifoso bastardo!- gridò, continuando ad attaccarlo, ma un capogiro la colse all’improvviso. Le sue ferite non erano ancora guarite, e senza la recovery di Miranda erano tornate tutte fuori, senza contare la fatica per farsi strada fino alla locanda in mezzo alla selva di akuma.
Una lama sottile sbucò da sotto i piedi del Noah, che riuscì a malapena a schivarla. Shin non avrebbe mai creduto di poter osservare quella faccia con gratitudine –Kanda! Ha preso Linalee!- gridò. Il giapponese annuì e si slanciò contro il nemico.
Un mugolio la distolse dalla battaglia –Miranda, grazie al cielo! Forza, dobbiamo andarcene di qui!- gridò vedendo che la compagna si stava rialzando. La afferrò per un braccio, ma un boato assordante seguito da un’onda d’urto spaventosa la scaraventò in aria.
Piombò violentemente a terra, perdendo i sensi per un attimo.
Un silenzio assoluto, irreale rispetto al frastuono di poco prima, la circondò.
Quando riaprì gli occhi, lo spettacolo che le si parò davanti la riempì di terrore: niente era rimasto di Edo, eccetto la torre, neppure mezza casa. Di dove fossero gli altri, non ne aveva idea.
Scattò in piedi ignorando le fitte che le provenivano da tutto il corpo.
-Lavi! Linalee, Kanda, qualcuno! Dove siete?- gridò disperata, correndo. Non sapeva dove l’avesse fatta volare quell’attacco micidiale, non sapeva neppure se gli altri fossero ancora vivi.
Una figura familiare si rialzò poco distante da lei.
-Marie!- esclamò sollevata –generale Tiedoll, state bene? Dove sono gli altri?- l’esorcista riuscì ad afferrarla al volo prima che le cedessero le gambe –sono vivi per miracolo. Siamo vivi per miracolo- disse guardando l’orizzonte. Altre figure iniziavano a sollevarsi da terra, e con enorme sollievo Shin vide il martello di Lavi.
-Grazie a Dio…- mormorò barcollando –devo raggiungerli. Andiamo- si liberò dalle braccia di Marie e si diresse velocemente verso il gruppetto di esorcisti. Ad un tratto qualcosa di bianco e luminoso la oltrepassò, e in quella nuvola indistinta riuscì a scorgere una maschera.
“Un akuma?!” pensò presa dal panico: si stava dirigendo verso Lavi. Una liana schizzò in quella direzione e afferrò la massa bianca, che rimase incastrata fra le sue spire con un sonoro “ahia!”.
-Allen?!- strillò Shin, mettendosi a correre. Non è possibile, Linalee le aveva detto che Allen aveva perso la sua innocence!
Kanda la oltrepassò come un fulmine, andando a schiantare la lama di Mugen contro il braccio del povero albino.
-Crepa!- gridò il moro, ma si bloccò di schianto.
-Mammoletta?!- esclamò allibito, vedendo il viso del ragazzo fissarlo in cagnesco.
-‘Ccidenti a te, Allen. Potevi avere un’innocence meno ambigua? E ringrazia che non ho usato le spine!- ansimò lei raggiungendoli. Sorrise: era felice di vederlo vivo.
-Forza, andiamo via di qua- Lavi la afferrò per un braccio –gli altri si sono riparati sotto quel ponte, raggiungiamoli- indicò un grosso arco di cemento semidistrutto, e tutti si misero a correre verso quella direzione.
-Ricordatelo, esorcista: dovrai farmi divertire…- la voce di Tyki Mikk la fece sussultare –oh, sta’ zitto!- sbottò. L’ultima cosa che voleva era che qualcuno, e in particolar modo Lavi, venisse a sapere cos’era successo.

*******

-Maledizione. Qui è grave, Shin, dobbiamo metterci dei punti o le bende non serviranno a niente- Miranda scrutava con occhio clinico il grosso squarcio sulla gamba della ragazza. Shin annuì, pallida –puoi farlo?- sussurrò stringendo i denti. Ora che la tensione si era allentata, le faceva un male cane dappertutto. Miranda annuì e iniziò ad arroventare un ago sottile sulla fiamma del fuoco che avevano acceso.
-Signorina Shin, state bene invero?- Crowley le si fece vicino, e lei annuì –si, ma fammi un piacere- mugugnò di dolore mentre l’ago le si infilava sotto la pelle. Il vampiro annuì perplesso –ditemi- lei gli scoccò un’occhiata truce –primo- ansimò –evita il “signorina”. Mi fa sentire vecchia- chiuse gli occhi, presa da un violento colpo di nausea. Sembrava che il dolore le risalisse ogni nervo della gamba.
-Secondo- mormorò –dammi del tu e chiamami per nome. Siamo compagni, odio le formalità- quello la guardò stupito, poi fece un gran sorriso e annuì. Shin fece una smorfia: non andava proprio, in quel modo. La testa le girava sempre di più, e sentiva un freddo tremendo. Iniziò a tremare in maniera incontrollata.
“Ho perso così tanto sangue?” pensò rabbrividendo.
-Shin, stai ferma o non riesco a finire- Miranda la scrutava preoccupata, lei scosse la testa –n-non riesco a s-smettere- balbettò spaventata. Un occhio verde smeraldo si frappose fra lei e Miranda, e Lavi la guardò serio –stai calma. Non è niente- disse con voce ferma, prendendole il viso fra le mani. Shin adorava quando lo faceva, si sentiva come se la stesse proteggendo. Iniziò a calmarsi.
-Respira e guardami. Va tutto bene- continuò il ragazzo. Le parlava con voce tranquilla, come si fa con i bambini per calmarli. Era l’unico che riusciva ad avvicinarla in quel modo, se uno solo degli altri esorcisti ci avesse provato sarebbe volato via dopo nemmeno un secondo. Una mano si spostò sulla sua spalla e le circondò la schiena, accarezzandola. Il freddo cominciò piano piano a passare, e anche il dolore.
-Finito- disse a un tratto Miranda. Shin si osservò la gamba stupita: gliel’aveva pure fasciata e nemmeno se n’era accorta. Appoggiò la testa sulla spalla di Lavi, esausta.
Il ragazzo non si scansò –Miranda, adesso riposati- disse –devi continuare a mantenere la recovery o per noi saranno guai- la donna annuì, appoggiandosi stancamente al muro.
-Grazie, Miranda- mormorò Shin sorridendole.

*******

Poco dopo Lavi sentì il corpo della ragazza appesantirsi.
Si era addormentata.
Avrebbe potuto appoggiarla a terra e togliersi di lì, ma non lo fece. Continuò a stringerla piano, per non svegliarla. Con una mano seguiva distrattamente il contorno della cicatrice sulla sua schiena, scoperta da un grosso squarcio sul maglione.
Ripensò alle parole che le aveva detto il Noah prima di sparire.
Voleva dire che si erano già incontrati? E perché Shin si era spaventata in quel modo?
In effetti, non gli era suonato molto bene neppure il fatto che la ragazza avesse piantato di punto in bianco la propria missione per seguire il loro gruppo.
Ci doveva essere qualcosa che non gli aveva detto, e quel pensiero gli diede fastidio.
Sbuffò in una risata soffocata: fastidio, aveva detto? Lui era il futuro Bookman, non poteva assolutamente mettersi a preoccuparsi per qualcuno. Era per questo che il suo cuore doveva venire cancellato, perché così nessuno avrebbe potuto rubarglielo.

“Non voglio che questo suono si interrompa”

Le parole della ragazza gli tornarono in mente di botto.
Perché gli aveva parlato in quel modo? Non aveva fatto altro che aggiungere dubbi su dubbi. Fissò il suo volto addormentato: aveva perso completamente la maturità che trapelava dal suo sguardo, sembrava una bambina impaurita e stanca.
Non c’erano dubbi che lo fosse, eppure non mollava mai. Non cedeva mai di un millimetro senza lottare, non lasciava che nessuno cercasse di convincerla dei propri limiti.
La sentì mugolare nel sonno, ma non erano parole sconnesse. Avvicinò l’orecchio alla sua bocca e rimase di sasso.
-Prendi… la mia vita. Uccidimi… ma non fargli del male. Non… fare del male a Lavi- una ruga era comparsa fra le sue sopracciglia aggrottate.

*******

Correva nel buio, incapace di fermarsi. Vicoli stretti si susseguivano uno dopo l’altro e il suono dei suoi stivali rimbombava sul selciato fradicio.
Non poteva fermarsi, Lavi era in pericolo. Lo sentiva, sentiva quella paura improvvisa che la prendeva sempre quando c’era qualcosa che non andava.
-Non Lavi, non lui- ripeteva a ogni passo, ansimando.
Sbucò all’improvviso in una piazza ovale, con una gigantesca torre nel mezzo. Si fermò di botto.
Da un lato stava Lavi, inerte, gli occhi chiusi.
Dall’altro c’era lui, Tyki Mikk, che giocherellava con la sferetta rossa.
-Che cosa gli hai fatto?- gridò Shin, slanciandosi verso di lui. Le rispose uno sguardo freddo.
-Non mi hai fatto divertire, e questa è la punizione. Ma hai ancora una scelta- sussurrò mellifluo, facendo rilucere il gioiello.
Shin si bloccò.
Osservò il corpo di Lavi. Era immobile e molto pallido. Se non fosse stato per il buio che le dava un’illusione di speranza, avrebbe detto che il liquido che gli si allargava sotto fosse sangue.
-Prendi la mia vita. Uccidimi. Ma non fargli del male. Non fare del male a Lavi- sussurrò. Un ghigno orribile comparve sul volto del Noah.

*******

Si svegliò di soprassalto, gridando.
-Shin, calmati! Era un sogno, calmati!-
-No! No! Lavi!- Shin continuò a gridare e a dibattersi.
-Sono qui, guardami, apri gli occhi!- le mani del rosso le afferrarono le guance e portarono il viso a un soffio da quello di lui. La ragazza spalancò gli occhi grigi, pieni di lacrime, e si ritrovò a fissare quello verde smeraldo di Lavi. Gli si gettò praticamente addosso, piangendo. Sentì le braccia del ragazzo stringerla forte.
-Non è niente, ragazzi. Ha avuto un incubo, ci penso io- lo sentì mormorare. Una mano le accarezzò la testa, e la ragazza vide Miranda allontanarsi.
-Cosa ti succede?- le parole di Lavi la colsero così alla sprovvista che smise di piangere. Cosa le succedeva? E come diamine faceva a dirglielo?
Aprì la bocca un paio di volte, ma non ne uscì alcun suono.
-Se non me lo dici, non posso aiutarti- sussurrò Lavi guardandola negli occhi.
Shin fece un respiro profondo, poi scosse la testa, liberandosi dal suo abbraccio.
Quel gesto fece male a entrambi.
-Non posso, Lavi. Non posso dirtelo- mormorò. Si alzò faticosamente, sentendo la gamba tremare. Si appoggiò al muro.
-Perché?-
Fissò l’occhio del ragazzo che la guardava con un’espressione che non gli aveva mai visto prima.
Davvero, sembrava che non stesse fingendo quell’angoscia.
Avrebbe tanto voluto alleviarla, ma erano troppi i motivi per cui non poteva farlo.
Lavi era il futuro Bookman.
Era del tutto inutile avere dei sentimenti verso di lui, eppure lei li aveva, ed era pronta a perdere la propria vita per qualcuno che non le avrebbe mai dato niente in cambio.
Era tutto appeso ad un filo, e non poteva tagliarlo in alcun modo, non in quel momento.
-Mi dispiace- mormorò –grazie- si diresse zoppicando verso Linalee che si era svegliata, lasciandolo solo.
Lavi pensò che quella solitudine non gli fosse mai pesata così tanto. Era la prima volta che Shin metteva una barriera fra loro, era la prima volta che si rifiutava di parlargli di quello che la tormentava.
Non avrebbe dovuto importargliene niente.
Ma perché allora sentiva quel peso in fondo allo stomaco?


Note dell'Autrice:

Oddio. Sto morendo di sonno =____=
Però mi dispiaceva non aggiornare, visto che sono passati i tre giorni canonici e che anche Loveless ha commentato X'D

Dunque, cerchiamo di fare un commento decente a discapito dell'orario infame (per me che sono come le galline °^°)...

Anche (in parte) in risposta al commento di Loveless, visto che credo che sia una domanda che viene spontanea a leggere questa ff, purtroppo non sono riuscita a rendere molto bene il reale rapporto che c'è fra Lavi e Shin. Mi spiego, dal momento in cui Lavi l'ha salvata, si è creata fra i due una sorta di confidenza "fraterna", come se fossero della stessa famiglia, e un affetto enorme che parte prima come gratitudine da parte di Shin, e poi si trasforma nel corso degli anni.
Per scrivere questa fanfiction ho un po' sfruttato il fatto che anche l'autrice gioca (poco, ma lo fa) su eventuali dubbi di Lavi, quindi Shin è una sorta di "goccia che fa traboccare il vaso", che gli fa capire di non poter svolgere appieno il suo compito... se continuo su questa linea a quest'ora comincio a fare spoiler, cosa che non vorrei (X_X), però soprattutto verso la fine (almeno, secondo la mia mente malata) questo concetto un po' si chiarisce (spero!!!).

Adesso rispondiamo i commenti (e poi vado a dormire perchè sennò domani mi ritrovano collassata davanti alla schermata di efp!):

Sherly: mon amie, vado a letto che tu sai perchè sono così stanca! XD ci sentiamo in questi giorni! ^__^

Hellie: SECONDO ME continui ad essere un po' masochista, però sono tanto felice che tu abbia recensito di nuovo *________*
E si, Shin chiede a Lavi di non diventare Bookman u.u perchè Lavi NON deve diventare Bookman, nemmeno nel manga dovrebbe ç^ç
Ti voglio bene in ogni caso <3

Loveless: aiuto sto morendo X__X devo riuscire a rispondere alla tua recensione in maniera coerente, poi potrò anche morire XD
Si, certi dettagli li ho bypassati completamente (come ad esempio l'INSIGNIFICANTE fatto che la popolazione di Edo fosse per il 90% akuma... *coff*)... perdono >.<
Al delirante commento di inizio note aggiungo solo che Shin ha un carattere particolare, quasi come una bambina, ostinata e a volte anche un po' inopportuna. E' il caso appunto della richiesta a Lavi di non diventare Bookman, perchè vuole che rimanga con lei, perchè sente di non avere nessun altro. Comunque non bisogna dare niente per scontato in questa fanfiction, ne devono ancora accadere un bel po' X'D

Gente io vi saluto, vi amo (?) e vado a letto!

*collassa*

Bethan

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Capitolo 10
*** Inizia il gioco ***


-Lavi, perché mi hai portata all’Ordine?-
Quella domanda lo colse completamente alla sprovvista. Fissò sbigottito la ragazzina infagottata negli abiti da finder che gli camminava accanto –come perché? Saresti morta se ti avessi lasciata laggiù!- disse scuotendo la testa. Ogni tanto se ne saltava fuori con delle domande completamente assurde.
-Si, ma avresti potuto benissimo smettere di considerarmi una volta arrivati qua. Potresti chiamarmi per numero e non per nome. Potresti scegliere altri finder per andare in missione. Perché con me non fingi mai?- maledizione a lei e alla sua schiettezza, pensò Lavi cercando un modo per arrampicarsi sugli specchi.
E maledizione pure a quel dannato intuito da bambina, come aveva fatto a capire che con gli altri fingeva e con lei no? Non l’aveva capito neppure il Vecchio.
Glielo chiese, mandando al diavolo ogni tentativo di sviare l’argomento.
-Boh- rispose lei semplicemente, alzando le spalle –io lo vedo da un chilometro. Se gli altri non se ne accorgono è perché probabilmente non ti guardano-.
Lavi non disse niente.
-E comunque te l’avevo fatta io, la domanda. Rispondi- gli ordinò perentoria.
Lavi sospirò: davvero non sapeva cosa gli stesse prendendo. C’era la sua vita in gioco in quel dialogo, la sua vita com’era stata fino a quel momento. Non aveva mai sentito il bisogno di avere qualcos’altro, eppure era disposto a metterla all’asta per rispondere senza mentire alle domande di quella ragazzina.
-Non riesco a mentirti. Non chiedermi come mai, non lo so- rispose brusco –però hai ragione, con te non ci riesco- era frustrato. Non capire ciò che sentiva lo rendeva sempre di cattivo umore, specie se era qualcun altro a farglielo notare.
Shin annuì pensierosa –Bookman non lo saprà, se è questo che ti preoccupa. Non lo saprà nessuno, non sono stupida- disse fissando un punto imprecisato in lontananza.
-Facciamo un patto- continuò poi lei, vedendo che Lavi non riapriva bocca –tu fidati di me, e io mi fiderò di te- disse, guardandolo con un’espressione talmente seria che il rosso scoppiò a ridere.
-Che c’è da ridere? Rispondi- sbuffò lei mettendo il broncio.
-E’ un patto senza senso- sorrise scuotendo la testa.
Shin fece un cenno di diniego –no. E’ un patto da amici- disse fissandolo.
Lavi strinse la mano che gli porgeva.

*******

Com’erano finiti in quell’incubo?
Shin fissò il Noah davanti a sé, cercando di non far trapelare la propria paura.
-Allora? Starete al mio gioco, piccola?- la fissò con quegli occhi dorati, innaturali. Shin gli lanciò l’occhiata più velenosa di cui era capace, poi gli voltò le spalle.
-Non farò altri patti con te, Tyki Mikk. Non sono io quella a cui devi chiedere- disse freddamente. Sentì su di sé gli sguardi attoniti dei suoi compagni.
-Lo faremo- la voce di Allen risuonò improvvisa e forte, seguita dal ridacchiare del Noah.
Shin non prestò attenzione alla conclusione del dialogo. Pensava solo a come avrebbe fatto a spiegare quello che era successo.
Tyki Mikk sparì dietro a una porta, e tutti si voltarono verso di lei.
Con suo enorme stupore, Kanda si portò al suo fianco, fulminando tutti con lo sguardo –il primo che perde tempo a fare domande finirà i suoi giorni sulla mia spada- sibilò guardando negli occhi uno dopo l’altro. Shin lo fissò sbalordita.
Che Kanda la difendesse era proprio una cosa fuori dal mondo.
Non per niente erano sull’arca del Conte, pensò.
Si fecero vicini ad Allen, che aprì la prima porta che gli capitò sottomano, e vi entrarono.
Si trovarono in un luogo ancora differente da quella sorta di città da dov’erano partiti, sembrava un deserto innevato, con un arcobaleno sullo sfondo.
Avrebbe potuto anche essere un bello spettacolo, ma in quel momento era grottesco.
La figura di un altro Noah si stagliò in lontananza.
-Quello lo ammazzo io- mormorò Kanda staccandosi dal gruppo –voi andate pure avanti-.
Finite le proteste e le minacce di rito, Shin si voltò un’ultima volta verso il giapponese. Ormai era quasi sulla soglia, ma fece cenno agli altri di aspettare.
Corse verso di lui.
-Kanda- chiamò. Quello fece un verso stizzito.
-Che cavolo vuoi? Va’ con gli altri- sbottò.
Shin si fermò a qualche passo da lui –grazie per prima. Fai il possibile per raggiungerci- disse. Lo vide annuire, poi girò i tacchi e corse verso l’uscita.

*******

Linalee ansimava, appoggiandosi a lei.
Shin, dal canto suo, era ben lieta di dover portare quel peso, se significava starsene staccate dal resto del gruppo e evitare gli sguardi che le lanciava Lavi ogni dieci secondi.
-Stai bene, Lina? Vuoi fermarti?- chiese, sorreggendola. La ragazza scosse la testa –no, dobbiamo andare avanti. Non c’è tempo- mormorò. Shin annuì e rafforzò la presa sotto la sua spalla.
-Shin- disse lei, dopo un po’ che camminavano.
-Mh?-
-Cosa voleva dire il Noah? Che patto avete fatto?- chiese seria, guardandola. Shin sviò gli occhi da quelli viola della cinese.
-Non voglio che tu mi dica tutto, ma se è pericoloso anche per noi dobbiamo saperlo- disse. L’altra scosse la testa –voi non siete in pericolo. Non per quello, almeno- mormorò –riguarda solo me e Lavi, purtroppo- sospirò. Doveva decidersi a dirlo a qualcuno, o quella paura l’avrebbe schiacciata.
Riversò sussurrando tutta la sua frustrazione su Linalee, che l’ascoltò a bocca aperta. Quando finì, la cinese si fermò di schianto.
-Quel bastardo- sussurrò –dobbiamo ammazzarlo a tutti i costi e riprendere la tua vita!- era raro sentirla così veemente, ma Shin fece cenno di no.
-Non prima di uscire di qui. Se può servire a salvare Lavi, non mi importa di perderla- mormorò, stando attenta a non farsi sentire. Gli altri erano di un bel pezzo avanti a loro.
-Shin, come pensi di gestire questa faccenda? Non è un gioco, quello là ha la tua vita in mano! Se non la usi per salvare Lavi e non la recuperiamo, potrebbe…-
-Uccidermi in qualsiasi momento, si, Linalee, potrebbe ammazzarmi anche ora, se lo volesse!- sbottò infuriata. Possibile che tutti si rifiutassero di capire?
Crowley, Lavi, Allen e il finder si girarono verso di loro.
-Credi che lo consideri uno scherzo? Credi che per me non abbia importanza?- le si spezzò la voce, ora che stava buttando fuori tutto –se tu fossi al mio posto cosa faresti? Io ho qualcosa da proteggere che è ben più prezioso della mia vita!- le gridò in faccia, a un passo da una crisi di nervi, poi non aspettò una risposta e li oltrepassò tutti, spalancando la porta successiva.
-Shin, ma che diamine ti prende? Perché l’hai aggredita in quel modo?- Lavi l’aveva raggiunta, ma non aveva intenzione di starlo a sentire.
-Lasciami in pace!- strillò divincolandosi –non capite niente, nessuno di voi capisce niente!-
-Ma bene, e così l’idilliaco gruppetto si sta sfasciando? Cosa sei, tu, un’erba velenosa?- due ragazzini con le stesse croci in fronte di Tyki Mikk si fecero loro incontro, spavaldi.
-Ma quanti siete? I vostri genitori non avevano proprio niente di meglio da fare- sbottò acida la ragazza, sfoderando il pugnale. Saltò accanto a Linalee, mettendosi di fronte a lei e a Chaoji –io non posso sostenere un combattimento. Proteggerò loro due, al resto pensateci voi- disse rivolta ad Allen e ignorando Lavi di proposito. L’albino annuì, avendo il buonsenso di non obiettare.
-Shin, perdonami per prima. Non intendevo dire che per te è tutto un gioco- mormorò la cinese da dietro le sue spalle. Shin sospirò –no, scusami tu. Non avrei dovuto scattare in quel modo. E’ che ho paura, Linalee, ma non so di cosa averne di più- rispose piano –se di morire- deglutì, fissando il combattimento che aveva inizio –o di perderlo- mormorò, spostando lo sguardo verso Lavi.
Linalee le mise una mano sulla spalla.


Note dell'Autrice:

E' incredibile lo stato di rilassatezza con cui io me ne sto qui ad aggiornare, quando dovrei preparare un esame che darò fra 10 giorni... odio sentirmi troppo in pari, ho sempre l'impressione di non preoccuparmi abbastanza x_____x
Dunque, non so se l'avrete notato, ma sono totalmente incapace di non ficcare Kanda da tutte le parti <3 inutile, lo amo troppo! (XD)
La nostra povera Shin sta iniziando a dare segni di cedimento nervoso e la capisco pure. Immagino che sia trapelato il mio odio totale verso Tyki Mikk (anche se nelle ultime scans del manga non so perchè ma sta iniziando a piacermi O_O)... più rileggo questa fanfiction e più lo detesto! Quanto mi dispiace non poterlo ammazzare definitivamente T__T accidenti all'attinenza alla storia!!! @___@
Il capitolo è piuttosto corto, ma se non facevo così poi diventava troppo lungo, e allora vorrà dire che aggiornerò prima XD
Rispondiamo ai commenti (e poi torniamo a studiare/scrivere, dipende cosa mi ispira di più!):

Loveless: mi dispiace che tu abbia la febbre!! :( ora come stai?
"che cazkdlgkcvdlemiao": una delle cose più belle che abbia mai letto nelle ultime settimane. Credo di aver riso per un quarto d'ora, ripensandoci X3
Comunque, felice di aver chiarito i dubbi sul rapporto fra Shin e Lavi ^_^ più che altro sono gli altri esorcisti a considerare Shin una sorta di "mascotte" (vedi Linalee che fa sempre la "mamma")... Shin ovviamente vuole bene a tutti, però Lavi è Lavi u.u
L'azione vera e propria comincerà nel prossimo capitolo, cercherò di farlo un po' più lungo :)

Sherly: si, Lavi è un tonno beota (XD) però poi si sveglia, non temere! Ho cercato di far fare a Shin una sorta di "percorso" che non posso dirti come va avanti perchè sennò ti racconto tutta la storia, comunque sai che è contro i miei principi una donna totalmente dipendente da un uomo u.u Perlomeno, Lavi per lei è indispensabile, però non è la sua unica fonte di forza, diciamo così.
Oddio che roba che sto scrivendo .____. linguistica mi fa male.
(Allora, la trascrizione fonetica di /Chaoji/ è [ tʃa'ɔdʒiː]... ok, io me ne torno a studiare la legge di Grimm (che non è il tizio delle favolette, magari lo fosse! -__-''))

[tʃi'ao a t'utːi] ^__^

Bethan (che si è rotta i coglions di scrivere con l'alfabeto fonetico, tanto ormai ho imparato!)

<3

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Capitolo 11
*** Sogno ***


Shin non poteva crederci.
Erano scappati, lasciando Crowley e Kanda indietro. Cercò di liberarsi dalla stretta di Lavi, ma il ragazzo non la lasciò andare.
-Dobbiamo tornare indietro, dobbiamo andare a prenderli- mormorò dando l’ennesimo strattone. Il rosso sbottò –basta, Shin. Basta! Non possiamo farci niente, adesso. Sapranno cavarsela- lei gli lanciò uno sguardo a metà fra l’infuriato e il ferito.
-Diresti così anche se ci fossi io al posto loro?- mormorò, poi lasciò ricadere il braccio, inerte.
-Allen!- una voce allegra li fece voltare di scatto.
Una bambina vestita di bianco, con ispidi capelli neri e la solita serie di croci in fronte saltò addosso all’albino, baciandolo sulla bocca.
-Non è possibile… ma quanti sono?- sussurrò Shin.
-Road, ti piace così tanto il piccolo?- quella voce fu come un pugno nello stomaco.
Ancora lui.
Fissò il Noah con gli occhi socchiusi, mentre prendevano posto a sedere a quel banchetto degli orrori.
Sentì che dicevano che Allen aveva un buco nel cuore, e fece finta di stupirsi come tutti.
In realtà, l’unica cosa che le interessava era che il Noah non facesse parola del loro patto. Ad un tratto vide l’altra, Road, spostare gli occhi su Lavi.
Decise di triplicare la guardia all’istante.
Tyki Mikk tirò fuori la sferetta rossa da dentro la tasca, e tutti gli occhi si puntarono su essa. Shin la guardò atterrita, come se fosse la cosa più spaventosa del mondo.
-Non dirlo- sussurrò in un soffio. Il Noah rise –ah, e quindi hai nascosto qualcosa ai tuoi beneamati compagni? Non ti facevo un tipo simile- la ragazza abbassò bruscamente gli occhi, sentendo lo sguardo di Lavi fisso su di lei.
-Non ci ha nascosto niente!- Linalee corse in suo aiuto, e Shin si disse che avrebbe dovuto trovare un modo per ringraziarla, prima o poi.
-Ah, forse non l’ha nascosto a te- disse mellifluo il nemico –ma fortunatamente non è nel mio interesse rivelare le regole del nostro gioco a tre- ghignò all’indirizzo di Shin, che non distolse lo sguardo dal suo neppure quando iniziò a farle male la testa.
Vide Allen attaccare il Noah all’improvviso e lei, Linalee e Chaoji si ritrovarono chiusi in una barriera quadrata.
Lavi era rimasto fuori.
-Lavi!- gridò, dando un cazzotto alla parete. Provò anche ad usare l’innocence, ma non c’era verso di scalfirla.
Come aveva fatto a distrarsi in quel modo?
-Gioca con me, Bookman- la Noah bambina sorrise, un sorriso sadico simile a quello del suo compagno.
-A condizione che tu li lasci liberi, se vinco- mormorò Lavi.
-Lavi, no! Lavi, non farlo, ti prego!- Shin urlò fino a farsi male alla gola, ma il rosso non rispose. Era come se il suo occhio si fosse spento.
-Maledizione!- gridò lei, dando un altro colpo contro la barriera.
Le rispose solo il dolore sordo delle nocche che colpiscono qualcosa di troppo duro per essere rotto.

*******

Lavi aprì gli occhi. Era immerso nell’oscurità, e non riusciva neppure a capire da dove provenisse la voce di Road.
Improvvisamente, vide davanti a sé il proprio riflesso. Ghignò –dovrai fare di meglio. Non puoi spaventarmi con questi trucchetti-
Di fianco al finto Lavi, iniziò ad emergere dall’ombra un’altra figura.
E fu allora che Lavi, dopo essersi dato dell’idiota con vari epiteti per aver anche solo immaginato che la sua situazione potesse essere semplice, iniziò a temere il peggio.
Road voleva giocare con la sua indecisione.
Shin si stagliò nettamente contro lo sfondo scuro, e prese per mano il suo riflesso, facendolo voltare verso di sé. Le loro labbra si sfiorarono.
-Non farlo, maledetto idiota!- gridò Lavi, sfoderando l’innocence, ma il martello si frantumò in mille pezzi.
-Non puoi usare l’innocence, qui dentro, Bookman Junior- la voce stridula di Road gli giunse alle orecchie –hai soltanto il tuo cuore, adesso. Vediamo come sai usarlo-.

La scena cambiò all’improvviso, e Lavi si ritrovò sulla barca che l’aveva condotto all’Ordine assieme al suo maestro, anni prima.
Rivisse i rimproveri perché non rispondeva al suono del suo nuovo nome, ma tutto gli sembrava tremendamente irreale. La scena delle labbra dei riflessi suo e di Shin che si incrociavano continuava a ballargli nella testa.
Cosa diavolo doveva fare?
Improvvisamente, un altro se stesso comparve di fianco a lui.
-Non hai un posto dove tornare, Bookman. Non hai nessuno, oltre te stesso- sibilò, fissandolo con un ghigno gelido.
-Lo so…- fece per dire, ma si bloccò.
Non era vero. C’era almeno una persona che l’avrebbe aspettato, che avrebbe voluto che tornasse.
E fu il suo volto che vide in una bara galleggiante nell’acqua di fianco a loro. Fiori rossi come il sangue si spandevano sotto il suo corpo, creando un soffice materasso.
-Shin!- gridò, saltando giù dalla barca. La prese fra le braccia e iniziò a scuoterla –Shin, che ti hanno fatto? Svegliati, rispondimi!- sentiva la paura farsi strada in lui sempre di più. Finchè le visioni avessero giocato con lui sarebbe stato in grado di affrontarle, ma se Road iniziava a tirare in ballo Shin sarebbero stati guai.
Dove si fermava il gioco e dove iniziava la realtà, in tutto ciò?
-Che problema hai, Lavi? E’ solo una piccola parte di storia, dopo tutto. Solo inchiostro. Dovrebbe essere normale, per te- disse la sua immagine.
Una montagna di bare comparve davanti a lui, rendendo impossibile anche solo intravedere l’acqua sottostante.

*******

-Che cavolo sta facendo Allen? Deve uscire da lì!- Shin, Linalee e Chaoji fissavano la scena sotto di loro, terrorizzati. La sfera eretta da Tyki Mikk circondava Allen rendendo impossibile vederlo.
Improvvisamente la sfera esplose in una nuvola di polvere che sommerse anche la loro barriera. Il Noah fu sbalzato all’indietro, e videro Allen emergere brandendo un’enorme spada bianca, con incisa una croce nera.
-Lina...- sussurrò Shin –sai cos’è quella spada?- era allibita. Le era bastato un secondo per riconoscerla.
-L’hai già vista?- chiese la cinese. Shin annuì –è la copia speculare di quella del Conte. Non può essere un caso- mormorò. Vide l’altra spalancare gli occhi.
Allen trapassò il Noah da parte a parte, esorcizzandolo completamente. Tutti seguivano la scena col fiato sospeso, in parte ammirati e in parte terrorizzati dalla potenza sviluppata in un lampo dal ragazzo.
-L’ha ucciso…- sussurrò Shin.
-Ce l’ha fatta!- esultò Chaoji, ma tre candele appuntite gli si conficcarono nella spalla.
-Non muovetevi- la voce di Road sembrò rimbombare, anche se bassa.
Shin alzò gli occhi: erano circondati da una miriade di candele appuntite che puntavano dritto contro di loro.
-Se ti muovi, riduco questi tre a dei colabrodo- mormorò la Noah rivolta ad Allen, tenendo il corpo di Tyki fra le braccia.
-Cosa intendi fare?- sussurrò Shin. Aveva un pessimo presentimento, che le fu confermato dal ghigno della ragazzina.
-Mi prenderò questo qui in cambio- disse indifferente, lanciando un’occhiata a Lavi –state pure a guardare, mentre faccio a pezzi il suo spirito- rise quando Shin diede l’ennesimo pugno alla barriera.
-E’ inutile, per quanto tu ci provi non potrai mai romperla-
La ragazza si sentì cedere le gambe e cadde in ginocchio, fissando Lavi.
Non poteva salvarlo. Non poteva far niente, rinchiusa in quel modo.
-Shin...- Linalee le appoggiò una mano sulla spalla, ma lei sembrò non notarla neanche.
Le era venuta un’idea.
-Lina- sussurrò –devo fare una cosa. Non preoccuparti se per un po’ non vi risponderò- mormorò.
-Shin, aspetta! Che vuoi fare?- la ragazza si voltò a guardarla, e la cinese ebbe paura della disperazione che leggeva in quegli occhi grigi.
Era pronta a perdere tutto, pur di salvarlo.
-Non preoccuparti. Con un po’ di fortuna me la caverò. Adesso lasciami concentrare- sussurrò, attenta a non farsi sentire da Road.
Chiuse gli occhi, e il mondo precipitò nel buio.

*******

-Noi abbiamo ereditato questi poteri, Shin, ma non dobbiamo usarli per violare la sfera privata delle persone- sua madre la stava rimproverando, dopo che la bimba aveva guardato nella mente di un passante.
-Ma voleva fare una cosa brutta. Perché non avrei dovuto dirlo?- non capiva. Aveva sentito quell’uomo pensare di uccidere la propria famiglia, perché non si sarebbe dovuta mettere a gridare?
-Non avresti dovuto dirlo in quel modo. Ci si è ritorto contro, lo hai visto anche tu- disse la donna, spazzolandole i capelli.
Shin mise su il broncio, ma riflesse su quello che era successo.
A che scopo avere la possibilità di infilarsi nella testa e nei sogni delle persone, se poi non potevano dire niente? Sarebbe stato meglio non avere la tentazione, a quel punto.
Promise a sua madre che non li avrebbe più usati finchè non fosse stata veramente costretta, finchè non vi fosse stata altra scelta possibile.
Quando sua madre si trasformò in akuma, si maledisse per non averle letto nella mente ciò che intendeva fare.
Non si sarebbe più fatta redarguire in quel modo, avrebbe fatto di testa sua.

*******

La Shin distesa nella bara sollevò un pugnale, ghignando –coraggio, perché non la smetti di vedere tutto in modo così tetro? Forse quell’altro occhio ti è di impiccio- rise, una risata folle, che Lavi non avrebbe mai voluto vedere su quel viso. Rimase inerme mentre la vedeva puntare il coltello contro il suo occhio sinistro.
-Maledetta Road…- sussurrò.
Aveva scelto l’unica persona contro la quale non avrebbe mai potuto alzare un dito, neanche in un sogno.
Serrò le palpebre, ma un bagliore e un grido gliele fecero riaprire di scatto.
Davanti a lui c’era un’altra Shin, ansimante, con una mano a coprirle il lato sinistro della faccia. L’altra metà del suo viso era divisa fra il dolore e la rabbia.
Afferrò il coltello e distrusse l’illusione, poi si voltò verso di lui.
-Maledizione, Lavi! Riprenditi! Non puoi farti dominare in questo modo, devi prendere una decisione!- gli urlò addosso. Il ragazzo fissò come ipnotizzato il sangue che le scorreva lungo tutta la faccia, coprendole la mano.
Ma che diamine stava succedendo?
Quello era solo un sogno… o no?
L’altro se stesso saltò addosso alla ragazza, infilandole la testa sott’acqua.
-Ti devi liberare di questa qui, “Lavi”- ghignò, mentre Shin si dibatteva per liberarsi –finirà per distoglierti dal tuo incarico- Lavi schivò per un pelo l’attacco di Bookman, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.
“Devi prendere una decisione!”
Afferrò il pugnale e se lo conficcò nel petto.

*******

-Shin! Svegliati! Shin!- Linalee cercava disperatamente di contenere il sangue che usciva dalla ferita.
Improvvisamente, una candela di Road l’aveva colpita in un occhio, ma la ragazza non era uscita da quella trance.
-E’ troppo tardi, Shin- cantilenò Road –ho anch’io le mie difese, anche se è stata brava a infilarsi nel mio “sogno” senza che me ne accorgessi. Il vostro amico qui è finito- Linalee vide Lavi uscire dalla barriera, dirigendosi verso Allen. Uno strano simbolo gli era comparso sotto l’occhio sinistro.
Gridò quando lo vide attaccare Allen. Gli gridò di fermarsi, ma il rosso era come impazzito, e tutto attorno alla barriera era invaso dalle fiamme del suo timbro di fuoco.
Ad un tratto Linalee spostò lo sguardo sulle candele, e vide che si stavano sciogliendo.
“Possibile che…”

*******

L’altro se stesso volò via, colpito in pieno da un calcio della ragazza che riemerse dall’acqua ansimando.
-Lavi! Ma che cavolo hai fatto?- gridò raggiungendolo.
-L’unica cosa possibile. Se non avessi ucciso il mio spirito, Road avrebbe continuato ad usarlo- mormorò –fuori di qui, vi sto attaccando tutti. Ma cosa dovrebbe importarti? Sei solo un’illusione- Shin gli tirò uno schiaffo violentissimo che lo fece barcollare.
-Non sono un’illusione, testa di rapa, sono venuta a riprenderti!- gridò. Si voltò di scatto giusto in tempo per schivare l’attacco di Allen.
-Beccata- sussurrò con un sorriso malefico.
Afferrò di schianto il pugnale con cui Lavi si era ferito e accoltellò Allen dritto al cuore.
-Ma che…- sussurrò il rosso.
Il sogno iniziò a svanire.
-Oh, mi hai scoperta?- il corpo di Allen cadde a terra, ma la sua voce era quella di Road. Shin lo guardò con disprezzo –l’hai baciato. Non ci voleva molto- mormorò, mentre l’oscurità attorno a loro iniziava a rischiararsi.

*******

-Shin! Grazie al cielo! Come stai?- le liane di Shin afferrarono al volo tutti e tre prima che la barriera si dissolvesse, lasciandoli a penzolare nel vuoto.
Linalee la fissava preoccupata, ma la ragazza era troppo impegnata a non cedere al dolore per darle retta.
Era come se l’intera testa le avesse preso fuoco. Riusciva a malapena a respirare, figuriamoci a parlare.
La vista dell’occhio destro le ballava, ma fu sufficiente a vedere il timbro di fuoco che Lavi aveva ritorto contro se stesso.
-Lavi… devo andare, devo tirarlo fuori, io…- sussurrò con la voce strozzata. Vide Allen saettarle accanto –ci penso io, Shin! Figurati se lo lascio morire!- gridò, gettandosi fra le fiamme.
-Allen! No!- il grido di Linalee le ferì le orecchie, ma se avesse potuto avrebbe gridato altrettanto.
Improvvisamente, le fiamme si fermarono, trasformandosi in sabbia.
Le liane di Shin trasportarono lei, Chaoji e Linalee a terra, e la ragazza arrancò verso il punto in cui aveva visto sparire gli altri.
La cinese la seguì, sorreggendola –Shin, aspetta. Dobbiamo fasciarti quella ferita, o…- ma l’altra non ne volva sapere di fermarsi.
-Io… lo uccido- ansimò.
Li videro sbucare da una montagna di sabbia, tossendo e sputacchiando a più non posso. Shin sentì tutti gli accidenti che Allen mandava a Lavi, e pensò che non bastassero.
Vide il sorriso del rosso svanire quando la vide.
In effetti, non doveva essere un bello spettacolo, pensò.
Credeva di essere ferita in più punti del corpo, la parte sinistra del suo viso era coperta di sangue e poteva immaginare che razza di buco avesse al posto dell’occhio.
Incredibile quanto tutto questo le sembrasse irrisorio, di fronte al fatto che fosse riuscita a portarlo fuori di lì, ma Lavi non era della stessa opinione.
-Ma che hai fatto?- gridò correndole incontro. Shin lanciò un’occhiata a Linalee e la ragazza si scostò da loro assieme a Chaoji, andando da Allen.

-Ti ho fatto uscire di lì- mormorò lei, sforzandosi di non svenire –io posso entrare nelle menti delle persone- sapeva quanto quella rivelazione fosse un’arma a doppio taglio, ma sperava che Lavi non avesse avuto il coraggio di rinfacciarle di non averglielo mai detto.
-Ma quello era un sogno, come hai fatto a ferirti in questo modo?- lo sguardo che rispose a quelle parole era duro –era un sogno per te, Lavi. Eravamo nella mente di Road, e io mi ci sono infilata senza permesso. Cos’è, credevi che non avesse delle difese contro gli intrusi?- disse, più acida di quanto non volesse per via del dolore –le ferite che ho subìto lì dentro si sono ripercosse sul mio corpo reale- concluse con una smorfia. Le faceva male anche solo parlare. Il ragazzo la fissò attonito.
-E tu lo sapevi?- sussurrò.
Shin annuì, distogliendo lo sguardo dal suo. Non voleva leggervi tutta quella paura, quella disperazione, quel senso di colpa.
Lavi la afferrò per le spalle e la scosse violentemente –guardami!-gridò –perché l’hai fatto? Perché? Io non posso fare niente in cambio, sono solo un dannatissimo guscio!-
-Lavi, smettila! E’ ferita!- Linalee gli gridò contro, ma il ragazzo non si fermava.
Shin gli diede uno spintone con tutta la forza che aveva, imponendosi di non considerare il pulsare sordo del sangue che le scendeva sul viso –tu non sei un guscio! Non lo sei mai stato, e si vede da chilometri!- strillò –non è stato un guscio ad avermi salvata, non è stato per un guscio che ho perso un occhio, non è per un guscio che ho lasciato la mia vita nelle mani di quel dannatissimo Noah!- la sua voce era salita di parecchie ottave, ma dopo quell’affermazione la sala piombò nel silenzio più totale. Con la cosa dell’occhio, Shin vide Linalee sussurrare qualcosa ad Allen.
-Cosa intendi dire?- sussurrò Lavi –ti prego, dimmi che il patto che avevate non era questo- Shin piantò il suo occhio grigio, stanco e pieno di lacrime, in quello verde di lui e annuì.
Lavi cadde in ginocchio e si prese la testa fra le mani. Serrò gli occhi.
-Cosa devo fare?- sussurrò. La ragazza gli si accucciò di fronte, sfinita, e gli sollevò il mento –devi prendere una decisione, Lavi. Tutti dobbiamo farlo, prima o poi. Questa incertezza finirà con l’ucciderti- mormorò.
“O con l’uccidere me” pensò, ma lo disse Lavi per lei.
-O con l’uccidere te- Shin fece un mezzo sorriso –è la mia scelta. Non puoi rimproverarti per gli effetti che ciò che scelgo di fare hanno su di me. E’ a quello che vuoi tu che devi pensare- disse.
-Perché, Shin? Perché rinunceresti alla tua vita per me?- mormorò –io non ho fatto niente- la ragazza scosse la testa.
Era arrivato anche per lei il momento di giocare a carte scoperte.
-Non è per quello che fai, Lavi. E’ per quello che sei- mormorò. Si avvicinò di un passo e appoggiò le labbra su quelle di lui, lentamente. Lo sentì trattenere il fiato, ma si staccò prima che potesse fare qualsiasi cosa e si alzò in piedi. Non incontrò nuovamente il suo sguardo, non disse più niente.
Camminò verso Linalee che teneva fra le mani la sferetta rossa e la guardava sorridendo.
Quando toccò le sue mani, il gioiello svanì e Shin sentì un senso di calore tornarle nel corpo. Sospirò di sollievo.
-Sarebbe potuta tornare utile, però- mormorò fra sé e sé. Linalee le mise una mano sulla spalla e la costrinse a sedersi, mentre Chaoji le bendava l’occhio alla bell’e meglio.
Un paio di volte spostò lo sguardo su Lavi, incontrando il suo occhio fisso su di lei.

Note dell'Autrice:

Dai, sono stata brava. Il capitolo è decentemente lungo e ho aggiornato abbastanza in fretta XD
Non me ne vogliate se ho saltato a piè pari tutta la partita di Crowley, ma quando scrissi la fanfiction avevo così in mente questa scena che non sapevo proprio come scrivere altro. Quel povero Crowley non compare mai nelle mie storie, dovrò rimediare prima o poi -_-
Comunque, le disgrazie cui ho sottoposto Shin stanno raggiungendo il culmine, anche se ovviamente non finiscono qui... però (sia ringraziato il cielo) almeno lei inizia a svegliarsi e a giocare a carte scoperte, insomma, dimostra un po' di decisione u.u

Rispondiamo ai commenti:

Loveless: devo dire che Linalee non è proprio la mia maggiore simpatia, però avevo bisogno di un capro espiatorio per far "cantare" Shin, e Miranda nell'arca non c'era .___. per quanto riguarda Lavi, il travaglio come ben vedi è ancora lungo... e in quel punto ho pensato esattamente la stessa cosa XD
Si, Tyki, io... io... io... lo odio! @_@ Non posso farci niente. Lo tollero solo negli yaoi con Allen e quando è ooc x__x solo negli ultimi capitoli del manga sta riacquistando punti per la sua rinnovata figaggine XD

Sherly: si, l'impronta disneyana con cui ho scritto certi passi di questa ff spaventa anche me O_O però purtroppo Lavi e Shin non sono Bethan e Kanda, quindi dovevo variare un po' XD

Scusate per l'infame brevità delle note, ma devo tornare a studiare ç____ç tutta la mattina a ripetere E SONO SOLO A META' °_________°
Mi sparerò molto presto .______.

Baci e grazie a tutti quelli che leggono! ^__^

Bethan

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Capitolo 12
*** Appesi a un filo ***


-Shin, posso farti una domanda?- Linalee camminava di fianco a lei mentre tornavano nelle rispettive stanze dopo essersi allenate. L’altra annuì.
-Tu cosa provi per Lavi?- Shin alzò gli occhi al cielo: non poteva dire di non aspettarsi quella domanda. Prima o poi avrebbero dovuto fargliela.
-Intendo dire, ti piace?- continuò la cinese.
Shin sospirò –è un discorso un po’ complicato. Dipende cosa intendi con “mi piace”- disse –non so perché, ma è come se non potessi fare a meno di lui- mormorò più a se stessa che alla compagna –non penso di esserne innamorata, non ancora, almeno. Mi basta vederlo, rendermi conto che sta bene e parlarci normalmente- disse soprappensiero –non ho bisogno di molto altro. Però se lui non c’è sto male- concluse. Vide Linalee sorridere.
-Che c’è?- chiese.
-Nel linguaggio comune, quello che mi hai detto lo identifichiamo con l’amore- disse. Shin non rispose, ma abbassò gli occhi.
-Non può essere amore- mormorò. Linalee la guardò interrogativa –e perché?-
-Perché lui è il futuro Bookman. Se io mi innamorassi di lui, per Lavi sarebbe solo un impiccio- dicendolo a voce alta, si rese conto di come in realtà quel pensiero le facesse male. Ma non poteva farci niente.
-Cosa ne sai se ad essere d’impiccio saresti tu o la vita che ha scelto?- domandò Linalee –non devi nasconderti, Shin. Viviamo appesi ad un filo che potrebbe spezzarsi in ogni momento, non possiamo permetterci il lusso di non dire ciò che proviamo- l’altra la fissò senza dire una parola. Ammirava la qualità di Linalee di dire cose incredibilmente sagge tutto d’un colpo, specie quando riguardavano i sentimenti. Erano quelli la sua forza.
E la sua, di forza, dov’era?
In lui, si rispose. Annuì alle parole di Linalee.
-Ci penserò- mormorò continuando a camminare.

*******

Era come vivere in un incubo che non voleva saperne di finire.
Vide Lavi e Chaoji cadere nel vuoto, il terreno che si sgretolava sotto i loro piedi per i colpi del Conte. Si slanciò verso di loro, ma Linalee la trattenne per non far cadere anche lei.
Vide il martello di Lavi polverizzarsi fra le mani di Allen e il ragazzo sparire nel buio.
Non sentì le urla dei compagni, non sentì la torre frantumarsi. Era come se il mondo si fosse fermato.
Si alzò lentamente, il cuore che le batteva all’impazzata.
La risata del Conte le arrivò alle orecchie, e fu quella che la fece scattare. Evocò l’innocence e gli si scagliò contro, senza pensare a niente. Sarebbe morta, ma poco importava.
-Amore, che sentimento inutile. Questa disperazione è molto più bella- sibilò quello, brandendo l’arma.
Il pugnale nelle mani di Shin si illuminò di una luce accecante e si ingrandì, trasformandosi in una lunga spada acuminata, dalla lama di giada. Rovi spinosi sfracellarono il pavimento sotto i piedi del Conte.
-Shin! Fermati, non puoi farcela!- Allen le comparve accanto, ma lei lo scostò con uno spintone, balzando per un istante accanto al generale.
-Non è morto, ragazzina. Non gettare via la tua vita- disse quello. Shin avvertì il proprio corpo bloccarsi di colpo, paralizzato. Cercò di concentrarsi per sfuggire al karte garte dell’innocence di Cross, ma la sua mente non riusciva a liberarsi dall’immagine di Lavi che cadeva nel vuoto.
Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, e in quel grido c’erano più parole che in un intero discorso.
Il Conte scomparve attraverso una porta, e loro rimasero chiusi nell’arca. Shin sentì tutto girarle attorno, non capiva più chi stesse parlando o cosa stesse dicendo. La ferita le pulsava ritmicamente, mandandole ondate di dolore terribili.
-Generale, Shin non può resistere ancora! Deve essere curata!- sentì Linalee gridare. Un paio di braccia robuste la afferrarono.
-Allen, segui Timcampi- mormorò Cross –e fa’ in fretta- furono le ultime parole che Shin udì, prima di precipitare nel buio.

*******

La prima cosa a cui Lavi pensò appena si risvegliò fu che Shin l’aveva visto cadere, e temette il peggio.
Credeva che sarebbe morto, e invece eccolo lì, ammaccato ma intero, cosa che in quel momento gli interessava quanto la passione di Yu per la soba.
Scattò in piedi –ehiiii!- gridò –Alleeeeen! Shin! Linaleeeeee!-
-Lavi!- la voce di Allen rimbombò nello spazio.
-Allen! Dove diavolo sei?- gridò.
Una porta si aprì nella parete dietro di lui, e ne uscirono l’albino assieme al generale, Kanda, Crowley, e Linalee.
Lo sguardo di Lavi si fissò sulla figura fra le braccia del generale.
-No- sussurrò. Li oltrepassò tutti e si piantò davanti all’uomo, prendendo in braccio la ragazza. Quello lo lasciò fare.
-Cos’è successo?- disse piano. Shin sembrava non avere nuove ferite, ma non si svegliava ed era estremamente pallida.
-Quando ti ha visto cadere, è come andata in trance. Ha attaccato il Conte e la sua innocence si è evoluta- disse Linalee, sedendoglisi accanto –credo sia solo molto debole. Dobbiamo uscire da qui e curarla- il ragazzo annuì, incapace di parlare. Fissava il corpo coperto di sangue di Shin, la testa che gli girava.
-Lavi- si girò verso Linalee. Lo stava fissando, seria.
-Diventare Bookman è davvero ciò che vuoi?- chiese, spostando gli occhi su Shin –sei davvero disposto a perderla?- mormorò.
Lavi chinò la testa, e Linalee lo lasciò solo.
-S… stupido c… coniglio guercio…- la voce spezzata della ragazza fece capolino da sotto il mantello in cui era avvolta. Una mano si sollevò a stringergli la casacca. Lavi ci mise sopra la sua.
-Lo so- disse semplicemente. Ne avrebbe sentiti all’infinito di insulti, da quella voce.
Non era disposto a perderla. Non lo sarebbe stato mai.
La sua vita di Bookman non gli era mai sembrata così vuota come in quel momento.
-La… vi-
-Non parlare, non ora. Sei troppo debole- ma la ragazza fece finta di non sentirlo.
-Linalee, un giorno… mi ha detto una cosa- ansimò, cercando di tirarsi su. Lavi le sorresse la schiena senza parlare.
-Mi ha detto… che la nostra vita…- tossì violentemente, sputando sangue.
-Basta, smettila di parlare, ti prego. Devi riposarti- Lavi era disperato. Se si fosse lasciato andare, probabilmente avrebbe iniziato a piangere, ma non era di questo che lei aveva bisogno, ora.
-…è appesa a un filo. E non abbiamo tempo per lasciare cose non dette- continuò lei imperterrita. Il ragazzo sentì il suo corpo iniziare a tremare.
-Smettila. Non dire queste cose- sussurrò. Il nodo che aveva in gola decise prepotentemente da che parte andare, e una lacrima gli scivolò lungo la guancia. Shin l’asciugò con un dito.
-Ho… sempre pensato- sussurrò –che per te s-sarebbe stato u-un impiccio- la voce le si ruppe.
-Che cosa?- Lavi sentì le braccia della ragazza circondargli il collo e tirare su il resto del corpo.
-Ti amo, Lavi. Perdonami- mormorò, poi perse i sensi.
In lontananza, Linalee, Allen e gli altri osservarono Lavi chinare la testa e le sue spalle tremare.

*******

Si svegliò, e fu come vedere il mondo a metà.
La parte sinistra era completamente oscurata, e anche se le sembrava di avere una visuale completa della stanza Shin sapeva benissimo che era solo una mera illusione.
Poco dopo comparve anche il dolore, sordo e pulsante, che le martellava in testa.
L’ultima cosa che ricordava erano le braccia di Lavi che la sorreggevano, e la sensazione tremenda che quella volta non ce l’avrebbe fatta. Poi le tornarono in mente le parole che gli aveva detto, quelle che si era portata dentro in quegli anni e che improvvisamente aveva saputo identificare.
Non si ricordava come aveva reagito Lavi, non si ricordava neppure se avesse reagito; quando i suoi ricordi tentavano di spingersi un po’ più a fondo sentiva solo una sensazione sgradevole di freddo in tutto il corpo.
Decise di provare ad alzarsi: stando sdraiata lì a maledirsi non avrebbe risolto un bel niente. La testa le girò violentemente, e Shin si spaventò nel constatare quanto fosse debole. Provò ad evocare l’innocence, ma il suo corpo si ribellò coprendola di brividi.
“Ok, ok, ok. Ci proverò un’altra volta” pensò respirando profondamente.
-Che cosa cavolo stai facendo?- una voce alterata la fece trasalire e girare di scatto: un assonnatissimo Allen si alzò come se niente fosse dal pavimento, forzandola a letto, con un’espressione incredibilmente truce.
-Senti- gli disse deciso, fissandola –forse tu non te ne rendi conto, ma non aiuterai Lavi tentando il suicidio. Hai idea di quanti giorni tu sia stata svenuta?- Shin lo fissò con tanto d’occhi: non l’aveva mai visto così arrabbiato. Scosse piano la testa, in segno di diniego, senza fiatare. Allen sospirò –due settimane. Due settimane, Shin, e praticamente non davi segno di vita- disse stancamente, passandosi una mano fra i capelli bianchi. Shin si sentì svenire –due settimane?- sussurrò. L’albino annuì –inutile parlarti dello stato di Lavi. Lo vedrai fra poco, vado a chiamarlo. Non sai la fatica che ho fatto per scollarlo da qua- si diresse a passo spedito verso la porta –tu rimettiti a letto e evitagli un infarto- concluse secco, sparendo oltre la soglia. Shin si abbandonò fra i cuscini ancora allibita.
Durante la battaglia non aveva affatto fatto caso alle proprie ferite, preoccupata com’era che Lavi ci lasciasse la pelle, però se ben ci pensava era da quando aveva incontrato Tyki Mikk che non aveva smesso un attimo di combattere e di sforzare l’innocence.
Ebbe quasi paura di se stessa: quello che provava per Lavi era davvero così grande da farle dimenticare qualsiasi altra cosa?
Sentì la porta che si apriva e si richiudeva, poi dei passi. Non riuscì a distogliere lo sguardo dalla parete bianca di fronte a sé, non riuscì a guardare Lavi in faccia, non dopo tutto quello che era successo.
Il rosso prese una sedia e ci si lasciò cadere sopra, sospirando. Per un po’ nessuno dei due disse niente.
Shin lo sbirciò di sottecchi e quasi si spaventò: non gli aveva mai visto un’espressione così cupa. Era pallido, e quell’occhio verde smeraldo che sembrava sempre scintillare anche nel buio più cupo era spento, arrossato e segnato da un’occhiaia profonda. Avrebbe solo voluto che smettesse di fissarla in quel modo, che per una volta il suo sguardo non assumesse quell’espressione di tristezza mal celata posandosi su di lei. Avrebbe voluto che per una volta fosse davvero felice di vederla viva.
Sentì le lacrime salirle agli occhi: era tutta colpa sua. Non avrebbe mai dovuto dirgli quelle cose, non avrebbe mai dovuto esporsi. L’aveva solo messo in crisi.
Un bussare secco e deciso, e una voce dura che chiamava Lavi li fece sussultare.
Bookman.
Shin chinò la testa, ma non nascose l’insofferenza –non farlo entrare qui dentro. Non ho bisogno delle sue paternali- disse –lui è il tuo maestro, non il mio- aveva parlato con un tono duro, che Lavi non le aveva mai sentito, ma annuì, uscendo dall’infermeria.



Note dell'Autrice:

Bookman Senior di m**** =__=
Nutro un odio profondo verso quel nonnetto >_>
Beh, era abbastanza ovvio che Shin si dichiarasse per prima, immagino che chiunque nella sua situazione alla fine sarebbe esploso.
Non so bene cosa dire su questo capitolo, sarà perchè sono decisamente stanca e perchè non sono decisamente in vena... scusate, periodo no -.-
La storia è quasi alla fine, grazie a tutti voi che la leggete :)

Grazie a Sherly per il commento, vado a cercare di riordinare un po' il casino che ho in testa, mon amie XD

Al prossimo capitolo ^_^

Bethan

*sbatte la testa contro la scrivania*

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Capitolo 13
*** Distacco ***


-Lavi- la voce di Bookman Senior lo chiamò. Il ragazzo si girò, alzando gli occhi al cielo.
-Si?- chiese, stiracchiando le labbra in un sorriso forzato.
Si sentiva addosso una frustrazione non indifferente, oltre che alla stanchezza di quelle settimane in cui non aveva praticamente né mangiato né chiuso occhio.
-Cos’è successo in quell’arca?- quando voleva, il Vecchio sapeva davvero leggergli nel pensiero.
-Perché?- fece, indifferente. Distolse lo sguardo e lo diresse verso i fogli sul pavimento della loro stanza. Il suo maestro sospirò.
-Lavi, devi dimenticare quella ragazza- disse fermo –è normale che tu non riesca a frenare ancora del tutto i tuoi sentimenti, ma un Bookman non può lasciarli crescere-
Vedendo che Lavi non rispondeva, Bookman decise di lanciare la bomba.
-Ho chiesto di venire allontanati dall’Ordine, Lavi- disse. Il ragazzo si girò di scatto a guardarlo.
-E’ uno scherzo, spero- ma il suo maestro non rideva.
-No, Lavi, è una cosa molto seria. Devi metterti in testa che Bookman non può avere sentimenti, non può avere un cuore. Quella ragazza sta mettendo in serio pericolo tutto ciò per cui ti sei esercitato in questi anni- disse –potresti succedermi degnamente, Lavi. Lei è solo un impiccio, i sentimenti umani sono instabili. Ciò che prova oggi, non è detto che lo provi anche domani. In poche parole- proseguì –potrebbe abbandonarti in qualunque momento, e tu rimarresti solo. Ci hai pensato?-.
Un fruscìo e dei passi veloci li fecero voltare di scatto: avevano lasciato la porta socchiusa. Lavi si maledisse, schizzando fuori dalla stanza.
-Shin!- gridò, ma gli rispose solo il buio dei corridoi.
-Partiremo domattina, Lavi. Hai il permesso di salutarla- disse Bookman, comparendo alle sue spalle –prendi questo viaggio come una pausa, ma pensaci bene prima di gettare tutto al vento- mormorò. La porta si richiuse e Lavi schizzò nella direzione in cui erano spariti i passi.

*******

Shin smise di correre solo quando fu in cima alla torre. Le gambe le tremavano per lo sforzo, e la vista continuava ad appannarsi. Si tirò su la benda che era scivolata sulla guancia sinistra e mosse qualche passo nell’oscurità.
Lavi se ne andava. Bookman voleva portarlo via da lì.
Voleva portarlo via da lei.
Spalancò la porta che dava sul balcone e l’aria mattutina le sferzò il viso. Ogni insignificante ferita bruciò al contatto col freddo esterno.
Sentì le lacrime scorrerle sul viso e non fece niente per fermarle. Alla fine, quello che aveva sempre pensato aveva trovato riscontro.
Per Lavi, lei era solo un impiccio. Lui doveva diventare Bookman, non c’era posto per lei.
Queste cose le aveva sempre sapute, dopo tutto. Il fatto che i suoi fossero sentimenti impossibili da ricambiare non era una novità. Quello che le aveva veramente fatto male era stata la domanda di Bookman.

“Potrebbe abbandonarti in qualunque momento”

-Io non abbandonerò mai Lavi- mormorò –sarà lui ad abbandonare me- il dolore la colpì come un pugno.
Non si era mai sentita così sola.
-Shin- la voce ansante di Lavi la fece sobbalzare. Come faceva a sapere che era lì? Credeva che non l’avesse vista.
Il rosso le si avvicinò in fretta e si mise a sedere accanto a lei. Non sapeva come  cominciare.
Shin invece aveva ormai ben chiaro cosa dire. Le uniche parole che potevano uscire dalla sua bocca erano giuste e sbagliate al tempo stesso, ma sapeva che se non le avesse dette il rimorso l’avrebbe tormentata.
-Lavi- esordì con un sussurro, tormentandosi il maglione, ma il rosso la interruppe –non far caso a quello che hai sentito, Shin. Io non parto, domani- disse. La ragazza sorrise, e un’altra lacrima le scivolò sulla guancia.
-Devi partire, Lavi- mormorò. Lui la guardò stupito.
-Preferirei buttarmi giù da quest’altezza piuttosto che dirti queste cose- continuò Shin –ma non puoi continuare a stare vicino contemporaneamente a me e a Bookman. Devi capire cos’è che conta di più per te- prese fiato. Era dannatamente difficile. Si era affidata a lui per così tanto tempo che dirgli di allontanarsi da lei le sembrava una cosa contro natura.
-Vuoi che me ne vada?- la guardava con una tristezza infinita. Shin si morse le labbra fino a farle sanguinare.
-No. Ma quello che è giusto non è sempre quello che vorremmo che accadesse- sussurrò. Ogni parola era come una pugnalata.
Lavi non replicò. Era come se le parole si rifiutassero di venirgli in mente. Tutto gli sembrava tremendamente sbagliato, lasciarla lì gli sembrava tremendamente sbagliato, eppure sentiva la verità delle parole di Shin.
Doveva capire prima di tutto se stesso, o l’avrebbe fatta soffrire ancora di più.
La ragazza si alzò in piedi e gli sorrise fra le lacrime.
Lavi provò la solita stretta allo stomaco nel guardare i suoi capelli, ed ora anche il suo volto, con quella benda nera che copriva metà della parte sinistra.
-Quello che ha detto Bookman non è vero- mormorò.
-Che intendi dire?-
-Io non mi dimenticherò mai di te, Lavi, neppure se questa fosse l’ultima volta che ci vediamo!- scoppiò in singhiozzi, ma non lasciò che le braccia del ragazzo l’avvolgessero come sempre era successo quando aveva un problema.
-Non potrei mai abbandonarti, quindi anche tu non dimenticarti di me, capito?- sussurrò. Si portò le mani dietro la nuca e si slacciò il ciondolo con la pietra verde, lanciandoglielo.
-Se avrai bisogno di me, io sarò lì- disse. Poi si girò e corse via, lasciandolo solo in mezzo alle raffiche di vento.
Lavi si mise la collana a mo’ di braccialetto, poi guardò l’orizzonte.
-Dimenticarmi di te? Neppure se mi facessero il lavaggio del cervello…- mormorò.
Si sedette a terra, la testa fra le ginocchia, e pianse.

*******

-Come sta?- Miranda e Linalee parlavano a bassa voce fuori dall’infermeria. La cinese scosse la testa –non lo so. Stamattina non l’ho vista, quando Lavi è partito- mormorò sconsolata –mio fratello le ha anche assegnato una missione con Kanda. Sa essere veramente inclemente quando vuole-.
-Lavi è un grandissimo idiota- bofonchiò Allen, con la bocca piena di mitarashi dango –si vedeva da chilometri che non era indifferente nei suoi confronti, cosa gli costava ammetterlo?- sbuffò.
-E’ la prima volta che ti sento così inviperito, Allen, invero- Crowley lo guardò incuriosito, poi alzò gli occhi –speriamo che Shin si riprenda. Dopo tutto quello che ha passato, questo è stato l’ennesimo brutto colpo- disse. Tutti annuirono.

Kanda se la vide comparire davanti, e poco mancò che non la riconobbe.
I capelli tagliati corti, appena sotto le orecchie, e la fascia nera a coprirle l’occhio sinistro.
-Che cosa vuoi?- chiese con stizza, ma non potè celare a se stesso una sorta di curiosità. Shin sollevò una spada verde, lunga all’incirca quanto il suo braccio, e lo fissò negli occhi, determinata.
-Allenami. La mia innocence si è modificata, e io non so usare la spada. Dobbiamo partire per una missione- disse –per favore- aggiunse poi, abbassando lo sguardo.
Il giapponese sospirò.
-Fra mezz’ora, nella solita sala- disse –inizia a scaldarti-. Shin annuì e si avviò di corsa al piano di sopra.

Il rumore di lame che cozzavano l’una contro l’altra li distolse dalla conversazione.
-Che cavolo succede?- Linalee scattò in piedi –ho un brutto presentimento- disse, iniziando a correre. Gli altri filarono dietro di lei.
Aprirono la porta della sala degli allenamenti, e trovarono Shin e Kanda che se le davano di santa ragione.
-Tieni quella spada più vicina all’elsa! Non riuscirai mai a imprimerle abbastanza forza se la reggi alla base!- gridò il giapponese con l’ennesimo affondo.
Shin lo parò per un pelo –sarebbe tutto molto più semplice se avessi due occhi e se tu ti muovessi un po’ più lentamente!- strillò di rimando, riguadagnando le distanza con un balzo.
Kanda continuava ad attaccarla senza pietà –credi che gli akuma o i Noah ci faranno caso?- le sibilò, passandole accanto. Con un movimento fulmineo le girò una benda attorno alla testa, coprendole entrambe gli occhi, e si fermò.
-Che cavolo fai?- disse lei, presa dal panico. Non vedeva assolutamente niente.
-Fermati. Respira. Ascolta quello che succede intorno a te- la voce del moro veniva dalla sua destra. Shin si concentrò e iniziò a percepire quando Kanda muoveva la spada, portando la propria in corrispondenza per parare gli attacchi.
Iniziarono molto lentamente, poi il ritmo si fece sempre più serrato.
Gli esorcisti sulla soglia li osservavano basiti.
-Si è tagliata i capelli- osservò Allen. Linalee annuì senza dire una parola.


Quando l’allenamento finì, Shin si accasciò a terra, esausta. Le ferite non ancora rimarginate le facevano male, eppure sentiva anche una sorta di sollievo.
Fece per scostarsi i capelli dal viso con un gesto meccanico, ma trovò solo un corto ciuffo che le ricadeva da un lato.
L’idea di tagliarseli le era venuta all’improvviso, dopo una notte intera passata a piangere. Aveva deciso che non sarebbe stato solo Lavi a capire cosa voleva. Anche lei doveva imparare a vivere senza punti di riferimento che sarebbero potuti crollare ad ogni istante.
Aveva evocato la spada, la sua nuova innocence, e li aveva tranciati di netto al livello di quelli più corti, poi era uscita di lì ed era rimasta ore ed ore sotto la pioggia nel boschetto sul retro dell’Ordine.
Il rumore dell’acqua era riuscito a calmarla, e l’allenamento aveva fatto il resto.
-Non male per essere la prima volta- Kanda aveva il fiatone, mentre rinfoderava Mugen –ma dovrai fare di meglio per lottare contro gli akuma-
-Possiamo rifarlo?- chiese subito lei. Il moro la guardò stupito. Evidentemente si era aspettato che dopo quella fatica Shin rinunciasse all’istante.
La ragazza sospirò –Kanda, c’è una cosa che tu non hai ancora capito di me. Posso sembrare molto debole per certe cose, ma ho anch’io dei punti di forza- disse fissandolo dritto negli occhi –la tenacia non mi manca. Allora, posso allenarmi di nuovo con te prima di partire?- domandò nuovamente. Kanda la fissò per un breve attimo, poi annuì secco –domani, qui alla stessa ora- disse. Shin sorrise –grazie-.

*******

La missione che dovevano affrontare non sembrava particolarmente difficile. Dovevano andare col treno in un paese molto vicino a quello dove Shin era nata, e poi dirigersi a piedi su una collina che sovrastava la valle, dove gli abitanti dicevano di aver visto strane ombre gigantesche ogni notte. Da tutti i centri abitati circostanti erano sparite delle persone, perciò il quartier generale riteneva che ci fossero degli akuma in giro.
Shin lesse il rapporto mentre viaggiavano, ormai abituata al silenzio ostinato di Kanda. Da quando si allenavano insieme il giapponese si era un po’ ammorbidito nei suoi confronti, anche se sarebbe stato più il caso di dire che era diventato diversamente cinico.
Verso l’ora di pranzo la ragazza aprì la borsa, e qualcosa di pesante ne scivolò fuori, rimbalzando sul sedile. Si maledisse per non aver controllato cosa Linalee avesse messo nei suoi bagagli e lo prese in mano, del tutto dimentica del cibo.
Aprì la prima pagina, e si ritrovò davanti alla scrittura di Lavi.

“La memoria ricorderà sempre ciò che gli eventi tentano di cancellare”

Così recitava il sottotitolo. Shin sentì un groppo in gola, mentre iniziava a leggere senza sosta tutte quelle storie a lei così familiari, in cui però c’era qualcosa di diverso.
In ogni lettera cercava lui. Lo cercava in ogni sillaba e in ogni carattere, cercava di capire se fosse stanco, nervoso o se non avesse più voglia di scrivere.
-Perché vuoi farti del male in quel modo?- la voce secca di Kanda la distolse dalla sua insensata ricerca. Shin abbassò gli occhi.
-Non emergerà da quelle pagine. Sarebbe meglio che tu ti concentrassi sulla missione- disse freddamente –è l’innocence ciò che dobbiamo cercare, non Lavi- fu allora che la ragazza perse definitivamente la pazienza.
-Ma tu- ringhiò all’indirizzo di Kanda, chiudendo il volume di scatto –non hai mai avuto nessuno di importante? Non hai mai avuto paura di perdere qualcuno?- la sua voce salì di parecchie ottave mentre il giapponese la fissava con tanto d’occhi –così infagottato nella tua miseria di gelo e di boria non mi sembra proprio il caso che tu dispensi consigli sui sentimenti umani. Qui a non sapere un accidente sei soltanto tu, Kanda. Buon per te che non hai mai fatto affidamento su nessuno, buon per te che nessuno è mai venuto a salvarti, buon per te che riesci a guardarci tutti come se fossimo la cosa meno importante sulla faccia della terra!- gridò scattando in piedi –non sai neppure cosa cavolo voglia dire sentire la mancanza di qualcuno, tu?!- afferrò la sua borsa e uscì di scatto dallo scompartimento. Era sicura che se fosse stata altre ore lì con lui avrebbe finito per impazzire. Si sentiva tremendamente sola, ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla in quello stato, pensò camminando velocemente per i corridoi.
Incontrò un addetto e si fece assegnare un altro scompartimento, fregandosene se fino a quel momento aveva pensato che i privilegi riservati agli esorcisti fossero inutili. Si buttò sul sedile, appoggiando la fronte sul finestrino gelido.
Pensò a Lavi, a dove potesse essere, a quanto le mancasse. Quella era la prima missione che affrontava senza di lui; tutti all’Ordine si erano resi conto di quanto rendessero meglio quando erano insieme.
Respirò profondamente: doveva affrontare quella situazione. Doveva dimostrare a se stessa che poteva cavarsela anche senza di lui, che nel caso in cui Lavi non fosse tornato sarebbe stata capace di continuare a vivere.

*******

-Lavi, sono tre volte che ti chiamo. Ascoltami- il suo maestro lo redarguì, mentre viaggiavano velocemente verso Mosca, in cerca di antichi tomi considerati perduti. Il ragazzo fece un’espressione insofferente.
-Che vuoi, Vecchio? Sto cercando di dormire- mormorò chiudendo gli occhi. Aveva dormito quasi tutto il viaggio, eppure continuava a sentirsi mortalmente stanco. In quel momento non c’era niente che gli interessasse di meno di quei vecchi, enormi volumi ammuffiti. Che rimanessero a marcire dov’erano, pensò con rabbia.
Il paesaggio fuori era completamente ghiacciato, e grossi fiocchi di neve turbinavano attorno al treno in corsa. Lavi pensò distrattamente che Shin non aveva mai visto la neve. Chissà se le sarebbe piaciuta?
Strizzò le palpebre, portandosi una mano alla fronte. Lo stava facendo di nuovo. Non doveva pensare a lei, doveva concentrarsi. Lui era il futuro Bookman.
Ma quelle parole, che fino a tre anni prima gli avevano impedito ogni contatto ravvicinato, non servirono a placare la sua frustrazione. La aumentarono, piuttosto.
-Una volta arrivati, mi aspetto che tu svolga il tuo lavoro come al solito. Dobbiamo dividerci, e cercare tracce delle conoscenze sugli akuma che potrebbero contenere le cronache antiche- il rosso spalancò gli occhi, sperando di aver capito male.
-Mi stai dicendo che oltre ad avermi portato via a forza dall’Ordine vorresti anche girare il coltello nella ferita?- domandò incredulo. Il vecchio lo guardò duramente –devi imparare a trattare questi argomenti esattamente come tutti gli altri. Un Bookman non può permettersi favoritismi- disse seccamente. Lavi tacque, tornando a guardare fuori.
Il rollio del treno lo cullò piano piano, e i suoi pensieri lo accompagnarono nel sonno.
“Shin, vieni a prendermi”.

*******

Quando erano scesi dal treno non si erano rivolti la parola. Shin si limitò a lanciare un’occhiata alla collina e a imbacuccarsi ancora di più nell’uniforme: un turbinio di fiocchi di neve circondò le loro due figure solitarie che scalavano il pendio innevato, avvolto dal silenzio.
La ragazza rimase qualche istante a contemplare quel paesaggio completamente bianco e in cui ogni suono arrivava ovattato alle orecchie.
Sembrava non potesse esserci niente di più tranquillo.
Ad un tratto iniziarono a vedere serie di impronte, inequivocabilmente umane, che si dirigevano, come le loro, verso la sommità della collina.
-Devono essere quelle delle persone scomparse. Guarda quante sono- sussurrò Shin, rompendo il silenzio per la prima volta.
-O quelle degli akuma. Stiamo in guardia- ribattè Kanda, sfoderando Mugen. Shin sfilò la spada di giada dal fodero e si rimisero in cammino, ma quando arrivarono finalmente in cima lo spettacolo che vide la paralizzò completamente.
La neve fino a quel momento candida era ricoperta di sangue cremisi, e almeno una trentina di akuma stavano massacrando senza pietà ragazzi e ragazze che avranno avuto si e no la stessa età di Shin. Ma c’era dell’altro.
I due esorcisti rimasero immobili a fissare la scena, entrambi incapaci di muoversi, e quando gli akuma iniziarono a tornare in forma umana la ragazza avrebbe tanto voluto che qualcuno le desse un pizzicotto e la svegliasse.
Tutti, nessuno escluso, avevano assunto le sembianze di quei ragazzi che, quando Shin aveva seguito l’Ordine, studiavano assieme a lei nella vecchia scuola del paese. Si volsero verso di loro, gli occhi spenti, le bocche piene di sangue.
Shin retrocesse di un passo.
-Non è possibile- sussurrò –non può essere vero- Kanda la fissò –ma di che cavolo stai parlando? Forza, dobbiamo ammazzarli o quelli ci fanno la pelle!- evocò l’innocence e si slanciò sul gruppo di akuma.
La ragazza non si mosse, fissando inorridita il moro che si slanciava su quelli che una volta erano suoi amici.
-Smettila- sussurrò, ma la sua voce si perse nel frastuono –basta- una ragazza con lunghi capelli neri le si parò davanti, coperta di sangue.
-Yuki… dimmi che sei ancora tu- mormorò Shin, muovendo un passo verso di lei, ma quella si trasformò in arma, e la ragazza sentì solo qualcosa di molto pesante che si slanciava contro di lei, facendola atterrare nella neve con un tonfo.
-Brutta cretina! Non siamo venuti fin qui per farci ammazzare!- Kanda la guardava in cagnesco –sono akuma, hai capito? Akuma! Non hanno niente a che fare con gli esseri umani!- sbottò, e con un fendente di Mugen trafisse il corpo minuto che gli stava di fronte.
Fu allora che in Shin qualcosa si ruppe.
Sentiva come se nel petto le si fosse venuto a creare un enorme vuoto che le risucchiava ogni emozione, ogni sensazione, che le appannava la vista.
Sfoderò l’innocence e si lanciò con tutta la forza che aveva sugli akuma rimasti, gridando.
Kanda fissò il massacro, impassibile ma perfettamente conscio di come avrebbe pesato sull’animo della ragazza.
Quando finì, Shin cadde in ginocchio, i fiocchi di neve che le si attaccavano ai vestiti e ai capelli incapaci di arginare il sangue di cui era coperta. Sentì dei passi dietro di sé, ma la spada lanciata di scatto verso quella direzione cozzò violentemente contro un’altra lama e le sfuggì di mano, affondando nel manto bianco e vermiglio.
Kanda le si inginocchiò davanti, fissandola, ma in quell’occhio grigio come il cielo plumbeo sopra di loro non vide altro che un’immensa disperazione, e un senso di solitudine grande quanto il suo.
-Dobbiamo andare, prima che ne arrivino altri- mormorò con un tono molto più gentile di quello che usava di solito. La ragazza scosse la testa, e Kanda vide che tremava. Sospirò, poi le passò un braccio dietro le spalle e la prese in collo, rimettendo la spada verde nel fodero.
La sentì singhiozzare, non disse niente.
Trovarono l’innocence in un gigantesco, enorme buco scavato all’interno della collina: evidentemente gli akuma più evoluti si erano serviti di quelli più deboli per arrivare così in profondità.
Durante il viaggio di ritorno nessuno dei due aprì bocca. Il battibecco che avevano avuto all’andata era come svanito, e Shin dal canto suo era felice che Kanda non fosse il tipo da perdersi in chiacchiere.
Rivedeva ancora e ancora i volti dei suoi vecchi compagni cadere di fronte a lei come bambole rotte dalla sua spada, gli occhi vuoti, da akuma, che la fissavano spalancati, il sangue che le macchiava il corpo e l’anima.
Si raggomitolò su se stessa, cercando di non piangere. Se ci fosse stato Lavi, non l’avrebbe permesso. Non l’avrebbe fatta lottare.
Ma Lavi non c’era, e lei non poteva fare una colpa del fatto che Kanda non l’avesse protetta: era una guerriera, non una bambina, e il moro non aveva nessuna ragione per aiutarla.
Nessuno, oltre Lavi, l’aveva. Era una realtà con cui avrebbe dovuto fare i conti fin da subito.

*******

“Generale Thomas Grave, deceduto. Originario della Russia, lascia una figlia e la moglie” Lavi dovette rileggere quella riga e i profili dei familiari del generale parecchie volte, prima di capire appieno cosa avesse di fronte.
Shin gli aveva sempre detto di non aver più saputo niente di suo padre, neppure cercando nella biblioteca del Quartier Generale, ed ora lui, che stava cercando con tutte le sue forze di non pensarci, si ritrovava ad avere tre pagine piene zeppe di note.
Le scorse velocemente, poi un paragrafo catturò la sua attenzione.
“Causa della morte: attacco improvviso di una squadra di akuma diretto su un’abitazione popolare. Eccessivo sforzo dell’innocence. Familiari presenti: moglie” recitava. L’innocence del generale consisteva in una sorta di grossa falce dalla doppia lama ricurva, di cui il testo presentava anche un’illustrazione. A quanto pareva, la pietra incastonata nel pomello dell’arma dava la facoltà di creare barriere protettive, ed era proprio usando quelle che il generale era morto.
Lavi deglutì a vuoto, la gola secca. Non capiva perché quel profilo lo turbasse tanto. Sapeva che il padre di Shin era stato un generale e che era morto a causa degli akuma, non c’era niente di così assurdo in ciò che stava leggendo.
No, il problema era un altro.
“Vorrei tanto sapere almeno com’è morto” gli aveva detto Shin, una volta “o perlomeno dov’è stato sepolto, ma niente da fare. L’Ordine cela fin troppo bene i propri caduti”.
Lavi sapeva che Shin avrebbe voluto leggere quelle pagine.
Cercando di fare meno rumore possibile, le strappò deliberatamente dal tomo che le conteneva, un gesto così impensabile da parte di un Bookman che gli venne quasi da ridere. Arrotolò le pagine e le ficcò nella borsa, chiudendo il libro con un tonfo.
Fra due giorni sarebbero ripartiti alla volta del centro del continente, allontanandosi sempre di più dall’Ordine.
Allontanandosi sempre di più da lei.

Note dell'Autrice:

Ragazzi, che capitolo infinito... volevo farmi perdonare per l'assenza in questi giorni, e anche trovare un modo per levarmi la depressione da esameallacazzo T_T
Shin si dà una mossa, finalmente! O perlomeno ci prova, tenta di scollarsi dalla dipendenza da Lavi... mentre il nostro rossino invece piomba nella depressione più nera, tipo quella che ho io ora... eh bhè, Lavi, è pure giusto che soffra un po' anche tu! Dai che tanto la conclusione (a breve) sarà felice XD
Notare il mio deficit strutturale nel rappresentare un Kanda che non abbia un lato minimamente umano -__- alla fine questa ff è più ooc per le due volte che compare Kanda che per Lavi in sè X_X vabbè, perdonatemi dai *_*

Grazie a Sherly per la recensione e grazie a tutti quelli che leggono/seguono la storia :)

Al prossimo capitolo (che temo sarà l'ultimo o giù di lì ç__ç)

Baci!

Bethan

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Capitolo 14
*** Decisione ***


Fra una cosa e un’altra, la settimana successiva passò abbastanza in fretta. Shin cercava di comportarsi come al solito, anche se era stato inevitabile notare come tutti evitassero enormemente l’ “argomento Lavi” quando lei era presente.
Con fatica era riuscita a passare oltre a ciò che era accaduto sulla collina, anche se la sua insensibilità in un primo momento l’aveva spaventata. Aveva semplicemente concluso che quelle persone facevano parte di una sua vita precedente, e che non poteva sentirsi in colpa per qualsiasi cosa.
Ma per quanto ci provasse, il dolore restava, e lei lo sopportava come al solito.
Gli allenamenti con Kanda la sfibravano, sia per lo sforzo cui sottoponeva il proprio fisico, sia per la fatica che faceva ogni volta per non mandarlo a pelare patate, ma sentiva che le era necessario.
Aveva bisogno di qualcosa da fare, per non crollare completamente.
L’unico problema erano le notti.
Per la maggior parte del tempo non dormiva, stava sveglia a leggere, oppure guardava semplicemente fuori dalla finestra, ma quando per caso il sonno la coglieva impreparata l’assalivano gli incubi.
Ogni volta era la stessa storia: Lavi che cadeva nel vuoto, lei che lo cercava, e lui che le diceva che era solo un peso. Ormai avrebbe dovuto essercisi abituata, pensava, ma ogni volta che si addormentava finiva per risvegliarsi piangendo e col cuore che batteva a mille.
Per i primi giorni aveva retto bene, ma il suo fisico era di tutt’altra opinione.

Quella mattina, Kanda si accorse che qualcosa in lei non andava.
Buffo che proprio lui a cui non importava niente della sorte degli altri avvertisse così profondamente il malessere della ragazza, ma del resto già nell’ultima missione aveva avuto modo di rivalutarne qualche caratteristica, in modo da non esserle più totalmente indifferente. Shin lo considerava già un risultato grandioso, considerato il tipo.
Quando dovette frenare l’ennesimo fendente per evitare di staccarle la testa, rinfoderò la spada con uno schiocco secco, sbuffando.
-Si può sapere che hai? Non siamo qui per giocare- disse acido, ma gli rispose uno sguardo da far paura.
Osservò con occhio critico le occhiaie profonde sotto l’iride color ardesia della ragazza e la sua espressione persa nel vuoto e sospirò.
-Credo che per oggi sia inutile continuare. Vai a farti una dormita di un mese almeno- disse, ma la voce di lei lo bloccò.
-Non posso- sussurrò. Kanda sentì che stava piangendo, ma non si voltò, in attesa che dicesse qualcos’altro.
-Ogni volta che mi addormento lo sogno- il moro sospirò, passandosi una mano fra i lunghissimi capelli neri.
Non poteva certo dire di non capirla. Quante volte era successa a lui, la stessa cosa?
-Con il tempo ci farai l’abitudine. Fidati- mormorò –nessuno ci è più indispensabile di noi stessi. L’istinto di sopravvivenza te lo farà capire prima o poi- la ragazza non disse niente, ma dopo qualche istante il moro sentì la ventata provocata dal fendente della spada di giada e si girò per pararla.
La lama sgusciò, svitando il contatto con l’altra, e il grido di Shin risuonò per tutta la sala.
-Abbassati!-
I rovi schizzarono fuori dal terreno, rovi scuri che avevano sostituito le liane verdi, irti di spine acuminate e letali, e infilzarono senza pietà un akuma alle spalle di Kanda e un altro sopra di loro.
 -Che cavolo sta succedendo? Che ci fanno qui dei livello tre?- gridò sbigottita. Kanda estrasse la spada, imprecando.
-Non ne ho idea. Ho un brutto presentimento, cerchiamo gli altri- disse. Shin annuì e corsero verso il salone d’ingresso.

*******

Un brivido gli percorse tutta la schiena, gelido. Lavi sussultò.
-Che hai, Lavi?- Bookman Senior lo scrutava attentamente. Il ragazzo scosse la testa incerto –non lo so. Ho la pelle d’oca, però- mormorò –devo aver preso freddo- disse fra sé e sé, ma sapeva benissimo, e così lo sapeva il suo maestro, che era una balla bella e buona.
Alzò gli occhi sul campanile della città che stavano visitando. Si sarebbero fermati lì per quella notte, la prima tappa di un viaggio che sarebbe durato un mese. Era una struttura imponente, piena di guglie e di punte attorcigliate che scintillavano al sole.
Chiunque l’avrebbe definito una meraviglia, ma in quel momento a Lavi sembrava solo un ammasso di sassi. Tutto ciò che vedeva passava oltre il suo sguardo, che continuava a cercare un occhio color ardesia, un maglione sformato marrone, una spada verde.
I brividi non volevano saperne di andarsene, e d’istinto portò le dita a stringere la sfera verde che portava al polso. La sentì bollente, nonostante fossero immersi nella neve.
“Shin?” pensò attonito. Un’immagine gli comparve in un lampo nella mente: vide la sala grande dell’Ordine devastata, le vetrate infrante e macerie da tutte le parti.
-Ma che diavolo…- sussurrò. Bookman Senior si fece attento.
-L’Ordine è sotto attacco!- gridò il ragazzo. L’immagine di un akuma mai visto fino a quel momento gli passò in un lampo nella mente, unita a una sensazione di dolore improvvisa.
Doveva essere Shin ad inviargli quelle immagini, e quello doveva essere un livello quattro, il primo mai registrato.
-Sei sicuro che non siano solo illusioni, Lavi? Mi hai detto che anche lei ne è capace, no?- la voce dura del maestro lo fece tentennare, ma Lavi si rifiutava di credere che Shin lo stesse ingannando con immagini simili.
-Non lo farebbe mai. Shin non mi ingannerebbe in questo modo- mormorò. Trattenne il fiato. Un’altra fitta, stavolta alla schiena, poi il contatto si interruppe.
-La stanno ferendo! Dobbiamo tornare indietro!- esclamò guardando Bookman Senior. Quello gli rimandò uno sguardo freddo –è questa la tua scelta, dunque? Rinunci alla successione?-
Lavi fissò gli occhi scuri del vecchio, che lo scrutavano implacabili. Era vero, avrebbe potuto essere un trucco, ma lui si fidava di Shin. Se gli aveva mandato quelle immagini, era perché la situazione doveva realmente essere disperata. Sapeva che non lo avrebbe mai richiamato, dopo averlo spinto a partire. Sapeva com’era fatta.
Fu in quel momento che decise che il ruolo di Bookman poteva pure tenerselo, il vecchio, e che tutto ciò che aveva appreso in quegli anni non valeva niente in confronto a ciò che stava capendo adesso.
Alzò lo sguardo –si- disse, fermo. Il vecchio chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere da un vento fortissimo ed improvviso.
-Vecchio!- gridò Lavi, ma quando il turbinio di neve finì, Bookman Senior era sparito.
Era finita, non era più il suo successore.
Appoggiò una mano sul martello, sulla sua innocence. Sbirciò i fogli sgualciti nella borsa.
Adesso sapeva cosa fare.
Sperava solo che non si fosse deciso troppo tardi.

Note dell'Autrice:

Eeeeeeeeee INVECE NO!
Non è questo l'ultimo capitolo mwahahahahahahahah (cazzo ridi? .__.)
No, scherzi a parte, ho visto che veniva una lungagnata assurda e ho deciso di farvi soffrire ancora un po'... tanto ormai avrete già bell'e capito come va a finire, non ci vuole certo una mente superiore °^° ho peccato un po' di originalità in questa fanfiction mi sa, cercherò di farmi perdonare nelle prossime (se mai troverò qualcun altro che avrà voglia di leggerle x__x)...
E fu così che Lavi si svegliò dal sonno della babbeaggine (wtf?! o_o) e mandò a scaricare Bookman Senior come io vorrei TANTO che facesse pure nel manga... insomma, non ce lo vedo a fare il Bookman, ecco u.u

Rispondendo ai commenti, anzi AL commento (ma perchè non commentate mai voialtri? ç____ç insomma, su 50 persone ce ne sarà UNA che ha qualcosa da dire, anche fosse che Lavi è irrimediabilmente OOC, che Shin è una povera masochista e che la ff fa orrore fin dalla prima riga °^°)...

Sherly: se non ci fossi tu a recensire... XD comunque no, non sono in luoghi vicini, anche se lì per lì mentre la scrivevo m'era venuto in mente... però poi finivo con l'incasinare il tutto in modo irrimediabile, quindi ho deciso di lasciar perdere DX
Ormai siamo (davvero) prossimi alla fine, il prossimo credo proprio sarà l'ultimo capitolo e poi non mi vedrete per un po' T__T

Un bacione a tutti!! <3

Bethan

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Capitolo 15
*** Non andartene mai più ***


Shin sbattè violentemente la schiena a terra, cadendo. Il colpo dell’akuma l’aveva scaraventata dall’altra parte della stanza. Rotolò dietro una colonna, ansimando. Le faceva male il petto ogni volta che respirava, pensò di avere almeno un paio di costole rotte.
Sbirciò la posizione dell’akuma e vide che stava attaccando Allen senza pietà.
Non ce l’avrebbero fatta, mai.
Era troppo forte, e i generali non si vedevano da nessuna parte.
Shin prese un respiro profondo, poi evocò l’innocence per l’ennesima volta, tentando di distrarre l’akuma con i suoi rovi.
Funzionò: il nemico la individuò all’istante, e lei era pronta. Schivò i proiettili uno dopo l’altro, saltando agilmente, e con una serie di scatti si avvicinò all’akuma, pronta a colpirlo.
-Shin, dietro di te!- il grido di Kanda la fece voltare: un altro akuma era comparso praticamente dal nulla, e aveva diretto l’attacco direttamente contro di lei.
I proiettili la colpirono in pieno, e non le bucarono la pancia solo perché aveva avuto la prontezza di spirito di mettere davanti le braccia. L’attacco la fece volar via di diversi metri, in fondo alla sala.
Shin avvertì l’azione del veleno cominciare a fare effetto sul suo corpo.
“Evocazione. Fiori di sangue”
Un rovo strisciò fuori dal terreno e si avvolse strettamente alle sue ferite, che avevano già cominciato a riempirsi di pentacoli. Dalla pianta sbocciò un fiore candido come la neve che, mano a mano che le risucchiava il virus dal sangue, si tingeva di un rosso cupo.
Quando tutti i petali furono di quel colore, l’effetto dei proiettili akuma smise di agire, ma le ferite rimasero. Shin non credeva di poter ancora riuscire a muoversi: aveva la vista sfocata e sentiva un ronzio estraneo nelle orecchie.
-Shin! Spostati di lì!- le gridò Allen.
“E come? Non posso nemmeno alzare un braccio per le botte che ho preso” pensò. Vide l’akuma di fronte a lei, quella faccia tonda e lo stesso ghigno col quale aveva ucciso mezzo personale dell’Ordine.
Quanto avrebbe voluto ammazzarlo. Sperava solo che Allen lo facesse per lei, alla fine.
Chiuse gli occhi, intuendo il colpo che sarebbe arrivato di lì a poco.
-Non arrabbiarti, Lavi. E’ stato meglio così- sussurrò con un filo di voce.
-Esorcista, vuoi morire? Guarda che ti uccido!- l’akuma le arrivò a un soffio dal viso, ma Shin non aprì gli occhi.
“Fallo e basta, stupido barilotto di birra” pensò con rabbia.
Lo sentì caricare. Il fatto che nessuno avesse ancora tentato di fermarlo voleva dire che erano tutti messi come lei, o peggio.
Era davvero la fine.

-Timbro di fuoco!-

Una colonna enorme di fiamme avvolse l’akuma all’improvviso, impedendogli perlomeno di vederla. Shin si sentì prendere bruscamente in braccio, ma le fitte l’assalirono di nuovo, facendole girare la testa.
-P-piano- balbettò senza fiato. Non riaprì le palpebre. Non voleva sapere chi l’aveva salvata, temeva che il grido che aveva sentito fosse soltanto un’illusione, l’ennesima da quando lui se ne era andato.
-Sei forse impazzita? Star lì senza nemmeno proteggerti, volevi morire, forse?- la voce non ne voleva sapere di andarsene, ed era fin troppo conosciuta. Shin aprì piano la palpebra dell’occhio destro.
Lavi le stava accucciato davanti, dandole la schiena, il martello pronto a colpire. Aveva un’espressione lievemente scura in viso, ma l’occhio color smeraldo scintillava.
-Lavi- sussurrò –che ci fai qui?- gli sarebbe saltata al collo, se solo la situazione l’avesse permesso, e non l’avrebbe lasciato andare mai più.
Non poteva credere che fosse lì davanti a lei.
-Come che ci faccio qui? Mi hai chiamato tu, no?- il rosso le lanciò uno sguardo stupito, voltandosi. Shin lo fissò di rimando, altrettanto perplessa. Scosse la testa in segno di diniego.
-Io non ti ho chiamato, Lavi- disse. Poi però la colpì un pensiero terrificante.
Ripensò ai suoi sogni, e al dolore che tutti i giorni era costretta a soffocare dalla mattina alla sera. Ripensò a come la prospettiva di venire uccisa non le fosse sembrata così malvagia, di fronte a quella di non vederlo mai più.
Aveva pensato a lui tutto il tempo, durante quella battaglia, e i suoi poteri mentali dovevano essersi attivati.
L’aveva chiamato costantemente, ogni giorno, da quando se n’era andato, senza accorgersene.
Abbassò gli occhi.
-Lavi, mi dispiace, io…- non sapeva cosa dire. Era ovvio che, se il ragazzo era lì, aveva abbandonato Bookman, e l’aveva fatto perché credeva che lei l’avesse chiamato. Si sentiva tremendamente in colpa.
Davvero senza Lavi lei non riusciva più a far fronte a niente? Quando se ne era andato era stato come se qualcosa in lei si fosse rotto, come se tutti i pezzi si fossero scombinati. Era stata la sua disperazione forzatamente nascosta ad agire per lei?

Lavi si accorse che non l’aveva chiamato di proposito da come aveva spalancato gli occhi e dall’espressione che aveva assunto dopo, come se avesse preferito morire anziché lui tornasse prima del tempo.
Quella reazione, assieme ai capelli drasticamente più corti, gli avevano fatto capire di essere tornato esattamente al momento giusto. Non poteva in nessun modo lasciarla sola, né lo voleva. Si era sentito perso in quelle settimane, e pure patetico, sperando in ogni istante che lei gli fosse corsa dietro, sperando di vederla.
Era lui che aveva chiamato lei, non il contrario.
Come se non conoscesse la sua tenacia. Quando Shin si metteva in testa qualcosa non c’era verso di dissuaderla.
Lavi la amava per questo, in fin dei conti. Solo, non l’aveva mai ammesso.
Le mise una mano sotto il mento, fissando il suo occhio verde in quello grigio di lei, ma un boato alle sue spalle lo fece scattare in posizione di attacco.
L’akuma era stato sbalzato laggiù da qualcun altro, probabilmente, e ora che li aveva visti figurarsi se li avrebbe fatti scappare.
-Oh? Non sei morta, esorcista?- ghignò all’indirizzo di Bethan. La ragazza evocò la spada e si schierò al fianco di Lavi, guardando l’akuma in cagnesco.
-Non morirò mai per me stessa, akuma- mormorò.
-Shin, sta’ indietro. Non sei in condizione di combattere, ora- sussurrò Lavi, ma lei non si spostò di un millimetro, puntando lo sguardo su di lui.
Malgrado il sangue che le copriva una buona parte del corpo, malgrado le ferite, la sua espressione era dura e determinata.
Non l’avrebbe lasciato un’altra volta, e voleva che lo capisse.
Linalee e Allen travolsero l’akuma di schianto, facendo crollare mezza parete. Shin spalancò gli occhi stupefatta: l’innocence di Linalee era tornata, e aveva cambiato forma.
-Lavi, Shin! Via di qua, o vi spedisco oltreoceano!- strillò la ragazza, ma Shin era sicura che le avesse sorriso, prima di attaccare di nuovo il nemico.
Lavi non si fece pregare. Afferrò Shin e se la caricò in spalla, schizzando il più possibile verso la parte alta della torre.
-Lavi, posso camminare! Mettimi giù, così ti rallento e basta!- gridò lei.
-Non ci penso nemmeno, quindi smettila di lamentarti- ansimò il rosso, correndo a più non posso –sei dannatamente leggera, mi rallenterebbe di più il mio martello- aprì una porta con un calcio e ci si fiondò dentro, richiudendola subito dopo.
Shin la riconobbe: era quella che portava nelle sale degli esperimenti di Komui. Vide Lavi tracciare dei segni nell’aria, mormorando qualcosa, e una barriera comparve improvvisamente, avvolgendo l’intero stanzino buio.
-Komui sa come non far scoprire i suoi esperimenti, vedo- mormorò il rosso compiaciuto, poi andò a sedersi accanto a lei, riprendendo fiato.

-Lavi, ma sei impazzito? Dobbiamo tornare assolutamente dagli altri! Hanno bisogno di noi!- iniziò lei, ma Lavi le mise un dito sulla bocca.
-Hanno iniziato questa battaglia senza di me, e tu non sei in grado di aiutarli, ferita come sei- disse con calma –ce la faranno. A Lina è tornata l’innocence, no? Lei e Allen sono forti- mormorò poi.
“Non come noi due” pensarono entrambi. Shin arrossì lievemente.
-Grazie per prima- borbottò, lo sguardo puntato verso il pavimento.
Lavi sorrise sbuffando.
“Grazie? E di cosa? Ho lasciato che ti riducessero in questo stato” pensò amaramente, gettando un’occhiata alle braccia della ragazza. Anche in quella penombra il sangue che ne gocciolava era ben visibile, e stava formando una chiazza scura sul pavimento.
Il ragazzo si sfilò la maglietta, rimanendo a torso nudo. Shin strabuzzò gli occhi, arrossendo fin alla radice dei capelli –che-che-che cavolo fai???- strillò –vestiti subito, vuoi prenderti qualcosa?- Lavi iniziò a strappare strisce di stoffa e le afferrò un braccio.
-Sta’ ferma. Perdono troppo sangue, è per questo che sei così debole- disse. Iniziò a fasciarle prima un braccio, poi l’altro. Il silenzio era così imbarazzato e denso che avrebbe potuto esser fatto a fettine.
-Hai altre ferite?- chiese Lavi. Shin scosse violentemente la testa. Il rosso sbuffò –Shin, andiamo. So benissimo che quando fai così mi stai dicendo una bugia. Dove sei ferita, ancora?-
Senza dire una parola, Shin si girò, dandogli le spalle.
Sulla schiena il maglione che indossava come uniforme era praticamente in brandelli, Lavi fu stupito di come riuscisse a starle ancora addosso in qualche modo. Numerosi graffi e tagli si succedevano sulla sua pelle chiara, ma nessuno di loro superava la cicatrice che le divideva la schiena in due.
Lavi sospirò –non ho abbastanza stoffa per bendarti, ma qui dovrebbe esserci dell’acqua- afferrò una bottiglietta su un comodino, assaggiandone un sorso per sicurezza. Quello era il regno di Komui, e la prudenza non era mai troppa, pensò. Ma era acqua, e il ragazzo iniziò delicatamente a ripulire le ferite dalla polvere della battaglia.
Ogni tanto la sentiva sussultare. Dovevano farle parecchio male, ma come al solito non diceva niente, quando si trattava di lei.
Quando ebbe finito, rimase per un attimo incantato a guardarla. I capelli le ricadevano sotto le orecchie in un caschetto simmetrico, e Lavi provò una fitta al cuore a guardarli. Lei ce l’aveva messa tutta, pur di andare avanti da sola. Aveva avvertito la frustrazione di Shin, quando aveva capito di averlo chiamato inconsciamente.
Le prese fra le dita una ciocca di capelli. Lei non si mosse.
-Sono proprio un fallimento, vero?- mormorò con voce rotta. La mano di Shin si alzò fino a sfiorare le sue dita.
-Sei ancora in tempo. Non hai tradito Bookman- disse piano.
Si preoccupava perché aveva scelto lei anziché il ruolo di Bookman. Assurdo. Se la situazione non fosse stata così tragica si sarebbe messo a ridere.
-Non stavo parlando di Bookman. Stavo parlando…- la sua voce si interruppe, poi proseguì.
-…di noi- sussurrò.
-Lavi…- iniziò lei, ma il ragazzo la interruppe.
-Per favore, fammi parlare. Sono stato zitto per troppo tempo- mormorò. Shin chinò la testa.
-Durante queste settimane, non ho fatto altro che cercarti- disse mesto –più Bookman mi portava lontano da te, più io avrei voluto che tu fossi comparsa da un momento all’altro, come hai sempre fatto quando mi sono trovato nei guai- il loro era stato un gigantesco ribaltamento di situazione, e lo sapevano entrambi. L’unica differenza era che se Shin era davvero così fermamente convinta di poter andare avanti in quel modo, Lavi non poteva accettarlo.
-In questi tre anni tu hai sempre detto di stare con me perché sono stato io ad averti salvata. La verità è che tu hai protetto me molto di più di quanto io non abbia fatto con te, e non riesco a sopportarlo- continuò. Sentiva una sensazione sgradevole in fondo alla gola.
-Lavi, io vorrei essere tante cose, per te- disse Shin all’improvviso. La sua voce suonò chiara nel buio –vorrei essere il tuo scudo, la tua spada, il tuo appoggio. Pure il tuo zerbino, se proprio vogliamo esagerare- fece una risata amara –ma non ho mai voluto, non voglio e non vorrò mai in nessun modo esserti di peso. Non voglio che tu stia male ogni volta che mi vedi, non voglio che tutto di me ti faccia sentire in colpa. Io non agisco per farti sentire in colpa- le si ruppe la voce e Lavi la sentì soffocare un singhiozzo –stare lontana da te mi ha quasi uccisa. Non sapevo più a cosa o a chi aggrapparmi, non sapevo come dovevo vivere. Ma se devo diventare un fardello, allora troverò il modo di sparire dalla tua vita- le faceva male ogni singola parola. Pensare di separarsi da lui un’altra volta le era quasi insopportabile, però l’avrebbe fatto, se fosse stato Lavi a volerlo.
-Devi essere tu a decidere, e devi farlo senza pensare a me, né ai miei sentimenti. Devi pensare solo a te stesso-.
Il ragazzo la afferrò per una spalla, girandola. La strinse a sé più forte di quanto non avesse mai fatto, e non la lasciò andare nemmeno quando la sentì lamentarsi per le ferite.
-Tu non sei un peso, chiaro?- disse deciso –togliti dalla testa le parole di quel vecchio. Non fanno per noi- sentì le spalle della ragazza tremare leggermente e le sue braccia circondargli la schiena.
-Shin, la scelta di andartene è tua e di nessun altro. Hai badato ai miei sentimenti fin troppo a lungo, e io non sono mai stato capace di fare attenzione ai tuoi- mormorò –se vorrai vivere lontana da uno che non ha mai avuto per te un decimo delle attenzioni che meriteresti, non farò niente per fermarti- la sentì prendere fiato per rispondere, ma la prevenne –ma se tu decidessi di rimanere- esitò. Non sapeva come mettere a nudo quei sentimenti che il suo ruolo gli aveva sempre precluso –ti giuro che non passerà giorno, minuto, istante in cui non mi avrai fra i piedi, e che staccherò la testa al primo che passa con l’intenzione di farti del male, e che non aprirò mai più un libro di storia, e che mi farò ricucire ogni singola spellatura, ma tu, ti prego, resta- disse in un soffio, affondando la testa nell’incavo della sua spalla.
-Non me ne sono mai andata, Lavi- disse lei, rafforzando la stretta. Lavi sentì le lacrime di Shin bagnargli il petto, e la ragazza iniziò a piangere sempre più forte, abbracciandolo.
-Stupido! Stupido Lavi! Stupido!- gridò singhiozzando –hai la minima idea di come sono stata? Hai la minima idea di come ho passato questi giorni? Una vita trascorsa a prendermi tutte le ferite al posto tuo sarebbe niente in confronto!- le sue grida quasi rimbombavano nello stanzino. Il rosso la strinse ancora più forte.
-Perdonami- mormorò, ma lei gli tirò uno schiaffo, poi lo fissò dritto in faccia. Lavi vide una miriade di sentimenti mescolarsi in quell’unico occhio.
Amore, paura, rabbia, dolore.
Tutti quelli che Shin aveva trattenuto fino a quel momento.
-Non andartene mai più!- singhiozzò. Lavi le prese il volto fra le mani e l’attirò a sé bruscamente, baciandola.
Sentì il pianto di Shin calmarsi pian piano, ma non allentò la presa sul suo viso. Aveva aspettato quel momento per un tempo che non sapeva neppure lui né quando era iniziato, né quando sarebbe finito.
Si staccarono senza fiato, guardandosi negli occhi.
Shin appoggiò nuovamente la testa sul petto di Lavi e ascoltò il suo cuore battere forte e veloce. Sfiorò la pelle nuda col dorso di una mano.
-Se lo perderai di nuovo, tornerò a cercarlo-
Lavi le prese la mano fra le sue, sorridendo.
-Non c’è pericolo. Adesso è tuo-.



Note dell'Autrice:

E infine ce la fecero: suonate l'alleluja XD
Dunque, eccoci arrivati alla conclusione di questa storia :) devo ammettere che la dichiarazione finale di Lavi mi commuove sempre ç_ç (si lo so, sono oggettivamente un caso perso)
Tutto è bene quel che finisce bene! Del resto mi sarei sentita troppo cattiva a farla finire male °__° credo che me ne sarei pentita io stessa *ridacchia nervosamente*
Oh, rispondiamo ai commenti che finalmente sono tanti *_* che felicità! ^_____^

Wammy: tranquilla per la pigrizia, capisco benissimo XD solo mi piace sentire cosa pensa chi legge le mie storie *.* mantenere un personaggio completamente IC non è proprio il mio forte... devo dire che visto il romanricismo generale della trama, qui un tipo come Lavi aiuta abbastanza... perlomeno è umanamente espansivo e malleabile, un tipo come Kanda non riesco a farlo rientrare nel suo carattere nemmeno se compare in mezzo episodio XD come hai giustamente evidenziato, amo Kanda alla follia e i Noah... diciamo che a parte qualche sprazzo di interesse per Road non sono decisamente le mie maggiori simpatie. Tyki poi non lo sopporto °^°
Quanto al panda, non sai quanto sto pregando perchè anche nel manga Lavi lo mandi a scaricare barili!!! E' insopportabile, e poi Lavi come Bookman non ce lo vedo, ecco u.u
Sono contenta che la storia ti sia piaciuta ^__^ 

Sherly: non è affatto una sopportazione leggere le tue recensioni *_* mi incoraggiano, non mi rassegnerò mai, quindi recensisci e parti coi voli pindarici quanto ti pare e piace u.u via, l'happy ending c'è alla grande, mi pare... anche se non coincide con la fine completa del manga, però mandarlo avanti a oltranza mi sarebbe sembrata una forzatura. Non so, mi sembrava rendesse meglio concluderlo qui.
Grazie per aver recensito sempre tutto *__* ti voglio bene!!!

Nana_Malefica: beh, era pure l'ora che Lavi si svegliasse XD l'ho fatto fin troppo tonto in questa fanfiction ^_^
A quanto ho capito ti piace Lavi, eh? =P io ho iniziato ad apprezzarlo scrivendo questa fanfiction, prima non gli avevo mai prestato molta attenzione... sarà perchè sento che nel manga ci sono ancora troppi colpi di scena su di lui in attesa di saltar fuori. Speriamo che la Hoshino si sbrighi °^°
^___^

xxxDemonholic: grazie per i complimenti ^___^ e anche per aver recensito le altre mie storie! La disperazione allora funziona XD
Si, quella del veleno l'ho pensata un mare di volte anch'io. Bookman Senior è un grandissimo scassapal...... del resto, se Lavi si doveva innamorare era un po' assurdo che diventasse Bookman (più che altro mi sarei tirata addosso l'ira di chi non apprezza gli stravolgimenti della trama >_>)... ammettendolo molto francamente non sapevo come far morire Bookman Senior di morte violenta, sennò l'avrei fatto °.°

Grazie infinite a chi ha recensito (dovrò usare l'arma della disperazione più spesso!!) e a chi ha seguito la storia!
Un ringraziamento in particolare a Kano_chan che continua a seguire i miei esperimenti *_* (aggiorna anche tu!!! *minaccia con la spada nera di Bethan* )

Un bacione a tutti e alla prossima!! <3

Bethan ^___^

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