NdA: Ciauz^^!!
Essendo questo l’ultimo sabato libero per mooolto
mooolto mooolto tempo (ç.ç) ho deciso di impiegarlo per fare qualcosa di
positivo. Quindi ecco il secondo capitolo!
La storia comincia a svilupparsi e Ginny fa un
nuovo (beh mica tanto) incontro.
Ringraziamenti:
- Kaho_chan:
yuhuuu!! Eh già anche io su HP… che vuoi farci ne ho lette così tante che mi
sembrava doveroso partecipare! Per la coppia non so ancora, la storia è
progettata solo a grandi linee (come mio solito ;P). Grazie mille per la
recensione, spero di non deluderti con il mio tentativo! E se ti chiedi come va
l’altra, per venerdì dovrei riuscire a ricominciare a metterla on-line.
Spero che questo capitolo ti piaccia! Bacioni!!
Beh che dire? Fatemi sapere come vado ok?
Vi prego, recensite!! (‘myu che si prostra più
volte ai piedi dei lettori) Anche una piccola piccola cosetta mi va bene!
Un baciuz a tutti e buon weekend!!
‘myu
Destini intrecciati
By Lulumyu
2. Vite di Guerra
Si era ripresa
relativamente in fretta.
Come le aveva detto
la signora Hickins, dopo due giorni di ospedale finalmente poteva tornare a
casa. Quello che stava facendo proprio in quel momento.
- la ringrazio
davvero, medimaga Hickins - le disse con un sorriso - mi ha rimessa in sesto in
men che non si dica - continuò felice.
La medimaga la
osservò con un sorriso indulgente.
- sì, sì. Ma deve
promettermi di non sforzarsi, altrimenti tutto il mio lavoro non sarà servito a
nulla - le raccomandò bonariamente.
Ginny annuì e, dando
il braccetto a sua madre per sostenersi un po’ meglio, cominciò a dirigersi
fuori dall’ospedale. Purtroppo in quel momento c’era in corso una battaglia non
lontano dal luogo in cui si trovavano e di conseguenza tutti i suoi fratelli
erano impegnati e non avevano potuto venire a prenderla. C’erano soltanto sua
madre e suo padre, ma a lei andava bene lo stesso.
Appena fuori
dall’ospedale la attendeva una giornata molto migliore delle precedenti:
nonostante il forte vento freddo permeava ancora l’aria, le nubi erano
scomparse lasciando spazio ad un cielo limpido e terso. Subito appena uscita si
strinse nel vecchio cappotto scuro, non più abituata al clima freddo
dell’esterno poiché rimasta al calduccio al S. Mungo negli ultimi giorni.
Sorrise alla madre
che le chiese come stava.
- meglio, davvero. A
volte mi sembra come se mi sia passato sopra un branco di draghi infuriati, ma
è ok, cioè, non è ok ma va meglio ora - le disse.
Molly sorrise.
- che ne dici se
andiamo a festeggiare la tua uscita dall’ospedale facendo un veloce giro per
Diagon Alley? Così accompagniamo papà al lavoro - consigliò.
- ma mamma e... la
battaglia? - chiese incredula Ginny. Generalmente sua madre avrebbe sacrificato
tutte le sue pentole piuttosto di farla rimanere serrata in casa durante una
battaglia.
Ed ora che poteva
farlo…?
- non ti preoccupare
tesoro sono lontani da qui. E poi Diagon Alley è piena di auror! Dubito che i
Mangiamorte si faranno vedere - la rassicurò il signor Weasley.
Eh?! Anche papà?! Pensò ad occhi sgranati.
- ok allora - disse
piano Ginny, lasciandosi condurre leggermente sconvolta verso il Paiolo Magico.
Notò appena la gente
in giro per la città quel giorno. Chi a fare shopping, chi si dirigeva verso il
proprio ufficio…
Il Paiolo Magico
invece era quasi deserto, caratteristica di quei tempi.
Passando oltre ed
entrando in Diagon Alley, la trovarono leggermente più popolata.
Il fatto che c’erano
molti auror in giro a sorvegliare ogni strada aiutava i maghi e le streghe a
sentirsi più sicuri e a continuare a frequentarla.
Ovviamente tutti
continuavano a stare il più lontano possibile da posti come Notturn Alley, ma
non per questo evitavano di passare a vedere altri negozi innocui.
Accompagnarono il
signor Weasley in prossimità del luogo in cui doveva andare per conto del
Ministero e poi lei e sua madre si diressero verso il centro di Diagon Alley.
La sua famiglia non
era mai stata ricca, ma se l’erano sempre cavata in qualche modo; certo era
capitato molte volte che venisse presa in giro per i suoi vestiti vecchi e
smessi e per il materiale scolastico di seconda mano, ma con gli anni aveva
imparato a non farci troppo caso ed a rispondere per le rime a coloro che le si
rivolgevano malamente o con fare di scherno. Passarono di fronte a diversi
negozi, guardando ed ammirando varie vetrine colorate e piene di oggetti di
ogni tipo.
Entrarono infine in
un negozio di vestiti sotto particolare insistenza della signora Weasley, che
si dileguò in pochi secondi in mezzo alle numerose stoffe di ogni tipo e abiti
di ogni foggia. Ginny si limitò a girare tra gli scaffali, toccando e guardando
distrattamente qualche vestito qua e là. Generalmente entrando in un
qualsivoglia negozio subito si sarebbe messa a guardarsi attorno con
entusiasmo, ma si sentiva ancora un po’ confusa, e non solo per il brutto colpo
in testa. Ultimamente il suo pensiero tornava spessissimo a quel Mangiamorte
che l’aveva salvata. Quando infatti la medimaga le aveva rivelato i suoi
sospetti c’era mancato poco che si soffocasse con l’ennesima pozione che era
stata costretta a bere.
Voleva dirle che
oltre ad averla portata in prossimità del campo auror rischiando di farsi
scoprire, l’aveva anche salvata?
Non si era di sicuro
sorpresa quando, il giorno dopo, i suoi fratelli, tutti, le avevano
fatto alcune domande. Non si era sentita di raccontar loro la verità; neanche
lei in fondo sapeva esattamente il motivo per il quale stava parando le spalle
di quell’uomo, ma si era giustificata con il fatto che l’aveva salvata e...
ma chi vuoi prendere in giro, Ginny, pensò, non lo sai
perché gli stai parando il culo, non lo sai! E non sai neanche perché parli da
sola nella tua testa. E non sai neanche perché improvvisamente un Mangiamorte
ti salva la vita! È come se Tu-sai-chi si mettesse ad aiutare le vecchiette
babbane ad attraversare la strada! Ma ce lo vedi Tu-sai-chi ad aiutare le
vecchiette babbane che attraversano la strada? No! Più che altro ce lo vedresti
a farle fuori con un Avada Kedavra e a buttare il loro cadavere sotto una
macchina che passa sulla strada! Ma la vuoi smettere di parlarti e risponderti
da sola, maledizione?
- Ginny Weasley? - si
sentì chiamare da dietro.
Si voltò con
un’espressione curiosa sul viso. Chi la stava chiamando?
Si trovò davanti ad
una giovane donna bionda dagli occhi blu grandi e pieni di stupore, vestita con
abiti molto strani dagli accostamenti cromatici inusuali. Ma ciò che le permise
di identificarla furono la bacchetta infilata sopra l’orecchio e i due
orecchini a forma di ravanello.
- Luna! Luna
Lovegood! - esclamò incredula.
L’altra le sorrise, e
corsero ad abbracciarsi.
- da quanto! -
esclamò Luna con la sua aria sognante.
- che cosa ci fai
qui, Luna? - chiese Ginny curiosa.
- stavo dando
un’occhiata in giro prima di tornare a lavorare - spiegò.
- ah sì, ora lavori
per tuo padre, giusto? Ho letto parecchi dei tuoi articoli, sei molto brava -
la complimentò Ginny.
- eh sì, grazie. Tu
sei auror, no? Ho saputo di quello che ti è successo... come stai ora? - le
chiese Luna, suonando preoccupata.
- molto meglio,
grazie. Sono uscita oggi dal S. Mungo -
- ah capisco -
Luna era diventata
giornalista per il giornale di suo padre, il Cavillo, e questo era
diventato uno dei giornali ufficiali della resistenza e degli auror. Con tutti
i soldi che guadagnava, il signor Lovegood continuava a finanziare spedizioni
per cercare le creature più disparate e più strambe. Ginny l’aveva conosciuto
tempo prima ed era un brav’uomo. Con la stessa aria un po’ anormale della
figlia, ma dalla stessa generosità della biondina ex Corvonero.
Conversarono per un
po’ di argomenti vari e, al suo ritorno, anche la signora Weasley scambiò
qualche parola con Luna. Dopo un po’ però la biondina si congedò adducendo a
scusante il fatto di dover andare al lavoro, ma non riuscì ad allontanarsi
senza che la signora Weasley non fosse riuscita a strapparle la promessa di visitare
la Tana appena possibile.
Dopo che Luna se ne
fu andata anche Ginny e la signora Weasley uscirono dal negozio, sua madre con
avvolto attorno ad un braccio un mantello nuovo da regalare alla nuora Fleur
per il compleanno che si avvicinava sempre di più.
Ginny non le aveva
ancora comprato il regalo; oltre a non sapere cosa comprarle ultimamente non
aveva avuto la possibilità di girare per negozi, per ovvi motivi. Girarono
ancora un po’ per le vie parzialmente piene e sua madre incontrò alcune vecchie
compagne di scuola. Ovviamente si mise subito allegramente a chiacchierare,
anche perché di quei tempi non c’era poi tanto tempo libero per farlo.
Dopo qualche minuto
Ginny si stufò di stare ad ascoltare discorsi in cui non aveva parola in
capitolo, quindi si scusò con sua madre, dicendole che avrebbe girato i negozi
nelle vicinanze.
La signora Weasley la
lasciò andare solo dopo essersi assicurata che la figlia stesse bene e non
avesse bisogno di alcun aiuto o assistenza.
Ginny riprese il suo
vagabondare per le strade di Diagon Alley, fermandosi di tanto in tanto per
entrare in qualche altro negozio.
Era appena entrata in
uno di questi che si scatenò il finimondo.
Tutto era cominciato
mentre stava ammirando un gioiello all’interno del negozio, che vendeva oggetti
e gioielli incantati.
All’improvviso era
stata presa da una strana sensazione di profonda inquietudine, che l’aveva
spinta a posare in fretta ciò che aveva in mano nel luogo da cui l’aveva preso
e precipitarsi fuori, sulla strada.
Appena fuori aveva notato
che anche molte persone all’esterno sembravano allarmate ed inquiete, e questo
non aveva fatto altro che trovare sostegno al suo brutto presentimento.
Inoltre il cielo
aveva cominciato ad oscurarsi sempre di più e l’aria a farsi gelida.
Non le servì molto
per collegare gli avvenimenti.
Quando apparve il
Marchio Nero nel cielo lei stava già correndo lontano dal gelo provocato dalla
vicinanza dei Dissennatori; e quando l’intera Diagon Alley andò nel panico, si
materializzarono i primi Mangiamorte e cominciarono a volare i primi getti di
luce colorata ad indicare che la battaglia era iniziata, si infilò in tutta
fretta nel primo vicolo che le capitò a fianco.
Mentre riprendeva
fiato il suo pensiero inevitabilmente andò subito alla madre: non poteva far
altro che immaginarsela in giro per Diagon Alley a cercarla in ansia.
Pregò in silenzio che
invece si fosse nascosta da qualche parte al sicuro e non pensasse troppo a
lei.
Cercò istintivamente
con la mano il manico della sua bacchetta; era un auror, sapeva difendersi, era
stata addestrata per farlo.
Già ma sei anche debilitata; non sei ancora in grado di
riprendere a combattere, e lo sai.
Sì, lo sapeva,
dannazione.
Imprecò tra sé e sé
per la propria debolezza e tentò il più rapidamente possibile di cercare qualche
angolino in cui rimanere fino alla fine di quell’incubo.
La solita Ginny non
avrebbe ragionato neanche un momento sulle conseguenze di uscire allo scoperto
per combattere a fianco degli altri auror e cercare sua madre; ma questa Ginny
non poteva permettersi di essere ferita, o peggio, di rischiare la vita una
seconda volta in così poco tempo.
Eppure probabilmente
avrebbe fatto meglio a rimanere ferma dov’era.
Addentrandosi sempre
di più nel vicolo improvvisamente le apparve un’immagine che le fece gelare il
sangue nelle vene.
Tre Mangiamorte
stavano torturando due auror, probabilmente per estorcere loro delle
informazioni di qualche genere.
Questa volta non
poteva di certo ignorare quello che stava accadendo sotto i suoi occhi e
permettere a quei bastardi di fare del male a due colleghi con lei che guardava
o, ancora peggio, fuggiva!
- ehi voi lasciateli
andare! - proruppe tra le grida d’agonia dei due auror, sorprendendo i
Mangiamorte e puntando contro di loro
la bacchetta.
- Expelliarmus! - gridò con forza.
In un lampo rosso una
delle bacchette dei Mangiamorte era volata lontano. Stava per caricare contro
un altro dei due restanti quando si accorse che uno di loro era scomparso. Capì
che si era smaterializzato e subito materializzato dietro di lei troppo tardi,
pochi secondi prima di sentirsi la punta di una bacchetta premuta
minacciosamente contro la schiena e un sibilo maligno:
- Crucio! -
Un dolore senza
eguali si propagò immediatamente all’interno del suo corpo con la stessa
intensità della crudele risata del Mangiamorte.
Sentiva le viscere
contorcersi e tutto il corpo lacerarsi.
Inoltre era ancora
peggio di come la ricordava.
Non si era ancora
ripresa del tutto dalle brutte ferite dell’ultima battaglia e sapeva che se
quella tortura fosse durata ancora a lungo l’avrebbe resa in fin di vita, se
non peggio.
- Avada Kedavra! -
ecco, pensò, era finita...
Era finita... era
davvero finita!?!
Ginny alzò a fatica
la testa. Non sentiva più quel dolore straziante e c’erano poche spiegazioni
per questo: o era morta o l’incantesimo mortale non era diretto a lei. Mise a
fuoco un uomo steso a terra dietro di lei, dov’era stato il Mangiamorte che le
aveva puntato la bacchetta contro. Era proprio quel Mangiamorte, ed era morto.
Di fianco a lui vide
un altro uomo, in piedi.
Alzò piano la testa
un po’ più in alto e si ritrovò a fissare due occhi grigi, fin troppo
conosciuti.
Ancora...
l’aveva salvata ancora...
Fu solo quello che
riuscì a pensare in quel momento, quando lo vide avvicinarsi agli altri due
Mangiamorte e parlare con loro in tono freddo. Quei due erano terrorizzati e le
lanciavano occhiate di nascosto, come per riuscire a riconoscere in lei
qualcuno.
In seguito lo vide
avvicinarsi ai due auror e mormorare un incantesimo di memoria.
I due Mangiamorte si
smaterializzarono con gli auror e lei rimase da sola nel vicolo con quell’uomo.
Aveva tante domande da fargli ma non riusciva ad aprire bocca.
Chi sei?
Il Mangiamorte
cominciò ad avvicinarsi.
Perchè continui a salvarmi?
Le era davanti ed era
costretta a tenere la testa alta per osservarlo.
Cosa vuoi da me?
Lui allungò una mano
e prese una ciocca dei capelli sanguigni di lei tra le dita, giocherellandoci.
Anche se non poteva vedergli il viso, Ginny aveva l’inquietante sensazione che
stesse sorridendo ironico, osservando la sua espressione persa e confusa.
E per la prima volta
la giovane notò che la maschera del Mangiamorte non era semplicemente argentea
come tutte le altre: aveva dei decori d’oro e, sulla guancia destra, c’era una
versione rimpicciolita del Marchio Nero, fatta con materiali preziosi.
Lui non disse nulla,
si limitò a mormorare un incantesimo che lei non riuscì a udire, ma si sentì
incredibilmente meglio. Beh, ora non c’era dubbio: era stato proprio lui a
guarirla, la medimaga Hickins ci aveva visto giusto.
Perchè non riusciva a
spiccicare parola, perché tutta la sua concentrazione era incentrata sul
movimento delle sue dita che si rigiravano in una delle sue ciocche vermiglie?
In silenzio, così
com’era venuto, si voltò e scomparve, dopo pochi passi fatti allontanandosi da
lei.
Ginny rimase a lungo
a guardare la via in cui era scomparso, con l’animo confuso.
Solo dopo qualche
minuto ritornò in sé e decise di rimandare ad un altro momento ogni
ragionamento. Ora aveva cose più importanti di cui occuparsi, come trovare sua
madre.
Il più rapidamente
possibile cercò di allontanarsi dal luogo in cui si trovava. Raggiunse lo
sbocco del vicolo sulla via principale di Diagon Alley e, prima di girare
l’angolo, si guardò bene attorno.
Non poteva sapere che
l’oggetto del suo pensiero fisso la stava osservando vigile dall’alto delle
case attorno al vicolo, e che non aveva più intenzione di perderla di vista per
il resto della sua permanenza a Diagon Alley.
Era giunto sul posto
con gli altri Mangiamorte e subito aveva diretto l’attacco, come gli spettava
di diritto vista la sua identità. In ogni caso era stata la prima volta che il
suo Signore glielo aveva permesso.
Non erano in molti i
Mangiamorte che sapevano della sua esistenza, alla fine. Comunque la sua prima
missione semi-ufficiale stava per essere buttata alle fiamme, e tutto per colpa
di tre idioti.
Aveva fatto bene quel
giorno che l’aveva portata via dal campo di battaglia ad utilizzare su di lei
un incantesimo di rintracciamento. Era stato grazie a questo che l’aveva
percepita in Diagon Alley e subito si era diretto dove sentiva si trovasse.
Fortunatamente era
arrivato relativamente in fretta; quell’idiota non l’aveva riconosciuta
nonostante ciò che egli aveva raccomandato in precedenza.
Tra il vedere quel
bastardo colpirla e l’ucciderlo era passato relativamente poco tempo. Solo il
necessario per estrarre la bacchetta in una mossa fulminea e pronunciare
l’incantesimo mortale.
Poi ovviamente si era
occupato degli altri due idioti, minacciandoli di morte e ordinando loro di
portare via quei due auror. Proprio in quel momento uno dei due l’aveva
guardato in faccia, ovviamente osservandogli la maschera, e aveva detto con un
filo di voce:
- ma tu non sei il...
- ovvio, non l’aveva lasciato concludere.
- Oblivion! - aveva mormorato piatto.
L’ultima cosa che ora voleva era che la rossa scoprisse la sua identità, visto
che sembrava non conoscerlo. Probabilmente non sapeva neanche se esistesse
davvero o fosse solo una leggenda messa in giro dal Signore Oscuro per portare ancora
più terrore fra gli abitanti del mondo magico.
Quando quei quattro
scomparvero si voltò per occuparsi della giovane.
Quante grane mi dai... pensò
avvicinandosi.
Nei suoi occhi blu
confusi ed inquieti non fu difficile aprirsi un varco per leggere nella sua
mente. Era così sconvolta che non aveva neanche azzardato l’ipotesi che lui
fosse capace di insinuarsi nei suoi pensieri e non aveva tirato su neanche una
misera barriera mentale.
Lesse quelle domande
che la tormentavano, che voleva porgli ma che non ci riusciva e si ritrovò a
sorridere mellifluo, mentre si rigirava una ciocca dei suoi capelli color del
fuoco tra le dita.
Poté percepire che
era rimasta indebolita parecchio da quella maledizione e allora, per evitare
che svenisse all’improvviso o peggio, l’aveva curata con un semplice
incantesimo e se ne era andato.
Beh, non proprio del
tutto visto che era a poca distanza da lei, ma abbastanza lontano perché lei
non lo vedesse.
La vide giungere allo
sbocco del vicolo con la strada principale e guardarsi cautamente attorno. Lui
fece lo stesso dall’alto, pronto ad intervenire non visto in caso di pericolo.
Sorrise tra sé e sé.
Da quando da demone sanguinario che era stato portato ad essere era diventato
un angelo custode?
Ginny intanto si era
assicurata che non ci fossero Mangiamorte nelle immediate vicinanze, e si tuffò
con un movimento rapido in mezzo alla strada, cercando riparo ed entrando
subito in un negozio dove c’erano nascoste diverse persone.
- state tutti bene? -
mormorò piano.
Tutti annuirono.
- spaventati ma salvi
- mormorò piano una signora, stringendosi al petto due bambini tremanti.
Ginny annuì e,
dicendo loro di essere un auror, consigliò loro di provare a fuggire con la
metropolvere.
- ma non la terranno
d’occhio? - chiese impaurita una ragazza.
Ginny osservò i
pacchetti che portava e riconobbe in questi alcuni materiali scolastici per
Hogwarts. Visto che quella giovane era troppo grande per la scuola, sicuramente
era a fare spese per conto di un fratellino o una sorellina.
Un senso di oppressione
invase il cuore di Ginny, ed il ricordo di quei giorni felici le sembrò lontano
come non mai. Scosse la testa.
- non sentite questi
rumori? Stanno combattendo per le strade. Dubito che stiano tenendo d’occhio i
camini. Capisco perché siete rimasti qui senza smaterializzarvi, perché la
maggiorparte di voi non può farlo; quindi questa è l’unica via d’uscita. Ma se
preferite potete rimanere nascosti qui finché le acque non si calmano. Io
purtroppo sto cercando qualcuno che so essere qui a Diagon Alley e non posso
fermarmi con voi. Fate ciò che ritenete giusto - mormorò decisa.
Scambiò ancora
qualche parola con alcuni signori tra il gruppo che si presero la
responsabilità di tener d’occhio donne e bambini, poi uscì con circospezione
dal negozio.
Finalmente. Cosa doveva fare là dentro? Pensò spazientito il Mangiamorte, vedendola uscire di nuovo
in strada.
La seguì
silenziosamente mentre la vedeva dirigersi verso il punto dove stavano
combattendo. Non poteva rischiare che la scena di poco prima si ripetesse. Si
smaterializzò e riapparve vicino ad uno dei suoi uomini.
- avete finito? -
chiese secco.
- sì, signore. Siamo
riusciti anche a levare di mezzo alcuni auror, signore - disse orgoglioso.
- bene. Ordina la
ritirata - disse, e si smaterializzò nuovamente.
Poco distante, nella
piazza, i Mangiamorte fecero lo stesso, uno ad uno.
Hermione tirò un
sospiro di sollievo, passandosi una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore.
- tutto bene? - le
chiese una donna dai capelli colorati.
- si Tonks, grazie -
rispose con un sorriso sollevato.
- per fortuna se ne
sono andati... mio Merlino, non credo che avrei resistito ancora a lungo - fece
un’altra giovane, appoggiandosi ad un muro per prendere fiato.
- anche io - commentò
Hermione, avvicinandosi a Katie.
Era stato tutto così
improvviso che non avevano avuto il tempo di prendere fiato: un secondo prima
stavano combattendo in un villaggio magico alla periferia di Londra ed un
attimo dopo i Mangiamorte avevano cominciato a smaterializzarsi. Ovviamente
avevano pensato, raggianti, che si stessero ritirando. Ma non era così, poiché
pochi secondi dopo erano arrivati gli allarmi degli auror che erano di turno a
Diagon Alley.
Hermione aveva fatto
appena in tempo a guardare incredula Ron ed Harry che questi subito si erano
smaterializzati e lei non aveva potuto far altro che seguirli. Arrivata nella
famosa via piena di negozi e maghi e streghe innocenti, si era trovata davanti
a scenari strazianti di persone colpite da maledizioni e auror in difficoltà.
Aveva cominciato a combattere come sapeva fare ed in poco tempo era riuscita a
catturare qualche nemico.
Il senso di sollievo
nel vederli ritirarsi era stato grande, ma era ancora all’erta. Chi non le
assicurava che stessero progettando di rifare lo stesso gioco di prima?
- anche tu all’erta,
eh? - le fece Tonks, seria, guardandosi attorno.
Lei annuì, facendo lo
stesso. Lo spettacolo che i nemici avevano lasciato era orribile come al
solito: corpi senza vita a terra, un mare di feriti tra auror e civili, e
pianti e grida di agonia.
Quanto durerà ancora tutto questo? Si chiese abbattuta.
- Tonks, Katie,
occupatevi voi di aiutare i feriti, io devo cercare Ron ed Harry - disse,
avviandosi alla ricerca dei suoi migliori amici.
Le due auror non se
lo fecero ripetere due volte e subito si affaccendarono per dar manforte ai
medimaghi giunti sul luogo della battaglia.
Hermione non impiegò
molto tempo a trovare i due, e subito li raggiunse di corsa.
Vide che Ron stava
sorreggendo una Molly Weasley in lacrime e si sentì gelare.
Cosa può essere successo ora? Si chiese inquieta.
- signora Weasley
cosa c’è, cos’è successo? - chiese subito, aiutando Ron a far sedere la signora
su una poltroncina che lei stessa aveva trasfigurato da un sassolino.
- Ginny... oh la mia Ginny... - balbettò
tra le lacrime.
- cosa... cosa...
Ginny... - mormorò lei guardando Ron.
Ron aveva
un’espressione preoccupata, ma si vedeva che cercava di farsi forza per non
causare ulteriore preoccupazione alla madre.
- erano qui a Diagon
Alley e Ginny si è allontanata per vedere dei negozi poco prima dell’attacco.
La mamma non riesce a trovarla e ha paura che le sia capitato qualcosa -
spiegò, guardando Hermione.
- signora non si
preoccupi Ginny sa quello che fa è un ottimo auror - tentò di rassicurarla lei.
- sì ma... è ferita e
se... l’ospedale e... oh Ginny... - continuò fra i singhiozzi la signora
Weasley.
Harry si guardava
attorno, preoccupato, tentando di scorgere una famigliare testa rossa fra il
mare di gente presente nella via. Tentò perfino di cercarla tra le persone
stese a terra, con un groppo alla gola.
La signora Weasley
era inconsolabile e sollevò la testa per rispondere ad una delle affermazioni
del figlio. Ma si bloccò improvvisamente.
Poco distante era
apparsa la figuretta di una giovane, che si guardava attorno affannata, come in
cerca di qualcuno. Ed aveva degli inconfondibili capelli rossi.
- Ginny... - mormorò
la signora Weasley.
Subito sia Harry che
Ron che Hermione alzarono la testa di scatto in quella direzione. Non c’erano
dubbi, era proprio lei!
- Ginny! - chiamarono
a gran voce, sollevati, mentre la signora Weasley correva ad abbracciare la
figlia.
Ginny si trovò
stretta nell’abbraccio spacca-ossa della madre ma per una volta non ne fu
infastidita: ricambiò forte l’abbraccio, singhiozzando. Aveva avuto tanta
paura!
- mamma stai bene
vero? - le chiese preoccupata quando si lasciarono.
- certo che sto bene
ma tu piuttosto, niente danni? - disse la signora Weasley, osservandola da ogni
angolo alla ricerca di qualche ferita.
Ginny scosse la testa
e, quando vide i tre avvicinarsi, corse subito ad abbracciarli.
- avevamo paura che
ti fosse successo qualcosa - le disse Ron, rincuorato.
- no, nulla per
fortuna. Ero in un negozio quando ho avvertito la presenza dei Dissennatori e
allora sono uscita e mi sono riparata in un vicolo. Ma ho una brutta notizia:
ho visto due Mangiamorte portare via una coppia di auror - raccontò tesa.
Ancora non racconti la verità, eh?
No. Non ci riusciva.
E in un certo senso si odiava per questo.
Ron consigliò loro di
andare a casa. Gli auror avevano molto lavoro da sbrigare e non bello: dovevano
ripulire la via magica e fare l’inventario dei danni e delle perdite.
Ginny sapeva cosa
voleva dire perché l’aveva fatto tante volte anche lei. Oltretutto anche lei
aveva sempre odiato quel lavoro, alla conclusione delle battaglie, ancora più
che la battaglia stessa.
Nella mischia non
c’era tanto da pensare: difendersi, difendere, colpire... non si poteva pensare
alle conseguenze, non ci si poteva distrarre neanche un secondo. Alla
conclusione invece si ritrovava la lucidità del pensiero e si doveva osservare
in faccia coloro che non ce l’avevano fatta; ancora più straziante se erano
persone conosciute.
Le due non se lo
fecero dire due volte e si smaterializzarono in prossimità della Tana.
Con la scusa di avere
un paio di cose da riordinare in camera sua, Ginny, subito dopo essere entrata,
salì lasciando sua madre alle sue faccende domestiche. Però non poté far altro
che osservare l’orologio di famiglia, che indicava cosa facevano i membri della
famiglia. Come succedeva da tempo, tutte le frecce erano puntate su “pericolo
mortale”.
Pregando
silenziosamente per i parenti Ginny salì le scale della Tana, andando in camera
sua. Appena giunta lì andò a spalancare la finestra.
Guardò fuori, verso i
praticelli alle spalle della casa e attorno ad essa.
Poco dopo si mise di
buona lena a cercare qualcosa da fare, poiché aveva appena scoperto che se
anche stava pochi secondi senza far niente e lasciava i suoi pensieri vagare
liberi, questi inevitabilmente correvano ad un uomo, ad una maschera.
E a due impietosi
occhi grigi.