Una canzone per noi

di Vale e Kia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un magico incontro(parte uno) ***
Capitolo 2: *** un magico incontro parte due ***



Capitolo 1
*** Un magico incontro(parte uno) ***


UN MAGICO INCONTRO(PARTE UNO). Alessia sentiva rimbombare la musica nelle sue orecchie mentre sdraiata sul letto fissava l’intonaco corroso del muro pensando che, dopotutto, sua sorella poteva anche scegliere un albergo peggiore. Proprio lei entrò in quel momento: stava parlando a vanvera come suo solito, ma Ale aveva imparato che con persone così la tecnica è una sola: fingere di ascoltarli, possibilmente annuendo ogni tanto per rendere la cosa più credibile. Per questo motivo la cuscinata la sorprese, facendole scivolare via le cuffie dell’ IPod. –Ma insomma Ale! Mi stavi almeno ascoltando? -No, ma sono sicura che hai detto qualcosa del tipo: “ sbrigati” ,o, “faremo tardi!” . Sbaglio forse? -Hai perfettamente ragione! -Rilassati! E’ già da tre ore che sono pronta! -E allora sbrigatiiiiii! -Ok, ok, arrivo! Presero l’ ascensore, il che si rivelò una pessimissima idea: a ogni sobbalzo ad Ale veniva il voltastomaco e rimpiangeva di aver mangiato i crauti a pranzo. Si ritrovarono nella hole sudicia che puzzava di fumo e gomma bruciata, passarono davanti al portiere dai denti neri e finalmente si ritrovarono in strada. Sua sorella chiamò un taxi e ci saltarono sopra. Ale si mise a guardare fuori dal finestrino mentre sentiva crescere dentro di sé l’ eccitazione: non capitava tutti i giorni di fare la spola tra Milano e Roma per vedere il concerto dei suoi idoli: i Finley!In preda all’euforia disse:-scusi, potrebbe andare più veloce? –Faccio quel che posso signorina! Ho un limite da rispettare!-Ale, stai calma, siamo quasi arrivate! L’autista fece una frenata da stunt-man professionista e parcheggiò in divieto di sosta. Laura pagò la corsa e insieme si diressero verso il palcoscenico. Intanto, in un’ elegante suite dell’ hotel Bernini un diciassettenne di nome Alberto stava leggendo un libro intitolato “Breve storia del formaggio” il che lascia da pensare. La cameriera era appena entrata e sospirò nel vedere le sue scarpe sul tavolino di cristallo e i cartocci di cibo del servizio in camera buttati per terra che contrastavano con l’ aspetto principesco della stanza. Non poteva certo pulire con quel ragazzino fetentone tra i piedi!Quindi si arrischiò a dire:- Signor Dalle Pezze, ma questo pomeriggio non doveva andare ad un concerto? –Sì ma inizia tra…- guardando l’ orologio- dieci minuti! Cavolo, sono in ritardo pazzesco! -E allora si spicci! replicò la cameriera disperata. -Corro! Detto questo scaraventò per terra il libro e si alzò precipitosamente rigando il prezioso tavolino. La cameriera, appena Alberto sbatté la porta, lanciò un urlo liberatorio. -Aaaaaaaaaaaargh! La prossima volta che qualcuno dice “il cliente ha sempre ragione” lo prendo a pugni! Intanto l’ignaro ragazzo stava tenendo un incontro di lotta contro il tempo per arrivare puntuale. Durante l’ardua discesa per le scale si scontrò con: una cantante lirica molto in carne, il sindaco di New York, l’imperatore del Giappone, un chiwawa, un carrello pieno di tramezzini al gorgonzola, Bill Gates e forse Paris Hilton in incognito. Dopo essere saltato al volo su una limousine e detto all’ autista la destinazione finalmente si rilassò

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Capitolo 2
*** un magico incontro parte due ***


Con un’ elegante frenata l’auto si fermò nel parcheggio e Alberto scese correndo. Ma per non annoiarvi con queste quisquilie facciamo un salto avanti nel tempo e spostiamoci durante lo svolgimento del concerto: i Finley sono sul palco e “ovviamente” Alessia si sta dimenando come Pallino ,il nostro grasso pesce, quando vuole da mangiare e, vi assicuriamo, non è un bel vedere. Alberto, nel frattempo, non è certo da meno: si agita proprio come una Iena Ridens del “Re leone”, solo versione biondo platino. avevamo lasciato Ale che si dimenava quando inevitabilmente inciampò nei suoi stessi piedi e cadde, ebbene sì, proprio addosso ad Alberto. In quel momento, prima ancora che riesca a formulare una parola, il suo sguardo incontra quello del ragazzo e Bang!, è colpo di fulmine allo stato puro. -Oh, scusa, mi dispiace. -A ma non dispiace affatto. Alessia arrossì fino alla punta dei capelli e balbettò qualcosa di incomprensibile, ma Alberto sembrò non accorgersi del suo imbarazzo e continuò imperterrito:- Io sono Alberto, e, presumendo che anche tu abbia un nome, mi piacerebbe saperlo. - Ehm, Alessia, ma tu puoi chiamarmi Ale. -Alessia è un bellissimo nome. - Gr-grazie. Quel biondino la metteva in soggezione: lei che riusciva perfino a far parlare i morti, adesso non riusciva a spiccicare parola. Doveva rimediare in fretta, se non voleva fare la figura dell’ imbranata:- E… ehm…h- hai per caso anche un numero di cellulare? “E smettila di fissarmi in quel modo!” avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne. – Certo. Hai una penna? Ale rimase perplessa. Perché non lo memorizzava direttamente sul telefonino? Non le risultava che Alberto avesse della carta. Oppure non aveva il telefonino?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!? (Per chi se lo stesse chiedendo, il fatto era che Alberto, nonostante fosse ricco sfondato, non amava la tecnologia e possedeva un telefonino pattone, ancora in bianco e nero con l’antennina, che si accendeva una volta sì e tre no, che era stranamente sempre scarico e senza soldi e che per prendere campo bisognava metterlo in cima alla torre di Pisa, tenendolo a testa in giù e ballando la macrena, e che al momento si trovava negli antri più reconditi del suo cassetto delle mutande. . .). -Ehm…mi hai sentito? Alessia si riscosse e iniziò a frugare nella borsa. Alla fine trovò un pennarello mezzo scarico di un inquietante colore verdastro. –Fa niente, va bene lo stesso. Detto questo le prese la mano e le scrisse il numero sul palmo! Ale rimase di sasso: era felice che le avesse lasciato il numero, ma dall’ altro lato era preoccupata che il pennarello non andasse via. Quando poi Alberto le mise in mano il pennarello e disse:- Tocca a te, pensò che non si sarebbe mossa dallo stupore: era una cosa stupida e divertente allo stesso tempo. Così tolse il tappo e gli scarabocchiò il suo numero sul palmo. Poi, tanto per fare conversazione, disse:- Ti piacciono i Finley? -Abbastanza. -Io li adoro, non perdo un loro concerto, ho tutti i poster in camera e…- si interruppe di colpo. “Ecco”, pensò “adesso ho fatto la figura della bambinetta fanatica e non mi rivolgerà più la parola.” Ma lui non sembra ascoltarla. I Finley attaccano con “Diventerai una star” e la folla esultava. –E dimmi, qual è la tua canzone preferita? Ma Ale si era già dileguata nella folla.

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