Alec e Magnus - missing moments

di Faffina
(/viewuser.php?uid=92436)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prendi le mie mani ***
Capitolo 2: *** Primo bacio ***
Capitolo 3: *** Per un pugno di glitter ***
Capitolo 4: *** A prima vista ***
Capitolo 5: *** In ostaggio ***
Capitolo 6: *** Nella sala degli accordi ***
Capitolo 7: *** Coming out ***
Capitolo 8: *** FF di Natale! ***
Capitolo 9: *** Preparativi ***
Capitolo 10: *** Scusa, Magnus ***



Capitolo 1
*** Prendi le mie mani ***



Città di Cenere 
Questa scena è ambientata sul pick up di Luke, dopo che Magnus ha ripescato Alec dal lago. Come dirò in fondo, è il primo di una serie di missing moments sulla vita di Alec. Insomma, tutto quello che la Clare ha tralasciato. Buona lettura.

 

- Prendi le mie mani. - Insistette Alec tendendo le mani chiare e coperte di cicatrici attraverso il pickup.
Magnus esitò, studiandolo attraverso la cortina di stanchezza che gli annebbiava la vista.
- Ne sei sicuro? Non sarà piacevole - lo avvisò. Alec annuì, il volto pallido sotto la luna e le labbra strette in una linea determinata. Quando faceva così somigliava molto a sua madre.
Magnus sapeva quanto gli costava rinunciare a tornare sulla nave a combattere con gli altri, con Jace.
Se voleva farlo doveva sbrigarsi, non avrebbe resistito a lungo, quegli incantesimi richiedevano più energia del previsto, e non gliene rimaneva molta. Si allungò in avanti e afferrò le mani di Alec, quelle mani così familiari, in ogni loro callo e cicatrice.
Lasciò che l'energia di Alec fluisse in lui, scorreva, inondandolo, simile ad un fiume che rompe gli argini. Fu più semplice di quel che si aspettava, non ebbe bisogno di sforzarsi. Era la prima volta che traeva energia da qualcuno di consenziente, nessuno si era mai offerto di donargliela, se l’era sempre presa. Nessuno era come Alec.
Magnus raddrizzò la schiena e sbatté le palpebre rinvigorito mentre Alec si accasciava lungo il bordo di pickup. Si chinò su di lui, allungando una mano fin quasi a toccarlo. – Stai bene? – chiese, cercando lo sguardo del ragazzo attraverso le palpebre socchiuse.
Il giovane cacciatore si mosse cercando di rimettersi a sedere - Mi sento come se mi fosse passato sopra un treno... Dopo aver corso la maratona... - sussurrò stupito, ma con un lieve sorriso.
Magnus rise, gli occhi da gatto scintillanti - Be', adesso sai come ci si sente ad essere me -
Alec incrociò lo sguardo strano dello stregone fisso su di lui e abbassò il suo, imbarazzato. Alzò faticosamente una mano che sembrava pesare tonnellate e la studiò. Sembrava perfettamente identica a prima, tranne per un leggerissimo alone luminoso che ancora l'avvolgeva e a qualche glitter. Da quando aveva iniziato a frequentare Magnus si ritrovava quei brillantini luccicanti dappertutto, sfrego la mano sui jeans zuppi per allontanarli.
- Ti disturbano? - chiese Magnus con un sorriso malizioso dopo aver seguito ogni suo movimento.
- Non quando rimangono su di te. - rispose Alec. La sua espressione tradiva una certa soddisfazione sotto il velo di stanchezza, la consapevolezza di aver aiutato Magnus sembrava attenuare la preoccupazione di non essere sulla nave.
- Sei un bravo cacciatore. - Mormorò lo stregone improvvisamente serio.
Alec si raddrizzò, mettendosi sulla difensiva. - Perché mi stai dicendo questo? - chiese imbronciato sfuggendo alla mano di Magnus.
- Perché voglio che tu lo sappia. Il coraggio di un Nephilim non si calcola con i demoni uccisi. - mormorò. Finalmente la sua mano era riuscita a raggiungere la spalla di Alec, che aveva smesso di allontanarsi. - Nessuno ha mai avuto dubbi su questo. Soltanto tu. - concluse.
Sotto la sua presa sentì i suoi muscoli rilassarsi, e riuscì finalmente ad attirarlo più vicino.

 

 

° Angolo dell'Autrice °

Questa è decisamente la prima [ma non l'ultima] ff che scrivo su questo fandom (e si vede)... Dopo aver comprato e letto in una settimana tutti e tre i libri della saga mi sono innamorata di questa coppia.. Sono perfetti insieme! 
In particolare adoro Alec, introverso e fragile, così diverso da Magnus... Questa ff dovrebbe essere la prima di una piccola raccolta di missing moments su Alec e il suo stregone.. Secondo me la Clare ha lasciato un po' troppe cose non dette per quanto riguarda lui e Magnus.. Sarei stata curiosa di saperne di più.. E così eccomi qui.. li ho scritti soprattutto per me, ma se li leggete e volete farmi sapere cosa ne pensate, non potrà che farmi piacere!

Faf

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primo bacio ***


Città di Ossa
Questo missing moment è ambientato a casa di Magnus, più o meno verso la fine del primo libro. Alec finalmente trova il coraggio di andare a trovare lo stregone che gli ha salvato la vita.

 

Magnus spalancò di scatto la porta del suo appartamento facendo svolazzare l'ampia vestaglia di seta, e rimanendo per un attimo a fissare il ragazzo sul pianerottolo.
- Un giovane Nephilim... Cosa ti porta da queste parti? Credevo non amassi Brooklyn. - Sorrise gioviale scostandosi per permettere ad Alec di entrare. 
Il ragazzo sembrava a disagio, non vedeva lo stregone dalla notte in cui questi lo aveva curato, dopo l'attacco del demone superiore. 
- Pensavo ti interessasse sapere come stavo. - borbottò Alec. - Non ti ho più visto. - 
Magnus rise, senza smettere di fissarlo. - Stavi bene per forza, eri stato curato dal Sommo Stregone di Brooklyn. - disse, passandosi con finta noncuranza una mano fra i capelli. - E poi - aggiunse socchiudendo gli occhi da gatto - ero curioso di vedere quanto ci avresti messo tu a farti vivo. -
- Ho tolto le stampelle solo ieri. - si giustificò Alec arrossendo. 
Magnus si voltò per nascondere il sorriso compiaciuto e agitando le dita fece apparire un paio di bicchieri pieni di un liquido rosso, sul bancone addossato alla parete. 
Quel Nephilim gli piaceva, non sapeva dire perché, ma aveva qualcosa che lo attraeva irresistibilmente. Alec allungò una mano per prendere un bicchiere e studiarlo - Cos'è? Niente che mi trasformi in un topo, mi auguro. - disse con un sorriso che gli illuminò lo sguardo. Poi senza aspettare risposta ne prese un sorso.
- No, è solo un potente sedativo. - ridacchiò lo stregone mentre un lampo di preoccupazione attraversava gli occhi chiari di Alec. 
L'attico sembrava spoglio senza tutti i nascosti che lo affollavano la sera della festa. Anche la maggior parte dei mobili erano spariti. Alec immaginò che ne facesse apparire di nuovi ogni volta che ne sentisse il bisogno. 
- Allora, come sta Jace? - la voce dello stregone, più vicina di quanto si aspettasse lo fece trasalire. 
- Sta...uhm...bene, credo. - balbettò alzando lo sguardo su quei magnetici occhi dai riflessi verdi ed ambrati. - Adesso ha una sorella. Una vera, cioè... - 
- Sì, ho saputo, certi pettegolezzi cerco di non perdermeli. - disse Magnus disegnando distrattamente delle rune nella polvere sul bancone. 
- E così - proseguì alzando gli occhi su Alec e fissandolo con insistenza - sei venuto fin qui solo per farmi sapere che stavi bene? - 
- Io... Forse dovrei andare... - balbettò Alec incerto, mentre un velo di rossore gli colorava le guance. 
Magnus fece un passo avanti, bloccandolo contro il bancone. Si era sbagliato, sapeva esattamente perché gli piaceva quel Nephilim. 
Con una mano percorse la linea del suo viso, fino al collo, segnato da pallide cicatrici, aspettandosi che si ritraesse, ma il ragazzo rimase immobile, mentre gli occhi chiari seguivano il movimento della sua mano. 
Alec sentì il tocco di Magnus sfiorarlo, più leggero di quanto si sarebbe aspettato. Avrebbe potuto andarsene in quel momento, ma gli occhi dello stregone lo imploravano di rimanere. 
Le labbra di Magnus sfiorarono le sue all'improvviso, facendolo sussultare. Nella sua mente il volto di Jace vorticava confuso, assieme a quelli dei suoi genitori e dei membri del conclave, come istantanee indelebili. 
Con un sospiro sbarrò l’accesso a quelle immagini, chiuse gli occhi e reclinò la testa all'indietro, permettendo al bacio di Magnus di diventare più profondo.

 

 

° Angolo dell'Autrice °

Intanto grazie a chi mi ha fatto sapere cosa ne pensava :) le mie storie si nutrono di recesioni... ed anche io ^^ Non farò finta che non mi piaccia riceverne.. Spero che continuiate a seguirmi!
Ma soprattutto spero che anche questo piccolo pezzetto vi sia piaciuto! Mi avete dato degli ottimi consigli e nuovi spunti... credo che presto li vedrete realizzati.. Se avete qualche altra idea di momenti di cui dovrei parlare, fatemelo sapere ^^ 
Al prossimo capitolo!

Faf

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Per un pugno di glitter ***


Città di Cenere
Ecco la famosa "serata del segno sul collo" ^^. Grazie Dorin, per il consiglio! Non avevo pensato di scriverlo, ed ora invece eccolo qui.. e mi sono anche divertita parecchio ad immaginarmelo! 

 

Alec si svegliò di soprassalto al rumore di qualcosa che cadeva sul pavimento, sbatté le palpebre disorientato, cercando di capire dove si trovava, poi tutto gli tornò alla mente di colpo. Scattò a sedere ed incrociò lo sguardo di Magnus, seduto su una poltroncina lì accanto. - Che ore sono? - chiese allarmato. 
Lo stregone gli sorrise, perfettamente a proprio agio in una lunga vestaglia verde giada con il bordo di pelliccia, e rispose - Le quattro del mattino. Dormivi così bene che sarebbe stato un peccato svegliarti. - 
Alec si alzò in piedi ancora intontito e raccolse lo stilo dal pavimento, ecco cos'era il suono che l'aveva svegliato, doveva essergli scivolato dalla tasca mentre dormiva.
- Devo tornare a casa, sarei dovuto andare ore fa. Non sarei dovuto neanche venire. - disse con una nota di panico nella voce. Si guardò intorno cercando il cappotto e gli stivali, mentre Magnus continuava a fissarlo, immobile con gli occhi socchiusi. Chissà da quanto era lì. Era rimasto tutta la notte a guadarlo dormire?
Lo stregone si alzò lentamente, senza distogliere lo sguardo felino dal giovane cacciatore. Qualcosa nei suoi occhi, o nella linea pallida delle labbra, costrinse Alec a fermarsi. Il volto impenetrabile rivelava un accenno di stanchezza e di qualcos'altro che non avrebbe saputo definire. 
Magnus sospirò, passandosi una mano sulla fronte, aveva passato le ultime due settimane a correre dietro ad un Nephilim di diciassette anni, che non sapeva neanche quello che voleva dalla vita, cosa sperava di ottenere? Avrebbe dovuto lasciar perdere prima che fosse troppo tardi. Poi sollevò lo sguardo ed incrociò gli occhi azzurro chiaro che lo fissavano con un misto di perplessità e preoccupazione, e realizzò che era già troppo tardi. Per un attimo rimasero in silenzio a fissarsi, poi Alec si avvicinò e con gran sorpresa dello stregone gli prese il volto fra le mani tirandolo verso di sé. Lo baciò dolcemente ma con passione, era più di un semplice bacio, era un gesto di scuse e un'offerta di pace.
Quando si separarono lo sguardo di Magnus aveva ritrovato lo scintillio abituale, il suo sorriso balenò nella penombra per un attimo prima di scendere sul collo del cacciatore. - Magnus? - Alec sussultò stupito, ma non oppose resistenza. 
Lo stregone si raddrizzò, contemplando la sua opera, una chiazza più scura spiccava ora sulla pelle pallida.
- Non sei l'unico che può lasciare dei marchi, giovane Nephilim. - gli rispose sorridendo.

***

- Alec! - Isabelle si fermò di colpo, un attimo prima di andare a sbattere contro la sagoma scura che si muoveva silenziosa nel corridoio. - Dove sei stato? - chiese accennando al cappotto umido di pioggia che ancora indossava e agli stivali infangati che teneva in mano.
Isabelle accese la luce con uno scatto, mentre il fratello la superava apparentemente intenzionato a non rispondere. 
- Mamma ti cercava... - insistette seguendolo in salotto. Finalmente le sue parole sembrarono far breccia, Alec si voltò di scatto rischiando di farli scontrare un'altra volta. Il suo volto era teso e delle occhiaie scure gli segnavano gli occhi.
- Ah. E tu cosa le hai detto? - chiese sfregandosi il collo con aria corrucciata. Si lasciò cadere pesantemente su una sedia sfuggendo allo sguardo della sorella.
Isabelle sorrise maliziosa - La verità. - 
Alec sbiancò e rialzò la testa di scatto, fissandola inorridito. - Tu come... Io non... Non potevi sapere... - tentò.
Sprofondò sulla sedia prendendosi la testa fra le mani. 
- Alec. - Isabelle tese una mano, quasi a sfiorarlo, poi ci ripensò - Scherzavo. A me puoi dirlo, dove sei stato. - 
Il ragazzo si alzò di scatto, fronteggiandola. Isabelle, per quanto fosse alta, doveva alzare gli occhi per guardarlo in faccia. Per un attimo incrociò lo sguardo del fratello, ferito e ancora scosso, prima che questi lo distogliesse, chiudendosi in un silenzio ostinato. 
- Eri da Magnus, vero? - insistette.
- Come lo sai? - rispose Alec con un filo di voce. 
La sorella sorrise e ammiccò, togliendogli qualcosa da una guancia con il dito - Hai dei glitter in faccia! -

 

 

* Angolo dell'Autrice *

Rieccomi! :) E riecco i nostri due eroi XD Che ne dite dei nuovi sviluppi? Non so voi ma quando leggevo i libri, per un bel pezzo Alec mi è sembrato quasi restio... Come se non volesse o avesse paura di lasciarsi coinvolgere.. Questo pezzetto è anche la prima volta in cui lui prende in mano la situazione... 
Poi ho inserito Isabelle, anche lei mi sta simpatica, semplicemente per il fatto che cerca sempre di "proteggere" il fratello maggiore, come se volesse difenderlo dalla realtà. 
Grazie a tutti voi che mi avete recensito, sto riscoprendo le gioie di tornare a scrivere ^^ e ho ancora qualche pezzetto in serbo per voi =) 
Rinnovo il mio appello anche questa volta: se avete spunti o idee che vorreste vedere in questa raccolta, sono sempre ben accetti ^^

Faf

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** A prima vista ***


Città di Ossa 
Questo pezzetto è tutto dal punto di vista del nostro stregone. Come ha fatto Magnus ad innamorarsi di Alec? Cosa ci avrà trovato in lui? Grazie Dorin per avermi fatto porre queste domande. Spero che le risposte siano di vostro gradimento.

 

Magnus rimase un attimo sulla soglia a fissare quei cinque volti sconosciuti, Nephilim senza ombra di dubbio, i sinuosi tatuaggi che portavano parlavano per loro. Con sguardo seccato li scorse rapidamente prima di fissarsi sulla ragazza dai capelli rossi. Clarissa
Erano più di due anni che non la vedeva, ormai dovevano essere svaniti anche gli ultimi strascichi dell'incantesimo. Sicuramente il fatto che fosse alla sua festa circondata da Nehilim non era un caso. Restava solo da appurare cosa volessero da lui. 
Più tardi durante la festa era riuscito ad avvicinare la ragazza, finalmente sola, i cacciatori non si vedevano da nessuna parte, l'occasione era perfetta per scoprirne di più. 
- MAGNUS BANE! - la voce irritata di un vampiro lo costrinse a voltarsi, mentre dal fondo della sala i due Nephilim avanzavano dritti verso di loro ridacchiando sommessamente. Poteva dire addio a qualsiasi discussione volesse fare privatamente.
Liberarsi del vampiro furioso non richiese più di uno schiocco di dita, ma era pronto a scommettere che i Nephilim non si sarebbero arresi così facilmente. Sperando che fosse una cosa breve si decise a fissarli.
- Cos'è successo davvero a quella moto? – chiese.
Il giovane cacciatore dai capelli neri alzò lo sguardo per la prima volta e scoppiò a ridere. 
- Gli abbiamo messo dell'acqua santa nel serbatoio. - disse fissando Magnus con due occhi, chiari e brillanti come il mare d'agosto. Lo stregone sorrise fissandolo intensamente, un sorriso speciale che lo fece arrossire. Avrebbe voluto sfiorare quella pelle chiara, ora leggermente colorita dall’eccitazione, per sentire che sensazione davano sotto le dita quelle sottili cicatrici. 
L'amico dai capelli biondi si mise in mezzo sfacciatamente, distogliendo l'attenzione del cacciatore. Bastò un minuto a Magnus per realizzare ciò che Jace non aveva capito in diciassette anni. 
Il volto di Alec si illuminò quando gli rivolse la parola, sembrava facesse di tutto per ricevere la sua approvazione, e i suoi occhi non lo lasciavano un attimo. 
Era innamorato di lui, era così evidente che sembrava impossibile che l'amico non se ne fosse accorto. Dopo ottocento anni Magnus avrebbe dovuto reagire diversamente, tuttavia non poté impedirsi di provare una punta di gelosia. 
Li condusse in camera sua, cogliendo l'occasione per poggiare una mano sulla spalla di Alec e guidarlo dolcemente. Lo sentì irrigidirsi, e il suo sguardo scattò automaticamente a cercare Jace, ma non si scostò. Avrebbe voluto che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, ma quelle labbra perfette restarono ostinatamente chiuse. 
In compenso iniziarono a parlare tutti gli altri. La ragazza era lì esattamente per il motivo che aveva immaginato. L'incantesimo sulla memoria era svanito, e lei rivoleva, o meglio, pretendeva, indietro i suoi ricordi. Se solo fosse stato così semplice.
- Non posso farlo – dovette ammettere a malincuore. – Gli effetti si dissolveranno da soli con il passare del tempo. -
Clary sbottò, seccata e furiosa - Ma io non voglio aspettare! Per tutta la vita ho sentito che c'era qualcosa che non andava in me. Qualcosa che mancava, qualcosa di danneggiato. Adesso so... - 
La sua rabbia scatenò quella di Magnus, lei pretendeva di spiegargli cosa significava sentirsi diversi? Lo accusava di averla danneggiata? Non avrebbe voluto perdere il controllo, ma una volta iniziato a parlare le parole sgorgarono come sangue da una ferita aperta, l'espressione saccente di Jace, e lo sguardo di Alec, puntato ovunque tranne che verso di lui alimentavano la sua rabbia. La sua infanzia gli ritornò alla mente, lontana secoli, ma il ricordo ancora vivido e bruciante come se fossero passate solo poche ore. Il suicidio della madre, il tradimento del padre, e poi il senso di vuota ed angosciante libertà quando si era reso conto di essere rimasto solo.
Quando finalmente riuscì a smettere di parlare la gola gli bruciava come se le parole lo avessero ustionato e nella stanza era calato un silenzio assoluto. Sentiva solo il suo respiro affannato rimbombargli nelle orecchie. Per un attimo gli sembrò di avere di nuovo diciassette anni e un senso di solitudine che lo soffocava.
E poi una voce, l'unica che avrebbe potuto toccarlo e l'ultima che si sarebbe aspettato di sentire. 
- Non è stata colpa tua, non si può scegliere come nascere. - Alec aveva fatto un passo avanti e gli aveva appoggiato una mano sul braccio, un tocco così leggero che avrebbe potuto non accorgersene, la sua voce dolce era sinceramente dispiaciuta, mentre tentava di consolare il sommo stregone di Brooklyn. 
Magnus abbassò lo sguardo, allacciandolo a quello di Alec. Si specchiò in quegli occhi scuriti da un’ombra di tristezza, e che in quel momento guardavano solo lui. Per la prima volta vide riflesso non il volto di Jace, ma il suo.

 

° Angolo dell'Autrice °

Non è stato difficile mettersi nei panni di Magnus e cercare di immaginare cosa l'abbia colpito in Alec. Il fascino introverso del giovane Nephilim ha colpito anche me! 
Questo capitolo è un po' diverso dagli altri, alcune frasi sono della Clare, ma io ci ho aggiunto il resto e ho cambiato il punto di vista. Diciamo che così è più simile a quello che avrei voluto leggere :)
Grazie ancora a chi recensisce, ve l'ho già detto che vi adoro! A presto!

Faf

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** In ostaggio ***


Città di Cenere
Questo capitoletto è ambientato nel secondo libro, quando Jace ottiene il permesso di lasciare la casa di Magnus solo purchè Alec prenda il suo posto.


Quando la porta si chiuse dolcemente alle spalle di Jace, Alec si voltò a guardare Magnus - Ti prego, dimmi che non hai architettato tutto questo solo per passare del tempo da soli. - sbuffò - Credevo che non dovessimo destare sospetti. -
Magnus sfoggiò uno dei suoi sorrisi felini, prima di rispondere - Questo l'hai detto tu. -
Alec impallidì, non sapeva come avrebbe reagito Jace se l'avesse scoperto, ma sperava di non doverlo scoprire tanto presto.
Magnus si avvicinò senza smettere di sorridere - Cosa ti va di fare? Vuoi bere qualcosa, hai fame? - Ad ogni domanda agitava le dita facendo apparire e scomparire cibo e bevande.
- Pensavo avessi altri progetti per me. - disse Alec abbozzando un sorriso.
- Mi piaci quando sorridi, dovresti farlo più spesso - mormorò Magnus girandosi una ciocca dei capelli del cacciatore fra le dita. - Prendi esempio da Jace -
Alec si irrigidì. Non riusciva mai a capire se scherzava o se parlava sul serio. - Ma a te Jace non piace. - si difese. Tutte le volte che si faceva il suo nome diventava nervoso, e Magnus lo sapeva benissimo, a volte pensava che lo facesse apposta, che volesse vederlo in difficoltà. Si sedette meglio sul divano, appoggiandosi ad un bracciolo e mettendo un po' di distanza fra sè e lo stregone, anche se era costretto a restare lì, non voleva dargliela vinta così facilmente. Non sapeva neanche perchè Magnus perdeva tempo con lui, era una cosa che avrebbe voluto chiedergli fin da subito, ma non era così facile, o forse aveva troppa paura di conoscere la risposta.
- Sciocco Nephilim, perchè perdo tempo con te? - sbottò lo stregone, quasi leggendogli nel pensiero. Si avvicinò alla finestra e rimase immobile a osservare qualcosa oltre l'orizzonte. Alle sue spalle sentì che anche Alec si alzava - Già, perchè perdi tempo con me? - la sua voce aveva un tono sommesso, quasi ferito. Magnus incrociò il suo sguardo riflesso nel vetro della finestra. Gli occhi azzurro chiaro lo fissavano esigendo una risposta. Magnus si voltò, e rimase in silenzio a fissarlo, in quel momento non era così difficile credere che i Nephilim discendevano direttamente dagli angeli. I capelli scuri inconiciavano il viso dai lineamenti delicati, la bocca imbronciata e lo sguardo fermo indicavano che era ancora in attesa di una risposta, e che non si sarebbe arreso finchè non l'avesse avuta. Lo stregone avrebbe voluto che si vedesse attraverso i suoi occhi. Allora avrebbe capito cosa ci trovava in lui. Gli cinse i fianchi con le braccia, attirandolo verso di sè e passandogli un dito sulle labbra. - Non l'hai ancora capito giovane Nephilim? -
Alec aprì la bocca, forse per ribattere, ma Magnus non gliene lasciò il tempo. Le labbra dello stregone decise e voraci catturarono le sue, svuotandogli la mente da ogni pensiero logico. Il vetro della finestra tremò quando ci si appoggiarono contro. Alec lanciò un'occhiata inquieta alle finestre illuminate del palazzo di fonte, che non sfuggì a Magnus, lo sentì ridacchiare con il volto a pochi centimetri dal suo. - Se ti preoccupi per gli inquilini di fronte, sono abituati ad un certo via vai in casa mia. -

 


 

° Angolo dell'autrice °

 

Questo capitolo era rimasto dimenticato nel mio pc fino ad oggi. Le recensioni di Kyda mi hanno fatto spolverare la cartella dedicata alle ff, l'ho riletto e mi dispiaceva non pubblicarlo... Quindi ringraziate lei!
L'ho scritto mesi fa, ve lo pubblico senza modificarlo, anche perchè mi piace così..
Ed ora vado a rileggermi tutta la saga, in attesa del 4° libro :)
Ancora una volta...
Baci

Faf

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Nella sala degli accordi ***


Città di Vetro
Questo nuovo pezzetto (il tanto acclamato missing moment della Sala degli Accordi) si svolge alla fine di Città di Vetro, appena prima della battaglia!

 

Magnus si incamminò tra la folla che riempiva la Sala degli Accordi, osservando curioso i Nascosti legarsi agli Shadowhunter come mai era accaduto prima. Ad un occhio inesperto sarebbero stati distinguibili solo dalla presenza o meno dei marchi sulla pelle.
Quella ragazza, Clarissa, era riuscita ad unirli nella lotta contro i demoni. Forse aveva davvero qualcosa di speciale.Socchiuse gli occhi, individuando Alec tra la folla rumorosa, era attorniato dai suoi amici, e la sua famiglia si trovava poco distante. Inavvicinabile. 
Il suo sguardo concentrato, scrutava i volti che lo circondavano, saettando a destra e a sinistra. Anche da lontano poteva leggere la sua espressione come un libro aperto. Era pronto a scommettere che non avesse sentito una parola di quel che aveva detto Isabelle. I suoi occhi azzurri scorrevano preoccupati la folla di persone, apparentemente senza trovare ciò che cercavano.
Benchè non sapesse chi o cosa stesse cercando, una scintilla di speranza si accese nel cuore di Magnus, nonostante lo stregone fosse a conoscenza di quanto potesse essere dolorosa un'illusione infranta, non poteva impedirsi di pensarci. Lo sguardo di Alec incrociò il suo attraverso la sala e si accese di una luce che Magnus non aveva mai visto, sembrava che una delle sue fiamme blu ardesse in fondo ai suoi occhi. 
- Magnus! - la voce di Alec lo riscosse, e lo spinse a squadrarlo dalla testa ai piedi mentre si faceva largo verso di lui. Indossava la divisa di cuoio dei cacciatori, e si stava rimboccando la manica del braccio sinistro, scoprendo una zona di pelle pallida libera dai marchi. 
- Io vorrei che combattessimo insieme in battaglia. - esclamò Alec d'un fiato, aspettando quasi con timore la sua reazione.
Il cuore di Magnus aveva preso a battere un po' più veloce, ma non disse niente. - Mi dispiace se ti ho dato l'impressione di vergognarmi di te, in realtà mi vergognavo solo di me stesso, e di non avere il coraggio di ammettere davanti a tutti ciò che ero. Magnus, l'unica persona che vorrei al mio fianco per combattere questa guerra sei tu. - il ragazzo lo fissava risoluto, ancora in attesa della sua reazione, sulle guance di solito pallide spiccavano due chiazze rosse.
Lo stregone sorrise, facendo scintillare gli occhi da gatto 
- Facciamolo. - 
Alec si sfilò lo stilo dalla tasca, e si chinò sull'avambraccio del compagno, nonostante il suo tocco fosse leggerissimo Magnus sussultò quando la punta rovente gli segnò la pelle.
- E' la prima volta che ricevo un marchio - esclamò distogliendo l'attenzione di Alec dalla runa che stava disegnando - E' interessante... - flettè le lunghe dita facendo guizzare i muscoli del braccio e studiando il semplice disegno con occhi socchiusi. - Adesso tocca a te, dammi il tuo stilo. - 
Magnus prese il delicato strumento, e lo soppesò tra le dita per un attimo, era ancora caldo per il contatto con la mano di Alec. Lo impugnò con decisione e si accinse a tracciare una copia esatta della runa, il simbolo di unione. 
Nell'istante esatto in cui staccò lo stilo dalla pelle si sentì investire dai poteri degli Shadowhunter. Alzò lo sguardo sul ragazzo che gli stava di fronte, e gli lesse negli occhi sgranati lo stesso stupore. 
Era incredibile, oltre ogni cosa avesse mai provato nella sua vita, non aveva acquisito solo le doti degli Shadowhunter, ma riusciva a percepire Alec accanto a sé pur senza guardarlo. Una vaga ombra delle sue emozioni gli arrivava come una leggera brezza sulla pelle, non avrebbe saputo dire in che modo ma sentiva dentro di sè ciò che prima si limitava a leggergli negli occhi.
Il desiderio di toccarlo gli faceva fremere le punte delle dita. Si guardò intorno, cercando di capire se anche le altre coppie la vivevano allo stesso modo, poi riabbassò lo sguardo su Alec, dal quale ora percepiva un nuovo sentimento, determinazione.Senza lasciargli il tempo di reagire Alec gli circondò il collo con le braccia e lo tirò a sè, premendo con decisione la bocca sulla sua. 
Magnus per un attimo rimase immobile, con gli occhi spalancati per lo stupore, l'ultima cosa che vide prima di abbassare le palpebre e restituire il bacio fu Maryse incredula, che si copriva la bocca con la mano.

 




° Angolo dell'autrice °

Salve salvino :) sono ancora io, di nuovo qui con la mia fiammella di ispirazione di nuovo accesa!
Questo nuovo missing moment mi era stato richiesto già all'epoca in cui ho iniziato questa raccolta, ma solo ieri sera mi si è accesa la scintilla che mi ha portato finalmente a scriverlo! Non riapro la raccolta solo per questo breve pezzo, ma ho già almeno altri 4 capitoli pronti in attesa solo di essere un po' rivisti e pubblicati :)
Grazie come sempre a chi legge e a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa!
<3 siete una certezza!

Faf

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Coming out ***


Questo spezzone si svolge prima dell'inizio della saga, Alec ha 16 anni, e non ha mai rivelato a nessuno di essere gay.

 
Isabelle stava rientrando nella sua stanza, di ritorno dalla cucina dove era scesa a prendere un bicchiere d'acqua, quando si accorse della luce che filtrava da sotto la porta del fratello. Era notte fonda, Alec avrebbe dovuto dormire, a meno che non stesse male. Accostò l'orecchio alla porta prima di bussare delicatamente, ricevuto l'invito ad entrare aprì la porta quel tanto che bastava per scivolare dentro e la richiuse dietro di sé senza fare rumore. Alec era seduto alla scrivania, quasi troppo piccola per lui ormai, che a sedici anni aveva già l'altezza di un adulto ma, in quel momento, l'espressione vulnerabile di un bambino.
- Izzy, stai bene, qualcosa non va? - chiese subito quando la vide, alzandosi per andarle incontro.
- Io sto bene, ma non si può dire lo stesso di te. Ho visto la tua luce accesa passando nel corridoio. - Isabelle squadrò il fratello, notando subito gli occhi arrossati come se avesse pianto, ma non indagò per non metterlo in imbarazzo. Sapeva che Alec non amava parlare di sé, e se qualcosa non andava tendeva a tenersi tutto dentro. Isabelle era convinta che lo facesse per proteggerla. Ma in quel momento era lui ad aver bisogno di lei, glielo leggeva negli occhi. Il suo viso era stanco, e i capelli scompigliati come se vi avesse passato più e più volte le dita.
- E' tutto ok, Iz. Non riuscivo a dormire e così mi sono alzato - rispose mesto, ed anche il tono tradiva la sua tristezza.
- Diciamo che non ci hai nemmeno provato - ribatté la sorella indicando il letto intatto con un sorrisino - Non sei mai stato bravo a mentire. -
Alec ricambiò il sorriso sollevando di pochi millimetri gli angoli della bocca, ma gli occhi chiari rimasero adombrati. Si lasciò cadere stancamente sul letto e tirò a sé le lunghe gambe, abbracciandosi le ginocchia.
Per almeno un minuto rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo da quello della sorella. Isabelle attese, guardando il suo pomo d'adamo andare su e giù, in preda al nervosismo. Aprì e richiuse più volte la bocca, indeciso, e alla fine parlò.
- Hai mai avuto l'impressione di essere sbagliata? Di essere nata con qualcosa che non va? Qualcosa che se i nostri genitori sapessero, li porterebbe ad odiarti, a sbarazzarsi di te. - Alec ansimava, . -Loro amano un figlio che non esiste, perché non sanno la verità, amerebbero allo stesso modo se la sapessero? - il suo sguardo si fermò su Isabelle immobile al centro della stanza.
- Stai parlando di te? - la ragazza attraversò la stanza e si sedette sul letto. Le loro mani si sfioravano appena, ma nessuno dei due fece niente.
Alec non ebbe bisogno di rispondere, l'espressione del suo volto non lasciava spazio a dubbi.
Sentì le braccia della sorella circondarlo, sottili ma forti, e attirarlo in un abbraccio profumato di vaniglia. - Alec, io ti vorrò sempre bene, qualunque cosa tu mi dica non potrà mai farmi cambiare idea. - le parole sussurrate da Isabelle ebbero il potere di smuovergli qualcosa dentro. Un dolore che aveva accumulato da anni ed anni, ora premeva per uscire. Gli occhi bruciavano come se avesse fissato la luce troppo intensamente, e la gola gli si era stretta talmente tanto che dubitava di riuscire a parlare. Non era mai andato così vicino a dire la verità con nessuno.
- Io sono... Io sono gay. - mormorò Alec quasi a se stesso, come svuotato da ogni energia. Era la prima volta che lo diceva davanti a qualcuno, e non sapeva se la cosa lo facesse stare meglio o peggio.
Izzy si scostò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. In qualche modo la rivelazione non la sorprese. Era la persona che, insieme a Jace, passava più tempo con lui, lo conosceva bene quanto conosceva se stessa. Le passarono sotto gli occhi delle immagini, come diapositive, e i gesti di suo fratello, i silenzi, le espressioni si unirono a formare un quadro che ora aveva un senso.
- Sei sempre mio fratello. Non vedo perché dovrebbe cambiare il modo in cui ti voglio bene. Questo non fa di te una persona diversa da quella che amo. -
- Ma non è solo questo, è che... Io... - Alec tentennò, le parole non ne volevano sapere di uscire nonostante se le fosse ripetute più e più volte nel buio della sua stanza.
- E' che sei innamorato di Jace. - terminò Isabelle. Sentì il fratello trarre un brusco respiro, come se l'avesse preso a schiaffi.
- Io non... - Alec impallidì prima di nascondere il volto tra le mani – E' così evidente? - gemette.
Isabelle gli posò una mano sulla spalla tentando di tranquillizzarlo, sotto le sue dita i muscoli erano contratti - No, non lo sa nessuno. -
- Mi prometti di non dirlo a nessuno? Soprattutto a Jace. Non riuscirei più a guardarlo negli occhi - l'espressione di Alec era implorante, e scatenò nella sorella l'istinto di protezione che ogni tanto provava guardando il fratello maggiore. Sarebbe stata pronta ad uccidere chiunque avesse anche solo tentato di fargli del male.
Gli passò una mano tra i capelli neri, mobidi e lisci, così simili ai suoi e sorrise - Te lo prometto. -

 

* Angolo dell'autrice *

Era un po' che mi chiedevo come fosse andato questo momento.. L'outing di Alec con sua sorella.. L'unica persona che già dall'inizio sapeva tutto... Mi fa una tenerezza Alec che fino ai 16 anni ha dovuto convivere da solo con questo peso credendo che se l'avesse saputo qualcuno sarebbe stato buttato fuori dal conclave *.* Sarà anche un coraggioso guerriero scaccia demoni, ma a volte è così..... così...così Alec! *.* Basta, sembra che mi paghino per fargli pubblicità :)
Grazie 1000 a chi ha letto anche questo spezzone, lo so, non c'è Magnus (che peccato!) ma prometto che mi farò perdonare con il prossimo capitolo :D
E poi ho in programma una ff a rating rosso, rosso come le guance di Alec se sapesse cosa ho in serbo per lui :) E quindi non vi resta che pazientare!
Grazie a chi segue, recensisce, ricorda e preferisce...
Alla prossima!

Faf

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** FF di Natale! ***


 

Le strade erano buie e quasi deserte, quando Alec raggiunse la via dove abitava Magnus. Solo le vetrine dei Take away illuminavano il marciapiede, facendo risaltare i mucchi di neve sporca che stava cercando di evitare. Nevicava da tre giorni, ormai, e la maggior parte della gente che poteva, se ne stava chiusa in casa al caldo. Non se eri uno Shadowhunter, però. 
Entrò nell'androne, scrollandosi i fiocchi bianchi dai capelli e dal cappotto, e battendo i piedi in terra. Alec sperò che Magnus fosse in casa, gli aveva mandato un messaggio mezz'ora prima per avvisarlo del suo arrivo, ma non c'era stata risposta, e il fatto che fosse troppo impegnato anche per rispondergli era un fatto raro. 
Salì le scale strette e buie, ancora più del solito da quando l'unica lampadina si era fulminata, non vedeva dove metteva i piedi, ma il suo passo era sicuro, ormai sapeva muoversi con naturalezza anche al buio, in quel palazzo, e non grazie ad una runa per la visione notturna, ma al fatto che nelle ultime due settimane aveva passato più notti lì che all'Istituto. 
All'inizio lo imbarazzava tornare a casa la mattina dopo aver passato la notte fuori, ma con il tempo nessuno più si aspettava di vederlo tornare, e Magnus sapeva essere molto convincente quando voleva ottenere qualcosa. Tanto più che, con suo enorme sollievo, Isabelle aveva smesso di ammiccare maliziosa tutte le volte che lo vedeva mettere dei vestiti puliti in una sacca.
Passandosi sovrappensiero una mano tra i capelli umidi si allungò nell'oscurità cercando la maniglia e infilò a tentoni la chiave nella porta. L'appartamento di Magnus aveva la tendenza a cambiare, seguendo i gusti e l'umore altalenante del suo proprietario, ma nulla l'aveva preparato a questo.
Restò impietrito sulla soglia, con gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta. 
- Per l'Angelo, Magnus. - 
Lo stregone arrivò sorridendo e scivolando sul parquet consumato con un paio di calzettoni spessi con una renna ricamata sopra. Il naso dell'animale era in rilievo e si illuminava ad intermittenza di una vivida luce rossa. 
- Tranquillo, ne ho preso un paio anche per te. - esclamò con un sorriso ancora più ampio, seguendo lo sguardo del Cacciatore fisso sui suoi piedi.
Alec impallidì, balbettò e cercò di sviare il discorso. - Si può sapere cosa sta succedendo qui? - chiese aggrottando la fronte e facendo scivolare lo sguardo dall'appartamento, completamente ingombro di scatole, al viso di Magnus, che aveva un festone argentato girato più volte intorno alla testa, a circondare le guglie nere dei capelli. Un contatto delicato sulle caviglie gli fece abbassare lo sguardo sul Presidente Miao, il piccolo gatto era appena arrivato, trascinandosi dietro parecchi metri di festoni argentati che gli si erano impigliati, o che più probabilmente Magnus gli aveva arrotolato intorno al collo. Si chinò per liberare il gatto e si trovò faccia a faccia con le renne ricamate sui calzini dello stregone, da così vicino poté sentire che emettevano un lamento vagamente simile a "Jingle Bells".
Sempre più perplesso alzò lo sguardo in cerca di spiegazioni. 
- Vieni, ti stavo aspettando. - esclamò Magnus prendendolo per mano e conducendolo per una specie di sentiero tracciato tra scatole e pacchetti. Al centro del loft torreggiava un abete così alto e maestoso che sicuramente non era stato fatto passare dalla porta. Alec sgranò gli occhi, mentre mille luci di tutti i colori che adornavano i rami si illuminavano tutte insieme. Senza parole sfiorò l'albero, carico di decorazioni, le stesse che aveva visto sbucare dalle scatole sul pavimento. C'erano delicatissime sfere di vetro soffiato che sembravano opera delle fate, festoni dorati, e finti fiocchi di neve di plastica. Nel complesso era stupefacente. 
- Ti piace? - il respiro di Magnus gli sfiorò l'orecchio provocandogli un brivido. 
Alec si voltò a fissarlo ancora a bocca aperta, osservando le luci intermittenti riflettersi nei suoi occhi e sul festone che portava intorno alla testa. 
- I mondani festeggiano il Natale. - disse incerto - Io non ho mai festeggiato il Natale. - 
Magnus sorrise, un sorriso con un pizzico di malinconia e di qualcos'altro, così inusuale sul suo volto - Lo so, me l'ha detto Isabelle. Anche io non lo festeggio da molti anni, non c'è niente da festeggiare se non sei con chi ami. -
Alec lo circondò con le braccia, e appoggiò la fronte alla sua, mentre il festone intorno ai capelli dello stregone gli solleticava il viso. Gli occhi di Magnus brillavano quasi nell'oscurità, come quelli dei felini, o forse era solo un gioco di luci, in quegli occhi per un attimo riuscì a leggere secoli di dolore e solitudine. Emozioni soffocate e sepolte dietro a strati di glitter e vestiti bizzarri. Durò solo un stante, prima che Magnus chiudesse le palpebre, consapevole di ciò che aveva lasciato intravedere.
- Buon Natale, Alec – sussurrò contro le sue labbra, attirandolo a sé e riportandolo al presente. 
* Angolo dell'autrice *
Scrivo questo pezzo sospinta dall'atmosfera natalizia di questi giorni.. Voleva essere un brano leggero e dolce, ma la storia tra questi due non riesce mai a nascondere quell'onnipresente pizzico di tristezza... Questa volta è il nostro Magnus, che lascia intravedere qualcosa di sé.. E' un uomo affascinante (senza dubbio :) che nasconde tante cose.. Credo lo faccia per Alec, e perché non vorrebbe mai essere compatito.. Io lo vedo come un personaggio orgoglioso, saggio e che sotto sotto ha un cuore d'oro...nonostante la maschera cinica e menefreghista *.* Perfetto per il nostro pucciosissimo Alec insomma! Dei due non saprei dire chi preferisco... amo Alec dal primo momento, ingenuità, insicurezza, timidezza, introversione e tutto.. però come carattere mi sentirei più in linea con Magnus... 
Che dire, oltre al fatto che sto divagando? Mi farebbe piacere sapere voi cosa ne pensate (oltre che del capitolo)...
Baci a tutti i miei amati lettori/recensori ecc!
Alla prossima! <3
Faf

Piccola fic in versione natalizia :) Non ci sono spoiler di alcun tipo.. E' ambientata nei giorni prima di Natale, nel periodo tra CoFA e CoLS più o meno...
Ispirata dall'atmosfera di questi giorni e da questa simpatica immagine:


 

 

 

Le strade erano buie e quasi deserte, quando Alec raggiunse la via dove abitava Magnus. Solo le vetrine dei Take away illuminavano il marciapiede, facendo risaltare i mucchi di neve sporca che stava cercando di evitare. Nevicava da tre giorni, ormai, e la maggior parte della gente che poteva, se ne stava chiusa in casa al caldo. Non se eri uno Shadowhunter, però. 
Entrò nell'androne, scrollandosi i fiocchi bianchi dai capelli e dal cappotto, e battendo i piedi in terra. Alec sperò che Magnus fosse in casa, gli aveva mandato un messaggio mezz'ora prima per avvisarlo del suo arrivo, ma non c'era stata risposta, e il fatto che fosse troppo impegnato anche per rispondergli era un fatto raro. 

Salì le scale strette e buie, ancora più del solito da quando l'unica lampadina si era fulminata, non vedeva dove metteva i piedi, ma il suo passo era sicuro, ormai sapeva muoversi con naturalezza anche al buio, in quel palazzo, e non grazie ad una runa per la visione notturna, ma al fatto che nelle ultime due settimane aveva passato più notti lì che all'Istituto. 
All'inizio lo imbarazzava tornare a casa la mattina dopo aver passato la notte fuori, ma con il tempo nessuno più si aspettava di vederlo tornare, e Magnus sapeva essere molto convincente quando voleva ottenere qualcosa. Tanto più che, con suo enorme sollievo, Isabelle aveva smesso di ammiccare maliziosa tutte le volte che lo vedeva mettere dei vestiti puliti in una sacca.
Passandosi sovrappensiero una mano tra i capelli umidi si allungò nell'oscurità cercando la maniglia e infilò a tentoni la chiave nella porta. L'appartamento di Magnus aveva la tendenza a cambiare, seguendo i gusti e l'umore altalenante del suo proprietario, ma nulla l'aveva preparato a questo.Restò impietrito sulla soglia, con gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta. 
- Per l'Angelo, Magnus. - 
Lo stregone arrivò sorridendo e scivolando sul parquet consumato con un paio di calzettoni spessi con una renna ricamata sopra. Il naso dell'animale era in rilievo e si illuminava ad intermittenza di una vivida luce rossa. - Tranquillo, ne ho preso un paio anche per te. - esclamò con un sorriso ancora più ampio, seguendo lo sguardo del Cacciatore fisso sui suoi piedi.
Alec impallidì, balbettò e cercò di sviare il discorso. - Si può sapere cosa sta succedendo qui? - chiese aggrottando la fronte e facendo scivolare lo sguardo dall'appartamento, completamente ingombro di scatole, al viso di Magnus, che aveva un festone argentato girato più volte intorno alla testa, a circondare le guglie nere dei capelli.
Un contatto delicato sulle caviglie gli fece abbassare lo sguardo sul Presidente Miao, il piccolo gatto era appena arrivato, trascinandosi dietro parecchi metri di festoni argentati che gli si erano impigliati, o che più probabilmente lo stesso Magnus gli aveva arrotolato intorno al collo. Si chinò per liberare il gatto e si trovò faccia a faccia con le renne ricamate sui calzini dello stregone, da così vicino poté sentire che emettevano un lamento vagamente simile a "Jingle Bells".
Sempre più perplesso alzò lo sguardo in cerca di spiegazioni. 
- Vieni, ti stavo aspettando. - esclamò Magnus prendendolo per mano e conducendolo per una specie di sentiero tracciato tra scatole e pacchetti. Al centro del loft torreggiava un abete così alto e maestoso che sicuramente non era stato fatto passare dalla porta. Alec sgranò gli occhi, mentre mille luci di tutti i colori che adornavano i rami si illuminavano tutte insieme. Senza parole sfiorò l'albero, carico di decorazioni, le stesse che aveva visto sbucare dalle scatole sul pavimento. C'erano delicatissime sfere di vetro soffiato che sembravano opera delle fate, festoni dorati, e finti fiocchi di neve di plastica. Nel complesso era stupefacente. 
- Ti piace? - il respiro di Magnus gli sfiorò l'orecchio provocandogli un brivido. Alec si voltò a fissarlo ancora a bocca aperta, osservando le luci intermittenti riflettersi nei suoi occhi e sul festone che portava intorno alla testa. 
- I mondani festeggiano il Natale. - disse incerto - Io non ho mai festeggiato il Natale. - 
Magnus sorrise, un sorriso con un pizzico di malinconia e di qualcos'altro, così inusuale sul suo volto - Lo so, me l'ha detto Isabelle. Anche io non lo festeggio da molti anni, non c'è niente da festeggiare se non sei con chi ami. -
Alec lo circondò con le braccia, e appoggiò la fronte alla sua, mentre il festone intorno ai capelli dello stregone gli solleticava il viso. Gli occhi di Magnus brillavano quasi nell'oscurità, come quelli dei felini, o forse era solo un gioco di luci, in quegli occhi per un attimo riuscì a leggere secoli di dolore e solitudine. Emozioni soffocate e sepolte dietro a strati di glitter e vestiti bizzarri.
Durò solo un stante, prima che Magnus chiudesse le palpebre, consapevole di ciò che aveva lasciato intravedere.
- Buon Natale, Alec. – sussurrò contro le sue labbra, attirandolo a sé e riportandolo al presente. 



* Angolo dell'autrice *
Scrivo questo pezzo sospinta dall'atmosfera natalizia di questi giorni.. Voleva essere un brano leggero e dolce, ma la storia tra questi due non riesce mai a nascondere quell'onnipresente pizzico di tristezza... Questa volta è il nostro Magnus, che lascia intravedere qualcosa di sé.. E' un uomo affascinante (senza dubbio :) che nasconde tante cose.. Credo lo faccia per Alec, e perché non vorrebbe mai essere compatito.. Io lo vedo come un personaggio orgoglioso, saggio e che sotto sotto ha un cuore d'oro...nonostante la maschera cinica e menefreghista *.* Perfetto per il nostro pucciosissimo Alec insomma! Dei due non saprei dire chi preferisco... amo Alec dal primo momento, ingenuità, insicurezza, timidezza, introversione e tutto.. però come carattere mi sentirei più in linea con Magnus... 
Che dire, oltre al fatto che sto divagando? Mi farebbe piacere sapere voi cosa ne pensate (oltre che del capitolo)...
Baci a tutti i miei amati lettori/recensori ecc!
Alla prossima! <3
Faf

PS vi do una bona notizia :) La ff a rating rosso (sempre sulla mia coppia preferita) è in fase di scrittura! Sono a buon punto, e credo che l'avrete presto.. Sarà il mio regalo di Natale per voi ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Preparativi ***


Questo capitolo partecipa al contest "Like a Virgin" di Virgiblackina. E' ambientato appena prima della partenza per il viaggio di Magnus ed Alec... e bhè.... è una sciocchezza XD

 

 

Preparativi

 

 

Alec non era mai stato una di quelle persone che controllavano mille volte se avevano fatto qualcosa, prima di convincersi di averla fatta davvero.

Non che fosse sicuro di sé, questo no, ma era sicuro di quello che faceva.

Quando richiuse per la terza volta in mezz'ora la cerniera del suo zaino, dopo averci sbirciato dentro senza toccare nulla, pensò che avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi.

Magnus gli aveva dato un'intera giornata per prepararsi alla partenza, considerando che l'offerta veniva da una persona abituata a viaggiare con niente più dei vestiti che aveva addosso, era una concessione decisamente generosa.

Tuttavia il tempo a disposizione si era rivelato fin troppo, era riuscito a preparare la sua sacca da viaggio in meno di un'ora, impiegando le ventitré rimaste con infinite preoccupazioni.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza strappandolo momentaneamente ai suoi pensieri. Isabelle, di nuovo.

La sorella entrò senza aspettare risposta e si mise a fissarlo sorridendo.

«Allora, sei pronto? Non hai dimenticato nulla, spero!» In due falcate attraversò la stanza ed afferrò la sacca, senza che Alec riuscisse ad impedirglielo.

Schivò abilmente i tentativi del fratello di riprendersela, la aprì, gettò un'occhiata all'interno e la richiuse con uno strattone.

«No, direi di no, hai proprio tutto quello che ti serve.» Disse con un sorriso di soddisfazione ancora più ampio, mentre Alec riusciva finalmente a strapparle la borsa di mano.

«Izzy! Per favore, hai già fatto abbastanza.» Borbottò spingendola verso la porta, sperando che non si accorgesse del rossore sulle sue guance.

Odiava il modo in cui il suo corpo reagiva ogni volta che si affrontavano certi argomenti. Arrossiva, e la bocca gli si seccava, rendendo la situazione ancora più spiacevole.

Chiuse la porta alle spalle della sorella e vi si appoggiò contro, tentando di schiarirsi la mente.

Inizialmente non aveva dato troppo peso alla proposta di Magnus di un viaggio solo per loro due. Aveva colto al volo la possibilità di staccare che gli veniva offerta e non aveva pensato ad altro.

Fino ad un ora prima, quando Izzy era entrata nella sua stanza con la scusa di aiutarlo a fare la valigia e gli aveva lanciato tra le mani un oggetto. Alec era scattato istintivamente per prenderlo al volo, anche se, col senno di poi, se avesse saputo cos'era probabilmente avrebbe lasciato che atterrasse sul pavimento.

Sapeva che Magnus sarebbe rimasto deliziato, una volta che gli avesse raccontato la scena, ma Alec non era Magnus, e la gentile offerta della sorella era stata accolta da un silenzio confuso, seguito da un urlo, nel momento in cui aveva realizzato cosa stringeva fra le mani.

«Non mi dire che pensi che non ti servirà.» Era stata la spiegazione di Isabelle, prima di fargli l'occhiolino e scomparire senza aspettare risposta.

Non che Alec avesse una risposta pronta. Gli sarebbe servito?

La vasta gamma di possibilità che per un attimo gli affollò la mente bastò a farlo arrossire di nuovo.

Spalancò la sacca di scatto, adocchiando subito l'oggetto incriminato.

Per l'Angelo, adesso basta, era solo un dannatissimo tubetto di lubrificante!

 

 

 

 


* Angolo dell'autrice *

Effettivamente non avrei nemmeno dovuto pensare di mandare questa cosa ad un contest.

Lo so di mio, non preoccupatevi!

E' una sciocchezza, ma ci sono i miei personaggi preferiti ed è ciò mi è venuta in mente quando ho letto il bando del Like a Virgin.

In ogni caso spero vi abbia fatto sorridere :) 

Faf

PS so che era da un po' che non riprendevo in mano questa raccolta, ma ho altri progetti in ballo, e altre fic da pubblicare, per cui la aggiornerò saltuariamente, ogni qualvolta avrò l'ispirazione! Grazie comunque a chi mi segue sempre! :) 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Scusa, Magnus ***


Città delle anime perdute

NOTA: Fic ambientata alla fine di Città delle anime perdute. Questo vuol dire SPOILER per chi non l'ha letto e angst in abbondanza. Le mie scuse sono in fondo :)

 

 

 

 

Scusa, Magnus.

Le mani di Alec tremavano incontrollabilmente, tanto che le ombre provocate dalla stregaluce si agitavano impazzite sulle pareti della galleria. Non sapeva come avrebbe fatto ad uscire da lì, come avrebbe ritrovato la strada per l'Istituto, come sarebbe riuscito a salire le scale fino alla sua stanza. E poi? Avrebbe ricominciato a dare la caccia ai demoni e a guardare le spalle a Jace, come se nulla fosse successo. Avrebbe chiuso la parentesi riguardante Magnus e sarebbe andato avanti con la sua vita.

Non riusciva nemmeno a pensarlo, come poteva farlo? Eppure sapeva di non avere scelta.

Una cosa che aveva imparato combattendo era che un'azione non si può cancellare, e gli errori si pagano. Quanti ne aveva commessi nella sua vita? Decine, centinaia più probabilmente, ma non ricordava nessuna ferita, nessuno sbaglio che gli avesse fatto così male.

Quando la pietra gli sfuggì di mano per la seconda volta, atterrando sul pavimento umido, Alec la seguì scivolando con la schiena lungo la parete. La forza di gravità sembrava diventata più intensa, l'aria più fredda, persino il buio era più scuro.

Forse, se fosse rimasto lì abbastanza a lungo, nell'oscurità e nel silenzio, si sarebbe dimenticato ciò che era successo. I ricordi sarebbero svaniti portandosi via il dolore.

Sarebbe potuto uscire da quel tunnel, non più Alexander Lightwood, ma qualcun altro. Anche il suo nome faceva male, per tutte le volte che lo stregone lo aveva pronunciato, per i sospiri che iniziavano con Alec e finivano affondati nel cuscino, per i bigliettini indirizzati ad Alexander che amava fargli trovare.

Per tutto il tempo che ci aveva messo nel convincerlo a chiamarlo Alec.

Se solo avesse potuto tornare indietro. Se Camille non l'avesse tradito. Se non l'avesse mai incontrato. Se, se se...
Non si era mai fermato a pensare a quante cose sarebbero potute andare diversamente, quell'infinita schiera di esistenze non vissute gli faceva girare la testa.

In un milione di possibilità di vite più felici, perché gli era toccata proprio quella?

Gli occhi pungevano troppo perché riuscisse a tenerli aperti, le lacrime che si era sforzato di trattenere gli bagnarono le guance. Perché piangere lo faceva stare ancora peggio?

Alec non piangeva mai. Una sorta di stupido orgoglio gli impediva di lasciarsi andare, nella sua debolezza era l'ultima illusione di essere forte. Non aveva pianto nemmeno per Max. Aveva controllato il respiro, stretto i denti e i pugni fino a farsi male, ma si era imposto di non cedere, l'aveva fatto per Izzy, per sua madre.

Ma lì non c'era nessuno, i suoi singhiozzi rimbombarono nel silenzio, estranei e dolorosi. Una volta incominciato era difficile smettere, faceva male, ma non riusciva a fermarsi. Pianse come non ricordava di aver mai fatto in vita sua, fino a ritrovarsi abbandonato ed esausto, nascondendo il viso tra le braccia, anche se non c'era nessuno che potesse vederlo. Era come se le lacrime si fossero portate via tutte le sue energie. Il freddo dal pavimento gli attraversava il cappotto, o forse era il gelo che aveva dentro a farlo tremare.

E poi arrivarono. Le parole che con tutte le sue forze aveva cercato di tenere fuori dalla sua testa, lo sapeva anche senza bisogno di pensarlo, non voleva pensarci. Ma non aveva più difese che potessero proteggerlo e le parole erano affilate come coltelli.

E' tutta colpa mia.

 

 

 

 

 

 

* Angolo dell'autrice *

Mi ero ripromessa di non scrivere MAI di questo momento. Per vari motivi, tra cui:

- Di dolore ne hanno/abbiamo già provato abbastanza, perché rigirare il coltello nella piaga?

- Non sono brava nell'introspezione, rischio sempre che mi venga fuori un inutile lamento (come quello che avete appena letto)

- Scrivere fluffolosità è più facile e più divertente e mi fa bene allo spirito.

Ma oggi non è San Faustino, la festa dei single? E allora perché non pubblicare qualcosa sulla fine dei Malec per restare in tema? Ha. Ha. Il mio tempismo in questo caso fa cascare le braccia, vero?

Comunque non ci avevo nemmeno pensato (giuro!), è solo che mi è venuta così, ho aperto il pc, l'ho scritta e pubblicata. Senza stare a pensarci.

Perdonatemi!

La prossima volta avrete qualcosa con molto Magnus e molto fluff, ok? :)

Baci

Faf

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=659222