For Those Bloody Blue Eyes di Evie08 (/viewuser.php?uid=52958)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Revenge ***
Capitolo 2: *** Distraction ***
Capitolo 3: *** Household ***
Capitolo 4: *** Face to face ***
Capitolo 5: *** Trust me, Damon ***
Capitolo 1 *** Revenge ***
Dedico
questa storia alla mia beta che, nonostante il suo lavoro, trova sempre
il tempo per me <3
Dedico
questa storia ai miei ragazzi del GDR: perchè noi siamo una
squadra fortissimiiiiiiiii!!!!!!! <3
Dedico questa storia a mio marito Rick <3
Dedico questa storia ai miei figli <3
Dedico questa storia alle mie donnacce preferite: mannaggia a voi!!!
<3
Ma soprattutto dedico questa storia a quella cagnaccia rognosa di Julla
e allo gnomo porcello traviatore: brutti bastardi è per
colpa vostra che ho ripreso a scrivere tzè <3
<3 <3 <3
Vi adoro!!!!!!!
E al grido di "So Alessandro, so carino e so gajardo", vi lascio alla
lettura di questo mio capolavoro ;)
PS: quando ho scritto questo capitolo NON ero arrabbiata con nessuno
giuro u.u Se vi sembra un pò crudo tranquilli... si
calmerà prima o poi xD!
Evie ^_^
For Those Bloody
Blue Eyes
The
devil inside
I see your eyes changing,
Green to white
There is nowhere to hide,
inside I feel the same,
I feel the same way too
La
luna piena era appena passata lasciando come sempre i suoi segni
indelebili sulla pelle di Melissa.
Si
risvegliò che era quasi l’alba, come al solito
nuda nei pressi di Clermont - Ferrand, questa volta più che
mai convinta che quella sarebbe stata la sua ultima luna piena in
Francia.
Indolenzita
si alzò lentamente reggendosi ad un albero.
L’indomani mattina avrebbe preso un aereo per la Virginia, ma
prima aveva un’ultima cosa da fare.
Stava
andando tutto secondo i piani.
Aveva
convinto Luc, Joshua e Dominic a seguirla nei sotterranei dove
solitamente quelli come loro venivano rinchiusi e torturati nei giorni
precedenti al plenilunio. Li aveva drogati e indeboliti colpendoli con
delle freccette allo stozza lupo.
Era
stato più facile del previsto.
Con
la freddezza di un sicario professionista, li legò ai grossi
catenacci che spuntavano dal muro di pietra come serpenti, esattamente
come loro facevano con lei e Sarah quando volevano sfogare i loro
istinti e loro si opponevano…
Scacciò
quell’immagine dalla mente: non poteva permettersi
distrazioni.
Ma
un nodo le prese le stomaco al ricordo di Sarah. La sua unica vera
amica in quel posto maledetto… non era sopravvissuta
più di un anno lì… non era stata
abbastanza forte.
Nessuno
aveva pianto la sua morte. Nessuno!
Se
non ci fosse stata lei, non avrebbe neppure avuto una degna sepoltura.
Quel
giorno di qualche mese prima si era ripromessa che non avrebbe mai
più versato una lacrima e che sarebbe stata abbastanza forte
per vendicare entrambe.
E
ora che i suoi desideri si stavano avverando non poté fare a
meno di sorridere nel vederli tutti e tre lì, inermi,
indifesi, totalmente nelle sue mani.
Si
avvicinò ad una rientranza della roccia per prendere il
pugnale che vi aveva nascosto giorni prima e accarezzandogli la lama
con un dito si avvicinò ai tre.
“Allora…
chi l’avrebbe mai detto eh?”, esordì
accennando un mezzo sorriso.
“Che
hai intenzione di fare?”, le chiese Joshua aprendo i grandi
occhi nocciola e puntandoli su di lei con la sua solita insolenza.
Melissa
chinò la testa di lato guardandolo con freddezza al di
là dei suoi occhi color ghiaccio.
“Vuoi
saperlo davvero? Ne sei proprio sicuro?”, rimarcò
le ultime parole.
Joshua
non si mosse, non fece cenni, non disse una parola.
Si
limitò ad osservarla con disprezzo.
“Chi
tace acconsente”, sorrise Melissa avvicinandosi a Luc, un
ragazzo dai capelli rossicci, la corporatura possente e dalla scarsa
intelligenza. Si chinò sulle gambe per essere al suo livello
e poggiò la punta del coltello su una coscia del ragazzo.
“Se
te lo spiego a parole poi non so se sei abbastanza intelligente da
capirlo, così adesso ti faccio vedere”, disse e un
mezzo sorriso le accese gli occhi di una luce che Luc
considerò inquietante.
“Quesque tu fais?”
*,
biascicò Luc.
"Shh…"
Lentamente
ma con decisione, Melissa conficcò la lama attraverso i suoi
jeans per poi raggiungere la carne e andare in profondità.
Le
urla di Luc risvegliarono anche Dominic che si guardò
intorno in preda al panico.
“Che
succede?”, chiese incrociando lo sguardo di Joshua.
“Non
lo farà mai. Non ha il coraggio…”,
disse risoluto lui.
Melissa
estrasse la lama insanguinata rivolgendo uno sguardo di sfida a Joshua,
“Scommettiamo?”
Si
voltò di scatto senza nemmeno aspettare la risposta e con
una mossa decisa conficcò il pugnale nel petto di Luc.
Mentre
rigirava lentamente la lama prima di estrarla, gli occhi freddi di
Melissa rincontrarono quelli nocciola di Joshua.
“Mai
sottovalutare un cane bastonato…”, gli disse con
una punta di amarezza nella voce.
Per
la prima volta lo sguardo di Joshua vacillò lasciando
trapelare qualcosa.. paura forse?
Luc
ormai era morto ed il prossimo sarebbe stato il piccolo Dominic, un
ragazzino biondo, gracile per la sua età ma soprattutto per
essere un licantropo e facilmente sottovalutabile per via del suo
aspetto angelico.
La
guardava avvicinarsi con il terrore puro dipinto in faccia.
“Ti
prego no… non farlo Mel.. ascoltami..”,
mugugnò tra le lacrime.
“Ti
prego no… Mel… bla bla bla”, Melissa
gli fece il verso agitando il pugnale, brandendo l’aria a
pochi centimetri dalla sua faccia.
Appoggiò
la lama fredda su una guancia pallida, quasi trasparente, del ragazzo.
“Dammi
un motivo per cui dovrei ascoltare le tue patetiche suppliche, brutto
bastardo mentre tu ignoravi le mie…”,
sibilò spingendo il bordo tagliente della lama nella sua
pelle.
Un
rivolo di sangue si mischiò alle sue lacrime.
“Sii
uomo almeno nella morte”, e velocemente come era successo per
Luc, anche Dominic si ritrovò il pugnale conficcato nel
petto, senza avere il tempo di ribattere.
Aveva
colpito l’arteria e uno schizzo di sangue le
macchiò la camicetta bianca. Abbassò lo sguardo
per contemplare disgustata il sangue sui suoi vestiti.
“Sei
una pazza!”, urlò a quel punto Joshua dimenandosi
e così facendo tintinnare le catene.
“Shh
così fai rumore..”, lei si alzò
avvicinandosi all’ultima delle sue vittime predestinate.
Si
inginocchiò di fronte al ragazzo, forse il più
bello che lei avesse mai visto: lineamenti delicati, grandi occhi
leggermente a mandorla color nocciola, i capelli di un castano chiaro
tendente al biondo che gli ricadevano morbidi sul viso… ma
dietro la sua bellezza esteriore si nascondeva un mostro!
Melissa
gli scostò delicatamente i capelli dal viso per rivedere il
suo volto un’ultima volta.
Sospirò.
“Io
sarò pure pazza… anzi certamente lo
sono!”, indicò con un ampio gesto della mano i due
ragazzi morti alla sua sinistra, “ma ti sei mai chiesto il
perché?”.
Il
suo volto era pericolosamente vicino a quello di Joshua, duro,
impassibile quasi un contrasto con quello perfettamente rilassato e
consapevole della ragazza.
Con
un movimento improvviso, Joshua colpì Melissa al volto con
la catena ferendola all’altezza dello zigomo destro.
Impassibile,
lei si portò un mano al viso, quasi a voler raccogliere il
sangue che sgorgava timidamente dalla ferita.
Sorrise,
un sorriso che metteva paura per quando freddo e folle fosse.
“Avevo
deciso che non avresti sofferto… complimenti per la tua
mossa del cazzo!”, detto questo gli conficcò il
coltello in un braccio tranciando di netto il tendine.
“AAAH!!!”,
Joshua lanciò un urlò straziante, buttando la
testa all’indietro contro la parete spigolosa.
“Fa
male vero? Sì come faceva male a me quando usavi quel
coltellino svizzero per le tue perversioni… come faceva male
a Sarah quando per il dolore il suo cuore ha smesso di
battere…ma mai quanto farà male a te
adesso”.
E
la lama penetrò il suo ventre, appena sotto
l’ombelico.
Joshua
urlò ancora e ancora straziato dal dolore, mentre sbatteva
la testa al muro.
Melissa
tagliò la sua maglietta, solleticandogli il petto con la
punta fredda del pugnale.
“Vuoi
dirmi qualcosa, che so che ti dispiace almeno un pochino per avermi
fatta diventare così, prima di morire?”, gli
chiese sorridendo appena.
Lui
alzò la testa, il volto madido di sudore deformato dal
dolore, ma comunque bello quasi come la prima volta che
l’aveva visto…
“P-puttana!”,
disse sputandole contro il sangue che gli si era raggrumato in bocca.
Il
sorriso sul volto di Melissa scomparve per far posto alla sua ultima
emozione: delusione.
“Sei
stato una delusione sin dall’inizio Joshua… e
pensare che mi ero seriamente innamorata di te”.
Strinse
le dita attorno all’impugnatura semplice e liscia del pugnale
e la lama affilata penetrò il suo petto come fosse burro.
Sorrise
avendo la certezza che lei sarebbe stata l’ultima cosa che i
suoi occhi avrebbero visto, l’ultimo profumo che il suo naso
avrebbe respirato, l’ultima presenza che il suo corpo avrebbe
avvertito.
Rimase
lì, curva su Joshua aspettando che il suo cuore battesse per
l’ultima volta attorno alla lama fredda.
*
“Cosa stai facendo?”
INTRO:
Lui
è un assassino.
Lei
anche.
Lui
è tornato a Mystic per ritrovare il suo grande amore.
Lei
per ritrovare la sua famiglia.
Lui
è un vampiro.
Lei
è un licantropo.
Lui
è un suo nemico naturale.
Lei
anche.
Entrambi
cercano vendetta.
E
ciò non significa che non la possano trovare lavorando
insieme.
Nuove
alleanze si prospettano all’orizzonte e forse non solo
quelle…
[Damon
x Melissa]
|
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Capitolo 2 *** Distraction ***
Dedico questo capitolo
alla mia Beta
che nonostante la febbre ha avuto la grande pazienza di betarmi ben due
capitoli!
Ti adoro!!!!
E lo dedico anche alle
mie donnacce: Jules, Jenna & Caroline
perchè "Sandala e infedele
è bello (e siamo pure in saldo!!!!)"
E al grido di: "Le esaurite si vedono nel
momento del bisogno", vi lascio alla lettura di questo
secondo capitolo ;)
For Those Bloody
Blue Eyes
Distraction
My eyes are painted red
The
canvas of my soul,
Slowly
breaking down, again
Today
I heard the news
The
stories getting old
When
will we see the end?
Aveva
seguito le loro tracce fino alla radura di Wickery Falls.
In
lontananza intravide la luce di un fuoco scoppiettante. Si
avvicinò silenziosa appollaiandosi su un albero per avere
una visuale migliore.
Una
ragazza dall’aria familiare passeggiava nervosamente nei
pressi di un camper malandato, stringendo un cellulare tra le mani.
Si
sentì uno sparo e poi le urla disperate di
un’altra ragazza: un vampiro. Riusciva a sentirne
l’odore nonostante fosse lontana.
Un
uomo uscì sbattendo la porta.
“Ti
sei stancato?”, si voltò a domandargli lei.
“No…Ho
appena iniziato”, rispose con un sorriso beffardo sul volto
avvicinandosi a lei.
“Brad,
dobbiamo essere furbi..”, disse la ragazza. “Voglio
solo il ragazzo. E’ nostro dovere aiutarlo, noi siamo
così.”
Chiacchiere!
“Vuoi
parlare di dovere e onore? Si tratta di vampiri.”,
ribatté lui.
Finalmente
qualcuno che diceva qualcosa di sensato!
“Se
creano problemi a uno di noi, creano problemi a tutti noi. Ecco come
siamo”, continuò lo sconosciuto.
La
ragazza bionda si voltò e Melissa riuscì a
vederla in volto: Jules.
Sapeva
che l’avrebbe trovata a Mystic Falls, anzi ne aveva la
certezza. Ma non si aspettava certo che rivederla le avrebbe provocato
quella strana sensazione di nausea, come quella volta che la vide
assieme a suo zio.
Sentiva
piagnucolare la vampira all’interno del camper e non
riuscì a fare a meno di chiedersi il perché.
Perché stava succedendo tutto questo?
Passarono
i minuti interminabili senza che accadesse nulla.
Jules
continuava a passeggiare stringendo le braccia al petto,
finché entrambe non avvertirono una presenza.
“So
che siete lì fuori”, sussurrò Jules.
Quindi
le sue supposizioni erano esatte: stava aspettando qualcuno.
Aguzzò
la vista ma il suo olfatto arrivò per primo: c’era
un vampiro, ma non era solo…
Tra
gli alberi comparvero due figure.
“Dov’è
Caroline?”, chiese una voce calda.
“E’
rinchiusa come si deve”, rispose Jules quasi seccata.
“Liberala
e io lascio andare Tyler”, le due figure si avvicinarono alla
luce del fuoco e Melissa lo vide.
Tyler.
Il
suo Tyler!
Non
era cambiato poi molto dall’ultima volta…
Il
primo istinto fu quello di scendere dall’albero per corrergli
incontro e abbracciarlo, stringerlo forte come non faceva da tempo. Ma
lei aveva imparato bene a controllare e reprimere i propri impulsi che
quello sparì così come era comparso.
“Non
peggioriamo la situazione più di quanto non lo sia
già”, la incalzò il biondino stringendo
la mano attorno al braccio di Tyler. “Non sono tuo nemico,
Jules”
“E’
un po’ tardi per sventolare bandiera bianca, non
credi?”
“Devi
lasciare la città. Non si farà male nessun
altro”, disse semplicemente il vampiro.
Diplomatico.
“Non
me ne vado senza Tyler!”
Cosa?
Cosa voleva lei
da Tyler?
“Tyler
sarà libero di prendere le sue decisioni … appena
lascerai andare Caroline”
Melissa
seguiva la scena con l’interesse di chi guarda un telefilm
che lo appassiona a tal punto da non notare un’ennesima
presenza.
Il
suo odore era forte ed intenso: una traccia indimenticabile.
“Mio
fratello, il pacificatore.”, esordì avvicinandosi
al vampiro biondo e a Tyler.
Sorrise
ironicamente guardandosi intorno.
“Stefan
è arrivato per primo, quindi proveremo a modo suo, prima che
io ricorra ai miei modi… che sono un po’
sanguinosi. Allora, dacci Caroline”, concluse con un sorriso
insolente.
Non
c’erano più dubbi: quelli erano i fratelli
Salvatore. Bè non era stato difficile trovarli!
“Lasciate
Tyler”
“Senza
luna piena sarebbe una lotta impari…Ti faremo a
pezzi”. Il ragazzo biondo, Stefan, annuì.
“Non
ne sono così sicura ragazzo tutto d’un
pezzo”, ribatté Jules prima di portare le dita
alle labbra e fischiare.
Da
varie parti della radura apparvero degli uomini armati capeggiati da
quel Brad.
Jules
ripeté le sue richieste.
“Dateci
Tyler”.
Con
un cenno della testa il vampiro moro gli diede il via libera.
“Chi
di voi ha ucciso Mason?”, si intromise Brad.
“Sono
stato io”, si vantò il moretto.
Brad
sorrise indicandolo con un paletto di legno: “Ragazzi, fate
in modo che lui soffra”, sentenziò prima che
partisse l’attacco.
Pur
essendo in minoranza, i fratelli Salvatore non ci misero molto ad
annientare quei quattro lupi presuntuosi.
“Tsè..”,
si lasciò scappare Melissa al centro di quello che sembrava
un film in 3d.
Il
vampiro moro strappò il cuore dal petto di uno dei
licantropi con una facilità impressionante, come se la sua
mano avesse attraversato una pozza d’acqua e non una gabbia
toracica.
Lui
si fermò ad annusare l’aria avvertendo la sua
traccia. Alzò gli occhi fino al punto in cui si trovava e la
intravide seduta con le gambe a penzoloni tra i rami, in alto, ben
nascosta dalle foglie rade.
Melissa
incrociò il suo sguardo stringendo le labbra in un sorriso
tirato e volutamente forzato.
Lui
aggrottò la fronte. Chi era quella ragazza? Certamente non
era umana, e altrettanto sicuramente non era un vampiro. Quindi non
poteva che essere… ma se era davvero così,
perché anche lei non stava combattendo contro di loro?
Damon
Salvatore rimase affascinato da quel mistero, talmente tanto da non
accorgersi che Brady lo stava per colpire con un paletto.
In
un batter d’occhio si ritrovò a lottare con il
ragazzo e proprio quando lo ebbe immobilizzato a terra, Jules gli
sparò colpendolo alla spalla.
Melissa
sussultò. Non per quello che successe a Damon e Stefan
Salvatore, no. Ma per quello che vide dopo: Caroline Forbes, la dolce e
piccola Caroline, la sua migliore amica, uscì traballante
dalla roulotte. Era lei la vampira che aveva sentito urlare. Erano
successe molte cose negli ultimi quattro anni!
La
situazione si era capovolta. Sembrava essere finita per i vampiri.
Melissa
si alzò in equilibrio sul ramo e fece per andarsene
quando…
“Che
cosa sta succedendo?”, riconobbe la voce di Caroline anche
dopo tanti anni.
Abbassò
lo sguardo e vide Jules e Brady urlare e dimenarsi sul terreno,
stringendo le mani contro le tempie come impazziti.
Ridacchiò
quando vide cosa aveva provocato quella reazione, o meglio chi!
“Elijah
ha fatto una promessa ad Elena”, tuonò la voce
dello stregone. “Sono qui perché venga mantenuta.
Dovete andarvene”.
I
tre si rialzarono e, ascoltando le sue parole, si allontanarono dalla
radura.
Damon
diresse un’ultima occhiata in direzione di Melissa, ma lei
non c’era già più.
Jonas
Martin rientrò a casa dopo aver salvato i due fratelli
Salvatore e la loro amica vampira dall’attacco dei lupi e
quasi non ebbe un infarto quando notò un ombra distesa sul
suo divano.
“Ce
ne hai messo di tempo Doc! Devi aggiornarmi su un po’ di
cosette!”, esclamò la ragazza portando le braccia
dietro la nuca.
“Melissa
Lockwood.. hai fatto buon viaggio?”, chiese lui mascherando
lo spavento con quel tono da “dottore”,
così formale…
“Splendido
si!”, sorrise guardandolo, “carino il tuo
salvataggio in extremis.. degno del migliore film
d’azione!”, ridacchiò.
Jonas
avvertì ed ignorò l’ironia nella sua
voce. Sapeva che lei aveva assistito alla scena. Si tolse il soprabito
appoggiandolo sulla poltrona e sedendosi sul bracciolo.
“Quel
ragazzo… è lui tuo fratello?”, chiese
quasi esitando.
Melissa
si mise a sedere accavallando le gambe.
“L’hai
capito subito eh? E non di certo per la nostra
somiglianza…”, sollevò un angolo della
bocca in un mezzo sorriso.
“Avete
un forte legame di sangue tipico dei gemelli, impossibile da ignorare!
L’ho avvertito subito.”, rise Jonas.
“Cosa farai adesso?”
Melissa
si strinse nelle spalle giocherellando con una ciocca di capelli color
mogano.
“Credo
quello che avrei dovuto fare da sempre: l’adolescente che va
a scuola, vede gli amici, esce per una
passeggiata…”, disse gesticolando teatralmente.
“…ha
un ragazzo…”, aggiunse Jonas guardando
distrattamente l’orologio.
Melissa
fece una smorfia.
“No
grazie ma con gli uomini ho chiuso”, si alzò di
scatto raggiungendo la finestra.
“Mi
dispiace…”, Jonas si alzò andandole
accanto.
Melissa
scosse la testa.
“Sono
cambiata Doc… Sai com’è ciò
che non ti distrugge, ti fortifica”, alzò gli
occhi al cielo sospirando.
“I
patti erano diversi.”, disse lui alludendo a quello successo
nei sotterranei del collegio di Clermont - Ferrand.
Melissa
lo guardò spalancando leggermente gli occhi cerulei che
brillarono alla luce fioca della lampada.
“Diciamo
che mi sono tolta un piccolo sfizio… Me lo sono meritato
dopo tutto quello che ho passato, no?”, disse inclinando la
testa di lato, senza mostrare l’ombra di alcun rimorso.
Il
dottor Martin la guardò basito. Possibile che una ragazza
all’apparenza così bella e dolce, nascondesse un
animo così malvagio ed insensibile?
Si
avvicinò a lei chinandosi sul suo volto. Notò il
disagio della ragazza e si affrettò a dire: “Cosa
dirai per giustificare questo?”, con un dito le
sfiorò la ferita sullo zigomo.
Melissa
arretrò leggermente socchiudendo l’occhio per il
bruciore. La ferita era ancora fresca.
“Dirò
che sono andata a sbattere contro l’anta del mio armadio. Che
sbadata!”
“E
le altre? Come giustificherai le altre?”
“Non
ci pensare…”, disse lei con noncuranza agitando
una mano piena di graffi.
Jonas
aprì il palmo della mano in direzione della sua guancia,
mormorando qualcosa. Melissa si sentì improvvisamente
avvolgere da uno strano calore, strano ma piacevole!
In
pochi secondi la ferita infertale da Joshua si rimarginò
completamente, come anche quelle sulle mani, senza lasciare segni.
“Non
ce n’era bisogno Doc”, disse abbassando lo sguardo.
“Una
bugia in meno da raccontare..”, sorrise lui.
“Grazie”
“Vuoi
che faccia qualcosa anche per le altre?”
La
ragazza scosse la testa. “Spariranno nel giro di pochi
giorni”, si guardò istintivamente una spalla.
“Non
credo di aver mai conosciuto una persona tanto masochista…
E’ come se tu provassi piacere nel sentire dolore”,
la incalzò Jonas.
“Non
hai mai conosciuto i fratelli Salvatore allora! Sono famosi nel
settore!”, rise prendendo la borsa.
“Cos’
hai in mente Melissa?”, le chiese Jonas serio.
“Io?
Niente!”, rispose lei quasi scandalizzata dalla domanda.
“Stai
alla larga dai Salvatore.”
“Così
mi rovini tutto il divertimento Doc!”, arricciò le
labbra in un broncio.
“Lo
sai che siamo dalla stessa parte finché il patto e la
doppleganger faranno comodo ad Elijah. Devo vegliare su di
loro…”
Melissa
si strinse nelle spalle. “Ma non ho detto che voglio
ucciderli… magari ci gioco un po’ prima! Sto
scherzando!!”, rise di fronte alla sua espressione di
rimprovero.
“Melissa
non scherzare col fuoco…”
La
ragazza aprì la porta d’ingresso voltando le
spalle al dottore.
“Sono
tornata per la mia famiglia Jonas. Tyler ha bisogno di me…
devo proteggerlo”.
Dette
quelle parole uscì richiudendosi la porta alle spalle.
Special
Thanks to:
Rimhia:
Ti ringrazio molto
per i tuoi complimenti e sono contenta di aver colpito la tua
curiosità con un solo capitolo!! Melissa è si
tremenda ma infondo anche lei ha un cuore e lo vedrai ;) Per quanto
riguarda l'incontro con Damon... bè ne vedremo delle belle
nei prossimi due capitoli!!! Grazie ancora!
Dede_Blood:
Innanzitutto grazie
per la tua recensione!!!! Sono contenta che il personaggio di Melissa
ti sia piaciuto e mi è piaciuto il paragone che hai fatto
tra i suoi occhi e quelli di Damon!! Hai centrato lo spirito del titolo
della storia brava!! Spero ti piaccia come si evolverà la
storia!! Baci!
_Bri:
E che dirti my
love???? Oltre che è colpa tua se questa storia è
diventata realtà quindi se qualcuno se le deve prendere con
una persona a caso, quella persona sei tu sappilo u.u Lo sai che tu sei
la mia spalla, la metà del mio cuore, la mia best e che
senza di te avrei smesso di scrivere tempo fa... ma comunque
smettiamola prima che ricompaia l'occhio lucido come per Joshua
(personaggio che ti ho involontariamente sottratto xD)! Grazie di tutto
vita <3
Orange_:
ahahahah ti ci
è voluto un giorno per riprenderti dal primo capitolo xD
solo tu le puoi fare queste cose!!!!! Pensi che io sia crudele??
ç______ç E fai bene u.u Ancora non sai cosa ho in
mente *risata spudoratamente malefica*. Ma a parte gli scherzi, sono
contenta di averti coinvolto e di essere riuscita ad emozionarti! *_* e
spero di continuare sue questa linea xD
Ricorda sempre: ho sempre una persona in testa, ma solo una nel
fegato. E quella persona sei TU!!!!! <3
Al prossimo
capitolo: Household!!
|
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Capitolo 3 *** Household ***
Avrei dovuto pubblicare
questo capitolo tra qualche giorno, rileggerlo per bene e correggere
gli errori.
Allora vi
chiederete: "che ci fai qui a rompere??"
Ve lo dico subito:
è colpa sua. E' tutta colpa della mia
metà che
mercoledì parte e non me la sentivo di pubblicare in sua
assenza, anche perchè tutto questo è colpa sua u.u
Quindi in questo
capitolo troverete un sacco di errori, inconguenze e cose varie, ma
soprattutto non troverete i soliti ringraziamenti che lascio ai miei
recensori a fine pagina (ma vi prometto che vi ringrazierò
singolarmente tramite mp).
Ps. il prossimo capitolo si intitolerà Face to face (il
titolo è tutto un progamma).
Per
ogni eventualità date la colpa alla mia metà.
Questo capitolo
è dedicato interamente a lei.
<3
For Those Bloody
Blue Eyes
Household
I
know I'm a mess and
I
wanna be someone
Someone
that I like better
Can
you help me forget
don't
wanna feel like this
forever...forever
Un’auto
blu si fermò dinnanzi la grande casa bianca dei Lockwood.
Melissa
scese stringendosi nel cappottino grigio che aveva comprato di
passaggio a Parigi l’anno prima.
Un
uomo tozzo e dall’aspetto scorbutico scaricò i
suoi bagagli dall’auto.
“Grazie”,
la ragazza lo ringraziò pagando la corsa.
Lui
bofonchiò qualcosa prima di risalire in macchina e ripartire.
Melissa
si fermò ad ammirare la sua vecchia casa. Sembrava che il
tempo si fosse fermato lì, a quel giorno di quattro anni
prima, lo stesso in cui suo padre la fece salire sul taxi che
l’avrebbe condotta all’Inferno.
Prese
le valigie e raggiunse la porta suonando il campanello. Ma nessuno
aprì.
Così
frugò nella sua borsa e trovò la copia delle
chiavi di casa.
Infilò
la chiave più grossa nella toppa, facendola girare due
volte, sperando che i suoi non avessero cambiato la serratura. La porta
si aprì.
“C’è
nessuno?”, gridò in direzione delle scale
entrando. “Come? Io torno a casa e non trovo neppure il
comitato di bentornato?”.
“Chi
c’è?”, disse la voce spaventata di una
donna.
Carol
Lockwood uscì cautamente dallo studio di suo marito e rimase
basita da quel che vide.
“Melissa…”,
sibilò portandosi una mano alla bocca.
La
ragazza sorrise.
“Mamma!”,
disse correndole incontro e abbracciandola.
Carol
strinse forte sua figlia a sé scoppiando a piangere sulla
sua spalla. Non ricordava quasi più quanto fosse bello
farlo. Le era mancato tutto di lei: il suo sorriso, i suoi occhi, il
profumo dei suoi capelli, il suono dolce della sua voce… il
modo in cui le sue labbra carnose si schiudevano per chiamarla
“mamma”.
Le
due donne si staccarono per scambiarsi uno sguardo intenso e carico
d’amore.
“Quando
sei arrivata?”, le chiese Carol accarezzandole il viso, la
voce rotta dall’emozione.
“Questa
mattina presto”, mentì Melissa stringendo la mano
della madre.
“Come
sei cresciuta! Mi sei mancata… Dio solo sa
quanto…”, gli occhi di Carol si riempirono
nuovamente di lacrime al ricordo di quegli ultimi anni senza di lei.
“Tyler?”
Melissa
si guardò intorno.
“Dovrebbe
essere in camera sua…”
“Mamma
che succede?”
Carol
non finì la frase che un assonnato Tyler scese le scale
trascinando i piedi.
“Ciao
bestiaccia!”, lo salutò Melissa poggiandosi al
passamano in fondo alla scala.
Il
ragazzo si bloccò a guardarla a metà scala
spalancando la bocca per la sorpresa.
“Mel?”,
chiese titubante, socchiudendo gli occhi.
Lei
accennò un mezzo sorriso sollevando le spalle.
“Cos’è quella faccia da pesce lesso?
Sono cresciuta un pochino, e allora?”.
Tyler
saltò quei pochi gradini che li separavano per riabbracciare
la sua metà.
Era
così che la chiamava quando erano piccoli: la mia metà.
Sollevò
Melissa per la vita stringendola così forte da levarle il
respiro.
“Mel,
Mel, Mel…. Mel!”, ripeteva intervallando il nome
della gemella con dei baci sui capelli e su una spalla.
Melissa
nascose il volto nell’incavo tra il collo e la spalla del
fratello, serrando le dita sottili attorno la sua t-shirt.
Finalmente
parte di quel vuoto, di quella voragine che le stava risucchiando
l’anima si era colmato con la sua semplice presenza.
“Avete
un forte legame di sangue tipico dei gemelli, impossibile da
ignorare!”
Le
parole di Jonas le risuonarono nella mente durante
quell’interminabile abbraccio.
“Che
fine avevi fatto? Perché non sei venuta al funerale di
papà?”, la rimproverò Tyler staccandosi
a malincuore da lei.
Melissa
sostenne il suo sguardo a fatica: non poteva raccontargli tutta la
verità. Non ora. E odiava mentire a suo fratello.
“Tesoro
non è colpa sua… le regole del collegio sono
molto dure”, intervenne Carol poggiando le mani sulle spalle
di Melissa, come a volerla proteggere.
“Già.
Non ho avuto il permesso perché eravamo sotto
esame…”, seconda bugia.
“Che
razza di posto… L’importante è che tu
sia qui adesso!”, disse Tyler prendendole le mani.
“Devi raccontarmi tutto!”
“Prima
tu! Sono secoli che manco da qui… non avrai trasformato la
mia stanza in una sala da bowling vero? Vero?”
“Bè…
veramente…”, sogghignò Tyler aspettando
la reazione della sorella che non tardò ad arrivare.
Arricciando il naso, Melissa gli tirò un pugno su un
braccio.
“Ahia!
Scherzavo!”, era diventata più forte.
“Ragazzi
io adesso devo uscire”, Carol continuava ad asciugarsi le
lacrime su un fazzoletto bianco, “ma stasera vi voglio
entrambi a cena. Dobbiamo recuperare quattro anni”.
Elena,
Bonnie e Caroline entrarono al Grill. Stefan attirò la loro
attenzione con un cenno della mano; aveva tenuto loro un tavolo. Si
alzò e diede un bacio ad Elena.
“E’
andato bene il pigiama party?”, chiese guardandole a turno.
Caroline
gli sorrise grata. Aveva passato delle ore davvero terribili nelle mani
di Brady e Jules… ma era tutto passato grazie a loro, i suoi
angeli.
“Si
benissimo!”, disse sedendosi accanto a Bonnie.
“Ragazzi
che vi porto?”, Matt si avvicinò stringendo il
taccuino per le ordinazioni ed ignorando volutamente Caroline.
“Caffè
per tutti?”, chiese Elena.
“Per
me un cappuccino”, aggiunse Bonnie.
“Arrivo
subito.”
Elena
e Bonnie rivolsero uno sguardo abbastanza eloquente a Caroline, per la
serie: che sta succedendo?
Caroline
scosse la testa sconsolata. Non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo.
Damon
Salvatore era come al solito seduto al bancone, questa volta in dolce
compagnia.
“La
nuova ragazza-burattino di Damon?”, chiese Caroline per
distogliere l’attenzione da lei e Matt.
“Stefan
si voltò a guardare il fratello bere e parlare con quella
Andie Star del telegiornale. Sospirò.
“E’
una novità anche per me..”
La
porta del Grill si aprì più volte, ma una di
queste catturò particolarmente l’attenzione di
Stefan.
Tyler
entrò stringendo al petto una ragazza sconosciuta e
bellissima. Le sussurrò qualcosa all’orecchio e
lei rise mostrando i denti bianchissimi. Lui la guardava come se ne
fosse innamorato perdutamente.
Questo
particolare non sfuggì anche agli altri frequentatori del
pub.
“Cosa
era quello?”, esclamò Elena guardando le amiche e
Stefan.
Caroline
si alzò di scatto dalla sedia tremando tutta e stringendo i
pugni.
“Ehi,
Care che ti prende?”, Bonnie osservò allarmata la
strana reazione dell’amica che, senza risponderle,
urlò: “Melissa Lockwood!!”.
La
ragazza che Tyler abbracciava si voltò quando nella
confusione del locale sentì pronunciare il suo nome.
“Caroline
Forbes!!”, esclamò liberandosi dalla stretta del
fratello.
La
biondina la raggiunse abbracciandola.
“Ti
avrei riconosciuta tra mille!”, le sussurrò
all’orecchio.
Tyler
si fece da parte per lasciarle parlare. Dopo tutto erano state grandi
amiche un tempo.
“Non
sei cambiata per niente Care! La mia ragazza pon pon
preferita…”, Melissa le rivolse uno sguardo carico
di nostalgia.
“Ne
è passato di tempo…Quanto ti
tratterrai?”, chiese Caroline, mentre anche Elena, Bonnie e
Stefan si avvicinavano a loro.
“Sono
tornata per restare Caroline. Non ho più intenzione di
andare via. Ehi Elena!”.
“Oddio
Melissa non ti avevo riconosciuta!”, Elena
abbracciò l’amica.
“Elena!
Mi dispiace per i tuoi genitori…”
“Grazie.
Anche a me per tuo padre”
Melissa
annuì fingendo un’aria afflitta. A lei non
importava niente di suo padre, non dopo quello che le aveva fatto.
“Ricordi
Bonnie?”, riprese Elena.
“Che
domande… certo che la ricordo!”, Melissa
abbracciò anche Bonnie.
Tutte
quelle smancerie le davano la nausea, ma erano inevitabili per
mantenere la sua copertura. Era abituata a fingere, poteva considerarsi
una grande attrice ormai.
Stefan
continuava a studiarla. E così i Lockwood avevano un altro
lupo da far scendere in campo… non era certo una bella
notizia. Lanciò un occhiata al fratello che osservava la
scena con la coda dell’occhio sorseggiando uno scotch.
“Mel,
lui è Stefan il mio ragazzo”, disse Elena
poggiando una mano sul braccio di Stefan che porse una mano alla nuova
arrivata.
“Piacere
di conoscerti Melissa. Non sapevo che Tyler avesse una
sorella”.
Melissa
strinse la sua mano sorridendo.
“Piacere
mio. E io non sapevo che Elena avesse un nuovo fidanzato…
che fine ha fatto Matt?”, le chiese fingendosi sorpresa.
Damon
rise sotto i baffi. Quella ragazza aveva del carattere per essere una
Lockwood.
Elena
guardò Bonnie e Caroline imbarazzata.
“Oh,
mi dispiace.. che sbadata…”, si scusò
Melissa guardando Stefan. Lui si limitò a sorridere
cordialmente.
Damon
finì il suo drink. “Aspettami qui e non ti
muovere”, ordinò ad Andie mentre si alzava dallo
sgabello.
“Avete
finito di fare il terzo grado a mia sorella?”, intervenne
Tyler abbracciando Melissa.
“Lockwood
non sapevo avessi una sorella… decisamente molto
più piacevole di te.”, Damon si
avvicinò al gruppetto osservando la ragazza con
curiosità.
Aveva
riconosciuto la sua traccia. Tana al lupo! Era lei la ragazza
dell’albero.
“Non
sono affari tuoi mi pare”, rispose duro.
“Come
sei suscettibile..”, fece un inchino teatrale,
“Damon Salvatore, per servirti”.
Melissa
si irrigidì. Lui l’aveva già vista la
notte precedente nella radura, e non capiva perché quello la
rendesse nervosa.
“Melissa
Lockwood”, si presentò, infilando le mani nelle
tasche del giubbotto, con un sorriso forzato.
“Un
bel nome per un lupacchiotto”, sussurrò Damon
quando le fu abbastanza vicino esibendo un mezzo sorriso.
“Bè
noi dobbiamo andare adesso”, Tyler lanciò uno
sguardo d’intesa a sua sorella che annuì.
“Ci
vediamo ragazze! E’ stato un piacere Stefan”,
sorrise salutando i suoi amici.
“Damon…
un nome adatto per una sanguisuga!”, sogghignò
passandogli accanto prima di sparire oltre la porta del locale.
“Tipo
interessante”
Damon
sorrise compiaciuto.
“Ci
sarà da divertirsi”.
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Capitolo 4 *** Face to face ***
Allora, come sempre quando
pubblico sono di fretta xD e che ci volete fare??
Mi scuso per il
ritardo con il quale ho pubblicato, ma ho avuto qualche piccolo
problemino di salute che non mi permetteva molto di concentrarmi sulla
buona riuscita del capitolo.
Come già
vi avevo accennato, in questo capitolo la nostra eroina
incontrerà faccia a faccia Damon e spero di aver reso bene
l'idea del tutto! =)
Inoltre ringrazio
la mia playlist per la prima volta credo da quando ho iniziato questa
storia!
Canzone del
capitolo: Push me
Away dei The
Last Goodnight
Dedico questo
capitolo a Cussolettapink, che qualche giorno fa ha
compiuto gli anni!! Tanti auguri!!!!
In più
ringrazio TUTTI voi che mi seguite con tanto affetto!
Vi Adorooo!!!!!
Alla prossima
Evie ^^
For Those Bloody Blue
Eyes
"We can talk, we can cry,
we
can tell each other lies
And
call this our goodbye"
Face to face
Carol
Lockwood non riusciva ancora a credere ai propri occhi: entrambi i suoi
figli erano seduti attorno al tavolo a fare colazione con lei. Per un
attimo fissò il posto che abitualmente occupava suo marito,
la domenica mattina, mentre leggeva il giornale e sorseggiava un
caffè amaro. Mancava solo lui perché il quadro
fosse perfetto. I suoi occhi si colmarono immediatamente di lacrime.
“Mi
passi quello?”, Melissa sgomitò Tyler attirando la
sua attenzione.
“Cosa?”,
chiese lui intento ad osservare sua madre.
Melissa
seguì la traiettoria del suo sguardo afferrando al volo la
situazione.
“Nulla.
Me lo prendo da sola”, si sollevò leggermente,
allungando un braccio oltre il viso di Carol, che subito distolse la
mente da quei pensieri.
“Cosa
ti serve Mel?”, le chiese asciugandosi una lacrima sfuggita
al suo controllo.
“Il
burro!”, disse lei agguantando il piattino e tornando a
sedere, facendo finta di nulla.
Carol
tornò a mescolare il suo caffè abbassando gli
occhi.
Seguirono
diversi minuti di silenzio, rotto dal debole respirare dei tre.
“Ragazzi
cosa farete oggi?”, chiese improvvisamente Carol rompendo il
silenzio.
“Io
avevo pensato di fare una visita al cimitero…”,
disse Tyler spostando lo sguardo da sua madre a sua sorella,
“Che ne dici Mel?”
Melissa
si irrigidì stringendo le mani attorno al bicchiere col
succo d’arancia.
“Io
passo… devo vedermi con Caroline al Grill tra
mezzora”.
“Mel
puoi vederti più tardi con Caroline!”,
ribatté Tyler bevendo l’ultimo sorso di
caffè nella sua tazza.
“No!
Non posso!”, Melissa si alzò dalla sedia.
“Scusate..”, sussurrò prima di uscire
dalla cucina per salire in camera sua.
Non
le faceva piacere visitare la tomba di suo padre. Non dopo tutto quello
che le aveva fatto!
“Che
le prende?”, sibilò Tyler guardando sua madre.
“Tyler,
tua sorella è appena tornata a casa… dalle tempo
per elaborare il lutto qui”, rispose comprensiva Carol,
sparecchiando.
“Papà
è morto da tempo ormai.. e lei non c’era al suo
funerale! Non credi sia il minimo passare cinque minuti al
cimitero?”, sbuffò quasi arrabbiato lui, gettando
un tovagliolo nella spazzatura.
Carol
si portò un dito sulle labbra. “Shh…sta
scendendo”.
Melissa
discese velocemente le scale.
“Io
esco!”, gridò dall’ingresso, prima di
essere raggiunta da suo fratello.
“Mel,
perché non vuoi venire con me? Che ti prende?”
“Tyler
lasciami in pace…”, prese la giacca e le chiavi
della macchina.
“Melissa,
mi serve una risposta!”, lui l’afferrò
per un braccio strattonandola. Non riusciva ancora a calibrare bene la
forza da quando era diventato un licantropo.
Improvvisamente
qualcosa nel volto della ragazza cambiò così
velocemente da lasciarlo senza fiato: i suoi splendidi occhi cerulei
scomparvero, lasciando il posto, per pochi secondi, a strane sfumature
color topazio.
“Ho
detto lasciami in pace!”, ringhiò lei trai denti
liberandosi dalla sua stretta.
“T-tu!
Non ci credo…”, balbettò Tyler
appoggiandosi al muro.
Melissa
si guardò intorno e trascinò un confuso Tyler
nello studio che era stato di suo padre.
Aspettò
qualche secondo prima di iniziare a parlare.
“Successe
tutto quattro anni fa circa. Fu un incidente, un terribile incidente
che mi gettò in questa spirale di tormenti e sofferenze.
All’epoca ero talmente incosciente da non sapere a cosa sarei
andata incontro, cosa realmente mi aspettasse. Ero spaventata
sì, ma credevo che lui mi avrebbe aiutata… Era il
mio supereroe, doveva farlo! Invece mi sbagliavo di grosso…
Richard Lockwood, il mio supereroe mi voltò le spalle
spedendomi in quell’inferno e abbandonandomi lì, a
Clermont Ferrand. Altro che collegio prestigioso…quello era
un riformatorio per giovani mutanti disadattati come
me…”.
Per
tutto il racconto Tyler rimase in silenzio e Melissa tenne gli occhi
fissi sulla parete opposta alla scrivania, girandosi tra le mani il
mazzo di chiavi. Non fece trapelare alcuna emozione.
“Per
questo non sei più tornata a Natale?”, ebbe la
sola forza di chiederle Tyler.
“Ero
prigioniera in quel posto… non avevo molte
possibilità di scelta e lui lo sapeva”, un ricordo
le annebbiò la mente e le scappò un ringhio, che
non riuscì a controllare.
“Ma
com’è possibile? Come mai non abbiamo saputo nulla
in questi anni? Come?”, Tyler rivolse un’occhiata
disperata alla gemella.
“Ora
devo andare”, tagliò corto Melissa, sbattendosi la
porta alle spalle.
Tyler
rimase seduto nello studio a meditare sulle sue pesanti parole.
“Quindi
vorresti dirmi che Melissa Lockwood è un lupo mannaro? Anche
lei? Ma come…”
“Il
suo odore non mente”, Damon interruppe una sbigottita Elena.
“Si,
era molto forte l’altro giorno al Grill..”, disse
Stefan cingendo le spalle di Elena con un braccio.
La
ragazza accavallò le gambe portandosi una mano sul mento.
“Ormai
non dovrebbe stupirmi più niente…”,
rifletté tra se stringendo la mano del suo ragazzo.
Damon
osservò la scena disgustato, voltandosi poi a guardare
Alaric.
“Quindi
dobbiamo presumere che i lupi hanno un nuovo alleato. Più
passa il tempo e più si rafforzano”,
constatò Alaric prendendo il bicchiere che gli porgeva Damon.
Stefan
ed Elena annuirono.
“Su
questo forse ti sbagli amico mio”, Damon portò il
bicchiere alla bocca sorseggiando il suo drink, lasciandoli sulle spine.
“Cosa
vuoi dire fratello?”, intervenne Stefan, confuso.
“Voglio
dire che la sera dell’imboscata a Wickery Falls lei era
presente e avrebbe potuto tranquillamente attaccarci ma non
l’ha fatto”, disse come se fosse la cosa
più ovvia.
“Magari
non si vuole esporre dal momento che è appena
tornata”, ipotizzò Elena spostando lo sguardo da
Damon ad Alaric.
“Potrebbe
aver ragione lei… che ne pensi?”, Rick si
voltò a guardare l’amico che scosse lentamente la
testa.
“Naaa
con noi morti non avrebbe avuto questo problema.. e credetemi
l’ha avuta l’occasione di farci fuori!”,
sentenziò dando una veloce occhiata
all’orologio.
Le
11.53.
“Oppure
voleva far fare il lavoro sporco agli altri”, aggiunse Stefan
quando il suono del campanello interruppe il loro discorso.
Alaric
aprì la porta di casa Salvatore e tornò in
soggiorno con un’espressione contrariata sul volto.
Alle
sue spalle John Gilbert ghignava divertito entrando nel grande salotto.
“Buongiorno!”,
li salutò gioviale, ma nessuno rispose.
“Cosa
vuoi?”, chiese bruscamente Damon.
“Melissa
Lockwood. Bella novità vero? Ne parlano tutti in
città”, proferì servendosi dal carrello
dei liquori.
“Cosa
sai di lei?”, gli domandò Stefan.
“Non
molto.. ero venuto a chiedervi la stessa cosa.. con un lupo in
più in città non sarete molto
tranquilli”, sibilò soddisfatto.
Damon
sbuffò.
“E’
innocua! E’ un piccolo cagnolino indifeso che è
ritornato a casa. Tutto qui. Fine del discorso.”
“Ma
dov’è stata per tutto questo tempo?”,
Alaric guardò Elena in attesa di una risposta.
“In
un collegio francese molto prestigioso…”, ci
pensò su un attimo, “si chiama Clermont - Ferrand
se non sbaglio, si”, annuì guardando Alaric.
“Un
collegio?”, intervenne John posando il bicchiere vuoto su un
tavolino, attirando l’attenzione di tutti.
“Clermont
- Ferrand non è un collegio.
Clermont
- Ferrand è una prigione!”
Quel
pomeriggio, Damon rientrò a casa prima del solito,
fischiettando allegramente. Notò immediatamente qualcosa di
diverso, già quando parcheggiò l’auto
nel vialetto.
Aprì
la porta ed un profumo intenso e particolare lo avvolse. Era una
sensazione nuova, come se quello odore fosse animato di vita propria,
come se non fosse in alcun modo legato alla presenza che avvertiva;
lentamente lo condusse in soggiorno dove la fragranza si
trasformò in voce.
“Non
ti aspettavo prima di un’ora”, cantò una
voce femminile.
Damon
si guardò intorno puntando gli occhi sulla poltrona che gli
dava le spalle, avvicinandosi lentamente.
“Non
si usa più bussare?”
Il
braccio candido che stava a penzoloni si sollevò a
giocherellare con una ciocca di capelli, facendo tintinnare la decina
di braccialetti che la donna indossava.
“Non
avrebbe avuto lo stesso effetto”, rise lei alzandosi e
guardandolo in faccia per la prima volta da quando aveva messo piede
nell’abitazione.
“Melissa
Lockwood. Avrei dovuto aspettarmi una tua visita”,
ghignò Damon avvicinandosi a lei.
La
ragazza inarcò un sopracciglio, senza però
abbandonare il suo sorriso serafico e terrificante allo stesso tempo.
Damon
si irrigidì squadrandola.
“Rilassati”,
cantilenò lei, “vengo in pace. Non ho intenzione
di uccidere nessuno…almeno per ora”, fece qualche
passo, unendo le mani all’altezza dello stomaco.
“E
questo dovrebbe in qualche modo terrorizzarmi?”,
sbuffò Damon scuotendo la testa. “Sei lontana dal
farmi paura ragazzina”.
“O
ma non voglio questo. Sono qui per proporti una specie di
patto”, disse inclinando la testa di lato.
Damon
aggrottò la fronte nell’udire quelle parole.
“Mettiamo
le cose in chiaro: io non faccio patti con quelli come te,
chiaro?”, dichiarò appoggiandosi con la schiena
alla parete e incrociando le braccia al petto.
Melissa
rimase ferma per un attimo a fissare i suoi occhi di ghiaccio, senza
che sul suo volto facesse capolino alcuna emozione.
Per
un attimo, Damon ebbe l’impressione di avere dinnanzi una di
quelle bambole di porcellana, che solitamente si vedevano accomodate
sui divani delle vecchie zie. Tutto in Melissa gli ricordava una bella
bambola: i capelli che sinuosamente le circondavano il viso
accarezzandole le spalle, la bocca a forma di cuore, rossa come una
fragola matura, i lineamenti pallidi e delicati, e gli occhi freddi,
glaciali, fissi in quello sguardo privo di emozioni, quasi inquietante
per quanto bello.
Il
vampiro si concentrò sulle sue labbra, che si arricciarono
in una piccola smorfia.
“Magari
potresti cambiare idea, dopo avermi ascoltata”,
sussurrò incupendosi.
Damon
sollevò gli occhi al cielo spazientito, ma incuriosito da
quella strana figura; con un gesto della mano le diede il suo
benestare.
Melissa
accennò un sorriso prima di iniziare a parlare:
“Come ho detto prima sono venuta qui in pace, ma ho saputo
che avete avuto problemi con gli altri.
Quello che hanno fatto a Caroline è stato terribile ed
imperdonabile e non dovrà accadere mai
più.”
Damon
non capiva il senso del suo discorso. Perché condannare il
comportamento dei suoi simili? Che fosse una trappola?
“Detto
questo veniamo a noi. Io ti propongo un patto: voi lascerete in pace
mio fratello Tyler, ed io, in cambio, vi aiuterò a
sbarazzarvi di Jules e compagnia bella.”
“Non
ti credo”, disse Damon muovendosi appena.
Melissa
si aspettava quella risposta e sospirò.
“Cosa
avresti da guadagnarci da tutto questo? E poi non siete legati da una
sorta di codice lupesco di lealtà?”,
continuò lui enfatizzando le ultime parole.
“Se
non fossi sincera non sarei qui nella “tana del
lupo”, non credi Damon? E poi ho da guadagnarci molto
più di te dalla morte di Jules”,
ribatté Melissa mettendo le mani sui fianchi.
“Proprio
non capisco”, disse Damon cominciando a passeggiarle
lentamente intorno, “tu dovresti odiarmi. Dopotutto ho
assassinato il tuo caro zietto Mason, sono un mostro”,
soffiò chinandosi al suo orecchio.
“Al
contrario. Dovrei ringraziarti per quello”,
affermò lei con voce cristallina, priva come sempre della
minima emozione.
Damon
si allontanò leggermente accigliato, voltandosi verso il
tavolo dei liquori.
Quella
ragazza nascondeva qualcosa, era difficile fidarsi di una persona
così criptica, così misteriosa, così
come lui.
“Anzi,
per quanto mi riguarda, mi hai fatto un bel favore e ti ringrazio. Sai
è sempre piacevole quando qualcuno ti alleggerisce un
po’ di lavoro”, continuò dondolandosi
sui tacchi.
Damon
versò qualcosa di leggero da bere in due bicchieri,
sciogliendo in quello di Melissa una piccola, ma quasi letale, dose di
strozza lupo.
“Volevi
Mason morto? Perché?”, chiese lui porgendole il
bicchiere.
“Avevamo
un piccolo conto in sospeso. Una piccola querelle di
famiglia”, Melissa sorrise sollevando il bicchiere e
portandolo alle labbra.
Damon
non aspettava altro che lei bevesse.
La
ragazza mandò giù qualche sorso prima di
risentire degli effetti dello strozza lupo. Lentamente il bicchiere
scivolò dalle sue mani e lei si portò le dita
sottili alla gola, accasciandosi per terra.
Damon
osservò soddisfatto la scena. “Ti avevo
avvertita… io non faccio patti con.. ma che..?”
Rimase
sbigottito dal quel che vide.
Melissa
non stava agonizzando come lui aveva previsto, al contrario stava
ridendo sommessamente, massaggiandosi il petto e la gola con una mano.
Si
alzò fissando lo sguardo sul volto incredulo del vampiro, e
Damon vide per la prima volta un’emozione sul suo viso:
vittoria.
“Lo
sai che se ci metti un po’ di zucchero non è poi
tanto male a lungo andare?”, disse raccogliendo il bicchiere
da terra e riposandolo tra le sue mani.
Damon
non riuscì a dire nulla. Quella ragazzina lo aveva fregato
alla grande!
“La
mia proposta è ancora valida. Aiutami ad uccidere Jules e ne
guadagneremo entrambi. Pensaci e quando hai deciso sai dove
trovarmi”.
Il
volto del ragazzo si irrigidì quando lei fu abbastanza
vicina da fargli assaporare il suo profumo. Lei sentì quel
disagio e gli sorrise un’ultima volta prima di lasciare casa
Salvatore.
In
uno scatto d’ira, Damon scaraventò il bicchiere al
capo opposto della stanza, mandandolo in frantumi.
“Hei,
hai avuto visite?”, Andie apparve sulla soglia, abbandonando
la borsa all’entrata.
Si
avvicinò a Damon e gli lasciò un bacio
leggerissimo sulle labbra.
Lui
annuì guardando la porta socchiusa.
“Mmh
che buon profumo! La prossima volta che vedi la tua amica, potresti
chiederle il nome?”
Damon
abbassò lo sguardo su Andie corrugando la fronte:
“Taci, per favore”.
Ed ecco a voi: Melissa Lockwood!
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Capitolo 5 *** Trust me, Damon ***
Dedico
questo capitolo a CioccolatinoAlLatte, il mio adorato zio Mason <3
Ringrazio tutti voi che
leggete e commentate (scusate sono di fretta e pubblico adesso
altrimenti _Bri mi uccide xD)
Spero che il capitolo vi
piaccia, ma in ogni caso mi piacerebbe sapere la vostra opinione!
Un bacione
Evie
For Those Bloody
Blue Eyes
One love,
don't you chase it
One life,
don't you waste it
One trust,
one trust
You knew
just how to break it
Trust
me, Damon
Damon
Salvatore passeggiava nervosamente per il grande soggiorno della
pensione, rigirandosi in un mano un bicchiere ormai quasi vuoto.
Erano trascorse circa due ore da quando Melissa aveva lasciato quella
stanza, ma ancora si poteva assaporare, forte e decisa, la scia del suo
profumo sui cuscini della poltrona dove si era seduta.
Damon spalancò un finestra. Quell’odore aveva uno
strano effetto su di lui.
In quel momento Stefan rincasò raggiungendo meccanicamente
il soggiorno, vedendo suo fratello spalancare la seconda finestra.
Divertito, si appoggiò all’anta della porta per
osservare la scena.
“Che hai da guardare?”, ruggì Damon
senza voltarsi.
“Da quando ami così tanto l’aria
notturna?”, rispose il fratello con un’altra
domanda, avvicinandosi al tavolo dei liquori ed esaminando alcune
bottiglie.
“Si può sempre cambiare idea, no? E’ un
sintomo di intelligenza”, rispose Damon avvicinandosi a lui.
Stefan versò del cognac nel suo bicchiere e si
avvicinò con la bottiglia per riempire quello del fratello.
“Cos’è successo mentre ero
via?”
“Ah, nulla di eccitante”
“Damon…”, cantilenò Stefan
riponendo la bottiglia. “Lo sento anche io questo strano
odore..”, annusò l’aria.
“ma che cos’è?”,
storse il naso portando il bicchiere alle labbra.
Damon buttò giù un sorso prima di rispondere.
“Melissa Lockwood è venuta a farmi
visita”, disse semplicemente guardando in direzione delle due
finestre aperte.
Stefan sgranò gli occhi allontanando il bicchiere dalla
bocca, deglutendo.
“Però… e a cosa dobbiamo questa
cortesia?”
“Vuole fare un patto di civile convivenza a quanto dice.
Vuole aiutarci a sbarazzarci di Jules e compagnia bella”
“E tu cosa le hai detto?”
Con un cenno del capo Damon gli indicò i vetri del bicchiere
rotto ancora per terra.
Stefan si avvicinò incuriosito, chinandosi e intingendo il
dito nel liquido sparso sul pavimento. Lo portò al naso
lanciando un’occhiata fulminante a Damon e guardandosi
intorno.
“Strozza lupo? L’hai avvelenata con lo strozza
lupo? Adesso dov’è?”, chiese allibito
avvicinandosi alla porta della stanza accanto.
“Stai tranquillo, lei non è qui. A
quanto pare è immune a quella roba”.
“COSA?”, strillò la voce allibita e
stranamente scomposta di Jonas Martin, da dietro la scrivania di legno
grezzo.
“Ti avevo avvertita di stare lontana dai Salvatore,
Melissa!”, la rimproverò sbattendo un pugno sulla
scrivania, facendo cadere rumorosamente il portapenne per terra.
Melissa accennò una risata, seduta sul divano.
“Andiamo Doc! Come vedi non è mi successo
niente!”, si scostò i capelli dalle spalle.
“Non basterà di certo una misera dose di strozza
lupo per mettermi ko”.
“Devi fare attenzione! Damon è
pericoloso..”
“Ma mai quanto me”, la ragazza gli
lanciò un’occhiata di sfida appoggiando un braccio
sullo schienale del divano.
“Rilassati Doc. So badare bene a me stessa e so quello che
faccio.”
Nei suoi occhi apparve improvvisamente una scintilla di eccitazione,
accompagnata da un sorriso appena accennato.
“Mel, per me sei come una figlia…permettimi di
temere per la tua vita”, disse il dottore togliendosi gli
occhiali e massaggiandosi le tempie.
Melissa inclinò la testa di lato guardandolo strizzando gli
occhi.
“Ti preoccupa la mia vita, Jo?”, domandò
con un candido stupore che obbligò Jonas a risollevare lo
sguardo e ad incrociare il suo.
“Si”
“Non dovresti. Sarò la delusione più
grande che tu abbia mai avuto”.
La scintilla nei suoi occhi mutò di intensità:
non era più eccitazione, ma Jonas fu sicuro di avervi visto
un pizzico di pura follia.
L’indomani mattina Stefan aveva appuntamento con Elena al
Grill.
Damon uscì di buonora con la scusa di accompagnare il
fratello. In realtà entrambi sapevano che lui stava pensando
ancora a quello che era successo il giorno prima.
“Io faccio due passi. Ci vediamo più
tardi”, disse a Stefan avviandosi verso il parco e
incamminandosi pensieroso, cercando di ignorare gli umani che correvano
ed il loro stupido battito del cuore.
C’era da fidarsi di Melissa? Poteva pur sempre essere una
trappola.
E se lui avesse abbassato la guardia? Sarebbe sicuramente stata la fine.
Quella ragazza aveva qualcosa di strano, ma cosa?
Damon stava pensando a tutto questo quando qualcosa attirò
la sua attenzione: era un cuore che batteva, ma non era come gli altri.
Sbatteva forte contro le pareti della piccola gabbia toracica
all’interno della quale era prigioniero, come se volesse
uscire da un momento all’altro.
Non era un cuore umano.
Damon si voltò in direzione del rumore, che solo lui poteva
percepire, e vide poco distante da lì, una ragazza intenta a
riprendere fiato all’ombra di un albero: Melissa.
La osservò attentamente: fisico snello accentuato dai
pantaloncini viola e dal top azzurro che le valorizzava il punto vita
sottile e le forme proporzionate.
I capelli castani erano stretti in una coda di cavallo, che le
solleticava la schiena semiscoperta ogni volta che muoveva la testa.
La ragazza si sentì osservata e si voltò verso
Damon. Sorrise scuotendo la testa, salutandolo muovendo lentamente le
dita di una mano, mentre con l’altra cambiava la traccia
audio del suo mp3 e riprendeva la corsa.
Era una persecuzione!
Damon guardò l’orologio e si incamminò
verso il Grill.
“Ma dov’è?”,
sospirò esasperata Andie controllando l’orologio e
lanciando continue occhiate alla porta di ingresso del locale.
Era ora di pranzo e lei, Damon e Alaric avevano appuntamento al Grill
per parlare.
“Arriverà”, disse tranquillo Alaric
bevendo la sua acqua tonica, mantenendo le spalle alla porta.
Mentre Andie tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo, la porta
del pub si aprì e Damon li raggiunse al tavolo che avevano
riservato.
“Scusate il ritardo”, esordì baciando
Andie e salutando con un cenno della testa Rick.
“Mi stavo preoccupando”, miagolò Andie
sistemandogli il colletto della camicia, ma lui non le badò
guardando Alaric.
“Avanti cosa ci devi dire”, chiese Rick serio.
“Mi serve un parere su una cosa…”.
Damon spiegò loro la situazione, ma più ne
parlava e più si sentiva un’idiota per
l’importanza che le stava dando.
Rise sollevando gli occhi al cielo.
“Sto impazzendo!”
Alaric gli lanciò un’occhiata preoccupata.
“Bè forse è sincera..anche se non
possiamo fidarci di un licantropo, visto i precedenti che abbiamo con i
Lockwood”, affermò guardandolo.
“Già quello che pensavo anche io. Problema
risolto!”, sospirò sorridendo ad Andie.
Lei ricambiò il sorriso.
“Com’è questa Melissa?”,
chiese Andie con una punta di gelosia nella voce.
Alaric e Damon si scambiarono una veloce occhiata.
“Io non l’ho mai vista”, alzò
le mani il primo distogliendo lo sguardo.
“Come vuoi che sia?”, sbuffò Damon,
“è una..ragazza normale..due occhi, un naso, una
bocca e così via”.
Andie arricciò il naso guardandolo di sbieco.
“Ti piace”, sentenziò osservando le
persone che entrarono nel pub.
“Cosa? Ma mandiamo! Alaric smettila di ridere!”,
disse aggrottando la fronte e seguendo la traiettoria dello sguardo di
Andie, quando riconobbe i pantaloncini viola di Melissa.
Rick si voltò di scatto, mentre Melissa si diresse spedita
verso la zona del biliardo. Sembrava infastidita e reggeva
l’mp3 in una mano.
“E’ lei vero?”, chiese Alaric
osservandola.
Damon annuì, mentre Andie deglutiva rumorosamente.
“E’ davvero bella.”, disse a malincuore.
“Ma che diamine..?”
Luka Martin smise di giocare a biliardo quando lei gli si
parò davanti.
“Cosa c’è?”, chiese
spazientita lei.
“Mel, ho saputo del tuo incontro con quel
Salvatore”, Damon avvertì il suo tono di disprezzo
quando pronunciò quelle parole.
“E allora? Non mi sembrano affari tuoi”
“Melissa sono pericolosi. Devi fare attenzione noi non
potemmo proteggerti in ogni momento”
“Sai la novità? Non dovete farlo! Sono
sopravvissuta anni senza la vostra protezione. Non credo
morirò proprio adesso!”, la ragazza strinse le
dita sottili attorno al suo mp3, nonostante il suo primo istinto fosse
stato quello di lanciarglielo contro.
Luka abbandonò la stecca che aveva in mano, poggiando
entrambe le mani sulle spalle dell’amica.
“Ha tentato di ucciderti. Come puoi fidarti di lui”
“Non sono affari tuoi”, sibilò facendo
per allontanarsi, quando lui la prese per un braccio, bloccandola.
“Non ti permetterò di mettere la tua vita in
pericolo”, ringhiò lui stringendo le dita attorno
al suo braccio nudo.
“Ci sono problemi?”, la voce di Damon
tuonò minacciosa alle spalle di Melissa.
In confronto a Luka sembrava un gigante.
“Va tutto bene”, disse Melissa, liberandosi con uno
strattone dalla sua presa.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere”, Luka riprese la
stecca lanciando un’occhiata fulminante al vampiro.
“Ne riparliamo più tardi”
“Non ne riparleremo mai più”.
Melissa si allontanò furiosa, cercando di trattenere la
rabbia.
“Non mi avevi detto che i Martin facevano parte
dell’accordo”
“Perché non è
così”, affermò esasperata,
“ma a quanto pare loro non l’hanno capito”
Damon rise e lei si fermò di scatto.
“Senti non ho voglia di litigare anche con te oggi quindi
dimmi cosa vuoi e facciamola finita”
Damon la guardò arricciando le labbra pensieroso.
“Ho dei dubbi riguardo quello che ci siamo detti
ieri…”
“Fidati di me, Damon. Per una volta nella tua vita, fidati di
qualcuno”.
Prima che lui potesse risponderle, aprì la porta e
uscì di corsa.
Arrivò davanti la grande casa bianca dei Lockwood che erano
appena passate le 21.00.
Decise di non ricorrere all’entrata tradizionale, preferendo
l’effetto sorpresa.
Badando a non far rumore, corse sul retro entrando dalla porta finestra
dello studio, che trovò stranamente socchiusa.
Il silenzio regnava in quella casa.
Tutti stavano dormendo, o almeno quasi tutti.
Seguendo il rumore del suo respiro, arrivò in cucina e vide
Melissa intenta ad osservare un pentolino con dell’acqua, che
ribolliva sul fornello.
Pochi secondi e spense l’acqua, voltandosi verso la porta.
“Ti stavo aspettando”, disse sorridendo appena.
Damon si avvicinò alla penisola della grande cucina spiando
il contenuto di quel pentolino.
“Come facevi a sapere che sarei venuto?”
“Hai trovato la finestra aperta?”, chiese sviando
la sua domanda, mentre filtrava lo strano liquido giallognolo, molto
simile alla camomilla, in un tazzone bianco.
Lo annusò attentamente; quella non era decisamente camomilla.
“Strozza lupo, se te lo stai chiedendo. E lo stai
facendo”, ghignò lei posando il pentolino ormai
vuoto ed il filtro nel lavandino.
Si muoveva lentamente, avvolta in un cardigan grigio, come le nuvole
che quella sera coprivano il cielo di Mystic.
Prese la tazza tra le mani e ci soffiò dentro.
“Posso offrire?”, chiese sarcastica, guardando
Damon da dietro le lunghe ciglia nere.
“Passo..”, rispose secco lui “provi
piacere nella tortura?”, disse appoggiandosi con i gomiti al
piano di marmo rosa.
“Te l’ho detto.. se lo zuccheri non è
poi così male”, sorrise prima di iniziare a
sorseggiare con cautela la mistura. Deglutì e distorse la
bocca in una smorfia di disgusto; ma facendo più attenzione,
Damon si accorse che il suo non era disgusto, ma dolore ben celato.
“E’ un trucco che mi ha insegnato una strega in
Francia. Mi è servito per immunizzarmi da questo e
trasformare un punto debole, in un punto di forza”
Non sapeva perché gli stesse parlando così, si
stesse confidando con lui. Eppure lo stava facendo.
Fidati di me.
Le su parole gli tornarono in mente.
“Veniamo al sodo. Avrai di certo intuito il motivo della mia
visita, e come ti dicevo al Grill, vorrei altre spiegazioni”
“Senti, chiariamoci bene una volta per tutte”,
deglutì nuovamente appoggiando la tazza sul marmo gelido.
“A me non serve un’amichetta con cui confidarmi o
vedere dei vecchi film mangiando pizza e patatine fritte il
mercoledì sera! Quelle volendo ce l’ho!
Io sono venuta da te perché cerco un alleato di cui potermi
fidare”
“E come sai che io non ti tradirò, usandoti per i
miei scopi?”, la sfidò con aria strafottente.
“Se gli scopi per cui mi userai saranno anche i miei,
bè non dovrai farti problemi. Quel che importa è
il fine. I mezzi che si useranno saranno solo dettagli”,
ribatté lei con una determinazione che colpì
sinceramente l’ego di Damon.
Quella ragazzina stava guadagnando punti.
“Fidati di me”, lo inchiodò con i suoi
occhi, quella sera, di un azzurro quasi impossibile.
Dopo tutto aveva ragione; aveva solo da guadagnarci
dall’alleanza con Melissa.
Avrebbe fatto lei il lavoro sporco al posto suo.
“Solo di te”, sospirò Damon distendendo
la fronte e sollevando gli occhi al cielo. “Sperando che non
me ne debba pentire”.
Melissa rise riprendendo la tazza e avviandosi verso le scale che
conducevano al piano di sopra.
Salì due gradini e si voltò.
“Non avrai nulla di cui pentirti. Sarà un
lavoretto veloce e poi non dovrai avere più nulla a che fare
con me”
“Lo spero proprio. Non mi sono mai piaciuti i cani”.
Celò un sorriso dietro una smorfia e lasciò
quella casa.
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