For Those Bloody Blue Eyes

di Evie08
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Revenge ***
Capitolo 2: *** Distraction ***
Capitolo 3: *** Household ***
Capitolo 4: *** Face to face ***
Capitolo 5: *** Trust me, Damon ***



Capitolo 1
*** Revenge ***




Dedico questa storia alla mia beta che, nonostante il suo lavoro, trova sempre il tempo per me <3
Dedico questa storia ai miei ragazzi del GDR: perchè noi siamo una squadra fortissimiiiiiiiii!!!!!!! <3
Dedico questa storia a mio marito Rick <3
Dedico questa storia ai miei figli <3
Dedico questa storia alle mie donnacce preferite: mannaggia a voi!!! <3
Ma soprattutto dedico questa storia a quella cagnaccia rognosa di Julla e allo gnomo porcello traviatore: brutti bastardi è per colpa vostra che ho ripreso a scrivere tzè <3 <3 <3 <3
Vi adoro!!!!!!!

E al grido di "So Alessandro, so carino e so gajardo", vi lascio alla lettura di questo mio capolavoro ;)

PS: quando ho scritto questo capitolo NON ero arrabbiata con nessuno giuro u.u Se vi sembra un pò crudo tranquilli... si calmerà prima o poi xD!

Evie ^_^



For Those Bloody Blue Eyes





The devil inside
I see your eyes changing,
Green to white
There is nowhere to hide,
inside I feel the same,
I feel the same way too




La luna piena era appena passata lasciando come sempre i suoi segni indelebili sulla pelle di Melissa.
Si risvegliò che era quasi l’alba, come al solito nuda nei pressi di Clermont - Ferrand, questa volta più che mai convinta che quella sarebbe stata la sua ultima luna piena in Francia.
Indolenzita si alzò lentamente reggendosi ad un albero. L’indomani mattina avrebbe preso un aereo per la Virginia, ma prima aveva un’ultima cosa da fare.

Stava andando tutto secondo i piani.
Aveva convinto Luc, Joshua e Dominic a seguirla nei sotterranei dove solitamente quelli come loro venivano rinchiusi e torturati nei giorni precedenti al plenilunio. Li aveva drogati e indeboliti colpendoli con delle freccette allo stozza lupo.
Era stato più facile del previsto.
Con la freddezza di un sicario professionista, li legò ai grossi catenacci che spuntavano dal muro di pietra come serpenti, esattamente come loro facevano con lei e Sarah quando volevano sfogare i loro istinti e loro si opponevano…
Scacciò quell’immagine dalla mente: non poteva permettersi distrazioni.
Ma un nodo le prese le stomaco al ricordo di Sarah. La sua unica vera amica in quel posto maledetto… non era sopravvissuta più di un anno lì… non era stata abbastanza forte.
Nessuno aveva pianto la sua morte. Nessuno!
Se non ci fosse stata lei, non avrebbe neppure avuto una degna sepoltura.
Quel giorno di qualche mese prima si era ripromessa che non avrebbe mai più versato una lacrima e che sarebbe stata abbastanza forte per vendicare entrambe.
E ora che i suoi desideri si stavano avverando non poté fare a meno di sorridere nel vederli tutti e tre lì, inermi, indifesi, totalmente nelle sue mani.
Si avvicinò ad una rientranza della roccia per prendere il pugnale che vi aveva nascosto giorni prima e accarezzandogli la lama con un dito si avvicinò ai tre.
“Allora… chi l’avrebbe mai detto eh?”, esordì accennando un mezzo sorriso.
“Che hai intenzione di fare?”, le chiese Joshua aprendo i grandi occhi nocciola e puntandoli su di lei con la sua solita insolenza.
Melissa chinò la testa di lato guardandolo con freddezza al di là dei suoi occhi color ghiaccio.
“Vuoi saperlo davvero? Ne sei proprio sicuro?”, rimarcò le ultime parole.
Joshua non si mosse, non fece cenni, non disse una parola.
Si limitò ad osservarla con disprezzo.
“Chi tace acconsente”, sorrise Melissa avvicinandosi a Luc, un ragazzo dai capelli rossicci, la corporatura possente e dalla scarsa intelligenza. Si chinò sulle gambe per essere al suo livello e poggiò la punta del coltello su una coscia del ragazzo.
“Se te lo spiego a parole poi non so se sei abbastanza intelligente da capirlo, così adesso ti faccio vedere”, disse e un mezzo sorriso le accese gli occhi di una luce che Luc considerò inquietante.
Quesque tu fais?*, biascicò Luc.
"Shh…"
Lentamente ma con decisione, Melissa conficcò la lama attraverso i suoi jeans per poi raggiungere la carne e andare in profondità.
Le urla di Luc risvegliarono anche Dominic che si guardò intorno in preda al panico.
“Che succede?”, chiese incrociando lo sguardo di Joshua.
“Non lo farà mai. Non ha il coraggio…”, disse risoluto lui.
Melissa estrasse la lama insanguinata rivolgendo uno sguardo di sfida a Joshua, “Scommettiamo?”
Si voltò di scatto senza nemmeno aspettare la risposta e con una mossa decisa conficcò il pugnale nel petto di Luc.
Mentre rigirava lentamente la lama prima di estrarla, gli occhi freddi di Melissa rincontrarono quelli nocciola di Joshua.
“Mai sottovalutare un cane bastonato…”, gli disse con una punta di amarezza nella voce.
Per la prima volta lo sguardo di Joshua vacillò lasciando trapelare qualcosa.. paura forse?
Luc ormai era morto ed il prossimo sarebbe stato il piccolo Dominic, un ragazzino biondo, gracile per la sua età ma soprattutto per essere un licantropo e facilmente sottovalutabile per via del suo aspetto angelico.
La guardava avvicinarsi con il terrore puro dipinto in faccia.
“Ti prego no… non farlo Mel.. ascoltami..”, mugugnò tra le lacrime.
“Ti prego no… Mel… bla bla bla”, Melissa gli fece il verso agitando il pugnale, brandendo l’aria a pochi centimetri dalla sua faccia.
Appoggiò la lama fredda su una guancia pallida, quasi trasparente, del ragazzo.
“Dammi un motivo per cui dovrei ascoltare le tue patetiche suppliche, brutto bastardo mentre tu ignoravi le mie…”, sibilò spingendo il bordo tagliente della lama nella sua pelle.
Un rivolo di sangue si mischiò alle sue lacrime.
“Sii uomo almeno nella morte”, e velocemente come era successo per Luc, anche Dominic si ritrovò il pugnale conficcato nel petto, senza avere il tempo di ribattere.
Aveva colpito l’arteria e uno schizzo di sangue le macchiò la camicetta bianca. Abbassò lo sguardo per contemplare disgustata il sangue sui suoi vestiti.
“Sei una pazza!”, urlò a quel punto Joshua dimenandosi e così facendo tintinnare le catene.
“Shh così fai rumore..”, lei si alzò avvicinandosi all’ultima delle sue vittime predestinate.
Si inginocchiò di fronte al ragazzo, forse il più bello che lei avesse mai visto: lineamenti delicati, grandi occhi leggermente a mandorla color nocciola, i capelli di un castano chiaro tendente al biondo che gli ricadevano morbidi sul viso… ma dietro la sua bellezza esteriore si nascondeva un mostro!
Melissa gli scostò delicatamente i capelli dal viso per rivedere il suo volto un’ultima volta.
Sospirò.
“Io sarò pure pazza… anzi certamente lo sono!”, indicò con un ampio gesto della mano i due ragazzi morti alla sua sinistra, “ma ti sei mai chiesto il perché?”.
Il suo volto era pericolosamente vicino a quello di Joshua, duro, impassibile quasi un contrasto con quello perfettamente rilassato e consapevole della ragazza.
Con un movimento improvviso, Joshua colpì Melissa al volto con la catena ferendola all’altezza dello zigomo destro.
Impassibile, lei si portò un mano al viso, quasi a voler raccogliere il sangue che sgorgava timidamente dalla ferita.
Sorrise, un sorriso che metteva paura per quando freddo e folle fosse.
“Avevo deciso che non avresti sofferto… complimenti per la tua mossa del cazzo!”, detto questo gli conficcò il coltello in un braccio tranciando di netto il tendine.
“AAAH!!!”, Joshua lanciò un urlò straziante, buttando la testa all’indietro contro la parete spigolosa.
“Fa male vero? Sì come faceva male a me quando usavi quel coltellino svizzero per le tue perversioni… come faceva male a Sarah quando per il dolore il suo cuore ha smesso di battere…ma mai quanto farà male a te adesso”.
E la lama penetrò il suo ventre, appena sotto l’ombelico.
Joshua urlò ancora e ancora straziato dal dolore, mentre sbatteva la testa al muro.
Melissa tagliò la sua maglietta, solleticandogli il petto con la punta fredda del pugnale.
“Vuoi dirmi qualcosa, che so che ti dispiace almeno un pochino per avermi fatta diventare così, prima di morire?”, gli chiese sorridendo appena.
Lui alzò la testa, il volto madido di sudore deformato dal dolore, ma comunque bello quasi come la prima volta che l’aveva visto…
“P-puttana!”, disse sputandole contro il sangue che gli si era raggrumato in bocca.
Il sorriso sul volto di Melissa scomparve per far posto alla sua ultima emozione: delusione.
“Sei stato una delusione sin dall’inizio Joshua… e pensare che mi ero seriamente innamorata di te”.
Strinse le dita attorno all’impugnatura semplice e liscia del pugnale e la lama affilata penetrò il suo petto come fosse burro.
Sorrise avendo la certezza che lei sarebbe stata l’ultima cosa che i suoi occhi avrebbero visto, l’ultimo profumo che il suo naso avrebbe respirato, l’ultima presenza che il suo corpo avrebbe avvertito.
Rimase lì, curva su Joshua aspettando che il suo cuore battesse per l’ultima volta attorno alla lama fredda.



* “Cosa stai facendo?”


INTRO:

Lui è un assassino.
Lei anche.
Lui è tornato a Mystic per ritrovare il suo grande amore.
Lei per ritrovare la sua famiglia.
Lui è un vampiro.
Lei è un licantropo.
Lui è un suo nemico naturale.
Lei anche.
Entrambi cercano vendetta.
E ciò non significa che non la possano trovare lavorando insieme.
Nuove alleanze si prospettano all’orizzonte e forse non solo quelle…

[Damon x Melissa]

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Capitolo 2
*** Distraction ***



Dedico questo capitolo alla mia Beta che nonostante la febbre ha avuto la grande pazienza di betarmi ben due capitoli!
Ti adoro!!!!

E lo dedico anche alle mie donnacce: Jules, Jenna & Caroline
perchè "Sandala e infedele è bello (e siamo pure in saldo!!!!)"

E al grido di: "Le esaurite si vedono nel momento del bisogno", vi lascio alla lettura di questo secondo capitolo ;)

Baci...
Evie ^_^

For Those Bloody Blue Eyes



Distraction


My eyes are painted red

The canvas of my soul,
Slowly breaking down, again
Today I heard the news
The stories getting old
When will we see the end?



Aveva seguito le loro tracce fino alla radura di Wickery Falls.
In lontananza intravide la luce di un fuoco scoppiettante. Si avvicinò silenziosa appollaiandosi su un albero per avere una visuale migliore.
Una ragazza dall’aria familiare passeggiava nervosamente nei pressi di un camper malandato, stringendo un cellulare tra le mani.
Si sentì uno sparo e poi le urla disperate di un’altra ragazza: un vampiro. Riusciva a sentirne l’odore nonostante fosse lontana.
Un uomo uscì sbattendo la porta.
“Ti sei stancato?”, si voltò a domandargli lei.
“No…Ho appena iniziato”, rispose con un sorriso beffardo sul volto avvicinandosi a lei.
“Brad, dobbiamo essere furbi..”, disse la ragazza. “Voglio solo il ragazzo. E’ nostro dovere aiutarlo, noi siamo così.”
Chiacchiere!
“Vuoi parlare di dovere e onore? Si tratta di vampiri.”, ribatté lui.
Finalmente qualcuno che diceva qualcosa di sensato!
“Se creano problemi a uno di noi, creano problemi a tutti noi. Ecco come siamo”, continuò lo sconosciuto.
La ragazza bionda si voltò e Melissa riuscì a vederla in volto: Jules.
Sapeva che l’avrebbe trovata a Mystic Falls, anzi ne aveva la certezza. Ma non si aspettava certo che rivederla le avrebbe provocato quella strana sensazione di nausea, come quella volta che la vide assieme a suo zio.
Sentiva piagnucolare la vampira all’interno del camper e non riuscì a fare a meno di chiedersi il perché. Perché stava succedendo tutto questo?
Passarono i minuti interminabili senza che accadesse nulla.
Jules continuava a passeggiare stringendo le braccia al petto, finché entrambe non avvertirono una presenza.
“So che siete lì fuori”, sussurrò Jules.
Quindi le sue supposizioni erano esatte: stava aspettando qualcuno.
Aguzzò la vista ma il suo olfatto arrivò per primo: c’era un vampiro, ma non era solo…
Tra gli alberi comparvero due figure.
“Dov’è Caroline?”, chiese una voce calda.
“E’ rinchiusa come si deve”, rispose Jules quasi seccata.
“Liberala e io lascio andare Tyler”, le due figure si avvicinarono alla luce del fuoco e Melissa lo vide.
Tyler.
Il suo Tyler!
Non era cambiato poi molto dall’ultima volta…
Il primo istinto fu quello di scendere dall’albero per corrergli incontro e abbracciarlo, stringerlo forte come non faceva da tempo. Ma lei aveva imparato bene a controllare e reprimere i propri impulsi che quello sparì così come era comparso.
“Non peggioriamo la situazione più di quanto non lo sia già”, la incalzò il biondino stringendo la mano attorno al braccio di Tyler. “Non sono tuo nemico, Jules”
“E’ un po’ tardi per sventolare bandiera bianca, non credi?”
“Devi lasciare la città. Non si farà male nessun altro”, disse semplicemente il vampiro.
Diplomatico.
“Non me ne vado senza Tyler!”
Cosa? Cosa voleva lei da Tyler?
“Tyler sarà libero di prendere le sue decisioni … appena lascerai andare Caroline”
Melissa seguiva la scena con l’interesse di chi guarda un telefilm che lo appassiona a tal punto da non notare un’ennesima presenza.
Il suo odore era forte ed intenso: una traccia indimenticabile.
“Mio fratello, il pacificatore.”, esordì avvicinandosi al vampiro biondo e a Tyler.
Sorrise ironicamente guardandosi intorno.
“Stefan è arrivato per primo, quindi proveremo a modo suo, prima che io ricorra ai miei modi… che sono un po’ sanguinosi. Allora, dacci Caroline”, concluse con un sorriso insolente.
Non c’erano più dubbi: quelli erano i fratelli Salvatore. Bè non era stato difficile trovarli!
“Lasciate Tyler”
“Senza luna piena sarebbe una lotta impari…Ti faremo a pezzi”. Il ragazzo biondo, Stefan, annuì.
“Non ne sono così sicura ragazzo tutto d’un pezzo”, ribatté Jules prima di portare le dita alle labbra e fischiare.
Da varie parti della radura apparvero degli uomini armati capeggiati da quel Brad.
Jules ripeté le sue richieste.
“Dateci Tyler”.
Con un cenno della testa il vampiro moro gli diede il via libera.
“Chi di voi ha ucciso Mason?”, si intromise Brad.
“Sono stato io”, si vantò il moretto.
Brad sorrise indicandolo con un paletto di legno: “Ragazzi, fate in modo che lui soffra”, sentenziò prima che partisse l’attacco.
Pur essendo in minoranza, i fratelli Salvatore non ci misero molto ad annientare quei quattro lupi presuntuosi.
“Tsè..”, si lasciò scappare Melissa al centro di quello che sembrava un film in 3d.
Il vampiro moro strappò il cuore dal petto di uno dei licantropi con una facilità impressionante, come se la sua mano avesse attraversato una pozza d’acqua e non una gabbia toracica.
Lui si fermò ad annusare l’aria avvertendo la sua traccia. Alzò gli occhi fino al punto in cui si trovava e la intravide seduta con le gambe a penzoloni tra i rami, in alto, ben nascosta dalle foglie rade.
Melissa incrociò il suo sguardo stringendo le labbra in un sorriso tirato e volutamente forzato.
Lui aggrottò la fronte. Chi era quella ragazza? Certamente non era umana, e altrettanto sicuramente non era un vampiro. Quindi non poteva che essere… ma se era davvero così, perché anche lei non stava combattendo contro di loro?
Damon Salvatore rimase affascinato da quel mistero, talmente tanto da non accorgersi che Brady lo stava per colpire con un paletto.
In un batter d’occhio si ritrovò a lottare con il ragazzo e proprio quando lo ebbe immobilizzato a terra, Jules gli sparò colpendolo alla spalla.
Melissa sussultò. Non per quello che successe a Damon e Stefan Salvatore, no. Ma per quello che vide dopo: Caroline Forbes, la dolce e piccola Caroline, la sua migliore amica, uscì traballante dalla roulotte. Era lei la vampira che aveva sentito urlare. Erano successe molte cose negli ultimi quattro anni!
La situazione si era capovolta. Sembrava essere finita per i vampiri.
Melissa si alzò in equilibrio sul ramo e fece per andarsene quando…
“Che cosa sta succedendo?”, riconobbe la voce di Caroline anche dopo tanti anni.
Abbassò lo sguardo e vide Jules e Brady urlare e dimenarsi sul terreno, stringendo le mani contro le tempie come impazziti.
Ridacchiò quando vide cosa aveva provocato quella reazione, o meglio chi!
“Elijah ha fatto una promessa ad Elena”, tuonò la voce dello stregone. “Sono qui perché venga mantenuta. Dovete andarvene”.
I tre si rialzarono e, ascoltando le sue parole, si allontanarono dalla radura.
Damon diresse un’ultima occhiata in direzione di Melissa, ma lei non c’era già più.

Jonas Martin rientrò a casa dopo aver salvato i due fratelli Salvatore e la loro amica vampira dall’attacco dei lupi e quasi non ebbe un infarto quando notò un ombra distesa sul suo divano.
“Ce ne hai messo di tempo Doc! Devi aggiornarmi su un po’ di cosette!”, esclamò la ragazza portando le braccia dietro la nuca.
“Melissa Lockwood.. hai fatto buon viaggio?”, chiese lui mascherando lo spavento con quel tono da “dottore”, così formale…
“Splendido si!”, sorrise guardandolo, “carino il tuo salvataggio in extremis.. degno del migliore film d’azione!”, ridacchiò.
Jonas avvertì ed ignorò l’ironia nella sua voce. Sapeva che lei aveva assistito alla scena. Si tolse il soprabito appoggiandolo sulla poltrona e sedendosi sul bracciolo.
“Quel ragazzo… è lui tuo fratello?”, chiese quasi esitando.
Melissa si mise a sedere accavallando le gambe.
“L’hai capito subito eh? E non di certo per la nostra somiglianza…”, sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
“Avete un forte legame di sangue tipico dei gemelli, impossibile da ignorare! L’ho avvertito subito.”, rise Jonas. “Cosa farai adesso?”
Melissa si strinse nelle spalle giocherellando con una ciocca di capelli color mogano.
“Credo quello che avrei dovuto fare da sempre: l’adolescente che va a scuola, vede gli amici, esce per una passeggiata…”, disse gesticolando teatralmente.
“…ha un ragazzo…”, aggiunse Jonas guardando distrattamente l’orologio.
Melissa fece una smorfia.
“No grazie ma con gli uomini ho chiuso”, si alzò di scatto raggiungendo la finestra.
“Mi dispiace…”, Jonas si alzò andandole accanto.
Melissa scosse la testa.
“Sono cambiata Doc… Sai com’è ciò che non ti distrugge, ti fortifica”, alzò gli occhi al cielo sospirando.
“I patti erano diversi.”, disse lui alludendo a quello successo nei sotterranei del collegio di Clermont - Ferrand.
Melissa lo guardò spalancando leggermente gli occhi cerulei che brillarono alla luce fioca della lampada.
“Diciamo che mi sono tolta un piccolo sfizio… Me lo sono meritato dopo tutto quello che ho passato, no?”, disse inclinando la testa di lato, senza mostrare l’ombra di alcun rimorso.
Il dottor Martin la guardò basito. Possibile che una ragazza all’apparenza così bella e dolce, nascondesse un animo così malvagio ed insensibile?
Si avvicinò a lei chinandosi sul suo volto. Notò il disagio della ragazza e si affrettò a dire: “Cosa dirai per giustificare questo?”, con un dito le sfiorò la ferita sullo zigomo.
Melissa arretrò leggermente socchiudendo l’occhio per il bruciore. La ferita era ancora fresca.
“Dirò che sono andata a sbattere contro l’anta del mio armadio. Che sbadata!”
“E le altre? Come giustificherai le altre?”
“Non ci pensare…”, disse lei con noncuranza agitando una mano piena di graffi.
Jonas aprì il palmo della mano in direzione della sua guancia, mormorando qualcosa. Melissa si sentì improvvisamente avvolgere da uno strano calore, strano ma piacevole!
In pochi secondi la ferita infertale da Joshua si rimarginò completamente, come anche quelle sulle mani, senza lasciare segni.
“Non ce n’era bisogno Doc”, disse abbassando lo sguardo.
“Una bugia in meno da raccontare..”, sorrise lui.
“Grazie”
“Vuoi che faccia qualcosa anche per le altre?”
La ragazza scosse la testa. “Spariranno nel giro di pochi giorni”, si guardò istintivamente una spalla.
“Non credo di aver mai conosciuto una persona tanto masochista… E’ come se tu provassi piacere nel sentire dolore”, la incalzò Jonas.
“Non hai mai conosciuto i fratelli Salvatore allora! Sono famosi nel settore!”, rise prendendo la borsa.
“Cos’ hai in mente Melissa?”, le chiese Jonas serio.
“Io? Niente!”, rispose lei quasi scandalizzata dalla domanda.
“Stai alla larga dai Salvatore.”
“Così mi rovini tutto il divertimento Doc!”, arricciò le labbra in un broncio.
“Lo sai che siamo dalla stessa parte finché il patto e la doppleganger faranno comodo ad Elijah. Devo vegliare su di loro…”
Melissa si strinse nelle spalle. “Ma non ho detto che voglio ucciderli… magari ci gioco un po’ prima! Sto scherzando!!”, rise di fronte alla sua espressione di rimprovero.
“Melissa non scherzare col fuoco…”
La ragazza aprì la porta d’ingresso voltando le spalle al dottore.
“Sono tornata per la mia famiglia Jonas. Tyler ha bisogno di me… devo proteggerlo”.
Dette quelle parole uscì richiudendosi la porta alle spalle.


Special Thanks to:

Rimhia: Ti ringrazio molto per i tuoi complimenti e sono contenta di aver colpito la tua curiosità con un solo capitolo!! Melissa è si tremenda ma infondo anche lei ha un cuore e lo vedrai ;) Per quanto riguarda l'incontro con Damon... bè ne vedremo delle belle nei prossimi due capitoli!!! Grazie ancora!

Dede_Blood: Innanzitutto grazie per la tua recensione!!!! Sono contenta che il personaggio di Melissa ti sia piaciuto e mi è piaciuto il paragone che hai fatto tra i suoi occhi e quelli di Damon!! Hai centrato lo spirito del titolo della storia brava!! Spero ti piaccia come si evolverà la storia!! Baci!

_Bri: E che dirti my love???? Oltre che è colpa tua se questa storia è diventata realtà quindi se qualcuno se le deve prendere con una persona a caso, quella persona sei tu sappilo u.u Lo sai che tu sei la mia spalla, la metà del mio cuore, la mia best e che senza di te avrei smesso di scrivere tempo fa... ma comunque smettiamola prima che ricompaia l'occhio lucido come per Joshua (personaggio che ti ho involontariamente sottratto xD)! Grazie di tutto vita <3

Orange_: ahahahah ti ci è voluto un giorno per riprenderti dal primo capitolo xD solo tu le puoi fare queste cose!!!!! Pensi che io sia crudele?? ç______ç E fai bene u.u Ancora non sai cosa ho in mente *risata spudoratamente malefica*. Ma a parte gli scherzi, sono contenta di averti coinvolto e di essere riuscita ad emozionarti! *_* e spero di continuare sue questa linea xD
Ricorda sempre: ho sempre una persona in testa, ma solo una nel fegato. E quella persona sei TU!!!!! <3


Al prossimo capitolo: Household!!


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Capitolo 3
*** Household ***


Avrei dovuto pubblicare questo capitolo tra qualche giorno, rileggerlo per bene e correggere gli errori.
Allora vi chiederete: "che ci fai qui a rompere??"
Ve lo dico subito: è colpa sua. E' tutta colpa della mia metà che mercoledì parte e non me la sentivo di pubblicare in sua assenza, anche perchè tutto questo è colpa sua u.u
Quindi in questo capitolo troverete un sacco di errori, inconguenze e cose varie, ma soprattutto non troverete i soliti ringraziamenti che lascio ai miei recensori a fine pagina (ma vi prometto che vi ringrazierò singolarmente tramite mp).
Ps. il prossimo capitolo si intitolerà Face to face (il titolo è tutto un progamma).
Per ogni eventualità date la colpa alla mia metà.
Questo capitolo è dedicato interamente a lei.
<3



For Those Bloody Blue Eyes



Household

I know I'm a mess and
 I wanna be someone
Someone that I like better
Can you help me forget
don't wanna feel like this
forever...forever



Un’auto blu si fermò dinnanzi la grande casa bianca dei Lockwood.
Melissa scese stringendosi nel cappottino grigio che aveva comprato di passaggio a Parigi l’anno prima.
Un uomo tozzo e dall’aspetto scorbutico scaricò i suoi bagagli dall’auto.
“Grazie”, la ragazza lo ringraziò pagando la corsa.
Lui bofonchiò qualcosa prima di risalire in macchina e ripartire.
Melissa si fermò ad ammirare la sua vecchia casa. Sembrava che il tempo si fosse fermato lì, a quel giorno di quattro anni prima, lo stesso in cui suo padre la fece salire sul taxi che l’avrebbe condotta all’Inferno.
Prese le valigie e raggiunse la porta suonando il campanello. Ma nessuno aprì.
Così frugò nella sua borsa e trovò la copia delle chiavi di casa.
Infilò la chiave più grossa nella toppa, facendola girare due volte, sperando che i suoi non avessero cambiato la serratura. La porta si aprì.
“C’è nessuno?”, gridò in direzione delle scale entrando. “Come? Io torno a casa e non trovo neppure il comitato di bentornato?”.
“Chi c’è?”, disse la voce spaventata di una donna.
Carol Lockwood uscì cautamente dallo studio di suo marito e rimase basita da quel che vide.
“Melissa…”, sibilò portandosi una mano alla bocca.
La ragazza sorrise.
“Mamma!”, disse correndole incontro e abbracciandola.
Carol strinse forte sua figlia a sé scoppiando a piangere sulla sua spalla. Non ricordava quasi più quanto fosse bello farlo. Le era mancato tutto di lei: il suo sorriso, i suoi occhi, il profumo dei suoi capelli, il suono dolce della sua voce… il modo in cui le sue labbra carnose si schiudevano per chiamarla “mamma”.
Le due donne si staccarono per scambiarsi uno sguardo intenso e carico d’amore.
“Quando sei arrivata?”, le chiese Carol accarezzandole il viso, la voce rotta dall’emozione.
“Questa mattina presto”, mentì Melissa stringendo la mano della madre.
“Come sei cresciuta! Mi sei mancata… Dio solo sa quanto…”, gli occhi di Carol si riempirono nuovamente di lacrime al ricordo di quegli ultimi anni senza di lei.
“Tyler?”
Melissa si guardò intorno.
“Dovrebbe essere in camera sua…”
“Mamma che succede?”
Carol non finì la frase che un assonnato Tyler scese le scale trascinando i piedi.
“Ciao bestiaccia!”, lo salutò Melissa poggiandosi al passamano in fondo alla scala.
Il ragazzo si bloccò a guardarla a metà scala spalancando la bocca per la sorpresa.
“Mel?”, chiese titubante, socchiudendo gli occhi.
Lei accennò un mezzo sorriso sollevando le spalle. “Cos’è quella faccia da pesce lesso? Sono cresciuta un pochino, e allora?”.
Tyler saltò quei pochi gradini che li separavano per riabbracciare la sua metà.
Era così che la chiamava quando erano piccoli: la mia metà.
Sollevò Melissa per la vita stringendola così forte da levarle il respiro.
“Mel, Mel, Mel…. Mel!”, ripeteva intervallando il nome della gemella con dei baci sui capelli e su una spalla.
Melissa nascose il volto nell’incavo tra il collo e la spalla del fratello, serrando le dita sottili attorno la sua t-shirt.
Finalmente parte di quel vuoto, di quella voragine che le stava risucchiando l’anima si era colmato con la sua semplice presenza.
“Avete un forte legame di sangue tipico dei gemelli, impossibile da ignorare!”
Le parole di Jonas le risuonarono nella mente durante quell’interminabile abbraccio.
“Che fine avevi fatto? Perché non sei venuta al funerale di papà?”, la rimproverò Tyler staccandosi a malincuore da lei.
Melissa sostenne il suo sguardo a fatica: non poteva raccontargli tutta la verità. Non ora. E odiava mentire a suo fratello.
“Tesoro non è colpa sua… le regole del collegio sono molto dure”, intervenne Carol poggiando le mani sulle spalle di Melissa, come a volerla proteggere.
“Già. Non ho avuto il permesso perché eravamo sotto esame…”, seconda bugia.
“Che razza di posto… L’importante è che tu sia qui adesso!”, disse Tyler prendendole le mani. “Devi raccontarmi tutto!”
“Prima tu! Sono secoli che manco da qui… non avrai trasformato la mia stanza in una sala da bowling vero? Vero?”
“Bè… veramente…”, sogghignò Tyler aspettando la reazione della sorella che non tardò ad arrivare. Arricciando il naso, Melissa gli tirò un pugno su un braccio.
“Ahia! Scherzavo!”, era diventata più forte.
“Ragazzi io adesso devo uscire”, Carol continuava ad asciugarsi le lacrime su un fazzoletto bianco, “ma stasera vi voglio entrambi a cena. Dobbiamo recuperare quattro anni”.

Elena, Bonnie e Caroline entrarono al Grill. Stefan attirò la loro attenzione con un cenno della mano; aveva tenuto loro un tavolo. Si alzò e diede un bacio ad Elena.
“E’ andato bene il pigiama party?”, chiese guardandole a turno.
Caroline gli sorrise grata. Aveva passato delle ore davvero terribili nelle mani di Brady e Jules… ma era tutto passato grazie a loro, i suoi angeli.
“Si benissimo!”, disse sedendosi accanto a Bonnie.
“Ragazzi che vi porto?”, Matt si avvicinò stringendo il taccuino per le ordinazioni ed ignorando volutamente Caroline.
“Caffè per tutti?”, chiese Elena.
“Per me un cappuccino”, aggiunse Bonnie.
“Arrivo subito.”
Elena e Bonnie rivolsero uno sguardo abbastanza eloquente a Caroline, per la serie: che sta succedendo?
Caroline scosse la testa sconsolata. Non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo.
Damon Salvatore era come al solito seduto al bancone, questa volta in dolce compagnia.
“La nuova ragazza-burattino di Damon?”, chiese Caroline per distogliere l’attenzione da lei e Matt.
“Stefan si voltò a guardare il fratello bere e parlare con quella Andie Star del telegiornale. Sospirò.
“E’ una novità anche per me..”
La porta del Grill si aprì più volte, ma una di queste catturò particolarmente l’attenzione di Stefan.
Tyler entrò stringendo al petto una ragazza sconosciuta e bellissima. Le sussurrò qualcosa all’orecchio e lei rise mostrando i denti bianchissimi. Lui la guardava come se ne fosse innamorato perdutamente.
Questo particolare non sfuggì anche agli altri frequentatori del pub.
“Cosa era quello?”, esclamò Elena guardando le amiche e Stefan.
Caroline si alzò di scatto dalla sedia tremando tutta e stringendo i pugni.
“Ehi, Care che ti prende?”, Bonnie osservò allarmata la strana reazione dell’amica che, senza risponderle, urlò: “Melissa Lockwood!!”.
La ragazza che Tyler abbracciava si voltò quando nella confusione del locale sentì pronunciare il suo nome.
“Caroline Forbes!!”, esclamò liberandosi dalla stretta del fratello.
La biondina la raggiunse abbracciandola.
“Ti avrei riconosciuta tra mille!”, le sussurrò all’orecchio.
Tyler si fece da parte per lasciarle parlare. Dopo tutto erano state grandi amiche un tempo.
“Non sei cambiata per niente Care! La mia ragazza pon pon preferita…”, Melissa le rivolse uno sguardo carico di nostalgia.
“Ne è passato di tempo…Quanto ti tratterrai?”, chiese Caroline, mentre anche Elena, Bonnie e Stefan si avvicinavano a loro.
“Sono tornata per restare Caroline. Non ho più intenzione di andare via. Ehi Elena!”.
“Oddio Melissa non ti avevo riconosciuta!”, Elena abbracciò l’amica.
“Elena! Mi dispiace per i tuoi genitori…”
“Grazie. Anche a me per tuo padre”
Melissa annuì fingendo un’aria afflitta. A lei non importava niente di suo padre, non dopo quello che le aveva fatto.
 “Ricordi Bonnie?”, riprese Elena.
“Che domande… certo che la ricordo!”, Melissa abbracciò anche Bonnie.
Tutte quelle smancerie le davano la nausea, ma erano inevitabili per mantenere la sua copertura. Era abituata a fingere, poteva considerarsi una grande attrice ormai.
Stefan continuava a studiarla. E così i Lockwood avevano un altro lupo da far scendere in campo… non era certo una bella notizia. Lanciò un occhiata al fratello che osservava la scena con la coda dell’occhio sorseggiando uno scotch.
“Mel, lui è Stefan il mio ragazzo”, disse Elena poggiando una mano sul braccio di Stefan che porse una mano alla nuova arrivata.
“Piacere di conoscerti Melissa. Non sapevo che Tyler avesse una sorella”.
Melissa strinse la sua mano sorridendo.
“Piacere mio. E io non sapevo che Elena avesse un nuovo fidanzato… che fine ha fatto Matt?”, le chiese fingendosi sorpresa.
Damon rise sotto i baffi. Quella ragazza aveva del carattere per essere una Lockwood.
Elena guardò Bonnie e Caroline imbarazzata.
“Oh, mi dispiace.. che sbadata…”, si scusò Melissa guardando Stefan. Lui si limitò a sorridere cordialmente.
Damon finì il suo drink. “Aspettami qui e non ti muovere”, ordinò ad Andie mentre si alzava dallo sgabello.
“Avete finito di fare il terzo grado a mia sorella?”, intervenne Tyler abbracciando Melissa.
“Lockwood non sapevo avessi una sorella… decisamente molto più piacevole di te.”, Damon si avvicinò al gruppetto osservando la ragazza con curiosità.
Aveva riconosciuto la sua traccia. Tana al lupo! Era lei la ragazza dell’albero.
“Non sono affari tuoi mi pare”, rispose duro.
“Come sei suscettibile..”, fece un inchino teatrale, “Damon Salvatore, per servirti”.
Melissa si irrigidì. Lui l’aveva già vista la notte precedente nella radura, e non capiva perché quello la rendesse nervosa.
“Melissa Lockwood”, si presentò, infilando le mani nelle tasche del giubbotto, con un sorriso forzato.
“Un bel nome per un lupacchiotto”, sussurrò Damon quando le fu abbastanza vicino esibendo un mezzo sorriso.
“Bè noi dobbiamo andare adesso”, Tyler lanciò uno sguardo d’intesa a sua sorella che annuì.
“Ci vediamo ragazze! E’ stato un piacere Stefan”, sorrise salutando i suoi amici.
“Damon… un nome adatto per una sanguisuga!”, sogghignò passandogli accanto prima di sparire oltre la porta del locale.
“Tipo interessante”
Damon sorrise compiaciuto.
 “Ci sarà da divertirsi”.



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Capitolo 4
*** Face to face ***


Allora, come sempre quando pubblico sono di fretta xD e che ci volete fare??
Mi scuso per il ritardo con il quale ho pubblicato, ma ho avuto qualche piccolo problemino di salute che non mi permetteva molto di concentrarmi sulla buona riuscita del capitolo.
Come già vi avevo accennato, in questo capitolo la nostra eroina incontrerà faccia a faccia Damon e spero di aver reso bene l'idea del tutto! =)
Inoltre ringrazio la mia playlist per la prima volta credo da quando ho iniziato questa storia!
Canzone del capitolo: Push me Away dei The Last Goodnight

Dedico questo capitolo a Cussolettapink, che qualche giorno fa ha compiuto gli anni!! Tanti auguri!!!!

In più ringrazio TUTTI voi che mi seguite con tanto affetto!
Vi Adorooo!!!!!

Alla prossima
Evie ^^


For Those Bloody Blue Eyes





"We can talk, we can cry,
we can tell each other lies
And call this our goodbye"




Face to face



Carol Lockwood non riusciva ancora a credere ai propri occhi: entrambi i suoi figli erano seduti attorno al tavolo a fare colazione con lei. Per un attimo fissò il posto che abitualmente occupava suo marito, la domenica mattina, mentre leggeva il giornale e sorseggiava un caffè amaro. Mancava solo lui perché il quadro fosse perfetto. I suoi occhi si colmarono immediatamente di lacrime.
“Mi passi quello?”, Melissa sgomitò Tyler attirando la sua attenzione.
“Cosa?”, chiese lui intento ad osservare sua madre.
Melissa seguì la traiettoria del suo sguardo afferrando al volo la situazione.
“Nulla. Me lo prendo da sola”, si sollevò leggermente, allungando un braccio oltre il viso di Carol, che subito distolse la mente da quei pensieri.
“Cosa ti serve Mel?”, le chiese asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo.
“Il burro!”, disse lei agguantando il piattino e tornando a sedere, facendo finta di nulla.
Carol tornò a mescolare il suo caffè abbassando gli occhi.
Seguirono diversi minuti di silenzio, rotto dal debole respirare dei tre.
“Ragazzi cosa farete oggi?”, chiese improvvisamente Carol rompendo il silenzio.
“Io avevo pensato di fare una visita al cimitero…”, disse Tyler spostando lo sguardo da sua madre a sua sorella, “Che ne dici Mel?”
Melissa si irrigidì stringendo le mani attorno al bicchiere col succo d’arancia.
“Io passo… devo vedermi con Caroline al Grill tra mezzora”.
“Mel puoi vederti più tardi con Caroline!”, ribatté Tyler bevendo l’ultimo sorso di caffè nella sua tazza.
“No! Non posso!”, Melissa si alzò dalla sedia. “Scusate..”, sussurrò prima di uscire dalla cucina per salire in camera sua.
Non le faceva piacere visitare la tomba di suo padre. Non dopo tutto quello che le aveva fatto!
“Che le prende?”, sibilò Tyler guardando sua madre.
“Tyler, tua sorella è appena tornata a casa… dalle tempo per elaborare il lutto qui”, rispose comprensiva Carol, sparecchiando.
“Papà è morto da tempo ormai.. e lei non c’era al suo funerale! Non credi sia il minimo passare cinque minuti al cimitero?”, sbuffò quasi arrabbiato lui, gettando un tovagliolo nella spazzatura.
Carol si portò un dito sulle labbra. “Shh…sta scendendo”.
Melissa discese velocemente le scale.
“Io esco!”, gridò dall’ingresso, prima di essere raggiunta da suo fratello.
“Mel, perché non vuoi venire con me? Che ti prende?”
“Tyler lasciami in pace…”, prese la giacca e le chiavi della macchina.
“Melissa, mi serve una risposta!”, lui l’afferrò per un braccio strattonandola. Non riusciva ancora a calibrare bene la forza da quando era diventato un licantropo.
Improvvisamente qualcosa nel volto della ragazza cambiò così velocemente da lasciarlo senza fiato: i suoi splendidi occhi cerulei scomparvero, lasciando il posto, per pochi secondi, a strane sfumature color topazio.
“Ho detto lasciami in pace!”, ringhiò lei trai denti liberandosi dalla sua stretta.
“T-tu! Non ci credo…”, balbettò Tyler appoggiandosi al muro.
Melissa si guardò intorno e trascinò un confuso Tyler nello studio che era stato di suo padre.
Aspettò qualche secondo prima di iniziare a parlare.
“Successe tutto quattro anni fa circa. Fu un incidente, un terribile incidente che mi gettò in questa spirale di tormenti e sofferenze. All’epoca ero talmente incosciente da non sapere a cosa sarei andata incontro, cosa realmente mi aspettasse. Ero spaventata sì, ma credevo che lui mi avrebbe aiutata… Era il mio supereroe, doveva farlo! Invece mi sbagliavo di grosso… Richard Lockwood, il mio supereroe mi voltò le spalle spedendomi in quell’inferno e abbandonandomi lì, a Clermont Ferrand. Altro che collegio prestigioso…quello era un riformatorio per giovani mutanti disadattati come me…”.
Per tutto il racconto Tyler rimase in silenzio e Melissa tenne gli occhi fissi sulla parete opposta alla scrivania, girandosi tra le mani il mazzo di chiavi. Non fece trapelare alcuna emozione.
“Per questo non sei più tornata a Natale?”, ebbe la sola forza di chiederle Tyler.
“Ero prigioniera in quel posto… non avevo molte possibilità di scelta e lui lo sapeva”, un ricordo le annebbiò la mente e le scappò un ringhio, che non riuscì a controllare.
“Ma com’è possibile? Come mai non abbiamo saputo nulla in questi anni? Come?”, Tyler rivolse un’occhiata disperata alla gemella.
“Ora devo andare”, tagliò corto Melissa, sbattendosi la porta alle spalle.
Tyler rimase seduto nello studio a meditare sulle sue pesanti parole.

“Quindi vorresti dirmi che Melissa Lockwood è un lupo mannaro? Anche lei? Ma come…”
“Il suo odore non mente”, Damon interruppe una sbigottita Elena.
“Si, era molto forte l’altro giorno al Grill..”, disse Stefan cingendo le spalle di Elena con un braccio.
La ragazza accavallò le gambe portandosi una mano sul mento.
“Ormai non dovrebbe stupirmi più niente…”, rifletté tra se stringendo la mano del suo ragazzo.
Damon osservò la scena disgustato, voltandosi poi a guardare Alaric.
“Quindi dobbiamo presumere che i lupi hanno un nuovo alleato. Più passa il tempo e più si rafforzano”, constatò Alaric prendendo il bicchiere che gli porgeva Damon.
Stefan ed Elena annuirono.
“Su questo forse ti sbagli amico mio”, Damon portò il bicchiere alla bocca sorseggiando il suo drink, lasciandoli sulle spine.
“Cosa vuoi dire fratello?”, intervenne Stefan, confuso.
“Voglio dire che la sera dell’imboscata a Wickery Falls lei era presente e avrebbe potuto tranquillamente attaccarci ma non l’ha fatto”, disse come se fosse la cosa più ovvia.
“Magari non si vuole esporre dal momento che è appena tornata”, ipotizzò Elena spostando lo sguardo da Damon ad Alaric.
“Potrebbe aver ragione lei… che ne pensi?”, Rick si voltò a guardare l’amico che scosse lentamente la testa.
“Naaa con noi morti non avrebbe avuto questo problema.. e credetemi l’ha avuta l’occasione di farci fuori!”, sentenziò dando una veloce occhiata all’orologio.
Le 11.53.
“Oppure voleva far fare il lavoro sporco agli altri”, aggiunse Stefan quando il suono del campanello interruppe il loro discorso.
Alaric aprì la porta di casa Salvatore e tornò in soggiorno con un’espressione contrariata sul volto.
Alle sue spalle John Gilbert ghignava divertito entrando nel grande salotto.
“Buongiorno!”, li salutò gioviale, ma nessuno rispose.
“Cosa vuoi?”, chiese bruscamente Damon.
“Melissa Lockwood. Bella novità vero? Ne parlano tutti in città”, proferì servendosi dal carrello dei liquori.
“Cosa sai di lei?”, gli domandò Stefan.
“Non molto.. ero venuto a chiedervi la stessa cosa.. con un lupo in più in città non sarete molto tranquilli”, sibilò soddisfatto.
Damon sbuffò.
“E’ innocua! E’ un piccolo cagnolino indifeso che è ritornato a casa. Tutto qui. Fine del discorso.”
“Ma dov’è stata per tutto questo tempo?”, Alaric guardò Elena in attesa di una risposta.
“In un collegio francese molto prestigioso…”, ci pensò su un attimo, “si chiama Clermont - Ferrand se non sbaglio, si”, annuì guardando Alaric.
“Un collegio?”, intervenne John posando il bicchiere vuoto su un tavolino, attirando l’attenzione di tutti.
“Clermont - Ferrand non è un collegio.
Clermont - Ferrand è una prigione!”


Quel pomeriggio, Damon rientrò a casa prima del solito, fischiettando allegramente. Notò immediatamente qualcosa di diverso, già quando parcheggiò l’auto nel vialetto.
Aprì la porta ed un profumo intenso e particolare lo avvolse. Era una sensazione nuova, come se quello odore fosse animato di vita propria, come se non fosse in alcun modo legato alla presenza che avvertiva; lentamente lo condusse in soggiorno dove la fragranza si trasformò in voce.
“Non ti aspettavo prima di un’ora”, cantò una voce femminile.
Damon si guardò intorno puntando gli occhi sulla poltrona che gli dava le spalle, avvicinandosi lentamente.
“Non si usa più bussare?”
Il braccio candido che stava a penzoloni si sollevò a giocherellare con una ciocca di capelli, facendo tintinnare la decina di braccialetti che la donna indossava.
“Non avrebbe avuto lo stesso effetto”, rise lei alzandosi e guardandolo in faccia per la prima volta da quando aveva messo piede nell’abitazione.
“Melissa Lockwood. Avrei dovuto aspettarmi una tua visita”, ghignò Damon avvicinandosi a lei.
La ragazza inarcò un sopracciglio, senza però abbandonare il suo sorriso serafico e terrificante allo stesso tempo.
Damon si irrigidì squadrandola.
“Rilassati”, cantilenò lei, “vengo in pace. Non ho intenzione di uccidere nessuno…almeno per ora”, fece qualche passo, unendo le mani all’altezza dello stomaco.
“E questo dovrebbe in qualche modo terrorizzarmi?”, sbuffò Damon scuotendo la testa. “Sei lontana dal farmi paura ragazzina”.
“O ma non voglio questo. Sono qui per proporti una specie di patto”, disse inclinando la testa di lato.
Damon aggrottò la fronte nell’udire quelle parole.
“Mettiamo le cose in chiaro: io non faccio patti con quelli come te, chiaro?”, dichiarò appoggiandosi con la schiena alla parete e incrociando le braccia al petto.
Melissa rimase ferma per un attimo a fissare i suoi occhi di ghiaccio, senza che sul suo volto facesse capolino alcuna emozione.
Per un attimo, Damon ebbe l’impressione di avere dinnanzi una di quelle bambole di porcellana, che solitamente si vedevano accomodate sui divani delle vecchie zie. Tutto in Melissa gli ricordava una bella bambola: i capelli che sinuosamente le circondavano il viso accarezzandole le spalle, la bocca a forma di cuore, rossa come una fragola matura, i lineamenti pallidi e delicati, e gli occhi freddi, glaciali, fissi in quello sguardo privo di emozioni, quasi inquietante per quanto bello.
Il vampiro si concentrò sulle sue labbra, che si arricciarono in una piccola smorfia.
“Magari potresti cambiare idea, dopo avermi ascoltata”, sussurrò incupendosi.
Damon sollevò gli occhi al cielo spazientito, ma incuriosito da quella strana figura; con un gesto della mano le diede il suo benestare.
Melissa accennò un sorriso prima di iniziare a parlare: “Come ho detto prima sono venuta qui in pace, ma ho saputo che avete avuto problemi con gli altri. Quello che hanno fatto a Caroline è stato terribile ed imperdonabile e non dovrà accadere mai più.”
Damon non capiva il senso del suo discorso. Perché condannare il comportamento dei suoi simili? Che fosse una trappola?
“Detto questo veniamo a noi. Io ti propongo un patto: voi lascerete in pace mio fratello Tyler, ed io, in cambio, vi aiuterò a sbarazzarvi di Jules e compagnia bella.”
“Non ti credo”, disse Damon muovendosi appena.
Melissa si aspettava quella risposta e sospirò.
“Cosa avresti da guadagnarci da tutto questo? E poi non siete legati da una sorta di codice lupesco di lealtà?”, continuò lui enfatizzando le ultime parole.
“Se non fossi sincera non sarei qui nella “tana del lupo”, non credi Damon? E poi ho da guadagnarci molto più di te dalla morte di Jules”, ribatté Melissa mettendo le mani sui fianchi.
“Proprio non capisco”, disse Damon cominciando a passeggiarle lentamente intorno, “tu dovresti odiarmi. Dopotutto ho assassinato il tuo caro zietto Mason, sono un mostro”, soffiò chinandosi al suo orecchio.
“Al contrario. Dovrei ringraziarti per quello”, affermò lei con voce cristallina, priva come sempre della minima emozione.
Damon si allontanò leggermente accigliato, voltandosi verso il tavolo dei liquori.
Quella ragazza nascondeva qualcosa, era difficile fidarsi di una persona così criptica, così misteriosa, così come lui.
“Anzi, per quanto mi riguarda, mi hai fatto un bel favore e ti ringrazio. Sai è sempre piacevole quando qualcuno ti alleggerisce un po’ di lavoro”, continuò dondolandosi sui tacchi.
Damon versò qualcosa di leggero da bere in due bicchieri, sciogliendo in quello di Melissa una piccola, ma quasi letale, dose di strozza lupo.
“Volevi Mason morto? Perché?”, chiese lui porgendole il bicchiere.
“Avevamo un piccolo conto in sospeso. Una piccola querelle di famiglia”, Melissa sorrise sollevando il bicchiere e portandolo alle labbra.
Damon non aspettava altro che lei bevesse.
La ragazza mandò giù qualche sorso prima di risentire degli effetti dello strozza lupo. Lentamente il bicchiere scivolò dalle sue mani e lei si portò le dita sottili alla gola, accasciandosi per terra.
Damon osservò soddisfatto la scena. “Ti avevo avvertita… io non faccio patti con.. ma che..?”
Rimase sbigottito dal quel che vide.
Melissa non stava agonizzando come lui aveva previsto, al contrario stava ridendo sommessamente, massaggiandosi il petto e la gola con una mano.
Si alzò fissando lo sguardo sul volto incredulo del vampiro, e Damon vide per la prima volta un’emozione sul suo viso: vittoria.
“Lo sai che se ci metti un po’ di zucchero non è poi tanto male a lungo andare?”, disse raccogliendo il bicchiere da terra e riposandolo tra le sue mani.
Damon non riuscì a dire nulla. Quella ragazzina lo aveva fregato alla grande!
“La mia proposta è ancora valida. Aiutami ad uccidere Jules e ne guadagneremo entrambi. Pensaci e quando hai deciso sai dove trovarmi”.
Il volto del ragazzo si irrigidì quando lei fu abbastanza vicina da fargli assaporare il suo profumo. Lei sentì quel disagio e gli sorrise un’ultima volta prima di lasciare casa Salvatore.
In uno scatto d’ira, Damon scaraventò il bicchiere al capo opposto della stanza, mandandolo in frantumi.
“Hei, hai avuto visite?”, Andie apparve sulla soglia, abbandonando la borsa all’entrata.
Si avvicinò a Damon e gli lasciò un bacio leggerissimo sulle labbra.
Lui annuì guardando la porta socchiusa.
“Mmh che buon profumo! La prossima volta che vedi la tua amica, potresti chiederle il nome?”
Damon abbassò lo sguardo su Andie corrugando la fronte: “Taci, per favore”.


Ed ecco a voi: Melissa Lockwood!

mel

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Capitolo 5
*** Trust me, Damon ***


Dedico questo capitolo a CioccolatinoAlLatte, il mio adorato zio Mason <3

Ringrazio tutti voi che leggete e commentate (scusate sono di fretta e pubblico adesso altrimenti _Bri mi uccide xD)
Spero che il capitolo vi piaccia, ma in ogni caso mi piacerebbe sapere la vostra opinione!
Un bacione

Evie



For Those Bloody Blue Eyes







One love, don't you chase it
One life, don't you waste it
One trust, one trust
You knew just how to break it


Trust me, Damon



Damon Salvatore passeggiava nervosamente per il grande soggiorno della pensione, rigirandosi in un mano un bicchiere ormai quasi vuoto.
Erano trascorse circa due ore da quando Melissa aveva lasciato quella stanza, ma ancora si poteva assaporare, forte e decisa, la scia del suo profumo sui cuscini della poltrona dove si era seduta.
Damon spalancò un finestra. Quell’odore aveva uno strano effetto su di lui.
In quel momento Stefan rincasò raggiungendo meccanicamente il soggiorno, vedendo suo fratello spalancare la seconda finestra.
Divertito, si appoggiò all’anta della porta per osservare la scena.
“Che hai da guardare?”, ruggì Damon senza voltarsi.
“Da quando ami così tanto l’aria notturna?”, rispose il fratello con un’altra domanda, avvicinandosi al tavolo dei liquori ed esaminando alcune bottiglie.
“Si può sempre cambiare idea, no? E’ un sintomo di intelligenza”, rispose Damon avvicinandosi a lui.
Stefan versò del cognac nel suo bicchiere e si avvicinò con la bottiglia per riempire quello del fratello.
“Cos’è successo mentre ero via?”
“Ah, nulla di eccitante”
“Damon…”, cantilenò Stefan riponendo la bottiglia. “Lo sento anche io questo strano odore..”, annusò l’aria.
 “ma che cos’è?”, storse il naso portando il bicchiere alle labbra.
Damon buttò giù un sorso prima di rispondere.
“Melissa Lockwood è venuta a farmi visita”, disse semplicemente guardando in direzione delle due finestre aperte.
Stefan sgranò gli occhi allontanando il bicchiere dalla bocca, deglutendo.
“Però… e a cosa dobbiamo questa cortesia?”
“Vuole fare un patto di civile convivenza a quanto dice. Vuole aiutarci a sbarazzarci di Jules e compagnia bella”
“E tu cosa le hai detto?”
Con un cenno del capo Damon gli indicò i vetri del bicchiere rotto ancora per terra.
Stefan si avvicinò incuriosito, chinandosi e intingendo il dito nel liquido sparso sul pavimento. Lo portò al naso lanciando un’occhiata fulminante a Damon e guardandosi intorno.
“Strozza lupo? L’hai avvelenata con lo strozza lupo? Adesso dov’è?”, chiese allibito avvicinandosi alla porta della stanza accanto.
“Stai tranquillo, lei non  è qui. A quanto pare è immune a quella roba”.


“COSA?”, strillò la voce allibita e stranamente scomposta di Jonas Martin, da dietro la scrivania di legno grezzo.
“Ti avevo avvertita di stare lontana dai Salvatore, Melissa!”, la rimproverò sbattendo un pugno sulla scrivania, facendo cadere rumorosamente il portapenne per terra.
Melissa accennò una risata, seduta sul divano.
“Andiamo Doc! Come vedi non è mi successo niente!”, si scostò i capelli dalle spalle.
“Non basterà di certo una misera dose di strozza lupo per mettermi ko”.
“Devi fare attenzione! Damon è pericoloso..”
“Ma mai quanto me”, la ragazza gli lanciò un’occhiata di sfida appoggiando un braccio sullo schienale del divano.
“Rilassati Doc. So badare bene a me stessa e so quello che faccio.”
Nei suoi occhi apparve improvvisamente una scintilla di eccitazione, accompagnata da un sorriso appena accennato.
“Mel, per me sei come una figlia…permettimi di temere per la tua vita”, disse il dottore togliendosi gli occhiali e massaggiandosi le tempie.
Melissa inclinò la testa di lato guardandolo strizzando gli occhi.
“Ti preoccupa la mia vita, Jo?”, domandò con un candido stupore che obbligò Jonas a risollevare lo sguardo e ad incrociare il suo.
“Si”
“Non dovresti. Sarò la delusione più grande che tu abbia mai avuto”.
La scintilla nei suoi occhi mutò di intensità: non era più eccitazione, ma Jonas fu sicuro di avervi visto un pizzico di pura follia.


L’indomani mattina Stefan aveva appuntamento con Elena al Grill.
Damon uscì di buonora con la scusa di accompagnare il fratello. In realtà entrambi sapevano che lui stava pensando ancora a quello che era successo il giorno prima.
“Io faccio due passi. Ci vediamo più tardi”, disse a Stefan avviandosi verso il parco e incamminandosi pensieroso, cercando di ignorare gli umani che correvano ed il loro stupido battito del cuore.
C’era da fidarsi di Melissa? Poteva pur sempre essere una trappola.
E se lui avesse abbassato la guardia? Sarebbe sicuramente stata la fine.
Quella ragazza aveva qualcosa di strano, ma cosa?
Damon stava pensando a tutto questo quando qualcosa attirò la sua attenzione: era un cuore che batteva, ma non era come gli altri. Sbatteva forte contro le pareti della piccola gabbia toracica all’interno della quale era prigioniero, come se volesse uscire da un momento all’altro.
Non era un cuore umano.
Damon si voltò in direzione del rumore, che solo lui poteva percepire, e vide poco distante da lì, una ragazza intenta a riprendere fiato all’ombra di un albero: Melissa.
La osservò attentamente: fisico snello accentuato dai pantaloncini viola e dal top azzurro che le valorizzava il punto vita sottile e le forme proporzionate.
I capelli castani erano stretti in una coda di cavallo, che le solleticava la schiena semiscoperta ogni volta che muoveva la testa.
La ragazza si sentì osservata e si voltò verso Damon. Sorrise scuotendo la testa, salutandolo muovendo lentamente le dita di una mano, mentre con l’altra cambiava la traccia audio del suo mp3 e riprendeva la corsa.
Era una persecuzione!
Damon guardò l’orologio e si incamminò verso il Grill.


“Ma dov’è?”, sospirò esasperata Andie controllando l’orologio e lanciando continue occhiate alla porta di ingresso del locale.
Era ora di pranzo e lei, Damon e Alaric avevano appuntamento al Grill per parlare.
“Arriverà”, disse tranquillo Alaric bevendo la sua acqua tonica, mantenendo le spalle alla porta.
Mentre Andie tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo, la porta del pub si aprì e Damon li raggiunse al tavolo che avevano riservato.
“Scusate il ritardo”, esordì baciando Andie e salutando con un cenno della testa Rick.
“Mi stavo preoccupando”, miagolò Andie sistemandogli il colletto della camicia, ma lui non le badò guardando Alaric.
“Avanti cosa ci devi dire”, chiese Rick serio.
“Mi serve un parere su una cosa…”.
Damon spiegò loro la situazione, ma più ne parlava e più si sentiva un’idiota per l’importanza che le stava dando.
Rise sollevando gli occhi al cielo.
“Sto impazzendo!”
Alaric gli lanciò un’occhiata preoccupata.
“Bè forse è sincera..anche se non possiamo fidarci di un licantropo, visto i precedenti che abbiamo con i Lockwood”, affermò guardandolo.
“Già quello che pensavo anche io. Problema risolto!”, sospirò sorridendo ad Andie.
Lei ricambiò il sorriso.
“Com’è questa Melissa?”, chiese Andie con una punta di gelosia nella voce.
Alaric e Damon si scambiarono una veloce occhiata.
“Io non l’ho mai vista”, alzò le mani il primo distogliendo lo sguardo.
“Come vuoi che sia?”, sbuffò Damon, “è una..ragazza normale..due occhi, un naso, una bocca e così via”.
Andie arricciò il naso guardandolo di sbieco.
“Ti piace”, sentenziò osservando le persone che entrarono nel pub.
“Cosa? Ma mandiamo! Alaric smettila di ridere!”, disse aggrottando la fronte e seguendo la traiettoria dello sguardo di Andie, quando riconobbe i pantaloncini viola di Melissa.
Rick si voltò di scatto, mentre Melissa si diresse spedita verso la zona del biliardo. Sembrava infastidita e reggeva l’mp3 in una mano.
“E’ lei vero?”, chiese Alaric osservandola.
Damon annuì, mentre Andie deglutiva rumorosamente.
“E’ davvero bella.”, disse a malincuore.
“Ma che diamine..?”
Luka Martin smise di giocare a biliardo quando lei gli si parò davanti.
“Cosa c’è?”, chiese spazientita lei.
“Mel, ho saputo del tuo incontro con quel Salvatore”, Damon avvertì il suo tono di disprezzo quando pronunciò quelle parole.
“E allora? Non mi sembrano affari tuoi”
“Melissa sono pericolosi. Devi fare attenzione noi non potemmo proteggerti in ogni momento”
“Sai la novità? Non dovete farlo! Sono sopravvissuta anni senza la vostra protezione. Non credo morirò proprio adesso!”, la ragazza strinse le dita sottili attorno al suo mp3, nonostante il suo primo istinto fosse stato quello di lanciarglielo contro.
Luka abbandonò la stecca che aveva in mano, poggiando entrambe le mani sulle spalle dell’amica.
“Ha tentato di ucciderti. Come puoi fidarti di lui”
“Non sono affari tuoi”, sibilò facendo per allontanarsi, quando lui la prese per un braccio, bloccandola.
“Non ti permetterò di mettere la tua vita in pericolo”, ringhiò lui stringendo le dita attorno al suo braccio nudo.
“Ci sono problemi?”, la voce di Damon tuonò minacciosa alle spalle di Melissa.
In confronto a Luka sembrava un gigante.
“Va tutto bene”, disse Melissa, liberandosi con uno strattone dalla sua presa.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere”, Luka riprese la stecca lanciando un’occhiata fulminante al vampiro. “Ne riparliamo più tardi”
“Non ne riparleremo mai più”.
Melissa si allontanò furiosa, cercando di trattenere la rabbia.
“Non mi avevi detto che i Martin facevano parte dell’accordo”
“Perché non è così”, affermò esasperata, “ma a quanto pare loro non l’hanno capito”
Damon rise e lei si fermò di scatto.
“Senti non ho voglia di litigare anche con te oggi quindi dimmi cosa vuoi e facciamola finita”
Damon la guardò arricciando le labbra pensieroso.
“Ho dei dubbi riguardo quello che ci siamo detti ieri…”
“Fidati di me, Damon. Per una volta nella tua vita, fidati di qualcuno”.
Prima che lui potesse risponderle, aprì la porta e uscì di corsa.

Arrivò davanti la grande casa bianca dei Lockwood che erano appena passate le 21.00.
Decise di non ricorrere all’entrata tradizionale, preferendo l’effetto sorpresa.
Badando a non far rumore, corse sul retro entrando dalla porta finestra dello studio, che trovò stranamente socchiusa.
Il silenzio regnava in quella casa.
Tutti stavano dormendo, o almeno quasi tutti.
Seguendo il rumore del suo respiro, arrivò in cucina e vide Melissa intenta ad osservare un pentolino con dell’acqua, che ribolliva sul fornello.
Pochi secondi e spense l’acqua, voltandosi verso la porta.
“Ti stavo aspettando”, disse sorridendo appena.
Damon si avvicinò alla penisola della grande cucina spiando il contenuto di quel pentolino.
“Come facevi a sapere che sarei venuto?”
“Hai trovato la finestra aperta?”, chiese sviando la sua domanda, mentre filtrava lo strano liquido giallognolo, molto simile alla camomilla, in un tazzone bianco.
Lo annusò attentamente; quella non era decisamente camomilla.
“Strozza lupo, se te lo stai chiedendo. E lo stai facendo”, ghignò lei posando il pentolino ormai vuoto ed il filtro nel lavandino.
Si muoveva lentamente, avvolta in un cardigan grigio, come le nuvole che quella sera coprivano il cielo di Mystic.
Prese la tazza tra le mani e ci soffiò dentro.
“Posso offrire?”, chiese sarcastica, guardando Damon da dietro le lunghe ciglia nere.
“Passo..”, rispose secco lui “provi piacere nella tortura?”, disse appoggiandosi con i gomiti al piano di marmo rosa.
“Te l’ho detto.. se lo zuccheri non è poi così male”, sorrise prima di iniziare a sorseggiare con cautela la mistura. Deglutì e distorse la bocca in una smorfia di disgusto; ma facendo più attenzione, Damon si accorse che il suo non era disgusto, ma dolore ben celato.
“E’ un trucco che mi ha insegnato una strega in Francia. Mi è servito per immunizzarmi da questo e trasformare un punto debole, in un punto di forza”
Non sapeva perché gli stesse parlando così, si stesse confidando con lui. Eppure lo stava facendo.
Fidati di me.
Le su parole gli tornarono in mente.
“Veniamo al sodo. Avrai di certo intuito il motivo della mia visita, e come ti dicevo al Grill, vorrei altre spiegazioni”
“Senti, chiariamoci bene una volta per tutte”, deglutì nuovamente appoggiando la tazza sul marmo gelido.
“A me non serve un’amichetta con cui confidarmi o vedere dei vecchi film mangiando pizza e patatine fritte il mercoledì sera! Quelle volendo ce l’ho!
Io sono venuta da te perché cerco un alleato di cui potermi fidare”
“E come sai che io non ti tradirò, usandoti per i miei scopi?”, la sfidò con aria strafottente.
“Se gli scopi per cui mi userai saranno anche i miei, bè non dovrai farti problemi. Quel che importa è il fine. I mezzi che si useranno saranno solo dettagli”, ribatté lei con una determinazione che colpì sinceramente l’ego di Damon.
Quella ragazzina stava guadagnando punti.
“Fidati di me”, lo inchiodò con i suoi occhi, quella sera, di un azzurro quasi impossibile.
Dopo tutto aveva ragione; aveva solo da guadagnarci dall’alleanza con Melissa.
Avrebbe fatto lei il lavoro sporco al posto suo.
“Solo di te”, sospirò Damon distendendo la fronte e sollevando gli occhi al cielo. “Sperando che non me ne debba pentire”.
Melissa rise riprendendo la tazza e avviandosi verso le scale che conducevano al piano di sopra.
Salì due gradini e si voltò.
“Non avrai nulla di cui pentirti. Sarà un lavoretto veloce e poi non dovrai avere più nulla a che fare con me”
“Lo spero proprio. Non mi sono mai piaciuti i cani”.
Celò un sorriso dietro una smorfia e lasciò quella casa.

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