A Matter of Choices/Questione di Scelte

di chemicalscollide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno. ***
Capitolo 2: *** due. ***
Capitolo 3: *** tre. ***
Capitolo 4: *** quattro. ***
Capitolo 5: *** cinque. ***
Capitolo 6: *** sei. ***
Capitolo 7: *** sette. ***
Capitolo 8: *** otto. ***
Capitolo 9: *** nove. ***
Capitolo 10: *** dieci. ***
Capitolo 11: *** undici. ***
Capitolo 12: *** dodici. ***
Capitolo 13: *** tredici. ***
Capitolo 14: *** quattordici. ***
Capitolo 15: *** quindici. ***
Capitolo 16: *** sedici. ***
Capitolo 17: *** diciassette. ***
Capitolo 18: *** diciotto. ***
Capitolo 19: *** diciannove. ***
Capitolo 20: *** venti. ***
Capitolo 21: *** ventuno. ***
Capitolo 22: *** ventidue. ***
Capitolo 23: *** ventitre. ***
Capitolo 24: *** ventiquattro. ***
Capitolo 25: *** venticinque. ***
Capitolo 26: *** ventisei. ***
Capitolo 27: *** ventisette. ***
Capitolo 28: *** ventotto. ***
Capitolo 29: *** ventinove. ***
Capitolo 30: *** trenta. ***
Capitolo 31: *** trentuno. ***
Capitolo 32: *** trentadue ***
Capitolo 33: *** trentatre ***
Capitolo 34: *** trentaquattro. ***
Capitolo 35: *** trentacinque. ***
Capitolo 36: *** trentasei. ***
Capitolo 37: *** trentasei. ***
Capitolo 38: *** trentasette ***
Capitolo 39: *** trentotto. ***
Capitolo 40: *** trentanove. ***
Capitolo 41: *** quaranta. ***
Capitolo 42: *** quarantuno. ***
Capitolo 43: *** quarantadue. ***
Capitolo 44: *** quarantatre. ***



Capitolo 1
*** uno. ***


“Mmm… che facciamo? Entriamo?” chiesi io, la voce che mi tremava, come mi succedeva sempre quando ero agitata.
“Bè, non possiamo fare altrimenti” mi rispose Francesca, che, come me, si era trasferita qui a Londra, insieme a Fabiola, una mia compagna di classe a Roma.
Quando i miei me l’avevano detto non ci potevo credere. Era sempre stato il mio sogno Londra, o, come la chiamavo io, “la mia città”. Non avrei saputo dire il perché. Certo, mi era dispiaciuto lasciare i miei amici. Ma mi sentivo talmente emozionata all’idea… e poi con me ci sarebbero state Francesca, che conoscevo da sempre (le nostre mamme erano migliori amiche al liceo) e Fabiola, incontrata in primo con la quale avevo legato molto.
E quindi… il primo giorno di scuola era arrivato e io mi sentivo veramente agitata!
Ero una ragazza molto timida, che odiava stare al centro dell’attenzione, e quindi il fatto che sarei stata presentata dal preside ai miei nuovi compagni e che nel giro di poco tempo tutta la scuola avrebbe saputo chi ero, non era un’idea che mi entusiasmava più di tanto.
Io, Franci e Fabi ci ritrovammo tutte e tre a fissare quella nuova scuola un po’ agitate.
“E se scappassimo?” suggerii io con un mezzo sorriso. “Va bè, scherzavo” aggiunsi subito, vista la brutta occhiata che ricevetti in risposta.
Mi squillò il cellulare: un messaggio. Lo aprii. “In bocca al lupo per il tuo primo giorno. Sta tranquilla. Già mi manchi tantissimo. Vengo a trovarti appena posso. Ti amo tanto, Luca”. Sorrisi. E risposi: “Grazie amore, mi manchi già anche tu. Non vedo l’ora di rivederti. Bacioni ti amo tanto tanto, Giulia.” Poi inviai.
Vidi le due guardarmi interrogative. “È Luca” spiegai con un sorriso. Luca era il mio ragazzo da quasi 6 mesi. Ero sempre stata cotta di lui, era un po’ il principe azzurro dei miei sogni: bello, biondo, occhi azzurri. Ci eravamo messi insieme finalmente quando lui si era fatto avanti e aveva lasciato la sua ragazza “storica”, Silvia, che come potete immaginare, odiavo con tutto il cuore. Lui purtroppo era rimasto a Roma e questo mi faceva star male perché mi sarebbe mancato da morire e perché è complicato tenere un rapporto a distanza. Comunque lui mi aveva promesso che sarebbe venuto a trovarmi spesso, soprattutto perché il padre ogni tanto veniva a Londra per lavoro. Bè, meglio che niente, pensavo io. Non vedevo proprio l’ora che venisse.
Il suono della campanella mi risvegliò improvvisamente dai miei pensieri.
“Bè, meglio che entriamo” disse Fabiola “non credo che sia una buona idea arrivare tardi il primo giorno, soprattutto perché è una scuola nuova!”
“Anche un paese nuovo se è per questo” aggiunse Francesca con un sospiro, mentre cominciammo a camminare. Attraversammo l’immenso prato verde (il classico prato inglese) che circondava la scuola ed entrammo attraverso uno di quegli enormi portoni di legno che avevo visto solo nei film. *Solo che questa è roba vera!* pensai spaventata.

Appena entrate ci guardammo intorno un po’ intimorite da tanta grandezza.
“Già so che ci perderemo” dissi alle altre che annuirono con un mezzo sorriso. Arrivammo davanti ad una porta, la cui targhetta d’ottone affissa al centro indicava: “Preside”. Ci scambiammo uno sguardo. Feci un respiro per calmarmi. Niente, mi stavo agitando di più, altro che calmarmi!
“No, io non ci riesco”, affermai, dopo che per la terza volta avevo alzato il pugno per bussare, per poi ritirarlo subito giù. Francesca mi guardò esasperata.
“Ho capito, faccio io, ma parla qualcun altro” disse rivolta a noi due.
“Non guardare me, se non ce la faccio a bussare, pensa a parlare!” risposi, e ci mettemmo tutte e due a guardare Fabiola, che di solito era quella più “coraggiosa” quando si trattava di queste situazioni.
“E va bene” fece lei alzando gli occhi al cielo. Ci guardammo e scoppiammo a ridere. Un modo per alleggerire la tensione. Francesca si fece coraggio e bussò. Sentimmo una voce profonda da dentro che ci invitò ad entrare. Abbassai la maniglia ed ci ritrovammo nell’ufficio. *Porca miseria, quanto è grande* pensai tra me, osservandolo in lungo e largo, i quadri appesi alle pareti, il pavimento in legno, il portatile appoggiato aperto sulla scrivania, dove sedeva un uomo di mezza età, un po’ stempiato, che ci scrutava con curiosità, attendendo spiegazioni.
“Ehm…” esordì Fabiola “Buongiorno. Siamo le nuove ragazze italiane. Ci avevano detto che il primo giorno di scuola dovevamo presentarci nel suo ufficio”
“Ah, si si, certo ragazze” esclamò il preside, il signor M. Whright, lessi sulla targa appoggiata alla scrivania. “Benvenute alla Elizabeth High!”
“Grazie” rispondemmo quasi in coro tutte e tre con sorriso timido.
“Allora, seguitemi, vi porto nella vostra classe. Alla prima ora avete storia. Le lezioni si svolgono dalle 9.00 alle 15.00” ci spiegò mentre camminavamo per un lungo corridoio. Appena si era alzato, avevo notato che non era poi così alto. “La sala mensa è di là” indicò una sala a destra “Il pranzo è alle 12.00” e io tra me pensai *oddio come mangiano presto!*. Si fermò davanti un’aula chiusa, la 127, secondo quanto potevo leggere. Il mio cuore cominciò ad accelerare. Guardai le altre e capii che anche loro si trovavano nella stessa condizione. Misi una mano in cartella per stringere il mio portafortuna, un peluche di quelli anti-stress a forma di rana: mi rilassava. Il preside ci sorrise comprensivo e bussò. Quindi aprì la porta senza aspettare risposta, ma d’altronde, lui era il preside. “Buongiorno a tutti, scusate il disturbo”.
“Ma si figuri” rispose una donna, la professoressa, seduta alla cattedra. Sorrise un po’ forzatamente, come per far capire che le dispiaceva eccome essere disturbata.
“Volevo presentarvi tre nuove ragazze che sono venute dall’Italia” spiegò con un sorriso alla classe, ignorando l’espressione della donna. Poi, visto che eravamo rimaste fuori e non avevamo intenzione di entrare, si girò verso di noi e ci fece l’occhiolino. “Dai, ragazze, entrate, non siate timide”. *Non siate timide un corno* pensai. In ogni modo, mi feci coraggio ed entrai per prima, seguita a ruota dalle altre due. Appena misi piede in classe, una quindicina di occhi si girarono a guardarmi. Mi sentii avvampare. *Che vergogna*. Dopo attimi di silenzio imbarazzante, finalmente il preside decise di salvarci. “Si chiamano Giulia Carini” mi indicò e io me ne uscii con un timido “Ciao” e un sorriso, “Francesca Benvenuti” (lei alzò la mano in segno di saluto) “e Fabiola Piazzino” (“Ciao a tutti!”). “Bene, ora vi lascio. Ancora benvenute!”
“Grazie signor preside” ringraziò Fabiola. Quindi il signor Whright uscì dall’aula dopo aver salutato la professoressa e gli alunni, i quali risposero con un “Arrivederci” poco convinto. Timidamente ci dirigemmo verso gli unici banchi liberi, ovviamente quelli davanti, e prendemmo posto. La professoressa ci guardò con interesse e con un sorrisetto che avrei voluto volentieri cancellarle dalla faccia. *Ecco, cominciamo bene, questa già mi sta qua*.
“Allora, arrivate dall’Italia eh?!” si rivolse a noi, sempre con quel sorriso “Che città precisamente?”
“Veniamo da Roma” rispose Francesca.
“Oh, Roma, che città affascinante e piena di storia” esclamò sgranando gli occhi. “Se si pensa a come quella città è stata il fulcro di un impero che è stato il massimo…”
“Oddio, ora va avanti per ore” disse una voce dietro di noi. Ci voltammo e vedemmo un ragazzo biondo, dalla faccia simpatica, che ci sorrise, in sottofondo la professoressa che a quanto pare stava ancora declamando della grandezza dell’impero romano. Aveva dei profondi occhi color nocciola, e una fossetta che immaginavo gli apparisse al lato destro della bocca ogni volta che sorrideva, e questo gli conferiva un’aria molto dolce e solare. Era vestito, come si dice, con stile: tutto era abbinato, alla polo nera con delle strisce gialle sul colletto era stata aggiunta una piccola cravattina gialla, jeans blu scuro a vita bassa e un paio di Converse nere molto vissute.
“Ma è sempre così?” chiesi io con un mezzo risolino.
“Anche peggio!”
Ci mettemmo tutti e quattro a ridere. Poi ci guardò e ci disse “Piacere, io sono Tom, Tom Fletcher” e ci porse la mano.
“Ciao Tom, io sono Giulia” e gliela strinsi. Anche le altre fecero lo stesso.
“Allora… Roma eh?! Non ci sono mai stato…”
“Bè, allora dovresti proprio, perché è veramente bella” dichiarò Francesca. Tom sorrise; poi chiese: “È stata dura lasciare tutto, vero?”
“Bè, direi proprio di sì” risposi io “Abbiamo lasciato amici, ragazzi, abitudini… e cibo!” aggiunsi io con sorriso, pensando che il mangiare italiano mi sarebbe mancato da morire.
Tom si mise a ridere. “Bè, sicuramente il vostro cibo è il migliore. Io e i miei amici quando stiamo insieme la sera a lavorare dobbiamo sempre prenderci come minimo dieci pizze, altrimenti non campiamo”
“Bè, la pizza è la pizza” disse filosofica Fabiola.
“Lavorare?” chiesi io curiosa.
“Sì” rispose lui “siamo una band. Quindi scriviamo canzoni, le proviamo ecc…”
“Wow! Non vedo proprio l’ora di sentirvi” esclamai io con un gran sorriso. Adoravo la musica, non avrei mai potuto farne a meno.
“E di conoscere gli altri!” aggiunse Francesca.
“Bè, guarda, quello laggiù è Dougie Poynter”. Indicò un ragazzo biondo in fondo alla classe, talmente concentrato sulla lezione, che stava leggendo un giornaletto e ridendo con un ragazzo accanto a lui. “E quello vicino è Harry Judd. Ci sarebbe anche Danny Jones, ma, non so perché, non è ancora arrivato. Questo è uno dei pochi corsi che frequentiamo insieme” ci spiegò. Io osservai i ragazzi e notai, come dovevano aver notato anche le altre, che non erano affatto male. “Facciamo una prova dopo le lezioni” annunciò.  “Potreste venire se vi va”
“Sarebbe fantastico” esclamammo in coro.
Tom ci fece l’occhiolino e si mise ad ascoltare la professoressa, che nel frattempo aveva finito la sua tiritera su Roma.
Io e le altre due ci girammo, scambiandoci un sorriso.
*Bè, meno male, ci siamo già fatte un amico. Non vedo l’ora che venga oggi pomeriggio.* Poi iniziai ad ascoltare quello che la professoressa stava dicendo a proposito delle crociate. *Che noia*

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Capitolo 2
*** due. ***


DRIIN
“Bene, ragazzi, per giovedì studiatevi solo le prime due crociate” disse la professoressa, con la voce ormai già sovrastata dal chiacchiericcio dei ragazzi che uscivano dall’aula. Ci avviammo verso i nostri armadietti (cose che amavo delle scuole inglesi) seguite da Tom. Poco dopo ci raggiunsero anche i suoi amici.
“Dougie, Harry, vi presento Giulia, Fabiola e Francesca”
Loro ci sorrisero. “Piacere” e ci stringemmo la mano.
“Verranno a sentirci oggi pomeriggio alle prove” annunciò Tom.
“Fantastico!” esclamò il ragazzo chiamato Dougie. “Così vi faremo sentire qualche nostra canzone e ci darete un parere”. I suoi occhi celesti ci osservavano, mentre parlava; dalla sua faccia buffa, sembrava un tipo simpatico. Indossava una felpa grigia, piuttosto semplice, dei bermuda neri e un paio di scarpe molto larghe, di quelle stile skaters. Harry invece aveva capelli più scuri, tenuti in su in una piccola cresta, e i suoi occhi erano di un azzurro vividissimo, e questo risaltava ancora di più perché la sua felpa era dello stesso colore. No, non erano niente male.
“Con piacere” disse Francesca con un sorriso.
“Dove provate di solito?” chiesi.
“Nella sala prove della scuola”
“Oppure ci ritroviamo a casa di uno di noi quattro”
“A proposito di uno di noi quattro” Tom si girò verso gli altri due. “Dov’è Danny?”
“Non lo so” rispose Dougie allargando le braccia.
“Eccomi, eccomi, scusate il ritardo” udimmo una voce che si faceva sempre più forte. Ci girammo tutti insieme verso un ragazzo che stava correndo; i capelli ricci castani, con qualche riflesso rosso, si muovevano mentre si avvicinava velocemente al nostro gruppo: portava una camicia a quadri rossa e aveva una chitarra in spalla *Niente male… niente male davvero! Basta, Giulia, pensa a Luca*
Vidi per terra un filo che spuntava da un corridoio, ma non feci in tempo ad avvertire il ragazzo, che lui ci era già inciampato ed era capitombolato per terra. Scoppiammo tutti a ridere, compreso il ragazzo, che nel frattempo si rialzò, massaggiandosi le ginocchia. Dougie era in preda a delle risate incontrollabili  e si teneva la pancia. Il ragazzo si avvicinò e gli diede uno scappellotto sulla nuca. “Smettila di ridere” gli ordinò sghignazzando. Poi si rivolse a Tom e Harry “La sveglia è suonata poco fa” spiegò; poi il suo sguardo cadde su di noi. “Ehi ciao!” esclamò con un sorriso.
“Danny queste sono delle ragazze italiane, sono nuove. Sono Fabiola, Francesca e Giulia” spiegò di nuovo Tom. “Lui è Danny” disse rivolto a noi.
“Ciao, Danny, piacere”. Lui mi strinse la mano sorridendomi. Notai che aveva dei bellissimi occhi blu, anche se erano di un colore particolarissimo, che non saprei definire facilmente, e tante, tantissime lentiggini che gli ricoprivano ogni parte del viso, cosa che gli donava un aspetto veramente piacevole. Piacevole era un termine molto riduttivo. Poi si girò verso le altre e fece lo stesso.
“Da dove venite?”
“Da Roma”.
“Non puoi capire, quando gliel’hanno detto alla Bird… non la finiva più di parlare del grande impero romano” raccontò Tom ridendo.
Danny chiuse l’armadietto e si girò verso l’amico sorridendo “Mannaggia, come ho fatto a perdermela!”
In quel momento suonò la campanella. “Ecco che si ricomincia” sospirò.
“Noi adesso abbiamo… matematica” disse Fabiola guardando l’orario. “Non è che ci sapete dire come arrivarci?”
“Sì, venite, vi ci accompagno io, a quanto pare tocca matematica anche a me” disse Danny.
“Ci vediamo dopo” salutammo gli altri e ci avviammo con il ragazzo.
“Allora” cominciai “come si chiama la vostra band? Che genere di musica fate?”
“Ci chiamiamo McFly” mi spiegò, girandosi verso di me. “Facciamo musica rock-pop”
“Bene bene.. tu che parte hai?” chiese Francesca.
“Sono il vocalist e suono la chitarra, come Tom. Dougie è il bassista e Harry il batterista. Abbiamo già scritto un po’ di canzoni. Ora che ci penso, proprio ieri ne ho finita una sulla quale stavo lavorando da un po’” ci raccontò.
“Bè, non vedo l’ora di sentirla oggi pomeriggio” esclamai.
Lui mi fece un bellissimo sorriso.
“Siamo arrivati” annunciò svoltando in una classe a destra. Quasi tutte le persone, a quanto pare, erano già arrivate. Una ragazza alta e bionda, con un sorriso decisamente falso, si avvicinò correndo.
“Ciaooo Dannyy!!” e gli saltò al collo dopo avergli schioccato un bacio sulla guancia.
“Ciao Amber!” disse lui in tono stanco, ma sembrava che non fosse poi dispiaciuto del tutto.
“Allora? Che hai fatto quest’estate?” gli chiese lei guardandolo adorante e sbattendo le ciglia.
*Ha la voce più acuta che abbia mai sentito*
Mi girai verso Francesca e Fabiola, ma mi dovetti voltare subito e guardare accuratamente da un’altra parte per non scoppiare a ridere.
Intanto sentii Danny in risposta: “A parte essere andato in California per due settimane, niente di che: sono rimasto qui a provare con gli altri”.
“Adooooro la tua band” fece le fusa la ragazza. “Siete così braaavi”. Danny sorrise un po’ compiaciuto.
“Jones! Bones! A posto!” urlò la professoressa, che a quanto pareva, era appena entrata. Ci affrettammo a sederci.
Fu una lezione difficile, in quanto matematica già non era una delle materie più semplici, anche se fortunatamente mi era sempre riuscita bene, e in più era in inglese, e quindi trovammo un po’ di difficoltà nel capire tutto. Insomma, l’ora dopo ci capitò proprio inglese, che non andò male, la professoressa era molto brava anche se un po’ severa. Suonata la campanella, ci avviammo verso la sala mensa con l’aiuto di Harry, che ci aveva raggiunto. Appena entrai, rimansi a bocca aperta: la sala era enorme, centinaia di ragazzi erano intenti a fare la fila, ma, alla nostra entrata, molti di essi si girano dalla nostra parte. Mi sarei voluta sotterrare.
“Andiamo a quel tavolo” suggerì Harry, indicando un tavolo libero all’angolo in fondo.
“Perfetto!” approvai, più che altro per smetterla di essere al centro dell’attenzione e nascondermi il più possibile.
Quindi seguimmo Harry fino al tavolo, poi andai a prendere qualcosa di non ben definito da mangiare, una bottiglietta d’acqua e ritornai al posto con il mio bel vassoio. Nel frattempo erano arrivati gli altri, accompagnati da due ragazze: una era Amber, che infatti se ne stava appiccicata a Danny come una cozza, mentre l’altra non la conoscevo ancora.
“Ciao” salutai appena raggiunto il tavolo.
“Oh, ciao!” mi risposero in coro.
“Vi vorrei presentare la mia ragazza, Giovanna” esclamò Tom indicandola accanto a lui. Dopo esserci presentate, Amber si fece avanti. “Io sono Amber, la ragazza di Danny”
“Non sei la mia ragazza” disse Danny guardandola e scuotendo la testa.
“Bè, praticamente sì” rispose lei noncurante con un sorriso a 32 denti, per poi girarsi.
Danny guardò gi altri esasperato. Tom gli sussurrò: “Lascia perdere”. Lui alzò gli occhi al cielo e si mise seduto. Guardando la faccia di Danny mi scappò un risolino, ma Amber se ne accorse. “Perché ridi?”
“Ehm.. perchè… c’era uno che stava cascando” risposi io, la prima cosa che mi venne in mente. E lei “Ah…che cosa buffa” e si rigirò dall’altra parte. Io guardai le altre, e le trovai sotto al tavolo, con la scusa di prendere qualcosa, ma in realtà per ammazzarsi dalle risate a causa della mia espressione. Cominciammo a mangiare e a chiacchierare con i ragazzi, quando arrivò una ragazza, con i capelli corti castani, tutta sorridente e molto carina, che con le mani coprì gli occhi di Dougie.
“Indovina chi è?” disse a bassa voce. Anche se era coperto, vidi bene che Dougie non era molto contento.
“Sam!” esclamò con voce stanca.
“Bravo!” e gli stampò un bel bacio appassionato. “Quanto mi sei mancato!”
“Ehm.. senti Sam…” Dougie si alzò. “Tu sei molto carina… ma… non credo vorrò stare con te ancora, siamo troppo diversi… e poi a dirla tutta quest’estate ho frequentato altre ragazze. Spero non te la prenderai troppo” disse come se stesse parlando del tempo. Io rimasi allibita e a quanto pare anche Francesca e Fabiola. I ragazzi invece a giudicare dalle loro facce se lo aspettavano.
“No… non ti preoccupare… la prendo benissimo” la voce di Sam cominciò a tremare e gli occhi a diventare lucidi. “Resta il fatto che sei uno stronzo!” e gli diede uno schiaffo per poi allontanarsi piangendo. *Poveraccia*
Dougie si massaggiò la guancia. “Sono i rischi del mestiere” disse con un ghigno agli altri, sedendosi.
Francesca non ce la fece più. “Sei l’essere più privo di tatto che io abbia mai visto!”
“Quando si ha tante ragazze con cui combattere è difficile tenerle a bada” rispose, guardandola con superiorità.
“Io… non ci posso credere”
Dougie alzò le spalle e continuò a mangiare come se avesse fatto la cosa più normale del mondo. Francesca mi guardò. Io scossila testa e capii dal suo sguardo che stavamo pensando la stessa cosa: *Che stronzo!*

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Capitolo 3
*** tre. ***


Suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni. Ci avviammo stancamente verso l’uscita della classe quando Tom ci sbucò davanti, con la chitarra in spalla.
“Siete pronte?”
“Siamo nate pronte” rispose Fabiola ridacchiando e ci incamminammo.
“Oh, mi sono scordata di avvertire mamma” mi ricordai all’improvviso. “Ci metto un secondo”.
Feci velocemente il numero e le raccontai come era andata la giornata, dicendole che avevo conosciuto dei ragazzi e che sarei rimasta a scuola per un po’ per sentirli suonare. Dopo qualche raccomandazione e la promessa di non rientrare tardi, riuscii finalmente ad attaccare ed a raggiungere gli altri. Nel frattempo erano arrivati anche Dougie, Danny, con gli strumenti, Harry e Giovanna.
“Oh” Tom si girò verso di noi “che ne dite di un bel giretto di Londra…che so… domenica?”
Tutte e tre rispondemmo entusiaste all’invito.
“Abbiamo bisogno di conoscere meglio la città in cui viviamo”, aggiunse Fabiola.
I ragazzi ci sorrisero, forse contenti di aver conosciuto delle nuove ragazze, così come lo eravamo noi. Mentre chiacchieravamo, svoltammo verso un’aula con all’interno una serie di strumenti, tra cui una batteria e un pianoforte.
“Bene, vi faremo sentire qualche pezzo allora” annunciò Danny, mentre sfilava la chitarra dalla custodia.
“Non vediamo l’ora”
I ragazzi si sistemarono e accordarono gli strumenti per qualche minuto. Mi sembrava che volessero fare una buona impressione su di noi, o magari erano sempre così precisi.
“Cominciamo con That Girl?” Tom guardò gli altri, che risposero con un cenno d’assenso.
“1, 2, 3, 4” attaccò Danny.
Cominciarono a suonare, presi dalla musica, e Tom:
Went out with the guys an’ before my eyes,
There was this girl she look’d so fine.
And she blew my mind,
And I wished that she was mine,
And I said hey wait up ‘cos I’m off to speak to her.
*Troppo bella questa canzone* Mi girai verso Francesca e Fabiola sorridendogli come per dire “Sono bravi vero?”. Loro alzarono i pollici in segno di approvazione.
Toccò a Danny: “We spoke for hours
She took off my trousers
Spent the day laughing in the sun
We had fun
And my friends they all looked stunned yeah yeah
Dude she's amazing and I can't believe you got that girl
*Oddio che voce stupenda*
Attaccarono di nuovo il ritornello, poi un pezzo solo musicale. Suonavano come non avevo mai sentito, facendo cantare le loro chitarre con estrema naturalezza. Ero veramente stupita.
But three days later,
went round to see her
but she was with another guy…” e continuarono così, fino a quando: “Dude, such a pity and I’m sorry that you lost that girl, and I’m sorry that you lost that…girl” la canzone finì.
Applaudii forte insieme a Francesca, Fabiola e Giovanna.
“Wow, ma siete fantastici!” urlai emozionata.
“Non esagerate”
“Sul serio, siete bravissimi” disse Francesca sorridendo.
“Bè, grazie allora.” Tom ci sorrise. “Adesso che gli facciamo sentire?”
“5 colours?” suggerì Danny.
“Perfetto” rispose Tom. Poi si girò verso di noi. “Ed ecco a voi… 5 colours in her hair!”
Attaccarono di nuovo. Questa volta fu Danny ad iniziare: “She's got a lip ring and 5 colours in her hair,
Not into fashion but I love the clothes she wears,
Her tattoo's always hidden by her underwear.
She don't care.
Tom: “Everybody wants to know her name,
I threw a house party and she came
Everyone asked me
Who the hell is she?
That weirdo with 5 colours in her hair.
“Sono bravi eh?!” mi disse Fabiola, avvicinandosi per farsi sentire.
“Bravissimi!”
La canzone era molto bella, trasmetteva energia. Dopo un paio di minuti, finì e noi battemmo di nuovo le mani, entusiaste.
“Complimenti!”
All’improvviso sentii il mio cellulare squillare. Lessi sul display Luca, e sorrisi. “Mi volete scusare un momento? È il mio ragazzo” avvertii agli altri.
“Certo fai pure”
“Grazie” e scappai fuori dall’aula. Presi di corsa la chiamata.
“Pronto?! Amoreee!!”
“Ciao! Che stai facendo di bello?”
“Stavo ascoltando dei ragazzi che ho conosciuto qua. Sono una band e ci stavano facendo sentire qualche pezzo”
“Oh, bene. Sono contento che hai già fatto amicizia. Com’è andata la giornata?”
“Bene! A parte che il preside ci ha presentato a tutta la classe appena siamo arrivate…”
“Scommetto che morivi dalla voglia di sotterrarti. Ti conosco, tu odi stare al centro dell’attenzione!”
“Appunto! E tu che hai fatto oggi?”
“Mah, niente di che, sono andato a comprare i libri nuovi. Mi spaventa il fatto di dover iniziare il quinto..”
“Non ci pensare troppo!”
“Comunque, ho una splendida notizia!”
“Davvero? Quale?”
“Papà deve andare a Londra questo fine settimana. E io vado con lui!”
“Nooo! Davvero?”
“Sì!”
“Oddio sono troppo felice! Quindi sabato stai qui!”
“Esattamente dovrei atterrare alle 10.30 ora locale”
“Che bello… sarò lì all’aeroporto ad aspettarti. Mi manchi da morire!”
“Anche tu… non vedo l’ora di rivederti”
“Quando vai via poi?”
“Domenica sera purtroppo”
“No, mannaggia.. così poco stai?”
“Eh si… ma ti prometto che verrò spesso… non ti libererai così facilmente di me!”
“Meno male!”, ridacchiai.
“Ora devo andare. Ci vediamo sabato.”
“Va bene. Bacioni e a presto”
“Ti amo!”
“Ti amo anche io” schioccai un bacio sul telefono e attaccai.
Ritornai dentro raggiante e questo non passò inosservato a Francesca. “Cos’è successo?”
“Luca viene sabato!” le spiegai. “Sono troppo feliceee!” e la abbracciai, così come feci con Fabiola.
“Come mai così allegra?” chiese Danny.
“Il mio ragazzo viene sabato” risposi sorridente.
“Allora ce lo dovrai far conoscere. Fai venire anche lui domenica per il giro di Londra.” disse Tom.
“Uh, già. Certo” risposi abbozzando un sorriso. *Mi ero già dimenticata. Spero che a Luca non dispiaccia.*
“Bene, è arrivato il momento di favi sentire la nuova canzone scritta dal sottoscritto ieri” annunciò Danny.
“Oh, bene, sentiamo questo capolavoro!” scherzai io. Danny sorrise. “La canzone si chiama Not Alone”. Inforcò la chitarra e partì, intonando una melodia calma; poi attaccò con la voce più dolce e calda che avessi mai sentito: “Life is gettin’ harder day by day
And I don’t know what to do what to say
And my mind is growin’ weak every step I take
So uncontrollable
Now they think I’m fake
Cos I’m not alone… no, no, no
Rimasi stupita. Aveva una voce magnifica. E la canzone era magnifica! Mi venne la pelle d’oca.
And I, I get on the train on my own
Yeah my tired radio keeps playin’ tired songs” e continuò così, facendomi innamorare sempre di più della canzone.
Il pezzo finì con un “But I’m not… alooone”. Lo guardammo tutti.
“Che c’è? Fa schifo?” chiese.
“È… stupenda! Ma l’hai scritta tu sul serio?”
“Sì” disse lui e abbassò lo sguardo con un mezzo sorriso, imbarazzato.
“Bè, e bravo Danny!” si congratularono i ragazzi.
“Hai davvero una splendida voce!” aggiunse Francesca.
“Bè, che ne dite di un gelato?” suggerì Tom.
“Per me va bene!” esclamò Danny, rimettendo a posto la chitarra.
“Non avevamo dubbi, Jones!” disse ironico Dougie. Danny si avvicinò e cominciò a sfregargli il pugno in testa, scompigliandogli tutti i capelli. Erano proprio buffi.
“E dai… dai smettila” Dougie cercò di svignarsela. Finalmente dopo un po’ ci riuscì e si vendicò dando un pugno sulla spalla all’amico. Stavano ancora ridendo, quando sentii Fabiola dietro di me che stava dicendo: “Mi è sempre piaciuto imparare a suonare la batteria”
“Guarda che non è così facile come sembra. Ci vuole molta coordinazione. E senso del ritmo” esclamò Harry, guardandola seriamente.
“Lo so! Però penso di essere portata. E poi mi piace così tanto!” Fabiola sorrise.
 “Allora questo gelato? Lo andiamo a prendere?” chiese Tom.
“Certo!” esclamammo tutti in coro. Ci mettemmo a ridere e uscimmo dall’aula, felici della bella amicizia che stava nascendo fra di noi.

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Capitolo 4
*** quattro. ***


FRANCESCA’S POV
 
Che dire! Londra è bellissima per quel poco che ho potuto vedere. Ieri finalmente siamo arrivate nella città ed io, i miei e mio fratello Valerio ci siamo sistemati nella nostra stupenda villetta; devo dire che non c’è paragone con l’appartamento che avevamo a Roma… ed ho anche una camera tutta mia! E poi sto qui con le mie amiche Giulia e Fabiola! Sono veramente contenta anche se sicuramente mi mancherà qualcuno… ma ora si cambia vita! Diventerò una perfect english! E speriamo che tanti anni di studio della lingua fruttino qualcosa! Comunque oggi è stata proprio una giornata da diario: il nostro primo giorno di scuola in Inghilterra! È tutto completamente diverso: innanzitutto qui, se sei nuova, ti presentano di fronte a tutta la classe ed io solo all’idea ero terrorizzata, potete immaginare come mi sono sentita al momento esatto in cui il preside della scuola ha fatto il mio nome davanti a tutti quei ragazzi! Io ho potuto solamente alzare con imbarazzo la mano come per salutare e fare un sorriso che giusto uno con una lente di ingrandimento avrebbe potuto vedere. Ma dopotutto come primo giorno non è andato per niente male perché siamo addirittura riuscite a conoscere dei ragazzi che sembrano essere molto simpatici e carini (soprattutto quel Dougie che però mi sembra un vero cretino!). Siamo state veramente fortunate, anche perché loro sono una band e, da quanto ho capito, sono i belli della scuola, questo vuol dire che sarà più facile stando vicino a loro fare nuove amicizie.
Intanto però mi devo dedicare allo studio che oltretutto è in inglese! E questo mi preoccupa veramente tanto… penso proprio che l’italiano dovrò metterlo da parte perché qui tra inglese e francese ho paura che me lo dimenticherò. Ho deciso però di continuare a parlarlo in casa in modo da non scordarmelo… alla fine è stata la mia lingua per 16 anni! E l’Italia la mia casa: piena di difetti ma magica e piena di storia.
A proposito di storia, oggi abbiamo conosciuto la nostra professoressa di Storia e ho paura che sia molto più pallosa di quella che avevo a Roma e che già credevo nessuna potesse batterla: quando ha saputo che eravamo romane ci ha cominciato a “decantare” tutta la storia di Roma dalle origini… che noia! Naturalmente abbiamo ascoltato neanche trenta secondi di quello che diceva anche grazie all’aiuto di Tom, che è veramente simpatico e così gentile! Poi Danny, che mi sembra davvero impacciato, ci ha scortato alla lezione di matematica e vi posso giurare che è stata veramente difficile! Già io per la matematica non è che provi così tanta simpatia, oltretutto in inglese e con un metodo completamente diverso è stata incomprensibile!
Finalmente è arrivata l’ora della mensa dove il cibo offerto assomigliava più ad un ammasso di cacca che a qualcosa da mangiare. Disgustate ci siamo sedute al tavolo con Tom, Danny, Harry e Dougie e lì ho avuto la conferma della idiozia del ragazzo… più che altro della sua insensibilità.
Ma comunque sono veramente spassosi e mi sono divertita veramente tanto con loro! E ci hanno anche invitato dopo scuola ad andare a sentirli suonare! Ho chiamato mamma per dirle che non tornavo a casa e poi mi sono diretta con i miei amici alla sala musica della scuola. Quando hanno incominciato a suonare, sono rimasta veramente allibita; non pensavo potessero essere così bravi; io, che a Roma seguivo lezioni di canto, ne avevo viste diverse di band a scuola, ma pochissime potevano definirsi decenti: i cantanti se la cavavano, ma i chitarristi erano davvero penosi. Invece I McFly, il nome della loro band, sono veramente incredibili e mi stupisco nel vedere come a 16 anni possano essere così bravi dei musicisti!
Danny ha una voce meravigliosa e anche Tom non è per niente male. Dougie suona il basso ed è veramente scatenato! Non si è fermato un attimo ed è veramente buffo! Harry è un ottimo batterista. Si vede che ci mettono l’anima nella musica e che la amano.
E per finire in bellezza la serata siamo rimaste tutte e tre a dormire a casa di Giulia e ci siamo divertite tantissimo!

***


Nelle poche ore in cui riuscimmo a dormire, feci uno dei miei soliti sogni assurdi: camminavo per strada quando vidi Danny e Luca camminare abbracciati *il che è preoccupante* così gli corsi incontro loro si voltarono e come arrabbiati per la mia presenza mi sferrarono un pugno e io sorpresa scappai via triste e delusa verso Fabiola e Francesca che però non si curavano di me perché troppo prese a chiacchierare con Harry e Dougie; io sentendomi sola e triste mi rifugiai in un angolino a piangere disperata.
“Che bel sogno!” esclamò ironicamente Fabiola, che era la mia consulente psicologa ogni volta che facevo un sogno strano, quindi sempre, mentre la mattina dopo, camminavamo per andare a scuola.
“Mi hai fatto venire l’ansia! E oggi come farò a seguire la lezione di filosofia?” si chiese Francesca, teatralmente.
“Esagerata!”
“Di che state parlando?” sentimmo una voce dietro di noi. Ci girammo e ci ritrovammo davanti Harry e Dougie.
“Ehi, ciao!” rispondemmo in coro; “Il nostro discorso non è poi così interessante da rendervene partecipi…” dissi io, considerando il mio sogno troppo imbarazzante da raccontare proprio a loro.
Così riuscimmo a cambiare subito discorso, continuando ad avviarci verso la scuola. Ecco Fabiola e Francesca che, come se conoscessero quei ragazzi da una vita, intrapresero con loro una conversazione scherzosa, tagliandomi praticamente fuori. Al che mi tornò immediatamente in testa il sogno di quella notte e cominciai a sperare che non fosse premonitore… perché, potevo anche stare al fatto di venire esclusa dalle mie migliori amiche, ma sinceramente, l’idea di ritrovarmi davanti al mio ragazzo e a Danny abbracciati come due fidanzatini mi preoccupava molto di più! Quindi decisi di inserirmi a forza nella chiacchierata per cacciare questo pensiero fastidioso, anche se non sapevo minimamente di cosa stessero parlando; e infatti feci una delle mie solite gaffe, intervenendo con la tipica frase di chi “c’era ma non c’era”; subito tutti gli sguardi su di me; sentii il mio viso arrossire e avrei voluto con tutto il cuore non essermi mai intromessa;  e naturalmente Dougie, guardandomi perplesso e quasi ridendo, mi chiese “anche tu pensi che la mia pipì sia buona?”; la mia solita fortuna! Avevo cominciato a parlare proprio mentre Dougie stava raccontando uno dei suoi tanti scherzi cretini: in pratica aveva fatto bere a Danny la sua pipì spacciandola per tè e lui, non immaginando niente, aveva esordito con un: “buono questo tè!”… e lì ero intervenuta io con il mio “sì, anche io la penso così”… no comment! Potete immaginare quel deficiente di Dougie e compagnia bella come si stavano sbellicando dalle risate quando hanno capito la mia figuraccia… io in quel momento ero morta, avevo già fatto il funerale e ora me ne stavo tranquillamente nella mia bara a contemplare il legno massiccio. Dopo aver riacquistato il mio pallido colore, presi in disparte le mie amiche sussurrandogli: “ragazze, esisto anche io! Non vorrete fare come nel mio sogno spero… poi mi tocca andare a piangere in un angolino!” ridemmo tutte e tre e poi mi assicurarono che non avrebbero mai potuto farlo. Rimasi un po’ titubante, ma poi, alla fine, decisi di credergli. Arrivammo così davanti alla scuola proprio nel momento in cui stava suonando la campanella. Ci affrettammo ad entrare perché ci aspettava l’ora di Francese, e quella “scorbutica”, come la definiva Dougie, non ammetteva ritardi.

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Capitolo 5
*** cinque. ***


L’aula di Francese non era come le solite aule che eravamo abituate a vedere: un corridoio lunghissimo portava ad una stanza enorme di un colore grigiastro che dava un senso di tristezza. I banchi erano così vecchi che non riuscivo a capire come facessero a stare ancora in piedi. Ci sedemmo e un cigolio si propagò per tutta la classe. Le pareti erano tappezzate di quadri ritraenti scene della Rivoluzione Francese. Io e le mie amiche ci scambiammo sguardi perplessi immaginando come potesse essere la professoressa e lo scoprimmo subito: una donna tarchiata e bassa entrò e si diresse verso la cattedra; capelli grigiastri, intonati alle pareti, mantenuti in una crocchia; un viso rugoso, testimone del trascorrere inesorabile del tempo. Si sedette e ci guardò con occhi severi. “bonjour à tout le monde” ci disse con una cavernosa voce francese. Un silenzio tombale invase la stanza, quando un fischiettio lo ruppe. “Poynter!” esclamò la professoressa con il suo accento francese. Ci girammo tutti a guardarlo e rimasi sbalordita dalla sfacciataggine: piedi sul banco, giornaletto in mano e una terribile faccia da schiaffi. La prof. gli si avvicinò e lo guardò esasperata “anche quest’anno dovrò sopportarti! Non so come hai fatto ad essere promosso! Ovviamente io mi sono impegnata per farti bocciare, ma evidentemente non ci sono riuscita!”
“evidentemente no; ma non si preoccupi! Quest’anno sarò buono e le prometto che alla fine dell’anno saprò il francese come se fosse la mia lingua!” rispose con un fare ironico e un sorrisetto da presa in giro.
Mi venne da ridere ma mi trattenni per cercare di non dare una brutta impressione di me proprio il primo giorno con questa professoressa.
“Vedremo Poynter” aggiunse lei, tornando a sedersi. “Comunque, so che ci sono tre ragazze nuove in questa classe…” abbassò lo sguardo verso il registro, nominandoci. Ci alzammo in piedi e ci presentammo in francese, sperando di fare bella figura. In effetti la prof. rimase stupita nel vederci così preparate. Allora noi le spiegammo che già in Italia studiavamo francese da 3 anni, mentre Francesca da 5.
“È una gioia poter almeno contare su tre persone in una classe dove nessuno mi ascolta! Perché voi mi ascolterete, spero.” più pretendendolo che desiderandolo.
“Certo professoressa!” disse Francesca, rassicurandola con un gran sorriso.
“Bene! Mi aspetto da voi ciò che Poynter non farà sicuramente!” lanciando un’occhiataccia al ragazzo, che, come ci si poteva aspettare, stava facendo tutto meno che ascoltare.
Finita le lezione, uscimmo dalla classe, e andammo verso gli armadietti. Lì incontrammo gli altri e subito Doug raccontò la scenetta avvenuta l’ora precedente. Alle parole del ragazzo, gli amici scoppiarono in una clamorosa risata, tra pacche sulla schiena e congratulazioni. Noi tre rimanemmo scioccate nel vedere come tutti e quattro la prendevano come un gioco.
“Veramente non ci sarebbe da ridere” intervenne Francesca. “La tua scena è stata deprimente. Come puoi comportarti così con una professoressa senza preoccuparti delle conseguenze?”
“Quali conseguenze? Non è successo niente di che, quella parla parla ma non fa mai niente. Ormai la conosco. E poi comunque a te cosa importa?”
“Niente, io lo dicevo per te…”
“Ah grazie. Comunque so cavarmela da solo”
“Bene!” prese la sua roba, sbatté la porta dell’armadietto e se ne andò.
Io e Fabiola facemmo un sorrisetto per scusarci e la raggiungemmo.
“Che ti prende?” feci io.
“Quel ragazzo mi da proprio fastidio. È proprio strafottente!”
“Vabbè, è un ragazzo!” disse giustamente Fabiola, sorridendo.
“È come tutti gli altri... a parte Luca ovviamente!” affermai pensando a quanto mi mancava e a quanto non vedevo l’ora che arrivasse sabato.
“Eh si certo… lui sempre in mezzo, come il prezzemolo!” e tentando di distrarre Francesca, Fabiola cominciò a chiedermi novità sulla mia love story.
“Sempre in mezzo ai miei pensieri!” ammisi io sognante.
“Sei pronta per sabato?”
“Certo! Sono elettrizzata! Sicuramente mi avrà preparato una delle sue solite sorprese. È un ragazzo così romantico…”
“Sicuramente non come Dougie!” se ne uscì Francesca dal nulla.
“Ancora pensi a lui?! Sta diventando il tuo pensiero fisso!” ammisi io.
“Non riesci proprio a togliertelo dalla testa? Guarda che non è così male…”
“E comunque, se ti da così fastidio non pensarci!”
“Ok. Non sarà difficile! Allora, di cosa stavate parlando?”
Io e Fabiola ci guardammo dubbiose, ma riprendemmo a chiacchierare tranquillamente.
Suonò la campanella e ci avviammo verso la classe di filosofia, dove passammo un’ora a dormire. Finalmente dopo tre ore di studio ci rilassammo a mensa. Prendemmo da mangiare e ci sedemmo al tavolo del giorno prima. Poco dopo entrarono i McFly, e un sacco di ragazze si girarono a guardarli, spettegolando tra di loro. Ci raggiunsero al tavolo insieme a Giovanna, e vedendo Dougie, Francesca cominciò a bofonchiare: “Noo, io non ce lo voglio qua!”
“E dai non esagerare! È  simpatico! Almeno ridiamo un po’”
“E poi ricorda: basta non pensarci!”
Francesca rassegnata, cedette e riprese a mangiare, guardando intensamente il piatto. Loro ci si sedettero di fronte e un silenzio imbarazzante aleggiò tra di noi.
“Bene… com’è andata la giornata ragazze?” cominciò Tom, tentando di rompere il ghiaccio.
“Tutto ok. Filosofia è una noia mortale!” ammisi io.
“Per questo nessuno di noi la frequenta!” affermò Danny.
“Vabbè, ma noi vogliamo sembrare acculturate!” rispose Fabiola sghignazzando.
“Sì, però delle acculturate carine!” aggiunse Harry, senza pensarci.
Fabiola, un pochino imbarazzata, prese in mano la situazione, scherzandoci sopra: “Bè, questo lo sapevamo già!”
“Modesta la ragazza…” esclamò Danny sorridendo e guardando gli amici.
“Queste italiane sono alquanto interessanti…” disse Dougie, che stranamente ancora non era intervenuto nella conversazione; e per la prima volta da quando ci eravamo sedute, Francesca alzò lo sguardo dal piatto per lanciargli un’occhiataccia e poi lo abbassò di nuovo. “…alcune proprio irritanti!” aggiunse, provocando una rabbia tale in Francesca che la portò ad alzarsi sbattendo la sedia e ad andarsene via furiosa.
“Quanto è permalosa! Io stavo solo scherzando!”
“Sì, ma non era uno scherzo molto divertente…” ammisi io, guardandolo male.
“Dovresti andare a parlarle e chiederle scusa…” cominciò Fabiola.
“Ma voi siete pazze, non ci penso nemmeno! Non ho niente da dirle!” quindi si alzò e se ne andò anche lui.
“Bene, sono solo due giorni che si conoscono e sono già arrivati alla fase litigio!” disse Danny cercando di sdrammatizzare.
“Io e Tom sono due anni che stiamo insieme e fortunatamente fino ad adesso non ci sono state litigate brutte” se ne uscì Giovanna, guardando affettuosamente Tom, che le sorrise e le diede dolcemente un bacio.
*Ma che carini che sono* pensai e il mio sguardo cadde stranamente su Danny, ma, quando mi accorsi che era ricambiato, lo distolsi subito.
Finito di mangiare, cercammo Francesca, impegnata a studiare su una panchina in cortile. Rimanemmo lì con lei per consolarla e, al suono della campanella, tornammo alle lezioni.
I giorni passarono a studiare e a conoscere nuove persone. Il nostro rapporto con i ragazzi si faceva sempre più profondo, costellato però da una certa freddezza tra Dougie e Francesca. Intanto si avvicinava sempre di più il giorno dell’arrivo di Luca e io diventavo sempre più emozionata. Arrivò in un batter d’occhio venerdì e, dopo una giornata passata a prepararmi mentalmente, andai a letto senza riuscire a prendere sonno.
 
***
 
 
FABIOLA’S POV
 
Oggi è solo il 2 giorno di scuola, e sono pronta a sorbirmi 5 ore di lezione in lingua inglese. Fortuna vuole che la mattina è iniziata per il meglio svegliandomi in compagnia delle mie migliori amiche.
Dopo esserci vestite ci affrettiamo ad andare in cucina per gustarci una sana colazione italiana. Ma purtroppo una volta arrivate lì scopriamo una cruda realtà.
“Mamma ma cosa hai fatto per colazione?” chiese scioccata Giulia.
“Beh volevo stupirvi preparandovi una tipica colazione inglese in modo da inserirvi al pieno negli usi e costumi di questa civiltà!”
Essendo in lieve ritardo non facciamo domande e iniziamo a bere una bella tazza di te con latte accompagnata da un uovo con bacon.
Mi guardo intorno gustandomi le espressioni dalle mie amiche appena addentano l’uovo, e inizio a sghignazzare tra me e me perché già so che le loro facce rimarranno impresse nella mia mente .
Finito di mangiare prendiamo le cartelle e ci dirigiamo verso scuola. mentre Giulia ci racconta l’incubo fatto la scorsa notte, cosa che suscita in noi due molte risate. Improvvisamente sopraggiungono alle nostre spalle Harry e Dougie, i quali ci chiedono il motivo di tanta ilarità. Fortunatamente Francesca inventa prontamente una scusa.
“Stavamo ripensando a stamattina”
“che è successo stamattina che vi fa così tanto ridere?” le domanda curioso Dougie
“Fabiola aveva preso una tazza di tè e, non so perché, se l’è scolata in un attimo senza rendersi conto che era bollente. È diventata paonazza guardandoci con due occhi imprecanti aiuto e subito dopo l’ha sputato dappertutto. Dovevate vedere la sua faccia! Io e Giulia non siamo riuscite a trattenerci dal ridere!”. La guardo con odio… perché sempre io in mezzo? Ma poi lei mi guarda implorante perdono, mentre Dougie e Harry ridono di me. “Se penso al tè, mi viene in mente lo scherzo che ho fatto a Danny tempo fa! Dovevate esserci!”
“Che gli hai fatto?” chiede Francesca
“Stavo a casa di Danny. Ad un tratto sento il bisogno di andare in bagno. Entro e mi tiro giù i pantaloni, quando accanto a me vedo un bicchiere vuoto e ho un lampo di genio: fare uno scherzo a Danny! Così riempio il bicchiere di pipì e, senza farmi vedere, vado in cucina e lo poso. Torno da Danny e gli chiedo se ha voglia di un tè; mi dice di sì e vado in cucina a prendere un bicchiere di tè e uno… di pipì. Prendo il primo e il secondo lo do a Danny trattenendomi dal ridere. Lui lo beve e dopo poco mi fa: - Buono questo tè!-”
“Anch’io la penso così!” interviene Giulia inaspettatamente
“anche tu pensi che la mia pipì sia buona?” fa Dougie dopo un momento di silenzio, sorpreso e divertito. In un attimo Giulia diventa rossa come un peperone e ci rendiamo conto che non stava ascoltando. Scoppiamo tutti a ridere e ci dirigiamo verso la scuola.  Non vedo l’ora che inizi la prima ora, così potrò conoscere la prof di francese. Sono molto emozionata perché è la mia materia preferita; ma l’aula è così strana che devo ricredermi e tutta l’emozione svanisce. Poi, quando la professoressa entra,  mi demoralizzo ancora di più a causa del battibecco che nasce tra lei e Dougie. Praticamente passiamo tutta la lezione ad ascoltare loro due discutere e a parlare io e le altre di noi in francese
Dopo altre due ore di strazio finalmente arriva il momento che preferisco: l’ora di pranzo. M’incammino insieme alle altre verso la mensa e ci accomodiamo al tavolo con i ragazzi, quando, mentre parlo con Harry di come sia difficile per noi comprendere la matematica in inglese, mi accorgo che dall’altra parte del tavolo Francesca e Doug stanno discutendo, ma purtroppo la situazione degenera e Francesca, esasperata dalle stupidaggini di Doug, si alza e se ne va.
Guardo Giulia in cerca di una risposta, che mi da appena ci allontaniamo dai ragazzi.
Uscite dalla mensa andiamo a consolare Francesca che riprende a sorridere.
Dopo altre due ore di Chimica e Fisica suona la campanella, comunemente chiamato il suono della libertà, che segna la fine delle lezioni.
Così torniamo a casa a riposarci non prima di esserci accordate sull’orario in cui ci saremo dovute chiamare la sera stessa.

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Capitolo 6
*** sei. ***


Innazitutto vorrei ringraziare le persone che stanno leggendo questa storia! Mi sento emozionata all'idea che qualcuno la stia veramente leggendo :P
Poi un grazie enorme a Ciribiriccola che ha recensito la storia fino a questo punto. Grazie per i complimenti e vedrai che la storia (magari un po' lentamente) ma inizierà a prendere forma. Per quanto riguarda i POV hai ragione, i primi sono un po' ripetizioni.. ma ti assicuro che andando avanti hanno un loro perché :D
Grazie ancora a tutti quelli che stanno leggendo. Abbiate fede che la storia fra poco inizia sul serio!


***

Il giorno dopo mi svegliai tutta eccitata per l’arrivo di Luca e senza rendermene conto, mi ritrovai all’aeroporto ad aspettarlo, l’aereo in ritardo, come sempre. Ma quando lo vidi, tutto sparì e mi precipitai verso di lui, terminando la corsa prima in un lungo abbraccio e poi in un bacio. Passammo tutta la giornata insieme, una giornata meravigliosa in cui ci raccontammo tutto quello che non eravamo riusciti a dirci per telefono o anche semplici episodi che ci erano successi. A fine serata, mi ricordati dell’impegno preso per il giorno dopo.
“Luca… domani… ci sarebbe un piccolo problema. Prima che mi dicessi che saresti venuto, mi ero già messa d’accordo con quei ragazzi di cui ti ho parlato prima per fare un giro turistico di Londra. A me non andava di disdire perché ho sperato e spero che a te faccia piacere venire con noi… così puoi conoscere i miei amici…”
Lui rimase per un attimo in silenzio facendo però trasparire la sua poca voglia.
“Va bene, mi farà piacere sapere con chi passi le tue giornate!” mi disse mentendo.
“Mi dispiace, ma vedrai che ti divertirai!” feci io cercando di recuperare. Lo baciai intensamente ed entrai a casa. Dopo l’interrogatorio dei miei, riuscii a fuggire in camera mia e mi infiali a letto, addormentandomi dopo pochi minuti.
La mattina dopo, come già stabilito, ci incontrammo tutti alla fermata dello Speaker’s Cornerad Hyde Park, pronti per il tour della città.
Luca, che era venuto a prendermi a casa, non sembrava molto eccitato all’idea, ma cercava invano di non darlo a vedere. Per prima arrivò Fabiola, seguita poco dopo da Francesca.
“Ciao! Ehi, Luca, da quanto tempo!”
“Ciao Fabiola!” le sorrise e salutò prima lei e poi Fra con un bacio sulla guancia.
“Allora, come va in Italy?”
“In Italy? Tutto bene… Fra poco inizia la scuola anche là!”
“Giusto, voi ancora non l’avete iniziata… Ehm… Daniele? Come sta?”
Daniele era stato il ragazzo di Fabiola ed era in classe con Luca.
“Tutto a posto. Ancora non l’ho incontrato in realtà. Ci vediamo lunedì!”
I ragazzi uscirono dalla fermata della metro. Vidi il viso di Luca irrigidirsi un poco… non era mai stato un tipo estroverso.
“Ehi, ciao!” si avvicinarono sorridenti.
Dopo averli salutati, pensai fosse arrivato il momento delle presentazioni. “In ogni modo, questo è Luca, il mio ragazzo!”
“Ciao, piacere di conoscerti!” Tom gli strinse la mano, imitato da Dougie, Harry e Danny.
“Il piacere è mio!” fece un mezzo sorriso.
“Allora, il giro di Londra comincia… adesso!”
Mi girai verso Luca, gli sorrisi dolcemente e lui ricambiò. Allora, per fargli coraggio, mi avvicinai e gli diedi un bacio. “Dai, amore, vedrai che andrà bene!”
“Ok, ricorda che lo faccio solo per te!” sorrise e mi diede un altro bacio. Poi ci affrettammo per raggiungere gli altri.
“Che cosa andremo a visitare?” chiese Fabiola.
“Il solito giro turistico londinese” rispose Dougie, sbuffando.
Infatti visitammo prima Buckingham Palace, dove assistemmo al famoso cambio della guardia; poi proseguimmo verso il Big Ben e le camere del parlamento. Arrivati lì, Danny ci chiese: “Preferite andare subito sul London Eye?”
“Bè, io preferivo andarci questo pomeriggio, magari con il tramonto…”
“Ma che ragazza romantica!” disse Luca in italiano, sapendo che i ragazzi non lo potevano capire. Quindi si avvicinò e mi diede un bacio.
“Cominciate a fare i piccioncini, voi due, eh?!” ammiccò Francesca, dandomi uno scappellotto.
“Qualcosa in contrario?” e le feci una linguaccia, scherzando. Il giro proseguì quindi verso la tappa successiva, cioè Trafalgar Square. Lì ci scattammo parecchie foto con i famosi leoni, rischiando molti lividi per arrampicarci su di essi: non era decisamente una cosa semplice. Così si fece ora di pranzo e quindi decidemmo di andare a mangiare nella gremita Piccadilly Circus. In cerca di un posto dove sfamarci, entrammo da McDonald’s e dopo una lunga fila di turisti e non, ci accingemmo a gustare il nostro piatto genuino.
“Allora, come vi è sembrato quel poco che avete visto?” ci chiese Tom con curiosità.
“È veramente stupenda!” risposi subito io, eccitata.
“Che ci troverete di così bello… è una città come le altre” affermò Dougie con aria strafottente e senza entusiasmo.
Noi tre ci guardammo esterrefatte; eravamo sempre state affascinate da quella città piena di vita ed in un attimo un cretino smontava tutto quello che avevamo sempre pensato.
“E quindi? Con questo cosa vorresti dire?”
“Che non capisco proprio come possiate essere così eccitate nel vedere Londra… che poi non è tutta questa bellezza…”
Dopo che le mie orecchie avevano sentito una tale oscenità, feci fatica a riprendermi, ma trovai le forze per rispondergli e lanciargli un’occhiattaccia: “Se non fosse che sono una ragazza educata, ti avrei già sputato in faccia e dato un bel calcio nel sedere! Londra è una città magica… la città dei sogni e dei desideri… come puoi deriderla in questo modo?”
“Lascia perdere, Dougie è un caso disperato… pensa che tifa per la squadra ateniese Panathinaikos!” cercò di placare le acque Harry.
“Chi? Cos’è, una malattia?” sghignazzò Francesca.
“Guardate che è una squadra di tutto rispetto!” esclamò Tom irritato.
“Tom ha ragione! Sono i migliori!” aggiunse Dougie.
“Non penso proprio… Bolton regna!” gridò Danny.
Mentre i ragazzi continuavano a discutere sulle squadre calcistiche, notai che Luca, che faticava a stare dietro alla conversazione, si stava letteralmente annoiando. Dimenticai la discussione appena avuta con Dougie dedicandomi interamente a lui per un po’.
Appena finimmo di mangiare, ci rimettemmo in cammino e ci avviammo verso Oxford Street per dare un’occhiata anche ai negozi che non lasciano sicuramente desiderare; improvvisamente mi fermai davanti la vetrina di un negozio: un vestito bianco catturò la mia attenzione e non riuscii più a schiodarmi dal posto. “Dai, andiamo” mi disse Luca sorridendomi e ci rincamminammo insieme approfittando del fatto che gli altri erano andati avanti.
“Come ti sembrano? Mi dispiace che ti annoi” gli dissi, in segno di scusa.
“No, non ti preoccupare, non mi sto annoiando… con te vicino non mi annoio mai!” gli sorrisi e gli schioccai un grosso bacio sulla guancia.“Sono simpatici…” aggiunse ed io lo baciai sulle labbra. “Ma che dico, sono eccezionali!” mi guardò ridacchiando e lo abbracciai affettuosamente. “Ti amo da morire” gli confessai per l’ennesima volta; “Grazie per quello che stai facendo per me”. Ritornammo verso il gruppo che si stava tranquillamente divertendo anche senza di noi, poiché, a quanto pare, Fabiola stava cercando di insegnare qualche frase in italiano ad Harry, con poco successo.
Tra passeggiate e risate varie, si fecero le 5 e mezza, quindi decidemmo di avviarci verso il London Eye.
“Oh bene, non c’è nemmeno tanta gente!” disse Danny guardando sotto la ruota, e poi girandosi a guardarci. “Siamo pure fortunati… di solito c’è una fila pazzesca per salire!”
“Bè, meno male!” esclamai io.
“Già, così avremo la cabina tutta per noi!” mi disse sorridendomi. Io ricambiai il sorriso e ci guardammo per un attimo. Subito sentii il braccio di Luca posarsi sulle mie spalle “Senti amore, mi sono dimenticato una cosa… torno subito, voi intanto prendete i biglietti!”
“Scusa dove vai?”
“Non ti preoccupare!” mi diede un bacio e sparì, lasciandomi lì perplessa Le altre mi guardarono interrogative ma io allargai semplicemente le braccia “Vabbè, andiamo va!”. Dopo pochi minuti di fila riuscimmo a comprare 8 biglietti, quindi ci avviammo verso la ruota; proprio in quel momento Francesca esclamò: “Oh, rieccolo!”, indicando un punto dietro di me. Io mi girai e vidi spuntare Luca, che teneva una mano dietro la schiena. Lui si avvicinò, mi sorrise “Regalino per te!” e tirò fuori da dietro una busta colorata.
“Oddio tu mi vizi troppo, lo sai? Poi ti sarà più difficile liberarti di me!”
“Correrò questo rischio” disse sorridendomi.
Aprii la busta, che conteneva una scatola con la stessa fantasia. Guardai eccitata le altre, poi chiusi gli occhi per un secondo, e lo aprii: perfetto, piegato con cura, stupendo, il vestito bianco che avevo visto nel pomeriggio in vetrina. Incredula mi misi una mano sulla bocca.
“Oh…mio…dio! Tu non sei normale!” continuai a fissare il vestito, per poi alzare lo sguardo verso Luca.
“Ho visto che ti eri fermata a guardarlo a lungo…”
Lo tirai fuori con delicatezza, per paura di rovinarlo, e me lo posai addosso.
“Sono sicuro che ti starà benissimo!”
Francesca e Fabiola subito si avvicinarono per vederlo meglio. Io glielo lasciai, mi girai verso Luca e gli saltai praticamente addosso, baciandolo con passione. “Tu sei il ragazzo più dolce del mondo… ma non serve che mi fai tutti questi regali, sul serio!”
“Mi piace vederti felice, tutto qui!”
“Sì ma per farmi felice mi basti tu!” e gli schioccai un altro bacio.
“Quando avete finito di fare i piccioncini… noi vorremmo salire!” sentii la voce di Fabiola da dietro.
“Ah già, scusate!” e così ci avviammo. Dopo qualche minuto salimmo e miracolosamente riuscimmo ad avere veramente una cabina tutta per noi.
“Oh, bene! Non vedo l’ora di vedere tutta Londra dall’alto!” disse Francesca emozionata.
“A chi lo dici!” esclamai io, sempre abbracciata ad Luca.
Piano piano iniziammo a salire. Mi sentivo veramente bene in quel momento. C’erano tutte le persone a cui tenevo di più: Francesca, Fabiola, Luca… e questi quattro ragazzi, conosciuti da poco, ma già importanti per tutte noi. Il sole stava per scomparire e il cielo si tingeva di rosso e arancione: finalmente il tramonto.
“Su facciamoci qualche foto!” dissi io, tirando fuori la macchinetta dalla borsa. E così CLICK: Io e Luca. Io Francy e Fabiola abbracciate. Noi tre a “Pallina”. Noi con i ragazzi. Io e Luca che ci baciavamo, con il tramonto dietro. I ragazzi che facevano gli scemi. Dougie con delle facce assurde. Tom e Danny. Dougie e Harry. Poi Harry e Fabiola mentre stavano ridendo: a quanto pare Fabiola stava cercando di insegnare qualcos’altro in italiano a Harry. Poi Danny e io con un sorriso a 32 denti, facendo gli idioti. Subito Luca si avvicinò, mentre io ridevo con Danny, dopo aver riguardato la foto.
Così passò il tempo e il giro finì in una mezz’ora. Scendemmo, ancora ridendo per una battuta di Doug, e per ultimo ci infilammo in un bar, perché Fabiola si era fissata che voleva mangiare un muffin. Alla fine ci lasciammo contagiare e ne prendemmo uno a testa, gustandoceli in pieno.
Purtroppo si era fatta ora di salutarsi.
“Vabbè, ragazzi, noi andremmo…” dissi guardando l’ora.
“Va bene. Ci vediamo domani!” li salutai tutti con un bacio e Luca con una stretta di mano e, dopo avermi messo un braccio attorno le spalle, ci avviammo verso l’albergo, per prendere le valige. 

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Capitolo 7
*** sette. ***


Mentre passeggiavamo abbracciati, mi guardavo intorno, notando la bellezza dei parchi di Londra: così curati, così puliti e l’erba così verde; migliaia di alberi di tutti i colori riempivano quelle zone verdi, rendendo lo spettacolo ancora più bello. Mi ripresi dalla meraviglia e voltai il viso verso Luca.
“Allora, come è andata?”
“Pensavo peggio… non sono poi così male, in effetti.. è quel Danny che non mi convince…”
“Ma che dici? È veramente simpatico!”
“Sarà..”
Raggiungemmo l’hotel dopo aver camminato per qualche minuto.
“Ora tu vieni su e ti provi il vestito!”
“Agli ordini, sir!” e scattai sull’attenti.
Luca mi diede una spintarella, alzando gli occhi al cielo, e si mise a ridere. Salimmo fino alla camera, che, come l’albergo, era extra-lusso.
“Alla faccia della cameretta!”
Vidi Luca sorridere, mentre tirava fuori dall’armadio la sua valigia. “Il bagno è di là” e indicò una porta al lato del letto a baldacchino. “Guarda che se ti vuoi cambiare qui, non mi dispiace, eh?!”. Gli lanciai un’occhiata, alzando il sopracciglio, e poi mi infilai in bagno. Il vestito mi calzava a pennello. Mi guardai allo specchio sorridendo. *Certo che è proprio bello*
“Che sei morta?”
“No, no arrivo!” aprii la porta. Luca si sedette sul letto mentre mi osservava da capo a piedi, mentre io, per scherzare, cominciai a fare la sfilata, sculettando come le modelle. Lui si mise a ridere.
“Allora?” e gli feci l’occhiolino, dopo aver terminato la “passerella” con una piroetta.
“Inutile dire che sei stupenda… e che ho occhio per le taglie!”
“Direi proprio di sì!”
“Vieni qua, ti devo dire una cosa” e batté con la mano accanto a lui, sul letto.
“Cosa?” mi avvicinai curiosa, sgranando gli occhi mentre mi sedevo. Lo guardai per un attimo interrogativa e poi, improvvisamente, mi prese per un braccio e mi tirò verso di sé, baciandomi con passione. Io sorrisi, mentre continuavamo a baciarci, scendemmo piano piano, fino a ritrovarci sdraiati. Dopo qualche momento di baci sempre più appassionati, la porta si aprì improvvisamente e noi, come presa la scossa, ci allontanammo e scattammo in piedi. Il padre entrò tranquillo; poi i suoi occhi si posarono su di me, un po’ scompigliata, e poi, più severi, su Luca.
“Ciao papà! Tutto bene al lavoro?”
“Bene, sì!” rispose lentamente, sospettoso.
“Ehm… mi scusi dell’intrusione, io ero salita solo per provare il vestito”
“Non ti preoccupare, Giulia, sei la benvenuta. E comunque se ci dovesse essere qualche mano lunga in giro, io sono sempre qui!” mi disse, lanciando uno sguardo al figlio.
“Non si preoccupi, non c’è pericolo al momento” risposi io imbarazzata e chiesi il permesso di andare in bagno per rivestirmi. Mentre loro finivano di preparare le valigie, io mi cambiai, ripensando a quello che sarebbe potuto succedere se il padre non fosse entrato. Feci un respiro e, guardandomi allo specchio, mi rimisi un po’ in ordine. Dopo qualche minuto d’imbarazzo generale, l’arrivo della macchina ci salvò. Durante il tragitto mi accorsi di sentirmi sempre più triste per la partenza di Luca: avrei solo voluto che restasse ancora un po’ con me.
Per arrivare all’aeroporto ci mettemmo più del dovuto a causa di un ingorgo, ma dopo quasi un’ora e molte imprecazioni, riuscimmo a raggiungerlo. Di corsa ci avviammo verso il check-in e poi ci ritrovammo davanti alla fila per il metal detector.
“Bè, io vado intanto. Ciao Giulia!” il padre mi strinse la mano con un sorriso.
“Arrivederci!” e andò in fila, per lasciarci un po’ di privacy.
Luca si mise di fronte a me, prendendomi le mani “Credo sia arrivato il momento!”
Mi veniva da piangere. Lo abbracciai forte e sentii le sue braccia stringermi.
“Non voglio che tu te ne vada!”
“Neanche io vorrei…” e mi baciò i capelli, mentre mi stringeva più forte a sé.
Allora sentii una lacrima scendere sul mio volto, accompagnata da un piccolo singhiozzo. Ma Luca se ne accorse e, lentamente, si separò da me. “Ehi, dai, non piangere!” asciugandomi il viso “ti prometto che verrò prestissimo!”
“Promesso? Perché non resisto senza di te!”
“Promesso!” e mi baciò dolcemente. “Allora…ciao amore!” mi disse, guardandomi negli occhi.
“Ciao!” sentii occhi e gola bruciare. Si avvicinò e, dopo un altro bacio, si allontanò. Aspettai di vederlo passare sotto il metal detector. Poi lui si girò, sorrise, e alzò la mano in segno di saluto. Io feci lo stesso. E, sorridendo, scomparve dalla mia vista.
Cercai di ricompormi, asciugandomi le guance, mentre mi avviavo verso la macchina, concessa gentilmente dal signor Foschetti, che mi avrebbe riportato a casa. Durante il tragitto mi appoggiai al finestrino, guardando la luna spiare timida fra le nuvole.
BIP BIP: messaggio.
“Mi hai appena lasciato, ma già mi manchi. Ti amo!”
Sorrisi. Stavo pensando la stessa cosa.
“Anche tu, tantissimo! Quindi sbrigati a tornare! Ti amooooo!”
Dopo una mezz’oretta passata a contemplare il cielo, la macchina si fermò al cancelletto d’entrata e dopo aver ringraziato l’autista, entrai in casa, dove mi attendevano inaspettatamente Fabiola e Francesca. Salutai frettolosamente i miei e subito ci rintanammo in camera mia.
“Che ci fate qua?” chiesi io sorpresa.
“Siamo venute in caso di una crisi post-partenza del tuo amoruccio!” rispose Francesca prontamente.
“Siamo qui per starti vicino… le amiche in fondo servono a questo!” aggiunse Fabiola, facendo un sorriso a 58 denti.
Io, già triste per il difficile distacco, scoppiai in lacrime, buttandomi tra le braccia delle due.
“Grazie ragazze, se non ci foste voi, non so cosa farei!”
“Bè, vorrei vedere! Se non ci fossimo noi, chi potresti esasperare con i tuoi drammi amorosi?” esclamò Fabiola sorridendo, seguita a ruota da me, consapevole dello stress che gli procuravo.
“Allora, come vi è sembrata la giornata?” chiese Francesca.
“Ah, io mi sono divertita tantissimo. I ragazzi sono troppo forti! Poi Harry è così buffo!” rispose Fabiola.
“Anche io sono stata bene” replicò Francesca “e devo dire che a parte quel commento su Londra, Dougie è stato veramente simpatico. Però mi dispiace per Tom che non sia venuta Giovanna”
“Sì, comunque si è divertito lo stesso, mi è sembrato”
“Sì penso proprio che tutti si siano divertiti oggi” commentai io pensando alla giornata passata.
“Tranne Luca…”
Ci guardammo per un attimo in silenzio.
“Sì lo so, sapete come è fatto… non è un tipo molto socievole… però ha fatto del suo meglio ed io lo amo ancora di più!”
“Sì, è un difetto che si può accettare… e poi con tutti quei regali che ti fa, è difficile pensarci”
“Il vestito che ti ha regalato è veramente bello! Ma poi te lo sei provato?”
“Sì, però..” arrossii e abbassai lo sguardo.
“Però cosa?” chiesero insieme le due, curiose.
Riflettei un attimo, poi decisi di raccontargli l’episodio nella camera d’albergo.
“Noo, davvero?”
“Bè, sarebbe anche normale dopo 6 mesi!” esclamò Fabiola.
“Come sarebbe normale? Non è troppo presto?”
“Bè, se c’è l’amore non è mai troppo presto! E a quanto pare… c’è!”
Io non ero molto convinta, però non volevo pensarci più di tanto e quindi cercai di cambiare discorso.
“Comunque… sono curiosa di sapere se si sono veramente divertiti oggi i ragazzi!”

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Capitolo 8
*** otto. ***


Allora, ecco un altro capitolo per voi :) Devo dire che è da qua che inizia veramente a prendere forma la storia! Quindi spero che continuiate a leggerla :)
@Ciry: ti adoro per le tue recensioni :P Tranquilla, che a tempo debito scoprirai tutto. Hai proprio ragione su Dougie, infatti vuole proprio riprendere quello. E grazie ancora per i complimenti *-*
Buona lettura!


***

Dopo aver passato due giornate stupende eravamo pronte per un’altra settimana di studio. Mentre Francesca e Fabiola erano in preda a lamentarsi di quanto avessimo da studiare, io non riuscivo a non pensare ad Luca e a quanto tenessi a lui e questo riusciva a rendermi felice anche al pensiero di molte ore di noia. Soprattutto non potevo non pensare a quello che stava per succedere e continuavo a domandarmi se ero pronta per quel passo.
“Ciao ragazze!” una voce familiare mi distolse dai miei pensieri. Mi girai e vidi Danny. “Sapete dove nascondermi?”
“Perché che succede?”
“Niente, un piccolo scherzetto io e Doug”
“Nel bagno delle ragazze?” suggerì Fabiola.
“Perfetto, sbrighiamoci!”
Corremmo tutti e quattro in bagno e chiudemmo la porta dietro di noi.
“Si può sapere che avete combinato?” chiesi io con una nota d’accusa nella voce.
Ridacchiò. “Praticamente Doug ha messo sulla sedia di quella di francese uno di quei cuscini… sapete… quelli che se ti ci siedi sopra fanno un certo rumore…” iniziò a ridere più forte. Lo guardammo tutte e tre esasperate. “Insomma quando la prof si è seduta… bè… ha fatto quel rumore e noi siamo scoppiati a ridere, solo che ci ha visti e ora ci sta cercando. E quel bastardo di Doug si è nascosto in uno stanzino e mi ha lasciato fuori!”
Lo guardai. Cercai di trattenermi dal ridere anche io, ma mi immaginavo la scena: Dougie che piazzava il cuscino sulla sedia, piano piano, attento a non farsi vedere; la professoressa che si sedeva; loro due che scappavano, ridendo a crepapelle, con quelle facce buffe che avevano poi!; lui che si chiudeva la porta alle spalle, lasciando Dan fuori, il quale lo pregava di farlo entrare, battendo i pugni sulla porta, imprecando, mentre Doug è piegato in un due dalle risate. No, non ce la faccio. Lo so che è una cosa sbagliata ma proprio non riuscii a trattenermi. Così scoppiai a ridere, seguita a ruota dalle altre due.
“Certo che siete proprio i peggio eh?!” commentò Fabiola, asciugandosi le lacrime.
“Scommetto che è stata un’idea di quel deficiente!” esclamò Francesca.
“E di chi se no?” fece Danny, ancora ridendo.
“Spero per voi che non finiate nei guai!”
“No, guarda, sto qui da prima di voi, te la cavi con dei compiti extra” ci spiegò. “Può essere noioso, ma qualche volta ne vale la pena!”
Guardai l’orologio. “Meglio andare, altrimenti arriviamo in ritardo”
“Giusto. Grazie dell’aiuto!”
Così uscimmo; in giro fortunatamente non c’era quasi nessuno. Dopo esserci assicurate che la prof di francese non fosse stata nei paraggi, facemmo segno a Danny di uscire, poi ci dirigemmo verso l’aula di inglese.
Finita la noiosa lezione, raccogliemmo le nostre cose ed uscimmo dall’aula, ma mentre stavamo camminando per andare a mensa, Francesca si bloccò davanti alla bacheca.
“Che succede?” ci girammo verso di lei.
“Niente, stavo leggendo” indicò un foglio, evidentemente appena affisso, sopra gli altri. “Provini per il musical di fine anno”. Mi voltai verso Francesca. “Pensi di partecipare?”
“Perché no? Ci si può provare. Faccio il provino, magari, e… come va, va!”
“Brava, vedrai che ti prenderanno sicuramente!”
Cercò una penna dalla cartella e firmò nella parte inferiore del foglio. Quindi, chiacchierando, entrammo a mensa e ci dirigemmo verso il tavolo di Harry, Tom e Giovanna.
“Giovanna, peccato che tu non sia potuta venire ieri!” esordii rivolta alla ragazza, mentre prendevamo posto al loro tavolo.
“Già, ci siamo divertiti da morire!” aggiunse Fabiola.
“Sì, mi stava giusto raccontando Tom quello che avete fatto. È dispiaciuto tantissimo anche a me. Ma il mio capo non ha voluto sentire ragioni!”
“Peccato. Sarà per la prossima volta!”
Mentre stavamo mangiando, arrivarono Danny e Dougie, quest’ultimo con aria piuttosto irritata.
“Che ti è successo Dougie?” chiese Francesca con aria sfottente. Lui la guardò male per un momento
“Guarda che lo so che sai dello scherzo!”
“Sì, ma sono proprio curiosa di sapere che punizione ti aspetta” disse Francesca soddisfatta.
“Non ho intenzione di dirtelo!”
“La professoressa l’ha costretto a partecipare al musical di fine anno” intervenne Danny, che poggiò una mano sulla spalla del compagno e aggiunse “Guarda il lato positivo! Non dovrai neanche fare i provini!”. Dougie gli diede un pugno sulla spalla “Non c’è niente da scherzare!”
“Lo penso anche io!” esclamò Francesca.
“Che cosa vorresti dire?”
“Che tu scherzi un po’ troppo. E a scherzare troppo col fuoco, prima o poi ci si brucia!”
“A me piace giocare col fuoco. E non ho paura delle conseguenze.”
“Ma a me non sembra che ti faccia molto piacere partecipare al musical…” replicò lei alzando un po’ la voce.
“Forse non mi conosci ancora bene” il tono di voce sempre più alto.
“Bene!” intervenni io cercando di calmare le acque. Loro due piombarono in un silenzio tombale.
“E a te Danny come è andata?”
“Come pensavo. Compiti extra” mi rispose con una scrollata di spalle.
“È sempre così semplice?” chiese Fabiola incredula.
“Sì, più o meno è sempre così”
“Ma noi ci siamo abituati oramai” aggiunse Harry.
“Comunque non penso che voi avrete mai l’occasione di provarlo” ammise Tom.
“Sì, non credo che queste belle e brave ragazze farebbero mai niente di male” fece Harry e mi accorsi che, alla fine, i suoi occhi si posarono su Fabiola, la quale però non ci fece caso.
“I complimenti sono il tuo forte!” Fabiola gli sorrise.
“Bè, è difficile non farveli!” riconobbe Danny, che evitò dapprima il nostro sguardo, ma poi mi guardò e mi sorrise, facendomi battere involontariamente il cuore. Ricambiai il sorriso imbarazzata, mentre sentii Fabiola dire: “Senti Harry, ti ho visto suonare la batteria e sono rimasta stupita. Mi piacerebbe tanto imparare a suonarla. Non è che mi daresti qualche lezione? Chiaramente ti pagherei…”
“Ma stai scherzando? Lo faccio con piacere! Non ti prenderei neanche un penny!”
“Bene, allora magari dopo ci mettiamo d’accordo bene con calma”. Lui fece un cenno di assenso.
“Harry, stai attento, che ti potrebbe sfasciare la batteria, tienila d’occhio!” scherzai. Fabiola, di risposta, mi diede una spinta ridendo. Ripresi a mangiare, ma il mio sguardo cadde su una ragazza dal volto familiare che si stava avvicinando al nostro tavolo: Amber. *Non so perché ma quella ragazza non mi sta per niente simpatica*. Danny la vide “Oh no! Eccola di nuovo! Voi non lo sapete ma è tutto il giorno che mi sta cercando… mi vuole convincere ad andare alla festa organizzata da Eric”
“Ciao Danniuccio!” salutò Amber scoccandogli un bacio sulla guancia “Allora, hai deciso se vieni alla festa?” gli chiese accarezzandogli i capelli. Improvvisamente dentro di me salì una rabbia inaspettata che subito repressi.
“Non lo so, ci devo riflettere” rispose lui vagamente.
“E daiiiiiii, vieni! E dai e dai e dai e dai!”
Lui a bassa voce e supplicante ci chiese “Verreste anche voi?” Noi ci guardammo un attimo e poi insieme annuimmo. “Grazie” ci sussurrò; poi si voltò verso Amber per confermare la sua presenza; lei di tutta risposta lo baciò con slancio sulla bocca ed io, per non vedere la scena altamente fastidiosa, feci volontariamente cadere la forchetta. Appena Amber se ne andò, ci alzammo per andare in cortile, dove passammo gli ultimi minuti della ricreazione tra risate da una parte e silenzi dall’altra. Mentre finalmente Dougie ci degnava della sua presenza, Francesca continuava a rimanere sulle sue. Dopo aver mantenuto il silenzio per più di un quarto d’ora, ci chiese: “Allora, questa festa? Danny, io vengo sicuro!”
“Non avevo dubbi, per te ogni festa è un’occasione per rimorchiare minimo 5 ragazze!”
“Mi do da fare” rispose Dougie sornione.
“Sì, mentre noi di solito ci sorbiamo tutte quelle che ti cercano dopo che ti sei divertito con loro e le hai lasciate ad aspettarti da qualche parte” ci informò Harry un po’ scocciato.
“Però forse se verrete pure voi ci divertiremo sicuramente di più… perché venite, no?” ci domandò Danny implorante.
“A me piacerebbe veramente venire, ma devo sentire i miei… e penso che la stessa cosa valga per Fabi e Fra…”
“Sì, io devo chiederglielo… però penso che mi ci mandino” affermò Fabiola con un cenno d’assenso.
“Ora che ci penso… ma la festa è a tema? Stile O.C.?”
“Sì, la regola è vestirsi di bianco” ci spiegò Harry.
“E dove lo troviamo un vestito bianco?” chiese Fabiola in preda al panico.
“Non vi preoccupate” fece Tom per rassicurarci.
“Ho scoperto un negozio molto carino con prezzi accessibili a Covent Garden. Magari uno di questi giorni possiamo farci un salto!” propose Giovanna con un sorriso.
“Perfetto! Vi facciamo sapere se veniamo e poi nel caso ci andiamo tutte insieme”
“Ma a te non serve un vestito nuovo” intervenne Danny, voltandosi verso di me. “Hai quello che ti ha regalato il tuo ragazzo”
“Ah si, quello con cui stavi per…” interruppi appena in tempo Fabiola con una gomitata e la guardai con istinto omicida.
“Stavi per…” ammiccò Dougie.
“Niente! Comunque quel vestito è solo per le occasioni speciali con Luca”
“Molto speciali!” Fabiola mi fece l’occhiolino.
“OK! Chiudiamo questo discorso!” sentendo lo sguardi tutti su di me. “Quindi mi serve il vestito e vengo con voi”
“A me non serve. Io non vengo” annunciò Francesca tutto d’un tratto.
“Cosa? Perché non dovresti venire?” la guardai incredula.
“Non mi va… non mi va di passare una serata con quell’essere nei paraggi” accennando a Dougie, il quale si alzò improvvisamente come una furia dalla panchina dove era seduto, e puntò un dito contro di lei.
“Tu!” mi spaventai un pochino. “Non ti preoccupare, non passerei la serata con te neanche se fossi l’ultima ragazza rimasta sulla terra!”
Detto questo prese e se ne andò verso l’entrata.
 
 
***
FABIOLA’S POV
 
Ore 16.00. Driiiinn: è il citofono; capisco subito che è arrivato Harry a prendermi per andare a casa sua per insegnarmi a suonare la batteria come avevamo programmato; in fretta scendo le scale provando a scivolare sul corrimano, ma naturalmente non poteva andare peggio: cado goffamente; rimango spiaccicata per terra e non riesco più ad alzarmi… forse per il botto, essendo (non so come) la porta aperta,  Harry entra preoccupato e quando mi vede ferma immobile a terra come una zanzara spiaccicata, capisco che vorrebbe buttarsi anche lui a terra, ma dalle risate; ma per essere gentile mi da una mano ad alzarmi: “va tutto bene?” mi chiede mostrandosi molto preoccupato “sì, non ti preoccupare; non mi sono fatta niente” dico io trattenendo visibilmente il dolore. Mi prende per un fianco per aiutarmi a camminare e io rimango allibita; improvvisamente vengo travolta da un dejà vu (o meglio dato che siamo in Inghilterra da un FlashBack): mi rivedo a parlare con Giulia e Francesca quel lunedì sera e mi soffermo al punto in cui Francesca mi dice: “Ah, Fabi, comunque la nostra Giulietta non era l’unica che faceva un certo gioco di sguardi oggi. Anche il nostro Harry non riusciva a staccarti gli occhi di dosso”… e poi … “Secondo me quando gli hai detto che ti sarebbe piaciuto imparare a suonare la batteria moriva dalla voglia di dirti che te l’avrebbe volentieri insegnata lui.” Ma cerco di non pensarci autoconvincendomi che non possa essere così. Usciamo quindi di casa e mi ritrovo davanti ad una Vespa giallo canarino. Non riuscendo a trattenermi, come prima gentilmente aveva fatto lui, scoppio in una sonora risata finché, quando mi riprendo, alzo lo sguardo e vedo Harry dubbioso e, capendo di non essere stata molto educata, me ne esco col dire: “scusa ma stavo pensando a come sei riuscito a non ridere vedendomi in quelle condizioni lì per terra!!!”
“Si si  questa la racconti a qualcun altro, l’ho capito che stavi ridendo per la vespa! comunque ti puoi tranquillizzare, questa non è la mia, è di Tom; purtroppo la mia si è fermata davanti casa!!” mi dice frettolosamente Harry che nello stesso tempo mi stava mettendo il casco.
Salita sulla Vespa mi urla: “reggiti forte che si parte!!”…perché urla così tanto? 3 ipotesi: 1) suona la batteria e, per il troppo rumore, sta diventando sordo 2) ha il casco e non capisce che sta urlando 3) crede che la mia caduta mi abbia provocato una qualche forma di sordità… o forse gli andava soltanto di urlare.
Comunque non faccio in tempo ad aggrapparmi a lui che siamo già partiti a tutta velocità (con la vespa!?) ed in pochi istanti siamo arrivati davanti casa sua .
*Mmmm niente male come casa i genitori avranno un sacco di soldi!* penso tra me e me guardando la facciata dell’abitazione.
Giunti davanti la porta, Harry si gira di scatto verso di me puntandomi le sue bacchette da batterista (esattamente non so da dove le abbia tirate fuori) e mi dice: “ sei pronta per scatenarti in un pomeriggio di puro rock?”
“Siiii!!! Non vedo l’ora !” gli urlo contro (mi ha contagiato!!).
“ok! allora ti cedo le mie bacchette ma per un solo pomeriggio! ti premetto che quelle bacchette mi sono molto care e non le ho mai fatte toccare a nessuno..”
Apre la porta e mi conduce nella sua camera dove si trovano tutti i suoi strumenti e mentre attraverso il salone, mi accorgo che la casa è troppo silenziosa. Cosi esordisco chiedendogli: “Harry, ma i tuoi non ci sono?”
“No, sono fuori città. tornano questo week end”
All’improvviso rivengo fulminata dalle parole di Francesca ma proseguo il mio pomeriggio da batterista senza rifletterci più di tanto. Entrando nella sua stanza la prima cosa che mi colpisce sono i centinaia di poster appesi sulle pareti raffiguranti i blink 182; saranno la sua band preferita, penso.
“allora, che fai lì impalata? Abbiamo solo un pomeriggio e ti devo insegnare almeno le basi per diventare una buona batterista!” afferma sorridendo.
“ Beh! Non credo di poter arrivare a tanto” esclamo malinconicamente.
“ a nulla c’è un limite! il mio motto è Live Fast Die Fun “vivere la vita a fondo e morire felici!”
“ wow! C’è un filosofo tra noi!!” esclamo ridendo
“ dai ora non perdiamo tempo; siediti alla batteria così iniziamo subito”
Quindi mi vado a sedere nella postazione da batterista e noto che sono presenti oggetti che non avevo mai visto.
“Allora, sai  più o meno com’è formata la batteria?”
Io lo guardo con la faccia da punto interrogativo e gli dico “Beh! So che queste che tengo in mano sono le bacchette e che questi si chiamano piatti” indicando i due dischi d’acciaio rialzati.
“ ho capito, dovrò iniziare dall’ABC con te!” mi dice sorridendo
Perciò inizia a descrivermi la batteria dicendomi che è formata dalla grancassa, che viene suonata tramite un pedale posto affianco e da 4 piccole percussioni.
Dopo avermi descritto tutta la struttura mi dice “ A questo punto il segreto del vero batterista è di cercare di sincronizzare il movimento delle braccia e per fare questo c’è bisogno di molto esercizio. Ed ora vediamo come te la cavi come tua prima volta!”.
Inizio così a sbattere le bacchette sui tamburi e i piatti ma faccio solo un gran fracasso. Così all’improvviso mi sento prendere le mani da Harry e prova a guidarmi così da iniziare a sentire il ritmo di 5 colours .
La mia lezione continua in questo modo finchè non si fanno le 17.30.
“ Che dici ti va un gelato per staccare?” mi chiede
“Si, molto volentieri !”
“ Allora lo andiamo a prendere a Covent Garden… pensa che conosco una gelateria gestita da italiani che fa il gelato più buono di Londra!”
Arriviamo velocemente alla gelateria e ci gustiamo il nostro gelato su una panchina vicino alla rappresentativa statua della ballerina.
Questo piccolo break lo passiamo a parlare un po’ di noi e scopriamo molte cose l’uno dell’altro: mi rivela, infatti, di avere 5 piercing e che gli piacciono gli spaghetti e il succo di mela. Finito il gelato ritorniamo subito a casa sua per riprendere le lezioni e dopo molti tentativi riesco finalmente a suonare decentemente un piccolo pezzo della canzone. Il tempo passa in fretta e ci divertiamo molto senza accorgerci che si era fatto tardi. Così lui decide di accompagnarmi a casa. Appena entrata in casa non faccio in tempo a togliermi il giubbotto che mi chiamano Giulia e Francesca per chiedermi com’era andata la giornata.

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Capitolo 9
*** nove. ***


“E dai Fraa! Ma che ti frega?! Vieni e ti diverti!”
“Sì, è la nostra prima festa in Inghilterra, lo vuoi capire che è importante stare tutte e tre insieme?”.
Era mercoledì e ancora non eravamo riuscite a convincere Francesca a venire con noi. Quando si impuntava su una cosa era proprio difficile farle cambiare idea!
“Senti, se non vieni tu non andiamo neanche noi!”
“No, voi andate, so che vi va molto!”
“O tutte e tre o nessuna!”
“E che siamo, i tre moschettieri?” fece Francesca ironizzando. Noi la guardammo serie, facendole capire che non era il momento di scherzare; ricambiò lo sguardo pensierosa e poi dopo qualche secondo di silenzio, prese un bel respiro e annunciò: “E va bene! Ma lo faccio solo per voi!”
Noi raggianti corremmo ad abbracciarla.
“A questo punto mancano solo i vestiti”. Così chiamammo Giovanna e ci facemmo spiegare dove si trovava il negozio di cui parlava; ci segnammo l’indirizzo e partimmo alla volta di Covent Garden.
“Giovanna ha proprio ragione! Guardate questi vestiti! Sono veramente stupendi!” commentai io rimanendo a bocca aperta, dopo essermi guardata in giro.
“E i prezzi non sono nemmeno tanto alti” aggiunse Fabiola tenendo un cartellino di un vestito in mano. In un secondo ci infilammo nel camerino ognuna con una dozzina di vestiti: lunghi, corti, con paillette, scollati, sexy… “Oddio, mi piacciono tutti… non saprei proprio che scegliere…” ammise Francesca disperata.
Incerte, li ripassammo in rassegna uno ad uno, provandoli e riprovandoli, fino a che, dopo circa un’ora, riuscimmo a sceglierne tre. Erano perfetti! Soddisfatte, pagammo ed uscimmo dal negozio, chiacchierando allegre e pensando al giorno della festa, a quando li avremmo indossati.
E due giorni passarono in fretta: arrivò il tanto atteso venerdì e tutte elettrizzate, a scuola non riuscivamo a parlare di altro che della serata incombente.
“Ma si, che mi frega, stasera mi divertirò sicuramente! Non è certo per colpa di quell’essere che non posso andare ad una festa e divertirmi!”
“Sì, infatti. Poi basta che ci stai lontano!”
“Sono troppo eccitata! Chissà se sono proprio come nei film!”
“Che cosa?” chiese Fabiola interrogativa.
“Come che cosa? Le feste!” dissi io rassegnata. “Certo che non capisci mai!” ridacchiai.
Lei mi fece una pernacchia e noi cominciammo a punzecchiarla, ridendo. In quel momento dal corridoio spuntarono i ragazzi che si diressero verso di noi, ma, in quel momento, intravedemmo Dougie scuotere la testa e la mano per poi staccarsi dal gruppo e andarsene dalla parte opposta. Gli altri tre, dopo essersi guardati per un secondo, sospirarono e ci raggiunsero.
“Ehi ciao!”
“Ma Dougie?” domandò Fabiola.
Loro tre si scambiarono un’occhiata. “Ehm… aveva da fare!” esordì Harry imbarazzato.
Notai che Francesca si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Io scossi la testa. “Scommetto che era una cosa di vitale importanza!”
“Ovviamente!”
“Allora, pronte per stasera?” intervenne Danny con un sorriso, cercando di cambiare discorso.
“Prontissime!”
“Non vediamo l’ora!”
“Vedrete che vi divertirete da morire!” assicurò Tom.
“Già, le feste di Eric di solito sono fantastiche!”
“Bene, perché abbiamo proprio intenzione di spassarcela stasera!” disse Francesca con convinzione.
“Trovato i vestiti?” chiese Danny.
“Sì sì! E proprio nel negozio che ci ha consigliato Giovanna!”
“Lo sapevo… Giovanna ha gusto per queste cose, di lei vi potete fidare” asserì Tom facendoci l’occhiolino.
“Lei l’ha trovato il vestito?” chiesi io curiosa
“Sì, siamo andati insieme a sceglierlo… è bellissimo e poi addosso a lei…” sognante, tirò un sospiro.
“L’amour!” esclamò con un sorriso e sbattendo le ciglia Danny per poi abbracciare l’amico, tentando di baciarlo in bocca.
“Danny la vuoi smettere di prendermi in giro?! Quando avrai capito cosa vuol dire amare qualcuno vedrai che parlerai così anche tu!”
“Certo, amico… ne sono sicuro!” rispose Danny ironico.
“Ha ragione Tom!” feci io sorridendo. “L’amore ti cambia. Prendi me e Luca… quando l’ho conosciuto eravamo tutti e due timidissimi e lui mi sembrava tutto tranne che romantico; ma poi si è dimostrato il contrario ed io lo adoro! Sento che con lui potrei arrivare al paradiso!”. Improvvisamente, immaginai involontariamente di essere in un momento di vera intimità col mio ragazzo. Sentii le guance scaldarsi e provai un po’ di vergogna per aver pensato una cosa del genere e mi accorsi di essere arrossita quando Fabiola, alla quale non sfuggiva mai niente, me lo fece notare: “Sei tutta rossa!a che cosa stavi pensando? Al paradiso?” disse sorridendo e sghignazzando. Le diedi uno schiaffo in pieno braccio e la guardai male.
“NON SONO ROSSA! E COMUNQUE NON STAVO PENSANDO NIENTE DI CHE!” urlai furente e imbarazzata.
“Se lo dici tu…”  Francesca sorrise e guardò complice Fabiola.
“Non ti ci mettere anche tu!”
“Che ho detto?” fece lei ridendo.
“Quanto vi volete bene!”intervenne Harry sorridendo.
“Sì, è proprio in questi momenti che viene fuori la nostra vera amicizia!”
“Simpatica!”. Ridemmo tutti insieme mentre la campanella suonò e un’altra ora di filosofia ci aspettava.
Dopo scuola andammo tutte a casa di Fabiola dove avevamo lasciato i nostri vestiti e cominciammo a prepararci. Doccia, capelli, trucco, vestito, accessori, scarpe e finalmente eravamo pronte per la festa. Così all’orario prestabilito uscimmo di casa e ci facemmo accompagnare dalla madre di Fabiola.
Arrivate alla villa, trovammo Tom, Harry, Danny e Giovanna ad aspettarci.
“Siete un incanto!” fece la ragazza ammirando i nostri vestiti.
“Grazie, ma è tutto merito tuo! Se non fosse stato per te, non so proprio come avremmo fatto!”
“E brava la mia Gì!” Tom la guardò con un sorriso dolce per poi baciarla.
“Eccomi qua!” Dougie arrivò, dopo aver chiacchierato o molto probabilmente flirtato con una ragazza bionda. Ci salutò, poi si avvicinò a Francesca, la guardò e le disse qualcosa che non riuscii a cogliere, ma che forse la irritò, perché subito dopo ci prese sottobraccio spingendoci ad entrare. Rimasi a bocca aperta quando scoprii l’immensità della villa e soprattutto la folla che la riempiva. “Wow, ma è fantastico!” commentai raggiante. La gente si affollava tra la zona bar e quella ballo; altri chiacchieravano qua e là; altri ancora facevano su e giù dalle scale. *È proprio come nei film!*. Ci buttammo subito nella mischia, scambiandoci commenti eccitati cercando di sovrastare il rumore della musica assordante. Urlando dicemmo a Francesca quello che volevamo da bere ed in un attimo lei sparì tra la folla, mentre noi e i ragazzi ci sedemmo su un divanetto stranamente ancora libero. Dopo qualche minuto ritornò districandosi tra la gente e mi passò la coca cola mentre l’altra birra la porse a Fabiola. La sera passò velocemente, e tra balli di gruppo e musica house ci scatetammo tutta la serata. Ancora ridendo ci buttammo sul primo divanetto libero e io mi fiondai sul mio bicchiere di coca cola, perché ero molto assetata. Francesca, dopo aver bevuto qualche sorso di birra, si rialzò e i guardò: “Dai ritorniamo in pistaaa!!”
Tutti ci gurammo a guardarla, sgranando gli occhi. “Ma sei matta?”
“E dai, scateniamoci!”
“Noooo” dicemmo tutti in coro, scuotendo la testa.
“Allora vado da sola!” e sparì subito dopo.
I ragazzi ci guardavano perplessi. Io scossi le spalle e ripresi a chiacchierare, ogni tanto lanciando un’occhiata alla pista.
Dopo circa una mezz’oretta, eravamo rimasti solo io, Fabiola, Danny e Harry. Tom e Giovanna erano di nuovo andati a ballare, mentre Francesca non si era più vista. *Ma chissà dove cavolo è!*. Mi volto per chiederlo a Fabiola, quando vidi che Harry la stava guardando intensamente, e lei, probabilmente accortasi delle attenzioni del ragazzo, imbarazzata, stava fissando la bottiglia di fronte a lei.
“Andiamo a ballare?” le chiese ad un tratto. Lei mi guardò e spalancò gli occhi sorpresa. Io sottovoce le dissi “Vai, vai!” e lei con un mezzo sorriso si alzò e si diresse verso la pista con lui. Sorrisi tra me. *Eh, c’è proprio feeling tra i due. Sono una bella coppia in fondo però!*. Dopo qualche attimo di esitazione vidi Fabiola scatenarsi e ridere a crepapelle con il ragazzo. *Mi sento osservata*. Mi girai e notai che Danny stava guardando verso di me. Improvvisamente mi resi conto che eravamo rimasti solo noi due e, non so perché, questa cosa mi agitava un po’. Comunque cercai di sorridere. “E così rimasero in due…”. Lui ricambiò il sorriso e bevve un sorso di birra. Poi me la porse “Vuoi?”
“No, grazie, non mi piace la birra”
“Io non potrei proprio farne a meno! Pensa che u…”. Spalancò gli occhi, guardando alle mie spalle. “Oh, no!”
“Che succede?” chiesi io preoccupata, e mi voltai: Amber si stava avvicinando sorridente a gran velocità, districandosi tra la folla, verso di noi, o più precisamente, verso Danny. Lui, terrorizzato, si voltò verso di me. “Andiamo a ballare!”. Arrossii. *Oddio, ora che faccio? Non mi pare una buona idea*
“Guarda, sono un po’ stanca…”
“Dai, è una festa, domani dormirai tutto il giorno!” Guardò verso Amber che si stava avvicinando inesorabilmente. “Su, ti devo pregare?”. Mi tese la mano. Dopo qualche attimo di esitazione, sorrisi imbarazzata e la afferrai. Quindi ci alzammo e ci avviammo rapidamente verso la pista. Con difficoltà riuscii a girarmi e mi beccai in pieno un’occhiataccia di profondo odio dalla ragazza. In quel momento iniziò una delle mie canzoni preferite: Chasing Cars, che purtroppo era anche una canzone lenta. *Oh, porca miseria! Ma che culo!*. Lui si voltò verso di me e posò le sue mani sui miei fianchi. *Meno male che è buio almeno non vede che sono così rossa!*
“Grazie. E scusa, ma non mi da tregua!”
“Figurati… Ma perché, non ti piace?”
“No, non è che non mi piace… è che un po’ troppo appiccicosa… e poi mi va dietro solo perché stare col chitarrista e cantante di una band la fa essere popolare… non mi piacciono le ragazze così”
 
I don't quite know
How to say
How I feel

Those three words
Are said too much
They're not enough

If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?

 
Continuammo a ballare così, un po’ parlando, ma per la maggior parte del tempo in silenzio; ogni tanto sentivo il suo sguardo su di me, e io non sapevo se ricambiarlo o meno. Mi limitavo a sorridere. La canzone per fortuna finì, e Harry e Fabiola ci raggiunsero.
“Senti, mi stavo preoccupando per Francesca… è da un sacco di tempo che non si fa vedere!”
“Già” le dissi “secondo me è meglio se la andiamo a cercare”. Lei annuì e dopo esserci separate dai ragazzi, cominciammo a girare in lungo e in largo tutta la villa, senza però trovarla.
“Proviamo in bagno” esclamò Fabiola e subito ci dirigemmo nel primo che trovammo: niente. Ne scorgemmo un altro, quindi abbassai la maniglia. Alzai lo sguardo e davanti ai miei occhi si presentò una scena che non mi sarei mai sognata di vedere.
 
***
FRANCESCA’S POV
 
Dopo le tante imprecazioni di Giulia e Fabiola ho deciso finalmente di andare anche io alla festa, promettendomi di stare almeno a 10 metri di distanza dal cretino.
Quel giorno ci saremmo riunite tutte e tre a casa di Fabiola per i preparativi e poi la madre ci avrebbe lasciato davanti la villa in cui si svolgeva la festa in maschera.
Arriviamo verso le 21 e i ragazzi sono già lì ad aspettarci. Danny, Harry e Tom  con Giovanna ci vengono subito incontro per salutarci e farci complimenti, mentre Dougie, intento a fare il cascamorto con una ragazza bionda, se ne frega altamente. *oltre che deficiente, è pure maleducato!* penso io guardandolo furiosa. Poco dopo ci raggiunge e, senza neanche scusarsi, saluta Giulia e Fabiola lasciandomi da parte. Poi mi guarda e mi fa: “che ti è successo?” “cosa intendi?” gli chiedo io “ no, niente” risponde abbassando lo sguardo. Lo guardo incuriosita ma non indago…devo mantenere la promessa che mi sono fatta! Così prendo sotto braccio le mie amiche e mi dirigo all’interno della casa, seguite dagli altri.
In un attimo ci ritroviamo in mezzo alla folla e al frastuono.
“vado a prendere qualcosa da bere, volete qualcosa?” chiedo io cercando di farmi sentire nel casino generale. Dopo avere preso le ordinazioni, mi avvio verso il tavolo delle bevande e prendo una coca cola per Giulia e due birre per me e Fabiola cercando di non farmele cadere addosso nella ressa. Le raggiungo tirando un sospiro di sollievo non vedendo Dougie nei paraggi e mi unisco al gruppo intento a chiacchierare.
Arriva il momento di ballare: la musica parte e dopo poco io e Fabiola stiamo scatenandoci cercando di convincere Giulia ad unirsi a noi. Finalmente ci riusciamo e anche Harry e Danny cominciano a ballare con noi. Mi sto divertendo tantissimo e non mi rendo nemmeno conto di aver perso di vista gli altri, quando mi ritrovo inaspettatamente affianco Dougie. Mi si avvicina barcollando e mi posa le mani sui fianchi che io cerco in tutti i modi di allontanare.
“ sai che sei bellissima stasera?” mi fa, e mi accorgo subito che il suo alito puzza di alchool.
“quanto hai bevuto?” gli urlo io cercando di sovrastare la musica.
“ forse un bicchiere di vodka, qualche birra… niente di che” mi risponde sorridente e sicuramente ubriaco.
“ levati! Tu sei ubriaco fradicio!” lo spingo via
“non sono ubriaco! Sono felice! Sono felice di essere qui con te!” ributtandomisi addosso.
“sì, a quante ragazze lo avrai detto stasera? Sei ridicolo!”
“non è vero! Solo tu mi fai stare così!” Non so più se essere arrabbiata o no; so solo che questo casino mi sta facendo diventare matta! Gli prendo la mano e lo porto nel primo bagno vuoto che trovo; chiudo la porta e tiro un sospiro di sollievo per le mie orecchie. Poi lo guardo infuriata
“allora, hai finito di prendermi in giro??” gli grido esasperata.
“non ti sto prendendo in giro! È la verità!”
“ma come, mi avevi detto che non avresti passato una serata con me neanche se fossi stata l’ultima ragazza rimasta sulla terra!”
“l’ho detto sì, ma non lo penso!”
“bè, comunque non mi interessa! Mi hai trattata da schifo per tutti questi giorni e ora non ho intenzione di dare ascolto ad un cretino ubriaco!” esclamo furiosa e vado ad aprire la porta per andarmene ma mi giro appena sento un lamento.
Dougie è piegato in due per terra ed è tutto sudato.  Non sapendo che fare mi avvicino e gli poso una mano sulla spalla: “che hai? Non ti senti bene?” gli chiedo in preda al panico.
Ma non fa in tempo a rispondermi che vomita dappertutto e soprattutto, mi sporca tutto il vestito! Arrabbiata per come sta andando la festa e per come è stato ridotto il vestito, rassegnata, decido di aiutarlo; lo prendo e lo infilo nella doccia; apro l’acqua gelata con il getto verso di lui finchè non vedo che riprende un po’ di colore; poi gli do una mano ad uscire dalla doccia e a sedersi. Prendo un asciugamano e lo asciugo. *ma guarda te! È riuscito a rovinarmi anche questa serata! E mi tocca pure aiutarlo!* penso io scoraggiata.
“ aspetta qui che mi infilo in una camera e vedo se trovo qualcosa da metterti”
Lui, mezzo addormentato, mi fa un cenno di assenso.
Esco dal bagno che ormai aveva preso un odore terribile e salgo le scale verso le camere. Entro in una stanza stranamente non occupata e apro il mobile *deve essere la stanza di Eric!” penso trovando fortunatamente vestiti da ragazzo. Afferro le prime cose che trovo, esco chiudendomi la porta alle spalle, e scendo le scale cercando con lo sguardo qualche faccia conosciuta per chiedergli una mano. Ma non trovo nessuno e sono costretta a fare tutto da sola. Puzzolente, sporca e triste mi avvio verso il bagno dove avevo lasciato Dougie. Entro e lo trovo ronfante.
Adesso che faccio? Non posso mica lasciarlo qui…bè, qualcuno lo troverà…no! Ormai ho fatto 30…facciamo 31* mi avvicino *oddio! Lo devo cambiare io! Ma non posso…magari non vuole...MA CHI SE NE FREGA!* poggio le cose per terra e, ancora un po’ esitante, gli levo la maglietta fradicia scoprendo degli addominali scolpiti che mi fanno arrossire. Gli infilo l’altra e poi gli sbottono i pantaloni cercando di guardare da un’altra parte. Glieli levo sempre più imbarazzata e gli metto quelli di Eric. Poi prendo l’asciugamano e comincio a sfregarlielo sui capelli per asciugarglieli un po’ quando all’improvviso la porta si apre.
“ Francesca! Che…che stai facendo???” Giulia mi guarda sorpresa sicuramente di vedermi lì proprio con lui.
“ grazie al cielo sei qui!” le faccio e l’abbraccio.
“ ti abbiamo cercato dappertutto! Ma che è successo??”
“non puoi immaginare! Praticamente è riuscito a rovinarmi anche questa serata!!” scoppio in lacrime e le racconto tutto; poi mi calmo e, mentre io aspetto in bagno, Giulia e Fabiola cercano i ragazzi per venire a prendere Dougie e portarlo a casa.
“è la prima volta che si ubriaca in questo modo!” mi dice Harry mentre Tom e Danny lo trasportano verso la macchina del padre che li era venuti a prendere.
“sì, è vero, non ha mai fatto così…di solito passa la serata con le ragazze e beve un po’ di birra…” interviene Danny
“Forse gli è successo qualcosa…avrà qualche problema” dice Tom
Poi salutano, entrano tutti nella macchina e se ne vanno.
“almeno a voi come è andata la serata?” chiedo io scoraggiata.
Si guardano complici e poi Fabiola fa: “ mah…non molto bene…la musica non mi piaceva, il cibo era immangiabile…e poi, abbiamo passato tutta la serata a cercarti…”
“davvero?? Scusatemi, non è colpa mia” le abbraccio cercando perdono
“ma scherzi?? Non ti preoccupare!” Dice Giulia stringendomi forte a sé.
“grazie ragazze, comunque lo so che vi siete divertite…si vede dalle facce. Non c’è bisogno di mentire per non farmi stare male” faccio io sorridendole. Ci guardiamo per un momento e poi scoppiamo a ridere. “bè, non posso dire di essermi annoiata comunque…è stata una serata molto movimentata!” ammetto io proprio mentre arriva mio padre con la macchina che è venuto a prenderci per riportarci a casa.
“come è andata la festa ragazze?” chiede curioso.
Noi ci guardiamo sorridendo: “BENISSIMO!” 

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Capitolo 10
*** dieci. ***


Allora allora, scusate il ritardo ma questi giorni sono stati infernali, tra l'università e impegni vari. Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa storia e spero vivamente che vi piaccia.
Chiaramente ringrazio la nostra Ciry che ci recensisce sempre e ci fa sempre tanti complimenti. Già, chissà cosa succederà :P
Volevo avvisarvi che domenica parto e non ci sarò per una settimana, quindi non riuscirò a postare nulla. Ma tranquilli che dalla settimana dopo ci saranno bei capitoletti succosi pronti per voi.
Buona lettura!


***

Dopo la festa andammo a dormire a casa di Francesca, anche se, come al solito, passammo tutta la serata a parlare della serata e ad analizzare le parole di Francesca su quanto era successo e sulle cose che le aveva detto Dougie sotto l’effetto degli alcolici.
Il fine settimana passò e la scuola ricominciò in baleno. Il suono della campanella mi risvegliò dal pisolino durante la lezione di letteratura inglese e, presi i libri, mi diressi verso gli armadietti con le altre; arrivate nel corridoio, vedemmo i ragazzi appostati al muro a parlottare concitati, probabilmente di qualcosa veramente interessante, data l’attenzione di tutti.
“Ciao ragazzi!” esclamò Fabiola interrompendo la loro entusiasmante discussione.
“Di cosa parlavate?” aggiunsi curiosa.
“Ma no niente… cose da uomini!” intervenne Danny, con aria di sufficienza.
“Aaaaah ora capisco, stavate parlando di donne… allora togliamo il disturbo” esclamò Francesca ammiccando.
“Ma che donne! Stavamo dicendo che non vediamo l’ora di vedere la grande partita di domani sera, Inghilterra-Italia!” rispose Harry entusiasta.
“Ah già quasi me ne dimenticavo, anche noi non vediamo l’ora di vederla!” affermai.
“Già infatti è da 2 settimane che ci stressi con il famoso problema esistenziale del: chi tiferai? L’Italia, il tuo paese natale o l’Inghilterra, luogo da sempre dei tuoi sogni?” aggiunse Fabiola, creando una rumorosa risata da parte di tutti.
“Però! non vi facevo così ossessionate dal calcio!” affermò meravigliato Tom
“Ci sono molte cose che ancora non sapete di noi...” rispose Francesca, con un sospiro teatrale.
“Beh allora se è così perché non venite tutti a casa mia per guardarci insieme la partita? Tanto i miei non ci sono” propose Danny.
Tutti accettammo entusiasti. Guardare le partite tutti insieme era decisamente una delle cose più divertenti.
“Perfetto allora tutti a casa mia domani sera alle 7?”
“Io non vengo!” esoridì Tom, con uno sguardo dispiaciuto.
“E perchè?”
“Perché è il compleanno della sorella di Gì e mi hanno invitato alla sua festa e poi, lo sapete, a me non piace molto il calcio... ma non preoccupatevi, divertitevi!” spiegò Tom, facendoci un sorriso incoraggiante.
“Mi dispiace Tom che non ci sarai, e soprattutto che non potrai vedere la realizzazione del mio piano…” ammiccai io, alzando le sopracciglia con fare diabolico.
“Che piano?” chiese Danny curioso.
“Oddio ma è tardissimo, devo scappare alle audizioni per il musical!” esclamò improvvisamente Francesca.
“Aspetta, veniamo con te!” feco io, pronta a seguirla anche per evitare di svelare la mia idea.
“Mi dispiace Fra, io non posso proprio! Mi sono scordata di fare i compiti di filosofia e ce l’abbiamo proprio alla prossima ora!” disse Fabiola con rammarico.
“Non fa niente! Mi starai vicino col cuore” propose Francesca sorridendo.
“Allora in bocca al lupo!” le gridò Fabiola, mentre ci allontanavamo in direzione del teatro.
Martedì arrivò e stranamente le ore a scuola passarono velocemente, forse anche perché eravamo tutte eccitate per la serata con i ragazzi; perciò, dopo esserci ricordati l’orario dell’appuntamento, ci avviammo verso casa mia: avevo bisogno delle mie amiche per attuare il piano che avevo in mente per la partita.
“Allora di cosa si tratta?” domandò curiosa Francesca.
“Sì, dai, diccelo! Ci hai tenuto sulle spine tutto il giorno!” aggiunse Fabiola, esasperata.
“Ok ve lo dico! Allora come sapete bene, io per questa sera non ho ancora scelto chi tifare, perciò… ho deciso che tiferò per tutte e due le squadre!”
“E a cosa ti serviamo noi?” chiese Francesca perplessa.
“Voi mi servite per aiutarmi a dipingermi il viso: bandiera inglese su un lato e bandiera italiana sull’altro!”
“Carina come idea, però ci vorrà un po’ prima che si asciughi la pittura” spiegò Francesca “perciò mettiamoci a lavoro!”
Una volta finito, prendemmo le ultime cose e andammo dritte a casa di Danny, grazie alle indicazioni dateci dal ragazzo. Arrivammo davanti ad una graziosa casa su due piani, non molto grande, con un piccolo giardino nella parte anteriore; accanto alla casa si intravedeva una piccola costruzione che avrebbe potuto essere un garage. Suonammo il campanello, e da dietro la porta spuntò Danny, il quale non fece in tempo a salutarci, che scoppiò a ridere dopo aver visto la mia faccia. Ricevette una bella occhiataccia.
“Ehi non ti facevo così patriottica!” esclamò, ancora con le lacrime agli occhi. Imbarazzata perché ero l’oggetto di tutta la discussione, cercai di cambiare discorso.
“Vero che hai i pop-corn?” chiesi, affamata.
“Oddio, Giulia, ma sei incredibile!” esclamò Fabiola spalancando gli occhi. Danny ridacchiò.
“Mi pare logico! Ho anche da bere! Gli altri si sono già spaparanzati sul divano… venite…”
Dopo aver chiuso la porta, ci fece strada verso sinistra, dove un salottino ben arredato ci si presentò davanti. Doug e Harry alzarono lo sguardo verso di noi.
“Eccole! Ben arrivate!”
Si alzarono per salutarci e, chiaramente, una volta posati gli occhi su di me, anche loro scoppiarono a ridere.
“Oh, ma che volete? Non so per chi tifare…”
“Fantastico!”
“Vabbè…” mi avvai verso il divano e sul tavolino di fronte scorsi ciotole di pop-corn, patatine e… birre! A quintali!
“Ma siete matti, ma quante ne avete prese?”
“Quanto basta…” rispose Dougie, rimettendosi seduto e afferrandone una.
Guardai le altre, che alzarono le spalle, con indifferenza.
“Non hai qualcos’altro?” chiesi a Danny.
“Dovrei avere della coca cola in frigo… vado a vedere” e sparì in cucina, ritornando poco dopo con una bottiglietta.
“Ti è andata bene, è l’ultima!”
“Wow, che culo!” dissi io ironicamente.
Ci accomodammo sul divano, Francesca alla mia sinistra. Danny, dopo aver tirato fuori da un cassetto una mega bandiera inglese, si sedette accanto a me.
“Tanto perdete, siamo troppo forti!” lo sfotté Francesca, tirando fuori dalla borsa una bandiera dell’Italia.
“Non penso proprio!” Harry scosse la testa.
“Chi sono i campioni del mondo?”
“Voi, allora?”
“Appunto! Siamo troppo forti!”
“Ma smettetela” (1)
Tutti si voltarono verso di me, che non avevo ancora detto niente. Io sorrisi “Che volete?”
“Non dici niente?”
“No, sono neutrale!”
Intanto la TV si era già collegata con lo stadio, e stavano trasmettendo le formazioni. E subito ecco gli inni: prima quello dell’Italia e Francesca e Fabiola scattarono in piedi e si posarono la mano sul cuore, con un misto di divertimento e serietà in volto. Fra si voltò verso di me.
“Ma dai, non ti alzi?”
Ci pensai su un momento, poi mi alzai anche io. “Vabbè, li canto tutti e due!”
E cantammo a squarciagola, finendo con il “Sì” e poi ridendo all’espressione dei ragazzi. Ecco l’inno inglese. Quella volta era il turno dei ragazzi alzarsi e cantare; io cantai, ma da seduta. *Magari potrei tifare un po’ di più per l’Italia… boh, non so… vediamo.. com’è difficile scegliere!*
Calcio d’inizio. Le azioni si susseguivano senza sosta, una dopo l’altra; una bellissima partita; molta tensione costernata da nostre esclamazioni del tipo: “Ma dai, quello era fallo!” oppure “L’arbitro ha le fette di prosciutto sugli occhi?” “Rigoreee!!” “Ma come si faa! doveva passarla! Rooney era libero!” e cose del genere. Finita la partita in pareggio (2-2), ormai senza voce, mi isolai un po’ dal gruppo per riprendermi dal gran chiasso e, guardando verso il tavolino davanti al divano, notai che le bottiglie vuote di birre lo avevano occupato completamente tutto ed improvvisamente mi resi conto di una brutta realtà: tutti tranne me e Fabiola stavano bevendo a dismisura; persino Francesca, che era partita da casa con l’idea di non divertirsi, sembrava aver preso il via con la birra e pareva anche che stesse conversando tranquillamente con Dougie, sicuramente sotto l’effetto delle birre!
Scioccata dalla scena, cercai disperatamente con lo sguardo l’unica via di salvezza: Fabiola. Mi sedetti accanto a lei e le chiesi se aveva qualche idea per smuovere la serata e distrarre i ragazzi dalle birre.
“Ehi! Che ne dite di fare un gioco?” propose lei speranzosa.
“Cosa avevi in mente?” chiese Harry mezzo ubriaco.
Ci pensò un attimo e poi si fiondò su Danny, anche lui non molto lucido “Hai Twister? Sai, il gioco…”
“Ti pare che io non abbia Twister?” risposi lui con aria di chi non sapeva quello che stava dicendo. ”Gli inglesi sono famosi giocatori di Twister!” esclamò entusiasta.
Sorprese dall’esclamazione sicuramente poco veritiera, lo seguimmo nello stanzino dove, da uno scaffale impolverato, tirò fuori con qualche difficoltà una scatola molto sporca e, dopo averla pulita, tornammo in salone dove la situazione stava degenerando: Harry  e Francesca si erano sistemati in modo da formare un cerchio con Dougie al centro e stavano giocando a… “La bella lavanderina!”
“Oh santo cielo qui state tutti fuori!” esclamai, scioccata perennemente da quella scena.
“Gli sto insegnando questo gioco divertente” disse Francesca allegramente.
“Dobbiamo fare qualcosa Fabiola!”
“Prima cosa, buttiamo tutte queste bottiglie vuote e mettiamo via quelle piene!”
Una volta liberato e tolto il tavolino, sistemammo per terra il telo di plastica.
“Allora chi vuole fare un torneo di twister?” urlai cercando di attirare l’attenzione di tutti.
“io” “io!” “io…” gridarono gli altri; quindi, una volta posizionati sul divano, ad estrazione ci dividemmo in squadre da 2 : Fabiola e Harry , Danny ed io e Francesca e Dougie.
Iniziò la sfida: “mano destra sul rosso”, “ piede sinistro sul blu”, “mano sinistra sul verde”, “piede destro sul giallo” e la serata continuò così per un’altra ora.
“Allora cosa pensi di fare? Andare avanti a giocare fino a domani mattina?” mi chiese scocciata Fabiola in una posizione tutt’altro che comoda.
“Non so! Almeno così non bevono più!”
Arrivò di nuovo il turno di Francesca e Dougie che quella sera sembravano stranamente molto affiatati; il gioco ricominciò, ma dopo poco si ritrovarono in una posizione particolare: il classico lei sotto e lui sopra. Ma improvvisamente Dougie perse l’equilibrio e cadde esattamente sopra Francesca, ritrovando i proprio volti a soli 5 cm di distanza l’uno dall’altro.
*oh mio dio, dimmi che non sta per succedere ciò che penso!* mi guardai attorno e mentre Danny e Harry si divertivano ad intonare la canzone “without you” dei Divo, mi girai verso Fabiola che guardava scioccata Dougie e Francesca, i qual non sembrano aver intenzione di volersi spostare dalla posizione presa. “Dobbiamo fare qualcosa! Aiutami a tirarli su!” feci io; ci abbassammo e riuscimmo a tirarli su appena in tempo, prima del bacio che sembrava stesse per avvenire.
Dopo averli alzati, li facemmo sedere sul divano e sfinita, mi buttai anche io vicino a loro, mentre Fabiola andava in cucina a prendere un po’ d’acqua; automaticamente guardai l’orologio: “Cazzo! È mezzanotte! Dobbiamo assolutamente tornare a casa!” urlai io. “Cosa?” gridò Fabiola incredula uscendo dalla cucina.
“Dobbiamo andare!” mi alzai e presi le nostre cose ma, appena mi girai, scoprii che Harry e Danny avevano in mano le birre che avevamo nascosto.
“Non c’è proprio speranza!”
“Portiamo via Francesca e facciamo in fretta!”
Cercammo inutilmente di metterle il cappotto.
“Ehi, ma dove state andando ?” chiese Danny.
“Torniamo a casa! È tardi!” spiegai, ma lui neanche mi diede retta.
Afferrammo Francesca per le braccia, ma lei non si reggeva in piedi. Con fatica cercammo di rialzarla ma ogni tentativo era nullo.
“Non ce la faremo mai!”
“Allora perché non restate qui a dormire? Vi offro la mia stanza”
Noi due ci guardammo incerte e sconfortate e alla fine optammo per il sì.
“il problema ora sono i genitori…”
“Ah per me va bene tanto i miei non sono a casa”
Presi il telefono e chiamai i miei, che erano alquanto arrabbiati, ma mi inventai che avrei dormito da Fabiola e li convinsi pienamente.
Mancavano solo i genitori di Francesca. “Non può chiamarli lei!” mi disse Fabiola.
Decidemmo di mandargli un messaggio, sperando che non avrebbero richiamato.
Fortunatamente poco dopo ci risposero per sms. Era fatta. Genitori avvisati. 




(1) Questa storia l'ho scritta quando i campioni eravamo ancora noi :P Quindi prima del 2010 e i nuovi campioni spagnoli.

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Capitolo 11
*** undici. ***


 Allora, sono tornata e ho dei capitoli per voi! :P
Alla nostra Ciry: mi fai morire ahah bah, diciamo che ci andiamo piano. Ma disseminiamo indizi qua e là. Vedrai! Grazie per i tuoi complimenti e perché ci recensisci sempre.
Grazie anche a voi che leggete! Ma che ne dite se mi fate sapere qualcosa? (per esempio se vi fa schifo o meno :P).
Buona lettura!
Love ya <3
***



Tornammo in salone e ritrovammo i ragazzi sdraiati sul divano e per terra a dormire, come se non fosse successo nulla.
Andammo in cerca della camera di Danny e, trovata, facemmo sdraiare Francesca sul letto in modo da farla riposare. Intanto io e Fabiola tornammo giù in salone per mettere a posto e, verso le 2, stanchissime, entrammo nella camera di Danny e ci buttammo anche noi sul letto addormentandoci subito.
Era mattina e mi svegliai con lo stimolo di fare pipì; così mi alzai di malavoglia e mi diressi in bagno, afferrai la maniglia della porta ma questa si aprì prima che potessi fare qualunque cosa e mi ritrovai davanti Danny con addosso solo un asciugamano.
Imbarazzatissima, non riuscii a dire nulla, ci ritrovammo faccia a faccia e, da quanto potevo vedere, anche lui era un po’ imbarazzato ma riuscì almeno a salutarmi.
“Buongiorno!”, mi salutò con un mezzo sorriso; ritornai alla realtà e l’unica cosa che mi saltò in mente era che avevo dei capelli da schifo; iniziai a sistemarli freneticamente e dopo qualche secondo mi accorsi che eravamo ancora l’uno davanti all’altro e non l’avevo ancora salutato.
“Buongiorno a te!”
“Immagino tu debba andare in bagno?”
“Già!” esclamai, sentendo la mia vescica scoppiare.
Entrai di corsa e chiusi la porta alle mie spalle.
*Oddio che figuraccia, ma perché mi deve fare questo effetto? IO AMO LUCA IO AMO LUCA!* per non pensare decisi di sciacquarmi il viso e stranamente non mi scappava più di andare in bagno.
Uscita, tornai in camera per raccontare alle altre la mia super gaffe con Danny.
“Ragazze siete sveglie?”
“Anche se non lo eravamo… ora ci hai svegliate!” esclamò Francesca con una smorfia. “E non urlare.” disse tenendosi la testa fra le mani.
“Allora cosa vuoi?” chiese Fabiola irritata per essersi svegliata.
“Ho  fatto una supergaffe con Danny!”
“E ci hai svegliate per una delle tue SOLITE gaffe?!” Fabiola alzò un po’ la voce.
“Ehi, ti ho detto di non urlare! Ho un terribile mal di testa!”
“Con tutte le birre che hai bevuto ieri sera!”
“Chi? Io? Non mi ricordo proprio niente!”
“Meglio così…” ammisi io ripensando alla sera precedente.
“Perché? Che è successo?” chiese lei spaventata.
“Niente, non ti preoccupare” mentii cercando di essere il più convincente possibile.
“Giulia, ci vuoi raccontare la tua ennesima figuraccia?” intervenne Fabiola cercando di cambiare discorso.
Finito di raccontargli il tutto, mi soffermai sulle loro buffe facce. *Sembrano due sagome, occhi sgranati e bocca aperta*
“Ragazze ci siete?”
Non fecero in tempo a rispondermi, che mi squillò il cellulare. Mi catapultai a prenderlo per non svegliare gli altri.
“Pronto?”
“Ciao amore!”
“Luca! Ma perché mi chiami a quest’ora? È prestissimo!”
“Come prestissimo? Scusa a Londra non siete un ora indietro?”
“Si!”
“Perciò dato che qui sono quasi le dieci meno un quarto…”
“…QUI SONO QUASI LE 9!”
“Esatto”
“oh mio dio ,ma dobbiamo andare a scuola! È tardissimo.. non ci faranno entrare!” esclamo in preda al panico.
“Come devi andare a scuola? Sei ancora a casa?”
“Ehm … si mi sono svegliata tardi!”
“Ah capisco hai fatto baldoria ieri sera eh?”
“Ehm si diciamo così…”
“Vabbè cambiamo discorso! Devo darti una fantastica notizia!”
“Dimmi, dimmi sono troppo curiosa!”
“Ieri sera mentre vagavo per internet ho trovato un volo per Londra…”
“Nooooooo”
“Ho già il biglietto; sarò lì sabato sera. L’arrivo è previsto per le 19.00”
“Oddio non vedo l’ora!”
“Anche io! voglio passare il più bel weekend che abbiamo mai passato, solo soletto con te… perché non ci sarà nemmeno mio padre…”
“Non ci credo! Comunque non farti strane idee…” sorrisi e arrossii.
“Ora devo andare, ci vediamo tra soli 4 giorni… ti amo!”
“Ti amo tanto anch’io”
Riposi il telefono nella mia borsa ed andammo in cucina, dove i ragazzi erano intenti a prepararsi il caffè.
“Buongiorno!” esclamarono insieme.
“Buongiorno? Ma vi rendete conto di che ore sono?”
“No.. ma penso sia presto!” mi rispose Harry.
“No ragazzi ci siamo appena accorte che sono le 8.45!” spiegai frenetica.
Velocemente bevemmo il caffé e, con i vestiti del giorno precedente, corremmo verso la scuola che fortunatamente non era molto distante: dopo 15 minuti, in tempo record, riuscimmo ad arrivare in classe.
Non appena suonò la campanella della ricreazione, cercammo di raggiungere Francesca, la quale si era fiondata davanti la bacheca dove avevano da poco appeso i risultati dei provini per lo spettacolo.
“Allora, come è andata?” domandai appena riuscii a raggiungerla tra la folla.
“Non ci posso credere!” esclamò lei con un sorriso a 58 denti.
“Cosa?” Io e Fabiola ci avvicinammo curiose alla bacheca cercando il suo nome.
“Protagonista femminile! Complimenti! Li devi aver veramente impressionati!” ammise Fabiola esterrefatta.
“Non me lo aspettavo proprio!” confessò Francesca, anche lei veramente stupita. “Sapevo di averci messo molto impegno… e devo dire che ieri ho dato il meglio di me.. .ma non avrei immaginato mai che avrei addirittura ottenuto il personaggio principale!”
“Ieri sei stata bravissima… lo sapevo che sarebbe andata così; quando ti hanno fatto cantare mi stavo per commuovere!” ammisi io teneramente e subito Francesca mi abbracciò affettuosamente.
“Avrei voluto assistere alla tua audizione!” fece Fabiola un po’ dispiaciuta.
“Ti sei persa l’esibizione di una star! Per fare filosofia!” scherzò Francesca e tutte ridemmo e ci abbracciammo.
“Di che parla il musical?” chiese curiosa Fabiola.
“Da quello che ho letto dalla trama, è ambientata in un liceo e racconta la storia di un ragazzo e una ragazza che dapprima si odiano perché appartengono a due classi sociali diverse, ma poi si innamorano e alla fine…”
“Alla fine?” domandai io curiosa.
“Alla fine il ragazzo muore… viene ucciso da un ragazzo ricco a cui piace lei ma che odia chi non ha i soldi per comprarsi una Bmw!”
“Avvincente! E quindi avrai due contendenti! E chi sarebbero i fortunati?”
“Non mi avete dato il tempo di controllare… aspetta che guardo”. Si avvicinò nuovamente alla bacheca ma poco dopo la vidi sbiancare.
“Che succede?” chiedemmo preoccupate. Lei cercò di dire qualcosa ma non le uscivano le parole di bocca; riuscì solo ad indicare verso il foglio degli attori per cui ci sbrigammo a dare un’occhiata al foglio indicato.
“Dougie sarebbe il ragazzo di cui ti innamorerai?” io e Fabiola ci guardammo per un attimo e poi scoppiammo a ridere. Lei ci guardò infuriata e borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi girarsi e andarsene.
“E ora dove va? Non se la sarà presa, vero?” chiese Fabiola.
“No, dai… e poi è stato più forte di me… non riuscivo a trattenermi dal ridere: mi è venuta in mente la scena di ieri…”
“Anche a me! Pensa se si fosse ricordata di quello che stava per fare! E neanche a farlo apposta ora devono anche fingere di essere innamorati…”
“Glielo dovremmo dire?”
“Di ieri? È meglio di no… non so come potrebbe reagire; teniamolo per noi”
“Bene. Comunque, a quanto pare sabato verrà Luca…”
“Sì, e sono veramente felice! È un inferno senza di lui… non faccio altro che pensarlo!”
“Sì, magari in un menage à trois con Danny…” esclamò Fabiola scherzando.
“Ma che dici! Che c’entra Danny?” risposi io un po’ irritata.
“Niente… è che ho una certa impressione…” Non feci in tempo ad aprire bocca che la campanella suonò nuovamente e ritornammo in classe dove trovammo Francesca già seduta.
“Ma dove eri finita? Sei arrabbiata con noi?”
“No! Sono solo andata a chiarire alcuni punti con una certa persona” ci informò; curiosa le stavo per chiedere a chi si riferiva, ma proprio in quel momento entrò la professoressa di francese che cominciò a spiegare, ma io non provai nemmeno ad ascoltarla, presa soltanto dai miei pensieri: Luca sarebbe venuto 4 giorni dopo e finalmente avremmo potuto passare del tempo da soli. 

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Capitolo 12
*** dodici. ***


Mi scuso personalmente con Ciry che so quanto odia Luca.. ma purtroppo doveva avvenire :P
Abbiate fede!
<3  
***


Finalmente dopo due settimane di attesa, quel giorno avrei rivisto Luca. Dall’ultima volta in cui ci eravamo visti avevo riflettuto molto su quello che volevo veramente dalla nostra relazione ma senza arrivare a conclusioni; mi ero riempita solamente di dubbi. Sapevo soltanto che non vedevo l’ora di rivederlo e di stringerlo forte a me. Non avevo mai provato una sensazione così forte di vuoto; senza di lui mi sentivo come se mancasse una parte di me e avevo un bisogno di ricongiungerla subito.
Così mi svegliai presto aspettando con ansia e agitatissima le 19, l’ora in cui sarebbe arrivato il mio amore. La giornata sembrava non passare.  Intanto mi preparai accuratamente, concedendo un po’ più di tempo al trucco e ai capelli, indossai il vestito che mi aveva regalato lui due settimane prima e verso le 18.30 uscii di casa per prendere la metro. Dopo circa 20 minuti mi trovai all’aeroporto; entrai e guardai gli orari degli arrivi: Rome – 19.00. Guardai l’orologio e mi resi conto di essere un po’ in anticipo, ma ero così agitata che non mi accorsi nemmeno che il tempo passa in fretta: le 19.10! Mi sembrava passato solo un minuto! Mi guardai in giro cercandolo impazientemente e dopo poco vidi due occhi azzurri risplendere nell’ambiente. Lanciai un urlo, spalancai la bocca in un grosso sorriso e cominciai a correre come una pazza verso di lui che ancora non mi aveva visto. 
“Luca!”, lui si voltò verso di me e non fece in tempo a buttare per terra le valige che io gli ero già in braccio. Lui sorrise, mi scansò i capelli e mi baciò facendomi quasi uscire lacrime di gioia. “Sei bellissima!” mi disse, guardando anche il vestito. “Non vedevo l’ora di vederti!” gli confessai. “ Mi sei mancato come non mai! Sono state due settimane durissime, sono stata malissi…” non riuscii a finire la frase che le sue labbra si posarono nuovamente sulle mie ma adesso con più passione, come non aveva mai fatto; poi si allontanò lentamente e mi guardò sorridendo teneramente “Anche tu mi sei mancata tantissimo! Non ho fatto che pensarti per tutto questo tempo immaginandoti sempre vicino a me…” lo accarezzai sulle guance arrossate “Ma ora non mi devi più immaginare, sono qui… siamo qui” lo baciai di nuovo e poi afferrai una valigia con una mano e con l’altra strisi la sua e partimmo  alla volta del suo albergo, stavolta con la metro. Arrivammo davanti allo stesso hotel della volta precedente e, dopo aver preso la chiave alla reception, ci dirigemmo verso la camera proprio come l’altra volta. Improvvisamente mi resi conto che c’era qualcosa di diverso: il padre non era venuto! Eravamo io e lui da soli e, se avessimo voluto fare qualcosa, qualunque cosa, nessuno sarebbe entrato e ci avrebbe preso alla sprovvista. Ma scansai frettolosamente questo pensiero convincendomi che non sarebbe potuto succedere niente. Entrammo nella stanza che, come sempre, mi lasciò a bocca aperta.
“Allora, cosa vogliamo fare?” chiesi io dopo aver riposto le valige al loro posto.
Luca mi guardò maliziosamente alzando un sopracciglio e avvicinandosi sempre di più a me.
“Ancora? Ma allora sei fissato” gli feci io divincolandomi e scappando per farmi acchiappare. Aprii la porta e corsi per tutto il corridoio, poi le scale, scesi, salii e lui sempre dietro di me. Ripercorsi il corridoio e mi infilai di nuovo in stanza e stremata, come se avessi corso km e km, mi buttai sul letto seguita a ruota da lui che mi si mise affianco. Ci guardammo ancora con il fiatone e poi scoppiammo a ridere. Ad un tratto diventò serio e mi fissò intensamente; mi avvolse dolcemente con le sue braccia e, salendo piano sopra di me, cominciò a baciarmi sempre più appassionatamente. Lentamente, infilò una mano sotto il vestito facendomi rabbrividire e mi slacciò il reggiseno. Mi lasciai togliere l’abito, rimanendo in slip e poi lo guardai, dapprima imbarazzata, ma poi, decisa e sicura di me, gli sorrisi e tolsi a mia volta la sua maglietta. E di nuovo baci, carezze; si levò anche i pantaloni, rimanendo in boxer e mi baciò dolcemente la bocca, il collo, le braccia, il seno, la pancia. Rimanemmo poi, per la prima volta, nudi l’uno sull’altra ed io non pensavo più a niente. Mi lasciai solamente trasportare da lui in un luogo magico, il nostro luogo magico e mi piaceva, mi piaceva tanto. Luca si impossessò di me e mi abbracciò con decisione. Io lo baciai e lo strinsi forte a me, lo accarezzai, fino a raggiungere il piacere più intenso. “Ti amo”, dicemmo involontariamente insieme e le due parole risuonarono nella stanza all’unisono come noi due in questo momento: una cosa sola. Sorrisi e lo abbracciai con tutto l’amore che avevo. Poi mi alzai e, rendendomi conto di essere nuda, afferrai frettolosamente il vestito per coprirmi, non riuscendo comunque a togliermi il sorriso dalla bocca. Lo vidi lì, sdraiato sul letto senza vestiti, ed ero felice. Ero felice di aver condiviso quel momento proprio con lui e rimasi lì in piedi a fissarlo affettuosamente. “Perché mi fissi?” mi chiedi divertito mentre, ancora sudato e un po’ imbarazzato, cercava qualcosa per coprirsi anche lui.
“Perché ti amo e non voglio scordarmi niente di questo momento” mi riavvicinai a lui baciandolo nuovamente e poi andai in bagno per farmi una doccia ripensando a tutto quello che era successo. *La mia prima volta… con lui, proprio con lui… ma è ciò che volevo! Lo amo così tanto…*.
Uscii dal bagno profumata e appena lo vidi diventai tutta rossa. Ci guardammo per un secondo, ma non resistemmo e scoppiammo a ridere e lo abbracciai forte. “Senti, io avrei un certo languorino” dissi io.
“Che ne dici di mangiare qui in camera?” propose lui.
“Benissimo!”. Ci facemmo portare qualcosa in stanza e parlammo, ridemmo, scherzammo, giocammo e ci baciammo. Le ore passavano e noi ci lascammo riprendere dalla passione e poi, senza rendercene conto, ci addormentammo abbracciati in un’unione perfetta.
La mattina dopo mi svegliai tranquillamente e andai in bagno come facevo ogni mattina; tornai poi verso il letto ma… ehi, aspetta…c’era qualcosa che non andava! *Dove sono? E che ci fa Luca qua?*
Riflettei un attimo…*Oh cazzo!* 

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Capitolo 13
*** tredici. ***


*O mio dio… o mio dio… non ci posso credere… non è vero… non PUÒ essere vero*. Presi di corsa il vestito e me lo infiali, evidentemente facendo molto rumore, perché Luca si svegliò di soprassalto.
“Ma cosa…?”
“Luca, ho dormito qui! E neanche ho avvertito mia madre! Oddio ora che faccio?” afferrai il cellulare, ma mi cascò per terra. “Merda!”. Accesi la schermata: 20 chiamate senza risposta, tutte da parte di mia madre.
“Ok, Giulia, adesso calmati…”
“Calmarmi, come faccio a calmarmi?”
“Oi” mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi. “Sta calma! Ora troviamo una soluzione… e poi dai, capirà…”
“Non ne sono poi così sicura” ma al solo guardarlo negli occhi, mi sentiii già avvolta da una sensazione di sicurezza, come solo lui mi sapeva dare. Lo abbracciai e sospirai.
“Ok, ora devo andare di corsa a casa… devo spiegarle tutto con calma…”
Luca annuì, quindi, dopo essersi infilato i jeans e la t-shirt, decise di accompagnarmi; in qualche minuto arrivammo davanti casa. Mi fermai a guardarla, cercando il coraggio di entrare.
“Senti, entro io tu resta qui..”
“Va bene…”
Mi girai per entrare, quando lui mi prese per un braccio e mi portò verso di sé, per poi baciarmi dolcemente. Poi, dopo avermi accarezzato una guancia, mi disse: “Sta tranquilla…”. Io gli sorrisi.
“Ti amo”
“Anche io… non sai quanto!”e lo baciai di nuovo. Poi entrai con le chiavi. Mia madre era seduta sul divano e, appena messo piede sulla soglia, si girò verso di me: era livida.
“Mamma…”
“No, mamma un corno! Ma come ti è venuto in mente? Eravamo preoccupatissimi! Non rispondevi al cellulare, non sapevamo dov’eri…”
“Mi dispiace, non era mia intenzione, mi sono addormentata…”
“E dove di preciso?”
*Ecco. Vai Giulia, è arrivato il momento. Prendi un bel respiro e diglielo.*
“Ero in… albergo. Con Luca.”
La osservai, aspettando in silenzio la sua reazione. Lei spalancò gli occhi.
“Oddio mi sento male” disse sedendosi sul divano.
“Senti, il fatto è che sono andata a prenderlo all’aeroporto, e poi l’ho accompagnato in albergo a posare le valigie, solo che… poi… ecco…” imbarazzata, cercando di trovare le parole adatte; mia madre alzò una mano per fermarmi.
“Risparmiami i dettagli…”
“Ehm… bè, insomma, poi abbiamo cenato lì e dopo… ci siamo addormentati. Non l’ho fatto apposta…è successo…”
La guardai dubbiosa. Mi stava ancora fissando, ma sembrava meno arrabbiata.
“Mamma, dì qualcosa…”
Lei prese un respiro, poi scosse la testa e venne verso di me, per abbracciarmi.
“Come sei cresciuta in fretta…”
La strinsi forte anche io, tirando un sospiro di sollievo. Ero contenta di averglielo detto, mi sentivo meglio.
“Mamma, sono veramente felice che sia successo con Luca, lo amo più di quanto tu possa immaginare…”
“L’importante è questo… ma la prossima volta cerca di non addormentarti, mi hai fatto morire!”
“Lo prometto… mi dispiace…”
Mi guardò sorridendo dolcemente. Poi scoppiò a ridere.
“Perché ridi?”
Cercando di prendere fiato riuscì a dire: “No, niente… mi sto immaginando la faccia di tuo padre quando glielo dirò…”
Cominciai a ridere anche io “Come minimo gli prende un infarto”. E continuammo a ridere così per un po’, e la tensione si sciolse del tutto.
“Luca dov’è?” mi chiese, dopo essersi ripresa.
“È qua fuori, mi sta aspettando…”
“Vuoi farlo entrare?”
“Ehm…” la guardai “non mi pare il caso… è meglio che vada…” le sorrisi un po’ imbarazzata.
“Va bene.. vai…” mi baciò in testa e poi mi lasciò andare. Io uscii di casa e vidi Luca seduto sul marciapiede. Avendo sentito probabilmente la porta aprirsi, si alzò si scatto girandosi. Mi guardò interrogativo, aspettando una risposta, poi fece un mezzo sorriso rivolto a qualcuno dietro di me: mia madre era apparsa alle mie spalle.
“Ciao Luca”
“Salve signora” disse passandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato. Poi mia madre scrutò prima lui e poi me e con un piccolo sorriso, rientrò in casa. Lui mi guardò e io risposi alla sua domanda inespressa con un sorriso raggiante; allora corsi verso di lui per abbracciarlo. Mi sentivo veramente in paradiso: con mamma tutto bene, avevo vissuto la mia prima volta con il ragazzo che amavo e in quel momento ero stretta a lui e sembrava che il tempo si fosse fermato.
“Dove vogliamo andare?”
“Che ne dici del luna park? Ce n’è uno qua vicino”
Allora ci incamminammo, mano nella mano, parlando ma spesso anche restando in silenzio, perché in certi momenti le parole sono superflue, basta uno sguardo per capirsi e per dirsi un milione di cose… e noi in quel momento eravamo più uniti di come lo eravamo mai stati.
Entrati al luna park ci dirigemmo verso la prima giostra, le montagne russe. Non le avevo mai provate e un po’ la cosa mi intimoriva, ma dopo aver guardato Luca sentii la tensione sciogliersi. Il carrello cominciò a muoversi. Salì sempre più in alto. *Eccolo, ora comincia* e subito iniziò a scendere velocissimo; mi scappò un urlo.. *però non è male… anzi è proprio divertente*. Io e Luca ci guardammo a vicenda, con i capelli scompigliati e iniziammo a ridere per poi non smettere più. Dopo essere scesi, un po’ rintronati, andammo verso l’attrazione dopo e poi verso quella dopo e dopo ancora. Passammo un pomeriggio bellissimo coccolandoci, chiacchierando e ridendo. Ma come al solito il tempo a disposizione finì ed era ora che Luca ripartisse. Stavolta era anche più dura, dopo ciò che era successo.
In lacrime ci demmo un bacio dolcissimo.
“Ci vediamo prestissimo. Ricordati che ti amo tanto” disse per poi scomparire dalla mia vista.
La notte non riuscii a prendere sonno e ripensai a tutto quello che era successo in quel fine settimana. Mi girai e rigirai nel letto, sopraffatta dalle immagini di quei giorni che si affacciavano nella mia mente senza avvertire. C’era qualcosa di strano in quei sogni, qualcosa che non riuscii a cogliere, qualcosa oltre la felicità di quei momenti.
La mattina dopo mi svegliai un po’ rintronata. Buttai un’occhiata alla sveglia: *oddio ma sono le 8 e mezza!* In fretta e furia mi preparai un cappuccino, mi vestii ed uscii di casa. Per fortuna riuscii ad arrivare in tempo. Ancora la campanella non era suonata. Mi diressi verso gli armadietti, quando sentii qualcuno che mi chiamava. Mi girai e vidi Francesca e Fabiola che si stavano avvicinando a grandi passi verso di me.
“Buongiorno!” le salutai.
“Si vabbè, bando alle ciance. Com’è andata con Luca?”
Feci un mezzo sorriso. Ero proprio curiosa di vedere che faccia avrebbero fatto. Ma mentre aprii la bocca per rispondere, arrivarono Tom, Danny, Dougie, Harry e Giovanna.
“Ehi! Salve a tutte!”
“Ciao!” li salutammo, ma a quanto pare le mie amiche non avevano intenzione di lasciarmi andare così facilmente.
“Di che parlavate?”
“Niente, stavamo chiedendo a Giulia com’era andata con il ragazzo”. Si voltarono di nuovo verso di me. “Allora?”
“Ehm…” non sapevo che dire, anche perché tutti stavano guardando me, in attesa di una risposta. “Bene. Siamo andati al Luna Park… poi dai vi racconto meglio oggi pomeriggio…”
Lanciai un’occhiata alle ragazze, sperando che afferrassero il concetto che non mi dovevano fare domande in quel momento. Parve di sì, perché Fabiola se ne uscì con: “Oi, ragazzi, fra meno di 10 giorni è il mio compleanno eh?!”
“E chissene?” scherzò Francesca.
“Oh!”
“Infatti, non importa a nessuno!” aggiunsi io, cercando di restare seria.
“Ma quanto siete antipatiche!” Fabiola ci fece la linguaccia.
Ci mettemmo tutti a ridere.
“No, a parte gli scherzi, ragazzi, se vi dimenticate di farmi gli auguri vi ammazzo a tutti! E anche una marea di regali!”
“Insomma, deve essere una cosa spontanea!” ironizzò Harry.
“Ovviamente!” Fabiola fece l’occhiolino.
“Che hai intenzione di fare?”
“Niente purtroppo. I miei genitori dicono che qui i locali costano troppo… quindi… niente festa!”
Io e Francesca ci scambiammo un’occhiata complice, senza farci vedere da Fabiola. Dovevamo organizzarle qualcosa!
In quel momento suonò la campanella e ognuno si diresse verso la classe della prima ora. Dopo le lezioni saremmo andate nel parco vicino scuola. Dovevo raccontargli tutto quello che era successo. Non resistevo più. Finito l’incubo, ci avviammo verso l’uscita, quando incontrammo Harry.
“Oi. Dove andate di bello?”
“Al parco qui vicino”
“Divertitevi, allora!” fece per andarsene, ma si rigirò subito dopo. “Ah, Fabi, se ti può far piacere ho già in mente il regalo per te!”
“Wow! Davvero?” Fabiola sgranò gli occhi “E cos’èèè?”
“Scusa, ma se te lo dico che senso ha?” Harry la guardò esasperato.
“Sono dettagli”
“Sì, vabbè… ci vediamo domani!”
“Ciao Haz!” lo salutammo in coro io e Francesca.
“E dai… DIMMELOOO!” gli urlò dietro Fabiola. Harry alzò la mano e fece segno di no; poi girò l’angolo e scomparve dalla nostra vista.
“Eeeh, l’amore, l’amore… che cosa bella!” sospirò Francesca sbattendo le ciglia. Fabiola le diede un pugno sulla spalla “Ma smettila!” e, ridendo, uscimmo all’aria aperta, dirigendoci verso il parco. Adocchiata una panchina, ci mettemmo sedute, gustando le crêpes alla Nutella appena prese.
“Ma sì, vogliamoci del male!” esclamò Fabiola, addentando la sua.
Restammo qualche secondo in silenzio. *Oh, ma non mi chiedono niente?*
“Allora…” iniziò Francesca “abbiamo notato la tua aria felice oggi. È andata bene con Luca allora?!”
Sorrisi. Poi, dopo aver preso fiato esordii: “L’ho fatto. Con lui. Sabato.”
Mi gustai le loro facce per un attimo stupite.
“O mio dio! Giuliaaaa!” urlò Fra e corse ad abbracciarmi. Subito dopo si unì anche Fabi.
“Raccontaci tutto adesso!”
Così dissi loro tutto quello che era successo, del fatto che ci eravamo addormentati e che mamma era nera, ma che poi quando le ebbi spiegato tutto aveva capito e si era quasi commossa; di come avevamo passato la giornata al Luna Park; di come poi mi ero sentita morire all’idea che partisse di nuovo; di come lo amassi e mi sentissi legata a lui molto più di prima.
“Oddio Giulia, sono proprio felice per te!” mi disse dolcemente Francesca.
“Grazie ragazze!”
Felice di averne parlato con loro, passammo gran parte del pomeriggio a chiacchierare e scherzare; in un baleno, però, si fece ora di tornare a casa, vista la gran quantità di compiti per il giorno dopo. Ci salutammo ed ognuna entrò nella propria casa.
“Sono tornata!” urlai, posando le chiavi sul mobiletto accanto alla porta. Nessuna risposta. *Saranno usciti* Feci per salire le scale quando squillò il telefono.
“Pronto?”
Era la madre di Fabiola. Disse che aveva in mente qualcosa per il compleanno della figlia, che avrebbe voluto organizzarle una festa a sorpresa, con anche i nostri amici di Roma.
“È un’idea stupenda!” esclamai entusiasta. “Non ti preoccupare, ci pensiamo noi ad organizzarla!”
*E adesso è ora di metterci a lavoro!*

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Capitolo 14
*** quattordici. ***


I preparativi per la festa a sorpresa procedevano bene, in pochi giorni chiamammo tutti gli amici di Roma e prenotammo i voli e l’albergo per le persone che avevano dato l’ok alla festa. I dieci giorni passarono in fretta e arrivò il 14 ottobre. Tutto era pronto. Fabiola non sospettava nulla.
La mattina ci incontrammo con Francesca per andare a ritirare la torta di compleanno, quando sentimmo i nostri cellulari suonare nello stesso istante.
Un messaggio. Era Fabiola.
“Ciao Giuli, hai da fare oggi pomeriggio? Dato che è il mio 16esimo compleanno non lo vorrei passare rinchiusa dentro casa. Stavo pensando di andare all’hard rock a divertirci un po’”. Alzai lo sguardo verso Francesca.
“Ti ha mandato lo stesso messaggio?”
“Si purtoppo si!”
“E ora che facciamo?”
“Inventiamoci una scusa!”
“Ti pare semplice... con la fantasia che mi ritrovo!” esclamai, cominciando ad entrare nel panico.
“Dai non ti preoccupare se ci concentriamo forse qualcosa troveremo!”
Sbuffai dubbiosa. Difficilmente mi sarebbe venuto in mente qualcosa. Passammo i seguenti tre minuti a pensare ad una scusa plausibile per declinare l’invito della festeggiata.
“Trovato!” esclamò Francesca, quando ormai stavo già perdendo le speranze.
“Spara!”
“Io potrei dirle che ho le prove dello spettacolo di fine anno!”
“Geniale… ma io cosa posso dirle?”
“Che ne so… dille che hai la febbre o qualcosa del genere, e tua madre non ti fa uscire!”
“Perfetto!”
Scrivemmo velocemente i messaggi, sperando che non insistesse e fortunatamente non ricevemmo nessuna risposta. Poverina, sicuramente ci era rimasta male. Ma ci faremo perdonare stasera!
“E questo problema è risolto!”
“Che ore sono?”
“Le 11.30!”
“Oddio ma è tardissimo! La pasticceria chiude alle 12!”
“Doh! sbrighiamoci!”
A mezzogiorno meno 5 riuscimmo a raggiungere la pasticceria appena in tempo. Ritirata la torta, ci dirigemmo verso casa di Fabiola, dove avevamo appuntamento con sua madre; infatti ci stava attendendo sulla soglia di casa, guardinga, attenta a non farsi scoprire.
“Grazie mille per tutto ciò che state facendo per Fabiola!”, ci disse, prendendo la torta.
“Di sicuro lei avrebbe fatto lo stesso per noi!” rispondemmo sorridenti.
“Allora come procedono i vostri piani?”
“Abbiamo rintracciato tutti i suoi amici. Arriveranno qui per le 4 del pomeriggio!”
“Perfetto! Allora vado a nascondere la torta!”
“Serve una mano con gli ospiti oggi pomeriggio?”
“Vi sarei veramente grate se dopo esserli passati a prendere, li portaste all’albergo… io ho troppe cose da fare!”
“Va bene non ti preoccupare, ci pensiamo noi. A stasera”
Alle 15 in punto ci ritrovammo alla fermata della metro, pronte per andare all’aeroporto a prendere i nostri amici di Roma e, soprattutto, Luca.
Poco dopo l’arrivo dell’aereo intravidi Nicoletta, Martina, Francesca… ed eccolo lì, bello come non mai il mio amore. Gli saltai addosso come al solito e lo strinsi forte mentre Alessia, la cugina di Fabi, Martina e Serena sbucavano dalla porta e ci venivano incontro per salutarci.
Radunati tutti, uscimmo dall’aeroporto e ci dirigemmo verso l’albergo dove avrebbero alloggiato quella notte. Era bello rivedere tutti. Molti di loro, soprattutto, non li vedevo da veramente tanto tempo e dovevo dire che mi mancavano parecchio. Passammo tutto il viaggio in metro a chiacchierare e aggiornarci sulle ultime novità. Per quanto riguarda Luca, avevo convinto i miei a farlo dormire a casa nostra, e solo all’idea ero emozionantissima, ma anche un po’ nervosa.
Arrivati a casa ci preparammo, recuperammo all’albergo il gruppo Italia e ci incamminammo per andare a casa di Fabiola dove, davanti al portone, ci attendeva il gruppo Londra. Come d’accordo, avisammo la mamma di Fabi con uno squillo al cellulare.
Dopo qualche secondo, la porta si aprì e, facendo rumore il meno possibile, entrammo e ci radunammo in salone.
“Allora manca qualcuno?” chiesi sussurrando.
“Ehi ragazze avete visto per caso Haz?” chiese Tom.
“Haz? Ma non doveva venire con voi?” rispose Fra.
“No, non vi preoccupate; mi ha appena mandato un messaggio dicendomi che farà un po’ tardi!” aggiunse Doug, mettendo via il cellulare.
“Ok, ascoltatemi tutti: Fabiola non sa nulla della festa perciò ora sua madre andrà a chiamarla e noi dovremo fare silenzio; appena la vediamo entrare in salone le gridiamo TANTI AUGURI, tutto chiaro?”
“Siiii!” sussurrarono tutti in coro.
Tutto era pronto. Sentimmo così la mamma di Fabi chiamarla per farla scendere e una volta entrata in salone esplodiamo tutti urlando “TANTI AUGURIIIIIIIIIIIIIIII!!!”, compresi gli inglesi, ai quali avevamo fatto imparare quelle due parole. Lei ci guardò stupita, ma anche contenta di rivedere tutti i suoi amici.
Le andammo incontro per abbracciarla e cominciò finalmente la festa, con lo stereo a palla e gente ovunque. Mi mescolai tra la gente con Luca, ma mi scontrai con Serena con la quale non ero ancora riuscita a parlare.
“Ehi! Come è andato il viaggio?”
“Bene, anche se sono cascata dalle scalette dell’aereo…”
“Come al solito non ti smentisci!” feci io ridendo “e con Daniele, come va?”
“Alla grande! Anche se non ci vediamo praticamente mai” mi disse un po’ abbattuta. Serena abitava in toscana e Daniele, amico di Luca presentato da noi, abitava chiaramente a Roma.
“Ehi, ma chi è quello?” mi voltai per vedere chi stesse indicando.
“Quello è Danny” risposi io.
“Ammazza che topo!” tipica espressione toscana per definire un ragazzo molto carino.
“Eh già” feci io involontariamente. Lei mi guardò un po’ perplessa.
“Vogliamo ballare?” Luca mi supplicò e io non potei che accontentarlo. Dopo qualche ora di balli scatenati, Francesca mi raggiunse con uno sguardo preoccupato; mi prese per un braccio e mi trascinò all’ingresso, lontano dal frastuono.
“Giù, ma hai visto per caso Fabiola?”
“Fammi pensare… ho ballato… ma no, non l’ho vista! Perché?”
“È da più di 10 minuti che la sto cercando… ho visto in tutta casa ma di lei non c’è nessuna traccia!”
“Com’è possibile! Dove è andata? È la festeggiata!”
Prese dalla preoccupazione guardammo dappertutto cercando di non dare troppo nell’occhio per non preoccupare nessuno e rovinare la festa. Dopo quasi mezz’ora la porta si aprì, rivelando la figura di Fabiola.
“Eccola!” urlò Francesca, andandole incontro.
La raggiungemmo e notai che aveva una strana espressione stampata in viso, ma decisi di lasciar perdere in quel momento.
“Ehi ma che fine hai fatto? Ti stiamo cercando da quasi un’ora!” le gridammo contro.
“Ehm…scusate ragazze… ero… qui fuori… a prendere un po’ d’aria fresca!” ci rispose evasiva, dopodiché si ributtò nella folla.
Io e Francesca ci guardammo dubbiose: “un po’ d’aria fresca?”
“Qui la cosa mi puzza!” aggiunse Fra.
“Già ma è meglio non indagare, godiamoci la festa; a proposito che ne dici se portiamo la torta?” proposi.
“Ma sì, andiamola a prendere, va”. Spengemmo le luci e ci incamminammo nella sala con la torta in mano e le sedici candeline accese che brillavano su di essa. La sistemammo sul tavolo davanti a Fabi e tutti si avvicinarono per vedere meglio; come da rito le dicemmo di esprimere un desiderio. Lei chiuse gli occhi, concentrata, e soffiò; dopodichè seguirono le foto con tutti. In un batter d’occhio la torta era già finita e la musica ripartì; questa volta i lenti ed io e Luca, abbracciati l’uno all’altro, ci lasciammo trasportare dalla folla.
La festa finì e i genitori di Fabiola accompagnarono all’albergo gli invitati. Tom, Dougie, Danny e Giovanna ci salutarono e se ne vanno. Rimanemmo noi tre e Luca.
“Ragazze, grazie! È stata una festa stupenda… come farei senza di voi?” ci abbracciò ma, improvvisamente, scoppiò a piangere… più che un pianto di felicità, sembrava un pianto disperato.
“Non avrei mai pensato che avresti reagito così” esclamai io preoccupata. “La prossima volta cercheremo di fare qualcosa di più tranquillo”.
“No, invece è stato tutto eccezionale; non vi preoccupate è solo uno sfogo…”
Io e Francesca ci guardammo per la seconda volta perplesse, ma poi lasciammo perdere; se avesse qualcosa da dirci ce la direbbe. Ci rassicurammo che stesse bene e poi ci salutammo, dividendoci per tornare a casa.
Aprii la porta e mamma e papà erano seduti al tavolo e, agitati come non mai, si alzarono per salutarci. Speravo in un po’ di indulgenza ma, come avevo previsto, il divano era già pronto per ospitare Luca.
Passammo un altro po’ di tempo insieme poi andammo a dormire: io in camera mia, lui in salone. Papà irruppe in camera e mi raccomandò di rimanere nel mio letto da sola. Ma appena mi misi sotto le coperte una vocina dentro di me mi disse di alzarmi e scendere le scale. *No, ho promesso a papà che non avrei fatto niente di compromettente questa sera!* Quindi rimasi nel mio letto ma non riuscivo proprio ad addormentarmi. Ma perché non veniva lui? Ero sicura che pur di stare con me sarebbe salito lui tentando la sorte, ma niente. Si fecero le 3 ed io, stufa di aspettare, decisi di alzarmi ed andargliene a dire quattro. Aprii la porta cercando di fare piano, ma vidi una sagoma davanti a me
“Luca?” sussurrai io.
“Torna a letto!”. Mio padre era di vedetta davanti alla porta della mia camera da tutta la notte ed io, imbarazzatissima, richiusi la porta furiosamente e mi buttai nel letto rassegnata.
La mattina dopo non riuscii nemmeno a guardarlo negli occhi imbarazzata per l’episodio della notte; finito di fare colazione, presi Luca per la mano e, salutati i miei, uscimmo e passammo un’altra splendida giornata insieme prima che lui ripartisse per l’ennesima volta.
Come al solito la settimana scorse molto lentamente poiché era periodo di studio assiduo; il tempo da passare con i nostri amici era sempre più limitato. Ma era dalla festa di Fabiola che io e Francesca non avevamo potuto non notare una strano gioco di sguardi  tra lei e Haz… secondo me tra quei due sarebbe nato qualcosa, anche se Fabiola ancora si ostinava a non crederci. Comunque io e Fra ci eravamo ripromesse di non indagare troppo su questa faccenda, perché attendevamo che fosse lei a rivelare le sue preoccupazioni.
Ma domenica successe qualcosa di imprevisto.
Il telefono squillò: era Fabiola. Alzai la cornetta e io, Fra e Fabi eravamo tutte e tre in linea.
“Ciao ragazze!” esclamò Fabiola, con la voce che le tremava leggermente.
“Ehi… una telefonata a tre? Che succede?” chiesi io curiosa.
Ma Fabiola non rispondeva *Qui si tratta di una cosa seria* pensai.
“… vi devo parlare di una cosa molto importante...”
 
***
FABIOLA’S POV
 
Oggi 14 ottobre è il giorno del mio compleanno, dovrei essere felice, ma non lo sono: forse perché è il primo compleanno che festeggio senza tutti i miei amici e parenti di Roma e forse anche perché nessuno, tranne Giulia e Francesca, mi ha ancora fatto gli auguri di compleanno! *Mi sembra così strano… eppure li ho tormentati tutti, per un intera settimana, col dirgli che oggi sarebbe stato il mio compleanno. Bah, mistero…*
Ora sono le 20:30 sono rinchiusa nella mia camera a non fare nulla, e attendo che la cena sia pronta. Sento provenire strani rumori dal pian terreno, ma non ci faccio molto caso, presa dal film che sto finendo di guardare.
“Fabi, scendi che è pronta la cena”
Disinvolta, scendo le scale, ma non appena entro in sala da pranzo vedo una miriade di persone.
“TANTI AUGURIIIIIIIII”  guardo mia madre sbalordita.
“Hai visto che bella festa che ti ho organizzato!”
C’è tantissima gente tra cui persino alcuni amici di Roma. Tra risate e stupidaggini la serata continua in vitalità. Ad un certo punto il campanello d’ingresso suona.
“Mamma non ti preoccupare vado io ad aprire”
Esco velocemente dalla sala da pranzo e apro la porta: è Harry.
“Vieni con me!”. Lo guardo sbalordita e, senza pensarci, afferro rapidamente il giubbotto e mi chiudo la porta alle spalle. In pochi minuti siamo sotto casa sua dove ci aspetta la sua moto.
“Dove andiamo?” chiedo io, curiosa.
“Ti prego non farmi domande, seguimi e basta” prende la sua cravatta con la quale mi copre gli occhi, mi mette il casco e partiamo a gran velocità per non so quale meta.
Dopo un po’ sento la moto fermarsi e lui smontare. Mi prende lentamente per i fianchi per farmi scendere e mi accompagna dentro una stanza di un edificio, credo. Mi fa sedere su una sedia e mi libera gli occhi. Riesco finalmente a capire dove mi trovo…
*Ma io dico! Tutto questo mistero per portarmi qui!?*
“Sai dove siamo?” mi domanda.
“Sì, a scuola!”
“Ma più precisamente… in che aula siamo?”. Guardo la stanza per cercare qualche dettaglio, finché il mio sguardo cade su un cartellone ”LA STORIA DEI VICHINGHI”.
“Ehm… siamo nell’aula di storia..”
“Sai perché ti ho portato qui?”
“Beh in realtà ci sto ragionando da qualche minuto ma non riesco a darmi una risposta” rispondo ironica io.
Nell’oscurità dell’aula riesco a intravedere il suo volto cambiare espressione e diventare serio.
“Sai ho voluto portarti qui perché è qui che ci siamo visti per la prima volta…”
“Già.. non me lo ricordavo!” prende un gran respiro e ricomincia il discorso che evidentemente si era preparato.
“Sai è molto che ci penso… io ho un segreto che non riesco più a tenermi dentro, devo rivelartelo assolutamente!” Si ferma un attimo per riprendere fiato e poi riprende a parlare “… devi sapere che quel giorno è stato veramente importante per me, perché ho conosciuto la ragazza fantastica che sei…” il mio cuore inizia a battere sempre più forte e dentro di me spero che ciò di cui stia parlando non sia proprio quel genere di discorso.
“ …inizialmente mi eri molto simpatica, ma andando avanti col tempo la simpatia è diventata qualcosa di più importante… io mi sono innamorato di te!”
*oddio non ci posso credere lo ha detto sul serio … e io che non credevo a Giulia e Francesca … è tutto vero… ma come è possibile… Harry è un amico!*
“Beh io non so che dire…” inizio, imbarazzata.
“Non voglio avere una tua risposta, perché sono certo che il sentimento non è ricambiato… perciò a questo punto dato che oggi è un giorno importante per te, voglio solo darti un piccolo pensiero” esce dalla stanza mentre io ripenso intensamente a ciò che le mie orecchie avevano appena udito e all’amicizia che si era instaurata tra me e lui che quel grande segreto che questa sera mi aveva confessato avrebbe sicuramente rovinato.
*È stato però così carino a dirmi tutte quelle belle cose…io ora non so cosa fare, come lo dovrò trattare da oggi in poi… non so nemmeno se provo qualcosa per lui… COSA DEVO FARE?*
Lo vedo rientrare, ha qualcosa in mano, ma con il buio non capisco cosa sia. Lo posa sul banco di fronte a me. Improvvisamente da un accendino esce una fiamma che mi permette di intravedere davanti a me un muffin di cioccolato ricoperto di glassa con una piccola candelina poggiata sopra. *oh… adoro i muffin. E lui lo sa* La accende. Senza volerlo delle lacrime scendono sul mio volto.“Perché piangi non ti è piaciuto?”
“Ma no” rispondo io, tentando di asciugarmi le lacrime ”…che dici! è solo che non ho mai ricevuto un regalo più sentito di questo… grazie mille!” esclamo, abbozzando un sorriso.
Mi alzo e lo abbraccio forte.
“Ti prego non farmi soffrire” mi sussurra all’orecchio.
Mi allontano da lui capendo che non era la circostanza adatta.
“E ora cosa aspetti… soffia la candelina ed esprimi un desiderio!”
Prendo un grosso respiro e soffio.
In un secondo la fiamma si spegne e il buio invade la stanza lasciando un dubbio enorme dentro di me. Harry mi riaccompagna a casa dove i festeggiamenti continuavano. Ma io ho in testa solo una cosa, la speranza che si realizzi il desiderio che ho espresso questa sera: *RIUSCIRE A FARE LA COSA GIUSTA…*
 
 
Una settimana dopo
 
È passata già una settimana dalla confessione di Harry, ed è stato veramente difficile incontrarlo in questi giorni e fare come se nulla fosse successo dato che né io né lui abbiamo raccontato il fatto ai nostri rispettivi amici.
Ho sofferto tanto, soprattutto perchè dal primo giorno in cui siamo diventate amiche io Giulia e Francesca ci eravamo promesse che qualsiasi cosa ci fosse successa, bella o brutta, ci saremmo raccontate tutto nei minimi dettagli. Ed io, quella domenica sera, avevo spezzato la nostra promessa.
Oltretutto non riuscivo chiaramente a concentrarmi né a casa né tanto meno a scuola.
Ma oggi 21 ottobre alle 6 del mattino è cambiato tutto e, dopo averci pensato a lungo, penso di aver preso una decisione.
*Non resisto devo dirglielo subito*
Mi vesto velocemente e scendo le scale di casa, prendo le chiavi poggiate al solito posto e mi avvio verso la metropolitana. Mi soffermo davanti la cartina.
“Oddio e ora quale metro devo prendere?”
Chiedo informazioni all’unico addetto, mezzo addormentato, che era presente lì e mi guida verso la Circle Line. Presa la metro scendo qualche fermata dopo. A pochi metri da lì c’era casa sua. Una volta arrivata davanti l’abitazione non so assolutamente cosa fare.
Il cancelletto d’entrata è aperto. Entro.
*E se mi becca la polizia… questa è proprietà privata!*
Sto per suonare  al campanello, ma mi blocco subito.
“Oddio ma che sto facendo a quest’ora staranno tutti dormendo… e ora cosa posso fare?”
Giro intorno alla casa in cerca di qualche idea.
“Eccola lì” esclamo vedendo la finestra della sua camera.
*E ora … Pensa Fabiola Pensa… idea, lo chiamo al cellulare!*
“BIP BIP … il cliente da lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o non raggiungibile”                                  
*Doh questa non ci voleva.. ok dovrò ricorrere ai vecchi metodi!*         
Raccolgo un po’ di sassolini nella mia mano e inizio a lanciarli alla finestra.
Il primo, grazie alla mia fantastica mira, becca un povero gatto addormentato sul tetto; gli altri fortunatamente riescono a prendere in pieno il bersaglio.
Finalmente la finestra si apre e un ragazzo assonnato mi guarda stupito.
“Ma che ci fai a quest’ora qui?” mi chiede tra uno sbadiglio e un altro.
“Scendi giù e non fare domande”
In fretta mi posiziono sullo zerbino della porta d’entrata, e incomincio a pensare al discorso che mi ero fatta quella mattina, e che avrei dovuto dirgli; ma non riesco nemmeno a formulare il pensiero, che si apre la porta.
In un attimo il tempo si ferma e tutto mi passa davanti agli occhi più lentamente e in modo più chiaro. Non c’è più  bisogno di pensarci, io so cosa fare.
Tutto il mio corpo fa un passo in avanti, fino a trovarmi a 30 cm di distanza da lui.
“Non credo tu abbia il sesto senso in questioni di cuore, perché ti eri proprio sbagliato su di me!” e lo bacio appassionatamente al chiaro di luna. Mi sento tele-trasportare in un'altra dimensione in cui esistiamo solo io e lui.
Una volta tornati sulla terra...
“Allora non mi posso dare il nomignolo del dottor stranamore?... e io che ci speravo!”
“Che stupido che sei… eppure è proprio ciò che mi piace di te…”
E lui mi ribacia dolcemente.
“Devi andare?” mi chiede malinconicamente
“e dove dovrei andare alle 6 del mattino?! I miei genitori non sanno nemmeno che sono dall’altra parte della città.”
“Allora non ti dispiacerà se voglio stare un po’ con te?”
“E dove pensi di portarmi!?”
“Sai, conosco un posto perfetto a pochi passi da qui!”
“E allora cosa aspetti? Vestiti e andiamo”
Usciamo da casa sua, e incominciamo ad incamminarci.
“Siamo arrivati!” esclama Harry, svoltando in un parchetto.
Ci troviamo su una piccola collina lontani dai vari rumori cittadini.
“Questo posto l’ho scoperto quando avevo 6 anni; era un posto in cui venivo a pensare e, di sera, a godermi un panorama invidiabile e un cielo illuminato da milioni di stelle”
“È bellissimo qui! Sei veramente un angelo!”
Quella mattina aspettammo l'alba, in cerca del nostro futuro.       

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Capitolo 15
*** quindici. ***


Per te e le tue speranze, cara Ciry :P

***


“Te l’avevamo detto! E tu che non ci credevi…”
“Ok, Giuli, ho capito, sarà la ventesima volta che me lo ripeti solo stamattina!”
Fabiola e Harry si erano finalmente messi insieme! Non ci potevo credere, ero troppo felice per loro! Era il loro primo giorno da coppia ufficiale e lei era alquanto agitata. Infatti, arrivate a scuola, non faceva altro che guardarsi intorno.
“Stai tranquilla, mica scappa!” esclamò Fra con un sorrisetto.
“E se non viene? E se si è già stufato di me?”
Io la guardai esasperata. “Ma ti pare? Dagli il tempo, mancano ancora 10 minuti e lo sai che sono sempre gli ultimi ad arrivare!”
E infatti pochi minuti prima che suonasse la campanella, eccoli entrare dal portone e subito dirigersi verso di noi. Fabiola non sapeva che fare e restò immobile lanciando occhiate a Harry che si stava avvicinando. Mi scappò un risolino. Mi ricordavo quando anche io stavo così, il primo giorno dopo che io e Luca ci eravamo messi insieme. Luca… mi mancava da morire!
“Ehi, buongiorno a tutti!” Tom ci salutò. Harry si avvicinò a Fabiola e gli sorrise teneramente, per poi avvicinarsi piano a lei e darle un dolce bacio.
*Oddio ma che carini!*
In quel momento suonò la campanella e fummo costretti ad andare in classe. Ma avremmo avuto tutto il pomeriggio per stare insieme. Già, perché saremmo andati in giro, solo noi: io, Francy, Fabi, Giovanna, Tom, Harry, Danny e Dougie. Un pomeriggio all’insegna del divertimento e della bella amicizia che si era instaurata fra di noi. E in qualche caso, anche qualcosa di più. Madame Toussaud’s, Harrods, shopping, poi cena fuori e Soho… non vedevo l’ora.
Dopo scuola, giusto un salto a casa per posare la cartella e mettere qualcosa sotto ai denti, una sistemata e poi di nuovo fuori per vederci come d’accordo.
Alle 16 ci ritrovammo tutti quanti davanti l’entrata del museo di Madame Taussaud’s e ci dirigemmo alla cassa per fare i biglietti muniti di macchina fotografica.
Quasi per magia, si aprì davanti a noi un mega salone allestito stile Hollywood in cui una ventina di statue di cera rappresentanti le star più celebri da Charlie Chaplin a David Beckham ci si presentarono davanti agli occhi.
“Oh mio dio! Ma sono identici!” esclamò Francesca in contemplazione della statua rappresentante George Clooney.
Dopo un paio di foto con i nostri idoli, proseguimmo il percorso entrando nell’area cantanti seguita poi da quella degli sportivi, finché non arrivammo in un corridoio con luci più soffuse e con macchine da tortura appese alla parete.
“Ma dove siamo finiti?” domandò preoccupata Fabiola.
“Non ne ho la più pallida idea!” risposi, ma appena girammo l’angolo un manichino appeso per il collo ad una corda mi accarezzò la spalla.
All’improvviso sentii un urlo clamoroso alle mie spalle; mi girai e insieme agli altri fissai esterrefatta Dougie.
“Scusate ragazzi, quel ragazzo mi ha pestato il piede!” mentì.
“È inutile che fingi, ti conosciamo bene e sappiamo che ti spaventi anche per le cose più banali!” intervenne Danny.
Mi girai verso Fra e notai che come me si stava trattenendo dal ridere; per pensare ad altro e non essere cattiva decisi quindi di proseguire il percorso ma una ragazza dello staff mi fermò.
“Volete entrare nel tunnel dell’orrore? Sarete così coraggiosi da arrivare alla fine? Ma attenzione perché all’interno ci sono attori reali!”
“Allora che volete fare?” chiese Haz.
“Io non entro, ho paura!”rispose Fabiola.
“Ma dai di cosa hai paura? E poi ci sono io che ti proteggo!” le rispose Harry stringendola dolcemente a sé.
“Gì, tu entri con me, vero? Non avrai di certo paura!” domandò Tom a Giovanna.
“Certo, sai che ti seguo sempre dovunque tu vada!” gli rispose sorridente.
“E voi ragazze entrate?” ci chiese Danny.
“Se entrano tutti noi entriamo”
“E tu Dougie che fai?”
“Voi siete matti! Col cavolo che entro!”
“Che femminuccia che sei!” lo sfottè Francesca.
“Dai, non ti preoccupare che se entri ti proteggo io!” esclamò Danny  scoppiando a ridere.
“Primo, non sono una femminuccia e, secondo, grazie tante Danny, ma tra me e te non potrebbe mai funzionare!”rispose Dougie.
Quindi, toccato nell’orgoglio, optò per l’entrata; ci disponemmo in fila indiana, per poi entrare in un corridoio buio. Camminammo lentamente con la tensione a mille. Grida e squittii assordanti risuonavano ovunque e luci psichedeliche scoprivano celle in cui all’interno erano posizionate le statue di alcuni galeotti. Ma ad un certo punto due di questi si avventarono su di noi fingendo di darci un pugno. Dopo un grido generale si accesero le luci ed eravamo già fuori dal terribile tunnel dell’orrore! Mi girai per guardare le facce terrorizzate degli altri ma come al solito Francesca e Dougie stavano litigando.
“Ora cos’è successo?!”
“È successo che quest’idiota per lo spavento mi è saltato addosso!” rispose lei.
“Ma non è per niente vero!”
“Sì che è vero!”
“No che non è vero!”
“Ora basta! Non fate i bambini! Invece di stare sempre a litigare cercate di godervi questo bel pomeriggio!” esclamai esasperata e con così tanta enfasi che mi ascoltarono e la smisero. Così continuammo il percorso che ci portò ad una  giostra con dei carrelli. I primi due venirono occupati dalle due coppiette, Tom e Giovanna e Harry e Fabiola, seguiti a ruota da me e Francesca e Danny e Dougie .
La giostra partì e ci avventurammo in un tour della storia inglese con foto ricordo a sorpresa.
Ci dirigemmo poi verso l’uscita, ci avvicinammo al bancone e chiedemmo di mostrarci le foto.
“Come al solito sarò venuta oscenamente!” feci io convinta.
Un ragazzo ci portò una busta e subito Fabiola la aprì scoppiando a ridere, e Francesca appresso.
“Lo sapevo! Vengo sempre male nelle foto! Smettetela di ridere!”
“Ma che dici noi stiamo ridendo per le facce di Danny e Dougie! Sono orrib…” non riuscì nemmeno a terminare la frase che scoppiò a ridere di nuovo.
“Fate vedere!”
Mi avvicinai, presi la foto dalle loro mani e vidi Dougie con gli occhi da assatanato e la bocca aperta mentre Danny aveva le palpebre leggermente socchiuse e faceva una strana espressione con la bocca. Non ce la feci e scoppiai a ridere anche io.
“Non vi permetto di ridere di me e del mio amico!” esclamò Danny strappandomi di mano le foto e guardando cosa ci fosse di così divertente.
“A quanto pare qui c’è qualcun’altro che faceva ben altro sulla giostra!” disse forse per cambiare discorso.
“Chi? Cosa?!” domandammo Francesca  ed io  precipitandoci a vedere.
“Fabi non me l’aspettavo proprio da te!” le gridai sorridendo e portandole la foto di lei ed Harry mentre si stavano baciando.
Appena la vide, le sue guance iniziarono a diventare rosse e l’espressione di chi avrebbe volentieri voluto sotterrarsi gli si stampò in viso.
Tom e Gì presero in mano la situazione togliendo le foto dalle mani di Danny per darle al ragazzo che le avrebbe imbustate.
Usciti dal museo ci dirigemmo nei pressi della fermata più vicina della metro per proseguire il nostro pomeriggio con “spese folli” da Harrod’s.
Entrati nel grande department store prendemmo la piantina per dirigerci subito nelle aree che ci interessavano.
Ragazzi io proporrei di dividerci, in modo da non perdere tempo e vedere ognuno quello che gli interessa!” esclamò Tom.
Dougie si catapultò nella zona skaters, Gì e Fra andarono nella zona cosmetici seguite da Tom, Harry e Fabi nel reparto jeans ed io e Danny rimanemmo da soli a decidere dove andare.
“Che facciamo?” domandai un po’ delusa dal fatto di essere rimasta da sola.
“Non lo so! Avresti voglia di vedere qualcosa?” rispose Dan. Aprii la mappa e la scrutai attentamente.
“Che ne dici di andare nel reparto giocattoli? Ho visto una foto su internet e sembra sia bellissimo!”
“E lo è… ogni volta che entro lì mi sembra di tornare indietro di 10 anni!” ammise sognante.
Prese due scale mobili, ci ritrovammo davanti la porta d’entrata, un mega arco stile castello medievale ci condusse all’interno di una sala piena di giochi.
“Oh mio Dio ! Non credo ai miei occhi!” esclamai sorpresa. “Da piccola sognavo sempre un posto del genere!”
“Anch’io… oddio guarda lì i cavalli a dondolo che belli! Ne ho sempre voluto uno” esclamò Danny.
Si precipitò sul primo, bello grande, e ci si mise su. Sembrava un ragazzino! Cominciò a dondolarsi e fare il cowboy. Io non resistetti alla vista e scoppiai a ridere.
“Oddio, ma quanto sei scemo?” dissi con le lacrime agli occhi.
“Oh, donzella, non temete, ci sono io che vi salverò dal lupo cattivo!”
“Lupo? E che è, cappuccetto rosso?”
“Uffaaa come sei antipatica, e fatti trasportare dalla magia!”
“Sì, certo!” mi voltai ancora ridendo e su uno scaffale vidi delle bambole. *Aspetta un po’, mi sembrano familiari… no! Non ci posso credere!* Mi avvicinai di corsa e presi in mano una scatola. Mi sembrava incredibile. Erano proprio loro. Terry e Maggie. Oddio quanti ricordi. Quando eravamo piccole io e Francesca ci giocavamo sempre. Era il nostro cartone preferito; non saltavamo una puntata. Io ero Terry e lei Maggie. Le risate! Quando facevamo finta di teletrasportarci, girando sempre più veloce. Sorrisi malinconica.
“Danny, non potrai mai crederci, queste bambole…” feci girandomi verso di lui, ma mi bloccai, vedendo che era sparito. Rimasi per un attimo stupita. *E ora dove si è cacciato? Mica mi avrà lasciato da sola?!*
“Dannyy”
“Bu!”
“AAaaaaaaaah!” gridai: Mi era spuntato accanto dal nulla, con una maschera di Scream! *O mio dio che colpo.* Avevo il cuore a duemila, data la facilità con la quale normalmente mi spaventavo.
“Ma sei scemo? Mi hai fatto fare un salto di 3 metri!”
Lui, in preda a risate incontrollabili, si teneva la pancia.
“Smettila di ridere, non c’è niente da ridere!” dissi arrabbiata e cominciai a prenderlo a schiaffi sulle spalle. “Stupido, stupido, stupido!”
“Ahia… ahiaa! Che manina delicata che hai!”
“Lo so, per questo ti picchio!”
Poi ci guardammo e scoppiammo a ridere. “Non lo fare mai più” gli ordinai puntando un dito contro di lui.
“Come desidera!” rispose inchinandosi. Mi girai e vidi un enorme orso di peluche, alto almeno 3 metri, e ben disteso per terra.
“Oddio che bellooo!”
Faceva proprio venir voglia di saltarci sopra e abbracciarlo. E infatti fu quello che feci. Presi una bella ricorsa, stando attenta a non farmi vedere, e mi buttai su di lui. “Mio dio è fantastico!” abbassai la testa per vedere Danny, che proprio in quel momento stava correndo verso l’orso per poi buttarcisi anche lui. Ci girammo tutti e due nello stesso momento, trovandoci a pochi centimetri l’uno dall’altro. Il cuore cominciò a battere sempre più forte. Quasi mi stupii del fatto che non ne potesse sentire il battito. Rimasi per qualche secondo a fissare quei suoi occhioni blu, ma poi mi venne in mente Luca e quanto lo amassi, così distolsi lo sguardo, imbarazzata e rossa come un peperone. Sospirai guardando il soffitto.
*Danny, ti odio!*

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Capitolo 16
*** sedici. ***


“Ehi ragazzi io avrei fame!” ci informò Dougie una volta usciti da Harrod’s.
“A chi lo dici, io mi mangerei un abbacchio intero!” aggiunsi.
Alzai lo sguardo e vidi tutti i loro occhi su di me.
“Era un modo di dire!”
“Certo, certo, tanto lo sappiamo che ti mangi sto mondo e quell’altro” esclamò Fabiola.
Tutti scoppiarono a ridere, finché Danny prese la situazione sotto mano.
“Allora di cosa avete voglia?”
“A me andrebbe una bella pizza!”
“Perfetto!” risposero all’unisono gli altri. Quindi ci incamminammo verso il Pizza Hut più vicino. Io restai un po’ indietro, persa nei miei pensieri.
*Non riesco a capire perché mi devo sentire così… insomma, io amo Luca, lo amo davvero tanto!* pensai osservando la schiena di Danny che era qualche metro davanti a me e che camminava e scherzava con gli altri. *Ma allora come mai? Mi sento anche in colpa!*
“Ehi tutto bene?” Tom spuntò dal nulla.
“Sì, sì, tutto bene!” dissi poco convinta, cercando di sorridere.
“Sicura?”
“Sì, non ti preoccupare”
Tom mi scrutò. “Ti manca il tuo ragazzo vero?”
Sorrisi tristemente. “Da morire! Mi sento così confusa senza di lui.” Sospirai.
“So che è difficile” mi mise una mano sulla spalla. “Ma siete davvero innamorati, vi ho visti, e sono sicuro che tutto andrà bene, vedrai!”
“Ne sono sicura anche io” dissi dopo qualche secondo *se non fosse per il tuo amico*
“OK quindi adesso su con il morale, che ci dobbiamo divertire stasera!” con un gran sorriso mi prese per un braccio e mi portò verso gli altri che stavano ridendo e chiacchierando allegramente. Mi avvicinai a Tom e gli sussurrai nell’orecchio “Grazie”
“Ma ti pare?”
“Ehi rieccoti! Dove eri finita?” chiese Francesca.
“Ero rimasta un po’ indietro tutto qua” cercai di sorridere, scacciando tutti i cattivi pensieri. Lei mi lanciò un’occhiata, capendo che c’era qualcosa che non andava, ma decise di non chiedermi nulla. Pochi minuti dopo, eccoci arrivati in pizzeria..
Ordinammo l’impasto italiano *non ho idea di come sia quello inglese e non lo voglio nemmeno sapere!* e cominciammo a mangiare. Certo, la pizza decisamente non era come quella a cui ero abituata, anzi, però diciamo che per gli standard del posto era mangiabile. La cena proseguì bene, ed io mi dimenticai addirittura di tutto il resto.
Finito di cenare ci dirigemmo come d’accordo verso Soho, quartiere notturno di Londra. Certo, noi non avremmo potuto fare niente di che, in quanto la maggior parte di noi era ancora minorenne, ma comunque un giro non ce l’avrebbe tolto nessuno.
“In quel cinema là” spiegò Harry “ci fanno tutte le prime di film famosi… e vedete qua” indicò il pavimento “ci sono impronte di attori famosi… una piccola Hollywood!”
“Se vabbè, mo non esageriamo… ce ne saranno 5 o 6!” commentò Dougie sarcastico.
“E oh già è qualcosa!”
“E poi finiscila di sminuire sempre Londra!” ribattei.
“Ooooook!” alzò le spalle, incurante. *Parlare al muro è la stessa cosa*
Dopo qualche secondo di silenzio… “Ehi mi è venuta un’idea!” esclamò il bassista.
“Wow, Dougie che ha delle idee… questa è da segnare!” fece ironica Francesca.
“Simpatica, come sempre!”
“Lo so, me lo dicono in tanti!”
Dougie la guardò male, ma fortunatamente decise di non rispondere, quindi si rivolse verso di noi. “Oggi dovrebbe essere la serata in cui lavora un mio amico in un locale qua vicino… magari ci fa entrare!”
“Non so… qui sono molto fiscali…” dissi.
“È vero, ma ci conosciamo da una vita, non riesce mai a dirmi di no… e poi con tutti i favori che gli ho fatto, me lo deve!”
“Vabbè possiamo provare! Magari ci da anche qualcosa da bere!”
“Si, andiamo!” dissero tutti in coro. Io non ero molto convinta, ma non potendo fare altro e cercando di non rovinare la serata li seguii.
Fatti pochi metri, svoltammo in un vicoletto, ma invece di introdurci dalla porta principale, dove già c’era una fila di persone speranzose di entrare, svoltammo ancora e ci trovammo davanti ad una porta secondaria. Dougie prese in mano il cellulare e fece un numero veloce.
“Ehi Mark, come va?... tutto bene… senti un favore al tuo amichetto. Io e dei miei amici siamo di fronte all’uscita di sicurezza del locale dove lavori… si… ecco, si se ci potevi far entrare… dai… grazie sei un mito.. a dopo!” attaccò e con un sorriso esclamò “è fatta. Sono un genio!”
“E bravo Poynter!” Danny gli diede una pacca sulla spalla. Pochi secondi dopo apparve questo Mark dalla porta chiusa.
“Ehi Doug! Da quanto tempo eh?!”
“Troppo, amico!” e si abbracciarono. Aprì poi la porta e ci fece entrare in quel disco-pub quasi del tutto buio.
Andammo subito al bancone per ordinare qualcosa da bere e qualcuno di noi riuscì, non so come, a prendere qualche birra che subito Francesca e Fabiola afferrarono decise.
“Fabiola?!” esclamai guardandola incredula.
“Scusa, ma dopo essere riuscite ad entrare qua dentro, mi sembra un controsenso non prendermi niente, no?”
“Fai un po’ come vuoi… io sto bene così” dissi io sicura di me.
“Giulia, è un goccio di birra, mica droga! Assaggia, assaggia!” mi fece Francesca e per sbaglio mi versò addosso un po’ della sua birra e scoppiò a ridere.
“Scusa, non l’ho fatto apposta… oddio, guardati! Sei troppo buffa!”
“È proprio buffa!” un ragazzo alto e decisamente carino si avvicinò a Francesca per commentare la mia faccia e la cosa non mi andava molto a genio.
“E tu sei proprio carina” le fece guardandola languidamente.
“Scusa, e tu chi saresti?” rispose lei un po’ scontrosamente.
“Sono Richard… ma gli amici mi chiamano Rick” e le prese la mano per poi darle un piccolo bacio.
“Richard… Rick, o come ti chiami… sei molto gentile e carino ma non mi interessi, quindi ti consiglio di cercarti un’altra ragazza da conquistare perché con me sprecheresti solo tempo” e si girò dall’altra parte bevendo un sorso di birra. Richard borbottò qualcosa e arrabbiato se ne andò in cerca di una nuova preda.
“Ehi! Miss Acidità, fai così con tutti? Ecco perché quando ti vedono scappano!” Intervenne Dougie polemico.
“Senti, piccolo cretino, non mi rompere anche questa sera!” sbuffò e continuò a bere la sua birra.
“Oh scusami tanto, piccola zitellona!”. Piccola zitellona? Questa era grossa… come si permetteva! Se avesse conosciuto veramente Francesca avrebbe capito perché si comportava così.
Stavo per aprire bocca per cercare di placare l’ennesima litigata quando Francesca si alzò dalla sedia su cui era seduta e guardò fisso verso Dougie; non gli staccava gli occhi di dosso e con aria di sfida si avvicinò lentamente a lui, lo prese per il colletto della maglietta e lo portò sulla pista da ballo. Al ritmo della bachata, Francesca cominciò a ballare attorno a Dougie accarezzandolo e toccandolo col proprio corpo; gli mise le mani attorno al collo, gli accarezzò i capelli e si avvicinò col viso al suo collo per fare qualcosa che non riuscii a vedere; Dougie era lì, senza parole e soprattutto preso, preso da lei. Ad un certo punto Francesca lo guardò intensamente negli occhi e si avvicinò piano alla sua bocca. Io e Fabiola ci guardammo e rimanemmo a bocca aperta… lei era testarda, vendicativa… ma ora, che le era preso? Eccola lì ad un palmo di distanza dalla sua bocca e lui pronto a gustare quel bacio: ancora più vicino, ancora più vicino… ma all’improvviso si allontanò lasciandolo impalato ancora con gli occhi socchiusi e il viso proteso in avanti. Lo guardò e poi scoppia a ridere.
“Sei proprio un piccolo cretino!”. Si girò e tornò di nuovo al suo posto sorseggiando la birra. I ragazzi sorpresi corsero da Dougie e cominciarono a prenderlo in giro, mentre io e Fabiola rimanemmo lì accanto a lei aspettando una sua parola. Ma lei rimase zitta per tutta la sera con un sorriso soddisfatto stampato in faccia. Sapendo come era fatta, decidemmo di lasciarla stare e di divertirci per un po’; Mentre io mi davo al ballo sfrenato e Danny e Tom parlavano in continuazione con Dougie, Fabiola ballava e, tra un bicchiere e l’altro di birra, si scambiava coccole e baci affettuosi col suo Harry. Ma dopo poco la situazione cominciò a sfuggirci di mano e lei si ritrovò completamente ubriaca, retta solamente dalle braccia del suo ragazzo, sparando cose senza senso.
“Sentite, non può andare avanti in queste condizioni, io la porto a casa!” esclamò Harry, guardandola preoccupato.
“Meglio, va!”
Danny lo aiutò ad alzarla dalla sedia, poi gli passò una mano di lei dietro al collo, in modo da reggerla bene.
“Ok ragazzi, ci vediamo domani!”
“Ciao Haz! Ciao Fabi!” ma lei ormai non in grado di intendere e di volere, si abbracciò forte il suo amore ed uscirono dal locale.
“Forse non è stata una buona idea venire qui” dissi preoccupata.
“Ma no, dai, doveva farla quest’esperienza… un giorno la farai anche tu, vedrai!” Danny sorrise, guardandomi come se la sapesse lunga.
“Non penso, sono una brava ragazza io!”
“Certo…”
***
FRANCESCA’S POV
Ho ancora in mente la sua faccia! L’ho lasciato proprio senza parole e ora deve solo provare di nuovo a darmi della “zitellona acida”! Io non sono acida e non sono zitella… o meglio dire, lo sono, ma per scelta! Lui non sa niente di me! Del mio passato! Del mio presente! Niente di niente e ora pensa di dire chi sono, come sono, dopo che mi conosce da soli 2 mesi! Che arrogante!
Com’è possibile che due persone possano essere così diverse? Giulia e Fabiola si lamentano; dicono che stiamo sempre a litigare, che non ce la fanno più a sentire sempre le solite storie… ma che ci devo fare? È lui che mi istiga; è un deficiente! Sarà pure bravo a far ridere… ma giusto in quello!
E poi cosa è questa storia che dovrei recitare al suo fianco? Appena ho letto il suo nome sul foglio appeso alla bacheca non ci ho visto più, sono partita in quarta e l’ho cercato per tutta la scuola. Come al solito, appena mi ha visto ha fatto una faccia schifata, come se avesse visto un corpo putrefatto ma a me non interessava. L’ho sbattuto al muro e con tutta la mia rabbia ho chiarito alcuni punti fondamentali:
“Senti, mettiamo subito in chiaro che io ho intenzione di fare le cose nel migliore dei modi. Il teatro, la musica è ciò che più amo e non intendo farmelo rovinare da un impertinente ragazzino a causa di un suo stupido scherzetto mal riuscito. Ora, dato che non posso fare niente per cambiare le cose e che so che tu vorresti buttarti da un grattacielo piuttosto che partecipare a questo spettacolo che però dovrai fare, ti chiedo solo una cosa: comportati come una persona con un po’ di cervello e non distruggere anche questo mio sogno!”
“Sì, signor sì!” mi fa salutandomi come un soldato al suo superiore. Il pubblico che si era formato attorno a noi scoppia a ridere dandogli la conferma della sua simpatia.
“Sei senza speranza!” e con sguardo di ghiaccio l’ho mollato e sono andata in classe pregando che avesse colto almeno un po’ di quello che gli avevo detto. Ma a me non sembra proprio che abbia percepito le mie parole; mi tratta sempre di schifo e mi fa arrabbiare sempre di più!
Spero che almeno la lezione di stasera gli sia servita e che mi lasci in pace una volta per tutte!
Anche perché mi sta rovinando la vita che era già rovinata di suo.
Pensavo che Londra potesse essere il punto di un nuovo inizio, lontano dai dolori del passato… di Roma… di Andrea, delle sue scenate, delle sue gelosie; pensavo di trovare gente diversa, felicità, tranquillità… ma forse mi sbagliavo… tutto il mondo è paese.
Devo smetterla di essere così tragica… se ci penso non è che vada così male qui: ho la mia famiglia, i miei amici, tante feste… e Dougie non è certo in grado di rovinare quel poco di buono che ho. Ormai dopo quello che ho passato questo non è neanche lontanamente paragonabile e io sono più forte di prima; sono più sicura di me. 
Quindi ora devo solo impegnarmi nel mantenermi stretti gli amici che ho e a raggiungere i miei obiettivi con tutti i miei sforzi anche se ci sarà qualcuno che sicuramente mi ostacolerà.
***
FABIOLA’S POV
 
Come ogni giorno vengo svegliata dalla tanto odiata sveglia che viene scaraventata dall’altra parte della stanza. Ma oggi non è come tutti gli altri giorni, mi alzo dal letto e sento un leggero giramento di testa che mi fa tornare a letto, seguito subito da un fortissimo mal di testa.
*Ma che succede!?* provo a sedermi piano piano sul ciglio del letto, e dopo vari sforzi mi alzo, mi metto la vestaglia e molto lentamente scendo le scale.
In cucina trovo mia madre che non mi degna di uno sguardo. *allora! ho capito che ieri sera è successo qualcosa ma perché mi tratta così?* il tempo di riscaldarmi il latte e mia madre già se n’era andata via. Mentre faccio colazione con tanto caffè provo a ricostruire cos’è avvenuto ieri sera *allora… mi ricordo che il pomeriggio sono uscita con gli altri, siamo andati da Harrod’s, da Madame Toussaud, poi abbiamo cenato e siamo andati a fare una passeggiata a Soho* da qui i miei ricordi iniziano a svanire.* mmmm… poi cosa ho fatto? ah già siamo andati in quel locale dell’amico di Dougie… ecco dove mi sarò ubriacata! Però è strano non sono mai arrivata a questi livelli… ora mi ricordo! siamo entrati dall’entrata posteriore… mi ricordo anche il locale! Molto carino!... ma poi ho il vuoto! Mmm vabbè oggi ne parlerò con gli altri vediamo se sanno qualcos’altro!*
Guardo l’orologio: le 8.30.
“CAVOLO!!!! È TARDISSIMO!” esclamo ancora con un biscotto in bocca.
Dopo essermi vestita e aver preso la cartella, corro per arrivare in tempo a scuola.
Con gli altri ci vediamo davanti i soliti armadietti.
“buongiorno!”
“buongiorno!” mi rispondo gli altri.
In quel momento sentiamo la campanella suonare e dopo aver dato un bacio veloce ad Harry mi incammino verso l’aula di storia insieme alle altre. Entriamo in classe e ci sediamo vicine e poco prima che entri la professoressa, inizio a chiedere informazioni alle mie amiche a proposito di ieri sera.
“Mi potete dire cos’è successo ieri sera? Perché stamattina mi sono svegliata e non mi reggevo in piedi, mia madre non mi ha rivolto la parola… so di aver bevuto ma non riesco a ricordarmi nient’altro!”
La professoressa entrata ormai in classe ci invita a sederci, perciò proseguiamo la nostra conversazione, scambiandoci bigliettini.
Ricevo il primo biglietto da Francesca “io mi ricordo solo che hai alzato un po’ il gomito con la birra e che continuavi a dire cose senza senso…” cercando di non farmi scoprire dalla professoressa scrivo un biglietto a Giulia “Giuli, tu per caso ti ricordi come sono tornata a casa?” e dopo pochi minuti sento arrivarmi dalle spalle un pezzetto di carta accartocciato “si, in pratica non riuscivi a stare in piedi così Haz ha voluto portarti a casa!”
“Si ma perché allora mia madre non mi ha guardato in faccia questa mattina?”
“Non so cosa sia successo! Prova a chiedere ad Haz magari ti può dire qualcosa in più!”
Finalmente è ora di pranzo e andiamo tutte a mensa dove ci aspettano gli altri.
“Ehi amore com’è andata?” mi chiede harry baciandomi dolcemente
“Tutto bene, solo che sono stanchissima per ieri sera! A proposito puoi dirmi cos’è successo mentre mi riaccompagnavi a casa? Io non mi ricordo nulla e non capisco perché mia madre questa mattina non mi ha rivolto la parola!” gli chiedo bloccandolo e rimanendo in dietro rispetto agli altri, che stavano andando a prendere il tavolo.
Harry sfugge al mio sguardo, chiedendomi imbarazzato “sei sicura di volerlo sapere?”
“si assolutamente!” rispondo preoccupata.
“Allora ti racconto tutto… ieri sera al locale hai bevuto un po’ troppo, perciò vedendo che barcollavi ho deciso di portarti a casa!”
“si e poi?”
“bé  per arrivare a casa tua, bisogna attraversare un ponte e tu volevi tuffarti nel fiume.. sei anche salita sul bordo del ponte, ma per fortuna sono riuscito a tirarti giù e ti ho dovuto portare in braccio a casa perché non volevi darmi retta!”
“oh mio dio!” esclamo con gli occhi sbarrati.
“Già ! ma purtroppo non è finita qui… sei sicura che vuoi sapere proprio tutto?”
“si si!”
“Quando siamo arrivati sotto casa tua… hai iniziato a baciarmi e non volevi che io me ne andassi, anzi mi hai pregato di entrare in casa e…”
“e cosa?”
“e volevi farlo! Ma io sapevo che eri sotto i fumi dell’alcool, ma per non svegliare i tuoi genitori ho accettato di accompagnarti in camera tua! Ma non appena sono entrato in casa con te le cose sono degenerate, hai continuato a flirtare con me in modo molto più provocante, mi hai anche sfilato la maglietta di dosso… buttandomi sul divano! e…”
“oddio cos’altro potrà essere mai successo?”
“mi sei saltata addosso e ci hanno beccato i tuoi, svegliati dai rumori!”
“oh mio dio non ci posso credere, che vergogna!” esclamo appoggiandomi le mani sul viso “come fai a starmi ancora affianco!” sento le sue braccia avvolgermi e abbracciarmi intensamente.
“non ti preoccupare sapevo che l’alcool ti aveva dato alla testa, ho cercato di spiegare tutto ai tuoi genitori anche se non penso di essere stato molto convincente, ma comunque so che non avresti mai fatto quelle cose!”
*Bé!...magari tutte no!*

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Capitolo 17
*** diciassette. ***


“Scusate” la voce di Dougie spuntò fuori dal nulla. Perplessa mi girai per vedere da dove provenisse e rimasi stupita: Dougie era in piedi su un banco e stava cercando di attirare l’attenzione di tutti. “Scusate!” ripeté, e questa volta calò il silenzio. “Per chi non mi conoscesse, mi chiamo Dougie, ma dubito che ci sia qualcuno in questa scuola che non mi conosca!” sorrise sicuro di se stesso. Una marea di ragazze sospirò in sua direzione. Francesca mi guardò esasperata ed in risposta scossi la testa. “Allora, se non lo sapete fra due settimane è il mio compleanno” bisbigli fra il pubblico “e ho deciso che voglio fare una festa in grande” ovazioni “Già, siete tutti invitati. La festa sarà il 30 verso le 7 e si svolgerà alla piscina qui accanto: ci saranno musica, dj, da bere, da mangiare e belle ragazze in costume spero!” da un gruppo di ragazze si levarono delle risatine. Dougie le guardò e fece l’occhiolino sorridendo spavaldo. Mi voltai verso Francesca che stava appositamente guardando dall’altra parte e cercava in tutti modi di stare calma. O magari lo stava semplicemente mandando a quel paese. “Grazie a tutti per l’attenzione, per maggiori informazioni contattatemi” e con un gesto teatrale, dopo aver salutato la folla, scese dal banco e se ne andò verso delle ragazze. Mi girai verso Fra, ma lei alzò una mano per bloccarmi.
“Non commentare, non mi dire niente in questo momento!”
“Ok” feci intimorita. Poi mi guardai intorno alla ricerca dell’altra componente del gruppo.
“Hai visto Fabi?”
“No. Magari si è infrattata con Haz!”
La guardai alzando un sopracciglio. “Ho capito, ti devo lasciar perdere! Me ne vado, quando ti è passata chiamami!” e con una pacca sulla spalla, mi allontanai alla ricerca di qualche faccia conosciuta. Si avvicinò Johnny, un ragazzo della mia classe di matematica.
“Ehi!” mi salutò.
“Ciao Johnny!”
“Hai sentito Poynter? Sembra che farà una festa in grande!”
“Già!” risposi “Ma lui è un po’ esibizionista, quindi me l’aspettavo una cosa del genere… festa con molta gente, soprattutto ragazze…”
“Già, gli vanno dietro tutte… è un terribile concorrente!” mi sorrise. “Tu… che fai pensi di andare?”
“No, non penso…”
“Che cosa sentono le mie orecchie?” una voce familiare spuntò da dietro di me. Mi girai.
“Danny! Ciao!”
“Jones, come va?” Johnny fece un cenno con la testa in sua direzione.
“Bene grazie” rispose asciutto. Poi si girò verso di me “Come mai non dovresti venire?”
“Ehm…”
“Ehi Johnny vieni a vedere che ho comprato ieri!” urlò un ragazzo appoggiato agli armadietti.
“Scusate, ragazzi. A presto!”
“Ciao!”
“Sì, addio!” borbottò freddo Danny.
“Che c’è, non ti sta simpatico?”
“Storia lunga… un giorno te la racconterò”
Lo guardai esasperata.
“Allora, mi vuoi spiegare il motivo per cui non vuoi venire alla festa di Dougie?”
“Perché… perché è in piscina!”
Danny mi guardò interrogativo. “Eh… allora?”
“Allora… mi vergogno!” dissi arrossendo.
“E di cosa dovresti vergognarti, scusa?”
“Ma di stare in costume, no? Con tutta quella gente…”
“Stai scherzando spero…” mi guardò serio.
“No” abbassai lo sguardo. Mi ero sempre vergognata ad andare in piscina con i miei amici. Era proprio una cosa che non riuscivo a togliermi.
“Ma dai! Ma perché ti devi vergognare, tu non mi pare che stia messa male!”
“Lo dici perché non mi hai mai visto in costume!” sentii le guance scaldarsi.
“Senti, ci sono alcune persone che stanno messe veramente male e vanno in giro senza problemi!”
“Lo so”
“E allora? Guarda che se non vieni mi arrabbio eh?! Ti vengo a prendere con la forza a casa!”
Lo guardai. Poi ci pensai un po’ su. “E va beeeene. Come sei noioso però!”
Danny ridacchiò. “Brava!” disse dandomi un pizzicotto sulla guancia. Appena levò la mano, sentii un calore proprio nel punto in cui mi aveva toccato. *Danny, ti odio! Io non voglio andarci uffa! Ma come faccio a dirgli di no?*. Sorrisi.
BIP BIP
Feci un salto sentendo la suoneria.
“Scusa” dissi in direzione di Danny. Aprii il messaggio.
“Amore, che stai facendo? Oggi pomeriggio non sono a casa quindi ci sentiamo domani. Mi manchi tanto. Sto cercando un volo per la prossima settimana, così possiamo rivederci. Non resisto più senza di te. Ti amo tanto. Luca”
Sorrisi dolcemente. Poi dopo aver risposto rimisi in tasca il cellulare; alzai lo sguardo e notai che Danny mi stava guardando.
“E’… Luca!”
“Oh!” sorrise. Dopo qualche secondo di silenzio: “Non deve essere facile vero? Intendo non vedersi quasi mai”
“No, infatti..” sospirai. “Quando è ripartito la volta scorsa volevo morire. Però purtroppo… che dobbiamo fare?! L’amore ci fa resistere a tutto…”
“State bene insieme…”
“Anche tu e Amber!” mentii, in realtà Amber non la sopportavo.
“Comunque non è la mia ragazza, l’ho ripetuto milioni di volte!”
“Sì, certo!” esclamai ironica.
“Dannyyyyy!” una voce acuta che proveniva da non molto lontano.
*Parli del diavolo…* pensai contrariata. “Senti, io vado a cercare Fra. A dopo!” e mi allontanai. Volevo cercare di stare il più possibile alla larga da lei.
Finalmente riuscii a trovare Francesca e Fabiola che stavano parlando con Harry, Tom e qualche altro nostro amico.
“Finalmente. Ma dov’eri?”
“Stavo parlando con Danny”
Fabi alzò il sopracciglio.
“Che c’è?”
“Ho detto qualcosa?”
“Hai fatto una faccia strana”
“Io non ho fatto nessuna faccia strana. È la mia faccia!”
“Sì vabbè... è quella che tiri fuori ogni volta che parlo di Danny!”
Lei alzò le spalle e rientrò nella conversazione che si stava svolgendo, sempre riguardo alla festa. 
“Ma come mai in piscina? Insomma è novembre… fa freddino!” esclamò Fabiola.
“Vedi” spiegò Sarah, classe di filosofia “questa piscina è super-attrezzata per feste del genere”
“Un sacco di gente organizza feste là! Va di moda!”
“E non c’è neanche il problema del freddo, perché è al chiuso e, non solo, c’è anche una specie di riscaldamento apposta” aggiunse Tom.
“Ma è fantastico!” fece Fabiola stupita.
“Certo che siete proprio avanti!” commentai.
“Spero che vi divertiate anche per me…” intervenne Francesca “io non vengo.”
“Non avevo dubbi; lo sapevo che avresti detto così!” risposi io esasperata e, prendendola per un braccio, la trascinai in un posto più isolato per parlare a quattrocchi.
“Francesca la devi fare finita con questa storia! Non puoi non venire… è comunque nostro amico e poi devi ammettere che molto spesso ci stai bene insieme!”
“Non è ve…” non fece in tempo a rispondere che la interrompo.
“Sì che è vero; ti vedo come ridi quando fa il simpatico”
“E allora? Se è cretino non è colpa mia!”
“Sarà cretino, ma comunque ci passi un sacco di tempo insieme e poi non puoi lasciare sole me e Fabiola. Metti da parte il tuo orgoglio per una volta! Devi venire alla festa e piantarla con tutto quest’odio che provi per lui… che poi secondo me non esiste”
“Esiste e come! E poi non è orgoglio è solo… non lo so… e va bene, vengo!”
“Alleluia! Per favore, alla prossima festa… non farmi fare di nuovo un’altra predica del genere… mi sento tanto vecchia!” scoppiammo a ridere e tornammo dagli altri.
 
***
 
Come promesso, Luca era riuscito a trovare i biglietti per il weekend, a quasi una settimana esatta dall’invio del suo messaggio. Emozionata mi preparai e andai all’aeroporto per incontrarlo. Peccato che, arrivata a Heathrow, mi aspettava una brutta sorpresa.
“L’aereo RZ5879 proveniente da Roma Fiumicino ha subito un ritardo di due ore. Ci scusiamo per il disagio”
*Che cosa? 2 ore? Ma siamo impazziti? E adesso che faccio?*
Sconsolata mi sedetti, guardandomi in giro. Mi rialzai poco dopo e decisi di fare un giro dei negozi. Il tempo non passava mai. Era solo mezz’ora.. un’ora… un’ora e mezza… a questo punto mi riavviai verso la sala d’aspetto e guardai lo schermo.
Alitalia – Rome Fiumicino ora prevista 16.10.
Abbassai lo sguardo verso il mio orologio. 15.15 *Oddio non è possibile. È un incubo! Ma che è successo? Hanno dirottato l’aereo? Hanno messo una bomba? È caduto qualcuno? Dio mio che noia che sono questi aerei…*
Feci un altro giro per i negozi, ma mi accorsi che ormai li sapevo a memoria quasi. Così andai alla macchinetta e mi presi una barretta Mars e una Coca-Cola data la fame e la sete che cominciavano a farsi sentire. Erano quasi tre ore che ero lì. *Dio mio che buona*
Dopo un’altra mezz’ora ritornai in sala e vidi che mancavano ancora tre quarti d’ora. Mi misi le cuffiette e sentii un po’di musica: Bruce, Micheal Bublè, Rascal Flatts…
Finalmente la scritta “In fase di atterraggio” apparve accanto a quella “Rome” e dopo altri venti minuti la gente cominciò ad arrivare. Capii subito che era l’aereo che aspettavo perché le persone avevano facce stravolte e urlavano “finalmente! Non ce la facevamo più” a quelli che erano venuti a prenderli. Ed ecco Luca spuntare dalla porta con in mano il bagaglio, che mi sorrise, con la faccia stanca, e io subito corsi verso di lui e lo salutai con un bacio.
“Amore, ma che è successo? Come mai c’è stato tutto questo ritardo?”
“Ti spiego tutto con calma, ora prendiamo il taxi, non ce la faccio più!”
Ci avviammo verso l’uscita e prendemmo il primo taxi libero.
“Allora, raccontami tutto…”
“Eravamo a Fiumicino e stranamente è arrivata la chiamata per l’imbarco in orario. Incredulo per la puntualità mi siedo al mio posto, e, dopo un quarto d’ora, il comandante dice che ci sarà un ritardo perché c’era una forte tempesta sopra non so quale paese.. insomma abbiamo aspettato per quasi un’ora. Poi finalmente siamo partiti, ma arrivati a Londra abbiamo trovato la pista bloccata, perché c’erano gli altri aerei che erano in orario che stavano atterrando…” sospirò “insomma, un viaggio movimentato!”
“Povero piccolo” lo abbracciai forte.
“Non mi importa niente perché tutto quello che voglio è stare con te. E farei di tutto”
Mi sorrise dolcemente, ed io mi avvicinai per baciarlo.
“Ehi quasi dimenticavo…” mise una mano nella tasca davanti della trolley e ne tirò fuori un astuccetto blu vellutato. “Buon mesiversario tesoro” e me lo porse.
Scossi la testa, sorridendo. La aprii lentamente. Un cuore ricoperto di tanti brillantini bianchi era appoggiato al cuscinetto, ed era semplicemente perfetto. Senza parole lo guardai e gli sorrisi teneramente.
“Grazie, amore, mi fai tutti questi regali bellissimi… “ e lui si avvicinò per darmi un bacio.
“Il mio regalo per te è… taaaanto amore!” lui mi guardò ed io scoppiai a ridere. “No dai scherzo… guarda un po’ che ti ho preso!” aprii la borsa e presi il pacchetto che avevo fatto il giorno prima.
“Ma come sei brava a fare i pacchetti!” mi disse scartandolo.
“Lo so, ho un talento naturale!” sorrisi.
Appena lo aprì rimase stupito.
“Cioè ma dove l’hai preso? Pensavo uscisse a febbraio!” disse con gli occhi sbarrati e mostrandomi il nuovo dvd degli Oasis.
“In tutto il mondo. Ma non in Inghilterra. È uscito ieri!”
“O mio dio, grazie!” disse baciandomi. Gli Oasis erano il suo gruppo preferito e li adorava veramente tanto.
Mentre eravamo ancora in taxi, mi squillò il cellulare. Tom. *Tom?*
“Ehi Tom! Ciao!”
“Ciao!” aveva una voce terribile.
“Che è successo?”
“Io e Gi abbiamo litigato”
“E come mai?”
“Dice che ultimamente non sto più molto con lei, perché tra voi, tra le prove della band e mia sorella che devo controllare, non usciamo da soli da un sacco! Ti prego mi dai una mano?”
“Certo, sai che puoi sempre contare su di me”
“Ok allora mi raggiungi a casa?”
“Adesso?”
“Eh!”
“Ehm…” guardai Luca che alza un sopracciglio. “Veramente… sto con il mio ragazzo che è appena arrivato…”
“Ah” notai la delusione nella sua voce. “Allora… non fa niente… non ti preoccupare…”
*Non posso, devo andare da lui, mi dispiace troppo… certo, che non ne va bene una oggi!*
Guardai Luca e gli feci la “pallina”, cioè la mia faccia tenera, per cercare di scusarmi e di convincerlo ad andare da Tom. Lui con espressione scocciata stette zitto per qualche secondo e poi, non potendo resistere alla mia faccia, fece un cenno, come a dire “Va bene, se proprio dobbiamo!”
“Tom, non ti preoccupare, arrivo subito!”
“Davvero? Grazie Giulia, ti adoro.”
“Ciao, a dopo!”
“Ciao!” e attaccai.
Dissi l’indirizzo al tassista che subito svoltò a destra. Lanciai un’occhiata ad Luca.
“Amore, lo so, scusa… ma che dovevo fare?!”
Lui sospirò. “No, hai fatto bene, sei troppo buona per dire di no ad un amico in crisi!” sorrise.
Pochi minuti ed eravamo sotto casa di Tom. Lui era sull’uscio che si guardava in giro, poi, appena ci vide, ci corse incontro.
“Grazie sul serio di essere venuti. Mi dispiace di avervi rovinato il pomeriggio!”
“Ma no, figurati” disse sorridendo. Ci fece entrare e ci accomodammo in salotto. Solo noi, in realtà, perché Tom non la smetteva di fare avanti e indietro.
“Sono veramente disperato, non so che fare, non abbiamo mai litigato prima d’ora!”
Mi faceva troppa tenerezza vederlo così. Sorrisi.
“Non ti preoccupare, è normale litigare quando si sta insieme. Non hai niente da temere perché voi due siete fatti l’una per l’altro, sul serio!”
“Lo penso anch’io, mi sento morire al solo pensiero che potrei perderla.”
“Immagino…”
Subito ci mettemmo in azione e cercammo di farci venire in mente un piano per riconquistare Giovanna. Ci facemmo raccontare da Tom i suoi gusti e quello che le piaceva così da avere bene chiara la situazione. Allora gli consigliammo di mandarle innanzitutto dei girasoli, i suoi fiori preferiti, e di riuscire a trovare i biglietti per il concerto dei Five For Fighting che si sarebbe tenuto il giorno dopo alla Wembley Arena. Impresa impossibile, lo sapevamo, ma visto che Tom conosceva un ragazzo che lavorava alla Wembley, lo avrebbe supplicato di trovargli due biglietti, anche se fossero costati tanto. Riconquistare Gi non aveva prezzo, diceva. Così gli consigliammo di telefonarle e invitarla a cena quella sera, con biglietti o meno, così avrebbero avuto il tempo di chiarire tutto. Era un peccato far finire una storia come quella. A quel punto Luca si alzò ed uscì, dicendo che doveva fare una telefonata; decisi di lasciar perdere e di concentrarmi su Tom. Dopo molte chiamate a questo amico e all’altro, il ragazzo dell’Arena, riuscì a rimediare due pass per il concerto. Incredulo, Tom, non la smetteva di ringraziarlo e di dirgli che gli doveva un enorme favore.
“Ragazzi, veramente, grazie di tutto!” aprì la porta d’ingresso e ci accompagnò fuori.
“E di che, a che servono gli amici se no?” sorrisi. Quindi lo salutammo e ci avviammo verso la metro. Ormai si erano fatte le 8.
“Dobbiamo andare verso casa tua”
“Perché? Non andiamo in albergo?”
“No…”
Lo guardai, aspettando una spiegazione, ma lui mi sorrise. “Non ti preoccupare e cammina!”
Così arrivammo al cancello di casa. Ancora non capivo che cosa aveva in mente. Mi disse di aprire la porta, così infilai le chiavi e le girai. Rimasi a bocca aperta: il salone era quasi del tutto buio, se non fosse stato per le luci delle candele sparse qua e là; un mazzo di rose era appoggiato sul mobiletto di lato in un bellissimo vaso bianco ed infine la tavola era apparecchiata con molta cura, una candela al centro e la cena già nei piatti. Mi girai verso Luca, sorpresa, e lui mi sorrise dolcemente e mi sussurrò: “Visto che oggi non siamo riusciti a stare insieme da soli, ho deciso di organizzare questa cenetta romantica anche per festeggiare i nostri 8 mesi”
“Ma… come hai fatto?”
“Ho chiamato prima i tuoi, gli ho raccontato tutto quello che era successo, e gli ho chiesto il permesso. Inizialmente non erano molto convinti, ma poi hanno capito e mi hanno detto di sì. Ricordandomi che sarebbero tornati alle 11 e mezza!” ridacchiò. “Poi ho chiamato il catering e gli ho spiegato cosa avevo in mente…”
*Dio mio, non ci posso credere*. Ero commossa. Mi buttai verso di lui, abbracciandolo forte e sentendo di amarlo tantissimo.
Mentre stavamo mangiando, mi arrivò un messaggio: “Con Gi tutto a posto, grazie ancora di tutto. Tom” sorrisi, contenta della riuscita del nostro piano.
Finito, lo presi per mano e lo portai su, verso la mia camera, e una volta chiusa la porta, iniziammo a baciarci con passione, ci buttammo sul letto ed io mi presi di nuovo in quegli occhi azzurri. 

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Capitolo 18
*** diciotto. ***


E alla fine eccoci qui a questa megagalattica, affollatissima, scatenata festa.
Arrivammo davanti alla piscina e la fila per entrare cominciava dall’altra parte della strada: era impossibile crederlo, ma pensavo proprio che fosse venuta tutta Londra! Fortunatamente Dougie ci aveva avvisato che noi, conoscendolo, potevamo evitare la lunga fila che era certo si sarebbe creata mostrando dei pass all’entrata ad un bullo alto 3 metri e largo 5! Eravamo a Londra, mica in America! Anche qui facevano queste feste così stratosferiche? A quanto pareva sì e non vedevo l’ora di entrare e scoprire le tante sorprese che ci avrebbe riservato la serata.
Superata la porta di ingresso, ci incamminammo, con altri ragazzi che come noi non stavano nella pelle di vedere cosa li aspettava, per un lungo corridoio, seguendo la musica che si faceva sempre più alta.
Finalmente la piscina, le persone, la musica… era come in televisione… ma meglio!
A primo impatto non mi sentivo per niente a mio agio; ragazze e ragazzi dappertutto mezzi nudi che correvano a destra e sinistra o che giocavano in piscina; chi si sbaciucchiava negli angoli più sperduti e chi si scatenava in balli movimentati.
“Stupenda! Stupenda! Stupenda!” gridò Fabiola elettrizzata.
“Stupenda? A me sembra un ammasso di gentaglia senza cervello che flirta e che si spoglia cogli occhi”
“Come sei tragica, Fra! Dai, vedrai che alla fine della festa cambi idea!”
“E io dovrei mettermi in costume davanti a tutta questa gente?” chiesi io preoccupata.
“Qual è il problema? Nessuno sta lì a guardare te… oddio, magari qualcuno sì…” fece Fabiola.
“È proprio quel qualcuno che mi mette a disagio!”
“Ma dai, Danny vedrà quanto sei bella, non hai niente da nascondere tu!” ammiccò Fabiola.
“Ora che c’entra Danny? Ti ricordo che sono fidanzata io!”
“Sì, lo so; non c’è bisogno di precisarlo ogni volta, no?”
“Fabiola, smettila! Cosa vuoi insinuare?”
“Niente, mi baso solo sui fatti… comunque che ne dite di buttarci in piscina?”
“Uffa! Perché mi avete fatto venire?” sbuffò Francesca
“Non fare la vittima ora! E poi ti sono sempre piaciuti questi tipi di feste; adesso perché questa è di Dougie deve essere uno schifo? Non pensarci e divertiti, ok?” Fabiola la guardò per un attimo.
“Ok! Dai, divertiamoci! Buttiamoci!”. Sorridenti Francesca e Fabiola si spogliarono.
“E tu che fai? Non vieni?” mi chiesero.
“Voi andate avanti, vi raggiungo dopo… ho bisogno di qualcosa da bere ora”.
Mentre le ragazze si tuffavano in piscina, io cercavo qualche faccia amica con cui passare il tempo: non avevo proprio voglia ora di spogliarmi. *semmai dopo… semmai.*
“Ehi! Alla fine ti sei decisa!” mi voltai e vidi Johnny.
“A quanto pare sì; non ho potuto dire di no!”
“Sono proprio contento… speravo venissi!” mi guardava in un modo strano e io, involontariamente, guardai da un’altra parte.
“Ti va di prendere qualcosa?” *No, non mi va!* “Ho sentito che dicevi alle tue amiche che volevi bere qualcosa…” *Ma dove stava? Come ha fatto a sentirmi? E ora? Uffa…*
“Va bene, andiamo”. Raggiungemmo un tavolo lunghissimo pieno zeppo di cose buone da mangiare e da bere e il mio stomaco cominciò a brontolare. Mentre Johnny mi parlava, l’unica cosa che mi interessava era quel bel vassoio pieno di fumanti patatine fritte.
“E quindi vieni dall’Italia! Io ci sono stato una volta, sono andato a Firenze; bellissima città”
“Già, proprio bella!”
“Sì… ti manca molto?”
“Bè, si… mi mancano i miei amici e soprattutto il mio fidanzato…” *Ecco, mettiamo le cose in chiaro*
“Immagino… deve essere dura stare insieme a tanti chilometri di distanza”
“Sì, ma noi ci amiamo molto”. Lui sorrise, abbassò lo sguardo per poi rialzarlo nuovamente verso di me.
“Lo so, si vede…ti va di ballare?” *Mi va di ballare? Ti ho appena detto che sono felicemente fidanzata* “No, non pensare male, ma sei una delle poche ragazze che conosco a questa festa… almeno ci divertiamo!” *Sembra sincero… e poi è solo un semplice ballo*. Andammo sulla pista dove intravidi Danny ballare con Amber. Sentii una fitta al cuore ma mi voltai verso Johnny e cominciai a scatenarmi. A volte incrociavo lo sguardo di Danny e lui mi fece capire che avrebbe voluto tanto sparare alla ragazza con cui sta ballando *Ma se la odia così tanto, perché continua a darle corda? Che rabbia! Che rabbia? Ma a me che importa!?*. Ballai, cantai e chiacchierai e scoprii che Johnny non era poi così male, anzi, era molto simpatico; qualche volta cercava di avvicinarsi un po’ di più a me ma io mi allontanavo prontamente.
Stremata gli chiesi una tregua e mi andai a sedere su una sdraio mentre lui andava a prendere un po’ d’acqua.
“Eccoti! Dove eri finita! Non dovevi raggiungerci?” Francesca mi guardò interrogativa.
“Scusate ragazze, stavo con Johnny”
“il Don Giovanni?”
“No, è simpatico invece!” Loro mi guardavano perplesse ma non mostrarono un grande interesse alla faccenda e cambiarono presto discorso.
“Hai visto che è successo?” mi chiese Fabiola ridendo abbracciata ad Harry.
“Cosa? Amber si è battuta con uno specchio per chi fosse la più bella?”
“No” rispose Fabiola ridendo “Dougie…”
“È proprio un cretino!” disse Francesca sorridendo.
“Che ha fatto? Io non ho visto niente”
“Forse eri troppo impegnata a ballare!” intervenne Danny dal nulla.
“Si è praticamente lanciato dal soffitto su una torta gigante e ci si è spiaccicato sopra… si sarà fatto anche male penso” spiegò Francesca sghignazzando.
“Possibile che non l’hai visto? È successo proprio qui”
“Johnny avrà catturato la sua attenzione!” fece Danny guardando tutti meno che me.
“Johnny è bravo in queste cose” rivelò Harry lanciando uno sguardo a Danny.
“In che senso?” chiesi io curiosa ma non ottenni nessuna risposta perché Johnny tornò con due bicchieri pieni di acqua porgendomene uno che svuotai in un batter d’occhio. Poi mi prese la mano e mi propose un altro ballo a cui non seppi dire di no.
Mi alzai e sentii le mie gambe leggere; mi sembrava quasi di volare. Ballai, mi muovevo e mi sembrava che la mia testa andasse per conto suo. “Luca!” Ehi, era proprio lui, lì davanti a me… “Quando sei arrivato, amore?” feci io e lo strinsi forte a me. Mi rispose qualcosa ma non riuscii proprio a percepire le sue parole, ma ero felice; mi sembrava di essere in paradiso. Sentii che mi prendeva la mano e che mi trascinava da qualche parte, ma non sapevo dove. *Che mi sta succedendo? Sono felice e mi sento libera! Sto col mio ragazzo e lo amo… oddio come lo amo*. Il cuore mi batteva fortissimo e lo baciai, lo baciai dappertutto, in tutti i modi. Sentii che mi sfilava la maglietta e mi fece sdraiare su qualcosa di veramente freddo e poi le sue mani… Qualcuno urlò! *Che sta succedendo? Lasciatemi stare! Voglio stare qui col mio ragazzo!*. Una figura corse verso di noi, prese Luca per il colletto e gli sferrò un pugno in piena faccia.
“Che stai facendo!” urlai io spaventata “Lascia stare il mio ragazzo!” Mi alzai di colpo ma la testa mi girò e d’improvviso buio.
 
*Dove sono?* Aprii gli occhi lentamente, mi guardai in giro. Sentii un prurito fastidioso sul braccio destro così feci per grattarmi…
“Oddio! Che ci fa un ago infilato nel mio braccio?” urlai io.
Un infermiere arrivà correndo preoccupato.
“Finalmente ti sei svegliata!” mi disse. Lo guardai interrogativa quando vidi i miei genitori spuntare dalla porta della stanza.
“Giulia!” Mamma, con le lacrime agli occhi, corse verso di me e mi abbracciò con tutta la forza possibile facendomi veramente male. La scansai con fatica e le chiesi spiegazioni.
“Che ci faccio qui, mamma?”
“Non lo so! Eri alla festa di quel tuo amico e qualcuno ti ha drogato! Oh, la mia bambina!”
“Mi scusi!” “Ci lasci passare!”
“Ci sono già i genitori, non potete entrare!” Fece l’infermiere ma le due ragazze con il trucco calato ed i capelli arruffati non l’ascoltavano e si catapultarono verso il letto in cui ero sdraiata.
“Ragazze!” Anche loro con le lacrime agli occhi mi abbracciarono e mi riempiono di baci.
“Ci hai fatto prendere un colpo! Pensavamo che non ce l’avresti fatta”
“Noi vi lasciamo sole” dissero i miei; si alzarono ed uscirono dalla stanza.
“Ora che siamo sole ditemi cosa è successo!”
“Non ti ricordi niente?”
“No… mi ricordo che stavo alla festa di Dougie e che ho passato la serata a ballare con un ragazzo… poi è arrivato Luca e da lì non mi ricordo più niente”
“Luca? Luca non è mai venuto alla festa” esclamò Fabiola.
“Giulia, Qualcuno ti ha drogato in qualche modo e Johnny ha approfittato della situazione e se non fosse intervenuto Danny, sarebbe capitato il peggio!”
“Danny?” chiesi io con voce esile.
“Sì, a lui non piace quel Johnny e ha detto che vi avrebbe seguiti perché non si fidava di lui. Quando ha visto che ti stava spogliando e che tu deliravi è intervenuto e gli ha sferrato un cazzotto.”
“Ma piuttosto tu come stai?” mi chiesero.
“Non vi preoccupate sto bene, ora è tutto passato” gli spiegai, quando girai lo sguardo verso la porta e vidi entrare i ragazzi e Giovanna.
“Ehi ma dove è finito il suo salvatore?” domandò Fabiola raggiungendo Harry.
“Aveva delle faccende da sbrigare, ma mi ha detto che verrà appena può!” spiegò Tom. Quasi in simultanea si avvicinarono al mio letto e mi chiesero nuovamente le mie condizioni, mentre Giovanna, molto gentilmente, mi porgeva un mazzo di fiori: ”Questo è per te; è un piccolo pensierino” per poi posarlo sul comodino affianco a me.
“Grazie ragazzi… davvero! Ma non penso di meritarmi tutte queste attenzioni, ormai è finito tutto per fortuna… e pensare che mi fidavo di quel deficiente!” esclamai arrabbiata.
“Non ti preoccupare, ora lo aspetta un bel posticino in carcere per spaccio di droga!” aggiunse Harry.
“In carcere? Ma allora è stato lui a drogarmi?” chiesi spaventata.
“La polizia l’ha acciuffato e pare che abbia confessato”
“Cosa ti aspettavi, che la passasse liscia?” domandò Francesca.
“No, ma non mi aspettavo nemmeno che fosse venuta la polizia e avesse rovinato anche la festa.. mi dispiace Dougie!”
“Dispiacerti di cosa?! Mi domando soprattutto come abbia fatto a entrare alla mia festa?”
“Forse perché l’hai invitato insieme a tutta la scuola?” intervenne Francesca stuzzicandolo e tirandogli un occhiataccia che venne subito ricambiata “si, però avevo espressamente detto di non far entrare certa gente e quel Johnny è proprio uno sfigato… non sarebbe mai dovuto entrare!” rispose Dougie.
Sentii sopraggiungere dei passi dal corridoio e vidi rientrare mia madre con un bicchiere di spremuta d’arancia in mano: “Ciao ragazzi! Non vi aspettavo tutti qui!” esclamò sorpresa, mi diede il bicchiere e si accomodò sulla sedia affianco al letto.
“Io direi che è ora di lasciarla riposare un po’!” esclamò Fabiola avvicinandosi per salutarmi seguita dagli altri, che dopo qualche secondo ero già fuori dalla stanza.
“Non mi aspettavo fossero tanto carini da venirti a trovare anche qui in ospedale..” ammise mia madre.
“Già! E guarda cosa mi hanno portato!” le dissi sorridente indicandole il mazzo di fiori sul comodino.
“Ma che belli! Però ora è meglio che tu riposa un po’!” aggiunse. Abbassò la serranda della finestra per far calare un po’ di buio nella stanza, mi diede un bacio affettuoso sulla fronte e pochi minuti dopo chiusi gli occhi e mi addormentai.
“DRIN DRIN” aprii gli occhi e sentii il mio cellulare squillare; lo presi da sopra il comodino ancora addormentata: “LUCA” accettai subito la chiamata: “Amore, come stai?” esclamò preoccupato.
“Bene, ora è tutto a posto!” risposi per tranquillizzarlo.
“Oddio, non sai quanto sono felice di sentire la tua voce!”
“Non ti preoccupare, è stato solo un piccolo incidente…”
“Un PICCOLO INCIDENTE? Ma ti rendi conto che stavi quasi per essere stuprata?”
“Lo so e preferisco non pensarci… ma tu stai tranquillo; anzi, i miei hanno sentito i medici e dicono che tra un paio di giorni potrò uscire senza problemi dall’ospedale!”
“… va bene però sappi che sono pronto a partire con il primo aereo e venire lì da te per starti accanto! Mi basta un tuo SI”
“Ma che dici! Hai scuola, gli allenamenti e poi io sto bene ormai… anzi, qui tutti mi trattano come una principessa!” esclamai ridacchiando.
“A me non mi importa nulla della scuola o degli allenamenti.. a me importa solo di te!”
*Quant’è dolce quando fa così!...*
“Se fai così ti direi subito di sì solo per stringerti forte a me, ma… non c’è motivo che tu venga qui non c’è nemmeno motivo di preoccuparti!”
“Va bene, amore mio, sarà che è successa questa cosa ma mi manchi ancora di più, comunque adesso riposati! Ci sentiamo…”
“Signor sì signore”
“Ti amo”
“Ti amo anch’io!” terminai la telefonata e provai a richiudere gli occhi per 5 minuti *Niente come al solito non riesco a riprendere sonno*. Riaprii gli occhi e vidi Danny appostato alla porta che mi stava fissando.
“Danny! Che ci fai qui?” esclamai sorpresa.
“Sono venuto a trovarti, ma se stavi dormendo torno dopo!”
“No, no, figurati… mi ero appena svegliata” gli dissi.
“Meno male anche perché ti avrei portato qu… ma vedo che ci hanno già pensato” esclamò tirando fuori da dietro la schiena un mazzo di fiori.
“Ma che carino! Non dovevi.. sono bellissimi!”
“È il minimo che possa fare…” affermò sedendosi sulla sedia accanto al mio letto e guardandomi negli occhi.
“È inutile che ti faccia la classica domanda “come stai?”, perché immagino te l’abbiano fatta in molti”.
“In effetti…” ed ecco cadere il silenzio nella camera, ma continuavo a fissarlo perdendomi nei suoi profondi occhi blu. Quando me ne accorsi, mi affrettai a distogliere lo sguardo da lui e a posarlo sulle mie mani che stavano iniziando a sudare.
“Danny… io ti volevo ringraziare veramente per ciò che hai fatto… se non fossi intervenuto tu non so come sarebbe potuta andare a finire..” dissi quasi sottovoce.
“Non c’è bisogno di ringraziarmi; quando ti ho visto nella mani di quel pervertito è stato istintivo… ho dovuto allontanarlo da te e dargli una lezione!” mi spiegò poggiando la sua mano sulla mia. Il mio cuore iniziò a battere più rapidamente.
“Comunque  non smetterò mai di ringraziarti..”
“Non ti preoccupare ora cerca di rimetterti perché sai, si sente la tua mancanza..” esclamò, avvicinandosi sempre più a me, facendo salire il mio battito cardiaco a mile, per poi baciarmi sulla fronte e alzarsi per dirigersi verso la porta: “Allora ci vediamo presto?” mi domandò.
“CERTO” gli risposi raggiante.
Dopo qualche giorno tornai a casa e, purtroppo, ricominciai ad andare a scuola sotto gli sguardi preoccupati e compassionevoli di tutti che non facevano altro che chiedermi come stavo. Fortunatamente i miei amici riuscivano a non farmi pensare a quello che era successo e mi facevano sentire amata, anche se mi trattavano ancora come una moribonda. Era inutile ormai ripetergli che stavo bene; ma alla fine, tutte queste attenzioni mi facevano più che piacere. Tutto tornò piano piano alla normalità ma purtroppo non potevamo ancora sapere che la felicità di una di noi sarebbe stata rovinata dopo qualche giorno…
 
***
FABIOLA’S POV
Ormai sono 3 mesi che io ed Harry stiamo insieme, eppure non sembra cambiato nulla dal primo giorno
Sono le 16.30 ed è un pomeriggio “fiacco” perchè non devo uscire né con i ragazzi né con Giulia e Francesca; perciò non sapendo cosa fare sono comodamente sdraiata sul letto in camera mia.
Ad un certo punto la mia mente inizia a navigare nei ricordi . Inizio ad avere dei flash. Io sul triciclo che pedalo in mezzo al viale… il mio primo giorno di scuola elementare… gli esami di quinta elementare…le medie, con la mia prima cotta… il primo giorno di superiori…l’amore platonico che provavo per  quel ragazzo dell’ultimo anno ,che con qualche sorriso mi rese felice ,ma allo stesso tempo il giorno in cui se ne andò mi spezzò il cuore… improvvisamente vedo tutto nero … poi una luce… la luce dell’amicizia di tutte le mie amiche che mi sono state vicine nei momenti difficili … poi il mio primo ragazzo,Daniele, troppo stupido per le mie esigenze ,ma soprattutto troppo legato al suo “gruppo”… poi la partenza da Roma, per realizzare il nostro sogno ,andare a vivere a Londra.. ed infine la notte del 21 ottobre ,una notte magica in compagnia di una persona dolce,l’unica che mi fa sentire a mio agio,ma soprattutto che mi fa sentire completa…
“DRIIINNNNN DRIIIIINNN”
Apro gli occhi e sento il telefono squillare ,perciò, ormai svegliata dai miei ricordi ,vado a rispondere.
“Pronto?”
“ buona sera è casa Spelling?”
Infuriata perché mi aveva svegliato gli rispondo maleducatamente e gli attacco il telefono in faccia.
Mi metto sul letto e ripenso al sogno, ma l’unica cose che mi viene in mente è Harry.
“BIP BIP “ un nuovo messaggio *  ma che è stasera ! mi cercano tutti* apro il telefonino e leggo “ Harry” sorpresa me ne esco con un “ ma questa è telepatia!” Apro il messaggio.
“ ciao tesoro , ti ho pensato tutto il pomeriggio non resisto senza te, domani sera dobbiamo assolutamente uscire , perché voglio vivere ogni attimo della nostra storia… Buona notte … Ti amo ..Harry”
Finito di leggere gli mando subito un messaggio
“la stessa cosa vale per me, per domani vorrei andare al cinema quindi facciamo tutto come al solito.. Buona notte , mi raccomando sognami XD Ti amo tanto fabi”
la serata si conclude velocemente.
Il mattino dopo a scuola va tutto come al solito, battibecchi tra Doug e la prof di francese , appisolamenti a filosofia e le solite gaffe di Giulia .
Il pomeriggio invece lo passo a casa di Francesca a fare i compiti, verso le sette me torno a casa per prepararmi per la serata con Harry .
“DRIIIIIN” sento  il citofono suonare . Capisco che è lui ,perciò saluto i miei genitori, scendo le scale e lo raggiungo schioccandogli un bacio sulle labbra; sento le sue mani sfiorarmi i fianchi e agganciarsi ai passanti dei miei Jeans per trascinarmi verso di lui. una volta vicini mi abbraccia forte, ma non è come al solito… mi sembra un abbraccio troppo passionale… o forse è solamente la mia impressione…
Durante la cena lo sento distante, tanti pensieri concatenati l’uno a l’altro mi balzano in mente * Mi nasconde qualcosa…ha un'altra… perciò tutti i messaggi e le cose carine che mi dice sono tutte false!!!* mi inabisso in un mondo di depressione.
Finito di cenare ci dirigiamo al cinema.
“Allora cosa vuoi vedere?” mi chiede gentilmente con un sorriso ,che con tutte le paranoie che mi sono fatta penso sia falso,perciò rispondo con un semplice “Quello che vuoi tu!” Puntiamo sul nuovo film di Jim Carrey il suo attore preferito. Presi i biglietti  entriamo nella sala 2 dove proiettano la pellicola.
Per tutto il primo tempo non riesco a seguire il film, ormai rassegnata alla fine della nostra relazione. A metà si accendono le luci  per la pausa.
“Vuoi i popcorn ?” mi chiede dolcemente Harry sapendo che ne vado pazza, dopo pochi secondo di silenzio.
“No! Voglio solo sapere cosa mi nascondi…sei così freddo con me questa sera” rispondo fissandolo.
Il suo sguardo da per terra si posa sul mio viso sgranando gli occhi.
*Ecco me lo sento ora mi dirà che ha un'altra*
“ ti prego Harry non posso continuare in questa situazione “ esclamo malinconicamente.
“Si, in effetti ti devo dire una cosa molto importante che potrebbe cambiare il nostro rapporto…”
Le luci si spengono e ricomincia il film , ma noi continuiamo a parlare.
“Ieri ho ricevuto una telefonata dal medico di mia nonna…” improvvisamente ci sbuca alle spalle un signore di mezza età “Ehi ragazzi se dovete chiacchierare andate fuori qui c’è gente che cerca di godersi il film!!!”
C’incamminiamo verso l’uscita. Una volta fuori dalla sala ci sediamo su un divanetto.
“allora…” fa un gran respiro e ricomincia” ha chiamato il medico di mia nonna, ieri sera, dicendo che mia nonna sta molto male.. e può non farcela”
“oh mi dispiace tantissimo!” lo interrompo, con un pizzico di felicità nel mio cuore, per non avermi lasciato… poco dopo, guardando la sua faccia distrutta, mi sento in colpa per quello che ho pensato.
“Si ma non è finita qui,purtroppo…” continua “ il medico che ha detto che mia nonna vorrebbe che le stessimo vicini in questo momento, e ha aggiunto anche, che sta passando un periodo molto duro di depressione che incide molto sulla malattia; perciò ci ha consigliato di partire il prima possibile, in modo tale che in compagnia dell’amore dei suoi familiari, possa superare la fase di depressione e riuscire a cavarsela…”
“Bene sono felice per te, quindi c’è qualche speranza…ma partire per dove?” chiedo.
“Ecco questa è la parte più difficile…. Mia nonna vive in Canada a Toronto. I miei genitori hanno già comprato i biglietti per l’aereo, però sono di sola andata perchè vorremo stare lì per 2 mesi, ma la faccenda si può prolungare…”
Un dolore fortissimo mi colpisce il cuore, non posso nemmeno respirare, per il male che mi fa.
Riesco a formulare solo una frase.
“ma quando dovresti partire?”
“Dopodomani mattina”
ormai sconvolta, vorrei scoppiare in lacrime, ma non ci riesco.
In queste situazioni reagisco sempre nello stesso modo… cerco di accatastare i problemi da una parte, sperando di non trovarmeli più davanti, e provando ad andare avanti con un sorriso.
“A che ora è il volo?”
“Alle 11.30 però devo stare lì 2 ore prima perché sono i voli internazionali!”
Cerco di prenderla bene ma, scossa dal duro colpo, gli confesso che preferirei tornare a casa e lui mi riaccompagna. Davanti al portico d’entrata mi bacia dolcemente.
“Vorrei rimanere qui…qui con te per sempre” e mi ribacia questa volta con passione.
La notte non chiudo occhio finché ormai straziata dal dolore decido di chiamare Giulia e Francesca dicendogli che domani gli avrei dovuto parlare di una cosa molto importante.
Il giorno dopo, come programmato, arrivano puntuali, incuriosite dalla novità, ma soprattutto dal tono di voce con cui gliel’ho detto ieri sera al telefono. Si dirigono in fretta in camera mia; dopo avergli raccontato i fatti mi guardano scioccate.
“Oh mio dio! Non ci posso credere che se ne vada!” esordisce Giulia
“neanche io” ammetto io nella più totale depressione.
“Dai, guarda il lato positivo…la distanza vi potrà far capire quanto tenete l’uno all’altro…so che sarà difficile, ma comunque ci siamo qui noi se ne avrai bisogno”mi dice Francesca abbracciandomi. Ma per quanto gentili nell’aiutarmi, tutto ciò non serve a nulla.
Rapidamente arriva la sera; i miei genitori, invitati dai Collins per cena, stanno cercando di farmi andare con loro per farmi svagare un po’, ma preferisco rimanere a casa da sola seduta sul mio letto in stato catatonico a guardare il soffitto della stanza. Non ho fame né sonno.
“BIP BIP”mi arriva un messaggio. Nel buio della mia camera riesco facilmente ad individuare il mio cellulare che lampeggia. È Harry.
“Questa sera ,essendo l’ultima, l’avrei voluta passare con te, ma mia madre mi sta costringendo a fare i bagagli, sembrano non finire mai. Non riesce proprio a capire che non ti vedrò per mesi… Ti amo da morire… ci vediamo domani mattina ti veniamo a prendere con il taxi!”
Finito di leggere il messaggio, i miei occhi si riempiono di lacrime che iniziano a scendere, come cascate, sul mio viso. Passo così l’intera serata finché non mi addormento.
Mi sveglio, sono le 8.00. Tra un’ora arriva Harry, non faccio colazione, penso solo a sistemarmi i capelli, il viso con un po’ di trucco e a vestirmi decentemente.
Alle 9.00 mi faccio trovare davanti il cancello.
Vedo sbucare il taxi, che si ferma a pochi passi da me .
Harry scende, mi bacia e mi fa salire. Insieme a noi sul taxi ci sono la madre e la sorella; non potendo fare altro, mi avvicino a lui, poggio la mia testa sulla sua spalla e gli stringo forte la mano fino all’aeroporto.
Non c’è molta fila perciò procedono velocemente con il check-in.
Presi i biglietti e imbarcati i bagagli è il momento di salutarci.
Inizio a salutare la madre e la sorella con un bacio sulla guancia e con “ Buon viaggio” classica frase che si dice quando non sai proprio cosa dire.
Poi tocca ad Harry….
“mi mancherai tantissimo” mi dice col cuore in mano, non faccio in tempo a dirgli nulla che mi abbraccia stretta a lui e mi bacia. Un bacio che speravo non finisse più, ma sento ad un certo punto le sue labbra staccarsi dalle mie e capisco che è il momento di andare.
Vedo che prende il suo zaino, apre una tasca laterale e sfila le sue bacchette che si porta sempre dietro.
“Questo è per te in modo che ti possa stare sempre vicino!”
“no! Non posso accettarle, so quanto tieni a queste bacchette!”
“ insisto! Voglio che le tenga tu…  È vero ci tengo molto, ma mai quanto tengo a te!”
dopo averle prese e riposte nella mia borsa, allo stesso modo faccio io, dandogli uno dei miei bracciali portafortuna.
Ci baciamo nuovamente. E subito dopo lo vedo andarsene e varcare il metal detector, sentendomi sempre più sola.

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Capitolo 19
*** diciannove. ***


E rieccoci con un paio di capitoletti! 
@Ciry: oddio, ho riso per mezz'ora dopo aver letto la tua recensione XD sei fantastica. E, sì, è decisamente lei, la Serena allupata LOL Grazie per i complimenti come sempre e sono contenta che la storia ti stia appassionando. E vedraaaaaai, le cose sono complicate LOL spero non ti stuferai ù_ù
Grazie anche a tutti quelli che leggono e basta :) ma fatevi vedere, su <3
Et voilà, buona lettura!
PS: capitolo un po' stupido, però ci sta :P


***

“Allora ragazzi per la prossima volta vi studiate tutti e tre i capitoli perché faremo un test!” annunciò la prof di storia alla fine della lezione.
Un lungo e generale “NO” si propagò per la classe, fra gli studenti. La professoressa però non volle sentire ragioni. “Ragazzi lo dobbiamo fare per forza, mi dispiace. Comunque nel compito vi metterò delle domande aperte così vedrò anche il vostro modo di ampliare il discorso sugli argomenti!”
“Che culo” commentai a bassa voce fra me e me.
Scoraggiati, prendemmo i libri e le cartelle e ci dirigemmo verso gli armadietti.
“Ehi ragazze che ne dite di vederci domani per studiare insieme?” ci propose Francesca.
“Secondo me è una buona idea” confermò Fabiola. “E io direi anche di invitare i ragazzi, forse così combinano qualcosa!”
Ci dirigemmo quindi verso i tre poco distanti da noi per comunicargli l'invito.
“Per me va bene, ma a casa di chi?” chiese Danny.
“Pensavo di vederci a casa mia” rispose Francesca.
“Io non so se posso, dovrei tenere a bada quella peste di mia sorella! Ma vedrò cosa posso fare!” esclamò Tom
“E tu Dougie, pensi di degnarci della tua presenza?” domandò scherzando Fabiola.
“Ma sai dovrei vedere nella mia agenda e sinceramente, l’ultima cosa che vorrei fare e mettermi sotto a studiare!”
“E dai! Guarda che se qualche volta prendi una sufficienza non crolla il mondo! E poi saremo tutti lì ci divertiremo!” aggiunse Danny cercando di convincere l’amico.
"Sì, vabbè, questo mica vuol dire che staremo tutto il giorno a non fare niente eh?! Ci vediamo per studiare, ci sta il test venerdì!" feci, per mettere bene in chiaro le cose.
"Certo, stai tranquilla!"
“E va bene verrò!” esclamò rassegnato Dougie e, dopo esserci messi d’accordo sull’orario, ci incamminammo tutti insieme verso la mensa.
"Oi, ma ci pensate che fra una ventina di giorni è Natale? Non ci posso credere!" esclamai raggiante, mentre prendevo la solita poltiglia.
"Davvero! Come vola il tempo!"
"Che bello, già si comincia a respirare l'atmosfera natalizia... tutte le decorazioni e le lucine! Le persone che vanno a comprare i regali..."
"Mah..." borbottò Dougie.
"Oddio, ma manco il Natale ti piace?" fece Francesca esasperata.
"Non capisco che c'è di bello nel vedere una marea di gente che fa finta di essere felice, come se andasse tutto bene, e si scambia regali stupidi..."
"Che visione brutta che hai del Natale!" esclamò Fabiola.
"Io lo adoro!" aggiunsi, sognante.
"Non l'avevamo capito!" fece ironico Danny. Io gli sorrisi in risposta.
"Lo so, che ci posso fare?". Ci sedemmo. "Certo se penso però... quest'anno sarà tutto diverso!"
"In che senso?" chiese Tom.
"Insomma... stiamo in un altro paese.. non ci sarà più il pranzo con tutta la famiglia..."
"Già, non ci avevo pensato" Fabiola malinconica. Io sospirai. Mi sarebbe mancato tutto quello che di solito facevamo a Natale: zii, cugini, ci riunivamo tutti, pranzavamo insieme. Poi, scambio dei regali, film, giochi e cena di nuovo insieme.
"Meglio non pensarci" disse Francesca. "Pensa che fra qualche giorno è il mio compleanno!"
"E' verooo!"
"Te l'eri scordato?"
"No, non ci stavo pensando adesso. Ma ti pare che io mi scordi il tuo compleanno?"
"Che farai?" chiese Tom, curioso.
"Non lo so ancora. Mi piacerebbe qualcosa di diverso... non so, devo ancora girare per cercare un posto adatto"
"Di sicuro però non sarà una festa stile Dougie, vero Fra?" informò Fabiola.
"No, ne ho avuto abbastanza di quel tipo di feste!" intervenni. Dentro di me scottava ancora quello che era successo a quella festa.
"Povera Giuli" mi consolò Fabi "Meno male che c'era Danny!"
"Sul serio, non smetterò mai di ringraziarti!" gli sorrisi affettuosamente.
"Smettila, me l'hai ripetuto una marea di volte! Ma io dico, ma ti pare che ti avrei lasciato lì con quello stronzo?" mi diede un pizzicotto sulla guancia. Io ridacchiai. "E basta, non me lo dire più ok?"
"Ok!" e ritornai a mangiare. Con la coda dell’occhio però gli lanciai un’occhiata. *L'ultima volta. Grazie!*
***
 
Il giorno dopo ci ritrovammo tutti riuniti a casa di Fra per quel maledetto compito di storia. Come al solito, erano arrivati tutti, ma non Dougie.
"Ma è possibile che non riesce mai ad arrivare in orario?" Francesca dopo un quarto d’ora stava iniziando ad innervosirsi.
"E' un caso disperato!" Danny scosse la testa.
"Vabbè, io direi di iniziare, altrimenti non finiamo più. C'è una marea di roba, per lo più difficile, che dobbiamo fare!" esclamai in preda alla disperazione.
"Sì, meglio!", quindi tutti e 5 ci sedemmo attorno al tavolo del salone, con i libri aperti e penne in mano.
“Allora iniziamo da pagina…”
DRIIN DRIIIN: il telefono di casa squillò.
“Oddio non è possibile!” Francesca si alzò per andare a rispondere.
DRIIN
DRIIN
In contemporanea suonarono anche i cellulari di Tom e Fabiola.
“Ho capito, qui non inizieremo più!” feci rassegnata, mentre tutti, tranne Danny, lasciavano la stanza.
“Mi passi la penna di Francesca per favore?” gli chiesi, dopo aver tentato, invano, di far resuscitare la mia.
“Quale?”
“Quella blu!”
“Sono tutte blu!”
“Senti lascia perdere, faccio da sola!” mi allungai per prenderla, ma sbattei contro la tazza e il caffè si versò tutto sulla maglietta di Danny.
“O mio diooo, ma è bollente!!” si alzò di scatto, urlando di dolore.
“Scusaaaa!!”
D’istinto per il forte bruciore, Danny si levò la maglietta, e, rimasto a torso nudo, tirò un sospiro di sollievo. “Sto meglio! Stavo andando a fuoco!”
Io non riuscivo a togliere lo sguardo dai suoi addominali. Dopo qualche secondo di blocco della salivazione, riuscii a mettere insieme qualche parola: “Ehm… ti vado a prendere un asciugamano!”
“Grazie!” e corsi in bagno. Chiusi un secondo gli occhi per prendere un respiro, imbarazzata dalla situazione. Quindi, presi la prima salvietta che trovai e ritornai in salone.
“Mi dispiace” dissi avvicinandomi. “Sono un disastro!”
“Non fa niente!” rise. Iniziai ad asciugargli il caffè sul collo e sul petto. Improvvisamente mi venne una morsa allo stomaco: avrei potuto contare tutte le sue lentiggini sul viso e sul corpo. Ma mi resi conto che eravamo davvero troppo vicini. “Meglio che fai tu prima che combino altri casini!”
“Va bene” disse guardandomi intensamente. In quel momento rientrò Francesca. “Era un sondaggio, rompono sempre le pal…” poi sgranò gli occhi in nostra direzione. “Ma che combinate?”
“Giulia mi ha versato il caffè addosso!” spiegò Danny, finendo di asciugarsi e togliendo gli occhi dai miei.
Francesca mi guardò esasperata: “Ma sei un caso patologico!” esclamò ridacchiando.
“Eh, che ci posso fare?” risposi, cercando di fare un risolino. *Ok, ora calmati!*
Poco dopo rientrò anche Tom. “Era Carrie! Eh, le sorelle, come rompono a volte!”
“Dai, poverina!” esclamò Francesca.
“Sì, poverina, certo…” disse ironicamente. Poi aggiunse “Ma non per questo non le voglio bene! La adoro. È normale che qualche volta sia un po’ rompiscatole!”
“Conosco la sensazione. Lo stesso è con mio fratello!”
Sfogliai il libro di storia per rendermi conto di quante pagine dovessimo studiare.
“Ma Fabiola c’è rimasta?”
“Vado a vedere che combina!” mi alzai ed uscii in giardino.
“Fabi!!” la chiamai.
Lei si voltò verso di me. Le feci segno di tagliare, perché era tardi. Lei mi sussurrò “E’ Harry. Non potete iniziare senza di me? Tanto la prima parte già la so!” e mi fece la solita faccia a pallina.
“Va bene” e tornai dentro. “La secchiona dice di iniziare senza di lei perché tanto la prima parte la sa” mi risedetti.
“Ma che sta facendo?”
“E’ Harry al telefono!” dissi sbattendo le ciglia.
“Aaaaah, certo. Vabbè iniziamo allora!”
“Ce la possiamo fare!”
DRIIN
“O gesù benedetto, ma che è?!” Francesca innervosita, si alzò.
“Deve essere Dougie che è arrivato finalmente!” e infatti poco dopo spuntò il ragazzo con il solito ghigno sul viso.
“Alleluia!” esclamò Tom!
“Avevo da fare!” si giustificò.
“Certo, e noi siamo ai comodi tuoi no?” ribatté Francesca.
“Sì, certo!” rispose convinto e menefreghista, sedendosi e aprendo un quaderno minuscolo. “Allora, dove eravate?”
Francesca mi guardò, ma io le feci segno di no, di lasciar perdere perché era già tardi. Lei mi diede retta stranamente, e si accomodò. Finalmente iniziammo a ripetere insieme i paragrafi, cercando di capire e di ricordare le date, ma con scarsi risultati. Dopo un’ora e mezza, decidemmo di fare un break.
“Che ne dite di un frappuccino? Ne ho proprio voglia!” propose Fabiola. Tutti approvammo subito.
“Andiamo io e Fabi. Dateci le ordinazioni” così le segnammo su un foglio e prendemmo i cappotti.
“Mi raccomando, non la violentate eh?!” feci rivolta ai ragazzi, indicando Francesca.
“Non ti preoccupare” rispose Dougie “Chi se la prende!”
“Oh, ma come ti permetti!” esclamò indignata Fra.
“Mi permetto eccome!”
“Vabbè, noi andiamo!” e cercando di evitare di assistere ad un’altra discussione, uscimmo diretti verso Starbuck’s, che per fortuna, si trovava a pochi metri di distanza.
Presi i 6 frappuccini, ritornammo a casa, dove a quanto pare Dougie e Francesca avevano finito di litigare da poco. Cercai di far finta di niente, per non perdere altro tempo, e iniziai velocemente a distribuire le bevande. Cominciai immediatamente ad assaporare il mio “Double Chocolate with cream” (giusto per rimanere leggeri) *Dio mio, è troppo buono!*
Riprendemmo a studiare, anzi, a dir la verità, a farci i bigliettini con le date, perché erano veramente troppe e non saremmo mai riusciti ad impararle tutte.
“Allora, adesso che si fa?” chiese Dougie mettendo via il quaderno.
“Bè, non è tardi” guardai l’orologio “Sono solo le 6 e mezza. Abbiamo fatto presto, dopotutto!”
“Potremmo giocare a Singstar! L’hai appena comprato, no, Fra?”
“Sì, proprio ieri!”
“Ok, allora vallo a prendere!”
“Oddio, sono terribile a cantare!” esclamai.
“Ma smettila” fece Fabiola “non è vero!”
Tornata Fra, decidemmo coppie e canzoni: lei e Tom avrebbero cantato We’ve got tonightdi Ronan Keating e Giorgia, io e Fabi Blood Sweat and Tearsdei V, mentre Danny e Dougie Mr.Brightsidedei The Killers. Iniziarono loro e, come mi aspettavo, cantarono perfettamente tutta la canzone. Danny al ritornello fu favoloso! La sua voce calda era come al solito perfetta! Poi fu il nostro turno e, facendo le idiote e interpretando a modo nostro la canzone, finimmo in bellezza facendo dei profondi inchini. Era il turno di Tom e Francesca: tutti e due bravissimi, non sbagliarono niente e fecero venire a tutti la pelle d’oca. Non c’era bisogno di vedere i punteggi: i vincitori erano senza subbio loro. E così, tra risate e chiacchiere, dopo qualche minuto, ognuno tornò nella propria casa.

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Capitolo 20
*** venti. ***


“Ragazze, ho deciso dove farò la festa… veramente avrei già prenotato!” disse Francesca appena dopo averci salutate.
“A cosa hai pensato?” chiesi io mentre ci dirigiamo verso gli armadietti.
“Cena a casa mia e…” fece lei tenendoci sulle spine
“E…?” curiose aspettavamo una risposta.
“Pattinaggio sul ghiaccio!”
“Andate a pattinare?” chiese Tom che, appena arrivati, si era avvicinato per salutarci insieme agli altri.
“Sì! Noi, voi e alcuni miei amici di Roma” spiegò Francesca.
“E chi te lo dice che noi veniamo?” chiese Dougie scocciato.
“Lo dico io! Il 18 è il mio compleanno e voi siete invitati… tutti e 3” informò, soffermando lo sguardo su Dougie.
“È un’ottima idea! Io adoro pattinare!” rivelò Tom entusiasta.
“Io invece sono proprio impedito! Appena metto piede sulla pista, cado!” ammise Danny.
“Allora non vedo l’ora di vederti! Almeno riderò un po’!” intervenne Fabiola.
“Avevo pensato di invitare Harry, ma so che non può proprio tornare fino a che la nonna non starà meglio, vero?”
“Purtroppo sì” ammise abbassando lo sguardo.
“Dai, che ci divertiremo un sacco… e ho già in mente un po’ di scherzi da fare a questi ragazzacci!” dichiarai io sorridendo.
“Che cosa vorresti fare tu?” esclamò Danny che, ridendo, si avvicinò a me per farmi il solletico.
“Dai, smettila!” implorai ridendo a crepapelle.
“Su Danny, smettila, che così la metti in imbarazzo!” intervenne Francesca ridendo sotto i baffi.
“Sì, non vedi come è rossa?” aggiunse Fabiola.
“Ma che state dicendo, ragazze?” chiesi io che stavo diventando sempre più rossa per la rabbia e l’imbarazzo. Mi girai verso Danny che si era scansato e che, anche lui colorito, cercava di non guardarmi negli occhi.
La campanella suonò e, salutati i ragazzi, afferrai per le braccia le mie amiche, stringendole con tutta la forza che avevo in corpo e, godendo dei loro gridolini di dolore, mi diressi verso la classe di filosofia.
“Giulia, ci fai male!!” gridò Fabiola.
“Bene, sono contenta! Ma cosa vi è preso? Perché ve ne siete uscite con quelle cose?” mollai un po’ la presa per farle parlare con più calma, quella che io non avevo.
“Non lo so, a me è venuto spontaneo dirlo… scusa!” sussurrò nel dolore Francesca.
“Lo sapete che io sono fidanzata, no? A me Danny non interessa!”
“Sì, come no” borbottò Fabiola, ma la sentii e le strinsi ancora di più il braccio.
“Io amo Luca… anzi, spero che tu lo abbia incluso tra gli invitati alla festa, Francesca, perché sennò ti uccido!”
“Certo, che l’ho incluso! Non ti preoccupare! Chiamalo e fammi sapere se viene. E ora, ti prego, lasciaci… dobbiamo entrare in classe!”. Le lasciai perché mi facevano pena e, ancora arrabbiata, entrai in classe, ma non ascoltai nemmeno una parola di quello che ci stava spiegando la professoressa.
All’uscita da scuola la prima cosa che feci fu chiamare Luca per dirgli della festa e di come ero contenta di avere un’occasione in più per stare insieme, ma subito le mie speranze svanirono: mi ero scordata che proprio lo stesso giorno suo fratello faceva gli anni e che ovviamente, Luca doveva stare con lui.
Quel sabato comunque ci sarebbe stata la festa di Francesca e io non me la sarei mai persa. Durante tutta la settimana lei fu super-elettrizzata e, arrivato il giorno del suo compleanno, io e Fabiola decidemmo di farle una sorpresa svegliandola e portandole la colazione in camera.
Alle 11.30 ancora ronfava nel letto e noi, per farle uno scherzo, andemmo lo stereo al massimo e aprimmo di colpo le serrande della camera, svegliandola di soprassalto.
“Sorpresa! Tanti auguri!”. Ancora assonnata, ci guardò con odio ma anche gioia e, dopo un attimo, si alzò in piedi sul letto e, afferrati i cuscini, cominciò a tirarceli in faccia, facendo rovesciare per terra tutto il latte che tenevo tra le mani.
“Cazzo! E ora tua madre chi la sente?” la guardai preoccupata.
“Ma chissene! Oggi è il mio compleanno e nessuno mi deve rompere!”
Saltammo sul letto e tutte insieme ballammo al ritmo della musica che l’aveva svegliata.
Dopo pranzo tornammo a casa per prepararci prima di tornare a casa di Francesca. Ad aprirmi la porta fu Elena, la sua amica di Roma. Ci salutammo e entrai, ritrovando un sacco di gente che non vedevo da molto.
“Giulia!”
“Eccoti! Finalmente! Ma quanta gente hai invitato? Tutta Roma?”
“Macchè! Giusto qualche amico…”
“Fabiola è arrivata?”
“Non ancora, ma starà arrivando… aspetta che Alexandra mi sta chiamando” e mi lasciò lì senza sapere che fare e con chi parlare. Dopo poco suonò il campanello e arrivarono Fabiola, Eric, Richard e altri amici di scuola.
“Quanto ci hai messo per arrivare? Abitiamo una vicino all’altra!” feci io un po’ scocciata
“Scusa, ma stavo parlando con Harry, ho perso la cognizione del tempo!”
“Scusata”
“Quanta gente! Ma i ragazzi?”
“Ancora non sono arrivati”
“E Francesca?”
“È in giro per la casa…”
“Bè, rivedere tutti gli amici…”
“per fortuna non è venuto Andrea… ci mancava solo questa”
“Ragazze!” Tom ci salutò dopo essere entrato con Giovanna e Danny.
“Dougie dov’è?”
“Non lo sappiamo… è tutto il giorno che non si fa sentire”
“Quanta gente! E ci sono pure delle ragazze carine… Dougie si sta perdendo delle prede!” fece Danny sghignazzando.
“La festeggiata?” chiese Giovanna.
“È in giro…” mi guardai intorno cercandola con gli occhi, e appena la vidi le feci segno di avvicinarsi.
“Scusate ragazzi è che ci sono tutti i miei amici… non li vedo da troppo tempo!” ammise, appena ci raggiunse.
“Non ti preoccupare, comunque… auguri!” le porsero un regalo.
“Grazie tante! Ma Dougie non c’è?”
“No”
“E… come mai?”
“Non sappiamo, aveva detto che sarebbe venuto…” rispose Tom.
“Forse arriverà tardi… lo sai com’è”
“Purtoppo sì” fece lei rassegnata.
Dopo poco due camerieri sfilarono un telo da un lungo tavolo nel salotto, scoprendo vassoi e piatti ricchi di cibo e bevande squisite. In pochi secondi tutti si lanciarono sul tavolo lasciando poco e niente. Finito di mangiare il volume della musica aumentò e la maggior parte di noi si buttò in pista tra balli di gruppo, salsa e disco music.
La torta arrivò e tutti insieme la implorammo di cantarci qualcosa e, insieme a Danny, ci deliziarono con una canzone stupenda, seguita a ruota dai tanti stupendi regali. Io e Fabiola le avevamo fatto una cosa molto originale: un calendario dell’anno nuovo con tutte foto di noi tre insieme… e nel vedere i suoi occhi mentre lo teneva in mano, capimmo come lo avesse gradito. Ci saltò praticamente addosso e ci riempì di baci ringraziandoci.
Finiti tutti i regali ci preparammo e uscimmo verso la pista di pattinaggio all’aperto.
“Ragazze, il regalo era fantastico! Ma come vi è venuto in mente?” ci chiese Francesca raggiante.
“Ci siamo fatte guidare dal cuore!” dissi io affettuosamente.
“Anche il vostro è stato molto carino!” aggiunse rivolgendosi a Tom e Danny.
“Sono contento che ti sia piaciuto e, a proposito, è anche d parte di Dougie” rispose Tom.
“Ah, bene… non viene alla festa ma mi fa il regalo: che gentiluomo!” replicò lei sarcasticamente.
Arrivati, ci infilammo i pattini e uno ad uno entrammo in pista: alcuni subito si lanciarono verso il centro mostrando una certa bravura. Ad altri, come me e Fabiola, serviva un po’ di tempo per riprendere la mano. Per altri ancora, come Danny, non c’era proprio niente da fare. Non erano proprio portati.
“Avevi proprio ragione! Sei impedito!” esclamai io ridendo.
“Come sei gentile!” mi fece lui sorridendo. “Guarda che questa è tutta una messa in scena. In realtà io sono un pattinatore provetto ma non voglio far scatenare l’invidia della gente”
“Ah certo, io lo sapevo… e manterrò il segreto a costo di morire” intervenne Fabiola, poggiando una mano sul petto.
“Però io sono troppo curiosa di vedere le tue prodezze… ti prego, facci vedere qualcosa!”
“Non posso, ve l’ho detto! Sono un pattinatore sotto copertura! Nessuno deve vedermi.”
Così mi avvicinai a lui facendogli la mia faccia a pallina per implorarlo a staccarsi dalla ringhiera, ma inciampai e gli caddi addosso.
“Sei una pallina molto sbadata… ma anche molto dolce” mi fece lui guardandomi con i suoi grandi e profondi occhi e scostandomi una ciocca di capelli dagli occhi. Gli ero così vicino che qualcosa dentro di me mi spiingeva ad avvicinarmi ancora di più.
“Che succede qui?” sentii la voce di Francesca da qualche parte dietro di me.
“Niente di nuovo, la normalità” rispose quella di Fabiola ironica.
Mi risvegliai come da un bellissimo sogno e mi allontanai subito da lui. “Io faccio un giro…” dissi e, sola, girai e rigirai nella pista, cercando di dare un senso a quello che mi stava succedendo.
 
***
 
FRANCESCA’S POV
 
17…Com’è possibile che già siano 17? Sembra ieri quando ancora giocavo con le barbie e mi divertivo a vestirle in mille modi diversi.
E ora, a pochi minuti dalla mezzanotte del 18, sono a letto e non riesco a chiudere occhio: penso, penso, penso! Penso a tutta la mia vita, che poi non è così lunga…a tutto quello che ho fatto, che faccio, che voglio fare. Di momenti brutti ce ne sono stati tanti e il fatto che sia solo l’inizio di una lunga serie, mi spaventa ancora di più. Cerco di godermi i momenti belli, ma non è sempre così facile…c’è sempre qualcosa, qualcuno che non va…3, 2, 1…Mezzanotte! Wow! Eccoli, sono arrivati…o forse sono finiti e ora mi dirigo verso i 18, sempre protesa al futuro…e mi addormento; un sonno lungo e tranquillo…d’improvviso musica e una luce penetrante negli occhi. “Hell song” dei sum41 mi sveglia di soprassalto; Apro gli occhi e vedo due figure indistinte di fronte a me; metto a fuoco e scopro…Fabiola e Giulia che con una tazza di latte, un cornetto al cioccolato e dei fiori, mi guardano raggianti facendomi gli auguri. Non so che dire, che fare: la rabbia che in un primo momento mi stava spingendo a commettere un duplice omicidio, fa spazio alla gioia di vedere le mie amiche con la mia colazione nella mia camera.  Ma, essendo di animo vendicativo, non posso certo fargliela passare liscia dopo la sveglia che mi hanno preparato. Così mi alzo di botto, afferro i cuscini sul mio letto e glieli lancio addosso facendo cascare tutto il latte per terra.
Ma non mi interessa e comincia una vera e propria lotta. Dopo un po’, stremate, ci buttiamo sul letto per riprendere fiato.
“Io ho decisamente fame” Dico. Scendiamo in cucina e, dopo aver salutato i miei, che mi avevano riempito di baci e di auguri, tutte e tre ci facciamo una spremuta d’arancia accompagnata da un pezzo della torta al cioccolato che ha preparato mamma ieri.
“Cos’è questo casino!?!” Come potevo sospettare, l’urlo di mia madre, vedendo le condizioni in cui avevamo lasciato la camera, riecheggia in tutta la casa.
“E tutto il latte per terra! Francesca!” Noi tre ci guardiamo e, colpevoli, ridiamo cercando di non farci sentire.
Il pomeriggio, dopo aver pranzato insieme, Giulia e Fabiola tornano a casa loro per prepararsi e anche io mi do da fare. Prima di tutto aiuto mamma e papà a sistemare casa e poi, sudata come non mai, mi faccio una doccia, mi vesto e mi trucco, pronta a ricevere gli invitati. Non ho invitato molta gente…i miei amici più cari di Roma ( più o meno una ventina) e quelli di Londra. Mi sono assicurata che Andrea non venga a sapere della festa: non accetterei mai un’altra scenata come quella dell’anno scorso!
I miei volevano vedermi prima di tutti gli altri e quindi scendo le scale per andare in salotto.
“Eccola!” Esclama mio fratello che mi aveva subito visto.
“Tesoro, sei bellissima!” Mio padre si alza e mi viene incontro per abbracciarmi. Poi mamma si alza e mi porge una scatolina: “Questo è per te” mi fa e mi stringe forte a sé riempiendomi di baci. La apro e scopro l’orologio che desideravo tanto e che erano mesi che rompevo per averlo.
Li ringrazio e passiamo un po’ di tempo noi 4 insieme prima che arrivi il catering con la roba da mangiare. Dopo un po’ i primi invitati arrivano: prima fra tutte Elena, la mia migliore amica a Roma. Mi manca troppo anche se ci sentiamo quasi tutti giorni per telefono e msn.
La abbraccio fortissimo e lei mi da il suo regalo.
“Allora, sono la prima?”
“Sì, devono ancora arrivare tutti, anche se avete preso l’aereo tutti insieme”
“Già…e i tuoi amici? I Mcfly?”
“Ah, loro vengono dopo, verso le 18.00…sai, come ti ho detto, uno di loro, Harry, che poi è il ragazzo di Fabiola, è in Canada e non ci sarà. Danny, Tom e Dougie dovrebbero venire…spero.”
“Anche il tuo carissimo amico Dougie? Sono proprio curiosa di vederlo in faccia il cretino”
“Sì, anche io” Dico senza capire bene il senso di questa risposta. Elena mi guarda perplessa ma il campanello suona di nuovo ed ecco Alexandra, Pablo, Claudia, Gigi, Francesco e tutti gli altri romani che non vedevo da un sacco di tempo.
Dopo una mezz’oretta il salone è quasi pieno e alle 18.00 precise arriva Giulia, spaesata e un po’ preoccupata di non sapere con chi parlare. Poi, neanche me ne accorgo, arrivano Fabiola e alcuni amici di scuola e teatro che avevo invitato e infine, per ultimi, Giovanna, Tom, Danny e…basta. Mi danno il loro regalo e la domanda mi sorge spontanea:
“Ma Dougie non c’è?”
“No, aveva detto che sarebbe venuto…forse arriverà tardi, sai com’è”…Sì, lo so com’è…almeno penso…Anzi, forse è meglio che non venga; c’è il rischio che mi possa guastare lui la festa…c’è il rischio.
Però volevo che Elena lo vedesse e avesse ben chiaro chi fosse il ragazzo, l’animale, che mi continua a dare fastidio.
Comunque la festa mi prende e, troppo impegnata nel chiacchierare, mangiare, ballare, non mi accorgo nemmeno dell’assenza di alcuni.
Arriva la torta, una grande torta piena zeppa di cioccolato. “Tanti auguri a te, tanti auguri a te…” cominciano a cantare gli italiani, seguiti a ruota da un “happy birthday to you, happy birthday to you..:” degli inglesi. Esprimo il mio desiderio e soffio le 17 candeline disposte attorno alla torta. “Discorso! Discorso!” mi gridano mentre altri mi propongono di cantare. All’inizio perplessa, decido poi di cantare insieme a Danny che si era offerto. Inserisco il cd delle basi musicali nello stereo e sotto la musica di “We’ve got tonight” cantiamo in perfetta sintonia.
“dovremmo cantare insieme più spesso!”mi fa
“volentieri!”rispondo entusiasta.
Tutti ci applaudono mentre i camerieri mi portano i regali da scartare: eccezionali! I regali più belli che io abbia mai ricevuto: ricordi di Roma, bracciali, orecchini, collane, foto e un calendario stupendo che mi accompagnerà per tutto l’anno nuovo.
Finalmente ci prepariamo e tutti insieme ci dirigiamo verso la pista di pattinaggio.
Infilo i pattini e, dapprima un po’ titubante, dopo qualche giro attaccata alla ringhiera, mi lascio andare e mi faccio trasportare dai pattini stessi, quando vedo Giulia abbracciata a Danny, guardarlo negli occhi sognante. Mi avvicino a Fabiola che sta cercando di non guardarli e chiedo cosa stia succedendo.
“niente di nuovo, la normalità” mi fa lei ammiccando.
Giulia si allontana improvvisamente e comincia a pattinare per conto suo.
Prendo Fabiola sotto braccio e insieme ce ne andiamo in giro per la pista.
“Cosa sta succedendo fra quei due?” chiedo io
“Non ne ho idea, ma so solo che la cosa non mi quadra”
“A Giulia piace, sono sicura; conosco quello sguardo, è lo stesso che aveva quando guardava Luca”
“E secondo me la cosa è reciproca; hai visto come l’altro giorno le ha fatto il solletico? Non lo fa con tutte! Forse dovremmo parlarle…”
“No, sarebbe inutile; negherebbe sicuramente…e poi c’è Luca…lui la ama così tanto”
“Sarà…” risponde Fabiola perplessa: non ha mai avuto una buona considerazione di Luca, eppure è un così bravo ragazzo…timido, dolce…e vuole veramente bene a Giulia.
Comunque per adesso non è una cosa a cui dare peso e mi devo divertire…non succede tutti i giorni di compiere 17 anni!

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Capitolo 21
*** ventuno. ***


Ecco altri due capitoletti. Succederà di tutto :P
@Ciry: vedrai, basta che leggi il capitolo dopo e già ci sarà un graaaaande cambiamento. Per il prossimo dovrai aspettare qualche capitolo, però diciamo che ci siamo quasi :D
Buona lettura!

***


“Non ci posso credere, non facciamo altro che avere test questo periodo!”
“Già, è proprio stressante!” ammisi chiudendo l’armadietto e prendendo il libro di matematica.
“Quello di storia però è andato bene!”
“Già, non mi aspettavo una A-” esclamai.
“Studiare insieme secondo me è meglio. Perché non ci rivediamo per il letteratura inglese?” propose Fabiola.
“Per me è un’ottima idea!” approvò Francesca. “Che ne dite, ragazzi?”
“Perfetto! Ha portato bene anche a noi, abbiamo preso tutti voti alti. Anche Doug!” scherzò Tom, dandogli una pacca sulla spalla. Lui ridacchiò.
“Ok, allora potete venire a casa mia. Domani alle 4, va bene?” chiese Fabiola.
“Ma domani è sabato! Non si può studiare di sabato! E poi devo uscire con Cindy…” esclamò Dougie facendo un sorriso compiaciuto.
“Un’altra vittima delle tue avances?” ammiccò Danny.
“No, anche questa volta è la donna che corre dietro all’uomo”
“Uomo… che parolona!” intervenne Francesca. “Ma Cindy non è per caso la ragazza che fa il musical con noi?
“Sì, può essere, perché?”
“Così, per sapere; e, giusto per curiosità, quando si sarebbe dichiarata?”
“Non vedo il perché dovrei dirtelo, comunque l’ho conosciuta venerdì durante l’incontro per lo stupendo musical a cui dovrò felicemente partecipare” fece lui ironizzando.
“Bene, comunque, tornando a noi, se non vuoi essere bocciato, domani ti conviene rinunciare alla tua Cindy… cosa che non hai fatto il giorno del mio compleanno evidentemente!” lo sfotté Francesca. “Ma se non ti va, vai pure, non mi è importato che tu non sia venuto alla mia festa, figurati se mi preoccupo che tu venga domani!”
Dougie la guardò male “Non è certo per questo che non sono venuto alla tua festa”
“No, guarda, non mi importa cosa hai fatto sabato, ora mi importa solo di andare bene al compito!”. Prese i libri dall’armadietto e lo sbatté con forza; poi si girò verso di noi:“Allora, avete deciso?”. 
“Se il signorino qui ci facesse sapere cosa ha intenzione di fare domani forse potremmo metterci d’accordo”; così, dopo aver preso un respiro, Dougie rassegnato annuì con la testa: “Va bene, vengo.”
***
“Che ne dite di un caffè?” chiese Fabiola, sbadigliando. “Questa roba è così noiooosa!”
“Dai, resistiamo, manca poco!” li esortai, ma anche io sentivo il bisogno di un buon caffè. Così Fabi tornò poco dopo con due tazzine per me e lei e 3 tazze più grandi per i ragazzi.
“Ma come fate a bere quella schifezza?” domandai, assaporando il gusto del caffè italiano.
“È l’abitudine” spiegò Danny. “E poi il vostro caffè è buono, ma troppo forte”
“Sì ma quello inglese è acqua, non è caffè!”
DRIIN: citofono.
“Vado a vedere chi è, mentre continuate questa avvincente discussione!” Fabiola si alzò e sparì.
“Comunque resta il fatto che il nostro è migliore!” ribadii.
Dopo qualche secondo, Fabi tornò sghignazzando. “Giulia, c’è qualcuno per te!”
“Per me? E ch…?”
In quel momento dalla porta spuntò Luca, sorridente. Io rimasi a bocca aperta.
“Amore!” esclamai raggiante e sorpresa. Quindi mi alzai di scatto e gli saltai addosso, abbracciandolo e baciandolo.
“Ma che ci fai qui?”
“Volevo farti una sorpresa! Contenta di vedermi?”
“Non sai quanto!”
“Sono passato prima a casa tua, ma i tuoi mi hanno detto che eri a casa di Fabiola a studiare… da brava ragazza!” rise.
“Ma io sono una good girl, che tu lo voglia ammettere o meno!” gli feci l’occhiolino.
“Sì, certo” rispose ironico, poi si rivolse agli altri “Salve a tutti!”
“Ciao” dissero in coro, mentre Francesca si alzava per salutarlo con due baci sulle guance.
“Che facciamo?” Luca si rivolse a me, un po’ maliziosamente.
“Mi dispiace” dissi ridacchiando “dovrai aspettare che finisco di studiare, perché questo compito è davvero importante!” lui sbuffò “Lo so, ma tanto manca poco!”
“Va bene”. Quindi si sedette per terra, accanto al tavolino basso dove stavamo studiando, e io in braccio a lui, al settimo cielo per essere insieme. Mi prese una mano, mentre con l’altra libera sfogliavo il libro per cercare di riprendere il filo del discorso.
“Allora, gli scrittori del Rinascimento…” iniziò Francesca. Poco dopo sentii la bocca di Luca sul collo. Piacevolmente sorpresa, mi girai, ma prima che potesse dire qualcosa, mi baciò dolcemente.
“Luca…” altro bacio “Dai, così mi distrai!”
“Scusa” sussurrò. Mi voltai un po’ rossa, ma fortunatamente nessuno si era accorto di niente. Ripresi ad ascoltare quello che stava spiegando Fabiola, intervenendo ogni tanto. Ma di nuovo, Luca mi distrasse, infilandomi le mani sotto la maglietta e iniziando ad accarezzarmi i fianchi. Non aspettandomelo, spalancai gli occhi e, sorridendo, mi voltai.
“Ma sei matto? C’è gente!” sussurrai, cercando di togliergli le mani, inutilmente. “Sei un deficiente!” ridacchiando e mollandogli un cazzotto sulla gamba. “Non capisci che così ci metto il doppio del tempo e dobbiamo aspettare di più?” lo guardai maliziosa.
“Non ci avevo pensato, hai ragione, la smetterò” mi baciò “però posso tenere le mani così?” lo guardai esasperata. “ti prego, ti prometto che non faccio niente!” mi fece gli occhioni dolci.
“Va beeene” e ritornai a seguire gli altri, scuotendo la testa, ma sorridendo. Dovevo dire che mi faceva piacere avere le sue mani calde contro la mia pelle. *Non vedo l’ora di stare da sola con lui* mi ritrovai a pensare, arrossendo.
“Qualcuno mi può dare una mano a portare di qua i biscotti?” chiese Fabiola. “Danny?”
“Ok” quindi si alzarono e andarono in cucina. Intanto Francesca si mise a spiegare per la terza volta un passaggio che Dougie proprio non riusciva a capire, Tom era al telefono, quindi io mi girari per chiacchierare con Luca. Dopo un bel po’ di minuti, tornarono dalla cucina con un vassoio pieno di biscotti al cioccolato. Abbuffandoci, riuscimmo a finire di studiare, così, dopo aver salutato tutti, io e Luca ci dirigemmo con una certa fretta verso l’albergo, dove passammo una splendida serata, tra chiacchiere e coccole. Tante coccole.
Il giorno dopo, stranamente una bella giornata, decidemmo di andare prima a fare una passeggiata ad Hyde Park, approfittando del sole, e poi di fare un giro per Harrods o comunque andare per negozi, prima che lui prendesse il volo di ritorno. Visto il forte sole, optai per un abbigliamento abbastanza leggero. Il problema fu che, una volta ad Hyde Park, il cielo improvvisamente cominciò ad annuvolarsi, portando con sé un venticello per niente caldo. Cominciai ad avere freddo, quindi proposi a Luca di infilarci nel centro commerciale, per stare più riparati. Dopo qualche ora, nonostante non fossimo riusciti a girarlo tutto, si era fatta ora di avviarci prima verso l’albergo per prendere la valigia e poi verso l’aeroporto. Ma, usciti, ci accorgemmo che il cielo era diventato ancora più brutto e il vento era veramente gelido. *Ma come cambia in fretta il tempo qui!*. tremando dal freddo, riuscimmo a raggiungere l’albergo.
“Ecco, tieni questa felpa, altrimenti mi diventi un ghiacciolo fra un po’” disse prendendo una felpa grigia dalla valigia e porgendomela.
“Grazie, ma tu come fai poi?” me la infilai e subito mi sentii molto più calda.
“Non muoio mica, ce ne ho tante. Me la ridarai la prossima volta!”
“Va bene, grazie!” lo baciai.
Quindi prendemmo la metro e arrivammo in aeroporto. Ma perché doveva partire? Non poteva restare qui con me? Lo abbracciai forte.
“Dai, non fare così, ci vediamo presto!” mi accarezzò i capelli.
“Va bene. Ciao amore!”
“Ciao Giulia” e dopo un lungo bacio, se ne andò. Restai lì fino a quando non lo vidi sparire e, tristemente, mi avviai verso casa, stringendomi nella sua felpa profumata di lui.
***
FABIOLA’S POV
 
Alle 16 erano arrivati tutti, stranamente tutti puntuali! così per non perdere tempo ci mettiamo subito sui libri,accompagnati da una bella tazza di caffè per mantenerci svegli.
Improvvisamente suona il citofono,così vado a rispondere.
“chi è?”domando
“ciao Fabiola sono Luca,prima che tu dica qualcosa vorrei fare una sorpresa a Giulia non è che mi potresti far entrare?” mi spiega rapidamente
“certo!” gli dico sottovoce per non farmi scoprire da Giulia. Una volta entrato gli sussurro “seguimi!”, perciò torno in salone e dico “Giulia c’è qualcuno per te!” e lo faccio entrare. Subito lei gli salta addosso e dopo alcune smancerie tra i due piccioncini ci rimettiamo a studiare. Ma la cosa non è per niente semplice, anche perché Luca continua a distrarre Giulia e senza volerlo…distrae anche me! E non solo me: involontariamente scorgo lo sguardo fisso di Danny su loro due; Poi, quando Luca, che solitamente è molto riservato, fa salire le sue mani sotto la maglietta della sua ragazza davanti a tutti noi, alzo gli occhi al cielo e perdo tutta la mia concentrazione, anche perchè Danny ha iniziato a giocherellare fastidiosamente con la sua penna e, a quanto pare, sembra che faccia più attenzione a ciò che stanno facendo quei due, piuttosto che alla storia del Rinascimento. *non è che…. Mmm… però se facciamo 2+2… mmm… Danny che passa molte giornate in compagnia della nostra Giulietta…e ultimamente con queste apparizioni di Luca… per non parlare di quando l’ha salvata da Johnny… si è vero potrebbero essere tante coincidenze ma a me la cosa puzza!!* perciò non perdo tempo e con la scusa di andare a prendere i biscotti trascino con me in cucina Danny sperando di capire ciò che gli passava per la testa.
“ehi Danny per caso c’è qualcosa che non va?...” gli domando fissandolo negli occhi.
“no! Perché?”
“ perché ho notato che da un po’ di giorni quando si tocca il tasto Luca e Giulia tu ti fai così silenzioso…”
“silenzioso? ma che stai dicendo???” mi risponde alzando leggermente il livello della voce evidentemente imbarazzato.
“guarda che a me puoi dirmelo se ti sei preso una cotta per Giulia! È vero, ci conosciamo da pochi mesi ma penso di conoscerti già un po’… comunque se preferisci non dirmelo non fa niente, io rispetterò le tue scelte!”. Cade un profondo silenzio in cucina così per non appesantire la cosa, faccio per prendere la scatola dei biscotti dallo scaffale quando… “… si nota così tanto?” mi risponde sottovoce Danny
spalanco gli occhi sorpresa che le mie intuizioni si fossero rivelate esatte “ mah… diciamo che se evitassi di fissarli magari non si noterebbe così tanto!” gli spiego ridacchiando, e lui mi risponde con un mezzo sorriso “io non ce la faccio è più forte di me … non ce la faccio a vederli baciarsi e… toccarsi continuamente in mia presenza… e pensare che potrei essere io il suo ragazzo dato che passa quasi tutti i giorni insieme a me… mentre a quel MANICHINO IMPACCATO DI SOLDI lo vede sì e no una volta al mese!”
“ahia… ma allora qui la cosa è seria!”
“si! Penso di essermi preso una bella cotta!! Ti prego dimmi che hai un consiglio da darmi! In fondo è tua amica la conosci molto più di me!”
“sai purtroppo non è facile … perché la relazione tra lei e Luca è molto forte anzi si è rafforzata ancora di più con la lontananza… non so proprio che consiglio potrei darti. Il problema è che la vedi tutti i giorni, quindi non posso dirti di non pensarci, anche se è proprio questo che dovresti fare. Capisco che però è impossibile…” gli spiego sentendolo sospirare.
“però se se ti può consolare… neanche a me è mai piaciuto Luca; sin dall’inizio, quando ancora non stavano insieme. Però non posso far altro che rispettarlo perché sta insieme ad una mia amica… perciò sfrutta tutto il tempo che puoi con lei, magari per conoscerla meglio… e chissà forse lei potrebbe cambiare idea! Questo purtroppo è l’unico consiglio che ti posso dare! E ora è meglio che torniamo di là se no ci danno per dispersi…”detto ciò prendo il vassoio dove avevo messo i biscotti e mi incammino verso il salone quando Danny mi blocca “ Grazie veramente. Però, ti prego di mantenere tra noi questo segreto anche perché non l’ho detto nemmeno ai ragazzi!”
“non ti preoccupare parola di SCOUT!” e scoppiamo in una grossa risata tornando in salone. Il pomeriggio passa in fretta e per fortuna riusciamo a studiare tutto pronti per affrontare il compito dell’indomani. E forse per qualcuno non solo quello…

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Capitolo 22
*** ventidue. ***


“Ciao ragazzi oggi che fate oggi pomeriggio?” domandai agli altri mentre stavano sistemando i libri nei loro armadietti.
“Pensavamo di provare una nuova canzone su cui stiamo lavorando da un mese!” mi spiegò Tom.
“Anche se senza Harry non so come faremo!”esclamò Doug un po’ rammaricato.
“Bè, un altro batterista ci sarebbe…” esclamò Francesca sorridendo.
“E chi sarebbe?” domandò Danny.
“Ma come chi? Fabiola è da 4 mesi che sta prendendo lezioni di batteria da Harry! Poi l’abbiamo sentita suonare ultimamente ed è bravissima!” aggiunsi.
“Ma che dici??? Ancora devo imparare un sacco di cose…” esclamò Fabiola arrossendo per l’imbarazzo.
“Bè, se sei così brava devi assolutamente aiutarci, e poi hai sempre detto che avresti voluto suonare in una band… ed ecco una perfetta opportunità! Ti prego accetta sei la nostra unica speranza!” esclamò Tom inginocchiandosi davanti a Fabiola seguito da Danny e Dougie.
“E va bene se fate così vi accontento… però devo impararla.. vengo prima da voi?”
“Sì, vieni un paio di ore prima e proviamo ad insegnartela” spiegò Danny sollevato.
“Allora vi possiamo venire a vedere anche noi?” domandai speranzosa.
“Certo! Così le date anche  un po’ di supporto!”
E così, stabilita l’ora dell’appuntamento, ci dirigemmo ognuno alle proprie lezioni.
Alle quattro, puntuali, ci facemmo trovare nella sala di musica, dove trovammo Fabiola già alla batteria in compagnia di Tom, mentre Danny e Dougie stavano accordando la chitarra e il basso.
“Eccovi qui, vi stavamo aspettando!” esclamò Tom raggiante. Ci accomodammo su un divanetto, dando il nostro supporto a Fabiola con dei gridolini.Tutto era pronto. “Quando vuoi Fabi” esclamò Danny e dopo pochi secondi, Fabiola iniziò a dare il tempo con le bacchette e subito dopo Tom e Danny attaccarono:
 
Well it’s quarter to four
We’re hanging out at the pizza place
And we’ve all got our boards
Later on we’re gonna catch the waves
 
Well that’s what I said when I left her in bed
With the radio on and the book she read
Let the truth be known
 
I just wanna date a surfer babe
I hope I’m not a little too late
I never know what you’re gonna say
You don’t think that you’re my type
But you are, but you are, but you are, but you are
 
You know I just
Don’t know how i’m gonna get through
This thing that I’ve been feeling for
You don’t think I know your name
But I do, but I do, but I do
You’re a surfer babe
 
*Adoro questa canzone*
Bip bip. Il mio cellulare vibrò. Un messaggio. Martina?: “Ciao Giulia, come va? Appena puoi chiama!”
*E ora che è successo?* Aspettai la fine della canzone e applaudii insieme a Fra.
*Wow è stata veramente brava per essere la sua prima volta*.
Informai le mie due amiche del messaggio criptico che mi era arrivato.
“Ora la chiamo” e feci per uscire, dopo aver avvertito i ragazzi.
“No rimani qui, vogliamo sentire anche noi!” disse Fabiola curiosa.
Io mi girai verso i ragazzi: “Vi da fastidio se resto qui?”
“Ma no, figurati!”
Cercai il numero in rubrica e spinsi il tasto verde, poi misi il vivavoce.
“Pronto? Giulia, ma che bello sentirti!”
“Sì, è da un po’ di tempo…”
“Eh già… tantissimo! Ma come stai?” sembrava un po’ agitata.
“Bene! Lo sai che mi è sempre piaciuta Londra. Ma tu che mi devi dire?”
“No… niente… era per sentirti…” si sentiva lontano due miglia che stava mentendo.
“Sì, vabbè… mi mandi un messaggio con scritto ‘appena puoi chiama’!”
“Niente niente… come va con Luca?”
“Benissimo… perché?” non riuscivo a capire dove voleva arrivare.
“Sono contenta. Lo sai che l’altro giorno l’ho visto a via del corso?”
“Eh.. allora? Mica è la prima volta!”
“No… no… ero così per dire… era in ottima forma!”
“Martina, che vuoi?” odiavo quando faceva così.
“Niente! Ti volevo raccontare di Luca…”
“Ora non è che ogni volta che lo incontri mi devi chiamare eh?!”
“Vabbè, Giulia… io non ce la faccio più! Te lo devo dire!”
Guardai le altre preoccupata.
“Cosa? Martina parla! Mi metti l’ansia così!”
“È che… stava in compagnia… rideva e scherzava..”
“E allora?”
“…”
“MARTINA!”
“Stava con Silvia!”
 
Francesca e Fabiola spalacarono gli occhi. Io mi sentii sbiancare.
*Non ci posso credere… no dimmi che non è vero!*
“Silvia?”
“Sì”
“Ma… sei sicura?”
“Sì… mi dispiace! Giulia mi dispiace sul serio!”
Cominciai a sentire un peso dalle parti dello stomaco.
“Non è possibile…”
“Veramente questa è la quarta volta che li vedo…”
“Cosa?” scossi la testa, incredula. I ragazzi mi guardavano perplessi, chiaramente non capendo nulla della conversazione.
“Volevo far finta di niente… ma dopo un po’… non ce la facevo più…”
Non riuscivo a parlare, sentivo un enorme nodo alla gola.
“Vabbè… grazie Martina. Ora devo andare.”
“Ok. Mi dispiace!”
“Ciao”
“Ciao!” e attaccai. Guardai le altre. Non volevo piangere, soprattutto non davanti a tutti, così mi trattenni. Francesca mi abbracciò.
“Cos’è successo?” Danny si avvicinò preoccupato. Fabiola gli spiegò la situazione.
*Non ci posso crede… no… Silvia no… perché sempre lei?*
“Perché non provi a chiamarlo?” suggerì Tom.
“Non lo so…”
“Sì, meglio che lo chiami, vedi che ti dice no?”
“Magari non ha fatto niente… ci è solo uscito…” cominciò Dougie.
“Sì… solo uscito… con Silvia…”
“Perché cos’ha questa Silvia?”
“Questa Silvia…” spiegai “è la ex di Luca. Ma non una ex qualunque, no. Sono stati insieme tre volte… si prendono e si lasciano… è la coppia storica della scuola… il problema è che ogni volta che c’è una festa o comunque un’occasione per stare da soli… si baciano! Non c’è niente da fare! È categorico!”
Mi guardarono tutti in silenzio.
“Chiamalo!” disse Fabiola, guardandomi seria.
A malavoglia cercai il numero: “Amore” *Si, amore… come hai potuto?*
Dopo due squilli, mi rispose.
“Tesoro, ciao!”
“Ciao”
“Tutto a posto? Hai una voce…”
“Benissimo. Tu dove sei?”
“Sto a Via del Corso..”
Bene… quindi probabilmente la troia gli stava pure accanto.
“Ah… e stai da solo?”
“No… ci sono i miei amici…”
Non potevo credere che mi mentisse così! Cazzo, stavamo insieme da 9 mesi, tutte quelle cose bellissime che mi aveva sempre detto… non valevano niente… non le aveva mai credute. Sentii il risolino di una ragazza.
“Certo… ma non so se rientra nella categoria amici!”
“Chi?”
“Silvia!”
Silenzio dall’altra parte.
“Ma che stai dicendo?” il suo tono era meno sicuro.
“Lo sai bene! Mi ha chiamato Martina e mi ha detto che vi ha visti in Via del Corso un sacco di volte…”
Ancora silenzio.
“Senti amore…”
“Amore? Ah, quando ti pare a te sono amore eh?”
“Ma che dici, non è vero…”
“Perché esci con Silvia?”
“Perché mi sta aiutando con la tesina d’esa…”
“Ma fammi il piacere! Non state neanche nella stessa classe!”
“Lo so, ma lei porta il mio stesso argomento..”
“Certo… guarda che lo so come va a finire ogni volta che vi vedete eh! L’ho sopportato per due anni!”
“No, Giulia, non è successo niente… ti giuro…!”
“Luca, vorrei tanto crederti…”
“Devi credermi! Io ti amo!”
Chiusi gli occhi. Sentii Silvia accanto a lui che diceva: “Fammi parlare con lei”
“No, Luca, non la voglio sentir…”
“Ciao Giulia!” anche la voce è da oca.
“Che vuoi?”
“Ti volevo dire che non è successo niente…” sentii alcuni passi e capii che si stava allontanando. “Non ancora almeno… ci sto lavorando…” disse a bassa voce. “Cioè… se non contiamo i baci…”
“Non è vero…”
“Eh, invece sì… ogni volta che ci vediamo non possiamo farne a meno!”
“Brutta tr…”
“Ciao ciao! Divertiti a Londra!”
“Giulia…” il cellulare era tornato in mano ad Luca.
“No, Luca, Giulia un corno! Non ti voglio più sentire. Vaffanculo!”  e attaccai. Mi presi il viso tra le mani.
“La odio… la odio… è una stronza, troia....”
“Che ha detto?”
Raccontai quello che mi aveva detto Luca e quello che invece aveva detto Silvia.
“Poi lo so che più di tanto non può resistere con lei…. E poi comunque si sono baciati…. Non ci posso credere… è un incubo!”
Danny mi mise una mano sulla spalla. “Devi svagarti un po’… stasera c’è la festa dei 18 anni di Ryan…”
“No… non sono dell’umore giusto!”
“E chissene, devi uscire! Non ci devi pensare che il tuo ragazzo ti ha messo le corna!” esclamò Dougie.
“Dimostri sempre molto tatto eh?!” Francesca lo guardò male.
Dopo un po’ riuscirono a convincermi: “Va bene…” dissi io rassegnata.
Mi riaccompagnarono a casa, cercando di farmi ridere, invano. Salutai gli altri ed entrai. Appena mi vide, mia madre capì che era successo qualcosa. Le raccontai tutto. Dire tutto ad alta voce mi faceva stare peggio. Lei mi abbracciò forte. “Mi dispiace amore”
“Stasera vado alla festa di Ryan con Francy, Faby e i ragazzi. Dicono che non ci devo pensare… che devo svagarmi…”
“Hanno ragione… esci e divertiti!”
Salii in camera e mi misi la prima cosa che trovai. Non me ne fregava più niente. Il peso nello stomaco lo sentivo ancora più pesante. Non riusicivo ancora a rendermene conto del tutto… Luca… Luca e Silvia… come al solito. Non potevo credere a quel che mi aveva fatto, dopo tutto quello che avevamo passato insieme. Dopo una mezz’oretta sentii il citofono suonare. Mamma mi chiamò.
“Arrivo!” urlai in risposta. Finii di truccarmi un po’, giusto per non sembrare uno zombie ed uscii. Mi aspettavano le mie amiche. Mentre prendevamo la metro per raggiungere la periferia di Londra, dov’era casa di Ryan, Fabiola e Francesca carcavano di farmi parlare di Luca.
“Ragazze, per favore, non voglio parlarne. Vi dispiace?”
“Giulia! Devi parlarne con qualcuno!”
“Ha ragione! Avrai un peso enorme. Sfogati!”
“Non ne ho bisogno. Sto bene.” Sapevo che non era vero, ma, come al solito, quando stavo male, non lo riuscivo ad ammetterlo. Era uno dei miei difetti: non saper esprimere i miei sentimenti quando c’era qualcosa che mi faceva stare male.
“Sì, certo, si vede che stai bene!” esclamò sarcastica Francesca, un po’ arrabbiata.
La voce annunciò la nostra fermata.
“Siamo arrivate!” mi alzai stancamente. Uscimmo all’aria aperta dove ci aspettavano i ragazzi e Giovanna.
“Ciao” Danny si avvicinò. “Come va?”
“Bene grazie” cercai di sorridere. Sempre se quella smorfia che riuscii a fare si poteva definire sorridere.
Danny mi sorrise dolcemente “Non ci pensare” disse, appoggiandomi una mano sul viso.
“Ci proverò!”
“Bene! Allora, andiamo!” Tom si incamminò mano nella mano con Giovanna. Arrivammo poco dopo davanti ad una bella villa. Dopo aver citofonato, varcammo il cancello: un viale, circondato da come minimo un ettaro di verde prato inglese, ci condusse verso una grande casa di mattoni rossi. All’angolo intravidi una piscina. *Mi ricorda casa di Luca. No, non ci devo pensare.* Suonammo il campanello e Ryan, eccitato, aprì la porta.
“Ciao! Sono contento che siate venuti!”
Ci fece segno di entrare e noi lo seguimmo all’interno. Ci saranno state circa duecento persone. In fondo si trovava la torretta del DJ, al centro molte persone che stavano ballando, mentre altri affollavano la zona bar, di lato. Anche noi ci dirigemmo là. I ragazzi presero delle birre. Io ci pensai per un secondo.
“Io voglio un bicchiere di ponch!”
“Giulia…” Francesca mi guardò preoccupata.
“Che c’è? Ho chiesto solo del ponch!”
Loro presero del gin lemon e un rum e pera e con i nostri bicchieri ci allontaniamo verso un divanetto libero. Guardai titubante quello il liquido all’intero del contenitore che tenevo in mano. Poi vennero in mentre Silvia e Luca. E allora non me ne fregò più niente. E bevetti. Subito sentii un calore in gola. Mi piaceva come sensazione. Allora mandai giù un altro sorso, e poi un altro, fino a che non lo finii. Chiusi gli occhi per un momento. Quando li riaprii, vidi che tutti mi stavano guardando dubbiosi.
“Che c’è?”
“Giulia, tu non hai mai bevuto!” esclamò Francesca.
“E allora? Toccherà cominciare prima o poi no?”
Lei scosse la testa. Sentivo che l’alcool cominciava a fare effetto.
“Vado a chiederne un altro, scusatemi”
“Giulia…” cominciò Fabiola.
“Sentite, mi lasciate in pace?” dissi con uno scatto di rabbia e mi allontanai. Ritornai con un altro bicchiere, e svuotai anche quello. E cominciai a sentirmi più leggera, i problemi svanirono. Dopo poco mi alzai. “Allora, chi vuole ballare?” guardai Danny “Suuu andiamo” e lo presi per un braccio. Dovevo dire che poi non avevo bene chiaro in mente quello che era successo. Mi ricordavo di aver bevuto ancora e ballato un sacco. Poi mi ricordavo che avevano messo una canzone più lenta. Mi pare fosse You Raise Me Up… e che l’avevo ballata con Danny, che mi sorreggeva stringendomi tra le braccia. E mi sentivo tanto bene. E poi non ricordavo più niente. Mi ritrovai a letto, senza sapere come ci fossi finita. ero ancora vestita. Probabilmente non erano riusciti a spogliarmi. Sentii bussare alla porta. *Oddio che mal di testa!* Spuntò il viso di mia madre. “Buongiorno, tesoro. Come va?”
“Benissimo! Mai stata meglio!” dissi ironica “Ma parla piano per favore che mi scoppia la testa!”
“Ci siamo ubriacate ieri sera, eh?!”
“Eh già.. mi dispiace, ma mi sentivo uno schifo… e mi sento ancora uno schifo se è per questo!” e mi tirai su la coperta fino a coprirmi totalmente.
“Infatti noterai che oggi non ti ho mandata a scuola”
“Sì grazie! E se viene qualcuno che vuole vedermi digli che mi dispiace per ieri qualunque cosa abbia fatto, ma non ho voglia di vedere nessuno!”
“Giulia...”
Buttai fuori un occhio per guardarla male.
“Va bene… riposa!” e chiuse la porta.
Feci uno sforzo e mi alzai per accendere l’iPod collegato alle casse, in modo funzionassero da stereo. Mi volevo male, quindi misi la playlist con le canzoni d’amore.
Avevo sempre questo peso allo stomaco che si era fatto insopportabile e un enorme nodo alla gola. Mentre stavo per infilarmi nuovamente nel letto, scorsi sulla sedia accanto all’armadio un oggetto che mi ero scordata di avere fino a quel momento. Mi avvicinai. *Oddio no. Non ci posso credere!*. La felpa di Luca. La presi con delicatezza e la strinsi a me. Potevo sentire ancora il suo profumo. In quel momento dalle casse partì Everything, di Michael Bublè. Una canzone importante per me:  al pezzo “And I get to kiss you baby just because I can” Luca mi aveva detto per la prima volta “Ti amo!” e poi mi aveva baciato. Ma cos’era, un complotto? Si erano organizzati tutti contro di me per farmi stare peggio, per farmi piangere? *Bè, vi do una notizia: ci siete riusciti!*
 
 
***
 
LUCA’S POV
 
Vuoto. Ecco quello che sento in questo momento: vuoto. Dentro di me non c’è niente. È una sensazione orribile e dolorosa… come se avessero preso la cosa più bella che avevo e me l’avessero strappata via. E questo è proprio quello che è successo.
Adesso sono qui che passeggio per il centro. È pieno di luci, di persone che si affannano per trovare un regalo all’ultimo minuto e fanno ore ed ore di fila…ma sorridono comunque, chiacchierano eccitati, sono tutti felici… ma non io… per me non c’è felicità, nemmeno un po’.
Ma perché? Io non ho fatto niente, ma lei non mi vuole credere. Pensa chissà cosa sia successo con Silvia… non avevo altra scelta, mi serviva il suo aiuto per la tesina… è vero, lei ci ha provato in tutti i modi, ma a me ormai non interessa più, l’ho scansata, glielo ho detto chiaro e tondo che sono perdutamente innamorato… innamorato di una ragazza che non avrei mai creduto avrebbe potuto farmi sentire così bene, così completo. Se ripenso a tutti i momenti che abbiamo passato insieme… quando l’ho conosciuta, così timida… quasi balbettava… sapevo di piacerle da parecchio, le sue amiche avevano fatto di tutto per farmelo capire; le settimane passavano e a ricreazione chiacchieravamo e scherzavamo sempre di più e io scoprivo piano piano che non era male, anzi, mi piaceva parecchio. Così le ho chiesto di uscire. Penso che non mi scorderò mai la sua faccia in quel momento: ha spalancato la bocca incredula, poi ha realizzato e le si sono illuminati gli occhi, faceva di tutto per sembrare normale ma non la smetteva di sorridere… subito è corsa dalle amiche, raggiante, e io vedendola così non potevo fare a meno di sorridere a mia volta. Siamo andati a Villa Borghese e siamo stati veramente bene, a passeggiare, chiacchierare, ridere e conoscerci meglio. E cominciavo ad affezionarmi sempre di più a lei. Cominciammo ad uscire più spesso fino a che non ho capito che era la ragazza giusta per me… allora ci siamo messi insieme e i momenti che passavo con lei erano sempre meravigliosi e unici. Non potevo più fare a meno di lei: ero irrimediabilmente innamorato. Poi il colpo quando mi ha detto che si sarebbe trasferita… a Londra… in quel momento ho odiato con tutto il cuore quella stupida città che ci divideva… ma capivo perché lei fosse così eccitata all’idea… il sogno di tutta la vita… così avanti e indietro, Roma – Londra, Londra – Roma… solo per stare insieme due giorni, ma quei due giorni erano favolosi, momenti di coccole e intimità, di unione profonda…
Mi ritrovo seduto su questa panchina a guardare dal cellulare tutte le foto e i video fatti insieme, quelli in cui ci baciamo e ridiamo. Una lacrima scende malinconica e desiderosa di rivivere quei bei momenti. Poi scorro i messaggi. L’ultimo è firmato “4ever yours”.
Non può finire tutto così. Non ho intenzione di stare a guardare, di non fare niente. Ho deciso: vado a Londra!

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Capitolo 23
*** ventitre. ***


Allora allora allora, ecco qui altri capitoletti per voi :D
Scusate l'assenza ma tra l'uni e altri impegni certe volte non ho tempo neanche di passare a casa -.-
Gustatevi questo capitolo :D


***

Non sapevo per quanto avevo pianto, però finalmente almeno il nodo alla gola se n’era andato. Ma erano due giorni che non facevo altro che stare a letto… non avevo fame, non avevo voglia di fare niente, di vedere nessuno. Più volte erano passati a trovarmi. Ma avevo voglia di stare da sola. Mi sentivo proprio uno schifo.
*Luca, perché? Dicevi di amarmi… erano tutte cazzate? Io mi fidavo di te. Guarda come mi hai ridotto… mi sono pure ubriacata… non ci posso credere… ma ho ballato con Danny. Danny. Danny. Danny. Danny. Perché mi continua a rimbombare il suo nome in testa?* Dalle casse partì You Raise Me Up. Qualcosa si accese nella mia mente. L’altra sera, quella canzone l’avevo ballata con Danny. Uh, ancora lui?
“Ti piace” disse una voce nella mia testa.
*No, non è vero! Io amo Lu… no… Luca ormai è inutile che lo ami. Lui preferisce Silvia, l’ha sempre preferita.*
I am strong when I am on your shoulder
Quanto stavo bene tra le braccia di Danny. Mi sentivo così protetta. Danny. Danny che sorrideva sempre. Danny che scherzava. Danny che mi accarezzava. Danny che era sempre gentile con me. Danny che cantava con quella sua voce stupenda. *Oddio Giulia, ma a che pensi? Smettila!*
Sentii dei passi affrettati per le scale e subito dopo la mia porta aprirsi.
“Danny!”
“Ora basta, esci dal letto, mi hai stufato!” mi guardava arrabbiato, poi si avvicinò alla finestra e aprì le persiane. Oddio il sole! Mi coprii con le coperte anche perché ero in condizioni pietose: capelli sporchi, faccia orribile, occhi gonfi di pianto.
“La devi smettere di compatirti ok?” sentii le coperte scivolare via.
“No!” e cercai di riportarle su, ma Danny non aveva intenzione di mollare la presa.
“Senti, io ti voglio bene, ma non puoi continuare così. Sono due giorni che non vieni a scuola, non fai niente, non ci vuoi vedere… Basta, devi uscire!”
“Non mi va!”
“Guarda che sei tremenda! Ormai è successo! Che pensi di stare tutta la vita a letto a piangere e deprimerti per uno stronzo che ti ha tradito con una troietta da quattro soldi, oppure preferisci uscire, divertirti con noi e vivere la vita, magari innamorandosi un’altra volta?”
Lo guardai, mentre riflettevo per un secondo. “Hai ragione!” abbassai lo sguardo. “Mi dispiace. È che… lo amavo veramente!”
“Lo so” si avvicinò e si sedette sul letto. Mi appoggiò una mano sulla spalla. “Ma le cose spesso non vanno come vorremmo. Però non bisogna piangersi addosso. Quindi mettiti qualcosa che usciamo, ti porto al Luna Park, hai bisogno di farti quattro risate!”
Mi diede un bacio sulla guancia ed uscì. Guardai la porta chiusa, toccandomi il punto in cui si erano posate le sue labbra. *Quant’è carino*. Sorrisi dopo giorni interi e mi alzai, mi vestii e mi misi un po’ di trucco, perché, dopo due giorni che non vedevo il sole, ero un po’ palliduccia. Vedendomi scendere, mamma si voltò verso Danny. “Ma come hai fatto? Sei un mago!”
Danny sorrise prima a lei, poi a me. Quindi uscimmo e prendemmo la metro. Lui mi raccontò le ultime novità a scuola. Non era poi successo granché. Ero stata via solamente due giorni. Più che altro mi disse tutto quello che avevano combinato con i professori, i battibecchi avuti e quello che avevano fatto loro cinque per cercare di vedermi, perché erano tutti preoccupati. Mi scusai ancora, ma lui mi fermò. “Non fa niente, l’importante è che adesso sei uscita”. Così dopo poco arrivammo davanti al Luna Park. Mi prese una morsa allo stomaco, ricordando che lì c’ero venuta con Luca. Cercai di scacciare quel pensiero dalla mente e di svagarmi più che potevo, facendo ogni giostra che ci si presentava.
“Ti va un gelato?” si voltò verso di me, mentre uscivamo dalla casa degli spettri.
“Perché no? Poi sono affamata, sono due giorni che non mangio!” dissi io sorridendo.
“Allora ti ci vuole un supercono!” quindi mi prese per mano e mi condusse verso la gelateria. Al suo tocco il cuore mi cominciò a battere forte. Ci sedemmo al tavolino e un cameriere subito si avvicinò.
“Cosa vi porto?”
“Due superconi”
Ordinammo quattro gusti a testa e il cameriere se ne andò, ma inciampò su un sasso e cadde. Noi ci guardammo e scoppiammo a ridere. E così ci gustammo il nostro gelato, chiacchierando e ridendo, raccontandoci qualcosa di noi, aneddoti e cose successe in passato. Danny pagò (me lo volle per forza offrire lui!) e ci alzammo. Mi girai a guardarlo mentre camminiavamo.
“Danny…” cominciai dopo un po’ che stavamo in silenzio.
“Sì?” si girò verso di me.
Lo guardai ancora. “Grazie”. Non credevo di aver mai detto un grazie così sentito. Lui sembrò averlo capito, perchè mi sorrise dolcemente e si fermò. Allora io mi avvicinai e lo abbracciai. Sentii le sue braccia stringermi forte. E allora capii, dal battito del cuore, dal peso nello stomaco, che dopotutto la voce nella mia testa aveva ragione. Quindi lo strinsi ancora più forte, inebriandomi del suo profumo buonissimo.
“Bè, vedo che ti sei consolata in fretta!” sentii una voce familiare dietro di me. Mi staccai (a malincuore) da Danny e mi voltai.
“Luca!”
 
“Già! Sono venuto qua per chiarirmi… ma vedo che…”
“Cosa vedi? Primo, ci stavano solo abbracciando, secondo, mi vieni a fare la predica tu che ti sbaciucchi con quella troia e terzo non devo rendere conto proprio a nessuno!”
“Ti ho detto che non è successo niente!”
“Lei non è dello stesso parere…”
“Perché? Che ti ha detto?”
“Che ogni volta che vi vedete vi baciate”
“Ma dai, non le crederai sul serio…”
“Non c’è bisogno di credere a nessuno, tanto non è una novità che non potete fare a meno l’uno dell’altra…”
“Ma non è vero!”
“Certo….”
“Giulia, io amo te!”
“No, Luca… io ti amavo… non tu!” mi voltai verso Danny. “Andiamo per favore?”
Lui si avvicinò a me.
“Giulia…” Luca cercò di ricominciare.
“Senti, meglio che la lasci stare per un po’, eh?!” gli disse Danny gentilmente.
Improvvisamente Luca, che lo aveva capito, partì e gli diede un pugno proprio sullo zigomo. Danny cadde tenendosi la parte colpita.
“Danny!” mi avvicinai di corsa, abbassandomi. “Stai bene?”
“sono stato meglio..”
Mi voltai con furia verso Luca, che si stava tenendo la mano dolorante. “Ma come ti viene in mente?” non era da lui, ma che gli era preso? Tesi la mano a Danny che la prese e si rialzò. E dopo aver lanciato un’ultima occhiata di rabbia a Luca, ce ne andammo.
Dopo poco mi voltai verso Danny e vidi che zoppicava un po’.
“Ma ti sei fatto male anche al piede?”
“No… è che quando sono caduto l’ho messo male..”
“Oddio Danny non sai quanto mi dispiace!!”
“Non ti preoccupare” mi sorrise “non mi sono fatto niente”
“Sì, vabbè, intanto il cazzotto te lo sei preso!”
Caminammo per un po’ in silenzio e arrivammo davanti casa mia.
“Allora ci vediamo domani?”
“Contaci! Fase depressione passata, non ti preoccupare!” lui ridacchiò. Gli diedi un bacio sulla guancia e poi aprii il cancello. Mi girai verso di lui. “Danny… grazie sul serio!”
“Figurati!” e con un sorriso dolce si incamminò. Io lo guardai ancora per un po’, fino a che non lo vidi svoltare l’angolo, e poi entrai a casa. Mi appoggiai alla porta, ad occhi chiusi. Avevo il cuore a duemila! Salii correndo in camera mia e feci il numero di Francesca. Mi rispose subito.
“Giulia! Finalmente!”
“Ciao! Mi dispiace per tutto!”
“Non ti preoccupare..”
“Senti Francy riunione urgente!”
“Che è successo?”
“Preferisco raccontarvelo di persona. Chiama Faby. Ci vediamo tra dieci minuti a casa mia”
“Ok, a dopo!”
“Ciao!” e riagganciai. Ero proprio curiosa di vedere che faccia avrebbero fatto quando gli avrei raccontato di Luca e del cazzotto. E soprattutto, già mi immaginavo le loto faccette soddisfatte quando gli avrei detto che avevo finalmente capito che mi piaceva Danny.

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Capitolo 24
*** ventiquattro. ***


“Allora da dove iniziamo?” domandai a Giovanna, eccitata dallo spirito natalizio che mi donava quel quartiere super addobbato da mille lucine.
“Ma… io pensavo da quel negozio dietro l’angolo, ha un sacco di oggettini per idee regalo e soprattutto a basso costo!” ci spiegò Gì indicandoci la strada.
“Perfetto! Io ho un sacco di cose da comprare e poi però devo assolutamente chiamare Harry: oggi è il suo compleanno!” esclamò eccitata Fabiola.
“Anche io devo comprare un sacco di cose… e poi ho già pensato ad un regalino per te, piccolino!” intervenne Cindy, la nuova ragazza di Dougie che era voluta a tutti i costi venire con noi e, soprattutto, col suo “amoruccio”. Era impressionante come non si staccasse nemmeno per un momento dal suo braccio e come lui la trattasse da pezzente.
Comunque ci incaminammo verso il negozio, seguite dalla nuova arrivata e i tre ragazzi che non sembravano molto contenti di averci accompagnato a fare shopping pre-natalizio. Dopo aver girato più di 40 negozi e di aver visitato quasi metà quartiere, ci riposammo su una panchina e, mentre Dougie e la sua ragazza si lanciavano in un bacio molto appassionato, Fabiola non perse l’occasione per chiamare il suo ragazzo.
“Appena risponde cantiamo tutti insieme un bel tanti Auguri!” disse e poi avviò la chiamata mettendo il viva voce; la voce di Harry ci rispose dopo qualche squillo e in coro gli urlammo: “Happy birthday to you, Happy birthday to you, happy birthday to Harry, happy bitrhday to youuuu!”
“Qui si sente la mancanza del nostro batterista preferito!” esclamò Dougie ridendo e accarezzando il volto di Cindy.
“Amore, come stai?” Fabiola tolse il vivavoce e si allontanò un po’ da noi per parlare in privato; nonostante ciò però riuscii comunque a sentire quello che stava dicendo e mi lasciai prendere dalla curiosità.
“Ho sentito che parlavi ad Haz di un regalo…” domandai curiosa una volta tornata tra noi.
“Gli ho spedito un regalo per il compleanno!” ci spiegò. “Un piccolo pensiero per ricordargli la notte in cui ci siamo messi insieme e che abbiamo passato ammirando le stelle… gli ho regalato un planetario con al centro i nostri nomi!”
“Quanto è romantico!” esclamai sospirando e guardandola con gli occhi a cuoricino.
“Dai, che mi fai arrossire! Cambiando discorso… dato che è ora di pranzo che ne dite di trovare un bel ristorantino?” domandò Fabiola speranzosa
“Molto volentieri” rispose Fra “così forse quei due la finiscono di sbavare da tutte le parti” aggiunse sotto voce guardando disgustata i due baciarsi.
Così ci incamminammo a cercare un buon ristorante per poi ripartire e finire i nostri acquisti.
                                                   
 
 
***
 
E Natale era  passato subito… era sempre così: prima lo aspettavi ansiosamente e poi, due miseri giorni di festa, e tutto finiva. Quell’anno però era stato speciale perché nessuna di noi era tornata a Roma e quindi l’avevamo potuto passare tutte insieme con le nostre famiglie al completo e tra risate, le stupide foto che imperterrite continuavamo a fare e la super abbuffata, eravamo tutte e tre davanti al portone d’entrata di scuola. Sembrava di esser tornate al primo giorno ma questa volta eravamo decisamente meno eccitate.
Entrammo e raggiungemmo i ragazzi.
“Ma Danny non c’è?” domandai, notando la sua assenza.
“Sta a casa, si sentiva poco bene… penso abbia la febbre” mi rispose Tom; non riuscì a dirmi altro che suonò la campanella.
“Dougie, ricordati che oggi abbiamo le prove del musical! Spero che abbia incominciato a studiare la parte!”
“Non ti preoccupare dolcezza, so tutto!” rispose lui.
“Dolcezza lo dici a quel cagnolino che ti segue dovunque tu vada!” ribattè lei arrabbiata.
“Andiamo, per favore? La campanella è suonata” intervenni io afferrandola per il braccio e spingendola verso l’aula.
La giornata scorse per niente in fretta e, dopo le tante spiegazioni, avevo la testa nel pallone. Arrivai a casa e, dopo aver pranzato, mi misi a fare i compiti, ma avevo in mente solo Danny… * Chissà come starà… di solito non si assenta mai da scuola* così non persi tempo, presi tutti i quaderni sui quali avevo preso appunti oggi e mi diressi verso casa sua.
Bussai alla porta del numero 4 e poco dopo una bella donna bionda aprì la porta e mi sorrise. “Salve signora Jones, sono una compagna di scuola di Danny, sono passata a portargli i compiti.”
“Oh, certo, piacere, io sono la madre!”
Mi fece entrare e chiuse la porta dietro di sé.
“Sai dov’è la camera di Danny?”
“Sì, grazie”. Salii i gradini. La porta della camera era socchiusa. Feci per bussare, quando sentii la voce di Dan: “No, così non va”, poi un rumore di matita sulla carta, qualcosa canticchiato e poi un “Sì, meglio!”
*Fase scrittura di una nuova canzone, bene!*
Cominciò a suonare la chitarra, così mi avvicinai e aprii leggermente di più la porta per guardare e sentire meglio. Lui era quasi girato del tutto, ma potevo vedere il suo viso concentrato. Poi iniziò a cantare:
I wonder what is like to be loved by you
I wonder what is like to be whole
And I don’t walk when there’s a stone in my shoe
All I know that in time I’ll be fine
*Meravigliosa*
I wonder what is like to fly so high
Or to breath under the sea
I wonder if someday I’ll be good with goodbyes
But I’ll be OK if you come along with me.
Such a long, long way to go
Where I’m going I don’t know
I’m just following the road
For a walk in the sun
For a walk in the sun.
I wonder how they put a man on the moon
I wonder what is like up there
I wonder if you’ll ever sing this tune
All I know is the answer’s in the air
Such a long, long way to go
Where I’m going I don’t know
I’m just following the road
For a walk in the sun
For a walk in the sun
Sittin’ and watching the world going by
Is it true when we die we go up to the sky? Whoa whoa
So many things that I don’t understand
Put my feet in the sand
When I’m walking in the sun
Walking in the sun
Such a long, long way to go
Where I’m going I don’t know
I’m just following the road
For a walk in the sun
For a walk in the sun
Appena la canzone terminò, aprii la porta del tutto.
“Complimenti! È bellissima!”
Danny fece un salto, girandosi verso di me.
“Giulia! Ma che ci fai qui?”
“Sono venuta a portarti i compiti e gli appunti visto che non sei venuto a scuola. Si vede come stai male eh?!”
“Beh, solo qualche linea di febbre, niente di che!”
“Wow! La febbre ti fa un bell’effetto!” dissi sghignazzando. Lui sorride e abbassa lo sguardo. Mi guardai intorno notai molte cose che quella sera della partita non avevo visto, probabilmente per la stanchezza: vari tipi di chitarre elettriche, acustiche, classiche, appoggiate con cura sul pavimento e i poster appesi erano tantissimi.
“Non si nota che ti piace Bruce Springsteen” lo presi in giro, indicando le sue foto in quasi tutta la camera.
“No, vero?” rise.
“Per niente!” e sorrisi, per poi sedermi sul letto.
“Allora, questa canzone? Posso risentirla? È stupenda!”
“Va bene, ma lo faccio solo perché sei tu!”
Ci guardammo per un po’ senza dire nulla. Poi allungò una mano verso la chitarra, senza staccare gli occhi dai miei, e la afferrò; ma al rumore di una porta sbattuta e subito dopo di una voce di uomo, Danny sbiancò e riappoggiò improvvisamente lo strumento. “Senti, mi sento poco bene adesso, che ne dici se te la faccio ascoltare un'altra volta?”
Lo guardai perplessa, ma non volevo insistere. “Ok!”
“Allora…” Danny mi accompagnò alla porta di fretta “Ci… sentiamo. Ciao!” e mi sbatté praticamente la porta in faccia. Restai un attimo lì, sorpresa. Poi, mentre mi allontanavo, sentii delle urla che sembravano proprio provenire dalla casa appena lasciata, ma decisi di non indagare e andarmene a casa.
 
***
FRANCESCA’S POV
 
Oddio!!! Dougie…Solo il suo nome mi fa venire i nervi!!! Ma si può essere così idioti?! Così…senza cuore?!?
Come fa a trattare così le ragazze?!? E come fanno ancora ad andarle tutte dietro?
E poi dopo quello che ha fatto oggi non so proprio come può ancora andarsene in giro senza sensi di colpa!
Povera Cindy…una delle altre 7 ragazze scaricate questa settimana; ma con lei è stato proprio un bastardo…certo, è vero che lei era proprio una piovra e che non poteva andare nemmeno in bagno senza di lei, ma andare sul palco del teatro durante le prove del musical di fine anno e urlare al microfono davanti a tutti : “Cindy, sei una ragazza dolcissima, ma sei proprio una colla appiccicosa che non mi si vuole staccare di dosso; penso proprio che sia finita” è al quanto terribile!!! Io se fossi stata al posto di Cindy non sarei di certo scappata piangendo; sarei sicuramente salita sul palco e con tutta la rabbia che avessi potuto avere lo avrei deriso io davanti a tutto quel pubblico!! Sai che scena! Sorrido solo al pensiero!
E pensare che dopo 5 minuti ha avuto anche la sfacciataggine di venire da me e chiedermi senza alcun indugio : “ ehi Chicca, mi daresti una mano col copione? Mi hanno costretto a recitare ma sono proprio negato!!e tu sei così brava! “
Io per tutta risposta ho fatto quello che avrebbe dovuto fare Cindy: gli ho sferrato uno schiaffone in piena guancia, ho girato i tacchi e me ne sono andata fiera e orgogliosa del mio gesto lasciandolo senza parole a guardarmi andare via tenendosi la guancia rossa nelle mani come se gli dovesse cadere da un momento all’altro. Se ci ripenso mi dico che non è da me…in effetti non mi sono mai sognata di dare schiaffi in faccia a nessuno, nemmeno al mio nemico più acerrimo; mi sono sempre detta: “giochi di mano, giochi da villano” (tranne con mio fratello, si intende). Mi sento divisa in due: una parte di me è felice di quel che ha fatto, ma l’altra rimpiange questo gesto impulsivo…alla fine io non c’entro niente; certo, lui mi ha sempre trattato male…o forse sono stata io a pormi male con lui; e poi in fondo…è così buffo! Anche se non lo sopporto riesce sempre a farmi sorridere, non so come fa…forse gli dovrei dare una possibilità…forse dovrei aiutarlo…perché, diciamola tutta, E’ PROPRIO UNA CAPRA!!! E poi lui e il teatro sono due cose diverse; e io gli avevo detto che non doveva rovinarmi lo spettacolo…se recita così sicuramente anche se si impegnasse, manderebbe tutto in rovina! In effetti io me la cavo abbastanza bene e forse potrei anche mettere da parte un po’ del mio orgoglio e dargli una mano…NO! NON POSSO! Non dopo questo schiaffo, dopo tutto quello che ho detto…mi contraddirei…no, non posso proprio…semmai stasera ne parlo con Fabiola e Giulia e vediamo cosa mi consigliano. Però già mi hanno accusata di parlare sempre di Dougie, di non riuscire a togliermelo dalla testa e che in fondo lui non è così male…sicuramente mi direbbero di accettare! E forse dovrei accettare e forse facendo qualcosa di serio, chissà …potrebbe cominciare a mettere la testa a posto e trattare le ragazze con cui esce come esseri umani e non come yo-yo!

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Capitolo 25
*** venticinque. ***


“Giulia, vai alla posta a spedire il pacco per zio?”
Aprii gli occhi. Mi ero appisolata per qualche secondo, mentre ascoltavo la musica.
“Uff, mamma, ma non puoi andarci tu?” ribattei, mentre mi alzavo dalla posizione scomoda in cui mi ero addormentata.
“No, io devo uscire col cane adesso!”
“Che palle” mormorai, mentre mi stiravo. Mi infilai una cosa veloce, un filo di trucco ed ero fuori.
*Oh, mio dio!*
Rientrai a casa, pochi secondi dopo.
“Che succede?” mi chiese mamma curiosa.
“Mi sono dimenticata di prendere il pacco!” risposi sospirando. Mia madre mi guardò esasperata.
“Cioè, ma devi fare una cosa, e te la dimentichi?”
Io la guardai male. “Sto ancora dormendo!” e dopo averla salutata, riuscii, con il pacco sottobraccio. Sarebbe stato il compleanno di mio zio da lì a qualche giorno, e quindi dovevamo spedirgli il nostro regalo. Dopo qualche fermata di metro, scesi davanti alla posta. Fortunatamente non era affollata come quella italiana. Il solo ricordo di quella mi faceva venire la pelle d’oca. C’era un po’ di fila, ma me la cavai con un solo quarto d’ora. Quindi uscii dalla posta e, approfittando della bella giornata, decisi di fare una passeggiata prima di tornare a casa. Mentre camminavo, notai la bellezza dei piccoli riquadri di verde che spesso vedevo nelle piccole piazze di Londra. Chiusi gli occhi, con un mezzo sorriso, stupita da quanto potessi sentirmi a casa in quella città.
“Oi” dopo qualche minuto sentii una voce dietro di me. Mi voltai e vidi Danny che mi raggiunse con pochi passi.
“Ciao! Anche tu in giro?”
“Sì, sono andato al bar, avevo fame! Tu invece dove te ne vai di bello?”
“Di bello, da nessuna parte. Sono andata a spedire il regalo per mio zio”
“Wow, avvincente!” mi sorrise.
“Già, un pomeriggio alle poste. Potrebbe essere il titolo di un nuovo film!”
“Fantastico! Io lo andrei a vedere di sicuro!” ridemmo. “Facciamo due passi?”
“Perché no? Tanto ormai sono uscita!” quindi ci avviammo verso il parchetto vicino. Chiacchierammo, mentre cercavamo una panchina libera per sederci. Poi lui iniziò a raccontarmi di quando aveva fatto uno scherzo alla sorella.
“E poi che è successo?” chiesi io curiosa, ridendo.
“Bè, poi le mi dice…” si bloccò. “Scusa, il telefono!”. Lo prese e rispose: “Pronto? Sì, sono io… che è successo?...Oddio, si è fatto male qualcuno?.. certo, vengo subito!” e attaccò.
“Successo qualcosa?” mi preoccupo.
“Sì, come al solito, mio padre!”. Era la prima volta che lo vedevo così serio. “Senti, ti dispiace accompagnarmi? Poi continuiamo, te lo prometto!”
“Certo, figurati”Ma… qualcosa di grave?”
“Mio padre come al solito era ubriaco e stava per investire una persona… tutto nella norma insomma” disse ironicamente, senza sorridere ”però devo andare a prenderlo al commissariato!”
Non sapevo cosa dire vedendolo così. Non sapevo che avesse un padre alcolista. Danny, quanto avrei voluto stringerti e dirti qualcosa di carino per confortarti, ma riuscii solo a dire: “Mi dispiace. Se ne vuoi parlare, io sono qui!”
Lui mi fece un mezzo sorriso. “Grazie”
Dopo 10 minuti arrivammo alla stazione di polizia. Danny si avvicinò ad un poliziotto.
“Salve, sono Danny Jones, sono qui per prendere mio padre, Alan Jones.”
“Aspetti un attimo”. Entrò in una stanza e riuscì subito con un omone dalle guance belle rosse, segno evidente che aveva bevuto. Dopo aver firmato qualche carta, uscimmo e prendemmo la metro per andare verso casa di Danny. Durante il tragitto, il padre cominciò a dire cose non molto carine al figlio rimproverandolo riguardo alla scuola, poi ad un tratto si voltò verso di me e mi osservò, come se mi avesse notato solo in quel momento. Poi si rigirò verso Danny. “e chi è questa, la tua nuova ragazza?”
“No, papà, è una mia amica” rispose in tono esasperato. Notai che evitava il mio sguardo, chiaramente imbarazzato dalla situazione.
“Ah bene… non ne posso più di tutte le ragazze che mi porti a casa… che poi finiscono sempre per mollarti, perché alla fine tutti si stancano di te. Non ti sopporta nessuno!”
Scendemmo dalla metro. *Ma come può un padre parlare così al figlio?! È semplicemente crudele!”
Lui non rispose e camminò a testa bassa.
“E poi non fai altro tutto il giorno che suonare quella tua stupida chitarra, vedrai se te la rompo in testa prima o poi… fai qualcosa di utile, che non hai futuro cantando! Poi non sei nemmeno bravo, a dirla tutta! Sei un buono a nulla, che non sa fare niente!”
Danny aprì la porta e lasciò entrare per primo il padre. Anche lui fece per entrare, quando non riuscii a trattenermi e lo presi per un braccio. “Danny…”. Si girò e si avvicinò a me. Il padre ci squadrò per un momento, poi sbatté la porta dicendo “Sbrigati, ho fame!”
Lui non mi guardava, ma fissava il pavimento. Non sapevo che fare di preciso, non ero mai stata brava a consolare le persone.
Allora lo abbracciai, stringendolo forte. Dopo un po’ mi separai un poco, in modo da guardarlo negli occhi, che erano un po’ lucidi.
“Danny… non dargli ascolto, nemmeno per un momento, quello che dice non è assolutamente vero. Non ti sopporta nessuno? Sei pieno di amici veri: guarda Dougie, Tom, Harry… Francesca e Fabiola… guarda me! Pensi che starei ancora qui se fosse vero?” e gli sorrisi. “E poi, soprattutto, non dargli ascolto per quanto riguarda la musica. Non smettere mai di scrivere canzoni e di cantare, perché hai veramente del talento, magari tu non te ne rendi conto, ma hai una voce stupenda e le tue canzoni sono fantastiche, perché sono scritte con il cuore. Quindi continua a suonare, perché sono sicura che andrai avanti… voglio dire… andrete avanti!”
Lui mi sorrise dolcemente, gli occhi ritornati normali. Vidi che stava per dirmi qualcosa, che stava per ringraziarmi, ma lo bloccai. “Lascia perdere!”. Mi sorrise di nuovo poi si avvicinò e mi baciò dolcemente sulla guancia. Sentii il cuore accelerare. Dopo qualche secondo le sue labbra si staccarono. “Mi dispiace per oggi pomeriggio. Se vuoi possiamo continuare domani!”
“Non c’è problema! Allora… a domani! Ciao Dan!”
“Ciao Giulia” e con un sorriso, si chiuse la porta alle spalle.
Mi incamminai per ritornare a casa. *Povero Danny… con un padre così non deve essere facile. Soprattutto se ti dice cose del genere ogni giorno… io non so se ce la farei… ma lui sì… come fa? Ha sempre il sorriso… lo ammiro veramente tanto! Ora togliamo che mi piace.. però è veramente una persona fantastica!*
Arrivata sulla via di casa, ero così persa nei miei pensieri, da non accorgermi che due voci mi stavano chiamando.
“Giulia! Ehi, è da mezz’ora che ti chiamiamo! Che sei sorda?”
“Lasciala perdere. È innamorata!” sogghignò Fabiola.
“Innamorata? Io? No.. è che…”
*Che faccio? Glielo dico? Non so se Danny vuole che si sappia… ma sono le miei migliori amiche e non vanno a raccontare le cose in giro…*
“Yu-u” mi sventolarono la mano davanti agli occhi.
“Se venite un attimo vi racconto!”
Loro, curiose, mi seguirono. Salutai i miei e poi, tutte e tre, salimmo nella mia camera. 

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Capitolo 26
*** ventisei. ***


E questo è uno dei miei capitoli preferiti (: Buona lettura!
PS: edddaaai, fatemi sapere se vi piace la storia o no :D

***


DRIIN
“Rispondo io!” urlai dalla mia camera, alzando il ricevitore.
“Pronto?”
“Ciao!”
“Danny! Come va?”
“Così e così. Ho bisogno di parlare un po’. Che ne dici se andiamo a Hyde Park? Così continuiamo anche la nostra passeggiata di ieri”
“Certo. Va benissimo.”
“Grazie. Allora ci vediamo allo Speaker’s Corner tra 20 minuti, ok?”
“Sì, il tempo di vestirmi ed arrivare”
“Bene, a dopo”
“Ciao Dan!”
“Ciao” e attaccai.
Sicuramente avrebbe voluto parlare un po’ del padre. Era difficile tenersi dentro un peso così! Mi continuavo a chiedere come facesse. Come facesse ogni giorno a tornare a casa e a sentirsi dire tutte quelle cose.
Mi vestii di fretta, un po’ di trucco ed uscii a prendere la metro. Quando arrivai, lui era già lì, che mi aspettava. Mi si avvicinò sorridendo e dopo avermi salutato, mi abbracciò, lasciandomi per un attimo senza parole. Ricambiai l’abbraccio, sorridendo, mentre lui mi sussurrò “Grazie per essere venuta”.
“Ma ti pare?”
Così iniziammo ad incamminarci verso la Serpentine.
“Allora… lo spettacolo che hai visto ieri ti ha sconvolto?”
Restai in silenzio per qualche secondo. “No. Cioè, non riesco a capire come tu faccia a sopportare una situazione del genere. Io non so se ci riuscirei” dissi seria, guardando prima in basso, e poi Danny.
“Infatti non è per niente facile. Dai, sediamoci qui” indicò una panchina di fronte al grande lago. Dopo esserci seduti, lui prese un bel respiro. “Certe volte penso di non farcela, che non ne uscirò più, e che dovrò stare tutta la vita appresso a mio padre che continua a dirmi che non valgo niente, che sono un fallito, che nessuno mi vuole bene veramente”. Cercava di evitare il mio sguardo, guardando un’anatra che si era appena avvicinata a noi. Io, invece, non riuscivo a staccare gli occhi da lui, intenerita, e con una voglia matta di abbracciarlo ancora, per fargli capire che non era vero niente. Ma decisi di lasciarlo parlare: aveva bisogno di sfogarsi.
“Prima era così difficile andare avanti. Per fortuna ho conosciuto i ragazzi, che mi hanno aiutato molto, anche se non riuscivano ancora ad annullare completamente tutti i miei pensieri, che non erano dei migliori, soprattutto quando ero in un periodo davvero buio…
“Poi qualcosa è cambiato. Adesso almeno quei brutti pensieri non ci sono più. Qualcuno mi ha fatto capire che ci sono delle persone che mi vogliono bene davvero. E poi, diciamoci la verità, come fareste senza di me?” mi sorrise e io ridacchiai.
*E’ incredibile, riesce anche a scherzaci su. È ammirevole, davvero*
“E quand’è stato questo periodo buio?”
“Bè, principalmente è stato qualche anno fa, quando vivevo a Bolton”
“Ah, quindi tu sei nato a Bolton”
“Sì… diciamo che era abbastanza bello vivere là, la mia vita era quasi normale: andavo a scuola, non ero una cima però me la cavavo; avevo una bella famiglia, una sorella a cui volevo bene, un cane a cui ero tanto affezionato. Insomma, come un ragazzo normale. I miei avevano tutti e due un ottimo lavoro: mia madre era il capo di un’agenzia piuttosto importante, mentre mio padre faceva il promotore finanziario. Ero felice, avevo i miei amici, la mia ragazza e tutto filava per il verso giusto.”
Sospirò, mentre tirava un sassolino nel lago, facendogli fare tre salti.
“Ma..?”
“Ma un giorno, mio padre combinò un macello con i soldi, ci furono un sacco di clienti che persero cifre enormi… cercò di rimediare, poi, quando vide che non ci riusciva, tentò la fuga. Non ne sapevamo niente, e non capivamo come mai ogni giorno la polizia ci veniva a far visita, chiedendo di lui. Poi venne arrestato e per qualche tempo restò in prigione, mentre a noi veniva spiegata la verità. La prendemmo tutti molto male, come puoi immaginare.”
“Certo, non deve essere una bella sensazione”
“No, decisamente no. Insomma, una volta uscito di prigione mio padre, disoccupato, praticamente quasi criminale e malvisto da tutta la città, iniziò a bere” abbassò gli occhi, probabilmente perché quei ricordi gli dovevano fare male. E come dargli torto?
“E quella fu la sua rovina”
“Sì, ma non è finita. Quando era ubriaco, quindi quasi sempre, tornava a casa e picchiava mia madre; qualche volta ha alzato le mani anche su di me e Vicky. Ogni volta che lo sentivamo urlare contro nostra madre, ci rifugiavamo in camera mia, ci coprivamo le orecchie per non sentire e ci stringevamo forte, oppure io mi mettevo a suonare, perché suonare mi fa dimenticare tutto”
*O mio dio, è terribile!*
“Ovviamente, mia madre non poteva far altro che restare a casa, nei giorni in cui era ridotta maluccio. L’agenzia dove lavorava non volle sentire scuse e la licenziò, perché troppo spesso saltava il lavoro. Fu un periodo terribile e difficilissimo. Mio padre continuava a giocare e bere e andare con quante più donne poteva, mentre noi quasi non avevamo i soldi che bastassero per tutto il mese. Ma a lui non importava, no”
“Danny…” gli misi una mano sulla spalla. “Se non vuoi andare avanti, ti capisco, deve essere così doloroso per te dirmi tutte queste cose…”
“No, voglio dirtele. Devo parlarne con qualcuno. Mi tengo tutto dentro da troppo tempo. Neanche ai ragazzi gli ho raccontato tutta la storia… prima o poi dovrò dirla anche a loro”
Lo guardai, pensando a quanto dovesse essere stata difficile per lui, uscire fuori da una situazione così brutta.
“Come mai vi siete trasferiti a Londra?”
“Ah, ecco, ci stavo arrivando… questa è la parte peggiore. Allora” prese un bel respiro “io avevo questa ragazza, Ally, che mi piaceva veramente tanto. Ero cotto di lei da qualche tempo e quando finalmente ci mettemmo insieme io ero al settimo cielo. Mi stette vicino durante il periodo in cui successe tutto quel casino con mio padre, e io apprezzavo molto questa cosa, e pensavo che eravamo fatti l’uno per l’altra.
“Quando un giorno arrivai a scuola come al solito, ma mi sentivo adocchiato e puntato da tutti; mi mormoravano alle spalle e io non capivo perché. Quando mi si avvicinò un mio amico, io chiesi spiegazioni. E lui mi disse quello che era successo: Ally era andata con mio padre e l’aveva raccontato a tutta la scuola”
“Che cosa?” esclamai disgustata, spalancando gli occhi.
“Già. E tutti iniziarono a prendermi in giro, anche quelle persone che ritenevo amiche, mi si rivoltavano contro. Andai anche da Ally e lei mi disse solo “Scusami, ma non eravamo fatti per stare insieme. Tuo padre ci sa fare, tu sei solo un perdente”. Fu la cosa che mi colpì più di tutte, sentire quelle parole provenire dalla sua bocca.
“Mia sorella poi cominciò a darmi la colpa di tutto quanto, litigammo di brutto e lei se ne andò da casa. Non ho più un buon rapporto con lei da allora. Visto che la notizia si era diffusa poi, decidemmo che era meglio trasferirci in un’altra città. Londra fu la prima che ci venne in mente, perché ci abitavano i miei zii. E così, siamo venuti qua… cercando di dimenticare il passato e tentando di andare avanti.”
“Ma come fate a vivere accanto ad un uomo che vi ha fatto così tante cose, che continua a bere e…”
“E’ mio padre. Non possiamo cacciarlo di casa e mia madre non ha la forza di divorziare da lui. Ho tentato di convincerla ma non ce la fa. Io non posso fare granché, devo solo aspettare marzo, quando compirò 18 anni e finalmente potrò cercarmi un’altra casa e magari aiutare mia madre a venirne fuori, perché non può continuare così…”
“Dio mio Danny, è terribile, io non riesco nemmeno a dirti quanto mi dispiace… lo so che è banale, ma veramente…”
“Senti, non voglio essere compatito. E poi, se guardiamo il lato positivo…” si alzò alla panchina, avvicinandosi al lago e guardandoci dentro. Anche io lo seguii e mi misi accanto a lui “se non mi fossi trasferito a Londra, non avrei mai conosciuto Dougie, Tom e Harry. Sono i migliori amici che io abbia mai avuto” ammise, ed io gli sorrisi. “In più…” si girò e mi guardò negli occhi. “non avrei conosciuto te!” il mio cuore cominciò ad accelerare. “Non avrei mai conosciuto la ragazza fantastica che sei. Io davvero non so come ringraziarti per la forza che mi dai ogni volta che sei con me. Non so come farei senza di te. Quasi ringrazio mio padre per aver combinato tutti quei guai…”
“Ma smettila…” riuscii a sussurrare, mentre lui mi si avvicinava sempre di più e mi baciò accanto alla bocca. Inutile dire che il battito mi era arrivato a duemila. Dopo qualche secondo così, si staccò dolcemente e mi guardò negli occhi, a pochi centimetri di distanza. “Io…” mormorai, non capendo più niente. Lo vidi avvicinarsi un poco…
Ma proprio in quel momento, una bicicletta, ci sfrecciò accanto. Io persi l’equilibrio e, non sapendo dove aggrapparmi, afferrai il braccio di Danny. Ma anche lui, non aspettandoselo, perse l’equilibrio ed entrambi finimmo inzuppati nel lago. Ci guardammo per un secondo e poi scoppiammo a ridere. Completamente bagnati ci alzammo e ci sedemmo sulla panchina, per qualche secondo al sole, cercando di scaldarci un po’. Danny si sfilò il cappello bagnato e lo posò accanto a lui.
“Ma io dico, ma quello è il modo di andare in bici?” esclamai arrabbiata, ripensando a quel pericolo pubblico. “Avrebbe potuto farci male sul serio!”
Improvvisamente una vecchietta si avvicinò a noi e ci scrutò con curiosità e con qualcosa misto a pietà. Poi, infilò una mano nella borsetta e, con gesto veloce, lanciò 20 pence nel cappello di Danny. Rimasti senza parole, la guardammo allontanarsi. Danny si girò verso il cappello, prese la moneta e guardò incredulo prima lei e poi me. Iniziammo a ridere come matti, mentre capendo che non saremmo mai riusciti a scaldarci, visto il venticello troppo freddo di Gennaio, decidemmo di alzarci e di avviarci verso casa.
“Certo che la gente è proprio strana!” commentai, scuotendo la testa.
“Dai, abbiamo anche rimediato 20 pence. Che ci possiamo comprare?”
“Nulla, Danny… forse una caramella!”
“Sbrighiamoci che mi sto congelando, e non vorrei affatto che prendessimo una polmonite… io sono anche guarito da poco!”
Così ritornata a casa, mi levai di corsa i vestiti bagnati e mi feci una bella doccia calda, ripensando a tutte le cose dette da Danny, non sapendo come sentirmi.  

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Capitolo 27
*** ventisette. ***


Che pomeriggio fiacco. La mia razione giornaliera di compiti l’avevo fatta. Su msn non c’era nessuno con cui chiacchierare. Avevo già visto tutti i siti che mi interessavano. *Uff, che faccio? Ho deciso. Mi vedo un film. Ma con qualcuno. Da sola è tutto un cavolo. Riflettiamo: Francesca non può, perché sta alle prove del musical. Dougie lo stesso. Chiamo Fabiola. È la mia unica speranza. Danny non so se è il caso, dopo quello che è successo ieri, è piuttosto imbarazzante.* Feci il numero, e come al solito, dopo neanche uno squillo mi rispose.
“Pronto?”
”Fabiiii ti prego dimmi che puoi venire a casa mia! Mi sto annoiando e volevo vedere un film, sei la sola, non mi va di chiamare Dan!”
“Ma scusa, Tom e Giovanna?”
“Oggi è il loro anniversario, non ti ricordi? Fanno due anni!”
“Ah già!”
Silenzio.
“Allora?”
“Guarda, mi dispiaaaaace, ma non posso proprio venire. Mi sa che ti tocca chiamare Danny! Ho un impegno improrogabile!”
“Certo, scommetto quanto è improrogabile!” dissi un po’ arrabbiata, avendo capito che era solo una scusa per lasciarci da soli. “Certo che sei stronza eh?!”
“Non ho fatto niente di male, se non posso non posso. Divertiti, ciao!” e attaccò. Scossi la testa e riagganciai. *E ora? Che faccio? Lo chiamo o non lo chiamo? Ah, com’è difficile decidere. Certo, a me fa piacere stare con lui… mi piace… ok, ho capito, lo chiamo.* Feci il numero col cuore a duemila.
“Pronto?”
“Ciao Dan!”
“Oi, Giulia. Ciao. Come va?”
“Mi sto annoiando un po’. Per questo ti ho chiamato. Ti va di vedere un film insieme?”
“Certo, sai che mi fa piacere”
“Ok, allora vieni a casa mia? Quando vuoi”
“Perfetto, il tempo di prepararmi e vengo!”
“Bene. Allora a dopo”
“Ciao”
“Ciao”. Attaccai e chiusi gli occhi per un secondo. Mi dovevo preparare mentalmente a passare un intero pomeriggio da sola con lui. Eccitata ma anche un po’ nervosa, salii a prepararmi. Una volta finito misi a posto un po’ la casa; poi feci per andare in cucina per fare i popcorn, quando suonò il citofono.
“Sono Danny” mi risposi. Spinsi il bottone e aprii la porta.
“Ciao!”
“Buon pomeriggio!” mi rispose con un sorriso, baciandomi su entrambe le guance.
“Allora” iniziò togliendosi il cappotto e appendendolo “ti stavi annoiando eh?! Meno male che adesso sono arrivato io a salvarti!” disse ridacchiando.
“Eh già, grazie eh?!”
“Figurati… allora, che film vogliamo vedere?”
“Non so… decidi tu, guarda, c’è il raccoglitore proprio là… io intanto vado a preparare i popcorn”
“Va bene!”
Quindi io andai in cucina, aprii la busta e versai qualche cucchiaiata di mais nella padella. Mentre il solito suono “pop” continuava ad uscire dalla pentola, dalla sala sentii una voce urlarmi: “E questo che cos’è?”
“Ma scusa, come faccio a saperlo, se non lo vedo?” scossi la testa, sorridendo.
“Come sei polemica!”
Risi. “Dai, mettilo, così vediamo cos’è. Tanto qui ho fatto”
Svuotai la pentola in un recipiente, e dopo aver messo il sale e aver girato, attenta a non farli cadere, mi avviai verso la sala. Partì una canzone. *Ehi, aspetta, mi pare familiare.*
“When you smile at me you know exactly what you do”
*Oddio.* Entrai in salone e in TV iniziarono ad apparire delle foto: io con Luca al mare, io e Luca che ci baciamo, io e Luca che facciamo le smorfie… la gola mi iniziò a bruciare. Abbassai lo sguardo su Danny, che mi stava guardando con gli occhi spalancati, ed espressione colpevole.
“Giulia, scusa, io… non volevo! Ho trovato questo dvd sopra il lettore, e non sapevo cos’era, tu mi hai detto di metterlo e…”
“Non ti preoccupare, non è colpa tua” lo interruppi, cercando di trattenermi, ma non riuscendo a distogliere lo sguardo da quelle foto. “Era il mio regalo di Natale …”
Ma non ce la feci, e le lacrime iniziarono a rigare il mio viso. Subito Danny levò il dvd, mentre io mi coprivo gli occhi con le mani. Lui si avvicinò a me e mi abbracciò, sussurrandomi “Mi dispiace, non volevo…”. In risposta io lo abbracciai più forte e sentii il calore delle sue braccia su di me. Era incredibile come riusciva a farmi sentire meglio. Mi accarezzò i capelli “Giulia, è brutto com’è finita, ma non puoi farci niente… non piangere, non ne vale la pena... ricordati che nessuno è così importante da toglierti il sorriso… tanto meno lui…”
Quelle parole unite alla sua voce così rassicurante, mi fecero calmare e smettere di piangere. Ma come faceva? Mi separai un po’ da lui e gli sorrisi. “Grazie… mi dispiace che ti tocca sempre consolarmi…”
“Eh, che ci devo fare… ognuno ha le sue croci” mi disse sorridendo. Io ridacchiai. “Ok, ora è meglio che ci vediamo un film divertente, che ne dici?”
“Sì, decisamente meglio” mi sedetti sul divano e mi asciugai le guance bagnate. Lui prese il raccoglitore e lo sfogliò velocemente.
“Che ne dici dei Simpson?”
“Perfetto.. adoro quel film!” quindi lui infilò il dvd e il film partì, con il logo della 20th century con Ralph che cantava la musichetta. Iniziai subito a ridere, seguita da Danny.
Arrivò uno dei pezzi più divertenti: Homer iniziò a cantare “Spider Pork, Spider Pork…”
Cominciai a ridere come una matta, non riuscivo a smettere.
“Dio mio, Giulia, ma che ti prende?”
“No, perché…” altro attacco di risate “devi sapere che il vero Spider Pork… è un pupazzo a casa di Fabiola… che poi è mio marito!” Danny sbarrò gli occhi perplesso, poi iniziò a ridacchiare.
“Non sei normale eh?!” disse ancora ridendo.
“Te lo dovrò far conoscere prima o poi!”
“Ok, allora ci conto!”
Sorrisi e riprendemmo a vedere il film. Ridemo quasi sempre. Improvvisamente, in un punto abbastanza calmo, sentii la mano calda di Danny sulla mia. Mi girai stupita, con il cuore a mille, ma lui, facendo finta di niente, continuava a guardare il film. Sorrisi tra me e me. Allora mi venne l’istinto di voler stare il più possibile vicino a lui. Così appoggiai la testa sulla sua spalla. Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere, senza distogliere però gli occhi dallo schermo. Dopo qualche minuto, sentii la sua voce dire “Posso alzare un po’ il volume?”
“Certo” alzai un po’ dispiaciuta la testa. Lui si allungò per prendere il telecomando, accanto a me, fermandosi a pochi centimetri dal mio viso, e guardandomi intensamente negli occhi. Ormai il mio cuore era impazzito. I miei occhi erano incollati ai suoi e non riuscivo a staccarli. Lo vidi avvicinarsi un poco, quindi socchiusi gli occhi, già immaginandomi quel bacio tanto desiderato. Pochi centimetri…
DRIIIIIIN
Feci un salto, e aprii gli occhi. Restai per qualche secondo ancora così, guardandolo, maledicendo la tempestività di quei rompiscatole che avevano scelto proprio quel momento per citofonare. Mi alzai e andai a rispondere: i miei si erano dimenticati le chiavi. Sospirando aprii la porta.
“Scusa, è colpa di tuo padre che si dimentica sempre le chiavi!”
“Certo è sempre colpa mia” lo sentii ribattere.
“Lasciamo perdere…” il suo sguardo si posò su Danny, seduto sul divano, che sorrideva rivolto a loro.
“Salve, signore, signora…”
“Ciao Danny” mia madre gli fece un cenno. Lo stesso mio padre. Poi lei si rivolse a me: “Che ci fa qui?”
“Mi stavo annoiando, volevo vedere un film, e così l’ho chiamato…”
“Mi fa piacere vedere come pensi subito a lui” disse mia madre sorridendo. Fortunatamente stavamo parlando in italiano…
“No è che era l’unico disponibile…” arrossii.
“Certo” poi rivolta a entrambi “Andiamo di là allora, così potete finire di vedere il film in pace!”
“Ma si figuri” rispose Danny, mentre io mi sedevo accanto a lui. Mamma e papà lasciarono la stanza, lasciandoci soli e un po’ imbarazzati. Mancavano pochi minuti alla fine del film. Quindi dopo aver messo a posto il dvd, in silenzio, lo accompagnai alla porta.
“Bè… grazie per avermi fatto compagnia”
“Figurati, sono stato bene!” mi sorrise. Restammo qualche secondo a guardarci, in silenzio.
“Bè, ci vediamo domani, allora…”
“Certo” sorrise e, dopo averlo baciato sulle guance, rimasi a guardarlo fino a che non lo vidi sparire in fondo alla strada.
 
***
“Ehi, che hai, tutto bene?” Francesca mi scrutava preoccupata, mentre prendevo le mie cose dall’armadietto. Anche gli altri si avvicinarono a me. Non avevo dormito per tutta la notte, piangendo e cercando di decidere quale fosse la cosa migliore. Una volta salita in camera, Luca mi aveva contattato su msn. Mi aveva detto ancora una volta che non era vero nulla e che gli mancavo. Poi mi aveva fatto ascoltare una canzone, What’s left of me di Nick Lachey, dicendomi che pensava esattamente ogni parola. Mi aveva chiesto di lasciarci tutto alle spalle e ricominciare come prima. Non sapevo proprio cosa fare. Quella canzone mi aveva spiazzato. E anche le sue parole.
“Niente, tutto a posto” mentii, nascondendo il viso.
“Dai, guarda che si vede lontano un miglio che è successo qualcosa” intervenne Danny avvicinandosi a me e posando una mano sulla mia spalla. Io la scansai, cercando di non guardarlo negli occhi, e dissi: “Sul serio, sto benissimo”
“Senti, Giulia, non siamo stupidi, per favore, dicci che cos’è successo” Fabiola mi aveva preso per le spalle e mi guardava seria.
Presi un respiro. “Ieri sera su msn ho sentito Luca. Mi ha… detto un sacco di cose. Mi ha anche mandato una canzone bellissima… e mi ha detto che le cose che dice quella canzone lui le pensa tutte, quindi vorrebbe tornare insieme a me… quindi adesso io non so che fare!” mi sentivo in colpa per Danny, feci di tutto per non guardare dalla sua parte. Fabiola mi guardò, storcendo la bocca.
“Non mi dire, che dopo tutto quello che ti ha fatto, tu stai ancora pensando di tornare con lui?”
“Bè…” iniziai.
“Certo, guarda che secondo me lui non l’ha mai tradita, c’è stato solo un malinteso…” intervenne Francesca
“Malinteso? È uscito con Silvia! Non so se te la ricordi?!” ribatté ironica Fabiola “Roscia, carina, che piace a tutti… non che ex di Luca!”
“Certo che me la ricordo! Ma lui è davvero innamorato! Non lo farebbe mai!”
“È un ragazzo, e questo deve bastare. Loro non ragionano con la testa!”
“Lui sì, perché quando si ama una persona, ci può anche essere Julia Roberts o… Brad Pitt, ma per te, il più bello del mondo rimane lui… o lei!”
“Ma lo sai che ogni volta che stanno da soli quei due…”
“Sentite!” intervenni io “così non mi aiutate, quindi per favore, smettetela!”
Per fortuna in quel momento, suonò la campanella, e io, lasciando gli altri dietro, mi avviai verso la classe, sola e più confusa di prima!

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Capitolo 28
*** ventotto. ***


Regalino per voi <3
Gustatevelo!

***


*Che faccio? Oddio qualcuno mi aiuti… io vorrei perdonarlo… ma poi… non lo so… è che c’è Danny… penso di esserne innamorata…*
Pensieri come questi affollavano la mia mente. Guardai fuori la finestra. Stava diluviando, ma non era affatto strano, lì pioveva trecento giorni l’anno!
Avrei dovuto iniziare a mettere a posto. Da lì a poco sarebbero arrivati tutti: avevamo organizzato una “serata italiana”, in cui noi tre avremmo cucinato per i ragazzi, facendogli assaggiare la cucina migliore del mondo. Giovanna non poteva venire, purtroppo. Ci avrebbe aiutato un po’, ma aveva una cena dagli zii. In compenso ci sarebbe stato Danny. Cosa dovevo fare? Erano due giorni che lo evitavo e cercavo di stargli il più possibile distante.
BIP BIP: messaggio. Lo aprii distrattamente. Privato? Non sapevo che si potessero anche mandare i messaggi in privato.
“Affacciati alla finestra”
Perplessa mi avvicinai. Per strada scorsi una figura. Dopo qualche minuto riuscii a metterla a fuoco: Danny! Subito la aprii.
“Danny! Sei in anticipo!” urlai, per sovrastare il rumore della pioggia. “Ma che ci fai sotto la pioggia, sta diluviando!”
“Non lo so… non ci sto capendo più niente!” lo sentii urlare in risposta “Giulia, ascoltami ti prego! Non ti rimettere con Luca! Non voglio perderti… sei troppo importante per me. Mi fai sentire… non lo so… diverso. Mi hai dato forza in questi momenti difficili e sono riuscito a superarli grazie a te. Te l’ho detto che prima di conoscerti stavo abbandonando tutto e tutti, non avevo più voglia di fare niente. Ma tu mi hai fatto capire che stavo sbagliando, che non bisogna mai smettere di credere per se stessi e per le persone che ti vogliono bene. Come farei se adesso perdessi tutto questo? Giulia io…”. Si bloccò per un secondo, cercando il coraggio di dire qualcosa. Il mio cuore aveva cominciato ad accelerare già dalla prima frase. *Oh Danny…*
“Ti amo!”
Spalancai gli occhi, sorpresa, ma non perché non me le aspettassi dopo il discorso fatto, ma perché quelle due parole così belle e così importanti… le aveva dette in italiano.
Sorrisi, chiusi la finestra e cercai un ombrello. *Ma perché quando lo cerchi non lo trovi mai? Ah… al diavolo!* Scesi i gradini di corsa, saltando gli ultimi quattro ed aprii la porta. Lo vidi, che mi guardava, bagnato come un pulcino. Appena uscii di casa, sentii l’acqua cominciare ad inzupparmi capelli e vestiti. Ma neanche ci feci caso più di tanto, perché tutto quello che vedevo e di cui mi importava in quel momento era lui. Allora lo raggiunsi e lo baciai. Sentii il cuore fare salti di gioia mentre ero stretta a lui e mi lasciai andare a quel bacio, che sembrava non finire più… dopo ore, giorni, mesi, ci separammo. Presi un bel respiro e poi dissi “Ti amo anche io!”. Lo vidi sorridermi, con quel sorriso così bello, che mi piaceva tanto.
Lo presi per mano “Entriamo, prima che ci prenda un colpo!”
Quindi rientrammo, tutti tremanti e ci mettemmo davanti al camino acceso per scaldarci un po’.
“Aspettami qui, vado a vedere se trovo qualche cosa da darti, perché questi vestiti sono fradici!”
Salii in camera dei miei e riuscii a trovare una camicia di mio padre, un paio di boxer e dei bermuda. Dopo essermi cambiata, scesi e tesi i vestiti a Danny. “Tieni, questo è il meglio temo!” e feci un mezzo sorriso. Lui mi prese il braccio e mi portò a sé per poi baciarmi dolcemente. Improvvisamente sentii la sua mano calda sotto la mia maglietta.
“Danny… stanno arrivando gli altri”
“Giusto!” disse con una nota di disappunto nella voce. Infatti ecco il citofono. Mi ricomposi e gli dissi in fretta “Vai a cambiarti in bagno, poi lascia i vestiti bagnati lì!”
“Ok, faccio subito!”
Io sorrisi guardandolo sparire, poi aprii la porta: erano tutti insieme, ma mancava Dougie. Li salutai uno a uno e li feci accomodare in salotto.
“Come mai hai i capelli bagnati?” Francesca mi guardò interrogativa.
“Ehm… prima sono uscita e mi si è rotto l’ombrello” mentii. Ma solo perché volevo dirglielo con calma.
“Come mai Dougie non c’è?” chiesi io. Alla domanda, Francesca abbassò il volto e si guardò le mani.
“Non so, ha detto che non si sentiva molto bene” rispose Tom “Hai sentito Danny per caso?” mi chiese poi. “Doveva venire con noi, ma non si è fatto vivo e non risponde neanche al cellulare.”
“Sì, è già arrivato, è andato in bagno”. Tutti mi fissarono. Sapevo cosa stavano pensando. Mi schiarii la voce. “Bene, appendete i cappotti, fate come se foste a casa vostra!” Sorrisi imbarazzata, cercando di cambiare discorso.
“Allora, dividiamoci i compiti” iniziò Fabiola “io e Fra ai fornelli, perché Giulia non è proprio capace!”
“Grazie!”
“Figurati!” mi sorrise. In quel momento ritornò Danny dal bagno. Era abbastanza buffo con i vestiti di mio padre, ma cercai di non ridere.
“Oh, buona sera!” lo salutò Tom.
“Salve a tutti” rispose Danny con un sorriso. Mi lanciò un’occhiata penetrante, e risposi alla sua domanda inespressa con un leggero no della testa: avremmo dovuto fare finta di niente. Lui mi guardò un po’ deluso. *Sarà difficile, lo so!* sospirai.
“Ma… sbaglio o hai i capelli bagnati?” chiese Francesca scrutandolo. *Speriamo che non dica…*
“Sì, mi si è rotto l’ombrello per venire qui!”
*Doh*
“Anche a te? È un’epidemia di ombrelli rotti oggi!”
Tutti gli sguardi andavano da me a Danny.
“Ehm… non stavamo dividendo i compiti prima?” cercai di sviare.
“Sì…” disse poco convinta Fabiola. “Allora io e Fra in cucina e tu apparecchi. Voi ragazzi che volete fare?”
“Io apparecchio!” fece Danny con entusiasmo. Tutti lo guardarono sospettosi. A me veniva da ridere. “Sentite, io sono un disastro, non voglio bruciarle casa!” facendo un cenno verso me.
“Come sei premuroso!”
“Io… appa… anzi, cucino!” disse Tom, lanciando occhiate maliziose in direzione di me e Danny. Io feci finta di niente.
“Ok, allora, al lavoro!” battei le mani e mi avviai verso la credenza per prendere i piatti e le posate, seguita da Danny, mentre gli altri entravano in cucina.
Lui si avvicinò e mi sorrise dolcemente, e, mentre si allungava per prendere le forchette, mi sfiorò la guancia con la bocca, facendomi rabbrividire.
“Sarà difficile fare finta di niente” mi sussurrò con la sua voce calda.
“Lo so… anche se secondo me l’hanno capito… resistiamo per stasera”
“Va bene” e mi baciò con dolcezza accanto alla bocca.
“Dai, mettiamoci al lavoro!”
Così apparecchiammo alla perfezione, ogni tanto sfiorandoci sorridendoci, mentre dalla cucina arrivava un odorino niente male. Da dentro si sentì la voce di Tom: “Guardate che qui è pronto, quindi adesso arriviamo! Oddio, non vedo l’ora di mangiare!”.
Scossi la testa, sorridendo.“Sì sì venite pure, noi abbiamo finito”
E così Fabiola, stando attenta a tenerla in equilibrio, posò la pentola al centro del tavolo. Diedi una sbirciata a quello che avevano cucinato: un classico, pasta alla carbonara. Oddio quanto mi mancava.
“Buona!” esclamai, sedendomi accanto a Danny. “Su, su, che muoio di fame!”
“Non avevamo dubbi!” ridacchiò Fabiola, mentre metteva la pasta dentro al mio piatto. Poi fece lo stesso con quelli degli altri e, quando ognuno aveva avuto la sua porzione piena nel piatto, tutti iniziammo e, con commenti di apprezzamento da parte di tutti, ma soprattutto dai ragazzi, la finimmo in un battibaleno.
“Complimenti, è venuta proprio bene!”
“Peccato che Harry non sia qui per gustarsela con noi!” disse Fabiola tristemente. Francesca le mise una mano sulla spalla. “Dai, non fare così, quando ritornerà, riorganizzeremo questa serata italiana solo per lui… e semmai anche per il suo amico” fece, diventando un po’ rossa.
Intanto da sotto il tavolo, sentii la mano di Danny posarsi sulla mia gamba. Feci un salto e tutti si girarono a guardarmi.
“Che succede?”
“Ho preso la scossa” dissi cercando di risultare convincente e provando a non ridere. Poi, quando tutti si voltarono di nuovo verso Fabiola, lanciai un’occhiataccia a Danny, che stava ridendo sotto i baffi. Sempre da sotto il tavolo, gli diedi un cazzotto sulla gamba, prendendo però anche al tavolo, che traballò, facendo sussultare tutti. Di nuovo gli sguardi si posarono su di noi.
“C’era una gamba un po’ storta, l’ho rimessa a posto” mentì Danny. Io cercai di non guardarlo, perché altrimenti sarei scoppiata a ridere.
“Ehm… il secondo?” cercai di distogliere la loro attenzione.
“Ora lo vado a prendere” Fabiola si alzò, lanciandoci occhiate non convinte e tornò dopo poco con un vassoio di scaloppine alla milanese.
“Ma che bello! Avete fatto le cose in grande eh?!” esclamai.
“E certo, la cucina italiana se lo merita!”
Così dopo aver cenato e chiacchierato, era ora che ognuno ritornasse a casa sua. Quindi baciai ognuno sulle guance e ringraziai per la bella serata. Arrivata a Danny, lo guardai negli occhi, poi feci lo stesso a malincuore. Quindi tutti uscirono e io iniziai a sparecchiare. C’era silenzio. E io cominciai a pensare alle cose successe in quella giornata. E sorrisi tra me. *Finalmente ho deciso. E sono contenta della mia decisione. È ora di guardare avanti*
Improvvisamente Danny rientrò in casa, riaccostò la porta e si avvicinò a me sorridendo.
“Ancora qui sei?”
“Già, non potevo andarmene senza averti salutato come dico io! Gli ho detto che avevo dimenticato una cosa”
“Bravo” dissi guardandolo nei suoi occhi blu a pochi centimetri di distanza. Lui mi sorrise dolcemente e poi mi baciò. Mi lasciai trasportare da quel bacio magnifico, quando urla di felicità si levarono da poco lontano da noi. Mi separai da Danny e mi voltai. Francesca, Fabiola e Tom stavano riuscendo di corsa dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle. Lui mi guardò, stupito, ed entrambi ci avviciniamo alla finestra: tutti ridevano e se la davano a gambe.
“Ma che idioti!” dissi ridendo.
“Tanto comunque l’avevano capito. Secondo me appena sono rientrato si sono appostati dietro la finestra!” sghignazzò.
“Vabbè, non fa niente, tanto comunque oggi o domani…”
 “Ormai non mi importa più di niente, ci sei tu con me e questa è la cosa più importante”
Gli sorrisi teneramente e mi avvicinai per baciarlo di nuovo.
“Bè, penso che sia ora che vada anche io…”
*No, non te ne andare! Che faccio? I miei non ci sono, e non ritornano fino a domenica. È un’occasione perfetta. Glielo dico o non glielo dico? Troppo presto? Ma sai che c’è? Che io ragiono troppo, dovrei buttarmi qualche volta!*
“Ehm… sai una cosa?”
“No, cosa?”
“Io… ho paura a rimanere in casa da sola!” arrossii. Lui mi guardò prima stupito, poi sorridendo.
“Hai paura? Davvero?” annuii con un mezzo sorriso mentre lui si avvicinava sempre di più a me. Mi accarezzò una guancia, dolcemente, per poi baciarmi, sempre più appassionatamente.
Mi afferrò per i fianchi e mi prese in braccio; continuando a baciarmi, salì le scale e aprì la porta della mia camera. Si fermò per un attimo sul ciglio della porta, mi guardò negli occhi e io non potei che sorridere e rilanciarmi sulle sue soffici labbra. Entrammo, mi distese dolcemente sul letto mentre io gli sfilavo la sua maglietta profumata, poi mi lasciai andare senza pensare più a niente, stringendomi forte a lui e sentendomi protetta, cullata nelle sue grandi spalle.
***
“Siamo dormiglione eh?!” sentii una voce ancora in lontananza. “Giulia!” rise. Io non riuscivo ad aprire gli occhi. “Ho capito qua ci vogliono le maniere forti!” lo sentii muoversi, poi le sue labbra sulle mie, un bacio a cui risposi nonostante fossi ancora mezza addormentata. Aprii gli occhi, cercando di abituarmi piano piano alla luce del giorno.
“Ah, ecco, vedi che così ti sei svegliata?” misi a fuoco la figura di Danny che mi sorrideva. Quasi non mi sembrava vero, che fosse qui accanto a me, così bello, solo in boxer e… con in mano un vassoio con sopra latte, caffè, pane, marmellata, burro, un piatto con uova e bacon e un piccolo vaso con dentro un fiore bellissimo.
“Mi… mi hai fatto la colazione?” domandai sbalordita, guardandolo.
“Sì!” mi sorrise raggiante “però non sapevo cosa mangiassi quindi ti ho fatto un po’ di tutto!”
Incredula ma felicissima per quel dolce gesto, mi lanciai verso di lui per baciarlo con trasporto.
“Direi che ti è piaciuta la sorpresa!” esclamò ridacchiando
“Sei” e lo baciai “davvero” altro bacio “troppo… tenero!”
“Dai, che se no si fredda… tutto questo bendiddio fatto con amore va sprecato!” sghignazzò. Allora, iniziammo a mangiare e presi un po’ di tutto, gustandomi il bacon veramente divino.
“Wow, complimenti, guarda che non è vero che non sai cucinare, hai un talento innato!”
“Lo so, ieri l’ho detto solo perché volevo stare con te!”. Gli sorrisi guardandolo teneramente, e al settimo cielo per aver preso quella che sembrava la decisione giusta. 

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Capitolo 29
*** ventinove. ***


Scusate il ritardo, ma questi giorni sono stati infernali! 
E fra qualche giorno ho anche un esonero molto difficile! Però per voi un pizzico di tempo per pubblicarvi questo capitolo l'ho trovato!
Spero vi piaccia!


***

La decisione giusta: ne ero certa. Era stato tutto così perfetto: una serata splendida, notte da sogno, colazione buonissima. Chi mai lo avrebbe detto? Io e Danny… insieme!
Quelle parole mi risuonavano nella mente mentre, ancora a letto dopo una notte insonne, aspettavo che la sveglia suonasse ricordandomi che anche quel giorno dovevo andare a scuola.
Sollevai le coperte e con molta fatica mi alzai dal letto e, ancora con gli occhi chiusi, scesi per fare colazione: cappuccino e 2 biscotti… niente in confronto a quella del giorno prima!
Salii in bagno e mi preparai dando un tocco di grazia in più al mio trucco. Poi, pronta, scesi giù e mi sedetti sul divano.
“Ancora qua?” mi chiese papà preoccupato: “Non vai a scuola?”
“Sì, papà, tranquillo! Sto aspettando Danny… mi viene a prendere”
“Danny?” intervenne mia madre curiosa.
“…Sì” feci io un po’ imbarazzata fissando intensamente le mie gambe.
“Capisco” disse col suo solito sorrisetto di chi aveva capito tutto.
Fortunatamente il cellulare squillò e sullo schermo apparve il nome di Danny. Salutai frettolosamente i miei ed uscii.
Mi pareva un sogno: “Dan!” sorrisi e, ancora un po’ imbarazzata, mi avvicinai senza sapere che fare. Mi prese per i fianchi e mi baciò facendomi quasi perdere i sensi. Poi gli afferrai la mano e insieme andammo a scuola. Arrivati agli armadietti trovammo ad attenderci Tom, Giovanna e Dougie che al vederci insieme ci accolsero con fischi e urla di gioia.
 “Smettetela!” feci io facendomi piccola piccola agli sguardi di quelli che passavano. Loro se la ridevano ma almeno avevano smesso.
“Tom me lo aveva detto ma io non ci credevo!” disse Dougie sorpreso. “E altri due accoppiati… manco solo io!”
“E la tua Cindy che fine ha fatto?” chiese Danny divertito.
“L’ho lasciata…ma lasciamo stare questo discorso”
“Brucia ancora, vero?” feci io; lui si passò una mano sulla guancia e abbassò lo sguardo: “eh già…”. Improvvisamente prese le sue cose e se ne andò. In quel momento arrivarono Francesca e Fabiola.
“Dove va Dougie così di fretta?” chiese Fabiola sorpresa.
“Scappa da me… scusate, ci vediamo dopo… devo fare una cosa” disse Francesca e anche lei sparì.
“Io non li capisco quei due!” ammisi esasperata.
“Vuoi vedere che alla fine si mettono insieme?” dichiarò Fabiola sorridendo.
“Lo sai che ogni volta che ipotizzi qualcosa tu ci azzecchi sempre?” esclamai io divertita guardando Danny.
“Lo so!” mi fece l’occhiolino e poi ridemmo.
“A Dougie piace Francesca” asserì Danny. “quando fa lo stronzo così con una ragazza vuol dire che gli interessa”
“Sì, è vero. Con voi, se ci fate caso, non si comporta come fa con lei” intervenne Tom.
“Speriamo bene… sarebbe ora che si distraesse un po’ Francesca… dopo la storia con Andrea non è più voluta uscire con un ragazzo” ammisi dispiaciuta.
La campanella suonò, schioccai un bacio sulle labbra di Danny e presi Fabiola sottobraccio, dirigendoci verso la classe.
“Allora?” Fabiola mi guardò ammiccando.
“Allora cosa?” chiesi io.
“Non devi dirmi niente?...tu e Danny…”
“Io e Danny cosa?”
“Come cosa? Che è successo sabato prima che arrivassimo noi?”
“…niente…”
“Non fare la furba! Non mi sembra normale che la mia amica mi apra la porta con i capelli bagnati e dopo poco scenda dalle scale di casa sua un ragazzo anche lui bagnato e per di più con addosso vestiti che non sono suoi!”
“A me pare normalissimo!” entrammo in classe e arrivò anche Francesca.
“Dov’eri?”
“Aiuterò Dougie a imparare la parte per il musical” fece lei con voce tranquilla.
“Veramente?” esclamò Fabiola facendomi nuovamente l’occhiolino.
“Sì, c’ho pensato e mi sono detta che non mi va di fare brutta figura sul palco solo per colpa sua.”
“Ma che brava!” dissi io divertita. Il professore entrò e noi ci sedemmo ai nostri posti ascoltando la lezione. Mentre il prof scriveva alla lavagna, dal banco affianco mi arrivò un biglietto di Fabiola:
“Giulia, guarda che non ci scappi! Dopo ci racconti tutto!”
Così a ricreazione decisi di raccontargli tutto e mentre gli dicevo del “Ti amo” in italiano, del bacio sotto la pioggia, le immagini mi riaffioravano nella mente e una sensazione di felicità immensa mi pervase tutto il corpo.
“Siete arrivate voi e abbiamo cercato di non dare nell’occhio”
“Ci siete riusciti benissimo” ammise Francesca ironicamente.
“E poi ve ne siete andati…”
“E vi abbiamo visto baciarvi!” esclamò Fabiola ridendo.
“Sì, come al solito privacy zero!” risposi io facendogli una pernacchia.
“Vabbè, ma ce ne siamo andati subito!” disse Francesca
“Sì… e siamo rimasti soli…” *Lo so, sto arrossendo*. Mi spostai nervosa i capelli dietro l’orecchio.
“Stai arrossendo…” Fabiola mi guardò interrogativa. Un attimo di silenzio.
“Che cosa è successo?” mi chiese Francesca curiosa.
“Mah… niente…diciamo che...”
“NO!” Fabiola e Francesca mi guardarono esterrefatte  e poi scoppiarono a ridere.
“Per una volta mi sono buttata!” ammisi io.
“Hai fatto bene!” rispose Francesca dandomi una pacca sulla schiena.
“La nostra Giulietta si sta divertendo!”
“Sarebbe ora! Dopo la delusione di Luca non posso di certo deprimermi per l’eternità!”
“Giusto!”
“E tu dovresti fare lo stesso, Francesca!”
“Adesso che c’entro io?”
“Da quando hai lasciato Andrea, giusto per precisare, 1 anno fa, non hai neanche guardato un ragazzo con un po’ d’interesse… o sbaglio?”
“Ma che dici! È solo che ora devo pensare a studiare e poi abbiamo cambiato città… non ho avuto il tempo di pensarci nemmeno…”
“Non è vero! Le occasioni, il tempo, c’è stato e c’è… sei tu che non lo afferri!”
“Sì, certo, comunque stavamo parlando di te, non di ME!”
“Non cambiare discorso!”
“No, siete voi che avete cambiato discorso!”
“Dai, ora non litighiamo, per favore! È suonata, andiamo in classe” Fabiola chiuse il discorso e, dopo aver raggiunto gli altri, arrivammo nell’aula di storia.
“Ragazzi, ho una bellissima notizia da darvi! Venerdì andremo tutti insieme a Canterbury”
La professoressa eccitatissima, mostrò un sorriso veramente travolgente e noi non riuscimmo a non ricambiarlo. La prima gita inglese… in effetti da quanto eravamo arrivate qui non ci eravamo mosse da Londra e forse cambiare un po’ aria ci avrebbe fatto bene. La prof ci diede tutte le indicazioni e le raccomandazioni possibili e un’ora passò in fretta.
“Non vedo l’ora che sia venerdì!” esclamò Francesca poggiando il vassoio della mensa e sedendosi.
“Se penso a tutte le volte che la nostra prof. di inglese a Roma ci ha parlato di Canterbury… mi viene la nausea!” ammise Fabiola scocciata.
“Pensa come sarebbe felice se sapesse che noi venerdì andremo là”
“Felicissima!” ridacchiai, ma dalle mie spalle sentii improvvisamente un urletto molto familiare che mi tolse il sorriso dalle labbra: “Dan!”. Era Amber. *Oddio, quanto la odio!*
“Amber… ciao” fece Danny scocciato.
“Che fine hai fatto? Non ti fai più sentire”  si sedette accanto a lui e poggiò una mano sulla sua gamba.
“Non mi sembra di essermi mai fatto sentire”
“Ma che dici, tesoro!” *Tesoro! Ma non lo vede che non gli interessa niente di lei?*.
“Sì, tesoro, non si fa così. Potevi pure dirle che non avresti avuto il tempo di chiamarla perché stavi con me. Scusami Amber, è colpa mia. Ma sai, Io e Danny… bè, hai capito, no?”
“Ma io non capisco…” esclamò lei singhiozzante.
“Hai bisogno di un manifesto? Io e Dan stiamo insieme! E, per favore, una volta per tutte… lascialo in pace!”. Amber si alzò e con le lacrime agli occhi scappò via.
“Giulia!” Francesca mi guardò sorpresa.
“Che c’è? Mi ha stufato!”
“Sei gelosa, vero?” ammiccò Danny.
“Non sono gelosa! È che mi urta i nervi quella ragazza!”
“Sì, sì, sei gelosa!” concluSe soddisfatto. Io rimasi in silenzio e lo guardai bere. *Quanto è bello!*.
“Chi vuole un po’ delle mie patatine?” chiese Francesca.
“Io!” esclamò Dougie che, senza perdere tempo, infilò la mano nel piatto e afferrò una manciata di patatine che poi ingurgitò tutte insieme. *Che schifo!*.
“Io ti prendo un po’ della pasta che hai lasciato… oggi è buona stranamente!” disse lei prendendo il suo piatto. Sembravano proprio una coppietta…
“Ah! Oggi vi va di venirci a vedere alle prove?” ci propose lei “chiaramente siamo ancora in alto mare, non so nemmeno se riusciremo a provare, però ci potreste dare una mano con la scenografia…”
“…Cioè?” domandò Danny preoccupato.
“Niente di che… bisogna dipingere, creare nuovi oggetti, costumi… è semplice” rispose incerta “sarà divertente!”
“Uno spasso!” aggiunse Dougie ironico.
“Dai, smettila! Non è poi così male…”
“Allora, che ne dite?” ci guardò con occhi supplicanti e io e Fabiola non riuscimmo proprio a dirle di no. Riuscimmo poi a convincere Danny, Tom e Giovanna e il pomeriggio rimanemmo a scuola per andare dritti a teatro. Era la seconda volta che ci entravo ma ora non potei non fare caso a quanto fosse grande… niente in confronto a quello che avevamo a Roma.
L’insegnante di teatro era sul palco e dirigeva i lavori che alcuni ragazzi si stavano impegnando a terminare.
“Francesca, eccoti finalmente!” le venne incontro e la prese sottobraccio. “Oggi direi che tu puoi cominciare a provare con Richard. Mentre tu” si girò verso Dougie “tu oggi puoi dare una mano ai tuoi compagni a costruire la casa. E voi chi siete?”
“Loro sono dei miei amici” intervenne Francesca “sono qui per darci una mano”
“Che bravi ragazzi! Allora anche voi potete aiutare il signorino Dougie”.
Ci mettemmo subito all’opera e, mentre una parte del palco era occupata da noi lavoratori, nell’altra Francesca provava insieme agli altri attori.
“Quel Richard è proprio carino!” mi sussurrò Fabiola guardando il ragazzo.
“Veramente! Francesca deve avere proprio le fette di prosciutto davanti agli occhi per non farci caso!”
“E mi pare di aver capito che dovrà anche baciarlo!”
“Davvero? Ha avuto la parte migliore! Bacerà ben due ragazzi!”
“Possibile che non se ne accorga?”
“Che farfugliate ragazze?” intervenne Giovanna.
“Stavamo notando la bellezza di quel ragazzo”
“Richard? È proprio carino, vero? Peccato che sia gay…”
“No! Non ci posso credere! Che spreco!”
“Eh già…”
“Qualcuno mi sa dire perchè la signorina Cindy Williams non è venuta oggi?” domandò la professoressa scrutando una cartellina dove probabilmente c’erano scritti tutti i nomi dei partecipanti al musical.
“Scusi professoressa mi sono scordata di dirle che Cindy non verrà più…”  disse la ragazza affianco a me.
“E per quale motivo?”
“…penso che lei sappia qual è il motivo…” rispose lanciando uno sguardo di odio a Dougie.
“Bene, molto bene. Spero che qualcuno qui metta la testa apposto allora e usi un po’ di cervello la prossima volta! Continuate ora” concluse la professoressa.
 
 
***
FRANCESCA’S POV
 
Ora quando mi vede scappa! Ha paura che gli possa dare un altro schiaffo? Che stupido…
“scusate, ci vediamo dopo…devo fare una cosa” Guarda te se lo devo rincorrere per potergli parlare. Ma dove è andato? Ah eccolo lì.
“Dougie! Aspetta!”. Non mi ascolta. Ma dove va? Ma che furbo! Sta entrando nell’aula di musica…così lo posso incastrare là dentro. Non mi scappi! Entro nell’aula.
“Che vuoi? Vuoi darmi un altro schiaffo?” mi chiede scocciato. Prevedibile.
“Volevo parlarti…” mi guarda e sbuffa. “Io…volevo chiederti scusa…” Cosa?? Non era questo che volevo dirgli! Non sono io che gli devo chiedere scusa!
“Volevi chiedermi scusa?”
“No!” esclamo “…Bè, sì…sono stata una stupida…” ma che sto dicendo?? Devo riprendermi… “sì, sono stata stupida, mi sono abbassata al tuo livello!”
“Ah, certo! Mi sembrava strano! Ma comunque non mi interessano le tue scuse! Non mi interessa proprio niente di quello che può uscire dalla tua bocca o…dalle tue mani”
“No, veramente, non volevo darti quello schiaffo…è stato più forte di me!”
“Un istinto irrefrenabile!”
“Sì! Prima ferisci quella povera ragazza e poi così, tranquillamente, vieni da me, mi chiami 'Chicca' e mi chiedi se ti do una mano col copione?! Ma mi prendi in giro?!”
“No, volevo solo cercare di accontentarti…far venire bene questo cacchio di musical!”
“Davvero? Quindi vorresti dirmi che ti vuoi veramente impegnare in questa cosa?”
“Sì, ho deciso! Ma lo faccio solo per te…” arrossisco un po’… “lo  fa solo per me”…ma se mi odia!
“Che vorresti dire? Prima mi prendi in giro, mi rompi le palle e poi mi vuoi aiutare?”
“sì, vedi…è che…”
La campanella suona.
“Senti, io devo andare in classe. Facciamo così, ti aiuterò a imparare bene la tua parte, ma sia chiaro: lo faccio solo per me!”
“Bene, allora domani puoi venire a casa mia dopo scuola se vuoi”
“Bene” Ci guardiamo per un attimo e sorridiamo.
“Allora, a dopo”. Afferro la maniglia della porta mi giro un’ultima volta verso di lui per accertarmi che sia stato tutto vero e poi vado in classe.
Il giorno dopo sono un po’ agitata ma non riesco a capire il perché.
“Allora…oggi vai a casa di Dougie, no?” ammicca Giulia
“Sì…per la mia gioia!”
“E dai! Ammetti che quando ti ha detto “lo faccio solo per te” ci sei rimasta e…ti ha fatto piacere!”
“Non mi ha fatto piacere! Sono solo rimasta sorpresa…”. Ripensando alla scena mi sento di nuovo avvampare.
“se lo dici tu…”.
La giornata passa e, all’uscita di scuola, per la prima volta saluto le mie amiche e, insieme a Dougie, mi dirigo verso casa sua. Imbarazzati entrambi, durante tutto il tragitto non spiccichiamo parola.
“Eccoci qui” finalmente dice davanti al cancello di casa sua. Un piccolo villino ci accoglie e subito una donna dall’aspetto molto dolce ci fa entrare.
“Ciao mamma, questa è Francesca”. La donna sorride e mi abbraccia lasciandomi senza parole: completamente diversa dal figlio!
“ Cara, entra pure. Vuoi qualcosa?”
“No, grazie” rispondo io gentilmente
“mamma, per favore puoi lasciarci soli adesso?” fa lui scocciato
“Ma certo! È solo che una ragazza in casa…è la prima volta!” risponde lei chiaramente elettrizzata. Lo guardo esterrefatta e un po’ divertita.
“Sì, vedo che la cosa ti sconvolge tanto ma ora non è il momento, ok? Senti, andiamo su in camera mia” mi prende per mano e mi trascina su per le scale. Sento il cuore battermi forte;*Sto diventando rossa un’altra volta! Ma che mi succede??*. Entriamo in camere di Dougie: il disordine, il caos…dappertutto! Pareti piene di poster, foto; il pavimento ricoperto da una montagna di panni; solo una parte della camera sembra essere stata risparmiata dal ciclone Dougie: l’altarino fatto al basso.
“Non fare caso al disordine” mi dice imbarazzato
“No, non ti preoccupare, non si nota!” rispondo io ironica
“Che simpatica!”
“Molto simpatica!” lo guardo un po’ alterata.
“Dai, mettiamoci al lavoro!” esclama
“Cosa odono le mie orecchie?!Dougie, mi stai sorprendendo!”  sorrido e afferro lo zaino per prendere il copione. Incominciamo a recitare e dopo circa una mezz’oretta riesco a insegnargli le prime cinque battute…un passo enorme! E pensare che ne mancano 194! Il tempo scorre e cerchiamo tutti e due di darci da fare.
“Ragazzi” La madre di Dougie apre la porta “scusatemi, vi ho portato un po’ di tè e qualche biscotto”
“Grazie! In effetti ho un certo languorino” la ringrazio sorridendole
“Bene, vi lascio studiare” esce richiudendo la porta.
“Tua madre è veramente dolce!”
“Sì, una zolletta di zucchero!” lo guardo e non riesco a non ridere.
“Ma prendi mai qualcosa sul serio?”
“Sì, il musical!”
“Come no…dai, smettila” prendo il cucchiaino con cui avevo appena girato il tè e gli schizzo le gocce in faccia.
“Bruciano!” esclama pulendosi il viso.
“ma che bruciano!”
“Vuoi provare?” sorride e poi mi afferra il braccio cercando di togliermi il cucchiaino ma non ci riesce.
“Sono più forte io!”
“Questo lo dici tu!” mi guarda con un sorriso di sfida poi mi prende per i fianchi e mi alza sulle braccia.
“Ma che fai?? Mettimi giù”
“Vedi? Riesco a sollevarti! Chi è il più forte adesso?” Gli mordo il braccio e lui mi molla facendomi così cascare sopra di lui.
“Io!” concludo guardandolo negli occhi a soli 2 centimetri dai miei. Mi alzo e imbarazzata prendo le mie cose
“è tardi! io dovrei andare a casa…”
“Va bene”.
Esco dalla camera, scendo le scale, saluto la signora Poynter e torno a casa confusa.

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Capitolo 30
*** trenta. ***


Eccomi qui, bella riposata, con un nuovo capitolo per voi :)
Buona lettura!
<3

***


La gita a Canterbury andò alla grande, senza intoppi. Ci divertimmo nonostante la noiosissima guida che non fece altro che farci venire in mente la nostra ex professoressa di inglese e le sue manie per il santuario di Beckett. Finita la visita guidata alla cattedrale, ci riposammo nel parchetto accanto, chiacchierando e scherzando, prima di andare alla ricerca di qualche negozietto. Il tempo, al ritorno in pullman, passò più velocemente rispetto all’andata, probabilmente perché fu intervallato da qualche sonnellino e da svariate prese in giro alla volta di Dougie e Francesca che si erano addormentati l’uno vicino all’altra, abbracciati.
 
 
“Oddio ci pensate che fra 4 giorni è San Valentino e io non ho la minima idea di che fare a Danny?” dissi in preda al panico alle mie due amiche, mentre prendevo il libro di filosofia e chiudevo l’armadietto.
“Dai, vedrai che troverai qualcosa. Mica deve essere niente di che… secondo me dovresti fargli qualcosa con valore affettivo…”
“Oddio sono un disastro a fare regali. Chissà lui a che avrà pensato…”
“Parlavate di me?” Danny spuntò dal nulla. Lo baciai per salutarlo. Subito ci raggiunsero anche Tom e Dougie.
“Non proprio… parlavamo di San Valentino…”
“Non tocchiamo quel tasto per favore!” esclamò Tom. “Non so proprio che fare a Gì, sono disperato!”
“Non capisco perché vi preoccupiate tanto… è una festa così stupida! Anzi, a dir la verità non è neanche una festa…” intervenne Dougie, prendendo un quaderno.
“Ci risiamo… è possibile che ogni volta che c’è un’occasione per festeggiare, tu la sminuisci sempre? Sei terribile!” rispose Francesca.
“Io sminuisco le cose che credo siano buffonate. Sapete chi l’ha inventato San Valentino? Le multinazionali: se sei single, ti senti depresso, mentre se sei fidanzato, spendi”
“Messa così è orribile” ribattei, dopo aver riflettuto un secondo.
“E infatti… a proposito, visto che per me è un giorno come gli altri, che fai, vieni a casa mia così studiamo un po’ il copione?” chiese rivolgendosi a Francesca, con noncuranza.
“Ehm… certo, tanto non ho niente da fare…” rispose un po’ imbarazzata. Sorrisi tra me. *Certo, un giorno come gli altri…*
“Bene”
Suonò la campanella. Salutammo gli altri e ci dirigemmo verso filosofia. In quel momento mi squillò il cellulare: Luca. Rimasi per un attimo sorpresa. Poi mi ricordai che dovevo ancora dargli una risposta. *Rispondo o non rispondo?*
“Chi è?” mi chiese Fabiola curiosa.
“Nessuno!” dissi rimettendomi il cellulare in tasca, cercando di non dar a vedere il nervosismo. Purtroppo non riuscii a ingannarle. Mi guardarono, aspettando la verità. “È Luca, ok?!”
“Scusa ma perché ti chiama?”
“Sicuramente vorrà sapere cosa ho deciso. Ve l’ho detto, no? Mi ha chiesto se ci rimettevamo insieme quando mi ha inviato quella canzone, e io gli ho detto che ci avrei pensato…”
Francesca mi guardò, un misto tra il comprensivo e il critico. “Devi rispondergli. Devi dirglielo”
“Io… io non so se ce la faccio”
“Ti stai comportando da vigliacca. Lui ti ama, non puoi lasciarlo così…” mi rimproverò, alterata.
Abbassai lo sguardo. Sapevo di sbagliare, e mi sentivo in colpa per lui, ma non avevo il coraggio di dirglielo.
“Non potrai evitarlo per sempre…” iniziò Fabiola.
“Sentite, non… non ce la posso fare a sentire la sua voce delusa e ferita. Mi farebbe troppo male. Mi farebbe sentire troppo in colpa”
“Lo ferisci di più se sparisci così e non ti fai più sentire…”
“Ho deciso così e basta. E ora andiamo in classe, altrimenti facciamo tardi!” e mi avviai davanti a loro verso l’aula, sentendomi male per come mi stavo comportando… avevo ragione Francesca, ero una vigliacca. Ma non sapevo proprio come fare…
***
FABIOLA’S POV
Sono le 18.00 e siamo tutte quante in camera mia, a goderci gli ultimi minuti del film Orgoglio e Pregiudizio, specialmente io e Fra siamo molto prese poiché è uno dei nostri film preferiti.
… è quasi l’alba e Lizzie non riesce a dormire,  perciò decide di prendere un po’ d’aria in giardino. Ma ecco sorgere il sole e giungere Mr Darcy che, preso da tanto amore per Lizze, decide di dimostrarglielo con un bacio appassionato decorato dalla soffusa luce del sole del primo mattino… ed infine i titoli di coda.
“ehi ragazze ci siete?” ci chiede Giulia guardando le nostre facce ormai perse nel nulla.
“eh… sì, sì, ci sono! È solo che questo film l’avrò visto un milione di volte ma ogni volta mi da sempre un emozione in più!”risponde Francesca
“e tu Fabi? Sei ancora tra noi?” Sento quasi una lacrima scendere sul mio viso ma riesco a trattenerla come continuo a fare da 3 mesi.
“Sì, scusate ragazze, ma questi giorni sono molto difficili per me, soprattutto domani sarà devastante…ma non voglio stufarvi con i miei discorsi!”
“No! non ci stufi affatto; anzi, se ti devi sfogare, fallo pure con noi!”interviene Giulia
“sì, dai non tenerti le cose dentro, è peggio se fai così!” aggiunge Francesca
“Ok, allora ve la dico proprio tutta … penso che domani non verrò a scuola!”
“vuoi che non andiamo nemmeno noi ? così ti facciamo compagnia?” propone Francesca
“No, vorrei rimanere da sola…e poi lo so benissimo che siete già organizzate: tu, Giulia, con Danny e Fra con Dougie per le prove. Anche se devo dire che vi vedo molto affiatati ultimamente!” affermo.
“ma che dici! è solo colpa di quel maledetto musical!” esclama.
“… comunque fai come vuoi ma se ti serve qualsiasi cosa, sappi che siamo pronte a scappare da scuola per venire!” aggiunge Giulia
“Grazie! Come farei senza di voi?”
Dopo che Francesca e Giulia se ne sono andate, decido di connettermi ad internet e svagarmi un po’. Accedo a msn così ho l’opportunità di risentire i mie amici di Roma.
DiN. Mi appare una schermata. Sei stata aggiunta da questo contatto: livefastdiefun@hotmail.ca vuoi accettare?
“oh mio dio ma questo è Harry!”esclamo sorpresa
senza pensarci accetto.
PLIN. è in linea. clicco subito sul suo contatto e mi si apre una finestra di conversazione e mi accorgo che abbiamo la stessa immagine personale. La foto dell’ultima volta che ci siamo visti. Inizio a chattarci.
“Amoreeeeeeeeeee ma quando me lo dici che ti sei fatto msn?”
“non ho avuto tempo perché me lo sono fatto in questo momento!”
“ok allora ti perdono! Ma perché questa decisione?”
“ma come, non lo capisci??? Perché voglio sentire e vedere sempre come stai!”
“vedere?”
“ma si non ti sei accorta che ho anche la webcam?”
“È  vero! me ne sono accorta adesso !”
“E allora cosa aspetti? Accendila, che ti voglio vedere! Mi manchi troppo!”
La finestra della conversazione si allarga e vedo apparire un piccolo schermo che mi mostra il ragazzo che amo. Ma lui ancora non mi può vedere e in quel breve lasso di tempo le lacrime iniziano a sgorgare dai miei occhi. Provo ad asciugarmele con il palmo della mano, quando appare anche un altro schermo con il mio viso.
“amore, ma che fai piangi?”
“…”
“sì! lo so che è difficile, ma sai che sono sempre lì con te!”
“..si lo so…ma io non ce la faccio! Poi domani è anche san valentino e al solo pensiero che non potrò stare vicino a te mi viene da piangere”
“io però non ti voglio vedere triste! E ti giuro che al più presto ci rivedremo, te lo giuro!”
“Va bene, amore”
“… ora devo proprio andare perché domani devo svegliarmi presto! Ricordati che mi manchi da morire!”
Vedo dall’immagine della webcam che sta provando ad inviarmi dei baci e poi mi saluta, lo stesso faccio io e chiudo sia la conversazione che msn. Poi mi butto sul letto, cercando di asciugarmi le lacrime, e desiderando con tutte le mie forze di poterlo abbracciare proprio in questo momento…
***
“Mi dispiace proprio tanto per Fabi. Chissà come si sentirà male…”
“Già… immagino che non deve essere per niente facile…”
Raggiungemmo la scuola con qualche minuto di anticipo.
“Buongiorno!” esclamò Tom, avvicinandosi a noi. Subito guardai dietro di lui.
“Dan!” mi buttai tra le sue braccia, sorridendo raggiante.
“Buon San Valentino, amore mio!” e mi baciò dolcemente. “Preparati per dopo… ho intenzione di rapirti!” mi sussurrò teneramente, mentre eravamo ancora abbracciati.
“Davvero? E… dove mi porti?” chiesi curiosa.
“È una sorpresa…” mi baciò di nuovo.
“Ma… ciao! Che ci fai qua?” sentii la voce di Francesca da dietro di me. Mi voltai e vidi un Harry sorridente salutarla.
“Harry! Non ci credo!” esclamai stupita. Lo salutai.
“Sono tornato per San Valentino. Fabiola dov’è?”
“È rimasta a casa. Non se la sentiva”
“Povero tesoro. Allora io corro da lei”
“Certo. Ma per quanto rimani?”
“Per una settimana. Ci vediamo domani. Ciao!”
“Ciao!” lo salutammo in coro.
“Che dolce, è tornato solo per stare con Fabi…” commentò Francesca.
“Già… le vuole veramente bene” rispose Tom. “Avete visto Gì, per caso?”
“No… ehi, eccola là!”
“Vado da lei…scusate” e si diresse con un gran sorriso verso la ragazza. In quel momento suonò la campanella, così ognuno si diresse verso la lezione dell’ora. A pranzo, chiamai mamma per avvertirla che Danny mi avrebbe portata in giro dopo la scuola, e che sarei passata solo per prendere il suo regalo. Fece un po’ di storie, ma per fortuna con vari “E daiii” e “Ti prego” riuscii a convincerla a lasciarmi andare. Al settimo cielo e curiosissima su dove mi avrebbe portato Dan, non mi accorsi neanche che le ore successive passarono davvero in fretta, ed era già ora di andare.
***
FABIOLA’S POV
L’indomani mattina fingo di star male con i miei genitori che non mi avrebbero mai lasciato rimanere a casa per un mio “capriccio”, come lo definiscono.
Fatto ciò, non appena sono usciti di casa,decido di prendere il barattolo della nutella e di godermi un bel film strappalacrime come TITANIC; non faccio in tempo ad arrivare in camera, che sento suonare alla porta. Di corsa scendo le scale e faccio entrare Betty la nostra donna delle pulizie, perciò, dopo averla accolta mi dirigo di nuovo in camera .
Accendo il televisore, inserisco il dvd e mi butto sul letto con il cuscino sulle gambe e il barattolo di nutella in mano. Adoro vedere questi tipi di film quando sono depressa e, sono così presa, che non mi accorgo che suonano nuovamente alla porta. Guardo l’orologio, le 11.00. * e ora chi può essere??*
Scendo le scale,  la porta e vedo Harry. Davanti a me. Il mio cuore si ferma per un attimo per poi ripartire a 3000.
“allora non mi abbracci?” mi esclama
* non è possibile !* e senza farmelo ripetere due volte, gli salto in braccio e lo stringo stretto, quasi come se avessi avuto il presentimento che da un momento all’altro sarebbe scomparso; invece no, è tutto vero, è qui vicino a me che mi stringe forte, e che ha realizzato il mio desiderio, passare San Valentino insieme a lui.
“ehi però così non mi fai respirare!” esclama sorridendo
“hai ragione, scusa!” aggiungo e gli prendo la mano per farlo entrare. Andiamo in camera mia per non disturbare Betty che stava pulendo il soggiorno.
“non mi dire che ti stavi deprimendo con quel barattolo di nutella e…” prende la custodia del dvd e mi guarda “con il TITANIC! … ma allora ti vuoi far del male!” mi dice sorridendo
“Si! Ma per fortuna sei arrivato tu a salvarmi…”mi avvicino a lui e lo bacio, scivolando sul letto “sai mi sono mancati i nostri baci,le tue labbra, i tuoi occhi… mi è mancato tutto di te!” gli sussurro ad un orecchio.
“anche tu mi sei mancata, pensa che ho passato tutte le notti a stringere il tuo bracciale, sognando di stare vicino a te!” e ci ribaciamo, sdraiati sul letto *oddio ma che sta succedendo?? Siamo noi, io e Harry sul letto a baciarci?!Oddio! La cosa sta degenerando…* TOC TOC  sentiamo bussare e ci catapultiamo giù dal letto, mi precipito alla porta, apro ed è Betty.
“signorina Fabiola io andrei. Ho finito di lavare per terra e si sta asciugando!”
“va bene, non ti preoccupare, vai pure!”le rispondo e mi chiudo la porta alle spalle; sento i suoi passi scendere le scale e chiudere la porta d’ingresso. Mi giro e vedo Harry davanti a me avvicinarsi sempre più e mi chiede: “ dove eravamo rimasti?”. E ricominciamo a baciarci,* oddio … un'altra volta! e ora siamo completamente soli in casa; nessuno ci può fermare* siamo di nuovo sul letto e sento le sue mani salire per i miei fianchi * o no!... però … è Harry è l’unica vera persona che mi è stata vicina e poi la lontananza non ha indebolito il nostro sentimento…* siamo nello stesso letto e non ci sto capendo più nulla è un emozione che non ho mai provato prima, che mi fa sentire libera…
***
“Allora, pronta?” mi raggiunse e mi porse un casco.
“Wow, andiamo in motorino?” chiesi eccitata.
“Certo!”
Quindi montai in sella, mi allacciai il casco e di corsa andai a prendere la busta lasciata in camera. Poi mi fiondai di nuovo fuori, chiusi la porta ed in men che non si dica arrivammo a casa sua, parcheggiò il motorino e, prendendomi per mano, mi portò in garage. Mi guardai intorno e notai che era stato attrezzato una parte a deposito attrezzi, ma l’altra con un piccolo divano, un tavolino e un televisore. Si chiuse la porta dietro.
“Allora… devi sapere che… ti ho scritto una canzone!” annunciò sorridente e leggermente imbarazzato. *Non ci posso credere… una canzone…per me!* Rimasi qualche secondo a bocca a aperta, ancora stupita. Lui mi guardaò ridendo. “Che succede?”
“Mi…hai scritto…sul serio?” cercai di mettere insieme le parole, che per la sorpresa e per l’emozione non riuscivano ad uscire. Lui mi sorrise dolcemente, accarezzandomi il viso. Poi si avvicinò per baciarmi. Quindi, si allontanò per prendere la chitarra, poggiata sul divano, e si sedette. “Si chiama I’ve Got You”. Partì con il primo accordo, e poco dopo, eccolo cantare con la sua voce incantevole, che mi faceva venire la pelle d’oca.
The world would be a lonely place
Without the one that puts a smile on you face
So hold me till the sun burns out
I won’t be lonely when I’m down
Cos I’ve got you
To make me feel stronger
When the days are rough and an hour seems much longer.
I’ve never doubted you at all
The stars collide will you stand by and watch them fall
So hold me till the sky is clear
And whisper words of love right into my ear
Erano parole bellissime. Non ci potevo ancora credere che le avesse dedicate a me. Mi scese una lacrima, mentre guardavo il suo viso così bello concentrato sulla canzone. Ogni tanto mi guardava e sorrideva.
Looking in your eyes
hoping they won’t cry
but even if they do
I’ll be in bed so close to you
To hold you through the night
You’ll be unaware
If you need me I’ll be there.
Cos I’ve got you
To make me feel stronger
When the days are rough and an hour seems much longer
Yeah, I’ve got you to make me feel better
When the nights are long they’ll be easier together
Yeah, I’ve got you!” concluse, suonando l’ultimo accordo. Mi guardò intensamente, aspettando una mia reazione. Ricambiai lo sguardo, con le lacrime agli occhi. Poi mi avvicinai lentamente e lo abbracciai talmente forte che mi stupii che riuscisse ancora a respirare.
“Grazie” gli sussurrai “è la canzone più bella del mondo. Non ci posso credere che tu l’abbia scritta per me…” lo sentii accarezzarmi i capelli. “Ti amo tanto!”
“Anche io, amore. Ti amo più di quanto tu possa immaginare” mi spostò i capelli dal viso e mi alzò il mento con il dito. Ci baciammo a lungo, stretti l’uno all’altra. Poi, lentamente ci separammo, prese un cd dalla borsa, e me lo porse. “Tieni. Qua dentro c’è I’ve Got Youe altre canzoni scritte da me, come Not Alone e Walk In The Sun… quella che stavo suonando mentre tu mi spiavi” mi spiegò ridacchiando. “Che, tra parentesi, era sempre riferita a te”
“Davvero?” chiesi di nuovo piacevolmente sorpresa.
“Sì… hai presente quando dice ‘I wonder what is like to be loved by you…’Sempre tu” mi accarezzò una guancia teneramente. “Poi ci ho messo anche canzoni che sono un po’ nella nostra storia… come Chasing Carse You Raise Me Up… ti ricordi, no, che le abbiamo ball…” non lo feci neanche finire che subito posai le mie labbra sulle sue e lo strinsi forte, cercando di trasmettere tutto l’amore che in quel momento provavo per lui.
“Bè, direi che hai apprezzato…” sghignazzò.
“Veramente tanto, Dan. Sei il ragazzo più dolce del mondo!”
Mi sorrise. “E tu invece? Sono curioso!”
“Oddio… no, mi vergogno… dopo tutto quello che hai fatto tu per me, il mio è così stupido e insignificante…”
“Ma smettila…”
“No, sul serio!”
Si allontanò da me di scatto per prendere la busta che avevo lasciato per terra e la aprì. Prese il mio bellissimo pacchetto e iniziò a scartarlo. Mi coprii gli occhi con le mani. Lo sentii ridere. “Non ci credo…”
“Ecco lo sapevo… è stupidissimo!”
“Ma non è vero! È… bellissimo! Così la notte stringerò forte questo cuscino immaginando che tu sia sempre con me…”
“Ti ricordi della foto?”
“Ma certo…come faccio a dimenticarmi?” sorrise accarezzando l’immagine stampata sulla federa. “È la prima volta che siamo usciti tutti insieme… sul London Eye…” sospirò. Poi si avvicinò a me e mi poggia una mano sulla guancia. “Guarda che è un pensiero bellissimo. Sottovaluti i tuoi regali…”
Incollò i suoi bellissimi occhi ai miei, e io mi dimenticai di tutto. Era incredibile come mi sentivo quando lo guardavo o quando eravamo insieme. Iniziammo a baciarci e ci sdraiammo sul divanetto, le sue braccia strette a me.
“Sai… stavo pensando ad una cosa…” dissi allontanandomi per un secondo dalle sue labbra calde.
“A cosa?”
“Che adesso lo sai com’è essere amato da me…”
“Già” mi sorrise dolcemente. “Ed è un sogno”
***
FABIOLA’S POV
Apro gli occhi e sono abbracciata a lui* non ci posso credere è successo veramente… eppure ho sentito che la tua prima volta è sempre quella peggiore e invece io mi sento benissimo… è la persona giusta, ne sono sicura…* mi giro lentamente per non svegliarlo e guardo l’orologio: le 16.30 * oddio è tardissimo! ci saremo addormentati* mi rigiro per riabbracciarlo e per passare altri minuti vicino a lui, ma è già sveglio e mi sta fissando “cosa c’è? Ho qualcosa in faccia?” gli chiedo preoccupata
“Nooo! C’è che …TI AMO!”
non ho il tempo nemmeno di pensare perché già so cosa dire “TI AMO anch’io!” e lo ribacio, e ci riaddormentiamo in quel lungo pomeriggio passato insieme.
***
FRANCESCA’S POV
Giovedì 14. Un giorno come gli altri. Niente di speciale. Eppure la nostalgia dei tempi passati si fa sentire, quando anche io, come le mia amiche, mi divertivo a scervellarmi per trovare un regalo adatto e attendevo con ansia che arrivasse il fatidico giorno per donarglielo e riceverne uno azzeccato e cento volte meglio del mio; e poi passare la giornata insieme, tra coccole, sorprese e piaceri condivisi…sembra un ricordo così lontano, e non mi capacito di averlo vissuto con lui. E quel che mi fa ancora più rabbia è che oggi, San Valentino, mi piacerebbe rivivere lo stesso giorno di due anni fa quando ancora potevo dire di essere felice con il mio ragazzo.
Cerco di cancellare questo ricordo perché mi fa solo venire voglia di avere qualcuno al mio fianco in questo momento, qualcuno che mi possa dare le stesse emozioni di un tempo; ma non è quello che voglio! Non voglio più avere storie per almeno…una vita!
Forse è anche per questo che ho accettato di provare con Dougie oggi…per non pensare più di tanto al fatto che è la festa degli innamorati e delle coppiette sdolcinate; strano più che altro che lui non stia con qualche allettante ragazza…sicuramente per risparmiare sulla seccatura del regalo!
Guardo la sveglia al mio fianco: le 07.00…ancora presto. Rimango a letto per un’altra mezz’ora  a godermi il caldo invitante delle coperte e a pensare alla giornata che mi aspetta.
Per la mia felicità, appena arrivo a scuola mi ritrovo di fronte a un pietoso scambio di effusioni di coppiette intente a scambiarsi i propri regali fatti con tanto amore. Dovunque mi volti, sorrisi smaglianti mi abbagliano, tranne qualche faccia cupa che forse, come me, non ha nessun motivo per essere così felice oggi.
E come se non bastasse Giulia sembra essere al settimo cielo e non fa altro che parlarmi di Danny.
Solo Fabiola sembra condividere con me una certa tristezza…ma lei è proprio disperata! Oggi non è voluta nemmeno venire a scuola…poverina, la capisco…Harry è così lontano…
“Harry! Ciao, che ci fai qua?” Grido io sorpresa nel trovarmelo proprio di fronte. È tornato apposta per lei…che dolce! E ora andrà da lei e le farà una sorpresa bellissima e passeranno tutta la giornata insieme e saranno felici…sono proprio contenta, ma non riesco proprio a sorridere: Tom con Giovanna, Giulia con Danny, Fabiola con Harry e io…io con Dougie. Ecco cosa mi aspetta in questa stupenda giornata: subirmi le cacchiate che spara ogni cinque minuti.
Come al solito dopo scuola andiamo a casa sua e io non spiccico parola; oggi non ho proprio voglia di parlare e mi sto sempre più pentendo di aver accettato di fare questa cosa…avrei preferito sicuramente rimanere a casa a vedermi un bel film strappalacrime e magari farmi i compiti per lunedì.
Entriamo in camera sua e come al solito mi butto sulla sedia morbida che ha vicino alla scrivania.
Lo guardo un attimo aspettando che dica qualcosa ma oggi mi sembra alquanto agitato.
La situazione non è delle migliori: io sono alquanto nervosa, lui lo è altrettanto e il silenzio penetra da ogni parte rendendo il tutto molto imbarazzante.
“Hai intenzione di startene lì in piedi senza fare niente per tutto il tempo?” me ne esco un pò scocciata.
“No, è che mi sembri un po’ nervosa…sei sicura che vuoi fare questa cosa?”
“Certo, io aspettavo te dato che te ne stai zitto zitto e non mi guardi nemmeno in faccia”
“perché dovrei?”
“Non lo so, forse perché sono qui accanto a te?” Alza lo sguardo per un secondo e poi sbuffa tornando a guardare il copione. “Dai, cominciamo. Prima finiamo meglio è” dice per chiudere la conversazione. Cominciamo a provare ma oggi mi sembra più impedito del solito; non fa altro che sbagliare intonazione, parole, movimenti…che fastidio!
“Vuoi fare le cose come si deve, per piacere?? Mi stai facendo innervosire! Non sono qui per perdere tempo!”
“Scusa! Non ti scaldare così tanto! Non mi sembra di essere andato poi così male!”
“Non ti sembra? Come fai a dirlo? Ti ricordo che due settimane fa neanche sapevi cosa volesse dire la parola ‘recitare’!”
“e con questo cosa vorresti dire? Che sono un idiota? Che non sono in grado di capire quando faccio una cosa bene o no? Che solo tu sai farlo, perché tu sei il genio della situazione?”
“Non ho detto questo! Ho detto solo che io ho più esperienza di te!”
“Questo non toglie il fatto che non sia andato male…forse mi sono scordato qualche parolina, ma niente di che!”
“Niente di che! Ma che ne sai tu?? Anche una parola sola può cambiare il senso di una frase, può addirittura cambiare una vita intera!”

“Sì, come ‘ Ti amo’, no?”dice ironicamente
“Sì! Peccato che siano 2 parole e non una…senti, mi sono stufata di stare qui a litigare proprio oggi!”
“Perché oggi che cambia dagli altri giorni?”
“Oggi…oggi…”
“Oggi? È San Valentino? E allora? Non mi sembra che tu abbia qualcosa di meglio da fare…”
“Ma che ne sai tu?! MI hai proprio rotto!” Arrabbiata come non mai prendo la mia borsa da terra e faccio per andare verso la porta ma qualcosa mi blocca all’improvviso.
“Dove vai?” Dougie è a tre centimetri da me e, serio, mi guarda intensamente negli occhi tenendomi stretta la mano. Sento il cuore battere a mille e le guance diventare sempre più calde; I suoi occhi mi fissano intensamente ed io, come sotto un magico incantesimo, non riesco a non ricambiare.
“Via!” rispondo cercando di liberarmi dalla sua stretta. Mi volto di scatto ma lui mi afferra per le braccia e mi tira a sé poggiando inaspettatamente le sue labbra sulle mie. Con dolcezza mi bacia ed io lo abbraccio sentendo affiorare dentro di me un sentimento che conoscevo ma che avevo nascosto per tanto tempo. Ci allontaniamo e improvvisamente realizzo quello che è appena successo. Lo guardo senza parole ancora rossa. Prendo la mia borsa che mi era cascata, lo guardo per un’ultima volta e poi scappo via senza neanche ricambiare il saluto della madre.

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Capitolo 31
*** trentuno. ***


Scusate se ultimamente non ho molto tempo, ma tra l'uni e le prove per lo spettacolo imminente, è già tanto se trovo il tempo di stare a casa D:
Buona lettura!

***


Finita scuola ci radunammo con gli altri davanti il cancello d’entrata.
“Allora che fate questo weekend?” chiese Tom.
“Mmm.. in realtà non abbiamo nulla in programma perché?” chiesi curiosa.
“Perché ne stavo parlando anche con gli altri e pensavo, sempre se vi va, di andare al campeggio di mio zio poco fuori Londra!”
“Ma è una fantastica idea!”esclamai.
“Io non sono mai andata in campeggio! Questa potrebbe essere un’ottima opportunità per provarlo!” spiegò Fabi.
“Ehm io non posso proprio venire… mi sono appena ricordata che devo impararmi il nuovo pezzo di copione che la professoressa mi ha assegnato!” esclamò affranta e un po’ nervosa Fra.
“Ma non puoi proprio imparartelo un altro giorno?”
“Ehm… no mi dispiace… sono tantissime battute… e al solo pensiero mi sento male! Ma voi non vi preoccupate andate pure senza di me!” spiegò.
“Non sarai la sola a non venire!”esclamò Harry.
“…in che senso?”
“Nel senso che anche Doug non verrà, ma non ci ha spiegato il motivo!”
“Nemmeno lui!… A vabè comunque io ora devo andare ci vediamo, ciao” e si dileguò con fare misterioso.
“Ciao!” la salutammo dubbiosa.
“Tornando a noi! L’appuntamento è alle 7.30 sotto casa mia, ci accompagnerà mio zio e mi raccomando ricordatevi di portare tutta l’attrezzatura! Ora scusatemi ma devo andare a prendere mia sorella ci vediamo domani allora!” esclamò Tom correndo via.
***
Driiin. Aprii gli occhi e guardai la sveglia assonnata. *Non ci credo sono le 6.30!* Così mi rimisi sotto le coperte, finché non focalizzai che giorno fosse.*ODDDIOOO ma oggi è sabato! E tra mezz’ora arriva Danny!* Mi catapultai fuori dal letto, mi fiondai in bagno e iniziai a lavarmi il viso; dopodichè mi vestii, presi l’enorme zaino da campeggio e andai in cucina dove ingoiai un cornetto intero. Guardai l’orologio le 7.00. Uscii fuori dalla porta e mi trovai Danny davanti, che salutai rapidamente con un bacio.
“Buongiorno amore!”
“Buongiorno! Sei pronta per un weekend da soli immersi nel verde!”
“Non vedo l’ora!” e lo baciai nuovamente.
Messo il casco, partimmo a tutta velocità con il suo motorino, e in pochi istanti ci trovammo sotto casa di Tom, davanti al furgoncino dello zio. Erano già tutti lì.
“Finalmente ce l’avete fatta!” urlò Fabiola venendomi a salutare.
Dopo aver caricato tutti gli zaini e l’attrezzatura eravamo pronti per partire. Dopo un’oretta passata a scherzare, arrivammo in un’enorme distesa verde con un laghetto per pescare e un recinto con i cavalli. *Sembra di essere in paradiso!*
“Ci conviene andare a prendere il posto dove piazzare le tende, prima che arrivi altra gente!” ci invitò Tom. Trovammo un posticino poco lontano dal laghetto così iniziammo a tirar fuori la tenda.
“Vi avverto io non sono molto abile nel montare le tende!” esclamai già in crisi. “In realtà non so proprio da dove cominciare”
“Per me idem!” affermò Fabiola
“Dan, Haz voi spero siate capaci, vero?” domandò preoccupato Tom.
“In realtà non molto ma seguiremo le tue istruzioni da bravi bambini!” sogghignò Danny.
“Ho già capito come andrà a finire,mi toccherà montarle tutte da solo… comunque vediamo che sapete fare! Allora tirate tutte le asticelle fuori dal sacchetto…” E mentre i ragazzi montavano le tende o almeno cercavano di montarle, io, Fabiola e Giovanna andammo a prendere i sacchi a pelo e i viveri. Dopo circa un’ora, tra essere inciampati o essere rimasti intrappolati in mezzo alla tenda, tutto sembrava al proprio posto. Decidemmo quindi di andare a fare un giro di esplorazione.
Giunti all’altezza del recinto dei cavalli io e Fabi, ci avvicinammo per vederli meglio.
“Ehi perché non prendiamo un cavallo e facciamo una passeggiata?” propose Giovanna.
“Magari!” esclamò eccitata Fabiola.
Essendo tutti d’accordo, optammo per l’opzione di Gì. Quindi, montati a cavallo, ci dirigemmo verso l’uscita del recinto dove ci avrebbe atteso Carl, la nostra guida per quel pomeriggio.
Sentivo gli occhi di Danny su di me già da un bel po’.
“Ehi perché mi stai fissando da tutto il pomeriggio?”
“…Perché mi piaci quando sei felice, hai un’espressione particolare è come se ti si illuminasse tutto il vi..” non riuscì a finire la frase che il suo cavallo si imbizzarrì e iniziò ad andare al galoppo.
“Aiutooooooo qualcuno mi aiutiii!!!” urlò Danny preso dal panico, cercando di rimanere in sella dell’animale, il quale lo stava trasportando alla cieca per tutto il bosco.
“Caaaarl fa qualcosa ti prego!” urlai contro la nostra guida, che rapidamente partì anche lui a galoppo in direzione di Danny.
Cercai, insieme agli altri che si erano fermati, di seguire Carl con lo sguardo. Ma dopo circa 30 secondi lo presi di vista, ormai scomparso nel bosco insieme a Danny.
“Oddio dove sono? Non li vedo più?” chiesi disperata a Fabiola.
“Non ti preoccupare! sicuramente Carl ha già risolto tutto!” intervenne Giovanna. “… io lo conosco da un bel po’ e ci sa fare con gli animali!”. Ma le rassicurazioni, non riuscivano a calmarmi,
Finalmente dopo qualche minuto vedemmo due sagome farsi strada tra gli alberi.
“Sono loro!” esclamai rincuorata, correndo verso il mio ragazzo; ma man mano che mi avvicinavo, lo vedevo appoggiarsi a Carl. Accelerai il passo finché non lo raggiunsi.
“Cosa ti sei fatto?” gli chiesi spaventata.
“Nulla di serio! non ti preoccupare” mi rispose con la sua voce calda e sorridendo come sempre.
“Ma come nulla di serio hai tutta la camicia strappata, e ti sta uscendo anche un po’ di sangue!”
“…mentre il cavallo correva tra gli alberi, ho urtato un ramo che mi ha strappato la camicia e mi ha ferito il braccio, ma non è stato nulla, in confronto a quando mi ha catapultato per terra!” spiegò tranquillamente e cercando di minimizzare la cosa.
“Non ti preoccupare ora lo porto in infermeria così gli fasciamo il braccio e starà meglio!” mi tranquillizzò Carl.
Mi avvicinai a Dan, lo baciai dolcemente  e gli sussurrai “Se mi fai prendere un altro colpo del genere, ci penso io a picchiarti” facendolo ridacchiare. Poi aggiunsi: “Ci vediamo dopo!”
A pranzo eravamo tutti sotto un albero all’ombra, mentre i ragazzi stavano cercando di accendere il fuoco per cucinare i wurstel, cosa che gli costò numerosi tentativi andati a vuoto. L’ottimo profumino sembrava aver invaso tutto il campeggio.
Perciò dopo aver messo i salsicciotti nei panini e conditi con le varie salse, assaporammo il loro gusto, scherzando e divertendoci. Ci ritrovammo tutti in circolo e tutti accoppiati. Sembrava fatto apposta: io e Dan, Haz e Fabi e Tom e Giovanna.
“Che peccato che non siano venuti Francesca e Doug! Si sarebbero divertiti” esclamò Fabiola.
“Chissà che staranno facendo quei due! Tutti soli” esclamai ammiccando. Tutti scoppiarono in una sonora risata.
“Beh però in effetti ultimamente li vedo strani… tra di loro intendo!” affermò Tom.
“Io l’ho detto e lo ribadisco, per me quei due si metteranno insieme! E ogni volta che predico queste cose, chissà come mai, si avverano sempre!” borbottò Fabiola, scambiandosi un bacio con Harry.
“Vabbè questo lo potremo saperlo solo più in là… ora che ne dite di una bella partita a schiaccia 5?”
“Siii!” esclamammo in coro
“Voi posizionatevi che io vado a prendere il pallone!” esclamai per poi dirigermi nella tenda a cercare la palla. Tra uno zaino e l’altro mi ricordai di aver lasciato il cellulare nella tasca esterna della borsa. Lo presi e lo controllai: “2 chiamate perse: Luca” *Non ci credo ancora lui, ma non si vuole proprio rassegnare!* pensai, sentendomi in colpa. In quel momento il cellulare squillò di nuovo e apparve il numero di Luca sul display.
“Ancora!” borbottai.
“Ehi Giù! Ma che stai facendo? Noi ti stiamo aspettando!” esclamò Dan sbucato alle mie spalle con il polso avvolto da una benda bianca. Con un gesto repentino, misi il silenzioso, gettai il cellulare nella borsa e afferrai il pallone. “Si arrivo... è che… non lo trovavo!”.
Uscita dalla tenda, raggiunsi gli altri. “Inizio io!” esclamai decisa. Mentre passavo la palla a Tom urlai “UNOOOOO!”. Continuammo così per tutto il pomeriggio, compreso Danny che non voleva starsene da parte con il suo polso fasciato. Verso le 7 e mezza, ormai distrutti, Danny esclamò “Ehi ragazzi sono solo io ad avere fame?”
“Nono non sei l’unico! Anch’ io ho un buco allo stomaco!” affermò Haz; così sistemate le sedie intorno ad un fuocherello arrangiato con qualche ramoscello, ci gustammo la nostra pasta fredda, preparata dalle nostre mamme premurose. Finito di mangiare, “Ragazzi io ho una sorpresa per voi!” esclamò Giovanna dirigendosi verso la tenda, per poi uscirne con una busta sospetta.
“TADAAAN!” ci mostrò la mega bustona dei marshmallows.
“BUONI!” esclamammo quasi in simultanea io e Fabi.
“Beh ora abbiamo un fuoco, i marshmallows… manca solo… una chitarra!” propose Danny sorridente, tirandola fuori dal nulla.
“Sai mi stupisci ogni giorno di più!” gli sussurrai baciandolo sulle labbra affettuosamente.
Aperta la busta e presi i plaid da metterci addosso, dato il leggero venticello che si era alzato, ci lasciammo convincere a cantare qualche stupida canzoncina.
“Ehi ragazzi credo proprio che Giovanna sia crollata!” ci sussurrò Tom, guardando amorevolmente la sua ragazza “… è tardi è meglio che la porti a dormire! Ci vediamo domani!” esclamò prendendola in braccio e trasportandola nella tenda.
*Quant’è tenero Tom nei confronti di Gì…* Guardai come ipnotizzata e ammaliata Danny, ancora impegnato con la sua chitarra ad allietare la serata, grazie alla sua voce stupenda, calda e dolce.
“Ahahaha dai finiscila, lo sai che non sopporto il solletico… ahahaha” esclamò ridacchiando Fabi; mi voltai verso di lei. Vidi Haz abbracciarla e farle il solletico. “…mi piaci quando ridi!” e la baciò prima sul collo poi sulla guancia per finire sulle labbra. Mi girai all’improvviso sorridendo tra me, dopo aver capito che probabilmente li stavo fissando troppo. Osservai il fuoco con le sue fiamme… in quel momento mi venne da paragonarle alle fiamme della passione… dell’amore, che avvolgeva tutti noi.
“Ragazzi.. si è fatto tardi anche per noi… pensavamo di andare in tenda…” esclamò ridendo Haz.
“… a dormire!” spiegò Fabiola rossa in viso.
“Vi serve una mano con la roba?” ci chiesero gentilmente.
“No non vi preoccupate ci pensiamo noi!” risposi. Li vedemmo allontanarsi, baciandosi sempre con più passione. Così io e Dan ci mettemmo al lavoro, spegnendo il fuoco e richiudendo le sedie.
“Daii finiscila! Ahhahaha” sentimmo provenire dalla tenda di Haz e Fabi. Ci guardammo per qualche istante e subito dopo scoppiammo a ridere.
“Che c’è sei invidiosa?” mi chiese sorridendomi.
“Io? No! Assolutamente! Anzi penso che siano molto carini!” All’improvviso cadde un silenzio imbarazzante, così cercai di cambiare discorso.
“Sai non ho mai dormito in una tenda… sarà divertente!”
“Scusa chi ha parlato di dormire?” mi chiese malizioso avvicinandosi sempre più a me, fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso.
“Ma hai proprio un’ossessione!”
“La verità… è che non riesco resisterti…” esclamò baciandomi e stringendomi a lui come fossimo una persona sola. Ci infilammo così nella tenda.
“Allora… hai proprio sonno?” chiese ancora più malizioso di prima, continuando a baciarmi sul collo e sul viso.
“Mah sarà il caffè che ho preso oggi… ma penso proprio che questa notte non dormirò molto!” esclamai ridendo e affondando le mie labbra nelle sue.
***
FRANCESCA’S POV
Cosa è successo… è un incubo… un sogno…
Guardo il soffitto della mia camera e non riesco a non togliermi dalla testa la sensazione stupenda che ho provato. Mi ha baciata e… è stato bellissimo! Ma che dico! non ci posso credere! Come ha osato! Lo odio con tutta me stessa!
Cosa gli è passato per quell’unico neurone che si ritrova in testa? Di farmi un altro dei suoi scherzetti?? Ma io non ci sto! E soprattutto una cosa così importante come un bacio! Non me lo doveva fare!
Ma…se non fosse uno scherzo…se fosse vero…

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Capitolo 32
*** trentadue ***


“Buongiorno!” salutai le ragazze fuori da casa mia.
“ ‘giorno!” salutarono in coro. Il mio sguardo si posò su Francesca, particolarmente pensierosa.
“Tutto a posto?” le chiesi.
“Sì…” disse incerta. La guardammo tutte in silenzio, prima di incamminarci. “No, per niente!” aggiunse ad un tratto.
“Che è successo?” chiedemmo in coro preoccupate, avvicinandoci.
“Allora… avete presente a san Valentino…” iniziò un po’ a disagio.
“Sì… sei andata da Doug… AHA! È successo qualcosa, vero?” esclamò Fabiola raggiante.
“Bè, sono andata da lui ed era nervoso e più stupido e incapace del solito, sbagliava tutto… mi stava dando sui nervi e come al solito ci siamo messi a litigare” prese un respiro e chiuse gli occhi. Noi pendevamo totalmente dalle sue labbra, tanto che quasi non ci accorgevamo che eravamo arrivati alla nostra fermata e che dovevamo scendere. Di corsa saltammo fuori, un attimo prima della chiusura delle porte. “Ho perso proprio le staffe, ho preso le mie cose e stavo per andarmene quando…”
“Quando?”
Arrossì. “Mi… prende per una mano”
“Welaaa!”
“Resto per un attimo sorpresa, ma poi faccio per andare via ancora quando lui mi prende per le braccia e… mi bacia!”
“Noooo!”
“Oddio! Che bello!”
“E tu che hai fatto?”
“Io… sono scappata via”. La guardammo esasperate. “Sentite, io non so che gli è preso… ma non ho intenzione di sottostare ai suoi stupidi giochetti per confondermi, no!”
“Franci… non era un gioco… ne sono sicura”
“Ma io… io non voglio, insomma… io lo odio!”
“Quando capirai che non lo odi?” domandò Fabiola guardandola comprensiva.
“A me non può piacere quel deficiente…” sembrava dirlo più per convincere se stessa che noi.
“Senti, Fra, devi lasciarti andare ok? Non puoi restare tutta la vita ad evitare i ragazzi, devi lasciarti alle spalle la storia con Andrea, lo so che è stato difficile e traumatico, ma è acqua passata, non tutti i ragazzi sono così… almeno provaci… me lo prometti? Io non ce la faccio a vederti così!” le misi una mano sulla spalla, guardandola negli occhi. Lei mi guardò e sta in silenzio per un attimo.
“Va bene” sorrise. La abbracciai affettuosamente.
“Però non sono ancora convinta di Dougie. Non so come comportarmi” entrammo e ci dirigemmo verso gli armadietti. I ragazzi ci stavano aspettando là come al solito. Appena vide Dougie, Francesca spalancò gli occhi e divenne rossa.
“Sentite io… vado al bagno!”
“Francesca, no!” ma lei era già sparita. Guardai Fabiola, che scosse la testa. Nel frattempo Dougie, che si era avvicinato alla sua vista, si fermò dov’era, con espressione triste. Poi, a testa bassa, si diresse verso il suo armadietto, lo aprì e iniziò a (far finta) di cercare qualcosa.
“Salve ragazzi!” salutai con un bacio Danny. “Ciao Harry! Che piacevole novità rivederti a scuola!” dissi con un sorriso, mentre lui salutava Fabi.
“E già. Peccato che non rimango molto.”
“Noo” Fabiola lo abbracciò, facendo finta di piangere.
“Lo so, amore” disse accarezzandole la testa “ma dovrei tornare fra un mesetto. La nonna sta meglio”
“Un altro mese senza di te? Io non ce la faccio!”
“Resisti ancora per poco” le baciò la fronte, abbracciandola.
La campanella suonò proprio in quel momento, e dopo aver baciato Danny, mi avviai con Fabiola verso la classe di chimica. Per fortuna là davanti ci trovammo Francesca.
“Ah, meno male, pensavo che dovessimo venire a cercarti!” feci un po’ arrabbiata.
“Scusate. Non ci ho potuto fare niente!” esclamò mentre prendevamo posto.
“Però non puoi fare così eh”
“Sentite, lo affronterò quando sarò pronta e avrò riordinato un po’ le idee” e si voltò dall’altra parte, chiudendo il discorso. Guardai Fabiola, ma capimmo che era inutile insistere e ci mettemmo ad ascoltare la professoressa, entrata da poco.
Finita la scuola, tornai a casa, accompagnata da Danny, e, dopo averlo salutato, mi chiusi in camera per fare i compiti che riuscii a finire solo nel tardo pomeriggio. Misi a posto i libri, accesi il computer ed entrai su MSN, con modalità invisibile. Controllai che Luca non fosse in linea. Mi sentivo talmente stupida, ma soprattutto mi sentivo una vigliacca. Non vedendolo in linea entrai sicura, ma ecco che una finestra si aprì subito: Luca, era su invisibile *Merda!*
“Giulia… mi vuoi rispondere ti prego!”
Trillo. *Uffa, perché non lascia perdere una volta per tutte?!* Chiusi la finestra, sentendomi ancora peggio. Si riaprì pochi secondi dopo.
“Deduco dal tuo silenzio che non hai deciso di rimetterti con me. Sappi che questa è l’ultima volta che provo. Ti lascerò in pace. Promesso. E ti giuro, una volta per tutte, che io non ti ho mai tradito. Ti ho amato sul serio, e continuo a farlo, nonostante tu mi abbia spezzato il cuore. Ciao”
Una lacrima scese dai miei occhi. Mi sentivo così cattiva e codarda. Ma almeno non avrebbe più chiamato. Mi buttai sul letto, abbracciando il cuscino, e guardai il soffitto. *Luca, non sai quanto mi dispiace* E in quel momento capii che aveva ragione lui, che lui non mi aveva mai tradito. Chiusi gli occhi. *Adesso è acqua passata, non ci devo più pensare. Si va avanti.. e lo farò insieme al ragazzo che amo*
 
***
 
“Allora… accendo lo stereo?” proposi qualche pomeriggio dopo alle due mie migliori amiche.
Mi risposero entusiaste. Con un gesto repentino misi il cd dei balli di gruppo e partì subito YMCA.
“No! STUPENDA !” esclamò Fabiola. Non riuscimmo a dire nient’altro che già ci trovammo al centro della mia camera in cerchio a ballare e a cantare a squarciagola. Dopo circa 2 minuti di canzone eravamo stravolte e crollammo a terra.
“Oddio …non pensavo…. che una sola… canzone ci riducesse… in questo stato!” esclamò Francesca senza respiro.
“Io ho troppa sete… chi vuole un po’ d’acqua?”chiesi esausta.
“Io!” esclamò Francesca. Il tempo di andare in cucina a prendere due bottigliette d’acqua e ritrovai Francesca con in mano il microfono a cantare Bleeding Love di Leona Lewis, mentre Fabiola stranamente era seduta sulla sedia a guardare fuori dalla finestra.
“Ehi, che fai lì tutta sola?” esclamai con un tono di voce leggermente più alto del normale per attirare l’attenzione anche di Francesca, la quale smise immediatamente di cantare.
“No, niente, non vi preoccupate!
“Ho capito a chi pensa… al suo amoruccio!”
“Ormai non ci degna nemmeno della sua presenza!” esordì Francesca scherzando.
“Fra, tu non sai cos’ha combinato questa zozzona al campeggio!”
“Cosa?”
“La sera, dopo cena, abbiamo voluto ascoltare qualche canzone suonata e cantata da Dan e Tom quando i due piccioncini continuandosi a fare il solletico e a sbaciucchiarsi sono andati in tenda perché avevano… taaaanto sonno!”
“È vero! io ero stanca!”
“Ma se vi si è sentiti per tutta la notte!” esclamai ridendo, poi mi girai verso Fra e la vidi shockata.
“Fra, tutto bene?”
“Sì… ma quindi l’avete fatto?” chiese curiosa e di nuovo in sé.
“…diciamo che non era la prima volta…” sussurrò imbarazzata Fabiola
“Cosa???”
“Beh, sì… a S.Valentino… ecco… lui si è presentato a casa mia... ma non era previsto! Eravamo soli… e l’abbiamo fatto!”
Mi resi conto di avere gli occhi spalancati e la bocca aperta, ma ero letteralmente sconvolta da questa notizia. In realtà me lo immaginavo, però pensavo che ce lo avrebbe detto subito!
“Ragazze, ci siete?”
“Si! Ma perché diavolo non ce l’hai detto prima?”
“Beh, innanzitutto… non sapevo come dirvelo… sembra ieri… e poi lo sapete che io sono una ragazza timida!”
“Ma smettila!” esclamammo in coro io e Francesca.
“Ok, va bene! Ma ora dobbiamo stare tutto il pomeriggio su questa novità?”
“Certo! E dobbiamo anche festeggiare! Al nostro grande passo!”
“Alla salute… cin cin!” dicemmo tutte insieme, facendo finta di far sbattere dei bicchieri di champagne.
 
***
 
Alle 8.50 come al solito arrivammo a scuola e andammo verso i nostri armadietti.
“Non ci posso credere che Haz riparta oggi pomeriggio. Come faccio a stare un altro mese senza di lui?” disse Fabiola tristemente.
“Dai, pensa che è solo un mesetto e il tempo passa in fretta” commentò Francesca abbozzando un sorriso rincuorante.
“Speriamo” sospirò.
Ecco in quel momento entrare i ragazzi e dirigersi verso di noi e, come faceva da ormai tutta la settimana, Francesca si dileguò alla vista di Dougie. Ma il ragazzo stavolta la inseguì piuttosto arrabbiato.
“Oh, finalmente si è svegliato!” esclamai.
“Scommetto che oggi sarà una giornata piena di sorprese!” prevedette ironicamente Fabiola.
“Forse riusciranno a chiarirsi!”
“Perché?  Cos’è successo?” chiese curioso Tom.
“Ma come? Non vi ha detto niente il vostro amichetto?” ammiccai.
Scossero la testa.
“Dovete sapere che a San Valentino, quando erano a casa di Dougie soli soletti, lui… l’ha baciata!”
“Non ci posso credere!” esclamò Danny con un sorrisetto.
“Sì, ma perché ora la insegue?” chiese Harry perplesso.
“Perché lei non è molto convinta… vi sarete accorti che è tutta la settimana che lei lo evita…”
“Ora si spiega tutto!”
“Quindi ora cosa succederà?”
“Lo scopriremo solo vivendo” me ne uscii io teatralmente. Tutti mi guardarono esasperati. “Mamma mia, come siete noiosi!”
“Comunque” continuò Fabiola ignorandomi “se le mie previsioni sono esatte…”
“E che sei, una meteorologa?” commentai sarcastica.
“Non sbeffeggiarmi, plebea, tu che non hai i miei poteri… ho visto cose che voi umani non potreste mai immaginare…” disse con voce mistica. Silenzio. “Vabbè, dicevo che secondo me i due si mettono insieme”
Mentre spettegolavamo sui nostri amici, suonò la campanella.
“Noi andiamo in classe, ci vediamo dopo”. Ci avviammo verso il laboratorio di chimica e prendemmo i posti, curiose e aspettando con ansia il ritorno di Francesca.
 
***
 FRANCESCA’S POV
 
Sta giocando…e comunque non mi interessa! Mi sono ripromessa che non avrei più sofferto per un ragazzo e certo è quello che ancora voglio evitare…eppure sto male! Sto malissimo! E più penso a quel bacio e più vorrei riprovare quella sensazione bellissima.
Ma questo è quello che mi dice il cuore; io devo seguire la testa! E l’unica cosa che posso fare è evitare di avere l’occasione che riaccada. È per questo che lo sto evitando! Non posso vederlo! Prima di tutto perché lo odio! Secondo poi perché…sì, è vero! Lo ammetto! Ne ho voglia! Ho voglia di lui! Oddio! Che dico! Ho il cuore a mille! Sorrido e sento le guance avvampare mentre mi dirigo verso il mio armadietto e come succede da ormai una settimana saluto le ragazze e, appena arriva Dougie, mi dileguo.
Ma stavolta non va proprio così.
Dougie mi guarda mentre io vado verso l’aula di filosofia ma non rimane lì fermo come al solito aspettando che io giri l’angolo…no…mi volto indietro per vedere come al solito la sua faccia e provare i soliti sensi di colpa per il mio comportamento di merda e quello che vedo non è un manichino impalato che soffre; quello che vedo è un ragazzo arrabbiato come non mai che viene verso di me. Mi giro in preda al panico e cerco un posto dove potermi rinchiudere senza che lui possa entrare…il bagno delle ragazze! Mi affretto mentre lui è proprio dietro di me.
“Dove stai pensando di andare? Perché scappi da me? Parlami! Dimmi qualcosa!”
“Dougie, lasciami in pace…non c’è niente da dire!” grido con le lacrime agli occhi.
“Io…Io non pensavo che avresti reagito così! Scusami!!”
“No, Dougie, tu non capisci! Non sei tu…ti prego, lasciami…cerca di capire!” Sto piangendo come una bambina e sono proprio una bambina! Non ho il coraggio di guardarlo in faccia…che stupida! Ma ecco il bagno! Entro e mi rinchiudo in un gabinetto.
“Francesca! Spiegami, ti prego! Sono io? Sì, lo so! Sono stato uno stronzo! Ti ho trattata malissimo ma non so cosa mi hai fatto…mi hai stregato! Io…io penso sempre a te, ti sogno tutte le notti e se penso a quel bacio…mi vengono i brividi solo a pensarci” Dougie, ma che dici…divento rossa e sento il cuore uscire dalla pelle e abbracciare il suo. Lo sento poggiare le mani sulla porta “Non è possibile che tu possa provare tutto questo disprezzo per me…e poi hai anche risposto al bacio…io non so più cosa pensare; sto diventando matto! Parlami, ti prego!”.
È qui. Dietro questa porta. Quello che ora vorrei è solo poterlo stringere a me e accarezzare le sue labbra, le sua guance, la sua pelle…ho i brividi! Apro la porta e lo trovo lì davanti a me con le lacrime agli occhi “Dougie!” rimango sorpresa e sorrido. “Sembriamo due deficienti!” Con la mano gli sfioro la guancia cercando di afferrare una lacrima per poi posarla sulle mie labbra e assaggiarla: anche quelle piccole gocce sanno di lui…lo abbraccio con tutta me stessa e scoppio a piangere. “Scusami! Scusami! Non sei tu! Sono io il problema! Sono io che…che non riesco ad amare…che mi sono chiusa in me stessa…ho il mio passato ancora dentro e non riesco a cacciarlo via…a dimenticarlo! E quel bacio…quel bellissimo bacio che mi hai dato mi ha fatto tornare indietro nel tempo…prima…prima…”
“prima di che?”
“Prima che succedesse qualcosa che mi ha segnato la vita.”
“Francesca devi parlare! Io voglio sapere che ti è successo! Voglio capire perché reagisci così…io voglio starti vicino”
“è complicato…io…non so se voglio parlarne…non voglio soffrire più per questo”
“Ma tu già soffri e finchè non agirai, continuerai a soffrire e a ricordare! Sfogati! Dimmi! Io sono qua!”
“non pensavo fossi così…così dolce” sorrido e gli bacio teneramente la guancia.
“sono bravo a nascondere i miei pregi…e non è qualcosa da andarne fieri” ammette “mi sono sempre comportato come un ragazzino e nessuno mi ha mai detto che sbagliavo…poi sei arrivata tu con i tuoi rimproveri. Ti giuro che non ho mai provato un odio così forte come quello che ho provato per te” sorrido “ma in realtà mi sei sempre piaciuta…dal primo giorno che ti ho vista…prima che scoprissi quanto tu fossi polemica! E alla festa di Eric…beh, mi ricordo tutto…mi dispiace averti rovinato la festa, ma mi stavo divertendo troppo!” scoppia a ridere e io gli do un pugno sul braccio. “ MI hai addirittura vomitato sul vestito! Quello è stato il picco del mio odio verso di te! E poi quando mi hai chiamata “Piccola zitellona”…ma come ti è venuto in mente??mi hai ferita tantissimo!”
“Scusami, ma non ci stavo proprio con la testa quella sera! Ma poi quando hai cominciato a ballarmi attorno…ti avrei voluto strappare i vestiti e baciarti, morderti…mi hai posseduto!”
Arrossisco e abbasso lo sguardo sorridendo “l’ho notato! Ed era proprio quello che volevo! Tu non sapevi niente di me e mi hai offesa! Zitellona…sì, ma per scelta! E fosse per la mia testa lo rimarrei ancora per tutta la vita! Ma il cuore…” abbasso lo sguardo.
“…il cuore ti porta a me…” con la mano mi sfiora il mento alzandomi il volto e i nostri occhi si incrociano. Mi sento nuovamente avvampare e l’istinto mi dice di avvicinarmi, accarezzarlo, baciarlo...mi avvicino e lui si piega verso di me ma qualcosa mi fa allontanare.
“scusami…non ci riesco…” dico affranta e un’immagine mi compare alla mente facendomi rabbrividire e piangere.
“Che succede? Ti senti male?” Dougie è preoccupato. Lo abbraccio.
“Lo vedo…è qui accanto a me…gli occhi sono pieni di rabbia…sembra un’altra persona. Mi guarda…lo guarda e solo con lo sguardo già ci uccide. Gli dico di stare calmo…che è solo un amico…che lo conosco da tanti anni…che anche lui lo conosce…che mi conosce…non lo tradirei mai. Ma lui è fuori di testa. Lo afferra…urla…urla…lo picchia. Gli urlo ci calmarsi…di non fare così…di lasciarlo stare…ma non  mi sente e si volta verso me con lo sguardo assetato di sangue. Mi dice di stare zitta che dopo ne ha anche per me…io piango e cerco di divincolarlo ma lui mi prende il braccio e mi scaraventa a terra…ora sono io la sua preda…calci…pugni…grida…non capisco più niente…il sangue mi esce da ogni parte del corpo e svengo…sono all’ospedale e sento le voci dei miei parenti, dei miei amici…pensano che non ce la faccia…pensano che morirò. Mamma è disperata…Valerio singhiozza…Papà cerca di calmarli…ma io sono lì e vorrei dirgli che sto bene…che non devono preoccuparsi…ma non ci riesco” mi fermo un attimo prendendo fiato mentre Dougie mi accarezza i capelli “ mi sembra di stare una vita dentro quel letto per malati senza riuscire a muovermi, ad aprire gli occhi e sono stanca di rimanere così…poi vedo una luce colorata…come un arcobaleno che mi mette allegria ed è come se volesse darmi la forza di aprire gli occhi…ed è quello che faccio…e i miei sono lì e urlano, ridono, piangono.”
“Io non sapevo…e ti ho solo fatto soffrire di più…che stronzo! Perdonami!”
“Ma che dici! Anzi, hai movimentato un po’ la mia vita…mi hai anche fatto scoprire lati di me che non conoscevo…come per esempio la brava ballerina che sono” sorrido e gli ballo attorno scherzando. Lui sorride e mi cinge con le braccia i fianchi.
“E solo io so quanto sei bella” mi accarezza il volto e si avvicina a me ma si ferma aspettando che sia io ad essere pronta.
“grazie” gli accarezzo i capelli e avvicino le labbra al suo collo per baciarlo. Odoro il suo profumo e ormai sono in Paradiso. Le nostre labbra sono vicinissime…ora sono sicura: sono pronta…
Il bacio tanto desiderato…sembra quasi di volare e toccare le stelle…ma quella che tocco è la stella più bella. Lo abbraccio forte a me e la campanella suona.
“Dobbiamo andare” mi dice affranto
“Vorrei rimanere così per sempre” sorrido
“Anche io”
Ci allontaniamo e usciamo dal bagno mano nella mano. Mi accompagna all’aula di chimica e vedo gli sguardi curiosi delle mia amiche verso di noi.
“Allora ci vediamo dopo” gli faccio e lo bacio e sorrido pensando a cosa staranno pensando quelle due. Mi volto ma lui mi afferra la mano e si avvicina all’orecchio per sussurrarmi qualcosa:
“Ti amo” mi dice e mi bacia sul collo. Poi mi guarda e ride
“che c’è?” gli dico ancora sotto gli effetti di quelle due magiche paroline.
“il tuo sorriso…è bellissimo…” sorride e mi bacia. “ora vai in classe che è tardi!”
“Agli ordini mio capitano!”
“non fare la scema!” si volta per andarsene
“Capitano?” lo chiamo sorridendo. Si volta.
“Anche io!”

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Capitolo 33
*** trentatre ***


“Tanti auguri a teeee, tanti auguri a teeee, tanti auguri a Daaanny, tanti auguri aaaa teee!” urlai, spuntando fuori da un cespuglio. Danny spalancò gli occhi, spaventato.
“Mi hai fatto prendere un colpo!” esclamò, chiudendo un secondo gli occhi per riprendersi. Poi li riaprì e sorrise. “Grazie comunque!”
12 marzo: compleanno del ragazzo più fantastico del mondo.
“Volevo essere la prima a farti gli auguri! 18 anni non si compiono mica tutti i giorni! Quindi mi sono svegliata presto e sono venuta qua, sotto casa tua… e ho colto al volo l’occasione per farti uno scherzetto” sghignazai.
“Sei proprio idiota!” scosse la testa ridacchiando, quindi si avvicinò a me e mi baciò. Poi mi prese per mano e, chiacchierando, ci dirigemmo verso scuola.
Appena superata l’entrata, alcuni ragazzi e ragazze si voltarono verso di noi, urlando “Tanti auguri Dan!”. Lui li ringraziò e li salutò con una stretta di mano. Arrivati ai nostri armadietti, ci aspettavano invece Tom, Dougie, Fabiola e Francesca che corsero ad abbracciare il festeggiato.
“Allora, come ti senti, neo-18enne?” domandò Tom, dandogli una pacca sulla spalla.
“Molto bene, grazie!” rispose con un gran sorriso. “Ora non vedo l’ora di prendere la patente!”
“Bravissimo, così poi ci scarrozzerai tu in giro” fece Dougie.
“Tutto a posto per stasera?” chiese Fabiola.
“Sì, è tutto organizzato, è al MaHiki alle 7 ok? Ora vado a confermarlo anche agli altri… ehi! Sarah!” urlò rivolto ad una ragazza. Quindi si allontanò per andare da lei.
Approfittai subito per parlare con i ragazzi.
“Sentite, strasera ho pensato di fare una sorpresa a Danny, ma mi serve il vostro aiuto” sussurrai.
“Contaci. A cosa hai pensato?” chiese Dougie.
“Avevo pensato… di cantargli una canzone” li informai arrossendo.
“Wow, come sei romantica!”
Ridacchiai. “Bè, ovviamente non dovete dirglielo. E poi ho bisogno di qualcuno che mi annunci stasera”
“Bè, non c’è problema, posso farlo io” si offrì Tom.
“Bene, grazie!” sorrisi, un po’ agitata. Non riuscivo a pensare che quella sera avrei cantato davanti a un sacco di persone.
In quel momento suonò la campanella e tutti ci dirigemmo nelle rispettive classi.
***
“Ehi amore!” mi sentii chiamare da Danny alla fine delle lezioni. Mi girai lo vidi correre verso di me.
“Ma ciao!” sorrisi e mi avvicinai per baciarlo. “Allora? Avvertito tutti?”
“Sì sì, missione compiuta. Senti… che facciamo oggi pomeriggio, stiamo insieme?”
“Mmm… guarda proprio non posso…”
“Come non puoi! E che devi fare?”
“èèè, vedrai stasera… ti ho preparato una sorpresa…” dissi sorridendo misteriosa.
“Oh, wow. Non vedo l’ora di vederla allora. Però mannaggia, volevo stare un po’ solo soletto con te” mi baciò.
“Dai, magari stiamo insieme dopo la festa, che ne dici?”
Ci pensò un secondo. “Bè, sì, è un’ottima idea!” sghignazzò malizioso.
“Perfetto. Allora ci vediamo stasera!” e, dopo averlo salutato, mi dirigo tra l’eccitato e il nervoso verso casa.
***
Per tutto il pomeriggio mi allenai cantando sulla voce di Kelly Clarkson, cercando di stonare il meno possibile. Le prime volte mi prese lo sconforto. La canzone era troppo difficile per me. Ma dopo qualche ora di prove su prove riuscii almeno a non stonare. Così mi preparai per la festa, con il cuore a mille, pensando quello che da lì a poco avrei fatto. Mi infilai il vestito rosso che mi ero comprata il giorno prima, presi la borsa con il regalo di Danny e le mie cose per la notte a casa sua, quindi uscii di casa. Mi aspettavano le altre.
“Ehi, come sei elegante!” esclamò Francesca.
“Grazie” sorrisi. “Anche voi state benissimo!” aggiunsi guardando i loro vestiti.
“Pronta?”
Capii subito a cosa si stavano riferendo. “Non mi ci fate pensare!”
“Dai, sarai bravissima. E poi è il gesto che conta, pensa come sarà contento Danny!” disse Fra.
“Certo, quello è vero…ma mi metterò in ridicolo davanti a un sacco di persone… ma come mi è venuto in mente…”
“Ma smettila. Tu basta che pensi a lui intensamente e vedrai che andrà tutto bene”
“Speriamo…”
Dopo un quarto d’ora raggiungemmo il locale: molto spazioso, illuminato con luci soffuse da una parte, colorate al centro dove c’era gente che ballava l’una attaccata all’altra. In penombra vidi un palchetto, dove avrei cantato di lì a poco. *Oddio aiuto!*. Cercammo i ragazzi con lo sguardo e, dopo un po’, li vedemmo intenti a chiacchierare con delle persone. Facendoci spazio, riuscimmo finalmente a raggiungerli.
“Oh, eccovi qui!” esclamlò Dougie andando a salutare Francesca con un bacio. Io mi avvicinai per salutare Tom, Giovanna e soprattutto, Danny. Aveva una camicia bianca che aderiva perfettamente al suo fisico. Stavo per sentirmi male.
“Sei bellissima” mi sussurrò ad un orecchio. Sorrisi e mi avvicinai per baciarlo. “Allora, questa sorpresa?”
“Vedrai…”
“Uffa, sto morendo dalla curiosità!”
Mi allontanai ridacchiando, verso il bar. Poi mi buttai in pista, prima con Fra, Fabi e Gì, poi con Danny. Il tempo passava e sempre più si avvicinava il mio momento. Era proprio vero che il tempo volava quando non volevi fare qualcosa.
Allora mi avviai dietro le quinte, allontanandomi da Danny con la scusa di andare al bagno.
Oddio come ero agitata. Lo sapevo, non ci sarei mai riuscita, avrei stonato davanti a tutti e sarei stata presa in giro a vita.
“E ora, signori e signori…” sentii la voce di Tom, sul palco. Mi tremavano le gambe. *Oddio non ce la farò mai* “…una sorpresa per il nostro festeggiato. Facciamole un applauso di incoraggiamento!”
Sentii il pubblico scoppiare in urla e applausi. Presi un bel respiro, mi feci coraggio ed uscii da dietro le quinte sul palco. *Oddio quanta gente, non me n’ero accorta prima.* Con gli occhi cercai Danny. Lo trovai che mi guardava stupito, con la bocca aperta, come se non riuscisse a credere ai propri occhi. Mi avvicinai tremante al microfono.
“Danny, sappi che in questo momento vorrei sotterrarmi, ma lo faccio solo per te” sorrisi, sempre guardandolo. Iniziò la musica.


What if I told you it was all meant to be,
Would you believe me
Would you agree
It's almost that feeling we met before
So tell me that you don't think I'm crazy
When I tell you love has come here and now

A moment like this
Some people wait a lifetime
For a moment like this
Some people search forever
For that one special kiss
Oh I can't believe it's happening to me
Some people wait a lifetime for a moment like this.”

 
Nonostante non fossi una bravissima cantante, cercai di metterci tutta l’anima e tutto il mio amore che provavo per lui. Incollai i miei occhi ai suoi e per me, in quel momento e in quella sala, c’eravamo solo noi due, non mi accorsi neanche del resto delle persone che mi stava guardando. Io guardai lui, e solo lui e sentivo vere come non mai quelle parole che gli stavo dedicando.

”Everything changes but beauty remains
Something so tender
I can't explain
Well I may be dreaming but till I awake
Can we make this dream last forever
And I'll cherish all the love we share

A moment like this
Some people wait a lifetime
For a moment like this
Some people search forever
For that one special kiss
Oh I can't believe it's happening to me
Some people wait a lifetime for a moment like this

Could this be the greatest love of all
I wanna know that you will catch me when I fall
So let me tell you this
Some people wait a lifetime for a moment like this

Some people wait a lifetime
For the moment like this
Some people search forever
For that one special kiss
Oh I can't believe it's happening to me
Some people wait a lifetime for a moment like this

Oh Oh like this

Oh Oh Oh Oh
Some people search forever, oh yeah yeah
Some people wait a lifetime for a moment like this

Oh like this”

 
Tutti applaudirono, sentii degli urli da Francesca e Fabiola e mi venne da ridere. Scesi le scalette, guardando Danny, e mi avvicinai a lui. Aveva le lacrime agli occhi, ma sorrideva.
“Non ci posso credere che tu abbia cantato veramente…”
“Neanche io!” ridacchiai. “Hai visto che si fa per amore?”
Mi sorrise dolcemente. “E’ stato un gesto bellissimo, grazie… ti amo come non mai!”
Lo abbracciai forte, respirando il suo buonissimo odore, che mi andava alla testa e non mi faceva capire più niente.
“Anche io, Danny. L’hai sentita la canzone no? Certe persone in una vita intera non riescono a trovare quello che io ho ora… e sono così felice che sia capitato a me…con te…” mi separai leggermente per guardarlo negli occhi. “E smettila di piangere!” scherzai, asciugandogli una lacrima con l’indice.
“Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata” mi accarezzò una guancia. “E quindi… sarei io il tuo special kisseh?!” ridacchiò.
“Mmm… sai che non me lo ricordo? Rinfrescami la memoria…” e allora posò le sue labbra sulle mie, e dentro di me scoppiarono migliaia di emozioni bellissime. Chissà se il cuore umano potesse sopportare così tanto amore e felicità. Dopo il bacio più bello del mondo, ci separammo, non smettendo di guardarci negli occhi.
“Sì, sei decisamente tu” affermai.
“Modestamente sono molto bravo” sghignazzò.
“Senti, special kiss, ecco il tuo regalo” e dalla borsetta tirai fuori la scatola impacchettata.
“Uh, sono curioso… chissà cos’è…” lo scosse vicino all’orecchio.
“Per scoprirlo, basta scartarlo, non ci vuole tanto…”
“Uu, l’ho sempre detto che sei polemica!”
Ridemmo. Scartò velocemente la carta colorata, su cui avevo scritto “I love you”, stando attento a non strapparla troppo. Sbarrò gli occhi alla vista della scritta.
“Ma sei impazzita? Non dovevi spendere così tanto!” esclamò aprendo la scatola e osservando l’orologio.
Lo ignorai. “Sì, ma stai attento, che D&G non significa Dolce & Gabbana…”
“A no? E che significa?”
“Ma come che significa?! Ma Danny & Giulia ovviamente!”
Sorrise. “Ah, già, giusto, come ho fatto a non pensarci!” Mi baciò dolcemente. “Ogni volta che guarderò l’ora mi ricorderò di te. Grazie!” mi abbracciò forte.
“Dai adesso torniamo a ballare!” proposi raggiante, prendendolo per mano e portandolo in mezzo la pista.
Le ore passarono, così, a festa finita, dopo aver salutato tutti, io e Dan ci avviammo verso casa sua. In silenzio ci dirigemmo in camera e chiudiamo la porta.
“Ecco, ora viene il mio modo preferito di festeggiare” sussurrò avvicinandosi sempre di più a me e bloccandomi tra le sue spalle.
Ridendo cercai di divincolarmi. “Dai che svegliamo i tuoi gen…” venni soffocata da un bacio.
“Fa niente… e poi… come faccio a resistere con te vicino, scusa?”
Sghignazzai e mi lasciai andare alle sue carezze e alle sue labbra morbide. Ad un certo punto si alzò leggermente da me per guardarmi, sorridendo dolcemente fra sé.
“Che succede?”. Lui continuò a sorridere, sfiorandomi con l’indice ogni parte del viso.
“Non posso ancora credere che tu sia mia” affermò a bassa voce, posando la punta del suo naso nell’incavo del mio collo e baciandomi. Ebbi un leggero brivido.
“E io non posso ancora credere che questa fortuna sia capitata a me”

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Capitolo 34
*** trentaquattro. ***


FABIOLA’S POV
 
Finalmente riesco a trovare il tabellone con gli orari dei voli. Eccolo Toronto – Londra KL1596 arrivo previsto per le 11.30 * stranooooo che è in orario, e mancano solo 10 minuti*
Sono le 11.30 e come immaginavo l’aereo porta ritardo. Guardo nuovamente il monitor e segna un ritardo di ben 2 ore.
* Nooo non ci posso credere… e ora che faccio?*
Decido così di sedermi su una poltroncina a guardare dalla vetrata gli aerei atterrare. Purtroppo però non mi accorgo che tutto ciò mi fa un effetto soporifero,così finisco per addormentarmi. Non mi rendo conto del tempo che è passato ,ma sento delle labbra avvicinarsi alle mie per poi baciarmi. Velocemente apro gli occhi e mi allontano, finchè riconosco, che la persona che mi stava baciando era Harry.
“Capisco che sono rimasto lontano per 1 mese, ma che mi ripudi mi sembra un gesto esagerato!”
Ancora incosciente riesco solamente a chiedergli “ e tu che ci fai qui?”
“Come che ci faccio qui? Sono tornato!... non è che hai sbattuto la testa mentre dormivi?”
“Io… la testa?!?... No! Ma se tu sei qui allora che ore sono?”
“sono le 13.40”
“Oddio non mi dire che ho dormito qui per 2 ore”
“… e così il principe azzurro venne a svegliare con un bacio la bella addormentata”
“idiota” ridacchio
“ ma i tuoi ci staranno aspettando”
“si sono andati a chiamare il taxi”
Ci avviciniamo verso i suoi genitori per poi andare a casa sua a posare i bagagli. Decido di rimanere a pranzo con loro, dopo che Haz ha insistito affinché passassi tutto il giorno con lui.
Finito di mangiare i suoi genitori escono per andare a fare la spesa,mentre io,Harry,la sorella e il fratello scegliamo un film da vedere. La scelta ricade su Hairspray.Ci accomodiamo sul divano e facciamo partire il dvd. A circa un’ora dall’inizio del film Katherine esclama “ Ragazzi io ho sete ,voi volete qualcosa da bere? Oppure potrei preparare un po’ di POPCORN!”
“Siii buoni, e poi che film sarebbe senza i popcorn” aggiunge Thomas
“Allora intanto che li prepari io vado a rifarmi il trucco”
“ok”
Salgo le scale e mi trovo la porta del bagno sulla sinistra. Mi precipito allo specchio per vedere in che condizioni sono ridotta: un disastro. Per fortuna porto sempre con me tutto il necessario,perciò tiro fuori dalla borsa una spazzola per pettinarmi i capelli. Ma improvvisamente sento aprire la porta ed apparire Harry,il quale se la chiude subito alle spalle.
“ E tu cosa vuoi?”gli domando curiosa
“voglio stare con te…”risponde malizioso avvicinandosi sempre più
“Ma se è da stamattina che sono insieme a te”
“Non mi basta io voglio stare con te in tutto e per tutto” mi sussurra a pochi centimetri dalla mia bocca. Non riesco a rispondergli che si è già impossessato delle mie labbra ,tanto da non riuscirmi a far respirare. Dopo pochi secondi sento le sue mani muoversi dai miei fianchi verso i bordi della mia camicetta,e iniziare a slacciarmi i bottoni.
*Ma che fa?... non possiamo… potrebbe entrare chiunque da un momento all’altro*
Vorrei allontanarlo da me,ma una forza sconosciuta mi impedisce di farlo.* I bottoni della camicetta sono finiti, o lo faccio ora o è la fine*
Poso le mie mani sulle sue spalle facendo pressione in modo da distaccarlo da me.
“ che succede?” esclama sorpreso
“ Come che succede?... siamo nel bagno di casa tua ,tuo fratello e tua sorella sono di sotto ad aspettarci, i tuoi genitori torneranno tra poco e da quella porta potrebbe entrare chiunque!”esclamo.
“beh per quanto riguarda Katherine e Thomas ho già sistemato tutto,gli ho detto che volevo rimanere da solo con te,mentre riguardo ai miei, sono usciti solamente da un’oretta e come minimo tornano tra un’altra ora. Quindi…”
“capito… mmm però quella porta mi preoccupa lo stesso”
“Non c’è problema…” afferma allontanandosi da me “…basta poco ”aggiunge girando rapidamente la chiave.
“ Ora penso che mi sentirò molto più a mio agio” ridacchio ironica. Ma improvvisamente me lo ritrovo davanti con quel sorriso che mi fa sciogliere ogni volta che lo vedo.
“ eh ora perché sorridi?” gli chiedo avvicinandomi sempre più alle sue labbra
“perché sei bellissima e mi sei mancata da morir…” non finisce nemmeno la frase che sento le sue labbra di nuovo sulle mie. Questa volta la camicetta è già sbottonata così da poter sentire le sue mani direttamente sulla mia pelle… Ormai non mi importa più nulla del luogo in cui siamo… ci siamo solo io e lui… potrebbe entrare anche il Papa, ma tanto non me ne accorgerei.
Dopo quel piacevole pomeriggio, la sera saremo andati a festeggiare con gli altri il suo atteso ritorno.
 
 
****
 
Sono le 19.30 e stiamo aspettando i ragazzi davanti al Sunset. La sua mano è stretta forte alla mia,non so come mai ma questa sera mi sento molto più attaccata a lui.
“Eccolo finalmente!” sento la voce di Doug sopraggiungere alle nostre spalle accompagnata dalle chiacchiere degli altri. Finito di salutarci,entriamo nel ristorante.
“Avevo prenotato una tavolo per 8”dico al cameriere
“si venite vi faccio strada”
Giunti al nostro tavolo ci accomodiamo e ordiniamo subito da bere.
“Allora Harry che ci racconti com’è andato questo mese immagino tu te la sia spassata?tutta vita Rock n’ Roll !” domanda Tom
“ Sii è stato veramente elettrizzante passare tutti i pomeriggi….” Spiega Harry
“Hai capitolo tutti i pomeriggi ..il signorino si teneva impegnato”lo blocca Giulia
“no no fammi spiegare… ho passato tutti i pomeriggi a giocare a carte con mia nonna!”
Scoppiamo tutti in una fragorosa risata che fa girare tutti gli ospiti del ristorante.
“Non ci credo…. Mi deludi amico!”afferma Dan
“Ma hai fatto qualche amicizia ?”chiede Giovanna
“Beh all’inizio è stato veramente difficile perché lì parlano la maggior parte delle persone il francese e io non ci capisco nulla … però poi sono riuscito a conoscere qualcuno!”
“Qualcuno o qualcuna???” domanda malizioso Doug
“No tutti ragazzi!... e comunque ho capito dove vuoi arrivare e sai benissimo che io non tradirei mai la mia ragazza!” afferma solennemente baciandomi delicatamente le labbra.
“Comunque non ho molto da raccontare ,voi invece come ve la siete spassata senza di me??”
Continuò così la nostra serata chiacchierando dei nuovi avvenimenti successi durante questo mese alternati a qualche cavolata sparata da Doug o a qualcuna di Danny.
 
***
DRIIIN sentii squillare il cellulare.
E’ Dougie.
“Pronto Doug?”
“Ciao Giulia,che c’è Dan lì con teee? E’ importante l’ho cercato a casa ma non c’era sai dove posso trovarlo?” mi domandò con tono isterico
“Ehi calma! Che succede?”
“Hai presente il mio amico Mark? Quello del bar?”
“Si certo”
“Ecco mi ha appena telefonato per dirmi che sabato sera ci sarà una specie di sfida tra band al locale! Ma la cosa importante è che ci saranno dei produttori ad assistere allo spettacolo perché pare che stiano cercando dei nuovi talenti!”
“Oh mio diooo ma questa è la vostra occasione!”
“Si ma ora ho rintracciato tutti gli altri per dirglielo però manca Danny perché dobbiamo organizzarci per le prove,per selezionare le canzoni… oddio sono troppo elettrizzato!”
“Immagino! Comunque a Danny provo a rintracciarlo io e gli dico di chiamarti subito!”
***
Eravamo davanti al locale dove passavamo quasi tutti i sabato sera. Ma quella volta c’era qualcosa di strano nell’aria. Vedemmo passare davanti a noi gruppi di ragazzi vestiti punk con in spalla zaini e custodie contenenti strumenti musicali.
Afferrai decisa la mano di Danny e gli sussurrai all’orecchio “Stai tranquillo, siete bravissimi, andrà tutto bene e se il discografico se ne intende vi sceglierà di sicuro”
“Io non ne sarei tanto sicuro sul ‘andrà tutto bene’. Da stamattina sembra che succedano tutte a me: mi sono scottato con il caffè, mi è passato un gatto nero davanti, sono inciampato non so quante volte e oggi pomeriggio mi si è rotta una corda della chitarra… per fortuna era quella di riserva!” mi disse angosciato.
“Ancora credi a queste superstizioni! Tu devi salire sul palco e pensare che non ci sia nessuno! Concentrati solo sulla tua musica!”
“Va bene me ne ricorderò” mi sorruse e mi bacia su una guancia.
“Allora entriamo?”
“Si” risposero Francesca, Fabiola e Giovanna
“Noi dobbiamo entrare da dietro!” spiegò Dougie.
E quasi in simultanea ci girammo tutte insieme per baciare e augurare buona fortuna ai nostri ragazzi.
Decise, entrammo nel locale ormai stracolmo e decidemmo di avvicinarci il più possibile al palco per vederli da vicino.
“Ehi ragazze!” urlò Fabiola sbracciandosi dall’altro capo della sala. ”Ho trovato un posto!”
La raggiungemmo di corsa prima che iniziasse lo spettacolo.
“Wow che fortuna che hai avuto siamo proprio sotto il palco” esclamò Gì.
“Già, e da qui si vede anche il discografico!” aggiunse Francesca.
“Davvero?”
“Sì, guarda, è quel signore con la giacca di pelle sull’unica poltroncina in sala!”
“Uh sta iniziando lo spettacolo!” le zittii.
Ecco spuntare un ragazzo, vestito da rapper americano, che sembrava fingersi presentatore.
“Benvenuti a tutti! Come vi butta?... beh qui la tensione si sente perché tra qualche minuto si sfideranno 7 band, le quali dovranno suonare 3 canzoni ciascuna… bene detto questo voglio sapere da voi se siete abbastanza carichi per affrontare questa sfida! Siete carichi?”
Improvvisamente sentii un boato provenire alle mie spalle e decisi di urlare anch’io.
“E a questo punto facciamo salire la prima band: si chiamano i Kojo e sono un mix di Jazz e Pop, un applauso per loro”
Continuò così la serata tra varie band di scalmanati che cercavano di fare musica, ma che se li sarebbero sognati i livelli della nostra band.
“Ma poi hanno deciso che canzoni suoneranno? Li ho visti abbastanza insicuri oggi” chiese Francesca.
“Si! Suonano i loro classici: 5 colours, Not Aalone e I’ve got you!” affermai.
“Oh che belle! Speriamo bene!” esclamò Gì.
“Ed ora ecco a voi l’ultimo gruppo, sono la band più infuocata di Londra, un mix di Blink 182 e Beatles! Ecco a voi i McFly!”li vedemmo entrare un po’ estranei a tutti quei riflettori e decidemmo di dargli il nostro appoggio alzandoci in piedi e urlando con tutto il fiato.
Ed ecco partire le chitarre il basso e la batteria. *Sono carichi si sente e lo vedo soprattutto dallo sguardo di Dan, non l’avevo mai visto così preso dalla sua musica. Beh si vede che ha ascoltato il mio consiglio* ridacchiai tra me e me.
E sulle ultime note di Not Alone rivedemmo sbucare il ragazzo che si spacciava per un presentatore.
“E questi erano i McFly!! Un applauso per loro!” e dopo aver ringraziato il pubblico scesero dal palco e si avvicinarono eccitati al nostro tavolo.
“Allora come siamo andati?” gridò Danny correndomi incontro.
“Siete stati meravigliosi, fantastici in realtà, non ci sono aggettivi per descrivervi… penso di non avervi mai visto suonare così prima d’ora!” esclamai eccitata abbracciandolo forte.
Ci sedemmo sulle sedie al nostro tavolo e ordinammo da bere.
“Ehi ragazzi vi volevo dire che siete stati veramente bravi e forse non solo io me ne sono resa conto” esclamò la cameriera prendendo le nostre ordinazioni.
“Non mi dire che…” intervenne Tom.
“Si, il discografico, gli ho sentito dire qualcosa su di voi mentre parlava al telefono! Ora scusate ma devo andare se mi becca il capo a parlare con i clienti mi licenzia!” aggiunse, andando ad un altro tavolo per servire altri clienti.
“Mah chissà cosa avrà detto di noi al telefono, forse siamo stati scelti e avrà chiamato qualcuno della casa discografica?” esclamò Harry eccitato.
“Ehi ragazzi non illudiamoci, potrebbe aver detto tutt’altro che siamo bravi!” intervenne Dan malinconico.
“Ma smettila! E poi se non gli interessaste non starebbe venendo qui al nostro tavolo” esclamai mantenendo la calma.
Vidi gli occhi di tutti puntati verso il discografico che stava giungendo al tavolo.
“Buona sera ragazzi, voi siete i McFly giusto?” domandò con fare professionale.
“Si siamo noi!” affermò Tom raggiante.
“Allora… questa sera avete fatto una bella performance! E vorrei sentirvi suonare in un vero studio, che ne dite di venire a provare domani pomeriggio alle 16 in casa discografica?”
“Si, accettiamo!” esclamò frettolosamente Danny.
“Bene non chiedevo altro. Grazie, arrivederci ragazzi!” e lo vedemmo allontanarsi insieme ad un altro tizio.
“Oh mio dio! Non ci credo!” esclamò Harry a bocca aperta.
“È la nostra possibilità!” aggiunse Doug. Guardai gli altri che sembravano imbambolati a fissare il tavolo a bocca aperta.
“Qui ci vuole un brindisi! Scusa?” fermai la cameriera.
“Si, dimmi”
“Vorremo ordinare dello spumante! Dobbiamo festeggiare!”
“Allora siete stati presi! Sono così felice per voi… in realtà tifavo per la vostra band!” aggiunse e con il sorriso sulle labbra, andò al bar e ci portò 8 bicchieri con una bottiglia di fresco spumante. Con i bicchieri pieni mi alzai in piedi.
“In questa bella serata vorrei brindare a una fantastica band che sicuramente avrà davanti a sé un entusiasmante futuro! CIN CIN”

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Capitolo 35
*** trentacinque. ***


“Ancora non ci posso credere!”. Mentre andavamo verso gli armadietti, quella era la frase che ci ripetevamo ogni due secondi. I ragazzi, ormai presi soltanto al pensiero delle prove imminenti, non sapevano se essere felici o preoccupati per come sarebbero andati.
“Vedrete che vi prenderanno sicuramente” disse Fabiola sicura di sé.
“è rincuorante sentirselo dire proprio da te dato che sei una veggente!” rispose Dougie speranzoso.
“Sì, e poi non può che essere così… siete fantastici! Come si può resistervi?” aggiunsi io.
“Noi non ce l’abbiamo fatta…” proseguì Francesca ammiccando a Dougie, che le si avvicinò e le diede un tenero bacio.
“Ok, ora basta effusioni! Dobbiamo concentrarci sulle prove!” intervenne Harry preoccupato.
“Già! Dobbiamo dare il meglio di noi! Ragazzi, dobbiamo mettercela tutta perché è la nostra occasione di far sentire la nostra musica al mondo!” aggiunse Tom con grinta.
“Al mondo, ora non esageriamo… mi accontenterei anche solo di qualche pub…” ammise Dougie un po’ impaurito.
“Ma che dici! Non mi dire che hai paura di suonare davanti al pubblico?” Danny lo guardò e scoppiò a ridere.
“Ma che! È solo che mi sembra avventato parlare già del mondo intero…siamo realisti!”
“No, invece è proprio adesso che dovete vedere in grande perché questo vi dà la grinta giusta per affrontare al meglio ogni prova! Dovete pensare che potreste veramente arrivare a suonare per il mondo intero…ma questo dipende solo da voi! Se ci credete veramente sarà tutto più semplice!” intervenni io con determinazione. I ragazzi mi guardarono senza fiatare.
“Ti adoro!” Danny mi prese in braccio e mi riempì di baci mentre la campanella suonava, richiamandoci alla realtà e invitandoci ad andare in classe.
All’uscita ci ritrovammo come al solito fuori scuola e sorprendentemente l’ansia e la paura della mattina erano sparite, lasciando spazio alla risolutezza.
“Le tue parole ci hanno fatto bene, guardaci! Ormai siamo pronti a tutto, vero ragazzi?” chiese Tom.
“Sì! Ce la faremo!”
Dopo un “in bocca al lupo” pieno di baci e raccomandazioni, li lasciammo al loro destino, sicure del successo.
 
***
 
Eravamo tutte e quattro a casa di Fabiola in ansia sicuramente più dei nostri ragazzi. Erano le sette di sera e ancora non ci avevano fatto sapere nulla… che fosse andata male? No. Era impossibile.
Il campanello suonò facendoci sobbalzare.
“Sono loro sicuramente” Fabiola andò verso la porta e guardò dall’occhiello annuendo poi verso di noi. Aprì la porta e quello che vedemmo  fece cadere ogni nostra speranza: sguardi bassi, musi lunghi…
“Allora? Com’è andata?” Giovanna andò verso Tom preoccupata, ma dall’altra parte silenzio.
“Insomma? Ci rispondete? È andata così male?” Francesca spazientita li guardò aspettando una risposta ma ancora silenzio.
“Se non mi rispondi subito verrai punito… niente giochini per un mese! E sai cosa intendo!” intervenni io guardando Danny che spalanca gli occhi sorpreso e preoccupato.
“Bene… se la metti così risponderò” sorrise “ebbene…” Guardò gli altri e poi tutti insieme si scaraventarono su di noi urlando di essere stati presi e di aver firmato il contratto.
“Lo sapevo! Lo sapevo” esclamammo in continuazione noi.
“E ora dobbiamo festeggiare! Che ne dite di una cenetta?” propose Harry.
“Sì, ma non qui. I miei stanno tornando e non credo che siano entusiasti all’idea di avere tutti questi ospiti all’ultimo momento” ammise Fabiola.
“Allora venite da me! Il posto per tutti c’è!” esclamò Harry.
Così uscimmo di casa e arrivammo nella sua villetta, non proprio piccola, e passammo una serata magnifica, tutti felicissimi per ciò che si prospettava essere una bellissima carriera per i nostri ragazzi.
 
***
 
“Pronto?” dissi, dopo aver alzato la cornetta del telefono.
“A bellaaa! Mamma mia che accento impeccabile che ti è venuto!” mi rispose una voce familiare.
“Non ci posso credere! Arianna! Da quanto tempo!” sorrisi pensando la mia ex compagna di classe all’altro capo del telefono.
“Infatti! Allora come va la vita, londinese che non sei altro? Ci hai abbandonato tutti eh?!”
Ridacchiai “Eh già, che ci vuoi fare. Vi tocca sopravvivere senza di me”
“Senti ci, ti ho chiamato per chiederti un favore”
“Dimmi pure”
“So che tu sei amica di una band… e anche qualcosa di più con qualcuno eh?!”
“Già” sghignazzai.
“Qui stiamo organizzando la festa di fine anno della scuola. Ma il DJ si è ritirato all’ultimo e adesso non sappiamo che fare. Non possiamo fare la festa senza musica. Allora mi chiedevo se magari i tuoi amici potevano suonare… chiaramente saranno pagati. La cifra non è molto alta ma meglio che niente…”
Riflettei per un secondo. “Penso possa andare bene. Certo, devo sentirli e vedere cosa dicono”
“Ci salvereste la vita! Altrimenti dovremmo rinunciare a tutta la festa!”
“Ok, allora li sento e ti faccio sapere”
“Grazie! Sarebbe il top, visto che suoneranno anche dal vivo, immagino”
“Certo, sono una band seria. Sai che hanno appena firmato il contratto con una casa discografica?”
“Sul serio? Ma allora avremmo l’onore di avere dei VIPs alla nostra umile festa!”
Risi “Già, è una cosa seria. Sono molto bravi. Che giorno è?”
“Il 10 giugno alle 8 e mezza, a Villa Coesia; potremmo allestire un palco”
“Perfetto!”
“Allora fammi sapere appena puoi”
“Certo. Un bacio. Ciao!”
“Ciao bella! Baci” e misi giù. Subito rialzai la cornetta per chiamare Dan.
“Amore!” lo sentii rispondere.
“Amore, che fai di bello?”
“Oh, niente di che, stavo guardando la TV”
“Ho un novità!”
“Che genere di novità?”
“Eh, caro, è una sorpresa; chiama i ragazzi e venite a casa mia!”
“Oi, allora è una cosa seria! Ok li chiamo e ci precipitiamo”
“Perfetto. Allora a dopo!”
“Sono troppo curioso. Non vedo l’ora. A fra poco!”
“Ciao. Baci!”
“Ciao!”
Elettrizzata iniziai a mettere a posto un po’ la casa e mi diedi una sistemata. Nel giro di 20 minuti ecco suonare il citofono. Aprii la porta e li vidi tutti e 4 fuori dal cancello. Sorrisi alle loro espressioni mentre li facevo entrare.
“Ehi Giulia! Cosa devi dirci di così importante?” domandò Dougie, salutandomi.
Baciai frettolosamente Danny, salutai gli altri e li feci accomodare sul divano. Mi guardavano curiosi, mentre io mi sedetti si fronte a loro con un sorrisetto.
“Allora?” insistette impaziente Harry.
“Allora… penso di avervi trovato il vostro primo impiego!” sorrisi raggiante.
“No?! Sul serio?” esclamò eccitato Tom.
“E’ fantastico! Ma dove?” chiese Danny.
“Ecco… sarebbe a Roma…” e gli spiegai velocemente della mia telefonata con Arianna. “Che ne pensate?” domandai alla fine del mio resoconto. Loro si guardarono per un secondo. “Oh, se volete discuterne vi lascio da soli”
“Ma ti pare che te ne devi andare?” fa Tom, sorridendomi. Poi si voltò verso gli altri. “A me pare una buona idea!”
“Anche a me! Sarebbe fantastico!” aggiunse Danny, suscitando il consenso di tutti.
“Ci pensate? La nostra prima esibizione live!”
“Sì. Oddio non sto più nella pelle!”
“Quando hai detto che è?”
“Il 10 giugno. Quindi io direi di sbrigarci a prenotare per tutto. Mi fa strano tornare a Roma e dormire in albergo…” dissi sospirando un po’ malinconica.
“Sì, deve fare un certo effetto” affermò Tom sorridendomi comprensivo.
“E pensate, vi faremo conoscere una delle città più belle del mondo, nonché patria di tutte le vostre ragazze!” aggiunsi provocando una risatina generale.
“Bè a me sembra un piano perfetto. Possiamo starci per 3 giorni e visitare un po’ di cosette!”
“Io penso che potremmo cercare voli e albergo e, se riusciamo, prenotare” propose Dougie serio per una volta.
“Sarebbe la soluzione migliore. Solo che prima dobbiamo sentire Fra, Fabi e Gì nonché i nostri genitori”
“Già. Su mettiamoci all’opera!”
“Se vi serve, usate pure il telefono di casa!”
E così tutti si alzarono e iniziarono a chiamare chi di dovere. Io per prima cosa chiamai i miei e gli spiegai la situazione. All’inizio erano un po’ titubanti nel lasciarmi andare da sola con gli amici (ma soprattutto con il mio ragazzo), ma alla fine il fatto che saremmo andate a Roma, avremmo rivisto tutti i nostri compagni di classe e avremmo fatto visitare la città ai ragazzi, riuscì a convincerli. Io li ringraziai raggiante e subito chiamai Fra e Fabi raccontandogli tutto; loro furono entusiaste e mi dissero che avrebbero sentito i genitori e dopo si sarebbero fiondate a casa mia.
“Tom, hai sentito Gì?” gli chiesi, dopo aver attaccato.
“Sì, ha detto che per lei va benissimo, è contenta di ritornare nella sua patria e visitare Roma. Sta venendo qui”
“Ok perfetto. Io ho sentito i miei ed è tutto a posto. Ora Fra e Fabi stanno parlando con i genitori e poi ci raggiungono qui”
“Perfetto, anche per i miei va bene. Sono molto contenti. Oddio Giulia, grazie, sono veramente felice!” esclamò abbracciandomi. Io sorrisi, felice per loro, felice che fosse la loro prima occasione di far sentire il loro talento alla gente. Anche se erano solo un gruppo di ragazzi della mia ex scuola.
“Bè, allora?”  mi rivolsi agli altri.
“Per me tutto ok”
“Anche per me.”
“Mia madre ha paura a rimanere sola con mio padre, ma ha detto che va bene” disse Danny sospirando. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai il viso, facendogli alzare lo sguardo. “Andrà tutto bene” e lo abbracciai forte, sentendo lui che faceva lo stesso. Gli diedi un bacio e lo presi per mano. “Io direi di salire in camera a cercare su internet” mi rivolsi a tutti. Erano d’accordo, quindi salimmo le scale ed entrammo.
“Credo che sia la prima volta che saliamo in camera tua” affermò Harry guardandosi in giro.
“E’ vero”
“Per me no” Danny sghignazzò malizioso. Io subito gli diedi un pugno sulla spalla, mentre gli altri ridevano.
“Allora mettiamoci al lavoro!”
E così iniziammo a vedere qual era il volo più vantaggioso, l’albergo con le offerte migliori… lavoro che ci occupò tutto il pomeriggio. Ma finalmente, quando il cielo si era ormai fatto buio, eravamo soddisfatti dopo aver prenotato un volo con Ryan Air e un albergo che non sembrava male proprio vicino al luogo della festa,  Villa Coesia. Nel frattempo ci raggiunsero anche le ragazze, che come tutti, erano eccitate all’idea. Soprattutto per noi, si trattava di un ritorno in patria. Ritorno con le persone delle quali ormai non potevamo più fare a meno.
 
***
 
Un atterraggio brusco ma in orario. Finalmente eccoci arrivati. Non avremmo dovuto aspettare le valigie, perché tutti noi ci eravamo portati un bagaglio a mano. Quindi, ci avviammo verso l’uscita, parlottando eccitati. Subito ci mettemmo alla ricerca di un taxi libero, che ci avrebbe portato in albergo. C’era solo l’imbarazzo della scelta. Fuori dagli aeroporti ce n’erano sempre una marea per spennare poveri turisti venuti da chissà dove. Ne scegliemmo uno ed entrammo, informammo l’autista dell’indirizzo a cui ci avrebbe dovuto portare e con qualche sforzo riuscimmo a far entrare le valigie e a partire. Mi appoggiai al finestrino con la testa, guardando fuori. Decisamente il paesaggio non era niente di che, ma mi venne un po’ di nostalgia e sospirai. Danny, accanto a me, mise la sua mano sulla mia. Io mi voltai.
“Tutto a posto?” mi chiese dolcemente.
“Sì. È solo…” mi voltai ancora verso il finestrino, iniziando a riconoscere i posti che frequentavo di più. Sospirai, sorridendo. “…Roma!” 

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Capitolo 36
*** trentasei. ***


“Oddio quanti ricordi…” sospirò Francesca guardandosi in giro, mentre stavamo passeggiando per Via del Corso.
“Già, sembra passato un secolo, vero?”
“Guardate dove siamo!” esclamai fermandomi all’improvviso. Francesca e Fabiola scoppiarono a ridere, guardando l’edificio alla mia destra, ed io le seguii a ruota, sopraffatta dai ricordi.
“Qualcuno potrebbe spiegare anche a noi?” domandò Dougie infastidito.
“Scusateci. Praticamente ogni volta che venivamo qui e passavamo davanti a questo albergo, il ‘Plaza’, facevamo finta di essere delle riccone e ce ne uscivamo con frasi del tipo ‘Prego, se volete seguirmi, vi mostro la mia camera’” spiegò Fabiola ridacchiando.
“Dio mio, che idiote!” esclamai.
“E vogliamo parlare di Via Condotti?”
“Sì, vi ricordate? ‘Valentino mi ha invitato ad un suo cocktail questa sera, Dolce mi ha fatto un vestito stupendo per l’occasione!’” imitai la voce di una con la puzza sotto al naso e scoppiai subito a ridere.
“Via Condotti” spiegò prontamente Francesca alle facce confuse dei ragazzi “è una piccola via con tutte le grandi firme. Dopo ci passiamo”
E riprendemmo la nostra passeggiata, mentre ci inoltrammo in racconti di tutti i ricordi che affioravano alla mente.
“E questo è ‘Ricordi’” indicai il negozio a sinistra.
“Ora che ci penso, non è che ci sia poi molto lì dentro come selezione musicale” esordì Fabiola.
“No, infatti. Niente a che vedere con HMV!”
E così passammo la giornata a visitare la nostra città, portando i ragazzi un po’ dappertutto. Prima di cena, passammo tutti in albergo per darci una rinfrescata: giugno si faceva sentire e l’estate era decisamente iniziata. Di sicuro, i ragazzi non erano abituati a tutto questo caldo e noi ce lo eravamo quasi dimenticato.
La sera avevamo organizzato la cena in uno dei posti più belli: lo ‘Zodiaco’. Si vedeva tutta Roma da lassù. Così il taxi ci venne a prelevare e ci portò al famoso ristorante. Come immaginavo, la vista dalla collina era stupenda: Roma di notte, poi, era uno spettacolo.
“Wow!” esclamò Giovanna. “Com’è bella!”
“La vista è meravigliosa!”
Entrammo nel locale e subito un cameriere ci indirizzò al nostro tavolo, che fortunatamente era proprio vicino alla finestra, cosa che ci premise di goderci la vista della città illuminata.
“Allora? Che ve ne pare di Roma?”
“Meravigliosa!” esclamò Tom.
“Già. Certo fa un po’ strano vedere che guidate al contrario”
“In realtà, Doug, siete voi che guidate al contrario, visto che siete praticamente gli unici a farlo!”
“Sono dettagli”
“Sono contenta che vi piaccia comunque” esclamai sorridendo. La cena era ottima e i ragazzi, non avendo praticamente mai mangiato vero italiano, ne rimasero entusiasti e innamorati. Dopo di che, decidemmo di farci una passeggiata, quando..
“Mi è venuta un’idea!” esordii.
“Ho paura delle tue idee” dice Fabiola.
“Simpatica!”
“Dai, spara!”
“Andiamo a prendere una grattachecca!”
Fabi e Fra esclamarono subito “Sì!”, mentre gli altri “Una che?”
“Grattachecca” scandii bene e parole. “E’ buonissima, vi piacerà sicuramente. Qui c’era un chioschetto che la fa buonissima. Chissà se c’è ancora”
Per fortuna c’era e, dopo aver fatto la solita fila di venti minuti, riuscimmo a prenderla. Come volevasi dimostrare ai ragazzi piacque da morire e tutti la gustammo con piacere: con questo caldo poi, un po’ di fresco era piacevole.
Facemmo un ultimo giro e, non prima di aver raggiunto il Colosseo e averlo ammirato tutto illuminato (mi ero quasi scordata di quanto fosse bello e imponente), ce ne tornammo in albergo letteralmente distrutti dopo una giornata intensa come la nostra. Augurammo frettolosamente la buonanotte e ognuno si diresse verso la propria camera. Mi chiusi la porta alle spalle dopo aver fatto entrare Danny e mi buttai sul letto.
“Oddio sono sfinita!”
Dan si avvicinò a me e iniziò ad accarezzarmi. “Sicura di essere stanca?” mi domandò con quella sua voce calda, irresistibile, mentre sfregava il suo naso contro il mio.
Io sorrisi accarezzandogli una guancia. “Sì, amore, non riesco a tenere gli occhi aperti!”
Lui sbuffò. “Ma non servono gli occhi aperti” sorrise malizioso.
“Cretino” ridacchiai. “Dai, domani, non ce la faccio proprio, mi dispiace!”
“Va bene, tranquilla, mi basta dormire vicino a te per stare bene” mi baciò dolcemente. Velocemente andai in bagno, mi struccai e indossai la camicia da notte, per poi infilarmi nel letto, abbracciando Dan.
“Buonanotte tesoro!”
“Buonanotte”
Sentii solo un suo leggero bacio e poi sprofondai tra le braccia di Morfeo (e del mio ragazzo).
La mattina seguente, mi svegliai del tutto riposata, ma rimasi ancora ad occhi chiusi. Allungai un braccio accanto a me e sentii che il posto di Danny era vuoto. Aprii gli occhi e mi guardai intorno, un po’ accecata dalla luce del giorno. “Danny?” chiamai. Nessuna risposta. Mi alzai ancora un po’ assonnata, quando vidi un biglietto sulla scrivania. Lo afferrai e lessi: “Amore, sono sceso a fare colazione, non ti ho svegliato perché eri troppo bella. Ti porto qualcosa su io. Ti amo, Dan.” Sorrisi. Quanto era dolce. Stavo per andare in bagno a farmi una doccia, quando ecco la porta che si aprì, facendo apparire Danny, che si stava muovendo piano, come per non fare rumore.
“Ah, ma sei sveglia!” mi sorrise e si avvicinò per darmi un bacio. “Finalmente. Sei la solita dormigliona”
“Non è vero, ero stanca!”
“Sì, tutte scuse!” ridacchiò. Poi mi porse un piattino con su delle fette biscottate e marmellata. “Et voilà!”
“Grazie, sei un tesoro! Però stavo per andarmi a fare una doccia, lo mangio dopo”
“Ok. Ho detto agli altri di vederci fra una mezz’oretta giù”
“Va bene.” Avevo la mano sulla maniglia della porta, stavo per aprire, quando ebbi un’idea.
“Stavo pensando…” sorrisi tra me. “…tu l’hai fatta la doccia, per caso?” mi girai a guardarlo maliziosa. Lui fece finta di pensarci “Mi pare di sì, ma non essendo sicuro, meglio farne un’altra!”
Risi mentre lui mi afferrò e mi prese in braccio. Affondai le mie labbra sulle sue con decisione mentre con una mano cercai la maniglia della porta e la aprii. Iniziai a baciarlo sul collo, percorsi tutta la faccia, per poi finire di nuovo sulle sue labbra carnose.
“Ehi” disse riprendendo fiato. “Sembra che adesso tu sia decisamente sveglia!”
 
***
“Alla buon’ora!” esclamò Fabiola vendendoci arrivare.
“Scusate, un piccolo contrattempo” ridacchiai.
“Già, con la doccia!” aggiunse prontamente Danny, ridendo. Io gli diedi una gomitata, sghignazzando. Gli atri alzarono gli occhi al cielo.
“Questi due non si sopportano” esclamò Dougie, scuotendo la testa, ma sorridendo.
“Allora, andiamo? Altrimenti non facciamo in tempo a vedere tutto!” tagliai corto, prendendo sottobraccio Danny e avviandomi verso l’uscita, seguita da tutti.
Volevamo tornare nel nostro quartiere a trovare i parenti rimasti a Roma. E così ci facemmo trasportare attraverso Roma fino alla periferia.
“Nonna!” la abbracciai. “Come va?”
“E come vuoi che stia?”
Alzai gli occhi al cielo. Sempre la stessa storia.
“Chi sono questi i tuoi amici di Londra?” chiese scrutando i ragazzi.
“Bè Francesca e Fabiola penso le conosci” e subito le due si avvicinarono a salutarla. “Gli altri, sì, sono miei amici di Londra. E lui è Danny, il mio ragazzo!”
“Ciao giovanotto. Ti piace Roma?” Lui confuso prima guardò lei e poi me.
“Nonna, non capisce, non parla italiano. Glielo traduco io” e così facemmo quattro chiacchiere con mia nonna, io traducevo prontamente da una parte e dall’altra. Era ora di andare così la salutai abbracciandola. Stavamo per uscire dal cancello, quando una moto familiare entrò.
“Zio! Pensavo non ci fossi!”
“Giulia che ci fai qua?”
E gli raccontai tutto, risposi a qualche domanda su Londra, gli presenaio tutti e poi ce ne andammo verso casa di Fabiola e Francesca. La stessa storia si ripetè con i loro parenti: saluti, racconti e presentazioni.
“Bè, mi ha fatto piacere rincontrare tutti” affermò Francesca sorridendo, mentre eravamo sulla via del ritorno in albergo.
“Già, è stato bello”
Dovevamo prepararci per la festa della sera. Io iniziavo a sentirmi un po’ nervosa. Avrei rivisto Luca alla festa, sicuramente ci sarebbe stato, non se ne perdeva una. Anche i ragazzi si sentivano un po’ nervosi, ma sicuramente per un altro motivo.
Ci preparammo con cura. Danny era parecchio agitato.
“Stai tranquillo, vedrai che andrà tutto bene, siete bravissimi!”
“E se sbaglio? E se stono?”
“E se ti cade una tegola in testa?” feci io ironica. Lui mi guardò.
“Scusami, sono nervoso”
“Capisco, è anche normale. Ma vedrai che si innamoreranno della vostra musica”
Mi sorrise e mi diede un bacio. “Se ci sei tu, non ho paura”
“Tranquillo, ti sarò sempre vicino” gli assicurai, prendendolo per mano e uscendo dalla camera. Ci incotrammo con gli altri di sotto e prendemmo il taxi, che ci lasciò proprio davanti Villa Coesia. Mi fermai per un secondo all’entrata. *Devo darmi una calmata*. Sospirai per tranquillizzarmi e incoraggiarmi e poi varcai la porta.

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Capitolo 37
*** trentasei. ***


“Oddio quanti ricordi…” sospirò Francesca guardandosi in giro, mentre stavamo passeggiando per Via del Corso.
“Già, sembra passato un secolo, vero?”
“Guardate dove siamo!” esclamai fermandomi all’improvviso. Francesca e Fabiola scoppiarono a ridere, guardando l’edificio alla mia destra, ed io le seguii a ruota, sopraffatta dai ricordi.
“Qualcuno potrebbe spiegare anche a noi?” domandò Dougie infastidito.
“Scusateci. Praticamente ogni volta che venivamo qui e passavamo davanti a questo albergo, il ‘Plaza’, facevamo finta di essere delle riccone e ce ne uscivamo con frasi del tipo ‘Prego, se volete seguirmi, vi mostro la mia camera’” spiegò Fabiola ridacchiando.
“Dio mio, che idiote!” esclamai.
“E vogliamo parlare di Via Condotti?”
“Sì, vi ricordate? ‘Valentino mi ha invitato ad un suo cocktail questa sera, Dolce mi ha fatto un vestito stupendo per l’occasione!’” imitai la voce di una con la puzza sotto al naso e scoppiai subito a ridere.
“Via Condotti” spiegò prontamente Francesca alle facce confuse dei ragazzi “è una piccola via con tutte le grandi firme. Dopo ci passiamo”
E riprendemmo la nostra passeggiata, mentre ci inoltrammo in racconti di tutti i ricordi che affioravano alla mente.
“E questo è ‘Ricordi’” indicai il negozio a sinistra.
“Ora che ci penso, non è che ci sia poi molto lì dentro come selezione musicale” esordì Fabiola.
“No, infatti. Niente a che vedere con HMV!”
E così passammo la giornata a visitare la nostra città, portando i ragazzi un po’ dappertutto. Prima di cena, passammo tutti in albergo per darci una rinfrescata: giugno si faceva sentire e l’estate era decisamente iniziata. Di sicuro, i ragazzi non erano abituati a tutto questo caldo e noi ce lo eravamo quasi dimenticato.
La sera avevamo organizzato la cena in uno dei posti più belli: lo ‘Zodiaco’. Si vedeva tutta Roma da lassù. Così il taxi ci venne a prelevare e ci portò al famoso ristorante. Come immaginavo, la vista dalla collina era stupenda: Roma di notte, poi, era uno spettacolo.
“Wow!” esclamò Giovanna. “Com’è bella!”
“La vista è meravigliosa!”
Entrammo nel locale e subito un cameriere ci indirizzò al nostro tavolo, che fortunatamente era proprio vicino alla finestra, cosa che ci premise di goderci la vista della città illuminata.
“Allora? Che ve ne pare di Roma?”
“Meravigliosa!” esclamò Tom.
“Già. Certo fa un po’ strano vedere che guidate al contrario”
“In realtà, Doug, siete voi che guidate al contrario, visto che siete praticamente gli unici a farlo!”
“Sono dettagli”
“Sono contenta che vi piaccia comunque” esclamai sorridendo. La cena era ottima e i ragazzi, non avendo praticamente mai mangiato vero italiano, ne rimasero entusiasti e innamorati. Dopo di che, decidemmo di farci una passeggiata, quando..
“Mi è venuta un’idea!” esordii.
“Ho paura delle tue idee” dice Fabiola.
“Simpatica!”
“Dai, spara!”
“Andiamo a prendere una grattachecca!”
Fabi e Fra esclamarono subito “Sì!”, mentre gli altri “Una che?”
“Grattachecca” scandii bene e parole. “E’ buonissima, vi piacerà sicuramente. Qui c’era un chioschetto che la fa buonissima. Chissà se c’è ancora” (*)
Per fortuna c’era e, dopo aver fatto la solita fila di venti minuti, riuscimmo a prenderla. Come volevasi dimostrare ai ragazzi piacque da morire e tutti la gustammo con piacere: con questo caldo poi, un po’ di fresco era piacevole.
Facemmo un ultimo giro e, non prima di aver raggiunto il Colosseo e averlo ammirato tutto illuminato (mi ero quasi scordata di quanto fosse bello e imponente), ce ne tornammo in albergo letteralmente distrutti dopo una giornata intensa come la nostra. Augurammo frettolosamente la buonanotte e ognuno si diresse verso la propria camera. Mi chiusi la porta alle spalle dopo aver fatto entrare Danny e mi buttai sul letto.
“Oddio sono sfinita!”
Dan si avvicinò a me e iniziò ad accarezzarmi. “Sicura di essere stanca?” mi domandò con quella sua voce calda, irresistibile, mentre sfregava il suo naso contro il mio.
Io sorrisi accarezzandogli una guancia. “Sì, amore, non riesco a tenere gli occhi aperti!”
Lui sbuffò. “Ma non servono gli occhi aperti” sorrise malizioso.
“Cretino” ridacchiai. “Dai, domani, non ce la faccio proprio, mi dispiace!”
“Va bene, tranquilla, mi basta dormire vicino a te per stare bene” mi baciò dolcemente. Velocemente andai in bagno, mi struccai e indossai la camicia da notte, per poi infilarmi nel letto, abbracciando Dan.
“Buonanotte tesoro!”
“Buonanotte”
Sentii solo un suo leggero bacio e poi sprofondai tra le braccia di Morfeo (e del mio ragazzo).
La mattina seguente, mi svegliai del tutto riposata, ma rimasi ancora ad occhi chiusi. Allungai un braccio accanto a me e sentii che il posto di Danny era vuoto. Aprii gli occhi e mi guardai intorno, un po’ accecata dalla luce del giorno. “Danny?” chiamai. Nessuna risposta. Mi alzai ancora un po’ assonnata, quando vidi un biglietto sulla scrivania. Lo afferrai e lessi: “Amore, sono sceso a fare colazione, non ti ho svegliato perché eri troppo bella. Ti porto qualcosa su io. Ti amo, Dan.” Sorrisi. Quanto era dolce. Stavo per andare in bagno a farmi una doccia, quando ecco la porta che si aprì, facendo apparire Danny, che si stava muovendo piano, come per non fare rumore.
“Ah, ma sei sveglia!” mi sorrise e si avvicinò per darmi un bacio. “Finalmente. Sei la solita dormigliona”
“Non è vero, ero stanca!”
“Sì, tutte scuse!” ridacchiò. Poi mi porse un piattino con su delle fette biscottate e marmellata. “Et voilà!”
“Grazie, sei un tesoro! Però stavo per andarmi a fare una doccia, lo mangio dopo”
“Ok. Ho detto agli altri di vederci fra una mezz’oretta giù”
“Va bene.” Avevo la mano sulla maniglia della porta, stavo per aprire, quando ebbi un’idea.
“Stavo pensando…” sorrisi tra me. “…tu l’hai fatta la doccia, per caso?” mi girai a guardarlo maliziosa. Lui fece finta di pensarci “Mi pare di sì, ma non essendo sicuro, meglio farne un’altra!”
Risi mentre lui mi afferrò e mi prese in braccio. Affondai le mie labbra sulle sue con decisione mentre con una mano cercai la maniglia della porta e la aprii. Iniziai a baciarlo sul collo, percorsi tutta la faccia, per poi finire di nuovo sulle sue labbra carnose.
“Ehi” disse riprendendo fiato. “Sembra che adesso tu sia decisamente sveglia!”
 
***
“Alla buon’ora!” esclamò Fabiola vendendoci arrivare.
“Scusate, un piccolo contrattempo” ridacchiai.
“Già, con la doccia!” aggiunse prontamente Danny, ridendo. Io gli diedi una gomitata, sghignazzando. Gli atri alzarono gli occhi al cielo.
“Questi due non si sopportano” esclamò Dougie, scuotendo la testa, ma sorridendo.
“Allora, andiamo? Altrimenti non facciamo in tempo a vedere tutto!” tagliai corto, prendendo sottobraccio Danny e avviandomi verso l’uscita, seguita da tutti.
Volevamo tornare nel nostro quartiere a trovare i parenti rimasti a Roma. E così ci facemmo trasportare attraverso Roma fino alla periferia.
“Nonna!” la abbracciai. “Come va?”
“E come vuoi che stia?”
Alzai gli occhi al cielo. Sempre la stessa storia.
“Chi sono questi i tuoi amici di Londra?” chiese scrutando i ragazzi.
“Bè Francesca e Fabiola penso le conosci” e subito le due si avvicinarono a salutarla. “Gli altri, sì, sono miei amici di Londra. E lui è Danny, il mio ragazzo!”
“Ciao giovanotto. Ti piace Roma?” Lui confuso prima guardò lei e poi me.
“Nonna, non capisce, non parla italiano. Glielo traduco io” e così facemmo quattro chiacchiere con mia nonna, io traducevo prontamente da una parte e dall’altra. Era ora di andare così la salutai abbracciandola. Stavamo per uscire dal cancello, quando una moto familiare entrò.
“Zio! Pensavo non ci fossi!”
“Giulia che ci fai qua?”
E gli raccontai tutto, risposi a qualche domanda su Londra, gli presenaio tutti e poi ce ne andammo verso casa di Fabiola e Francesca. La stessa storia si ripetè con i loro parenti: saluti, racconti e presentazioni.
“Bè, mi ha fatto piacere rincontrare tutti” affermò Francesca sorridendo, mentre eravamo sulla via del ritorno in albergo.
“Già, è stato bello”
Dovevamo prepararci per la festa della sera. Io iniziavo a sentirmi un po’ nervosa. Avrei rivisto Luca alla festa, sicuramente ci sarebbe stato, non se ne perdeva una. Anche i ragazzi si sentivano un po’ nervosi, ma sicuramente per un altro motivo.
Ci preparammo con cura. Danny era parecchio agitato.
“Stai tranquillo, vedrai che andrà tutto bene, siete bravissimi!”
“E se sbaglio? E se stono?”
“E se ti cade una tegola in testa?” feci io ironica. Lui mi guardò.
“Scusami, sono nervoso”
“Capisco, è anche normale. Ma vedrai che si innamoreranno della vostra musica”
Mi sorrise e mi diede un bacio. “Se ci sei tu, non ho paura”
“Tranquillo, ti sarò sempre vicino” gli assicurai, prendendolo per mano e uscendo dalla camera. Ci incotrammo con gli altri di sotto e prendemmo il taxi, che ci lasciò proprio davanti Villa Coesia. Mi fermai per un secondo all’entrata. *Devo darmi una calmata*. Sospirai per tranquillizzarmi e incoraggiarmi e poi varcai la porta.


(*)http://it.wikipedia.org/wiki/Grattachecca

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Capitolo 38
*** trentasette ***


La casa era tutta illuminata da luci soffuse e da discoteca e parecchi ragazzi si stavano già scatenando in pista, al ritmo di quel rumore odioso che si ostinavano a chiamare musica house. Socchiusi per un secondo gli occhi, stordita da quelle luci fastidiose. Poi riuscii a mettere a fuoco la stanza: era molto grande; un palchetto era stato allestito sul fondo, ma era ancora buio, inutilizzato. Cercammo con lo sguardo persone di nostra conoscenza, ma solo volti poco familiari ci si presentavano alla vista.
Avanzammo per un po’ all’interno della sala, e, girato l’angolo, riuscii a intravedere, impegnata a parlare con qualcuno,…
“Arianna!” urlai sorridendo. Lei si voltò.
“Belle! Siete arrivate!” e subito ci corse incontro per salutarci.
“Loro sono la band: Tom, Danny, Dougie e Harry” li presentai indicandoli uno per uno. Lei strinse la mano a tutti, con il suo solito fare sorridente.
“Piacere. E grazie per essere venuti” espresse in inglese.
“E’ un piacere, grazie a voi per l’occasione”
“Allora, che si dice qui a Roma?” chiese Fabiola con un sorriso.
“Oh, niente di che, la solita solfa a scuola. Non è cambiato niente. Ma lo sapete che…”
Sentii la sua voce continuare a parlare, ma non colsi il senso delle sue parole, perché i miei occhi si erano posati sulla persona con la quale stava parlando prima Arianna, persona che non avevo notato fino a quel momento e persona che, ahimè, conoscevo molto bene: Luca.
Sapevo che sarebbe stato doloroso e così si dimostrò. Soprattutto quando i suoi occhi azzurro elettrico si posarono sui miei: non c’era più quella dolcezza nel suo sguardo, come quando mi guardava prima. Ora c’era solo freddezza. E non sapevo dargli torto. Continuava a fissarmi duro, senza un minimo cenno di riconoscimento, o saluto. Danny doveva essersene accorto, perché mi prese per mano e mi sorrise, dopo aver guardato male per un secondo Luca. Mi voltai a vedere come avrebbe reagito, leggermente impaurita. Lui non disse niente: mi guardò con più durezza di prima, poi si voltò e se ne andò. Cercai di trattenermi.
“Giulia?” mi sentii chiamare.
“Cosa?” mi girai, tornando alla realtà.
“Allora, noi dobbiamo iniziare a salire, andiamo?”
“Certo, fantastico!” finsi un po’ del mio solito entusiasmo e seguii gli altri dirigersi vero il palco. Mi voltai per un secondo per vedere se riuscivo ancora ad intravedere Luca, ma lui era sparito. Cercai di mettermi l’anima in pace e di godermi la serata, quindi aiutai gli altri a mettere a posto gli strumenti che gli erano stati prestati dai ragazzi della scuola. La batteria sinceramente non so come erano riusciti a farla arrivare: era mezza scassata, come tutte le cose di quella specie di scuola d’altronde, ma non avevamo altro e Harry si doveva accontentare.
“Oi mi raccomando, stacci attento” Simone, un ragazzo che suonava la chitarra in una delle band scolastiche, ammonì Danny, affidandogli la sua amata Fender. “Ho lavorato un anno intero per permettermela”
“Tranquillo, non c’è persona che tenga meglio le chitarre di me” gli sorrise. Lui sembrava leggermente più tranquillo.
“Ecco, cerca di non farlo cascare” stessa solfa per Francesco, compagno di Simone, mentre affidava il basso a Dougie.
Quando tutti si erano posizionati sul palco con i loro strumenti, Arianna li raggiunse e si posizionò davanti al microfono.
“Allora, vi state divertendo?”
Un boato si alzò dalla folla di ragazzi. “Questi ragazzi sono venuti dall’Inghilterra solo per suonare alla nostra festa. Hanno appena firmato un contratto con la Universal, quindi accogliamoli con un grande applauso. Sono i McFly!”
Tutti batterono le mani e urlarono in loro direzione. Sembravano un po’ agitati, ma Tom prese in mano la situazione e si avvicinò al microfono, dopo che Arianna era scesa. Io le sussurrai: “Ti senti molto organizzatrice stasera eh?!”
“Da morire” rise. Alzai lo sguardo verso Tom.
“Salve ragazzi. Grazie per averci permesso di suonare alla vostra festa. È la nostra prima esibizione live e abbiamo selezionato le nostre migliori canzoni. Ecco a voi “Five Colours In Her Hair!”
*Se la cava bene*
Danny mi guardò per un secondo nervoso ma io alzai i pollici in segno di incoraggiamento. Mi fece un mezzo sorriso. Poi attaccarono.
She’s got a lip ring and five colours in her hair…”
E come immaginavo, furono bravissimi, e sembrava che tutti quanti apprezzavano la loro musica. Ogni ragazzo di scatenò al ritmo di Five Colourse urla di apprezzamento si levarono da tutte le direzioni. Li guardai, felice che tutto quello che avevano sempre desiderato, si stesse trasformando in realtà: far sentire la loro musica meravigliosa a tutti. E piaceva parecchio.
Intanto rividi persone che non incontravo da tantissimo tempo, i miei vecchi compagni di classe, amici… salutai tutti con grande gioia, sentendo le novità di ognuno e raccontando a mia volta della mia vita a Londra. Intanto i ragazzi continuavano a suonare perfettamente.
“Sono bravissimi!” mi disse Linda avvicinandosi per farmi sentire.
“Lo so, sono fantastici!”
“Il ragazzo riccio ha una voce meravigliosa!”
Ridacchiai. “E’ il mio ragazzo”
Con la coda dell’occhio vidi un ragazzo biondo avvicinarsi al bar. Era da solo.
“Scusate un secondo, ho sete, torno subito” così mi allontanai dagli altri e, scivolando in mezzo al gran numero di ragazzi che si stavano scatenando, riuscii a raggiungere il bar. Non mi aveva ancora visto, lui era di spalle. Avevo paura ad avvicinarmi, non sapevo cosa dirgli. Prima che potessi fare un qualsiasi movimento, però, lui si voltò. Il sorriso gli scivolò via dal viso. Aprii la bocca, ma qualcosa impedì alle parole di uscire. Lui si rivoltò verso il barista, come se non avesse visto altro che il fantasma di una persona che non esisteva più. Mi avvicinai leggermente e sussurrai, con voce tremante: “Mi dispiace”.
Lui si immobilizzò: doveva avermi sentito. E inaspettatamente, si voltò verso di me e mi guardò negli occhi.
“Scusa. Scusa per tutto. So di essermi comportata malissimo, e me ne vergogno. Io… non riuscivo a dirtelo in faccia” mi voltai verso Danny per un secondo, e vidi che si era accorto di dov’ero, ma soprattutto, con chi stavo parlando, infatti lanciò un’occhiataccia. “Mi sentivo troppo male, non volevo sentire la tua voce ferita. Ma mi sono accorta che ho sbagliato e che così ti ho fatto ancora più male. Non me ne sono resa conto. Mi dispiace. Non te lo meritavi. Sei un ragazzo d’oro, mi sento in colpa anche per aver pensato male di te, di non averti creduto. Ho sbagliato tutto. Spero che troverai la ragazza giusta per te” mi voltai per andarmene, trattenendo le lacrime, ma qualcosa mi bloccò per la mano. Mi voltai: Luca me l’aveva afferrata. Guardai prima la mia mano nella sua, poi alzai lo sguardo sul suo viso.
“Giulia, hai una vaga idea di quanto io sia stato male? Di quanto mi hai fatto soffrire? Sono stato di merda, ero irriconoscibile agli occhi tutti. Per giorni interi ho aspettato come un cretino una tua chiamata, un tuo messaggio, un qualcosa che assomigliasse ad una risposta, ma niente, non ti sei fatta viva, sei sparita. Cazzo, eri la cosa più bella che avevo, la cosa più importante per me, ti amavo veramente, invece sei la persona che mi ha deluso di più di tutti, l’ultima persona dalla quale mi aspettassi un comportamento del genere. Non ti sei fidata di me, dopo tutto quello che c’era stato fra di noi, hai preferito dare retta ad una pettegola come Martina o, peggio, a quella stronza di Marta, piuttosto che a me, la persona che amavi e che ti amava così tanto.”
“Luca io…” cercai di spiegargli, con gli occhi e la gola che mi bruciavano. Non sapevo per quanto sarei riuscita a trattenermi.
“No, non mi interessa, non più. E’ passato tutto adesso. Per me non vali più niente, non sei che un ricordo lontano”
Quelle parole mi ferirono più di quanto pensassi, ma me le meritavo. Ero stata spregevole e meschina. Alcune lacrime mi scendevano e scorrevano sulle guance, ormai inarrestabili. Riuscii solo a mormorare ancora una volta “Mi dispiace”, a testa bassa. Alzai lo sguardo, cercando il suo, ma lui mi degnò solo di un’ultima occhiata per poi andarsene con due bicchieri in mano. Rimasi lì, come una deficiente, a singhiozzare, cercando di non farmi vedere troppo. Con tutta la forza di volontà che avevo, riuscii a fermare le lacrime, le asciugai frettolosamente, perché i ragazzi avevano appena finito per una pausa. Danny un po’ di corsa e con espressione seria si avvicinò a me.
“Giulia, che è successo? Cosa voleva?” mi domandò, un po’ arrabbiato.
“Solo chiarire”
“Sicura? Guarda che se vuoi lo posso picchiare, mi devo ancora prendere la rivincita”. Lo vidi fare un mezzo sorriso.
“No, sono stata io a cercarlo”. Il suo sorriso scomparve “Non pensare male, è che… dovevo chiarire. Era finita male. Ma ora è tutto a posto, è un capitolo chiuso della mia vita” cercai di sorridergli. Lui mi strinse a sé, dolcemente, per confortarmi. Mi lasciai cullare per qualche secondo dalle sue braccia, per scacciare via un po’ di quella tristezza che si era fatta sentire, e mi sentivo già meglio.
“Grazie” gli sussurrai in un orecchio. Lui di tutta risposta mi baciò.
“Ho una sorpresa per te” sorrise raggiante. “Ora tanto dobbiamo riprendere, e mi raccomando, stai sotto il palco!”
“Non devi fare niente che mi metta in imbarazzo, vero?” chiesi un po’ preoccupata. Lui ridacchiò.
“No, tranquilla”
E così eccoli di nuovo sul palco. Danny si avvicinò al microfono, molto più a suo agio di quanto pensassi. “Allora? Volete che continuiamo a suonare?”
Un grido di approvazione si alzò dal pubblico. Lui sorrise raggiante. “Ci fa piacere che vi stiate divertendo e che apprezziate la nostra musica. Ora, volevamo farvi sentire una canzone scritta da me per una persona importantissima, una persona che mi ha aiutato molto e che continua a farlo, anche con il solo fatto di starmi accanto: la mia ragazza” mi guardò e mi sorrise dolcemente. Io arrossii un poco, ma ero felice. “Si chiama No Worries” annunciò. Guardò gli altri e attaccarono.
 
We ran through strawberry fields and smelt the summer time,
When it gets dark I'll hold your body close to mine,
Then we'll find some wood and hell we'll build a fire,
And then we'll find some rope and make a string guitar.

Captivated by the way you look tonight the light is dancing in your eyes
Your sweet eyes ,
Times like these we'll never forget ,
Staying out to watch the sunset ,
I'm glad I shared this with you ,
Cos you set me free ,
Showed me how good my life could be,
How did this happen to me ,
Yeahhh aww

And then I'll swing you girl until you fall asleep ,
And when you wake up you'll be lying next to me ,
We'll go to Hollywood make you a movie star ,
I want the world to know how beautiful you are,

Captivated by the way you look tonight the light is dancing in your eyes
Your sweet eyes ,
Times like these we'll never forget ,
Staying out to watch the sunset ,
I'm glad I shared this with you ,
Cos you set me free ,
Showed me how good my life could be,
How did you happen to me ,
Yeahhh aww

There are no secrets to be told,
Nothing we don't already know,
We’ve got no fears of growing old ,
We've got no worries in the world .

 
Mi ritornarono gli occhi lucidi, ma questa volta per la felicità. Non potevo credere di avere un ragazzo così dolce. Avevo voglia di andare a ringraziarlo, di salire sul palco e baciarlo lì, davanti a tutti. E, spinta da una forza incontrollabile, lo feci. Da quando stavo con lui, non sapevo perché e non sapevo come, sentivo di essere cambiata, almeno un po’. Era una cosa stupida, ma mi sentivo più intraprendente e avevo imparato anche a non vergognarmi troppo, a fregarmene un po’ degli altri e di quello che pensavano.
“Grazie” gli sussurrai per la seconda volta quella sera.
“Ti amo” mi disse lui in risposta, baciandomi sulla guancia.
“Anche io, tanto”
“Se i piccioncini si vogliono sbrigare, possiamo continuare a suonare” sentii la voce di Dougie al microfono. Ridemmo, poi scesi dal palco e ascoltai i ragazzi suonare, mentre tutte le mie amiche commentavano che “Il tuo ragazzo è troppo dolce” oppure “Che bella canzone che ti ha scritto” e cose simili.
“Grazie a tutti!” esclamò Tom, alla fine del concerto, prima di scendere dal palco. Tutti li salutarono con un ultimo applauso. Stavo per andare da Danny, quando qualcosa mi bloccò.
“Giulia, dammi una mano, ti prego, Arianna e Linda sono ubriache e non riesco a controllarle” mi spiegò un po’ di fretta Fabiola, venendomi incontro.
“Arrivo”
Le due stavano straparlando su un pianeta sul quale erano state da piccole, mentre tentavano di levarsi la maglietta per far vedere a tutti che, essendo aliene, non avevano l’ombelico.
“Sono proprio andate eh?!” esclamai, cercando di dissuadere Linda dallo spogliarsi. Intanto un capannello di ragazzi si era avvicinato a guardare.
“Smammate!” gli urlò Fabiola contro.
“Ehi bambola, io sto dove mi pare e piace”
“Fabiola” una voce tremolante la chiamò. Lei si girò: Daniele, il suo ex, si stava avvicinando barcollando. “Amore mio come sei bella stasera” la abbracciò. Lei cercò di spostarlo, disgustata.
“Daniele, vattene, sei ubriaco”
“Dai, ti rimetti con me?”
“Ma non ci penso proprio!”
“Ma io ti amo ancora!” disse cercando di baciarla. Lei spostò il viso, cercando di evitarlo.
“Guarda che se non ti sposti, chiamo il mio ragazzo!”
“Ok me ne vado” e barcollando si allontanò. Lei cercò di ricomporsi.
“Troviamo un modo per mandare a casa queste due”
Per fortuna riusciamo a trovare un loro amico stranamente ancora sobrio che gli diede un passaggio in macchina. Noi, un po’ stravolte, andammo alla ricerca dei nostri ragazzi, ma, arrivate sotto al palco, vidi una cosa per niente piacevole: Marta che si strusciava su Danny.
Mi salì una rabbia dentro mai provata e, avvicinandomi a passo svelto, mi avvicinai a lei e la allontanai da Dan, prendendola per una spalla e spostandola.
“Ma si può sapere perché mi devi sempre rovinare la vita? Cosa vuoi? Allontanati da lui!”
“Ma è così carino” disse lei con quella sua voce da smorfiosa, sbattendo le ciglia in sua direzione. Lui la stava guardando confuso.
“Senti, mi hai già rovinato una relazione, vedi di sparire, prima che non riesca più a controllarmi e ti dia un pugno”
“Va bene, ma comunque” si avvicinò a me e mi sussurrò all’orecchio “bacia da Dio!” e con una risatina se ne andò.
*L’omicidio è un reato, l’omicidio è un reato…*
Andai verso di Dan, arrabbiata dopo quello spiacevole incontro, cercando la mia roba.
“Giulia, guarda che non è successo niente”
Io lo guardai e sorrisi. Non ci sarei ricascata un’altra volta. Sapevo che quello che mi stava dicendo era vero. “Lo so, ti credo” e lo baciai. “Andiamo via, si è fatto tardi. Dove sono gli altri?”
“Dovrebbero essere qua in giro”
Dopo qualche minuto, riuscimmo a trovare tutti, e, dopo aver salutato i nostri amici, chiamammo un taxi che ci riportò in albergo.

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Capitolo 39
*** trentotto. ***


I giorni passarono tranquillamente e la fine della scuola era ormai vicina. Non potevo credere che era già passato un anno da quando era iniziato tutto.
Alla fine di maggio assistemmo finalmente al musical di Francesca e Dougie. Entrambi erano molto nervosi prima del debutto, ma, come immaginavo, andò tutto a gofie vele e noi ci gustammo dalla platea il fatidico momento del bacio. E pensare che fino a qualche tempo fa, entrambi avrebbero preferito fare qualsiasi altra cosa piuttosto che baciarsi!
Era un lunedì, e io e le mie due amiche stavamo passeggiando durante un momento di pausa tra i corridoi della scuola.
“Mmmm ho troppa fame! Mi aspettate un attimo che prendo un pacchetto di schiacciatine alla macchinetta?” chiesi alle ragazze.
“Si si noi ti aspettiamo qui”
Appesantita dai troppi libri che portavo in mano, riuscii ad inserire le monete e ad estrarre il mio snack.
*Ma io non capisco a che serve appesantirci con tutti questi compiti proprio gli ultimi giorni di scuola* pensai tornando dalle altre, che erano state raggiunte da Dougie e Harry.
“Ciao ragazzi!”
“Ciao”
“Come mai siete tutti soli?”
“Perché Tom sta aiutando Danny a ripassare per l’esame della patente” rispose Harry.
“Ma come? Mi aveva detto che sapeva tutto e l’avrebbe passato col merito!”
“Mah.. a noi oggi sinceramente non ci ha dato l’impressione di una persona così sicura di sé” aggiunse Doug.
“Che intendi?”
“Nel senso che è arrivato a scuola che aveva una faccia da moribondo, sembrava quasi non avesse dormito per tutta la notte e per di più ha passato tutto il santo giorno con gli occhi sul libro per ripassare tutte le definizione per l’esame”
“O mio Dio, forse è meglio che vada a dare uno sguardo, ci vediamo a lezione!” esclamai alle altre e iniziai a dirigermi verso l’aula dove si trovavano i due ragazzi.
“Amore come va?” mi avvicinai e gli schioccai un bacio sulla guancia.
“Va benissimo, lo supererò sicuramente” esclamò sorridente chiudendo subito il libro.
“Dai è inutile che menti con me, lo so che sei spaventato, ma ti aiuto io”. Mi voltai verso Tom. “Tom se vuoi puoi anche andare ci penso io a lui” aggiunsi con un sorriso.
“Grazie! C’era giusto Giovanna che mi aspettava”
Mi sedetti davanti a Dan, presi il libro dalle sue mani ed iniziai a fargli delle domande per il resto della ricreazione.
***
Essendo dovuto uscire prima non avevo potuto salutarlo, ma eravamo rimasti d’accordo che mi avrebbe mandato un messaggio per farmi sapere come sarebbe andata.
BIP BIP. Eccolo!
*Oddio mi è presa l’ansia pure a me*
“…Vediamoci al parco ho bisogno di un supporto morale…”
*No, non ci credo, ma le sapeva tutte..* non mi resi contro che tutti gli altri si erano avvicinati a me per sapere l’esito.
“Allora? Che ha fatto Jones?”
“Mi sa tanto che non gli è andato bene”
“Non ci credo… ma non può essere…” sentii parlottare alle mie spalle.
“Scusate ragazzi, vado da lui. Ci vediamo!”
Presi la metro e arrivai in un attimo al parco. Lo vidi seduto su una panchina che mi dava le spalle, non si era accorto ancora di me, perciò corsi ad abbracciarlo.
“Amore mi dispiace tanto” esclamai baciandolo. “Ora mi devi raccontare esattamente come è andata!”
“Ma, niente… mi ha chiamato, poi mentre guidavo mi ha fatto qualche domanda sui segnali stradali, su quando devo dare la precedenza ecc.. poi mi ha detto di fermarmi per provare a parcheggiare e quando ho finito mi fa… Signor Jones lei è stato promosso a pieni voti” esclamò raggiante.
“Oddio, ma allora… quanto sono felice!” lo abbracciai forte, poi mi allontanai rapidamente e gli tirai un cazzotto sulla spalla “Ahii” urlò massaggiandosi la parte dolorante
“E questo è per avermi detto una bugia!”
“Dai, è stato divertente! Andiamo va, prima che mi becco un altro pugno” esclamò Dan con uno dei suoi sorrisi da scioglimento istantaneo.
Ci incamminammo verso l’interno del parco ed iniziammo a chiacchierare del più e del meno, di cosa avrebbe fatto una volta presa la macchina e via dicendo. Ma dopo alcune risposte a monosillabi capii che stava pensando ad altro e continuava a vedere il suo cellulare.
*Ma che fa? Cioè finalmente riusciamo a rimanere da soli, e lui guarda il suo cellulare… almeno potrebbe far finta di essere interessato! Niente... è come se stessi camminando con un fantasma... ora lo frego io...*
"Sai poi pensavo  che forse domani mattina mi butterò dal Tower Bridge tu che ne pensi? È un buon posto dove poterla far finita?" parlai disinvolta. Silenzio.
"Daaaaan! Ma mi stai ascoltando?"
"Si...certo!"
"Ah sì? Allora tu pensi che dovrei buttarmi da un ponte?” esclamai arrabbiata.
"Ehm scusa mi ero perso!"
"Perso un corno, è tutto il pomeriggio che sei assente! Sembra che sei uscito con il tuo cellulare"
"Si scusami è che sto aspettando una telefonata urgente"
"Bè, se è così tanto urgente tanto valeva che rimanessi a casa!"
"Giusto! A casa! Chissà se mi hanno chiamato lì... forse se mi sbrigo in 10 minuti ce la faccio"
*Cosa?!? Non ci credo*
"Scusami amore, non ti dispiace vero, se non ti riaccompagno a casa? Ma con tutto questo traffico anche con il motorino è un dramma!"
*......*
"No figurati, dovessi perdere quella importantissima telefonata per me!" esclamai sarcastica.
"Ok grazie mille… e… ti amo" mi salutò e scappò, lasciandomi lì, a guardarlo andare via, come una deficiente.
 
***
FABIOLA’S POV
 
Voltaire,pseudonimo di François Marie Arouet contribuì a promuovere le idee illuministiche con numerose opere filosofiche,storiche,letterarie e politiche…”leggo e rileggo da quasi un’ora questa pagina ,ma niente, io e la filosofia siamo due cose diverse. *Uff non riuscirò mai a superare l’interrogazione di domani! Non riesco proprio a concentrarmi,penso solo al fatto di Harry e di questa sua amica spuntata dal nulla! La cosa mi puzza perché non me ne ha mai parlato???*
Bip Bip. Messaggio. “ciao Amore sono sul taxi con Izzy , la sto accompagnando all’hotel,appena ho fatto ti vengo a prendere e ce ne andiamo da qualche parte. Ti amo tanto Harry” rispondo velocemente al messaggio,felice che tra poco avrei passato il pomeriggio con il mio ragazzo. E mi rimetto a studiare filosofia.
“Basta! Mi sono stufata… ma io mi domando, ma alla fine a CHE DIAMINE SERVE!”sbraito gettando il libro per terra e iniziando a prepararmi per uscire.
Apro l’armadio e dato le alte temperature,che stranamente si sono verificate qui a Londra, decido di mettermi il nuovo vestito comprato proprio l’altro giorno da H&M.Un po’ di trucco e voilà sono pronta.
DinDlon.Presa la borsa scendo giù le scale e apro la porta raggiante.
“Amore!!”esclamo per poi baciarlo teneramente sulle sue dolci labbra.
“Amore… abbiamo un problemino…” afferma staccandosi dalle mie labbra.
“che prob…”non finisco la domanda che vedo una ragazza bionda sbucare da dietro le sue spalle con in mano un borsone. Un po’ stralunata cerco di mettere insieme una frase.
“Ciao… Tu devi essere…Isabel…”esclamo stupita dal fatto che si trovasse lì di fronte a me.
“Izzy per gli amici, piacere di conoscerti, tu devi essere …???”mi domanda
“Fabiola! La ragazza di Harry” affermo abbracciandolo.
“Senti ho bisogno di un favore?” interviene Haz
“Si dimmi”
“Izzy purtroppo non ha un posto dove stare, perché c’è stato un disguido e all’hotel presso cui alloggiava non gli è arrivata la prenotazione e non c’è nemmeno una camera disponibile negli hotel vicini!... quindi pensavo se poteva stare da te giusto il tempo di trovarle un altro posto. Avevo pensato di ospitarla a casa mia ma tra Thomas e Katherine non c’è proprio spazio”
“Ma si non ti preoccupare puoi stare pure da me. Vieni entra ti mostro la camera degli ospiti.”le faccio il gesto di entrare per poi seguirla e indirizzarla verso la stanza,ma sento Harry che mi trattiene da un braccio. Mi giro di scatto e sento le sue labbra sulle mie.
“E questo per cos’era?”domando maliziosamente
“Per due motivi…il primo è per ringraziarti per averla ospitata e il secondo… beh perché con questo vestito sei irresistibile!”
COFF COFF. Sento tossire alle mie spalle. Mi giro di scatto e vedo Izzy in mezzo al salone che cerca di non guardarci.
“Ah si vieni ti accompagno!” percorriamo tutto il corridoio e le mostro la stanza.
“Eccola qui ,fai come se fossi a casa tua!” affermo con un sorriso e le lascio sistemare le sue cose.
Torno in salone dove mi aspettava Harry sul divano. Mi siedo affianco a lui.
“Allora dove vogliamo andare?” mi domanda
“mmm… senti ti dispiace se facciamo per un'altra volta. Voglio dire… Izzy è appena arrivata non me la sento di lasciarla da sola”
“Va bene, come vuoi  allora ci vediamo domani” si alza e si dirige verso la porta. Lo bacio e se ne va.
Decido così di rompere il ghiaccio e fare due chiacchiere con Izzy perciò mi dirigo verso la sua stanza.
“Ehi izzy vuoi qualcosa da bere?”
“si grazie”
“cosa preferisci,Tè, succo di frutta o coca cola?”
“del tè grazie”
Ci dirigiamo così in cucina e ci accomodiamo al tavolo.
“Allora come vi siete conosciuti tu e Harry?”
“Beh io sono la figlia dei vicini di casa della nonna di Harry ,e i miei genitori si conoscono da tanto tempo con sua nonna .Martha mi ha parlato spesso di lui. E poi finalmente l’ho conosciuto. Strano che non te l’abbia raccontato…”
“se è per questo non mi ha mai parlato di te!” fingo un sorriso
“ perché mai?? eravamo praticamente inseparabili in quei mesi in cui è stato in Canada,molti ci scambiavano per …. Ehm…Fratello e sorella!”
“Davvero! Ma che carini” esclamo con un tono un po’ più alto del normale “Scusami ma ora devo tornare a studiare” le spiego frettolosamente cercando di uscire da quella stanza
“Ma come? non esci con Harry?”
“No gli ho detto che forse sarebbe stato meglio non lasciarti da sola a casa”
“Oh mi dispiaceeeee” esclama con un sorriso
“Ma non ti preoccupare, tanto passiamo praticamente tutti i giorni insieme!”esclamo
*Oddio non la sopporto! si vede lontano un miglio che non le dispiace affatto!!*
Salgo veloce le scale e mi chiudo la porta alle spalle. Mi spoglio per mettermi una tuta da ginnastica e riprendo il libro di filosofia.
 
***
FRANCESCA’S POV
 
Che esperienza fantastica! Sento proprio che il teatro e la musica devono far parte del mio futuro!
Ora che tutto è finito e il lavoro di mesi ha portato a buoni frutti, anche l'ansia da palcoscenico mi manca; e poi è proprio grazie al musical che io e Dougie abbiamo avuto la possibilità di stare molto tempo insieme.
Da qualche ora si è concluso tutto e, dopo ringraziamenti, baci, abbracci e pulizia della sala, con tutto il gruppo teatrale abbiamo organizzato un piccolo buffet per festeggiare tutti insieme.
La serata procede bene: cibo, musica e anche un pò di alcool.
"Ma dove l'avete presi tutti questi alcolici??" Chiedo a Andrew che  ogni due secondi usciva dalla sala per tornare con bottiglie di vino, vodka e cose varie in mano.
"Dal mio personale rifornimento" mi sorride facendomi l'occhiolino.
"Che intende?" Chiedo a Dougie
"Suo padre ha un negozio in cui vende quasi esclusivamente roba del genere"
"Ah, ora capisco"
"Beh, dato che ci stiamo...prendiamo qualcosa!"
Prendo qualcosa e Dougie fa lo stesso, poi, vedendo gli altri al centro della sala a ballare, mi butto anche io e mi dimeno sotto gli effetti dell'alcool. Ancora lucida mi guardo in giro cercando  Dougie ma non lo vedo.
"Eccomi! mi stavi cercando?" Da dietro mi afferra ai fianchi e comincia a toccarmi.
"Che fai?" sorrido e mi volto verso di lui "Dougie, ma quanto hai bevuto? Hai una faccia!"
"Ho preso qualcosina...niente di che...lo sai che sei bellissima?"
"Grazie del complimento, ma tu sei ubriaco e forse è meglio andare a casa"
"Non sono ubriaco! Sono felice! Felice di essere qui con te!" mi afferra e mi bacia ma io riesco solo a sentire puzza di alcool e lo allontano.
"Hai bevuto troppo!Dai, andiamo". Gli prendo la mano ma lui rimane fermo "Non fare il bambino! è meglio andare"
Mi volto e lo vedo pallido e sudato. "Devo andare in bagno!".
Bene! Non so perchè ma tutto questo mi sembra di averlo già vissuto...Lo accompagno in bagno ma non fa nemmeno in tempo ad arrivare alla tazza che mi vomita addosso. Ecco, ora sì che mi ricordo tutto! La festa di Eric! sembra così lontano eppure è passato meno di un anno...e qualcuno mi aveva detto che era la prima volta che Dougie si ubriacava così, che forse aveva qualche problema.
Tutto riaffiora all'improvviso e la curiosità cresce...che gli era successo?
Pulisco tutto, lo afferro per il braccio, saluto tutti ed esco trascinando a fatica il mio ragazzo.
Arrivo a casa e, cercando di fare il più piano possibile arrivo in camera e lo faccio sdraiare sul letto; se i miei sapessero che in casa loro e per di più nel mio letto c'è Dougie mi ucciderebbero, anche se lui è il mio ragazzo!
cerco di non pensare a cosa diranno domani mattina e mi fiondo in bagno tentando di lavare via la puzza di vomito invano. Mi strucco, metto il pigiama e, dopo aver levato i vestiti sporchi a Dougie e averlo coperto, mi sdraio anche io vicino a lui e lo guardo nel suo stato catatonico: non riesco a non sorridere. Si volta verso di me mezzo addormentato e mi chiede perchè sorrido.
"Sei buffo! e puzzi da morire!"
"Ma tu mi sei vicina lo stesso!"
"ti sei ripreso un po’?"
"Sì, ma per riprendermi del tutto ci vuole qualcos’altro"
mi abbraccia e mi bacia e neanche quell'odore tremendo mi impedisce di rispondere al bacio, di accarezzarlo e respirare la sua pelle che nonostante tutto profuma come al solito.
Passiamo una notte stupenda e poi si addormenta, ma io non riesco a dormire presa dalla curiosità di sapere perchè solo con me fa così, perchè ora riflettendoci...solo con me fa così! Anche alla partita Italia-Inghilterra ora che mi ricordo ci eravamo ubriacati...devo sapere!
"Dougie" sussurro cercando di svegliarlo ma lui dorme come un ghiro. Lo bacio dolcemente sul collo e lui piano piano si sveglia.
"Stavo dormendo"
"non riesco a dormire"
"Perchè?"
"Ti devo chiedere una cosa" Mi guarda incuriosito "Le prime volte che ci siamo conosciuti non è che ci volevamo tanto bene e litigavamo sempre, però tu alla festa di Eric, te la ricordi?"
"Sì, mi ricordo"
"Ecco, alla festa eri strano, mi hai detto diverse cose e poi ti sei ubriacato come stanotte"
"Sì...ma già te lo ho detto, mi stavo solo divertendo" abbassa lo sguardo
"No, non ci credo. Perchè? perchè ti dai all'alcool solo quando ci sono io?"
"Non è vero..."
"Qualcuno mi aveva detto che era la prima volta che ti ubriacavi così, ma non è stata nemmeno l'ultima!"
"Ok, è vero...ma non pensare che sia colpa tua; è colpa mia. Mi sei sempre piaciuta ma io non avevo mai provato un'attrazione di questo tipo per una ragazza e non mi davo pace perchè ti pensavo sempre...anche solo per odiarti eri nei miei pensieri."
"E questo che c'entra con l'alcool?"
"C'entra! tu mi odiavi! io non sapevo cosa provavo! l'unico modo per non pensarci era bere. Quando mi stavi vicino dovevo bere o darti addosso...era più forte di me!"
"Ho capito...e perchè stasera ti sei ubriacato?"
"No, stasera era solo per divertirmi un po’ e per passare con te la notte" mi sorride.
"La potevamo passare insieme anche senza che ti ubriacassi"
"Non mi avresti mai portato a casa tua se non fossi stato fuori di testa e a casa mia senza avvisare i tuoi non venivi"
"le hai pensate tutte! mi fai paura, lo sai?" sorrido e lo bacio. Ci divertiamo un altro po’ e poi mi addormento finalmente...con un pensiero in meno.

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Capitolo 40
*** trentanove. ***


Eccola, la tanto attesa fine. Sembrava incredibile come il tempo passasse in fretta e come solo in un attimo tutta una vita potesse essere stravolta completamente e, ripensando al trasferimento qui a Londra, era stato proprio così. Se non fossi venuta qui, in fondo, non avrei mai conosciuto il mio Danny… il mio Danny… così distante quest’ultimo periodo, tutto preso dai suoi nuovi impegni musicali e da quel Mark che non avevo proprio intenzione di conoscere… eppure nel gruppo solo lui era così preso da scordarsi persino di me.
Suonò il campanello. Il primo giorno di vacanza seria dopo mesi di studio e in più compleanno di Tom si sarebbe festeggiato al mare e Danny era là fuori con la sua macchina per scortarci tutti alla spiaggia, anche se non sapevo come avremmo ad entrarci tutti. Aprii la porta e il mio dubbio venne risolto.
“Amore, eccoti!” Danny si avvicinò e mi sfiorò velocemente le labbra “Ti presento Seth e Mark”.
Un uomo sulla trentina si avvicinò a me e, prendendomi la mano, me la baciò con fare galante, dandomi però solo il voltastomaco: “Piacere di conoscerti, Giulia… Danny, avevi ragione, una ragazza veramente bella” sorrise mentre teneva lo sguardo fisso su di me… sapevo che non avrei mai voluto conoscerlo! Lo odiavo ancora più di prima!
“Piacere… com’è questa sorpresa, amore?” chiesi io un po’ troppo sfacciata e Danny mi lanciò un’occhiataccia.
“Oggi i ragazzi non hanno impegni e ho pensato allora di invitarli al mare con noi… così abbiamo anche due macchine e non avremo problemi!” sorrise abbracciando amichevolmente il suo nuovo amico.
“Bene… sono proprio contenta” dissi ma dal mio tono ero sicura che si capiva cosa in realtà stavo pensando.
“Bene, andiamo a prendere gli altri sennò arriviamo stasera e non festeggeremo proprio niente”.
Entrai in macchina e la prima cosa che feci fu fulminare Danny.
“Perché mi guardi così ora?” chiese lui.
“Ora te lo porti pure appresso! Il tuo amico! Sto seriamente pensando che tu stia passando all’altra sponda!”
“Ma cosa dici! È il mio capo e condivido con lui questo lavoro al quale sai quanto tengo”
“Lo so e io sono contenta che tu e i ragazzi abbiate avuto questa occasione, ma non pensi che mi stai trascurando un po’?”
“Non dire stupidaggini! Ti amo come sempre e non ti farei mai del male… e comunque Mark è un bravo ragazzo, devi solo conoscerlo meglio! Dagli un’opportunità”
“Vedremo” risposi secca e mi girai dall’altra parte mentre arrivavano gli altri al punto dove ci eravamo dati appuntamento.
Scesi per salutarli e fare gli auguri a Tom mentre i ragazzi presentavano alle mie amiche i loro due capi alle quali, come con me, non la smisero di fare complimenti e smancerie.
“E questa è Izzy” esclamò Harry sorridendo. Guaraio per un momento Fabiola e capii il perché di quel muso lungo.
“È una colla vivente quella ragazza!” mi sussurrò all’orecchio.
“Sempre meglio di quel viscido di Mark… hai visto come ci prova con tutte? Non lo sopporto!”
“Ma dai! Non c’è paragone tra loro due! Izzy è una vera strega!”
“Ok, ora entriamo in macchina! Si parte!” Danny esclamò. Feci per rientrare in macchina ma mi bloccò una mano “Perché non vai tu in macchina con Mark?” lo guardai a bocca aperta senza riuscire a rispondergli “Dai… così hai una possibilità per conoscerlo meglio… magari anche Francesca e Fabiola possono venire con te, no?” Lo fulminai nuovamente e senza fiatare presi sotto braccio le ragazze e mi diressi verso la macchina di Mark voltandomi verso Danny e uccidendolo con lo sguardo.
“Mark, noi veniamo in macchina con te”
“Bene ragazze!”
“Sì, sarò un piacere!” commentò Seth.
“Ma a me non va di andare con loro” sussurrò Francesca
“E Harry è solo con quell’oca! Non posso stare qui!”
“Neanche io ne ho voglia, ma ora Danny ci vuole far diventare tutti amici… e poi non entriamo tutti di là!”
“Beh, poteva venirci Izzy!” io e Francesca ridemmo mentre il tanto amato guidatore e il suo amico entravano in macchina.
Il viaggio sembrava non finire mai e la parlantina di Seth non alleviava il mio risentimento.
“Allora, ragazze” intervenne Mark cercando di porre fine al lungo monologo a cui ci stava rendendo partecipi il suo amico “I vostri ragazzi suonano alla grande e in più hanno la fortuna di avere al loro fianco delle ragazze carine come voi” sorrise facendo l’occhiolino a Seth.
“Già, non capita spesso di poter condividere con i nostri pupilli un così bel tesoro” aggiunse lui.
“E infatti non capita neanche ora” risposi secca e lanciando un’occhiataccia a Mark dallo specchietto retrovisore.
“Su, non sarebbe male poterci conoscere in modo più approfondito, no?” ribatté il viscido.
“Dipende da cosa si intende per approfondito” intervenne Francesca con tono di sfida
“Non si intende niente di anormale… una semplice amicizia” sorrise maliziosamente.
“Bene” dissi per chiudere il discorso e poi mi voltai a guardare fuori dal finestrino: proprio accanto a noi c’era la macchina di Danny dove, al contrario nostro, sembra si stessero divertendo. Tom, dalla parte del finestrino, si voltò anche lui e mi salutò sorridente mentre io riuscii solo a fargli un cenno con la testa.
Finalmente dopo un tempo indefinito arrivammo alla spiaggia.
“L’ultimo che si tuffa paga pegno!” urlò Dougie afferrando la mano di Francesca e correndo a più non posso verso l’acqua. Subito tutti, buttando i vestiti a destra e a manca, partirono per cercare di non tuffarsi per ultimi mentre io e Fabiola prendemmo le nostre cose e ci andammo a posizionare da qualche parte sulla riva.
“Guardala quella sfacciata!” esclamò Fabiola abbastanza arrabbiata guardando Izzy giocare con Harry nell’acqua.
“Io non ci posso credere! Pure nell’acqua parla con quel viscido!” feci io tenendo lo sguardo fisso su di loro. Francesca e Dougie furono i primi ad uscire dall’acqua e, dopo aver messo l’asciugamano, si stesero vicini coccolandosi e scambiandosi affettuosi baci…*Non è giusto! Anche io! No! smettila di guardarli…l’invidia è una brutta bestia!* voltai lo sguardo dall’altra parte e vidi Fabiola anche lei intenta a guardare la scenetta sicuramente tentando anche lei di non farci caso.
Bella giornata! Francesca con Dougie, Tom con Gi, Harry…con Izzy e Danny…con Mark e Seth…e io e Fabiola col muso lungo in disparte a guardare gli altri divertirsi.
“Ragazze! Non fate così! Invece di starci male, divertitevi anche voi!” Francesca si avvicinò a noi.
“La fai facile tu… il tuo ragazzo non è impegnato a stare con un’altra ragazza!”
“O col suo capo!”
“Ok, avete ragione ma… non potete rovinarvi la giornata così… è anche il compleanno di Tom e prima, parlando, sembrava dispiaciuto di come vi sta andando questa giornata”
“Bene! Tom se ne è accorto, tu te ne sei accorta… e Danny? Non se ne accorge di come sto?” sussurrai io quasi in lacrime e Francesca ci prese e ci strinse forte a sé.
“Se non si accorgono di voi sono proprio degli stupidi!” ci fece per consolarci “ma voi non potete stare così e quindi… ora vi tufferete in acqua con me e ci divertiremo! Torniamo indietro a quando eravamo a Roma e andavamo al mare… eravamo solo noi tre e giocavamo, ridevamo… venite con me?” si alzò in piedi e sorridendo ci sproòa a venire con lei.
“Ma sì! Ti pare che devo stare così per colpa sua?” Fabiola afferrò la mano di Francesca e si alzò.
“Allora, vieni anche tu?” mi fece, facendomi l’occhiolino. Guardai per un momento Danny preso da una conversazione senza fine con i capi.
“Certo che vengo! Non posso rimanere qui a guardare un altro secondo!” mi alzai anche io e cominciai a correre “come era? Chi arriva per ultima paga pegno!” E non pensai più; mi godetti solo la freschezza di quell’acqua e la gioia di giocare con le mie amiche. Dopo un po’ ci raggiunsero gli altri e anche Danny si buttò e venne verso di me.
“Vedo che ti sei ricordato che hai una ragazza!” feci io acida.
“Tu sei sempre nei miei pensieri… come potrei scordarti?” mi afferrò per i fianchi e mi cinse a sé facendomi perdere un po’ di quell’acidità di un attimo prima.
“Promettimi che non mi scorderai mai”
“Mai” mi avvolse e mi baciò dolcemente sulle labbra sciogliendo tutta la rabbia che avevo accumulato fino a poco prima.
La giornata procedette e nel pomeriggio, dopo aver festeggiato Tom e aver fatto un ultimo bagno, ritornammo alle macchine.
“Vieni in macchina con me? O preferisci andare con Mark?” mi sussurrò Danny all’orecchio facendomi venire i brividi.
“E me lo domandi?”
Così al ritorno eravamo io, Francesca, Fabiola e Dougie in macchina con Danny.
“Ha preferito andare con lei, piuttosto che stare qui con me” dichiarò Fabiola con voce spezzata.
La strinsi forte a me ma non riuscii a dirle niente che potesse consolarla… in fondo aveva ragione… Harry era andato con Izzy… ma Danny aveva voluto me e non riuscii a non essere felice per questo. Era tutto così strano; un momento sembrava che non mi vedesse nemmeno, un momento dopo era vicino a me e mi avvolgeva col suo profumo…le sue labbra…
 
***
FABIOLA’S POV
 
Che bello il tramonto penso che madre natura non possa aver creato una cosa più bella di questa enorme palla rossa, che sembra si vada a nascondere dietro il mare.
"Ehi Fabi,che fai qui tutta sola?"esclama Fra venendomi incontro
"Niente, ammiravo il tramonto.."
"scusa ma Harry dov'è?"
"non lo so dovrebbe essere nei para.." mi giro e vedo una scena che mi fa salire tutta la rabbia in gola. Harry e Izzy che continuano a scherzare dandosi pizzicotti e rotolandosi sulla sabbia.
"Fabi ci sei ancora?"
“Fabiola calmati...respira..."sussurro tra me e me
"Fra scusa mi potresti lasciare per un pò da sola? ho bisogno di riflettere"
"Se proprio vuoi” e rapidamente va a prendersi qualcosa da bere. Riecco di nuovo la scena,Harry e Izzy che continuano a ridere, ma adesso sono uno vicino all’altro.
*Me lo fanno apposta? Io non penso di essere una persona gelosa ma adesso quella biondina mi ci sta facendo diventare!*
Decido di sfogarmi con Giulia ,l’unica che può capirmi,dopo tutto ciò che ha passato. Sta parlando con Mark. O meglio è Mark che sta parlando,lei sembra avere occhi solo per Danny, ma nel suo sguardo non c’è più quella passione di una volta. Forse è meglio provare con Francesca.
“Fra hai 5 minuti, ti vorrei parlare” esclamo avvicinandomi a lei e raccontandole tutta la situazione, con i miei effettivi dubbi
“Ma che dici? Non ti preoccupare… Harry ti ama, arriverebbe in capo al mondo per te, figurati se si fa coinvolgere da una come Izzy”
“Ma non lo so Fra, lo sai che se io mi sento una cosa quella si realizza quasi sempre!”aggiungo demoralizzata
“guarda, io non so che dirti, da quanto ho visto non mi sembra una cosa seria su cui preoccuparsi, se vuoi però parlane con Doug in fondo lui lo conosce molto meglio di noi. Ma sono sicura che dirà le stesse cose che ti ho detto io!”
“Allora ci parlerò” Mi avvicino a lui e gli spiego il tutto.
“… non so che fare, aiutami tu”
“Non ti preoccupare, tu devi cercare di essere te stessa, in fondo lui si è innamorato di te e della bella persona che sei”
“Oh grazie mille” e lo abbraccio forte
Dopo circa un’oretta decidiamo di tornare a casa, e grazie  al passaggio in macchina di Dan, in un’ora e mezza siamo a casa. Harry decide di rimanere a cena con noi, così nell’attesa ci guardiamo un film sdraiati sul divano. Inserisco il dvd e mi siedo accanto a lui. Sento le sue braccia cingere le mie spalle e stringermi al suo petto. Ed ogni piccolo dubbio sembra essere svanito nella mia mente.
“Ehi cosa guardate?” sento una voce squillante provenire dalla porta
“Love Actually”
“Noooo è il mio film preferito!”esclama precipitandosi sul divano e mettendosi seduta affianco ad Haz. Improvvisamente li vedo giocare a cuscinate. Con uno sguardo gelido fisso Izzy che immediatamente posa il cuscino e inizia a sussurrare qualcosa all’orecchio di Harry. Entrambi scoppiando a ridere. *Che nervosooo fanno sempre così quando sto con loro… ma non lo sanno che è maleducazione parlare all’orecchio in presenza di altre persone??*
Dopo circa mezz’ora di questo sghignazzare continuo…
“La potete smettere? Sto cercando di seguire il film” esclamo irritata.
“Si scusaci amore” dopo 5 minuti scarsi di silenzio ricominciamo a ridere *Ora basta io non ce la faccio più*
“ADESSO PIANTATELA”esclamo isterica. Non ci vedo più niente, l’unico sguardo che riesco a cogliere è quello del mio ragazzo. Fissandolo gli urlo in faccia “IO NON TI CAPISCO PROPRIO!... SE QUI CON ME E …SEMBRA COME SE NON ESISTESSI” sento i miei occhi bruciare e riempirsi di lacrime, così decido di correre in camera, chiudendomi la porta alle spalle e buttandomi sul letto. Sento subito riaprirsi la porta.
“amore ma che succede?”esclama abbracciandomi
“che succede?...che succede mi domandi? Ma non te ne sei accorto che da quando è arrivata quella, io per te non contro più niente, sono come un fantasma!” gli urlo contro con le lacrime che continuavano a rigarmi il viso.
“Ma…”
“E NON DIRMI CHE NON è VERO! Cazzo ma non te ne accorgi che me lo sta facendo apposta?? Io ci sto soffrendo non sai quanto per questa cosa!”
“…io non so cosa dire…” è l’unica frase che riesce ad uscire dalle sue labbra
“Beh se non da cosa dire, te lo dico io! Forse è meglio che per stasera tu torni a casa e ti schiarisci un po’ le idee!” gli apro la porta per farlo uscire, dopodiché la richiudo e decido di sedermi per terra a contemplare al buio i numeri della mia radiosveglia.
Sento aprire la porta *Sicuramente è mia madre, chissà che avrà pensato dopo tutto questo casino* mi si siede accanto, e dal suo profumo così forte capisco che non è lei. Di scatto mi alzo e accendo la luce.
La vedo seduta sul mio letto con una faccia da santarellina.”Mi dispiace tanto Fabi che tu abbia pensato male….ma noi stavamo solo scherzando… da buoni amici” esclama accentuando le ultime 2 parole.
La guardo impassibile e esclamo “amici un CAZZO! Non mi pare che 2 amici si comportino così! Harry..Harry è IL MIO RAGAZZO”
“Ma forse in questo momento questo vale solo per te”
“Io non so tu cosa ci faccia a casa mia, e non voglio nemmeno sapere cosa complotti contro me e Harry, ma sappi che TE NE DEVI ANDARE DA QUESTA CASA!”le urlo in faccia, subito dopo la prendo per un braccio e la butto fuori dalla mia stanza.
“Vuoi cacciarmi? E dove andrò a dormire,sotto i ponti? Oppure potrei andare a casa di Harry?” ammicca
“COSAAAAAA, brutta troia che non sei altro io non ti voglio più vedere e non voglio più sentire nemmeno una parola uscire da quella bocca da topo che ti ritrovi!” e strattonandola la butta fuori sul patio di casa insieme a tutte le sue cose. Mi chiudo la porta alle spalle e ricomincio a piangere. I miei avendo assistito a tutta la scenetta, mi vengono incontro chiedendomi spiegazioni. Non riesco a dire nient’altro che  “ è finita.. è finita me lo sento”
***
 
Dopo che i miei genitori sono usciti per andare a lavoro,sento suonare il campanello. Decido di alzarmi e andare a vedere chi è. Harry è arrabbiato lo leggo nel suo sguardo,non l’avevo mai visto così.
“cosa diavolo ti è saltato in testa?”
“che succede?”
“ieri sera hai sbattuto fuori di casa Izzy!”
“Si non la voglio più vedere a quella vipera! E comunque se sei qui scommetto che si è venuta subito a rifugiare da te!”
“certo sono l’unica persona di cui si fida! Ma mi spieghi che ti è preso non può essere solo il fatto che scherzavamo insieme”
“No infatti,sono una serie di cose che si sono andate ad accatastare l’una sull’altra. E la mia pazienza ha un limite”
“Dimmene una”
“ok! Iniziamo da primo nonché il più importante. Perché non mi hai detto nulla di lei al tuo ritorno dal Canada?”
“Mi sarà sfuggito..”
“No, un’amicizia come la vostra è difficile dimenticarsela. Ma a questo punto io non capisco perché sei dalla sua parte. Santo cielo io sono la tua ragazza…”
“Io…” non lo faccio finire di parlare che improvvisamente esclamo “Provi o no qualcosa per lei?” Lo fisso nei suoi profondi occhi azzurri. Ma mi spiazza rispondendo alla domanda con un “…non lo so..” Abbassa lo sguardo non hai il coraggio nemmeno di guardarmi in faccia. Io sento dentro di me l’assenza di qualcosa…
“Bene … Tu per me non esisti più” mi giro verso la finestra per non dargli la soddisfazione di vedermi piangere.
E lo sento andar via portandosi con se il mio cuore.

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Capitolo 41
*** quaranta. ***


23 Luglio. Era tutto pronto. Avevo preparato tutto scrupolosamente nei minimi dettagli: dopo aver convinto i miei a lasciarmi casa quella notte, avevo organizzato l'intera serata prima del mio compleanno per festeggiare con il mio ragazzo.
Speravo andasse tutto bene. Sinceramente, ero un po' nervosa. Ultimamente, visto che la nostra storia era arrivata ad un punto di crisi, non avevo più avuto occasione di stare un po' da sola con Danny (certo, non per mia volontà).
Si sarebbe ricordato dell'appuntamento? Volevo credere che almeno non si scordasse di che giorno fosse l’indomani e che avremmo dovuto passare insieme la serata.
Le 8... le 8 e mezza... girovagavo per la casa, cercando disperatamente di non pensare, di trovare un'occupazione che mi distraesse dai pensieri che sovraffollano la mia mente: sistemai i cuscini, il letto, misi in ordine i libri sparsi per la mia camera...
DRIIN: alle 9 suonò il citofono. Tirai un sospiro di sollievo. Corsi ad aprire e.. eccolo, era proprio lui. Non ci speravo più. Lo abbracciai forte, cercando di colmare il mio disperato bisogno di sentire che lui era lì, con me. "Pensavo ti fossi dimenticato!"
"Come posso dimenticarmi del tuo compleanno?"
Mi diede un bacio, con talmente tanta passione, che dopo qualche secondo ebbi bisogno di riprendere fiato.
"Ehi, cos'è tutta questa foga?" altro bacio.
"E' troppo tempo che non stiamo insieme" esclamò enfatizzando l'ultima parola. Quindi mi prese in braccio, continuando a baciarmi, e mi trascinò su per le scale, fino alla mia camera. Mi stese sul letto e cominciò a sfilarmi la maglietta. Mi lasciai trascinare da sensazioni che non provavo più da un po', felice, pensando che finalmente era tornato in sè, il Danny di sempre. Ma...
"Devo andare"
"Scusa?" chiesi, alzandomi un pochino, sperando in uno stupido scherzo.
Lui si alzò e iniziò a vestirsi.
"Sì, mi ero dimenticato dell'appuntamento con Mark e gli altri al pub"
Lo guardai allibita. "E chissene frega, non ci andare da loro"
"Ho preso un impegno"
"Ma scusa, secondo te perchè ho organizzato questa serata? Per stare un po' da sola con te. Cazzo, l'avevamo pianificata da tempo, e tu adesso te ne esci così, DEVO ANDARE? Ti sei bevuto il cervello?" cominciai ad alzare la voce.
"Dai, amore, non ti arrabbiare..."
"Amore un corno, io mi arrabbio eccome! Cioè, tu sei venuto qui solo per fare cosa esattamente?"
"Per festeggiare..."
Non credevo alle mie orecchie. "Certo, divertiamoci, chissene se il nostro rapporto sta andando a rotoli. Sono più importanti Mark e compagnia bella, la tua ragazza viene messa in secondo piano, però, poverina, mi fa pena, quindi passiamo un attimo da lei, giusto per fare una piacevole scopata, come fosse una troia!"
"Ma io..."
"Zitto, esci, mi dai la nausea! Corri dai tuoi amichetti" lo presi per un braccio e con forza lo trascinai giù per le scale, fino fuori di casa. "Sei uno stronzo, non farti più vedere!" e sbattei la porta con tutta la forza che avevo. Mi voltai e vidi sul tavolo, apparecchiato con cura, una candela rossa accesa al centro, e la cena, ormai fredda, nei piatti. Una rabbia improvvisa si impossessò di me: soffiai sulla candela per spegnerla, poi presi i piatti, corsi in cucina e buttai tutto nel secchio, sbattei il resto nel lavandino e ripetei l'operazione fino a che non ebbi ripulito tutto. Poi, salii in camera e mi chiusi la porta alle spalle, sbattendola. Mi buttai sul letto e le lacrime, ormai impossibili da trattenere, scorrevano sulle guance, implacabili.
Non potevo credere che si stesse comportando in quel modo, lui non poteva essere cambiato così, non volevo crederci, qualcun altro si era preso i suoi panni. Ridatemi il mio Danny! Volevo stringerlo di nuovo a me. Il mio sguardo, appannato dalle lacrime, si posò sulla sveglia sul comodino: 00.01. *Buon compleanno Giulia! L'inizio è incoraggiante, si prospetta il migliore di tutti.*
 
***
DRIIIIN, DRIIIIIN
Il telefono continuava a squillare. Non volevo rispondere, non volevo far finta di stare bene, perchè non stavo bene. Avrei dovuto essere felice, facevo 17 anni, ma tutto quello a cui riuscivo a pensare era a la sera prima, alla litigata con Danny, la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevo dormito per niente, impegnata com'ero a piangere, e piangere... Avevo chiuso gli occhi che era già mattina, il sole era alto nel cielo, e per un momento, un misero momento, avevo pensato che tutto quello che era successo fosse stato un brutto sogno, solo un brutto sogno, e di lì a poco mi sarei svegliata con qualche sorpresa architettata da Danny. Ma mi ero dovuta risvegliare, e l'illusione era scivolata via, così come era arrivata. Mi sentivo gli occhi gonfi, mentre stringevo il cuscino a forma di cuore, con la nostra foto sopra, il gemello di quello che avevo regalato a lui per san Valentino. Mi sembravano giorni così lontani, di un'altra vita...
La mia voce arrivò dal telefono: "Non siamo in casa, o non possiamo rispondervi, lasciate un messaggio" -BIIIP-
"Tanti auguri a teeee, tanti auguri a teeeee, tanti auguri a Giuliaaa, tanti auguri aaaaa teeeeee! Che stai facendo che non rispondi eh?!, sporcacciona, vabbè che oggi è il tuo compleanno, dai ti perdoniamo. Ciao Dannyyyyy! Ci vediamo dopo, così ti diamo il nostro bellissimo regalo. Un bacioo!" BIP. Le voci eccitate di Francesca e Fabiola mi fecero solo stare peggio. "Ciao Danny". Ma non era colpa loro, non sapevano cos'era successo. E ancora, di nuovo, la stessa rabbia di ieri sera, mi salì dentro, tirai il cuscino dall'altra parte della stanza, afferrai qualunque cosa che mi capitasse a tiro che mi ricordava lui e la scaraventai per terra. Mi lasciai cadere sulla moquette, afferrai le gambe piegate con le braccia e nascosi il viso, di nuovo rigato di lacrime. Mi sembravo isterica, una matta. Ma che ci potevo fare? Non riuscivo ad essere lucida.
Per tutta la mattinata e il pomeriggio ebbi questi attacchi di rabbia, presi a pugni il mio piccolo sacco da boxe, cercando di sfogarmi, ma niente. Continuavo a ricevere messaggi preoccupati dalle mie amiche, che mi chiedevano dove fossi finita, perchè non rispondevo. Non volevo parlare con nessuno. Rieccola, la ragazza che quando stava male, si chiudeva in se stessa e non voleva vedere i suoi amici. Ma forse mi avrebbe fatto bene. Composi velocemente il numero di Francesca, in uno dei loro tanti messaggi dicevano che aspettavano lì.
"Giulia! Cos'è successo? Come stai?"
"Di merda"
E raccontai tutto, quello che era successo, quello che aveva detto... E giù altre lacrime. Era incredibile, non credevo di averne così tante. Ma parlare un po' con loro, sfogarmi, liberarmi di tutto mi fece bene, mi sentivo un tantino più leggera. Volevano venire da me, ma io preivo stare da sola, e, dopo un po' di lamentele, riuscii a convincerle. Agganciai la cornetta, poi mi sdraiai per terra, ad occhi chiusi, cercando di cacciare i brutti pensieri. Ma all'improvviso delle note mi arrivarono alle orecchie. *Aspetta, è una canzone già sentita.... Ma è I've Got You!* Il mio cuore fece una capriola, mi affacciai alla finestra, sperando, con tutta me stessa, che fosse chi pensavo...
Sul mio giardino c'era un telone bianco, con una scritta "Sono uno stupido, perdonami" e, accanto, Danny, con una chitarra in mano, che cantava dolcemente quella canzone scritta per me. Sorrisi, mi ero quasi dimenticata di come si faceva, e scesi le scale, aprii la porta e gli corsi incontro, abbracciandolo forte, singhiozzando.
"Scusami" mi sussurrò ad un orecchio, poi mi baciò la testa. "Scusami" ripeté, accarezzandomi la schiena. Mi separai e lo guardai negli occhi, seria.
"Sei stato uno stronzo insensibile!"
"Lo so" abbassò lo sguardo.
"Non ce l'ho fatta a stare zitta anche ieri, era troppo tempo ormai che lasciavo correre ogni tua sciocchezza. Mi hai fatto sentire inutile, usata, ti rendi conto, vero?"
"Sì, me ne rendo conto. Mi dispiace"
"Ma spero che adesso tu ritorni quello di una volta, mi pare tu sia già sulla buona strada. Io non voglio sorprese ogni giorno, certo, non sai quanto mi facciano piacere, mi sento importante, ma a me basta che tu sia qui con me, che sia un ragazzo normale, che non ti dimentichi degli appuntamenti e che non pensi solamente a quei tuoi amici. Io capisco che sta cambiando tutto, state diventando famosi, ma devi rimanere con i piedi per terra, e continuare a stare con le persone che ti vogliono bene, che ti volevano bene già da prima"
Lui mi guardò negli occhi e mi accarezzò la guancia, sorridendo dolcemente. "Ti amo. Scusami per essere stato un perfetto idiota"
"Ti amo anche io" e lo baciai.
"Ho un regalo per te, è speciale, voglio farmi perdonare" infilò la mano in tasca ed estrasse una busta. Me la porse. Lentamente la aprii e tirai fuori il contenuto. Due biglietti aerei, c'era scritto 'London LHR - Paris CDG' Rimasi a bocca aperta. "Andiamo a Parigi, solo noi due, sempre se tu vuoi". Alzai lo sguardo su di lui, a bocca aperta.
"Ma certo che voglio! E' un regalo bellissimo... Grazie!" mi fiondai sulle sue labbra.
"Non vedo l'ora, voglio stare insieme a te, voglio recuperare il tempo perduto" mi sorrise. Poi, come se si fosse ricordato di una cosa all'improvviso, guardò l'orologio e poi aggiunse "Vieni con me, ti devo portare da una parte" e mi prese per mano, trascinandomi fino alla sua macchina.
"Dove andiamo?" chiesi curiosa.
"Vedrai..." mi rispose con fare misterioso. Poi si batté la mano sulla fronte. "Che cretino! Ti devi mettere questa" e tirò fuori una benda bianca.
"Che noiaaa!" ma me la feci legare dietro la nuca dalla mano delicata di Danny. Purtroppo me la legò così stretta che non riuscivo neanche a sbirciare un po' da sotto. Sospirai.
Dopo qualche minuto, la macchina si fermò. "Aspetta che vengo a prenderti". Lo sentii uscire e chiudere lo sportello, poi aprire il mio e prendermi la mano. "Vieni"
"Come mai tutto questo mistero?"
"Zitta e cammina" mi disse scherzando. "Attenta agli scalini" mi avvertì. Poco dopo, bussò ad una porta e qualcuno viene ad aprirci. "Siamo arrivati" lo sentii armeggiare con il nodo della benda e questa scivolò via. Aprii gli occhi, ma non riuscivo ancora a vedere niente, era tutto buio.
"Ma dove..." iniziai, ma la luce si accese all'improvviso e un urlo "SORPRESAA!" si propagò per la stanza, mentre persone comparivano dappertutto. Un secondo dopo mi resi conto che eravamo a casa di Danny, e gli altri erano tutti i miei amici ancora non partiti per le vacanze, inclusi, ovviamente, Tom, Giovanna, Dougie, Fra, Fabi e Harry. Sorrisi raggiante in direzione di tutti, mentre ognuno si avvicinava per farmi gli auguri e le mie due amiche mi abbracciavano forte. Bè, non si poteva dire che non fosse stato un compleanno noioso!
 
***
FABIOLA’S POV
 
Siamo nel pieno della festa. Si vede proprio che Giulia non si aspettava nulla di tutto ciò, specialmente dopo tutto quello che le è successo, c’era proprio bisogno di una mega festa come questa.
Sto chiacchierando con Tom e Gì, cercando di stare il più lontano possibile da Harry. Ad un certo punto, sento suonare alla porta. Guardo l’orario ed è già da un’ora è mezza che è iniziata la festa.
“E ora chi può essere?”
“Sono sicuro che è Mark insieme ai suoi amici! È un classico che lui arrivi in ritardo!”risponde Tom
“che cafoni! Non li sopporto proprio…”aggiunge Giovanna
Dall’altra parte della stanza sento Giulia che mi sta chiamando.
“Fabiii potresti andare ad aprire tu?”
“si non ti preoccupare” e mi dirigo verso la porta. Proprio come aveva previsto Tom erano Mark e i suoi amici.
“Ciao!”
“ciao Bellissima vieni qui e fatti salutare”esclama Mark avvicinandomi a lui e schioccandomi un bacio sulla guancia. *Che schiiiifooo*
“senti mi sono permesso di invitare un mio nuovo amico, sai si è appena trasferito da Madrid e non conosce nessuno. Non è un problema vero?”
*Ma come si permette manco fosse a casa sua!*
“Ma non lo so.. dovresti chiedere alla festeggiata e al padrone di casa…”
“Eccolo qui, si chiama Fernando”esclama spingendomelo praticamente addosso.
“Ciao.. scusa per l’intrusione!”sussurra timidamente.
*Che strano, lui non sembra proprio un tipo che potrebbe far parte della comitiva di Mark, ma forse mi sbaglio, come si dice l’abito non fa il monaco*
“Prego la festa è di là” e li indirizzo tutti verso la sala.
Non sapendo con chi parlare, dato che erano tutti impegnati, decido di andare al buffet a prendermi qualcosa da bere. Opto per qualcosa di forte e vado alla ricerca di un posto a sedere, quando vedo il nuovo amico di Mark, starsene tutto solo in un angolo della sala.
*deve essere un ragazzo molto timido* e decido così di andarci a fare due chiacchiere.
“ciao!”
“ciao…”
“allora vieni da Madrid?”esclamo tentando di iniziare una conversazione
“si!”
“sai io parlo un po’ di spagnolo…o almeno so le cose basilari!”
“davvero?”
“si si! penso che per te sia davvero difficile parlare una lingua diversa dalla tua vero? Anche per me è stato lo stesso”
“perché di dove sei?”
“Roma,in realtà  io, Giulia e Francesca siamo tutte italiane. Se vuoi, possiamo provare a parlare in spagnolo se ti rende le cose più semplici?”gli propongo
“Si grazie,così alleniamo anche il tuo spagnolo”
“La vedo molto dura!”e scoppiamo a ridere.
Improvvisamente sento un brivido percorrermi la schiena. Mi volto di scatto e vedo che Harry mi stava fissando. Cerco di non pensarci e continuo la mia conversazione con Fernando, che ogni 5 secondi corregge il  mio spagnolo maccheronico.
“scusa te la posso rubare un attimo?”sento una voce conosciuta provenire alle mie spalle.
“si certo”
“cosa c’è?”gli chiedo sbuffando e cercando di non incrociare il suo sguardo
“Possiamo uscire? Ti devo parlare”
“Ok” e ci dirigiamo insieme fuori dalla casa.
“cosa volevi dirmi?”
“Sono stato un idiota,perdonami! non pensavo tu ci stessi tanto male per quella faccenda,che non voglio nemmeno ricordare. Noi non possiamo lasciarci in questo modo, in questi mesi ho vissuto i momenti più belli di tutta la mia vita. E ora  ci dividiamo per una sciocchezza, nemmeno i 4 mesi in cui siamo rimasti uno distante dall’altra hanno affievolito il nostro amore”
“Sai… neanche io sarei voluta arrivare a questa conclusione, ma penso siano stati proprio i tuoi 4 mesi in Canada a far nascere il tutto”e questa volta non riesco a sviare il suo sguardo. Vedo le lacrime scorrere sul quel viso perfetto,che ho visto così tante volte.
“Ma come puoi dire una cosa del genere? In quei mesi in Canada io pensavo a te ogni secondo…”
“Harry ti prego! Io ricordo benissimo quella sera cosa mi hai risposto… tu non sapevi se provavi qualcosa per lei. Non me la sto prendendo con te. Ci ho ragionato su, e tu sei umano,se mi hai dato quella risposta vuol dire che il dubbio c’era e a questo punto è meglio rimanere amici…”
“Ma… Io ti amo!”
“Non è vero…”
“Sei davvero sicura della decisione che hai preso?”
“Si”sussurro
“allora concedimi un ultimo bacio”esclama avvicinandosi e poggiando le sue labbra ,inumidite dalle lacrime, sulle mie. Sarei potuta andarmene , ma in fondo io lo amavo ancora.
Rientrando in casa,cerco di asciugarmi le lacrime e di sistemarmi il trucco,ma niente da fare. Decido infine di sedermi in un angolo senza dare nell’occhio,ci riesco, tutti si stanno godendo la festa,ballano e ridono. Persa nei miei pensieri non mi accorgo che Fernando si è avvicinato.
“ehi tutto bene?”
“In realtà no…per niente!”
“è colpa di quel ragazzo? Ti ha fatto del male?”
“No… quello… era  il mio ragazzo”
“ah …vuoi restare un po’ da sola?”
“No non ti preoccupare”esclamo e così passo tutta la serata seduta all’angolo della sala senza dire una parola. Solo in compagnia di quel ragazzo appena conosciuto.

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Capitolo 42
*** quarantuno. ***


Niente. Non era cambiato assolutamente niente, nonostante Parigi, nonostante le sue promesse, le sue scuse… ma perché doveva fare così, io non capivo… non riuscivo a comprendere cosa diavolo passasse per quella sua testa… era come se avesse resettato tutto e quest’ultima settimana, compresi i due giorni bellissimi nella capitale francese, non fosse passata. Era addirittura peggio di prima: era così distante, non lo sentivo mai, ogni volta era fuori con quella sua sottospecie di amici…
Ero seduta sugli scalini di casa sua: l’ultima novità era che tutti e quattro avevano lasciato le proprie case e con i primi soldi entrati per il singolo uscito e passato in continuazione alla radio (“five colours”), se ne erano comprati una loro per poterci abitare e contemporaneamente lavorare insieme.
Mi alzai, sospirando e andai alla porta a suonare per la quindicesima volta in un quarto d’ora. Nessuna risposta. Cazzo, ecco che ricominciava a dimenticarsi degli appuntamenti. Mi risedetti, prendendo la testa tra le mani e chiudendo gli occhi, cercando di mettere in ordine i pensieri. *Forse ha fatto tardi allo studio… o forse è successo qualcosa*
Ma chi volevo prendere in giro. Non c’erano scuse, si era dimenticato. Mi sentivo così insignificante e inutile.
Dei passi si avvicinarono, quindi alzai la testa per vedere da chi provenissero.
“Giulia, ciao, che ci fai qui?”
“Tom! Sto aspettando Danny, avevamo un appuntamento mezz’ora fa. Sai dov’è finito?”
Lui mi guardò un po’ dispiaciuto. “Ehm… ho paura che sia con Mark”
“Mark… sempre Mark. Ormai non valgo più niente” dissi rassegnata. Lui si sedette vicino a me e mi posò un braccio attorno alle spalle.
“Mi dispiace per quello che stai passando. Non te lo meriti”
“Grazie. Io non so più che fare… pensavo fosse tornato se stesso dopo il mio compleanno…”
“Guarda, non so neanche io cosa gli succede. È talmente cambiato, ormai non sta molto con noi, giusto il tempo di provare e registrare, niente di più”
“Io ci sto veramente male”
“Immagino. Se vuoi parlare un po’, sfogati pure” mi disse dolcemente.
Lo guardai e sorrisi. “Grazie Tom. Forse mi può servire”
Iniziai a parlargli di come mi sentissi, di quello che stavo passando, del suo comportamento, dapprima con calma, poi sempre con più rabbia, stava uscendo tutta fuori, quella accumulata in quegli ultimi tempi. Tom non fece altro che ascoltarmi per ore, ogni tanto intervenendo per darmi qualche consiglio o perla di saggezza.
“Ti voglio bene!” esclamai abbracciandolo forte. Lui ricambiò la stretta. “Grazie di tutto”
“Ma figurati. Ti voglio tanto bene anche io. E sono sempre qui, se hai bisogno di me”
Lo strinsi forte per qualche secondo, poi mi separai e gli schioccai un grande bacio sulla guancia.
“Ora devo andare, tanto non verrà più” feci un mezzo sorriso triste.
“Va bene. Ciao Giulia, chiama se hai bisogno”
“Sì, grazie. Ciao” quindi mi allontanai lentamente, sentendomi un po’ meglio dopo essermi aperta così tanto e aver rivelato tutto quello che provavo.
Decisi di chiamare Danny per sapere dov’era, curiosa di sentire la sua risposta e le sue scuse.
“Amore! Come mai mi chiami?”
“Santo cielo, Danny, avevamo un appuntamento due ore fa!”
“Davvero?”
“Sì caro!”
“Scusa, mi sono completamente dimenticato”
“Me n’ero accorta!”
“Perché non passi qui, così ci vediamo?”
“Dove sei?”
“Al Pavilion”
“Va bene, aspettami che arrivo” e attaccai.
Era proprio rincoglionito. Nonostante tutto, decisi di raggiungerlo anche solo per vederlo un attimo, perché mi mancava da morire.
Quindi, dopo aver preso la metro, arrivai al bar e iniziai a cercarlo; lo vidi al tavolo con i suoi amici, perciò gli andai incontro.
“Eccolo, l’amore della mia vita!”
*sai dove glielo ficco l’amore della sua vita?*
Si avvicinò e mi baciò frettolosamente.
“Ciao Dan”
“Hey, Giulia! Bellissima, come stai?” mi fece Mark, con sguardo viscido.
“Una meraviglia, grazie” risposi allontanandomi un po’. Era uno di quei tipi che bastava che una ragazza respirasse e camminasse che non perdeva tempo per allungare le mani dovunque.
“Dai, siediti con noi, ordina qualcosa!”
“Scusa?” una voce femminile mi giunse all’orecchio. Mi girai e vidi una ragazza vicino a Dan, un po’ rossa in viso. “Ma sei Danny Jones dei McFLY?” chiese emozionata.
“Sì, proprio io” rispose lui sorridendo soddisfatto.
“Oh mio dio! Ragazze, è lui!” urlò a qualcuno, ed un altro paio spuntò da dietro l’angolo e iniziarono a fargli gli occhi dolci.
Ci provavano spudoratamente, e questo mi urtò i nervi, ma quello che mi diede più fastidio era che Danny gli dava spago e continuava a fare il simpatico e lo spaccone, proprio come se io non fossi esistita.
Nel frattempo, sentii qualcuno avvicinarsi da dietro: Mark si appiccicò a me e, PER SBAGLIO, una mano gli cadde proprio sul mio sedere. Dopo avergli lanciato un’occhiata gelida (al muro sarebbe stata la stessa cosa) e prima che la situazione potesse peggiorare, mi scansai e mi avvicinai a Danny, che impegnato com’era non si era accorto di niente, e allo stuolo di ragazze intente a sbavare sul mio ragazzo.
Mi schiarii la voce. Quelle si girarono e mi guardarono come se fossi un insetto rivoltante. Le ignorai e mi rivolsi a Dan: “Amore” enfatizzai la parola “forse è meglio che vada” esordii un po’ scocciata. Gli schioccai un bacio e me ne andai, senza che lui dicesse una parola per fermarmi. Scossi la testa, rassegnata, e tornai a casa, sperando di rilassarmi un po’ sotto la doccia e di schiarirmi le idee. Ma appena arrivata, mia madre urlò dalla sala:
“Giulia, puoi venire un secondo?”
Entrai nella stanza e trovai mamma e papà seduti sul divano, che mi guardavano seri. Preoccupata dalle loro espressioni, mi avvicinai. “cos’è successo?”
“Siediti, dobbiamo parlare e sappiamo già che non ti piacerà”
Feci come mi dicono, pensando che quel giorno non me ne andava bene una. Speravo che non fosse una cosa troppo pesante. Loro mi fissavano, silenziosi. “Allora?” li esortai a parlare: mi stava salendo un’ansia assurda. Loro si guardarono per un momento, poi mia madre prese un respiro e disse: “Dobbiamo tornare in Italia”
Sgranai gli occhi e studiai le loro espressioni, per capire se era un brutto scherzo o cosa. Ma loro rimasero seri ed era quella la cosa che mi fece capire che non mi stavano affatto prendendo in giro.
“scusate?”
“praticamente il nostro capo ha detto che il lavoro qui l’abbiamo terminato e che dobbiamo tornare in Italia per continuarlo”
Li guardai basita. Non ci volevo credere.
“Scusate, ma non avevano detto che dovevate trasferirvi qui per sempre perché c’era stato un gemellaggio e il vostro lavoro si era spostato a Londra?”
“sì, ma ora ci hanno detto che dobbiamo ripartire perché il lavoro è concluso”
Cercai di assimilare per un secondo le parole.
“Non posso tornare in Italia! Tutta la mia vita è qua adesso! Non potete chiedermi di lasciare tutto quello che mi sono finalmente costruita!”
“Lo so, Giulia, ma…”
“No, nessun ma, voi mi state chiedendo di abbandonare Francesca e Fabiola, le mie migliori amiche, Tom, Doug, Haz e soprattutto Danny, il mio ragazzo”
Nonostante tutto quello che stava succedendo fra noi, la nostra crisi, ero sicura che prima o poi si sarebbe risolta. Non me la sentivo di lasciarlo, lo amavo ancora tanto.
“Non si può trovare una soluzione?” chiesi disperata. Non potevo andarmene, non ce l’avrei fatta.
“No, Giulia, ci dispiace, ma noi torneremo in Italia e tu verrai con noi” conclusero fermamente. “E ora fila a letto che è tardi”
***
Attesi in linea, con la cornetta alzata, il cuore a pezzi, la mente svuotata.
“pronto?”
“Giulia!”
Le voci delle due ragazze risposero contemporaneamente.
“Torno a Roma” esclamai senza nessuna premessa. Dall’altra parte solo silenzio. Poi iniziarono a chiedermi agitate cos’era successo e dopo avergli raccontato il tutto, erano sconvolte e non ci volevano credere, e disperatamente cercarono di trovare una scappatoia, ma dopo il discorso che i miei mi avevano fatto, vedevo poche possibilità.
Comunque io non avevo intenzione di lasciar correre, avrei fatto di tutto pur di convincerli.
E nei giorni seguenti, infatti, iniziai a fare una mezza specie di sciopero, in cui li ignoravo e non parlavo più con loro.
Nel frattempo, era chiaro che stavo malissimo, ero quasi depressa, ed avevo un disperato bisogno di Danny, ma più provavo a chiamarlo, più lui non rispondeva. Dopo mille tentativi, improvvisamente lo sentii all’altro capo del telefono.
“Amore”
“Danny, devo parlarti”
“Guarda, adesso non posso, ci sentiamo, scusa” e attaccò. Guardai il cellulare in mano e, con sguardo vacuo, lo lasciai cadere a terra, incredula e ferita come non mai.
*Danny, in questo momento ho BISOGNO di te, del tuo supporto, del tuo amore.*
Squillò il telefono di casa e con un gesto meccanico allungai il braccio.
“Pronto?”
“Ho trovato una soluzione!” esclamò la voce eccitata di Francesca.
Mi illustrò il suo piano, che aveva trovato consultando sua madre. Non mi sembrava male come idea, anzi! Ringraziai e attaccai, poi corsi giù dai miei, incrociando le dita.
“Mamma, papà…”
“Oh, abbiamo finito lo sciopero?”
Li ignorai. “Francesca ha trovato un modo. E Barbara è d’accordo”
“E quale sarebbe?” chiesero sbuffando.
“Potrei rimanere a vivere con loro!”
Mi guardarono per un secondo, poi mamma stava per dire qualcosa, quando la bloccai.
“Sentite non… non ce la posso fare! A Roma non troverei altro che la stessa vita monotona di prima! Per non parlare che se torno incontrerò Luca, non lo voglio più vedere, non più!” decisi di giocare questa carta. “Voi non mi potete chiedere di fare questo. È qui, ormai, tutto quello a cui sono legata, quello che amo. Sto anche passando un periodo schifoso” iniziai a piangere. “Sto cercando in tutti i modi di riuscire a trovare una soluzione, sono disperata, non sono forte abbastanza per fare una cosa del genere!”
Loro mi guardarono seri, uno sguardo che non ammetteva scuse.
“Ecco, come al solito non ve ne frega niente di me!” mi alzai di scatto e, come una furia, corsi verso la mia camera ed entrai sbattendo la porta. Mi buttai sul letto a pancia in sotto, dentro di me ormai ogni speranza svanita, sarei dovuta tornare per forza in una città che, soprattutto in questo momento, odiavo con tutto il cuore.
C’era un silenzio irreale attorno a me, non si sentiva volare una mosca, la TV che era accesa fino a qualche momento prima, era stata spenta e non si sentonivano i miei parlare o spostarsi. Sentivo solo i miei singhiozzi, inarrestabili.
Restai così, mentre il tempo passava; mi stavo quasi per addormentare, quando sentii bussare la porta.
“Avanti” dissi con voce strozzata. Mia madre fece capolino e seriamente esordì: “Ci abbiamo pensato. Forse è veramente la soluzione migliore…”

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Capitolo 43
*** quarantadue. ***


Cade la pioggia e tutto lava…”
Magari. Si potrebbe cancellare quel ultimo periodo. Pioveva da più di mezz’ora ormai ed io ero in stato catatonico, fissando le gocce mentre sbattevano sui vetri della mia finestra. Quel tempo scuro e grigio rispecchiava proprio il mio umore. Avevo voglia di piangere.
Dimmi a che serve restare lontano in silenzio a guardare la nostra passione che muore in un angolo e… non sa di noi
*Danny, mi manchi. Mi manchi come non mai. Mi manca il tuo farmi sentire importante, desiderata. Mi mancano le coccole che ci scambiavamo con tanto amore, i tuoi baci così diversi da adesso. Mi manchi tu, il ragazzo di cui mi sono innamorata, quello dolce e romantico, che mi scriveva le canzoni, il ragazzo fragile e forte nello stesso tempo. Dove sei?*
DRIIN: squillò il telefono. Alzai la cornetta.
“Pronto?”
“Amore!” la voce di Danny mi arrivò felice dall’altra parte del telefono.
“Ciao Dan”
“Amore, devi assolutamente venire da me. Dobbiamo festeggiare!”
“E cosa di preciso?”
“E’ una sorpresa!”
“Ok, il tempo di vestirmi e vengo”
“A dopo, ti amo” e attaccò. Restai così, in silenzio per qualche secondo a fissare la cornetta, quasi a sperare che potesse ridarmi il mio ragazzo. Sospirai.
*Chissà che sarà successo.* Con calma mi alzai e iniziai a vestirmi. Poi uscii con l’ombrello, mentre la pioggia continuava imperterrita a cadere.
*Chissà, forse si comporterà diversamente. Forse ha capito. O almeno prima o poi lo farà.* Me lo dicevo da un po’ di tempo ormai, ma la consapevolezza che non sarebbe più tornato come prima cominciava a farsi strada purtroppo. Avevo l’impressione che ormai fosse perduto…
Davanti casa sua e degli altri, bussai. Mi aprì Tom con un sorriso.
“Ehi, Giulia, che ci fai qui?”
“Danny mi ha chiamato dicendomi di passare… per festeggiare non so cosa”
Prima che Tom potesse rispondermi, eccolo scendere dal piano di sopra, raggiante. Si avvicinò e me e mi baciò frettolosamente.
“Finalmente sei arrivata! Vieni, andiamo in camera”
“Mi spieghi cos’è successo?”
“Prima festeggiamo” quindi mi prese per mano e mi trascinò per le scale. Lanciai un’occhiata a Tom, che scosse la testa.
Appena chiusa la porta, si voltò di scatto verso di me e iniziò a baciarmi con forza e a spogliarmi; io passiva lo lasciai fare, perché nella mia testa c’era solo l’idea che era finita, lo sentivo, non riuscivo più a provare niente, neanche quando lo sentivo su di me, era tutto diverso… *E’ finita, è finita* continuavo a ripetermi. Avevo la testa completamente vuota. Mi sentivo svuotata come non mai.
Mi voltai dall’altra parte, sotto il lenzuolo, e mi lasciai sfuggire qualche lacrima. Poi le asciugai senza farmi vedere, cercai di imbastire un sorriso e mi voltai verso di lui.
“Allora, si può sapere cosa abbiamo festeggiato?” chiese mentre mi alzavo e iniziavo a vestirmi.
Lui sorridendomi eccitato mi rispose: “Partiamo per il tour! In tutta Gran Bretagna!”
Pugnalata al cuore. Sentii il mio sorriso scivolare via.
“Che cosa? E per quanto?”
“Per 3 mesi. Non è fantastico?”
Altra pugnalata. *Qualcuno tolga questo coltello, mi fa troppo male.* Non riuscii a dire niente, solo a guardarlo con la bocca aperta. All’improvviso, dentro di me salì una rabbia fortissima, ma invece di trattenerla, stavolta non riuscii a far altro che a lasciarla uscire.
“Stai scherzando spero!” mi ritrovai quasi ad urlare.
“No, affatto. Scusa non sei contenta per me?” mi guardò confuso.
“Per niente! Cioè, tu è da troppo tempo che ormai non mi fili più, non ti fai più vivo, ti dimentichi degli appuntamenti e non ti accorgi di quanto sto male. Pensavo che la situazione si era risolta, quando siamo stati a Parigi stavo benissimo e per un momento, stupidamente, ho pensato che eri ritornato il Danny di sempre. Che idiota. Ormai per te esistono solo Mark e gli altri ragazzi della casa discografica, non stai neanche più di tanto con Tom, Dougie e Harry, ma soprattutto, non stai più con me! E io ho sempre cercato di fare finta di niente, mi dicevo che era una fase passeggera, una conseguenza dell’essere diventato famoso, che l’avremmo superata, ma mi sono accorta che non si può più andare avanti così, non posso stare con una persona a cui non interesso più, che non mi cerca più… e dopo tutto dovrei anche essere felice che parti e che per tre mesi non ti vedrò?” presi fiato, trattenendo le lacrime.
“Ma come non ti cerco più, non ti filo più? Scusa, e adesso che ho fatto?”
Lo guardai incredula. Ma perché non capiva?!
“Che cosa? Secondo te è questo stare con una persona? È dire: ‘Ehi, oggi ho voglia di una scopata, fammi chiamare la mia ragazza!’ E no, caro, io non ci sto. Mi ignori per settimane intere, adesso siamo andati a letto e per te questo è stare con qualcuno? Danny, ma dove diavolo sei finito? Non sei più tu. E io così non ci sto. Ne ho abbastanza!”
Mi voltai e sbattei la porta, scesi le scale di corsa, quando mi ritrovai Tom davanti. Dovevo avere una faccia sconvolta perché mi chiese: “Ehi, cos’è successo?”
“Mi sono stufata, Tom, non ce la faccio più!”
Trattenni a stento le lacrime. Tom mi abbracciò. “Mi dispiace. Non lo riconosco più nemmeno io!” mi strinse forte. “E’ un deficiente se si lascia scappare una come te!” aggiunse dolcemente. Io riuscii a sorridere un po’. “Meno male che ci sei tu”
Ma ecco i passi di Danny scendere rapidi le scale.
“Io vado” e dopo averlo salutato, uscii di corsa, dimenticandomi di prendere l’ombrello. Cosa non intelligente, visto che continuava a piovere imperterrito.
Le gocce scorrevano sul mio viso, mischiate alle lacrime che erano iniziate a scendere. Oh, Danny! Perché? Non riuscivo a smettere di piangere… arrivai davanti casa, e come un fulmine, mi apparve un’immagine davanti agli occhi: 7 mesi prima, sotto la pioggia, noi due stretti e uniti nel nostro primo bacio, così indimenticabile… e uno dopo l’altro ecco scorrere nella mia mente tutti i ricordi più belli vissuti con lui, il ragazzo perfetto, bellissimo, dolcissimo che amavo come non mai… ed erano immagini che mi facevano male, mi colpivano al cuore, spezzandolo in mille pezzi, che avevo l’impressione non sarebbero riusciti mai a ricomporsi. E giù lacrime e ancora lacrime, fino a che non ne avevo più.
Decisi di entrare, bagnata come un pulcino. In silenzio, mi avviai in camera, mi misi dei vestiti asciutti con la mente svuotata, non riuscendo a capire cosa stessi facendo di preciso e, muovendomi con gesti meccanici, andai verso mamma. Sapevo cosa dirle, ormai avevo deciso, anche se si trattava di una decisione dolorosa e molto difficile.
“Mamma?”
“Sì?”
“Ho cambiato idea. Torno in Italia con voi!”
 
***
 
DANNY’S POV
 
Per un attimo penso stia scherzando. Poi la guardo bene negli occhi, quei suoi bellissimi occhi, e realizzo che sta male sul serio, lo vedo che cerca di trattenere le lacrime. Ecco, è uscita di corsa. Probabilmente non mi vuole più vedere.
“Giulia” riesco solo a mormorare tra me e me. Mi alzo di corsa anche io, per rincorrerla, ma appena metto piede sulle scale, sento la porta sbattere.
“Daniel Alan David Jones!” urla Tom, dal piano di sotto. Lo raggiungo lentamente. È piuttosto arrabbiato.
“Lo sai che sei il più grosso coglione sulla faccia della terra?”
Lo guardo, non sapendo cosa dire.
“Quella ragazza è una santa, io me n’ero andato da un pezzo. Ti ama sul serio, e tu l’hai trattata malissimo, come hai fatto con noi. Il successo ti ha proprio dato alla testa!”
Mentre cerco di assimilare quelle parole, la porta si apre ed entrano Doug e Harry.
“Ehilà!” esclamano. Poi guardano Tom, con la faccia furiosa, e poi me.
“Cos’è successo?” chiede Harry preoccupato.
“E’ successo che Giulia ha litigato con lui e finalmente si è decisa a lasciarlo!”
“Oh, ha fatto bene!” esclama Dougie. “Ultimamente sei insopportabile!”
“Povera ragazza, chissà come starà…”
“Di sicuro malissimo,  come sta da parecchio ormai, me ne ha sempre parlato, ma stavolta si vede che non ce la faceva più!” spiega Tom.
Li sento parlare ancora, ma non riesco a cogliere il senso delle parole, perché nella mia mente comincia a farsi strada l’idea che lei non c’è più, che l’ho persa.
“Sono un coglione!” mormoro dopo un po’. “Sono proprio un coglione!” ripeto a voce più alta.
“Bentornato fra noi, Danny!”

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Capitolo 44
*** quarantatre. ***


E siamo arrivati all'ultimo capitolo! Spero vi sia piaciuta :)
G.

***



“E quindi, questo è quanto!” conclusi con un sospiro, ad occhi bassi, cercando di nascondere che erano lucidi.
Eravamo tutti riuniti a casa mia: Tom, Giovanna, Francesca, Fabiola, Dougie e Harry.
“Non puoi andartene!” quasi urlò Fra.
“E ci lasci così?” le fece eco Fabiola.
Sarebbe stata dura, soprattutto per loro due, le mie migliori amiche, le persone che non avrei mai voluto lasciare, perché senza di loro mi sentivo sola, vulnerabile, persa. Ma ormai mi ero affezionata in modo irreparabile, tantissimo, anche agli altri, e soprattutto a Tom. Negli ultimi periodi di crisi con Dan, era stato il mio confidente, un po’ come il mio migliore amico. Però la decisione era stata presa, per dura che fosse, e non c’era possibilità di tornare indietro: mi ero imposta di non farlo.
“Se lo fai per lui, ti prego, cambia idea, non essere così impulsiva, possiamo trovare una…”
“Cosa, una soluzione?” lo interruppi. “Non c’è una soluzione, Tom, non potrò continuare ad evitarlo per sempre, perché è sicuro che lo incontrerò spesso, per non parlare della scuola, sarebbe troppo doloroso…”
“Potresti provare a dimenticare….”
“Dimenticare? Pensi sia così semplice? Vederlo tutti i santi giorni, stargli accanto, quando vengo a trovarvi… certo, una passeggiata!” esclamai sarcastica. Calò il silenzio, sul volto di ognuno si leggeva la loro disperata ricerca di un modo per farmi restare.
“Forse si potrebbe…”
“Sentite, non ci sono scuse, io parto, ormai ho deciso. Credete che sia semplice per me? Non lo è affatto, Dio solo sa quanto vi voglio bene e quanto vorrei trovare un modo per rimanere qui con voi. Soprattutto dopo aver visto quando state provando in ogni modo di farmi cambiare idea…”
“Perché ti vogliamo bene anche noi”
Sorrisi. “Grazie ragazzi. Non so come farò senza di voi!” una lacrima scese. Tom si alzò e mi abbracciò forte. Poi fu la volta di Giovanna, Dougie (che ne approfittò per farmi un po’ di solletico, cercando di tirarmi su), Harry… poi le ultime due, le più difficili, le persone con le quali non avevo mai vissuto senza, e adesso mi aspettava un lungo, interminabile periodo in loro assenza. Si catapultarono verso di me, in un abbraccio di gruppo, singhiozzando disperate come me. Restammo così per minuti interi, poi ci separammo lentamente. Cercai di ricompormi.
“Una cosa importante che vi chiedo” mi rivolsi a tutti, guardandoli negli occhi. “non dite niente a Danny”
“Ma non puoi…”
“Vi prego. Promettetemelo” dissi risoluta, soprattutto guardando Tom. Lui mi fissò per un momento, poi sospirò e infine “Promesso. Se vuoi saperlo, comunque, è tornato in sé e sta malissimo”
Chiusi gli occhi e una fitta mi strinse il cuore. “Per questo non ditegli niente. Mi raccomando”
 
***
 
DANNY'S POV
 
 
È possibile che una persona stia così male? È una settimana ormai e ancora non riesco a riprendermi. Soprattutto, con la consapevolezza di essere stato un emerito idiota. Ma come ho fatto a ridurmi così? Più mi facevo raccontare quello che avevo combinato, più non ci credevo e non mi riconoscevo. È incredibile come non mi sia reso conto di niente, come una lunga sbronza, ho cancellato tutto.
Come ho potuto trattarla così? La persona più importante per me, non ho mai amato nessuno così tanto e non mi sono mai sentito così bene come quando lei era vicino a me, la forza che mi dava… e io guarda che ho combinato. Sono stato crudele e, facendo del male a lei, non mi accorgevo che distruggevo anche me stesso, perché come faccio senza di lei? Sono vuoto, sono completamente perduto. Si può amare così tanto? Bè, penso di si. Lei era il mio ossigeno e adesso non riesco più a respirare.
Ogni volta che la vedo ho un tuffo al cuore: mi manca tutto di lei, sentire il suo profumo, la sua pelle, il suo sapore. Tutto riaffiora alla mente, facendomi a pezzi. Ho provato a parlarci, ma ogni volta mi evita. Quasi non so darle torto. Ma devo riuscirci, devo farmi perdonare, o rischio di cadere in un’oscurità dalla quale sarà difficile rialzarmi…
Prendo la cornetta del telefono e compongo il suo numero velocemente, con il cuore a mille.
“Pronto?” una voce maschile risponde: è il padre. La mia solita fortuna.
“Ehm… salve sono Danny”
Un attimo di silenzio.
“Ah… Danny. Come va?”
“Male. Posso parlare con Giulia, per favore?”
“Senti Danny… mi sei simpatico, ma lascia perdere con mia figlia… è inutile, anche perché partiremo dopodomani, quindi…”
“Partire? E per dove?”
“Come, non te l’hanno detto? Torniamo in Italia, il lavoro qui è finito!"
Dolore fortissimo al cuore. Qualcuno me l'ha strappato via, lo sento. Non può essere vero.
"Per...per sempre?" mormoro.
"Bè, diciamo per un po'... almeno per adesso, poi chi lo sa..."
Chiudo gli occhi e alcune lacrime iniziano a scorrere.
"Bè.. grazie comunque. Arrivederci e buon viaggio" cerco di mantenere una voce normale.
"Grazie Danny, buona fortuna." e attacca. Prendo la testa fra le mani, piangendo e non riuscendo a smettere.
Se ne va, e io non la rivedrò più... ho rovinato tutto, parte per colpa mia, ne sono sicuro!
In quel momento entra Tom. "Ehi Dan, sbrigati, dobbiamo provare Obv..." guarda verso di me, con le guance bagnate. Spalanca gli occhi preoccupato. "Cosa..?"
"Se ne va, Tom! Se ne va, ed io non la rivedrò più!"
Tom sospira e si siede sul letto, accanto a me.
"Lo so...me l'ha detto"
"Tu lo sapevi?" chiedo sconvolto
"Veramente... lo ha detto a tutti noi... ma non voleva che tu lo sapessi"
"Potevate dirmelo lo stesso!" esclamo mezzo arrabbiato, continuando a piangere. "Sei il mio migliore amico, cazzo, hai il dovere di informarmi! Soprattutto se si tratta di lei!"
"Senti Dan... calmati un secondo e ascoltami bene" alzo lo sguardo. "Non sai quanto dispiaccia a tutti noi che Giulia parta. E so, che tu stai soffrendo come pochi all'idea che si trasferisca. Ma purtroppo devi affrontare le conseguenze di quello che hai fatto. Lo so che è dura..."
"Tom, io la amo, più di ogni altra cosa al mondo! Come posso lasciarla andare? Io non sono più niente senza di lei!"
"Diglielo allora. Vedi se riesci a farle cambiare idea..." lo vedo pensieroso, per poi tirare fuori un mezzo sorriso. "Forse c'è un modo... mi è appena venuta in mente un'idea..."
 
***
 
Non avevo fatto altro, nelle ultime settimane, che riempire valigie su valigie, scatoloni su scatoloni. Mi ritornarono in mente gli stessi momenti, un anno fa, quando impacchettavo la mia roba, eccitata, per partire per sempre, o almeno così credevo, alla volta di Londra, la mia amata Londra. Ero piena di aspettative, domande del genere “riuscirò ad essere più spigliata e farmi degli amici?”, “come sarà la mia vita là?” o “Riusciremo io e Luca a portare avanti una storia a distanza?”…
Ora era tutto così difficile, la mia vita era lì ormai. Avrei dovuto ricominciare tutto daccapo, riabituarmi alla vita a Roma. Dopo aver passato un anno lì, non pensavo fosse un’impresa molto semplice.
I giorni volavano, e in un attimo, mi svegliai il giorno della partenza. Mi guardai intorno, girai ogni angolo della casa, cercando di imprimerne nella mia mente tutti i più piccoli, insignificanti particolari. Era una di quelle case che avevo sempre sognato, la tipica villetta a schiera delle periferie inglesi. E ora, se pensavo che sarei dovuta tornare nel (mi sembrava) squallido appartamento di Roma, mi piangeva il cuore. Ma ormai era ora di andare. Presi una valigia e la borsa, e seguii mamma e papà fuori di casa, dopo essermi voltata per un’ultima volta.
Con il morale a terra, ci dirigemmo verso l’aeroporto. Come immaginavo, tutti erano già lì che mi aspettavano, tutti tranne Danny, ovviamente. Francesca e Fabiola erano già in lacrime. Gli corsi incontro, e non feci altro che abbracciare tutti un milione di volte, mentre anche io avevo iniziato a piangere e i ragazzi erano commossi.
“Se non ti fai sentire almeno tre volte al giorno ti uccidiamo!”
“Vogliamo sapere ogni cosa!”
“In bocca al lupo a voi per il tour. Vedrete che andrà benissimo, siete troppo bravi” dissi, rivolta a Tom, Haz e Doug.
“Grazie. Ti prometto che ti scriveremo ogni giorno per farti sapere come va”
“E…” abbassai lo sguardo “prendetevi cura di lui” aggiunsi a bassa voce.
“Stai tranquilla” Tom mi sorrise dolcemente, accarezzandomi una guancia.
“Mi sa che mi tocca andare” annunciai tristemente. “Cerco di venire appena posso”
E di nuovo mille abbracci, poi, a malincuore, mi separai da tutti e seguii i miei verso il metal detector.
“Giulia!” sentii urlare il mio nome da lontano da una voce bellissima, profonda, dolcissima, che mi fece subito battere il cuore.
*Non può essere*. Mi voltai, non sapendo cosa sperare. E lo vidi, che corre verso di me, bello come non lo era mai stato.
“Giulia, ti prego, aspetta!” ormai mi aveva raggiunto.
“Cosa devo aspettare, perché sei venuto?” non lo volevo guardare negli occhi, sarebbe stato ancora più difficile, ma qualcosa mi spinse ad alzare lo sguardo e rimasi per un attimo sorpresa: stava piangendo.
“Non puoi lasciarmi. Non puoi farlo. Io mi sento male senza di te. So che sono stato stupido, cinico, insensibile, e tutti gli altri aggettivi più brutti che riesci a trovarmi, ma non mi sono accorto di niente lo giuro, io ero come se fossi un’altra persona, perché sai, e te lo ripeterò fino alla morte, che ti amo, e che non farei mai niente che possa ferirti”
“Io…”
“No aspetta, lasciami parlare. Non mi accorgevo di quanto facevo del male a te, e a me stesso, perché tu sei la mia forza e senza ti te sono perduto. Ho bisogno di te. Devi restare, perché non sono sicuro che potrei andare avanti altrimenti, tutta questa storia dell’essere famoso, non ha più senso se tu non sei con me. Sono condannato a tornare nello stesso buio in cui ero prima di conoscerti, prima di sapere quanto fossi speciale e prima di saper veramente amare. Ti prego, resta con me. Ti amo troppo per lasciarti andare”
Lo guardai lì, davanti a me, in lacrime. E io lì, senza parole, immobile. E anche io piansi e sorrisi, gli accarezzai il viso, poi mi avvicinai, lo abbracciai e il suo profumo mi entrò dentro, facendomi ricordare tutti i momenti belli passati insieme. In quel momento, realizzai cosa stavo per perdere e non pensai più a niente… solo a quel dolce, interminabile e indimenticabile bacio… per sempre.
 
THE END

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