Summer love

di Letty Cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** 3 agosto 2009 ***
Capitolo 3: *** L'attesa, la partenza, l'arrivo ***
Capitolo 4: *** All'inizio del sogno ***
Capitolo 5: *** Il paradiso è tutto qui ***
Capitolo 6: *** A casa Cullen... ***
Capitolo 7: *** Edward ***
Capitolo 8: *** Inizia tutto cosi'... ***
Capitolo 9: *** Sogno o son desta? ***
Capitolo 10: *** Tra le nuvole... ***
Capitolo 11: *** La cena di gala 1^ parte -Bella- ***
Capitolo 12: *** La cena di gala 1^ parte -Edward- ***
Capitolo 13: *** La cena di gala 2^ parte -Bella- ***
Capitolo 14: *** La cena di gala 2^ parte -Edward- ***
Capitolo 15: *** La cena di gala 3^ parte -Bella- ***
Capitolo 16: *** La cena di gala 3^ parte -Edward- ***
Capitolo 17: *** Il dopo cena ***
Capitolo 18: *** Il risveglio-Edward ***
Capitolo 19: *** Il risveglio - Bella ***
Capitolo 20: *** Un nuovo giorno ***
Capitolo 21: *** Agli stand ***
Capitolo 22: *** Confessioni ***
Capitolo 23: *** Si balla! ***
Capitolo 24: *** Festa? ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Buongiorno a tutte! Sono iscritta da poco e questa è la mia prima storia.. spero vi piacera'!


Introduzione

 
Era l’estate del 2009 e come ogni anno la mia famiglia ed io ci apprestavamo a partire per le nostre consuete vacanze estive. Ed ogni volta fare le valigie era una tragedia, almeno per me. Da buona ragazza adolescente che si rispetti, quando mi muovevo io, con me si muoveva la casa (o meglio l’armadio) in blocco.
Ah scusate, che maleducata, mi presento. Mi chiamo Isabella Marie Swan, ho 17 anni e da due mesi circa mi sono trasferita a Forks con la mia famiglia, una cittadina fredda, piovosa e senza sole dello stato di Washington. Sono figlia unica e di questo ho sempre sofferto. Fin da piccola desideravo avere una sorella con cui parlare, giocare e con la quale potessi confidarmi ma purtroppo i miei genitori non mi hanno fatto questo regalo. Nonostante ciò mamma e papà sono sempre stati molto presenti con me e mi hanno fatto crescere sentendomi amata e non facendomi mancare nulla.
Mio padre si chiama Charlie, è il capo della polizia di Forks. Lui adora il suo lavoro e lo svolge sempre al meglio e con molta dedizione. Mamma è molto orgogliosa di lui e molto spesso mi racconta di quando lei prese parte al suo giuramento tenutosi a New York quando mio padre aveva solo 23 anni. Adora la pizza e passare le serate di sport guardando le partite dei Mariners.
Mia madre è Renee, la mia dolce mamma, tanto dolce quanto svampita. A causa della sua esuberanza da quando ci siamo trasferiti qui, non è riuscita a farsi tante amiche e la maggior parte del tempo lo passa in casa a cucinare preparando ogni settimana una torta differente. I dolci: sono la sua piu’ grande passione e devo dire che mio padre ed io lo confermiamo senza parole bensi’ a fatti.
Il sabato mattina, dopo essersi recata al supermercato, si dedica alla preparazione del suo “nuovo” dessert: appena lo sforna, noi siamo gia’ attorno al tavolo per gustarne subito una fettina. La domenica per cena, del dolce restano solo le briciole nel portatorta.
Bene, dopo avervi illustrato la mia deliziosa famiglia, passo a raccontarvi quella che pensavo sarebbe stata la mia SOLITApallosissimaVACANZAestivaCONgenitoriAseguito ma che fortunatamente quest’anno si rivelo' ben diversa.

 

 

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Capitolo 2
*** 3 agosto 2009 ***


Era un caldo mattino di inizio agosto, la sera precedente avevo caricato la sveglia per le 7 sicura che, una volta suonata l’avrei riprogrammata per farla suonare almeno un’altra ora dopo (comportamento normale e tipico della sottoscritta).
Avevamo il volo per Orange County alle 12 e 25 dall’aeroporto di Seattle.
Stavo sognando beatamente di sdraiarmi su una spiaggia quasi deserta e godermi i caldi raggi del sole che mi baciavano e il lieve vento che mi accarezzava quando un tonfo improvviso e una luce accecante mi fecero balzare sul letto risvegliandomi traumatizzata.
Neanche il tempo di capire cosa fosse accaduto e dove fossi finita, che una voce calda ma squillante mi fece capire che l’uragano chiamato Renee era corsa a “salvarmi” dalla mia, se cosi si puo’ chiamare, PIGRIZIA di alzarmi. Avava aperto violentemente la porta ed era corsa alla finestra ad aprire le persiane accecandomi con la luce che prepotente passava attraverso le tende rosa appese alla finestra.
“Buongiorno amore! Su alzati che è tardi. Non vorrai rischiare di perdere l’aereo? Tuo padre è gia’ in cucina a preparare la colazione, la tua preferita” mi disse lei posandomi un bacio sulla fronte.
“Ciao mamma, buongiorno a te! Ma che ore sono? E’ davvero cosi tardi? La mia sveglia non ha suonato neanche una volta, deve essersi rotta!” l’espressione sul mio viso era a dir poco sconcertata: la mia sveglia della Thun, nuova di pacca e pagata un occhio della testa si era forse rotta? O forse io, suonata piu’ del solito mi ero dimenticata di caricarla? No, escludo categoricamente la seconda, pero’ cavolo allora si è rotta… probabilmente sul mio viso passavano mille espressioni diverse e solo quando mi accorsi che mia madre aveva ricominciato a parlare, la vidi li’ di fronte a me, con le braccia incrociate in grembo che mi fissava con aria stupita ed allo stesso tempo impaziente che sua figlia si decidesse a schiodarsi dal letto.
“Tesoro , te lo spiego io perché la tua cara sveglia non ha suonato.. sono le 6 e 40 e dobbiamo sbrigarci, dobbiamo ancora caricare i bagagli in macchina e al telegiornale hanno previsto code in autostrada fin da questa mattina”.
“Che cosaaaaaaaaaaaaaaaaa?? Mamma ma è prestissimooo! Oddio ora restero’ traumatizzata addormentata e imbambolata per tutta la mattina o no forse peggio per tutta la giornata! Devo correre da papa’ e dirgli di preparare il termos da un litro di caffè anzi no due termos… si si meglio due!! Papaaaaaaaaaaaaaaaaaaa’!”.
Detto quello mi scaravento giu’ per le scale senza neanche infilarmi le ciabatte e all’improvviso, presa dalla foga di arrivare in cucina, non mi ricordo di quel lembo di moquette appena sollevato dal pavimento e da brava ragazza scoordinata quale sono, vado ad inciampare proprio li cadendo rovinosamente con il sedere e scivolando sopra gli ultimi tre scalini atterro sul tappeto rosso accanto alla fine della ringhiera. Un tonfo secco e forte si propago’ dalla scala sotto di me.
Non feci in tempo ad alzarmi che mio padre comparve da dietro il muro che divideva il salotto dalla sala da pranzo a si chino’ su di me per aiutarmi ad alzarmi.
“Cavolo Bells, sempre la solita! Vuoi andare al mare o all’ospedale? Se continui cosi prima o poi te la rompi quella testa! Su vieni, aggrappati a me, la colazione è gia’ pronta.”
Mentre mi aiutava ad alzarmi, sentii un profumino arrivare dalla cucina: era il pane tostato che papa’ mi preparava spesso. Pane tostato con burro, marmellata di more e una tazzona di latte e caffè: era la mia colazione preferita.
Quando fui in piedi, un’altra voce sopraggiunse dalle mie spalle… ah si mia madre…dimenticavo…era rimasta al piano di sopra in camera mia… La vidi scendere frettolosamente le scale e corrermi incontro abbracciandomi.
“Oh Bella, in cosa ho sbagliato con te tesoro mio.. Ti sei fatta male? Come ti senti?” mi chiese piuttosto preoccupata.
“Sto bene mamma, sto bene non preoccuparti. Lo sai che ci sono abituata a queste “cadute”, sono all’ordine del giorno! Al massimo domani avro’ mezzo sedere nero!! Dai facciamo colazione, altrimenti lo perdiamo davvero l’aereo!”
Detto questo ci dirigemmo tutti e tre abbracciati verso la cucina. Fu allora che mi voltai verso mamma e le dissi: “Mamma?”, lei giro’ appena il volto verso di me e disse:” Dimmi amore..”
“Tu non hai sbagliato niente, sei una mamma che tutte le ragazze vorrebbero avere, piuttosto sono io che vi faccio sempre preoccupare e combino sempre guai. Ma voi due siete i genitori migliori che io possa desiderare di avere. Su di voi posso sempre contare, ho avuto tutto dalla vita e il meglio anche grazie a voi. Non so come avrei fatto se non fossi stata destinata a voi. Grazie per la vostra esistenza, grazie per il vostro amore.”
Sapevo che l’avrei fatta piangere ma avevo bisogno di dirle quanto le volevo bene e quanto ne volevo anche a papa’, glielo dovevo. E infatti la sua reazione non si fece attendere piu’ di tanto. Mi guardo’ e vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, mi abbraccio’ forte senza dire una parola e senza dire una parola restammo abbracciate per alcuni minuti. Mi sentivo attraversata da una sensazione di beatitudine e di amore come poche volte mi era accaduto. Fu mio padre a riportarci alla “realta’ “, guardandoci a sua volta con gli occhi pieni di dolcezza. Facemmo colazione velocemente, caricammo l’auto con i numerosi bagagli e partimmo alla volta di Seattle. L’aereo per le vacanze ci stava aspettando: California arriviamoooo!


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Capitolo 3
*** L'attesa, la partenza, l'arrivo ***


Arrivammo a Seattle con grande anticipo. L'aerporto era davvero enorme.
Decidemmo di fare subito il check in e poco dopo ci accomodammo sulle sedie di plastica situate nel corridoio in attesa che il nostro volo venisse annunciato. Erano solo le 10 e 35 ma io sapevo bene come ingannare il tempo.
Dal bagaglio a mano estrassi ilmio lettore mp3, regalo dei miei genitori per il mio diciassettesimo compleanno, lo accesi e iniziai a scorrere sui titoli delle canzoni che apparivano. Ascolto quasi ogni tipo di musica, do quasi perchè quelle canzoni fatte solo di musica metallica proprio non le sopporto. Con la testa abbassata sullo schermo dell' mp3, saltellavo da un brano all'altro: Madon, U2, Bryan Adams ma anche musica italiana come Ramazzotti, Baglioni.
Con mia grande sorpresa vidi apparire il titolo di una canzone o meglio di una musica che non ricordavo di aver caricato sul lettore mp3: Clair de lune di Debussy.
Un ricrdo violento mi riapparv nei pensieri, prepotenti le lacrime salivano ai miei occhi, provai a ricacciarle da dove erano venute sbattendo ripetutamente le palpebre ma il mio sforzo fu vano.
Una, due,tre le sentii scendere calde sul mio viso, ancora piu' calde del mio viso, lo rigarono per poi morire sulla mia bocca.
La musica continuava a suonare, le note si susseguivano.
Istintivamente strinsi le labba e il sapore dell mie lacrime mi arrivo' dentro.
Dovevo trattenermi, dovevo resistere, respira Bella, respira, non potevo anche iniziare a singhiozzare. Molto attentamente cercai di ricompormi, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano, cercando di non dare troppo nell'occhio. E fortunatamente ci riuscii. Mamma era intenta a leggere una rivista di moda mentre papa' si era avvicinato alla tabaccheria per acquistare delle caramelle.
Missione compiuta. In futuro dovro' ricordarmi di questa cosa.
Finalmente dall'altoparlante annuniarono il nostro volo in partenza. Meno male, non ce la facevo piu' ad aspettare.
Prendemmo i nostri bagagli a mano e ci dirgemmo verso l'entrata.
Una hostess molto gentile ci chiese di mostrarle i biglietti per indirizzarci verso i nostri posti. Con mio grande stupore la signorina ci condusse in Business Class. Mi voltai verso di lei (anche mia madre con me) con aria alquanto interrogativa e per tutta risposta mio padre mi disse: "Ragazze, ho voluto farvi una sorpresa! Soprattutto per te Bella, che fra pochi giorni è il tuo diciottesimo compleanno! Allora, che dite, vi piace!"
"Se mi piace? Cavolo, papa' ma è stupendo!" risposi io con le uniche parole che riusii a formulare. E con un grande sorriso (da orecchio a orecchio) gli saltai con le braccia al collo stringendolo forte e riempiendolo di baci.
"Per la miseria,questo è tutto nostro?" gli chiesi ancora su di giri per la recente "scoperta".
"Certo cara, ho prenotato tutto per noi!" mi rispose lui come se tutto cio' fosse una cosa normale.
"Oh tesoro, è stata davvero una splendida idea! Grazie" aggiunse mia madre guardandoci con aria felice.
Detto questo, elettrizzate piu' che mai, ci sedemmo su quelle avvolgenti poltrone.
Mancavano ancora alcuni minuti al decollo e nel frattempo ne approfittai pe rguardarmi attorno. Era davvero tutto molto elegante., ben curato.
La "parte" di aereo che papa' aveva prenotato era grande il doppio della mia cameretta.
Era separata dal resto del velivolo da una porta di legno scuro scorrevole.
Dalla solia, sulla destra si trovava un divanetto a tre posti con la base anch'essa in legno scuro e l'imbottitura a disegni grigio e beige; accanto a questo, sulla sinistra, faceva bella mostra un tavolino sul quale era posto un vaso di fiori colorati.
A destra invece, un mini frigobar con all'interno ogni tipo di bibita e una bottiglia di Champagne millesimato del 2002 (a quel vedere rimasi ulteriormente con la bocca aperta).
La moquette si intonava perfettamente al grigio del divano, con l'aggiunta di alcune sfumature piu' scure che richiamavano un disegno al centro del corridoio.
Lo spazio restante era occupato da sei imponenti poltrone di pelle grigia accessoriate di ogni comfort: schienale reclinabile, ampi braccioli, poggiatesta regolabile, morbidi cuscini e ancora poggiapiedi estensibile, la possibilita' di avere un mini tavolino estraibile dal lato destro della poltrona.
Quattro di queste poltrone erano posizionate di fronte a due a due; le altre si trovavano subito dietro.
E non era finita. I bordi dell'aereo erano rivestiti di radica marrone scuro tirata a lucido, dalla quale spuntavano qua e la' prese di correntee piccoli punti di luce che illuminavano dal basso.
L'illuminazione era composta anche da faretti incastonati nel soffitto.
Gli oblo', di forma ovale, erano corredati di eleganti tendine, anch'esse grigie, tirate di lato e legate con un morbido fiocco. C'era perfino una televisione a schermo piatto appoggiata su di una mensola.
Era davvero tutto molto elegante e per il tempo del volo sarebbe stato tutto nostro.
La voce dall'altoparlante mi risveglio'. Era il pilota che si presentava e salutava i passeggri augurando un buon viaggio.
Poco dopo comparve di nuovo la hostess dicendoci di allacciare le cinture di sicurezza.
E te pareva che io, Isabella Marie Swan non facessi un disastro con la cintura?
Ancora adesso non so spiegare cosa e come ho fatto ma mi ritrovai fra le mani la cinghia tutta arrotolata.
Fantastico!
A quella vista, la signorina mi venne accanto sorridendo in segno di comprensione e sistemo' il "danno".
"Non ti preoccupare cara, non sei la prima ad avere problemi con queste -cose-" mi disse gentilmente.
"Grazie, mi scusi per il disturbo sa', non sono abituata agli aerei!"
"Nessun problema, anche questo è compito mio. Ora rilassati e goditi il panorama."
Detto questo si allontano'. Mamma, papa' ed io avevamo preso posto su tre delle quattro poltrone per stare piu' vicini e poter parlare piu' comodamente; mamma ed io dal lato del finestrino, papa' verso il corridoio.
Quando l'aereo decollo' riuscii finalmente a rilassarmi.

Dovevo essermi addormentata, come il mio solito, perchè quando aprii gli occhi mi accorsi che l'aereo stava lentamente scendendo.
In quell'istante esatto, sentii una mano calda accarezzarmi un braccio: era mia madre che mi dava conferma dei miei pensieri.
Finalmente!!! Eravamo arrivati.
L'aereo concluse la sua corsa, raccogliemmo le nostre cose, ci voltammo un'ultima volta ad osservare tutto cio' che stavamo per lasciare e a malincuore ci dirigemmo verso l'uscita.
Una volta fuori andammo verso il nastro per ritirare i nostri bagagli che fortunatamente non si fecero attendere troppo. Sentivo il mio corpo attraversato da mille emozioni.
Con le borse in mano e il cuore colmo di gioia ci incamminammo fuori dall'aeroporto.
Non potevo minimamente immaginare cosa mi avrebbe riservato il destino per quella vacanza che stava per iniziare.

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Capitolo 4
*** All'inizio del sogno ***


Ecco qui un altro capitolo della mia storia.. spero vi piaccia! Ringrazio le mie lettrici segrete e non! Buona lettura!

Non appena uscimmo vidi papa' sbracciarsi per richiamare l'attenzione di un taxi che si fece subito accanto a noi. L'autista scese svelto e carico' i bagagli nel baule.
Salimmo in auto e papa' gli diede il nome del villaggio turistico: "Villaggio Turistico La Push".
Detto questo, il taxi si immise nel traffico di Orange County. Immersi tra auto, bus e perfino tram, pian piano ci allontanammo dal centro. Il paesaggio, prima ricco di negozi, ristoranti/bar e banche, lasciava spazio alla vegetazione e alla fauna del vicino oceano.
Era calmo e si presentava maestoso ai nostri occhi. Decine di gabbiani facevano bella mostra volando nel cielo. Una fitta flora si estendeva lungo la spiaggia dorata.
Procedevamo tranquillamente gia' da 10 minuti, neanche mi ero accorta del tempo che passava. Era cosi bell ammirare cio' che mi si presentava dnanzi, appena al di la' del finestrino. E fra non molto avrei potuto toccare con mano.
Ero impaziente di scendere da quel taxi, non ce la facevo piu'. Pregavo. E le mie preghiere furono presto esaudite.
Sentii il taxi rallentare e distolsi gli occhi dal finestrino. Stavamo entrando al villaggio.
Un lungo viale alberato ci attendeva.
All'inizio di quel viale, come a dare il benvenuto agli ospiti, un arco di rose ed edera che scendeva sulla cancellata bianca, faceva da ingresso al viale stesso.
La mia bocca si apri' in una "O" di immenso stupore.
E non era finita. Procedendo si potevano notare su ogni albero, delle casette per gli uccellini, munite di abbeveratoio e ciotola per il cibo.
Anche gli uccelli hanno questo trattamento qui, pensai. Cavoletti!
Ora ero davvero curiosa di vedere il resto.
Il taxi si fermo' nei pressi di una piccola costruzione. Non capii cosa fosse fino a quando i miei occhi non caddero su un elegante cartello in ferro battuto che portava la scritta "Reception", dissi con un filo di voce.
Il tassista ci aiuto' a portare i bagagli fino alla porta della reception, mio padre lo pago' e lo salutammo ringraziandolo.
Entrammoe qui un'altra sorpresa.
Addossato ad una parete vi era un elegante bancone in legno.
Alle spalle siergeva un immenso scaffale dello stesso colore sul quale spiccavano cataloghi, foto con personaggi famosi, depliant di vario genere, enciclopedie. Di fronte al bancone, un salotino posizionato a cerchio, composto da un divanetto a tre posti e due ampie poltrone di pelle beige occupavano il restane spazio della reception.Al centro del salotto un tavolino di cristallo poggiato sopra un tappeto a fiori della stessa tonalita'.
Ci avvicinamm un po' titubanti al bancone e suonammo il campanello.
Accideti, anche il suono del campanello è melodioso!
Subito comparve ai nostri occhi una elegante ragazza mora con due grandi occhi azzurri (e te pareva che non fosse cosi?) che ci accolse con un "Buongiorno e ben arrivati nel nostro villaggio! Io sono Victoria".
"Buongiorno a lei" rispose mio padre.
"Sono Charlie Swan e queste sono mia moglie Renée e mia figlia Isabella. Abbiamo prenotato due suite per le prossime tre settimane".
"Bene controllo subito. Oh si certo. Le due suite al terzo piano" disse la ragazza.
"Ho bisogno di un vostro documento e poi vi lascero' raggiungere le vostre stanze."
Una volta forniti i nostri documenti, la ragazza suono' un campanello simile a quello sul bancone. A quel tintinnio apparve un ragazzone alto e muscoloso.
"Felix accompagna per favore i signori alle suite 18 A e 18 B al terzo piano".
Il ragazzo annui' col capo e si diresse a recuperare un carrello sul quale carico' i nostri bagagli.
"Signori per qualsiasi necessita' io sono a vostra completa disposizione. Vi auguro un buon soggiorno".
Che gentile pensammo.
Ero sempre piu' elettrizzata da quel posto e ancora dovevo vedere il resto.
Il ragazzo ci fece strada verso l'ascensore. Le porte si chiusero.
Sembrava che quell'ascensore andasse al rallentatore, ero troppo impaziente.
Finalmente raggiungemmo il terzo piano.
Felix ci accompagno' alle nostre stanze. Per prima apri' quella dei miei genitori.
"Questa è la vostra stanza signori. Prego entrate" ci disse facendoci stada.
"Questo è il salotto".

Indescrivibile fu la scena che mi si paro' davanti: la porta si apri' sul salotto.
Al centro vi era un divano a due posti corredato da due poltrone, il tutto foderato di un tessuto ricamato a fiori bianchi e rosa.
A lato di una poltrona si trovava un piccolo tavolino sul quale erano appoggiate alcune riviste e giornali e .. udite udite un piccolo mini-bar!!!
Sulla parete di fronte, due grandi finestre in stile inglese ornate da due pesanti tende che riprndevano i colori del divano.
La parete alla nostra sinistra era invece occupata da un elegante camino sul quale si trovava un vaso di fiori freschi.
Contro la parete alla nostra destra (che divideva il bagno dalla camera da letto) era appoggiato un tavolino intagliato, sopra al quale, appeso al muro, vi era uno specchio di forma ovale color oro.
Quadri di dipinti antichi facevano capolino un po' su tutte le pareti.
Un appendiabiti si trovava accanto all'ultima parete "libera" se cosi si puo' definire.
Mamma e papa' erano praticamente a bocca aperta.
Felix ci fece segno di seguirlo per condurci verso il bagno e la zona notte.
Non riuscivo a staccare gli occhi da quelo che stavo vedendo. Mamma mia, ma dove eravamo capitati? Sto forse sognando? Beh allora guai a chi mi sveglia!!!
La voce del ragazzo mi ridesto' dai miei pensieri.
"Ecco qui c'è la vostra toilette e nella stanza accanto la vostra camera da letto".
Non resistevo e mentre loro tre guardavano il bagno corredato di ogni comfort (idromassaggio, 5 tipi di bagnoschiuma diversi in omaggio, shampoo, piastra per capelli, phon con 3 diffusori differenti e molto altro ancora) io sgattaiolai via dirigendomi verso la camera da letto.
Aprii piano la porta, quasi a non voler far rumore e cio' che mi trovai di fronte fu ancora meglio di quello che gia' avevo visto.
Un grande letto matrimoniale si presento' ai miei occhi.
Strano, come quelli che trovi sulle riviste di arredamento con mobili restaurati;
antico, come quelli di un castello di re e regine.
Da ambo le parti, due simpatici comodini di forma strana, bombati ai lati con il piano in marmo nero e bianco.
In fondo al letto, una cassapanca.
A destra del letto, contro la parete, un armadio a tre ante.
Voltai lo sguardo a sinistra e dapprima non riuscii a capire cio' che vedevo.
Un mobile, basso, con al centro un grande specchio (in cui mi stavo specchiando e potevo vedere tutto il mio stupore!) poggiato su una struttura che si allargava ai fianchi formando un piano di appoggio anch'esso di marmo nero e bianco.
E non era finita. Per potersi sedere davanti allo specchio... un comodo pouf foderato di velluto bianco.
Decisi di godermi ancora quella strana scoperta e mi sedetti sul pouf.
Iniziavo a capire a cosa potesse servire tutto cio'. E mi sentii sciocca per non averlo capito prima.
Mi scappo' un risolino e scossi la testa. Solo allora mi accorsi di un imponente como' alla mia sinistra.
Ogni minuto una scoperta, pensai.
Mi alzai e mi diressi verso la finestra della stanza.

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Capitolo 5
*** Il paradiso è tutto qui ***


Ecco qui un altro pezzetto del mio cuore... Buona lettura e grazie a tutti quelli che leggono, mi seguono, commentano e non.. un bacio

 

Fino ad ora non avevo pensato che le nostre suite potessero affacciarsi sul mare: e li' fu' la sorpresa.
Piu' mi avvicinavo e piu' l'emozione si faceva spazio in me.
Scostai di poco la tenda a fiori beige e ... E ... vidi l'oceano, bello, calmo, azzurro, in tutto il suo splendore. E il mio cuore si fermo'.
Avevo sempre sognato di svegliarmi la mattina, aprire la finestra e poter vedere il mare.
Il mio primo "Buongiorno" sarebbe stato per lui.
Aprii la finestra e uscii sull'ampia terrazza davanti a me. Vidi un ombrellone dal telo bianco con la struttura in legno scuro sotto al quale si trovavano due comode sdraio da giardino. Mi avvicinai e mi sedetti.
Il sole era caldo e un venticello tiepido giocherellava coi miei capelli sciolti,scompigliandomi e facendomi il solletico.La terrazza era delineata da una ringhiera a sua volta attorniata da decine e decine di vasi di fiori colorati, come quelli del salotto. Mi beai di quel panorama per un tempo che mi parve poco quando alle mie spalle sentii mia madre arrivare.
"Tesoro sei qui. Hai visto che posto incantevole, sembra di essere in una favola. E dobbiamo ancora vedere tutto il resto del villaggio" mi disse lei acendomi un grande sorriso.
"Si mamma e guarda che vista da qui, speriamo che anche dalla mia stanza io possa vedere l'oceano e i gabbiani volare alti fra le nubi".
"Oh ma crto signorina, tutte le suite, nessuna esclusa, godono di questa visuale!" mi rispose compiaciuto Felix prmettendosi di farmi l'occhiolino (davanti ai miei genitori!).
A qel gesto la faccia (mia) di Isabella divenne rosso magenta e (io) lei si fece piccola piccola.
Che vergogna!
Ma a salvarmi da quella situazione fu una fragorosa risata di mamma e papa' seguita da un "Mmmhhh" del ragazzone che aveva appena combinato il fattaccio.
Sciolto l'imbarazzo, rientrammo per andare nella mia suite.
Ripresi le mie valige abbandonate in salotto e uscimmo dalla suitedei miei genitori.
Eravamo davanti alla mia stanza. Ora toccava a me scoprire cosa si nascondeva dietro a quella porta.
Felix l'apri' piano e lo stupore fu tale quale a prima: la sistemazione dei mobili era dentica, cambiavano solo il colore e il tessuto dell'arredamento, ma era ugualmente da urlo.
Appoggiai le mie valige all'ingresso e mi scaraventai verso la "mia" terrazza: il panorama da li', se possibile, era ancora piu' bello.
Felix si congedo', lasciandoci detto che piu' tardi, attorno le 17;00, il direttore del villaggio, avrebbe incontrato tutti gli ospiti nel grande parco per il benvenuto e l'aperitivo.
Wow, qui fanno davvero le cose in grande, caspiterina!!!
Una volta rimasta sola, mamma e papa' erano tornati nella loro stanza, iniziai a toccare tutto, aprii ogni singolo sportello, cassetto, il mini-bar!!!
Oddio non potevo crederci, avevo chiesto a papa' di prenerne uno al supermercato con i punti del latte ma non ero stata esaudita.
E ora per ben tre settimane ne avevo uno!
Era ufficiale: ero in paradiso!
Trascinai le mie iper-super-stra pesanti valige fino al letto , le appoggiai sopra e iniziai a svuotarle.
Diedi uno sguardo all'orologio a pendolo appeso alla parete (e questo da dove esce che prima non c'era...Bah!) e ... CAVOLO sono gia' le 15;00! Ho solo 2 ore per decidere cosa indossare per il benvenuto.
Presto Bella presto, pensa pensa...
Dopo 1 ora ero riuscita nel mio intento ed ero uscita incolume da questa battaglia.
Record!- Devo segnarlo sul caledario, non si ripetera' piu' -
Alla fine avevo optato per un vestitino color pastello, giallo, con le spalline sottili e la scollatura quadrata. mi arrivava appena sopra il ginocchio.
Ai piedi un paio di ciabattine basse con tanti brillantini.
I capelli decisi di lasciarli sciolti, volevo far risaltare i miei boccoli. Li fermai ai lati con un paio di forcine decorate con una stellina.
Un velo di cipria, il mio lucidalabbra preferito, la borsetta e via verso la camera dei miei.
Bussai e subito mamma venne ad aprirmi.
Aveva indossato un completo di lino bianco che papa' le aveva regalato pochi giorni prima... era incantevole.
I capelli raccolti in un ciuffo basso.
Dietro di lei spunto' anche papa', pantalone blu con camicia bianca: semplice ma elegante.
Avevamo ancora tempo ma decidemmo di scendere per dare un'occhiata in giro.
Non avevamo visto nessun altro ospite del villaggio ed eravamo curiosi di fare nuove conoscenze.
Salimmo sull'ascensore e presto fummo nella hall.
Victoria ci saluto' con un sorriso e noi ricambiammo. Ci fece segno di avvicinarci e poi ci porse un volantino con il programma del pomeriggio e uno con tutte le attivita' del villaggio.
Io naturalmente acchiappai quello delle attivita', ero si' sbadata, scoordinata, maldestra, tonta ... e poi vediamo che cos'altro? Beh si' cose di poco conto ... mmmhhh ma di cosa stavo parlando? Ah si', il volantino, si' le attivita', ecco anche se ero cosi non mi sarei persa di certo le attivita' del villaggio (ovvio, pero dovevano piacermi!).

Mi persi nel volantino fino a quando...

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Capitolo 6
*** A casa Cullen... ***


Grazie di cuore a tutti coloro che leggono e commentano e anche a chi legge in silenzio ma so che c'è.. buona lettura!!

 

Nel fratempo a casa Cullen...



"UFFA che barba, l'ennesima vacanza in famiglia, ma quando potro' divertirmi da solo?" sboto' il ragazzo dai capelli ramati.
"Potrai falo quando avrai compiuto 18 anni e non vivrai piu' sotto questo tetto!" gli rispose l'uomo dai capelli dorati.
"Ma papa', ormai i ragazzi restano sotto il tetto dei genitori almeno fino ai trent'nni e..."
"...e tu sfata questa regola e vattena prima!" si senti' rispondere da un ragazzone alto e muscoloso.
"Edward ti prego,c'è gia' Alice a rendere difficoltoso il viaggio,non ti ci mettere anche tu per favore. E poi lo sai che abbiamo compagnia quest'anno, non siete piu' solo tu, tuo fratello Emmett ed Alice, ma con noi ci saranno anche Jasper e Rosalie, i figli dei nostri vicini, quindi ti prego comportati da uomo quale sei".
"Va bene papa', in fondo con Rosalie tra i piedi sara' uno spasso!".
"Ehi Edward, non azzadarti a torcere nemmeno un capello alla mia Rosalie, altrimenti...altrimenti io...!!"
"Altrimenti tu cosa Emmett! Lo sai che io so qualcosa su di te che gli altri non sanno eh?? E potrei spifferare tutto... Quindi stai buonino, che ci pensa Edward alla "tua" Rose! Ragazzi ne vedrete dele belle!"
All'improvviso si senti' un urlo provenire dal piano di sopra. Era quella pazza di Alice che stava chiamando la mamma.
"Mamma, mamma, come faccio, anche questa valigia è piena e non ne ho piu' da riempire!" fece la povera ragazza.
"Oh Alice cara, hai gia' riempito tre valigie, piu' il beauty e il bagaglio a mano, cos'altro ti serve di cosi importante?" le chiese dolcemente la madre.
"Oh beh, il completo di Armani, il vestito rosa di Chanel, i dieci foulards della nuova collezione di Hermes, le scarpe rosa che vanno col vestito rosa, i quattro paia di occhiali che mi ha regalato Edward e poi..."
"Tesoro non ti bastano i tre paia di occhiali che gia' hai portato? E le scapre rosa? Ne hai gia' uno in borsa... per non parlare del resto.. Alice hai vestiti per tre mesi e non tre settimane! Su forza chiudi quella valigia e fatti aiutare da Emmett ed Edward a portare le tue cose di sotto".
"Ma mamma..." disse lei.
"Niente ma, ubbidisci" le impose la madre.
"D'accordo mamma. Edward, Emmett mi potete aiutare per favore?" urlo' Alice sporgedosi dalla ringhiera della scala.
"Certo sorellina, arriviamo!" risposero in coro.
"Dai sorellina, confessa, ti sei portata tutti questi vestiti per fare definitivamente colpo su Jasper, non è vero?" le chiese Emmett dandole una pacca sulla spalla.
"Smettila scemo, pensa a Rosalie invece di fare battute sugli altri!"
"Uh uh uh colpita e affondata! 1 a 0 per Emmett Cullen, signori!"
"Ti ho detto di smetterla idiota!" e da Alice parti' una sonora sberla che fini' sulla testa del fratellone che rimase a bocca aperta.
Tra lo stupore di tutti si levo' una fragorosa risata.
Fu' l'uomo dai capelli dorati, Carlisle, a riportare "l'ordine" : "Ragazzi adesso basta, passiamo alle cose serie. Iniziate a caricare le valige e ricordate di lasciare un po' di spazio per quelle di Jasper e Rosalie!"
"Certo se Alice non avesse svuotato il suo armadio per questa vacanza, ci sarebbe molto piu' spazio!" disse Emmett voltandosi ghignando verso la sorella.
A quel sentire Alice si volto' verso di lui con aria minacciosa...
"Emmett Cullen, per caso ne vuoi un'altra?" cosi' dicendo alzo' la mano come a fargli capire meglio.
"Oh no no ti prego, risparmiami!" fece lui con voce sottile.
Un'altra risata ci stava tutta ma ci trattenemmo per non far arrabbiare ulteriormente papa'.
Da li' a pochi minuti venimmo raggiunti da Jasper e Rosalie e una volta caricati anche i loro bagagli, partimmo per Orange County.

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Capitolo 7
*** Edward ***


Buongiorno a tutti! Scusate il ritardo ma ho avuto un disguido col pc! Vi ringrazio come sempre, chi legge, chi commenta, chi sta in un angolino.. so che ci siete e questo mi basta..

Bene, ora vi lascio al capitolo.. buona lettura.

 

 


Non so perchè papa' si era ostinato ad andare in auto! Con l'aereo sarebbe stato un viaggio breve e meno stancante per tutti.
Eravamo in marcia gia' da tempo, con diverse soste alle spalle, i miei fratelli e io parlavamo animatamente con Jasper e Rosalie: quei due mi piacevano e ci andavo d'accordo ma mi divertivo un sacco a fare qualche scherzetto a Rosalie. E' una bella ragazza, alta, bionda, fisico slanciato ma la cosa che un po' mi da' noia è che a volte si da' troppe arie.
Jasper invece è molto educato ed umile, è sempre disponibile se hai bisogno di una mano. Sono proprio la parte che manca ai miei fratelli!
Fuori dal finestrino scorrevano immagini di paesaggi diversi, da ampi spazi di vegetazione a centri abitati che si susseguono e resto incantato come sempre dalla loro bellezza. Sembra un mondo incantato, dove tutto scorre lento e tranquillo. Qui è molto diverso da dove abito io ora. Forks è buia, fredda, piovosa.Ci siamo trasferiti li' perchè papa' ha avuto una importante offerta di lavoro alla quale, per la sua carriera, non era saggio rifiutare. Ma io non ci sto bene. Non sopporto l'assenza di sole, la pioggia. L'unica cosa positiva, se cosi si puo' definire, è che c'è il mare. Emm e Alice invece sembrano aver trovato il giusto compromesso per viverci grazie anche a Rosalie e Jasper. Per ora non ho fatto amicizie a parte loro due; spero con l'inizio della scuola di conoscere altra gente.
Mentre i miei pensieri si accavallavano, mio padre ci annuncio' che eravamo giunti a destinazione. Wow, non stavo piu' nella pelle. Almeno potro' fare qualche attivita' diversa dal solito!
Ci fermammo davanti alla reception, scaricammo i bagagli e subito il parcheggiatore affianco' mio padre.
"Buongiorno Dottor Cullen, prego mi occupero' io della sua auto!" gli disse un uomo piuttosto basso sulla cinquantina.
"Buongiorno a voi Aro, la ringrazio, gentilissimo come sempre!!"
Entrammo nella reception e la ragazza dietro al bancone ci saluto' con enfasi. Non vedevo l'ora di raggiungere la mia stanza, anche se a malincuore avrei dovuto dividerla con Emmett e Jasper. Vabbè tanto l'avrei usata solo per farmi la doccia e per dormire. Non pensavo certo di starci per piu' tempo!
Erano anni che passavamo le vacanze li' ma ogni estate era diversa, ogni estate le attrazioni e le attivita' aumentavano. Chissa' quale sarebbe stata la novita' di quest'anno. Ero curioso come un bambino il giorno di Natale.
Perso tra questi pensieri, era come se mi sentissi osservato. Mi voltai in direzione di quella forza che sentivo e i miei occhi incrociarono lo sguardo stupito di una ragazza. Mi stava fissando incuriosita, le feci un sorriso e mi voltai nuovamente verso il bancone.

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Capitolo 8
*** Inizia tutto cosi'... ***


Eccomi qui con un altro capitolo. Un grazie particolare ad ary94 per le assidue recensioni... sapere che quello che scrivo vi piace almeno in parte mi da' una motivazione per continuare! Estendo i ringraziamenti anche a chi (come faccio io molte volte) legge ma non commenta e so che non lo fa perchè non gli piace cio' che legge.. Bene ora leggete un po' che succede in questo assolato pomeriggio di agosto! Buona lettura -spero- ;-))

 

 


Bella

 

...Sentii Victoria salutare con grande enfasi un gruppo di ospiti appena arrivati.
"Buon pomeriggio Dottor Cullen, Signora, la stavamo aspettando per iniziare; tutto bene il vostro viaggio?" disse Victoria porgendo la mano al signore.
"Buongiorno a te Victoria e ti prego chiamami Carlisle, mi fai sentire vecchio a darmi del lei!" rispose lui. "Buongiorno Victoria" fece la donna al suo fianco.
Victoria fece un sorriso.
"Avevate prenotato tre suite per le prossime tre settimane, mi dat... mi dai la conferma Carlisle?"
"Si si Victoria, tutto combacia".
"Bene, allora vi chiamo il fattorino che vi aiutera' con i bagagli e vi condurra' alle vostre stanze. Vi aspettiamo fra poco per il benvenuto. Demetri, aiuta i signori per favore!"
"Ti ringrazio Victoria, sempre gentilissima".
Continuavo a fissarli da quando erano entrati, erano perfetti, bellissimi. Sette figure, tre donne e quattro uomini dai lineamenti che rasentavano gli dei. Impeccabili nel vestiario, nell'atteggiamento e nel parlare, sembravano venire da un altro mondo, un mondo parallelo.
Non avevo mai visto niente di simile.
Un ragazzo in particolare attirava la mia attenzione.
Ad un certo punto, accadde tutto molto velocemente. QUEL ragazzo si volto' di scatto e... e mi sorrise. Stavo per cadere a terra quando distolse lo sguardo da me per riportarlo verso il bancone.
Ma Bella che cosa fai?? Riprenditi, ti ha solo guardata e... sorriso, eh che sorriso! Oddio, devo avere un sorriso da ebete sulla faccia!
A quel punto, il ragazzo che ci aveva condotto alle nostre suite, arrivo' per accompagnare anche loro.
Come per noi, il ragazzo si avvicino' al carrello, carico' i bagagli e tutti sparirono nell'ascensore.
Li dentro faceva un gran caldo! Chi aveva acceso il riscaldamento ad agosto???
"Mamma, papa' che ne dite se usciamo e prendiamo posto in giardino?" dissi sperando in una risposta affermativa.
"Certo cara, andiamo!"
Raggiungemmo il grande prato allestito con tanti gazebo sotto i quali tavoli imbanditi di ogni bevande e prelibatezze facevano capolino.
Un centinaio di sedie bianche erano disposte ordinatamente al centro del prato e di fronre ad esse vi era un palco con un tavolo e alcune sedie: sicuramente era da li che si sarebbe tenuto il discorso del direttore.
Molti ospiti erano gia' seduti mentre altri stavano sopraggiungendo.
I miei genitori ed io cercammo i posti assegnati a noi e con grande stupore ci accorgemmo di essere in terza fila, nei posti d'onore. Subito pensai fosse un errore ma una signorina ci affianco' e ci chiese: "Siete i coniugi Swan?"
Mio padre rispose di si e lei per tutta risposta disse: "Allora queste sono le vostre sedie. E' un privilegio che viene riservato ai nuovi clienti e non solo a quelli affezionati! Prego accomodatevi! E buon divertimento!"
Cio' che riuscimmo a dire dopo esserci guardati in faccia fu... WOW!!!
Ci sedemmo. Ormai mancava poco all'inizio e quasi tutti i posti erano occupati... tranne sette sedie proprio davanti a noi.
Si levo' un leggero brusio e vidi sopraggiungere quello che doveva essere il direttore nonchè proprietario della struttura, affiancato da un ragazzino muscoloso e... (non potevo credere ai miei occhi, tanto che sbattei le palpebre un paio di volte) sa quelle sette magnifiche figure che avevo incontrato nella reception. E non era finita.
Il direttore e il ragazzino proseguirono verso il palco mentre loro... oddio no... loro venivano verso di me... verso le sedie libere di fronte a me... avanzarono fino a raggiungerle, fino a quando LUI alzo' lo sguardo e punto' gli occhi nei miei e... mi sorrise, ancora, prendendo posto proprio di fronte a me.
Se questo è un sogno, mamma ti prego stavolta non svegliarmi!!!
Non feci in tempo a pensarlo che una forte musica si alzo' nell'aria, come una marcia, il suono delle trombe si libero' attorno a me e per alcuni istanti rimasi stordita.
Poi vidi una parte degli ospiti alzarsi in piedi, la musica pian piano andava scemando e quando si fermo', il silenzio fu subito riempito da uno scrosciare di applausi.
Noi non eravamo per niente abituati a tutto cio' per cui ci limitammo a seguire quello che facevano gli altri.
Alla fine anche l'applauso termino', Ora era il momento del discorso, pensai.
Infatti, dal microfono sul palco, si levo' un rumore stridulo, doloroso alle orecchie e subito dopo si udi' una voce profonda.
"Buongiorno a tutti miei cari ospiti nuovi e di vecchia data, per chi ancora non mi conoscesse io sono il direttore di tutta la baracca!" l'uomo rise e con lui gran parte delle persone che mi stavano accanto.
"Come ogni anno ho deciso di darvi il benvenuto qui, in questo meraviglioso parco. Anche quest'anno per voi e per i vostri ragazzi ci saranno grandi sorprese e novita' che avrete modo di scoprire ben presto. Spero che al vostro arrivo abbiate ricevuto la migliore accoglienza e che fino ad ora ogni cosa sia stata di vostro gradimento. Se non vi sono stati forniti i volantini con i programmi e le attivita', potrete richiederli alla reception..."
Mi piaceva il tipo. Un uomo alto, di bell'aspetto, moro e dalla pelle abbronzata.. eh sfido io a non essere abbronzati in quel posto! Sono convinta che appena mi vedranno prenderanno paura per la mia carnagione da mozzarellina!
Va beh sono qui anche per cambiare colore!
Cavolo pero', quanto parlava! Ma quando finisce, io ho fame! Tanto mezzo discorso me lo sono perso perchè stavo pensando o meglio guardando, se cosi si puo' dire dato che non sto vedendo tanto, da un'altra parte... non molto lontano da me...anzi troppo vicino, praticamente posso toccarlo solo allungando un braccio. Sento il suo profumo cosi forte che mi arriva dentro, mi stordisce. E' immobile, davanti a me. Chissa' come si chiama, quanti anni ha, come mai è qui anche lui, ce l'ha una ragazza.... Oh oh Bella frena, non gli hai neanche parlato una volta, ma cosa ti sta succedendo? Non eri tu quella timida e introversa che schivava, scansava e dribblava accuratamente e soprattutto SEMPRE ogni minima relazione con qualcuno del sesso opposto? Si ma adesso è diverso. E' come se lui fosse ferro e io la SUA calamita: mi attira tutto di lui, pur non conoscendolo.
Ho una voglia di toccarlo, ma non posso.
Abbassando lo sguardo, mi accorgo che mi sto letteralmente massacrando le mani, non riesco a stare ferma tanto da attirare l'attenzione dei miei genitori che mi guardano alzando un sopracciglio. Al che decido di smetterla o per lo meno di provare a smetterla ahimè con scarsi risultati.
La mia bolla esplode nello stesso istante in cui la folla si butta nuovamente in un caloroso applauso.
Evvai, finalmente ha finito!! Ora si mangia. Mi sembra di essere seduta sopra un nido di formiche rosse: non resisto piu' a stare su quella sedia e appena capisco che possiamo alzarci e MANGIARE, liquido velocemente mamma e papa' e mi fiondo su quei fantastici tramezzini che ho visto prima mentre passavamo per di la.
Mi accorgo con piacere che ci sono molti ragazzi e ragazze che sembrano essere miei coetanei.. chissa' forse riusciro' a farmi qualche amicizia, speriamo.
Non oso pensare tre settimane sola o con alternativa i miei. Certo non che non voglia passare del tempo con loro, pero'...
I tramezzini sono fantastici. Ora, un po' di coca-cola! Cerco di capire dove si trovi il gazebo delle bibite e quando lo vedo inizio ad avvicinarmi.
Un passo, mi avvicino, un altro passo, mi avvicino, e ancora mi... OH MIO DIOOOOO!!!!
No no no non puo' essere possibile no! LUI è li, sta prendendo una coca insieme alla ragazza dai CAPELLIneriTUTTIspettinati!
E' di spalle, non mi ha vista, forse sono ancora in tempo a scappare! Ma Bella, scappare da chi? Da cosa? Perchè ti vuoi nascondere se fino a dieci minuti fa volevi addirittura toccarlo, toccare uno sconosciuto!!!
Beh si in effetti, il discorso non fila molto liscio, no.
Ok, vado, proseguo. Tanto io voglio una coca.
Non devo dirgli nulla, non devo guardarlo, non devo salutarlo, non devo... ma vorrei. Cavolo se vorrei. Se la sua voce è bella quanto è bello lui, allora sono proprio una donna morta!

Ormai sono li.

Anzi no.

Sono li.

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Capitolo 9
*** Sogno o son desta? ***


Ciao ragazzi, scusate l'abominevole ritardo ma sono stata letteralmente prosciugata dal prima Pasqua, dalla Pasqua e dal dopo Pasqua. Sono in ritardo anche con l'altra storia ma prometto che rimediero' quanto prima.

Bene, ritornando alla storia, qui vediamo un primo approccio di una timida Bella con un curioso Edward...   BUONA LETTURA! Kiss


Bella

"Buongiorno, vorrei un bicchiere di coca-cola, per favore".
Che stupida, mi sento una stupida e staro' facendo la figura della stupida.
La mia voce sara' sembrata quella di una cornacchia o forse peggio mentre ordinavo "...un bicchiere di coca-cola...".
Che stupida. Non oso guardare se mi sta guardando, sicuramente sta ridendo, ben mi sta.
La ragazza dietro al tavolo delle bibite mi porge il bicchiere.
Quando faccio per voltarmi e scappare il piu' lontano possibile, involontariamente alzo lo sguardo e... trovo due verdi biglie che mi accarezzano e fanno compagnia ad un altrettanto splendido spicchio di luna: il suo sorriso.
Resto immobile, paralizzata.
Ecco ora sembrero' davvero stupida.
Sono convinta di avere la bocca tirata in un sorriso da pesce lessato.
Fantastico, Bella.
All'improvviso, le sue labbra si aprono ed esce un... "Ciao!"
Sono nel panico piu' assoluto. Mi ha parlato, mi ha detto ciao. Ok ora non peggiorare la situazione.
Rispondi. Ok rispondo.
"Ciao!"
"E' il primo anno che vieni qui?"
Cosa cosa sentono le mie orecchie? Ha iniziato una discussione con me. SI!
"Mmh .. si .. è il primo anno. Si vede eh?"
"No te lo chiedo solo perchè non ti avevo mai vista prima".
Ah.
Cavolo, se lui è gia' venuto qui altre volte vuol dire che ha molti soldi. Ottimo.
"Si, quest'anno papa' ha deciso di fare le cose in grande!"
"Oh scusa, che maleducato, non mi sono neanche presentato. Il mio nome è Edward Cullen."
"Io sono Isabella Swan. Piacere" dico porgendogli la mano umida per l'emozione.
Mossa sbagliata perchè appena la mia mano è nella sua, una scossa elettrica mi attraversa tutto il braccio.
Oddio, cosa è stato, speriamo LUI non l'abbia sentita.
Lasciamo andare le mani. A quel punto, qualcuno si schiarisce la voce.
"Scusate, non vorrei interrompervi ma vorrei presentarmi anch'io. Io sono Alice Cullen, sua sorella... gemella. Piacere!"
Nel caos non ci siamo ricordati che non eravamo soli.
"Wow, sorella gemella! Piacere di conoscerti Alice".
Ah, sospiro di sollievo, non è la sua ragazza.
Iniziamo a parlare del piu' e del meno, camminando tutti e tre per il parco fino a quando Alice si stacca da noi per raggiungere il ragazzo biondo facente parte delle "sette meraviglie".
Presto mi verra' un attacco di cuore e moriro' ma moriro' felice perchè LUI sara' l'ultima persona che vedro'.
"Hai gia' dato un'occhiata alle attivita'? Io ne ho gia' scelte alcune" mi chiede LUI.
"Si ho gia' visto qualcosa anch'io. Sicuro non mi perdo i balli latino-americani, il corso di equitazione e quello di musica".

Edward si blocca, mi guarda e non parla.

Ok e adesso cosa ho fatto?

Mi fermo, lo guardo e non parlo.

All'improvviso scoppia a ridere.
"Penso che noi due passeremo molto tempo insieme!" mi dice.
"Ah si e si puo' sapere perchè?" chiedo curiosa ma gia' immagino qualcosa.
"Per il semplice fatto che sono le stesse attivita' scelte dal sottoscritto!"

La mia testa: AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
La mia bocca: Evvivaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!"

No ok forse dovevo stare zitta, perchè LUI mi sta guardando alla -MA QUESTA E' TUTTA PAZZA???-
"Certo Isabella, anche a me fa piacere!" e ride di nuovo.
"Ora devo andare. I miei genitori e i miei fratelli mi staranno cercando. Ci vediamo piu' tardi a cena."
"Oh si certo, scusami se ti ho trattenuto. Certo a cena. Ciao!"
"Ciao" mi saluta e poi fa' una cosa che mi lascia piu' impietrita di prima.
Si avvicina, prende la mia mano destra nella sua e... mi bacia dolcemente il dorso.
Ok, sono ufficialmente morta.
Quando si stacca da me, la mia mano gia' desidera un nuovo contatto e agogna quello appena svanito.

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Capitolo 10
*** Tra le nuvole... ***


Ciao ragazzi. Mi scuso per il ritardo, anche se non ho scuse ma in questo periodo faccio un po' fatica a scrivere.. vi lascio subito al nuovo chappy.. buona lettura e grazie per la pazienza. CIAUUU


Bella


Rimango cosi, a fissarlo mentre lo guardo allontanarsi.
E la mia lingua tocca per terra.
Ok Bella dai riprenditi, non puoi fare cosi ogni volta che ti tocca, che ti
guarda o semplicemente ti sorride.
Bene, passato l'attimo di sbandamento, decido che è ora anche per me di ritrovare i miei.
Passo in rasssegna il parco intorno a me, per quanto mi sia possibile vedere ma di mamma e papa' nessuna ombra.
Oh cavolo! E ora?
Va beh intanto ne approfitto per farmi un' altra passeggiata, li trovero' prima o poi!
Inizio a camminare, accorgendomi di avere ancora in mano il mio bicchiere di coca praticamente.. pieno!
La sorseggio lentamente continuando ad avanzare in mezzo agli altri ospiti alcuni dei quali si stanno dirigendo verso l'albergo.
Mi guardo attorno ma ancora non li vedo.
Ma dove si saranno cacciati quei due, non è da loro sparire cosi!
Ad un tratto una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare. Non la conosco ma la persona a cui appartiene credo mi conosca.
"Isabella?" mi chiama
Mi volto lentamente e mi trovo dinanzi un ragazzo, anzi quel ragazzo, il ragazzo che poco tempo prima era salito sul palco assieme al direttore: capperini, è il FIGLIO!
"Si?" rispondo aspettando che parli di nuovo
"Ciao!" mi dice porgendomi la mano in attesa che io gli porga la mia, "Mi chiamo Jacob, sono il figlio del direttore!"
"Oh, si ciao, si immaginavo..."
Ma Bella, ti sembra il modo di rivolgerti ad una persona.. beh ma cosa ho detto? OH pausa SI pausa CIAO pausa SI pausa immaginavo.. FANTASTICO e soprattutto degno di te Bella!
"Ehi, ti senti bene?" mi dice lui abbassandosi per guardarmi negli occhi e sventolarmi una mano davanti al viso.
"Oh si si scusami, si, piacere!"
"Ah perfetto! Credevo di averti spaventata, stavi camminando sola e ho pensato volessi un po' di compagnia."
"Oh molto gentile. Si ehhmm io stavo cercando i miei genitori per far ritorno in albergo, ma per ora non sono riuscita a trovarli.
"Ah."
"Tua madre è castana coi capelli raccolti ed è vestita con un completo di lino.."
"Mhm si.."
"E tuo padre ha i capelli neri e i baffi?"
"Mhm si, ma tu .. tu come fai a saperlo?"
"Beh perchè innanzituttotutto vi ho visti prima quando eravate seduti e in secondo luogo, beh perchè ora stanno parlando con mio padre!"
Mamma e papa' stavano parlando con suo padre???? Oh cavolo!
"Vieni, raggiungiamoli!" mi disse lui vedendomi alquanto sorpresa.
Gli feci segno di si con la testa e ci avviammo verso di loro.
Quando mia madre ci vide, sembro' sprizzare felicita' da tutti i pori!
"Oh vedo che avete gia' fatto conoscenza! Bene!" disse lei su di giri.
"L'ho trovata che passeggiava alla vostra ricerca e le ho detto che sapevo dove eravate."
"Isabella, questo è il signor Billy, il direttore nonchè papa' di Jacob!" esclama lei ancora col sorriso sulle labbra.
"Piacere signor Billy."
"Oh chiamami pure Billy!"
"Va bene! Mamma, papa' scusate ma vorrei tornare in albergo per prepararmi per la serata. Jacob, sign.. Billy è stato un piacere! A piu' tardi!"
"Certo Isabella, arriviamo anche noi." mi rispondono in coro
"Ci vediamo piu' tardi Bella!" mi dice Jacob.
Ma la mia mente era gia' al momento in cui avrei rivisto LUI...

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Capitolo 11
*** La cena di gala 1^ parte -Bella- ***


Ciao ragazzi! Ce l'ho fatta a sfornarvi un altro capitoletto... Eccolo! Buona lettura e grazie, so che ci siete! Kiss

 

 

Bella

Per quella sera fortunatamente mi ero portata un vestitino nero super elegante. Mi arrivava appena sopra il ginocchio. Aveva le spalline molto sottili e aderiva completamente al mio corpo. Il corpetto aveva una scollatura a cuore con una arricciatura proprio nel mezzo. Orizzontalmente, tante piccole pieghe definivano la decorazione dell'abito. La parte della gonna scendeva sui fianchi e aveva, cucite sopra la stoffa stessa, delle strisce di tessuto identico a quello del vestito che andavano a formare delle rose. In mano una pochette nera con una ciondolo a forma di perla sulla chiusura. Ai piedi un paio di scarpe nere con cinturino ... tacco 12.
Capelli raccolti in un chignon e una mantella di pizzo nera sulle spalle.
Mi misi degli orecchini di perle e in viso un leggero trucco.
Ero pronta.
Bussai come sempre alla porta dei miei genitori e scendemmo a cena.
Arrivati nella grande sala, il maitre ci condusse al nostro tavolo. La sala era ormai al completo ma non riuscivo a scorgere il motivo del mio batticuore.
Gia', da quando ero uscita dalla mia stanza, il mio cuore rimbalzava da un lato all'altro dentro al petto.
Sentivo voci su voci, parole su parole.
La sala era completamente illuminata a giorno, pesanti lampadari decorati con gocce di cristallo pendevano dal soffitto. Eleganti tovaglie con altrettante stoviglie comparivano su ogni tavolo. I bicchieri brillavano quasi a formare un arcobaleno.
All'improvviso un profumo, quel profumo mi fece voltare di scatto e i miei occhi sorrisero al posto delle mie labbra.
"Ciao Isabella!" e mi passo' accanto senza staccare gli occhi da me.
"Ciao Edward!" biascicai malamente, non so neanche io come avevo fatto a rispondere tanto mi sentivo la bocca impastata.
Si sedette al suo tavolo seguito da tutta la famiglia e per ultima Alice che passandomi accanto mi saluto' e mi passo' una mano sulla spalla.
Che carina, ci conosciamo da.. quanto? 4 ore e gia' fa cosi'!
Mia madre, ignara di tutto mi guardo' sorpresa e mi chiese se avevo gia' fatto amicizie altre a Jacob.
Oh Jacob, un bravo ragazzo sembra, ma un po' invadente e presuntuoso, dato che è da quando sono seduta che mi FISSA e mi fa... L'OCCHIOLINO???? ODDIO!!!
Per fortuna la cena inizio', dopo il solito discorso di Billy, e lui smise, per poco di fissarmi e ammiccare dato che la sua bocca era impegnata a masticare.
La cena termino' e aspettando lo spumante per il brindisi, mi sentii chiamare da una vocetta squillante.
"Isabella" mi chiamo' Alice avvicinandosi.
"Buonasera signori, sono Alice Cullen, una neo amica di Isabella"
"Oh buonasera Alice." si affrettarono a rispondere i miei genitori.
"Isabella, volevo domandarti se ti andava di venire al mio tavolo, raggiungiamo i miei fratelli e te li presento! Posso portarla con me?" disse tutto d'un fiato pronunciando l'ultima frase con lo sguardo verso i miei.
"Oh certo, vai pure Bella. Divertiti!"
Alice chiedeva a me se potevo andare e per me rispondevano i miei.... ASSURDO! Va beh.
"Ok Alice, prendo le mie cose e andiamo!"
Agitata come non mai ma con una felicita' che mi faceva quasi scoppiare il cuore, presi la borsa e la seguii.
Il loro tavolo non era molto distante dal nostro e in un attimo fummo li.
Edward era seduto di spalle, rideva per una battuta di quello che presumo fosse suo fratello... "Oh Emmett non dirmi cosi non ci posso credere!! Ah ah ah, ma dai! E l'hai lasciata li cosi? " disse Edward.
"Si Edward, era odiosa come i peli nelle orecchie! Ah ah ah!" gli rispose il ragazzone bruno.
"Emh emh" fece Alice per richiamare l'attenzione "Quando voi due avete finito di fare questi discorsi superflui, io vorrei presentarvi una persona. Lei è Isabella!"
Nessuno si era praticamente accorto di noi.
E quando giungemmo li, chi era di spalle si volto' completamente mentre gli altri girarono solo il capo.
Al sentire la voce di Alice si zittirono e come a salutare, oltre al CIAO collettivo, con mio stupore, i maschietti si alzarono in piedi e mi fecero un mezzo inchino.
Tutto questo sotto gli occhi dei miei, che sapevo non si stessero perdendo nulla, e quelli di Jacob, che sembrava stesse andando in fumo.. per cosa poi non so!
Il primo a venirmi incontro fu LUI.
"Beh, noi ci siamo gia' visti.. benvenuta al nostro tavolo Isabella" mi disse facendomi un sorriso da infarto.
Poi mi si avvicino' il ragazzone bruno: era alto e muscoloso, si avvicino' e mi porse la mano. Io feci lo stesso. "Piacere, sono Emmett, fratello maggiore di Edward!"
Edward lo guardo' e poi disse: "Si maggiore, all'anagrafe, ma per il resto siamo praticamente uguali! Ah ah ah!"
Quelle poche parole scatenarono l'ilarita' del gruppo e attirammo su di noi non ben poche occhiate indiscrete.
In tutta risposta Emmett lo trucido' con lo sguardo e si fece di lato per lasciare spazio a un ragazzo biondo.
"Piacere mio, Emmett!" dissi prima di ritrovarmi a stringere un'altra mano.
In quella intervenne Alice: "Isabella lui è Jasper e lei è Rosalie, sono fratelli e nostri vicini di casa!"
"Oh piacere ragazzi! Ma vi prego, chiamatemi Bella, lo preferisco!"
"Certo Bella, come vuoi! Anche io lo preferisco!".
Mi voltai verso chi aveva appena pronunciato quelle parole e lo vidi fissarmi col suo sorriso rivolto su di me, addosso a me. Non avevo ancora fatto caso al suo abbigliamento: portava un completo nero con cravatta nera, scarpe nere lucidate a dovere e una camicia bianca. Semplice e... perfetto! Aveva la capacita' di annebbiarmi il cervello! Le mie funzioni cerebrali erano sicuramente sotto zero!
In quel momento mi sembro' di essere isolata dal resto del mondo: io, lui e il silenzio.
Ma duro' poco, perchè quell'uragano di Alice mi invito' a sedermi.
Naturalmente sulla sedia accanto alla SUA.
Iniziammo cosi a parlare, mentre in sala, il brusio delle parole veniva sostituito dalla musica.
E fu allora che dal palco, il cantante invito' i primi ballerini a salire in pista.
Oddio, questo non lo avevo calcolato.
Non avevo calcolato la possibilita' che si dovesse ballare,
non avevo calcolato che qualcuno avrebbe potuto invitarmi a ballare,
non avevo calcolato che LUI potesse invitarmi a ballare!
Le prime coppie affollarono la pista. Perfino mamma e papa' lo fecero. Che belli che erano, l'incarnazione dell'amore in persona! Quanto li amavo!
Ad un tratto sentii cio che avevo paura di sentire ma che in fondo speravo e attendevo di sentire.
Qualcuno pronuncio' il mio nome, associato alle parole TI VA DI BALLARE e quando mi voltai per vedere chi mi avesse rivolto la domanda, mi immobilizzai sulla sedia.
No non poteva essere!


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Capitolo 12
*** La cena di gala 1^ parte -Edward- ***



Beh ho deciso di darvi un piccolo extra... KISS KISS

 

 

 

Edward



Mi allontanai da lei per andare in camera a prepararmi.
Entrai.
Emmett e Jasper non erano ancora rientrati, fortunatamente.
Avrei avuto tutto il tempo per pensare e rilassarmi.
Mi spogliai e mi infilai sotto la doccia. Acqua bollente, anche in piena estate, l'adoravo.
Mi lavai anche i capelli e li asciugai velocemente con un asciugamano. Indossai l'accappatoio e uscii per svolgere il compito piu difficile: decidere cosa indossare, neanche fossi Alice L'eterna Indecisa!
Alla fine optai per un abito giacca e cravatta, sobrio.
In quel momento sentii le voci di mio fratello e Jasper giungere dal salotto.
"Ehi ragazzi era ora! Sbrigatevi su, se no si fa tardi!"
"Edward che cos'hai? Cos'è tutta questa fretta? Ci nascondi qualcosa?" disse mio fratello
"Chi io? No no ti sbagli, è solo che faremo tardi!"
Stupido orso, sempre a ficcare il naso. Beh in effetti ci aveva preso in pieno.
Volevo tornare di sotto al piu' presto, volevo rivederla, parlarle ancora, sfiorare la sua pelle di porcellana.
Immerso nei pensieri di lei non mi ero accorto che quei due mi stavano fissando con un'aria strana almeno quanto la mia faccia in quel momento.
"Beh che avete da guardare, sto riflettendo! Su muovetevi pigroni!" detto cio' mi avviai di nuovo nella mia camera da letto, fortunatamente solo mia, e decisi di iniziare a vestirmi.
Ero sicuro di averli lasciati in salotto con ancora quella espressione sul viso.
Quando, dopo una lunga attesa furono pronti, scendemmo in sala dove mamma, papa' e le ragazze ci stavano aspettando.
La cercavo con lo sguardo, ne avevo bisogno. E la trovai.
Era una splendida bambolina di porcellana fasciata da quell'abito nero.
Le passai accanto, la salutai e soffermai lo sguardo su di lei.
Raggiunto il mio tavolo mi sedetti e con gran rammarico mi accorsi che il mio posto non mi consentiva la sua vista: ero di spalle.
Beh, avrei provveduto piu' tardi a consumarla con gli occhi.
Senza volere mi imbattei con lo sguardo su Jacob e cio' che vidi mi irrito' parecchio. Fissava Bella in modo ossessivo e le faceva addirittura l'occhiolino! E' sempre tra i piedi, ogni anno, sembrava lo facesse apposta. Ce l'aveva con me perchè io piacevo e lui, beh non proprio.
Non è un cattivo ragazzo, solo un po' presuntuoso, solo convinto che coi soldi si compra tutto. Anche io ho i soldi ma uso altre doti con le ragazze.
E a lui questo non va giu', perchè lui su questo lato è carente.
All'improvviso Alice si alza e ci informa che va a chiamare Bella per chiederle se vuole sedersi con noi.
Quel simpatico tanto fastidioso elfo, certe volte mi stupisce.
Emmett, che non la smetteva un attimo di parlare, per mostrarsi agli occhi di Rosalie, prese a farneticare su di una ragazza e su come l'avesse trattata. Poveretta, pensai, ma da come lo raccontava non potei far a meno di iniziare a ridere.
Proprio in quel momento sentii la voce di Alice: il respiro mi mori' in gola.
Era forse riuscita a convincerla e forse si trovava alle mie spalle?
Da quello che mia sorella disse, capii che aveva accettato ed era li'.
Mi voltai e mi apparve: una Venere.
Le andai incontro, per primo e la salutai. Mi fissava come io fissavo lei, incantato.
Fece la conoscenza anche di Emmett, Jasper e Rosalie dicendo di chiamarla Bella invece di Isabella e poi si sedette, accanto a me.
ACCANTO A ME! Si Edward, accanto a te!
Conversammo del piu' e del meno, sotto lo sguardo geloso di Jacob, fino a quando la musica parti' e fummo invitati a salire in pista.
Volevo invitarla a ballare ma qualcuno mi interruppe...


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Capitolo 13
*** La cena di gala 2^ parte -Bella- ***


Giorno! Lo so non ho scuse ma se vi dico che sono stata assorbita completamente dai preparitivi finali per il mio matrimonio??? Vabbè dai io ci ho provato.. Vi lascio al chappy e vi ringrazio come sempre per il vostro affetto! KISS

Bella

No non poteva essere, continuavo a ripetermi nella testa.
Io volevo ballare anche se avevo timore, ma non certo con quello!
"Isabella, ciao, ti va di ballare?" mi domando' Jacob spavaldo e baldanzoso.
Oddioooooooooooooooooooooooo, no non poteva succedere a me nooooo! Presi tempo, non sapevo che rispondere, mi guardavano tutti. Era scortese dire di no, pero' io non volevo.
Nel momento esatto in cui mi decisi a parlare e aprii la bocca per rispondergli... beh dalla mia bocca non usci' niente.. e perchè direte voi??? Beh per il semplice fatto che fu qualcun altro a rispondere, qualcun altro al posto mio.
Mi bloccai ulteriormente, come se gia' non fossi abbastanza ferma. Quasi non respiravo.
"No, mi dispiace, Bella è gia' occupata!" disse Edward tranquillamente.
"Beh allora sara' per il prossimo ballo?"
"No, è gia' occupata per questo e per tutti gli altri a venire!" gli rispose di nuovo, senza degnarlo di uno sguardo.
"Oh su Isabella, un ballo solo?"
Edward si stava innervosendo, lo vedevo.
"Quale parte della frase - è gia' occupata per questo e per tutti gli altri a venire - non capisci?" disse voltandosi per incenerirlo.
"Ok ok non ti scaldare. Pero' me lo potrebbe anche dire lei se non vuole!"
Edward era al limite della sopportazione, fece per alzarsi e Jacob a quel vedere inizio' ad arretrare e si allontano' definitivamente dal nostro tavolo.
Non riuscivo a rendermi conto di quello che LUI aveva appena fatto. Sembrava essere... geloso? OH MIO DIO!!!
Regnava un silenzio tremendo. Tutti avevamo gli occhi che roteavano senza meta fino a quando Edward ruppe il silenzio.
"Allora Bella, me lo concedi l'onore di un ballo?"
Le mie orecchie erano convinte di aver udito male ma alla mia testa il messaggio era arrivato forte e chiaro.
Senza pensarci molto, annuii. Mi tolsi la mantella e l'appoggiai sulla sedia.
Edward si alzo' e mi porse un braccio. Salimmo in pista e ci preparammo a quel ballo.
L'orchestra aveva appena iniziato a suonare le note di una mazurca.
Ehi, aspettate un attimo, sto ballando una mazurca con Edward? Ma questo è davvero uno strano ragazzo, un ragazzo d'altri tempi, con modi e abitudini d'altri tempi! Sa ballare la mazurca...e anche bene e chissa' quante altre cose sa fare bene... BELLA! Ancora con questi pensieri! Ok, smetto. Ballo che è meglio.
Non è il mio ballo preferito ma mi accontento data la compagnia.
Edward mi faceva girare, mi avvicinava, mi allontanava, compivamo alcune "figure" per rendere il nostro ballo piu' coreografico e mi stupivo sempre piu' che anche lui le conoscesse e fosse il primo a invitarmi a seguirlo.
Era silenzioso, si limitava a stringermi forte a se, una mano sulla mia schiena e una intrecciata alla mia. Mi sentivo tutta un fuoco. Il volto rosso peperone.
Eravamo al centro della pista e mi accorsi di avere molti occhi addosso. La musica si fermo' e parti' un applauso, per noi. Oddio ma è davvero per noi?
Stupita quanto lui, lo seguii in un breve inchino. Per fortuna la musica prosegui' quanto prima, togliendomi da quell'imbarazzo.
A lui non sembrava aver fatto nessun effetto.
La musica riprese con un valzer di Strauss, Sul bel Danubio. E il mio cuore prese a battere talmente forte che anche Edward se ne accorse.
"Bella ti senti bene, dobbiamo fermarci?"
"Oh no, no te ne prego, è il mio preferito, continuiamo."
"Certo come preferisci."
E a quel dire mi strinse ancora piu' forte a se.
Che magnifica sensazione. A quel punto senza neanche accorgermene, appoggiai la testa sulla sua spalla sinistra e mi feci cullare da quel ballo che come lui mi aveva stregata.
Avevo osato troppo forse?
Non mi disse nulla, non gli dispiaceva.
Le note scorrevano e ben presto anche quel ballo fini'.
"Bella, ti va di fare una passeggiata in terrazza?"
"Si volentieri, mi sento un po' accaldata in effetti! Andiamo!"
Ci avviammo verso la porta finestra ad arco che dava sulla terrazza e non curante delle occhiate d'invidia che mi lanciava Jacob, proseguii imperterrita.
Jacob, si Jacob. Perchè mai doveva mostrarsi in qualche modo simpatico con me? Se all'inizio mi era parso educato e a modo, ora iniziava a darmi un po' fastidio. Era sempre pronto a "disturbare" i NOSTRI momenti.
Raggiungemmo la terrazza; la mia mano sempre nella sua.
Il cielo era limpido tanto che si potevano contare le stelle una ad una.
E fra tutte quelle stelle, un cerchio argentato brillava splendidamente.
"E' una notte stupenda." sussurrai io, senza nemmeno accorgermene.
"Si è davvero bellissima, un'atmosfera particolare, accompagnata anche dalla tua presenza" disse Edward voltandosi verso di me e ritrovandomi di fronte a lui ad un palmo di naso. La distanza tra noi era impercettibile.
I nostri occhi erano gli uni negli altri. Lui era bellissimo, il viso illuminato dalla luna che in quell'attimo sembrava avere i raggi come il sole. E un raggio ci avvolse entrambi portandoci da lei.
Mi pareva di udire solo il tam-tam forsennato del mio cuore, dei nostri cuori, perchè anche il cuore di Edward batteva forte almeno quanto il mio.
Oh se gli attimi potessero durare all'infinito.. questo sarebbe uno di quelli.
Isolati dal resto del creato, io e lui, noi.

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Capitolo 14
*** La cena di gala 2^ parte -Edward- ***


Ehila' ragazzi... forse vi siete chiesti dove fossi finita o forse no, ma in questi mesi la mia vita è cambiata.. mi sono sposata, sono stata alle prese con il trasloco e purtroppo abbiamo avuto un lutto in famiglia. Non mi sono pero' dimenticata di voi e quindi oggi sono qui per aggiornare almeno questa storia.. Vi chiedo di perdonarmi se potete e vi auguro una buona lettura! Vediamo un po' che cosa combina Edward in questo capitolo...

Si' mi interruppe.
"Isabella, ciao, ti va di ballare?" disse con quella sua voce antipatica.
Al suono di quelle parole mi voltai e lo fulminai con lo sguardo.
Non avrei mai voluto sentire cio' che aveva detto.
Come osava presentarsi al mio tavolo e invitarla a ballare, cosi spudoratamente.
Bella era muta, accanto a me, quasi non respirava. Decisi che dovevo fare qualcosa. Quindi risposi io per lei.
"No, mi dispiace, Bella è gia' occupata!" dissi cercando di restare il piu' calmo possibile.
"Beh allora sara' per il prossimo ballo?" continuo' lui.
Ma insisti?
"No, è gia' occupata per questo e per tutti gli altri a venire!" gli risposi di nuovo.
"Oh su Isabella, un ballo solo?" replico'
Ma allora sei sordo o tardo? Mi stava facendo innervosire per davvero.
"Quale parte della frase - è gia' occupata per questo e per tutti gli altri a venire - non capisci?"
"Ok ok non ti scaldare. Pero' me lo potrebbe anche dire lei se non vuole!"
Ok ero al limite della sopportazione, adesso mi aveva stancato. Io lo picchio, pensai! Ora avrebbe capito con le cattive che doveva lasciarci in pace.
Feci x alzarmi e Jacob a quel vedere inizio' ad arretrare e si allontano' definitivamente dal nostro tavolo.
Oh forse ci era arrivato!
Nessuno fiatava, silenzio di tomba.
Solo a Emmett comparve in viso un ghigno di soddisfazione.
Decisi che in qualche modo dovevo smuovere la situazione e mi decisi a invitarla a ballare.
"Allora Bella, me lo concedi l'onore di un ballo?"
Avevo paura di un suo rifiuto che per fortuna non arrivo'.
Mi annui' lievemente in segno di assenso.
Le porsi un braccio e raggiungemmo la pista iniziando a muovere i primi passi sulle note di una mazurca.
Non era proprio il ballo di noi giovani d'oggi ma ero felice che potessimo condividere insieme quella situazione.
Solo il suono della musica ci circondava, la stringevo forte a me, avevo necessita' di sentire il suo corpo quasi fosse tutt'uno col mio.
Mi accorsi che molte persone ci stavano osservando sorridendo. Di sicuro eravamo uno spettacolo bellissimo, soprattutto lei.
Era accoccolata al mio petto quando la mazurca suono' le ultime note.
All'improvviso parti' un applauso che subito capii fosse rivolto a noi. Feci un inchino e vidi che Bella mi imito' timidamente.
La musica ricomincio' e sentii il cuore di Bella iniziare una corsa improvvisa nel suo petto.
"Bella, ti senti bene?"
Mi rassicuro' dicendomi che voleva continuare a ballare e che quel ballo appena iniziato era il suo preferito.
Si trattava di un valzer di Strauss, uno dei piu' famosi.
Aumentai la presa sulla sua schiena e l'incatenai fra le mia braccia.
In risposta la sentii appoggiare il viso sulla mia spalla... ora era il mio cuore a correre.
Le chiesi se desiderava fare una passeggiata in terrazza. Acconsenti' e ci incamminammo verso l'uscita sotto lo sguardo ingelosito di quel bamboccio.
Quanto mi stava sui nervi! Non avrei permesso nè a lui nè a nessun altro di rovinare il rapporto con Bella!
Arrivammo sulla terrazza, sempre tenendole la mano, quasi a non volerla far allontanare troppo da me.
Ci ritrovammo uno di fronte all'altra. Era bellissima. Tutto era perfetto.
Il cielo ci faceva da cornice, le stelle da lampioni e la luna, in una strada d'argento ci portava da lei.
Nessun uomo avrebbe potuto desiderare di piu' di quello che stavo provando io in quegli attimi. Ed era tutto realta'.
Ero li', con lei fra le mia braccia.
E forse per sempre.



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Capitolo 15
*** La cena di gala 3^ parte -Bella- ***


Ciao ragazzi!!! Eccomi qui con un altro capitoletto.. Vi aspetto per i commenti.. A prestooo

 


Restammo cosi per alcuni istanti che sembrarono infiniti.
Fino a quando mi prese anche l'altra mano tra le sue, le avvicino' al suo cuore e sporgendosi verso di me ando' a colmare completamente la distanza tra di noi... e mi bacio', dolcemente.
Mi sentii la testa girare, il mio corpo era tutto un tremore.
Mi sembrava ci fosse il terremoto, ma ero io a tremare.
Le sue labbra accarezzavano lievi le mie, castamente, senza fretta, le mie si lasciavano trasportare dalle sue.
Sapevano di fragola, erano dolci, soffici, erano.. mie.
Avevo socchiuso gli occhi, mi sembrava che cosi potessi godere a pieno di quelle sensazioni che mi trasmetteva.
Quanto dolcemente le aveva baciate cosi dolcemente si allontano' riportandomi sulla Terra.
Riaprii gli occhi e sprofondai in due verdi gemme. Un grande sorriso sul suo volto.
Anch'io gli sorrisi.
"Spero di non aver fatto cosa sgradita, ma dato che non mi hai respinto, credo di no!" mi disse sottovoce avvicinando le sue labbra al mio orecchio.
Fui nuovamente attraversata da tremori.
"Che c'è Bella, hai freddo? Rientriamo?"
"No ti prego, no. Vorrei restare ancora un po' qui, con te, se per te va bene."
"Tutto quello che vuoi, non hai che da chiedermelo!" e detto cio' si sfilo' la giacca e me l'avvolse attorno le spalle.
Subito dopo fece lo stesso con le sue braccia. Mi avvolse in un tenero abbraccio.
Avrei vissuto solo di quello, per sempre.


Restammo per quasi un'ora a guardare le stelle, abbracciati senza parlare: il silenzio parlava per noi.
"Forse è meglio rientrare" mi disse lui sottovoce.
"Si, inizio ad avere un po' freddo, andiamo.
Rientrammo in sala, ormai deserta.
Guardai verso il mio tavolo e mi accorsi con grande meraviglia che era vuoto!
"Non è possibile!" dissi smettendo di avanzare.
Edward si volto' a guardarmi, stupito.
"Se ne sono andati in camera, e mi hanno lasciata qui senza dire nulla!"
Edward scoppio' in una risatina e io lo guardai aggrottando le sopracciglia.
"Si si ridi, ridi!"
"Ma Bella, non vedo dove sia il problema! Conosci la strada per arrivare in camera?"
"Si"
"E hai la chiave?"
"Si"
"E allora se hai paura, ti ci accompagno io, sempre che tu voglia?!"
"Oh, beh si certo.. sarebbe.. sarebbe molto gentile da parte tua. Grazie!"
"E grazie di cosa, per me è un piacere riaccompagnare la principessa nella sua stanza sana e salva." mi sussurra in un orecchio.
Mi stordisce, nuovamente.
Come... come mi aveva chiamata? Principessa????
"Grazie." solo quello riuscii a dire.
Ci avvicinammo ai suoi fratelli e agli amici per congedarci.
"Ragazzi, io accompagno un attimo Bella nella sua suite e poi vi raggiungo qui, ok?"
"Oh Bella no, gia' ci saluti? E' presto dai, io ho un'idea!" trillo' Alice.
"Si, potresti venire in camera mia e di Rose a giocare a dama e magari potrebbero raggiungerci anche i ragazzi, che ne dici?" continuo' lei.
"Mmmh... beh.. si.. forse ... potrei.."
"E dai Bella, o si o no!" mi incito' Emmett.
"Si, ok vengo!"
"Stupendo! Andiamo! Emm di' a mamma e papa' che andiamo e poi raggiungici!" disse Edward.
"Oh Edward, cavolo, non sono mica il vostro servo!" si lamento' Emmett.
"Emmett, devo rammentarti qui davanti a tutti il segreto che io solo so', per caso?" gli rispose Edward con un ghigno in viso.
"Oh no no no, vado subito! A dopo ragazzi!"
Ci guardavamo con aria interrogativa, nessuno capiva il discorso tra loro due.
Edward, vedendoci curiosi si limito a dire "E' una storia lunga, lunga ma divertente. Prima o poi trovero' il modo di rivelarvela! Per ora questo segreto mi serve per ricattarlo!" aggiunse quest'ultima frase quasi sussurrando.
Ci incamminammo verso la stanza delle ragazze, mentre sbirciavamo Emmett avvicinarsi mestamente ai suoi genitori intenti a conversare col direttore.
Accanto a loro c'era anche Jacob. Mi diede un'occhiataccia, un misto tra invidia e rabbia.
Ma che cosa avevo fatto? Si beh ero stata muta quando mi aveva chiesto di ballare ma.. ma.. niente ma Bella, sei stata scortese e domani devi chiedere scusa.
Si, domani, pero'.
Ora ho altro a cui pensare.
Raggiungemmo la camera di Alice e Rosalie. Altrettanto bella e spaziosa quanto la mia.
Ci fecero accomodare e ci chiesero se volevamo bere qualcosa.
Chi una coca, chi dell'acqua.
Ci eravamo seduti sul grande divano, in ordine, Japer, Alice, Edward, io e Rosalie, tutti attorno al tavolino sul quale spiccavano la dama, indovina chi, scarabeo e monopoli.
Alla faccia dell'imbarazzo della scelta!
La dama non era il mio forte, finivo sempre le partite col re in scacco matto per l'avversario! Mica male no?
Riguardo agli altri giochi, mi barcamenavo alla bell'emeglio.
Avevo anticipatamente previsto una catastrofica figura di cavolfiore!
Alice ci chiese a cosa preferivamo giocare.
Mi ero accorta che Emmett non era ancora arrivato quindi esternai il mio parere.
"Alice, forse dovremmo aspettare. Emmett non è ancora arrivato"
"Uffi, sempre il solito orso Yoghi, non è mai svelto nel fare qualcosa!" tuono' Edward.
Esattamente in quel momento la porta si apri' e comparve Emmett.
"Oh era ora polentone, ti sei perso nella nebbia che non c'è?"
"Ah ah ah, divertente sorellina. Allora, dove eravamo rimasti?"
"Ti stavamo aspettando, su consiglio di Bella, quindi ringrazia lei!" disse Edward voltandosi verso me.
"Oh grazie mia salvatrice, ti sono debitore, per ogni cosa sono al tuo servizio." rispose Emmett venendomi accanto e prendendo una mia mano fra le sue: aveva delle mani enormi.
"Emmett, ti vorrei ricordare che hai gia' un certo servizio da fare al sottoscritto in cambio del mio silenzio!"
"Si Edward, lo so, non mi scordo. Sei tremendo!" e lo guardo' storto perchè lo aveva interrotto dal ringraziarmi.
"Bene, vogliamo cominciare?" disse Rosalie che fino ad ora era stata in silenzio.
"Si, cosa preferite?" continuo' Alice.
"Rose, che ne dici se io e te giochiamo a indovina chi?"
"Ok Emmett ci sto, vincero' io!" le rispose balzando in piedi e afferrando la scatola dal tavolino.
"E noi quattro giochiamo a dama" sentenzio' Jasper.
A quelle parole dalla mia bocca usci' un mugugno che fece girare tutti come a vedere se stessi bene.
"No la dama no, il mio re fa sempre una brutta fine, sempre" dissi io sperando di far loro cambiare idea.
"Bella questa volta il tuo re non fara' nessuna brutta fine', vivra' perchè ci saro' io a proteggerlo" mi sussurro' Edward soffiandomi sul viso.
Oh no, non cosi vicino no, per pieta'!
Ok mi vuole morta!
"Ti fidi di me?" mi sussurro' ancora vedendomi titubante.
"Si!" risposi incrociando i suoi occhi.

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Capitolo 16
*** La cena di gala 3^ parte -Edward- ***


Buon pomeriggio ragazze! Tra regali e preparativi vari faccio fatica a concentrarmi ed avere la tranquillita' per postare i capitoli.. Comunque vi lascio ai pensieri di Edward.. e grazie per la sopportazione! BACIO!

 

 


L'avevo baciata.
Stupido Edward, ora chissa' cosa pensera' di te.
Pensera' che sei il solito ragazzo, un ragazzo comune che ci prova con tutte e se le bacia tutte alla prima occasione.
Ma non è cosi, non sono cosi e non lo saro' mai.
Sono orgoglioso di me.
Avevo preso entrambe le sue mani fra le mie, mi ero avvicinato lentamente e avevo posato le mie labbra sulle sue. Un bacio casto ma carico di effetto.
Fu celestiale.
Mai avevo assaggiato due ciliegie cosi dolci e morbide: ora che avevo assaporato il frutto proibito, non avrei piu' potuto farne a meno.

La sentivo tremare ma non era per il freddo, lo sapevo bene.
Aveva socchiuso gli occhi, che dolce, quanto indifesa ragazza, mi faceva uno strano effetto, come una calamita con un pezzetto di ferro: attrazione allo stato puro, ma un'attrazione casta, pura.
Era cosi bella, con questa luna che ci avvolgeva.
Quando il bacio sfumo', riapri' gli occhi e trovo' il mio sorriso che lei subito corrispose. Se possibile, era ancora piu' bella.
Avevo osato un po' con quel bacio ma ne avevo sentito la necessita'.
Diciamo che era piu' per me che per lei. Ma a bacio concluso mi parve di capire che avevo fatto cosa gradita a entrambi.

"Spero di non aver fatto cosa sgradita, ma dato che non mi hai respinto, credo di no!" le dissi sottovoce avvicinando le mie labbra al suo orecchio.
Edward edward sei proprio un birichino, mi dissi tra me e me, non vedi che sta gia' tremando, se poi fai cosi la fai svenire!
Cosi avrei una buona scusa per stringerla forte a me! : )
Le chiesi se avesse freddo e se volesse rientrare.
In tutta risposta mi sentii dire: "No ti prego, no. Vorrei restare ancora un po' qui, con te, se per te va bene."
"Tutto quello che vuoi, non hai che da chiedermelo!" e detto cio' mi sfilai' la giacca e gliel'avvolsi attorno le spalle.
Subito dopo feci lo stesso con le mie braccia. L'avvolsi in un tenero abbraccio.
Era un fuoco, anche con i brividi il suo corpo era caldo.
Restammo li in terrazza ancora per un'ora ma poi mi accorsi che iniziava davvero a sentire freddo.
Le proposi di entrare e lei ne fu contenta.
Avanzavamo nella sala quando di scatto si fermo': non capivo cosa le fosse successo fino a quando la sentii sussurrare.
"Non è possibile!"
La guardai.
"Se ne sono andati in camera, e mi hanno lasciata qui senza dire nulla!"
I suoi genitori erano rientrati in camera e l'avevano lasciata li. Probabilmente non avendola piu' vista pensavano avesse gia' fatto ritorno nella sua suite, oppure, ipotesi piu' reale, se n'erano andati perchè la reputavano in grado di badare a se stessa.
Io scoppiai in una risatina e lei mi guardo' aggrottando le sopracciglia.
"Si si ridi, ridi!" mi disse coanzonandomi, com'era buffa!
Molto elegantemente, dopo essermi ricomposto, mi rivolsi a Bella.
"Ma Bella, non vedo dove sia il problema! Conosci la strada per arrivare in camera?"
"Si"
"E hai la chiave?"
"Si"
"E allora se hai paura, ti ci accompagno io, sempre che tu voglia?!"
"Oh, beh si certo.. sarebbe.. sarebbe molto gentile da parte tua. Grazie!"
"E grazie di cosa, per me è un piacere riaccompagnare la principessa nella sua stanza sana e salva." le sussurrai in un orecchio.
Come l'avevo chiamata??? Principessa?? Ma tu Edward sei completamente fuso, sciolto, andato! Si beh è gia' tanto che me lo dico da solo pero'... voi non trovate?
"Grazie." solo quello riusci' a dire.
Ci avvicinammo ai miei fratelli e agli amici per congedarci.
"Ragazzi, io accompagno un attimo Bella nella sua suite e poi vi raggiungo qui, ok?"
"Oh Bella no, gia' ci saluti? E' presto dai, io ho un'idea!" trillo' Alice.
Alice in fatto di idee era pericolosa.
"Si, potresti venire in camera mia e di Rose a giocare a dama e magari potrebbero raggiungerci anche i ragazzi, che ne dici?" continuo' lei.
Ecco ora avevo davvero paura. Ma di cosa non lo so neanche io.
"Mmmh... beh.. si.. forse ... potrei..".
Dai Bella di' di si', non costringermi a portarti nella loro suite con la forza.
"E dai Bella, o si o no!" la incito' Emmett.
"Si, ok vengo!"
A quelle parole scoppiai di gioia dentro! E fuori!
"Stupendo! Andiamo! Emm di' a mamma e papa' che andiamo e poi raggiungici!" dissi io. Ecco a cosa serve Emmett ogni tanto.
"Oh Edward, cavolo, non sono mica il vostro servo!" si lamento' Emmett, come al solito! Non sapeva fare altro che lamentarsi.
"Emmett, devo rammentarti qui davanti a tutti il segreto che io solo so', per caso?" gli risposi con un ghigno in viso.
"Oh no no no, vado subito! A dopo ragazzi!"
Mi guardavano con aria interrogativa, nessuno capiva il discorso tra noi due. "E' una storia lunga, lunga ma divertente. Prima o poi trovero' il modo di rivelarvela! Per ora questo segreto mi serve per ricattarlo!" dissi per cercare di spiegare.
Ci incamminammo verso la stanza delle ragazze, mentre sbirciavamo Emmett avvicinarsi mestamente a mamma e papa' che conversavano con Billy.
Accanto a loro c'era anche Jacob. Ci lanciava delle occhiate che proprio non mi piacevano.
Se avesse importunato Bella, non so cosa gli avrei fatto.
Raggiungemmo la camera di Alice e Rosalie.
Ci eravamo seduti sul grande divano, attorno al tavolino, io e Bella naturalmente vicini.
Alice ci chiese a cosa preferivamo giocare.
Quell'orso di Emmett non era ancora arrivato.
Ad un tratto una voce delicata si propago' al mio fianco.
"Alice, forse dovremmo aspettare. Emmett non è ancora arrivato" disse Bella
"Uffi, sempre il solito orso Yoghi, non è mai svelto nel fare qualcosa!" risposi io.
Esattamente in quel momento la porta si apri' e comparve Emmett.
"Oh era ora polentone, ti sei perso nella nebbia che non c'è?"
"Ah ah ah, divertente sorellina. Allora, dove eravamo rimasti?"
"Ti stavamo aspettando, su consiglio di Bella, quindi ringrazia lei!" gli dissi guardando verso Bella.
"Oh grazie mia salvatrice, ti sono debitore, per ogni cosa sono al tuo servizio." rispose Emmett avvicinandosi a lei e prendendo una sua mano fra le sue.
"Emmett, ti vorrei ricordare che hai gia' un certo servizio da fare al sottoscritto in cambio del mio silenzio!"
"Si Edward, lo so, non mi scordo. Sei tremendo!" e mi guardo' storto perchè lo avevo interrotto mentre la stava ringraziando..
"Bene, vogliamo cominciare?" disse Rosalie che fino ad ora era stata in silenzio.
Oh cavolo, Rose, mi ero completamente dimenticata di Rose! Beh chi se ne importa, la lascero' in pace quella ragazza! Ho altri affari da curare ora!
"Si, cosa preferite?" continuo' Alice.
"Rose, che ne dici se io e te giochiamo a indovina chi?"
"Ok Emmett ci sto, vincero' io!" le rispose balzando in piedi e afferrando la scatola dal tavolino.
"E noi quattro giochiamo a dama" sentenzio' Jasper.
A quelle parole dalla bocca di Bella usci' un mugugno che ci fece girare tutti come a vedere se si sentisse male.
"No la dama no, il mio re fa sempre una brutta fine, sempre" la sentimmo implorare per farci cambiare idea.
"Bella questa volta il tuo re non fara' nessuna brutta fine, vivra' perchè ci saro' io a proteggerlo" la rassicurai io.
Ero piuttosto bravo a dama e con Emmett fuori gioco la vittoria era sicuramente in mano mia, nostra.
E il re sarebbe stato salvo!



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Capitolo 17
*** Il dopo cena ***


Passiamo direttamente al capitolo..

11^ capitolo

Il dopo cena

Bella

Giocammo a dama per tutta la notte.
Edward mantenne la promessa: il mio re visse e visse a lungo e felice e contento con la sua regina come succedera' tra me ed Edward!
Ok no scusate questo era un mio appunto!
Vabbè, tornando a noi... si giocammo e giocammo ancora.
Alice era nera di rabbia per non essere riuscita a vincere nemmeno una partita... certo con LUI non c'era gioco, era troppo forte!
Ci divertimmo tanto, sgranocchiando pop corn e bevendo qualche birra, si senza esagerare.

Il mattino dopo (martedi)

Dovevo essermi addormentata, anzi dovevamo esserci addormentati.
Aprii gli occhi lentamente e cio' che vidi mi piacque molto. Sorrisi.
Ero semi sdraiata sul divano e Edward si era accoccolato al mio grembo, un braccio attorno al mio fianco. Respirava regolarmente, tranquillo, sembrava un bimbo mentre sogna con quell'espressione in viso che aveva. I capelli arruffati lo rendevano cosi buffo. Non volevo andarmene da li, non volevo che si svegliasse e mi trovasse imbambolata a guardarlo, non volevo... ecco troppo tardi! Non feci in tempo a pensarlo che mi ritrovai due gemme verdi semi chiuse che mi scrutavano stupite.
"Sogno o son desto?" mi disse Edward sorridendo e mettendosi a sedere senza togliere il braccio dal mio fianco.
"Sei desto!" dissi mostrandogli un grande sorriso, compiaciuta da quella domanda.
"Beh se fosse stato un sogno sarebbe stato sicuramente meno bello!"
Arrossii a quel dire e lui ne fu contento. Sapeva sempre cosa dire o fare per stupirmi.
Si accorse della sua posizione solo in quel momento e svelto tolse il braccio e si sposto' da me. Imbarazzato come mai prese a guardare di qua e di la' passando una mano nei capelli piu' e piu volte.
Che buffo.
"Non mi dispiace.."
"Come scusa?" mi domando' lui voltandosi a guardarmi.
"Non mi dispiace essermi svegliata.. tra le tue braccia stamattina.. è stato un risveglio dolcissimo."
Le sue labbra si aprirono in un grande sorriso e il suo sguardo si fece piu' intenso.
Non capivo il suo atteggiamento. Non capivo fino a quando lo vidi avvicinarsi a me impercettibilmente.
Lentamente, dolcemente, si avvicino' fino a pochi centimetri da me.
Stava accadendo ancora. E io lo volevo, eccome se lo volevo e anche lui.
Si avvicio' ancora. Il mio respiro aumentava, i polmoni necessitavano piu' aria, aria che lui mi rubava come aveva rubato il mio cuore. Tutto di lui mi attraeva. Non potevo farne a meno.
Ridusse di nuovo le distanze tra di noi e si fermo' ad osservarmi. Gli occhi fissi nei miei, le labbra chiuse, il respiro irregolare.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Improvviso mi bacio' e in un attimo fummo soli.
Appoggio' le sue labbra alle mie. Sembro' un bacio uguale a quello della sera precedente ma quello fu solo l'inizio.
Aveva ancora quel sapore di fragola che mi fece girare la testa, di nuovo. Se fossi stata in piedi avrebbe dovuto sostenermi per evitare di cadere a terra. Dovevo controllarmi, non potevo permettermi di rovinare tutto.
Mi sfiorava, mi mordeva dolcemente e questo mi feceva rabbrividire.
Sorridevo sulle sue labbra. Ero completamente abbandonata sotto di lui. La schiena contro il bracciolo del divano e lui di fronte a me.
Mi accarezzava le labbra con le sue e il bacio divenne piu' profondo.
Mi passo' le mani nei capelli e sciolse il ciuffo rimuovendo le forcine staccandosi appena dalle mie labbra. Si fermo' a guardarmi e tenendomi il viso con le mani mi sussurro': "Santo cielo come sei bella!" mi sorrise.
Quanta tenerezza c'era nelle sue parole, quanta dolcezza nel suo sguardo e nei suoi movimenti. Sembrava stesse per compiere un gesto talmente delicato.
Riprese a baciarmi le labbra con piu' decisione e passione di prima accarezzandomi il viso, il collo, le braccia con le sue calde mani.
Rispondevo al suo bacio seguendo e anticipando le sue movenze. Incrociai le braccia al collo e lo attirai a me.
Non avevo mai pensato che un bacio avrebbe potuto farmi quell'effetto e rendermi cosi dipendente da quelle sensazioni: non avrei potuto farne a meno cosi facilmente.
Tutto si svolse come una scena al rallentatore, fu ancora piu' bello del primo.
Si stacco' da me, sempre occhi negli occhi, sempre coccolandomi il viso e si sistemo' al mio fianco.
Appena in tempo, prima di udire uno sbadiglio provenire dalle nostre spalle.
Era Emmett che si era svegliato. E con lui Rosalie.
"Buongiorno ragazzi" disse Emmett tra uno stiracchiamento e uno sbadiglio
"Ciao Em, Rosalie"
"Ciao Bella! Edward!"
"Buongiorno a voi!" dissi io
"Ci siamo addormentati e non ce ne siamo nemmeno resi conto!"
"Si. Qualcuno sa che ore sono? Stamattina abbiamo l'incontro per iscriverci alle attivita' e non vorrei fare tardi"
"Si giusto. Sono le 8. Abbiamo ancora un ora per prepararci e fare colazione, Bella."
"Ah grazie Emmett. Corro a cambiarmi. Ci troviamo in sala colazioni tra una mezz'ora ok?"
"Certo. Ti aspettiamo per entrare." mi disse Edward sorridendomi.
Alice e Jasper stavano ancora dormendo.
"Ehi dormiglioni, sveglia!! Non siamo al mare per poltrire!! Sveglia sveglia sveglia!" inizio' a urlare Emmett saltando e battendo le mani.
"Emmett accidenti a te!" strillo' Alice alzandosi di scatto dal divano. "Il solito scemo! Me la paghi questa!"
Anche Jasper si mise a sedere e trucido' Emmett.
Noi quattro scoppiammo a ridere.
Quando voleva fare un dispetto, Emmett era divertentissimo.
"Beh ragazzi io vado altrimenti non faccio in tempo. A dopo." li salutai e mi avviai alla mia suite.

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Capitolo 18
*** Il risveglio-Edward ***


18^capitolo
 
II risveglio
 
 
 
Edward
 
Giocammo e rigiocammo a dama e il re fu sano e salvo.
Dovevo mantenere la promessa fatta alla mia principessa.
Poi, non so' come accadde, ma finimmo per addormentarci.
 
Martedi'
 
Percepivo una stana luce che mi infastidiva.
Aprii piano gli occhi e cio' che mi apparve dinanzi mi meraviglio': Bella.
Mi stava osservando. Le sorrisi.
Ci eravamo addormentati sul divano e io le cingevo la vita con un braccio.
Lentamente mi misi a sedere senza allontanarmi troppo.
Stavo sognando o ero sveglio? Ebbi appena il tempo di farmi quella domanda quando mi sentii rispondere..
"Sei desto" mi confermo' lei.
Quando finalmente realizzai in che posizione mi trovavo, levai il braccio e mi spostai da lei.
Ero imbarazzato, molto imbarazzato.
Ma come mi era venuto in mente di addormentarmi cosi'?
Cio' che mi stupi' fu' la sua reazione: non le dispiaceva affatto essersi risvegliata con me addosso, anzi.
Le mie labbra si aprirono in un sorriso che mai avevo riservato a qualcuno.
Mi avvicinai a lei lentamente.
Neanche io capivo cosa stessi facendo e cosa mi stesse accadendo o meglio lo sapevo ma non capivo quale forza mi attirasse a lei in quel modo.
Stava accadendo ancora. E a giudicare dagli atteggiamenti, lo volevamo entrambi.
Il fiato si fece corto, la osservavo.
La baciai, di nuovo, improvvisamente.
Di nuovo ma in modo diverso.
Era abbandonata a me.
La baciavo, sfiorandola e mordendole le labbra. Gliele accarezzavo.
Era divinamente perfetta. Le sciolsi i capelli e mi fermai per ammirarla.
La baciai ancora, con piu' decisione.
Seguiva le mie labbra che si univano alle sue. Mi abbraccio' incrociando le braccia dietro di me.
Non avrei mai voluto smettere ma dovevamo riprendere fiato.
In quegli attimi non ero piu' Edward: ero un ragazzo nuovo. Rinato.
Ecco si, rinato è la parola giusta.
Stare accanto a lei era come una droga, lei era una droga per me.
Impossibile farne a meno, impossibile resistere.
Accanto a lei l'Edward di sempre scompariva lasciando spazio a un ragazzo migliore.
Si' lei tirava fuori il meglio di me. In un solo giorno mi sentivo diverso, svuotato dal mio essere un semplice ragazzo 17enne alle prese con scuola, amici e prime cotte.
Mi sentivo cresciuto, piu' maturo, piu' sicuro, migliore.
La sua presenza mi devastava, mi devastava nel modo piu' dolce e perfetto che potesse esistere.
Si mi devastava a tal punto che ho pensato a lei ogni singolo istante di quella giornata.
E stare in sua compagnia era sicuramente una cura al mio bisogno di lei.
Anche Alice ed Emmett se n'erano accorti. Lui non aveva perso occasione per fare le sue battutine mentre mia sorella era stra-felice per me; aveva trovato "una sorella" con cui dividere le sue passioni: shopping, shopping e shopping.
Certo non potevo ancora parlare d'amore ma quella forza che sentivo mi attirava a lei era qualcosa di sconvolgente.
Quando eravamo insieme, nella mia testa scorrevano immagini di noi che ci divertivamo e scherzavamo come due semplici ragazzi che si volevano bene.
E questo era solo l'inizio...
 
 

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Capitolo 19
*** Il risveglio - Bella ***


19^  capitolo
Bella
Dalla suite dei miei genitori non proveniva alcun rumore, che fossero ancora a letto? No impossibile, sono sempre stati molto mattinieri ed ero sicura che non avrebbero perso tempo a dormire in un posto come quello!
Aprii piano la porta ed entrai. Mi sedetti al centro del divano e la mia mente inizio’ a galoppare. Certo che come prima notte al villaggio era stata davvero entusiasmante: avevo legato da subito,la mia camera era una reggia e ancora doveva iniziare il divertimento.
Non avevo immaginato che mi potessero accadere tutte quelle cose in cosi poco tempo.Due giorni prima mi trovavo nella mia casetta in un paesino sperduto e due giorni dopo in quel paradiso terrestre. Ero su di giri. Mi decisi a riaffiorare dal mio momentaneo sogno accorgendomi che si era fatto tardi. Mi feci una doccia al volo e indossato l’accappatoio mi piazzai davanti all’armadio: e ora cosa mi infilo?Allora, ieri pomeriggio vestitino giallo sobrio,ieri sera vestitino nero elegante,oggi…oggi… mini di jeans e camicetta bianca a mezza manica con due piccole rouches sul davanti.Ai piedi un paio di sandali legati alla caviglia.Ora veniva il bello:i capelli.
Non avevo mai avuto tanta fantasia con le acconciature,quindi per non perdere troppo tempo raccolsi i capelli in una coda e la tirai di lato legandola e lasciando ricadere i capelli sulla mia spalla destra. Ottimo. Ora potevo scendere.Presi la borsa e richiusi la porta alle mie spalle.Mi diressi verso la sala colazioni e subito girato l’angolo vidi Jacob conversare con alcuni ragazzi.
Cavolo.
Mi bloccai e la mia mente penso’ subito a come sfuggirgli.Di certo non volevo dover fare colazione con lui o peggio sopportarlo tutta la mattinata.Nell’attimo in cui cercai di scappare mi sentii chiamare. Oh no no.BECCATA!
“Ehi Bella buongiorno!Non ti ho piu’ vista ieri sera!” mi disse affabilmente.
“Ciao Jacob.Si sono andata a letto presto”cercai di essere piu’ naturale possibile,non volevo raccontargli le mie faccende.
“Stai andando a fare colazione?” chiese
“Ehm si…in teoria si..mmm..”
E proprio in quel momento venni salvata in extremis da una vocina squillante anche a quell’ora del mattino:Alice.
“Bella dove ti eri cacciata,ti stavamo cercando.Ciao Jacob,buongiorno.”disse abbracciandomi con veemenza
“Ciao Alice,ragazzi”per tutta risposta gli altri lo salutarono con un gesto del capo.
“Alice,ragazzi.Ciao vi aspettavo qui”
Inaspettatamente quanto piacevolmente Edward mi venne accanto cingendomi la vita con un braccio e mi diede un delicato bacio su una guancia.Tutto sotto gli occhi sgranati di Jacob e quelli gongolanti di Alice.Sentii mancarmi la terra sotto i piedi e Edward mi sostenne appena in tempo.
“Bella tutto bene?”mi chiede visibilmente impaurito
“Si si tutto bene grazie,è stata colpa del tuo bacio inaspettato”gli dissi pentendomi subito di cio’ che mi era uscito dalla bocca e tappandomela con una mano.
A quelle parole rise sommessamente e sospirando rispose al mio orecchio:”Beh se è per il mio bacio,lo faro’ ogni volta che tu avrai desiderio!”
Sentii di nuovo le gambe come gelatina e lui fu di nuovo pronto ad accogliermi fra le sue braccia.Quando,dopo quell’attimo di sbandamento mi voltai,mi accorsi che Jacob era scomparso.Probabilmente aveva ritenuto la scena troppo sdolcinata e stomachevole solo perché voleva essere lui al posto di Edward.Ma come diceva mio nonno:E’ passata a Napoleone,passera’ anche a lui.
Doveva proprio bruciargli molto la mia amicizia,se cosi si puo’ chiamare,con Edward e la sua famiglia.Chissa’ perché.
Edward mi riscosse dai pensieri invitandomi a fare colazione.Oh si, ma chi se ne importa di Jacob,ora devo pensare a me,a divertirmi e ai miei nuovi amici!
“Si andiamo!Scusate ero sopra pensiero!”Solo allora voltandomi verso i miei amici,mi accorsi di quanto risplendesse di bellezza nella sua semplicita’:jeans e camicia nera con le maniche rivoltate a meta’ braccia.Bastava a darmi la tremarella,di nuovo.
Facemmo colazione all’italiana,cappuccino e brioche calda e un succo d’arancia,una goduria.Ci alzammo e uscimmo nel parco.Gli stand che il pomeriggio precedente erano occupati dal rinfresco,ora erano allestiti per la scelta delle attivita’.Le attivita’ spaziavano da quelle sportive,a quelle artistiche,volontariato,giochi di squadra,corsi di poesia,lezioni di ballo.C’era davvero l’imbarazzo della scelta.
“Beh ragazzi penso che adesso dovremo dividerci”
“Si Edward,penso proprio di si.Jasper ed io vorremmo imparare a dipingere..quindi dobbiamo raggiungere quel gazebo laggiu’”
“Ah bello Alice,magari ci faccio un pensierino!E tu Rosalie che attivita’ hai scelto?”dissi
“A me piacerebbe seguire le lezioni di tennis o di golf,è una passione che porto avanti fin da piccola e ho scoperto che anche a Emmett piace molto.Che ne dici Emm ci buttiamo?”
“Oh oh ma certo mia cara,non chiedevo altro!Andiamo!A dopo ragazzi!Vieni mia bella donzella!”le rispose prendendole dolcemente una mano.Scoppiammo a ridere per le parole di Emmett.Alice e Jasper si mossero per primi,poi andarono anche Rosalie ed Emmett.
“Allora Bella,da cosa iniziamo?Balli,equitazione o musica?”
“Mmm direi balli!Che ne dici?”
“Si benissimo!”
Ci guardammo un po’ attorno per individuare lo stand e quando lo vidi dissi.”Eccolo è laggiu’,andiamo dai!”
Lo raggiungemmo e una esile ragazza ci saluto’ calorosamente.
“Ciao ragazzi,come posso aiutarvi?Vi lascio un volantino con tutti i corsi di ballo previsti.Trovate tutte le informazioni qui.Se avete delle domande sono qui per voi.”
“Grazie!”
Accanto alla ragazza vi era una tv in cui scorrevano le immagini dei corsi passati,con i ballerini dilettanti e gli insegnanti che si cimentavano nel saggio di fine corso (eh si la ragazza ci aveva anche detto che avremmo fatto un saggio a fine corso!) tremavo gia’ di paura.
Iniziammo a sfogliare il volantino.Balli da sala,liscio,moderno,latino-americano,classico…c’era praticamente di tutto e per tutte le eta’ con corsi ad ogni ora.Sapevo gia’ cosa volevo fare e nel momento in cui esternai la mia scelta,la mia voce si amalgamo’ a quella di Edward:”Latino-americani e caraibici!”
Ridemmo di nuovo per quella situazione.Pensammo di sederci per riflettere un po’ su quale orario scegliere.Optammo per quello dalle 17,00 alle 18,30.La prima lezione era il giorno stesso.
“Oh Edward sono elettrizzata da questa nuova esperienza,sono cosi contenta di essere qui e ancora non credo che tutto questo stia accadendo a me!Non ho passato un anno felice e questa vacanza mi servira’,lo so,per stare meglio!”
“Io non posso lamentarmi,la mia vita mi piace,sono felice,amato,l’unica cosa è che non mi piace dove abito,non c’è quasi mai il sole e le temperature sono piuttosto basse… ma col tempo mi ci abituero’”
“Si anche a me non piace dove abito,un luogo freddo,buio ma credo che dovro’ fare come te,abituarmi.”
“Beh che ne dici di lasciarci alle spalle queste cose tristi e di tuffarci in un altro stand? Che dici facciamo musica e poi equitazione?”
“Certo,hai ragione,andiamo”gli risposi
E con occhi sorridenti partimmo.
 

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Capitolo 20
*** Un nuovo giorno ***


Ciao ragazze,ecco il nuovo capitolo. Grazie a voi che commentate e anche a voi lettori silenziosi (ma ogni tanto fatevi sentire,potremmo diventare amici) ;-) A presto. Un bacio!
Edward
Bella se ne ando’ in camera sua per prepararsi e io rimasi seduto sul divano completamente imbambolato. Era stata una serata piena di emozioni e il risveglio…beh il risveglio –la ciliegina sulla torta-. Era cosi dannatamente sexy ieri sera a cena con quel vestitino nero,dimostrava perfino qualche anno in piu’ della sua eta’.Nella sua semplice ingenuita’ mi perdevo,della sua semplice ingenuita’ mi ero innamorato. Sì innamorato. Di ogni cosa che la riguardasse,di tutto cio’ che a lei interessasse,sentivo un trasporto che non faceva che avvicinarmi a lei,lentamente ma inesorabilmente. Sì,totalmente e incondizionatamente.
“ Edward,pronto Edward ci sei? Base Terra chiama base Luna,rispondete!!” Ma chi era che osava interrompermi? “
Oh Emmett sempre a rompere perbacco!”
“Edward eri bellissimo,la tua espressione non pagava neanche lo scherzo piu’ stupido che ho fatto in tutta la mia esistenza!”
“Emm la vuoi finire?Non hai altro da fare?”
“Fratellino,peccato non avessi la videocamera,sarebbe stata una ripresa degna di Paperissima!Guardati,hai ancora gli occhi a forma di cuoricino!”mi derise l’orso porgendomi uno specchio.
“Emmett se non la finisci subito,te lo rompo in testa questo specchio!”
“Oh fai pure,tanto i sette anni di sfortuna poi saranno i tuoi!” Feci per alzarmi e rincorrerlo ma lui mi precedette barricandosi in camera da letto.
“ Uscirai da quella stanza e quando lo farai sara’ peggio per te!” Nonostante Emmett continuasse a punzecchiarmi con le sue battutine sceme,io non riuscivo ad essere arrabbiato con lui ne’ tanto meno irritato:no in quei giorni niente e nessuno poteva guastarmi l’umore,nessuno a parte…quel Black…ma presto l’avrei sistemato.
Raggiunsi anch’io la mia stanza e dopo una veloce doccia mi vestii.Anche Jasper ed Emmett furono svelti nel prepararsi e potemmo cosi incontrare le ragazze nel corridoio. Finalmente scendemmo per la colazione.Ero cosi impaziente che finii di sistemarmi le maniche della camicia mentre scendevo le scale.Avevo una voglia di rivederla anche se erano passati solo 41 minuti e 35 secondi precisi da quando era uscita dalla camera di Alice. Appena girato l’angolo per raggiungere la sala colazioni,il sangue mi si gelo’ nelle vene.Quel damerino stava di nuovo parlando con Bella.Mi imposi di contare fino a 10 prima di parlare e/o agire e/o saltargli addosso e scaraventarlo chissa’ dove.Non aveva ancora capito che lei era un candido fiore e lui doveva togliersela dalla testa!
Per fortuna Alice si accorse dei miei pugni stretti lungo i fianchi e con la sua voce squillante mi fece tornare alla normalita’.Anche Bella non sembrava aver gradito parlare con Jacob infatti al suono della voce di Alice,si volto’ e sorrise.Forse piu’ per gelosia mia e per far capire a Jacob chi comandava,mi avvicinai a lei,l’abbracciai e le diedi un bacio sulla guancia.
Ottenni l’effetto desiderato da ambo le parti:Jacob ribolliva per la rabbia e Bella si sciolse cosi in fretta che pensai potesse cadere a terra.Era cosi tenera e delicata,ingenua e pura.L’avrei protetta e amata finchè non sarebbe stata lei a dirmi di andarmene.In quel lasso di tempo passato a guardarla.Jacob se n’era andato.Forse infastidito ci aveva lasciati.Meno male.Non ci serviva un bodyguard! Mi ritrovai tra le braccia una Bella pensierosa…ma alla parola “colazione” rotorno’ attiva e si scuso’. Mamma mia,con quella gonnellina che si era messa,era davvero una bomba! ***Edward va beh che è una bellissima ragazza pero’ non è il caso di farlo capire anche a chi ti sta intorno,soprattutto a Emmett*** mi ripeteva una vocina nella testa. Si è vero,contegno,un po’ di contegno Edward!
La colazione filo’ liscia e tranquilla e una volta terminato uscimmo nel parco.
L’aria era fresca e pulita e nel cielo splendeva gia’ un bel sole.La temperatura era gia’ piuttosto calda. “Beh ragazzi penso che adesso dovremo dividerci” dissi io,non volevo sprecare neanche un attimo da trascorrere vicino a lei.Io ero gia’ nel mio mondo parallelo con Bella che mi avrebbe raggiunto di li a poco.Sentivo le voci dei miei fratelli che si scambiavano le attivita’ scelte ma non ero piu’ li con loro… Risi alla battuta di Emmett ma non perché l’avessi ascoltata,solo perché ridevano tutti.Ero proprio messo male.Fortunatamente nessuno se ne accorse.
Restammo soli e pensammo di raggiungere per primo lo stand del corso di ballo. Insieme optammo per i balli latino-americani. Impazzivo per quelli e mi era parso di capire che piacessero molto anche a Bella.
Era felice di essere li ed era felice per quello che stava vivendo e lo ero anch’io.
Sarebbe stato magnifico.
Sarei stato nel mio mondo parallelo e Bella mi aveva appena raggiunto.

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Capitolo 21
*** Agli stand ***


Buongiorno ragazze, ecco un nuovo capitoletto. Qui troverete qualche dettaglio in piu' su Edward che inizia ad avere un comportamento strano,secondo voi perchè? Mah... Buona lettura




Bella
Allo stand di musica, come in quello precedente, ritirammo il volantino. Ci sedemmo sul muretto di un'aiuola e qui fu Edward il primo a parlare.
"Io scelgo pianoforte, sono gia' abbastanza bravo ma è da qualche mese che, tra un impegno e l'altro non suono piu'. Non voglio perdere questa che io considero un'arte."
"Mmm interessante" gli dissi prendendo una sua mano fra le mie.  "Infatti, infatti si vede"
Mi guardava curioso e non capiva giustamente le mie parole sconclusionate. Decisi di spiegarmi.
"No dicevo, infatti si vede che sei un pianista" "Ah si e da cosa?" "Dalle tue mani, sono lunghe e affusolate e ...bellissime!" Oddio no, lo stavo facendo di nuovo. Pensavo ancora a quante cose sapesse fare bene e cosa sapesse fare con quelle mani. Bella dai datti una regolata. Se potesse leggerti nel pensiero lo faresti scappare!
"Ti ringrazio, nessuno ha mai fatto un complimento alle mie mani, solitamente si limitano al mio fondoschiena! Sei molto gentile" fisso' gli occhi nei miei. Mamma mia che perle di rara bellezza, erano come calamite per me.
"Beh io solitamente faccio i complimenti per gli occhi prima di tutto."
"Davvero? E i miei occhi come sono, come li trovi, sono di tuo gradimento?" mi sussurro' avvicinando le labbra al mio orecchio destro.  Sapeva benissimo che cio' che stava facendo mi mandava il cuore a mille e mi faceva impazzire ma pensai che ci provasse gusto a vedermi cosi. Arrossii e quando provai a rispondere, subito non usci' niente. Poi debolmente la mia voce si fece sentire.
"Si, sono due perle di rara bellezza in cui ogni ragazza vorrebbe specchiarsi, accanto ai quali vorrebbe svegliarsi e che vorrebbe avere sempre addosso!" ecco lo avevo fatto ancora, parlare senza collegare il cervello con la bocca. Huston abbiamo un problema! Pianeta Terra chiama Luna! Sembra che LUI fosse la macchina della verita' alla quale non riuscivo a mentire. Ohi ohi e ora che stava facendo? Mi fissava, non parlava, sorrideva e... si avvicinava, di nuovo o no di nuovo. No non qui, non ora Edward. Si sposto' verso di me e struscio' la punta del suo naso sul mio collo. Evvai con la scossa elettrica. Una, due, tre mi attraversarono tutta e ritornarono quasi a formare un ellisse all'interno del mio corpo.
"Sei una piacevole scoperta Isabella Swan, ogni attimo che passo con te è una piacevole, fantastica scoperta! Se tu vuoi, potrei tranquillamente esaudire tutti e tre i tuoi desideri mia principessa! Ogni tua parola è un ordine."
I miei desideri, quali desideri Isabella? Anche se il mio livello di stordimento in quegli attimo aveva raggiunto livelli paranormali, non mi ricordavo di aver esaudito desideri... e mentre pensavo questo, mi balenarono nella mente le mie parole di poco prima... "Si, sono due perle di rara bellezza in cui ogni ragazza vorrebbe specchiarsi, accanto ai quali vorrebbe svegliarsi e che vorrebbe avere sempre addosso!" Cavolo Bella! Ma una ne pensi e cento ne fai! "Oh Edward perdonami, la mia lingua ha galoppato troppo, oltre i limiti concessi dal pudore, anche dato il luogo, ti chiedo scusa!"
"Per quanto mi riguarda la tua lingua potrebbe galoppare ben oltre questi limiti e anche in ben altri luoghi!"
Oh santo cielo no, non poteva averlo detto! Il mio volto aveva sicuramente raggiunto i colori del rosso/bordeaux quando sul suo viso comparve una risata. "Bella stavo scherzando, oddio proprio scherzando no, pero' ho esagerato un po', scusami tu ti prego!" Quando il mio viso torno' normale, sorrisi e parlai. "Che ne dici di seguire il corso dalle 9;00 alle 10;00? Mi sembra l'ideale, che ne dici?"
"Certo Bella, volevo proprio proportelo io! Andiamo, l'ultimo stand ci attende!" dicendo questo si alzo' e sorridente mi porse la mano.
"Andiamo!" dissi io alzandomi e intrecciando le mie dita nelle sue. Lo stand delle attivita' di equitazione era super affollato.
"Penso che dovremo aspettare un po', che ne dici, ti va un po' di zucchero filato?"
"Uh si si Edward si grazie, io adoro lo zucchero filato!"
"Bene allora aspettami qui, torno subito. Lo preferisci bianco o alla fragola?"
"Alla fragola, grazie" lo vidi allontanarsi e nel frattempo mi sedetti sul muretto dell'aiuola. Quanto amavo quelle sue piccole attenzioni, era dolce, premuroso. Ed era cosi con me, aveva quelle attenzioni con me, per me. Mi sorpresi a sorridere proprio nel momento in cui Edward torno'. Alzai lo sguardo col sorriso ancora sulle labbra e mi scontrai con le sue verdi gemme.
"Bella, mi sono perso qualcosa? Perchè sorridi?"
"Ah no no stavo pensando"
"Ah si e posso chiederti a cosa?"
"Stavo pensando a quanto sono fortunata e a quanto sto bene."
"Sei fortunata.. per cosa?"
"Ti ringrazio Edward, ti ringrazio perchè mi stai facendo sentire cosi bene, sono fortunata ad essere qui con te"
"Oh mia cara Bella" mi disse inginocchiandosi e portando i suoi occhi all'altezza dei miei "Sono io a dover ringraziare te per questi momenti che mi stai regalando. Tieni, ora gustati il tuo zucchero filato!"
"Grazie Edward sei molto carino!"
"Mmmh si beh lo so ma grazie!"
"Uhh senti senti, come siamo vanitosi.."
"Ma chi, io? Vanitoso io?"
"Si certo tu, vedi qualcun altro qui in giro?" lo canzonai.
"Ah e cosi io sarei vanitoso.. Bene e allora tu sei tutta sporca di zucchero filato!" cosi dicendo mi si avvento' contro spalmandomi di zucchero filato prima sul naso, poi sulle guance per poi finire sulle labbra. Ero tutta "rosa" ma soprattutto appiccicosa!
"Oh Edward questa me la paghi!" dissi tentando di conservare un aria da imbronciata e che gli facesse un po' paura.
"Oh si si Bella certo aspettero' con calma la tua vendetta" mi prese in giro lui. Ci guardammo per alcuni secondi e poi scoppiammo in una fragorosa risata e finalmente ci mangiammo il nostro zucchero filato.
Quando finimmo il nostro spuntino, anche la fila si era ormai diradata. Mi diedi una rapida ripulita al viso presso una fontanella per poi raggiungere l'ultimo stand insieme ad Edward. Ci avvicinammo al tavolino e anche qui ci venne fornito il volantino: a differenza delle altre attivita', questa aveva solo due fasce di orari. Scegliemmo quello piu' comodo per noi, dalle 15:00 alle 16:00.
Speravo di gran cuore mi capitasse un cavallo o meglio una cavalla anziana per evitare spiacevoli inconvenienti: ma si Bella in fondo avevi il tuo prode cavaliere che ti avrebbe aiutata in caso di pericolo. Oh si certo, mi avrebbe spalmato molto volentieri la crema sul mio corpo indolenzito! Camminavo e pensavo, pensavo e camminavo,
Edward al mio fianco, mi seguiva e.. parlava. "....fermarci a mangiare li'?"
"Bella, Bella che hai? Mi hai ascoltato?"
"Oddio no scusa Edward, ero di nuovo soprapensiero, cosa mi stavi dicendo?"
"Ti stavo chiedendo se ti va di andare a pranzo, ormai è ora, potremmo fermarci a mangiare in terrazza, ho visto che hanno allestito parecchi tavoli la fuori, cosi avremo anche vista oceano, che ne dici?"
"Oh si si certo sara' magnifico, inizio ad avere anche un languorino!"
"Bene, allora andiamo!" mi prese la mano fra le sue e mi sorrise. Oddio un altro mancamento, il suo sorriso è come qualcosa di inaspettato che quando arriva ti lascia con la faccia da pesce lesso. Ecco io ora ero quel pesce, lesso. Raggiungemmo la terrazza e l'ultima persona che volessi vedere era li', di fronte a me, noi. Edward istintivamente mi strinse la mano che mi dolse tanta la forza che uso'. Non potevo essere di nuovo scortese quindi lo salutai nel miglior modo che riuscii. "Ciao Jacob, buongiorno, come stai?" wow Bella grande discorso. Beh è un inizio dai...
"Ciao Bella, Edward, tutto bene grazie e voi? Avete scelto le attivita'?"
"Oh si si. Ballo latino americano, pianoforte ed equitazione!" "Wow grandioso, allora penso proprio ci rivedremo piu' tardi al
corso di ballo, io sono l'assistente dell'insegnante! Ciao ragazzi, a piu' tardi!"
WOW grandioso! Dovevo avere una faccia a dir poco schifata ma cercai di contenermi; guardai Edward e posso giurare che se avesse potuto dar fuoco a Jacob, lui sarebbe bello che abbrustolito. Ma si odiavano cosi tanto??? Prendemmo posto ad un tavolo e non appena sentimmo dei rumori strani capimmo che l'uragano Emmett era in arrivo.
"Bella, Edward che bello vedervi qui, pranziamo assieme?" nel frattempo erano arrivati anche Rose, Jasper e Alice la quale appena mi vide mi salto' al collo... tipico di Alice!
"Ragazzi sedetevi dai, cosi ordiniamo, ho una fame" dissi io felice per quella compagnia. Spostai i miei occhi su Edward e vidi qualcosa nei suoi, qualcosa di strano. Era seduto con le braccia lungo i braccioli della poltrona e aveva i pugni stretti. Lo sguardo basso e sul viso un'espressione dura, di rabbia. Ahi ahi si preannuncia aria di tempesta. Mi avvicinai a lui e dolcemente gli sfiorai un braccio. Al mio tocco quasi tremo', alzo' gli occhi e sorridendomi mi disse
"Dove eravamo rimasti?" Gli sorrisi di rimando "Dobbiamo ordinare... tu cosa prendi?"

Edward
Allo stand di musica sapevo gia' che avrei scelto pianoforte, senza sapere quali altri corsi fossero disponibili. Quando esternai la mia decisione, Bella mi stupi'.
"Infatti, infatti si vede!" mi disse. La guardai non capendo la sua affermazione. Non accennava a spiegarsi e io ero sempre piu' curioso.
"No dicevo, infatti si vede che sei un pianista" "Ah si e da cosa?" la incalzai. "Dalle tue mani, sono lunghe e affusolate e ...bellissime!" Oddio mai nessuna ragazza mi aveva fatto un complimento per le mie mani, erano tutti dedicati al mio "fantastico" fondoschiena ( come lo aveva definito l'ultima ragazza... originale no?). Ancora una volta mi aveva lasciato di stucco, senza parole. Con lei ogni attimo era una scoperta, una piacevole scoperta. Mi affrettai a ringraziarla e mi fermai a guardarla: era bellissima come sempre, con quel leggero imbarazzo che si era creato sul suo viso che la rendeva ancora piu' bella. Quando poi mi confesso' che solitamente ad una persona faceva i complimenti per gli occhi, non riuscii a trattenermi dal stuzzicarla e le rivolsi un'altra domenda... sicuramente sarebbe arrossita di nuovo. Edward sei una carogna! Lo so! ;-P
"Davvero? E i miei occhi come sono, come li trovi, sono di tuo gradimento?" le sussurrai avvicinando le labbra al suo orecchio destro. Sapevo bene che effetto le avrei fatto, era lo stesso che lei provocava a me ma non potei resistere, era come una droga per me. Vidi chiaramente l'imbarazzo sul suo viso e a me quasi scappo' una risatina. Provo' a rispondermi ma subito non usci' nulla. Ma la risposta che udii mi fece quasi cadere per terra.
"Si, sono due perle di rara bellezza in cui ogni ragazza vorrebbe specchiarsi, accanto ai quali vorrebbe svegliarsi e che vorrebbe avere sempre addosso!" mi disse tutto d'un fiato. Aveva davvero detto quello, erano davvero cosi? Era la mia presenza a farle dire quelle cose oppure era tutta farina del suo sacco? Dovevo scoprirlo. Iniziai a fissarla, in silenzio, le sorrisi e mi avvicinai. Le strusciai la punta del naso sul suo collo ed ebbi la mia risposta. Un'ondata di scariche elettriche la percorsero. Lo aveva detto davvero, lo aveva detto perchè lo pensava e non solo perchè io ero li con lei. Non lo aveva di certo detto per farmi un complimento, lo pensava davvero ed ero io a farle quell'effetto.
"Sei una piacevole scoperta Isabella Swan, ogni attimo che passo con te è una piacevole, fantastica scoperta! Se tu vuoi, potrei tranquillamente esaudire tutti e tre i tuoi desideri mia principessa! Ogni tua parola è un ordine." le risposi ammiccante. Accorta dell'enorme gaffe appena fatta, si appresto' a spiegarsi. "Oh Edward perdonami, la mia lingua ha galoppato troppo, oltre i limiti concessi dal pudore, anche dato il luogo, ti chiedo scusa!" mi disse accigliandosi.
"Per quanto mi riguarda la tua lingua potrebbe galoppare ben oltre questi limiti e anche in ben altri luoghi!" Edward Edward, ti piace far arrossire le donzelle eh??? Bella aveva in viso un'espressione alquanto buffa, era proprio una ragazza dolce e ingenua. Sul mio viso comparve una risata.
"Bella stavo scherzando, oddio proprio scherzando no, pero' ho esagerato un po', scusami tu ti prego!" Quando il suo viso torno' normale, sorrise e mi parlo'. "Che ne dici di seguire il corso dalle 9;00 alle 10;00? Mi sembra l'ideale, che ne dici?" mi propose lei.
"Certo Bella, volevo proprio proportelo io! Andiamo, l'ultimo stand ci attende!" detto questo si alzo' e sorridente mi porse la mano.
"Andiamo!" dissi io alzandomi e intrecciando le mie dita nelle sue. Lo stand delle attivita' di equitazione era super affollato. Pensai ad un modo per ingannare l'attesa. Me ne venne in mente uno e sperai con tutto il cuore di non dovermi mordere la lingua per averglielo proposto.
"Penso che dovremo aspettare un po', che ne dici, ti va un po' di zucchero filato?"
"Uh si si Edward si grazie, io adoro lo zucchero filato!"
"Bene allora aspettami qui, torno subito. Lo preferisci bianco o alla fragola?"
"Alla fragola, grazie" mi rispose. Lo sapevo. Il mio intuito era ancora buono. Bella non era una di quelle ragazze che guardano in modo maniacale alla linea. Certo a lei anche 10 bastoncini di zucchero filato non avrebbero fatto niente. Presi i due bastoncini e ritornai da lei. La trovai intenta a sorridere. Dovevo sapere il perchè.
"Bella, mi sono perso qualcosa? Perchè sorridi?"
"Ah no no stavo pensando" mi rispose vaga. Ah no mia cara non mi scappi.
"Ah si e posso chiederti a cosa?" la incalzai.
"Stavo pensando a quanto sono fortunata e a quanto sto bene."
"Sei fortunata.. per cosa?". Non capivo.
"Ti ringrazio Edward, ti ringrazio perchè mi stai facendo sentire cosi bene, sono fortunata ad essere qui con te"
"Oh mia cara Bella" le dissi inginocchiandomi di fronte a lei e puntando gli occhi nei suoi
"Sono io a dover ringraziare te per questi momenti che mi stai regalando. Tieni, ora gustati il tuo zucchero filato!"
"Grazie Edward sei molto carino!" mi rispose lei dolcemente. Eh ma allora Bella vuoi proprio farmi divertire oggi?
"Mmmh si beh lo so ma grazie!" le dissi con aria da Narciso.
"Uhh senti senti, come siamo vanitosi.." mi sentii canzonare.
"Ma chi, io? Vanitoso io?" risposi raccogliendo la sfida.
"Si certo tu, vedi qualcun altro qui in giro?"
"Ah e cosi io sarei vanitoso.. Bene e allora tu sei tutta sporca di zucchero filato!" cosi dicendo iniziai a spalmarla di zucchero filato prima sul naso, poi sulle guance per poi finire sulle labbra. Oddio quelle labbra, le avrei volentieri sfiorate conqualcos'altro al posto delle dita. In unn attimo si ritrovo' tutta "rosa" e appicicaticcia!
"Oh Edward questa me la paghi!"mi minaccio' tentando di conservare un aria vendicativa.
"Oh si si Bella certo aspettero' con calma la tua vendetta" sentenziai quasi ridendo. Ci guardammo per alcuni secondi e poi scoppiammo in una fragorosa risata e finalmente ci mangiammo il nostro zucchero filato. Quando finimmo il nostro spuntino, anche la fila si era ormai diradata. Accompagnai Bella ad una fontanella per darsi una ripulita. Ci avvicinammo al tavolino e anche qui ci venne fornito il volantino: a differenza delle altre attivita', questa aveva solo due fasce di orari. Scegliemmo quello piu' comodo per noi, dalle 15:00 alle 16:00. Stavamo camminando e le stavo proponendo se le andava di pranzare in terrazza. Alla mia domanda non ottenni risposta. Allora riprovai.
"Bella, Bella che hai? Mi hai ascoltato?"
"Oddio no scusa Edward, ero di nuovo soprapensiero, cosa mi stavi dicendo?"
"Ti stavo chiedendo se ti va di andare a pranzo, ormai è ora, potremmo fermarci a mangiare in terrazza, ho visto che hanno allestito parecchi tavoli la fuori, cosi avremo anche vista oceano, che ne dici?"
"Oh si si certo sara' magnifico, inizio ad avere anche un languorino!"
"Bene, allora andiamo!" le presi la mano e le sorrisi. Quando arrivammo alla terrazza sentii montarmi in corpo una grande rabbia: Black era di fronte a noi e sembrava aspettarci. Ci guardava con aria sfacciata, da borioso pieno di se'. Mi trovai a stringere forte la mano di Bella e non mi preoccupai se le avessi fatto male o meno. Sentii Bella salutarlo cortesemente e lui risponderle di rimando salutando anche me. Non riuscii a proferire parola, fortunatamente Bella lo fece al posto mio. E l'ultima frase che sentii pronunciare dal damerino mi fece quasi scoppiare dalla rabbia.
"Wow grandioso, allora penso proprio ci rivedremo piu' tardi al corso di ballo, io sono l'assistente dell'insegnante! Ciao ragazzi, a piu' tardi!"
Dalla faccia di Bella capii che non era contenta della notizia e quando si volto' verso di me sicuramente pote' leggermi in volto il nervosismo. Ci sedemmo ad un tavolo e passo' poco che venimmo raggiunti da Emmett. Non mi accorsi nemmeno che erano arrivati anche gli altri tanto ero incasinato coi miei pensieri. Li sentivo ingarbugliarsi nella mente, affollandola facendomi sentire sempre piu' teso e agitato. Non avrei avuto una vacanza tranquilla neanche quest'anno grazie a quel Black. Era certo che quando si metteva qualcosa in testa l'avrebbe portata fino in fondo. Mi avrebbe rovinato quelle tre settimane che avrebbero dovuto essere favolose ora che avevo incontrato Bella. E invece no. Ma non gli avrei lasciato campo libero, non lo avrei lasciato fare perchè sapevo che a Bella dava fastidio almeno la meta' di quanto ne dava a me. Seduto sulla poltrona con le braccia lungo i braccioli, tenevo i pugni stretti. Lo sguardo basso e sul mio viso un'espressione dura, di rabbia. Che fosse un periodo nero ne ero consapevole ma che tutto mi dovesse andare storto non potevo concepirlo, non potevo permetterlo. Avrei reagito e avrei lottato per cio' a cui tenevo di piu' in quel momento: Bella. Mi sentii sfiorare un braccio. Fui come scosso da una scarica. Alzando gli occhi mi accorsi che era Bella ad avermi toccato. Che scortese ero stato, l'avevo lasciata sola mentre mi crogiolavo nei miei rabbiosi pensieri. Le sorrisi e decisi di riprendere da dove avevo lasciato.
"Dove eravamo rimasti?"

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Capitolo 22
*** Confessioni ***


Buonasera ragazzi! Questa sera per farmi perdonare dell'immenso ritardo ho pensato di postare un mega capitolo! Spero di farvi felici. Un bacioneee

Bella
Data l'alta temperatura decidemmo per un'insalatona all'italiana preparata con tonno, olive, scaglie di formaggio, pomodori, rucola e altre due varieta' di insalata, il tutto accompagnato da acqua fresca.
Dal nostro tavolo potevo osservare l'oceano, con le sue onde azzurre infrangersi sugli scogli, ritrarsi e poi tornare a scontrarsi con loro.
Ma il mio pensiero era per LUI. Mi era accanto ma era come non ci fosse. Silenzioso, pensieroso e teso.
Edward mangio' senza aprire bocca, nonostante il suo viso fosse piu' rilassato di prima, mentre gli altri scherzavano e facevano battute immaginandosi a svolgere le attivita' che avevano scelto. Io non sapevo come comportarmi, cosa dire, fino a quando Edward si alzo' in piedi e rivolgendo lo sguardo verso di me disse:
"Bella, ti va di fare una passeggiata, prima di andare alla nostra prima lezione?"
"Volentieri, ho proprio voglia di sgranchirmi un po' le gambe!"
"Bene, andiamo allora!"
"Ciao ragazzi, noi facciamo un giretto, ci vediamo piu' tardi!" dissi
"Ok a dopo allora. Ciao Bella!"
Ci allontanammo lentamente.
Camminavamo fianco a fianco, non prese la mia mano nella sua e io un po' la presi male. Mi spiaceva vederlo cosi ma non sapevo cosa potessi fare anche perchè non sapevo il motivo di quel suo stato d'animo. Mi strinsi le braccia attorno ai fianchi, rammaricata.
E fu allora che LUI parlo'. Si fermo', senza alzare lo sguardo, costringendomi a fermarmi anch'io, in quanto non capii perchè lo avesse fatto, ma subito venni illuminata dalle sue parole.
"Bella ti chiedo scusa, sono un'idiota. Ti sto rovinando la giornata e forse la vacanza a causa dei miei stupidi problemi. Non volevo rattristarti, perdonami se puoi."
Mi aveva chiesto di perdonarlo e per cosa? Perchè mi stava rovinando la giornata? Ma che rovinando, io volevo solo aiutarlo ma per aiutarlo avevo bisogno di capire perchè faceva cosi. Dovevo parlargli. Stavo cercando le parole, quelle piu' adatte e ci misi un po' per farle uscire. Vedendo il mio tentennamento, m'incalzo'.
"Ti capisco se non vorrai piu' parlarmi o se mi terrai compagnia solo per cortesia o educazione ma...
" Ehi ehi ferma un attimo.. "non vorrai piu' parlarmi ? - mi terrai compagnia solo per cortesia o educazione?" Dovevo intervenire al piu' presto, la situazione stava precipitando inesorabilmente.
"Ehi ehi ferma un attimo! Io non voglio e non vorro' mai smettere di parlarti e non ti terro' compagnia per cortesia o per educazione ma bensi perchè.. è.. cio' che desidero con tutto il cuore, trascorrere del tempo con te. Vorrei aiutarti ma non so' cosa ti rattrista, cosa ti fa' stare cosi. Ma se ti va di parlarne, io saro' qui, per te."
Avevamo ripreso a camminare e senza accorgercene eravamo giunti di fronte ad un enorme lago di forma rotonda tutto attorniato da un verde prato. Si fermo' di nuovo e questa volta si volto' a guardarmi, negli occhi. Oddio quanto era bello, sotto i raggi del sole che gli illuminavano la pelle, risplendevano fra i suoi capelli e accarezzavano lievi quelle rosse labbra che avrei voluto fare mie ancora una volta.
"Oh Bella, nessuna ragazza al mondo mi ha mai rivolto delle parole cosi affettuose e premurose, ti ringrazio, ho sempre pensato che tu fossi speciale e questa ne è la conferma. Grazie."
Ora ero io quella "in imbarazzo" percio' mi limitai a sorridergli e a prendergli una mano tra le mie accarezzandola, senza staccare gli occhi dai suoi. Ci sedemmo sul morbido prato, profumava di buono, all'ombra di un florido salice piangente. Avevo lasciato la sua mano e staccato gli occhi dai suoi. Guardavo il lago e sul pelo dell'acqua alcune anatre nuotavano in fila indiana. Forse non voleva confidarsi, forse non era il momento, forse non lo riteneva necessario. Le ginocchia piegate e le braccia attorno ad esse, mi persi in questi pensieri vagliando ogni possibilita', dimenticandomi quasi di chi mi stava accanto. Il sole splendeva alto su di noi e il cielo era sgombro da nubi. Una giornata perfetta, almeno all'apparenza.
"Bella.." la sua voce mi fece voltare
"Dimmi Edward..."
"Vedi il motivo per cui sto cosi non è uno solo. Sono tante cause a concorrere in questo mio stato di "tristezza"."
"Edward se ti senti di confidarti io ti ascolto o se non te la senti possiamo restare qui, uno accanto all'altro in silenzio, senza parlare, ma tu hai la certezza che io ci sono."
"Sai da una parte avrei bisogno di sfogarmi ma poi mi sento cosi stupido, in fondo i miei sono futili problemi pero'.."
"Edward, nessun problema è futile se è ritenuto un problema. Io non voglio forzarti, sai che ci sono, sono qui, quando vuoi."
Mi sorrise e piano piano inizio' a comporre le frasi, esternandomi le sue infelicita'.
"Tutto è cominciato quando ci siamo trasferiti, due mesi fa, a causa del lavoro di mio padre. Lui è un bravo chirurgo, ha avuto una buona offerta da un altrettanto importante ospedale e in fretta e furia abbiamo fatto i bagagli e siamo partiti. Ho lasciato scuola, amici, parenti, cugini e ci sono stato male da morire, ci sto male da morire. E' come se mi avessero strappato qualcosa dal petto ma questo succede a me. Ad Alice, Emmett e ai miei genitori tutto cio' non è accaduto, per loro è come se non fosse cambiato nulla. Io invece mi sento morire, ogni giorno che passa il dolore pulsa nelle vene come in una ferita, una ferita che non si rimarginera' mai, per quanto ne sappia io. Poi sono venuto qui, ancora qui in vacanza, come negli ultimi anni, prima di traslocare e non volevo, mi sono opposto, speravo di poter trascorrere le vacanze per conto mio, magari tornare "a casa" mia, quella che porteo' sempre nel cuore. Ma non mi è stato concesso. Ho pensato -la solita vacanza pallosa con la famiglia- ma poi ho incontrato te e ho pensato che sarebbe stato diverso fino a quando ho rivisto lui!"
"Per lui intendi Jacob vero?" chiesi
"Si Jacob, quel damerino. E questo è un altro motivo. Non ci sopportiamo, non possiamo proprio vederci. In tutti gli anni che sono venuto qui, me ne ha sempre combinate di tutti i colori. Ha iniziato lui la nostra silenziosa lotta, fatta di sguardi e gesti. E' geloso, invidioso di cio' che ho io, di come sono io, di come appaio io alla gente. E la cosa che piu' mi da' fastidio, che piu' mi irrita e mi fa andare in bestia è che abbia messo gli occhi su di te!"
Non potevo credere a quello che avevano appena udito le mie orecchie, la causa di quello stato, indirettamente, ero anche io!
"No Edward mi dispiace, è anche colpa mia, mi dispiace..." Continuavo a ripetere mi dispiace. Edward mi si avvicino' e mi zitti poggiandomi una mano sulla guancia.
"Non devi dispiacerti, non è colpa tua, e poi mi sembra di aver capito che non gradisci molto la sua compagnia, invece a me.. beh non dici mai di no!"
"Mmm beh si hai ragione! Uh hei Edward che dici, mi fai arrossire!"
Scoppiammo a ridere, come spesso ci era capitato in quella giornata e ci tuffammo all'indietro fino a ritrovarci completamente distesi su di un immenso mare verde.

Edward
Dalla terrazza si vedeva l'oceano. Si sentiva il rumore violento delle onde infrangersi sugli scogli, l'odore dell'acqua salata e pareva che qualche spruzzo giungesse fino a noi. Quello fu cio' che vidi e sentii a parte il mio pranzo, quello fu cio' che vidi e sentii attorno a me. Come chiuso in una stanza con pareti di vetro e insonorizzate, entrava poco e ne usciva ancora meno. Mangiai solo per mangiare, piu' per abitudine, consapevole che il mio stomaco non avrebbe retto una volte risvegliatosi da quell'intorpidimento. Ero silenzioso, quasi inesistente (o almeno cosi dovevo apparire in quanto non proferivo parola nè ridevo nè svolgevo altro al di fuori del muovere le mandibole) , pensieroso e... teso. Mangiai senza parlare, grazie al cielo il cibo me lo impedi', mentre gli altri attorno si divertivano. Solo Bella era all'incirca nel mio stato. La potevo osservare con la coda dell'occhio, composta al mio fianco, quasi immobile. I ragazzi non si erano accorti del mio malumore, troppo presi a fare battutine e a schernirsi tra loro. Mi stavo rendendo conto che Bella doveva sentirsi davvero in imbarazzo, quindi decisi di fare una cosa: chiederle se le andava di passeggiare. Acconsenti'. Salutammo gli altri e iniziammo a camminare verso il parco. Ricaddi ancora nel mio errore di prima: restare distaccato da lei e potei giurare che se la prese un po' male. Di solito quando passeggiavamo la sua mano era sempre nella mia. Sicuramente anche lei stava male a vedermi cosi. Avrei voluto parlarle ma non mi sentivo pronto, qualcosa mi bloccava.
Ad un tratto mi bloccai, sempre tenendo lo sguardo basso, e parlai.
"Bella ti chiedo scusa, sono un'idiota. Ti sto rovinando la giornata e forse la vacanza a causa dei miei stupidi problemi. Non volevo rattristarti, perdonami se puoi." Era un inizio anche se debolmente sostenuto da un altrettanto debole scusa: i miei stupidi problemi. Mi fissava. Non rispondeva. Decisi di proseguire. "Ti capisco se non vorrai piu' parlarmi o se mi terrai compagnia solo per cortesia o educazione ma..." a quelle parole qualcosa in lei si risveglio'...
"Ehi ehi ferma un attimo! Io non voglio e non vorro' mai smettere di parlarti e non ti terro' compagnia per cortesia o per educazione ma bensi perchè.. è.. cio' che desidero con tutto il cuore, trascorrere del tempo con te. Vorrei aiutarti ma non so' cosa ti rattrista, cosa ti fa' stare cosi. Ma se ti va di parlarne, io saro' qui, per te."
Le sue parole mi lasciarono basito. Preso da tanto stordimento e stupore non mi ero accorto che avevamo ripreso a camminare e ancora senza accorgermene eravamo giunti in prossimita' di un laghetto. Mi fermai e la guardai negli occhi: era splendida, il viso accaldato per l'alta temperatura, i raggi del sole le accarezzavano la pelle candida e le labbra brillavano di un rosa acceso. Ora dovevo parlare collegando cuore e cervello.
"Oh Bella, nessuna ragazza al mondo mi ha mai rivolto delle parole cosi affettuose e premurose, ti ringrazio, ho sempre pensato che tu fossi speciale e questa ne è la conferma. Grazie."
Era in visibile imbarazzo ma nonostante cio' mi sorrise e mi prese una mano tra le sue: amavo quanto lei o forse piu' quel contatto tra noi. Il prato ci accolse tra i suoi fili d'erba, regalandoci un gradevole profumo; un grande salice piangente ci riparava un poco dai raggi del sole. Quel luogo era davvero rilassante e se possibile romantico. Non mi aiutava in quel senso. Era ancora piu' difficile aprirsi con lei in quel posto. Nonostante sentissi di poter riporre anche il mio cuore nelle sue mani, venivo frenato da qualcosa. Quel mio comportamento feriva me e ancor di piu' lei. Ma per che cavolo non riuscivo a sbloccarmi, perchè non riuscivo a fare quel passo in piu'. Forse perchè non sono mai stato un tipo estroverso o forse perchè avevo paura che aprendomi e confidandomi cosi con lei poi le sarei stato talmente legato da non poter piu' tornare indietro. Si, era cosi. E avevo deciso che volevo fosse cosi'. "Bella.." la mia voce la fece voltare "Dimmi Edward..."
"Vedi il motivo per cui sto cosi non è uno solo. Sono tante cause a concorrere in questo mio stato di "tristezza"." le iniziai a spiegare.
"Edward se ti senti di confidarti io ti ascolto o se non te la senti possiamo restare qui, uno accanto all'altro in silenzio, senza parlare, ma tu hai la certezza che io ci sono." Com'era dolce e comprensiva la mia piccolina.
"Sai da una parte avrei bisogno di sfogarmi ma poi mi sento cosi stupido, in fondo i miei sono futili problemi pero'.." non riuscii a finire la frase perchè lei mi interruppe..
"Edward, nessun problema è futile se è ritenuto un problema. Io non voglio forzarti, sai che ci sono, sono qui, quando vuoi." Lei era un angelo, sceso dal cielo per me. Non avevo piu' dubbi, le avrei raccontato cosa i faceva stare cosi. Iniziai il racconto. Le parlai del trasloco, di come solo io mi sentissi cosi male, della vacanza ancora qui e .. di lui!
"Per lui intendi Jacob vero?" mi chiese con un filo di voce. Le risposi di si e continuai a spiegarle della nostra "rivalita'", piu' sua che mia, del fatto che mi mandava in bestia vederlo accanto a lei. A quelle parole sembro' meravigliata e non perse tempo a scusarsi.
"No Edward mi dispiace, è anche colpa mia, mi dispiace..."
Non doveva credersi causa dei miei dispiaceri perchè non lo era, anzi!
"Non devi dispiacerti, non è colpa tua, e poi mi sembra di aver capito che non gradisci molto la sua compagnia, invece a me.. beh non dici mai di no!" risposi provocandola.
"Mmm beh si hai ragione! Uh hei Edward che dici, mi fai arrossire!"
Non potemmo evitare di ridere e ci buttammo a sdraiarsi su quel morbidissimo prato verde.

Bella
"Ti va di ascoltare un po' di musica?" mi chiese nello stesso istante in cui estrasse un luccicante mp4 dalla tasca dei pantaloni.
"Wow cavolo Edward questo -aggeggio- è una favola!". Era di colore nero con le parti laterali grige lucide; aveva 4 tasti quadrati sotto lo schermo e uno da parte per il volume. Mi porse una cuffia e subito la musica si diffuse negli auricolari.
"Che musica ascolti?"
"Oh io spazio da un genere all'altro, tutto tranne quella musica che per me è solo rumore! E a te Edward, cosa piace?"
"Beh direi che i miei gusti si accompagnano bene coi tuoi!"
Sentimmo alcuni brani di Madonna, Bon Jovi, Celine Dion e tra una canzone e l'altra ridevamo e scherzavamo. Ridevo talmente tanto che avevo perfino le lacrime agli occhi fino a quando... la canzone I'm alive di Celine Dion suonava le ultime note, due secondi di stacco e partirono lente e delicate le note della canzone successiva. Mi misi seduta scattando come una molla. Il mio viso passo' da un'espressione rilassata ad una stupita per finire con un'espressione di dolore.
Immobile, mentre la musica continuava, immobile come in aeroporto il giorno prima, immobilizzata nel mio dolore, incapace anche di sbattere le ciglia. Di nuovo sentii le lacrime raggiungere gli occhi e spingere per uscire. No non potevo, non dovevo, non di nuovo. Quella melodia cosi dolce era per me fonte di sofferenza. Le lacrime felici si trasformarono in lacrime di disperazione. Era piu' forte di me. Riportava a galla ogni attimo trascorso ad ascoltarla con lei, a provare a suonarla col piano accanto a lei, ai momenti in cui, costretta a letto per la malattia, mi chiedeva di fargliela ascoltare. Una lacrima sgorgo' prepotente e scese lenta ma inesorabile sulle mie gote arrossate dal sole. Ero immobile e in silenzio gia' da un po', avevo escluso tutto e tutti dal mio mondo momentaneo. Mi sentii sfiorare una mano, chiusa a pugno sul prato e mi ricordai di Edward.
"Bella Bella tutto bene? Perchè piangi?" mi chiese mettendosi anche lui seduto e togliendo l'auricolare.
"Niente niente, scusami Edward, è solo un momento cosi, ti ringrazio" risposi mentre col dorso della mano scacciavo via quella lacrima traditrice.
"Bella non puo' essere NIENTE, conosco quel niente. Quando si risponde con -niente- significa che c'è qualcosa invece. Dimmi che è successo, con me puoi parlare, lo abbiamo fatto anche prima."
"Vedi si tratta di questa canzone, con lei mi porto dietro tanti ricordi della mia povera nonna materna che non c'è piu'. Lei adorava questa musica."
Forte del sentimento che provavo per Edward e per la fiducia che avevo in lui, mi aprii e gli parlai a cuore aperto.
"Tutto è iniziato circa un anno fa. Nonna era gia' avanti di eta' e certo non potevamo pretendere che fosse arzilla come una ragazzina, ma non aveva mai avuto problemi a camminare e a svolgere le normali azioni quotidiane. Era sempre stata una donna attiva e anche col passare degli anni, non si era mai negata una passeggiata al giorno. Da qualche giorno lamentava dei dolori alla parte superiore dell'addome, con un costante senso di nausea e diceva di sentirsi stanca. Mia nonna? Stanca? In altre occasioni non l'avrebbe mai detto! Fatto sta che non si sentiva bene. Passarono alcuni giorni, pensammo fosse un po' di indigestione o comunque che la causa fosse l'eta' ma la situazione invece di migliorare ando' peggiorando."
Edward mi ascoltava attento, senza fiatare, ogni tanto corrugava la fronte forse per cercare di capire qualcosa di piu'. Ripresi.
"A quei disturbi si unirono anche la perdita di appetito, altro aspetto molto strano, con il conseguente calo di peso. Diceva di sentirsi sazia, pur mangiando pochissimo. Non era mai stata una mangiona ma neanche il pasto di un uccellino le si addiceva! Una sera, mentre sedeva accanto al camino spento, notammo che il suo ventre si era -come dire- ingrossato. Avevamo paura fosse davvero qualcosa di brutto ma l'unica soluzione era consultare il dottore. Quella notte a nonna sali' la febbre, fino a 40 e vomito' quel poco che aveva mangiato. Decidemmo di chiamare un ambulanza e quando questa arrivo', il paramedico che la vide rimase pietrificato: nonna aveva assunto una colorazione giallastra, su tutto il corpo visibile. Arrivo' in ospedale, con mio padre in auto dietro l'ambulanza. Iniziarono a farle prelievi, visite, esami vari, non tralasciarono niente. Mio padre si assicuro' che mia nonna si sentisse un po' meglio e nell'attesa dei risultati degli esami, venne a casa a prendere mia madre e me per raggiungere nonna. Una volta giunti nel pronto soccorso, speranzosi che non fosse nulla di grave, cio' che ci aspettava non era cosi florido. Venimmo avvicinati da un dottore alto e moro. Ci disse di seguirlo e ci accompagno' nel suo studio. Io dovetti aspettare fuori. Questa cosa non mi piacque. Mi sedetti su di una sedia in corridoio e iniziai a torturarmi le mani. Non uscivano piu'. Il tempo mi sembrava essersi fermato. Fino a quando, dall'interno della stanza, sentii provenire dei lamenti, come di pianto. Li riconobbi in quelli di mia madre... Li' capii che era davvero qualcosa di grave." In quel momento, senza rendermene conto, le lacrime iniziarono a sgorgare malefiche facendomi bruciare gli occhi. Edward mi guardava, tenero, sentendosi impossibilitato a fare qualcosa. Mi abbraccio' stringendomi a se e le lacrime, se possibile, scesero ancora piu' copiosamente offuscandomi la vista.
"No Edward ti prego, lasciami terminare, non riuscirei a sopportare tutto questo un'altra volta!", singhiozzai. Mi annui' con la testa, invitandomi a proseguire! "Finalmente la porta si apri' mostrando mamma aggrappata al corpo di papa' in una intensa crisi di pianto. Rimasi seduta, incapace di alzarmi, le gambe non rispondevano piu' ai comandi che arrivavano dal mio cervello. E capii che da li in poi non sarebbe piu' stato come prima."
"I giorni passavano, passavano i mesi e tra chemioterapia, radioterapia e cure varie la salute di nonna invece di migliorare peggiorava. Era straziante vedere con quanta dignita' e quanta forza tentava di andare avanti nonostante anche in cuor suo sapesse che non le restava molto. Passavo i pomeriggi, dopo la scuola e i compiti, accanto al suo letto. Avevamo deciso, insieme con lei, di curarla, se cosi si poteva dire, a casa nostra, in modo tale da rendere tutta la situazione meno dolorosa per tutti. Suonavo il piano per lei, cantavamo insieme, le raccontavo delle mie giornate di scuola e... ascoltavamo Clair de Lune." Riuscii a mala pena a pronunciare quelle tre parole cosi dolorose che il respiro mi si mozzo' in gola e le lacrime mi uscirono senza controllo. Di nuovo. Edward mi si fece ancora piu' vicino e mi accarezzo' una guancia con un dito, sorridendomi.
"Non ho potuto passare con lei tutto il tempo che avrei voluto, me l'ha portata via cosi in fretta! Non ho potuto fare niente se non cercare di rendere accettabili gli ultimi mesi di vita. Credo comunque di esserci riuscita. Il dottore le aveva dato circa cinque mesi di vita... invece ha passato con noi quasi nove mesi. Grazie al nostro affetto, il tumore si era diffuso piu' lentamente."
Respirai credendo di non riuscire a terminare. Edward strinse la mia mano tra le sue. Le lacrime scendevano e scendevano... fino al mio cuore.
"Il funerale si è svolto in una chiesetta di campagna, molto riservato, come voleva nonna. La bara di cipresso, come quella di Papa Giovanni Paolo II, come la voleva lei, semplice, con un piccolo crocifisso sopra. Anche quel giorno mi sembro' passare in fretta ma nel dolore piu' profondo."
Edward mi ascoltava e mi osservava, forse piu' addolorato di me. Ero ancora scossa da tremori nonostante fosse agosto e nel cielo brillasse un sole caldissimo.
"Bella" mi sentii chiamare, ritornando al presente dal mio personale flashback, "Non devi rattristarti ancora cosi, lei non lo vorrebbe. Porta con te i ricordi piu' belli di lei, quelli felici, la nostra vita su questa terra è un passaggio, un passaggio che ha delle regole purtroppo, a cui dobbiamo sottostare. Lei ora è felice e sta bene. Fa' che quella canzone che ti lega tanto a lei sia ancora un legame forte per voi e non una causa di dolore e di pianto. Sara' come se nel sentire quella melodia, vi poteste sentire e comunicare, unite da un filo invisibile che vi lega e che mai si potra' spezzare."
Rimasi a fissare Edward dopo aver ascoltato quelle parole. Nessuno mi aveva mai parlato in quel modo. Nessuno. Nemmeno mamma, con la sua infinita dolcezza era riuscita a concepire delle parole cosi tenere e... perfette. Mi sorrise e gli sorrisi di rimando. Esitai.. poi gli saltai con le braccia al collo.
"Ti ringrazio Edward, ti ringrazio per le belle parole... Forse tu sei stato mandato da nonna per vegliare su di me."
"Forse.. e comunque lo farei anche se nonna non me lo avesse chiesto!" Mi strinsi di nuovo a lui, sorridendo. E lo sentii baciarmi i capelli. Perfetto. Non c'erano altre parole. Perfetto. Tutto.

Edward

Per passare un po' il tempo decisi di chiederle se le andava di ascoltare un po' di musica. Sarebbe stato un modo anche per conoscerci meglio, anche se con quello che gia' sapevo avrei potuto indovinare i suoi gusti. Presi il mio mp4 nuovo di zecca dai pantaloni suscitando la meraviglia di Bella. Le piaceva e pensai che avrei anche potuto regalarglielo una volta trascorse le tre settimane.
Le chiesi che musica ascoltasse e come gia' avevo pensato, mi rispose che ascoltava di tutto tranne il tunz tunz metallico! Mi rigiro' la domanda e non persi tempo ad elencare i miei artisti preferiti. Ridevamo e scherzavamo felici tanto da avere perfino le lacrime agli occhi il tempo scorreva veloce ma stavamo bene, io e lei, tranquilli fino a quando... Le note di Clair de Lune di Debussy si diffusero negli auricolari. Era una melodia dolce ma altrettanto triste,sembrava una ninna-nanna.
Mi accorsi che Bella si era messa a sedere sul prato. In viso l'espressione di chi soffriva profondamente e una lacrima che le aveva appena rigato una guancia. Era immobile, in silenzio, scossa soltanto da brevi singhiozzi. Sembrava persa in un ricordo che le provocava dolore, persa in qualche emozione gia' vissuta. Le sfiorai una mano, cercando di essere il piu' delicato possibile. Non volevo crearle un altro trauma. Volto' il viso verso di me e sembro' ricordarsi della mia presenza.
"Bella Bella tutto bene? Perchè piangi?" le chiesi un po' preoccupato. Era visibile il suo stato di infelicita' ma conoscendola abbastanza, mi aspettavo una risposta che doveva servire piu' a tranquillizzare me.. e infatti..
"Niente niente, scusami Edward, è solo un momento cosi, ti ringrazio" mi rispose mentre col dorso della mano scacciava via una lacrima. Non poteva liquidarmi cosi, non poteva dopo tutte le cose che le avevo detto di me, non poteva per tutto l'amore che gia' provavo per lei.
"Bella non puo' essere NIENTE, conosco quel niente. Quando si risponde con -niente- significa che c'è qualcosa invece. Dimmi che è successo, con me puoi parlare, lo abbiamo fatto anche prima." Presa alla sprovvista dalla mia dolce insistenza, prosegui' nella spiegazione.
"Vedi si tratta di questa canzone, con lei mi porto dietro tanti ricordi della mia povera nonna materna che non c'è piu'. Lei adorava questa musica." mi disse Bella singhiozzando. Ora iniziavo a capire un po' di cose. La incoraggiai con lo sguardo e lei riprese a confidarsi. Mi racconto' dall'inizio l'evolversi della malattia, di come non capissero cosa fosse mentre lei peggiorava. L'ascoltavo attento e soffrivo con Bella pur non conoscendo la nonna. Era impossibile non soffrire all'ascolto di quelle parole pronunciate con tanto amore insieme a tanto dolore. Mi racconto' della febbre e della corsa in ospedale e della triste scoperta. A quel punto Bella non riusci' piu' a trattenere le lacrime Io la osservavo, impotente. Cio' che potevo fare era abbracciarla e stringerla al mio cuore. Non smise di piangere anzi le lacrime aumentarono. Non era questo il mio scopo, volevo che stesse meglio ma forse aveva bisogno di terminare il suo racconto prima di essere rassicurata. Infatti...
"No Edward ti prego, lasciami terminare, non riuscirei a sopportare tutto questo un'altra volta!", singhiozzai. Annuii e lei pote' proseguire. Cantava per lei, suonava per le e ascoltava Clair de Lune... con lei. Ora capisco tutto, ora capisco quanto dolore provava nel riascoltarla.. senza avere lei al suo fianco. Riusci appena a finire la frase che venne interrotta dalle lacrime e rimase senza fiato. Povera la mia Bella, cosi piccina che gia' aveva sofferto tanto. Mi avvicinai a lei e l'accarezzai sorridendole.
"Non ho potuto passare con lei tutto il tempo che avrei voluto, me l'ha portata via cosi in fretta! Non ho potuto fare niente se non cercare di rendere accettabili gli ultimi mesi di vita. Credo comunque di esserci riuscita. Il dottore le aveva dato circa cinque mesi di vita... invece ha passato con noi quasi nove mesi. Grazie al nostro affetto, il tumore si era diffuso piu' lentamente." continuo' lei. Le stringevo la mano, ma avrei voluto fare di piu'. La nonna grazie al loro amore, aveva passato piu' tempo insieme a loro. Questa è una cosa bellissima: in fondo l'amore puo' tutto!
"Il funerale si è svolto in una chiesetta di campagna, molto riservato, come voleva nonna. La bara di cipresso, come quella di Papa Giovanni Paolo II, come la voleva lei, semplice, con un piccolo crocifisso sopra. Anche quel giorno mi sembro' passare in fretta ma nel dolore piu' profondo."
L'ascoltavo attentamente dalla prima parola che aveva pronunciato e non potevo fare a meno di osservarla Il mio tesoro, ancora scosso dai tremori, era li' accanto a me con il cuore straziato dal dolore, come se avesse rivissuto il dramma di quasi un anno in pochi minuti ma ero certo che il dolore provato oggi fosse cento volte superiore a quello del passato. Non ero mai stato un gran oratore nè tanto meno un consolatore ma sentivo di dover parlare, sentivo di dover dirle qualcosa per farla calmare e farle capire che anche nella disgrazia c'è sempre un raggio di sole.. si un raggio di sole, quello che ora lei era per me.
"Bella" la chiamai "Non devi rattristarti ancora cosi, lei non lo vorrebbe. Porta con te i ricordi piu' belli di lei, quelli felici, la nostra vita su questa terra è un passaggio, un passaggio che ha delle regole purtroppo, a cui dobbiamo sottostare. Lei ora è felice e sta bene. Fa' che quella canzone che ti lega tanto a lei sia ancora un legame forte per voi e non una causa di dolore e di pianto. Sara' come se nel sentire quella melodia, vi poteste sentire e comunicare, unite da un filo invisibile che vi lega e che mai si potra' spezzare."
Mi guardava ma dalle sue labbra non usciva nessun suono. Forse non se lo aspettava, forse l'avevo spaventata per la mia urgenza di dirle quelle cose, per il modo in cui mi erano uscite di bocca, veloci, scorrevoli ma altrettanto amorevoli. La vidi sorridermi e contraccambia. Forse ci ero riuscito, forse ero riuscito nel mio intento. E poi fece una cosa che proprio non mi sarei aspettato, almeno non in quell'occasione: mi salto' con le braccia al collo! E accompagno il gesto con la frase:
"Ti ringrazio Edward, ti ringrazio per le belle parole... Forse tu sei stato mandato da nonna per vegliare su di me."
"Forse.. e comunque lo farei anche se nonna non me lo avesse chiesto!" La sentii stringermi a lei nuovamente e sorridente. E io le baciai i morbidi riccioli che le ricadevano sulle spalle.

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Capitolo 23
*** Si balla! ***


Bella
"E' ora di andare, non vorrai fare tardi alla nostra prima lezione di ballo?" mi disse dolcemente.
Mi staccai da lui malvolentieri e alzandoci, ci incamminammo verso l'albergo. La ragazza allo stand ci aveva spiegato che le lezioni di ballo si tenevano nella grande depandance costruita appositamente per accogliere tutte le attivita' proposte dal villaggio. Ci disse anche che avremmo trovato dei cartelli per indicarci come proseguire. Una volta raggiunta la depandance, gia' piuttosto affollata, ci trovammo di fronte un enorme cartellone pieno di scritte e di frecce che indicavano le direzioni delle aule.
"Corso Balli latino/americani Aula 1 piano terra" disse Edward dopo aver letto la prima voce del tabellone.
"Fantastico, non vedo l'ora!" gli risposi sorridendogli. Contraccambio'. Avanzavamo lenti.
Ero di buon umore e anche lui. Avergli parlato di nonna, avergli aperto il mio cuore mi aveva fatto bene, sfogarmi mi aveva fatto bene. Fino ad allora ero riuscita a farlo solo con Vivien, la mia dolce amica del cuore e compagna dell'ultimo anno di scuola a New York. Ma ora volevo solo godermi quel momento, con quel magnifico ragazzo che camminava accanto a me e mi stringeva una mano. Sorrisi. Sorrisi proprio mentre mi accorsi che lui si volto' a guardarmi. Ecco, ora chissa' che pensa.
"Che c'è? Perchè sorridi, guardando nel vuoto?" Ecco lo sapevo, lo sapevo!
"Sorridevo per quello che è successo prima al laghetto, per quello che ci siamo detti e pensavo a te, a noi..." lasciai la frase in sospeso vergognandomi un po' per quello che era appena uscito dalla mia bocca. Edward si fermo' e io con lui. Si mise dinanzi a me e punto' gli occhi nei miei prendendomi il viso tra le mani.
"Bella, tu sei un essere speciale ed io avro' cura di te. Sei cosi fragile e piccola ma hai gia' sofferto tanto. Io voglio che tu stia bene, almeno fin quando potro' essere con te." e mi diede un lieve bacio sulle labbra.
Mi sentii avvampare e i miei piedi prendere quota alzandosi da terra. Stavo volando su di una soffice nuvola rosa, con lui. Purtroppo pero' la nuvola si disperse, facendoci tornare a terra, a cusa di uno strano rumore alle mie spalle. Non ci eravamo neanche accorti di essere davanti all'aula 1 e il rumore che udimmo proveniva da Jacob che si era schiarito rumorosamente la voce per farci staccare e indispettirci.
"Buongiorno piccioncini, dovrei ricordarvi dove siamo o riuscite a capire anche voi?" Edward alzo' lo sguardo da me e gli rivolse un'occhiata minacciosa. "A parte il fatto che non stavamo facendo niente di male e poi a te cosa interessa se ci baciamo qui o da un'altra parte!"
"A me interessa eccome, il villaggio ha una reputazione da rispettare e non sarai certo tu a distruggerla e a impedirmi di far rispettare le cose! Tuo padre non ti ha insegnato le buone maniere?" disse sarcastico. Edward lo fisso' nuovamente con aria di sfida.
"Ascoltami bene Jacob Black, non ho proprio intenzione di violare il regolamento ne' tanto meno di farti andare all'ospedale quindi lasciaci in pace e facci passare!" gli parlo' Edward mentre le sue mani tornavano a stringere la mia.
"Stai attento Cullen, stai attento!"
I miei occhi roteavano ora su Edward, ora su Jacob, ora su Jacob, ora su Edward. Non ci capivo un bel niente di quella loro disputa e mi decisi a parlare, per saperne di piu'.
"Ragazzi non mi sembra il caso di comportarsi cosi'" dissi frapponendomi tra loro.
"Si puo' sapere perchè avete questo atteggiamento?" Jacob guardandomi, sogghigno'. Edward lo strapazzo' con gli occhi.
"E' geloso!" sbotto' Jacob.
"No! Tu sei geloso, sei arso dalla gelosia e dall'invidia nei miei confronti, Black!"
"Pff, ti sbagli di grosso Cullen, io ho tutto quello che potrei volere!"
"Hai tutto ma non hai lei!" disse Edward voltando il capo verso di me.
Colpito e affondato!!!
Mi sentii avvampare. Davvero ero io la causa di quel litigio? No non era possibile.
"Lei non è tua, non ti appartiene!" ruggi' Jacob.
"Vedremo! Non mi rovinerai di nuovo la vacanza!" e dicendo cosi Edward mi strinse e si apri' un varco tra Jacob e l'ingresso dell'aula, trascinandosi dietro me. Sentimmo Jacob borbottare e seguirci all'interno dell' aula. La lezione inizio' e con mio grande dispiacere mi resi conto che Jacob era davvero l'assistente dell'insegnante di ballo. Ecco ci mancava proprio quello. L'insegnante si presento'.
"Buongiorno ragazzi, io sono James e saro' il vostro insegnante per le prossime tre settimane. In questi giorni cerchero' di trasmettervi le basi di questi balli. Con me ci sara' Jacob che mi aiutera' nelle lezioni. Bene, ora direi che sarebbe bello se ognuno di voi si presentasse cosi da iniziare anche a conoscerci un po'! Partiamo da voi due, ragazzi..."
Cosi dicendo si rivolse verso Edward e me che eravamo ancora abbracciati.
"Io sono Edward Cullen, piacere..." inizio' lui a parlare. Oddio poi toccava a me. Non mi era mai piaciuto presentarmi, neanche a scuola, all'inizio dell'anno, quando in piedi davanti alla lavagna, ogni alunno doveva dire il suo nome. Sentii Edward scrollarmi
"Bella, tutto ok? E' il tuo turno."
"Ah.. mmh.. si.."
"Ciao a tutti, il mio nome è Isabella Swan, ma chiamatemi pure Bella" mi affrettai a dire. Cosi poteva bastare, pensai. Mi sentii stringere lievemente un fianco e una voce leggera mi sussurro' ad un orecchio:
"Eri fantastica cosi imbarazzata, sei tutta rossa in viso!". A quelle parole il rossore al viso sicuramente aumento'. Sorrisi. Quando tutti gli altri ragazzi si furono presentati, la lezione pote' davvero cominciare.
"Ora ragazzi, formate delle coppie e disponetevi in questa posizione".
Io restai accanto ad Edward in modo tale da far capire agli altri ragazzi che avevo gia' un compagno. Non che mi desse fastidio pero' preferivo fare coppia con lui che era gia' a conoscenza di alcuni passi di base.
"Bene oggi impareremo i bassi base della rumba."
"Seguite i miei movimenti, non è difficile e sicuramente vi divertirete! Iniziate a muovere un passo verso destra,spostando il peso del corpo sulla gamba destra, poi riportate il piede al punto di partenza. Fate lo stesso con l'altra gamba muovendovi verso sinistra e poi tornate nella posizione iniziale. Provate" Eseguimmo quei passi e ci parve davvero facile.
"Bene ragazzi. Ora diamo un po' di vivacita' ai movimenti. Passiamo alle braccia. Ad ogni gamba corrisponde il braccio opposto. Quindi quando muoverete la gamba destra, verra' accompagnata dal braccio sinistro che si posizionera' ad angolo retto all'altezza del petto e il braccio destro per la gamba sinistra, cosi'..." ci mostro' quel movimento e compresi subito come andava svolto.
Guardai Edward, era intento a seguire la spiegazione e non si accorse di me. L'insegnante era davvero bravo ed era evidente che amava quel lavoro. "Forza ragazzi provate a farlo anche voi.. Uno due tre vai.."
Ci diede il tempo e iniziammo a provare. Di fronte allo specchio potevo notare Jacob continuare a fissarmi, cosa davvero fastidiosa ma cercai di concentrarmi solo sui passi e impegnarmi ad essere sciolta nei movimenti.
"Brava signorina, hai capito alla perfezione i movimenti e anche il tasso di passione di cui questa danza necessita..". Sentii l'insegnante pronunciare quelle parole mentre io continuavo a provare.
"Bella, guarda che sta parlando con te!"
"Eh, chi, cosa?? Sta parlando..? Come?..."
"Si, Bella giusto?"
"Si si mi chiamo Bella, stava parlando con me? Mi scusi ero concentrata sui passi e..."
"Non ti devi scusare, è cosi che vorrei vedere tutti i miei allievi del corso, attenti e coinvolti e vorrei si divertissero!"
"Oh su questo ci puo' giurare, mi sto divertendo da morire!"
"Bene e questo è solo l'inizio!" mi disse allontanandosi per riprendere la lezione.
Si questo è solo l'inizio, in quei due giorni non avevo fatto che ripeterla quella frase.. E' SOLO L'INIZIO! Lo vidi avvicinarsi allo stereo e ci disse che avremmo provato con la musica per prendere il ritmo per bene.
Schiaccio' play e iniziammo a muoverci su quelle note. Sentivo addosso lo sguardo di Jacob che mi dava non poco disturbo ma decisi di non pensarci e concentrarmi di nuovo sul ballo. La musica si fermo e il ragazzo ci spiego' alcuni dettagli di quel ballo: le origini, quanti tipi di rumba ci fossero, quanti modi per ballarlo, il fatto che fosse un ballo molto passionale e per questo il feeling col ballerino doveva essere assai alto. Ci mostro' un breve video di una coppia di ballerini. All'inizio non ci feci caso ma poi mi accorsi che il ballerino era... lui! Il nostro insegnante ed era il campione in carica del torneo mondiale di rumba svoltosi poco piu' di un mese prima a Seattle! Spalancai la bocca e sbarrai gli occhi: voltai leggermente il viso verso il grande specchio di fronte a noi e mi vidi in quell'espressione piuttosto buffa. Dovevo assolutamente chiudere la bocca.. almeno! Mandai il messaggio al mio cervello, ma la mano dolce di Edward arrivo' prima, accompagnata dalla sua voce.
"Bella che fai? Abbiamo capito che sei stupita pero' fino a questo punto?"
"Scusami Edward ma non pensavo fosse cosi bravo e popolare!"
Ritornai a guardare il video. Scorrevano immagini di diverse gare, con diverse musiche, lui e lei si muovevano perfettamente in armonia,tra eleganti piroette, muovimenti sinuosi, ancheggiamenti del bacino tutto incorniciato da un perfetto dinamismo delle loro braccia, con le mani che sembravano cercarsi, perdersi per poi ritrovarsi. Erano davvero divini, con quegli abiti luccicanti.
"Bene, per chi non se ne fosse reso conto, il ragazzo nel video sono io! E ora anche voi proverete a fare qualche passo appena visto!"
Bene ora avrei dato spettacolo. Minimo mi sarei rotta una gamba, conoscendomi.
"Bella, Bella, ma è mai possibile perderti sempre in una nuvola? Vieni mettiamoci piu' in qua!"
Ah ci stava disponendo per provare i passi e io ero intenta a volare nel cielo dei miei pensieri.. meno male che avevo il mio angelo! Una volta sistemati per bene, ci spiego un paio di passi e poi provammo, prima senza musica e poi con la musica. Consistevano una nell'abbracciare la dama e nel farla girare attorno a se' e l'altra nel lasciarla per poi riprenderla e stringerla prima di un caschè. E il mio caschè sarebbe stato per terra??? Feci una faccia preoccupata per quell'ultimo fotogramma. Edward mi capi' subito. E avvicinandosi al mio orecchio mi sussurro'...
"Stai tranquilla, non ti lascio cadere per terra! Sei troppo speciale per me."
Assunsi una colorazione rosata, che passo' all'aragosta per finire ad un rosso peperone.. tipico di Isabella Swan! Mi coprii il viso e cercai di controllarmi, anche se con Edward nel raggio dei 30 cm era praticamente un'impresa titanica! Mi ricomposi, in qualche modo, sempre scortata dallo sguardo di Edward e dalle sue risatine che mi avevano accompagnato da quando aveva pronunciato quella sua frase. Ebbi quella reazione forse anche per il fatto che mi sentivo "violata" nel pensiero: come aveva fatto a capire che stavo pensando proprio a quello? Doti da supereroe?

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Capitolo 24
*** Festa? ***


Ciao a tutti. Vi Chiedo scusa per l’attesa infinita. Non riesco quasi piu’ a trovare il tempo per scrivere, tant’è che a malincuore volevo sospendere tutto. Poi non ne ho avuto il coraggio ed ho ricominciato a scrivere… vediamo come andra’. Non mi dilungo oltre e vi ringrazio comunque se riuscirete a perdonarmi almeno un po’. Buona lettura.

Bella
La prima lezione di ballo era andata benissimo e mi ero divertita come non mai. Avevo scoperto una mia dote nascosta e questo avrebbe reso tutto piu’ speciale. Edward si era rivelato un ottimo accompagnatore ed era riuscito ad aiutarmi molto nei movimenti, evitando qualche mia rovinosa caduta. Adesso rimaneva soltanto lo stand degli sport e poi avevamo scelto tutte le attivita’. Stavo riprendendo fiato mentre Edward parlava con il maestro e una voce tanto famigliare quanto non gradita mi sorprese alle spalle.
“Ehi Bella, allora ti è piaciuta la lezione?” Era Jacob. Volevo allontanarmi ma non mi era possibile quindi cercai di fare l’educata, facendogli capire che non volevo la sua compagnia.
“Ciao Jacob, certo è stata molto interessante,il maestro è davvero eccezionale, è perfino riuscito a far ballare una come me”
“Si lui è un mostro in questi balli e averlo come insegnante aiuta ma tu sei portata,si vede”
Mi guardava languido e cercava di abbindolarmi con i suoi complimenti che certo mi facevano piacere ma iniziavano anche ad essere fastidiosi. Decisi che era il momento di agire.
Dato che lui non ne voleva sapere di allontanarsi allora lo avrei fatto io.
Vidi Edward stringere la mano al maestro e salutarlo e pensai di svignarmela per evitare guai tra lui e Jacob.
“Jacob scusami ma devo andare all’ultimo stand, ci vediamo in giro. Ciao”
Quando pensavo di essermelo tolto dai piedi mi sentii afferrare un polso con forza,strattonandomi. Mi fece male e per poco non cacciai un urlo per il dolore. Mi voltai e la voglia di dargli uno schiaffo era tanta.
“Jacob io credo che dovresti lasciarmi. Mi stai facendo male”
“E se non lo faccio?” mi guardava con aria di sfida.
“Beh se non lo fai prima di prendi 5 dita in faccia e poi dico che mi hai aggredita”
Lo sapevo che non mi avrebbe presa sul serio ma almeno non mi facevo mettere i piedi in testa.
“Ahahah fai la dura eh, mi piacciono quelle come te”
“Peccato che a me non piacciano quelli come te!”
Aumento’ la presa sul mio polso e mi attiro’ a se. Poi mi sussurro’ languido
“Potresti cambiare idea”
E cosi dicendo mi lascio’ libera. Lo guardai allontanarsi. Mi massaggiai il polso che ancora doleva e poco dopo, quando mi trovai una calda mano a cingermi una spalla, sussultai per lo spavento.
“Ehi Bella che succede, tutto bene?” mi chiese dolcemente.
“Si si ero solo sovrapensiero. Dai andiamo a prenotarci per la lezione di equitazione, non vorrei restare senza un cavallo!” rise alla mia battuta.
Tirai un sospiro di sollievo. Non aveva visto niente per fortuna e io non glielo avrei di certo raccontato: se avesse scoperto cosa era appena accaduto avrebbe gonfiato Jacob di botte.

Avevamo prenotato anche l’ultima attivita’,equitazione e avevamo la prima lezione dalle 17:00 alle 18:00. A me avevano assegnato una cavalla,Indra e a Edward un cavallo, Cesar.
Alle 11,30 splendeva un sole caldo; avevamo qualche ora a disposizione per svagarci e fare una passeggiata prima della lezione di piano. Quella mattina avevo fatto una abbondante colazione ma nonostante cio’ mi sembrava di essere ancora affamata.
Era quasi ora di pranzo ma non mi andava di stare in mezzo alla confusione e ai nostroi amici. Mi ricordai ad un tratto che dalla parte opposta del villaggio si trovava un altro ristorante molto meno frequentato in quanto aperto solo a pranzo e per poche ore. Cosi presi coraggio e proposi ad Edward di andarci. Mentre ancora passeggiavamo buttai li la mia idea di restare un po’ da soli.
“Senti Edward che ne dici se visitassimo la parte opposta del villaggio, non ci siamo mai spinti fin là fino ad ora; ho letto su di un opuscolo che c’è anche un ristorante carino proprio sulla spiaggia.. che ne dici ti va di fare un giro?”
Di di si, ti prego, di di si. Avevo paura che prendesse male la mia intraprendenza,in fondo ero io che lo stavo invitando; e avevo paura che rifiutasse perché preferiva la compagnia dei suoi amici e fratelli. Ma appena udite le mie parole smise di camminare e mi rispose.
“Sai Bella, avevo pensato anche io di portarti a visitare quell’angolo di villaggio, un giorno o l’altro e oggi mi sembra proprio la giornata perfetta. Quindi andiamo!”
Ero felicissima che avesse accettato e gli sorrisi. Passeggiavamo tranquilli e senza fretta in modo da gustare a pieno tutto il paesaggio: una serie di aiuole molto curate e fiori colorati disposti magistralmente formavano disegni stupendi. Piante e siepi intagliate creavano piccoli spazi di ritrovo dove su alcune panchine i ragazzi si fermavano a passare il tempo. Non impiegammo molto a raggiunge il ristorante ma nonostante cio’ la mia fame era cresciuta parecchio: segnale inconfondibile era la mia pancia che borbottava.
“Qualcuno ha fame” mi disse sorridendo e appoggiando una mano sulla mia pancia. A quel tocco sentii come una scossa elettrica che mi attraverso’ il corpo e sentii le gambe diventare deboli.
Era l’effetto che mi provocava lui ma cercai di non dare a vedere le mie emozioni.
Percorremmo il vialetto che costeggiava il locale per scendere in spiaggia e appena prima di arrivarci mi tolsi i sandali: mi piaceva cosi tanto sentire la sabbia calda sotto i piedi. Lui mi guardo’ e quando capì cosa stavo facendo fece come me.
Ci accomodammo poi ad un tavolino,accompagnati da una giovane cameriera che fissava Edward in un modo fastidioso. Anche lui se ne era accorto e nel momento in cui la ragazza si avvicino’ per prendere le nostre comande, lui allungo’ la mano sul tavolo a cercare la mia e la strinse. Gli occhi di lei caddero subito sulle nostre mani unite e sicuramente infastidita da quel gesto, annoto’ le ordinazioni allontanandosi sbuffando.
Mi lasciai scappare una risatina compiaciuta e guardai la mia mano e quella di Edward ancora unite.
“Perché ridi?” mi chiese corrugando la fronte.
“Mi sento felice” risposi in un sussurro. I suoi occhi erano nei miei e un attimo dopo su tutto il mio viso a scrutarmi, come a voler imprimere ogni centimetro della mia pelle nella sua memoria. Fronte,guance,mento,naso fino a soffermarsi sulle labbra.
“Quando sorridi sei ancora piu’ bella” mi disse sollevando il lato sinistro della bocca in un sorrisetto. Mi colpisce con queste semplici parole e io non so che rispondere. Non riesco a staccare gli occhi dal suo viso e percepisco che la distanza tra noi è notevolmente diminuita quando sento il suo respiro solleticarmi la pelle del volto. Dio vorrei che questo momento potesse non finire mai. Il suo sguardo era magnetico,timoroso,allo stesso tempo impaziente e in quell’ istante che trasudava di mille e piu’ emozioni, i suoi occhi sembravano chiedermi il permesso per baciarmi. Io restavo immobile,come pietrificata da tutte quelle sensazioni,il cuore galoppava veloce nel petto e volevo che succedesse,volevo tutto quello che sarebbe dovuto accadere, con tutta me stessa.
Un attimo piu’ tardi fui esaudita: le sue labbra erano sulle mie. Una carezza piu’ che un bacio,niente di audace o di urgente ma tanto tanto dolce. Sapeva di fragola e vaniglia e quando poso’ la mano libera sulla mia guancia non capii piu’ niente. Un turbinio di emozioni mi attraversarono e mentre le sue labbra continuavano ad assaggiare le mie,mi allungai verso di lui bisognosa di sentirlo piu’ vicino. Ma si sa le gioie violente hanno violenta fine e muoiono nel loro trionfo.
La cameriera era lì di fianco a noi,ancora una volta infastidita,con i nostri piatti in mano.
“Scusa non ti abbiamo sentita arrivare” le disse Edward rivolgendole un sorriso.
“Nessun problema,ecco le vostre ordinazioni.” disse e si allontano’ mentre la sentimmo borbottare qualcosa.
“Che scorbutica,non è certo il lavoro per lei questo”
“Forse il problema non è lei, Edward” bisbigliai io non sapendo se farmi sentire o no.
“Oh poco importa. Mangiamo altrimenti si guasta tutto”
Il pranzo era ottimo e dopo la pasta passammo direttamente al dolce: 2 coppe di macedonia con gelato allo yogurt, una bonta’.
Naturalmente la sottoscritta non poteva evitare di sporcarsi. Portando un cucchiaio di gelato alla bocca nel momento esatto in cui un insetto mi infastidisce, faccio cadere il cucchiaio.
Dalla risata che sento scoppiare vicino a me l’espressione sulla mia faccia deve essere molto buffa e quando poco dopo inizio ad esaminare i danni mi accorgo che poteva andare peggio. Il cucchiaino è caduto in terra insieme al suo contenuto. E allora perché lui continua a guardarmi ridendo? Poi mi porge un tovagliolo e allora comprendo che il disastro ce l’ho in faccia.
“Bella.. ahah credo dovresti.. ahah pulirti il viso… ahah” mi dice parlando tra le risate.
Gli lancio un’occhiata fintamente minacciosa e dopo essermi pulita per bene finisco il dolce.
Decidiamo di fare un’altra passeggiata li intorno e dopo aver pagato ci incamminiamo per la via opposta da dove siamo venuti. Anche quella parte di villaggio è molto carina e curata. Costeggiamo il mare, camminando fianco a fianco sulla sabbia, in silenzio. E inizio a pensare a questi giorni di vacanza, a quanto sara’ difficile tornare a casa,a scuola e lasciare questo posto e le persone con cui ho fatto amicizia e lasciare lui. Penso a quanto tutto questo sia meraviglioso,alle emozioni che ho provato fino ad ora,agli amici che ho trovato… ma improvvisamente la sua voce mi riporta alla realta’.
“E’ cosi rilassante il rumore del mare, ha sempre avuto un potere calmante su di me. Da piccolo quando andavamo in vacanza e facevo i capricci perchè non volevo dormire, la mamma mi portava in spiaggia e lì mi addormentavo subito.”
“Hai ragione,è davvero bello fermarsi ad osservarlo e ascoltare le onde infrangersi sulla sabbia”. Chiudo gli occhi. Ascolto il rumore del mare e inspiro forte l’aria: è satura del profumo dell’acqua salata. E tutto è davvero rilassante. Mi sembra essere passata una eternita’ quando sento una mano sui fianchi e quando apro gli occhi Edward è a pochi centimetri dal mio viso.
“Tu sei davvero bella” dice gurdandomi intensamente. E mi bacia,ancora. Le gambe sembrano non volere piu sorreggermi e lui se ne accorge. Mi prende in braccio e senza mai interrompere il bacio, mi adagia sulla sabbia. Cosi finiamo sdraiati, la mia schiena distesa su quella polvere chiara, lui con le braccia a lato dei miei fianchi. Dovrei sentirmi imbarazzata ma in questo momento mi sento solo felice. Mi accarezza il viso,scostando una ciocca ribelle di capelli,con la quale inizia a giocare.
“Dio, sei cosi bella” mi sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra. I suoi occhi verdi non abbandonano il mio viso fino a quando anche lui si sdraia sulla sabbia accanto a me e una sua mano va a cercare la mia stringendola forte. Restiamo vicini cosi per non so quanto tempo,durante il quale credo di essermi anche addormentata.
Cio’ che mi fa tornare alla realta’ è un bacio leggero sulla guncia e una dolce frase:
“Sveglia mia Bella addormentata,dobbiamo andare”
Apro gli occhi e trovo Edward che mi guarda divertito. Ero qui con lui e mi sono addormentata,complimenti Isabella.
“Ehi.. scusa,se mi sono addormentata,non volevo”
“Non preoccuparti,pero’ ora è meglio se ci incamminiamo. Non è tardi ma possiamo sfruttare un po’ del tempo che ci rimane andando al parco giochi,che ne dici?”
“Buona idea,accetto!”
E cosi ritornammo all’altra parte di villaggio e passammo il resto del tempo tra altalene,scivoli e giostre varie prima di recarci alla nostra lezione a cavallo.

Anche per questa attività ero un po’ agitata, ero gia’ salita su un cavallo ma avevo paura che qualcosa andasse storto. Avevamo gia’ indossato la divisa e il berretto e stavamo aspettando l’istruttore. Sentivo addosso gli occhi di Edward e questo mi rendeva ancora piu’ nervosa.
“Bella per favore cerca di rilassarti, non ti succedera’ niente di grave,ok?” Era cosi tranquillo mentre io quasi tremavo.
“Ok,se lo dici tu”
E per di piu mi ritrovavo anche a dargli delle risposte del piffero. Al punto che,stanco di quel mio atteggiamento al quale non era abituato,mi prese per un braccio e mi attiro’ a se.
“Cosa devo fare per tranquillizzarti? Stringerti,accarezzarti o..”
Lascio’ la frase in sospeso mentre i miei occhi vagavano sul suo viso. Che cosa voleva dire?
“O..” lo incalzai.
Non rispose, mi bacio’ e basta.
Un bacio sulle labbra,semplice ma molto efficace. E mi sentii subito meglio. Ogni muscolo si rilasso’ e sul mio volto,sotto le sue labbra, comparve un sorriso da ebete.
“Vedo che va meglio,sorridi anche. Ho trovato il rimedio a tutti i tuoi momenti di panico e agitazione.”
Era cosi dolce che mi faceva sciogliere d’amore per lui. Amore si amore. Non sapevo cosa dire e quindi mi limitai a ringraziarlo,aggiungendo anche un sorriso.
Poco dopo arrivo’ l’istruttore e cosi iniziammo subito la lezione. Ci diede alcune informazioni di base sul cavallo,su come comportarci e su cosa fare in certe situazioni. Ci disse anche di non avere paura perché i cavalli percepiscono ogni nostra emozione. Montare a cavallo fu facile,ricordavo ancora come fare. Un po’ piu difficile fu instaurare un rapporto con la cavalla,ma era solo la prima lezione. Tuttavia me la cavai piuttosto bene, riuscii a non cadere e riuscii a far muovere la cavalla impartendole gli ordini. Alla fine dell’ora potevo ritenermi soddisfatta e scesi da cavallo con un grande sorriso stampato in faccia. E a Edward questo non sfuggì di certo.
“Ma guardati,sei cosi raggiante,non ti riconosco piu’,dove è finita la Bella di prima,terrorizzata da un cavallo?”
“Ho avuto accanto a me il mio principe su di un cavallo bianco” gli dissi sorridendo.
Mi si avvicina lento,posando i suoi occhi su di me quasi a volermi trapassare e mi prende per un braccio attirandomi a se.
“Io invece credo che sia questo principe ad essere davvero fortunato”
E perdo di nuovo la connessione con il mondo nel momento in cui le sue labbra sono ancora sulle mie.
Edward mi sta facendo impazzire,se sono con lui ogni cosa perde di importanza,tutto appare sotto una nuova prospettiva. Si allontana appena da me e un mugolio di disapprovazione gli fa capire quanto io non voglia.
“Mmh piccola anche io non vorrei smettere ma dobbiamo prepararci per la cena..
“ La mia espressione parla da sola al punto che Edward cerca di risollevarmi un po’ il morale.
“Ehi mi è venuta una idea,ma ti spieghero’ tutto piu’ tardi. Ora vieni,ti riaccompagno alla tua stanza”
Mi si illuminano gli occhi per quello che ha appena detto e sto per chiedergli di quale idea si tratta che lui mi zittisce posandomi un dito sulle labbra. Fantastico,devo aspettare stasera.

Un’ora e una doccia dopo, sono di fronte al mio armadio senza sapere cosa indossare, come al solito. Gonna e top, tacchi, abito, scarpa bassa, pantalone? Sospirando mi afflosio sulla sedia lì vicino,frizionando i capelli ancora umidi, avvolti nell’asciugamano. Sono cosi assorta che non mi accorgo neanche di mia madre che bussa alla porta.
“Tesoro,stai bene? Ma cosa fai ancora con l’accappatoio addosso?”
Per lo spavento mi drizzo in piedi e le rispondo che si va tutto bene, ero solo indecisa su cosa indossare per quella sera.
“Oh se per quello ti do io un suggerimento. Per le scale ho incontrato Alice,la sorella di Edward e mi ha parlato della festicciola che ci sara’ questa sera nella sala attigua al ristorante. E’ una festa per tutti i ragazzi del villaggio e credo che per l’occasione dovresti metterti un bel vestitino. Beh ora vado, i Cullen e gli Hale ci aspettano per l’aperitivo, ceniamo al loro tavolo questa sera” mi da’ un bacio sulla guancia scappando via, senza darmi il tempo di farle domande e lasciandomi lì a bocca aperta.
Stasera c’è una festa…forse è questo che voleva dirmi Edward. I miei cenano al tavolo dei Cullen e degli Hale?
Decido che è meglio posticipare le domande perché sono in ritardo e dedicarmi piuttosto a scegliere cosa indossare.
Alla fine decido per un abito nero, aderente,con una sola spallina. Mi raggiunge le ginocchia, alla mia destra è leggermente piu’ lungo creando una sorta di volant. Ci abbino un paio di sandaletti argento in tono con la pochette. Dato il sole e la calura della giornata decido di truccarmi solo con il mascara e un velo di lucidalabbra. Lascio i capelli sciolti, ancora umidi,ricadermi sulle spalle. Un ultimo sguardo allo specchio e subito dopo mi chiudo la porta dietro le spalle.
Il corridoio è semi deserto fatta eccezione per qualche genitore che come me sta scendendo per la cena insieme alla famiglia. Man mano che mi avvicino alla hall e di conseguenza alla sala da pranzo,avverto il ronzio delle voci di chi è gia’ al tavolo e mi affretto impaziente di raggiungere i miei amici.
Appena varco la soglia scorgo una Alice in un vestitino a dir poco sgarciante da sembrare un canarino: è di spalle e sta discutendo animatamente; accanto a lei Rosalie,bellissima, e i ragazzi. Ma non vedo Edward. E il sorriso che era apparso sulle mie labbra si affievolisce,anche se so che tra poco arrivera’. Percio’ continuo a camminare e a pochi passi da loro Emmett manifesta tutta la sua gioia nel vedermi. Contraccambio e non faccio in tempo a voltare lo sguardo verso gli altri che Alice mi salta con le braccia al collo e per poco non cadiamo per terra. L’ilarita’ di quel momento scoppia in una fragorosa risata tanto da attirare l’attenzione dei presenti su di noi. Quando tutto si quieta,Alice mi spiega della festa di quella sera,della quale io ero allo scuro.
“Non è proprio una festa, è un modo che hanno dato a noi ragazzi per stare tutti insieme e fare amicizia,dato che come puoi notare si sono creati dei gruppetti; sara’ divertente vedrai”
Sto per risponderle che non sono molto convinta che sara’ divertente data la mia timidezza quando mi sento avvolgere i fianchi da due braccia e un profumo mi inonda.
“Ciao principessa,sei stupenda “ e mi posa un bacio sulla guancia. In tre secondi il mio viso raggiunge la tonalita’ del rosso mentre tutti ci osservano con espressioni stranite e partono con le frecciatine.
“C’è qualcosa che dobbiamo sapere?” Rosalie
“Perché non me l’hai detto Isabella?” Alice
“Allora avevo ragione eh fratello?” Emmett
“Ecco perche occupavi il bagno per delle ore” Jasper
“Adesso sapete qualcosa di piu’ ma non sapete tutto e non lo saprete per un bel pezzo. Quindi buoni,zitti e andiamo a cena perché ho fame.”
La risposta di Edward mi tranquillizza e mi spiazza allo stesso modo ma sono sollevata che abbia messo in chiaro un po’ le cose. E cosi ci avviamo alla nostra sala per prendere posto al nostro tavolo per iniziare quella serata che sarebbe rimasta per sempre nella mia memoria.
Il salone era meraviglioso. Addobbato con palloncini e striscioni colorati, candele su ogni tavolo con tovaglie dai colori vivaci. Al centro un grande buffet con tante prelibatezze. Scorgiamo altri ragazzi con cui abbiamo gia’ stretto amicizia e li invitiamo a sedersi con noi. Mangiamo,ridiamo e chiacchieriamo.
A meta’ serata poi scopriamo che c’è una sorpresa: un animatore e intrattenitore sarebbe arrivato a breve per farci divertire ancora di piu’. E infatti poco dopo, le luci si affievoliscono e si accendono i riflettori in un angolo della sala dalla quale spunta un allegro ragazzo presentandosi con il nome di Alan. Parte un applauso e un coro di “benvenuto Alan”; lui in risposta non perde tempo e inizia subito invitandoci a cantare per un primo giro di karaoke. Inaspettatamente vedo Jasper sbracciarsi per essere scelto.
Cosi ci ritroviamo il nostro amico a cantare. Siamo tutti stupiti perché non ci aspettavamo questo gesto anche se siamo al corrente della passione di Jasper per la musica, in quanto fa parte di una band con alcuni suoi amici. Quando partono le note della canzone da lui scelta, non possiamo evitare di alzarci e iniziare a ballare.

“I got my first real six-string
Bought it at the five-and-dime
Played it til my fingers bled
It was the summer of '69…”


Jasper è bravissimo ed è stupendo vederlo cosi. Alice è euforica e lo guarda estasiata. Mentre Emmett e Rosalie ballano insieme, Edward e io ci scambiamo sorrisi e balliamo scatenati.

“…Me and some guys from school
Had a band and we tried real hard
Jimmy quit and Jody got married
I shoulda known we'd never get far
Oh when I look back now
That summer seemed to last forever
And if I had the choice
Ya - I'd always wanna be there
Those were the best days of my life…”


Altri ragazzi si uniscono a noi su quella che da centro sala è diventata una pista da ballo. Anche io inizio a cantare, nonostante non mi ricordo con esattezza le parole. Seguo la musica battendo i piedi a terra, imitando il gesto di un microfono tra le mani. Vedo Edward che si avvicina e mi tende una mano e mentre la canzone volge al finale, lui mi fa volteggiare piu’ volte fino a che perdendo l’equilibrio cado tra le sue braccia.
“Sei stupenda questa sera,anche se te l’ho gia’ detto, ma mi piace ripetertelo”
Un brivido mi percorre quando le sue dita scendono lungo la mia schiena e un calore affiora sulle mie guance. Lentamente e senza togliere gli occhi dai miei,mi riporta in posizione eretta e mi lascia un leggero bacio sulle labbra.
Sono sempre creta nelle sue mani quando mi rivolge queste dolci attenzioni e mi sembra ogni volta di non averne abbastanza. Gli sorrido e mormoro un grazie appena prima di ritornare al tavolo.
La serata prosegue in allegria,tra le frasi buffe di Emmett, altre canzoni proposte dal nostro Jasper, Alice e Rosalie che discutono di qualcosa che io non conosco, mentre tutti al tavolo prendono parte al dibattito tranne Edward che è intento a fissare la sottoscritta da almeno dieci minuti.
Quando gli chiedo spiegazioni, lui mi prende per mano e mi conduce fuori in giardino.
Per l’occasione sono stati accesi tutti i lampioni e le fontane cosi da creare un’atmosfera unica.
E’una serata tiepida. Nel cielo,uno spicchio di luna colore dell’argento splende alta e attorno a lei un manto di stelle che sembrano dipinte da un vero maestro su una tela perfetta. E’ una serata magica,come ogni attimo passato insieme ad Edward.
Stiamo passeggiando in silenzio sul vialetto che dalla sala porta fino alla spiaggia e senza interrompere il contatto tra le dita camminiamo fianco a fianco. Le nostre mani unite sembrano quasi parlare al posto nostro,ondeggiando tra di noi. Il rumore cadenzato delle scarpe sui ciottoli è la musica di sottofondo a questo nostro silenzio. Ripenso a quando è cominciato tutto tra noi,in fondo solo pochi giorni fa,ma a quanto fosse tutto cosi profondo fin dall’inizio. E mi ritrovo a sorridere.
“Cosa ti rende cosi serena?”
Sobbalzo e quasi mi prende un colpo quando sento la sua voce cosi vicina al mio orecchio.
“Noi. Pensavo a noi, a tutto quello che abbiamo fatto in questi pochi giorni da quando ci siamo conosciuti,pensavo a cio’ che siamo diventati,a cosa siamo” Alle mie ultime parole volgo lo sguardo verso di lui, voglio conoscere le sue reazioni alle mie parole,ho bisogno di sapere se quello che provo è solo mio oppure anche lui condivide le mie emozioni e i miei sentimenti. Ha preso un posto importante nel mio cuore e sara’ difficile quando ognuno tornera’ alla propria vita. Ad un tratto la sensazione di benessere che ci avvolgeva svanisce; anche la sua espressione cambia e mi rendo conto che forse era meglio se me ne stavo zitta,tenendo i miei pensieri per me.
O forse no..
Sento che prende un profondo respiro.
“Anche io ho pensato molto a noi in questi giorni,a come si sia evoluto il nostro rapporto di amicizia, anche se credo che per me amicizia non sia mai stata.” Per lui non è mai stata amicizia? E per me?
“Sei diventata importante per me, in un modo che non credevo possibile” e dicendo cosi mi prende entrambe le mani fra le sue, incatenando i suoi occhi nei miei. “E sono consapevole delle difficolta’ a cui andremo incontro ma non sara’ una causa persa finchè ci sara’ anche solo uno di noi a combattere per essa” Le sue parole rimbombano nella mia mente e quasi stento a credere a cio’ che ho appena sentito: prova le stesse mie emozioni, i miei stessi sentimenti, tiene a me quanto io tengo a lui. Il cuore mi scoppia di gioia e ancora prima di rendermene conto ,mi butto tra le sue braccia. Mi stringe per un tempo che pare troppo breve e quando a malicuore mi stacca da sé, una smorfia di disapprovazione si dipinge sul mio viso; ma cio’ che mi dice subito dopo, mi ridona il sorriso.
“Ti amo Isabella Swan e ti prometto che trovero’ il modo di far crescere sempre di piu’ questo nostro grande amore”

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