Come Cane e Gatto!

di kishal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri infuocati... ***
Capitolo 2: *** Tutta colpa di Malfoy! ***
Capitolo 3: *** Piccolo, disastroso, scambio... ***
Capitolo 4: *** Demonio Weasley! ***
Capitolo 5: *** Destino Crudele ***
Capitolo 6: *** Un'amara dolce vendetta ***
Capitolo 7: *** Precario Equilibrio... ***
Capitolo 8: *** Piccola Serpe... ***
Capitolo 9: *** Slytherin ***
Capitolo 10: *** Notizie ***
Capitolo 11: *** Slytherin sexual performances ***
Capitolo 12: *** PERFETTO ***
Capitolo 13: *** In ritardo ***
Capitolo 14: *** Punizione ***
Capitolo 15: *** Un pò di vita ***
Capitolo 16: *** Strane Ragazze ***
Capitolo 17: *** Avvenimenti Inaspettati ***
Capitolo 18: *** Ma che dolce lotta! ***
Capitolo 19: *** Un Malfoy non perdona. ***
Capitolo 20: *** Malfoy, sei proprio stupido! ***
Capitolo 21: *** Machio o Femmina?! ***
Capitolo 22: *** Cobra o pesce?! ***
Capitolo 23: *** Abkal' El Makjish ***
Capitolo 24: *** Principe dei miei stivali ***
Capitolo 25: *** Tristezza e Felicità. ***
Capitolo 26: *** Ho ucciso un uomo ***
Capitolo 27: *** Un piccolo fagotto dorato... ***
Capitolo 28: *** Nomi e Nomignoli ***
Capitolo 29: *** Fra Dragoni e Fate... ***
Capitolo 30: *** Zuccherino... ***
Capitolo 31: *** Risposte ***
Capitolo 32: *** Ritorno ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***
Capitolo 34: *** The End ***



Capitolo 1
*** Incontri infuocati... ***


Un bolide volò veloce attraverso il campo

 

 

cOME cANE E gATTO!

 

 

 

Un bolide volò veloce attraverso il campo. I giocatori della squadra di Quidditch di Griffyndor si spostarono velocemente, scansandolo giusto per un pelo.

Ginny in vece, che aveva la sua pluffa in mano ed era pronta a segnare, si girò giusto in tempo per prendere in pieno stomaco quella palla indiavolata e cadere a terra.

Fortuna che l’erba zuppa d’acqua aveva attutito il colpo.

 

La ragazza, sporca di fango, si alzò in piedi. A parte un po’ di disorientamento per via del balzo, non si era fatta nulla: aveva prontamente indossato la divisa anti – bolidi quel giorno.

Perché, con gli Slytherin nell’altra parte del campo, non c’era da fidarsi.

 

Ron scese immediatamente dalla sua porta, e le corse incontro. “Ginny, ti sei fatta male?!” Chiese, apprensivo.

Ginny, scosse un paio di volte la testa, come per liberarsi dallo stato confusionale in cui ancora versava.

 

“Ginny!” Disse Harry, preoccupato, scendendo dalla scopa col boccino in mano e poggiando l’altra nella spalla dell’amica.

                   

La ragazza rimase per un po’ muta.

Quando rialzò gli occhi però, la luce sinistra che sfavillava in essi fece allontanare di qualche passo i due ragazzi.

Ron ed Harry erano terrorizzati: quello sguardo assatanato l’avevano visto solamente negli occhi di mamma Weasley nei suoi momenti di furia più nera.

Gli Slytherin che sghignazzavano dall’altra parte del campo non avrebbero avuto vita lunga.

 

Ginny si chinò lentamente, prendendo con una mano il bolide che l’aveva colpita. Con l’altra, afferrata la sua scopa, si rialzò in volo.

Ron e Harry deglutirono nervosi: la piccola rossa aveva tanto l’aria di un’amazzone furibonda…

 

Ginevra si fermò proprio di fronte alla squadra verde-argento. Tutti la guardavano divertiti, con quei ghigni perfidi da vere serpi dipinti in volto.

Ma lei fissava negli occhi solo uno.

Colui che aveva osato scaraventarla giù dalla sua scopa.

Colui che non aveva fatto altro per anni interi che insultarla con i peggiori epiteti.

Colui che non si meritava nemmeno di vivere sulla Terra.

Colui che presto sarebbe tornato da dove era venuto…

 

Quel sorriso strafottente non sarebbe rimasto ancora a lungo nella sua brutta faccia da bambinetto viziato.

 

Un ghigno altrettanto perfido comparve nelle labbra di Ginevra, mentre rafforzava la presa sul bolide.

“E’ tuo questo, Malfoy?!” Sibilò poi. Nello stesso momento, con forza inaudita, tirò la palla indiavolata sul suo avversario che, non aspettandosi quella mossa, venne colpito in pieno petto proprio come lei poco prima. Solo, essendo ben più robusto e allenato, riuscì a non cadere a terra.

 

Fra gli Slytherin iniziò a scorrere la rabbia, ma prima che potessero anche alzare un solo dito su Ginevra, i compagni di lei giunsero in suo soccorso.

 

Ebbe inizio una lotta tremenda fra i membri delle due Case, senza esclusione di maledizioni.

E, mentre la guerra infuriava in mezzo a loro, Draco e Ginevra continuavano a guardarsi, entrambi con un ghigno perfido sulle labbra, entrambi pronti alla sfida.

 

Negli ultimi tempi quei due non facevano altro che stuzzicarsi a vicenda. Innumerevoli erano state le volte in cui erano finiti in punizione, e i professori incominciavano ad irritarsi seriamente. Perfino Silente non sapeva più che pesci pigliare: figurarsi che aveva addirittura detto che il tempo avrebbe giovato al loro rapporto!

Sì, certo, come no! Prima o poi qualcuno di loro due sarebbe rimasto stecchito! E questo sarebbe stato il solo modo in cui il loro rapporto sarebbe potuto migliorare!

Lucius Malfoy era perfino venuto a scuola per lamentarsi con il figlio di questa sua condotta sconsiderata: ma nemmeno le minacce del padre erano riuscite a calmare i bollenti spiriti di Draco.

Anche mamma Weasley aveva fatto la sua bella comparsa davanti alla figlia… non sopportava quando si comportava addirittura peggio dei fratelli!

Eh, ma che ci poteva fare, in fondo questa era la verità: Ginevra pareva aver preso tutti i difetti maggiori di quelli che erano nati prima di lei. Era ribelle come Charlie, inquietantemente forte come Bill, puntigliosamente intelligente come Percy, acutamente sveglia e scaltra come i gemelli, testarda come Ron…

Un vero e proprio maschiaccio… si era pentita di non averla mandata ad un collegio femminile invece che ad Hogwarts.

Infine, capirete dunque che anche le sue minacce erano servite a ben poco…

Le liti fra i due erano dunque continuate, così come anche le punizioni dei professori, che diventavano sempre più pesanti col passare del tempo.

Effettivamente la situazione stava diventando insostenibile, specie da quando i due ragazzi venivano spalleggiati dai loro compagni di Casa, che a loro volta si prendevano a botte quando i loro ‘capi’ si scontravano per via.

 

Più o meno quello che era successo ora.

Solo che questa volta Ginevra e Draco non avevano ancora iniziato a fare la loro parte nella guerra.

Già, non ancora…

 

Fu questione di un solo secondo. Ginevra si fiondò in avanti, veloce come la luce, direttamente sopra il suo nemico. Draco fu scaraventato di lato, e perse il bolide che andò a colpire un suo stesso compagno Slytherin.

Appena si fu ripreso, il ragazzo, più adirato che mai, cercò con lo sguardo la rossa. La trovò ben presto, su, in alto, seduta a cavalcioni sulla sua scopa, che sovrastava indomita tutta la battaglia, un sorrisetto sfacciato sulle labbra.

Già, le sue labbra… questa volta avrebbe spaccato quella sua bella bocca carnosa a suon di pugni.

 

Si fiondò su di lei, che subito iniziò a volare velocemente lontano da lui.

Iniziò un feroce inseguimento, rallentato ogni tanto dalle fatture che i due si tiravano addosso, fino a che Ginevra, capito ormai che non avrebbe potuto battere il suo avversario in velocità dato che la di lui scopa era ben più veloce della sua, scese in picchiata nell’ultimo luogo dove si sarebbe aspettata che Malfoy la seguisse: la foresta proibita.

Purtroppo per lei però Draco, forse perché troppo furioso o forse perché aveva finalmente superato la sua paura dell’oscurità, continuò ad andarle dietro.

 

Si ritrovarono ben presto distesi sull’umida e paludosa terra della foresta, uno sopra l’altro, immersi in un feroce combattimento.

Oramai il fango dei loro vestiti si mischiava col sangue delle ferite che si provocavano con i loro colpi, oppure sfregando sopra qualche pianta spinosa.

 

Alla fine Draco, ben più forte di lei, riuscì ad afferrarla per le spalle e bloccarla contro un grosso albero.

Lei lo guardò furente e lo sputò in faccia.

 

“Non c’è che dire, sei un vero e proprio animale, Weasley!” Commentò Malfoy, guardandola con occhi disgustati.

“Tu invece non riesci ad essere manco quello: sei un parassita del genere umano, uno schifoso Mangiamorte che aspetta solo di finire strozzato da ciò di cui si nutre con tanta avidità!” Sbottò lei, fissandolo furiosa e tentando di liberarsi. Ma la presa di Malfoy si fece ancora più salda.

“Anche tu lo saresti, se la tua stupida famiglia non avesse scelto di schierarsi dalla parte dei babbani.” Le sibilò.

“Mi spieghi come mai ce l’avete tanto contro di loro?! Forse siete gelosi del fatto che la natura ha dato loro un cervello e un cuore e a voi no?! Oh, poveri bambini!”

“Cervello e cuore non ci mancano, sciocca Weasel: ed infatti usiamo molto bene entrambi per la causa giusta.”

 

Appena finì la fresa però, gli occhi di Ginevra iniziarono ad inumidirsi, mentre le labbra si aprivano lentamente in un sorriso divertito. Poco dopo la ragazza scoppiò in una sonora risata, che irritò non poco Malfoy.

Il ragazzo dapprima si limitò a ridurre gli occhi a due fessure, stringendo ancor più la morsa intorno alle braccia di lei. Poi però non ce la fece più a trattenersi e, con un’agilità felina, mollò un forte ceffone a Ginevra, che non cadde a terra solamente perché lui continuava a tenerla per l’altro braccio.

Ginny rimase così, immobile, il volto ancora girato per il violento manrovescio, i capelli che le coprivano parte della faccia, il sapore del sangue in bocca.

Quando si voltò, Malfoy si sorprese a vederla sorridere.

Anzi, più che sorridere, ghignare.

Draco corrugò la fronte.  

“Che c’è Malfoy, la verità che ciò che dici sono solo frottole fa male?!”

“Fanno certamente più male i miei pugni.” Commentò il ragazzo, riacquistando la sua calma espressione di scherno.

“A dire il vero non sono un gran che. Penso che a furia di cercare di diventare l’uomo elegante e perfetto che non sei, Malfoy, tu abbia finito per effeminarti! Non mi stupirei di venire a sapere che a letto preferisci gli uomini alle donne…eh eh eh!” Disse lei, aggiungendo poi al tutto una risatina di scherno.

Draco alzò un sopracciglio. Non c’è che dire, quella ragazza aveva davvero una lingua troppo lunga. Non riusciva proprio a capire quando era il momento di stare zitta.

Stupida Griffyndor.

 

Poi sorrise. Sapeva come fargliela pagare.

Si abbassò di scatto, cogliendola del tutto di sorpresa, e la baciò con violenza, succhiandole via maliziosamente il sangue che le fuoriusciva ancora dal labbro tagliato. Ginevra tentò di ribellarsi, ma tutti i suoi sforzi furono inutili.

Come le era stato già dimostrato prima, il ragazzo era più forte di lei.

 

Quando si allontanò dalla ragazza, lei lo fissava con sguardo pieno di disprezzo e di disgusto. Era più furiosa di prima.

Draco sorrise, trionfante.

“Come puoi vedere, tutto ciò che hai detto si è rivelato niente meno che un’idiozia.”

“Mi fai schifo!” Gridò lei, divenendo sempre più rossa e tentando di divincolarsi dalla sua presa. E, dopo un calcio agli stinchi ed un morso alla spalla, riuscì finalmente ad allontanarsi da lui.

 

Si guardarono ancora un po’, lui divertito, lei furiosa. Poi, Ginevra prese la sua scopa e uscì dalla foresta.

“Vaffanculo Malfoy.” Furono le parole di commiato che rivolse al ragazzo.

“Anche tu, Weasley.” Rispose Draco calmo, prendendo la scopa e alzandosi in volo.

 

Questa volta aveva vinto lui.

 

 

Ginevra entrò come una furia nel suo dormitorio. Le compagne di stanza, quando la videro furiosa, piena di tagli e totalmente ricoperta di fango, sospirarono per lo sconforto. Non le chiesero nemmeno cosa le fosse successo: certamente aveva litigato con Malfoy!

La piccola Weasley spalancò la porta del bagno e, appena dentro, prese il suo spazzolino e iniziò a riempirlo di dentifricio. Non contenta, prese il tubetto della stessa sostanza e se ne fece scendere un bel po’ dentro la bocca. Poi, iniziò a sfregare furiosamente.

 

Si sentirono dei colpi di tosse.

 

Eleanor, la sua migliore amica, si avvicinò con cautela al bagno. Quando finalmente riuscì a vedere cosa stava combinando Ginevra, rimase completamente sbalordita. La ragazza era davanti al lavandino, lo spazzolino in una mano e il tubetto del dentifricio nell’altro, e continuava a sputare schiuma bianca.

Che alla fine Malfoy fosse riuscito a farle venire la rabbia?!

 

Ginevra sospirò e, dopo aver gettato da una parte sia tubetto sia spazzolino, si risciacquò di nuovo la bocca e iniziò a svestirsi.

“Ginny?!” Chiese con un filo di voce l’amica.

“Che c’è?!” Sbottò lei, acida.

“Che è successo?”

“Malfoy mi ha infilato la sua schifosa lingua in bocca. Giuro che se mi viene qualche strana malattia vado e gliela taglio.” Sbottò la ragazza, finendo di togliersi gli abiti e infilandosi dentro la doccia, chiudendo le tende dietro di se.

“COSA?! Malfoy ti ha baciata?!” Gridò l’amica, allibita.

Si sentì il rumore dell’acqua aprirsi. E, subito dopo, Ginevra gridò: “No, non mi ha baciata! Mi ha completamente divorato la bocca! Quello è un cane, non un essere umano! Ma gliela faccio pagare! Oh, se gliela faccio pagare…!”

Eleanor uscì dal bagno. Sapeva che quando l’amica iniziava a dire così, seguiva poi un delirio di minacce contro il suo eterno nemico, molte delle quali probabilmente non sarebbero state mai realizzate… per fortuna di Malfoy.

 

 

 

Ginny scese a cena da sola. Si era trattenuta molto sotto la doccia, e contando che quando era arrivata dopo lo scontro con Malfoy era già l’ora di scendere in Sala Grande, preferì dire alle amiche di andare prima di lei: poi, le avrebbe raggiunte.

Decise però di passare attraverso uno dei passaggi segreti, così da arrivare il più in fretta possibile, dato che sospettava che le amiche, già di poco appetito, fossero addirittura già sul punto di lasciare la sala.

Mentre però girava l’angolo di uno dei tanti corridoi che stava percorrendo, si ritrovò davanti una scenetta disgustosa: Pansy Parkinson, appoggiata contro un muro, con Malfoy davanti a lei. Sembravano immersi in un’importante conversazione.

Conversazione che, naturalmente, lei non si sarebbe mai e poi mai persa: magari poteva ricavare qualcosa con cui prendere per i fondelli Malfoy nei prossimi giorni.

Così in tutta fretta tornò indietro e si mise ad ascoltare con attenzione ciò che i due si dicevano.

 

“Senti Draco… a me non piace più questa situazione. Quest’anno lasceremo Hogwarts, e si presume che dopo la fine di giugno noi ci sposeremo. E a me non va che, nonostante il nostro matrimonio sia alle porte, tu ti diverta con altre ragazze…” Disse Pansy, con la sua voce fintamente dispiaciuta.

Ginny fece una smorfia di disgusto: certo, come se lei fosse una santa! Lo sapevano tutti che ogni notte non faceva altro che scoparsi Blaise Zabini!

 

“Vale lo stesso per te, Pansy: come mai mi fai questo discorso ipocrita quando sai che io…so?!” Chiese Draco, leggermente irritato. “Dimmi con chi non vuoi che io mi veda, e finiamola qui.”

“Cosa stai dicendo Draco?! Stai per caso insinuando che… io vada a letto… con qualcun altro che non sia tu?!” Sbottò Pansy, facendo l’addolorata.

Ginny scosse la testa: era proprio una pessima attrice quella ragazza.

 

“Esattamente.”Rispose Draco.

“Ma come osi!”

“Oso perché so, te l’ho già detto. E poi, ti ho anche visto l’altra notte, sulla torre di Astronomia!”

“Ah sì? E tu cosa ci facevi là? Sei andato lì con Satine, non è vero?!”

“Proprio così. Facciamo una cosa, se tu vuoi che io non mi veda più con altre ragazze, tu non devi più vederti con altri ragazzi. Mi pare un affare equo. Sono anche fin troppo gentile con te…”

“Sei gentile solo perché non ti sbatte niente di me!” Gridò la ragazza, sull’orlo delle lacrime.

“Allora?!” Chiese gelido lui, insensibile a tutto.

“Va bene… ma se da questo momento in poi, io ti becco con un’altra ragazza, o vengo a sapere che tu hai qualche storia con qualcun’altra… invio un gufo a mio padre e di matrimonio non se ne sentirà più niente!”

“Sei solo tu quella che ci perde…” Commentò ironico, Malfoy.

“E anche tu… tuo padre non la prenderà bene.” Rispose minacciosa Pansy.     

 

Ginny, tra se e se, sorrise. Benissimo, aveva trovato il modo di far pagare a Malfoy ciò che le aveva fatto prima, nella foresta.

Brutto stronzo, vediamo se ora si permetteva di nuovo di metterle le mani addosso. Non aveva ancora capito bene chi era Ginevra Weasley.

 

Uscì dal suo nascondiglio, facendo finta di niente. E appena vide Draco, gli saltò addosso, mostrando l’espressione più felice che fosse riuscita a trovare nel suo repertorio e cercando di mettere da parte il suo disgusto.

Il ragazzo, preso alla sprovvista, non riuscì a muovere un solo muscolo quando lei gli prese la testa fra le mani e iniziò a baciarlo con fervore.

Pansy, davanti a loro, era allibita.

 

“Oh, ciao Draco! Finalmente! Allora, glielo hai già detto a Pansy che preferisci me a lei!” Disse poi, allontanandosi prontamente da lui dopo avergli rubato, senza che se ne accorgesse, la bacchetta, e guardandolo radiosa.

“Che…cosa?!” Mugugnò la Parkinson.

“Oh sì! Vedo che l’hai presa bene! Allora è stato gentile come gli avevo consigliato ieri notte, mentre eravamo a letto insieme! Figurati che lui aveva semplicemente in mente di non presentarsi al vostro matrimonio! Ma io gli ho detto di no… è un gesto troppo vigliacco… senza contare poi la vergogna che getterebbe su te e la tua nobile famiglia…”

 

Pansy rimase a fissarla in silenzio, allibita, mentre Draco le diceva, con la sua gelida voce sicura, che erano tutte frottole. Ma, come si poteva non credere ad una ragazzina dal viso angelico, che oltre ad essere una babbanofila e una pezzente, quindi non abituata ai sottili e meschini sotterfugi dell’alta società, era perfino un’onestissima Griffyndor?! Certamente la sua parola aveva un fondamento di veridicità assai più alto di quello di una serpe… e lei le serpi le conosceva bene: mentivano sempre.

Draco, poi, era il re degli Slytherin!

La ragazza iniziò a singhiozzare. Poi, improvvisamente, dopo aver urlato un forte ‘Stronzo’ a Draco e avergli mollato un sonoro ceffone, se ne scappò via.

 

Draco e Ginevra rimasero un attimo immobili, a fissarsi. Lui era furioso. Nero nel vero senso della parola.

Lei era la prosopopea della felicità. 

 

Improvvisamente Ginevra iniziò a correre per i corridoi, ridendo come una matta. Questa volta aveva vinto lei!

Draco infilò subito la mano nella sua tasca, pronto a lanciarle con la bacchetta una Maledizione Senza Perdono.

Purtroppo, la bacchetta però non c’era… non ci mise molto a capire chi gliel’avesse presa.

Ancora più irato, iniziò a correrle dietro. Questa volta gliel’avrebbe fatta pagare davvero cara, stupida Weasley pel di carota, lenticchia, babbanofila e pezzente. Nonché schifosa Griffyndor.

Non vedeva l’ora di raggiungerla.

Quella schifosa gatta, questa volta, l’aveva fatta grossa. Si sarebbe dilettato parecchio a spellarla viva.

 

Peccato però che Ginevra corse dritta in Sala Grande, e, appena dentro, si diresse verso il suo tavolo, mettendosi a mangiare in mezzo ai suoi eterni amici: niente meno che il fantastico trio, San Potter, Re Weasel e la Mezzosangue.

 

Draco la guardò storto per un po’; poi, sentendo su di se lo sguardo indagatore di Silente, se ne andò, sfoggiando una delle sue solite camminate eleganti e superbe

Gliel’avrebbe fatta pagare… Oh, se gliel’avrebbe fatta pagare!

 

 

Non c’era niente da fare. Quei due si sarebbero odiati per il resto della loro vita. Erano incompatibili.

Nessun sentimento positivo sarebbe mai potuto nascere nei loro cuori verso l’altro. La loro divisione era eterna.

Ginevra Weasley e Draco Malfoy erano… come cane e gatto! Sempre pronti a litigare, sempre pronti a graffiarsi e morsicarsi a vicenda.

Due specie diverse.

Incompatibili!

 

 

 

 

 

 

Salve!!!! Allora, questo mio nuovo racconto, per chi mai avesse voglia di leggerlo, potrebbe essere interpretato come una semplice oneshot contro la coppia Draco-Ginny…se rimanesse così.

Se invece qualche lettore è del parere che sarebbe meglio (per il mio bene) continuarlo e fare evolvere la storia…. Beh, penso di essere più o meno pronta a farlo!!!! Ciaooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!! ;P

 

 

P.S.: COMMENTATE, PLEASE!!!!!!!!!!!

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Tutta colpa di Malfoy! ***


Non riuscì a mangiare praticamente niente

 

 

TUTTA COLPA DI MALFOY!

 

 

Non riuscì a mangiare praticamente niente. Aveva tentato di mettersi in bocca un po’ di puré di patate e qualche peperone bollito… ma il risultato era stato sempre lo stesso: schifo.

Profondo schifo.

Autentico Schifo.

Schifo.

Le veniva la nausea se solo osava pensare che nella sua bocca ci fossero i germi di quel furetto platinato, e che essi, ogni boccone che ingoiava, le scendevano nello stomaco, infettando da lì tutto il suo puro organismo Gryffindor. Certo, aveva fatto quel gesto per pura necessità vendicativa… ma le conseguenze erano state catastrofiche!

E dire che aveva anche una fame da lupo…

 

“Ginny… non mangi?!” Le chiese stupito il fratello, vedendola guardare con occhi famelici il suo piatto colmo di cibo, senza accennare però a toccarlo.

La ragazza si mise le mani in faccia e, con voce saltellante per l’afflizione, borbottò: “NoOoOo!”

 

Hermione, Ron e Harry si rivolsero un’occhiata interrogativa.

“Perché Ginny? Non hai fame forse?” Chiese gentilmente la Granger.

La ragazza non rispose e, di conseguenza, il trio iniziò a preoccuparsi.

“E’ successo forse qualcosa che non sappiamo?” Chiese Harry, poggiandole una mano sulla spalla.

 

Ginny stava per scoppiare a piangere: aveva baciato Draco Malfoy per ben DUE volte quella sera, ora stava morendo di fame però per colpa SUA non poteva mangiare, e in più stava per sorbirsi un terzo grado da parte dei suoi tre amici. Si poteva essere messi peggio?!

“Sono a dieta!” Mugugnò poi la ragazza, scostandosi le mani dalla faccia e allontanando il piatto lateralmente. Scusa banale… ma come faceva a toglierseli di torno, altrimenti?

I tre ragazzi la fissarono a bocca aperta: Ginny li guardò tranquillamente, uno per volta, mentre loro non accennavano a riprendersi dallo stupore. Bene, a vedere le loro facce, l’avrebbero assillata con la storia della dieta fino alla fine dell’anno, obbligandola a mangiare il doppio delle razioni di cibo che normalmente trangugiava.

Sospirò e lasciò cadere la testa sopra il tavolo: quella era proprio una giornata No.

 

 

 

Appena entrata in camera sua, la giovane Weasley si diresse nuovamente come una furia verso il bagno, ignorando le occhiate interrogative che le compagne, già sui loro letti in pigiama, le avevano rivolto.

Prese il suo dentifricio, si ficcò la metà della pasta che ancora vi rimaneva in bocca, un’altra buona parte la mise nello spazzolino, e riprese a sfregare con forza tutta la cavità orale: denti, gengive, LINGUA, labbra… e quando, a causa della sua foga, lo spazzolino andò troppo in fondo nella gola minacciando di soffocarla, fu costretta a sputare tutto tossendo come un’ossessa.

Subito la porta del bagno si aprì, e apparve sulla soglia Eleanor, con in volto la stessa espressione preoccupata di poche ore prima.

“Gin, qualcosa non va?” Le chiese poi, apprensiva. “Non dirmi che Malfoy ti ha baciata di nuovo!”

“No- mormorò la Weasley, finendo di risciacquarsi abbondantemente la bocca- e comunque, ti ho già detto che quello di questa sera non è stato un bacio, ma un tentativo di soffocamento!”

“Beh, io tentativi di soffocamento di quel genere li chiamo baci…” Rispose l’amica, sorridendole divertita. Se Ginny aveva ancora voglia di rispondere a tono alle sue provocazioni, allora non era successo niente di grave.

“Sì, come vuoi.” Disse infine la rossa, asciugandosi la faccia e poi gettando l’asciugamano da una parte.

“Beh, ma allora che è successo? Perché stai facendo lo stesso… rito purificatore di questa sera, se lui non ti ha baciata?”

“Perché questa volta l’ho baciato io.” Sbottò la rossa, mentre i suoi lineamenti si contraevano in una smorfia schifata e il corpo tremava a causa di un lungo brivido freddo.

“CHE COSA?!” Gridò Eleanor, spalancando gli occhi per lo stupore.

“Che schifo, ti prego, non farmici ripensare! Adesso mi devo fare di nuovo anche la doccia!” Esclamò la ragazza, spogliandosi e infilandosi di nuovo sotto l’acqua. “Praticamente gli sono saltata addosso a mo’ di sanguisuga… bleah!”

“Scusa ma…perché?!” Chiese Ele, sbalordita, sedendosi sul gradino del bagno.

“Per metterlo nei casini con Pansy! Ho sentito una loro conversazione dove lei diceva che se non avesse smesso di tradirla da quel momento in poi, non lo avrebbe sposato. E così ne ho approfittato per vendicarmi di questa sera!”

 

L’amica rimase un attimo in silenzio, mentre il sangue le si gelava nelle vene.Mi stai dicendo… che per colpa tua… Draco Malfoy non si sposa più con Pansy Parkinson, a cui è promesso dalla nascita?!

“Ah ah…” Fece Ginny, in segno d’assenso.

“MA SEI PAZZA, GIN?! Sai in che casini ti sei messa? Malfoy te la farà pagare cara! E non solo lui, anche tutta la sua famiglia, e la famiglia di Pansy farà lo stesso, e magari chiameranno a rapporto anche tutti i loro amichetti Mangiamorte! Ti conviene scomparire da Hogwarts finché sei in tempo!”

“Naaa… sei esagerata, Ele! E poi, per quanto riguarda il nostro Malfoy…gli ho preso anche la bacchetta, cosa vuoi che mi faccia…”

“Gli ha preso…GINNY! Ma che ti è saltato in testa?!”

 

Ginny, sbuffando, uscì dalla doccia immersa in un mare di caldo vapore, coperta dal suo asciugamano rosso in cui risaltava la lettera G in giallo oro: made by mamma Weasley, naturalmente!

Afferrò i suoi pantaloni, che nella fretta aveva buttato in un lato della stanza: prese la sua bacchetta dalla tasca e si asciugò in un battibaleno.

Tutto sotto gli occhi pieni di rimprovero della povera Eleanor.

“Uff… finiscila di guardarmi così, Ele: tanto lo sai, non andrò certamente a chiedergli scusa in ginocchio e a pregarlo di perdonarmi, consegnandogli su un piatto d’argento la sua preziosa bacchetta!”

“No, penso di no… anche perché sono sicura che ti lancerebbe comunque un Avada Kedavra…” Rispose piatta lei.

“Ahhhhh…Ele, stai diventando pallosa! Lo sai che a Malfoy lo so tenere a bada! E’ solo uno stupido pivellino che si crede l’imperatore dell’universo, colui che può ciò che vuole!”

“E immagino sarai tu a fargli cambiare idea…” Disse sarcastica Ele.

“Ma, onestamente non sentivo questo grande bisogno di riportare la giustizia nel mondo fino a che lui non ha cominciato a mettermi i bastoni fra le ruote: è colpa sua!” Rispose vaga la rossa, uscendo dalla stanza.

“Secondo me dovresti dirlo a tuo fratello e ai tuoi amici…”

“Non ci penso nemmeno! Quelli sono capaci di chiamare un intero esercito di Auror per farmi seguire a vista ogni minuto secondo della mia vita!” Disse Ginny, andando a prendere il pigiama dal baule ai piedi del suo letto.

“E farebbero bene!” Commentò Ele, rimasta sulla soglia del bagno.

 

“Ehi, di che parlate?!” Chiese vivacemente una biondina, emergendo da sotto le coperte del proprio letto.

“Di niente che t’importi, Vanessa!” Rispose Ginny, con un sorriso ironico sulle labbra.

“Ah sì, lo vedremo!” Gridò quella, afferrando il suo cuscino e tirandolo in faccia alla rossa.

Iniziò una vera e propria battaglia a suon di cuscini, senza esclusione di colpi, e mentre le piume incominciava a propagarsi imperterrite per tutta la stanza e le grida di guerra delle quattro amazzoni coprivano qualsiasi altro suono, Eleanor fissava la scena dalla sua posizione di vedetta.

No, Ginny questa volta si era ficcata davvero in guai seri. E il guai era che nemmeno se n’era resa conto.

 

 

 

Ginevra si svegliò nel cuore della notte. Il suo stomaco ormai stava emanando degli ululati degni di un licantropo inferocito, e non la lasciava dormire.

Pfiu… Maledetto Malfoy e i suoi germi di serpe, ora si sarebbe dovuta alzare per uscire oltre l’ora del coprifuoco e recarsi nelle cucine.

Scese dal letto, cercando di non fare rumori, e uscì silenziosamente dalla sua stanza. La Sala Comune dei Gryffindor fortunatamente era del tutto vuota, a parte una coppietta d’innamorati, addormentati l’uno fra le braccia dell’altro in una poltrona davanti al caminetto col fuoco ormai morente. Ginny sorrise nel vederli: erano davvero teneri. Chissà se lei, un giorno, avrebbe avuto qualcuno con cui stare sveglio vicino al camino della sua Casa, sussurrandosi dolci parole a vicenda…

Scosse la testa…No, non avrebbe mai voluto nessuno con cui fare una cosa del genere! Lei non era il tipo da lasciarsi andare a gesti così sdolcinati! Già… e forse era proprio per questo che le sue storie non erano durate più di qualche mese. I ragazzi che aveva avuto erano uno più dolce dell’altro. Dopo un po’ divenivano noiosi…

Sbuffò e proseguì per la sua via: non era il caso di farsi prendere da pensieri di quel tipo mentre oramai i brontolii dello stomaco minacciavano di fare crollare perfino le fondamenta del vecchio castello di Hogwarts!

Una volta fuori dal suo dormitorio, corse silenziosamente per i freddi corridoio della scuola, diretta al passaggio segreto che i sui fratelli gemelli avevano scoperto, e che finalmente si rivelava molto utile anche per lei.

Quando riuscì a trovarlo e ad arrivare alle cucine, stava per fare i salti dalla gioia: finalmente si mangia, finalmente si mangia, finalmente si mangia!

 

Un corno.

C’era qualcuno là, nelle cucine, insieme a lei… solamente che dai rumori che si sentivano non pareva essere lì per i suoi stessi motivi. Soprattutto, non pareva essere lì da solo.

Si poggiò teatralmente una mano davanti agli occhi con fare disperato quando si ritrovò davanti quella scena orripilante: Pansy Parkinson distesa sul tavolo, con sopra di lei Blaise Zabini in una posizione piuttosto compromettente. E sicuramente, a presumere dai gemiti e dalle parole soffocate che provenivano da loro, in quella posizione compromettente i ragazzi non ci erano finiti certamente per puro caso.

 

Ma perché dovevano succedere a lei tutte queste cose! Quasi si pentiva di aver fatto quello scherzo a Malfoy… almeno ora Pansy sarebbe stata con lui nella sua stanza da letto, e non qui a farsi consolare sul tavolo della cucina da Zabini!

No, ma che stava dicendo! Lei colpevole?! Giammai! Era sempre tutta colpa di Malfoy alla fine: se lui non l’avesse provocata quella sera lei non lo avrebbe baciato e quindi avrebbe tranquillamente potuto mangiare in Sala Grande, se lui non avesse tradito la ragazza costringendola a dargli un ultimatum lei non avrebbe potuto vendicarsi, se lui non le avesse dato l’opportunità di vendicarsi ora Pansy non sarebbe qui a farsi consolare, e lei invece avrebbe potuto ingozzarsi di ogni ben di Dio preparato dagli elfi…

Decisamente Draco Domitian Malfoy era una grandissima seccatura. Possibile che a questo mondo esistessero persone nate proprio per rompere le scatole alle altre?! Bella utilità, davvero…

 

Sbuffò sonoramente, tanto quei due erano così impegnati che anche se si fosse messa a saltare e gridare come una talpa impazzita intorno a loro non si sarebbero comunque accorti di nulla; ed uscì dalla cucina, borbottando maledizioni contro Malfoy di qualsiasi genere…

 

Non so se la povera Ginny conoscesse l’antico detto babbano: nomini il diavolo, ed ecco che spuntano le corna… perché come mai in quel momento la sapienza dei vecchi saggi ebbe maggiori conferme.

La ragazza stava tranquillamente camminando per i corridoi, mormorando mille e mille anatemi contro il suo eterno nemico, di ritorno dalla sua passeggiata notturna, quando si accorse della presenza di qualcun altro davanti a lei. Così, si distolse un attimo dai suoi pensieri omicidi e alzò il capo.

 

Lo vide.

 

Malfoy era lì, a pochi passi da lei, vestito di tutto punto, con il volto reso ancora più brutto da una smorfia di rabbia. Sul suo mantello scintillava la splendente spilla dei Caposcuola.

Ginny lo fissò biecamente, poi alzò un dito accusatore in sua direzione:

“E’ tutta colpa tua se sto morendo di fame!” Gridò.

“Sse svuoi sti spossso slenire sle soffferenze…”Rispose lui, con la sua voce che in quel momento pareva più serpentina e strascicata del solito… Ma che… cosa diamine…

Ginny scosse un paio di volte il capo, guardandolo allibita, più incuriosita dal suo timbro di voce che dalle minacce che lui le aveva appena rivolto…

 

Poi capì…E scoppiò a ridere a lacrime, causando ancora più l’irritazione del ragazzo. A quanto pare le maledizioni che aveva pronunciato erano davvero arrivate a destinazione…!

Peccato che però fosse stato colpito solo da quella in cui auspicava che gli venisse una bella lingua biforcuta degna della sua natura di serpe… vabbè, sempre meglio che niente.

 

Quando tornò in se dopo la grande crisi di risate, che le aveva fatto perdere completamente la cognizione di tutto il mondo circostante, si accorse che il ragazzo, purtroppo per lei, non era rimasto immobile a guardarla mentre lei lo derideva… ma aveva iniziato ad avanzare con fare minaccioso nella sua direzione.

Ginevra, spaventata dal brusco mutamento di situazione, gridò con quanto fiato aveva in gola e, riappropriandosi immediatamente del controllo del suo corpo, iniziò a correre via il più velocemente possibile, mentre Draco la seguiva a pochi passi di distanza.

 

Ben presto però si sentì afferrare per le gambe, e cadde rovinosamente per terra, battendo la testa contro una grande porta in legno che si affacciava a quel corridoio.

Si voltò, e non appena lo fece, un sonoro pugno le girò il viso dall’altra parte. Malfoy era seduto sopra di lei, maledizione, e le bloccava i polsi!

Con un’agilità felina che stupì il ragazzo, prima che lui potesse riprendere a schiaffeggiarla Ginevra gli mollò un calcio da dietro, dritto nella testa, e con forza lo spinse giù da lei, alzandosi subito in piedi per prenderlo a pedate.

Peccato che però al ragazzo non piacesse stare giù da solo, e con un inaspettato movimento delle gambe le fece uno sgambetto e la giovane Weasley cadde letteralmente sopra di lui.

 

Non so cosa sarebbe successo poi… forse Ginevra lo avrebbe morso sul naso e Draco avrebbe tentato di strozzarla; fatto sta che mentre loro si trovavano ancora uno sopra l’altro, la porta in legno contro cui la ragazza aveva urtato poco prima si aprì, e comparve, sulla sua soglia, una McGranitt insonnolita e letteralmente furiosa, che quando li vide iniziò a stringere nervosamente le labbra mentre la vena nelle tempie pulsava in maniera preoccupante…

Draco e Ginny deglutirono contemporaneamente, fissando il brutto mostro con un’ombra di paura negli occhi. Credo che per la prima volta fossero d’accordo a pensare che questi sì che erano c***i grossi…!

 

 

 

“E’ inammissibile! Questa vostra condotta ormai degenera di giorno in giorno! E’ oltremodo inammissibile che due studenti non facciano altro che litigare in modo così barbaro ogni qual volta entrano a contatto!

Da lei, signorina Weasley, non me lo sarei mai aspettato! Ma cosa le è preso in questi ultimi tempi? Era una bambina così dolce e ubbidiente…” Gridò la McGranitt, nell’ufficio del Preside, guardando con occhi pieni di rimprovero la rossa che, seduta su una seria con le mani posate in grembo, teneva il capo chino.

 

“E che dirle, signorino Malfoy? Questo atteggiamento così infamante e questi modi così volgarmente ‘babbani’ di appianare dei contrasti… non le si addicono proprio!” Aggiunse poi con voce stizzita, riservando al ragazzo platinato in piedi davanti a lei uno sguardo tutt’altro che amichevole.

 

“Va bene così, professoressa McGranitt. Penso che i signorini qui presenti abbiano capito che il loro comportamento è prettamente scorretto. – disse il vecchio Preside, invitando con un cenno della mano la professoressa a sedersi. – Mi dispiace però dover aggiungere che, poiché sono risultati vani i nostri tentativi di innalzare i vostri rapporti ad un livello almeno prossimo alla pacifica convivenza, credo purtroppo che sia il momento di fare delle scelte assai più drastiche.

Non si può più continuare così, questa è l’ultima volta che ve lo ripeto: a quanto pare la nostra sorveglianza si è dimostrata inutile; potrebbe accadere che, in futuro, noi professori perverremo troppo tardi ad una vostra lite, quando oramai per uno di voi due non ci sarà più nulla da fare. Onde evitare questo, sono pronto ad accettare qualsiasi decisione che i genitori qui presenti, la signora e il signor Weasley, e il signor Malfoy, prenderanno per voi.”

 

A quelle parole, Ginevra sussultò lievemente: sapeva che cosa l’aspettava, la mamma glielo aveva già detto in passato, le volte precedenti che era stata richiamata per lo stesso motivo dal preside di Hogwarts.

Non alzò nemmeno il viso per incontrare gli occhi della signora Weasley: doveva essere furiosa. E il papà altrettanto, e anche se l’idea della moglie non gli era mai piaciuta, sicuramente l’avrebbe accettata per paura che la sua ira si sprigionasse anche contro di lui.

 

Draco, dal canto suo, si limitò a stringere i pugni. Quella mattina, quando aveva visto il padre entrare nell’ufficio del preside, incontrando i suoi occhi per un solo istante aveva capito che Pansy lo aveva già avvertito dell’accaduto, e che probabilmente lui doveva anche già avere avuto un colorito scambio di opinioni con Mister Parkinson; sicuramente dunque questa convocazione urgente da parte del preside, verso cui nutriva un’aperta ostilità, gli aveva fatto saltare del tutto i pochi nervi che ancora erano rimasti saldi.

Lucius lo aveva già avvertito diverse volte di cambiare condotta, di moderarsi con la piccola stracciona, anche se lo irritava e gli faceva perdere le staffe: non voleva avere noie da parte sua, si trovava già da solo in una situazione difficile, dopo che era riuscito a liberarsi da Azkaban solamente grazie all’intervento della sua nutrita schiera di avvocati e dei suoi numerosi quattrini. La sua immagine pubblica ne aveva risentito molto, e ora stava facendo passi da gigante per poter riacquistare un minimo di popolarità: ma lo spargersi della notizia del brutto carattere del suo unico figlio ed erede certamente non avrebbe aiutato i suoi intenti di risollevare il nome della nobile casata dei Malfoy.

Per Malfoy si preannunciava dunque un amaro, nonché dolorosamente lungo, futuro.

 

“Se non le dispiace, Preside Silente, credo che oramai sia giunta l’ora di fare ciò che avevo in mente già da tempo: senza offesa, questo non è il posto adatto per Ginevra. Ha sempre avuto un carattere troppo ribelle, che non si addice ad una ragazza, e in questi ultimi tempi è palesemente peggiorata. Credo che un buon collegio femminile alla vecchia maniera possa riuscire a placare il suo animo combattivo.” Disse la signora Weasley, con una voce così pacata e così estranea alla sua naturale persona che il marito e la figlia tremarono nell’animo. Soprattutto la figlia.

 

“Per quanto mi riguarda mi limito ad annunciare che da questo momento in poi prendo io il controllo dell’educazione del mio caro unigenito.

Draco, incomincia a fare e valigie, verrai via con me.” Disse il signor Malfoy, rivolgendo a Draco un’occhiata raggelante.

Il giovane, senza battere ciglio, si diresse verso la porta. Era tutta colpa di quella stronza se si trovava in quella situazione. Era pronto a scommettere qualunque cosa che il padre, non appena usciti d Hogwarts gli avrebbe fatto rimpiangere amaramente di essere nato. Poi lo avrebbe spedito in fin di vita in qualche zona sconosciuta e poco abitata dell’Europa, magari in un campo di concentramento dove avrebbe imparato col sangue a mantenere la disciplina: e dopo ciò, naturalmente, lo avrebbe atteso senza alcun dubbio l’addestramento di Mangiamorte.

 

“Un attimo di pazienza, per favore.” Disse la voce pacata del preside in quel momento. Draco si fermò e, corrugando la fronte, si voltò a guardare il vecchio barbuto: che magari avesse in mente qualche idea miracolosa per salvargli la vita?! Odiava ammetterlo, ma purtroppo la sua vita era nelle sue mani.

“Penso che l’ira di questo momento non possa aiutarvi a decidere in maniera opportuna il destino dei vostri figli. Naturalmente mantengo la mia parola, vi lascio libera scelta sul modo in cui cercare di fare calmare i bollenti spiriti che alloggiano nei vostri pargoli.

Vorrei però darvi un consiglio: concedete a Draco e Ginevra una sorta di ultimatum. Se da questo momento in poi fino a Natale compiranno anche una sola delle loro usuali liti, allora accadrà di loro ciò che voi volete.

Altrimenti, Draco potrà rimanere ad Hogwarts e diplomarsi, mentre Ginevra potrà concludere la scuola tranquillamente, e l’anno prossimo dedicarsi con maggior attenzione e senza la distrazione del signorino Malfoy ai suoi M.A.G.O.”

 

Il signor Weasley, sentendo ciò, rivolse subito la sua attenzione alla moglie, poggiandole una mano sul braccio. La signora alzò lo sguardo, incontrando quello supplicante del marito, e poi sospirò.

“Penso che lei abbia ragione, Preside…

Ma, voglio sottolineare maggiormente alla signorina qui presente che si tratta di un ULTIMATUM: se farai anche un solo sgarro vengo a prenderti io e allora sai cosa ti attenderà.

La ringrazio ancora, signor Silente, per la sua gentilezza; e mi scuso per il disturbo che Ginevra le causa. La prego, continui ad informarmi dettagliatamente sulla sua condotta!” Disse la donna, avvicinandosi al Preside e stringendogli la mano, imitata subito dopo dal marito.

“Non ne dubiti!”

“Arrivederci allora!” Dissero i coniugi, scomparendo oltre le scale mentre il vecchio preside ricambiava il saluto.

 

“A questo punto, dato che anche i Weasley si sono impegnati in questo Ultimatum, credo di doverlo fare pure io.

Bene, ora è il momento di andare. Arrivederci, Silente…” Disse Malfoy senior, facendo un leggero cenno del capo al vecchio seduto oltre la scrivania, che ricambiò. “E… Draco: vedi di non farmi pentire di tanta generosità.” Sibilò poi, al figlio, un attimo prima di scomparire anche lui dalla sala.

 

 

Rimasero dunque solo loro tre: Draco in piedi davanti alle scale, ancora esterrefatto di essere riuscito per un pelo a scamparla.

Ginevra, seduta sulla sua poltrona, con la testa appoggiata sua una mano e un’espressione sconvolta in viso.

Silente, accomodato dietro la sua scrivania, che fissava con le mani giunte davanti a se e un sorriso complice in volto i due allievi davanti a lui.

 

“Prima di tornare alle vostre lezioni: signorina Weasley, sia così gentile da eliminare la maledizione che ha lanciato sul signorino Malfoy, e gli renda la sua bacchetta.”

Ginevra arrossì lievemente, abbassando lo sguardo. “Certo.” Disse poi.

In un lampo la bacchetta del giovane platinato comparve nella sua mano, e poco dopo anche la lingua di Malfoy tornò alla normalità.

“Questa volta, mi raccomando, cercate di non combinare guai!” Disse il preside, mentre i due lasciavano il suo ufficio in silenzio.

 

Una volta fuori, non si guardarono neppure in faccia: fecero esattamente come gli era stato consigliato, ossia finsero che l’altro non esisteva.

Anche perché, se così non avessero fatto, niente sarebbe riuscito ad impedire loro di lanciarsi qualche Cruciatus a vicenda.

 

 

Ginny, con una camminata strascicata, andò diritta all’aula di pozioni: avere Piton in quel momento era proprio il colpo di grazia dopo le ultime catastrofiche dodici ore.

Senza contare che, per colpa della McGranitt che l’aveva trattenuta assieme a quel verme gigantesco nell’aula del preside fino all’arrivo dei loro genitori, aveva perfino saltato la colazione…

 

Appena arrivò davanti alla botola che fungeva da ingresso all’aula del professor Piton, il suo stomaco si fece nuovamente sentire, e lei, lasciando cadere la testa sulle spalle, brontolò: “E’ tutta colpa di Malfoy!”

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!!! Come potete vedere sono tornata, anche piuttosto celermente!!!! Ma, chissà, forse a impormi di fare in fretta sono stati i complimenti che ho ricevuto… o forse le minacce…!?!?!?!

Fatto sta che ora sono qui con un nuovo capitolo e…. con tanta paura di aver deluso molti di voi!!! Sì, perché mi sembra un capitolo cagata, non so se mi sono spiegata (a proposito, ehm, scusate i miei termini poco eleganti, ma non ho trovato modo migliore e più diretto per esprimere il mio pensiero in proposito!)

Fatemi sapere, per favore, perché non sono abituata a scrivere long fic su delle coppie di Hogwarts!!! Solitamente nelle mie storie c’è sempre qualche personaggio di mia invenzione…!

 

 

 

Passiamo allora ai ringraziamenti!!!!

 

hermy90: grazie mille!!! La tua è stata la prima recensione che ho ricevuto!!!! Mi fa piacerissimo che ti     sia piaciuta la fic!!!!!Ciauuu!!! ;P

marta: ciao Marta!!!! Hai visto, l’ho continuata!!! Spero di aver lenito in parte la tua incredibile curiosità!Ciaooooo!!!

ruka88: ho notato che la mia idea di bloccare lì la mia fic ti ha fatto venie un po’ d’isteria…ehehehe! Ma sta tranquilla, ho proseguito!!!! Ciau!!!

Minako-chan: sei stata chiarissima!!!! E siccome ci tengo alla mia incolumità, mi prodigo ad avverti che le scene romantiche ci saranno, anche se in questo capitolo i due sembravano pronti a scannarsi!!!Ciaoo!!!! ;P

Tink: grazie Tink per il commento costruttivo, mi piace quando qualcuno parla anche del mio stile!!! So che non è un gran che, e a dire il vero non è da me comunque scrivere in maniera complicata: la semplicità fa entrare meglio e più in fretta le cose in testa e lascia pochi dubbi! Anche se, naturalmente lo ammetto, in certi frangenti un linguaggio aulico è certamente preferibile ad uno medio… per fortuna non è il mio caso! Mi fa piacere che la storia ti abia fatto divetire: questo è un obiettivo fondamentale di quasi ogni mio racconto!!! Se non ci si diverte, diventa tutto uno palla… Va beh, la finisco qua!!!! Grazie mille per la recensione e… spero di aver sviato la minaccia di morte imminente che gentilmente mi hai prospettato, ehehehehe!!!!Ciaooooooo!!!!! ;P

 

 

Ringrazio tantissimissimissimo anche tutte le altre che hanno recensito questo mio nuovo capitolo, e ripeto: spero di non aver deluso nessuno!!!

Mi dispiace non aver potuto fare delle riconoscenze più decenti, ma purtroppo questo dannato programma si è chiuso mentre scrivevo proprio l’ultima parola dell’ultima frase dei ringraziamenti per l’ultima recensitrice….Ahhhhhhhhhhhhhhhhhh…mi sto ancora mordendo le mani per il nervoso, stupido pezzo di plastica senza un minimo di cervello… ehehe…va beh, lasciando perdere la mia stupidità e quella del mio pc, RINGRAZIO NUOVAMENTE TUTTI QUANTI!!!!

Ciaoooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!

 

 

 

                                                                                       

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Piccolo, disastroso, scambio... ***


Quando le sue amiche seppero dell’ultimatum, scoppiarono a ridere di gusto: solo una minaccia del genere poteva tenere alla la

 

 

 

‘Piccolo, disastroso, scambio…’

 

 

 

Quando le sue amiche seppero dell’ultimatum, scoppiarono a ridere di gusto: solo una minaccia del genere poteva tenere alla larga quei due!

Eleanor fu l’unica a reagire in modo differente. Abbassò il capo e si oscurò in viso, tenendosi le gambe incrociate davanti al petto con le braccia.

Ginny la guardò e sospirò: aveva reagito nello stesso modo del fratello Ron, di Harry e di ‘Mione. E sapeva anche perché: loro non credevano che lei sarebbe stata davvero in grado di tenersi a distanza da Malfoy. Erano certi che prima o poi loro due ne avrebbero combinato una delle solite, e lei sarebbe stata davvero mandata in un collegio femminile dall’implacabile Molly Weasley.

Ma niente di tutto ciò sarebbe successo.

I suoi cari amici si preoccupavano per niente.

Perché lei, Ginevra Weasley, non sarebbe stata così stupida da rovinarsi la vita per colpa di un Malfoy. Onestamente, non gliene era mai fregato nulla di lui: solamente che, quando la provocava, per puro orgoglio Weasley doveva rispondergli.

Ora però aveva un motivo per starsene buona buona e fare finta di nulla se mai la lingua velenosa di quella serpe avesse sputato in sua direzione roventi parole.

 

 

Era dicembre, e ancora tutto proseguiva per il meglio. Quando incontrava il ragazzo, Ginny si limitava a voltare la faccia; e se lui osava insultare i suoi amici, gli lanciava delle pungenti sfrecciatine senza nemmeno guardarlo in faccia, e causando così la sua ira, che Draco, per evitare di non prestare fede all’ultimatum, era costretto a tenersi al suo interno.

 

Nessuno sapeva dell’ultimatum, eppure tutti nella scuola avevano capito che qualcosa fra quei due doveva essere successo. Prima di tutto, perché non litigavano più, e la scuola senza i loro frequenti battibecchi sembrava quasi un altro posto… vuota, senza vita.

Poi perché entrambi erano cambiati fisicamente. Non erano più coperti di fresche cicatrici, lividi o tagli, che in passato spiccavano nettamente sulla loro carnagione diafana. A parte l’aspetto esteriore, inoltre, Ginevra appariva molto più solare e allegra di prima: la si vedeva sempre in compagnia delle sue amiche, ridere gioiosamente per questo o per quello, fare facce buffe che causavano l’ilarità generale; inoltre aveva ripreso ad uscire frequentemente con un gran numero di ragazzi, novità che non aveva fatto per niente piacere al fratello Ron, che diveniva rosso come un peperone ogni qual volta la sorella si recava ad Hogsmead con un ragazzo diverso dal sabato precedente…! Una volta l’aveva perfino presa per un braccio e tirata da parte, per chiederle cosa diamine aveva in mente: lei, semplicemente, gli aveva risposto che voleva trovare l’uomo della sua vita, e per riuscirci doveva saggiarli un po’ tutti… (N.d.A:evito d’inserire qui la reazione che aveva avuto il povero rosso… diciamo solo che Ginny era riuscita a sopravvivere all’ira del fratello solo ed esclusivamente grazie all’intervento di Harry e Hermione, che passavano di là per caso mentre cercavano il loro amico…)

 

Come ho già detto, anche Malfoy era manifestamente cambiato.

Già, oramai era la vera e propria personificazione del demonio. Era sempre infuriato, qualsiasi cosa gli faceva perdere le staffe e, non appena poteva, prendeva a colpi le sue due guardie del corpo, Tiger e Goyle, senza che loro naturalmente si lamentassero.

Pansy non gli si avvicinava più dopo l’avvenimento nei corridoi di Hogwarts, e stava sempre appiccicata alle sue amiche.

Gli unici con cui Draco riusciva a vivere serenamente erano senza dubbio Theodore Nott e Blaise Zabini…. Già, proprio Blaise, colui che si divertiva, da tempo immemorabile oramai, con quella che fino a pochi giorni prima sarebbe dovuta diventare sua moglie.

Draco non ce l’aveva mai avuta contro il bel ragazzo dalle caratteristiche gitane: anzi, i due si erano sempre divertiti a sparlare di Pansy dopo che lei aveva avuto le sue belle seratine con Blaise. In fondo, il fatto che il padre gli avesse appioppato come moglie quella stupida gallina starnazzante non significava mica che lui dovesse davvero amarla, rispettarla e onorarla… anzi possibilmente faceva tutto il contrario, tanto per fare un dispetto al caro Lucius.

E, ora che aveva finalmente chiuso con lei, poteva apertamente divertirsi con tutte quelle che gli gustavano: Satine in primis. Quella ragazza a letto era davvero una bestia scatenata…

 

 

 

 

Quel pomeriggio di venerdì sera erano tutte insieme, sedute ai piedi del lago. Non mancava proprio nessuno: c’era Hermione, che leggeva uno dei suoi grossi tomi rilegati in pelle; le gemelle Patil, che parlavano insieme a Ginny e alla sua compagna di stanza Vanessa di ragazzi; ed infine c’era Eleanor, che stava tentando (invano) di dissuadere Luna Lovegood dell’esistenza di qualche strana creatura di cui il Cavillo aveva recentemente parlato in uno dei suoi articoli…

 

“Ah, quasi mi scordavo… ‘Mione, metti giù quella robaccia che devo fare un annuncio importante!” Disse Ginny a voce alta, in modo da farsi sentire da tutte quante.

Le ragazze diressero velocemente la loro attenzione sulla rossa, perfino Hermione, sebbene fosse piuttosto contrariata per essere stata interrota nel bel mezzo di un interessantissima lezione sulle usanze delle antiche tribù di elfi domestici che abitavano nelle foreste dell’Amazzonia… (molti si chiedevano a cosa le servisse, ma…Hermione era pur sempre Hermione, no?!)

 

“Benissimo! Allora: questa mattina, mentre mi stavo dirigendo alla lezione di Cura delle Creature Magiche, ho sentito la McGranitt parlare animatamente con l’insegnante di erbologia. E indovinate cosa si stavano dicendo?!”

Le orecchie delle loro amiche si tesero al massimo, mentre i loro occhi presero a luccicare per l’emozione. Solo Hermione la fissava in maniera piuttosto torva, chiedendosi probabilmente perché ci mettesse così tanto a parlare.

Fatto sta che, tutto quello che uscì dalle labbra della giovane Grifondoro, fu uno schifato ‘Bleeeeha…Puuuh!” che le lasciò con un punto interrogativo gigantesco in faccia.

Poi però si accorsero che la rossa stava guardando in un punto ben preciso davanti a loro, e seguendo il suo sguardo, capirono il motivo del suo ribrezzo.

Su di un albero poco distante dal confine della foresta proibita c’erano, completamente spalmati l’uno addosso all’altro, due ragazzi. Non fu difficile riconoscerli: lei era una del quarto anno di Serpeverde, Ginger Splint; lui, invece, Draco Malfoy.

“Ricordatevi di obliarmi la mente una volta che avrò finito di dirvi tutto!” Commentò Ginny, dando subito le spalle alla coppia mentre un tremito di puro schifo la percorse tutta, facendo ridere le sue amiche.

“Pfiu… non mi pare una grande novità questa scena! Si ripete ogni giorno in ogni angolo della scuola, la sola differenza è che la ragazza cambia sempre!” Commentò Hermione, stizzita.

“Ed infatti reagisco così ogni volta, Herm! Uffa, possibile che tu sia felice solamente quando leggi un libro o quando sei tra le braccia di Ron?!” Chiese la rossa, portandosi in maniera severa le mani ai fianchi.

Hermione abbassò lo sguardo e arrossì lievemente, mentre l’espressione dura del suo volto lasciava spazio ad un leggero sorriso. “Ma che dici…” Disse poi, in un sussurro.

Ginny sorrise: era quasi un anno che ‘Mione e suo fratello erano fidanzati, eppure la sua amica reagiva sempre in quel modo quando si parlava della sua storia. Hermione Granger, la so-tutto-io di Hogwarts, era sempre stata timida in fatto di ragazzi, e questo lasciava spazio alla furba rossa di prenderla in giro ogni qual volta la situazione tra loro diveniva troppo tesa.

“Comunque, torniamo a noi. Le nostre prof stavano vivacemente parlando di un ballo…”

“Un ballo?!” Chiese Vanessa, sbattendo le mani allegramente, mentre la sua voce, già acuta, si alzava di un tono.

“Yes! Un ballo, ragazze mie! Un ballo di Natale! Si terrà prima della partenza dei ragazzi per le vacanze, e tutti potranno recarvisi. Naturalmente sarà d’obbligo vestirsi eleganti…”

Vanessa e le Patil saltarono in piedi, iniziando a saltellare come delle pazze furiose; Eleanor sorrise compiaciute, Luna rimase impassibile come al solito e Hermione, con uno sbuffo, tornò al suo libro.

“Che meraviglia! Dovremo andare a cercarci un abito!” Disse Vanessa.

“E che mi dici del trucco?!” Disse una Patil.

“E dei ragazzi?!” Fece l’altra.

 

“Sai quando appenderanno gli annunci alla bacheca, Gin?” Chiese Eleanor.

“No… ma immagino non più tardi di domani: dovremmo pur rifornirci in tempo, in fondo mancano solo due settimane!”

“Bene, allora domani si va a fare compere!” Gridò Vanessa, abbracciando per la felicità Luna, che però rimase indifferente come sempre.

 

 

Come Ginevra aveva annunciato, la mattina dopo apparve sulla bacheca della Sala Comune dei Grifoni l’annuncio del ‘Gran Gala di Natale’. I professori invitavano i propri studenti a recarsi ad Hogsmead per gli acquisti attinenti all’evento, che avrebbe avuto luogo due sabati successivi, e di trovarsi anche un accompagnatore/ accompagnatrice con cui recarvisi.

Naturalmente la troupe di amiche di Ginny non aspettava altro: quella mattina praticamente a colazione non toccarono cibo, e poi si fiondarono come delle furie sulle carrozze che conducevano alla piccola cittadina magica.

 

Forse non c’è nemmeno bisogno che io dica che, grazie alle compere di quel giorno, i mercanti di Hogsmead avrebbero potuto anche chiudere baracca per il resto dell’anno, talmente tanti soldi avevano guadagnato… I ragazzi di Hogwarts, al calare della sera, tornarono alla loro scuola stracarichi di buste di qualsiasi forma, dimensione o colore.

Soprattutto Ginevra Weasley: una volta rientrata in stanza, aveva poggiato sul suo letto un numero incredibile di piccoli e grandi pacchetti, guardandoli poi con un gran sorriso sulle labbra.

 

“Ginny, ma come mai hai preso tutte quelle cose?!” Le chiese Vanessa, mentre si riguardava il suo bell’abito lungo di seta rosa.

“Perché l’abito me lo faccio io!- rispose la ragazza, con tono neutrale, mentre iniziava a scartare un pacco più grande degli altri. –un abito preconfezionato costerebbe troppo per le mie finanze, senza contare che ho gusti difficili e quindi tarderei troppo a trovarlo. Così, preferisco farmene uno da sola! Ottengo ciò che voglio, spendo poco…e mi diverto!”

Vanessa rimase a guardarla, incredula, mentre Eleanor sorrideva gentile: Ginevra Weasley era davvero la ragazza più ingegnosa che conoscesse.

 

“Sai cucire?!” Chiese la bionda, ancora allibita.

“Certo!” Rispose la rossa, distendendo sulla sua scrivania, appositamente liberata da tutti i libri, la bella lana bianca e lucida che aveva comprato. Un tessuto davvero spettacolare.

“E il modellino?!”

“Lo disegno io!”

“Oh, Ginny! Se me l’avessi detto prima, l’abito me lo sarei fatta fare da te!” Mormorò Vanessa, sbuffando.

Eleanor scoppiò a ridere. “Ma guarda che il tuo è bellissimo! Senza contare che l’hai comprato in una delle boutique più prestigiose e alla moda di Hogsmead!”

“Sì, lo so… però mi diverte di più l’idea di Ginny… mi sarebbe piaciuto creare un abito da sola!”

“Oh, quante storie! Io invece sono felicissima del mio abito!” Disse Eleanor, piegando con attenzione nel suo baule il bell’abito rosso che si era comperata. Dopo di che, preso il pigiama, si diresse tranquillamente verso il bagno.

 

“Ginny, ma hai intenzione di rimanere sveglia tutta la notte?” Chiese Vanessa, guardando l’amica che ora aveva preso a misurare, a tagliare, a cucire e a mettere spilli dappertutto.

“Mmm… boh, finché mi vengono le idee! Altrimenti rischio di non essere pronta per la festa!” Commentò la rossa, senza voltarsi a guardare l’amica.

Doveva ringraziare Mamma Weasley se era così portata per l’arte del cucito!

 

 

 

 

“Draco, che ne dici del bianco?” Chiese Blaise Zabini, mentre si squadrava con attenzione davanti allo specchio. Indossava uno splendido completo candido, con rifiniture in argento, mentre i capelli, neri e leggermente mossi, cadevano con eleganza da un lato del viso, accentuando la sua bellezza selvaggiamente gitana.

 

Il ragazzo biondo uscì dal bagno, scalzo e con solo i pantaloni neri addosso. Guardò un attimo l’amico, senza fare alcun cenno col viso, poi si diresse senza dire niente verso il suo letto, dove c’era il resto del suo vestiario.

“Fai schifo.” Gli disse dopo un po’.

“L’avevo immaginato dal tuo silenzio. Allora mi metto quello grigio con gli inserti verdi, cosa ne dici?”

“Che potresti anche sembrare un essere umano.”

“Oggi sei di buon umore, vero? Non mi avevi mai fatto così tanti complimenti in una volta sola.” Rispose Blaise, sorridente, dirigendosi verso il suo letto.

 

“Oggi scade l’ultimatum.” Disse Draco, con un ghigno in volto.

“Non cantare vittoria, mancano ancora quasi cinque ore alla mezzanotte!”

“E cosa vuoi che me ne sbatta? Tanto passerò il resto della mia serata con la Habott!”

“Oh, hai invitato lei al ballo?”

“Era da un po’ che mi gironzolava intorno, ed in fodno, la trovo abbastanza interessante.”

 

“Mmm, sì, ha un bel corpo.” Mugugnò Blaise, rimettendosi a posto il papion, e dirigendosi poi verso lo specchio. “Senza dubbio sono divino!” Disse poi, ammiccando sensualmente alla sua immagine riflessa sullo specchio.

 

“Tu con chi ci vai?” Chiese Draco, finendo di sistemarsi i capelli, artisticamente scompigliati con il gel.

“Con Satine.”

“E Nott?”

“Non lo so… mi pare con Pansy.”

“Com’è che l’hai mollata pure tu?”

“Ma, era diventata noiosa. E poi non sentivo più il brivido dell’avventura nel farmi la futura moglie del mio migliore amico!”

“Eh eh, sei proprio uno stronzo, Blaise!”

“Beh, non per niente sono un Serpeverde!”

 

Una volta pronti, i ragazzi scesero nella sala comune della loro casa, dove trovarono già molto coppiette pronte. Blaise, con un po’ di stizza, si fermò ad aspettare la sua dama, sempre irreparabilmente in ritardo, mentre Draco andò diritto alla festa in sala Grande: la Habott gli aveva dato appuntamento nella piccola loggia fuori dalla sala da ballo, dove avrebbero potuto avere un po’ di privacy.

 

 

 

 

Quando Ginny, vestita e truccata di tutto punto, uscì dal bagno della sua stanza, lasciò le compagne senza fiato.

“Ginevra, sembri una vera regina!” Disse Vanessa, portandosi le mani alle labbra e ammirandola con gli occhi lucidi per l’emozione.

Era raro vedere la giovane Weasley vestita come una vera ‘signorina’, e quando accadeva, il risultato era senza dubbio strabiliante. Quella ragazza, quando voleva, aveva una grazia e una femminilità tali da riuscire a fare breccia nel cuore di chiunque, soprattutto in quello dei ragazzi naturalmente!

L’abito che si era fatta da se era davvero splendido. Tutto in lana bianca, con una profonda scollatura ad U sul davanti, circondata da una candida pelliccia, e un grazioso intreccio di lacci rossi sul corpetto, che faceva pendant con il grande fiocco vermiglio dietro la schiena. Ogni bordo dell’elegante abito era poi perfettamente decorato con piccoli brillantini.

I capelli erano legati in un’alta crocchia, e lasciavano così intravedere bene il viso e il decolté della ragazza, che vantavano una pelle così candida da fare a gara con la porcellana delle bambole cinesi. Gli occhi, splendidamente azzurri, spiccavano come due gemme sul tutto, e le grandi labbra a cuore tinte di rosso la facevano sembrare una bambina.

Solo le piccole efelidi sul naso ricordavano ai presenti che quella che avevano davanti era pur sempre Ginny Weasley!

“Sei bellissima, davvero!” Disse Eleanor, avvicinandosi e poggiandole un bacio sulla guancia. “Ma per chi ti sei trasformata in questa sublime maniera?”

“Ma, al ballo ci vado con il bel biondino di Tassorosso, Stephan Gregory, settimo anno!”

“Oh, quello con cui esci già da una settimana? Ma allora è una cosa seria…” Disse Vanessa: beh, in fondo non aveva tutti i torti a dire così, dato che le precedenti storie di Ginny si limitavano a qualche giornata di baci abbracci e carezze…

“Beh, diciamo che mi piace Stephan… Però, se trovassi qualcun altro d’interessante lì…” Disse Ginny, mostrando un sorrisino malizioso.

“…tuo fratello ti strozzerebbe prima che tu possa farci qualsiasi tipo di pensiero, Ginny!” Finì per lei la frase Eleanor, sorridendole bonariamente.

Ginny mise il broncio. “Sai che ti dico? Tu ci stai davvero bene con Harry! Siete entrambi due grandissimi scassapalle!

Scommetto che lui non ti ha ancora nemmeno baciata!”

“GINNY!” Gridò Ele, in tono di rimprovero, divenendo subito rossa in zona guance.

“Ecco, lo sapevo! Adesso vado a dirgliene quattro!”

“Ma se me lo ha chiesto ieri sera di venire al ballo con lui…”

“Ah no, mi dispiace ma questa non è una scusa accettabile! Poteva sigillare la vostra richiesta con un bel bacio!” Disse la ragazza, e ridendo come una pazza, aprì la porta del dormitorio e si fiondò giù per le scale, seguita a ruota dalle altre due, che però, portando scarpe alte e non semplici ballerine come la loro amica, dovettero mantenere una camminata ben più calma ed elegante.

 

Ginevra scese le scale a mo’ di uragano, saltando a due a due gli scalini e catapultandosi nella sala comune dal terzo gradino della scalinata, continuando a ridere come una pazza.

Arrivata lì, però, fu costretta a fermarsi. Davanti a lei c’era un bel gruppetto di ragazzi, tutti elegantemente vestiti, che avevano assistito in silenzio alla scena e ora la guardavano a bocca aperta,con una luce strana negli occhi.

La ragazza, un po’ in imbarazzo, calmò i propri bollenti spiriti e si fermò a fissarli tutti negli occhi. Sembrava che quegli imbecilli non avessero manco capito chi fosse.

“Ginny…” disse il fratello, completamente senza fiato.

“Ron… complimenti, sei davvero elegante! E Hermy, dov’è?”

“Sta…sta per scendere.”

 

Harry, dopo il primo momento di incertezza, si avvicinò a lei e le diede un amichevole bacio sulla guancia, sorridendole allegro.

“Ginevra Weasley, questa sera sei davvero divina!”

“Oh, grazie Harry! Anche tu! A proposito, ti volevo parlare di Eleanor!”

“Ah sì? Perché, cosa c’è? Qualcosa non va?”

“Sì, effettivamente sì! Vedi,…”

“…Ginevra Weasley, pronuncia anche solo un’altra parola e giuro che t’impastoio per il resto della serata!” Pronunciò dalle scale una voce molto arrabbiata.

 

Poco dopo, sotto gli occhi ammirati di Harry, fece il suo ingresso in sala proprio la sua dama, la dolce Eleanor, fasciata in uno splendido abito rosso che esaltava le sue forme e i suoi lineamenti mulatti.

Il ragazzo dagli occhi verdi si avvicinò a lei e, porgendole elegantemente la mano, la aiutò a scendere gli ultimi gradini.

“Sei bellissima, Eleanor.” Le disse Harry, esibendosi poi in un perfetto baciamano.

“Grazie… anche tu questa sera sei molto attraente…” Mormorò lei, mentre le guance divenivano color fuoco.

 

“E’ la bocca che le devi baciare, non la mano, testa di cipolla!” Gridò loro Ginny, ancora ferma insieme al gruppo di amici, che si era finalmente ripreso dallo shock dovuto alla splendida trasformazione del piccolo uragano Weasley. Alle sue parole, naturalmente, tutta la sala si mise a ridere, mentre Vanessa, che aveva incontrato il suo cavaliere, un avvenente Neville Paciock in uniforme nera, si avvicinò a lei e le diede un buffetto al braccio.

 

“Oh… alla fine ce l’ha fatta a dirlo… brutta stregaccia…” Mugugnò Eleanor, al colmo dell’imbarazzo.

Harry le sorrise e, dopo che le porse il braccio da lei subito accettato, iniziò ad incamminarsi verso l’uscita della sala.

“Signorina Weasley, si faccia gli affari suoi!” Disse però, non appena ebbe voltato le spalle al gruppetto, che iniziò di nuovo a sghignazzare.

 

 

 

 

La sala grande era davvero bellissima. Era addobbata con festoni dei colori delle quattro Case, tutti cosparsi di luccicanti polverine fatate che li facevano risplendere fino all’inverosimile. I tavoli erano stati tutti eliminati, e lo spazio ricavato era stato impiegato come sala da ballo. Qua e là c’erano sparsi poi dei divanetti, e in un lato della sala, quello vicino alla piccola vetrata che conduceva al buio patio esterno, c’era un gigantesco albero natalizio, pieno di candele che continuavano a vorticare fra i suoi rami. Nello stesso lato c’era inoltre un tavolo, riccamente preparato per servire il rinfresco della serata.

 

Quando Ginny fece il suo ingresso nella Sala Grande, rimase senza fiato: era la stanza più elegante che avesse mai visto in vita sua. Era così presa dall’ammirare tutte le decorazione che il professor Ruf aveva creato con le sue piccole mani, che non fece nemmeno caso agli sguardi meravigliati che le rivolgevano coloro che l’avevano vista entrare.

 

“Ginny, vieni a ballare!” Le disse Vanessa, già in mezzo alla pista abbracciata al suo Neville.

Ginevra, distratta dalla voce dell’amica, le rivolse un sorrisino complice: “Devo andare a cercare il mio cavaliere, prima!” Disse poi, dopo essersi accertata che Ron fosse ancora seduto in un divanetto insieme ad Hermione, e che quindi non potesse sentirla.

Vanessa le fece l’occhiolino: ah, con quella ragazza s’intendeva proprio, filavano sulla stessa linea d’onda!

Si diresse così, con passo elegante, tenendo l’abito con una mano, verso il patio esterno: Stephan Gregory le aveva detto di attenderlo lì.

Quando vi arrivò, però, non c’era nessuno, a parte l’oscurità appena rotta dalle luci provenienti dalla sala e il freddo pungente dell’inverno.

 

 

Era lì da cinque minuti, e aveva già preso le decisioni di dare buca a quel ritardatario del suo cavaliere e di andare a cercarsene un altro in sala, quando, nell’esatto momento in cui si voltò, sentì due forti braccia avvolgerle la vita.

Sorrise: riconosceva quel caldo abbraccio…

Si alzò in punta di piedi e, avvicinando con una manina il capo dell’alto ragazzo al suo, prese a baciarlo con dolcezza e sensualità.

Adorava Stephan, era diverso da tutti gli altri ragazzi con cui era stata: non era appiccicoso, melenso e sdolcinato. Era gentile al punto giusto, forte e sensibile allo stesso tempo, e poi baciava da Dio…già, quella sera stava dando davvero del suo meglio, dato che lei si stava letteralmente sciogliendo fra le sue braccia.

Peccato che però, quando usava quella bocca per parlare, non facesse altro che sparare idiozie. In fondo non si poteva pretendere molto da un Tassorosso…

Beh, ma chi se ne fregava: non è che doveva per forza sposarselo…

 

Ginny alzò le mani, con l’intento di accarezzare la bionda capigliatura del suo cavaliere. Quando fece così, però, si rese conto che stranamente quella volta Gregory si era messo il gel nei capelli.

 

Aprì gli occhi, di scatto, interrompendo il bacio. C’era qualcosa che non andava…

Anzi, c’erano troppe cose che non andavano: prima di tutto, il ragazzo era leggermente più alto e robusto di quello che si ricordava… poi baciava davvero troppo bene, portava i capelli acconciati col gel e… e i suoi occhi erano grigi come il ghiaccio che ricopriva il lago in quel periodo, non ambrati come il sole d’estate.

 

Quelle caratteristiche sembravano essere più proprie di….

di…

 

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!” Fu l’acuto grido che uscì dalle labbra di Ginevra, mentre il ragazzo faceva due passi indietro per lo stupore, andando proprio a finire sotto un fascio di luce proveniente dalal sala.

“MALFOY!” Gridò Ginny, inferocita.

 

“Weasley?!” Mugugnò dopo un po’ il ragazzo, con tono carico di sorpresa, sprezzo e… ripugnanza.

 

Con il cervello completamente ottenebrato dall’ira, la ragazza estrasse dalla fascia rossa stretta alla vita la sua bacchetta, puntandola direttamente contro il suo acerrimo nemico.

Questa volta non l’avrebbe passata liscia, questa volta non l’avrebbe passata liscia, questa volta non l’avrebbe passata liscia!

 

Draco riuscì a scansarsi giusto in tempo per non ricevere in pieno petto lo schiantesimo che la ragazza gli aveva lanciato. Tuttavia il raggio rosso proseguì dietro di lui, andando ad infrangersi contro la grande vetrata e rompendola in mille pezzi.

Senza fare caso al caos che oramai li circondava, Malfoy tirò fuori la sua bacchetta e, con velocità fulminea, lanciò sulla Weasley un expelliarmus, che andò a segno.

Ginevra, rimasta disarmata, con la sua caratteristica agilità felina scansò il ragazzo e si infilò nella sala, dove ormai le danze e la musica erano state interrotte, e si mise a correre per cercare un nascondiglio.

Purtroppo però Draco le era alle costole; così, per evitare uno schiantesimo, fu costretta a saltare sopra il tavolo del rinfresco, e poi sopra l’albero addobbato, evitando per un pelo di brucciacchairsi con le candele volanti.

Subito poi però le saltò in mente un’idea, e prima che il nemico tornasse all’attacco, prese una candela e gliela tirò addosso; a quella ne seguirono altre, e il ragazzo, non riuscendo a proteggersi, ben presto dovette abbandonare l’idea di attaccare per pensare invece a spegnere il fuoco che stava iniziando a salire su per il suo mantello.

 

Ginevra, vistolo in difficoltà, iniziò a ridacchiare: eh eh eh, alla fine l’aveva sempre vinta lei!

 

Purtroppo però, come dice il detto, ride bene chi ride ultimo: infatti l’albero, certamente non in grado di reggere un peso come il suo, seppur leggero rispetto alla norma, iniziò a barcollare; e Ginevra, per evitare che cadesse trasportando rovinosamente con se anche lei, saltò giu, finendo letteralmente sopra Malfoy, che era appena riuscito a spegnere il fuoco del suo mantello e che dunque non aveva fatto caso ai pasticci che aveva combinato la ragazza.

 

 

Quando i due riuscirono ad alzare lo sguardo e guardarsi dritti in faccia, il loro tentativo di schernirsi a vicenda fu repentinamente bloccato da un ‘Eh-Ehm’ anche fin troppo conosciuto.

Ginevra alzò il capo e si guardò intorno: tutti gli studenti di Hogwarts erano radunati là, attorno a loro, e fra questi c’erano anche i suoi amici.

 

Le venne un groppo alla gola quando vide Eleanor con le lacrime agli occhi: improvvisamente la gravità di ciò che aveva fatto, o meglio, delle conseguenze di ciò che aveva fatto, le piombò sopra come un macigno.

 

Un secondo schiarimento di voce la riportò alla realtà, e finalmente i suoi occhi si andarono a poggiare sul brutto mostro che, a pochi passi da lei e Malfoy, li fissava con le fiamme luccicanti negli occhi.

La McGranitt.

 

“Oh oh…” Fu tutto ciò che riuscì a mugugnare Ginevra.

 

 

 

 

 

Ecco qui i ringraziamenti!!!!

 

Grazie infinitamente a : mitika viola (hai visto, le quindici recensioni mi sono bastate per continuare la storia!!Senza contare che tu me ne hai inviate addirittura due!!); Dana; voldy weasley (mi fa piacere che il carattere un po’ pazzo di Ginny ti piaccia! In questo capitolo poi…beh, penso abbia dato del suo meglio!); Aira; Minako-chan (dovrai aspettare ancora un po’ perché quei due si mettano insieme, anche se in questo capitolo…beh, diciamo che si è capito che non starebbero poi così male, se lasciassero perdere le divergenze!); marta (ho continuato a continuarla! Contenta?! Eheheh!); ruka88(beh, e questa piccola lite ti è piaciuta o era poco scenografica?!); Bluegirl (ehm…mi dispiace dirti che l’ultimatum purtroppo è andato in frantumi…ohi ohi!); Kristel(come hai potuto vedere, purtroppo non sono riusciti ad evitarsi! E poi, il malefico destino gioca contro di loro, eheheh!); Jade; Uru-chan; terry(si certo, sarà una fic pro Ginny-Draco! Non avere fretta!); hermy90.

 

 

GRAZIE INFINITAMENTE A TUTTI!!!!! E SPERO CHE CONTINUIATE A SEGUIRE…E RECENSIRE!

Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!! ;P  

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Capitolo 4
*** Demonio Weasley! ***


Ginevra Weasley, ancora vestita a festa, entrò nella sua camera del dormitorio femminile della torre di Grifondoro

 

DEMONIO WEASLEY!

 

 

 

 

 

Ginevra Weasley, ancora vestita a festa, entrò nella sua camera del dormitorio femminile della torre di Grifondoro.

Sospirò, senza levare lo sguardo per vedere ciò che c’era davanti a lei, immersa completamente nei suoi pensieri.

 

“Ginny!” Gridò una voce triste. La rossa non fece in tempo ad alzare gli occhi che un paio di braccia le cinsero il collo, mentre Eleanor, con veemenze, la tirava a se. “Oh, Ginny! Ma che hai combinato!” Continuò la ragazza, scoppiando a piangere.

 

La rossa strinse a se l’amica, dandole leggeri colpetti alla spalla per farla calmare, mentre tratteneva uno sbuffo di esasperazione per evitare di turbare la sua compagna mostrandosi ingrata per tutta la compassione che la loro amicizia la spingeva ad avere nei suoi confronti.

Il fatto è… che lei non voleva compassione. Non voleva che i suoi amici piangessero per lei. Non voleva sentire uscire dalle loro bocche tristi parole di sconforto per ciò che l’attendeva.

Tutto questo…la irritava.

Perché dovevano fare i melodrammatici, quando neanche lei si rattristava per ciò che l’aspettava? Sì, certo, ammetteva che un po’ di apprensione regnava nel suo animo… ma era abbastanza normale, dato che stava per cambiare scuola ed infilarsi in un ambiente straniero con persone, regole, materie completamente nuove.

Lo accettava. Diamine! Era stata avvertita qualche mese prima, che se avesse sgarrato un’altra volta con Malfoy, l’avrebbe pagata cara. Pertanto, si prendeva tranquillamente le sue responsabilità ed andava incontro al suo castigo a testa alta.  

 

Era stata felice quando, appena entrata in sala comune, Ron le era corso incontro e le aveva mollato uno schiaffo. Beh, felice è una parola un po’ grossa… uno schiaffo è pur sempre uno schiaffo, e non fa piacere a nessuno! Però, lei aveva immaginato che con quello schiaffo suo fratello volesse concretamente manifestare la sua rabbia per ciò che aveva combinato, per la sua stupidità ad essersi lasciata trasportare dalle emozioni. E aveva anche sperato che a quello schiaffo succedessero parole come ‘Peggio per te!’ o ‘Sei una stupida! Così impari!’. Almeno questo avrebbe significato che loro la prendevano come un'adulta, responsabile delle proprie azioni, non come una stupida bambinetta combina - guai. E avrebbe significato anche che loro vedevano finalmente la situazione da un punto di vista più maturo... Invece no, figurarsi! Dovevano sempre mostrarsi deboli..dovevano sempre mostrarsi troppo legati a quella chiusa mentalità infantile, per cui ogni luogo estraneo al familiare è considerato pericoloso, oscuro, maligno. E chi ci finiva..beh, poverino, era degno di compassione! Quando avrebbero capito che Hogwarts non era tutto il mondo?!

Invece no.

Come avrete potuto immaginare dunque, subito dopo lo schiaffo Ronald l’aveva abbracciata, e insieme a lui anche Harry e Hermione, che a stento ratteneva le lacrime. Dopo di loro, poi, era stata praticamente soffocata dai baci, le carezze e gli abbracci degli altri grifoni suoi compagni… e per un pelo era riuscita a fuggire nelle sue stanze.

 

“Ele… avanti, ora calmati, non è successo nulla! In fondo, devo solo cambiare scuola: potremmo sempre tenerci in contatto!” Disse la rossa, scostando un po’ da se l’amica e guardandola dritta nei suoi grandi occhi color cioccolata.

 

“Sì, se sopravvivi!” Mugugnò un’altra voce lamentosa da un lato della stanza. Ginny alzò il capo, e sorrise nel vedere Vanessa tutta raggomitolata nel suo letto, circondata dall’ampia gonna del suo abito rosa. Sembrava proprio una bambina, tanto più che teneva stretto stretto nelle sue mani il grande pupazzo di pezza che l’accompagnava fin dal primo anno di Hogwarts!

Eleanor corse subito ad affiancarsi alla biondina, sedendosi sul suo letto e appoggiando il capo sulla sua spalla, ancora scossa dai singulti.

Ginevra scosse la testa: ok, loro proprio non avevano alcuna intenzione di capire il suo stato d'animo... fatto sta che lei non aveva alcuna intenzione di passare la sua ultima notte in quel posto fra piagnistei, grida di dolore e abbracci strappa-lacrime. Così non andava! Dunque, tenendosi con le mani il lungo abito bianco, fece un balzo e saltò sul suo letto, proprio davanti a quello dov’erano le sue amiche, e le guardò con aria piena di rimprovero.

“Voi due vi state dimenticando qualcosa! Anche gli altri giù in sala comune sembrano avere il vostro stesso lapsus… ma a voi non posso perdonarlo!” Gridò, incrociando le braccia davanti al petto.

 

Le due amiche la guardarono a bocca aperta, senza capire, mentre un’ultima, solitaria lacrima scendeva sulle gote arrossate di Eleanor.

“Eh?!” Chiese in un sussurro Vanessa.

 

“Andiamo, ragazze! Cavoli! Possibile che vi siate dimenticate che io sono Ginevra Weasley?! Se sono stata in grado di tenere a bada un Malfoy, per di più infuriato come un caprone in calore, riuscirò a maggior ragione a sopravvivere in un collegio femminile!”

 

Le due amiche rimasero un attimo in silenzio, ancora sbalordite. Poi, quasi senza preavviso, scoppiarono a ridere.

“Sei sempre la solita, Gin…” Disse Vanessa.

Ginevra, un sorriso trionfante sulle labbra, salto sul loro letto e si gettò sopra le amiche, facendole ridere ancora di più.

 

“Oh, finalmente c’è qualcuno che lo capisce! Certo che sono sempre la solita! Secondo voi?! Niente mi potrà mai cambiare!”

“Sei sicura? Non è che quelle brutte vecchie racchie megere della scuola dove ti vuole mandare tua madre ti faranno diventare come loro?!” Chiese Ele, con gli occhi che le scintillavano per la speranza.

“Mmmm… no… non penso proprio! Se ci sarà qualche cambiamento, sarà da parte loro per diventare come me!”

“Sempre la solita sbruffona! Adesso capisco perché Malfoy non ti sopporta! Sei esattamente identica a lui!” Sbottò Vanessa, guardandola con un sorrisino ironico.

“Ehi, questa era una vera e propria offesa! Ma allora vuoi la guerra!” Gridò la rossa, alzandosi di scatto e saltando di nuovo nel suo letto, per armarsi di cuscino. Troppo tardi però…dato che le altre due amiche le avevano già lanciati addosso i loro, e la Weasley cadde rovinosamente a terra, ridendo a crepapelle. “Questa me la pagate, ve lo giuro!” Gridò loro, un attimo prima di prendere il suo cuscino e catapultarsi sul nemico.

 

Molte risate, e numerosissime piume dopo, le ragazze, esauste, erano distese per terra con le federe rotte dei loro cuscini ancora strette in mano.

“Ehi Gin…quand’è...che..ti vengono a prendere?!” Chiese una Vanessa col fiatone, tutta scarmigliata per via dei colpi ricevuti.

“Silente ha avvertito i miei genitori e quelli di Malfoy…domattina verranno a prenderci, mentre voi ritornate a casa per le vacanze.”

“Quindi, ci dovremo salutare ora…” Osservò Ele.

 

“Mi mancherete ragazze…ma provate solo a scordarvi di me, e quando verrò a saperlo vi starò appiccicata per il resto della vostra vita come una piattola!”

“Oddio, no…! Preferisco mandarti una lettera una volta ogni tanto per farti credere che ancora so chi sei!” Mugugnò Vanessa, storcendo la bocca.

Pochi secondi dopo, di nuovo, scoppiarono a ridere.

“Aspettate un attimo… prima di andarmene, però, c’è qualcuno che ancora mi deve dire qualcosa!” Gridò la rossa, fissando con occhi maliziosi la povera Ele, che si ritrovò ad arrossire.

“Beh..che vuoi da me…”

“Ele…Eluccia- fece, con voce cantilenante- com’è andata con Harry?!” Chiese, mentre un innocente sorrisone le compariva sulle labbra.

“Oh...beh…ecco…noi…” Mormorò quella, diventano ormai del colore del suo vestito carminio.

“Taglia corto con questi blateramenti, non m’interessano! Ti ha baciata o no?!”

“…sì…” Rispose infine quella facendosi piccola piccola e sorridendo lievemente.

“OHLA! Che bello! Sono felice di esserci stata quando l’altra mia migliore amica ha finalmente dato il suo primo bacio! Era ora! Stavo per impensierirmi per te, lo sai?!”

“Oh, Ginny, quanto sei stupida!” Disse Vanessa, scoppiando a ridere.

“E’ la verità- protestò candidamente quella- Avanti! Ora voglio sapere le cose sporche!”

 

“Ma quali cose sporche?! Ci siamo solo baciati, Ginevra Weasley! Che cosa vai a pensare?!” Urlò Ele, allibita.

La rossa scoppiò a ridere, dondolandosi senza riuscire a trattenersi. “Ti dovresti vedere! Sembri un’aragosta al forno!”

“Oh, per carità…sei insopportabile!” Protestò Eleanor, tirandole in faccia la federa del suo cuscino.

 

 

A quell’ora la scuola era completamente deserta: tutti i ragazzi erano già partiti in treno per tornare dalle loro famiglie, e nell’altro d’ingresso erano presenti solamente lei e Malfoy, che aspettavano ciascuno i propri genitori. Naturalmente, non si guardavano nemmeno in faccia…

Ad un certo punto però Malfoy si era alzato ed era uscito dalla porta, mentre un piccolo elfo domestico si precipitava alle sue spalle per prendere le sue valigie.

La rossa aveva assistito all’incontro di Draco con Lucius come un’indifferente spettatrice. Non si era nemmeno stupita quando, come unico saluto, i due si erano scambiati uno sguardo raggelante…in fondo, erano pur sempre Malfoy, ossia freddi ghiaccioli ambulanti dalle fattezze umane. Senza contare che poi il vecchio doveva essere furioso con il figlio… eheheh…Draco ne aveva combinato delle belle ultimamente, disobbedendo ai suoi ordini e rendendo ancora più difficile la situazione caotica in cui riversava ora l’uomo! Chissà che bella punizione l’avrebbe aspettato…

 

Mentre era immersa nelle fantasticherie su tutte le torture che Lucius avrebbe potuto infliggere a Draco, si accorse che si stava avvicinando all’ingresso della scuola qualcun altro, mal guardato dai due biondini che si scambiavano parole ai piedi del grande portale.

 

“Charlie?!” Mugugnò allibita la rossa, alzandosi di scatto dalla valigia su cui era seduta e fondandosi fuori.

Rimase in piedi, sopra la gradinata, per un po’, fissando con occhi scintillanti il bel ragazzo vestito di pelle di drago che si trovava davanti.

“CHARLIE!” Gridò poi, al colmo dell’entusiasmo, saltando, con un balzo che lasciò di stucco i due Malfoy, i cinque gradini e fondandosi sopra al fratello, che la abbracciò sorridente.

 

“Ehi, piccola furia! Come va?” Chiese il ragazzo, scompigliandole amorevolmente i capelli.

“Bene!… Beh… forse dovrei dire di no…però è tutto ok!”

Charlie la fissò un poco con sguardo scrutatore, incrociando le braccia sul petto. “Neanche un po’ di paura per ciò che ti aspetta?!”

“Ehehehe…”

“Questa risata mi risulta poco rassicurante…che cos’hai in mente, piccolo Demonio Weasley?!”

“Oh Charlie, sai anche tu che mamma sbaglia a mandarmi in una scuola piena di regole…”

“Sì, lo so, gliel’ho detto che ti saresti divertita troppo a trasgredirle! Ma…la mamma…”

“…è sempre la mamma! Ok, ora vado a prendere le valigie, così possiamo andarcene da questo posto e liberarci subito di questa spiacevole compagnia!” Disse la rossa, lanciando, prima di correre dentro, un’occhiata di traverso ai due platinati al loro fianco, che non avevano smesso un attimo di fissarli.

 

Anche Charlie, che si era sentito per tutto quel tempo lo sguardo d’acciaio dei due Malfoy, si voltò a guardare in faccia gli acerrimi nemici della sua famiglia, incontrando subito lo sguardo di Draco, che ora era puntato verso la porta oltre cui era scomparsa Ginevra.

Odio…odio puro si leggeva in quei freddi occhi grigi. Odio, gelosia e…rassegnazione. Per cosa, non poteva saperlo. Però era la rassegnazione che oscurava quello sguardo.

Forse, la rassegnazione per un futuro che purtroppo sarebbe stato deciso da altri e non da se stesso… O, magari, la rassegnazione per essere così vigliacco da non riuscire ad opporsi, come invece faceva Ginny, a ciò che l’attendeva. Il che poteva spiegare anche la gelosia e l’odio.

Draco Malfoy odiava Ginny perché era geloso della sua libertà… di quelle ali con cui lei riusciva a volare anche dentro una prigione, senza mai perdere la speranza di potervi uscire.

 

“Andiamo Draco.” Disse in quel momento con voce fredda e risoluta Malfoy senior, interrompendo i ragionamenti del più grande di casa Weasley.

Insieme, padre e figlio salirono sulla carrozza, sopra cui c’erano già i bagagli che l’elfo domestico aveva rapidamente messo al loro posto.

 

Mentre la nera carrozza col blasone dei Malfoy ben in rilievo usciva dal castello, le porte di Hogwarts si aprirono, mostrando un’arrabbiata Ginny alle prese con un baule troppo pesante per lei.

“Giuro che ora mi arrabbio!” Mormorò quella, lasciando cadere l’oggetto e guardandolo con occhi infuocati.

Charlie scoppiò a ridere. Sua sorella era davvero unica! Già, unica… e mai, mai e poi mai, avrebbe permesso a qualcuno di cambiarla.

L’avrebbe portata con se in Romania, se sua madre non avesse accettato a mandarla in una scuola meno severa di quella dove aveva già fatto domanda. Nessuno…nessuno avrebbe avuto più l’opportunità di tagliare le ali a quella piccola colomba. Ginevra Weasley doveva volare libera.

 

“Scusa, ma invece di ridere come un drago con la colite, ti dispiacerebbe darmi una mano?!” Gridò la rossa, guardando severamente il fratello, che scosse la testa e andò da lei.

“Baule locomotor!” Pronunciò Charlie, agitando celermente la sua bacchetta. Un attimo dopo l’oggetto prese a volare, e seguì i due fratelli mentre uscivano da Hogwarts.

“Oh, carina questa magia!” Commentò Ginny.

“Sì, e tu la dovresti conoscere, signorina asinella!”

“Ehi, non è vero: io sono brava a scuola! Non è colpa mia se non ci insegnano a fare muovere i bauli da soli! Ah dire il vero sarebbe molto più interessante delle lezioni di Piton…”

“Guarda che se ti sente, te la fa pagare!”

Ehehhe! Non può più, oramai non faccio più parte di questa scuola! Comunque…toglimi una curiosità: com’è che non sono venuti mamma e papà a prendermi?” Chiese la rossa, mentre si sedeva sulla moto volante del fratello, dopo che questi ebbe saldamente legato il suo baule.

“Beh… diciamo che papà voleva che tu uscissi da questa scuola ancora viva… e così ha mandato me a prenderti mentre lui e gli altri tentavano di calmare la mamma!”

“Gli altri…vuoi dire che vi hanno tutti richiamati?! Ci sono anche Bill e Percy?!”

“Ci sono anche Bill e Percy, oltre Fred e george…e Ron che arriverà questa sera. La mamma ha mandato una strillettera ad ognuno di noi ieri notte! Ma dico, non potevi scegliere un’ora più decente per litigare con Malfoy?!” Commentò il fratello, mentre accendeva la moto.

“Beh, sai com’è… la notte porta consiglio!” Rispose la rossa, un attimo prima che il fratello volasse a tutto spiano in cielo, dirigendosi verso la Tana.

 

 

 

 

“NO, NO E POI ANCORA NOI!”

 

Quella notte la voce furiosa della signora Weasley rimbombò perfino nel circondario della Tana, facendo scappare via gli gnomi che si erano riparati nel loro giardino.

Avevano mandato a letto Ginevra, ed ora tutti i fratelli, in particolar modo Charlie, tentavano di convincere la loro madre a non mandare la ragazza in quella scuola.

 

“Ma perché no?!” Gridò Bill, esasperato.

“Perché la Scuola Puritana per Giovani Streghe di Buona Famiglia è perfetta per domare il suo carattere scapestrato! Ginevra è una signorina, ormai, e non può continuare a comportarsi come un maschiaccio. Ne va della sua stessa reputazione!” Affermò la signora Weasley, dura come una roccia.

“Ma è una pazzia mandare Ginny in una scuola puritana…specialmente in quella! Contando che tutte le donne che escono da lì poi solitamente vanno a rinchiudersi in un monastero…” Commentò Charlie.

“…Io non ho nessuna intenzione di avere una sorella suora! Te lo puoi scordare!” Gridò George.

“E nemmeno io!” Assentì Fred.

 

“Non è questo il mio obiettivo! Se Ginny, una volta uscita di là, vorrà prendere gli ordini, io non avrò nulla in contrario! Ma deve andarci, per il suo stesso bene! Deve imparare a comportarsi come si deve!” Sbuffò Molly.

 

“Tesoro…cara…calmati! Avanti… in fondo i ragazzi ed io ti stiamo solo chiedendo di inviarla in una scuola con un regolamento meno severo!” Disse Arthur Weasley, facendosi coraggio per fronteggiare la moglie.

 

“E io no ci penso nemmeno a darvi ascolto! E’ anche colpa vostra se lei ora è così! Invece di giocare con le bambole, andava sempre a giocare con voi a fare la lotta, o a Quidditch… o altri giochi spericolati e sciocchi che fate ancor oggi!” Gridò la mamma, rossa in volto per l’ira.

“Beh, se lei voleva venire non è che la potevano cacciare…” Commentò Ron.

“Dovevate invece! Non solo potevate, ma dovevate! Se lo aveste fatto ora non sarebbe così… folle!”

 

“E’ proprio questo il punto mamma: nostra sorella è folle… lo è sempre stata ed è giusto che lo rimanga. E’ la nostra piccola demonietta!” Disse Percy, che fino a quel momento era rimasto pressoché zitto. Tutti i fratelli assentirono.

“Non rovinarci così la nostra Ginny!” Disse poi Fred.

 

“Ma Ginny non sarà vostra ancora per molto! Sta crescendo, e presto sarà arrivato il momento in cui si dovrà fare una famiglia! E chi vuole per moglie una donna irresponsabile, che si diletta ancora a battibecchi e liti da bambina?!” Gridò Molly, ancora.

 

“Non dire queste cose, mamma, non sopporto che tali parole rivolte alla mia sorellina vengano proprio da te! Ginny non è un’irresponsabile, prima di tutto: è più adulta di quanto tu pensi. Ed è il suo stesso orgoglio ad imporle di tener testa alle responsabilità che le cadono sulle spalle.

Come quest’ultima, ad esempio… non ha fiatato, pur sapendo ciò che tu avevi in mente per lei. Perché? Perché sapeva che era colpa sua.

E questa storia del matrimonio..pfiu…ha solo sedici anni… non ho intenzione di vederla sposata già a quest’età. Glielo impedirei anche se fosse lei a volerlo, per amore. E’ troppo piccola.” Disse Charlie, furioso. Raramente si arrabbiava, e mai era successo che accadesse con sua madre. Ma, questa volta, per la sorella avrebbe fatto di tutto. Anche se poi gli avrebbero proibito di entrare di nuovo in quella casa.

 

Nella stanza si spanse il silenzio. Tutti, scioccati, guardavano Charlie, che fissava ancora con occhi di fuoco la loro madre.

Fu Bill il primo a rompere quella tensione, affiancandosi al fratello e poggiandogli un mano sulla spalla.

“Io sono d’accordo con lui. Ginny è uno spirito libero, è vero, ma questo non vuol dire che non usi il cervello. E’ matura per la sua età, e lo diventerà ancora più crescendo. Quella scuola non farà altro che toglierle tutta l’allegria che scorre nelle sue vene, rendendola un guscio vuoto.”

 

“Sempre che non la faccia saltare in aria prima…io sono pronto ad aiutarla!” Mugugnò George al fratello, scoppiando subito in sghignazzamenti con lui.

 

Miss Weasley sospirò, mentre il marito, vistola più calma, le passò un braccio intorno alle spalle. “E quale sarebbe la vostra proposta, sentiamo?! Perché avete qualcosa in mente, vero?”

 

Tutti, a quella domanda, rimasero spiazzati, guardando Charlie che era stato il più accanito in quel dibattito, e che ora sorrideva felicemente.

“Sì, io ce l’avrei un’alternativa.”

“Avanti allora, parla!” Disse Arthur.

 

“Conosco una nobile signora che fino a poco tempo ha lavorato come precettrice e dama di compagnia in molte famiglie aristocratiche inglesi. Ora si è ritirata nella sua villa in Romania. Sono certo che non mi negherà questo favore, dato che un mese fa ho salvato la sua proprietà dalla distruzione certa a cui sarebbe stata destinata a causa dell’invasione di un drago.”

“Chi sarebbe costei? La conosco?!” Chiese Molly, improvvisamente più interessata.

“Penso di sì, è un nome abbastanza noto: lei è Miss Aprilia Sprint.”

 

Gli occhi della signora Weasley si illuminarono a quel nome. “Oh, è perfetto! Magnifico! Ginny hai sentito?! Domani parti per la Romania con tuo fratello! Ti metterai il vestito che ti ho preparato sulla sedia nella tua stanza, capito?”

 

Tutti i figli, con un punto interrogativo in testa, guardarono allibiti la madre. Ma con chi stava parlando?! Poi, un leggero frusciare di abiti li fece voltare tutti verso la scalinata, dove sorpresero la loro sorellina, in pigiama, ad origliare la conversazione.

“Ehm…va bene mamma…Buonanotte!” Mormorò la ragazza un attimo prima di correre in camera sua, rossa in viso per essere stata scoperta.

I fratelli sorrisero: quello era proprio il loro caro, piccolo, Demonio Weasley!

RINGRAZIAMENTI

 

 

Tink: ehm… devo dire che le tue esplicite sollecitazione… mi hanno davvero sollecitato a muovermi!!! Non so perché, ma l’idea di cruciatus e riti propiziatori alla mia morte mi ha spronato a farmi venire nuove idee IN FRETTA, ehehehehe!!!!No, vabbè, a parte gli scherzi: grazie per la recensione e per i complimenti, sei gentilissima!!!!Come mi pare di averti già detto, il divertimento per me è tutto, soprattutto in un testo scritto!!!Altrimenti…che barba!!!! Questo capitolo è stato un po’ noioso, ma prometto che nel prossimo migliorerò!!!!!Ciauuuu!!! ;D

 

 

Moonlight: Ciaooooo!!!!Sono felice che ti sia piaciuta anche questa piccola ff!!!!!Sì, è vero, la coppia Ginny Draco qui è veramente scalmata...vabbè, più che latro è Ginny il demonio, come dice anche questo capitolo!!!!! Ah, prima di lasciarti.... ti preeeego, non sfasciarti la testa con quella lampada!!!Altrimenti chi me l'aggiorna poi la tua fanfic????!!!!!!! Ehehehhehehe!!!!Ciauuuuuuuuuuuuu!!!!!

 

mitika_viola: ohhhhhh, non preoccuparti per le due recensioni,s ono cose che capitano!!!Anche il mio pc è disastroso!!!!!Come ad esempio ora sono costretta a scrivere i ringraziamenti sul blocco note perché word non mi si apre...grrrrrrrrrr...e poi non mi dovrei arrabbiare!!!! Ufff!!!!Comunque, stai tranquilla, il tuo Dracuccio (anzi, il mio!!!Draco è solo mio, capito???!!!! ;P) non soffrirà tanto, anche se in questo capitolo non è comparso molto. Credo che il prossimo si concentrerà soprattutto su di lui!!!!!Ciaooooooooo!!!!

 

Minako_chan: ehm...e-ehm... nooooo, ma che dici?????!!!Non li espello affatto...ma scherzi???Come potrei mai....eheheheh..... naturalmente, fai finta di non aver letto questo capitolo...sai, tutte baggianate.... eh eh eh(N.d. Me: risata piuttosto nervosa in attesa di un'amara vendetta)...ciau! (N.d.A.: l'autrice fugge via dall'ira della sua lettrice...)

 

Kristel: eccomi qua col nuovo capitolo!!Ti è piaciuto????Ho preferito non presentare il dialogo col preside, perché si è trattato di qualcosa di molto breve!!! Così, sono passata subito ad analizare i sentimenti di Ginny!!!! Nel prox, invece, penso mi concentrerò più su Draco...e sì, altrimenti lo ignoro troppo1!!!Ciauuu!!! ;D

 

marta: oh che bellina l'esclamazione che hai fatto!Caspiterolina!!!!E' troppo simpatica, ehehehe! Beh, che ti posso dire...sono felicissima perché vai in vacanze, e ancora di più perché hai deciso di finire di leggere la mia storiellina stupida al ritorno!!!!Spero che questo capitolo non ti abbia deluso...era un pò noioso effettivamente...vabbè, nel prox ritornerà l'azione!!!Ciauuuuuu!!!!

 

voldy_weasley: ciaoo!!!!Le tue osservazioni sono state molto corrette!!! Come hai potuto vedere, l'unica che crede al fatto che Ginny seguirà le regole è la signora Weasley!!!Gli altri fratelli la conoscono troppo bene!!!E comunque, non hanno alcuna intenzione di farla rattristare troppo!!!! Come darti torto???ginny è davvero una pazza!!!! E penso che sarà difficile che cambi..ehheheh!!!! Ciaoooooooooooo!!!! ;P

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Capitolo 5
*** Destino Crudele ***


Era notte

 

 

Destino Crudele

 

 

Era notte.

Nessuno a Malfoy Manor dormiva.

I suoi soli due abitanti erano immersi in turbinosi pensieri, in due ale del palazzo contrapposte.

Lucius, seduto nel suo studio, una mano a tenere il mento, rimirava il quadro della defunta moglie sulla parete davanti a lui.

Narcissa era sempre stata una donna molto avvenente. La sua bellezza era tipica delle dame del nord… fredda, austera, ma insieme assai fragile e delicata.

La salute precaria della signora Malfoy era peggiorata dopo la nascita di Draco, e la preoccupazione dovuta all’avere un marito mangiamorte sempre a rischio di vita l’aveva lentamente divorata.

Lucius ricordava ancora lucidamente il giorno in cui, appena un anno prima, uscito da Azkaban, l’aveva ritrovata morente fra le braccia del figlio. 

Ed è per via di quella promessa che lei gli strappò in quei suoi ultimi istanti di vita che ora lui era ciò che era.

Non un seguace di Voldemort.

Non un seguace di Silente.

Niente di queste due scelte, eppure entrambe.

Era una spia, un mangiamorte insospettabilmente passato dalla parte del nemico. Un traditore. Ma non si pentiva di ciò che aveva fatto. Per Narcissa questo ed altro. Per Draco… questo ed altro.

Oh, l’idea sulla superiorità della razza pura trovava ancora alloggio nella sua mente, ma insieme ad essa regnava anche la consapevolezza che una guerra con decine di morti non era il modo giusto per metterla in atto. Forse, un modo giusto nemmeno c’era nemmeno…

La supremazia dei purosangue si stava rivelando una stupida utopia.

 

Sospirò, coprendosi gli occhi con la mano che prima stava sul mento. Sapeva che ora Draco si stava immaginando, con la sua estesa e cupa fantasia, cosa lui gli avrebbe riservato come punizione per il comportamento mantenuto negli ultimi tempi. Probabilmente aveva in mente qualche carcere munito di lavori forzati, dove gli avrebbero dato si e no da mangiare pane e acqua una volta al giorno, dove non avrebbe potuto dormire e dove avrebbe avuto a che fare con uomini di dubbia moralità e dal pugno facile.

Sorrise stancamente.

E no… questa volta Draco sarebbe rimasto a bocca asciutta! Oh, certo, aveva tutte le intenzioni del mondo di punire quel ragazzo: non era il modo in cui ci si doveva comportare quello, specialmente in una scuola e soprattutto nei confronti di una ragazza selvaggia come la giovane Weasley.

 

Aveva visto lo sguardo che il figlio aveva riservato a Ginevra: odio, odio puro per quella creatura dalle grandi ali di colomba, che poteva svolazzare libera per i cieli del mondo; invidia per il coraggio che dimostrava nel non temere i pericoli che le sbarravano la strada.

Ciò che più lo aveva turbato però, era la rassegnazione che traspariva da tutto il suo animo. Draco non sapeva che lui era una spia, non glielo aveva voluto dire per preservare la sua vita, e la vita di se stesso. Solo Silente e qualche pezzo grosso degli Auror al Ministero, erano a conoscenza della sua nuova identità.

Draco era ancora convinto che lui fosse un mangiamorte, e che il suo volere più grande fosse che anche suo figlio diventasse come lui. Questo era il motivo della rassegnazione: le catene che lo avrebbero trascinato verso un futuro da lui non scelto né desiderato. Ma presto anche lui avrebbe saputo...saputo e capito.

Tutto a suo tempo, dicevano i saggi...

 

Aveva per lui in mente una punizione molto più…costruttiva. Un qualcosa che gli avrebbe insegnato a portare rispetto verso i suoi familiari, ma che insieme gli avrebbe fatto capire che lui era un uomo libero.

 

Bussarono alla porta, e Lucius, con la sua voce strascicata, diede il permesso di entrare.

 

“Mi avete fatto chiamare, padre?” Chiese Draco, con viso annoiato, dopo aver salutato con un cenno del capo l’uomo biondo seduto davanti a se.

“Sì Draco. Domattina tu lascerai Malfoy Manor.”

 

“Potrei sapere quale sarà la mia destinazione?” Chiese con voce ferma il ragazzo, dopo un attimo di pausa.

“Lo vedrai al momento opportuno. Buonanotte.”

“Buonanotte.”

 

 

Quando Lucius, prima di smaterializzarsi, gli aveva detto la meta prefissata, era stato certo che tutti i suoi pensieri sul campo di concentramento isolato dal resto del mondo fossero purtroppo l’amara realtà.

Invece, improvvisamente, si era ritrovato nel bel mezzo di un salotto riccamente addobbato… non paragonabile a quelli presenti a Malfoy Manor, ma comunque accettabile. Lo stile era senza dubbio barocco, dove gli effetti delle tre discipline artistiche, architettura, scultura e pittura, andavano a mischiarsi, creando un effetto teatralistico avvero notevole. Non c’era un solo spazio vuoto, e ove non c’erano mobili, si trovavano invece imponenti strutture artistiche.

Bah… era davvero troppo sfarzoso quel luogo. Preferiva di gran lunga l’elegante sobrietà del rococò della sua casa.

Vabbè… certo che però era assai meglio del posto che si era immaginato…

 

“Buongiorno! Ben arrivati!” Disse una calda voce maschile, che fece voltare i due uomini verso una grande porta ad arco. Da lì infatti stava avanzando un omino basso e robusto, con due grandi baffi neri nel volto abbronzato dal sole, vestito con un elegante abito da mago in damasco di seta azzurro-oro. Un vero orrore, non c’è che dire…

 

L’uomo continuò ad avvicinarsi, fermandosi solamente a poca distanza da Lucius, per stringere la mano che gli era stata gentilmente donata.

“Buongiorno Roger, come state?” Chiese Lucius, mostrando una gentilezza di modi e di voce che lasciarono spiazzato il figlio.

“Bene Lucius, bene. Stavo giusto finendo di fare preparare le stanze per Draco.”

“So di averti avvisato in ritardo, ma gli eventi sono precipitati.”

“Oh, sai che non importa. Per te questo ed altro!”

 

“Questo è mio figlio.” Disse poi Lucius, volgendosi ed indicando all’uomo il bel ragazzo biondo dall’espressione sfrontata che lo fissava con le braccia conserte e la fronte corrucciata.

 

“Felice di conoscerti, Draco.” Disse l’uomo, porgendogli la mano che il ragazzo tardò a stringere. Questo piccolo gesto fece sorridere di più il mago, che, voltandosi verso Malfoy Senior, disse:

“E’ la tua perfetta copia. Perfetta proprio in ogni angolazione! Gli mancano solo i capelli lunghi per essere uguale a te!”

Lucius storse la bocca in quello che doveva essere un sorriso, e che invece apparve come un ghigno. Ma Roger c’era abituato… lo conosceva anche fin troppo bene.

“E’ pur sempre un Malfoy.” Ribadì Lucius.

“Oh beh, è qui proprio per questo! Draco, saluta tuo padre e segui Tims, ti condurrà nei tuoi appartamenti.” Aggiunse infine l’uomo, con voce affabile ma con tono perentorio, che fece ridurre gli occhi del giovane a due fessure. Nessuno, tanto meno quella vecchia capra ammuffita abbigliata da clown, poteva dargli ordini…

 

Lucius alzò un sopracciglio vedendo la reazione del figlio e, con il suo tono più duro che costrinse il giovane ad obbedire, asserì: “A causa di ciò che hai fatto, ora sei sotto la giurisdizione di Mister Roger. Se disobbedirai anche solo una volta a lui, non seguendo le sue richieste, questa opportunità che ti sto offrendo svanirà nel nulla, e sarai castigato in maniera assai più dura. Mi sono spiegato?”

“Certo, padre. Cristallino come sempre. Arrivederci.” Rispose il ragazzo, facendo un leggero inchino con la testa e seguendo il piccolo elfo domestico, Tims, fuori da quelle stanze.

 

Rimasti soli, i due uomini si rivolsero a vicenda lo stesso sguardo: sarebbe stata davvero dura…

 

 

 

 

Le stanze di Draco erano rivestite di damasco grigio-argento, abbinato con un sontuoso pavimento di marmo cinereo, mobili di legno chiaro e tappezzeria degli stessi colori.

Apprezzabile.

Il letto poi era morbido e abbastanza grande, coperto dalle tende del baldacchino. C’era inoltre una biblioteca privata, un salottino e uno studio.

Sì, non si poteva lamentare per lo spazio a lui riservato.

Piuttosto, cominciava a preoccuparsi sempre di più riguardo ciò che gli avrebbero fatto… che razza di punizione aveva in mente il padre per lui? Possibile che tutto quello sfarzo servisse solo a nascondere la realtà di un duro castigo? Sarebbe stato degno del padre montare un’illusione del genere.

Peccato che lui non ci sarebbe cascato.

 

Toc toc

 

Aveva appena iniziato a controllare l’ordine con cui i suoi abiti erano stati disposti, che già qualcuno bussava… chi poteva essere?

 

“Avanti” Disse Draco, con voce noncurante, continuando a guardare l’armadio aperto davanti a se.

 

“Salve Draco.” Disse la voce affabile dell’uomo. Il ragazzo, com’era da aspettarselo, nemmeno si voltò a guardarlo, né rispose al suo saluto. Roger sorrise.

 

“Per questa volta, passo sopra la tua sfacciataggine. Non hai capito ancora con chi hai a che fare e come ti devi di conseguenza comportare, pertanto non posso biasimarti più di tanto. – Draco continuò a non guardarlo, ma l’uomo non ci fece caso.

-Sono venuto qui per avvisarti del programma che seguirai fino a giugno. La colazione è alle otto. Alle nove iniziano le lezione in una stanza che ti sarà poi indicata dall’elfo che ti è stato messo a disposizione, Tims.

La mattina, fino alle quattro, andrai a scuola. Seguirai più o meno le stesse lezioni di Hogwarts, e l’insegnante in questione sarà mia moglie. La sola pausa riservatati è alle due: avrai un’ora di tempo per il pranzo servito nella mensa adibita per voi studenti.

La sera, impiegherai il tuo tempo nello studio e, quattro volte la settimana, nell’allenamento fisico: gli esercizi saranno scelti da me.

Qualora tu ti comporti in maniera indegna, o non studi, o disobbedisca a qualunque compito da me o da mia moglie affidatoti, verrai punito.

La cena è servita alle otto di sera. Alle undici, dovrai essere in stanza e le luci dovranno essere spente.

Ah…un’altra cosa: sarai libero di usare la magia solamente all’interno dei tuoi appartamenti e dell’aula di lezione. Come sempre, se disobbedirai, sarai castigato.

Qualche domanda?”

 

“Questa è una scuola?” Chiese Draco, voltandosi appena per lanciargli uno sguardo penetrante.

“Sì, puoi chiamarla così. Una scuola molto, molto privata.”

“E ci sono altri studenti?”

“Una sola. E’ arrivata questa mattina, come te. Alloggia nella stanza qui di fronte. Spero che andrete d’accordo.”

Sul volto di Malfoy comparve un ghigno. Lui andava sempre d’accordo con le ragazze… molto d’accordo! (Naturalmente però non considerava la Weasley come una ragazza… a dire il vero non la considerava nemmeno un essere umano… e dunque ella non poteva essere l’eccezione!)

 

L’uomo fece per andarsene, poi però si voltò di nuovo, avvertendo Draco che la divisa che avrebbe dovuto indossare per le lezioni sarebbe comparsa la mattina dopo nella sua stanza. Se aveva bisogno d’aiuto, poteva chiedere al suo elfo.

Dopo questi ultimi avvisi, Roger uscì, lasciando il ragazzo da solo.

 

 

 

 

 

Ginevra era comodamente seduta su un delizioso divanetto in una piccola loggia all’aria aperta. Il grazioso abitino rosa che la madre le aveva confezionato la faceva assomigliare ad una bambola di porcellana, e questa consapevolezza la irritava parecchio: aveva sempre odiato quel colore, quel tipo di abiti, e soprattutto quel modo elaborato di raccogliere i capelli, tipico di ragazze sciocche, superficiali, viziate…come la Parkinson. Ma, purtroppo, quella mattina era meglio non irritare la sua mamma: così, in silenzio, aveva accettato tutta quella tortura, ed infine si era smaterializzata insieme al fratello in quel grande giardino, accolta da una vecchia signora dai capelli biondi che, ora, davanti a lei che la guardava ammirata, stava facendo uno splendido quadro ad acquerello su un piccola tela. Un vaso di fiori.

Incredibile quanto Madama Sprint fosse brava. Chissà, magari avrebbe insegnato quell’arte anche a lei!

 

“Charlie ha detto che ti verrà a trovare spesso, una volta alla settimana almeno, la domenica.” Disse la donna, con la sua dolce voce, continuando a spennellare nella sua tela.

“Oh, mi fa piacere.” Rispose educatamente lei, allietata dalla notizia.

“E’ la prima volta che stai da sola lontano da casa?”

“Sì. Anche ad Hogwarts sono sempre stata in compagnia di miei fratelli.”

“Immaginavo…”

“Charlie… lui le ha detto perché sono qui?” Chiese poi Ginevra, un po’ titubante.

La donna sorrise. “Sì, me lo ha detto. E mi ha detto anche cosa rischiavi se non ti avessi accetata… onestamente, in tutta confidenza, la scuola dove ti voleva mandare tua madre è davvero orribile. Ti avrebbero rovinato.

Ad una ragazza dall’indole inquieta non vanno messe le catene: basta solo una ferma e perseverante educazione individuale, che ad Hogwarts ovviamente mai ti avrebbero dato. Con tutto il rispetto per Silente, però a mio parere quell’uomo è troppo buono! Dovrei imparare ad alzare la bacchetta sui suoi studenti, ogni tanto!”

“Beh, con me l’ha fatto…”

“Oh… tu e il tuo compagno di giochi avevate superato ogni limite ormai: sarebbe stato davvero assurdo che lui non prendesse un provvedimento simile. Io l’avrei fatto molto prima!”

 

Ginevra si sforzò con tutta se stessa per non lanciare un’occhiataccia alla donna. A quanto pare la bella signora, sotto il suo aspetto bonario, nascondeva una natura fredda e autoritaria… Sarebbe dovuta stare attenta: se avrebbe il suo gioco poi, lentamente, avrebbe potuto sciogliere le briglie.

 

“Mia cara, ora torna pure nelle tue stanze: dopo il viaggio e l’emozione di questa mattina sarai stanca, vorrai farti un bagno rilassante e cambiarti d’abiti. Avanti, segui il tuo elfo domestico: l’orario della cena è le otto. La tua elfa domestica, Dria, ti dirà dove verrà servita.”

La rossa fissò la dama interrogativamente. Lei non era stanca e non aveva voglia di cambiarsi abito e mettersi un altro di questi odiosi vestitini di cui la madre le aveva riempito la valigia! Voleva andare a visitare il giardino e divertirsi un po’ con i cavalli che aveva visto prima nelle stalle!

Ma, a quanto pare, quello era un commiato…“Oh… la ringrazio signora Sprint, farò come lei mi ha gentilmente consigliato. Buona serata!” Disse, mostrando un delizioso sorrisino (che chiunque la conoscesse avrebbe definito falso) e alzandosi dalla sua comoda poltrona.

“Ciao bambina!” Rispose la donna, affabilmente. Beh, in fondo il lavoro con Ginevra non sarebbe stato poi così complicato…

 

Ginny se ne andò, passeggiando tranquillamente per le stanze di quell’enorme e sfarzosa casa in cui avrebbe dovuto abitare fino a giugno… se tutto andava come previsto. Quei posti erano davvero splendidi… così ricchi, così pieni di inutili e deliziose cianfrusaglie…

Però, la facevano sentire in una gabbia. Non c’era calore fra quelle mura. Solo fredda austerità.

 

Arrivata nelle sue stanze, aprì immediatamente tutte le finestre, illuminando e rinfrescando l’ambiente con la fredda aria invernale. Era il solo modo per non sentirsi rinchiusa… non importava il freddo: voleva solamente eliminare quella brutta sensazione che aveva addosso, e a cui sapeva che si sarebbe dovuta abituare col passare del tempo.

Sorrise, affacciandosi ad un balcone: ce l’avrebbe fatta. Lei era Ginevra Weasley, no? Il Demonio Weasley.

 

Toc toc

 

“Avanti!” Disse la ragazza, voltandosi verso la porta, che si aprì subito dopo.

 

Il sorriso sulle labbra di Ginny scomparve celermente.

Quello era uno scherzo… uno scherzo di pessimo gusto.

No, era un incubo.

Oh! Qualunque cosa fosse, non era la realtà! Non poteva… non poteva…

 

Chiuse gli occhi, scotendo il capo. Poi li riaprì, e fissò nuovamente la porta. Perché non era scomparso?! Perché?!

 

 

“Che cazzo ci fai tu qui?!” Le chiese Draco (perché di lui, ahimè, si trattava…), esponendo elegantemente l’irritazione che lo stava avvolgendo sempre più fra le sue spire.

 

Ginny continuò a guardarlo, gli occhi ridotti a fessure, il viso imbronciato, le braccia incrociate sul petto. Stava iniziando ad arrabbiarsi… “E’ quello che ti stavo per chiedere io.” Rispose, fredda.

 

“Vattene immediatamente!” Ordinò il ragazzo, facendo qualche passo avanti e indicandole la porta con il braccio

Ginny s’infuriò ancora di più. Ma per chi l’aveva presa, per un cane?! “Ritorna tu nella tua bella casina, Malfoy! Io rimango dove sono!”

 

“Che sei venuta a fare qua?! A lavare i pavimenti?” Le chiese poi il ragazzo, con un ghigno cattivo in volto.

La ragazza sospirò. “Chissà perché mi stupisco ancora: con la faccia da culo che ti ritrovi, è abbastanza naturale che tutto ciò che dici siano solo stronzate.”

 

“Questa volta non la passi liscia, pezzente!” Gridò il ragazzo, impugnando subito la sua bacchetta.

“Sono io che te la devo fare pagare, schifoso mangiamorte!” Rispose la ragazza, afferrando la sua.

Rimasero un poco in silenzio, così, l’uno davanti all’altra in posizione d’attacco, sfidandosi solo con lo sguardo.

 

“Questa scuola è mia! Sono qui a causa tua, dunque tu te ne devi andare!” Disse Ginevra.

Io sono qui a causa tua, pertanto quella che deve levare le tende sei tu!” Ribadì Draco.

“Sei tu che mi sei saltato addosso!”

“Io…cosa avrei fatto?! Ti illudi con questo pensiero, lenticchia?! Se avessi capito che eri tu, non ti avrei mai onorata di tante attenzioni!” Ghignò il ragazzo.

“Per fortuna che, grazie alla mia avvedutezza, ho posto fine molto in fretta a quello spiacevole equivoco. Baciavi troppo male per poter essere il mio cavaliere!”

“Non mi pareva che ti dispiacesse, dal modo in cui rispondevi!”

“Sono sempre stata molto focosa, per tua informazione! Quello che non si è accorto dell’equivoco, piuttosto, eri tu! Dunque, dovrei forse pensare che ti sei divertito- e da quanto ho percepito anche eccitato- a baciare una Weasley?! Che direbbe tuo padre di questo?! Malfoy, sei la vergogna della tua famiglia!”

 

La bacchetta di Draco era già pronta a lanciare uno dei più tremendi Cruciatus che mai occhio magico ebbe visto, quando, improvvisamente, la porta si aprì, e la grossa figura di Roger si stagliò sulla sua soglia.

I due ragazzi rimasero così, impalati, uno di fronte all’altro, con uno sguardo apprensivo rivolto verso l’uomo. Che ci faceva lì?! Aveva forse sentito qualcosa?! E se sì, che intenzioni aveva? Sicuramente li avrebbe cacciati dalla scuola… e loro non potevano, NON POTEVANO permettersi di essere espulsi anche da lì. Altrimenti, le minacce dei loro genitori sarebbero divenute realtà.

 

“Oh…sei qui Draco! Il tuo elfo mi aveva detto che eri uscito dalle tue stanze, ma non ti ho trovato in nessun’altra parte della villa!” Disse l’uomo, sorridente.

“…Sì… sono venuto a conoscere la mia compagna di studi.” Mormorò il ragazzo, felice che l’uomo non avesse iniziato a sbraitare a causa degli insulti che fino a poco prima si erano rivolti. Dunque, non se n’era accorto…!

“Oh! Bene! Ottimo Draco, sei stato molto educato! Spero che andrete d’accordo!” Commentò l’uomo, spostando lo sguardo verso la ragazza.

Ginny mostrò un sorriso radioso nel suo bel visino delicato, per poi rispondere affabilmente: “Senza dubbio! Mal… eh-ehm Draco- sì, Draco- è molto simpatico, davvero un’ottima compagnia.”

 

“Ne sono felice.” Fece l’uomo, allontanandosi dalla stanza. “Allora, mia cara, non ti dispiacerà andare con il tuo nuovo compagno a visitare la villa. A quanto ne so, Draco non ha avuto ancora il tempo di vedersi intorno, e tu invece hai già ammirato gran parte degli ambienti qui presenti!”

“Oh, sarà per me un immenso piacere.” Rispose la ragazza, dirigendosi verso la porta seguita da Draco. Una volta fuori, camminarono in silenzio, fianco a fianco, per il corridoio, sotto gli occhi allietati di Roger. Forse con l’aiuto di quella dolce fanciulla il ragazzo avrebbe perso il suo caratteraccio. In fondo, anche Lucius era assai migliorato dopo aver conosciuto la sua Narcissa – pace all’anima sua-.

 

 

 

“Non starmi dietro!” Sibilò Draco alla ragazza che, da quando erano entrati ad ammirare le serre, gli camminava dietro. Non si fidava di lei, c’era il rischio che gli lanciasse qualche brutta fattura alle spalle. Ma chi l’aveva detto che i Grifoni erano tutti onesti e leali?! Pfiu… quella stronza più di una volta aveva dimostrato di essere un’abile tessitrice d’inganni e di possedere un’autentica lingua biforcuta… e lui l’aveva provato sulla sua pelle! Cavoli, era lì per colpa sua!

 

“Che c’è, paura che dalla mia bacchetta esca qualche scintilla pericolosa?!” Rispose Ginevra, in tono ironico.

“No, mi da fastidio avere una pezzente che mi alita addosso il suo sporco fetore!” Sbottò lui, acido. 

“Te l’ho alitato anche in bocca il mio sporco fetore, Malfoy. E non mi pare ti abbia dato fastidio!”

“Probabilmente perché il giorno avevi finalmente deciso di lavarti.”

 

“Smettila Malfoy, stai diventando monotono…” Ne uscì Ginevra, con voce annoiata. “Cerca di essere più divertente ora che siamo costretti a vivere insieme! Non voglio farmi espellere anche da questa scuola per colpa tua.”

 

Draco si voltò, fissandola col suo sguardo freddo. “Lo stesso vale per me. Non ho alcuna intenzione di essere cacciato da qui di nuovo per causa tua.”

“La colpa è tua, Malfoy.” Ringhiò lei, esasperata da quella questione.

“O no! La colpa è tua semplicemente perché mi irriti con la tua inutile esistenza, stupida babbanofila pezzente!” Sibilò Draco, puntandole addosso un dito accusatore.

Si fissarono negli occhi, entrambi consapevoli che non potevano lasciarsi andare all’istinto la cui voce li insidiava a strozzare con le proprie mani la persona in piedi davanti a se.

 

Ginevra fece un gran sospiro, distogliendo innocentemente lo sguardo da lui per riappropriarsi della sua calma. Alla fine, mostrando uno dei sorrisetti falsi che in quel periodo era sicura avrebbe dovuto usare un po’ con tutti, disse: “Bene, questa è la serra! Ora, io me ne torno in stanza! Tu, Malfoy, puoi anche andartene a fan culo! Ciao eh! E’ stato un vero piacere!”

E se ne andò, volgendo le spalle al ragazzo, che, sul punto di esplodere per la rabbia che gli ribolliva dentro, iniziò mentalmente ad imprecare contro tutto e tutti.

 

Ginevra Weasley era l’unico essere sulla faccia della terra che riusciva a fargli perdere la calma. Assurdo… davvero assurdo!

 

 

 

Arrivati in camera propria, i ragazzi presero entrambi la stessa decisione: se volevano fare in modo di vivere in santa pace quella ‘punizione’ che i genitori gli avevano dato, dovevano riuscire a liberarsi dell’altro. Altrimenti, non avrebbero retto molto prima di mandarlo all’altro mondo, e insieme a lui anche quell’opportunità di riscatto dalle terribili minacce dei loro genitori.

In che modo avrebbero agito?

No, non di certo usando un’Avada Kedavra, come si è intuito! Anche se l’idea non sarebbe stata male… Dovevano semplicemente fargli perdere la calma. E il metodo più veloce per riuscire in ciò era comportarsi nei confronti del nemico proprio in un modo che non si sarebbe mai immaginato. Irritantemente gentile, esageratamente affabile, affettuoso a non finire, morbosamente appiccicoso. Nemmeno una persona normale avrebbe sopportato un trattamento del genere… figurarsi il proprio peggiore nemico!

Sarebbe scoppiato in meno che non si dica, eh eh eh, irrompendo in improperi e minacce, tanto da obbligare gli Splint a cacciarlo!

 

Oh, ma quanto è piacevole la vendetta…

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

Minako_chan: ehm…sì, più o meno, a grandissime linee, ce l’ho presente la storia… non tutta, mi pare ovvio! Mi piace inventare sul momento, altrimenti che divertimento c’è?! Ehehehehe… Comunque, hai visto che la situazione è decisivamente migliorata??? Vabbè, migliorata tra virgolette… però ora è leggermente più comprensibile cosa ho in mente (per ora), no????Tranquillizzati!!!! Ciaoooo!!!! E grazie per la recensione!!!

 

MartyBlack: grazie, mi fa piacere che ti sia piaciuta!!! Ciauuu!!! ;D

 

Kristel: Avevi indovinato!!! Proprio nello stesso posto, purtroppo per loro, sono andati  trovarsi!!!! Destino infame...eheheheh!!! Ho notato che la situazione dell’espulsione ha lasciato spiazzati molti: ma, in fondo, Silente li aveva avvertiti, e poi un ultimatum non per niente è un ultimatum!!!! Ehehehhe!!! La situazione però ora è più chiara, no??? Poverini...!!! Si assomigliano così tanto e nemmeno se ne accorgono!!!! Ok, basta così!!! Grazie per la recensione Kristel!!!Ciaooo!!!!

 

Tink: -da un tempo remoto, in un luogo remotissimo situato in un pianeta inesistente-

Sei avvertita che l’autrice di questa storia si è per ben nascosta, protetta da incantesimi potentissimi, e che Peter Pan ha avuto l’ordine di non portare più con se bambini sperduti, dunque è inutile che tu usi i tuoi sporchi inganni, stregaccia!!!!

A parte gli scherzi (eh-ehm...erano scherzi, vero?!), eccomi qua!!!Ehhehe, ho aggiornato anche in fretta!!!! Però non ti prendere troppo l’abitudine di mandarmi maledizioni...sai, non è facile scrivere quando si ha una bella falce puntata al collo, non so esattamente perché... si incomincia a sudare in maniera ingombrante, e le idee che saltano in testa non sono delle migliori...sai, tombe, scheletri, vermiciattoli schifosi che mangiucchiano cadaveri...

Vabbè...proprio non riesco a rimanere seria! Allora, non ho inserito la parte di Malfoy perché la volevo a tutti i costi come incipit di questo capitolo!!! E’ meglio, no??? E poi, ora, ciò che è avvenuto deve avere placato le tue ire...eheheheh...ne sono sicura!!! Ciauuuuuuuuu!!!! ;D

 

Moonlight: grazie, sei un angelo! Sei l’unica che non mi abbia esplicitamente minacciato! Ringrazio infinitamente chi ti ha salvato da quella lampada infausta! Ohhh, grazie per i complimenti!!! Comunque, le tue supposizione su un quanto mai vicino ravvicinamento die due sono divenute realtà, hai visto? Il Destino crudele non li ha fatti stare lontani nemmeno un giorno intero... poverini!!! E comunque non preoccuparti per la recensione... sai, anche le mie sono sempre piuttosto incasinate e di difficile comprensione!!! Quindi, se mai capiterà che ne trovi una incomprensibile (finora non è successo) non ti lincerò, promesso!!! Ciaoooo!!!! :D

 

marta: le tue esclamazioni mi fanno sempre morire dal ridere!!!! Questa volta, miaoa è stata unica, davvero!!!! Hai, visto, sono tornati insieme, ed hanno già inventato un piano di vendetta... quei due senza litigare non sanno proprio stare!!!!Ehehhehe!!!!Ciauuu!!! ;D

 

 mitika_viola: senti, mettiamo in chiaro che io non cedo niente, dunque per Draco sono anche pronta a lottare, capito???? Sgrunt... ti avverto che sono un osso duro, eheheheh!!!

Sììììììì, lo so, anche a me nell’altro capitolo è mancato molto il nostro eroe!!!Però ora è ritornato, più acido che mai!!!! Ihihihi!!!

Sì, sono d’accordo con te: un bel falò di tutti i computer della città...peccato che poi non saprò come aggiornare!?!?! Ohhh, macchinari scellerati!!! Ciaooo!!!

 

voldy weasley: o, come ti capisco, anche io non sopporto i collegi di quel tipo! A parte che sono cresciuta in una scuola del genere (per fortuna poi mi hanno portata via, e come puoi vedere, il mio animo è perfettamente rinsavito!), ma poi, una volta, recentemente, ho visto un film terribile su una scuola... boh, più che scuola era un carcere monacale per le ragazze che venivano considerate di dubbia moralità... e mi ha davvero scioccato!!! Allora, com’era questo capitolo???? Spero sia andato bene... dopo il casino di quello precedente, spero che con questo mi lancino meno maledizioni, eheheh!!!!Ciaoooo!!!! ;D

 

ale_theangel: grazie ale!!!La concluderò appena posso, promesso!!!Ciaooo!!!!

 

 

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Capitolo 6
*** Un'amara dolce vendetta ***


Ginevra quella mattina – il primo giorno di lezioni nella sua nuova scuola – non scese a colazione

 

Un’ Amara Dolce Vendetta

 

 

 

 

Ginevra quella mattina – il primo giorno di lezioni nella sua nuova scuola – non scese a colazione. Durante la notte il suo programma di vendetta aveva fatto dei passi avanti, e la ragazza aveva deciso che, insieme ad un comportamento decisamente da bambola stupida, doveva anche avere un aspetto da bambola stupida.

Appena svegliata, dunque, si era rinchiusa nel bagno, riempiendo la vasca con oli profumati alle essenze floreali, posti in quantità così gigantesche da soffocarla quasi. - Ma, per la sua causa, questo ed altro, ovviamente!-

Una volta uscita da quella stanza (non si sa per quale miracolo ancora viva), era profumata come un fiorellino! Fiera di se stessa, dunque, si infilò la divisa che la sua elfa le aveva fatto trovare sulla sedia della specchiera: un abito di damasco bianco con un filino di raso azzurro sotto il seno. Beh, a quanto pare era una scuola davvero di classe…

Lavata, profumata e vestita, l’ultimo punto che doveva ancora mettere in atto era il trucco. Con uno sbuffo, si conciò nella maniera più consona ad una bambola: una volta legati i capelli in un’alta crocchia, arrossì col fard le guance, rese ancora più rossa la grande bocca a cuore con il lucidalabbra colorato, scurì e allungò le ciglia col mascara.

Perfetta! In un’altra occasione conciata così si sarebbe odiata… ma ora era davvero perfetta!

 

Soddisfatta, prese piuma e pergamena e si diresse, con passo calmo ed elegante, verso la stanza in cui quella mattina si sarebbero tenute le lezioni: il piccolo studio del secondo piano.

Quando vi entrò, sfoderando uno dei suoi più amabili, sorrisi, vide che la professoressa e Malfoy erano già dentro.

 

“Buongiorno signora Sprint!” Disse, con voce affabile.

“Oh, buongiorno mia cara!” Rispose l’insegnante, seduta in una grande poltrona con davanti un elegante tavolino di vetro, dove erano poggiati numerosi libri.

“Mi scusi per il ritardo! Questa notte ho dormito poco bene e dunque mi sono svegliata tardi!” Mentì su due piedi Ginevra… ah ah ah, com’era brava!

“Non preoccuparti, va ora a sederti!”

“Certamente.” Mormorò la ragazza, voltandosi e dirigendosi verso la poltrona libera vicino a Malfoy, che indossava uno splendido completo di damasco bianco, come il suo rifinito con nastri di raso azzurro.

 

Passandogli accanto, però, gli sorrise educatamente e, con occhi scintillanti, esclamò: “Buongiorno Draco! Come stai?!”

 

Il ragazzo la guardò, mostrando l’espressione più calma e pacata che la Weasley avesse visto sul suo volto quando si rivolgeva a lei. “Bene, Ginevra. Piuttosto, mi sono preoccupato perché questa mattina non ti ho visto a colazione. Tutto bene?” Sì, effettivamente aveva sperato che fosse morta soffocata nel sonno…

 

Ginny rimase scioccata da tutta quella galanteria, ma riuscì comunque a nascondere abilmente il suo stupore. Con grazia si sedette sulla sua poltrona e, voltandosi a guardare il suo compagno di studi, gli sorrise. “Oh, sì. Come ho già detto alla signora Sprint quando sono entrata, ho dormito poco bene e a causa di ciò mi sono svegliata tardi.

Complimenti – aggiunse poi – la divisa ti sta d’incanto!” A dire il vero le sembrava un pinguino albino impagliato, ma questi sono solo dettagli…

 

“Come a te del resto, sei davvero deliziosa.” Che schifoso topo bianco con una cagata rossa in testa!

 

Entrambi mantenendo l’espressione calma e felice, si lanciarono un ultimo sguardo, che a chiunque sarebbe apparso dolce e affettuoso, e che in realtà celava abilmente tutti i pensieri che turbinavano nella loro mente. Avevano capito che c’era qualcosa che non andava…

Contemporaneamente poi, si voltarono a guardare la professoressa, che li stava fissando con occhi scintillanti e con un sorriso ebete in faccia. Sicuramente doveva aver gradito parecchio la scena precedente…

 

Poiché i due ragazzi avevano un anno di differenza, la signora Sprint era riuscita a mettere in atto un programma che potessero seguire entrambi, prodigandosi però in approfondimenti per Draco e insegnamenti basilari per Ginevra.

La prima lezione della giornata fu Storia della Magia, la materia più noiosa in assoluto, in cui però Ginny era piuttosto afferrata ‘grazie’ alle ripetizioni della cara Hermione…

 

“Professoressa, può ripetere l’anno della seconda guerra dei Goblin?” Chiese ad un certo punto Malfoy che, prendendo appunti, si era scordato quel particolare.

“Il 776, Draco, fu l’anno in cui si effettuò l’attacco che decretò l’inizio della seconda guerra.” Rispose Ginevra al posto della professoressa, che la guardò con un sorriso compiaciuto.

“Vedo che sei molto portata per storia della magia.” Asserì il ragazzo, con la voce atona che stava usando da quella mattina, fissandola negli occhi.

“Ho dovuto ascoltare molte lezioni extra a causa di mio fratello: dunque, se hai qualche problema nello studio, non esitare a chiedermi aiuto.” Disse Ginevra, mostrando un sorrisino innocente nel pronunciare le ultime parole. Eh eh eh, un Malfoy che chiede aiuto ad una Weasley… questa se la sarebbe segnata!

 

Draco parve irrigidirsi un attimo, poi però rispose galantemente: “Molto gentile da parte tua, ma non vorrei disturbarti.”

“Oh, figurati! Altrimenti, a cosa serve avermi per compagna di studi?!” Sbottò lei, fra moine e sbattiti di ciglia, sorridendogli come se fosse al colmo della felicità.

Me lo chiedo anch’io… Fu l’unico pensiero che formulò il ragazzo, prima di voltarsi e prestare nuovamente la sua attenzione all’insegnante, per evitare di togliere con un pugno quel sorriso irritante dalla faccia della pezzente.

 

 

Draco tuttavia riuscì a vendicarsi ben presto del piccolo episodio accaduto durante Storia della Magia, dato che, due ore dopo, fu il turno di pozioni…

Non c’è bisogno che lo dica, Ginevra Weasley in questa materia era una vera e propria frana. Provò per ben tre volte a fare il veritaserum che la professoressa aveva assegnato loro, e per tre volte lo sbagliò: invece di un siero rosso, gliene erano usciti tre dai colori diversi: il primo arancio, il secondo giallino, il terzo incolore. Peggiorava sempre più, insomma.

 

“Devi affettare meglio la radice di asfodelo!” Le disse la professoressa, controllando gli ingredienti preparati dalla ragazza.

“Eppure, i pezzetti sono perfettamente uguali!” Si lagnò Ginny. Perché non poteva mandare tutto all’aria?! Che palle, quanto odiava quella materia! Ed era tutta colpa di Piton…

 

“La radice di asfodelo non centra nulla- si intromise Draco, stupendo le due donne – Ginevra sta probabilmente mettendo assieme l’estratto di oppio con la terra rossa, mentre dovrebbero essere posti a cinque minuti di distanza l’uno dall’altro.”

Ginevra evitò di voltarsi a guardarlo in faccia per non scorgere il suo solito ghigno strafottente che le avrebbe fatto perdere i connotati e mandato all’aria la sua dolce vendetta. “Sì, è possibile che abbia ragione lui. Ora riprovo.” Disse semplicemente, non volendo così palesemente dimostrare che Malfoy aveva ragione.

 

Poco dopo, al quarto esperimento, la pozione riuscì divinamente, e la professoressa si complimentò con Ginny e… con Malfoy, per la sua abilità nella materia e per l’aiuto dato alla sua compagna.

“Se c’è qualcosa che continui a non capire, puoi sempre venire a chiedermi aiuto. Non per niente siamo compagni di studi, non è vero?!” Asserì poi il giovane, guardandola in volto.

 

Ginevra rimase un attimo in silenzio, il viso inespressivo. Doveva ricordarsi che le Maledizioni senza Perdono erano escluse dal suo piano… sì… ok… un bel respiro… “Perfetto, Draco! Andremo assolutamente d’accordo! Tu aiuti me in pozioni, ed io te in storia della magia. Hai visto, abbiamo già trovato la nostra sintonia!” Disse poi, sorridendogli in maniera così vezzosa e innocente che il ragazzo fu costretto quasi subito a distogliere lo sguardo, per via di quello strano formicolio che sentiva alla mano destra…

 

“Oh, sì, correte davvero sulla stessa lunghezza d’onda! Siete una coppia splendida! Sono davvero felice che le cose vadano tra voi già così bene!” Osservò la professoressa Sprint, radiosa. “Ma ora avanti, venite con me! E’ il turno di erbologia! E poi, tutti a pranzo! Tu, cara, hai davvero bisogno di un bel pasto dato che questa mattina non hai toccato cibo!”

 

 

 

La lezione di Erbologia fu una disgustosa per Ginny. Assolutamente, inequivocabilmente, disgustosa.

Il furetto platinato per tutto il tempo non fece altro che paragonare il suo dolce profumo a quello dei deliziosi boccioli dei fiori all’interno della serra. Praticamente le dedicò una poesia, piena di metafore vomitosamente romantiche, soprattutto se fatte a suo indirizzo da Draco Malfoy.

E lei, naturalmente, per non mostrarsi scortese agli occhi di Madama Sprint che li guardava estasiata, dovette porre mano a tutte le sue arti recitative per mostrare dei quanto più veritieri occhioni da cucciolo e un sorriso deliziato da oca starnazzante.

Perché… perché il destino crudele le aveva fatto un torto del genere?! Perché non poteva dilettarsi a cavare gli occhi e strappare la lingua a quell’idiota furetto inpinguinato di Malfoy? Perché?!

Basta… doveva tenere duro. Doveva tenere duro. Doveva tenere duro.

Cavoli!

Non era passata ancora nemmeno la mattinata che già non ce la faceva più a trattenersi dal saltargli addosso e devastarlo! Certo che quel ragazzo sapeva davvero irritarla…

 

 

Quando finalmente la lezione di Erbologia finì, Draco si allontanò dalla serra cercando di non mostrare apertamente l’ira più nera che lo stava attanagliando al solo ricordo delle smancerie che aveva rivolto alla pezzente Weasley e dei sorrisi ebeti che lei poi gli propinava. Dico: non aveva mai e poi mai riservato un trattamento simile nemmeno a quella piattola di Pansy Parkinson, che il padre aveva avuto la bella idea di imporgli come fidanzata, ed ora addirittura si doveva riversare in simili sdolcinerie per quella guastafeste che gli aveva irrimediabilmente rovinato la sua adolescenza?! Ma roba da pazzi….

Già… da pazzi… da folli maniaci misantropi suicidi… eppure era necessario.

 

Quando arrivarono nella sala mensa, trovarono un tavolino apparecchiato per due. I signori Sprint mangiavano nella sala da pranzo, a poca distanza da loro, ma abbastanza lontani da non potersi permettere un collegamento visivo e auditivo con i due ragazzi.

Dunque, rimasti da soli, Ginevra e Draco, immersi in un silenzio carico di tensione, si sedettero l’uno di fronte all’altro e mangiarono, senza mai alzare lo sguardo sulla persona davanti a se.

L’unico pensiero nella loro mente (a parte qualche piano omicida che svolazzava di qua e di là chiedendo se c’era qualcuno che lo ascoltasse) era che al finire delle lezioni mancavano solo altre tre ore, adibite allo studio di Cura delle Creature Magiche, materia notevolmente leggera e rilassante, al termine della quale sarebbero corsi in camera loro ad immergersi in un bagno congelato per cercare di sbollire tutta la rabbia repressa.

 

 

 

Finite le lezioni, Ginevra si catapultò più velocemente possibile verso le sue stanze. Inizialmente però, per non dare nell’occhio, fu costretta a camminare elegante e calma al fianco di Malfoy, per tutto il tragitto dalle stalle alla casa; dopo di che, stupendo il ragazzo, corse come una furia su per le scale, sollevandosi il prezioso abito fino a quasi i ginocchi per non essere rallentata nella sua fuga disperata.

 

Arrivata nella sua stanza, con un colpo di bacchetta aprì tutte le finestre, facendo penetrare l’aria fresca e pungente dell’inverno. Già più rilassata, entrò in bagno e, riempita la vasca, ci si catapultò dentro, dopo aver gettato i vestiti a casaccio, di qua e di là. L’ordine non era mai stato un suo forte, e le compagne di stanze ad Hogwarts le avevano sempre rimproverato questa sua brutta mania di scagliare i suoi vestiti da tutte le parti, senza porsi la briga di rimetterli in ordine nel proprio baule. Ma, purtroppo, nonostante gli sforzi, in sei anni non era riuscita a mutare di una virgola. Anzi, tutt’al’più era peggiorata: il suo disordine infatti si era esteso anche ai libri, ammucchiati qua e là per la sua stanza, a seconda dei luoghi dove decideva di studiare. Non le piaceva rimanere ferma in un posto: già studiare non era una delle sue passioni più grandi, se poi doveva farlo anche in un posto che non l’aggradava, diveniva una vera tortura! Così, molto spesso, ad Hogwarts si era ritrovata a studiare ovunque: sotto le finestre, ai piedi del letto, sotto le coperte, sopra la scrivania, in bagno seduta sulla tavoletta del water… facendo letteralmente disperare Eleanor e Vanessa!

 

Ora, però, non c’era più quel problema: aveva un’elfa domestica che badava a lei e un intero appartamento che non condivideva con nessuno. Era sola… completamente sola.

Per la prima volta in tutta la sua vita.

Non che questo la mettesse in crisi, no. E’ che era strano. Lei, che fino ad ora aveva vissuto fra tanta gente, con cui si divertiva, scherzava, giocava, litigava… ma a cui voleva sempre bene, ora era completamente sola.

 

Immersa nella vasca fino al collo, con le bolle di sapone che svolazzavano intorno a lei, sorrise. Non avrebbe mai pensato che la sua vita avrebbe preso una piega del genere. Com’è curioso alle volte il destino!

Così, senza nemmeno accorgere, riuscì finalmente a cacciare tutta l’irritazione e la rabbia di cui si era riempita a causa di un’intera serata passata in compagnia di Malfoy.

 

Una volta uscita, si vestì con uno degli abitini che la madre le aveva propinato, bianco con degli orribili fiorellini ricamati sopra, e per di più rifinito con un bordo di pizzo. Asciugò i capelli con un colpo di bacchetta, e li sciolse sulle spalle.

Quando rientrò nella stanza, il gelo che vi trovò quasi la pietrificò… certo che, se avesse continuato a lasciare aperte le finestre, l’avrebbe finita col prendere una bella bronco-polmonite!

Decise allora che le avrebbe aperte solamente nel caso in cui, immersa fino al collo dallo studio, non avesse avuto la possibilità di uscire in giardino e passeggiare liberamente... come aveva in mente di fare ora.

Dunque, prima di lasciare i suoi appartamenti, chiuse tutto nuovamente… l’idea di rimanere rinchiusa in quelle stanze, relegata nel suo letto non le piaceva proprio…

 

Scese le scale, saltando a due a due i gradini come soleva fare anche ad Hogwarts (tanto quella casa era così vuota che nessuno l’avrebbe vista), e si diresse verso la loggia.

Appena vi mise piede, sorrise nel vedere la stessa scena che le si era mostrata la mattina prima: l’elegante signora Aprilia che dipingeva un vaso di fiori su una tela che lentamente prendeva colore.

“Buonasera signora!” Disse Ginevra, sedendosi al suo fianco.

La donna, forse un po’ colta di sorpresa per l’inattesa visita, si voltò e le sorrise, prima di ritornare di nuovo al suo hobby. “Ciao bambina.”

“E’ davvero molto brava…”

“Ho sempre adorato quest’arte. La natura è splendida, e riuscire a catturarne le più minime sfaccettature e sempre stata una delle mie maggiori aspirazioni.”

“Posso assicurarle allora che è molto vicina al raggiungimento del suo scopo!”

La donna rise. “Oh, no! Nemmeno tutta la magia del mondo mi permetterebbe di compiere un capolavoro del genere! Mancherebbe sempre qualcosa… ma sai qual’è il segreto?

Accontentarsi.

Non si può raggiungere la perfezione. L’importante, è tentare di farlo.”

 

La ragazza apparve confusa. “Ma…perché?” Chiese poi, un poco titubante per la paura di mostrarsi sciocca ed impertinente.

 

La donna rise di nuovo. “Perché solo così possiamo dare il meglio di noi stessi!” Disse poi, con la sua voce affabile.

 

Ginny non aggiunse altro. La signora aveva perfettamente ragione, ma a lei discorsi di quel genere non importavano. Non si era mai posta la preoccupazione di dare il meglio di se stessa. Se ciò che faceva la interessava e, soprattutto, la divertiva, dava il meglio di se stessa, e ciò che ne usciva era sempre, senza dubbio, di suo gradimento. Se ciò che faceva non le piaceva, invece… beh, con tutta la sua buona volontà riusciva sempre e solo a raggiungere livelli sufficienti, o appena discreti.

Non le interessava però il giudizio che alla fine davano gli altri di lei: non aveva alcuna mira di farsi bella agli occhi altrui. Prendetela per sfrontatezza, o per una conseguenza della vena egoistica presente un po’ in tutti noi e palesemente accentuata in Ginevra, ma… lei era così!

 

“Potrei imparare anch’io?” Chiese poi la ragazza, guardando ammirata le mani della donna che spennellavano le figure disegnate sul quadro.

Madama Sprint si fermò, e, voltandosi, le sorrise. Poi, afferrata una bacchetta, fece comparire davanti alla ragazza un cavalletto con sopra una tela, e tutto l’occorrente per iniziare quell’arte.

“Fai pure, cara!” Disse la signora, guardandola con occhi scintillanti.

Ginny sorrise radiosa e, afferrata una matita, iniziò a disegnare sulla tela la prima cosa che le venne in mente: un grande ciglio che si librava nell’aria, le grandi ali aperte sotto cui si intravedevano i segni del vento che scorreva fluido su esse.

 

 

 

Draco si gettò all’interno della sua vasca, riempita da acqua fresca dal suo elfo domestico.

Quella sfacciata della Weasley praticamente gli era volata davanti, correndo a più non posso per le scale, come faceva ad Hogwarts. Possibile che a lei quella situazione non facesse né caldo né freddo?! Possibile che, nonostante tutto, fosse sempre la stessa?

Sbuffò.

Lui, al contrario, a malapena tratteneva l’umore nero provocato dall’aver passato un’intera giornata vicina a lei, che si era prodigata a fare l’oca con tutte quelle moine e quegli sbattiti di ciglia e quelle risatine da capra con le doglie; senza contare che l’idea di dover trascorrere così tutto il suo tempo fino a giugno lo distruggeva profondamente… puff… se almeno avesse potuto sentire i suoi amici, una volta ogni tanto… Erano degli emeriti imbecilli, è vero, non c’era altro modo per definire quel vanitoso di Blaise e quella testa calda di Nott… però erano gli unici con cui era riuscito veramente a divertirsi ad Hogwarts. O, perlomeno, con cui si sentiva in pace.

Blaise lo aveva assicurato che, non appena saputo dove si trovava, si sarebbe fatto sentire e lo sarebbe venuto a trovare… ma chissà quando avrebbe avuto il tempo di pensare a lui, considerato che passava tutte le sue giornate fra le sue numerose ammiratrici, oppure in stanza a rimirarsi davanti allo specchio, stupendosi per la sua stessa bellezza.

Ghignò… in fondo, se lo avesse mollato da solo in quella fogna in cui era andato a finire, avrebbe potuto comunque vendicarsi a giugno, una volta rientrato a casa! E per Blaise e Theodore allora sarebbero stati cavoli amari… eccome!

 

Rallegrato dall’idea di poter sfogare la sua frustrazione su qualcuno, seppure non immediatamente, Draco uscì dalla doccia, e dopo essersi prontamente asciugato, andò a vestirsi con gli abiti che si era portato appresso, scegliendo fra essi quelli più comodi per poter fare sport. Optò così per un paio di pantaloni di cotone neri, ed una maglia identica a collo alto da mettere sopra.

Si guardò allo specchio.

Era senza dubbio bellissimo. Il sangue blu che gli scorreva nelle vene, e che aveva fatto impazzire molte ragazze, era ben visibile perfino dai suoi lineamenti. In più, la mancanza di gel gli faceva cadere in ciuffi scomposti davanti alla fronte i capelli, così biondi da parere bianchi. Un vero adone, non c’è che dire.

 

Uscì dalle sue stanze, e in men che non si dica raggiunse Roger che, com’era stato precedentemente avvertito, si trovava nella sala degli allenamenti, nel piano inferiore.

L’uomo, che per l’occasione aveva indossato un paio di pantaloni neri, e un gilè azzurro sopra una camicia bianca, teneva una spada in mano.

 

“Buonasera Draco.”

“Buonasera Roger.”

 

L’uomo trattenne a stento un sorriso: a quanto pare aveva imparato come comportarsi, il biondino…“Sai usare la spada?”

“Certamente.” Rispose con astio, quasi gli fosse stato fatto un insulto.

 

“Bene- si limitò a rispondere l’uomo, passando sopra il tono del giovane- allora iniziamo subito!” Aggiunse, mentre un’altra arma uguale alla sua si materializzava fra le mani del giovane.

 

“Spero che tu non mi deluda.” Disse Roger, mettendosi in posizione.

“Oh, può star certo che rimarrà più che soddisfatto!” Rispose il ragazzo, con un ghigno in volto.

 

 

 

Dunque, nonostante tutto, la giornata sembrava aver preso una piega decisamente migliore.

 

Come tutte le cose belle, però, anche questa purtroppo era destinata a finire.

Infatti, subito dopo la cena (durante la quale i ragazzi erano miracolosamente riusciti a non fare caso alla presenza del proprio nemico), la signora Sprint si offrì gentilmente di accompagnarli nelle loro stanze, per potergli dare la buonanotte.

E loro, ovviamente, furono costretti ad accettare, mostrando anche un certo entusiasmo.

 

“Oh, devi vedere com’è portata la nostra Ginevra nell’arte della pittura! Domani sera dovresti venire ad ammirarla!” Disse la signora, mentre percorrevano i corridoi illuminati dalle fiaccole volanti.

 

“Certamente. Non oserei mai perdermi uno spettacolo del genere.” Mormorò Draco, con tono atono, camminando di fianco alla ragazza con le mani poste dentro le tasche.

 

“Tu, invece, ho sentito che sei stato davvero molto bravo con la scherma! Roger era oltremodo esaltato dalla tua abilità, questa sera a cena! Mi ha detto che sei un vero maestro con la spada!” Continuò la signora.

“E’ una delle tante doti della mia famiglia…” Si limitò a commentare il ragazzo, con un ghigno in volto.

“Ginevra, anche tu dovresti andarlo a trovare, una di queste sere! Non puoi assolutamente perdonarti di non vedere Draco combattere!”

“Oh, ma certamente! Ora che me lo ha detto, non vedo l’ora che arrivi domani sera!” Possibilmente poi avrebbe usato quella spada per tagliargli la testa…

 

Arrivati davanti alla stanza, la signora si voltò e li guardò con un sorriso dolce in volto, come se stesse aspettando che loro facessero qualcosa.

Draco e Ginny, piuttosto sbalorditi, rivolsero alla donna un’occhiata interrogativa.

 

“Beh, non ditemi che vi vergognate a darvi di fronte a me il bacio della buona notte!” Asserì la signora, con aria scherzosa.

 

Dopo i primi istanti di silenzio, Ginny irruppe in una piccola risatina, che aveva un non so che di isterico.

“Oh, sa com’è, sono un po’ timida…” Disse, sperando che il buon cuore della donna la facesse illudere che, una volta che la sua presenza fosse scomparsa da quel corridoio, lei finalmente si sarebbe azzardata a dare il bacio della buonanotte al suo compagno.

 

“Oh, che dolce che sei! Draco, allora vuoi fare tu il primo passo?” Disse invece madama Aprilia, mal interpretando le parole della ragazza.

Draco sospirò, cercando in tutti i modi di non lanciare un’occhiata omicida alla dama. Poi, con estrema calma, si chinò su Ginevra, che nel frattempo aveva già perso una tonalità di colore, le posò un leggero e quanto mai fugace bacio sulla guancia.

“Buonanotte Ginevra” le sibilò poi all’orecchio.

“Buonanotte Draco.” Rispose lei, mostrandogli un dolce sorriso.

 

“Oh, come siete dolci!” Ne uscì la donna davanti a loro, stringendosi le mani al petto emozionata. “Buonanotte, piccoli miei!”

 

“Buonanotte.” Mormorarono i due, prima di infilarsi nelle loro stanze.

 

Ecco… perché la loro dolce vendetta doveva essere così amara?!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti per le recensioni!

 

 

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Capitolo 7
*** Precario Equilibrio... ***


Quella prima settimana di scuola fu a dire poco terrificante

 

Precario Equilibrio

 

 

 

 

Quella prima settimana di scuola fu a dire poco terrificante, a partire dalle prime ore del giorno.

 

Ginny, per evitare di perdersi ogni santa mattina la colazione, si alzava alle cinque del mattino e rimaneva per circa due ore in bagno a lavarsi, affumicarsi con profumi alle mille essenze, lubrificarsi con oli dalle stesse fragranze per fare in modo che il soave odore rimanesse su di lei il più a lungo possibile, pettinarsi e truccarsi. Dopo di che, rientrata nella sua stanza, rimaneva all’incirca dieci minuti a ringraziare qualsiasi entità divina di sua conoscenza per averle permesso di uscire viva da quella camera a gas…

 

Anche Draco curava al meglio il suo aspetto, come se seriamente dovesse farsi bello per qualche avvenente fanciulla. Si alzava presto, faceva un po’ di ginnastica per scacciare i residui dell’ira del giorno precedente che il sonno non era riuscito ad assopire, si faceva un bel bagno rilassante, sfregava con lo spazzolino la sua dentatura perfetta finché non la vedeva risplendere di luce propria, ed infine tirava a lucido completamente la sua meravigliosa chioma platinata.

 

I due ragazzi, dunque, uscivano dalla loro stanza inghirlandati e profumati come due fiorellini di bosco. Si dirigevano a colazione (durante la quale evitavano sempre di prestare attenzione alla presenza dell’altro), ed infine si recavano a lezione.

Una volta giunti in campo di battaglia, la loro calma interiore, raggiunta con tanta fatica durante la purificazione mattutina, iniziava a scemare non appena si guardavano in volto rivolgendosi occhiate gentili e sorrisi estatici. Quando poi si passava a frasi sdolcinate, cortesi richieste, sbattiti di ciglia a ritmo incalzante, poesie di innata bellezza… beh, allora ogni speranza di resistenza andava persa.

Per fortuna però, solitamente, a questo punto (che definirei altamente critico) i due ragazzi erano giunti al finire delle loro lezioni, e potevano perciò recarsi nelle loro stanze, dove avrebbero affrontato un’altra seduta di catarsi interiore per evitare di portare ad ebollizione tutti i nervi che già serpeggiavano a fior di pelle; dopo ciò, li attendevano i loro hobby quotidiani o, in alternativa, lo studio.

 

Questa situazione di stallo durò, come ho già detto, per la prima settimana di scuola. Certamente essa richiedeva una grande prontezza d’animo e un’abilità a mantenere la calma non indifferente, però i due giovani erano riusciti a trovare un equilibrio che permise loro di resistere tanto a lungo.

Quest’equilibrio, manco a dirlo, erano i pochi momenti in cui i due non erano costretti a riempire di dolci attenzioni il proprio vicino: ossia durante i pasti e il pomeriggio, immersi nei loro impegni.

 

Accadde però che la prima domenica che trascorsero lì, durante la mattina, Roger, per un impegno improvviso, fu costretto a partire da casa e rimanere fuori fino a tempo indeterminato per risolvere alcuni affari privati. Nella villa rimasero dunque solo la Signora Sprint e i ragazzi, insieme allo sciame di elfi domestici che se ne prendeva cura.

Come avrete capito, Madama Aprilia era una donna dall’animo forte e risoluto, che non si lasciava abbattere da nulla, ma che possedeva un cuore molto, molto tenero. Pertanto, sentendosi da sola, invitò i due ragazzi a fare colazione, pranzo e cena in sua compagnia nella sala grande. In più, siccome durante la sera non poteva abbandonarli da soli per i loro passatempi, decise che sarebbero rimasti sempre tutti felicemente insieme: un pomeriggio Draco si sarebbe spostato in giardino a giocare a Quidditch, permettendo dunque a loro di vederlo dalla loggia; il pomeriggio successivo invece lei e Ginevra si sarebbero spostate a dipingere negli interni, per poter assistere agli allenamenti di scherma del ragazzo.

La Weasley e Malfoy furono costretti ovviamente ad accettare, per buona educazione, pur sapendo che questo li avrebbe obbligati a continuare la loro ‘dolce vendetta’, che ormai non capivano se fosse rivolta davvero al loro nemico o fosse una tortura che si stessero infliggendo personalmente per pura misantropia, anche durante quelle piccole pause equilibranti…

 

 

 

Il primo giorno, lunedì, fu una tortura tremenda. Draco ancora si domandava dove avesse trovato il coraggio (già, perché proprio di coraggio si trattava) per non spaccare il muso alla Weasley quando questa, con un sorriso idiota in faccia, gli si era avvicinata durante il pranzo, pulendogli con il fazzoletto un’inesistente briciola di pane dall’estremità del labbro. Effettivamente la mano gli era scattata in avanti per la voglia matta che aveva di schiantarsi contro quel viso da bambolina strafottente, però purtroppo si era improvvisamente ricordato del suo piano e della vicinanza di Madama Sprint, cosicché rimediò al suo ‘principio’ di errore dando una frugale carezza ai capelli della ragazza.

Sì, proprio così: Draco Malfoy era entrato in contatto diretto con la chioma rossa di un Weasley. L’orrore di aver compiuto una tale azione quasi volontariamente fu così grande per il ragazzo che, la notte, ritornando in stanza, era quasi arrivato al punto di passare la mano infetta sotto il getto purificante di una fiamma di fuoco, come nel Medioevo le persone facevano per purificare gli oggetti infestati dalla peste. Il pensiero però che non si sarebbe mai fatto una cicatrice da bruciatura nella pelle perfetta dei suoi arti a causa di quella schifosa Weasley gli consentì però di evitare tale pratica…

 

Per quanto riguarda Ginevra, quando aveva preso l’iniziativa di pulire col suo fazzoletto il brutto muso di quel furetto impinguinato, aveva dovuto fare i conti con un’improvvisa e violenta nausea causata dall’orrida faccia di Malfoy, nausea che era addirittura peggiorata quando il ragazzo aveva poggiato le sue luride mani sui suoi bellissimi capelli color rubino. Innumerevoli furono le volte che quella notte si lavò la sua lunga chioma fluente, sottoponendola infine ad una maschera notturna rigenerante all’estratto di anemone mannara

 

Martedì, però, fu addirittura peggio. La rabbia accumulata il giorno precedente purtroppo non era riuscita a dissiparsi del tutto, cosicché andò ad ammassarsi a quella del giorno in questione, causando un tremendo black-out che portò i ragazzi a trascorrere la notte in bianco.

La mattina di mercoledì, quando si presentarono a colazione, parevano due zombie ambulanti appena risorti dall’inferno, a causa delle lievi occhiaie che solcavano i loro candidi incarnati e dell’umore nero ben visibile dai loro occhi lucidi.

Bisogna ammirare comunque la perizia con cui continuarono a portare avanti il loro piano vendicativo nonostante le loro misere condizioni. Inutile dirlo, il rancore che provavano l’uno per l’altra era più forte di qualsiasi altro sentimento.

Riuscirono perfino a mantenere la solita faccia allegra di fronte a madama Sprint , anche quando si diedero il bacio della buona notte, rinchiudendosi poi subito dopo nelle loro stanze.

Una volta dentro, dopo aver provvidenzialmente insonorizzato i loro ambienti, tentarono di sfogare al meglio la loro ira.

 

Ginevra iniziò a gridare come una pazza, saltando a destra e a manca come un grillo in crisi depressiva, tirando ovunque i cuscini e rotolandosi per i pavimenti.

 

Draco, cercando di mantenere la naturale freddezza degna di un Malfoy, si sedette sulla sua scrivania, stracciando quasi senza accorgersene tutti i fogli di pergamena che vi erano sopra, alzandosi poi per calciare i coriandoli sparsi tutt’intorno.

 

Eppure, dopo all’incirca tre ore di teatrali eruzione di rabbia, entrambi si accorsero che, se avessero continuato così, non l’avrebbero smessa mai: avevano bisogno immediatamente, subito, seduta stante di eliminare con le proprie mani e nella maniera più lunga e dolorosa possibile il loro avversario. Al diavolo la dolce vendetta! Almeno, se fossero finiti ad Azkaban, dopo un tale atto sarebbero stati così pieni di pensieri felici che nemmeno un centinaio di baci da parte dei dissennatori sarebbero riusciti ad ucciderli! 

 

Ginevra, la più impulsiva dei due (non per niente era una Weasley…), fu la prima a formulare un tale pensiero; così, veloce come la luce, si catapultò nelle camere del suo nemico, proprio nel momento in cui Draco si accingeva ad aprire la porta.

Inutile dire che il pesante battente, sotto la spinta precipitosa della ragazza, scattando in avanti colpì in pieno il muso di Malfoy, che si ritrovò ad essere letteralmente sbalzato per terra dolorante ed intontito, mentre una furia dai capelli rossi in camicia da notte bianca gli puntava un dito davanti e, con voce tremante per l’ira e sguardo assassino, gli gridava: “Ora te la faccio pagare!”

 

In men che non si dica Ginny finì sopra Draco, riempiendolo di pugni, calci, morsi e graffi. Il ragazzo, poveraccio, ancora un poco incosciente per il dolore al naso sanguinante, si ritrovò a subire quella tortura per i primi tre minuti, finché, ripreso il controllo di se stesso, non afferrò per i capelli la Weasley, costringendola a staccare la sua morsa micidiale dal suo orecchio, e la scaraventò per terra, davanti a se.

 

Immediatamente il pensiero della bacchetta gli venne in mente… dopo essersi guardato in giro senza trovarla, si ricordò di averla poggiata in bagno. Quando ritornò a posare il suo sguardo sulla nemica, si accorse che, al suo contrario, lei era stata più pronta di lui, tant’è vero che solo per un miracolo Draco riuscì ad evitare lo schiantesimo che gentilmente la ragazza gli aveva diretto, come del resto anche tutte le altre strane fatture che lei gli inviò mentre lui correva in bagno per recuperare la sua arma.

Ginevra lo seguì e, quando capì le sue intenzioni, prima che lui potesse attuarle gli si scaraventò letteralmente sopra, ed insieme andarono a finire dentro la vasca a piscina, per fortuna ancora piena d’acqua, inzuppandosi completamente.

Anche lì, però, continuò la loro lotta. Draco era riuscito a pareggiare i conti facendo scivolare via la bacchetta dalle mani di Ginevra, e per circa tre volte tentò di affogarla, ma invano: lei riuscì sempre a riemergere, e l’ultima volta, probabilmente incitata dalla rabbia che continuava a crescere con i litri di acqua che ingoiava, gli morse una gamba, e rimase arpionata ad essa con i canini ben infilati nella bianca carne del ragazzo finché questi, a causa del pavimento scivoloso, non perse l’equilibrio cadendo giù. Allora lo liberò, e tentò di rendergli il favore di prima premendogli bene la testa sott’acqua, ma questo con un gesto violento riuscì ad allontanarla da se, facendola sbattere contro la parete opposta a quella dove lui si reggeva in piedi.

 

Rimasero così, a fissarsi, l’uno davanti all’altra, completamente zuppi e col fiatone.

Stronzo…” Disse Ginevra, fra un ansito e l’altro.

Stronzona…” Rispose lui, allo stesso modo…

Schifoso…mangiamorte…”

Pezzente…babbanofila…”

Malfoy!”

Weasley!”

Pinguino albino impomatato con la faccia da furetto platinato!”

Lurido sorcio di fogna con una cagata rossa in testa!”

Sei strabico!”

E tu hai la pellagra!”

Maniaco pervertito!”

Ninfomane!”

 

Trascorsero dei minuti così, in silenzio, a fissarsi, gli occhi che mandavano continui Avada Kedavra all’altro…

Dopo di che, quasi come se nulla fosse accaduto, uscirono tranquillamente dalla vasca. La lotta era finita, la rabbia finalmente era scemata e ciascuno poteva continuare a vivere in pace... fino alla prossima puntata! Ginevra recuperò la sua bacchetta e Draco la propria, e si diressero insieme nella camera da letto.

 

Con grande stupore del giovane Malfoy, Ginny, invece di uscire subito, si diresse tranquillamente verso il mobile settimanale situato fra i due armadi: aprì il primo cassetto e ne tirò fuori un morbido asciugamano bianco.

Che diavolo stai facendo?!” Sbottò Draco, fissandola indignato dalla soglia del bagno.

Lei gli lanciò un’occhiata simile alla sua. “Prendo un asciugamano, non si vede?”

Asciugati in camera tua con i tuoi asciugamani!”

Non vado in camera mia così conciata, e stai tranquillo che non oserei toccare questo lembo di tessuto se non sapessi che tu non l’hai ancora utilizzato!”

Weasley- sibilò lui- rimettilo immediatamente a posto!”

 

Lei rimase un attimo immobile, forse ponderando la situazione. Poi, con grande rabbia di Draco, sfoderò uno dei suoi soliti sorrisetti irritanti che gli facevano perdere le staffe anche ad Hogwarts, e, mettendo ben in mostra il candido tessuto, iniziò ad asciugarsi con esso i capelli.

 

Ben presto però, con grande stupore di Ginevra, sul volto di Draco comparve un ghigno perfido… uno di quei sorrisetti storti che, lei lo sapeva bene, preannunciavano sempre cattive notizie.

Immediatamente smise di strofinarsi i capelli e, rivolgendo uno sguardo guardingo al ragazzo, strinse la mano sulla bacchetta.

Conosco un modo io per farti asciugare più velocemente!” Disse Malfoy, col suo tono più sarcastico.

Pochi attimi dopo un getto di fuoco si diresse minacciosamente verso la ragazza che, spalancando gli occhi per lo stupore, riuscì a scansarsi giusto in tempo, bruciacchiandosi appena una manica della camicia da notte. Cadde nel letto e, non appena rialzò lo sguardo, vide un altro getto di fuoco diretto verso di lei. Così saltò giù, mentre le fiamme iniziavano ad avvolgere le candide coperte di seta.

Attuò immediatamente uno scudo difensivo su di se e, avvicinandosi rabbiosa verso il ragazzo, gli lanciò un expelliarmus, che non andò a segno. Furiosa anche per il tiro mancino che lui le aveva fatto, si scagliò contro di lui, cogliendolo di sorpresa quando non si aspettava un combattimento corpo a corpo. Caddero di nuovo a terra, e sarebbero rimasti lì a lungo a picchiarsi e rotolarsi per il pavimento, se non fosse che uno strano calore li avvertì che qualcosa non andava.

 

Contemporaneamente alzarono lo sguardo, rivolgendolo verso il letto, e rimasero con un palmo di naso quando si accorsero che esso era completamente invaso dalle fiamme.

 

Subito si alzarono in piedi e, ponendo mano alla bacchetta, cercarono di porre fine a quel falò, riuscendoci però solo dopo dieci minuti.

Del prezioso baldacchino in palissandro coperto da pregiate coperte di seta bianca trapuntata con fili d’argento erano rimasti solo uno squallido scheletro e un mucchio di cenere.

Cazzo!” Sbottò Draco, passandosi una mano sopra i capelli bagnati.

Ginevra assentì col capo, sebbene fosse moto più tranquilla di lui. Anzi, un sorriso iniziava a comparirle sulle belle labbra, quando il pensiero di essersi finalmente riuscita a liberare di lui le passò per la mente: questa la signora Sprint certamente non gliel’avrebbe fatta passare liscia, ah ah ah!

 

Che ridi tu?!” Le gridò poi di rimando, fissandola con astio.

Bye bye, pagliaccio!” Gli rispose lei, salutandolo con la manina e dirigendosi verso l’uscita della stanza.

La mano del ragazzo afferrò però il suo braccio, e un violento strattone la costrinse a voltarsi.

Dove credi di andare, eh?!”

In camera mia, a dormire sul mio letto!” Rispose Ginevra, con tono sfottente.

Un corno! Se sono nei casini io, lo sei anche tu!”

Non penso proprio!”

Io invece penso di sì! Perché se quell’oca giuliva di Madama Sprint verrà a sapere cos’è successo, stai tranquilla che dalla mia bocca verrà fuori anche il tuo nome, GINEVRA!”Chiarì lui, usando il suo solito tono sarcastico.

Ginny mise il broncio, liberandosi con uno strattone dalla presa del ragazzo, e guardandolo con un’occhiata inceneritrice. “Stupida…serpe….”

Idiota Gryffindor…”

Sei davvero uno stronzo!”

Tu non sei da meno.”

“’Fanculo…”

Non rompere le palle, e vedi di darti una mossa.” Disse il ragazzo, avvicinandosi ai residui del letto.

Io?! E che dovrei fare, di grazia?!”

Devi ripararlo! Insieme a me!”

Cosa?! Non sono un falegname, Malfoy!”

Nemmeno io, Weasley! Ma si da il caso che qui ci sia in mezzo la nostra espulsione! Dunque, se come penso ti è cara questa scuola, fai quello che dico!”

Un corno, io adesso non faccio proprio niente! Sono tutta bagnata, sono stanca, ho sonno e voglio andare a dormire! Senza contare che, essendo il legno ancora caldo, non possiamo nemmeno avvicinarci… e non conosciamo ancora nessun incantesimo!”

Domani gli elfi domestici verranno a fare il loro lavoro, e vedendo questo scempio andranno a chiamare la Sprint, l’hai capito o no?!”

Ginny alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. “Malfoy, pensavo che tu fossi abbastanza abile nel minacciare le persone… lo dico per esperienza personale, naturalmente! Domani obbligherai gli elfi a non parlare, semplice no?!”

 

Lentamente, un ghigno apparve sulla labbra del ragazzo. “Sei più perfida di quanto pensassi… che direbbe la tua cara Mezzosangue se sapesse che hai violato i diritti delle sue povere creature?!”

Ehi, io non ho detto che li devi sottoporre a tortura! Guai a te se lo fai! Devi solo… essere convincente!” Precisò la ragazza, alzando un dito davanti al viso. Poi, senza dire niente, se ne andò nella sua stanza, sbattendo con ben poca grazia la porta alle sue spalle.

 

Arrivata a destinazione, prese una nuova camicia da notte e, dopo essersi rinchiusa in bagno, si asciugò per bene con la bacchetta. Prima di rivestirsi, però, spalmò sulle ferite che aveva un po’ su tutto il corpo l’intruglio grigiastro che aveva trovato dentro l’armadietto del bagno, in modo che la mattina seguente esse non ci fossero più e non facessero nascere sospetti in Madama Aprilia.

Quando, dopo essersi rivestita, uscì dal bagno per andare a coricarsi, rimase impalata, completamente allibita, di fronte al suo letto.

 

Malfoy era seduto sul suo materasso, coperto da un bel pigiama di seta verde, intento a mettersi un po’ di pozione rigenerante sul morso che lei gli aveva lasciato sulla gamba.

 

CHE CI FAI TU QUI?!” Gridò Ginevra, quasi automaticamente.

Il ragazzo si limitò ad alzare di sfuggita lo sguardo su di lei e a mormorargli un: “Non ho un letto, quindi dormo qui…” mentre abbassava la gamba del pantalone per poi alzare la manica del pigiama, con l’intento di curare tre bei graffi degni di una tigre che si ritrovavano la sopra.

Ci sono i divani in camera tua, Malfoy.”

Io non dormo su un divano.”

Non dormi nemmeno sul mio letto.”

Tu qua non ci dormi.”

Cosa?!” Chiese lei, incredula.

Io non dormo insieme a te.” Specificò lui.

 

Ginny rimase un po’ in silenzio, poi ne uscì con una risatina irritata. “Malfoy, questo è il mio letto! Sono IO che non ti faccio dormire con ME! Hai capito?!”

 

Lui, con tutta calma, appoggiò il vasetto di crema sul comodino e, voltandosi a guardarla, sillabò: “IO- DORMO-QUI.”

 

Lei sbuffò. Era stanca morta, non aveva più voglia di portare avanti ridicoli litigi con quel ragazzino viziato col cervello di un troll bacato che ha preso un'insolazione.

Dato che mi fai pena, sono pronta a lasciarti dormire sul mio materasso. Ma prova ad avvicinarti di un solo micrometro nella mia direzione e giuro che non ti ritrovi più quella orribile cresta platinata che hai in testa!” Rispose semplicemente, coricandosi e nascondendosi sotto la trapunta, con la bacchetta ben stretta in mano.

 

Lui fece finta perfino di sentirla e, dopo essere sprofondato sotto le calde coperte rosa, bisbigliò: “Io dormo qui perché ci voglio dormire, non perché va bene a te, Weasley.”

Uffh…fanculo Malfoy…” Disse la ragazza, con voce impastata dal sonno.

“’Fanculo Weasley.” Rispose Draco, addormentandosi. “E comunqueyawnti soffo…coio

 

E, che ci potete fare, questa era la loro buonanotte…

 

 

                  

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RINGRAZIAMENTI!

 

Mi dispiace dovervi dire che purtroppo sono di corsa anche oggi (il mio caro papà mi ha messo in punizione ed ora devo scrivere le storie a tempo record perché mi permette di usare il pc una sola ora al giorno… AHHHH, PARENTI SERPENTI!!! Comunque, tornando a noi… spero che il capitolo in questione sia piaciuto, a me pare però di aver esagerato un po’ e di aver composto, alla fin fine, un gran bella e ridicola cagata… ma, fatemi sapere voi!!!! Ciauuuuu!!!

 

Grazie tantissimissimissime per il tempo che impegnate(o sprecate, a seconda dei punti di vista…) a recensire la mia storia a: aletheangel, Tink, mitika_viola, Minako-Chan, Kristel, voldy weasley, Bluegirl, Dana, Moonlight (non ti voglio morta, stai tranquilla! Non sono ancora arrivata a tal punto di perfidia!), MartyBlack.

 

 

Grazie anche a tutti quelli che leggono questa ff!!! Fatevi sentire, ogni tanto, ehehe… ciauuu!!!

 

Kishal

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Capitolo 8
*** Piccola Serpe... ***


Nonostante la sera prima, per ovvi motivi, Ginny si fosse dimenticata di programmare la sveglia, la mattina del giorno success

 

 

Piccola Serpe…

 

 

 

 

Nonostante la sera prima, per ovvi motivi, Ginny si fosse dimenticata di programmare la sveglia, la mattina del giorno successivo si alzò comunque alla solita ora, ossia intorno alle cinque. Sbadigliò silenziosamente, aprendo la bocca a mo’ di orso affamato appena uscito dal letargo, e stiracchiò per bene ogni singolo osso del suo corpo: aveva dormito divinamente. Il sonno di quella notte era stato davvero miracoloso: era riuscita a liberarla da tutto il senso di pesantezza e nervoso che provava da un po’ di tempo. Chissà perché…

 

Mentre era in corso il secondo sbadiglio che preannunciava l’inizio di una buona giornata, Ginevra voltò lievemente il capo alla sua sinistra e, casualmente, il suo sguardo andò a cadere su un’insolita figura che dormiva tranquillamente poco lontano da lei.

Inutile dire che lo sbadiglio si bloccò immediatamente, il respiro si fermò, il cuore cessò di battere e il cervello andò letteralmente in tilt. E le conseguenze di questo Black-out sarebbero state davvero molto gravi per la ragazza, se non fosse che fortunatamente i ricordi della serata appena trascorsa le tornarono in mente, facendola di nuovo tranquillizzare e portandola a concludere il beato risveglio senza altri indugi.

Dopo di che, silenziosamente, gattonò fino a ritrovarsi ad una spanna di distanza dal ragazzo e, accovacciata davanti a lui, iniziò a scrutarlo intensamente.

 

Il detto dice ‘non disturbare cane che dorme’. Ma i nostri saggi antenati avevano mai pensato a quanto fosse fascinosamente intrigante mirare il proprio agguerrito nemico durante l’unico momento in cui, anche lui, appariva fragile ed indifeso come qualsiasi altro essere umano?

 

La piccola serpe, notò Ginny, aveva un viso dolcemente squadrato, dai lineamenti un poco più morbidi di quelli del Grande Capo Malfoy. Come lui, però, aveva una pelle perfetta, così bianca da parere quella di un cadavere: davvero orribile. Senza contare che anche gli occhi di Draco erano esattamente uguali a quelli di Lucius, ed in essi si leggeva sempre il solito sguardo di superiorità e di scherno rivolto agli altri…ìrritante e patetico.

Il naso era diritto; le labbra, solitamente atteggiate in un orrendo ghigno che le deturpava, erano finemente cesellate e lievemente più rosate del resto dell’incarnato.

Le sopracciglia erano scure e sottili, due piccole linee che esprimevano molto bene ogni stato d’animo bel ragazzo.

I capelli erano chiari. Anzi, no, chiarissimi. Davvero orribili. Erano di un biondo quasi bianco, così simile al colore privo di vita delle capigliature degli anziani.

In totale, quel ragazzo oltre che essere brutto sembrava anche un morto.

Non c’è che dire, sarebbe stato un ottimo mangiamorte…

 

Anche se, ora, mentre dormiva, senza ghigni beffardi a rovinare le sue perfette labbra o storcere il suo delicato naso, senza quello sguardo magnetico e indisponente, senza quel sopracciglio alzato per sottolineare il sarcasmo delle velenose parole che la sua lingua pronunciava… poteva anche sembrare un angioletto!

Beh, forse (pensava Ginevra) avrebbe dovuto prendere in seria considerazione l’idea di trovare una pozione che lo facesse dormire eternamente. Non sarebbe stato poi così male… e lei ci avrebbe anche guadagnato molto! Avrebbe perso il suo eterno nemico, il suo rompipalle costante, non sarebbe più stata costretta a perdere le staffe e sporcarsi le sue belle manine per prenderlo a colpi… ed in più si sarebbe goduta la rilassante vista del suo faccino addormentato! Forse nella biblioteca della famiglia Sprint avrebbe trovato la formula che faceva a caso suo…

 

D’improvviso, proprio mentre la ragazza stava pensando a quanto sarebbe stato facile strozzarlo ora che lui non poteva difendersi, gli occhi di Draco si spalancarono, freddi e taglienti come sempre, e si puntarono direttamente su di lei, che, spaventata a morte, fece un balzo indietro portandosi una mano al cuore.

 

“NON - FARLO – MAI – PIU’…Orribile!” Gridò, mentre riprendeva fiato.

 

Malfoy, indifferente a tutto per il sonno che ancora gli pesava sugli ingranaggi del cervello, si alzò lentamente a sedere e, corrugando le sopracciglia, le chiese con la sua solita voce strisciante: “Che diamine stavi facendo?!”

 

Ginevra, che ancora lo stava guardando male, si arrabbiò ancora di più. “Che stavo facendo…! Che vuoi che stessi facendo, eh? Ti stavo guardando mi pare ovvio!”

A quelle parole, Draco alzò un sopracciglio, indeciso lui stesso su come reagire dopo una rivelazione del genere.

“Che c’è di strano? Non si vede tutti i giorni un Malfoy dormire tranquillo, indifeso e silenzioso nel proprio letto! Normalmente siete dei cani rabbiosi con un diavolo per capello!”

 

Draco rimase ancora in silenzio, fissandola stranito. Poi alzò un dito, e se lo portò davanti al volto. “Non farlo mai più!” Disse poi, ripetendo le parole che la ragazza aveva detto prima.

“E perché?”

“Il perché non ti riguarda.”

“Bene, dato che il perché non mi riguarda, non mi riguardano nemmeno le tue insulse ‘richieste’.

Questo diventerà da oggi il mio piacevole passatempo mattutino.

A meno che, ovviamente, tu non ti decida a dormire in uno dei comodissimi divani della tua stanza…”

“Non provocarmi di primo mattino, babbanofila: non ho nessuna voglia di sentire la tua voce appena sveglio…” Mormorò Malfoy, alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.

 

“Dove credi di andare?!” Gridò Ginevra, alzandosi anch’essa e dirigendosi come una furia verso la stessa meta di Draco, bloccandogli poi l’ingresso con il suo corpo. “Tu nel mio bagno non ci metti piede! Il tuo è ancora integro, dunque vai là! Senza contare che fra poco arriverà il tuo elfo domestico, Tims, e gli devi fare un bel discorsetto!”

“Lasciami passare.”

“Nemmeno per sogno!”

“Ti lancio uno schiantesimo se non ti sposti.” Precisò il ragazzo, alzando la bacchetta che teneva in mano e fulminando Ginny con lo sguardo.

“Sempre se riuscirai a fare in tempo a scansare la mia fattura, naturalmente.” Ringhiò la ragazza fra i denti, mostrando la sua bacchetta dalla cui punta iniziavano già a spuntare delle scintille minacciose.

 

Draco, capito che purtroppo era lei a dirigere il gioco, abbassò la bacchetta, e lentamente indietreggiò, continuando a guardare la sua nemica negli occhi. “Peccato, hai perso un’opportunità. – disse poi, fissandola con la sua solita aria arrogante e superba, piena di disprezzo e sadico divertimento. – Avevo intenzione di darti qualche aiutino per cercare di migliore il tuo aspetto, ma il tuo caratteraccio di certo non aiuta la mia già ben scarsa disposizione nei tuoi confronti…”

Ginny curvò leggermente le sopracciglia, mentre gli occhi le luccicavano per l’odio. “Non voglio i tuoi consigli, Malfoy. E poi, cosa importa a te di come io mi vesto?!”

“Assolutamente nulla! Ed, infatti, non lo faccio per te ma per me! Sono stufo di avere un orribile mostriciattolo come te al mio fianco. La mia vista ne risente… e anche il mio olfatto! – aggiunse poi sottovoce, pensando che la ragazza non lo sentisse, ma sbagliandosi di grosso, dato che Ginevra percependo ciò sorrise sotto i baffi, divertita - Tuttavia dei miei interventi avresti goduto anche tu, non solo io…”

“Oh, se lo avessi saputo prima, non mi sarei mai permessa di risponderti in questo modo. Ma, come si dice, oramai la frittata è fatta, ed è troppo tardi tornare indietro… quindi, adesso, mi merito proprio di essere lasciata nel mio brodo!” Disse Ginny, fingendo un’aria dispiaciuta mentre tratteneva a stento di scoppiare a ridere. Senza rendersene conto quell’idiota gli aveva offerto su un piatto d’argento l’opportunità di vendicarsi per tutti gli insulti che gli aveva rivolto già di prima mattina, nonché per la sfacciataggine con cui l’aveva ricattata la sera prima con l’incidente del baldacchino, obbligandola infine a condividere il proprio letto con lui… Malfoy si era messo nei casini da solo, eh eh eh!

 

Draco, sentendole dire quelle parole di scuse e remissione delle proprie colpe, per giunta in tono così afflitto (ai suoi occhi pareva stesse per scoppiare in lacrime dal dolore, scossa com’era da tremiti), si fece serio e sollevò un sopracciglio, piuttosto incerto se credere davvero a ciò che vedeva o a quello che la mentre gli evidenziava come la facciata di un inganno. Sapeva che, quando voleva, quella ragazza era un’ottima attrice… l’aveva sperimentato sulla su pelle quella volta con Pansy! E ora, dunque, l’unica domanda da porsi era: che cosa aveva in mente?

 

Quando il ragazzo uscì in silenzio, Ginny si rinchiuse in bagno e scoppiò a ridere: quella mattina si sarebbe divertita assai alle spalle del biondino…

Tutta sorridente, curò ancora più del solito il proprio aspetto, immergendosi in un bagno profumato alla violetta e cospargendosi di un olio della stessa essenza. Si truccò perfettamente, e sistemò i capelli in voluminosi boccoli che le circondavano il visino da bambola.

Così conciata sarebbe riuscita ad intenerire perfino il cuore del caro zio Voldy…

 

 

 

Draco si sedette tranquillamente al tavolo della sala mensa, dopo aver educatamente salutato Madama Sprint.

Quando era entrato nella sua stanza, quella mattina, vi aveva trovato quell’insulsa bestiolina che lavorava per lui, già tutta preoccupata per le condizioni del letto che si era ritrovata davanti. Con molta freddezza e con alcune minacce, prontamente aiutate da qualche calcio ben assestato, aveva convinto l’elfo a non dire niente a nessuno e, anzi, a prodigarsi per riparare il danno.

Fatto il suo lavoro, si era preparato come sempre con tanta cura: nonostante oramai il piano fosse andato a farsi benedire, dato che aveva ceduto alla tentazione e aveva fatto a botte con la Weasley, non voleva di certo che lei pensasse che il suo aspetto accurato fosse qualcosa di momentaneo. Lui doveva sempre essere perfetto, lo esigeva la sua classe sociale d’appartenenza, la sua educazione, il suo onore. E, soprattutto, il fatto che fosse un Malfoy.

Aveva anche deciso di mantenere la sua facciata di galante gentiluomo nei confronti della piccola stracciona davanti a Madama Sprint: non poteva rischiare che quella donna si accorgesse dell’antipatia che nutriva verso di lei, altrimenti avrebbe perso tutto il suo favore e al minimo sgarro si sarebbe ritrovato fuori da lì.

 

“Non hai visto Ginevra questa mattina?” Chiese con tono vagamente preoccupato la donna seduta a capo tavola.

“No, mi dispiace.” Mentì Draco, sistemandosi il fazzoletto sulle gambe con fare elegante.

“Che strano, è in ritardo… e lei solitamente è puntuale per la colazione!”

 

“Buongiorno.” Disse una leggera voce proveniente dalla grande porta di legno con intarsi d’oro. Poco dopo, Ginevra, dall’aspetto più dolce e tenero del solito, fece il suo ingresso nella sala, accomodandosi davanti a Draco, che la guardava con fare investigativo. C’era qualcosa che non andava…

 

“Buongiorno mia cara! Io e Draco ci stavamo già preoccupando perché no ti vedevamo arrivare!” Rispose allegramente la donna. Ginevra si limitò a fare un piccolo sorriso, tenendo lo sguardo basso. Sembrava… triste…

Senza contare che, quando il cibo comparve sui loro piatti e tutti iniziarono a mangiare, lei prese la forchetta tra le mani e iniziò a giocherellarci un po’, senza mai toccare cibo, facendola poi ricadere rumorosamente lungo il piatto.

Draco alzò subito lo sguardo, fissandola trepidante, attendendo le sue prossime mosse.

 

La signora Aprilia invece parve preoccupata e, dopo aver poggiato le sue posate ed essersi passata il fazzoletto di seta sulle fini labbra, allungò una mano fino a toccare il braccio della ragazza, ancora immobile vicino alla forchetta.

“Tesoro, qualcosa non va?!” Chiese la donna, apprensiva.

 

Ginny rimase un attimo immobile. Poi, lentamente, si portò le mani al viso e scoppiò a piangere.

Draco, che stava ancora masticando le sue uova strapazzate, inghiottì frettolosamente, e fissò la ragazza con occhi sbarrati. Perché sentiva che fra poco sarebbe successo qualcosa per lui poco piacevole?!

 

“Oh!” Esclamò la signora, alzandosi e andando a circondare con le sue braccia le esili spalle della ragazza. “Cos’è successo, mia cara? Ti senti male?!”

 

Ginevra scosse veementemente la testa, mentre i singhiozzi lentamente cessavano. “No…” Mugugnò poi, asciugandosi gli occhi rossi e gonfi.

“E allora?! Perché piangi?!” Domandò la Sprint, con viso addolorato.

“E’ che… non posso mangiare!” Sbottò Ginny, scoppiando di nuovo a piangere e nascondendosi il viso fra le mani.

“Come sarebbe?! Perché non puoi mangiare?! Cosa stai dicendo, bambina mia?!”

 

“Draco mi ha detto che sono grassa!”

 

“Oh ma… oh!” Mormorò allibita la donna, mentre alzava uno sguardo pieno di rimprovero al ragazzo di fronte a lei, che invece fissava Ginevra con sguardo i perscrutabile. “Draco non può averti detto una cosa del genere…”

“Sì... lui ha detto proprio così! Ha detto che sono grassa, e che dovrei dimagrire! Mi ha detto anche che non mi so abbigliare e che il profumo che mi metto gli provoca ribrezzo!” Gridò la ragazza, scoppiando in un pianto disperato fra le braccia della donna.

 

Draco non provò nemmeno ad obiettare alle parole della Weasley e difendersi dalle occhiate piene di rimprovero che la signora gli rivolgeva: se quella vecchiaccia aveva fatto lo stesso ragionamento di quella stupida di Pansy, lui non sarebbe riuscito a levargli le idee che la piccola babbanofila le aveva messo in testa neanche con un Imperius.

Piccola stronza. Per colpa sua ora era caduto dalle grazie della Sprint. Ma quanto la odiava…

 

Le lezioni quella giornata iniziarono lievemente più tardi, dato che la professoressa aveva impiegato un bel po’ di tempo e gran parte della sua estrema dolcezza per convincere la sua giovane e cara allieva che tutto ciò che il suo compagno di studi le aveva detto erano solo false sciocchezze a cui non doveva dare ascolto.

Durante tutte le ore di studio, però, la donna si mostrò scortese e piuttosto indisponente nei confronti di Draco, che riuscì a trattenere a stento l’istinto di prendere a colpi la Weasley fino a farla piangere per qualcosa che davvero le aveva fatto…

 

 

 

La sera, Draco si ritrovò da solo nella palestra sotterranea della casa. Le due donne non si erano fatte vedere: probabilmente la signora Sprint si era offesa così tanto che aveva deciso di graziarlo non concedendogli il fastidioso privilegio della sua presenza e di quella della sciocca pezzente.

Sì, sciocca pezzente.

Idiota.

Sbruffona.

Vigliacca.

Ipocrita.

Guastafeste.

Se al posto del sacco pieno di sabbia che si stava dilettando a prendere a pugni ci fosse stata lei, a quest’ora non sarebbe ancora integra.

Cavolo, era riuscita a giocarlo. E per la seconda volta per giunta. Era riuscita a sfasciare il suo perfetto mondo semplicemente mostrando il suo bel faccino angelico.

E quella doveva essere una Gryffindor?! Oh no… no e poi no! Nessun grifone sarebbe mai riuscito a portare a segno un piano così sofisticato e così crudele insieme. Ginevra Weasley aveva una mente da serpe, sicuramente.

Ma stava scherzando col fuoco.

Si era messo contro il re degli Slyterin, e avrebbe pagata cara la sua impudenza.

 

La porta si aprì, ed entrò nella palestra proprio colei che occupava i pensieri del giovane ragazzo che si dilettava a prendere a colpi qualsiasi cosa ci fosse in quei sotterranei.

Ginevra, che teneva aperto un libro in mano, alzò il viso di scatto, e si sorprese nel vederlo a petto nudo, tutto sudato e col fiatone.

Rimase affascinata per qualche istante, rapita dal fascino elegantemente guerriero del giovane davanti a se, pi scosse leggermente la testa e ritornò al suo libro.

“Ho trovato qualcosa che fa a caso tuo.” Disse poi, avanzando verso di lui.

 

Mossa sbagliata. Draco non la stette nemmeno a sentire. Appena le arrivò vicino, la prese per le spalle con violenza facendole cadere il volume che teneva fra le mani, e la spinse sopra il sacco che penzolata dal soffitto, inchiodandola su quella dura superficie con le sue forti braccia bagnate dal sudore.

 

“COME OSI VENIRE QUI DOPO QUELLO CHE HAI FATTO?!” Gridò, completamente fuori di se.

 

Ginevra, che dallo stupore generale era passata repentinamente al dolore per la botta, s’incupì immediatamente, e fissò le sue iridi ghiacciate con decisione, senza che il suo sguardo vacillasse.

“Io mi sono soltanto vendicata, Draco Malfoy. E’ da tempo oramai che noi andiamo avanti mordendoci a vicenda, ed ora ti stupisce il fatto che io ti abbia reso pan per focaccia dopo quello che mi hai fatto l’altra notte, ricattandomi e obbligandomi a sorbirmi la tua orrida presenza nel mio letto?! Ti ho solo dato ciò che ti meritavi.”

 

A quelle parole, Draco rimase piuttosto spiazzato: purtroppo ogni frase che lei aveva detto era vera.

Poi però un ghigno sadico gli comparve in volto. “Allora, adesso, tocca a me vendicarmi…” Le sibilò, andando a stringere con le sue forti mani le esili braccia di lei.

Anche Ginny ghignò. “Mi dispiace, ma non sei nella condizione di farlo: ricordati che ora la Sprint è molto sensibile nei miei confronti, ed una sola mia parola contro te potrebbe bastare per causarti infiniti casini.”

“E allora perché non lo fai, eh? Perché non ti liberi definitivamente di me?!”

Ginny, celermente, si liberò dalla sua presa e andò a raccogliere il libro che aveva prima in mano, riverso ora sul pavimento. “Perché non ho ancora tutta questa influenza su di lei, purtroppo. E anche perché non sono così disonesta. Non sono una Slytherin.

Per una volta mentire può andare bene… ma io non dispenso cattiveria gratuita come fai tu.”

 

Draco, sentendo ciò, sorrise fra se e se. E dire che aveva poco prima pensato che quella ragazzina avesse una mente da serpe… pfiu! Il suo cuore di grifone a quanto pare l’aveva vinta anche sul suo piccolo cervello!

 

“E per cosa saresti venuta qui, sentiamo?!” Le chiese, incrociando le braccia davanti al petto e guardandolo col solito ghigno in volto.

“Ovviamente, per presentarti la formula che ti aiuterà a riparare il tuo letto.”

“E perché mai me la dovresti dare?! Tu hai il coltello dalla parte del manico, no? Ora che Madama Sprint è praticamente ai tuoi piedi, puoi anche permetterti di cacciarmi dalla tua stanza e non aiutarmi nelle ricerche, minacciandomi di rivelarle tutto e di mettermi nei casini per l’ennesima volta. Cos’hai in mente?” Man mano che aveva pronunciato quelle parole, il sorriso sul volto di Ginevra era cresciuto, ed ora era ben visibile una luce di pura malizia risplendere nei suoi grandi occhi azzurri.

 

“Avere il coltello dalla parte del manico è davvero molto… piacevole. Ma avere un nemico in debito nei miei confronti lo è anche di più.” Rispose semplicemente la ragazza. “Allora, lo vuoi l’incantesimo oppure preferisci arrangiarti da solo? Considera però anche il fatto che, se non riuscirai a rimettere a posto la situazione entro questa sera, domattina la nostra cara professoressa verrà a conoscenza delle tue piccole malefatte…

Cosa scegli?!”

 

Il ghigno di Draco si fece più ampio. Bella mossa, Weasley, non c’è che dire…Lo aveva davvero incastrato. E, senza dubbio, entro quella sera senza l’aiuto di quel libro lui non sarebbe riuscito a fare nulla.

 

Si avvicinò lentamente a lei e, continuando a fissarla negli occhi, le prese il libro dalle mani.

“Prima o poi mi vendicherò.” Le disse.

“Oh, lo so. Ma non penso molto presto, dato che… mi devi un favore. E i Malfoy ci tengono sempre al loro onore, non è vero?!” Disse la ragazza, sorridendogli lievemente e guardandolo divertita, mentre saltellava fuori dalla palestra.

 

 

Rimasto solo, Draco sorrise di nuovo guardando l’incantesimo davanti a se, e pensando in realtà alla piccola peste appena uscita da quel luogo.

Ginevra Weasley era una sua degna avversaria, non c’era altro da dire.

E avrebbe trovato un modo per vendicarsi di ciò che lei gli aveva fatto, eccome…

 

Ora, però gli conveniva andare a riparare ai danni fatti: il sortilegio in questione ci avrebbe messo un bel po’ prima di agire completamente, e lui non aveva alcuna intenzione di dormire su un divano quella notte.                                                                                                                       

 

 

 

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RINGRAZIAMENTI

 

Ciao a tutti I miei fedeli lettori!!!! Volevo solamente chiedervi scusa per il ritardo: purtroppo per due giorni la mia mente malata è stata oltremodo provata da una terribile emicrania, probabilmente dovuta al caldo che sta facendo… (sono andata a fare shopping di buona mattina con 35 gradi di termometro e un’afa tremenda che rendeva l’aria irrespirabile…).

Detto questo, volevo fare un piccolo, personale, commento su questo capitolo: non trovate anche voi che sia molto serio? Boh. A me ha dato questa sensazione… Spero sia piaciuto comunque!!! Ciauuu!!!!

 

 

 

GRAZIE A: MartyBlack, claccy92, Bluegirl, GinnyMalfoy, Minako-chan, aletheangel.

 

Dana: ciaooo!!! Sono troppo simpatiche le tue recensioni!!! Mi fa piacere che la mia storia continui a piacerti!!!

E non preoccuparti per la storia della buonanotte, lo faccio sempre anch’io con i miei amici… e assai spesso con mia sorella(solamente che con lei non è che scherzi proprio…)!!!! Grazie ancora per la recensione!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!!Caiuuu!!!

 

Tink: ciao Tink!!!! Oh… anche le tue recensioni mi fanno sempre morire dalle risate!!!!  Grazie mille per i complimenti… ma seriamente non penso di essere questo gran che, soprattutto perché questa è una storiellina che mi è venuta così, senza alcun preciso motivo, e l’ho scritta col solo intento di divertirmi!!! Infatti mi sono parecchio stupita quando ho notato che a qualcuno interessava…

Ehhh, per quanto riguarda Cupido e le sue frecce amorose si dovrà aspettare ancora un bel po’, i due sono sempre in fase di attacco-vendetta!!! Anche se, in questo capitolo, forse c’è l’inizio di un sentimento meno… ‘omicida’…posso dirlo?! Già… un principio di Rispetto… che naturalmente non bloccherà la loro naturale avversità!!!

Cooomunque….spero che ‘sto coso sia stato di tuo gradimento!!!! Ciaoooo Tink!!!

(ah, a proposito… ma qual’è il tuo nick  per intero su egoio (se ce l’hai)?! Perché non sono riuscita a trovarlo!!!)

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Capitolo 9
*** Slytherin ***


Il periodo che susseguì quell’episodio fu tra i più monotoni della vita di Ginevra e Draco

 

 

Slytherin

 

 

 

 

Il periodo che susseguì quell’episodio fu tra i più monotoni della vita di Ginevra e Draco. Una vera e propria palla.

 

Da due mesi Mister Sprite non tornava a casa, e la moglie iniziava ad essere sempre più nervosa, sebbene quasi ogni giorno il marito le mandasse una missiva via gufo con scritte notizie che naturalmente i due ragazzi ignoravano. Del resto, loro si curavano solo di trovare un modo con cui divertirsi: ora che avevano perso l’istinto di saltarsi addosso, limitandosi ad una civile convivenza, non sapevano più come occupare le loro ore libere, che erano sempre più numerose dato che la loro insegnante era entrata in un vero e proprio stato di fibrillazione e le sue lezioni erano letteralmente vuote (e di conseguenza anche i compiti ‘per casa’).

 

Fu così che una notte, dopo l’ora del coprifuoco, Draco, che era comodamente sdraiato mezzo nudo sotto le coperte del suo letto nuovamente integro, vide la porta aprirsi e una ragazzina dall’aria dolcemente buffa entrare silenziosamente, per poi accoccolarsi in un divano al suo fianco.

Ginny non alzò nemmeno lo sguardo per guardarlo, pareva immersa nei suoi pensieri. D’altro canto, Draco era così sbalordito che continuava a fissarla senza nemmeno provare il vecchio impulso di urlarle contro qualsiasi tipo d‘insulto e mandarla fuori a calci: era perfettamente convinto che la ragazza, di ritorno magari da una passeggiata notturna, avesse sbagliato stanza.

Ad un certo punto però Ginevra alzò il viso e, fissando i suoi occhi azzurri su quelli grigi del ragazzo, disse, con aria corrucciata: “Mi sto annoiando!”

 

Draco rimase a fissarla per un po’, mentre una parte di lui aveva una seria voglia di scoppiarle a ridere in faccia. Non lo fece solo perché, in fondo, anche lui si stava annoiando, ma era ben lungi da lui l’ammetterlo!

 

“Sì, cioè: non ho un tubo da fare! La prof è isterica e non capisce manco dove ha i piedi, noi due non ci picchiamo più, il mio piano di mandarti in frantumi con la mia estrema mielosità è andato a farsi benedire, e oltretutto qui non sono ad Hogwarts… almeno lì avrei trovato qualche ragazzo con cui passare il tempo in modo educativo alla faccia di mio fratello!”

 

Ma guarda un po’, la piccola fiammiferaia la pensava esattamente come lui…

 

Draco ghignò. “Che proponi di fare, Weasley?!” Chiese poi, col suo solito tono sarcastico, portandosi le braccia dietro la testa appoggiata allo schienale del letto e guardandola negli occhi.

“Boh. Tu hai qualche idea Malfoy?”

“Beh, magari… potrei fustigarti, tagliarti la lingua, cavarti gli occhi e poi romperti l’osso del collo e dare il tuo cadavere in pasto ai maiali.” Consigliò lui, in tono neutrale, guardandola però divertito.

“Sempre che io non ti infili un bastone sul per il tuo pallido didietro fino a fartelo uscire dalla bocca e ti faccia cuocere lentamente alla brace.” Rispose lei con un sorrisino birbante.

“Oh, Weasley! Hai davvero idee disgustose!”

“Mi hai contagiato! La tua vicinanza non poteva che sortire un effetto negativo su di me!”

“Non negare l’evidenza, lenticchia: mi sono accorto che non facevi altro che sbavarmi dietro…”

“La bava era dovuta alla rabbia che mi hai fatto venire, pinguino impomatato.”

“Pinguino impomatato?! Parla quella che sembra un topo bianco…”

“…con una cagata rossa in testa! Me l’hai già detto, sei palloso! E poi, guarda che lo so che ti piacciono i miei capelli…”

“Sì, li sogno tutte le notti…”

“Ecco, vedi!”

“…insieme alla tua testa mozzata!”

“Beh, questo effettivamente è meno romantico…” Fece lei, pensierosa, mettendosi un dito sul piccolo mento.

Malfoy trattenne a stento un sorriso: in fondo, se la si prendeva per il verso giusto, quella ragazzina sapeva anche essere divertente. Afferrò lentamente uno dei cuscini che teneva dietro la schiena e, appena la ragazza tornò a guardarlo, glielo tirò letteralmente in faccia, facendola cadere per lo stupore dalla poltrona su cui si era accoccolata e scompigliandole tutta la rossa capigliatura.

Ginevra, a terra col cuscino di fronte, rimase sbalordita a guardare il ragazzo che rideva sonoramente: non se l’era aspettata quella mossa, cavoli! Bene, se Malfoy voleva la guerra, ebbene, l’avrebbe avuta!

In men che non si dica, con la sua agilità felina che continuava a stupire il ragazzo, saltò sopra il letto col guanciale in mano, e gli piombò addosso tentando di soffocarlo.

“Muori, ah ah ah, brutto verme platinato!” Gridava la ragazza, con tono divertito.

Ma quella posizione di svantaggio per lo Slytherin non durò molto: Draco era più forte di lei, e in quegli ultimi tempi gli allenamenti che solitamente teneva erano addirittura raddoppiati; così in men che non si dica Ginny si ritrovò scaraventata con la schiena sul letto e lui che tentava di soffocarla premendole il cuscino sulla testa e ridendo sguaiatamente. La ragazza, naturalmente, non si perse d’animo: aveva sei fratelli con cui si era sempre divertita a giocare in quel modo un po’ violento, e col tempo la sua esperienza dei punti dolorosi dell’essere maschile si era assai approfondita… Proprio quando il ragazzo pensava di averla vinta, un dolore all’inguine lo costrinse a mollare la presa, e la sua preda scivolò via come una piccola serpe, facendosi beffe di lui.

Draco ghignò. “Non c’è che dire, sei una vera e propria peste, Weasley!” Disse il ragazzo, alzandosi lentamente dal letto dopo essere riuscito a placare il dolore e guardando con occhi scintillanti Ginevra che, dall’altra parte della sua stanza, lo fissava sorridente col suo visino da bambina, tenendo le braccia dietro la schiena in una posa che la faceva apparire come un innocente angioletto.

“E tu sei un vero e proprio incapace, Malfoy! Continuo ad affermare la mia tesi: troppe buone maniere che non appartengono alla tua natura stanno avendo il brutto effetto di effeminarti! Spero di non essere costretta a vederti con la gonnella quando deciderai di passare definitivamente all’altra sponda!”

“Stai attenta a ciò che dici, Weasley! L’ultima volta che hai fatto un’affermazione del genere ho reagito piuttosto male!” Le disse lui, sogghignando al ricordo di quel ‘bacio’ che le aveva dato nella foresta proibita.

“Sì, effettivamente ti è venuta fame e hai tentato di divorarmi la bocca.” Commentò lei.

“Oh, non dirmi che non ti piace come bacio!” Disse Malfoy, avvicinandosi lentamente col suo passo strascicato, e mettendo bene in mostra il suo pettorale scolpito e ora completamente nudo, che Ginny naturalmente non mancò di guardare

“Esattamente!”

Draco alzò un sopracciglio e continuò ad avanzare. Ginny lo lasciò fare fino a quando lui non le arrivò ad una spanna dal viso, e quando tentò di incastrarla al muro alle sue spalle con le sue forti braccia, lei scappò via, ridendo. Il ragazzo si voltò immediatamente, cercando di afferrarla, ma lei oramai era lontana.

Iniziò così un vero e proprio inseguimento tra lui che la rincorreva e lei che riusciva in ogni caso a fuggire, con la sua estrema agilità, velocità e leggerezza nei movimenti.

Alla fine però, in un attimo di disattenzione, lui riuscì a bloccarla su uno dei pilastri del baldacchino del suo letto. Era già praticamente sicuro di avere la vittoria fra le mani quando lei, mostrando uno dei suoi sorrisi furbetti, saltò all’indietro, andando ad appendersi al grosso pezzo di legno e arrampicandosi fino ad arrivare alla sua sommità, mentre il ragazzo per lo stupore era rimasto immobile a fissarla.

Ginevra rise a crepapelle e, tutta allegra, iniziò a camminare sopra il pesante drappeggio che sovrastava il letto di Draco, coricandosi infine al suo centro.

“Che c’è, Malfoy, non hai il coraggio di venire quassù?” Ghignò lei, affacciandosi ad un estremità per vedere il ragazzo che, a braccia conserte, la fissava divertito dal basso.

“Non mi reggerebbe! Tu sei una pulce!”

“Lo prendo come un complimento!”

“Ma non lo era!”

“Mi piace vedere le cose a modo mio! Ad esempio, tu ora sembri molto, molto piccolo… mi piace guardarti dall’alto, adesso rimango qua!”

“No, adesso tu fili in camera tua, mi hai stressato abbastanza! Voglio dormire!”

“Buonanotte, allora!” Commentò lei, con viso noncurante.

Draco ridacchiò. “E no, miss Vipera: vai in camera tua!”

“No, sto bene qua!”

“Muoviti!” Disse lui, in tono perentorio, non riuscendo però a trattenere un piccolo sorriso invece che  mostrarsi freddo e distaccato come sempre.

Ginevra per tutta risposta si allontanò dalla sponda del baldacchino e si sdraiò per bene al suo centro. “No! Si sta bene qui!”

 

Il biondino non disse nulla, si coricò sotto le sue coperte con estrema calma ed infine spense le luci delle candele con un colpo di bacchetta.

“Sai, devo dire che è un’ottima posizione per poterti tranquillamente lanciare qualche divertente fattura, Weasley.” Mormorò poi Draco, portandosi le braccia dietro la testa e ridacchiando tra se e se quando vide la ragazza muoversi con estrema velocità sopra di lui e saltare giù dal baldacchino su due piedi.

Poi, però, con suo grande stupore, invece di dirigersi verso la porta ed andarsene, la ragazza scostò tranquillamente le coperte del suo letto, vi si sdraiò e si coprì fino al petto, portando poi le braccia dietro la testa in una sua perfetta imitazione e voltandosi a guardarlo con i suoi occhietti luccicanti e le sue belle labbra grandi e rosse distese in un buffo sorriso.

“Mi lasci dormire qui, vero?”

Draco ghignò, alzando un sopracciglio. “WoW, non avrei mai pensato che la Weasley si sarebbe infilata nel mio letto… se lo sapesse tuo fratello!”

“Certo, e se lo sapesse tuo padre che tu ti sei infilato nel mio!”

“Il mio atto era dovuto a cause di forze maggiori, mica ai miei ormoni!”

“Certo, quella era la scusa! Come se non lo sapessi che non vedevi l’ora di saltarmi addosso!”

“Sì, per strozzarti!”

“Tanto lo so che mi vuoi bene e mi vorresti sposare! Ma te l’ho già detto, io sono uno spirito libero, non voglio impegni!”

Draco, un po’ allibito da quelle parole, la fissò con tanto d’occhi: era completamente uscita di testa! “Dormi Weasley… è meglio!” Disse, sistemandosi meglio sotto le coperte.

“Ma tu non capisci nemmeno gli scherzi, che palle!”

“Ho capito invece che sei del tutto folle.”

“Davvero?”

“Sì.” Mormorò lui, annoiato, mentre il sonno iniziava a pesargli sulle palpebre.

“Pensavo lo sapessi già.”

Era solo un sospetto…” Iniziava a perdere il controllo della realtà… incredibile come quel letto avesse un effetto soporifero.

 

“Ma hai sonno davvero?”Chiese lei, dopo cinque minuti di completo silenzio in cui Draco oramai iniziava ad essere catapultato in un mondo fatto di rosee nuvole e luci soffuse…

WEASLEY TACI!” Furono le ultime parole di lui, prima che il suo respiro divenisse basso e regolare.

 

Ginny rimase ancora un po’ sveglia, mirando la semi-oscurità della stanza. Poi, finalmente, Morfeo venne a prendere anche lei, portandola nel suo mondo di sogni.

 

 

 

 

 

Draco fu il primo ad aprire gli occhi, la mattina successiva. A dire il vero gli era parso di sentire la Weasley alzarsi quando ancora il buio invadeva in parte la camera, ma quando volse gli occhi al suo fianco, la trovò ancora lì, dormiente, raggomitolata in posizione fetale col viso rivolto verso lui.

Sembrava una bambina, non c’era altro modo per descriverla. Eppure, nonostante tutto, era una donna: alta, come del resto tutti i suoi familiari, longilinea e dalle curve armoniose che ricordava tanto le spire di un serpente… come era senza dubbio biforcuta la sua lingua.

Il suo viso però… il suo viso mostrava solo una creatura innocente e quasi anche ingenua, con quella pelle d’avorio appena tempestata di efelidi, le labbra grandi e carnose, il naso piccolo e i lunghi occhi circondati da scure ciglia. Nondimeno quei capelli rossi esaltavano quella sua strana bellezza da ninfa dei boschi.

Anche se, com’è ovvio, erano assolutamente orribili. Il rosso era un colore privo di delicatezza o eleganza. Il biondo o il nero, questi sì che erano colori adatti ad un nobile: ma non il rosso, e soprattutto non quel rosso così esagerato… così pieno di vita.

Pieno di vita…

Pieno di vita.

Tutto in Ginevra Weasley era pieno di vita: i suoi capelli, il suo agile corpo, i suoi occhi, la sua bocca, il suo carattere. Era una delle creature più vive che avesse mai conosciuto.

E, lui lo sapeva, avrebbe sempre potuto godere di tutta quella vita. Perché non era ancora nato colui che sarebbe riuscito a metterle le catene e conquistare la libertà di cui lei era regina.

Era questo, in fondo, che la rendeva sempre così felice: la consapevolezza che mai nulla l’avrebbe rattristata. Era forte, era coraggiosa, ed era orgogliosa di esserlo. Insomma, era una vera e propria forza della natura.

 

Ed era anche tutto il suo opposto.

Perché lui era succube della vita, così com’era succube della sua natura: il nome dei Malfoy pesava come piombo sulle sue spalle, sulla sua mente, su tutto il suo essere. Condivideva col padre le idee di purezza della razza e cose simili. Ma non apprezzava il lavoro di Voldemort: odiava già di per se il fatto di essere costretto ad abbassare il capo davanti a qualcuno, ma se poi questo qualcuno era addirittura un ‘uomo’ che rinnegava la sua stessa identità di mezzosangue… oh, beh, oltre che insopportabile il fatto diveniva anche ridicolo.

Ma ciò che lui pensava in fondo non contava nulla: suo padre lo avrebbe obbligato a seguire la strada che lo avrebbe condotto a divenire un Mangiamorte. Lui, naturalmente, non avrebbe potuto tirarsi indietro: pena la morte.

E lui non voleva morire, perché sebbene nutrisse un fortissimo odio verso il futuro che l’attendeva, l’amore che aveva per la vita era più grande di esso.

 

Aveva odiato Ginevra Weasley proprio per questo: perché lei era tutto ciò che lui non era, che non poteva essere ma che sarebbe voluto essere.

Ed ora, riguardandola, ancora una volta il suo cuore si riempiva d’odio nei suoi confronti.

 

Gli occhi azzurri della ragazza si aprirono lentamente e, dopo un sonoro sbadiglio, si posarono su quelli argentei del ragazzo al suo fianco.

Ginevra rimase un attimo in silenzio, fissandolo: era arrabbiato, lo aveva capito subito. Le sue iridi erano più chiare del solito, più ghiacciate del solito, e questo significava che aveva la luna storta. 

 

Ginny si tirò su a sedere e, continuando a fissare il suo muto interlocutore, gli regalò uno splendido sorriso che fece alzare un sopracciglio a Draco.

“Uff… che palloso che sei, non sorridi mai! Guarda che quella posa da statua non ti dona affatto, e se ogni tanto muovi un po’ più i muscoli facciali, puoi stare tranquillo che la tua diafana pelle non verrà coperta da immonde rughe! Senza contare che comunque potresti usare una buona crema anti-vecchiaia per prevenirle…” Protestò la ragazza, balzando giù dal letto e rimproverandolo con le mani strette sui fianchi.

 

Draco, nonostante fosse ancora provato dai tristi e rabbiosi pensieri che fino a poco prima avevano invaso la sua mente, riuscì a stento a trattenere un sorriso e a mantenere la sua aria gelida che fino ad allora le aveva mostrato. “Weasley… sparisci.” Disse poi in tono perentorio, continuando a fissarla con occhi duro.

La ragazza sbuffò e, mormorando qualcosa di incomprensibile, uscì dalla stanza.

 

Draco finalmente si decise ad alzarsi e, col suo solito passo strascicato, entrò in bagno, dove rimase immerso all’interno della sua grande vasca per circa mezz’ora, rilassandosi e cacciando via i pensieri tristi che aveva avuto già di prima mattina.

 

Mentre si stava tranquillamente pettinando però, si accorse che qualcosa non andava.

In effetti le sue stanze erano più luminose del solito, senza contare che Tims era già arrivato per le pulizie giornaliere e stava aspettando zitto in un angolino che lui finisse di prepararsi.

Un piccolo sospetto gli balzò alla mente e, con la fronte lievemente corrugata, si diresse nel salotto per vedere l’ora che il grande orologio a pendolo segnava.

Le nove meno un quarto.

 

A Draco venne (letteralmente) un colpo. Gettò il pettine da una parte e, correndo come un forsennato, aprì l’anta dell’armadio per prendere la sua nuova divisa.

Una brutta sorpresa però l’attese…

 

Brutta stronza! Adesso capiva perché quella mattina l’aveva sentita alzarsi! Stronza stronza stronza!

 

 

 

 

Ginny era comodamente seduta nella sua poltrona, all’interno dell’aula in cui quella mattina la professoressa avrebbe dovuto spiegate Incantesimi.

Indossava un bell’abitino blu scuro, che metteva in risalto i suoi occhioni azzurri e le dava un’aria più innocente del solito.

 

Quando Draco entrò e la vide, perse definitivamente ogni speranza di farsi giustizia in maniera legale: la Sprite non avrebbe mai creduto alla sua versione dei fatti.

Non c’è che dire, quella ragazza era una vera e propria strega.

 

“Buongiorno Draco!” Disse la donna, china sui suoi libri. Quando poi si voltò a guardarlo, rimase leggermente stupita. “Oh… non pensavo preferissi il rosa al blu scuro! Se l’avessi saputo, ti avrei fatto confezionare l’abito di quei colori! Mi dispiace che tu sia stato costretto ad usare la magia!” Aggiunse Madama Aprilia, seriamente spiaciuta.

 

Ginny, dal suo posto, si trattenne di scoppiare in una fragorosa risata: non solo perché Draco vestito completamente di rosa era un vero e proprio spasso, ma anche perché la professoressa aveva ridicolmente equivocato tutto!

 

“Oh no, non si preoccupi Signora Sprite: il colore che ha scelto per il mio abito era davvero delizioso, ma questa mattina avevo voglia di qualcosa di più… dolce, diciamo così. In fondo la primavera sta per cominciare, e il rosa è uno dei colori che meglio l’identificano.” Mormorò Draco, mostrando un sorriso tirato e continuando a fissare Ginevra, che se la rideva sotto i bassi, con sguardo poco rassicurante.

“Oh, va bene, caro! Mi fa davvero piacere che un bell’esponente del sesso forte come te ami un colore tanto delicato e amabile come il rosa! Dichiara che hai uno spirito buono e gentile!” Escalmò la donna, con enfasi.

 

Draco, senza aggiungere altro, andò a sedersi nella sua poltrona, voltandosi poi a guardare con un ghigno la bella Ginevra che ora gli sorrideva furbescamente.

“Lo sai che te la faccio pagare…” Le disse poi.

“Oh…certo! Altrimenti non l’avrei mai fatto!”

“Ti conviene dirmi che incantesimo hai usato per colorare tutti i miei capi d’abbigliamento di questo orrendo colore…” Sibilò lui, in tono minaccioso.

“Ah-ah serpentello mio, dovrai conquistartelo!”

 

 

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Inutile dire che, non appena anche le lezioni serali furono finite, i due ragazzi mantennero la loro compostezza fino a che non ebbero raggiunto una discreta distanza dalla loro aula: allora iniziarono a correre come forsennati per i corridoi e le scale, Ginevra in testa e Draco dietro di lei che cercava di raggiungerla, fino a che la ragazza non entrò nella sua stanza e la chiuse per bene con un incantesimo, ridendo come una matta dal suo interno.

Ma, com’è vero che ride bene chi ride ultimo, i battenti si aprirono ben presto sotto la pressione di un forte schiantesimo del ragazzo, e Ginevra fu costretta a scappare da una parte e dall’altra per evitare di essere da lui catturata o fatta a brandelli dalle ‘simpatiche’ fatture che le stava lanciando.

Ridendo a crepapelle, aprì la porta e uscì nel corridoio, abbassandosi poi per evitare una incantesimo di pastoia, e entrò nella stanza di Draco, appostandosi poi dietro la porta per imbalsamarlo per bene una volta che lui avrebbe fatto il suo ingresso.

 

Toc toc

 

Bussano?! Pensò allibita la ragazza, appena sentiti i battiti sulla porta.

Poi però capì: quello stupido Slytherin era convinto di fregarla facendole credere che si trattasse di una visita della Sprite… ma si sbagliava di grosso!

Ginevra aprì la porta di scatto e, quasi senza guardare, lanciò un incantesimo di pietrificazione sulla persona che si ritrovava là davanti.

Quando però si accorse che effettivamente la vittima era diversa dal normale, uscì fuori dalla stanza e la guardò interrogativamente. Ma quella non era…

 

“L’ho sempre detto che Satine è troppo gelida.” Mormorò una voce maschile che lei conosceva già.

Sempre più allibita, Ginny voltò il capo, per ritrovarsi davanti due ragazzi dall’aria strafottente, il viso divertito e l’abbigliamento impeccabile.

“Eh?!” Mormorò la ragazza, fissandoli stranita.

In quel momento la porta della sua stanza si aprì, e ne sbucò fuori Draco, tutto spettinato e ancora vestito di rosa.

 

Il giovane Malfoy vide prima la statua di pietra davanti a se, poi lo sguardo allibito della Weasley ed infine, voltandosi, scorse gli altri due elementi del piccolo gruppo, la cui vista gli fece nascere sul viso un grande sorriso.

 

“Blaise Zabini e Theodore Nott!” Esclamò il ragazzo, andando incontro ai suoi amici e stringendo loro elegantemente la mano.

“Draco Malfoy, è un gran piacere rivederti integro! Anche se questo completino rosa non ti dona molto…” Rispose Zabini, allegro, squadrandolo poi dall’alto al basso con sguardo critico.

“Sono sicuro che anche Satine sarebbe felice di rivederti… peccato che la Weasley la abbia pietrificata!” Disse invece Theo, scoppiando poi a ridere.

 

Draco si voltò a fissare la statua, e poi i suoi occhi non poterono fare a meno di posarsi su Ginevra, che continuava a fissarli con un enorme punto interrogativo lampeggiante sopra la sua testa.

“Weasley, t’è andata male!” Disse Draco, ghignando.

“Beh, non tanto: ho comunque preso un Slytherin!” Rispose lei, facendo spallucce. “Comunque Malfoy, vedo che l’educazione non è proprio il tuo forte: che ne dici di fare entrare i tuoi amici nella tua stanza?!” Continuò, aprendo la porta della camera e facendo loro cenno di accomodarsi.

 

“Quell’elfo dunque non si era sbagliato! Perché allora eravate l’una nelle stanze dell’altro?!” Chiese Theo, stupito.

“Oh beh, sapete com’è, a Malfoy piace provare i miei completini!” Rispose la ragazza, indicando l’abito color confetto di Draco, che per tutta risposta le lanciò uno schiantesimo. Ginevra, ridendo a crepapelle, riuscì ad evitarlo entrando nella camera e accomodandosi tranquillamente in un divano del piccolo salottino d’ingresso.

 

“Beh, vedo che però le cose qui non sono cambiate poi così tanto!” Ghignò Blaise, mentre faceva entrare la statua di Satine nella stanza con un incantesimo di trasporto, seguendola poi insieme agli altri amici.

 

 

 

 

 

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RINGRAZIAMENTI!

 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto più del precedente, e spero come sempre che la lettura della storia vi abbia dilettato!!!

Ora, ringrazio coloro che si sono accinti a recensire la storia la scorsa volta… sperando che si aggiunga qualcun altro oggidì!

Ciauuuuuuuuuu!!!!

 

Grazie a: Minako-chan, MartyBlack!

 

Dana: grazie mille per i complimenti, sono felice che anche il capitolo precedente ti sia piaciuto!!sai, ho paura che la storia andando avanti si farà un po’ più seria…grazie al cielo ci sarà sempre la pazzia di Ginny a rallegrare il tutto!!!!

Grazie ancora e…ciaooooo!!!!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Notizie ***


“Come dicevo- riprese Blaise, dopo che tutti si furono accomodati nel piccolo salottino ed ebbere posizionato in un lato indet

Notizie

 

 

 

 

“Come dicevo- riprese Blaise, dopo che tutti si furono accomodati nel piccolo salottino ed ebbero posizionato in un lato indeterminato della stanza la statua di Satine- qua le cose non sono mutate molto. Me lo volete spiegare che diamine ci fate voi due ancora assieme?!”

“Eh, Destino Crudele!” Esclamò Ginevra, alzando le mani al cielo e facendo sorridere Nott.

“Destino crudele, dici?! Oppure vi siete messi d’accordo e la storiellina della tresca fra voi due che Pansy ci ha raccontato era vera?”Sogghignò poi il muscoloso Slytherin.

“Theo prova solo a pensare di nuovo una cosa del genere e ti faccio pentire di essere venuto qua.” Sibilò serio Malfoy, guardando l’amico severamente.

Per tutta risposta, Blaise scoppiò a ridere. “Draco, quanto sei irascibile! La vicinanza della stracciona Weasley non ti ha fatto proprio bene: perfino il tuo guardaroba è palesemente peggiorato…”

“Zabini vedi di arrotolarti quella lingua biforcuta che ti ritrovi, altrimenti te la taglio.” Sbottò la ragazza, seccata da tanti insulti rivoltele gratuitamente. “E lo faccio!” Aggiunse poi, vedendo il ghigno che iniziava a nascere sulle labbra del ragazzo.

 

“Dunque…destino crudele, dicevate. Strano che non vi siate ancora spellati vivi!”Sentenziò Nott divertito, guardando l’amico.

“Le pozioni rigeneranti fanno miracoli alle volte…” Rispose Ginevra.

 

“Ma si può sapere che vuoi tu?!” Sbottò ad un certo punto Draco, fissando la ragazza torvamente.

“Cioè?!” Chiese quella, allibita.

“Tornatene nella tua stanza, qua ho degli ospiti!”

“Lo so, è per questo che sono qui!”

“Weasley sparisci!”

“Nemmeno per sogno, Malfoy! Mi sto annoiando, e almeno i tuoi amici sono un po’ più divertenti di te!”

“Che cosa ne sai tu? Non li conosci nemmeno!”

“Bah… perfino un morto sarebbe più divertente di te, furetto platinato.”

Appena disse ciò però, un raggio rosso partì dalla bacchetta dello Slytherin, e Ginny riuscì ad evitarlo solo facendo un balzo giù dalla poltrona. Rialzandosi, si sistemò per bene il vestito sotto gli occhi divertiti dei tre ragazzi, e si diresse alla porta mormorando un: “Vabbè, se me lo chiedi così gentilmente non posso di certo reclinare la tua proposta… ma stai tranquillo che ti renderò il prima possibile il favore!” e sbatté con violenza i battenti alle sue spalle.

 

Rimasti soli, sul volto dei ragazzi comparve l’ennesimo sorrisetto divertito.

“Devo ammettere però che la Weasley, seppure sia una stracciona, babbanofila, lenticchia, e, in primis, una schifosa Gryffindor, è una compagnia piuttosto piacevole.” Commentò infine Zabini, fissando i suoi verdi occhi scintillanti su Draco, che per tutta risposta ghignò.

“Peccato che la maggior parte delle volte sia estremamente irritante…” Aggiunse il biondino.

“Certamente non è una ‘compagnia dilettevole’ alla stregua Satine, Draco: stai attento o ti potresti seriamente affezionare alla rossa.” Disse Theo.

“Perché mi dici questo?” Chiese Malfoy, alzando un sopracciglio.

“Perché io, di per me, l’ho sempre considerata simpatica, e se per caso mi trovassi a vivere sotto il suo stesso tetto, non dubito che potrebbe nascere un’amicizia. D’altronde, è pur sempre una purosangue, e stava anche per essere smistata a Slytherin”

“Questa mi mancava proprio…”

“Immagino che comunque il sospetto ti fosse venuto! Le frasi che ti rivolgeva anche ad Hogwarts evidenziavano una mente ben più sviluppata di quella di un normale Weasley o di qualsiasi altro Gryffindor!

In ogni caso… certamente non siamo qui per parlare della piccola serpe.” Concluse Blaise, dopo un attimo di silenzio.

 

“Devo dire che ce ne avete messo di tempo per trovarmi!”

“E che vuoi, Draco… il caro zio Lucius non era molto propenso a dirmi dove teneva il suo amato figliolo, e così ho dovuto fare appello alle mie arti manuali.” Mormorò Blaise, sorridendo poi furbescamente al cugino.

“Sei fortunato che mio padre non ti abbia beccato, Blaise. Non oso nemmeno pensare cosa ti avrebbe fatto vedendoti con le mani nei suoi documenti privati…”

“Ti sbagli.”

“Mmh?!” Fece il biondino, alzando un sopracciglio. “Non penso.”

“E io invece ti dico di sì. Draco… per quanto io mi vanti della mia abilità ad appropriarmi delle cose che non mi appartengono…”

“…si chiama rubare, Zab…”

“Quanto sei volgare, Nott!… dicevo: per quanto io mi vanti della mia grande abilità manuale, non posso non ammettere che è stato troppo facile. Era come se tuo padre me li avesse lasciati là a bella posta, in modo che io li prendessi e ti trovassi.”

Malfoy rimase un attimo in silenzio, interdetto, fissando l’amico che ora mostrava sul volto un’aria di attesa. “Non capisco dove tu voglia arrivare, cugino.”

Blaise abbassò il capo, fissando per un poco l’altro ragazzo negli occhi. Poi Nott fece segno d’assenso col capo e, giunte le mani davanti a sé, si chinò in avanti come per farsi intendere più profondamente da Draco.

 

“Sta succedendo qualcosa, Malfoy, qualcosa di grosso. Sia il vecchio Zabini che mio padre sono piuttosto…nervosi… e così tutti gli altri compari.

Tu-sai-chi ha preparato qualcosa ed è pronto ad attuarla. E da quanto dicono voci di corridoio, è anche intenzionato a riempire le sue schiere.” 

 

A quelle parole, Draco sbarrò gli occhi. ‘Riempire le sue schiere’…

…voleva creare nuovi Mangiamorte…

Ma come diamine era possibile?! L’iniziazione per lui e tutti i suoi coetanei era stata prevista dopo la fine del corso di studi ad Hogwarts. Ora erano appena agli inizi di Marzo, mancavano ancora tre mesi… perché tutta questa fretta? Possibile che li volesse mandare in battaglia senza nemmeno far loro avere un buon addestramento?! Combattere contro Auror esperti per loro avrebbe voluto dire andare in contro a morte certa…

 

Blaise ghignò. “A quanto vedo, il tuo cervello ha seguito esattamente lo stesso corso di pensieri dei nostri. Solo che penso che non sia ancora arrivato alla logica conclusione.”

Draco alzò lo sguardo, completamente ghiacciato, posandolo sul cugino che riuscì a malapena a trattenersi dal sobbalzare: sebbene lo conoscesse da sempre, quando era arrabbiato, i suoi occhi divenivano assai più chiari e vitrei del naturale, ed erano così profondi da dare la sensazione di avere davanti due lame d’acciaio pronte a penetrarti la testa con le loro punte acuminate.

“Sarebbe?” Chiese il biondino, con voce atona, portandosi un dito sotto il labbro inferiore.

 

“Sarebbe che, se ci facciamo tutti questi problemi per la nostra iniziazione invece che essere felici come i nostri compagni, se ci facciamo tutti questi problemi a sacrificare la nostra vita per la Causa, se addirittura pensiamo con disgusto a diventare schiavi di Lui…” Iniziò Blaise.

“… può significare solo che non abbiamo alcuna intenzione di divenire Mangiamorte.”Concluse Theodore.

 

Draco scoppiò subito in un’amara risata. “E pensate seriamente di avere un’alternativa? Siete degli sciocchi illusi, amici miei.”

 

“Non prendertela a male, cugino, ma tu qui sei l’unico sciocco illuso.”

“Ah sì?” Esclamò Draco, alzando un sopracciglio e ghignando in modo poco rassicurante.

“Sì.”

“Ti conviene spiegarmi subito il perché, Blaise, altrimenti penso che avvererò immediatamente il tuo desiderio di non seguire le orme di tuo padre… in una maniera piuttosto violenta.”

 

Il giovane Zabini si alzò in piedi, e si diresse verso la finestra alle sue spalle, affacciandovisi e ammirando il panorama. Sorrise nel vedere una piccola furia dai capelli rossi cavalcare un bel destriero dal pelame mogano, mentre il vento freddo faceva danzare dietro a lei il lungo vestito azzurro.

“Siamo Slytherin, Draco. E come tali il coraggio non scorre abbondante nelle nostre vene.

Tuttavia, quando vogliamo una cosa riusciamo sempre ad ottenerla.

E io voglio la libertà, come la vuoi tu e come la vuole Theodore.

Penso dunque che l’unica cosa che noi possiamo fare sia fuggire da Hogwarts, ora, subito, immediatamente. E nasconderci qui.

So che mi stai per dire che ci scoveranno… per questo mi affretto ad assicurarti che non sarà così.

I documenti che ho trovato nello studio di tuo padre erano piuttosto interessante: a quanto ho saputo, i proprietari di questa tenuta erano due nobili purosangue babbanofili, che tuo padre doveva uccidere in una delle sue missioni. La signora Sprint però era stata dama di compagnia di tua madre, e la zia Narcissa non permise a tuo padre di compiere il suo lavoro.

Ma Lucius non solo lasciò in vita i due traditori… li protesse anche, conducendoli qui e nascondendoli con fortissimi incantesimi, facendo poi girare la voce che la coppia fosse morta quando la loro villa inglese era saltata in aria.

Questa casa, Draco, è letteralmente introvabile: solo chi ci è già stato può giungerci o farci giungere qualcun altro.

Per noi, ha funto da passaporto il dossier di tuo padre, che poi si è auto-incenerito.

Per questo mi permetto di dirti che lo zio ha tentato di aiutarci: non poteva farlo in altro modo, del resto, perché se fosse stato scoperto lo avrebbero senza dubbio ucciso.”

 

Draco, ancora sotto shock per le rivelazioni appena avute, continuava a fissare incredulo il cugino, mentre i suoi occhi avevano ripreso la loro naturale colorazione grigiastra.

 

“Tuo padre non vuole che diventi Mangiamorte. Sei fortunato Draco: noi invece dovremmo fuggire dalla nostra famiglia.” Aggiunse Theo, con una nota di amarezza nella voce.

 

Draco scosse un paio di volte la testa. Effettivamente nonostante una parte di lui non volesse ancora crederci, le parole dei suoi amici gli rendevano più chiari alcuni comportamenti che il genitore aveva assunto in quell’ultimo periodo: non che si fosse mostrato più gentile nei suoi confronti… ma già di per se il fatto che avesse deciso di graziarlo, mandandolo in quella sorta di scuola privata, era un segno lampante del fatto che non volesse che lui seguisse le sue orme.

Altrimenti, non si sarebbe certamente sprecato dal mandarlo a Durmstrang, che non era poi così lontana da lì… o condurlo direttamente all’iniziazione.

 

“Ma… che centra Satine in tutto questo?” Chiese ad un certo punto il ragazzo, quando il suo sguardo cadde sulla statua appostata in un angolo lontano.

“Boh, lei voleva a tutti i costi rivederti, e abbiamo deciso di accontentarla! Le oblivieremo la memoria quando la riporteremo ad Hogwarts: e senza memoria, niente ricordo. Niente ricordo, niente passaporto!” Asserì Blaise.

“Quindi… avete intenzione di ritornare a scuola.”

“Solo fino alle vacanze di Pasqua, che sono alle porte. Il giorno della partenza, invece di andare a casa, ci smaterializzeremo qui con tutti i nostri bagagli!” Spiegò Nott, sorridente.

 

“Bene…sono con voi.” Affermò il biondino, sorridendo lievemente. Era felice… sì, era felice. Per la prima volta in vita sua, sentiva finalmente di potersi permettere di essere felice. Il peso che fino ad allora gravava su di lui era quasi del tutto scomparso.

Ora era felice.

 

Blaise e Theodore sorrisero di rimando: anche per loro quella novità era stata piacevole. Come Draco, non avevano mai nutrito particolari interessi per addentrarsi nella schiera dei servitori dell’Oscuro Signore, per non dire che non ne avevano proprio alcuna intenzione, ed essere riusciti a scampare da quel destino infausto li rallegrava assai.

 

“Perfetto, Malfoy: ora noi due andiamo a cercare qualche elfo domestico che ci mostri le stanze che la signora ha già fatto preparare per noi. Sai, mentre ci recavamo qui da Diagon Alley abbiamo incontrato Mister Sprite, e non pareva affatto sorpreso della nostra partenza: ci ha addirittura detto di muoverci perché sua moglie ci voleva per cena!

Penso che tuo padre abbia già parlato loro. Ah, il caro vecchio zio Lucius ne sa sempre una più del diavolo!” Affermò Blaise, uscendo dalla stanza seguito dall’amico.

Però, non appena sorpassò la soglia, tornò indietro e tirò a Draco un bastoncino, che il ragazzo afferrò al volo.

 

“La bacchetta della Weasley! Sono sicuro che riuscirai a ricattarla in maniera piuttosto divertente prima di rendergliela”

Draco ghignò. “Sei un genio del furto, Blaise!”

“Non farmi pentire di averlo fatto: ti ho detto che preferisco che mi venga detto che sono un abile artista manuale.” E, così dicendo il giovane dai bei tratti gitani chiuse la porta alle sue spalle.

 

Draco rimase ancora un po’ in silenzio, fissando il piccolo pezzetto di legno chiaro che teneva nelle mani. La Weasley certamente si sarebbe infuriata!

Si diresse verso il suo letto, e poggiò la bacchetta nel suo comodino. Poi, afferrando la sua, si voltò verso la statua di pietra che stava lì a due passi da se, e formulò il contro incantesimo.

Era arrivato il momento di divertirsi.

 

La ragazza fece un passò in avanti, ancora convinta di trovarsi davanti alla porta del suo caro Slytherin, e quando si vide invece fra le braccia di Draco sobbalzò per lo spavento.

“Ma come…” Sbottò la bella biondina.

“Non sei felice di rivedermi, Satine?” Chiese Draco con voce lasciva.

La ragazza sorrise. “Sì, certo…” Mormorò, incrociando le braccia intorno al collo del giovane Malfoy e avvicinandosi lentamente al suo viso.

“Ti sono mancata?”

Il ragazzo ghignò e, senza rispondere si chinò a baciare con veemente passione le labbra della compagna di Casa.

 

 

 

 

Non aveva resistito. Appena era entrata in camera sua, aveva aperto una finestra e poi si era affacciata, respirando a pieni polmoni la fredda aria che veniva dall’esterno, e mirando lo splendido paesaggio dei campi che si estendeva nei dintorni della villa.

Se avesse avuto un paio di ali, si sarebbe scaraventata via da quella finestra e avrebbe fluttuato per quel cielo terso fino a non sentire più gli arti per la fatica.

Senza pensarci più di tanto, era corsa di nuovo fuori dalle sue stanze, era scesa come una furia al piano di sotto, stupendo tutti gli elfi domestici che aveva incontrato per via, e si era catapultata nelle stalle, salendo in groppa al bel destriero dal soffice manto rossastro che stava nel primo box.

 

Il cavallo, quasi sentendo la voglia di libertà che aveva addosso l’amazzone che lo cavalcava, aveva preso a correre come una furia per quei campi, facendo ridere la ragazza, saltando i pochi ostacoli naturali lì presenti e virando di continuo direzione facendo propagare Ginevra in urletti di piacevole stupore.

 

In groppa al cavallo aveva visto poi il tramonto. Il cielo si era velocemente tinto di rosa e arancio, e il sole, un’immane palla infuocata nell’orizzonte, si era celermente nascosto sotto le verdi colline rumene, mentre il freddo, oramai incontrastato, prendeva il possesso della terra.

Visibilmente infreddolita, anche per essere uscita con un abito piuttosto scollato, la ragazza galoppò di nuovo verso le stalle, impegnando il destriero in un’ultima, sfrenata corsa fino al suo box.

 

“Ginny, tesoro!”

 

La ragazza, ancora presa dal suo piccolo momento di follia, non sentì nemmeno le grida di Madama Aprilia che già da tempo tentava di avere la sua attenzione.

Quando giunse alla loggia, la donna le andò incontro con aria apprensiva, mentre alle sue spalle Blaise e Theodore la fissavano sorridenti.

“Ginny! Oh per la barba di Merlino! Ma stai bene? Quel cavallo è una vera furia!” Disse la donna tutto d’un fiato, correndo ad abbracciare la ragazza e poi girandole in contro per verificare che non avesse nulla di rotto.

“Oh, signora Sprint, non c’era nessun bisogno che si preoccupasse! Il cavallo ha corso così tanto perché sono stata io ad obbligarlo a farlo! Non sa quanto è stato bello!” Disse Ginny, che aveva ancora le guance e le labbra arrossate per la corsa, nonché i capelli tutti arruffati.

“Come, sei stata tu?! Ma Ginevra, mia cara, è pericoloso! Quegli animali non sono mai sicuri, potevi farti molto male!” Assentì la dama, con voce piena di rimprovero.

“No, ci sono abituata!”

“Fatto sta che questo non è il modo in cui una fanciulla di buona famiglia deve cavalcare! Dovresti tenere un’andatura più tranquilla, una posa più rigida e devi accavallare le gambe da un lato! Ti si vedevano tutte, senza contare che così rischiavi di sgualcire il vestito! E guarda i tuoi capelli… sei piena di...di…di tutto!” Mormorò ancora la donna, togliendo un filo d’erba dalla capigliatura rossa.

Blaise e Theo se la risero sotto i baffi, e Ginny lanciò loro un’occhiata piena di risentimento. Serpi!

“Ha ragione, Madama, sono stata una vera e propria sconsiderata! Le prometto che non mi comporterò più in maniera tanto volgare, ed ora vado a lavarmi e prepararmi per la cena!” Affermò la ragazza, mostrando un dolcissimo sorriso che riuscì a stemperare in un solo istante tutta l’agitazione della dama.

I ragazzi, usando la stessa scusa adottata dalla Weasley, lasciarono la donna ai suoi ricami e s’indirizzarono verso il piano superiore.

Naturalmente, rimasero tutti in un composto silenzio solamente fino a quando giunsero alle scale, dove scoppiarono tutti quanti in sonore risate.

“Weasley, sei proprio una bambina cattiva!” Assentì Theo, in tono di rimprovero, trattenendo però una sonora risata.

“Già, ma guarda come ti sei conciata, sembri uno spaventapasseri ambulante!” Aggiunse Blaise, sollevandole con una mano il groviglio di capelli. Ma Ginevra, scoccandogli un’occhiata severa, si voltò dalla sua parte e gli pestò la mano incriminata facendolo di nuovo scoppiare a ridere.

“Certo che ricevere dei rimproveri da dei conservatori puritani come voi è davvero la peggior cosa che possa esistere al mondo!” Sbottò la ragazza, affrettando il passo.

“Beh, noi ci teniamo molto alle tradizioni e all’onore di famiglia!” Affermò Theo.

“Dev’essere per quello che vi sbattete tutte le nobildonne della vostra Casa, non è vero?! Cosa direbbero i vostri padri…”

“Ah no Weasley, sono loro che ci vengono a cercare, non noi che andiamo a trovare loro!” Sentenziò Blaise.

“Per Artù, Ginevra e Lancillotto! Questa è bella! Non pensavo che le Slytherin fossero così tonte da corrervi dietro! Quanto tempo sprecato!” Esclamò la ragazza, con tono così sentitamente addolorato che i due ragazzi si bloccarono di botto all’ultimo gradino della scalinata, e misero il broncio.

 

Ginny, accortasi della loro reazione dopo qualche passo nel corridoio, si voltò e vedendo le loro facce offese scoppiò a ridere.

“Improvvisamente capisco Draco…” Mormorò Theo all’amico.

“Anche io.

Senti Weasley, non è che per caso vorresti una bella fattura, non è vero?”

 

“Ma Blaise, non te la devi prendere con me se sei così brutto! E’ tutta colpa della natura: sai com’è, ad alcuni da- ed indicò se stessa- e ad altri toglie- e indicò loro-!”

 

Alla fine della frase, fece appena in tempo a spostarsi dalla sua posizione che due raggi dagli strani colori colpirono il punto dove stava prima, facendola di nuovo sbellicare dalle risate. Senza aggiungere altro, Ginevra corse diritta verso la sua stanza, serrando poi la porta dietro di se e poggiandovisi sopra per riprendere fiato.

Purtroppo però, la vista di un esserino verde la fece sussultare, provocandole un impeto di tosse.

 

“Miss Ginevra non sta bene?!” Chiese l’elfa domestica, apprensiva, avvicinandosi alla sua padroncina.

“Oh… no no, tutto bene Dria! Ma… che ci fai tu qua?”

“Madama Sprite ha detto a Dria di portare l’abito per la sera alla sua padroncina. Grande cena stasera, ci sono invitati!”

“Ah…” Mormorò Ginny, con viso scontento. Capirai gli invitati… adesso per quei tre deficienti doveva pure rimanere ore ed ore a profumarsi, truccarsi, pettinarsi e vestirsi. Che barba!

“Senti Dria, fammi un favore: non fare entrare nessuno in stanza mentre mi lavo. E se qualcuno vuole fare il proprio ingresso a forza, caccialo via. Qualora insista, chiama pure Madama Sprite, ok?”

“Certo, Miss Ginevra. Dria obbedisce.” Disse la gentile elfa con gli occhioni luccicanti, felice di poter fare qualcosa di utile per la sua padroncina.

 

Ginny andò in bagno tutta soddisfatta: nessun incantesimo di custodia sarebbe stato altrettanto efficace quanto la dedizione di un elfo domestico nel compiere il volere del suo padrone! Aveva davvero avuto una grande idea!

 

 

Dov’era la bacchetta? Si era lavata, cosparsa di una leggera essenza di primule primaverili, ed ora doveva a tutti i corsi asciugarsi i capelli.

Era corse da una parte e dall’altra della stanza, sotto gli occhi stupiti di Dria, solo con la biancheria addosso e un asciugamano intorno ai capelli, cercando ovunque dove potesse aver messo quello stupido pezzetto di legno. Ma non lo aveva trovato… e il tempo che aveva non le sarebbe bastato per asciugarsi i capelli col calore del fuoco e acconciarli in maniera decente.

 

“Oh, Dria, come faccio! Devo asciugarmi e pettinarmi!” Esclamò poi, non sapendo con chi diamine sfogarsi.

L’elfa domestica, un po’ titubante, le si avvicinò. “Se la padrone vuole, Dria può aiutarla. Dria brava in questo, Madama Sprint l’ha insegnata!”

Ginny corrugò le sopracciglia, titubante. “Davvero?”

“Sì!”

“Beh, allora, purché non mi lasci completamente calva, non ho null’altro da perderci…!” Sbottò lei sconfitta, sedendosi sulla comoda poltroncina davanti alal specchiera.

 

L’elfa domestica avvicinò un piccolo sgabello alle sue spalle e, con estrema delicatezza, prese a pettinare e asciugare insieme i lunghi capelli di Ginevra, usando la poca magia che la sua specie possedeva.

Ultimata la prima fase del lavoro, iniziò poi ad intrecciare, stringere, tirare di qua e di là con un’abilità impressionante, mentre Ginny chiudeva gli occhi sotto il tonno rilassante delle sue dita.

Li riaprì solamente quando sentì la simpatica voce dell’esserino affermare di aver finito: e fu sbalordita di trovarsi sistemata con una delle più elaborate acconciature che avesse mai visto. Non un capello era fuori posto, ed in più le varie trecce che formavano la pettinatura erano circondate da minuscoli brillantini, che sicuramente Madama Sprint doveva averle donato con l’abito.

 

Certo che quella donna era davvero esagerata… prendersi tanta cura per una serata così semplice. Senza contare che quest’affermazione trovò ancora più conferme nella ragazza quando ella vide finalmente l’abito che l’elfa le aveva portato: di seta rosa, senza maniche, con un bustino arricchito di prezioso pizzo e una gonna a pieghe dall’orlo trapuntato di brillantini.

Troppo bello.

Troppo costoso.

Era troppo, in tutti i sensi.

Fu seriamente sul punto di lasciarlo là e indossare uno dei suoi soliti abiti, quasi arrabbiata per quell’incredibile spreco di soldi. Lei non aveva mai amato partecipare a cene di gala, che la facevano sentire come un pesce fuor d’acqua. Non perché non conoscesse le buone maniere, dato che di quelle la madre gliene aveva fatto fare indigestione fin da piccola; quanto piuttosto perché l’alterigia, l’ipocrisia, la freddezza delle persone che vi partecipavano la facevano stare male, sentire oppressa e triste.

Ricordava ancora quando la cara vecchia nonna paterna, una vecchia signora dell’alta società che, seppure non fosse dalla parte di Voldemort, non era nemmeno d’accordo con le idee babbanofile del figlio e pertanto lo aveva letteralmente buttato fuori di casa alla morte dello sposo, l’aveva obbligata, nemmeno un anno prima, a partecipare ad alcuni ricevimenti per fare conoscere la sua pupilla a dei ‘giovanotti di buona famiglia’: quelle erano state le serate più infelici della sua vita, e se l’era cavata solo divertendosi con i ragazzi più scapestrati, fino a che, scoperta dalla vecchia megera, non veniva costretta a rientrare a casa accompagnata da una serie di rimproveri non proprio delicati.

Per fortuna questi episodi durarono solo due o tre mesi, dato che poi nonna Weasley si arrese all’evidenza che i suoi discendenti non erano proprio fatti per la nobile classe: del resto, anche suo marito, sebbene ricco, amava impiegare il suo tempo in sciocche attività come lo studio dell’arte e della cultura babbana, influenzando poi anche il figlio con questo pessimo vizio.

 

Alla fine, tuttavia, lo indossò: non voleva offendere Madama Sprite, ma le avrebbe fatto sicuramente presente la questione.

Si truccò con estrema cura, accentuando lo sguardo con un po’ di ombretto nero (che, osservò, era molto simile al suo umore il quel momento), e dopo essersi infilata le ballerine di seta rosa abbinate all’abito, uscì dalla stanza ringraziando l’elfa per la sua gentilezza, e raccomandandole di non fare entrare nessuno.

 

Ora, l’unico pensiero- oltre all’opprimente desiderio di gridare quanto odiasse quella serata- era ritrovare la sua bacchetta.

E sapeva anche da chi andarla a cercare: anche ad Hogwarts Blaise Zabini si era sempre vantato delle sue abilità di lestofante, ed era più che sicura che le avesse messe in pratica con lei.

Così, con decisione, bussò alla porta successiva a quella di Draco, sperando che il moretto alloggiasse lì.

“Avanti.” Disse una voce. La ragazza, senza attendere oltre, entrò.

 

 

 

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RINGRAZIAMENTI

 

Grazie a: aletheangel(spero di darti la tua scenetta romantica al più presto possibile!; Minako-chan; max5452; MartyBlack; jessi16; ruka88; lilyblack.

 

Mirai: oh, sono felicissima di avere una nuova recensitrice!!! Non preoccuparti per la storia di una sola ora al pc, anche mio padre mi ha fatto lo stesso scherzetto, che barba…! Mi fa piacere che la storia ti stia piacendo!!!

Diciamo poi che Ginny dice sempre che Draco è brutto di viso perché… beh, effettivamente a me l’attore che lo impersona non piace, pertanto se vedo lui mi viene da dire che è brutto, se me lo immagino come so io… è uno splendore!!!Vedrai che comunque poi cambierà idea, puoi prenderla come un momento d’indecisione dovuto al suo grande rancore nei suoi confronti!!!Ciaooo!!!

 

Dana: ciaoo!!!Grazie, mi hai rincuorato dicendomi che, se anche in futuro prenderà una piega un po’ più seria, seguirai ugualmente la mia storia! Davvero secondo te Draco sta bene in rosa???Secondo me è un vero orrore! Insomma… in generale io penso che quel colore stoni in maniera esagerata se indosato da un ragazzo!!! Vabbè che Draco, nella sua ‘beltà’, se lo potrebbe anche permettere… non lo so… boh! Ciaooo!!!!

 

Tink: oh grazie per avermi detto il tuo nick, ti giuro che stavo pensando fossi Tinkerball…o qualcosa del genere boh, non ricordo!!!Cmq…ohh, non preoccuparti per le recensioni, non ho mai ammazzato nessuno per questo motivo(non ancora per lo meno!)!!!

Devo dire che non avevo pensato ai boxer di Draco… cmq, dato che tutto il suo guardaroba è stato preda della fantasia di Ginny, penso che non mi stupirei se anche quelli fossero divenuti rosa!!! Ma… non vorrei traumatizzarti oltre con queste immagini desolanti… a parte che il mio povero protagonista penso ormai che stia tentando di lanciarmi ogni qual tipo di dolorosa fttura per farmi morire con pene atroci dopo tutto quello che gli ho fatto capitare, eheheh!!!!

Ciaooo!!!

 

lydia: grazie per la tua recensione, mi hai fatto morire dalle risate!!! La lotta sarà ancora lunga e dolorosa… ma sappi che alla fine penso che ci sarà un happy end memorabile, con tanti cuccioletti!!! Sempre che la mia vena maligna non prenda il sopravvento, ah ah ah ah ah(risata sadica!)…Ciau!!!! ;P

 

 

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Capitolo 11
*** Slytherin sexual performances ***


Nella grande stanza, molto simile a quella di Draco, si trovavano seduti sul salottino d’ingresso i due ragazzi, del tutto pro

Slytherin Sexual PerformanceS

 

 

 

Nella grande stanza, molto simile a quella di Draco, si trovavano seduti sul salottino d’ingresso Blaise Zabini e Theodore Nott, elegantemente abbigliati, che sicuramente Ginevra aveva disturbato durante una divertente discussione, a vedere dalle loro facce sorridenti e dagli occhi scintillanti. Beh, poco le importava: voleva la sua bacchetta, e la voleva subito.

 

Ciò che non aveva capito Ginevra era che lo sguardo splendente dei due ragazzi era dovuto allo stupore causato dalla bellezza della sua figura, quella sera più serafica del solito.

E probabilmente fu il viso angelico della rossa a non fare loro comprendere che la ragazza era davvero molto, molto di cattivo umore.

 

 “Zabini, dammi la bacchetta.” Disse semplicemente la ragazza, con voce acida.

Il moretto alzò un sopracciglio. “Qualcosa non va?”

“Sì, qualcosa non va e in più non trovo la mia bacchetta: quindi o me la dai o ti pianto un casino su due piedi.”

 

Per tutta risposta, Theodore scoppiò a ridere. “Una graziosa dama come te non dovrebbe adoperare termini così poco armoniosi, non sta bene!” Assentì poi, con tono di rimprovero e aria di superiorità.

 

Ginevra lo guardò torvamente per un po’: ma quanto la facevano irritare quei comportamenti. Vedere delle facce da schiaffi come quelle dei due ragazzi era proprio ciò che le serviva per perdere definitivamente la pazienza e considerare quella serata un completo fallimento.

Con grande stupore dei due, comunque, mostrò uno dei sorrisi più dolci e belli che mai natura ebbe la capacità di creare, lasciandoli del tutto senza fiato. “Hai ragione, Theodore. Non so cosa mi sia preso, sul serio- assentì con tono di scusa la giovane, scotendo il capo in maniera elegante- … non riesco proprio a capire come mai io riesca ancora a trattenermi dall’impellente impulso di sollevarti da quella poltrona e usare il mio piede per percuotere ripetutamente il tuo fondoschiena finché dalla tua dolce bocca non usciranno fuori le paroline magiche che mi aiuteranno a trovare la mia preziosa bacchetta.

Ma… forse spero ancora in un tuo volontario consiglio, che immagino ti prodigherai a darmi spinto dalla tua immensa cavalleria…” Aggiunse poi, fissando i suoi duri occhi azzurri sui ragazzi, che la guardavano allibiti in silenzio.

 

Già, in silenzio.

 

Stavano zitti quando invece lei aveva bisogno di risposte.

 

Ma perché non aprivano mai la bocca quando serviva, quei due deficienti?!

Altro che Tiger e Goyle, qui c’era da diventare matti anche con Zabini e Nott! Ma tutti gli Slytherin erano così messi male?!

“SI PUO’ SAPERE DOVE DIAMINE AVETE MESSO LA MIA BACCHETTA?!” Gridò infine la rossa, facendo tornare bruscamente alla realtà i due giovani che non riuscirono a mascherare bene il piccolo balzo che l’acuto della ragazza gli aveva involontariamente fatto fare.

 

“Weasley… nervosa stasera…”Mormorò poi Theo, ancora incapace di comporre una frase al completo.

“La tua perspicacia mi sbalordisce, Nott! Non vorrei che per arrivare a fare una constatazione del genere il tuo cervellino abbia fuso i pochi neuroni presenti che funzionavano, tra l’altro, in modo piuttosto precario!” Sentenziò brusca, sbuffando e guardandolo dritto negli occhi.

 

Nella stanza calò di nuovo il silenzio.

 

“Sta calma, la tua bacchetta ce l’ha Malfoy. Comunque, che c’è che non va?” Chiese infine Zabini, alzandosi in piedi e avvicinandosi a lei.

Ginevra lo fissò interdetta, mentre lo stupore per il tono gentile che il ragazzo aveva usato placava un poco la sua ira.

“E a voi cosa importa?!” Chiese acida lei, corrugando la fronte.

“Beh… considerando che fra un poco verremo anche noi due ad abitare qua insieme a te e Draco, un pacifico inizio non sarebbe niente male, non trovi?!” Chiese Nott, fermandosi di fronte a lei al fianco dell’amico.

“Cos’è questa storia?!” Chiese la ragazza, spalancando gli occhi.

Zabini alzò un’estremità del labbro mostrando un piccolo sorrisino sarcastico. “Cosa c’è, non ci vuoi?”

“Certo che non vi voglio! Non solo prima ero costretta a sorbirmi Draco Malfoy, ma ora addirittura anche voi due! Ridicolo… assurdo!”

“Beh... questo pomeriggio hai detto che noi due eravamo più simpatici di Draco!” Assentì Theo.

“Sì, ma ciò non toglie che siate due grandi Slytherin rompiballe bambinetta viziati con una tremenda faccia da schiaffi e una voce irritante che non fa altro che sputare sentenze inutili verso tutto e tutti!” Sbottò la rossa, tutta d’un fiato, guardando alternativamente l’uno e l’altro.

Zabini scoppiò a ridere. “Beh, devo dire che di modi per appellarci ne hai trovato davvero tanti!”

“E stai tranquillo che continuerò a trovarne altri ancora!”

“Oh, non ne dubito… però ti voglio assicurare una cosa: quando saprai perché siamo qua, non potrai che essere felicemente sorpresa.”

La ragazza rimase zitta per un poco. Poi alzò le sopracciglia. “Ah sì?!”

“Esattamente.” Affermò Nott.

 

“Bene. In attesa di essere felicemente sorpresa, sono invece furiosamente irascibile: pertanto sperate per Malfoy che mi consegni subito ciò che tu, brutto lestofante Slytherin, mi hai rubato, perché altrimenti il vostro amichetto non potrà godere della vostra compagnia i prossimi giorni, relegato come sarà in una camera del San Mungo nel reparto Terapia Intensiva dovuta all’uso improprio di Fatture Magiche!” Disse la ragazza col tono freddo e scostante che ultimamente stava usando, dirigendosi verso la porta e uscendo.

“Considerando che ci tengo al mio amico e che vorrei che neanche a te succedesse niente… che ne dici di sfogarti con noi e dirci che cosa ti rende tanto furiosamente irascibile?!” Chiese Zabini, tirandola per un braccio e costringendola a rientrare nella stanza, mentre Nott chiudeva la porta alle sue spalle. 

“Preferisco sfogarmi manualmente su Malfoy.” Assentì la ragazza.

Blaise ridacchiò. “Beh, non ne dubito! Ma, come già ti ho spiegato, hai molti motivi per sfogarti -a parole- con me e Theo invece che con Draco. Allora?”

 

Ginevra sbuffò, e con uno strattone si liberò della gentile presa del ragazzo. “Non mi piacciono le serate come questa.” Sbottò fuori.

“Come questa?!” Chiese Nott, corrugando la fronte senza capire.

“Sì, come questa! Per l’arrivo di voi tre, poveri scemi Slytherin, Madama Aprilia ha preparato un vero e proprio banchetto, obbligandomi addirittura a conciarmi in questa fastidiosa maniera che comporterà anche, naturalmente, una perfetta postura da statua greca del periodo arcaico per tutta la serata.

Senza contare che dovrò anche sopportare le vostre facce da pesci lessi e i gentili insulti che, in primis, la capra che vi siete portati dietro mi rivolgerà!

E poi, ciliegina sulla torta, non mi potrò sfogare su nessuno! No, perché non è divertente picchiare voi, e Draco senza dubbio sarà impegnato con la sua troietta, e io non ho alcuna intenzione di vedere altre ‘Slytherin sexual performances’ dopo quella in cucina di te e la Parkinson, Zabini!

Insomma, un vero e proprio schifo!”

 

Ovviamente, adesso posso assicurarvi che mi sarà molto difficile descrivere le condizioni in cui riversavano i ragazzi dopo un tale fiume impetuoso di parole.

Nott e Zabini avevano mutato faccia almeno un centinaio di volte durante il discorso, passando dall’offeso all’allibito al divertito e di nuovo all’offeso al rallegrato e, infine Zabini, sgranò gli occhi per la sorpresa.

 

Il ragazzo dai nobili lineamenti gitani scosse un paio di volte la testa e, sbattendo per lo stupore le palpebre, disse: “Tu…cosa?!”

“Sì, proprio così! Quella cavolo di notte in cui ho fatto l’immenso e involontario piacere a Malfoy di farlo mollare con la ragazza, ero andata nelle cucine perché stavo letteralmente morendo di fame non avendo potuto mangiare a cena a causa dello schifo provato dall’ingerire i batteri di uno Slytherin presenti nel mio cavo orale dopo essere stata costretta dalla mia vendetta a baciare il vostro amichetto! E tu eri lì, che ti divertivi a consolare quella stronzetta sul tavolo della cucina, e così non sono potuta entrare a mangiare e mentre tornavo nei miei dormitori sono incappata, guarda caso, su Malfoy, ed ero così furiosa ed affamata che gli sono letteralmente saltata addosso!

E’ stata tua la colpa se quella sera la McGranitt ci ha beccato, tua la colpa dell’Ultimatum e tua la colpa di tutto questo casino!” Sentenziò infine la ragazza, rossa in viso per lo sforzo di aver buttato fuori tutta la sua rabbia in quelle immense frasi senza prendere mai respiro.

Chiuse gli occhi, prendendo aria lentamente.

 

Quando li riaprì, le sue iridi azzurre erano allegre e sorridenti come sempre, e il suo viso aveva finalmente ripreso una tonalità normale.

“Sapete, mi ha fatto davvero bene sfogarmi! Siete stati due tesori!” Aggiunse poi, avvicinandosi a baciare sulla guancia due allibiti Blaise Zabini e Theodore Nott. Poi, senza aggiungere altro, aprì la porta è uscì.

“E’ stato…un piacere…” Mormorò Theo, che ancora tentava di rimettere a posto il casino che le parole della rossa gli avevano provocato in testa.

 

I due amici, rimasti soli, si fissarono negli occhi. Poi, senza dire nulla scoppiarono a ridere.

“E’ una grande!” Affermò poi Nott.

“Oh, l’avevo notato!”Assentì Blaise. “Forse però ora è meglio che andiamo a fare da arbitri in camera del nostro caro Malfoy.” Aggiunse, aprendo la porta e dirigendosi verso le stanze del suo amico, seguito dal muscoloso Nott che ancora sorrideva divertito per la sfuriata della giovane Ginevra Weasley.

 

 

 

Ginny aprì la porta di scatto, senza nemmeno bussare, e si guardò intorno: sembrava non ci fosse nessuno.

Guardò meglio: il letto, in fondo alla stanza, pareva occupato da qualcuno.

Sì, da Malfoy: quel cretino stava ancora dormendo quando mancava meno di mezz’ora alla cena. Assurdo.

Fece un passo avanti, decisa ad andare da lui e buttarlo giù dal etto per farsi dire dove aveva nascosto la sua bacchetta, ma una forte mano le strinse il braccio, costringendola a fermarsi e voltarsi indietro, per ritrovarsi davanti Theo e, al suo fianco Blaise.

“Ehm… penso che non sia il momento…” Sussurrò Nott.

“E perché?” Fece lei, senza curarsi di abbassare la voce.

“Perché Malfoy ha appena avuto un incontro ravvicinato con Satine, quindi è meglio se lo lasci in pace.”

“Non mi importa nulla di ciò che ha fatto fino ad ora: io rivoglio la mia bacchetta.” E, così dicendo, si liberò dalla presa del ragazzo e con passo deciso si diresse verso il letto. 

 

Il ragazzo era beatamente addormentato fra le lenzuola, che a malapena gli coprivano il basso ventre, e metteva in perfetto risalto lo splendido corpo che madre natura gli aveva donato. Se non avesse avuto l’arrabbiatura per la sua bacchetta, probabilmente Ginevra non avrebbe fatto a peno di sorridere a quella scena: era davvero bello vedere Draco dormire. Sembrava un angelo.

O un adone…

 

“Malfoy, rivoglio la mia bacchetta!” Disse la ragazza a voce alta davanti a lui, poggiandosi con fare severo le mani sui fianchi. Ma il ragazzo manco si mosse.

 

Ginny sbuffò: era così perso nel mondo dei sogni che non si sarebbe accorto di nulla nemmeno se in quel momento avesse preso una daga e lo avesse tagliato a pezzettini. A quanto pare doveva fare a meno del suo aiuto e cercarsi da sola la bacchetta.

Si guardò di nuovo intorno: a prima vista, non si vedeva da nessuna parte. Allora, sospirando, iniziò a frugare in tutti i cassetti della stanza, sotto gli occhi divertiti dei due ragazzi che s’immaginavano cosa Draco le avrebbe potuto fare se l’avesse scoperta con le mani nella sua roba: i Malfoy erano estremamente gelosi di ciò che possedevano.

 

Dopo cinque minuti di niente, Ginevra si fermò in mezzo alla stanza e chiuse gli occhi. Dove diamine poteva averla messa?! Sentiva già il nervoso montarle su di nuovo. Se non la avesse riavuta immediatamente sarebbe certamente scoppiata.

Si voltò e per la seconda volta si diresse con decisione verso il platinato, che totalmente inconsapevole di ciò che avveniva intorno a lui aveva addirittura cambiato posizione nel letto per stare più comodo.

 

Sì, aveva cambiato posizione, e da dietro la sua schiena si intravedeva un piccolo bastoncino di legno.

Gli occhi di Ginny si illuminarono e la ragazza, precipitandosi a sedere sopra il letto al fianco di Malfoy, tirò fuori l’oggetto dei suoi desideri!

Sì, l’aveva trovata! Aveva trovato…

… aveva trovato…

…una bacchetta…

ma non la sua.

 

Sbuffò per l’ennesima volta, seccata, mentre Blaise e Theo si trattenevano dal ridere.

Ginny li guardò biecamente e puntò verso di loro il pezzo di legno scuro che teneva fra le mani.

I ragazzi indietreggiarono.

“Ehm… Weasley… non sarebbe prudente…” Sentenziò Blaise, tenendo le mani avanti.

“Non si sa quali effetti potrebbe avere una bacchetta che non è la tua!” Aggiunse Nott, imitando l’amico.

 

“Ciò che avevo in mente non sarebbe stato piacevole nemmeno se fosse venuto dalla mia bacchetta: ma se con questa uscirà fuori qualcosa di peggiore, a me andrà bene comunque.” Ribatté lei, acida.

Poi fu un momento.

Aveva inconsciamente alzato lo sguardo, che si era andato a poggiare sull’estremità superiore del baldacchino… e l’aveva vista.

Si, l’aveva vista! La sua adorata bacchettina magica era lì, appoggiata sul capitello della colonna di legno! Gli occhi le si illuminarono, le comparve un sorriso gioioso in viso e lasciò cadere la bacchetta di Malfoy con noncuranza sul letto per portarsi le mani sulle guance.

 

I due ragazzi fecero un sospiro di sollievo: l’avevano scampata brutta…

 

“Oh, sei lì tesoro mio!” Esclamò Ginevra, e subito dopo iniziò a saltare sul materasso per tentare di afferrarla, mentre Blaise e Theo la guardavano allibiti e divertiti insieme, e Malfoy si rigirava più volte nel letto, infastidito, senza però svegliarsi.

 

No, però così non andava: nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva ad afferrare la bacchetta.

Fu così che, dopo aver fatto un salto più alto degli altri, andò ad aggrapparsi, a mo’ di scimmia, sulla colonna in questione, e arrampicandosi sopra essa riuscì finalmente a raggiungere la sua estremità e prendere il trofeo tanto cercato e abbondantemente meritato.

Afferrata la bacchetta con una mano, la portò trionfante davanti a se, sorridendo ai due ragazzi che le fecero segni d’assenso col capo e applaudirono leggermente, cercando in tutti i modi di non ridere: Ginevra Weasley era davvero la ragazza più incredibilmente spassosa che avessero mai conosciuto!

 

Purtroppo però la rossa non aveva calcolato, nel suo impeto di felicità, che mantenere l’equilibrio su quel pilastro, aggrappata con una sola mano e con la presa delle gambe resa scivolosa dal tessuto estremamente liscio dell’abito, era qualcosa di molto precario.

Dunque, quando si avvide che stava per cadere, era ormai troppo tardi… e si ritrovò spiaccicata con violenza su qualcosa di decisamente scomodo, che in più si scostò con ben poca da sotto di lei, facendola cadere spalle sul letto.

Quando riaprì gli occhi, Ginevra si ritrovò a fissare due iridi ghiacciate leggermente furiose a ben poca distanza dal suo viso, mentre due forti braccia ai lati della sua testa le bloccavano qualsiasi via d’uscita.

 

Ma certamente il pensiero della fuga non era quello che in quel momento dominava la sua mente, e lo stesso valeva per Draco: nonostante natura volesse che il suo cervello dovesse essere impegnato in idee omicide, non accadeva niente di tutto ciò.

A dire il vero, le loro menti in quel momento erano completamente vuote: perfino la rabbia e lo stupore che prima si vedevano riflesse nei loro occhi, erano scomparsi.

I loro sguardi si erano incatenati, per la prima volta in modo completamente diverso, per la prima volta si erano incontrati non per sfidarsi… ma per unirsi.

Non era stato qualcosa di voluto, o programmato: era successo e basta.

Incredibile quanto il destino si divertisse a giocare con loro due.

 

Fu Ginevra la prima a riscuotersi da quei pensieri e, corrugando lievemente la fronte, lo spinse via da sopra se in malo modo, senza abbandonare lo sguardo di lui, che come il suo, si era repentinamente indurito.

 

“Mi sono ripresa la mia bacchetta.” Disse poi, con voce atona, dopo essersi messa a sedere. “Non prendermela più o ti giuro che ti tingo di blu la tua adorata chioma platinata!”

Draco alzò un sopracciglio. “Fallo e finalmente un Weasley scomparirà dalla faccia della Terra.”

Ginny strinse gli occhi a fessure e, cautamente, iniziò ad allontanarsi da lui, scendendo dal letto. “Sai, sei tremendamente acido dopo il sesso: che c’è, ti è andata male?! Satine è peggiorata dai tempi di Hogwarts? Oppure tanto tempo di ferma ha definitivamente abbattuto il tuo povero amichetto?!” Sbottò con voce derisoria, correndo subito dopo via da lui che, prontamente, si era alzato per andarle dietro: peccato che però si fosse ricordato di essere completamente nudo e, quando riuscì a sistemarsi il lenzuolo intorno ai fianchi, lei era già fuggita dalla stanza ridendo come una matta mentre il suo bell’abito di seta frusciava elegantemente alle sue spalle.

 

“E voi che ci fate qua?!” Chiese Draco allibito, guardando i due ragazzi che se la ridevano sotto i baffi per evitare di incorrere oltremodo nelle ire di Malfoy.

“Ah beh, volevamo evitare che tu e la Weasley vi scotennaste a vicenda… ma da quanto ho visto correvamo il rischio di vedere una vostra performance a letto!” Disse Zabini, guardando con un sorriso l’amico, che si corrucciò ancora di più e, senza rispondere, si diresse verso il bagno, chiudendo con violenza la porta alle sue spalle.

 

“Comunque… sei in ritardo per la cena: inizia fra circa dieci minuti!” Disse Nott, avvicinandosi alla porta del bagno.

Si sentì il rumore dell’acqua della doccia, poi qualcuno che usciva fuori da essa pochi attimi dopo, uno scivolone, delle imprecazioni poco gentili verso i grandi antenati del mondo magico, ed infine la porta si riaprì di nuovo, mostrando un Malfoy incavolato nero completamente avvolto in un accappatoio bianco e con i capelli tutti scomposti.

“Beh, cugino mio, penso che questa sera dovrai fare a meno delle leccate di bue in testa!” Disse Blaise, appoggiando amichevolmente una mano sulla spalla di Draco e guardandolo comprensivo, ottenendo per tutta risposta un’occhiata raggelante.

“Vaffanculo Blaise.” Sbottò poi il biondino, finendo di asciugarsi mentre il suo elfo faceva capolino dallo studio porgendogli l’elegante abito che avrebbe dovuto indossare quella sera.

 

 

 

Dopo il piccolo tête-à-tête con Malfoy, Ginevra si recò nelle sue stanze, mentre l’ilarità che l’aveva pervasa aveva lasciato subito spazio ad una piccola agitazione.

Lo sguardo di lui le tornò alla mente mentre si guardava allo specchio, e fu pervasa nuovamente da una piccola sensazione di smarrimento.

Si scuotè subito: che caspita stava facendo?! Non era quello il momento di pensare a delle sciocchezze, quando c’era una noiosissima cena da affrontare!

Qualche ciuffo era uscito dalla splendida acconciatura, così dovette rimettersi in ordine prima di scendere in sala, per evitare di essere rimproverata da Madama Sprite: ed era meglio non combinare altri casini per oggi, dato che la donna aveva già fatto tante storie per la cavalcata e lei se l’era cavata per un pelo. Per fortuna che la necessità le aveva imposto di imparare a mentire davvero bene, per non incappare nelle ire di mamma Weasley quando faceva *qualche* marachella con i fratelli!

 

Non ci mise molto a riassettarsi l’acconciatura, a rimettersi in ordine l’abito e a riguardarsi il trucco (già che c’era, una controllatine al tutto non andava poi così male…), e quando uscì dalla stanza dirigendosi verso la scalinata, si trovò purtroppo davanti colei che avrebbe fatto anche a meno di vedere per tutto il resto della sua vita.

Quella capra della High.

La biondina era sempre stata molto apprezzata dal pubblico maschile per le sue forme prosperose e il suo viso malizioso. Eppure, tutto il suo fascino, secondo Weasley, cessava quando apriva bocca: le sue parole erano sempre un tale complesso di volgarità e di stupidità da fare ribrezzo anche alla persona più ignorante del mondo.

 

Satine, il cui corpo era esaltato da un aderentissimo abito nero che le lasciava le spalle completamente nude e i seni in gran parte scoperti, le lanciò un’occhiataccia.

Ma la rossa nemmeno vi badò: e le passò davanti a testa alta facendo finta di non averla perfino vista.

 

“Abbassa la cresta Weasel, tanto sei e rimarrai per sempre una pezzente.” Disse Satine alla sue spalle, con tono di voce altamente basso e derisorio.

Ma Ginevra nemmeno si fermò e proseguì la sua camminata elegante, movendo aggraziatamente il suo esile corpicino e mantenendo con le mani inguantate di pizzo il lungo abito.

Dietro di se sentiva il rumore dei tacchi a spillo della Slytherin, battuti violentemente contro il pavimento: a quanto pare la biondina si era leggermente innervosita.

 

Con un sorrisetto compiaciuto iniziò a scendere le scale, facendo attenzione a non scivolare e a mantenere sempre un andamento elegante e un’espressione tranquilla.

“Inutile che ti atteggi tanto a prima donna, uno scorfano come te può aspirare al massimo a sposare uno scaricatore di porto!” Sentì dire la voce sibilante della High alle sue spalle, ma non si curò di nulla.

Scese l’ultimo gradino e fece per voltare l’angolo, quando però una figura inaspettata le si parò davanti, a pochi metri di distanza.

“Come osi, schifosa pezzente lentigginosa Weasel, non starmi ad ascolt…” Il mare di insulti della biondina, che oramai era arrivata al fianco della sua nemica, fu bloccato dallo sguardo di due iridi ghiacciate. La ragazza spalancò gli occhi, allibita, arrossendo poi per la brutta figura appena fatta nell’essere stata udita pronunciando parole così poco raffinate.

 

“Buonasera signor Malfoy.” Disse in quel momento Ginevra, pronunciando le parole con estrema tranquillità e regalando all’uomo un delizioso sorriso.

Lucius la fissò piuttosto interdetto, ma si ricompose subito e sorrise a sua volta. O ghignò, più che altro…“Buonasera Ginevra Weasley.”

“Stupito di trovarmi anche qui?!” Chiese lei, con nonchalance.

“No, avevo saputo la notizia tempo fa.” Rispose l’uomo, allungando il suo ghigno.

 

“Bu…buonasera signor Malfoy.” Mormorò in quel momento Satine, facendo un breve inchino e attirando su di se lo sguardo dei due.

“Salve Satine.” Rispose l’uomo, con voce atona.

 

“Oh, Satine, ci sei anche tu! Non mi ero accorta della tua presenza, pardon moi!” Fece Ginny portandosi una mano al petto e sorridendole benevolmente, mentre Lucius la fissava alzando un sopracciglio.

“Davvero? E dire che ero dietro di te.” Sbottò quella, guardandola torvamente.

“Dietro di me?!- chiese la rossa, sbattendo più volte le lunghe ciglia scure con disappunto- eppure mi era parso di aver udito solo il fastidioso zampettare di un elfo domestico… ma cara, potevi anche chiamarmi, saremo potute scendere insieme!” Aggiunse, mostrandosi offesa.

Satine oramai era rossa come un peperone, e sentire su di se lo sguardo divertito del vecchio malfoy non migliorava certamente le cose. “Lo ho fatto…” Mormorò, mentre i suoi occhi lanciavano fiamme sulla sua interlocutrice, che però pareva immersa in un mondo tutto suo dato che non dava segno di aver visto in che condizioni lei riversava.

“Oh! Allora la tua voce deve essere stata coperta dal gracchiare dei corvi che ho udito prima: sai, Miss Aprilia tiene quegli sgraziati animaletti in una gabbia proprio da questo lato della casa, e non mi stupirei che qualcosa questa sera li abbia turbati, perché le loro grida erano più irritanti e volgari del solito!” Fece la giovane con immensa noncuranza, come se stesse parlando del più e del meno.

 

“Non pensavo che i nostri corvi ti dessero tante noia, Ginevra.” Disse una voce profonda proveniente dalla sala. La ragazza corrugò un attimo la fronte, allontanandosi dai due ospiti ed entrando nel vasto ambiente, alla ricerca del proprietario della voce; quando lo vide, tutto fasciato in una lunga tunica di damasco verde scuro, gli corse letteralmente incontro.

“Signor Roger! Finalmente è tornato! Come sta?” Disse la rossa, nel cui volto apparve finalmente un sorriso onesto mentre andava incontro all’uomo che, elegantemente, le prese la manina e si esibì in un perfetto baciamano.

“Benissimo mia cara! A te nemmeno lo chiedo: sei splendida!”

“Troppo buono come sempre… è solo merito dell’abito che sua moglie mi ha gentilmente donato. A dire il vero- aggiunse, abbassando il tono di voce mentre il sorriso lentamente si spegneva - volevo riferirle che ha esagerato questa volta: non ho fatto niente per meritarmi un simile regalo, e…”

“Basta così, Ginevra, ho capito dove vuoi arrivare. Perdona il comportamento di mia moglie, ma a lei diverte occuparsi delle fanciulle, soprattutto a quelle che si dilettano con la sua stessa arte della pittura: vede in esse la figlia che non ha mai avuto.”

Ginny, scosse da quella rivelazione, guardò l’uomo con occhi sbarrati. “E’ stato molto gentile a dirmi questo… perlomeno mi ha evitato l’imbarazzo di riaprire una ferita non del tutto rimarginata in sua moglie. Mi dispiace, io non lo sapevo…”

L’uomo scosse la testa, e sorrise garbatamente come suo solito. “Mia cara, non voglio le tue scuse: so che eri in buona fede, sei una fanciulla così onesta che non mi sarei mai nemmeno potuto sognare che tu volessi farle un dispetto.”

 

“Buona sera signor Roger.”

 

L’uomo e la ragazza si voltarono, in tempo per vedere il giovane Malfoy entrare nella saletta, bello come non mai nel suo elegante abito da mago nero con una fascia argentea stretta in vita e i capelli spettinati.

 

Per un attimo, ma solo per un attimo, i suoi occhi s’incatenarono nuovamente in quelli della ragazza, mentre entrambi si porgevano la stessa domanda: Che stava succedendo? Cos’era quella strana e profonda attrazione l’uno per l’altra che li aveva invasi nella stanza da letto?

Erano un Malfoy ed una Weasley, non poteva esserci nessun rapporto amichevole di qualunque tipo tra di loro.

Come disse qualcuno, erano come latte e petrolio: diversi non solo all’apparenza ma anche al loro interno… e mischiarli sarebbe stata un’immensa cavolata.

 

“Buonasera Draco. Hai visto chi è qui presente con noi questa sera?”

“Sì, ho già salutato mio padre: volevo avvertirvi che gli altri vi stanno aspettando per dirigersi a cena.” Asserì il giovane.

“Certamente, arriviamo subito! Non oserei mai attendere oltre! Immagino già che mia moglie non veda l’ora di offrirvi le sue pietanze!” Rispose divertito l’uomo. Poi, si avvicinò a Ginevra, porgendole il braccio; ma proprio mentre questa stava per accettare, ebbe un ripensamento e si scostò gentilmente da lei.

“Scusami cara, ma credo che questo compito spetti a qualcun altro più che a me! Draco…”

 

A quelle parole, i due giovani si guardarono negli occhi un poco spaesati, lei cercando di non mostrarsi afflitta e lui evitando in tutti i modi di sollevare il sopracciglio per indicare quanto quella richiesta lo avesse lasciato perplesso. Poi, però, in silenzio, Draco si avvicinò alla ragazza e le porse il braccio, che lei afferrò subito, ed insieme, sotto lo sguardo deliziato del vecchio e furbo Roger, si diressero verso la sala da pranzo.

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

 

Grazie a: Ma, ruka88, aletheangel(mi fa piacere che ti stiano simpatici Nott e Blaise...anche a me!), jessy16, lilyblack.

 

 

E IL PREMIO PER LA CENTESIMA RECENSIONE VA A.... MINAKO CHAN!!! Complimentoni!!!! Sei stata una vera e propria pazza, comunque mi ha fatto davvero molto piacere, eheheh!!!! Spero di non averti deluso, nessuna posizione compromettente... avevano già finito tutto!!!! Ciauuuu!!!! ;D

 

Tink: mi dispiace tantissimissimissimo... ma purtroppo i capitoli devono finire, altrimenti penso proprio che la sottoscritta non riuscirebbe a oltrepassare luglio: la sua testa bacata fuggirebbe via mooolto prima!!! Eh...non mi uccidere perché non ti ho messo il piccolo intervallo a luci rosse... in fondo non c'erano molti motivi per cui lei si sarebbe dovuta infuriare (a parte la brutta vista!)!!!Però spero di aver rimediato col giochetto dello sguardo...infantile, vero, però utile!!!Eh sì....come dicono sempre i romanzi rosa: tutto iniziò da uno sguardo!

 

Dana: Oh beh, allora sono proprio tonta se non sono riuscita a cogliere il tono sarcastico della tua affermazione... anche se magari, per evitare di insultarmi da sola, potrei affermare che tu sai recitare molto bene come Ginny e allora è difficile capire quale tasso di veridicità abbiano le tue parole!!! Sì, decisamente per la mia autostima va molto meglio questa soluzione, ehehehhe...!!! Come sempre, spero che questo capti sia piaciuto, anche se effettivamente è un pò serio... ma! Cercherò di migliorare nel prossimo, in cui credo che parlerò della cena!!! Ciauuu!!! ;P

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** PERFETTO ***


“E così non ti è piaciuto il piccolo dono che ti ha fatto la Sprint

PERFETTO

 

 

 

 

“E così non ti è piaciuto il piccolo dono che ti ha fatto la Sprint.” Le disse Draco con la sua solita voce strascicata e dall’intonazione raffinatamente tediata, mentre percorrevano i corridoi diretti alla sala pranzo.

Ginny, sebbene fosse stupita per il fatto che lui avesse udito la conversazione tra lei e Roger, e perché il ragazzo sembrava interessato al suo parere, non si voltò nemmeno a guardarlo in faccia, rimanendo nella sua perfetta posa da nobildonna con le spalle dritte, mento alto e sguardo sicuro davanti a se. Del resto, l’interessamento di Draco non poteva essere certamente indice di qualcosa di positivo, anzi era molto probabile che avesse in mente una delle sue antipatiche battute su lei e la sua famiglia… e questo pensiero la innervosì parecchio.

“A parte il fatto che il dono non è per nulla piccolo, io non ho detto che non mi è piaciuto. Comunque, non penso che siano affari che ti riguardino, e non ti saresti nemmeno dovuto permettere di farmene parola dato che hai palesemente origliato una conversazione che non ti riguardava. Sebbene conoscendoti, non penso che t’importi più di tanto che gli altri pensino di te che sei un gran maleducato… oppure sei così abituato a sentirtelo dire che la cosa ormai non ti tocca più.” Rispose con voce fredda.

“Se volevate la privacy sareste andati in una zona dove non ci sarebbe stato il rischio che qualcuno vi udisse. Ma poiché stavate allegramente parlando in salotto, l’unica cosa che si può dedurre è che l’argomento trattato era aperto al pubblico.”

“Oh, un Malfoy che si giustifica… questo è proprio un giorno memorabile!”

“L’unica cosa che ho giustificato è il tuo errore di valutazione, Weasley. Avevi così fretta di mettermi a tacere temendo che io stessi per insultarti che hai buttato giù la prima offesa che ti è venuta in mente.”

“E da quando conosci così bene la mia psiche?”

“Da quando non faccio altro che sopportare i tuoi sproloqui, mi pare ovvio.”

“Devi ammettere però che la mia reazione non è stata così errata, no? Tu volevi davvero offendermi, come tuo solito.”

“Affermativo.”

“Allora, a quanto pare, anche io conosco molto bene la tua psiche.”

“Non abbastanza.”

“A no?”

“Un Malfoy non è mai prevedibile.”

 

“Siete solo delle stupide serpi, come tutti gli altri vostri cari compatrioti Slytherin: strisciate a terra, mangiate polvere e sputate veleno a chiunque vi passi davanti, uccidendolo poi tra le vostre spire.

Ricordati però che io non sono un cieco tasso o un indifeso corvo: io sono un grifone, io volo nel cielo e la mia vista spazia ovunque nel creato. Puoi tentare di ingannarmi nascondendoti o attaccandomi alle spalle, ma io ti scoverò sempre e alla fine sarai tu quello a crepare.”

“Stai attenta a ciò che dici, Weasley. Potresti scoprire tutto ad un tratto che non sei davvero ciò che fin’ora pensavi di essere.

Sei convinta di essere un grifone, e sei convinta che io sia una serpe.

Eppure, la realtà ha palesato attraverso i fatti che la distanza fra noi due non è tanta.”

Queste parole fecero corrucciare leggermente la fronte della ragazza, e il giovane cavaliere, accorgendosene, ghignò leggermente. Poi però Ginevra riprese il suo aspetto composto e disse, proprio nel momento in cui facevano il loro teatrale ingresso nella sala: “Mi spiace illudere le tue speranze, ma noi siamo diversi, almeno quanto lo sono l’acqua e il fuoco, la vita e la morte… - poi si voltò finalmente a guardarlo, e i suoi occhi brillarono di disprezzo- oppure, come lo sono il Bene e il Male.”

 

Lucius Malfoy, in piedi dal lato opposto della stanza, impegnato a sorseggiare il suo aperitivo da solo, aveva assistito all’ingresso dei due ragazzi nella sala.

Quella sera, la perfezione del suo unigenito era quasi sfolgorante.

Eppure, il suo aspetto era meno curato del solito: i capelli erano ribelli, e l’abito, seppure molto elegante, non era certamente paragonabile a quelli che lui gli aveva fatto fare dal personale sarto di famiglia. Cos’era dunque che lo rendeva così perfetto?

 

In quel momento lo sguardo scintillante del figlio si spostò sulla ragazza al suo fianco, che gli aveva probabilmente sussurrato delle parole, e s’incupì. Ginevra però non rimase oltre al fianco del suo cavaliere: lasciò il suo braccio e, col passo leggero e fine che la caratterizzava, andò ad affacciarsi ad una finestra, mentre Draco, riconquistata velocemente la sua naturale compostezza, afferrò uno dei calici che un elfo domestico gli porgeva e si diresse verso i suoi amici, che chiacchieravano animatamente in un lato della stanza.

 

“Qualcosa ti turba, amico mio?” Chiese in quel momento Roger, che si era avvicinato a Lucius in silenzio.

Il vecchio Malfoy appoggiò il calice vuoto sul vassoio di un elfo passante di là e, voltandosi a guardare in faccia il suo interlocutore, scosse leggermente la testa.

“No Roger. Perché questa domanda?”

“Ho visto il modo in cui guardavi tuo figlio. Lo hai trovato diverso?”

“Ammetto di aver notato in lui alcune differenze: mi è sembrato più calmo e disciplinato. Hai fatto un bel lavoro.”

“No… io non ho fatto proprio nulla, senza contare che sono stato via da qui a lungo. E nemmeno l’influenza di mia moglie ha causato quest’effetto.

Conosci tuo figlio: è un osso duro, proprio come te, un vero Malfoy…. E tu ben sai che esiste solo una cosa al mondo che riesce ad ammorbidire la vostra essenza.”

“Non si accetteranno mai a vicenda, Roger. Neanche se fossero costretti.”

“Io non sarei così sicuro. E’ vero, c’è ancora molto rancore fra di loro, ma entrambi stanno iniziando a capire che esiste un legame ben più profondo, che li unisce: guardali, sono entrambi spaventati, stanno facendo di tutto per rifiutare la realtà che si è mostrata ai loro occhi.

Ma la loro guerra non durerà ancora per molto.”

Malfoy rimase un attimo in silenzio, fissando il figlio che pareva non stesse partecipando vivamente alla discussione con i suoi tre amici. Al suo fianco, Satine cercava in tutti i modi di attirare la sua attenzione, invano.

“La loro guerra durerà eternamente, Roger… nessuno di loro abbasserà mai il capo all’altro.”

Il signor Sprint sorrise lievemente, scotendo nuovamente la testa. “Non guardare lui.” Disse poi. “Guarda lei.” Aggiunse, facendo un lieve cenno del capo verso la sua destra.

Lucius alzò lo sguardo.

Ginevra era lì, appoggiata sul davanzale della finestra che aveva aperto, immersa nei suoi pensieri mentre guardava il panorama della tetra notte rumena che lentamente invadeva i campi intorno alla villa.

La sua aggraziata figura ricordava assai quella di un fata delle fiabe, ma il viso, sebbene i suoi tratti fossero gentili, esprimeva anche molta forza e determinazione.

Quella fanciulla era un insieme di qualità così opposte e così pregiate da creare una combinazione così esplosiva che sarebbe riuscita a prevalere sopra qualunque cosa… che sarebbe riuscita a domare anche l’animo più duro.

 

“Avanti, tutti a tavolo, miei cari ospiti!” Gridò in quel momento l’allegra voce di Madama Aprilia, che era appena entrata in sala, sorridente come sempre e più elegante del solito nel suo lungo abito formato da più veli, sempre sui colori del verde scuro.

 

 Così tutti furono destati dalle loro occupazioni, dalle loro chiacchere e dai loro pensieri, e si accomodarono al grande tavolo squisitamente preparato dagli elfi domestici, su cui poco dopo apparvero appetitose pietanze.

 

 

 

La cena trascorse tranquillamente, in un silenzio rotto ogni tanto dai commenti degli invitati sul fantastico cibo che era stato per loro preparato.

Piatti seguivano altri piatti, e quando fu il turno del dessert, sotto consiglio del signor Roger decisero tutti di fare una breve pausa, per permettere perlomeno al loro organismo di assimilare tutte le bontà già mangiate.

“Così ci gusteremo meglio il dolce che la mia cara consorte ha fatto preparare!” Aggiunse l’anziano uomo, sorridendo alla moglie seduta davanti a lui.

“Hai ragione caro, è un’ottima idea. E un po’ di conversazione poi non farà male a nessuno!

Mia cara Ginevra, è tutta la sera che cerco il momento buono per dirtelo: sei veramente deliziosa!” Assentì la signor Sprint, volgendo il suo gentile sguardo verso la ragazza, che era seduta vicino al marito e di fianco a Satine.

“La ringrazio Miss Aprilia… ma il merito va tutto a quest’abito!” Assentì lei, sorridendo lievemente mentre il pensiero di ciò che le aveva raccontato prima Roger le vietava assolutamente di esporre i suoi veri pensieri alla donna.

“Oh, mia cara! Un abito è solo un accessorio: non può rendere più belli, può solo esaltare il proprio aspetto!”

“Sono assolutamente d’accordo con mia moglie!” Assentì Roger, sorridendo alla ragazza al suo fianco, che era arrossita leggermente: non era abituata a ricevere tanti complimenti, senza contare che, sebbene conoscesse l’onestà delle persone che glieli avevano rivolti, si sentiva un poco presa in giro dato che non era affatto d’accordo.

“Ma questa sera abbiamo anche un’altra splendida dama! Satine High, non è vero mia cara?” Chiese la signora, guardando la biondina seduta al fianco della sua alunna.

“Sì, signora!”

“Sei una compagna di Draco?”

“Apparteniamo entrambi alla stessa Casa, e ugualmente con noi Blaise e Theodore.”

“Certo, i nostri nuovi cavalieri! Ma guarda un po’… tre Slytherin!” Aggiunse la donna, guardando i tre ospiti.

“Anche lei ha frequentato Hogwarts?” Chiese poi Theo.

“Oh, no! Io ero a Beauxbaton! Però mio marito ha preso il suo M.A.G.O. nella vostra scuola, e apparteneva anche lui a Slytherin.”

“Davvero?!” Chiese Ginevra al suo vicino, senza riuscire a nascondere il suo stupore. 

 L’uomo rise, e fece sì col capo.

 

“A quanto pare, senza contare la signora Sprint che non è stata ad Hogwarts, in questo tavolo è presente una sola intrusa… in ogni senso.” Disse con voce acida Satine.

 

Ogni sguardo, immediatamente, si posò prima su di lei poi su Ginevra. Tutti avevano colto le molte sfaccettature che le parole pronunciate dalla ragazza potevano avere. Intrusa.

Già, era un’intrusa perché era una Gryffindor fra molte serpi… ma era un’intrusa anche perché la sua famiglia non era ricca e nobile come quelle dei presenti.

 

Ginny tuttavia non fece una piega e, senza nemmeno voltarsi a guardare la sua avversaria seduta al suo fianco, disse: “E sono anche felice di esserlo!”, facendo sorridere sotto i baffi un po’ tutti.

“Tu sei una…Gryffindor, vero mia cara?” Chiese la signora, sorvolando sull’offesa che l’ospite aveva appena fatto.

“Sì, una Gryffindor dalla testa ai piedi.”

“Soprattutto dalla testa…” Commentò Satine, facendo sorridere i suoi tre compari.

 

Madama Aprilia corrugò un attimo la fronte, senza capire. “Per quale motivo?” Chiese poi, innocentemente.

 

Ginevra prese la parola, mentre i suoi occhi si illuminavano di una strana luce. “Non saprei a cosa Satine si riferisse. E’ possibile che stesse parlando del fatto che effettivamente noi grifoni abbiamo una mente molto più aperta e abile nel giudizio della maggior parte di loro serpi, troppo chiuse nel loro conformismo e impegnate a seguire, assai spesso, ideali di cui non capiscono il vero senso- disse, mentre gli sguardi seri dei ragazzi presenti si posavano su di lei, che per tutta risposta li guardò uno per volta, sfidandoli con la sua tranquillità e la dolcezza del proprio sorriso-

Oppure è possibile che stesse parlando dei miei capelli, che contraddistinguono tanto la mia famiglia, tutta formata da Gryffindor dalla testa ai piedi! Del resto, il colore della mia capigliatura è lo stesso di uno dei due che compongono la bandiera della mia Casa, il rosso per l’appunto.”

“Bellissimo colore.” Assentì la donna.

“Lo trovo anch’io!” Affermò Ginevra.

 

“Il colore del sangue.” Commentò Lucius in quel momento, attirando tutta l’attenzione su di se.

“Il colore del sangue, sì: il colore del sangue che genera la vita. Il colore della vita.” Rispose Ginevra, fissando l’uomo nei suoi occhi di ghiaccio, su cui comparve un’ombra divertita.

“Ma se il rosso è il colore della vita, mia cara Ginevra, qual è il colore della morte?” Chiese poi, con la sua voce sinuosa.

La ragazza non si scompose minimamente. “Non lo so… come non può saperlo lei o chiunque altro.”

“E perché mai?”

“Com’è vero che quando c’è la morte non c’è la vita, tutto ciò che appartiene all’una non appartiene all’altra. Come posso dunque definire la morte con un colore, quando tutto ciò che vedo di fronte a me appartiene ed è vita?

Se avverrà che la morte mi colpisca prima di lei, prometto che tornerò ad informarla di che colore è!” Aggiunse poi, senza riuscire a nascondere un sorrisetto derisorio.

“Bella risposta.” Assentì però inaspettatamente l’uomo, rispondendole con lo stesso ghigno.

 

“Secondo me il colore della morte è il nero.” Fece con fare intellettuale Satine.

Ginevra si sforzò con tutta se stessa per non alzare gli occhi al cielo, sbalordita dalla stupidità di quella ragazza: era abbastanza ovvio che, alla luce delle tesi appena apportate, alla morte fosse affibbiato quel colore perché i vivi, come unico e primario effetto in coloro che decedono vedono soprattutto gli occhi chiusi… e con gli occhi chiusi l’unica cosa che si può vedere è l’oscurità. “A quanto pare allora tu hai la morte addosso, visto l’abito nero che porti.” Commentò semplicemente, causando le risatine mal represse degli invitati e un viso a dir poco allibito nella biondina.

 

“Oh, beh… a questo punto penso sia giunto il momento di passare al dolce!” Affermò la signora, un po’ turbata dalla piccola discussione avvenuta. Si alzò in piedi e batté un paio di volte le mani, e subito cinque elfi domestici fecero il loro ingresso nella sala, trascinando un gigantesco carrello dove era poggiata una bellissima torta.

Arrivati davanti alla signor, si fermarono e dopo essersi inchinati più volte fino a toccare terra col lungo naso, scomparvero di nuovo nelle cucine.

La donna si avvicinò al dolce, pronta per disporre le fette sui rispettivi piattini, ma si accorse purtroppo che qualcosa non andava.

“Oh, gli elfi si sono dimenticati di tagliare la torta.”

“Bisognerebbe richiamarli…” Commentò Satine.

“No, non è necessario: signora Aprilia, posso tagliarlo io il dolce. Se farà notare a quelle povere bestiole la loro dimenticanza, sono certa che useranno uno dei loro sadici modi per punirsi.” Affermò Ginevra, alzandosi in piedi e recandosi verso la sua professoressa.

“Hai ragione, Ginevra, ma…sei sicura di riuscirci?” Chiese la donna, titubante.

“Non si preoccupi, l’ho fatto diverse volte! Si ricordi che in famiglia siamo pur sempre in nove… e con nove torte da affettare ogni anno, alla fine ci si fa l’abitudine!” Rispose, sorridendo divertita e rincuorando la donna.

 

“Nella mia famiglia nessuno si sognerebbe di fare tagliare a me i dolci.” Commentò Satine, perfida come sempre.

Ginevra rivolse lo sguardo verso di lei, mostrandosi palesemente afflitta, mentre nella sua mente oramai la pazienza nei confronti della Slytherin era definitivamente giunta a termine: ora non rispondeva più delle sue azioni. “Mi dispiace mia cara, che i tuoi abbiano così poca fiducia nelle tue capacità da non reputarti in grado nemmeno di maneggiare un coltello per affettare una torta! Ma vedrai, un giorno riuscirai a dimostrare loro che non sei poi così inutile ed incapace come loro credono!

Attendi con pazienza, tesoro, e ricordati: la speranza, solitamente, è l’ultima a morire!”

 

Sentendo ciò, Satine divenne letteralmente rossa come un peperone, gettando occhiate di puro odio contro la Weasley che però aveva iniziato ad affettare il dolce. D’altro canto, il vecchio Roger si era portato il fazzoletto davanti alle labbra per nascondere con finti colpi di tosse le risate che minacciavano di venir fuori; Lucius guardava assai divertito la giovane Gryffindor; Blaise e Theodore si davano gomitate a vicenda per reprimere le risa che, seppur soffocate, continuavano ad uscire dalle loro bocche; e Draco… beh, Draco aveva mantenuto il suo naturale aspetto scostante, seppure nella sua mente la figura della bella rossa avesse fatto un altro passo avanti nel proprio indice di gradimento…

 

Una volta che ciascuno ebbe avuto il suo pezzo di torta, Ginevra ritornò a sedersi al suo posto, e tutti insieme iniziarono a gustarsi l’ottimo dolce preparato dalle abili mani delle piccole creature domestiche.

 

Quando finirono, si erano ormai fatte le undici. Nonostante le proteste dei ragazzi, Madama Sprint decise che era il momento che loro andassero a dormire, dato che la mattina successiva i tre ospiti sarebbero dovuti partire per tornare alla loro scuola, e Draco e Ginevra, al contrario, avevano lezione.

Così, accompagnati da lei stessa, dopo aver educatamente salutato Lucius Malfoy e Roger Sprint, i ragazzi percorsero i lunghi corridoi e salirono le alte scalinate fino a giungere davanti alle loro stanze.

Questa volta, la questione del bacio della buona notte fu ben più lunga, e a dire il vero più piacevole e divertente del solito.

Blaise e Theodore, sotto gli occhi sbalorditi di Madama Aprilia, si avvicinarono insieme a Ginevra e, provocando le sue risate, le diedero contemporaneamente ciascuno un bacio in una guancia, e poi la ragazza naturalmente ricambiò, ancora ridendo a crepapelle.

“Ma guarda un po’ che mascalzoni!- commentò la donna, con finto tono di rimprovero, afferrando i due giovani per le spalle e trascinandoli verso le loro stanze- Filate subito a dormire!” Aggiunse poi.

 

“Buonanotte Weasley!” Gridarono quei due, facendo la manina alla ragazza.

“Buonanotte!” Rispose lei, imitando il loro gesto. Beh, in fondo quei due non sarebbero stati dei compagni niente male… sicuramente si sarebbe divertita un mondo con loro!

 

In quel preciso momento, ancora sorridente per la piccola ‘marachella’ dei due Slytherin, sentendosi uno sguardo addosso, voltò il capo alla sua sinistra… e i suoi luminosi occhi azzurri incontrarono subito quelli grigi di Draco.

 

Entrambi considerarono il piccolo tonfo al cuore che provarono come dovuto a quella presenza inaspettata al proprio fianco.

Già, presenza inaspettata…

… ma non certo sgradita.

I loro sguardi si unirono di nuovo, e il ragazzo, seguendo quella linea invisibile che lo attraeva, si avvicinò alla Gryffindor, appoggiandole lievemente una mano sulla vita e calandosi fino a sfiorare con le labbra la morbida pelle rosata della sua guancia.

Buonanotte Ginevra.” Le disse poi all’orecchio, in un sussurrò strozzato, senza mai perdere il contatto con i suoi occhi.

Buonanotte Draco.” Rispose lei allo stesso modo.

 

A interrompere il loro legame fu Satine che, probabilmente innervosita da ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, voltò con estrema veemenza il ragazzo dalla sua aperta, e incrociate celermente le braccia intorno al suo collo, lo coinvolse in un profondo bacio passionale.

 

Ginevra ghignò. Meglio così, ciò che stava avvenendo tra lei e il biodino era qualcosa di assolutamente stupido.

Già, ciò che stava avvenendo…

Non osò nemmeno porsi la domanda ‘Ma cosa stava avvenendo?!’ per paura di incorrere in ragionamenti che avrebbero fatto nascere in lei sentimenti non voluti.

Semplicemente, si voltò e entrò nella sua stanza, mormorando un: “Buonanotte Satine” molto poco sincero, considerando che gran parte di lei sperava che la sua cara morte nera la venisse a prendere nel sonno…

 

 

 

 

Ginevra si alzò a sedere nel suo letto, guardando davanti a se le ombre dei mobili nella sua stanza completamente immersa nel buio.

Sbuffò.

Non ne poteva più di stare a letto sveglia! La sua mente pareva non avesse alcuna intenzione di smettere di pensare pensare pensare e pensare, senza concederle un attimo di tregua. Per l’esattezza c’era un solo pensiero ricorrente, e lei si affannava a cacciarlo perché non voleva che Lui occupasse così a lungo la sua attenzione. Insomma, stava diventando una vera tortura! Non solo le aveva rovinato l’anno scolastico, non solo se l’era ritrovato in mezzo ai piedi anche quando era stata costretta a lasciare Hogwarts, non solo la irritava ogni minimo seconda della sua vita… ma ora la tartassava anche nei pensieri! E ma… che palle!

 

Doveva distrarsi.

Già, questa era l’unica cosa certa: per evitare di entrare in una Malfoy-depressione doveva distrarsi.

 

Così, tranquillamente, si alzò dal suo letto e uscì dalla sua stanza, ignorando completamente il coprifuoco: del resto, manco ad Hogwarts aveva tenuto in seria considerazione le regole. Se le serviva eluderle, lo faceva assai serenamente, stando  semplicemente attenta a non essere beccata, tutto qui: certamente la sua coscienza non gliene avrebbe fatto pagare il fio!

 

I corridoi a quell’ora, illuminati dalle fiaccole volanti, facevano tamburellare il suo animo di strane sensazioni. Le pareva di trovarsi all’interno di uno dei grandi castelli che gli egiziani costruivano per i loro faraoni, con i muri abbelliti da splendidi geroglifici, tinteggiati con vivaci colori illuminati dalla calda luce dei fuochi.

Era come se la magia si mostrasse concretamente ai suoi occhi, riempiendo ogni più piccolo oggetto intorno a se.

Sorrise. Finalmente qualcosa aveva scoperto il modo di rappacificare il suo animo.

 

Camminò per lunghi corridoi, e alla fine, quasi inconsapevolmente, si ritrovò a scendere la stessa scalinata che aveva percorso poco prima, agghindata però come una piccola principessa e non con una semplice camicia da notte bianca così lunga che ad ogni passo doveva sollevarla per non ritrovarsela sotto i piedi nudi.

Arrivata all’ultimo gradino, però, si bloccò.

Sentiva delle voci, che provenivano dalla sala vicino. Voci che non tardò a riconoscere come appartenenti a Roger e a Lucius Malfoy.

 

Le parole che udì impastoiarono definitivamente ogni suo arto, obbligandola a stare lì, in piedi, allibita, ad ascoltare tutto ciò che i due si dicevano.

 

“Dovresti dirglielo, Lucius.” Disse Roger.

“Sì, dovrei dirglielo… e lo farò. Ma non ora.”

“Tuo figlio deve sapere chi è veramente suo padre!” Sbottò duro Roger.

“Già… deve sapere che sono solo un traditore.”

Il signor Sprint sospirò. “No. Deve sapere semplicemente che tu, essendo un uomo, hai commesso come tanti altri un errore… un grave errore. Ma a differenza di molti hai avuto la forza d’animo di accorgertene e rimediare.”

“Non si può rimediare all’essere un mangiamorte, Roger. Per l’Oscuro si vive… o si muore.”

“E questo mette in evidenza quanto tu sia stato coraggioso, rischiando la tua stessa vita per salvare quella di Draco.

Lucius, tuo figlio non può avere niente da rimproverarti.”

“Lui non ha niente da rimproverarmi perché non nutre alcun interesse in ciò. Sono un completo estraneo per lui, come mio padre lo era per me.

Anzi, forse, mio figlio prova perfino rancore nei miei confronti… considerando che a causa delle mie scelte ho ucciso sua madre, e ho quasi rovinato la sua vita.” Disse l’uomo, con voce atona, completamente priva di sentimento.

 

Ci fu un attimo di silenzio, in cui Ginevra riuscì a percepire i respiri dei due uomini, quello profondo di Roger e quello quasi silenzioso di Lucius.

Poi, il suo professore ritornò a parlare. “Tu hai poca fiducia nel cuore delle persone, Lucius… ne hai sempre avuta troppa poca.”

Il biondo ghignò. “E’ questa una caratteristica di noi Malfoy, no?”

“L’unica vostra caratteristica, amico mio, è la vostra convinzione di appartenere ad una razza superiore a quella umana!

Ma, ahimè, siete uomini quanto noi, e provate sentimenti come noi… sebbene forse assai più violenti di quelli di molti altri.

Diglielo a tuo figlio: sapere che suo padre non è più un Mangiamorte non potrà fare altro che accelerare quel processo di… apertura alla vita… che già la notizia della sua libertà ha risvegliato in lui.”

“Lo farò, non temere. Ma ora l’Oscuro mi chiama, e io devo andare.

Se mi dovesse accadere qualcosa… voglio che sia tu a dirgli la verità.”

 

Roger sospirò profondamente. “Va bene Lucius. Sta attento, amico mio.”

 

Si sentirono dei passi, poi, improvvisamente, sulla soglia della grande arcata a tutto sesto che fungeva da ingresso per il salotto, apparve Lucius.

 

L’uomo si accorse quasi subito di una presenza inconsueta a poca distanza da lui e, voltandosi, vide Ginevra, ancora ferma sull’ultimo gradino della scala, che lo guardava. Si poteva leggere tristezza nel suo sguardo.

 

Lucius non ci mise molto a capire che aveva sentito tutto, e anche che avrebbe portato il segreto di quella conversazione con se fino alla morte, a meno che lui non le avesse chiesto di rivelarlo.

 

Poi, inaspettatamente, la ragazza gli sorrise, mentre i suoi occhi divenivano tristi tutto ad un tratto.

“Buonanotte signor Malfoy.” Disse poi.

Lucius non poté fare a meno di ricambiare il sorriso. “Buonanotte Ginevra.” Poi, voltandosi, uscì da quella casa, inoltrandosi nella notte più nera.

 

Ora capiva cosa rendeva suo figlio così perfetto. Lei.

Ginevra Weasley.

 

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

 

Dana: questo però era palesemente più serio, dai, devi ammetterlo!!!O, almeno, a me è sembrto così!!!!

Comunque hai azzeccato, la frase 'diversi come latte e petrolio' la ho presa proprio da quel film, che anche a me è piaciuto troppissimissimo!!! Forse avrei dovuto scriverlo... e sì, effettivamente... però mi sono dimenticata!!!! Sono felice che la storia continui a paicerti.... io però ho sempre più aura di scrivere cretinate e fare scappare via delusi tutti i miei lettori!!!! Ma...vedremo!!!! Ciaoooooo!!!! ;P

 

Clementina: sì, Draco è cercatore... oddio, io che ho scritto???? Fcacio sempre casini, per carità!!!!

Ciaooo!!!

 

aletheangel: ciaooo!!!Mi fa piacere che la mia fic ti piaccia!!!! Ah...non chiedermi quanti capitoli avrà, nno ne ho la più palida idea!!!Per essere precisi, non so nemmeno come potrebbe continuare la storia fino a quando non mi siedo di fronte al computer!!!Ehehehe... so di non essere molto rassicurante, ma questa è la triste realtà!!!ciaoo!!!

 

Kaname: ciaoo!!!L'ispirazione...??? Ehm... non lo so... le idee mi saltano in testa così quando mi metto a scrivere... va bene, ho capito: se mi consideri una pazza visionaria purtroppo non avrò argomentazioni per confutare la tua tesi!!!! Ohhh, quanto è ingiusta la vitaaaaa!!!!! ;D

 

Tink: oh, grazie Tink... ma dato che ci sei, che ne dici di levarmi di dosso tutte le maledizioni che mi hai precedentemente mandato??? Sai, quella falce puntata sul mio collo di cui ti ho parlato qualche tempo fa... è ancora lì, eh eh eh(risata isterica...). Che ne dici, non mi merito anche un premio del genere????!!

E comunque, piccola pervertita, io a Draco sopra Ginny lo immaginavo ancora coperto dal lenzuolo!!!Certo, forse avri dovuto esplicitarlo... ma mi pareva abbastanza palese!!!! Ma guarda un pò che porcellona che è saltata fuori...eheheheh!!!No, vabbè, scheeeerzo!!!!!

Spero che questo cap sia stato decente...mi dispiace se ti assillo con le mie pare mentali...ma non posso fare a meno di pensare al piccolo particolare che io, purtroppo, prima o poi tendo sempre a rovinare tutto!!!Sono una vera guastafeste!!!!

Ciaooooooo!!!!!!! ;D

 

Romana: grazie grazie grazie grazissime!!!! Anche se hai decisamente esagerato!!!Comunque, sono felicissima di sapere che stai apprezzando la mia ff... e anche gli aggiornamenti veloci, eheheh!!!! Ciaoooo!!! :D

 

ruka88: ciaoo!!Direi roprio di sì, Blaise e Nott stanno proprio iniziando a rispettare Ginny...e mi pare che in questo capitolo si capisca molto bene!!!! Poi, come hai potuto notare...l'attrazione continua, eheheh!!!!Ciaooo!!!

 

voldyweasley: eri in vacanza???Beata te!!!! Vabbè... io ho il mare a due passi, però ci vado arramente perché non ne ho tanta voglia!!! Cmq, divertiti!!!! L'estate è fatta proprio per questo in fondo, no????!!!

Mi fa piacere che la fic ti piaccia, e soprattutto che anche tu apprezzi il linguaggio 'pulito': ti dirò che mi sono fatta tanti scrupoli prima di inserire nei brani quelle che vi sono presenti!!!!ma tento sempre di non esagerare, nn mi piace nemmeno nella vita reale parlare male!!!

Grazie per la recensione e...ciaoooo!!!!

 

Mirai: eheheh, devo dire che quelle parti hanno divertito anche la sottoscritta(che le ha scritte, per giunta!)!!!! Onestamente, non trovo Tom Felton (Draco Malfoy) per niente carino...mi spiace per la tua amica!!!Ma ha un viso veramente orribile!!!Fisicamente...sì, può essere passabile!!!Sai, stavo seriamente pensando di mettere le foto dei miei personaggi nella mia sezione...così magari riuscite a capire meglio chi ho presente!!!vedrò che posso fare...ciaoooo!!!!!   

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Capitolo 13
*** In ritardo ***


Draco vide Satine uscire dalla sua stanza, a malapena avvolta nella sua piccola vestaglia verde smeraldo, e sospirò amaramente

 

In Ritardo

 

 

 

 

Venire a sapere quella terribile, eppure meravigliosa, realtà riguardante Lucius Malfoy, le fece venire un groppo al cuore.

Tuttavia, nonostante i suoi occhi pareva non avessero alcuna intenzione di stancarsi dal luogo in cui poco prima era scomparso l’uomo, fece leva su se stessa e salì le scale, più velocemente e silenziosamente possibile: Roger era lì, nella saletta vicino, a pochi passi da lei, e se l’avesse scoperta in piedi all’una di notte… beh, avrebbe trovato una ragione più che valida per metterla in punizione.

 

Mentre saliva però, il suo pensiero, da Lucius, si spostò a Draco.

Lui era così simile al padre… ma forse ora c’era qualche speranza che capisse, addirittura prima che fosse troppo tardi, che divenire Mangiamorte sarebbe stato l’errore più grande della sua vita.

Eppure… non era così sicura che Draco non volesse divenire mangiamorte. Era possibile anche che fosse il suo principale desiderio… soprattutto visto il suo naturale comportamento da quando l’aveva conosciuto.

Anche se ultimamente, doveva ammetterlo, era cambiato. Ultimamente, non lottava con lei, ma giocava.

 

Rimase imbambolata al centro del corridoio, mentre le immagini di lui e li che si facevano infantili dispettucci le riapparivano nella mente.

 

Poi però scosse la testa. No! Ma che diamine stava facendo?! Ora sorrideva anche nel pensare a lui?!

Era davvero del tutto fuori di testa!

Non poteva essere possibile che Draco fosse migliorato così tanto… cavoli! Non è che poi avesse un cervello così abile da permettergli di riconoscere il giusto dallo sbagliato: probabilmente sarebbe finito come il padre, a capire il proprio errore quando ormai era troppo tardi.

E lei, mi sembra anche fin troppo naturale, certamente non avrebbe aspettato il momento in cui si sarebbe ravveduto soffrendo come un’anima in pena per lui, come aveva fatto Narcissa per Lucius.

 

No, un momento, ora si stava degenerando parecchio. Si era paragonata a Narcissa?!

E no, questo era davvero troppo! Era giunto il momento di porre rimedio a questi pensieri catastrofici!

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Draco vide Satine uscire dalla sua stanza, a malapena avvolta nella sua piccola vestaglia verde smeraldo, e sospirò amaramente.

Perché cavolo l’aveva rifiutata?! Perché diamine non se l’era scopata un’ultima volta prima che tornasse ad Hogwarts?!

Mi sembra ovvio: ogni volta che gli si avvicinava il pensiero di quella stronzetta dagli occhi dolci, la lingua biforcuta e i capelli orrendamente rossi gli tornava in mente, e ovviamente a causa di questo non era riuscito nemmeno a sfiorarla.

Cioè, caspita: come poteva averla sempre in testa? Era da quella sera che non riusciva a non pensarla… a non pensare al suo viso, a non pensare alla sua forza di carattere che lo faceva sorridere, a non pensare al suo splendido corpo mosso dalla sua aggraziata abilità felina.

 

Bene, dopo quest’ultimo pensiero poteva considerarsi letteralmente vittima di qualche strana maledizione.

Senza contare che ora la vedeva addirittura camminare nella sua stanza, diretta verso di lui, con i capelli sciolti sulle spalle, il corpo coperto semplicemente da una leggera camicia da notte bianca e il viso lievemente imbronciato.

Adesso si era anche seduta davanti a lui, continuando a fissarlo negli occhi. Pareva arrabbiata. Ma che strana visone realistica, gli pareva perfino di sentire il suo respiro…

Sì, non c’erano dubbi, doveva essere un fortissimo incantesimo di Magia Nera quello che gli era stato rivolto contro. E magari era anche un brutto scherzo di quei due troll di Blaise e Theodore…ah, ma gliel’avrebbe fatta pagare cara!

 

“Senti, noi due dobbiamo fare quattro chiacchere… e vedi di non dire stronzate come al solito o ti metto a zittire e ti lego come un salame fino a che non mi permetterai di parlare in santa pace, capito?” Disse con voce decisa e con tono acido la ragazza, puntandogli davanti la bacchetta.

 

Uhm, bene… sapeva anche parlare. E lo minacciava perfino! Si stava proprio cadendo nel ridicolo…

 

Draco si allungò un attimo sul letto, fino a che non si trovò a due spanne dal suo volto. Sembrava quella vera…

Allungò un dito e con titubanza le toccò appena la fronte, per vedere se aveva davanti una figura tangibile o solo un ologramma come immaginava.

 

La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre, allibita. Poi, corrugando la fronte, gli diede una forte spinta sul petto, facendolo cadere di schiena sul letto.

“Ma dico, sei completamente rimbambito?!” Gli gridò poi.

 

Ok, questa era la conferma che non era stato stregato da qualche strano incantesimo lanciatogli da quegli idioti dei suoi amici: quella che aveva davanti era la vera Ginevra Weasley.

Già, era davvero lei…

Sì…

e che cavolo era venuta a fare in camera sua?!

“Si può sapere che vuoi?!” Sbottò Draco, fissandola contrariato dopo essersi rimesso a sedere.

Lei sbuffò. “Te l’ho già detto Malfoy, sono venuta a parlare con te!”

“A parlare?!”

“Sì, a parlare! Non a litigare né a tentare di ammazzarti! Solo a parlare!”

“Non hai parlato abbastanza durante la cena?!”

Ginny alzò un sopracciglio. “Che c’è, Satine si è offesa e ti ha fatto passare la notte in bianco?!”

“Mi pare ovvio di no. L’ho cacciata io pochi attimi fa.”

Ginny rimase muta a guardarlo, poi abbassò la testa, scotendola lievemente. “Per la barba di Merlino, la nostra condizione è più grave di quanto immaginassi.”

 

Draco corrugò la fronte, mentre il vago sospetto che lei avesse capito perché aveva cacciato Satine, e soprattutto che anche lei provasse lo stesso, lo invase. “Di cosa diamine stai parlando?!"

"Del fatto che neanche tu non riesca a non pensare a me, Malfoy, mi sembra ovvio!"

"Mmm...dunque anche tu..."

"... dunque anche io purtroppo non faccio altro che pensare a te! E non è di certo piacevole avere fisso la tua brutta faccia in mente da stasera! Non sono riuscita a chiudere occhio!

Ma la tua situazione è anche peggio, dato che non sei riuscito nemmeno a portarti a letto Satine."

Draco corrugò la fronte. "Certamente manco tu saresti riuscita a farti San Potter con la mia faccia in mente! Non perché io non sia bello, affascinante, divino…"

"A parte che non riuscirei a farmi Harry comunque- lo bloccò lì la ragazza- immaginando che al posto suo ci sia un altro ragazzo... sì, è vero, non sarei riuscita nemmeno a sfiorarlo!" Assentì lei. "O penso."

 

Draco alzò lo sguardo, colpito nel profondo da quella piccola obiezione, e la fissò intensamente.

Lo stesso fece lei.

E per la terza volta in quella giornata, i loro sguardi s’incatenarono...

 

 

"No! Un momento, stop! Non può...cioè, è impossibile!" Gridò ad un certo punto Ginevra, portandosi le mani in testa e scotendola veementemente.

Draco assentì col capo, voltandosi lievemente. Era davvero ridicolo...

"Noi non possiamo essere attratti l'uno dall'altra! Cioè...tu sei Draco Malfoy... e io sono Ginevra Weasley! Draco...Ginevra; Malfoy...Weasley! Non si può assolutamente fare!” Gridò la ragazza.

“Per una volta, Weasley, sono d’accordo con te.”

“Bene. Allora arriviamo ad un accordo: se per caso qualcuno di noi due dovesse completamente perdere i connotati del cervello e accennasse a comportamenti altamente nocivi verso se stesso (leggi come tentare di avere un rapporto amoroso con l’avversario), e l’altro se ne dovesse accorgere… costui dovrà obbligatoriamente porre rimedio alla situazione con qualunque mezzo! Sono stata chiara Malfoy?”

“Cristallina. Anche se penso che tu sarai la prima a cedere.” Rispose Draco, con un ghigno.

Ginevra alzò le sopracciglia. “Mi dispiace ma non ho alcuna intenzione di fare la svenevole nei tuoi confronti… manco morta, Malfoy! Sarai tu cadermi ai piedi!”

“Pfiu, non penso proprio! Non sei nemmeno riuscita a rimanere nel tuo letto dalla brama che avevi di avermi lì con te…” Sibilò fissandola negli occhi con sguardo languido.

Lei ghignò. “E tu non sei nemmeno riuscito a scoparti la High dalla voglia che avevi che ci fossi io al posto suo!”

“Pfiu…Non me la sono fatta proprio per il disgusto dovuto al fatto che non facessi altro che vedere te al posto di lei!”

 

“Tutte scuse…” Asserì lei, alzandosi dal letto e dirigendosi verso l’uscita. Un attimo dopo però due forti braccia le cinsero la vita, mentre un corpo caldo e tonico aderiva al suo, provocandole per pochi attimi una strana sensazione di piacere, che si sbrigò a cacciare via; Malfoy inclinò la testa sul suo collo, sfiorando con le labbra la sua candida pelle ogni qual volta pronunciava una parola. “Credi davvero di riuscire a dormire, ora?” Le sibilò con la sua voce sensuale.

 

Gli occhi di Ginny si ridussero a fessure, mentre l’irritazione cresceva velocemente. Si voltò lentamente fra le sue braccia e, sorridendogli lasciva, gli appoggiò le mani sui forti pettorali nudi, mentre lui alzava un sopracciglio, divertito e trionfante.

La ragazza gli sorrise lievemente e, con lentezza, si avvicinò alle sue labbra.

Quando giunse però a pochi pollici di distanza, alzò con vigore il ginocchio e colpì l’inguine del povero ragazzo, la cui espressione sfacciata mutò leggermente in una di puro dolore.

“Sì, credo proprio che ci riuscirò.” Gli rispose finalmente Ginevra, allontanandosi dalla stanza con un sorrisino soddisfatto.

Stronzo.

Così imparava a trattarla come una delle sgualdrinelle che gli gravitavano sempre intorno.

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Ginny entrò nella sua stanza tutta sorridente.

Ah, che serata fantastica!

Sì, doveva ammettere che, nonostante le sue previsioni, era andato tutto per il meglio. Aveva risposto per le rime a Satine, facendole fare misere figure davanti ai suoi stessi compatrioti; aveva mutato completamente giudizio su una persona che odiava praticamente dalla nascita, Lucius Malfoy, scoprendo che in fondo anche lui aveva un cuore che batteva nel petto; aveva rimesso in ordine la situazione con Draco, giungendo ad un valido patto, ed infine era riuscita perfino a levare quel ghigno irritante dalla faccia del biondino con un delizioso calcio nei suoi paesi bassi.

Cosa si poteva chiedere di più dalla vita?!

 

Sorrise a quella domanda che si era posta, sapendo bene la risposta: una bella dormita ristoratrice, di quelle così profonde che solo i membri made in Weasley riuscivano a fare!

Con ancora il sorriso stampato sulle labbra, andò a coricarsi nel suo letto, assopendosi subito dopo.

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Passato il dolore, Draco si sdraiò di nuovo sul suo letto.

Tentò di dormire, ma non ci riuscì: troppi pensieri disordinati gli vagavano per la testa. Così si alzò nuovamente e, col suo solito passo strascicato, si diresse verso la finestra, fissando l’oscurità davanti a lui.

 

Si era sentito attratto da lei.

Le si era avvicinato solo per tirarle un piccolo scherzo, ma quando lei si era voltata e si era avvicinata al suo volto… la voglia di baciarla era stata grande.

Quasi ‘ringraziava’ la ragazza per aver reagito così… vabbè che era il suo dovere, in fondo questi erano i patti.

 

Ma non riusciva a tollerare l’idea di poter provare un sentimento del genere nei suoi confronti. Lui non poteva essere attratto dalla Weasley; era una questione di principio. Loro si odiavano e basta. Ed infatti si parlavano sempre male, si picchiavano… avevano combinato così tanti casini per il rancore che nutrivano l’un l’altro da aver obbligato perfino quel rammollito di Silente ad espellerli dalla scuola.

 

Gli apparvero le immagini di lei che sorrideva, piegando quelle bellissime labbra dolcemente, mentre i suoi occhi, di un intenso azzurro pastello, luccicavano come due gemme.

E poi… di nuovo lei arrabbiata, imbronciata, infervorata in qualche discussione… c’era sempre un che di infantile e di sensuale in ogni sua azione, che gli faceva scaldare il cuore.

 

Già, gli faceva scaldare il cuore…

 

Malfoy strinse con forza le mani a pugno, finché le nocche non divennero bianche.

Stupida pezzente babbanofila… lei non era niente, non era niente. Non era niente per nessuno, figurarsi per lui!

E lo avrebbe dimostrato, oh sì… gliel’avrebbe fatta pagare per tutto ciò che gli aveva fatto… le avrebbe fatto pagare di essere così…

… così…indimenticabile.

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Ginevra fu svegliata da uno strano calore. Si sentiva tutta sudata, senza contare che la pelle delle gambe iniziava a pizzicarle in maniera strana.

Aprì lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre.

E ciò che vide la lasciò completamente senza fiato, senza parole, senza alcun pensiero d’aiuto nella sua mente.

 

L’estremità del suo letto aveva preso fuoco, ed ora le fiamme iniziavano già a propagarsi per le lenzuola, tant’è che, quando ritrasse le gambe verso il suo petto, poté notare delle chiazze rosse sulla sua candida pelle.

 

Per fortuna, nonostante l’intelletto fosse venuto meno, il suo istinto di sopravvivenza prese il controllo del suo corpo, e Ginevra si ritrovò ben presto in piedi, davanti al letto in rovina, mentre gli occhi le diventavano lucidi al pensiero del rischio che aveva corso.

Finalmente si ricordò che poteva ancora porre rimedio a quella spiacevole nonché misteriosa sventura, e si avvicinò al comodino dove ricordava di aver poggiato la bacchetta.

Solo che lì non c’era.

Preoccupata, si avvicinò al comodino nel lato opposto del letto, scansando alcune scintille che avevano minacciato di colpirla in viso… ma neanche lì la sua bacchetta era presente.

 

“Cercavi questa, Weasley?”

 

Ginny quasi sussultò a quelle parole, rimanendo immobile nella sua posizione. Non poteva essere. Non poteva essere. Lui non poteva davvero aver fatto una cosa del genere.

Si voltò lentamente, e scorse un’ombra più scura in un lato buio della stanza. La luce del fuoco crepitante nel letto andava a riflettersi sui suoi lineamenti decisi e dolci allo stesso tempo, in quel momento inclinati da una smorfia di pura cattiveria.

Draco Malfoy era lì, la fissava con i suoi freddi occhi di ghiaccio e teneva in mano con fare provocatorio la sua bacchetta.

Era stato lui… era stato lui a mettere fuoco al suo letto, rischiando di ammazzarla se non si fosse svegliata in tempo.

 

Brutto figlio di pu***na!” Ringhiò la ragazza, furibonda, avvicinandosi con passo deciso verso lui.

 

“Ti conviene stare ferma dove sei, stupida pezzente. Ti ricordo che sono io ad avere il controllo del gioco.”

“Sei un lurido verme! Ma come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere?!”

Draco fece una faccia annoiata, e iniziò a giocherellare con fare svogliato con la bacchetta della ragazza. “Mi sono stancato della tua sfrontatezza, della leggerezza con cui infami il nome della mia famiglia, dell’aria di superiorità che usi per rivolgerti a me.

In poche parole, mi sono stancato di te.

E così, ho deciso di vendicarmi.”

 

Ginny iniziò a battere le mani, fissandolo con un sorrisino irritante stampato in volto. Draco alzò finalmente lo sguardo, smettendola col suo giochino, e la fissò pieno di astio. “Complimenti Malfoy, davvero complimenti. Questa è la prova definitiva che tu non sei altro che un lurido vigliacco stronzo Slytherin, un degno futuro mangiamorte. Hai già deciso quando farti stampare con la me**a la targhetta di riconoscimento che portano tutti i cani del Signore Oscuro? Oppure stai ancora attendendo che il tuo papino caro metta una buona parola per te? Mi sa tanto però che questa volta rimarrai deluso…”

Draco, senza nemmeno pensarci due volte, le lanciò contro uno schiantesimo che, fin troppo ovviamente atteso dalla giovane, non andò a segno. Anzi, Ginevra, cogliendo un piccolo momento di disattenzione del suo avversario, che cercava invano di colpirla mentre lei si muoveva velocemente nell’ambiente, riuscì ad aprire la porta della stanza, che per sua fortuna non era stata sigillata, e si nascose dietro lo stipite della porta, aspettando che lui uscisse.

Ed infatti, quando il biondino giunse fuori dalla stanza, non ebbe nemmeno il tempo di battere ciglio che la ragazza gli saltò addosso, riempiendolo di pugni in viso per stordirlo e cercando di riprendersi la sua bacchetta.

Quando lui riuscì a levarsela di dosso con un violento strattone dopo aver ricevuto un forte pugno sul naso che gli aveva causato un dolore così forte da stordirlo, la rossa aveva già ripreso possesso della sua bacchetta, e dopo avergli mollato un forte calcio nelle costole, corse nuovamente dentro la sua stanza, per cercare di sedare il fuoco che oramai, come si accorse, stava ricoprendo tutto il letto.

 

Provò di tutto, ma nessun incantesimo sembrava abbastanza forte da riuscire a placare quelle fiamme… e a questo punto le era venuto perfino il dubbio che Draco avesse utilizzato la magia nera. Così, alla fine, decise di tirare fuori il suo asso nella manica: un incantesimo di glaciazione, che effettivamente nel giro di pochi istanti inglobò i resti del suo povero letto in un gigantesco cubetto di ghiaccio, sedando così le fiamme.

Dopo di che, con un cenno della bacchetta, la ragazza aprì tutte le finestre per fare uscire fuori il fumo che aveva invaso la stanza.

Il pericolo era scampato… anche se ora aveva un letto da riparare.

 

Era già pronta a tirare un sospiro di sollievo, quando avvertì una presenza al suo fianco che la fece rabbrividire.

Appena voltò il viso per vedere che stava accadendo, uno schiantesimo la colpì in pieno, spingendola contro la parete opposta ed evitandole solo per un pelo di farle fare un bel salto nel vuoto attraverso la finestra.

Quando aprì gli occhi davanti a se, nonostante la vista un poco appannata a causa della forte botta presa in testa, riuscì a vedere Draco.

Ansimava, e si teneva leggermente curvo con una mano stretta su un lato del busto- guarda caso proprio quello in cui lei lo aveva calciato- e aveva la parte inferiore del viso completamente ricoperta di sangue, che continuava a scendere dal naso. Oltretutto mostrava un rigonfiamento sopra il sopracciglio destro, che sicuramente non avrebbe tardato a divenire livido.

 

Nonostante le ferite di combattimento però, il ragazzo pareva ancora molto furioso, e soprattutto molto deciso a vendicarsi.

Fu proprio il suo sguardo a spingere Ginny a rimettersi in piedi in fretta, per paura di ricevere un altro schiantesimo che, ne era certa, l’avrebbe lasciata priva di sensi alla mercé del suo nemico.

E fu una decisione assai saggia, dato che poco dopo secondo raggio rosso andò a colpire il luogo dove prima si era accasciata.

Senza altri indugi, la ragazza attuò su di se un incantesimo di protezione e, dirigendosi come una furia verso Draco, che nel frattempo aveva fatto lo stesso, tentò di mollargli un pugno in pieno petto. Il giovane però, che aveva i riflessi assai più acutizzati dall’ira, bloccò il suo piccolo braccio nella sua stessa stretta, e iniziò a torcerlo sempre più, mentre Ginevra tentava in tutti i modi di non dargli la soddisfazione di vederla soffrire.

Tuttavia, quando si accorse che oramai il dolore diveniva insostenibile e che i suoi tentativi di liberazione erano miseramente falliti, allungò con rabbia la mano rimasta libera, stringendo il naso del ragazzo con forza, e causandogli un dolore così forte che lui fu costretto a lasciarla.

 

Ginny corse fuori dalla stanza: non gliene fregava più niente. Aveva capito che quella lotta, se fosse continuava, avrebbe portato ad una pessima fine, e così aveva preso la saggia, seppur sconveniente, decisione di andare a chiamare la professoressa e il signor Roger, gli unici che avrebbero potuto fermare la loro lotta cruenta.

E lo doveva fare subito, ora: almeno fintanto che la sua mente era ancora un po’ lucida, non completamente offuscata dal rancore che certamente l’avrebbe spinta a picchiare a sangue il suo avversario.

 

Purtroppo però, quando arrivò davanti alla porta della stanza di Blaise, sentì un forte pugno andarla a colpire proprio sulle reni. Stordita dal dolore si aggrappò alla maniglia, che si aprì subito, e cadde nella stanza estranea come un sacco vuoto, con i nervi che ancora le vibravano per il bruciore.

Draco però non la risparmiò: le fu sopra in meno che non si dica, afferrandola per i capelli. Lei cercò di liberarsi dalla sua presa, mordendogli il braccio, e lui levò subito la mano, dove iniziava a scorrere del sangue, tirandole poi un forte pugno in faccia.

 

“Ma che diamine…” Disse una voce, che però nemmeno sentirono, impegnati com’erano a darsi addosso. Blaise, svegliatosi a causa del gran fracasso, accese subito con un colpo di bacchetta le luci della sua stanza, e quando capì cosa stava avvenendo rimase del tutto allibito, mentre un groppo gli andava a serrare la gola.

Era la scena più raccapricciante a cui avesse mai assistito.

Svelto si alzò e, con un altro colpo di bacchetta, separò i due contendenti, che andarono a sbattere sui due muri opposti della stanza.

Sapeva però che così non avrebbe potuto tenerli a bada per molto e, approfittando di quel momento di stordimento, uscì e andò a chiamare Theodore che, seppure non avesse capito bene cosa stesse succedendo, seguì l’amico.

 

La reazione del secondo Slytherin alla vista di quello scempio fu esattamente la stessa avuta dal suo compagno. 

Blaise andò subito in soccorso di Ginevra e Nott, che era molto più forzuto, preferì tenere a bada Draco. Li aiutarono ad alzarsi e li tennero fermi quando tentarono di nuovo di avvinghiarsi contro, facendoli sedere l’una sul letto e l’altro su una poltrona.

 

“Provate a muovervi di nuovo e vi impastoio.” Li minacciò serio Theodore, fissando i suoi occhi castani prima sull’amico, poi sulla ragazza.

“Si può sapere che diamine avevate in mente?! Volevate forse ammazzarvi?!” Gridò invece Blaise, furibondo.

 

“Pfiu… non c’era questo rischio, sta tranquillo: perfino la morte ha ribrezzo per lui…” Mormorò Ginevra, con voce roca.

“Io mi nutro di morte, te lo sei scordato schifosa babbanofila?! Non ero forse, a tuo detto, un mangiamorte?!” Gridò Draco, che fu prontamente trattenuto dal muscoloso amico mentre con un improvviso impeto si era slanciato verso la rossa.

“Sì, ho detto proprio così, e sono pronta anche a ripeterlo!- poi si voltò dalla parte dei due ragazzi, che erano rimasti muti ad ascoltare il loro dibattito, e non fece in tempo a vedere l'espressione prettamente amareggiata, e irata insieme, del volto di Draco.-

Oh, volete sapere cosa ha fatto il vostro caro amichetto? Mentre stavo dormendo, si è introdotto nella mia stanza e ha dato fuoco al mio letto. Se non mi fossi svegliata in tempo, a quest’ora…” La voce le si mozzò. La paura provata in quel momento le era tornata alla mente, più forte che mai.

Blaise la fissò con apprensione, vedendola stringere convulsamente le mani e notando che i suoi lineamenti si erano induriti improvvisamente.

Poi si voltò, e con un sospiro guardò l’amico, che pareva essersi calmato e ora mostrava la solita espressione dura e impenetrabile... che Zabini sapeva servire a nascondere la consapevolezza di aver fatto una grande cavolata, spinto dal suo stupido orgoglio, dalla sua maligna vena vendicativa… e chissà da cos’altro.

 

Ginny in quel momento sospirò e si alzò in piedi, attirando l’attenzione del ragazzo al suo fianco che subito la aiutò a tenersi in equilibrio.

“Non pensavo che sarei mai riuscita a dirvi una cosa del genere- asserì poi la ragazza, mostrando un piccolo sorriso- ma vi ringrazio. Se non foste intervenuti non so cosa saremmo arrivati a farci. Eravamo completamente fuori di testa oramai.”

 

“Beh… sarebbe stato piuttosto noioso il nostro soggiorno qui senza le tue battute e senza le sfuriate di Draco!” Replicò Theodore, sorridendo a sua volta e scompigliando allegramente i capelli dell’amico seduto al suo fianco, che lo guardò piuttosto contrariato ma senza tuttavia obiettare nulla.

 

“Zabini, ti dispiacerebbe accompagnarmi in stanza? Non credo di riuscire a raggiungerla camminando…” Chiese Ginevra, emendo però un secco rifiuto.

 

“Potresti pur sempre strisciare…” Commentò acido Draco, fissandola negli occhi.

Ginny storse il naso. “Quasi mi dimenticavo… devo tenere fede ad una piccola promessa che ti avevo fatto!”

E, così dicendo, allungò la bacchetta verso lui, senza che Blaise riuscisse a fermarla, e pronunciò un piccolo incantesimo che andò a colpire in pieno il biondo Slytherin.

 

Draco sbattè un paio di volte le palpebre: non era stato schiantato contro un muro, non era stato impastoiato, il corpo era ancora tutto a posto… beh, che diamine gli aveva fatto?!

Ghignò. “Weasley, a quanto pare hai fatto cilecca! Sei davvero senza speranze!”

 

Ginny stava per ribattere, quando Blaise, che, come Theo, solo per puro miracolo era riuscito a trattenersi dal ridere, le bloccò la bocca poggiandole sopra una mano e, trascinandola, la portò via dalla stanza dicendo. “Andiamo piccola peste, ora devi dormire!”

Ginny però, una volta nei corridoi, gli morse la mano e lo costrinse ad abbandonare la presa.

“Ahi…ma che mordi?!”

“Il mio letto è congelato.” Replicò lei.

“Cosa?!”

“L’incantesimo di quello stronzetto era troppo forte, e così per abbattere il fuoco ho dovuto usare una magia di congelamento.”

Blaise si portò una mano sulla fronte, scotendo la testa e ridendo sommessamente. “Per Merlino, Ginevra, Artù, Lancillotto e Morgana… ma voi siete completamente pazzi!

E adesso dove credi di dormire?!” Aggiunse, guardandola divertito.

“Con te!”

 

“Cosa?!” Sbottò lui dopo un attimo di pausa, allibito.

“Sì, dai! Io non russo, sto buona buona e non ti do alcun fastidio! E prometto anche che non ti lancerò incantesimi nel sonno!”

 

Blaise alzò un sopracciglio. “E non hai paura che io ti possa saltare addosso?!”

“Perché…dovrei averne? Non l’ha fatto Malfoy quando abbiamo dormito assieme, perché lo dovresti fare tu?”

 

“HAI DORMITO ASSIEME A DRACO?!”

“Un paio di volte.”

 

Blaise la fissò, senza parole. Non riusciva nemmeno a trovare un aggettivo con cui definire una notizia del genere. Sapeva solamente che non riusciva a spiegarsi come quei due fossero riusciti a sopravvivere insieme. “Va… va bene! Vieni con me, così vedrò anche di curarti questi orrori che hai in viso!” Mugugnò poi, prendendo in braccio la ragazza e conducendola di nuovo nella stanza.

“Sai che sei un tesoro?!” Disse Ginevra, sorridendo, un attimo prima di scoccargli un sonoro bacio sulla guancia.

“Ehi ehi… guarda che Draco poi s’ingelosisce!”

 

Una volta entrati nella stanza, Blaise, sotto gli occhi sbalorditi degli altri due occupanti, poggiò Ginevra sul letto.

“Lei dorme qua.- spiegò- La signora pel di carota infatti ha cubizzato il suo letto nel ghiaccio per sedare il fuoco, e dunque è senza giaciglio per la notte!”

 

Theodore ghignò. “Bene. Mi dispiace dirvelo, ma penso che anche noi rimarremo a lungo qua, devo preparare alcune medicine curative per Draco, e ho bisogno del tuo aiuto Blaise.

Weasley ti devo fare i miei complimenti, hai un destro micidiale!”

 

“Grazie, lo so! Ho rotto il naso a Malfoy?”

“Esattamente!”

“Chissà che ora, riaggiustandolo, non diventi più bello. Senza contare che con quel livido violaceo che fa pendant con i sui capelli, sembrerà veramente una rockstar!”

“Mettetele un tappo in bocca o le strappo la lingua…” Borbottò Draco.

 

Theo trattenne a stento una risatina. Poi, con estrema delicatezza, aiutò l’amico ad alzarsi e lo condusse fino al letto, facendolo sdraiare al fianco di Ginevra.

“E gli stavi anche per rompere una costola.” Aggiunse Theo.

 

“Ti vuoi stare zitto, ca**o?!” Sbottò Malfoy, scocciato. Ma nessuno si degnò di ascoltarlo.

 

“Lui mi ha quasi rotto un braccio… senza contare che ho un gran mal di testa… Ehi, ma io non ho alcuna ragione di giustificare le mie azioni, cavolo! Lui mi ha quasi ucciso!” Gridò la rossa al grosso Slytherin.

“Sì, solo quasi…” Mormorò Draco, sbuffando.

 

Blaise, che nel frattempo si era avvicinato al suo baule, da cui aveva tolto un insieme di bustine e ampolle piene di erbe e strani liquidi, si voltò verso di loro e, senza che se ne accorgessero, li puntò con la bacchetta esclamando: “Somnium!”.

Pochi attimi dopo, le due belve dormivano come angioletti l’una di fianco all’altro.

 

“Bella mossa!” Commentò Theodore, avvicidandoglisi.

“Non avevo alcuna intenzione di ritrovarmi con un pessimo mal di testa per colpa loro!”

L’amico sorrise, facendo apparire un calderone e iniziando a metterci dentro alcune delle sostanze che il ragazzo gli passava. “Che ne pensi?”

“Di quello che è successo?”

“Sì.”

“Che il nostro caro Draco ha avuto paura dei suoi sentimenti. E, sai com’è: lui tende sempre ad eliminare ciò che teme.

Ma si è reso conto di aver fatto una gran cazzata.”

“Sì, se n’è reso conto… anche se in ritardo.”

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

(RINGRAZIAMENTI!)

 

 

Grazie a: lilyblack (il cap ti ha addirittura fatto venire un colpo al cuore?! Oddio, mi potrebebro accusare di tentato omicidio...eheheeh!Ciaoo); sissichi; Lore; mary; Jaly Chan.

 

Romana: grazie tantissime per la recensione, i fa piacere sapere che nn sono noiosa... soprattutto perché uno degli obiettivi principali della mia storia, oltre che intrattenere, è proprio il divertimento... questo perché so bene che se con un libro ci si spalla invece che dilettarsi, si preferisce gettarlo da una parte e andare a fare altro!!!!

Grazie ancora e.... spero che anche questo obbrobrio dic apitolo ti sia piaciuto!!!Ciaooo!!!

 

Dana: no, stai tranquilla, per ora penso che la signorina Satine abbia finito le sue apparizioni nella storia! Sono lieta di sapere che le risposte di Ginny ti siano piaciute... in fondo è una gatta, è pur sempre furba e soprattutto si sa difendere!!! Ciaooo!!!

 

aletheangel: allora, forse non l'ho scritto bene, il piano di Nott e Blaise è tornare a scuola, rimanerci fino a pasqua e poi, invece di tornare a casa per levacanze, si smaterializzano alla villa dei Sprint. Questo è il piano... poi, sai com'è, il destino (ovvero IO) ci può mettere lo zampino, e allora....ehehheh!!!

 Si, anche secondo me (e secondo Gin!) Satine è odiosissima... mi fa venire uan strana voglia di trttarla male, non so se si sia capito...!!!!

Comunque, per ora, anche io ho un cattivo presentimento per Lucius. Non so poi cosa accadrà!!!Ciaooooo!!!

 

Tink: certo, come potrei negarti il privilegio di chiamarmi 'carissima'????? Sono sempre disposta ad accettare (più o meno) tutte le 'gentili' richieste fattemi dalle persone che mi puntano un0ascia al collo, ehehehe!!! Dev'essere il mio istinto di soppravvivenza!!!

Comunque, riferisci al tuo cagnetto che mi spiace tantissimo per quello che ogni sera è costretto a subire, ma di essere forte,perché la giustizia arriva sempre per tutti (o almeno così dicono...)!!!!!!

Alloooora... puoi stare tranquillissima che non farò diventare la storia una monotona pallosità fatta di baci, abbracci e carezze... ma dico, ti sembro la tipa??? E loro soprattutto, ti sembrano tipi da comportarsi così????!!!! Naaaaaaah!!!

Sempre per la faccenda 'lenzuolo'... hai perfettamente ragione, mi spiace tantissimo, dovevo pensare che fra le mie lettrici ce ne fosse qualcuna con una vasta fantasia a luci rosse (eh eh eh!)!!!!! Scherzo vabbè....penso...comunque, prima che tu mi lanci qualche maledizione senza perdono, ti ringrazio ancora per la recensione, e mi volatilizzo di nuovo nell'isola che non c'è per paura che tu non sia d'accordo con me quando dico che ANCHE questo capitolo è un pò NOIOSO...

bye bye!!!!

 

Mirai: Sì, Gin è la numero uno!!! E...mi dispiace tantissimo per i tuoi corvi... ma sai, ho pensato che in uno scontro contro un pitone (tipo Draco) non si sarebbe salvata manco una piuma di loro... però anche la tua obiezione è giusta!!! Cmq...penso che Lucius rivelerà il suo 'piccolo' segreto al figlio!!!!

Ciaoooooooo!!!!

 

ruka88: ho rimediato???????Spero tanto di sì!!!! Certo che i due hanno capito di provare qualcosa.... ma ovviamente non ne vogliono sapere di accettare questa realtà!!! O comunque,mentre Ginny, da vera Gryffindor, cerca di affrontarla... Draco invece cerca direttamente di togliere il problema di mezzo, ehehehe, brutta peste Slytherin!!!!!Ciaoooooooo!!!!

 

Kristel: ciaooooo!!!! E sì, devo dire che allora ti ho dato un gran bel da fare, al tuo ritorno!!!!!! Spero che anche il seguito della storia continui a piacerti... anche se è un pò più serio!!!! Ciaoooooooo!!!

 

Emi_emi: devo farti le mie congratulazioni per essere riuscita a leggere senza crepare tutta la mia storia in una volta!!! Però, ti avverto che hai rischiato un gran black-out cerebrale... questa fic ha contenuti altamente idiotizzanti!!!!

Comunque, grazie tantissime per i complimenti... servono sempre, insieme ai consigli, per andare avanti!!!!! Ciaoooo!!!

 

Minako chan: Oh, ma che ti preoccupi a fare, nno sono una maniaca omicida, non ti amamzzo mica per aver fatto ritardo!!!!! Anzi, ti devo rimproverare per aver attentato alla tua esistenza a causa della mia fic attraversando la strada mentre passava una macchina, PAZZA!!!!!

Comunque, torniamo a noi!!! Sì, anche a me piace troppo l'amicizia fra quei tre... infondo si assomigliano un poco, e vederli insieme è simpatico!!!!

Il tuo sospetto riguardante la morte di Lucius...è anche un mio sospetto!!! Non so ancora cosa farò con lui..ma lo vedrai!!!

Grazie ancora per la recensione e...ciaooooooooooooooooooooo!!!!

 

Max: Grazie tantissimissimissime per i tuoi commenti gentili e i tuoi complimenti!!! Mi piace sempre tanto quando viete giudicato il mio stile... sai, ci tengo tanto (sarà perché, purtroppo, negli scritti di italiano sono una vera schiappa e sto sempre tentando di migliorare). Comunque... non preoccuparti per le recensioni!!!Se non puoi farmi sapere cosa pensi, mi fa sempre comunque piacere che continui a leggere!!!! Ciaoooooooooooooooooo!!!! ;D

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Capitolo 14
*** Punizione ***


Ginny si svegliò lentamente, battendo più volte le palpebre

 

 

Punizione

 

 

 

Ginny si svegliò lentamente, battendo più volte le palpebre. Si era fatta davvero una gran bella dormita… le pareva quasi di essersi tirata a nuovo tutta quanta nel giro di una semplice notte!

 

“Ben svegliata!”

 

La ragazza, sorpresa dalla voce, voltò il viso nella direzione da cui l’aveva sentita provenire, ossia dal suo fianco… e a vedersi davanti quello zombie, quasi sussultò.

 

“Blaise???!… Blaise!!!

O mamma… ma che hai fatto?!” Sbottò, mentre gli avanzi del sonno della notte precedente scomparivano in un attimo. Non era certo roba di tutti i giorni vedere il bello e perfettino Blaise Zabini tutto scomposto, con gli abiti in disordine, i capelli arruffati, la pelle opaca, i begli occhi verdi spenti e circondati da profonde occhiaie scure…

 

“Eh, che ho fatto… sono stato buono per la prima volta nella mia vita, ecco che ho fatto! Ma, parola mia, questa non sarà solo la prima, ma anche l’ultima volta: ad essere cattivi si è più belli!” Commentò lui con accanito fervore.

Ginny lo fissò ancora per un po’, in silenzio, senza alcuna espressione precisa in volto; poi ne uscì con un interrogativo: “Eh?!”, a cui Zabini risposte indicando lei stessa con un cenno.

Lei, naturalmente si guardò.

E poi… si guardò ancora…

…e continuò a guardarsi, tentando di razionalizzare ciò che vedeva…

… sì, perché si ritrovò ad essere praticamente NUDA, con solo la sua striminzita biancheria addosso, davanti a lui.

 

Un sospiro rilassato la fece voltare.

 

E la nostra cara piccola Ginevra Weasley, diciassette anni, Gryffindor, quasi morì d’infarto quando vide Draco sdraiato al suo fianco, con solo i boxer addosso, che ancora dormiva beato.

Certo, la vista non era niente male… MA CHE DIAMINE CI FACEVA LEI MEZZA NUDA SU DI UN LETTO NON SUO CON A FIANCO MALFOY NELLE SUE STESSE CONDIZIONI E LO ZOMBIE DI ZABINI CHE SORRIDEVA MALIGNO DAVANTI A LEI?! 

Tutto questo le suggeriva solamente una cosa: era morta, era finita all’inferno e quella era la tremenda pena che avrebbe dovuto patire per tutto il resto dell’eternità…

 

Iniziò ad ansimare sempre più forte, e probabilmente avrebbe anche urlato se il moretto, sempre più divertito dalla sua reazione (a Ginny sembrava davvero un diavolo che si gustava appieno la sofferenza della propria vittima…), non la avesse strattonata un pochino prendendola per le spalle, e costringendola a mantenere ancora un briciolo di razionalità.

“Ehi ehi- disse, sogghignando- calmati, peste! Non è successa nessuna delle porcate che la tua piccola mente maliziosa si è immaginata!”

“Porcate? Mente maliziosa?! L’UNICA COSA CHE IL MIO CERVELLO HA CONCEPITO È LA CONSAPEVOLEZZA CHE SONO FINITA ALL’INFERNO!”

“Oh…- esclamò Zabini, un po’ deluso. A quando pare le porcate se l’era immaginate solo lui… pervertito! Si schiarì la voce, poi tornò a parlare come se nulla fosse. – T’informo che non sei all’Inferno, ma sei ancora sulla Terra, e che hai fatto un grosso sbaglio di valutazione. Se facessi mente locale ricordandoti le diavolerie che hai combinato ieri sera insieme all’angelo caduto che ti dorme al fianco, capiresti che io col gesto precedente volevo solo farti notare il tuo corpo nuovamente integro, come quello di Draco… e non la vostra semi-nudità!”

 

“Ahh… ohhh… è vero…!

Dunque, la buona azione di cui parlavi era appunto… l’aiuto che ci hai dato questa notte rimanendo sveglio per curarci tutte le ferite?”

 

“Sì, ma il grande galantuomo non era certo da solo, c’ero anch’io!”

 

Ginny si voltò, e sorrise ad un Theodore completamente e visibilmente distrutto, stravaccato su una delle poltroncine vicino alle finestre. Lui le fece un lieve cenno del capo, mentre l’angolo della bocca si sollevava leggermente in un piccolo sorriso.

“E adesso sarebbe l’ora che tu rompessi la fattura fatta a Draco, prima che lo risvegliamo!” Aggiunse Nott.

 

La rossa si voltò a guardare lo Slytherin che ancora dormiva al suo fianco, e corrucciò la bocca in un piccolo broncio infantile, che fece sospirare i due ragazzi, i quali, dopo una notte d’immani fatiche, non avevano certo la voglia di sopportare anche i suoi capricci. Ma Ginny non se ne curò e andò avanti, esclamando con stizza: “No! Gli sta bene! E poi non posso, non terrei fede alla promessa fatta! E’ una questione di orgoglio!”

 

“Orgoglio un cavolo! Questo qui ti ammazza se scopre che gli hai fatto diventare la sua adorata chioma platinata niente meno che blu!” Ribatté Theo.

“Gli ho spaccato il naso una volta, posso rompergli tranquillamente la faccia una seconda!” Replicò Gin, incrociando le braccia al petto.

 

“Bene, allora mettiamola così…” mugugnò Blaise con tono duro, calandosi su di lei e incastrandola fra le sue braccia“Noi due non abbiamo più alcuna intenzione di pararvi il culo a causa delle vostre cazzate; pertanto, se non vuoi passare altri guai- e questo vale naturalmente anche per Draco- incomincia ad evitare altre inutili liti recitando il contro incantesimo!”

 

Ginny lo fissò per un bel po’, ragionando su quello che le aveva detto. Effettivamente, era stata anche fin troppo fortunata che loro due fossero stati disposti ad aiutarli con le ferite quella notte, evitando così di fare incorrere lei e Draco in inquietanti e senza dubbio non proficui interrogatori da parte di Roger e Aprilia… cavoli, non era roba di tutti i giorni vedere uno Slytherin mettere in secondo piano il proprio ego personale, peggiorando per giunta il proprio aspetto fisico, per aiutare un’altra persona!

Era meglio non abusare troppo della benevolenza del destino… e soprattutto di quella dei membri di quella Casa!

“Sì Blaise, sono d’accordo con te, ma…”

“Non ci sono ma, Weasley!” Asserì Blaise, alzandosi di nuovo e incrociando le braccia al petto, fissandola con sguardo deciso e intransigente.

“Ehm… beh, purtroppo sì, ce ne sono…. Sai com’è… io…” mugugnò lei, titubante. Non sapeva come dirglielo, cavoli!

Alla fine chiuse gli occhi e, tutto d’un fiato, esclamò: “Io non conosco il contro-incantesimo!”

 

 

Silenzio.

 

 

Ancora Silenzio. Tutti gli occhi aperti della stanza sono fissati sulla rossa, che sposta a turno il suo sguardo preoccupato sui ragazzi, cercando invano di capire cosa frulli nella loro mente.

 

Fine del silenzio. Blaise e Theo scoppiano in una sonora risata.

Ginny li guarda alzando le sopracciglia, mentre un dubbio le si instaura nel petto, suggerendole che quelle risa non sono certo sinonimo di benigne intenzioni.

 

“Arrangiati.” Sbottò infatti il moretto, divenendo improvvisamente serio e fissandola torvamente.

“No Blaise, dai, non dire così!” Esclamò la rossa, fissandolo con grandi occhioni da cucciolo. Ma Blaise scosse la testa, imperturbabile.

“Nemmeno per sogno.” Commentò il moro, voltandole le spalle e mettendosi a camminare per la stanza.

 

Ginny si alzò di scatto dal letto, con l’intento di corrergli dietro, ma una volta in piedi si ricordò di essere praticamente mezza nuda. Rimase muta per un po’ a fissare il suo esile corpo ricoperto dalla biancheria di seta che faceva parte del guardaroba fornitole da Madama Sprint, poi alzò lo sguardo, incrociando quello divertito di Theodore e Blaise, il quale si era fermato e ora la squadrava dall’alto al basso con interesse.

“Brutte serpi maniache!” Sbottò poi lei ripiombando a sedersi rossa in volto, mentre i due scoppiavano a ridere.

“Non ti facevo così pudica, Weasley! Mi sembravi molto più affiatata con i ragazzi!” Commentò Nott.

“Se mi stai dando della battona, preparati perché sto venendo a picchiarti!” Mormorò Ginny, mentre con uno strattone forte toglieva il lenzuolo da sotto il corpo di Draco, il quale fece una piccola capriola, ma non si svegliò perché ancora sotto l’influsso dell’incantesimo sonnifero. La ragazza si avvolse il telo intorno al corpo con fare stizzito e, imbronciata, si diresse verso Theo, che aveva sempre un sorriso sulle labbra.

“Allora, hai qualcosa da ribattere prima che il mio pugno sfasci la tua brutta faccia?!”

“Sì: la mia faccia è bellissima! E…”

“E…?”

“…E non ti stavo dando della battona, tranquilla. Sei pur sempre una Weasley e una Gryffindor, e anche se hai qualche caratteristica della nostra Casa, non potrai mai assomigliare del tutto alle nostre ragazze!”

“Possibile che da voi siano tutte così facili?!” Chiese Ginny, sbalordita.

“Beh… forse lo sareste anche voi, se i vostri esemplari virili fossero più… virili!”

“Ehi, guarda che il pugno te lo do lo stesso se insulti la mia Casa!” Sbottò Ginny, corrucciando di nuovo la fronte.

Nott ridacchiò e, con una presa fulminea che non le diede modo di scansarsi, la afferrò per la vita e la fece sedere sulle sue gambe.

“Sei una peste, lo sai?” Le disse poi, guardandola con i suoi luminosi occhi nocciola.

“Mi sembra di sentire i miei fratelli…” Mormorò lei, col broncio.

“Beh, questo, Weasley, era proprio un insulto coi fiocchi!”

“Ben ti sta! Ma tornando a noi…BLAISE! Per favore! Un aiutino!”

 

Il moretto fece qualche passo avanti e, presa una sedia, si sedette proprio di fronte a loro, fissando con un ghigno stampato in faccia la ragazza.

“Wow, una Gryffindor che chiede un favore ad uno Slytherin! Per caso hai paura della reazione di Draco?!” Mugugnò poi.

“Ma non dire sciocchezze, te l’ho già detto che sono pronta ad un altro scontro! Solo che non voglio passare altri casini… e dunque il tuo aiuto servirebbe sia a me che a Draco, perché certamente, come tu del resto hai già detto, non se ne starà bello tranquillo a fissarsi con piacevole interesse la scintillante capigliatura blu che gli ho gentilmente regalato!”

 

“Me lo spieghi come fai a dire tante cose senza riprendere fiato?!” Chiese Nott, dopo un attimo di silenzio; ma lei per tutta risposta gli sventolò la mano davanti con fare scocciato.

 

“Senza contare che poi, se non lo fate, sarebbe come se tutto il vostro lavoro di stanotte fosse stato inutile, dato che comunque i professori faranno domande a causa del piccolo particolare della chioma di Malfoy. E allora avreste distrutto il vostro mitico aspetto esteriore per niente!”

“Ah-ah Weasley, questi discorsi con noi non attaccano! Non ho intenzione di muovere nemmeno un dito per aiutarvi ancora! Il mio orgoglio Slytherin ormai è orrendamente ferito! Se facessi altre buone azioni, distruggerei la mia anima grigio-verde!” Rispose Blaise, sorridente.

 

 

Ginny stava per ribattergli, quando un acuto urlo femminile, che rimbombò per tutta la casa, bloccò sul nascere le sue parole e fece venire i brividi a tutti.

Avevano riconosciuto quella voce.

 

“Era la Sprint!” Mormorò Ginevra, fissando negli occhi i due ragazzi con terrore. “Che può essere successo?!”

“E io che ne so, non ci vivo mica qui!” Asserì Blaise.

“Che ore sono?” Chiese poi la rossa.

“Quasi le otto. E fra mezz’ora noi dobbiamo smaterializzarci ad Hogsmead per tornare ad Hogwarts.” Rispose Nott.

“Oddio… allora la mia elfa è già entrata in camera per mettere in ordine! Avrà visto il letto e sarà corsa a chiamare la professoressa!” Esclamò Ginevra, mentre il volto e diveniva più pallido.

 

La reazione dei ragazzi fu immediata. Blaise prese per il braccio Ginny, trascinandola nel bagno e gettandole sopra la sua camicia da notte. Nott invece risvegliò in fretta Draco e, combattendo con il suo solito malumore mattutino e con il sonno che gli impediva di muoversi celermente, lo trascinò in bagno, ordinando anche a lui di vestirsi.

Se li avessero trovati mezzi nudi in camera loro, i guai non avrebbero fatto altro che peggiorare.

 

Draco, appena entrato e con ancora il pigiama in mano, rimase imbambolato alla vista della rossa che si toglieva di dosso il lenzuolo, rimanendo solo con una succinta biancheria che esaltava le forme sinuose del suo corpo perfetto, e, con fluidi e veloci movimenti, faceva poi cavare la camicia da notte per nascondere tale meraviglia divina.

Certo era un ottimo modo per risvegliarsi la mattina.

 

Appena si accorse della sua presenza, Ginny si voltò e lo fissò, corrugando poi le sopracciglia appena vide il suo sguardo pieno di desiderio. “Ah no Malfoy, non farti venire strane idee! Ricordati: io sono una Weasley, pezzente, Gryffindor, babbanofila. Suvvia, un po’ di disgusto!”

Draco iniziò a vestirsi, come se niente fosse. “Hai le allucinazioni. Non so di cosa tu stia parlando, stupida pel di carota…”

“Ah, ecco quale insulto mi ero dimenticata…”

“Che sta succedendo là fuori?”

“La Sprint deve aver scoperto il mio letto ghiacciato, e adesso passeremo un mucchio di casini.”

“Wow.”

“Senti, che facciamo: ci inventiamo una storiellina oppure le raccontiamo la verità?”

“Non dire sciocchezze!” Commentò Draco, finendo di infilarsi la giacca del pigiama, che gentilmente i suoi amici avevano ripulito dal sangue.

“Bene, allora… io ho fatto casini con un incantesimo stamattina, mentre ripassavo la lezione, e sono corsa da voi per chiedervi aiuto!”

“Perfetto. Considerando che tu fai spesso casini, la vecchia racchia non dovrebbe porsi dubbi.”

“Io non faccio casini!” Brontolò Ginny, sul punto di arrabbiarsi. Ma come si permetteva?!

“Oh sì… basti pensare che ieri hai fatto cilecca nonostante io ti fossi a due passi!” Replicò lui, sicuro di sé, guardandola col suo solito ghigno strafottente.

“Io non ho fatto cilecca!” Ribatté allora Ginevra. E un attimo dopo fu costretta a mordersi le labbra, lanciandosi mentalmente tutti gli insulti che facevano parte del suo vasto dizionario di parolacce per essere stata così stupidamente impulsiva.

 

Draco però non perse tempo. Senza degnarla di uno sguardo, andò allo specchio, dove rimase a fissarsi per un bel po’ di tempo, perfettamente impassibile.

Quando si voltò, le rivolse lo sguardo più truce che Ginevra gli avesse visto in volto.

Senza nemmeno pensarci due volte, la ragazza, spinta dall’instinto di sopravvivenza che ormai era molto attivo dalla sera precedente, si fiondò fuori dalla stanza, andando poi letteralmente a finire addosso a Nott, probabilmente appostato davanti a quella porta, e cadde a terra sopra di lui.

 

“Ohia!” Mugugnò lei, rialzandosi e aiutando il ragazzo a fare lo stesso.

Draco però arrivò un attimo dopo, con lo stesso impeto di lei… e si ritrovarono di nuovo tutti e tre a terra.

“Cretini!” Mugugnò Nott, che oltretutto si doveva sorbire il peso di tutti e due. “Siamo tutti nei casini, adesso!”

Ginny e Draco corrugarono la fronte, guardandolo interrogativamente. Ma di che diamine stava parlando?!

 

“Vi chiedo il gentile favore di rialzarvi immediatamente da terra, ricomporvi, e sbrigarvi a spiegarmi cosa sta succedendo qua.”

 

Ginny e Draco deglutirono contemporaneamente. Poi, senza avere il coraggio di alzare la testa e guardare in faccia il loro carnefice, si sollevarono in silenzio, mentre Nott, dopo di loro, faceva lo stesso.

 

Fu Ginevra a prendere la parola. “Beh ecco… vede… stamattina stavo provando l’ultima fattura di Incantesimi che lei ci ha spiegato, e qualcosa deve essere andato storto perché purtroppo mi si è congelato il letto! Così sono corsa qua a chiedere aiuto a Blaise, e ho incontrato anche Draco, che era qua ugualmente per chiedere consiglio al suo amico: sa… stamattina… la sua lozione schiarente- e qui Malfoy le lanciò un Avada Kedavra con lo sguardo, senza però ottenere alcun risultato- non ha funzionato propriamente bene. E così sono andata in bagno per vedere se potevo essergli d’aiuto.”

 

La professoressa rimase a fissarla in silenzio, sempre con le braccia incrociate davanti al busto. “Sarebbe un’ottima spiegazione, mia cara Ginevra… se non fosse che ieri sera ho sentito strani rumori provenire da qui.

E ben sapendo che voi due siete come cane e gatto fin dai tempi di Hogwarts, qualcosa mi dice che questa notte avete ripreso i vostri contrasti!”

 

Ginny e Draco alzarono contemporaneamente il viso, fissando con stupore la donna.

 

“Sì miei cari, sapevo che voi vi conoscevate già… e sapevo che eravate proprio voi la famosa coppia espulsa dalla migliore scuola di magia e stregoneria del mondo a causa dei vostri comportamenti scorretti!

Pensavo però che la voglia di combinare guai vi fosse passata!”

 

I due compagni di studi erano letteralmente senza parole. Cavoli, cavoli cavoli cavoli cavoli! Adesso sì che l’avrebbero passata male!

“Ora, io non voglio sapere come esattamente siano andati i fatti, mi limito solamente a mettervi in punizione per due settimane: pulirete le stalle, insieme, ogni sera dopo le lezioni! E se per caso questi spiacevoli avvenimenti accadranno ancora, prolungherò la vostra pena!

Ginevra, torna subito nelle tue stanze e preparati per la colazione: il tuo letto è stato già riportato alla normalità.

Draco… tu fai lo stesso! Ma vediamo di porre rimedio a questo orrore…” Asserì la donna, fissando con disgusto i capelli blu del ragazzo. Poi prese la bacchetta e, pronunciando un piccolo incantesimo, li fece tornare normali. “Bene, finalmente un po’ di serietà!

Per quanto riguarda voi due, Blaise e Theodore: preparatevi anche voi.

Sposterò la colazione fra trenta minuti, in modo che tutti possiate rendervi presentabili.

Alle nove e trenta poi gli ospiti torneranno alla loro scuola, e voi due inizierete le lezioni. Sono stata chiara?”

Tutti i ragazzi risposero con dei semplici segni d’assenso, e la signora, dopo averli guardati un’ultima volta uno per uno dritto negli occhi, se ne andò, seguita da Theo e da Draco e Ginevra, che ritornarono nelle loro stanze col morale decisamente a terra.

Dovevano pulire le stalle, e il primo pensiero che saliva loro in mente abbinato ai cavalli erano… i loro escrementi! Puh che schifo!!!

 

 

La colazione trascorse in silenzio. Nessuno, dopo gli avvenimenti della giornata, aveva voglia di parlare. Draco e Ginny continuavano a mangiare svogliatamente, entrambi col viso corrucciato.

Blaise e Theo, conoscendo la loro condizione, preferirono non fare commenti e si limitarono a rispettare il loro momento di riflessione, sebbene la loro maligna vena Slytherin gli consigliasse di continuare a  rigirare il coltello nella piaga.

L’unica che invece pareva piuttosto spaesata e stupita da ciò che le accadeva intorno era Satine High, che continuava a fissare i suoi compagni interrogativamente, chiedendosi cosa fosse successo.

Provò anche a fare delle battute stupide su Ginevra per movimentare un po’ la situazione, ma né lei, né gli altri reagirono in alcuna maniera. Semplicemente, la ignorarono.

 

Quando arrivò il momento di andarsene, il signor Roger si curò di accompagnarli.

I saluti furono brevi e ci fu ben poca emozione, sempre per il fatto che Ginny e Draco non facevano altro che pensare a cosa avrebbero dovuto fare quella sera.

“Ciao Draco.” Disse Blaise, dando una pacca sulla spalla all’amico, che rispose con un cenno del capo.

“E vedi di non fare altri casini.” Aggiunse Theodore.

“E’ tutta colpa sua…” Commentò Malfoy, stizzito, facendo sorridere i due amici, che tuttavia si allontanarono da lui subito dopo, quando videro Satine andargli incontro con tutta l’intenzione di saltargli addosso e coinvolgerlo in un divorante bacio.

 

“Ehi, piccola peste, vedi di trattenerti un po’ dal fare disastri mentre siamo via!” Disse Theo, avvicinandosi a Ginevra e baciandole la guancia.

“Intendi dire che non devo soffocarlo sotto una montagna di sterco di equino?” Sbottò Ginevra, corrucciando di più le labbra.

I due Slytherin davanti a lei risero divertiti: era davvero unica quella ragazza!

“Esattamente! A meno che tu non ti voglia ritrovare anche a rimettere in ordine il recinto dei maiali…” Commentò Blaise, scoccandole un sonoro bacio sulla fronte.

La ragazza fece una smorfia disgustata. “Certo che però ritrovarmi a spalare cacca con una cagata di ragazzo al fianco…è davvero il massimo! Spero di essere ancora viva quanto ritornerete qui!

Ah, e già che ci siete… chiedete alle mie amiche perché non si sono fatte sentire, sono molto offesa!”

Blaise, che era scoppiato letteralmente il una fragorosa risata dopo il commento della rossa, si riprese per primo e le rispose. “Io non ci parlo con una Gryffidor!”

“E dai! La tiri da una parte e le dici tutto di nascosto, così non rischiarare di devastare la tua reputazione di schifoso Slytherin!” Insisté lei.

“Se stai parlando della ragazza di Potter… te lo scordi, non mi avvicinerei a lei nemmeno se fosse l’ultimo essere umano sulla faccia dell’Universo!”

“Beh, allora parla con Vanessa, la biondina che sta in camera con me! Va bene comunque! Anzi, va meglio: Ele non prenderebbe di buon grado il vostro rapimento, Vany invece è più audace. ”

“Sì, quella si può fare… è una purosangue, e non è niente male…” Asserì Zabini.

 

Pochi minuti dopo, Roger avvertì loro che era giunto il momento della partenza. E così, con un sonoro ‘puf’, i quattro scomparvero, lasciando solo il vuoto al loro posto.

 

Si smaterializzarono davanti ai cancelli di Hogwarts.

Prima che potesse avere anche solo cognizione dell’accaduto, Roger puntò la bacchetta contro Satine e le lanciò un potete Oblivius, che la fece poi cadere stordita fra le braccia dei ragazzi.

“Raccontatele che siete andati a casa di Lucius per incontrare Draco, ma non lo avete trovato nonostante l’abbiate aspettato una giornata intera. Di ritorno lei è caduta dalla carrozza e ha battuto la testa, ed è per quello che non si ricorda nulla. Siamo d’accordo?” Chiese l’uomo, fissando i due ragazzi, che assentirono.

“Bene. Ci ritroviamo alla Stamberga Strillante il giorno della partenza. Se ci sono problemi di qualunque tipo, vi farò sapere.

E mi raccomando: non fatene parola con nessuno.”

“Certamente.” Annuì Blaise.

“Può contare su di noi.” Affermò Theodore.

 

Roger, dopo un ultimo cenno di saluto ai ragazzi, scomparve, e loro si diressero verso la scuola: ah, com’era difficile tornare a fare lezione dopo le emozioni del giorno precedente!

 

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RINGRAZIAMENTI

(RINGRAZIAMENTI, IHIHIHIH!)

 

 

Vi chiedo umilmente scusa per il ritardo della sera precedente!!! Purtroppo ho avuto a che fare con un’altra sfuriata di mio padre, che ha deciso di staccarmi definitivamente il pc togliendo la presa a ciabatta a cui sono attaccati tutti gli apparecchi!!! Ma, sapete com’è, io sono un genio e ho trovato una piccola presa a tre uscite, e così ora mi ritrovo ad usare il computer senza audio, senza stampante, senza scanner e senza tutto il resto! Solo lo stretto necessario, schermo, processore e internet!!!

Eh eh eh, se mi scopre saranno cavoli amari, mooolto amari!!!! Quindi, non arrabbiatevi, perché sto sfidando le ire celesti solo per voi!!!!!

Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!! ;D

 

 

Grazie a: Florinda; ruka88; aletheangel (qualche bacino lo farò scappare, tranquilla!); lilyblack; Lore, Minako-chan.

 

Dana: pazzaaaaaaaaaaaaaa!!!! Ma mi hai lasciato una recensione o una storia?????!!!!! Sei incredibile!!!!

Comunque mi ha fatto piacerissimo, mi piacciono un mondo le recensioni lunghe!!!

Sono d’accordissimo con te quando dici che Draco ha letteralmente perso la testa, è rincretinito del tutto; e soprattutto, sono d’accordo con te quando asserisci che Blaise dovrebbe usare il Somnium più spesso con loro!!!! Oddio, non oso immaginare cosa faranno adesso durante la punizione, ihihihi… credo che mi divertirò parecchio!!!

Ahhh, mi hai fatto ridere con lo scambio di titolo: ‘Il ritardato’!!!! Sì, devo ammettere che ci starebbe davvero a pennello, eheheh!!

Ma secondo te dunque non era un comportamento proprio di un Malfoy??? Secondo me invece gli sta benissimo!!!! Cioè… Draco ha paura dei suoi sentimenti, soprattutto perché prova tali emozioni per una ragazza che fino a poco tempo prima considerava come il peggior obbrobrio di tutto il creato!!! Non accetta che lei abbia tale influsso su di lui, e allora, da vero Slytherin, invece di affrontare il problema come fa Ginevra semplicemente parlandone, preferisce eliminarlo alla radice!!!

E così tu avresti baciato prima Malfoy???? Ma Gin non poteva, era una questione d’onore!!! Senza contare che non era molto di buon more in quel momento, Draco le aveva fatto salire di nuovo il nervoso!!!!

Grazie tantissimissime ancora per la recensione, e… spero che questo cap sia stato divertente!!! Ciaoooo!!!

 

Tink: Oh, mille scuse per il ritardo, signora Tink!!!! Come ha già avuto modo di leggere sopra però, era dovuto a motivi superiori!!! Quindi, gentilmente, alzi la sua ascia la mio esile collo e veda di prendere provvedimenti contro il mio carceriere, argggghhhh…mi sta devastando!!! E dire che sono una così brava ragazza….(ihihihihi…scusa, era una battuta…).

Sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto!!!! E come hai potuto vedere… l’incantesimo di Ginny era solo una piccola beffa nei confronti del suo nemico, ehehhe!!!! Non farei mai soffrire a morte il caro Dracuccio, noooo……

Sperandos empre che questo ti sia piaciuto…ti saluto!!!!

Ciaooooo stregacciaaaaaaa!!!!!!

 

Kristel: e si, quei due sono davvero nervosetti… e Draco era super furioso dato che ha mollato un pugno in faccia a Gin!!!! Ihihihihi!!! Chissà cosa combineranno durante la punizione, per carità…ciaoooooo!!!

 

Lydia: grazie, sono felice che ti prodighi ancora a leggere questo schifo!!!! Sono onorata ;D !!!!

Comunque, puoi stare tranquilla, Draco è forte e i suoi gioiellini di famiglia sono piuttosto resistenti…ehehheheheheh….e quindi penso che i cuccioletti verranno fuori comunque!!! Ciauuu!!!

 

Mirai: ciaoo!!! Sono contenta che il cap, sebbene un po’ violento, ti sia piaciuto!!!

Allora, il patto fra Ginny e Draco è effettivamente un po’ stupido, ma entrambi contano nel fatto che comunque, oltre all’attrazione, c’è ancora molto ribrezzo nei confronti del nemico, e dunque si spera sempre che qualcuno di loro si svegli prima che facciano cavolate!!!

Grazie per la recensione e… come sempre, spero che  questo capitolo ti sia piaciuto!!!Ciaooo!!!

 

Romana: Ciaoo!!! La tua recensione mi è piaciuta molto, proprio perché hai colto uno dei punti basilari della mia mentalità… come caspita fanno due che si odiano a morte ad andare a letto insieme dopo una semplice occhiata dolce??? Cioè, è ridicolo… anche se molte ff che partono con questo principio sono davvero molto belle.

Io ho preferito rendere la cosa in modo più ‘realistico’… ovvio che tenteranno di rifiutare i loro sentimenti in tutti i modi, e parlarne naturalmente serve un po’ ad esorcizzarne l’effetto, perché ciò che rimane latente solitamente dilaga, e Ginny questo lo sa e vuole evitarlo!!!

Ok!!!!Mi fa dunque piacere che la storia ti piaccia e sia divertente… come sempre speso che il capitolo non sia noioso!!!! Ciaooooooooooo!!!! ;D

 

Fanny: ohhhhhhhh, se mi dici una cosa del genere mi fai emozionare, eheheh!!!! Mi piace sapere che ti abbia preso così tanto questa fic!!! Scusa gli orrori grammaticali che devono essere presenti, ma come ho già detto più volte… in italiano scritto sono una frana… e penso si sia capito!!!!

Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il discorso sui colori… non so come mi sia venuto in mente, ogni tanto anche il mio cervellino funziona a dovere e tira fuori qualcosa di intelligente e sensato, eh eh eh!!!!

Ciaooooooooo!!! ;D

 

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Capitolo 15
*** Un pò di vita ***


Al finire dell’ultima lezione della giornata, Ginevra lanciò uno sguardo infuocato a Draco

 

Un po’ di vita…

 

 

 

Al finire dell’ultima lezione della giornata, Ginevra lanciò uno sguardo infuocato a Draco... sguardo da lui pienamente ricambiato. Poi, entrambi, distolsero il volto dall’altro con fare offeso, e si diressero, tutti impettiti e a testa alta, verso le loro stanza, dove indossarono le tute marroni che i signori Sprint avevano fornito loro.

“Mi danno anche la tuta color escremento di cavallo… ridicolo.” Mormorò la rossa, una volta che, uscita dalla stanza, si fu diretta al fianco del suo peggior nemico verso le stalle.

“Questo colore si abbina bene alla tua pelle.” Rispose acido Malfoy.

“Vedrai quanto si abbinerà alla tua dopo che ti avrò fatto fare una bella seduta intensificata di fanghi alla cacca d’equino.”

“Sempre se ne rimarrà di tale sostanza, dopo che te l’avrò fatta tutta ingurgitare con un imbuto.”

“E chi ti dice che ci riuscirai?!” Chiese la ragazza, fermando insieme a lui e voltandosi a guardarla con un sopracciglio alzato. Erano ormai arrivati davanti all’ingresso del grande capanno che fungeva da stalle, e già il cattivo odore e i versi degli animali si facevano sentire.

Sul viso di Draco apparve uno strano ghigno. Iniziò ad avvicinarsi lentamente alla ragazza, tenendo lo sguardo incollato al suo, mentre lei, imbambolata dal suo fascino, rimaneva immobile. Era incredibile come Draco Malfoy riuscisse a sedurre le persone che mantenevano le barriere abbassate… come la rossa in quel momento!

Quando i loro petti quasi si sfiorarono, lui si fermò, e fece scivolare le sue mani sulle sue spalle, mentre Ginny tremava tutta per l’emozione.

D’improvviso, il sorriso storto sul volto del ragazzo si allargò ancor più, e le sue mani spinsero con violenza la ragazza, che andò letteralmente a cadere su un gran mucchio di letame lì all’entrata.

“Beh… diciamo che sono già ad un buon inizio!” Mormorò finalmente Draco, in risposta alla domanda che lei gli aveva fatto prima.

La ragazza, sbalordita, si alzò di fretta dal luogo dell’impatto, tutta sporca, e guardò con odio il ragazzo: avrebbe tanto avuto voglia di spalmargli su quella bella faccia da schiaffi tutto ciò di cui erano pregne ora le sue mani, ma purtroppo la consapevolezza che se non fosse stata così stupida da farsi abbindolare dalle sue moine tutto quello non sarebbe accaduto, la bloccò: era colpa sua, ben le stava! Anche se… eh eh eh…. gliel’avrebbe fatta pagare, prima o poi!

“Io inizio a pulire l’altra estremità della stalla: tu, invece, continua pure a saggiare questa parte qua, così evitiamo di incontrarci.” Disse il ragazzo con la sua solita voce fredda e perentoria, dirigendosi verso la sua meta.

“E quando ti trovo a metà percorso, che devo fare? Spalarti via come il resto degli escrementi qui presenti?!” Gli urlò dietro Ginevra, che aveva già preso possesso della pala e stava iniziando a riempire un secchio del puzzolente materiale.

“Come hai detto tu prima: chi ti dice che ci riuscirai?”

“Oh… come te, ho i miei mezzi.” Lo assicurò la ragazza, con voce maliziosa.

 

 

 

 

Nel contempo, ad Hogwarts erano ugualmente da poco finite le lezioni, e le due grandi amiche, nonché compagne di stanza, di Ginevra Weasley stavano uscendo dalla classe della McGranitt dopo due distruggenti ore di verifica.

“Ti giuro, sono morta! Senza contare che ho fatto uno schifo di compito!” Mormorò la biondina all’amica, che camminava al suo fianco.

“Te l’ho detto ieri di studiare meglio l’ultimo capitolo!” Le disse Eleanor, con un sospiro.

“Sì, ma era noioso!”

“Ma oggi avevamo compito, potevi anche fare uno sforzo!”

“Mi stava distruggendo il cervello, te lo giuro! E tu sai che devo prendermi molta cura dei pochi neuroni che ancora fanno il loro dovere nella mia bella testolina! Quindi, ho dovuto abbandonare il libro per necessità!” 

Eleanor le rivolse uno sguardo, misto fra divertimento e rimprovero. Vanessa era davvero assurda! Riusciva a trovare sempre qualche stramba giustificazione ai suoi atti! E dire che, se avesse fatto più attenzione ai libri e non a ragazzi, vestiti, trucchi e gioielli, sarebbe stata davvero molto brava! Ma, purtroppo, come ogni rampolla di nobile famiglia, preferiva il proprio aspetto esteriore alla cultura: tanto il suo futuro era già assicurato.

“Comunque… domani abbiamo il compito di Piton, e tu devi ancora studiarti metà programma!” Riprese Eleanor.

Vanessa si diede un colpetto sulla fronte. “Oh già, è vero! Mi aiuti Ele?! Per favore... altrimenti mollo pure quello! Piton non si merita tanto impegno da parte mia, pfiu… schifoso Slytherin razzista antipatico… brutto… unticcio… e che schifo di naso poi che ha! Come credi che io possa ascoltare le sue lezioni quando lui ha così tanti difetti?!”

“Vany, ti prego… cerca almeno di fare un discorso coerente!”

“E ti pare coerente la sua faccia?! Dico… fermiamoci solo sul naso! Lungo… brutto… pieno di punti neri- e qui fece una faccia disgustata- storto…gobbo. E i suoi capelli?…”

“Allora, io ora devo andare un po’ da Harry- disse Eleanor, prendendo in mano la situazione e piazzandosi davanti all’amica, interrompendo così quel suo ragionamento privo di senso prima che degenerasse in un gigantesco e insopportabilmente barboso sproloquio- Quindi… c’incontriamo fra due ore in biblioteca! Tu inizia a vederti le lezioni, poi ti spiego tutto quello che non hai capito- e qui fece un lungo sospiro, ben sapendo che probabilmente le avrebbe dovuto davvero spiegare tutto- quando arrivo. Va bene?”

“Mmmm… che devi fare in queste due ore con Harry?!” Chiese invece la biondina, guardandola maliziosamente.

“Ohh…Vany! Per favore! Sii un pò seria!” Brontolò la moretta, arrossendo vistosamente.

“Va bene, va bene! Ma ti avverto che se non mi farai battezzare il vostro primogenito mi offenderò mortalmente con te!” Sbottò la ragazza, salendo le scale per la biblioteca in tutta fretta, per evitare che Ele le lanciasse dritto in testa qualcuno dei suoi pesanti tomi con cui amava rilassarsi.

Vanessa!” Gridò infatti l’amica, diventando completamente fosforescente mentre guardava con rimprovero la biondina che scappava via ridendo.

Quando la vide svoltare l’angolo, Eleanor però non riuscì a trattenersi dal sorridere. Lei, Vanessa e Ginny erano sempre state molto amiche. Ma, fra le tre, l’unica equilibrata era sempre stata Ginevra: almeno lei riusciva ad essere completamente folle e ad occuparsi seriamente della scuola in contemporanea, mentre Vanessa era così fuori di testa che faceva solamente ciò che le andava di fare, e lei… beh, lei invece aveva uno spiccato senso del dovere… e pertanto faceva solo ciò che doveva fare. Harry, in quegli ultimi tempi era stato un piccolo, prezioso, piacevolissimo cambiamento… che ormai stava catturando il suo cuore.

 

“Eccola, è lei.” Disse Blaise, chiudendo il libro che teneva in mano e guardando la ragazzetta bionda appena entrata in biblioteca. “Ted, vacci a parlare tu!”

“Ok. Tu che devi fare?” Rispose l’amico, in piedi al suo fianco con la schiena poggiata allo scaffale e le braccia conserte sul petto.

Blaise gli sorrise, e tutto gli fu chiaro.

“Mi chiedo come faccia ancora tu ad andare con Pansy… ma non ti eri stancato di lei?”

“Sì. Però stamattina mi ha fatto pena e ho deciso di risollevarle il morale!” Asserì il moretto, andandosene via con la sua solita camminata elegante e le mani piantate nelle tasche.

 

Theodore scosse la testa e sorrise, mentre si voltava e si dirigeva verso il luogo in cui aveva visto allontanarsi l’amica di Ginny.

Blaise poteva togliergli fuori qualsiasi scusa... ma lui non se la beveva: si era accorto che in fondo il suo amico si era affezionato al suo giocattolo. Molto affezionato.

 

“Ciao.”

 

Vanessa alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi azzurri su quelli nocciola del ragazzo davanti a lei… E sul suo visino simpatico comparve immediatamente un sorriso soddisfatto, mentre si appoggiava allo scaffale e divorava con lo sguardo quel gran pezzo di Slytherin che aveva davanti. Alto…molto alto- proprio come piacevano a lei- muscolosissimo, leggermente abbronzato, con i capelli biondo scuro elegantemente scomposti, un bel mento possente, lineamenti del viso forti e aggraziati… i suoi sogni divenuti realtà! Beh, certo, non è che il suo principe azzurro fosse una serpe, però, con tutte queste qualità positive, una sola negativa poteva anche essere tranquillamente trascurata!

 

Dal canto suo, Theodore si limitò a reprimere l’impulso di sghignazzare a sua volta, mentre la consapevolezza che quel grazioso bocconcino assomigliava parecchio alla piccola furia Weasley gli balenava in testa.

 

“Ciao!” Rispose la ragazza, allargando il sorriso.

“Sei tu l’amica di Ginevra Weasley?”

“Mmm…può darsi. Chi cercavi?”

“Una bella ragazza purosangue che è in stanza con quel demonio.”

“Oh bene, allora sono proprio io! Posso sapere chi ho il piacere di avere davanti?!”

“Uno Slytherin!”

“Sì, questo l’avevo capito… ma io ti ho chiesto di presentarmi la parte piacevole di te!”

“Attenta… potrei intendere in modo erroneo le tue parole…” Le sibilò lui, avvicinandosi al suo orecchio.

“Fa come vuoi: finché ti fermi ad intendere, a me la vita non cambia mica tanto!” Rispose lei, facendo spallucce.

“Solitamente però io quando intendo… agisco!” Replicò lui, sorridendo divertito e guardandola dritta negli occhi, senza però avere l’attesa reazione di disagio o nervosismo da parte della ragazza, come solitamente avveniva con tutte le altre.

“Beh, se la metti così, allora penso che dovrò essere più chiara, dato che il tuo cervellino pervertito ti fa leggere sempre cose inesistenti tra le righe!

Chi sei?”

Il ragazzo si allontanò lentamente da lei, continuando però a tenere lo sguardo fisso sul suo. Poi allungò una mano, e disse con voce decisa:

“Theodore Nott!”

“Vanessa Royal.” Rispose allegramente lei, stringendo la sua mano.

“Sono qui per fare un favore alla tua amica.”

“Chi, Ele?! Non dirmi che ti ha mandato qui per aiutarmi a studiare pozioni?!- gridò la biondina, mentre i suoi lineamenti venivano turbati da una nota di panico- Come diamine crede che io possa solo concentrarmi un poco sulle lezioni, quando ho un bel bestione come te al fianco?! Quella è del tutto impazzita... non sei d’accordo con me?!”

Ted frenò a stento una risata. “Sì, effettivamente sì... ma io non la consideravo già tanto normale da quando si è messa con Potter!”

“Oh no, per favore, non ancora con questa storia! Harry è carino, molto carino! Certo, non dico che coincida con i miei traguardi di bellezza maschile, ma… E poi è tanto dolce! Ci stanno così bene assieme!

Le serviva proprio un raga…”

“Ok ok ok, ho capito! Sta zitta e lascia parlare a me!” Borbottò Nott, sovrastando la voce della ragazza. “Intanto, non me ne frega un fico secco di San Potter e della monaca che si porta a letto! Poi…”

“Sai, anche io inizio a credere che faranno Harry santo! Sì, insomma, lui salverà il mondo magico dal brutto stregone cattivo, perché non dovrebbe essere santificato? E comunque guarda che Ele non è mica una monaca, eh eh… io la ho già avvertita che se non mi fa battezzar…”

Theo, che la stava fissando allibito mentre lei tranquillamente faceva uscire quel mare di fandonie dalle sue tenere labbra, decise di passare all’azione e, serrata la mano sulla sua bocca, le sillabò:

“CAZ-ZO – STAI – ZIT-TA!”

Lei, per tutta risposta, volse gli occhi al cielo in maniera annoiata, e fece cenno di sì col capo. Rassicurato, Ted la liberò, e iniziò finalmente a parlare. “Sono qui per conto della Weasley.”

“HAI VISTO GIN?!” Gridò la bionda, saltandogli letteralmente addosso e incrociando le sue gambe intorno alla sua stretta vita. “DOVE?! PARLA!”

 

Ted, poveraccio, non sapeva più che pesci pigliare. Ma dove cavolo era finito?! Prima quella furia della Weasley, ora questa pazza scatenata dell’amica… possibile che non si fosse accorto dell’esistenza di quelle assurdità viventi fino ad ora?!

Si guardò intorno: tutti li stavano fissando, e si avvide anche che la professoressa che controllava la biblioteca, sentiti troppi rumori molesti, si era alzata dalla sua scrivania e si dirigeva verso loro.

Serrando nuovamente la bocca della ragazza (che fino ad allora aveva continuato a fare domande sconnesse su dove fosse l’amica, cosa stesse facendo, di che colore avesse i vestiti e cose del genere…), ancora ben aggrappata a lui, Ted iniziò a vagare per gli scaffali, nascondendosi alla vista della vecchia megera che lo stava cercando e riuscendo ad uscire di soppiatto dalla biblioteca. Una volta nel corridoio, aprì un vecchio passaggio segreto che si trovava dietro un dipinto e, percorsolo, giunse in una grande aula circolare, dalle pareti quasi del tutto piene di finestre, e, al posto del tetto, una grande semisfera di vetro che lasciava vedere il cielo.

Solo allora si decise a liberare la ragazza, che scese finalmente da addosso a lui e si mise a guardarsi intorno.

“Wow… bellissimo questo posto. Di notte dev’essere una favola!”

“Eh eh…confermo!”

“Ci porti qua le tue amichette?” Chiese lei, senza curarsi di guardarlo in faccia, attenta invece al panorama del lago che da lì si vedeva in tutta la sua grandezza e meraviglia.

“Esattamente.”

“Complimenti! Ottima scelta!” Asserì lei, lasciandolo di stucco. “Ma adesso mi vuoi dire qualcosa sulla mia amica?! Com’è che l’hai vista?” Aggiunse, voltandosi finalmente e fissandolo con sguardo supplicante.

“Sono andato a trovare Draco… e lei era con lui. Sono di nuovo assieme in una scuola privata. Non ti posso dire altro: e vedi di rivelare ciò che sai solamente a Santa Potter. E’ un segreto.” Specificò, serio.

“Mmm…ok. Perché Santa Potter?!” Chiese quella, corrugando la fronte.

“Beh… se riuscirà a portarsi a letto quella sottospecie di eterno verginello che è lo sfregiato… la si dovrebbe santificare a tutti i costi!” Rispose lui, con un ghigno.

“Naaa… io credo che a letto saranno molto attivi! Ma, conoscendoli, aspetteranno al matrimonio!”

“Oh per carità… voi Gryffindor siete davvero messi male!” Esclamò con veemenza il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli.

“Beh, mica tutti!

Dai… che mi dici del mio tesorino?! Sta bene? La fanno mangiare?! Si è tagliata i capelli?! Che abiti le fanno indossare? Quanti ragazzi si è fatta fino ad ora?”

Ted rise. “Ma è così difficile per te tenere un minimo di legame logico fra le frasi che dici?!”

“Non ne ho voglia.”

“Non ne hai voglia?!”

“Già. Allora?”

“La tua amica è in una scuola privata dove gli unici allievi sono lei e Draco- quindi non s’è fatta proprio nessuno, a meno che non abbia deciso di intraprendere strane relazioni amorose con gli elfi domestici-, si veste benissimo, ogni tanto si scanna con Malfoy… e mi ha detto di dirti perché non le hai ancora scritto.”

“Oh, ma io le ho scritto, e anche tante volte! Ogni giorno le scrivo una lettera dicendole cosa è avvenuto da quando mi sono alzata a quando sono andata a letto… ma me lo dici come faccio ad inviargliele se non ho l’indirizzo?!”

 

Il ragazzo non riuscì più a frenarsi dal ridere. Ma come diavolo… chi erano quei mostri che stavano al posto di quelle due Gryffindor?! Per la barba di quell’idiota di Silente… non aveva mai riso così tanto con una ragazza in vita sua!

“Hai ragione, hai ragione- asserì poi, calmandosi- non ti è possibile inviare lettere, soprattutto perché non puoi sapere l’indirizzo… e nessuno può dirtelo. Io devo tornare da lei fra un po’….

Se vuoi… posso portargliele.”

“Lo faresti davvero?!” Chiese lei, mentre il suo sguardo s’illuminava d’improvviso.

Lui fece cenno di sì col capo, mentre ancora qualche risatina gli scuoteva il petto.

“Ehi… ma sei sicuro di essere uno Slytherin?! Sei troppo bello e troppo gentile per fare parte di quel covo di serpi!”

“E tu sei sicura di non essere scappata da un manicomio?!”

“Va bene, il mondo è strano alle volte… ma sia chiaro, non mi fido di te!” Lo ammonì, puntandogli minacciosamente un dito.

“Fai bene! Sono pur sempre un grigio-verde!”

“Già… però, se Ginny ti ha mandato da me, devi avere qualcosa di diverso! Dunque, sarò lieta di passare un po’ di tempo con te, una volta ogni tanto… sempre che tu non morda, mi sembra ovvio!

Ora vado… ho un pallosissimo programma di Pozioni da studiarmi per domani… circa mezzo libro… che noia! E fra un po’ arriva anche Ele…. Uff… e dire che io per stasera avevo in mente una bella manicure… perché, Eleanor! Perché diamine mid evi sempre ricordare l’esistenza dei compiti in classe, rovinando la mia beata esistenza?!- esclamò con voce profonda, levando le mani al cielo-

Oh! Com’è dura la vita! Ciao Teddy!” Borbottò poi la biondina, con la sua voce allegra e acuta, lasciando la stanza e salutando il ragazzo senza nemmeno voltarsi a guardarlo in faccia.

 

Theodore, rimasta da solo, scosse la testa e si avvicinò alla finestra, mentre il suo sguardo andava a cadere sul sole che tramontava. Non pensava che ci fossero persone così … splendenti di vita e di allegria al mondo. Era felice di essere riuscito ad uscire fuori dal tunnel di oscurità, rabbia, morte, malignità, perversione in cui si trovava la sua Casa, la sua famiglia… e tutte le persone che aveva frequentato fino ad allora.

Finalmente anche la sua anima avrebbe potuto godere delle gioie della vita.

 

 

 

Draco sospirò: finalmente aveva finito quell’immane tortura. Il sole era oramai quasi del tutto tramontato, e gli rimaneva poco tempo per lavarsi e andare a cena.

La Weasley, al suo contrario, aveva già finito tutto da circa tre quarti d’ora. Provava ancora uno strano senso di sconforto al ricordo di ciò che era accaduto poco prima.

 

“Bye bye Malfoy!” Gli aveva detto con tono di beffa, andandosene dalla stalla.

“Hai già finito?!” Aveva esclamato lui, prima di riuscire a bloccarsi.

“Certamente! Non sono impedita come te, riesco a fare qualunque cosa nel migliore dei modi!”

Lui l’aveva guardata biecamente, e aveva detto in tono cattivo: “Ti sbagli di grosso, Weasley! Il fatto è che tu sei molto più abituata di me a maneggiare gli escrementi, visto che fin’ora hai vissuto in una fogna.” 

Il viso di lei si era subito incupito, e aveva continuato a guardarlo con faccia offesa mentre si dirigeva verso la villa. “No Malfoy, è l’essere a contatto quotidianamente con persone come te che mi ha reso più facile questo lavoro. Anzi, oserei dire quasi piacevole: almeno quel tipo di me**a non rompe le palle.” E, così dicendo, se n’era andata via, di pessimo umore.

 

Sì, provava sconforto perché… perché aveva capito di averla offesa, e questo stranamente non gli procurava il solito piacere.

E, pensandoci bene, il fatto che non riuscisse più neanche a divertirsi ad umiliare la Weasley lo faceva incavolare tantissimo! Diamine, ma che cosa gli stava accadendo?! Era stato già messo in chiaro che fra loro due non doveva esserci nulla… allora perché lui si sentiva in colpa per averla fatta stare male?

E soprattutto, perché lei si era offesa? Lui Gliene aveva sempre dette anche di peggiori… eppure solo ora quella stronzetta ben pensava di sentirsi ferita. Certo, ora aveva capito: lo stava facendo a posta… lo voleva provocare!

Eh no… ma adesso l’avrebbe sentito! Eccome se l’avrebbe sentito!

 

Si levò la tuta, rimasta quasi completamente pulita dato che lui si era preso la cura di stare il più lontano possibile da quelle feci puzzolenti (e questo era uno dei motivi per cui aveva ritardato tanto: pulire una stalla tenendo la pala per la punta del manico mentre con l’altra mano si tappava le narici, non è certamente una maniera molto rapida per ultimare quel tipo di lavoro), gli stivali di gomma e la cuffietta che aveva usato per proteggere i suoi splendidi capelli platinati, e salì correndo verso le stanze della rossa.

Quando vi entrò, però, si accorse che lei non era lì.

Provò a cercarla ovunque nelle salette che appartenevano ai suoi appartamenti, ed entrò perfino in bagno… ma di lei nessuna traccia. Dove diamine si era cacciata?!

Bene, l’avrebbe trovata dopo… ora il suo corpo urgeva una profonda pulizia disinfettante.

 

Quando entrò in camera sua, rimase allibito. Chi diavolo si era permesso di aprire tutte le finestre?! Ora c’era una corrente tremenda, senza contare che l’aria che entrava era anche piuttosto fredda. Ah, ma se era il suo elfo Tims… lo avrebbe preso a calci per il resto della sua vita.

 

Afferrò la bacchetta, poggiata sopra un comodino vicino al letto, e stava per chiudere le finestre con un solo colpo, quando il suo sesto senso lo avvertì che nella stanza lui non era solo.

Sì guardò intorno. Strano… sembrava non ci fosse nessuno.

Guardando meglio però, si accorse che il telo del baldacchino era leggermente reclinato al centro, come se ci fosse poggiato qualcosa. Silenziosamente attuò su di se un incantesimo di levitazione, e volò fino a trovarsi anch’egli sopra il telo, dove si poggiò senza fare alcun rumore.

 

Ginevra Weasley era lì, vestita con un leggero abito color panna, seduta a gambe incrociate, con una mano che teneva il bel visino circondato dai capelli rossi, lasciati sciolti.

Sentiva chiaramente il suo dolce profumo di fragole… già, da un po’ di tempo stava usando questa fragranza che, doveva ammettere, le si addiceva di più.

 

Era così preso da quella visione che si dimenticò totalmente di mandarla via a pedate, come invece avrebbe fatto in un qualsiasi altro momento.

Però ora… ora si era accorto che era un po’ giù di morale. Ed era strano vedere Ginevra Weasley giù di morale.

 

“Io non ci capisco più niente. Perché tuo padre è venuto qui, e invece i miei fratelli non sono ancora giunti? Io li voglio rivedere.” Disse la ragazza, senza nemmeno guardarlo in faccia.

 

Draco fu colpito dalle parole della rossa. Era strano sentire che qualcuno fosse davvero così affezionato alla propria famiglia.

Non che lui non lo fosse… ma l’unico membro che aveva mai amato davvero era sua madre, e lei gli era stata portata via. Dunque, vedere la sera prima il padre nella villa, non aveva provocato in lui alcun sentimento. Pura e semplice indifferenza, come sempre del resto nei suoi confronti.

Ora capiva perché lei si era allontanata con quel viso scuro dalle stalle: non per quello che le aveva detto, ma perché lui le aveva fatto tornare in mente i suoi familiari.

Finalmente anche i pochi residui della rabbia che aveva provato prima scomparvero, lasciando il posto ad una strana tranquillità.

“Non possono venire: questo è un luogo segreto, come è anche segreta la vita dei loro abitanti.

Solo quel rosso che ti ha accompagnato qui sarebbe potuto tornare, perché sapeva dove si trovava.”

“E Charlie è impegnato col lavoro…

Comunque, è vero ciò che dici? Nessuno sa degli Sprint?” Chiese la ragazza, voltandosi a fissarlo.

“Tutti nel mondo magico credono che gli Sprint siano stati uccisi dall’Oscuro Signore, ma così non è avvenuto.”

La rossa sorrise, abbassando di nuovo il capo. “Tuo padre li ha salvati…”

Draco corrugò la fronte. “Come facevi a saperlo?”

“Oh… puro e semplice intuito- si sbrigò a rispondere lei- altrimenti, non si sarebbe spiegato come mai proprio un mangiamorte conosce la locazione di questa villa.”

Draco alzò un sopracciglio, stupito dalla velocità di ragionamento della ragazza. “Qua non possono giungere nemmeno lettere. E’ per questo che non hai sentito più nessuno.” Continuò a spiegarle, con voce atona.

“Oh….

Beh, se avessi saputo queste notizie prima, mi avrebbe fatto molto piacere.”

Draco ghignò. “Paura che fossero finalmente felici di essersi liberati di te?! Io lo sarei al posto loro!”

“Lo immagino. Ma tu non sei al posto loro: tu sei qui vicino a me… per mia sfortuna! E purtroppo puzzi anche in maniera inaudita!” Aggiunse, sorridendogli divertita. “Va subito a farti un bagno!”

“Allora va via dalla mia stanza!”

“No! Sto bene qui!”

 

“Vuoi per caso che mi spogli davanti a te?!” Asserì il biondino, inchinandosi sul suo volto.

 

Mai l’avesse fatto.

I loro sguardi si incatenarono di nuovo… e questa volta purtroppo non c’era molta rabbia in nessuno dei due, perché qualcuno prendesse la saggia iniziativa di allontanarsi dall’altro.

Solamente quando le loro labbra si sfiorarono leggermente, e un brivido percorse la schiena di entrambi, Ginny si svegliò e si allontanò bruscamente da Draco, movendosi a scendere dal baldacchino e dirigendosi verso l’uscita della stanza.

“Non è possibile! Ma tu sei un diavolo tentatore! Assurdo! Cavoli! Cavolo cavoli cavoli! Stavo per baciare volontariamente un Malfoy!” Gridò mentre se ne andava via.

Draco, ancora sbalordito e un po’ stordito dalle emozioni che velocemente lo avevano invaso, rimase circa cinque minuti seduto sul baldacchino, fino a quando si decise di scendere e andare a farsi un bel bagno freddo.

Al diavolo, se per un così piccolo sfioramento di labbra con quella vipera si era sentito in fiamme, era davvero messo molto male…

 

 

 

 

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RINGRAZIAMENTI

 

Grazie a: Minako-chan(sempre troppo gentile!); ruka88(divertiti!); Lore(oh, grazie per l’appoggio!); aletheangel; Romana (esagerata, addirittura ti stampi i miei capitoli! Ti farà male stare così a stretto contato con la mia scemenza acuta! Cmq…divertiti!).

 

Amaranta: Lucius con i capelli blu?! Oddio… sembrerebbe una strana razza di alieno! Già Draco sarebbe tutto uno spettacolo, eheheh…!

Ciaooo!!!

 

Mirai: No, diciamo che la signorotta ha pensato che finalmente si fossero dati una calmata… non è così perfida da sghignazzare sotto i baffi! Anzi, è una persona piuttosto semplice!

Ohhh, beh… se mi ritrovassi Draco vicino a me nel letto una mattina… se è proprio il Draco che immagino io (l’attore che hanno scelto non mi piace, ne ho trovato uno che secondo me lo rende meglio!)… puoi stare certa che non mi controllerei affatto, eheheh!!!Ciaooo!!!

 

Fanny: ohh, sono felice che ti siano piaciuti quei due Slytherin!!! Per quanto riguarda Charlie… come vedi, ci sono numerosi impedimenti, e ho paura che Ginny non lo vedrà a lungo…!

E per lo sfondo colorato… ho rimediato!!! Avevo effettivamente paura che rendesse faticosa la lettura, ma siccome nessuno aveva confermato questo sospetto, ho lasciato perdere!!!

Ciaooooo!!!!! ;D

 

Athena: wow, una nuova lettrice!!! Sono felicissima che la fic ti sia piaciuta!!! Come hai potuto vedere in questo cap c’è stato un altro quasi-bacio, eheheh, che li ha molto scombussolati entrambi!!! Il carattere di Blaise piace assai anche a me, e per quanto riguarda Ted… non lo ho descritto molto, ma lo voglio rendere come un ragazzo dolce, sebbene molto sicuro di sé come è di norma per ogni Slytherin.

Grazie tante per i complimenti, sei davvero TROPPO gentile!!! Ciaooo!!! :D

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Capitolo 16
*** Strane Ragazze ***


Theodore si appoggiò allo stipite della finestra, da lui appena aperta, e si mise a fissare le acque scure del lago illuminate

Strane Ragazze

 

 

 

Theodore si appoggiò allo stipite della finestra, da lui appena aperta, e si mise a fissare le acque scure del lago illuminate dal chiarore della luna piena.

Era la prima volta che veniva in questa strana stanza circolare, che probabilmente doveva essere l’antica classe di astrologia, senza la compagnia di una ragazza.

Ma quella notte la sua mente era pervasa da ben altri pensieri.

 

Da una settimana oramai era tornato ad Hogwarts dopo l’esperienza presso la famiglia Sprint.

Il giorno prima, venerdì, si era recato a casa sua per passarvi il fine settimana, come richiesto dalla volontà di suo padre. Ed era stato spiacevolmente sorpreso di trovarvi un gran fermento. C’era una strana atmosfera di sadica allegria nella sua ricca villa, che lo aveva tenuto sulle spine per tutto il periodo in cui vi era rimasto.

Oltretutto, le parole di suo padre continuavano a ripetersi continuamente nella sua testa, aumentando sempre più la sua angoscia.

“Presto il tuo più grande desiderio diverrà realtà, figlio mio. Molto presto!” Gli aveva detto, prima che le fiamme verdi lo tele-trasportassero in uno dei camini di Hogsmead, da cui tornò al castello.

 

Ne aveva parlato con Blaise, e anche su di lui quelle due piccole frasi avevano gettato grande angoscia, tant’è che aveva chiesto a Pansy se sapeva qualcosa di più specifico sugli ultimi avvenimenti della cerchia dei loro padri. Lei si era limitata a scuotere la testa, affermando poi che, tuttavia, i suoi genitori parevano molto allegri ultimamente, e continuavano a mandarle lettere in cui le dicevano di tenersi pronta, che il grande momento era quasi giunto, e che le avrebbero fatto sapere in seguito che cosa avrebbe dovuto fare.

“Forse hanno ancora anticipato l’iniziazione.” Aveva aggiunto poi, con una scrollatina di spalle, quasi stesse parlando di un’insulsa sciocchezza.

 

Se si trattava davvero di quello, probabilmente il loro soggiorno ad Hogwarts sarebbe stato più breve del previsto. Mancava ancora una settimana a Pasqua, ma se i mangiamorte erano già così in fermento, significava che lo stufato in pentola era già pronto.

 

“Signor Nott, che cosa ci fa lei qui?!”

 

Un brivido freddo gli trapassò la schiena. No…non la McGranitt… fra tutti i professori che potevano scoprirlo lì, non proprio quella vecchia racchia arcigna!

Si voltò lentamente, mentre la sua mente cercava di inventare una scusa buona per cui si lui dovesse trovare lì a mezzanotte, e quando vide chi in realtà aveva davanti, sgranò gli occhi.

 

La biondina, dal canto suo, scoppiò in una sonora risata.

“Ah-ah! Ti ho burlato! Ci sei cascato!” Lo canzonò poi, avvicinandosi a lui saltellando e tenendosi con le mani la lunga camicia da notte da Barbie, fatta di seta rosa e pizzo bianco.

“E tu che ci fai qui?!” Disse lui, ancora allibito, senza però riuscire a fare a meno di sorriderle.

“Oh no, signorino bello!- fece quella, scotendogli un ditino davanti al viso- Tu che ci fai qua! Non è dal Nott che conosco venire in questa stanza senza una ragazza!”

“Beh, anche io ogni tanto ho bisogno di una vacanza…” Mormorò lui, ridacchiando.

“Mica me la dai a bere, e chi credi di avere davanti?!”

“Mmmh… questo non l’ho ancora capito… non mi spiego infatti come mai facciano entrare in questa scuola anche le mocciosette viziate e capricciose… e oltretutto completamente folli!”

“Beh, se fanno entrare i brutti mostri cattivi come te, a maggior ragione fanno entrare le belle e brave bambine come me!”

“Brave bambine?! Una brava bambina a quest’ora dorme, non se ne va a spasso per la scuola!”

“Ma io non avevo sonno, e così sono venuta a passeggiare… e ti ho visto tutto solo soletto e così ho deciso di seguirti. Mi mancavi. E’ da una settimana che non ti vedo… e te l’avevo detto che mi avrebbe fatto piacere stare con te ogni tanto!”

“Dì pure che volevi trascorrere una notte di fuoco con l’idolo di tutte le ragazzine di Hogwarts…” Le disse lui malizioso, alzando un sopracciglio e rivolgendole uno sguardo sensuale.

“Mmmh… sì, effettivamente non mi dispiacerebbe! Ma prima di saltarti addosso vorrei sapere perché sei qui e perché sei triste.”

 

Ted la guardò un secondo in silenzio, stupito sia dalla sua spontaneità sia dal fatto che fossi riuscita a leggerlo così profondamente nell’animo. “Non sono triste!” Mentì poi.

“Sì che lo sei, te lo leggo negli occhi: e io sono molto brava in questo. Beh… più o meno. Non sono mai riuscita a smascherare le frottole di Ginevra, anche se penso che solo un’entità superiore abbia il potere di fare ciò; però solitamente sono bravina in questa materia.

Allora mio bel cavaliere, che ti turba?”

 

Lui, che aveva seguito con attenzione tutto il suo discorso (stranamente coerente), sorrise, e le accarezzò una guancia. “Mi turba il futuro, piccola principessa.”

“Perché?”

“Cose troppo complicate… che non posso spiegarti.”

Lei lo fissò a lungo, poi scosse la testa. “Qualunque cosa sia, dovresti stare tranquillo: tu sei buono, e i buoni non devono mai temere nulla. Tutto per noi finirà sempre al meglio. Lo dicono anche nelle favole!”

“Siamo in guerra, Vanessa… e i buoni e i cattivi combattono entrambi, ed entrambi hanno perdite.”

“Non temere il futuro, prode cavaliere: esso non è ancora giunto e pertanto può essere previsto, può essere arginato... e può essere anche sconfitto. Chi ha coraggio e voglia di vivere, riuscirà a sconfiggere perfino la Morte!” Disse lei con voce profonda, che si sarebbe potuta reputare anche scherzosa se non fosse stato per il barlume di serietà che si leggeva nei suoi occhi.

 

Theodore abbassò lo sguardo, e rimase apparentemente a fissare il pavimento, immerso in realtà in profondi pensieri.

Nonostante tutto, quella ragazza aveva ragione. Il futuro non era ancora giunto, e lui si sarebbe potuto prodigare per scoprire che cosa esso serbava. Non era poi così difficile, dopotutto: doveva semplicemente andare da Lucius e chiedergli se c’erano novità. In fondo, sebbene per ragioni a lui ignote, neanche il vecchio Malfoy voleva che il figlio seguisse le sue orme, e non avrebbe dovuto avere problemi ad aiutarlo.

Sì, avrebbe fatto così. L’indomani mattina, domenica, si sarebbe recato a Malfoy Manor.

Lucius doveva per forza essere informato delle novità, e non gli avrebbe mai negato l’appoggio di cui necessitava.

 

“Allora, tutto a posto?” Chiese Vanessa, sorridendogli, mentre lui alzava finalmente il capo.

“Sì…”

 

Lei rimase un po’ in silenzio, continuando a fissarlo. Poi scoppiò a ridere. “Va bene, non oso nemmeno rimproverarti perché non hai ringraziato il mio gentile consiglio… sei pur sempre uno Slytherin, per Morgana! Però… in qualche modo mi dovrai pure ringraziare!” E, così dicendo, gli saltò letteralmente addosso, come una settimana prima in biblioteca, circondandogli la vita con le sue esili gambe e il collo con le braccia.

Lo fissò per un attimo negli occhi, stupiti e divertiti assieme, poi si chinò su di lui e lo baciò lentamente sulle labbra, finché Ted, esasperato da quell’aperitivo e desideroso di passare al primo piatto, la strinse al suo petto con più fervore, facendosi spazio con la lingua fra le sue labbra leggermente dischiuse, e andando a giocare sensualmente con la sua.

 

Quando finalmente si staccarono, lui si mise a ridere, facendo mettere il broncio alla ragazza.

“Se non ti è piaciuto dillo subito, così torno immediatamente all’attacco!”

“No...no… per la barba di quel rincretinito di Silente!- rispose lui, facendola sedere sul davanzale della finestra e baciandole il nasino, che lei storse subito dopo per via del solletico che le faceva- Mi stavo solo chiedendo perché diamine io e te siamo riusciti a legare subito, mentre Draco e Ginevra sono ancora sul piede di guerra!”

“Beh, mi pare ovvio! Loro sono due idioti!

E poi, ti pare una cosa carina da fare?! Baci me e pensi a loro due! Mi dovrei sentire tradita!”

“No, stai tranquilla… questo pensiero ce l’avevo in testa già da quanto ti ho incontrata, e mi è rivenuto in mente appena ci siamo…lasciati!”

“Mmm... vabbè, ti credo, anche perché non ho molta voglia di discutere a parole ora, con te! E poi… mi fa piacere sapere che anche tu in quest’ultima settimana mi abbia pensato! Sai, perché il tuo bel faccino e il tuo bel culetto sono stati la mia ossessione costante fino ad oggi, e ho paura che continueranno ad esserlo per molto, mooolto tempo!”

Blaise scoppiò a ridere… certo che quando si trattava di schiettezza, Vanessa era davvero una maestra!

 

“Oh, basta! Te l’ho già detto, devi usare quella bella bocca per fare ben altro questa sera!” Ribatté lei, fondandosi di nuovo sulle labbra di lui, e impedendogli qualsiasi altra azione.

 

 

 

 

Ginevra e Draco avevano passato quell’ultima settimana cercando di manifestare nei confronti dell’altro completa indifferenza. Anche se… quando vedevano il nemico distratto, si mettevano a spiare le sue mosse per timore che stesse programmando qualche piano ai propri danni.

Dopo quell’ultimo sfioramento di labbra, inoltre, tentavano in tutti i modi di non guardarsi negli occhi. Perfino quando si insultavano, guardavano altrove invece che all’avversario… e chiunque li avesse visti camminare l’uno di fianco all’altro con lo sguardo rivolto verso la parete al proprio fianco, mormorando apparentemente ad essa le offese più ingiuriose che si potessero rendere a parole… probabilmente li avrebbe presi per dei pazzi psicopatici degni di essere ricoverati in una cella segreta nei sotterranei del San Mungo per una terapia intensiva a scopo riabilitante.

 

Fu proprio per gli avvenimenti degli ultimi tempi che Draco si stupì assai di trovare, quella mattina, la rossa sdraiata nel suo letto, dall’altra parte del materasso, stesa a pancia in su e intenta a controllare la possibile presenza di doppie punte nei suoi lunghi capelli mossi.

Il biondino non riusciva proprio a capire come quella stregaccia, quando le girassero le lune al contrario, riuscisse sempre ad entrare (senza nemmeno bussare) nella sua stanza, e ad accoccolarsi nel suo letto o sul suo baldacchino, dopo aver naturalmente spalancato tutte le finestre, senza che lui si accorgesse di nulla.

A dire il vero, non riusciva nemmeno a capire quale strana forza la spingesse ad entrare nella sua stanza… che pareva oramai diventata il suo luogo preferito ove liberarsi della noia, dell’agitazione… e naturalmente della rabbia (questa soprattutto veniva scagliata contro il suo abitante.).

Oramai il povero Slytherin aveva perso perfino l’impulso di cacciarla via a pedate. Quando la vedeva, si limitava a sospirare esasperato.

“Che diamine ci fai tu qui?” Borbottò, mettendosi a sedere, mentre il lenzuolo scivolava giù e mostrava i suoi bei pettorali, che Ginevra, naturalmente, nel voltarsi squadrò con molto interesse, per poi finalmente bloccare il suo sguardo sugli occhi di lui.

“Sai, stanotte ho pensato.” Disse, seria.

“Oh, che bella notizia… è stato faticoso?!” Replicò Draco, sistemandosi le braccia dietro la testa e rivolgendole un piccolo ghigno.

Lei rimase in silenzio, continuando a scannerizzare tutta la sua figura dall’alto al basso, e addirittura, per facilitarsi l’operazione, si mise seduta e andò avanti così per tre minuti buoni, ossia finché Draco non la bloccò. “Beh, si può sapere che hai da guardare?!”

Lei ritornò a fissarlo negli occhi, corrugando leggermente la fronte. “Sono giunta ad una conclusione: non serve a niente che noi due ci stiamo alla larga. In fondo, mi pare abbastanza ovvio: tu piaci a me e io piaccio a te. Senza contare che io sono in astinenza da qualche mese. Dunque, se ci viene l’impulso di saltarci addosso, non dovremmo frenarci: in fondo, si tratta solo di attrazione fisica.” Spiegò poi, con l’aria di una professoressa che stesse spiegando ai suoi alunni un difficile concetto di chimica.

 

Draco la fissò un attimo. Un’altra cosa che non si riusciva a spiegarsi di Ginevra Weasley, era come mai ogni tanto si mettesse a riflettere e riuscisse perfino a tirarne fuori qualcosa di decente. E, soprattutto, come facesse a parlare di una cosa del genere tanto semplicemente. Una normale Gryffindor sarebbe arrossita, no? Quella ragazza era sempre più strana.

 

“Dunque, se io adesso avessi voglia di…” Mormorò il biondino, allungandosi verso di lei e accarezzandole la gamba che Gin aveva lasciato inconsapevolmente scoperta nella sua posa ben poco aggraziata.

Subito però Ginevra lo scacciò via.

“No, te lo scordi. Non vado a letto con il primo che capita per semplice attrazione, questo è uno dei miei principi fondamentali! Altrimenti adesso mi sarei già scopata mezza Hogwarts, eh!”

“Non dirmi che stai ancora aspettando il grande amore per farti sverginare, Weasley!” Asserì Draco, fissandola con scherno.

Lei alzò le sopracciglia e gli rivolse uno sguardo di fuoco, profondamente irritata dalla volgarità con cui le si era rivolto e dalla sua faccia, che in quel momento avrebbe preso molto volentieri a schiaffi. “Non penso che esista il grande amore, Draco Malfoy, e se pure esistesse non penso che riuscirei a trovarlo, dato che nel mondo siamo all’incirca sei miliardi di persone!

Diciamo solo che mi basta solo sincero affetto… e quello sono capaci di provarlo più o meno tutti, non solo l’anima gemella.”

 

Draco rimase muto, a fissarla. E dire che pensava che la rossa avesse ancora la mentalità di una bambina che crede nelle favole… a quanto pare era più adulta di quanto lui credesse.

Poi ghignò di nuovo. “Mi stai dicendo che tu sei già stata a letto con qualcuno?!”

Ginny alzò gli occhi al cielo: era ovvio che lui capiva di ciò che lei diceva solo quello che gli andava! “Esattamente. E ti sto anche dicendo che non avrò mai e poi mai intenzione di venire a letto con te, dato che fra noi non ci sarà mai nient’altro.”

“Io di questo non ne sarei tanto sicuro, Weasley.”

“E perché mai, Malfoy?”

“Perché, come già ti ho detto una volta, siamo più simili di quanto tu creda…”

 

Lei sbuffò, e con un salto si alzò dal letto. “L’unica cosa che ho in comune con te Malfoy, in questo momento, è la punizione che stasera dovremmo affrontare insieme. Addio!”

Disse, dirigendosi verso l’uscita della stanza.

 

“Come, nemmeno mi saluti a dovere dopo il bel discorsetto che mi hai fatto?!”

“Nemmeno per sogno: peggio per te che sei un gran pezzo di stronzo e sei riuscito comunque a farmi passare il buonumore. Io ora vado un po’ a cavallo. Tu… beh tu fa quello che vuoi, stattene a letto, ripassati le lezioni, guardati allo specchio, limati le unghie, fatti un bagno… affogati se ne hai voglia, così farai un piacere a tutto il mondo.

Sarebbe la prima buona azione di tutta la tua vita… incredibile!” Borbottò sarcastica, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Draco, una volta che fu scomparsa, ridacchiò tra se e se. Gli piaceva farla arrabbiare… quando s’infuriava, gli veniva ancor più la voglia di stringerla a se e baciarla, abbracciarla e carezzarla fino a quanto non fosse riuscito a farle tornare il buon umore. Gli piaceva poter essere il completo padrone delle sue emozioni… e da quel momento in poi finalmente quel suo capriccio sarebbe divenuto realtà.

 

O almeno così lui credeva. Peccato che non contasse il piccolo fatto che anche Ginny era molto abile nel tenerlo fra le sue spire… abile almeno quanto lui.

 

 

 

Ginny si avviò con tutta tranquillità, ed anche molta noia, verso le stalle. Era già in ritardo per la sua punizione, ma non gliene fregava proprio nulla. Quella era una delle sue solite giornate no: ossia quel cretino di Malfoy le aveva fatto salire un malumore così grande, che le sue condizioni di apatia e sarcasmo erano arrivate a livelli indicibili per quanto estremi, tant’è che sarebbe riuscita a rimanere indifferente anche se il mondo le fosse crollato addosso in quel momento stesso.

 

Quando arrivò a destinazione, però, si accorse che nemmeno lui c’era. O, perlomeno, non la stava aspettando all’ingresso per farle una bella ramanzina, e magari minacciarla di riferire a Roger della sua negligenza verso gli impegni impostile, come si era immaginata strada facendo.

 

Ma… meglio così. Magari sarebbe riuscita anche a ritornare un poco normale senza la sua presenza.

Così, svogliata, prese la pala e…

….

Stava per raccogliere il primo accumulo di sporcizia, quando sentì uno strano rumore provenire dall’altra estremità dell’edificio. Un po’ perplessa, e sempre tenendo stretta la pala nella mano, si diresse verso quella parte, e quando vi arrivò rimase del tutto sbalordita.

 

Malfoy era lì, tutto perfettamente imbacuccato con stivali, guanti, tuta, cuffietta e una mascherina che gli copriva la bocca, e… beh, non è che stesse propriamente facendo il suo lavoro.

Teneva una bacchetta in mano- sì, una bacchetta, nonostante la prof avesse loro ordinato di fare tutto a mano- e sembrava stesse modellando con la magia, una montagna di escrementi poco più bassa di lui che gli stava davanti.

 

“Che cosa stai facendo?” Gli chiese Ginevra, sempre più allibita.

Lui si voltò, e da sotto la mascherina le rispose: “Vieni qua e lo vedrai meglio.”

Ancora titubante, Ginevra gli lanciò uno sguardo scrutatore, per poi voltarsi a fissare … ehm…

“Che ne dici, eh? Sono un vero artista!” Mormorò Malfoy, entusiasta.

 

Ginny, ancora allibita, non trovò nulla da dire. Quel bambinetto cretino aveva fatto una statua a sua immagine e somiglianza con la cacca.

 

“Effettivamente differisce dall’originale per il profumo, essendo questo molto più sopportabile… però per il resto, materiale compreso, è perfettamente identica!” Asserì il ragazzo, con aria da intellettuale.

 

Ginny scosse la testa, e ridacchiò un poco.

Beh… nonostante tutto, per quanto fosse impensabile, Malfoy era riuscito a tirarla fuori da quel baratro di grigiore assoluto dov’era caduta.

“Malfoy, ma come sei stato gentile! Non pensavo mi amassi così tanto da stampare ovunque la mia immagine!”

“Non lo pensavo neanche io, se è per quello. A dire il vero, ero convinto di averlo fatto solo per farmi quattro risate alle tue spalle!” Ghignò lui.

“Beh… adesso che sai la verità sui tuoi sentimenti, non potrai che sentirti felice, no?!

Anzi, sai che ti dico? Ricambio il favore!” E, così dicendo, impugnò per bene la sua pala e prese da un angolino un po’ di escrementi freschi, aggiungendone poi sopra degli altri secchi. Mescolò un po’ il tutto, e alla fine disse: “Voilà! Anche meglio dell’originale! Sono davvero divina, non c’è che dire!”

 

Malfoy guardò perplesso il mucchietto di feci ai suoi piedi, poi sollevò lo sguardo per incontrare quello divertito di lei.

“Ah ah.” Esclamò, con tono sarcastico, facendo scoppiare la ragazza in una fragorosa risata.

 

“Per Lancillotto! Basta!” Borbottò Ginevra dopo cinque minuti buoni passati a ridere sotto lo sguardo impassibile di Draco, che sembrava essersi trasformato in una statua di marmo talmente era fermo.

 

La ragazza afferrò di nuovo la pala, che nella foga del momento aveva lasciato cadere, e ridacchiando ancora un pochino si diresse verso l’altra estremità della stalla. Era ora di cominciare la punizione!

 

Appena la vide iniziare il suo lavoro, Draco scosse la testa e la imitò.

“Cretina.” Mormorò poi dopo un po’, sorridendo però lievemente sotto la mascherina.

 

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RINGRAZIAMENTI

 

 

 

Grazie a: Emi_emi; terry (sì, è incentrata su quella coppia! Ma la storia si svilupperà nel mentre, non iniziò subito dal loro amore); julie91; Lore; Mary; Kristel; aletheangel (sta tranquilla, esaudirò molto presto questo tuo desiderio!).

               

Mirai: oh sì, come hai visto Ted e Vany hanno avuto modo di conoscersi molto bene…eheheh! Per quanto riguarda un innocente bacetto completo… penso che nel prossimo capitolo potresti essere accontentata sai? Come hai visto, in questo ci sono già le premesse per tutto quanto…!

Per quanto riguarda l’attore… beh… sarà perché sono una sua fan sfegatata, ma penso che Jude Law non ci starebbe tanto male! Ok che è un tantino grandicello… però penso che ci stia bene, soprattutto se me lo immagino col carattere dell’ultimo film che fatto con Gwineth Paltrow e Angelina Jolie… il carattere di Gwin là poi mi ha ricordato un poco quello di Ginny, eheheh!!! Ciaooooo!!!

 

Fanny: ho letto la tua ff… è davvero troppo caruccia, mi ha divertito un sacco! Era da un po’ che non mi mettevo a ridere nel leggere una storia!!! Continua così, bravissima!

Grazie per i complimenti, come al solito… e per i commenti!!! Come hai potuto vedere, Vany e Ted stanno praticamente assieme, eheheh! Hanno fatto parte di quello che tu (penso) ti immaginavi facessero nella stanza a cupola!!! Secondo me, stanno davvero bene assieme…!!!

Comunque…buon week-end!!! Ci leggiamo quando torni!!! Ciaooooo!!!;D

 

Tink: sai che io sono molto magnanima e, insieme ad un mucchio di pedate, propago sempre la mia benevolenza ovunque!!! Quindi, stai tranquilla, sei stata perdonata!!!

Le coppie che hai centrato sono perfettamente esatte… e ho la vaga sensazione che non muteranno affatto, data la mia scarsa fantasia e la mia poca voglia di fare casini anche con loro… bastano Ginny e Draco per farmi saltare i nervi!!!

Per quanto riguarda Satin.. eh eh eh eh eh(risata sadica)… sarò molto crudele.

E, ultimo avviso, per l’evoluzione della storia fra quei due cretini orgogliosi ti basterà (penso) aspettare al prossimo capitolo!!!! Ciaoooooooooo!!!! :D

 

Minako-chan: ciaoooooooooooo, mia centocinquantesima e centocinquantunesima recensitrice!!!! Posso dirti che sei proprio folle??????? Mi hai fatto morire dalle risate!!!!! Grazie, grazie umilmente per la tua generosità nel prodigarti a commentare questo mio piccolo obbrobrio, mi fa tanto piacerissimo!!!! E, credimi quanto ti dico che sei davvero troppo gentile!!!

Un bacione!!!!!! Ciauuuuuuuuu!!!!! :D

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Capitolo 17
*** Avvenimenti Inaspettati ***


“Ti avverto… a mio zio non sono mai piaciute le visite

 

Ehm…. Salve a tutti, sono Kishal!!!

Mi spiace infinitamente per il terribile e imperdonabile ritardo con cui ho aggiornato, ma… mio padre mi ha sequestrato il pc, come molti di voi avrete immaginato!!! Non sapete attraverso quali oscure magie sono riuscita a riappropriarmene per un giorno, e ho scritto il continuo della storia che ora ho pubblicato. Comunque, volevo farvi sapere che a settembre dovrei rientrarne finalmente in possesso, e dunque potrò di nuovo aggiornare periodicamente, sebbene non così spesso come facevo prima.

Spero che ci sia qualcuno ancora disposto a seguire questa mia storia, e soprattutto, ancora disposto a farmi sapere il proprio parere!

Spero di non avere irreparabilmente offeso i miei recensori… ma capitemi, non è stato un tradimento volontario, ma dettato dal volere supremo!!!

Vi ringrazio infinitamente per le recensioni che ho ricevuto per gli scorsi capitoli, e a cui per questa volta non posso rispondere adeguatamente perché non ho internet (pubblico attraverso una mia amica… vedete in che condizioni sono!!!).

Mi sono accorta che la storia ‘del patto’ dovuta al repentino cambiamento di mentalità di Ginny, ha sbalordito un po’ di gente. Beh, vedete… inizialmente Ginevra era convinta di potergli resistere, ma poi si è accorta che purtroppo la sua forza di volontà sta scemando sempre di più. Così, per evitare di trovarsi spiazzata davanti al fatto compiuto, preferisce essere previdente.

Per quanto riguarda Draco… lui oramai le lascia fare tutte le cavolate che vuole… tanto ha capito che fa e disfa tutto da sola, e che alla fine comunque ciò che vuole lei corrisponde sempre anche a ciò che vuole lui!!! Spiegazione esauriente??? Spero di sì!!!!!!

Ora… questo capitolo lo ho fatto più lungo per farmi perdonare!!! Spero vi piaccia!!! Vi avverto che, da questo momento in poi, gli avvenimenti prenderanno pieghe mai immaginate da nessuno di voi, ehehehe!!! Ah, e potete stare tranquilli… ora so che fine avrà la storia, dunque non scrivo più proprio a caso, ihihihihih!!!!

Per quanto riguarda la pubblicazione del sesto libro da parte della nostra cara Rowling… beh, la mia storia oramai è indipendente e dunque non seguirò i piani dell’autrice madre.

Ciaooooo!!!!! :p

 

 

 

 

 

Avvenimenti Inaspettati

 

 

 

 

“Ti avverto… a mio zio non sono mai piaciute le visite. Specie quelle inaspettate.” Disse Blaise, camminando a testa alta e con le mani in tasca per il lungo corridoio scuro, seguendo l’elfo domestico che aveva accolto lui e l’amico quando erano apparsi nel camino.

“Di questo ne ero già certo… da qualcuno Malfoy doveva pure aver preso.”

“Bene, allora saprai che s’infurierà ancora più nel sapere che siamo venuti qui a chiedergli di spiattellarci gli affari suoi.”

“Ho imparato qualche incantesimo di protezione…”

“Per l’Avada Kedavra non ne esistono.” Ghignò Blaise.

Theodore lo guardò alzando un sopracciglio. “Se ti diverte così tanto morire, vorrà dire che gli chiederò di mirare prima a te.”

“Come sei gentile…”

“Ho sempre avuto un cuore dolce.”

“Già. Dolce come la tua bella Vanessa?” Sussurrò il moro, voltandosi finalmente a guardare il ragazzo al suo fianco negli occhi.

“Beh... vedo che non ti sfugge niente!”

“Considerando che stamattina quando sono andato a fare colazione vi ho visti avvinghiati contro un pilastro… no, effettivamente non mi sfugge niente.

Certo che però, metterti con una Gryffindor…”

“Mi spieghi che differenza fa oramai? Praticamente siamo dalla loro parte. I nostri ideali non sono poi così diversi.”

“Certo… se la vedi da questo punto di vista sono d’accordo con te. Ma, sai com’è, è una questione di tradizione… di colori… siamo avversari a tatto, insomma!”

“Ah no… ti posso assicurare che noi due a tatto siamo tutt’altro che avversari!” Sghignazzò Ted.

“Oh… risparmiami i particolari, per Merlino!” Mormorò il moretto, schifato, facendo ridere l’amico.

 

In quel momento l’elfo si fermò di fronte ad una porta. Grande, scura. L’ultima del corridoio. Metteva soggezione solo il guardarla.

L’animaletto tremò visibilmente per qualche istante, poi, lentamente, la aprì ed entrò al suo interno.

 

I due ragazzi rimasero in attesa per qualche minuto, mentre tutta l’ilarità di pochi attimi prima cessava.

Quando però la porta si spalancò del tutto, e da essa uscì rotolando l’elfo, si decisero ad entrare.

 

La stanza era immersa nella penombra. Le lunghe tende scure erano calate a coprire i raggi del giorno.

L’unica cosa illuminata, come ben s’avvidero, era il ritratto di una bellissima donna che sorrideva loro gentilmente dalla sua posizione esattamente sopra la porta… che si richiuse davanti a loro con un tonfo, facendoli lievemente sobbalzare.

L’immagine del dipinto ridacchiò, e scosse la testa. “Buongiorno ragazzi.”

“Buongiorno cara zia.” Rispose Blaise, educato.

“Buongiorno… signora Malfoy.”

“Caro, dovresti essere più gentile, non mi sembra un modo cortese di accogliere ospiti.” Disse poi Narcissa, con lo sguardo rivolto davanti a se.

“Ed infatti non sono ospiti.” Disse una dura voce al loro fianco, che li fece impallidire e voltare celermente.

 

Lucius Malfoy era lì, seduto nel piccolo salottino della biblioteca dello studio, immerso nell’oscurità. Solo il suo forte e aristocratico profilo, ed i suoi capelli, quasi bianchi da quanto erano chiari, rilucevano in quel buio.

 

“Buongiorno zio Lucius. Siamo dolenti di avervi disturbato…” Iniziò Blaise, riuscendo a mantenere un tono di voce sicuro.

“Credo che invece vi sia dolente il pensiero di come io potrei reagire a questa intrusione, nipote.” Lo zittì Lucius col suo tono di voce freddo e tagliente, alzandosi dalla sua postazione e dirigendosi verso di loro, che rimasero fermi lì, più per paura che per coraggio.

 

“Oh, avanti, Lucius! Penso che prima di buttarli fuori ti possa almeno prodigare a dare loro ascolto. In fondo, sono venuti qui di nascosto da Hogwarts, non è vero ragazzi?- i due assentirono brevemente, continuando a fissare la figura minacciosa davanti a loro- e se hanno rischiato l’espulsione ci dovrà per forza essere un motivo valido!” Lo rimproverò Narcissa.

“Certo. Un motivo valido… che a me non importa. Potevate almeno avere il buon gusto di preavvisarmi di questa vostra spiacevole giunta.”

 

“Avete ragione, ma… il tempo ci è scivolato tra le mani. Siamo arrivati a questa decisione solamente questa mattina, dopo averne parlato assai per tutta la notte.

Toglieremo subito il disturbo, ma vorremo che voi c’informaste di una questione.” Spiegò Theodore.

 

“Sentiamo qual è la vostra urgente richiesta, così importante a quanto pare da farvi rischiare la vostra pelle... non che valga molto, ma per vostra sfortuna è l’unica che avete.” Assentì Lucius, rivolgendo loro uno soddisfatto ghigno pieno di strafottenza- naturalmente, puro marchio Malfoy-.

 

“Abbiamo sentito delle voci… voci che dicono che l’iniziazione sia stata ancora anticipata. E vorremo sapere… se sono vere.” Mormorò Blaise.

 

Lucius rimase un attimo in silenzio. “E perché mai dovrei rispondervi? Non ci sono i vostri genitori per questo?”

“E’ un segreto… lo sa.” Rispose il ragazzo.

“Se è un segreto, come potete solo immaginare di sperare che io mi permetta di svelarlo a… voi?!” Disse l’uomo, alzando man mano la voce e pronunciando l’ultima parola con un tono particolarmente disgustato.

 

“Perché… perché lei sta dalla nostra parte, zio.” Ebbe il coraggio di replicare Blaise, tenendo perfino lo sguardo fermo sul parente.

 

Il ghigno che comparve sulle labbra dell’uomo fece vibrare entrambi. Lucius iniziò a camminare per la stanza, con quel passo aggraziato e silenzioso, ma pur sempre preciso e deciso, che lo faceva assomigliare tanto ad una belva in procinto di attaccare la sua preda.

“Dalla vostra parte…- ripeté, con voce divertita- frase molto interessante. E quale sarebbe la vostra parte?”

 

Il ritratto della moglie sbuffò silenziosamente, poggiandosi una mano sugli occhi con fare annoiato: figurarsi se il marito non si divertiva un po’ a giocare al gatto e il topo.

 

Blaise, dal canto suo, tentennò. Quella che Lucius fosse dalla loro parte era solo una sua supposizione… e se si fosse rivelata sbagliata il mangiamorte che aveva davanti non si sarebbe risparmiato dal lanciare loro un bell’Avada Kedavra.

Si chiedeva ancora come gli era saltato in testa di andare nella tana del lupo… diamine! Il coraggio spettava solo a quegli idioti Gryffindor! Lui era uno Slytherin, per Morgana… poteva almeno aspettare al sicuro nella sua bella scuola che i fatti supposti divenissero realtà, tanto in un modo o nell’altro avrebbe comunque ottenuto ciò che voleva.

E invece no, doveva fare l’eroe…

Era tutta colpa di Theodore… e di quella rompipalle della sua nuova ragazza che gli aveva annebbiato i pochi neuroni ancora funzionanti che aveva…

 

Ma ora non era il momento di pensare a ciò. Se sarebbe sopravvissuto, allora avrebbe ragionato un modo per farla pagare cara all’amico. Per ora, doveva mostrarsi deciso e sprezzante…perché si sa: l’odore della paura non fa che esagitare il predatore.

 

“La vostra, caro zio…” Rispose dunque Blaise, arrischiandosi in un giro di parole e significati che sapeva bene essere la sua sola scorciatoia per averla vinta e non esporsi. “La nostra parte… è sempre stata uguale alla vostra. Non dovreste nemmeno chiedercelo.”

 

 

Ci fu un momento di pausa, la cui durata fu relativamente diversa per le due parti… quel silenzio a Zabini e Nott parve letteralmente infinito, mentre vedevano cadere a ritmi sempre più elevati i grani di sabbia presenti nella loro clessidra della vita.

Quando Malfoy riprese a parlare, furono certi di essere invecchiati di almeno dieci anni… ma il sorriso divertito sulle labbra del biondo signore li rese anche sicuri del fatto che avrebbero avuto l’opportunità di continuare a vivere il tempo rimasto.

 

“Esattamente, la mia parte è sempre stata la vostra.

Ma se è davvero così… se voi siete fedeli alla nostra causa quanto me, per quale motivo siete venuti qua a chiedere informazioni su faccende che è stato deciso a voi dover essere precluse?! Forse non è di vostro gradimento eseguire gli ordini che il nostro Signore ci da?”

“Che non sia mai detta una tale falsità, caro zio…- continuò Blaise, recitando in maniera davvero divina la parte dell’ipocrita- noi due saremo sempre due fedeli di Voi- Sapete- Chi! Solo… volevamo farci trovare pronti al momento del raduno.”

 

“Una dote molto apprezzata nel nostro mestiere è di essere sempre pronti, in qualunque momento e in qualunque luogo, nipote. “

 

“Certo zio, capisco.”

“Ci scusiamo per il disturbo arrecatogli, signor Malfoy. Non succederà mai più.” Concluse Theodore.

“Oh, lo spero bene… per voi.”

 

Era un commiato. I due ragazzi, dopo aver sudato freddo per l’ultima occhiata raggelante che l’uomo rivolse loro, salutarono educatamente e si allontanarono in silenzio dalla stanza, e accompagnati dall’elfo domestico imbucarono il camino che li

riportò immediatamente ad Hogsmead.

 

Lucius, rimasto da solo con la moglie, si sedette sulla scrivania davanti al ritratto, e rimase a lungo immerso nei suoi pensieri.

 

“Lucius…”Lo chiamò dopo un poco la voce preoccupata della moglie.

 

L’uomo scosse la testa. “Sono stati degli idioti, Narcissa. Dei perfetti idioti. Se io non fossi stato… se io non fossi stato ‘dalla loro parte’, a quest’ora sarebbero solo un mucchietto di cenere. Non pensavo che la classe degli Slytherin fosse tanto peggiorata dai miei tempi…”

“Io non ne sarei così certa, Lucius. Sono venuti da te proprio perché avevano capito qualcosa… e nonostante i loro sospetti, comunque, non si sono esposti più di tanto.

Ricordati inoltre che tuo nipote non è affatto uno sciocco, e il figlio di Nott è totalmente l’opposto di quello stupido di suo padre. Se non fosse che la somiglianza con Ted sia innegabile, dubiterei che l’uomo che l’ha generato sia veramente il marito di sua madre! ”

Lucius ridacchiò, gli occhi che gli scintillavano di puro divertimento mentre guardava il ritratto della moglie. “Mi sono sempre chiesto come un angelo come te potesse trasformarsi alle volte in una vera e propria vipera…” Disse con affetto.

“Forse, perché non sono un vero angelo… Tu non te ne sei mai accorto, ma oltre a due belle ali da colombo e un’aureola in testa ho sempre posseduto anche due piccole corna rosse e una lunga coda lanceolata… Senza contare che ho sempre avuto anche una passione morbosa per i lunghi forconi che i nostri servitori utilizzavano per il giardinaggio…”

 

Lucius scoppiò a ridere di cuore. Aveva sempre amato quelle strane metamorfosi di sua moglie… un momento prima era dolce come una fata, subito dopo diveniva una brutta strega cattiva, e dopo ancora una piccola ninfa scherzosa. In qualsiasi sua trasformazione, comunque, era sempre riuscita a trasportare anche lui, a farlo smuovere da quell’abisso di tetraggine in cui era immerso il più delle volte.

Narcissa era stata il suo sole…

 

“Mi manchi.” Le disse, guardandola con gli occhi lucidi per la nostalgia.

Lei sorrise lievemente, mentre l’espressione birichina di poco prima lasciava spazio alla dolcezza. “Sono sempre al tuo fianco, Lucius… sempre. E non ti lascerò giammai solo. Né a te, né a Draco. Anche se, da quanto mi hai raccontato, lui ora ha anche un altro angelo custode al suo fianco.”

 

“La piccola Ginevra ti somiglia parecchio. E’ perfetta per Draco… e lui è ancora più perfetto con lei.”

“Lo so… La ricordo da piccola. Nonostante i suoi abiti fossero laceri e il suo aspetto semplice e lindo, i suoi occhi scintillavano di una forte vitalità, che la faceva risplendere anche tra le fanciulle più nobili di Hogwarts.

Sapevo che sarebbe divenuta una vera regina… almeno il suo nome - se non il suo aspetto- parlava chiaro fin da allora.”                                                

 

“Lei è la nuova stella di Draco… ora che tu non ci sei più, per causa mia. – sospirò Lucius- farò di tutto perché adesso la vita di nostro figlio sia degna di quella che spetta all’erede di un Malfoy e della più nobile fra i Black.”

“Lo hai sempre fatto Lucius, sempre… solo che hai ereditato da tuo padre quel brutto tarlo che lega la vostra vita a quella dell’Oscuro.

Sei stato molto coraggioso a liberare tuo figlio da questo destino… e anche assai giusto.”

“Ma lo avrei dovuto fare prima… sono arrivato troppo tardi.”

Il quadro di Narcissa sorrise. “Meglio tardi che mai, mio sposo. Meglio tardi che mai.

Ora va, devi avvertire Roger delle novità: altre vite innocenti dipendono ora da te.

E, questa volta, non devi arrivare in ritardo. Anche perché il tuo nemico ha molta fretta…”

“Sì. Voldemort ha di nuovo accelerato i suoi piani. La fame di vendetta su Harry Potter ormai è per lui insostenibile.”

 

 

 

 

“Io lo sapevo che era un’idea idiota… lo sapevo… certo che lo sapevo! Era tua, caspita, non poteva ovviamente essere un’idea intelligente! Perché ti ho dato ascolto, eh? Perché diamine ti ho dato ascolto?!” Gridò Blaise a Ted, una volta rientrati nella loro stanza.

“Perché sei un’idiota anche tu?!” Rispose l’amico, che semi-sdraiato sul suo letto con i piedi incrociati, aveva la testa impegnata in ben altri pensieri. Secondo lui infatti l’incontro non era stato poi così negativo… e anzi, anche se non esplicitamente, Lucius aveva dato loro le risposte che gli servivano.

E dato che l’affare era concluse, ora poteva anche occuparsi di faccende ben più piacevoli.

Chissà dov’era in quel momento la sua Vanessa…

 

“Ma possibile che io sia circondato da un intero branco di troll dal cervello ammuffito?!”

 

“Blaise… stai esagerando! E non è da te perdere la calma! Ferma un attimo il fiume d’ingiurie che sfocia imperterrito dalla tua boccuccia da nobile e onorevole Slytherin e ragiona su quello che è successo!” Sbottò Ted, teatralmente, abbinando le sue parole ad ampi gesti delle mani.

“E cosa sarebbe successo, sentiamo!”

“Beh… ci siamo salvati la pelle, amico!”

“Tu non ancora per molto…”

“Ma non capisci? E’ proprio qua il punto. Se il tuo caro parente non fosse stato davvero dalla nostra parte… ossia a sfavore di zio Voldie… adesso noi non saremo qua! E il fatto che ci abbia detto che dobbiamo essere sempre pronti… significa che davvero i nostri sospetti erano fondati!

Dobbiamo rimanere in attesa della giunta di Roger… e quindi è meglio che iniziamo a prepararci i bagagli.” Spiegò Theodore, alzandosi e fermandosi davanti al suo amico, che rimase a fissarlo, immerso nei suoi pensieri, per un bel po’, fino a che non replicò con aria scettica: “Secondo me tu leggi tra le righe frasi inesistenti, Ted.”

“Potrebbe essere… ma tenerci pronti non ci costa nulla.” Disse l’amico, con un’alzata di spalle, dirigendosi verso l’uscita della loro lussuosa stanza.

 

“Dove vai ora?”

“Voglio vedere Vanessa.”

“Attento a non affezionarti troppo a lei… non te la potrai portare in valigia!”

“Lo stesso vale per te con Pansy!”

“Oh… tengo sempre un posticino per i miei giocattoli, amico mio!”

 

Vanessa stava tranquillamente passeggiando sulle sponde del lago.

Una delle cose che amava di più della domenica, era che poteva finalmente indossare i suoi begli abiti di alta sartoria anziché la solita divisa scolastica che, a suo parere, non esaltava per nulla le delicate forme del corpo femminile. Ecco perché quella mattina aveva indossato una graziosa gonna a pieghe bianca e un giubbino rosa: doveva riscattare il suo corpo dalle ingiurie subite tutta quanta la settimana.

E, inoltre… doveva anche fare particolarmente colpo sul cavaliere che in quei tempi occupava interamente i suoi pensieri…

Peccato che lo avrebbe visto ancora per poco tempo.

 

“Ciao Theo!” esclamò la ragazza, appena sentì due possenti braccia avvolgerle le spalle.

“Mi aspettavi?” Chiese lui, sorpreso che lei lo avesse subito riconosciuto.

“Certo! Aspettavo che tu mi trovassi!”

“Beh, non è stato poi così difficile. Sei l’unica ad Hogwarts che abbia gusti così fini nel vestirsi.”

“Mmmm… si, lo so! Le altre non capiscono un tubo di femminilità e abiti di classe! Nemmeno le tue compagne di casata! Sono troppo fissate col verde, il grigio e il nero… per Merlino che colori disgustosi!” Brontolò lei, rigirandosi fra le sue braccia.

“Suvvia, brutti non sono proprio! Soprattutto il verde e il grigio!” Obiettò lui.

“Ah, sei proprio una serpe tu, eh? Ma vedrai che ti sistemerò io!”

“E cosa avresti intenzione di farmi?!” Chiese lui, divertito dalla sua faccia seria.

“Oh, te ne accorgerai! Ma ora ti ricordo che tu non mi hai per niente salutato a dovere!”Sbottò, mettendo su il broncio.

 

Theodore scosse lievemente la testa, divertito, e si chinò su di lei per baciarla.

Gli piaceva Vanessa, eccome se gli piaceva. Era tutto ciò di cui il suo essere aveva bisogno. Tutto ciò che avrebbe mai potuto desiderare. Graziosa, femminile, simpatica, arguta… un po’ matta, è vero, ma questo era un pregio che andava ad arricchire le delizie del suo fascino.

E poi, naturalmente, era una purosangue e apparteneva ad una delle famiglie più nobili d’Inghilterra: i Royal, i reali. O, per meglio dire, gli ex reali.

I Royal erano i discendenti dell’antico casato che fino al diciottesimo secolo, ossia fino all’avvento della Repubblica, avevano dominato l’impero magico inglese. Il mutamento dei due regimi però non avvenne attraverso rivoluzioni: fu piuttosto graduale. Infatti, già dal 1600 gli antenati di Vanessa avevano più un ruolo simbolico che attivo sul paese. Un secolo dopo, fu loro tolta definitivamente la corona e furono riconosciuti semplicemente come nobile famiglia dell’alta società inglese, anche se ovviamente le loro ricchezze e i loro agganci politici erano superiori a quelli di chiunque altro.

E fu proprio per questo che, quando Voldemort salì per la prima volta al potere, cercò di portare fra le su schiere anche i Royal.

Ci provò con le buone… e anche con le cattive. E dato che essi non cedettero, si prefissò l’impegno di eliminarli tutti dalla faccia della terra.

E il suo piano riuscì quasi completamente: dei numerosi Royal sparsi per tutto il Regno Unito, solo la famiglia da cui poi discese Vanessa riuscì a salvarsi… e solo perché fu messa sotto la stretta protezione del Ministero della Magia, che li pose sotto la stretta vigilanza dell’Ordine della Fenice.

 

“Devo partire.” Disse Vanessa, dopo essere rimasta per un po’ a fissarlo in viso mentre, con estrema calma, gli carezzava i capelli dietro la nuca.

“Quando?” Chiese Nott, arricciando le sopracciglia.

“Domani pomeriggio. Verranno a prendermi dopo la fine delle lezioni.”

“Come mai?”

Vanessa si staccò da lui, e tolse fuori dalla tasca del giubbotto una lettera. La aprì, e la porse al ragazzo.

“Mi è arrivata pochi minuti fa, qua, al lago. Mio padre dice che hanno deciso di anticipare le vacanze di Pasqua e andare a trovare una mia lontana parente che non vediamo da tempo. Ma, che io sappia, non ho nessun altro consanguineo in alcuna parte del mondo. Noi siamo gli unici Royal presenti sulla faccia della Terra…. Beh… a parte quelli che stanno sottoterra o che sono stati trasformati in polvere da Tu-Sai-Chi.”

 

Ted lesse la lettera. Era breve e laconica, ed inoltre sembrava scritta di gran fretta. Vicino alla firma del signor Edmund Nobilius Royal c’era una piccola macchia d’inchiostro, e perfino il sigillo a forma di corona posto a chiusura della pergamena non era perfettamente composto.

 

“Sei preoccupata?” Chiese Theo, restituendo la lettera alla ragazza e sedendosi sul prato.

Lei si accoccolò fra le sue gambe, poggiando la schiena sul suo petto mentre lui la stringeva fra le sue braccia.

“Un pochino sì.” Rispose, facendo spallucce. “Soprattutto perché non ti rivedrò!” Aggiunse, per troncare la tensione che si era creata.

“Vedrai, ci rivedremo. Infondo, la Pasqua dura una sola settimana!” Ribatté Ted, mentre un sorriso amaro gli solcava le labbra senza che lei, di spalle, potesse vederlo.

Purtroppo insieme alla Pasqua sarebbe giunto ben altro…

 

“Sai, mi potrai dare pure della scema, ma ho la vaga sensazione che ci sia qualcosa di più. Non lo so… quest’improvvisa lettera di mio padre, la brutta calligrafia con cui è stata scritta, la fretta che si denota fra le sue frasi… non m’ispirano niente di buono.

E se i Royal sono in fermento nevrotico, vuol dire che sta accadendo qualcosa….

Tu-Sai-Chi ci ha sempre colpiti per primi… e ora ho paura che si prepari ad attaccare. Oramai è tornato… e se n’è rimasto buono per troppo tempo.” Disse Vanessa, con la sua acuta voce dall’intonazione civettuola, che però sotto quella superficialità nascondeva abilmente i sentimenti della fanciulla. E Nott lo sapeva bene.

La fece girare il tanto giusto per poterla guardare negli occhi.

“Sei preoccupata, Vanessa?” Le chiese di nuovo. E questa volta lei assentì, e si accoccolò fra le sue braccia, mentre lui le baciava la fronte e l’accarezzava per tranquillizzarla.

“Stai tranquilla. Qualsiasi cosa Lui abbia in mente… a te non accadrà nulla. Cercherò di contattarti, in un modo o nell’altro… di trovarti. Non ti lascerò sola. Farò di tutto per stare con te.”

Lei assentì col capo, godendosi in silenzio le dolci carezze del bel Slytherin, le uniche che riuscivano a farla sentire al sicuro in quel duro momento.

 

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Domenica sera Roger era giunto improvvisamente nella villa dopo essere stato assente ancora una volta per una settimana intera, e i due ragazzi, che in quel momento stavano eseguendo la loro punizione sotto la vigilanza di Madama Sprint, erano stati immediatamente relegati nelle loro stanze sotto la custodia dei propri elfi domestici, che avevano avuto l’ordine di avvisare Madama Sprint se i due ospiti fossero usciti dai loro appartamenti.

Cenarono perfino da soli nel loro salottino personale (Ginevra naturalmente con le finestre tutte spalancate), e la mattina dopo, a lezione, trovarono una madama Sprint così nervosa e distratta che spesso perdeva il filo del discorso e si metteva a pensare a fatti piuttosto tristi… da quanto si poteva dedurre dalle sue espressioni addolorate. Più volte Draco e Ginny si erano lanciati occhiate interrogative e preoccupate.

 

Dopo la scuola, furono nuovamente relegati nelle loro stanze, e sospesi dall’obbligo di concludere la punizione.

Ginevra però, che avendo un animo assai turbolento non si sentiva a suo agio nel stare rinchiuso in quella stanza tutta sola, pietrificò la sua elfa domestica e, controllandosi bene intorno, uscì dalla sua stanza diretta a quella di Draco.

Non appena vi entrò, scorgendo uno sguardo sconcertato da parte dell’elfo, pietrificò anche lui come la sua collega prima che potesse mettere a segno l’intenzione di andare ad avvertire delle sue mosse Madama Sprint.

Dopo di che, a pericolo passato, aprì con tutta calma le vetrate e andò ad accoccolarsi sopra il baldacchino del letto di Draco, che naturalmente era rimasto impassibile a fissare le sue mosse, seduto nella sua comoda poltrona vicino alla finestra.

 

“Secondo te che sta succedendo?” Chiese Ginevra, il cui visino circondato dai lunghi e mossi capelli rossi sbucò dalla sua alta postazione in direzione del ragazzo.

“Una pazza psicopatica è scappata dal controllo della guardia addetta alla sua sorveglianza e si è rifugiata in una stanza che non le appartiene.” Replicò serafico Malfoy.

“No, non parlavo di quello. Parlavo degli ultimi avvenimenti a casa Sprint. Ieri Roger è tornato, oggi non c’era già più e sua moglie pareva una furia… e siamo stati per ben due volte esonerati dai nostri castighi! No no, qui ci brucia la gatta!”

A quell’ultima uscita Draco, che fino ad allora aveva mostrato la sua migliore faccia da me-ne-frego-di-quello-che-dici-stupida-piattola-Weasley, si voltò e la fissò indignato. “Qui ci brucia la gatta?!

“Perché? Ci brucia la gallina invece?” Chiese innocentemente lei. Non si ricordava la frase esatta… c’era qualcosa che bruciava… e poi una gatta…boh… una cova (e quindi anche una gallina)… però in che ordine andavano?

“Weasel, ma riesci a storpiare perfino i detti?!”

“Uff… non me lo ricordavo!”

“E allora avresti dovuto stare zitta. Non ti hanno mai insegnato che non si parla a sproposito?”

“No, e manco a te. E’ una mancanza che abbiamo in comune.”

“Io so quando devo parlare o meno.”

“No, tu sai semplicemente che devi startene zitto perché altrimenti spari solo idiozie. Ecco perché sei sempre muto.”

“Che idiozia! Converrebbe a te stare sempre zitta, perché non fai altro che sproloquiare!” Sbottò lui, in tono derisorio.

“Posso continuare a sproloquiare anche ventiquattrore su ventiquattro io, perché tanto ogni cosa che dico ha un senso logico e compiuto! Al contrario di molti tuoi discorsi che ti permetti di definire opportuni…”

 

“Vattene via! Mi sono già rotto le palle di te, non servi a niente! Sai solo scassare! Siete tutti dei rifiuti, voi Weasley!” Gridò il ragazzo, alzandosi in piedi.

“Non permetterti mai più di dire una cosa del genere sulla mia famiglia!” Rispose lei, alzando ugualmente la voce.

“Scendi da quel baldacchino e vattene!” Replicò Draco, indicando la porta con l’indice sostenuto dal braccio teso.

“No, schifosa cacca di troll!”

“Pussa via!”

“Pfiu!”

“Sciò!”

“Un corno!”

“SPARISCI!”

“NO!”

 

In un lampo, Draco prese la sua bacchetta e lanciò uno schiantesimo a Ginny, che però lo parò abilmente applicandosi uno schermo protettivo.

“Ah ah! Cilecchi sempre!” (N.d.A.: ehm… il verbo cileccare esiste solo nel vocabolario di Ginevra Weasley… e corrisponde alla nostra espressione: ‘fare cilecca’!)

 

Malfoy non rispose. Semplicemente, prese la sua bacchetta e lanciò sul baldacchino un incantesimo di taglio. Il tessuto sotto Ginevra si squarciò in due immediatamente, e lei cadde come un sacco di patate, assai sbalordita e confusa, nel letto sottostante.

 

“Sei uno stronzo!” Lo insultò però, non appena si fu ripresa dallo shock, alzandosi sui gomiti e rivolgendogli un’occhiata infuocata.

“Questa è la mia stanza e tu qui non ci fai nulla.” Replicò lui, tornato di nuovo alla sua regale calma.

“Non ci faccio nulla da nessuna parte! In camera mia sono da sola, per colpa tua non posso andare a dipingere e adesso non posso nemmeno scocciarti! Che cosa dovrei fare, eh?” Si lamentò, alzandosi dal letto e andandogli incontro con aria agguerrita.

“Prova a sbatterti la testa al muro, magari ti viene in mente qualcos’altro…”

 

Lei lo fissò a lungo nelle sue iridi ghiacciate. “Giochiamo a scacchi magici.” Disse poi.

Un ghigno divertito comparve sulle labbra del biondino. “Sarò lieto di distruggerti.”

 

 

Era assurdo.

La prima partita che avevano fatto, l’aveva vinta di netto Ginevra. Poi, siccome lui voleva la rivincita e lei voleva definitivamente schiacciarlo, ne avevano fatto un’altra… che aveva vinto lui.

Si erano poi interrotti per mezz’oretta, dato che si era materializzata la cena, e dopo avere mangiato ciascuno nelle rispettive stanze, si erano riuniti nella camera di Draco per iniziare una terza partita.

Che andava avanti da circa un’ora e mezza.

Era assurdo.

 

Alle undici la partita, seppure fosse a buon punto, non era ancora finita, e le due forze nemiche contavano un uguale numero di armate. Insomma… dopo due ore di funeste lotte erano ancora pari.

Ginevra non ne poteva più. La pazienza – soprattutto nei confronti di Malfoy – non era mai stata il suo forte, e ora stava letteralmente perdendo le staffe.

 

“Malfoy?”

“Sta’ zitta.” Replicò lui, impegnato a studiare le mosse di quel cavaliere che si doveva decidere a muovere.

Per tutta risposta, Gin si alzò sbuffando e si diresse verso la finestra, da cui si poteva ammirare un limpido cielo stellato.

“Non ne posso più di te, delle tue torri, dei tuoi cavalieri e delle tue regine…. Questa partita non finirà mai… e io non ho voglia di annoiarmi all’infinito.

 

Draco fissò la sua delicata figura che gli dava le spalle. “Se molli qua… ho vinto io a tavolino.” Cercò di invogliarla, facendo mira sul suo spirito competitivo.

“Mi avrai pure vinto, ma non sarai tu il migliore, dato che vinceresti solo perché te l’ho permesso io. Dunque, non vedo il motivo per cui tu ti possa vantare di ciò.”

“Ma che grande ragionamento, non te ne credevo capace. E’ proprio vero allora che gli scacchi giovano all’intelletto…” Commentò lui con la sua voce strisciante, alzandosi dal tavolino e facendo scomparire la scacchiera.

“Tu allora devi essere l’eccezione che conferma la regola.” Rispose distrattamente lei, dando un’ultima occhiata al cielo notturno e poi dirigendosi verso la porta. Era stanca… quando non trovava modo di uscire all’aperto, di liberare in qualche modo tutta quella voglia di vivere e d’avventura che aveva dentro, si deprimeva. E da questo punto di vista quella serata era stata davvero catastrofica.

 

“Dove vai?” Chiese Draco quando lei gli passò davanti.

“In camera mia.” Rispose lei con voce piatta.

 

Un piccolo senso di turbamento lo invase in quel momento. Non gli piaceva vedere la sua Ginevra in quello stato. Non era così che lei doveva essere. Non poteva sopportarlo.

Di colpo, quasi istintivamente, le andò dietro prima che lei si avvicinasse troppo alla porta, la afferrò alla vita e la strinse forte a sé, facendo aderire il suo petto con la sua schiena.

“Che fai? Mollami!” Gridò lei, furiosa. Non era proprio giornata, possibile che non lo capisse?

Per tutta risposta lui la strinse ancora più forte, e avvicinò il proprio viso al suo.

Ginny riusciva a sentire il suo caldo respiro sulla sua pelle, e fu costretta a sbattere più spesso le palpebre per riuscire a mantenere in mente il piccolo principio che lei non doveva e non poteva provare attrazione per un Malfoy.

 

Poi però si ricordò del patto… e in quel momento anche l’ultimo barlume del cosiddetto buon senso andò in fumo.

 

Si voltò fra le sue braccia. Una volta che si trovarono l’una di fronte all’altro, si fissarono.

Ancora quello sguardo… ancora la sensazione di quelle catene che li univano internamente, di quei fili che legavano i loro spiriti.

Il bacio che venne dopo fu travolgente. Perfino loro si sbalordirono della forza delle emozioni che li sopraffece.

Persero del tutto il controllo. Entrambi.

Iniziarono a toccarsi con sempre più foga, a stringersi di più l’uno all’altro, a baciarsi senza più quasi prestare tempo al respiro.

Senza accorgersene andarono a finire perfino contro la parete.

Ginevra piegò la testa all’indietro, mentre lui segnava una lunga fila di ardenti baci sul suo collo, scendendo sempre più in basso, mentre con la mano destra le toccava il seno sinistro, e con l’altra scopriva dalla lunga gonna dell’abito la sua morbida coscia avvolta intorno alla sua vita.

 

Ma seppure quei momenti avessero tutte le caratteristiche che si potrebbero affibbiare ad un incontro amoroso, ce n’era una in più, ossia la competizione, che faceva in modo che ciò che stava avvenendo fosse chiamato più che altro scontro.

Uno scontro di passioni, di desiderio… uno scontro di forza, di potere. Uno scontro d’amore e d’odio.

Intenso, profondo, istintivo.

 

Fu proprio quella sua tendenza a non lasciarsi dominare mai, quel suo amore per la libertà, che spinse la ragazza a scostare quasi con violenza il biondo da se, per allontanarsi dal muro e continuare la loro lotta in campo aperto.

E fu lei poi ad atterrarlo sul morbido letto. Ma riuscì a trattenerlo sotto il suo lieve peso per ben poco tempo.

Draco era sempre stato più forte di lei…

 

Iniziarono a rotolarsi sul letto, a togliersi gli abiti l’un l’altro. Nessuno di loro aveva piena coscienza di cosa stesse accadendo. Le loro funzioni intellettive dovevano essere tornate oramai ai livelli dei primati! Quegli strani stracci disturbavano, davano loro fastidio… e così andavano eliminati. Molto semplice, no?

 

In breve rimasero del tutto nudi, inginocchiati al centro del letto, l’uno di fronte all’altro.

Draco, che era arrivato ormai al limite dell’agonia, le tenne strette le braccia con le sue, obbligandola a sdraiarsi sotto di se.

Entrò in lei quasi con violenza, obbligandola ad inarcare la schiena sotto il suo impeto possente, e facendola gemere di un misto di dolore e piacere.

Riuscì a tenerla in pugno sotto di se, a dominarla, finché lei con un gesto secco si pianto sopra di lui, fissandolo con gli occhi appannati dal desiderio… come i suoi.

Si muoveva sinuosamente, il suo essere perfetto disegnava nell’aria i movimenti che solo i corpi snodati dei serpenti sanno compiere. E Draco non poteva fare a meno di guardarla, estasiato, sconfitto da tanta venustà.

Perfino i suoi capelli… quei capelli che aveva sempre odiato, in quel momento gli apparvero bellissimi! La facevano assomigliare ad una fiamma ardente.

 

Ma se lei era una fiamma… lui cos’era?

 

Con un improvviso colpo di reni che spiazzò Ginevra, Draco si mise seduto.

Si fermarono per pochi attimi, fissandosi ancora profondamente. Poi, nello stesso istante, si avvicinarono, incontrandosi di nuovo in un bacio, questa volta più dolce, più calmo… che fece rabbrividire i loro corpi e i loro spiriti.

Ginevra portò le gambe dietro la sua schiena, mentre finalmente il loro rapporto riprendeva il proprio corso e giungeva a compimento.

 

Se lei era il fuoco, lui era l’acqua. Due potenze enormi, magnifici. Ma la cui forza dell’una non avrebbe mai e poi mai potuto dominare quella dell’altra.

Semplicemente perché non ci sarebbe riuscita. Semplicemente perché erano una l’opposto dell’altra, due facce di una stessa medaglia. Due realtà di un tutto.

Si addormentarono, stremati, l’uno di fianco all’altra, abbracciati nei corpi e negli spiriti.

 

A cullare i loro sonni ci pensò il tiepido vento che proveniva dalle calde regioni del sud… dall’antica terra dell’Africa, dove qualcuno attendeva con ansia la loro giunta.

 

 

 

 

Furono svegliati dal freddo. L’umidità dell’alba penetrava nelle loro stanze a causa delle finestre aperte, e colpiva spiacevolmente i loro corpi nudi.

 

Aprirono gli occhi contemporaneamente.

Sebbene la luce fosse ancora piuttosto fioca perché il sole non era del tutto sorto, i loro sguardi poterono nitidamente incontrarsi. 

 

Ma Ginny non tenne a lungo quel contatto visivo. Con aria affranta, si scostò da lui e, presa la biancheria che giaceva ai suoi piedi, se la infilò e andò poi alla ricerca dell’abito.

 

Draco, dal canto suo, fece lo stesso. Non riusciva a capire il comportamento della ragazza, ma se lei non voleva parlare, lui certamente non le avrebbe posto delle domande.

Anche se voleva sapere il motivo del suo malumore… lo voleva sapere perché…

già, perché?

Si bloccò per un attimo mentre annodava la cinta della sua vestaglia, colpito da quella realtà: non sopportava l’idea che lei si fosse pentita di ciò che era successo.

 

“Ma dove caspita è finito quello schifo di abito?!” Gridò ad un certo punto la rossa, esasperata.

Si guardò di nuovo intorno, senza trovarlo. E poi si fermò, ancora una volta bloccata dalla figura di lui che la fissava con uno strano sguardo negli occhi.

Che cos’era ciò che vedeva riflesso nelle sue iridi di ghiaccio? Tristezza?

Tristezza?!

Un Malfoy triste?! Ma quando mai… era ridicolo.

“Ridicolo…” Mugugnò poi, scotendo nervosamente la testa. “E’ tutto ridicolo… è tutto tremendamente stupido e ridicolo…

Che Merlino mi perdoni…- aggiunse, passandosi una mano tremante fra i capelli- sono andata a letto con un futuro mangiamorte.”

 

Il disgusto con cui pronunciò quella parola raggelò il sangue nelle vene a Draco. Era questo il motivo per cui lei era pentita di ciò che aveva fatto? Lo credeva davvero un futuro mangiamorte?

 

“Io non diventerò un servitore dell’Oscuro, Ginevra… mai.”

La sincerità delle sue parole sbalordì la ragazza, che rimase immobile ad ascoltarlo, mentre lui avanzava verso di lei.

“Io, Blaise e Theodore abbiamo deciso di… disertare, e nasconderci qui quando Tu-Sai-Chi deciderà di richiamarci sotto il suo potere. Questo è un luogo molto sicuro… e sconosciuto. Così protetto dalla magia da essere celato a tutti gli uomini della Terra, maghi o meno. E’ stato mio padre a realizzarlo, per proteggere gli Sprint dalla furia di Voldemort. “

“Perché mi dici questo, Draco?” Chiese lei. Sebbene fosse scossa dalla rivelazione, voleva conoscere il motivo per cui lui desiderava che lei sapesse. Lo sospettava, è vero… ma voleva che lui glielo dicesse.

 

Malfoy la abbracciò, cercando una risposta adeguata che però gli permettesse di non esporsi. Era già fin troppo strano per lui provare sentimenti tanto forti, per di più nei confronti di una ragazza che non aveva fatto altro che odiare per tutta la vita.

Ma se ora, addirittura, doveva perfino esporli… e, no, stava facendo il passo più lungo della gamba!

 

“Perché è ciò che dovevi sapere… ed è ciò che dovevo dirti.” Rispose dunque, giusto un attimo prima di chinarsi su di lei e baciarla.

 

Toc toc

 

Draco, che aveva già preso ad abbassare una spallina del reggiseno di Ginevra, tra se e se maledisse con tutte le sue forze chiunque in quel momento avesse osato interromperlo.

“Mettiti qualcosa addosso… mi è sembrato di vedere il tuo abito dietro quel comò.” Disse laconicamente a Ginny, dirigendosi verso la porta.

La ragazza si voltò verso il mobile indicato dal biondino, e si stupì di vedere un piccolo mucchietto di seta fiorita, che certamente doveva essere il suo vestito.

“Vuoi dire che per tutto questo tempo tu sapevi dove stava quel dannato abito, e non me lo hai detto?!” Protestò lei, dirigendosi verso il suo accessorio.

“Stai molto meglio senza… e poi non posso stare mica sempre a sfilarsi i vestiti!” Rispose furbescamente lui, regalandole un piccolo ghigno divertito a cui lei rispose con una linguaccia.

“Disgraziato!” Aggiunse poi, mentre si infilava il vestito.

 

Quando la vide pronta, Draco aprì la porta. E ciò… o meglio chi… si ritrovò davanti, lo lasciò del tutto spiazzato.

“Che ci fate voi già qui?” Chiese il biondino, palesemente allibito.

“Spiacente di disturbarti, amico… ma la guerra è appena iniziata.” Fu la laconica risposta di Blaise, che entrò subito dopo nella stanza, seguito da Theodore, e poggiò la bella addormentata fra le sue braccia sul divano.

 

Gin, quando li vide, rimase del tutto pietrificata dallo stupore. Che ci facevano loro lì, a quell’ora del mattino, ancora in pigiama e con quello sguardo da cimitero in faccia? E soprattutto… perché Blaise aveva in braccio quella stronzetta stupida e irritante di Pansy Parkinson, che dormiva beatamente col capo poggiato sul suo torace?!

“Che ci fate voi qui?!” Chiese dunque, non avendo sentito che la domanda era già stata loro porsa dal platinato.

 

Blaise si voltò a guardarla, alzando le sopracciglia. “E tu che ci fai qui?” Chiese dunque, con aria sfrontata.

Ginevra, colpita negativamente dalla sua sfacciataggine, era pronta a rispondergli per le rime, quando improvvisamente (per l’intervento di chissà quale divinità) si bloccò.

Dannazione alla sua stupida impulsività… stava per dirgli che aveva fatto sesso sfrenato per tutta la notte con Draco Malfoy!

Si paralizzò e rimase immobile a fissare il ragazzo davanti a lei con occhi sbarrati, la mente vuota e la bocca perfettamente serrata.

Un’imbecille.

 

I due allora, visto il suo stato di profonda incoscienza, si voltarono entrambi a guardare il loro amico, rivolgendogli un sorrisino divertito.

“Bene bene bene… i particolari?” Chiese allora Blaise, incrociando le braccia.

“Non ti riguardano.” Tagliò corto Draco, alzando un sopracciglio e rivolgendo al cugino un’occhiataccia che minacciava le peggiori intenzioni.

“Oh, allora non avevamo inteso male…!” Commentò Ted, scoppiando subito in una fragorosa risata. “Era ora che vi deste un po’ da fare per rappacificarvi!”

 

“Theodore Nott e Blaise Zabini, fatevi gli affari vostri!” Gridò finalmente Ginevra, riprendendosi dal momento di pausa mentale.

 

“Che dici stellina, trovarsi come protagonista in una Slytherin sexual performance è piacevole?!” Chiese Blaise, birbone.

 

“Sicuramente infinitamente di più che trovarsi nel mezzo della traiettoria di uno schiantesimo, brutto vermiciattolo moccioso!” Rispose la ragazza, indicando con un cenno del capo Draco che, portata fuori la bacchetta senza che Blaise se ne accorgesse, ora gliela puntava contro in maniera ben poco rassicurante.

 

“Questi due assieme fanno più paura di quando sono l’uno contro l’altro…” Fu il lieve commento di Ted che, scotendo la testa, si sedette sul bracciolo del divano dove dormiva la sua compagna di Casa.

 

“Allora, adesso che ci siamo tutti quanti allegramente salutati, mi spiegate che ci fate voi qui? Non dovevate tornare per le vacanze di Pasqua?”Chiese Ginevra.

“Dovevano venire in quella data perché sapevamo che allora l’Oscuro ci avrebbe richiamato per l’iniziazione. Ma i tempi si sono accorciati… e di molto, a quanto vedo.” Rispose Draco, guardando gli amici.

“Già… di molto. Siamo stati svegliati durante la notte da Roger, che era riuscito ad entrare ad Hogwarts per intercessione di Silente.

E’ giunto giusto un attimo prima che Pansy entrasse nelle nostre stanze per avvertirci che stanotte, in quello stesso momento, ci sarebbe stata la raccolta dei membri per l’iniziazione, come ordinato da un messaggio dello stesso Signore Oscuro.

Blaise però era riuscito a scoprire che anche la Parkinson non aveva una gran voglia di divenire un cagnolino di zio Voldie; ma dato che comunque sembrava pronta a sacrificarsi pur di non incorrere nelle ire del padre, l’ha convinta a venire con noi in un modo piuttosto…drastico!” Concluse Theo, con un sorrisino obliquo.

“E prima che qualcuno osi pensare che io le abbia dato un bel pugno in testa, voglio ricordarvi che, essendo un grande gentiluomo, non userei giammai la violenza su di una fanciulla: l’ho semplicemente addormentata!” Si sbrigò a dire Blaise.

 

“Oh… peccato!” Fu il sentito commento di Ginevra, accompagnato da una smorfia di puro dispiacere, che fece morire dalle risate tutti quanti nella sala.

 

“Ma perché il vostro Grande Capo ha deciso di fare già la raccolta? Cos’è tutta questa fretta?” Chiese poi la ragazza, dopo che le risa furono placate. Aveva una brutta sensazione che stranamente non riusciva a spiegarsi.

O meglio, non voleva spiegarsi.

 

I visi dei presenti si fecero subito seri. “E’ scoppiata la guerra, Gin.” Le disse poi Blaise, con gli occhi scintillanti. “Appena ce ne siamo andati, la scuola è stata sigillata per proteggere tutti i suoi membri, mentre le truppe degli Auror si scontravano contro un grosso gruppo di mangiamorte presso il lago di Loch Ness.

E’ appena scoppiata la terza guerra magica. Gli unici luoghi sicuri in tutto il mondo sono Hogwarts… e villa Sprint.

Noi siamo salvi.”

 

 

 

Silenzio.

 

 

Gli occhi di Ginevra divennero improvvisamente lucidi. Le venne la pelle d’oca, e brividi di freddo iniziarono a percorrerle la schiena.

“Noi… siamo salvi? NOI…SIAMO SALVI?! Noi siamo solo dei vigliacchi!” Gridò, furiosa, mentre il volto impallidiva sempre più.

 

In quel momento la porta si aprì, ed entrarono nella stanza il signore e la signora Sprint, che a vedere dai loro volti erano ben a conoscenza delle novità del mondo esterno.

Quando videro il viso sconvolto e arrabbiato di Ginevra, entrambi capirono che sarebbe stato assai difficile convincerla a stare calma.

Ma si sbagliavano. Non sarebbe stato difficile.

Difficile è qualcosa di possibile.

Convincere Ginevra a rimanersene lì al sicuro era qualcosa di assolutamente impossibile per un essere umano, magico o no che fosse.

 

“Voglio tornare immediatamente ad Hogwarts.” Sibilò Ginevra, guardando i due uomini dritti negli occhi.

“Non ti possiamo lasciare andare. I tuoi familiari ci hanno espressamente richiesto di tenerti qua.” Disse Roger.

“Non m’importa nulla. Io non rimarrò qua.” Replicò secca. Chiuse gli occhi e si concentrò per smaterializzarsi ad Hogsmead… ma quando li riaprì era ancora in quella odiata stanza. A centinaia e centinaia di chilometri dai suoi cari.

“Perché non riesco a smaterializzarmi?!” Gridò, mentre ora il suo volto prendeva accese tonalità rossastre.

“Perché ho appena attivato gli ultimi incantesimi di difesa per proteggerci. Finché sei qui, non potrai andare da nessuna parte.”

 

“Là fuori- gridò la ragazza, indicando una finestra, da cui si poteva già ammirare lo splendore del ricco paesaggio rumeno illuminato dal sole sorgente- si sta combattendo una guerra. Là fuori ci sono i miei parenti e i miei amici che ogni minuto secondo rischiano la pelle per battere il nemico e salvare la nostra e la loro vita.

Io non me ne rimarrò qui ad aspettare che qualcuno muoia al posto mio. Voglio combattere. E’ un mio diritto. E’ un mio dovere. Come per voi… ma siete solo degli sporchi Slytherin… non riuscireste mai a capire un concetto del genere.” Concluse con disgusto.

 

Roger rimase in silenzio, la bocca chiusa in una stretta morsa. “Mi spiace che ti provochiamo tanto disgusto, ma sarai costretta a rimanere con noi finché tutto questo non finirà.”

 

“Ve lo scordate.” Fu la semplice risposta di Ginny che, senza preavviso, impugnò la bacchetta e, con un salto magistrale, salì sul davanzale della finestra e nel giro di un millesimo di secondo, mentre tutti erano ancora sbalorditi dalla sua azione, si buttò giù, evitando di sfracellarsi al suolo grazie ad un incantesimo di levitazione.

Aveva sempre usato quel metodo per sfuggire alla mamma che aveva intenzione di darle una delle sue pesanti lezioni per avere fatto qualcosa di sbagliato, ed ora a quanto pare le era tornato utile perfino altrove.

 

“Oh benedetti Maghi!” Esclamò Miss Aprilia, che il marito fu costretto ad aiutare a sedersi su una sedia prima che rovinasse a terra per il terrore.

“Cara, calmati.”

“Si è fatta male?!”

 

“No, non si è fatta nulla… diamine, quella è pazza da legare.” Esclamò Blaise, affacciato alla finestra insieme a Ted e Draco, che però si scostò subito dopo e andò a prendere alcuni suoi indumenti.

 

“Cosa sta facendo?” Chiese Roger.

 

“Non lo so… si sta dirigendo verso quel caseggiato. Mi pare siano le stalle, vero?” Rispose Ted.

 

“Cosa ci fa nelle stalle?!” Sbottò il signor Sprint.

“Magari vuole fare solo una corsa per sfogarsi.” Rispose innocentemente la moglie.

 

“Non vuole fare alcuna corsa per sfogarsi.” Disse invece Draco, finendo di allacciarsi il mantello al collo e prendendo la sua scopa. “Vuole varcare il confine di villa Sprint per smaterializzarsi ad Hogsmead.”

“Ma una volta fuori non potrà più entrare qui!” Esclamò Roger, preoccupato. “E certamente non potrà smaterializzarsi! Siamo in stato di guerra, i Paesi oramai avranno posto dei blocchi per smaterializzazioni e materializzazioni! Rimarrà persa nel nulla!”

 

“Vado a riprenderla.” Disse Draco, e un attimo dopo si fiondò fuori dalla finestra con la sua scopa super veloce, cercando di raggiungere il più velocemente possibile la ragazza.

 

“E’ una pazza. E’ una pazza furiosa. Dovevamo legarla prima di dirle tutto.” Sbottò Blaise, passandosi nervosamente una mano sui capelli.

“No Blaise, abbiamo sbagliato noi. Non potevamo pretendere che lei fosse d’accordo con noi: in fondo è pur sempre una Gryffindor… era anche fin troppo ovvio che avrebbe fatto la scelta più giusta e onesta! Più… coraggiosa!”

“Più stupida, Ted!”

“Certo, è la scelta più stupida che si possa fare, se continui a ragionare con la tua testaccia da egoista!” Gridò Theodore, mentre gli occhi gli si incupivano. “Lei sta andando ad aiutare le persone che le sono care. Ha tutta la sua famiglia là fuori! Che cosa avresti provato se Pansy fosse rimasta là fuori, eh? E non mi dire niente, perché non ti crederei. Sei uno Slytherin, è vero, ma non sei così menefreghista come la maggior parte dei membri della nostra Casa. Io, te, Pansy, Draco, il signor Roger… e forse perfino tuo zio Lucius… siamo diversi.

Abbiamo trovato nel mondo che ci circonda una persona che è in grado di meritarsi il nostro rispetto, e addirittura il nostro amore. Quindi, anche se minimamente, possiamo capire le motivazioni di Ginevra. Anche se lei ha dato il suo amore a molte più persone di noi, e pertanto i suoi sentimenti sono ben più forti e profondi.”

 

Passò un lungo istante di silenzio. Poi, improvvisamente, Pansy si rigirò nel divano, mugugnando nel sonno. Blaise si inginocchiò al suo fianco, scostandole una corta ciocca dei suoi neri capelli dagli occhi.

“Spero che Draco riesca a fermarla. Altrimenti è perduta. E qualora non ci riuscisse… spero davvero che non riesca a smaterializzarsi. Non voglio che combatta. Non voglio rischiare di perderla.” Disse Blaise, fissando intensamente la sua ragazza.

“Nemmeno io. Sai, ora quasi invidio quei capelloni rossi per essere suoi fratelli e poter così passare sempre tanto tempo con lei!” Ironizzò Ted.

“Già… ma solo per quello!”

“Oh, ci puoi contare amico!”

 

 

 

Aveva tentato di bloccarla tirandole addosso qualche incantesimo, ma aveva paura di colpire il cavallo e di farle fare una brutta caduta. Così, si stava limitando a rincorrerla, tentando di convincerla (invano) a bloccarsi.

 

Alla fine, quando vide avvicinarsi il confine della proprietà degli Sprint, gli venne in mente un’idea. Così, affiancandola, trasmutò il suo cavallo in un grosso cuscino morbido, sopra cui lei cadde senza farsi nulla nonostante la velocità con cui pochi istanti prima stava correndo.

 

Si alzò immediatamente da terra, e fissò uno sguardo di puro odio su Draco.

“Vattene!” gli gridò.

“Solo se vieni con me.”

“Manco per sogno!” Sbottò lei, lanciandogli uno schiantesimo, che andò a segno, e facendolo cadere dalla scopa sopra quel grosso cuscino.

Poi, prima che si potesse riprendere, si mise a correre come una furia verso il confine, tenendosi l’abito in alto con le mani affinché non le ostacolasse la corsa.

Draco, ripresosi poco dopo, vista la scopa rotta ai suoi piedi, con rabbia la prese in mano e si mise a rincorrere Ginevra: aveva tutta la sana intenzione di tramortirla con i resti del suo adorato manico non appena l’avesse raggiunta.

 

Ma sapeva che lei era molto veloce, e quel giorno lo era ancora di più. Nonostante si sforzasse, non riusciva a raggiungerla.

Un sudore freddo iniziò a ricoprire la sua pelle quando si accorse che oramai lei era giunta al confine. Quasi inconsciamente, si puntò la bacchetta addosso e attuò su di se il Wingardium Leziosa, e prese subito a volare come un razzo verso di lei.

 

Ormai mancava poco.

 

Tre metri.

 

Due metri.

 

Uno…

 

 

SPUM

 

Draco finì letteralmente sopra Ginevra, e insieme rovinarono a terra.

Quando riuscirono a rialzarsi, intorno a loro li sorprese uno spettacolo a dir poco spiazzante.

Il nulla.

Solo l’immensa, selvaggia, sperduta campagna rumena.

Dei territori in cui fino ad allora erano stati, della villa degli Sprint, con i suoi giardini fioriti, le sue stalle, le sue serre, le voliere colorate… nulla.

 

E, cosa ancora più terribile, Ginevra, nonostante ci avesse provato con tutte le sue forze, non riuscì a smaterializzarsi.

“Dannazione!” Esclamò, portandosi le mani sui capelli.

“Oh, puoi dirlo forte.” Sibilò freddamente Draco, fissandola con uno sguardo omicida. “E’ la fine che ti farò fare, stai tranquilla… guarda in che casino siamo adesso.”

 

Lei ridusse gli occhi a due fessure. “E’ colpa tua. Se non mi avessi rincorso, non saresti finito qui.”

“Io lo stavo facendo per te!” Si lasciò sfuggire il biondino.

“Oh, e adesso ci sei rimasto male perché la tua prima buona azione purtroppo non è stata premiata come speravi?! Beh, mi spiace dirti, mio caro, che purtroppo questo è il prezzo per essere buoni! E purtroppo oramai non puoi più tornare indietro!”

 

“Sei un’idiota.” Affermò Draco, volgendo altrove lo sguardo.

“Benissimo, allora se non gradisci la mia compagnia sei liberissimo di andartene… ovunque tu voglia!” Replicò lei, aprendo le braccia e indicando lo spazio vuoto intorno a se.

 

Lui si voltò a guardarla, rivolgendole uno sguardo pietrificante, che le fece scomparire anche il leggero sorriso comparsole sulle labbra. “E’ quello che farò. Ma tu verrai con me: per te sono finito qua, e non sono disposto a lasciarti sola per un solo istante. Tu non andrai da nessuna parte senza di me d’ora in poi. ”

 

La decisione delle sue parole lasciò spiazzata Ginevra, che rimase muta a fissarlo mentre lui prendeva la sua scopa e la riaggiustava con un colpo di bacchetta.

Salì infine nel manico davanti a lui, e insieme andarono alla ricerca di qualche villaggio in cui poter trovare riparo.

 

 

 

 

 

                                               

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Capitolo 18
*** Ma che dolce lotta! ***


Volarono a lungo per quei verdeggianti campi, senza incontrare anima viva

Volarono a lungo per quei verdeggianti campi, senza incontrare anima viva. Quando il sole fu alto in cielo, sorvolarono finalmente i primi luoghi che dessero l’impressione della presenza di esseri umani in quella terra a loro sconosciuta: dei campi coltivati.

All’inizio erano piuttosto scarsi, e per lo più separati da grandi estensioni di foresta. Poi però iniziarono a susseguirsi in maniera incalzante, fino a che, finalmente, comparvero in lontananza delle case.

Un villaggio.

Ginny quasi si mise a cantare per la gioia! Stava morendo di fame, e non vedeva l’ora di mettere qualcosa sullo stomaco. Le pareva anche di vedere, da lassù, l’insegna di un piccolo ristorante…

“Ecco! Avanti, fermiamoci lì!” Esultò dunque, indicando l’edificio al centro del piccolo borgo.

Draco fece una smorfia. “Nemmeno per sogno!”

 

“Cosa?!” Sbottò Ginny, allibita, voltandosi a guardarlo.

“Io in quell’immondezzaio non ci metto piede!”

 

“Ma… ma…- la ragazza era totalmente stranita. Che razza di ragionamento era quello di Malfoy?!- Io ho fame!” Balbettò, con viso affranto.

“Dovevi pensarci prima, quando hai deciso di fare questo gran casino.” Replicò secco lui.

Ginevra si voltò e mise il broncio. Che stronzo che era quel ragazzo. Riusciva sempre a rinfacciarle tutto. “Però io ho fame lo stesso.”

“Fa niente, stai un po’ a dieta.”

“Ti odio, lo sai?”

“Anche io. E ora stai zitta. La tua voce mi irrita.” Rispose lui, perfettamente calmo.

E fu proprio questa sua estrema e apatica calma che spinse Ginny a non continuare a bombardarlo di parole: sapeva di aver combinato un bel pasticcio (ma, naturalmente, lo aveva fatto per un motivo ben valido), e sapeva anche che solo grazie alla protezione di chissà quale antico spirito era riuscita a scampare dalla sua ira. Era dunque assai saggio non continuare ad irritarlo…

 

 

Continuarono a volare per tutto il giorno. Di tanto in tanto, più o meno ogni due ore, Draco aveva il buon gusto di fermarsi per permettere ad entrambi di stiracchiare i muscoli.

Ginny fu certa che dopo un’esperienza del genere, non sarebbe giammai salita su una scopa. Neanche per il Quidditch. Addio Mondo Crudele!!!

 

Sotto di loro poterono vedere numerosi villaggi, e anche alcuni grossi borghi. Ma Draco non vi ci fermò mai. Non era posti adatti a lui, quelli. Non avrebbe sopportato stare in un villaggio di poveri maghi, figurarsi in uno di babbani… roba da pazzi!

E Ginny, naturalmente, fu costretta ad accettare la sua scelta, seppur sbuffando e guardandolo torvamente ogni volta che lui decideva che il posto ‘non era alla sua altezza’.

Lei si sarebbe fermata volentieri anche in mezzo al niente: le bastava solamente che ci fosse qualcosa da mangiare, perché oramai il suo stomaco stava celebrando uno dei più lunghi e fastosi concerti che la storia umana avesse mai udito prima.

Stava letteralmente morendo di fame.

E di sonno, per giunta. Già, perché quel lungo viaggio insieme a quella palla del furetto platinato l’aveva letteralmente stressata.

 

Ed infatti, appena il sole calò dietro le ridenti colline rumene, costellate di piccoli paesetti in cui si trovavano certamente locande che lei non avrebbe mai visitato, Ginevra si addormentò, cullata dal movimento della scopa, dalla lieve brezza tiepida, e dal respiro regolare di Draco.

 

 

 

Si svegliò tutta intirizzita da mille dolori. Ma dove diamine si era addormentata, in un letto di chiodi?!

Si guardò intorno.

No, da quanto poteva vedere si era addormentata nel lussuoso divano di in un lussuoso salotto di una lussuosa suite babbana che sicuramente costava un lusso di soldi.

Come c’era arrivata? Boh, e che ne sapeva. Probabilmente ce l’aveva portata quel disgraziato, furetto platinato, redento futuro mangiamorte di Malfoy.

 

La porta alla sua destra si aprì, e sbucò fuori dalla stanza proprio colui che aveva in quel preciso istante occupato i suoi pensieri. Il ragazzo in questione era avvolto in un bell’accappatoio bianco, e con un asciugamano dello stesso colore stava tergendosi i capelli.

 

Si fissarono a lungo, in silenzio.

Poi Ginny fece schioccare la lingua. “Ho fame.” Disse poi semplicemente, continuando a fissarlo.

 

Draco trattenne a stento un sorriso. Era buffa quando faceva quell’espressione ingenua, quasi bambinesca. “Lo so. Continuavi a dirlo anche nel sonno!”

“Ho sognato che mi mangiavo un bel piattone di polpette al sugo!” Sorrise lei, appoggiandosi allo schienale del divano per poterlo guardare meglio.

“Non penso sia un piatto adatto alla colazione…” Commentò Draco, storcendo il naso.

“Bah, ora come ora mi mangerei anche un ippopotamo fritto. Sto morendo di fame, ieri non ho mangiato un tubo! Senza contare che stanotte ho anche dormito di schifo, considerando che sei stato così gentile da stendermi su questo divano!”

“C’era solo un lettone nella stanza.”

“In un lettone c’è spazio per almeno due persone!” Protestò lei.

“Non ti volevo vicino.”

“Uff… possibile che ti sia arrabbiato tanto? In fondo non è successo il finimondo!” Sbottò stanca lei. Non ne poteva più di quel comportamento accusatore nei suoi confronti.

 

Draco la fissò a lungo, con uno sguardo sinistro. Poi si avvicinò a lei con passo deciso. “Per te non sarà successo il finimondo, ma per me sì. Possibile che non ci abbia pensato?

Io sono un disertore, Ginevra. Come Blaise, Ted… e Pansy. Se ci scoveranno, ci uccideranno.

Loro sono dovuti scappare da Hogwarts, perché se non avessero risposto al richiamo quella notte, sarebbero stati uccisi dai nostri stessi compagni.

Saremmo stati in salvo solamente nella terra degli Sprint.

Ma ora… ora io sono in pericolo. Se mi scoprono, mi ammazzano.

Lo capisci ora?” Le disse, freddo.

Ginny continuò a fissarlo negli occhi, mentre una punta di dispiacere le attanagliava il cuore.

Possibile che fosse tutta colpa sua?

Un pensiero le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno.

No, non era tutta colpa sua. Anzi, non lo era quasi per niente.

“Non ti ho detto io di seguirmi, Draco. Io non sapevo a cosa stessi andando incontro… ma tu sì. E lo hai accettato: lo dimostra il fatto che non ti sei fermato, hai tentato di tirarmi indietro anche quando hai visto che stavo oltrepassando il confine.

Dunque, non hai motivi per essere arrabbiato con me. Al massimo, devi prendertela con te stesso.”

Draco scosse la testa. “Io non ti ho dato le colpe di nulla. Ti ho precisato solo che questa per me non è un’avventura senza pericoli. Rischio grosso ogni momento: ci sono mangiamorte anche qui, e la notizia che il figlio del celebre Malfoy non si è presentato alla cerimonia si deve essere sparsa molto in fretta. Per me è il finimondo, se vengo scoperto.

Ieri… ero solo teso. Stavo pensando se ne valeva davvero la pena fare una fine del genere; rischiare la pelle… per causa tua. Ma, come tu hai detto, ho agito di mia spontanea volontà quando ti sono corso dietro. E dunque, ciò significa che ero convinto che ne valesse la pena.”

 

Ginny continuò a fissarlo negli occhi. Com’era strano sentirlo esternare i suoi sentimenti. E com’era strano rivolgersi a lui come solo soleva fare con i suoi amici!

A dirla tutta, era principalmente strano avere una conversazione civile con lui!!!

“Quindi… per te io sono importante!” Riassunse lei, con un sorrisone.

“Per forza…- rispose lui, con lo stesso tono duro che si usa quando si è costretti ad accettare un penoso dovere- Se così non fosse, significherebbe che sarei stato davvero uno stupido a ficcarmi in un casino del genere!”

La ragazza sbadigliò sonoramente. “Sai che…yawn… sei davvero str…yawn… stronzo?!” Fece, con molta noncuranza.

 

Il ragazzo alzò un sopracciglio e ghignò ampiamente. “Già… però sei venuta a letto con me lo stesso.”

 

Ginny, che si era alzata in piedi e stava intraprendendo un terzo, ben più ampio, sbadigliò, munito pure di stiracchiamento completo dell’intero fascio di muscoli indolenziti, si fermò di colpo, per poi continuare la sua opera di risveglio dopo aver semplicemente osservato: “E’ vero!”

A quelle parole, Draco incrociò le braccia e aspettò che lei finisse la sua attività guardandola con un sogghigno divertito in volto: voleva proprio sapere che cosa avrebbe tirato fuori ora.

“Devo provare un certo macabro gusto per l’autolesionismo…” Balbettò lei poi, sorridendogli mentre si grattava la testa arruffata.

“Ah sì?”

“Già.”

“Allora, dato che io non faccio favori a nessuno, penso proprio che non ti aiuterò più in questa tua raccapricciante pratica. Sarai costretta a fare tutto da sola, d’ora in poi!” Disse, ammiccando in maniera molto maliziosa.

Lei fece una faccia schifata. “Oh, Malfoy, per favore! Che schifo! Non farmi comparire certe immagini stomachevoli di buona mattina! Ho fame, per Napoleone! Voglio mangiare!”

Lui scoppiò a ridere. “Verranno fra breve a portarci la colazione, tranquilla!”

“Mmmm… che hai ordinato?”

“Di tutto.”

“Oh, grazie! E come paghiamo?”

“Nessun problema, ho duplicato con la magia qualche migliaio di banconote che appartengono a questi babbani!”

 

“Ma… Draco! Se il Ministero della Magia ci scopre…” Iniziò lei, in tono di rimprovero.

“Avranno ben altro a cui pensare, ora.” Rispose seriamente lui.

Ginny abbassò il capo. ”Già, è vero… Senti, non è che per caso hai scoperto qualche posto da cui ci si può smaterializzare…?!”

“Anche se fosse, non te lo direi. Tu non ti muovi da nessuna parte. Non ti lascerò andare a combattere una guerra dove sicuramente sarai uccisa. Non sei abbastanza pratica di magie, ed i tuoi lo sapevano, per questo hanno accettato che tu rimanessi qui.” Rispose Draco, serio.

“Ma io li voglio aiutare!”

“Non potrai fare niente se verrai uccisa. Anzi, li farai solo stare peggio. Aspetta il tuo momento: se ci sarà bisogno del tuo aiuto, glielo darai. Ma ora… stattene buona, e goditi la pace in cui i tuoi ti hanno permesso di vivere.” Disse saggiamente Draco, dirigendosi poi verso la stanza da letto.

Una domanda di Ginevra però lo bloccò. “Come fai tu?”

Lui si fermò di scattò, e rimase un poco a pensare. “Come faccio io.” Rispose poi, in tono piatto. “ Ora va a farti la doccia, sembri un porcospino conciata così.” Concluse, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Ginny, a quell’osservazione storse il naso. Fece un giro intorno a se stessa, controllando le sue condizioni; e si tastò i capelli, sentendo che effettivamente erano mooolto arruffati… bah, forse era meglio dargli ascolto…!

 

 

Quando Ginny uscì dal bagno, si accorse che il tavolo del salottino in cui quella notte aveva dormito, era stato letteralmente riempito di ogni ben di Dio. Gli occhi le si illuminarono di gioia, la salivazione aumentò copiosamente, l’orchestra nel suo stomaco suonò più forte che mai, e le sue mani iniziarono a vibrare sempre più velocemente, già saggiando il momento in cui avrebbero potuto stringere quelle leccornie.

 

Ma non fece in tempo a fare due passi in quella direzione, che Draco le si piantò davanti improvvisamente, facendole sbattere il nasino sul suo possente petto.

“Ohia! Levati, prima che mi mangi anche te!” Protestò Ginny, cercando di scansarlo. Ma fu tutto invano.

“Niente da fare. Tu non tocchi cibo finché non ti asciughi e ti vesti a dovere.” Ordinò Draco, con sguardo duro. “Perché siamo in mezzo ai babbani, non vuol dire che dobbiamo comportarci come selvaggi!”

Ginevra gli lanciò un’occhiataccia omicida. “Sai, mi sei sempre più antipatico.” Sbottò, dirigendosi verso la stanza da letto. Poi però si ricordò di un piccolo particolare, e si diresse di nuovo verso Draco con sguardo raggiante.”Mi dispiace informarti che io non ho vestiti: l’unico che avevo l’ho lavato, dato che era proprio sudicio dopo tutto il viaggio che abbiamo fatto, e così ora sono costretta a rimanere in accappatoio!”

Sicura di averla avuta vinta, la rossa cercò di nuovo di scansare il biondino, ma anche questa volta lui non la lasciò passare.

“Pfiu, scusa idiota! Và in stanza, ho fatto portare dal negozio del primo piano qualche abito e un po’ di biancheria intima. Scegli quello che vuoi, preparati a dovere e vieni a mangiare. Ho fame anch’io.”

 

Di sicuro lo sguardo che gli tirò allora Ginevra fu uno dei più terribili che la ragazza avesse potuto fare. “Sai, penso di ricordare ancora la formula per i capelli blu…” Lo minacciò, mentre andava verso la stanza da letto.

“E io sono certo di sapere esattamente come si esegua un Avada Kedavra.” Replicò Draco ghignando.

Gin per tutta risposta sventolò una mano in aria, e si chiuse nella stanza mormorando qualcosa che al ragazzo parve un mistico: “Spero che ti soffochi mentre mangi, brutta pecora albina…”

 

Se non avesse avuto molto fretta, sicuramente Ginevra sarebbe rimasta sbalordita dalla quantità di abiti che era presente in quella stanza. Tutti abiti di gran classe, lunghi, dalle sete preziose e dai ricami ricercati…

Troppo impegnativi.

Appena scovò un completino alla cowgirl, con stivaletti di pelle decorati a fuoco, jeans aderenti con disegni tribali, e una maglia di cotone in stile hippy color senape che lasciava nude le spalle e la pancia, saltò dalla gioia e lo indossò in fretta e furia. Poi, una volta davanti allo specchio, prese la bacchetta e si lisciò i capelli: da Madama Sprint non aveva potuto fare quell’operazione perché sapeva bene che i ricci sono ritenuti assai più aristocratici… e anche lei era d’accordo nel fatto che erano più belli e aggraziati di quelli stirati.

Ma i capelli lisci erano più comodi, e lei, ora che era uscita da quel collegio d’eleganza, voleva fare tutto quello che lì non le era stato permesso. Ossia, essere il solito maschiaccio che ad Hogwarts combinava mille casini e che a casa faceva indemoniare la mamma e scoppiare dalle risate i fratelli!

 

Dunque, felicemente pronta, uscì come un fulmine dalla stanza, piombandosi sul tavolo e andandosi a sedere. Non guardò nemmeno in faccia Draco, che l’aveva educatamente aspettata fino a quel momento, e iniziò ad ingurgitare cibo a raffica anche prima che lui si fosse tranquillamente seduto al suo posto, davanti a lei.

“Buon appettito!” Disse ironico Draco, prendendo con calma il fazzoletto e appoggiandoselo sulle gambe.

“Grazie e altrettanto!” Rispose con noncuranza Ginny, che con una mano teneva un coltello tentando di spalmare la crema di cacao su una fetta biscottata, e con l’altra bagnava nel suo adorato cappuccino una brioche farcita di marmellata di ciliegia, che poi si portava alla bocca e masticava velocemente.

 

“Smettila di comportarti come una scimmia equilibrista assatanata e cerca di imitare un poco un essere umano! Diamine, perfino un babbano morto di fame avrebbe più MODI di te!” Esplose ad un certo punto Draco, sbalordito quando lei, con una fetta di pane in bocca, tentò di prendere la fetta di torta alle fragole che stava al centro del tavolo e contemporaneamente mescolava un thé verde in cui aveva già avuto la premura di versare una grande quantità di fiocchi di cereali misti a frutta secca.

 

Ginevra, per tutta risposta, alzò lo sguardo, distogliendo la sua attenzione dal suo faticoso lavoro, e guardandola stupita gli chiese, (senza togliersi la fetta di pane dalla bocca): “Pe-v-chè?!”

 

Si fissarono in silenzio per un po’, poi la ragazza tolse le mani da thè, torta e levò il pane dalla bocca. “Non dirmi che sei un fanatico di buone maniere!?”

“Le buone maniere sono il più evidente indice dell’alto livello in cui è inserita una persona, e pertanto vanno sempre rispettate!” Sbuffò lui, in tono tanto ovvio quanto annoiato.

Ginevrò lo guardò con una strana smorfia in volto. “Ma fammi il piacere… T’informo che proprio tu che ora fai il maestrino di arti aristocratiche, fino a poco tempo fa mi prendevi a male parole e mi pestavi! Quale gentiluomo di buona società alzerebbe le mani su una donna?!”

 

Draco, con molta nonchalance, replicò con calma, prima di portarsi una fetta biscottata imburrata alla bocca: “E chi l’ha mai fatto?!”

 

Ginevra immediatamente si gonfiò come un pallone e divenne più rossa di un peperone…

Come osava quella … sorta di cacchetta puzzolente… insultarla in quel modo?! Come si permetteva di insinuare che le non fosse una vera donna?!

Senza pensarci due volte, prese con le mani il pezzo di torta che stava per mangiare (ebbe anche un piccolo ripensamento dettato dal suo stomaco, ma poi lo scacciò: si doveva sacrificare tutto per una santa causa come quella!) e con un gesto secco glielo tirò in piena faccia… !

 

Il viso sbalordito che fece Draco fu davvero impagabile! Ginny scoppiò a ridere come una forsennata, cadendo addirittura giù dalla sedia, e nonostante il dolore per avere battuto il fianco violentemente per terra, non smise di sghignazzare, tanto che per il troppo ridere iniziarono perfino a caderle delle lacrime dagli occhi!

Troppo bello! Quella scena le sarebbe rimasta impressa per tutta la vita! Ah ah! La prossima volta che per un esercizio di difesa contro le arti oscure avrebbe dovuto fare scomparire un molliccio, avrebbe senza dubbio pensato a lui!

 

Draco, dal canto suo, rimase impassibile a guardarla ridere di lui per un bel po’, mentre nella sua mente si materializzavano le torture più tremende che perfino un mangiamorte avrebbe provato timore o disgusto a mettere in atto.

Piccola vipera rompiballe, scimmia rossa indemoniata, stupida Weasel lentigginosa…

Ma come si divertiva, eh eh… e no, gliela avrebbe fatta pagare cara! Mooolto cara! Carissima! Non si tratta così un Malfoy, no no!

Dunque, prese con estrema calma il barattolino di cacao liquido che stava davanti a lui, si alzò, andò verso la ragazza (che non capiva più niente di niente da quanto rideva) e glielo spruzzò tutto in faccia, premurandosi bene di fare cadere su lei anche le ultime gocce del prodotto che erano rimasta dentro la confezione.

 

Ginevra smise di ridere all’istante, ma non riuscì comunque a reagire per difendersi da ciò che lui le stava facendo.

Quando finì, alzò il suo sguardo scintillante su di lui e gli sorrise.

“Vuoi la guerra, Malfoy?!” Disse, grintosa più che mai.

Lui alzò un sopracciglio. “Non ti conviene, Weasley!” Rispose con tono minaccioso.

 

La ragazza si alzò in piedi, e con le mani prese i due barattolini di panna montata poggiati sul tavolo. “Che c’è, paura?!” Disse, agitando bene i due recipienti.

Draco, di rimando, si impossessò delle due crostate di frutta. “Vuoi vedere?!”

 

Ciò che accadde successivamente fu roba da cinema. Draco fu letteralmente riempito di panna montata, e Ginny si beccò una bella crostata in piena faccia. Non contenti, continuarono a prendere di tutto dal tavolo (Gin ogni tanto assaggiava qualcosa… era tutto così delizioso, era un peccato sprecarlo!) e iniziarono a rincorrersi per tutta la stanza, gettando ovunque il cibo, e sporcando la bella suite.

 

Alla fine, ridendo a crepapelle e non avendo più nulla da gettarsi contro, presero a darsi colpetti irritanti l’un l’altro e, dato che l’uno tirava l’altro, finirono per terra massacrandosi di botte ma continuando a divertirsi come pazzi.

“Mmm… così sei buono, lo sai?” Disse Ginny, morsicandogli una guancia e mangiandosi il pezzo di torta ancora appiccicato sopra. “Molto buono!” Ridacchiò.

“E tu fai veramente schifo!” Rispose lui sghignazzando, sollevandogli i capelli totalmente luridi dopo essere stati impiastricciati di marmellata, cioccolato, latte e chissà cos’altro.

“Facciamo schifo tutti e due!” Rise lei, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la toilette. “E adesso vado e mi faccio un bel bagno caldo in quella splendida vasca idromassaggio che c’è là dentro!”

“Te lo scordi Weasley, ora ci vado io!” Assentì Draco, prendendola per una gamba e facendola di nuovo cadere a terra. Poi si alzò, e corse velocemente verso la sua meta.

“Manco per sogno!” Brontolò la ragazza, subito in piedi dietro di lui.

 

Si spintonarono a vicenda, tentarono di farsi cadere l’un l’altro, ma alla fine arrivarono entrambi davanti alla porta del bagno. La rossa tentò a tutti i costi di non farlo passare, addirittura sbarrando l’apertura col suo corpo, ma, come ben vi ho detto più volte… Draco era assai più forte di lei, ed infatti finirono entrambi schiantati contro la mensola del lavandino in marmo rosa, l’uno appiccicato all’altra.

Così vicini, che i loro sguardi non poterono fare a meno di intrecciarsi ancora una volta, in quel modo fatale per il loro intelletto.

 

Draco calò subito su di lei, baciandole avidamente la bocca.

“Potremmo… farlo… insieme…” Mugugnò poi, scendendo a saggiare il suo collo, che lei di buon grado gli offrì.

“Che…cosa?!” Chiese in un soffio, chiudendo gli occhi per le forti vibrazioni che quei baci le provocavano.

“Tutto…” Rispose semplicemente lui, fissandola negli occhi, già pieni di desiderio.

 

Si spogliarono velocemente insieme e, nudi, entrarono nella grande vasca da bagno, che velocemente si riempì di acqua e di essenze pregiate provenienti dall’oriente, mentre getti di acqua provenienti da più punti massaggiavano i loro corpi uniti e ansanti.

 

Una volta usciti, non riuscirono nemmeno ad asciugarsi tanta era la passione che regnava tra di loro. Piombarono in camera… e facendo una piccola osservazione birbante potrei dire che Finalmente Ginevra poté saggiare quel grande letto in cui la notte precedente purtroppo non aveva avuto l’occasione di dormire…! ;D

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

Ho riavuto il mio pc! Ho riavuto il mio pc e anche internet! Ringraziate il bonario Cielo per questo sacrosanto miracolo!!!!!!!

Quindi… penso che riuscirò ad aggiornare più o meno regolarmente, ehehhehe!!!!

A proposito di aggiornamenti… che ne dite di questo capitolo? Era divertente?! Troppo sdolcinato?! Mi sono arrugginita dopo il periodo di obbligata pausa???!!!!! L

Ooooooo, vi preeeego, fatemi sapeeeeeere!!!!

Cmq… ringrazio davvero infinitamente coloro che continuano a seguirmi e a recensirmi anche dopo il mio ritorno!!!!!

 

Grazie infinite a: Hermia;  Vivianarossa; kitsunechan(WoW! Il tuo nome è un'impresa!!! Ma che significa??? Scusa la mia ignoranza!); marta (certo che mi ricordo di te, i tuoi caspiterolina mi hanno fatto morire dalle risate, eheheh! Sono felice che continui a seguire la mia piccola ff!); Minako-chan (Ciaooooooooo!!!! Ecco la mia più magnifica recensitrice!!! Ti devo dare un premio per la fedeltà???? Sei davvero gentilissima, grazie per essere ancora qui!!! E come puoi vedere... mio padre non mi ha fucilata!!! Anche se, devo ammetterlo, c'era molto vicino, eh eh eh.... ciaoooo!!!!)

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Capitolo 19
*** Un Malfoy non perdona. ***


I due mesi successivi, trascorsi

 

Un Malfoy non perdona.

 

 

 

 

Quasi tre mesi passarono dal giorno in cui avevano lasciato Villa Sprite.

E da quasi tre mesi vivevano in quella città babbana, Bucarest, all’interno di quella splendida suite dove avevano tutto ciò che gli occorreva.

 

Le due prime settimane furono però per Ginny una vera tortura: sebbene qualche momento allegro e spensierato, e qualcuno davvero molto piacevole… Draco le aveva impedito di mettere piede fuori dalla loro ‘tana’. Perché? Mi sembra abbastanza ovvio: non poteva andare nella Bucarest magica perché correva il rischio di essere riconosciuta e catturata dai mangiamorte, ma non poteva nemmeno andare nella parte di città babbana, perché… beh, era babbana! E lui, Draco Malfoy, non aveva alcuna intenzione di dividere la sua stanza con una persona che aveva appena avuto freschi rapporti con quei decerebrati.

 

Naturalmente però, Ginny non ci mise molto a convincerlo: voleva uscire da quel buco, non le piaceva stare rinchiusa, e avrebbe fatto carte false per raggiungere il suo obiettivo.

Di giorno lo torturò con la sua parlantina, apportandogli motivi ben validi sul perché lei sarebbe dovuta uscire da quell’albergo; prese dalla hall un libretto sulla storia della città, che gli lesse rilesse tutto durante la notte, impedendogli di dormire o di sognare qualunque cosa che non fosse la rappresentazione delle sue parole; mentre mangiavano, si affacciava alla finestra e si metteva a descrivere tutto quello che le persone facevano giù in strada, racconti muniti anche dei suoi allegri commenti che spesso facevano andare il cibo di traverso a Draco.

Poi una mattina, stufa di non essere riuscita a convincerlo con le buone maniere, lo buttò giù dal letto ancora addormentato, spintonandolo con i piedi, e gridandogli contro che se non si fosse deciso a darle il permesso di uscire da quella stanza, lo avrebbe scaraventato fuori di lì con uno stupeficium.

Draco naturalmente, dopo essersi ripreso dall’infarto che stava per ammazzarlo dopo quel risveglio troppo violento e accelerato, tentò di ammazzarla in tutti i modi possibili, lanciandole perfino il tavolo del salotto addosso e facendo giungere lì tutto il personale dell’albergo al completo, preoccupato dai rumori e dalle grida che rimbombavano per l’intero edificio a quell’ora solitaria del mattino.

 

Alla fine, però, capì che per poter continuare a vivere in pace (o anche semplicemente a vivere) doveva per forza permetterle di fare ciò che voleva.

Ma, ovviamente, non avrebbe mai acconsentito a lasciarla andare a spasso per la città da sola: e così, munito di bacchetta sempre stretta alla mano, decise di uscire con lei.

 

E fu da quel giorno che ebbe inizio il vero divertimento.

Rimanevano tutta la giornata in giro, e spesso non rientravano nemmeno la notte, dato che a Ginevra piacevano un sacco quei luoghi che i babbani chiamavano ‘Discoteche’, e in cui ci si poteva dimenare come dei pazzi esaltati senza che nessuno lo trovasse strano o chiamasse l’ospedale psichiatrico per farciti rinchiudere immediatamente. Malfoy, naturalmente, rimaneva seduto da solo in un tavolino, guardandola ballare, e soprattutto guardando che i ragazzi intorno a lei (che erano davvero tanti) non la fissassero troppo a lungo o non si avvicinassero oltre un limite decente (ossia almeno un metro): altrimenti ci pensava lui a mettere di nuovo in ordine la situazione, con qualche incantesimo fatto di nascosto da Gin, che certamente non avrebbe apprezzato.

 

Si divertirono anche a fare shopping sfrenato, comprando tutto ciò che saltava loro in mente (Draco aveva una strana passione per i coltellini dal manico reclinabile, mentre Ginevra adorava acquistar qualsiasi tipo di ciondoli, soprattutto se muniti di campanellini: ormai per Malfoy era facile intuire la sua presenza dato che, appena arrivava, si sentiva tutto un tintinnare di oggetti che faceva un fracasso irritante…).

Una volta, essendosi allontanati troppo dalla loro ‘tana’, e non avendo con se la scopa, utilizzarono per tornare all’albergo perfino un ‘taxi’.

Fu davvero una giornata memorabile.

Ginny si divertì un mondo a parlare con l’autista, che poteva vantare davvero un ottimo inglese, mentre Draco invece digrignava i denti e fuoriusciva con un mare di esclamazioni ben poco delicate ogni qual volta l’auto frenava troppo bruscamente o l’autista correva troppo in una curva. Stupido pezzente babbano…

 

 

Quella notte erano avvinghiati l’uno all’altra, nel loro letto. Le finestre della stanza erano state aperte da Ginny, che ora, dopo le fatiche del loro intenso rapporto amoroso, giaceva con la testa appoggiata sul petto del ragazzo, mentre una sua mano accarezzava quasi inconsciamente il suo petto muscoloso.

Stavano in silenzio, entrambi cullati dai propri respiri… ed entrambi immersi nei propri pensieri.

Draco cominciava a chiedersi quanto sarebbe durata quella calma: sapeva bene che la rossa non era capace di rimanere zitta a lungo, in un modo o nell’altro (ossia tramite azioni sconsiderate o parole prive di senso) doveva sempre esporre ciò che aveva in mente.

Questo era un aspetto di lei che, inizialmente, lo aveva assai irritato. A scuola non bramava altro che trovare un modo per farle chiudere quella boccaccia impertinente e per farla stare ferma.

Ma ora… ora era strano vederla muta o immobile. Anzi, più che strano, preoccupante.

 

“Ti sei mai innamorato?” Chiese infatti poco dopo la ragazza, senza voltarsi a guardarlo.

Draco oramai non sprecava nemmeno più energie a sbalordirsi per le domande che lei le faceva. Semplicemente, quando non gli andavano a genio, tagliava corto con risposte assai laconiche: così, almeno, se la scrollava subito di dosso, e non si sorbiva il fiotto di domande curiose che poi sicuramente sarebbe arrivato.

“No.” Rispose dunque, evitando perfino di pensarci. Non gli piaceva quell’argomento. La parola ‘amore’ lo metteva sempre troppo in subbuglio.

 

Gin rimase un poco in silenzio, poi riprese a parlare. “Io sì.”

Sul volto di Draco si stese un ghigno. “Di San Potter?!”

Lei ci pensò. “Mmmm…no, direi di no. Da Harry ero attratta solo perché era tanto gentile e simpatico: insomma, una cotta da bambini. E poi, non sono mai stata con Harry!”

Draco corrucciò un poco le sopracciglia, e si mise meglio a sedere sul letto, obbligando anche lei a sollevarsi e a guardarlo in faccia mentre parlava. “Ti sei innamorata di uno con cui sei stata?!” Questa consapevolezza, stranamente, non gli piaceva. Era come se sentisse di avere un rivale.

Un rivale di cosa, poi, neanche lui lo capiva… lui non era cotto marcio di Ginevra Weasley!

“Beh… credevo di essere innamorata. Poi l’ho mollato.”

“Mmm.” Mugugnò lui. Non voleva mostrarsi curioso, un Malfoy deve sempre sembrare distaccato e addirittura quasi assente dalla scena in cui si trova. Inoltre, aveva capito che lei aveva voglia di parlare… quindi non sarebbe stato necessario dilungarsi in quesiti.

 

“Era fidanzato.” Aggiunse lei dopo un po’.

 

“Oh oh, la Weasley è stata truffata! Quando l’hai scoperto che hai fatto, l’hai picchiato?!” Commentò Draco, con tono divertito.

“No Malfoy, non hai capito bene: lui era fidanzato già prima che noi intraprendessimo la nostra storia.

Lei era una stronza Slytherin purosangue, figlia di una famiglia di serpi, a cui non stavo per niente simpatica, e che spesso si univa alla tua cara Pansy nel prendermi in giro: per questo non mi sono sentita affatto in colpa di fare parte di quel tradimento, anche se sapevo che non era un’azione corretta. Diciamo che… questa consapevolezza pesava piacevolmente sulla mia coscienza!”

 

Draco scosse la testa, mentre il ghigno sulle sue labbra si allargava ancora di più: quel discorso era la dimostrazione più grande di come in quella ragazza albergassero insieme lo spirito dei grifoni e quello delle serpi: il fatto che avesse pugnalato qualcuno alle spalle era un vero e proprio comportamento da Slytherin, ma le considerazioni sul tradimento e su come fosse un’azione sbagliata erano una pura perizia Gryffindor. Una serpe non si sarebbe nemmeno fermata a pensare, avrebbe agito fregandosene di tutto e di tutti!

 

“Siamo stati insieme per tutto il mio quarto anno scolastico, e parte del quinto, senza che nessuno lo sapesse… anche perché nessuno avrebbe approvato. Lui mi disse che si sarebbe lasciato con la sua ragazza ufficiale per stare con me. Ma io non gli credevo…. Tuttavia, andai a letto con lui.

Fu l’errore più grande. Non perché non fosse bravo… diamine, era magnifico!- e qui Draco si corrucciò un bel po’- ma perché tutta la dolcezza che mi aveva mostrato prima sembrava svanita, lasciando sempre più spazio a violenza e cattiveria.

Divenne uno stronzo in breve tempo. Un vero stronzo, uno di quelli che ti fanno chiedere perché diamine esistano persone del genere nel mondo. Perfino peggio di te.

Tutto d’un tratto capii di essermi sbagliata sul suo conto, capii che se lui apparteneva a quella Casa, un motivo preciso ci doveva essere… e che anche se non mi sembrava giusto, in quell’occasione avrei fatto meglio davvero a fare di tutta l’erba un fascio.

 

Lo mollai. Lui reagì malissimo e mi minacciò di rivelare tutto… e allora gli obliviai la memoria.

Ora non si ricorda più nulla di me… a parte che sono una rossa, pezzente, lentigginosa, babbanofila Weasley!” Concluse, in tono divertito.

 

Draco ingoiò amaro, e rimase a lungo col pugno chiuso fermo sul materasso, mentre veloci pensieri gli attraversavano la mente. “Era uno Slytherin.” Disse poi, con un tono di voce a metà fra l’interrogativo e l’affermativo.

Ginevra, sentendolo irrigidirsi, ridacchiò tra se e se, e si sistemò meglio su di lui, appoggiando il mento sul suo petto e obbligandolo a guardarla negli occhi.

“Già!” Disse, tutta un sorriso.

“Chi era?” Chiese lui, fissandola cupo.

“Il futuro sposo della tua cara Satine High, Draco!”

“George Brownville.” Disse lui. « Ti sei scelta un serpente privo di veleno, ma la cui stretta può ucciderti in pochi attimi. »

“Yes! Sono sempre stata un’ottima masochista. Avevo promesso di non ricascarci più… di essere più previdente, più assennata nelle scelte. E invece poi sono finita di nuovo a letto con una serpe! Questa volta però ho raddoppiato la dose: oltre che di potenti spire, la mia serpe è munita ora anche di un fortissimo veleno!”

 

Anche se lei aveva un tono scherzoso, Draco la prese male: lo urtava terribilmente il fatto che lei lo considerasse come un elemento negativo. Lui non era… come tutti gli altri Slytherin. Era stato sempre superiore a tutti, migliore… e ora aveva fatto anche scelte diverse. “Non paragonarmi a lui, Weasley!” Le gridò, togliendosela di dosso con un gesto secco e per niente gentile.

 

Lei rimase un poco in silenzio, poi divenne seria. “Non pensavo di offenderti, Malfoy.”

“Non mi sono offeso.”

“Sì invece.”

“No.”

“Sì.”

“No.”

“Sì.”

“Ti ho detto di no!” Sbottò lui, irritato.

“E invece sì: guarda, sei pronto a lanciarmi un Avada Kedavra!” Ridacchiò lei, portandogli un dito davanti al naso in maniera giocosa. Ma lui scostò la sua mano sdegnato.

“Finiscila! Perché diamine mi hai raccontato questa storia?!”

 

“Non lo so.” Sospirò lei, mentre il suo volto assumeva di nuovo una espressione innocente, fanciullesca… così tranquilla, che fece sbollire gran parte della rabbia di Draco in un solo istante. “Mi è ritornato in mente quell’episodio, e così l’ho detto.”

 

E figurarsi se riusciva a tapparsi la bocca, pensò Draco.

 

“Forse, inconsciamente, ho paragonato quella situazione a questa che sto vivendo ora.

E, devo dire, che la nostra piccola ‘avventura’ è assai più divertente!

Noi stiamo insieme, Draco?” Gli chiese poi, fissandolo con i suoi ridenti occhi azzurri.

 

Lui rimase interdetto, e continuò a lungo a fissarla, mentre una morsa gli stringeva sempre più il cuore.

“Tu sei mia.” Sibilò poi, con voce rauca, senza interrompere quel contatto visivo.

 

Ginny tremò nel profondo a quelle parole, talmente tanto erano penetranti e… da lei apprezzate. Gli gettò le braccia al collo, accarezzandogli lievemente la chioma biondissima dietro la nuca.

“E tu sei mio.” Disse, con la stessa intensità adoperata da lui. Poi però, sorridendo furbescamente, aggiunse: “ Se ti trovo con un’altra, ammazzo lei e poi rinchiudo te dentro quattro mura, mi sono spiegata?!”

Lui ghignò. “Questo lo dovrei dire io!”

“Eh no, ormai l’esclusiva ce l’ho io! Tu trovati qualche altra vendetta: che so, trasforma lui in una cavalletta volante e metti me dentro una torre di pietra, guardata a vista da un gigantesco Drago ungaro, nero, spinato e schifoso come la pasta al forno ai broccoletti dolci che ho vomitato ieri mattina! Non ti sembra molto fantasiosa?”

Lui rise. “Certo… ma ne troverò una ancora più crudele, puoi starne certa!” Disse, un attimo prima di eliminare quella piccola distanza che c’era tra loro e coinvolgerla in un dolce, quanto mai lungo, bacio appassionato.

 

 

 

“Eh- ehm.”

 

 

 

 

Draco, lentamente, si sollevò da sopra Ginny, su cui si era nuovamente disteso preso da quel desiderio sfrenato di lei che in quei tempi lo stava ossessionando, e si voltò verso il luogo da cui aveva sentito provenire quella voce.

 

Quella voce conosciuta.

 

Troppo conosciuta.

 

 

Appena illuminata dalla luce dei lampioni della strada, una figura nera appariva davanti alle porte della stanza.

Ginny, appena lo riconobbe, sbuffò e si prese tutte le coperte per se, nascondendosi per bene, e lasciando la nudità di Draco quasi del tutto allo scoperto.

“Dammi le coperte!” Mormorò lui, cercando con irritazione di prendergliene un po’.

“Un corno! Quello è tuo padre, sbrigatela tu!” Rispose lei, arrabbiatissima.

 

“Vi aspetto entrambi in salotto fra cinque minuti.” Pronunciò di nuovo la voce dell’uomo, prima che uscisse dalla stanza.

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“Che diamine ci fa tuo padre qui?!” Chiese Ginevra, indossando la vestaglia e sistemandosi un po’ i capelli.

“Non ne ho la più pallida idea.” Rispose Draco, che invano tentava di abbassare quella tremenda criniera bionda.

“Lascia, i capelli ti stanno meglio così che a culo di vacca.” Lo bloccò lei, dandogli un piccolo schiaffetto alle mani.

“A culo di vacca?!”

“Leccata di bue va meglio?”

“Ti viene così difficile parlare in maniera normale?”

“E’ difficile parlare un linguaggio normale con te, sei troppo complicato…. E stai fermo! Ti ho detto che stai meglio così!”

“Mio padre non gradisce il disordine.”

“Tuo padre ci ha appena visti a letto insieme: penso che un paio di capelli rizzati al vento non riusciranno a scioccarlo di più.”

 

 

“Buonasera padre.” Disse Draco appena entrato nel salotto in compagnia di Ginevra, che salutò a sua volta il signore seduto comodamente su un divano, con le gambe accavallate e uno sguardo annoiato nei profondi occhi grigi.

“Buonasera. A quanto pare, sono giunto in un momento piuttosto… intimo.” Replicò l’uomo, movendo velocemente gli occhi dal figlio alla rossa.

“Oh, la perspicacia è sempre stata una grande dote di voi Malfoy…” Mugugnò la ragazza con un sorrisetto storto, sedendosi aggraziatamente sul divano di fronte a Lucius Malfoy.

“E la sfrontatezza invece è sempre stata uno dei tuoi difetti peggiori, Ginevra Weasley.”

“Sì, ma è sempre molto utile quando le persone con cui ho a che fare non si degnano di mostrarsi dispiaciute neanche quando hanno avuto il malsano gusto di compiere azioni biasimevoli. Da bambino non glielo ha mai detto nessuno dei suoi forbiti e costosi precettori che si bussa prima di entrare in una stanza?!”

 

Draco si sedette affianco alla ragazza, lanciandole uno sguardo ammonitore: ma perché diamine non si stava zitta?!

Lei, per tutta risposta, storse il naso.

 

“Innanzi tutto, per quanto le possa sembrare strano, a Malfoy Manor sono le madri ad occuparsi dell’educazioni dei propri figli… non i forbiti e costosi precettori di cui tu hai parlato.

Inoltre, ha fatto un terribile errore di valutazione, signorina Ginevra: in questa stanza le uniche persone che si sono prodigate a compiere azioni degne di biasimo siete tu e mio figlio Draco. Cosa vi è saltato in mente di uscire dalle proprietà di Roger Sprite e andarvene a spasso per Bucarest?! Sapete in che guai vi siete messi?!” Sbottò, mostrando tutta la sua ira.

“Lo sappiamo, e mi dolgo, dato che principalmente la colpa è mia: volevo tornare a casa per aiutare i miei familiari nella guerra, e Draco ha tentato di impedirmelo. Purtroppo, con le mie richieste impossibili ho danneggiato anche lui, e mi spiace.”

“Sono perfettamente in grado di badare a me stesso.- replicò tranquillamente il ragazzo, alzando un sopracciglio: non era il caso di trattarlo come una vittima, un Malfoy non è mai una vittima: è sempre cosciente di ciò che fa. E lui aveva agito conoscendo bene ciò a cui andava incontro. –Ma tagliamo corto: padre, che ci fai qui?”

 

“Sono venuto a darvi una missione.”

 

“Una missione?” Chiese Draco, stupito.

 

Lucius assentì. “Harry Potter è stato colpito dal Somnium Eternum lanciatogli da Voldemort: è una potente magia oscura, che lo racchiuderà in un fermo temporale finché qualcuno non troverà l’antidoto. Nel frattempo, i mangiamorte potranno spargere ovunque terrore e morte, e le schiere di Silente e del Ministero perderanno molto potere.”

 

Ginevra si mise le mani davanti alla bocca in un gesto prettamente scioccato e colmo di disperazione, gli occhi già pieni di lacrime al pensiero del suo grande amico Harry Potter, dei suoi amici, dei suoi familiari, di ciò che sarebbe accaduto loro e di ciò che sarebbe accaduto in tutto il mondo magico. Era orribile… e tremendamente doloroso.

 

“E allora?” Chiese invece Draco, guardando con viso scettico e sopracciglia alzate il padre.

 

Ginny spalancò la bocca e rivolse al ragazzo uno sguardo scioccato. “E allora?! E allora tu dici?! Allora te lo do io! Ti prendo a calci nel sedere fino a quando, almeno per quel male, non ti metterai a piangere anche tu, razza di verme disgraziato!”

 

“Weasley, diamine, calmati! Quella domanda non era diretta all’accaduto…. Era rivolta a mio padre.

Che cosa vuoi? Non dovresti essere felice per l’evento? Sei o non sei un mangiamorte?!”

 

Ginny sbarrò gli occhi, capendo all’istante che Draco non sapeva ancora nulla della reale condizione del padre.

Si voltò, e fissò Lucius negli: era giunto il momento per quell’uomo di rivelarsi al figlio. Di dirgli cosa era veramente.

E così Draco gli avrebbe dato una seconda possibilità….

Senza dire nulla, Ginevra si alzò e uscì dalla stanza: quei due avevano bisogno di molta privacy.

 

 

“Sono stato lieto di rendermi conto che tu eri disposto a lasciarmi fare una libera scelta riguardo al mio futuro.

Ma ora… non capisco più. Non capisco chi sei, cosa stai facendo, e perché.” Disse Draco, fissando intensamente il padre negli occhi.

Grigio nel grigio.

Tempesta nella tempesta.

Quei due erano così simili da parere l’uno il riflesso più giovane dell’altro. Eppure, un attento osservatore avrebbe notato in loro molte differenze…

 

“Sono una spia.- disse Lucius, dopo un lungo istante di silenzio- Sono sempre un mangiamorte, ma molte delle informazioni di mia conoscenza le trasmetto a Silente, e al suo ordine segreto.”

 

Draco soffiò forte dal naso, con stizza, come un toro furioso, e voltò il viso, come se la visione davanti a se lo disturbasse nel profondo.

Ed infatti così era.

Si alzò di scatto dalla poltrona, fece un paio di passi avanti, poi altri due indietro, grattandosi nervosamente i capelli. Ed infine, agitato come una formica lavoratrice, si fermò, e fissò di nuovo in faccia il padre. Aveva le guance in fiamme, e le iridi erano divenute chiarissime, quasi argentee, da paura.

“Perché?” Chiese. “Perché diamine l’hai fatto? Perché sei diventato una spia?! Per quale motivo?! Perché ora?!

Perché ora, Lucius Malfoy... perché ora, dannazione?! Perché ora? Non ce n’era motivo.

Tu… non dovevi farlo. Hai sbagliato tutto. Ti ammazzeranno. E tu morirai... come un qualsiasi volgare bastardo traditore.

Sei stato uno stupido.” Constatò infine, con una calma che colpì il suo interlocutore.

 

Lucius si alzò, e fronteggiò il figlio a quattrocchi. “L’ho fatto perché era giunto il momento.”

“L’hai fatto per lei!” Gridò Draco. “Ed è stata una grandissima cazzata, perché lei ormai è morta.” Sibilò, di nuovo furioso.

“Ho capito troppo tardi che ciò che lei diceva era davvero giusto. Tu sei stato fortunato, l’hai sempre saputo. Ma io… io no, Draco. Lo ho capito solo dopo che lei se n’è andata, e così ho cercato di salvare il salvabile.

Te.”

“Oh no! Tu l’hai fatto solo per cercare di assopire quel senso di colpa che ti bruciava dentro! Perché lo sapevi, lo hai sempre saputo, che sei stato tu a rovinarle la vita e a condurla alla morte! Se tu non fossi stato un mangiamorte, se tu non l’avessi fatta soffrire a quel modo, lei sarebbe ancora viva!

La mamma sarebbe ancora qui! E tutto questo casino non sarebbe mai accaduto…”

 

“La morte di tua madre… è colpa mia. E’ palese… e non posso fare a meno di ammetterlo.

Ti ho messo al corrente di ciò che sono diventato non perché lo ritenessi giusto, dato che comunque sono del parere che non siano affari che ti riguardino; ma piuttosto perché, come ho già detto, ho una missione da assegnarti. A te e a Ginevra.

Dovete trovare l’antidoto per salvare Harry Potter. Senza di lui, Voldemort non può essere ucciso e il Mondo magico è a rischio di esistenza.”

 

Draco continuò a fissarlo torvamente. “Perché dovrei accettare?”

“Perché tu hai scelto di stare da questa parte della guerra, e un Malfoy non se ne sta con le mani in mano durante una battaglia.

Cerca di farti valere da questa parte come io mi sono fatto valere dall’altra.”

“Tu non sei un buon esempio da seguire.”

“Attento a come parli, Draco: sono sempre tuo padre, e l’impertinenza non la sopporto.”

“Tu hai smesso di essere qualcosa per me il giorno che mia madre è morta, da te uccisa.”

 

“L’antidoto si trova in Cina, nel Monastero Magico nascosto all’interno della Grande Muraglia. Lo troverai facilmente, non preoccuparti: l’accesso è visibile soltanto ai maghi.” Disse Lucius, come se ciò che Draco avesse detto fosse pura aria.

“Bene, lo farò. E Ginevra verrà con me.”

“Userete mezzi babbani: così non verrete rintracciati e potrete muovervi tranquillamente, senza dover forzatamente raggiungere i pochi siti attivi per la materializzazione presenti nei vari Paesi.

Vi conviene prendere un aereo per la Turchia, e da lì andare in volo diretto a Pechino. Una volta giunti, potrete scegliere il mezzo che vi pare per arrivare a destinazione: i mangiamorte non controllano quella zona, il potere dei Monaci Sacri è troppo forte. Nessuno vi rintraccerà”

“Ho capito. Ora puoi andartene.

Immagino che il tuo padrone si insospettirà per questa tua assenza…” Disse, con evidente disgusto.

 

“Bada a Ginevra, e non fare sciocchezze.” Rispose Malfoy, corrugando la fronte.

“Lascia stare Ginevra… tu non sei degno neanche di pronunciare il suo nome.”

 

“Allora, cerca di esserlo almeno tu.” E, così dicendo, scomparve.

 

 

Draco entrò come una furia nella stanza da letto. Era ancora rosso in viso, e gli occhi erano lucidi per il nervoso e… per il turbinio di sentimenti che lo assaliva.

 

“Prepara le valigie: andiamo in Cina, dobbiamo trovare l’antidoto per quella checca di Potter.” Gridò, senza nemmeno guardare Ginevra in faccia.

 

La ragazza, seduta su di una sedia in un lato ombroso della stanza, lo fissò tristemente.

“Perché non gli hai dato una seconda possibilità?” Gli chiese con la sua dolce voce.

“Cosa?… Hai origliato la nostra conversazione?!” Gridò Draco, furente come non mai.

“No. Ma te lo leggo addosso. Perché non gliela hai data?”

“Una seconda possibilità…. Una seconda possibilità per cosa, eh? Per amarlo?! Per essere una famiglia?! Per continuare a vivere tutti insieme felici e contenti?!

Non essere idiota!

Lui ha ucciso mia madre, stava per distruggere la mia vita e ora ha definitivamente rovinato la sua. Non si merita niente. Non si merita perdono.

 

Un Malfoy… un Malfoy non perdona.”

 

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RINGRAZIAMENTI

 

Questo capitolo è uscito piuttosto duro alla fine e molto morbido all’inizio. Assai poco divertente nel complesso, non è vero? Bah… devo impegnarmi a migliorare, altrimenti alla fine smetterete tutte di leggere questa storiellina che ha già fin troppo di stupido, ih ih ih ih ih….!!!!!

Ok,!!!! Per il prossimo capitolo prevedo liti furiose e presagi assai interessanti, eh eh!!!!

Mi raccomando, fatemi sapere i vostri pareri… sono sempre utili per migliorare e andare avanti!!!! Ciaoooo!!!!!

 

 

Grazie infinite a: continua(sara!); Fanny(grazie per la recensione! Mi spiace, ma non so con esattezza quanti capitoli saranno: so cosa dovrò scrivere ma… nient’altro, eh eh eh!!!Ciau!); marta; Vivianarossa (a chi lo dici, anche io vorrei tantissimo essere al posto della cara e pazzoide Ginevra, eh eh eh eh eh!); kitsunechan (o, il tuo nick è un amore, e il significato mi piace ancora più!Ciau!); Hermia(si, effettivamente li ho resi piuttosto dolci…forse anche troppo! Dovrò inasprire un po’ la contesa, che dici?!);

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Capitolo 20
*** Malfoy, sei proprio stupido! ***


Era d’accordo sul fatto che avesse avuto delle rivelazioni scioccanti pochi istanti prima

 

Malfoy, sei proprio stupido!

 

 

 

Era d’accordo sul fatto che avesse avuto delle rivelazioni scioccanti pochi istanti prima. Era dunque d’accordo anche sul fatto che fosse completamente sconvolto. E andava bene che lei dovesse mostrarsi silenziosamente comprensiva (ossia sopportare senza mugugnare) verso il suo –estremamente profondo- sfogo interiore.

 

Ma non ne poteva più!

 

Cioè… avanti! Lei era una Weasley! E già da questo, si poteva intuire che non era per niente stata creata con le doti necessarie per sopportare un Malfoy! Il suo tentativo di mansuetudine era un comportamento che fuorviava le leggi della Natura! Era qualcosa di… mostruoso!

E di intollerabile, naturalmente…

 

Ginevra si coprì con una mano gli occhi, in un ultimo tentativo disperato di reprimere il desiderio che aveva di strozzare quello schifosissimo pinguino con la faccia di furetto albino.

Ma non servì a nulla.

No, perché la voce di lui, soavemente modulata in grida profonde, ricche di un sottofondo di puro e semplice furor, arrivavano alle sue piccole e graziose orecchie e penetravano come delle potenti lame acuminate nel suo bel cervellino.

 

Povera commessa… ormai non sapeva più che pesci pigliare. E dire che Gin era stata attenta, nel tragitto tra l’hotel e l’aeroporto, ad evitare che la rabbia di Draco colpisse i poveri ed innocenti babbani.

Per questo, aveva addirittura rinunciato a prendere il taxi ed era arrivata a piedi, con valigie e Draco appresso, alla sua meta.

Purtroppo però non aveva considerato la possibilità che l’hostess del bancone vendite della compagnia aerea babbana non conoscesse tanto bene l’inglese, e dunque continuasse ad esprimersi in rumeno senza che loro ci capissero un’acca. Probabilmente quella poveraccia aveva usato anche altre lingue, tipo il greco e il turco, e forse anche il francese, perché l’aveva sentita cambiare accento e tonalità un bel po’ di volte… ma non era riuscita ad azzeccare la scelta giusta.

Draco, ovviamente, ne aveva inconsciamente approfittato, ed ora, da circa dieci minuti, continuava a gridarle insulti di ogni tipo, senza che però la signorina potesse capirlo.

Anzi, la bella ragazza dalla pelle scura e i grandi occhi neri sembrava sempre più preoccupata, e Ginny aveva notato che stava lanciando con lo sguardo richieste d’aiuto al poliziotto in piedi poco più in là, che probabilmente stava aspettando che il biondino facesse qualche mossa errata per usare il manganello che già teneva pronto in mano.

 

La rossa sospirò e, preparandosi alla battaglia, si avvicinò al bancone, interrompendo il flusso di parole che fuoriuscivano dalla bocca del ragazzo.

Draco la fissò di sbieco. Che ci faceva lei qui? Non la voleva in mezzo ai piedi. Era indaffarato.

Ginny, volutamente, ignorò la sua occhiata, mentre una vena piena di sangue contenente un preoccupante numero di tossine anti-Draco le pulsava sulla fronte.

“Signorina, due biglietti per la Turchia. Ankara” Disse, scandendo bene le parole e accompagnandole con gesti delle mani.

La donna la fissò, sospirando per il sollievo e sorridendole. L’aveva capita. Impiegandoci il minor tempo possibile, constatò che lo spazio libero era presente nel prossimo volo diretto per la capitale turca, diede loro i biglietti e Gin pagò la somma richiesta. Poi se ne andò, seguita a ruota da Draco, che naturalmente fissò per l’ultima volta col suo sguardo raggelante la povera hostess, la quale non riuscì a fare a meno di tremare…

 

“Dove dobbiamo andare?” Chiese Draco scocciato, mentre camminava al fianco di Ginny, con solo le loro due valigie a rotelle che li separavano.

“In Turchia.” Rispose quella, con voce atona e senza nemmeno voltarsi a guardarlo, cosa che irritò assai il ragazzo.

“Lo so quello. Dove dobbiamo andare per prendere quella storpiatura babbana!?”

“Guarda il tuo biglietto e lo vedrai, c’è scritto. E se alzi un pochino il capo riesci anche a vedere le indicazioni sui cartelli appesi al sof…” Sbuffò lei.

Che caspita hai?” La interruppe Draco, fermandosi di colpo e costringendo anche lei a fare altrettanto, bloccandole il braccio con una mano.

 

Ginny non ci vide più. “Che caspita ho? CHE CASPITA HO TU DICI?! Ma ti rendi ogni tanto conto di quello che fai?! Sembravi un licantropo affamato prima, con quella povera commessa che stava per svenirci davanti! Moderati, hai capito? Moderati! Non me ne sbatte nulla se le notizie che ti ha dato tuo padre ti hanno sconvolto: la tua reazione è al di fuori di ogni logica!

Mi sono- rotta- le scatole!”

 

Le rotelle di Draco andarono letteralmente in tilt appena registrarono quelle parole. “NON OSARE MAI PIU’ USARE QUESTO TONO CON ME, WEASLEY! Qui sono io che decido cosa fare e come farlo! Sono io il Malfoy qui!”

“E’ proprio per questo che dovresti moderarti! Come unico Malfoy in carica, sei l’unico qui che fa cazzate!”

 

“Stupida idiota babbanofila! Tu non capisci un cazzo di niente. Tu sei solo lerciume. E come te tutta la tua famiglia! Non permetterti più neanche di pronunciare il mio nome, non ne sei degna! Mi fai schifo.”

 

“E TU NON PERMETTERTI PIU’ DI DIRE COSE DEL GENERE SULLA MIA FAMIGLIA!” Gridò lei, rossa come un peperone per via di tutta la rabbia repressa che aveva dentro. E no… e no! Ora non si sarebbe più trattenuta! No no, ma come si permetteva quel viscido verme di fogna a dirle cose del genere?! Adesso gliel’avrebbe fatta vedere lei!

Afferrò con due mani la valigia e la tirò addosso al ragazzo che, del tutto sbalordito, non reagì in tempo e cadde per terra sotto la spinta di quel grosso peso.

Ma Ginny, nonostante avesse sentito bene il suo piccolo piccolo lamento di dolore, non si accontentò. Prese in mano anche l’altra valigia e gliela tirò addosso, colpendogli per bene lo zigomo, e facendogli battere la testa sul duro pavimento dell’aeroporto.

 

Non ancora contenta, prese anche il carrello stracolmo di bagagli di uno dei pochi passeggeri che a quell’ora del mattino si trovava già lì come loro, e che si era messo a guardare l’inusuale e quanto mai spettacolare scenata; senza pensarci due volte, lo tirò addosso al ragazzo che stava tentando di rialzarsi.

Risultato?

Draco fu letteralmente seppellito sotto un gigantesco mucchio di borse, borsette e borsoni.

 

“COSI’ IMPARI, STRONZO!” Gli gridò poi la rossa, recuperando la sua valigia dalla massa e avviandosi verso il gate indicato nel biglietto.

 

Ahhhhh. Ora che si era sfogata, stava decisamente meglio!

 

 

 

“Non dobbiamo andare di qua!”

 

Ginevra si voltò, sorridendo glacialmente al ragazzo che si ritrovò davanti. Draco aveva un grosso livido sullo zigomo destro, un taglietto al di sopra del sopracciglio, e un piccolo sfregio nel mento.

“Oh, chi si rivede! Allora non eri morto, eh?”

“Hai un cervello più piccolo di un troll se pensi davvero di essere in grado di uccidere un Malfoy, Weasley!”

“Oh, però sono riuscita a scalfirlo!” Ribatté lei con lo stesso ghigno in volto, allungando una mano per sfiorargli la parte del viso sfregiata. Ma lui scosse il capo, e fissò le sue iridi grigie e nebulose su quelle di lei, azzurre e scintillanti.

“Non osare mai più allontanarti senza di me. Ti ho già detto che non devi andare da nessuna parte da sola.

Non mi piace ripetermi.”

 

Lei sorrise, beffarda. “Forse adesso il concetto ti è sfuggito, ma ti ricordo che, essendo io (di tuo detto) una stupida idiota babbanofila, una Weasley, non è di mia competenza occuparmi di quello che ti piace. Anzi, a dire il vero preferisco occuparmi esattamente del contrario!”

“Non scherzare col fuoco…” Disse Draco, senza riuscire a reprimere un ghigno divertito di fronte alla sfrontatezza e all’acutezza della rossa.

Lei scoccò la lingua. “Io me lo posso permettere!

Comunque, per la cronaca, sono sicurissima che il nostro volo è da questa parte. Dunque, io vado di qua!” E iniziò a camminare diretta al gate all’orizzonte.

 

“Tu vai dove vado io!” Sibilò però Draco, bloccandola di nuovo per il braccio.

“Bene, allora vieni con me!”

“No, sarai tu che verrai con me! Il gate è quello! – disse, indicando un portale dall’altro lato della stanza- Ho visto un sacco di turchi là!”

“Ed io ne vedo un sacco di qua! Dunque è questo!”

“Qui decido io, ed il gate che dobbiamo prendere è quello! Andiamo!” Concluse il biondino, trascinandola verso la porta da lui scelta.

 

Quando vi arrivarono, mostrarono i biglietti all’impiegato, il quale però scosse la testa, indicando loro il gate dove prima Gin era diretta.

La ragazza ridacchiò, felice di averla avuta vinta.

“Ti diverti tanto?” Le chiese Draco, rivolgendole un sorriso falsissimo.

“Certo, mi pare ovvio! Hai fatto la peggior figura da cacca di troll che io abbia mai visto!” Ribatté lei, divertita.

 

Draco, per tutta risposta, strinse ancor più la sua mano attorno al suo braccio, deciso ovviamente ad averla vinta, e fece per trascinarla nel tunnel di fronte, se non fosse che l’uomo lo bloccò, ponendosi davanti a lui.

Senza pensarci due volte, il giovane Malfoy afferrò la sua bacchetta, che aveva nascosta in tasca, e gettò un piccolo imperius sull’uomo, senza che nessuno dei presenti lì se ne accorgesse.

Poi, col solito ghigno da stronzo stampato in faccia, si avviò nel corridoio, trascinando con se una più che furiosa Ginevra Weasley, che ad ogni passo tentava di liberarsi o di mollargli un calcio.

 

“Ti vuoi stare ferma?!” Gridò Draco ad un certo punto, sbattendo la ragazza contro una delle pareti antisuono che circondavano la loro via.

“Una cipolla, Malfoy! Hai usato una Maledizione Senza Perdono davanti a me, su un babbano indifeso, in un luogo pubblico! Tu hai perso del tutto la cognizione della realtà!

Senza contare che non è questo l’aereo che dobbiamo prendere, ma l’altro, come ti ha detto anche lo steward!”

“Puff… un aereo vale l’altro! Se sono tutti qui, andranno tutti dalla stessa parte!”

“Lo spero per noi!

E comunque rimane sempre il fatto che hai usato un imperius….

Ma la vuoi finire? Calmati, ok? Calmati.” Gli disse, guardandolo seriamente negli occhi.

 

Draco rimase un po’ a fissarla, poi voltò la faccia, senza dire nulla.

 

Ginny sospirò. Aveva capito. Lo aveva capito. Gli si leggeva in faccia che aveva un grande peso sulla coscienza. Ciò che era accaduto prima col padre lo aveva lasciato intimamente turbato.

 

Lentamente, la rossa alzò una mano con l’intento di accarezzarlo. Ma lui scostò il capo.

“E stai fermo… non ti faccio nulla.” Disse Ginevra, con voce atona.

Lui, subito, riprese a fissarla. I suoi grigi occhi sembravano vuoti in quel momento.

Anche se aveva l’aspetto di dobermann furioso, constatò la ragazza, in fondo quel ragazzo era solo un bambino sperduto.

 

Questa volta, lui le permise di accarezzarlo.

La sua bianca pelle era vellutata come la seta, e Ginny sorrise tra se e se, pensando davvero a quanto lui somigliasse ad un bimbo.

Si alzò sulle punte dei piedi e, tenendosi sulle sue spalle, lo baciò. Draco, dopo il primo momento di stupore, avvolse la sua vita con le sue forti braccia, facendo aderire completamente i loro corpi. Sentiva il calore della ragazza, la morbidezza della sua pelle, il battito del suo cuore… un mix che fece immediatamente placare la rabbia che da quella notte si portava appresso.

 

“Avanti, ora andiamo, abbiamo un aereo da prendere…” Mormorò Ginevra, mentre Malfoy le baciava le guance, scendendo verso il suo collo latteo dalla linea aggraziata.

Draco, per tutta risposta, le tappò la bocca con un altro dei suoi baci passionali, e con la mano andò ad accarezzare la pelle della pancia, sotto la maglietta.

Da un po’ di tempo quella pancia non era più piatta come la prima volta, ma era divenuta tondeggiante, una delicata linea curva che lui adorava accarezzare.

 

Si staccò da lei. Se Ginevra Weasley era riuscita a placare in lui i fuochi della rabbia, tuttavia stava ora accendendo ben altre fiamme, di primordiali origini….

“Andiamo.” Disse dunque.

“Aspetta… i bagagli!Non li abbiamo fatti passare al check-in!” Lo bloccò lei, rendendosi conto improvvisamente che quei due grossi bauli con le rotelle non sarebbero dovuti essere ancora con loro, come ben aveva studiato in babbanologia.

“Cosa? Dov’è che li dovevamo fare passare?”

“Lascia perdere… fatto sta che non possiamo tenerli in aereo. Rimpiccioliscili!”

“Non dovremmo usare la magia.” Mormorò Draco, controllandosi intorno. Non c’era nessuno.

Così, in quattro e quattr’otto, tirò fuori la bacchetta e rese le dimensioni delle valigie pari a quelle di due caramelle.

“Pfiu, non dire scempiaggini: tu hai appena fatto un imperius!” Rispose Ginny, mettendosi in tasca i propri bagagli, e avviandosi insieme a Draco verso l’uscita del tunnel.

“Quello era necessario per portare avanti la nostra missione.”

“Un corno. Sei il solito prepotente sfrontato bastardo Malfoy. Proprio non riesci ad ammettere di aver fatto un errore, eh?” Brontolò lei, incrociando le braccia e mettendo il broncio. Non lo sopportava proprio quando ne usciva con le sue solite perle di saggezza, che lui per primo però non aveva mai raccolto.

“Un Malfoy non sbaglia mai.” Replicò Draco, semplicemente.

“Questo lo vedremo quando saremo scesi dall’aereo, brutto pallone gonfiato. Sei l’essere più difettoso che la Natura abbia mai creato, lo sai?”

“Senti Weasley, se proprio vogliamo parlare di questo, che ne dici del tuo piccolo difettuccio di ingurgitare qualsiasi schifezza ti capiti sotto il naso?! Ci manca poco che diventi una balena come tua madre! Manco tutto il movimento che abbiamo fatto è servito a non farti ingrassare!”

“Ehi, ma come ti permetti? Non sono così grassa! Ho giusto un po’ di pancia!” Brontolò lei, alzandosi la maglietta e mettendo in mostra la piccola rotondità del suo ventre.

 

 

Una rotondità che improvvisamente le parve diversa.

 

 

Si fermò di colpo, sentendosi impallidire, mentre il suo sguardo non riusciva a staccarsi dalla sua pancia.

Draco, dal canto suo, non sentendo più i suoi passi si voltò, e rimase anche lui a guardarla.

 

E ciò che vide, per la prima volta con occhi diversi, lo lasciò piuttosto intontito.

 

“Draco?!” Chiese Ginevra in un sussurro, con la voce che addirittura le tremava.

Il ragazzo si avvicinò lentamente a lei, con gli occhi sempre fissi su quella rotondità.

Allungò una mano, e la toccò. Un brivido lo colse, e scattò indietro, come se si fosse bruciato.

“Andiamo… l’aereo…” Mormorò poi.

Ginny assentì col capo, deglutendo nervosamente; calò la maglietta e lo seguì.

 

Si era sbagliata. Si era sbagliata.

Non era vero.

Non poteva essere vero. 

 

 

 

Passarono tutto il viaggio in silenzio, la mente vuota, gli occhi spenti fissi davanti a loro, che non vedevano in realtà nulla di ciò che lo sguardo incontrava nella sua traiettoria.

Non sentivano nulla.

Non si accorsero nemmeno delle immagini che i video davanti a loro riproducevano, riguardo al Paese dove stavano per giungere.

 

Quando l’aereo atterrò, e tutti i passeggeri scesero dal veicolo, loro due rimasero immobili sulle loro poltrone.

Una hostess, preoccupata per lo strano comportamento che la coppia aveva avuto durante tutto il viaggio, si avvicinò loro.

“Signori, siamo arrivati!” Disse in un perfetto inglese, sorridendogli affabilmente.

 

Ginny parve risvegliarsi da uno stato di trans. Si voltò e fissò la donna, incuriosita. “Siamo arrivati?”

“Sì signorina!”

“E dove?”

 

La hostess non riuscì ad impedirsi di strabuzzare gli occhi per la sorpresa. “Al Cairo, naturalmente!”

 

 

 

 

“Al Cairo, siamo Al Cairo!- sbottò Ginevra, furiosa, mentre camminava per il grande aeroporto vicino a Draco- Hai visto le tue brillanti idee dove ci hanno portato?! Al Cairo, in Egitto, brutta testa di cazzo!”

“Testa di cazzo è tuo fratello Lenticchia, non io!” Sibilò Draco, bloccandosi di colpo in mezzo al turbinio di persone.

“Fino a prova contraria, sei tu che mi hai portato in Egitto, non Ron! Un Malfoy non si sbaglia mai!- lo canzonò- Un corno! L’avevo detto io! Da questo momento in poi, sono io il capo!”

“Ah sì? E sentiamo, cosa avresti intenzione di fare, eh?!”

“Prendere un altro aereo e tornarmene in Turchia, ad Ankara, dove dovrei essere ora!” gesticolò lei.

“Oh no, ti sbagli di grosso, io su quei cosi non ci salgo più!”

“Benissimo, allora rimanitene qua!” Sbottò lei, dirigendosi verso l’ufficio degli imbarchi più vicino.

 

“Tu non vai da nessuna parte senza di me!” Disse Draco, costringendola a girarsi.

 

Erano furiosi entrambi. E, assai probabilmente, la loro furia era dovuta a quella strana paura che aleggiava nei loro animi.

“Dobbiamo andare ad Ankara, razza d’imbecille, lo vuoi capire si o no?! Dobbiamo prendere il diretto per Pechino!”

“Non – saliamo- più- su – questi – cosi. Lo riesci a capire o vuoi che faccia un imperius pure a te, eh?” Sibilò, avvicinando minacciosamente il viso al suo mentre continuava a stringerle il braccio con forza.

La rossa si staccò dalla presa con stizza. “Sempre che ti riesca, visto che la tua bacchetta ha l’abitudine di fare cilecca, come è successo per gli incantesimi di contraccezione!”

 

“Cosa?!- gridò Malfoy, strizzando gli occhi - Io non ho mai fatto alcun incantesimo di contraccezione!”

 

“COSA?!” Sbottò Gin, spalancando la bocca al massimo dello stupore.

 

“Tu li avresti dovuti fare!” La accusò Draco.

“Io?! IO?! Tu sei il maschio, tu ti dovresti occupare dei tuoi semi, non io!”

“Io non mi devo preoccupare di nulla, piccola stupida!”

“Oh beh certo, perché non ci ho pensato prima! Tu sei un Malfoy, prendi ciò che vuoi quando vuoi, senza preoccuparti di niente! Giusto?!” Lo assecondò lei, rossa in viso per la rabbia.

“Dato che lo sapevi, perché non lo hai fatto?!”

“PERCHE’ NON PENSAVO CHE FOSSI COSI’ STUPIDO, MALFOY!”

“E’ colpa tua, Weasley! Se non volevi rimanere incinta, dovevi pensarci prima! Non tentare di dare la colpa a me! E poi, solo ora te ne accorgi?! Se la biologia ha fatto il suo corso fin dal nostro primo incontro, tu sei incinta DA QUATTRO MESI! Che diamine facevi fino ad oggi, dormivi?!

“Pensavo solo che fossero delle normalissime mancanze, cretino!”

Certo, mancanze di quattro mesi, e mentre continuavi a fare sesso sfrenato notte e giorno! Idiota!”

 

Ginevra non ci vide più dalla rabbia. Era troppo. Ma come si permetteva?!  Malfoy!” Gridò con voce strozzata. “Sono qui, Al Cairo e incinta per colpa tua! SPARISCI O TI STROZZO!

 

Draco, a quelle parole, fece qualche incerto passo indietro. Non lo avrebbe mai ammesso, eppure in quel momento la Weasley gli sembrava molto più grande, più forte, più spaventosa del solito.

 

Dal canto suo, la ragazza gli lanciò un ultimo sguardo infuocato, e poi riprese a camminare verso l’uscita del luogo, facendosi spazio fra il mare di persone che si era attorniato a loro, e aveva seguito il loro scambio di battute come se fosse una soap opera alla tivù.

Decisamente quel giorno avevano dato spettacolo a molti babbani.

 

 

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Ringraziamenti.

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 Innanzi tutto, prima di ringraziare, vorrei esprimere le mie più sincere scuse a voldy weasley!! Mi spiace tantissimo per la recensione del capitolo precedente, non ti ho nemmeno ringraziato!!! Purtroppo è accaduto che avevo già preso le recensione, e i ringraziamenti li avevo già postati, così era oramai troppo tardi fare un’aggiunta a capitolo pubblicato: invece di fare ulteriori casini ho preferito chiederti pubblicamente scusa nel successivo!!!

Se per caso succedesse che dovessi mancare qualche ringraziamento… fattemelo sapere!!!! Non è giusto che io faccia questa mancanza quando voi sprecate parte del vostro tempo per farmi sapere cosa pensate delle cavolate che scrivo!!!

Ok???!!!!

Va bene!!!! Cooomunque… penso che questo capitolo vi abbia stordito un bel po’… e penso anche che mi vorrete fare un gran numero di critiche!!! VOGLIO SENTIRLE TUTTE, NON RISPARMIATEVI,ehehehhe!!!!!

Ciaooooooo!!!    

 

 

Grazie a: kitsunechan; marta; EliS91; Minako-Chan; voldy weasley; velis chan; Acchan;

 

Hermia: Ciaooo!!!! Sì, comunque sono d'accordo con te: visto questoc apitolo, posso confermare a me stessa che non sto affatto prendendo la strada della sdolcinatezza! Proprio no! fra un pò si ammazzavano, eheheh!!!!

Comunque, per quanto riguarda le reazioni di Draco, hai visto giusto. O, perlomeno, hai visto come l'avevo vista io mentre scrivevo. Il fatto è che Draco oramai conosce Gin molto bene, e sa che per lo più, ciò che dice, sono semplicemente pezzi di pensieri volanti nella sua mente, che non hanno una grande importanza.  Era come se Ginny stesse pensando ad alta voce, una specie di confessione a se stessa, che si è conclusa con l'affermazione che lei non era innamorata di Brownville.

 Non che il fatto di immaginarsela a letto con un altro lo lasci indifferente, ma Gin glielo aveva già detto di essere stata con altri ragazzi!

Comunque, pongono alla fine rimedio a qualunque malinteso, quando si dicono a vicenda di appartenersi! Non stavano mica scherzando! Sono molto gelosi l'uno dell'altra, anche se inconsciamente!

Ehm... ho reso l'idea?! Oppure ho fatto un casino e alla fien il mio ragionamento non serve a niente?! Ehehhehe! Molto probabile!!! Ok, cmq spero che mi voglia fare sapere cosa ne pensi delle novità!!!

Aspetto le tue critiche... mi fanno sempre piacere!!!! Ciauuuuuuuuuuuuu!!!! ;D

 

Fanny: si, hai ragione, faccio un mucchio di errori di distrazione! Spero che questo capitolo sia più...pulito!!! Se no fammelo sapere!!!

Coooomunque.... e la tua ff sul diario di Ginevra Weasley?!?!?! Si può sapere perché non la continui, eh?!?!?!!? Guarda che mi arrabbio!!! Era troppo carina!!!!! L'altro giorno l'ho aperta,a spettandomi novità dopo il mio immenso periodo di pausa... ma nulla!!!! Non gettare la spugna, mi raccomando!! Sei brava!!!

Ciaooooooooooo!!!

 

Vivianarossa: Ciaoooooo!!!! Draco, nel capitolo precedente, era arrabbiatissimo per entrambi i motivi che tu hai elencato!!! Lui amava la madre, la amava molto. Narcissa aveva chiesto più volte a Lucius di non essere più mangiamorte, ma lui non le ha dato ascolto mentre era in vita. Draco non riesce a sopportare che però lui si sia deciso di cambiare partito ora,q uando è troppo tardi, quando ormai lui l'ha già uccisa. Il fatto che si sia messo in pericolo con l'Oscuro, ai suoi occhi  non serve più a nulla, perché ciò che avrebbe dovuto salvare, ossia la madre, oramai è perduto.

Per questo è furioso con lui.

L'ultimo ragionamento che hai fatto sul 'tu sei mia' di Draco è giustissimo. Draco non vuole ammettere i suoi sentimenti, non vuole pensarci su. Ha paura di trovarsi davanti una realtà così grande che lo sommergerebbe.

Ma, naturalmente, non è disposto a lasciarsi sfuggire ciò che ha fra le mani, eheheh!!!!  

Sai, per quanto riguarda il titolo, ti dirò che, mentre lo scrivevo, ho pensato anch'io la stessa cosa! Sembrava proprio che annunciasse un tremendo casino fra Gin e Draco... naturalmente provocato dalla nostra nevrotica rossina!!!

Comunque, come puoi vedere, casini in questo capitolo ne sono successi parecchio, ehehehhe!!!!!

Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!! ;D

 

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Capitolo 21
*** Machio o Femmina?! ***


Subito dopo la sfuriata e la minaccia di morte che Ginny gli fece, Draco rimase a lungo immobile, imbambolato, mentre tutt’int

 

Maschio o Femmina?!

                                                    

 

“Il vostro stato attuale è di eventuale pericolo.

La magia proveniente dalla vostra terra è molto alta, e pertanto sospetta.

Uno di voi dovrà lasciare la casa. Lo condurrò io in un’altra zona protetta.

Alle dodici precise di questo giorno mi farò trovare nella vostra zona. Aprite una barriera e fate uscire il prescelto.

L. D.M.“

 

Appena finì di leggere il messaggio, con un semplice incantesimo Roger Sprint diede fuoco alla pergamena su cui esso era scritto, riducendola in breve in polvere. Bisognava essere molto cauti… qualsiasi oggetto proveniente dall’esterno poteva trasformarsi in passaporta, ed aprire dunque un varco al nemico.

 

Davanti all’uomo, i quattro suoi interlocutori lo fissavano con mal celata apprensione.

“Io… io non voglio andare via da qui!” Starnazzò Pansy con la sua voce acuta, abbracciandosi a Blaise, che le poggiò una mano sui capelli come per calmarla.

 

“Mi pare ovvio che, in quanto gentiluomini, lasceremo che le signore rimangano alla villa. Tra noi si sceglierà chi dovrà andarsene, per il bene degli altri. Ricordo comunque che, chiunque lascerà la villa, sarà portato in un luogo altrettanto protetto: Malfoy è stato chiaro.” Esordì Roger, avvicinandosi ai ragazzi. “Ed essendo io il più vecchio, sarebbe giusto che sia io ad andarmene.”

 

La signora Aprilia, a quelle parole, abbassò il capo, intristita. Avrebbe tanto voluto che il marito fosse rimasto a casa, soprattutto ora che c’era di nuovo la guerra… non voleva che gli accadesse qualcosa di male. Ma, purtroppo, doveva rispettare, da brava moglie, le sue scelte: senza contare che, altrimenti, al posto suo sarebbe dovuto uscire uno dei due ragazzi… i quali erano ancora in costante e grave pericolo perché disertori dell’esercito del Signore Oscuro. E la morte di un giovane sarebbe stata assai più amara di quella di un uomo anziano.

 

“Io credo invece che sia meglio che lei resti, signor Roger. Lei è l’unico qui che di magia, e soprattutto di Difesa contro le Arti Oscure, se ne intende davvero. Se succedesse qualcosa, noi praticamente resteremo scoperti.” Dichiarò Theodore, accomodato a braccia conserte sul bracciolo di un sontuoso divano.

“E cosa proponi in alternativa, giovane Nott.” Replicò sconcertato il vecchio signore, alzando le spalle.

“Andrò io.”

 

“Perché?” Chiese Blaise, alzando un sopracciglio. Tutto quel sacrificio e quel grande coraggio che trasparivano dalla bontà del gesto dell’amico… gli puzzavano di bruciato! Insomma… lui era pur sempre uno Slytherin, no? E gli Slytherin fanno solo ciò che più gli conviene. La domanda era dunque: cosa credeva di guadagnare Ted da quel suo pazzo gesto?!

 

“Perché tu devi rimanere qui per la tua ragazza, io invece non ho niente che mi leghi a questo posto.” Rispose logicamente il ragazzo.

 

“Te la senti davvero, Theodore?” Chiese ancora Roger.

“Assolutamente.” Affermò lui, fissando l’uomo negli occhi.

 

“Bene…. Allora il problema è risolto. Vado a prepararti una valigia con tutte le pozioni che ti potrebbero servire in caso di pericolo. Aprilia, tu prepara i suoi bagagli, invece.” Disse l’uomo, iniziando a dirigersi verso il suo laboratorio privato, posto dietro la serra.

“Certamente… Vado subito!” Sbottò la donna, scomparendo un attimo dopo dietro una porta.

 

Rimasti soli, i ragazzi si fissarono a lungo negli occhi.

“Sputa il rospo, Theo!” Sbottò dopo un poco Blaise, accomodandosi sulla poltrona davanti all’amico, mentre Pansy gli si sedeva in grembo.

 

Sul viso del biondino comparve un sorriso furbo. “Mi ero stancato di voi.”

“Strano, dato che non passiamo tanto tempo in tua compagnia!” Rispose la Parkinson, lanciando un’occhiata birichina al moro alle sue spalle.

“Beh, mi duole dirtelo amico, ma la mia ragazza ha perfettamente ragione. Allora, ti decidi a parlare o ti devo lanciare un cruciatus?!”

“Ah ah ah, non ti conviene! Altrimenti, penso che il livello di magia di questo sito salirebbe in maniera preoccupante, e qualcun altro sarebbe costretto ad uscire!” Replicò divertito Nott.

“Che rompimento di palle che sei, viscida serpe putrida! Vuoi dirci che diamine hai in mente?!” Sibilò Blaise, che non sopportava più il silenzio del compagno.

 

Nott sorrise, e rimase in silenzio per un po’. “Secondo voi… qual’è l’altro posto sicuro oltre casa Sprint?!”

 

La coppia rimase palesemente perplessa. “Hogwarts, mi pare ovvio!” Disse Pansy.

“Ad Hogwarts non si può avere accesso, Silente non lo permetterebbe mai: i pericoli per gli alunni che vi sono nascosti sarebbero troppi.” Spiegò il ragazzo, dando origine subito dopo ad un altro lungo istante di riflessioni.

 

“Theodore, parla chiaro, mi stai davvero facendo venire i nervi. Che cosa sai?” Ne uscì dopo un po’ Blaise, che certamente aveva grandi carenze di una dote che da molte parti è conosciuta col nome di... pazienza!

 

“I Royal, Blaise. Gli antichi reali.” Rispose Theo, con gli occhi che gli brillavano.

Sul viso di Blaise comparve un ghigno compiaciuto. Lo sapeva lui che c’era qualcosa sotto quell’apparente buona azione dell’amico!

 

“Rivedrò Vanessa.”

 

 

 

 

Subito dopo la sfuriata e la minaccia di morte che Ginny gli fece, Draco rimase a lungo immobile, imbambolato, mentre tutt’intorno a lui i babbani commentavano gli avvenimenti a cui avevano assistito, e qualche ragazzo poco più grande di lui, passando, gli dava una pacca sulla spalla, in segno di sostegno o compiacimento.

E, ci crediate o no, Draco Malfoy non reagì in nessun modo mentre quegli estranei, per di più luridi babbani, osavano mettergli le mani addosso e toccare i suoi preziosi vestiti.

Era totalmente fuori dalla realtà.

Strani pensieri giravano per la sua mente. E molti di questi, arrecavano la sigla: “Ma che diamine ho fatto?!”. Il che era piuttosto strano, dato che assai raramente un Malfoy si pente delle proprie azioni. Il primo a farlo, probabilmente, era stato suo padre, voltando le spalle alla causa in cui avevano creduto in precedenza tutti i suoi familiari. Che stesse iniziando una nuova specie di rappresentati della famiglia Malfoy, il casato fino ad allora più temuto in tutti i Paesi Inglesi?!

Beh… decisamente sì. Bastava pensare che il prossimo erede sarebbe nato da una Weasley.

 

Draco scosse la testa, riprendendo contatto col mondo circostante. La sola parola ‘erede’, che non fosse riferita a se stesso, gli dava i brividi. Non doveva più pensare che fra poco più di cinque mesi sarebbe divenuto padre!

 

Già, padre…

 

Diamine! Padre a diciotto anni!

Ok, ora basta. Ginevra era scappata via come un fulmine, e lui doveva andarle dietro. Non poteva lasciarla sola, ora meno che mai. Perché adesso… lei era davvero sua. Lo sentiva… sentiva che il legame che si era formato fra loro, era ancora più saldo. E aveva la netta sensazione che col tempo si sarebbe ancor più rafforzato.

 

 

Era arrivata in quell’hotel e non capiva manco lei come. Era totalmente su di giri.

Affermare che Ginevra Weasley fosse furiosa sarebbe usare un eufemismo.

Certo, la rabbia era senza dubbio il sentimento più forte che vibrava in lei in quel momento. Ma, insieme ad esso, tanti altri turbavano il suo animo, come la tempesta turba il mare.

 

Sopra di tutto, la paura inconscia di ciò che sarebbe successo.

Lei madre.

Questa piccola constatazione di fatto le faceva chiudere lo stomaco in una morsa dolorosa. Che cavolo, lei madre?! Come faceva ad essere lei una mamma?! Non era pronta! Non voleva! Non… poteva!

Come avrebbe fatto a dirlo ai parenti?! Sua madre non l’avrebbe più guardata in faccia! Oh, le aveva dato talmente tanti dispiaceri… lei voleva allevare una brava ragazza, educata, elegante, colta. E invece si era ritrovata con un maschiaccio dalla lingua lunga, che per di più si era fatta mettere incinta all’età di soli diciassette anni!

Ed i fratelli? Oh beh… loro certamente l’avrebbero perdonata. Però, in fondo in fondo, sarebbero rimasti delusi anche loro…

Suo padre? Suo padre si sarebbe ritrovato diviso tra l’appoggiare l’opinione della moglie o quella dei figli. E alla fine, come al solito, avrebbe fatto una gran confusione e avrebbe concluso col rimanere del tutto indifferente all’accaduto.

 

E I SUOI AMICI?! COSA AVREBBERO DETTO LORO?!

Vanessa certamente sarebbe andata su di giri, e si sarebbe appiccicata a suo figlio come una bambina al suo bamboccio. Eleanor ed Harry, invece, avrebbero preso l’avvenimento con più serietà, ed insieme ad Hermione si sarebbero occupati di dare al piccolo tutto ciò che gli serviva, rivolgendo ogni tanto a lei, la mamma scapestrata, qualche rimprovero.

Theo e Blaise invece l’avrebbero presa a ridere. Ci avrebbe scommesso! Quei due non avrebbero fatto altro che prendere in giro lei e Draco da mattina a sera.

Lei e Draco…

 

Già. Draco.

 

Ecco ciò che, fra tutto, le dava maggior tormento. Draco. Il padre di suo figlio.

Lo avrebbe accettato davvero? Lo avrebbe riconosciuto come suo erede legale? Oppure avrebbe lasciato che sulla sua testa apparisse l’appellativo di bastardo?

Ma, prima di tutto… le sarebbe stato vicino?

 

Le aveva detto, quando ancora ignoravano la presenza di un terzo incomodo, che lei era sua.

Lo era ancora?

 

 

“FERMATI, DANNAZIONE!”

 

 

Ginevra, sbalordita, appena sentì quel richiamo disumano proveniente dalle sue spalle, si voltò, in tempo per vedere un più che sfinito Malfoy fermarsi davanti a lei, dopo aver fatto probabilmente la corsa più stancante di tutta la sua vita.

 

Si può sapere… dove… diavolo…stavi andando?!” Chiese lui, cercando contemporaneamente di riprendere fiato, di parlare tenendo un tono arrabbiato, e di mantenere la sua solita postura altera e dignitosa. Purtroppo per lui, fece un gran casino, e il risultato fu qualcosa di piuttosto patetico, tanto che Ginny, dopo averlo guardato attentamente, non poté fare a meno di scoppiare in un’allegra risata, mentre tutte le preoccupazioni che fino ad allora le avevano stretto il cuore scomparivano dal suo animo.

 

“Malfoy… sei un disastro!” Gli disse dopo un po’, notando lo sguardo corrucciato che lui le aveva rivolto.

“Io sarei un disastro?! E tu allora?! Te ne rendi conto che in questo Paese, al mercato, vendono pure le donne? Avevi per caso intenzione di diventare il divertimento di qualche egiziano pervertito?!”

“Beh… magari con le contraccezioni sarebbe più abile di te, non si sa mai.” Lo punzecchiò lei.

“Ne dubito, considerando la grandezza degli harem di questi tizi qua.” Gli rispose lui, lanciandole un’occhiataccia.

“Bah, voi maschi siete tutti dei maniaci sessuali. Comunque, per tua informazione, questo è l’hotel che ho scelto.” Disse Ginny, facendo qualche passo avanti e aprendo le braccia, come per cingere tutta la grandezza e la meraviglia di quel luogo.

 

Draco alzò lo sguardo, e contemplò l’ambiente che lo circondava. Il lusso, in quel posto, pareva la parola d’ordine. L’hotel in questione era l’autentica e ricca riproduzione di una reggia egiziana del periodo dei faraoni, con tanto di marmi pregiati, preziose decorazioni d’oro ispirate alla natura selvaggia dell’Egitto, splendidi dipinti e tende di fine lino appese qua e là, a creare un’atmosfera sognante che riportava gli ospiti ai tempi antichi.

“Non è poi così male.” Assentì Draco, avvicinandosi a Ginevra. “I tuoi gusti stanno migliorando, finalmente. Deve essere l’influsso del piccolo Malfoy che porti in grembo…”

Lei si voltò e lo guardò con le sopracciglia alzate. “Ti sbagli di grosso. Sono fiera di dirti che io tengo in grembo una piccola Weasley, non un piccolo Malfoy.”

“E come faresti a saperlo?”

“Istinto materno!” Disse Gin, con un’alzata di spalle, dirigendosi verso il bancone della reception.

“Pfiu. E’ un maschio, ed assomiglierà tutto a me.” Assentì Draco, pieno d’orgoglio.

“No… non penso che la Natura sia così crudele…. Un altro come te, in fondo, nuocerebbe alla sua stessa salute.”

“Bah, è chiaro che tu sei solamente gelosa del fatto che io sia nettamente superiore a te. Del resto, è comprensibile: tutti vorrebbero essere dei Malfoy.”

“Ne sei davvero convinto?!”

“Mi pare ovvio.”

Gin alzò gli occhi al cielo: povero pinguino! La sua idiozia proprio non aveva speranze di salvezza!

 

“Fa una cosa intelligente, aspetta qui: ci parlo io con il signore al bancone. Tu vedi di non uccidere nessun babbano, nel frattempo.” Asserì Gin, costringendolo a fermarsi.

Non dirmi quello che devo fare, Weasley!

 

La rossa fece cascare la testa sulle spalle, sbuffando sonoramente. Che palle che era quel bellimbusto, possibile che fosse così monotonamente monotono?! E basta, diceva sempre le stesse cose!

“Bene. Allora vedi di pensarci da solo a ciò che devi fare. Ma se provi ad avvicinarti alla reception ed incominci a stressare l’impiegato ti infilo la tua adorata bacchetta-che-fa-cilecca su per il….”

“… aspetto qua: questi babbani non sono degni della mia parola.” Mormorò Draco, facendo sorridere Ginevra.

 

 

 

Gin uscì dal bagno dopo essersi fatta una meritata doccia rilassante. Si era già mezzo vestita, aveva i blu jeans e un reggiseno di pizzo rosso, ma aveva scordato la maglietta in camera.

 

Draco era sdraiato sul letto, impegnato ad ammirare lo splendido soffitto a volute che sovrastava la sua posizione. Quando si accorse della sua presenza si mise a sedere, e rimase lì, in silenzio, a guardarla.

Era davvero bellissima. Senza contare che quel pancione in evidenza sulla sua linea magra, che la faceva sembrare più grande dell’età che realmente portava, ed insieme più dolce, più amorevole… più donna, la rendeva così tremendamente sua da fargli venire un colpo al cuore.

 

Ginny, sentendosi osservata, si bloccò istintivamente, e i loro sguardi si incontrarono.

Poi, inevitabilmente, quello di Draco scese sulla sua pancia. E Ginevra lo imitò poco dopo.

Là dentro stava crescendo il loro figlio.

Si poggiò un palmo nella grande rotondità, accarezzandola con dolcezza. Un sorriso le comparve sulle labbra: era strano come tutte le perplessità che aveva avuto prima fossero scemate così in fretta. Ora che Draco era lì, con lei, non riusciva più ad avere paura di nulla. Erano solo lei e lui, e così doveva essere.

Il bimbo riguardava solo lei e lui.

Loro.

 

Draco si alzò dal letto, e le andò incontro. Si fermò solamente quando fu davanti a lei, cingendole la vita con le braccia, gli occhi sempre puntati nella sua pancia.

 

“Sai, non mi dispiace per niente!” Sussurrò poi.

Il sorriso sulle labbra di Ginevra si allargò. “Neanche a me. Non più.”

 

Rimasero a lungo in silenzio, assaporando semplicemente quella piacevole e dolce intimità che si era creata tra loro.

“E’ un maschio.” Assentì poi Draco.

“No, è una femmina!” Brontolò lei.

“Sono io che decido, quindi è un maschio!”

“Un corno! Ti ricordo che in grembo lo porto io, e dunque sono io che controllo i suoi cromosomini!”

Lui alzò lo sguardo, incontrando finalmente quello di lei. Non gli piaceva essere sconfitto, dunque doveva trovare un modo per averla vinta lui. Il suo primogenito doveva essere un maschio!

“Sono sicuro di conoscere un modo per porre rimedio a questa lontananza!” Assentì poi, mentre un ghigno malizioso gli compariva in viso.

Ginny alzò le sopracciglia. Cosa diamine aveva in mente quella mummia bisbetica?!

Quando però Draco la prese in braccio, e iniziò a dirigersi verso il letto (sempre con quel ghigno assai poco rassicurante stampato in faccia), capì tutto.

“Oh no, no Malfoy! Te lo scordi!”

“Dovresti saperlo oramai che sarà molto divertente…!”

“Mettimi subito giù! E’ una questione di principio! Devi…- gridò lei, mentre Draco la poggiava sul materasso e si piantava sopra di lei- Devi imparare a perdere! Non sai essere sportivo!”

“Perché dovrei perdere, quando so di poter vincere?!” Ribadì lui, calandosi a baciarla.

Ginny cercò di scrollarselo di dosso, ma tutte quelle carezze, le sue mani sulla sua pelle, i suoi baci roventi, le fecero totalmente perdere il lume della ragione.

“Sei un bastardo, Malfoy…” Mugugnò, mentre lui scendeva sul suo petto tracciando una lunga scia rossa di baci.

Lui ridacchiò. “Diciamo che... so come ottenere ciò che voglio.”

 

                                                                                                

 

“Non ne dubito, figlio. Però hai il brutto vizio di non ascoltare mai ciò che ti viene detto: alle volte, sarebbe meglio seguire il parere degli altri.”

 

 

Draco si bloccò di scatto, spalancando gli occhi e imprecando mentalmente contro tutti i membri di quella sua dannatissima famiglia. Possibile che suo padre dovesse sempre giungere in tempo per rompergli le uova nel paniere?!

Ginevra, dal canto suo, arrossì come un peperone, mentre con una mano andava a nascondersi gli occhi. Non poteva essere vero… non una seconda volta, caspiterolina!

 

“Buonasera, Lucius.” Sibilò Draco, alzandosi dal letto e fissando torvamente il padre.

“Buonasera, Draco. A quanto pare sei sempre molto occupato, ultimamente.”

“Mi fa piacere che tu ti sia reso conto di essere giunto in un momento alquanto inopportuno.”

“Fa niente.

Cosa ci fate qua? Dovreste trovarvi ad Ankara, non Al Cairo.”

 

“Lo chieda a suo figlio.” Borbottò Ginevra, alzandosi dal letto.

 

Fu quello il momento in cui Lucius notò qualcosa che, purtroppo, non ci sarebbe dovuta essere. Fissò a lungo la ragazza, che aveva fatto di tutto per non fare vedere il suo profilo mentre si dirigeva a prendere una maglietta, e la sua fronte si corrugò.

Scosse leggermente la testa, e poi lentamente, volse lo sguardo verso il figlio, con l’obiettivo probabilmente di ammazzarlo con una semplice occhiata.

 

Ginevra, appena si accorse di ciò che stava capitando, sospirò, grattandosi un sopracciglio con un dito.

Eh…beh, il momento della verità era arrivato!

Indossò una camicia e, con passo deciso, andò ad affiancarsi a Draco.

 

“Sono incinta. Di quattro mesi. E Draco, come avrà capito, è il padre.

Complimenti signor Malfoy, diverrà nonno!” Disse, mostrando uno splendido sorriso, di quelli adatti a promuovere un prodotto in una campagna pubblicitaria.

 

CHE DIAMINE AVETE COMBINATO?! POSSIBILE CHE SIATE STATI COSI’… COSI’

non è possibile… non ci posso credere… un figlio!” Mormorò Lucius, perdendo la sua naturale posa e iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.

Poi, d’un tratto, forse temendo che per l’emozione le gambe non lo reggessero più, l’uomo andò a sedersi su una delle sedie di paglia sparse qua e là per la stanza soleggiata, e rimase lì in silenzio, a pensare, per un bel po’.

 

A me sembra svenuto…” Bisbigliò Gin all’orecchio di Draco, mentre entrambi guardavano sospettosamente il corpo dell’uomo biondo, seduto sulla poltrona perfettamente immobile, con una mano calata a coprirgli gli occhi.

Draco, dal canto suo, rimase in silenzio. Neanche lui riusciva a capire il reale stato del padre, che già da circa dieci minuti era fermo in quella posizione.

 

“Questo complicherà di molto le cose.”

 

Appena sentì quella voce, dal tono glaciale, provenire da Lucius, Ginevra fece un piccolo sobbalzo. Quell’uomo, quando voleva, metteva i brividi!

 

Il redento mangiamorte si tolse la mano dagli occhi, che vagarono un poco senza meta per la stanza, fino a poggiarsi sui due ragazzi.

“Ero venuto per avvisarvi che avevate fatto bene a cambiare rotta, dato che, per motivi a me sconosciuto, siete stati rintracciati, e un gruppo di mangiamorte vi sta alle costole.

L’Oscuro, per vostra fortuna, non ne sa nulla. Sono dei poveri idioti che credono di farsi belli ai suoi occhi portandogli le teste di una nemica e un traditore… ma riusciranno solo a farsi ammazzare. Il Lord non sopporta che i suoi sottoposti facciano di testa propria.”

 

Ginevra, a quelle parole, ebbe un tremito nel profondo: quanto era malvagio Voldemort! E dire che, come tutti loro, era un semplice essere umano.

Chissà perché il suo cuore fosse andato perduto… e chissà se sarebbe mai potuto cambiare. L’unica cosa sicura, per ora, era che l’Inferno che portava dentro, se non veniva fermato, si sarebbe espanso a tutto il mondo. Anche quello babbano.

E’ proprio vero che gli uomini sanno distruggersi da soli.

“Signor Malfoy, lei è in pericolo quando viene da noi… ed ora che dei mangiamorte ci stanno alle calcagna, lo è ancora di più.

Ci dica quello che dobbiamo fare, ora, ma non torni in futuro. Non metta oltremodo a rischio la sua vita.” Disse dunque la ragazza, preoccupata per le sorti del suo futuro suocero.

Il quale, quando sentì quelle parole, rimase stupito a fissare la giovane dai capelli rossi in piedi davanti a se.

Draco, da parte sua, si limitò a sbuffare e a girare la faccia.

 

Lucius sorrise. “Sei molto gentile a preoccuparti di me, Ginevra. Ma non devi: so badare a me stesso. Sono un Malfoy, in fondo…”

“Questa frase oramai mi sta dando ai nervi. Deve essere un motto di famiglia, perché anche Draco non fa altro che ripetermela… fino alla nausea!”

 

Lucius ridacchiò. Quella ragazza era davvero fantastica… e suo figlio era stato davvero molto fortunato… troppo fortunato, a riuscire ad averla al suo fianco.

Come lui con Narcissa, a suo tempo. Sperava solo che la loro storia non finisse come la sua.

 

Ginevra, quando lo vide ridere, s’illuminò tutta. “Oh, ma allora anche lei ci riesce!” Le sfuggì.

L’uomo, quando capì a cosa si riferiva, rise ancora più forte.

Draco, sbalordito, non poté fare a meno di volgere il suo sguardo sul padre e fissarlo con un sopracciglio alzato. Solo in compagnia della madre lo aveva visto esprimersi in tali comportamenti. 

A quanto pare, però, anche la sua Ginevra riusciva in quella magia.

 

“Sposala, figlio!” Disse poi l’uomo, riprendendosi e tornando ad assumere la sua naturale compostezza, macchiata solo dal sorriso che ancora gli illuminava il volto. “Sposala.” Ripeté poi, questa volta in tono assai più imperioso.

 

“Ho tutte le intenzioni di farlo, state tranquillo.” Rispose Draco, glaciale, serrando un braccio attorno alla vita della ragazza, che lo fissò di sbieco.

“E chi ti dice che io voglia farlo?!”

 

“Devi, Ginevra: altrimenti vostro figlio sarà riconosciuto da tutti come un bastardo, e non penso che tu voglia questo.” Disse Lucius.

 

“No, non lo voglio. Ma non voglio nemmeno che il tizio qui presente continui a trattarmi come un oggetto. Non sono di tua proprietà, hai capito? Penso con la mia testa e faccio quello che mi pare. E se provi di nuovi a comportarti in questo modo con me, chiamo nostro figlio Godric!”

 

Draco strabuzzò gli occhi, scostando il braccio dalla ragazza. “Non oseresti!” Sibilò poi, mortalmente offeso.

“Ti ricordo che sono una fiera Gryffindor, anche se tu continui a dirmi che ho una lingua da Slytherin. Sono capace di fare tutte le cavolate che mi saltano in testa!”

 

Lucius ridacchiò sotto i baffi nel vedere quella scenetta: quei due, assieme, erano davvero comici, lo doveva ammettere.

“In ogni caso, qui in Africa il rito del matrimonio è piuttosto particolare, e per giunta è legato alle antiche tradizioni di questo continente.

Quando tornerete in Inghilterra, lo dovrete convalidare con il nostro rito.”

 

Ginny, dopo aver lanciato un’altra occhiata storta a Draco, si voltò a guardare suo padre. “Africa?! Come, non torniamo in Europa?! Come facciamo a raggiungere da qui la Cina?!”  

 

“Come già vi ho detto, dei mangiamorte vi stanno alle calcagna e quindi non potete seguire il piano precedente.

L’Africa, come sapete, è un territorio magicamente disunito: non c’è un vero stato, ma delle tribù che controllano i diversi luoghi. La loro, non è né magia bianca, né magia nera. Non adoperano bacchette, e sfruttano soprattutto i poteri della natura.

Starete bene in loro compagnia, e se avrete problemi, potrete chiedere aiuto a loro. Vi accoglieranno benevolmente, purché siate pacifici.

I mangiamorte qui non si sono potuti espandere per questi motivi. Dunque, siete liberi di usare la magia.

Purtroppo però, i luoghi in cui si possono effettuare smateriallizazioni sono ben pochi, ed hanno una lunghezza d’onda molto breve.

Per arrivare in Cina, dovrete attraversare tutto il continente, sorvolare un piccolo tratto d’Oceano e giungere in Madagascar. Da lì, avrete via libera per arrivare presso i Monaci Sacri.”

 

“Mi sta dicendo che io dovrò partorire in Africa?! Fra scorpioni, scimmie, serpenti, e strani uomini col perizoma che cantano canzoni ballando attorno ad un fuoco acceso in mezzo al deserto?!” Sbottò Ginny, dopo un lungo attimo di silenzio.

 

Lucius non riuscì ad impedirsi di ridacchiare apertamente. “L’Africa magica, mia cara amica, è molto più splendente di quel che t’immagini. Molto, molto di più!

Ora che sapete cosa dovete fare, posso anche andarmene.

Un ultimo consiglio: rimanete qui solo fino a questa notte, poi trasferitevi subito nella parte magica del Paese, e cercatevi il mezzo più veloce e sicuro per attraversare questo continente.”

“Abbiamo la scopa.” Disse Draco.

“Non penso che potrete usarla per molto, con Ginevra in stato interessante. Senza contare che non è piacevole volare sotto il sole cocente del deserto…”

 

Lucius si alzò, e rivolse a Ginny un sincero sorriso.

“Auguri per il bambino. Spero che vada tutto bene, e che nasca forte e sano come si addice ad un vero Malfoy.”

“Lo spero anch’io!” Disse la rossa, rivolgendogli uno dei sorrisi più splendidi che l’uomo ebbe mai visto. “E stia attento! Non la perdonerò se lascerà il mio bambino senza un nonno!” Aggiunse, abbracciandolo.

 

Lucius, dopo il primo istante di stupore, strinse le sue braccia intorno alla ragazza. Poi, scostandola gentilmente da se, posò il suo sguardo, di nuovo severo, sul figlio.

“Bada a lei. E sii un buon padre.”

“Ci riuscirò, anche se non ho avuto un buon esempio.” Replicò glaciale Draco.

“Non ti ho mai fatto mancare ciò di cui avevi bisogno.”

“Ciò di cui avevo bisogno era mia madre. E tu me l’hai portata via.”

 

Senza pensarci due volte, Lucius Malfoy alzò con rabbia una mano, con l’intento di dare un forte ceffone al figlio strafottente; ma prima che questa potesse raggiungere il suo bersaglio, fu bloccata da un’altra, piccola, graziosa e dalla pelle candida.

L’uomo rimase a guardarla per un pò, gli occhi ancora iniettati di sangue.

“Non lo faccia, signor Malfoy.” Disse Ginevra. “In un’altra occasione l’avrei aiutata anch’io a prenderlo a botte- aggiunse, meritandosi in pieno un’occhiataccia dal ragazzo- ma ora non è il caso. State per lasciarvi, e non sapete quando vi rivedrete. Non rovinate anche questo momento.”

 

Lentamente l’uomo, spinto dalla gentilezza che si leggeva a chiare lettere negli occhi azzurri della ragazza, calò la mano, e voltandosi verso il figlio, sospirò.

“Fa attenzione anche tu. Pensa prima di agire… e non prodigarti in mosse azzardate.” Disse poi.

“Lo farò… te l’ho già detto, sarò in grado di proteggere Ginevra.”

“Devi essere in grado anche di proteggere tuo figlio. E te stesso.” Replicò l’uomo, rivolgendogli uno sguardo pieno d’apprensione, a cui Draco non riuscì a rispondere.

 

“Un’ultima cosa. Ginevra, questo pacco mi è stato dato dal giovane Nott, questa mattina. E’ per te.” Così dicendo, Lucius tirò fuori dal nero mantello che indossava una scatolina grigia, che pose nelle mani di una Ginny piuttosto stupita.

“Buona fortuna.” Furono le ultime parole dell’uomo, prima di scomparire.

 

 

Ginevra poggiò con cura la scatola sulla scrivania di bambù: non sapeva cosa contenesse, ma l’avrebbe aperta successivamente. Ora aveva ben altro a cui pensare.

 

Si avvicinò con passo svelto a Draco, e una volta che gli fu di fronte, e che i loro sguardi si furono incrociati, gli mollò un ceffone così forte da farlo cascare a peso morto sul letto.

 

“CHE CASPITA TI E’ SALTATO IN MENTE, PAZZA?!” Gridò Draco poco dopo, furibondo.

 

“COME TI PERMETTI DI RIVOLGERTI A TUO PADRE IN QUEL MODO, EH? Proprio non riesci a capire che anche lui ha sofferto per ciò che è successo a tua madre? Sei un insensibile! Sei uno schifoso merluzzo insensibile, egoista e… stronzetto! Vedi di pensare a ciò che ti ho detto, perché se ti sento rispondere a Lucius in quel modo strafottente un’altra volta, ti schianto e ti faccio finire al Polo Nord a ballare nudo la danza del ventre insieme a degli yeti pervertiti! SONO STATA CHIARA?!”

 

Draco, per tutta risposta, voltò la faccia e sbuffò seccato. Ma guardati un po’ se lui ora si doveva sorbire anche le ramanzine di quella pecora tonta…!

Quando però la vide passarsi il lucidalabbra, sistemarsi i capelli, e dirigersi verso la porta, si rimise in piedi in un batter di ciglia, e le porse la domanda che oramai era divenuta un disco fisso per lui:

“Dove vai?”

“Ho fame, vado a mangiare!”

“Non puoi andare da sola! Aspetta qui, vengo anch’io.”

“Io ho fame adesso!”

“Aspetta lo stesso!” Sbottò Draco, entrando in bagno.

 

“Godric ha fame!” Esclamò Ginny con finta noncuranza, guardandosi le unghie per evitare di incontrare lo sguardo sconvolto di lui… che certamente l’avrebbe fatta scoppiare dalle risate!

 

Non - osare - pronunciare - quell’abominio! Hai capito?!” Sillabò lui.

 

“Mmmm, sì….”

“Nostro figlio non si chiamerà Godric!”

“No, non penso proprio.”

 

A quell’affermazione, il ragazzo corrugò la fronte: non era da lei cedere così velocemente. Dunque, stava per uscirne certamente con una delle sue solite cavolate…

 

“Anche perché sarà una femmina!” Disse infatti Ginny.

“Sarà un maschio!”

“Femmina!”

 

“Ti dovresti vergognare! Proprio tu, che sei la madre, dovresti preoccuparti solo del fatto che il bambino nasca sano!” Ghignò Draco, convinto di averla avuta vinta così.

“Certo, infatti è così! Sano e… femmina!”

                                                                                 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

Salve a tutti! Eccomi qua! Come immaginavo, il capitolo precedente ha stupito in molti, eheheheheh! Ne sono lieta, anche perché, comunque, una notizia del genere aveva di certo l’effetto di una bomba!

Detto questo… volevo ampiamente scusarmi con Minako-Chan, perché anche a lei, due capitoli fa, non l’avevo ringraziata per la recensione! Scusami scusami scusami scusami tantissimissimo!!! Ci ho pensato, te lo giuro, è che la recensione era scritta sotto il titolo di un altro capitolo, e così ho creduto di sbagliarmi! Che tesca di cocco, per carità!!!

Ripeto a tutti che, se dovessi fare con altri lo stesso errore, hanno l’OBBLIGO di avvertirmi!

Ultima cosa: se avete bisogno di spiegazioni riguardo qualche faccenda che non vi è ben chiara, fatemelo sapere! Sarà lieta di darvi le informazioni necessarie!

Ciaooooooooooooooo!!!

 

 

Grazie a: Minako-Chan (si, lo so che è molto presto, poveraccia… ma così devono andare i fatti, eh eh eh eh eh!!! Ciau!); aletheangel; kitsunechan; marta (la tua recensione, come al solito, mi ha fatto morire dal ridere! Cmq sta tranquilla, il bimbo nascerà e comparirà nella storia, eh eh eh!!! Ciau!); Hermia (adesso che faranno? E, bella domanda! Per ora penso che dovranno andare nella parte magica… poi vedremo! Ciao!!!); voldy weasley (stai tranquilla, dai monaci ci arriveranno.. per forza! Ne va della salvezza del mondo magico! Solo.. ci arriveranno dopo molte peripezie!); Acchan (oh, puoi stare certa che il bambino sarà un vero e proprio casino, eheheheheh!); ruka88(Malfoy, purtroppo, è sempre Malfoy… anche dopo una notizia del genere!); lydia (Bentornata! Per quanto riguarda i gemelli… ancora no! Oddio, altrimenti quei due sarebbero da manicomio, se dovessero occuparsi anche di una coppia di ‘piccoli loro’! Ciau!)

 

Tink: ti ringrazio per l’accoglienza stile ragazza pon pon serpeverde, e sono felicissima di sapere che la storia ti piace ancora!!! Naturalmente, mi ritengo onorata del fatto che la mia ff rientri fra le uniche due che ora ti stai leggendo… e per questo credo di meritarmi in pieno la statua d’oro che mi hai promesso!!!! Ihihihihih! Mi raccomando, prodigati a crearne una magnifica, altrimenti l’ira divina si abbatterà su di te!

Questo cap è comunque un po’ serio… però spero che ti sia piaciuto!!! Ci risentiamo al prossimo(spero)! Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!! ;D

 

 

 

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Capitolo 22
*** Cobra o pesce?! ***


Ginny si alzò presto quella mattina, nonostante la notte precedente fosse andata a dormire molto tardi, insieme a Draco, che i

         Cobra  

o

                           Pesce?!

 

 

 

Ginny si alzò presto quella mattina, nonostante la notte precedente fosse andata a dormire molto tardi, insieme a Draco, che in quel momento era completamente abbandonato nel letto, perso in un mondo di sogni.

Dopo cena erano usciti un poco per la città, ed erano riusciti a trovare, quasi casualmente, l’ingresso per la parte magica di Al Cairo: si trattava di un gigantesco obelisco di pietra posto in mezzo ad una piazzetta poco frequentata. Attraversandolo, si giungeva nella zona nascosta, in cui loro non si erano voluti intrufolare a quell’ora della notte perché troppo stanchi per il viaggio, e desiderosi dunque di tornare all’hotel per dormire.

 

La ragazza andò direttamente al bagno: la nausea che aveva era a dire poco spaventosa. Quasi rimpiangeva di non aver dato ascolto a quel demonio biondo, quando le aveva consigliato di non mangiare le cosciotte di rane impanate dopo aver ingurgitato un’intera scatola di strani dolcetti al cioccolato… Ma che ci poteva fare?! Stava morendo di fame, e lui con quel suo tono impertinente non l’aveva spinta di certo ad ascoltare i suoi ‘consigli’!

Ecco, gira e rigira, era sempre colpa di Draco Malfoy!

Odioso furetto impinguinato!” Sibilò Ginny, pochi istanti prima di rigurgitare tutto ciò che le ribolliva nello stomaco.

 

Passato il brutto momento, e visto che il ragazzo non si era ancora svegliato, Ginevra decise di occuparsi di quella piccola faccenda che Lucius le aveva porto la sera precedente. Così, ancora un po’ afflosciata dal duro risveglio, prese il pacchetto dalla scrivania e si accomodò in salotto, illuminato dalla calda luce del sole dorato.

 

In pochi attimi aprì il piccolo involucro.

Al suo interno c’era un insieme di lettere racchiuse in buste rosa e profumate, e poi una pergamena, che la ragazza aprì per prima.

La calligrafia con cui il messaggio era stato riportato era davvero mirabile: ordinata, leggermente allungata, a formare delle lettere che emanavano, insieme ad una nota di orgoglioso distacco, anche una strana affabilità e delicatezza.

Non si stupì quando si accorse che l’autore di tale missiva era proprio Theodore Nott.

 

‘Salve, scimmietta Weasley!

Come stai? Immagino che tu e Draco, oramai, soli soletti, starete facendo scintille da ogni parte, non è così?! E non provare a negarlo, avevate avuto già un caloroso incontro la notte che siamo giunti noi, ossia poco prima del momento in cui tu hai avuto l’idea geniale di scappare via per aiutare i tuoi amichetti.

Non che non ti abbia appoggiato per quello: capisco benissimo (per quanto ti possa sembrare strano) perché l’hai fatto. Anche se, naturalmente, reputo che non fosse affatto una mossa intelligente. Ma ormai tutti sappiamo che parlare d’intelligenza con te o con Draco, sarebbe come parlare di pace, d’amore, e di delicate colombelle bianche al caro zio Voldie!’

 

Oh, ma guarda un po’ che gran simpaticone… Pensò Ginny, corrucciando la fronte in maniera offesa, senza però poter reprimere un sorrisino divertito.

 

‘Ora, dopo questa breve introduzione, passiamo ai fatti eclatanti: quest’oggi sono andato via da villa Sprint. Sai com’è, c’era un sovraccarico di quantitativo magico, e qualcuno doveva essere espulso.

E, così, sono finito qui: presso i Royal.

E, soprattutto, al fianco di Vanessa.

La mia Vanessa.’

 

COSA?!Fu lo strillo che fuoriuscì dalle labbra di Ginevra non appena lesse quella frase. La sua Vanessa?! La sua Vanessa?! Ma che diamine avevano combinato?!

Rimase imbambolata, gli occhi spalancati, a leggersi e rileggersi più e più volte quella frasetta.

Poi, improvvisamente, scoppiò in una sonora risata. Non ci poteva credere! Non era possibile! Era semplicemente… meraviglioso!

Quei due, dopotutto, considerando i loro rispettivi caratteri, erano fantastici assieme. Era lieta che fra loro fosse accaduto qualcosa. Già… ma come era successo?!

Incuriosita e piena di interrogativi, la rossa continuò a leggere la lettera.

 

Immagino che queste mie parole ti abbiano lasciato di stucco.

Eppure… e così. Io e Vanessa stiamo insieme.

A dire il vero, non so neanche io come sia successo. Ero andata da lei per porgerle i tuoi saluti, come ti avevo promesso, e mi ha del tutto… catturato con la sua rete di frasi sconnesse, di simpatia elettrizzante, di dolcezza esplosiva e intelligenza occulta. E, ovviamente, devo anche mettere in conto il particolare che mi è letteralmente saltata addosso, fatto che non mi è dispiaciuto per niente, com’è ovvio!

La conosco da poco, ma ci tengo davvero a lei. Vanessa rappresenta per me tutto quel mondo meraviglioso da cui sono stato estraniato per via della mia famiglia, fino al momento in cui ho conosciuto te.

Sì, proprio te Ginevra Weasley.

Tu sei stata la stella che ha illuminato la mia via, ma anche quella di Blaise, e ovviamente anche quella di Draco.

Tieni conto che, essendo io uno Slytherin, ho dovuto forzarmi tanto per scrivere tali elogi ad un altro essere umano, per giunta Gryffindor… quindi, vedi di prenderli seriamente e non scoppiare dalle risate come sono sicuro che stai per fare!’

 

Ginny sorrise bonariamente a queste parole: non aveva alcuna intenzione di scoppiare a ridere. Le faceva piacere, davvero tanto, sapere di essere stata d’aiuto a qualcun altro… specie se si trattava di quei ragazzini scalmanati dalla lingua un po’ troppo pungente, che però nei suoi confronti si erano comportati da veri amici.

Insomma, dopotutto, gli voleva bene.

 

‘La mia lettera finisce qui. In questo pacchetto troverai anche tutti i messaggi che Vanessa ti aveva scritto, alcuni insieme a Eleanor, ma che non ti ha potuto inviare perché purtroppo non conosceva il luogo ove ti trovavi!

Stammi bene, fai attenzione… e cerca di non ammazzare Draco. Lo so che è difficile, ma pensa che anche lui fa gli stessi sforzi per non ammazzare te.

E poi, considera anche che vi voglio rivedere entrambi vivi. E i desideri degli Slytherin, diventano sempre realtà!

 

Affettuosi saluti

 

Theodore Nott

 

Appena finito di leggere la lettera, un sorriso radioso comparve sul volto della ragazza, i cui occhi erano già lucidi per l’emozione. In quel momento avrebbe voluto avere lì Theodore, per poterlo abbracciare stretto stretto e fargli capire così tutta la gioia che le aveva dato con quel messaggio.

Oh, quanto gli mancavano i suoi amici! Avrebbe tanto voluto rivederli… ma sapeva che il suo desiderio sarebbe divenuto realtà solamente una volta che avrebbe compiuto la sua missione.

Ma, in fondo, poteva stare tranquilla per loro: stavano tutti bene. Anche Harry, la maledizione che gli aveva lanciato Voldemort non lo avrebbe ucciso. Probabilmente, quella su cui la guerra stava pesando di più, era però Eleanor: apprensiva di carattere, sicuramente stava dando i numeri per ciò che era successo al suo ragazzo.

 

La vuoi smettere di fare rumore?… mi dai fastidio…

 

Il flusso di pensieri di Ginevra si ruppe immediatamente, riportando la ragazza alla triste realtà.

Si voltò a guardare il letto su cui Draco si era appena rigirato dopo aver pronunciato quelle frasi un po’ sconnesse con una voce resa ancora più strascicata dal sonno, e sbuffò, mettendo il muso: certamente avrebbe preferito avere i suoi amici al suo fianco, al posto di quel grandissimo rompiscatole.

“Perché non ti alzi, invece? Sempre a poltrire! Sempre a scocciare! Sai che sei davvero una palla?!” Gli gridò, poggiando le lettere da una parte e alzandosi in piedi.

Lui, ovviamente, non la degnò neanche di una risposta.

 

“Ehi, mi hai sentito?!”

Niente manco ora. Disgraziato arrogante. Si era davvero stancata di lui. Riusciva sempre a metterle il malumore, anche quando era felicissima.

Con molta fretta e parecchia furia, la ragazza prese una canottiera svasata rossa dalla valigia, un paio di shorts di jeans, gli anfibi neri che si era comprata in Romania perché le ricordavano tanto quelli di suo fratello Charlie, e si diresse verso l’uscita della stanza, la bacchetta incastrata in una disordinata crocchia sui cappelli.

Prima di andarsene, rivolse un’ultima occhiataccia a Draco, che non si era accorto di nulla.

“Stronzo.” Pronunciò con tutto il sentimento possibile, prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

 

 

Giunta davanti all’obelisco nella piazzetta deserta, Ginny lo attraversò quasi senza neanche pensarci, sperando solo che in quel luogo avrebbe trovato qualcosa di divertente da fare per farsi ritornare il buon umore.

E, a quanto pare, qualcuno in cielo ascoltò le sue pressanti richieste, perché appena varcò quella soglia di confine, Ginevra si ritrovò nel mondo più fantastico e più gioioso che avesse mai visto.

Subito le comparve un sorriso che le andava da un orecchio all’altro, e gli occhi azzurri divennero ancora più splendenti del solito.

“Per tutti i libri di Hermione So-Tutto-Io Granger! Questa qui è la terra delle fate!” Esclamò, portandosi le mani alle guance.

 

Ed, effettivamente, non aveva tutti i torti. Era senza dubbio il posto più splendido che avesse mai visto: pareva di essere ritornati ai tempi dell’antico Egitto. Le strutture architettoniche erano fatte di pietra, più a misura di dio che a misura d’uomo, ed erano decorate con stilizzazioni della flora e della fauna della natura del paese, e colorate con tinte allegre e piene di vita.

C’era il mercatino quel dì, e numerose donne e uomini si affaccendavano fra le varie bancarelle, vestiti con abiti che a lei apparivano piuttosto stravaganti, e con i capelli spesso raccolti in treccioline scure. Numerosi bambini correvano qua e là, rincorrendo gatti e facendo volare qualche frutto dalle bancarelle, causando così l’ira dei vecchi mercanti.

 

Tutta la scena davanti ai suoi occhi era poi illuminata dai caldi e dorati raggi del sole.

Per Ginny era davvero fantastico, abituata com’era al buio e alla serietà di Diagon Alley, e della fredda terra d’Inghilterra in generale.  

 

La ragazza si buttò subito nella mischia: oh, si sarebbe divertita da matti in quel posto, su ciò non aveva dubbi!

E, prima di tutto, doveva adeguarsi a quella moda strana! Voleva uno di quegli abiti colorati e mezzo trasparenti! Ma come avrebbe fatto a comprarli?! Diamine… non aveva altro che soldi babbani… e per giunta falsi!

Vabbè, fa niente, per ora si sarebbe limitata a guardare, poi magari avrebbe obbligato Malfoy a comprarle qualcosa.

 

Così, istintivamente, si diresse verso la prima bancarella di tessuti che trovò, in possesso di un allegro vecchietto mezzo sdentato e quasi completamente calvo, che appena la vide le sorrise bonario, mostrando la sua bocca orripilante.

“Inglese?” Chiese.

“Sì! Conosce la mia lingua?” Disse Ginny, battendo le mani allegra.

“Oh, ma certo! Mia moglie è inglese! Sei scappata dalla guerra?”

“Mmm… non proprio! Sono qui per affari urgenti, diciamo!”

“Oh… va bene. In ogni caso, mi dispiace veramente per il vostro Paese. Speriamo che riusciate a sconfiggere quel mostro. L’Egitto ha mandato alcune truppe ad aiutare i vostri Auror. La nostra magia è potente e antica, ma senza quel Potter in circolazione non si riuscirà a combinare nulla.”

“Sì, lo so.” Disse Ginny, sospirando, e iniziando a curiosare fra i tessuti splendidi che si era ritrovata davanti.

 

“Ma sei qui da sola?” Chiese il vecchietto, dopo che era rimasto a lungo a fissarla.

“No… non proprio. Comunque, non c’è nessuno dei miei familiari. Sono tutti in patria, loro, e stanno combattendo. Siamo un’intera famiglia di auror!”

Però, a quanto pare il signore aveva voglia di discutere…

“Oh, complimenti! I guerrieri sono da sempre il fiore all’occhiello di una famiglia! Devi essere fiera di loro!”

“Oh, lo sono! E sarei anche voluta stare al loro fianco e combattere, ma…- corrugò la fronte- non me l’hanno permesso.”

“Capisco.”

 

Ginny assentì col capo, e continuò per i fatti suoi a curiosare di qua e di là. C’erano davverod ei tessuti splendidi. Ne aveva trovato uno, poi, che le piaceva in particolar modo: era di lino, a strisce sottilissime bianche, rosse e oro, e con ricami straordinari nelle estremità. Un lavoro di artigianato davvero mirabile!

 

“Sa, lei mi ricorda qualcuno…” Mormorò di nuovo l’uomo.

Ginny alzò il capo, fissandolo negli occhi. “Davvero? E chi?!”

L’anziano continuò a fissarla, serrando leggermente le palpebre sugli occhi scuri. “Sì, gli somigli proprio… C’era un ragazzo, qua, prima dell’inizio della guerra. Un gran simpaticone. Era inglese, e aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri come te, con il viso pieno di lentiggini.

Molto intelligente. – assentì-

Lavorava fra gli archeologi e gli studiosi giù, alla valle, fra le rovine dei templi antichi. Era un amico di mio figlio Kalos. Lo ha anche salvato, un giorno, quando si è avventato ad entrare in una tomba appena scoperta e una mummia di guardia lo stava per strozzare.

Per questo l’ho conosciuto anche io. Un bel tipo. Bravo, modesto… ogni tanto veniva  alla taverna insieme a me e a Kalos, e ci facevamo insieme quattro chiacchere.

Un giorno ci ha fatto letteralmente spanciare dalle risate parlandoci della sorellina. Ha detto che era una peste, un’allegrona insomma, e che per aver dato una bella lezione ad un moccioso viziato, era stata cacciata dalla scuola.

Mi ha anche fatto vedere la sua foto… e ti assomigliava molto.

Adesso è partito: combatte fieramente per la sua patria, il giovane.”

 

Ginevra lo fissò, spalancando gli occhi per la sorpresa. “AH AH!” Gridò poi, puntando l’indice sull’uomo. “Lei conosce mio fratello Bill!”

“Sì… è così che si chiamava…”

“Bill! Bill Weasley!”

“Già, esatto! Allora sei tu la piccola teppista!” Disse l’uomo, scoppiando a ridere.

“SI’! Oh, ma è fantastico! Ho trovato un amico del mio Bill! Allora, cosa mi racconta di mio fratello?!” Chiese lei, sedendosi praticamente sulla bancarella, in mezzo alle stoffe, facendo brontolare alcune signore e ridere sguaiatamente l’anziano uomo.

 

“Che aveva perfettamente ragione su di te! Sembri una piccola fenice!” Ridacchiò lui, accarezzandola col suo sguardo bonario.

“Eh eh, Bill mi appellava sempre così!”

“Oh, capisco il perché! Come ti chiami, fanciulla?”

“Ginevra.”

“Ginevra, suvvia, scegliti una stoffa, poi chiamo mia moglie e ti faccio conciare per le feste! La sorella del caro Bill Weasley merita i trattamenti di una principessa!”

 

Gli occhi di Gin brillarono come due zaffiri, e la ragazza per la gioia saltò al collo dell’uomo: decisamente lei ADORAVA quel posto!

 

 

 

 

Draco mugugnò ancora un poco, sdraiato nel materasso del suo spazioso letto. Che bella calma c’era quel giorno nella stanza in cui si era addormentato. Da quand’è che non aveva un risveglio così beatamente silenzioso?! Neanche se lo ricordava più.

Sbadigliò compostamente, e si mise a sedere, guardandosi intorno.

C’era solo lui.

Lui… e tanta pace!

Meraviglioso! Fantastico!

 

Si alzò, con un ghigno soddisfatto in viso, e andò in bagno, dove si infilò nella vasca, lasciandosi massaggiare dall’acqua che fuoriusciva a getti multipli e dai profumi delle spezie di cui i bagnoschiuma avevano il sapore.

Sì, questa sì che era vita….

 

Pulito e profumato, si vestì con gli abiti più comodi ed eleganti che trovò nella valigia, e poi si portò davanti allo specchio.

Era ora.

Era il momento.

Dopo tanto tempo, finalmente tutto sarebbe tornato come prima.

Prese il pettine, e, con tocco gentile ma sicuro, si portò indietro le ciocche di capelli ribelli.

 

Una volta finito, si rimirò per bene. Era davvero bellissimo! E, soprattutto, era davvero Draco Malfoy!

 

“Weasley, l’hai ordinata la colazione?” Chiese con la sua solita voce strascicata, senza togliere lo sguardo dalla sua mirabile figura riflessa allo specchio.

Ma nessuna risposta gli giunse. Che quella lenticchia pel di carota fosse anche divenuta completamente sorda?

 

“Weasley?! Vuoi rispondermi?!” Disse, alzando il volume della voce.

 

Ma niente. Ancora nessuna risposta.

Piuttosto indispettito, si voltò, e con i suoi occhi di ghiaccio rimirò tutta la stanza.

C’era una grande calma, proprio come quando si era alzato.

 

Già, c’era una grande, meravigliosa calma.

 

A questo pensiero, subito, immediatamente, se ne legò un altro. Calma?! CALMA?! Se c’era calma… significava solo che non c’era Ginevra!

Si portò le mani in volto, mentre l’ira iniziava a scorrergli nel sangue. No… non era possibile! Quella gallinella isterica se n’era andata in giro da sola! E dire che l’aveva avvertita, anche più di una volta, di non uscire da sola!

 

Sbuffando e sibilando insulti alla sua stravagante e guastafeste compagna, il biondino prese la sua bacchetta, e con un piccolo incantesimo rifece tutti i bagagli, anche quelli di lei. Poi, ridotte le valigie a dimensione di una moneta, se le ficcò in tasca, per poi uscire dalla stanza con passo deciso e svelto.

Sicuramente quella stregaccia era andata a vedere la parte magica.

E lui ora sarebbe andato da lei. E quando l’avrebbe trovata, le avrebbe fatto diventare i capelli più biondi dei suoi a suon di maledizioni.

Piccola pazzoide scalmanata….

 

 

 

Erano due ore, capite bene, due ore che stava vagando per quelle dannatissime bancarelle piene di orribile roba degna solo della peggior discarica babbana, fra gente strana che non faceva altro che sorridere a destra e a manca, e non aveva ancora trovato Ginevra.

Dove diamine si era cacciata quella vespa isterica?! E si era portata appresso anche il suo bambino! Quella ragazza non aveva proprio il senso del dovere. Quando il suo piccolo erede sarebbe nato, avrebbe dovuto educare sua madre insieme a lui…!

 

Ma poi, andare in giro proprio adesso che avevano una moltitudine di cose da fare, era forse un’idea intelligente? Dovevano trovare una mappa dell’Africa magica, dove ci fossero scritti tutti i luoghi esatti in cui ci si poteva materializzare e smaterializzare; dovevano trovare un mezzo di trasporto il più veloce e comodo possibile; e dovevano, naturalmente, informarsi sul rito matrimoniale africano e poi vedere di effettuarlo prima della nascita del piccolo!

Cioè… sputavano impegni da tutti i pori! E lei cosa faceva? Se ne andava a spasso per le bancarelle, a guardare uomini in perizoma e fachiri che suonavano a vispi serpenti nascosti in una cesta…

 

Sì…. Vispi serpenti…. Fachiri in perizoma…. Lei che guarda i… Un momento! Sì, aveva visto giusto! Quella era proprio lei!

 

Draco la fissò, allibito. Era in prima fila fra una folla di curiosi che ammiravano un’ anziano prestigiatore suonare e incantare con la sua musica un cobra, che si sollevava lentamente dalla sua cesta di fusti di papiro; e indovinate un po’? Si era vestita a maschera.

E già, perché solo così si poteva chiamare il suo nuovo abbigliamento: indossava un aderentissimo abito egiziano con i colori della sua casa (orribili, naturalmente, dal punto di vista di Draco), sandali coi lacci ai piedi, e per di più… beh, i suoi capelli erano raccolti in tantissime, minuscole treccioline rosse. E aveva messo del kajal nero intorno ai suoi giganteschi occhi azzurri, rendendo lo sguardo molto più profondo e sensuale.

Tutto sommato non era male, rifletté il ragazzo, anzi era davvero bella; ma quello che indossava non era certamente un abito serio, e ancora più certamente non era un abito adatto alla futura signora Malfoy. Se suo figlio, una volta cresciuto, avesse saputo in che modo la madre si era agghindata mentre era in sua attesa, sicuramente si sarebbe mortalmente offeso e non le avrebbe più rivolto la parola. E lui, ovviamente, in quanto saggio padre attento alla morale e alle sfilate di moda, non gli avrebbe potuto dare torto.

 

Così, inferocito ancor più da quei ragionamenti, Draco scansò la folla e andò da Ginevra, tirandola poi per un braccio per assicurarsi la sua attenzione.

 

Come diamine ti sei conciata e perché caspita sei qui?!” Le gridò in faccia.

Lei, per tutta risposta, gli sorrise. “Ah, ti sei alzato! Era ora!” Commentò poi. “Secondo te quel serpente è vero?! Secondo me c’è un trucco!” Aggiunse, rimettendosi a guardare la bestia che sgusciava fuori dal cesto.

 

Draco si mise una mano in faccia. La Weasley aveva la testa più dura addirittura anche di suo fratello… e non era facile superare il record di Lenticchia, sia chiaro!

“Senti, andiamo subito vi…” Iniziò, ma non finì la frase.

Ginevra era scomparsa di nuovo.

 

Si guardò intorno, pronto, se non l’avesse trovata, a lanciare Maledizione Senza Perdono a caso solamente per avere la possibilità di colpire anche lei.

Poi la vide, inchinata verso terra un po’ più avanti, vicino al serpente.

Molto vicino al serpente. 

Troppo vicino al serpente.

 

A Malfoy vennero i brividi: che cosa aveva intenzione di fare?!

 

Non aveva ancora finito di spaventarsi, che la ragazza prese con una mano la coda del cobra.

L’animale, come reazione istintiva dopo esser stato risvegliato dal paradiso in cui la musica l’aveva immerso, si voltò di scatto indietro; Ginevra, spaventata da quell’atto, si alzò in piedi di scatto, e con una mossa fulminea sbatté il serpente per terra, sempre tenendolo per la coda.

Lo fece una… due volte… tre… quattro… e ancora avanti, mentre il fachiro si metteva a piangere e iniziava a gridare disperato che qualcuno aiutasse la sua bestiola.

 

Draco, allibito, non riuscì a muovere un muscolo; come, del resto, anche tutte le persone circostanti.

 

E così, per tre minuti buoni, la ragazza continuò a far ruotare il cobra per aria e a fare sbattere violentemente la sua testa per terra. Fino a quando, forse esausta, non lo tirò lontano, e si portò la mano adoperata di fronte al viso, che aveva assunto una smorfia schifata.

 

“Bleah… era tutto squamoso!” Si lamentò poi, voltandosi indietro e dirigendosi verso Draco.

“Visto, te l’avevo detto io che c’era un trucco! Quello, in realtà, era un pesce! Andiamo che mi devo lavare la mano… che schifo! Era tutto squamoso e viscido!

Ecco perché non mi piacciono i pesci!” E, così dicendo, lo prese per una mano e lo tirò via, mentre la folla intorno a loro si avvicinava sempre più all’anziano prestigiatore, che ora piangeva e si copriva la testa di terra per aver perso il suo adoratissimo cobra!

 

 

Si fermarono solamente quando arrivarono in un piccolo spiazzo poco frequentato, pieno di palme che circondavano una graziosa fontanella piena di pesciolini rossi.

 

“TI SEI FUMATA IL CERVELLO?! TE NE RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?!” Gridò a quel punto Draco, dopo essersi liberato della gentile presa della ragazza con un gesto stizzito.

“Beh, e che ho fatto ora di tanto terribile? Ho solo smascherato un trucco!” Disse lei, facendo spallucce.

“QUELLO ERA UN COBRA VERO, CRETINA!”

“Macché! A proposito… mi devo sciacquare la mano, sono ancora piena di squame!” Precisò lei, avvicinandosi alla fontana e lavandosi.

 

“Te ne rendi conto che hai rischiato di farti ammazzare e di fare uccidere anche il mio erede?!”

“Ti ho già detto che quello era un pesce. E poi io aspetto una bambina, non un maschio!”

“Non ribattere! Ti avverto, sono molto adirato! Il bambino è un maschio!”

“Puff… che palle che sei: non sai proprio perdere. A letto sono più brava io quindi, nostro figlio è una femmina. Che bisogno c’è ancora di intestardirsi con questa storia? Sto apportando alla mia tesi anche serie cause scientifiche!

E poi- disse avvicinandosi a lui con sguardo scrutatore, mentre scoteva la mano per asciugarla più velocemente – Che caspita ti sei fatto in testa? Ancora le leccate di bue?!

Oppure hai usato i cammelli visto che siamo in Egitto?!” Aggiunse, ridacchiando.

 

Draco la guardò malissimo. “E tu, allora, cosa ti sei messa addosso? Sembri una befana.”

“Sì, una beffana bella, seducente, in linea, e con un raffinato senso dello stile!” Commentò lei, facendogli una linguaccia.

 

Lui alzò un sopracciglio, fissandola per un po’ in silenzio. “Vedi di indossare qualcosa di più decente, prima che mio figlio ti scappi dalla pancia per lo schifo!”

 

“Oh, vedrai che mia figlia adorerà il mio senso del gusto! Anche perché, se pensa solo di provare a farsi fare le leccate di cammello come te, la spenno, parola mia!”

 

Draco scosse la testa, stufo delle idiozie che la ragazza non faceva altro che dire.

“Muoviti, andiamo.” Ordinò poi, secco.

“Dove? Ci sposiamo di già?” Chiese lei, curiosa.

“Forse.”

 

“Mmmh… ok. Però prima andiamo a mangiare: ho fame!”

 

 

RINGRAZIAMENTI

Questo capitolo è uscito un po’ strano, un po’… pazzo! Mi sono lasciata prendere dalla mia stravagante illogicità, ed ecco che cosa ne è saltato fuori!!! Se è troppo banale ditemelo, cercherò di impegnarmi ad evitare di dare libero sfogo alla mia intrinseca stupidità!!!!!

Per quanto riguarda il prossimo… non ho ancora niente in mente di preciso, ihihihihi!!!!

E vi ricordo… se dimentico di ringraziare qualcuno, ditemelo!!!!

Ciaoooooooooooo!!!!

 

Grazie a: Chanellina (ah, gli jeti pervertiti ti sono piaciuti, eh?ahahahha! Per quanto riguarda i due gemelli, ti assicuro che piacciono anche a me… quindi, chi lo sa!); kitsunechan; marta (sì, Lucius è stato un vero tesoooro!! Lo adoro anch’io! Per quanto riguarda il nome.. eheheh, vedrai! Ho in mente una bella cosettina…iihihih!); Helen Lance (grazie, sei gentilissimissima! Anche io adoro Lucius, poi!!! Sarà un bravo nonnino! Ciauuu!); voldy weasley (sono d’accordissimo con te in tutto, mia carissima voldy!!! Soprattutto riguardo ad una cosettina in particolare…vedremo se riuscirai a capirla, eh eh! Ciao!); Saka; sara; ruka88; aletheangel.

 

Minako-chan: no, le scuse ci volevano, non dirlo nemmeno per scherzo! Mi pare di avertelo già detto… comunque te lo ripeto: la vedo come una questione di educazione! E poi, mi fa un mondo di piacere ringraziare coloro che mi sostengono! Soprattutto te, che sei sempre così gentile e non manchi mai di farmi sapere il tuo parere!

Comunque, sei davvero esagerata per i complimenti: non lo dico per falsa modestia, ma veramente sono del parere di non essere un gran che. E poi, anche se ammetto che mi piace un mondo scrivere, non ho la strada spianata come dici tu: penso che non ne caverei nulla dalle mie storie! Oh… basta, sto diventando troppo seria e melodrammatica!!!! Vabbè che, con tutta la stupidità che c’è in questo capitolo…eheheheh!!!! Tu che ne pensi???????!!! Ciauuuuuuuuuu!!!! ;D

 

 

Tink: ciao, piccola serpe pazza!!! Ho visto la tua opera d’arte, e sono rimasta a ridere per un quarto d’ora intero!!! Posso sapere cosa ti ha ispirato la morfologia di quella bella statua a me dedicata??!?! Ehehehhehe!!! E non mi togliere fuori che sono una porcina pervertita… perché non è vero!!! Sono una brava bambina! Anche più brava della mia Ginny!!! Ihihihiih!!!

In ogni caso, tornando alla cruda realtà… ehm…. Tesoro, puoi anche sollevare quell’ascia dal mio adorabile collo di cigno, perché ho tutte le intenzione del mondo di fare nascere quel lattante e fargli creare grande scompiglio fra Draco e Ginny! E, naturalmente, ho tutte le intenzioni di descrivere ogni minimo particolare della loro vita da genitori… finché la loro missione sarà finita, naturalmente!!!

Per il sesso del nascituro… beh, come sai, il destino è crudele e soprattutto è testardo come un mulo… chissà cosa deciderà di fare!!! Ihihii!!! Ciauuuuuuuu!!!!

 

 

Vivianarossa: grazie, sei davvero troppo gentile…sei quasi esagerata!!! Cmq ti devo dare ragion, quei due si comportano come due mocciosetti! Ma, in fondo, se ci si pensa bene…è così: Draco ha 18 anni, e Ginny 17. sono ancora in una fase di sviluppo, e le esperienze che vivranno ora li aiuteranno a crescere, molto più velocemente del normale. Ciaooo!  

 

Izumi: ciaooo!!!Mi fa piacere sapere che leggi da molto la mia ff, e che ti piace!!! Per il nome del bambino… beh, ti devo dare ragione! Gin purtroppo sarebbe capacissima di chiamare in quel modo orribile il figlio, solo per fare un dispetto a Draco! Ma… chissà cosa avrà in mente il destino per loro, eheheheh! Ciauuuuuuuu!!!!

 

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Capitolo 23
*** Abkal' El Makjish ***


Ginevra era tranquilla, beata come un’anima in Paradiso, godendosi una meritata pace accoccolata sotto un grande albero ombros

Abkal’ el Makjish

 

 

 

Ginevra era tranquilla, beata come un’anima in Paradiso, mentre si godeva una meritata pace accoccolata sotto un grande albero ombroso dopo aver ingurgitato un quantitativo spropositato di cibo come spuntino prima di pranzo.

 

Draco la fissò accigliato: c’era qualcosa in lei che non andava. Altrimenti, come poteva essere che lei, sebbene le quantità enormi, avesse mangiato solo ed esclusivamente ciò che lui le aveva consigliato? Non era un comportamento che le si addiceva. Solitamente, tendeva a mangiare proprio quello che lui mostrava lo schifasse di più, forse solo per fargli un dispetto.

E invece, questa volta, si era comportata proprio come… come una brava bambina!

 

“Che è successo?” Chiese allora, secco.

 

La rossa, che stava pigramente guardandosi intorno con aria sazia e soddisfatta, si voltò verso di lui, che le era seduto al fianco, e sorridendogli lievemente scosse la testa: non aveva capito di cosa stesse parlando.

 

“Come mai hai dato ascolto a ciò che ti ho detto?” Si esplicitò dunque il ragazzo.

Lei fece spallucce, e rispose con molta noncuranza: “Stamattina ho rimesso tutto quello che avevo mangiato ieri sera.”

“Ben ti sta.” Ghignò Draco.

 

Rimasero per un altro bel po’ in silenzio, poi lui si voltò di nuovo a guardarla, con una strana apprensione nello sguardo. “Ora stai meglio? Con il bambino… va tutto bene?”

Un dolce sorriso comparve nel volto radioso di Ginevra. “Che carino che sei quando ti preoccupi per me! Quasi mi viene da pensare che, in fondo, anche il tuo cuore funzioni, almeno un poco!” Disse, con l’ingenuità dovuta ad aver pronunciato istintivamente quelle parole.

 

Draco non poté fare a meno di ridere: era davvero l’unica persona di sua conoscenza che riusciva a dire un insulto con un viso tanto dolce e un tono tanto innocente! Ginevra era un diavolo di angelo, non c’erano dubbi!

 

“Comunque sì, va tutto bene. Non soffro come la maggior parte delle donne incinte: la nausea ce l’ho solamente quando faccio cretinate col mangiare; non sono sempre stanca e non sono piena di dolori. Senza contare che il pancione non è tanto grande.”

“Questo l’avevo notato anch’io. Sarai ingrassata si e no di cinque chili. Dovremmo iniziare a pensare che ci siano problemi?”

“No, ne sono certa. Nessun problema. La biologia, nel mio pancione, procede tranquilla il suo corso! E comunque, che non ti salti in testa di portarmi in un ospedale: non mi farò mettere le mani addosso da nessun dottore!”

“Oh, questo senza dubbio…” Sibilò Draco, quasi in tono minaccioso: effettivamente, pensandoci bene neanche lui sapeva come avrebbe potuto reagire non appena avrebbe visto un medi-medigo guardare e toccare la sua ragazza… anche se lo faceva per motivi professionali!

 

Ginny, a quella reazione, sorrise ancora una volta. Le faceva tremendamente piacere vederlo e sentirlo geloso di lei. Senza dire nulla avvicinò il proprio viso al suo, che era rimasto immobile a guardarla agire, e lo baciò sulle labbra, mantenendo sempre il contatto visivo.

Un bacio dolce, che andò via via approfondendosi, risvegliando lentamente il grande fuoco che ardeva nei cuori dei due ragazzi.

 

Anche quando si separarono, rimasero lo stesso a fissarsi, come temendo che quel legame che si era appena saldato, potesse scomparire nel nulla alla minima lontananza.

“Tu mi confondi.” Disse poi Ginny, appoggiando in una dolce carezza una mano nella guancia del ragazzo.

Lui ghignò. “No: tu sei tutta una confusione!”

“Non sto scherzando: tu mi confondi davvero! Sei… strano. Non riesco a capire cosa provo per te.”

“Oh, allora te lo dico io: sei pazzamente innamorata di me.”

Lei alzò un sopracciglio in un’espressione prettamente scettica. “E sentiamo, grande maestro, da dove salterebbe fuori questa perla di saggezza?!”

“Non si può non amare Draco Malfoy!” Rispose lui, con tono ovvio.

“Ah ah! Certo, quasi me ne ero dimenticata!” Esclamò Gin, risedendosi al suo posto. E figurati se non andava di nuovo a pigliare la storia dei Malfoy e della loro meravigliosa perfezione

 

“E poi, tu provi lo stesso che provo io.” Aggiunse, in tono neutro.

 

Sentendo ciò, la ragazza si voltò di scattò verso il giovane al suo fianco, mostrando un viso totalmente terrorizzato.

Tu sei innamorato di me?!” Gridò quasi.

 

Lui scoppiò a ridere nel vedere la sua reazione. “Non ho detto questo. Ho detto solo che i nostri sentimenti sono sempre stati reciproci, e pertanto lo saranno anche ora.” Spiegò, col tono di un professore che specifica all’alunno un particolare procedimento matematico.

“E allora, cosa proviamo l’uno per l’altro?” Chiese la ragazza, quasi in un sussurro.

 

Lui la fissò negli occhi, poi si chinò a baciarla.

Adorava farlo.

Ginevra aveva delle labbra morbide, grandi, di un tenero color fragola che invitava tutti coloro che lo ammiravano ad assaggiarlo.

L’aveva sempre trovata bella, anche quando litigavano. E ora che si era creata quella pacifica intesa fra loro, la trovava addirittura splendida.

“La passione non ci manca di certo…” Mormorò Draco, separandosi da lei, che gli sorrise e si avvicinò di nuovo a lui, facendo scherzosamente sfiorare le punte dei loro nasi.

“No, quella non ci manca affatto!” Assentì poi. “Ma… non è tutto lì. Vero? Non è più solo sesso.”

“Non è mai stato solo sesso. Se lo ammetto io, lo devi ammettere anche tu.”

Lei sospirò. “Sì, è vero. E poi, ora c’è la bimba.”

“Il bimbo.”

“La bimba.”

 

“Il nostro pargolo.” Tagliò corto lui. Non riusciva proprio a capire perché non la finiva di stressarlo con quella storia della bambina: ormai era una guerra persa in partenza, aveva vinto lui. Era un maschio.

 

“Sì, il nostro pargolo. E’ solo per lui che ci dobbiamo sposare?”

“Tu che dici?”

“Io dico che non voglio unirmi in matrimonio solo per quello.”

“Per me non fa molta importanza.”

“Sì, immagino: se non fosse stato per me, ora saresti bell’e sposato con Pansy Parkinson!”

“Per l’appunto.” 

Mi dovresti ringraziare.”                

“Mi hai salvato dalla padella, ma mi hai gettato nella brace: non ti devo nessun ringraziamento!”

“Sì, certo, come no. Comunque: lo sapevo che per te il matrimonio non è qualcosa di strepitoso. Ma voglio sapere se fra noi due sarà diverso.”

 

“Sì, sarà diverso. Te l’ho già detto.”

 

Ginny corrugò la fronte: non ne poteva più del suo tono di voce disinteressato e quasi freddo, e del suo volto inespressivo. Quand’è che quel rompipalle platinato si sarebbe deciso a mostrarsi un po’ più partecipe in ciò che diceva tanto di provare?! “Sì, me l’hai già fatto notare che fra noi due c’è qualcosa: ma me l’hai detto allo stesso modo in cui un dottore prescrive la medicina alla sua paziente. Eri così distaccato che non mi pareva manco che stessimo parlando di noi!”

 

Draco voltò la faccia, e Ginevra, invece, rimase a fissarlo cercando di capire il motivo del suo comportamento. Prima le diceva che fra loro due c’era qualcosa di profondo, poi le diceva che il matrimonio a lui non importava più di tanto, ed in più contornava le sue belle notizie con un glabro tono grigio.

Lanciava il sasso e poi si nascondeva, che bel tipo.

 

Poi però capì. Le fu subito chiaro quando, inconsciamente, paragonò il comportamento del ragazzo a quello tenuto da lei stesso, quando stavano ancora a villa Sprint.

Lei era andata nella sua camera, una sera, e gli aveva detto che fra loro due non ci doveva essere niente, che si dovevano tenere alla larga a vicenda. Perché l’aveva fatto? Perché pensava che, mostrando da subito le carte in tavola, non sarebbe poi stata sommersa dall’uragano del destino in seguito. Insomma, l’aveva fatto per tenere tutto sotto controllo.

Per tenere sotto controllo i propri sentimenti…

 

“Tu hai paura di amarmi.” Disse dunque, con tono piatto.

 

Draco deglutì, irrigidendosi visibilmente.

In un’altra occasione avrebbe fatto di tutto per scappare via: ma ora non ne poteva più. Voleva essere indifeso davanti a lei, voleva che Ginevra lo scoprisse… in modo che così potesse aiutarlo ad accettare, e mostrare, quei sentimenti che ora, nascosti, lo stavano dilaniando per poter venire fuori.

 

Ginny, dal canto suo, seppure inconsapevole di ciò che provava il ragazzo, non si bloccò: la sua mente ora, come un computer esperto, aveva preso ad analizzare il file ‘Draco’, e non si sarebbe fermata fino a che tutte le cause apportate non avrebbero dato l’effetto raggiunto. “Hai amato solo una persona in vita tua: Narcissa, tua madre.

L’hai amata.

L’hai persa.

E… hai sofferto. E tu odi soffrire. Perché ti senti debole: e come oramai so bene, un Malfoy non è mai debole. Non deve esserlo.

Hai paura di amare perché temi di soffrire.”

 

Ginny scosse la testa: non aveva ancora finito. “Ma mi dispiace informarti che non ti libererai di me tanto facilmente-

A queste parole, Draco si voltò a fissarla, stupito dal tono allegro che la sua voce aveva assunto- ho tutte le intenzioni del mondo di rimanerti appiccicata per tutto il resto della mia vita! Sei troppo divertente! Mi fai arrabbiare, mi fai ridere… ti faccio arrabbiare, ti faccio ridere! Siamo perfetti! Proprio come mi dicevi sempre tu, a villa Sprint… e io che non ti volevo ascoltare!

Dunque, Malfoy, sei avvertito: è inutile che tenti di sfuggire, userò tutti i miei mezzi per fare in modo che tu faccia uscire da quella prigione che è il tuo cuore tutto il tuo amore per me! E sono sicura che è tanto tanto tanto tanto!

Perché, ovviamente, non si può non amare una Weasley!

 

Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, che si ritrovò distesa per terra, con Draco sopra che la fissava con i suoi occhi grigi.

Sì, grigi.

Ma non grigi come la tempesta, come le tetre onde del freddo mare del nord… non grigi come il bronzo, o come la cenere che ricopre la terra dopo un devastante incendio.

Non era un grigio che riportava alla morte.

Tutto il contrario: era vita quella che faceva risplendere quelle iridi color argento. E Ginny si ritrovò impietrita, senza fiato, a fissare quel volto che mai aveva trovato più bello.

 

“Sarai mia per sempre?” Chiese lui, le gote leggermente arrossate per via delle fiamme che avevano abbattuto la prigione di pietra del suo cuore, e che ora bruciavano imperterrite nelle sue vene.

“Per sempre.”Sussurrò lei, mentre il cuore le mancava un battito. 

“Non te ne andrai mai?”

“No.”

Mai, Ginevra?”

“Mai.”

 

 

 

 

Si sposarono quella sera stessa, al calare del sole.

La cerimonia magica africana prevedeva che i due futuri coniugi si scambiassero promesse di amore e fedeltà eterne mentre erano immersi per metà in una fonte d’acqua, che avrebbe assicurato loro fertilità, e quindi un gran numero di eredi.

Draco, per l’occasione, spinto da Ginevra, indossò un completo tipicamente egiziano: petto nudo, un gonnellino bianco con fili d’argento incrociati ad altri verdi, e capelli liberi di essere arruffati dal caldo vento del sud.

Lo stesso vento che li aveva cullati la prima notte in cui avevano fatto l’amore.

La terra d’Africa, insomma, era una specie di santuario della loro unione. E il bimbo che sarebbe nato ne avrebbe portato tutti i segni.

 

Il giorno dopo il matrimonio, con l’aiuto del vecchio amico di Bill, s’informarono sui siti di materializzazione e smaterializzazione. Il principale era proprio lì, ad Al Cairo, ma permetteva di giungere solamente fino alle sorgenti del Nilo, a Khartoum, da cui poi avrebbero dovuto proseguire per conto loro, dato che non ci si poteva smaterializzare.

Vennero a sapere anche che tutti gli altri siti che permettevano questo tipo di trasferimenti erano stati chiusi proprio quella mattina, per via della guerra che imperversava in Europa, e a cui l’Africa aveva dato il suo contingente armato. Dunque, per giungere in Madagascar, avrebbero dovuto fare ricorso ad altri mezzi.

 

La sera del secondo giorno, Gin e Draco ringraziarono l’uomo per la sua disponibilità, e si smaterializzarono alle sorgenti del Nilo portando con se anche un tappetto volante compreso di tenda da viaggio di ottima qualità (così citava il cartellino della confezione), con cui avrebbero continuato la loro escursione comodamente e… beh, più o meno velocemente (il tappetto non andava più veloce di quindici chilometri orari, e Draco stava già pensando di truccarlo…).

 

 

 

A Khartoum, nonostante le proteste di Ginevra che voleva godersi le bellezze di quel posto, non si fermarono neanche un giorno. Draco diceva che non c’era tempo: dovevano approfittare di quel periodo in cui ancora il peso della gravidanza non si era fatto sentire, e viaggiare dieci ore al giorno per Ginny non era devastante.

Ma lei, naturalmente, testarda com’era, gli tenne il muso per una settimana intera, guardandolo di sbieco ogni volta e non rispondendogli quando lui le porgeva una domanda.

Un giorno arrivò perfino a buttarlo giù dal tappeto in volo e a farlo cadere dentro il Nilo Delle Montagne, di cui stavano seguendo il corso, e fu solamente grazie alla sua adorata bacchetta che il ragazzo riuscì a salvarsi da quattro coccodrilli piuttosto affamati e un ippopotamo che, quando pensava oramai di essere in salvo, stava per schiacciarlo col suo maxi-peso-piuma…!

 

Alla fine, dopo un mese di viaggio passato a tenersi insieme le rotelle del cervello per evitare che saltassero in aria e colpissero mortalmente la rossa, Draco, più isterico di una caffettiera fumante, decise che era giunto il momento di fermarsi… e ammirare il paesaggio!

Erano giunti finalmente a metà strada, ossia alle cascate Kabalega in Uganda. La felicità di Ginny quando si trovò davanti un tale, splendido, e verdeggiante paesaggio assolato, fu pari solamente alla gioia di Draco di avere finalmente l’animo in pace dopo un mese intero passato a sopportare le pazzie della sua ‘cara mogliettina’.

 

“Ma questo posto è meraviglioso! Io metto capanna qua e non mi muovo più!” Dichiarò la ragazza con tono sicuro, passeggiando sulle rive del lago creato dalla cascata.

Draco, sentendola, si lasciò cadere su una roccia lì vicino, e si prese la testa fra le mani: bene, il giorno dopo avrebbe dovuto combattere un’altra aspra battaglia per convincerla a ricominciare il viaggio.

 

Ginny ben presto si mise a passeggiare di qua e di là, tenendosi il pancione che nell’ultimo mese era cresciuto a vista d’occhio, e non lasciava più dubbi sullo stato della ragazza. Ogni tanto si fermava e raccoglieva fiori, oppure curiosava di qua e di là, esaltandosi al minimo gioco della natura che compariva ai suoi occhi.

Il ragazzo, invece, si stese sotto un albero e si godette la calma rilassante del luogo, rotta ogni tanto solamente dagli schiamazzi della rossa.

 

Tutto procedette per il meglio fino a che, di pomeriggio, quando Ginevra si era finalmente addormentata dopo aver pranzato divorando la maggior parte delle loro scorte, arrivarono dei visitatori a cavallo di cammelli volanti.

Draco, che era rimasto di veglia, sia alzò dal suo riparo sotto l’albero, e si avvicinò a loro guardingo.

Erano solo maghi, nessuna strega con loro, ed erano vestiti con ricchi manti di sete ricamate d’oro e turbanti variopinti e stravaganti.

 

“Buonasera, straniero.” Disse affabilmente un bellissimo uomo dalle caratteristiche arabe, avvicinandosi a Malfoy.

“Buonasera.” Rispose freddo lui.

“Avevo ragione dunque, siete un inglese. Cosa ci fate qui?”

“Non penso che la riguardi.”

“Io invece penso di sì, dato che questi sono territori di mia competenza. Il mio popolo vive non lontano da qui, nascosto nella foresta magica, e molti di noi, dopo gli episodi dell’altra notte, non si fidano degli stranieri.”

“Di cosa sta parlando?!” Chiese il biondo, corrugando la fronte.

“Alcuni tuoi compatrioti hanno devastato le nostre terre coltivate, rovinando più di metà raccolto, e nell’incendio da loro appiccato per poco non sono rimasti uccisi anche alcuni miei sudditi.”

“Come fate a sapere che erano miei compatrioti?”

“Alcuni di noi li hanno visti: cavalcavano scope, avevano bacchette in mano, avevano la pelle bianca e i corpi nascosti da lunghi abiti neri.”

 

Draco, a quella descrizione, sussultò: sapeva bene di chi si trattava. O, almeno, ne aveva un grande sospetto, alimentato anche dalle gesta che quegli ‘stranieri’ avevano compiuto.                             

 

“Conoscete questi malfattori?” Chiese l’uomo, a cui non era sfuggita la seppur leggera reazioni di Draco.

 

“No, no non li conosco. Ma penso di sapere cosa siano”

Cosa? Come, cosa?!”

“Mangiamorte.”

 

Mangiamorte?! In questa terra? Per quale motivo?!” Chiese il principe, scandalizzato.

“Cercano me… e mia moglie.” Rispose Draco, facendo segno con la testa alle sue spalle.

L’uomo corrugò la fronte, poi si voltò a guardare il posto indicato dal giovane.

Rimase a lungo così, come incantato dalla figura di Ginevra dormiente, e poi riportò la sua attenzione a Draco, che aveva dovuto fare sforzi giganteschi per non cavare gli occhi a quell’impertinente.

“E’ molto giovane.”

“Già.” Rispose secco.

“Ed è molto bella.”

“Sì. E soprattutto, è mia.” Sibilò Malfoy, mentre gli occhi gli divenivano pericolosamente più chiari.

L’uomo sorrise. “Ti capisco se sei geloso di lei: una donna del genere varrebbe molti cammelli. Soprattutto incinta.”

“Se prova nuovamente a paragonare mia moglie a degli stupidi e orripilanti cammelli, le faccio rimpiangere di non essere morto durante l’attacco dei mangiamorte!” Gridò Draco, puntando minacciosamente la bacchetta verso l’uomo, che rimase immobile a fronteggiarlo.

 

Ginevra, sentendo le urla, si svegliò lentamente. E quando vide il nuovo cambiamento di situazione, si rallegrò parecchio: era da molto che non vedeva gente, e aveva una voglia matta di parlare con qualcuno che non fosse quella rottura di scatole di Draco. Senza contare che gli aborigeni erano davvero molto cordiali!

Così, seppure ancora insonnolita, si alzò, e tenendosi il pancione, si avvicinò ai due, che continuavano a fissarsi in cagnesco.

Appena si accorse della sua presenza, Draco abbassò la bacchetta: non aveva voglia di sorbirsi una sua sfuriata.

“Buonasera!” Esclamò raggiante la ragazza.

“Buonasera a lei, mia dama.” Rispose l’uomo, facendo un piccolo ed elegante inchino.

“Siete di queste parti?”

“Esatto. Sono il principe del popolo magico che abita in questi pressi.”

“Oh, non sapevo che questo fosse un luogo magico. Avete una terra bellissima, complimenti!”

“Sarebbe ancora più incantevole se crescessero fiori della vostra bellezza, mia dama.”

 

Ginny sorrise. “Niente lusinghe, per favore! Mio marito potrebbe lanciarvi qualche spiacevole Maledizione!” Rispose poi, affabile, poggiando una mano sul braccio di Draco, che per tutta risposta le cinse la vita e l’avvicinò di più a se. “In ogni caso… è forse successo qualcosa? Come mai siete venuto qui, da noi?”

“Degli uomini bianchi hanno devastato i nostri campi, e vostro marito mi ha appena detto che potrebbe trattarsi di mangiamorte.”

 

A queste parole, il viso di Ginny perse tutta la felicità che in precedenza aveva, e assunse un’espressione impaurita.

“Draco… sono quelli di cui tuo padre ci ha parlato?” Chiese, voltandosi verso il biondo.

“E’ molto probabile.”Rispose lui, freddo.

“Allora siamo nei guai…”

 

“Se starete qua, sicuramente verrete scoperti e attaccati. Vi propongo di venire con me: il mio popolo sarà lieto di ospitarvi.” Disse allora l’uomo, sorridendo affabilmente.

 

“Ma, se scoprono che ci avete dato riparo, attaccheranno pure voi.” Ribadì la ragazza.

“Ora sappiamo chi sono e ci terremo pronti: non sanno nemmeno contro cosa si sono messi. La Natura ci protegge, e punisci chi non rispetta le sue leggi.

Come dice un noto proverbio: la prima volta si perdona, ma la seconda …. La seconda si bastona.” Disse l’uomo, con una strana luce negli occhi neri come la pece. “Qual’è dunque la vostra decisione?”

 

“Draco, che facciamo?” Chiese Ginny, guardando il marito negli occhi. “Io credo sia meglio accettare.”

“Io preferirei ripartire subito. Più li distanziamo, meglio è.” Ribadì il ragazzo, a cui non andava a genio nemmeno il pensiero che Ginevra stesse nello stesso posto in cui ci fosse anche quell’uomo che non faceva altro che squadrarla da capo a piedi con occhi affamati.

“Ma continueranno a seguirci! E sono certo che l’uomo qui presente saprà indicarci una via sicura e veloce per giungere in Madagascar.

Andiamo con lui.”

Lui rimase un attimo a pensare. “Solo per questa notte.- l’assecondò poi- Domani ripartiamo.”  

“Va bene.

Allora accettiamo, signor….?!”

 

L’uomo sorrise. “Abkal’ el Makjish. Ma potete chiamarmi semplicemente Abkàl.”

“Oh, la ringrazio…- disse Ginny con un sospiro. Non ci aveva capito nulla di quel casino di nome! – Io invece sono Ginevra. Ginevra Weasley.”

“Avete il nome di una grande regina.” Notò l’uomo.

 

“Sì, ma non è esatto- intervenne Draco.- Lei è Ginevra Weasley in Malfoy.

Ginevra Malfoy, in fine.”

 

“Malfoy?” Disse l’uomo, alzando un sopracciglio e fissando il biondino negli occhi.

“Malfoy.” Ripeté Draco con voce fiera.

“Voi siete un Malfoy, dunque?” Chiese Abkàl con voce pacata, squadrandolo dall’alto al basso.

“Io sono Malfoy. Draco Malfoy.”

 

 

 

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RINGRAZIAMENTI

 

 

Ok, siete stati chiarissimi, il capitolo precedente era una vera e propria cagata!!!! Mi scuso tantissimissimissimo con tutte voi, prometto che non rifarò mai più una cosa del genere!!!!

Spero che con questo capitolo però, almeno in parte, mi sia fatta perdonare: fatemi sapere, vi preeego!!!

E’ venuto su piuttosto serio, lo ammetto, però ha molto più senso di quello precedente!

 

Volevo inoltre informarvi che da questo momento in poi (come vi sarete accorti) accelererò di molto la progressione della storia, e dunque ben presto, forse addirittura al prossimo capitolo, avremmo la nascita del bambino, con tutti i successivi avvenimenti che capiteranno, fino al salvataggio di Harry.

Se non siete d’accordo fatemelo sapere… e scusatemi ancora per il pasticcio del capitolo precedente!!!! Ciaooooooooo!!!!

 

 

Grazie a: kitsunechan (Grazie! Per quanto riguarda ils esso del piccolo… la tua curiosità verrà saziata fra poco, eh eh eh eh eh…ciauu!!); Adoris (sei davvero perfida!!! Due gemelli così tremendi che addirittura obbligheranno il caro Draco a trovare rifugio da Harry?!! OH-MIO-DIO!Ahahaha, questa è bellissima!!! Vedremo cosa combinerà la genetica, però, eh eh eh!); Vivianarossa (hai perfettamente ragione… cavoli, era piatto, scialbo e stupido. Prometto che non farò più un orrore del genere! Ti ringrazio comunque per la sincerità e il sostegno… sei stata gentilissimissima!!!! Ciauuu!!! ;D ); marta (mmmh… penso che centri qualcosa il fatto che sia incinta, perché ne ha combinato davvero di tutti i colori!!!); Minako-Chan (grazieeee!!!); Hermia (grazie, mi fa piacere che nonostante tutto ti sia piaciuto!); Acchan (sono felice che ti sia divertita… dopotutto, come ho già detto più volte, los copo principale della storia è proprio questo!); sara (ancora pochi capitoli, penso che ai trenta non ci arriverò, per vostra fortuna!!! Ciauuu!)  

 

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Capitolo 24
*** Principe dei miei stivali ***


“La fama del mio nome è giunta fino a voi, dunque

 

Principe dei miei Stivali.

 

 

 

“La fama del mio nome è giunta fino a voi, dunque.” Affermò Draco, con un ghigno compiaciuto.

L’uomo lo guardò serio. “Sì, il vostro nome è giunto fino a noi. Ma la fama che ha non è certo delle migliori, e vi accolgo in ogni caso fra il mio popolo perché non si usa da noi fare ricadere le colpe dei padri sui figli.”

 

“Non siamo pericolosi.” Disse Ginny, con tono fermo, guardando l’uomo dritto negli occhi.

“Lo so che voi, mia dama, non siete pericolosa. Ve lo leggo negli occhi.

Ma non vedo lo stesso in vostro marito.”

“Non è pericoloso neanche lui: e la dimostrazione di ciò che dico sta proprio nei fatti di cui voi stesso ci avete informato. I Mangiamorte ci stanno pedinando perché vogliono ucciderci, in quanto ribelli del volere del loro signore.”

 

“Mia Ginevra, rispetto e onoro la forza con cui difendete il vostro sposo. Ma ricordatevi che egli è pur sempre un lupo, cresciuto fra lupi, e il suo istinto prima o poi si farà vivo fra gli agnelli.”

“So che il lupo perde il pelo e non il vizio. Ma le posso assicurare che, se mio marito è un lupo, io sono una leonessa, e se prova anche solo ad alzare bacchetta su di voi o sul vostro popolo, lo sbrano con le mie stesse fauci.”

 

L’uomo dalla pelle di bronzo sorrise. Gli piaceva quella ragazza, era forte e piena di carattere, e mostrava una sicurezza d’animo che aveva visto in pochi uomini, e in ancora in più poche donne.

“Siete la benvenuta, leonessa.” Disse dunque, continuando a fissarla negli occhi azzurro pastello.

“Vi ringrazio. Spero che lo stesso valga per Draco.”

“Sì… anche per lui vale lo stesso. Ma lo terrò d’occhio.”

 

A me sta bene.” Borbottò Draco, furente, mentre andava a recuperare il tappeto-tenda volante abbandonato sotto un albero. “Purché tenga davvero d’occhio me e non mia moglie…

 

 

Dopo tre quarti d’ora di camminata stancante fra gli alberi della foresta, i viaggiatori arrivarono finalmente al villaggio dei maghi di quella zona.

Si trattava di una vera e propria cittadina, dalla grandezza immensa, costruita attorno, dentro e fuori i grossi alberi secolari che crescevano su quel fertile suolo.

Intricati giochi di corde creavano ponti che percorrevano l’aria da ogni parte, raggiungendo case che sembravano apparentemente costruite sull’aria, piazze che si stagliavano sopra l’incontro di rami di più alberi, e stanze ricavate dal guscio di alberi, tenuti ancora magicamente vivi.

I colori dominanti erano il verde delle foglie delle fronde, il marrone dei tronchi, e il nero della terra che calpestavano. Gli uomini avevano la pelle scure, che andava dal bronzo dorato di Abkal’ el Makjish al nero pece di altri individui che lì vivevano.

Un elemento che colpì molto Ginny, oltre la bellezza del paesaggio, fu la felicità che si leggeva su tutti i volti delle persone, come già le era capitato di vedere a Il Cairo.

Sembrava davvero che la gioia fosse una condizione normale per gli abitanti di quella splendida terra che era l’Africa.

E così, la ragazza non poté fare a meno di chiedersi se un giorno, una volta finita la guerra, anche la sua Inghilterra sarebbe divenuta così.

 

“Vivete in un posto bellissimo, Abkàl.” Disse la ragazza con un sorriso amaro sulle labbra, mentre passeggiava all’interno della città attirando l’attenzione di molti.

“Sì, ne sono consapevole. E’ una terra magnifica, la mia.” Si voltò a guardarla, scrutando attentamente i suoi occhi. “Vedrà, un giorno anche la sua sarà così.”

Ginny, sorpresa che l’uomo le avesse letto così profondamente nel pensiero, si voltò a guardarlo anche lei. “Lei dice?”

“Ne sono certo. Sa, anche qui, tempo fa, imperversavano guerre furenti, che portarono alla morte di migliaia di persone. I padri uccidevano i propri figli, e i figli i loro padri. Le madri piangevano e scappavano, ma venivano catturate e condannate anche loro.

Abbiamo sofferto molto… Ma poi alla fine ce l’abbiamo fatta a rialzare il capo, a riprendere controllo della situazione e riportare l’ordine nel popolo.”

Peccato.” Sibilò in tono risentito Draco, con voce così bassa che solo Ginevra riuscì ad udirlo, e gli impose il silenzio con una gomitata alle costole.

 

“Ora, preferite andare subito nei vostri alloggi o volete fare una visita nei dintorni?” Chiese affabilmente il principe, fermandosi.

“Ce ne andiamo nei nostri alloggi.” Rispose sicuro Draco.

“Io preferirei invece fare una visita: sono curiosa di vedere questo posto; e dato che probabilmente non ci tornerò mai più, nonostante questo pancione inizi a pesarmi, vorrei passeggiare ancora un po’.” Assentì invece Ginevra, con un dolce sorriso sulle labbra.

 

Appena udì ciò, i lineamenti del biondino si indurirono visibilmente, mentre i suoi occhi acquistavano una luce omicida. Prese con ben poca grazia la ragazza per un braccio e, dopo averla condotta in un posto più o meno isolato da orecchie indiscrete (soprattutto da quelle di Abkàl), le sibilò: “Tu non vai da nessuna parte!”

Gin s’imbronciò. “Ma la finisci di fare il bambinetta dispettoso? Stai diventando noioso!”

“Quello lì ha tutta l’intenzione di aggiungerti alla schiera delle sue cortigiane pervertite, pertanto tu non ti muovi senza di me! E siccome io non ho alcuna intenzione di andarmene a girellare qua e là sorridendo a destra e a manca e facendo gli occhi dolci a tutti quelli che mi passano sotto il naso, tu non vai da nessuna parte!” Disse tutto d’un fiato, con la vena della tempia che gli pulsava in maniera a ritmo sempre più accelerato.

La rossa perse la pazienza. “Smettila di dire scempiaggini, e cerca di ragionare! Abkàl è una brava persona, e anche se mi proponesse di diventare una delle sue cortigiane- cosa che ritengo assai improbabile- io rifiuterei, dato che in primo luogo sono legata a te da un vincolo matrimoniale, e in secondo luogo… SONO INCINTA DI NOSTRA FIGLIA!”

“E’ NOSTRO FIGLIO, VUOI CAPIRLO SI O NO?!” Gridò lui, furente, puntandole un dito in volto.

TI HO DETTO CHE E’ FEMMINA!

E’ MASCHIO!”

IO SONO IL CAPO, QUINDI DECIDO IO! E’ UNA FEMMINA, E IO ME NE VADO A PASSEGGIARE… “ Gridò con voce roca. Poi si fermò, riprendendo fiato.

 

Si fissarono a lungo negli occhi, entrambi battaglieri.

 

Successivamente nel viso di Ginevra comparve un sorriso furbo. “…insieme ad Abkàl!” Disse, tutta gongolante. Fece schioccare la lingua e, voltandosi, iniziò a camminare in maniera vezzosa verso il principe moro, che nel frattempo si era messo a parlare con una folla di curiosi che si prodigavano in mille domande sugli stranieri.

 

Draco rimase fermo lì, imbambolato, mentre nella sua mente si stava combattendo un’aspra guerra che contrapponeva l’idea di uccidere Ginevra a quella di uccidere Abkàl.

Vinse quest’ultima. Ma purtroppo la consapevolezza che se lo avesse fatto, quella stregaccia schifosa che era divenuta sua moglie poi avrebbe ucciso lui, lo bloccò.

Tuttavia, per tutto il tempo in cui rimase da solo nella stanza dove fu condotto da uno dei sudditi di colui che era divenuto per lui il ‘Principe dei Miei Stivali’, non fece altro che inventare migliaia di milioni di miliardi di modi per uccidere il suo ospite sgradito…!

 

 

Ginevra non si divertiva tanto genuinamente da quando aveva lasciato Hogwarts: Abkàl le aveva fatto di persona da guida nelle sue terre, mostrandole le cose più belle, più strane ed affascinanti che ivi si nascondevano.

Come ad esempio le cascate canterine (Gin si chiese più volte come diamine facessero i babbani a non accorgersi della loro esistenza, con tutto quel fracasso che facevano), la tribù delle scimmie chic (erano le sarte di quel regno magico africano), le pericolose liane serpentine (che ti strozzavano se si entrava nel loro territorio aereo), e i pigmei del sottosuolo, specie di nani che abitavano gli anfratti più bui della terra nera e uscivano solamente una volta al giorno all’aperto per cercare cibo.

Per ultimo, la condusse sul più strabiliante punto panoramico che ci si possa immaginare: la cima di un albero millenario dall’altezza smisurata, posto sulla cima di un altorilievo, da cui si poteva ammirare lo splendore del paesaggio circostante, illuminato dal sole del tramonto.

 

“E’ sbalorditivo!” Esclamò Ginny, seduta su un robusto ramo vicino al principe moro.

Era così felice che il cuore le batteva all’impazzata, e gli occhi erano lucidi, come se stesse per piangere.

 

Abkàl la guardò. Per lui, l’unica cosa davvero sbalorditivo in quel momento era proprio lei: era bella da mozzare il fiato, come le fate di cui erano piene le storie che le sue balie gli raccontavano da bambino: una donna dal viso di bambina e la saggezza di un’anziana, un fiore della vita perduto nel tempo.

Non aveva mai conosciuto una creatura così, che lo ammaliava fin nel profondo, che riusciva a dare una nuova luce a tutte le cose che gli stavano intorno.

“Sì, è sbalorditivo.” Asserì l’uomo.

 

Ginny si voltò a guardarlo, sempre sorridente. “Peccato che quella testa di coccio di Draco non sia venuto!

Vabbè che, effettivamente, mi è difficile immaginarmelo con lo sguardo perso ad ammirare questo posto! No… anzi: è del tutto impossibile!

- poi concluse, dopo averci pensato per un po’- Effettivamente, è meglio che se ne sia rimasto dov’è alla fin fine sarebbe riuscito a rovinare anche a me l’incanto del momento, con i suoi brontolii capricciosi!”

 

Abkàl sorrise amaramente: a quanto pare, anche in un momento come quello lei non faceva a meno di pensare al ragazzo biondo. Dovevano essere davvero uniti, anche se le apparenze gli avevano suggerito tutt’altro.

“Tuo marito mi è sembrato un tipo piuttosto freddo…” Disse dunque.

Ginny assentì, riprendendo a guardare il tramonto. “Sì, più o meno… soprattutto agli inizi. Ora non tanto. Anzi, direi che è tutto l’opposto!

Caliente ai massimi livelli! Specialmente adesso che siamo qui, eh eh!”

Il principe sorrise lievemente. “E’ molto geloso di voi.”

“E’ geloso di tutte le cose che crede gli appartengano.” Rispose Ginny, facendo spallucce.”

“E voi non gli appartenete?”

“Io appartengo solo a me stessa. Il mio corpo, la mia mente, il mio spirito… non è di nessun’altro oltre che me.” Disse, sicura.

 

“E il vostro cuore?” Chiese Abkàl.

 

La ragazza si voltò a fissarlo, lo sguardo improvvisamente divenuto incerto. “E’ mio anche quello.” Replicò dunque, quasi in un sussurro.

“Ne siete sicura?”

“Perché mi fate queste domande? Come mai richiedete queste risposte?!”

 

Il principe moro non rispose, limitandosi a fissarla con occhi i perscrutabili, che a Ginevra parvero essere capaci di leggerle nel più profondo dell’anima. “Si è gelosi solo di ciò che si ritiene un grande tesoro, mia dolce ospite. E se mi trovassi al posto del giovane Malfoy, penso che non sarei molto diverso da lui in questo.”

 

Ginny corrucciò un attimo la fronte, senza capire. “Intende dire che se anche lei fosse fidanzato sarebbe molto geloso della sua ragazza?”

 

Abkàl la fissò intensamente negli occhi: non poteva certamente risponderle che non era quello che intendeva lui.

Aveva trent’anni ed era sposato con tre mogli, da cui aveva già avuto cinque figli: ma per nessuna di loro nutriva sentimenti più forti di una normale amicizia. La gelosia si limitava alla semplice constatazione che non avrebbe gradito che una sua proprietà passasse a qualcun altro senza il suo permesso.

Lui intendeva dire che se avesse avuto il privilegio di Draco Malfoy, sarebbe stato geloso quanto lui. Se non anche di più.

 

L’uomo voltò il capo, e fissò i suoi occhi sul sole che cavala. “Già.” Rispose dunque.

Non avrebbe potuto mentirle guardandola in viso, non ci sarebbe riuscito, lei avrebbe capito che qualcosa non andava.

E, d’altro canto, non avrebbe potuto non mentirle: era una giovane sincera, con un nobile animo, e questo lo si poteva capire anche soltanto fissandola in quegli occhi, celesti come l’oceano più puro e profondo: sarebbe certamente scappata via, capendo di essersi sbagliata riguardo il giudizio sul suo ospite, e non volendo fare arrabbiare ulteriormente e motivatamente suo marito.

 

Tuttavia, non voleva perderla subito: voleva avere la possibilità di conoscerla più a fondo, voleva tenerla il più possibile stretta al suo fianco.

E, magari, conoscendolo meglio, lei avrebbe deciso di aprirgli quel cuore che ancora teneva saldamente chiuso.

 

“Dove siete diretti?” Domandò dunque.

“In Madagascar.” Rispose lei, appoggiandosi al ramo alle sue spalle e posando una mano sul pancione: era davvero sfinita.

La mente dell’uomo si illuminò improvvisamente: aveva trovato il modo per avere Ginevra ancora vicino. “Che strada dovete percorrere?”

“Boh… scendiamo fino ad arrivare alla costa, e  poi raggiungiamo l’isola con la scopa.”

“Ma con la vostra tenda volante c’impiegherete quasi quattro mesi a giungere alla costa, senza contare che la gravidanza si farà più pesante, e dovrete rallentare di molto, correndo anche il rischio di fare nascere il bimbo in viaggio.

Ed inoltre, usando mezzi magici, potreste essere rintracciati più facilmente dai mangiamorte che vi danno la caccia.”

“Sì ma… lei ha qualche altro consiglio da darci? Noi non siamo pratici di questo fantastico paese…. Pensi che io all’inizio ero convinta di trovarmi a viaggiare in mezzo a pigmei con l’osso in mezzo al naso che cantavano canzoncine irritanti intorno ad un calderone su cui bollivano pezzi di corpi umani…- disse la rossa, impressionandosi poi lei stesa per ciò che diceva e facendo una smorfia disgustata col volto- E invece mi sono ritrovata in un luogo splendido, magnifico, abitato dalle persone più fantastiche che abbia avuto mai il piacere d’incontrare!”

Lui sorrise: come gli era piacevole conversare con quell’allegra fanciulla! “Sì, ho un altro percorso in mente.

C’è una via, segreta e diritta, che conduce direttamente fino alla punta più estrema del sud del nostro continente, dove abita un popolo sacro nascosto dalla magia. E’ il popolo dei saggi, che vivono ormai da secoli e che non hanno mai provato la morte.

E’ una strada aperta solamente ai re, ma dato che questo è un caso particolare, sarò lieto di accompagnarvi.

Saremo lì in quattro mesi al massimo, contando anche le pause per fare riposare il tuo stanco corpo, e da lì potrete smaterializzarvi in Madagascar.

Senza contare che sarebbe un luogo fantastico ove fare nascere il bambino.”

 

Ginny sorrise, felice della lieta novella. “Chiederò a Draco: se non è d’accordo lo impastoio e me lo portò dietro dentro un baule!”

Abkàl rise di gusto. “Devo considerarlo un sì?!”

“Mi pare ovvio!”

 

 

 

 

Dopo avere lasciato Abkàl, Ginevra si avviò verso l’appartamento assegnatole seguendo le indicazioni del suo ospite.

Quando aprì la piccola porta di legno, però, quasi sussultò nel trovarsi a meno di una spanna da Draco.

 

“Ti pare l’ora di rientrare questa?! E’ buio!” Disse il ragazzo, con aria anche fin troppo ostile.

Ginny sbuffò e chiuse la porta, senza neanche degnarlo di uno sguardo. “Quanto si palloso. Ero con Abkàl, non mi sarebbe accaduto nulla!”

 

Gli occhi di Draco si ridussero a terribili fessure, mentre le sue narici si dilatavano paurosamente e la sottile bocca assumeva una forma aspra: proprio perché era stata con quel negro schifoso si preoccupava. “Correrai ancora meno rischi domani, quando saremo lontani miglia da qui! I tuoi bagagli sono già pronti, e la tenda volante è in funzione.”

 

Ginevra si sedette sul grande letto, costruito direttamente su un enorme tronco di legno, e ci si dondolò un poco, sorridendo poi soddisfatta della morbidezza del materasso. “A proposito di questo: Abkàl dice che conosce una strada più veloce. Ci porta in Sudafrica nella terra dei saggi o non so cosa, e da lì ci smaterializziamo in Madagascar. E’ un luogo segreto, però è disposto ad accompagnarci per farci un piacere!”

 

La furia interna di Draco raggiunse livelli mai visti: l’unico piacere che aveva in mente il suo carissimo gorillone africano era quello che avrebbe potuto ricavare in un letto insieme a Ginevra sopra. E lui non aveva alcuna intenzione di accontentarlo.

“Non se ne parla nemmeno: seguiremo i programmi.”

“Noi non avevamo programmi. E poi arriveremo là, comprese le pause per farmi riposare, al massimo in quattro mesi, e se capiterà, partorirò in un luogo che Abkàl mi ha detto essere sacro e sicuro: niente di meglio per il nostro pargoletto!”

“Il nostro pargoletto può nascere anche in una radura in mezzo al nulla.”

“COSA?! Te lo scordi testa di cipolla: io devo partorire ed io decido dopo farlo, sono stata chiara?!

Ma guarda un po’ tu, se mi dovevo ritrovare incinta di uno schifoso maschilista pervertito che ha la mania di fare nascere i propri figli in una radura in mezzo al nulla!” Sbottò Ginevra, spogliandosi e gettando con stizza i suoi abiti ovunque per la stanza. Poi, una volta rimasta in biancheria, si piantò sotto le coperte e rimase immobile coricata nel letto.

 

Draco la fissò con rabbia per un po’: se lei non fosse stata così ingenua da non vedere nemmeno ciò che le si presentava davanti agli occhi, non sarebbero arrivati a litigare. Perché quel diavolo di rossa doveva essere così complicata?!

Passava repentinamente dalla dolcezza alla scontrosità, dai modi galanti degni di una nobile aristocratica alla rozzezza più grezza che avrebbe fatto paura perfino ad un barbone babbano… da una mentalità fine e acuta ad una semplice ed ingenua.

E il bello è che lui se la doveva subire in tutte queste forme!

 

La fissò ancora a lungo, in silenzio.

E alla fine, nonostante la sua ira, non riuscì a fare a meno di sorridere: in qualunque momento quella piccola serpe indemoniata riusciva a farle provare un brivido all’altezza del petto, che lo scuoteva tutto fin nel profondo e gli faceva provare uno strano e piacevole senso di benessere.

Si avvicinò al letto e, lentamente, si sdraiò proprio dietro di lei, poggiando la testa sul braccio per riuscire a vedere il suo visino imbronciato dalla parte opposta.

Poi, quasi automaticamente, allungò una mano e la posò sulla sua pancia, accarezzandola lievemente.

“Se, come dici tu, la strada è segreta e quindi protetta dalla magia, i mangiamorte non ci troveranno, e potremo stare al sicuro.”

 

Ginny si rigirò lentamente su un fianco, fino a ritrovarsi a pancia in su, col viso sotto quello di Draco.

“Finalmente ti sei deciso a darmi ascolto: stavo già programmando il momento opportuno in cui ti avrei dovuto impastoiare e infilare in valigia!” Esclamò, ancora col broncio.

Draco ghignò mentre si abbassava a baciare Ginevra: si era proprio dimenticato di quanto fosse vendicativa e testardamente determinata la sua complicata signora Malfoy!

 

“Però starai alla larga da Abkàl.” Disse Draco, fra un bacio e l’altro.

“Ma è simpatico!”

“Ti ricordo che sono capacissimo anch’io ad impastoiarti….”

“Va bene! Ma se mi si avvicina lui io non ci posso fare niente!”

“Se ti si avvicina lui, ci sarò io a farlo retrocedere…!”

 

 

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Già da tempo, ormai, nonostante l’estate fosse già inoltrata, la luce del sole non riusciva a penetrare ad Hogwarts, concorrendo ad aumentare la tristezza che aleggiava già in quantità enormi in quel posto.

 

Eleanor sospirò tristemente, guardando il paesaggio fuori dalla finestra aperta: perfino la natura sembrava addormentata, coperta da un manto grigio che le impediva di risvegliarsi alla vita.

Tutto rimaneva immobile, invariato, come se il tempo improvvisamente si fosse fermato: eppure esso galoppava ancora, e nella sua via molti erano quelli che cadevano.

 

Sospirò tristemente: proprio quella mattina, verso le sei, quando il sole era da poco sorto, era arrivato un messaggio dall’esterno: diceva che c’erano stati altri cinquanta caduti nelle ultime ventiquattrore, a causa della battaglia che si era combattuta  nei pressi di Dublino.

Cinquanta morti, tra auror e civili. Soprattutto civili, specificava la lettera, perfino alcuni babbani che per loro sfortuna si ritrovavano a passare per quei territori.

 

Nel messaggio c’era anche l’elenco dei nomi di coloro i cui cadaveri erano stati riconosciuti: lei lo aveva letto, temendo di leggervi il nome di qualcuno dei suoi genitori, oppure quello di Ron e Hermione, che erano andati a fare parte delle schiere attive di auror proprio un mese prima.

Ma, per sua fortuna, loro erano ancora in vita.

 

Fino a quando sarebbe durata ancora quella situazione? Non faceva altro che chiedersi, insieme a tanti altri studenti che stavano rinchiusi nella scuola, protetti da Silente.

 

Eleanor si voltò, volgendo le spalle al triste paesaggio dietro la finestra, per poggiarlo su una scena ancora più malinconica.

Le si formò un groppo alla gola, mentre guardava l’enorme bloccò di diamante magico entro cui dormiva, protetto da qualsiasi forma di magia, il suo caro Harry.

 

Tutto quello che stava succedendo, tutta la tristezza che stava distruggendo i cuori delle persone, tutte le vite perdute e rovinate… tutto quello sarebbe finito quando il suo amato Harry sarebbe stato risvegliato.

Immaginava già quanto avrebbe sofferto, quando avrebbe saputo cosa era accaduto durante il suo periodo di mancamento: sis arebbe convinto che era tutta colpa sua, e avrebbe passato il resto della sua vita a piangersi addosso.

O, almeno, ne avrebbe avuto l’impulso: già, perché lei non gli avrebbe permeso di rovinarsi il restod ell’esistenza con colpe che non gli appartenevano.

Anche perché, una volta finita la guerra, se tutto fosse andato per il meglio, lei aveva tutta l’intenzione di vivere una vita felice in una bella famiglia, con Harry al suo fianco come sposo: ne avevano parlato più e più volte assieme, nei momenti più duri della guerra, quando ancora lui era sveglio, e avevano già deciso tutto, perfino i nomi dei loro figli.

 

Già, i loro figli...

 

Chissà se Harry si sarebbe svegliato in tempo per vedere la nascita del loro primogenito, di cui purtroppo ignorava perfino l’esistenza.

Elenor si poggiò una mano sul pancione di sette mesi che le pesava già tanto e le rendeva un incubo ogni spostamento: era sicura che fosse un maschio.

E, il suo nome, come già era stato programmato, sarebbe stato Sebastian James, un tributo ai due nonni che né Harry, né Eleanor, avevano conosciuto.

 

 

 

 

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RINGRAZIAMENTI

 

 

Ok, sono in ritardo. No, sono molto in ritardo!!!

Nooooooooooo, ma lo giuro, non è colpa mia: prima mio padre mi ha tolto il pc per una stetimana, poi quel cretino del professore di latino e greco mi ha piazzato per le prossime due stetimane quattro compiti in classe per cui mi devo ancora preparare, ed inoltre ho ancora i tre libri di italiano per le vacanze da leggereeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!

Ok, so che della mia vita nei dettagli non ve ne sbatte un cavolo, ma questo mio piccolo sfogo serviva a rammentarvi che purtroppo VIVO UN’ESISTENZA TROPPO INCASINATA!!!!

Allora.... questo capitolo è molto barboso, è stata una palla anche scriverlo, ma purtroppo serviva come intermezzo per gli avvenimenti successivi. Scusatemi, se non siete riusciti ad arrivare alla fine perché vi siete addormentati prima, vi capisco pienamente!

Il prossimo, lo prometto, lo farò divertentissimissimo! Anche perché altrimei m’impallo io stessa nella composizione.

Un’ltra cosa: DEVO DECIDERE IN CHE UNIVERSITA’ ANDARE!!!!!!!!!!

Ve ne rendete conto???!!!! Tutti i professori mi stann ià chiedendo a chi caspita ho intenzione di andare a scassare per i prossimi cinque anni... ma io che ne so? L’Italia è così grande...

Avete qualche indirizzo interessante da propormi??????????!!!

 

 

Grazie a: eileen; ruka88; Diddlina_4ever (grazie infinitamente, sei un vero tesoro!!!! Troppo gentile sul serio!!!); terry; Vivianarossa (hai visto, ho seguito il tuo conisglio!!! Grazie tantissimissime, mi sono sempre d’aiuto i tuoi pareri!!!! Ciauuu!!! ;D); Minako-chan (grazie, mia-recensitrice-pazzissimissima!); Mirai (ohh, figurati, come hai detto tu, le vacanze sono vacanze, e non mi sono mica offesa!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto...ciauu!!!); Saka (addirittura mi ringrazi per avere scritto questo piccolo scleramento privo di senso????!!!! Oddio....grazie!!!); kitsunechan; sara(grazie, seguirò il tuo consiglio!!!); Ali; marta (già, maschio o femmina??? Ehehehhe...sono il Destino (io!) lo può sapere...ihihihiih!); Acchan (grazie per il consiglio, continuerò a seguire un ritmo equilibrato, senza troppe accelerazioni!!!! Ciauuuu!!! :D)

 

 

Un’ultima cosa: ho scritto una piccola one-shot, UNITI NEL DESTINO, che ha preso origine proprio da questa storia che state leggendo. Si tratta di un finale che ho pensato, e vorrei sapere se vi piacerebbe averlo: dichiaro comunque che ho in mente ben altre idee. Ma se voi preferire una conclusione di quel genere, sarò lieta di accontentarvi, al massimo munendo la storia di un finale alternativo!!!

Fatemi sapeeeereeeeeeeee!!!!

 

 

 

P.S.: Ho il vago sospetto di avere scordato di ringraziare qualcuno... che testa di cipolla che sono, per carità!!! Se è così, dico e ripeto per l’ennesima volta, fatemelo sapere!!!! Ciauuuuuuuu!!! ;D

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Capitolo 25
*** Tristezza e Felicità. ***


Ginny si era svegliata al sorgere del sole fra le braccia di Draco

 

Tristezza e Felicità

 

 

 

Ginny si era svegliata al sorgere del sole fra le braccia di Draco.

Quella notte non aveva avuto un sonno tranquillo, per niente. Aveva continuato a rimuginare e rimuginare sul discorso che aveva avuto la sera precedente con Abkàl. C’era una questione, in particolare, che la tormentava… e parecchio.

 

Draco mosse la mano in una lieve carezza sulla spalla della ragazza, che aveva dormito col capo poggiato sul suo petto. Ginny alzò il viso, e lo vide sbattere ritmicamente le ciglia: si stava svegliando.

 

“Ciao.” Gli disse, poggiandogli un bacio sulla mascella.

“Ciao…” Mormorò lui, mentre sbadigliava. Sì guardò un poco intorno, riprendendo coscienza del luogo in cui si trovava, poi strinse maggiormente la presa sulla ragazza, e poggiò una mano ad accarezzare il suo ventre.

 

“Tutto bene?” Chiese Draco, guardandola negli occhi.

Ginny sorrise lievemente: era incredibile come dietro quell’apparente imperturbabilità del volto del ragazzo si nascondessero un mare di sentimenti, che oramai lei riusciva a captare piuttosto bene.

“Non proprio.” Gli rispose dunque, con molta tranquillità.

“Hai dormito male? C’è qualche problema?!” Chiese lui, incupendosi immediatamente.

“No… no. Non ho alcun problema di salute. E’ solo… una questione fra me e te.”

 

“Fra me e te?” Chiese lui dopo un po’, stupito. “Di cosa stai parlando?”

“Stanotte ero nervosa per via di un discorso che ho avuto ieri sera con Abkàl.”

“Bene: ora vado e lo ammazzo.” Disse semplicemente il biondino, iniziando ad alzarsi: finalmente aveva trovato una scusa per sfogare su quel pezzo di pigmeo imbalsamato tutta la sua vena omicida.

Ma Ginny, un po’ ridacchiando, lo costrinse a rimanere nel letto.

“No… no: te l’ho detto, era una questione che riguardava me e te.”

“E allora perché ne hai parlato con lui?”

“Perché lui mi ha posto la domanda.”

“Quale domanda?”

 

“A chi appartenesse il mio cuore.” Rispose lei, in un sussurrò.

 

Draco deglutì, continuando a fissarla in quei meravigliosi occhi azzurri, che ora si erano rattristati. “Cosa gli hai risposto?” Chiese dunque, con voce fredda.

 

“Che il mio cuore appartiene solo a me.”

 

Quando sentì quelle parole, Draco s’irrigidì subito nel letto, e rimase in apnea per almeno dieci secondi buoni. Poi, quasi improvvisamente, sentì di non riuscire più a tollerare, per lo meno in quel momento, la vicinanza della ragazza, e si scostò lievemente da lei.

Ginny sospirò, affranta.

 

“Perché me lo stai dicendo?” Chiese ostile Draco.

“Te l’ho detto… non ci ho dormito tutta la notte. Sentivo di dovertelo dire.”

“PERCHE’?!” Gridò questa volta il biondo, divenendo lievemente rosso sulle gote; sentiva un vago dolore all’altezza della parte sinistra del petto, e lo stomaco gli si era contratto improvvisamente. Perché lei gli aveva detto una cosa del genere?! Non poteva limitarsi semplicemente a pensarlo? Possibile che non avesse ancora imparato a tenere la sua bocaccia chiusa?! 

“Non lo so perché… forse perché reputavo che fosse giusto così.”

“Oh beh, certo: dimenticavo che tu sei una Gryffindor dal nobile animo e dal cuore impavido!” La schernì lui. “Non me ne faccio niente del tuo buon senso, Weasley: tienitelo per te.”

 

“Sì può sapere perché te la sei presa tanto?!” Disse lei, alzando il tono della voce e guardandolo torvamente.

“Che cosa dovrei fare, mettermi a saltare come un pazzo forsennato per la gioia?!”

 

Un tempo l’avresti fatto…” Mormorò lei con tono triste, dopo averlo guardato in faccia a lungo.

 

Draco deglutì amaramente e la fissò negli occhi con uno sguardo che lasciò Ginny senza fiato. “Un tempo io e te non ridevamo insieme, non riuscivamo neanche a guardarci in faccia senza provare l’istinto di prenderci a botte fino ad arrivare al sangue.” Si avvicinò a lei, incastrandola fra il materasso e il suo corpo, e tenendo immobili le sue braccia con le proprie mani.

“Un tempo non facevamo l’amore per tutta la notte fino a rimanere entrambi senza fiato, senza forze… senza nessun pensiero logico in mente che non riguardasse l’altro.

Un tempo tu non eri incinta di nostro figlio.”

 

Ginny voltò il capo, sentendosi quasi una traditrice, e non potendo dunque tollerare lo sguardo sincero e un po’ accusatore del ragazzo.

“Cosa mi vuoi dire con questo, Draco?” Chiese dunque, temendo però la risposta.

“Lo sai.”

Ginevra chiuse gli occhi, respingendo le lacrime che, come suo solito, le salivano su nei momenti in cui si emozionava terribilmente. “Mi… mi dispiace.” Disse, rendendosi conto troppo tardi dell’offesa che gli stava arrecando.

A quelle parole infatti Malfoy la lasciò libera e si alzò dal letto, coprendo il suo corpo nudo con una vestaglia.

“Ti dispiace non provare lo stesso per me?!” Chiese stizzito. Ginny rimase immobile nel letto: sapeva bene che, se solo avesse provato a muoversi, e se avesse osato guardarlo in faccia, non sarebbe più riuscita a trattenere le lacrime. E non voleva piangere davanti a lui. Non lo aveva fatto in precedenza e mai lo avrebbe fatto in futuro.

Non me ne faccio niente del tuo dispiacere!” Gridò, rosso in viso. La guardò un’ultima volta, prima di entrare nel bagno con l’intento di lavarsi e scrollarsi di dosso un po’ della pesantezza che si sentiva sopra.

Non è ciò che voglio… Mormorò, prima di scomparire dietro le porte della toilette.

 

 

 

 

Partirono dalla città dei maghi africani verso l’ora di pranzo. Viaggiavano al galoppo di cammelli volanti, guidati da Abkàl e scortati da cinque dei suoi servitori, camminando attraverso una via sotterranea nascosta da gigantesco tronco di un albero morto da tempo.

Per tutto quel periodo Draco non fece altro che pensare alle parole che quella maledettissima mattina lei gli aveva detto: non lo amava. Non lo amava affatto.

Il suo cuore non gli apparteneva… mentre lui era già sicuro che il proprio cuore stava oramai fra le di lei mani.

 

Non avrebbe mai pensato che, un giorno, anche lui avrebbe provato quel sentimento di tristezza e quella sensazione di rifiuto dovuta ad un amore non contraccambiato. A dire il vero, non avrebbe mai pensato che un giorno lui sarebbe riuscito ad amare una donna che non fosse sua madre.

La sua vita era sempre stata così terribilmente programmata, fin dalla sua nascita: perfetta istruzione aristocratica fin da bambino, ingresso ad Hogwarts, fidanzamento con il partito femminile più ambito dell’intero regno magico inglese (Pansy Parkinson), iniziazione all’impero di Lord Voldemort e guerra contro Silente ed i suoi associati.

Tutto era stato programmato.

Tutto tranne lei.

Tutto tranne quella pazza scalmanata isterica lentigginosa e dalla lingua velenosamente biforcuta di una Weasley: Ginevra.

Ci aveva pensato lei, nel giorno di qualche tempo, a stravolgere tutti i piani che erano stati fatti per lui. Ci aveva pensato lei, inconsapevolmente, a liberarlo da quella prigionia in cui sentiva di essere recluso fin dal momento in cui la sua mente aveva iniziato a pensare logicamente. Lei era divenuta il suo astro, la sua stella… come un giorno lo era stata sua madre.

E, quando aveva saputo che lei era incinta di suo figlio, era stato sicuro di averla finalmente in pugno: niente avrebbe più potuto portargliela via. E anche lei glielo aveva detto: non lo avrebbe mai lasciato solo, non se ne sarebbe mai andata dal suo fianco.

 

E, proprio quando ormai vedeva di nuovo chiaramente il suo futuro, di nuovo lei gli faceva crollare tutti i programmi addosso, dicendogli che non lo amava.

 

Eppure, nonostante una parte del suo caratteraccio made-in-Malfoy lo spingesse a mostrarsi offeso e ferito nell’orgoglio per questo, Draco non riusciva a fargliene una colpa.

Anzi, era sempre più convinto che la causa di quel sentimento non ricambiato fosse solamente lui….

Come era potuto essere così stupido da credere che anche lei lo amasse? Come?!

Come poteva una creatura del genere, una meraviglia della natura, considerare degno del suo amore un essere come lui, un rinnegato mangiamorte, un bastardo Malfoy, un essere che fino a poco tempo prima teneva il cuore congelato all’interno di un iceberg di ghiaccio?!

 

Anche il padre, tempo prima, lo aveva avvertito. Si ricordava anche fin troppo bene quella scena.

 

“Bada a Ginevra, e non fare sciocchezze.” Gli aveva detto Lucius, serio, nell’albergo babbano in Romania.

“Lascia stare Ginevra… tu non sei degno neanche di pronunciare il suo nome.”Aveva replicato lui, già furioso per avere appena saputo che il padre era un traditore della causa che fin da giovane aveva scelto di servire.

 “Allora, cerca di esserlo almeno tu.” Aveva ribadito infine l’uomo.

 

Certo, non glielo aveva detto chiaramente, ma era palese che il significato delle sue parole fosse proprio quello.

Cerca di essere degno di pronunciare il suo nome… cerca di essere degno di lei. Perché anche Lucius capiva che lui non poteva essere all’altezza di Ginevra Weasley.

 

 

 

 

Quando Ginny toccò la soglia degli otto mesi, mancava ancora più di un mese di viaggio al raggiungimento della loro meta nel Sud dell’Africa.

Il pancione si era fatto pesante e la stanchezza la assaliva molto spesso durante il giorno; in più viaggiare sul dorso del cammello era divenuto per lei un fastidio allucinante.

 

“Ma perché questi cosi sono così scomodi, e?! Non potevano inventarli con la gobba ammortizzata?!” esclamò una mattina la rossa, movendosi nervosa sul dorso dell’animale volante, che per tutta risposta aveva mugugnato in segno di protesta. “Stai zitta, stupida bestiaccia pelosa: non sai che fatica sia starti in groppa!” replicò lei subito dopo, mentre i cinque servitori neri la guardavano di traverso, non capendo ciò che diceva.

Abkàl, invece, si mise a ridere.

“Non dovresti rivolgerti così a queste bestie: dovresti anzi ringraziarle per il servigio che gentilmente ti offrono!”

“Gentilmente?! Gentilmente un corno! Il mio sedere oramai ha preso la forma di un tamburo bucato! Senza contare che questo coso puzza in maniera disgustosa, e fa puzzare altrettanto me! Non si potrebbero lavare un po’ meglio?!”

 

“Ginevra, forse sarebbe meglio che tu riprendessi a viaggiare con la tenda volante: è molto più comoda, e certamente ti stancherai meno.” Disse Draco, guardando la ragazza negli occhi.

Lei sorrise lievemente: tentava sempre di mostrarsi accondiscendente con lui in quegli ultimi periodi. Dopo l’episodio di quella che oramai per entrambi era divenuta la terribile mattina, Draco era divenuto freddo, e spesso stava per conto suo: inoltre, non la rimproverava mai per nulla come invece era suo solito fare precedentemente, e non si azzardava neanche a fare parola sulla grande amicizia che era cresciuta in quegli ultimi tempi fra lei e Abkàl.

Quasi non lo riconosceva più… del Malfoy di un tempo non era rimasto praticamente nulla.

Nulla, se non quell’espressione imperscrutabile che il suo volto aveva di nuovo assunto.

“Sì, hai ragione, sarebbe meglio. Questa bambina si sta mostrando una seccatura già da ora!” Scherzò poi, tentando di smuoverlo dall’apatia in cui era piombato.

Ma niente. Né un ghigno, né nessuna frase scocciata in riferimento al sesso del bambino… niente di niente.

Malfoy era divenuto un pinguino imbalsamato con la faccia di furetto albino (l’appellativo con cui mentalmente lo identificava oramai aveva assunto dimensioni macroscopiche) … ed era tutta colpa sua.

 

Cioè… sì, è vero, teoricamente era tutta colpa sua.

 

Ma perché diamine si doveva sentire in colpa per qualcosa che non aveva fatto?! Sì, gira e rigira era proprio questo il punto: lei non faceva ciò che lui voleva. Ossia, non lo amava.

O non era sicura di amarlo.

O forse lo amava.

Ma se lo amava… il motivo della sua incertezza era il fatto che, inconsciamente, lei desiderava non amarlo.  Perché? Beh, molto semplice: una parte di lei aveva la sensazione che tutto ciò che stava accadendo fra di loro, tutti quei sentimenti magnifici che stavano nascendo, fossero dovuti solamente all’arrivo inaspettato di quel bebè che fra poco sarebbe nato. E, se dunque le emozioni che provava non erano sincere e genuine al cento per cento… lei preferiva non provarle per niente. Anche se questo avrebbe voluto dire farsi violenza da sola.

Il suo senso morale glielo impediva.

 

Morale della favola? A parere di Ginevra, nessuno aveva colpa di niente….

Eppure, questo niente continuava a dividerli entrambi.

 

 

 

 

“AH AH AH AH AH AH!”

 

Quell’urlo celestiale fece letteralmente cadere Theodore dal divano su cui era comodamente sdraiato, nel grazioso pergamo in mezzo alla tenuta dei Royal.

Si alzò in piedi mezzo scombussolato, giusto per vedere Vanessa, agghindata in un vezzoso abito del suo colore preferito, il rosa, fare il suo saltellante ingresso in quel luogo che fino a pochi secondi prima poteva essere considerato ‘pacifico e rilassante’.

 

“Vanessa… che è successo?” Chiese, andandole incontro.

 

La biondina gli sventolò proprio sul naso una pergamena spiegazzata. “Indovina che cos’é?!” Chiese, con la sua solita voce allegra.

 

“Una lettera che tu hai completamente distrutto.” Rispose sarcastico il giovane, beccandosi una bella occhiataccia.

“Non smontarmi tutto, altrimenti mi arrabbio e ti sopprimo… e sai che sono capace di farlo!”

 

A quelle parole Ted si azzittì, rabbonito: l’ultima volta che l’aveva fatta innervosire, gli aveva pronunziato un discorso privo di senso (che tra l’altro non centrava nulla col motivo della loro piccola discussione) che era durato per dodici ore di fila, e che lo aveva letteralmente devastato, tant’è che la signora Royal, durante i tre giorni successivi, gli chiedeva continuamente se stesse bene, perché a suo dire ‘aveva un’aria stralunata e un colorito piuttosto verdognolo…’.

 

“Allora!” Esordì lei, mostrando il suo solito visino spensieratamente felice. “Questa qui è una lettera di Eleanor!”

“Chi te l’ha data?”

“E’ arrivata stamattina tramite gufo.”

“E che dice?”

“Non ho voglia di leggerla!”

 

Ted la fissò allibito. “E allora che sei venuta a fare?” Chiese, gelido.

“Ma che stupido che sei, ovviamente so già cosa c’è scritto!”

Ted la fissò confuso, poi scosse la testa. “Vanessa… spiegati! Mi stai già facendo venire mal di testa!

Sai cosa c’è scritto senza averla letta?!”

“Ma io l’ho già letta!”

“E allora perché hai detto che non avevi voglia di leggerla?!”

“Non avevo voglia di leggerla per te! E che palle… ma lo sai che sei proprio ottuso, eh? Altro che Ronald Weasley! Ginevra sarà lietissima di sapere che c’è una persona più dura di comprendonio di suo fratello!

Vabbè… ma considerando che fino ad ora ha diviso il suo tempo con Draco, probabilmente tu sarai semplicemente il secondo in classifica… Ronny terzo!

E Draco… beh, Draco ovviamente è il primo! Non ho mai conosciuto un ragazzo tanto… ”

 

E qui si fa notte…” Pronunciò a voce più alta del normale Ted, obbligando la ragazza a fermarsi.

“Di già? Ma se sono solo le sei del pomeriggio?!”

 

Theo sospirò, grattandosi la testa. “Vane…”

“Sì?”

“…il riassunto.”

“Quello della lettera?”

“Sì, Vane.”

“Oh, mi fa piacere che tu sia curioso!” Fece lei, mostrandogli un sorriso radioso.

 

Theo trattenne a stento un altro sospiro: a dire il vero non gliene sbatteva nulla di Eleanor, ma dato che lei lo aveva letteralmente buttato giù dal suo riposino serale per via di quella dannatissima lettera… “Oh, sai com’è: sono sempre molto interessato alle vicissitudini della ragazza di Potter!”

 

“E’ nato il bambino!” Disse Vanessa, esaltata, senza neanche ascoltare le ultime parole del biondino, che appena riuscì a metabolizzare il significato della frase quasi non cascò a terra per lo stupore.

 

“Bambino?!” Chiese dunque, deglutendo a fatica e reggendosi sullo schienale del divano.

“Già, è un maschio! Eleanor mi ha scritto che lo sentiva che sarebbe stato un bimbo! E lo ha chiamato Sebastian James! Spera solo che Harry si svegli presto…”

 

Sebastian James?!” Fece Ted, con una voce stranamente acuta. 

“Sì! Non trovi che sia un nome splendido?! Mi ha detto che il bimbo assomiglia molto ad Harry, però ha i capelli e gli occhi scuri, e la pelle ambrata di Ele!

Secondo me, quando crescerà, sarà un vero splendore!

Che ne dici se noi facciamo una bambina e la facciamo fidanzare col piccolo Potter?! Oh, sarebbe stupendo! Senza contare che, con una madre e un padre come me e te, la piccola verrà su una vera meraviglia!”

 

San Potter ha avuto un figlio?!” Continuò Ted, ancora totalmente allibito. Ma da quando in qua i santi facevano sesso e avevano figli con ragazze minorenni che tra l’altro non avevano neanche avuto il tempo di sposare prima?!

 

“Sei rimasto fermo a questo?! Ma sei proprio lento di cervello, lo sai? Eppure, tu non eri uno dei più bravi del tuo anno?!

Non è che avevi qualche accozzo a scuola?! Voi serpi state sempre ad imbrogliare…” Disse Vanessa, guardandolo seriamente e con una punta di stizza nella voce.

 

“Ma… io non ne sapevo niente!”

“Di cosa, degli imbrogli delle serpi?! Pfiu, ma a chi credi di prendere in giro?!”

Vanessa, sto parlando di Potter che ha messo incinta la tua amica! Quando diamine è successo?!

Ma Potter non dovrebbe essere bello che addormentato?!

Ma l’hanno fatto prima che Tu-Sai-Chi gettasse la maledizione sullo Sfregiato oppure la tua amica, nel tentativo di risvegliarlo, lo ha cavalcato per bene e si è…”

 

THEODORE NOTT! PRONUNCIA UN’ALTRA SCONCEZZA DEL GENERE SU UNA MIA AMICA E…”

 

“Va bene, va bene!… ho capito…” Disse ridacchiando il ragazzo, mentre portava le sue forti braccia attorno alla biondina e faceva aderire il suo grazioso corpicino al proprio.

“Mmm… lo spero bene…” Assentì lei, alzando il volto e fissando i suoi occhioni da cerbiatta su di lui; il quale, attratto irrimediabilmente da quella sorta di voluttuosa innocenza che la caratterizzava, calò immediatamente sulla sua bocca, baciandola appassionatamente.

 

“Prima stavi parlando di fare una bambina, giusto?!” Chiese, fra un bacio e l’altro.

“Beh, sai com’è, la bambina magari la potremmo avere anche fra un annetto o due… non per forza subito! Non c’è fretta!”

“Già… però, ora, possiamo iniziare ad allenarci…”

“Sono perfettamente d’accordo!”

 

 

 

 

 

 

 

Ringraziamenti

 

Mi spiace infinitamente, ma per motivi di tempo (che in questi ultimi giorni scarseggia un po’ troppo…) sono costretta a fare dei ringraziamenti moooooooooolto ridotti!!!

Scusatemi, e non me ne vogliate!!!! Non lo ho fatto per pigrizia o per mancanza di gentilezza, solo devo scappare a studiare!!!

Inoltre, vi avevo promesso un capitolo allegro… e invece è venuto fuori un altro mortorio!!! Però, a differenza dell’altro, non mi sono annoiata a scriverlo… dunque non deve essere devastante da leggere!!!!

Ciaoooooooooooooooooo!!!!!

 

 

Mirai

 

Marta

 

Ruka88

 

Saka

 

Sara

 

Mary

 

Sakura89

 

Diddlina_4ever

 

Minako_chan

 

terry

 

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Capitolo 26
*** Ho ucciso un uomo ***


A metà dell’ottavo mese, piccole doglie ogni tanto iniziavano ad assalire Ginny, costringendola a fermare tutta la carovana in

 

Ho ucciso un uomo

 

 

 

A metà dell’ottavo mese, piccole doglie ogni tanto iniziavano ad assalire Ginny, costringendola a fermare tutta la carovana in viaggio per poter prendere un attimo di respiro prima di riprendere la lunga camminata.

Durante quei due mesi, nonostante i pareri contrari di Draco e Abkàl, Ginny aveva insistito e ottenuto che la carovana viaggiasse giorno e notte, di modo da giungere a destinazione il prima possibile: certo, la stanchezza era diventata insopportabile, ma non aveva intenzione di partorire in mezzo a quei grandi cunicoli sotterranei pieni di ragnatele e scarafaggi.

Grazie a questo suo grande sacrificio, dunque, dopo due mesi e mezzo di viaggio erano arrivati quasi alle porte del villaggio ove si trovavano quei saggi immortali presso cui poi sarebbero stati ospitati, fino alla partenza per il Madagascar.

 

Il rapporto con Draco, in quel periodo, si era ripristinato: il ragazzo, con grande stupore (e gioia!) di Gin stava dimostrando di poter essere davvero un buon padre, correndo subito dalla moglie non appena vedeva che qualcosa non andava o quando sul suo volto compariva un’espressione appena sofferente.

Tuttavia, la rossa lo sapeva bene, Draco soffriva. Non diceva nulla, non era da Malfoy rivelare i propri sentimenti… ma lui soffriva. Soffriva ancora per ciò che quella ‘dannatissima mattina’ lei gli aveva rivelato. E la sua sofferenza non faceva altro che aumentare quando la vedeva scherzare, ridere e discutere con Abkàl.

E lei ci stava male. Certo, non era colpa sua se non riusciva a capire cosa provasse per lui… però non voleva che lui fosse triste. Non lo tollerava. Rivoleva il Draco presuntuoso e allegramente cinico di un tempo.

 

Però… voleva anche che lui continuasse ad amarla, come faceva ora. Anche semplicemente guardandola con quei suoi occhi grigi come l’argento, le faceva capire di essere per lui la cosa più importante del mondo.

 

 

Quella notte Abkàl aveva proposto al resto della ciurma di salire il superficie per poter respirare un po’ di aria pulita. E così, passando attraverso una stretta rete di cunicoli estremamente ripidi, erano volati fino a che il loro sguardo non riuscì a raggiungere lo splendore del cielo notturno sudafricano.

Si erano accampati proprio vicino al limitare della foresta, vicino a dei grandi campi coltivati dove c’era una piccola fonte d’acqua ove gli animali erano andati subito ad abbeverarsi, e avevano piantato lì i grandi tendoni da viaggiatori del deserto.

 

Ginny, desiderando sgranchirsi le gambe nonostante la stanchezza le pesasse già su tutto il corpo (e in particolare sulla schiena), subito dopo la cena si allontanò dal focolare ove tutti erano seduti, e si avviò lentamente verso i cammelli.

In quel periodo, aveva imparato ad odiare con tutto il suo essere quegli animali… e soprattutto la loro gobba. Ogni volta che li guardava le venivano i brividi al solo ricordo di quando si era messa in testa di cavalcarli: se la bambina fosse nata con un’antipatia verso tutte le specie di galoppanti, non le avrebbe dato certamente torto!

 

Draco, seduto un po’ in disparte rispetto al gruppo, fissò a lungo la sagoma della moglie che si allontanava lentamente… e, ad ogni passo che faceva, un sentimento nostalgico gli riempiva l’animo: avrebbe voluto andarla a prendere, stringerla forte fra le sue braccia, e baciarla… baciarla solamente per tutta la notte. Ma mai un Malfoy si sarebbe lasciato andare a tali tipi di sentimentalismi…

Ed, oltretutto, sapeva bene anche a cosa era dovuto quello strano desiderio: negli ultimi tempi, nonostante fossero stati sempre vicini, sentiva come se quel legame che si era creato e solidificato fra loro, ora si stesse sciogliendo: e nonostante lui non volesse ciò, non riusciva ad impedirlo.

Lui non poteva fare nulla: spettava a Ginevra di scegliere o meno il loro futuro… e lui non aveva intenzione di intervenire in questa decisione.

Anche se, qualora la ragazza avesse scelto di mollarlo e di mettersi con un altro, certamente quel povero disgraziato non avrebbe avuto vita molto lunga: Ginevra era libera di fare ciò che voleva, certamente… ma oramai era cosa sua, che lo volesse o no.

 

“Giovane Malfoy, questa notte dovremmo fare la guardia.”

 

Draco si voltò a guardare, con i suoi occhi divenuti color ghiaccio, l’uomo dalla pelle scure che stava seduto vicino al fuoco, piuttosto lontano da lui.

Abkàl, in mezzo alla notte oscure e con le fiamme rosse che facevano risplendere la loro calda luce sul suo volto, sembrava davvero un ammaliante demone degli inferi.

 

“La faccio io la guardia.” Rispose Draco, freddo.

“La notte è lunga, ragazzo: e la stanchezza del viaggio si farà sentire, soprattutto nel tuo corpo giovane. Tutti noi siamo pronti ad aiutarti.” Rispose il principe, indicando se e i suoi cinque compagni.

“Ce la farò, stanne certo.”

“Ginevra ha bisogno di protezione. Se ti addormentassi…”

“Ginevra è mia moglie: baderò io a lei, tu lasciala stare. Pensa piuttosto ai tuoi cammelli.” Replicò, con una evidente nota sfottente.

“Sarà fatto, Draco Malfoy. Sarà fatto.” Disse l’uomo, il cui tono di voce si era fatto cupo.

 

 

 

Non aveva mai notato quanto si potesse stare bene accoccolati fra le radici di un gigantesco albero con l’aria del lago che penetra nelle proprie vesti rinfrescando perfino l’anima… era davvero un posto comodissimo… sì, forse c’era qualche formica che rompeva le scatole, ma era tutto così magnifico! Tutto così… ohhhche sonno…!

 

Sì, forse effettivamente centrava un po’ la stanchezza, e in quel momento perfino un letto di chiodi sarebbe stato per lei equivalente ad un gigantesco cuscino di piume d’oca… ma chi se ne fregava?! In fondo, bisogna accontentarsi di ciò che si ha, no?

Certo, se si fosse alzata e avesse camminato fino alle tende, avrebbe trovato ad attenderla un comodissimo materasso privo di rametti affilati, formiche zampettanti, zanzare che volavano di qua e di là e puzza di cammello a tutto spiano. Ma, diciamocelo chiaramente: chi è che aveva voglia di muoversi?! Lei certamente no… no no no no. No. E guai a chi fosse andato a scocciarla proprio in quel momento di estremo relax.

 

“Ginevra?!”

 

‘Avada Kedavra’ Pensò la ragazza, mentre il suo viso assumeva un’espressione abbattuta.

La ragazza aprì lentamente gli occhi, fulminando con lo sguardo Abkàl, che in quel momento si stava inginocchiando di fronte a lei, palesemente preoccupato. Lui però, sarà per la notte, sarà perché proprio non s’avvedeva di nulla, non se ne accorse.

“Ginevra, non dovreste addormentarvi qui. Le zanzare sono molto pericolose, e potreste prendervi una brutta malattia infettiva.”

Mmm… davvero?” Rispose svogliatamente lei. Ma perché non se ne andava?!

“Sì, davvero. Coraggio, vi accompagno io nella vostra tenda.”

“No, lasciate perdere: non ho voglia di muovermi da qui. Almeno… non subito. Dov’è Draco?”

“E’ andato a fare un giro di controllo nei dintorni.”

“Cosa?! Perché l’avete lasciato andare? Ieri notte non ha dormito nulla perché io non stavo molto bene e lui mi è stato vicino… e la notte precedente lo stesso. Non potevate evitargli il turno di guardia, per questa volta?”

“E’ stato lui a volere a tutti i costi stare sveglio.”

 

Ginny, a quelle parole, sospirò amaramente: figurarsi se avrebbe permesso di badare alla sua incolumità all’uomo che più odiava in quel momento.

“Bah… è sempre il solito testone.” Commentò dunque.

“Mmh?” Fece Abkàl, sedendosi di fronte a lei. “Sapete perché si sta comportando così?”

“Certo che lo so. E, in fondo, penso che oramai lo abbia capito pure lei.

Quella testa di cammello scimunito di mio marito è del tutto convinto che il vostro unico pensiero da quando mi avete vista sia farmi entrare nell’enorme schiera delle vostre cortigiane! O, perlomeno, è sicuro che voi stiate progettando chissà quali piani diabolici per fare in modo che io molli lui e mi metta con lei!” Spiegò la rossa, in tono ironico, sfogando anche gran parte dell’amarezza che portava dentro per quella questione.

 

“In parte, questo è assolutamente vero.” Rispose serio lui, continuando a fissarla in viso.

“Ecco, è quello che gli ho detto io! Tutto questo è assolutamente ridicol… ri… ridicolo….” 

La ragazza, allibita e confusa, fissò l’uomo, che davanti a lei mostrava una calma surreale.

 

“Cosa?” Chiese Gin, un po’ titubante, mentre i ricordi degli avvertimenti che Draco le aveva dato le tornavano in mente.

“E’ così, Ginevra. Voi mi avete colpito fin dal primo momento che vi ho vista…mi avete colpito come mai una donna ha fatto: fin nello spirito. E poi, conoscendovi, quella splendida sensazione che ho provato quando vi ho visto quella sera addormentata sotto l’albero ai piedi della cascata… non ha fatto altro che crescere.”

 

Gin scosse la testa, abbassando lo sguardo. Non poteva essere vero… Non poteva essere vero….

Draco aveva avuto sempre ragione, fino a quel momento. E lei non si era fidata di lui.

Sciocca. Cavoli, quanto era stata sciocca.

E ora, a causa di quella sua intrinseca stupidità, si trovava a dover affrontare quella situazione a dir poco assurda e piuttosto comica.

Diamine, non sapeva se piangere o ridere!

 

L’uomo, inconsapevole del tumulto di sensazioni che stava scoppiando nella ragazza, si avvicinò a lei e le prese la mano fra le sue, iniziando a parlarle a pochi centimetri dal suo viso. “Io sono sposato, Ginevra.

Ma non amo nessuna delle mie mogli. 

Al mio popolo manca una vera regina. E sono più che sicuro che ogni mio suddito sarà più che lieto di vedere la corona sul tuo capo.

Tu, Ginevra, con un solo sguardo, con una sola risata, hai il potere di rapire il cuore di chi ti sta intorno. Questo è successo con Draco… e anche con me.

Il giovane Malfoy è il padre del figlio che porti in grembo, e tu lo conosci da molto più tempo di me.

So che vi siete uniti tramite il rito di matrimonio tradizionale, per il quale potete essere riconosciuti come marito e moglie… ma avete bisogno di una cerimonia statale per ratificare il vostro sposalizio: ma io ti chiedo- e qui Ginny il viso, fissando con un scintillante sorriso l’uomo che, presa la sua reazione come un segno d’incoraggiamento, continuò più infognato che mai nella sua dichiarazione - ti chiedo di salire sull’altare con me, non con lui.

Diverrai una regina, sarai amata da tutto e da tutti, potrai fare del bene a tante persone e avrais empre icò che vorrai.

Ed, oltrettutto, avrai tutto il mio amore, il mio onore, la mia stima….”

 

La risata cristallina che scaturì dalla bella bocca della ragazza interruppe Abkàl, che la fissò piuttosto accigliato. Era felice per ciò che le stava dicendo o… “No.

 

“Cosa?!” Chiese l’uomo. Ginevra aveva parlato a voce così bassa che non era riuscito ad udire nulla, seppure fosse a meno di una spanna dal suo viso.

 

Ho detto di no, caspiterolina!Gridò questa volta la ragazza, balzando in piedi nonostante le sue condizioni, e facendo ruzzolare all’indietro l’uomo.

“Signor Abkàl, io, Ginevra Weasley, sono una donna felicemente sposata, e sebbene mio marito non sia uno stinco di santo, non ho alcuna intenzione di mettergli due corna grosse come un carro armato babbano sulla testa. Anche perché Draco ha un visino molto delicato, e certamente non gli starebbero bene.

La ringrazio assai per tutte le attenzioni che mi ha lascivamente rivolto, ma può anche riprendersele indietro: mi bastano quelle del mio biondo. Ed ora, gentilmente, mi dica dove si è andato a cacciare, perché vorrei andare da lui.”

 

 

Booooummmmmmm

spashhhhh

ssssshhhhh

 

 

Ginny, sobbalzando per lo spavento, si voltò immediatamente verso la direzione da cui aveva sentito provenire quei rumori assordanti: là su, nel cielo, un gigantesco teschio verde risplendeva tetro nella notte più scura.

Ricordava molto bene i racconti della mamma, che le diceva sempre che, quando i mangiamorte commettevano i loro soprusi, lasciavano nel luogo del delitto il loro simbolo: un teschio verde, la morte magica.

 

Un vago senso di terrore la pervase scacciando l’allegria che fino ad allora le scorreva nelle vene, mentre un nodo le chiudeva la gola; istintivamente si portò le mani al grembo, e la sua mente corse subito a Draco.

Era in pericolo.

 

Senza pensarci due volte, impugnò la bacchetta che portava sempre appresso, e si diresse al luogo del misfatto.

Draco era in pericolo e lei doveva aiutarlo.

Ma, prima che potesse fare più di qualche passo, due mani la strinsero per le spalle, obbligandola a voltarsi. Abkàl era di nuovo di fronte a lei.

“TORNA IMMEDIATAMENTE NELLA TENDA! A lui ci pensiamo io e i miei uomini!” Le gridò, percependo le sue intenzioni.

Ginevra però, con volto impassibile, si scrollò dalla sua presa. “Io vado da lui.” Disse, certa.

Non sei nelle condizioni di poter combattere, e ogni minuto che mi fai perdere potrebbe essere letale per lui!

La rossa, a quelle parole, strinse gli occhi in due fessure, mentre il suo volto assumeva un’espressione cupa e dura, che spaventò perfino il principe. “Ho detto: io vado da lui.” Pronunciò, in un modo che ad Abkàl ricordò tremendamente la sfrontatezza del giovane Malfoy.

 

Senza aggiungere altro, e soprattutto… senza nessuno che la fermasse, sicura, decisa, e assai arrabbiata, Ginevra andò a soccorrere il marito.

 

 

 

“Ma guarda un po’ chi si rivede- disse Draco, rialzandosi dopo essere caduto schivanto tre schiantesimi che gli erano stati lanciati uno dietro l’altro- i miei cari amichetti! Noto con estremo piacere che vi sono mancato!”

 

“Non contarci.” Disse il ragazzo in piedi davanti a lui, vestito con una tunica nera e a viso scoperto.

“Dici di no, Brownville?- esclamò il biondino, alzando un sopracciglio e ghignando apertamente in faccia al suo compagno di casa, che ovviamente non aveva particolare piacere a rivedere. Soprattutto considerando che Ginevra gli aveva rivelato che era andata a letto con lui… -Eppure, sono sicuro che alla tua Satine sono mancato molto. Dimmi George, per caso anche con te a letto fa tutti quei giochetti?!”

 

A quelle parole, il moro si oscurò visibilmente in viso, ed evitò accuratamente di guardare la ragazza bionda in piedi al suo fianco: avrebbe sistemato i conti più tardi con lei.

 

“Che scemenze vai dicendo, Malfoy?!” Gridò Satine, inghiottendo amaro, e spostando nervosamente lo sguardo dal biondo al fidanzato.

 

Draco ridacchiò: era davvero incredibile quanto quella ragazza fosse stupida. “Lascia stare Satine, ormai il guaio è fatto. Anzi, ti è andata anche piuttosto bene: pensa cosa ti potrebbe fare il tuo caro George se sapesse anche di tutti quegli altri con cui ai diviso il letto, oltre a me!”

 

“George, non è vero!” Si sbrigò a protestare la ragazza, volgendosi verso il suo futuro sposo: ma il viso ombroso di lui le fece chiaramente capire che, dopo quella missione, lei si sarebbe beccata molte botte. “SEI UNO SPORCO BASTARDO, MALFOY!” Gridò dunque, lanciando un Avada Kedavra al ragazzo, che lo evitò tranquillamente, mantenendo sempre il suo ghigno sadico in volto.

 

“E tu sei una grandissima puttana, High! Come del resto lo erano anche tua madre, e la madre di tua madre, e la madre della madre di tua madre… è un mestiere ereditario, il vostro!” Asserì, scoppiando in una fragorosa risata.

 

Brownville lo fissò attentamente. “Malfoy, che ti è successo? Quasi non ti riconosco più.”

“Che c’è, troppi cruciatus di Voldemort ti hanno rovinato i circuiti nervosi, George?”

“E tu, Draco, che mi dici?! La vicinanza di una stupida babbanofila Gryffindor ha fatto crescere le ali al tuo spirito di serpe? Non ti facevo così sprezzante del pericolo. Anzi, ti ricordavo piuttosto… come si potrebbe dire… oh si, vediamo un po’: vigliacco?! codardo?!”

 

Il ghigno sul viso del biondo si spense un poco, mentre il suo pensiero tornava a Ginevra: sperava solo che quegli stupidi negri l’avessero portata al sicuro. “Ti sorprenderesti della quantità di cose che potresti apprendere stando vicino a lei, Brownville.”

“Immagino.” Fece sarcastico l’altro.

 

“Già…- mugugnò, Draco.- Ma ora, mangiamorte, siamo qui per ben altro, non è vero?” E, così dicendo, lanciò uno schiantesimo su Satine, colpendola in pieno e facendole fare un volo di almeno dieci metri, finché non cadde per terra priva di sensi.

“Solo io e te, Brownville. Solo io… e te!” Asserì ad opera finita il biondino, lanciando uno sguardo di sfida al mangiamorte. Aveva un conto in sospeso con lui, per Ginevra: lui l’aveva fatta soffrire.

 

L’altro ghignò. “Bene. Forse prima però mi sbagliavo… il tuo animo bastardo da vera serpe ce l’hai sempre!” Ridacchiò, riferendosi alla ragazza svenuta.

“Che vuoi che ti dica: Slytherin for ever!” E, detto questo, lanciò un altro schiantesimo dritto sul ragazzo, che naturalmente lo evitò.

 

La battaglia che seguì fu decisamente classificabile come ‘all’ultimo sangue’: Draco ringraziò al meno un miliardo di volte l’aver combattuto per tanto tempo contro Ginevra, grazie alla quale aveva imparato a difendersi perfettamente e ad attaccare con precisione, dato che lei non faceva altro che correre a destra e a manca come una pantera.

Solo un paio di volte rischiò di essere colpito da strane fatture indebolenti, e una volte evitò per un pelo un avada kedavra diretto proprio alla sua testa.

Ma, per il resto del breve confronto, lui ebbe in pugno l’avversario.

 

Ben presto, il ragazzo dalla divisa nera si ritrovò per terra, stremato, con la bacchetta di Malfoy puntata minacciosamente contro.

“Mi hai deluso, mangiamorte: credevo che i servitori del Signore Oscuro fossero molto più competenti. Pensa come ci rimarrà male il tuo padrone, quando saprà che hai fallito, per giunta in una missione di cui lui non ti aveva dato l’incarico?

Dimmi, George Brownville, preferisci che ti ammazzi io o vuoi morire per mano dell’essere per cui ti sei rovinato l’esistenza?” Disse il biondino, con sguardo sprezzante.

 

Il ragazzo ai suoi piedi deglutì a vuoto. “Draco… se ne potrebbe parlare….” Mugugnò, fissando impaurito la bacchetta. “In fondo, eravamo amici, no? Due Slytherin fino al midollo!- e ridacchiò istericamente-

Senza contare che tu ti sei goduto anche la mia ragazza… quindi qualcosa me la devi, no?” E lo fissò in faccia, cercando di mostrarsi convincentemente amichevole.

 

Malfoy fissò con disgusto il mangiamorte davanti a se. Già, loro erano stati amici in precedenza, erano due Slytherin fino al midollo, e lui si era goduto pienamente la sua ragazza.

Loro due, in poche parole, erano stati simili, un tempo. Simili.

Lui era stato simile a quel verme strisciante privo di dignità e di anche una pur vaga coscienza morale… quasi non ci poteva credere: si faceva schifo da solo.

 

 “No.” Asserì dunque, con voce sicura. “Tu morirai, Brownville, per un semplice motivo: se non ti avessi fermato, avresti ucciso me e Ginevra. E io non posso lasciare la vita a qualcuno che ha osato minacciare la mia e quella di mia moglie.

Senza contare che, se solo provassi a graziarti, da bravo Slytherin quale sei mi lanceresti tranquillamente un Avada Kedavra alle spalle!”

 

E, senza aggiungere altro, lanciò l’anatema mortale sul suo nemico sconfitto.

 

Non appena l’Avada Kedavra lo colpì, George Brownville stramazzò a terra, privo anche del benché minimo alito di vita.

Draco rimase per un po’ lì, immobile, a fissare il suo cadavere: era il primo uomo che uccideva, ed era felice di averlo fatto.

Nessuno poteva fare soffrire la sua Ginevra, nessuno poteva minacciare la vita sua e del suo bambino senza poi pagarne le conseguenze.

 

 

"DRAAAAAAAAACOOOOOOOOOO!"

 

 

L'urlo disumano pronunciato da quella voce che lui conosceva bene lo fece voltare di scatto: all'orizzonte, appena illuminata dal chiaro di luna, una figura alquanto strana si avvicinava a lui.

Non appena la riconobbe, sebbene non fosse propriamente di umore allegro, non poté fare a meno di sorridere: ecco arrivare la sua Ginevra, più ridicola che mai con quel viso stravolto e quell'andatura saltellante provocata dalla galoppata del cammello su cui era seduta!

La sua Ginevra... colei per la quale aveva appena ucciso un uomo.

 

"DRACO!" Gridò un'ultima volta la ragazza, fermando l'animale e scendendo da esso con estrema fatica. "Draco! O Merlino Merlinuccio! Draco!" Esclamò confusamente la ragazza, correndogli incontro con le mani attorno al pancione e stringendosi convulsamente al suo collo non appena gli fu vicina.

Il ragazzo, quasi inconsciamente, lasciò cadere per terra la bacchetta, avvolgendo con le braccia la sua Ginevra.

Era felice di rivederla. Era così felice che sentiva stranamente le lacrime pizzicargli gli occhi per uscire.

 

"Ho avuto paura, Draco!"

"Ed io, Ginevra, ho ucciso un uomo."

 

A quelle parole, la ragazza si scostò lentamente da lui, il tanto giusto per fissarlo negli occhi.

E provò un senso di vuoto al cuore, quando vide quelel splendidi iridi, solitamente argentee, ora di un colore molto vicino a quello delle nuvole.

 

"Hai ucciso un uomo che voleva uccidere me, te e il nostro bambino.

Se fossi stata nella tua situazione, lo avrei fatto anche io.

Mentre ti raggiungevo, non facevo altro che pensare che se loro...- deglutì- se loro ti avevano ammazzato, io li avrei fatti soffrire, molto soffrire... così tanto da fargli desiderare la morte come unica via d'uscita a tutto il dolore.

E poi sarei tornata in Europa, e avrei amazzato tutti quelli come loro... tutti quanti... tutti tutti tutti....

Io... non volevo perderti Draco!" Bofonchiò poi, stringendosi di nuovo a lui e nascondendo il volto nel suo petto, mentre una piccola lacrima le scendeva sul viso.

 

Sentendo il suo cuore come sollevato di un enorme peso, il ragazzo sollevò lievemente il viso della rossa, giusto in tempo per vedere quella piccola gocciolina scendere precipitosamente dai suoi occhi azzurri sulle sue labbra carnose.

Non potendo resistere, si chinò e acacrezzò le sue labbra con le proprie.

"Ti amo, Ginevra Weasley... sei tutta la mia vita.

Se il mio cuore batte di nuovo è grazie a te. Non lasciarmi mai Ginevra, non lasciarmi mai... perché potrei divenire un mostro."

 

"Sai, prima Abkàl mi ha chiesto di sposarlo." Disse lei, tirando su col naso.

 

Draco tratenne a stento il nervoso: certo che, in quanto a frasi fuori luogo, la signorina pel di carota era davvero il massimo....

Fece un respiro profondo, imponendosi di stare calmo: ormai la conosceva bene, e quando faceva quelle sparate grandiose solitamente aveva un fine più o meno utile e sensato da raggiungere.

 

"Ah sì?" Mugugnò duqnue, a denti stretti.

"Sì. Mi ha fatto una vera e propria dichiarazione: te ne rendi conto?! Un principe mi ha appena chiesto di sposarlo! Roba da matti, appena arrivo in Inghilterra lo raccont..." Un'occhiataccia eloquentemente penetrante le fece capire d arrivare subito al sodo, se voleva evitare grossi guai.

Lei sorrise: beh, effettivamente non aveva tutti i torti ad essere incavolato... il modo in cui aveva iniziato il discorso non prometteva niente di buono.

Ma era sicurissima che la fine le sarebbe piaciuta parecchio.

"Gli ho detto di no."

"No?" Chiese lui, risollevato, stringendola ancora più a se.

"No."

"Hai rinunciato ad un principe per me, Ginevra?"

"Ci puoi contare!" Assentì lei. "Però ho anche di meglio!"

"Di meglio?"

"Sì!"

"E cioè?"

"Ti amo."

 

"Mi ami?"

 

"Ti amo."

 

“Dillo di nuovo..."

Lei sorrise, vedendo i suoi occhi ritornare nuovamente di una splendida tonalità calda. "Ti amo. Ti amavo anche prima ma... non riuscivo a capirla. Sai com'è, ogni tanto... come del resto succede anche a te... ho un pò la testa dura.

Ma ti amo. Ti amo infinitamente... e non potrei mai amare nessun'altro."

 

Non appena finì la frase, Draco si fiondò subito sulla sua bocca, baciandola avidamente.

Lei lo amava.

La sua vita era completa.

 

Quando arrivarono Abkàl con i suoi uomini, muniti di lunghe sciabole e parecchie altre armi di ferro, Draco e Ginny erano seduti sotto un albero, l'una nelle braccia dell'altro, e guardavano entrambi la luna.

Abkàl non disse nulla: si limitò a lanciare un'occhiata alla coppia, e poi si occupò dei due mangiamorte che stavano distesi in mezzo al campo.

Il cadavere di quello morto sarebbe stato bruciato, e invece la ragazza, che era ancora viva, sarebbe stata spedita in Inghilterra, dove sarebbe stata certamente giudicata colpevole dal famoso Winzgamonat e mandata ad Azkaban.

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

So che quest'ultimo capitolo è piuttosto macabro... ma ultimamente non riesco a fare di meglio!!! Scusaaaaaaaaaaatemi!!!! Forse dovrei bloccarmi qua e concludere questa storia la prossima estate, dato che solamente durante le vacanze riesco a scrivere qualcosa di divertente!!!!

Anche se, considerando che quest'anno ho l'esame, e a seconda della facoltà dove mi verrà in mente di entrare dovrò anche prepararmi per il test di ammissione.... ODDIOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!! NON AVRO' VACANZE L'ESTATE PROSSIMAAAAAAAAAAAAAAA!!!!

 

Siete disposti ad aspettare un ...due annetti buoni ...per la fine di questa storia????!!!!

 

Ehehhehehehe....oh accicribbiolina!!!!! Fra due anni non mi ricorderò manco dell'esistenza di questa scempiaggine, per carità!!!

Comunque, tornando seri (di nuovo!): dai prossimi capitoli ci sarà un pò più di vita... in tutti i sensi!!!!

Eeeeeeee....già già..... nascerà il pargolo.....

Ohhhhhhhhhhhh!!!! Che bello!!!! Ma ve ne rendete conto????? Gin sta per avere il bambino!!! che meraviglia!!!!! E Draco diverrà papà.... wowwwwwww!!!!

 

Ok, basta, stop con la fase di cretinaggine acuta post scriptum e, sopratutto, post quattros ores scholae. 

E non provate minimamente a correggere il mio latino: io lo parlo giornalmente col mio professore.

E ne capisco anche più di lui. (Anche se, effettivamente, bisognerebbe tenere in conto che oramai la verità è diventata quasi un'opinione, e dunque tutto è relativo.

Pertanto, miei cari lettori (anzi, care lettrici!), sappiate che da questo momento in poi io annuncio che la verità può essere vera o falsa.

Perlomeno la mia.

In poche parole: non fidatevi mai di quello che vi dico!)

 

 

Grazie a: sara (sei stata dolcissima, grazie grazie grazie grazie!!!! Troppissimissimo gentile!!!); Sakura89 (sì, lo so che è stata stronza: ma purtroppo la stronzaggine alle volte diventa un vero e proprio riflessore della reale verità!); Minako_chan(lo so, scusami!!! Era cupissimo!!! Mi spiace averti deluso.... e con questo devo aver fatto ancora peggio!!!! PLEASE, SORRY ME!!!!!); ruka88 (visto che quella scemotta e quel bellissimo pazzoide hanno fatto la pace, eh??? Che carucci!!!!); terry (anche vane e theo??? Oddio!!!! Ora non esageriamo, ehehehhe!!!! Il loro sarebbe meglio che arrivasse in un momento più opportuno, anche perché altrimenti penso che il padre di Vanessa taglierebbe letteralmente il collo a Ted!!!! Ciauuuu!!!!!); kitsunechan (granzie volpettina (è quest la traduzione del tuo nick, vero??!!!) sei troppo gentile!!!! E non preoccuparti per lo scorso capitolo... figurati che io non ho potuto ringraziare chi mi ha scritto il commento, che schifo!!!!Cmq, grazie tantissimissime per questa recensione!!!Ciauuu!!!!)

 

 

E di nuovo grazie infinitamente, unite a molteplici scuse, a chi ha recensito il precedente capitolo: terry, Mirai, marta, ruka88, saka, sara, Mary, Sakura89.

 

 

 

P.S.: Giuro solennemente che la prossima volta eviterò di mettervi, come incipit dei ringraziamenti, un insieme di cretinate del genere.

Vi prego, dunque, non linciatemi.

 

 

Kishal

 

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Capitolo 27
*** Un piccolo fagotto dorato... ***


Un piccolo fagotto dorato

 

 

Un piccolo fagotto dorato...

 

 

 

Nell’ultima settimana di viaggio per raggiungere la sede dei vecchi saggi, Ginevra e Draco non si lasciarono un momento.

Erano sempre appiccicati, per un motivo o per l’altro, e non perdevano occasione per baciarsi appassionatamente, anche di fronte agli altri.

Più volte Draco, scorgendo Abkàl intento a fissare con estrema invidia il loro caliente approccio, aveva ghignato apertamente, beccandosi qualche scappellotto da Ginny: ben gi stava, avrebbe dovuto capire fin dall’inizio che un Malfoy vince sempre!

 

Per quanto riguarda le condizioni della futura mamma, la sua situazione si faceva più urgente: le doglie aumentavano sempre più, era arrivata a soffrire di dolori anche più di una volta al giorno.

Il marito era visibilmente preoccupato: lui non capiva nulla di pancioni, di bambini… e tanto meno di parti. E se si sarebbe ritrovato nella situazione di dover aiutare la moglie a fare nascere il piccolo Malfoy…

per Merlino!…. gli veniva il panico solo a pensarci!

 

Per sua fortuna, quando, una sera, il loro viaggio si concluse di fronte agli enormi cancelli d’oro del villaggio dei Saggi immortali, il grande avvenimento non si era ancora presentato.

 

°°°°°°°°°°°°°°°

 

Toc toc

 

Abkàl bussò lievemente al grande portale che gli si era presentato davanti dopo che aveva pronunciato la formula magica che solo i re dei popoli africani conoscevano.

 

'Quale nobile viaggiatore viene qui a disturbare leterna pace dei vecchi? Chiese dall’interno una voce maschile di età indefinibile.

 

“Sono Abkàl ‘el Makjish, Principe del Regno del Centro.” Rispose l’uomo, con voce sicura.

 

'Cosa sei giunto a fare?

 

“Due coraggiosi viaggiatori inglesi, due ragazzi che hanno unito le loro vite nel nostro Paese, sono qui per chiedere il vostro aiuto.”

 

'Perché?

 

Draco si fece avanti. “La salvezza della pace del Regno Unito dipende da noi: se ci aiuterete a giungere in Madagascar, la nostra missione potrà riprendere il suo corso.”

 

'Il tuo animo è oscuro, giovane inglese: e noi temiamo loscurità. Qua domina la luce, e il suo opposto non è il benvenuto.

 

A quella risposta, Draco si portò una mano sui capelli: cazzo, se quei vecchi rimbambiti non li facevano entrare e smaterializzare, avevano sprecato per niente quasi tre mesi di viaggio.

“Mi dispiace, giovane Malfoy.” Disse Abkàl, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

Draco si scostò stizzosamente, e fulminò l’uomo con lo sguardo. “Non me ne faccio niente del tuo dispiacere. Me ne sarei dovuto accorgere fin dal principio che le tue idee non ci avrebbero portato a nulla.”

 

Toc toc

 

Draco e Abkàl, impegnati nella loro aspra discussione, si voltarono a vedere chi aveva bussato di nuovo al portone: e con grande sorpresa videro Ginevra che, avvolta in una coperta, con una mano poggiata sul pancione, aspettava che qualcuno le rispondesse.

 

'Chi osa, di nuovo, disturbare la pace dei sommi saggi? Chiese la voce, questa volta con un nota di fastidio.

 

“Sono Ginevra Weasley, sposata con Draco Malfoy, e mi si sono appena rotte le acque: vi avverto che, se mi costringete a partorire qua, ci penso io a mandare al diavolo la vostra famosa pace!” Disse Ginny, con una nota nervosa nella voce.

 

Draco, non appena metabolizzato il significato delle parole della moglie, si avvicinò a lei e le pose le braccia intorno alle spalle, per sostenerla.

“Sta per nascere?” Chiese poi, fissandola negli occhi pieni di apprensione.

“Sì! Oh Draco… oddio! Sto per diventare mamma…” Poi strinse gli occhi, mentre una violenta fitta di dolore dal ventre si faceva sentire lungo tutto il corpo, e soprattutto sulla spina dorsale.

 

Proprio in quel momento, però, le porte d’oro si aprirono, e un’immensa luce coprì l’oscurità di quei sotterranei.

Un vecchio uomo dalla pelle nera, i capelli raccolti in minuscole treccioline e il corpo ricoperto da un prezioso manto d’argento, si presentò davanti a loro.

Dietro di lui, una folla di anziani e anziane si fece presto vedere, tutti agghindati allo stesso modo e tutti con un’espressione curiosa e felice in volto.

'Entrate, o stranieri: da lungi oramai questo posto non vede nascere una vita.

 

°°°°°°°°°°°°

Il parto fu lungo a doloroso, molto doloroso, tant’è che Ginny, alla fine, perse i sensi.

Draco, che le era stato accanto per tutto il travaglio, si ritrovò a ringraziare miliardi di volte il Cielo per non essere nato donna: c’era mancato poco che svenisse anche lui, prima della moglie, quando aveva visto la testa del bimbo venir fuori…!

 

Non appena venne alla luce, il bimbo fu tolto dalla visuale del padre (il quale tuttavia, dopo essersi ripreso dal primo istante di shock, si era avventurato in un'appassionata e quanto mai assordante strigliata contro l’anziano lì presente sul perché Ginevra fosse svenuta, e si era dunque totalmente scordato di lui) e portato in una sala attigua, dove i medimaghi presenti lo lavarono e controllarono che tutto fosse in ordine. 

Dopodiché, avvolto in un panno d’oro, il piccolo fu presentato a Draco, che, nonostante fosse stato rassicurato della buona salute della moglie, e del fatto che lo svenimento era dovuto solo alla stanchezza, si era seduto vicino a lei e le teneva una mano, aspettando che si risvegliasse.

 

“Ecco il figlio che tu hai generato, giovane straniero: è la più grande meraviglia che questo luogo abbia mai visto!” Le disse l’anziana medimaga, porgendogli il fagotto e sorridendogli nel viso bonario increspato di rughe.

 

Draco, risvegliato dal torpore, si voltò lentamente, lasciando la mano della moglie e alzandosi per accogliere fra le sue braccia quell’involucro dorato che piangeva e si dimenava.

“E’ una femmina!” Aggiunse la donna, mentre dava la bimba al padre.

 

Il ragazzo ebbe un tonfo al cuore, quando i suoi occhi incontrarono quelli grandi e azzurri della piccola, che non appena lo vide smise di piangere, e lo fissò curiosa.

Aveva un visino delicato, rotondo come una mela, con due grandi labbra a cuore rosse e qualche lentiggine sparsa qua e la sugli zigomi. La sua piccola testolina delicata era poi ricoperta da una folta zazzera biondo-ramata.

 

Draco se la strinse forte al petto in un abbraccio delicato e pieno di calore: quella era la sua piccola, quello era il suo tesoro.

Era splendida… meravigliosa… era tutta sua.

Avvicinò il viso al suo, e le baciò dolcemente la fronte rosata, mentre lei allungava le manine paffute e gli accarezzava le guance.

Aveva il cuore che batteva a mille, martellante di emozioni che non avrebbe mai pensato di provare.

 

“Draco…”

 

Non appena sentì la moglie risvegliarsi, il biondo si avvicinò a lei, e si sedette di nuovo al suo fianco.

Gin era molto pallida, e le labbra e i capelli rossi spiccava quasi innaturalmente sul suo colorito cereo. Tuttavia, per Draco non era mai stata così bella.

 

“E’ una bambina, Ginevra: è… è splendida.” Balbettò, continuando a tenersi stretta la figlia al petto.

“Fammela vedere!” Disse la neo-mamma, sorridendo lievemente e voltando il capo verso di lui.

Ma Draco non rispose, immerso com’era nella contemplazione di quel piccolo capolavoro.

 

“Draco?… fammela vedere!” Ripeté dunque.

“Shhh… aspetta….”

“E dai!”

“No… la sto guardando io. Sta zitta un attimo.”

“Draco, sono stanca morta e ho appena partorito… non mi fare innervosire già da ora!”

 

“Sì, ma nonostante tutto, vedo che hai forze abbastanza per rompermi le scatole! Senza contare che hai vinto tu, è femmina: dunque adesso me la devo tenere io!” Sbottò il biondino, alzandosi dalla sedia e allontanandosi dal letto.

Malfoy! Non uscire da questa stanza senza avermi fatto vedere mia figlia o te la farò pagare cara!”

 

Draco, però, per tutta risposta ghignò apertamente e le voltò le spalle, dirigendosi col suo passo elegante e sfrontato verso l’uscita.

 

“Schifoso furetto platinato! Torna subito quiiiiii!!!

Signora, faccia qualcosa! Quell’individuo ha rapito mia figlia!” Strillò la rossa, rivolgendosi verso la medimaga che era accorse nella stanza, sentendo le grida.

“Ma signorina, il ragazzo che vi ha assistito durante il parto… non ci avevate detto che era il padre della piccola?!”
”NOOOOOOOOOOO!!! L’HO FATTA DA SOOOOLAAAAAAAA!!!” Urlò la ragazza, tornata improvvisamente di un colorito normale mentre si dimenava dal letto, da cui non riusciva ad alzarsi.

 

“Oddio! Fanciulla cara, calmati! Hai appena partorito, ti fa male tutta questa rabbia!” Esclamò la vecchia signora nera, avvicinandosi a lei e tentando di tenerla ferma al letto.

“NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!"

 

Non riuscendo più a trattenerla, la donna pronunciò un incantesimo e immediatamente una nebbiolina scintillante ricoprì la ragazza, che cadde ben presto in un sonno profondo.

 

________

___________

 

Fino all'ora del tramonto, Draco andò in giro per quel luogo sacro, illuminato da una luce paradisiaca, con in braccio la figlia.

Tutti gli uomini lì presenti, vecchi dalla veneranda età che non avrebbero mai conosciuto la morte, si fermavano a guardare il bel straniero che teneva in mano quel faggottino dorato: e tutti non potevano fare a meno di notare lo sguardo felicemente perso del ragazzo rivolto alla figlia appena nata.

 

Al calare del sole, il custode delle Porte d'Oro, ossia l'uomo che li aveva accolti all'entrata, lo condusse in una piccola abitazione bianca situata in mezzo ad un gigantesco giardino: quello era il luogo che i gentili ospiti offrivano alla famiglia dei nuovi arrivati.

Non appena varcò la soglia di casa, la piccola si addormentò fra le sue braccia, e Draco, seduto in balcone, continuò a studiare i piccoli cambiamenti che avvenivano nel viso della piccola, finché non si decise a depositarla nella culla ricoperta di seta che gli anziani gli avevano fornito.

 

Fu in quel momento che, mentre rivolgeva alla sua piccola l'ultimo sorriso della giornata, sentì un forte dolore al capo, tanto che fu costretto a reggersi alla ringhiera del balcone per non cadere.

Quando si voltò, si trovò davanti il volto più furioso che avesse mai visto.

 

"La medimaga di questo posto mi ha tenuto addormentata fino ad ora, ossia fino a quando ha visto che i miei valori celebrari avevano raggiunto un livello normale. E sai per colpa di chi è successo tutto questo?!" Esordì Ginevra, con un sorriso tirato nel volto.

Draco rimase perfettamente immobile.

"Per colpa tua, brutto psicopatico maniacale rapitore di MIA figlia!"

"Sta dormendo."

"Cosa?!"

"Sta dormendo, dunque abbassa la voce, altrimenti la svegli."

 

Ginny si portò le mani alle labbra, mentre la rabbia svaniva lasciando posto ad uno sguardo colpevole. "Dov'é?!" Chiese poi, con un filo di voce.

"Là, nella culla."

 

Ginny assentì col capo, poi saltellò fino al piccolo nido ricoperto di morbidi tessuti.

Non appena la vide, i suoi occhi si illuminarono di gioia.

Draco le si avvicinò alle spalle, e le circondò la vita con le sue forti braccia.

"Io...io... Oddio quant'è bella!" Esclamò Ginevra, che stava facendo immani sforzi per non piangere di felicità e orgoglio.

"Ti assomiglia. Sono rimasto tutta la sera a guardarla: ha la mia forma del viso, però ha il tuo naso, piccolo e all'insù. Ha la tua bocca grande e carnosa, i tuoi occhi azzurri, le tue lentiggini, e la tua pelle rosata.

Hai vinto tu!" Concluse, con un sorriso amaro. Non gli andava tanto giù di aver perso, soprattutto contro Ginevra Weasley...

"Te l'avevo detto che ero più brava io!" Si vantò lei, orgogliosa della sua piccola.

"Non esagerare: per i capelli non hai potuto fare nulla!"

"Beh... almeno ho impedito che fosse platinata come te!"

"Oh, vedrai che per questo, quando arriverà al fatidico periodo dell'adolescenza, te ne farà pentire amaramente: pensa al successo che avrebbe avuto tra i ragazzi a scuola, una testa bionda come la mia!"

"Oh... vedrai che avrà molto successo anche così! Bionda ramata... non potevamo farla più bella!"

 

"Magari però ha i capelli lisci come i miei..."

"No, assolutamente: sarà boccolosa come me!"

 

In quel momento la piccola sospirò, rigirandosi nel sonno, e appoggiando il pollice alle labbra.

"O, forse, assomiglierà un poco ad entrambi..." Concluse Ginny appoggiando il capo sul petto del marito, pervasa da un sentimento di estrema dolcezza.

 

 

"Questo è un sogno, Draco. E' un sogno.

Ed io ho paura di risvegliarmi..."

"Anche io. Ma non permetterò che nulla faccia male a lei."

"La proteggeremo."

"Sì. La proteggeremo."

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

 

 

 

 

 

 

Ecco, ce l'ho fatta a aggiornare di nuovo: ma fino ad almeno lunedì della prossima settimana, non sperate in un ulteriore avanzamento della storia. Oggi ho fatto in tempo a studiarmi quasi tutta la letteratura greca che mi mancava, ma devo continuare negli approfondimenti... cavoli, i libri che ho non mi danno nessuna notizia interessante.

Dunque, se qualcuno ha da consigliarmi qualcosa su Aristofane e le sue commedie: PLEASE, HELP ME!!!!!

Detto questo... spero che il capitolo vi sia piaciuto!!!!!

 

 

Grazie a: Evian; ruka88 (contenta? E' proprio una femmina!); *Gin*(grazieee!!); marta (eheheh, per fortuna ce l'ho fatta!!! Ringrazia con me tutti i santi che conosci, perché non so ancora per quanto riuscirò a mantenere questo ritmo!!!); Hermia (davvero era emozionante la dichiarazione??? Oh, bene... allora in qualcosa di decente ogni tanto riesco pure io!!!Grazieee!!); Sakura89; terry; sara (grazie!); Mary (Il principino caro la presa la mollerà a forza, parola dell'autrice,eheheh!!!! Ciauuu!!!); Minako_chan(grassssieeeeeeeee!!! ;D ); Merope (sì, è vero, Draco è adorabile.... ma solo nel modo in cui viene descritto nelle ff a suo favore!!! Nei romanzi della Rowling è proprio uno schifo, eh!!!! Ciauuu, e grazie tante per esserti sacrificata per leggere questa storiellina!!!); Vivianarossa (Grazie anche per la scorsa recensione, Viviana... non ho fatto in tempo a risponderti perché avevo già pubblicato il seguito!!!! Comunque, vai tranquilla: Uniti nel Destino non è il seguito di questa storia. E la bimba non la chiamerò Gwendolyn!!!! Sarà un nome piuttosto discusso, il suo, vedrai... poveraccia!!!! Ciaoooo!!! E mi dispiace per il tuo raffreddore, anche io ho la sensazione di starmene per beccare uno coi fiocchi... che palle!!!!)

 

 

 

 

 

 

 

P.S.: i colori schifosi che sto usando per le risposte alle recensioni sono dovuti all'orribile programma di scrittura che sto usando al posto di word (il quale ovviamente ha avuto la bella pensata di non funzionarmi proprio più), e non a mancanza di gusto!!!!

Grazieeeee!!!

 

Kishal

 

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** Nomi e Nomignoli ***


Durante la notte, mentre Ginny e Draco dormivano l’uno nelle braccia dell’altro, la bimba si era svegliata, e gridando per ric

 

Nomi e Nomignoli

 

 

 

 

 

Durante la notte, mentre Ginny e Draco dormivano l’uno nelle braccia dell’altro, la bimba si era svegliata, e gridando per richiamare tutta l’attenzione della casa su di se, aveva fatto alzare anche i giovani genitori per fornirle la prima pappa.

Ginevra, un po’ emozionata, le aveva porto il seno con un sorriso sulle labbra, mentre il marito guardava con occhio attento e, quasi, incantato, la scena: era tutto così intimo, tutto così… familiare.

Sì, proprio familiare.

E, dopo tanti anni, quella parola lo fece di nuovo sorridere, nella consapevolezza di aver ricostruito finalmente qualcosa che, già da tempo, aveva perduto.

 

Subito dopo l’allattamento, la ragazza se n’era tornata a letto, stremata dalla stanchezza.

Draco, invece, dopo aver aspettato che lei si fosse addormentata di nuovo, si era alzato e si era diretto senza alcun indugio verso la culla.

 

Quando vi era giunto, aveva trovato a fissarlo due occhioni azzurri e brillanti, che gli sorrisero immediatamente.

Estremamente deliziato, con grande delicatezza il nuovo papà prese la figlia in braccio, stando ben attento a tenere sollevata la testolina.

Poi, dopo essere rimasto ad accarezzarla e fissarla per un bel po’, se la trascinò a letto, ponendosi in modo da dare le spalle alla moglie e tenere la bimba tutta per se: era lì che la su piccola doveva stare, non a cinque metri di distanza, tutta sola soletta in una culla!

 

Così, quando Gin si era svegliata, e sentendo gli schiamazzi della figlia, si era recata verso la culla nonostante avesse ancora gli occhi mezzo chiusi, era rimasta del tutto spiazzata nel trovarla vuota.

Si era dunque voltata, con viso confuso e preoccupato, verso il marito.

E quando si era accorta di come stavano realmente le cose, si era letteralmente spiaccicata una mano in fronte: se Draco fosse diventato uno di quei padri tutti morbosi e appiccicaticci, non ci avrebbe pensato due volte dall’incatenarlo al letto e tenerlo lontano dalla sua figlioletta!

 

Buongiorno Draco Malfoy.” Grugnì dunque, con aria molto scocciata, dirigendosi a passi da gigante verso la bambina.

“’ngirno…” La salutò distrattamente quel salame insalsicciato, impegnato com’era a giocherellare con la figlia.

“Perché l’hai portata nel letto?” Chiese Ginny, piazzandosi davanti alla coppia e incrociando con fare minaccioso le braccia.

“Perché sì.” Rispose lui, sempre in tono molto vago.

 

Ginny passò oltre la risposta particolarmente innervosente, e continuò col suo interrogatorio. “Perché allora non l’hai messa in mezzo? Mi è quasi venuto un infarto quando non l’ho vista nella culla!”

“La volevo io.”

 

La ragazza si grattò distrattamente la testa, ponderando un modo per fargliela pagare cara: come si permetteva di trattarla così?! Anzi, per l’esattezza, come si permetteva di ignorarla completamente?!?!

“Sai, stanotte ho sognato Abkàl. Eravamo io e lui, solo io e lui, seduti sulla riva di un lago al chiaro di luna.”

 

Draco, che stava movendo la mano di fronte alla bambina, che alzava le braccina per riuscire ad afferrarla, si immobilizzò subito, e i lineamenti del suo volto diventarono assai più duri.

Lentamente, con occhiata di ghiaccio, si voltò a guardare negli occhi la moglie, che aveva sul viso un’espressione innocente abbinata a degli occhi tremendamente maliziosi, unica traccia evidente della piccola menzogna che aveva detto a dispetto.

Allora il biondo si alzò dal letto, scostando da se le coperte che usò per avvolgere con attenzione la figlia, e si diresse con passo fermo verso la ragazza, che ora lo guardava con anche un punto di curiosità: cosa aveva in mente di fare quel pazzoide?

 

Lo capì subito dopo, quando si ritrovò letteralmente spiaccicata contro il muro con le mani bloccate dalle sue sopra la testa, il corpo di lui aderente al proprio, e la sua bocca appiccicata alla sua.

Tutta quella foga, quell’incredibile e innata passione scioccarono Ginny, che constatò che effettivamente le sue parole dovevano aver fatto breccia nell’animo del suo caro maritino…!

“Non volevo darti fastidio…” Sussurrò Draco, mentre scendeva a riempirle di baci infuocati il collo, che lei gli porse felicemente.

“Sai, il tuo modo di chiedere scusa mi piace tantissimo…” Sospirò Ginevra, già con la bocca secca.

 

Draco sorrise, e ancora rosso in viso per l’eccitazione che scorreva nelle sue vene più del sangue stesso, sollevò il volto per incontrare il suo sguardo.

“Appena starai meglio, preparati perché torneremo alle vecchie abitudini…” Le disse con la sua sensuale voce strascicata.

La ragazza sorrise maliziosa. “Wow, che avvertimento celestiale, Draco Malfoy! Non vedo l’ora!”

Lui le rivolse uno dei suoi caldi ghigni made - in – Malfoy, per poi chinarsi a baciarla di nuovo: adorava farlo, e non riusciva mai a bloccarsi. Ginevra era tutto ciò che lui voleva, la sola donna che poteva ricoprire il ruolo che ora lei, giustamente, aveva.

 

Probabilmente, la caliente proposta che Malfoy aveva fatto alla sua bella Weasley avrebbe avuto immediatamente luogo se, purtroppo, uno strillo acuto non li avesse bloccati nel bel mezzo dei preliminari.

 

Ginny e Draco si staccarono immediatamente, riprendendo fiato. Poi la rossa si scostò velocemente dall’abbraccio del marito, dirigendosi verso la piccola marmocchia rompiscatole.

“Draco Malfoy, tua figlia è appena nata e già è egocentrica come te. Che scassamento di scatole!” Esclamò lei, prendendo con delicatezza la bambina in braccio, che subito cessò di lagnare.  

Draco sorrise e, appena la sua situazione fisica fu tornata alla normalità, raggiunse la moglie e le si sedette al fianco.

 

“Beh, qualcosa da me dovrà pur avere preso: è praticamente identica a te!”

“Sì, ma se prende da te il tuo pessimo caratteraccio, io rischio di ammazzarla oppure di impazzire letteralmente non appena inizierà a pronunciare parola!”

“Vedrai che ci riuscirai: d’altro canto, nonostante la tua tremenda ira che fino a qualche tempo era rivolta verso me, io sono ancora vivo e tu non sei pazza! O, almeno, non completamente!

“Ah ah, il signor Malfoy ha voglia di fare dell’umorismo?! Voglio vedere quante battute riuscirai a dire, quando ti ritroverai in mano un pannolino pieno della profumata cacchetta di tua figlia!” Grugnì la rossa, guardandolo biecamente.

 

Draco non riuscì a fare a meno di scoppiare a ridere: quando metteva il broncio, Ginevra era davvero esilarante! Anche se, effettivamente, quello che aveva detto non era propriamente molto divertente…

 

No, non lo era affatto.

Lui cambiare pannolini?!

“Io non cambio proprio niente! A nostra figlia i pannolini li cambi tu!” Le disse, storcendo il naso. Ma che idee insensate le venivano in mente?! Lui e la cacchetta profumata non avevano niente a che fare!

“Oh no, bello mio: se credi che te ne starai comodamente stravaccato su un divano mentre io tiro su la nostra piccola peste egocentrica, ti sbagli di grosso! Piuttosto me ne rimango qui… con Abkàl… a guardare la luna…”

“Smettila.”

“…di notte…”

“Piantala.”

“…in riva al lago…”

“Va bene ti aiuto. – si affrettò a dire, prima che il nervoso iniziasse a fargli prudere le mani. Ma, quando si accorse del sorrisetto vittorioso sul viso della moglie, aggiunse-

Qualche volta!”

 

Ginny scosse la testa, divertita: era incredibile come in quegli ultimi tempi Draco fosse cambiato. Se lo paragonava al Furetto Platinato con il quale aveva passato giorni da incubo ad Hogwarts… quasi non lo riconosceva!

Soprattutto però, era bello sapere che lui fosse cambiato proprio per lei… o a causa sua, a seconda del punto di vista.

In fin dei conti, erano cambiati assieme, si era adattati l’uno all’altra, ed ora erano perfetti assieme.

 

“Maritino mio caro, sei davvero il mio preferito!” E, così dicendo, Gin si chinò a baciarlo sulle labbra, per poi poggiare la testa nell’incavo del suo collo e mettere fra loro due la piccola dai capelli color dell’oro più caldo.

“Perché, avresti qualcun altro fra cui scegliere?!” Replicò lui, alzando un sopracciglio.

“Puff, non essere così permaloso, Draco! Prima di tradirti ti avvertirei. E dato che non ti ho detto nulla, puoi stare tranquillo!”

“Prima di tradirmi mi avverti?!”

“Certo! Vengo da te e ti dico: ‘Senti tesoro, stasera ho voglio di provare una decina di posizioni del Kamasutra con Pinco Pallino: non preoccuparti, torno prima che si faccia buio!

Ah, e mi raccomando: non ti scordare di dare la pappa alla bambina!’ ”

 

Draco la fissò un attimo negli occhi, e capito (finalmente!) cosa diamine gli stava accadendo intorno, voltò il capo e sbuffò seccato, mentre la moglie rideva allegramente, guardata con occhi curiosi dalla figlioletta.

Quando la ragazza si fu ripresa dal piccolo momento di divertente shock, ci mancò poco che il marito tirasse un sospiro di sollievo. Quando ci si metteva, quella capra rossa era davvero insopportabile…

Non è possibile, sono riuscita a prenderti in giro! O santo Merlino, questa me la devo segnare!” Esclamò però Ginny, scoppiando poi in un’altra fragorosa risata, che fu leggermente più breve della precedente.

 

“Prova a contagiare il tuo ridicolo modo di ridere a mia figlia, e ti tolgo le corde vocali.” Sbottò cupo Draco, spingendo la moglie a tacere all’istante.

“Ma come siamo lugubri! Io mica ti ho detto che ti taglio la testa se nostra figlia si rivela essere caratterialmente come te!”

Draco nemmeno rimase a sentirla: aveva passato quasi mezz’ora a ridere di lui, ed ora lo riempiva di polemiche non appena le faceva una piccola, misera, minaccetta?!

Ma guarda un po’ che gente c’è ai giorni d’oggi…

“Dato che hai smesso di fare la buffona, ora possiamo decidere come chiamare la bambina.”

 

A quelle parole, Ginny guardò con occhi sbarrati la figlia, ponderando e riponderando le parole appena pronunciate dal marito, mentre un timore le cresceva vertiginosamente da dentro.

Cavoli….

“Oh, già, è vero: le dobbiamo anche dare un nome…” Mugugnò poi, con l’aria di chi non sa proprio che pesci pigliare.

“Hai qualcosa in mente?”

 

La rossa ci pensò un attimo: no, non aveva proprio nulla in mente! Come faceva ad avere in mente qualcosa, quando proprio si era scordata che, effettivamente, essendo lei la madre, aveva anche lei il compito di dare un nome al suo pargolo?!

Però, se lo avesse detto a Draco, come minimo lui ne avrebbe approfittato per imporre alla piccola qualche obbrobrioso nome tolto da chissà quale strambo dizionario della famiglia Malfoy.

O della Black, addirittura.

 

Doveva rimediare. E, soprattutto, doveva fare valere la fazione Weasley.

 “Non so… mi piacerebbe darle il nome di mia madre, o quello di mia nonna: magari servirà a calmare la mia austera genitrice non appena saprà cosa tutto ho combinato mentre ero via…” ragionamento preciso e scusa accettabilissima, Ginevra: sei un genio! Pensò tra se e se, guardando calma e tranquilla il marito.

“E cioè?!” Chiese Draco, alzando un sopracciglio: voleva proprio sentire che nomi ridicoli toglieva fuori…

“Ma… mia nonna si chiamava Lynn, mentre mia madre si chiama Mary.”

“Non si chiama Molly?!”

“No, quello è solo il diminutivo con cui tutti l’appellano. Come Ginny per me.”

“Avete la mania di usare nomignoli del tutto ridicoli…” Sbottò il biondo, con faccia schifata.

“Senti chi parla, Dracuccio!” Replicò Ginevra, rivolgendogli un’occhiata infuocata.

 

Draco, non appena sentì quell’orribile appellativo con cui la sua ex fidanzata soleva chiamarlo, rabbrividì impercettibilmente: per fortuna quei tristi tempi erano finiti, ed ora era Blaise a doversi sorbire quell’odiosa oca starnazzante. Anche se, a dire il vero, il cugino non sembrava così scocciato dalla sua presenza….

“Io la voglio chiamare Hydra.” Disse poi, riprendendo il suo solito contegno.

“Hydra?!” Ecco. Lo sapeva. Che schifo!

“Sì. Nella famiglia di mia madre, i Black, si usava dare nomi di costellazioni ai propri figli: ecco perché io sono stato chiamato Draco.”

 

“Ma Draco, per un mostriciattolo odioso come te, sta davvero bene: io non voglio dare a nostra figlia il nome di un gigantesco bestione cannibale e orripilante a nove teste!” Esclamò Ginevra, disgustata.

“E io non voglio chiamare nostra figlia con un nome comune e banale come Lynn o Mary!”

“E invece io penso che Lynn le stia proprio bene!” Rispose la rossa, poggiando di nuovo la piccola nel letto, e alzandosi per fronteggiare apertamente il marito.

“Hydra è perfetto per lei!”

“Un corno! Lei non si chiamerà mai così!”

“Vuoi scommetterci?!”

“Non provocarmi, Malfoy!”

 

 

 

 

 

“Hydra!”

“Lynn!”

“Hydra!”

“Lynn!”

“Ho detto Hydra! Scriva Hydra!” Gridò Draco, spingendo la moglie e ponendosi di fronte al vecchio che gli stava seduto davanti con una piuma e una pergamena in mano.

“Brutto scorfan… !- esclamò la rossa, contro il marito che per poco non l’aveva fatta cadere a terra. – Signore, abbia pietà di nostra figlia e scriva Lynn!”

“Hydra!”

“Lynn!”

“Hydra! E vedi di starti zitta….”

“Un accidenti, schifosa piattola ammuffita! Lynn!”

 

 Il vecchio scriba addetto all’anagrafe, mezzo intontito dal fracasso di voci dei due rumorosi ospiti che gli si erano piantati davanti un quarto d’ora prima e che da allora continuavano a litigare convulsamente su quella ridicola questione, fissò con un sospirò la sua pergamena: per fortuna in quel posto non c’erano giovani e dunque non ci potevano essere nascita, e fino ad allora la sua vita era stata una pacchia!

Non vedeva l’ora che quei due scocciatori se ne andassero, gli stavano facendo venire un gran mal di testa…

 

“Hydra!”

“Lynn!”

“Hydra!”

“Lynn!”

 

Onestamente, ciascuno di quei due nomi gli faceva davvero ribrezzo: aveva visto quella bambina, ed era un vero tesoro. Perché le volevano rovinare l’esistenza con un nome così insulso e patetico come Hydra o Lynn?!

 

“Hydra!”

“Lynn!”

“Hydra!”

“Lynn!”

“Hydra! Scriva Hydra!”

 

Ma, che ci poteva fare: loro i genitori, a loro la scelta. Tuttavia, a chi doveva dare ascolto? Alla madre o al padre?

Forse, la Natura che gli stava intorno lo avrebbe aiutato.

Il padre si chiamava Draco, e la madre Ginevra.Considerando che la bimba era nata nel suo regno, costruito sopra i Monti dei Draghi… forse questo significava che era il padre a dover legittimamente scegliere il suo nome. 

D’altro canto, la donna aveva i capelli di uno strano colore, tra il rosso… e l’arancione. E nel loro regno scorreva proprio un fiume denominato Orange.

La scelta si faceva difficile.

 

“Lynn! Lynn Lynn Lynn Lynn!”

“Hydra!”

“Lynn!”

“Hydra!”

“Lynn! Draco tappati! Lynn!”

 

O, magari, non doveva dare ascolto a nessuno di loro…. Semplicemente, essendo la bambina nata nel suo regno, come abitante immortale di quel posto era suo il compito di darle un nome.

Non si dice proprio che tra due litiganti, il terzo gode?!

 

“Tappati tu! La bambina l’ho fatta nascere io, e quindi decido io!”

“TU?! COSA AVRESTI FATTO TU?!”

“L’HO FATTA NASCERE! TU NON LA HAI VISTA VENIRE FUORI, QUINDI NON HAI ALCUN DIRITTO!

IO LA HO FATTA NASCERE, CRETINO IMBECILLE IDIOTA SCORFANO INCINGHIALITO CON LA PROBOSCIDE A TAMBURO!”

“E questo che vuol dire?!”

“Non lo so! Ma mia figlia si chiamerà Lynn!”

“E’ anche mia figlia, ricordatelo!”

“Va bene: nostra figlia si chiamerà Lynn!”

“Non fare la prepotente con me! Ti ho detto che si chiamerà Hydra, e Hydra sarà!”

 

Sorrise al ricordo del piccolo battuffolino dorato che il giorno precedente aveva visto nelle mani del ragazzo biondo: la bambina al suo interno era davvero una gioia per il cuore. Aveva un viso dolce e innocente, con due giganteschi occhi color del cielo circondati da due ali di ciglia dorate, e capelli che ricordavano la bellezza del sole al suo sorgere.

Una farfalla… si ricordava di aver pensato… è come una farfalla appena uscita dal suo guscio. 

 

Malfoy! Se mia figlia avrà davvero quel nome, ti giuro che mi prefiggerò come obiettivo primario quello di renderti la vita un inferno!”

“Oh, non ci saranno molte differenze da ora, allora!”

“Non ti rendi conto contro chi ti stai mettendo!”

“Nemmeno tu, Weasley!”

 

A quel punto, il vecchio si alzò, porgendo loro con un sorriso la pergamena arrotolata.

“Fatto?!” Chiese la rossa, volgendosi verso di lui e guardandolo quasi impaurita.

“Proprio così, mia dama!” Asserì il vecchio, facendo un leggero inchino col capo e allontanandosi.

 

 

Ginny e Draco fissarono il pezzo di carta arrotolato con apprensione. E ora? Qual’era il responso?!

 

La ragazza si sbrigò a srotolare l’involucro, e insieme al ragazzo percorse celermente con gli occhi il lungo documento ufficiale che annunciava al mondo la nascita della loro bambina.

 

“Dove caspita è scritto il nome?!” Sbottò Ginny, non riuscendo ad individuarlo.

“Prova più in basso.”

In tutta fretta, la rossa afferrò la fine del documento.

Ed entrambi rimasero a bocca asciutta quando lessero il nome scritto a caratteri cubitali di oro zecchino.

 

 

Lakisha of Na’Weh

 

 

 

La… Lakisha…. Lakisha of Na’Weh?!esclamò Ginevra, deglutendo a vuoto.

Draco voltò il capo, comprendosi mestamente gli occhi con una mano. Per Salazar…

“LAKISHA OF NA’WEH?! MA CHE CAZZO SIGNIFICA LAKISHA OF NA’WEH?!”

“Io quello lo ammazzo…”

“Dov’è quel brutto cammello ubriaco di un saggio del cavolo?! Ma come si è permesso?!?!” Gridò la rossa guardandosi intorno senza riuscire a scorgere la sua preda: sembrava che il vecchietto si fosse letteralmente dileguato.

Però, c’era sempre qualcun altro con cui poteva prendersela per quel disastro. Qualcuno che aveva gran parte della colpa di ciò che era accaduto.

 

“SEI UN IDIOTA MALFOY!”

Draco si voltò, fissandola in silenzio con sguardo irritato e perplesso. Ci mancava solo lei per rovinargli ancor più la giornata…

“Cosa avrei fatto, sentiamo!”

“E’ colpa tua se nostra figlia ha questo nome orribile!”

“E perché mai?!”

“Perché se non fossi rimasto tre secoli a litigare per il tuo nome del cavolo, quando era ben evidente che il mio le stava meglio… ora non avremmo una figlia che si chiama Lakisha of Na’Weh!” Sbottò, agitando convulsamente le mani per enfatizzare la sua ira, e pronunciando in maniera particolarmente spregiativa il nome della piccola.

Draco si gonfiò come un tacchino inferocito. “Sei tu che dovevi tacere! IO sono il padre! Ed IO dunque avevo il solo e unico sacrosanto diritto di darle un nome!”

“Brutto schifoso maschilista ipocrita… odioso! Io ho faticato a tenerla su per nove mesi interi, quindi io ho qualche diritto in più di te, che invece durante tutto il tempo non hai fatto altro che grattarti!”

“Io mi grattavo?! Io mi grattavo?! CREDI CHE SIA STATO FACILE SOPPORTARTI MENTRE ERI INCINTA?!”

“COLPA TUA CHE NON USI CONTRACCEZIONI!”

“ANCHE TU NON NE HAI USATE!”

“NO!”

“NO!”

 

Si fissarono in silenzio con sguardi truci, il respiro affannato dall’enfasi che avevano messo nel dibattito appena concluso.

Poi Ginny sospirò scotendo la testa: non era il caso di infuriarsi… bisognava prendere la vita con filosofia!

Posò dunque di nuovo lo sguardo sulla pergamena, e reprimendo a stento l’istinto di storcere la bocca dal disgusto, commentò con voce flebile: “Beh, almeno però non ha un nome banale… né tanto meno il nome di un brutto mostro cannibale a nove teste…” Si grattò la testa, facendo una piccola pausa di riflessione. “Ha solo un nome… assurdo…” Concluse poi, con aria tranquilla.

“Cerca di trovarle un nomignolo decente, allora…” Sospirò Draco, togliendole la pergamena dalle mani per riavvolgerla e metterla in tasca: basta, oramai il danno era fatto, era meglio togliere di mezzo quel ridicolo pezzo di carta che gli faceva solo salire il nervoso.

Poi, seguito dalla moglie, iniziò a dirigersi verso l’abitazione della vecchia medimaga presso cui avevano lasciato la piccola.

 

“Se la chiamiamo solo Lakisha è carino però, no?” Domandò lei, mentre il ragazzo le metteva una mano intorno alla vita.

“Sì, non è male.” Commentò lui, storcendo un po’ le sopracciglia in segno scettico.

 

“Anche Kikì non è male.”

Kikì no.” Replicò Draco, mentre un brivido gli percorreva la schiena.

“Perché?”

“E’ comune e banale.” Si giustificò lui, ma avrebbe potuto aggiungere molti altri aggettivi per descrivere quell’obbrobrio: comune, banale, ridicolo, stupido… orrido, stomachevole, da incubo…

 

“A già, dimenticavo. E di Nanà che ne dici?!”

“Sembra il nome di un cane babbano.”

“Ma no, è caruccio!”

“...”

Ginny fece schioccare la lingua. “Sì, forse hai ragione. Non la chiamerò Nanà.”

 

 

“Però Lakisha va bene, vero Draco?”

“Sì, Lakisha va bene.”

“Anche se non sappiamo cosa significa.”

“Lo scopriremo.”

 

“Però, dopotutto è stato bravo il vecchietto.”

Draco rimase un attimo in silenzio. “Non lo ucciderò.” Affermò poi, per tutta risposta.

“Mmmm… neanche io!” Aggiunse la rossa, guardandolo con un sorriso scintillante.

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

 

Ehm..... ricordatevi che sono pur sempre la vostra autrice, dunque se mi linciate per il nome che ho dato alla piccola, non posso continuare questa storia....

PERDONAAAATEMI!!!! Ma non sapevo che pesci pigliare!!!!  E poi vedrete cosa tutto mi sono inventata sul nome, nel prossimo capitolo... oddio, mi sono lasciata prendere dalla foga e ho scritto un mare di tontaggini... vedrete, vedrete!!!

Comunque, ad essere seri, non è mia la colpa del brutto nome della bimba:   Draco e Giny sono i genitori... se loro non fossero stati così polli da farsi soffiare sotto il naso l'opportunità di dare un nome alla loro figlia, il terzo incomodo non avrebbe avuto il soppravvento... eh...ecco, è così.

 

E pooooooooi..... oggi ho fatto lo scritto di greco, una versione!!!! CHE ORRORE!!!! (E questo è un motivo in più per cui non potete linciarmi, sono già in crisi, se mi amamzzate mi fate un favore, non un dispetto.)

Ho tradotto quel cretino di Lisia così male che mi è venuto un nervoso pauroso, e siccome mi ero rotta le scatole di tentare e ritentare a tradurre frasi che continuavo a vedere sempre nello stesso modo (ossia, non mi dicevano niente di niente, mi sembrava di avere davanti un alfabeto alieno totalmente incomprensibile), sono uscita più di dieci minuti in anticipo da scuola, consegnando per prima il compito.

Bah, lasciamo perdere le mie disavventure e passiamo ai ringraziamenti, che forse vi interessano di più...

 

 

 

 

 

Grazie a: Lilla; Mary; sara; Faith Princi (oddio..descrivere il parto nei minimi dettagli!!! Mai sarei riuscita o avrei potuto fare cose del genere... mi è bastato mostrare le reazioni di Draco a tutta quella mostruosa sofferenza!!!!); Hermia (grazie tantissimissime!!! Draco tutto orgoglioso della figlioletta ha fatto sorridere anche me... è un tesoro!!!); Evian (mi fa piacere che ti sia piaciuto..eheheh!!!!);ruka88; kitsunechan (le lacrime agli occhi???!!! Ti sei commossa davevro???? Woww!!!! Splendido!!! Non pensavo di provocare tutto questo pathos!!! Mi fa piacere comunque, e grazie per i complimenti; come sempre, sei gentilissima!!); marta (grazie!!! E prego i santi anch'io, perché mi permettano di aggiornare ciclicamente... Amen!); sammy (nooooooooooooo!!! Stai tranquillissimissima!!!! Non ho alcuna intenzione di amazzare crudelmente i miei protagonisti preferiti!!!!!! Oddio, poverini!!! No no no no, dopo che li ho seguiti per tutto questo tempo, non poosso permettere che muoiano così, di punto in bianco, mollando la mia piccola Lakisha da sola!!!!Quindi, mettiti il cuore in pace... anche se, naturalmente, in futuro ci saranno sofferenze in arrivo...); Merope (adori le mie storie???? Ne hai lette pure altre????????!!! Nooo, dimmi di no, quelle fanno schiiiiiifo!!!! Questa è l'unica appena sufficiente che mi è uscita!!!); Minako_Chan (Grazieeeeee!!!! Addiritura nell'elenco delle scrittrici preferite???????!!! Wowwww, sono onoratissima, davvero... mi fa piacerissimo!!! Anche se mi sembra un pò immeritato il posto d'onore...ehehe!!!); Sakura89 (ehmm... hai visto che nome è stato dato alla bimba, vero??? Poverina.. sono triste per lei!!!)

 

Tink: Ciaooooooooo!!!! Non ti preoccupare, la scuola sta prosciugando anche me, come ho detto di sopra....!!!! Lo soooo, anche io, all'ultimo momento, stavo per cambiare idea e fare assomigliare la piccola al papà, ma poi sono voluta rimanere fedele alla mia idea originale. Per l'aspetto fisico, non ti preoccupare: le lentiggini sono chiare, la pelle col tempo andrà scurendosi, e i suoi capelli sono un'esatta via di mezzo fra quelli rosso tiziano di Gin e quelli platinati di Draco!!!!

Ah... per quanto riguarda Pappagorgina... ehehe... .... ... ... ... ... ... ... NO COMMENT!!!iHIHIIHIHIH!!!!! cOMUNQUE, PARLANDO SERIAMENTE, ANCHE IL NOME CHE HO TIRATO FUORI, E' UN VEEEEEEERO SCHIFO!!!!

 

Diddlina_4ever: grazie tantissimissime, sei stata troppo gentile!!!! Comunque, Draco e Ginny continueranno ad essere due genitori imbranati per cora mooolto tempo...  purtroppo questo loro caratteraccio non andrà via tanto velocemente, eh eh eh!!! Ma, in ogni caso, non temere: sono due persone che riescono sempre a fare al meglio (nonostante gli imprevisti) ciò che gli è stato assegnato, dunque pens proprio che le loro missioni andranno a buon fine!!! Sempre se il destino non ci mette lo zampino...

 

 

 

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Capitolo 29
*** Fra Dragoni e Fate... ***


“Abeba

Fra Dragoni e Fate…

 

 

 

“Abeba! Abeba dove sei?”

 

La vecchia medimaga dal viso bonario e saggio sorrise nel sentire la voce della giovane madre bianca, e prese in braccio la piccola coricata nella culla al suo fianco.

“Sono qui, Ginevra: nel giardino interno!- gridò. Poi, rivolgendosi alla bambina che la guardava curiosa con i suoi grandi occhi azzurri, aggiunse- hai sentito, piccola? La mamma sta arrivando!”

 

Non appena la ragazza, apparsa sulla soglia della grande porta bianca, vide sua figlia, un sorriso radioso le comparve in viso, e corse subito per accoglierla fra le sue braccia.

Dietro di lei, mani in tasca e atteggiamento altezzoso appena troncato da un piccolo luccichio degli occhi, Draco guardò tutta la scena, estasiato: vedere le due persone più importanti della sua vita assieme provocava in lui sensazioni così forte che neanche il suo essere Malfoy riusciva a tenere a bada.

 

“E’ stata brava?” Chiese Gin, baciando la fronte della piccola.

“Oh, è un angelo!”

“Hai sentito?! Ha detto che sei un angelo! Ma allora solo con la tua mammina sei un birbante diavoletto, eh?” Disse Ginevra, alla bambina, che per tutta risposta ridacchiò allegramente. “Oh! Era un sì, non è vero? Lo sapevo che eri una piccola peste!”

 

“Avanti, mia cara, accomodati! E anche tu, giovane Draco, vieni e siediti insieme a noi. Mi dovete riferire come sono andati gli avvenimenti di questa mattina!” Disse la donna nera, sedendosi su un comodo divanetto in vimini, imitata subito dopo da Ginevra.

Draco invece, come suo solito, si fece aspettare, esibendosi in una delle sue solite camminate lente e aristocratiche, che gli fece meritare in pieno l’occhiataccia omicida che la moglie gli rivolse.

“Ben arrivato.” Commentò poi lei, non appena il biondo si fu seduto al suo fianco. “Lungo il viaggio?”

“Tremendamente.” Rispose lui, senza scomporsi.

“Sei sempre il solito.”

“I migliori non cambiano mai...!”

 

“Suvvia ragazzi, non gettate erba al fuoco! Non è successo nulla!” Disse la vecchia, sorridendo loro cordialmente. “Avanti, lasciate perdere questi fatti di poco conto, e rivelate dunque il nome con cui questa bimba verrà celebrata nel mondo intero!”

“Non dica così, Abeba, per favore: mi fa venire i brividi!” Esclamò Gin, stringendosi con fare protettivo la bimba al petto: era tremendamente penoso pensare che, davvero, sua figlia sarebbe stata celebrata nel mondo con quel nome

“Come? Ma… che è successo?”

“Una piccola disavventura.” Disse Draco.

“Una piccola disavventura?! Cosa mai può esservi accaduto all’interno di questa terra sacra e protetta dal segreto?!”

Abbiamo incontrato lo scriba dell’anagrafe!” Rispose Ginny, melodrammatica.

“… E allora? Era lì che vi eravate recati stamani, no?”

“Certamente: e avevamo entrambi due nomi in testa.” Affermò il biondo.

“Ricordo: Lynn e Hydra. Quale dei due è il vincitore?”

Per la barba lunga e bianca di Merlino!” Esclamò mestamente la rossa, ripensando all’accaduto.

“Nessuno dei due.” Rispose Draco.

 

La vecchia medimaga oramai non ci capiva più nulla. “Nessuno, dite? Avete scelto un altro nome?”

“No!” Rispose Draco.

“Non noi!” Continuò Ginny.

“Non voi?!” Disse Abeba, allibita. Poi, dopo un attimo di pausa passato a scrutare attentamente, con i suoi neri occhi, lo sguardo dei due giovani, capì cosa era accaduto. E sorrise. “Oh! Ho compreso, miei giovani ospiti! Ehehehe! Fra i due litiganti il terzo gode!”

Io non ci trovo niente da ridere!” Commentò Ginevra, mettendo il muso. “Nostra figlia si chiama Lakisha of Na’Weh!”

“Ma è un nome magnifico!” Disse Abeba, con gli occhi scintillanti.

 

Gin e Draco rimasero in silenzio, scrutando attentamente la reazione della medimaga. Forse, davvero, non tutto era perduto per quel nome…

“Ah sì?” Fece Draco.

“Ma certamente! E’ un nome magnifico! Guedado non poteva fare una scelta migliore!”

“Guedado?”

“Lo scriba!”

Ah…certo. Lo Stronzo…Commentò il neo-papà, senza farsi sentire dalla donna.

 

“E dunque, che significa?” Chiese apprensiva Ginny.

“Ma Lakisha è un nome inglese!”

“Davvero?”

“Ma sì! Non conosci il suo significato?”

“Non ne conoscevo nemmeno l’esistenza!”

“Significa ‘Dama del Lago’.”

Dama del Lago?”

“Esattamente.”

 

Draco sbuffò: per ora la questione non stava affatto prendendo una piega positiva. Quel nome era per lui privo di qualsiasi significato interessante.

Magari però, aggiungendo l’ultima parte… “E Na’Weh che significa?”

“Oh, quello è un nome africano. Nella storia della magia di questo Paese, è l’appellativo con cui veniva chiamato il grande e saggio Drago Rosso.” 

“Il grande e saggio Drago Rosso?”

“Sì. Nei tempi antichi, quando ancora i popoli andavano formandosi e le culture accrescendosi, quando ancora la sapienza era un obiettivo a cui nessun uomo osava aspirare, viveva, in un luogo segreto a tutti, un magnifico serpente alato, l’ultimo della sua specie: un Drago Rosso.”

“Ebbene?!” Chiese Draco, arcuando un sopracciglio.

 

“Come vi ho già detto, la gigantesca bestia viveva in un luogo segreto: tuttavia, alcuni uomini – alcuni prescelti che avevano in se la capacità di vedere l’intera essenza dell’universo – riuscirono a raggiungerlo. Il Drago li immerse nel suo lago d’oro infuocato, iniettando così in loro tutta la sua sapienza, tutte le leggi nascoste dell’Universo, i segreti della vita… e quelli della morte.”

“I segreti della vita e della morte?” Chiese Draco, ora molto più incuriosito. “Praticamente… diede loro la ricetta per l’immortalità?”

La vecchia sorrise. “Vedo che, nonostante il più delle volte il tuo cuore sia oscuro, la tua mente è limpida e veloce come una saetta, giovane Draco.”

“Oh, non si emozioni troppo Abeba: le sue uscite brillanti sono di norma molto rare! Troppo rare…” Commentò Ginevra, facendo ridere la donna e beccando un pizzicotto sulla coscia da Draco.

 

“Un giorno però, quando il sole era alto, il Drago si alzò in volo e scomparve dietro la sfera brillante della nostra stella: si crede che il suo spirito vaghi ancora per l’Universo, e prima o poi tornerà ancora qui, nella Terra, per insegnare agli uomini l’unica cosa che aveva tenuto per se nella sua precedente visita.”

“Ossia?”

Abeba scosse la testa. “Nessuno lo sa!”

 

“Senta Abeba… ammetto che questa storia sia davvero fantastica, ma… mi chiedevo… cosa centra con nostra figlia?” Chiese Ginny.

“Na’Weh è questo posto, Ginevra.”

 

“Cosa?!” chiese la ragazza, allibita.

“Quando il Drago Rosso è andato via, noi, i suoi allievi, abbiamo dato al suo tempio segreto il suo stesso nome. Na’Weh.”

“E perché Guedado ha chiamato così la nostra bambina?!” Chiese Gin, corrucciando la fronte. Quella storia, invece che riempirla di orgoglio e meraviglia, la stava solamente facendo preoccupare. Non voleva mica che sua figlia diventasse il simulacro di una vecchia setta di pazzi scatenati che adoravano un mostriciattolo mangia - uomini come fautore della conoscenza nel Mondo, non di certo!

“Mi pongo anch’io la stessa domanda: perché lo scriba ha chiamato nostra figlia ‘Dama del Lago del Drago Rosso’?” Domandò il biondino, fulminano la vecchia davanti a se con lo sguardo. La situazione non gli piaceva per niente.

 

 

La vecchia continuò a fissarli con il suo calmo sorriso, che ora stava letteralmente facendo saltare i nervi ai due sposi.

“Perché anche per lui i segni sono stati anche fin troppo chiari. Gli antichi manoscritti dei veggenti mortali di questo posto lo avevano annunciato già da tempo!”

“Abeba, che dici?” Chiese Ginny, alzandosi in piedi e stringendo ancor più la figlioletta al petto. Draco subito le fu al fianco, cingendola per le spalle con una mano, e con l’altra tenendo ben salda la bacchetta.

 

Sta scritto: quando nella terra segreta giungeranno il Dragone Bianco e la Fata Rossa, allora lo spirito di Na’Weh si incarnerà in una nuova vita, umana questa volta, per guidare il suo popolo verso la sapienza eterna!”

 

“Ginny, andiamocene via!” Disse Draco, trascinando verso l’uscita la moglie.

 

“Voi non andrete da nessuna parte con la bambina! Lakisha of Na’Weh deve rimanere qui!

Lei è il Lago di sapienza del Drago, lei è la chiave della sua conoscenza!”

 

I due giovani non rimasero a sentirla: corsero via, scapparono da quel terribile imprevisto che il destino, crudele, aveva messo in mezzo alla loro via.

Ma neanche loro sapevano dove stavano andando: la loro fuga non si poteva considerare tale, dato che, ovunque fossero, si trovavano sempre all’interno del regno di Na’Weh.

Alla fine, quasi spinti da una forza dettata dall’istinto, si recarono all’interno del palazzo d’oro situato al centro del grande giardino in cui era immersa quella città eterna ed eterea.

E là, stranamente, non trovarono nessuno.

 

 

 

“Draco, vedi qualcuno?” Chiese Ginny, seduta per terra all’interno di una piccola stanza piena di scaffali colmi di libri nel secondo piano del palazzo.

“No… nessuno. E’ da mezz’ora che il solito via vai per le strade di questo posto si è placato.” Disse il biondo, che sbirciava attraverso le grosse tende scure dell’unica finestra presente nella camera. Guardò un altro po’, poi, sospirando, si scostò dall’apertura e si avvicinò alla moglie, sedendolesi accanto.

“Come stai?” Le chiese, accarezzando la testolina folta della bimba che lei teneva stretta stretta nelle sue braccia.

“Vorrei piangere Draco… vorrei piangere.” Disse lei, con gli occhi lucidi e un nodo alla gola. “Ma ho paura di fare perfino quello, perché se mi sentissero… quei mostri verrebbero qui e mi porterebbero via nostra figlia.”

 

Profondamente toccato da quelle parole, Draco avvicinò il viso a quello della moglie, accarezzando con la sua guancia quella di lei, e baciandola poi sulle labbra. “Abbiamo promesso di proteggerla, ed è quello che faremo. Nessuno ce la porterà via, Gin, nessuno.”

Lei sorrise. “Mi piace quando mi chiami Gin!”

Draco si rilassò un poco vedendola di nuovo più calma, e cercò di prolungare quel discorso. “Ah sì?”

“Sì! E’ il modo in cui mi chiamano tutte le persone che mi vogliono bene… e a cui anche io voglio bene. Chiamami sempre così.”

“E tu come mi chiamerai?”

“Beh, che ne dici di Dracuccio?!” fece lei, ridacchiando, seguita subito da lui.

“Non provarci, demonio!” Disse lui, un attimo prima di sporsi per baciarla.

 

Ma, proprio mentre le loro labbra stavano per toccarsi, sentirono la porta della stanza aprirsi, e dei passi silenziosi incamminarsi verso il centro di essa.

Draco impugnò la bacchetta, e Ginevra fece lo stesso, mentre con una mano teneva stretta la bambina. Chiunque fosse, se avesse anche solamente provato a prendersi la loro bambina, sarebbe morto stecchito all’istante.

 

Draco… Ginevra! Siete qua?!” Disse la voce di Abkàl.

 

Ginny tirò un sospiro di sollievo. E, quando si voltò per guardare in faccia il marito, lo vide alzarsi dal loro nascondiglio con un’aria poco rassicurante in volto. Che intenzioni aveva?

 

Abkàl sorrise sollevato nel vedere il ragazzo biondo andargli incontro. “Per Fortuna! Io….”

Ma non finì la frase: il pugno di Draco arrivò diritto e preciso sul suo naso, così forte da scagliarlo indietro e farlo sbattere violentemente contro la libreria alle sue spalle.

Draco, fermati!” Gridò la rossa, alzandosi in piedi e correndo davanti al marito, con la bimba spaventata che singhiozzava in braccio.

“E’ colpa sua se è successo tutto questo casino, Gin! E’ sempre stata tutta colpa sua! Ed ora lo ammazzo, come avrei dovuto fare mesi fa!” Esplose il biondo, col viso rosso dalla furia. Cercò anche di avventarsi una seconda volta contro il principe africano, ma Gin lo bloccò col suo corpo, e col suo sguardo pieno di rimprovero.

“Lui non è un essere così spregevole come tu credi, Draco. Non lo è affatto.”

 

“Sai, giovane Malfoy, ogni tanto dovresti dare ascolto alla tua sposa: è molto più saggia di te!” Disse il moro, alzandosi in piedi e scotendo la testa intontita. “Sono venuto qui ad aiutarvi non appena ho saputo cosa stava accadendo.”

“Abkàl… per favore: spiegaci! Io non riesco a capire come tutto questo sia possibile! Come possono volerci portare via la bambina?! Come è possibile che questa profezia stupida si riferisca proprio alla nostra piccola?!” Chiese Ginny, accarezzando la testa della bambina poggiata sulla sua spalla.

 

L’uomo sospirò e rimase in silenzio per pochi attimi, rimettendo a posto i pensieri. “Tutti i popoli dell’Africa sono legati ai Vecchi Saggi immortali perché essi garantiscono che la pace, la prosperità e l’armonia perdurino per sempre fra le genti.

Il mio popolo è stato l’ultimo ad unirsi a questa sorta di Confraternita: eravamo sconquassati dalle guerre da centinaia di anni, e quando i Saggi sono giunti da noi, la Pace è tornata, e tutti noi non abbiamo potuto fare a meno di credere che veramente questi immortali siano i portatori dell’antica sapienza.

Però, il popolo di Na’Weh impone a tutti noi un tributo: se in una delle figlie dei principi delle tribù dovesse incarnarsi lo spirito del Grande Drago Rosso, colui che permise la presenza della sapienza fra gli umani, allora i familiari dovranno consentire agli immortali di prenderla con se, e allevarla come si addice ad una creatura del suo calibro.”

“Perché vogliono proprio le figlie dei principi?”

“Così era stato previsto dai veggenti vissuti migliaia di anni fa: essi erano mortali, accolti tra il popolo di Na’Weh per il loro dono profetico.

Quei profeti dissero che dall’unione del dragone bianco con la Fata Rossa sarebbe nata la bambina che avrebbe incarnato lo spirito del Drago Rosso.

Col passare del tempo, studiando gli antichi manoscritti, i Vecchi Saggi giunsero a formulare varie ipotesi, spesso contrastanti, riguardo il significato di quelle metafore.

Si concluse però che il Drago doveva essere per forza un uomo crudele e potente, e la Fata una donna buona e semplice, il cui potere risiede nella sua straordinaria capacità di fare battere il cuore di chiunque… perfino quello di un mostro.

Riguardo ai colori presenti, Bianco e Rosso, non si eran riuscite a trovare spiegazioni.

Devo affermare che però, se le cose stanno davvero come Gli Immortali credono ora, la profezia si addice davvero a voi due.”

 

Draco e Ginevra si guardarono negli occhi, l’incredulità e il terrore scintillanti in entrambi.

“Cosa faranno a Lakisha, se la prenderanno?” Chiese Draco, continuando a guardare la moglie.

“Non le faranno del male, se è questo che vuoi sapere. La porteranno però via da voi… e non la rivedrete mi più.” Rispose Abkàl.

 

“Dobbiamo andarcene da qui, in fretta.” Disse Ginny.

“Sono d’accordo con la fanciulla, giovane Malfoy: dovete andarvene da qui. Loro avranno difficoltà a trovarvi al di fuori del regno. Hanno paura dell’oscurità, della malvagità delle persone: essa può indebolire il loro potere immortale.” Aggiunse Abkàl.

“Allora, portaci via di qui: avevi detto che c’era un punto da cui ci si poteva smaterializzare.” Replicò Draco.

“Ed infatti è così, e si trova all’interno di questo stesso palazzo. Seguitemi!”

 

 

Attraversarono i lunghi corridoi dorati di quel gigantesco castello: erano tutti vuoti, nessun’anima viva si trovava in quel posto.

Salirono scale per ben cinque piani, e quando arrivarono al settimo, si fermarono, entrando in una stanza dall’enorme forma circolare, nel cui centro si trovava una piattaforma nera.

 

“Salite la sopra: è una sorta di buco nero. Da lì potete smaterializzarvi in qualsiasi parte del mondo.” Disse Abkàl, indicando loro il centro della camera.

“Intendi dire che, volendo, potremmo direttamente recarci in Cina?” Chiese Ginny, con un lampo di speranza negli occhi.

“Sì… se è lì che dovete andare. Suvvia muovetevi: ora i Saggi sono impegnati a discutere sul da farsi, e voi avete via libera. Non si aspettavano di certo che io vi avrei aiutati!” Rispose il mondo, con un sorriso tirato in volto.

 

La ragazza si rattristò. “Cosa ti faranno, Abkàl?”

“Nulla, mia dama, non preoccupatevi: non sono persone malvagie. Il massimo che potranno fare, sarà bandirmi dal mio popolo, e dare il mio trono e la mia famiglia ad un altro più meritevole.”

“Mi dispiace… mi dispiace tantissimo!”

“A me no: tutto per salvare la vostra felicità, Ginevra. Sarete sempre la mia regina, come già vi ho detto.” Disse l’uomo, avvicinandosi e accarezzandole una guancia.

“Grazie.” Rispose la rossa, fissandolo negli occhi con un sorriso.

 

“Ora che i vostri convenevoli sono finiti, vorrei ricordarvi che:

1)     Tu, Ginevra, sei sposata con me;

2)     Principino dei miei stivali, prova a toccare di nuovo mia moglie e ti stacco le mani;

3)     Siamo in una situazione alquanto critica, dunque preferirei arrivare in Cina il più presto possibile. Forse i monaci potranno aiutarci.

E dammi la bambina.” Interruppe la scena Draco, piuttosto innervosito da tutta la situazione. Lanciò un’occhiata ammonitrice ad entrambi, poi, prima di andarsene verso il punto di smaterializzazione, prese la figlioletta in braccio portandola con se.

Ginny guardò ancora per un istante il suo salvatore, poi gli voltò le spalle e corse verso il marito.

Salirono insieme sulla piattaforma nera, e pochi istanti dopo scomparvero.

 

Abkàl rimase a fissare quel punto, ormai vuoto, per molto tempo. Esattamente finché non arrivarono di corsa i Saggi che, probabilmente percepito il calo di energia all’interno del loro sacro regno, avevano sospettato che il prezioso tesoro che finalmente si erano ritrovati fra le mani fosse scappato via.

 

“Perché lo hai fatto, principe del Regno di Mezzo?” Gli chiese Abeba col fiatone, guardandolo mestamente.

Il moro sorrise, senza staccare gli occhi dalla piattaforma. “Non siate tristi, Saggi: anzi ringraziatemi, perché vi ho salvato dall’ira della Leonessa.”

 

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

Allora, avevo molta fretta di pubblicare questo capitolo perché c'é una novità interessante, che mi è venuta in mente così, di punto in bianco, rendendo possibile alcuni piani che già da molto avevo in testa, ma che non sapevo come fare verificare. Ora mi chiedo: a voi cosa sembra? E' troppo inverosimile o si può accettare? Ho cercato di rendere la questione più seria e credibile possibile (senza scordare naturalmente le solite scene comiche che sono la linfa di questa storia), ma mi sembra ancora tutto quanto una grandissima... cacchiata, per dirlo senza mezzi termini.

Se mi dite che a voi non va, sono pronta a cambiare tutto: dovrei avere qualche argomento sostitutivo, nella mole di stupidaggini che costituisce la mia mente.

Fatemi sapere, per favore: il vostro giudizio è molto importante!!!

 

Grazie a: terry (terrificante???Non è terrifficante.... è mostruoso, obbrobrioso, schifoso... uno di quei nomi che ti uccide non appena lo senti!); sammy: grazie, gentilissima!!!!Allora: come puoi vedere le sfortune sono già cominciate, e altre ne arriveranno. Comunque sì, ho intenzione di fare avere un fratellino a Lakisha.. in un futuro non molto lontano!!! Vedrai!!! Ciaoo!!!);  Sakura89 (ti do la piena ragione, non è il massimo come nome, e come puoi vedere anche a Gin e Draco non piace. Stavo prospettando di cambiarglielo, in futuro... ma si vedrà!!!! Ciaooo!!); Hermia (sì, lo so, è proprio bruttino!!! Ma tieni conto che non glielo hanno dato Draco e Ginny, ma un vecchio rimbambito dalla mentalità alquanto annebbiata! Certo, non che i nomi che loro avevano in mente fossero migliori, ma... Lakisha of Na' Weh è il massimo dello schifo!!! Cmq, onestamente, non mi preoccupa più di tanto: il nome è legato ad un popolo magico e immortale, e anche se non è particolarmente melodico, ha un significato che influenzerà per sempre la primogenita di casa Malfoy. Ciaooo!!!!!); Izumi (o, non ci sono dubbi sul fatto che Lakisha sia meglio di Godric, per carità!!!! E poi, mi ha incuriosito una cosa... ma che nome hai??? Dai, cometi chiami??? davvero è così male??? Cioè... anche il mio non mi piace particolarmente.. ma a quanto sento tu il tuo lo odi proprio!!!!! Dimmi dimmi come ti chiamiiiiiiii!!!!!!!!!!!Ihihihi!!!!); Acchan (che risata sadica che hai fatto, ihihiihih!!!! Cmq grazie, il mio obiettivo primario è sempre quello di divertire!!!!); Marta (o, sono d'accordo con te, quest due sn assolutamente assurdi!!!! Speriamo in un miglioramento infuturo.... anche se, forse, ci piacciono di più così!!!!)

 

Minako_Chan: grazie per il tuo gentile tentativo di difendermi dalal banda di lessori assassini che io già mi prospettavo di avere alle calcagne (e invece non è stato proprio così, grazie al cielo!!)!!!!! Comunque, la tua proposta di pubbliccizzarmi nel forum.... è assurda!!! Cioè, mi ha fatto davvero molto piacere, però... non è un gran che come racconto. Ci sono storie assai più complesse, più ben scritte, e più perfette da ogni punto di vista, e questa sarebbe ridicola al loro confronto. La reputo ridicola io che l'ho scritta, figurati gli altri!!!!

Comunque, fai tu: sarò lusingata se mi consideri comunque all'altezza, però.... non sopravvalutarmi!!!!!

Grazie infinitamente, sei sempre gentilissima!!!!!!

Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!! ;D

 

 

elie_chan92: Allora: se pensiamo a quello che la signora Weasley aveva in mente di fare alla figlia perché si era comportata come un maschiaccio.... ora la ammazzerà definitivamente!!! Anche se, ovviamente, ci sono dei punti a favore di Gin: tipo che la madre sarà stata molto in pensiero per lei, e ritrovarsel viva tra le braccia sarà un motivo accettabile per placare le sue ire. Per quanto riguarda il nome, anche io avevo pensato a Narcissa, ma mi è sembrato troppo banale e scontato: in più presenterò il pensiero di Draco su questo punto, nel prossimo capitolo, perché Gin gli porrà la stessa domanda, sapendo bene quanto affetto lui nutriva e nutre ancora per la madre. Ciaooooooo!!! E grazie mille per le attente recensioni, non sai quanto mi ha fatto piacere sapere che c'é qualcuno che addirittura si rilegge i miei scritti e pensa a prospettive realistiche sul futuro della mia coppia (è mia, sì, oramai la ho rubata alla Rowling!!!)!!!!!!!!

 

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Capitolo 30
*** Zuccherino... ***


Dopo il solito strappo allo stomaco, Ginny e Draco si ritrovarono in mezzo ad una strada di campagna, circondata da una risaia

Zuccherino…

 

Dopo il solito strappo allo stomaco, Ginny e Draco si ritrovarono in mezzo ad una strada di campagna, circondata da una risaia in cui donne cinesi chinate in due verso terra raccoglievano il prezioso cereale.

Ginny si guardò un attimo intorno: bene, sembrava che non ci fosse alcuna traccia di immortali pazzoidi fissati con l’astrusa storiellina che sua figlia fosse l’incarnazione di una divinità.

Era tornata nel suo mondo ‘normale’.

Così, senza aspettare Draco (impegnato ancora a guardarsi intorno e a fare smorfie per tutta la devastante povertà da cui era circondato), iniziò a camminare, bambina addormentata in braccio, per il viale.

 

“Dove vai?” Le chiese Draco, raggiungendola di corsa.

“Vado dritta.”

“Sai dove porta questa strada?!” Domandò lui, alzando un sopracciglio in segno scettico.

“No.”

“E allora?!”

“Allora vado dritta. Prima o poi arriverò da qualche parte, no?”

 

A quella risposta gettata lì in modo piuttosto sgarbato e laconico, come avrebbero fatto tutte le persone normali (babbane, magiche, o aliene che fossero) in questo universo, il biondo si bloccò.

Non era da Ginny comportarsi così. O, almeno, non era da Ginny comportarsi così senza un motivo valido.

Non gli pareva che gli avvenimenti accaduti recentemente potessero essere la causa di un tale stato di isterismo, dunque, cos’era successo che lui si era perso?

Quando rialzò il viso, si accorse che la moglie aveva già percorso una cinquantina di metri davanti a lui, e raggiungendola di nuovo di corsa la fermò bloccandola per le spalle.

“Che c’è?”

 

Gin sbuffò. “Niente”. Rispose secca, e Draco fu certo che di lì a poco avrebbe dovuto sorbirsi uno sfogo colossale dei sentimenti più intimi della ragazza, compresi commenti assurdi di natura inqualificabile che avrebbero reso il suo racconto alquanto incomprensibile.

“Avanti, parla.”

 

Gin si guardò un pochino intorno, forse rimettendo a posto i pensieri o valutando la possibilità di raccontare o meno al marito i suoi problemi. Alla fine però, poggiando il suo sguardo azzurro sul ragazzo, parlò. “La Sfortuna ci perseguita, Draco!”

 

“Cosa?!”

“Ma sì! … ma dai… è tutto un casino, qui! Cioè… prima siamo stati espulsi da Hogwarts, poi ci siamo di nuovo ritrovati assieme in una scuola privata; ci siamo invaghiti l’uno dell’altro, abbiamo fatto sesso sfrenato, è scoppiata la guerra, ci siamo ritrovato fuori da villa Sprint, ci viene assegnata una missione del cazzo, io mi ritrovo incinta, poi…”

“… poi PIANTALA, ho capito. La conosco la storia!”

“Sì, ecco… appunto, la conosci. E’ un casino, no? Siamo degli sfigati!”

“E’ una storia piuttosto sconfusionata, lo ammetto.”

 

“Però?!” Aggiunse Gin, sentendo una nota in sospeso nelle parole del giovane.

“Però ci sono stati anche lati positivi, Ginevra.”

“…”

“Fra tutto questa lunga serie di sventure, noi abbiamo cessato il nostro odio, e siamo arrivati perfino ad… amarci. Ci siamo sposati, e quando è nata nostra figlia siamo diventati finalmente una vera famiglia. Una famiglia che io adoro e senza la quale non sarei più nessuno.

E anche tu la pensi così, Ginevra Weasley Malfoy.”

 

Gin sorrise. “Già…- poi corrucciò la fronte, e lo guardò con occhi stupiti e divertiti- Non pensavo fossi in grado di parlare in modo così… emotivamente sentito! Mi piaci, lo sai?”

“Ti piaccio?!” Sottolineò Draco, alzando un sopracciglio e ghignando.

“Eh sì!”

“Tene sei accorta solo ora?!”

“No, non era quello il senso… semplicemente, in questo momento le tue parole erano coerenti col tuo aspetto angelico, e mi sei piaciuto più del solito!”

“…Io sembrerei un angelo?!”

“Sì! Perlomeno d’aspetto. Poi, quando inizi a parlare… smonti tutto quanto!

Sai perché spesso entravo in camera tua, a villa Spint? Per vederti dormire! Eri così… splendido!”

 

Draco, nonostante il suo freddo carattere Malfoy, non riuscì ad impedirsi di sorridere di fronte a quella sincera confessione. E dato che ormai il danno era fatto, ubbidì all’istinto e alzò una mano per accarezzare una guancia rosea della moglie.

Quanto la amava!

Era statalei a risvegliare l’angelo che dormiva in lui. Era stata lei a rinchiudere in una gabbia indistruttibile il mostro che lo aveva sempre posseduto. Se lei fosse scomparsa… l’Inferno sarebbe salito in Terra per mano sua.

Già, se lei fosse scomparsa…

Perché diamine, anche quando la sua vita procedeva per la via migliore, non faceva altro che pensare al peggio che gli sarebbe potuto succedere? Perché, ora che aveva Ginevra, non riusciva a non pensare a quello che avrebbe fatto se gliel’avessero portata via?

 

“A proposito di angeli- disse Ginevra n quel momento, assumendo un’espressione seria- Come mai non hai voluto dare a nostra figlia il nome di Narcissa?”

 

Ecco perché non faceva altro che pensare a cose negative: ciò che più amava in passato gli era stato tolto, e ora il suo istinto gli faceva temere che un avvenimento del genere sarebbe successo in futuro.

Draco deglutì amaramente, il ricordo della defunta madre gli provocava sempre dolore. “Mia madre era molto debole, Ginevra. Non caratterialmente, no: per quello aveva una capacità di sopportazione quasi inumana.

Ma il suo cuore… quello era debole. Aveva una microcardia congenita, e le sofferenze a cui l’han sottoposta la vita al fianco dell’uomo che amava e che purtroppo era un mangiamorte, l’hanno distrutta.

Mia madre è morta fra le mie braccia il giorno in cui Lucius Malfoy è tornato da Azkaban.”

 

Gin sospirò, respingendo con tutte le sue forze la voglia di piangere. Era incredibile l’amore che Draco aveva nutrito per la madre… ed era altrettanto incredibile l’odio che lui continuava a nutrire per suo padre. Ora lo chiamava per fino per nome, quasi fosse un estraneo…

Era una storia triste, molto triste… ma Draco aveva bisogno di avere al fianco una donna che lo sostenesse, non una piagnosa scassapalle che gli facesse venire la depressione.

 

“La malattia di mia madre è ereditaria, Gin. Io non l’ho avuta, ma c’è il rischio che uno dei nostri figli la riceva in eredità. E dunque, dare alla piccola il nome di Narcissa… era quasi un invito di malaugurio.”

Ginny soffiò col naso, tenendosi stretta la bambina al petto quasi fosse un pupazzo con cui consolarsi. “La medimaga che l’ha visitata ha detto che stata bene, Draco... nostra figlia è sana, e non ha alcuna malattia assassina. Stai tranquillo.”

“Non importa… mia madre ha fatto il suo tempo… nessuno sarà più come lei, e anche per questo nessuno deve avere il suo nome.”

 

Ginny corrugò la fronte. “Intendi dire… che nessuno sarà più così speciale da essere tanto amato da te, Draco?”

Lui ghignò. “No. Prima, però, ero convinto di questo. Naturalmente finché non sei arrivata tu a smentire tutto… Hai incasinato totalmente la mia vita, piccola peste!”

Ginny sorrise radiosa. “Lo so, e ne vado fiera! Sai, oggi sei proprio uno zuccherino, Dracuccio!”

 

A quella parola, un freddo brivido percorse la schiena di Draco. “Dì pure che prima ero uno zuccherino… ora tu mi hai fatto tornare alla normalità: cosa ti è saltato in mente di farti accarezzare da quel coccodrillo impastoiati e di sorridergli con gli occhi dolci, eh?!”

“Stai parlando di Abkàl?!”

“E di chi, altrimenti?!”

“Non azzardarti a rimproverarmi, pinguino imbalsamato! Ti sei comportato malissimo nei suoi confronti!” Sbottò la rossa, inviperita, riprendendo a camminare con foga per la strada con appresso Draco.

“Lui ha sbagliato, non io! Non si guarda la donna altrui, lo dicono anche i comandamenti sacri dei babbani!”

“E da quando tu li segui?”

“Non l’ho mai fatto…”

“Appunto.”

“… ma una cultura generale non fa male a nessuno.”

“Abkàl ci ha salvato, Malfoy: ficcatelo bene in testa. E tu sei stato uno stronzo.”

“Poteva anche salvarci senza metterti le mani addosso!”

Gin sospirò, esasperata. “DRACO! ERA SOLO UNA CAREZZA!”

“SI’, MA TU SEI MIA! Ciò che accade a te è come se accada anche a me. Se tu ti fai male, mi faccio male anch’io. Se Abkàl ti accarezza, vengo accarezzato anche io! E il fatto non mi riempie di estremo piacere!”

“Quando io ho partorito, tu non lo hai fatto!”

“Ma ero presente e mi sono visto tutta la grande entrata nel mondo dei viventi di nostra figlia, dunque non scocciare.”

 

“Uffaaaa… possibile che tu sia così geloso?!”

“Sono geloso di mia moglie nei confronti di un uomo che già in passato ha tentato (palesemente) di portarmela via e sposarsela lui. Mi pare un sentimento piuttosto lecito, no?”

“E che palle… e dai… Abkàl ora è in Africa, e noi siamo in Cina: calmati! E poi… il principe aveva capito che io volevo da lui solo una grande amicizia… e ha rispettato la mia scelta.

Anzi, nonostante il mio rifiuto ha mostrato che i suoi sentimenti verso me erano estremamente puri quando ci ha aiutato. E tu non puoi fare altro che ringraziarlo per questo.”

“Manco morto.”

“Oh, non ho più alcuna intenzione di discutere come una testa di zucca fritta come te! ARRANGIATI! Anzi… vedi di calmarti i bollori, perché se continui con questo tuo comportamento da grizzly geloso, io mi sposo il primo cinese che mi passa sotto il naso!”

 

“Cosa?!”

 

“Sì, hai capito benissimo.”

“Non dire idiozie!”

“Ohhh… lo faccio! Lo sai che ne sarei capace, solo per farti un dispetto!”

“NON OSARE!” Sbottò Draco, spaventato sul serio.

 

“Senza contare che tutti i cinesi sono grandi esperti di Kamasutra, dunque la mia scelta non sarebbe poi così priva di elementi positivi!”

Chiedo scusa ad Abkàl.

 

“COSA?!” Gridò la rossa, fermandosi e protendendo l’orecchio verso di lui.

Draco cambiò tonalità di viso una decina di volte, passando dal verde, al viola, al giallo e al rosso. Chieso scusa ad Abkàl…” Disse tutto d’un fiato, stringendo gli occhi come fanno i bambini quando devono bere una medicina particolarmente amara.

Oh! Ma che zuccherino il mio Dracuccio!  Bravo! Così mi piaci!” Esclamò la moglie, dandogli un pizzicotto sulla guancia e proseguendo poi per il suo cammino.

 

Dannata…” Commentò il biondo, infilandosi le mani in tasca e seguendo la moglie con l’andatura di un cane bastonato.

Questa gliela avrebbe fatta pagare cara, demonio di una Weasley!

 

 

 

La loro permanenza in Cina si ritrovò ad essere piuttosto spiacevole. Infatti, nonostante in qualunque posto fosse possibile effettuare smaterializzazioni e materializzazioni, loro non conoscevano nulla del Paese, e di conseguenza non potevano immaginarsi la locazione in cui desideravano comparire, principio necessario per mettere in pratica una magia di tale livello.

Così si erano ritrovati ad utilizzare, per gli spostamenti, gli unici mezzi su cui potevano contare: i propri piedi. Non avevano neanche la scopa, dato che, nella fretta di lasciare Na’Weh, non avevano potuto portare con loro i propri bagagli.

Chiunque li vedesse per la strada, poteva al massimo considerarli come una delle numerosissime famiglie babbane cinesi che, avendo perso tutto quando, cercavano un posto dove rifugiarsi. Anche se il loro aspetto tipicamente inglese, gli abiti propriamente africani, e quell’aria indispettita da turista arrabbiato avrebbero fatto nascere un punto interrogativo nella mente di qualunque osservatore…

 

Dopo due settimane di stancanti passeggiate dall’alba al tramonto e di liti furiose nate per motivi banali, la piccola famigliola raggiunse il primo villaggio abitato del loro soggiorno.

Inutile dire che, nonostante Ginny si mostrasse cordiale e socievole con quelle persone, cercando di farsi capire a suon di gesti nonostante l’impedimento della lingua, i paesani si mostrarono tutt’altro che disponibili: li guardavano come se fossero stati degli alieni, e Draco rispose a tono a quelle occhiatacce inospitali.

 

“Draco, perché continuano a guardarci così male?” Disse la rossa, avvicinandosi al marito che teneva in mano la bambina.

“Non lo so… forse perché non abbiamo gli occhi a mandorla, la pelle gialla, i denti storti, il naso a patata e non siamo vestiti di stracci…” Rispose ironico e disgustato, lanciando sguardi orripilanti alle persone che gli stavano intorno.

Ginny sbuffò, guardandolo rattristata. “Intendi dire che non ci accolgono perché non siamo cinesi?”

“ Esattamente.”
”Che palle… ma io non voglio dormire sotto un albero anche stanotte. Ho tutte le ossa rattrappite… e poi vorrei mangiare qualcosa di decente, anche perché altrimenti l’allattamento della bambina finirà per sfinirmi.”

 

“Beh, almeno finirai di scassarmi le palle ogni giorno con discorsi inutili che mi fanno saltare i nervi.” Disse cattivo Draco, iniziando ad avviarsi verso l’uscita del paese: meglio stare in mezzo alla natura selvaggia in vece che in un porcile simile, circondato da babbani brutti e puzzolenti. Nonché vestiti di logore vesti sudice…

  

Ginny, a quelle parole, spalancò gli occhi, arrabbiata e allibita per una tale esposizione di malignità. “Te ne rendi conto di cosa mi hai detto, razza di babbeo?!” Gli gridò, correndogli dietro osservata con occhi curiosi dai cinesi.

“Certo. A differenza tua, io penso sempre prima di parlare.”

“Allora significa che sei un vero idiota, se riesci a sparare cazzate simili anche dopo aver usufruito dell’ausilio dei neuroni che dovresti avere in testa!”

“Pfiu.”

“Tu non ti rendi conto della fatica che comporta il nutrire una piccola peste affamata come nostra figlia, ed è abbastanza logico dato che non sei tu d affrontare un tale compito: ma ti dovresti mostrare un pochino più disponibile e comprensivo nei miei confronti!”

 

Draco si voltò, e la fissò con gli occhi ridotti a fessure. “E’ inutile che continui a sbraitare come un’ossessa, Weasley, come è inutile che tu continui a lamentarti per la nostra situazione. Io non ci posso fare niente, lo hai capito? E mi stai davvero facendo saltare i nervi con i tuoi discorsi da povero angioletto indifeso che ha a che fare con un brutto drago cattivo!

Accetta la realtà, diamine, e vedi di tenerti per te le tue noie.” Le sibilò, voltandosi di nuovo e imboccando la strada che conduceva al bosco.

 

Ginny, arrabbiata per una tale accusa d’infantile irresponsabilità e ipocrisia, gli andò dietro con un’andatura saltellante per la furia. “Perché, tu per caso fai altrimenti?! Non hai fatto altro che lamentarti di quanto misero sia questo posto, da quando siamo qui!”

“Quello è il mio parere personale sullo squallore di questo posto. Ma non mi sono mai lamentato di ciò che ci accade.

Non mi sono mai lamentato del fatto che la notte non dormo per vegliare su di voi, né del fatto che spesso lascio a te il poco cibo che riesco a trovare affinché non ti indeboliti troppo.

Cazzo Weasley, non sono mai stato un santo e di questo spesso me ne sono vantato, ma per una volta che faccio la cosa giusta, non dirmi che sbaglio: perché potrei anche perdere totalmente la voglia di affaticarmi per comportarmi bene.

 

Ginevra si voltò, guardando con occhi increduli e un nodo alla gola le spalle del marito, che invece continuava a camminare.

“Mi dispiace, non mi ero accorta di tutto questo.”

 

A quelle parole Draco si voltò, e la fissò con occhi duri ma comprensivi.

“Del resto però, non mi ero mai neanche accorta che ti costasse fatica il comportarti ‘bene’ nei miei confronti!” Aggiunse allora la ragazza, mentre il suo sguardo s’induriva.

 

Draco spalancò lentamente gli occhi, nella stessa velocità in cui le parole della moglie riuscirono ad essere metabolizzate dal suo cervello. O no… O NO! Per Salazar e tutti i dannati Slytherin di Hogwarts… cazzo, che caspita aveva combinato?!

La ragazza però, senza aspettare che il giovane davanti a lei riuscisse a rimettere in ordine i mille pensieri che gli erano saltati in testa e dunque avviare un discorso razionale, si avviò con volto infiammato dalla rabbia per la strada, sorpassando il marito e la figlioletta senza nemmeno degnarli di uno sguardo. 

 

La bambina, vedendo la madre, cercò di chiamarla usando suono senza significato; e dato che, nonostante i suoi richiami, la rossa non si era voltata da lei, alzò il visino grazioso e incontrò con i suoi occhi azzurri quelli grigi del padre.

“Non diventare come tua madre…” Disse lui, accarezzandole la chioma dorata. “… e neanche come me, per favore.”

La bambina, che naturalmente non aveva capito nulla delle parole del padre, sollevo le manine e le poggiò, in un gesto un po’ imbranato, sulle guance dell’uomo, ricoperte da una leggera peluria bionda.

"Gaaaaagagaaaah buuuuuu ihihihih!!!" Aveva esclamato, scoppiando poi in una fragorosa risata che trascinò anche il padre.

"E dire che stavamo anche per perderti..." Disse Draco, rivolgendo di nuovo una dolce carezza alla testa della figlia, che poggiò il capo nell'incavo del suo collo mentre si accocolava bene sul suo petto e si infilava un ditino in bocca.

"Andiamo dalla mamma, ora: penso di averla fatta infuriare.

Terribilmente infuriare..."

 

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____________

 

Draco stava innervosendosi. Era da tre ore che tentava di stare dietro alla moglie, e non riusciva mai a raggiungerla. Addirittura, per paura di perderla data la lentezza che lui doveva mantenere per evitare di svegliare la bimba che si era addormentata fra le sue braccia, le aveva lanciato addosso un incantesimo di Rivelazione, che faceva brillare le sue orme sulla strada come dei fari.

Ok, poteva capire che quella sua 'frase incoscente' avesse fatto scoppiare un terremoto nel suo animo già piuttosto instabile... ma ora stava davvero esagerando! Non era un comportamente da madre seria e responsabile quello che lei stava tenendo... non avrebbe dovuto alontanarsi dalla figlia solamente perché si era arrabbiata col padre!

E poi... sembrava quasi che ad ogni istante la sua andatura aumentasse di velocità... e pareva che a trattia ddirittura corresse.

Se non fosse stato impedito dall'alzare il tono della voce a causa di Lakisha, le avrebbe gridato dietro tante di quelle cose da costringerla a piantarsi sul terreno come un sasso.

 

___________--

_________________

 

Draco guardò in cagnesco le orme brillanti davanti a lui: già da un quarto d'ora la moglie era sparita dallla sua vista dopo aver voltato l'angolo che ora stava a pochi metri da lui, e stava iniziando ad impensierirsi.

Certo, se per caso una massa di cinesi assassini avesse tentato di fare del male a Ginevra, lei si sarebbe saputa difendere tranquillamente benissimo: però non voleva che fosse da sola se un fatto del genere fosse accaduto.

__________

Finalmente voltò l'angolo. E la scena che gli si presentò lo lasciò di stucco.

 

A pochi passi da lui c'era Ginevra, in piedi davanti ad un cinese totalmente ricoperto da un manto rosso, con la testa pelata e lo sguardo benigno, che le parlava animatamente e continuava a sorriderle angelico.

 

"Ginevra." Disse. E la ragazza si voltò, sorridendogli.

"Guarda chi ho trovato, Draco: è uno dei Monaci che lavorano a quel coso dove dobbiamo andare per prendere la medicina di Harry! Ha detto che 'ha sentito il nostro animo e ci è venuto incontro dalla sua augusta dimora' ed ora vuole portarci lì con lui! Ci andiamo, non è vero?"

 

Draco rimase in silenzio per un pò, fissandola scrutatore. Si era dimenticata di tutto quello che era accaduto prima?

Poi scosse la testa: no, ovvio che no, era pur sempre Ginevra Weasley, e per definizione la sua cara mogliettina non gliene lasciava passare una!

"Sì, direi proprio di sì." Rispose dunque, guardando l'ometto che aveva preso a fissarlo con quel suo sguardo perennemente allegro.

A dir poco irritante....

 

"Hakatatua, va bene, portaci con te!"

"Celto signolina!"  

 

 

 

E così, pochi istanti dopo, si smaterializzarono tutti insieme: dopo due settimane passate in condizioni pessime e con i nervi perennemente a fior di pelle, finalmente avrebbero avuto la possibilità di rilassarsi.

E di risolvere le loro divergenze, naturalmente!

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

 

 

Grazie a tutti per avermi sostenuto anche questa volta!!! Mi devos cusare, ma oggi non ho molto tempo e dunque non ho potuto né colorare le risposte, né tanto meno prolungarmi nei commenti... Con Minako Chan ho dovuto fare un'eccezione, perché quel piccolo mostricciatolo pieno di simpatia ha fatto ciò che io reputavo impossibile fino a... qualche gorno fa!!!!

Grazie a tutti in ogni caso, e v'informo che la storia sta per finire, forse ci saranno altri tre, quattro capitoli, che spero di postare il più presto possibile. Ciaoooooooooo!!!!

 

 

 

 

Grazie a: Evian; Marta; Saka (uso Word... mi sembra strano che il tuo non ti lasci fare ciò che riesco a fare io... possibile che tu abbia una versione molto vecchia?); Hermia; Acchan; Sakura89; kitsunechan (si, esiste davvero!! Io ho inventato solo il significato.. cioè, basandomi sulle parole che mi sembra lo compongano ho tentato di dargli il significato relativo!); elie_chan (e no.. proprio non ancora!); Izumi (possibile che il tuo nome sia peggio di un virus maledetto??!!! Ma dai, adesso mi hai troppo incuriosito!!! Come ti chiami??? Comunque, non avevo mai incontrato nessuno a cui piacesse il nome Bellatrix!!!); terry (si... scrivo molte, moltissima c*****e!!! La Natura quando mi ha fatto si dev'essere divertita molto, ci scommetto!!! Sono proprio una barzelletta!!! Effettivamente,se consideroc he volevo fare solo una oneshot, viene da ridere pure a me!!); sammy; Mary (per fortuna, da un pò di tempo sono riuscita a capirlo, almeno io, dove voglio andare a parare!!! Perché prima.. eravate nelle mani di un'autrice che non sapeva che caspita avrebeb scritto il giorno dopo, eheheh1!!); Faith Princi (il resto del nome è africano, ed è di gusto piuttosto... beh, lasciamo perdere, non piace manco a me!!! Però, era l'unico che ho trovato che fosse intonato al resto del nome!!!); Mirai (grazie!)

 

Minako Chan: pazzoide pervertita, piccolo ragno occhiuto.... ma che hai fatto?????!!!! GRAAAAAZIE!!! Sei stata gentilissima a metetrmi nel forum... anche se un pò esagerata!!!! Ti ringrazio davvero tantissimissimo, ma ti avverto che oramai hai confermato tutte le mie supposizioni: sei proprio una pazza scatenata e simpaticcissima!!!!  

 

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Capitolo 31
*** Risposte ***


“Il posto mi piace

 

Risposte

 

 

 

“Il posto mi piace!” Fu la prima affermazione di Ginevra appena materializzata, prima di seguire il simpatico cinesino. Si trovavano in uno stretto e alto corridoio dalle pareti di legno dipinte con immagini fantastiche di paesaggi mitici e animali leggendari, illuminate appena da piccole lampade dalla calda luce poste ai lati del pavimento.

Draco, la fronte aggrottata, accarezzò la schiena della bambina dormiente fra le sue braccia, e si guardò scettico intorno. Gli sembrava di essere finito in uno dei vecchi corridoi di Malfoy Manor che conducevano alle stanze di tortura… ed esattamente in quello che portava alla Camera Cinese, la preferita dai suoi avi: quegli sporchi musi gialli, doveva ammetterlo, erano degli strabilianti inventori e costruttori di macchine per torturare, far soffrire i propri nemici…

Questa riflessione ovviamente ebbe l’effetto immediato di mettere all’erta tutti i suoi sensi mentre, a bacchetta stretta, si avviava dietro la moglie: non si fidava, e non voleva che potesse succedere qualcosa di male a Ginevra o al piccolo tesoro che portava poggiato sul petto.

 

 

 

Ben presto arrivarono davanti ad un portone; era molto grande, a due battenti, ed incise a fuoco aveva le immagini di un grande drago, qua e là colorato di rosso, immerso in un brillante lago d’oro.

Ginny a quella vista deglutì, perdendo gran parte del suo iniziale entusiasmo, e la bacchetta di Draco iniziò a spruzzare preoccupanti scintille rosse e verdi.

 

Il cinese invece rimase impassibile davanti a quel disegno, aspettando qualcosa che i due ragazzi non capivano, temendo che in realtà quei monaci fossero strettamente relazionati con i Vecchi Immortali e intendessero portare loro via Lakisha.

 

La porta improvvisamente si aprì, e Akatatua la oltrepassò col suo passo veloce e calmo al contempo, dicendo con la sua allegra voce: “Venite!”

I due sposi lo seguirono titubanti, guardandosi avanti con circospezione e avvicinandosi inconsapevolmente tra loro per protezione.

Quando entrarono nella grande e buia stanza, la porta si chiuse alle loro spalle, facendoli sussultare.

C’era una sola luce al centro della camera, che metteva in risalto la sua natura circolare, ma che purtroppo, per le sue piccole dimensioni e per la sua scarsa luminosità non riusciva ad illuminare completamente le figure sedute nell’oscurità, di cui dunque si poteva percepire solo la sagoma.

“Ho tlovato i giovani, Maestli! Eccoli qua: penso che vogliano licevele spiegazioni!” Disse il muso giallo.

 

Draco e Gin si fissarono: lei era apertamente terrorizzata, e lui invece, che non sopportava l’idea di essere cascato per la seconda volta nelle mani del nemico come un vero allocco, era furioso.

 

“Sì, lo penso anch’io. Il timore dei due giovani è palpabile.” Disse una voce profonda e maschile, di cui Draco e Ginny non riuscirono a capire la provenienza. A quale dei dieci Monaci lì seduti apparteneva? Nessuno dei loro volti si era mosso, pareva quasi che parlassero grazie ad una mente collettiva.

 

“Provate a prendere mia figlia e farò saltare la testa ad ognuno di voi.”. Affermò con voce ferrea Malfoy, manifestando così la sua ira.

 

“Stai tranquillo, giovane Drago Bianco: non sarà per mano nostra che la piccola principessa sarà allontanata dai suoi genitori.”.

 

“Che cosa vorreste dire?! – gridò Ginevra, facendo un passo avanti e mostrandosi apertamente alla calda luce della lampada ad olio – Nostra figlia verrà rapita?! Riusciranno a portarcela via… per sempre?!

Non permetterò che accada! Mai! Nessuno può portarmi via Lakisha…NESSUNO!” E già aveva le lacrime agli occhi… cavoli, era riuscita a farsi passare quell’odiosa tendenza a piangere per tutto e per tutti, ma pareva che purtroppo i suoi sforzi fossero stati vani.

Fece finta di nulla. Rimase lì, in piedi, il viso continuamente cosparso di lacrime, ma gli occhi azzurri così duri e dolci al contempo da fare tremare le gambe di chiunque avesse osato incrociarli.

Draco al suo fianco si scordò perfino dello stato d’allerta in cui stava fino ad allora, e si mise a guardarla con occhi rapiti, talmente tanta era la forza dei sentimenti che emanava in quel momento la moglie.

 

 

Fu in quel momento che accadde. Si sentì una forte risata, e contemporaneamente la luce della lanterna si levò alta, illuminando tutta la stanza ed i suoi abitanti, compreso un vecchio dalla barba bianca che stava comodamente seduto al centro di un abside di fronte a loro, fino ad allora rimasto escluso perché immerso nell’oscurità.

Continuò a ridere per un po’, seguito a ruota dagli altri Monaci seduti per terra.

Era un uomo strano. Come i suoi confratelli, aveva lunga barba e lunghi capelli, ma non neri, bensì bianchi come la neve, ed il viso (nonché la vivacità) di un giovanotto di vent’anni.

“Era questo che volevo vedere! La Fata Rossa!” Esclamò l’uomo, sorridendo a Ginevra, la quale però non aveva mutato affatto il suo stato.

“HO DETTO: NESSUNO PORTERA’ VIA MIA FIGLIA. E COSI’ SARA’.” Scandì la strega con veemenza.

 

Il sorriso dello strano uomo si assottigliò, diventando più amaro, e rimase in silenzio a fissare la giovane donna dinanzi a lui.

“Questa è la forza dei sentimenti che ti ha stupito e ti ha fatto ricordare di avere anche tu un cuore, Drago Bianco. E’ proprio questa. Strabiliante… Bellissima… Ammirabile. E soprattutto, unica in tutta la storia del Genere Umano.

Tu, la Violenza, la Forza Bruta, creatura nata dal dolore, Drago cresciuto nella Luce che respinge la Luce stessa col suo candore immortale, unito a lei, la Gioia, la Pacela Fata, una donna nata e cresciuta nell’Amore, e che ha fatto dell’Amore il suo potere più grande.” Il giovane vecchio scese con destrezze dal trono in cui era seduto, e si avvicinò lentamente, col suo immancabile sorriso, a Ginevra, la quale ora si era calmata, e guardava il suo ospite con la curiosa attenzione che hanno gli allievi nei confronti dei suoi maestri. “I suoi capelli del colore del sangue, talmente tanta è la vita che scorre dentro di lei.” Concluse l’uomo, accarezzando una ciocca dei capelli della ragazza.

 

“Voi… voi siete come i Vecchi Immortali…ma… ma non siete come loro…” Disse Ginevra, storcendo poi il naso per la confusione del suo stesso discorso.

Il Monaco rise. “Sono felice che l’abbia capito!”

 

“Perché voi non volete nostra figlia?” Chiese Draco, accarezzando la testa della sua cara bambina.

 

Il giovane vecchio lo guardò per un momento in silenzio, proprio come aveva fatto con Ginevra, saziandosi dell’immagine che aveva davanti come fosse la cosa più preziosa dell’universo. “Perché noi, a differenza dei Vecchi Immortali, siamo stati capaci di penetrare a fondo nel Lago d’Oro della Sapienza, e non abbiamo bisogno della potenza di vostra figlia per riuscire a richiamare il Sapere di Na’ Weh.”.

 

“Nostra figlia… è davvero una reincarnazione?” Chiese Ginevra.

“No, non lo è. Non esattamente, perlomeno: non lo è solo per il fatto che il Drago Rosso non può interamente reincarnarsi in nulla, tanto meno in un essere umano.”.

“Non capisco, non è chiaro ciò che dite.” Disse Draco, accigliandosi: non voleva che la figlia fosse una reincarnazione, non avrebbe mai accettato che la sua bambina avesse un’anima di seconda mano.

“Intendo dire che non è una reincarnazione, ma la sua nascita corrisponde per vero con la profezia degli antichi. Lakisha è figlia del Drago Bianco e della Fata Rossa, proprio come lo era il precedente Drago Rosso, e pertanto avrà alcuni poteri in comune con lei. Non tutti però, giacché l’essere umano è finito ed imperfetto, e poteri tanto grandi e tanto immensi non ce la farebbero a stare nel nostro involucro di carne.

Lakisha sarà Na’ Weh nei limiti in cui la sua natura umana glielo permetterà. In ogni caso, sarà molto più potente di un normale essere umano.”

 

A queste parole, Ginny spalancò gli occhi. “Questo significa anche che mi farà perdere le staffe giorno e notte costringendomi ad usare tutta la magia della Terra per farla stare buona ogni qual volta si alzerà con la luna storta?!”

Il Monaco scoppiò a ridere. “E’ molto probabile che lo farà!” Disse, senza fermarsi.

 

“Draco!” Gridò nel mentre la rossa.

“Che vuoi?!” Si voltò lui, scocciato da quel tono che sapeva presagire molti guai.

“E’ tutta colpa tua!”

“Per tutti i draghi del cielo…” Sbuffò lui, alzando gli occhi verso il soffitto a botte. Non aveva alcuna voglia di sorbirsi una delle sue solite ramanzine senza motivo, senza senso e senza morale. “Non puoi stare calma per più di cinque minuti?!”

“Ma come ti permetti?!”

 

“Suvvia fanciulli, ora siete stanchi e irritati, non è il caso di iniziare a litigare. Non ora che dobbiamo parlare del motivo per cui voi avete fatto questo lungo viaggio per giungere qui.” Disse il Giovane Vecchio, ponendo fine al loro scontro prima che iniziasse.

Harry!” Disse Ginny, illuminandosi.

“Esatto. Rimarrete nostri ospiti finché sarà pronta la pozione per il valoroso Potter, ossia per il tempo di un mese. Dopo di che, vi teletrasporteremo nel vostro Paese.”

“Vi ringrazio infinitamente! Vi amo tanto tantissimo tantissimissimo!” Esclamò Ginevra, saltando addosso al monaco che scoppiò subito a ridere.

 

Draco invece li guardò accigliato… sua moglie non doveva permettersi tali atti nei confronti di altri uomini. ”Spero che abbiate pronta per noi una stanza: siamo tutti piuttosto stanchi, e vorrei che finalmente la bambina possa godere di un comodo letto.”

Ginevra si voltò a guardare il volto del marito, e mise subito il muso mentre scendeva dalle braccia del monaco. “Sei schifosamente geloso, Malfoy! Non posso neanche ringraziare un amico che subito tu ti arrabbi e inizi a sprizzare veleno come un serpente a sonagli impazzito!

Akatatua, accompagnami nelle nostre stanze, non ho più voglia di vedere questo orribile lucertolone albino scassapalle!” Disse la ragazza, dirigendosi verso l’uscita seguita dal piccolo cinese.

 

Draco, lo sguardo fremente di rabbia, rimase a guardarla finché non scomparve nella svolta del corridoio. Dopo avrebbero fatto i conti in camera.

“Dite la verità, i monaci non si sposano solo per non avere scocciatrici del genere perennemente addosso. Non è vero? La storia della purezza e dell’innocenza da perseverare è solo una scusa. “ Assentì gelidamente il ragazzo, avviandosi verso l’uscita.

 

Il monaco scoppiò a ridere. “Sii felice di avere trovato finalmente la felicità che non hai mai neanche pensato di poter avere, giovane Drago Bianco: la fanciulla al tuo fianco è così scevra di oscurità al suo interno da parere quasi un piccolo scintillio di pura luce. Nessun uomo può ambire di più.”

 

 

 

 

“Tu non dormi qui.”

“Cosa?!”

“Hai capito benissimo: non dormi qui.”

“Perché mai?” sopracciglia alzate.

“Perché così ho deciso.” Tono fermo e decisivo.

 

Ginny si avvicinò al marito, e dopo aver tolto con estrema cura la bambina dalle sue braccia, andò a poggiarla nella culla appesa al soffito, coprendola con le morbide coperte di seta di cui era provvista.

Poi si voltò, viso corrucciato e braccia incrociate, e lo guardò con rabbia.

 

“Si può sapere perché mai tu saresti arrabbiata ora?!” Chiese lui, che seppure stanco non aveva alcuna voglia di farsi mettere i piedi in testa da quella marmotta furente.

“Perché tu sei sempre tu… pensavo fossi cambiato, ed invece non lo sei. Sono ancora molto offesa per quello che mi hai detto nella foresta, o pensavi forse che mi fossi dimenticata tutto?!”

“No, non lo pensavo. Ma effettivamente ci avevo fatto sopra qualche speranza…”

“Illuso.”

“Smettila di fare la mocciosa capricciosa e cerca di capire l’ovvietà, ossia che tu hai sbagliato – come al solito – nell’interpretare le mie parole.”

“Non c’era molto da interpretare, il messaggio era piuttosto chiaro: tu ti sforzi di comportarti bene nei miei confronti.”

“Io non ho mai parlato di te in quella frase, quindi non mettermi in bocca parole che non mi appartengono.”

“Le parole che ho detto ti appartengono benissimo: sarebbe stato piuttosto surreale se avessi affermato di averti sentito dire frasi del tipo “I love Gryffindor forever!” o “Harry Potter is my only best friend!”. Ma io ho detto semplicemente che tu ti sforzi ad avere un comportamento corretto nei miei confronti, e questo è purtroppo molto realistico.”

 

Draco respinse a stento l’impulso di sbattersi la testa al muro per non sentire più tutte le scemenze che quella capra della moglie gli stava propinando. “Possibile che tu non riesca a vivere senza sparare cazzate a raffica?! Sei così stupida da non capire che una cosa del genere l’avrei potuta dire, certo, ma non ora… non ora, per Merlino, Ginevra! Un anno fa certamente, ma non ora!” Gridò dunque, al colmo dell’esasperazione. “Un anno fa sarebbe stata lecita, anzi più che lecita… cazzo, ti odavo!... ma non ora!”

Ginevra lo guardò allibita. “NON OSARE PARLARMI IN QUESTO MODO, SOTTOSPECIE DI MAMMIFERO PUZZOLENTE! NON OSARE MAI PIU RIVOLGERTI A ME COME UNO SCARICATORE DI PORTO BABBANO!” Gridò.

 

Draco, a quelle parole, non ce la fece più. Si mise a prendere a calci tutto ciò che aveva intorno, saltando da una parte e dall’altra come una molla e facendo versi assai simili a quelli di una iena affamata.

Perfino Ginevra si spaventò, e retrocedette lentamente verso la culla, proteggendola con una bolla difensiva e insonorizzata.

Forse, effettivamente, Draco stava dicendo la verità… forse, effettivamente, avrebbe dovuto dargli ascolto, almeno per evitare che sclerasse in quel modo pauroso….

In fondo, non stava dicendo cose assurde. Glielo aveva già detto tante volte che l’amava… e la gelosia che dimostrava spesso nei suoi confronti, anche nelle occasioni più innocenti, ne era una dimostrazione più che valida.

E poi, diamine, l’aveva sposata. Avrebbe potuto abbandonarla come ci si sarebbe aspettato da un buon Slytherin, dicendole che ciò che riguardava la sua persona non erano affari suoi. Invece no, l’aveva sposata, le era stato sempre accanto, e… cribbio… lei in primis poteva dire quanto lui amava la loro bambina.

Possibile che ancora il suo orgoglio Gryffindor si facesse sentire e la facesse comportare proprio come una bambinetta capricciosa, come aveva detto lui?

 

Draco in quel momento si bloccò. Rimase fermo per un istante a riprendere fiato, la stanza attorno a lui completamente distrutta. Poi alzò lo sguardo e le andò incontro.

Si fermò ad un passo da lei, e la guardò con sguardo deciso.

“Pensavo che tu avessi capito… ma dato che non è così… e dato che io voglio che tu non dubiti mai di me, te lo dirò.

Come tu ben sai, non sono mai stato un altruista, né ho mai agito pensando a quelli che verranno. Sono egoista, egocentrico, vanesio e megalomane, ed onestamente sono fiero di esserlo… anche perché me lo posso permettere.- e qui Ginevra respinse a stento l’impulso a ridere -

Però, da quando ci sei tu, tutto è cambiato. E lo sai. Perché te lo ho detto, e non ti ho mentito: ti amo. E… questo sentimento… non può che mutare gran parte della mia persona.

Ora perlomeno mi sforzo di tentare di sembrare gentile con gli altri. E lo faccio perché tu sia fiera di me, perché tu non ti penta mai di stare con me.

Ma non mi sono mai sforzato di avere un comportamento corretto nei tuoi confronti: per quanto all’inizio questo non mi piacesse, mi viene spontaneo. Certo, alle volte mi fai perdere le staffe… a dire il vero lo fai spesso – corrugò la fronte- molto spesso! Sempre, non c’è una volta che mi lasci l’anima in pace… ma…”

Non finì mai la frase. La rossa gli era letteralmente saltata addosso, baciandolo, e lasciandolo del tutto allibito.

 

“A quanto pare anche la mia stupidità serve, se riesce a farti fare delle confessioni del genere!” Disse divertita, accarezzandogli la barba bionda.”

Draco sorrise furbescamente. “Finalmente ammetti di essere stupida! Molto stupida, davvero terribilmente!”

Mmmmh… solo alle volte, al contrario di un certo mio caro maritino che lo è trecentosessantasette giorni all’anno.”

“I giorni all’anno sono solo trecentosessantacinque!”

“Era per enfatizzare il fatto che lo sei sempre!”

“Tu sei completamente fuori di testa!”

“Lo so! Sono molto stanca…”

“Anch’io.”

“… e affamata…”

“Anche io.”

“…e ho tanta voglia di farmi un bagno…”

“Sono d’accordo: puzzi!”

“Anche tu! Dunque – assentì, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso la porta che aveva già visto condurre alla camera da bagno – tutti dentro la vasca, così avrò anche l’occasione di fare ciò che da un po’ di tempo ho lasciato arretrato!”

Draco alzò le sopracciglia nel suo solito gesto di trionfo. “Perfetto!”

 

“E però prendiamo anche questo!” Aggiunse Ginevra, dando un calcio alla porta e contemporaneamente prendendo con la mano libera il libro poggiato sul comodino.

“Che cos’è?!” Chiese Draco, dubbioso.

“Il Kamasutra, che cosa se no?! Ci sarà pure qualche posizione che possiamo provare dentro la vasca da bagno! Ah, e adesso che iniziamo con il nostro solito moto giornaliero, guai a te se non usi la magia contraccettiva e mi metti di nuovo incinta, perché sarei anche in grado di crescere la nostra cara Lakisha da sola.”

“Tesoro, non farei mai una cosa del genere…” Sussurrò lui, senza essere da Gin sentito.

Non gli era affatto piaciuto lo scherzetto che gli aveva fatto di dargli come primogenito una femmina…o, sì, certo, Lakisha era unica… ma lui voleva un maschio! E lo avrebbe avuto, questo era poco ma sicuro.

 

  

 

 

 

 

 

 

Il mese necessario per la preparazione del prodotto volò via. In quel periodo, Ginevra e Draco ebbero il tempo di rilassarsi e riacquistare le forze che poi sarebbero state loro necessarie per la battaglia finale contro Voldemort, al rientro dal loro viaggio. Lakisha cresceva a vista d’occhio, controllata molto spesso dai monaci che la chiedevano in affidamento ai genitori per controllarne le potenzialità.

Scoprirono così alcuni dei suoi futuri poteri, come la capacità di fare magie senza l’utilizzo della bacchetta, o le grandi doti di auto-trasfigurazione che si sarebbero sviluppate durante l’età della pubertà; la tele-cinesi e l’empatia, che invece si sarebbero manifestate ben presto.

Ma la dote scoperta più odiata dai genitori fu la capacità di entrare in contatto col mondo dei morti.

“Non si parla di un contatto sempre presente – precisò il capo del monastero, il Giovane Vecchio – ma dipendente dalla sua volontà. Fin dai tempi antichi si sa che per spingere i morti in superficie sono necessari un sacrificio di sangue e una formula segreta. L’ostia qui è rappresentata da Lakisha stessa, che in cambio di un po’ del suo potente sangue può spingere i morti a salire in superficie; ed essendo lei empatica, la formula segreta non sarà necessaria, perché può entrare in contatto tanto con le anime dei vivi intorno a lei quanto con le anime dei morti che le stanno vicino.

Queste, tra l’altro, sono le capacità che fanno gola ai Vecchi Immortali del regno di Na’ Weh, perché possono essere utilizzate per entrare in contatto con lo spirito del drago Rosso, e ricevere così da lui la conoscenza che ancora gli manca.”.

 

 

Quando la pozione – in realtà si trattava di un frammento di Luna riempito di polvere di fata e illuminato dal fuoco di un lungo drago cinese serpentino – fu ultimata, il giovane vecchio chiamò i suoi ospiti nella stanza ovale dove li aveva accolti la prima volta, consegnandogliela all’interno di un sacchetto cremisi.

“Qua dentro sta ciò che voi da tanto cercate. Lo condurrete con voi, e lo darete a Silente: lui sa come usarlo.”

Ginevra sorrise, e prese il sacchetto dalla sua mano. “La ringrazio per tutto ciò che avete fatto per noi, signore. Grazie ai vostri consigli siamo più pronti per il futuro che ci attende… ma vorrei che lei ci svelasse ancora qualcosa.

La mia richiesta potrebbe essere valutata estremamente impertinente… ed effettivamente lo è… ma lei, la prima volta che siamo giunti, ci ha detto una cosa che tormenta ancor ora il mio animo.

Lei ci disse…”

“… che vostra figlia vi sarebbe stata portata via, un giorno. E così sarà, infatti.”

Ma quando? E come… e da chi?! Non può dircelo?!?! Esclamò con enfasi la giovane donna, addolorata. Draco, in piedi davanti a lei con la bambina in braccio, fissava a labbra serrate il giovane vecchio monaco.

 

L’uomo sospirò. “Ora le rivelo la risposta di una domanda, latente nella vostra mente. Sa perché i Monaci di Na’Weh vogliono contattare il Dragone Rosso? Il motivo è che non conoscono la risposta di un perché. Riesce a sapere quale sia questo perché?”

Ginny scosse la testa; Draco si fece più attento alle sue spalle.

“Le do qualche consiglio: non hanno ancora capito quale sia il destino della vita, non sanno per quale ragione è iniziata, e non sapranno mai per quale motivo finirà. Sono immortali, ma la loro immortalità teme la morte, e pertanto sono stati costretti ad isolarsi dagli esseri corruttibili per evitare di essere corrotti a loro volta. 

Vede un denominatore comune a questi fattori?”

 

Prima che Ginevra potesse scuotere la testa negando di sapere la risposta, fu Draco a rispondere. “Temono l’oscurità. E’ il perché della sua esistenza e permanenza nella Luce che non si spiegano, non è vero?”

“Immaginavo che tu avresti capito, giovane Malfoy.”

“Non per niente sono il Drago Bianco, no?” Rispose lui, senza andarne troppo fiero.

 

“Allora vedete di spiegare a me.” Brontolò Ginevra.

“E’ semplice. La luce della vita è iniziata nell’oscurità, e morirà in essa. L’Oscurità e la Luce sono due facce della stessa medaglia. La Luce esiste per la vita come l’Oscurità per la morte. Ma perché è stato posto questo limite all’esistenza? In poche parole… perché esiste l’Oscurità? Non ha senso creare qualcosa per poi distruggerla. Dunque, il perché dell’esistenza dell’Oscurità influenza anche il perché della vita e della morte. Il Perché dell’intero Universo.

E finché non lo scopriranno, la loro immortalità sarà piuttosto relativa.”

 

“Questo cosa centra con la domanda che ho fatto io?” Chiese Ginevra, corrugando la fronte. 

“A cosa ti serve sapere ciò che accadrà, mia cara Ginevra, se poi non sai a cosa serve nell’ordine cosmico?”

“Non me ne importa nulla della sua utilità nell’ordine cosmico, io voglio sapere la sua utilità nell’ordine della mia vita!”

“Ma il mondo non gira intorno a te, cara Fata Rossa.”

“Dovrebbe invece.” Disse, cocciuta come un mulo arrabbiato.

 

Il giovane vecchio scoppiò a ridere. “Le dirò una cosa, mia curiosa Fata: sarai ricompensata per tutte le sofferenze sofferte, ampiamente ricompensata. Non per nulla sei la madre della Dama del Lago del Drago Rosso!

Ma, suvvia, ora andata: il valoroso Potter deve tornare in battaglia per distruggere la sua Oscurità! Addio miei amici!” E, così dicendo, gettò su di loro una polverina brillante, che creò una densa nube biancastra.

Quando questa si diradò, la piccola famiglia Malfoy non c’era più.  

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

SCUSAAAAAAAAAAAAAAAAATEMI!!!!!

Lo sapete che io sono già incasinata di mio (e lo dimostra la storia che ho scritto… o, se vogliamo generalizzare la questione, lo dimostrano TUTTE le storie che ho scritto), in più si è aggiunto anche quest’impiastro del mio pc… e ho dovuto aspettare qualche mese prima che i miei genitori si decidessero a chiamare il tecnico per aggiustarlo.

Spero davvero che ci sia ancora qualche volenteroso, estremamente pieno di voglia di leggere gli ultimi tre capitoli (al massimo) di questa mia ff.. altrimenti sarò contenta lo stesso: mi avete dato un grande sostegno, davvero MOLTO grande, e di questo vi sono immensamente grata.

Per coloro, dunque, che hanno avuto la forza di continuare a leggere la storia, il seguito arriverà ben presto perché lo ho già impostato e devo solo decidere alcune piccole modifiche.

Infine: GRAZIE IMMENSAMENTE A TUTTI COLORO CHE MI HANNO SCRITTO NELLO SCORSO CAPITOLO. OGGI NON VI POSSO RINGRAZIARE PERSONALMENTE, PERCHE’ MI MANCA IL TEMPO MATERIALE PER FARLO, MA LA PROSSIMA VOLTA LO FARO’ SICURAMENTE.

 

 

La vostra affezionatissima

 

Kishal

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Capitolo 32
*** Ritorno ***


Eleanor stava affacciata alla finestra, come ormai faceva spesso da un anno a quella parte

 

RITORNO

 

 

 

 

Un anno di battaglie incessanti non erano riuscite a distruggere l’aspetto austero, familiare, tenebroso e sognante che Hogwarts possiede fin dall’inizio dei tempi, da quando cioè fu costruita.

Parlo di tempi remoti, sì, perché la nostra amata scuola di magia e stregoneria esiste da sempre. Esiste da quando l’uomo esiste, quindi da sempre per noi (e, vi prego, non fatemi continuare con questo ragionamento altrimenti non la finisco più!). Certo,a gli inizi non aveva questo stesso aspetto: era un luogo considerato sacro dagli antichi stregoni, i druidi… e poi col tempo è diventato ciò che noi conosciamo: pietra su pietra, si costruì un immenso castello, dalle mille stanze e dagli intramontabili segreti, così pieno di storia da ispirarla a tutti i suoi avventori.

E là, dietro una delle piccole finestre di cui è pregna, un viso stanco e troppo maturo per la sua vera età guardava il rappacificante spettacolo che si estendeva oltre quel fitto vetro.

 Eleanor. La dolce e cara amica di Ginevra Weasley stava affacciata alla finestra, modo di fare divenuto usuale da un anno a quella parte.

Il cambiamento avvenuto in lei in quel periodo relativamente breve era tristemente strabiliante: era smagrita, perdendo le forme ondeggianti tipiche delle mulatte, ed il suo leggero corpo era ricoperto da abiti ormai troppo larghi, ma che non potevano essere sostituiti con altri a causa della guerra incessante al di là di Hogwarts. Ma, in fondo, non si era mai interessata molto di moda… figurarsi in un momento del genere.

Il suo viso era lo specchio di tutti i timori che nutriva nel suo cuore. Le guance, un tempo paffute, ora erano scavate, e la pelle aveva perso la naturale brillantezza ambrata che aveva un tempo, divenendo più opaca. Gli occhi, già di per se molto grandi, ora risaltavano ancor più in quello smunto scenario in cui si trovavano. I capelli erano lunghissimi, quasi lisci, e le ricadevano pittorescamente sulle spalle come un manto protettivo.

Era l’ombra di quella passata bellezza che il demone della sofferenza le aveva risucchiato via.

 

Oltre la difficile situazione di Harry e la guerra incessante che provocava ogni giorno molti morti, anche il parto l’aveva provata molto, tant’è che a causa delle sue cattive condizioni di salute non era nemmeno riuscita ad allattare il bambino.

Già, il bambino, il suo piccolo James Sebastian, il suo tesoro… l’unica cosa di Harry in quel momento ancora viva.

 

No, non che Harry fosse morto. No… no, lui era ancora vivo. Ma addormentato in quel letto di cristallo, con la pelle bianca e i suoi occhi verdi pieni di speranze perennemente chiusi….

Harry non era morto. Però era come se lo fosse.

 

Una lacrima le scivolo lungo la guancia. Quanto gli mancava! Avrebbe voluto averlo ancora lì, al suo fianco. Avrebbe voluto che lui la abbracciasse, che la baciasse, che le dicesse ancora che la amava e che sarebbero stati felici per sempre, una volta finita la guerra. Avrebbe voluto che vedesse finalmente il suo bambino, che aveva già cinque mesi ed iniziava a sgambettare ridicolmente da una parte e dall’altra, provocando l’ilarità del pubblico intorno a lui.

 

Un’altra lacrima cadde sul suo volto, seguita da un’altra, e un’altra ancora.

Ora sentiva anche freddo. Molto freddo. Era ovvio… non poteva pretendere di stare vicino ad una finestra, in pieno febbraio, con solo quegli stracci addosso!

 

Grazie!” Disse sommessamente, quando sentì una calda coperta poggiarsi sulle sue spalle, e due braccia stringerla forte e trasmetterle calore. Per fortuna c’era ancora il caro vecchio Silente, che le stava spesso vicino e la consolava con la sua forte dolcezza!

 

 

Passarono degli attimi, e quelle braccia forti e vigorose non la abbandonarono. La sostennero sempre, fino a che quelle brutte lacrime non smisero di scendere dai suoi grandi occhioni.

Non le sembravano neanche più le braccia di Silente. La sua mente era così annebbiata, così devastata dalla nostalgia, che le pareva quasi che colui che la stava abbracciando fosse il suo caro Harry.

Sorrise fra se stessa per la sua ingenuità. Non poteva essere Harry, perché Harry non poteva essere lì.

Non poteva, non poteva… perché lui…

 

Si voltò di scatto. Ed allora la vita riprese a scorrere nel suo sangue.

HARRY!” Gridò, spalancando gli occhi e saltando al collo del ragazzo, che non perse tempo a stringerla forte fra le sue braccia.

“HARRY! Harry Harry Harry Harry! Sei tu! Sei proprio tu…! Oh! Harry!” Esclamò la ragazza, piangendo di felicità, mentre lui le accarezzava la testolina e faceva salti da gigante per non scoppiare a piangere insieme a lei.

Poi la scostò dal suo petto, per poterla guardare in viso. Quanto era cambiata… quanto quella guerra aveva addolorato il suo dolce fiore. Avrebbe combattuto. Avrebbe distrutto Voldemort anche solo per lei.

“Ti amo.” Disse, un secondo prima di calare su di lei e baciarla avidamente. Non l’avrebbe più lasciata, no, mai. Aveva sofferto come un cane in quel lungo periodo in cui era stato costretto a vivere perennemente nel suo subconscio. L’unico legame che aveva con la realtà era il suono flebile della voce di Eleanor che gli arrivava attraverso gli spessi strati di cristallo: non capiva cosa diceva, ma il saperla vicino lo rendeva immensamente felice, nonché voglioso di tornare vivo al più presto.

 

Le avvolse le braccia intorno alla vita, e la spinse contro il lettone posto al centro della stanza. Voleva amarla con tutto il suo essere, con tutto il suo corpo, come avevano fatto la notte prima che la sua terribile disgrazia accadesse.

 

 

Ma purtroppo fu proprio in quel momento che la porta si aprì, ed un demone assatanato corse all’interno della stanza gridando cose incomprensibile con una voce acuta e straziante e togliendogli dalle braccia la sua Eleanor.

 

Oh, tesoro, non sai quanto mi sei mancata! Fatti vedere?! Ohhhhhh, ma come sei dima-a-a-a-gritaaaa!!!! Io ci ho tentato, lo sai? Ci ho tentato davvero! Ma non ce l’ho fa-a-a-atta!!! Tesoro!!! Non sai quante cose ti devo di- AHIA! BRUTTO CAPRONE ALBINO, RIMETTIMI SUBITO GIU’! HAI SENTITO?! RIMETTIMI GIU’!

Stai zitta, oca scassapalle.”

COOOOSA?! MA COME TI PERMETTI?! IO TI STRANGOLO, IO TI IMPICCO, IO TI….

La porta si chiuse, e le grida di quello strano animale andarono dileguandosi nel corridoio.

I due ragazzi rimasero immobili, in silenzio, Eleanor a fissare la porta e Harry, disteso sul letto, a fissare la ragazza.

 

 

“Era Ginny?” Chiese la mulatta, ancora allibita.

“Sì, mi è sembrato che fosse lei!”

“Con Draco Malfoy?!

“Beh… questo non lo so… però la somiglianza era tanta…” Rispose titubante Harry.

“Che ci faceva Ginny con Draco Malfoy?!

“Da quanto ho potuto capire nei tre minuti che ho impiegato per risvegliarmi del tutto, sono stati loro a portare l’antidoto al mio maleficio qua ad Hogwarts! E, non so perché, ma Ron, Hermione, e gran parte dei presenti erano arrabbiati con loro due. Ne devono aver combinato una delle solite!”

 

Eleanor scosse la testa, poi si voltò sorridente ed andò ad accovacciarsi fra le braccia di Harry.

“Questo è il giorno più bello della mia vita! Siete tornati tutti da me!”

Harry le baciò la fronte, e sorrise. “Mi sono scontrato anche con Vanessa, per le scale, mentre stavo salendo!”

C’è anche lei?! Oh, è fantastico!”

“La stranezza è che mi pare fosse insieme a Theodore Nott

“Sì, stanno assieme!”

Come stanno assieme?!

“Eh già!”

Ma Vanessa non riesce a stare con qualcuno per più di due minuti! Sei sicura che non sia una follia passeggera?”

“Oh no, stanno assieme da quasi un anno, ormai! E, a proposito di novità, c’è anche qualcos’altro che tu dovresti vedere.

 

La porta si riaprì di nuovo. Questa volta però, era l’infermiera della scuola, che arrivava nella stanza con un bambino paffuto fra le braccia. Eleanor si alzò e le andò incontro, togliendoglielo dalle braccia e ringraziandola per la gentilezza mentre se ne andava via. Il piccolo dai grandi occhi ambrati l’abbracciò subito, ma quando si accorse dell’intruso si mise ritto fra le braccia della mamma e fissò il giovane uomo con occhietti curiosi.

Harry, nel frattempo, si era alzato, ed aveva aspettato in silenzio che Eleanor arrivasse davanti a lui. Quando l’ebbe di fronte, le prese il bambino dalle braccia e se lo portò davanti, gli occhi lucidi per l’emozione.

 

Grandi occhi nocciola, carnagione lievemente ambrata, capelli castani totalmente disordinati. Non c’era da chiedersi chi fossero i genitori di quel tesoro.

 

“Come… come si…”

James Sebastian. Gli ho dato il nome dei nostri padri, che entrambi non abbiamo avuto la fortuna di conoscere.”

Quando è nato?”

“Quasi cinque mesi fa, alla fine di ottobre.”

“E’ bellissimo.”

“Lo so.”

E tu lo hai allevato qui, tutta sola, senza di me ed in un momento così difficile…”

“Ho avuto molto aiuto, Harry, molto aiuto da parte di tutti. Perfino gli Slytherin rimasti mi sono stati vicino… certo, hanno tentato di traviare il bambino per farlo divenire un futuro Serpeverde, però… sono stati gentili anche loro!”

 

“Ciao piccolino! Finalmente incontri il tuo papà! Hai visto com’è forte e bello? Guardalo! Guarda il tuo papà, piccolo James Sebastian!” Disse Eleanor al bimbo, che stava attento ad ogni sua parola come se la capisse. Ed infatti, subito dopo si voltò dalla parte di Harry, e lo fissò attentamente. Ad un certo punto, forse decidendo che era opportuna una maggiore ispezione, appoggiò entrambe le manine sul suo viso, toccandogli tutto ciò che era possibile, facendo scoppiare i due genitori in allegre risate.

Quando però giunse alla cicatrice… si mise a piangere, come se qualcosa lo avesse spaventato. La mamma allora lo prese in braccio e lo fece dondolare per calmarlo, mentre Harry gli accarezzava teneramente la schiena.

“Vedrai che presto questo brutto ricordo sparirà, piccolo mio. Quando avrò distrutto chi me l’ha fatto, anche questa impronta maligna scomparirà da me.”

 

 

 

 

Hei, perché mi hai portato via? C’era Ele! E’ da tanto che non la vedevo.” Chiese Ginevra a Draco, mentre lui, tenendola ancora poggiata  a peso morto sulla sua spalla come un sacco di farina, la faceva forzatamente allontanare dalla stanza in cui si era ficcata in un momento molto inopportuno.

Perché, per quanto possa essere assurdo, San Potter stava per mandare di nuovo a farsi benedire la sua naturale castità… ED IO NON HO VOGLIA DI TOLLERARE UNA MOGLIE TRAUMATIZZATA!”

Ginevra si poggiò una mano sul mento, mentre il camminare di Draco la faceva dondolare su e giù. “Tu dici che stavano per fare sesso?”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. Per carità divina, quando voleva quella capra sapeva avere tutti i difetti del mondo. E diamine, e pensare che potenzialmente era pure intelligente! “Tu che dici?”

“Beh… allora… erano sul letto, uno addosso all’altra, lui la baciava… sai che forse hai ragione?”

“No… davvero?!

“Sì. Forse però, solo forse. Dove mi porti ora?”

“Ti butto giù dalla finestra.”

“No, non ti conviene ora, fra meno di quindici minuti devo allattare Lakisha, altrimenti chi la tollera strillare quella piccola streghetta?! Non so se te ne sei accorto, ma qui sono tuuuuuu- una curva fatta all’improvviso le fece allungare la vocale – tti isterici!”

“Sarei certo che quella polvere che ci ha gettato il Maestro nel Monastero avesse un alto tasso di alcoolicità, se non ne fossi stato ricoperto anch’io e se non sapessi che è impossibile trovare una tale sostanza nelle polveri di teletrasporto.”

“Wow, e da quando in qua sei uno scentimago?!

“Da quando ho il massimo in tutte le materie che riguardano la magia pratica, ossia chimica, alchimia e pozioni! In poche parole, da sempre!”

“Oh, sono sposata con uno scentimago!”

E io con una pazza ubriacona.”

 

 

Rimasero un po’ in silenzio, e Draco fu certo che finalmente si fosse calmata, se non fosse che cinque minuti dopo lei riprese a parlare. “Il fatto è che ho un pochino di paura.”

“Una Gryffindor che ha paura?!” La sfotté lui.

“Sta’ zitto, verme alpino. Tu non hai problemi, tuo padre era abbastanza felice quando ci ha consigliato di sposarci. Mia madre invece mi ammazzerà… a meno che non lo faccia Ron prima di lei, insieme a Hermione e a tutti i miei compagni Gryffindor.”

“Dove hai lasciato Lakisha?”

“In Sala Grande con la McGranitt, mi pare. Forse dovrei iniziare a controllare qualche formula per scudi protettivi anti – familiari – incazzati….

“Come, ti pare?! Dove caspita hai la testa?”

“Sai, forse questa è una buona idea. Se mi tagliassi la testa prima che lo facciano loro, potrebbero credere che io sia morte. Così non tenteranno più di uccidermi… e quando il pericolo sarà scongiurato potrò riattaccarmela! Carina come idea, no?”

Spera che Lakisha sia davvero in Sala Grande con la McGranitt, altrimenti rivelerò ai tuoi genitori dov’è la tua testa, e allora non ci saranno tante vie di salvezza per te…

A quelle parole, Ginevra storse il naso e diede un pugno nella schiena del ragazzo. “Forse non hai ancora capito nulla, grande magnifico scentimago idiota: se tutti coloro che mi stanno attorno se la prendono contro di me per avere sposato un bastardo Slytherin, se la prenderanno per forza anche contro il bastardo Slytherin in questione. DUNQUE TU NON SEI PIU’ AL SICURO DI ME IN QUESTO POSTO!”

 

Non appena finì la frase, il marito con un colpo secco la gettò per terra, così violentemente e alla sprovvista da coglierla impreparata e farla letteralmente cascare a terra…

Ma sei assurdo… ASSURDAMENTE IDIOTA!”

Lui manco l’ascoltò. “Bene, ora dimmi chi entra in Sala Grande.

 

Ginny, che era pronta a gettargli sopra un’ondata di invettive, si tappò improvvisamente, e il suo sguardo da offeso e arrabbiato divenne interrogativo. “Perché?”

“Come perché?! Hai appena detto che avranno tutti tendenze omicide nei nostri confronti… e mi chiedi PERCHE’?”

“Oh, non avevo capito che ti riferissi a quello.

“Tu non capisci mai niente.”

“Sta zitto, baccalà in salamoia, e stammi ad ascoltare: io direi di entrare entrambi.

“Non ho alcuna intenzione di lasciare Lakisha orfana! Semmai entro io a riprenderla, così almeno le rimarrà una madre.

“Oh, che carino! Sei davvero dolce!” Esclamò Ginevra, sorridendo vezzosamente e sbattendo le ciglia più volte.

Draco si voltò, quell’immagine gli ricordava troppo i gesti stomachevoli, abituali nel carattere della sua odiata ex fidanzata: Pansy Parkinson. “Finiscila, non lo faccio per te ma per lei…”

Ginevra mise il muso. “Bah, sei davvero odioso quando vuoi. Suvvia, mi sono scocciata: andiamo!” E, così dicendo, non lasciò neanche il tempo al ragazzo di capire cosa stesse succedendo che, afferatogli un polso, lo trascinò all’interno della Sala Grande aprendo la porta con la mano libera.

Inutile descrivere gli sguardi allibiti e il silenzio tomba calato nella sala non appena loro fecero il proprio ingresso, Draco mentre riprendeva il proprio aspetto austero per salvare le apparenze, e Ginny a testa alta e sguardo indifferente, rivolto verso il banco dei professori, che in quel momento stavano tutti attorno alla McGranitt.

Quando arrivarono di fronte a loro, nessuno di quelli, Silente, Hagrid, Piton, Rufus, né tanto meno la stessa McGranitt, si accorsero di chi avevano davanti, impegnati com’erano a giocare con la bimba che si guardava intorno divertita.

 

Draco allora si schiarì la voce, in un gesto molto simile a quello della sua ex professoressa di trasfigurazione, ed allora essi finalmente si accorsero di loro.

Mentre Draco si dava da fare per fronteggiare lo sguardo progressivamente più duro dei professori, Ginevra si scordò di tutte le paure che l’avevano colpita prima: il suo sguardo azzurro era stato rapito dulla figlioletta, che in quel momento era molto interessata agli occhialini a mezza luna di Silente e stava facendo di tutto per toglierglieli. E, sotto gli occhi vigili e curiosi dei presenti, si chinò a prendere in braccio Lakisha, che all’inizio protestò per essere stata disturbata in un momento così importante.

“Peste, non si toccano gli occhiali delle persone!” Le disse ridendo, mentre la piccola la guardava ancora attentamente con sguardo arrabbiato.

 

 

“E’ una bambina molto curiosa, Ginevra!” Disse Silente, sorridendo mentre si toglieva gli occhiali e se li puliva da tutte le impronte delle dita della piccola.

Ginevra, presa alla sprovvista dalla cordialità del suo ex preside, ci mise un po’ a metabolizzare cosa diceva, e alla fine sorrise sinceramente anche a lui. “Lo so, ed è anche molto intelligente! Ha preso tutto dalla madre!” Rispose dunque, entusiasta.

“Tutta la tendenza a combinare guai l’ha presa dalla madre, su questo effettivamente non ci sono dubbi. Assentì Draco, togliendo la bimba dalle braccia di Gin e poggiandola sul suo petto.

“Spero proprio che allora da te non abbia preso la tendenza a farsi colpire da scomode magie infurettanti, perché altrimenti dovremmo rinchiuderla in una stanza e non farla più uscire… a meno che non desideriamo che muoia di vergogna!” Replicò tagliente lei.

 

 

“Allora, siete proprio voi i genitori di questa bimba. Disse la McGranitt col suo solito tono arcigno, fissando direttamente nelle pupille i due ragazzi, che smisero subito di giocare al cane e gatto e si immobilizzarono per la paura che quella donna, nonostante fosse passato tanto tempo, riusciva ancora a provocare nei loro animi.

Già.” Fu tutto ciò che Gin riuscì a sussurrare.

La donna anziana scosse la testa. “I vostri familiari lo sanno?”
Ginny fece finta di pensarci, facendo mille smorfie come se l’operazione le richiedesse uno sforzo immane. 
No!” Affermò poi, con una voce di tre tonalità più acuta. 

 

Lucius Malfoy, mio padre, ne è al corrente invece. Come è al corrente del nostro matrimonio, celebrato prima della nascita della bambina.” Affermò Draco con la sua genetica nonchalance, non tollerando più che quell’essere mostruoso della McGranitt, capo della Casa Gryffindor, potesse immettere timore in lui, il re degli Slytherin.

 

 

Un pesante silenzio calò fra il gruppo. Poi, con uno dei suoi dolcissimi sorrisi, Silente si alzò in piedi e andò a prendere in braccio la bimba, che fu ben felice di riavvicinarsi a lui e poggiare le sue manine sugli occhiali a mezza luna del vecchio.

“Come si chiama questa piccola peste?”

 

Fu Ginny a rispondere, con la voce che aveva finalmente riacquistato una tonalità normale. “Si chiama Lakisha of Na’Weh, preside.”

 

Sentito il nome, il vecchio si bloccò un attimo mentre accarezzava la testolina biondiccia della bambina. E per lo stesso attimo il suo sorriso se ne andò dalle sue labbra.

Poi, però, come se niente fosse, tornò alla normalità, e con passo felpato si diresse verso l’elaborato leggio al suo dinanzi, attirando l’attenzione di tutta la Sala Grande, che già da un po’ si chiedeva di chi fosse quella graziosa bambina.

 

Date il benvenuto a Lakisha of Na’ Weh, miei cari allievi, e ad i suoi genitori, Draco Malfoy e Ginevra Weasley, coloro che hanno risvegliato il nostro grande Potter dal suo sonno eterno!” Disse, dopo aver fatto su di se l’incantesimo Sonorus, in modo che non uno nella sala perdesse quell’informazione

 

Dopo i primi attimi di titubanza, nella sala scoppiò un fragoroso applauso, inaspettatamente molto forte proprio fra i Gryffindor e gli Slytherin.

Draco e Ginny si guardarono allibiti; poi, inizialmente titubanti, accolsero l’invito di Silente e si avvicinarono per salutare la folla.

 

 

Quella guerra aveva davvero cambiato tante cose, se era riuscita perfino a modificare i cuori e le menti di due Case così avverse.

 

 

Anche se, nonostante tutto, non era riuscita a stravolgere totalmente l’ottusità di una qual certa persona…

 

 

Io lo prendo! Io lo torturo… gli strappo tutti quei suoi odiosi cappellacci biondi fino… fino a lasciarlo completamente calvoAh ah ah ah ah!!! E poi riderò!!!! Sì! Riderò quando guarderò quella testa a lampadina!!! Siiiiii!!!! OHHHHHH Sìììì!!!!!

 

Queste erano le grida di Ronald Bilius Weasley, mentre un’alquanto scocciata Hermione Jane Granger lo trascinava via dalla Sala Grande…

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

(Ringraziamenti)

 

Grazie per esservi ricordate della mia ff!!!!!Grazie infinitamente!!!!

 

Grazie a: Sammy; Minako-chan; Sakura89; Gin 92; marta; aledra_xan; Aurora (il nome che hai usato per il tuo nick avrà un seguito piuttosto importante nella mia storia, lo vedrai!); ruka88; 123456; kitsunechan; niphredil; xacchanx; Leidia; Giulia Lestrange.

 

 

 

So che vi avevo promesso ringraziamenti più decenti, ma IERI…dannazione… la mia immensa Fortuna ha fatto in modo che una bellissima indigestione mi rovinasse nottata e giornatalanciatemi qualche benedizione, perché sto letteralmente crepando… ciao!!!!

 

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Capitolo 33
*** Epilogo ***


Molti si staranno divorando le dita dal nervoso dovuto alla pazza voglia di sapere la reazione dei familiari (parenti e amici insieme) alla novità del matrimonio fra Draco Malfoy e Ginevra Weasley

Epilogo

 

 

 

Molti si staranno divorando le dita dal nervoso per la pazzesca voglia di sapere la reazione dei familiari (parenti e amici insieme) alla novità del matrimonio fra Draco Malfoy e Ginevra Weasley.

Beh, in realtà – mi spiace davvero tanto per tutti coloro che si sono rovinati così le loro manine – non c’è niente da dire, perché effettivamente niente di spettacolare accadde.

Partiamo dalle prime persone che seppero la novità: i professori. La accettarono in pieno, rimproverando ai ragazzi solamente la loro giovane età e la loro estrema inesperienza (che, ahimè, non a torto reputavano imperitura). Silente fu quello che si preoccupò per un motivo in più, dato che il nome della piccola significava esattamente Dama del Lago del Drago Rosso… il nome che la tribù africana dei Vecchi Immortali aveva dato alla Principessa annunciata dalle loro Sacre Scritture. E questo, naturalmente, gettava un’altra ombra oscura sulla nuova, piccola, famigliola.

 

Hermione e Ronald: beh, mi pare ovvio che si comportarono proprio… proprio come… sì, proprio come Hermione e Ronald. La prima la prese con molta calma e filosofia, e finì perfino col congratularsi con l’amica e con quello che un tempo era stato il suo peggior nemico; il secondo rimase fuori di testa per circa due settimane, dopo di che iniziò, invano, a pianificare qualche metodo atroce per uccidere Malfoy, ovviamente non riuscendoci sia perché i suoi piani erano davvero fallimentari, sia perché ogni volta veniva beccato da Ginevra, che minacciava di torcergli il collo se osava ancora uccidergli il maritino.

Per quanto riguarda Eleanor, la prese con estrema felicità, contenta di sapere che il suo piccolo James Sebastian avrebbe avuto una compagna di giochi (anche se per metà figlia di Draco Malfoy); Harry, dal canto suo, eliminò dalla sua mente la triste realtà che purtroppo si era ritrovato davanti, facendo finta perfino che Draco Malfoy non esistesse, e che quell’adorabile bambina che spesso si azzuffava con il figlio fosse nata dal nulla.

Blaise Zabini e Pansy Parkinson (che arrivarono cinque giorni dopo guidati da un misterioso accompagnatore che svanì nel nulla senza nemmeno presentarsi) iniziarono a ridere e non la finirono più, provocando la rabbia di Draco che fu più volte impastoiato da Silente proprio sul punto di scagliare la più grave delle Maledizioni Senza Perdono a coloro che un tempo erano stati suoi grandi amici.

Diversa invece fu la reazione di Vanessa e Theodorereazione che, purtroppo, si ripercosse amaramente sul povero e dolce Slytherin. Quando infatti la sua bella principessina realizzò che entrambe le sue migliori amiche avevano avuto un figlio, s’infuriò come mai aveva fatto (se non quella volta che si era spezzata un unghia durante una lezione di Pozioni ed era saltata letteralmente addosso a Piton gridandogli in faccia che era colpa sua), prendendosela a morte col fidanzato perché lui non l’aveva ancora messa incinta… gli diede perfino un ultimatum di un anno per adempiere in pieno alle sue mansioni di Uomo: altrimenti, come pena, l’avrebbe scaricato e avrebbe fatto un figlio col ‘primo ragazzo bellissimo intelligentissimo ricchissimo biondissimo e magicissimo che avrebbe trovato per la strada (inutile dunque descrivere la disperazione di Ted, che non faceva altro che pensare a tutte le torture che il signor Royal, padre della ragazza, gli avrebbe spietatamente inflitto se avesse fatto davvero una cosa del genere).

 

I restanti membri di questa gigantesca famiglia allargata (ovvero i genitori e i restanti fratelli di Ginny), la presero con allegra indifferenza. Sapevano infatti (segreto comune a tutti i membri dell’Ordine della Fenice) che Lucius Malfoy era un Mangiamorte redento e passava nascostamente, a suo rischio e pericolo, le informazioni di Voldemort all’Esercito di Silente: per questo la loro simpatia verso di lui era assai aumentata, anche perché, effettivamente, dopo il primo periodo in cui si era comportato come il solito, vecchio, sadico e antipatico Lucius Malfoy, era diventato davvero un ‘amico’. Certo, non era un tipo di molte parole, ma sapeva rendersi utile lo stesso. Aveva tagliato la gola all’elfo domestico di casa Black (fatto in sé un po’ macabro… ma con molti risvolti positivi), regalandone un altro a Molly, totalmente esperto in cucina e con un carattere così docile e remissivo che si metteva da parte non appena la padrona di casa glielo diceva; a Charlie, grande esperto e estimatore di Draghi, aveva relegato il compito di badare, in sua assenza, al drago argenteo nascosto nell’area segreta di malfoy Manor, un antico animale ormai in via d’estinzione che era solito vivere nelle cave d’argento della Norvegia, uscendo in superficie solo a notte fonda, per abbeverarsi della brina di cui era ghiotto. Ai gemelli Fred e George offrì lo spunto per nuovi, macabri scherzi, indirizzati a chi aveva una tremenda vena sadica, i ‘Malfeth, che potevano vantare pezzi come ilMantello SucchiaSangue’ e ‘La Dentiera Assassina. Dal canto suo, invece, Percey fu felice di discorrere (anche se raramente e per pochi istanti) con una persona di così alto e nobile livello culturale, mentre Bill si dilettò a catalogare i reperti antichi gettati nelle fondamenta di Malfoy Manor.

L’unico a cui non andava giù era Arthur, che non aveva mai visto positivamente colui che un tempo era stato suo compagno di Scuola, e che tuttavia non poté fiatare quando, appresa la notizia del matrimonio di Ginny con Draco e della nascita della loro figlia, dato che la moglie, la sua cara Molly Molle, gli avrebbe sicuramente rinfacciato il fatto che lui si era comportato nello stesso modo dell’ex odiato furetto rimbalzante…

 

Come vi avevo detto, non c’era un granché da dire, dato che ciascuno si comportò esattamente come ci si sarebbe aspettato si comportasse. Tutto fu naturale, normale.

Anche se, effettivamente, per noi è proprio la loro normale realtà a risultare spettacolare….

 

 

 

 

Siamo dunque giunti al punto fatale, il momento in cui il nodo della storia si è scelto, la fine.

Con Harry Potter di nuovo in piedi, la guerra poté riprendere il suo spaventoso corso, e giungere ad una meta ferma.

Dopo due mesi di sanguinosi e mortali combattimenti, che portarono all’uccisione di personalità da noi conosciute come Percey Weasley, Luna Lovengood, professor Rufus per l’Esercito di Silente, insieme a Tiger, Goyle e tanti altri nell’Esercito di Voldemort, la guerra si concluse.

 

Harry Potter, come predestinato, uccise Voldemort, e la vita riprese il suo corso normale.

 

 

 

Un anno Dopo

 

 

Ginevra Malfoy, vestita con un aderente abito di seta rosa che le lasciava totalmente scoperte le spalle e il decoltè, si diresse con passo rapido verso il grande portone di legno scolpito, aprendolo con un colpo di bacchetta.

“Ciao tesoro!” Disse affabilmente, mentre la bionda ragazza dal lungo abito bianco e dai capelli biondi e lisci entrava in casa e chiudeva la porta dietro di se con un tonfo sordo.

“Ciao amore mio!” Rispose quella, abbracciandola e tenendola stretta per un bel po’. “Come stai?!

“Benissimo! A te neanche te lo chiedo, sei perfetta!”

 

Si sentì bussare alla porta. Poi, una voce maschile, forte e piuttosto arrabbiata si mise a gridare. “VANESSA! VANESSA! VORRESTI FARE APRIRE A GINEVRA IN PORTONE PER TUA FIGLIA E TUO MARITO?!

La ragazza bionda scoppiò a ridere, e con lei anche l’amica. “Ero così felice di rivederti che mi sono scordata tutto il resto!” Esclamò, mentre Ginny, con un altro colpo di bacchetta, faceva aprire la porta.

Dietro di essa, un alquanto corrucciato Theodore Nott, vestito con mantello e papion neri, entrò con uno sgarbato “Grazie!”, tenendo in braccio un involucro coperto di seta rosa e pizzo bianco.

“Ciao Ted!” Lo salutò Ginevra, baciandogli una guancia. Poi si chinò sul faggottino ricamato, sorridendogli e prendendolo in braccio. “E questa è la graziosa Stephanie! Ciao Tesoro! Come stai?! Oh, ma come sei bella… assomigli sempre più alla tua mamma, eh?” Disse, facendo segno ai genitori della piccola di seguirla verso il salotto dove si stava avviando.

 

“Sono già arrivati tutti?” Chiese Theo.

“Sì! Stavamo aspettando voi per sederci a tavola!”

“E’ tutta colpa di Vanessa, ci ha impiegato quasi tre ore per prepararsi!” Grugnì il ragazzo, guardando storto la moglie che gli fece una linguaccia.

“Solo tre ore? – chiese invece Gin, mentre apriva con un altro cenno di bacchetta la porta bianca davanti a lei – ad Hogwarts ce ne metteva sei!”

 

Non appena misero piede nel salotto, tutti gli invitati lì presenti si voltarono, sorridendo alla famigliola appena arrivata. Fu Draco il primo ad avvicinarsi a loro, salutandoli cordialmente mentre abbracciava la moglie e guardava attentamente la piccola Stephanie che ancora teneva in braccio.

E’ tutta alla madre, non c’è che dire!”

“L’ho detto anch’io! Anche se ho la vaga sensazione che crescendo assomiglierà più al padre!”

Draco ghignò. “Dici che sarà una Slytherin?”

“Oh sì! Me lo sento!” Affermò la moglie, accarezzando la chioma bionda della piccolina, che si guardava attorno con i suoi grandi occhi violetti.

 

Nel frattempo, tutti gli altri invitati si erano avvicinati ai nuovi arrivati, dando loro il benvenuto e fermandosi di nuovo a chiacchierare del più e del meno.

C’erano proprio tutti, in quella cena fra amici: Harry Potter, col figlio Sebastian di quasi due anni che trotterellava per la sala mettendosi in bocca di tutto e di più, insieme alla moglie, Eleanor, che entro l’anno avrebbe dato alla luce il suo secondo pargoletto, che si diceva fosse una femmina; i coniugi Zabini, Blaise e Pansy, felicemente sposati e felicemente senza figli; Hermione e Ron,  sposati da un mese e in attesa di dolci arrivi.

Ben presto la padrona di casa invitò gli ospiti ad accomodarsi a tavolo, mentre gli elfi domestici iniziavano a portare in sala moltitudini di cibo squisito preparato con le loro mani.

Durante la seconda portata di antipasti, Ginny si bloccò nel bel mezzo di una conversazione con Eleanor, e si voltò a guardare il marito, seduto al suo fianco, che a sua volta stava animatamente chiacchierando con Blaise.

“Draco, i bambini dormono ancora?” Chiese, mentre il giovane uomo si voltava verso lei ingoiando la frase che stava per pronunciare e sbuffando animatamente.

“Gin, l’elfo domestico che sta badando a loro…”

“… la tata…” Lo corresse lei.

“Sì… quel coso insomma, è venuto qua esattamente cinque minuti fa e ci ha avvisato che Lakisha sta felicemente dormendo! E lo stesso vale per Lion!”

Lucius.” Lo corresse Ginevra, sorridendogli in segno di sfida.

 

“Oh, a proposito di Lucius! Come sta il piccolo Malfoy?” Chiese Hermione, raggiante.

“Non è il piccolo Malfoy, è nato lo stesso anno di Lakisha!” Protestò Draco, che mal sopportava di non avere avuto un primogenito maschio. L’unico ad ascoltarlo fu però Ted, che come lui soffriva della stessa patologia, e che alzò le mani verso il soffitto come per dire ‘Accetta il tuo Destino’!

 

“Benissimo, grazie tesoro! Pensa che ieri mi ha chiamato mamma per la prima volta!” Rispose Gin, allegramente.

“Ed ha anche imparato a dire il suo nome: Lion. Aggiunse provocatoriamente il biondino.

Gin sbuffò, voltandosi con astio verso il marito e guardandolo con gli occhi ridotti a fessure. “Si chiama Lucius!”

Lucius è il nome che gli hai messo tu, dannata donna! Io l’ho chiamato Lion!”

“La moda di mettere alle persone nome di costellazioni è finita nell’altro secolo, Draco! Ed ha molto più senso dare al tuo primogenito maschio il nome di tuo padre invece che il nome di una bestia antropofaga!”

 

Ma qual è il vero nome del piccolo, non l’ho ancora capito…!” Chiese Harry alla moglie.

“E’ Lion Lucius. Come al solito hanno litigato… questa volta di fronte all’impiegato dell’anagrafe magica di Londra, e quello nella confusione ha scritto entrambi i nomi. Beh… però almeno lui è un Malfoy!”

Perché, ci sono ancora problemi per La Cosa?” Chiese Pansy alla giovane Potter, che si voltò dalla sua parte.

“Si chiama Lakisha, Pansy…” La corresse Vanessa, al suo fianco, mettendosi una mano negli occhi.

“Oh… fa niente, ci siamo capiti!” Commentò lei, sorridendo in maniera irritante.

Comunque sì, ci sono ancora problemi. Nel certificato di nascita internazionalmente valido che è stato loro fatto in Africa, il cognome non è stato indicato. Così Lakisha of Na’Weh… beh… non appartiene a nessuna casata, nonostante sia figlia di Ginevra e Draco. Spiegò Eleanor, tristemente. “Non sono ancora riusciti a fare niente… che caos!”

 

In quel momento Ginevra si alzò in piedi, mettendo fine al litigio col marito con un “Basta, chiudiamola qua! Tanto ho ragione io!”, e dirigendosi verso l’alta porta bianca a sinistra della sala che conduceva verso le stanze da letto del pino terra. “Scusatemi un attimo, vado a controllare i miei bambini. Disse freddamente, mentre Draco, seduto a tavola, si poggiava una mano sulla fronte.

“E’ più pazza di prima.” Commentò Blaise, ridacchiando.

“Lo so. E non c’è niente da ridere.” Rispose il biondo, fulminandolo con lo sguardo.

 

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Ginny percorse col suo passo veloce ed elegante il grande corridoio su cui si affacciava quattro porte: le stanze di Lakisha e Lion Lucius, quelle sue e di Draco, il suo studio personale e quello del marito.

Il luogo ove abitavano da quando si erano ufficialmente sposati nel Paese anglosassone, era uno dei possedimenti antichi della famiglia Malfoy, una bella tenuta scozzese, non lontano dalla zona magica di Edimburgo, con un grande castello che era stato accuratamente restaurato prima del loro arrivo.

La rossa svoltò alla prima porta a destra, aprendola con estrema cura per non fare rumore. Una volta dentro, accese la luce, e si guardò intorno.

La prima cosa che notò furono le finestre aperte… eppure, ricordava di averle chiuse. Aveva sempre la brutta abitudine di lasciare aperto qualunque cosa avesse comunicazione con l’esterno, sempre per la sua fissazione che l’aria fresca la faceva sentire libera, ma non si permetteva di compiere gesti del genere nelle stanze dei bambini, specie in pieno Aprile, quando ancora le temperature erano piuttosto basse.

Risolutamente, alzò un braccio per chiudere le finestre con la bacchetta, ma proprio mentre stava per pronunciare l’incantesimo sentì un leggero mormorio provenire dalal zona sinistra, la parte della stanza in cui stava Lion.

Subito si avvicinò alla sua culla.

 

Il bambino era sveglio, il viso rigato di lacrime e la bocca aperta. Stava piangendo e gridando, ma lei non sentiva nulla se non quel sordo ronzio.

Dopo il primo momento di stupore, si chinò. E quando mise la testa all’interno dell’area della culla, le urla assordanti del bambino le arrivarono forti e chiare, facendole fare un balzo indietro per lo sbigottimento: immediatamente la sua mente realizzò che qualcuno doveva avere messo uno scudo insonorizzante nella culla di Lion.

 

Un terribile sospetto le balenò alla mente, e lasciando lì il figlioletto piccolo, corse verso la culla dove dormiva la sorella, Lakisha.

 

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!

 

L’urlo disumano si udì per tutto il castello, facendo accorrere subito Draco e tutti i presenti.

 

 

Lakisha non c’era più, la culla era vuota.

I Vecchi Immortali se l’erano ripresa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

So che questo capitolo, nonostante sia la fine, è molto più corto, e so anche che è triste.

Ma non preoccupatevi, pubblicherò un ultimo, definitivo, aggiornamento, ambientato sedici anni dopo, in cui chiarirò cosa è successo dopo questa fatale notte e cosa succede allora.

Ok?

 

Nel frattempo, purtroppo (pour moi) la mia salute non è molto migliorata, e non so neanche per quale grazia divina sia riuscita a scrivere questa fine, che pubblico subito non avendo tempo di ricontrollarla sia perché sto male, sia perché sono leggermente indietro con lo studio. Non posso, neanche oggi, rispondere appropriatamente alle vostre recensioni, mi limito a CHIEDERE TERRIBILMENTE SCUSA A TERRY, A CUI IERI NON HO DATO ALCUN RINGRAZIAMENTO PERCHE’ HO LETTO DOPO IL SUO MESSAGGIO (MI SPIACE TERRIBBILMENTE TEJORO, COMUNQUE GRAZIE ANCHE A TE!).

Vi ringrazio ancora per il sostegno, e sarei ben lieta se qualcuna di voi avesse il piacere di scrivermi come, in totale, le è sembrata la storia, dal primo all’ultimo capitolo….GRAZIE!!!!

 

 

Grazie a: marta, Aurora, kitsunechan, leidia, Mary, minako-chan, Gin92, Ginny Malfoy, angel of thunder, terry, Sakura 89, aledra xan, ruka88.

 

 

 

 

 

Kishal

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Capitolo 34
*** The End ***


Con fredda precisione tolse dalle labbra della ragazza la sigaretta che aveva in bocca, la prima – peraltro appena iniziata – del terzo pacco di sigarette della serata

 

-The End-

 

 

Con fredda precisione tolse dalle labbra della ragazza la sigaretta che aveva in bocca, la prima – peraltro appena iniziata – del terzo pacco di sigarette della serata.

“Se ti vedesse uno dei professori passeresti molti guai.” Le disse, sedendosi in riva al lago insieme a lei.

“E a te, in ogni caso, non te ne dovrebbe fregare un cazzo. Replicò quella, prendendo un’altra sigaretta e accendendola con una piccola formula pronunciata a fior di labbra.

Il ragazzo alzò un sopracciglio, e senza aggiungere niente prese anche la seconda sigaretta e la buttò via, insieme al pacchetto che la giovane aveva in mano.

Per tutta risposta, la ragazza gli mollò un sonoro pugno, che gli girò la faccia dall’altra parte e gli spaccò il labbro. “La prossima volta, fatti i cazzi tuoi Potter.

 

Il ragazzo, lentamente, si voltò verso di lei.

I loro sguardi si incontrarono, e questa volta tutto l’astio che aveva in corpo la giovane compagna svanì.

Si sorrisero. Poi lei alzò un braccio, poggiando l’indice della mano sulla ferita, il cui sangue iniziava a rigare il bel volto dell’amico; e, mentre le sue labbra si muovevano pronunciando parole indecifrabili, un fascio di luce avvolse la piccola linea rossa, facendola scomparire.

Quando lei si ritrasse ritornando a guardare il lago oscuro di Hogwarts, Sebastian si mise a fissarla. Lo faceva spesso, istintivamente, ed ogni volta non riusciva a fare a meno di stupirsi nel pensare alla sua strana amica. Era bella, sì, ma non una bellezza esotica, come poteva essere quella di sua sorella Aurora. Era una tipica ragazza anglosassone, dalla carnagione rosea puntellata qua e là di efelidi, gli occhi grandi e azzurri, i lunghi e ricci capelli di un caldo biondo. Non era il suo aspetto esteriore ad affascinare, ma il suo carattere, il suo essere interiore, così forte da essere ben visibile anche al di fuori.

E quel fascino aumentava ogni qual volta il suo intimo turbamento era più forte. Come ora.

Perché era di cattivo umore? Non si era presentata alla festa di fine anno della scorsa settimana, né a quella della stessa sera per festeggiare i M.A.G.O.. E questo non era da lei.

Certo, Anastasia non era una festaiola. Anzi, odiava le feste proprio come il nonno. Solitamente ci andava per non fare preoccupare i due fratelli e la sorella, e passava il tempo con qualche baldo giovanotto, che poi mollava senza neanche salutare. Però, quella sera non aveva optato neanche per quella soluzione.

 

Cosa c’è?” Le chiese dunque.

Lei rimase un attimo immobile, ancora nella sua posizione pensante. Poi abbassò lo sguardo e arricciò le labbra. “Non mi piace.” Rispose.

Che cosa?” Chiese lui, corrugando le sopracciglia.

Lei sbuffò, e si alzò in piedi con fare scocciato. “Vattene a fanculo Potter, non ho voglia di averti in mezzo ai coglioni ora. Disse col suo tono sgarbato, dirigendosi verso la Foresta Oscura.

Seb non aspettò un istante, e scattò in piedi camminando dietro di lei. “Oh no, te lo scordi! Adesso mi spieghi che caspita hai, per Merlino! Non ti lascerò rintanare nella tua cara Forestina finché non mi spieghi che cazzo hai!” Gridò, allungando un braccio e bloccandola.

Lei si voltò verso di lui, arrabbiata come un’arpia assassina.

“TU TE NE VAI!”Gli urlò in faccia, in tono d’accusa.

Lui inizialmente non capì. Da dove se ne stava andando?! Poi però, dopo qualche attimo, un pensiero gli balenò nella mente, e non poté fare a meno di scoppiare a ridere, facendo infuriare ancor di più la ragazza che continuò a fissarlo con sguardo omicida e braccia conserte mentre lui si stravaccava a terra dalle risate.

“Hai finito, pezzo d’idiota?! Mio padre ha perfettamente ragione su di voi Potter, quando dice che siete un branco di stupidi scimmioni buoni solo a rompere le palle al mondo intero.” Commentò acida la gentil fanciulla.

Sebastian continuò a ridere sguaiatamente, e quando l’ilarità iniziò a scemare, si mise a sedere sul manto erboso, scosso ancora ogni tanto da qualche ridarella. “Sei unica Sissi! Sei davvero unica! Come fai ad essere arrabbiata perché io me ne vado, se ogni volta che stiamo assieme mi riempi di parolacce e tenti di strapparmi qualche arto?!” Le chiese, guardandola con i suoi occhi nocciola ancora lucidi per il troppo ridere.

Lei mise ancor più il broncio. “Faccio così con tutti, dunque non dovresti sentirti diverso dagli altri per questo.

“E allora, perché sei arrabbiata per il fatto che io me ne vada da Hogwarts, se sono uguale agli altri?!

“Il punto non è come ti tratto io, ma come mi tratti tu. Tu mi sopporti.” Disse, mentre il suo viso si addolciva un poco. Anche Seb si calmò, e il sorriso ironico che aveva in faccia si addolcì. Si alzò in piedi, e arrivata davanti a lei, la abbracciò.

Ma lei subito lo spinse via, guardandolo poi con sguardo ferito.

“Non fare così.”

James Sebastian scosse la testa, mentre il suo volto si rattristava. Era sempre la solita storia. Lei non voleva neanche essere sfiorata da lui… non perlomeno in modo affettuoso. E dire che si faceva mettere le mani addosso da tizi che neanche conosceva.

Oh, certo, lo sapeva perché faceva così, glielo aveva detto lei stessa, una notte di tre anni prima, quando lui aveva osato baciarla, troppo innamorato di lei per riuscire ancora a trattenersi: le persone che mi hanno amata mi hanno poi fatto del male, gli aveva detto, tu non amarmi. Ti voglio troppo bene per costringermi ad odiarti. 

 

Discorso complicato, certo, ma purtroppo James lo capiva benissimo.

Si ricordava ancora, sebbene avesse appena due anni, quando colei che veniva chiamata Lakisha of Na’Weh venne rapita dalla sua casa: il caos che susseguì quell’evento fu indimenticabile. I suoi genitori tentarono più e più volte, per tantissimo tempo, di riuscire ad entrare nel luogo ove vivevano i Vecchi Immortali, chiedendo aiuto alle personalità più potenti nel campo della magia, ma non vi riuscirono.

Dopo tre anni, sebbene a malincuore, rinunciarono a riportare a casa la loro primogenita, anche perché erano sorti nuovi problemi, ben più vicini: Ginevra Malfoy aveva dato alla luce due gemelli, un maschio e una femmina, Enrique Domitian e Melissa.

La bambina era nata con una microcardia congenita, grave malattia di cui aveva sofferto (e per cui era morta) anche la nonna paterna, Narcissa Malfoy. Inutile dire la preoccupazione dei genitori, ed inutile descrivere specialmente il dolore del padre Draco, a tale scoperta. la medicina magica, né tanto meno quella babbana consentiva una cura. Certo, interventi chirurgici per diminuire la gravità del problema ce n’erano molti, ma nessuno di essi portava ad un annullamento completo.

Così, impegnati da altri terribili eventi, misero in secondo piano Lakisha: in fondo lei stava bene, i Vecchi Immortali la idolatravano e non le avrebbero mai torto un capello.

 

Due anni dopo, a notte fonda, nella camera da letto dei gemelli a Fairy’s Manor (nome appartenente da secoli a quella residenza Malfoy), quella stessa stanza in cui un tempo avevano dormito assieme Lakisha e Lion Lucius, comparve una bambina.

Aveva lunghissimi capelli biondo ramati, raccolti in minuscole trecce, ed era vestita con una lunga tunica rossa.

Ginevra, che si era alzata per controllare la piccola Melissa, si spaventò a morte e ci mancò poco che non si mettesse a gridare.

Quando però, in quella bimba comparsa dal nulla, riconobbe la figlia, l’abbracciò di slancio, smaterializzandosi poi in camera da letto affinché anche Draco, che ormai da lungi aveva perso la salutare abitudine di dormire di notte, la potesse vedere.

Quando le chiesero, fra abbracci, pianti e grida di felicità, come fosse riuscita a scappare, lei rispose: “Li ho uccisi tutti, perché voi non mi venivate a prendere, e loro non mi lasciavano andare.

 

Il punto era questo: sia i suoi genitori sia i Vecchi Immortali dicevano di amarla, e della veridicità di queste parole lei non aveva mai dubitato. Ma il loro amore aveva provocato in lei solo tanto dolore: i familiari l’avevano abbandonata, annullando le ricerche e accettando filosoficamente la sua mancanza; i suoi adoratori l’avevano rapita, negandole la possibilità di stare con le persone a cui lei era tanto affezionata. Ed il loro amore, in conclusione, l’aveva spinta a compiere l’efferato gesto di uccidere per poter tornare dalle persone fra cui era nata.

Da quel momento non aveva più accettato amore da nessuno, e aveva tentato in tutti i modi di non amare, spingendosi ad odiare chiunque riuscisse a fare breccia nel suo cuore.

Questo era il motivo del suo brutto carattere, che Draco le rimproverava spesso. E questo era il motivo della dolorosa tristezza che si leggeva nei suoi occhi, della forzata superbia che trapelava dai suoi modi, della ricercata superiorità che emanava la sua magia.

E, per questo motivo, Sebastian non era mai riuscito ad odiarla. Oh, non che provasse pietà per lei, no: semplicemente, era sempre stato attratto dalla sua vicina di casa, aveva sempre avuto la voglia di conoscerla davvero, di andare oltre quella sua antipatica apparenza.

E la sua curiosità l’aveva portato ad innamorarsi di lei. Completamente, totalmente. Anche se era stato respinto.

 

“Non riesci a scordarti di essere Lakisha, e comportarti semplicemente come Anastasia?” Le chiese dunque.

Anastasia,colei che è rinata’, era il nome con cui i genitori l’avevano ribattezzata al suo ritorno. Anastasia Malfoy.

“Anastasia non è mai esistita, Seb.” Rispose lei, abbassando lo sguardo.

Lakisha non è mai esistita!” Ribattè lui.

Lei alzò gli occhi, guardandolo con un ghigno sadico in volto, che procurò un brivido silenzioso all’amico. “Oh, Lakisha è esistita, invece! Ha perfino ucciso…”

“E Anastasia è esistita lo stesso, insieme a me…”

 

Rimasero entrambi in silenzio, fissandosi.

“Entrambe sono morte, Seb. Ora io non sono più niente.”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: non ne poteva più di quei discorsi morbosi e melodrammatici. Non ne poteva più di vederla così comodamente adagiata su un letto di chiodi, incurante delle proprie ferite e di quelle che provocava a coloro che osavano avvicinarlesi. Non ne poteva più di quel nichilismo totale che aleggiava intorno alla sua persona.

“Mi sono letteralmente scassato le palle con te. Le disse, guardandola risoluto.

A quelle parole, lei corrugò la fronte. “Bene, se non hai voglia di stare qui con me nessuno ti obbliga. Va a farti sfottere da uno dei tuoi amichetti, Potter. Bofonchiò cattiva, riprendendo a camminare verso la foresta.

Per l’ennesima volta, il ragazzo alzò gli occhi al cielo e le corse dietro, dandole uno strattone così forte da farle perdere l’equilibrio e cadere per terra a gambe all’aria.

“MA TI SEI TOTALMENTE RINCOGLIONITO, CAZZO?!” Gridò quella, guardandolo malissimo.

“Vieni con me con la nazionale di Quidditch!” Disse lui, senza neanche ascoltare gli insulti della ragazza.

“Io non vengo da nessuna parte con te, pazzo maniaco idiota. Rispose lei, rialzandosi e rasettandosi il vestiario.

“E chi te l’ha chiesto?! Io ho semplicemente detto che tu vieni con me!”

 

Anastasia, ancora impegnata a rimettersi in ordine e a tentare di tenere a freno i suoi nervi impazziti, alzò lo sguardo terrorizzato fissandolo sull’amico. “Oh no… no….”

Neanche a dirlo, tre secondi dopo si ritrovò deposta come un sacco di patate sulla spalla di Sebastian, che tutto felice per la sua idea geniale si avviava verso il castello, mentre l’amica continuava invano ad ordinargli di metterla giù.

“Vedrai che ti divertirai!”

Manco morta! Lasciami!”

“I ragazzi sono simpatici! Tipi di poche parole, s’intende, però simpatici! E poi dobbiamo girare il mondo!”

Non me ne fotte un cazzo, io rimango a casa mia!

“Sarà una cosa allegra! E poi a te piace il Quidditch!”

Non è vero, mi fa schifo!

E sei anche bravina… beh, in fondo ti ho insegnato io a giocare. E papà mi racconta sempre che sia tua madre sia tuo padre giocavano, ed erano abbastanza bravi.! Magari sarà il momento in cui riuscirai a trovare un hobby allegro, Sissi! Penso che ormai, dopo dieci anni, prendere a parolacce le persone ti sia diventato abbastanza noioso!”

FOTTITI STRONZO BASTARDO! Mettimi giù!” E, così dicendo, gli mollò un pugno sulla nuca così forte che costrinse l’amico a lasciare la presa, facendoli finire entrambi per terra, l’uno sopra l’altra.

Sebastian subito ne approfittò, e si piazzò sopra di lei impedendole di muoversi.

“Ti do tempo fino al Ballo delle Fate. Poi, volente o nolente, ti porto con me!

“E allora per cosa mi dai tempo, testa d’asino?!

Lui sorrise. “E’ l’offesa più gentile che tu mi abbia fatto! Quasi mi commuovo!”

“Testa di min…” Cercò di correggersi subito lei, ma il moretto le mise una mano in bocca, facendola zittire.

Va bene, va bene. Zitta. Il Ballo delle Fate è fra una settimana, Anastasia, e per allora io voglio che tu sia pronta per partire con me. Staremo via tutta l’estate, e capirai che la vita non è così nera come tu la immagini.

Non oserei portarti via contro il tuo volere, ovviamente… scherzavo prima. Tu hai qualche capacità magica in più di me e, soprattutto, hai tuo padre e tuo nonno dalla tua- sorrise birbantello- dunque, questa settimana ti servirà per decidere.

Non deludermi, Sissi.”

E, così dicendo, si rialzò in piedi, aiutandola a risollevarsi da terra.

Dopo un ultimo sguardo e un ultimo sorriso, si voltò ed entrò nel castello, dirigendosi verso la festa in Sala Grande proprio nel momento in cui il gruppetto dei suoi amici usciva.

 

“Dov’eri finito, Seb?! Ti stavamo cercando!” Disse allegramente uno di loro.

“Ero fuori, a prendere un po’ d’aria.”Mentì lui.

“Allora torna dentro! Non vorrai perderti la nostra festa, vero?! Daniel ha portato perfino qualche pezzo dei Malfeth dei gemelli Weasley da somministrare alla McGranitt!” Disse un altro, ridendo a crepapelle, mentre ritornavano tutti in Sala.

“Stai scherzando?! Dammelo subito, voglio metterlo in opera io! E’ dal primo anno che desidero farlo!” Esclamò subito il primogenito della Famiglia Potter, mentre il grande portone di legno si chiudeva alle sue spalle e escludeva di nuovo, totalmente, la giovane fanciulla che stava in piedi lì davanti.

Anastasia sorrise, poi si sedette su un muricciolo. Sebastian aveva sempre avuto un carattere molto giocoso, ma riusciva ad essere insieme intelligente e responsabile. Non per niente Silente aveva dato a lui il compito di pronunciare il discorso durante la consegna dei diplomi.

Prese una sigaretta da un pacchetto nascosto nel suo mantello e che Sebastian non aveva trovato, e si mise a fumarla. Cosa avrebbe fatto? 

 

 

 

Quando la vide materializzarsi nel camino del suo studio, Lucius non si stupì. Alzò un attimo lo sguardo su di lei, poi lo fece calare nuovamente sulla Gazzetta del Profeta.

“Felice di rivederti, Lakisha.” Disse l’uomo, che nonostante il passare degli anni non era affatto cambiato. Certo, i suoi capelli erano passati dal platino al bianco candido, ma il suo volto tradiva la sua età, sempre perfetto e bello come quello di una statua greca.

Tra l’altro, fra tutti era ancora l’unico a chiamarla con quel nome, motivo in più per cui il padre non poteva soffrirlo. Draco e Lucius non s’incontravano spesso, se non durante le occasioni principali, come le feste per Natale e Pasqua, o il suo compleanno. Perfino nei balli di beneficenza che si davano a Malfoy Manor- in quanto sede del Ministro degli Interni – facevano di tutto affinché, oltre il momento dei saluti, i loro sguardi non s’incrociassero.

 “Ciao nonno.” Disse lei, facendo un passo avanti e buttando a terra la valigia con molta noncuranza, tanto che l’uomo distolse ancora una volta l’attenzione dal suo impegno e si voltò a fissare, con un sopracciglio alzato, prima la borsa per terra poi la nipote, che lo guardava con viso annoiato. “Posso rimanere qua, vero? Non ho voglia di andare a casa.”

“Saluta tua nonna, Lakisha.” Fu la risposta dell’uomo.

La ragazza si rabbuiò in viso, e trattenne a stento uno sbuffò. Odiava quella donna, prima di tutto perché il padre la amava tanto. Cioè, non è che Draco se ne andasse in giro gridando frasi del tipo ‘Io amo mia madre!’ o ‘Mia madre è la mia Dea!’, anzi, a dire il vero non ne faceva mai accenno. Ma quando si parlava di lei, s’illuminava… e poi si era fatto costruire perfino unPensatoio’, al cui centro stava una mezza colonna con sopra un vaso ripieno delle ceneri della madre, mentre le pareti della stanza erano coperte da un gigantesco affresco che permetteva al dipinto della donna di muoversi liberamente e di parlare con lui.

Ed era sicura che proprio per questa sua somiglianza con la deceduta ava che il padre voleva tantissimo bene alla sorella minore, Melissa.

 

Lakisha voltò il capo a sinistra, e rimase un attimo in silenzio a guardare gli occhi della donna, che invece le sorrideva divertiti. A dir poco irritante…

“Ciao nonna. Adesso posso rimanere?” Aggiunse immediatamente, voltandosi di nuovo verso il nonno.

“Tua madre lo sa che sei qua?”

“No.” Rispose lei con noncuranza.

“Come al solito.”

“Esatto. Posso andare ora?”

“Vai. Il pranzo è alle dodici precise, vedi di essere puntuale.” Disse l’uomo, guardando la nipote mentre usciva dalla stanza con la sua camminata ondeggiante, affiancata dalla valigia che le volava accanto. La porta si chiuse, e il vecchio Malfoy rimase di nuovo solo.

 

“Ha il tuo stesso carattere.” Commentò Narcissa, dal suo ritratto. “Ce l’ha sempre con tutto e con tutti, sa cosa è giusto ma compie l’errato, teme l’amore e lo fugge senza però riuscire a scampargli, e questo la irrita parecchio perché vorrebbe che fosse sempre come dice lei!”

Lucius sorrise. “Ci doveva pur essere qualcuno che mi assomigliasse, dato che il nostro caro figlio ha preso soprattutto da te.”

Mmmmh… sì, è vero. E’ lecito più che altro. Ma perché sarà qua?”

“Probabilmente avrà da fare e non vorrà il disturbo dei suoi pazzi familiari. In fondo, sono in sei, uno peggio dell’altro: Ginevra è una squilibrata, Draco è sempre adirato con lei, Melissa è mezzo handicappata, Lion è fissato con la scherma, l’equitazione, gli amici e le ragazze, mentre Enrique non fa altro che passare il suo tempo coi gemelli Weasley per inventare nuovi giochi della linea Malfeth.”

Tesoro! Ma sono cose da dire queste?! Disse la donna, allibita.
”Perché, credi davvero che Lakisha non la pensi nello stesso modo?!” Ghignò lui.

“So benissimo che quel mostriciattolo la pensa così, ma ciò che più mi irrita e che anche tu non differisca affatto da queste posizioni.”

L’uomo sospirò. “Ed infatti non la penso così. O, perlomeno, questa è solo una parte del mio pensiero. Lakisha riesce a vedere solo i difetti dei suoi familiari… ed è questo a provocare la sua avversione nei loro confronti. Se solo andasse un po’ più in là…”

“… se solo andasse un po’ più in scoprirebbe che la madre è la persona più splendida del mondo, che l’ira del padre è solo il riflesso dell’amore innato e non ricambiato per la sua primogenita, che Enrique è un simpaticone, Lion un buon consigliere, e la piccola Melissa è la persona più dolce che abbia mai incontrato.” Concluse il dipinto della moglie.

“Sì… sì, è così. E’ davvero così. Ma le ci vorrà un po’ per capirlo, prima dovrà riuscire a leggere in se stessa cosa lei è veramente, cosa vuole dalla vita e cosa la vita vuole da lei.

“La nostra Lakisha soffre, come un tempo soffriva Draco. Ricordi? Poi ha trovato la persona giusta per lui, ed il suo cuore in parte è guarito.

 

Lucius si alzò, infastidito da quell’affermazione – purtroppo vera – che gli faceva tornare in mente il freddo rapporto col figlio. Così freddo che si era arrabbiato a morte con Ginevra quando lei aveva voluto dare il suo nome al primogenito maschio.

Si affacciò alla finestra, e fissò il bel parco che si estendeva davanti ai suoi occhi. Parco in cui mai Draco aveva avuto la libertà di giocare, come ogni normale bambino, perché il padre aveva sempre reputato un comportamento del genere ‘roba da poveri’.

Lakisha ha la possibilità di rimarginare totalmente le ferite del suo giovane cuore.

 

 

“Dovresti avvisare Ginevra del luogo in cui si trova la figlia: se vanno alla stazione e non la trovano, penso che Lakisha passerà molti guai.

“Sì. Invierò un gufo alla madre.”

 

 

 

La bella ragazza fermò il suo cavallo di fronte al Fairy’s Manor, scendendo e consegnando l’animale all’elfo domestico adibito alla cura delle stalle.

“Suvvia Heaven, sta buono! Verrò a riprenderti domattina!” Disse, accarezzando il destriero che si era innervosito alla vista delle piccole bestiole. Era un cavallo molto particolare, una razza magica proveniente direttamente dalla Cina: aveva un manto nero come la notte, cosa e criniera di un bel bianco candido, e piccoli occhi grigi. Una vera meraviglia, che gli era stata regalata dal padre due anni prima, per il suo quattordicesimo compleanno.

 

Quando vide il suo baldo destriero avviarsi tranquillamente verso le stalle, sorrise e si diresse a sua volt verso l’ingresso del bel castello di marmo, mentre il suo occhio si poggiava su tre figure sedute nel salottino del chiosco.

Blaise Zabini, Draco Malfoy e Theodore Nott.

Del bel trio, l’unico che riusciva a tollerare era il padre di Stephanie, Theo.

“Buongiorno signori.” Disse affabilmente, sforzandosi di sorridere e sembrare naturale.

Il volto di Blaise si distese nel suo solito ghigno, che in quel caso voleva essere una specie di sorriso, e le fece un cenno del capo. Ted invece la salutò con la sua naturale gentilezza, e Draco la fissò storto per un poco.

“Non saresti dovuta essere qua già da un po’?” Le chiese il padrone di casa, con astio.

“Sì, signor Malfoy, ma avevo altro da fare e sua moglie Ginevra mi ha accordato il permesso di arrivare più tardi.” Rispose lei, affabilmente, senza fermarsi: voleva arrivare il prima possibile fuori dalla portata dello sguardo di quell’antipatico mostriciattolo.

 

Draco la lasciò in pace, ma continuò a fissarla storto finché non scomparve dentro le mura di casa.

Potter deve aver completamente perso il senno, se permette alla figlia di abbigliarsi in quel modo. Commentò poi. La ragazza era arrivata indossando dei mini pantaloni in jeans e una larga maglietta giallo rossa, in perfetta sintonia con lo stile hippy che la caratterizzava. Ora non voglio che voi pensiate che Draco fosse diventato improvvisamente un fissato puritano: semplicemente, quel completino stava davvero bene alla piccola Aurora, esaltando il suo corpo da amazzone e la sua bellezza esotica, e lui non sopportava di avere così esplicitamente di fronte l’amara realtà che una discendente di casa Potter potesse competere in bellezza con le sue figlie.

Blaise e Theodore, che sapevano come la pensava il loro amico, non fecero commenti, evitando di esporsi per non generare discorsi scomodi che avrebbero senza dubbio provocato l’ira di Draco.

E quella era una giornata di festa, e tutto doveva essere pacifico. Tutti quella sera si sarebbero trovati insieme, vestiti da principi folletti e fate, per ballare musiche dolci in onore dell’unica notte all’anno in cui, raccontava la leggenda, le fate uscivano fuori dai loro nascondigli e gettavano sugli essere umani più degni la polvere magica che gli permetteva di diventare stregoni.

Era stato così che, tanti secoli prima, era nata la stirpe dei maghi, che un tempo vivevano in pace ed erano devoti al mondo della natura.

Quella sera tutti avrebbero festeggiato, al Fairy’s Manor, il Ballo delle Fate.

 

 

 

 

“DOV’E’ QUEL DEMONIO DI ANASTASIA?!” Gridò Ginevra Malfoy, guardandosi attorno con occhi che lanciavano fiamme. Mancava una sola ora all’inizio della festa, e lei ancora non si faceva vedere in giro. Il suo bell’abito, fatto appositamente preparare dalla madre per l’occasione, giaceva poggiato su un divanetto inglese stile imperiale nella sala in cui, fino ad allora, tutte le donne di famiglia si erano preparate.

Ginevra, sempre uguale nonostante gli anni passati e le tre gravidanze, era bellissima nel suo abito bianco, semplice e prezioso, che le lasciava nude le spalle e faceva risaltare i suoi bellissimi boccoli rossi tirati su in una complessa pettinatura: complessivamente, più che una fata sembrava un angelo (naturalmente, non si doveva considerare l’espressione di puro furore che aleggiava in quel momento sul suo viso). La figlia più piccola, la dolce e debole Melissa di quindici anni, aveva ereditato la delicatezza angelica sua e della nonna, ma la bellezza tipica della casata Malfoy, con i capelli lunghi, lisci e tanto biondi da parere bianchi, il viso affilato e perfetto e gli occhi piccoli e celesti. In più, era vestita con un lungo abito d’argento, delicatissimo, che aderiva alle sue acerbe curve e la faceva sembrare ancora più piccola e indifesa di ciò che era.

La bella e stravagante Vanessa aveva indossato un elaborato abito rosa – il suo colore preferito – con un corpetto aderente coperto di brillanti, ed uno spacco che le arrivava fin poco più su il ginocchio. Sua figlia, la sedicenne Stephanie, aveva ereditato il suo stesso carattere e il suo amore per la bellezza (soprattutto la sua), ed era abbigliata con un vestito, ugualmente rosa, in stile imperiale, con una scollatura per niente casta che le arrivava quasi fino all’ombelico e che solo per magia non lasciava scoperti i seni. Fisicamente, l’unigenita di casa Nott assomigliava alla madre, con un viso grazioso e bracchino, ma i capelli biondo scuro erano del padre, e così anche gli occhi nocciola. Come era senza dubbio dono del padre la sua appartenenza alla casata Slytherin

 

“Non è ancora arrivata.” Disse Hermione cautamente, finendo di acconciare con cura la capigliatura della figlia Armony una simpatica bimbetta di quindici anni che aveva ereditato la bellezza e l’intelligenza della madre e la simpatia e le lentiggini del padre. Era l’unica ad aver indossato un abito corto, che più ad una fata la faceva assomigliare ad un buffo e allegro folletto.

“Magari viene dopo. Ad Anastasia non piacciono le feste.” Disse la piccolina, facendo spallucce.

 

MA MANCANO SOLO DUE ORE ALLA FESTA E LEI NON E’ ANCORA PRONTA!” Gridò di nuovo la padrona di casa, sull’orlo di una crisi di nervi.

La dolce Eleanor le si avvicinò subito, dopo aver dato alla figlia gli abiti da indossare e averle indicato il luogo ove si poteva cambiare.

“Coraggio, calmati tesoro. Ania si prepara in fretta. Non preoccuparti! E, se anche arrivasse in ritardo alla festa, nessuno la rimprovererebbe: le più belle devono farsi aspettare!”

Il commento simpatico fece tornare un poco il buon umore a Ginevra, che sorrise all’amica accarezzandole il viso magro accuratamente truccato.

“Non so come avrei fatto a sopravvivere se tu non fosti venuta ad abitare vicino a casa mia!” Aggiunse poi, abbracciandola.

“Oh, te la saresti cavata comunque egregiamente, sei una mamma perfetta!”

 

Mamma, ma allora anche io devo arrivare in ritardo?” Chiese in quel momento, sottovoce, la giovane Nott alla madre.

No tesoro, noi non ci facciamo spettare, anche se indubbiamente siamo le più belle!” Rispose quella.

 

 

 

Anastasia aveva guardato l’arrivo degli ospiti comodamente seduta sul ramo di un albero, dove nessuno l’avrebbe mai potuta vedere.

La festa iniziava alle sette e mezza, e alle otto, ora del momento, erano già arrivati quasi tutti gli invitati, tutti bellamente vestiti con i loro abiti svolazzanti e sbrilluccicanti. E lei si sarebbe dovuta mischiare a quel branco di idioti?!

Aveva sentito le grida della madre, ma non se n’era curata. In fondo, la madre gridava sempre. Soprattutto contro di lei o contro il padre. Non riusciva a spiegarsi come potessero definirsi innamorati quando continuavano a sbraitare l’uno contro l’altro notte e dì.

Quanto era stupida la razza umana.

 

Eppure, forse si sarebbe dovuta andare a preparare e presentarsi alla festa. Anche solo per Sebastian: in fondo doveva dargli la risposta alla sua richiesta. Anche se non sapeva ancora cosa gli avrebbe detto…

 

In quel momento, la luce della stanza al suo fianco si accese, e lei subito pronunciò un incantesimo di occultamento su se stessa per evitare che la vedessero. Era la stanza dei genitori, e gli unici che vi potevano accedere erano, ovviamente Draco e Ginevra.

Certo che però era strano che avessero entrambi lasciato la festa, non era da loro abbandonare così maleducatamente gli invitati…

Fece spallucce: a lei non importava nulla. I problemi loro se li aggiustavano loro, lei non voleva metterci il naso dentro, neanche per una questione di pura, semplice, umana curiosità.

Riprese a guardare gli invitati che arrivavano, anche se con frequenza minore: criticare quegli antipatici pavoni a coda spiegata che nonostante fossero ricchi da fare schifo si vestivano talmente male da sembrare cessi infiocchettati… era molto più divertente!

 

“Calmati! Gin, avanti calmati!” Disse Draco, elegantemente abbigliato con un paio di pantaloni verdi e una semplice camicia di seta bianca che lasciava intravedere i suoi addominali scolpiti. Il suo viso, bello come sempre, il quel momento era rabbuiato dall’ira e dal dolore.

Ginevra fece un altro giro per la stanza con passo nervoso, e poi si fermò sulla finestra. “Non è ancora arrivata! Draco, Ania non è ancora qui! Sono perfino andata a casa di tuo padre – a proposito, ha detto che arriverà sul tardi perché ha delle pratiche urgenti da sbrigare – e lui mi ha detto che era andata via già dopo pranzo! Dove si sarà cacciata?! E se le fosse successo qualcosa?” Una mano tremante andò a coprirle gli occhi, mentre una lacrima silenziosa scendeva giù. “Oh… Draco! Non ce la farei a sopportare un’altra sua scomparsa! Non riuscirei di nuovo a saperla lontano da qui!”

Draco sospirò, e le andò subito incontro, abbracciandola e baciandole la fronte. “Non le è successo niente, Gin, sta tranquilla. Anche perché non le può essere successo niente. E’ troppo potente per lasciarsi sopraffare da qualcuno!”

“E allora perché non è qua?! Perché ci odia così tanto da non curarsi del dolore che ci provoca con i suoi comportamenti?! Cosa le abbiamo fatto, Draco?” Disse, non facendocela più a trattenersi e scoppiando in lacrime.

“E’ convinta che l’abbiamo abbandonata quando i suoi veneratori l’hanno riportata a Na’Weh. E’ così concentrata su se stessa che non ha neanche provato a pensare a tutto la rabbia che abbiamo provato in quei tempi, quando avevamo la piccola Melissa gravemente malata e lei via.”

Ginny singhiozzo, asciugandosi le lacrime e scostandosi un poco da Draco. “Mai come in quel momento ci rendemmo conto della nostra impotenza… Mai come in quel momento.

Ma ora basta pensare al passato. Torniamo giù dai nostri invitati, non voglio dare nell’occhio né passare per una maleducata.” Disse, sorridendo.

Draco si chinò su di lei e la baciò appassionatamente. “Ti amo.”

Anche io. Tantissimo.”

“Vedrai che tornerà.”

“Lo spero. Io starò ad aspettarla finché non la vedrò arrivare.

 

Uno fruscio violento del ramo che si affacciava alla finestra li fece voltare entrambi in quella direzione. Draco arricciò le sopracciglia e andò a vedere cos’era stato: ma non trovò nulla.

“Probabilmente era quell’orribile civetta della piccola Potter. Dovrò inventarmi qualche veleno perché non si permetta più di poggiarsi sui miei rami…” Brontolò Draco, facendo scoppiare a ridere la moglie.

“Andiamo avanti! E lascia stare Aurora: è una dolce ragazza!” Disse la moglie, prendendolo a braccetto e tirandolo via.

“Peccato solo che sia figlia di Potty…”

 

 

 

Anastasia, veloce, silenziosa e agile come un gatto, entrò nella stanza dei preparativi, completamente vuota, e fissò con occhi lucidi il bellissimo abito poggiato sul divanetto.

Bellissimo, davvero, non aveva mai visto un capolavoro del genere. Era fato di raso e seta, con veli di voile qua e là, decorato con elaborati disegni di pietre preziose e senza maniche. Bellissimo.

Senza alcun’altra esitazione, lo indossò.

Le calzava a pennello, la madre aveva un gusto ottimo.

Si sistemò meglio i lunghissimi capelli biondi, acconciandoli in boccoli perfetti e lasciandoli liberi di cadere liberamente sul suo corpo.

Si truccò, accentuando il taglio degli occhi da gatto e il loro colore pastello, e pose un leggero filo di matita sulle grandi labbra.

Mise sulla fronte il piccolo diadema di diamanti, e poi guardò il lavoro completo.

Sorrise: le piaceva quel suo aspetto. Mai come in quel momento, col cuore gonfio di dolorosa comprensione, si era vista finalmente come davvero era.

Per la prima volta capì chi era davvero, cosa doveva fare; per la prima volta capì il suo posto nel mondo.

Con la sua andatura elegantemente ondeggiante si diresse verso la porta che dava alla scalinata che conduceva al salone.

Era ora di fare parte della famiglia.

 

 

 

Draco era seduto nel salottino insieme ai soliti amici, e aveva in mano un calice di cristallo ancora pieno di Whisky Incendiario.

“Ehi, Dra, tutto bene?” Chiese Nott, scotendolo dal mondo dei suoi pensieri.

Il biondo si voltò dalla sua parte, fissando il suo sguardo duro e vuoto su di lui. “Sì… sì, tutto bene.”

Ania non è ancora qui?” Chiese Blaise, mentre bevevo l’ultimo sorso dal suo calice.

“No… e Ginny è giù di morale.”

 

In quel momento due ragazzini di quindici anni, dai capelli rossi e dal perfetto volto privo di lentiggini, corsero via tenendo qualcosa in mano, insieme ad un altro compagno della loro età dai capelli platinati e gli occhi grigi: non c’è da chiedersi chi fosse quel piccolo angioletto.

Blaise li fissò storto: l’ultima volta che aveva visto i gemelli Weasley- figli di Ron e Hermione, gemelli a loro volta della simpatica Armoni- insieme al piccolo Enrique Domitian correre in quel modo, era scoppiato un albero al centro di Fary’s Manor. Chissà cosa avevano in mente questa volta…

 

“Lo sai che Anastasia è una ragazza complessa… arriverà, quando ne ha voglia. Disse Theodore. “Dubito che le sia successo qualcosa.”

“Sì, fin qui c’ero arrivato anch’io. Ma il punto è che non può continuare a comportarsi così. Sbottò nevrotico il biondo, senza accorgersi che proprio in quegli istanti l’attenzione del pubblico era stata richiamata da qualcosa all’ingresso.

Anche i due amici si voltarono, e vedendo ciò che gli si era presentato agli occhi, non poterono fare a meno di rimanere a bocca aperta, e avvertire Draco che stava continuando a parlare, ignaro di tutto quanto.

“CHE C’E’?!” Gridò ad un certo punto, stancato dal continuo ticchettio del dito di Blaise sulla sua spalla. Si voltò verso la direzione indicata dall’amico, e ciò che vide gli fece surriscaldare e gelare insieme il sangue nelle vene.

 

Era la ragazza più bella che chiunque avesse mai visto. La fata più meravigliosa comparsa sotto gli occhi di un uomo. Scendeva le scale con una grazia infinita, un dolce sorriso sulle labbra ed i capelli che svolazzavano intorno come un manto d’oro.

Una vera visione.

 

Riacquistata un poco di lucidità, Draco si alzò, e si fece spazio fra gli invitati incantati per andar ad accogliere la figlia alla fine della scalinata.

Ania, con un sorriso che divenne ancora più grande e bello nel vederlo, e che lasciò Draco totalmente senza connotati, accettò la sua mano, e poi si avvicinò a lui per poggiargli un bacio sulla guancia.

Mai si era comportata in quel modo.

Scusami per la mia cecità – gli sussurrò ad un orecchio – ora sono di nuovo qua, papà. Davvero. Scusami.” Draco la fissò stralunato, mentre la comprensione di quelle parole le veniva in mente. Non ce la fece a trattenersi e,s otto gli occhi sbalorditi di tutti, sollevò in braccio la figlia e la fece volteggiare.

 

“Erano sedici anni che ti aspettavo!” Le disse poi, entusiasta, accarezzandole il bellissimo viso. Poi si voltò verso gli invitati, e con un sorriso che sciolse il cuore di molte donne lì presenti, annunciò: “QUESTA E’ MIA FIGLIA! ANASTASIA MALFOY!”

E subito un forte e caloroso applauso accolse la nuova venuta.

Ginevra, che aveva assistito a tutta la scena, allibita, da un lato della sala insieme alle amiche, corse da loro e li abbracciò.

“Mamma!” Disse Ania, accogliendola fra le sue braccia.

“Tesoro! Oh, tesoro mio! Fatti vedere… Oh, sei bellissima! Sei meravigliosa!”

“Grazie di tutto mamma!”

“Per te questo e altro, amore mio!”

 

Allora l’orchestra di gnomi iniziò a suonare, e i cavalieri andarono per la sala cercando una dama con cui danzare.

Mentre la piccola famigliola si abbracciava e continuava a gioire del nuovo ricongiungimento, un ragazzo, bello come un cavaliere antico, dal perfetto e abbronzato torso nudo e vestito solo con dei larghi panta d’oro ricamati con diamanti che si fermavano sul ginocchio, un paio di lunghe calze bianche e scarpe persiane abbinate al resto del vestiario, si avvicinò a loro, schiarendosi la voce per farsi sentire.

Ania si voltò a guardarlo, e gli sorrise dolcemente arrossendo sugli zigomi. Per Merlino, com’era bello Sebastian quella sera!

“Madama Sissi, posso avere l’onore di questo ballo?” Chiese lui elegantemente, inchinandosi.

Draco lo guardò male, e Ginny invece gli sorrise estasiata.

Anastasia non se lo fece ripetere due volte: gli andò incontro e prese la mano che lui le offriva.

Ma certo, mio cavaliere!” E si avviò con lui al centro della sala da ballo, già gremita di danzanti.

 

“Non sopporto quel tipo!” Brontolò Draco, guardando con astio il primogenito di casa Potter. “Se mi travia la figlia lo castro!”

“Oh, sta zitto Draco, sono così belli insieme!” Disse Ginny, che aveva gli occhi scintillanti per la felicità.

“Non è vero! Ania starebbe molto meglio con uno Slytherin!”

Ania odia gli Slytherin!”

“E allora?! Se ha preso da te, finirà con innamorarsi di qualcuno di loro!”

“Non voglio altri Slytherin nella mia famiglia! Bastate tu, Enrique e Lion! Non ne voglio altri!” Disse Ginny, facendo una smorfia.

“A mio dire ce ne volevano di più. Ania è una Grifondoro… e Melissa addirittura una Corvonero. Le femmine sono uscite tutte male!”

Ginny gli lanciò un’occhiata inferocita. “Allora avresti dovuto sposare tu Pansy Parkinson, così avresti avuto un primogenito maschio, lo avresti chiamato Xavier e certamente quel povero disgraziato sarebbe finito a Serpeverde, con due genitori del genere.

“Beh… non che Xavier Zabini abbia avuto una sorte differente…”

Ginny alzò gli occhi al cielo, dirigendosi di nuovo verso il gruppo di amiche. “DRACO! SEI PROPRIO UNO SCASSAPALLE! Torna dai tuoi amici, se no finirò con l’ammazzarti prima della fine della festa!”

 

 

 

Non c’era dubbio su chi, fra tutti i ballerini, fosse la coppia migliore.

I due in questione si esibirono per tutta la serata in passi difficili, che però eseguivano con una facilità e una naturalezza impressionanti, tanto da sembrare veramente un principe dei folletti ed una regina delle fate.

A mezzanotte però, ormai stanchi, uscirono in giardino e si misero a passeggiare,s scherzando e ridendo fra loro, l’uno di fianco all’altra.

 

“Sei bellissima questa sera.”Le disse Sebastian, ad un certo punto, fermandosi e prendendole la mano per poi portarla alla bocca e baciarla.

Lei sorrise. “Me l’hai già detto un migliaio di volte, Sebastian James Potter, inizi ad essere noioso!”

“Colpa tua che mi hai mandato in tilt il cervello!” Commentò con un ghigno lui, fissandola poi con occhi incantati. Stava in ogni modo tentando di trattenersi di chinarsi a baciarla, non voleva irritarla. A dire il vero, il suo strano comportamento di quella sera l’aveva stupito, e non sapeva più cosa aspettarsi da lei.

Cosa è successo?” Le chiese dunque.

Lei abbassò lo sguardo. “Ho capito i miei errori… ho capito che non solo io avevo sofferto, ma anche tutti loro, ed ho capito che comportandomi in quel modo non facevo altro che continuare a fargli del male. Nessuno aveva colpa di nulla. Eravamo semplicemente tutti preda… della limitatezza dell’essere umano… ed io dell’estrema stupidità di questo genere. Così, ho deciso di cambiare.” Disse, con un filo di voce. Era pur sempre figlia di Draco, e ammettere i propri errori anche per lei era molto difficile.

Seb sorrise, e le sollevò il viso con due dita. “Vieni con me?” Le chiese.

Il cuore di lei iniziò a battere all’impazzata. Ci aveva pensato, e aveva preso una decisione. Ora che la consapevolezza di ciò che era ormai passato era in lei, aveva bisogno di un po’ di tempo lontano da tutto e da tutti per riflettere meglio, per rappacificare il suo spirito… per abitare a camminare in quella via che, seppur giusta, era nuova.

“Sì!” Gli disse, saltandogli addosso e legandogli le braccia intorno al collo. “Sì, vengo! Ma ti ricordo che,s e non torniamo entro Settembre, mamma mi ammazza!”

“Tranquilla! A settembre ho il corso di Diritto Magico, e se ritardo anche io sono fritto!”

 

Quasi accorgendosi in quel momento della vicinanza con cui stavano, Ania si allontanò da lui velocemente, guardandosi intorno spaesata. Fu più volte sul punto di dire qualcosa, però l’imbarazzo glielo proibì. Alla fine, alzò gli azzurri occhi su di lui e lo fissò come un cucciolo sperduto bisognoso di affetto. Poi corrucciò le sopracciglia e aprì la bocca, ma si bloccò subito e riabbassò lo sguardo, prendendo a mangiucchiarsi un’unghia.

Sebastian la guardava senza capire che caspita le stesse succedendo.

“Che palle!” Esclamò poco dopo lei, con voce seccata.

“Che c’è?!” Le chiese lui, sempre più allibito.

“Sono saltata al collo di tanti ragazzi, però con te non ci riesco!”

 

Lui rimase ancora un poco immobile, sbalordito. Poi ghignò e l’attirò a se. “Beh… potevi dirmelo subito: ci avrei pensato io!” E, così dicendo, si chinò su di lei, e si baciarono a lungo, là, sotto il cielo stellato, mentre i più che arrabbiati Draco e Harry e le felicissime Ginevra e Eleanor li guardavano dalla finestra!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

E questa, ragazzi, è davvero la fine!!!!

Beh, che avete da dirmi?????

Io vi ringrazio infinitamente per tutto l’appoggio che mi avete dato per questa ff- la prima che riesco a finire – senza di voi, questa storia non sarebbe mai continuata dopo il primo capitolo, e non sarebbe mai finita in questo modo!

 

 

Grazie a: xacchanx; Fede (Grazie! E in bocca a lupo per la mia storia… spero che tu non muoia di noia prima!!! Questo, come puoi vedere, è l’ultimo capitolo! Di storie ne ho scritte altre, le puoi vedere nel mio elenco se vai su Autori: l’unica che può assomigliare a questa è ambientata durante la prima generazione di maghi, ed è incentrata su Sirius Black e su un nuovo personaggio, Solaria Nimbus!); terry; Sakura89 (ciao! Ti dirò che all’inizio il nome Lion Lucius non mi piaceva… ma poi il suono mi ha convinto. Considera che poi non deve essere splendido, dato che è nato dal litigio di quei pazzi! Lion è nato lo stesso anno di Lakisha, perché è stato concepito in Cina, e la piccola è nata a gennaio. Ora capito? Effettivamente prima non era molto chiaro… scusa!); leidia (davvero, non volevo ammazzarti con un infarto!); Minako_chan; ruka88(la tua recensione mi ha fatto morire dalle risate!!! Ehehehehhe! Beh, che dici, la spiegazione ti è piaciuta????); Ginny Malfoy (il tuo nick è alquanto allusivo… scommetto che sei una fanatica della coppia D/G, eh?! Comunue, di Satine non avrei mai potuto descrivere la faccia che avrebbe fatto a tale notizia perché… beh, lei è ad Azkaban!!! Ricordi??? Draco ha ucciso il ragazzo e poi ha fatto catturare lei dalle guardie del Regno di Abkàl! E poi…. HAI VISTO CHE SEB E ANIA SI SONO MESSI ASSIEME?????CHE CARINI!!! STANNO BENISSIMO ASSIEME!!! Anche se uno come Seb me lo sarei tenuto molto volentieri per me….); aledra_xan (ciao!!!!La tua recensione era simpaticissima, grazie!!!!)

 

 

 

E grazie ancora a tutti gli altri che mi hanno recensito nel corso di tutto questo tempo. Per ora non ho intenzione di scrivere alcun’altra ff, mi concentrerò sullo studio che quest’anno sto mollando troppo…. Però, se volete, potete leggervi l’altra mia ff, LA VERA STORIA DEI MALANDRINI (…pubblicità occulta…), anche se non a molti piace quel periodo.

Spero che vogliate lasciarmi un ultimo commento su questo capitolo… che mi sono letteralmente uccisa per scrivere… e della ff in generale!!!

 

Grazie ancora di tutto,  La vostra affezionatissima

 

                                                           Kishal

 

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