Vodka e amore.

di Sorrymusicjunkie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Scappa, Ronnie. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


PROLOGO.

E le mani che si muovono su e giù, i gesti volgari che si trasformano in schiaffi, pugni. E l'amore che diventa schifosamente violento, la vodka che sale su, insieme all'angoscia, le carezze che non risolvono più i problemi.
Tutto il male represso torna a galla insieme alle lacrime sul viso sfigurato di lei, insieme alla delusione di una vita passata tra falso amore e baci insignificanti.

Sorrisi finti e poche parole per tranquillizzare chi fa sorgere il dubbio sul suo stato d'animo.
Ronnie cammina tra la folla con un libro in mano e i guns come sottofondo, a passo svelto si avvicina al portone grigio del liceo artistico, e come altri cento e passa studenti entra dentro, con una smorfia che dovrebbe assomigliare ad un sorriso, ma non si avvicina minimamente ad esso.
'Hei bellezza.' un braccio ossuto le circonda le spalle, e l'alito di chi s'è appeno tracannato un numero indefinito di bicchieri di birra le invade il viso.
'Sparisci, Nik.' le mani di Ronnie cercano inutilmente di allontanare il ragazzo, che barcolla leggermente ma non molla il corpo minuto di lei.

'Oh, andiamo dolcezza.' e un'atra volta l'alito di Nik s'insinua tra il profumo della creta presente nel laboratorio e l'odore di muffa che ha messo le tende da diversi anni nella scuola.
'Ho detto che devi sparire, Nik, sei ubriaco, come sempre, e sono solo le 8.00 del mattino.'
'Non è vero, sono sobrio.'
'Nik, lascia stare Ronnie.'
Anna si avvicina ai due ragazzi e porta la rossa con sè, lasciando da solo il ragazzo che ancora non ha realizzato nulla di quello che è successo.
'Hei Rò, tutto bene? Non farci caso, lo sai che è sempre la stessa storia.' l'amica le mette le mani sulle spalle e la scuote leggermente, notando il suo sguardo assente, ma lei non sembra neanche accorgersene, persa in chissà quale pensiero.

 Le urla rimbombano anche più delle botte, nella stanza buia di Ronnie, che seduta per terra si copre le orecchie con le mani, nel tentativo di non sentire.
'Sei solo una troia.' la voce di suo padre la sente forte e chiara, e sente anche il rumore dello schiaffo in pieno volto che tira a sua madre. Le lacrime scivolano sul viso della bambina come semplice acqua.
Per l'ennesima volta i suo genitori litigano, per l'ennesima volta lui è tornato a casa ubriaco, e si è preso gioco di lei, che ha passato tutto il giorno a cercarlo, inutilmente.
E come sempre dalle parole si è arrivati alle mani, e l'uomo scarica la rabbia sulla madre di Ronnie, che non ha più la forza per difendersi, e si lascia colpire dai violenti pugni, fino a cadere a terra, ma lui non è soddisfatto, e si piega su di lei, continuando a colpirla ferocemente, mentre anche le grida cessano, come il suo respiro, come il battito del suo cuore.
Ronnie esce dalla sua stanza, e se è possibile anche le sue lacrime aumentano alla vista che trova nel salotto.
Sua madre è stesa per terra, priva di vita, e il padre è seduto sul divano, con la bottiglia di vodka in mano, sorride, quasi soddisfatto, non si rende conto di aver tolto la vita alla donna della suo vita.
'L'hai uccisa Papà, sei un mostro, è morta, Papà!' la bambina grida, tira calci e pugni al padre, ma lui non sembra minimamente colpito da quella scena, e l'unica cosa che riesce a fare è tirarle uno schiaffo, lei smette di gridare, e corre di nuovo in camera sua.

La ragazza scuote il capo, finge un sorriso per nulla convincente e si siede vicino all'amica, mentre il professore di Soria dell'Arte entra in classe. 

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Capitolo 2
*** Scappa, Ronnie. ***


SCAPPA, RONNIE.

Dopo una faticosa giornata passata tra scuola e il lavoro nel negozio di Tommy, Ronnie è finalmente giunta a casa.

Infila svelta la chiave nella serratura, e con fare un po' impacciato apre la porta, ma ciò che si ritrova davanti non è proprio la migliore vista del suo piccolo appartamento disordinato.

Seduto sul divano bianco c'è l'uomo che per dieci anni ha tormentato i suoi sogni, suo padre, che appena la vede si alza e con passo incerto le si avvicina.

'Ronnie, piccola mia, quanto tempo.'
cerca di abbracciarla, ma lei si allontana da lui con un'espressione spaventata.
'Stai lontano da me, mostro.'
il viso segnato da cicatrici di lui cambia espressione, e la carnagione chiara diventa lievemente rossa.
'Come osi trattarmi così, sono tuo padre.' per l'ennesima volta cerca di avvicinarsi a lei, che allunga la mano nella speranza di mantenere le distanze.

'No, io non ho un padre da dieci anni ormai.'
il disprezzo nella voce di Ronnie è quasi palpabile, ma ciò non sembra minimamente ferire il padre, che ancora una volta cerca di annullare le distanze.
'Piccola insolente, non permetterti di trattarmi così.'
con uno scatto veloce afferra la mano della figlia e la stringe forse troppo forte.
Proprio in quel momento, Ronnie riesce a scorgere nell'altra mano una bottiglia di birra.
'Sei appena uscito e già cominci? Mi fai schifo.' ciò sembra adirare ancora di più l'uomo, che aumenta la presa sul suo braccio, ma non per questo lei si scoraggia, e l'espressione sul suo viso trasmette soltanto disprezzo.

'Ti farò pentire di quello che hai detto, bambina maleducata.'

Ma la rossa, aprofittando della sua momentanea distrazione dalla presa sul braccio, si libera e corre veloce giù dalle scale, con lui che, dopo un momento di disorientamento, la segue barcollando leggermente.

'Hai ucciso la mamma, vuoi farlo anche con me? Sei un mostro, non voglio vederti mai più!'
grida continuando a correre fino al portone del palazzo, e uscita da esso riprende la spasmodica corsa lontano da suo padre.
La paura le innonda il viso e le lacrime le bagnano le guance, le mani prendono a tremare senza che neanche se ne accorga. Con la paura che lui le faccia del male come corre più forte che può, senza neanche sapere dove va, sa solo che molto probabilmente non tornerà più a casa sua.

 'Anna sono io Ronnie, ti prego rispondi, ho bisogno di te.' ripete Ronnie all segreteria telefonica ormai per la sesta volta, ma niente da fare, l'amica non risponde al cellulare, e lei è sempre più disperata.
Mentre chiama per la settima volta, si siede su un panchina, in un parco che neanche conosce. I bambini intorno a lei corrono e giocano, chi a nascondino, chi a 'ce l'hai', nessuno è fermo. Qualche cane corre a prendere la palla  che il padrone gli ha lanciato, e proprio uno di essi salta su Ronnie, che spaventata caccia un gridolino acuto.
'Oh, scusalo tanto, è un pasticcione.' una voce maschile interrompe i pensieri della ragazza che è ancora troppo spaventata per capire cosa sta succedendo.

Quando finalmente si tranquillizza posa lo sguardo sul cane che l'ha stravolta, un pastore tedesco grosso quasi quanto lei, la osserva con la lingua di fuori e la pallina vicina alla zampa, e successivamente sul padrone, un ragazzo probabilmente della sua età. Esso ha famigliare, mal la ragazza non riesce proprio a capire chi sia, molto probabilmente l'avrà visto a scuola, si convince.
'Non fa niente, tranquillo.' cerca di sorridere, anche se l'unica cosa che appare sul suo viso è una smorfia che non si avvicina minimamente ad un sorriso.
'Comunque piacere, Derek.' allunga la mano verso lei, che incerta la afferra e ritenta un sorriso, questa volta più convincente.
'Piacere, Ronnie.'
'Come mai sei qui tutta sola, Ronnie?'
la domanda del ragazzo sembra quasi spaventarla, o forse è la risposta che deve dare, che lo fa.
'Ero alla ricerca di un po' di pace.' prova a sembrare convincente, senza riuscirci completamente, ma il ragazzo fa finta di crederle, forse perchè ha notato quanto è scossa. 'E tu?'
'Io faccio una passeggiata con Black, il cane che prima ti ha assalita.'
accenna una risatina, per poi tornare serio e guardare l'orologio che porta al polso. ' Ora però devo andare, è stato un piacere Ronnie.' la saluta con un cenno della mano e corre via insieme al cane.
Ronnie per un momento piomba nel paico, è di nuovo sola e con il buio che comincia ad accentuarsi, ma  lo schermo del cellulare si illumina, e il numero di Anna appare nitido su di esso.

'E' tornato, Anna.'

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