Vodka e amore. di Sorrymusicjunkie (/viewuser.php?uid=91817)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Scappa, Ronnie. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
PROLOGO.
E le mani che
si muovono su e giù, i gesti volgari che si trasformano in
schiaffi, pugni. E l'amore che diventa schifosamente violento, la vodka
che sale su, insieme all'angoscia, le carezze che non risolvono
più i problemi.
Tutto il male represso torna a galla insieme alle lacrime sul viso
sfigurato di lei, insieme alla delusione di una vita passata tra falso
amore e baci insignificanti.
Sorrisi
finti e poche parole per tranquillizzare chi fa sorgere il dubbio sul
suo stato d'animo.
Ronnie cammina tra la folla con un libro in mano e i guns come
sottofondo, a passo svelto si avvicina al portone grigio del liceo
artistico, e come altri cento e passa studenti entra dentro, con una
smorfia che dovrebbe assomigliare ad un sorriso, ma non si avvicina
minimamente ad esso.
'Hei bellezza.' un braccio ossuto le circonda le
spalle, e l'alito di chi s'è appeno tracannato un numero
indefinito di bicchieri di birra le invade il viso.
'Sparisci, Nik.' le mani di Ronnie cercano
inutilmente di allontanare il ragazzo, che barcolla leggermente ma non
molla il corpo minuto di lei.
'Oh, andiamo dolcezza.' e un'atra volta
l'alito di Nik s'insinua tra il profumo della creta presente nel
laboratorio e l'odore di muffa che ha messo le tende da diversi anni
nella scuola.
'Ho detto che devi sparire, Nik, sei ubriaco, come sempre, e
sono solo le 8.00 del mattino.'
'Non è vero, sono sobrio.'
'Nik, lascia stare Ronnie.' Anna si avvicina ai due ragazzi
e porta la rossa con sè, lasciando da solo il ragazzo che
ancora non ha realizzato nulla di quello che è successo.
'Hei Rò, tutto bene? Non farci caso, lo sai che
è sempre la stessa storia.' l'amica le mette le
mani sulle spalle e la scuote leggermente, notando il suo sguardo
assente, ma lei non sembra neanche accorgersene, persa in
chissà quale pensiero.
Le urla rimbombano anche
più delle botte, nella stanza buia di Ronnie, che seduta per
terra si copre le orecchie con le mani, nel tentativo di non sentire.
'Sei solo una troia.'
la voce di suo padre la sente forte e chiara, e sente anche il rumore
dello schiaffo in pieno volto che tira a sua madre. Le lacrime
scivolano sul viso della bambina come semplice acqua.
Per l'ennesima volta i
suo genitori litigano, per l'ennesima volta lui è tornato a
casa ubriaco, e si è preso gioco di lei, che ha passato
tutto il giorno a cercarlo, inutilmente.
E come sempre dalle
parole si è arrivati alle mani, e l'uomo scarica la rabbia
sulla madre di Ronnie, che non ha più la forza per
difendersi, e si lascia colpire dai violenti pugni, fino a cadere a
terra, ma lui non è soddisfatto, e si piega su di lei,
continuando a colpirla ferocemente, mentre anche le grida cessano, come
il suo respiro, come il battito del suo cuore.
Ronnie esce dalla sua
stanza, e se è possibile anche le sue lacrime aumentano alla
vista che trova nel salotto.
Sua madre è
stesa per terra, priva di vita, e il padre è seduto sul
divano, con la bottiglia di vodka in mano, sorride, quasi soddisfatto,
non si rende conto di aver tolto la vita alla donna della suo vita.
'L'hai uccisa
Papà, sei un mostro, è morta, Papà!'
la bambina grida, tira calci e pugni al padre, ma lui non sembra
minimamente colpito da quella scena, e l'unica cosa che riesce a fare
è tirarle uno schiaffo, lei smette di gridare, e corre di
nuovo in camera sua.
La ragazza
scuote il capo, finge un sorriso per nulla convincente e si siede
vicino all'amica, mentre il professore di Soria dell'Arte entra in
classe.
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Capitolo 2 *** Scappa, Ronnie. ***
SCAPPA, RONNIE.
Dopo una faticosa giornata passata tra scuola e il lavoro
nel negozio di Tommy, Ronnie è finalmente giunta a casa.
Infila svelta la chiave nella serratura, e con fare un po' impacciato
apre la porta, ma ciò che si ritrova davanti non
è proprio la migliore vista del suo piccolo appartamento
disordinato.
Seduto sul divano bianco c'è l'uomo che per dieci anni ha
tormentato i suoi sogni, suo padre, che appena la vede si alza e con
passo incerto le si avvicina.
'Ronnie, piccola mia, quanto tempo.' cerca di abbracciarla, ma lei
si allontana da lui con un'espressione spaventata.
'Stai lontano da me, mostro.' il viso segnato da cicatrici
di lui cambia espressione, e la carnagione chiara diventa lievemente
rossa.
'Come
osi trattarmi così, sono tuo padre.' per l'ennesima volta cerca di
avvicinarsi a lei, che allunga la mano nella speranza di mantenere le
distanze.
'No, io non ho un padre da dieci anni ormai.' il disprezzo nella voce di
Ronnie è quasi palpabile, ma ciò non sembra
minimamente ferire il padre, che ancora una volta cerca di annullare le
distanze.
'Piccola insolente, non permetterti di trattarmi
così.' con uno scatto veloce afferra
la mano della figlia e la stringe forse troppo forte.
Proprio in quel momento, Ronnie riesce a scorgere nell'altra mano una
bottiglia di birra. 'Sei
appena uscito e già cominci? Mi fai schifo.' ciò sembra adirare
ancora di più l'uomo, che aumenta la presa sul suo braccio,
ma non per questo lei si scoraggia, e l'espressione sul suo viso
trasmette soltanto disprezzo.
'Ti farò pentire di quello che hai detto, bambina
maleducata.'
Ma la rossa, aprofittando della sua momentanea distrazione dalla presa
sul braccio, si libera e corre veloce giù dalle scale, con
lui che, dopo un momento di disorientamento, la segue barcollando
leggermente.
'Hai ucciso la mamma, vuoi farlo anche con me? Sei un mostro, non
voglio vederti mai più!' grida continuando a correre
fino al portone del palazzo, e uscita da esso riprende la spasmodica
corsa lontano da suo padre.
La paura le innonda il viso e le lacrime le bagnano le guance, le mani
prendono a tremare senza che neanche se ne accorga. Con la paura che
lui le faccia del male come corre più forte che
può, senza neanche sapere dove va, sa solo che molto
probabilmente non tornerà più a casa sua.
'Anna sono io Ronnie, ti prego
rispondi, ho bisogno di te.' ripete Ronnie all segreteria
telefonica ormai per la sesta volta, ma niente da fare, l'amica non
risponde al cellulare, e lei è sempre più
disperata.
Mentre chiama per la
settima volta, si siede su un panchina, in un parco che neanche
conosce. I bambini intorno a lei corrono e giocano, chi a nascondino,
chi a 'ce l'hai', nessuno è fermo. Qualche cane corre a
prendere la palla che il padrone gli ha lanciato, e proprio
uno di essi salta su Ronnie, che spaventata caccia un gridolino acuto.
'Oh, scusalo tanto,
è un pasticcione.' una voce maschile interrompe
i pensieri della ragazza che è ancora troppo spaventata per
capire cosa sta succedendo.
Quando
finalmente si tranquillizza posa lo sguardo sul cane che l'ha
stravolta, un pastore tedesco grosso quasi quanto lei, la osserva con
la lingua di fuori e la pallina vicina alla zampa, e successivamente
sul padrone, un ragazzo probabilmente della sua età. Esso ha
famigliare, mal la ragazza non riesce proprio a capire chi sia, molto
probabilmente l'avrà visto a scuola, si convince.
'Non fa niente,
tranquillo.'
cerca di sorridere, anche se l'unica cosa che appare sul suo viso
è una smorfia che non si avvicina minimamente ad un sorriso.
'Comunque piacere,
Derek.'
allunga la mano verso lei, che incerta la afferra e ritenta un sorriso,
questa volta più convincente. 'Piacere, Ronnie.'
'Come mai sei qui tutta sola, Ronnie?' la domanda del ragazzo sembra
quasi spaventarla, o forse è la risposta che deve dare, che
lo fa.
'Ero alla ricerca di un
po' di pace.'
prova a sembrare convincente, senza riuscirci completamente, ma il
ragazzo fa finta di crederle, forse perchè ha notato quanto
è scossa. 'E
tu?'
'Io faccio una passeggiata con Black, il cane che prima ti ha assalita.' accenna una risatina, per poi
tornare serio e guardare l'orologio che porta al polso. ' Ora però devo
andare, è stato un piacere Ronnie.' la saluta con un cenno della
mano e corre via insieme al cane.
Ronnie per un momento
piomba nel paico, è di nuovo sola e con il buio che comincia
ad accentuarsi, ma lo schermo del cellulare si illumina, e il
numero di Anna appare nitido su di esso.
'E' tornato, Anna.'
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