Cap
Cap.2.
L’intero istituto è in fermento; mi fermo a riflettere. Possibile tanta agitazione per una semplice festa?!
I giorni sono passati alla
velocità della luce ed ora gli ultimi preparativi sono agli sgoccioli. Mio
fratello è stato molto impegnato, mi chiedo come faccia ad occuparsi di tutto ed
a non tralasciare gli allenamenti del suo club sportivo. I ragazzi del
dormitorio lo chiamano l’Instancabile, ho riso quando ho sentito questo
soprannome, ma ora devo ammettere che gli si adatta a perfezione. Spesso lo vedo
camminare per i corridoi concitatamente eppure anche in questi momenti non
perde mai la sua aria austera, capisco perchè piaccia tanto alle ragazze della
scuola, per la prima volta mi accorgo della realtà: mio fratello emana un aurea
d’irraggiungibile perfezione. Strano non me ne sia accorta prima, forse è perché
prima lui era sempre accanto a me mentre ora riesco a vederlo solo quando stanco
rientra in stanza per la notte.
-
Ehi…ehi… bella addormentata…- mi chiama Mark, irrompendo nei miei
pensieri - …cosa fai impalata nel corridoio.
-
Ah…nulla ero solo soprappensiero.
-
Sei sola… e Nora ?
-
Credo sia in giro con le ragazze del dormitorio.
-
E tu perchè non sei con loro ?!
-
Ecco…io...
-
Uhm….. comunque ora sei libera, no ?
-
Eh…si.
-
Bene ... questa è una insperata fortuna per me…vieni – aggiunse con tono
eccitato afferrandomi per trascinarmi via.
Prendiamo il primo filobus per il centro cittadino, Mark
canticchia una canzoncina per tutto il percorso, non ha voluto dire dove mi sta
conducendo ma sembra felice ed anch’io lo sono, cambiare aria mi farà di certo
bene.
-
Mark , non ci saranno problemi, ora avremmo dovuto essere a lezione.-
affermo fissando l’orologio.
-
Ah…se per quello non farti problemi, chi vuoi si accorga della nostra
assenza, e poi…- gridò alzando i pugni in segno di sfida- …quel maledetto
professore è l’unico che si ostina con le sue stupide lezioni, lo sanno tutti
che le feste sono feste.
-
Ehm…ma…non è una vera festa…
-
Scusa…?!- chiese il giovane protraendosi verso di me.
-
Ah…oh…nulla… non ho detto nulla.
Mark avvolte faceva realmente paura, a rifletterci era la
prima volta che io e lui uscivamo da soli, forse se qualcuno ci avesse visto
avrebbe pensato ad un qualche appuntamento, a tale pensiero mi sentii arrossire.
-
Ehi…- mi chiese- cosa hai …sembri accaldata…
-
Non è nulla – affermai sbiancando di colpo.
-
Strano hai di nuovo cambiato colore…ah…la fermata presto scendiamo…
-
Si...
-
Bene…siamo in tempo – affermò una volta giunti a destinazione.
Io dal canto mio rimasi sconvolta.
-
Una mostra di pittura moderna…- riuscii solo a bofonchiare, prima che il
ragazzo mi trascinasse dentro con irruenza.
Man mano che penetrammo nei vari ambienti vedevo il volto
di Mark risplendere sempre di più, tutto intorno a lui lo suggestionava ed
emozionava, rimaneva incantato per lunghi attimi di fronte ad ogni nuova opera
che avvistava per poi spiegarmela nei minimi dettagli. Senza rendercene conto
passammo l’intero pomeriggio in quel luogo, mirando e rimirando le opere più
varie.
-
E’ stato fantastico.- esclamai una volta tornati al dormitorio.
-
Sono felice ti sia piaciuto…oggi era l’ultimo giorno prima della chiusura
ed io volevo assolutamente andarci.
-
Ma come mai hai atteso l’ultimo giorno…
-
A dire il vero c’ero già andato…
-
Eh?...
-
Tutti i giorni da quando ha aperto.- affermò incrociando le braccia
dietro la nuca.
-
Incredibile.
-
Dici…
-
Non avrei mai creduto amassi questo genere di cose.
-
Non ti sembro abbastanza intelligente…?!- chiese sarcastico.
-
No, non sembri abbastanza serio.
-
Uhm…comunque vedo di essere riuscito almeno nel mio scopo…
-
Eh…?
-
…In un modo o nell’altro sono riuscito a farti ridere…
-
....
-
Da quando tuo fratello è impegnato con la festa hai sempre un’aria così
imbronciata, devo dire che cominciavi a darmi sui nervi…
-
Cosa…?
-
Che vuoi farci odio i musoni…
-
I…io ti ammazzo- gridai avvitandogli un pugno nella schiena, mentre lui
svicolava sfuggendo più in là.
-
Ehi, voi due!...- ci interrupe una voce conosciuta- …cosa state
combinando?
-
Fratellino.- lo salutai vedendolo avvicinarsi.
-
Oh è giunto l’impegnatissimo vicepresidente…meglio che vada prima di
subire una delle sue solite noiosissime ramanzine….a domani- continuo
allontanandosi.
-
Ma dove la trova tutta quella energia- chiese Remy.
-
Sei stanco?- gli chiesi preoccupata.
-
Un po’, ma siamo riusciti ad ultimare tutti i preparativi per domani…
-
Sono contenta.
-
…scusa ti ho lasciata sola in questi giorni…
-
Non importa.
-
Tu…sei …...incredibile.
-
……
-
Per domani hai già un cavaliere?!
-
Eh? No io…non credevo occorresse.
-
Bene allora mi accollerò io tale ruolo.
-
Ma fratellino sei sicuro…
-
Certo e poi non avrei permesso a nessun altro di accompagnarti alla
festa.
-
Però io …
-
Cosa c’è…non vuoi ti accompagni …forse preferisci la presenza di Mark…
-
No…- mi sbrigai a controbattere- …è che io … ecco non so…
-
Si…?!
-
Io non so ballare.
-
Ah…Ah…Ah…
-
Non ridere- chiesi imbarazzata.
-
Scusa…- mi rispose lui tra una risata e l’altra - …sono scortese ma…mi
dispiace … - affermò e poi aggiunse divenendo serio per qualche istante-
…comunque non occorre che tu sappia ballare ci sarò io con te…sarai con tuo
fratello perciò non devi farti problemi e poi ti dirò un segreto neanche io sono
molto bravo nel ballo.
-
……
In un modo o nell’altro quel fratello così carismatico,
quel ragazzo perpetuamente gentile riusciva sempre a lasciarmi priva di parole.
Cenammo insieme come prima dello stress degli ultimi giorni degustando
abbondanti porzioni di tagliolini cinesi, ridendo dei rispettivi racconti degli
avvenimenti della giornata, per poi crollare in fine addormentati sul mio letto.
Che bel calduccio penso nel risvegliarmi, apro lentamente
gli occhi, intravedo qualcosa.
-
Buon giorno.
Un limpido sguardo azzurro mi invade mentre un delicato
sorriso mi saluta candido.
-
A…azzurro …- balbetto ancora assopita.
-
Prenderai freddo- si preoccupa mio fratello coprendomi con il lembo di
coperta spostatosi dal mio corpo.
-
Bu…buongiorno- quasi grido sedendomi di scatto nell’accorgermi
dell’accaduto.
La risposta di Remy è
immediata, prima che io possa rendermi conto di nulla mi afferra le spalle
cingendomi saldamente per poi accostarmi al suo fianco. Le sue braccia sono
ancora attorno a me quando comincia a parlare.
-
Non alzarti…- quasi mi supplica.
-
Ma…
-
E’ bello…è bello stare così…era da tanto che lo desideravo…
-
I…io…- balbettai.
-
…Da bambini era sempre così… ogni mattina quando mi svegliavo tu eri
lì…accanto a me…sempre…poi te ne sei andata ed io… quando mi svegliavo ero
solo…c’era freddo e silenzio…
-
…….
-
…Io…scusa non siamo più bambini…ti ho imbarazzata…- aggiunse infine
lasciandomi per allontanarsi.
-
No…- gridai afferrando le sue mani- … anche a me è mancato…
Remy ridiscese nel letto lasciando che le mie mani
scaldassero le sue, i suoi occhi non erano più su di me, guardava lontano.
-
E’ bello…- affermai- …è davvero bello questo calduccio.
Gli occhi di Remy tornarono su di me, il loro sguardo era
dolce, per un attimo mi era sembrato di vederlo quel Remy bambino, solo nel suo
lettino vuoto.
-
Restiamo così solo un po’…ancora un po’- aggiunse serrando le palpebre,
lo imitai per ricadere in un dolce sonno ristorante.
Già nel tardo pomeriggio gli abitanti dei due dormitoti
avevano cominciato ad impazzire, un vociare irrequieto si espandeva per i
corridoi, a pranzo la mensa era stata una concitata discussione tra vari gruppi.
Tutti attendevano l’immane serata. Avevo trascorso l’intera giornata in camera
di Nora nella selezione dell’abito più adatto, l’elettricità era nell’aria.
Ripensai all’Italia, le nostre feste erano diverse, ma in fondo c’era qualcosa
di molto simile in tutta quella attesa. Le ragazze erano tutte ormai pronte
quando mi accomiatai da loro. Al mio rientro in stanza non vi trovai nessuno,
mio fratello doveva essere corso nei giardini della scuola per accettarsi che
tutto fosse in ordine a partire dal traballante palco che tanti problemi aveva
dato in quei giorni per la sua costruzione e stabilità.
Scelsi un vestito dall’armadio, era un abito semplice dalla
ampia gonna rigonfia di un leggero strato di tulle, mi era stato regalato solo
l’anno prima eppure quel giorno era ormai così lontano, sembrava così lontano,
scrollai la testa, il passato è passato rammentai. Decisi di truccarmi, era da
tanto che non lo facevo, presi un rossetto tenue dalla mia beauty, lo passai
sulle mie labbra, ero pronta. Decisi di uscire per raggiungere gli altri in
giardino, stavo afferrando la maniglia quando la porta si aprii sbattendomi in
faccia.
-
Lara!...- gridò Remy entrando.
-
Ah…- piagnucolai tenendomi il volto tra le mani.
-
…Mi dispiace fa vedere…- chiese sconvolto mio fratello allontanando le
mie mani per guardare meglio.
-
Non è nulla- affermai .
-
Uhm…hai la fronte arrossata.
-
Ah…è uno sciocchezza non fa neanche male ma, tu perché sei qui…
-
Sono venuto a prenderti .
-
Eh?
-
Sono il tuo cavaliere lo hai già scordato.
-
Ah no, no di certo.
-
Non c’è bisogno che ti agiti.
-
Non sono agitata.
-
Ti stai arrabbiando.
-
Non è vero.
-
Ehi voi due andiamo.- ci richiamò all’ordine Mark sopraggiungendo.
-
Andiamo?- chiese allora mio fratello porgendomi il braccio.
-
Si. – risposi afferrandolo.
La musica era già iniziata quando arrivammo sul luogo, in
molti tra chiacchiere e risate danzavano accarezzati da un dolce venticello.
-
Vuoi?...- chiese Remy porgendomi il palmo della mano.
-
Eh?...
-
…ballare…vuoi ballare…
-
I…io…
-
Stupida !- intervenne acido Mark.
-
Come ?
-
Dai vieni.- mi afferrò Remy trascinandomi sulla pista.
Fu allora che delicatamente mio fratello circondò il mio
corpo con il suo, conducendo i miei movimenti tramite i suoi nel vortice delle
danze. Lentamente le mie paure sparirono, lasciando strada ad una gioia semplice
e cristallina, danzavamo come bambini senza badare ai passi quanto all’euforia
della musica, più volte il mio cavaliere mi lanciò in mirabolanti piroette. Più
in là tra un passo e l’altro Mark distoglieva la sua attenzione dalle
chiacchiere con i suoi amici per fischiarci e commentare il nostro buffo
dondolare. Una voce, un membro del consiglio studentesco si avvicina agitato,
hanno bisogno di Remy, e i due si allontanano insieme.
-
Siamo rimasti soli - commenta Mark raggiungendomi .
-
Già. – confermo.
-
Hai sete?.
-
Si.
-
Allora aspetta qui, torno tra un attimo.
-
Si.
-
Ehi…sbaglio o sei un po’ ripetitiva oggi?!- chiese sarcastico il ragazzo
allontanandosi.
-
Tu…- riuscii solo a gridare prima di essere interrotta.
-
Ok…ok . Concluse ormai di spalle.
Un po’ stizzita rimasi immobile ad attendere il suo ritorno
mentre un brivido mi percorse la schiena, quello era il segnale evidente
dell’irrigidirsi del clima notturno. Lanciai uno sguardo verso il punto in cui
Mark era sparito, lo vidi, era totalmente circondato da giovani ragazze
ululanti. Non sapevo piacesse tanto, pensai. Un nuovo brivido mi raggelò, mi
decisi a tornare in camera per indossare una maglietta più calda. Percorsi
lestamente i lunghi corridoi dell’Istituto, il silenzio che vi regnava aveva
qualcosa di innaturale, ed io odiavo il silenzio. Era sotto il suo dominio che i
fantasmi del passato tornavano a farmi visita, ed anche quella volta stava
accadendo, scrollai il capo, non volevo rammentare, no non adesso pregai, ma era
tardi. Un tremolio ritmico prese ad invadere quelle mani che fino a poco prima
avevano stretto quelle di mio fratello, lentamente le porsi davanti al mio
volto pregandole di fermarsi, fu un attimo ma bastò, lo vidi, quel colore rosso
cangiante le ricopriva ancora . Il mio corpo si irrigidì fino a cristallizzare
ogni mio senso. Un colpo, un dolore netto, lancinante, la spalla duole, qualcuno
correndo la urta, per poi cadere a terra, alle mie spalle. Delle voci stridono
nell’aria tersa, la figura si rialza scappa verso le scale che danno al
terrazzo, le voci si avvicinano. Sono due ragazze del primo anno, le vedo
scivolare in un altro corridoio, riconosco una di loro, c’era anche lei la sera
in cui fui minacciata. La sua figura mi inquieta, mi volto verso le scale, il
silenzio torna a dominare l’intero ambiente. Il mio corpo lentamente prende a
muoversi, sono piccoli passi i primi che faccio, ma i secondi sono rapidi sempre
più rapidi. Cosa mi accade ho paura, come quel giorno, come in quel attimo. Apro
di forza la porta del terrazzo, la vedo, se ne sta immobile in piedi sul ciglio
del parapetto. Deve aver sentito la porta sbattere, si volta, mi vede.
-
Vattene!- grida.
-
……
Mi manca il respiro, la gola mi brucia, tento di
avvicinarmi.
-
Smettila non avvicinarti !...
-
No…- le rispondo alzando il mio sguardo verso il suo, senza arrestare il
passo.
-
Ma tu cosa vuoi….tu….- chiede turbata.
-
Voglio sapere cosa stai facendo?...- le chiedo ormai accanto al
parapetto.
-
Non lo vedi da sola?!... – risponde.
-
P…perché?...
-
Io…
-
Quelle ragazze…prima…ti hanno fatto qualcosa…
-
Tu come fai…
-
Le ho viste prima e …anche tempo fa…erano loro, dietro la vecchia
palestra…
-
Ci hai viste…
-
Ah…non volevo…ero nel magazzino e…
-
Basta…non mi interessa sparisci !…
-
Io…me ne vado solo se vieni via con me.- affermai attaccandomi alla
parete.
-
.… Ah…ed adesso cosa fai.
-
Eh?...mi arrampico, non vedi ?- dissi ergendomi sul muretto.
-
Aspetta … - gridò allungando una mano come ad afferrarmi -… sta attenta…
-
Grazie…
-
Eh?
-
Ti preoccupi per me…grazie.
-
Io…non…- balbettò lei ritirando la mano.
-
Sei gentile….
-
……
-
…Tu davvero…davvero vuoi morire ?…- le chiesi guardando la terra lontana-
…davvero credi sia l’unica soluzione possibile?
-
…E’ …inutile… è inutile che te ne parli tu non puoi…non puoi capire…ed
ora lasciami in pace!
-
Secondo te non posso…- quasi sussurrai abbassando lo sguardo per poi
voltarmi e prendere a camminare per il parapetto come un’equilibrista .
-
Smettila…- gridò ancora lei, mentre dalle scale due orecchie non viste ci
spiavano - …sei impazzita.
-
Hai paura che io cada…hai paura che io muoia…?
-
I…io…
-
Hai paura della morte?- aggiunsi infine voltandomi a fissarla.
-
……
-
Se vuoi che mi fermi…- le dissi portandomi al suo fianco- …dimmi perché…
-
Perché cosa ?
-
Perché sei qui ora…
-
Tu…a cosa ti serve saperlo…non mi conosci neanche…
-
E tu …vuoi buttarti, no?…vuoi morire, no?…e allora che differenza fa se
qualcuno ne conosce il motivo ?...le cose non cambiano, no?...
-
Quelle ragazze…io non sono come loro…non sono come te…
-
……
-
Quelle ragazze hanno detto di essere mie amiche…hanno detto che gli
piacevo…dicevano di volermi aiutare…di voler essere gentili con una come me…una
disadattata… una che non vale nulla …io sono qui con una borsa di studio…la mia
è una famiglia povera ed io…per loro non sono che un peso…anche per loro non
sono che un fastidio….
-
Lo credi davvero ?...
-
…la mia gamba…io…non posso lavorare …non posso aiutare la mia famiglia…
io sono solo una povera storpia…anche quelle ragazze … hanno rinunciato con me …
sono lenta…maldestra…non riesco a fare ciò che mi chiedono…non riesco a
diventare loro amica…
-
Quella non è amicizia…non sei tu ad essere sbagliata ma loro…
-
No sono io ad essere un peso…loro prima lo hanno detto…ma se io sparissi
a nessuno mancherei…nessuno dovrebbe più preoccuparsi di me…nessuno…
-
Io…continuerei a farlo… e anche la tua famiglia…
-
……
-
…tu dici di non valere niente …però sei qui in una delle scuole migliori
dell’Inghilterra con una borsa di studio…questo non è, non valere niente …e
poi…hai detto di essere diversa da me…è vero…sei diversa…io non sono qui per
miei meriti ma solo per il nome che porto ed anche quelle ragazze…
-
Tu non capisci…
-
Vuoi ancora morire…anche sapendo ciò, non trovi un motivo per cui
vivere…un motivo per cui rialzarti…- continuai a dire mentre la mia
interlocutrice aveva preso a piangere.
-
Un motivo…?
-
Arrivare a desiderare la morte è facile…smettere di desiderarla è
difficile…
-
Tu cosa ne vuoi saperne, sei bella, ricca, hai l’amore di un fratello
stupendo…tu…
-
Io…- pronunciai scandendo ogni sillaba mentre lentamente mi voltavo a
fissarla - … c’è stato un tempo in cui desideravo morire…l’ho desiderato così
tanto da non pensare ad altro…
-
……
-
… a causa mia, per colpa di una persona insignificante come me …un’altra
persona aveva perso la vita…una persona meravigliosa…lei…lei era come il sole
per chiunque la incontrasse lei era il sole ed io lo avevo spento…
-
Ma tu… sorridi sempre…da quando sei qui tu… sorridi sempre…non puoi aver
pensato di…
-
…E’ perché l’ho trovato, il motivo per rialzarmi… io l’ ho trovato…
quando qualcuno mi ha teso la mano … quando qualcuno mi ha detto non
lasciarmi…ed adesso sono io a chiederlo a te…- dissi porgendole la mano- … ti
prego non lasciarmi…
-
Tu non hai bisogno di me…
-
Io non voglio vedere più nessuno morire davanti ai mie occhi, non voglio
più essere abbandonata…
-
……
-
…e poi tu… mi piaci davvero… per ciò vorrei sul serio esserti amica…se tu
lo vuoi…
-
……
Tremando la sua mano si avvicina alla mia, l’afferra, la
stringe, calde lacrime ci bagnano.
-
Grazie- le sussurro, non mi risponde le lacrime le ricoprono il volto,
riprendo la parola:
-
- Senti che ne dici di tornare con i piedi per terra…comincio ad avere
qualche capogiro.
-
S…si.
Mano nella mano scendiamo le scale, lo zoppicare della mia
nuova amica è visibile ma non evidente come lei crede, decidiamo di non tornare
alla festa c’è troppa confusione. Restiamo a parlare a lungo sulla tromba delle
scalinate, accompagno Trecy nel dormitorio, la sua stanza è davvero piccola, una
singola con un mini bagno, sommersa di libri. La saluto torno nel mio alloggio,
i corridoi cominciano a rianimarsi ma la festa non deve ancora essere finita.
Controllo la camera ma mio fratello non è ancora ritornato, ritorno in giardino,
le danze sono ancora nel vivo. Cerco in giro non lo trovo. Anche Mark sembra
scomparso, fa freddo ho scordato la maglietta. Penso di andarmene ma qualcuno mi
ferma. E’ un ragazzo del terzo anno, mi chiede di ballare. Cerco di rifiutare
gentilmente, insiste trattenendomi, dopo aver appoggiato le sue mani sulle mie
spalle. Comincio a sentirmi a disagio, dico di aver sonno, gli chiedo di
lasciarmi andare.
-
Dai non fare la ritrosa, ti sto chiedendo solo un ballo, cosa ti costa ?
-
Ma i…io.
-
Lasciala stare!- intervenne un atro ragazzo vista la mia evidente
agitazione- non vedi che non vuole.
-
Pablo !- esclamo felice.
-
E tu che vuoi, non vedi che stiamo parlando?!
-
Be a me più che altro sembra che tu la stia importunando...- dichiarò
acido Pablo per poi voltarsi verso di me - …vieni ti riaccompagno in stanza.
-
Aspetta amico…non crederai di fregarmela, ho aspettato tanto che quella
palla al piede di suo fratello la molasse un attimo ed ora arrivi tu…
Un tonfo, un pugno diretto nello stomaco, il tizio
inopportuno è a terra.
-
Io…non sono tuo amico- affermò Pablo scagliando il colpo e poi continuò
verso di me : - su andiamo ti accompagno, prima che qualcun altro cominci a fare
lo scemo.
-
Eh?- sussurrai ancora inebetita
-
Allora vieni?!
-
S…si!
Percorrerò la strada in silenzio ed in silenzio mi salutò
di fronte alla mia stanza.
-
Grazie. – gli sussurrai soltanto e lui: - Non c’è di che piuttosto sta
più attenta la prossima volta, sei molto ambita da queste parti.
-
Eh?
-
Ah…AH…Ah…sei adorabile…notte Lara Lance.
-
……
Rossa come un peperone rientrai finalmente in possesso del
mio letto, sul quale crollai esausta. Quella era stata una giornata piena di
emozioni, per un attimo i pensieri mi assalgono, fisso le mie mani ricordando
quanto ho detto prima a Trecy, si io non sono sola, io vivrò fin che continuerà
a stringere questa mano. Un rumore di chiavi, Remy è tornato, entra
silenziosamente, lo saluto.
-
Fratellino- lo chiamo sorridendogli.
-
Sei ancora sveglia.
-
Si…ti aspettavo.
-
Scusami ti ho di nuovo lasciata sola…
-
No, io non ero sola…perchè noi due l’abbiamo promesso…
-
Si hai ragione.- mi salutò lui accarezzandomi i capelli più dolcemente di
quanto non avesse mai fatto.
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