I guerrieri del mondo emerso.

di Puck nineseven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1) Volo sul Saar ***
Capitolo 2: *** #2) Capelli color oceano ***
Capitolo 3: *** #3)Attacco ***
Capitolo 4: *** #4) In occhi così belli non dovrebbero esserci lacrime ***
Capitolo 5: *** #5) Riunioni di famiglia ***
Capitolo 6: *** #6) Il sogno dell'elfo. ***



Capitolo 1
*** #1) Volo sul Saar ***


Due elfi, identici. Neanche gli incessanti battiti delle ali e il suono delle correnti del Saar riescono a coprire le loro chiacchiere. Stavano facendo una gara, chi per primo arrivava nel mondo emerso. Era un gioco stupido, proibito, eccitante per i due cavalieri. < Io vedo già una striscia di terra. Mi sa che vinco io anche stavolta, donnicciuola! > < E no! voglio la rivincita. > < Continua a sperarci. > E poi, colpevole la distrazione o l'animo piccato, il più giovane dei due perde stabilità in grappa al suo drago. A nulla servono le ardite manovre e le urla del fratello. L'elfo cade in acqua, inguittito per sempre dai flutti del Saar.
Midien si riscosse. Ci pensava spesso a quell'episodio, da quando aveva messo piede nel mondo emerso, nonostante avesse posto sotto il controllo elfico tutte le terre baciate dal Saar, la terra del fuoco e anche una parte di quella della notte. Ancora di più da quando gli avevano detto che suo fratello Mizar era sopravvissuto al Saar, si era fatto una famiglia per poi morire nel crollo di un fienile nella terra della notte, lasciando una figlia, da qualche parte. Un romure di passi alle sue spalle, era una delle sue spie. Un essere viscido ma assolutamente servile e fedele. < Mio signore- dice inchinandosi frettolosamente- abbiamo trovato la ragazza che cercavate. Abita nella terra della notte, in una casa isolata piuttosto vicina al fronte, con un ex cavaliere che la sta addestrando. > Quindi ecco trovata una risposta alle sue domande. < Quanti anni ha? > chiese il sovrano. < Non più di sedici, ma pare che ne dimostri diversi di meno.- i calcoli coincidevano perfettamente, contando che suo fratello era scomparso quasi da venta anni- Altre voci ci rivelano che è piuttosto propensa all'arte del combattimento. > "Ha preso da Mizar senza dubbio" passò per la mente di Midien. Fece per andarse, doveva pensare, a che cosa fare della ragazza. < Aspetta- disse girandosi verso la spia- manda alcuni uomini, due o tre o quanti preferisci. Del cavaliere fate quello che volete, uccidetelo, lasciatelo libero. Ma la ragazza portatemela qui, viva, non osate toccarla con un dito. > E se ne andò, lasciando la spia interdetta sui bastioni. Sapeva quanto era allettante la prospettiva di una giovane da catturare, per un uomo del genere.

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Capitolo 2
*** #2) Capelli color oceano ***


Fragore di spade, l'unico suono che inebria l'aria della radura. Una lama passa ad un soffio dal collo di Jen, un pugnale nascosto, da quando in qua si usavano quei trucchetti? < Non credevo che ti abbassassi a certi livelli? > Disse la ragazza rialzando la testa. < E' solo per dirti di non abbassare la guardia. >, rispose l'uomo. Sessanta anni suonati ed ha ancora il fisico e la voglia di insegnare ad una ribelle ragazza dai capelli color oceano. < Forse dovresti anche metterla in pratica tutta questa saggezza. > Con un rapido gioco di gambe riuscì ad atterrare egregiamente il maestro, per poi buttarsi sull'erba accanto a lui. < Va bene hai vinto tu stavolta. > Le parole sono spezzate, ha il fiatone. < Non credi di essere troppo vecchio per duellare con una ragazzina. > Sean non risponde si limita a fissare l'oscuro cielo diurno della terra della notte. < Theenar volendo, vivere un altro po' non mi dispiacerebbe. > Poi ritorna a guardare il cielo. < A proposito di Theenar Non mi giungono buone notizie da Narbet, ieri hanno linciato gli ultimi fratelli della folgore che sono rimasti in città. La paura sta dilagando come un morbo, più gli elfi si avvicinano più dilaga il terrore. > Si ferma, una piccola rughetta si è formata sulla sua fronte. Jen la conosce quell'espressione, è preoccupato, lo è quasi sempre da quando gli elfi hanno passato il confine della terra della notte. < Credi che dovremmo andarcene? Dopotutto siamo molto vicini al confine..... >. < Non credo che servirebbe a molto, Jen. Anche nella terra della sole la storia è la stessa. Più che altro eviterei di indissare casacche senza maniche. > Jen porta instintivamente gli occhi al braccio destro. Una serie di rune sono tatuate sulla pelle pallida, è una preghiera a Theenar, gliel'ha scritta suo padre quando era solo una bambina. La prova evidente delle sue origini.
Jen si specchia timidamente nell'acqua del laghetto. Sa cosa vi vedrà un volto diafano, incorniciato da una zazzera di capelli blu, che lasciano intravedere le punte delle orecchie. Vi è poco di femminile in lei, il corpo è nervoso ed esile, solo i muscoli ben allenati separano le ossa dalla pelle. Sembra più un ragazzino che una sedicenne. Si lascia cadere lentamente nell'acqua. Silenzio. Nessun suono. I capelli blu le danzano intorno alla testa. Sul fondo non vi sono che pietre e alghe luminescenti. E' vuota, la preoccupazione svanisce. E' così bello stare lì, come un peso morto.

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Capitolo 3
*** #3)Attacco ***


Un piccolo momento di intimità.
Una sera come tante, di quelle Jen ha oramai perso il conto. Una monotonia che ancora non la stanca, anzi le piace sempre di più. Sean è seduto accanto al camino, e la guarda con l'inflessibilità di un maesto mista all'amore di un padre. Sean è fiero di lei. E' consapevole di averla cresciuta nel migliore dei modi. E' felice di essere riuscito a rimpiazzare suo padre, ma si stupisce della cinicità di quel pensiero. Nessuno può essere in grado di sostituire Mizar nel cuore di Jen, nemmeno lui. Anche lei lo guarda, cerca una parola di approvazione che esca dalla bocca di Sean.
Poi qualcosa si spezza. Colpi forti, violenti alla porta. Chiunque sia, non deve avere di certo buone intenzioni. Sean lo sa, vogliono lei. < Jen nasconditi, presto! > Apre con mani tremanti la botola. < Sean, cosa sta succedendo? Vai prima tu, per piacere, non sarai in grado di affrantarli. >, quasi urla mentre sente un groppo alla gola. Non può lasciarlo solo, non può. Ma lui è inflessibile, < Qualsiasi cosa accadrà rimani lì sotto. > Le dice, prima di chiudere la botola, un attimo prima che la porta ceda e tre uomini, o meglio elfi, piombino in casa. Lei vede tutto da una fessura, vede Sean mentire, dire che è scappata. Lo vede morire, senza un lamento, trapassato da una spada. Jen non vuole uscire, nemmeno quando gli elfi se ne vanno. E nel silenzio piange. Sean è morto, tutto è finito, crollato.

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Capitolo 4
*** #4) In occhi così belli non dovrebbero esserci lacrime ***


La bambina corre nella notte. Continua ad inciampare. Ha gli occhi offuscati dalle lacrime. La situazione a casa sua è diventata insostenibile dopo la morte di suo padre. I divieti si sono moltiplicati. Prima la spada e ora i libri. Sua madre non riteneva i libri del defunto marito adatti ad una bambina di sette anni. Forse è vero. Ma lei è una ribelle, lei si sente come Nihal, ed ha urlato < Papà me lo avrebbe lasciato fare! >, prima di scappare via. Ma ormai lo sa che suo padre non c'è più, ormai sa che il tempo delle spade e delle leggende è finito. Ed ora la piccola corre, con le lacrime agli occhi e i capelli blu tutti scarmigliati. Inciampa per l'ennesima volta, ma non si rialza, non vuole farlo. Si rannicchia e comincia a piangere. Non sa quanto tempo passa, forse un'ora, forse una manciata di minuti, oppure nemmeno un secondo. Quando rialza gli occhi è solo perchè qualcosa la sfiora gentilmente su una spalla. Ha paura che possa essere sua madre, ma quella mano è troppo gentile per essere la sua. Invece è un uomo, anziano ma ancora piuttosto atletico. Ha lo sguardo vagamente malinconico, lei sa che può capirla. < Non fare così piccola- le dice dolcemente, asciugandole il viso rigato dal pianto- in occhi così belli non dovrebbero esserci lacrime. >

Freddo. Dolore. Sean è morto. Lei ora è sola.
< Addestrami. > Aveva detto con una sicurezza che credeva di non avere. Stavolta sa che non ci tornerà più a casa. Ha tredici anni e già non ne può più della sua famiglia. Negli occhi dell'uomo, non vi è che pura indecisione. In fondo è solo una ragazzina, alla sua età si cambiano spesso idee, pensa lui. Ma nella voce della giovane c'è una palese nota di intraprendenza. < Addestrami, ti prego! >

Ha paura, è forse questa la sensazione che sente? O forse è solo desolazione, come quella che si respira nella foresta morta. Un rumore, secco, come un ramo che si spezza le fa tirare fuori la spada. Tra le carcasse di quelli che dovevano essere stati alberi i suoni e le ombre si confondono. Tira colpi a caso, non sa quello che sta facendo, come quando tirava fendenti contro gli arbusti da bambina. Altri rumori, altra paura. Forse l'hanno raggiunta.... Il colpo alla testa arriva all'improvviso. Spegnendo del tutto quel panorama già fin troppo buio.

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Capitolo 5
*** #5) Riunioni di famiglia ***


Laodamea era diversa da come Jen l'aveva sempre immaginata. Nei libri aveva letto di uomini e ninfe, le figlie predilette della natura, vivere in quella città splendida. Sapeva di un palazzo reale costruito dentro ad una cascata. Eppure ovunque volgesse lo sguardo non vedeva altro che pura desolazione, segno distintivo del passaggio degli elfi. Per le strade non vedeva altro che bancarelle semivuote e uomini scarni, i bambini invece non giocavano allegri ma giravano come fantasmi dalle guance scavate. E delle ninfe nessuna traccia. Persino il sole, che Jen aveva sempre sognato luminoso e abbagliante, sembrava spento, coperto dalle nubi della guerra. Solo il palazzo conservava lo splendore di un tempo, ma anche lì il via vai dei soldati sembrava inarrestabile. Che avevano fatto gli elfi a Laodamea? Jen spostava lo sguardo in mezzo a quella desolazione e sentì pian piano una malinconia straziante crescerle dentro.
Ancora frastornata Jen percorse i corridoi del palazzo, scortata da uno degli uomini che l'avevano rapita. Che ci faceva lì? Sapeva che lì vi viveva temporaneamente il despota elfico, ma che interesse poteva avere per lui? Dopo diversi minuti l'elfo si fermò davanti ad una stanza, strano non sembrava essere la porta di una prigione, pareva di più un'infermaria. gridò e la sua voce viscida rimbombò per il corridoio. Una giovane donna sbucò da dietro un angolo, Jen la osservò attentamente, era dunque così una ninfa? Aveva lunghi e fluenti capelli d'acqua e lei stessa pareva una creatura leggera e impalpabile, nei suoi occhi vi era però la luce triste di chi non è libero. "Ecco che ne hanno fatto di loro, schiave" pensò, mentre l'uomo ordinava istruzioni alla ninfa. Jen la guardò nuovamente, mentre la ninfa non osò alzare lo sguardo o spiccicare una parola, neppure mentre le medicava abilmente la ferita sul collo. Quando ebbe finito la mezzelfa non desiderava altro che dormire ma lo stessa uomo che l'aveva rapita venne a riprenderla dopo poco. E di nuovo un dedalo infinito di corridoi che le parevano tutti uguali. Si fermarono in quella che Jen riconobbe come il salone delle udienze, un tempo sede del consiglio, eppure solo un misero filo d'acqua scorreva sul suo tetto trasparente, altro che la cascata delle leggende. Fece appena in tempo a notare una schiera di ninfe in catene, prima che l'uoma la spingesse a terra.
< Inchinati stupida! > a quanto pare non riusciva a far altro che urlare ordini.
< Suvvia Lays, non c'è bisogno di essere così brutali, in fondo non è certo una sgualdrinella qualsiasi. > Jen alzò un poco la testa. A parlare era un uomo seduto su un trono. Rimase atterrita a fissarlo, era uguale a suo padre, non dimostrava più di trent'anni ma ne doveva averne molti di più, aveva gli stessi capelli verde scuro, le stesse orecchie a punta e gli stessi occhi viola, solo che in questi non vi si leggeva altro che una luce folle. < Se non sbaglio io e te abbiamo molte cose di cui parlare, Jen, ti chiamo così giusto? >

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Capitolo 6
*** #6) Il sogno dell'elfo. ***


Erak  Maar. Il mondo emerso. La terra da cui erano stati scacciati. Dopo la grande sconfitta, gli elfi non agognavano più un posto nella terra dei loro antenati. In seguito alla caduta di Kryss, gli accordi di pace avevano permesso agli elfi di rimanere nel mondo emerso. La cosa avrebbe dovuto evitare scontri, ma tra i due popoli i rancori erano troppi. Come si poteva vivere fianco a fianco con coloro che aveva cercato di sterminare il tuo popolo? Anche dopo settant'anni nessuno aveva mai tentato di invadere di nuovo il mondo emerso. Gli elfi non avevano più radici in quella terra, tutto ciò che conoscevano era nelle terre ignote e di certo con la situazione politica di quegli anni una nuova guerra sarebbe stata insostenibile. Il sovrano era stato scelto tra i membri della nobiltà, ma non ci si poteva definire in pace. Lotte fratricide sconquassavano le terre ignote, complotti, ribellioni e omicidi erano all'ordine del giorno. Ma quando Midien salì al potere le cose cambiarono. Certo il mondo emerso era stato nuovamente invaso, i giovano sono strappati alle famiglie per morire al fronte. Ma questo è il prezzo imposto per la tranquillità.

Jen era confusa. Come mai le stava raccontando ciò che era successo dopo la caduta di Kryss? Cosa voleva quell'uomo da lei? Era davvero lui Midien il terribile? "La grande sconfitta rappresenta una macchia nella storia degli elfi. Non mi interessano le terre. Ma il mio popolo ha sofferto la sconfitta e l'umiliazione che deriva da essa. Il mio dovere di re è quello di cancellare tutto ciò che può nuocere."
Jen non riusciva più a trattenere la rabbia e scattò in piedi, tra il mormorio stranito dei presenti. "E' per il vostro popolo che distreggete ogni cosa che incontrate? Che abbattete foreste? Che uccidete giovano innocenti?- Senza renderse conto aveva cominciato a gridare- E' sempre per il vostro popolo che avete ucciso il mio maestro e che mi avete portata qui? Che razz.....  " Due guardie l'afferrarono per le braccia. Avrebbe voluto divincolarsi ma oramai il suo corpo era senza alcuna forza. Vide il re venire verso di lei. "Avevo visto giusto allora. Pensare che per un attimo avevo temuto di essermi sbagliato sulla tua indole. Pare proprio che tu abbia preso da Mizar. Ti chiedi come faccio a sapere chi è tuo padre, vero? Avrai le tue risposte quando userai il tuo caratterino in un'altra maniera. Portatela via."
Jen venne trascinata, pressocchè incoscente, fino all'uscita dell'antica sala del consiglio.

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Perdonatemi se questo capitolo fa schifo. Vi pregherei di lasciare una recensione per dirmi che ne pensate, non è obbligatorio ma mi farebbe piacere.
Grazie, in anticipo. JoanCherie.

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