Romantic and Magic disaster!

di Wilandra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** antefatto ***
Capitolo 2: *** Ciò che non avrei mai voluto sentire ***



Capitolo 1
*** antefatto ***


-Che disastro, che disastro, che disastro!- Harry e Ron se ne stavano seduti al tavolo più remoto nella torre di Grifondoro, la torre più alta e più remota del castello lontano… Ehm…no, non è andata proprio così. A dir la verità, non erano nella più remota stanza della torre. Erano semplicemente in Sala Comune, intenti a finire il compito della sera prima. Io li guardavo, piuttosto soddisfatta, in verità. Erano sei anni che gli dicevo di fare i compiti quando devono, ma loro no! Erano sordi a certi richiami. E poi venivano a supplicarmi -Hermione, ti prego, dacci il tuo compito!-. era sempre la stessa scena che si ripeteva, sempre i tre stessi personaggi a interpretarla. Premio Oscar a Hermione. Per la pazienza, però. E, come al solito, mi rassegnavo a dargli la mia pergamena, quella per cui faticavo tanto i pomeriggi sui libri e volumi vari della biblioteca, e che loro, con disprezzo alla mia fatica, copiavano. E io ogni volta giuravo che fosse l’ultima. Giuramenti inutili, che non valgono un bel niente. Mi meravigliavo di me. Come volevo essere diversa…volevo essere ammirata, spiccare tra gli altri non solo per l’intelligenza, ma anche per il mio carattere, anche per come sono fatta fisicamente. Ma niente. Proprio un bel niente. Comunque, per tornare al discorso di prima, quella piovosa mattina di ottobre eravamo seduti in Sala Comune, loro intenti a copiare, io intenta a leggere “Romeo e Giulietta”. Me ne stavo tranquilla, nel mio mondo a parte, assorta nella tragedia dei due sfortunati amanti, con l’ardente desiderio di essere anch’io una Giulietta forte e determinata, ma soprattutto ad avere un Romeo che mi amasse, che si sedesse accanto a me vicino al fuoco e mi abbracciasse, e condividesse con me i suoi sogni. –Hermione, dacci il compito- Mi girai verso Ron, tornando con i piedi per terra. Perché era sempre così sgarbato con me? Eppure io gli volevo bene. Come un amico, come un fratello, ma anche come qualcosa di più. E allo stesso tempo mi sentivo stupida, perché Ron…Ron era Ron. Punto. I miei sentimenti finivano soffocati dentro di me dal mio orgoglio. –No, Ronald. È ora che tu e Harry impariate a farvi i compiti da soli. - Mi voltai verso Harry. Non sembrava nemmeno preoccupato per il suo compito. Guardava un punto imprecisato fuori dalla finestra, assorto nei suoi pensieri. Avete presente quando in Chiken Little il pulcino protagonista dice “Abbiamo un mondo da salvare”? bè, Harry era sempre così. Il mondo da salvare. Il bambino sopravvissuto. E le prese in giro crudeli di Malfoy e la sua banda di Serpeverde. Ma ora che il mondo da salvare non c'era più, perche già stato salvato da Harry, lui si perdeva nei suoi pensieri. Mah. Ron mi sorrise –Dai, Herm…è l’ultima volta!Promesso!- -Come se le tue promesse valessero qualcosa…- sospirai. Ron sorrise ancora di più, facendomi l’occhiolino –Dai, ti prego!!!- A quel punto, persi la pazienza –Apri bene le orecchie, Ron!- esclamai –Sono stufa di questo tuo atteggiamento superiore, sono stufa di faticare anche per te e per Harry, capito, Ronnie? S-T-U-F-A! È ora che cominciate a crescere, tutte e due, perchè se per voi amicizia significa copiare i compiti, allora scordatevi di me!- Ron ci mise un secondo a registrare ciò che avevo effettivamente detto. Quando capì, si incupì improvvisamente -A si è? Grazie, Hermione, grazie tante. Sei molto matura. Ma chi ti credi di essere è? Sei solamente una secchiona che non fa altro per studiare, e poi te la prendi con noi, dicendo che non abbiamo mai tempo per te! Sei un insopportabile saputona, che non conosce altro che i libri!- i miei occhi si riempirono di lacrime all’istante. –complimenti, Ron. Se volevi calpestare i miei sentimenti, bè allora ci sei riuscito egregiamente!- raccolsi la mia borsa, scappando di corsa dalla Sala Comune.

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Capitolo 2
*** Ciò che non avrei mai voluto sentire ***


E così, per l’ennesima volta, io e Ron avevamo litigato. E puntualmente, la mattina dopo, nessuno dei due, per orgoglio, si degnava di chiedere scusa. A un certo punto, Harry si voltò verso di me: -Herm, oggi vai in biblioteca?- domandò. Era l’occasione buona. –O si Harry, vuoi venire anche tu? Tanto su sei abbastanza intelligente da non insultare le persone solo perché non ti danno un compito- Ron aveva sentito, ma non disse nulla. Si limitò ad infilzare la sua salciccia, portandola rabbiosamente alla bocca –Ehm…no, niente di simile. In realtà mi chiedevo se potevi ripotare questo. Sai, ho da fare…devo andare…devo fare..si, insomma, sono occupato!- rispose Harry. Lo squadrai per bene da capo a piedi. Cosa stava tentando di nascondermi? Drizzai le antenne,(una maniera dialettale per dire “mi misi in particolare ascolto” NdA) in cerca di tracce di cose anormali in lui. Quel giorno ce ne furono molte. A lezione da Lumacorno(n.d. Autrice Essendo al settimo anno, dopo la sconfitta di Voldemort, Lumacorno ha continuato ad insegnare), che di solito lo elogiava sempre, non si concentrò minimamente sulla pozione, facendo arrabbiare anche il prof. A trasfigurazione, anziché far diventare i suoi capelli azzurri, li fece diventare di un rosso vivo. Cosa bolliva in pentola? Ormai agli esami mancava poco, e Harry doveva concentrarsi di più! Ma non pareva intenzionato a farlo. Così, quel pomeriggio, lasciai perdere Ron, che aveva diligentemente continuato ad evitarmi, e decisi di pedinare Harry. All’inizio non fu facile: Harry era sempre stato un tipo svelto, anche se minuto. Era un ottimo giocatore di Quidditch, inoltre. E non era facile per niente stargli dietro. Dovetti fare una faticaccia tremenda, oltrepassando qua e la passaggi segreti, imbattendomi in quadri decisamente scortesi e villani. Ma alla fine arrivai. Non potevo credere ai miei occhi. All’inizio, pensai si trattasse di un allucinazione. Nella parte più alta del castello, quella dove ci sonole vetrate di astronomia, c’era Harry. E non era solo. Non era affatto solo. Ma non si trattava di Ginny. Era niente di meno di Romilda Vane. Impossibile. Harry stravedeva per Ginny! E per dipiù, la piccola Weasley era centomila volte migliore della Vane. Harry si chinò su di lei, baciandola. Lei lo faceva alquanto appassionatamente, tenendogli una mano dietro la nuca in maniera possessiva, quasi mangiandogli la faccia. Qualcosa non andava. Harry Potter, onorevole fidanzato di Ginny Weasley, il più bello e affascinante della scuola, andava a pomiciare con quella mezza contadinotta? La cosa non filava decisamente. Romilda poteva essere furba e intelligente, poteva fregare Harry, ma non me. Sfoderai la bacchetta, dirigendomi verso i due. –Ehm ehm…- dissi Harry e Romilda si staccarono. – Harry, che cavolo stai facendo???- dissi. Harry mi guardò con due occhi languidi, come se non capisse il senso delle mie parole. Aveva la bocca sporca del rossetto di Romilda, i capelli scompigliati, i vestiti in disordine. E non era niente in confronto a lei, la bocca sporca come chi si era fatto fuori un intero barattolo di marmellata di fragole, i capelli scompigliati, la gonna fuori posto, al camicia semi sbottonata. Che cavolo avevano? –Hermione io….- cominciò Harry. Romilda si avvinghiò a lui. Alzi a bacchetta – Riprovaci un'altra volta, Vane, e io ti affatturo le braccia, sono stata chiara? E ora, Harry…mi vuoi dire come cavolo ti è saltato in mente di tradire Ginny per questa…- arricciai il naso, schifata, evitando di dire la parola che intendevo pronunciare -… questa qui???- conclusi. Era tristemente ovvio che le parole che volevo dire a proposito di Romilda fossero altre. Comunque, non abbassai la bacchetta. Harry sbattè le ciglia –Herm…io amo Romy!- Romy??? Ma in che razza di mondo ero capitata? Poi all’improvviso capii. Ma certo, il Filtro d’Amore! Fred e George potevano essere furbi e bravi, ma rimanevano due idioti. Senza saperlo, mi stavano mettendo in estrema difficoltà e, se non avessi fermato la situazione, sarebbe stato così anche per Harry e Ginny. Ma a quanto pareva, Romilda aveva dato la pozione a Harry da un bel po’, perché il ragazzo cominciò a battere le ciglia in maniera troppo ossessiva e, accorgendosi di trovarsi abbracciato a Romilda, fece un salto tre metri più in là. –Ben svegliato, Harry- gli dissi. Lui fissò prima me poi Romilda, e divenne improvvisamente consapevole di quello che era successo. –O no…Herm, dimmi che non è successo…- disse, con un misto di disperazione –e già, è successo- dissi con gravità. Harry scappò via. Romilda rimase a guardarmi con un misto di orrore e disprezzo – Mi fai schifo, Granger! – sbottò a un certo punto. Non mi offendei tanto, in fondo ci ero abituata –E fai schifo anche a Weasley, ecco perché non ti vuole più! Ormai sei diventata solo una secchiona, e probabilmente sano i libri a tenerti compagnia per il resto della tua vita!- disse, per poi scappare. Io rimasi sola. Se mi avesse scagliato un Cruciatus, avrebbe fatto meno male. Ron non mi voleva più. Lo aveva detto, scandito perfettamente. Cominciai a piangere, senza rendermene conto. In fondo, un po’ lo sospettavo. Dopo gli Horcrux e la caccia a Voldemort, tutti eravamo cambiati. Io amavo ancora Ron e invece lui non mi voleva più. Le lacrime cominciarono a scendermi giù per gli occhi: come avevo potuto essere così ingenua? Mi sentii incredibilmente cretina, mentre camminavo a testa bassa per il castello. All’improvviso, andai a sbattere contro qualcuno. -Hermione?- Mi alzai per vedere di chi si trattasse. Era Draco. Draco era cambiato un bel po’ negli ultimi tempi: si era alzato, aveva messo su un po’ di muscoli che non lo facevano più sembrare il ragazzino di prima. Una ciocca di capelli biondi gli cadeva distrattamente sul viso, sempre pallido. Ma i suoi occhi erano sempre gli stessi: bellissimi, ghiacciati. Mi fissò, interrogativo. Da tanto tempo ormai non mi chiamava più mezzosangue. Era diventato dolce e gentile. Il mio migliore amico, in un certo senso. –Herm…che hai?- e così cominciai a parlare. Tirai fuori tutto quello che avevo sullo stomaco, piangendo. Lui mi abbracciò, protettivo, davanti alla riva del lago. –Almeno tu, Draco, prometti che rimarrai così come sei?- lui mi sorrise –Prometto.- poi mi fissò negli occhi. Mi ci persi un istante, in quei suoi occhi ostinatamente glaciali. Poi lui mi domandò –Hermione…posso baciarti?- io rimasi alquanto stupita da quella richiesta. Sgranai gli occhi. In fondo, perché non avrei dovuto? Lui era dolcissimo, sarei stata bene. –Si.- rispose. Lui sorrise, mi scansò una ciocca di capelli dal viso e ci chinò, raccogliendo un bacio dalle mie labbra.

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