Truly Madly Deeply.

di Hedley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ovetto Kinder ***
Capitolo 2: *** Inseparabili ***
Capitolo 3: *** Salame ***
Capitolo 4: *** Lecca Lecca ***
Capitolo 5: *** Gelato. ***
Capitolo 6: *** Cotechino. ***



Capitolo 1
*** Ovetto Kinder ***


Truly Deeply Madly

I'll love you more

with every breath
Truly, madly, deeply do

 

 

 

O come Ovetto Kinder

(Chiara)

“Oh avanti non piangere Principessa!” Joseph raccolse la bambina bionda fra le braccia e prese a cullarla con dolcezza.

“Angel tornerà presto, te lo prometto!”

“Acche io voglio andare a scuola!Acche io!”

Si lamentò piagnucolando la piccola Chiara agitando la testolina bionda. I codini chiari dondolarono di qua e di qua.

“Ci andrai fra due anni amore mio. Quando ne avrai cinque. E le gemelle verranno con te. Non sei contenta?”  La

 piccola scosse il capo con energia.

“Io ci voglio andare ora!” si lamentò ricominciando a piangere.

Joseph sospirò girando in tondo nel salotto canticchiando una ninnananna per tentare di calmare la sua bambina.

Ma purtroppo per lui, quando Chiara si metteva in testa qualcosa era difficile farle cambiare idea.

Di norma non era capricciosa, ma era testarda. E se non riusciva a comprendere il perché di una cosa, lo diventava ancora di più.

“Io non capisco!”

Ammise infine quando Nicholas fece ingresso in salotto incuriosito dalle urla della nipote.

“Con Angel è stata una passeggiata. Aaron anche è un bambino d’oro. Ma con questa bambolina mi sento proprio un’incapace!” 

Mormorò rassegnandosi al pianto della figlioletta sperando con tutto il cuore che sua moglie non rincasasse prima di un paio d’ore: ripensandoci, era meglio se per un paio di giorni né lei ne sua cognata avessero messo piede in casa. Chiara avrebbe fatto le stesse storie tutti i giorni, fino a che un bel mattino, non si sarebbe accorta che era sabato e che suo fratello Angel non si stava preparando per andare a scuola. E allora le orecchie e i nervi di Joseph avrebbero avuto un giorno o due di meritata vacanza.

Forse.

“Dalla a me.”

Nicholas si fece passare la nipotina e prese a cullarla con dolcezza sussurrandole parole dolci.

Chiara continuò a piangere stropicciandosi gli occhietti azzurri e stringendosi con forza al suo lupacchiotto di peluche.

“Mr. Provolo non piange perché non vuole andare a scuola. Hai visto?” domandò lo zio indicandole il pupazzo che giaceva inerte fra le braccia della bambina.

Chiara tirò su con il naso sconsolata.

“Mr. Provolo è piccolo io sono grande!” si lamentò con espressione triste mentre goccioloni di pianto scivolavano imperterriti lungo il suo nasino.

Nicholas sospirò.

“Aspetta un attimo. Mi è venuta un’idea!”

Esclamò infine depositando la piccola tra le braccia del papà e scomparendo in cucina.

Joseph rimase solo con la figlioletta e Mr Provolo. Continuò a cullarla con dolcezza, sfiorandole il capo con le labbra.

“Su tesoro, smetti di piangere, fallo per il tuo papà.” Le sussurrò con voce soffice  stringendosela al petto.

Chiara pian piano si calmò, anche se continuò a tirare su con il naso.

“Voglio andare a scuola… Sono grande io!” continuò a ripetere allacciandosi al collo del papà e stringendo da un lato Mr. Provolo.

“Chiaretta!Bella di Zio!” Nicholas fece ingresso in soggiorno con le mani dietro la schiena e l’espressione di chi la sa lunga.

“Lo vuoi….” Improvvisamente svelò il contenuto delle sue mani.

“Lo vuoi un ovetto Kinder?”

Gli occhioni chiari della bambina si spalancarono e presero a brillare.

“Shi!” esclamò concedendo aentrambi, per la gioia di Joseph, il più adorabile dei sorrisi.

“Lo vuoi proprio tanto?” domandò ancora Nick avvicinandosi con l’ovetto bene in vista.

“Shi tanto!” Chiara annuì seria, tanto per dimostrare quanto ci tenesse ad avere quell’ovetto.

Nick le sorrise con aria furba.

“Tre cose!” la ammonì sollevando tre dita.

“Se lo vuoi devi fare tre cose!”

“Okay!” la bambina accettò raggiante.

“Prima cosa: fammi un bel sorriso grande grande.”

La bimba eseguì facendo del suo meglio per sorridere.

Nicholas ne fu soddisfatto.

“Molto bene. Secondo, dai un bacione grosso, ma grosso grosso al papà.”

Chiara passò Mr Provolo a Nick e si agganciò con forza al padre stampandogli un bacione appiccicoso sulla guancia.

“Bella,bella,bella di papà!” Joseph ricambiò il bacio con entusiasmo.

“E terzo, un bacio anche allo zio!”

Nick scosse l’ovetto per far risuonare la sorpresa ed accettò il bacio della nipotina, prima di consegnarle l’oggetto dei suoi desideri.

“Ecco a te! Perché hai fatto la brava nipotina!”

Chiara incominciò a scuotere l’ovetto entusiasta.

“Papà ho l’ovetto Kinder, ho l’ovetto Kinder!” strepitò raggiante, gli occhioni ancora umidi, ma la tristezza cancellata come uno scarabocchio sul suo visetto.

“Lo vedo tesoro!” rispose l’uomo sfiorandole la fronte con un amorevole bacetto.

“Grazie”

Dichiarò infine al fratello che gli diede una pacca sulla spalla divertito.

“Quando vuoi, ma accetta questo consiglio:” aggiunse prima di dirigersi canticchiando verso il piano di sopra.

“Fatti una scorta di Ovetti Kinder!”

 

Nota dell’autrice.

Ed eccomi qui con la mia ennesima idea folle e strampalata. Avete mai immaginato i quattro fratelli Jonas cresciuti e con una miriade di bambini di cui occuparsi? Chi ha già letto alcuni di miei lavori, saprà sicuramente che la mia testolina bacata si è già persa in questi pensieri milioni di volte e riconoscerà dunque in questa raccolta la maggior parte dei personaggi.

Ho deciso dunque di fare un tentativo. E di provare a raccogliere in “Truly Madly Deeply” un insieme di brevi frammenti riguardanti la vita da genitori di Kevin,Joe,Nicholas e Frankie.

In questo primo racconto, abbiamo conosciuto Chiara che è la secondogenita di Joseph. Gli altri due bambini citati sono Angel e Aaron, i primogeniti rispettivamente di Joe e Nicholas, che andremo a conoscere meglio in qualche altro capitolo.

 

Che dire? Spero vivamente che questo primo tentativo vi sia piaciuto e incrocio le dita nella speranza di ricevere qualche vostra impressione.

 

Un abbraccio!

 

Laura

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Capitolo 2
*** Inseparabili ***


I come Inseparabili

 (Frankie e Zachary)

 

“è oggi è oggi!”

Il piccolo Zachary si arrampicò sulla ringhiera delle scale e si lasciò scivolare dolcemente fingendo di volare.

“è domenica!è domenica!” esclamò il bambino balzando a terra e prendendo a correre per l’atrio, i calzoncini che rimbalzavano sulle ginocchia minuscole.

“Papà è domenica!” raggiunse la cucina e si arrampicò fra le braccia del padre che sghignazzò divertito stringendolo a sé.

“Sei pronto per la nostra giornata Campione?” domandò Frankie scompigliandogli i capelli e osservando il visetto del figlio riempirsi di gioia.

La domenica era sempre stato il loro giorno.

Niente lavoro la domenica.

Niente interviste, niente concerti.

Solo Papà e Zack.

“Prontissimo!” il bambino esultò spalancando le braccia e scompigliando con energia i capelli del padre che scoppiò a ridere.

“E allora via!Veloci come il vento!” Frankie raccolse il cestino da pic-nick che Daphne,su moglie, aveva preparato con cura e si precipitò in macchina reggendo Zachary sulle spalle.

“Uhm che me ne faccio di questo sacco di patate?”

Domandò afferrando il bambino per le braccia e le gambe, spalancando la portiera posteriore con il fianco.

Zachary sghignazzò lottando con il padre per sfuggire alla sua presa.

Lassiami!Lassiami!” si dimenò fra le risa sgusciando via alla presa di Frankie e arrampicandosi sul sedile anteriore.

Pronti… Via!” il padre agganciò la cintura di sicurezza al piccolo e mise in moto;destinazione: oceano.

In realtà era poco più che un laghetto la meta a cui erano diretti, ma Zachary che era così minuscolo, aveva sempre considerato quel posto un autentico oceano.

“Siamo arrivati!”

Il piccolo balzò giù dalla vettura prima ancora che Frankie avesse il tempo di sganciarsi la cintura.

 Zachary era fatto così; era una saetta, non un bambino. Si muoveva sempre in maniera troppo rapida e nessuno in famiglia aveva i riflessi abbastanza pronti al punto da riuscire a prevedere le sue azioni.

Era uno spirito libero, un bimbetto dall’aria furba e combina guai, una specie di Frankie in miniatura.

Zachary era anche un gran pasticcione, ma di una cosa suo padre era certo: con quella piccola peste non ci si annoiava mai.

Perché per lui era semplicemente l’ometto più sveglio e brillante sulla faccia della terra.

 “Papà papà vediamo se corri più veloce di me?”

Ridacchiando, il piccolo rosso prese a correre lungo l’erba umida di rugiada rincorso da un divertito Frankie che tratteneva a stento il passo: era davvero un cucciolo di gazzella.

“Adesso ti prendo mascalzone!”

Il padre spiccò un salto e afferrò Zachary per i fianchi sollevandolo con facilità.

Il bimbo tentò di liberarsi dalla presa ridacchiando.

“Papà non ci vede più!”  

Esclamò afferrandogli il berretto e tirandolo verso il basso, offuscando la vista dell’uomo.

“Piccola peste malefica!” Frankie scoppiò a ridere allontanando le manine del suo bimbo e afferrandolo per le ginocchia lasciandolo ondeggiare a testa in giù.

“Ti arrendi?” domandò mentre Zack tentava di tirarsi su scalciando a più non posso.

“No!”

Strillò il bambino sventolando le braccia per toccare l’erba. Non appena le manine sfiorarono la superficie umida si diede la spinta e sfuggì alla presa del padre ruzzolando a terra.

“Zack!” Frankie si inginocchiò preoccupato, un accenno di sorriso ancora visibile sulle sue labbra.

“Campione, ti sei fatto male?”

 

Zack rimase immobile nell’erba con gli occhi chiusi, le braccia spalancate.

Fingeva di dormire,ma purtroppo il sorrisetto che spiccava tra le  lentiggini lo tradiva.

“Uh e così ti sei addormentato eh?”

Commentò Frankie arruffandogli i capelli rossi e prendendo posto accanto a lui.

“Beh allora non ti dispiacerà se mi accomodo accanto a te.” 

Stette al suo gioco e si sdraiò accanto al figlioletto.

Le dita intrecciate dietro la nuca, gli occhi socchiusi per ripararsi dalla luce del sole. Un mezzo sorriso di soddisfazione dipinto in viso.

L’erba era umida e odorava di terriccio, ma né a Zachary, a Frankie importava.

Per un padre e un figlio, nulla ha importanza se non le risate dell’altro. I giochi, le coccole rubate, le corse.

Per un padre e un figlio che trascorrono una giornata assieme, tutto il resto cala in secondo piano.

Improvvisamente manine piccole si mossero con agilità sul torace di Frankie inducendolo ad avvertire il solletico.

Sorrise, e ancora con gli occhi chiusi, serrò le sue mani attorno ai fianchi del figlioletto e lo sollevò per aria.

Zachary strillò fra il divertito e il sorpreso, sgambettando divertito.

“Pensavi di fregarmi eh?”

Il padre lo fece roteare ancora per qualche secondo, ascoltando la risata del suo piccolo, così pura, così limpida. Così contagiosa.

“Hai vinto papà!Hai vinto!”

Si arrese il bambino scalciando con forza, sferzando l’aria con le piccole Converse.

Il padre lo depositò nuovamente a terra.

Zachary gli tirò un pugnetto sul braccio con aria imbronciata.

Frankie si girò su un lato e rimase immobile per qualche istante,piacevolmente compiaciuto nell’osservare il visetto vispo del suo piccolo terremoto.

“Che cosa c’è? Fai l’offeso perché ho vinto io?”

Domandò dolcemente arruffandogli i capelli color fiamma.

Zachary scosse il capo con forza incrociando le braccia al petto e voltandosi dall’altra parte.

Frankie ridacchiò fra sé, divertito dalla reazione del piccolo Zack.

Intorpidito dai tiepidi raggi del sole, si depositò il cappello sugli occhi e decise di sonnecchiare un pochetto, le dita incrociate dietro la nuca.

Non impiegò molto ad avvertire un dolce peso depositarsi sul suo torace e due braccia ossute allacciarsi al suo collo.

“Passata la rabbia?”

Domandò con un sorriso da sotto il cappello.

Zachary glielo levò e gli sorrise, il visetto colmo di vivacità e birbantaggine: un sorriso adorabile.

“Papà.” Mormorò appoggiando la testolina rossa sul suo petto.

Io e te siamo una bella squadra vero?” domandò ascoltando il respiro lieve del padre.

L’uomo sorrise fra sé, accarezzando la testolina del bimbo accoccolato sul suo torace.

“La migliore, Campione.” Lo rassicurò mentre le braccia di Zachary lo stringevano con più tenerezza.

“E staremo sempre assieme vero?” domandò ancora il figlio sollevando il musetto birichino e concedendo una smorfia buffa al padre che gli sfiorò il nasino con tenerezza.

“Sempre Zachary.” Confermò guardando il suo bambino negli occhi ed avvertendo una piacevole stretta al cuore.

Perché Zachary era il suo meraviglioso ometto, ma il legame che li univa era qualcosa di ben più stretto rispetto al solido rapporto che unisce padre e figlio.

Perché Zachary e Frankie erano anche amici, oltre che a essere un padre e un figlio.

O meglio, erano fratelli.

Come fratelli.

 “Papà?”

Il piccolo sollevò ancora una volta lo sguardo e guardò dritto negli occhi il padre con espressione confusa.

“Come si dice quando un papà e un bambino si vogliono bene più più più di tutto e non si lasceranno mai e poi mai?”

Nuovamente il volto di Frankie venne illuminato dalla magia di un sorriso.

Sorrisero gli occhi di un figlio.

Sorrise il cuore di un padre.

“Inseparabili Zachary.”

Annunciò con tenerezza avvolgendo in un abbraccio il piccolo monello.

“Si dice inseparabili.”

Zachary annuì lasciandosi stringere e depositando la testolina sul petto del padre,ancora una volta.

Io e te siamo inseparabili papà.”

Annunciò Zack mentre il sole si insinuava tiepido fra le fronde degli alberi,riflettendo la sua luce su quelle figurine circondate dal prato.

Hai ragione amore mio.”

Frankie depositò un bacio sulla testolina rossa del suo figlio minore e sorrise.

Un sorriso colmo di complicità e di orgoglio.

E ricordi lontani, appartenuti a un piccolo Frankie ormai cresciuto vorticarono con una delicata dolcezza nei meandri della sua mente riportandolo al passato.

Un passato per certi versi così simile al futuro.

Perché Frankie lo sapeva, e ora anche Zachary ne era sicuro, che c’era una concetto chiave trascritto nei loro geni.

In quelli della famiglia Jonas.

Era una parola

“Inseparabili.”

Nota dell’autrice.

E sono di nuovo qui.

Questa volta con preferito fra i quattro Jonas (Frankie) ed il suo piccolo ometto terremoto: Zachary.

Questo frammento è uno dei miei preferiti, perché adoro il tipo di legame che lega questi due: il genere di legame che lega i papà giovani ai loro piccoli “campioni”; quando si è molto di più che padre e figlio. Si è amici, si è fratelli.

 

Zach e Frankie sono così.

 

Spero che vi sia piaciuto anche questo frammento. E ringrazio le 5 splendide persone che hanno commentato il precedente capitolo (Vi adoro *______*). Corro a ringraziarvi tramite il “rispondi alla recensione).

 

Un abbraccio grande (anche da parte di Zachary)

 

Laura

 

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Capitolo 3
*** Salame ***


S come Salame

(Isabelle)

Dai tesoro è facile!Dì papà.”

Mamma Danielle e papà Kevin erano accoccolati di fronte al caminetto nel soggiorno dei cognati. Tre le braccia di mamma, la piccola Isabelle di appena tredici mesi, rideva e gorgheggiava entusiasta battendo le manine.

Ma di pronunciare “papà”, proprio non aveva voglia.

Uauaua!” la bimba fletté le meravigliose ciglia brune e blaterò versetti senza senso sorridendo divertita.

“Prova a dire mamma tesoro! MAM-MA.” Danielle tentò raccogliendo le manine paffute della bimba tra le sue.

Isabelle rise prendendo a scuotere le piccole braccia carica di entusiasmo.

Kevin e Danielle si scambiarono un’occhiata a metà tra il divertito ed il rassegnato.

“Niente da fare!” dichiarò infine l’uomo sollevando la figlioletta e facendola volteggiare tenendola fermamente con entrambe le braccia.

“Ehilà gente! Come sta la mia nipotina?”

Nicholas fece ingresso nel soggiorno depositando a terra le sue gemelline che accorsero a salutare gli zii.

“La piccola sta una meraviglia Nicky. Ma come al solito è di ben poche parole… 

Kevin fece il solletico alla bambina che si dimenò divertita, mentre Abby e Destiny si conquistavano il monopolio delle ginocchia di Danielle.

Ehy Izzie. Prova a dire Zio? Ziio Niiick!” il giovane si inginocchiò di fronte alla nipotina e sillabò le parole lentamente. Isabelle spalancò gli incantevoli occhioni castani e sorrise raggiante.

“Niente da fare cognatino. Ci hanno già provato tutti.” Lo consolò Danielle accarezzando i capelli delle due gemelline.

 

“Posso provarci anch’io?”

Joseph fece capolino dalla cucina tenendo il figlio Xander sulle spalle.

“No per carità!”

Danielle si oppose fermamente scuotendo il capo.

“Non voglio che la prima parola di mia figlia sia qualcosa di assurdo come... Cotechino o chessò io!”

Cognatina, tu non hai fiducia nelle mie capacità di voice-trainer!” recitò

Joe con espressione furba depositando Alexander sul sofà ed acchiappando al volo Abby che si era fiondata sulle sue ginocchia con un balzo.

“Intanto la prima parola di Junior è stata mamma. E quella di Chiara papà. Alla facciazza vostra!”

“Vogliamo ricordare qual è stata la prima parola di Alexander però?” continuò Nicholas con espressione divertita scompigliando i capelli del nipotino che gli rivolse un adorabile sorriso.

Joseph assunse un cipiglio diplomatico.

“Era una parola dotta!”

“Ha detto “ortopedico.” Ti pare che per un bambino piccolo, la prima parola possa essere “Ortopedico?”

“Zio Nick,ma che cos’è l’oltopedico?” domandò Xander rivolgendo un’occhiata persa allo zio.

Nicholas rise.

“Ecco vedi? La sua prima parola e non sa nemmeno che cosa significhi!

Continuò Danielle con espressione scettica.

Ma perché finite sempre con il prendervela con me?” si lamentò il giovane uomo grattandosi il capo con espressione accigliata.

Abby si precipitò ad abbracciare lo zio allacciando le bracca  esili al suo collo.

“Zio Joey io non celho con te!” dichiarò con una vocina dolce schioccandogli un bacino sulla guancia.

Joseph le accarezzò il capo sorridente.

“Oh grazie tesoro. Meno male che ci sei tu.”

“JOSEPH ADAM!” un urlo lacerò l’atmosfera accogliente del  salotto.

Joe trasalì visibilmente, prima di sfoderare uno dei suoi sorrisetti sornioni.

 

“Beh, evidentemente Junior deve averla fatta arrabbia

…SENIOR.” Aggiunse la voce di Haley che ormai aveva fatto capolino in soggiorno, lo sguardo livido di rabbia e le mani appoggiate sulle spalle del suo primogenito.

“Come mai Angel ha i capelli così corti?” domandò la moglie di Jospeh con espressione furibonda,tentando tuttavia di mantenere la voce calma.

Non ci riuscì: i presenti ammutolirono.

Ma…Mi hai chiesto tu di portarlo dal barbiere.”

L’espressione di Haley variò dal rosso al viola,al bianco e poi di nuovo al rosso.

“No. Io ti avevo detto di portare tuo figlio Xander dal barbiere. Non tuo figlio Angel. Angel ci è andato tre giorni fa dal barbiere! E adesso ha meno capelli in testa di quando era nato, mentre l’altro tuo figlio sembra Elvis prima di perdere il pelo!

In effetti, la frangetta di Alexander, si era fatta piuttosto lunga, a punto tale da ricoprire gli occhioni del bimbo.

Joseph deglutì.

“Tesoro mi dispiace, io devo essermi sbagliato.”

Haley scosse il capo con espressione furibonda.

“Tu sei un salame Joseph. Un salame! Non adotto altri termini perché ci sono dei bambini e anche delle signore,ma questa non me la passi liscia! Sei un salame!”

“’alame!”

Una vocina si insinuò docile ed ingenua nell’aria ripetendo la fatidica parola.

“Hai detto qualcosa Xander?”

Kevin volse lo sguardo verso Alexander che scosse il capo convinto.

“No zio è stata la cuginetta.”

“Sì zio è stata Izzie!Izzie ha detto la sua prima parola!”

Con un balzo, Destiny ed Abby si gettarono sul tappeto per coccolare e vezzeggiare la piccola.

“Dillo di nuovo Isabelle!Dì salame!”

La incitò Destiny, mentre lo sguardo di Nicholas si faceva paonazzo nel tentativo di trattenere una portentosa risata.

“’alame!”

La piccola annunciò fiera sotto lo sguardo ammirato delle gemelle e di Xander e quello esterrefatto dei due genitori.

“Joseph Adam.”

Lo sguardo di Kevin si depositò infuocato sull’espressione divertita del secondogenito.

Joe si morse il labbro.

Ehm… Paul Kevin?”

“Come diavolo hai osato insegnare alla mia bambina il nome di un salume come prima parola??”

Ehy!”

Tentò di difendersi l’uomo sollevando le mani in cenno di resa.

“Non sono stato io. È stata Haley a chiamarmi Salame!”

Ma lei non avrebbe avuto motivo di chiamarti così se tu non fossi così imbecille!”

Lo rimbeccò ancora Kevin puntandogli conto il dito minaccioso, mentre Nicholas incrociava lo sguardo di Haley ed entrambi si sforzavano di mantenere un contegno.

“’alame!’Alame!”

Ripeteva intanto la piccola battendo le mani divertita.

Ma bravi!”

Joseph si fece offeso incrociando le braccia al petto.

“Bravi!Date sempre la colpa a me! Tanto io sono la mela marcia,il capo espiatorio! Sono un provolone, un imbecille e da oggi persino un Salame! Tesoro complimenti,hai sposato la pecora nera della famiglia!”

“Oh non fare l’offeso adesso…  

Haley gli accarezzò il capo con tenerezza trattenendo in una smorfia la risata che sia lei, sia Nick tentavano con tutti forza di arrestare.

Ma poi arrivò il colpo decisivo.

Perché Alexander, così piccolo e ingenuo con i suoi quattro anni, non poteva sentir chiamare il suo papà “salame” senza farsi venire alcuni interrogativi, giusto?

Papino!”

Sussurrò con espressione confusa arrampicandosi sulle sue ginocchia.

“Dimmi tesoro mio. Amore di papà. Luce dei miei occhi.”

Alexander spalancò gli occhioni carichi di curiosità.

“Ma se sei un Salame ti posso mangiare un pezzettino? Perché ho così tanta fame!”

Haley né Nicholas avevano riso così tanto in vita loro.

E dopo la domanda di Xander, perfino Danielle e Kevin si rilassarono.

Rassegnati anche se la prima parola della loro meravigliosa bambina era stata qualcosa di assolutamente stupido, degna di uno zio come quel disgraziato di Joseph.

“’alame!”

 

Nota dell’autrice.

Buh, mi annoiavo, quindi ho deciso di aggiornare questa raccolta (lo so, stavate bene anche senza).

Dunque, i personaggi sono tanti, quindi forse sarebbe meglio se facessi un attimo di ordine.

Danielle e Kevin ovviamente li conoscete già. Isabelle è la loro figlioletta di tredici besi.

Abby e Destiny invece sono le gemelline figliole di Nicholas.

Haley, infine, è la moglie di Joseph che ha tre bambini con lui: Joseph Adam Junior (Angel), Chiara e Ale(Xander).

 

*fugge*

 

Un abbraccio.

 

Laura

 

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Capitolo 4
*** Lecca Lecca ***


Note iniziali:  questo capitolo avrà come protagonista il nostro Kevin alle prese con la sua figlioletta più piccola. I bambini citati sono Isabelle “Izzie” (figliola di Kevin), Elizabeth “Lizzie” (primogenita di Frankie) e Alexander “Xander” (ultimo nato di Joe).

Buona lettura!

 

L come Lecca Lecca


style='mso-bidi-font-style: normal'>(Isabelle)

Le gite allo zoo non erano una consuetudine nella famiglia Jonas.

Sia gli adulti che i bambini, preferivano di gran lunga osservare gli animali in parchi naturali o in alternativa nei documentari scientifici, dove per lo meno venivano rappresentati nel loro habitat naturale e non in gabbia.

Ma quel particolare pomeriggio, la scuola elementare di Isabelle, Elizabeth e Xander aveva proposto una gita allo zoo di New York. La piccola Izzie aveva espresso il desiderio di fare una foto con gli elefanti e papà Kevin, che avrebbe fatto di tutto per le sue bambine, la accontentò con piacere.

“Papà!Lo sai quanto è buono il mio lecca lecca?” la bambina si arrampicò sulla staccionata degli elefanti e li osservò dormicchiare al centro del recinto.

“Mi fa piacere tesoro.”

La bambina diede una portentosa leccata al dolciume e lo fece volteggiare con un sorriso sotto il naso del cugino.

“Io ho un lecca lecca!E tu no!” canticchiò allegramente mordicchiando il dolce con gusto.

Alexander abbandonò il capo sulla staccionata e roteò gli occhi infastidito.

“Zio falla smettere!” si lamentò distogliendo lo sguardo dall’elefante e raggiungendo la mamma alle panchine.

Kevin ridacchiò. Prese in braccio Isabelle e la portò all’altezza degli elefanti. Alla sua destra, Frankie fece lo stesso con Elizabeth.

“Un giorno avrò una casa di lecca lecca!”esclamò Isabelle salutando con la manina libera gli animali nel recinto.

“Con tende di lecca lecca. E tappeti di lecca lecca. E anche il mio cagnolino sarà fatto di lecca lecca…E…

L’elenco di Isabelle proseguiva a dismisura. La vocetta concitata della bambina continuò ad elencare oggetti a forma di lecca lecca tra una leccata e l’altra.

Nel frattempo, uno degli elefanti aveva terminato la sua pennichella pomeridiana e si stava avvicinando allo steccato sotto lo sguardo stupito delle due bambine.

Quando il muso grigio fu abbastanza vicino a Elizabeth e Isabelle, la più piccola si voltò a cercare lo sguardo del padre,turbata.

Ma papà” cinguettò Lizzie tirandogli una manica e indicandogli il testone ruvido dell’elefante.

Ma l’elefante è tanto triste.” Dichiarò spalancando gli occhioni castani, sinceramente preoccupata.

“Amore, l’elefante è triste perché vive in gabbia. È stato portato via dalla sua casa, dalla sua famiglia forse.

Spiegò Frankie con dolcezza sfiorando la testolina riccia di Lizzie con un bacio.

Il volto della bambina si oscurò.

Ma è una cosa tanto brutta!” sussurrò con la sua vocina acuta dimenticandosi di Isabelle e del suo lecca lecca. Perfino delle scimmie che gridavano nella gabbia accanto e che tanto le piacevano.

“Io allo zoo non ci torno più!” dichiarò infine incrociando le braccia convinta.

Frankie si lasciò sfuggire un sorrisetto soddisfatto.

“Brava la mia bambina.” Sussurrò stringendola con affetto.

“Dai, torniamo dalla zia e da Xander.”

Nel frattempo, Kevin ed Isabelle avevano preso a discorrere allegramente con l’elefante.

“E questo è il mio papà Kevin e io sono Isabelle. Ho sei anni. Tu quanti anni hai elefante?”

L’elefante osservò con scarso interessa la bimbetta mora che parlava con così tanto entusiasmo stringendosi al suo lecca lecca.

“Devi essere proprio grande, perché sei così grosso! Più grande di te papà!” dichiarò ancora la bambina indicando la proboscide dell’animale e ridendo,quando l’elefante eseguì un profondo barrito.

“Tesoro mi raccomando non sporgerti troppo.” La avvertì con dolcezza Kevin spostandosi un po’ dalla recinzione.

Isabelle diede un’altra portentosa leccata al dolciume e sorrise.

Ehy guarda!C’è un piccolo di elefante!”

Indicò la recinzione con la mano che reggeva il lecca lecca: fu un movimento troppo brusco.

Il dolce scivolò dalle sue manine ed atterrò senza alcun rumore in mezzo all’erbetta secca contenuta dalla recinzione.

Lo sguardo della piccola si stravolse in fretta: da meravigliato, si fece stupito e poi tutto a un tratto desolato, quando Isabelle realizzò che cosa era appena successo.

“Il mio lecca lecca!” esclamò atterrita mentre goccioloni trasparenti si facevano strada da ciascun occhietto castano solcando le guanciotte rosee.

“è caduto papà!è caduto il lecca lecca!”

“Tesoro te l’avevo detto di non sporgerti!” le ricordò Kevin con voce dolce cercando di impedire che la bambina piangesse.

Osservarono l’elefante cucciolo sollevarsi con difficoltà e trotterellare verso di loro, avvicinandosi al padre.

Il piccolo di elefante annusò il lecca lecca con fare circospetto prima di morderlo diffidente.

Quel gesto inaspettatamente, tirò su il morale della bambina che scoppiò a ridere asciugandosi i goccioloni di pianto e le guancie umide.

“Ti piace il mio lecca lecca elefantino?” domandò scivolando giù dalle braccia del padre e raggiungendo il cucciolo.

“Papi ho deciso!” dichiarò infine depositandosi le manine sui fianchi e sorridendo allegramente.

“La mia casetta non sarà piena di lecca lecca!Ma di elefanti!”

Nota dell’autrice.

Era da un sacco di tempo che non postavo più in questa sezione. Un po’ perché comunque è da secoli che non scrivo più storie sui Jonas, un po’ perché non ci trovavo molto il senso a postare qualcosa di non gradito. Però mi sembrava corretto aggiungere un nuovo capitolo, per Ciuffetta che è stata così carina e gentile da commentare lo scorso e l’altra mia one shot con i pargoli Jonas. Perciò grazie tesoro! Sul serio!

 

Un abbraccio a tutti

 

Laura

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Capitolo 5
*** Gelato. ***


Note iniziali: questo capitolo avrà come protagoniste Abby e Destiny, le gemelline secondogenite di Nicholas. 

Buona lettura!

 

G come Gelato

 (Abby&Destiny)

“Coraggio ancora un pochettino!”

“Non ce la faccio più di così, è troppo in alto!”

“Ma è un pochettino proprio ino ino!”

“E allora vai tu a prenderlo se ci riesci!”

Abby si posò le manine sui fianchi con aria di superiorità.

Sbuffò, lasciò ondeggiare i lunghi capelli castani e si arrampicò sulla sedia accanto alla gemella.

“Dai,proviamoci in due!O io o te ci arriveremo a prenderlo no?”

“E se lo chiediamo a papà se ce lo prende lui?” Destiny domandò con espressione imbronciata.

Abby scosse il capo scettica.

“Ma papà non ce lo prenderà mai!Abbiamo già fatto merenda!”

“Oh ma io ho ancora fame!”

Si lamentò Destiny massaggiandosi il pancino.

 Abby annuì.

“Dai, mettiti sulle punte dei piedi. Come me!”

Le due bambine si allungarono sulla sedia aggrappandosi allo sportelletto del freezer.

Riuscirono ad agganciarsi alla maniglia in metallo e il vano si aprì lasciando fuoriuscire una nebbiolina gelida.

“Brrrrr!” Abby si lamentò stringendosi nelle braccia.

D’un tratto gli occhioni scuri di Destiny parvero luccicare.

 

“Eccolo lì!” sussurrò indicando con l’indice una scatola di plastica color crema.

“Siiii!Cel’abbiamo fatta!” Le gemelline si diedero il cinque e sollevarono il nasino verso l’interno del freezer.

Un rumore improvviso le fece sobbalzare entrambe, ma era solo Elvis che aveva fatto ingresso in cucina con espressione sorniona.

“Shhhh. Elvis non fare rumore!”

Lo sgridò Abby premendosi un ditino esile sulle labbra.

“Dai, ci provo io!”.

Sussurrò Destiny mordendosi un labbro ed allungando la mano destra verso la scatola di plastica.

“Ci sei quasi. Dai ci sei quasi!” 

La incoraggiò Abby, gli occhi puntati sulla manina della sorella.

Destiny stiracchiò le dita, si sollevò sulle punte dei piedi ed avvertì la plastica fredda a contatto con la sua pelle.

“Ehy l’ho pre…”

“Che cosa state combinando voi due?”

 SPLASH.

Rivoli di cioccolato impiastricciarono il pavimento di marmo.

Immediatamente la linguona di Elvis li raccolse avidamente, servendosi di quel gelato con allegria e la coda scodinzolante.

“Ops!”

Destiny e Abby si scambiarono un’occhiata atterrite, mentre Nicholas le osservava di sbieco.

“Ci dispiace tanto papà…”

Mormorò Abby inchinando il capo verso terra, subito imitata dalla gemella.

Si mordicchiarono il labbro attenendo la sgridata, ma quella non venne.

“Siete proprio due mascalzone voi due!”

Esclamò invece il padre scoppiando a ridere di gusto, mentre gli occhi scuri delle due bimbe si sollevavano stupiti.

“Non sei arrabbiato papà?”

Domandò Destiny balzando già dalla sedia.

Nick si affrettò a chiudere il freezer.

“No, per questa volta no.”

Rispose scompigliando i capelli delle sue gemelline e raccogliendo due strofinacci. Li porse alle bimbe che li scrutarono con aria inorridita.

 

“Per voi.” Dichiarò allegramente l’uomo accarezzando la testona di Elvis e guidandola fuori dalla cucina.

“Che cosa?” Abby non riuscì a trattenersi rivolgendo un’occhiata offesa al padre. Destiny incrociò le braccia sul petto per nulla convinta.

“Dovete pulire il pasticcio che avete combinato!”

Spiegò semplicemente Nicholas  indicando la scatola di gelato rovesciata sul pavimento.

“Ma hai detto che non eri arrabbiato!”

Ribatté Destiny con espressione imbronciata.

Nicholas inarcò appena un sopracciglio.

“Volete che lo diventi?”

Domandò rivolgendo un’occhiata penetrante alle figliolette.

Le due bambine scossero il capo con energia e si acquattarono sul pavimento per ripulire; non prima di aver sbuffato ed essersi lamentate una buona manciata di minuti.

Dallo stipite della porta, papà Nicholas le osservava con aria divertita.

“Brave le mie bambine.” mormorò dirigendosi in soggiorno per apparecchiare tavola.

Elvis lo seguì scodinzolando allegramente. Felice come non mai per essersi guadagnato una portentosa leccata di gelato al cioccolato.

 

Nota dell’autrice.

Nuovo capitolo! Chiedo scusa se ci ho impiegato tanto, ma come già scrissi nel capitolo precedente, non vengo più molto di frequente nella sezione Jonas. Che dire? Grazie davvero infinite, per i vostri commenti, siete state carinissime.

Un abbraccio forte.

Laura

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Capitolo 6
*** Cotechino. ***


C come Cotechino Cognato

 (Joe,Xander & Danielle)

 

 

 

“Casa!”

“’asa!”

“Automobile!”

“’obile!”

“Cotechino!”

“’ino!”

“No tesoro dillo bene!Co-te-chi-no!”

“I-No!”

Joseph scoppiò a ridere.

Dnielle osservava la scena a metà tra l’esasperato e il divertito,mentre stirava le camicie del marito.

“Si può sapere perché insegni a tuo figlio a dire Cotechino?” domandò temendo la risposta mentre il piccolo Xander si divertiva a pacioccare le guancie del padre.

Joe osservò il bambino pasticciargli il volto divertito e rise di gusto.

“Perché non dovrei?Insomma prima o poi dovrà pur dire cotechino? Tanto vale che inizi da ora no?”

Come non detto: domanda scema,risposta scema.

Intanto il gioco continuava e il piccolo Alexander scoprì una nuova parte interessante del corpo:la bocca del papà.

“’henti” tentò di pronunciare Joseph  mentre ridendo il bimbo ci infilava le sue manine minuscole.

“’enti!” ripeté Alexander entusiasta di quel suo nuovo giocattolo aprendo e chiudendo la bocca del papà ininterrottamente.

“’enti!”

“Eshatto!”

“Di un po’, lo sai vero che tuo figlio di otto anni è più maturo di te?”  Danielle non poté fare a meno di esclamare osservando Joseph che infilava le mani in bocca al figlio proprio come il piccolo stava facendo con lui.

Solo che Alexander aveva due anni.

Joseph 31.

“E tu lo sai che mi vuoi bene per questo vero?”  commentò con un sorriso l’uomo ,mentre lei scuoteva il capo sistemando il colletto di una seconda camicia.

“Non è per niente vero.”

Joseph sapeva essere una vera palla al piede quando ci si metteva.

Ma la cosa bella (o brutta a seconda dei punti di vista) era che si divertiva tremendamente a diventarlo.

Sapeva dare il tormento come pochi, così come celava in sé l’ineguagliabile capacità di far tornare il sorriso a chiunque in qualsiasi situazione.

Joseph amava punzecchiare chiunque non fosse abbastanza accorto da non lasciarsi punzecchiare e lei lo sapeva bene,perché suo malgrado quel fetente di un uomo era il suo migliore amico.

Joe non era forse la persona dalla quale si dirigeva per chiedere consiglio: per quello c’era Nicholas; lui era il re in fatto di supporto e suggerimenti.

E non era neanche la sua spalla su cui piangere: nessuno era in grado di calmarla come suo marito, che raccoglieva le sue lacrime e le trasformava in splendidi baci carichi di passione.

E quando aveva bisogno di svago e riposo? Joe non rientrava neanche in quella categoria. Era con le sue sorelle che sfiorava momenti di pura pazzia trasformando le più ordinarie giornate in excursus in giganteschi centri commerciali e qualche maratona film.

E Joseph allora?

“Bacio in arrivo per la zia Dany!”

Come  un razzo,l’uomo con il nipotino sulla spalle la raggiunse mentre Xander rideva e strepitava. E poi le labbra sottili del bimbo si depositarono sulla sua guancia e le mani ferme del cognato scostarono le sue dall’asse da stiro.

“Dai, va a fare le cose che dovrebbero fare le splendide ed incantevoli principesse Jonas. Alle camicie di Kev ci pensiamo io e Xander. Non è vero ometto?”

“Shi!” il bimbo infilò la mano in bocca al padre che scoppiò a ridere e se lo tirò giù dalle spalle per solleticargli i fianchi.

Joseph era semplicemente… Joseph.

“Grazie… Pazzoide.”

Commentò Danielle con un sorriso scoccandogli un bacio sulla guancia e coccolando il nipotino prima di avviarsi con un sorriso verso il terrazzo.

Un immaturo.

Un testone.

Un ruffiano.

Un pigrone.

Un irresponsabile.

Un tesoro di cognato.

 

Nota dell’autrice.

 

Rileggendo queste storie mi rendo conto di quanto scrivessi male l’anno scorso D: (sono racconti un po’ datati). Ma ormai la raccolta è avviata, quindi non posso mica tirarmi indietro ^^

Ah! Un paio di creature docilissime mi hanno contattato tramite MP, per fare quattro chiacchiere. Per qualsiasi cosa, mi trovate sempre qui alla mia pagina d’autrice.

Un bacio a tutte voi

Laura

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