Un amico particolarmente importante

di NiNieL82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Così comincia la nuova storia su Orlando

Così comincia la nuova storia su Orlando. A più capitoli stavolta. Un regalo per chi come Paddina e Loribi me l’hanno chiesta.
Ed eccola qua. Un po’ difficile da scrivere. Ma tutta per voi. 

IMPORTANTE: la storia che vi apprestate a leggere è solo il frutto della mia fantasia (piuttosto malata). Qualunque cosa che riguardi i personaggi che citerò è puramente inventata. Non conosco Orlando Bloom e tanto meno so se ha mai vissuto la situazione, abbastanza banale, lo ammetto, che gli faccio vivere nella storia. Inoltre, la protagonista della storia è inventata, Erika è una mia invenzione, così come i nomi delle sorelle e della famiglia.
Questa è la mia storia. Che, spero con tutto il cuore non offenda nessuno. Orlando Bloom per primo.

Che dirvi allora. Pronte? Io si. 
Buona lettura allora. Un bacio Niniel.



Un amico particolarmente importante

Capitolo 1: LA FESTA (PARTE I): Un incontro dopo cinque anni.

La macchina si bloccò davanti alla casa. Egle sorrise e disse:
“Dai andiamo” e si voltò verso il sedile posteriore.
Dietro stava una ragazza di circa venticinque anni, seduta, col le braccia incrociate al petto e un viso imbronciato come quello di una bambina. E con voce bassa rispose alla proposta fattale dalla sorella, sibilando un secco:
“No!”
“Dai! Non sarai ancora arrabbiata con lui?” rise Nina, l’altra sorella, slegando la cintura di sicurezza.
“Si” borbottò ancora la ragazza con la solita espressione imbronciata.
“Dai! Smettila. Siete da più di due anni che non vi vedete. E da cinque che non vi dite nemmeno ciao… Non fare la sciocca. Scendi da questa cazzo di macchina o vuoi che ti tolga a calci?” disse Egle sistemando la sciarpa, cominciandosi a innervosirsi.
La ragazza si voltò e guardò dal finestrino la strada.
Il panorama autunnale di Canterbury era molto, davvero troppo affascinante. Nonostante abitasse a Londra da ormai molti anni, la ragazza amava ancora la sua città natale, dove aveva vissuto momenti meravigliosi e un’infanzia altrettanto felice, assieme alle sorelle e assieme a lui…
Lui. Perché avevano litigato? Oh, si! Certo. Ora lo ricordava… Una cosa decisamente superflua. Ma che allora era stata importante. Importantissima come ilo segreto dalla quale era scaturita.
“Allora? Non rimani qui in macchina, intanto. Scendi e muovi il tuo enorme culo da quel sedile” disse Egle sicura.
La ragazza sospirò, sistemò la sciarpa e movendo i capelli con la mano, tolse un ciuffo ribelle da davanti agli occhi e disse, guardando le sorelle:
“Andiamo?”
Egle diede un pacco sorridendo alla sorella minore e sorridendo piano, disse:
“Vai prima tu. Infondo stiamo parlando della festa di ‘Welcome home’ del tuo migliore amico”
“Ex migliore amico…” puntualizzò la ragazza.
“See.. Ex migliore amico…” risposero le sorelle in coro, prendendola in giro. “Tanto non ci crediamo” continuò Nina.
“Fate come volete. Prima me ne vado da qui, meglio è. E spero che apra Sammy. Non sopporterei l’idea di vedere quella faccia di cartone” disse la ragazza scotendo il pacco mentre a passo svelto si avvicinava alla casa.
Arrivò davanti alla porta. Pregò fino all’ultimo la litania: -Fa che apra Sammy. Fa che apra Sammy. Fa che apra Sammy.-.
Sentì la serratura schioccare e la porta lentamente aprirsi. Occhi scuri, capelli neri, bocca sottile e ciglia lunghissime. Viso squadrato, sempre troppo alto in confronto a lei. E sempre troppo magro.
Era lui. il suo migliore amico.
“Erika!” disse sorpreso il ragazzo accogliendola..
“Orlando!” rispose lei senza troppe cerimonie.

Quella festa era proprio assurda. C’erano persone che non vedeva da quando era bambino. Era proprio vera la frase: “Quando diventi famoso, tutti diventano tuoi amici. Anche chi ti odiava, un tempo..”
Non poté far altro che accettare le mille attenzioni che gli rivolgevano odiose zie e ragazze fino ad allora sconosciute. Come quella ragazza bionda col quale parlava da un paio di minuti e che sosteneva di essere una sua compagna d’asilo: Kelly.
“Ciao Orlie…” cinguettò lei con la sua vocetta impostata ai toni massimi.
-Orlie.. Ma è mai possibile che la gente non lo abbia ancora capito? Non mi piace essere chiamato Orlie da chi non mi conosce…”
“Ciao..?”
“Kelly. Ma come non ti ricordi? Ero una tua compagna d’asilo. Non dirmi che non ti ricordi di me?” fece la ragazza mettendo il broncio.
-Eccerto che mi ricordo di una come te. Chissà se quando avevo tre anni mi venivi dietro agghindata così…- pensò il ragazzo per poi piazzare il suo migliore sorriso e dire: “Ma come posso dimenticarmi della bambina più bella di tutta la classe?”
In realtà la topolona piaceva al giovane attore che, da quando aveva detto addio alla Bosworth, aveva davvero il bisogno di scaricarsi. E magari quella era una di quelle occasioni ghiotte che da quando era Canterbury aveva avuto meno.
“MA come sei bravo ad adulare una ragazza..” sorrise maliziosa.
Orlando stava per chiederle se casa sua era libera, quando qualcuno suonò il campanello.
Il ragazzo sollevò gli occhi e si guardò intorno, aspettando che la madre o la sorella andassero ad aprire. Ma si accorse che erano troppo occupate per farlo e sorridendo alla ragazza, disse:
“Scusa. Devo andare ad aprire. Torno subito..”
Kelly sorrise e annuì con piccolo gesto della testa, allontanandosi.
Orlando corse ad aprire la porta.
-Ed ecco a voi un’altra zia arrivata da chissà dove, pregna di profumo, dispensatrice di sorrisi e con tanta voglia di baciare le mie giovani guanciotte. Giuro. Se oggi ne vedo un’altra impazzisco. Giuro..- pensò il ragazzo aprendo la porta.
Ma quando l’uscio fu aperto, la persona che si vide di fronte era un’altra.
Una cuffia bianca che copriva parte dei riccioli biondi e ribelli e una sciarpa dello stesso colore del berretto legata al collo. Portava una giacca di velluto nera e un paio di jeans. La bocca piccola e ben segnata, carnosa e invitante, laccata da un lucidalabbra trasparente. Se non avesse saputo chi fosse, avrebbe avuto lo straordinario impulso di baciarla.
Gli occhi dell’attore indugiarono un attimo in quelli della ragazza, verdi con qualche pagliuzza dorata, qua e la. 
Era lei. La sua migliore amica. Non una qualsiasi. La ragazza che per più di vent’anni gli era stata vicino.
Sorrise guardando l’enorme pacco che aveva tra le mani. E sentì la felicità invaderlo. E con occhi luminosi, guardò l’amica ritrovata.
Quanto le era mancata quando era in Nuova Zelanda. Voleva abbracciarla. Ma l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di sorridere sorpreso e dire:
“Erika!”
E quando la voce di lei pronunciò il suo nome i ricordi lo trasportarono via.
Esattamente a cinque anni prima…



Ed ecco la mia storia su Orlando. Ogni promessa è debito, dice il detto. Ed eccomi qui. La dedico a chi mi ha chiesto di farla e a chi mi segue e a chiunque la leggerà e lascerà una recensione (che fa sempre piacere riceverne).
Dopo tre one-shot ecco la mia seconda storia lunga. 
Sarà diverso per questa. Non sarà come “Una seconda opportunità”. Per vari motivi non credo che potrò aggiornare spesso. Mi scuso già da adesso. In realtà, se “Una seconda opportunità” era finita, scritta su un quadernino quando ho deciso di pubblicarla, questa è ancora in via di produzione, diciamo. Il suo finale lo sto ancora pensando. Vedrò dove andranno i due protagonisti. Fatemi sapere se vi piace. Ci tengo. E magari ditemi che cosa vi viene in mente pensando a Orlando ed Erika. Un bacio a tutte Niniel.
Alla prossima.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nuova pagina 1

*__________________________________* ecco come sono, ora. 
Commossa davvero dalle vostre recensioni. Un onore davvero grande per me sentire tutti sti complimenti dal primo capitolo.
E allora eccomi. Di ritorno da una giornata spossante, passata in facoltà. Ma per sapere che ne pensate di questo capitolo questo e altro.
Allora grazie a Loribi, la prima a recensirmi, Moon (un onore che tu abbia letto la mia storia dato che con Mandy siete le colonne di questo sito, o almeno di questa parte.. Come sempre anche le altre recensioni che mi vengono fatte sono importanti….), Paddina che ho citato.. Vampyre che spero di non deludere con gli errori di battitura. Perdonamiii!!!
E, naturalmente tutti quello che hanno letto e continuano a seguirmi senza lasciare una recensione… Basta però o sconfiniamo nella famosa chiacchierata da Oscar che ho già bandito qualche capitolo fa.
Che dirvi. Se non, prima di tutto, di perdonarmi se in questo capitolo noterete un piccolo errore che riguarda un incidente di Orlando. Io non sono una mega fan, nonostante mi piaccia molto. Quindi non so tutti i particolari della sua vita. Quello che posso dirvi è che ho romanzato l’accaduto e quella che troverete è una mia personalissima versione dei fatti, diciamo.
Ce dirvi se non che, buona lettura…

Capitolo 2: Flashback (parte 1): Quando mi stavi vicino…

A Londra la vita non era stata facile per lui. In quei due anni lontano da Canterbury aveva fatto qualsiasi lavoro, pur di mantenersi agli studi. Gli studi per l’unica cosa che realmente gli interessasse. La recitazione.
Dopo due anni, però, le cose cominciarono a cambiare. Gli era arrivata voce, da una fonte più che attendibile (sua madre e sua sorella) che Erika sarebbe andata a vivere a Londra.
La notizia, da subito, lo rese euforico. Perché Erika, prima di tutto era la sua migliore amica. Vittima preferita di ogni suo scherzo, nonché sua più grande confidente, di quelle ragazze che basta che ti si siedano affianco e ti tengano la mano, stando in silenzio per farti sentire meglio. Lei, quella ragazzina che aveva preso in giro non appena i seni avevano cominciato a maturare sotto la maglietta. Lei che lo aveva accolto quando la prima ragazza lo aveva scaricato. La figlia della migliore amica di sua madre, cresciuta assieme a lui nonostante i due anni di differenza che li dividevano.
Perché Erika era la sua confidente, la sua amica-nemica, l’unica ragione, con la madre e la sorella per cui tornava a Canterbury. E a ei sapeva di poter dire tutto, conscio del fatto che ogni segreto proferito, non sarebbe stato spiattellato ai quattro venti.
Appena ebbe la notizia fu più che normale, per il giovane, cominciare a preparare la stanza nonostante mancassero due settimane alla data di arrivo.
Infondo, voleva solo essere sicuro di ospitare al meglio un’amica importante.

Quanto lo prese in giro John, il suo migliore amico, quello con cui aveva lasciato Canterbury per Londra, per il fatto che aveva deciso di preparare la stanza con una settimana d’anticipo.
“Dillo Ob. Ti vuoi divertire fino a che non trova casa, rise John guardando l’amico armeggiare con le lenzuola e le coperte. 
Erika sarebbe arrivata la sera stessa e Orlando le stava preparando il letto.
“John, smettila di dire stronzate. Sai che Erika per me è una sorellina minore…” rispose Orlando stizzito.
“Per te lo sarà..” disse John “L’ultima volta che l’ho vista a Canterbury.. Beh diciamo che aveva tutte le carte in regola per non sembrare una bambina” e fece due segni eloquenti continuando “Tutto apposto ragazzo mio. Tutto. Anzi. Mi sa che quasi quasi un pensierino..” ma venne bloccato da orlando che lanciandogli una ciabatta, ringhiò, guardando l’amico con uno strano ed inquietane sguardo minaccioso:
“Provaci e te lo taglio. Davvero..”
John rise e disse, tranquillo:
“Orlando, se non sarò io, sarà un altro a farlo. Qui a Londra non sono tutti rincoglioniti come te che non ti sei mai accorto che aveva una sventolona vicino. Avremo la fila sotto casa, che vuoi fare a pugni con tutti i ragazzi con cui uscirà?”
“Tu che faresti se volessi bene ad una persona da così tanto tempo, come io ne voglio a lei? La cercheresti di proteggere. Specialmente da quelli come te..” puntualizzò Orlando sistemando l’ultima coperta.
“E da quelli come te.. Anche..” sorrise John.
“E smettila. E poi lo sai che per me Erika è come Sammy..” puntualizzò ancora il ragazzo.
“Ma lei non è Sammy…” disse John piano.
Orlando alzò gli occhi al cielo e sbuffando seccato, rispose:
“Per me si. E ora basta. Questo discorso mi ha stufato. Vado a prenderla alla stazione” e prendendo il cappotto, uscì di casa sbattendo la porta.

A King’s Cross c’era sempre un gran via vai. Orlando sbuffò guardando l’orologio. E notò che , per via della furia, era uscito troppo in fretta e, ora si trovava ad aspettare un treno da mezz’ora. E ne mancavano ancora cinque all’orario scritto sui cartelloni degli arrivi.
-Speriamo che la puntualità ferroviaria inglese non mi tradisca proprio oggi che John ha deciso di fare il coglione e costringermi ad uscire di casa venti minuti prima… Accidenti a lui..- pensò Orlando spegnendo la sigaretta ormai finita.
Si guardò per qualche secondo le mani quando sentì la speaker annunciare:
[È IN ARRIVO SUL BINARIO DUE IL DIRETTO IN ARRIVO DA CANTERBURY. SI PREGA DI ALLONTANARSI DAI BINARI E DI SOSTARE DIETRO LA LINEA GIALLA…]
-Eccola…- saltò su il ragazzo.
Si avvicinò ai binari e aspetto che il treno si bloccasse. Guardò le persone scendere e poi la vide. 
I capelli lisci, chissà per quale miracolo, tagliati corti da poco le davano ancora un’aria sbarazzina, dato che li teneva stretti in due simpatiche codette. Portava con se due trolley e un enorme zaino. Appena scesa dal treno si guardò attorno una o due volte , prima di scorgerlo tra la folla. Gli sorrise e il ragazzo, a passo svelto, scansando come meglio poteva le persone che intralciavano il suo cammino, si avvicinò alla ragazza e stringendola forte disse:
“Ben arrivata piccola..”
Erika strinse l’amico e baciandogli una guancia disse:
“Ti hanno detto l’ultima?”
Orlando scosse la testa in segno di diniego. Erika sorrise e disse piano:
“Ho deciso di venire a Londra per un motivo speciale. Frequenterò la tua stessa scuola di recitazione, caro il mio Orlando Bloom. Così alla fine mi odierai il doppio. Non solo in casa ma anche a scuola…” stava per dire Erika quando Orlando, stringendola troncò la frase a metà e sollevandola un po’ da terra disse:
“Sono felicissimo..” inutile dire che lo era davvero.

Ma le cose non andarono sempre bene. Orlando, con la sua gelosia degna di un fratello maggiore, controllava Erika e la tempestava di domande sui ragazzi che frequentava.
Inoltre, quando al povera ragazza trovò lavoro come babysitter presso una famiglia che abitava nelle vicinanze, Orlando studiò il padre dei bambini e le sue tendenze sessuali, rischiando quasi di far perdere il posto all’0amica.
Passarono due anni così. Erika era diventata parte integrante del duo, rendendolo un trio, scappando però dai continui controlli di Orlando e dalle avance di John.
Sapeva che, quel loro comportamento, significava che le volevano bene e la proteggevano da una città troppo grande per lei. 

1998.. Mese imprecisato..Giorno meno… A casa di un amico di John… Una festa di compleanno.

Erika era entrata nell’appartamento a lei fino a quel giorno sconosciuto, avvertendo da subito una strana sensazione. 
Non voleva che nessuno di loro tre mettesse il piede in quella casa, ma non capiva il perché.
Salutò e fece gli auguri al festeggiato, non che padrone di casa, facendo un’aria più che altro fiacca, volendo far credere ad Orlando e a John che stava male, per poter andar via. Ma fu Orlando, perentorio, a far sbiadire i sogni della ragazza, dicendole:
“Fino a che non sarò ubriaco perso non me n andò di qui…”
Erika sapeva che ci voleva poco, davvero poco affinché questo accadesse, ma sentendogli dire quelle parole il sangue le si gelò nelle vene.
John se ne accorse e sorridendo le cinse le spalle con un braccio e la tranquillizzò:
“Tranquilla. Se beve non le farà male. Lo sai che certi tipi di problemi…” e sollevò l’indice e il mignolo in un equivocabile gesto, “Vanno risolti, solo, facendoli annegare nell’alcool..”
“Non sto tranquilla John. Non lo so ma mi sento agitata. Andiamocene tutti e tre. Non me la sento di stare qui… Davvero…” implorò l’amico Erika.
“Mio Dio! Erika è solo una festa.. Calmati. Andrà tutto bene. Tutto” e si allontanò sorridente.
La ragazza però osservò i due suoi amici. Se, per lei, la cosa migliore era stare da una parte per mettere a tacere la sua paura, non poteva controllare Orlando e John. Decise così di tenerli d’occhio. E mentre John affinava le sue doti da dongiovanni incallito, Orlando ci dava sotto con l’alcool.
Inutile dire che l’attenzione di Erika fu riversata verso l’amico. E dopo due ore non fu l’unica.

John si avvicinò ad Orlando. E prendendogli il bicchiere di mano, disse:
“Ehy! Ora basta Ob. Hai bevuto davvero troppo. E lo sai che reggi a malapena due birre…”
“Io lo reggo bene l’alcool” si lamentò Orlando ad alta voce, facendo voltare tutti, che cominciarono a ridere mentre osservavano la scenetta.
“No! Amico tu hai una tolleranza all’alcool pari allo zero. Quindi dammi quel bicchiere e andiamocene a casa…” continuò John prendendo il boccale dalle mani dell’amico.
“Ho solo voglia di bere. Daiiii!” si lamentò il ragazzo cercando di prendere di nuovo il trofeo che gli era stato tolto.
“E smettila. Ti stanno guardando tutti…” disse John a bassa voce.
Orlando si guardò intorno e ridendo disse:
“Questo è il mio lavoro. Far divertire la gente con la mia recitazione… Che volete ragazzi?” e si voltò verso la schiera di amici radunata a guardarlo “Un pezzo classico del teatro inglese. E allora…” e mettendosi a sedere nella finestra, gridò:“Io che ho scalato queste alte mura con le ali dell’amore. Io che non amo più la dolce Rosalina ma ho riposto la mia passione sulla persona di Giulietta…”
“Orlando smettila di fare lo stronzo e scendi da quel davanzale” cominciò a spazientirsi John.
Ma il giovane rise e mettendosi in piedi gridò ancora:
“Guardate quella finestra. È l’oriente e Giulietta è il sole…” ma si mosse un po’ troppo. 
Mise il piede in fallo e cadde.
Erika riuscì solo a portare le mani alla bocca. John imprecò e corse verso la finestra.
Il panico si impossessò dei presenti. Orlando era caduto da una finestra del terzo piano…

“È salvò, ma abbiamo operato la schiena e inserito due placche in acciaio per la colonna vertebrale.. Era rotta…”
Erika singhiozzò mentre John portava una mano davanti agli occhi, per poi stringere la ragazza forte a se.
Il dottore si schiarì la voce e continuò:
“Come ho già detto, il ragazzo è salvo. Dobbiamo solo vedere come passerà la notte…”
“E per la schiena?” chiese preoccupato John, accarezzando un braccio di Erika, che ancora singhiozzava attaccata a lui.
“Credo che quello sia un argomento più difficile da trattare. Non ci sono ancora certezze, ma per il novanta per cento delle probabilità, il ragazzo potrebbe non camminare mai più” disse piano il dottore.
Le gambe di Erika cedettero. In un attimo pensò alla faccia di Samantha e Sonia alla notizia dell’incidente di Orlando e della grave conseguenza da esso derivata. E poi, il pensiero corse all’amico. Chi gli avrebbe dato la tragica notizia?
Guardò John negli occhi. Capì che stava pensando alla stessa identica cosa. Infatti l’amico scosse la testa in segno di diniego e disse:
“Non ce la faccio a dirglielo io ad Orlando. Gli voglio bene, ma, potrà sembrarti egoistico, non voglio essere io quello che gli dirà che non potrà più camminare.. Non saprei da dove cominciare…”
Erika sospirò e tirando forte col naso, disse:
“Capito. Appena si sveglierà gli starò vicino” e baciando la guancia di John, disse: “Chiama Sammy. È meglio che loro stiano qui…” 
John annuì piano e si allontanò dalla stanza. Erika guardò la porta chiusa. L’accarezzò un poco e poi, spingendo entrò con passo lento.
Si trattenne dal piangere, cercando una forza talmente grande che nemmeno lei s’immaginava di avere.
Si avvicinò lentamente al letto e guardò i tubi che partivano dalla bocca del suo migliore amico, ancora incubato per l’operazione e sedato per i dolori che, col tempo si sarebbero attenuati ma che, ancora, erano troppi forti.
La ragazza guardò i capelli scompigliati e il viso graffiato. E scostando un ciuffo nero dal viso, disse:
“Ora mi viene solo da pensare che lo sapevo che non dovevamo andare a quella cazzo di festa. Lo sapevo dall’inizio. Eppure. Ci siamo andati. Ed eccoci qua. Sembra tutto così irreale. Sei stato confitto dalla tua stessa passione. Tu ami le altezze. Lo so. fai cose assurde. Ami il pericolo. Ma perché hai fatto quella.. “ portò una mano alla bocca e cercò di cacciare dentro le lacrime che copiose cominciavano a scendere sul viso, provato dalle varie emozioni di quel giorno. E poggiando la testa sul letto, singhiozzò: “Ti prego svegliati. Svegliati e pendimi in giro. Ti prego. Va bene tutto. Basta che ti veda di nuovo sorridere…” e sconsolata pianse più forte di prima.

Alla fine non fu compito di Erika dare la notizia dell’incidente ad Orlando, dato che il ragazzo, per ben tre giorni, rimase incosciente.
Fu il dottore stesso a dare la notizia della situazione al ragazzo, col supporto di uno psicologo e la presenza della madre e della sorella.
Quando tutto si fu ‘sistemato’, se così si voleva dire, Erika prese il coraggio a quattro mani ed entrò dall’amico.
Sentiva che doveva fare qualche cosa per Orlando, qualche cosa che solo lei poteva e doveva fare. Entrò e vide l’amico piangere, in silenzio. Lei schiarì la voce e scompigliando i capelli biondo miele, disse:
“Tu ce la farai.. “
“E- Erika..” balbettò il ragazzo asciugando gli occhi.
La ragazza sorrise e avvicinandosi disse:
“Ricorsi quando hai scoperto che Colin era il tuo vero padre? Io si. E credo che un altro non avrebbe reagito con la stessa forza d’animo che hai dimostrato tu. Hai accettato la situazione, hai preso le redini della tua vita in mano, sei cresciuto di botto e hai deciso di venire a Londra e vivere qui, con John, a soli sedici anni, per coronare il tuo sogno. Diventare attore. E lo hai fatto..”
“Credi che potrò diventare un attore? Erika sono paralizzato…” disse Orlando con gli occhi rossi.
“Puoi guarire. In questi giorno, quando non ero all’ospedale, ero in biblioteca. E ho scoperto che il tuo danno non è irreversibile. Puoi rimetterti in piedi. Basta che tu lo voglia..” disse secca Erika.
“Piccola. Non è un gioco. Sono caduto dal terzo piano di una palazzo e..” stava dicendo Orlando passandosi una mano sulla faccia, ancora assonnato dai sedativi che gli avevano dato, quando Erika lo bloccò finendo la frase:
“..Sei vivo. Chi può dire di avere la tua stessa fortuna? Pochi Bloom. Davvero pochi… e tu non butterai il dono più grande che hai ottenuto scoraggiandoti e dicendo che non ce la farai. Non te lo permetterò.”
Orlando guardò la ragazza che aveva di fronte con occhi lucidi e chinando la testa, disse:
“Da solo come posso fare?” 
“Non sei solo. Ci sono anche io. E avvicinandosi al ragazzo disse: “Ti fidi di me?”
Orlando sollevò un sopraciglio accogliendo, suo malgrado, il bacio della ragazza che sorridente, disse :”Ti rimetterò in piedi in men che non si dica… Allora, ti ho fatto una domanda semplice. Ti fidi di me, Orlando Bloom?”
Orlando sorrise e abbracciandola le diede una bacio sulla guancia e disse:
“Mi fido di te..”

Erika aiutò Orlando come promesso. E lo fece in tutti i modi possibili.
E riuscì anche nel suo intento. Infatti, dopo poche settimane dall’intervento, il ragazzo, già camminava sulle stampelle, smentendo ogni previsione dei dottori che lo avevano curato.
Cominciarono così uno strampalato corso di riabilitazione, che seguiva passo, passo, quello normale. Una riabilitazione divertente, dove, Erika, faceva di tutto affinché la sua vita e quella di Orlando non venissero travolte da quello che era successo. E, come detto prima ci riuscì più che bene.

Una mattina Orlando aspettava Erika all’Hyde Park, seduto su di una panchina con le stampelle vicino.
Era un po’ irritato perché la sua migliore amica era in ritardo e lui, da un po’ aspettava come un deficiente, mentre la gente passava davanti a lui ridendo e scherzando.
Ad un tratto, nell’entrata del giardino apparve una figura. Aveva le stampelle e camminava a fatica, dato che non era abituata a portarle. Ci volle un po’ di tempo perché Orlando si rendesse conto che la ragazza in questione era Erika, si sollevò e raggiungendola disse:
“Ma… Erika? Che ci fai tu con le stampelle? Potrebbe farti del male alla schiena…”
“Ma che male” sbuffò la ragazza sedendosi su una panchina vuota assieme al ragazzo. E poggiando le grucce, disse: “Porterò questi affari fino alla tua totale guarigione. E poi, scusa, sto studiando per diventare un’attrice. In questo modo potrò calarmi nella parte di una ragazza che ha avuto da poco un grave incidente.. Che ne dici?” e lo guardò con occhi luminosi.
Orlando sorrise guardandola a sua volta. Stare vicino a lei in quel momento era una cosa meravigliosa. Un tonico per il suo animo. E poi tutto sembrava andare bene. E questo lo aiutava parecchio.



Ed eccoci qua. Il secondo capitolo. Ho cominciato a scriverlo ieri sera, ma poi ero troppo stanca e l’ho finito oggi. Spero che sia di vostro gradimento. Fatemi sapere se ho fatto una boiata a scrivere dell’incidente alla schiena di Orlando. Io ho inventato la scena. So che nella realtà è andata sicuramente diversamente e che non è stata Erika a dargli una mano, ma lui stesso, con la sua tenacia. Io sto solo scrivendo una fic del resto. E questa è solo un’invenzione della mia testa malata..
Baci alla prossima. Niniel…

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Loribi ti ringrazio di aver recensito il mio secondo capitolo

Loribi ti ringrazio di aver recensito il mio secondo capitolo. Grazie per avermi dato la vera versione dei fatti sul suo incidente, dato che ne ho letto un’altra e non sapevo quale fosse vera. Ma come ho detto, la mia ipotesi è solo un modo di romanzare la storia. E poi non credo che abbia avuto vicina un’amica capace di prendere a sua volta le stampelle per lui…
Ringrazio anche Fr@ che mi manda le sue recensioni per e-mail, adesso risponderò all’ultima tra poco, rispondendo alla domanda fatta. ^___^
Ed ecco il nuovo capitolo. Un bacio a tutte. Niniel
Ah. Non può mancare.
Buona lettura. Niniel.


Capitolo.3: LA FESTA ( II PARTE ): il momento dei chiarimenti.


Erika entrò e diede il pacco ad Orlando e sorridendo sarcastica, disse:
“Buon Non Compleanno. Questo è per te” ed entrò.
“Grazie, non dovevi..” disse Orlando guardando il pacco.
“Tranquillo. Sono state le mie sorelle e mia madre a disturbarsi. Pensa che non volevo nemmeno venire..” 
Orlando guardò Erika passarle davanti e con la sua solita faccia tosta, quella che aveva migliorato da quando faceva l’attore, disse:
“E allora perché sei qui? Forse un po’ di bene ancora me ne vuoi.. Oppure sei qui per vedere il grande attore..” e avvicinandosi disse all’orecchio della ragazza: “E non saresti l’unica. Tranquilla.”
Erika si voltò e guardò gli occhi dell’attore e si accorse che brillavano maliziosi. Sentì da subito montare una certa rabbia. Quella sicurezza che Orlando aveva il vizio di mostrare l’aveva sempre infastidita. E puntandogli un indice contro disse:
“Senti. Non sono venuta qui per farmi prendere in giro da te. E tanto meno per sentirti dire delle stupidaggini più grandi di te. Ho venticinque anni. Sono abbastanza grande da capire che cosa voglio e che cosa non voglio. E di avere accanto una persona che mi ha fatto soffrire, non m’interessa proprio nulla” e voltando le spalle al ragazzo si allontanò a passo svelto.
Egle si avvicinò e salutando Orlando disse, guardando Erika allontanarsi e andare verso Samantha, la sorella dell’attore.
“Lo sai che è testarda. Infondo, se per tutti questi anni siete andati d’accordo un motivo ci sarà” e sorrise.
Orlando rispose sorridendo a sua volta e guardando verso Erika, disse:
“Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sia mancata in Nuova Zelanda. E tante volte penso che se non avessi avuto Kate con me, il solo pensiero di non averla vicino mi avrebbe schiacciato…”
Nina si avvicinò al ragazzo e baciandogli una guancia, disse:
“Le passerà Orlando. Tranquillo. Basta che impariate a essere meno orgogliosi, sia tu che lei. E tutto tornerà come prima. Basta saper giocare le proprie carte..”
Orlando sospirò e pensò:
-Si! Lo so. Ma non posso essere l’unico che si prende le colpe. Anche lei ha sbagliato. E anche io ho sofferto… Anche se dopo cinque anni.. Non credo che mi importi più di tanto...-

Samantha guardò Erika e prendendole le mani le disse:
“Fatti vedere. Dio mio. Ma sei bellissima. E quanti uomini ti hanno fatto la corte a Londra?”
“Nessuno” rise Erika. “A Londra nessuno si è accorto della piccola attrice squattrinata.”
“Allora mi sa che nella capitale si stanno tutti rincoglionendo, perché sei ogni giorno bellissima” sorrise Samantha per poi dire seria: “E con quella bestia di mio fratello? Avete deciso o no di fare pace? Oppure preferite litigare per il resto dei vostri giorni?”
Erika guardò verso il ragazzo che parlava con Nina ed Egle e disse piano:
“Preferisco non parlarne” e morse un unghia continuando a fissare l’attore con gli occhi lucidi.
Samantha se ne accorse e dolce disse:
“Manca anche a me. Non posso negarlo. E non può non mancare anche a te. Eravate come due fratelli, qualche tempo fa. Buttare al vento la vostra amicizia sarebbe una stupidaggine.. E poi non credere che a Ob non manchi. Appena arrivato ha chiesto se alla festa c’eri anche tu..”
Erika sorrise. Stava per rispondere quando Sam si dovette allontanare perché qualcuno la chiamava. 
Erika guardò fuori dalla finestra. E con passo lento si avvicinò all’uscita della casa. Il suo sguardo aveva attirato la sua attenzione.
Un qualche cosa che aveva segnato la vita di lei e di Orlando.

“Orlie..” disse Kelly.
“Kelly!” si voltò l’attore mostrando un sorriso finto, che non tradiva per nulla il suo stato d’animo. “Scusami se non sono stato un perfetto padrone di casa. Ma ho avuto dei piccoli problemi e non ho potuto cercarti..”
In realtà la ragazza che aveva di fronte non piaceva al giovane attore. Anzi lo indisponeva proprio in una maniera assurda. Lei, quel suo atteggiamento da Barbie. Per non parlare di quella tremenda vocetta stridula. Proprio non la sopportava.
“Che ne dici se ti lascio il mio numero di telefono? Magari qualche volta ci sentiamo…” cinguettò la ragazza.
-Mi manca solo questa..- pensò l’attore. Ma, abituato ad essere galante con tutte le donne che incontrava, disse, mentendo in maniera spudorata: “Magari. Stavo per chiedertelo io..”
La ragazza sorrise e prendendo un tovagliolo scrisse il numero e il suo nome e o porse al ragazzo, dicendo:
“Aspetto una tua chiamata..” e si allontanò salutandolo con un gesto della mano.
Orlando sorrise rispondendo con un gesto della mano e della testa. Poi appallottolò il foglietto e lo buttò sotto il tavolo.
Si stava allontanando per andare in camera sua, con la scusa di un mal di testa, quando, fuori dalla finestra, vide una figura, che giocava con la sua vecchia altalena arrugginita.
Con passo svelto, scansò gli invitato, sorridendo a chi lo salutava. In quel momento non gli importava di nessuno, se non della ragazza sull’altalena.

Orlando socchiuse delicatamente la porta alle sue spalle, più per non fra rumore, che per la paura di rimanere chiuso fuori. 
L’altalena cigolava vistosamente, mentre Erika, silenziosa, teneva due mani chiuse attorno alle catene, dandosi piccole spinte con le gambe. Orlando, con le mani nelle tasche dei jeans, si avvicinò sorridendo e, una volta dietro la ragazza, si mise a spingerla.
Erika si voltò un poco e ritornando a guardare davanti a se, disse, con un sorriso che non celava l’amarezza di quel ricordo:
“Ricordi quante volte abbiamo giocato in questo guardino, Orlie?”
L’attore sorrise. Ecco da chi amava essere chiamato così. Da persone che non usavano quel nomignolo con falsità, ma da persone che lo avevano sempre utilizzato, amandolo anche quando, Orlando era un ragazzo qualsiasi, che sbarcava il lunario tirando piattelli, in un poligono di tiro. E sorridendo, dando un’altra spinta alla ragazza, disse:
“Certo che me lo ricordo. Ecco perché non voglio che la mamma la tolga. Ci sono davvero affezionato” 
Erika sorrise e disse:
“Ti ricordi quando facevi di tutto per farmi scendere. Ti inventavi cose assurde. Ma davvero. Tipo che l’altalena era posseduta dai demoni che mi avrebbero portato via..” 
“Oppure che ti sarebbe crollata addosso se ti dondolavi troppo.” 
Risero assieme. Erano davvero cose assurde. Ma, ricordarle, li fece sentire, entrambi a casa. Il silenzio scese tra i due. Orlando continuava a spingere la ragazza in silenzio. Erika sospirò e allungando le gambe, per permettere all’altalena di andare più su, disse:
“Orlando voglio star da sola. Sono venuta qui proprio per questo motivo…”
Orlando rimase fermo, accogliendo l’altalena e bloccandola, disse, facendola girare per vedere Erika negli occhi:
“Io voglio solo poter di nuovo parlare con la mia migliore amica” e si mise davanti a lei.
Erika chinò la testa e disse:
“Tu sai perché mi comporto così. E per il motivo per cui abbiamo litigato” e alzando lo sguardo chiese: “Tu te lo ricordi perché abbiamo litigato, vero?”
Orlando sospirò e piano rispose:
“Lo so..”


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Alessiuccia vedo che hai letto anche questa storia

Alessiuccia vedo che hai letto anche questa storia. Questo mi fa davvero molto piacere. Credevo che questa storia non ti piacesse, invece, eccoti qui. 
Per quanto riguarda il motivo Paddina, Vampyre e Alessiuccia.. Buahahahahahahahahahahahahahaahahahahahahahahahahahahah! Lo so che sono cattiva. Ecco perché l’ho bloccato. Buahhahahahhahhah! Basta.
Comunque. Basta cattiverie. Ecco il capitolo delle spiegazioni.
Enjoy it.
Buna lettura. Niniel


Capitolo 4: Flashback (PARTE II ): La fine della nostra amicizia

Orlando si rimise perfettamente dall’incidente, stupendo tutti e perfino se stesso. Naturalmente questo accadde perché Erika gli diede il suo aiuto più totale pur di farlo ristabilire. E alla fine ci riuscì.
Successe però che qualche mese dopo, John, scoprì qualche cosa che avrebbe cambiato la vita i entrambi. Qualche cosa che avrebbe potuto distruggere la loro amicizia. E che forse lo fece veramente.

La casa era in silenzio. John poggiò le chiavi sul tavolo, quando sentì un sospiro provenire dal corridoio. In casa, sapeva più che bene, a quell’ora non doveva esserci nessuno. Orlando era a fare la sua fisioterapia, che ancora non poteva abbandonare, Erika, invece, quella sera doveva uscire con una sua amica.
Spaventato dal rumore, decise di prendere il coraggio a quattro mani e avvicinarsi, armato di vaso, alla porta del corridoio. Ci mise qualche momento per capire che qualcuno faceva sesso in una delle tre stanze. E ci mise ancora meno per accorgersi, guardando il riflesso della porta socchiusa, dallo specchio, chi lo stava facendo. Una schiena bianca, si muoveva sul corpo di un uomo seduto, piegando la testa all’indietro, mentre i riccioli biondi coprivano la parte del corpo scoperta poco prima. E sotto un uomo, maturo, che teneva i fianchi della ragazza, guardandola compiaciuto e accarezzandola di volta in volta. 
A John mancò la terra sotto i piedi. Quella era Erika. E stava facendo sesso con l’ultimo uomo che avrebbe potuto immaginare.

La sera, dopo aver entrambi accompagnato Orlando che andava a dormire, John bloccò Erika sulla porta della cucina e le disse:
“Da quanto va avanti?”
“Che cosa?” chiese Erika seccata divincolandosi dalla prese di John.
“La tua tresca col professore di recitazione”
Erika fissò John stupita e rispose, chinando la testa:
“Non dirlo ad Orlando. Sono sicura che lui non capirebbe..”
“Certo che non capirebbe..” proruppe John. “Come credi che reagirebbe se sapesse che la ragazza che vuole bene quanto se ne può volere ad una sorella , ha una tresca col suo insegnate…”
“Dammi almeno la possibilità di dirglielo io…” disse Erika sollevando gli occhi colmi di lacrime.
“Non tocca a me dirlo, Erika. E tu lo sai. Non voglio litigare con Ob per colpa tua” disse John facendo cadere le braccia lungo il corpo. E poi, scotendo la testa aggiunse: “Devi dirglielo, però. Ne ha passate davvero troppe in questi ultimi tempi per non dirgli la verità.se non lo vuoi perdere, ascolta un consiglio, lascia quell’uomo. E forse eviterai di perderlo” e si allontanò con la testa chia.
Erika seguì John che entrava nella sua stanza, poi, socchiudendo gli occhi appoggiò la fronte sulla porta e piano pianse, mentre Orlando, tranquillamente, poche stanze più in la dormiva tranquillamente.

Qualche settimana dopo.

GIULIETTA (Erika) - Vuoi già partire? L’alba è ancor lontana. Era dell’usignolo, non dell’allodola, il cinguettio che ha ferito poc’anzi il trepidante cavo del tuo orecchio. Un usignolo, credimi, amore; è lui che canta, a notte, laggiù sull’albero di melograno.

ROMEO (Orlando)- No, cara, era l’araldo del mattino, l’allodola; non era l’usignolo. Guarda, amor mio, quante strisce di luce maligne sfrangiano le rade nuvole che si dissolvono laggiù all’oriente. Le faci della notte sono spente e già s’affaccia il luminoso giorno, quasi in punta di piedi, sugli alti picchi brumosi dei monti. Debbo andarmene e seguitare a vivere, o restare e morire

GIULIETTA(Erika) - Quel barlume laggiù non è ancora la luce del mattino. Io la conosco bene: è una meteora che il sole irradia e rende luminosa perché ti sia torciere questa notte a illuminarti la strada per Mantova. E però resta. Non devi partire

ROMEO (Orlando)- Oh, che m’arrestino pure, m’uccidano! S’è così che tu vuoi, io son felice! Son pronto a dir con te che quel grigiore laggiù non è lo sguardo del mattino,
ma soltanto un riflesso smorto e pallido della faccia di Cinzia; e a negare con te che sia l’allodola, a martellar gli archivolti del cielo con le sue note, sopra il nostro capo. L’ansia di rimanere è più forte di quella di partire. O morte, vieni, e sii la benvenuta! Così vuole Giulietta, e così sia! Sei soddisfatta adesso, anima mia?
Parliamo pure. Non è ancora giorno.

GIULIETTA (Erika)- È giorno, invece, è giorno! Ahimè, fa’ presto! Va’! È l’allodola quella che canta, ora, con quel suo verso fuori tono, sforzandolo con aspre dissonanze. Dicono che l’allodola sa modulare in dolci variazioni le note del suo canto; questa no, perché in luogo di dividere le note in armonia, divide noi. L’allodola, dicono pure, ha scambiato i suoi occhi, col ripugnante rospo. Che si siano scambiate anche le voci? Perché questa, che va destando il giorno, ci strappa trepidanti dalle braccia l’uno dell’altro, e mi ti porta via. Vattene, va’, si fa sempre più chiaro.

ROMEO(Orlando) - Sempre più chiaro in cielo, sempre più buio dentro i nostri cuori.

Entra Stella, la ragazza che interpreta la nutrice, affacciandosi e ritirandosi subito dopo aver detto la sua battuta:

NUTRICE - Madonna.

GIULIETTA(Erika)– Si?

NUTRICE - La signora tua madre sta venendo di qua, nella tua stanza. È giorno. Sii prudente. Fa’ attenzione.

GIULIETTA(Erika) –Allora tu finestra lascia entrare il giorno e uscire la mia vita

ROMEO (Orlando) - Addio! Addio! Ancora un ultimo bacio, e poi scendo.
[Le labbra di Orlando sfiorano dolcemente quelle di Erika, chiudendole in un bacio tenero e privo di malizia e poi salta dalla ringhiera che funge da balcone]

GIULIETTA(Erika) - E così te ne vai, amore mio, mio signore, mio sposo, mio amico, mio tutto! Voglio avere tue notizie ogni giorno dell’ora, sì, dell’ora, ci sono molti giorni in un minuto… Ahimè, a contare il tempo in questo modo, chi sa quanti anni avrò prima di rivedere il mio Romeo!

ROMEO(Orlando) - Amore, addio! Non perderò occasione, che ti possa recare il mio saluto.

GIULIETTA (Erika) - Oh, pensi che ci rivedremo ancora?

ROMEO (Orlando) - Ne son sicuro. E tutte queste pene ci serviranno allora da argomento per dolci conversari

GIULIETTA(Erika) - Oh, Dio! Romeo, quale triste presagio ho in fondo all’anima! A vederti là in basso, ho l’impressione come di vederti al fondo d’un sepolcro… O m’inganna la vista, o tu sei pallido

ROMEO (Orlando) - E pallida tu appari agli occhi miei, amore mio. Quest’amarezza acerba si beve il nostro sangue. Addio! Addio!
[e così dicendo Orlando va via..]

GIULIETTA (Erika) - O Fortuna, Fortuna! Se incostante tu sei, come ti dicono, che può importare a te del mio Romeo, che a tutti è noto per la sua costanza? Ma tu mantieniti sempre incostante, Fortuna, così ch’io possa sperare che non lo terrai teco troppo a lungo, e presto lo rimanderai da me.

Le luci si spensero e partì un applauso. I due ragazzi recitando avevano dato l’anima. Avevano davvero quasi fatto rivivere i due amanti, nonostante tanti altri studenti, prima di loro, avessero dato prova della loro bravura su quel palco, senza però eguagliare il talento che i due avevano dimostrato in quel momento.
Il professor si sollevò dalla sua poltrona e applaudendo con trasporto, disse:
“Bravi. Bravissimi davvero. Erika! Orlando! Siete stati fantastici..”
“Questo significa che la parte è nostra?” chiese speranzoso Orlando.
Il professore annuì, facendo impazzire Orlando di gioia. In realtà, Erika, da dietro la spalla di Orlando, fissò l’uomo. Sapeva che le avrebbe dato la parte, vista la sua parzialità. ma sapeva che, se aveva scelto Orlando non lo aveva fatto perché aveva recitato in maniera eccellente. Al contrario, conoscendolo, Erika avrebbe giurato che non avesse nemmeno ascoltato il modo in cui Orlando recitava le sue battute. Erika sapeva che se il suo professore aveva scelto Orlando il motivo era uno e semplice: era l’unico ragazzo che poteva baciare la sua donna, senza scatenare la sua gelosia.

“Ti ho dato la parte. che altro devo fare?” disse Robert seguendo Erika.
Erika che si stava allontanando velocemente dall’uomo disse, voltandosi:
“Io non volevo la parte. io non sono ancora pronta..”
“Sai che non è vero. Lo sai meglio di me” disse Rob raggiungendola.
Erika lo guardò e disse piangendo: 
“Io non lo so se mi scegli perché sono una brava attrice o perché vengo a letto con te..”
Robert sollevò gli occhi la cielo e disse:
“Ti ho scelto perché sei fantastica recitando. E altrettanto Orlando...”
“Non dire balle. Non lo guardavi nemmeno. Lo so. Sei fatto così…” sbottò Erika.
Robert l’abbracciò e baciandola, disse, con le labbra che aderivano ancora a quelle della ragazza.
“Amore… Lo sai che sono fatto così allora perché me lo chiedi?”
Un attacco di rabbia invase Erika che baciò l’uomo e poi gli morse forte il labbro, fino a farlo sanguinare. L’uomo, allontanandosi dalla ragazza, tenne il labbro con la mano e poi guardò il sangue che era rimasto sulle dita e, con gli occhi sbarrati disse:
“Ma che cazzo fai? Sei matta?”
Erika prese la giacca e aprendo la porta disse:
“Sbattiti qualche altra tua alunna. Io voglio riuscire ad arrivare in alto da sola…” e sbattendo la porta lasciò l’uomo da solo.
Sapeva che quella non era la scelta migliore. Ma era quella giusta.

Passò un mese da quando Erika aveva lasciato il professore. Lo stress scolastico era notevole, senza contare che la ragazza, pur di mantenersi agli studi, la mattina andava a scuola, la sera prestava servizio come babysitter e la notte lavorava in un pub. Così, da quando c’erano le prove dello spettacolo, che a breve si sarebbe tenuto nel teatro della scuola, la vita di Erika era straimpegnata e, così, riusciva a vedere John e Orlando solo quando usciva la mattina di casa per prendere con loro la metropolitana.
Accadde però, qualche giorno prima del debutto, che la ragazza, prima di salire sul palco, accusò un fortissimo capogiro. Orlando che era lì vicino a lei la sorresse, evitandole di cadere e guardandola negli occhi, chiese:
“Ery che hai?”
Erika premette le dita sulle tempie, guardando il ragazzo con gli occhi ridotti a due fessure. E piano rispose:
“Solo un po’ di stanchezza..”
“Ci credo. lavori troppo cara. Perché non trovi un lavoro come il mio in qualche negozio…” disse Orlando accarezzandole un braccio dolcemente.
Erika sorrise e piano rispose:
“Tranquillo, Bloom, ora sto meglio. Dai che devo salire sul palco..” si stava allontanando quando, voltandosi, disse sorridente: “Mi raccomando. Attento a non ferirti con la spada..”
“Ma è finta…” disse Orlando senza capire la battuta.
“Appunto” disse Erika salendo le scale che la conducevano al palco.

Orlando, dopo aver combattuto con Charlie, che era il ragazzo che impersonava Paride, lasciò cadere la spada per terra e con passo svelto si avvicinò ad Erika, che giaceva sul lettino, fingendo di essere morta. e prendendole una mano, la strinse a se e baciandola appassionatamente, disse, con le lacrime agli occhi:
ROMEO (Orlando) - Come posso chiamare questo un attimo di gioia? Mio amore! Mia sposa! La morte che assorbì l’ambrosia del tuo respiro….”
Orlando sollevò il corpo di Erika e lo tirò verso se continuando a recitare, quando si accorse di una scia di sangue che bagnava il lattino e il vestito. Sbarrò gli occhi e allarmato disse:
“Erika. Erika. Cazzo Erika rispondi..”
“Bloom che cazzo fai..?” urlò l’uomo.
Orlando prese Erika in braccio e gridò:
“Perde sangue cazzo. Chiamate un’ambulanza..”

All’ospedale Erika giaceva nel letto esanime.
Orlando ascoltava il dottore in silenzio. Dopo nemmeno un anno dall’incidente, i ruoli dei due amici si erano invertiti 
“La ragazza è forte. Ma il bambino. Era morto da qualche giorno. È una fortuna che l’emorragia si sia presentata così presto. Avrebbe potuto perder la vita.. Ma stia pure tranquillo. Può avere altri bambini..”
A Orlando non importava se il dottore pensava che lui fosse il padre del bambino perso. Quello che si chiedeva era il perché la sua migliore amica, non solo non gli avesse detto di avere una storia con qualcuno, ma, per di più, gli aveva tenuto segreto il fatto che aspettasse un bambino.
Quando il dottore lasciò la stanza, John entrò e socchiuse la porta con delicatezza e indicandola con un cenno della testa, chiese all’amico:
“Dorme?”
Orlando annuì e quando John gli fu vicino, disse:
“Era incinta. Ha perso il bambino. E io non sapevo nemmeno che aspettasse un bambino. Te ne rendi conto…Non mi ha detto nulla. Una cosa così importante… E non so nemmeno chi è il padre..”
John sospirò. Si grattò la testa e per pochi secondi lottò contro se stesso, sulla decisione di dire o no la verità all’amico. Poi decise e piano disse:
“So chi è il padre”
Orlando si voltò e sbarrò gli occhi. Si sentì tradito perché la sua migliore amica aveva detto un segreto tanto importante prima a John che a lui.
“Ti ha detto..?”
“No” disse John mettendo le mani avanti. “L’ho vista a casa nostra, un paio di mesi fa..”
“Chi è?” chiese Orlando impaziente.
John scosse la testa e piano proferì il nome.
“Robert Filligan…”
“Robert Filligan?! Il nostro insegnante di recitazione? Dimmi che stai scherzando, ti prego!” disse Orlando fuori di se dalla rabbia.
John scosse la testa piano e poi la chinò. Orlando strinse i pugni e aprendo la porta, corse verso l’uomo che aspettava fuori notizie. Lo afferrò per il colletto della camicia e disse, sbattendolo contro il muro:
“Mi fai schifo… Capito? Schifo… Come puoi portarti a letto una tua alunna. Te l’ha mai detto nessuno che stai violando una regola della scuola? Vuoi capure che ora dovrai scegliere. O tu o lei!”
Robert rise e piano disse:
“Bloom. Io amo quella ragazza. E non sari di certo tu che mi allontanerai da lei…”
Orlando diede una spinta forte, sbattendo di nuovo l’uomo contro il muro e disse:
“Zitto. Zitto! ZITTO! Te ne rendi conto di quello che hai fatto? Te ne rendi conto che era incinta e che ora rischia d stare male solo per colpa tua?”
L’uomo sbarrò gli occhi. Quello per Orlando fu un segno inequivocabile. Nemmeno lui sapeva del bambino.
Lasciò la camicia dell’uomo lentamente e, con le lacrime agli occhi scappò via.
L’unica certezza che aveva era che Erika, prima di quel giorno, non sapeva di essere incinta. E questo significava che non lo aveva tradito del tutto.

Erika rientrò a casa due giorni dopo. Quando John aprì la porta di casa, entrambi videro la luce di cucina accesa. Senza dire una parola, John prese a borsa della ragazza e andò dritto verso il corridoio, lasciando Erika sulla soglia.
La ragazza sospirò, chiuse la porta e, con passo lento, entrò nella cucina.una nube di fumo sovrastava Orlando. Accanto a lui un posacenere colmo fino all’orlo. Quando si voltò la ragazza notò gli occhi arrossati dal fumo e, probabilmente, dal pianto.
Con la solita andatura, si avvicinò alla sedia e poi si mise a sedere accanto a lui. e piano disse:
“Ci siamo lasciati un mese fa. Io nemmeno sapevo di essere incinta…”
“Lo ami ancora?” chiese Orlando piano.
“Orlando io…” temporeggiò Erika.
“Lo ami o no? Rispondi Erika. È una semplice domanda. Che richiede una risposta altrettanto semplice. Si oppure no…” disse Orlando guardandola negli occhi.
“Lo amo. E dopo questo incidente spero do poter tornare a stare con lui…” rispose piano Erika, ma venne interrotta da Orlando che saltando su, disse:
“Ma che cazzo ti dice la testa? Ah? Me lo spieghi? Credi che lui ti ami, invece sei solo una delle tante. Una studentessa ce si scopa quando non sa che cosa fare. Me lo dici che cazzo farai, quando questa storia comincerà a girare per tutta la scuola, quando cominceranno a chiamarti la puttana di Robert Filligan…”
Uno schiaffo bloccò la sfuriata di Orlando. Il silenzio cadde tra i due. Il ragazzo contrasse la mascella e, senza dire nulla, si sollevò e uscì dalla cucina, lasciando l’amica da sola.
La sera stessa Erika preparò le valigie e lasciò la casa. 
Si trasferì da Robert e pochi mesi dopo fu costretta a lasciare la scuola.
Quando Orlando lo seppe non fece nulla per farle cambiare idea.

Il resto e storia.
Orlando, due mesi dopo si diplomò e venne subito scritturato per la parte di Legolas nel cast de “Il Signore degli Anelli”.
Quando partì Erika non andò nemmeno a salutarlo.
Dopo quasi vent’anni, la loro amicizia finiva così, senza nemmeno dire una parola, per via del troppo orgoglio da parte di entrambi.

Su quell’altalena, Erika raccontava ad Orlando la sua versione. Certo era brutto, dopo cinque anni tirare fuori quegli scheletri dall’armadio, ma sia Orlando che Erika sentivano il bisogno di farlo.
“Due anni dopo mi lasciò per una sua collega, molto più vecchia di me e, credo, anche più grande di lui… Per quanto mi faccia male ammetterlo, avevi ragione… Ora vivo a Southwark. E ho solo un rimpianto..” disse Erika sollevando lo sguardo su quello di Orlando.
“Quale?” chiese sorridente l’amico.
“Quello di averti perso”
Orlando rise e sollevandola dall’altalena l’abbraccio e baciandole una guancia disse:
“Tu non mi hai perso” e la strinse forte.
Erika fece lo stesso. 
Era bastato solo ricordare quel periodo per capire che poi, infondo, infondo, non avevano mai smesso di volersi bene.
Così, cinque anni dopo, davanti alla casa di Orlando a Canterbury, la città che li aveva visti crescere, Erika e Orlando scoprirono che la loro amicizia era più importante di tutto.













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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Davvero non ho parole per dirvi quanto sono felice che la storia vi piaccia

Davvero non ho parole per dirvi quanto sono felice che la storia vi piaccia. Anche se non ho capito bene la storia dei flash back.
Non ho capito cosa avete e non avete capito. Lo so che ho seguito un po’ la trama di un film, ma non pensavo fosse così difficile da capire. Anzi, per rendere più comprensibile il tutto, ho deciso di dividere i due flash back dalla storia normale, proprio per non creare casino. Ma mi sa che ho sbagliato lo stesso. T_T
Tranquille, quello che sto scrivendo non vuol dire che sono arrabbiata. Anzi. Vorrei che mi diciate sempre che cosa non potrebbe andare nella mia storia. Solo che non capisco il problema, stavolta. Illuminatemi, vi prego….^^
Passiamo ai ringraziamenti.
Ringrazio Loribi, che mi segue capitolo per capitolo.
Ringrazio Alessiuccia che mi ha spedito una recensione carinissima che mi ha fatto davvero piacere.
Fefe che ha recensito l’ultimo capitolo di Una seconda opportunità (e ti ho anche risposto) Dormi e questa ultima mia fatica (buahahahahahahahahahahahahah).
Paddina perché appena può mi recensisce.
Vampyre che mi continua a recensire e che anche lei ha recensito la ff Dormi.
Moon. Anche i tuoi complimenti mi hanno fatta felice. Non posso negare che una buona critica rende tutti felici. Sono felice che la mia storia ti incuriosisca perché, come ho detto all’inizio e, come credevo pensassero tutti, il mio argomento è usato fino alla nausea. E non credevo di poter colpire qualcuno con la mia storia. Nel senso buono intendo.
Questo è il mio quinto capitolo. E come ho fatto all’inizio della mi opera prima apro un sondaggio: vorreste che Erika e Orlando si mettano subito assieme o preferite che rimangano amici? Aspetto fiduciosa le vostre opinioni.
Un bacio a tutte. Niniel.

Capitolo 5: È facile tornare amici. Il difficile è non essere gelosi di un passato di cui tu non hai fatto parte.

Da quella sera, Canterbury, rivide la sua coppia preferita riunita.
Infatti, dopo che i due ragazzi decisero di seminare l’ascia di guerra, era più che facile trovarli in giro per la città.
Samantha, ala sorella dell’attore, fu più che felice di rivedere i due che si davano appuntamento come poteva succedere dieci anni prima. Perché, per lei era come ritornare indietro con il tempo, quando ancora Orlando stava a casa della madre e non era costretto a stare sempre in giro per lavoro.
Così, si poteva vedere Orlando ed Erika camminare per le strade piene di foglie, a ridere e a farsi costantemente dispetti, a rincorrersi e a spingersi per far cadere il vicino dal gradino del marciapiede.
Fu proprio durante una di queste serate assieme, quelle che Orlando chiamava “le serate che lo aiutavano a recuperare tutte le coccole che non aveva fatto all’amica”, che, mentre cominciava a scendere dolcemente la neve, Orlando bloccò Erika sulla porta di casa e disse, abbracciandola:
“C’è una cosa che vorrei sapere ma che mi vergogno di dire!”
Erika sorrise e disse, guardando l’amico:
“Spara!”
Orlando sollevò la testa e piano disse:
“Mi piacerebbe sapere che cosa hai fatto in questi cinque anni. Non mi prendere per pazzo. Ma mi piacerebbe poter far parte di nuovo della tua vita. Sapere di nuovo tutto, come accadeva prima che tutto questo ci facesse allontanare.”
Erika guardò gli occhi di Orlando. Erano sinceri. Questo significava che ci teneva davvero. E sorridendo, staccandosi dal suo abbraccio, disse, prendendo le chiavi e aprendo la porta sorridente:
“Va bene. Ma questo significa che anche tu farai lo stesso e ti aprirai con me… Specialmente sulla storia che dicono che ci sia tra te e Viggo Mortensen..”
Orlando rise e disse, poi:
“Sempre che siano domande che abbiano una risposta che possa essere sentita dai bambini..” 
“Bambini? Quali bambini?” chiese Erika senza capire.
“Tu. Le bambine mica possono sentire certe schifezze..” aggiunse Orlando.
Erika guardò ancora un po’ stupita l’amico, ma quando afferrò il concetto, l’attore era già tornato sulla strada, ridendo come un pazzo, salutandole e gridandole:
“Ricordati che ti voglio bene, Erika…”
Erika sbuffò e ridendo rispose:
“Io no” ed entrando in casa, scosse la testa ridendo.
Infondo non erano cambiati di una virgola.

La sera dopo, Orlando preparò il salotto alla bene meglio. Accese il cammino. E prendendo patatine e pop corn, attese l’amica, mentre nella stanza risuonava “With Or Whitout You” degli U2

See the stone 
Set in your eyes 
See the thorn 
Twist in your side 
I wait for you 

Sleight of hand 
And twist of fate 
On a bed of nails 
She makes me wait 
And I wait without you 

I can't live with or without you 
I can't live with or without you. 

E mentre il ragazzo cominciava a canticchiare la canzone dal ritornello, suonò il campanello.
Fece una piccola corsa per raggiungere la porta e vide Erika, stretta in un piumino blu scuro e una sciarpa multicolore, come quelle che piacevano tanto al ragazzo.
Orlando quando la vide l’abbracciò e la fece entrare. E, da ottimo padrone di casa, accompagnò la ragazza nel salotto dove tante volte si erano inondarti nei primi anni dell’adolescenza.
Erika slegò la sciarpa e guardandosi attorno, disse:
“Ecco cosa intendo quando dico casa. Qua non è cambiato mai nulla. Sono quei posti sicuri, che trovi sempre quando stai male. E se penso a tutte le volte che sono venuta qui a piangere per qualche delusione.. Non credo che si possano contare sulle dita. Vero, Mr. Bloom?” sorrise la ragazza voltandosi a guardare l’amico.
Orlando prese il piumino e mettendolo vicino agli altri all’entrata, entrò nel salotto sorridendo. E piano disse:
“Qui abbiamo parlato di tutti i nostri segreti. Ricordi?” e si avvicinò alla ragazza mettendosi a sedere sul divano.
Erika lo seguì, piegando una gamba e sedendosi sopra. E poggiando un gomito sulla spalliera disse:
“Il primo rapporto. Completo. Le aspettative e le delusioni… Le mezze parole per dire che ci piaceva qualcuno. I preparativi per un appuntamento. Soprattutto per te…” e sollevò gli occhi fingendosi disperata.
“Perché?” chiese contrariato Orlando cercando di capire dove la ragazza volesse andare a parare.
“Orlie. Tu non hai per niente gusto nel vestirti. Davvero. A parte il fatto che mi metti vicini dei colori che assieme fanno a pugni. Poi quando ti ostini a mettere il giallo canarino su tutto. E vada col nero, che poveretto, quel colore, assieme al bianco si abbina con tutto. Ma tante volte era un vero e proprio schiaffo guardarti camminare a scuola. Passavi da una colorazione ape, ad una gelataio con residui di un trip violento. Fino ad arrivare alla tendenza “mi sono vestito al buio e ho preso le prime cose che mi sono capitate tra le mani”.. “ e sorrise guardando l’espressione di Orlando che era un vero e proprio mix tra l’offeso e il divertito.
“E tu? Che eri fissata col trucco?” continuò Orlando indicandola mentre divertito la scherniva.
“Sei il primo che dice che un attore deve essere perfetto in ogni occasione.. Che cazzo vuoi.. Io ci tenevo alla mia immagine. E ci tengo ancora, anche se non sono arrivata in alto come te.. Bleh!” e gli fece una smorfia.
In quel momento passò davanti alla porta Sonia, la madre di Orlando e guardando divertita i due disse:
“Che strano! Mi sento più giovane di vent’anni..”
Erika si sollevò e disse:
“Zia Sonia. Non ti ho ancora salutato come si deva da quando sono tornata da Londra” e abbracciando la donna, le chiese sorridendo: “Come stai?” 
Sonia sorrise e guardando Erika negli occhi disse:
“Beh! Sono molto più tranquilla da quando tu e quello sciagurato di mio figlio avete fatto pace…”
Erika si voltò verso Orlando. Sapeva dove quel discorso sarebbe andato a parare. Orlando sorrise, facendo cenno alla ragazza di lasciar perdere quello che la donna stava dicendo, per poi, far finta di pugnalarsi quando, con una impressionante puntualità, Sonia, disse, una frase che aveva aspettato di poter ire di muovo dopo tanti anni.
“Lo sai che io e tua madre abbiamo sempre avuto un sogno. Quello di vedervi assieme. Sarei molto più felice di vedere quel ragazzo assieme a te che assieme ad una sconosciuta qualsiasi..”
“Mamma.. Ma quante volte te lo devo dire: IO ED ERIKA SIAMO SOLO AMICI. E PER DI PIÙ CI VOGLIAMO BENE COME SE FOSSIMO DUE FRATELLI… NIENTE DI PIÙ” disse Orlando facendo finta di essere scocciato. In realtà, dopo cinque anni, mai avrebbe pensato che avrebbe sentito la mancanza di quella frase e che gli facesse piacere che sua madre la dicesse.
Erika sorrise guardando Sonia che, socchiudendo gli occhi disse:
“Vedrai che un giorno ti ricrederai.. Animale…” e baciando una guancia della ragazza si allontanò dal salotto.
Erika si mise a sedere vicino al ragazzo che abbracciandola disse:
”Allora, piccola pazza. Che ne dici di raccontarmi gli ultimi cinque anni della tua vita…”
E mentre bisticciavano dolcemente, Sonia da dietro la porta del salotto sorrideva compiaciuta. 
Per la madre di Erika e per lei, quella riunione, aveva solo un unico significato: quello che avevano sempre sognato, finalmente poteva avverarsi…

Erika raccontò con trasporto quei cinque anni. Ogni singolo ricordo, la ragazza lo riferiva al ragazzo. Dalla sua storia con Robert, che l’aveva fatta allontanare dal suo migliore amico, alla difficoltà di dover ammettere di aver messo la vita privata davanti alla professione, lasciando la scuola di cinema prima che potesse finire gli studi. La fine della sua storia, per via di una donna più grande di lei e dello stesso Robert. La sofferenza di quegli anni, la depressione che dovette ammettere di avere e farsi curare. L’incontro con Lizza, una ragazza silenziosa ma intelligente e Mark, ragazzo gay, dalle mille idee; due ragazzi strani, ma che le avevano regalato un po’ di allegria, aiutandola ad uscire dalla depressione e che, da ormai due anni condividevano con loro un appartamento a Southwark.
Gli parlò del dolore di vedere sue sorelle lasciare la casa per mettere su famiglia. Da Sabrina, la maggiore delle sorelle, che, quando ancora, Erika, stava con Robert, si era sposata con un americano e aveva lasciato definitivamente Canterbury, per trasferirsi a Boston, dove impartiva lezioni di piano forte ai figli delle famiglie più in vista della città; fino a quello di Egle, avvenuto due anni prima. E poi l’imminenti nozze di Nina che si sarebbero tenute un mese dopo. E le storie d’amore che sembravano non volessero decollare per un motivo sempre nuovo.
“Sfigata come sono ho trovato il ragazzo che mi ha messo tante di quelle corna che posso anche definirmi un cervo tranquillamente…” sorrise Erika, facendo ridere anche l’amico.”Per non parlare di tutte quelle volte che mi son trovata a fare dei provini e mi son vista scartata per delle ragazze che hanno fatto più o meno quello che ho fatto io una decina di anni fa…”
“Si hanno portato a letto il produttore dello spettacolo?” chiese Orlando accarezzandole i capelli. Erika annuì. E Orlando sorridendo, continuò: “Tranquilla quello succede anche a Hollywood. E pensa che per la causa ci sono dei ragazzi che pur di arrivare in alto si “concedono” per la causa…”
Erika sorrise e disse, poggiandosi meglio sul petto dell’amico:
“Allora non è una leggenda metropolitana?”
“Certo che no. Ci sono anche di questo casi…” disse Orlando affondando le labbra tra i riccioli ribelli della ragazza.
“Mio Dio. Da una parte non so se biasimargli. Ti dico una cosa. Ma giurami che non lo dorai alla mamma” disse Erika sollevandosi e guardando l’amico.
Orlando guardò la ragazza e fece una croce sul petto, e baciando i due indici. Il giuramento che usavano quando erano ragazzini. Erika sorrise guardando Orlando fare quel gesto. E piano disse:
“Alle volte è successo che mi trovassi senza soldi a Londra. Non ho mai chiamato a casa per orgoglio, ma se non ci fossero stati Lizza e Mark, beh. Non saprei proprio dove sarei ora… Così cerco lavoretti saltuari e magari faccio qualche provino. Adesso sto con una compagnia teatrale di quelle che preparano uno spettacolo per tutto l’anno e poi fanno qualche esibizione.. Sono la protagonista. Spero di essere fortunata come te. Certo a me non mi hanno subito cercata i grandi produttori di Hollywood. Ma, magari…”
Ad Orlando dispiaceva davvero per Erika. Voleva aiutarla. E abbracciandola di nuovo disse:
“Posso contattare qualche pezzo grosso di Hollywood, se vuoi..” 
Erika si sollevò. Orlando non aveva dimenticato la cocciutaggine dell’amica, che, sinceramente rispose:
“Orlie. Io ti voglio bene, con tutto il cuore. Ma se fai questa cazzata… Giuro. Stavolta non basteranno cinque anni per perdonarti…”
Orlando sorrise e disse, sorridendole:
“Va bene.”
Erika si accucciò di nuovo e disse, con un lungo sospiro:
“Odio Londra. La odio con tutto il cuore. Non voglio partire. E lo sai perché?”
Orlando scosse la testa in segno di diniego, senza rispondere. Erika sorrise e disse:
“Perché ci allontanerà un’altra volta. E noi non potremmo recuperare questi cinque anni persi. E io voglio sapere tante cose..”
“Cosa ad esempio?” sorrise Orlando.
“Della Nuova Zelanda. Di Los Angeles. Se la Bosworth è davvero una protesi di silicone vivente come dicono le tue fan. E se è vero che gli attori scopano come ricci. E se è vero che con quelli che hanno fatto con te la trilogia si è creato un rapporto tanto forte, come quello di un gruppo di fratelli. E quante volte hai voglia di tornare dalla zia e da Sam, quando sei lontano. E ti sono mancata?”
Orlando sorrise guardando la ragazza che gli faceva quella marea di domande. 
In quel momento il ragazzo si sentì geloso di Erika. E di tutto quello che lui non aveva potuto vivere con lei.
In un momento sentì il bisogno di avere la ragazza vicino. Non voleva che partisse a Londra. Non voleva lasciarla ora che, dopo cinque anni l’aveva ritrovata.


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Bene

Bene. Eccomi col nuovo capitolo. 
Che dirvi. A parte che il mio piccolo sondaggio, di norma nelle storie lunghe, ha dato i primi risultati: Ob ed Erika per Vampyre e Loribi e Alessiuccia,devono stare assieme. 
Beh. Chi vivrà vedrà. Nel prossimo capitolo vedremo che cosa diranno le altre. 
Loribi. Certo che ti nomino nei ringraziamenti, sei la prima che ha recensito “Un amico particolarmente importante” e quindi sei la prima che ringrazio… 
Vampire, poi, mi fa sempre piacere che tu mi recensisca appena esce un capitolo, lo fai dalla prima fic che scrivo, quindi, mi raccomando, fallo sempre, perché, sennò mi preoccupo. A proposito. She- the killer, quando l’aggiorni? Aspetto con trepidante attesa.
Alessiuccia. Tranquilla. Nessuno ti uccide. Ti proteggo io.. 
Notiziona per chi ha seguito la mia prima fic, Una seconda opportunità. Bene, tra poco leggerete il seguito. Non vi libererete mai di Dom e Ilaria. Buahahahahahahahahahahahahahahahahahah… Basta.
Ora, davvero, mi sento come la Rowiling… -__-‘’
Bene. Ecco il prossimo capitolo. Godeteveli bene, tra una settimana non credo avrò il tempo materiale di aggiornare così spesso.
Baci a tutte.
Buna lettura, come sempre.
Niniel.


Capitolo 6: 100 colpi di spazzola, un vecchio diario, la cronaca di un primo bacio preso per gioco e una sorella un po’ troppo invadente.

Orlando abbandonò il cellulare sul divano e sospirando portò i capelli indietro con le mani, per poi poggiare la testa sullo schienale.
Samantha, sua sorella, si avvicinò e disse:
“A cosa pensa il mio fratellino minore preferito?”
Orlando accennò un sorriso e non rispose, chiudendo lievemente gli occhi.
Sam, che non si voleva dare per vinta per niente a l mondo, disse:
“Visto che hai parlato con il tuo manager fino ad adesso, devo supporre che la persona che occupa i tuoi pensieri è una ragazza…”
Orlando annuì nuovamente senza rispondere.
“La conosco?” chiese Samantha.
“Abbastanza..” sorrise l’attore, tendendo sempre gli occhi chiusi e la testa poggiata nello schienale.
“Da molto?” chiese la sorella che cominciava a capire.
Orlando annuì nuovamente, trattenendo a stento il sorriso. Samantha lo colpì e disse:
“Guarda che lo so di che cosa stai parlando…”
Orlando rise e disse:
“Sto pensando ad Erika. E non nel modo in cui credi tu..” 
Samantha sorrise sorniona. E Orlando, capita l’antifona, disse:
“Lo so a cosa stai pensando, ma Erika è la mia migliore amica. Nulla di più. E sono triste perché domani partirà a Londra e io non ho avuto abbastanza tempo da passare assieme a lei. Ecco a che cosa sto pensando…”
Samantha sorrise. E poggiando la testa a sua volta sullo schienale del divano, disse:
“Erika è cambiata molto in questi anni. Non è vero, Ob?”
“Lo so. è diventata una donna…” disse Orlando rilassandosi.
“Molto bella, vero?” chiese Samantha cercando di coglierlo in castagna. 
“Alle volte troppe. Ho notato il modo in cui sposta i capelli dal viso. O come sorride quando è allegra.. Sono certo che sono cosa che ha sempre fatto. Ma me ne sto accorgendo solo ora…”
Samantha non ce la fece più e cominciò a ridere di gusto.
“Ma perché ridi?”
“Caro fratello minore prepara i messaggi di cordoglio alle tue fan. Se vi trovate tutti e due e la capite di smetterla di fare i cretini , voi due vi sposate” disse Samantha sollevandosi dallo schienale e squadrando il fratello.
“Sammy. Sappi che quando fai così sei proprio invadente. Sappilo.. Lo sai che per me quella ragazza è…”
“.. una sorellina minore per te. Tranquillo. Lo so. quante volte te l’ho sentito dire? E quante volte ti devo dire che, io, personalmente non ci credo più da quando ti ho visto, dodici anni fa, che la baciavi? È da quando le hai fatto quell’endoscopia con la lingua che non vedo l’ora di vedervi assieme…” dibatté Samantha decisa.
Orlando guardò la sorella di sottecchi. Non poteva ribattere quello che aveva detto. Lui il primo bacio lo aveva dato a quindici anni alla sua migliore amica, nella sua stanza. Chinò la testa celando il sorriso che, quel ricordo li procurava. Certo, dodici anni prima, nel momento in cui Samantha aveva aperto la porta, Orlando avrebbe sicuramente scavato una fossa per lui e per Erika. Ma, dopo tutto quel tempo, non poteva non sorridere ricordando quel giorno.
Ricacciò il sorriso e disse:
“Io non sono innamorato. Non di Erika. Lei era, è e rimarrà la mia migliore amica”
“Perché parlate di Erika?” chiese Sonia entrando nel salotto dove stavano i due figli.
“Perché Orlando è innamorato di lei…” disse Samantha ma venne bloccata da Orlando che tappandole la bocca con una mano, disse:
“Non ascoltarla, mamma. Non è vero..” ma in quel momento cominciò una sorte di lite furibonda, di certo, non degna di un ragazzo e di una ragazza di ventisette e di ventinove anni.

Erika spazzolava i capelli. I classici cento colpi di spazzola prima di andare a dormire.
Fissava la sua immagine nello specchio quando ripensò al suo vecchio diario e a tutte le volte che lo aveva riempito seduta in quella stessa scrivania.
Poggiò la spazzola e aprì un cassetto. E prendendo quello che sembrava un vecchio libro rilegato, sorridente lo aprì e cominciò a leggere.

Canterbury, 16 marzo 1992…
Caro diario…
Oggi mi è successa una cosa di cui dovrei essere felice. Ma che non so esattamente se mi deve rendere felice. Oggi ho dato il mio primo bacio. Bacio vero,intendo. E indovina a chi l’ho dato. Ad Orlando. Proprio lo stesso Orlando…


Erika sorrise portando una mano alla bocca e ricordò, chiudendo gli occhi, quel bacio.


“Era a casa di Orlando, quella sera. Tutte e tre le sue sorelle cominciavano ad essere troppo grandi per passare più tempo con lei. Così, sia la madre che il padre, che erano costretti a passare gran parte del loro tempo all’ospedale, visto che erano i primari in due differenti corsie, Erika, passava le sue serate in quello che, a detta dei genitori era l’unico posto tranquillo: la casa dei Bloom.
Quella sera stavano giocando a Monopoli, Erika ed Orlando, quando il ragazzo, prima che l’amica tirasse i dadi, disse:
-Ery. Ma tu hai il ragazzo?-
Erika fissò stupita l’amico e rispose:
-No!-
-E.. Hai mai baciato qualcuno?- chiese sempre più imbarazzato il ragazzo.
A quella domanda, Erika, smise di scuotere i dadi e stringendoli nel pugno, disse:
-Ehy. Non mi vorrai dire che MrDaGrandeDiventoAttorePerchèVoglioEssereComeSuperman, ha dato il suo primo bacio?-
-Veramente no!- ammise Orlando chinando i capo e sorridendo imbarazzato.
-Ma smettila. Con tutte le ragazze che ti corrono dietro a scuola avrai l’imbarazzo della scelta..- rispose Erika lanciando i dadi e movendo la pedina. –Hai tu Parco della Vittoria?-
Orlando la ignorò volutamente e disse:
-Sto aspettando quella giusta. Non voglio darlo ad una qualsiasi. Voglio essere sicuro di quello che faccio. Voglio che non mi faccia male ricordarmene- ammise il ragazzo.
-Orlie è solo un bacio. Un misero bacio…- disse spazientita la ragazza.
-No! È il mio primo bacio..- continuò lui saltando su, punto sul vivo.
-Io non capisco ancora che c’entro, io, con questa storia...-
-Sei o non sei la mia migliore amica?- chiese sorridente il ragazzo.
-E allora? Che ti cambia il saper oppure no se ho mai baciato qualcuno?-chiese la ragazza che, sempre più spazientita, si mise a sedere nel letto.
Orlando sorrise e mettendosi a sedere accanto alla ragazza, disse:
-Ci ho pensato molto. E vorrei… Vorrei darlo a te il mio primo bacio..-
Erika strabuzzò gli occhi. Poi, ricordandosi che Orlando amava prenderla in giro, disse:
-Guarda che Pesce d’aprile è tra due settimane.-
-Non sto scherzando- ribatté Orlando avvicinandosi e cominciando a guardare le labbra dell’amica.
Erika, ancora scettica, disse:
-Dieci sterline che non lo farai…-
-Non scommetto sul mio primo bacio..- disse Orlando serio.
-Dieci sterline. Che vuoi che siano? Se lo farai ti pago. Ma visto che è il primo bacio per tutti e due, deve essere qualche cosa di fantastico..-
Erika non fece in tempo a dire l’ultima parola che Orlando si era già disteso su di lei e, dopo aver schioccato due piccoli baci sulle sue labbra, con la lingua fece schiuse la bocca di Erika e movendo la lingua cercando quella della ragazza, diede il via ad un bacio dolce ed intenso.
Non seppero mai quanto durò. Ma quando Orlando si bloccò e accarezzò i ricci biondi dell’amica, chiese:
-Come è stato?-
-Umido- rispose sinceramente lei.
I due ragazzi risero piano ed Erika, guardando l’amico negli occhi, ancora accaldata, disse:
-Ti devo dieci sterline Bloom..-
Erika sorrise. Era felice che non avesse dovuto pagare il suo primo bacio. Stava per parlare di nuovo, quando Orlando le fece sentire un brivido particolare, mai sentito prima. Baciava dolcemente la pelle bianca del collo della ragazza, mordicchiandola dolcemente e leccandola. In quel momento la ragazza capì che il gioco si stava facendo pericoloso e disse:
-Siamo amici. Non roviniamo tutto..-
-Solo un bacio. Niente di più…- e senza aspettare risposta baciò le labbra della ragazza, ancora.
Erika rispose. 
Non fu un bacio come quello di prima. Anzi. L’esperienza del primo rese più audace Orlando che spinse di più la lingua nella bocca della ragazza e si lanciò in effusioni non consone ad una coppia di amici.
Fu proprio allora che entrò Samantha. E fu allora che fecero la brutta figura passata alla storia, giurando che non si sarebbero mai più baciati.”


Erika sorrise rileggendo quell’episodio. Aveva preso quel bacio, il suo primo bacio per gioco. E forse era meglio così. A distanza di anni poteva dire di non essersi mai innamorata di Orlando. 
E questa era una cosa di cui andava fiera, dato che per molte donne non sarebbe stato per niente facile.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ed eccomi qua

Ed eccomi qua.
Paddina mi raccomando fammi sapere della mail che ti ho spedito. Ci tengo davvero..^^
Poi.. Vampyre tranquilla. Anche io ho avuto una perniciosa influenza un paio d mesi fa e so cosa vuol dire e, se ti ricordi, credo che lo saprai anche tu quanto ero rincoglionita io..
Bene. Il sondaggio va avanti. Noto che siete tutte convinte del fatto che dovrebbero continuare ad essere più amici, che coppia e magari, poi…
Bah. Vedremo…
Ora vi lascio.
Questo è il settimo capitolo. 
Buona letture, come sempre. Baci. Niniel.

Capitolo 7: E se ti chiedessi di non partire (quando hai voglia di passare con qualcuno più tempo di quello che ti è stato concesso)

Erika caricò l’ultima valigia in macchina.
Quasi le faceva male lasciare Canterbury, quella volta. Ed era una novità.. almeno visto quello che era successo negli ultimi cinque anni.
Non era difficile intuire il motivo della sua malinconia, dato che, la stessa, aveva colto un’altra persona a lei molto vicina. Orlando.
Insieme aveva rivissuto momenti bellissimi e, per di più, in quegli ultimi giorni, la loro famiglia, si comportò come se niente fosse accaduto, catapultandoli indietro nel passato. Specialmente la madre di Erika, Laureen, e Sonia la madre dell’attore, che non smettevano di annuire e parlottare tra di loro, ogni volta che i due ragazzi si riunivano. 
Chissà perché, ma per le due donne i figli erano notevolmente cambiati in quei cinque anni. E fai che fosse l’esperienza vissuta a Wellington per Orlando; e forse era la storia con Robert ad aver cambiato Erika.. Ma per Laureen e Sonia la spiegazione era una: stavolta, se ci mettevano lo zampino, il loro sogno di vedere i due ragazzi assieme si sarebbe potuto avverare.

Erika mise l’ultima borsa nella macchina e si voltò. Sistemò la sciarpa e disse:
“Bene. Io devo andare, altrimenti arrivo a Londra tra quattro anni”e baciando i genitori, disse, dolce: “Ciao mà. Ciao pà..”
“Mi raccomando. Stai attenta” implorò la madre salutando la figlia con gli occhi lucidi, come ogni volta che la figlia partiva.
“Mi raccomando. Bloccato ogni tanto..” disse il padre abbracciando la figlia.
“Okay. Ad ogni stazione di servizio farò una pausa di cinque minuti..” sorrise Erika tranquillizzando i genitori.
“Facciamo anche mezz’ora..” intervenne la madre.
“Mamma. Devo andare a Londra. Sono a meno di due ore da Canterbury..”disse sconsolata Erika.
“Appunto. Facciamo prima a dirle di non partire nemmeno..” si aggiunse Egle alla discussione. “Vieni qua tu. Sorellina minore. Fatti abbracciare..” e abbracciò Erika con un sorriso.
Nina, scansando Egle, si intromise tra le due e sorridente disse:
“Non prendere impegni per il 14 dicembre. È il giorno del mio matrimonio.”
Erika sorrise e, abbracciandola forte, disse:
“Non voglio perdermi il giorno in cui la smetterai di essere una zitellona acida, per niente al mondo..”
Nina si staccò dall’abbraccio e, fingendosi arrabbiata, disse ad Egle:
“Ma la senti? È proprio vero che è acida peggio dello yogurt andato a male…” e rise con Samantha che si avvicinava a salutare Erika.
“Mi raccomando fatti sentire. Oppure vedi come finirò con Orlando e la mamma che si chiederanno venti volte al giorno come stai. Terribile. Davvero.” Scherzò la ragazza abbracciandola.
“E come posso dimenticarmi della sorella rompiscatole del mio migliore amico…” sorrise a sua volta Erika abbracciandola forte. Poi, staccandosi, guardò Sonia e piano disse: “Zia. Mi raccomando. Tieni a bada quei due pazzi di tuoi figli..” e rise, mentre la donna, abbracciandola, disse:
“Mi raccomando. Non lavorare troppo a Londra. Cerca di divertirti..”
“Contaci” rispose Erika piano, allontanandosi, verso la macchina e chiudendo il cofano.
Si voltò e, poco lontano lo vide. I riccioli neri lunghi fino a sotto le orecchie, la barba lunga e la pelle scura. Teneva un pollice davanti alle labbra chiuse, sorridendo dolce, col solito sguardo sicuro. E avvicinandosi, lo abbracciò forte. Fu allora che l’attore sussurrò all’orecchio dell’amica:
“…E se ti chiedessi di non partire?”
Erika guardò Orlando stupita. Poi sorrise e disse:
“E se ti chiedessi io di partire?”
Orlando sorrise e rispose:
“Capita l’antifona. Vai. Prima che ti blocchi e non ti lasci partire..”
Erika lo abbracciò di nuovo e disse, con gli occhi lucidi.
“Dovunque andrò, sappi che non mi dimenticherò mai del mio migliore amico…”
Orlando l’avvicinò più a lui e stringendo le disse:
“Al mese prossimi..” e a malavoglia la slegò dal caldo abbraccio.
Erika si allontanò verso la macchina. Salì sopra e mise in moto e partì, mentre Orlando, con un cenno di mano, triste, la salutava mentre la macchina si allontanava.
E sorridendo tra se pensò che, dopo tutto quel tempo, quel distacco, gli costava parecchio perché, Erika, già le mancava. E non era partita nemmeno da tre minuti.


Paddina tranquilla. Quando puoi rispondimi e fammi sapere come stai. Baci Niniel.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Loribi

Loribi. Ho letto la tua recensione. Che dire. Hai ragione. ho lasciato inteso che potrei non farli mettere assieme. Ma non ho detto che non potrei fare il contrario. Buahahahahahahahahahahahahahahahah!
Cattiva che sono. Comunque. Nuovi personaggi ce ne saranno. E magari anche graditi ritorni. Lo so sono una vipera. Vi tengo sulle spine. Personalmente parlando credo che l'amicizia tra uomo e donna possa esistere tranquillamente, senza troppi problemi, come credo che ci sono delle amicizie, tra sessi opposti e no, che possono diventare qualche cosa di più.
Ora, in tutta sincerità, nella mia mente, ho tracciato un percorso che, sia Erika che Orlando, dovranno percorrere. 
Il problema è che, io per prima, non so se andrà davvero così. Trovo che il bello delle fanfiction, specialmente di scriverle, sia quello di poter far fare ai nostri idoli quello che ci piacerebbe che facessero, magari incontrando una persona che non sia del mondo dello spettacolo. E da lì nasce la fantasia. Io non conosco Orlando Bloom, posso dire di essermi drogata con gli extra de 'Il Signore degli Anelli' e di aver carpito qualche cosa che lo riguardava. Ma non posso di certo dire che, l'Orlando della mia storia sia uguale a quello vero.
Quello che voglio dire è che, nella mia testa si sta formando un piccolo universo parallelo, dove sto introducendo mie esperienze, come l'amicizia tra un uomo e una donna, ma anche l'amicizia con persone omosessuali e no.
E inoltre, sto cercando di capire che cosa potrebbe provare Orlando, il mio Orlando, trovandosi nella stranissima situazione in cui lo collocato.
Certo. Mi fa davvero piacere che vi sia piaciuto il mio capitolo sul bacio, il primo di Erika e Orlando. Fa parte di quel bagaglio di delusioni, insite nella natura umana. Nessuno ha mai detto non ho sprecato il mio primo bacio, almeno delle persone che conosco.
Sentire che non avete trovato il capitolo scontato ma, come mi ha detto Alessiuccia (sorprendendomi lo ammetto) che è stato importante leggere quelle parole che avevo scritto, mi ha dato davvero gioia. E magari mi ha aiutato a immaginare un finale.
Loribi, so che non hai letto 'UNA SECONDA OPPORTUNITA''. Ma se devo essere sincera, credo di aver spiazzato chi mi ha seguito più di una volta. Sei avvertita quindi ^^.
No. Davvero.
Quello che voglio dire è che riempio fogli con mille parole e poi, da lì costruisco una storia. Una storia che si sviluppa o si blocca. Ho molte storie che devo cestinare infatti.
Quindi, per quanto mi spiaccia, non posso dirti come andrà questa storia, Loribi. Non lo so nemmeno io.
Non sono arrabbiata per la tua recensione e nemmeno offesa. Mi sembra che stia usando un tono aggressivo, ma sono tranquilla. Anzi, sto pure sorridendo come un ebete mentre scrivo. ^^
Spero solo di non deludervi.
Vampyre... Mio Dio. Come ti capisco. So cosa vuol dire, davvero, stare a casa rimbambiti. Guarisci presto, mi raccomando e riguardati.
Grazie a chiunque legge questa fic.
Che dirvi.
Leggete. E ditemi che ne pensate. ;)
Baci. Niniel.
Ah! Dimenticavo. BUONA LETTURA..


ps: Sto scrivendo col blocco notes, ho problemi con word. Perdonatemi il doppio degli errori di battitura che noterete. Un bacio a tutte. Niniel.


Capitolo 8: Mark e Lizza.

Mark. Gay dichiarato dall'età di sedici anni. Un ragazzo serio a prima vista, forse ti può far pensare che ha pure la puzzetta sotto il naso. Ma ti basta conoscerlo per capire che non è quel tipo di persona.
Un ragazzo chiuso, stravagante, sopra le righe, Non c'è che dire. La classica persona che può andare a genio ad una come Erika.
infatti bastò una mattinata ai due affinché cominciassero a ridere e scherzare.
Così, tante volte, potevo vederli che si abbracciavano e si consolavano, per le rispettive delusioni alla quale, entrambi reagivano in modo diverso.
Mark magari rideva, cercando di uscire subito da quel tunnel; Erika arrancava, fino a che lo stesso amico, la buttava, in tutti i sensi giù dal letto e la portava a Piccadilly a fare shopping sfrenato, facendo finta, alle volte di essere il suo ragazzo.
E in quei momenti, Erika, stava bene, riusciva di nuovo a ridere e scherzare, come se niente fosse successo.
Mark era questo per lei. Il suo consulente personale, il suo migliore amico, quello che la chiamava diva, che le consigliava cosa mettere quando doveva uscire, quello che, quando stava male, con Lizza, saliva nel suo lettone a due piazze, la stringeva e la faceva piangere, senza dire una parola, stringendola assieme all'altra amica.

Lizza. La più piccola, che si perdeva davanti all'esuberanza di Mark che, mai una volta, perdeva occasione per prenderla in braccio e portarla in giro per la casa.
Lizza... Gli stessi capelli neri di Mark, solo più lunghi e più lisci. Due occhi castani piccoli ma indagatori, in netto contrasto con quelli grandi di Mark, neri e sprezzanti, qualche volta.
Era dotata della stessa lingua tagliente di Mark, forse meno propensa a ferire, dato che Mark, se voleva ci riusciva più che bene. Lizza era quella che aspettava Erika con una cioccolata calda nelle serate d'inverno, o con una coca cola fredda, d'estate, solo per parlare, confidarsi le rispettive giornate, mentre Mark, incurante, passava accanto a loro in mutande, ballando come un pazzo canzoni delle Spice, unica traccia pop rimasta nella lista dei cd ormai costellati solo da titoli e da gruppi decisamente metal.
Lizza era la dispensatrice di consigli, quella che con Valentina (ragazza italo inglese non che loro vicina di casa), le dava una spinta, cercava di scuoterla e farle capire che il mondo poteva essere davvero bello, se lo viveva cogliendo l'attimo e non vivendo nel rimpianto.
Lizza non era come Mark, nonostante fossero cresciuti assieme. Ma era ugualmente importante per Erika. Sapeva che, se alla ragazza mancava uno solo di loro, si sarebbe sentita persa. Per non parlare di Francis. Un ragazzo dolcissimo e sensibile, che aveva aperto un ristorante davvero chic a Soho. Gay anche lui, ma, come Lizza, coscienza di Erika, capace di arrivare davanti alla porta di casa dei tre amici, alle due di notte, con un dvd di Johnny Depp e una scatola di cibo cinese tra le mani, per passare una notte a sparlare di chi faceva male a uno solo di loro.
Questa era la vita di Erika a Londra.
Mark, Lizza, Francis e Valentina. Quattro persone incontrate per caso ma entrate nella sua vita per non uscirne più.

Sam, dopo una settimana dalla partenza di Erika, si trovò davanti un fratello notevolmente intristito e cambiato. Aveva passato una settimana a casa a rileggere il copione, fumando come un turco e riducendo le unghie a piccole mezze lune.
Quella sera lo trovò mezzo addormentato sul divano. Gli prese il copione tra le mani e disse, ad alta voce:
"Elizabethtown"
Orlando, scosso dalla voce della sorella, si svegliò e passando una mano sugli occhi, disse:
"Il nuovo copione. Credo che comincerò a girarlo a Maggio, massimo giugno di quest'anno. Almeno che non ci siamo altri problemi" e sbadigliò vistosamente.
"Ti manca eh?" chiese Samantha poggiando il copione sul tavolino davanti a lei.
"Erika?" chiese Orlando poggiando la testa sullo schienale.
"No. Il nostro vicino di casa Orlando. Certo che sto parlando di Erika. Di chi sennò" sorrise Sam.
Orlando sorrise e chiudendo gli occhi sospirò e disse:
"Mi manca. Lo devo ammettere. Ho avuto la possibilità di riaverla accanto così velocemente dopo cinque anni, che mi sembra sia partita troppo presto.." e guardando la sorella negli occhi, continuò: "Sarebbe come vederti partire. La mia sorellona. Bene lei è la mia sorellina.."
"UHHHHHHHMMMMM! CHE PALLE, CAZZO!!"esclamò Samantha. "Ancora con questa storia della sorellina da proteggere, Orlando. Sii onesto con te stesso. Erika non è più una ragazzina da proteggere. Sa badare a se stessa. Ha venticinque anni, porca miseria ladra. E tu non fai che dire: 'Devo difenderla.. Devo difenderla..' Da chi poi? Da ogni persona di sesso maschile che si vuole infilare nei suoi pantaloni?" attaccò Samantha.
"Se sei tu la prima che dice che gli uomini sono tutti squali.." intervenne Orlando.
"E tu cosa sei? Una donna?" chiese sarcasticamente Sam.
"Lo sai meglio di chiunque altro che cerco di trattare una donna in maniera diversa da come la tratterebbe un altro uomo.. Sono un gentleman. Mica uno ce si cala le braghe davanti ad una bella gonnella!" disse indignato lo sqaul... Orlando.
Sam sorrise e sempre tagliente disse:
"Da quando ti hanno fatto santo e io non lo sapevo. Sapevo del fatto che qualche pazza avesse detto che eri uno degli uomini più affascinanti dello star sistem, ma sant'Orlando Bloom da Canterbury mi mancava.."
Orlando gli fece il verso e mettendosi meglio, disse:
"Lo sai che mi comporto bene con le donne perché ho visto come trattavano te.."
"See. E mi vuoi far credere che non ti sei sbattuto qualche gallinella di quelle che circolano nel vostro ambiente, almeno qualche volta, quando Kate era troppo lontana? Orlando.. Dall'essere uno squalo ad essere un coglione ne passa davvero tanta di acqua sotto un ponte. Talmente tanta che potresti riempire sette volte il Tamigi" disse Sam con un mezzo sorrisetto.
"Ah! Ah! Fai la spiritosa, fai.." disse Orlando facendole una smorfia. "Lo sai che alle volte non si può dire di no. E che non sono completamente un santo.."
Sam sorrise e piano rispose:
"Vai da lei. E fai quello che devi fare!"
"Che cosa?" chiese Orlando confuso.
"Baciala!" rispose Sammy.
Orlando rise di gusto e chiese:
"Perché dovrei baciare la mia migliore amica?"
Samantha si sollevò e guardandolo in faccia disse:
"Perché da quando se n'è andata non sei più lo stesso. Ammettilo Orlando. Non sei più lo stesso da quando quella ragazza è partita a Londra. Parti. VAI! Da ragazzo, da amico, da quello che vuoi. Basta che tu vada da lei. Perché sei diventato davvero insopportabile."
Orlando rise di gusto guardando la sorella allontanarsi.
Infondo, anche quando lo trattava male, lui sapeva che le voleva davvero bene.

Mark guardò Erika e disse:
"Allora. Dopo cinque anni lo rivedi e non gli salti addosso! Vorrei ricordarti che quel pezzo di carne si chiama Orlando Bloom?"
"Lo sa Mark. Lo sa" affermò Lizza guardando Erika con gli occhi di fuori.
"Nemmeno un bacio?" chiese Francis.
"No!" disse Erika piano.
"Porca miseria. Dovete essere davvero amici se non ti è nemmeno venuta la tentazione di farlo..." disse Valentina sorseggiando il suo caffè.
Erika sospirò e disse:
"Non voliamo distruggere la nostra amicizia. Ecco tutto..."
A Mark andò di traverso il caffè e dovettero soccorrerlo Lizza e Fran per non farlo soffocare.
"Non volete distruggere la vostra amicizia? VOII? Per cinque anni non vi siete detti nemmeno crepa.. E ora?? NON VOLETE DISTRUGGERE LA VOSTRA AMICIZIA?" disse Mark con la voce ancora roca per via del caffè andato di traverso.
"Magari ci tengono" intervenne Valentina.
Lizza la fulminò con lo sguardo e Valentina, senza dire nulla, riprese a bere il suo caffè.
I ragazzi continuarono a parlare per tutta la serata di quanto Erika fosse stata idiota a non concludere nulla col bell'attore, ma Erika, ormai abituata, staccò da loro e, aspettando la fine della serata, decise di non pensare ad Orlando. Saperlo lontano la faceva stare male.

In realtà, alla fine della serata, Erika era a pezzi. La nostalgia era tornata, forte più di quanto non lo fosse stata in quei cinque anni. E lentamente, dopo che Fran se ne andò, si infilò nel suo letto, accusando un finto mal di testa.
Ci volle poco perché Mark e Lizza sentissero i singhiozzi provenire dalla sua camera.
Si guardarono sorpresi e si sollevarono dal tappeto, dove banchettavano con i resti della cena, guardando perla milionesima volta 'Il Corvo'.
Si avvicinarono alla porta e, dopo che Mark bussò alla porta senza ottenere risposta, aprì la porta della stanza ed entrò accompagnato da Lizza.
Non dissero nulla. Scostarono le coperte, uno da una parte e uno dall'altra e, abbracciandola la lasciarono sfogare.
Sapevano cosa voleva dire quel pianto ma non potevano costringere Erika a dirlo, se questo le faceva ancora più male.

Erika scosse la testa, dopo aver chiuso a porta. Fuori nevicava. Faceva già freddo, nonostante mancasse quasi un mese a Natale, ma l'inverno sembrava aver travolto la capitale inglese, lasciando in balia del gelo gli abitanti.
Mark guardò Erika scuotere la testa e, disgustato disse:
"Alle volte non sei per niente diva..." disse Mark sistemando il suo cappellino e la sciarpa. "No. Non sei diva. Sei il mio cagnolino carino, carino.." aggiunse scotendole i capelli.
"E tu sei la mia puttana preferita" sorrise Erika baciandolo. E allargandogli le mani, disse, guardandolo compiaciuta: "Tutto in tiro. Dove vai?"
"Devo uscire con Liz. Ma quella è ancora in camera. Non ne vuole proprio sapere di uscirne" e guardando la porta gridò: "LIZZZZZ! ESCI DA QUELLA CAZZO DI CAMERA."
Aspettarono qualche minuto prima di vederla uscire, piccolina, nel suo vestito preferito nero, truccata di tutto punto. E guardando gli amici, disse:
"Calmatevi. Sto arrivando. Cristo Mark, da quando non scopi sei intrattabile"
"Che stronza che sei. Prima mi rompi le palle perché dovevano assolutamente andare al locale di Fran per vedere Johnny Depp. E poi.. Ti presenti dopo di un'ora, tranquilla, come se niente fosse. Siamo in ritardo.." disse Mark stizzito.
"Johnny.." disse sognante Lizza. "Se stasera me lo permette sarò la sua Perla Nera..."e poi scoppiò a ridere assieme agli amici.
"See. Brava. Certo..." disse Mark. "Andiamo?"
"Andiamo" disse Liz prendendo il cappotto.
"Tu non vieni?" chiese Mark.
Erika scosse la testa e disse:
"No! Casomai lo chiedo a Orlie di presentarmi Johnny.. Sai. Ho conoscenze in alto..."
Mark rise e Lizza disse:
"Allora andiamo. Mi raccomando. Non aprire a nessuno.. E non rispondere al telefono.."
Erika rise e spingendoli disse:
"Va bene. Va bene. Andate ora e salutatemi sore.." e con un cenno di mano chiuse la porta.
Si guardò intorno.
La casa era stranamente silenziosa.. Sorrise e dalla libreria prese un libro. L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE, di Kundera.
Si stava per mettere a sedere quando suonò il campanello.
Scotendo la testa si sollevò e, aprendo la porta ridendo, disse:
"Cosa vi siete diment.... ORLANDO...."
Il ragazzo mise una mano davanti e disse:
"Questi cinque anni sono stati terribili senza la mia migliore amica. La Nuova Zelanda è meravigliosa. Appena posso mi prendo un mese di ferie e ti porto. Los Angeles è una città assurda. Non è il paradiso che vedi in tv. Può essere anche molto violenta.. Kate si era rifatta qualche cosa. Bocca, naso e zigomi. E forse il seno. Ma non stava con me a quei tempi. Quando l'ho lasciata ho sofferto parecchio. Con il cast della trilogia siamo davvero come dei fratelli. E voglio sinceramente bene ad ognuno di loro. E vorrei tornare a Canterbury ogni volta che tutto sembra troppo difficile.."
Erika sorrise. Erano le domande a cui non aveva risposto a Canterbury. Si buttò al collo dell'amico e commosse disse:
"Che ci fai qui?"
"Sono tornato nel luogo del delitto. La città che ci ha fatto unire e dividere.."
Erika lo abbracciò. Il suo cuore aveva le ali.
Orlando era lì. E con lui vicino tutto era più facile.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Vampyre

Vampyre. Che dirti. Sono felice che tu legga la mia storia, ma mi raccomando, non ti affaticare troppo. Io sono rimasta tre settimane a letto e ho avuto una ricaduta coi fiocchi. Mi raccomando. Non ti sforzare troppo.
Per quanto riguarda la storia del credere o no all’amicizia tra uomo e donna. È vero. Ci credo. penso che ci possa essere amicizia tra uomo e donna. Al contrario di quello che diceva Billy Crystal nel bellissimo “Harry, ti presento Sally”, dove specificava che, bella o brutta, un uomo non può essere amico di una donna. Qualunque sia, vuole portarsela a letto.
Beh io sono contraria. Anzi. Ho un migliore amico con cui dormo senza che sia mai successo nulla. Certo. è difficile da spiegare ad un ragazzo, quando sta con te, ma io il mio migliore amico non lo lascio per niente al mondo. Eheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheheh!
Per quanto riguarda i nostri due eroi. Non ho solo detto che ci può essere una buona amicizia tra uomo e donna. Ci sono grandi amicizie che diventano grandi amori. E viceversa. Magari per Orlando ed Erika andrà così. Magari no. Non voglio ripetermi. Ma non lo so nemmeno io. Vedremo che cosa succede.
Certo. ora le cose saranno un po’ in salita. Per un motivo. Inizia la convivenza. E ora capirete perché.
Un bacio a tutte e buona lettura.
Niniel82.


Capitolo 9: Vi presento Orlando. (Ahhh! Cos’è la gelosia!)

La porta si aprì con un leggero scatto. Erano le due di notte quando i due amici tornarono dalla loro serata a Soho. Liz con un sorriso stampato sulla faccia, che andava da orecchio a orecchio. Mark un po’ stanco. Erika pensò che aveva sicuramente ascoltato ogni tipo di discorso su Johnny Depp che facevano tra loro Francis e Liz.
Sorridente li guardò togliersi le sciarpe e i cappotti. Lizza quando la vide sorrise e disse:
“Che fai? La mamma premurosa che aspetta che i figli tornino a casa quando escono?”
Erika sorrise ancora di più e bevette l’ennesimo sorso della tisana calda che aveva preparato. Mark la osservò in silenzio e,appendendo il cappotto all’attaccapanni, disse:
“Di sicuro l’ha chiamata il suo migliore amico!”
Erika dovette bere l’ennesimo sorso di tisana per non ridere in faccia agli amici. Lizza si mise a sedere vicina all’amica e disse:
“Allora le manchi? Cosa dice di Canterbury, ora che te ne sei andata?”
“Bah! Dice che non gli manco molto, ora…” disse vaga Erika.
“COOOSSSSAAAAAA????” chiesero assieme Liz e Mark.
Erika dovette chinare la testa per far finta di piangere. Mentre, una volta nascosto il viso tra le braccia cominciò a ridere di gusto.
“MA PORCO CANE SE LO TROVO……” disse Mark.
“Non me lo aspettavo che me lo dicesse” disse Erika fingendo di piangere. “Non in quel modo…”
Lizza le accarezzo i capelli e piano disse:
”Povera. Proprio con te si è messo a fare la star stronza… Povera.. Su. Su” e le carezzava i capelli.
“Non me lo immaginavo che me lo dicesse così per un motivo..” disse ancora Erika, trattenendo a stento il sorriso.
“Quale?” chiese Mark sedendosi accanto all’amica.
“ORLANDOOO!” gridò Erika sorridendo sollevando la testa.
Mark e Liz si guardarono negli occhi stupiti.
In quel momento dalla stanza che loro lasciavano per ospitare i loro amici che venivano da fuori Londra, uscì Orlando, sorridendo, con le mani nelle tasche dei jeans che guardava i due amici di Erika. 
“Salve!” disse l’attore.
Erika si avvicinò al ragazzo e circondandogli la vita con un braccio disse sorridente:
“Vi presento Orlando Bloom. Ne avrete sentito parlare. Bene oltre che ad essere un importantissimo attore è un mio amico. Dire che è il migliore è poco…”
“..siete fratelli. Lo sappiamo..” disse Lizza scherzando, fingendo di essere scocciata.
Erika sbarrò gli occhi e buttandosi addosso all’amica cominciò a farle il solletico, mentre quella rideva come una pazza cercando di divincolarsi.
Orlando guardò perplesso le due fino a che Mark, tendendogli la mano, disse:
“Ciao. Io sono Mark”
Orlando lo guardò. Non sapeva perché. Erika gli aveva accennato che era gay, ma saperla con un altro uomo in casa, rendeva Orlando stranamente inquieto e geloso. Che avesse paura di essere spodestato?

If you wanna be my lover, you gotta get with my friends, 
Make it last forever friendship never ends, 
If you wanna be my lover, you have got to give, 
Taking is too easy, but that's the way it is.


Certo. Tutto si sarebbe immaginato, Orlando, meno che arrivare in casa di una patita di jazz e sentire il cd delle Spice a palla. Sollevandosi si grattò la testa e sbadigliò. Si sollevò e sopra gli strampalati boxer mise i pantaloni della tuta, mentre la musica infernale risuonava allegra dalla cucina.
Quando entrò vide Mark, che, con Erika tra le braccia, ballava in quella che, secondo la personale visione del ballerino, era sensuale. 
Lizza si avvicinò ad Orlando e piano disse:
“Sono così. Stanno sempre a fare gli scemi. Non sarebbero Erika e Mark sennò” e sorridendo Liz oltrepassò Orlando e si mise a ballare con loro, divertita.
La sensazione della sera prima sconvolse ancora il ragazzo, che facendo finta di niente entrò in bagno.

Quella sera uscirono e andarono a fare qualche compera in un centro commerciale. Certo. Per Orlando non era proprio quella che si può definire una passeggiata. Dovette camuffarsi mettendo una cuffia abbastanza anonima e una sciarpa gigantesca che lo copriva per buona parte del viso.
Arrivarono al centro commerciale con la macchina dell’attore che trovò un parcheggio per puro miracolo, mentre le strade addobbate a festa, risplendevano luminose più di quanto potessero esserlo per tutto l’anno.
Entrarono nel centro. Mark tenendo la mano di Erika e Liz e Orlando accanto a loro.
Lo sguardi di Orlando non poteva non cadere sulla coppia di amici che aveva affianco. Uno strano malessere lo aveva colpito per tutto il giorno e, quella scena lo faceva stare peggio. Sembrava quasi, nella mente di Orlando, che Mark volesse portargli via Erika, dopo che lui aveva lasciato Canterbury pur di starle accanto.
“Guarda che carine queste palline!” disse Erika avvicinandosi ad uno scaffale.
Liz la seguì mentre Orlando, guardando Mark disse:
“Se non sapessi che sei omosessuale, direi che Erika ti piace…”
Mark guardò di sottecchi il ragazzo e malizioso rispose:
“Io sono bisessuale caro il mio attore. Sai quelli che stanno sia con le donne che con gli uomini?”
Orlando girò la testa di scatto, facendo ridere il ragazzo che, sincero disse:
“Per me Erika è una sorellina da coccolare. Per te non lo è più da un casino di tempo. Vero Orlando?” e si allontanò guardando gli addobbi che compravano le amiche.
Orlando scosse la testa. Era proprio geloso marcio di quel Mark. E ancora non si spiegava il perché.

Passarono qualche oretta nel centro commerciale, mentre in sottofondo, risuonavano le canzoni di Natale. Orlando era riuscito a catturare l’amica e abbracciato a lei, guardava gli scaffali colmi di ogni decorazione potesse loro servire. Stavano appunto guardando i riccioli d’angelo quando qualcuno toccò la gamba di Orlando. 
I due ragazzi si voltarono e guardarono verso quella direzione, ma dovettero chinare la testa per vedere che era un bambino che, all’incirca, poteva avere quattro/cinque anni. Sorrise e salutando i due con una manina disse con la vocetta dolce, tipica dei bambini.
“Ciao..”
Orlando sorrise e chinandosi accanto al bambino, disse:
“Ciao piccolo.. Come ti chiami?”
“Harry…” rispose timido il bambino.
“Uhm! Nome regale!” intervenne Erika chinandosi accanto all’amico.
“Harry. Dove ti eri cacciato?” disse qualcuno dietro di loro.
Ad Erika il cuore saltò un battito. Orlando si voltò sorpreso. Entrambi conoscevano quella voce.
Robert era davanti a loro due. E quello che avevano visto era il figlio.
“Erika? Oh mio Dio… Erika Brescia e Orlando Bloom. Caspita. Che sorpresa…”
Erika si sollevò, seguita dall’amico e, con voce ferma, disse:
“Buonasera professor Robert Filligan.. Felice di rivederla…”
Orlando fissò stupito Erika. Quello che la ragazza aveva di fronte era l’amore della sua vita, l’uomo che era riuscito ad allontanarlo da lei e a farli separare, per la prima volta, per cinque anni.
Robert, altrettanto stupito da tanta freddezza, guardò la ragazza e poi, con un sorriso disse:
“Orlando. È un onore per me incontrarti. Lo sai? Essere stato il professore di una stella di Hollywood come sei diventato tu, beh… Da una certa emozione…”
Il ragazzo sorrise e disse:
“Un piacere è rincontrarla ancora una volta professore…”
“Sempre assieme voi due. Non mi stupisce…” aggiunse il professore cercando di essere allegro e di avere una conversazione meno glaciale con Erika.
“Davvero?” intervenne Erika secca. “E pensare che per colpa sua abbiamo litigato di brutto…”
Orlando si schiarì la voce e grattò la testa. Erika stava dando il peggio di se, inutile negarlo. Ma da una parte non poteva di certo biasimarla. Quello che l’uomo le aveva fatto era davvero ineccepibile. Era diventato il suo compagno, non aveva fatto nulla per far si che rimanesse alla scuola di recitazione. L’aveva fatta allontanare dai suoi vecchi amici. L’aveva costretta a crescere prima del tempo. Erika aveva tutti i diritti di trattarlo come lo stava trattando.
Robert guardò la mano dei due ragazzi, stretta l’una nell’altra e sorridendo disse, amaro:
“Lo sapevo che un giorno vi sareste messi assieme. Eravate una coppia inseparabile. Non potevo pensare diversamente…”
Erika sorrise e, voltandosi lentamente, baciò le labbra dell’amico, che, spiazzato, non poté far altro che baciarla a sua volta. Poi, guardando l’uomo, la ragazza disse:
“Si. Stiamo assieme da due anni oramai. E tra meno di due mesi ci sposeremo a Los Angeles, una cerimonia per pochi intimi. Sa di quelle cose da star. I pro e i contro di avere un ragazzo così famoso. Vero amore?” e voltandosi di nuovo lo baciò.
Chissà perché ma, da una parte, per entrambi, baciarsi, non fu tanto terribile. Anzi, terribilmente piacevole.
Robert si schiarì la voce e disse:
“Sono contentissimo per voi due, meritate questa felicità..”
“Papà chi sono questi signori” chiese il piccolo Harry.
Il padre stava per rispondere quando Erika si chinò e disse:
”Diciamo che io sono una persona che conosce il tuo papà molto, molto bene. E che ora è felice di…” stava per dire ‘…di averlo perso…’ quando Orlando intervenne e disse, chinandosi a sua volta:
“…è felice di averlo rivisto e aver conosciuto un bambino così bello..” e sorrise dandole un pizzicotto con l’indice e il medio. E prendendo per mano Erika disse:
“Bene, professore. Ci scusi se non possiamo rimanere qualche secondo di più. Ma siamo terribilmente in ritardo. Sa. Dobbiamo partire per Canterbury e il tempo stringe. Quindi. Scusi la maleducazione.. Andiamo ‘AMORE’?” e salutando l’uomo con un cenno della testa e scompigliando i capelli del piccolo che sorrise divertito, si allontanò, mentre Erika si allontanava con uno sguardo tra il rassegnato e il triste.

Entrambi non parlarono di quello che era successo per tutta la sera. Orlando sapeva che Erika non pensava al bacio, ma al fatto che ora, dopo tre anni, aveva davanti agli occhi una prova schiacciante. Quel bambino era più grande di quello che, in realtà doveva essere. E questo significava solo una cosa. Che quella donna c’era da molto prima di quanto lei potesse immaginare.
E questo lo riempiva di tristezza perché, sapeva che questo sicuramente l’avrebbe uccisa.

Quella sera cenarono nel ristorante di Francis, che, una volta davanti all’attore, poco ci mancò che gli prendesse un colpo per la presenza dell’attore. 
Mangiarono tranquilli. 
Accadde però, quando, sia Orlando che Mark entrarono nel bagno, poco prima di andarsene, che, dopo essersi liberati, si trovassero assieme a lavarsi le mani, nel lussuoso lavandino di marmo, con tanto di pomelli di ottone, della toilette degli uomini. Mark guardò verso il lungo specchio e disse:
“Avete litigato?”
Orlando mise le mani sotto il rubinetto che, da solo, fece uscire l’acqua, disse:
“No. Non è colpa mia. Abbiamo incontrato Robert al centro commerciale…”
“Oh Gesù. Davvero?” disse Mark guardando preoccupato lo specchio nella direzione dell’attore.
“Si. Ma la cosa brutta è stata che ha scoperto che lui l’ha tradita per tutto il tempo che stavano assieme. Il figlio che ha.. Ha quattro anni, circa. E loro si sono lasciti solo da tre anni..”
Mark scosse la testa e disse, sbattendo le mani affinché qualche goccia d’acqua scendesse da sola, disse:
“Quello era un porco. Lo sempre saputo. Non mi è mai piaciuto. Sai che dopo che si sono lasciati, lei lo vedeva qualche volta. Io sapevo del matrimonio e del fatto che, in quel momento, teneva due piedi in una staffa, ma non immaginavo arrivasse a tanto” poi si voltò e asciugando le mani disse: “Stasera tocca a te”
“Cosa?” chiese Orlando stupito.
“Aiutarla. So che sei geloso di me. Erika se n’è accorta e me lo ha detto. Non essere geloso di me. La amo a modo mio. come un omosessuale può amare una donna. Tu la ami in una maniera ancora diversa. E stasera gli e lo mostrerai…” e uscì in silenzio.
Orlando si guardò allo specchio e sospirò. Con passo lento si avvicinò all’asciugamano e le asciugò. Poi con passo lento uscì dal bagno. Si sentiva a terra per l’amica. E non sapeva davvero cosa dirle.

Quella sera tornarono relativamente tardi. Orlando, Mark e Lizza ridevano, mentre Erika a mala pena parlava. Stettero ancora un po’ in piedi qualche ora, per poi abbandonare il campo e andare ognuno nella propria stanza.
Quando Orlando si mise a dormire stette qualche secondo sdraiato supino, pensando alla faccia dell’amica che, entrando nella stanza, aveva detto uno stentato buonanotte, preoccupando notevolmente Orlando.
Stette, appunto qualche secondo in silenzio quando sentì la porta aprirsi. Si voltò e guardò verso la porta. Era Erika.
Senza dire una parla si avvicinò al letto. Spostò le coperte e, con le lacrime agli occhi disse:
“Fammi stare con te. Come quando eravamo bambini. Ti prego”
Orlando strinse la ragazza socchiudendo gli occhi e piano, con un sorriso le disse:
“Lo sai che puoi…”
Erika affondò la testa nel petto del ragazzo e si abbandonò ad un pianto convulso, dal quale si calmò solo qualche ora dopo. E mentre Orlando le asciugava dolcemente le lacrime, disse, tirando su col naso:
“Orlie. Perdonami per quel bacio di stasera. Io…”
Orlando sorrise mettendo una mano sulla bocca della ragazza e abbracciandola disse:
“Shhh! Non è successo niente” e la strinse più forte.
Dormirono tutta la notte. Alla fine Orlando, quando si svegliò la mattina dopo si diede mentalmente dell’idiota. Nessuno poteva spodestarlo dal cuore dell’amica. Le apparteneva. Come il suo cuore apparteneva ad Erika.






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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ebbene si

Ebbene si. Paddina hai ragione. Orlando è geloso marcio di Mark. L’omosessuale che potrebbe rubargli la migliore amica. 
Si, comunque, Mark è gay. Gay convinto. E migliore amico di Erika fino al completo ritorno del bell’attore.
Che dire. Sono felice che Paddina mi abbia recensito. Anche e non ho capito la tua recensione, ma grazie lo stesso.
Bene. Ora basta. Vi lascio alla prima parte di questo capitolo.
Baci a tutte.
E buona lettura. Niniel.


Capitolo 10: Ma allora sei una donna…

Nella camera di Erika risuonavano le note di una canzone di Aretha Franklin, mentre la ragazza, davanti all’armadio aperto ondeggiava a tempo di musica, mischiando i vestiti nel letto.
Mark e Lizza dovevano ancora tornare da lavoro. La casa era deserta, fatta eccezione per Orlando, che ancora dormiva. Ma per poco dato che, come succedeva spesso da quando Orlando era entrato in quella casa, la musica a tutto volume lo svegliò.
-Ecco perché amo vivere da solo…- disse l’attore lanciando da una parte le coperte.
Con un gesto della mano butto all’indietro il capelli che, in vista della lavorazione del film “Kingdom of Heaven” doveva cominciare a far crescere. E sbadigliando, senza nemmeno mettere la mano davanti alla bocca, sbadigliò rumorosamente.
“Erika…” chiamò guardandosi intorno.
Non ricevette risposta. Si guardò intorno e cercò l’amica. Seguendo la musica arrivò alla stanza della ragazza che, in mutande e reggiseno, continuava a muoversi in maniera terribilmente provocante davanti allo specchio, mentre i ricci biondi si spargevano sulla schiena, movendosi in maniera sensuale anche loro.
Orlando, affacciandosi alla porta della camera, incrociò le braccia al petto, senza nascondere un sorriso stranamente malizioso.
Era talmente preso dal movimento dell’amica che nemmeno sentì la serratura scattare.

(oo) What you want 
(oo) Baby, I got 
(oo) What you need 
(oo) Do you know I got it' 
(oo) All I'm askin' 
(oo) Is for a little respect when you come home (just a little bit) 
Hey baby (just a little bit) when you get home 
(just a little bit) mister (just a little bit) 


Orlando la seguiva socchiudendo gli occhi. Era strano, ma qualcosa, per la prima volta in vent’anni che si conoscevano, gli mostrava la femminilità di Erika e gli faceva vedere la carica sensuale che la contraddistingueva da tutte le donne che aveva avuto

R-E-S-P-E-C-T 
Find out what it means to me 
R-E-S-P-E-C-T 
Take care, TCB 


La stava appunto fissando con gli occhi socchiusi, quando sentì Mark dirgli:
“Quando fa così non si rende conto che mi fa rizzare i capelli in testa.. Questa è la donna Erika. Quella che ti atterra movendosi…”
Orlando si voltò e lo vide. Sorrise e disse:
“Si. La cosa carina è che lei nemmeno se ne accorge…”
Mark rise e disse:
“Caro Bloom. Se a me fa drizzare i capelli, anche tu, di certo non sei rimasto indifferente.. Vedo ce in questo momento i miei capelli non sono l’unica cosa che è riuscita a drizzare..”
Orlando abbassò la testa di scatto e guardò il cavallo dei pantaloni con gli occhi di fuori. E imbarazzato corse al bagno mentre dalla camera uscivano le note della canzone

You're runnin' out of foolin' (just a little bit) 
And I ain't lyin' (just a little bit) 
(re, re, re, re) 'spect 
When you come home (re, re, re ,re) 
Or you might walk in (respect, just a little bit) 
And find out I'm gone (just a little bit) 
I got to have (just a little bit) 
A little respect (just a little bit)

Mark sorrise compiaciuto, guardando l’attore allontanarsi. Anche lui era geloso dell’arrivo di Bloom. E se poteva, si divertiva a metterlo in imbarazzo come poteva.
Dello stesso parere non era la star, che in bagno, mentre si sciacquava la faccia con l’acqua gelida, pensava che Mark lo indisponeva in maniera preoccupante. Sapeva che non scorreva buon sangue tra loro. E se Erika lo sapeva sarebbero stati cazzi amari, dato che qualche cosa le diceva che la colpa di questa incomprensione sarebbe stata la sua. 
E inoltre, pensava davvero che quel ragazzo fosse davvero maleducato e, qualche volta volgare. Cristo, poteva fargli notare in maniera diversa il suo stato. È proprio vero quando dicono che una vera convivenza è difficile, più di quanto si potesse immaginare.

Quella sera andarono in discoteca. Più che altro un locale a Soho, con tanto di cordone fuori e buttafuori per farti entrare.
Entrarono senza troppi problemi. Dentro la musica commerciale risuonava allegra. Certo, non era il genere di nessuno dei quattro, ma si volevano divertire.
Orlando, dopo essere andato a prendere da bere, decise di mettersi a sedere nella panchina di pietra all’entrata. Strano come, mescolandosi alla gente normale, in un locale qualsiasi, che niente che aveva a che fare con quelli che normalmente frequenta, nessuno lo notasse. Forse perché era talmente strano pensare che un attore famosissimo, inutile negarlo, lo era, potesse andare lì. Stava appunto guardando passare due ragazze quando l’occhio le cadde su Erika. Quella sera era davvero bellissima. I capelli erano liberi di muoversi, bloccati solo da due forcine colorate accanto alla fronte. Portava un vestitino nero, che la fasciava sul seno e sulla vita e rimaneva più largo giù, nella gonna, fatta da due strati di stoffa. Le scarpe a sandaletto che portava, vertiginosamente alte, non erano certo un impedimento. Ballava scatenata, movendo la testa e facendo si che i capelli fuggissero da ogni parte, facendo cadere malizioso qualche ciuffo sul viso che, prontamente Erika spostava.
Orlando la guardava stupito. Quello che aveva pensato quella sera era tornato a girare nella sua testa sconvolgendolo. 
Erika era una donna. Una bellissima donna. E in quella sala, mentre in silenzio la osservava ballare, con un braccio sollevato, ridendo guardando Lizza, saltando e movendosi come una dannata, pensava che, davvero, se per tutti quegli anni non se ne era accorto, era stato proprio uno stupido.


                                                                                                                                                                                                    Continua…

Prima parte. fatemi sapere che ne pensate. Un bacio a tutte. Anche a chi mi manda le mail. Grazie. Baci a tutti.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Marochan

Marochan (spero di averlo scritto giusto) ti ringrazio dal più profondo del cuore per la e-mail che mi hai mandato. Sono davvero felice che la mia storia ti sia piaciuta. Fammi sapere delle altre storie che leggi, se ti piacciono.
Loribi ti credevo arrabbiata, invece no, eccoti con la recensione. Sono davvero felice che la storia ti piaccia sempre. Spero di non deludervi.
Alessiuccia ti prego, illuminami, non ho capito la tua recensione. Comunque grazie lo stesso. Grazie anche a Francy, conosciuta nel sito come Fra@, che mi recensisce come può mandandomi delle e-mail. Grazie anche a Paddina e a Vampyre, che continuano a recensirmi. Vi ringrazio davvero. Un bacione a tutte voi. Questa è la seconda parte del capitolo precedente, un bacio e…
Buona lettura da Niniel.

MA SONO DAVVERO PERFIDA o_O


Capitolo 11: Ma tu sei un uomo…

Erano tornati dalla discoteca accaldati ma notevolmente allegri.
Erika aveva i capelli sconvolti. I capelli biondo miele erano più ribelli che mai, mentre la sciarpa pendeva al collo, nel quale era sta buttata con distrazione.
Stava rientrando, quando, prima di entrare nella sua stanza, si voltò troppo velocemente e, accusando un leggero capogiro barcollò e inciampò tra le braccia dell’amico, Orlando.
Fu un attimo interminabile, nel quale Erika si rese, per la prima volta, conto che le braccia di Orlando erano forti e salde, e il suo sorriso era dannatamente bello. Possibile che, in tutti quegli anni, non avesse mai notato che quando sorrideva era straordinariamente dolce e, allo stesso tempo, nascondeva una certa sensualità che difficilmente passava inosservata.
“Tutto apposto?” chiese Orlando guardandola preoccupato.
Erika sorrise mettendosi apposto. Si sentiva strana e pensò che, la cosa migliore da fare, fosse quella di tenere una certa distanza dall’amico e non rischiare di rovinare per l’ennesima volta l’amicizia con l’attore.
“Tranquillo. Sto bene..” e aprì la porta per, dopo aver salutato il ragazzo con un cenno di mano, richiuderla velocemente dietro di lei. Quando fu sicura che Orlando non la potesse vedere, poggiò la schiena contro l’uscio e sospirando si passò una mano sugli occhi.
Ci mancava pure che pensasse che il suo migliore amico, quello con cui era cresciuta, quello con cui, per anni, aveva condiviso il letto, dormendo abbracciata a lui senza che la malizia li dividesse, fosse un ragazzo straordinariamente bello.
E anche se lo era, lei per prima, non poteva notarlo.

La mattina dopo si svegliò con un leggero cerchio alla testa. Aveva dormito poco e niente pensando a quello che era successo la sera prima.
Si alzò contro voglia. Si infilò le pantofole a forma di cane e uscì sbadigliando rumorosamente (in quello erano perfettamente identici lei e Orlando..) e scompigliando i capelli con un mano uscì dalla stanza.
Stava entrando in cucina, quando, passando davanti alla porta della camera di Orlando, si accorse che la porta era socchiusa. Lentamente si avvicinò e, con un piccolo gesto l’aprì. Sbirciò dentro curiosa quando vide l’amico. Dormiva supino, con la testa reclinata sulla destra e i capelli ricci e ribelli scomposti. Erika non poté far altro che notare la bellezza di quel viso, notata la sera prima, studiando ancor più ogni minimo particolare. Gli occhi, che aperti avevano quello straordinario colore nocciola, comune in molte persone, ordinario nella sua semplicità, ma particolarmente bello e luminoso nei suoi, erano socchiusi. Un sorriso stampato sul viso alle volte troppo sicuro del giovane ragazzo. La maglietta che Mark gli aveva prestato per usare come pigiama. Il respiro regolare sotto il lenzuolo. Il corpo scolpito dalla ginnastica e tenuto in forma dalle varie diete. Sapeva che, se Orlando si voltava, avrebbe visto il lunghissimo sfregio che gli percorreva la schiena. La cicatrice di quell’incidente, quello che gli era costato, quasi, la mobilità delle gambe. E, secondo come poteva andare, anche la vita
Il ricordo di quell’incidente la fece sobbalzare. 
Lui era Orlando il suo migliore amico. Quello stesso ragazzo che sfotteva perché non reggeva un goccio d’alcool. Quello testardo ed orgoglioso a cui aveva dato un calcione con l’altalena quando aveva dodici anni, perché aveva cercato di guardarle sotto la gonna. Lo stesso ragazzo che la difendeva dai bulli a scuola. Quello per cui, per tre mesi, aveva usato le stampelle, affinché potesse camminare meglio.
Questo era Orlando. Non poteva rovinare quello che si era fermato per tre farfalle che gli erano volate nello stomaco.
Con la testa china uscì dalla stanza e, lentamente, chiuse la porta. Quello che provava era solo un a piccola infatuazione, dovuta al fatto che, dopo cinque anni si trovava di fronte Orlando, si, ma comunque diverso da quello che ricordava. Orlando Bloom, il divo del cinema, che aveva lo stesso carattere giocoso di quello che lei conosceva, ma che portava dietro di se un enorme bagaglio di emozioni e di esperienze che lei non conosceva, perché non c’era quando le aveva vissute.
E mentre entrava nella cucina, pensando all’assurdità di quello strano languore che provava al basso ventre, Orlando, nella sua camera, abbracciava il cuscino, ignaro che, Erika, poco lontano, aveva pensato quello che lui aveva pensato la notte prima.

Lizza stava asciugando i piatti, mentre Erika, stanca si metteva a sedere, buttando la testa all’indietro.
“Stasera uscirete voi. Io sto a casa. Non ce la faccio proprio a stare fuori, mi spiace…”
Lizza sorrise e, mettendo apposto un bicchiere, disse maliziosa:
“Allora, stasera, qualcuno sarà triste? Sarà senza la sua dama..” 
Erika si voltò. Non ebbe subito chiara l’allusione che faceva la sua amica. Ci volle un poco affinché realizzasse il concetto. E guardando torvo Lizza, disse:
“Non è come credi tu…”
“Magari per te. Ma io ieri sera l’ho visto. Non ti toglieva gli occhi di dosso. Ti mangiava con lo sguardo. Uno così credi che non abbia un minimo interesse nei tuoi confronti?” chiese Lizza lanciando l’asciugamano nel portabiancheria.
Erika scosse la testa e con un sorriso amaro, disse:
“Orlie è sempre stato possessivo, mi ha sempre puntato nelle discoteche per non far avvicinare nessun malintenzionato. Ecco perché mi puntava… Niente di più…”
“See. Quello ad altro pensava. Te lo dice zia..” disse accarezzandole la testa e facendo finta di ridere per poi tornare seria e dire: “Cara. Fallo per chi come noi aspetta George Clooney davanti alla porta e Brad Pitt con tanto di anello Damiani e si ritrova un gay per casa e uno come migliore amico. Nulla contro Mark e sore. Ma George Clooney ha quel qualcosa che lui non ha…” e sorrise guardando l’espressione di Erika.
“Ma è mai possibile che non riesci ad essere seria?” chiese Erika guardandola mentre finiva di caricare la lavastoviglie.
“Cara. Tu ci riusciresti se io mi portassi Johnny Depp e ti dicessi che mi punta e continuassi a dirti che siamo solo amici? No. Allora non scassare e ammettilo. Basta davvero poco affinché tu e lui diventiate una coppia…” disse Lizza mettendo l’asciugamano apposto. E con passo spedito uscì dalla cucina. Ma prima di eclissarsi dietro la porta, si voltò e disse: “Tranquilla. Se non vi decidete voi, vi costringerò io a mettervi assieme…” e con un sorriso uscì fuori.
Erika scosse la testa. Lizza era proprio matta. Ma anche per quello le voleva bene.

Quella sera Orlando dovette uscire per un servizio fotografico ad un noto giornale inglese. Lizza e Mark, invece decisero di andare da Francis e fare una cenetta per festeggiare lo sbloccarsi di una situazione… spinosa…
Erika rimase a casa a studiare il suo copione quando sentì la serratura schioccare. Con un gesto veloce si sollevò dal letto e, sporgendosi dalla porta, andò a controllare chi fosse.
Vide Orlando, completamente inzaccherato dalla testa ai piedi per via della pioggia che cadeva fuori. Scosse la testa e portò i capelli indietro con un gesto della mano e poi, voltandosi vide Erika.
“Piccola come va? Hai studiato il copione?” e si avvicinò baciandole la guancia. 
Erika non poté fare a meno di guardare la camicia bianca completamente bagnata. I muscoli si delineavano forti anche lì sotto. Ebbe lo strano impulso di toccarlo, ma qualche cosa la bloccò. Forse lo stesso Orlando che, con voce allegra, senza dissimulare il suo accento britannico, chiese:
“Mark e Lizza non ci sono?”
Erika scosse la testa in segno di diniego. Orlando sorrise e guardandola di sottecchi, disse:
“Ho un’idea. Che ne dici se ordiniamo da mangiare dal cinese e ci guardiamo il nostro film preferito… Il magnifico mondo di Amelie…”
Erika sorrise. E due ore dopo, sotto una coperta, vestiti nella più impresentabile delle maniere, con i resti del take away cinese davanti, mentre il film, ormai a più della metà, li faceva ridere divertiti.
“In questo momento, secondo la sua particolare opinione, Mr. Bloom, quante persone hanno un orgasmo?” chiese Erika sorridendo.
Orlando si grattò la testa e disse:
“Uhm. Non lo so. di certo, tra quelle non ci sono io…”
Erika rise e facendo un inconfondibile gesto con il pugno chiuso, disse, canzonando l’amico:
“Potresti anche darti all’arte dell’ autodidatta. Quello che comunque si consola da solo..” ma non finì la frase che l’attore gli si buttò addosso e, cominciando a farle il solletico, la sovrastò dicendo:
“Che bambina sporcacciona che sei!” 
Erika rideva come una matta.
In quel momento, Orlando tornò ad essere il suo migliore amico, quello che la faceva ridere e che non smetteva di scherzare su qualsiasi cosa.
E per Orlando fu lo stesso.
Si fermarono a guardarsi e, abbracciandosi sospirarono.
In quel momento capirono che, qualsiasi cosa potessero notare della reciproca persona, non valeva quanto la loro amicizia. E mentre Amelie si chiedeva chi fosse lo strano uomo delle foto, quello che appariva sempre. Erika e Orlando, abbracciati, siglarono una nuova amicizia, più forte di quella di prima… Forse.


Mi rispondo da sola. Si sono perfida… Ehehehehehehehehheheh.



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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Salute a tutte voi

Salute a tutte voi. 47 recensioni, che dirvi. SIETTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE MMMMMMMMMMMMMMMIIIIIIIIIIIITTTTTTTTTTTTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIICCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCHHHHHHHHHHHHHHHHHEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE. Comunque. Stavo dicendo. 
Moon. Tranquilla. Non mi offendo per le vostre opinioni. Per il fatto dell’amicizia, va be, io ho un amico che mi vuole molto bene. E gli e ne voglio anche io. Tanto. Ma so che non sono tutti che hanno questo tipo di fortuna. Anzi. Non ce l’hanno proprio. E sono felice di avere questa fortuna (che, a qunato ho letto, ha anche Alessiuccia). Certo, hai ragione anche a dire la tua. Libera di non credere a questo tipo di amicizie. Siamo in un paese libero e abbiamo diritto tutti di esprimere la nostra opinione. Per il nome Orlie, lo so che non è bello, ma i suoi amici lo chiamano così, da Liv Tyler negli extra della prima versione estesa del Signore degli Anelli in poi. Nella fic Una seconda opportunità, avevo chiesto se per caso Orlando amasse o no quel nome perché, come avevo letto nella fic Una chattata particolare (e colgo l’occasione per far i complimenti anche a te, quella fic era davvero fantastica..^^), lui, ha bloccato un intervistatore tedesco, credo, che aveva osato chiamarlo così. Ora mi fai sorgere il dubbio. Ma gli piace o no quel nomignolo, abbastanza, idiota? So che lo chiamano Ob. Ma so anche che lo chiamano Orlie. Delucidazioni please.. ^^ Comunque grazie per la recensione. 
Alessiuccia. Sono felicissima per te. Avere un migliore amico è un esperienza irripetibile. Che mai nessuno potrà toglierti. Ti rende davvero felice sapere che, comunque vada, avrai accanto una persona che ti ama per quella che sei, senza le implicazioni dell’amore. È bello. E sono felice che questa amicizia ti completi, almeno spero…
Paddina.. Allora. Come gli diamo una svegliata a questi due???? ^^
Vampyre.. Non far morire Faith. NOOOOOOO. Cattiva. Sigh. Sigh. T_T
Marochan, questo capitolo è lungo. L’ho scritto in due volte, ma si fa tutto per rendervi felici. ^^
Loribi.. Lo so che sono perfida quando faccio così, ma la pazienza è la dote dei saggi (era così vero?o_O)
Uriko. Ben venuta. Ora leggo il capitolo di Because I love you e metto la recensione… Fammi sapere se la storia ti piace ancora.
Francy, spero che potrai leggere i prossimi capitoli e che Word non ti dia rogne. Fammi sapere.
Vi ho ringraziato tutte? Tutte, tutte? Bene. Allora. Posso anche dirvi di leggere attentamente questo capitolo e farmi il riassunto a casa. No scherzo.
Ora vi lascio. Un bacio a tutte.
Buona lettura. Niniel.



“Un giorno l’amore vide l’amicizia e superbo le chiese: 
-A cosa mai puoi servire tu se già ci sono io, il più alto dei sentimenti?- 
L’amicizia sorrise e guardando l’amore rispose:
-Io esisto affinché possa curare le ferite di quelli che tu hai fatto piangere regalandogli un sorriso..”

Capitolo 12: Parole perse, una sbornia, le congetture di Liz e Mark, l’asciugamano più piccolo del mondo.. E forse non tutto è come prima…

Qualche giorno dopo, superato lo scoramento di Mark e Lizza per l’improvviso stop subito da Orlando ed Erika, la vita dei tre inquilini, più la star ospite, riprese senza troppi scossoni.
Almeno fino ad una mattina…

Erika preparava il caffè. Mark si stava appenda alzando dal letto e, sconvolto, grattandosi la testa e sistemando i pantaloni a quadrettoni del pigiama, entrò in cucna.
Lizza stava, invece girando un cucchiaino nel sua enorme tazza di the, sbadigliando vistosamente.
In quel momento entrò Orlando. Anche se dire entrare, era un eufemismo. Orlando apparve a tutti loro in tutta la sua lucente beltà da divo di Hollywood.
Era appena uscito dalla doccia. I capelli ricci erano bagnati e scompigliati. I pettorali segnati. Addosso portava solo un asciugamano ridotto, ma talmente ridotto che lasciava fuori ogni immaginazione.
Mark, appena lo vide smise di grattarsi la testa. Lizza rimase a bocca aperta per poi guardarlo ripetutamente da capo a piedi con aria stupita e compiaciuta.
Erika era talmente abituata a ciò, che accolse il bacio sulla guancia dell’amico con un sorriso, senza essere turbata da quella spettacolare visione. E voltandosi per guardarlo in faccia, disse:
“Vai prepararti. La colazione è quasi pronta. E ricordati che dobbiamo andare a Leicester Square, oggi. Fila..” sorrise poi.
Orlando, che la cingeva da dietro per la vita, disse, schioccandole l’ennesimo bacio:
“Va bene, mamma” e con un sorriso si allontanò.
Erika lo guardò ridendo e nel momento in cui Orlando lasciò la cucina, Lizza e Mark, senza dire nulla, si voltarono lentamente, insieme, con una sincronia che sembrava non aver nulla di casuale, sorridendole, come due ebeti. 
Erika li osservò sorridendo a sua volta, per tornare a preparare il caffè e poi, con uno scatto improvviso, sollevò di nuovo la testa e, sbarrando gli occhi, disse:
“Non è come credete…”
“Ma noi non crediamo proprio niente puzzola…” sorrise Mark. “Noi supponiamo e basta…”
“Appunto” intervenne Lizza. “Non ho mai visto nessuno non reagire di fronte ad un pezzo di carne simile. Quello è entrato in cucina praticamente nudo e tu non hai fatto una grinza… E questo significa solo una cosa. Hai già toccato la mercanzia” e mie la scodella a forma di gatto nel lavandino.
“Io non ho toccato nulla” disse Erika punta, mentre Mark, dopo aver sentito il campanello suonare, faceva entrare Valentina, appena tornata da un viaggio in Italia e, quindi, ignara di tutto quello che fino ad allora era successo. Infatti, sentendo quelle parole, disse:
“Cosa non hai toccato niente?”
La risposta alla sua domanda arrivò quasi subito, quando, dalla sua stanza, arrivò in cucina Orlando, vestito di tutto punto. Aveva il solito pizzetto curato, pantaloni larghi e un golfo aderente nero. Le immancabili scarpe da ginnastica e i capelli ben impomatati e portati indietro e al collo la solita catenella lunga piena di ciondoli e le dita piene di anelli, tra cui, ovviamente, l’Unico.
Valentina, quando lo vide sbarrò gli occhi e scioccata disse:
“Ma.. Ma.. Quello è.. Quello è…”
“Si Vale. È lui” disse Liz portandola fuori.
Orlando guardò i tre amici uscire e, avvicinandosi, chiese, prendendo un muffie dal piatto:
“Di che parlavate?”
Erika sorrise e rispose:
“Nulla, nulla.”
Orlando addentò il muffie e, con la bocca piena, chiese:
“Allora? Dov’è la colazione che mi avevi promesso?”

Poche ore dopo, Orlando ed Erika erano in giro per Leicester Square, ridendo come due pazzi.
E anche se la ragazza cercava di essere seria, Orlando, prontamente le dava una spinta, facendola sbandare e, qualche volta, sbattere contro le persone, mentre lui rideva divertito.
Certo, da quando era uscito, si era accorto che l’amica era strana e, abbracciandola, disse:
“A cosa pensi?”
“A quegli scemi degli amici miei” disse Erika infastidita.
“Cosa hanno fatto?” sorrise Orlando slacciandola dall’abbraccio e facendola allontanare, sempre tenendola per la mano, disse:
“Che hanno fatto?”
“Hanno detto che io e te lo abbiamo fatto” rispose Erika scocciata, mettendo il broncio.
Orlando rise e, attirandola di nuovo, disse:
“Mio Dio. Sei la prima donna che rabbrividisce all’idea di farlo con me. Stupito..” e rise facendo ridere anche l’amica. “Ti da tanto fastidio l’idea di farlo con me?” chiese poi, guardandola e prendendole il viso tra le mani.
Erika scosse la testa in segno di diniego. E Orlando, accarezzandola piano, disse:
“Fossero queste le preoccupazioni il mondo sarebbe un posto migliore, non trovi?”
Erika sorrise e piano disse:
“Orlando.. Te la posso dire una cosa?”
“Uhm?” disse il ragazzo sorridendo.
“Lasciami immediatamente la faccia. Ci manca solo che adesso ci fotografano assieme e finisco su tutte le copertine dei giornali scandalistici di tutto il Regno Unito..” e facendo finta di mordere la mano del ragazzo scappò, inseguita quasi subito dal ragazzo, mentre, per Leicester Square la gente viveva il solito tram, tram giornaliero senza curarsi dei due giovani.

La sera nella casa risuonava “L.O.V.E.” di Natalie Cole.
Orlando sapeva che era la canzone che Erika preferiva sopra a tutte. Sentiva le note allegre uscire dalla porta aperta, mentre, nella camera di Lizza arrivavano le grida disumane della ragazza torturata da Mark.
L’attore, sorridendo, si avvicinò alla porta e la vide, che ballava, cantando con la spazzola, le stesse parole della Cole:

L is for the way you look at me 
O is for the only one I see 
V is very, very extraordinary 
E is even more than anyone that you adore can 
Love is all that I can give to you 
Love is more than just a game for two 
Two in love can make it 
Take my heart and please don't break it 
Love was made for me and you 


Era allegra, si divertiva a fare la pazza e a ballare sulle note di quella canzone. La stava guardando: scalza, con una camicia da notte a bretelline, cortissima, i capelli bloccati da un piccolo bastoncino di plastica e gli inseparabili occhiali dalla montatura rossa.
Osservò la bretellina che scendeva maliziosa, mentre la ragazza ballava con gli occhi chiusi. Prese il coraggio a quattro mani e si avvicinò e, cingendola per la vita, sorridente, cantò con lei.

L is for the way you look at me 
O is for the only one I see 
V is very, very extraordinary 
E is even more than anyone that you adore can 
Love is all that I can give to you 
Love is more than just a game for two 
Two in love can make it 
Take my heart and please don't break it 
Love was made for me and you 
Love was made for me and you 
Love was made for me and you


Lei si voltò e ballo, accompagnata da lui, cingendogli il collo con le braccia.
Quando la canzone finì i due si guardarono a lungo negli occhi. Inutile negare che il languore di qualche sera prima era tornato prepotente per Orlando. E per Erika vedere il ragazzo così vicino significava lo stesso. 
Prima che quella vicinanza mandasse a farsi friggere la loro ritrovata e rinforzata amicizia, magari, rimettendole in testa la straordinaria scoperta che aveva fatto qualche giorno prima, ovvero che l’amico era un uomo (e che uomo!!), Erika sospirò e disse, piano:
“Orlando?”
“Uhm?” chiese lui guardando il viso vicinissimo della ragazza che sembrava riempisse tutta la stanza.
“Che ci fai in camera mia?” chiese lei in un mix imbarazzato e uno strano stato di eccitazione dovuta alla vicinanza dell’attore.
“Io?” chiese Orlando avvicinandosi ancora.
“Tu..” rispose lei socchiudendo gli occhi.
“Io.. Io volevo chiederti una coperta…” disse lui guardando le labbra della ragazza e deglutendo. In quel momento capiva solo che voleva baciarla.
E lo stava per fare, quando dal salotto, quasi fatto apposta, arrivò un fortissimo rumore e, subito dopo, l’urlo disumano di Mark, che, arrabbiato gridò:
“PORCA PUTTANA INCULATA DA DIETRO E SFONDATA DAVANTIDA UN PLOTONE DI ASSATANATI, MA CHI CAZZO LE METTE QUESTE MERDATE IN MEZZO ALLE PALLE, CRISTO…”
Davanti a cotanta leggiadria, i due non poterono far altro che bloccarsi, imbarazzati. Erika guardando il pavimento. Orlando schiarendosi la voce e grattandosi la testa.
La prima a parlare fu Erika che, fingendo un sorriso, disse:
“Io vado a vedere come sta Mark..”
“Si” disse Orlando annuendo “Credo che sia meglio che tu vada.”
Erika stava per uscire quando, voltandosi disse:
“Orlando..”
L’attore, sollevò lo sguardo pregando dentro di se che non stesse per dirgli che voleva parlargli e guardò l’amica. Ma stupito sentì:
“Le coperte sono nel mio armadio, in alto” e uscì correndo.
Orlando si grattò la testa e sospirò. Stava cambiando qualche cosa, non lo poteva negare.

“Erika cazzo, non bere così. Ti fa male..” disse Francis guardando Erika ingurgitare la seconda tequila bum-bum della serata, sbattendo il bicchierino contro il tavolo.
Erika pulì la bocca con il dorso della mano. Non voleva ricordare quello che era successo solo qualche serata prima. Non doveva pensare che ormai, con Orlando era arrivata ad un punto di non ritorno dove dire che erano amici era una vera e propria bugia. E guardando Fran, disse:
“Stasera voglio solo divertirmi..” 
“E bevi? Da quando lo fai?” chiese Mark.
“Appunto” dissero assieme Valentina e Lizza.
Orlando guardava in silenzio Erika bere l’ennesimo bicchierino di tequila. E mentre gli altri cercavano di farla desistere dalla sua voglia di bere, la ragazza, sbattendo il bicchiere, disse:
“Basta. Io bevo quanto e quello che mi pare. Va bene?” e prendendo il bicchiere di Mark bevve un lungo sorso di Cuba Libre.

Quattro ore dopo.

Lizza, Mark, Valentina e Francis andarono in giro per i locali di Soho, la loro meta preferita, lasciando Erika nelle mani dell’amico, che, con pazienza,. Portò l’amica, brilla, a casa.
“Hai visto?” sorrise Orlando aprendo la porta di casa e guardando Erika che entrava: “Non sei fatta per bere..”
Erika raggiunse barcollando il divano e, una volta raggiunto, visto il grande sforzo fatto, si mise a sedere sopra, lasciandosi cadere con un forte sospiro.
Orlando la seguì e sedendosi accanto a lei disse:
“Sei proprio messa male.. Che ne dici se vaia sciacquarti la faccia?”
Erika sospirò e premendo le tempie, disse:
”Ho solo voglia di stare qui. E vorrei tanto che la stanza smettesse di girare…”
Orlando rise e disse:
“Ricordi tutte le volte che mi hai preso in giro dicendo che io non potevo bere alcolici che mi faceva troppo male? Bene. Ora mi posso vendicare” e rise ancora più forte guardando l’espressione assassina dell’amico.
“Vuoi che ti ricordi le tue notti brave qualche anno fa..”
“Erano altri tempi…”sorrise tranquillo, guardandola.
Gli occhi dei due si bloccarono come la sera prima. E non era un bene. 
Erika staccò il contatto visivo. La testa le girava parecchio. E non era per i Cuba Libre e le tequila bum-bum che aveva bevuto. Lo sapeva che era per qualcos’altro. E sospirando disse:
“Hai idea di quanto sia difficile?”
“Cosa?” chiese Orlando guardando la ragazza che aveva poggiata la testa sullo schienale del divano.
“Difficile vederti girare semi nudo per casa. Di sapere che dormi poco più in la di qualche stanza dalla mia. E ti giuro, in questo momento, non è facile. E soprattutto. È difficile che tutto torni come prima” disse Erika.
Orlando capì quello che la ragazza le stava dicendo e bloccandola con una mano disse:
“Shhh!”
Erika però le tolse la mano e, arrabbiata disse:
“Orlando lo sia che non è più nulla come prima. lo sai…”
Il ragazzo si sollevò e mettendosi davanti a lei, rispose:
“LO SO. E non credere che per sia facile vederti ballare, muoverti,. Ridere… Sappi che quella sera, se non ci fosse stato Mark, ti avrei baciata. Perché non desidero altro da quando sono qui..”
Si accorse troppo tardi di quello che stava dicendo. Il viso di Erika era irrimediabilmente vicino e stupendamente sereno. E lui, per di più stava cominciando a reagire a quella vicinanza, sentendo i muscoli del bacino contrarsi.
Si avvicinarono lentamente e lei. Con un gesto dolce e delicato infilò le mani nei riccioli del ragazzo che fecero aderire le loro labbra, per poi socchiuderle in un bacio che, da tenero, andò, mano a mano, ad intensificarsi, diventando sempre più passionale.
Le loro lingue combattevano veloci, mentre le mani di Orlando, mappavano il corpo della ragazza, scoprendolo per la prima volta dopo vent’anni, strappando un gemito ad Erika. 
Si fermarono dopo molto tempo. Aveva no il fiato corto, entrambi. Orlando accarezzò le labbra col pollice e, ancora col fiato corto, disse, fissando la bocca che prima aveva catturato in qual bacio.
“Credo che sia meglio fermarsi..”
Erika baciò di nuovo l’amico e disse:
“Non ti piace?”
“Si. E mi piace da impazzire.. Ma non possiamo!” e con delicatezza la scostò.
Erika guardò Orando alzarsi dal divano e secca disse:
“Ho capito l’antifona..”
“Non è come pensi tu, davvero!” disse l’attore voltandosi.
“Orlando so cosa vuoi dire.. Basta. Vado a dormire…” rispose lei stanca.
E, con un sospiro si sollevò dal divano ed entrò nel bagno sbattendo la porta.
In quel momento l’unica certezza, per entrambi era che le cose erano cambiate. E Orlando, cacciandosi le mani nei capelli e imprecando a mezza voce, lo sapeva più che bene.








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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Marochan riponi le bottiglie di spumante che tanto non servono

Marochan riponi le bottiglie di spumante che tanto non servono. Quei due so de coccio.
Paddina e Vampyre lo so cosa volete dire.. E magari se lo fanno poi litigano e perdono tutto. È quella la paura di Orlando. Ecco perché non fa nulla con Erika. Grazie anche a Loribi che mi ha mandato la sua recensione per e-mail.
Che dire se no che scusa, e mi prostro, per l’impaginazione indegna. 
Francy, grazie per le mail che mi scrivi. Sono davvero belle e mi fa felice che tu abbia tratto tanti spunti e insegnamenti (infondo a qualche cosa devono servire i miei 23 anni T_T) dalle mie storie.
Spero che in questo capitolo vada tutto meglio. Un bacio a tutte.
Buona lettura. Niniel.



Capitolo 13: La mattina dopo….

Orlando si mise a sedere nel letto. Si grattò la testa e sospirò. Aveva paura di affrontare Erika. Quello che non era successo la sera prima aveva cambiato molte cose. E lui per primo non lo poteva negare, anche se, se doveva essere sincero, le cose sarebbero comunque cambiate, qualunque cosa avesse fatto.
Scostò le coperte e poggiò i piedi sul freddo pavimento.
Sbadigliò e scalzo uscì dalla camera per dirigersi in cucina, dove trovò tutti.
Mark, Lizza e Valentina che ridevano, guardando delle foto tessere fatte la sera prima, mentre Erika, guardando fuori dalla finestra sorseggiava caffè.
“Ehy! Orlando come va?” disse Mark salutando l’attore.
Erika si voltò di scatto e sbarrò gli occhi. Erano gonfi, significava che aveva pianto. 
“Va bene non preoccuparti” disse Orlando.
Valentina e Lizza fissarono i due stupite, senza capire che cosa stesse accadendo. Mark, che avvertì la pesantezza dell’aria una volta che Orlando aveva messo piede in cucina, prese le mani delle due ragazze e le fece alzare e le condusse fuori.
Erika li seguì con lo sguardo e, poi, si voltò di nuovo.
Orlando, stremato, prese la caraffa col succo d’arancia e se ne versò un poco. E, prima di portare il bicchiere alle labbra disse:
“Non mi importa. Non mi importa se quello che ho fatto è giusto o sbagliato. Credo che, qualsiasi cosa avessi fatto, stasera, sarei comunque alla gogna stamattina. Io ti ho solo rispettata. Ieri non eri nelle condizioni di capire quello che facevi. E prima di fare una cazzata, beh, ho pensato che era meglio bloccarsi…”
“Ieri fingevo” disse Erika voltandosi.
“Tu..?” chiese Orlando stupito.
“Fingevo, Orlando. Fingevo. So fingere anche io, sai. Anche io studiavo recitazione sino a qualche ano fa. E ho mentito. Fingevo. E sai perché? Perché volevo rimanere da sola con te. E parlare e dirti che, ormai, è inutile che continuiamo ad essere amici, quando nemmeno noi lo crediamo. Ti voglio bene. E forse quella piccola parola, sei il mio migliore amico, non mi basta più..” disse Erika con le braccia conserte vicino alla finestra, seria, mentre Orlando, a bocca aperta, non sapeva cosa rispondere. “Fingevo solo per sapere la verità. Ieri notte sapevo quello che facevo, molto più di te.”
Orlando si allontanò e mise le mani tra i capelli, mettendosi a sedere su di una sedia. E sospirando, disse:
”Perché non me lo hai detto normalmente?”
“Paura. Paura di sbagliare e di ferirmi. E ferire te. E perderti per sempre stavolta. Ma non è servito a quanto pare..” disse la ragazza voltandosi di nuovo a guardare la finestra. “..ci stiamo di nuovo allontanando..” e tirò su col naso, cacciando dentro le lacrime.
Orlando, con gli occhi lucidi, si sollevò dalla sedia e abbracciò la ragazza, prendendola per la vita e poggiando le labbra sui suoi capelli. E chiudendo gli occhi, disse, con un sospiro:
“Dammi tempo. Ti conosco da una vita. Non posso. Non posso buttare al cesso tutti questi anni per seguire questo momento. Lo so che ora ti arrabbierai, ma nemmeno io ti voglio perdere. E non sai quanto mi sia costato, ieri, smettere di baciarti.. Erika? Dammi un po’ di tempo. Solo un po’.”
Erika scansò l’amico e, con le lacrime agli occhi, disse:
“Non so nemmeno io cosa voglio in questo momento, Orlando. Anche se credo che.. Forse, sarebbe meglio se io e te ci dividessimo e ci schiarissimo le idee ognuno per conto proprio. Cerca di capire. Non posso stare con te vicino e far finta di nulla. Ho bisogno di strati lontana. E se questo significa mandarti via da casa. Beh. Allora scusa. Ma è meglio che lo faccia” e con gli occhi pieno di lacrime si allontanò, piangendo.
Orlando chiuse gli occhi e sollevò la testa, sospirando forte, per poi voltarsi e guardare verso la porta che Erika aveva appena varcato. E scotendo la testa guardò la cucina che, per un mese lo aveva ospitato.
Doveva congedarsi anche da lei. Ma in quel momento gli faceva più male lasciare Erika.

“Pronto Viggo…” disse Orlando dall’altra parte del telefono, dopo aver chiamato il vecchio amico.
“Ciao Orlando… Come va?” chiese l’attore che intanto, in una stanza del suo ranch, dipingeva un nuovo quadro.
“Male..” rispose laconico il londinese.
“Bene…” disse Viggo smettendo di dipingere.
“Io dico male e tu mi rispondi bene. Bell’amico, complimenti..” rispose seccato Orlando.
“Il mio bene rappresenta sorpresa Bloom, lo sai. Piuttosto. Cosa rende il tuo gentil figurino, un cane impazzito dalla rabbia. Quando parli, non emetti parole. Abbai…” sorrise Viggo.
“Ma io mi chiedo perché, dopo cinque anni che vi conosco, non mi sono arreso all’idea che voi non siete normali. A partire da te Viggo. Per poi passare per Dom, Billy e Lij. Una ciurma di deficienti…” disse Orlando scherzando.
Viggo sbuffò divertito e disse:
“Tranquillo ragazzo. Ti vogliamo bene lo stesso, anche se ci tratti male..”
Orlando rise, quando Viggo, facendosi d’improvviso serio, disse:
“Che hai?”
Orlando sospirò e, passando una mano sulla faccia, sospirò:
“Sono a Londra e non ho nemmeno una casa. Praticamente vivo in albergo ventiquattro ore su ventiquattro, da un paio di giorni. E tutto questo lo sai per colpa di chi?” 
“Kate?” chiese Viggo facendo l’unico nome che potesse causare una crisi così profonda al povero Orlando.
“No! Lei è acqua passata..” disse Orlando, stupendo anche Viggo che, dopo essere rimasto qualche minuto a bocca aperta, disse:
“Ah. Allora questa mi interessa davvero…”
Orlando cominciò così un’analisi di quello che era successo nell’ultimo mese e mezzo. Raccontò di Erika, del fatto che, da subito, si fosse reso conto che non poteva stare senza di lei e che, dopo vent’anni, si era reso conto che la sua migliore amica era una donna.
“E che schianto di donna amico…”
Viggo rise e disse:
“Perché non ci provi, allora?”
“Fatto” rispose Orlando accendendo una sigaretta.
“E allora per cosa mi hai chiamato. Per vantarti e dirmi quanto sei bravo a letto? Certo. egocentrico come sei, potresti benissimo farlo…” stava dicendo Viggo, quando Orlando lo bloccò, spiazzandolo per la seconda volta tra l’altro, dicendo:
“Non ho voluto fare nulla io. L’ho mandata io in bianco..e non sai quanto mi è costato…”
“La casa.. La certezza di aver gettato alle ortiche un’occasione d’oro e…” stava dicendo Viggo, quando Orlando intervenne e disse:
“La paura di averla persa…”
Viggo sorrise e si mise a sedere. Sapeva quello che doveva fare. Una bella chiacchierata con uno dei suoi migliori amici depressi.



Bene. Ora odiatemi, ma devo ancora scrivere il prossimo capitolo e quindi, lascio Orlando e Viggo alle loro chiacchiere. Fatemi sapere se vi piace, baci. Niniel.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Come sempre ringrazio chi legge la mia fic

Come sempre ringrazio chi legge la mia fic. Sono davvero felice che vi piaccia. 
Prima di tutto ringrazio Uriko dicendo che, si, Erika, sarà stata cattiva, ma non poteva fare di meglio. Doveva pensare e l’unico modo di farlo era mandare via Orlando.
Grazie Ithil. Spero che anche il prossimo capitolo ti piaccia. Credo di si.
Per quanto riguarda Paddina, grazie per la pubblicità, mi fai davvero felice.
Marochan fammi sapere cosa ne pensi di Marmalade Boy mano a mano che leggi il manga.
Francy, tranquilla non sono arrabbiata per la mail.
Loribi, ma che fine hai fatto? Non mi far preoccupare. Mi raccomando. Rispondi al più presto. 
Vampire spero che tu sia guarita dalla rognosa influenza.
Che altro dirvi, preparate i fiori d’arancio.


Capitolo 14: Il matrimonio di Nina.

Passarono due settimane a non guardarsi nemmeno in faccia se si incontravano.
Erika più che arrabbiata, cominciava a sentirsi imbarazzata. Quello che aveva fatto, anche se aveva dei buonissimi scopi, non era stata una cosa degna di lei. E lo sapeva più che bene. Ma non poteva negare di cominciare a sentirsi attratta dall’amico. E questa era la cosa che la faceva stare peggio.
Passò così due settimane chiusa in casa, uscendo solo per andare a lavorare e rinchiudendosi in casa a guardare i classici della Disney, ripensando , magari, a quante volte li aveva visti assieme ad Orlando.
Orlando certamente non stava meglio. Passava le sue serate cercando un modo di divertirsi, senza trovarlo. Dovette ringraziare Mark e Lizza, che una sera, presentandosi al suo albergo lo invitarono ad una serata brava tra i locali della grande metropoli londinese. Quello, più che altro, gli servì per sapere come stava Erika e capire che non era l’unico dei due che stava di merda.
L’unica cosa che sapevano era che avrebbero avuto l’occasione di incontrarsi.
E sarebbe stata al matrimonio della sorella di Erika, Nina.
Le loro famiglie erano troppo unite e quindi, come ben sapeva Erika, non sarebbe sfuggita alla presenza dell’intera famiglia Bloom alle nozze.
E con mille sospiri di paura (e forse di qualche cos’altro), entrambi, aspettarono la data del matrimonio.

La sera prima della partenza di Erika, Lizza, avvicinandosi alla porta della camera dell’amica, con le braccia conserte, si poggiò sullo stipite dell’uscio aperto e con un sospiro, disse, sorridente:
“Sei pronta a stare in una macchina da sola con lui da Londra a Canterbury?”
“Si” sorrise Erika voltandosi, guardando sorridente l’amica, mettendo una magliettina nella sacca.
“E sei sicura di poter resistere?” chiese ancora l’amica seguendola con lo sguardo, mentre dal cassetto, prendeva qualche altro indumento e, sospirando per la stanchezza (e forse per l’insieme della situazione che si andava delineando) si avvicinò alla borsa, spostò i due bordi e ci buttò le magliette e rispose:
“Non gli salterò addosso al primo casello” 
“Non al primo ma al secondo” sorrise Lizza.
“Ohhh. Smettila” rispose Erika infastidita.
“Il pensiero di oggi è questo: “non distulbale il ‘migliole amico’ del tuo migliole amico..” continuò Lizza esternando le sue perle di saggezza.
Erika lanciò una maglietta all’amica che, afferrandola, la rilanciò all’amica che, una volta che la ebbe tra le mani, la piegò e la mise nella sacca. E scotendo la testa, disse, seria:
“Non posso. Lo sai. Almeno non posso con lui..” 
“Certo che puoi. Se lo vuoi, puoi” disse Lizza giungendo le mani dietro la schiena e sorridente disse, prima di uscire: “Ma forse tu non lo vuoi perché hai paura. E allora sai che ti dico. Non paratevi dietro a scusa che siete amiche. Non fa … Davvero…” e mandandole un bacio si eclissò dietro la porta, lasciando Erika leggermente frastornata.

La mattina dopo, il 4x4 si fermò davanti al palazzo di Southwark. Orlando suonò il clacson e aspettò, spostando la giacca nel sedile posteriore.
Quando Erika scese, l’attore, notò che, per la prima volta da quando si erano baciati, sorrideva. Per un attimo pensò che la tempesta fosse definitivamente passata. Ma si dovette ricredere quando, una volta seduta, la ragazza, fredda, disse, legando le cinture, vedendo che Orlando non partiva, disse:
“Allora? Canterbury è vicina, ma se stiamo fermi non ce la faremo ad arrivare..”
Orlando sospirò. Nemmeno un timido ‘ciao’. Solo quella telegrafica risposta.
L’attore si voltò e sospirando si sistemò nel sedile e partì.

Silenzio. Fu quella la più grande componente di quel viaggio. Un silenzio interrotto solo dal cantare di Orlando che, ogni tanto, tamburellando sul volante, guardava l’amica, che, con la testa poggiata sul sedile, guardava fuori dal finestrino, triste.
Quando la macchina si fermò, Erika scese veloce, ma Orlando, slacciandosi le cinture, la rincorse e afferrandola per un braccio la bloccò facendola voltare.
E quando lo fece, Erika si maledì. Vederlo così da vicino, la fece star peggio di quello che voleva far credere. Gli occhi nocciola del ragazzo erano tremendamente dolci, quasi la implorassero di stare ad ascoltare. I capelli, nonostante fermati da una coda piccola, avevano qualche ciuffo ribelle che scappava di qua e di la. La pelle era bella, perfetta, e la barba scura che stava facendo crescere donava parecchio alla giovane star.
L’impulso di baciarlo si fece più forte e con un sorriso, disse, per mascherare il dolore che stava provando:
“Mi potresti lasciare il braccio, mi stai facendo male”
Ma l’attore non lasciò la presa e strattonando un po’ l’amica, solo per poterla tenere più vicino, disse:
“No. Adesso tu mi ascolti, perché devo parlarti…”
“Ora? In mezzo ad una strada. Al freddo. Non essere sciocco Orlando. Sei tu il primo che si cerca di tenere segreta la sua vita privata e poi mi fai una piazzata in mezzo alla strada.. Non trovi che sia un po’ stupido?” sibilò Erika, abbassando lo sguardo minacciosa.
Orlando la guardò e lasciò la presa, sconfortato e imbarazzato disse:
“Almeno prima del matrimonio…”
“Sai che non posso. E che anche se lo volessi sai che col matrimonio ci sono troppi impegni. Sono pur sempre la damigella..”
“Io devo assolutamente parlarti…” disse sconsolato l’attore.
“Orlando, non è il momento…” disse lei arresa.
Si stava allontanando quando Orlando si avvicinò di nuovo e, prendendole il viso tra le mani, disse:
“Lo ammetto. È inutile che nasconda la testa sotto la sabbia, dicendo che non penso a te. Perché lo faccio. Tutti i giorni da quando ti ho detto che non era giusto quello che stavamo facendo. Perché penso che avrei potuto fare l’amore con te. Toccarti, baciarti… Che altro di più? Ho sperato per giorni di sentirti, giuro. E ti giuro che avrei voluto far correre le mie mani sul tuo corpo. Sono sincero. Perché lo voglio davvero. E ti giuro che ora non mi spaventa sapere cosa potrebbe diventare la nostra amicizia se lo facessi.. sei felice?”
Erika sospirò e chiuse gli occhi permettendo ad Orlando di poggiare la fronte contro la sua. E piano disse:
“Dammi ancora un paio di giorni. Ti prometto che il giorno del matrimonio ne parleremo. Infondo stiamo entrando in un vicolo cieco..”
“Le storie migliori nascono tra le persone differenti. E se ti fa paura che i nostri caratteri possano essere troppo diversi, te lo dico. Non me ne frega. Sto puntando tutto su dì noi. E raramente sbaglio. Dammi una possibilità. Giuro. Sarò una persona migliore. Giuro. Dammi solo una possibilità” disse lui baciandole la fronte e accarezzandole una guancia sorridente.
Erika dovette far leva su tutto il suo buon senso per non impazzire e allontanandosi disse:
“Fammi andare Orlando. Ti prego” e con le lacrime agli occhi entrò in casa.
Quando la porta si chiuse Orlando ci poggiò la testa sospirando, chiudendo gli occhi. Desiderava Erika, ora più di prima.

Due giorni dopo…

Laureen era in trepidazione. Girava per la casa dando ordini a Frank suo marito e a Nina, che, come un fantasma si dirigeva verso la cucina, per fare colazione.
Stava appunto correndo da una parte all’altra quando, bussò alla porta di Erika e disse:
“Erika che fai dormi ancora. Alzati di corsa….”
La ragazza apparve da dietro la porta ancora in pigiama, con i capelli scompigliati e gli occhi socchiusi. Davanti alla faccia della mamma, completamente impiastricciata di crema verde, trattenne un grido portandosi una mano alla bocca e disse:
“Ma che sta succedendo?”
“CHE STA SUCCEDENDO? OGGI TUA SORELLA SI SPOSA. E TU NON TI SEI NEMMENO LAVATA..”
“Nina si sposa. Ma questo non significa che devi farmi prendere un infarto di mattina presto..” rispose Erika passando una mano davanti agli occhi.
“MUOVITI TI HO DETTO. TRA POCO ARRIVA IL PARRUCCHIERE E DEVE SISTEMARE ANCHE TE..”
Erika rise chiudendo la porta. Prese qualche asciugamano e uscì dalla stanza, per andare in bagno.
Fu allora che, passando davanti alla camera della sorella, la vide seduta sul letto, con lo sguardo fisso. Bussò sulla porta e con un sorriso disse:
“Sorellina?”
Nina soleva la testa e con mezzo sorriso disse:
“Erika. Non ti sei ancora preparata?”
Erika mosse la mano e disse. Non sono io quella che si deve sposare… se non sono perfetta non succede nulla..” e si mise a sedere accanto alla sorella che, guardandola disse:
“E per Orlando?”
Erika sorrise piano e disse:
“Stasera smetterò di tenerlo sulla corda”
Nina sorrise e dandole un buffetto sul braccio le disse:
“Non lo meriti uno bello, ricco e innamorato perso..”
“E tu? Queste cose come le sai?” rise a sua volta Erika.
“Vi ho sentiti due giorni fa. E lui è stato dolcissimo..” rispose Nina sognante.
“E tu che ci facevi sveglia?” chiese Erika curiosa, socchiudendo gli occhi.
“Beh. Sai com’è. Quando ti stai per sposare pensi a tutto. Al fatto che stai per diventare una moglie e.. presto madre” sorrise Nina.
“Non dirmi..?” fece sorpresa.
“Da un mese e qualche cosa…” e abbracciò la sorella commossa.
Erika e Nina stavano strette, quando Egle e Sabrina entrarono nella camera della sposa con i vestiti da damigella belli che impacchettati.
Fu Egle a chiedere:
“Che succede?”
Nina sorrise e disse:
“Beh. In questa stanza sono presenti cinque persone” e guardò Erika sorridendole complice.
“No” disse Sabrina. “Non dirmi..”
Erika rise e disse:
“Come si vede che siamo sorelle.. Hai risposto allo stesso modo in cui ho risposto io…”
Le ragazze si misero a gridare proprio mentre passava Frank, il padre, facendo il nodo alla cravatta. Sorrise sentendo le grida delle quattro. E pensò che, anche se mettevano l’abito da sposa, erano sempre le sue piccole.

Orlando era seduto tra le panche della piccola chiesa, accanato a Samantha e Sonia, entrambe elegantissime. Per una strana intercessione divina, Orlando era vestito decentemente, con un abito scuro e una camicia bianca portata senza cravatta.
I capelli erano raccolti nella solita coda, ma stavolta la gelatina donava loro una certa parvenza di ordine che, senza, non ci sarebbe stata.
Giocherellava tranquillo con la digitale per non ammettere perfino a se stesso che era teso come una corda di violino.
Voleva vedere Erika, dato che non si erano più incontrati da quando erano arrivati a Canterbury e sapeva che, appena il pianista avrebbe attaccato a dolce musica che accompagnava le damigelle, prima della marcia nuziale, il suo cuore sarebbe esploso.
Non dovette aspettare molto.
Due bambine gli passarono accanto ridendo. Poi, appena la musica cominciò a suonare, entrarono Egle e Sabrina.
Quando l’ultima si fu sistemata nell’altare Orlando sospirò forte e, socchiudendo gli occhi, si voltò, per riaprirli una volta che il suo sguardo fu rivolto verso la porta.
La vide. Bella come sempre. i capelli stirati e raccolti indietro, sulla nuca, con un elegantissimo chignon, fermato da una piccola fantasia di fiori. 
Il vestito azzurro era praticamente creato per lei. Sorrise guardandola ondeggiare e sorridere a tutti.
Il cuore non poté far altro che accelerare. Chiuse gli occhi. E sospirando si mise a sedere meglio. E con un sorriso, pensò che se volva arrivare infondo a quella giornata si doveva dare una calmata, altrimenti sarebbe morto prima.

Per la seconda volta, Orlando si trovò a fissare Erika ballare divertita. Solo che stavolta era Nina e non Lizza. Samantha si avvicinò e guardando Orlando disse:
“Attento che se la guardi troppo la sciupi…”
Orlando sorrise e piano disse:
“Le devo parlare..”
“Si vede che ti piace. Lo ha detto anche la mamma. Orlando. Fai qualche cosa. Guardarla e basta non servirà a nulla” disse Samantha con un sorriso, mentre si allontanava e prendeva un altro Martini dal vassoio e sorridente si mise a ballare con le due ragazze.
Orlando dovette aspettare qualche minuto prima di vedere Erika mettersi a sedere. E quando lo fece, con passo svelto si avvicinò a lei. E toccandole la spalla con una mano disse:
“Ti devo parlare”
“Di cosa?”
Gli occhi di Orlando scrutarono con un guizzo il corpo dell’amica e, piano rispose:
“Di noi…” disse il ragazzo.
Erika sorrise e disse:
“Andiamocene. Non voglio parlarne qui” e si sollevò sorridente.
Il ragazzo la osservò e poi, con un balzo veloce, la seguì.

Per tutto il tragitto ricevimento/casa, Orlando ed Erika stettero zitti, quasi avessero paura che, parlando, potessero distruggere quel momento che entrambi avevano aspettato.
Finalmente, dopo qualche minuto, la piccola villetta, non molto lontana dal centro abitato di Canterbury, si delineò all’orizzonte, indicando ai due ragazzi la fine di quel piccolo viaggio.
L’attore era teso, non poteva negarlo, ma cercò di mascherare la tensione con un sorriso, slacciando sicuro le cinture di sicurezza. Erika, invece, spostando la lunga gonna del vestito, mise entrambe le gambe fuori dall’abitacolo per poi, con breve guizzo, uscire dalla macchina e chiudere, con un gesto dolce ma deciso, la portiera.
Orlando con un gesto veloce la seguì in silenzio. E quando furono vicini alla porta, dopo che Erika ebbe cercato le chiavi, l’attore sentì il cuore cominciare a battere veloce e le mani sudargli
-Ecchecazzo. Non sono un ragazzino. Quante volte sono entrato con una donna in una casa vuota. E quante volte ho varcato questa porta assieme a lei. Migliaia. No. Non posso. Non posso farmi prendere dal panico. Non esiste. Respira a fondo e pensa positivo. Concentra il karma. E pensa positivo. Comunque vada vuoi che lei ti rimanga amica. Qualunque cosa accada. Quindi. Non pensare al sesso. Non pensare al sesso. Non pensare al sesso. Non pensare al sesso. NON PENSARE AL SESSO…-
“Orlando?” disse Erika dentro la casa, guardando il ragazzo ancora sull’uscio.
“Si?” disse l’attore riprendendosi dal suo training autogeno.
“Che c fai sulla porta?” chiese stupita la ragazza.
Orlando guardò l’uscio aperto e notò che era rimasto ancora fuori. Sorrise imbarazzato e, con la testa china, entrò.
La casa era ancora un po’ in disordine, dato la festa della mattina. Orlando si mise a sedere nell’unica poltrona rimasta libera e, con un sospiro, disse:
“Allora?”
“Che cosa?” disse Erika sedendosi sul bracciolo della poltrona di fronte a quella di Orlando.
“Dobbiamo parlare…” ribatté Orlando.
“Lo so” rispose Erika sciogliendo i capelli. Quel gesto creò ancora qualche piccolo problema al ragazzo che, piano disse:
“Di quello che ci sta succedendo…”
Erika sorrise e disse, movendo la chioma e lasciandola libera sulle spalle:
“Sai meglio di me che non c’è nulla da dire. Dipende solo da noi. Cosa vogliamo essere Orlando?”
Il sorriso sicuro della ragazza indispettì il ragazzo che, con un sorriso stentato, disse:
“Non sono solo io quello che deve decidere lo sai…”
“Orlando. Non ti sto chiedendo di fare questo. Ti sto chiedendo cosa vuoi realmente. Cosa vuoi che diventi la nostra amicizia. Vuoi che rimanga tale o diventi una storia d’amore?” chiese Erika sollevandosi dalla poltrona e guardandolo negli occhi. Orlando non rispose. E spazientita, Erika gli voltò le spalle e disse: “Le tue sono solo belle parole. Niente di più. Parli di amore. E poi? Appena ti dico di fare una scelta. Pam. Molli tutto..” e con un sospiro si allontanò.
-Cazzo. Questo non è Orlando Bloom, quello che sta con le ragazze e ci fa quello che vuole. Non mi posso tirare indietro. Non ora. Non con lei…- e con uno scatto felino la rincorse la prese per l’ennesima volta per un braccio, la fece voltare e, guardandola con un lampo malizioso negli occhi, stavolta, la baciò con passione.
Erika chiuse gli occhi. Tutto si aspettava meno quel bacio. E per lo più, rimase travolta dalla carica passionale ad esso correlata. Sentiva la lingua di Orlando muoversi contro la sua, mentre le braccia di lui la stringeva. Non resistette per nulla. Voleva quel bacio. Voleva quella situazione. Voleva che non finisse mai per di più. Tremava e il cuore le batteva all’impazzata. Ma era felice. Felicissima. 
Intrecciarono le mani mentre i loro respiri riempivano il salotto deserto. Le foto che li ritraevano da bambini, li guardavano sorridenti, dalle loro cornici sul camino. Possibile che, proprio in quella casa, dove avevano vissuto la loro infanzia, la loro adolescenza, avesse inizio la passione che, da quando si erano rivisti, non potevano negarlo, li aveva travolti. 
“Orlando” disse Erika a fior di labbra. “Non dovevamo parlare?”
Orlando sorrise malizioso e, accarezzandole una guancia con la punta della dita, disse, senza smetterla di baciarla:
“Stiamo parlando…”
Erika sorrise e si staccò. Orlando deluso, passò la lingua sulle labbra, guardandola malizioso. Ora si riconosceva. Questo era l’Orlando che era con le altre. E con un sorriso si riavvicinò alla ragazza cingendole la vita e affondando il viso tra i capelli. Erika a quel contatto socchiuse gli occhi. E sospirando si voltò e disse:
“Qua. Lo vuoi fare qua? Nella casa che ci ha visti bambini? Sei perverso…”
Orlando sorrise malizioso e catturando le labbra della ragazza con l’ennesimo bacio, disse:
“Uhm. Lo trovo stranamente eccitante..” e la prese in braccio facendola gridare divertita.
Salì le stesse scale che per vent’anni lo avevano portato a casa della ragazza che lo aveva saputo ascoltare, per raggiungere la stessa camera in cui aveva dormito, stretto a lei. Erika. La ragazza più importante della sia vita. La prima ragazza che aveva baciato. La sua migliora amica. La donna che, in quel momento, lo stava facendo impazzire. Baciandolo su quelle scale, stringendogli le braccia intorno al collo.
Senza rendersene nemmeno conto, aprì la porta con un calcio e la buttò nel letto ad una piazza e mezzo.
Sorrise maliziosa, guardandola sdraiata sotto di lui. Era ancora più bella. Sorrise baciandola, poi si sollevò e sfilò la giacca buttandola da un lato. Le mani di lui cominciarono a correre sulle gambe di lei, sollevando veloci la gonna di seta. Un gemito riempì la stanza silenziosa. I bottoni della camicia di Orlando si aprirono velocemente, mostrando il petto dagli addominali scolpiti. Erika lo accarezzò e lo baciò, mentre l’attore socchiudendo gli occhi, accoglieva compiaciuto i dolci baci della ragazza. In breve la gonna blu volò sul pavimento, mentre la cintola di Orlando si apriva e con lei, Erika, fece correre le mani sulla zip, facendola scendere veloce. Il fiato di entrambi divenne corto. La stanza si fece calda e i corpi frementi, cercavano il contatto col corpo del vicino.
Il bustino ricamato, venne tolto con qualche difficoltà da Orlando che, ridendo, slacciò le stringhe per trovarsi davanti al seno nudo della ragazza. Con un sorriso che ad Erika fece ricordare quello di un bambino,Orlando baciò la pelle nuda, mappandone ogni millimetro. Erika affondò le mani nei ricci scuri del ragazzo, mordendosi il labbro inferiore e inarcando la schiena.
Le labbra di Orlando catturarono quelle di Erika, ritornando all’antica lotta del bacio. I pantaloni del ragazzo volarono sul pavimento. I gemiti segnarono l’impazienza dei due.
La biancheria volò nella camera…

L’ultimo gemito riempì la stanza. Orlando si bloccò guardando Erika. Avevano fatto l’amore. Non sesso. Amore. Lo sapeva. Era amore. Lei era sotto di lui, col petto che ancora si sollevava e si abbassava veloce, i capelli di nuovo ricci, le pupille dilatate, gli occhi lucidi. La baciò con passione e poi, lentamente si buttò al lato della ragazza e, con un sospiro, passò una mano sulla faccia e sospirò soddisfatto. Erika si avvicinò e lui, assecondandola, si mise di fianco per guardarla negli occhi. 
“Lo abbiamo fatto…” disse lui. “E ora non possiamo tornare indietro…”
Erika carezzò il volto del ragazzo e con un piccolo bacio poggiò la mano sulla guancia di Orlando sorridendogli. E socchiudendo gli occhi, poggiando la fronte su quella di Orlando, disse:
“Ti ho pensato anche io. Ti ho pensato da quando ti ho lasciato andare via. E mi chiedevo che cosa sarebbe successo se ci fossimo mesi assieme. Voglio stare con te Orlando. Ora posso dire che ho avuto il tempo per pensare e non aver paura…” ma venne bloccata da Orlando che baciandola la portò sopra di se facendola ridere e poi, carezzandole i capelli, disse:
“Guai se ti strusci su qualsiasi uomo…”
“Compresi Mark e Francis?” chiese Erika guardando maliziosa.
Orlando indignato dall’affermazione, disse, sorridendo:
“Io non sono geloso di Francis…”
“Ma di Mark si..” rise Erika guardando la faccia corrucciata del ragazzo.
“Di lui un po’…” ammise Orlando.
“E allora che devo fare. Lasciare da parte il mio migliore amico?” disse Erika baciandolo languidamente il ragazzo.
“No. Ma almeno chiedergli di spiegarmi se è omo o bisex. Sarebbe un buon inizio…” disse serio Orlando.
Erika rise. Orlando la guardò sbarrando gli occhi divertito. E buttandola sul letto, disse:
“Mi tratti così. Guarda che ora noi due siamo una coppia. Esigo rispetto..” e le fece il solletico.
Erika rideva e scalciava sotto le lenzuola stropicciate, fino a che, i corpi dei due si unirono un’altra volta.
E mentre in quella stanza Erika e Orlando facevano l’amore a Londra, Mark, Lizza e Francis, assieme a Valentina, si chiedevano se i due avessero almeno ripreso a parlarsi. Quello che non potevano sapere era che, nonostante tutto, in buona parte i loro desideri erano stai esauditi.




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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Bene

Bene. Situazione sbloccata, finalmente. Volevo chiedervi, visto il raiting basso, la scena di sesso, era troppo esplicita? Ditemelo, lo voglio sapere, mi raccomando.
Che dire. Innanzitutto, grazie a tutti quelli che mi recensiscono. Sono influenzata, scusate se non mi dilungo.
Questo capitolo è di transizione. Più che altro serve per fa sapere a tutti che Erika e Orlando sono finalmente assieme.
Che cosa ne penseranno gli amici e i parenti...
Leggete e scoprirete anche voi, quanto è difficile stare soli.


Capitolo 15: Ma com'è difficile stare da soli quando tutti ti stanno addosso… a Canterbury

Dopo che Orlando e Erika presero coscienza del fatto che oramai non potevano più nascondersi, cercarono di non rendere la notizia dell'inizio della loro storia di dominio pubblico. Almeno non per la famiglia Brescia e Bloom.
I due sapevano fin troppo bene che cosa significava, per loro, dire a Laureen e Sonia della loro storia. Probabilmente sarebbero stati trascinati in un vortice di moine e preparazioni, non volute dai diretti interessati, delle loro nozze.
Così, una sera, qualche giorno dopo il matrimonio di Nina, Orlando, seduto con la ragazza nel divano del salotto di casa sua, conscio del fatto che Samantha e Sonia erano fuori e sarebbero tornate un'ora dopo, baciando Erika disse:
"Penso che sia molto meglio non dire nulla ai nostri fino a che non ingraniamo un po'.." e la baciò di nuovo.
Erika corrugò la fronte e disse, con un piccolo broncio:
"Ti vergogni della tua ragazza. Ammettilo. Animale.." e gli morse il labbro inferiore delicatamente.
Orlando rise e disse, togliendo i capelli dal viso della ragazza, seduta accanto a lui:
"No. Io non mi vergogno.." e la baciò di nuovo sorridente. "Voglio solo che nessuno si metta tra di noi. Questa cosa la stiamo vivendo noi, una cosa che abbiamo deciso senza che si mettessero in mezzo genitori, sorelle o qualche cosa di simile. E voglio viverla ancora senza che nessuno controlli ogni movimento ce facciamo. Voglio solo stare da solo con te e vivere quello che siamo con un sorriso. Senza pressioni. Solo io e te.."
Venne bloccato da Erika che, baciandolo, gli disse con un sorriso:
"Ma che cavolo abbiamo fatto questi vent'anni per non accorgerci di quanto potesse essere bello stare assieme?"
"Sei tu che non te ne sei accorta. Io sono sempre stato così. Sempre.." e avvicinandola la baciò intensamente.
Incominciarono ad accarezzarsi dolcemente, mentre la mano di Orlando esplorava già sotto la maglietta di Erika che, guardandolo con aria complice, si mise a sedere e tolse la maglietta. Orlando si mise a sedere e baciò la pelle non coperta dal reggiseno, mentre Erika infilava le dita tra i ricci del ragazzo. PoI, quando l'attore cominciò a baciarle il collo, la ragazza guardò l'orologio e, trattenendo un piccolo gemito d'impazienza, disse:
"Ob. Lo sai che è una pazzia farlo ora. Potrebbero arrivare da un momento all'altro..." e chiuse gli occhi accogliendo un bacio di Orlando che, mugugnando qualche cosa che Erika non capì, si sdraiò e si portò la ragazza sopra. Erika allora, arrivata allo stremo, non potendo resistere oltre alle dolci angherie del ragazzo, disse, mordendosi il labbro e sorridendo compiaciuta:
"Orlie. Non ce la faremo mai..."
"Certo che ce la faremo. Ci vuole solo un po' di fantasia in certe cose. Non dirmi che nessuno te lo ha mai detto..." rispose il ragazzo con un mezzo sorriso malizioso.
"Lo sapevo, animale. Prendimi pure in giro..." disse Erika languidamente, credendo poco anche lei alla sua affermazione.
"Animale? Forse. Ma comunque di classe..." e la baciò ancora.
Poco dopo si spogliarono e, dolcemente, fecero l'amore.
Quello che non potevano sapere era che, nonostante tutta la buona volontà, non potevano nascondere a lungo la loro relazione. Per di più a Sonia e Laureen, le rispettive madri, che, con sguardo clinico, li osservavano tutti i giorni, sperando nel miracolo che, senza che loro lo immaginassero, era già accaduto.

Egle e Nina, ritornavano dall'aeroporto assieme ad Erika. Per qualche strano motivo di lavoro, Nina, dovette aspettare un mese prima di partire in viaggio di nozze e, quasi il destino la volesse prendere in giro, dovette assistere alla partenza di Sabrina per l'America e, dopo poco, anche a quella di Erika. Ma in quel momento, nella testa della neosposina, c'era qualche cos'altro, che non la riguardava.
"Allora?" chiese guardando dallo specchietto retrovisore Erika che, col mento appoggiato su un pugno, con l'immancabile cuffietta da cui scappavano ricci biondi e uno sguardo stranamente assente e, per di più, un sorriso beota sulla faccia, guardava fuori dal finestrino. "Spero che questo viaggio a Canterbury sia stato fruttuoso, per qualcuno..." e lasciò la frase sospesa guardando Egle che alla guida, lanciò uno sguardo stupito alla sorella, senza capire che cosa volesse dire. Nina, con un gesto veloce della testa, indicò Erika seduta dietro di loro ed Egle, senza produrre nessun suono, aprì la bocca, segno evidente che aveva capito.
"Allora Erika fai la gnorri?" chiese ancora Nina guardando dallo specchietto retrovisore divertita dalla situazione.
Erika, solo in quel momento si rese conto di essere stata chiamata e, con un mezzo sorriso, disse, poggiando la testa sulla spalliera del sedile anteriore:
"Cosa vuoi dire?"
Nina si gongolò un po' e rispose:
"Ho notato che tu e Orlando avete ripreso a parlare. A che cosa dobbiamo questa grazia?"
Erika sbuffò divertita. Sapeva dove stava andando a parare la sorella e, con il solito mezzo sorriso, disse:
"Che cosa vuoi Nina?"
"Stai con Orlando?" chiese sorridente Egle.
Erika sollevò gli occhi la cielo. Non le piaceva dover dire delle bugie a Egle e Nina, ma le parole di Orlando "penso che sia molto meglio non dire nulla ai nostri fino a che non ingraniamo un po'.. " le tuonarono nella mente e la bloccarono dal dirle tutto.
"Io e Orlando. Ma siete pazze? Io e Orlando siamo troppo amici per stare assieme..."
Egle si voltò e disse:
"Si e io mi sono la moglie del principe Carlo.."
“Davvero. Ciao Camilla..” disse Erika sarcastica.
Nina ed Egle sollevarono gli occhi al cielo e, con un mezzo sorriso dissero, assieme, quasi fossero sincronizzate:
“See. Di pure queste cose.. Tanto non ti crediamo..” e risero mentre Erika, esasperata, scuoteva la testa e nascondeva gli occhi con una mano.

La sera dopo, Orlando ed Erika, nella camera di lei, si baciavano ripetutamente. Sorridevano complici, quando i baci del ragazzo si fecero più appassionati.
“Uhmmm. Orlando che fai?”
“Il presepe Erika. Secondo te?” scherzò l’attore baciandola con più foga e facendola ridere, divertita.
“Mr. Bloom. Da quando siamo insieme non pensa ad altro..” e lo baciò ancora.
Orlando sorrise e disse:
“Mi sto rifacendo di vent’anni di arretrati..” e rise assieme alla ragazza.
Erika infilò le mani sotto la maglietta di Orlando quando sentirono la serratura scattare. Erika “lancio” Orlando giù dal letto e si mise a sedere. Frank, il padre, quando entrò, trovò Orlando che cercava qualche cosa in terra mentre Erika, facendo l’indifferente, guardava nel letto.
“Ob. L’hai trovata?”chiese continuando a cercare. Poi si voltò e fingendosi sorpresa, disse: “PAPÀ! Ma che ci fai qui?”
Frank guardò la figlia e disse:
“Ci abito da più di trent’anni…” e guardando Orlando disse: “Ma che cavolo cerchi Orlando?”
“Io” fece l’attore sollevando la testa “Cosa cerco? Bella domanda che sto cercando? Me ne sono perfino dimenticato..”
Erika slacciò un braccialetto e disse:
“Questo. Stavi cercando questo.. VERO ORLANDO?” e gli lanciò il braccialetto.
Frank guardò il ragazzo legare il braccialetto con le perline gialle e blu. Sapeva che quel braccialetto era della figlia, ma lasciò che la sua osservazione non venisse notata dai due che scambiarono una più eloquente occhiata al vicino.
“Siamo pronti. Dobbiamo andare al ristorante a festeggiare il compleanno di Laureen…” disse Frank guardandoli in un misto tra il divertito e il finto sospettoso.
Erika guardò il padre e piano disse:
“Stiamo scendendo…”
“No. Orlando viene con me. Vero, Ob?” disse Frank dando una pacca alle spalle del ragazzo che sollevando le sopraciglia disse:
“Vero. Frank hai ragione. Scendo assieme a te…” e con gli occhi cercò l’aiuto do Erika che, mordendo il labbro inferiore tratteneva a stento il sorriso.
“Allora a dopo piccoli..” fece la ragazza salutandoli con una mano, divertita dalla scena.
I due uomini uscirono ed Erika scosse la testa. Certo. Frank, suo padre, non era uno stupido. Aveva capito qualche cosa. E sarebbe stato difficile nascondersi. Almeno sino a quando non avrebbero ammesso di stare assieme.

Al ristorante, Orlando ed Erika vennero messi uno di fronte all’altro.
Per tutta la durata della cena, i loro sguardi complici, resero più pepata la conversazione, che piena di allusioni su di loro, rimase accesa anche dopo che uscirono.
Specialmente quando, Samantha, voltandosi verso il fratello e guardando, poi, complice, Erika disse:
“Dicono che se una coppia di persone, si allontana da un ricevimento di un matrimonio, stanno andando a fare sesso…” 
Ad Orlando andò di traverso un po’ della pasta che aveva appena mangiato mentre Erika sollevando un sopraciglio, disse:
“Che strano non lo sapevo questo detto…”
“Davvero?” disse Samantha. “Ma non è un detto Erika. È una constatazione. Se due persone si allontanano da una festa e non ci fanno più ritorno, significa che devono fare qualche cosa di più interessante, non trovi…”
“Ci stavamo annoiando” disse Orlando con la voce roca, bevendo un bicchiere d’acqua e guardando Frank, il padre di Erika che lo guardava con gli occhi socchiusi.
“Ah. Tutti e due. Che strano” disse Samantha, divertita dalla situazione.
Erika guardò la sorella di Orlando. Possibile che anche lei avesse sospettato o, peggio, scoperto qualche cosa? 
Orlando pensò lo stesso e, imbarazzato, cercando di distogliere l’attenzione di tutti i componenti delle rispettive famiglie, dalla loro presunta relazione, disse:
“Io vado in bagno…”
Egle e Nina sorrisero a Samantha che fece un sorriso divertito e l’occhiolino alle due. Quella, infatti, era una congiura da parte delle tre che, addirittura, tenevano aggiornata dall’America anche Sabrina, che, con delle lunghe telefonate intercontinentali, cercava delle nuove idee per far sputare la verità ai due.
Erika si sistemò nella sedia. Volevano la guerra? E guerra avrebbero avuto. A costo di passare le notti in bianco. Ma avrebbe fatto desistere dal loro intento, sue sorelle e Samantha.

Dovevano passare anche le vacanze di Natale a Canterbury. E questo significava ancora di più, stare sotto l’occhio vigile di tutti i loro famigliari.
Presi dalla disperazione, nemmeno fossero due ragazzini, cominciarono a nascondersi negli stessi posti dove da bambini andavano a giocare assieme.
Facevano l’amore in fretta, per la paura di essere scoperti e, il più delle volte si vestivano in fretta, sapendo che, una volta notata l’assenza di entrambi, ogni membro della famiglia, incuriosito, sarebbe andato a cercarli.
Una sera, dopo che Orlando e Erika avevano cominciato a vestirsi in fretta, l’attore, si bloccò e, passando una mano tra i riccioli scomposti, disse, guardandosi attorno:
“Lo abbiamo fatto nel nostro fortino” 
Erika si guardò attorno e sorrise.
Erano praticamente andati lontani, nella tenuta della famiglia di lei, dove, tra gli alberi, più di vent’anni prima, era stato costruito un fortino, dove Orlando e lei, da bambini, giocavano a farsi la guerra.
“Non ci avevo pensato. Oh Dio. Che perversi che siamo. Questo fortino ci ha visti crescere e noi…” e rise guardando l’espressione divertita del ragazzo che, abbottonando i jeans, disse:
“Dieci minuti fa non ero poi così perverso, vero?”
Erika rise e disse:
“Eppure una parte di me vorrebbe rivivere quegli anni…”
Orlando scosse la testa e baciandola dolcemente disse:
“Io invece penso che stiamo meglio ora e che, se proprio devo pensare al passato, penso a quando ci siamo lasciati per colpa di Robert Filligan …”
Erika lo guardò stupita. E piano disse:
“Scusa. Perché proprio quel periodo? Abbiamo litigato?”
“Appunto” rispose Orlando.
Erika fece segno che ancora non continuava a capire e Orlando, accarezzandole i capelli, disse:
“Beh. Se non avessimo litigato, di sicuro, ora, non saremo qui, a fare l’amore di nascosto. Perché stiamo assieme…” e sorrise malizioso.
Erika sorrise e disse:
“Non so se arrabbiarmi o no. Da una parte, hai detto che sei felice che non mi hai visto per cinque anni. Cosa vuoi dire che era meglio stare con me?”
“No..” sorrise Orlando sollevando la testa, tenendo abbracciata Erika. E disse: “Non mi far dire cose che non penso. Io sto benissimo con te..” 
Erika si morse il labbro inferiore e disse:
“C’è un modo per farti perdonare…”
“Uhm!” disse Orlando baciandola.
La ragazza prese la mano dell’attore e disse:
“Vieni..”
Poco dopo si trovarono a giocare. E così li trovarono anche Egle e Samantha che, dopo averli cercati in ogni posto andarono al vecchio fortini. E intenerite pensarono che, se Erika e Orlando stavano davvero assieme, non potevano non esserne felici.

Fu un Natale davvero bello. Una bella riunione di famiglia, con tanto di addobbi nuovi nella casa dei Brescia. 
Erika lo avrebbe ricordato per tutta la vita. E non solo perché era il suo primo Natale insieme ad Orlando. No. Ma perché, quell’anno, sotto l’albero trovò davvero molta felicità. E da tempo ne aveva bisogno.

Qualche sera dopo tornarono a casa, a Londra.
Erika era felice. Stare con la sua famiglia, da una parte la rendeva davvero felice. Ma da un’altra, specialmente dopo il matrimonio di Nina, preferiva stare il più lontano possibile dato che, per tutta la durata della sua permanenza non avevano fatto altro che tampinarli, per capire se stavano assieme o no.
Quella sera, la casa di Erika era deserta, molto probabilmente, Mark, Lizza, Valentina e Francis erano andati a mangiare fuori.
“Sali?” chiese lei maliziosa baciandoli dolcemente le labbra.
“E se dovessero farci delle domande?” chiese Orlando rispondendo con un sorriso al bacio.
“Non ci sono. È tutto spento” sorrise Erika.
“Allora.. Magari.. Dovremo fare in fretta…” disse Orlando infilando le mani tra i ricci di Erika e baciandola ancora, stavolta con più trasporto.
“Uhmm! Non te lo hanno mai detto che in queste cose ci vuole un po’ di fantasia?” scherzò la ragazza.
Orlando la guardò e con lieve cenno della testa, le fece capire le sue intenzioni.

Ma come dice il saggio:
“Alle volte è difficile stare assieme, quando tutti ti girano attorno…”
E Orlando ed Erika lo avrebbero scoperto molto presto.



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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Allora che dire

Allora che dire? A parte il fatto che sono davvero felice che tutte voi stiate leggendo la mia fic nonostante vi abbia fatto penare. 
Ora divertitevi guardando soffrire Orlando ed Erika.
Ringraziamenti veloci a; Paddina, Vampyre, Loribi, Fefe, Uriko, Ithil, Alessiuccia, Nina, la protagonista che mi ha recensito (esiste davvero ed è la mia migliore amica) e Francy che mi recensisce via mail.
Un bacio a tutte voi e davvero grazie.
Ora parte seconda.. 
Buona lettura. 
Niniel.


Capitolo 16: Ma com'è difficile stare da soli quando tutti ti stanno addosso… a Londra.

Nella camera Orlando, si muoveva sul corpo di Erika che, con gli occhi chiusi, accarezzava il dorso del ragazzo, sfregiato dalla cicatrice dell’incidente.
“Non ci credo” le disse con il fiatone cominciando a muoversi più velocemente.
Erika sorrise e scosse la testa, facendo capire al ragazzo che non capiva cosa volesse dire. E Orlando, baciandola piano, disse:
“Che siamo noi..Che siamo un coppia..”
Erika non ce la fece a rispondere. Raggiunse il culmine pochi minuti prima di Orlando, che, dopo, con un forte sospiro, si rovesciò accanto a lei, passando una mano sulla faccia, per poi voltarsi e abbracciarla sorridendole. Erika lo cinse con le braccia poggiando a fronte contro quella dell’attore. 
“Sono felice di essere con te. Davvero. E non perché sei l’attore del momento, ma perché sei il mio migliore amico prima di tutto e, assieme a te ne ho passate davvero tante. E solo con te ho condiviso cose che mai avrei immaginato..”
Orlando sorrise e baciò la fronte della ragazza e piano le disse:
“Sono così stanco..”
“Rimani qui.. Dormiamo assieme” e si strinse più a lui facendolo sorridere.
“Va bene. Ma domani mi devo svegliare prestissimo, altrimenti se ne renderanno conto che ho dormito con te..” ma venne bloccato da Erika che baciandolo disse:
“Shhh! Abbracciami. E dormi assieme a me.. Questa è la prima volta che dormiamo in un letto assieme come coppia e non come fratello e sorella. Quindi… Silenzio Mr. Bloom…” e poggiando la fronte contro la sua, chiuse gli occhi sorridente.

La sera stessa, Mark e Lizza tornarono nella casa ridendo piano. 
Si accorsero della presenza di Erika dal fatto che nell’ingresso, un po’ in mezzo erano state posteggiate le valigie della ragazza.
“Qualche giorno mi farà ammazzare. Davvero…” disse Mark a bassa voce.
Lizza rise e disse:
“Andiamo a svegliarla?”
“Naa! Meglio aspettare domani” e guardando l’amica disse:”Devi aspettare domani per sapere come è andata tra lei e Orlando..” e rise guardando la faccia della ragazza che sbuffando spostò un ciuffo ribelle che scendeva sul viso. 

Orlando si svegliò per primo. Guardò Erika che dormiva beata accanto a lui e con un lieve bacio sulla fronte, si sollevò e cercò di non svegliarla. Ma non ci riuscì e la ragazza, ancora sconvolta, disse, guardando il ragazzo con gli occhi socchiusi:
“Che fai? Mi lasci dopo avermi sedotta?”
Orlando rise e, saltando sul letto disse, baciandola:
“E chi ti lascia più…” e baciandole il collo la fece ridere.
I baci però divennero via, via più caldi e, anche se a malincuore, Erika dovette fermare il ragazzo.
“Orlie? Dai ti prego… Devo andare..” e rise ascoltando i piccoli mugolii lamentosi del compagno che, di lasciarla andare, non ne voleva proprio sapere.
Per uno strano miracolo, la ragazza riuscì a liberarsi dall’attore e, piano disse:
“Io vado a farmi una doccia. Non posso andare a lavoro in queste condizioni…”
Orlando rise e, con un cenno della mano, si mise sotto le coperte.
Erika uscì dalla stanza. Orlando si era già voltato dall’altra parte per dormire.
Era un po’ come tornare a casa. Lì ci aveva passato un mese buono e per lui era come stare in uno di quei luoghi che puoi definire casa. E poi, lì, era nato il suo amore con Erika. Quindi, stare lì, per lui era importante.

Mark stava camminando piano verso la camera. Erika era uscita di soppiatto, per non svegliare i due coinquilini. La cosa strana era che, nello stesso modo, Mark, ora faceva la cosa inversa, entrando nella stanza.
Vide una figura muoversi sotto le lenzuola e, con un balzo degno di un leone, salì sul letto afferrando la prima cosa che le venne tra le mani.
Orlando sbarrò gli occhi che sino ad allora aveva tenuto chiusi e Mark fece lo stesso. Diciamo che per due che non si possono vedere nemmeno dipinti, la situazione, non era delle migliori.
“Credo che a Canterbury non fanno delle operazioni per cambiare sesso..” disse Mark cercando di fare ironia sulla situazione.
“Si. Ma se non togli le mani da lì, te lo taglio io… Vediamo che fai?” disse Orlando, senza nemmeno muoversi.
Lizza entrò e sbarrò gli occhi davanti alla scena e mettendo una mano davanti alla bocca, disse, ridendo come una matta:
“Questa la devo raccontare assolutamente a Francis. Certo che almeno potevi trattenerti, Mark. È comunque il ragazzo della tua migliore amica…” e scappò davanti allo sguardo assassino dell’attore che voltandosi disse:
“Lizza. Hai voglia di morire? Ce n’è pure per te se vuoi..”
Lizza rise e, con una mano sulla bocca si scontrò ad Erika che, con un asciugamano che la copriva, ancora bagnata dalla doccia recente, la guardava senza capire. E Liz, riacquistando una parvenza di serietà, disse:
“Complimenti. Dovevate fare tutto questo casino per farlo, ma comunque complimenti…” e scappò ridendo, mentre Mark, rosso come un peperone, si avvicinò alla ragazza e baciandole una guancia le disse:
“Fottuta stronza, stai con Orlando Bloom e non ci dici nulla. Complimenti..” e seguì Liz ridendo come un matto.
Erika guardò stupita gli amici e, piano entrò nella camera, dove Orlando, seduto nel letto, la guardava con una faccia da bambino dipinta sopra. E, quasi fosse arrabbiato (e forse lo era, pensò Erika), le disse:
“Sto seriamente pensando di denunciare il tuo amico… Non sto scherzando..”
Erika rise e avvicinandosi disse, baciando le labbra del compagno:
“Allora? Che cosa è successo?”
“Fammi le coccole e te lo dico..” disse malizioso l’attore.
Erika si sollevò e con un sorriso disse:
“Stasera ti preparo una torta Mr. Bloom..” e togliendo l’asciugamano da dosso disse: “Ora devo andare alle prove. Non tutti siamo attori famosi che possono prendersi un mese di ferie e avere mille copioni da leggere comunque…”
Orlando sorrise e sollevandosi chiuse la porta della camera. Aveva aspettato troppo per lasciarla andare senza prendere quello che voleva.

La sera la casa era stranamente silenziosa. Orlando non era ancora tornato ed Erika, memore della promessa fatta, prese della uova, della farina e del lievito e cominciò a preparare la torta.
Ruppe le uova nel piccolo paniere e ci versò la farina. Nel mentre dalla radio suonavano le note di una canzone dolcissima.

Yesterday, you asked me something I thought you knew.
So I told you with a smile 'It's all about you'
Then you whispered in my ear and you told me to,
Say 'If you make my life worthwhile, it's all about you

Erika canticchiò a bocca chiusa la canzone, quando sentì bussare alla porta e, con un piccolo balzo arrivò alla porta e l’aprì. Dietro c’era Orlando che con un giornale tra le mani e divertito lesse:
“Il nuovo astro nascente del cinema inglese Orlando Bloom è ormai troppo solo. Ha deciso quindi di passare le sue serate in giro da solo, nei quartieri dove meno si sarebbe aspettato di vederlo. Ieri è stato avvistato nei pressi di Southwark, con il cappellino calato sugli occhi e il passo svelto…” entrò e la baciò e lei, toccandogli le guance lo sporcò di farina.
“Sporcami pure..” disse Orlando on un certo malcelato sarcasmo.
Nel mentre dalla radio provenivano le note della canzone.

And I would answer all you're wishes, if you asked me to.
But if you deny me one of your kisses, don't know what I'd do.
So hold me close and say three words, like you used to do.
Dancing on the kitchen tops, it's all about you.


“Connubio sesso cibo… Lo conosci mister Fantasia?” sorrise Erika baciandolo ancora e spingendolo in cucina.
“Uhm ne ho sentito parlare..” sorrise Orlando prendendola in braccio e facendola sedere sul tavolo. E sdraiandosi sopra di lei, disse: “Fantasia erotica numero uno: fare l’amore su un tavolo di cucina con tanta farina nel mezzo. Che ne dici?” e la baciò prendendo un pugno di farina buttandola sopra.
Nel mentre alla radio cominciò la canzone di Jennifer Lopez.:

L-O-X, yeah 
J Lo, yeah 
Yeah, yo, yo 
We off the block this year 
Went from a load to a lot this year 
Everybody mad at the rocks that I wear 
I know where I'm going and I know where I'm from 
You hear Lox in the air 
Yeah we at the airport out in D-Block 
From the block where everybody Air Force'd out 
With a new white T, you fresh 
Nothing phony with us 
Make the money, get the mansion, bring it home Swiz
z

“Uhm. Canzone a tema Mr. Bloom,,” rise Erika lasciando che Orlando aprisse la camicia e cominciasse a baciare il seno nudo.
Orlando rise e guardando la ragazza con sguardo malizioso, disse:
“Tranquilla. Non sono cambiato più di tanto…” e giocò con la ragazza, ancora un po’ prima di fare l’amore con lei sul tavolo, usando tutti gli ingredienti della torta li sparsi. Certo, non era il letto di un grand hotel, ma di certo, quell’esperienza non li lasciò a bocca asciutta.

Fu difficile spiegare a Mark e Lizza e Francis il gran casino della cucina, quando tornarono e videro tanta farina ma nessuna traccia del dolce. Una cosa la capirono. Erika era felice e Orlando le stava regalando quella tranquillità di cui aveva bisogno. E se questo significava entrare in cucina dove avevano fatto l’amore, beh, per amore della loro amica, avrebbero imparato a lasciarli soli e magari, nel caso di Mark, a tenere la meni apposto e non entrare di sorpresa nella stanza.
Infondo, lo sapevano quanto era difficile stare soli in una casa dove abitavano quasi cinque persone…


Allora. Grazie a Marochan per la canzone 'All about you' dei McFly. Poi, grazie per la consulenza della canzone di Jennifer Lopez. Non mi ricordavo il titolo. Spero che sia rimasta contenta. Mi ha dato l'idea e io l'ho messa. Un bacio Marochan


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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Bene

Bene. Prima di tutto volevo ringraziare chiunque abbia recensito. Scusate i capitoli troppo corti ma sono convalescente e non posso dilungarmi troppo.
Bene. Orlando ed Erika fanno sul serio. Sono molto innamorati e stanno cominciando a conoscersi. E se le cose cominciassero a cambiare. Infondo.. L’amore non è bello se non è litigarello.
Non vi dico altro. Un bacio a tutte. Niniel.
AHH! Dimenticavo. Buona lettura. Come sempre.


Capitolo 17: Quando la stampa ci mette lo zampino.. Allora cominciano i guai…

Per quanto fosse impossibile, Orlando ed Erika vivevano una storia tranquilla, a parte le piccole intromissioni di Liz e Mark, che, dopo l’incedente del letto, sembrava avesse cambiato un po’ il suo atteggiamento nei confronti dell’attore. 
Il più preoccupato era Francis, per nulla convinto della storia tra i due. Per lui le cose stavano così: Orlando era un attore e anche famoso. Aveva un sacco di donne che gli giravano attorno e che lo potevano tentare. E anche se Erika era bellissima, il genere di donna che le sarebbe piaciuto essere, non poteva negare, che di troie, nel mondo dello spettacolo che ne fossero e che, molte schifezze, le avesse viste nel suo ristornate di prima persona. Così una sera, col cuore in mano, come succedeva sempre quando parlavano tra di loro, Francis prese Erika da parte e le parlò francamente, esternandogli le sue paure.
“Piccola. Lo sai che ti voglio bene. Ti ho adottata dopo che ti sei lasciata con quello stronzo di Filligan. E ti giuro, mi piacerebbe che tu potessi essere un uomo per stare con te. Ma non lo sei e io, vista la mia passione per gli uomini, posso solo sperare che tu riesca a trovare qualcuno che ti ami…”
“Stai parlando di Orlando, Fran?” chiese Erika arrotolando un riccio tra le dita.
Francis abbassò la testa e disse:
“Lo sai come la penso sul suo mondo. Quello stesso mondo che mi da il pane tutti i giorni e che potrebbe portarti via, specialmente ora che stai con lui”
Erika sorrise e accarezzando una guancia dell’amico, disse:
“Non sei spaventato dal fatto che potrei diventare un’attrice conosciuta, vero Fran?”
Il ragazzo scosse la testa e con gli occhi lucidi disse, con la voce rotta:
“Lo sai meglio di me. Lui è un attore. Potrebbe essere uno di quegli stronzi che non ne può più. E tu ci cadresti di nuovo e soffriresti di più. Perché perderesti non solo il ragazzo, ma anche il tuo migliore amico, quell’amico particolarmente importante, come lo chiamavi fino a qualche mese fa. E io non voglio. Non voglio che tu stia male per colpa del primo sbruffone che ti è capitato a tiro. Anche se si chiama Orlando Bloom.. E poi… Ho paura che ti porti via. Lontana da tutti noi. E non lo può fare. Non dopo questi tre anni di convivenza. Non perché è il tuo compagno…” 
Francis piangeva piano ed Erika, commossa a sua volta, disse:
“Lo sai che non me ne andrò ora da Londra. Ma è anche vero che, se dovesse continuare, forse, e dico forse, potrei decidere di partire e vivere assieme a lui. Orlando fa parte della mia vita da quando sono nata. È importante, non posso negarlo. Ma non posso nemmeno negare che, dopo soli tre anni, tu, Mark, Lizza e Valentina, siete diventati una parte integrante della mia vita e i vostri consigli sono superati solo da quelli di Nina, Egle e Sabrina, mie sorelle. Ma la mia vita deve cambiare. Voglio che lo faccia. E se sarà con Orlando, ben venga, non mi importa. Davvero. Ma anche se non sarà con lui, io vivrò lo stesso e cercherò di sfondare nel mondo per il quale ho studiato e che, per diritto, mi spetta di entrare. Il cinema. E lo farò, portandovi con me, nel cuore. Certo. non lo so se succederà, ma se dovesse succedere, io sarò sempre la stessa Erika, nulla mi cambierà. E anche se sembra uno che se la tira, Orlando è sempre stato così, davvero. È il mio ragazzo pazzo. Il mio migliore amico che, per mettersi in mostra, faceva di tutto. Quello stesso ragazzo per cui ho preso le stampelle e mi sono messa a fare una finta riabilitazione, pur di farlo stare in piedi, sapendo che, con tutta la determinazione che ha in corpo, non c’era quel problema. Orlando è sempre stato così. E forse io lo amato e odiato da sempre per questo, ed ora posso dire che non è cambiato…”
Francis sorrise e disse, guardandola con gli occhi lucidi:
“Come non fai ad essere geloso di una persona che hai amato per tanto tempo, in tanti modi? Me lo dici come non posso pensare che, occhi così luminosi li ho visti davvero poche volte? Che ti ha fatto per farti così bella e luminosa…”
Erika sorrise e disse, per stemperare la situazione:
“Liz direbbe… MA CHE RISPOSTA VUOI? QUELLA DA MARK O QUELLA CHE PENSO?” e rise assieme a Francis che scotendo la testa disse:
“Non mi fido della star. E digli pure che ho conoscenze abbastanza alte e che potrei benissimo, mandargli qualcuno a rompergli la macchina o a spezzargli le gambe, se ti fa soffrire…”
Erika sorrise e, abbracciando Francis, disse:
“Tranquillo. Non c’è problema. Per il carattere che ho, dovrai mandarli a me gli scagnozzi” e abbracciandolo rise insieme al suo migliore amico.

Una sera, Orlando ed Erika passeggiavano per le strade di Londra, ridendo come loro solito. Avevano sfidato la fortuna parecchie volte quando non erano una coppia. E la stampa non li aveva cercati. Certo. da quando stavano assieme, sembrava quasi che i giornalisti, stanchi di stare con le mani in mano, per quanto lo riguardava, decisero di cominciarlo a tampinare ogni volta che varcava Southwark. A nulla valevano le continue e rocambolesche fughe dell’attore, arrivato anche a prendere la Northern Line per arrivare a casa di Erika tranquillo. E quella, per quanto potesse sembrare la meno adatta delle scelte, si rivelò la più efficace. La gente a Londra corre. Ma è anche vero che nella metropolitana, nei tube londinesi, nessuno avesse il tempo materiale per fermarsi a chiedere se, realmente, lui fosse Orlando Bloom, il famoso attore.
Quella sera, dopo che Erika lo era andato a prendere alla London Bridge, la fermata della metro di Southwark, i due ragazzi, presero la Jubilee Line per andare fino a Green Park, dove sarebbero scesi per salire sulla prima vettura diretta a Piccadilly Circus, seguendo la linea blu che prendeva il nome della famosa via, appena nominata.
Nella vettura, mentre le persone sedute leggevano il loro libro, Orlando ed Erika, in piedi si baciavano, sorridenti, con un po’ di agitazione, per la paura di essere scoperti. Ma il viaggio fu tranquillo e, alla fine, arrivarono a destinazione. Salirono le scale della stazione e ridendo uscirono a Piccadilly,mentre qualcuno li si sbatteva contro.
“Erano anni che non prendevo la metro…” rise l’attore. “Mi ero persino dimenticato che fosse così divertente…”
”Se ti lamentavi sempre della metropolitana ai tempi della Guildhall..” intervenne Erika ridendo. “Era una tortura per te prendere la metro…”
Orlando la attirò a se e baciandola disse:
“Sei troppo impudente piccola..” e baciandola ancora disse: “A casa dopo ti farò vedere che cosa fa arrabbiare il papà e come gli devi portare rispetto.”
Erika rise e, allontanandosi, disse, mordendosi il labbro:
“Io spero invece che nessuno ci abbia visto baciare…”
“Perché?” chiese l’attore mettendo le mani nelle tasche della giacca.
“Sai che bello che la nostra famiglia venga a sapere della nostra storia tramite giornale.. e si mise a camminare a testa china, dondolando le braccia.
Orlando la raggiunse e, prendendole la mano, disse:
“Uhm! Non mi spaventa la cosa… Anche se devo dire che mia madre preferirebbe mille volte che gli e lo dicessi io, e non la vicina, che ho una storia con te..”
Erika rise allargandosi un po’ e tendendo il braccio e allentandosi dal compagno che tirandola ancora, la abbracciò e disse:
“Lo so che non devo farlo.. Ma lo voglio fare. Voglio vivere come se fossi uno qualunque…”
“Ma tu non sei uno qualunque..” disse Erika divertita.
“Ah no?” chiese malizioso Orlando, stuzzicato nel suo lato peggiore, la malizia.
“No!” disse Erika guardandolo di sottecchi. “Tu sei il mio amico. Come dico sempre a Mark e Lizza, tu sei il mio amico particolarmente importante…”
“Particolarmente?” chiese Orlando.
“Particolarmente..” continuò la ragazza. “E se non hai capito perché, sei proprio stupido caro Orlando..”
“Mi viene da pensare che ti conosco da una vita e questo mi rende particolarmente importante…” suggerì l’attore avvicinandosi.
“Anche per quello. Ma anche per un altro motivo. Non tutte le ragazze hanno il migliore amico che ha fatto parte della trilogia più premiata della storia del cinema. E per di più uno degli uomini più amati del momento. Questo ti rende particolarmente importante..”
Orlando rise e piano disse:
“Allora sono felice, di essere il tuo amico particolarmente importante..” e la baciò di nuovo.
Ma le strade di Londra, specialmente Piccadilly, sono piene di luci. E Orlando ed Erika non si accorsero della più importante. Quella che avevano evitato sino ad allora. E non sarebbero stati felici di scoprirlo.

Nella casa di Orlando, tutto era buio. Buio e silenzioso a parte la stanza dell’attore, da dove arrivare il ritmico rumore del letto che sbatteva contro la parete. Sopra Orlando, coperto fino alla vita dalla coperta, con le braccia tese vicino alla testa di Erika, che si muoveva lentamente, mentre le mani della ragazza accarezzavano, come sempre, dolcemente la schiena, percorrendo in tutta la sua lunghezza la cicatrice, triste ricordo della caduta alla quale aveva assistito.
Gli occhi di lei, lucidi e dilatati dalla passione, si chiusero quando il piacere cominciò a farsi più forte mentre, Orlando, con un gemito più lungo prese a muoversi più veloce. In breve la stanza fu riempita dalle loro voci e il letto prese a sbattere più veloce contro la parete. Quando si lasciò cadere accanto a lei, accaldato ma felice, Orlando sorrise e disse, abbracciandola:
“Non potresti venire qui?”
Erika si avvicinò e abbracciò il ragazzo che, ridendo, disse:
“Sono sicuro che non hai capito quello che ti volevo dire…”
Erika sollevò la testa. Orlando la guardò e spostando la testa disse:
“Che ne dici di venire a stare da me?”
La ragazza si mise a sedere nel letto e piano disse:
“Lo sa che è una domanda importante, vero?”
Orlando si sedette accanto a lei. E accarezzandole la schiena con un dito disse:
“Lo so che può sembrarti affrettata come cosa. Ma non credi che ci conosciamo da abbastanza tempo per sapere che cosa vuole o no l’altro. Conosci ogni singola cosa di me. Sei la persona che meno dovrei avere come nemica…”
“Conosco Orlando Bloom l’amico, ma non il compagno. Non so che cosa potrebbe darti fastidio di me. Non so cosa potrebbe spaventarti..” saltò su Erika, guardandolo dritto negli occhi.
A quell’affermazione l’attore saltò su a sua volta e disse:
“Io e te abbiamo vissuto già assieme. Che cosa credi? Che non conosca le tue abitudini? Che non sappia che cosa tieni nel bagno. Che cosa fai la mattina appena sveglia, cosa fai prima di dormire. Lo so…” stava dicendo il ragazzo, ma venne bloccato da Erika che gli disse:
“Mi vuoi qui per un capriccio?”
Orlando la guardò. Era stupido dirlo ma lo provava…
“Ti amo. Non ce la faccio a stare lontano troppo tempo da te. Non devi darmi subito la risposta, se non vuoi. Io non voglio stare senza di te. Ti voglio vicino e svegliarmi con te.. Come quando vieni a dormire qui…”
Erika sorrise e disse:
”Dammi tempo, amore. Dammi tempo…” e sorrise allegra baciandolo. 
Era felice che le avesse detto che l’amava. Quando aveva detto quelle due paroline, il cuore aveva saltato un battito, lasciandola confusa ma terribilmente felice.
Lo fece sdraiare e piano disse, baciandolo dolcemente,:
“Fai passare un po’ di tempo. Se non sarà domani sarà dopodomani. Basta che tu sia sempre mio amico e il mio compagno…” e sorridendo lo cinse con le braccia e le gambe. 
Stettero qualche secondo in silenzio e disse:
“Orlando?”
“Uhm?” mugugnò lui non del tutto contento dell’esito di quella piccola diatriba.
“Ti amo anche io…”
Orlando sollevò la testa e ridendo la portò sopra di se, facendola ridere e, dopo essersi baciati a lungo, fecero di nuovo l’amore. 

La mattina dopo Erika si svegliò e vide Orlando con il giornale in bocca e tra le mani un vassoio con tutta la collazione.
“Da quando hai imparato a cucinare Mr. Bloom?” disse lei tenendo il lenzuolo stretto al seno e portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorridente.
Orlando prese un cornetto e disse:
“Io no. Ma il bar italiano qui sotto lo sa fare molto meglio di me…” e addentando il cornetto si mise a sedere nel letto mettendo il giornale sulle ginocchia.
Erika sorrise addentando il cornetto alla crema che aveva davanti e poi prendendo il cappuccino che stava sul vassoio.
Orlando stava sfogliando il giornale quando un pezzo di cornetto gli andò di traverso. Erika lo guardò preoccupata e, dandole qualche piccola pacca sulla schiena, guardò che cosa avesse fatto venire quella strana reazione.
E non poté fare a meno di sbarrare gli occhi. A lettere cubitali si leggeva:
“ORLANDO BLOOM DI NUOVO INNAMORATO. E NOI LO ABBIAMO BECCATO” e i sottotitoli dicevano; “La bella ragazza con i capelli biondi è la nuova fiamma del bel Bloom. E i due non perdono occasione per farsi ritrarre abbracciati in mezzo a Piccadilly Circus. Un messaggio per la Bosworth da parte dell’attore? Probabile. Ma ci possiamo giurare: il fatto che la ragazza in questione sia una perfetta signora nessuno ci fa sognare davvero…”
“OH! Ma porca puttana…” esclamò Erika prendendo il giornale, con tanto di foto che li ritraevano mentre si abbracciavano e si baciavano ridendo.
Orlando la guardò con gli occhi lucidi, dovuti alla forte tosse che, fino a pochi momenti prima lo aveva tediato. E guardando la ragazza, schiarendo la voce, disse:
“Ecco perché voglio che tu venga a vivere con me…”
Erika lo guardò e disse:
“Ob. Non dire stronzate. Lo sai meglio di me che non puoi usare la scusa di questo cazzo di articolo per obbligarmi a venire a vivere con te…”
“E invece si. Lo sai che se stessimo nella stessa casa…” disse Orlando ma venne bloccato da Erika che disse:
“Ci avrebbero beccato molto di più.. Guarda se non ti conoscessi abbastanza bene, giuro, per la scenata che stai facendo, potrei benissimo pensare che in questa storia tu c’entri qualche cosa..”
Orlando sbarrò gli occhi e alzando ancora di più la voce disse:
“Ah. Secondo te mi piace farmi fotografare da un paparazzo? Mi piace che la mia vita venga sbattuta in prima pagina, senza che nessuno si interessi di quello che potrei provare io, che lo sai come la penso sulla privacy da molto prima di diventare famoso, io che sono sempre stato abbastanza riservato, da quando sono nato.. Cioè. È la cosa più assurda che potessi dirmi..”
“Orlando non stiamo parlando della tua e unica inarrivabile persona. Anche la mia privacy è stata violentata, che credi? Anche io da domani verrò additata come la stronza che si scopa Orlando Bloom. E lo sai quanto sono bastardi nel nostro mondo. Tu, bene o male sei arrivato in cima e continui a salire. Io quella cima non l’ho ancora toccata. E forse mai la toccherò…” disse Erika ma venne bloccata da Orlando che, seccato disse:
“Stai dicendo che la nostra storia può esserti di intralcio?”
“Non ho detto questo. Ho solo detto che ora per me sarà più difficile. Lo sai quante cattiverie circolano… E poi, non è questo il problema…” sbottò Erika sistemandosi nel letto.
“Appunto. Il problema è che preferisci stare con i tuoi amici che con me. Che prima di essere il tuo ragazzo, ero il tuo migliore amico…” disse secco Orlando, quasi mettesse cattiveria in quello che stava dicendo.
Erika si voltò e spalancò la bocca e disse:
“Lo sai che per en cinque anni ho vissuto una vita completamente diversa dalla tua… Lo sai che, per ben cinque anni ho lottato cercando un motivo che mi potesse riavvicinare a te. E quando l’ho trovato, quando ho capito che mi mancavi troppo, sono tornata. Anche se è successo quello che è successo, anche se ora sei cosa mi fa impazzire quando faccio l’amore con te, questo non significa che siamo cambiati. Rimarrai sempre la persona più importante della mia vita. E lo sari finché campo. Ma non mi puoi chiedermi di separarmi da chi mi ha amato, senza conoscermi come mi conoscevi tu, in questi anni che non c’eri. Ho bisogno di Lizza e Fran e dei loro consigli. Ho bisogno di Mark e del fatto che lo devo coccolare ogni volta che un nuovo amante lo lascia nel letto dopo averlo usato. E ho bisogno di Valentina e di quel sorriso con cui si presenta ogni mattina. Tu ci sei. E sei importantissimo. Ma anche loro lo sono. E non mi puoi dividere da loro. Non puoi…”
Orlando la guardò e scotendo la testa disse:
“Non hai le palle per ammettere che tutto questo ti fa paura, che la nostra storia potrebbe diventare molto più seria di quello che credi. Lo sai che non c’è bisogno di stare a pensare che non ci conosciamo abbastanza per fare passi importanti. E preferisci nasconderti dietro le gonne dei tuoi amici. A me non me la conti giusta…” e si sollevò da letto.
Erika sbarrò la bocca. Stava per ribattere, ma poi chinò e scosse la testa, ridendo. Orlando la guardò e disse:
“Ora perché ridi?”
Erika sollevò la testa e disse, con gli occhi lucidi.
“Non hai capito nulla Ob. Nulla, nonostante tu creda di conoscermi meglio di te stesso. Invece non è così. E questo mi mette tanta tristezza…” e sollevandosi prese il reggiseno e le mutandine e cominciò a vestitisi.
Orlando la fissò senza rispondere. Era troppo orgoglioso per dire che aveva ragione lei. E, sbattendo la porta, facendo sussultare Erika, uscì dalla camera, lasciandola sola, mentre piangeva.

La mattina dopo, Liz guardava Mark come chiedendogli dire qualche cosa all’amica in lacrime. Per tutto un giorno, oramai, non aveva fatto altro che piangere e non mettere nulla sotto i denti.
Erika era a pezzi. Quello era il loro primo litigio e questo le faceva male.
“Dai! Pulce!” disse Mark accarezzandole la testa. “Almeno sei apparsa nei giornali…”
Lizza fulminò il ragazzo con lo sguardo e scotendo la testa disse:
“Non lo ascoltare. È solo un idiota” e poi, accarezzandole i capelli disse: “Perché non provi a chiamarlo? Magari vuole farlo anche lui..” 
“Tu non conosci Orlando si vede. Non aspetta che faccia altro… E non lo farò. Ha sbagliato lui stavolta. E non ho intenzione di chiedere scusa…”
Mark sollevò la testa e ruotò gli occhi. Lizza lo fulminò di nuovo con lo sguardo dicendo, movendo solo le labbra:
“Smettila o vuoi che ti uccida?”
Erika nel frattempo singhiozzò più forte. 
Stava male. Questo dolore, era molto più grande di quello di cinque anni prima.

Orlando fumava come un pazzo. Samantha dall’altro capo del telefono ascoltava divertita e diceva.
“Certo che bisogna dare la medaglia a quella poveretta. Erika è davvero una martire, visto che ha deciso di stare con te…”
Orlando sorrise un po’ arrabbiato e disse:
“Uhm. Sammy non mi fare incazzare pure tu. Capito…”
Samantha sbuffò divertita e rispose:
“Quando le chiederai scusa?”
“Io non devo chiedere scusa proprio a nessuno..” sibilò Orlando.
“Oh. Orlie. Smettila. Anche se non lo hai ammesso, quando mi hai raccontato la storia del vostro litigio, hai detto, tra le righe che era colpa tua. Metti da parte questo cazzo di orgoglio e fammi il piacere di chiamarla . Erika è una di quelle ragazze che ne trovi una su un milione. E non merita di soffrire per un buzzurro come te ” disse Samantha tranquilla.
Orlando rise e disse:
“Ora sarei pure un buzzurro?”
“Si. Innamorato perso di quella che, un tempo era la sua migliore amica…” rispose serena Samantha.

I giornali continuarono a scrivere la notizia, dato che Orlando, non aveva fatto nulla per smentirla. 
Nonostante questo, i due non si sentivano da una settimana. E non avevano voglia di farlo.
A nulla valsero le chiamate di Egle, Nina e Samantha. I due erano irremovibili. Anche se, dopo un po’, lo stesso attore inglese, dovette ammettere a se stesso che la ragazza gli mancava. E parecchio pure.
Così, con un lampo di genio, mentre preparava le valigie per partire ancora una volta in Marocco, prese la cornetta e ordinò due biglietti.
Poi, con la sua solita faccia di schiaffi, si presentò alla porta dell’appartamento della ragazza e sicuro, come sapeva essere solo lui, bussò.
Quando Erika aprì, per poco, non le scendeva la mascella dalla sorpresa. E mangiando un’altra cucchiaiata di yogurt, disse:
“Orlando? Che ci fai qui?”
L’uomo rise e disse:
“Sono qui per chiederti scusa…”
Erika lo guardò da capo a piedi. Niente fiori, niente regali. Che aveva in mente?
“Entra…” disse lei andando verso la sala e disse:
“Non posso. Abbiamo un aereo tra meno di tre ore a Heatrow, per il Marocco e tu, devi assolutamente preparare le valigie…”
Erika sbarrò gli occhi, stava per rispondere quando Lizza e Mark, con il trolley e alcuni vestiti estivi della ragazza, disse:
“Fa caldo in Marocco vero, Mark?” fece Liz aprendo la valigia 
“Certo Lizza…” disse Mark sorridente buttando dentro i vestiti.
Orlando rise e fece l’occhiolino ai due che, preparando le valigie sorridevano divertiti. Ed Erika, con una mano sui fianchi, disse:
“Bene. Sono circondata da un mucchio di cospiratori..” e rise sistemando le valigie.

All’aeroporto, Orlando teneva Erika per mano, divertito, correndo in cerca del check-in.
“Corri amore..” diceva tirandola, mentre cercava di tenere al meglio il borsone colmo di vestiti.
“Orlando non ce la faccio più” disse Erika col fiatone. 
“Dai siamo quasi arrivati… Sezione J” e rallentando prese e i due biglietti e li offrì all’hostess che, dopo aver imbarcato le valigie scrisse il numero del gate e lasciò loro i biglietti.
Un’ora dopo, l’aereo stava per partire e, Orlando ed Erika seduti vicini, si baciavano.
“Ho pensato che una bella vacanza fosse la cosa più giusta da fare. Che te ne pare?” chiese Orlando accarezzando la guancia di Erika.
“Mi pare la cosa più giusta, Mr. Bloom” e lo baciò divertita, mentre, a bassa voce, disse: “Ti amo Bloom.”
“Anche io Miss Brescia...” e mentre l’aereo cominciava a sollevarsi, i due si baciavano dolcemente.


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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Ringrazio Uriko

Ringrazio Uriko, Marochan e Vampyre che mi recensiscono.
E inoltre ringrazio chiunque legge la mia storia, anche senza recensire.
Bene
Questo capitolo parlerà del Marocco e di Erika alle prese con una troupe importante, capitanata da Ridley Scott, non so se mi spiego. Bene
Enjoy it
Spero che vi piaccia.
Buona lettura. Niniel


Capitolo 18: Una vacanza inattesa sotto il sole del Marocco.

Erika si guardò intorno. Credeva di trovarsi in posto caldo. Col cavolo. In Marocco faceva freddo, proprio come a Londra.
“Meno male ti ho ascoltato quando ho fatto le valigie..” disse Erika disfando il bagaglio e guardando gli indumenti.
Orlando rise e si mise a guardare che cosa potesse mettere quella sera, quando sarebbe uscito con Erika e altri attori della troupe. E piano disse:
“Se non ci fossi io la tua vita sarebbe un disastro, mia piccola principessa del deserto…” e rise guardando l’espressione di Erika che, dopo, gli lanciò addosso una maglietta.
“Mio Dio. Hanno ragione a dire che sei egocentrico..” disse riprendendo la maglietta che Orlando le ripassò.
“Il migliore del mondo dello spettacolo, modestamente..” scherzò ancora l’attore.
Erika lo guardò di sottecchi e sollevandosi, con uno scatto felino, si buttò addosso al ragazzo, che abbracciandola e baciandola, disse:
“Dicono che disinibisca l’aria del Marocco e tolga ogni freno anche alla donna più pura…” e un lampo malizioso balenò negli occhi del ragazzo. 
Erika lo guardò e disse:
“Che vuoi dire? Che mi devo concedere spoglia di ogni pudore a te, mio padrone?”
“Mi bastava anche spoglia da ogni pudore, ma se proprio vuoi, sarò anche il tuo padrone…” sorrise l’attore.
“Ma tu guarda…” disse Erika colpendo il ragazzo ad un braccio e sorridendo divertita.
Orlando la serrò in un abbraccio fortissimo e disse:
“Tu non ti puoi immaginare quanto ti desideri…”
Erika sorrise piano e disse:
“Fammelo capire..”
Ci volle davvero poco perché Orlando si trovasse sopra la ragazza e, carezzandola dolcemente, cominciasse a fare l’amore con lei.

“Piano.. Brava.. Sali su. Le gambe in ogni lato..” disse l’istruttore a Erika che saliva sul cammello.
“Orlando non mi lasciare da sola, non provarci..” disse Erika terrorizzata.
Orlando sorrise e delicatamente, salì sul cammello, afferrando la ragazza per la vita.
“Lo devo portare come porterei un cavallo?” chiese l’attore.
“Si all’incirca..” disse la guida. “Io vi starò vicino, qualunque cosa dovesse accadere..” 
Orlando sorrise e sollevò un pollice in direzione della guida. E poi, con piccolo colpo, fece andare il cammello.
“Bene Ob. Possiamo dire di aver fatto tutto assieme…” disse Erika guardando ancora molto spaventata il cammello.
“Ci sono tante cose che possiamo fare ancora..” sorrise malizioso Orlando.
“Sempre a quello pensi, eh!” sorrise Erika voltandosi leggermente per poter vedere il volto del ragazzo che, sorridendo disse:
“Beh! Mi dovrò pur rifare di vent’anni di completo disinteressamento…” sorrise l’attore, fingendosi indifferente.
Erika rise e disse:
“Pensa a guidare il cammello…” e si mise a guardare il panorama
seguì qualche minuto di silenzio. Orlando la teneva stretta, sia a lei che le briglie del cammello. Poi, quando meno se l’aspettava, disse:
“Ricordi quello che ti ho detto? Quella proposta che ti ho fatto a Londra?”
Erika annuì senza rispondere e l’attore, socchiudendo gli occhi affondò le labbra nei capelli della ragazza e disse, in un soffio:
“Quella porta è sempre aperta.. Voglio che tu venga a stare con me.. Qualunque cosa accada. Io ti voglio accanto a me.. E non me ne frega della stampa. Non potrà mai realmente sapere quanto ti amo…” e le baciò il collo.
Erika sorrise e disse:
”Bloom.. Lei sa come far sentire importante un attore…”
Orlando sorrise compiaciuto, sinceramente, lo pensava anche lui.

“BLOOM! PORCO CANE. STAI ATTENTO…” gridò il regista ad Orlando durante una scena di battaglia.
Erika guardava da un piccolo televisore la scena. Aveva una mano sulla bocca e preoccupata guardava la difficile scena che il compagno svolgeva. Accanto a lei, il manager guardava altrettanto preoccupato.
“Se si fa male, siamo belli che fregati. Il film deve uscire tra meno di due settimane…”
Erika si tappò gli occhi quando il regista gridò “AZIONE”.
Dopo di un po’ sentì qualcuno che l toglieva le mani dagli occhi e l’abbracciava. Era Orlando.
“Bellina lei che si spaventa. Sorrise l’attore. Devi capire che questo sarà anche il tuo lavoro un giorno…” 
Erika lo guardò e disse:
“Facciamo che domani non vengo alle riprese..”
“No!” intervenne il regista. “Mi servi..” 
Orlando si voltò a guardare il regista e lo stesso fece Erika, entrambi stupiti.
“Perché?” chiese l’attore.
“Le copriremo i capelli con un velo e farà una delle odalische…”
“ODALISCHE!” disse l’attore.
“Dai Orlando. Non sarai mica geloso al punto tale che non vuoi che la tua ragazza appaia completamente coperta in volto, in una scena del film?” disse il regista.
All’inglese ballò il sopraciglio. E mentre Erika sorridendo chiedeva che cosa avrebbe dovuto indossare e che cosa doveva fare, l’attore si pentì di aver dovuto recitare la parte di quello senza macchia e senza paura…

“Io non voglio…” disse piano l’attore guardando la ragazza che provava alcuni passi della danza del ventre.
Erika sorrise e ondeggiando le braccia disse:
“Non dirmi che sei geloso perché qualcuno potrebbe vedere il mio pancino piatto?” e si buttò sull’attore che scansò i baci infastidito.
Erika lo guardò e disse:
“Stai scherzando?”
“NO!” disse l’attore.
La ragazza spostò la cascata di ricci dalla faccia e disse:
“Orlando… Io voglio fare l’attrice..” 
“E io non voglio che domani la troupe veda la mia donna seminuda…” rimbeccò l’attore.
Erika si sollevò e portando le mani alla testa disse:
“Non ci credo. sai cosa vuol dire che, secondo come va, se riesco a trovare un cavolo di lavoro, potrei finire a recitare anche completamente nuda e tu non potresti dire nulla, dato che all’inizio, se non ricordo male anche tu hai mostrato il tuo dolce culetto…”
“Ma non stavamo assieme…” disse sicuro Orlando.
Erika si voltò e disse, scioccata dalla risposta del ragazzo:
“Ah! Allora se la mettiamo così, io mi dovrei incazzare perché tu nel film ti scopi per finta Eva Green…”
Orlando aprì la bocca per ribattere ma non lo fece. Ed Erika, motivata a dovere attaccò:
“Il fatto che tu sia famoso, non ti permette di decidere della mia vita e di quello che, spero, un giorno diventerà il mio lavoro. Non vuoi che faccia l’odalisca, lo sai che ti dico? Vai a farti fottere, la farò. E se mi chiederanno di spogliarmi, lo farò…”
“Non ti dovrai spogliare…” saltò Orlando, infervorato dall’idea che la ragazza potesse davvero mostrare le se grazie al pubblico.
“Se domani Ridley Scott mi chiedesse di farlo lo farò…” minacciò la ragazza.
Orlando si lasciò cadere nel divano e sbuffando disse:
“Porco cane…. Non capisco che cavolo tu voglia dimostrarmi…”
Erika si puntò le mani sui fianchi e disse:
“Io voglio solo dimostrarti che, un giorno, la strada che tu percorri da quattro anni, anzi cinque, sarà anche la mia. Che tu lo voglia o no. E se non accetti ora che possa mostrare il mio corpo ad un pubblico ben più vasto della tua unica persona, beh, allora caro mio non hai capito nulla…” e si mise a sedere nella poltrona.
Orlando si buttò nel letto portando le mani sul viso.
Smisero di litigare. Ma quella notte, lei dormì lontana da lui. incapace di credere che il ragazzo potesse davvero pensare quello che aveva pensato…

La mattina dopo, Erika uscì dalla roulotte con un bellissimo chador trasparente, che le copriva solo parte del viso e i capelli, acconciati per l’occasione.
Il corpo fasciato da una leggera gonna, fatta a veli che partiva dal bacino e la copriva sino alle caviglie. Sopra un top che copriva parte del busto esattamente sino a sotto le costole.
Orlando, quando la vide, ci mancò poco che le andasse di traverso il thè che stava bevendo e con gli occhi lucidi seguì la ragazza.
Non avrebbero parlato nemmeno quel girono, però doveva ammettere che le piaceva da impazzire vestita così.

Quella sera rientrò nella camera e la vide. Seduta nel letto, vestita come era stata sul set.
Gli sorrise giocando con i pendagli del vestito e piano disse:
“Il mio padrone vuole che mi metta a ballare la danza del ventre per lui?”
“Tu non sai ballare la danza del ventre” sorrise l’attore. Ma Erika, con un balzo fu in piedi e spingendolo sul letto, disse:
“Forse, ma ho visto il video di Shakira, e qualche cosa la so...” e mettendosi in piedi, accese lo stereo e si mise a ballare languidamente.
Inutile che Orlando non fece altro che osservare la ragazza colpito dalla sensualità che scaturiva in ogni suo movimento.
Si stava eccitando, non poteva negarlo. Ma non riuscì a staccare gli occhi dalle braccia e dal bacino della ragazza che, lentamente si svestiva davanti a lui.
E quando anche l’ultimo velo fu caduta, lasciandola stranamente intimidita davanti a lui, con i cappelli che ricadevano sulle spalle e in parte coprivano il seno, Irlando si sollevò e la guardò e prendendola tra le braccia, disse:
“Scusa..”
Erika chiuse la bocca con due dita e disse:
“Quella proposta..”
“Quale?” chiese Orlando sorridente.
“Quella di venire da te.. Beh! È ancora valida?” chiese lei aprendo i bottoni della camicia.
“Si perché?” chiese Orlando sorridendo.
“Beh.. A Londra che ne dici se cominciassi ad aiutarmi a portare la tua roba nel mio appartamento?”
Orlando sorrise e prese in braccio la ragazza e disse:
“Non chiedevo niente di meglio…” e con un movimento veloce caddero sul letto.

A Londra…

[MAROCCO: ORLANDO ED ERIKA VIVONO LA LORO PRIMA LUNA DI MIELE. E LA BOSWORTH ORMAI È SOLO UN RICORDO LONTANO…]
Ne seguivano le foto. Orlando ed Erika che si baciavano sorridenti e che si tenevano per mano, mentre lei cercava di reggersi in piedi perché stava cadendo, mentre lui la reggeva divertito.
Sulla pagina cadde una lacrima. Una ragazza bionda guardava il servizio chiedendosi che cosa le facesse più male.
Un’altra ragazza più vicino, piano disse:
“Kate.. Tranquilla. Troverai qualcuno migliore di lui…” 
La ragazza sollevò la testa e decisa disse:
“Non voglio il meglio. Io voglio lui…”
“E cosa vorresti fare?” chiese l’altra ragazza.
“Lottare per prendermi quello che mi spetta. Quello che è mio…” rispose Kate sicura.
I primi segni di tempesta apparivano all’orizzonte.



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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Grazie a chiunque mi recensisce

Grazie a chiunque mi recensisce. Marochan che si preoccupa. Vampire che non vuole il collagene della bella Kate sullo schermo. Alessiuccia che mi assiste qualunque cosa scrivo. E Loribi che mi fa i complimenti. Grazie a tutte voi. 
Spero che questo capitolo vi piaccia. È un po’ lungo. Quindi chiedo scusa.
Grazie anche a chi legge e non recensisce. Un bacio a tutti.
Niniel
E come sempre. buona lettura.



Capitolo 19: Solo un sogno...

Erika e Orlando tornarono dal Marocco dopo un mese.
E, naturalmente, la prima notizia che diede agli amici fu quella che, dopo tre mesi di relazione, si trasferiva da Orlando.
“Io non credo che sia la cosa migliore da fare?” disse Mark sconvolto dalla notizia.
“Sono solo tre mesi che state insieme..” disse seria Valentina.
“Anche io ci penserei tre volte..” disse Lizza.
“Sai già come la penso…” disse Francis serio.
Erika guardò i quattro amici sconsolata. E piano disse:
“Lo conosco da una vita. Mi è stato vicino quando Harry Smitters, il bulletto dell’ultimo anno me le voleva dare di santa ragione. E mi è stato vicino quando mi sono arrivate le prime mestruazioni. E quando ho fatto l’amore per la prima volta con un ragazzo. E quando ho creduto di aspettare un bambino. Lui era lì. Sempre. Io e Orlando conosciamo meglio di chiunque altro tutti i nostri segreti e non potete dirmi che questo non conta. Perché sapete che non è così….”
Francis guardò Erika e piano disse:
“Quello che ti vogliamo far capire è che potrebbe essere tutto un sogno. Un sogno che ti potrebbe far del male..”
“Orlando non mi farà del male..” disse piano Erika.
“Te lo auguro. Ma dirti che non ci credo, non credo che ti renderà felice..” disse Lizza guardandola.
Erika sorrise e scosse la testa. E piano rispose:
“Avrò ragione alla fine…” e uscì dalla cucina.

Orlando scaricò l’ultima valigia in casa sua e voltandosi verso Erika disse:
“Allora. Da oggi comincia tutto…”
Erika sorrise, guardò la casa con le mani sui fianchi e disse:
“A quanto pare?”
Orlando sorrise la prese in braccio e disse:
“Benvenuta nella tua nuova casa…” e la baciò.
Erika lo guardò gli spostò un ciuffo dal viso e disse, dolce:
“Sappi che ora faccio sul serio… Basta che ti comporti male e guardi il culetto di qualche attricetta, che vedi quello che ti faccio…”
Orlando sorrise e baciandola di nuovo disse:
“Tranquilla. Non succederà mai…”
Erika sorrise. Si mise a guardare la casa e disse:
“Ci pensi che infondo non è la prima volta che andiamo a vivere sotto lo stesso tetto. Sette anni fa eravamo coinquilini…”
“Ma non stavamo assieme” puntualizzò l’attore.
“Vero. Però sappi che ora sarò molto più cattiva di quanto fossi stata in quegli anni..” fece lei fingendosi seria.
Orlando portò una mano alla fronte e disse:
“Quindi niente biancheria in giro per il bagno?”
“Si” rispose Erika cominciandosi ad allontanare.
“E nemmeno mangiare sul letto?” chiese ancora Orlando seguendola con le mani giunte, implorando che almeno quello gli fosse permesso.
”Ora che dormi con me, meno di prima…” rispose Erika voltandosi e sorridendo, puntando un indice contro il ragazzo, divertita.
Orlando la guardò. La prese per le gambe e la caricò sulle spalle e la portò in camera. E buttandola nel letto, disse:
“Diciamo che è rimasto tutto uguale a sette anni fa a parte questo…” e la baciò dolcemente.
“Uhm!” sorrise Erika passando la lingua sulle labbra. “Diciamo allora che questa modifica non mi dispiace affatto” e cingendogli il collo con le braccia lo portò meglio su di se dolcemente fecero l’amore.

Lizza busso alla porta due volte. Erika aprì notevolmente assonnata e disse:
“Lizza?”
“Si sono io… Stupita di vedermi? Eppure dovresti ricordarti che, ieri sera, quando hai chiuso la porta di camera tua, abbandonandomi al mio destino, con due omosessuali e Valentina che, da quando è partita in Italia, riesce ad arrivare alle cose seguendo il loro fuso orario, mi hai promesso che stamattina saresti uscita con me per comprare il regalo a sore…” rispose Lizza entrando.
Orlando, appena uscito in cucina, con i boxer e una maglietta di un indecente giallo canarino in acido, spettinando i capelli con la mano più di quanto fossero spettinati, guardò Lizza sbadigliando e disse:
“Ciao Liz. Come mai ti sei piombata in casa nostra alle prime ore del mattino. Ti mancava Erika?” e sorrise divertito dalla sua battuta.
Ma venne smontato dalla stessa Liz che, facendogli inverso disse:
“Ma come sei simpatico…. Guarda. Avrei preferito morire piuttosto che bussare alla vostra porta, la mattina dopo la vostra prima notte da soli, nella vostra reggia nel centro di Londra. Ma questa scostumata mi ha promesso di uscire con me stamattina, dato che tra poco sarà il compleanno di Francis.”
Erika sorrise e disse:
“Dammi qualche minuto… Mi faccio una doccia veloce e sono da te..” e baciando una guancia dell’amica, prima e le labbra del compagno, poi, uscì dal salotto ed entrò nel meraviglioso bagno della su nuova casa.
Lizza si mise a sedere nel divano e Orlando, guardandola divertito, si mise a sedere davanti a lei. E, dopo aver sbadigliato di nuovo, chiese, giungendo le mani alla ragazza:
“Allora? Com’è stata la prima notte senza Erika?”
Lizza squadrò l’attore da capo a piedi e rispose:
“Sappi che non voglio vederla tornare in casa..”
Orlando aggrottò la fronte, segno evidente che non aveva capito che cosa volesse dire la ragazza e Lizza, sistemandosi nel divano come meglio poteva, disse:
“Ti spiego.. Se Erika dovesse rientrare in casa nostra, vorrà dire che sia tu che lei avrete deciso di lasciarvi. Bene. Le storie alle volte finiscono. Ma non la vostra” e fece uno strano sguardo assassino al ragazzo che, spaventato deglutì a vuoto. E schiarendosi la voce, Lizza, continuò: “Bene. Se conosci così bene come dici Erika, non ti spaventerà dover convivere on i suoi dolori mestruali allucinanti, che la tengono sveglia anche la notte, con il suo carattere orgoglioso, anche se, come ho notato, tra simili ci si piglia; non avrai paura dei suoi cambi di umore, che ogni tanto spiazzano anche un santo.. E sopporterai il fatto che, mettendoti Erika in casa, come unico pacco, ti troverai noi quattro, giornalmente davanti alla tua porta…”
Orlando sollevò entrambi i sopracigli e sfregando le mani l’una con l’altra disse:
“Giochi sporco…”
“Pirata..” sorrise Lizza ricordando la battuta di Johnny Depp ne ‘La maledizione della prima luna’
Orlando se ne accorse e sorridendo rispose, sollevando e baciando una tempia della ragazza:
“Tranquilla. Non sono lo stronzo che credi. Sono innamorato di Erika e non mi fa paura niente…” e con passo veloce andò in cucina, lasciando la povera Lizza a bocca aperta, stupita da quel bacio casto, ma inatteso dell’attore..
“Sono pronta Liz.. Andiamo?” sorrise Erika sistemando la borsetta sulla spalla.
Lizza si voltò con la bocca ancora aperta e disse:
“Ah? Ehm!” e ricomponendosi mise i piccoli guanti che lasciavano scoperte le dita dicendo: “Si sono pronta. Prendiamo la metro?” e la raggiunse prendendola sotto braccio e sorridendo allegra.
Erika sbatté gli occhi e guardò Orlando poggiato allo stipite della porta che sorseggiava il suo caffè, guardandole malizioso.
La ragazza sollevò un sopraciglio e scotendo la testa, prese le chiavi e mandando un bacio con una mano al compagno, disse:
“Orlando noi andiamo. A stasera…” 
L’attore rispose con un gesto della mano. Poi ascoltò il silenzio della casa. L’assenza di Erika già si sentiva. In quel momenti capì che non la poteva lasciare, dato che, non averla più vicino, lo avrebbe fatto impazzire.

La serratura schioccò. Era tutto buio. Erika accese l’interruttore e chiamò.
“Amore? Sono a casa…” e poggiò la borsetta nel divano. 
Nessuna risposta. Erika tolse il cappotto, tirandolo per le maniche e chiamò ancora:
“Orlando? Ci sei?”
Della musica soft risuonò nella casa. Erika sorrise e disse:
“Orlando Bloom. Che cavolo stai facendo?”
“Se non vieni in camera non lo saprai mai..” sorrise l’attore senza però mostrarsi.
Erika sorrise e togliendo le scarpe, dopo aver sciolto i capelli, disse:
“Sicuro che mi posso fidare?”
“Vienilo e dillo tu…” rispose l’attore.
Erika si avvicinò. Entrò nella loro camera da letto e vide Orlando sul letto. Tutto era circondato da candele e sul letto c’erano petali di rosa. La cosa che la ragazza notò era che Orlando aveva tagliato i capelli e che non aveva più la barba. Sorrise e disse
“Tutto questo scenario da film porno solo per farmi notare che ti sei tagliato i capelli e hai fatto la barba?”
Orlando sollevò gli occhi al cielo e uscendo da sotto le lenzuola, si avvicinò alla ragazza e prendendole il viso tra le mani la baciò. Erika notò subito che aveva solo i pantaloni della tuta addosso e che, senza maglietta, con quella luce soffusa, i pettorali del ragazzo sembravano più abbronzati di quello che erano. Sorrise accogliendo i bacio del compagno e, senza straccarsi dalle labbra, gli disse:
“Lo so che a uno come te queste cose non vanno dette. Ma sei bellissimo stasera”
Orlando sorrise e disse:
“Tranquilla. Stasera la mia vanità rimarrà fuori dalla nostra camera… Fino al degno riposo del guerriero..” e sorridendo, afferrò Erika per il bacino e la tirò nel letto. Cadendoci sopra alcuni petali volarono via, ricadendo sopra i due oppure poggiandosi lievemente sul pavimento. 

Un mese dopo..

“ORLIIIEEE” gridò Erika.
“Che c’è?” chiese l’attore affacciandosi dalla porta del bagno.
“Io devo andare. Facciamo che ci incontriamo dopo, tutti, al teatro….” Disse Erika agitatissima.
Orlando sorrise si avvicinò e disse:
“Tranquilla. Andrà tutto bene. Ora chiamo a casa di Lizza e Mark e gli dico che li sto passando a prendere”
“Bene. Niente in bocca al lupo che porta male…” disse Erika e stringendosi al compagno lo baciò con passione, facendolo ridere.
Orlando la fece staccare piegando un po’ la schiena e disse:
“Tranquilla. Sei stata bravissima in queste due settimane.. Hai fatto una signora interpretazione…”
Erika stinse la mani e disse:
“Speriamo ci vediamo al teatro” e come una furia uscì dalla casa.
Orlando scosse la testa divertito. Se l’amava era anche per quello. 

La storia che Erika e la sua compagnia mettevano in scena, era una commedia ambientata nei giorni nostri, su un famosissimo film di Woody Allen, rivisitandola in chiave più assurda.
Erika era la protagonista. Orlando la guardò rapito pensando a tutte le volte che, in camicia da notte, occhiali e capelli sorretti da un bastoncino di plastica, l’aveva vista studiare il copione, camminando su e giù per la camera, quasi quel movimento potesse imprimergli meglio le battute e le mosse che doveva fare.
E ricordò quante volte l’aveva aiutata, divertendosi come un pazzo a correggerla e farla arrabbiare. Ripeteva le parole piano, sorridendo, coprendo la bocca con il programma. E quando alla fine scese il sipario, non poté fare a meno di saltare in piedi e applaudire. In quel momento sperava davvero che qualcuno si accorgesse di lei. E che potesse succederle come era successo a lui per la parte di Legolas nella trilogia di Peter Jackson.
E commosso, si avvicinò alle quinte.
Mark, Lizza, Francis e Valentina, saltarono al collo della ragazza, facendola ridere divertita.
Mark fu il primo a fare i complimenti alla ragazza, dicendogli:
“Stasera eri una dive. Nessuno poteva batterti. Davvero!” 
Erika sorrise commossa. E abbracciò Lizza che con le lacrime agli occhi, disse:
“Non è che ora diventi famosa e non ti ricordi più di noi?”
“Tranquilla. Non succederà mai…” e strinse l’amica con gli occhi lucidi.
Orlando aspettò che anche gli altri si congratulassero con Erika per poi, con un sorriso, avvicinarsi e chiederle:
“Posso chiederti un autografo?”
Erika sorrise e lo baciò. E piano disse:
“Vediamo dopo, a casa dove possiamo farlo questo autografo”
L’attore sorrise e baciandola la sollevò da terra e la fece roteare.
Ma le nubi si addensavano all’orizzonte.
Quella sera, una ragazza bionda, aveva seguito il gruppo di amici e spiava la coppia con una strana invidia che gli riempiva il petto. 
E forse quell’invidia avrebbe rotto degli equilibri troppo delicati.

Qualche giorno dopo, Erika finiva di prepararsi allegra. Anche se non l’aveva ancora contattata nessuno, era davvero felice di come le cose si erano messe per lei. 
Sistemò la sciarpa e baciando Orlando ancora sdraiato nel letto, disse:
“Vado a casa di Lizza e Mark…”
“Ma stamattina dovevamo uscire per prendere il regalo per il compleanno di tua madre…”
“Lo so. ma devo andare. Torno tra un’ora.. Facciamo che tra un’ora ci troviamo sotto casa. Prendiamo il primo regalo che troviamo, di quelle schifezze che piacciono alla mamma e poi partiamo a Canterbury…” rispose Erika fermando i capelli con un elastico davanti allo specchio.
Orlando sorrise e disse.
“Va bene, capitano..” e sorrise guardando la compagna che, prendendo la borsetta, gli mandò un bacio e uscì dalla stanza.
Rimase a poltrire nel letto ancora un po’. Poi si alzò e si fece una doccia. 
Con calma si vestì e fece colazione, poi si pettinò e uscì.
Giocherellava con le chiavi della macchina, lanciandole in aria per riprenderle in caduta, quando sentì qualcuno chiamarlo.
“Orlie”
Si voltò. E la vide. Bellissima. Avvolta in un cappottino all’ultima moda, firmato da qualche stilista famoso sicuramente. I jeans invecchiati ad arte e il solito sorriso dolcissimo, ma alle volte perenne, tanto da sembrare un po’ impostato. I lunghi capelli biondi, il corpo sempre troppo snello, gli occhi azzurri.
“Kate?” chiese l’attore, stupito di trovarsi la ragazza davanti.
“Sono venuta a trovarti, visto che tu non lo fai mai…” sorrise la biondina.

Trovarsi di fronte alla ragazza che lo aveva fatto soffrire lo fece quasi imbestialire. Mise le chiavi nella tasca e disse, sprezzante:
“A cosa devo a tua visita Kate?”
Davanti a quella reazione il cuore della giovane attrice si strinse e si fece più piccolo, quasi Orlando lo potesse tenere tra le mani e giocarci come voleva.
Sorrise, nascondendo il suo dolore e disse:
“Mi saluti così dopo tutto quello che c’è stato?”
Orlando socchiuse gli occhi e disse:
“Non è che mi rende molto felice l’idea di vederti…”
Stavolta gli occhi di Kate si riempirono di calde lacrime. Un po’ perla rabbia, un po’ perché le faceva davvero male l’idea che, forse, Orlando era perso per sempre. Passò una mano sulle guance e sorridendo, come suo solito, disse quello che pensava:
“Mi manchi” 
Orlando scosse la testa e piano disse: 
“Ora ti manco? Mio Dio. Un paio di mesi fa mi hai lasciato perché dicevi che non avevamo più molto da dirci e ora? Ti manco?”
Le lacrime che Kate aveva asciugato solcarono nuovamente il bel viso. Un tempo sarebbero state un’arma di ripicca. Ora erano il segno che qualche cosa la feriva. Ma solo lei lo poteva sapere. Orlando la guardava con aria tracotante, quasi volesse vedere dove poteva arrivare. 
E fu allora che, ignorando le etichette che le avevano imposto fin da bambina e calpestando il suo orgoglio, gridò:
“TI AMO ANCORA LO VUOI CAPIRE?” e senza aspettare risposta, circondò il collo del ragazzo e lo baciò appassionatamente.

Erika corse verso il portone. Svoltò l’angolo, pensando a come avrebbero passato l’ultima ora, cercando un regalo adatto alla madre, quando vide due ragazzi baciarsi.
Prima non li osservò con cura. Ma un particolare fece rabbrividire la ragazza e le fece osservare meglio il ragazzo.
Non poteva essere lui. Non doveva essere lui. 
Si avvicinò a grandi passi e si rese conto che quello che vedeva e quello che pensava corrispondevano. Afferrò il ragazzo per una spalla e lo staccò dalla ragazza. E guardandolo in viso, con gli occhi lucidi, chiese:
“Cosa ci fa lei qui?”
“Ti posso spiegare” disse Orlando.
Ma fu la frase più infelice della sua giornata.
Trovando una forza che non sapeva di possedere, sollevò un braccio e schiaffeggiò con inaudita potenza il viso dell’attore che, dalla violenza del colpo, fu costretto a ruotare la testa e poi, piegandosi un po’, tendendo la parte offesa disse:
“Erika ti posso spiegare…”
“Non c’è nulla da spiegare Orlando. Nulla” ripose la ragazza con le lacrime agli occhi e, con un lieve scatto, si voltò e corse via.
Orlando si voltò. Anche Kate piangeva. Non sapendo chi delle due seguire, scosse la testa e prendendo la macchina, fece la cosa più giusta da fare. 
Stare in giro e rimanere da solo.

Quando arrivò a casa di Mark e Lizza i due la guardarono stupiti. 
La ragazza piangeva e pure di cuore. Appena entrata, chiuse la porta, come se stesse scappando da qualche cosa e, lasciandosi scivolare con la schiena contro l’uscio, si mise a piangere più forte.
Mark si chinò, immaginando il motivo per cui la sua amica era così scossa e, accarezzandole i capelli, disse piano:
“Che cosa è successo, pulce?” 
Erika singhiozzò più forte e, abbracciando l’amico, disse:
“L’ho visto mentre baciava Kate…”
Lizza sollevò la testa di scatto e guardò Mark sconvolta. Mark trattenne un conato di lacrime, dovuto al vedere la sua amica in quelle condizioni e, sedendosi la strinse forte a se e disse:
“Tranquilla. Ora ci siamo qui noi…”
“Non lo voglio più rivedere” pianse Erika.
Lizza con un piccolo gesto l’abbracciò e baciando il capo dell’amica, disse:
“Devi andare da lui. hai tutti i tuoi vestiti in casa sua….”
Erika sollevò il capo. Il viso era gonfio dal pianto e gli occhi lucidi. E implorando la ragazza, disse:
“Vai tu a prendere la mia roba. Non posso andare io in casa nostra e…” e scoppiò di nuovo in lacrime.
Lizza guardò Mark e piano disse:
“Va bene” e prendendo il cappotto e le chiavi che Erika le aveva dato, uscì fuori.

Orlando tornò a casa la sera, verso le otto.
Tutto era ancora spento. Questo significava che Erika non era ancora tornata. Aprì la porta e si rese conto che non era stata chiusa. Una piccola speranza si accese nel cuore dell’attore che, accendendo la luce, entrò nella casa. Tolse il giubbotto e gridò:
“Amore sono a casa?”
Non ottenne nessuna risposta.
“Amore? Lo so che ci sei…” disse sorridente il ragazzo.
Nessuna risposta. 
Entrò nella camera da letto e vide il letto in ordine. Uscì fuori scotendo la testa. Eppure lui ricordava che la porta era stata chiusa, quando quella mattina era uscito. Si mise a sedere nel divano quando i suoi occhi vennero attratti da un oggetto sul tavolo. Era un mazzo di chiavi.
Le afferrò e le strinse nel pugno, poggiandoci sopra la fronte. Strinse gli occhi per poi sbarrarli.
Con uno scatto felino si mise in piedi e corse in camera. Aprì il primo armadio. C’era solo i suoi vestiti. Aprì qualche cassetto, dove Erika teneva gli indumenti. Vuoto.
Cacciò le mani tra i capelli e con un urlo, cominciò a piangere.
Non poteva essersene andata. Non poteva…
Prese le chiavi della macchina e, dopo aver messo il giubbotto, scese le scale. Salì in macchina e corse a casa di Erika. 
Non poteva perderla così.
Non voleva perderla così.

Arrivò fino al pianerottolo e bussò con forza.
Una volta. Due volte. Poi la serratura scattò.
Mark apparve da dietro l’uscio e laconico, senza celare il suo disgusto, disse:
“Che vuoi?”
“Parlare con Erika!” e cercò di entrare ma Mark fu più veloce e disse, chiudendo l’uscio con il proprio corpo:
“Primo nessuno ti ha detto che puoi entrare. Secondo.. Erika non vuol parlare con te. Quindi.. Tornatene nella tua vita di gente falsa e di feste meravigliose, dove conta solo apparire, caro Mr. Bloom…” e con un rapido gesto cercò di chiudere la porta ma Orlando fu più veloce e bloccò l’uscio con una mano. E, forse per la prima volta in vita sua, implorò Mark.
“Ti prego. Fammi parlare con Erika ne ho davvero bisogno…”
Mark sbarrò gli occhi e disse:
“Hai bisogno di parlare con lei? HAI BISOGNO DI PARLARE CON LEI? Ma sai come sta Erika? Hai la minima idea di quanto stia soffrendo quella ragazza?”
“So solo che mi devo spiegare con lei. Se potessi farlo lei starebbe meglio…” disse Orlando con gli occhi lucidi.
“Meglio? Meglio? Lo sai cosa la farebbe stare meglio? Vederti sparire. È la cosa migliore che tu potessi fare. Perché sappi una cosa. So io cosa sarebbe meglio per Erika in questo momento: che tu sparisca…” disse Mark che a stento reprimeva quella parte maschile che teneva sopita da anni.
“Io credo che sia meglio invece che le parli..” disse Orlando piano, cercando di nuovo di entrare.
“Lo sai cosa sarebbe meglio, Orlando? Sarebbe stato molto meglio se tu non gli avessi aperto le porta il giorno della tua festa, se tu non fossi mai tornato a Londra, se tu avessi evitato almeno di fare questa scenata entrando nella sua vita e facendole credere che sopportavi anche noi.. Sarebbe meglio che tu non fossi mai esistito… Mi fai schifo Bloom. E ora citami se vuoi. Ma ringrazia solo che sono troppo checca per sputarti in faccia altrimenti lo avrei fatto. E ora, se mi vuoi scusare..” e senza nemmeno dirgli ciao, chiuse la porta.
Orlando strinse i pugni e, preso da una rabbia cieca, colpì la porta con un calcio. Dentro Erika piangeva abbracciata da Mark, Valentina e Lizza.
“ERIKA APRI QUESTA CAZZO DI PORTA, TI DEVO PARLARE” gridò Orlando ormai disperato.
Erika dentro pianse più forte. Mark e Lizza la strinsero più forte mentre Orlando da fuori gridava:
“Mi ha baciato lei… Ti giuro. Io ti amo. Non voglio tornare con lei..”
Non ottenne risposta, nonostante sentisse i singhiozzi della ragazza arrivare da dentro l’appartamento.
“Ti prego… Ascoltami…” disse Orlando.
Nessuna risposta.
“BENE!” gridò l’attore. “Conterò sino a dieci. Se al mio dieci non avrai aperto, giuro che me ne andrò e non mi vedrai più…” 
La minaccia fece sollevare di scatto il volto della ragazza che smise di piangere.
“Uno”
“Erika non andare.. Sii forte” disse Lizza guardando l’amica che si staccava dal loro abbraccio.
“Due” 
-Amore non far finire tutto così- pensò Orlando fuori dalla porta.
“Tre”
Erika si sollevò lentamente e come uno spettro si avvicinò alla porta poggiandoci la testa e piangendo sommessamente.
“Quattro” disse Orlando che, senza saperlo, fece la stessa cosa che aveva fatto Erika, poggiando la fronte all’uscio a sua volta.
“Erika non fare cazzate” disse Valentina con gli occhi lucidi.
“Cinque”
-Apri cazzo. Non posso far finire tutto così. No posso e non voglio- pensò l’attore.
“Sei” 
Erika poggiò la mano sulla porta e si morse il labbro inferiore mentre due lacrime cadevano dagli occhi e bagnarono il pavimento.
Involontariamente, anche quella volta, Orlando fece lo stesso e con la voce che cominciava a rompersi, disse:
“Sette”
Erika singhiozzò più forte. Una parte di lei voleva aprire quella porta e baciare Orlando, un’altra invece, gli imponeva di non farlo.
“Otto” disse Orlando con voce sempre più bassa.
La mano di Erika indugiò sulla maniglia. Mark scosse la testa. Lizza pianse portando una mano alla bocca e Valentina chiuse gli occhi.
“Nove” 
La mano di Erika indugiò ancora nella maniglia ma poi ricadde e la ragazza si lasciò scivolare sull’uscio.
“Dieci” disse Orlando da fuori.
Aspettò qualche momento. Poi, cacciando dentro le lacrime disse:
“Anche se è andata così, tu rimarrai per sempre la mia migliore amica…” e a testa china si allontanò, mentre Erika con la fronte poggiata all’uscio, picchiandolo piano con un pugno, chiamava il nome del compagno, prima debolmente poi sempre più forte.
Era finita.

Quella sera, il telefonino di Erika squillò. 
Sul display apparve un numero criptato. La ragazza ci mise qualche secondo per rispondere poi lo fece.
“Pronto?”
“Pronto? Lei è la signorina Erika Brescia?”
“Si sono io. Con chi parlo..” chiese Erika stupita più dal fatto che non ci fosse Orlando dall’altra parte, che un conosciuto sapesse il suo nome.
“Io sono David Richardson. Sono un agente. Per caso, qualche sera fa ho visto il suo spettacolo. Devo dire che è stata meravigliosa”
“Grazie” rispose Erika mentre il cuore, in parte dimentico di quello che era appena successo, si aprì ad una nuova speranza
“Bene.. Io vorrei parlare con lei… E sapere se magari è interessata a qualche cosa di più…” chiese l’uomo.
“In che senso?” chiese Erika sorridendo per la prima volta quella mattina.
“Non posso negarle che la mi agenzia ha scoperto grandi talenti. E che potrei farle nomi come Hugh Grant e Rupert Grint. Le dicono niente”
Gli occhi di Erika si illuminarono. 
“Certo che li conosco..” rispose felice.
“Bene. Posso dirle che la mia ditta nutre grossissime speranze per lei e che crediamo che potrebbe diventare una delle nuove stelle del cinema britannico in America. Un Orlando Bloom in gonnella. Che ne dice?”
Sentire il nome di Orlando la fece tornare alla realtà. Ma sapeva di avere la possibilità di cambiare aria. E in quel momento per lei era più che importante. Chiuse gli occhi e disse:
“Quando possiamo incontrarci?
“Domani le va bene?” chiese l’uomo felice.
Erika accettò e chiuse il telefono. E voltandosi verso gli amici che ora stavano tutti li, gridò.
“MI HANNO SCRITTURATA!” 
Lizza saltò in piedi e corse ad abbracciarla. E così fecero gli altri. E tra gli abbracci di tutti, Erika pianse di nuovo, di gioia e di dolore. 

La vita di Erika quel giorno cambiò. Ma la strada della vita è ancora lunga da percorrere e non è stato ancora raccontato tutto.
In breve quella storia con Orlando sarebbe diventata storia. Ma il destino ha molta più fantasia di noi. E questo è più che risaputo.





Non è finita, mi raccomando. Non uccidetemi. Ho deciso che percorso far prendere a Orlando ed Erika. e ora so anche come finirà a storia. e voi lo saprete molto presto. Baci Niniel.



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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Bene

Bene. Non sto a giustificarmi troppo. Ma quello che ho scritto l’ho voluto così, davvero. Amo molto la coppia Erika e Orlando. Ma ero arrivata ad un punto morto. Ora non lo so se saranno coppia o amici.
Come ho già detto ho sempre pensato che dovessero seguire un loro percorso, ma il bello è che io per prima non so dove mi porterà la testa.
Mi spiace per Paddina, che mi ha detto di aver pianto per colpa del capitolo. E anche Marochan, mi ha detto di essere arrivata alle lacrime. Mi piace. Volevo un momento struggente ma non pensavo di arrivare a questi livelli.
Vampyre che dire. Sono d’accordo. No al restauro intero. Ma solo in parte. ^________^
Ringrazio Fefe per la recensione abbastanza accurata sul capitolo. Davvero. Penso che lei abbia colto quello che io volevo che tutti cogliessero. Il fatto che Orlando non avesse detto definitivamente basta. No. Anzi. Ha detto che comunque l’amicizia rimane viva. È questo per me è davvero importante. Fermentazione lattica. Felice che hai messo una recensione. Ma hai sformato la pagina. Credo che dovrò segnalarla… Mi spiace. Se vuoi lasciare una recensione lasciala, ma non esagerare alla prossima.
Posso solo dirvi che ora nulla è più sicuro. Credo che tra un sette/otto capitolo (ma potrebbero essere anche dieci, non lo so) la storia finirà. Se volete seguirmi, scrivo anche una storia su Harry Potter, di cui ho pubblicato un capitolo 
Certo è che entra il nostro orecchiotto preferito.. 
Ma non vi dico altro.
Ora Erika è famosa.
È passato un anno da quel giorno.
Spero che mi perdoniate per il capitolo 19.
Un bacio e buona lettura Niniel.


Capitolo 20: Le luci della ribalta…

Un anno dopo: LOS ANGELES.

“Ho capito ma non voglio venire a quel party anche se ci sei tu..”
Erika. Un anno dopo. Marzo 2005.
Capelli biondo miele come sempre, tagliati un po’ corti alle spalle, per esigenze di copione. I ricci erano spariti per lasciare posto ad un’acconciatura liscia e lucida. La pelle più abbronzata e gli occhi verdi più tranquilli. Specialmente per il cospicuo conto in banca che aveva accumulato in quegli anni. Un vestitino leggero a maniche corte, fasciava il corpo sempre asciutto, mentre un paio di sandali legati alla schiava, con tanto di tacco a spillo, slanciavano e affinavano la gamba.
Questa era la nuova Erika, l’attrice che aveva girato già tre film e ne aveva due in uscita.
Sicura, aveva lasciato il passato alle spalle, dimenticando quello che le era successo. Il dolore accumulato.
Aveva avuto qualche flirt. Inutile negarlo, non aveva vissuto nella castità più totale, creando un altare con la foto di Orlando. Non poteva negare di aver cercato la stessa tranquillità che la loro storia le aveva regalato, ma non poteva dire di averla trovata.
Era stata con attori che avevano un certo nome. Persone alle volte vuote, che la lasciarono con più amaro in bocca. Ma che per un po’ avevano riempito le sue giornate, lasciando da parte un po’ della malinconia che si portava dentro, dalla fine della relazione con Orlando. 
Camminava per i corridoi di uno studio nel quale aveva appena registrato un’intervista per un importantissima, parlando al telefono con il primo attore che l’aveva affiancata nel suo primo film.
“George, non è il fatto di fare o no l’altezzosa. Il fatto è che, dopo tutto questo tempo, non mi sono abituata alla vita mondana di Hollywood. Non fa per me. Davvero. Preferisco davvero passare una serata sobria con degli amici piuttosto che con un gruppo di perfetti sconosciuti. E a quella festa ce ne saranno…” disse Erika entrando nella macchina e sistemando il cellulare nel cruscotto mettendo il viva voce.
Gorge Clooney sorrise.
Conosceva Erika da un anno oramai. E in quell’anno aveva imparato molto su di lei. Tanto da potersi definire suo buon amico e consigliere.
Ricordava ancora quando l’aveva vista arrivare per la prima volta in un o studio, per la registrazione della prime scene.
Brad e lui avevano fattivo di tutto per farla stare a suo agio. E ci erano riusciti. E con lei avevano creato una forte amicizia, che, da ormai un anno andava avanti.
“Dai Erika! Lo sai quanto è importante per noi attori farsi vedere ogni tanto a queste feste…” disse George squadrando con aria critica il suo guardaroba e vagliando quale completo indossare.
“George, lo sai che cosa significa per me. E so che anche per te, entrare in una di quelle feste ti fa venire il voltastomaco..” disse Erika accendendo la bellissima Mercedes.
“Erika. Stavolta ci serve. Per il film che abbiamo finito di girare. E poi c’è Brad…” disse George prendendo un completo molto carino ma sobrio.
“Brad andrà con Jennifer a quel ricevimento, sicuramente non avrà bisogno della mia compagnia, con la moglie affianco…” disse Erika sistemando gli occhiali da sole e prendendo una delle numerose strade super trafficate della città dei sogni.
“Ehm! Sai com’è.. Da quando ha girato quel film con la Jolie non è più lo stesso.. Ed è per questo che volevo che tu venissi alla festa. Magari riusciamo a parlarci e a non fargli fare cazzate…” rispose l’attore.
Erika sospirò e disse:
“No! Non mi convinci. E poi mi vuoi far credere che Brad Pitt e Angelina Jolie si sono talmente fatti prendere dalla storia che sono finiti assieme? Dai George..Brad è innamorato perso di Jennifer. Quello che mi stai dicendo è impossibile…”
“Ti dico che è così. Comunque .. Stasera fatti trovare pronta alle nove a casa tua. Abito da sera, lungo. Mi raccomando…” e chiuse il telefono.
“George? Gorge! Cazzo!”
Erika guardò il display nel quale appariva la foto di lei, Mark e Lizza alla festa di compleanno dei due. E incavolata disse:
“Ma è mai possibile che mi fa fare sempre quello che vuole…”

La macchina di Erika entrò nell’ampio giardino della villa. Fermò la macchina e, dopo aver preso la borsetta, scese dalla macchina.
Arrivò alla casa e qualcuno aprì proprio mentre sollevatagli occhiali da sole sopra la fronte. Sorrise all’uomo ed entrò nella casa dove Mark già l’attendeva con dei bozzetti, disegni di nuovi bellissimi abiti.
“Erika.. Piccola diva. Guarda ho fatto qualche schizzo… Dovresti guardare che cosa ti piace..” 
Mark era diventato lo stilista personalissimo di Erika. Il suo gusto nel vestire era davvero eccezionale. Riusciva ad ottenere risaltati fantastici, unendo il sobrio con l’eccentrico e creando un connubio spettacolare. Erika adorava i suoi vestiti e non perdeva occasione per pubblicizzarli, dando così luce al nome del ragazzo, che divenne famosissimo e richiestissimo in tutta Los Angeles.
“Mark..Tesoro.. Stasera George mi ha obbligato ad andare ad un party organizzato dalla casa di produzione del nostro ultimo film. Potresti trovarmi qualche cosa di carino. Un abito da sera. Mi serva davvero…” disse Erika guardando le bozze per poi ridarle al ragazzo facendo un segno come per dire ‘dopo le guardo’.
Mark sorrise e disse:
“Al negozio c’è il vestito che fa per te, tesoro…” 
“Va bene..” e baciandole una guancia sorridente, disse: “Grazie” e corse allo studio dove l’aspettava Lizza, assieme a Valentina, Egle e Nina. Erano quelle che controllavano l’immagine di Erika, che aveva dei rapporti con la stampa, che la informavano per dei possibili ed interessanti ruoli, gestivano la sua immagine pubblica e difendevano quella privata dai quotidiani e dai giornali scandalistici. Una sorta di manager che controllavano la vita della neo stella.
“Allora. Domani devi andare alla radio per fare un intervista e rispondere a qualche domanda..” disse Lizza.
“Tra tre giorni ho fissato un appuntamento con una giornalista di Cosmopolitan per dare un intervista. Devi fare anche il servizio fotografico.ti danno la copertina” disse Egle guardando gli appunti.
“Oh Dio” disse Erika alzando gli occhi al cielo. “Scusate se non salto di gioia..”
“Dai..” sorrise Egle guardando altri fogli, per lasciar posto a Nina che disse:
“La prossima settimana sarai a TRL…”
“E tra tre giorni daranno uno special sulle star di Hollywood e tu sari intervistata..” disse Valentina. “Sempre su Mtv.”
Erika aprì la porta dello studio e guardando le quattro disse:
“Bene. Vi voglio un bene dell’anima a tutte e quattro. Ma in questo momento, chiamasse il presidente degli Stati Uniti in persona, io non ci sono per nessuno..” e chiuse la porta sulla faccia delle quattro ragazze che rimasero fuori basite.
Erika dentro allo studio, premeva le dita contro le tempie cercando di rilassarsi.
Si avvicinò allo scrittoio di legno di faggio e si mise a sedere, sospirando liberata. E si occupò dell’unica mansione quotidiana rimasta inalterata: lo smistamento della posta.
Stava guardando la posta quando ebbe per le mani l’ultimo numero di Vanity Fair, dove in copertina appariva lei. Una foto bella non c’era che dire. Lei avvolta da un lenzuolo dorato, i capelli leggermente mossi alle punte, un trucco leggero, il corpo nudo. Sorrideva allegra. E sorrise guardando anche il titolo della copertina che diceva: IL SEGRETO DI UN SUCCESSO MERITATO.
Cominciò a sfogliare la testata, quando, poco prima di poter arrivare al suo articolo lesse una cosa che la costrinse a bloccarsi.
SARO’ LA NUOVA LOIS LANE…” e la foto di una ragazza bella, molto bella, troppo bella.
Era Kate.
Erika guardò l’articolo con ansia, cercando qualche notizia su Orlando. E la trovò.
… i due attori si sono rimessi assieme. Ed ecco la bellissima coppia di Hollywood ricomposta. Belli, ricchi e famosi. E stavolta la star inglese ha intenzioni serie a detta della Bosworth…” 
Erika chiuse gli occhi. Ebbe un flash di quello che, un anno prima era successo. Poi li riaprì e lesse:
Si, io e Orlando stiamo pensando di sposarci. Dopo due anni assieme e tante avventure e disavventure, credo che ormai, il grande passo sia vicino..
Io e Orlando stiamo pensando di sposarci..
Gli occhi di Erika si riempirono di lacrime. Quello che non voleva sapere lo aveva saputo. Chiuse la testata. La scagliò contro un divano e prendendo un il telefono portatile, compose un numero.
“Pronto Michelle? Sono Erika. Sei occupata?”
La voce fresca e giovanile di una ragazza dall’altra parte non si fece attendere. E rispose:
“Tranquilla. Non sono impegnata. Ho un buco tra mezz’ora. Ce la fai ad essere qui…”
“Si. Prendo la macchina e sono subito da te..” disse Erika senza far finire la frase alla ragazza.
“Allora ti aspetto” sorrise dolce Michelle.
Erika chiuse il telefono e prese la rivista. Mise la borsetta e, come un fulmine uscì dalla stanza.
Fuori la aspettava Francis che, rincorrendola disse:
“Tesoro. Per il ristorante?”
“Fran. Hai tutti i diritti di fare quello che vuoi” disse Erika aprendo a porta e avvicinandosi alla macchina. E poco prima di salire, continuò: Sei mio socio. Parte del ristorante è tua… Fai quello che vuoi..” e baciò una guancia all’amico.
Francis rimase interdetto, guardando partire la macchina.
Erika scappava dalle persone che l’amavano di più per un ovvio motivo. Non perché la fama l’avesse resa un automa calcolatore. No. Al contrario. Voleva le persone che amava vicino. E lo aveva fatto. Ma non poteva dire a tutti loro che, quello che aveva detto tante volte non fosse vero. Lei amava ancora Orlando e lo avrebbe fatto per chissà quanto tempo ancora.
Piangeva ance mentre guidava, ora che era lontana dalla casa. Aspettava di parlare con Michelle, la sua analista, capace di farle vomitare tutto quello che provava. Chissà se avrebbe cancellato anche quel dolore lancinante, dato da quella frase.
Squillò il cellulare. Era Brad. Sorrise e asciugò le lacrime. 
“Pronto!”
“Ehy! Allora sei dei nostri stasera?” disse l’attore contento.
“Solo perché mi ha costretto George.”
Dall’altro capo arrivò qualche minuto di silenzio. Poi la voce dell’attore, seria, disse:
“Stai piangendo?”
Erika scosse la testa. E tirando su col naso disse:
“Si capisce così tanto?”
“Si” disse serio Brad. “Ma è sempre per quel ragazzo…?”
“Uhm” disse Erika asciugando la guancia.
“Un giorno me lo farai conoscere..” sorrise Brad. “..sai giusto per spaccargli la faccia..”
Erika sorrise e in mente le venne un immagine di Troy. Brad conosceva chi la faceva piangere, ma non lo sapeva. Sorrise e disse:
“Un giorno Brad lo presenterò a te e a George e ci farete quelle famose quattro chiacchiere…”
L’attore sorrise e disse:
“Allora a stasera. E mi raccomando. Ti voglio bellissima…”
Erika sorrise e disse:
“Lo farò solo per te..”
Brad sorrise e piano disse:
“Ciao!”
“Ciao” e chiuse la ricezione.
Era arrivata. Prese la borsetta e scese dalla macchina. Entrò nello studio e aspettò, stavolta lontana da tutte le riviste scandalistiche e no, presenti.

“Una bellissima foto” disse Michelle guardando la foto e spostando una ciocca dei capelli biondissimi dalla faccia. 
Erika fissò gli occhi della ragazza, di un celeste bellissimo. Era davvero bella. Pensava che se avesse voluto, avrebbe potuto fare la carriera da modella e avrebbe avuto successo. Ma aveva preferito i libri alla luce della ribalta. Ed ora, era una delle più richieste analiste di tutta Beverly Hills.
“Non li” disse Erika girando la pagina e mettendo l’articolo. “Dicevo questo”
Michelle lesse in silenzio, mentre Erika camminava avanti e indietro per lo studio, tormentando l’unghia del pollice sinistro.
L’analista si voltò e disse:
“Potresti sdraiarti ed evitarmi un terribile mal di testa..”
Erika la guardò sbalordita e disse:
“Ma sei matta. Io non mi sdraio.. Li si mettono i matti..”
Michelle sorrise e chiese:
“Va bene. Allora. Dimmi? Cosa ti ha fatto più male? La notizia del loro riavvicinamento o quella delle loro possibile nozze?”
Gli occhi di Erika si riempirono di lacrime e sedendosi nel lettino disse:
“Tutte e due.. Sono pazza lo so. Ma lo amo ancora, che posso farci..”
Michelle sorrise e disse:
“Mettiti comoda piccola. Ora ne parliamo per bene…” e facendola sdraiare le fece raccontare tutto quello che poteva tormentarla.

Ritornò a casa un’ora dopo. Sicuramente il dolore non era passato, ma almeno, si sentiva più leggera.
Sospirò buttando la borsa nella poltrona dello studio.
Lesse un post-it lasciato sulla scrivania.
[SITO INTERNET UFFICIALE DA RINNOVARE. RICORDATI DI CHIAMARMI PER SAPERE CHE FOTO METTERE, LEONARD]
Era il webmaster. Quello che aveva creato il sito internet e lo aggiornava mensilmente, magari mettendo qualche cosa di nuovo. Un ragazzo tranquillissimo, biondo, con il codino, sempre sorridente, capace di fare vere e proprie magie col mouse.
Erika lo ammirava. E per questo lo aveva assunto.
Sbuffò sorridente, accartocciando il foglietto. Prese l’agenda e guardò gli impegni per il giorno seguente: la maledettissima intervista a quella dannatissima radio locale. 
Si sollevò e andò in bagno. Fece la doccia e poi uscì. Quella sera sarebbe stata di nuovo l’Erika normale, quella dei boccoli, che Brad e George apprezzavano tanto. 
Passò una mano sullo specchio appannato e intravide la sua immagine. Sorrise amara e si preparò. 
Quando arrivò in camera sua trovò il vestito. Sorrise guardandolo. Era un abito orientale, con il collo alla coreana, che si abbottonava nel lato destro della spalla, con un piccolissimo bottone a forma di rosa. Stretto sul seno, copriva la sagoma del corpo fino alla vita, nell’impeccabile tessuto nero, di lino, rimaneva senza maniche . La gonna non molto più larga, aveva due lunghi spacchi. I bordi erano rosso acceso e aveva una lunga rosa rossa che era stretta da un dragone.
Erika lasciò scendere l’asciugamano sul pavimento e si infilò il vestito, accompagnandolo da un paio di sandali, fatti a stringhe di finta cuoio, che si legavano alla caviglia. Mise dei pendenti etnici e raccolse i capelli con due stecche, fermandoli tutti poco più su della nuca, lasciando qualche ciuffo che scappava birichino.
Si truccò poco. E poi, prendendo una piccola borsa mise gli occhiali da vista, nel caso dovesse guidare lei al ritorno.
Aspettò nella sala in silenzio.
Inutile dire che subito le tornarono alla mente le chiare parole del giornale, complice il buio e il silenzio della casa.
Io e Orlando stiamo pensando di sposarci… Io e Orlando stiamo pensando di sposarci… Io e Orlando stiamo pensando di sposarci
La testa cominciò a pulsare e a fare male. E gli occhi si inumidirono.
Accidenti a Vanity Fair. Accidenti a Kate. Accidenti a Orlando. Accidenti a George che la costringeva ad andare a quella festa. Odiava quella serata, odiava quel dannato 2004, iniziato bene, ma finito male. E odiava se stessa.
Pianse piano. Poi sentì un clacson suonare.
Era George.
Male cha andava, lui avrebbe cercato di farla ridere.

Entrarono assieme, sorridendo divertiti. Gorge si era complimentato con Erika non appena l’aveva vista. E Brad, quando emtrarono i due si avvicinò e fece lo stesso, baciando una guancia della ragazza che divertita cominciò a parlare dei vari pettegolezzi che correvano su una sua presunta relazione con la Jolie e che, l’attore non poté negare.
A parte quella straordinaria rivelazione, che lasciò Erika senza parole, la serata continuò monotona. Magari, ogni tanto, si divertiva a fare scherzi a qualche attore che, sia George che lei conoscevano, ma tutto finiva subito, tra le mille risate generali.
Fu nella piscina che il suo passato si presentò di nuovo. E stavolta non aveva la faccia di Orlando.

Era seduta al bordo della piscina. I pedi immersi nell’acqua, cercavano un po’ di riposo, dopo la stressante serata passata tra le stringhe dei favolosi tacchi a spillo.
George litigava con la sua ragazza, da qualche parte della sala. –Per l’ennesima volta.. – pensò Erika togliendo le stecche e lasciando i ricci ribelli, liberi sulle spalle.
Accanto a lei le sue scarpe.
Lontani i rumori della festa arrivavano attutiti. Lei continuava a muovere i piedi pensando ancora a quell’articolo letto.
Era talmente assorta dai suoi pensieri che non si rese conto che qualcuno le si era seduto accanto. Sussultò quando il ragazzo sorrise, divertito. E, fingendosi risentita, quando il ragazzo rise più forte davanti alla sorpresa della ragazza.
“Ridi pure…” scherzò Erika.
“No! Non voglio offenderti.. Solo che eri talmente presa che non me la sono sentita di disturbarti…”
Erika rise e disse:
“E mi hai fatto prendere un colpo, quasi…”
Il ragazzo si grattò la testa e disse:
“Scusa, non volevo davvero” si scusò infine.
Erika lo guardò. Era un volto noto, lo aveva già visto da qualche parte. Sorrise guardando i capelli, decisamente trattati, al fine di apparire più chiari. 
La barba incolta e molto lunga. Il sorriso furbetto che si increspava ad un lato della bocca (le ricordava qualcuno dentro la casa..) e buffissime orecchie a sventola, che rendevano il viso più simpatico.
Non era molto alto, orse qualche pollice più basso di lei.
Ma era simpatico. 
Con lui passò una buona mezz’ora a sparlare di quello che c’era dentro la casa, del fatto che molti attori, una volta famosi, non riuscivano a scendere dall’ Olimpo e ci stavano anche dopo che si faceva fatica a ricordarli.
Quando oramai si era fatto troppo tardi, Erika prese le scarpe e si mise in piedi.
“Allora.. Devo ammetterlo. È stato un piacere..?” e cercò di capire il nome del ragazzo.
“Sono Dominic Monaghan. E tu.. Sei Erika Brescia. Non c’è bisogno che ti presenti. Ho visto i tuoi film. Sei brava…”
Sono Dominic Monaghan..
Erika tremò appena.
Ecco dove lo aveva sentito. Era un attore di quelli che avevano girato Il Signore degli Anelli. Merry. Ora se lo ricordava.
Per uno strano gioco del destino, una delle poche persone che quella sera erano riuscite a farla ridere, era una di quelle a cui Orlando era più attaccato.
Quando si dicono i casi della vita…


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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Ringrazio Loribi per la recensione e i complimenti che mi ha fatto in chat sul diciannovesimo capitolo

Ringrazio Loribi per la recensione e i complimenti che mi ha fatto in chat sul diciannovesimo capitolo. Sono molto felice…
Allora. È entrato Dom in scena. Ma ci sono anche due nuovi acquisti. George Clooney e Brad Pitt. E non si dica che non ho fantasia.
Bene. Spero che la storia si faccia più interessante.
Ah. Torna Orlando qui. E anche Kate. Piccola domanda.
Vi è piaciuto l’articolo della Bosworth, dove diceva che si dovevano sposare????
Fatemi sapere.. Un bacio a tutte. 
Buona lettura.
Niniel.


Capitolo 21: Incontri e scontri… E non ti riesco ancora a dimenticare…

“Allora, vecchia ciabatta di un londinese. Come butta in Australia…”
Dom sorrideva parlando tranquillo con Orlando all’altro capo del telefono.
Billy accanto a lui rideva, sentendo la voce dell’amico straordinariamente vicina, nonostante i due oceani che li dividevano.
“Bah! Sarà ma vorrei farmi una bella surfata con quei quattro coglioni dei miei migliori amici…” 
“E meno male che stai con un’aristocratica Bloom..” s’intromise Billy che aveva sentito tutto, dato che Dom aveva messo il viva voce.
“Bill. Anche tu. Cavolo. Mi fate venire la nostalgia… Quasi, quasi…” disse Orlando sorridendo.
“Dai! Ho capito che muori dalla voglia di vederci… Deve venire anche Elijah da New York, non puoi mancare tu… “ disse Billy. E poi guardando Dom, disse malizioso e ridendo come solo Billy Boyd riusciva fare: “E poi.. devi conoscere la tipa che Dom sta tampinando da un mese e mezzo ormai. Roba da non crederci…”
Dom sollevò il dito medio e fece ridere di più lo scozzese che portò una mano davanti alla bocca. Orlando rise a sua volta. Senza vedere la scena sapeva quello che stava succedendo e piano disse:
“Prendo il primo volo e sono da voi… Ora la devo conoscere questa ragazza..”
“Seee!” intervenne Dom. “Se la vedessi, altro che Bosworth allora…” e rise assieme a Billy.
“Cazzo. Allora deve essere davvero bellissima?”scherzò Orlando. 
“Siii! Te l’ha detto anche questo microcefalo di uno scozzese…” scherzò Dom sorseggiando aranciata.
“Oh! Oh!” si finse offeso Billy scattando in piedi.
Orlando rise ancora sentendo le urla disumane dei due, poi, quando Kate entrò nella stanza, chiuse la chiamata e dolcemente baciò la ragazza. I capelli scuri la rendevano più matura, quasi fosse un’altra.
Orlando sorrise e disse:
“Allora? Com’è andata?”
Kate sbuffò annoiata e si lasciò cadere nel letto, poggiando una mano sugli occhi. E piano disse:
“Una giornata davvero stressante. Mio Dio. Non ce la faccio a reggermi in piedi…”
Orlando sorrise e si sdraiò sul corpo della ragazza e disse, baciandole il collo malizioso:
“Magari ti faccio un massaggio e poi ti coccolo un po’..”
Kate sollevò gli occhi al cielo e disse, sollevandosi dal letto e costringendo il ragazzo a spostarsi di lato, per vederla meglio, in piedi davanti a lui:
“Ho sentito mentre parlavi con Dom.. Dimmelo se non vuoi stare qui… Puoi ance andartene subito, se vuoi!” e si voltò a guardare fuori dalla terrazza dell’hotel a cinque stelle. Orlando si sollevò e si avvicinò alla ragazza e cingendole la vita, baciandole dolcemente la spalla disse:
“Lo sai che non li vedo da un po’. Sono miei amici. E mi mancano. Ne ho passato tantissime con loro…”
Kate si voltò e disse:
“Perché ti sei rimesso con me… Perché stiamo assieme, se poi non possiamo stare nella stessa città, nella stessa stanza, senza litigare. Tu non puoi stare solo ammettilo. Sarebbe molto meglio, per te e per me.. “ e si allontanò e prese qualche cosa dalla borsetta.
Orlando sospirò, lasciando cadere le braccia lunghe sul corpo.
“Kate, non fare la bambina. Lo sai che ora sto con te e non c’è nessun altra…” e cercò di abbracciarla di nuovo.
Kate si allontanò e con le lacrime agli occhi disse:
“Certo che c’è…” e guardandolo dritto negli occhi disse laconica: “Erika…”
A sentire il nome della ragazza il cuore di Orlando perse un battito. E sospirando disse, piano:
“Tu ci sei. Lei non mi parla nemmeno più. Hai vinto tu. Che altro vuoi…?”
Kate chinò la testa e disse, piano:
“Che te la tolga dalla testa…” 
Orlando portò una mano sugli occhi. Non poteva chiedergli una cosa simile. L’aveva già persa per colpa sua. Ora chiedergli di dimenticarla completamente. Beh! Quello era chiedergli davvero troppo. E cercando di sviare l’argomento, disse:
“Non capisco cosa c’entri Erika con Dom e Billy…”
Kate lo fulminò con lo sguardo e disse:
“Cosa credi che non li legga i giornaletti scandalistici? Cosa credi che non lo sappia perché vuoi tornare da loro solo perché, Erika, ha avuto la straordinaria idea di frequentare Dom?”
Orlando sbarrò gli occhi e per un attimo la testa cominciò a girargli. Immaginò Erika che rideva in un letto assieme a Dom, uno dei suoi migliori amici. 
E poi.. devi conoscere la tipa che Dom sta tampinando da un mese e mezzo ormai. Roba da non crederci…
Non stavano assieme, ora che ci pensava. Billy aveva detto che la tampinava, non che la frequentava..
Ma perché Dom non gli aveva detto nulla? Perché voleva che andasse a Los Angeles? Per farle vedere che stava con l’unica ragazza che, in tutti quegli anni, da quando era diventato famoso, che nessuna lo aveva fatto sentire così normale, innamorandosi dell’Orlando che aveva sempre conosciuto, prima del grande attore. 
“Stai dicendo sul serio?”
Kate sbuffò facendo trapelare un divertito sarcasmo e rispose:
“Si. E credo che il tuo amico te lo avrà detto che, da più di un mese, per i giornali di tutto il mondo, se la sbatte da mattina a sera…”
Orlando sentì una vena pulsare e prendendo la ragazza per le spalle disse:
“Dimmi se stanno assieme oppure no…” e prese a scuoterla.
Kate sbarrò gli occhi spaventata e disse:
“Lasciami pazzo…”
Orlando la lasciò andare e disse:
“Io non lo sapevo. E questo significa solo una cosa… Che Dom voleva farmi una sorpresa. E la sorpresa, tu e lui, me l’avete fatta, davvero..” e prendendo il giubbotto, uscì sbattendo la porta e lasciando Kate, in lacrime.

Orlando aveva preso il primo aereo per Los Angeles la mattina dopo. E come una furia, senza nemmeno mettere le valige in albergo, si fece accompagnare da un taxi, davanti alla casa dell’amico.
Si trovò così, con la sua sacca e il suo trolley, davanti al cancello della casa di Dom. 
Sospirò e socchiuse gli occhi, abbassando la testa e poi, deciso, serrando la mascella, deciso, entrò nel cancello.
Quando arrivò alla porta ci mise qualche secondo prima di schiacciare il pulsante del campanello. E quando lo fece, sentì uno strano freddo pervadergli il petto.
Aprì Dom, in mutande e maglietta, spettinato. E quando vide Orlando, disse, abbracciandolo:
“Ob! Cristo! Che piacere rivederti… Ma guarda te quanto fa schifo. È abbronzantissimo…” e lo fece entrare con un gesto della testa. Poi, scansando qualche cosa dal divano, disse:
“Billy è di sopra che dorme. Stasera io e una nostra.. ehm.. amica.. si amica, abbiamo fatto bisboccia e non me lo sentita di mandarli alle loro rispettive camere e hanno dormito qua…”
Orlando guardò con fare indagatorio Dom , che, spaesato, non capiva il comportamento dell’amico.
“Accomodati…” gli disse, mostrandogli il divano.
Orlando accettò l’invito e, con le mani incrociate, si lasciò cadere sul sofà all’ingresso.
“Vuoi qualche cosa? Vedo che stai arrivando dall’aeroporto..”
“Un bicchiere d’acqua..” rispose laconico Orlando, troncando il discorso di Dom che, ancora più spaesato, guardava l’amico seduto sul divano, senza capire che cosa avesse.
Ci volle poco perché lo capisse e ne pagasse le conseguenze.
Gli aveva appena dato il bicchiere d’acqua, quando Erika, con voce squillante dalle scale, disse:
“SBLOOOOMIEEE? DOVE SONO GLI ASCIUGAMANI?”
Dom sorrise e rispose:
”In camera mia tesoro..”
Orlando deglutì a forza. La rabbia gli faceva tremare le mani. Aspettò qualche secondo, prima di dare un destro al naso a patata dell’amico. 
Ma per quanto cercasse di controllarsi, la rabbia montò quando Erika scese giù dalle scale, con i lunghi capelli biondi che cadevano lisci sulle spalle e un asciugamano stretto attorno al corpo dicendo:
“Scusa ma ho dovuto farmi assolutamente una doccia. Non potevo uscire di casa in quelle condizioni…”
Si trovò davanti al ragazzo di Manchester e lo abbracciò. Poi si voltò e il cuore smise di battere per un lunghissimo secondo e on la voce rotta, disse:
“Orlando? Che ci fai qui?”
Orlando deglutì a vuoto. In quel momento riuscì a formulare un solo pensiero. In tutto quel tempo era davvero diventata bellissima. Non che prima non lo fosse. Ma ora era davvero di una bellezza sconvolgente, che ti schiantava il cuore. 
E piano disse:
“Erika!”
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. A quella reazione, Orlando, sentì una furia cieca montargli e, preso dallo sconforto, si voltò verso Dom e disse:
“Come hai potuto?”
“Orlando non è come pensi tu..” disse Erika piangendo.
“Cosa deve pensare? Io non capisco? Come fate a cono… Un attimo? Tu e lui vi conoscete… E ora che ci penso… Non può essere la stessa Erika, vero Orlando?” chiese Dom guardando entrambi.
La mascella di Orlando si serrò più forte e gli occhi divennero due fessure e piano disse:
“Lei è la stessa Erika per cui sono stato male un anno fa. Ecco chi è. La donna che ho amato più di me stesso. E che amo ancora, nonostante abbia una ragazza meravigliosa che mi stia accanto. E questo non lo posso sopportare. Perché ora, l’unica cosa che posso pensare è che tu, tranquillamente ti sbatti la mia ex ragazza, non che ex migliore amica, dicendomelo pure per chiamata intercontinentale…”
“Se anche me la sbattessi, caro, non sta più con te. È libera di decidere quello che vuole e quello che non vuole. E se volesse venire a letto con me è libera di farlo, che ti piaccia o no…” disse Dom.
ma non poté finire la frase, che Orlando, preso dalla rabbia, sganciò un bel destro sul muso del ragazzo, che si trovò a terra, col labbro sanguinante. Erika urlò disperata, mentre Orlando, portando alla bocca le nocche tagliate, per colpa del pugno.
“MA SEI PAZZO?” chiese Billy, chinandosi su Dom, che con due dita, premeva il labbro che cominciava a gonfiarsi, sanguinando copiosamente.
“LUI SI SCOPA LA DONNA CHE AMO!” disse Orlando esasperato, guardando Billy che, con uno dei fazzoletti che c’erano sul tavolo tentava di fermare la fuoriuscita di sangue dal labbro tumefatto dell’amico.
Erika socchiuse li occhi e disse:
“La colpa è mia Dom. Spero che tu e Billy possiate scusarmi… Ora. Se Orlando me lo permette, io credo che sarebbe molto meglio se io gli spiegassi come stanno le cose… E credo che ci vorrà tranquillità. Mi spiace…” e sparì su per le scale.
Billy, in silenzio, prese un pezzo di ghiaccio dal frigo e poi, cercando un po’ d’acqua ossigenata, prese a medicare la mano ferita di Orlando, sbottando, più tra se e se che a voce alta:
“Sei anni che vi conoscete e fate a pugni per una ragazza che nemmeno vi pensa.. Cose mai viste.. Due bambini… Assurdo. Se lo racconto a Lij a quello gli prende un colpo dalle risate che si fa. siete assurdi, davvero…”
Dom, che si tamponava il labbro con un piccolo pezzo di stoffa che conteneva un pezzetti ghiaccio, guardò sottecchi Orlando e sorrise. Orlando, che tratteneva le smorfie, nonostante la mano gli facesse un male della madonna, notando l’espressione divertita dell’amico, disse:
“Cazzo ti ridi? Me lo spieghi. Ti ho spaccato un labbro e ti metti a ridere?”
Dom rise più forte poggiando la mano sulla testa e, indicando Billy e Orlando, disse:
“Dovreste vedere le vostre facce..”
“Sempre meglio della tua faccia di merda…” disse Billy trattenendo a stento una risata.
Dom rise più forte, per poi, ridendo più forte, dopo essersi tappato la parte dolorante, disse:
“La faccia di merda è quella di Bloom. Io ed Erika non lo abbiamo mai fatto e tu, nemmeno per un attimo, hai pensato che potesse essere possibile. Dovevi vedere la faccia che avevi prima di tirarmi un pugno…” e dolorante, premette il labbro che si gonfiava a vista d’occhio.
Orlando sbarrò gli occhi e disse:
“Tu e lei…?”
“Mai” sorrise Dom spostando il fazzoletto e cercando un lato non sporco di sangue.
Orlando arrossì violentemente e Billy e Dom, scambiandosi un’occhiata d’intesa, cominciarono a ridere e scherzare, mentre Erika, da sopra, abbottonando gli ultimi bottoni del vestito, asciugava una lacrima.
“Non mi ha mai fatto pensare che ci fosse la più remota possibilità di stare assieme. E che questa nostra amicizia potesse diventare qualche cosa di più forte… Mi ha sempre detto di essere ancora immischiata in una storia vecchia, ma non pensavo che fossi tu il misterioso ragazzo di cui parlava…” disse Dom con aria stranamente seria.
“E tu ci hai provato?” chiese Orlando.
Dom annuì e Billy, quasi cogliesse i pensieri dell’amico di Manchester, disse:
“Eccome se ci ha provato… All’inizio non faceva altro che parlarmi di lei. E non sentivo altro che i suoi lunghissimi sospiri mentre mi parlava di lei…”
Dom rise e sollevò il dito medio verso lo scozzese che, per tutta risposta mandò un bacio a Dom, che. Fingendosi schifato, disse:
“Una banda di cazzoni quella di Wellington… Ecco cosa ha messo insieme PJ quando ha fatto la Compagnia…”
Orlando si sollevò e abbracciando i due disse:
“Scusate… Tutti e due. Sono un coglione…”
“Lo sapevamo…” disse Billy. 
Orlando lo spinse debolmente per essere poi attirato da un rumore nelle scale.
Era Erika.
E sapeva che aveva parlato troppo per poter tornare indietro.

Nella macchina di Erika, Orlando, guardava dal finestrino torturandosi le unghie.
Erika stava in silenzio. In quel momento, l’attore voleva toccare i capelli lisci della ragazza, affondare le mani dentro e baciarle le labbra. Si stava eccitando solo sentendo il suo profumo. 
Non ricordava che in Australia, Kate, lavorava ad un film e soffriva per quello che stava succedendo alla loro storia.
“Quello che hai detto a casa di Dom…?” disse Erika con le lacrime agli occhi.
Orlando si voltò e guardò Erika. E piano, disse:
“Io non ho smesso un minuto di farlo…”
Erika socchiuse gli occhi. Poi sospirò e li riaprì. Il navigatore indicava la strada che l’avrebbe condotta a casa di Orlando. Mancava poco. Sapeva che doveva dirgli la stessa cosa. Ma qualche cosa, come un anno prima, non gli e lo permise.
Arrivò davanti alla casa. Orlando stava per scendere. In un attimo ricordò quello che era successo. E bloccando il ragazzo, disse:
“Non ho mai smesso nemmeno io di amarti. E non ci riuscirò mai.. Avevo troppe cose da dirti…E non te le ho dette tutte. E mi fa impazz..” ma non riuscì a finire la frase. Orlando entrò nella macchina e la baciò con passione, lasciandola intontita, mentre uno strano languore si cominciava ad impossessare del suo basso ventre.
“O…Orlando.. Non qui ti prego, potrebbero vederci dei giornalisti…”
Il ragazzo prese una mano della ragazza e la tirò fuori dall’abitacolo. Aprì la porta con le mani che tremavano per l’emozione. E quando furono dentro, Erika gli saltò addosso e cominciò a baciarlo. E andando in camera dell’attore fecero dolcemente l’amore.

Orlando guardava Erika che gli sorrideva, con le guance arrossate leggermente sugli zigomi.
Era sempre la stessa ragazza che era stata con lui a Londra. Nonostante avesse fatto dei film, era sempre la stessa ragazza timida, che si vergognava a farsi vedere nuda da lui, nonostante avesse posato con solo un lenzuolo addosso per qualche copertina. E non era la stessa persona sicura, ma la ragazza che stringeva nel suo appartamento londinese. Ora la guardava accanto a lui, piccola e indifesa. E prendendole una mano, baciandola disse:
“Ho bisogno di parlarti…”
“Orlie.. Godiamoci questo momento.. Non voglio rovinarlo…” disse Erika con un sospiro socchiudendo gli occhi.
“Erika.. Ti amo ancora. E sono disposto a tutto per stare con te…” e baciandola dolcemente si addormento con lei vicino.
Non l’aveva dimenticata. Ma quello che sarebbe successo dopo non prometteva niente di buono.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Ithil

Ithil, Uriko, Fefe, Loribi, Paddina, Vampyre, Francy vi ringrazio per le recensioni che mi avete scritto. Sono davvero felice ce la storia vi stia appassionando e che vi abbia commosso.
Spero di non deludervi.
Bene.
Ora leggete il prossimo capitolo.
Un bacio a tutte Niniel.
Ah.. Buona lettura.


Capitolo 22: Risvegli.

Orlando si mosse nel letto, coperto da un lenzuolo che lo copriva dalla vita in giù.
Sorrise voltandosi, con i ricci scomposti che gli cadevano sugli occhi. Allungò la mano e toccò il letto. Nonostante le lenzuola calde, non trovò nessuno da quel lato. Sbadigliando prese i boxer al bordo del letto e li infilò. Scalzo abbandonò la stanza da letto per andare in cucina dove, grattando la testa chiamò ancora a gran voce:
“Erika?” ma anche quella volta non ottenne risposta.
Orlando, tranquillo, prese del succo dal frigo e ne mandò giù una grossa quantità. Poi, grattandosi il petto sopra la maglietta, spostandola un po’, chiamò ancora.
“Erika…” ed entrò nel salone.
Sconsolato, oramai consapevole che la ragazza era andata via, si abbandonò nel divano e sospirò portando una mano agli occhi. Fu allora che, alzando lo sguardo, sul tavolino antistante al divano, vide un biglietto piegato in due.
Chiuse gli occhi sospirando, prima di prenderlo tra le mani e aprirlo.
Poi, con uno sguardo serissimo, cominciò a leggere.

“Caro Orlando…
sono qua nel salotto di casa tua a scrivere un bigliettino che segnerà la fine della nostra amicizia, stavolta per sempre però.
Sono sicura, che forse, ora lo stiamo ammettendo che, dopo tutto quello che c’è stato, non possiamo essere più amici. E lo penso stavolta, davvero. Né tu, né io, anche volendo, potremmo essere gli stessi di un tempo, perché non ci riusciremmo. Questo l’ho capito stasera, quando abbiamo fatto l’amore. Le parole che ti ho detto, giuro, le pensavo. Che ti piaccia o no, sono ancora innamorata di te, piccolo bastardo…
Che scema che sono. Piango mentre ti chiedo di essere felice e di vivere la tua vita con la donna che ami. Kate. Per uno strano gioco del destino, è ancora lei quella che ci nega la possibilità di stare insieme… O forse sono io, ancora una volta.
Ma ora basta divagare. Non posso trattenermi di più. Lo so che sono stata una vigliacca a lasciarti mentre dormivi. Ma sapevo che, almeno così non mi potevi bloccare. E io non sarei stata tentata di restare.
Mi mancherà il mio migliore amico. Il bambino che è cresciuto con me. Il ragazzo che mi ha dato il mio primo bacio. La persona che mi consolava quando mi ferivano. Il primo uomo che mi ha fatto capire cosa voleva dire fare l’amore.
Mi mancherai Orlando Bloom. Strano ma vero. Ma ora so che, dopo tutti questi anni di quei due ragazzi che giocavano sull’altalena non è rimasto nulla.
Buona vita amico mio.. 
Spero che tutto possa andarti sempre così bene.
Con tutto l’affetto che posso. Erika.”

Orlando strinse tra le mani il foglietto e lo portò alla bocca, serrando gli occhi. E sospirando forte, con un balzo, entrò nel bagno e fece la doccia.
Non voleva che finisse così.

Erika sorrise amare, mentre George, con un mezzo sorriso, la osservava mentre beveva il suo caffè.
E portando una mano alla bocca, le disse:
“Allora? Perché sei venuta prima da me? E perché non mi hai detto che era un attore anche lui? Sarebbe stato più facile spaccargli la faccia..” e sorrise guardando l’espressione spaventata della ragazza che, chinando la testa, guardando il caffè nella tazzina disse:
“Orlando ci lavora con la sua faccia, ecco perché non te l’ho detto. E poi… Dai siamo seri… Lui sta con una ragazza bellissima…”
George tossì e disse:
“Lo sai come la penso su questa storia. Se avessi pensato meno a Bloom, a quest’ora, staremmo assieme…” asserì con un cenno della testa.
Erika sorrise. Era vero però. George, le prime volte che si videro, le fece una corte sfrenata, al quale scappò solo perché, dopo un mese, lo stesso attore capì che, la sua, era una battaglia persa in partenza. E così, nacque la loro amicizia.
“George, se ora fossi la tua ragazza, credo che sarei la donna con più corna della faccia della terra. O mi sbaglio?” sorrise Erika cercando di mitigare quella discussione, che la stava deprimendo di più.
L’attore rise e giocherellando con la tazza che aveva di fronte, disse:
“Provarci con le altre con Brad pronto a prendermi a calci in culo? Non credo…”
Erika rise e disse piano:
“Sono felice di avervi come amici. Al di fuori delle esperienze lavorative e tutto, voi fate parte della mia vita ora. E non vi lascio più” e baciò una guancia del bel Clooney che, sorridendo malizioso, rispose:
“Mi da di rapporto serio sta cosa. Non so se mi piace…” e subì la rappresaglia di Erika, che, per la prima volta in quella giornata, sorrise di cuore.

Orlando frenò la macchina davanti a casa di Dom.
Doveva sapere dove abitava Erika. Scese in gran carriera e, come un pazzo suonò il campanello dell’amico.
Ad aprire fu Billy che, quando lo vide così sconvolto si preoccupò parecchio e, poggiandogli una mano sulla spalla, lo fece entrare dentro.
Dom, che oramai aveva il labbro bello gonfio, guardò l’amico appena arrivato e, vedendogli la faccia, disse, mettendo le mani avanti.
“Ehy. Io non ho fatto nulla, qualsiasi cosa sia successa tra di voi..”
Orlando scosse la testa. E avvicinandosi, con gli occhi lucidi e la voce rotta, lo implorò:
“Ti prego. Dimmi dov’è…”
Dom e Billy si guardarono sconvolti. Era la prima volta da quando si conoscevano che Orlando si comportava così. Era davvero a terra. E Dom non aveva bisogno di capire per colpa di chi.
Sorrise abbracciandolo e, senza vergognarsi, lo consolò mentre calde lacrime rigavano il viso della giovane star e disse:
“Che è successo?”
Orlando tirò su col naso e, sedendosi nel divano, cercò di riprendere una remota parvenza di dignità. E cacciando le mani tra i capelli, disse:
“Sono arrivato a casa. Assieme a lei. Le ho detto che l’amavo. Lo sapeva perché l’ho detto prima di darti quel pugno… Lei, una volta sceso, mi ha bloccato e mi ha detto che per lei era lo stesso. Allora l’ho baciata. E siamo scesi dalla macchina. Siamo entrati in casa mia e abbiamo fatto l’amore. È stato tutto perfetto. Non ho detto nulla che potesse ferirla. E lei mi ha chiesto di non parlare, per non rovinare quel momento.
Bene. Qualche ora fa mi sono svegliato. E lei non c’era. Mi ha lasciato un biglietto, dove mi chiede, esplicitamente, di pensare a Kate e togliermi lei dalla testa. Ma io non posso. Non ora.. Lei è troppo importante…” e si bloccò per piangere piano.
Dom si avvicinò al divano e si sedette al fianco del ragazzo. Lo stesso fece Billy che, cingendo le spalle dell’amico, guardando Dom, disse:
“Ti aiuteremo io, Dom ed Elijah. Che ne dici?”
Orlando sollevò il capo e guardò gli amici con gli occhi rossi e piano, rispose:
“E come?” e sorrise amaro.
Dom sorrise furbo e disse:
“Ora, tu, ti sciacqui la faccia. Ti calmi e vai a casa sua. Provi a parlarci. E se non ci riuscirai.. Zio Dom, zio Billy e zio Lij, ti aiuteranno a rimetterti con lei… Però tu devi promettere una cosa a zio Dom, piccolo Orlando dai boccoli di cioccolata” e scherzosamente il manchesteriano pizzicò le guance del giovane amico.
“Cosa?” chiese Orlando interessato.
Dom schiarì la voce e disse, grattandosi la testa:
“Che lascerai quel manico di scopa della Bosworth. Almeno per la decenza e per rispetto per entrambe le parti…”
Orlando guardò Dom e poi Billy che annuiva piano. E poi, disse:
“Non la voglio lasciare per telefono…”
Dom sospirò e rispose:
“Lo so che è una cosa brutta. Ma Erika non la puoi perdere. E poi, non dopo che ho dovuto rinunciarci io..” scherzò battendogli la schiena.
Orlando sospirò. Dom aveva ragione infondo. Per quanto fosse brutto, se voleva dimostrare ad Erika che con lei faceva sul serio, doveva alzare la cornetta e chiamare Kate. E lasciarla una volta per tutte.

La macchina dell’attore si fermò davanti alla bella casa di Erika. 
Il primo pensiero era che, sicuramente, Erika non se la doveva passare male. 
La casa era molto bella, ma comunque semplice, nonostante la grandezza. 
Orlando a passo svelto arrivò alla porta e suonò il campanello. 
Ad aprire fu Nina che, appena lo vide, poco ci volle che si sentisse male.
Nina sapeva che Erika e Orlando non si erano lasciati bene e, con questo, deduceva che, la sua presenza, fosse ricongiungibile al malumore che la sorella aveva manifestato con Egle.
“Orlando? Che ci fai qui?” chiese nervosa Nina, torcendosi le mani.
Orlando cercò di entrare ma fu bloccato da Nina che, parandosi davanti a lui, disse:
“Dimmi che vuoi da mia sorella prima”
Orlando sospirò passando una mano tra i capelli ricci. E piano disse:
“Non te l’ha detto?”
“Cosa?” chiese ancora la ragazza.
Orlando sorrise e disse:
“Stasera, dopo un anno, ci siamo rivisti e, per una serie di cose che ora non sto qui a spiegarti, abbiamo fatto l’amore… Solo che dopo, Erika, ha deciso di andarsene via e lasciarmi un biglietto, dove mi spiegava che non voleva più vedermi…”
“E allora che ci fai qui?” chiese dura Nina, sconvolta del fatto che la sorella non avesse detto né a lei, né ad Egle quello che era successo.
Orlando strinse i pugni. Conosceva anche Nina da una vita. Sapeva che se le quattro sorelle avvertivano un pericolo si proteggevano l’una con l’altra, ma la cosa peggiore era che, nonostante questo, mettevano tutte il paraocchi e non vedevano al di là del loro naso. Sospirò e disse:
“Lo sai che amo tua sorella…”
“La amano molte persone in questo periodo, se proprio lo vuoi sapere…” rispose laconica Nina.
“Cosa vuoi dire?” chiese contrariato Orlando.
Nina sorrise e sollevò un sopraciglio e maliziosa rispose:
“Alcuni tuoi colleghi sono usciti con Erika solo per il successo che sta riscotendo. Sai com’è. Due star del vostro calibro che stanno assieme, infondo, fanno un sacco di successo e di gossip. E poi portano una certa pubblicità. Quelli come te li conosco. E so che sei un avvoltoio che vuole spellare mia sorella…”
“Lo sai che non è così..” rispose Orlando veramente offeso dall’insinuazione di una persona che, sapeva che lo conosceva abbastanza, da poter affermare che quello che stava dicendo era una bugia.
Nina sorrise e rispose, sempre nello stesso modo:
“Orlando. Tu hai una ragazza… Che vuoi che sia uscire con Erika, illuderla di nuovo e spezzarle di nuovo il cuore? Ti darebbe pubblicità..”
“Sarebbe una pubblicità negativa..” ringhiò Orlando.
“Ma comunque pubblicità, non trovi anche tu?” sorrise Nina, per poi continuare: “Lo sai che Erika è una quercia. È forte e sa che la vita non regala nulla. Ha sofferto molto. E ora sta in alto, a salutare felice chi diceva che non ce l’avrebbe fatta. E io ed Egle la proteggiamo dagli scossoni. Ovvero da quelli come te, che potrebbero ferirla e farla stare male… Erika ti ama ancora. Ed per questo che, per nessuna ragione al mondo, dovrai cercarla Almeno che., stavolta tu non faccia davvero. Ma visti i precedenti, ho scarse probabilità che possa accadere… E ora, se mi puoi scusare..” e sorridente chiuse la porta salutandolo con la mano.
Orlando rimase davanti alla porta e gridò:
“Erika.. Io ti amo. E se vuoi che ti dimostri che quello che dico è vero.. Bene. Allora aspetta di avere al più presto mie notizie. Io non ti perdo un’altra volta. Non ora che ho capito quello che voglio” e con passo lento, a testa china, lasciò la magione, diretto verso la macchina.
Dentro la casa Nina ed Egle si scambiarono degli sguardi di intesa. Sapevano che Orlando era poco incline a questa dimostrazioni d’affetto e che, per lui, urlare quella frase davanti a casa di Erika, significava solo che, quello che voleva lo avrebbe avuto. 
Nonostante questo, però, Orlando aveva dei fattori che gli andavano contro. Il fatto di essere ancora fidanzato e l’errore grande come una casa fatto un anno prima. e queste prerogative non erano delle migliori.
Questo le indisse pensare che, nonostante lo sforzo fatto dal ragazzo, quello che aveva fatto, non poteva essere dimenticato. E l’unica cosa da fare, era quella di esaudire le richieste della sorella e tenerlo lontano.
Non prima, però, di aver fatto quattro chiacchiere con Erika, una volta che quest’ultima fosse tornata a casa.

Quella sera Erika tornò parecchio tardi. La casa era deserta. E per lei era un bene dato che, per tutto quel tempo, aveva pregato che né Egle, né Nina fossero presenti al suo arrivo. Conosceva abbastanza bene le sorelle maggiori per sapere che, nonostante avesse compiuto la bellezza di ventisei anni, non la lasciassero un attimo in pace, ficcando il naso nei fatto suoi.
Si mise a dormire e crollò quasi subito, stremata dalle emozioni che aveva vissuto quel giorno.
Dormì per sette ore di fila, ma a lei sembrarono pochi minuti, fimo a che, qualche cosa la disturbò e la costrinse a svegliarsi.
Si mise a sedere nel letto e vide Egle e Nina che la guardavano sorridenti, stringendo tra le mani una piuma, entrambe.
“Buongiorno principessa…” disse Egle serena.
“Buongiorno pezzi di merda di sorelle che non siete altro…” disse Erika grattandosi la testa e passando una mano sulla faccia. “Vi pago per lavorare per me, non per farmi prendere un infarto quando meno me lo aspetto…” disse poi fingendosi infastidita.
Nina sorrise e disse:
“Nervosetta in questo periodo, eh?”
Erika annuì. Sapeva che non poteva dire alle due sorelle che il motivo era dovuto al fatto che, lei e Orlando avevano fatto l’amore. Come detto prima, le conosceva abbastanza bene per sapere che, se lo avessero saputo, le avrebbero dato noia per tutto il tempo.
Guardò però con sospetto le due sorelle che sembravano aspettare con trepidazione la risposta. E questa non s fece attendere dato che la guardavano con occhi stranamente inquisitori.
“Che avete da guardarmi così? Lo sapete che il film che ho girato con George è in uscita e che devo fare dei tour promozionali…” rispose Erika, ma venne bloccata da Nina, incapace di tenere a freno la lingua e mettendo fine alla pantomima che avevano instaurato per toglierle la verità:
“Ieri Orlando è stato qui…” 
Nina ed Egle attesero la reazione di Erika che, però, non arrivò. E sorridente continuò:
“Mi ha detto tutto. Solo perché credeva che sapessi e che tu fossi in casa e che non volessi parlare con lui… Perché non ce lo hai detto?”
Nina guardava Erika con espressione dura. Era davvero sconcertata dal fatto che la sorella non le avesse detto una così importante. E lo stesso valeva per Egle che, in egual modo, guardava Erika, cercando di toglierle la verità solo guardandola.
Erika sospirò. E gli occhi si riempirono subito di lacrime.
“Non è cambiato nulla” pianse Erika. “Ce lo siamo detti. Lo abbiamo capito. Qualsiasi cosa accada tra noi, anche se continuiamo ad essere amici, faremo sempre l’amore. La cosa brutta è che ieri ho capito di aver bisogno di lui. davvero tanto. Ma che non voglio soffrire. e lo farò se lo accetto di nuovo nella mia vita. C’è Kate. E non è lo stesso di quando lei non c’era. So che quello che c’è tra loro è troppo forte per essere distrutto da me…”
“Lo sai che è venuto fino a qui pur di parlarti..” disse Egle.
“Ha gridato anche di amarti..” finì Nina.
Erika tirò su col naso e poi, quando sembrava essersi calmata dal pianto, l’ennesimo conato di lacrime la scosse e presa dallo sconforto, disse:
“Ho solo bisogno di lasciarmi questa storia alle spalle. Di andarmene via da qui. Ho bisogno di non pensare a lui…” 
Egle le prese la mano e sorridendo disse:
“Lo so che può sembrare stupido. Ma noi tre partiamo. E andiamo nell’ultimo posto dove lui verrebbe a cercarti, ora. Canterbury. E ci comporteremo come se fossimo di nuovo tre bambine, lasciandoci alle spalle bambini, mariti e amori impossibili. E lavoro…”
Nina sorrise e guardò le sorelle. E poggiando la mano su quelle delle sorelle disse:
“Io ci sto..
Erika sorrise guardando i visi e i sorrisi delle due sorelle, sorrise e abbracciandole disse:
“Va bene. Anche se credo che sarà un po’ difficile lasciare il lavoro da parte…”
“Tu lascia fare a noi.. “ sorrisero assieme Egle e Nina.

Australia- ore 9 del mattino, Sidney.

In una camera di un lussuoso albergo a cinque stelle di Sidney, un telefono cellulare squillò più volte. Un leggero mugolio infastidito denunciò la presenza di una persona che dormiva prima che il marchingegno cominciasse a suonare in maniera infernale. Una bianca mano si allungò sul piccolo comodino e prese il cellulare.
“Pronto?” rispose una voce ancora impastata dal sonno.
“Kate” rispose un uomo dall’altro capo.
“Orlando?!” saltò su la ragazza, sentendo la voce del giovane ragazzo.
Tenne l’apparecchio tra l’orecchio e la spalla, aggiustandosi i capelli, quasi che lui la potesse vedere, dandosi poi, mentalmente della stupida. 
Con un tono felice squillò:
“Amore.. Sapevo che mi avresti cercata.. Che avresti chiamato dopo quella sfuriata. Non dovevi partire così…”
“Kate.. Ti devo parlare” disse asciutto Orlando.
Il viso della giovane attrice si rabbuiò. E piano chiese:
“Di cosa?”
“Di noi” sospirò il ragazzo.
“Non mi vuoi lasciare, vero?” chiese Kate che già piangeva.
Dall’altra parte, Orlando, strinse la base del naso chiudendo gli occhi. E sospirando per l’ennesima volta, disse:
“Non vorrei farlo per telefono. Non dopo tutto quello che abbiamo passato…”
“Ma lo stai facendo…” si lamentò la ragazza con gli occhi pieni di lacrime.
“Kate lo sai che non abbiamo più nulla da dirci…” cercò di scusarsi Orlando.
“Tu non hai più nulla da dirmi. Io ti amo ancora, invece..” pianse più forte la ragazza.
“Lo sai che la nostra storia va avanti solo per quello che c’è stato in passato. È solo quello che ci tiene uniti..” rispose l’attore ma venne bloccato dalla ragazza che sbottò: 
“Sei stato con quella? Dillo. Abbi il coraggio di dirlo..”
Orlando tacque. Ma quel silenzio bastò a Kate che gridò ancora:
“Come hai potuto? Come? Mi hai lasciato come un imbecille. E io che ti aspettavo credendo che avresti pensato di chiedermi scusa per come ti eri comportato. In realtà ero solo una stupida illusa. Credevo che mi amassi. Invece eri a Los Angeles, a farti quella…”
“Io la amo Kate. La amo. Che ti piaccia o no. Mi son reso conto di quello che volevo dirle , ma non ho potuto farlo. E tu lo sai che non è dipeso né da me, né da lei. Né io, né Erika ci saremmo trovati in questa situazione se tu non ti fossi messa in mezzo. Questo è il prezzo che stai pagando. Che ti piaccia a no” rispose non molto tranquillo Orlando.
“Sei ingiusto” rispose Kate.
“Sarei ingiusto se continuassi a prenderti in giro.. Mi spiace Kate. Ma è meglio che finisca così tra di noi..” rispose Orlando chiudendo il telefono.
Kate rimase con l’apparecchio attaccato all’orecchio qualche istante. Poi lo guardò con gli occhi sbarrati,m quasi non credesse a quello che stava succedendo. E, quando un attacco d’ira si impadronì di lei, prese l’oggetto e lo scagliò contro il muro, rompendolo. Ma non era quello il suo pensiero.
In quel momento riusciva solo a pensare ad una cosa. Che il suo cuore era nelle stesse condizioni di quel telefono. A pezzi. 
E che quello era stato il peggior risveglio della sua vita.

Erika prese la valigia di Egle e la caricò in macchina aiutata da Mark. Lizza salutava le sorelle dell’amica e si raccomandava con loro di non far strapazzar troppo. 
Mark, abbracciando Erika, disse:
“Perché scappi. Non è da te…”
Erika strinse a se l’amico e disse:
“Non sto scappando, ho solo bisogno di riflettere e stare lontana un po’ dai riflettori. Lo so che tutti vorrebbero stare nella mia posizione, che ho successo e soldi e sarei un’ingrata a dire che non è bello. Ma so che mi piacerebbe tornare ad un anno fa, quando non ero ancora famosa e girare per Piccadilly assieme a te, per sentirmi meglio..”
Mark sorrise e disse:
“Lo sai che non si può”
Erika lo guardò con gli occhi lucidi e disse:
“Questo non lo perdonerò mai alla fama…” e sorrise abbracciando di nuovo l’amico, mentre Egle e Nina gridavano:
“VUOI MUOVERTI SI O NO. PERDIAMO L’AEREO SE STIAMO QUI..”
Erika sorrise e disse:
“Sappi che torno e che ti prendo a calci se non metti la testa apposto come sta per fare Francis.”
Mark sorrise e la salutò con la mano senza rispondere. 
Era una delle persone che più l’aveva aiutato a cambiare. E di questo gli era grato.

Orlando guardò la casa di Erika per l’ennesima volta la casa di Erika. E sospirando si avvicinò. Bussò, ma ad aprirgli stavolta, fu una donna grassottella con dei lineamenti decisamente sud americani.
“Cerco la signorina Erika Brescia…”
“La signorina non è in casa” rispose la donna in perfetto americano.
“Quando torna? Posso aspettare…” disse l’attore.
La donna lo guardò e rispose sorridente.
“Può aspettare quanto vuole ma lei non ritornerà prima di dieci giorni”
“Per caso è fuori per lavoro?” chiese Orlando.
La donna scosse la testa. E rispose.
“La signorina è partita con le sorelle. Ma mi ha lasciato detto di non dire a nessuno dove è partita. Nemmeno al signor Clooney e al signor Pitt. Mi spiace..”
La donna si scusò con Orlando e chiuse la porta.
Orlando si guardò attorno.
Aveva lasciato Kate. Aveva fatto di tutto pur di far capire la sua serietà ad Erika. Ma fu tutto inutile.
Ogni volta che provava ad avvicinarsi di nuovo a lei, la ragazza lo respingeva.
E questo lo cominciava ad irritare.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Ringrazio tutti coloro che mi recensiscono

Ringrazio tutti coloro che mi recensiscono. E mi scuso per il ritardo. Gli esami non perdonano nemmeno me..
Le altre non me ne vogliano se non le saluto, ma colgo l’occasione per dare il benvenuto ad Eowyn 21 10. grazie per la recensione. E per tutte le altre. E anche per hi non mi recensisce ma legge la mia storia.
Un bacio a tutte. Niniel
Buona lettura.

Capitolo 23: Indizi..


Erika respirò a fondo l’aria di Canterbury e sorrise felice.
Certo. quella città gli ricordava Orlando, non poteva negarlo, ma non poteva nemmeno negare che, tornare li con le sue tre sorelle, per lei era davvero come diventare di nuovo bambina.
Guardò la casa dei genitori, unico vero rifugio di tutta la sua vita. 
Se chiudeva gli occhi poteva immaginare la sala con l’enorme tavola all’entrata e le scale che conducevano al piano superiore. E sopra le loro quattro camere, più la camera da letto dei genitori.
Quella era la sua vera casa. Non la villa che aveva a Los Angeles. Ora capiva cosa voleva dire Orlando, quando le diceva che per lui tornare a casa significava tornare a Canterbury da Sonia e Samantha.
Egle la riscosse dai suoi pensieri cingendole la spalla e poggiandole il mento sulla spalla. Erika sorrise e tirò una ciocca di capelli neri della sorella che, fingendosi arrabbiata le diede un buffetto sulla spalla. E tenendo la parte offesa, disse:
“La solita violenta…”
Nina rise e riavviando i lunghi capelli rossi, disse:
“Sempre a bisticciare… Piuttosto. Andiamo a casa che ho davvero fame..? e le superò tranquilla.
Egle la guardò e disse:
“Sempre a pensare al mangiare tu.. Schifosa?” e rise seguendola e saltandogli addosso.
Erika rise divertita. Era vero. Quella era la sua famiglia. Quella era la sua vita. E questo la completava…

Dom guardò Orlando sorridente. Elijah poco lontano si mangiucchiava le unghie e Billy sorseggiava tranquillo il suo succo all’ananas.
Era tutti e quattro lì, gli scavezzacollo della Compagnia, quelli che avevano legato di più e che avevano fatto di tutto in Nuova Zelanda. 
Dom sorrise ad Orlando e disse:
“Se scappa non è detto che tu non la debba ritrovare?”
Tutti guardarono Dom come per chiedergli cosa stesse dicendo, ma il ragazzo di Manchester si spiegò subito. E sollevandosi continuò:
“Hai detto che è partita. Che non sai dive è andata. Bene. Io qualche idea ce l’avrei…”
“Se stai per dire alle Barbados, caro mio cadi male..” intervenne Orlando passando una mano sulla faccia. “Erika non è tipa da cose simili…”
Dom lo guardò sollevando un sopraciglio e disse: 
“Hai sentito che pronunciavo quel nome? Io stavo per dire che c’è un posto nel quale tutti scappiamo, se ci succede qualche cosa. E noi quattro lo sappiamo più che bene…” e guardò gli amici con un mezzo sorriso.
Elijah smise di mangiucchiarsi le unghie e aggrottando la fronte disse:
“Perché noi dovremmo saperlo?”
Billy guardò Dom aggrottando la fronte anche lui, segno che, come Elijah, non aveva capito a cosa si riferisse Dom.
Orlando era l’unico che lo ascoltava interessato. Dom lo guardò e sedendosi accanto a lui, disse, guardandolo negli occhi.
“A Wellington avevi detto una cosa che mi fece riflettere parecchio. Una cosa che riguardava Samantha e Sonia..”
Orlando guardò l’amico stringendo gli occhi. Poi, dopo che la sua mente, per qualche secondo navigò nell’amarcord dell’esperienza neozelandese per poi riaffiorare come un lampo. E piano disse:
“Io ho detto che la cosa che mi avrebbe reso più felice, se mi fosse capitato un periodo triste, sarebbe stata ritornare a casa mia, da mia madre e mia sorella…”
Dom sorrise e disse:
“Bingo! Dove andare se si sta male? A casa della mamma. Ed Erika in questo momento è a casa della mamma. L’unico posto dove non penserà mai a te… Magari un po’ dato quello che avete vissuto assieme, ma che comunque la riporta al periodo dell’infanzia…”
Billy indicò Dom e poi disse:
“Esatto. Può essere lì a cercare un po’ di pace”
Elijah guardò Orlando e disse:
“Io penso che magari potresti fare un bel buco nell’acqua…”
“Ma che dici?” disse Dom. “Io penso che tutti faremmo una cosa simile, stando nella stessa situazione di Erika. Lei sta male. Parte con le sorelle. Dove va? Alle Barbados? Siamo sinceri…L’unico posto dopo dove può essere è Canterbury dalla mamma…”
Orlando guardò gli amici e pensò che provare non gli costava nulla. Male che gli andava vedeva, avrebbe colto l’occasione per passare un po’ di tempo con la madre e con sua sorella.

Erika aprì la porta e poggiò la borsetta sul piccolo mobile all’entrata.
Sorrise guardando la tavola il sorriso sparì. Laureen, sua madre, porgeva una tazza di caffè ad Orlando.
Erika lo guardò e disse:
“Orlando?”
L’attore sorrise e sorseggiando il caffè disse:
“Passavo per Londra e ho deciso di passare a Canterbury. A quanto vedo non sono l’unico…” e sorrise sarcastico.
Erika lo guardò e poi fissò la madre che disse, tranquilla, ignara del fatto che Erika fosse tornata proprio per scappare dal vecchio amico. E che Orlando fosse a Canterbury appositamente per lei.
“Erika. Orlando è a Canterbury. Mi ha detto che moriva dalla voglia di salutarci tutti…”
L’attore sorrise e guardò la ragazza con una starna espressione nel viso. E piano disse:
“Erika ed io ci siamo incontrati qualche volta a Los Angeles e parlavamo sempre dei vecchi tempi…”
Laureen si illuminò e sorrise radiosa. E disse, non celando una sottile nota di speranza nella voce:
“Sono fiera di voi ragazzi. Vi siete lasciati e siete ancora in buoni rapporti. Avete salvato la vostra amicizia…”
Erika si torceva le mani. Sapeva piangere senza un motivo, sapeva ridere di gusto, simulare un orgasmo perfetto meglio di qualsiasi altra donna, ma non sapeva mentire a sua madre. Almeno non con gli occhi. E sorridendo disse, abbassando lo sguardo e attorcigliando una ciocca di capelli.
“Si. Io e lui siamo rimasti in buonissimi rapporti…” e si mise a sedere per non dare troppo nell’occhio.
Laureen guardò la figlia e disse:
“Piccola? Che hai? Non sei felice di vedere Orlando?”
Erika sollevò di scatto la testa. In un attimo i suoi occhi e quelli di Orlando si incrociarono. E per una frazione di secondo ricordò la serata che aveva passato con lui. e sentì le mani sicure del ragazzo che le correvano sulla pelle, stuzzicando i seni mentre le lambiva il collo con la lingua. Sentiva ancora il piacere scorrer a fiotti nel suo ventre e sconvolgerla, lasciandola frastornata e intontita a guardarlo negli occhi, accogliendo l’ennesimo bacio che lui le dava.
Arrossì violentemente, come una ragazzina alla prima esperienza e, con gli occhi lucidi dal pianto imminente disse:
“Sono felice di vedere Orlando mamma. E lui lo sa..” e sollevando a guardarlo negli occhi si mise a piangere sconsolata figgendo in camera.
Laureen la guardò allontanarsi senza capire. Orlando si sollevò per seguirla ma qualcosa lo bloccò. Era Frank, che probabilmente aveva capito quello che stava succedendo e lo guardò sorridente, quasi volesse dirgli:
“Aspetta. E vedrai che tornerà…”
Orlando si rimise a sedere e guardando le scale che Erika aveva appena imboccato, riprese a bere il suo caffè silenzioso.

Erika in camera sua piangeva disperata. Non sarebbe scesa in salone sino a che Orlando non se ne fosse andato. A costo di rimanere lì tutta la sera.
Sentì bussare e la ragazza, con la voce rotta disse:
“Chi è?”
“Le tue sorelle..” sorrise Egle.
Erika tirò su col naso e disse:
“Entrate…” e affondò la testa nel cuscino per l’ennesima volta.
Egle e Nina entrarono in processione nella camera della ragazza, sorridendo tranquille.
Erika non aveva voglia di affrontarle. Era triste e stanca dal pianto recente. E la vicinanza di Orlando l’aveva davvero sconvolta. Sapeva che Egle e Nina avrebbero fatto di tutto pur di convincerla a scendere e a affrontare il ragazzo. Ma era troppo decisa a non farlo, piuttosto che scendere e affrontare l’ex ragazzo, preferiva morire di stenti in camera sua.
Si sorprese quando Egle, mettendosi a sedere nel letto, disse:
“Allora. La mia piccola sorellina minore ha bisogno di ridere a quanto pare...”
Nina sorrise e disse:
“Si! Si! A quanto pare Erika è un po’ giù..” e si mise a sedere anche lei.
Erika sbuffò e rispose:
“Se siete venute qua per sfottere capitate male…”
Egle scosse la testa e prese il cuscino della ragazza, buttandolo dall’altra parte della stanza. E piano disse:
“Ecco. Un primo passo lo abbiamo fatto…”
Erika sbuffò e disse, scocciata, cercando di mandare via le due sorelle:
“Ho bisogno di stare sola…”
Nina sorrise e scosse la testa rispondendole:
“Davvero? E perché? Ti viene meglio piangere?”
Erika si buttò sul letto, schiacciando il viso sul materasso. 
Ma fu inutile. Egle e Nina cominciarono a torturarla fino a che il broncio diventò un sorriso divertito. E le lacrime si trasformarono in sorrisi.
Quello che era successo nella sala della casa non era dimenticata. Magari era stato accantonato. Ma con Egle e Nina, dimenticare quel momento era facilissimo.

Sonia bussò alla porta della camera di Orlando.
“Ob. Vuoi svegliarti? È tardissimo…”
L’attore aprì la porta spettinato e con gli occhi ancora pieni di sonno. 
“Buongiorno mamma…” disse con voce assonnata. 
Sonia sorrise e disse:
“Buon pomeriggio vorrai dire. Sono le cinque. Complimenti. Da quando abiti qui hai stabilito il nuovo record.”
Orlando si stiracchiò e abbracciò la mamma e baciandole una guancia disse:
“Dai che sei felice di avere il tuo frugoletto preferito di nuovo a casa…”
La donna rise e diede un buffetto al figlio e gli disse:
“Io sto uscendo.. Scendi c’è anche tuo padre..”
Orlando annuì e seguì la madre in cucina. Colin, beveva tranquillo una tazza di thè e, quando vide il ragazzo, poggiò la scodellina e lo abbracciò dicendo:.
“Orlando. Sono felice che tu sia a casa..” 
“Anche io..” sorrise diplomatico il ragazzo.
I rapporti con Colin, suo padre biologico, non erano conflittuali. L’uomo gli era stato molto vicino dopo la morte del padre, Henry. Era cresciuto con lui vicino, inconsapevole del fatto che quello fosse il vero padre. Solo che, nel momento in cui Sonia gli rivelò la verità. Orlando si trovò a fronteggiare una nuova realtà. L’uomo che aveva sempre stimato e che era morto quando lui aveva quattro anni, non era suo padre. Colin lo era.
Questo lo aveva fatto crescere di colpo. Lo aveva portato lontano dai luoghi nei quali era cresciuto, a Londra, dove aveva deciso di fare la cosa che sentiva più sua. Avviare una carriera artistica. E lo fece.
Ma la sua vita era cambiata da quel giorno, non poteva negarlo. E anche i rapporti con Colin, del quale non aveva preso il cognome, ma aveva tenuto quello del padre putativo.
Sonia sorrise guardandolo e disse:
“Allora. Orlando. Noi usciamo. Vuoi venire con noi?”
Orlando fece segno di no con la testa e disse:
“Devo fare altro” e prese un biscotto che, lentamente cominciò a sgranocchiare.
Colin lo guardò e chiese:
“Che cos devi fare?”
La voce curiosa del padre diede un po’ di fastidio al ragazzo che, prendendo una tazza, versò all’interno un po’ di thè e la poggiò sulla tavola. Poi, poggiando il biscotto che aveva tenuto in bocca sino a quel momento, affianco alla tazza, disse:
“Lavoro. Copioni e cose simili..”
L’uomo annuì e lo salutò con la mano, uscendo dalla casa.
Sonia mise il cappotto e disse:
“Lo so che rimani qui per Erika. ,o so che sei venuto qui per lei. Ma fammi il piacere, non far del male a quella ragazza…”
Orlando sorrise e disse:
“Lo sai che non sono venuto sin qui per ferirla…”
Sonia lo guardò storto e disse:
“Allora mi posso fidare?”
“Si mamma” scherzò l’attore prendendola in giro e abbracciandola.
Sonia lo allontanò divertita e disse:
“Io vado. Mi raccomando…”
Orlando rise di quella raccomandazione. Mancavano meno di due anni al suo trentesimo compleanno e lei non si stancava mai di dirle le solite cose che una mamma dice al figlio, piccolo però.
Il ragazzo guardò la mamma allontanarsi ed entrare nella macchina con Colin. Poi, preso un blocchetto di fogli e un pennarello da un cassetto di un mobile della sala, cominciò a scriver qualche cosa, tenendo il biscotto tra le labbra.
Quella era la seconda parte del piano di Dom, Billy ed Elijah. Quella più divertente.
Cominciò a scrivere ed uno strano sorriso affiorò nelle labbra del ragazzo ogni lettera che scriveva.
Voleva Erika. E l’avrebbe ripresa.

Il campanello trillava nella casa. Frank, il padre di Erika, si avvicinò alla porta e l’aprì.
Un fattorino teneva tra le mani un pacco. Con voce secca disse:
“C’è una raccomandata da firmare…” guardò il foglio e disse, emettendo il classico rumore di chi mastica chewin-gum e guardando Frank disse: “Erika Brescia..”
“La lasci pure a me” rispose l’uomo firmando la ricevuta.
Il padre di Erika non poté non notare che il fattorino aveva allungato il collo. Sapeva che ormai tutta Canterbury aveva visto la scena di sesso sfrenato che lei e Brad Pitt avevano recitato benissimo nel primo film che la ragazza aveva girato, quella di cui lui voleva dimenticarsi e che tutti, colleghi di lavoro per primi, gli ricordavano quotidianamente con delle allusioni tipo:
“Fortunato Pitt.”
Ma ogni volta che un uomo o una donna si avvicinava a casa sua e le chiedeva qualche cosa che riguardava la vita della ragazza, lo spiazzavano. Frank era il primo che ammetteva che la fama della figlia lo aveva lasciato spiazzato e alle volte infastidito, specialmente dal comportamento della gente.
E quel fattorino ne incarnava l’esempio lampante. 
“Ma lei è il padre di quella Erika Brescia?”
Frank lo guardò sollevando un sopraciglio e rispose, porgendo la ricevuta:
“Qualsiasi cosa sta per dire su mi a figlia la voglio informare che sono un padre geloso e possessivo…”
Il ragazzo guardò l’uomo sbarrando gli occhi e deglutendo a vuoto.
Frank sorrise e chiuse la porta. Quella era una bella rivincita.

Erika si svegliò abbastanza tardi. Quella sera era uscita con Egle e Nina e aveva fatto tardi. Quando entrò in cucina trovò un pacco con sopra un biglietto del padre che diceva:
’È arrivato stamattina…’ 
Erika aprì il pacco velocemente. Dentro c’era un orsetto. E appeso al collo di quest’ultimo l’ennesimo bigliettino, stavolta non scritto dal padre.
La ragazza lo prese tra le mani e lesse:
‘Un orsetto… Per ricordarti di quando eri bambina. Per ricordarmi di quando eri bambina. La bambina che mi faceva i dispetti. Che odiavo ma che mi ha aiutato a crescere. Un orsetto… Per cominciare un gioco. Ti prego, segui le istruzioni. È importante. Ti chiedo di andare dove ci siamo incontrati per anni, anche da grandi. Nel piccolo mondo che abbiamo creato nel giardino di casa tua. Il posto dove mi confidavi i tuoi segreti e dove io ti confidavo i miei. Ti aspetto..’
Era Orlando. Lo sapeva. E il posto stabilito era il fortino.
Per qualche secondo pensò sul da farsi. Guardò il foglio che, dopo aver letto, aveva lasciato sul tavolo e si torturò un unghia del pollice.
Camminò su e giù per la cucina quando, ormai stufa, decise.
Prese il cappotto e corse fuori verso la piccola costruzione in legno. Ci salì sopra e la guardò.
Era da un anno che non entrava. L’ultima volta aveva fatto l’amore con Orlando. Vide quasi subito il biglietto. E quasi subito lo prese tra le mani, scacciando anche l’ultima trepidazione. 
Prese il biglietto piegato in due e lo aprì. E con un sorriso lesse:
‘Quante volte non mi hai permesso di fare il generale? Un miliardo. Tutte le volte lo facevi tu. Io potevo avere un carattere forte. Ma tu mi superavi, sicuramente… Il prossimo indizio è nel posto dove abbiamo parlato tantissime volte… lunghe serate assieme, seduti davanti ad un camino, mentre fuori pioveva. Spero che tu abbia capito e che continui a cercare. È importante per me…’
Erika guardò lontano dal fortino. La casa di Orlando. Era lì. Sul divano di casa sua.
Scese dalla casa sull’albero e corse come una dannata per poi arrivare trafelata davanti alla porta dell’amico. Picchiò l’uscio due volte e poi la serratura scattò. Vide Sonia far capolino dalla porta e dire:
“Erika? Ma che ci fai qui?”
Erika entrò come un uragano in casa e disse:
“Devo prendere una cosa sul divano…”
Sonia strabuzzò gli occhi sorpresa e guardò la ragazza prendere un bigliettino bianco nascosto tra i cuscini del divano.
Nel mentre la curiosità e la trepidazione, facevano tremare le mani della ragazza che, tra se lesse il biglietto.
‘Sei arrivata al divano. Bene. Ora devi cercare il posto dove ci siamo baciati per la prima volta, quando eravamo poco più che due ragazzini…’
Erika sorrise e accartocciando il foglio, disse, baciando una guancia della madre di Orlando:
“Lascio subito la casa. Devo vedere una cosa in camera di Orlando” e prese le scale, salendole veloce.
Entrò nella camere a e trovò una scatola vecchissima del Monopoli. E sopra l’ennesimo biglietto. Sorrise leggendo.
‘E ora torna indietro… Nel posto dove abbiamo fatto per la prima volta l’amore..”
Erika corse di nuovo e arrivò a casa sua. Salì in camera e vide sul letto il biglietto. E lo lesse:
‘Penultimo indizio… Il posto dove tutto cominciò, dove abbiamo giocato e litigato da bambini e dove io ho riconquistato la tua amicizia…’
Erika stanca, corse verso la casa di Orlando. 
Era l’altalena. Corse verso la casa di Orlando e arrivò al vecchio trastullo infantile.
Sentì i cingoli stridere e poi guardò. Vide Orlando, serio, che si dondolava piano..
Era arrivato il momento della verità. Il momento dei chiarimenti.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Allora

Allora. I ringraziamenti all’ultimo.
Per ora un saluto. E buona lettura.
Come sempre del resto. Niniel.

Capitolo 24: La mia scelta.

Orlando stava seduto sulla sua altalena, quella con cui aveva giocato tante volte quando era un bambino, assieme ad Erika.
Erika lo guardava, tranquilla. Sapeva che quella era l’ultima tappa della sua caccia al tesoro.
Incrociò le braccia al petto e disse:
“Ho vinto l’altalena?” e sorrise avvicinandosi.
Orlando la guardò, facendo correre il suo sguardo lungo tutto il suo corpo. Era bella, anche senza tutti i fronzoli da star che, da quando era diventata famosa, era costretta a mettere per apparire più cool, o elegante a seconda della necessità.
Sorrise della domanda che la ragazza gli aveva fatto. E dondolandosi piano disse:
“Sai benissimo che questa altalena non te la darei per niente al mondo..”
Erika guardò il ragazzo. E penso la stessa identica cosa che Orlando aveva pensato di lei. Anche lui era bellissimo. E lo era di più se non era il grande attore che smuoveva le masse.
Si avvicinò all’altalena e afferrò un catenella d’acciaio. E piano disse:
“Che vuoi Orlando?”
“La tua attenzione. Quello che ti devo dire è davvero importante…” rispose piano il ragazzo.
Erika chinò il capo per poi risollevarlo e dire con un sospiro:
“Aventi ti ascolto…”
Orlando respirò a fondo e piano disse:
“Ho lasciato Kate. L’ho fatto perché ho capito che mi sono messo con lei solo perché avevo paura di non provare di nuovo quello che ho provato stando con te. E allora ho scelto lei, sperando che quello che avevamo creato quando stavamo assieme potesse ricrearsi. Ma sapevo che era solo un amore imparato a memoria.
E lo sapeva anche lei. E come se lo sapeva.. L’ho lasciata per telefono. Non ne vado fiero. Stanne certa. Ma so che, se l’ho fatto, l’ho fatto per poter sta con te. Ed è per questo che ti ho cercato. Che ho fatto di tutto pur di trovarti. E sono qui. Dom mi ha suggerito questa caccia al tesoro. E l’ho fatta. E sono qui a chiederti una seconda chance. La possibilità di stare assieme. Ma stavolta sul serio. Voglio stare con te Erika Brescia. In tutti i sensi. Ho pensato a questa cosa giorno e notte. Poi ho capito che nessuno può conoscerti come io conosco te. E lo stesso vale per te, almeno spero…”
“Dove vuoi arrivare?” chiese Erika piano.
Orlando le fece un segno con la mano, quasi la implorasse di lasciarlo parlare. E sollevandosi dall’altalena, si avvicinò a lei e prendendole una mano disse:
“Quello che ti sto per chiedere è il risultato di molte notti in bianco. Ti ho detto che ti conosco da una vita. Che anche se stando assieme, sappiamo abbastanza l’uno dell’altra da poter benissimo dire di conoscerci ad occhi chiusi. È per questo che io voglio stare con te. È per questo che io voglio che, ogni mattina, accanto a me ci sia tu…” sorrise imbarazzato. Erika sapeva che quelle parole, per quanto potesse essere romantico non erano da lui. ma lo fece continuare. E il ragazzo, sollevando il capo, disse: “Io voglio che tu capisca che nella mia vita nessuno mi ha dato tanto, avendo alle volte poco e niente in cambio. Prima lo facevi perché eravamo amici. Poi perché sei stata la mia ragazza. E io, come uno stupido, non ho mai capito che eri importante, più di tutto. Più del lavoro. Più dei film che potevo e volevo girare. Più di tutto quello che avevo creato o che mi stava attorno da quando ero nato. Io voglio che tu possa capire che, da quando mi hai lasciato (e avevi tutte le ragioni.) la mia vita è diversa. Vivo nel terrore di averti perso come amica, di averti perso, per sempre come compagna di vita. E ti giuro, mi sono arreso al fatto che potesse essere vero. Ma dopo quella sera ho capito. Io ti amo. E non posso lasciare che tutto vada perso per quel bacio. Io voglio che tu passi la tua vita con me. Come abbiamo fatto per quasi trent’anni. Ma non più come Orlando ed Erika, i due amici. No. Come Orlando ed Erika, compagni, amanti.. Fai come vuoi..”
Erika guardò il ragazzo e chiese:
“Orlando che vuoi dirmi?”
Il ragazzo sospirò e piano disse:
“Quello che voglio è che tu.. Tu…” e piano, con la voce che tremava, disse, all’orecchio della ragazza: “Erika, vuoi diventare mia moglie?”
Il cuore di Erika si bloccò.
Ecco Orlando Bloom. Quello del tutto o niente. Quello che, se doveva fare qualche cosa era meglio ce la facesse in grande, come in quel momento.
Aveva lasciato Kate e aveva deciso di non chiedere ad Erika di rimettersi assieme, ma di sposarlo direttamente. E questo la riempiva di gioia e di paura allo stesso modo, nello stesso momento.
La mano di Orlando teneva ancora la sua. La guardò con gli occhi lucidi. E un moto di rabbia, fondamentalmente immotivato, la percorse. Ricordò il bacio e tutto quello che lei aveva sofferto, da quando, non aprendo la porta per farlo rientrare nella sua vita, lo aveva lasciato. Ricordò le lacrime che aveva, in parte segnato la sua amicizia con Brad e George. Gli aiuti di Lizza, Mark, Valentina, Francis, Egle, Nina e Sabrina. E il dolore cieco privato quando aveva letto l’articolo del suo presunto matrimonio con la Bosworth. Ricordava le sedute da Michelle che l’ascoltava silenziosa, sorridendole serena e parlandole come un’amica. Perdere Orlando era stato davvero un evento devastante per lei lo sapeva. E questi ricordi, che si radunarono nella sua testa in un unico momento, la fecero scattare. E con gli occhi pieni lacrime, disse:
“Tu non puoi venire qui, sconvolgere la mia vita, farmi del male, facendomi ricordare quello che, per me è stato uno dei periodo più belli e più intensi della mia vita…”
“Lo è stato anche per me..”
Erika lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e disse:
“Fammi parlare. Io te l’ho lasciato fare. Ora è il mio turno…”
Il ragazzo tacque e chinò il capo. Aveva gli occhi lucidi. Anche lui.
Erika però era troppo arrabbiata perché potesse importagli qualche cosa. E piano disse:
“Sai cosa vuol dire aver paura di amare di nuovo? Lo sai? Io si. Perché, nel mentre che tu eri assieme a Kate, io cercavo una storia che mi regalasse le stesse emozioni che mi avevi regalato tu. E non lo trovavo. Non sai quanto ho sofferto. Non te ne puoi nemmeno rendere conto. E ora, dopo una serata di passione, dopo che ci siamo detti solo ed esclusivamente un mucchio di stronzate, hai preso le redini e ti sei messo a decidere per entrambi. E non puoi… Non puoi rientrare nella mia vita, che da quando sono diventata famosa è un casino, e scompigliare tutto, distruggere quello che ho creato con un po’ di autostima, buttando al vento tutto. Io ti amo. E tu non puoi capire quello che provo ora. Rabbia, felicità.. Paura. Tanta paura che quello che è successo possa succedere ancora. Che quello che mi stai chiedendo sia solo un sogno…”
“Non lo è” disse Orlando cercandola di abbracciare. 
“Lasciami parlare” disse Erika allontanandosi. E piano continuò: “Ho sognato che tu tornassi da me un miliardo di volte. E lo stai facendo, ma mi fa paura. Mi fai paura tu. Mi fa paura tutto quello che sta succedendo. Mi fai paura tu. Mi fa paura quello che potrebbe succedere se non funzionasse…”sollevò lo sguardo e disse: “Sarò egoista. Ma ho bisogno di tempo per dirti che cosa voglio…”
Orlando la guardò, anche lui aveva gli occhi lucidi. E chinando il capo disse:
“Io non ti posso giurare che sarà perfetto. Non posso dirti che non ci saranno momenti in cui vorrai dire ‘basta!’. Non potrò dirti che ci potremo vedere tutti i giorni. Il nostro lavoro ci dividerà. Lo so. Ma so anche che farò di tutto pur di starti accanto. Perché voglio vivere la mia vita con te. Come ho fatto sino ad ora. E come voglio fare per sempre. Davvero…” 
Erika si allontanò e piano disse:
“Dammi tempo. Dammi tempo..”
E lo lasciò da solo. Vicino all’altalena a ricordare i sorrisi e le parole di due bambini che si volevano bene.

Nina guardò Erika negli occhi. Egle, invece la rimproverava. 
“Ti ha chiesto di sposarlo. Ti ha chiesto di condividere la sua vita con lui e tu… Tu gli dici che devi pensare. Che hai bisogno di tempo. Ma che deve fare questo ragazzo? Deve correre per le strade di Canterbury completamente nudo? Spiegamelo, porco cane” disse Egle gesticolando lontano dal letto dove Erika e Nina erano sedute.
Nina guardò Erika negli occhi e disse:
“Tu non hai paura. Tu stai ben così. Hai paura di essere felice. Si capisce…”
“Si ho paura. Sono sempre stata forte. Ho sempre cercato di essere superiore a quello che mi succedeva e a chi mi faceva soffrire. Ma ora non posso. Io lo amo. E non credo che sopporterei l’idea di vederlo di nuovo con un’altra…” rispose Erika, piano.
Nina sorrise e scosse la testa, mentre Egle, a bocca aperta le disse:
“Sei pazza. Dimmelo. Io non voglio credere che quello che hai detto sia vero. Non posso avere una sorella così stupida. Non posso, davvero…”
Nina sorrise ad Egle e guardando Erika disse:
“Quello che devi capire è che Orlando ti ama al punto tale che è disposto a stare con te per sempre, a chiesero i sposarti. Credi che lo farebbero tutti? No. Non dopo essere stati assieme solo quattro mesi e che, per un anno non vi siete nemmeno visti. Quel ragazzo merita qualche cosa? Non trovi?”
Erika guardò le sorelle. Si sollevò dal letto e prese la sacca. Cominciò a riempirla e disse:
“Devo tornare in California. Francis si sposa tra una settimana e non posso mancare…”
“Gli e lo dirai?” chiese Nina.
“Cosa?”chiese a sua volta Erika. 
“Che stai per partire?” disse Egle.
Erika sospirò, cacciò un vestito dentro la borsa e disse:
“Venendo qui mi ha dimostrato che è pronto a seguirmi in capo al mondo. Si gli e lo dirò. Ma questo non vuol dire che voglio che mi segua. Gli e lo dirò domani..”
“DOMANI!?” esclamarono assieme le due sorelle stupite dall’affermazione.
Erika buttò dentro la sacca un vestito e disse:
“Si. Domani. Domani parto per Los Angeles e poi, starò due giorni a San Francisco. Devo fare quella trasmissione. Quella dove mi faranno quell’intervista sul mio nuovo film. Ci saranno anche George e Brad, stare con loro mi aiuterà. Poi… Rivedrò Lizza, Mark, Valentina e Francis. Ne ho bisogno. E credo che dopo il matrimonio di Fran partirò a Boston da Sabrina…”
“Tu non sopporti Daniel, il marito di Sabrina”
Erika sospirò e voltandosi disse:
“Ho bisogno anche del consiglio di Sabrina. Anche lei è mia sorella…”
Egle si sollevò e disse dura:
“Tu hai solo bisogno di scappare. Lo hai fatto una volta, vendendo qui, perché ti abbiamo detto di farlo, dato che la situazione non era delle più rosee per te. Ma non mi dire che ora lo stai facendo perché non sai che cosa vuole quel ragazzo. Lui lo sa. Sei tu quella che scappa. Tu che non vuoi essere felice…” e uscendo dalla camera sbatté la porta.
Nina la guardò uscire, poi si rivolse ad Erika e disse:
“Non ha torto. Non stavolta. Lo sai meglio di me…”
Erika sospirò. E mettendo l’ennesimo vestito nella valigia, cacciò dentro le lacrime.

Arrivò davanti alla porta della casa di Orlando. Bussò.
Ad aprire fu Samantha che, quando la vide con la borsa e la valigia, disse:
“Allora vai via di nuovo..”
Erika chinò la testa e non rispose. 
Samantha la guardò a braccia incrociate, poi, si voltò e chiamò il fratello.
“Orlando?”
Il ragazzo scese e si trovò Erika davanti alla porta di casa, piena di valige. E piano disse:
“Stai per partire?”
Erika annuì debolmente e rispose:
“Francis si sposa questa settimana e io devo andare assolutamente a Los Angeles. E poi ho delle cose da sbrigare. Ci sono trasmissioni e interviste da fare, sai per il nuovo film, che deve uscire..”
Orlando la guardò sconvolto. E piano disse:
“E la tua scelta..”
Erika sospirò e, rispose, di un fiato:
“Lasciami ancora del tempo Orlando, ti prego. Davvero”
Samantha guardava i due da lontano. Si chiedeva perché fossero così complicati e così testardi e orgogliosi da non riuscire a far incontrare i due. E a farli stare assieme. Erano più di vent’anni che si rincorrevano. Possibile che non erano ancora capaci di amarsi.
Orlando guardò Erika con gli occhi lucidi, ma sorrideva. E così le rispose:
“Allora ci rivedremo in California. Io parto la prossima settimana. E allora voglio sapere la tua decisione”
Erika lo guardò. E prendendo le valigie disse un debole ‘ciao’ e poi lasciò la casa.
Di nuovo lontano da lui.

Francis abbracciava il compagno. Era felice, davvero. Ed Erika era felice per lui.
Francio aveva sofferto molto per amore. Molte volte si era trovato di fronte persone false che lo avevano usato e lasciato. Persone che lo avevano ferito e che lo avevano disilluso, lasciandolo per molto tempo da solo. Ora stava con un uomo dieci anni più grande che aveva conosciuto all’apertura del suo locale a Los Angeles. E avevano iniziato un idillio che li aveva portati alla loro unione.
Ora tagliavano la torta, avvolti nei loro completi neri, con un piccolo garofano appuntato nella taschina della giacca. 
Mark era commosso e si asciugava gli occhi con un fazzoletto. Lui e Francis erano ottimi amici. E vederlo sposarsi dopo tante delusioni lo commuoveva profondamente.
Erika gli si avvicinò e, porgendole un fazzoletto, disse:
“Asciuga le lacrime. È strano vederti piangere…”
Mark prese il fazzoletto e soffiò il naso, facendo uno stranissimo rumore. Erika rise. E guardando gli sposi disse:
“Ora il prossimo da vestire da sposo sei tu..”
Mark tirò su col naso e rispose:
“GioiaNera veste solo le spose. E poi ho già disegnato il tuo vestito…”
Erika sbuffò e disse:
“Non ho capito perché non la smettete di darmi noia con questa storia del matrimonio. Tu, Francis, Lizza e Valentina. E tutte le mie sorelle…”
“E quel povero Cristo che non ha ancora avuto una risposta…”
Mark sorrise e disse:
“Tanto lo so che il prossimo matrimonio è il tuo…”
Erika si allontanò infastidita.
Era stufa di sentirsi dire che cosa doveva fare o cosa non doveva fare della sua vita. Specialmente perché lei per prima non lo sapeva.

Brad guardò Erika sorridere durante la trasmissione. 
Sapeva che stava male in quel periodo. E ne aveva parlato con George. Avevano discusso su come Erika stesse reagendo ala situazione. Non poteva negare che, da quando aveva saputo che Orlando Bloom era il misterioso ragazzo, non poteva negare che avesse avuto un moto di rabbia lo avesse colto. Conosceva la persona che aveva fatto soffrire la ragazza. E lei non gli aveva detto nulla.
La giornalista sorrise e disse:
“Allora Erika. Sei la donna di Brad nell’ultimo film. Come ci si sente?
Erika sospirò e disse:
“Devo dire che mi fa paura. Ci sono della fan accanite che mi mandano lettere minatorie, minacciandomi di morte se dovessi toccarlo un’altra volta. Sai com’è? Sono già due film che finisco a letto con lui, non me lo possono perdonare un’altra volta…”
Il pubblico sorrise. E la presentatrice chiese ancora:
“Erika.. Circolano delle voci. Ci sono delle notizie che dicono che il motivo della rottura tra la Bosworth e Bloom sia tu. Circolano anche delle foto che ti vedono ritratta, mentre lo baci, prima di entrare a casa sua.. Potresti confermare?”
Erika guardò la presentatrice. Poi guardò Brad e, sorridendo, disse:
“Non voglio dire nulla. So che Orlando Bloom e Kate Bosworth. Mi spiace perché so che si amavano davvero e che la loro storia è finita male. Ma non è colpa mia… Almeno spero che non sia avvenuto per colpa di queste notizia, la loro rottura” 
La presentatrice sorrise e si rivolse a Brad chiedendogli la notizia più chiacchierata degli ultimi mesi. La sua storia con la Jolie.
Erika chinò la testa trattenendo le lacrime.
Quella domanda l’aveva davvero scombussolata. Non se l’aspettava. ma non si aspettava nemmeno che si sarebbe sentita in colpa per tutta la serata.

Brad e George bevevano tranquilli il loro aperitivo. Erika giocherellava tranquilla con un pezzo del tovagliolino di carta poggiato davanti a lei e disse:
“Allora? A quando l’uscita del film. Ho voglia di girare…”
Brad sorrise e disse, piano:
“Lo sai che io non ti porto in giro per darti la scusa per scappare”
George annui e disse, sorseggiando il suo drink. 
“Allora? Anche se gli volevo spaccare la faccia, credo che abbia diritto di sapere se mi devo comprare un bel completo Armani da indossare il giorno del tuo matrimonio…”
Erika lo bloccò e sibilò, tra i denti:
“Basta. Ne sono stufa di questa storia. Tutti a chiedermi se mi sposo o no. Io voglio solo essere felice e vivere tranquilla..”
“Ma non puoi scappare per tutta la vita…” disse Brad serio.
“Appunto!” affermò George posando il bicchiere.
“Mi hanno già detto anche questo. Non siete originali, sapete..” disse seccata Erika.
Brad si passò una mano sulla faccia e disse:
“Lo sai che è inutile continuare a scappare. Lo sai meglio di chiunque altro. E dovrai affrontarlo, magari non oggi, e nemmeno domani, ma di sicuro, lo dovrai fare prima di quanto credi..”
“Non ne voglio parlare. Va bene?” e prese il suo menù e cominciò ad ordinare.
Quella sera smisero di parlare del possibile matrimonio di Erika. E quella sera, come sempre, quando parlava della sua situazione con Orlando, quando tornò in camera, si trovò a piangere sul letto. Ripensò a tutta la sua infanzia e alle sue esperienze giovanili. 
Orlando era sempre stato presente. Col suo cattivo gusto nello scegliere gli abiti e con le sue sciarpe multicolor. E poi a Londra, dove lui era stato una sorta di guida e la loro amicizia si era cementata ancora di più, fino a che il ragazzo scoprì la sua storia con Robert Filligan, il suo professore. 
E poi.. La loro storia. 
‘Ti conosco da una vita. Che anche se stando assieme, sappiamo abbastanza l’uno dell’altra da poter benissimo dire di conoscerci ad occhi chiusi. È per questo che io voglio stare con te…’
Come negare che era stata la parte più bella della sua vita?
Come negare che non aveva più amato nessuno da allora?
Come negare che non era più stata così felice?
Si rigirò mille volte nel letto.
Poi si alzò. Aveva preso la decisione più importante della sua vita. O meglio aveva preso coscienza di questa sua decisione.
E preparando la valigia pensò a cosa poter dire il giorno dopo al ragazzo.

Qualcuno bussò alla porta.
Orlando si coprì la testa con il cuscino . chi diavolo era che rompeva le scatole a quell’ora? Accidenti. Doveva dormire lui.
La voce della governate lo scosse.
Lo chiamava perché qualcuno era arrivato e chiedeva di lui.
Si mise un pantalone di tuta e una magliettina giallo canarino in trip come suo solito e scese giù.
Si grattava la testa sbadigliando quando la vide. In piedi. Che lo aspettava, con la valigia in mano e i capelli lisci legati in una coda.
“Erika?”
La ragazza non gli diede tempo di nulla. Lo bloccò prima che la potesse abbracciare e poi gli disse, indicando il divano:
“Siediti. Quello che ti devo dire non lo ripeterò”
Orlando seguì l’ordine e si sedete. Inghiottì un po’ di saliva e guardò la ragazza stretta in un paio di jeans chiari e con indosso una magliettina, stretta sul seno e un po’ più larga giù.
La ragazza rimase in piedi. Chiuse gli occhi e disse:
“Accidenti a te Mr. Bloom. A te e alla tua idea di farmi questa proposta. I miei amici non fanno altro che rompermi le scatole con questa storia. Per non parlare della mia famiglia. Ma non posso negare che non ci abbia pensato, nel mentre loro mi distruggevano il sistema nervoso con le loro domande su come e sul quando, noi due, ci saremo potuti sposare. Ci ho pensato per molto tempo. Specialmente dopo che sono partita ad Canterbury. Mi vuoi sposare. Bene. Ho preso in considerazione la domanda. E ho pensato. Pensato che se qualcuno dovesse pretendere di conoscermi, non potrebbe farlo meglio di te. Conosci ogni mio aspetto. Tu sei stato il mio compagno di gioco. Il primo uomo che ho visto nudo. Quello che mi consolava quando un ragazzo mi lasciava. Il primo ragazzo che ho baciato in vita mia. L’unico uomo che mi abbia insegnato ad amare. Che mi abbia aiutata. Che mi abbia fatto crescere, arrabbiare, innamorare.
Io non sapevo che tu saresti stato tutto questo per me. Che ti avrei odiato, per tutto quello che rappresenti. Ma che, in egual misura ti avrei amato. E non perché sei un attore. Ma perché sei l’unico che mi sta vicino da sempre. Da tutta la vita.
E questo mi ha fatto pensare di più. Ti conosci da tutta la vita. Come posso aver paura di amarti? Come posso se ti conosco come, nemmeno Kate può conoscerti come conosco io. Perché noi stiamo assieme da prima di quanto tu possa credere. Stiamo assieme da sempre. quindi quello che sto per dirti ha bisogno di una risposta. Veloce secca..” si inginocchiò e prese le mani del ragazzo che la guardava sconvolto, e seria disse: “Orlando Bloom. Vuoi sposarmi?”
Orlando la guardò sbarrando gli occhi, e sorridendo la fece sollevare. E accarezzandole i capelli, disse:
“E questa cos’è?”
“La mia scelta, Mr. Bloom. La mia scelta…”
Orlando la guardò. E baciandola disse:
“Allora usciamo, prendiamo il primo volo per Canterbury e nella cattedrale di Canterbury, tu, diventerai mia moglie, Erika Brescia..”
E baciandola la sollevò dal pavimento facendola ridere felice…



Allora. Siamo arrivati alla 101esima recensione. GRAZIEEEEEEE!!!! Grazie a tutte voi.
A Paddina, Alessiuccia, Uriko e Loribi. Che mi hanno recensito. Non me ne voglia chi arriverà dopo e non è stato ringraziato.
Ho evitato inutili ringraziamenti all’inizio per questo capitolo.
Da qui inizia la parte finale. La parte della storia più lieta. 
I colpi di scena ci saranno. E i due innamorati sono due teste calde, quindi ci saranno dei piccoli problemi.
Un bacio a tutti. Al prossimo ci saranno i preparativi del matrimonio e la notizia da dare a Sonia e Laureen. Dite che saranno felici. E voi? Siete felici? Fatemi sapere.
Baci da Niniel e alla prossima.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Piccola nota prima dei ringraziamenti

Piccola nota prima dei ringraziamenti. Credo che la pubblicazione del capitolo 24 non sia stata notata da qualcuno perché è stata pubblicata il 19/2/2006, come la 23° parte. bene, chiunque non è sicuro di aver letto il capitolo 24 lo legga, perché è importantissimo ai fini della storia, che paroloni, conoscere quella parte.
Bene. Ora posso ringraziare: Paddina, Carluz e Linkin Park, benvenuti a tutti…
Vi ringrazio davvero per i complimenti e sono felice che la mia storia piaccia e che riesca a dare delle emozioni. Carluz mi ha fatto felice dicendo che la mia storia sembra quasi vera. Grazie, che dire…
*_____________* sono commossa.
Ora basta divagare. 
C’è un matrimonio da organizzare e, se credete che la cosa sarà facile, beh allora vi sbagliate di grosso. Leggere per credere.
Grazie ancora a chiunque legge la mia fic e la recensisce. E grazie anche a quelli che la leggono e non recensiscono. 
Un saluto a tutti. Niniel.
Ah! Buona lettura naturalmente.


Capitolo 25: Fiori d’arancio… Quando organizzare un matrimonio ti fa perdere dieci anni di vita.

Atterrarono a Canterbury qualche giorno dopo.
I primi a cui volevano dare notizia della loro decisione erano i loro genitori e le loro sorelle.
Orlando, una volta atterrati, guardò Erika negli occhi e disse:
“Lo sai che cosa significa uscire da questo aeroporto?”
Erika lo guardò, socchiuse gli occhi pensierosa e disse:
“Uhm. Fammi pensare… Una bellissima doccia caldissima?”
Orlando rise e disse:
“Si, anche quello. Ma di certo una cosa molto più importante… Dovremmo dire ai nostri genitori tutto. Te ne rendi conto?”
Erika sorrise e rispose, baciandolo a fior di labbra:
“Lo so. E so che sarà la cosa più difficile. Però… Se a luglio vuoi che diventi tua moglie devi avere un po’ di pazienza e superare con me il primo scoglio…”
Orlando le accarezzò i capelli sorridente. E piano disse:
“Non ci credo. non ci credo davvero… Io e te.. Marito e moglie…”
“Shh! Non mi ci far pensare che se no scappo..” disse Erika allontanandosi da Orlando.
Il ragazzo la inseguì e la baciò. Era certo che a Canterbury nessuno lo avrebbe fotografato. Almeno a casa sua poteva baciare la donna che avrebbe portato all’altare senza preoccuparsi dei paparazzi.

Entrarono nella casa contenti abbracciando i rispettivi genitori.
Erika aveva buttato la pietra e aveva detto che, lei e Orlando, avevano deciso di rimettersi assieme, per poi ritirare la mano lasciare il discorso a metà.
Certo, fu difficile per entrambi non ridere davanti alle affermazioni di Laureen e Sonia, quando abbracciandoli, dissero:
“E allora? Il giorno che ci annuncerete il vostro matrimonio ci farete felici…”
Ma fu più difficile per Orlando trattenersi quando il padre di Erika, guardandolo, disse, serio:
“Ora manca solo che me la metti incinta e non me la sposi, come piace fare a voi star.. Stai attento Orlando, sono molto geloso di mia figlia…”
Sicuramente la parte più bella fu quella dedicata alle tre donne, le rispettive sorelle di Erika, Egle e Nina; e la sorella di Orlando, Samantha.
Loro scrutarono i due ragazzi dal primo momento che misero piede nella casa, non abbandonandoli mai una volta con lo sguardo. Se entrambi non fossero stati lontani mille miglia al momento della loro decisione, avrebbero potuto benissimo pensare che sapessero già delle nozze.
Erika poggiò le valigie in camera sua, mentre Orlando si dava una rinfrescata nel bagno. Si stava sistemando i capelli, quando lo vide entrare, con un asciugamano stretto sulla vita. Erika si voltò e fischiò sorridendo, guardando con approvazione, il corpo del compagno.
Lui le si avvicinò e la baciò dicendo:
“Bene? Il momento X e alle porte. Che dire? Sono molto agitato…”
Erika gli scompigliò i capelli ricci facendo schizzare qualche gocciolina qua e la e, maliziosa disse:
“Prima lo diciamo, prima ci togliamo questo dente…” e lo baciò.
Orlando accolse il bacio e si legò più forte alla ragazza, tendendola salda tra le braccia, stringendola per i fianchi. Si baciarono con passione fino a che, con un piccolo colpo alla porta e una tosse per schiarire la voce, qualcuno richiamò l’attenzione dei due ragazzi. Era Laureen che, guardando Orlando, disse:
“Tu! Tutto nudo nella camera della mia bambina… Fuori.. Queste cose si fanno quando si è fidanzati e ad un passo dalle nozze.. E non è il vostro caso” e spinse il ragazzo fuori dalla camera che protestando disse
“Ma zia! Tu e la mamma avete vissuto assieme l’età dell’amore libero e ora vieni a dire a me che cosa devo e non devo fare con la mia ragazza?”
“La tua ragazza, si da il caso, che sia mia figlia. E poi, l’amore libero si professava nel 68. io a quei tempi ero una bambina..” e sparì fuori dalla porta spingendo il ragazzo che, capito che ormai non c’era più nulla da fare, gridò a squarciagola:
“Erika!! Ti amooooooo”
Erika rise e prendendo qualche asciugamano e il suo accappatoio, andò a fare la doccia 

Quella sera si ritrovarono tutti a tavola a condividere la cena.
Il cicaleccio era forte, ma non assordante, a parte qualche risata sguaiata ogni tanto e qualche piccolo grido, che testimoniava la presenza dei figli delle sorelle della giovane attrice.
Erika e Orlando passarono la maggior parte della serata a scambiarsi sguardi d’intesa e sorrisi appena accennati che non dessero nell’occhio.
Fu, quando l’ultima porzione di dolce abbandonò la tavola che Orlando, prendendo la parola, disse:
“Devo farvi un annuncio…”
Tutti si voltarono curiosi. Erika sorrise coprendo la bocca con una mano e chinando la testa. Orlando, invece teso, disse:
“Bene.. Io ed Erika siamo venuti a Canterbury per festeggiare con voi la nostra decisione di tornare assieme. Ma il vero motivo per cui siamo qui è un altro. Io ed Erika, qualche giorno fa abbiamo preso una decisione…”
Il padre di Erika guardò sempre più cupo Orlando, mentre le donne radunate nella tavola, con occhi sognanti guardavano il giovane attore, che, schiarendo la voce e grattandosi la testa, disse:
“Beh! Conosco Erika da una vita. So tutto di lei. So dove e come si è fatta quella cicatrice che ha sul ginocchio destro. So a chi ha dato il primo bacio. Semplice, sono stato io. So chi ha fatto perla prima volta l’amore con lei. E so qual è il suo colore preferito. Ero presente anche quando le sono venute le prime mestruazioni. Ho vissuto una vita con lei. Da amico e, per un po’ di tempo da compagno. La amo. Non posso negarlo. La amo dal primo giorno che l’ho RIvista. Dal primo giorno che mi ha permesso di essere di nuovo suo amico. E l’ho mata anche quando non l’ho avuta accanto. Fino a che non ho capito che non la volevo perdere. E ho fatto quello che qualunque uomo innamorato farebbe. Me l’ho ripresa. Ed ecco perché siamo qui. Perché riprendendola ho fatto la cosa più importante della mia vita. Molto di più del provino per Legolas nel Signore degli Anelli. Molti di più di tutte le decisioni che ho preso nella mia vita. Le ho chiesto di sposarmi…”
Tutti sussultarono stupiti, per poi, felici rivolgersi verso Erika che allegra rispose:
“E giustamente io ho risposto di no. Mi conoscerete oramai. Bene. Sono scappata da Canterbury (perché la proposta me l’ha fatta sotto i vostri occhi e voi non ve ne siete nemmeno accorti) e sono ritornata a Los Angeles, giusto in tempo per il matrimonio di Francis, il mio amico. E li, dopo aver parlato con George e Brad della mia stazione..” e a Nina andò di traverso il sorso d’acqua che beveva dato che, nonostante la sorella fosse famosa, ancora non si era abituata al fatto che conoscesse i due attori e ne fosse diventata amica, ed Erika continuò, dandole qualche piccola pacca sulle spalle: “E mi hanno suggerito di pensarci. Ero a San Francisco quando l’ho fatto. E il giorno dopo, con il primo aereo per Los Angeles, sono tornata a casa. Da lui a dire il vero. Infatti, appena arrivata, mi sono catapultata a casa sua e…” e guardò Orlando sorridendo.
“E..?” chiesero in coro Nina, Egle e Samantha.
Erika le guardò e tornando a guardare Orlando disse:
“E gli ho chiesto di sposarmi..”
“E io ho accattato..” e guardando Erika disse: “A luglio, nella cattedrale di Canterbury, sposerò Erika..”
Tutti si sollevarono in piedi e si congratularono commossi con i due, mentre nessuno si curava di Frank che, alla notizia aveva reagito come Nina quando sentiva nominare a brucia pelo il nome di Brad Pitt.

Il parroco guardò i documenti e i due ragazzi. Certo, non era da tutti sposarsi nella cattedrale della città. Ma non poteva negare ce facesse un certo effetto che le due star della città avessero deciso di convolare a giuste nozze nella loro città natale.
Guardò di sottecchi la coppia per l’ennesima volta e disse:
“Sapete che il matrimonio è un passo importante. Nonostante entrambi abbiate raggiunto la soglia dei trent’anni, posso dire che siete giovanissimi e che questa unione, per quanto benedetta dal signore, avviene molto in fretta..”
“Padre ci conosciamo da una vita..” intervenne Erika piano.
Orlando annuì di rimando, mentre il prete si schiariva la voce e continuò:
“Che volete che vi dica.. Mi chiedete il primo giorno libero di domenica che mi trovo.. Il 10 luglio signori. Vi va bene?”
Orlando strinse la mano di Erika forte. Erika sorrise e assieme al futuro marito, disse:
“SI!” felice come mai lo era stata in vita sua. 

Qualche giorno dopo…

Orlando Bloom ed Erika Brescia 
Sono lieti di annunciare le loro nozze che avverranno 
Il 10 luglio 2005
Presso la cattedrale della città alle ora 11:00


Orlando guardò le partecipazioni. Era semplici. Non avevano ostentato con nessuno la loro popolarità. Erika stava sdraiata nel letto con lui, scrivendo a mano gli indirizzi più importanti. Orlando le baciò la bocca e disse:
“Allora? Come lo diremo a tutti gli amici?”
“A quello ci penseremo una volta a Los Angeles. Ora voglio solo prendere il primo volo per Boston e dirlo a mia sorella. E poi, dobbiamo cominciare a scrivere gli indirizzi dei famigliari più importanti e spedire le partecipazioni…”
Orlando attirò a se la ragazza e disse:
“Sai meglio di me che dobbiamo decidere quale casa sarà la nostra dimora..”
Erika sorrise e rispose al bacio e disse:
“Credo che subaffitterò la mia casa a Mark. Oppure gliela regalo in cambio dell’abito da sposa che mi farò disegnare apposta.. Che ne dici?”
Orlando la guardò e disse:
“Uhmm.. Allora sarà la mia casa il nostro nido d’amore?”
Erika annuì e disse:
“E visto che siamo in tema… Cambieremo la camera da letto. Dato che quel letto ha conosciuto tutti i tuoi peggiori peccati…”
Orlando sorrise e la tirò su di se dicendo:
“Ecco cosa vuol dire essere sposato..”
“Saper scendere a compressi?” chiese Erika insinuando la mano sotto la maglietta del ragazzo che con un sospiro di approvazione, disse:
“No.. Farsi comandare a bacchetta dalla propria donna e qualche cosa mi dice che, infondo, non è poi tanto male..” e prendendola tra le braccia fece dolcemente l’amore con lei.

Frank bussò alla camera di Erika. La ragazza stava preparando la valigia ed era girata di spalle, fino a che il padre picchiò l’uscio e guardandola disse:
“Allora.. Già parti?”
Erika si mise davanti al padre, sistemò la maglietta e disse, poggiando le dita sul colletto delle camicia dell’uomo e sistemandolo con dolcezza:
“Si. Devo preparare un matrimonio, promuovere un film, fare una conferenza stampa per dire al mondo che io e Orlando stiamo assieme..”
Frank sorrise e disse:
“Caspita… Voi star avete vita dura..Dovete fare le cose in grande se volete sposarvi o fare qualche cosa. Ora la mia piccola si sposa e lo dice al mondo con una bella conferenza stampa….”
Erika guardò il padre e chinò la testa, riprendendo a preparare la valigia e disse piano:
“Io non sono come loro. Non mi piace mostrarmi per quella che non sono. Sono davvero poche le persone che contano davvero, in quell’ambiente. E non per il nome che portano. Io mi stupisco ancora di vedermi in televisione. Mi spaventa fare un’intervista, come la prima volta che ne ho fatto una. E mi danno fastidio quelle feste fintissime dove tutti conoscono tutti e nessuno conosce nessuno.. Io sono solo una ragazza inglese, con un padre italiano, che ha avuto fortuna, davvero, ha fatto successo e vorrebbe che tutto questo non le si rivoltasse contro.invece alle volte mi ritrovo messa in mezzo a questo rondò, che non mi appartiene e non mi rappresenta. Che non è il posto dove Erika Brescia vivrebbe meglio…”
“Frank porse una maglietta alla figlia e disse, cercandola di guardare negli occhi:
“Che vuoi dirmi? Perché mi dici tutte queste cose?”
Erika si voltò sorridente e guardò il padre con gli occhi lucidi. Lo abbracciò e disse:
“Io sono un’attrice non posso negarlo. E sto per sposare un attore di fama mondiale. Ma quell’attore è Orlando. Orlie. Il figlio della migliore amica della mamma, quello che mi tirava le trecce quando ero poco più di una bambina dell’asilo. E che ora mi accompagna all’altare. Credo che, questo passo lo avremmo fatto anche se avesse continuato a lavorare in quella ferramenta a Londra. Ma siamo stati fortunati. E non posso negare che lo siamo stati davvero. Quello che ti voglio dire papà è che, quella bambina che giocava alla guerra in giardino, è la stessa che metterà un abito bianco e sposerà il suo migliore amico. La stessa che hai cullato quando era piccola. La stessa che ti chiama papà, ogni volta che torna. Anche se il suo nome è scritto in qualche locandina di qualche film. Papà. Io non sono cambiata. Puoi stare davvero sicuro. Sono sempre la stessa…” e baciandolo commossa, lo guardò in faccia.
E per la prima volta in vita sua, vide suo padre con le lacrime agli occhi e commossa, lo strinse più forte e pianse con lui.

Sabrina accolse la notizia più che bene. Ospitò la coppia a Boston per qualche giorno e diede qualche consiglio alla sorella sulla vita coniugale. Naturalmente, dopo vari convenevoli, le venne chiesto se potesse suonare l’organo durante la cerimonia. E la donna, con le lacrime agli occhi accettò.
Fatto questo la coppia ritornò a Los Angeles.
Dopo la famiglia c’era da dirlo a tutti gli altri.
E anche quella non si prospettava un’impresa facile.

Giorno 1: Mark, Lizza, Francis e Valentina.

Erika decise di dare la notizia delle sue nozze ai suoi compagni di avventura, riunendoli tutti a casa sua. E dopo che Francis fu tornato dalle due settimane alle Canarie, i quattro si trovarono davanti ad Erika, nel salottino di casa sua.
Si mise davanti a loro e disse:
“Ho preso la più grande decisione della mia vita…”
“Diventi lesbica e faremo un figlio assieme..” intervenne Mark.
Erika sorrise scotendo la testa e disse:
“Credo che la decisione che ho preso, ,mi allontanerà completamente da questa possibilità…”
“Diventi uomo?” chiese Francis. “Proprio adesso che mi sono sposato?”
Lizza colpì Mark e Francis e gli intimò di stare in silenzio. E guardando Erika disse:
“Puoi continuare Erika..”
Erika prese un profondo respiro e prese dalla tasca del felpa le quattro buste. C’era scritti solo i nomi dei quattro destinatari.
I ragazzi rivoltarono la busta tra le mani e fu allora che il volto di Valentina si illuminò e disse:
“Ma queste sono partecipazioni..”
“Non dirmi che…” disse Lizza indicandola.
Erika sorrise e disse, aprite leggete…”
Contemporaneamente, quasi avessero studiato per farlo a tempo, i tre scartarono la busta e lessero il contenuto.

Orlando Bloom ed Erika Brescia 
Sono lieti di annunciare le loro nozze che avverranno 
Il 10 luglio 2005
Presso la cattedrale della città alle ora 11:00

Dopo le nozze parenti e amici sono invitati a festeggiare con gli sposi 
Presso il locale “L’Antica Runa” a Canterbury. 
È gradita la conferma…


“Nooo! Allora ti sposi con quell’attore stronzetto e pomposo?” scherzò Francis saltando in piedi e abbracciandola felice e poi, allegro disse: “Congratulazioni..”
“Non c’è la lista di nozze però” disse Mark, ma nessuno li diede retta 
Lizza si sollevò dal divano assieme a Valentina e disse, abbracciandola, dopo essersi congratulata:
“Se al matrimonio non trovo Johnny Depp uccido te e tuo marito..”
“Non c’è la lista di nozze però” ribadì Mark rimanendo di nuovo inascoltato.
Erika sorrise e disse:
“Tranquilla.. Ah ognuno di voi avrà un compito.. Francis organizzerà il menù delle nozze. Lizza e Valentina si preoccuperanno della parte prettamente commerciale. La stampa e i gossip e tutta quella roba lì. E poi ..Mark..” e gli prese le mani dicendo: “Posso chiederti una cosa?” 
Mark la guardò e non rispose. Ma con una piccola vena di sarcasmo disse:
“Ecco perché non c’era la lista di nozze” e incrociò le braccia al petto 
Erika gli sorrise e, baciandogli una guancia disse: 
“Naturalmente, il vestito me li disegnerai tu… Sai com’è… Tu sei il mio stilista personale..”
Tutti risero e Mark disse:
“Bene. Ma dopo questa sfacchinata, non ti permettere di mettermi tra quel gruppo dei cerimonieri che devono accogliere i parenti. Non merito di arrivare con quarantacinque minuti di anticipo…”
“E basta sei l’unico che si lamenta..” disse Francis colpendolo.
Erika li guardò commossa.
Era quello il bello di averli come amici.

Giorno due: Dom, Lij, Billy…

Erika guardava i quattro mentre si abbracciavano l’uno con l’altro. Avevano accolto bene la notizia del matrimonio di Orlando e ora parlavano come se lei non ci fosse.
Stanca di starli ad ascoltare, o per lo meno, di essere come trasparente, si affacciò al balcone. 
Si poggiò sul parapetto e sospirò forte. L’aria era davvero frizzante. Il mare si infrangeva nel battigia e il rumore era davvero tranquillizzante.
Sentì dei passi e qualcuno si avvicinò. Era Dom, che, poggiandosi a sua volta al parapetto, guardò la ragazza e disse:
“Allora Orlando ha fatto buca stavolta.. E mi sa che ha centrato la diciottesima al primo colpo, perché ha vinto il premio più ambito…”
Erika chinò la testa e disse:
“Devo ringraziarti..”
“Per cosa?” chiese Dom mettendosi di fianco e poggiando il gomito alla ringhiera, per guardarla meglio.
“Se ora io e Orlando stiamo per sposarci è merito tuo. Io, se non ti avessi incontrato, non avrei avuto la possibilità di conoscerei sentimenti di Orlando. E se non avessi fatto quella caccia al tesoro, non mi avrebbe mai fatto quella proposta..” 
Dom si grattò la testa imbarazzato, disse:
“E pensare che mi piacevi davvero. Però, quando un amico sta male, meglio pensare a lui che a me stesso…”
Erika sorrise guardando Dom e disse:
“Sono felice. Davvero che tu lo abbia fatto. A proposito… Complimenti per la straordinaria idea della caccia al tesoro..”
“Era il meglio che potessi fare…” sorrise Dom.
La ragazza stava per ribattere, quando Orlando uscì nella terrazza e disse:
“Vi stavo cercando. Ma che ci fate qui fuori… “ e abbracciò e baciò Erika avvicinandosi a lei. Dom chinò la testa leggermente imbarazzato per poi sollevarla quando Orlando gli disse: “Dom posso chiederti una cosa?”
Dom lo guardò e annuì senza rispondere. Orlando guardò Erika e piano disse:
“Mia moglie ha deciso chi saranno le sue damigelle e chi saranno i cerimonieri… Ma io non ho ancora deciso chi sarà il mio testimone. E siccome si sceglie sempre un grande amico.. Vuoi farmi da testimone?”
Erika sbarrò gli occhi e la bocca, portando le mani giunte davanti alla bocca spalancata e guardando Dom, aspettò la risposta del ragazzo.
Dom, stupito anche di più della ragazza, disse:
“Io? A sei sicuro?”
“Certo!” disse Orlando sorridente.
Dom lo guardò e abbracciandolo, commosso disse:
“Certo che voglio essere il tuo testimone brutta testa di cazzo inglese…”
Erika li guardò abbracciarsi. E solo allora prese coscienza del fatto che, dopo tre mesi, da quel giorno, sarebbe diventata la moglie di Orlando.

Giorno 3: Viggo.

Orlando lasciò che il telefono squillasse.
Una, due, tre volte.
Poi, con il classico rumore che si sente quando il destinatario solleva l’apparecchio, l’attore inglese sentì la voce del collega americano:
“Pronto?”
“Viggo… Sono io. Orlando.”
Dall’altra parte Viggo sorrise e disse:
“Ehy! Bloom? Allora. A cosa devo questa tua telefonata?” 
Orlando sospirò e disse:
“Mi sposo Viggo…”
L’attore sorrise e si mise a sedere e allegro chiese:
“E chi è la sfortunata?”
“Ti ricordi che tempo fa non facevo altro che parlare di Erika?” rispose Orlando. “Quella ragazza che era la mia amica da quando eravamo bambini? Ricordi?”
Viggo pensò qualche secondo e poi disse:
“Si! La ricordo. E allora?”
“A luglio sarà mia moglie. E sono impazzito. Non vedo l’ora che arrivi quel giorno e che lei entri in chiesa vestita di bianco.. E non vedo l’ora di passare ogni mia singola giornata con lei. la voglio vedere al mattino appena sveglia. La notte prima di dormire…”
“Calma! Calma!” rise Viggo. “Magari, se continui così, mi dici che vuoi pure diventare padre…”
Orlando rise e si grattò la testa e disse:
“Ci terrei davvero tanto che anche tu venissi…”
“Certo. non mancherei al matrimonio del mio amante per niente al mondo..”
Orlando rise. E anche Viggo era stato invitato.

Giorno 4: George.

George prese il suo Martini e lo sorseggiò. Guardò Erika negli occhi e disse:
“Deve essere davvero speciale questo Orlando se ti ha convinto a sposarlo in soli tre mesi…”
Erika sorrise e rispose, affondando l’oliva nel suo Martini:
“Lo conosco da quando sono poco più di una bambina. E non credo che nessuno avrebbe potuto convincermi così in fretta…”
“E l’anello?” sorrise George guardando la mano disadorna di Erika.
La ragazza guardò la mano sinistra e disse:
“Dovremo fare la conferenza stampa prima che mi possa regalare l’anello..”
“Digli, a quel damerino inglese, che stavolta ti lascia li spacco la faccia…”
Erika poggiò la mano sul braccio dell’amico e disse:
“Tranquillo. Stavolta nessuno dei due scappa…”
George la guardò le carezzò una guancia e piano disse:
“Buona fortuna piccola..” e avvicinandosi le baciò una guancia.

Qualche settimana dopo

Orlando leggeva un giornale che diceva a lettere cubitali:
LA NOTIZIA ORMAI È ESPLOSA: ORLANDO BLOOM ED ERIKA BRESCIA, SARANNO PRESTO SPOSI!
Seguiva il sottotitolo:
Alcune fonti ben informate dicono che l’attore è stato visto in compagnia dell’attore Dominic Monaghan che, prima di partire alle Hawaii, ha accompagnato l’amico e collega in una gioielleria. E hanno comprato un anello..
Orlando lesse e guardò Erika che, con una lunga vestaglia di seta, si avvicinava al letto sciogliendo i capelli dall’elegante nodo.
“Te ne rendo conto? Saremo bersagliati da fotografi e paparazzi. Chissà chi ha cantato…”
Erika prese il giornale e lo guardò. E guardando Orlando, disse, sorridente:
“Beh. Tanto vale che fissiamo una conferenza e lo diciamo. Ora non c’è più nulla da nascondere..”
Orlando guardò Erika. Le accarezzò i capelli e disse:
“Perché cavolo sono così felice ora? Me lo spieghi? Dovrei essere incazzato come una iena con la lebbra e invece, mi basta vederti sorridere e divento calmo…”
Erika rise e buttando il giornale da una parte, disse, ridendo e sdraiando a pancia in giù, col mento poggiato sul pugno chiuso della mano destra.
”Ho poteri curativi caro mio…”
Orlando la guardò, sollevò un sopraciglio e disse:
“Sempre a dire cavolate tu, eh?” e prendendola tra le braccia le fece il solletico facendola ridere come una pazza.
Poco dopo cominciarono a baciarsi. E i vestiti cominciarono a cadere sul pavimento.
Fecero l’amore dolcemente. E poi, abbracciandolo forte, Erika, disse:
“Sappi che ora qualsiasi cosa dica la stampa, l’affronteremo insieme. Promesso…”
Orlando la guardò e la baciò.
Era il 10 maggio. Non si ricordarono che mancavano solo due mesi esatti alle loro nozze.
Però ebbero la certezza di cominciare a dividere tutto.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Grazie ancora a Ithil

Grazie ancora a Ithil, Linkin Park, Paddina e Uriko naturalmente Francy. Sono felice che la mia storia piaccia. È partita in sordina, almeno per me. Sono arrivata anche ad un punto in cui volevo bloccarmi. Ma ho continuato. E vedo che non ho fatto male.
Per chiunque fosse interessato a breve pubblicherò una piccola one shot non mia, ma di una mia amica. Spero che la leggiate e mi diciate cosa ne pensate. Io la trovo bellissima. Ma, per il momento, nessun pensiero.
Grazie Linkin Park per la recensione alla mia fic ‘Una seconda opportunità’ davvero grazie…
Per chi lo volesse sapere. Sto scrivendo il seguito. Quindi a breve avrete notizie mie, dil Ilaria e di Dom… Non è una minaccia 
Un bacio a tutte. 
Davvero grazie, Niniel.
Ahhh.
Buona lettura, come sempre…


Capitolo 26: L’anello, la conferenza, la stampa, io tu, la tua ex e il mondo che ci osserva.

Orlando si svegliò ancora abbracciato ad Erika che, beata, dormiva accanto a lui, con i capelli scompigliati nel cuscino.
Le accarezzò dolcemente una guancia e sospirò sistemandole una ciocca e spostandola dalla fronte. Erika si mosse appena, stringendo gli occhi, ma rimanendo ancora addormentata.
Orlando sorrise e si sollevò. Prese i boxer dal fondo del letto e poi infilò una maglietta che pescò da una sedia nella stanza. 
Con passo lento si avvicinò ad un antica cassettiera e aprì il cassetto, prendendo da dentro un bellissimo astuccio, nero.
Con passo lento, rigirando la scatoletta tra le mani, ritornò al letto e sedendosi accanto alla ragazza, si chinò e le baciò una guancia, scendendo mano a mano sulle labbra e, finalmente svegliandola.
Erika sorrise e, tirando il lenzuolo, sul seno nudo, portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e, guardandolo, sorridente disse.
”Buongiorno amore…”
Orlando sorrise. Sapeva che quando faceva così lo sfotteva, tanto quanto, quando lo chiamava ‘Mr. Bloom’. Sorridendo e tenendo lo stesso tono preso dalla compagna, disse:
“Buongiorno a te amore…Questa è una mattina importante per tutti e due, se non mi ricordo male…”
Erika annuì e sorrise rispondendo al piccolo bacio che Orlando le schioccò sulle labbra. Fu allora che il ragazzo. Porgendole l’astuccio, disse:
“Questo è quello che tutti si aspettano di vedere..”
Erika lo guardò sospettosa. Molte volte nell’ultimo mese, da quando avevano deciso di sposarsi, Orlando le aveva fatto credere che era arrivato il momento di mettere l’anello di fidanzamento. E puntualmente le aveva dato bidone. Ora era davanti a lei. allegro, che la guardava con un sorriso e che le tendeva il bell’astuccio.
Erika lo prese e lo aprì.
Subito il viso di Erika si illuminò. Dentro c’era un bellissimo anello. Era un solitario, sembrava quasi un anello elfico con una piccolo incavo in ambedue i lati della fedina d’oro bianco, che sembrava in tracciarsi e sollevarsi per permettere al brillante di incastonarsi nel centro dell’anello.
Erika portò una mano alla bocca e commossa, guardando Orlando negli occhi, disse:
“Ma è bellissimo..”
L’attore sorrise e disse:
“La mia proposta si rinnova Erika Brescia. Il 10 luglio 2005, a Canterbury, vuoi diventare mia moglie?”
Erika buttò le braccia al collo del ragazzo e buttandosi nel letto, lo fece sdraiare su di lei. E ridendo, disse:
“Certo! Certo che lo voglio..” e lo baciò.
Orlando rise e poi baciò con passione la compagna, con passione. Ma fu lui stesso a bloccarsi, dicendole:
“Calma! Calma! Dobbiamo andare alla conferenza..”
Erika sbuffò, guardando il ragazzo sollevarsi da sopra di lei e poi disse, mettendosi a sedere:
“Va bene. Ma solo per stavolta. Basta che tu mi fai quella cosa che mi piace tanto…” e sorrise maliziosa.
Orlando sollevò un sopraciglio e guardandola negli occhi e rispose:
“Lo sai che facciamo tardi…”
“Daiii!” disse Erika mettendo il broncio.
Orlando la guardò e sorrise e voltandosi disse:
“Va bene… Ma non prendertela per vizio..”
Erika sorrise e felice come una pasqua, salì in groppa al ragazzo che la portò fuori, mentre lei rideva come una pazza.

I giornalisti parlavano tra loro, sedendosi nelle sedie.
Nella stanza dove Erika e Orlando stavano seduti, preparandosi per la conferenza stampa, il manager di Orlando e Valentina e Lizza, che giravano il doppio attorno ad Erika, dato che Egle e Nina erano a Canterbury organizzando le ultime cose per il matrimonio della sorella.
“Allora Orlando. Devi essere tranquillo e pacato e sorridere anche se ti chiedono se usi il preservativo quando state assieme… “
“Perché te lo chiederanno?” si voltò spaventata la ragazza a guardare il compagno.
Orlando rise guardando Erika che, spaventata lo fissava negli occhi. E pensò che, averla messa in quel tram, tram non era stata una grande idea. Lei non era come lui e tutte quelle star viziate. Lei era la figlia di due primari che, col mondo dello spettacolo c’entrava poco e niente.
Il manager dell’attore che, a malavoglia aveva accettato la notizia del matrimonio detta a tutto il mondo in una conferenza stampa, guardò Erika quasi come se fosse un aliena e disse:
“Ma certo cara che no. Non possono fare domande che distruggono la vita privata di una persona…”
Valentina fulminò l’uomo con uno sguardo e chinandosi, disse, guardandola negli occhi:
“Erika tu devi essere forte. Mi raccomando. Lasciali perdere secondo quello che ti dicono. Tu devi solo dire che a luglio ti sposerai e che quello che porti all’anulare sinistro e oil tuo anello di fidanzamento. Mi raccomando. Niente riferimenti alle tue storie con qualsiasi ex. E poi ricorda di non impazzire di rabbia e di non morire di vergogna se ti chiedono quale marca di preservativi usa Orlando”
“Ma allora lo chiedono?” disse Erika, ma nessuno le rispose e Orlando, prendendola per mano l’accompagnò fuori.
Quando uscirono i giornalisti si zittirono. Loro presero posto e sistemarono, entrambi in maniera differente, il bicchiere d’acqua che avevano davanti. 
Ci furono le classiche procedure, di prassi nelle conferenze stampa e poi, partì il primo giornalista con la prima domanda.
“Mr. Bloom. Oramai siamo qui. E tutti lo vogliamo sapere. Deve sposare Erika Brescia? E se si quali sono i motivi che vi hanno portato ad una decisione simile?”
Orlando schiarì la voce e unì le mani. E piano disse:
“Si. Io ed Erika ci sposeremo quest’estate. Stiamo già preparando tutto. E in quello, posso assicurarvi, stiamo trovando gli stessi intoppi di una coppia normale. Il vestito da finire. La casa da arredare. Le partecipazioni. Gli amici da invitare. Tutte quelle piccole cose che rendono una cerimonia grande. Per quanto riguarda quello che mi lega ad Erika. Bene.. Io conosco Erika da una vita. Era la mia migliore amica. È la mia migliore amica e lo sarà per sempre. Ed è questo uno dei motivi che mi hanno fatto decidere che, farle questa proposta, non era tanto sbagliato. So di conoscerla. Di averla sempre conosciuta, nel bene e nel male e di saperla vicino per sempre, ora che questo rito ci unirà davanti a tutti…”
Un altro giornalista alzò la mano e chiese:
“Signora Brescia.. Lei ha coscienza che in questo momento lo scettro che era delle Bosworth, ora di diritto è suo? Quello di donna più odiata della terra intendo..Come affronta la gelosia delle fan del suo, ormai, futuro marito?”
Erika sorrise e disse, tranquilla:
“Mi spiace davvero che le fan di Orlando non siano contente della mia reazione con lui. E la cosa mi ha colpita per i mie fan rispetto al mio futuro marito. Quello che vorrei dire è che, io e Orlando, siamo felici e stiamo costruendo la nostra felicità pezzo per pezzo. Ora, il passo più importante, lo abbiamo fatto con l’intenzione di essere felici. E mi spiacerebbe che i nostri fan non lo capiscano…”
Un altro giornalista venne interpellato. E sorridendo disse:
“Miss Brescia. Lei è anglo-italiana. Ed è una donna di una bellezza sconvolgente” Erika chinò la testa con un sorriso imbarazzato, accogliendo il complimento. Il giornalista continuò: “Non la spaventa la possibilità che il suo futuro marito debba stare a contatto con donne bellissime che, tra l’altro, con lui, possono fare delle scene molto spinte?”
Erika sorrise. Quella domanda le sembrò stupida e rispose, tranquilla. 
“Beh! Sono un’attrice, so cosa significa.. E credo che non saremo gelosi l’uno dell’altro, mai…”
Un altro giornalista, sorridendo, prese la parola e disse:
“Il vostro successo vi porterà lontani l’uno dall’altra. Nel bene e nel male questa è la vostra vita. O sbaglio. Bene. Da coppia come la vivete questa cosa? Siete spaventati? Avete paura che questo possa influire negativamente sulla vostra relazione?”
Stavolta fu Orlando a prendere la parola e poggiando la testa su di un pugno chiuso, disse:
“So che Erika dovrà viaggiare. E so che lo farò anche io. È parte del nostro lavoro. Ma questo non significa che non la vedrò mai. Anzi. Sono sicuro che uno dei due correrà dall’altro appena le sarà possibile..”
“Orlando? Cosa ti è piaciuto più di Erika?”
“Ehmm” disse Orlando guardando la ragazza. “Se vi dico gli occhi va bene..?” Tutti risero e lo stesso fece Erika che, agitata dalla conferenza trangugiò un lungo sorso d’acqua. Poi Orlando continuò: “No. Scherzo. Non è solo un fatto fisico. Amo Erika per quello che rappresenta. Come ho già detto lei era ed è la mia migliore amica. E questo è stato, un po’. L’inizio del nostro amore. Ma se devo essere sincero… La sua spontaneità. Il suo essere semplice nonostante il successo. Questo amo di Erika…”
Erika lo guardò felice. in quel momento la sala sparì davanti a lei. E lei sorrise.
In quel momento capì che Orlando l’avrebbe difesa sempre e che lei sarebbe stata tranquilla per tutta la vita.

“AHIA!” girdò Erika. “MI HAI FATTO MALE?” e spostò un pezzo della stoffa bianca che le copriva il busto.
“Se stessi ferma ti farei meno male. Non trovi?” disse Mark guardandola di sbieco.
Erika sbuffò e incrociò le braccia e disse:
“Ma porca miseria. Se sapevo che dovevo soffrire così tanto ti avrei mandato a quel paese.. Accidenti a me e a quando hi deciso di sposarmi.”
Lizza guardò la ragazza e poi chiese a Mark.
“Ma sei sicuro di farcela per il 10 luglio? Siamo già a fine maggio e questo vestito non è pronto..”
Mark la fulminò con lo sguardo e disse:
“Se ci tieni alla vita, donna di pochissima fede, sappi che, il qui presente stilista, potrebbe spezzarti le bambine e fartele ingoiare se ci tieni…”
Lizza sbarrò gli occhi e uscì fuori. Mark tornò a puntare spilli sulla tela bianca e disse:
“Questa è l’ultima prova che fai. Il vestito te lo spedisco a Canterbury una settimana prima di sposarti…”
“Mark. So che è il tuo regalo e che vorresti che lo vedessi solo una volta finito. Ma ti prego. Fai una cosa semplice…”
Mark sollevò gli occhi al cielo. E incrociando le braccia al cielo, disse:
“Bene. Continuate a non capire quello che dico. Lo sai benissimo che punto molto sulla tua semplicità. E che la mia collezione invernale ha molti capi che sono ispirati a te. Come posso fare un vestito da sposa che non vada bene per te. Un qualcosa di sfarzoso che non ti piacerebbe me lo spieghi?” e mise il broncio appuntando ancora spilli.
Erika sorrise e disse.
“Mark?”
“UHM?” chiese infastidito il ragazzo.
“Io ho fiducia in te..” e sorrise guardandolo sollevarsi e abbracciarla felice.

Orlando sorrise ad Erika riprendendo fiato. Avevano fatto l’amore. 
Erika gli accarezzò i capelli e seria disse:
“Non voglio che sia una cosa meccanica la nostra prima notte di nozze.”
Orlando aggrottò la fronte e disse:
“Che c’è?” e le baciò la bocca.
Erika sorrise e disse:
“Voglio proporti una cosa” e lo guardò dolce.
“Cosa?” rispose baciandole il collo il ragazzo.
“Niente sesso sino al matrimonio a partire da domani…”
Orlando si bloccò e la guardò sbarrando gli occhi e disse:
“CCCOOOSSSAAAAAA?”
Erika sorrise e accarezzandolo gli disse:
“Dai. Sarebbe la nostra prima notte di nozze da marito e moglie. Non voglio che sino al giorno prima abbiamo fatto sesso facendo sembrare quel momento una pura formalità. Voglio avere l’adrenalina…”
Il ragazzo si mise a sedere e a guardare il lenzuolo. Erika lo seguì e le chiese:
“Sei arrabbiato?”
Orlando sollevò un sopraciglio e disse:
“Sto ponderando la tua richiesta. Voglio vedere se sono più pazzo io che ti do retta o tu che me la fai…”
Erika sorrise e disse:
“Beh!” e si morse il labbro inferiore.
“Diciamo che non mi dispiacerebbe fare una cosa ben fatta la nostra prima notte da marito e moglie.”
Orlando la guardò di nuovo e chiese:
“Farai tutto?”
“Tutto” disse lei baciandogli la spalla.
“Giuralo?” disse l’attore voltandosi a guardarla meglio.
“Giuro” rise lei facendosi la croce sul petto.
Orlando le si buttò addosso e disse:
“Va bene..” e le baciò il collo e il seno.
Erika sorrise e chiese:
“E ora che fai?”
Orlando sollevò la testa e la guardò. E disse:
“Sai com’è? Il patto inizia domani. Ho tempo tutta stanotte per divertirmi..” e sorridendo malizioso assieme alla compagna, dolcemente ci fece l’amore.

Michelle sorrideva guardandola. Era straordinariamente bella quella mattina, pensò Erika, osservandola nel suo completo giacca/pantalone azzurro scuro, mentre stava sdraiata sul lettino.
“Allora vuoi davvero che venga al tuo matrimonio?” le chiese la psicanalista.
Erika annuì e disse:
“Sei stata una delle prime che io e Orlando abbiamo invitato e sei stata sempre sul vago. Ora mi dai una risposata. E fai che sia si” e rise mettendosi di fianco e poggiando la testa sul palmo della mano.
Michelle sorrise e disse:
“Basta che mi metta vicino a Brad Pitt durante il ricevimento…”
Erika sorrise e maliziosa rispose:
“Affare fatto..”

La musica nella sala si diffondeva lenta e calma. Un bel jazz, caldo e avvolgente come piaceva a lei.
In tutta la serata, quella era l’unica cosa che le potesse somigliare. Guardò Orlando che fumava beato la sua sigaretta parlando tranquillo con il suo vicino. Si voltò a guardare la band che suonava, quando nella sala risuonarono le note di ‘Blue Moon’.

Blue moon, you saw me standing alone,
without a dream in my heart,
without a love of my own.


Orlando la guardò e sorrise, poggiandole il braccio sulla spalla. Erika le baciò una guancia e lui disse:
“Balliamo?”
Erika gli sorrise e rispose:
“Ok” e prendendogli la mano ballò sulle note della canzone.

Blue moon, you knew just what I was there for,
you heard me saying a pray'r for
someone I really could care for.
And then there suddenly appeared before me
the only one my arms will hold.
I heard somebody whisper "Please adore me",
and when I looked, the moon had turned to gold.
Blue moon, now I'm no longer alone,
without a dream in my heart,
without a love of my own.

Si guardarono negli occhi e si baciarono dolcemente. Attorno a loro era sparito tutto. E si sentiva solo la musica.

And then there suddenly appeared before me
the only one my arms will hold.
I heard somebody whisper "Please adore me",
and when I looked, the moon had turned to gold


Ad un tratto qualcuno si avvicinò e disse:
“Posso rubarti il cavaliere per qualche secondo?”
Erika e Orlando si voltarono assieme e videro dei bellissimi occhi strani nella loro bellezza, ma comunque belli: uno era marrone, l’altro azzurro.
Era Kate. 
Erika la guardò e pensò che era davvero bella. I capelli biondi e il trucco leggero le conferivano quella signorilità che il suo titolo le avevano donato do nascita.

Blue moon, now I'm no longer alone,
without a dream in my heart,
without a love of my own.


“Certo che potete ballare…” sorrise Erika. 
Orlando la guardò stupito. Tutto si sarebbe immaginato ma non che, la sua futura moglie, potesse concedere un ballo con lui con la sua più grande rivale. Erika si allontanò appena e venne subito invitata da un altro uomo. Orlando la guardava fisso, senza nemmeno degnare Kate di uno sguardo.
“Ciao. Almeno questo lo potresti dire…” disse l’americana.
Orlando si voltò e la guardò. Scoprì anche lui in quel momento che Kate era bellissima quella sera. Sapeva di averla amata molto ed ora, un profondo affetto, il ricordo di quello che era stato, lo legava ancora a lei. ma non più come prima. Era sicuro di quello che faceva. Aveva la situazione in mano, stava per sposare la donna che amava. Kate era solo un bellissimo ricordo.

And then there suddenly appeared before me
the only one my arms will hold.
I heard somebody whisper "Please adore me",
and when I looked, the moon had turned to gold


Kate aveva gli occhi lucidi. Guardava Orlando come se arrivasse da un altro pianeta. E sapeva che anche per lui era così. Sapeva che lui, in quel momento non voleva ballare con lei, ma con la ragazza che voleva e doveva portare, a breve all’altare.
Non era una stupida. Le cose le capiva, anche se aveva sei anni meno di lui. Anche se aveva solo ventidue anni. Era abbastanza grande per capirle da sola queste cose. E per sentire il cuore spaccarsi sotto la tristezza e il dolore. E poggiando il capo sulla spalla del ragazzo, pianse piano.

Blue moon, now I'm no longer alone,
without a dream in my heart,
without a love of my own.


“Ti auguro ogni bene Orlando..” disse piano, con la voce strozzata.
Orlando la guardò e disse:
“Lo auguro anche a te..” e sorrise.
Kate lo guardò ancora e scappò via.

Blue moon, now I'm no longer alone,
without a dream in my heart,
without a love of my own.
without a love of my own.

Erika bloccò Orlando che cercava di seguirla e con un sorriso disse:
“Vado io..” e con passo svelto seguì la ragazza.
La trovò su di una terrazza, a testa china. 
Era davvero bella fasciata nel suo vestito nero, con i capelli acconciati da gran diva. Sospirò e disse:
“Lo so che sono l’ultima persona che vorresti veder. Ma devo parlarti…”
Kate si voltò e la guardò con gli occhi sbarrati. Poi, voltandosi a guardare il panorama notturno della Los Angeles che conta, rispose, tirando su col naso:
“Non ho bisogno di parole di conforto… Specialmente da te..”
Erika sorrise e avvicinandosi al parapetto, disse:
“Non sono qui per darti parole di conforto. Ma per chiederti scusa….”
Kate la guardò negli occhi, sbarrando i suoi. Stupita da quello che era stato detto. E piano chiese:
“Perché?”
“Per quello che ho fatto…”
Kate aggrottò la fronte. Non capiva. Fu allora che Erika, poggiando le braccia sul parapetto disse:
“Ti ho sempre ammirato, Kate. Davvero. Quando Sonia, la madre di Orlando, parlava di te, non facevo altro che ammirarti. Giovane, bella, con la forza di studiare per diventare qualcuno. Io, lo sapevo, era davvero tanto se avevo finito la scuola di cinema. Tu invece no. Sai recitare e hai la volontà di realizzarti in altri campi. Invidiavo Orlando perché aveva una persona come te vicino. Una persona che non contava solo su di una lavoro effimero. Ma anche su altre strade che la portassero al successo. Io invece, stavo solo con degli spiantati, capaci di nulla. E allora pensavo che un giorno vi avrei inviato al mio matrimonio, mostrandovi la vostra stessa felicità. E ho cercato un uomo che potesse rendermi orgogliosa. Che pensasse nello stesso modo in cui pensavo io. Lungi da me pensare che, dopo poco, mi avrebbe aperto la porta della casa della migliore amica di mia madre, quell’uomo.
Non immaginavo che fosse Orlando. E ti giuro. Quando sono stata con lui non credevo che sarebbe durata per sempre. Infatti, quando sei tornata, l’ho lasciato libero di decidere, di tornare da te. Sapevo di non poter competere con te e con quello che c’era stato tra di voi..”
“Lo sai che non ci credo. La vostra amicizia era più forte di qualsiasi altro sentimento che Orlando avesse provato..” rispose Kate guardando davanti a se.
Erika sospirò e disse
“Ma è stata distrutta da un segreto… Quello che ti dico, non te lo dico per falsa modestia. No. Io amo Orlando. E ti giuro sono felice con lui. ma in quel momento credevo che, essendo tornata a prendere quello che ti spettava, l’amore dell’uomo con cui avevi diviso sogni e speranze, per me non ci fosse più posto. E l’ho lasciato. Non mi importava del bacio che gli avevi dato. Davvero. Eri tu quella che mi spaventava.. Così ho lasciato Orlando, convinta che stavolta, veramente, non lo avrei mai più rivisto. Invece è arrivato il successo. Ricordo un tuo articolo. Soffrì parecchio da una parte, quando lessi che eravate in procinto di sposarvi. Ma una parte di me era davvero felice. Tu e Orlando eravate una bella coppia. Davvero una bella coppia. Poi il caso, te lo giuro, ha voluto che incontrassi Dom ad una festa a cui, pensa tu, nemmeno volevo andare. Siamo diventati amici. Sapevo che lui era amico di Orlando. Ma non gli dissi nulla, non volevo che, magari, combinasse un incontro tra me e lui. Fino a che, una mattina, a casa di Dom, dopo una serata brava con lui e Billy, ho sentito che, giù, nel salotto, qualcuno se le dava di santa ragione. Scesi e vidi Dom con il labbro tagliato e Orlando che urlava qualche cosa su di me e di Dom. lo portai via dalla casa, non prima che avesse fatto pace con l’amico e poi, cominciammo a parlare. È per questo che ti chiedo scusa. Siamo finiti a fare l’amore subito. Poi mi sono resa conto di quello che avevo fatto. E sono scappata. Volevo tagliare tutti i ponti. Glielo scrissi in una lettera. Ma tu lo sai com’è. È impulsivo e testardo. E poi non molla se crede in quello che fa. E dev’essere che in noi ci credeva. Ti lasciò. E questo mi fece capire che la nostra storia era importante. Ma che a te, soprattutto, dovevo chiedere scusa per quello che stavi passando. E sono qui a farlo, mi cospargo di cenere il capo e ti chiedo scusa. Scusa per averti tolto quella felicità solo per seguire un impulso. Solo per quello che, in quel periodo era solo un ricordo. Mi spiace. Non so quanto può bastare…”
Kate scoppiò in lacrime. Non si poté trattenere ed Erika, con fare incerto, l’abbraccio e la cercò di calmare.
La giovane attrice non oppose resistenza. E piano disse:
“Giurami che non lo lascerai. Giuramelo. Giurami che ho sofferto per poi vedervi dividere al primo scoglio. Giuramelo…”
Erika sospirò e con gli occhi lucidi rispose:
“Te lo giuro…”

[
BLOOM E BRESCIA: UN IDILLIO D’AMORE CHE LASCIA TROPPI A BOCCA ASCIUTTA!
Ragazze e ragazzi che andate pazzi/e per i due attori, sappiate che non c’è proprio nulla da fare. Orlando ama Erika. Ed è sicuramente ricambiato. Addirittura, la giovane attrice, ha chiesto scusa alla Bosworth pur di essere felice con il suo uomo.. (articolo a pagina 59)] .
Orlando lesse il giornale e guardò Samantha che beveva il suo caffè tranquilla. E disse:
“Per il matrimonio sapevo chi era. Il prete. Era palese. Ma stavolta, chi ha parlato…”
“Qualche attricetta in cerca di fortuna. Tu ed Erika interessate troppo alle masse per non essere vessati da certi elementi. E tali elementi sono quelli che vendono anche la madre ad un giornale scandalistico…”
Orlando lanciò il giornale. Era infastidito. Il mondo lo osservava. E cercava la minima crepa nella sua nuova storia. E quando non la trovavano, allora andavamo a cercare notizie o inventarle. Come quella dove dicevano che lei, Erika, avesse passato una serata d’amore a New York, alla prima del suo ultimo film, con George Clooney. Sapeva che non era vero dato che, quella sera, lui le aveva fatto la sorpresa e si era fatto trovare nella stanza. Quindi la notte di passione l’aveva passata con lui…
Ma tutto questo lo infastidiva. Sapeva di essere famoso. E quello era il prezzo da pagare. Ma non poteva accettare che, la sua vita privata, fosse violentata il doppio di quando stava con Kate.
“Calmati fratellino. Vedrai che dopo il matrimonio vi lasceranno in pace..” disse Samantha senza sollevare gli occhi dal suo giornale e bevendo un altro sorso di caffè, sorridendo divertita.
Orlando la fulminò con lo sguardo e disse:
“Certo! Tanto non tocca te questa situazione. Che vuoi che sia…”
“I pro e i contro di essere una star affermata di Hollywood” rise la sorella.
Orlando scosse la testa. Era infastidito da questo continuo ficcare il naso, ma altrettanto infastidito dalla totale noncuranza di tutti i famigliari e di tutti gli amici per questa situazione. E, soprattutto, dal totale disinteressamento di Erika, che accoglieva con un sorriso ogni nuova notizia su di loro. Infatti, la risposta di Samantha non si fece attendere. 
La ragazza chiuse il giornale e disse:
“Caro mio. Dovresti prenderla come la mia futura cognatina. Dovresti cercare di ridere di queste notizie. Tanto lo sapete voi che vi amate. È questo l’importante…”
Orlando guardò la sorella. E caustico rispose:
“Parli bene tu che non ha tutta la stampa mondiale attaccata al culo, che ti osserva…”
“Non ho voluto io che diventassi un attore famosissimo. Quando hai fatto il provino di Legolas dovevi immaginarlo che saresti arrivato a questi livelli. Ed ora, prima che ci troviamo immischiati in una discussione senza capo ne coda, dal quale difficilmente riusciremo ad uscire, vado da Erika. La devo aiutare a sistemare le ultime cose prima di partire a Canterbury. Infondo il vostro matrimonio è vicino…” e sollevandosi lasciò Orlando da solo.
Sapeva che era meglio così. Il fratello era sempre stato così. E non poteva certo cambiarlo nel momento in cui tutti lo assalivano per vedere come andava la sua storia con la donna che amava più di tutte.

Qualche giorno dopo….

“LO SO CHE IL MATRIMONIO SI FARÀ A LUGLIO. SONO O NON SONO LA SPOSA? NON POSSO ASPETTARE IL VOSTRO COMODO. HO BISOGNO DI SAPERE SE SIETE DISPOSTI A GARANTIRE LA MASSIMA SICUREZZA E LA TOTALE PRIVACY AGLI INVITATI?” disse Erika parlando con il direttore del locale. 
Era arrivata ad un punto di non ritorno. Il direttore non rispondeva alla sua domanda, semplice. E questo la imbestialiva. Voleva solo sapere se poteva contare sulla discrezione dell’uomo e poter tutelare i personaggi famosi che avrebbero preso parte alla cerimonia.
“Signorina. Credo che per la tutela delle persone presenti dovrò fare qualche salto mortale…” rispose il direttore.
“Guardi ne faccia quanti ne vuole. Basta che li faccia bene…”
Venne trattenuta qualche minuto ancora e poi, mollò tutto e poi, come una furia uscì di casa. Fuori c’era un taxi con Orlando dentro. 
Dovevano partire a Canterbury.
“Allora? Pronta?” chiese l’attore quando la vide salire, dopo averla baciata.
Erika sorrise e disse:
“Un po’ spaventata. Ma si. Sono pronta…”
Il ragazzo sorrise e il taxi partì alla volta dell’aeroporto. Meno sei settimane e Orlando ed Erika sarebbero stati marito e moglie.
Meno sei settimane e avrebbero messo da parte quel periodo così frenetico.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Si

Si, Linkin Park Sarà lunga. Infondo ci sarà la vita di coppia, i bambini e tutto il resto. Fammi sapere che ne pensi quando lo scriverò.
Ringrazio Paddina, Linkin Park Uriko e Loribi. E poi tutti quelli che leggono e non recensiscono. Un bacio a tutti.
Moon tranquilla, spero piuttosto che la storia ti piaccia ancora. E aspetto la tua analisi completa.
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Buona lettura. Niniel..


Capitolo 27: Il giorno più bello…

Laureen guardò Erika che radiosa si avvicinò e l’abbracciò.
Commossa le disse:
“Piccola!”
“Mamma. Sono felicissima di vederti..” disse Erika stringendola con gli occhi lucidi. Lei era l’ultima delle figlie che decidevano di sposarsi e, nonostante ormai fosse diventata famosa e vivesse lontano, non l’aiutava certo a sentire meglio quel distacco. La guardò avvolta in una gonna etnica, con una maglietta svasata, con maniche larghe che arrivavano al gomito. I capelli ricci come piacevano a lei. e con poco trucco.
Frank le si avvicinò e commosso disse:
“Qua stiamo preparando tutto…”
Erika guardò il padre commossa e lo abbracciò. Sapeva quanto gli costava vederla sposarsi, anche se lo stava facendo con Orlando. Frank l’aveva sempre amata. Era la più piccola delle figlie, quella che quando sgridava, lo guardava per qualche minuto con il broncio e poi, gli si buttava tra le braccia, sorridente. Quella che prima di dire mamma, aveva detto papà. Quella che aveva imparato a camminare solo se a guidarla c’era lui. la bambina che spostava il giornale per dargli il buon giorno. La stessa che si faceva leggere ‘Leggenda di Natale’ di Dickens, ogni Natale.
Ora era l’attrice famosa. Che stava con uno degli attori più conosciuti del mondo e che, per uno strano scherzo del destino era lo stesso bambino che abitava affianco a loro e che la faceva piangere perché le sollevava la gonna.
Lo abbracciò e disse:
“Sono felice di essere qui.. A casa..”

Appena Erika si staccò dalla sua mano per andare a salutare i genitori, Orlando si trovò travolto da Samantha e Sonia che, abbracciandolo, dissero in coro:
“Ciao futuro sposo. Come stai?”
Orlando le guardò sbarrando gli occhi e piano disse:
“Mi avete fatto paura…”
Sonia rise e rispose:
“Tu non puoi immaginare da quanto aspetto questo momento?”
“Da quando zia Laureen ha scoperto che Erika era una femmina?” chiese Orlando sarcastico.
Samantha rise e disse:
“Dom ha avuto un contrattempo su a Los Angeles. Credo che c’entri ‘Lost’, ha detto che arriverà tra tre/quattro giorni…”
Orlando annuì ricevendo il messaggio e guardò la futura moglie che abbracciava le sorelle e i genitori. L’aveva guardata in aereo mentre dormiva beata accanto a lui e aveva pensato che ormai ci voleva davvero poco. Meno qualche settimana e sarebbe arrivato il giorno più lungo e, sicuramente, più bello della sua vita. Stentava ancora a crederci e a pensare che, il 10 luglio, quella stessa ragazza che, in quel momento, faceva le smorfie più assurde al nipotino di appena un anno, avrebbe condiviso con lui tutta la vita.
Sonia se ne accorse che il figlio guardava Erika e, colpendolo con la mano disse:
“Tranquillo. Tra un paio di giorni nessuno te la toglierà…” e sorridente si avvicinò alla famiglia della futura nuora. 

Poggiò la valigia nella sua camera e sospirò allegra. Era a casa. Tra poco la sua camera sarebbe stata un via vai di persone di ogni genere e tipo che avrebbero fatto a gara per vederla in abito da sposa.
Si mise a sedere nel letto e sospirò. Egle e Nina le avevano concesso un’ora di tempo per farsi una dormita. Poi, l’avrebbero svegliata, l’avrebbero fatta preparare e sarebbero uscite tutte e tre per compiere l’ultimo tour per il matrimonio. Mancavano nell’ordine:

· Parrucchiere 
· Truccatrice 
· Addobbi nella chiesa
· Ristorante 
· Macchine con cui arrivare in chiesa

Poi, come se non bastasse, doveva fare la lista degli invitati e decidere in che tavoli dovevano sedersi. Impresa non facile dato che, ad ogni matrimonio, succede sempre che ti trovi affianco il peggior stronzo oppure la persona che meno conosci della festa.
Sospirò e chiuse gli occhi.una strana sensazione cominciò a pesarle nello stomaco. Voleva sposare Orlando, ma la paura e la confusione prematrimoniale la cominciavano ad attanagliare.
Sapeva che era normale. Ma in quel momento la infastidiva. Uno perché la persona che stava per sposare era straordinaria. Due perché non riusciva a dormire.

Quanto avevano girato? 
Una, due ore?
Da sentirsi male. Davvero. I piedi di Erika cominciavano ad esplodere nelle scarpe da tennis, scarpe comode per antonomasia. E per di più il sole era troppo caldo per chi, come lei, era costretto ad uscire in cappellino e occhiali da sole per ripararsi dai fan più scalmanati.
Sorrise leggendo un messaggio di George che, prendendola in giro, scriveva:
“Allora.. Dato che non hai ancora deciso come sono disposti gli invitato al ristorante, fammi il piacere di tenermi il più lontano possibile da Brad. Non posso sopportare un uomo che è fidanzato con la Jolie e ha appena lasciato Jennifer Aniston. È troppo anche per me. Davvero. Scherzo. Come stai piccola? Agitata? Mi ricordo il mio primo matrimonio.. Pazzo incosciente.. Infatti ho smesso. Spero che tu cambi idea e ti scappi con me. Julia lo faceva in un film, non ricordi? A presto. Un bacio George.”
Erika rispose subito. E scrisse:
“Allora ti metto affianco ad una mia zia che viene dritta dritta dalla Sardegna. Sai quelle brutte e puzzone? Ecco. È anche una tua fan. Magari al mio matrimonio riesci a rimorchiarla. Hai bisogno di una bella donna. Per quanto riguarda la fuga.. Vuoi che lasci deluso il mio povero maritino giovanissimo, lasciandolo per un vecchiaccio ubriacone? ^__^ dai scherzo. Lo sai. Ti voglio bene. E spero di vederti alla cerimonia. E tranquillo.. Ho capito che vuoi stare accanto a Brad..”
“LA VUOI SMETTERE DI SMANETTARE CON IL TUO CELLULARE. SE IN FERIE. STAI ORGANIZZANDO IL TUO MATRIMONIO. CRISTO! E PARLI CON QUESTO CAZZO DI TELEFONO…” gridarono assieme Egle e Nina.
Erika le guardò spaventata e premette invio e disse:
“Stavo rispondendo a George….”
“AHHH!” disse Egle. “Allora sei perdonata…”
“Se stavi rispondendo a George...” disse Nina sarcastica. “MA LO VUOI CAPIRE CHE SEI TU QUELLA CE SI DEVE SPOSARE E NON NOI. PORCO CANE!” 
Erika spense il cellulare e lo mise apposto. 
Era davvero una giornata lunga e spossante.

“Signorina Brescia… Lei non sa che onore che ci fa venendo nella nostra serra a scegliere i fiori per addobbare la chiesa il giorno del suo matrimonio…” disse il direttore della fioriera che avevano scelto per ordinare i fiori.
Erika sorrise e tese la mano all’uomo che, invece di stringerla, come era intenzione della ragazza fare, fece un elegante bacia mano.
Le due sorelle sorrisero divertite guardando l’espressione di Erika che, staccando la mano disse:
“Grazie a lei per aver accettato…”
-E ti pare che non accettava l’avvoltoio. Solo in pubblicità guadagna soldini, per non parlare di quelli che sborseremo io e Orlando…- pensò Erika guardandosi intorno.
“Che cosa desidera.. Che fiori le piacciono…”
Erika sorrise e disse:
“Potrò sembrare ripetitiva e poco originale. Ma un bel mazzo di rose è quello che ci vuole..”
L’uomo la guardò sorridente e disse:
“Certo signorina… Un bel bouquet di rose bianche e rosa e lo stesso per gli addobbi nella chiesa..”
Erika sorrise. Pensò che quell’uomo era davvero viscido. Ma questo era uno degli scotti da pagare se si era famosi e ricchi.

Qualche giorno dopo.
“Io propongo di mettere tutta il cast de ‘Il Signore degli Anelli’ nello stesso tavolo. Che ne dici?” chiese Orlando mentre la teneva stretta nel letto, baciandola sorridente.
Erika guardò la lista degli invitati e disse:
“Allora. Sarebbe che tutti gli attori della Compagnia, a parte te e Dom, stiano nello stesso tavolo, come Keira e Johnny Deep. Lo stesso vale per Brad e George..” si bloccò e si mise a ridere. Orlando la guardò e accarezzandole i capelli, disse:
“Che cosa ti fa tanto ridere?”
Erika si portò una mano alla bocca e disse:
“Questo. Cioè.. Immaginavi che ci saremo trovati a mettere dei nomi altisonanti nelle nostre liste degli invitati..”
Orlando rise a sua volta e disse:
“Più che altro mi stupisce farla con te questa cavolo di lista. Tutto mi sarei immaginato, meno che sposarmi con la mia migliore amica…”
Erika rise e gli diede una cuscinata.
Per un buon quarto d’ora parlarono della lista e quando la terminarono, Erika la guardò contenta e disse:
“Bene! Ora non manca altro che mandarla al ristorante e mettere sistemare tutto…”
Orlando rise e disse:
“Caspita. Manca davvero poco…”
Erika sospirò. Era il 1° di luglio. Mancavano solo nove giorni al suo matrimonio.. Nove.
“Orlando?” disse Erika piano.
“Uhm?” rispose il ragazzo baciandogli il collo. 
“Ho paura. Una paura matta..” disse franca Erika. 
“Del matrimonio?” chiese Orlando.
Erika annuì. Il ragazzo sorrise e abbracciandola disse:
“Ti dico un segreto.. Anche io ho una paura matta. Ma non lo voglio dare a vedere…”
Erika rise e piegò la testa e disse:
“E come fai?”
“Uhm? Penso a quanti soldi sto spendendo. Infondo sono un po’ venale anche io.. E poi al fatto che non vedo l’ora di vederti vestita di bianco…”
Erika si voltò e disse:
“Perché?”
“Ricordi cosa dicevi da bambina?” sorrise sornione Orlando.
Erika annuì. E il ragazzo continuò dicendo:
“Bene. Hai detto che non ti saresti mai messa un abito da sposa. Se lo avessi fatto, mi avresti dato cento sterline..”
Erika si voltò e lo guardò. E indignata disse:
“Allora mi sposi solo per il vil denaro?”
Orlando rise e facendole il solletico la buttò nel letto e si mise a baciarla e disse:
“Cara. Tranquilla.. Non è solo per quello…” e la baciò dolcemente.

Erika guardò l’uscita in ansia. Quella mattina dovevano arrivare Mark, Lizza, Valentina, Francis e consorte.
E Mark aveva il suo abito da sposa.
Egle, notando l’agitazione della sorella, disse:
“Calma. Arriveranno. E finalmente vedremo questo vestito…”
Nina sorrise e disse:
“Lo sai com’è. Si agita per un non nulla.”
Erika la fulminò con lo sguardo per poi voltarsi luminosa quando vide, o meglio sentì prima di vedere, gli amici che ridevano.
Il primo ad uscire fu Mark, che guardandola negli occhi, sorreggendo un grande porta indumenti sulle spalle, disse, canticchiando la canzone della Sirenetta:
“Guardate un po’
quello che ho…”
Erika rise guardando l’amico e abbracciandolo disse:
“Ho fatto bene a fidarmi di te…”
Mark rise e rispose:
“Certo che ti devi fidare. Io sono il migliore di tutti gli stilisti del mondo. Armani mi fa una pippa…”
“Sicuramente sei anche il più delicato…” disse Francis e poi, abbracciando Erika, disse: “Allora. Meno una settimana e ti sposi… Come ti senti?”
Erika sorrise e disse:
“Un po’ agitata. Un po’ troppo agitata…”
“Lo sarei anche io visto quello che hai tra le mani…” disse non curante Mark.
Francio lo guardò senza capire e chiese:
“Scusa e tu che ne sai…”
“Lo sa Francis. Lo sa. Una mattina gli ha messo le mani nelle mutande…” disse Lizza baciando l’amica.
“Davvero?” chiese Francis.
Mark annuì e soddisfatto disse:
“Beh! Sono l’unico in casa che ha avuto un contatto simile con Orlando Bloom. Ci vuole coraggio per certe cose..” e si allontanò ancora con il vestito sulle spalle.
“Più passa il tempo..” disse Francis guardandolo: “.. più credo che sia molto, troppo perverso…”
Valentina arrivò all’ultimo momento e chiese:
”Chi?”
Erika e gli altri si voltarono ed Erika, abbracciando Valentina disse:
“Sono felice che siate qui…”

Lunedì 4 luglio 2005: alle prove della cerimonia.

Sabrina si schioccò le dita e guardò Orlando, Erika, le sorelle, Lizza, Valentina e Dom che ascoltavano quello che il prete gli stava dicendo, mentre, poco più lontano, Elijah e Billy, se la ridevano alla grande. Infondo loro dovevano solo accogliere gli invitati in chiesa. E quello non richiedeva una grande preparazione. 
“Allora. Erika verrà accompagnata dal padre. Mi raccomando.. Nessuno si dimentichi che la sposa entra nel momento che si siede la madre. Quindi, se non vogliamo prolungare la tortura, prendete posto appena potete..”
Tutti risero alle parole del prete. Che poi, continuando indicando Erika, disse:
“Bene. Allora. Puoi anche andare fuori. Entra solo quando sentirai la musica..”
Erika annuì e lasciando la mano di Orlando che, al contrario, non aveva alcuna intenzione di lasciarla, uscì dalla chiesa, sorridendo.
Il prete guardò le porte chiudersi e, rivolgendosi a Nina, Egle, Lizza e Valentina, disse:
“Per voi ci sarà una marcia tipo questa..”
Sabrina attaccò una dolce musica e le porte della chiesa si aprirono ed Erika fece il suo ingresso trionfale.
Tutti la guardarono stupiti, senza capire perché fosse uscita, mentre lei, sfoderando una grazia, sicuramente calcolata, nei movimenti, si avvicinò tranquilla all’altare, mentre Billy ed Elijah si asciugavano gli occhi per il troppo ridere. Solo una volta vicina all’altare, Orlando all’orecchio le disse:
“Amore? Lo sai che non toccava a te vero?”
Erika lo guardò sbigottita e voltandosi verso Sabrina disse, indicandola:
“Hanno detto che appena sentivo la musica dovevo uscire..”
Dom si voltò e nascose il sorriso, mentre Sabrina, disse, attaccando la marcia nuziale:
“Questa musica, Erika. Questa. Mano male che c’è papà il 10 con te. Altrimenti stavamo freschi….”
Orlando sorrise guardando l’espressione della ragazza e baciandole una tempia disse:
“Tranquilla. Tanto queste sono le prove… Vai..”
Erika stava per uscire, quando vide gli occhi lucidi per il troppo ridere di Elijah e Billy. E sorridendo, disse:
“Bene. Visto che papà non è qui, voi due mi accompagnerete all’altare, almeno nelle prove…” 
I due si guardarono negli occhi e Billy disse:
“Era da quando andavo a scuola che qualcuno non mi puniva…”
“Cosa ti avevo detto io. Rimaniamo in albergo. Invece tu sei voluto venire. E guarda che ci tocca fare..” e alzandosi, presero Erika per entrambe le braccia e, sollevandola un po’, la portarono fuori dalla chiesa. Orlando sorrise e si voltò verso il prete dicendo:
“Allora. Dopo che entrano le damigelle, cosa succede?”
Il prete disse:
“Entra la sposa…”
La marcia nuziale risuonò. E Dom scotendo la testa, guardò la porta.
Infatti, mentre Elijah e Billy facevano con le mani da seggiolino, Erika sorreggendosi al collo dei due, diceva:
“Che bello Ob. Voglio entrare così in chiesa…”
Lizza sbarrò gli occhi e piano disse:
“Ma è un matrimonio o un circo itinerante?”

Mercoledì 6 luglio 2005: il menù.

Francis guardò gli sposi e disse:
“Allora io propongo un menù all’italiana. Lo hai detto tu, Orlando, che adoravi la cucina italiana. Quindi. Propongo due primi, dopo antipasti che curerò io. I primi saranno: 
· Spaghetti allo scoglio ;
· Risotto alla milanese.

Per secondo mi volevo buttare sulla carne e il pesce…
· Abbacchio in umido.
· Misto di pesce.

Poi ci saranno le verdure e il dolce che lo dovete decidere voi. Mi raccomando a più piani, la tradizione vuole così…”
Erika guardò Orlando e disse:
“Domani vai a vedere come procede per la torta…”
“Mando Samantha…” rispose finito il ragazzo.
Francis sorrise e, dando due pecche sulla schiena al ragazzo e baciando la testa della ragazza, disse:
“Tranquilli. Tra quattro giorni sarà tutto finito..”
I due sospirarono celando una lunga scossa di eccitazione, mista a paura che li aveva invasi.

Venerdì 8 luglio 2005: la preparazione della festa all’addio al nubilato e dell’addio al celibato.

Camera di Erika…

Egle sorrise alla sorella svegliandola. E con un foglio in mano disse:
“Me la presenti la Theron? Voglio vedere se è così bella come dicono, dal vivo..”
Erika si portò una mano alla faccia e disse:
“E mi svegli solo per questo?”
Egle scosse la testa e disse:
“No. Ti ho svegliata perché.. Domani sei invitata alla tua festa di addio al nubilato..”
Erika scosse la testa e disse.
“Ma dai. Credevo che non mi avreste invitato alla mia festa di addio al nubilato…”
Egle sorrise e buttandosi sopra la sorella disse:
“Dai scema. Domani sera dobbiamo andare a mangiare fuori. Poi a ballare e poi…” e sorrise maliziosa.
“Fammi pensare.. Spogliarello maschile?”
Egle scosse la testa e sorridente disse:
“No! Faremo una bella pazzia…”
“Cosa?” chiese Erika spaventata.
“Chi vivrà vedrà..” e uscì dalla camera lasciando Erika spaventata e con gli occhi sbarrati.

Camera di Orlando …

Il cellulare squillò ripetutamente.
L’attore allungò il braccio e rispose.
“Pronto…”
Dom, allegro e pimpante dall’altra parte, disse:
“Caro mio preparati. Domani sera festeggerai alla grande la tua ultima notte da single…”
“Dom! niente pazzie…” implorò Orlando.
“Pazzie? Qualcuno ha parlato di pazzie?” disse Dom fingendosi contrariato.
Orlando rise e rispose:
“Di te mi fido, Monaghan. Davvero. Come quella volta che abbiamo litigato talmente tanto sulle dimensioni di quello che un uomo ha di più caro, che ci siamo trovati a misurarlo…”
“Si.. Ricordo che il tuo stava giusto nel calendario di plastica che si porta nel portafoglio.. Che bei momenti..” disse Dom fingendo una voce nostalgica.
Orlando rise ancora e disse, secco e serio:
“Fottiti Monaghan. E meno male che sei il mio testimone…”
“Ti amo Orlie!” rise il ragazzo di Manchester.
Orlando scosse la testa e dopo aver salutato l’amico, poggiò la testa sul cuscino e rimise il cellulare apposto, mentre un vestito di Versace, molto elegante, scuro, accanto alla finestra, segnava l’avvicinarsi del giorno più bello per entrambi.

9/10 luglio 2005
ore 1:15 minuti.


Erika smise di asciugare i capelli e si mise a sedere nel letto.
Alla fine lo spogliarello non c’era stato, ma un bagno in una fontana pubblica con annessa lavata di testa di un poliziotto.
Ora stesa sul letto guardava l’abito sul manichino, pronto per il giorno dopo. Sospirò e preseli cellulare. E sorridendo scrisse un messaggio ad Orlando. 
“La mia ultima notte da single. Mi fa paura Orlando. Tanta. E tu come stai? Spero di non averti disturbato…”
poggiò il cellulare e cercò di appisolarsi. Ma appena poggiata la testa che il cellulare vibrò e annunciò l’arrivo di un messaggio. Era Orlando.
“Allora tra qualche ora ti sposi. Che ne dici se facciamo come quando avevamo qualche esame importante da fare? Dai! Il tuo migliore amico ti aspetta nel nostro posto speciale… Un bacio. Orlando…”
Erika sorrise. Non aveva scritto ti amo. E sapeva perché. Prese i vestiti e ridendo scrisse:
“Aspettami. Un attimo e sono da te…”
E saltellando, come una scema, cominciò a vestirsi.

Ore 1:25 minuti.

Erika salì le scale della casa sull’albero e, senza sorprendersi, trovò Orlando che, quando la vide, le fece cenno di sedersi vicino.
Rimasero qualche minuto in silenzio. Poi Orlando disse:
“Allora? Domani ti sposi?”
Erika rise e disse:
“Si. Con un attore”
“Lo conosco?” chiese Orlando accendendo una sigaretta.
Erika scosse la testa e disse:
“Uhm. Forse. Dicono che sia famoso. Pensa che è stato anche l’uomo più affascinante del pianeta…”
“Un bravo ragazzo immagino. Bello e bravo..” rispose Orlando aspirando un boccata di fumo per poi sputarla sorridendo.
Erika lo guardò in tralice sorridendo all’affermazione del ragazzo e disse:
“Tu sei il mio migliore amico, vero?”
Orlando annuì in silenzio. Ed Erika, piano disse:
“Ho paura Ob. Tanta paura. Davvero. Paura di non essere all’altezza, di non farcela ad accettare la vita che vuole lui…”
Orlando sorrise e abbracciandola disse:
“Molto probabilmente, un giorno tu e tuo marito litigherete. Sappi che basta che tu mi faccia sapere dove e quando ed io tornerò. Davvero basta che tu non ti dimentichi del bene che ti può volere il tuo migliore amico….”
Erika sorrise. Sapeva che Orlando aveva un caratteraccio. E altrettanto valeva per lei. Commossa lo abbracciò e disse:
“Allora sei disposto ad essere messo da parte, stavolta, Orlie?” scherzò Erika.
Orlando le baciò la fronte e disse:
“Tranquilla. C’è posto per entrambi nella tua vita… Basta che tu, anche quando farò lo stronzo, come solo un marito sa fare, chiami il tuo migliore amico e gli dica tutta la verità. E vedremo che fare..” 
Erika chiuse gli occhi accogliendo il bacio sulla fronte e commossa rispose:
“Ti voglio bene mio compagno di giochi”
“Te ne voglio anche io, bambina viziata che mi rompeva le palle, quando ero bambino…” sorrise Orlando stringendola a se.

10 luglio 2005: IL GRAN GIORNO.

ORE 8:00 camera di Erika.

DRIIIIINNNNNNNNNNN!
Una figura snella si mosse tra le coperte, mentre la sveglia suonava allegra.
DRIIIIINNNNNNNNNNN!
La figura snella, quella di una donna si mosse nel letto infastidita. Che cosa voleva quella sveglia. Quella notte aveva dormito poco.. Non voleva svegliasi presto.
DRIIIIINNNNNNNNNNN!
La figura snella arrivata allo stremo si sollevò e spense l’apparecchio infernale. Proprio in quel momento, tre donne entrarono in camera. La ragazza le guardò e disse:
“Ho sonno..”
“Non ce ne frega nulla, cara. Oggi è il gran giorno..”
Oggi è il gran giorno.. Oggi è il gran giorno… Oggi è il gran giorno? OGGI È IL GRAN GIORNO!
Erika di colpo si mise a sedere nel letto e guardò le sorelle. Sentì una strana scossa nella schiena e mille farfalle volarle nello stomaco. Si guardò intorno, fissò l’anello e poi l’abito da sposa che Mark le aveva disegnato. E con un filo di voce disse:
“Oggi mi sposo..”
Sabrina sorrise e prendendola in giro disse:
“No! Se non ti muovi non si sposa nessuno oggi….”
Erika guardò le sorelle e sorrise e poi si sollevò dal letto, per correre a farsi una doccia.
Quel giorno si sentiva strana. Era davvero il più bel giorno di tutta la sua vita.

Ore 9:30 camera di Orlando.

Il ragazzo guardò la propria immagine riflessa nello specchio. Era teso, agitatissimo. Ma non era una brutta sensazione. Era una di quelle sensazioni fortissime, che ti lasciano una bella sensazione quando le provi, perché sai che porteranno qualche cosa di buono.
Cercò di fare il nodo alla cravatta ma per l’ennesima volta fallì il tentativo e, piano imprecò contro la piccola lingua di tessuto nero che non ne voleva sapere di stare al suo posto.
Samantha che lo aveva osservato di nascosto, entrò nella camera del fratello e facendolo voltare gli fece il nodo alla cravatta.
E mentre sistemava il fiocco, disse:
“Agitato, fratellino?”
Orlando rise rispose:
“Un po’. Non posso negarlo…” e guardò con Samantha alla porta.
C’era Sonia con Colin che entrando lo abbracciarono e si congratularono con lui.
“Sono davvero emozionata” disse Sonia.
Orlando abbracciò la madre e piano disse:
“Che ne dici di prepararmi una bella valeriana?”
Tutti i presenti risero. Poi la macchina arrivò.
Sopra c’era Dom che, sistemando la giacca, entrò in casa dello sposo. E una volta arrivato in camera disse, vedendo Orlando tutto tirato:
“Ehy Bloom. Se ti presento così, posso chiederti io di sposarmi…”
Orlando rise e abbracciò l’amico che, sentendo un leggero tremore, disse:
“Tranquillo, ora per lo meno. Puoi iniziare a tremare tra una mezz’oretta, quando comincerai ad uscire di casa…”

Ore 10:55 camera di Erika.

Eccola. Pronta.
Si guardò allo specchio e tremò appena.
Il vestito che Mark le aveva preparato era davvero bello. 
In corpetto non molto elaborato a parte qualche fiore decorato sopra ma rado, si chiudeva dietro con dei piccoli bottoni tondi e aveva una piccola coda che copriva la parte iniziale della gonna che aveva una dozzina di bottoni che la chiudevano.
La gonna non era molto larga e scendeva liscia, un po’ più larga nella base, senza un ricamo, a parte vicino ai bottoni, dove il motivo del bustino era ripetuto.
Aveva delle maniche, leggere e trasparenti che si allargavano dal gomito in giù.
I capelli, lasciati mossi, erano completamente raccolti in una semplice acconciatura, al quale era stato appuntato un velo, senza orpelli di nessun genere. Era sollevato sul viso, come tradizione voleva, dato che alla sua entrata in chiesa le avrebbe coperto il volto.
Erika non amava avere il velo, lo odiava e lo trovava un impedimento inutile. Ma Laureen aveva insistito affinché lo portasse, ed ora eccola lì a tenere tra le mani un piccolo bouquet di rose rosa e bianche.
Si guardò allo specchio. Avevo solo l’anello di fidanzamento e un giro di perle, più le piccole perle che portava appuntate ai lobi. Si guardò. E sorrise. Si sentì bella. Il viso era fresco e pulito, dato la piccola patina di trucco che le era stata messa.
Sorrise e si toccò la pancia che borbottava per l’emozione. Poi vide entrare Frank, suo padre che, avvicinandosi e abbracciandola le disse, baciandole delicatamente le guance:
“Sei bellissima” e prendendole le mani l’ammirò, orgoglioso. 
“Grazie” rispose Erika con gli occhi lucidi.
Il padre le baciò una guancia e disse, porgendole il braccio:
“Sei pronta, principessa?”
Erika prese il braccio del padre e sorrise e con un sospiro disse, serena:
“Sono prontissima” e con lui lasciò per sempre la sua stanza. Quella in cui era cresciuta, dove aveva pianto e dove solo una volta aveva fatto l’amore con un ragazzo. E quel ragazzo, quel giorno, sarebbe stato suo marito.

Ore 11:15 nella chiesa…

Orlando sbuffò nervoso. All’altare, vicino a lui, c’era Dom che, ogni tanto, gli poggiava una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
Guardò più volte l’orologio, nervoso, maledicendo la tradizione che le spose dovessero arrivare con ‘qualche minuto’ di ritardo alla cerimonia. Ma al diavolo il qualche minuto. Era passato più di un quarto d’ora e della sposa non c’era nemmeno l’ombra.
Guardò il reporter del giornale a cui avevano dato l’esclusiva delle loro nozze. Poco più in la c’era proprio lui, Peter Jackson, che Orlando aveva fortemente voluto, dato che era lui l’uomo che lo aveva portato al successo.
E in più tutti i suoi colleghi nella trilogia tolkeniana. Per non parlare di Johnny Deep, seduto accanto alla compagna, sereno, con una faccia da schiaffi. Era davvero diventato un suo ottimo amico.
Si! C’erano un sacco di attori famosi. Ma c’erano anche le persone che contavano e che gli avevano trasmesso qualche cosa.
Ad un tratto Sabrina entrò di corsa e si mise a sedere nell’organo. La figlia della donna, la più piccola, entrò buttando i fiori, mentre un cugino di Erika, portava serio gli anelli.
Fecero il loro ingresso le damigelle, vestite di azzurro scurissimo. E dopo che Egle, ultima dopo Nina, Valentina e Lizza, prese posto nell’altare, nella chiesa, dopo che Laureen prese posto per ultima, risuonò la marcia nuziale.
Orlando chiuse gli occhi e quando li riaprì la vide. Sorridente, nel suo abito. Bella. Al braccio del padre che commosso, poggiava una mano su quella che la figlia teneva stretta al suo braccio.
Laureen quando la figlia passò asciugò le lacrime, mentre Sonia, commossa, sorrise compiaciuta. 
Orlando la guardò. In quel momento non sentì più la musica. Non vedeva nemmeno le persone che circondavano lui ed Erika.
La guardò sorridente e sospirò. Il cuore batteva veloce, sempre in preda a quella piacevole agitazione che lo colpiva. 
Erika lo guardò a sua volta. La testa gli ronzava e camminava solo perché la trasportava il padre. Era felice e spaventata. Ma, allo stesso tempo era emozionata e confusa. Non aveva mai provato quel mix di emozioni che, in quel momento l’attanagliavano. Era lì, con suo padre, vicino Dom e il prete e le sue amiche e le sorelle che le facevano da damigelle. E mentre Sabrina suonava, il cuore le esplodeva e le tempie le pulsavano. Era lì, davanti al suo ragazzo, che per il giorno aveva tolto il pizzetto e accorciato i capelli, lasciandoli della stessa lunghezza di quando aveva fatto ‘Elizabethtown’. 
La marcia nuziale finì. E il pastore chiese: 
“Chi è che accompagna questa ragazza?”
“Io” rispose commosso Frank porgendo la mano della figlia a quella del pastore che, sorridendo la fece poggiare su quella del marito che, guardandola, le sollevò il velo e, baciandole una guancia, la fece mettere vicino a lui, tenendole il braccio come aveva fatto il padre, davanti all’altare.
“Siamo oggi riuniti per unire in matrimonio Orlando Jonathan Blanchard Bloom (*) e di Erika Natalie Ellen Brescia. Prima che la cerimonia abbia inizio chiedo a chiunque sia a conoscenza di un motivo per cui questi due ragazzi non debbano unirsi in matrimonio, parli ora o taccia per sempre” disse il pastore.
Nessuno disse nulla. E così cominciò la funzione. 
Dopo qualche minuto, il pastore disse:
“Ecco che ora Orlando farà la sua promessa di matrimonio ad Erika…”
Orlando prese le mani della ragazza e le strinse tra le sue e sorridente, dopo essersi schiarito la voce, disse:
“Eccoci qua. Oggi sposo la mia migliore amica. E, come ho detto un miliardo di volte, da quando lo abbiamo deciso, se tre anni fa mi avessero detto che lo avrei fatto, alla persona che me lo diceva, avrei detto che era un pazzo. E invece eccomi qui, a tenerti le mani e pensare che tu sia davvero bellissima, oggi. Voglio prometterti una cosa. Lo so che non è facile vivere con una persona che ha un carattere perfezionista come il mio. E so che sarà difficile per me fare lo stesso, dato che, sotto molti aspetti, il nostro carattere è simile. Ma ti amo. E giuro che sarò forte. E cerchèrò di capirti. Di starti accanto. Anche quando tutto è troppo difficile. Prometto che accetterò tutto. E spero di averne la forza.prometto che ti starò vicina e ti sosterrò come tu hai fatto tante volte, come quando mi sono fatto male. Io spero di darti la stessa forza. E tutto l’amore di cui hai bisogno..
“Ed ora le promesse di Erika ad Orlando”
Erika chinò la testa e sospirò. E piano disse:
“Abbiamo passato tante cose assieme. Come hai detto tu lo dico anche io. Sei una persona meravigliosa, che mi ha aiutata a crescere e che mi ha fatto capire che cosa voleva dire amare. E io ti amo… E voglio che tutto sia perfetto, anche se so benissimo che è impossibile. Allora spero di essere una buona compagna e ti prometto che ce la metterò tutta. E che sarò una buona madre. E spero di darti tutta la felicità e l’amore che meriti…”
Detto questo… Si scambiarono gli anelli, facendo commuovere le rispettive mamme.
Il pastore sorrise e disse:
“Bene. E dopo le promesse, devo ora fare la domanda di rito. Vuoi tu Orlando Jonathan Blanchard Bloom prendere in moglie la qui presente Erika Natalie Ellen Brescia, promettendo di amarla e di onorarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?”
“Si” rispose Orlando sicuro.
“E vuoi tu Erika Natalie Ellen Brescia prendere come tuo marito Orlando Jonathan Blanchard Bloom promettendo di amarlo e di onorarlo, in salute e in malattia , in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?”
Erika guardò Orlando con occhi lucidi e rispose, sorridente:
“Si” 
“Allora. Dai poteri a me conferiti, vi dichiaro marito e moglie… Puoi baciare la sposa Orlando…”
Orlando guardò Erika e la baciò.

La festa era appena cominciata e c’era già una grande bolgia. I due sposi erano seduti al tavolo d’onore. Erika aveva tolto il velo. Mangiava tranquilla parlando con il marito.
Stavano tutti ridendo e scherzando quando Frank prese la parola sbattendo una posata sul bicchiere.
È una tradizione inglese quella che, durante il ricevimento, il primo a fare un discorso sia il padre della sposa. E Frank, tenendo fede alla tradizione, prese parola.
“Allora. Grazie a tutti voi per essere intervenuti a questa festa. So che tra i miei parenti e quelli di Laureen e tra quelli di Sonia e Colin, ci sono delle persone famose che, mai, e dico ancora, mai, credevo, avessero fatto parte del matrimonio di mia figlia. Che dire. A parte che sono felice che mia figlia sia diventata la signora Bloom, specialmente dopo tutte le peripezie fatte da mia moglie e Sonia perché questo avvenisse. Nonostante questo, non posso negare che non sia geloso di mia figlia e del fatto che ora, per tutta la vita, sarà la donna di un uomo che la amerà e la porterà lontana dalla sua casa.
Certo. credo che un padre sarebbe felicissimo se, come me, si trovasse la figlia sposata con il suo amico di infanzia, ovvero un ragazzo che si conosce da quando ha messo e tolto i primi denti da latte e che è cresciuto con la propria figlia… La cosa meravigliosa è che nella mia mente bacata sono geloso di lui. perché ora, per tutta la vita condividerà con lei la casa e la vedrà ridere e scherzare. T chiedo una cosa quindi. Oggi sull’altare te l’ho donata. Non farle del male. Promettimelo…”
Orlando so sollevò e abbracciò il padre della ragazza e rispose con un commosso, ‘contaci.’
Erika dal tavolo guardava il padre abbracciare il marito e un po’ commossa sorrise.

George sorrise alla sposa dicendo con il labiale ‘Sei bellissima’ e sollevando il pollice strizzò l’occhio ottenendo il sorriso dell’amica che venne richiamata dal marito che la baciò dolcemente.
Per Erika quel giorno era davvero un giorno fuori dal comune.
Lo aveva immaginato. Ma mai così. Mai. Non si sarebbe certo immaginata che il suo giorno più bello sarebbe stato con Orlando e, per di più attorniata da una serie di attori famosi che avevano condiviso con lei o con Orlando emozioni e non solo sul campo lavorativo.
Ad un tratto fu Orlando a sollevarsi e a prendere parola. E con un sorriso, disse:
“Bene! Eccomi qua… Ho fatto la più grande cazzata che un uomo possa fare. Sposarsi” tutti risero e anche Orlando lo fece, poi voltandosi verso Erika disse: “No! Sono felice di aver sposato questa ragazza, per molteplici motivi. Primo fra tutti, sono innamorato di lei, altrimenti non credo che saremmo qui, non trovate. E poi, sono sicuro che nessuno mi darà quello che mi ha dato lei. e che mi darà ora che siamo sposato… Nooo Dom. non quello che hai capito anche tu. Inutile che fai quella faccia. Non è quello che pensi… Comunque… Io sono davvero felice. E non so spiegarvi la gioia che provo oggi. Non credo che sia possibile spiegarla bene, questa gioia a chi non l’ha provata.
Sono qui con una bellissima ragazza, vestita di bianco, che mi sorride radiosa, che posso dire?”
“Che hai culo Bloom!” urlò Mark da una parte della sala.
Orlando rise e disse:
“Probabile. Mark ci ha azzeccato. Davvero. Ho avuto fortuna. La fortuna di avere accanto una persona meravigliosa per tutta la vita. Una ragazza che mi ha aiutato quando sono caduto dal terzo piano di un palazzo spaccandomi la schiena. Ricordo che ha portato le stampelle assieme a me. Una ragazza che ha vissuto con me. Che mi ha aiutato a crescere e maturare. Che mi ha dato tanti calci quando si giocava nella stessa altalena. La stessa ragazza che mi ha fatto ridere quando un amore mi faceva soffrire. quello che ho vissuto con Erika è qualche cosa di bello e di grande, nati in un età dove potevamo solo essere più maturi. Un amore che ringrazio sia nato ora, perché ci ha dato la possibilità di vivere questa storia bene, senza i dolori e i rancori dell’adolescenza. Ed ecco qui. Eccomi qua a dirvi che amo questa ragazza e che con lei ci passerò tutta la vita. Nel bene e nel male. Perché lo voglio davvero. E per questo vi ringrazio di essere qui presenti. Perché la vostra presenza in questo giorno è molto importante. Grazie davvero a tutti.”

Nella sala risuonarono delle note conosciute da Orlando ed Erika e Dom prendendo il microfono disse:
“Avete scartato molti regali. Bene. Il discorso del testimone dello sposo è molto importante. Bene. Che dirvi di questa coppia che, se oggi è qui è solo grazie a me? Che sono felice per loro è dir poco. Anche se caro Orlando, non posso negare che un pensierino ce l’ho fatto sulla bella Erika. Tranquillo però, non lo farò. Un motivo c’è. Il signor Bloom mi ha quasi spaccato la faccia per un piccolo sospetto. Ora sapete che cosa mi ha portato vicino all’altare, il conto del chirurgo per risistemare il mio giovane faccino. Sono felice per voi due ragazzi e spero con tutto il cuore che tutti i vostri sogni si possano realizzare. A partire da questo meraviglioso viaggio di nozze alle Bahamas, presso uno degli hotel più esclusivi, per tre settimane. Da parte dei vostri amici, nella speranza che mi possa sentir chiamare zio appena possibile…”
Erika e Orlando corsero ad abbracciare Dom che fingendosi contrariato disse:
“A parte il fatto che dovete ancora ballare la vostra canzone. Quindi staccatevi e mettetevi in mezzo alla sala e ballate questa bellissima canzone degli U2…” e avvicinandosi a Billy, lo abbracciò e finse di baciarlo facendolo ridere. 
Orlando strinse Erika e mentre le note della canzone d’amore più bella degli U2 risuonarono nella sala.

See the stone 
Set in your eyes 
See the thorn 
Twist in your side 
I wait for you 

Sleight of hand 
And twist of fate 
On a bed of nails 
She makes me wait 
And I wait without you 

I can't live with or without you 
I can't live with or without you. 

“Ob credo che sia ora di andare.”disse Erika al ragazzo che, sorridendole le disse:
“Allora piccola.. Prendi il bouquet e tiralo cara, che prendiamo la macchina e ce ne andiamo…”
Erika sorrise e si allontanò.
Ritornò col bouquet e guardano Orlando prese una sedia e ci salì sopra.

Dopo il lancio del bouquet, finito tra le mani di Mark
Si lasciò cadere nel letto della suite nuziale, con ancora l’abito bianco addosso. Orlando sorrise e disse:
“Stanca?”
Erika si mise a sedere nel letto e annuì piano. Orlando le sorrise e baciandole la bocca disse:
“Anche io un po’..” e sollevandosi tolse la cravatta e aprì i primi bottoni della camicia.
Erika sorrise e disse:
“Però c’è una promessa a cui adempiere…”
Orlando si buttò sul letto e prese il viso di Erika tra le mani cominciandolo a baciare. Poi sorridendo si fermò e la guardò dicendo:
“Sei pronta?”
Erika lo guardò e disse, piano:
“Non è la prima volta che facciamo l’amore…”
“Ma mai così..” sorrise Orlando.
Erika sorrise e si mise a sedere nel letto. Orlando fece correre le mani lungo il corpetto sganciando ogni bottone veloce. Poi fece scendere la gonna. Erika a sua volta spogliò Orlando che, delicatamente, baciandole le labbra disse:
“Questo è il giorno più bello della mia vita…”
“Anche il mio Orlando, anche il mio…” e mentre Erika cingeva il collo del ragazzo, Orlando spense la luce e, nell’oscurità, fece l’amore con quella che, da quel giorno, era diventata sua moglie. 



(*) Penso che il nome per intero di Orlando sia davvero brutto, scusate. Ma lo penso. Ora insultatemi, ma non me ne piace nemmeno uno.

Bene. Allora prima di tutto grazie a Paddi che mi ha aiutata tantissimo per scegliere il vestito da sposa di Erika. Grazie e baciotti..
Per chi fosse interessato.. Il vestito di Erika è così…

http://www.sorelleferroni.it/sposaVienna.htm


Bello? Spero che vi piaccia.
Al prossimo capitolo. Baci .
Niniel.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Allora

Allora. Erika e Orlando just married…
Ho visto che siete molto felici. Bene. Tra tre capitoli la storia è finita. Un piccolo sguardo al viaggio di nozze, uno squarcio di vita matrimoniale. E poi il finale.
Se sarà o no con il botto lo vedremo solo tra un paio di giorni.
Per motivi tecnici (io non sono mai stata alle Bahamas), leggerete un nome fittizio dell’albergo di Orlando e di Erika… E non tutti siamo ricchi come il bell’attore londinese che c’è andato da poco con la sua vera dolce metà.
Allora. Tra le belle spiagge delle Bahamas, ecco a voi il viaggio di nozze dei nostri due piccioncini.
Aspettatevi naturalmente un finale, pieno di gossip inesistenti…
Un bacio. Niniel…


Capitolo 28: Due cuori e una.. lussuosa stanza d’albergo alle Bahamas.

Erika si svegliò e si guardò attorno. Era a Canterbury ancora. In una suite nuziale, su di un letto matrimoniale sfatto. 
Si stiracchiò e guardò la mano sinistra, accanto all’anello che da due mesi brillava da solo, c’era una piccola fascia dorata, che brillava. La fede. Era sposata…
Si voltò a guardare verso la parte di Orlando e lo trovò seduto nel letto, che, di spalle, a testa china, giocherellava con l’anello che, anche lui, aveva all’anulare sinistro.
Erika si sollevò e portando i capelli dietro un orecchio, disse:
“Ci hai ripensato?”
Orlando si voltò di scatto, sorridente, guardandola negli occhi. Poi, mettendosi a sedere accanto a lei, le passò un braccio dietro le spalle e disse:
“Tranquilla.. No voglio scappare. Non mi passa nemmeno nell’anticamera del cervello. E poi, non vedo l’ora di andare in viaggio di nozze con te.. Alle Bahamas per tre settimane..”
Erika sorrise e baciò Orlando dicendogli poi:
“Allora andiamo….” 
Orlando sorrise e malizioso disse:
“Lo sai che siamo stati un lunghissimo periodo senza fare l’amore?”
Erika rise e sollevò la testa e disse:
“Uhm! Però sai cos’è… Abbiamo un aereo e un volo di dodici ore…”
Orlando fece una buffissima espressione, dipingendo quella che, doveva e voleva essere un espressione annoiata, facendo ridere di più la moglie e con un piccolo balzo, scese dal letto e corse in bagno mentre Erika, preoccupata, mettendosi a sedere nel letto disse:
“Non consumare tutta l’acqua calda…”

All’aeroporto, Erika, guardava una rivista appena comprata, naturalmente, il giornale a cui avevano venduto l’esclusiva del loro matrimonio, svettava tra le varie riviste, con una foto della coppia, bellissima e felicissima, che sorrideva all’obbiettivo, mentre un titolo svettava sotto. “E vissero felici e contenti…”
Erika sorrise. Era davvero strano vedere un evento così importante buttato nella prima pagina di una rivista di spicco quale era il Sun. 
Orlando, in piedi davanti alla ragazza, la guardò e disse:
“Allora? Che dice?”
Erika chiuse la rivista e sistemò gli occhiali da sole, guardando poi verso il marito. E sorridente disse:
“E vissero felici e contenti…” 
“Con i conti da pagare…” rispose il ragazzo.
Erika rise e passando una mano dietro la nuca, lasciata libera dai capelli, legati in una piccola coda attorcigliata, disse:
“Allora? Ti lamenti perché abbiamo fatto un matrimonio decente?”
Orlando rise e avvicinandosi, le rispose, abbassando leggermente gli occhiali: 
“No. Sono felice del ghiotto risultato finale…” e la baciò dolcemente.
[I PASSEGGERI DEL VOLO DF152 SONO PREGATI DI RECARSI VERSO L’USCITA 56…]
Orlando sollevò la testa e prendendo meglio il bagaglio a mano, disse:
“Cara mogliettina, il nostro viaggio di nozze ha inizio…”
Erika si sollevò e prese la mano di Orlando, dirigendosi con lui verso il gate da poco indicato dallo speaker.

“Luxor Hotel.. E speriamo col cuore che qui ci darete il nostro primo nipotino.. Dom, Billy, Elijah, Mark, Lizza, Valentina, Francis, Egle, Nina, Sabrina, Michelle, Leonard, Viggo, Sean A, Sean B, Ian, George, Brad, Julia…” leggeva Orlando divertito.
“Finito?” chiese scherzando Erika.
Orlando la guardò e disse:
“Credo… Ci sono anche quelli che hanno fatto la trilogia, tutti. C’è anche Johnny… E Keira…”
Erika prese il ragazzo per mano e disse:
“Sono ai tropici, in viaggio di nozze. Non puoi bloccarti, come uno scemo davanti all’albergo come un idiota, a leggere quello che hanno scritto i nostri amici…” e lo tirò dentro l’albergo, conducendolo, divertita nella hall.
Quando entrarono si guardarono intorno stupiti. Era davvero un posto meraviglioso. 
Il pavimento era di marmo rosso, con grandi disegni sul pavimento, alle colonne erano attaccate delle bellissime lampade, col paralume rosso. La reception era quasi nascosta. Tutto molto elegante.
Erika lasciò la mano di Orlando e tolse gli occhiali da sole fischiando. E senza fiato disse:
“Hanno fatto le cose in grande…”
Orlando annuì in silenzio. Un signore molto distinto si avvicinò alla coppia e gentilissimo, disse:
“Siete i signori Bloom, vero?”
Erika trasalì. Era la prima volta che si sentiva chiamare così e faceva uno strano effetto, non poteva negarlo. Guardò l’uomo e annuì decisa mentre Orlando, disse:
“Si. I nostri amici hanno prenotato per noi in questo albergo…”
“Lo so. Infatti dovete occupare la suite nuziale al numero 256… Speriamo che sia di vostro gradimento….”
Erika guardò il marito mentre un facchino prendeva le loro valigie. Orlando sorrise e disse:
“I pro e i contro di essere una coppia famosa….”
Erika rise e scotendo la testa seguì il facchino e il direttore troppo untuoso.

La suite era davvero bella. Era un appartamento pieno di confort di ogni genere. Erika poggiò la borsa e con la bocca spalancata dallo stupore, disse:
“Mio Dio!” 
Orlando corse nel letto e ci si butto sopra facendo una capriola. E poi, sedendosi, riavviando i capelli con un mano urlò.
“Non ti puoi immaginare quanto sia bello stare su questo letto. È davvero morbidissimo..”
Erika incrociò le braccia guardando divertita il marito. Era davvero un bambinone quando ci si metteva. Con passo lento si avvicinò al letto e piano disse:
“Se ti comporti bene la mamma ti porta a giocare fuori dopo..”
Orlando la guardò malizioso, sollevando appena il sopraciglio destro, poi si mise a sedere e, prendendola per la vita la buttò nel letto. 
Risero per qualche secondo, poi, stretti l’uno all’altro, fecero quello che tutte le coppie in luna di miele fanno.

“La signora Bloom. Sino a tre giorni fa era la signoria Brescia. Ora sono la signora Bloom” disse Erika sedendosi meglio nella sdraio e sistemando gli occhiali da sole. Orlando sorrise e sporgendosi un po’ la baciò sulla guancia e disse:
“Sai che non mi offendo se tieni il tuo cognome da nubile…”
Erika si voltò e lo guardò quasi contrariata e disse:
“No! No! Mi piace. Solo che devo farci l’abitudine… Credo che sia una cosa normale, non trovi?”
Orlando sorrise e accese una sigaretta. E piano disse:
“La cosa strana l’abbiamo fatta noi.. Anche se le nostre mamme, non erano tanto contrarie all’unione…”
Erika rise e si voltò verso il marito. E con voce dolce disse:
“Un giorno avremo un bambino. Ci chiederà come ci siamo incontrati. E noi cosa gli diremo?”
Orlando si grattò la barba che stava cercando di far crescere per il sequel della ‘Maledizione della seconda luna’. E disse:
“Che eravamo amici e che ci siamo innamorati..”
Erika rise e disse:
“Diplomatico…”
“Realista” sorrise l’attore.
Erika si sollevò e guardò il mare. Era cristallo. Trasparente. E prendendo la mano del marito, disse:
“Butta quella sigaretta. Andiamo a farci un bellissimo bagno…”
Orlando sorrise. Spense il mozzicone a metà e sorridendo, sputando il fumo, corse tendendo per mano Erika, la superò, la prese in braccio e la buttò in acqua, cadendo anche lui.

Passarono tre settimane meravigliose.
Erika era felice di stare con Orlando. Con lui aveva fatto di tutto, dal corso di bungee jumping, al quello di sub. Per non parlare di quando stavano in camera e la coccolava, stando seduto con lei, a guardare l’orizzonte, su di una bellissima sdraio di legno.
Riuscirono a vivere un sogno staccandosi dal mondo che li aveva adottati, col cellulare spento e con la richiesta che nessuno li disturbasse. 
Alla fine del soggiorno, l’ultima sera, Orlando organizzò una romanticissima cena sulla spiaggia che faceva parte dell’albergo.
Naturalmente il tutto fu una sorpresa per Erika che, quando si trovò sulla spiaggia, illuminata da tante torce di legno, alte più di lei, la tavola imbandita con ogni ben di dio, e il mare che lento faceva sentire la sua risacca, disse:
“E questo?”
Orlando sistemò il colletto della camicia di lino e disse, sorridente:
“Naturalmente è un’idea mia. Tra poco meno di una settimana saremo sposi da un mese, te ne rendi conto?” e l’abbraccciò baciandola.
Erika rispose al bacio e poi chiese:
“Perché lo vuoi festeggiare prima questo mese assieme?”
“Perché siamo alle Bahamas.. Ecco perché. E perché tra una settimana io sarò lontano per lavoro e tu lo stesso. E volevo che tu sapessi che sono felicissimo di essere tuo marito e che tu sia mia moglie..”
Erika sorrise gli prese la mano e lo accompagnò al tavolo.
Si misero a sedere e mangiarono. Certo, sapeva che erano sposati, ora, che la loro vita, in un certo senso, specialmente i confronti dell’uno verso l’altro, erano notevolmente cambiati. Ma c’era sempre quella piccola nota di pazzia tra di loro. Quella che aveva segnato la loro amicizia.
E, infatti, mangiando cominciarono a farsi dispetti come due bambini. E questo li fece ridere, come solo sue amici sanno fare.

Tre settimane dopo….

Il cellulare di Erika squillò mentre lei camminava per le strade di New York. Lì era stata ambientata la location del suo ultimo film.
Ora, libera da ogni impegno, camminava per il centro di Manhattan, tra i palazzi altissimi, guardando le varie vetrine che si allineavano s per le varie strade.
Sentì il cellulare suonare e lo cercò nella borsetta. Rispose senza nemmeno guardare.
“Pronto?”
“Erika..”
La ragazza si illuminò in un meraviglioso sorriso e disse:
“Orlando.. Ma che cosa è successo. Mi hai chiamato due ora fa, nemmeno..”
L’attore sorrise e disse:
“Però due ore non avevo tra le mani questa copia del ‘New York Times’. Fresca di stampa tra l’altro…”
Erika aggrottò la fronte e si avvicinò ad un chiosco di giornali. Prese il giornale indicatole dal marito. Pagò e salutò con un sorriso l’uomo. Si mise a sedere in una panchina e aprì il giornale. Nel mentre Orlando divertito cercava di farle capire che cosa potesse esserci scritto.
“Daiii. Non hai capito. Di cosa possono parlare? Di come ero bello con la parrucca bionda, vestito da Legolas? O di quanto sei bella quando fai le parti drammatiche?”
“Grazie” disse Erika sfogliando il giornale.
“Prego..” rispose con un sorriso il ragazzo.
La ragazza continuò a sfogliare il giornale, fino a che non arrivò ad una pagina che le fece sbarrare gli occhi.
“O porco….” disse lei facendo ridere il ragazzo che disse, divertito, canzonandola.
“Se sei incinta potevi anche dirmelo…” 
“Peccato che non lo sappia nemmeno io che sono incinta…” rise Erika.
Orlando sospirò e disse:
“Mi stanno chiamando sul set, ci sentiamo dopo, uhm?”
Erika sorrise e rispose dolcemente.
Quando chiuse il telefono, però, sollevò un sopraciglio e pensò che, se davvero doveva arrabbiarsi, doveva farlo con quel giornalista che aveva scritto quella boiata. Poi, memore delle parole di Orlando, pensò che quello era il prezzo da pagare. Erano una coppia in vista e questo significava che li avrebbe perseguitati per tutta la vita. O almeno fino a che il successo di entrambi fosse stato così tanto. E una strana idea cominciò a delinearsi nella testa della giovane attrice.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Quello che sta succedendo mi ha colpito molto

Quello che sta succedendo mi ha colpito molto. Devo essere sincera. Spero solo che questo piccolo angelo di nome Tommaso ritorni a casa dai suoi genitori.
Per il resto..
Buona lettura…
Niniel.


Capitolo 29: Un amico che ti aspetta…

Erika stava seduta nella sala della casa di Mark, tormentandosi una pellicina della mano destra.
Lizza parlava ancora del fatto che solo due mesi prima, dopo una bellissima giornata, quale era stata il matrimonio di Erika e Orlando, aveva ballato con Johnny Deep un dolcissimo lento, guardandolo, felicissima, con tanto di gambe che tremavano, il sex symbol.
Mark invece, non faceva che parlare del fatto che, dopo il matrimonio dell’ amica e il meraviglioso abito da sposa la sua marca Gioia Nera aveva avuto un sacco di ordinazioni con tanto di aumento dei prezzi.
Francis aveva aperto un locale esclusivo a New York. Anche per lui, preparare il pranzo di nozze, era stato un ottimo trampolino di lancio.
Egle e Nina, assieme a Valentina, guardavano l’album fotografico additando le foto sorridenti, rivedendosi accanto a grandi celebrità che, nemmeno nei loro più bei sogni, avrebbero pensato di conoscere e, magari apprezzare.
Erika li guardava sorridere e, prendendo un grosso respiro, disse:
“Ho preso una decisione…”
Tutti si zittirono improvvisamente e si voltarono verso al ragazza.
Erika si sentiva stranamente in colpa a fare quella rivelazione a chi, in quei due anni l’aveva sostenuta e aiutata ad arrivare dov’era. Ma aveva deciso, non poteva non dirlo. Non a loro.
“Ho preso una decisione..” disse Erika di nuovo, guardando gli amici e le due sorelle che la fissavano seri. E sospirando disse: “Non voglio più fare l’attrice. Voglio dedicarmi a mio marito e alla mia famiglia. Voglio chiudere con il mondo dello spettacolo.
Il silenzio divenne ancora più profondo e stranamente assordante. Nessuno voleva credere a quello che aveva sentito, nessuno. 
Lizza fu la prima a parlare e dire, con un filo di voce:
“Orlando lo sa?”
Erika scosse la testa in segno di diniego. Mark si sollevò e arrabbiato disse:
“Ma tu sei pazza? Vero? Sei bella, ricca e famosa. Non hai un solo problema, sei sposata con l’uomo che tutte le donne vorrebbero come ragazzo. Puoi fare un lavoro che, si, alle volte può essere stancante, ma che almeno ti ripaga e ti soddisfa moralmente e finanziariamente.. E vuoi mollare tutto. Orlando non accetterà, lo sai questo, vero?”
Erika scosse la testa e rispose:
“Orlando deve capire che in questo caso, la vita e la carriera sono le mie.. E che lui può fare quello che vuole senza, però impormi di fare lo stesso. Io amo mio marito, ma sposandolo non gli ho dato carta bianca e gli ho detto.. ‘Vai! Decidi pure per me…’. Sono abbastanza matura per riuscirci da sola, anche senza l’aiuto di un uomo. Sia esso marito o amico…”
Mark si mise a sedere sbuffando. Si sollevò Nina, dando l’impressione ad Erika di essere sotto processo. Si mise davanti a lei e disse:
“Mi deludi cara sorellina. Lo sai che vali come attrice. Che quello che sei diventata lo devi solo ed esclusivamente a te.. Ora vuoi mollare tutto perché vuoi dedicarti alla tua famiglia?”
“Ma sei incinta?” chiese Valentina.
“No. Non sono incinta. Va bene? E non lo sto solo facendo per la mia famiglia…” sbottò Erika. “Lo sto facendo perché sono stufa di finire un giorno si e l’altro pure su un rotocalco scandalistico, mentre il mondo si chiede se ho avuto le mestruazioni oppure no…”
“Stai abbandonando per i gossip?” chiese Francis.
Erika annuì chinando il capo.
Lizza di sollevò e arrabbiata disse:
“Tu stai impazzendo vero? È impossibile che mandi a monte la tua carriera solo per paura di quattro idioti che non sanno farsi i fatti loro..”
Erika si sollevò e gridò:
“LA MIA VITA È CONTINUAMENTE VIOLENTATA DA QUESTI ATTACCHI IDIOTI..”
“Ti senti la sola?” intervenne Egle. “Perché non chiedi a George e dimmi cosa ti risponde. Anche lui e famoso e sa cosa vuol dire essere bersagliato dai giornalisti, non trovi? Parla con lui e dimmi cosa ti dice…”
Erika guardò la sorella e trattenne il respiro. 
Quella scelta cominciava a darle qualche piccolo problema e non era bello.

George non rispose subito quando sentì la ragazza dire di un fiato la sua decisione.
La trovava una scelta stupida. E, anche se non lo conosceva abbastanza, sapeva che il marito non avrebbe accettato. Sorseggiò il suo succo d’arancia e sistemò gli occhiali da sole. E piano disse:
“Sono costantemente bersagliato da questi giornaletti. Vuoi che ti ricordi il motivo per cui io e la mia compagna ci siamo lasciati? Tu e Orlando siete diversi,. Voi non siete una coppia che si fa uccidere dalla stampa. Sei tu che ti devi temprar. Sapevi che quando, sposando Orlando Bloom avresti sposati l’uomo che, da un giornale, è stato definito il più sexy della terra. E sapevi che cosa poteva comportare questo. Il problema non sono i giornali. Tu sei spaventata da quello che potrebbero farti i giornali un giorno, vero?”
Erika sorseggiò il suo caffè e poggiando la tazza, disse, annuendo:
“Ho paura che in qualche modo possano distruggere il mio matrimonio…”
“Questo mondo è pieno di squali. Sono tutti pronti a staccarti la testa con un solo morso, pur di far successo… Ma il problema è un altro… E tu lo sai. Hai paura. E non posso darti torto. L’unica cosa che devi fare è parlare con Orlando di questa tua paura. Se ti ama davvero capirà…”
Erika non rispose. Certo! anche George sapeva che cosa voleva dire avere successo e stare su un giornale scandalistico. Ma non l’aveva aiutata per niente. Al contrario. Aveva aumentato la sua paura.

[IL VOLO 56GFR IN ARRIVO DAI CARAIBI ATTERRERÀ TRA VENTI MUNTI…]
La voce metallica della speaker risuonò nella sala vip dell’aeroporto di Los Angeles. Erika socchiuse gli occhi e strinse un lembo della gonna che indossava. Quel giorno, Orlando, dopo tre mesi di lontananza e qualche fugace incontro che erano riusciti a combinare, avrebbe fatto ritorno a casa. 
Erika era agitata. Davvero. Voleva che il tempo si fermasse e che Orlando non potesse mai sapere di quella decisione che, sicuramente lo avrebbe deluso.
Si sentì cattiva. Sapeva che stava facendo male all’uomo che aveva promesso di amare per tutta la vita. Ma non poteva fare a meno di pensare che molte volte, avrebbe preferito essere una ragazza sconosciuta che nessuno tampinava per sapere se Orlando l’aveva resa madre oppure no.
Venti minuti volarono. Erika quando lo vide sentì la terra mancarle sotto i piedi. 
Gli corse incontro e lo baciò appassionatamente, stringendosi a lui e piangendo dopo poco.
Orlando la guardò stupito e disse:
“Ehy! Amore che ahi?”
Erika lo guardò con gli occhi lucidi e disse:
“Ti devo parlare amore..”
Orlando aggrottò la fronte preoccupato. Sua moglie era strana. E lui non capiva perché. E questo non gli piaceva per niente.

Erika guardava Orlando camminare avanti e indietro. Le aveva appena dato la notizia. E lui non l’aveva per niente presa bene:
“Non puoi mollare ora..” disse Orlando guardandola, dopo essersi bloccato.
“Ob. È meglio per me e per te. Non starebbero a romperci le scatole, non trovi…” disse Erika di botto.
“Non è meglio per nessuno. Erika..” disse l’attore mettendosi in ginocchio davanti alla moglie e prendendole la mano tra le sue, continuò: “Davvero. Hai una carriera meravigliosa davanti agli occhi, perché lasciare tutto ora? Me lo spieghi?”
Erika guardò il marito le accarezzò una guancia e disse:
“Orlando. Questa è la mia vita. Decido io che cosa è giusto oppure no. Non trovi?”
Orlando la guardò si sollevò e ribatté:
“E io non conto? Allora per che cosa ci siamo sposati? Dimmelo. Perché io non lo so…”
Erika si sollevò e disse:
“Questa scelta non c’entra nulla con il nostro matrimonio…”
“Invece si. Io parto e tu nemmeno ti curi di dirmi che vuoi lasciare tutto…” disse l’attore arrabbiato.
“Non c’entra nulla col nostro matrimonio la mia decisione di lasciare il cinema…” rispose prontamente Erika.
“Invece si…” disse Orlando triste.
“Nel momento in cui il mio lavoro rovina la mia vita privata, non posso fare altra scelta…” disse Erika seria.
Orlando non rispose. La guardò serrando la mascella e serio disse:
“Mi hai deluso Erika. Davvero…” 

Erika quella notte non chiuse occhio. Esasperata dal suo stesso nervosismo, prese una valigia e la cominciò a riempire. 
Orlando, svegliato dai rumori guardò la moglie mettere i vestiti nella valigia e mettendosi a sedere nel letto disse:
“Erika che fai?”
“Parto!” disse la ragazza piegando un golfo e mettendolo nella sacca.
Orlando si alzò dal letto e disse, preoccupato:
“Non c’entro?”
Erika lo guardò e toccandogli una guancia disse, dolce:
“Lo sai che ho bisogno della mia famiglia in questo momento…”
Orlando strinse gli occhi. Erano sposati da quatto mesi e mai una volta l’aveva vista così.
“Erika non puoi andare.. Non puoi scappare ogni volta che qualche cosa ti spaventa…”
“Io non scappo ogni volta che qualche cosa mi spaventa…” disse Erika indignata.
Orlando scosse la testa e rispose:
“Ah no?”
Erika lo bloccò prima che si potesse allontanare. E guardandolo negli occhi disse:
“Dimmelo quando sono scappata?”
“Sempre Erika. Da prima che noi diventassimo marito e moglie, da prima che tu fossi la mia ragazza… Da sempre…” disse Orlando triste.
Erika trattenne delle lacrime e mettendo con forza un pantalone nella borsa, disse:
“Vado un po’ a Canterbury. Da mia madre..” e detto questo uscì per andare a dormire nel salotto.
Orlando si mise a dormire e non rispose. Sperava che la mattina dopo, la situazione sarebbe migliorata.
E si abbandonò al sonno, che però non fu dei più tranquilli.

Erika lasciò la casa di mattina presto.
Era davvero intenzionata a passare un po’ di tempo con i suoi genitori e parlare con loro di quello che stava succedendo e sapere che cosa ne pensassero loro.
Arrivò all’aeroporto e prese il primo volo per Londra. Di li a dodici ore sarebbe stata a casa, lontana da paparazzi e da amici e parenti che non la capivano. E soprattutto lontana dal marito che le disse:
-Questa storia mi farà ammalare. E devo ammettere che sta già cominciando a farmi male…- disse massaggiandosi la fronte.
Subito dopo l’hostess annunciava che l’aeromobile stava per partire e che i passeggeri erano pregati di allacciare le cinture di sicurezza.
-Tanto meglio. Potrò dormire…- pensò Erika poggiando la testa nel sedile e chiudendo gli occhi stanca.

Orlando sapeva che quella volta non ci sarebbero state pazzie, non da parte sua. 
Il motivo era semplice. Sapeva di avere ragione e non credeva che, per una ragazza con il talento di Erika, fosse giusto abbandonare tutto per un gruppo di paparazzi rompiscatole.
Amava la moglie e sapeva che le sarebbe mancata. Ma anche lui lavorava e doveva portare il pane a casa. E non aveva intenzione di stare a fare la spola tra l’America e la Gran Bretagna solo perché sua moglie era in crisi mistica. E per di più non per colpa sua.
La mattina della partenza di Erika pianse, inutile ammetterlo, ma sapeva che quello che stava succedendo non era colpa sua.
E senza rimorsi andò a New York a promuovere il suo film.
Senza Erika affianco.

Erika guardò la madre che camminava avanti e indietro per la cucina, tormentandosi nervosamente un unghia del pollice.
Frank invece guardava le mani giunte e disse:
“Hai lasciato solo tuo marito a Los Angeles. Hai mollato il lavoro e pensi di abbandonarlo definitivamente. Come credi che possiamo reagire. Erika hai quasi trent’anni. Non sei più una bambina. Non puoi giocare con la tua vita e con quella di Orlando solo per un capriccio momentaneo. Sei una donna matura e sposata. Non puoi fare queste cose e venire a chiedere il nostro consenso come se niente fosse, sapendo che non te lo daremo…”
Erika guardò il padre e disse:
”Voglio solo essere tranquilla. Davvero. Non voglio che la mia vita sia sbattuta in prima pagina ogni cosa che faccio. Voglio solo vivere la mia vita tranquilla…”
Laureen sbottò e disse:
“MA COME PUOI PENSARE SOLO A TE STESSA, CON UN MARITO DEL GENERE. CON UN UOMO CHE HA SMOSSO MARI E MONTI PER STARTI ACCANTO? COME PUOI LASCIARE UN LAVORO CHE TI RENDE FAMOSA E AMATA SOLO PER COLPA DI UN PAPARAZZO CHE SI È CHIESTO SE ERI INCINTA OPPURE NO.. “ ma la frase venne bloccata da Erika che sollevandosi disse:
“IO SONO VENUTA QUI PERCHÉ HO BISOGNO DEL VOSTRO AIUTO. SE CERCAVO QUALCUNO CHE MI VOLEVA FARE LA FORCA, RIMANEVO A LOS ANGELES..” e con le lacrime agli occhi uscì dalla camera.
I genitori della ragazza non ribatterono nulla sconvolti forse dalla reazione della figlia. Frank sospirò e Laureen, con gli occhi rossi, uscì dalla cucina, per andare a piangere in camera sua.

Dom guardò Orlando che sbadigliava annoiato guardando la televisione. 
Erika era già fuori da una settimana e si era fatta sentire poco e niente. Per quanto volesse negarlo, per orgoglio, a Orlando mancava la moglie e stava male per la sua lontananza.
Dom lo guardò di sottecchi, sorseggiando dalla sua bottiglia di birra un lungo sorso. Poi, con la noncuranza che solo un vero Monaghan può avere, poggiò la bottiglia e disse:
“Allora? Che si dice di scopate fuori programma…”
Non era stato un fiore di bosco. Ma almeno cercava di far capire che voleva sapere che cosa stava succedendo senza usare strani drammi. Già lo doveva fare al cinema, poteva anche bastargli. Con uno come Orlando sapeva di non averne bisogno.
L’altro, però, non in vena di scherzi, fulminò l’amico mesciato con uno sguardo di fuoco e disse:
“Lo sai che Erika è a Canterbury. Perché mi dai la noia?”
Dom sorrise e disse, poggiando i piedi sul tavolino:
“Allora stai male, non è vero?”
Orlando sorseggiò il suo bicchiere di aranciata. Non voleva bere. Non voleva ubriacarsi e stare peggio di prima. perché si. Dom aveva indovinato. Stava malissimo. Erika le mancava da morire e tutti i propositi iniziali, quelli dettati dall’orgoglio, andavano a farsi friggere. La voleva lì. Tutta per lui. e di nessun altro.
Dom, però, partito all’attacco, non voleva lasciare il discorso in sospeso. Se lo avesse fatto, Orlando non avrebbe ammesso il suo dolore. Ed Erika sarebbe rimasta a Canterbury a crogiolarsi nei suoi mille dubbi.
“Per che cosa porti quell’anello al dito? È un anello diverso da tutti quelli che hai sempre portato…Si somiglia a qualcuno che conosco…” e rise con Orlando, per poi, indicando la fede, dire: “Se l’hai messa vuol dire che hai fatto una promessa a cui credevi.. Non trovi?”
Orlando, entrato nello spirito canzonatorio di Dom, disse, sorseggiando di nuovo l’aranciata: 
“Certo che se me lo dice un ateo, allora devo stare proprio tranquillo…”
Dom gli fece una smorfia e disse:
“Fottiti” poi ridendo continuò: “Non sto scherzando Bloom. Lo sai…”
Era serio. Orlando se ne era accorto. Chinò il capo e disse:
“Lo ha deciso da sola quello che doveva fare..”
“Ma quante balle che mi dici? Lo sai che se vuoi puoi parlare meglio di chiunque altro. Tu, prima di essere suo marito, sei il suo migliore amico…”
Orlando lo guardò negli occhi e disse:
“Credo che non vorrebbe un aiuto dal vecchio Orlando comunque…”
“Provarci non ti costa nulla… Anzi..Il biglietto per Londra. Ma per quelli come noi, cosa vuoi che sia?”
Orlando scosse la testa e sorrise, senza rispondere, scatenando, però, l’ira dell’amico che disse:
“MA PORCO CANE.. OB. NON TI RICONOSCO! NON DIRMI CHE LA STAI LASCIANDO DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO SOLO PERCHÉ LEI TI HA CHIESTO DI FARLO, PERCHÉ, SAPPILO, IO NON CI CREDO…” 
Orlando non rispose. E Dom arreso disse:
“Solo orgoglio. È questo che ti blocca. Beh, amico. Mi hai deluso, davvero..” e prendendo il giubbino uscì senza nemmeno salutare.
Orlando rimase seduto sul divano ancora un po’. Poi, con passo lento e testa china, andò a dormire.
Si sdraiò nel letto, che, come ogni notte, senza la moglie affianco le sembrò troppo grande solo per lui. 
Questo lo faceva sorridere. Quando ascoltava le canzoni d’amore rideva sempre quando qualcuno ribadiva questo concetto. Ma ora. Lo provava sulla sua pelle, ora. E faceva male. E come se faceva male.
Allungò la mano verso la parte vuota del letto. Immaginava la moglie dormire sorridente, con una mano sotto il cuscino e i capelli sparpagliati sopra.
In un attimo ripensò alla frase detta dall’amico:
Tu, prima di essere suo marito, sei il suo migliore amico…
Sospirò e passo una mano sopra gli occhi e ricordò un’altra frase. E l’aveva detta lui stesso.
Molto probabilmente, un giorno tu e tuo marito litigherete. Sappi che basta che tu mi faccia sapere dove e quando ed io tornerò. Davvero basta che tu non ti dimentichi del bene che ti può volere il tuo migliore amico….
Si sollevò e scompiglio i capelli. Era il suo migliore amico, prima di essere suo marito. Dom aveva ragione.
E questo significava solo una cosa…

Erika si dondolava nell’altalena. Guardava l’orizzonte, mentre Samantha, mangiava tranquilla delle caramelle che prendeva da una bustina bianca.
“Mio fratello non c’entra con questa decisione cognatina, vero?” scherzò la sorella di Orlando.
Erika sorrise e si diede una spinta più forte con le gambe. E sorridendo disse:
“No. Lui non c’entra…”
“Lo sai che quello che hai deciso può ritorcersi contro di te…”
Erika diede una maggiori spinta all’altalena e rimase in silenzio. Il parco giochi era silenzioso e lei sentiva solo il cigolio dell’altalena. 
Sapeva quello a cui stava andando in contro. Non aveva fatto altro che pensarci. Ma sapeva anche che, a casa sua. Nei posto dove era nata, avrebbe trovato sicuramente qualche cosa che l’avrebbe aiutata decidere che cosa fosse giusto o no per lei…
Ci aveva pensato parecchio. Non poteva negarlo. Ma il problema era un altro. Fondamentalmente lei sapeva cosa voleva dalla sua vita. Parte dei suoi sogni si erano realizzati. E sapeva, o meglio, immaginava, che, non tutti, hanno questa grande opportunità. Lei l’aveva. Era felice e nessuno poteva toglierle quella felicità. Nessuno tranne lei, ovviamente. 
Aveva vagliato ogni possibilità, nel buio della sua camera da ragazza. Aveva pensato a cosa fosse giusto per lei e per il marito. Ma ogni volta che prendeva una strada, sembrava quasi che qualcuno le mettesse in testa un’idea diversa e la facesse pensare diversamente.
Samantha la guardò e disse:
“Allora, Erika. Che cos’hai deciso?”
Erika si bloccò di botto e sorrise.

Quando quella sera, la ragazza tornò a casa, trovò un grosso mazzo di rose sul tavolo della sala. Erano dello stesso tipo e degli stessi colori che aveva usato per il suo bouquet. Sopra il tavolo c’era una lettera. Erika la prese e la lesse.

Sono qui…
nella nostra città a chiedermi che cosa mi ha tenuto lontano da mia moglie. E ora lo so. C’è voluto Dom Monaghan infuriato come una bestia per farmelo capire. E l’ho capito.
Ti amo. Ma alle volte il mio orgoglio mi porta a fare cose che una persona normalmente non farebbe. 
Ieri sera mi sono sentito molto solo a casa nostra. A dire il vero mi sento solo da quando te ne si andata. Lo so che hai bisogno del tuo spazio e che quello che stai facendo lo stai facendo per noi. Solo che io non capivo. Sempre per quella storia dell’orgoglio.
Così ieri ho perso una decisione. E ho chiamato una persona che potrà capirti meglio di me. Sai di chi parlo. Il tuo amico particolarmente importante, come usi chiamarlo tu..
Mi raccomando però. Sono molto geloso di lui. Non sopporterei che lui ti allontanasse da te.
Mi ha detto di darti appuntamento alla casa sull’albero appena torni.
Fallo valere. 
Un bacio tuo marito.
Orlando…


Erika sorrise e prendendo la lettera la ripose nella sua custodia e uscì veloce.

Arrivò nella casa sull’albero quasi subito.
Salì le scale e lo trovò lì.
Stava guardando fuori e disse:
“La sai una cosa? Credo che dovremo chiedere ai nostri genitori se possono costruircene un’altra..”
“No.. Vorrei che la mettessero apposto. Non sopporterei l’idea che nostri figli non conoscano il fortino dove siamo cresciuti..” disse Erika piano.
Orlando si voltò e disse:
“Hai ragione, sai. È meglio che la riparino e che nostri figli conoscano la casetta originale…”
Erika sorrise e si mise a sedere. Orlando fece lo stesso, ma, mentre stava per parlare, la ragazzo lo bloccò e disse:
“Ho litigato con mio marito..”
“Ho saputo..” disse serio il ragazzo.
“Quel sant’uomo non sapeva che stavo passando un inferno dentro e che, se volevo lasciare lo spettacolo un motivo c’era…” disse Erika sorridendo e guardando lontano.
Orlando si tratteneva a fatica. Non la vedeva da più di una settimana. E anche se tutto era molto bello e poetico, dopo quella lontananza forzata, per un uomo con dei bisogni non era il massimo. Ma con uno stoico sforzo di volontà, rimase imperturbabile.. 
E con la sua aplomb tipicamente inglese, disse: 
“Ti è servito, vero?”
Erika sollevò la testa e piano disse:
“MI fermerò per un anno Orlando e volevo che tu lo sapessi per primo…”
“Perché?” chiese il ragazzo deglutendo.
Erika sorrise e disse, avvicinandosi all’orecchio del marito:
“Tra un paio di anni magari un nuovo Bloom salirà questa scala e giocherà con un nuovo amico particolarmente importante…”
“Che significa?” disse Orlando stupito ma felice.
“Aspetto un bambino Bloom.. Tuo figlio…” ma non fece in tempo a finire la frase che Orlando le si buttò addosso e la baciò.
Era strano, ma in quella piccola casa sull’albero ne erano successe di cose. Ma sicuramente quella era la più importante.


Bene. Vi è piaciuto il capitolo? Spero di si.
Il prologo sta per arrivare ma grazie a Marochan avrete una sorpresa..
Che dirvi? BELLO LOST IERI SERA?? Lo adoro già. E Dom è meraviglioso. Non ne dubitavo tranquille…
Un bacio a tutte.
Niniel..

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


I ringraziamenti per ultimo

I ringraziamenti per ultimo…
Buona lettura.


EPILOGO:
Capitolo 30: Un salto nel tempo.

Canterbury, cinque anni dopo…

La macchina si bloccò davanti alla casa. Egle sorrise e disse:
“Dai andiamo” e si voltò verso il sedile posteriore. Dietro c’erano i due piccoli gemelli che aveva avuto due anni prima. 
Si era separata. Ma viveva comunque felice. Aveva tutto. Un buon lavoro, figli meravigliosi. L’amore, lo poteva trovare anche più in la.
I due bambini scesero dal macchina e presero il pacco da portare dentro la casa. Quando bussarono aprì Nina. 
Anche lei era cambiata. Davvero tanto. Era rimasta sposata con il marito, aveva avuto un bambino e ne aspettava un altro. E anche lei aveva un lavoro meraviglioso, che le apriva nuovi sbocchi.
Sabrina era diventata una professoressa e insegnava a Boston. Anche il suo matrimonio era finito, ma aveva deciso di far stare i figli vicino al padre e rimanere quindi in America.
Egle entrò e abbracciò la sorella:
“Fa freddo fuori?” chiese Nina prendendo il cappotto di Egle.
Egle sorrise e disse:
“Un po’”
Nina sorrise e si voltò la stanza era piena di gente. 
C’era Mark, l’eclettico stilista che aveva preso il bouquet al matrimonio ma di sposarsi non ne voleva proprio sapere.
Lizza, che aveva conosciuto un musicista e ora si era sposata e aveva avuto una bambina meravigliosa che aveva chiamato Lidya.
Valentina, che era ritornata in Inghilterra solo per la festa dato che, dopo la scelta di Erika, aveva conosciuto un uomo e aveva deciso di tornare a Novara, in Piemonte, in Italia, dove si era stabilita e viveva tranquilla, con la sua famiglia.
Francis aveva aperto una catena di ristoranti e il suo successo non aveva fine. Viveva ancora col marito e aveva una mezza intenzione di adottare un bambino. 
Dominic, dal canto suo abbracciava la bella moglie, Evangeline Lilly, conosciuta sul set di LOST. Era cambiato anche lui, niente da dire.
Elijah era ancora scapolo e felice. Aveva avuto storie importanti, ma tutta naufragate. E, a trent’anni suonati cercava ancora l’anima gemella.
Billy era diventato un ottimo papà. E Viggo. Beh! Lui vive in un mondo tutto suo.
Egle si guardò intono e disse:
“Pronta?”
Nina sorrise e diede il cinque alla sorella. Avevano una missione da svolgere e riguardava Erika la sorella più piccola.
“Ma sai dov’è? Vero?” chiese Egle a Nina.
La rossa si guardò intorno e voltandosi verso la mora disse:
“No. L’ho persa”
“Ma non ci credo. Non è possibile che tu la debba perdere ogni volta che veniamo a Canterbury…” disse Egle spazientita.
Ad un tratto sentirono della risate arrivare da fuori, accompagnato dal ciglio di un’altalena.
E si voltarono a guardare.

Erika e Orlando attesero il loro primo figlio con ansia.
Certo. La stampa, per quanto Erika avesse deciso di stare lontana dai riflettori fino alla nascita del bambino, aveva cercato di prendere più notizie possibili.
E in parte c’erano perfino riusciti. Poi, i due, lasciarono Los Angeles e decisero di passare un po’ di tempo a Londra, lontani dalla mondanità e dalla città degli angeli. 
Nella capitale inglese, riuscirono a trovare la loro dimensione e, quando la gravidanza volse al termine, lasciarono Londra per trasferirsi a Canterbury, dove Erika avrebbe partorito con affianco Laureen e Sonia.
Così, nell’agosto del 2006, nacque Henry Frank Colin Bloom, il primo erede Bloom dopo la nascita di Orlando.
Naturalmente, dall’unione di due ragazzi così belli, non poteva che nascere un bambino bellissimo, con i capelli riccissimi e di color castano chiaro e gli occhi simili a quelli del padre.
Erika stette lontana dai riflettori per quasi due anni. Poi, progettò un mega ritorno girando un film col marito, che valse ad Orlando la tanto agognata Nomination agli Oscar. 

La carriera dei due prometteva bene. Solo che, una volta o due all’anno tornavano a Canterbury, affinché il piccolo Henry potesse passare un po’ del suo tempo con i nonni.
Così, quell’anno, per Natale, decisero di organizzare una festa a casa di Sonia Bloom per festeggiare tutti assieme.

Orlando rideva mentre spingeva Erika sull’altalena. 
Lei tirava su i piedi il più che poteva, urlando divertita. Era come ritornare bambini per loro. Ed era quello il lato bello della loro storia. Riuscire a ricordarsi di quando ancora non erano sposati. Di quando erano bambini e giocavano su quell’altalena o sulla casa sull’albero.
Orlando stava appunto spingendo la ragazza, quando, senza un motivo, bloccò l’altalena e la baciò.
Erika lo fece fare, rispondendo sorridente. Era bello che, dopo sei anni di matrimonio, per loro, fosse come se non fosse passato un solo giorno.
“Ti amo..”disse il ragazzo, accarezzandole una guancia.
“Anche io” rispose dolce Erika.
Orlando sorrise ed Erika, guardandolo negli occhi, disse:
“Quest’altalena significa molto per noi..” 
Orlando rise e toccò una delle catene che rimanevano appese. E serio rispose:
“Uhm! Qua abbiamo fatto pace. qua ti ho chiesto di sposarmi.. “
“Qua hai preso tanti calci..” rise Erika.
Orlando chinò la testa e disse:
“Meno male che il naso non me l’hai rotto con un calcio…” 
“Per romperti il naso hai fatto tutto da solo…” rise Erika ancora. E poi disse, seria: “Ieri qualcuno mi ha tirato un calcio…”
Orlando la guardò aggrottando la fronte. Chi poteva fare una cosa simile senza che lui se ne accorgesse?
Erika lo guardò e disse, ancora:
“Anche prima qualcuno lo ha fatto…”
“Dimmi chi è che vado a dirgliene quattro..” disse il ragazzo serio.
“Dovrai aspettare qualche mese..” rispose vaga.
“Perché?” chiese Orlando senza capire.
“Beh! Diciamo che, presto, non saremo più in tre..” disse con un sorriso la ragazza.
Orlando sorrise felicissimo. Aveva aspettato tanto di sentirselo di nuovo dire. Cinque anni. Ed ora.. Eccolo. Sarebbe stato padre. Abbracciò Erika e la strinse forte, sussurrandole all’orecchio un piccolo: “Grazie!”
Erika sorrise e lo baciò, mentre Egle e Nina si avvicinavo ai due.
Dovevano parlare di lavoro. Erika e Orlando lo sapevano benissimo.
Ma la cosa bella è che, per un amore grande, ma che aveva trovato espressione e modo di esistere in quegli anni, un altro, poco più in là, cominciava a sbocciare. E il luogo del reato era sempre lo stesso. 

Nella piccola casa sull’albero Henry faceva vedere un bruco morto alla piccola Lydia. 
La bambina lo guardò schifata e disse:
“Che schifo! Non mi piace.. Buttalo via..”
Henry sorrise. E affacciandosi alla piccola finestra della casa sull’albero, butto il piccolo cadavere del bruco. Poi si mise a sedere vicino all’amica e disse, sorridente:
“La mia mamma mi ha raccontato che qua, quando era piccola come me, veniva a giocare col mio papà…”
Lydia sollevò la testa e guardò la casetta. Poi, guardando davanti a se corrugò la fronte e disse:
“Allora la tua mamma e il tuo papà sono sposati da quando erano piccoli?”
Henry sollevò entrambe le sopracciglia. Quello che aveva detto Lydia, da una parte aveva senso. Poi scosse la testa e disse:
“No! Il papà ha detto che era il migliore amico della mamma e che poi, n giorno si sono innamorati..”
Lydia sbarrò gli occhi e indicandosi disse:
“Come noi?”
Henry ebbe quasi un colpo. La piccola Lydia non poteva diventare sua moglie, sarebbe stato troppo.. strano?
Si sollevò e disse:
“Che schifo!”
Lydia annuì. Rimasero qualche secondo lontani, poi fu lo stesso bambino a prendere la parola e dire:
“Però i grandi si sposano tutti. La zia Sammy, la zia Valentina, mamma e papà, la tua mamma e il tuo papà, zio Billy e zia Alison, zio Dom e zia Evangeline…”
Lydia strinse gli occhi. Non capiva dove voleva arrivare il compagno di giochi. Ma fu Henry ad illuminarla, dicendo:
“Se mi devo sposare, allora voglio sposarmi con te. Così giocheremo per tutta la vita…”
“Ma i grandi non giocano” sorrise Lydia.
“I miei genitori si..” disse contrariato Henry.
I due bambini si guardarono e tesero il dito. Una promessa è una promessa.
E stringendo il mignolo, Henry disse:
“Prometto che quando sarò alto come papà e avrò la barba mi sposerò con Lydia Dawson. E che giocherò con lei per tutta la vita…”
Lydia sorrise e disse:
“Prometto anche io che quando diventerò alta… Non come la mamma, ma di più, e avrò quelle cose grandi come zia Erika, allora mi sposerò con Henry Bloom e che ci giocherò tutta la vita..”
I due bambini sorrisero e si baciarono una guancia. 
Così sulla casa sull’albero, dopo anni, una nuova amicizia nasceva. E anche quella era destinata a diventare, particolarmente importante.

                                                                                    Fine. 


Allora Grazie a Narsil e benvenuta. Ad Assya, benvenuta anche a lei. 
Poi a Loribi, Marochan, Paddina, Alessiuccia, Fr@,Uriko, Moon..Vampyre ( dovunque essa sia^^), Fefe, Ithil, Linkin Park, Eowyn 21 10, Carluz e tutti quelle e quelli che mi hanno letto senza recensirmi.
Questa storia, nonostante sia una storia nata per caso e non sentita come la mia prima fic, si è rivelata importantissima. Mi ha permesso di conoscere persone meravigliose e specialmente di conoscere meglio questo ragazzo di nome Orlando. Non posso negare che per scrivere questa fic mi sono informata su di lui, come, tempo fa feci per Dom. 
Comunque. Ho letto molto su Orlando e mi sono fatta una buona idea su di lui.
Chiedo umilmente scusa a tutti i miei amici. Sappiate che non ho fantasia per i nomi, quindi li ho inseriti nella mia storia dando loro delle caratteristiche a la loro adatte. Nina, Egle, Sabrina, Mark, Lizza, Francis, Valentina, Michelle e Leonard. Loro sanno di chi parlo.
Chiedo scusa a Dominic Monaghan, Elijah Wood, Billy Boyd, Viggo Mortensen, Peter Jackson, George Clooney, Brad Pitt, Johnny Depp, Keira Knightley e tutte le persone famose tirate in ballo. Non credo che la leggeranno, ma è meglio tutelarsi per un futuro, non si sa mai.
Chiedo scusa alla Bosworth, attuale fidanzata di Orlando, che, per quanto ho visto, per la gioia delle più, ma non di tutte, in questa fic, per l’ennesima volta è stata spodestata dal suo ruolo di ragazza ufficiale.
E grazie ad Erika e Orlando. I miei personaggi. Mi hanno fatto compagnia per un mese. Grazie. A voi due. Per me è come se, in un universo parallelo esistano davvero loro due che vivono felici e che ridono e scherzano assieme a tutti i loro amici.
E spero che siano felici come gli ho immaginati io.
Grazie davvero. 
Spero che il capitolo speciale vi piaccia. Me lo ha consigliato Marochan. Quindi per qualsiasi reclamo prendetevela con lei. scherzo. Marochan ti voglio bene.
Grazie a chiunque è arrivato fino a qui. Mi commuovete. Davvero. E da una parte mi spiace che sia finita.
Una saluto a tutte voi. Niniel.


(Per ora la storia è conclusa così. Per chiunque fosse interessato c’è il 31° capitolo.. quello speciale. Spero che vi piaccia. Un bacio Niniel..)

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Grazie a Marochan per lo spunto

Grazie a Marochan per lo spunto. ^__^ alle volte stare ore su MSN fa bene 

Capitolo Speciale.. 

31° : Febbraio 2006

Erika leggeva tranquilla i giornali. Aveva appena dato la notizia della sua gravidanza, o meglio, Orlando aveva parlato per lei, dicendo che, per quanto lei potesse amare il suo lavoro, aveva deciso di dedicarsi alla sua gravidanza. 
E lo stava facendo. Stava sdraiata sulla sua sdraio, ai bordi della piscina. Dopo tre mesi, la sua gravidanza non era visibile, nonostante un piccolo accenno di pancia cominciasse a fare capolino, cosa che Erika accolse con gioia immensa.
Orlando si avvicinò tenendo tra le mani una lettera. Si mese a sedere vicino alla moglie e lesse silenzioso.
Erika si voltò, lo guardò e, togliendo gli occhiali da sole, disse:
“Che succede?”
Orlando piegò la lettera e disse:
“Mi hanno invitato al Festival di Sanremo…”
Erika sorrise e poggiando la testa sulla sdraio disse:
“Bene. Almeno mi dirai cos’è questa cosa di cui mia nonna parlava tanto… Mio padre diceva che era una stupidaggine colossale..”
Orlando sorrise e disse:
“Devo andare lì e starci un quarto d’ora/ venti minuti…”
“E cosa farai?” chiese Erika voltandosi verso il marito.
“Di sicuro mi intervisterà qualcuno…” rispose l’attore.
“Allora vuol dire che accetterai?” chiese Erika mettendosi a sedere.
Orlando sorrise e disse:
“Solo se verrai con me” e la baciò dolcemente.
Erika sorrise e rispose:
“Va bene. Anche se quest’Italia.. Mamma mia…” e rise divertita, mentre, delicatamente, per non far del male al bambino, l’attore sovrastò la moglie e la baciò appassionatamente.

Atterrarono a Roma il 2 marzo. La serata in cui Orlando sarebbe stato ospite, era quella di venerdì la penultima e, per quanto videro i due coniugi Bloom, era di sicuro, uno degli ospito più attesi.
“Mr. Bloom. Benvenuto in Italia…” disse un giornalista.
Orlando che teneva per mano Erika, salutò con la mano destra, tenendo inforcati i Ray Ban scuri, con il codino che teneva stretti capelli di media lunghezza.
“Grazie!” sorrise tranquillo. “Il vostro paese è meraviglioso!” e salutò ancora.
“Mss. Bloom. Come si sente? Abbiamo saputo che è incinta. Non trova pericoloso viaggiare nelle sue condizioni?” chiese un altro giornalista.
Erika sorrise e disse:
“Sto bene tranquilli. Non potevo lasciare che mio marito partisse in Italia senza di me..” e salutò con un mano.
Vennero seguiti dai giornalisti sino alla macchina. E quando salirono, la ragazza si poggiò alla spalla del marito e sospirò dicendo:
“Eccoci nel mio paese natale..” 
Orlando sorrise e le baciò la testa e disse:
“Ti amo..”
“Anche io..” e chiudendo gli occhi si addormentò felice.

Quella sera, Erika, decise di seguire la serata di Sanremo, non dalla sala, ma dalla televisione. Orlando non voleva stare molto in Italia. Non perché non le piacesse. No! Piuttosto perché aveva altri impegni e non voleva far affaticare la moglie.
Così Erika, con pop corn, gelato e telecomando in mano, guardò la televisione, aspettando che il marito uscisse.
Lo fece verso le 22:50, vestito elegante, come aveva deciso di andare, senza quei colori sgargianti che gli piacevano tanto.
Aveva tagliato il pizzetto per l’occasione. La ragazza sorrise e pensò di essere molto fortunata. Aveva un marito bellissimo. E questo era un ottimo motivo per essere felici.

Lo intervistò una certa Victoria Cabello, una ragazza all’apparenza spigliata e divertente. Erika non la conosceva, ma le dava una buona impressione.
Orlano si mise a sedere nello sgabello che stava al centro del palco. A dire il vero era imbarazzato. Cosa strana, pensò Erika, specialmente per uno che è la quinta essenza della malizia.
Victoria, la presentatrice, si trovò a sistemare l’auricolare, messo male nell’orecchio dell’attore che, per tutta risposta, baciò la guancia della ragazza, facendo sorridere la moglie.
Non era gelosa. Per niente. Sapeva che il marito era innamorato di lei. Se non lo fosse stato, lei non sarebbe stata la moglie dell’attore e non sarebbe stata lì.
Cominciarono a parlare. Inutile negare che da subito si fecero delle battute davvero simpatiche, che un po’ riflettevano le cose che le chiedeva lei per prima da anni. A partire dal fatto che si riuscisse a rompere qualsiasi osso gli capitasse a tiro, fino al fatto che stava facendo film non importantissimi, dopo aver girato pellicole di grande importanza quali Il Signore degli Anelli, Troy, La Maledizione della Prima Luna. Orlando cominciò gesticolare. Lui mette sempre passione in tutto, Erika non poteva negarlo. E specialmente quando parlava del suo lavoro. E in quel momento la moglie riconobbe la sua passione per il suo lavoro. 
La presentatrice non fece nessuna allusione alla sua vita privata. Anzi, giocò con Orlando chiedendogli di recitare con lei le cose più assurde. 
E per Erika fu davvero divertente vederlo in imbarazzo. Specialmente quando, nel momento in cui meno se lo aspettava, la Cabello, prese di sorpresa Orlando e lo baciò. Lì Erika si riversò per terra, sbattendo i piedi per il troppo ridere.
Sapeva che cosa fare. Avrebbe giocato molto con Orlando quella sera. Specialmente dopo che lui, facendo un segno sotto il collo, simpaticamente disse:
“Mia moglie mi ammazza!”

Orlando arrivò alla camera. Chiuse la porta dietro di se e disfò il codino che si era fatto, allentando la cravatta.
Erika, con un paio di occhialetti, leggeva un libro tranquilla. Quando vide il marito disse:
“Già qui? Ho visto che eri molto impegnato all’Ariston…”
Orlando allargò le braccia in segno di resa. Era stanco. Era stato un tour de force, per lui in quei giorni. E mettendosi a sedere vicino alla moglie le baciò il collo facendola sorridere e dire:
“Allora? Che cosa mi dici in tua discolpa.. Eri molto appassionato stasera, mio caro Ob!” sorrise Erika. 
“Ma smettila..” sorrise il ragazzo.
Erika si allontanò sorridendo e disse:
“No stasera hai già avuto troppi baci.. E poi, lo sai che ci sono delle notizie?”
Orlando scosse la testa e disse:
“No!” 
“Allora..” disse Erika mettendosi a sedere meglio. “Il prossimo mese si sposano Brad e Angelina. Siamo invitati alle nozze. Me lo ha detto George, che mi ha anche chiesto se sono a Los Angeles per la notte della premiazione. E mi sa che ci vado.. Poi. Dom ha visto la cosa con il satellitare. Mi ha chiamato per complimentarsi. Stava ridendo fino alle lacrime. E poi.. Lizza aspetta una bambina. Ci pensi? Se è vero quello che ha detto il ginecologo, potrebbero crescere assieme come noi…”
Orlando la baciò e disse:
“Calma.. Se lo vorranno succederà come è successo a noi…”
Erika lo guardò imbronciata per qualche secondo. Poi sorrise e disse:
“Hai ragione. Meglio che decidano loro..” e baciandolo lo fece sdraiare su di se e dolcemente ci fece l’amore.

Dopo quella sera accantonarono il discorso Sanremo.
Erika sapeva che Orlando l’amava e che non era possibile che la lasciasse per un’altra. Si amavano troppo. E quello andava ben oltre i baci e le cose che potevano succedere in una serata di gala in Italia.

                                                                                    Fine (stavolta sul serio..^__^)

 

Un grazie ancora a chi è arrivato fino a qui. sono felice davvero che la storia vi sia piaciuta.

Per il momento, preferisco non pubblicare nulla. Mi riposo.

Un bacio e grazie ancora. Niniel82.


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