Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
L’aria era calda e profumata in quella prima
notte d’estate. Bunny era appoggiata al cornicione del suo terrazzino a fissare
la luna e le stelle, luminose più che mai…le stelle…era trascorso un mese dalla
partenza dei Three Lights e la mancanza si faceva sentire, nostalgia dei
momenti passati insieme, brutti o belli che fossero. E quegli occhi, quel
sorriso…non poteva nasconderlo a se stessa…Bunny pensava spesso a Seiya e non
riusciva a capacitarsene. Marzio era tornato, Galaxia era stata confitta e la
Terra era in salvo eppure Bunny sentiva dentro di se un grande vuoto, la stessa
sensazione che aveva provato quando Marzio era partito…un vuoto che solo Seiya
era riuscito a colmare. Guardando le stelle riusciva a sentirsi vicina a lui
anche se in realtà c’era una distanza inimmaginabile a separarli.
Tornò in camera e si distese a letto. Prima
di spegnere la luce vicino al comodino qualcosa attirò la sua attenzione: era
il piccolo orsetto vinto quel giorno al Luna Park. Quanti ricordi la circondavano,
quante emozioni provate, quante risate e quante lacrime. Prese l’orsetto e se
lo portò vicino al viso. Si addormentò dolcemente.
La mattina seguente Bunny si alzò presto:
era l’ultimo giorno di scuola, finalmente le vacanze estive erano arrivate. Ma
quell’estate sarebbe stata diversa dalle altre, e in cuor suo lo sapeva. Fece
colazione velocemente e si diresse a scuola dove Amy, Morea e Marta
l’attendevano all’entrata del cortile:
“ Buongiorno Bunny, di buon ora oggi!” disse
Amy
“Buongiorno ragazze oggi finalmente è l’ultimo
giorno!!!D’ora in poi penseremo solo a divertirci e a mangiare dolci a
volontà!!!” rispose Bunny con un gran sorriso
“Non
troppi Bunny altrimenti come potrei mantenere la mia insuperabile bellezza”
disse Marta con gli occhi luccicanti
“Ahaha Marta sei sempre la solita! Su entriamo
o faremo tardi alla prima ora!” concluse Morea avviandosi alla porta.
Le ragazze entrarono a scuola per
frequentare le ultime ore di quell’intenso anno scolastico.
La fine delle lezioni arrivò prima del
previsto e tutti gli studenti corsero in giardino a festeggiare l’inizio delle
vacanze. Il cielo era limpido e il sole scaldava la giornata, rendendola
perfetta.
“Forza andiamo, Rea ci aspetta al Crown,
su!!!”
“
Arriviamo!!!” disse Bunny prendendo di forza Amy e Morea “Su, ci aspetta un bel
frappé alla fragola!!”.
Al Crown Rea le aspettava entusiasta. Anche
per lei la scuola era finalmente terminatae poteva godersi un meritato riposo.
“Ragazze che giornata fantastica, dovremmo
organizzare una bella gita al mare cosa ne pensate?” propose Rea
“Sii
che bella idea chissà quanti bei ragazzi incontreremo” disse Marta succhiando
dalla cannuccia il suo frappé al cioccolato “Morea preparati a cucinare!!!”
“Ok
mi scrivo già una lista delle cose da prendere per il pic-nic”
“Credo sia un’idea fantastica, dopo tutto
quello che è successo ci meritiamo una giornata all’insegna del divertimento e
della spensieratezza!”
“eh
Bunny tu cosa ne pensi?” chiese Rea, notando l’amica distratta ed assente…..
“Bunny??....Bunny, c’è nessuno??”
“eh…ah
si Rea…è un’ottima idea…!” disse distogliendo la sguardo dalla finestra. Rea
rimase insospettita dalla scena, conosceva bene Bunny sapeva che qualcosa la
turbava ma non era sicura fosse il caso di chiedere spiegazioni. Fece finta di
niente e continuò ad organizzare la giornata al mare.
Bunny rivolse nuovamente lo sguardo verso la
finestra. Notava tutte le persone che felici passeggiavano sotto al sole
incandescente. I bambini ridevano e giocavano mentre le mamme si rifocillavano
con le piccole fontane sui lati delle strade. Perché si sentiva così triste…non
aveva motivo di esserlo. E quel che era peggio è che non poteva raccontare alle
sue amiche il suo stato d’animo…cosa avrebbero pensato? Cercò di non pensarci,
si girò e partecipò alla discussione, sorridendo.
Il sole calò, ed il tramonto si fece
aranciato con chiazze lilla qua e la…era davvero bellissimo. Bunny era sulla
via del ritorno per casa quando ad un tratto sentì un colpo fortissimo al
petto. Si accasciò a terra stringendo i pugni…non riusciva a capire cosa le
stesse accadendo, le lacrime iniziarono e scendere dal viso, il respiro diventò
affannoso. Il dolore durò pochi secondi ma fu fortissimo. Debole e ignara di
ciò che poteva esserne la causa, tornò a casa barcollando. Quella sera non cenò
ma andò direttamente a letto. La sua mente era piena di domande: cosa poteva
essere stato? Era il caso di informare le sue amiche?...No, non voleva farle
preoccupare per niente, ma in casa non era sola…
“Bunny ti senti bene?” “Luna!! Si grazie mi
sento solo un po’ stanca oggi” “Bunny non mentirmi ti conosco bene c’è qualcosa
che non va?”. Bunny zittì. Preferì non rispondere piuttosto che mentire alla
sua amica Luna. Poi sorrise “Tranquilla Luna ora dormo e vedrai che domani
starò meglio!”.
Bunny si addormentò in fretta ed iniziò a
sognare. Era con tutte le sue amiche, c’era Marzio e persino la piccola
Chibiusa. Un sogno incantevole, privo di pensieri e preoccupazioni ma un rumore
assordante lo spezzò! “Che succede???” urlò Bunny all’interno della camera.
Accese la luce è notò vetri per terra intorno al letto. Si inginocchiò per
prenderne uno, tagliandosi così lievemente “Ahi!” disse portandosi il dito in
bocca per togliere il sangue “Bunny guarda!” disse Luna volgendo lo sguardo
verso la finestra “Ma il vetro è rotto…chi mi ha lanciato un sasso???” disse
infuriandosi. Uscì in terrazza per guardare fuori ma non c’era nessuno “Luna
non vedo nessuno…ma allora come si può essere rotto?” “Bunny vieni qui, ho
trovato qualcosa!” disse la gattina fermandosi davanti ad uno strano sassolino
nero incandescente. Bunny lo prese in mano…scottava…lo ripose per terra e lo
guardò attentamente “Luna…ma che cos’è….non capisco…” “Non ne sono sicura
Bunny…dovresti parlarne con Amy vedrai che lei ti saprà dare una risposta”.
Bunny riprese in mano quella strana pietra. La mano inziò a tremare e
ricomparve quel dolore al petto. Lasciò subito la pietra e si rimise a letto.
“che ti è successo?” chiese Luna preoccupata “Non lo so…questo pomeriggio ho
sentito un forte dolore vicino al cuore…e adesso è tornato, appena ho toccato
la pietra…Luna che mi sta succedendo?” le lacrime iniziarono a ricamarle il
volto “Bunny non piangere troveremo una soluzione vedrai”.
Detto questo Bunny si riaddormentò ma non
riuscì più a sognare.
Il giorno dopo Bunny chiamò Amy spiegandole
quello che era accaduto durante la notte “Ok Bunny” rispose “ci vediamo da Rea
ora avviso anche Marta e Morea” “Grazie Amy a fra poco”. Un’ora dopo si
ritrovarono tutte da Rea. Bunny tirò fuori dalla tasca la pietra nera “Eccola
qui…non so come sia successo…stavo dormendo e ad un certo punto ho sentito un
terribile rumore. La finestra era rotta e sul pavimento ho trovato questa. Amy
riesci a scoprire di cosa si tratta?” “Spero di si, anche se ha un aspetto
famigliare credo di averla già vista da qualche parte, mi metto subito al
lavoro!” “Grazie sei un tesoro!”…”Bunny…” s’intromise Rea “posso parlarti un
attimo?”. Bunny la guardò insospettita “…ma certo…” “su, andiamo fuori!” “si”
Bunny la seguì in giardino. Rea si si appoggiò alla colonna che sorregge il
tempio. Bunny la guardava senza capire cosa volesse dirle “Rea cosa c’è…mi fai
preoccupare..” “lo chiedo io a te, Bunny! Ti vedo strana e assente…noi siamo le
tue migliori amiche se hai un problema è giusto che ce lo confidi!”. Bunny
rimase di stucco. Rea aveva capito che c’era qualcosa di strano in lei. “Bè
vedi Rea…io…io” “Ragazze, venite dentro!” urlò Amy interrompendo il discorso.
Bunny e Rea la raggiunsero all’interno del tempio “Che succede?” chiese Rea
incuriosita “credo di aver scoperto qualcosa…Bunny non è una pietra..” “Ah no”
disse sorpresa Bunny “e che cos’è?”. Amy la guardò e disse “E’ una stella
cadente!”.
Bunny si bloccò all’improvviso. Che
significato poteva avere? E perché quando la toccava si sentiva male? Avrebbe
dovuto dire tutto?
“Ma che significa?” Rea non seppe
rispondere. E tutte rimasero in silenzio, fissando quella misteriosa stella
cadente che aveva smesso di brillare.
Bunny uscì dal tempio, con in tasca quella
misteriosa stella cadente. “Bunny, aspetta!” Luna la rincorse in giardino.
Bunny si voltò a guardarla. I suoi occhi trasmettevano tristezza ed
incomprensione, erano velati da leggere lacrime che Bunny si sforzava a tenere.
Non voleva che Luna, Marzio e le sue amiche notassero il suo stato d’animo.
“Bunny c’è qualcosa che non va, non sei la ragazza felice e spensierata di
sempre perché non ti confidi?” “Scusa Luna, sono solo preoccupata per questa storia,
non credo riuscirei a sostenere un’altra battaglia a così poco tempo dallo
scontro con Galaxia…non credo di esserne all’altezza” “Bunny non è detto che
l’episodio della stella annunci l’arrivo di nuovi nemici…magari è solo una
coincidenza…capita spesso che le stelle cadano no?”. Bunny sorrise. Luna le era
sempre stata vicino, in qualsiasi circostanza, fin dal principio le voleva
davvero molto bene. Si inginocchiò e strinse la sua gattina “Grazie Luna ora mi
sento meglio! Sai cosa faccio? Adesso vado a trovare Marzio, così mi tirerò su
di morale!” “Brava Bunny ci vediamo più tardi allora!” “Sicuro, ciao Luna!”.
Bunny si diresse verso casa di Marzio “devo
stare tranquilla, magari è davvero una coincidenza” disse tra se e se “alla
fine è solo un sassolino!” rise. In realtà non sapeva se la sua era
effettivamente certezza o pura autoconvinzione.
Suonò più volte il campanello ma nessuno
rispose “Dove sarà andato?” si chiese. Suonò un’altra volta e finalmente Marzio
aprì “Oh ciao Marzio!!” disse Bunny abbracciandolo “Bunny cosa ci fai qui?”
chiese lui “Sono venuta a trovarti, ho avuto una giornataccia e questa notte
non sono riuscita a dormire avevo bisogno di te!”. Marzio sorrise “Dai entra ti
faccio il the, poi però devo continuare a studiare, sai com’è sono rimasto un
po’ indietro dopo tutto quello che è accaduto” “Certo certo” disse Bunny felice
“un the tantissimi biscotti e poi ti lascio tranquillo!”.
Bunny entrò nell’appartamento. Era
impressionante l’ordine presente in casa. Tutti i libri erano disposti in
ordine, solo alcuni erano sul tavolo vicino al computer. Sul comodino di Marzio
notò la loro foto insieme a Chibiusa…che bei giorni avevano trascorso insieme a
quella piccola peste. “Allora cos’è successo?” chiese Marzio appoggiando tazze
e teiera sul tavolino “Bé vedi questa notte è entrata in camera mia una strana
pietra che poi Amy ha scoperto essere una stella cadente!” “Una stella
cadente?” ripeté Marzio “Già…può essere una coincidenza o qualcosa di più…sta
di fatto che non sono riuscita a dormire” “Cosa può significare secondo te?”
“Non ne ho idea Marzio…pensavo potessi dirmi qualcosa tu” “Bé non è raro che
cadano le stelle cadenti, soprattutto in questa stagione” “si lo so ma…c’è
dell’altro…”. Marzio la guardò…notava anche lui che Bunny si sentiva preoccupata
per qualcosa. Appoggiò al tavolo la tazzina e le prese le mani “Bunny non devi
preoccuparti vedrai che si risolverà tutto ok?”. Bunny non finì la frase. Era
felice di essere li, con il suo amato. Sorrise, appoggiò la testa sul petto di
Marzio per pochi secondi poi disse “Certo…non devo assolutamente
preoccuparmi…ora vado a casa così ti lascio studiare ci sentiamo domani!” “A
dir la verità domani ho una Conferenza, durerà tutto il giorno
purtroppo”…”Oh…ok non preoccuparti ci sentiamo appena puoi allora!” “Certo
Bunny” Marzio l’abbracciò e tornò su suoi libri mentre Bunny uscì senza far
trapelare niente.
Tornando a casa Bunny si ricordò di quanto
detto dalle sue amiche e da Marzio. Loro le erano vicino, non avrebbe dovuto
aver paura di niente. Eppure non se la sentiva di tornare a casa. Sapeva che
Luna la aspettava e non sarebbe riuscita ancora per molto a nascondere i suoi
dubbi. Così prese l’autobus che l’avrebbe condotta davanti al mare e scese.
Il cielo nero era illuminato da milioni di
stelle. Li, davanti al mare calmo, l’assenza delle luci di città le
permettevano di inoltrarsi nella magica luce delle stelle. Si distese col naso
al’insù…quasi le sembrava di essere avvolta da quel immenso manto luminoso. Appoggiò
le cuffiette alle orecchie per ascoltare la canzone dei Three Lights…com’era
bella, più l’ascoltava e più si sentiva bene. La voce di Seiya riecheggiava
come un canto angelico, Bunny riusciva a sentire solo lui, nascondendo le voci
di Taiki e Yaten. Chiuse gli occhi per pochi minuti, immaginandoselo davanti a
lei, con quegli occhi blu, che le diceva che l’amava, che si avvicinava al suo
volto per darle quell’unico piccolo bacio ma grande nel significato.
La canzone finì e Bunny aprì gli occhi.
Quello che vide la terrorizzò…tutte le stelle erano sparite. Quello che era un
cielo pullulante di luminose stelle ora era un corpo nero e vuoto. Bunny si
alzò di fretta, non riusciva a capire cosa stesse accadendo. Non c’erano
nuvole, il cielo era limpido ma…buio. Iniziò ad indietreggiare ma qualcosa la
fece scivolare nuovamente a terra. Quando alzò la testa vide tanti piccoli
sassi neri, proprio come quello entrato così bruscamente nella sua camera la
notte precedente. Stelle cadenti…migliaia di stelle la circondavano, stelle
nere non più luminose come una volta, prive di vita quasi. Bunny iniziò a
piangere non poteva essere un’altra coincidenza. Prontamente chiamò Amy, Marta,
Rea e Morea che in pochi minuti la raggiunsero. Lo spettacolo era
terrorizzante. Come potevano essere cadute così tante stelle, nello stesso
momento e nello stesso luogo?
“Non ho mai visto una cosa del genere” disse
Rea
“Ho controllato nel computer” aggiunse Amy
“Non si era mai verificato prima un fenomeno di questo tipo ma non solo è
statisticamente impossibile”
“Ma che diavolo succede” disse Morea
atterrita “Ragazze sta succedendo qualcosa me lo sento” intervenne Bunny
“io….io….” la vista iniziò ad offuscarsi, si sentiva debole la testa pesava
“non mi sento molto bene”. Svenne. Rea la prese in tempo “Bunny!! Bunny che ti
succede rispondimi!!presto ragazze aiutatemi, dobbiamo portarla a casa!” “Si!!”
risposero.
“Aspettate!!” Le ragazze si girarono.
“Heles, Milena…grazie per aver risposto al
mio messaggio!” le accolse Amy “E’ nostro dovere Amy” risposero “Messaggio?”
chiese Rea “Si, ho chiesto a Heles e Milena di raggiungerci, forse riusciranno
a capire cosa sta accadendo!” “Prima riportiamo la principessa a casa poi
potremmo discuterne” intervenne Heles prendendo Bunny in braccio.
Una volta a casa Heles adagiò Bunny a letto.
Non aveva ancora ripreso i sensi, ma sembrava serena, sognante. Tornata in
sala, Heles notò Milena che parlava del fatto.
“Non capisco…non ho alcuna brutta
sensazione…quelle stelle non mi trasmettono nulla!”
“Si nemmeno a me” confermò Rea
“Mi sembra ovvia la situazione”. Le ragazze
si girarono. Heles entrò in sala chiudendo la porta della camera da letto “Cosa
intendi dire?” chiese Marta
“Quelle stelle” iniziò Heles “provocano
dolore solo a Bunny…solo su di lei esercitano questi effetti”
“Si hai ragione ho notato anch’io” disse
Morea offrendo qualche biscotto
“Heles, credi siano davvero pericolose
queste stelle?”
“non lo so Rea…certo è strano non mi era mai
capitato di vedere una cosa del genere…”
“farò qualche ricerca” disse Amy “mi metto
subito a lavoro”
“Io vado a vedere come sta Bunny!”. Rea si
alzò e si diresse verso la camera da letto. Bunny dormiva profondamente, non
dava un minimo segno di dolore fisico eppure la sua mente vagava…più lontano di
quanto potesse credere.
Rea la coprì premurosamente, le dispiaceva
così tanto vedere la sua amica così.
“Rea…” Bunny si svegliò, cercando di alzarsi
a fatica
“Bunny come ti senti?” “Un po’
frastornata…ma bene!” “Che sollievo eravamo tutte preoccupate per te!” “Mi
dispiace Rea non so cosa sia successo…ad un tratto mi sono sentita debole…”
“Tranquilla Bunny, Heles e Milena stanno cercando una spiegazione insieme alle
altre. Vuoi qualcosa?” “In effetti…vorrei una grande fetta di torta al
cioccolato!!potresti chiedere a Morea di prepararmela?”. Il viso di Rea si increspò
per finire ad urlare “Bunyyyyy sei sempre la solitaaaaaaa!!!!!!” “Ahahah
già!!!” “ Non ti smentisci mai!!” disse sorridendo “bé questo vuol dire che ti
senti meglio è già qualcosa!” “Si si” annuì Bunny con la sua solita buffa
faccia “su andiamo dalle altre!” “Ok!”.
Bunny e Rea raggiunsero il gruppo in
salotto. Amy era intenta a fare ricerche a computer, Marta e Morea cucinavano
la cena mentre Heles e Milena analizzavano una delle stelle cadenti raccolte
dalla spiaggia. “Ciao ragazze!” “Bunny!!” disse Milena andandole incontro “come
ti senti?” “decisamente meglio Milena grazie!” “questo non cambia le cose
purtroppo” Bunny si girò guardare Heles ed il suo sguardo pensieroso “dobbiamo
ancora risolvere questa faccenda e purtroppo non abbiamo un ben che minimo
indizio se non questa specie di sasso fumante!” “vedrai che troveremo una
soluzione Heles!” rispose Bunny smagliante “ora basta, mangiamo qualcosa tutte
insieme e per oggi non pensiamoci più” “si dai, per oggi basta Heles” “Ma
Milena?” “Su, andiamo a cenare, ne parleremo domani..” “mmh sei troppo
romantica ti fai sempre abbindolare!” “Già” rispose Milena appoggiando la mano
sulla spalla di Heles. “Eh va bene, lasciamo stare per ora ma non finisce qua.
Se un’altra minaccia incombe dobbiamo essere pronte”
“Ragazze mi dispiace, ma qui non ho trovato
niente” aggiunse Amy “da quello che riporta il bollettino della NASA è tutto
normale”. Detto questo il silenzio calò nella stanza. Bunny avrebbe potuto
fingere quanto voleva ma ciò che era successo non era da poco e quel che era
peggio è che non sapevano nemmeno da che punto partire per indagare. Nessun
nemico si era fatto vivo in quei giorni e quindi? Semplici eventi atmosferici?
O c’era qualcosa di più?
Bunny si svegliò tardi la mattina seguente. I primi
giorni di vacanza non erano stati così entusiasmanti, anzi. Decise così di
trovarsi con le sue amiche e viversi una giornata di puro divertimento. Le ragazze si ritrovarono al Crown davanti ad una
limonata. Era una giornata molto calda, l’afa della città iniziava a dare i
primi segni e di certo non c’era niente di meglio di una fresca bibita. “Allora ragazze qual è il programma?” chiese Bunny
incuriosita “Che ne dite di una bella passeggiata al parco, un po’
di schizzi nella fontana e pic-nic sotto l’albero più grande che riusciamo a
trovare?” disse Morea “Ah che idea fantastica!!!!” Bunny esultò, aveva
davvero bisogno di distrarsi e i pic-nic di Morea erano sempre i migliori
quindi perché dire di no?. “Bene allora vado subito a preparare il pranzo ci
vediamo al parco fra un’ora! A dopo!” Morea scappò via. Quando si trattava di
cucinare ci metteva anima e corpo. “per il resto come va Bunny? Sei riuscita a dormire
questa notte” le chiese Rea “Si Rea, finalmente sono riuscita a riposare, nessun
rumore, nessun malore niente di niente!Credo che Luna avesse ragione…forse
erano solo coincidenze!” “Non mentire Bunny” intervenne Marta “vediamo che sei
pensierosa!” “Si ragazze lo sono, però non ho più voglia di
pensarci! Ora vado a casa a cambiarmi ci vediamo fra poco!” e corse via anche
lei. “Uff è sempre la solita e noi alla fine veniamo a
sapere le cose in ultima!” sbuffò Rea “Dai Rea non esagerare, sono sicura che se avesse
qualche problema Bunny ce lo direbbe subito!!”. Amy era sempre la più
fiduciosa. Ma forse questa volta si sbagliava. Bunny non tornò a casa, fece un giro più ampio per
ritrovarsi di fronte alla vecchia abitazione dei Three Lights. Le finestre
erano buie, nessuno era più entrato dalla loro partenza. Bunny si avvicinò al
portone. Ricordò l’ultima volta in cui si recò li, prima del loro ultimo
concerto. Quello fu il giorno in cui Seiya dichiarò il suo amore per lei. Non
importava se c’era Marzio, lui l’amava ed era giusto confidarglielo prima della
grande battaglia. Il cuore iniziò a batterle forte. Appoggiò la testa al
portone che si aprì. “E’ aperto” disse. Decise di entrare, non sapendo bene il
perché. Salì le scale fino all’appartamento dei Three Lights. La porta era
completamente spalancata, probabilmente non essendoci stato nessuno da un mese
non si erano minimamente preoccupati di rendere il posto sicuro. Bunny entrò. Era tutto come se lo ricordava. Il divano,
la batteria. Si avvicinò alla finestra per guardare fuori. Il sole era così
bello quel giorno, risplendeva chiaro e sfavillante. Abbassò la testa, quasi
sconsolata. “Ma cosa ci faccio qui? Non sarei dovuta venire…”. Si girò per
uscire ma il suo piede urtò qualcosa. “Che cos’è?” disse. Si accucciò sotto
alla poltrona da cui sporgeva un piccolo libricino. Bunny lo guardò con
attenzione…”e’ un diario…”. Si sedette e aprì il diario. Iniziò a sfogliare la
pagine…la scrittura era quella di Seiya. Nei giorni trascorsi sulla Terra si
era appuntato tutto quello che gli era accaduto…proprio tutto…la prima volta
che aveva incontrato Bunny, la giornata trascorso al Luna Park, la serata a
casa sua…e persino la vicenda in aeroplano dove tutti i segreti vennero a
galla. A Bunny sembrò tornare indietro nel tempo. Nella sua mente rammentava
tutti quegli episodi, tutte le sensazioni provate. C’era un’ultima pagina…era
datata il giorno stesso della partenza dei Three Lights: “Oggi torneremo
sul nostro pianeta. Ero venuto qui con la sola intenzione di ritrovare la
nostra principessa e invece mi sono innamorato perdutamente dell’unica persona
che mai potrò avere. Mi mancherà ogni giorno, riesco ancora a sentire nel mio
cuore la sua voce, le sue risate…riesco ancora a vedere le sue lacrime nel
giorno in cui ho capito che non sarebbe mai stata mia. Ed il solo fatto che lei
non mi penserà più mi distrugge. Cerco di vivere, di cambiare, di confidare in
qualcosa che le assomigli ma ormai mi perdo nella realtà che non la rivedrò mai
più. Se potessi almeno credere in questa speranza, non la lascerei morire. Ma
così non è, ed ecco perché io mi sento così. Mi sento perso lontano da te. Seiya.” Un piccolo solco rovinò lievemente la pagina…era stato
provocato da una lacrima scesa dal viso di Bunny. Quello che aveva letto,
quello che sentiva in quel momento…non erano sentimenti che riportavano ad una
semplice amicizia. “Se sapessi che ti penso ancora Seiya chissà cosa diresti…”
si chiese “…probabilmente faresti una delle tue solite battute”. Sorrise. Quel
diario non era il racconto di una battaglia…era il racconto di un amore, un
amore impossibile. Bunny strinse lo strinse a se. L’avrebbe tenuto lei,
come ricordo. Lo mise in borsa ed uscì dalla stanza. Si promise di non tornare
mai più, troppi giorni erano legati a quel luogo che finivano solo per
confonderla. Il sole era alto, voleva dire che si era fatto tardi.
Bunny guardò l’ora, non pensava di essere rimasta così tanto in quel
appartamento. Corse per raggiungere le altre che già l’aspettavano sedute su
una panchina davanti alla fontana. “Sei la solita ritardataria Bunny!!” esclamò Rea
alzandosi di soppianto “avete ragione ragazze scusate!” “ma non dovevi andare a casa a cambiarti?” chiese Marta
sospettosa “ ah si…bè veramente…ho avuto un contrattempo!” “che contrattempo?? Non sarai mica stata attaccata??”
domandò Amy “ no no tranquilla…è che…” “uff ci stai nascondendo qualcosa, non ti sopporto
proprio…di la verità…hai incontrato qualche bel ragazzo??” “ma che dici Marta…!!” “eh allora?? Cos’è successo???” Rea e Marta si
piazzarono davanti a Bunny, curiose più che mai di scoprire cosa l’aveva
trattenuta. “ragazze davvero niente di importante!”. Nessuno parlò
più. “ok ragazze, tiro fuori i tramezzini!” Morea ruppe il
ghiaccio attirando su di sé l’attenzione delle ragazze “Mmm che buoni, Morea
sei un genio!!!” “Grazie Bunny, sei gentile! Su ragazze non fate complimenti!”
“Diamo inizio alle danze!!” Marta e Bunny si mangiarono tutto quello che
poterono in fretta e furia rubandosi tramezzini e cercando di avere la meglio
per la fetta più grande della torta con panna e fragole. “Ah che mangiata!” Bunny si distese sull’erba fresca e
profumata. Riusciva a scorgere i raggi solari che s’insinuavano tra i rami
della maestosa quercia dove si erano appostate per il pic-nic. “l’aria è così
pulita, profuma di pesca” “Bunny ma che dici? ” rise Amy. La giornata era davvero piacevole. Finalmente potevano
trascorrere un paio d’ore in compagnia e serenità senza preoccuparsi di salvare
il mondo da chissà quale altro nemico. Il sole calò prima del previsto e le
ragazze si accinsero a tornare a casa. “Ci vediamo domani Bunny!” disse Rea lasciandola
all’incrocio di casa “Sicuro Rea, a domani!?”. Bunny entrò in casa e si buttò a letto, esausta
dell’intera giornata. Tirò fuori il diario dalla borsa e rilesse più e più
volte quell’ultima pagina. Era incredibile come poche parole potessero creare
in lei sensazioni uniche, forse mai provate prima. “cosa stai leggendo?” Luna
salì sul letto sedendosi davanti a Bunny, assorta nella lettura “Ciao Luna,
niente di importante” “Bunny dimmi la verità”. Bunny rimase in silenzio. -Forse
con Luna potrei confidarmi- pensò. Luna la fissava nel profondo degli occhi.
“Luna…vorrei confessarti una cosa ma ti prego non raccontare niente a Rea e
alle altre…ho paura dei loro giudizi”. Luna rimase impietrita. Aveva ragione,
c’era qualcosa di cui Bunny non voleva parlare. Si accoccolò vicino a lei e
disse “Su raccontami tutto, rimarrà tra me e te se questo può farti stare
meglio”. Bunny sorrise e le mostrò il diario “Che cos’è?” chiese Luna,
avvicinando il muso alle pagine del diario “il diario di Seiya…credo l’abbia
dimenticato nel suo appartamento…oppure l’ha lasciato li appositamente magari
per cancellare qualsiasi ricordo dei giorni trascorsi qui” “come fai ad
averlo?” Luna era incredula, non avrebbe mai creduto che Bunny pensasse ancora
a lui “ oggi sono andata nel vecchio appartamento dei Three Lights e l’ho
trovato per caso” “Bunny…perché l’hai fatto?” “Non lo so…ci sono passata
davanti e non ho resistito…Luna…credo che mi manchi…mi manca moltissimo e non
so come sia possibile” “Oh Bunny…perché non ti confidi con le tue amiche?” “No!
Non voglio informarle e poi c’è ancora la storia delle stelle cadenti…non
voglio assolutamente parlarne!” “Ma forse loro potrebbero aiutarti..” “Non
credo…immagino che solo il tempo potrà aiutarmi!”. Detto questo Bunny si
distese a letto ed inspirando cadde nel sonno. Distese di campi, città maestose e un cielo stellato.
Tutto a un tratto un’esplosione, le persone fuggivano e i fiori bruciavano. La
notte era buia, le stelle non c’erano più. “Ho bisogno del tuo aiuto…!”. Bunny si svegliò freneticamente. Fuori era ancora buio,
tutto era tranquillo. Respirava affannosamente, cominciò a risentire quel
dolore al petto. Vide una luce provenire dalla scrivania. Scese dal letto…la
stella cadente stava brillando. “Luna!!Luna svegliati!” urlò agitata “Bunny che succede??” chiese la gattina stiracchiandosi “guarda la stella…sta brillando…”. Luna guardò la
stella…emanava fiochi colpi di luce per poi tornare nera come la pece. “Ho
fatto in incubo…qualcuno mi chiedeva aiuto ma non sono riuscita a vederlo…” “Bunny non ho idea di cosa possa significare…” “Luna non ci capisco più niente…perché sto così male?”.
Il telefono squillò. “Ma che ora è?”. Bunny prese il telefono e rispose “Si,
chi parla?” “Principessa dobbiamo parlare, credo di aver capito cosa
significhino le stelle cadenti” “Sidia…sei tu?”.
Bunny riattaccò velocemente il telefono. “Ci
vediamo al tempio di Rea” aveva detto Sidia poco prima di terminare la
chiamata. Bunny non perse un attimo. Si mise addosso la prima cosa ammucchiata
in armadio e uscì di corsa insieme a Luna. Mentre correva veloce iniziò a
pensare: davvero Sidia aveva capito tutto? Probabilmente una parte di lei non
avrebbe voluto sapere la verità. Si fermò un istante. “Bunny che succede?”
chiese Luna notando l’amica ferma immobile “Luna, sai, forse proprio non voglio
sapere la verità” “Coraggio Bunny” le urlò “ devi essere coraggiosa e se questo
vorrà dire andare in contro ad un'altra battaglia ebbene sia, tu sarai pronta
come lo sei sempre stata!”. Bunny zittì. Davvero avrebbe avuto la forza di
combattere ancora? La battaglia con Galaxia l’aveva sfinita, troppe cose erano
successe. E purtroppo in una piccola parte del suo cuore desiderava che non
finissero. Riprese a correre per non arrivare tardi all’appuntamento.
Al tempio tutte l’aspettavano incuriosite di
quello che Sidia avrebbe rivelato. Nessuna di loro poteva nascondere la
preoccupazione. In ogni caso il ruolo di guerriera veniva prima di ogni altra
cosa. Rea era seduta sugli scalini in pigiama, aspettando l’arrivo delle altre.
Poco dopo arrivarono Amy e Morea mentre Marta quasi si schiantò su un albero
per raggiungerle di corsa insieme ad Artemis.
“Ragazze!” urlò ansimante Bunny salendo le
scale per raggiungere il tempio
“Bunny non urlare!” la esortò Rea “è notte
fonda, il nonno dorme”
“oh scusa Rea hai perfettamente ragione!”
“chissà cosa dovrà dirci Sidia di così
importante per buttarci giù dal letto” disse Marta sbadigliando vistosamente
“sicuramente qualcosa di importante…”
rispose Amy “ed è proprio quello che temo”
“non avete niente da temere guerriere sailor!”.
Sidia si diresse verso di loro, con Heles e Milena poco dietro.
“Sidia finalmente” Bunny le andò incontro
“allora dicci tutto…!”
“è così grave?” chiese Morea prima che Sidia
potesse iniziare
“veramente no…non credo si stia profilando
una minaccia…almeno non per noi…”
“che cosa intendi dire?” chiese Bunny. Poi
si ricordò del suo incubo, di quella richiesta di aiuto di cui era ancora
sconosciuta la provenienza. Bunny abbassò la testa.
“credo sia arrivato il momento di dire alle
tue amiche tutta la verità” disse Sidia poggiano la mano sotto il mento di
Bunny cosicché potesse alzare la testa per fissarla negli occhi. “di cosa sta
parlando Bunny?” Rea iniziava ad agitarsi. Pensava da tempo che l’amica
nascondesse qualcosa ed ora ne aveva avuto la certezza. “Bè ragazze…vedete…non
è la prima volta che sto male in questi giorni…mi sono sentita male spesso,
sempre lo stesso dolore…e poi questa notte ho fatto un incubo strano di cui
ancora non capisco il significato…e tutto sembra legato a quella stella…” “Ma
perché non ce l’hai detto?” chiese Rea, con gli occhi malinconici “Non volevo
farvi preoccupare, non pensavo fosse qualcosa di serio…ora mi rendo conto di
aver sbagliato mi dispiace!”. Rea, Marta, Morea ed Amy guardarono l’amica
mortificata per la mancata sincerità. Sapevano chi era Bunny, non avrebbe mai
mentito di proposito. Sorrisero e l’abbracciarono “Non preoccuparti Bunny…ora
siamo qui e risolveremo tutto” Bunny guardò tutte intensamente “Grazie Morea…e
grazie a voi amiche mie!”.
“ora per favore Sidia” Amy si girò a
guardare le tre guerriere rimaste fino a quel momento in silenzio “spiegaci
quello che hai scoperto!”. Sidia annuì, appoggiando la schiena al piccolo
albero di fronte a loro. “Questa notte ho percepito una strana anomalia
spazio-temporale…anche nei giorni scorsi l’avevo avvertita ma non ci avevo
fatto caso. Non è raro che diverse dimensioni vengano a contatto fra di loro
producendo così strani effetti. Tuttavia questo non ha mai portato a gravi
risultati, almeno fino ad ora. Questa notte però è stato diverso. Mi è sembrato
quasi che vi fosse una sorta di apertura sul nostro pianeta, come se qualcuno
avesse spalancato di colpo una grande porta.”
“Quando hai avuto queste percezioni?” chiese
Rea incuriosita
“Pochi giorni fa le prime…stanotte la più
forte in assoluto”
“Come mai non ho avvertito niente?”
“Non potevi Rea…solo la custode del tempo
riesce a capire quando si verificano questi sbalzi spazio temporali”
“Non capisco Sidia…dici di aver sentito
questa anomalia…ma cosa dovrebbe centrare con Bunny? Come puoi collegare tutto
questo con gli avvenimenti degli ultimi giorni?”
“Vedi Amy…inizialmente non ci ho fatto caso.
Poi però mi è sorto un dubbio così ho cercato di capire quando questi strani
fenomeni si erano effettivamente verificati…”
“e cos’hai scoperto??” chiese Morea
“vedete…tutti coincidono con la caduta delle
stelle cadenti e quindi con i malesseri di Bunny…le cose sono fra loro
collegate!”. Le ragazze rimasero in silenzio. Non riuscivano davvero a capire
come una semplice anomalia spazio temporale potesse provocare dei dolori a
Bunny.
“Io non riesco davvero a capire” intervenne
Bunny
“Non è facile da spiegare purtroppo” rispose
Sidia “è la prima volta che mi capita una cosa del genere”.
“quello che davvero non capisco è come
un’alterazione spazio temporale possa da sola provocare questi fenomeni”
“e’ qui il punto centrale Amy” continuò
Sidia “questi fenomeni non sono stati provocati dalle alterazioni spazio
temporali…queste sono solo il mezzo, lo strumento del loro verificarsi!”. Amy la
guardò. Per quanto fosse preparata e audace in materia non riusciva davvero a
darsi una spiegazione.
“ci stai dicendo che qualcuno avrebbe per
così dire aperto questa strana porta nello spazio per far star male Bunny?”
chiese Heles incredula.
“Mi dispiace ragazze ma vi sbagliate
un’altra volta…il dolore di Bunny non è per niente legato alla caduta delle
stelle cadenti!” rispose Sidia, in modo serioso ma quasi divertito. A quanto
pare l’unica che davvero sapeva la verità era lei e nessuna delle guerriere riusciva
a trovare una soluzione a quello che era diventato un vero e proprio enigma.
“Oh cavoli non ci capisco davvero più
niente, il cervello mi sta andando in pappe” disse Marta sconsolata
“non sei la sola te lo assicuro” Morea la
confortò con un piccola pacca sulla spalla.
“Sidia, come può essere? Ho iniziato a stare
male proprio dalla caduta delle stelle!”
“Bunny, quello che sto cercando di dirvi è
che qualcuno ha appositamente fatto cadere quelle stelle ed il tuo dolore non è
legato alle stelle ma al dolore di chi te l’ha inviate!”
“Inviate?” chiese Bunny
“Aspetta un attimo…” chiese Amy. Sidia la
guardò, sapeva che Amy stava iniziando a capire. Bunny le fissava con
inferiorità.
“vorresti dire che…” “si Amy…” la fermò
Sidia “ le stelle cadenti non sono altro che messaggi…messaggi che qualcuno ha
voluto inviarti Bunny…messaggi che solo tu potevi capire…e chiunque te li abbia
mandati in questo momento sta soffrendo…e a quanto dicono i fatti tu devi
essergli molto legata perché il suo dolore si riversa su di te!”.
Tutte si girarono verso Bunny. Era
incredula, doveva ancora rendersi conto di quello che Sidia le aveva appena
detto. Messaggi, solo lei poteva capirli. La forza delle stelle cadenti si
stava dissolvendo. A Bunny tornarono in mente brevi ma bellissime parole “Ogni creatura vivente possiede una stella
tutta sua, io confido nella luce splendente della tua stella!”. Bunny
scosse la testa…no non poteva essere vero. “Bunny?Bunny…!!!” Rea la esortò a
riprendersi e la costrinse a guardarla “Ti è venuto in mente qualcosa?? Avanti
devi dirci quello che sai!”. Bunny alzò lo sguardo, fissò Sidia poi le altre.
Le parole non le uscivano dalla bocca era come bloccata.
“sono dei messaggi principessa…solo tu puoi
aiutarci a capire” Milena si mise a fianco a lei. Si allontanò da tutte per
sedersi in una piccola panchina di pietra vicino al tempio. Rimase in silenzio
per moltissimi minuti….ore.
Tutte stettero al tempio quella notte, nella
speranza che Bunny dicesse qualcosa. Alle prime luci dell’alba, Bunny le raggiunse.
Loro la fissavano, ansiose.
“Quei messaggi…” disse con un’unica lacrima
che scese coprendo il sorriso “…quei messaggi sono di Seiya”.
Le ragazze fecero colazione tutte insieme
quella mattina. Bunny tuttavia non riusciva a mangiare, cosa alquanto insolita
da parte sua. Si limitò a sorseggiare un po’ di the al limone senza toccare
minimamente i biscotti al cioccolato preparati con tanta cura da Morea. Le
altre nel frattempo non fecero pressioni a Bunny. Stavano semplicemente
aspettando il momento giusto per chiederle cosa significassero effettivamente quei
segnali e cosa la convincesse così ardentemente che fossero di Seiya. Ma la
pazienza non è una qualità insita in loro.
“Avanti Bunny parla! Non ce la faccio più a
starmene qui senza sapere cosa ti passa per la testa!” Rea le tolse la tazza
per attirare la sua attenzione. Bunny tuttavia non rispose. “come puoi dire che
siano di Seiya?? Cosa te lo fa credere??” continuò Rea. Al nome di Seiya, Bunny
rispose “Solo lui potrebbe inviarmi segnali tramite le stelle cadenti…avrei
dovuto capirlo prima. Credo che sia in pericolo. Credo sia stato lui a
chiedermi aiuto l’altra notte!” “come in pericolo?” chiese Morea.
“sono giorni che ho una strana sensazione…”
proseguì Bunny “e quel dolore al petto…era il cuore a farmi male…credo di
essere stata più male di quanto potessi mai immaginare a causa della sua
partenza!”
“Oh Bunny” Marta le si avvicinò
abbracciandola “perché non ci hai detto niente?”
“avevo paura di quello che avreste pensato,
avevo paura di quello che avrebbe pensato Marzio…”
“lui lo sa?” chiese Amy
“no…non ne ho parlato con nessuno…eccetto
Luna”
“ci stai dicendo che non provi più niente
per Marzio?” s’intromise Heles
“ma no, io lo amo però…credo di provare
qualcosa di più forte dell’amicizia per Seiya…e credo di essermene accorta
troppo tardi…”
“cosa dici?” interruppe Rea. Bunny allora
prese la borsa e tirò fuori il diario trovato nell’appartamento dei Three
Lights. Incuriosita Marta lo aprì per prima e ne lesse il contenuto. “quando ho
letto l’ultima pagina di quel diario ho provato una sensazione stranissima…un
calore nel cuore che non conoscevo…”. Tutte lessero quelle ultime parole di
Seiya e ne rimasero attratte. Persino Heles si sciolse alla loro vista.
“io me lo sento…lui ha bisogno di me…” disse
Bunny rivolgendosi alle sue amiche. I suoi occhi facevano trasparire solo
angoscia ed incertezza per i sentimenti che provava. “Cosa vuoi fare ora?”
chiese Milena “Non lo so…ci devo pensare…ora scusatemi ragazze credo andrò a
casa sono davvero molto stanca” “sapessi noi…” sbuffò Marta. Bunny sorrise “
già scusatemi vi ho tenuto sveglie tutta la notte mi dispiace molto. Ci sentiamo
più tardi.” Detto questo si alzò e si avviò verso casa.
Passeggiava e rifletteva “Seiya…se solo
sapessi cosa ti succede…” si disse. “Bunny, che ci fai qui tutta sola?”
“Marzio!!...” “ti vedo pensierosa…c’è qualcosa che non va?” “Veramente..” si
bloccò. Era davvero quella l’occasione di dirgli ciò che stava succedendo. Non
temeva una reazione esagerata ma aveva comunque paura di ferirlo. Bunny non è
mai stata capace di far soffrire le persone tanto più quelle a cui era
particolarmente legata. “Marzio, vorrei dirti solo una cosa” “Dimmi…” disse lui
insospettito “sappi che qualsiasi cosa accadrà io ti vorrò per sempre bene ed
il sentimento che ci unisce non cambierà mai!” “Ma che cosa dici Bunny? Anch’io
ti vorrò per sempre bene lo sai…sei proprio una testolina buffa!” “già…me lo
dicono spesso!”. Bunny sorrise abbracciando il suo Marzio “ti ringrazio…ora
devo scappare, la mamma si sarà chiesta che fine ho fatto!” “si vai, noi ci
vediamo più tardi se vuoi!” “certo, non vedo l’ora” rispose Bunny e corse via
facendo volteggiare i suoi lunghi codini dorati.
Attraversò velocemente il parco, si era
fatto davvero tardi e in più aveva trascorso fuori tutta la notte, questa volta
la scusa dello studio non sarebbe bastata. Mancavano pochi passi all’uscita del
parco quando d’improvviso sul suo percorso s’intromise una strana nebulosa nera
elettrizzata da strani lampi violacei. Bunny si fermò di colpo. Non riusciva a
capire cosa fosse ma quella strana nube non aveva nessuna intenzione di farla
passare. Con un raggio la colpì in pieno sterno facendola rotolare a terra.
Bunny si alzò a fatica togliendosi la terra dalla faccia. “Chi diavolo sei?”
urlò Bunny. La nube cercò di colpirla di nuovo ma Bunny riuscì a schivarla.
“Adesso basta…Potere Eterno dei petali di stelle viene a me!”. In un attimo si
trasformò in Sailor Moon, pronta a combattere e ad affrontare questo nuovo
nemico. La nube nera le ci avvicinò ma Bunny indietreggiò cautamente “Restane
fuori, principessa della Luna, ti stai intromettendo in affari che non ti riguardano!”.
Bunny s’impietrì. Da quella strana massa gassosa ne era appena uscita un voce
soprana e quasi magnetica. E quella voce si stava rivolgendo proprio a
lei.“Chi sei tu?? Che cosa vuoi da
noi?” “Io non voglio assolutamente niente da voi!”
“Bomba di Urano, AZIONE!”. Bunny si voltò.
Tutte le guerriere sailor la circondavano. Tuttavia l’azione di Sailor Uranus
non ebbe effetto, trapassò la nube senza provocare danni. “Ma che diavolo è!
Sailor Neptuno, guerriere, attaccate!!” urlò Sailor Uranus, sconvolta
dall’inefficacia della sua bomba. Le guerriere attaccarono all’unisono ma senza
avere alcun risultato. “E’ impossibile!!” “Sciocche ragazzine, non potete
nuocermi” disse la nebulosa rivolgendosi alle guerriere. Poi si diresse verso
Sailor Moon “Sailor Moon, stai attenta!” “Mettiti a riparo” le urlano le sue
compagne, ma niente. Bunny rimase ferma incuriosita da quella strana cosa. “Fa
come ti ho detto, Sailor Moon, o sarà sempre peggio!”. La nube si dissolse,
senza lasciare traccia.
“Bunny…stai bene?” chiese Rea correndo verso
di lei
“si sto bene grazie…!”
“cosa ti ha chiesto??” Heles era alquanto
irascibile in quel momento e si rivolse con arroganza “mi ha detto di starne
fuori..” rispose Bunny “stare fuori da cosa?” “…non ne ho idea…non me l’ha
detto!” “Il mare è calmo…non si prospettano minacce alla Terra” disse Milena,
avvicinandosi ad Heles, visibilmente agitata “eppure quella cosa ha appena
attaccato Bunny!!” “Heles calmati!!”. Milena le appoggiò la testa sulla spalla
per tranquillizzarla. Heles le sorrise “Ok ok mi sono calmata adesso però
potremmo discuterne??” “Io non credo che sia la Terra ad essere
minacciata!”. La voce di Amy si levò sulle altre. Bunny si avvicinò “Cosa
intendi Amy?” “Tutto coincide” rispose “I segnali inviati con le stelle cadenti…e
questo nuovo nemico che ci chiede di stare lontani! Se le stelle cadenti sono
state effettivamente inviate da Seiya…vuoldire che questo nuovo nemico non
vuole la Terra…ma
il pianeta delle starlights…”. Gli occhi di Bunny si gelarono. L’incubo che aveva
fatto ora trovava spiegazione: i paesaggi distrutti, la richiesta di aiuto.
Seiya. Taiki, Yaten e tutti gli altri abitanti erano in pericolo…il loro
pianeta era di nuovo minacciato da chissà quale forza.
“E’ terribile” disse Bunny, portandosi le
mani al volto “me lo sentivo che c’era qualcosa che non andava, sentivo che
aveva bisogno di me!”
“su Bunny calmati!” disse Rea prendendole le
mani “adesso parleremo sul da farsi non preoccuparti!” “Il nostro pianeta non è
minacciato, se ci sono dei pericoli è giusto affrontarli ma perché andarseli a
cercare!” disse Heles intromettendosi tra Rea e Bunny “come puoi parlare così
Heles?” Bunny iniziò ad innervosirsi “Le starlight ci hanno aiutato nella
battaglia contro Galaxia, non possiamo abbandonarli!!” “E’ da masochisti!!”
disse Heles “ e noi dobbiamo proteggerti, quindi farai proprio come ti è stato
richiesto…ne rimarrai fuori!”. Heles si girò, prese Milena e si allontanò fra
gli alberi del parco. Morea si avvicinò a Bunny. “Su Bunny…lo sai com’è fatta
Heles…”. Bunny le sorrise a fatica “Si Morea…vuole solo proteggermi, tutto
quello che fa è per il mio bene!” “Esatto!”.
Il cielo si oscurò improvvisamente, le
nuvole iniziarono a diventare sempre più dense.
“Credo stia per piovere!” disse Marta,
alzando il viso al cielo
“Bunny ora vai a casa, distenditi a letto e
cerca di non pensarci ok? Io vado a casa e ti preparo una buonissima torta al
cioccolato!” “Grazie Morea…corro subito a casa…grazie ragazze per il vostro
intervento…e per l’appoggio…non so come farei senza di voi!”. Abbracciò le sue
amiche e corse a casa. Seguì il consiglio di Morea, si distese a letto,
abbracciando il piccolo orsetto rosa di peluche.
La pioggia iniziò a scendere. Bunny
ripensava a tutto quello che era successo in quei lunghissimi due giorni.
Spesso il ticchettio delle gocce d’acqua disturbavano i suoi pensieri ma
d’altra parte riuscivano a rilassarla. Pensava continuamente al viso di Seiya,
a quello che stava provando in quel momento. Si alzò dal letto, iniziò a
camminare su è giù, pensando a qualche soluzione. Non sapeva nemmeno come far
capire a Seiya che aveva ricevuto i messaggi, che era cosciente dell’emergenza
che incombeva.
Passarono ore, ma Bunny rimaneva
rannicchiata a letto. Tutto un tratto si sollevò. Guardò fuori, la pioggia cadeva
intensamente. Si vestì e corse fuori. Dalla fretta non prese nemmeno
l’ombrello, l’acqua cadeva scrosciante sui suoi capelli. Corse veloce fino ad
una porta. Suonò il campanello e si aprì.
“Bunny…che ci fai qui?”. Sidia guardava
Bunny, stanca e ansimante.
“Posso entrare?” chiese Bunny, un po’ in
imbarazzo
“Ma certo!!” rispose Sidia “guardati sei
tutta fradicia!. Bunny entrò togliendosi l’impermeabile giallo di dosso.
“Aspetta vado a prenderti un asciugamano!”
“Sidia!!”. Sidia si bloccò sulla soglia della
porta “Dimmi…” “devo chiederti una cosa…” “si dimmi…” “è un piacere a dir la
verità…non so nemmeno come chiedertelo…” “usa parole semplici” rispose
sorridendo “si hai ragione…”. Sidia osservava Bunny, non era davvero più la
solita.
“Bunny siediti per favore”. Obbedì. Si
sedette sul divano. Sidia si mise di fronte a lei. “Su dimmi” chiese “parlami
di questo piacere”. Bunny prese coraggio, pensando a come impostare il
discorso. Dopo pochi secondi di silenzio disse:
“Ho bisogno che usi il tuo potere per ricreare
quell’alterazione spaziale!”. Sidia non capiva, rimase attonita da quella
richiesta “che vuoi dire Bunny? Perché mai dovrei farlo?”. Bunny alzò lo
sguardo, la fissò dritta negli occhi e rispose:
“Voglio raggiungere Seiya…voglio andare nel
pianeta dei Three Lights!”.
“So che può sembrare assurdo…”. Bunny
precedette la reazione di Sidia, notando la sua espressione dopo quello che le
aveva detto “…ma non posso stare qui senza far niente…devo aiutarli!”. Bunny
guardava Sidia, in silenzio. “Dimmi qualcosa” la esortò Bunny, nella speranza
di un suo appoggio. Sidia sorrise e si alzò dal divano “Sei proprio come tua
madre, principessa…”. Bunny s’irrigidì. Nessuno mai l’aveva paragonata a
Selene, la regina del Regno Argentato.
“Anche lei” continuò Sidia affaccendandosi a
mettere apposto qua e la “rischiava tutto pur di poter salvare coloro che
amava”. Bunny si alzò e le prese le mani “Ti prego Sidia” chiese con gli occhi
lucidi “…aiutami”. Sidia era completamente ammaliata dal suo
sguardo…trasmetteva solo amore e generosità.
“Non è una cosa facile, Bunny, sappilo…ma se
è questo ciò che vuoi…io ti aiuterò…”. Un sorriso smagliante apparve sul viso
di Bunny. L’abbracciò felice, era sicura che avrebbe dovuto lottare per
ottenere ciò che voleva ed invece, alla fine, sincerità e soprattutto forza di
volontà avevano avuto la meglio.
“Heles non ne sarà per niente entusiasta”
rise Sidia.
“come pensi di fare?” Bunny tornò seria.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare le sue amiche, Heles e Milena
in particolar modo. Non si erano mai spinte troppo oltre e a maggior ragione
con i Three Lights…e ne avevano dato piena prova in passato.
“Le parlerò, cercherò di trovare un punto
d’incontro…d’altra parte è difficile dirti di no”. Bunny si sentiva davvero
bene. Si era tolta un bel peso. “Grazie davvero Sidia!” “Non ringraziarmi
troppo presto…non è ancora detto niente”
“si lo so…ma già avere il tuo appoggio mi
riempie di gioia!!”
“Ora devi parlare con le tue compagne
Sailor…”
“Si hai ragione! Vado subito…grazie mille
Sidia”. E corse via, di nuovo sotto alla pioggia, di nuovo con i codini
inzuppati, ma con la felicità e quel pizzico di spensieratezza in più dipinta
sul volto.
Bunny si affrettò a chiamare Amy, Marta, Rea
e Morea. Era già tardi ma sapeva di non poter aspettare oltre.
La pioggia aveva smesso di scendere, piccole
pozzanghere macchiavano qua e là il manto stradale. Le nuvole si stavano
dissolvendo, lasciando così piccoli spazi ai colori del crepuscolo che
anticipavano la notte. Davanti al cancello di Bunny si ritrovarono le quattro
ragazze, ancora in impermeabile ed ombrello, quasi rassegnate dal concludersi
della giornata. Bunny le aveva chiamate in fretta e furia, stava architettando
qualcosa “E non è mai niente di buono” pensò Rea. Le altre si girarono a
guardarla “Ah ah” disse “scusate stavo pensando a voce alta”.
La porta si aprì. Bunny le aspettava sul
ciglio con un vassoio pieno zeppo di biscotti. “Forza ragazze entrate, la mamma
li ha appena sfornati!!” disse smagliante “Bunny che ti succede?” chiese Morea
“perché sei così sorridente e gentile??” disse Marta, togliendosi gli stivali
rossi di dosso “Ma che dite ragazze, sono sempre così!!” “Non è vero, hai
qualcosa in mente me lo sento!!” Rea le si avvicinò a pochissimi centimetri dal
viso per cercare d’intravedere qualche increspatura del viso, segno che Bunny
mentiva in quel momento.
“Ahahahah Rea, sei davvero
insopportabile!!!”
“Su ragazze non iniziate” Amy cercò di
calmare le acque, prendendo il vassoio dalle mani di Bunny e facendo strada
verso la camera da letto. Si sedettero per terra, escluse Bunny sul letto e Rea
sulla sedia della scrivania.
“Avanti Bunny…che idea ti sarebbe venuta in
mente??” domandò Rea assaggiando il the
“Bé ho parlato con Sidia poco fa…sono andata
a casa sua”
“e cosa le hai chiesto?” chiese Amy
“ecco, vedete…le ho chiesto di riprodurre
l’alterazione spaziale…in questo modo potrei…potremmo…”
“cosa?? Cosa Bunny???”
“…potremmo raggiungere i Three Lights…”
disse Bunny, nascondendosi dietro al cuscino per evitare l’aggressiva reazione di
Rea. Non sentì niente per pochi secondi ma poi il silenzio fu rotto da
chiassose risate. Bunny tirò via il cuscino e vide le sue amiche distese a
terra a ridere.
“Ahahahahaahah vorresti viaggiare nello
spazio ahahaha” Rea cercava di parlare, ma era troppo divertita da
quell’affermazione e proprio non riusciva a fermarsi
“Questa è bella Bunny lo ammetto!!” aggiunse
Morea. Bunny le guardava, impassibile alle loro risate “Ahhahah non puoi dire
sul serio” rispose Marta, avvicinandosi al letto. “Credo faccia sul
serio…”disse Amy. Il fracasso finì. Avevano smesso di ridere. Bunny era così
seria, non l’avevano mai vista così.
“Bunny non puoi dire sul serio, è troppo
pericoloso, ti rendi conto di quello che dici!” Rea si alzò di impulso, non
poteva credere alle sue orecchie. Bunny era davvero intenzionata.
“Mi dispiace ragazze, lo so che vi sto
ponendo di fronte ad un grande rischio ma credo sia la nostra unica soluzione”
“Bunny non sappiamo nemmeno dove sia il loro
pianeta”
“Lo so Amy ma credo che Sidia ci darà una
mano in questo..”
“Stai dicendo davvero sul serio?” chiese
Morea, notando l’effettivo stato di serietà dell’amica. “Si”. Nella stanza
l’unico suono udibile era quello delle lancette dell’orologio. Nessuno parlò
più dopo quel si così convinto. Bunny era realmente intenzionata a partire ed
avrebbe superato qualsiasi ostacolo pur di ottenere ciò che voleva.
“Io verrò con te”. Marta ruppe il silenzio.
Tutte la fissarono. “Non posso permetterti di andare da sola, io verrò con
te!”. Rea sorrise “Verremo tutte con te!”. Le altre approvarono con il semplice
gesto di alzarsi e sedersi vicino a Bunny. Gli occhi le iniziarono a lacrimare
“Grazie ragazze” “Su non piangere” disse Morea, togliendole una lacrima dal
viso “E’ più forte di me, sono così felice, non ce l’avrei fatta senza di
voi!”. Tutte l’abbracciarono “Noi siamo una squadra” rispose Morea “se tu vai,
noi ti seguiremo, siamo tutte guerriere Sailor, è il nostro compito”. Le
ragazze annuirono. Il loro era un legame fortissimo, niente e nessuno avrebbe mai
potuto spezzarlo, era più forte persino di un legame di sangue.
“Sei impazzita forse??” la voce di Heles
proveniva dall’entrata della camera. Accanto a lei Milena cercava di
controllare l’impulso istintivo della compagna, facendo prevalere la razionalità,
essenziale in una situazione di quel genere.
“Heles, Milena”. In coro le ragazze le
salutarono, anche se il clima si era gelato nella stanza. “Tua mamma ci ha
fatto entrare Bunny” disse Milena “appena Sidia ci ha detto le tue intenzioni,
non potevamo aspettare, dovevamo assolutamente vederti e…” “…e impedirti di
farlo, a tutti i costi” proseguì Heles.
“Ma perché??” Bunny si alzò dal letto per
raggiungerla a pochi passi di distanza. Heles era così alta in confronto alla
piccola Bunny. Doveva alzare la testa o mettersi in punta di piedi per
guardarla negli occhi. “Le starlight ci hanno sempre aiutato, hanno combattuto
affianco a noi nella battaglia contro Galaxia e quando voi ve ne siete andate…”
la faccia era rossa, stringeva forte i pugni, quei ricordi facevano troppo male
“…loro mi sono state vicino, mi hanno protetto rischiando la loro vita ed ora
non permetterò che venga fatto loro del male!”. Heles e Milena rimasero
sorprese dalla determinazione di Bunny. Non la interruppero. “quindi non mi
interessa cosa decidete di fare…io andrò…con o senza di voi!”. Concluse così,
incrociando le braccia e aspettando una loro risposta.
Heles e Milena scoppiarono a ridere. Bunny
un po’ s’infastidì “a quanto pare nessuno mi prende sul serio oggi!”.
“Ma no Bunny” rise Heles “volevamo vedere
quanto fossi convinta….la tua determinazione ci infonde solo speranza”
“Verremo con te” finì Milena “ e ti
proteggeremo come sempre…lo sai no? Tu ti cacci sempre nei guai” disse ridendo.
Bunny sorrise e tutte nella stanza risero per molti minuti. Probabilmente erano
solo risate nervose, sapendo ciò che le attendeva ma si goderono comunque quel
lungo attimo goliardico.
La notte profonda oscurò qualsiasi luce,
naturale o artificiale che fosse, non c’erano stelle nel cielo e questo rendeva
pensierosa Bunny. Finalmente riuscì a prendere sonno e a sognare le giornate
trascorse quando ancora non sapeva quale fosse il suo avvenire.
La mattina dopo si alzò presto. Mangiò una
fetta di crostata alla fragole, fece una telefonata ed uscì di casa. Ora aveva
l’appoggio di tutte le guerriere Sailor. C’era un’ultima cosa da fare.
Si diresse al parco dove alla panchina
vicino alle altalene c’era qualcuno ad aspettarla.
Bunny si avvicinò a Marzio, sedendosi accanto a lui
CAPITOLO 7
Bunny si avvicinò a Marzio, sedendosi
accanto a lui. Era in evidente difficoltà ma non voleva mentirgli. Decise così
di dirgli la verità…omettendo qualche particolare.
“Allora Bunny…di cosa volevi parlarmi?”
chiese Marzio, allargando le braccia e scrutando il sole. Bunny si girò a
guardarlo, tenendo le mani fisse sulle ginocchia.
“Io e le ragazze abbiamo finalmente scoperto
il significato delle stelle cadenti…”. Marzio rimase a guardare il cielo. Bunny
proseguì. “A quanto pare non erano altro che segnali…richieste di aiuto inviate
da un altro pianeta, estraneo al nostro sistema solare”
“ah si? E di quale pianeta si tratta?”
“E’ il pianeta dei Three Lights”
“ e sono stati loro ad inviare questi
segni?”. Bunny non rispose subito. Alle sue amiche aveva confessato la sua
convinzione che quei messaggi fossero di Seiya. Tuttavia preferì…mentire. “Si,
sono stati loro”. Marzio si ricompose. Fissava Bunny, sentiva che c’era ancora
qualcosa da rivelare.
“Bunny…cosa hai deciso di fare?”. Bunny
abbassò lo sguardo. “Ho deciso di raggiungerli…io e le altre vorremo partire
per il loro pianeta…vogliamo aiutarli in questa battaglia”. Marzio accennò ad
un sorriso. “Non ti sembra un po’ avventata come decisione? Non sapete nemmeno
che nemici dovrete affrontare!” “hai ragione Marzio…però voglio porre fine a
tutta questa sofferenza. E non potrei andare avanti sapendo che sono in grave
pericolo…hanno fatto così tanto per noi…per me”.
I due non si parlarono per qualche minuto.
Soffiava una leggerissima brezza, pochissime foglie si muovevano al suo
passaggio e l’unica fonte di freschezza sembrava fossero le soffici nuvole, che
davano tregua dalla inerzia del sole cocente, oscurandolo per pochi attimi. Nel
silenzio di Marzio, Bunny pensava essere sull’orlo di una scelta: non avrebbe
approvato la sua intenzione di partire per un luogo così lontano, lontano dal
suo principe e dai doveri che da sempre la legavano alla Terra. E cosa avrebbe
scelto in tal caso? Sarebbe rimasta accanto al suo Marzio, vivendo una vita il
più possibile normale? O sarebbe partita comunque, accettando le conseguenze
delle sue azioni? Troppi pensieri arieggiavano nella mente di Bunny, troppe
preoccupazioni, tutte in una volta. Ma quei pensieri si bloccarono al tocco
delle tiepide mani di Marzio sulle sue.
Bunny si voltò a guardalo. Lui le sorrideva
e le trasmetteva il suo calore.
“Bunny” Marzio iniziò a parlarle in tono
dolce ed affettuoso “non devi mai smettere di essere quella che sei. Sei una
persona fantastica, combatti per chi ami e non ti fermi davanti a niente e a
nessuno. Certo a volte sei buffa e pasticciona, però hai un cuore enorme, ricco
di sentimenti e generosità. Se hai deciso di partire per salvare i tuoi amici e
gli abitanti del loro pianeta, non posso che essere fiero di te. Sai bene che
non sarà una cosa semplice ma non ti sei comunque tirata indietro, hai deciso
di lottare per le persone a cui tieni!”. Bunny rimase davvero sorpresa dalle
parole di Marzio. Non avrebbe mai pensato che potesse avere questa
considerazione di lei. Marzio le accarezzò il voltò, alzandole qualche ciocca
di capelli dal viso. “Guardati” disse “eri una bambina paurosa e capricciosa…ed
ora ti stai trasformando in una donna. Vai ed abbi cura di te, non sarò li a
proteggerti” “Oh Marzio!” Bunny lo strinse forte e Marzio ricambiò il suo
abbraccio. “In realtà ho paura…ho paura di perdermi, di perdere me stessa”
disse Bunny, aggrappandosi alla sua maglietta
“Non devi avere paura, Bunny” rispose
Marzio, riportandosela davanti a se “quando ti sentirai sola e persa, ascolta
il tuo cuore…il tuo cuore è al tua bussola, Bunny…seguilo e ti condurrà ovunque
vorrai!” “Oh Marzio…”. Bunny si accoccolò fra le sue braccia, sentendosi al
sicuro “ti ringrazio” disse spingendo la fronte contro il suo petto. Marzio rispose all’abbraccio stringendola a
se.
“Ora devo andare” disse Marzio alzandosi “ma
verrò a salutarti appena partirai”
“Certo!” rispose Bunny sorridendo. Marzio le
diede un bacio sulla fronte e s’incamminò. Bunny lo guardava allontanarsi.
Marzio si bloccò a metà strada, qualcosa gli era venuto in mente. Bunny gli
corse incontro e lo vide pensieroso.
“Marzio c’è qualcosa che non va?” chiese
Bunny, prendendogli la mano.
“Stavo pensando…se le stelle cadenti erano
solo messaggi…perché tu stavi così male?”. Bunny non si aspettava una domanda
di quel genere. Sapeva benissimo la risposta, ma qualcosa dentro di lei le
impedì di rispondere sinceramente. Indugiò qualche attimo poi disse “Non lo so,
Marzio!magari ho mangiato troppi dolci!”. Marzio scoppiò a ridere. “Già…da te
me lo aspettavo!!”. Bunny sghignazzò un po’, come solo lei sapeva fare, pur
sapendo di avere appena detto una bugia al suo Marzio.
“Ora devo proprio andare, sennò addio tesi!”
disse Marzio “si hai ragione, buon studio allora!” “non cacciarti nei guai nel
frattempo!ciao!”.
Marzio riprese la camminata verso i suoi
libri mentre Bunny lo guardava quasi invidiosa “…uff…” disse “anch’io vorrei
essere così diligente!”.
“Che scena raccapricciante…”. Bunny si girò,
quella voce proveniva dalle sue spalle. Una figura si era materializzata dietro
di lei. Bunny non riusciva a vederla bene, sembrava fosse coperta da una fitta
nebbia. Riusciva ad intravederne solo gli occhi platino, ed i lunghissimi
capelli ambrati mossi da un debole vento che le volteggiava attorno.
Bunny non perse un attimo. “Potere eterno
dei Petali di Stelle, VIENI A ME!!!”. Quella strana figura la vide trasformasi
in Sailor Moon. Rise “Allora sei tu…bene!”disse. Socchiuse gli occhi ed attorno
a Bunny tutto cambiò. Non si trovava più nel parco, fra alberi verdi e cieli
azzurri, ma in una terra desolata, grigia e cupa. Le piante erano secche, i
fiori avevano perso tutti i colori, i fiumi erano prosciugati, scheletri
ovunque ed il cielo era nero.
Sailor Moon iniziò a guardarsi intorno.
L’aria era irrespirabile, dal terreno si alzavano solo polvere e cenere. Non
c’era nulla, era un luogo privo di vita.
“Ma che succede?? Dove sono??” Bunny iniziò
ad urlare, lo scenario era terrorizzante. Bunny intravide nuovamente quegli
occhi e quei capelli. La nebbia si era dissolta. Era una donna. Bunny si mise
sulla difensiva pronta a combattere “Chi sei tu??”. La donna non rispose,
continuava a fissarla con occhi agghiaccianti. “Chi sei??” urlò, ma nessuna
risposta. “Mi sono stancata…”. Bunny fece apparire lo scettro di fronte a lei
“Luce dei petali di stelle, entra in azioneeee!!!”. Il potere dello scettro
della luna eterna colpì in pieno quella donna misteriosa. Lasciò che l’energia
del petali di stelle la investisse, poi, con un semplice cenno degli occhi,
deviò il potere altrove.
“Cosa???” Bunny era sbalordita. Anche in
quell’occasione il suo potere non aveva avuto alcun effetto. Cadde in
ginocchio, non sapeva più cosa fare. Alzò la testa e la guardò, come ad
odiarla. “Cosa vuoi da me?” le chiese “Chi sei?”.
“Non ti interessa sapere chi siamo, Sailor
Moon” “Siamo??” la fermò Bunny
“quello che importa” continuò “è che
conosciamo le tue intenzioni…sappi che se intraprenderai questo viaggio, non ne
uscirai viva…e la nostra vendetta si riverserà anche sul tuo pianeta…guardati
intorno principessa…è quello che succederà alla tua preziosa, Terra”. Bunny si
alzò e cercò di avvicinarsi il più possibile, ma il potere che emanava era
fortissimo ed aveva creato una barriera insuperabile.
“Io proteggerò la Terra…e proteggerò chiunque
venga da me a chiedere aiuto…non abbandonerò i miei amici!”. La donna si mise a
ridere. “Come sei ingenua” le rispose “ e tu saresti una sovrana?...porterai
tutti alla fine!”. Così dicendo si dissolse, insieme al paesaggio circostante.
Bunny si ritrovò nuovamente al parco. La
trasformazione era svanita, si sentiva debole e stanca. Quella donna l’aveva
minacciato. Aveva intimidito di distruggere la Terra e tutti i suoi abitanti. Si trovava di
fronte ad un’altra scelta.
Si diresse verso la caffetteria, dove sapeva
avrebbe trovato Marta, Amy, Rea e Morea. Sapevano che avrebbe dovuto incontrasi
con Marzio, ed aspettavano di essere aggiornate. Camminò lentamente, doveva
analizzare tutto quello che le era appena successo. “Cosa faccio…” disse “se
parto, qualcuno distruggerà la
Terra…se resto Seiya e gli altri saranno in pericolo ed io
non potrò fare niente per aiutarli….cosa devo fare?”. Domande che non trovavano
risposta. Il prezzo da pagare era troppo alto…ma d’altra parte lo erano anche
gli interessi in gioco.
Le riflessioni erano troppe ma la strada era
più breve. Si ritrovò di fronte alla caffetteria senza neanche rendersene
conto. “Ed ora che cosa faccio….devo raccontarlo alle mie amiche…” pensò. Entrò
in caffetteria e si diresse verso il tavolo.
“Ehi Bunny ben arrivata!” disse Marta,
felice del suo gelato
“Ragazze!!” rispose Bunny sorridendo
“Allora com’è andata? Cos’ha detto Marzio?”
chiesero Rea ed Amy curiose
“Meglio di quanto mi aspettassi” disse “il
mio Marzio capisce sempre tutto”
“…a differenza di qualcuno insomma” disse
Rea con una piccola linguaccia
“Già!”. Gioirono tutte, e in quelle risate
Bunny dimenticò per qualche attimo ciò che era accaduto pochi minuti prima. Ma
avrebbe dovuto dire tutto, non poteva nascondere alle sue amiche una cosa così
importante ed imminente.
“Allora ragazze…a quanto pare facciamo le
valigie” schernì Marta, succhiando l’ultimo goccio di cioccolato rimasto sul
fondo
“Marta, non credo ti serviranno vestiti e
scarpe” rispose Amy
“Giusto, ci serviranno solo forza ed ingegno….”
Proseguì Morea
“…e magari un pizzico di fortuna!” aggiunse
Rea, con l’occhiolino. Bunny rimase in silenzio. Le ragazze si voltarono verso
di lei, notando che non era partecipe al discorso. Bunny prese coraggio “Adesso
racconto tutto” pensò.
“Allora Bunny sei pronta a rivedere Seiya?”.
La domanda di Marta la spiazzò.
“….cosa?” chiese Bunny, come se non avesse
capito o almeno faceva finta
“Seiya…sei felice? Potrai rivederlo! Ti sarà
pur mancato in questi giorni no?” disse Morea.
Bunny risentì il nome di Seiya. Un brivido
le percorse le schiena, una sensazione piacevole, di speranza. Sorrise.
“Bunny?” richiese Marta, insistente “Sei
pronta a partire?”. Bunny esitò un attimo poi guardò l’amica e rispose.
“No!!!”. Milena si alzò di
scatto dalla vasca da bagno, agitando l’acqua che in parte uscì cadendo sul
pavimento. “Cosa c’è?” Heles corse per raggiungerla. Milena la guardava
ansimante davanti a lei. “Ho sentito urlare che ti è successo?” le chiese Heles “Ho avuto una bruttissima sensazione…” rispose Milena,
uscendo dalla vasca e coprendosi, per quel che poteva, con le braccia. Heles
prese l’accappatoio, coprendola gentilmente. “Dai raccontami tutto” le disse.
Milena si sedette, ancora scossa. “Ho sentito un vuoto tremendo…una sensazione orribile” “Hai visto qualcosa?” “No purtroppo…non ho visto niente. Eppure mi sento così strana…”.
Milena si girò verso Heles che la fissava con apprensione. “Heles…credo che la
Terra sia in pericolo…le azioni di Bunny devono aver spostato la sua attenzione
su di noi…” “Io lo sapevo…l’avevo detto che era una cattiva idea…” “Non credo ci sia più soluzione…dobbiamo prepararci a
combattere. Quando il pianeta delle starlight
sarà salvo…dovremmo preoccuparci del nostro”. Heles strinse la mano a
Milena, palesemente preoccupata della situazione. “Supereremo anche questa Milena, vedrai…”. Milena le
sorrise, accasciando la testa sulla sua spalla.
Bunny rientrò a casa. Erano le prime luci del
pomeriggio, il sole scottava incandescente più che mai. Le strade erano vuote,
nessuno passeggiava in quella caldissima giornata. Dal cemento il calore saliva
come aria ardente creando una lieve foschia. Bunny salì in camera, chiudendo le
tende per creare zone ombrose dove ripararsi. “Com’è caldo…” disse, distendendosi a letto. Fissava il
soffitto pensando a quello che aveva appena detto…o meglio a quello che non
aveva detto. Non era stata sincera con le sue amiche, aveva deciso di partire
nonostante quello che era accaduto quella mattina. I sensi di colpa la
avvolgevano, rendendola insofferente. Luna sgattaiolò dalla porta, saltando sul letto. Si era
accorta di quanto Bunny avesse lo sguardo perso nel vuoto. Un po’ le mancava la
bambina pasticciona e piagnucolona di una volta. Le cose stavano cambiando, e
lei non poteva fare niente se non assecondarle. “Bunny” disse “come stai? Hai visto
le tue amiche” “Si…” rispose. Luna ci riprovò. “e
con Marzio com’è andata? Hai passato una bella
mattinata?” “Mmh…”. Le risposte
monosillabiche stavano infastidendo Luna. Si alzò e la graffiò sul braccio.
Bunny si alzò di scatto, cadendo dal letto. “Ma Lunaaaaa”
disse lacrimando “mi hai fatto maleeee”. Iniziò a
massaggiarsi la parte graffiata “ma perché l’hai fatto??
Sono delicata dovresti saperlo!!” “Bunny eri
distratta, non mi rispondevi!” “Non è un buon motivo per farmi male” rispose
con i lacrimoni “Non fare la bambina” disse Luna. Risero entrambe, la scena era stata buffa e divertente,
Bunny piangeva come una bambina cercando di vendicarsi sulla piccola Luna.
Sembrava fosse tornato tutto come prima, come la prima volta in cui Bunny
conobbe Luna, arrivata così bruscamente nella sua vita. Poi tornò seria, persa
nei suoi ricordi. “Bunny, non ti devi preoccupare…le ragazze ti sono
vicine dovresti essere felice” “Si Luna ma ho paura di metterle di fronte ad un
pericolo più grande di noi…non voglio che rischino solo per me…solo perché
penso che i Three Lights siano nei guai” “Questo è bello da parte tua, però hanno fatto una
scelta, sono libere di prendersi le loro responsabilità…e poi ti seguirebbero
ovunque, ormai dopo sei anni dovresti averlo capito!” “Già”…”Bunny” chiese Luna “….devi dirmi
qualcos’altro?”. Bunny si voltò verso la gattina “No Luna…tranquilla,
va tutto bene!” “Sei sicura? Ti vedo strana…” “Si Luna tranquilla, sto bene, ho solo caldo” rispose
alzandosi la frangetta dalla fronte. Il viso era sudato, l’aria era
irrespirabile persino in casa. “Vado a sciacquarmi il viso e starò meglio…magari più
tardi mi mangio un gelato enorme!” “Ok Bunny” rispose Luna “voglio crederti”.
Bunny accarezzò Luna, facendole qualche grattino dietro all’orecchio. Si alzò e
si diresse in bagno. Si guardò allo specchio, aveva un aspetto stanco ed
affaticato. Aprì l’acqua della vasca, facendola scorrere. S’inginocchiò,
mettendo la mano sotto allo scroscio d’acqua che scendeva fresca. Riempì la
vasca a metà, prima di chiudere il rubinetto. Bunny affondò il viso nell’acqua,
dando così sollievo alle guance cocenti. “Ora va meglio” disse, alzando il viso dall’acqua.
Prese l’asciugamano per raccogliere le gocce, quando l’acqua della vasca
cominciò a muoversi da sola, tremando e formando increspature. Ma la vasca era
immobile. Bunny si affacciò, cercando ci capire cosa potesse essere. Allungò il
braccio per raggiungere il tappo cosicché l’acqua potesse scorrere via. Si
sporse per raggiungerlo, inzuppando così anche le punte dei capelli. Ma prima
di poterlo raggiungere, qualcosa la afferrò per i codini, trascinandola con la
testa sott’acqua. Bunny si dimenò cercando di alzarsi, ma qualunque cosa la stesse tenendo non aveva intenzione di lasciarla. Non
poteva urlare, sott’acqua non l’avrebbe sentita nessuno. Invocò il potere
supremo, una luce immane uscì dalla piccola luna sulla fronte che le permise di
liberarsi. Cadde violentemente all’indietro. Era tutta bagnata, si asciugò gli
occhi con le mani per cercare di capire chi c’era oltre a lei in quel bagno.
Non vide nessuno, ma l’acqua non aveva smesso di muoversi. Si riavvicinò
cautamente alla vasca…l’acqua era diventata nera. “Ma che cosa…” “Guarda…”
disse una voce, una voce che aveva già sentito. “Chi è?” chiese Bunny,
guardandosi attorno, ma niente…non c’era nessuno. “Guarda!!!” esortò nuovamente
quella voce. Bunny si girò verso la vasca. Quelle parole venivano dall’acqua.
Bunny si accostò al bordo della vasca. “Guarda Sailor Moon…” continuò la voce
“…guarda cosa succede ai tuoi amici…”. Bunny fissò dentro alla vasca. L’acqua
creò un vortice ed iniziò a mostrarle delle immagini. Le starlight
giacevano a terra morenti. Non c’era più nessuno,
desolazione e paura albergavano nel pianeta. Il cielo sembrava cadere a pezzi.
“No!!!” Bunny si coprì gli occhi, allontanandosi dalla vasca.
Rimase ferma immobile, accucciata vicino alle porta,
con le ginocchia strette al petto, stringendosi nelle spalle. “Ma perché…” disse “perché..”.
Nessuno rispose. Aprì gli occhi. Tutto era tornato alla normalità. L’acqua era
limpida come prima, nessuna increspatura. Bunny rimase immobile. Aveva sognato?
O era successo tutto per davvero?. Sentì una
sensazione quasi fredda addosso. Si guardò i pantaloni…erano bagnati, e dai
codini scendevano gocce d’acqua. Non era stato un sogno…era tutto vero. Uscì di
corsa dal bagno. Trovò Luna accucciata davanti alla porta. “Luna!”. Luna si svegliò di colpo “Bunny ero
preoccupata” disse, stiracchiandosi “E perché?” chiese Bunny “Sei stato dentro in bagno per ore…credevo stessi male…ti ho chiamato più volte, non mi hai mai
risposto. Alla fine ho pensato che stavi navigando con
l’immaginazione come al solito”. Bunny non riusciva davvero a capire. “Luna ma cosa stai dicendo, sarò rimasta li dentro qualche minuto!” “Simpatica…sicura di non stare male”. Bunny stava per
risponderle, quando il suo sguardo fu attratto da qualcos’altro. “Cosa c’è?”
chiese Luna, disorientata dal comportamento di Bunny “E’ buio in casa” rispose
lei. Corse in camera da letto ed aprì con scatto le tende. Fuori era notte.
Luna aveva ragione, era stata un sacco di tempo in bagno. Ma com’era possibile? “Ma cosa sta succedendo??” si
chiese, scuotendo la testa. Luna la raggiunse in camera, salendo sul comodino
per essere il più alta possibile e guardarla negli
occhi “Bunny cos’hai?”. Bunny si girò verso l’amica. Poi si ricordò quello che
era successo, si ricordò quello che aveva visto. Corse in corridoio e prese prontamente il telefono.
Digitò il numero, inciampando più volte sui tasti. “Pronto…chi è?” “Sidia sono Bunny!” “Oh ciao Bunny…va tutto bene?” “No per niente…raduna le altre…” “Ma cosa succede! Perché devo
radunarle!”. Bunny parlava troppo alla svelta, Sidia non riusciva a
capire cosa volesse. “Sidia, ti prego, non c’è tempo per spiegare!devi
chiamare le altre, devi radunarle al ponte delle barche, al parco!” “Ma perché Bunny, cerca di tranquillizzarti, spiegami!” “Dobbiamo partire…questa notte!”.
Bunny riattaccò il telefono, senza lasciare
a Sidia la possibilità di replicare o quantomeno di capire il motivo di quella
decisione così affrettata.
Luna continuava a guardarla, sperando che
prima o poi le avrebbe spiegato tutto. Ma non fu così. Bunny si diresse in
camera da letto. Sapeva che non le sarebbe servito niente per il viaggio eppure
preferì portarsi con se due oggetti. Se li mise in tasca.
Ora ne aveva la certezza. Seiya era in
pericolo e non avrebbe mai permesso che gli accadesse qualcosa.
Si diresse alla porta di casa “Bunny” la
fermò Luna. Bunny si bloccò ma non voleva che Luna la fermasse. Aveva preso la
sua decisione e niente e nessuno l’avrebbero fatta ricredere. “Spero che tu
sappia quello che fai…stai attenta!”. Bunny accennò ad un sorriso. Si diresse
verso la gattina prendendola fra le sue braccia “Tranquilla Luna” rispose
“torno presto vedrai”. Uscì, sperando di rivedere la sua amica, sperando di
fare la cosa giusta.
Corse più veloce che poteva fino ad arrivare
al piccolo ponte. Non c’era ancora nessuno. Decise di sedersi, con le gambe a
penzoloni, contemplando la Luna che rifletteva la sua luce sull’acqua. Bunny
ricordava quanti bei pomeriggi aveva trascorso su quelle barchette di legno,
così piccole ma così romantiche. E’ da li che la piccola Chibiusa apriva il
portale del tempo. Ed era da lì che sarebbero partite.
Le ragazze giunsero poco dopo. Videro Bunny
seduta sul ponticello, sognante mentre guardava le stelle. Non avevano la
minima idea di quale fosse la ragione che l’aveva spinto a quell’imminente
partenza. Tuttavia sapevano che non sarebbero riuscite a scoprirlo tanto
facilmente quindi non poterono far altro che assecondarla e soprattutto fidarsi
di lei.
Rea stava per raggiungerla ma qualcuno la
bloccò, mettendole una mano sulla spalla. Era Milena, arrivata in quell’istante
insieme ad Heles. Milena fece un cenno a Rea, per farle capire che sarebbe
andata lei a parlarle. Rea si fermò, fiduciosa.
Milena raggiunse Bunny sulla sponda del lago
e si sedette accanto a lei. Bunny non si scompose minimamente. Continuò a
guardare altrove, muovendo freneticamente su e giù le gambe.
“E’ davvero una splendida serata” disse
Milena, assaporando il profumo di quella calda notte d’estate
“Già” rispose Bunny. Milena sorrise e le prese
la mano. “Bunny so quello che provi…perché le sento anch’io…queste sensazioni
terrificanti…non ti chiedo di essere sincera con me…ti chiedo solo di fidarti
di me, e di noi. Non importa se non ci hai detto qualcosa, quando sarai pronta
vedrai che le cose verranno fuori da se”. Bunny guardava Milena incantata. Le
sue parole la stavano rendendo più forte, anche se il senso di colpa pesava
sulla sua coscienza. “Quello che è passato è passato” proseguì Milena,
giocherellando con i morbidi ciuffi di capelli “ora siamo qua, abbiamo deciso
di seguirti, qualunque cosa accada. Il nostro compito è quello di proteggerti e
sai che lo faremo! Adesso cerca di impegnarti al meglio, ci aspetta una dura
battaglia, ed ho il presentimento che sarà lunga”. Milena si alzò, allungano la
mano a Bunny per aiutarla ad alzarsi “Andiamo?”. Bunny afferrò la mano e si
alzò “Grazie” disse.
Raggiunsero le altre guerriere, già
trasformatesi in Sailor. “Allora avete preso tutto?” ironizzò Marta “Oh…non
cambierai mai!” rispose Rea, dandole una piccola pacchetta sulla schiena.
“Quindi come si procede?” domandò Amy
rivolgendosi ad Heles, credendo fosse l’unica persona in grado di darle una
risposta. Heles fece spallucce, facendole capire che non ne aveva la minima
idea poi disse “Credo dovremmo riprodurre quell’alterazione spaziale”
“Esattamente chi riuscirà a farlo?”
“Io, Morea!”. Le ragazze si girarono “Sailor
Pluto!!!”.
“Ora ascoltatemi bene, guerriere Sailor. Vi
spiegherò tutto”. Le ragazze tacquero, curiose ed ansiose allo stesso tempo.
“Grazie ai miei poteri, aprirò un varco spazio-temporale che vi condurrà
direttamente sul pianeta delle Starlight. Sono riuscita ad individuarlo grazie
alle mie capacità ma non è stato facile, è un pianeta esterno al sistema solare
e questo complica le cose. Una volta superato il sistema solare, i vostri
poteri si affievoliranno, sarete inermi fino a quando non toccherete terra. Lì
potrete raccogliere potere ed energia richiamando in voi le atmosfere dei
vostri rispettivi pianeti”.
“E’ molto rischioso…”
“Si Amy, lo è…”
“Ecco perché ci sono anch’io!”. Sailor
Saturn sbucò fuori all’improvviso “Ciao ragazze!!”. Ottavia era sempre
sorridente, nonostante il suo fosse un compito arduo.
“Sailor Saturn verrà con voi…potrà usare lo
scudo protettivo nel tratto tra il sistema solare ed il pianeta delle Starlight”.
“Durerà molto il viaggio?” “Non ve ne
accorgerete, Rea. Una volta passato il varco cadrete in un sonno profondo. Vi
risveglierete una volte giunte a destinazione”.
“Oh bene avevo proprio bisogno di un pisolino”
ridacchiò Marta
“Non è tutto…” riprese Sailor Pluto “ti
prego continua…” chiese Bunny. Sidia annuì. “Se durante il viaggio, il sonno
verrà spezzato, questo si riverserà sul viaggio stesso. Vi fermerete e sarete
in balia dello spazio…il viaggio non deve essere interrotto, è molto importante
che lo sappiate”
“Per quale motivo dovrebbe interrompersi?”
s’introdusse Rea “ Siete già state attaccate pochi giorni fa” rispose “è
possibile che i nemici cerchino di ostacolarvi!”
“Nessuno sa della nostra partenza, giusto
ragazze?”. Bunny chinò il capo. Forse era quello il momento di dire la verità?
E in quel caso…sarebbero partite ugualmente? Non poteva rischiare. Tacque,
sperando non succedesse niente.
“Bene guerriere Sailor, questo è quanto”.
Sidia si voltò verso Bunny e Milena.
“Potere eterno dei Petali di Stelle, vieni a
me!” “Potere di Nettuno, vieni a me!”.
Sailor Pluto impugnò il bastone, che emanò
una luce evanescente a quale seguì la comparsa di una grandissima porta bianca,
con lastricati argentei. Sidia la aprì. All’interno era buio, di un blu
intenso. Le guerriere avrebbero dovuto entrarvi, senza vedere a cosa andavano
incontro.
“Ecco…la porta sullo spazio…ricordate tutto
ciò che vi ho detto!”
“Sarà fatto” rispose Amy, con un sorriso.
“Sailor Uranus” “Si, dimmi” “Prendi”. Sidia sollevò il talismano, posto
all’apice del bastone e lo consegnò ad Heles. “Il talismano vi permetterà di
tornare sulla Terra. Lo affido a te, in quanto guerriera della forza e custode
del secondo talismano” “Ne farò buon uso!” rispose Heles, con un pizzico di
sarcasmo.
“Ora andate guerriere…io rimarrò qui, a
vigilare la Terra!!” “Grazie di tutto, Sailor Pluto!”. Bunny e Sidia si
guardarono intensamente. Sidia riuscì a capirne la gratitudine, solo scrutando
i suoi occhi.
“Bunny!”. Bunny si girò. Marzio era appena
arrivato. Aveva percepito il potere emanato dal bastone di Sidia e si era
precipitato per dare fede alla sua promesso. Bunny gli corse incontro e lo
abbracciò. “Stai attenta, io sarò qui ad aspettarti!”. Bunny annuì, dandogli un
lieve bacio sulle labbra “Tornerò, te lo prometto” rispose.
Raggiunse le sue amiche, pronte a lanciarsi
nel vuoto buio che le aspettava. “Buona fortuna…”. Pronunciando quelle parole,
Sidia chiuse la porta.
Il viaggio era appena iniziato.
Sensazioni di calore e di pace avvolgevano
le guerriere. Non percepivano niente di tutto quello che risiedeva intorno a
loro. Cadute in un sonno eterno, viaggiavano alla velocità della luce,
oltrepassando un intero cosmo.
Ogni pianeta superato, era una vibrazione di
potere per la sua custode. Ogni stella, ogni raggio lunare, venivano percepite
come forti emozioni latenti nel cuore di ognuna. In quel momento facevano parte
del tutto.
Senza rendersene conto, si erano immerse in
un labirinto universale da cui non ne sarebbero uscite senza il prezioso aiuto
della custode del tempo.
Bunny sognava. Finalmente riusciva a vedere
tutto chiaramente. Ripercorse con il pensiero tutto ciò che gli era accaduto in
quei lunghissimi sei anni, tutte le gioie e i dolori, le litigate e le
riappacificazioni. Tutti i nemici sconfitti e quelli invece salvati dalla
crudeltà del male. Aveva portato pace in moltissime occasioni. E questa volta
non sarebbe stato diverso.
Un boato. Un’esplosione riecheggiò nel
silenzio immane. Una per una aprirono gli occhi. Si ritrovarono avvolte nello
spazio più profondo. Terrorizzate iniziarono a guardarsi l’una con l’altra.
“Perché siamo sveglie???” “Che sta succedendo???”.
“Rimaniamo unite!!!” urlò Heles, cercando di
prendere il comando della situazione. Tutti si avvicinarono, dandosi ognuna la
spalle, a creare così una barriera umana. “Scudo di Saturno!!!” Sailor Saturn
alzò lo scudo che le rivestì appena in tempo. Una meteorite impazzita si
scagliò contro di loro, ma divenne polvere appena sfiorò il potente scudo di
energia.
“Ci stanno attaccando!” inveì Sailor Mars
“Non resisterò ancora a lungo”. Sailor Saturn iniziava a perdere le forze.
“Dobbiamo combattere…guerriere tenetevi pronte!!” comandò Heles. Tutte
annuirono mettendosi in posizione di attacco.
Un asteroide si diresse pesantemente contro
di loro “Pressione prorompente, azione!!!”. I fulmini di Sailor Jupiter, lo
frantumarono ma ciò non bastava. Sembrava che qualsiasi corpo celeste le stesse
attaccando.
“Potere eterno dei petali di stelle entra in
azione!”. Il contrattacco di Sailor Moon riuscì a neutralizzare tutte le
meteoriti accanto. Non rimase che cenere.
Una risata spezzò l’attacco. Le guerriere ne
furono attratte, ma non videro altro se non buio e stelle. Sailor Saturn rialzò
lo scudo protettivo. “Ragazze, stiamo all’erta!!” disse Sailor Mars, pronta con
la sua freccia infuocata.
Apparvero due occhi. Bunny li guardò
terrorizzata. Erano gli stessi occhi di quella donna, con cui aveva combattuto
quella mattina, al parco. L’immagine si fece sempre più chiara. Lunghissimi
capelli e occhi di ghiaccio. I maestosi vestiti grigi volteggiavano, nonostante
non vi fosse alcun movimento nello spazio.
Sentendosi minacciate, Sailor Uranus e
Sailor Neptuno passarono all’attacco. “Bomba di Uranooo” “Maremoto di
Nettuno!!”. I colpi andarono a vuoto. Non la sfiorarono minimamente. “Ma com’è
possibile?”. Incredule indietreggiarono, cercando di proteggere Sailor Moon,
rimasta immobile a fissare quella donna. Era proprio ciò che temeva.
“E quindi ci rincontriamo Sailor Moon…”. Le
guerriere si voltarono, fissando Bunny. Cosa stava dicendo quella donna? Perché
si era così rivolta a lei?.
“Lasciaci in pace!!” le urlò contro. La
donna si mise a ridere, e la sua risata malefica riecheggiò nel vuoto. “Chi sei???”
aggredì Sailor Saturn!!!.
“Il vostro viaggio finisce qui, guerriere
della Terra!”.
La minaccia incombeva. Le guerriere si
trovavano ad affrontare un nemico senza minimamente conoscerlo. I loro attacchi
erano vani, non avevano avuto alcun effetto. Chi le stava attaccando era
sicuramente più forte di quanto pensassero, e l’ambiente circostante giocava a
loro svantaggio. Da quel che avevano capito, quella misteriosa donna era in
grado di manovrare i corpi celesti a suo piacimento. La situazione si stava
davvero complicando.
I sensi di colpa di Bunny riaffioravano
sempre di più. Avrebbe dovuto dire tutto quando ne aveva la possibilità. Ora
era troppo tardi, avrebbero dovuto combattere senza sapere chi si trovavano
davanti. “Non merito la loro protezione” pensò “ho mentito alle mie amiche,
alle mie compagne…devo aiutarle, devo risolvere io questa situazione!”. Bunny
si portò avanti, superando lo scudo umano formato dalle altre guerriere Sailor.
“Ferma!!” le urlò Sailor Uranus. Ma Bunny
proseguì per avvicinarsi il più possibile all’avversaria.
“Ti avevamo avvisata, Sailor Moon, ma hai
deciso di ignorarci! Noi non mentiamo mai!”, le disse quella donna, notando
l’aria di sfida. “Lascia stare le mie amiche, loro non c’entrano niente, è
stata una mia decisione!”
“Non mi interessa!Avete disobbedito, e ora
ne pagherete le conseguenze!”. Le Sailor erano sbigottite. Non riuscivano a
seguire i loro discorsi, ciò che dicevano non aveva senso…per loro. “Cosa sta
dicendo?? Sailor Moon rispondi!!” la incitò Sailor Mars. Ma il nemico non ebbe
pazienza. Scaraventò Sailor Moon contro le sue compagne, con un solo gesto del
polso. Loro la sorressero, il colpo era stato davvero fortissimo.
“Sono troppo forte per voi, guerriere
Sailor…ed ora ve lo dimostrerò…”.
Concentrò attorno a se il suo potere. Le
meteoriti confinanti si accumularono tutto intorno alle sue mani con le quali
creò uno sciame meteorico incandescente. Tutte la guardavano incredule. Non
avevano mai visto qualcuno di così potente. Si stava preparando ad un attacco
finale.
“Non dobbiamo permetterle di attaccarci!!”
urlò Sailor Uranus, facendo apparire il suo fendente. “Si, ragazze
attacchiamola!”. Ma non fecero in tempo. Lo sciame partì a velocità spiccata,
dividendosi in quattro parti. Le guerriere si ritrovarono così circondate da
quelle meteoriti arroventate, grandi come palline da golf ma con la potenza di
un proiettile. “Dividiamoci!” incitò Sailor Jupiter “Rivoluzione di Giove…”
“Freccia Infuocata…” “Super catena dell’amore…” “Rapsodia acquatica…”
“AZIONE!!!”.
Sventarono il loro attacco riducendo le
meteore in un cumulo di fuliggine. Ma non gioirono presto. Le ceneri si
avvicinarono l’una con l’altra creando altre meteore ma più grandi e più
devastanti. “Cosa???”. Con la velocità della luce, le meteoriti le attaccarono,
provocando numerose ferite, anche profonde.
“Ragazze!!!” invocò Sailor Moon. Cercò di
avvicinarsi a loro il più possibile, radunandole come poteva, per evitare che
vagassero nello spazio.
“Ora ce ne occupiamo noi!” inveì Sailor
Neptuno “Maremoto di Nettuno, AZIONE” “Fendente di Urano, AZIONE”. L’attacco di
Heles e Milena furono più incisivi, ma non abbastanza per evitare alle meteore
di ricrearsi e sventare nuovi colpi. “Scudo di Saturno!!!” Sailor Saturn rialzò
lo scudo, prima che potessero essere gravemente lese altre Sailor.
“Il tuo scudo non durerà molto…” ridacchiò
la donna “Potrei abbatterlo in ogni momento se volessi!”.
“Io sono la guerriera della Distruzione…se
volessi potrei eliminarti!Usando il mio potere disintegrerei te ed il tuo male!
Le mie amiche saranno salve e la Terra insieme a loro!!”
“Non farlo Ottavia!” la incitarono le
guerriere “Se dovessi essere costretta, lo farò!” rispose. Ma le loro parole
furono stroncate da un’assordante risata. Quella donna, quel nemico così
potente e terribile si stava prendendo gioco di loro. Non aveva avuto il minimo
ripensamento dopo quello che Sailor Saturn aveva minacciato.
“Che cos’hai da ridere?” chiese Ottavia,
puntandole contro il suo bastone
“Come siete sciocche…pensate di potermi
distruggere con il potere di Sailor Saturn?”. Le guerriere non capivano. Quello
della distruzione era il potere più forte in assoluto. Una volta usato, avrebbe
portato con se anche la sua utilizzatrice. “Non sto scherzando!” atterrì Sailor
Saturn. “Il tuo potere non può nuocermi…guerriera!”. Ottavia rimase bloccata da
quelle parole. Nessuno prima d’ora aveva sfidato il potere della Distruzione.
Sapevano tutti, nemici compresi, che era una forza immane, senza via di scampo.
Come poteva essere così sicura di una sua vittoria? Come poteva essere così
fiduciosa delle sue capacità? Chi era in realtà quella donna…erano domande che
in quel momento ognuna di loro si poneva.
“Come puoi dire una cosa del genere?” chiese
Sailor Uranus, avvicinandosi alla barriera dello scudo per poterla vedere
meglio
“Il potere della Distruzione è dentro di me,
care mie combattenti! E’ ora che vi dica chi sono…io sono Erimos, la Dea della
Distruzione e della Desolazione totale. Se Sailor Saturn userà il suo potere
ciò non farà altro che rinforzarmi…ed allora per voi non ci sarà più alcuna via
d’uscita!”. Sailor Uranus indietreggiò rapidamente. Ciò che aveva detto
sembrava surreale. Avrebbero davvero dovuto combattere contro una Dea? I loro
volti erano atterriti. Nessuna arma in loro possesso avrebbe potuto fermare la
sua ira e la sua crudeltà. Sailor Saturn non resistette. Lo scudo si abbassò e
lei si afflosciò tra le braccia di Sailor Neputno, li vicina.
“Ora avete capito…non potete fare niente…se
non morire!”. Richiamò la sua energia. Un manto di stelle iniziò ad avvolgersi
intorno a lei fino a creare un nucleo rosso fuoco. “O mio dio!” disse Sailor
Mercury, aprendo il suo computer “Che succede?” chiesero
“Sta per creare una Supernova!” rispose “Il
suo attacco sarà troppo potente, non ce la faremo mai!”. Heles e Milena si
guardarono. “Abbiamo ancora una speranza!” dissero. Fecero apparire i loro
talismani, più quello di Sailor Pluto, datogli a Heles, necessario per il
viaggio di ritorno. “Talismani, dateci la forza!” “Noi vi preghiamo, donateci
il vostro potere e sconfiggete il nemico!”. La potenza dei talismani si sprigionò in una
luce accecante che investì il nemico. Ma prima di poter essere colpita, Erimos
alzò una barriera protettiva che respinse l’attacco.
“Non è possibile!!!” urlarono scoraggiate.
L’attacco venne riversato sulle Sailor ma i talismani alzarono anch’essi una
barriera energetica per proteggere le loro guardiane. Tuttavia il potere di
Erimos era troppo potente. Mentre inglobava le stelle per far nascere una
supernova, riuscì ad introdursi nella barriera ed a distruggere il talismano
centrale…quello più potente…quello di Sailor Pluto. “Nooo” urlò Heles. Presto,
Sailor Uranus e Neputno ripresero con se gli altri due talismani, ormai privi
della loro energia.
“E’ davvero finita…non sappiamo che altro
fare!”. Gli occhi di Heles iniziarono a lacrimare. Era la prima volta che si
arrendeva. Non c’erano davvero più speranze.
“Ti prego…aiutami”. Bunny pronunciò quelle
parole con rassegnazione e paura. Qualcosa s’illuminò. Quella luce immensa
proveniva da lei.
“Che cos’è questa luce!!” gridò Erimos. Le
altre guardavano attonite Sailor Moon e quella strana luce che proveniva dalla
sua divisa.
Poi Bunny si ricordò, ricordò di aver
portato con se due oggetti prima della partenza. Bunny ne prese uno in mano.
Era la stella cadente, la stessa stella caduta quella notte nella sua camera da
letto…la stella che aveva dato inizio a tutto.
“Ma che succede?” si chiese Bunny. La stella
emanava una luce immensa, con raggi dorati.
Erimos guardò impressionata quella stella
“L’entità stellare…” disse, allentando la sua morsa sulla Supernova “…come puoi
averla…”. Non era una domanda. Quella stella stava intimidendo la potente Dea e
la cosa non sfuggì tanto facilmente.
Sailor Moon la strinse forte. Desiderosa di
salvare le sue compagne, unì il suo potere a quello della stella. L’esplosione
fu smisurata, oltre i limiti dell’impossibile. Erimos abbandonò la Supernova e
si dissolse prima di esserne avvolta.
Incredule, le Sailor si guardarono intorno.
Tutto era tornato alla normalità. Il nemico era sparito e la stella di Bunny
aveva smesso di brillare. “Ma che diavolo è accaduto?” si domandò Heles “Se ne
è andata…” affermarono le altre, stanche ed affaticate.
Ma i problemi non erano finiti. Ora erano in
balia dello spazio. Sidia era stata molto chiara prima della partenza. “Il viaggio
non dev’essere spezzato!” aveva raccomandato. Ed era proprio quello che era
accaduto.
“Heles…ora cosa facciamo?”
“Non ne ho idea ragazze…per di più il primo
talismano è andato perduto…”. Silenzio…solo l’eterno silenzio, nessuna sapeva
più cosa dire, nessuna aveva una soluzione da proporre.
Bunny, sconsolata, si aggrappò a Rea. Era
molto stanca, il combattimento l’aveva sfinita. Svenne per pochi secondi. Ma in
quel piccolo arco di tempo nella sua mente riecheggiarono le parole di Marzio
“Non preoccuparti Bunny…” aveva detto “la tua bussola è il tuo cuore…seguilo!”.
Bunny aprì gli occhi. Le ragazze erano attorno a lei, pensierose. Amy cercava
costantemente nel suo computer, ma non sembrava davvero esserci via d’uscita.
“Ragazze” iniziò Bunny “non so se funzionerà…ma
vi prego fidatevi!” “Cos’hai intenzione di fare?” chiesero “Non riesco a
spiegarvelo…diciamo che faccio buon uso dei consigli!”. Sorrise. E quel sorriso
ispirò fiducia nelle sue compagne.
“Ok Bunny!” disse Rea dandole la mano. E
così fecero. Crearono un cerchio. Unite le une con le altre aspettavano.
Bunny si concentrò. “Devo seguire il mio
cuore” pensò. E così fece. Ricordi e ricordi sfociarono nella sua mente. Vide
il suo volto, i suoi occhi, il suo sorriso. Rivisse i momenti di gioia, le battute…quel
bacio. Pensò e nella mente pronunciò il suo nome. Caddero nel sonno.
Bunny si risvegliò su un prato. Poteva
sentire il profumo dell’erba fresca. Gli occhi erano un po’ offuscati. Sembrava
si fosse appena svegliata da una notte durata secoli. I muscoli erano
intorpiditi, faceva fatica ad alzarsi. Portò le mani al volto, per togliersi il
terriccio dalla faccia. Riusciva e vedere poco. Eppure qualcosa attirò il suo
sguardo. Una mano…per aiutarla ad alzarsi. Levò il volto verso l’alto.
“Ero sicuro che avresti capito i miei
segnali…testolina buffa…”.
Seiya aiutò Bunny ad alzarsi. Il tocco delle
loro mani produsse una scossa. Da quanto non provavano più quella sensazione di
calore. E da quanto la aspettavano. Nemmeno loro riuscivano a credere cosa
stesse significando in realtà quel momento. Non avrebbero mai pensato di
poterlo rivivere. Rimasero in silenzio, ammaliati l’uno dall’altra. I loro
occhi si perdevano nel profondo blu che li accomunava. Sentivano che c’era
qualcosa, che non era cambiato nulla nonostante la lunghissima distanza che li
aveva divisi. Ma a quanto pare non era stata scritta la parola fine. I loro
destini si erano incrociati nuovamente pur avendo percorso sentieri differenti.
Entrambi sapevano che si sarebbero rivisti…ciò che ignoravano era l’effetto che
questo avrebbe provocato in loro.
Bunny si era alzata già da un paio di
minuti, ma le loro mani rimasero unite…proprio come i loro cuori, in fondo.
“Bunny!!!”. La magia si ruppe. Le ragazze la
chiamavano insistentemente, correndo verso di lei. Bunny si accorse di ciò che
stava accadendo ed imbarazzata ritrasse la mano. Si girò verso le compagne,
vedendole arrivare. “Ragazze state bene?” chiese
“Si tutto bene” rispose Rea, affaticata. “Ma
come hai fatto?” domandò Heles, incredula. Bunny non aveva la minima intenzione
di rispondere, a maggior ragione con Seiya dietro di lei in ascolto. “Diciamo
che ho avuto fortuna!” rise.
“Salve ragazze!” intervenì Seiya per
renderle partecipi della sua presenza. Finalmente lo videro e lo salutarono
entusiaste. Heles e Milena invece rimasero in disparte…come al solito.
“Benvenute anche a voi…” Seiya si rivolse a Heles e Milena “a quanto pare non
avete ancora sotterrato l’ascia di guerra”
“E’ solo abitudine” rispose Heles, ironica.
Seiya sorrise e così il resto della compagnia.
“Ma voi siete ferite!” disse accorgendosi
delle loro condizioni “Cosa vi è successo?”
“E’ un po’ lunga da spiegare” rispose Rea. “Su venite…vi porto a casa!”. Lo seguirono.
La situazione sembrava sotto controllo. Lo
scenario era decisamente diverso da quello che Bunny aveva visto…o meglio le
avevano imposto di vedere. Il pianeta delle Starlights non si discostava tanto
dal pianeta Terra. Le città erano simili, forse tecnologicamente più avanzate.
La natura circondava ogni angolo, si notava una particolare attenzione ai
minimi dettagli. Sembrava un posto sereno, dove poter vivere una felice
esistenza. Tuttavia il cielo era diverso. Alzando gli occhi si potevano notare
tre Lune, perfettamente visibili all’occhio umano. Bunny se ne accorse subito,
e camminò per vari metri con la testa all’insù cercando di capire cosa
significassero. La conseguenza di ciò era prevedibile. Inciampò cadendo addosso
a Seiya che prontamente la sorresse.
“Ahahhaha non sei davvero cambiata, sempre
la solita distratta ahahaha”
“Finiscila!” borbottò Bunny, rialzandosi
“Ahahah proprio come uno dei nostri primi incontri ricordi?” “E come potrei
dimenticarmi, mi sei venuto addosso!” “Io ti sono venuto addosso? Sei tu che
cammini sempre con la testa fra le nuvole!” “Non è affatto vero…sei sempre il solito
antipatico!”
“Come ai vecchi tempi eh!” s’intromise
Marta. Tutti scoppiarono a ridere. Era proprio vero, sembrava quasi di essere
tornati indietro nel tempo come se non fosse mai successo niente. Era bello
poter ritrovare gli amici di una volta e rivivere bei momenti in loro compagni.
Non si auguravano altro. Da sempre.
“Però è vero Bunny” disse Rea “sei sbadata!”
“In realtà stavo guardando il cielo…”
rispose “non ve ne siete accorte? Si vedono tre Lune!”. Tutte alzarono la testa
verso l’alto. “Hai ragione” confermarono.
“E’ da li che veniamo!” spiegò Seiya “sono
le Lune delle Starlights, ruotano attorno al nostro pianeta!”
“Siete sempre più strani!” sbeffeggiò Heles.
Continuarono a camminare.
A
quanto pareva anche nel loro pianeta il caldo dominava. La giornata era davvero
piacevole, tutti sembravano felici e spensierati. Ma allora…perché mai inviare
segnali di aiuto? Il nemico forse aveva già attaccato ed erano riusciti a
sconfiggerlo?. Bè se era effettivamente così, Bunny non poteva che esserne entusiasta.
Eppure il suo istinto le diceva tutto il contrario.
Seiya le condusse in una grande casa, poco
fuori il centro città. Archi maestosi anticipavano l’entrata, attorniati da un
curatissimo giardino. Ne rimasero estasiate. Li era davvero bellissimo, non
avrebbero mai pensato che vivessero in quel lusso.
Esauste si sedettero sui gradini rialzati che
permettevano di accedere al lungo portico in pietra.
“Ora vi prendo qualcosa da bere…” disse
Seiya entrando in casa.
“Sono stanchissima, mi sento tutta
intorpidita…” “A chi lo dici Marta” rispose Morea, distendendo vistosamente
schiena e braccia.
“Dobbiamo medicarci queste ferite” aggiunse
premurosamente Amy “Fammi vedere”. Bunny si avvicinò, alzando il braccio di
Amy, un po’ dolorante “Non preoccuparti Bunny” disse “ non è niente di grave…se
non fosse stato per te sarebbe andata molto peggio”
“Devi ancora dirci cosa ti era venuto in
mente…” sentenziò Milena, camminando su e giù. Bunny non rispose. Continuò
incurante ad occuparsi delle amiche. Si sentiva in colpa per quello che era
successo. Il minimo che poteva fare era prendersi cura di loro. Milena si accorse
del suo silenzio e questo non la convinse. “Ci sono tante domande a cui non
riesco dare risposta” continuò “per esempio…perché Erimos ha detto di averci
avvisate? Perché mentre parlava continuava a guardarti facendo intendere che vi
conoscevate?”. Le altre s’incuriosirono a loro volta. Ora che erano al sicuro
anche loro volevano delle risposte, risposte che Bunny aveva a lungo tardato di
dare.
Rassegnata, Bunny si alzò cosicché tutte
potessero vederla. “Amiche, vi ho mentito…” iniziò “non vi ho detto quello che
mi è capitato negli ultimi giorni, delle minacce subite…e non vi ho detto il
motivo dell’imminente partenza. Mi dispiace so che avrei dovuto, non sono stata
corretta con voi” “Bunny, ma cosa stai dicendo?” chiese Rea, alzandosi a sua
volta “Credo sia il momento che tu ci racconta tutto…” concluse Heles.
A capo chino si avvicinò alle amiche
“Ecco…la verità è che…”
“E adesso chi sarebbero gli alieni!”. Una
voce giunse dall’atrio della porta. Gli occhi delle ragazze si illuminarono
come piccole stelline scintillanti. “Taiki, Yaten!” urlarono felice, andandogli
incontro “E’ bello rivedervi ragazze!” “Ci siete mancate!”
“Anche tu mi sei mancato, Yaten” disse
Marta, arrossendo
“Parlavo in plurale, Marta!” rispose acido
“Simpatico!” sorrise.
“Scusate potremmo tornare a discorsi più
seri!”. Heles interruppe quel momento di ritrovo e di vera felicità. “Sempre simpatica
eh!” esclamò Yaten “A quanto pare il lupo perde il pelo ma non il vizio” disse
Taiki con il suo solito charme.
“Questo non è il momento di pronunciare modi
di dire…dobbiamo affrontare discorsi ben più gravi!”
“Ma di cosa stai parlando? E
soprattutto…cosa ci fate qui?” chiese Yaten sorpreso.
“Ma…come cosa ci facciamo qui, Yaten”
rispose Rea, stupita. Sembrava quasi che Taiki e Yaten non fossero a conoscenza
dell’arrivo delle Sailor. E tanto meno se lo sarebbero mai immaginato. “Ci fa
piacere vedervi ma dev’esserci un valido motivo se avete deciso di
intraprendere un viaggio così faticoso…” disse Taiki. Nessuno rispose. Com’era
possibile che non sapessero il motivo del loro arrivo? Era come trovarsi di
fronte ad un puzzle…ma molti pezzi erano andati persi e nessuno aveva la
capacità di ricostruirlo.
“E’ uno scherzo, vero?” chiese Morea. Ma
Taiki e Yaten non risposero, stupiti tanto quanto loro.
“Cosa mi sono perso?”. Seiya li raggiunse,
con un vassoio pieno di fresche bibite. Tutti si girarono a guardarlo,
insospettiti. “Ehi, ma cosa avete? Perché mi guardate così?”
“Credo tu ci debba una spiegazione…” rispose
Taiki, prendendogli il vassoio dalle mani
“Non capisco…”
“Non sapevamo del loro arrivo…” lo fermò
Yaten “ma a quanto pare tu si!”. Seiya indietreggiò, vedendosi catapultato
nella fossa dei leoni. Tutti volevano avere risposte da lui. “Avanti Seiya
parla…perché sono qui?”. Seiya arrossì visibilmente. Infastidita dal silenzio e
dalla situazione di imbarazzo, Heles si fece avanti “Dannazione, siamo quasi
morte per arrivare qui e voi non sapevate niente!”
“Calmati Heles” la pregò Milena
“No Milena…abbiamo rischiato grosso per
salvarli…credo che una spiegazione sia d’obbligo!”
“Salvarci?” domandò Yaten “e da cosa
esattamente?!”
“Come da cosa?” chiese Marta “siete stati
voi a chiederci aiuto!” proseguì Morea. La situazione si stava davvero
complicano. Tutti parlavano a raffica, Seiya escluso.
Coscienti del suo coinvolgimento in quella
storia, si fissarono a guardarlo in attesa di una spiegazione. Seiya guardò
Bunny, che osservava attenta la conversazione. I loro occhi si incrociarono per
qualche secondo. Pareva quasi riuscissero a parlarsi. Erano davvero solo loro a
sapere tutta la verità?
“Seiya!” lo esortarono Taiki e Yaten. Seiya
distolse lo sguardo da Bunny. “Sapevo del loro arrivo si…ma non so spiegarvi il
perché…”
“Che cosa vuol dire?” domandarono. Seiya
sospirò e si sedette. “ Ho inviato dei messaggi…ma inconsapevolmente…non era
mia intenzione…”. Arrossì nuovamente. Si sentiva a disagio, non riusciva a
spiegarsi. Bunny lo guardava interrogandosi su cosa stava nascondendo, perché
non riusciva ad essere sincero con i suoi amici. Poi ricordò di essersi
comportata allo stesso modo con le sue compagne. E l’aveva fatto…per lui. Forse
era questo il motivo. Era per questo che Seiya non aveva detto nulla?. Bunny
strinse i pungi e reagì “Siete in pericolo!” disse. L’attenzione venne rivolta
su di lei. Fino a quel momento si era messa in disparte, cercando di evitare le
pressioni delle sue amiche ma ora era il momento di dire tutto quello che sapeva.
“Cosa stai dicendo Bunny?” chiese Taiki.
Bunny gli si avvicinò. “Sono stata avvertita, più volte. Non avremmo dovuto
venire qui, o anche la Terra ne avrebbe pagato le conseguenze!”
“Di chi parli?” “Di Erimos, Amy…parlo di
lei…”. Chinò nuovamente la testa. “E’ vero l’avevo già incontrata…mi ha detto
di non partire, di starne fuori…proprio come quella strana nebulosa che avete
visto anche voi quel giorno al parco…”
“Perché non ce l’hai detto?” chiesero “Avevo
paura…credevo che confidandovi quello che mi era successo vi sareste tirate
indietro…non potevo rischiare di non partire…non potevo rischiare di lasciarli
morire…”
“Lasciarli morire? Ma che dici?”. Yaten e
Taiki erano davvero sconvolti. Anche Seiya sembrava sorpreso da quello che
stava sentendo.
“Ho visto delle scene orribili” continuò
Bunny lacrimando lievemente “vi ho visto a terra, morenti…ho visto la
distruzione del vostro pianeta…”. Rimasero basiti.Non riuscivano a darsi una spiegazione a
tutto ciò che era stato detto.
“Noi non siamo mai stati attaccati, Bunny”
disse Taiki cercando di confortarla. Bunny diresse il suo sguardo verso Seiya.
“Ma allora…quei messaggi di aiuto…”. Seiya si alzò, dirigendosi verso di lei.
“Non erano messaggi di aiuto, Bunny…”
rispose Seiya
“Ma
allora…cos’erano?”.
Un fascio di energia li avvolse. Loro lo
conoscevano molto bene. Il profumo si distingueva fra tutti. Apparve la loro
principessa. Era sempre splendida, amata, e la luce che emanava infondeva
coraggio. Taiki, Yaten e Seiya velocemente si alzarono, chinandosi di fronte a
lei.
La principessa si inginocchiò di fronte a
Seiya. Mise una mano al di sotto del suo mento affinché la guardasse. Sorrise “Seiya…erano
lacrime…”.
Ciò che la principessa Kakyuu aveva appena
detto spiazzò i presenti. Tutti la guardavano con aria ignara. Continuavano a
scoprire aspetti di quella vicenda sempre nuovi. E non riuscivano a capire se
ciò era un bene o un male. Ottavia le sia avvicinò, nella sua ingenuità ancora
bambina “Perdonami, principessa…non capisco…”. La principessa sorrise,
consapevole di essere l’unica in quel momento ad avere le risposte.
“Vedete, si racconta che essendo le Sailor
stelle rigenerate, queste fanno parte delle Sailor stesse. Sono legate ai
vostri sentimenti, alle vostre emozioni, alle gioie e soprattutto ai dolori”.
Rivolse lo sguardo verso Seiya “…e loro hanno sentito il tuo…come le lacrime
sono scese dal tuo viso, così le stelle sono cadute dal cielo…e hanno cercato
l’unica persona a cui quegli affetti erano rivolti”.
Non fu necessario fare il nome della persona
cui si trattava. Bunny ascoltava attentamente ciò che la principessa spiegava. “Ma
ricordate” proseguì “affinché le stelle esercitino il loro potere è necessario
che vi sia un legame unico, indissolubile…difficile da trovare”. Distolse lo
sguardo da Seiya ed i suoi occhi si concentrarono su Bunny. Sapeva benissimo cosa
la principessa avrebbe voluto chiederle ma Milena la precedette “Ciò che stai dicendo
è che se la persona a cui le stelle erano rivolte prova dolore nel toccarle o
semplicemente nel starle accanto vuol dire…” “vuol dire che tra la persona in
questione e l’emissario delle stelle si è effettivamente creato questo legame…”
continuò la principessa, prima che Milena finisse di parlare.
“Le stelle sono molto potenti…non mi è mai
capitato di vivere personalmente una tale unione…fin’ora era solo una
leggenda…e invece adesso ne ho la prova…”. La principessa concluse così,
lasciando un’inevitabile silenzio nell’aria.
Bunny continuava a riflettere su ciò che
aveva appena sentito. Ora tutto quadrava. Anche Sidia gliel’aveva detto a suo
tempo “il dolore inviato dalle stelle si riversa su di te Bunny…è un legame…”. Non
c’era nessun messaggio di aiuto. Seiya in quel tempo trascorso lontano da lei
soffriva, e la sua sofferenza l’ha portato a versare lacrime di malinconia e
spesso solitudine. E le stelle avevano percepito questo dolore, sentivano il
bisogno di far sapere cosa stava provando. Ed è così che in quella calda notte
d’estate, la prima stella cadde nella camera da letto dell’unica persona che
abbia mai amato. Una prima lacrima, ma così intensa da perforare cuori e da
indurre Bunny a partire per raggiungerlo.
Bunny scosse la testa. Non poteva davvero
crederci. C’era davvero un legame così profondo tra lei e Seiya?. Non riusciva
a smettere di ragionarci sopra. La loro era un’amicizia…profonda si…ma solo
un’amicizia…o forse era lei stessa ad imporsela come tale.
“Eppure…”. Tutti si voltarono verso Bunny,
rimasta in disparte fino a quel momento. Dalla sua voce trapelava rabbia e
frustrazione “…noi siamo venute per aiutarvi…siamo state attaccate per
impedirci di giungere sin qui…e prima di partire ho avuto una visione”
“Che tipo di visione?” chiesero all’unisono
“…ho visto le Starlights che giacevano a
terra…morte…ed il vostro pianeta era stato distrutto…” “Ma cosa stai dicendo
Bunny?” chiese Taiki, agitato
“E’ quello che ho visto!” reagì lei,
bruscamente “…ed è l’unico motivo per cui ho deciso di venire qui”. A quelle
parole, Seiya sentì una morsa allo stomaco. Visioni e minacce: erano questi gli
unici motivi che avevano spinto Bunny a partire? Erano parole troppo dure,
persino per lui. Si alzò e corse via lontano da tutti…lontano da lei.
“Seiya” urlarono Taiki e Yaten, ma non si
fermò. “Lasciatelo andare” ordinò la principessa “Dobbiamo capire cosa
significano effettivamente queste visioni” disse, avvicinandosi a Bunny
“parlami di questi nuovi nemici”. Le pose una mano sulla spalla, per tranquillizzarla…per
farla sentire al sicuro. Bunny non rispose. Era troppo scossa, troppo
arrabbiata…troppo confusa.
Amy si fece avanti, notando la difficoltà di
Bunny ad esprimersi in quel momento. “Il primo attacco è stato sferrato da una
specie di nebulosa che ci ha intimato di non partire. Poi Bunny ci ha
raccontato del secondo attacco…lo stesso subito durante il viaggio…” “Cosa
sapete di questo nemico?”
“Si è presentata col nome di Erimos…”
rispose Heles. Kakyuu si gelò in un istante. E la cosa non fu indifferente alle
guerriere. “Principessa…” Ottavia le sia avvicinò, dovendo sollevare la testa
verso l’alto per guardarla “…questo nemico…o meglio nemica…ha detto di essere
indifferente al mio potere di Distruzione…anzi, lo rafforza…è possibile?”
“Temo di si…non credevo potesse succedere
una cosa del genere…”
“Di cosa stai parlando? Ti prego spiegaci!!”
la esortò Bunny.
“Si, spiegaci principessa…”. Quel tono non
era noto alle ragazze. Il cielo si oscurò in un istante facendo calare le
tenebre. Le urla degli abitanti si sentirono a lunga distanza. La paura di
Galaxia non si era ancora dissolta, il timore di una nuova distruzione regnava
ancora in ognuno di loro. Eppure questa volta Galaxia non c’entrava niente. Di
fronte a loro si stava innalzando un potere ben più grande e micidiale.
Un uomo. Vestiti scuri, capelli neri, lunghi
e mossi come fitte alianti. Gli occhi erano privi di colore. Un viola scuro
ombreggiava sopra le pupille rendendole…inesistenti. Era bianco, pallido ed
esile, quasi scheletrico. L’aria si gelò in un istante, i rumori cessarono.
Tutto sembrava privo di vita.
La visione di Bunny. Era quello che aveva
visto, si stava davvero avverando?
“Ti prego non fermarti” richiese quell’uomo
ignoto “iniziava a piacermi la storia!”. Taiki e Yaten si posizionarono
velocemente davanti a Kakyuu per proteggerla.
“Potere delle stelle vieni a me!” “Potere
stellare del cuore vieni a me!”. Le Sailor Starlights si prepararono
all’attacco, per difendere di nuovo il loro pianeta.
“Pronte ragazze?” Rea incitò le compagne a
trasformarsi “Potere di Mercurio” “Potere di Giove” “Potere di Venere” “Potere
di Marte” “Potere di Nettuno” “Potere di Urano” “Potere di Saturno” “Potere
eterno dei Petali di stelle”… “VIENI A ME!!!”.
“Guarda un po’….tutte le guerriere Sailor di
fronte a me…che onore…!!”.
“Potenza stellare…all’attacco” “Forza
stellare, all’attacco!”. Le Sailor Starlights sferrarono per prime i loro
poteri. Colpirono in pieno volto il nemico, alzando un vistoso fumo intorno a
lui.
“Che ingenue…”. I loro colpi non avevano
avuto effetto. “Bomba di Urano…” “Ferma!”. Kakyuu bloccò Sailor Uranus prima
che lanciasse il contrattacco. “Perché mi hai fermata?” chiese, in modo
sfrontato
“Non abbiamo le armi per sconfiggerlo…ogni
nostro attacco sarà inutile, finirete solo per indebolirvi!” rispose
“Bene, finalmente una cosa sensata” aggiunse
quell’uomo, ridacchiando con una strana voce metallica. Sollevò i piedi da
terra, sollevandosi a poco a poco nell’aria. Si diresse verso Bunny, che non si
mosse. Rimase pietrificata dai suoi occhi, dalla malvagità che emanava.
“Alla fine hai guardato…Sailor Moon…” disse,
accennando ad un sorriso. Bunny spalancò gli occhi. “Sei tu…” rispose “…tu mi
hai fatto avere quelle visioni…quel giorno…nella vasca, sei stato tu!”
“Esatto…proprio io…e ha funzionato alla
perfezione!”
“Cos’avrebbe funzionato?” chiesero le
Starlights, attirando l’attenzione su di esse
“Era il nostro intento fin
dall’inizio…attirarvi qui…”
“Ma che diavolo stai dicendo!” intervenne
Heles “ci avete attaccato, ci avete minacciato, non volevate nemmeno che
venissimo qui”
“Faceva parte del piano…se ve lo avessimo
impedito avreste creduto che questo pianeta fosse in pericolo…ora siete tutte
qui e la nostra vendetta potrà avere luogo”
“Un piano? Era tutta una menzogna!!” urlò
Ottavia, abbassando il bastone in segno di sfida “Attenta guerriera…i vostri
poteri non ci possono ledere”
“Chi sei?” chiesero.
L’uomo guardò di nuovo Bunny. Lei non riuscì
a staccargli gli occhi di dosso. Annegò nel vuoto di quel buio. In quegli occhi
vide qualcosa, qualcosa che la sconvolse. Bunny indietreggiò portandosi le mani
sugli occhi. Crollò a terra, ferita da quelle immagini. “Sailor Moon!” le
guerriere la raggiunsero, prendendola per le braccia per aiutarla ad alzarsi.
“Io sono Thanatos…!” disse “e dopo la
Distruzione…vi attende la Morte…”. Una strana onda invase le Sailor facendole
rotolare a terra. Terriccio e sassi si alzarono al cielo, per cadere
violentemente sull’asfalto, come se la forza di gravità fosse tornata in pochi
istanti. Sparì…e rimase solo la paura.
Bunny si rialzò. Gli occhi le lacrimavano.
Non aveva pianto, eppure il viso era gonfio, tarchiato di una strana
trepidazione. “Bunny, come stai?” chiese Rea, appoggiandole la mano sulla
spalla.
“Devo fare una cosa..” rispose. Poi corse via,
non lasciando a nessuno il tempo di replicare.
Corse veloce, guardando qua e la, sperando
di avere successo. Tutto era tornato alla normalità, il cielo si era colorato
di un rosso fuoco. Il tramonto era alla porte, l’aria iniziava a raffreddarsi.
Ma lei continuava a correre, speranzosa. Poi lo vide.
Seiya era seduto sul ciglio di una collina,
a scorgere il sole che sanguinoso scompariva a poco a poco. Si sedette vicino a
lui, sull’umida erba. Non disse nulla. Si limitò ad essergli accanto, non gli
interessava conversare. Le bastava essere li.
Seiya si girò a guardarla. Era così bella
nella sua semplicità…e così irraggiungibile.
Dalla collina si poteva vedere tutto. Campi
incolti, ampie distese di prati dove i fiori già riposavano e i fiumi
scorrevano lenti e puri.
“La vedi?” chiese Seiya, ponendo la sua mano
sopra quella di Bunny. Lei arrossì lievemente. Poi rispose. “Cosa?”
“Quella linea…”. Seiya indicò col dito la
fine dei campi. Una linea immaginaria oltre la quale l’occhio umano non poteva
vedere.
“Si” disse Bunny “…cosa dovrei vedere…?”
“E’ fin la…”. Seiya sorrise. Sapeva
benissimo che Bunny non avrebbe mai capito cosa intendesse dire con quelle
poche parole. Ma si divertiva moltissimo a vederla così…in cerca di risposte.
“Uff…Seiya vuoi essere più chiaro?”. Seiya
continuò a guardare il tramonto e quella linea immaginaria. Quando il sole calò
del tutto, e l’immenso si chiazzò di lilla disse:
Gocce di rugiada scendevano graziosamente dalle ampie foglie, ronzii di
libellule facevano tremare l’aria che incostante muoveva tutto ciò che la
natura ha da offrire, creando suoni armoniosi e genuini
-CAPITOLO
13-
Gocce di rugiada scendevano graziosamente
dalle ampie foglie, ronzii di libellule facevano tremare l’aria che incostante
muoveva tutto ciò che la natura ha da offrire, creando suoni armoniosi e
genuini. In quella pace, Bunny si stava lasciando andare. Ciò che le aveva
appena detto Seiya non era nulla di nuovo. Eppure le sue parole erano diverse,
speciali. Bunny lo capiva, lo sentiva nel profondo. Piccoli tremori avevano
percorso il suo corpo, come se tantissime formiche le stessero camminando tutte
insieme sulla schiena. Rimase li, a fissarlo, mentre lui si distendeva
sull’erba cosciente della sua dichiarazione e di ciò che avrebbe comportato.
Nonostante ciò sembrava tranquillo, leggero.
E Bunny? Come si sentiva? Cos’avrebbe dovuto
fare in una circostanza di quel tipo? Il binomio mente-cuore non era mai stato
un suo forte. Ma ora era lontana. Lontana da casa, dai suoi doveri. Poteva
essere se stessa, senza dover pensare sempre prima cosa fare.
Quelle parole erano troppo belle. Non
avrebbe lasciato che il vento se le portasse via.
“Lo sai come sono riuscita ad arrivare
qui?”. Seiya fu sorpreso. Avrebbe giurato che Bunny si sarebbe messa a piangere
chiedendogli scusa perché non avrebbe mai ricambiato il suo amore. Ed invece
iniziò a parlare tranquillamente, serenamente. Si sedette a guardarla “Come?”
“Durante la battaglia, il nostro viaggio è
stato bruscamente fermato e quindi non avremmo più potuto beneficiare del
potere di Sidia…non avevamo speranze, eravamo in balia di noi stesse…”
“Eppure siete qui…che potere avete usato?”
“Non ci crederai mai…” rispose Bunny sorridente ed imbarazzata “Avanti dimmelo”
insistette Seiya. Bunny respirò profondamente. Era consapevole della sua reazione,
ma doveva essere completamente sicura di voler rispondere. Dissuase lo sguardo,
non riusciva a fissarlo negli occhi.
“Ho seguito il mio cuore…e forse solo ora me
ne rendo conto”. Seiya sorrise “…di cosa ti saresti resa conto?”. Bunny si alzò
in piedi. Iniziò a camminare, scendendo pian piano dalla collina. Quando fu
abbastanza lontana da Seiya, voltò la testa “Non c’è stato nessun potere…è l’amore
ad avermi condotta qui”. Detto ciò, se ne andò via, prima che Seiya potesse
fermarla, che potesse chiederle spiegazioni, lasciandolo immerso nei pensieri e
nelle incertezze.
La notte calò velocemente. Milioni di stelle
dipingevano luminose il cielo, formando lunghissime catene di costellazioni,
come se l’universo fosse racchiuso in un bracciale di diamanti. Bunny rientrò
rumorosamente nel caratteristico rustico dei Three Lights. Trovò tutti seduti
in salotto, a discutere di quanto avvenuto. Sentendola irrompere, si voltarono
verso la porta. Dietro di lei arrivò Seiya poco dopo, facendo crescere in molti
il sospetto.
“Dove ti eri cacciato?”. Yaten li si avventò
contro. “Siamo stati attaccati e tu non c’eri!”
“Lo so” rispose Seiya, cercando di evitarlo
per quanto poteva “sono stato…trattenuto…”
“Se fossi stato li con noi non avremmo
perso!Lo sai che in tre siamo più forti!” continuò Yaten. Seiya non rispose, ed
andò a sedersi vicino a Taiki, rimasto in silenzio. “Taiki, di qualcosa!!” lo
esortò Yaten.
“Yaten ora basta!!”. Kakyuu si alzò per calmare
gli animi “Seiya non sarebbe stato comunque d’aiuto…”. Yaten sbuffò e si
sedette per terra sul tappeto. Kakyuu si avvicinò a Bunny “Tu stai bene?”
chiese “Si, sto bene ti ringrazio” rispose, appoggiando la schiena al muro.
“Ora che ci siamo tutti possiamo cercare di
capire con chi dovremmo avere a che fare?”. La voce di Heles s’innalzò sulle
altre. Tutte annuirono. Kakyuu rimase in piedi, affinché tutti potessero
vederla ed ascoltarla.
“Oggi abbiamo incontrato l’unico nemico che
mai mi sarei immaginata di dover un giorno affrontare” “Cosa vuoi dire?”
chiesero
“Ora vi racconterò ciò che è stato
tramandato dai tempi dei tempi…dall’inizio di tutto”
“Ti ascoltiamo principessa” disse Taiki.
Tutti erano attenti alle sue parole, era giunto il momento di sapere la verità.
“Quando tutto ebbe inizio…quando l’universo
ebbe inizio, si contrapponevano due forze: Bene e Male. E così è tutt’ora. Il
male è stato generato da quattro forme malvagie, sono loro che hanno dato
inizio a tutto e pertanto vengono chiamati Dei”
“Dei??”. Poi le guerriere ricordarono ciò
che aveva detto Erimos durante la battaglia. Si era presentata come la Dea
della Distruzione.
“Si infatti” proseguì Kakyuu “sono la fonte
di tutto, la sorgente di ogni male…voi ne avete conosciuti tre fin’ora…Erimos,
Dea della Distruzione, Thanatos, Dio della Morte e…”
“…basta” la interruppe Ottavia “fin’ora
abbiamo affrontato solo questi”
“Ottavia aspetta” la fermò Milena “…chi
altro abbiamo incontrato?”
“…Caos…” rispose. Tutti rimasero stupefatti.
“Caos??” intervennero i Three Lights.
“Già…Caos è uno dei quattro…voi l’avete
conosciuto sotto forma di Galaxia, ma anche lui è un Dio. Nessuno di loro può
acquisire da solo forma umana, devono servirsi di qualcuno, qualcuno di
malvagio o di molto potente”
“Scusa perché parli al presente?” chiese Amy
“Caos è stato sconfitto…giusto?”. Kakyuu abbassò la testa. “Io non credo, Amy. Si
possono indebolire certo…ma non si possono sconfiggere”. Il panico calò nella
stanza. Nessuno aveva più domande, nessuno sapeva più cosa fare. Se non si
potevano sconfiggere, avevano perso in partenza. Bunny si sollevò. “Che cosa
vogliono da noi?” chiese.
“Io credo vogliano vendicarsi di ciò che
abbiamo fatto a Caos…ora sono più deboli e il quarto è privo di forma umana ed
ora vaga nello spazio alla ricerca di un portatore”.
“Scusa hai detto che sono quattro”
interruppe Morea “ne hai citati solo tre però…”
“Si…l’ultimo è forse uno dei più pericolosi,
per noi e la nostra mente…è Fobos, Dio della Paura”. Bunny rifletté un attimo.
“L’abbiamo incontrato” disse, rivolgendosi alle amiche “dev’essere lui quello
che ci è comparso sotto forma di nebulosa…le sue parole mi hanno infuso paura e
terrore”
“La situazione è grave a quanto pare” “Si
Marta” rispose Kakyuu “lo è…”.
Una nuova minaccia dunque, un nuovo
pericolo, di gran lunga più grande di quelli affrontati in passato. Si
sarebbero dovuti misurare con l’origine dei mali più oscuri. E a quanto pare,
tutto era già stato prestabilito. I Quattro avevano architettato un piano: indurre
le guerriere Sailor a raggiungere le Starlights così da averle tutte insieme
allo stesso momento e distruggerle definitivamente. Quel che era peggio è che
non si poteva porre rimedio. Immersi nel nulla, iniziavano ad arrendersi…non
tutti però.
“Eppure qualcosa l’ha spaventata…”. Heles
pensava ma non si accorse di parlare a voce alta. L’attenzione cadde su di lei,
dato che nessun altro aveva in mente una qualche soluzione. “Di cosa stai
parlando?” domandò Yaten
“Durante la battaglia” iniziò “Erimos si è
spaventata per qualcosa, per una luce…non ricordo bene”
“Di che luce parli?” chiese la Principessa
“La stella cadente” mormorò Bunny tra se e
se. Kakyuu la sentì e subito si alzò “cos’hai detto?”. Bunny preoccupata della
sua reazione mise velocemente la mano in tasca per prendere la stella cadente.
Senza accorgersene però cadde un altro oggetto. Il secondo oggetto che si era
portata via con se. Il diario di Seiya. Bunny lo riprese velocemente da terra,
prima che qualcuno potesse fare domande. Seiya la guardò negli occhi, aveva
visto tutto molto bene. Tuttavia preferì tacere, il discorso in atto era più
importante in quel momento.
Bunny mostrò la stella cadente a Kakyuu che
la prese in mano ma senza alcun effetto. “Perché mi dai questa stella, Bunny?”
“Questa è la prima stella, caduta una notte nella mia stanza…durante la
battaglia, ne ho sentito quasi il richiamo. Una volta presa in mano ha emanato
una luce fortissima ed il nemico si è spaventato dicendo che era…” “…l’Entità
Stellare…” proseguì Kakyuu, prima che finisse la frase. Bunny annuì confermando
le sue parole.
“Come fai ad averla?” chiese “Non ne ho
idea” rispose Bunny “non sei la prima a chiedermelo” sorrise, mettendosi la
mano dietro alla testa.
“E’ incredibile” disse la principessa. Le
lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, non poteva davvero credere a ciò
che aveva in mano, a ciò che le era appena stato detto. Preoccupati, i Three
Lights si avvicinarono alla principessa “Cosa ti prende?” chiese Taiki,
prendendola per mano “Stai male?” aggiunse Yaten.
“No” rispose lei sorridente “sono lacrime di
gioia…tu hai l’Entità Stellare Bunny, è incredibile!”
“Cos’è incredibile?”. Bunny si sentiva un
po’ sciocca in quel momento.
“Questa è la nostra salvezza, Bunny!
L’entità stellare è il Primo potere. Proprio come i Quattro sono l’origine del
male, l’Entità Stellare è la fonte di ogni bene. E’ il principio di tutti i
poteri. Tutte le stelle, i pianeti, le galassie prendono potere dall’Entità
Stellare. Tu per prima, Principessa della Luna, sei stata avvolta da lei. Ed
ora non sarai più solo protettrice della Terra…tu rappresenti l’essenza di
tutto. Loro non si avvicineranno mai a te, capisci?”. Bunny rimase sbalordita,
così come le sue amiche. Era difficile da capire. Era troppo da ingerire tutto
in una volta.
“Io…”. La voce di Bunny tremava. Kakyuu la
guardava speranzosa, era convinta di aver trovato la soluzione a tutto, la
salvezza per tutti. “…non credo di potercela fare…”.
“Cosa stai dicendo? Devi farlo!” insistette
Kakyuu. Ma Bunny non riusciva ad esprimersi. Aveva già troppe responsabilità
per una ragazza così pasticciona ed insicura. Questo era troppo. “Io
davvero…non ci riesco!”. L’espressione felice sul volto di Kakyuu scomparve in
pochi secondi. Si guardò intorno. Tutte le Sailor, Starlights comprese, non
sembravano convinte di tutta questa storia. Persino per loro ciò che si
richiedeva a Bunny era troppo. Tutto il peso in una sola persona. La
conoscevano molto bene per sapere che non sarebbe riuscita a sopportare un tale
incarico.
Kakyuu prese la mano di Bunny e vi pose la
stella cadente.
“Il tuo destino cambierà molto presto,
Sailor Moon…e tutto questo è merito di un’unica persona” disse. Poi uscì dalla
casa e scomparve dolcemente, così come era giunta.
“Cosa intendeva dire?” si chiesero le
ragazze. Seiya si voltò verso Bunny. Il suo volto angelico si stava
irrigidendo. Avrebbe voluto abbracciarla, consolarla. Ma non lo fece.
Taiki si alzò, prendendo il comando della
situazione “E’ stata una giornata lunga, ragazze. Abbiamo spazio a disposizione
per tutte. Ora andate a riposare, domani mattina ne riparleremo con calma”
“Sperando di arrivarci a domani mattina…”
replicò Heles. Taiki e Yaten la guardarono seriamente. “Grazie per
l’ospitalità” rispose Milena, prendendo Heles a braccetto e portandosela via
con sé.
“Forza ragazze, Taiki ha ragione” disse
Morea “ora riposiamo e poi discuteremo sul da farsi. Bunny vieni?”. Bunny si
girò verso le amiche. “Arrivo tra poco, Morea”. Non servirono ulteriori
spiegazioni. Salirono al piano superiore e lasciarono Bunny e Seiya da soli,
per pochi minuti.
Bunny gli dava le spalle. Non aveva davvero
il coraggio di guardarlo dopo ciò che gli aveva detto…dopo ciò che lui aveva
visto.
Seiya allungò la mano, senza sfiorarla.
“Posso riavere il mio diario…per favore?” chiese gentilmente. Bunny prese il
diario dalla tasca e lo consegnò a Seiya.
“Come facevi ad averlo?” domandò curioso
“l’ho trovato nel tuo appartamento…te lo eri
dimenticato”. Seiya sorrise, scompigliandosi nel frattempo i capelli, segno di
evidente nervosismo. “L’avevo lasciato li apposta Bunny…sapevo saresti tornata
nel nostro appartamento..”. Bunny si voltò a guardarlo. “Perché l’hai fatto?”
chiese
“Perché sei una curiosona” ironizzò lui. Ma
Bunny era seria, non aveva nessuna intenzione di scherzare. Numerose lacrime
iniziarono a rigarle il viso. Seiya mise le mani sulle sue spalle “Cosa c’è?
Perché piangi?”
“Te lo ripeto…perché fai questo?” chiese
nuovamente Bunny, sempre più nervosa
“Il diario dici…beh perché…”
“Non sto parlando del diario” lo frenò
“perché fai tutto questo per me…perché mi ami?”. Seiya rimase spiazzato dalla
domanda. Come fai a spiegare ad una persona il perché di certi sentimenti?
“Bunny ma cosa dici?”. Bunny piangeva. Si aggrappò alla camicia di Seiya
tirandoselo a se. La loro distanza non era mai stata così minima. Seiya la
fissava nell’azzurro dei suoi occhi, che a poco poco affondavano nelle lacrime.
“Sai cosa vuol dire sapere già qual è il tuo futuro…sapere cosa ti ha riservato
il destino?! Io ho visto tutto…ho visto come sarà la mia vita, quali saranno le
mie responsabilità…chi amerò!”. Bunny parlava farneticamente, senza fermarsi
“Bunny calmati..”. Seiya cercava di intromettersi nel discorso, ma lei non lo
lasciava parlare. Era agitata, sconvolta, affannata. “Ed ora” continuò “arrivo
qui e…il mio destino cambierà?...ma com’è possibile che un’unica persona riesca
a sconvolgere la mia vita in questo modo, il mio fato…riesca a sconvolgere me
stessa?”. Seiya non rispose. Non sapeva cosa rispondere. “E tutto questo è
colpa tua…”. Non sapeva cosa rispondere è vero…ma sapeva cosa fare. “…sei solo
tu…”. La baciò. Ad occhi sgranati, Bunny rimase immobile. Il bacio durò
pochissimi secondi che sembrarono un’eternità. Staccandosi dalle sue labbra,
Seiya le accarezzò il volto “Avrei dovuto farlo molto tempo fa” disse.
Si avviò verso le scale. Salito il primo
gradino, si girò a guardare Bunny, ancora sconvolta, ancora palpitante. “Testolina
buffa…” Bunny alzò lo sguardo.
Un’invitante profumo di pancake saliva dalla
cucina fino a passare tra le fessure delle porte che conducevano alle camere da
letto. Come una farfalla che si appoggia ad un fiore, così il profumo sfiorava
i visi delle guerriere, ancora immerse nei sogni, unico posto in cui riuscivano
a trovare pace e felicità.
Bunny aprì lentamente gli occhi, muovendo
leggermente il naso, intriso di quel profumino. Si mise seduta sul letto,
stiracchiandosi per bene. Le altre continuavano a dormire. Era incredibile come
si riusciva a capire il carattere di una persona guardandola riposare. Amy,
nella sua perfezione, dormiva a pancia in su e le coperte l’avvolgevano
perfettamente; Marta dormiva storta, con i piedi a penzoloni da una parte e la
testa dall’altra; Morea, si era tutta attorcigliata su se stessa, quasi per
concentrare su di se la forza ed il calore. Infine Rea, si era messa a pancia
in giù con la testa sotto il cuscino, evidentemente per non sentire Bunny
russare.
Divertita dalle varie posizioni delle
amiche, Bunny si alzò in punta di piedi per non svegliare nessuno e uscì dalla
porta. Addosso aveva una lunghissima camicia a righe e pantaloni a zampa di
elefante prestatagli da Seiya. Attirata da quell’essenza dolce, scese le scale
facendo attenzione a non cadere. Diede un’occhiatina alla cucina.
Taiki stava cucinando frittelle al
cioccolato e pancake con sciroppi d’acero e fragole. Alla vista di quella
meraviglia, Bunny si passò la lingua sulle labbra. Aveva una fame tremenda,
come al solito. “Su, vieni avanti Bunny!”. Taiki l’aveva vista sul ciglio della
porta, sognante di divorarsi tutto ciò che si trovava sul tavolo. Non se lo
fece ripetere due volte. Entrò di corsa in cucina, quando si bloccò. Seiya e
Yaten erano già seduti sul lungo tavolo di ciliegio a sorseggiare caffè amaro.
Bunny cercò di non incontrare lo sguardo di Seiya, dopo ciò che era successo la
notte precedente. Il suo entusiasmo si spense in un attimo.
“Dai siediti, Bunny non fare complimenti!”
ripeté Taiki, invitandola nuovamente a sedersi. “Non credo sia una che si
faccia complimenti…” disse Yaten, girandosi verso di lei “Yaten, finiscila!” lo
riprese Taiki. Detto ciò, afferrò un piatto dalla mensola per aggiungere un
posto dal lato opposto del tavolo. Bunny si sedette ed iniziò a mangiare con
gusto la deliziosa frittella. Il buon umore le tornò in pochi secondi.
“Sono deliziose!!!che fame!!!”. Dimenticando
le buone abitudini, Bunny divorò tre frittelle spalmandosi tutta la cioccolata
sulla faccia. Taiki, Yaten e Seiya la guardavano divertiti e scoppiarono a
ridere quando per poco non si soffocava.
“Che c’è da ridere?” chiese Milena, entrando
in cucina insieme ad Heles ed Ottavia, che dolcemente si strofinava gli occhi.
“Diciamo che qualcuno ha appetito questa
mattina!” rispose Taiki “volete favorire?”
“Solo un po’ di caffè!” rispose Heles,
naturalmente acida “Buongiorno anche a te…” rispose Yaten. Heles sbuffò e si
sedette vicino a Bunny che incurante continuava a mangiare frittelle a volontà.
Poco dopo arrivarono anche Amy, Marta, Morea
e Rea. Tutte loro avevano qualcosa dei Three Lights addosso e ciò non creava affatto
dispiacere. “Buongiorno ragazze!!” disse Bunny entusiasta, mangiando
contemporaneamente
“Sei di buon umore oggi!” “Si, Morea a
quanto pare hai un degno avversario in cucina, queste frittelle sono
buonissime!”
“Dai Bunny!” disse Taiki arrossendo, “Forza
ragazze sono rimasti i pancake!”
“Lo sapevo, bisogna fare colazione prima di
Bunny…non ti puoi ingozzare sempre così diventerai una balena!” la sgridò Rea
“Sei soltanto invidiosa!” replicò Bunny, leccandosi i baffi. “E comunque non
dovresti cucinare, Taiki…”, intervenne Amy. Le ragazze rimasero un po’ stupite
da quella frase. Amy se ne accorse e riparò subito. “Cioè, dovremmo cucinare
noi per te visto che oggi…”
“visto che oggi??” chiese insistente Bunny
“…oggi è il tuo compleanno…” concluse Amy.
Tutte si girarono verso Taiki, diventato rosso come un peperone. “Davvero????”
a Bunny si illuminarono gli occhi “dobbiamo organizzare una festa!!!!”
“Bunny non è necessario…”. Taiki cercava in
tutti i modi di frenare l’entusiasmo di Bunny, ma senza risultati. “Che bello
una festa!!!!” urlò lei “allora Morea preparerà la torta al cioccolato, Marta
si occuperà degli addobbi mentre Amy e Rea faranno scorta di caramelle e patatine!!”
“E tu cosa faresti Bunny?” chiese Rea
“Naturale” rispose “impartisco gli ordini!”
“Mi hai proprio stufata!!!”. Mentre Rea e
Bunny s’offendevano a vicenda, Taiki fulminò con gli occhi Seiya e Yaten.
“Siete stati voi a dirglielo?” chiese,
appoggiandosi con i gomiti sul tavolo “No, no abbiamo fatto come ci hai
chiesto, non abbiamo detto niente” risposero loro sulla difensiva.
“Non sono stai loro, lo sapevo…mi ero
scritta la data sull’agenda…”disse Amy, abbassando lo sguardo. “Com’è
romantico!!” “Smettila, Marta!”. Taiki arrossì nuovamente, il gesto di Amy
l’aveva davvero sorpreso.
“Ok Bunny puoi organizzare la festa…” disse
rassegnato “Evviva!!!”. Tutti esultarono. Una festa era proprio quello che ci
voleva per staccare un po’, per divertirsi e stare in compagnia. Fino a quel
momento non si era parlato altro che dei nuovi nemici e della battaglia
imminente. Era giunto il momento di lasciare il discorso alle spalle, anche se
per pochi attimi.
La giornata era davvero bella, quindi si
preannunciava una serata limpida e tranquilla. Proprio come organizzato, Morea
si mise subito all’opera per sfornare una buonissima torta al cioccolato mentre
Rea, Amy e Marta erano uscite per comprare decorazioni e stuzzichini. L’aria
che si respirava in casa era finalmente gioiosa, l’armonia divampava dai muri.
Ma non era così per tutti.
Seduta in giardino, masticandosi
nervosamente una spiga, Heles continuava a pensare attentamente al racconto
della principessa Kakyuu, a quello che aveva rivelato sull’Entità Stellare, a
ciò che Bunny avrebbe dovuto affrontare.
Leggermente coperto dall’ombra di un piccolo
albero dalla parte opposta del giardino, Seiya ripensava a quelle parole così
pesanti che gli aveva detto Bunny, alle accuse mossegli ma soprattutto a quel
bacio. Da quanto tempo aspettava di poterla baciare. Eppure era malinconico,
non avrebbe voluto che avvenisse tutto così in fretta. “Perché mi ami?” pensava
e ripensava a quella maledetta domanda. Avrebbe voluto andare da lei e farla
sua per sempre. Ma aveva un tremenda paura di rovinare tutto. Ora erano li,
insieme…l’unica cosa che poteva fare era godersi quei momenti.
“Pensieroso?”. Heles lo aveva raggiunto,
rifugiandosi anche lei sotto i rami. “Si vede così tanto?” rispose, sorridendo.
“Lo siamo tutti Seiya, non è una novità…magari tu lo sei per altre questioni…”
“Cosa intendi dire?” chiese insospettito.
Heles lo guardò negli occhi. “Bunny è fragile” rispose “ed ora più che mai, non
puoi approfittartene”
“Non me ne sto approfittando!”. I toni si
stavano alzando, strinse forte i pungi per contenere la rabbia. “Allora cerca
di starle lontano il più possibile…è incredibile sembra quasi che la storia si
ripeta”
“Perché dici così Heles? Non credi che io
soffra? E’ più difficile per me che per lei”
“Noi siamo venuti qui con un unico scopo.
Abbiamo seguito la nostra principessa che vi è soccorsa in aiuto!”
“Non avevamo bisogno di aiuto” replicò Seiya
abbassando pian piano la voce “…ed è quello che mi fa più soffrire. Bunny ha
detto di essere venuta fin qui solo perché pensava fossimo in pericolo…ma
secondo me non è così…qualcosa di più grande di lei l’ha spinta a venire!”
“Te?”. La domanda di Heles lo appiattì. Seiya preferì non rispondere, sapeva
che era solo una provocazione. “Non voglio essere tua nemica Seiya…voglio solo
fare ciò che è giusto…devi lasciare che le cose corrano come devono. Ora
pensiamo ad affrontare questi nemici. Dopo di che torneremo a casa. E non vi
vedrete più”. Gli occhi di Seiya si riempirono di dolore. Tuttavia sapeva che
ciò che stava dicendo Heles corrispondeva alla realtà.
Heles s’incamminò verso casa, lasciandolo
solo, ignorando che Bunny, nascosta in un angolo aveva sentito tutta la
conversazione. Aveva il cuore a pezzi. Seiya soffriva e per questo si sentiva
in colpa. Continuava a pensare che il tempo avrebbe rimarginato le ferite. Ma
non era più tanto convinta.
Le voci delle ragazze tornate dal centro la
attirarono. Senza farsi vedere da Seiya, corse loro incontro, curiosa di
svuotare i pacchi per scoprirne il contenuto. Taiki e Yaten nel frattempo avevano
già disposto due lunghi tavoli in giardino per riporre tutte le pietanze.
“Allora cosa avete preso di buono?” domandò
Bunny, cercando di apparire il più spensierata possibile. Marta appoggiò una
delle borse sul tavolo. “Allora ci sono patatine, pizzette, qualche salatino,
biscotti, cioccolatini e…” “Non ti sembra di avere esagerato?” chiese Taiki
divertito
“Io e Bunny mangiamo per tre, non
dimenticartelo” rispose Marta sorridente
“Io inizio ad attaccare qualche decorazione”
disse Amy, prendendo scotch e nastrini. Taiki le guardava meravigliato. Era la
prima volta che qualcuno gli organizzava una festa. Sapeva che c’era un legame
di amicizia fra di loro ma non credeva fosse così profondo. I loro volti erano
sereni, sorridenti, nonostante sapessero ciò che dovevano affrontare. E poi
guardava Amy che con precisione e un po’ di pignoleria colorava il giardino. Sembrava
quasi ipnotizzato. “Taiki!” Yaten lo riportò con i piedi a terra. “Eh…si?”
“Cosa stai facendo?” chiese “Niente niente,
guardavo con che impegno stanno organizzando la festa per stasera”
“Non me la racconti …” “E’ la verità Yaten,
te lo assicuro!”
“Yateeeen”. La voce di Marta lo chiamava
stridulante. Yaten si girò sbuffando. “Io quella non la sopporto più” disse.
Taiki scoppiò a ridere “Anche te hai un bel da fare a quanto pare. Ciao ciao!”
“Traditore!”. Yaten raggiunse sconsolato Marta, sapendo che l’avrebbe messo
subito a lavoro.
La sera giunse presto. Decine di lanterne
illuminavano il portico, mentre candele bianche alla cannella circondavano il
giardino. La tavola abbondava di appetitosi piatti, provenienti da scuole di
cucina di tutto il mondo: dagli involtini primavera alla pizza, dai voulevant
ai mini hamburger. Un vero e proprio arcobaleno di gusti.
“Che meraviglia!!!” gli occhi di Bunny,
Marta ed Ottavia iniziarono a brillare.
“Davvero complimenti Morea” disse Kakyuu,
arrivata da poco “sei una cuoca eccezionale!” “Ti ringrazio molto” rispose.
Tutti iniziarono a mangiare felici. La
serata stava davvero procedendo per il meglio.
“E’ rimasta un ultima patatina!” pensò
Bunny, prima di avventarsi sul piatto. In quello stesso istante, Seiya si
tuffò. Presero entrambi quell’unica patatina rimasta. “E’ una sfida?” chiese
lui “Puoi contarci…” rispose. Tutti intorno si misero a ridere. Non c’era
spazio per tristezza o rivendicazioni, pensieri o preoccupazioni. Era una
serata di festa e se la sarebbero goduta fino in fondo.
“Arriva la torta!!!!” annunciò Rea. La torta
al cioccolato era bellissima. Morea l’aveva decorata con gruzzoletti di panna,
bianchissime meringhe e piccoli fiorellini lilla, che richiamavano i colori
degli occhi del festeggiato. “Avanti spegni le candeline” lo esortò Amy “…ed
esprimi un desiderio”. Taiki la fissò dritta negli occhi. Poi li chiuse per
qualche secondo e spense le candeline. Un chiassoso applauso partì da tutti.
“Vi ringrazio!”. Taiki era davvero imbarazzato, ma felice.
Si era fatto tardi, e le ragazze iniziarono
a sparecchiare. Seiya e Yaten si erano appollaiati sotto al portico, mentre
Bunny e Marta facevano scarpetta di zucchero a velo con gli ultimi pezzi di
torta rimasti.
Amy, seduta su un tavolino più piccolo,
leggeva un libro prestatogli da Taiki. “Ti piace?” Taiki si sedette di fronte a
lei. Gli piaceva osservarla mentre si acculturava. Amy arrossì un po’, la
timidezza traspariva da ogni angolo del suo viso “Si grazie è davvero bello”
rispose, facendo ricadere gli occhi sulle pagine del libro.
Vedendoli con la coda dell’occhio, Bunny
cercò di avvicinarsi per sentire cosa si dicevano. Appena fece un passo però,
si sentì tirare la maglietta. “Lasciali in pace, testolina buffa”. Seiya la
stava trattenendo. “Dai lasciami andare sono troppo curiosa!” lo pregò “Sei
un’impicciona Bunny! Vieni andiamo a fare una passeggiata, devi smaltire tutti
i dolci che ti sei divorata!” “Stai insinuando che sono una cicciona??” “No, ma
lo diventerai presto! Su andiamo!”. Obbedì.
Vicino l’uno all’altro, Bunny e Seiya
camminavano per le stradine adiacenti alla casa. Entrambi non parlavano, c’era
troppo imbarazzo. Seiya camminava col naso all’insù, guardando le stelle e la
sua luna. Poi gli venne in mente qualcosa. Si bloccò all’istante. Bunny si
girò, non vedendolo più vicino. “Che ti succede?”. Seiya tacque. Continuava a
guardare verso l’alto. Bunny gli si avvicinò anch’essa con la testa verso
l’alto per capire cosa stesse guardano. Dopo pochi secondi di silenzio Seiya
rispose. “Sai Bunny, è tutto il giorno che penso alla domanda che mi hai fatto
ieri sera..”. Bunny rimase in silenzio ad ascoltarlo. “Mi hai chiesto perché ti
amo…credo di poterti rispondere ora…” disse, continuando a guardare verso
l’alto. Le prese la mano e gliela alzò verso il cielo, puntando il suo dito
verso una stella. “La vedi quella bellissima stella? La più luminosa?”. Bunny
annuì. Il tocco della mano di Seiya la fece trasalire. Seiya continuò a tenerle
la mano, alzandole sempre più il braccio verso l’alto. “Nel tuo pianeta la
chiamate Stella Polare…è la stella più luminosa…” “E’ bellissima” disse. Seiya
allentò la presa sul braccio, che scese piano ma le mani non si staccarono,
anzi. La fissò negli occhi.
“E’ questo il motivo, Bunny…tu sei la mia
stella polare, sei la mia guida, riesci ad illuminarmi il sentiero quando mi
perdo. Sei la mia essenza, sei la mia aria. E proprio come quella stella, tu brilli
così intensamente nel mio cuore. E finché vivrò la tua luce non si spegnerà
mai”. Lacrime di commozione solcarono il viso di Bunny. Stringendole la mano
ancora più forte, Seiya le si avvicinò, tanto da poterne sentire il respiro.
“Amy!!Amy!!”. L’urlo agghiacciante di Taiki
ruppe il momento. Seiya e Bunny tornarono di corsa alla villa. Trovarono Taiki
seduto per terra che sosteneva Amy, debole, senza forze. “Che è successo?”
chiese Rea, giunta insieme alle altre in giardino contemporaneamente a Bunny e
Seiya “Non ne ho idea” rispose Taiki “stavamo parlando, ad un certo punto si è
sentita male ed è svenuta…”
“Amy!!Amy!!” Bunny scosse l’amica che aprì
gli occhi “Che cos’hai? Cosa ti succede?”. Amy cercava di parlare ma era troppo
debole, a stento riusciva a tenere dritta la testa.
“Ma che succede?” Heles iniziò a guardarsi
intorno, sentiva che c’era qualcosa. “All’erta ragazze!” disse Milena. Tutte si
alzarono, accerchiando Amy, ancora a terra, ancora sorretta da Taiki.
“Cosa senti Milena?” chiese Bunny preoccupata
“C’è qualcosa” rispose “Non lo vedo, ma lo sento…”.
Una fortissima folata di vento le avvolse.
Le candele si spensero una ad una e le lanterne volarono via, lasciandole nel
buio completo. Non si sentiva nulla, non si vedeva nulla. Amy continuava a
sudare, le forze la stavano abbandonando. Taiki la stringeva forte, nella
speranza di poterle trasmettere un po’ di energia.
“Che cos’è??!” la voce di Yaten richiamò
l’attenzione di fronte a loro. Una scarica di lampi si avventò sul giardino,
costringendole ad arretrare. Una risata fragorosa squarciò l’aria. Nuvole nere
comparvero sul cielo, non lasciando più alcuna fonte di luce.
Thanatos si materializzò di fronte a loro,
raggelando l’aria. Si chiusero in cerchio per proteggere la povera Amy,
sofferente ed inerme. “Pronte?” Seiya le preparò alla battaglia.
“Non sono venuto qui per battermi,
guerriere” intervenne Thanatos “dovevo accertarmi di una cosa…” “Di cosa stai
parlando??” urlarono. Thanatos rivolse lo sguardo verso Amy, la vide pallida,
quasi priva di vita. Rise ed emanò tutto il suo potere. Guardò tutte le
guerriere, una ad una, fino ad arrivare a Bunny. La fissò negli occhi e parlò
Mercurio brillava di lucentezza. I raggi
lunari lo investivano. Una spirale blu lo avvolgeva, come l’acqua sovrasta la
sabbia, dandole uno splendore trasparente. Ma qualcosa iniziò ad oscurarlo. Una
mano ombrata ricoprì l’intero pianeta, rendendolo buio. Immense voragini
iniziarono a cospargerlo, nacquero rocce fredde e pungenti. Stava perdendo la
sua lucentezza. Stava morendo.
“No!”. Rea si alzò di scatto. Si era
concentrata ardentemente su Amy, giacente a letto, stringendole forte la mano, per
capire cosa provocava il suo malessere. “Cosa hai visto Rea?” la incitò Bunny.
Marta, Morea, Heles e Milena attendevano con ansia. Si erano tutte riunite
nella camera di Taiki, dove Amy era stata portata subito dopo la comparsa di
Thanatos, dissoltosi poco dopo, una volta ancora.
Rea si alzò, coprendo premurosamente Amy con
un lenzuolo. “Non credo di aver capito” rispose. Milena le si avvicinò “Avanti,
prova a descriverci quello che hai visto”. Rea guardò le sue compagne. Erano
tutte in evidente ansia, ciò che era successo alla piccola Amy aveva
scombussolato tutti.
“Ho visto un pianeta” rispose “all’inizio
era bellissimo, splendeva…ma poi…”. S’irrigidì. “Poi cosa?” chiese Heles “…poi
ha smesso di brillare, è diventato buio...spento…”. Si guardarono le une con le
altre, in cerca di un qualche significato.
“Era Mercurio”. Kakyuu si trovava sul ciglio
della porta. “Cosa dici?” chiesero. Kakyuu fece loro cenno di scendere al piano
inferiore, per raggiungere Ottavia ed i Three Lights che, impazienti, aspettavano.
Una volta scese, notarono che l’espressione
dei volti era ciò che li accumunava in quel momento. Paura,
disorientamento…dolore. Taiki le corse incontro.
“Come sta?”. Bunny scosse la testa “E’
ancora molto debole”. Taiki si portò le mani sul volto. Si sentiva in colpa
anche se dentro di se sapeva che non avrebbe potuto fare niente per impedirlo. Seiya
gli andò incontro, appoggiando una mano sulla sua spalla. “Tranquillo Taiki”
disse “vedrai che si rimetterà…Amy è forte!”. Taiki accennò ad un sorriso, ma
dentro di lui soffriva.
“Ti prego principessa” intervenne Marta
“spiegaci il significato della visione di Rea…”
“Di che visione parlate?” chiese Taiki,
attirato da quella richiesta. “Non ne sono sicura” rispose Kakyuu “ma credo di
aver capito la tattica del nemico”. Volse lo sguardo alla finestra, non
riusciva a guardarli negli occhi sapendo di dover dare un’altra brutta notizia.
“Nella sua visione, Rea ha visto un Pianeta
logorarsi a poco a poco. Quel pianeta era Mercurio…il pianeta di Amy…”
“Oh no…vuoi dire che…” “Si Ottavia…cercano
di distruggere i Pianeti delle Sailor, uno ad uno, finché non sarete tutte
deboli ed incapaci di combattere”
“Com’è possibile?”
“Semplice Heles…le guerriere Sailor traggono
forza e poteri dai loro rispettivi Pianeti…e non parlo solo di forza fisica ma
anche vitale. Neutralizzando un Pianeta, neutralizzi la sua Guardiana…ed è ciò
che è accaduto ad Amy”. Si voltò. “Sono partiti da Mercurio per una ragione
precisa…stanno seguendo l’ordine del sistema solare”. Rivolse gli occhi verso
Marta. La cosa non passò inosservata.
“No…”. La voce di Yaten sfumò l’atmosfera.
Si diresse verso Marta, ponendosi fra lei e la principessa “Non lo
permetteremo…non lo permetterò”. Se Marta fosse stata lucida in quel momento,
sicuramente sarebbe andata in escandescenza per le parole di Yaten. Ma non era
così. Non riusciva a parlare, sentiva a mala pena il cuore. Bunny guardava
stupita la scena. “Non capisco, che succede?” chiese, con la sua solita
sbadataggine
“Non l’hai capito Bunny” rispose Marta, con
un groppo alla gola. Bunny si girò a guardarla. Una lacrima cadde sul
pavimento. “Marta che succede??” Bunny le prese la mano. “Seguono l’ordine del
sistema solare” rispose, ripetendo le parole di Kakyuu “dopo Mercurio…c’è
Venere…la prossima sono io!”. Bunny si congelò. Prettamente le mollò la mano,
indietreggiando. “No…no…”. Bunny era sconvolta, non avrebbe sopportato altro
dolore.
“Infatti non sarà così” intervenne
bruscamente Yaten “noi agiremo prima di loro, riusciremo ad evitarlo, giusto?”
chiese…ma nessuno rispose. “Giusto?” urlò, per incitarli. “Non sappiamo come
fare Yaten” rispose Seiya a malincuore “non abbiamo idee, strategie…” “Ma non
possiamo stare qui impalati senza fare niente”. Yaten sbatté i pugni contro il
muro. Non sembrava più lui, quelle reazioni non erano proprie del suo carattere
isolato e un po’ menefreghista. Era cambiato. Qualcuno l’aveva fatto cambiare.
Cercò di ricomporsi e si avvicinò a Bunny
allungando la mano. “Dammela” le ordinò. Bunny non capiva, ma sentiva nel tono
di Yaten una sorta di minaccia. “Di cosa parli?” chiese “Dammi quella maledetta
stella!” ripeté
“Cosa? Perché la vuoi?”
“E’ la nostra unica via di salvezza. Non te
lo ripeto più dammela!”
“Non ti servirà a nulla” disse Kakyuu “solo
una persona può servirsi dell’Entità Stellare”
“E allora usiamola dannazione!”
“Non è così semplice!”
“Perché principessa, perché dici questo! Se
davvero Bunny è l’unica a poterla utilizzare, perché non sfruttarla!”
“Non può farlo a suo piacimento” rispose.
Yaten ridacchiò. “Certo” disse “cosa possiamo aspettarci da lei, non fa altro
che scappare dalle sue responsabilità!”
“Yaten che dici?” s’intromise Seiya. Gli
animi si stavano scaldando. “Non fa altro che piangere come una bambina, Seiya”
continuò Yaten puntando il dito contro Bunny “ha la possibilità di fare
qualcosa e invece non fa niente…se le sue amiche moriranno sarà solo colpa
sua!”. Bunny sentì un colpo allo stomaco. Si sa…le parole a volte feriscono più
della spada. “Come ti permetti di parlare in questo modo?” si avventò Heles,
spostando Bunny dietro di se. “Non fate altro che proteggerla…ma sono
stanco…non assisterò alla morte di Marta solo perché lei rimane inerte!”.
Dicendo ciò, spostò violentemente Heles,
facendola cadere a terra. Afferrò Bunny di forza e le sottrasse la stella.
“Fermo Yaten!” Seiya gli si scagliò contro, ma Yaten riuscì ad evitarlo.
“Smettetela!” urlò Kakyuu, ma senza risultati. Yaten corse verso la porta per
uscire più in fretta che poteva “Bomba di Urano, AZIONE!!”. L’attacco di Sailor
Uranus lo colpì in piena schiena, distruggendo la porta e scaraventadolo
all’esterno. “No!!” urlò Marta.
Yaten si rialzò a fatica ma non mollò la
presa. “Potere stellare del cuore vieni a me!”. Sailor Uranus corse fuori
“Ferma!” Seiya la prese per il braccio, ma Heles riuscì a svincolarsi. “Forza
stellare, all’Attacco!!”. Heles venne brutalmente scagliata in casa.
“Smettetela vi prego!” urlò Bunny,
disperatamente
“Heles!” Milena le corse incontro,
sollevandola da terra. “Mi hai davvero stufata!” urlò inviperita “Potere di
Nettuno, vieni a me!” “No, Milena!!” urlarono Rea e Morea. La situazione stava
sfuggendo di mano.
“Maremoto di Nettuno, AZIONE”. La Starlight
venne colpita in pieno volto, crollando a terra. “Basta vi scongiuro!” Bunny si
lanciò di fronte a Milena prima che potesse sferrare un altro attacco
“Smettetela!”
“Bunny togliti di mezzo” le ordinò Milena,
ma non obbedì. Rimase li ferma, sperando che tutti potessero calmarsi. Seiya
raggiunse Yaten, privo della trasformazione dopo il colpo di Sailor Neptuno.
“E’ proprio questo quello che vogliono!” disse “se ci mettono gli uni contro
gli altri ce l’avranno vinta! Noi non dobbiamo permetterglielo!”. Sollevò la
testa a Yaten, prendendogli la stella dalla mano. Bunny la raccolse e se la
rimise in tasca.
“Il potere non serve a niente, guerriere”
professò Kakyuu “dovete credere in voi stesse, ed aver fiducia l’una
nell’altra” disse rivolgendosi in particolar modo a Yaten. Bunny gli si
avvicinò, offrendogli la mano per rialzarsi. Lui la rifiutò. Da solo si sollevò,
togliendosi la terra dai vestiti. “Yaten…” “No, Bunny…ti prego non dire
niente”. Dandole le spalle si allontanò.
Marta strinse i pugni, seguendolo, pochi passi dietro di lui.
“Marta…” la chiamò Bunny. Si fermò. “Credo
abbia ragione, Bunny…mi dispiace”. Yaten la aspettò, finché non l’ebbe accanto.
Bunny guardava la scena. Vedeva due amici allontanarsi da lei. Forse ci erano
riusciti. Forse erano già gli uni contro gli altri.
“Questo è un bel problema…” disse Morea
“non possiamo stare divise, e non possiamo
lasciare Marta da sola!” aggiunse Rea
“Seguiamola!” “Bunny, aspetta!”. Seiya la
fermò sul nascere. “Lasciali andare, hanno bisogno di stare da soli ora, vedrai
che torneranno e sarà come se non fosse successo nulla!”. Bunny aveva paura, ma
decise di fidarsi ed ascoltarlo.
“Vieni, rientriamo in casa!” disse,
mettendole un braccio attorno al collo.
“Non so davvero cosa gli sia preso!” disse
Heles, rialzandosi da terra, aiutata da Milena “Non che tu sia una persona
tranquilla” asserì Taiki “Cosa intendi dire?” chiese minacciosa.
“Yaten ha sbagliato è vero, ma tu non
avresti dovuto colpirlo!” “Non hai scuse per difenderlo!”
“Ecco che ricominciano” borbotto Morea,
raccogliendo pezzi di legno della porta
“Basta, vi prego, non sopporto più sentirvi
litigare” “E tu dovresti smetterla di metterti sempre dalla loro parte Bunny!”.
La voce di Milena tuonò nella stanza.
“Ma che dici Milena?” “Da quando li conosci
non hai fatto altro che prendere le loro parti!”
“Non è affatto vero!” s’interpose Seiya “E tu
smettila di fare l’innamorato della situazione, sai benissimo che non sei
ricambiato!” ribatté Heles
“Questi non sono affari che ti riguardano…”
“Tuttavia Heles ha ragione” confermò Taiki,
stupendo Heles stessa “…la tua capacità di giudizio è troppo condizionata da
quello che provi per lei”
“Taiki, sei impazzito?” “Questa storia è
andata avanti fin troppo, e ora si ripete!”. Bunny non riusciva a crederci.
Tutti sembravano fuori di se. “Basta, basta, basta!!” urlò “Non vi sopporto
più, nessuno di voi! Cerco sempre di fare la cose giusta, cerco sempre di
tenerci uniti per combattere il male insieme e voi? Non fate altro che
accusarvi l’uno con l’altro! A quanto pare qui la bambina non sono io!”
“Bunny…” Seiya le sfiorò la mano ma lei si scansò.
Aveva gli occhi gonfi, intrisi di lacrime. “Io…non ce la faccio più…”. Corse su
per le scale, sbattendo violentemente la porta. Cadde a terra, in ginocchio,
portandosi le mani agli occhi.
Stanca, stravolta, si distese sulla
moquette, portandosi le ginocchia al petto. Era piena estate ma sentiva freddo.
Tutti i sentimenti che provava sembravano scomparsi così come l’amicizia che li
legava.
Cadde nel sonno profondo. Vide Rea, spazzare
via le foglie dal tempio, sorridente. Amy, seduta sugli scalini a studiare,
Morea cucinava e Marta rincorreva Artemis. S’intravide un lieve sorriso sul
volto dormiente di Bunny. Il sole era alto e luminoso. Ma fece buio. I volti
delle sue amiche scomparvero e rimasero solo foglie secche e bruciate.
“Ragazze? Ragazze dove siete?” urlava Bunny ma nessuno la sentiva. Poi scorse
una figura di donna, con i capelli lunghi. Sorridente, le corse in contro. Le
mise una mano sulla spalla per girarla. Urlò. Erimos la fissava, con gli occhi
color cremisi, pieno di odio. Bunny cadde a terra ed iniziò ad indietreggiare
trascinandosi con le mani. “Sailor Moon” la chiamò. Bunny si rialzò, corse via,
ma non riusciva a vedere la strada, era troppo buio. Iniziò ad urlare, a
chiamare aiuto ma nessuno correva in suo soccorso. Si ritrovò Erimos davanti
agli occhi. “Cosa vuoi?” chiedeva Bunny “cosa vuoi da me?”. Erimos alzò la mano
sinistra aprendo vistosamente le dita. Bunny si focalizzò su quella mano, così
pallida e ruvida. Le dita iniziarono ad abbassarsi una dopo l’altra. Erimos
aprì la bocca. “Sailor Moon” disse “Cinque…quattro…tre…due…uno…”.
Bunny si svegliò, alzandosi di colpo.
Respirava a fatica. Si portò una mano sul petto per sentire i battiti del
cuore. Poi sentì una voce rimbombare in camera “Cinque…quattro…tre…due…uno”.
“Basta!!!” urlò Bunny, con tutta la voce che aveva.
“Bunny!” Seiya aprì di colpo la porta “cosa
succede? Ti ho sentito urlare!”
“Cinque…quattro…tre…due…uno…” la voce
continuava a ripetere quelle parole, sembrava un eco. “Cosa significa?” chiese.
Bunny fissò Seiya, cercando di riprendere fiato. Poi sbarrò gli occhi. “Bunny
cosa c’è?” richiese Seiya insistente.
Yaten e Marta passeggiavano lungo un viale
alberato, uno a poca distanza dall’altro. Non potevano commentare ciò che poco
fa era accaduto. Marta non si era ancora spiegata la reazione di Yaten. E’
sempre stato discostante da lei, non ha mai dato segni di interesse. Eppure
quella sera qualcosa era cambiato. Era stato diverso. Si era lasciato andare ed
aveva dato prova di qualche sentimento nascosto, chissà da quanto.
Con le mani fisse nelle tasca, Yaten
camminava senza pensare. Le sue gambe procedevano senza un nesso logico, non
sapeva dove andava né perché lo faceva, ma continuava a camminare. La testa
staccata dal corpo, sensazioni che si provano quando le preoccupazioni
pervadono la mente.
A pochi passi dietro di lui, Marta si fece
coraggio. Aumentò la camminata, fino ad essergli a pochi millimetri dalla
spalla. Senza pensarci, gli tirò di forza la mano fuori dalla tasca e gliela
strinse. Yaten si bloccò. Brividi freddi la percorsero. Temeva la sua reazione.
Era convita che si sarebbe staccato non appena avrebbe potuto…ma così non fu.
Senza guardala negli occhi, Yaten sollevò le
mani strette l’una all’altra. Socchiuse gli occhi. Respirò l’aria profumata di
notte e sorrise. Si girò di scatto, afferrandola per il viso. Le labbra si
toccarono lievemente, dando vita ad un bacio aspettato e sognato. Marta si
lasciò andare nella sua morsa. Ora non avrebbe potuto accettare la morte…la
vita era appena iniziata.
“Cinque…quattro…tre…due…uno”. La voce
echeggiò tra gli alberi, piegando i rami come un vento impetuoso. Tra le
braccia di Yaten, Marta si accasciò a terra ponendo fine a quel magico attimo.
“Marta!Marta!” la chiamò, ma le forze l’avevano già abbandonata. Stringendola a
se, Yaten poteva sentire i battiti del cuore diminuire a poco a poco, la pelle
raffreddarsi, il corpo irrigidirsi. Lacrime di stelle caddero nel cielo,
provocando una pioggia di fascio luminosa. Il rancore era forte, immane.
Le stelle colpirono gli alberi che si
tramutarono in torce viventi. “Marta!Marta!” Yaten continuava a chiamare il suo
nome, ma le parole sfuggivano al vento. Immerso nel fumo, continuava a
stringerla forte senza tentare di scappare. Si stava arrendendo.
“Non ti può sentire, sciocco!”. Yaten si
voltò, scorgendo Erimos alle sue spalle che divertita assisteva alla scena.
“Maledetta!” urlò, con le lacrime agli occhi. Ma non bastò per bloccare le
fiamme che divampavano incontrastate.
“Distruggi tutto con il tuo odio, mi stai
semplificando le cose” ridacchiò Erimos
“Non fai altro che sputare veleno! Vattene
da qui!!!”
“E’ una minaccia?”. Erimos iniziò a
volteggiare attorno a se permettendo al fuoco di ardere sempre più. I rami
secchi ed ustionati caddero, sfiorando i lunghi capelli biondi di Marta, che
giaceva a terra. Il respiro era faticoso ed il fumo contribuiva ad eliminare
ogni fonte di ossigeno. Yaten le si scagliò sopra per proteggerla. Ma non era
abbastanza. Avrebbe dovuto portarla via, avrebbe rischiato se stesso per
riuscirci.
Senza esitare la prese in braccio e corse
più veloce che poteva, lontano da quel labirinto di fuoco. Ma l’odio cresceva
sempre di più.
Erimos gli sbarrò la strada. Le radici degli
alberi distrussero la terra, perforando l’asfalto. Yaten inciampò. Cadde
violentemente, facendo rotolare Marta di fronte a lui. Ferito e stanco, iniziò a
trascinarsi con le braccia per raggiungerla. Ma non era ancora abbastanza.
Erimos gli si avventò contro, sciacciandogli una mano con i spinosi tacchi
delle scarpe. Yaten urlò dal dolore.
“Ed ora guardarla!” inveì, costringendolo ad
alzare il volto. Gli occhi si puntarono sul corpo di Marta, vestito di cenere e
fumo.
“Potenza stellare, all’attacco!”. Erimos
venne colpita di spalle e scagliata contro il cemento. Yaten alzò gli occhi. Le
Guerriere Sailor erano li.
Bunny gli corse incontro, aiutandolo ad alzarsi,
mentre Morea si caricò Marta sulle spalle.
“Correte via!” incitò Bunny “mettete Marta a
riparo!”
“Qui ci pensiamo noi!” aggiunse Heles. Morea
e Rea obbedirono. Corsero via prima che Erimos potesse rialzarsi e scatenare la
sua ira vendicatrice.
“Dov’è andata?”. La cercarono con gli occhi
ma non la videro. Era scomparsa. Ma gli alberi continuavano a bruciare, cadendo
uno ad uno come birilli.
“Sailor Neptuno, usa il tuo potere!” ordinò
Sailor Uranus. “Maremoto di Nettuno, Azione!”. Le onde tempestose di Nettuno,
colpirono gli alberi che caddero come briciole incandescenti, scurendo la
terra.
“Ma brava!”. Sailor Neputno venne
catapultata da un’onda di energia, che la sbatté addosso ad un possente tronco.
“Milena!” urlò Sailor Saturn, accorrendo in soccorso dell’amica.
Erimos non se ne era andata. Era li, pronta
ad aggredirle alle spalle.
“Come avete osato, fastidiosissime
terrestri! Non si sfida una Dea!” imprecò. La sua ira era devastante. Un
turbine d’aria e polvere s’innalzò dalla terra, creando un effetto
risucchiante. “Tenetevi!” urlò Bunny, aggrappandosi ad un masso. Ma la forza
distruttrice di Erimos era troppo potente.
“Sailor Moon non ce la facciamo più!” urlano
le Sailor Starlights, cercando di sostenere il più possibile Yaten, privo di
conoscenza.
Il vortice iniziò ad attirare a se sassi e
polvere, sradicando gli ultimi alberi rimasti in vita. Vento e fulmini
promanavano dall’energia da esso sprigionata. “Distruggerò questo pianeta prima
del tempo!” minacciò Erimos. Il potere crebbe in lei, espandendosi in ogni
angolo e trafiggendo chiunque le si trovasse di fronte.
“Devo fare qualcosa…”. Il pensiero di Bunny
era costante. Doveva agire. Non avrebbe dovuto temere niente e nessuno. Staccò
una mano dal masso, alzandosi a fatica in piedi. Le ginocchia le tremavano, ma
non si sarebbe accasciata, non in quel momento. Avrebbe combattuto. Si sarebbe
presa le sue responsabilità. Avrebbe dimostrato chi era veramente.
Pensò. Fece risonare nella mente tutte le
parole, tutti i ricordi. Chiuse gli occhi.
Era
stato l’amore ad averla condotta li.
Erano
stati i ricordi di un lontano trascorso ad aver acceso in lei la speranza.
Erano
stati quegli occhi, quel sorriso, quella dolce risata. Aveva chiesto il suo
aiuto, e la luce delle stelle l’aveva avvolta.
Il suo
cuore le aveva indicato la strada, le galassie l ‘avevano guidata
Più
lontano di quanto mai avrebbe immaginato.
“Il
tuo destino cambierà Bunny, ed è merito di un’unica persona”
Un manto di luce splendente si strinse
attorno al suo corpo. Priva di qualsiasi peso, si levò nell’aria, fino a
guardare la sua nemica negli occhi. Accecata da quel raggio, Erimos si portò le
mani davanti agli occhi per sfuggire alla sua bellezza.
Bunny alzò le mani al cielo e come un’onda
frenetica, l’Entità Stellare ricoprì l’intero pianeta avvolgendolo d’immenso.
Il vortice del male risucchiò Erimos, che
venne inghiottita dal suo stesso maleficio. Il cielo nero e fosco richiamò a sé
quel turbine di odio, riportando la tranquillità della notte stellata.
Stremata, Bunny cadde a terra. Sul petto
splendevano neri ma abbaglianti frammenti della sua stella cadente. Quella
stella tanto misteriosa, si era dissolta. Aveva sprigionato tutta la sua luce,
tutta la sua Entità.
E con la visione di quei luccichii, svenne.
Percepiva un tocco caldo sulla fronte. Candide
carezze sfioravano le guance. Si sentiva bene…al sicuro. Aprì gli occhi. Ne era
certa. Ne aveva riconosciuto la dolcezza.
Seiya era seduto affianco a lei. Con la mano
le accarezzava il viso, passando le dite fra le ciocche di capelli. Sulle
ginocchia teneva il suo diario. Leggeva quelle lunghissime pagine, intrise di
parole piene d’amore e di speranza.
“Quando
ho visto Bunny prima del concerto, sapevo benissimo cosa mi avrebbe detto. Ero
consapevole che sarebbe stata l’ultima volta che sarei rimasto solo con lei.
Non
potevo aspettare ancora. Dovevo aprirle il mio cuore. Ed è ciò che ho fatto.
Le ho detto che l’amo.
Ma
proprio come temevo…non ha ricambiato il mio sentimento. Con
i soli occhi ha confermato le mie paure. Ha dato adito al mio incubo più
grande…perderla…”
Chiuse il diario. “Forse non ti ho persa per
sempre” disse, spostandole il ciuffo dorato dalla fronte. Si accorse che stava
aprendo gli occhi. Sorrise.
“Buongiorno testolina buffa…o
meglio…buonanotte”. Bunny si alzò, strofinandosi gli occhi con le mani. Si
guardò intorno. Riconobbe la camera da letto di Seiya dalle soffici e profumate
lenzuola su cui era distesa. Fuori era buio, la luce della luna penetrava dalle
finestre, illuminando la stanza vuota. Solo Seiya era rimasto li, disteso
vicino a lei, attendendo il suo risveglio.
“Cos’è successo?” chiese disorientata
“Diciamo che hai dormito esattamente…”
guardò l’orologio “45 ore…”. Bunny sgranò gli occhi. Erano davvero passati due
giorni?
“Ma com’è possibile?” chiese. Poi ricordò.
Immagine confuse passarono nella sua mente. Rivide Marta e Yaten a terra, il
fuoco, quella luce. Si alzò di scatto dal letto.
“Marta! Yaten! Che è successo? Come stanno?
Come ho fatto a dormire per tutto questo tempo…” “Bunny calmati!”. Seiya le
bloccò le braccia, che nervosamente dimenava. Le fece sedere nuovamente sul
letto.
“Respira e calmati…”. Bunny lo fissò con
occhi languidi. “Come ho potuto abbandonare i miei amici…” disse, abbassando la
testa fra le ginocchia in segno di resa.
Seiya le mise una mano sotto al mento, per
poterla fissare negli occhi e perdersi nella loro profondità.
“Non li hai abbandonati, testolina buffa…li
hai salvati…ci hai salvati tutti da una fine imminente. Ma il tuo gesto ti ha
stremato. E’ per questo che hai dormito così a lungo, non devi fartene una
colpa. Devi essere fiera di te. Io sono fiero di te”.
Bunny crebbe a tutte quelle parole.
L’armonia con cui venivano pronunciate le infondeva tranquillità e
spensieratezza. Giungevano fino al cuore.
Si alzò dal letto, camminando su e giù per
la stanza. Guardò il comodino affianco alla finestra. Sopra era riposto un
vassoio, con piatti e bicchieri già utilizzati. Nonostante la sua lentezza, non
fu difficile capire cosa significassero. Rivolse l’attenzione verso Seiya, che
la osservava vagare per la camera senza una meta.
“Sei rimasto qui tutto il tempo…con me…”.
Non era una domanda. Seiya annuì. La raggiunse, per poterla vedere più da
vicino, per poterne sentire il profumo. “Ho vegliato su di te, non sono mai
uscito da questa stanza”. Tacque per pochi secondi. “Per fortuna Morea è una
cuoca perfetta!” ironizzò.
Bunny non poteva credere a quelle parole. Così
semplici e pure. Non le aveva mai sentite prima d’ora. I loro sguardi
s’incrociarono. Avrebbero potuto abbandonarsi l’uno con l’altra, niente glielo
avrebbe potuto impedire.
Seiya appoggiò una mano sul suo viso,
infondendole tutto l’ardore del suo cuore. Sentendo solo il fruscio del vento
passare tra le tende, rimasero immobili.
“Lo senti Bunny?” chiese, spezzando l’aria
“…cosa?”
“Il grido del mio silenzio”. Bunny socchiuse
gli occhi. Perché non riusciva a lasciarsi andare? Si sentiva trasportata,
accecata…spaventata. Distolse lo sguardo, non sarebbe riuscita a sostenerlo
ancora a lungo. Si allontanò dandogli le spalle.
Ferito da quell’ulteriore rifiuto, Seiya non
mollò. Ora più che mai era convito dei suoi sentimenti. E non sarebbe stato l’unico.
“Solo…” le sue parole rintoccarono tra le
mura. Seiya si bloccò, chinando la testa. Bunny non capiva. Respirò
profondamente, riavvicinandosi a quello che era la sua tentazione più grande.
Inondato dalla sua energia, Seiya
l’abbracciò.
“…solo per una notte…” sussurrò “…sii te
stessa, e non pensare altro che a…noi”.
Strofinandosi lungo la sua guancia, Seiya
raggiunse le labbra. Non era un bacio improvvisato, imposto per smetterla di
parlare. Era un bacio cercato, desiderato. Ma soprattutto…ricambiato.
Avvinghiandosi l’uno all’altra, le loro
labbra premevano verso un sentimento più alto dell’amore. Bunny mise le sue
mani sul volto di Seiya, allontanandolo leggermente. Contemplò l’oceano dei
suoi occhi, tuffandosi nel loro penetrante oblio.
Come due bimbi stringono forte a se il loro
orsacchiotto di peluche, così Seiya e Bunny trascorsero l’intera notte.
Accoccolati l’uno all’altra, attesero che i prima raggi solari varcassero la
finestra ad annunciare l’arrivo dell’alba, di un nuovo giorno. Quel giorno
sarebbe stato tutto diverso.
Non avevano chiuso occhio. Volevano
assaporare ogni minuto, ogni attimo di quel momento, che sapevano non sarebbe
durato per sempre. Le mani di Seiya premevano contro la schiena di Bunny, che
rimase immobile, con la testa appoggiata al suo petto caldo. Voleva sentirla il
più vicino possibile, non l’avrebbe lasciata andare facilmente. Se avesse
potuto avrebbe desiderato che quella notte durasse per l’eternità.
E mentre Seiya sognava un futuro diverso, la
razionalità pervase la mente di Bunny. Sensi di colpa e frustrazioni stavano
riaffiorando nella sua mente.
Che
cosa ho fatto? Pensava. E’
la cosa giusta? Come posso aver tradito la fiducia del mio unico vero amore?
Forse mi sono sempre sbagliata. Forse non è
lui.
E’
stata tutta autoconvinzione? O lo è adesso? Perché sono così confusa…
Le sembrava di vederlo, Marzio, appoggiato
con i gomiti al cornicione della terrazza. Guardava la Luna e nel cuore sperava
che anche la sua Bunny la stesse guardando nello stesso momento…così per
sentirla più vicina.
Ma così non era. Erano lontani, troppo
lontani. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Forse è proprio vero.
Alzando gli occhi scrutò il viso di Seiya,
così perfetto ed imprevedibile. Continuava ad accarezzarle la schiena per
infonderle tutto il suo ego. E lei si lasciava andare. Non poteva far altro che
annegare in quel benessere.
Forse
davvero il mio destino sta cambiando…
Cadde una lacrima. Seiya le alzò il mento
con l’indice, asciugandole lo zigomo.
“Spero siano lacrime di felicità” disse,
ignaro della verità. Appoggiò le labbra sulla sua fronte, con la speranza di
calmarla e rassicurarla.
Ma le ansie di Bunny in quel momento le
inglobavano il cuore.
“Ti chiedo scusa…” rispose, sollevandosi dal
letto “…ma ora…devo andare”. Insospettito, Seiya si alzò a sua volta,
afferrandola per la mano prima che potesse fuggire di nuovo da lui.
“Non puoi avere rimpianti…”. Nella sua voce
si percepiva la sofferenza. Bunny non rispose. Lasciò la mano di Seiya, portandosela
davanti al petto. “Mi dispiace”. Prese la porta ed uscì. Lo lasciò solo e con
esso soli ricordi sfumati.
Percorse l’intero corridoio, camminando a
piedi scalzi sul soffice tappeto rosso e blu. Camminava in punta di piedi per
non far rumori data l’ora, ma ogni passo era uno scricchiolio del parquet. Una
delle porte era socchiusa. Attraverso la leggerissima fessura, Bunny scorse due
figure. Aprì lentamente la porta che cigolò.
Marta era distesa a letto. Seduto affianco a
lei, Yaten dormiva con la sola testa sul materasso, facendosi cuscino con le
braccia incrociate. Era rimasto li, a vegliare su di lei per tutta la notte.
Presa dalla commozione, Bunny lo raggiunse, appoggiando una mano sulla sua
spalla.
Alzando la testa, Yaten aprì gli occhi. La
vista era ancora un po’ offuscata ma riconobbe subito la sagoma. “Cosa fai
qui?” le chiese, con voce rauca. Bunny s’intristì al suo tono ma si era
preparata all’evenienza dopo tutto quello che era successo la notte prima.
“Sono venuta a vedere come stava Marta…e
come stavi tu…”
“Come vuoi che stia?” rispose, alzandosi da
terra “E’ debole, lo percepisco”. Yaten strinse forte la mano fredda di Marta.
Credeva quasi di poter vedere l’energia che pian piano l’abbandonava riflesse
nella sua candida pelle bianca.
“Mi dispiace così tanto…” disse Bunny
sconfortata. Troppi dolori e ansie l’avevano colpita in quei pochi giorni. Ed
il suo cuore era troppo puro per sopportare tutto ciò. E Yaten lo sapeva.
Si alzò in piedi e l’abbracciò forte. Colta
alla sprovvista, Bunny si sentì risollevata. Ricambiò, attorniandolo con le
braccia. “Ho paura” confessò.
“Anch’io Bunny…anch’io”.
La luce del sole, ancora tiepido, illuminava
a poco a poco il viso di Taiki, nascostosi nell’ombra del portico. Aveva
moltissime domande, e nessuna risposta.
Cosa era successo la notte precedente? Come
ha fatto Sailor Moon ad usare il potere dell’Entità Stellare? Ma ciò che più di
tutto gli premeva era una cosa sola: Erimos era stata davvero sconfitta?
Qualcosa gli diceva che non sarebbe stato così semplice. Avrebbe dovuto
escogitare un piano, una qualche soluzione. Ma la mente era troppo occupata.
Amy era ancora in condizioni gravi. E a questo non c’era rimedio.
“Caffè?”. Heles gli si sedette affianco,
offrendogli una tazza di lungo caffè nero.
“Con piacere, ti ringrazio” sorrise Taiki,
come se quella semplice tazza fosse l’unica cosa buona della giornata.
“Scommetto che ti stai ponendo le mie stesse
domande…” esclamò Heles, soffiando sulla tazza “Già” rispose Taiki “ma ciò che
più mi preoccupa è che più passa il tempo più i nostri nemici riescono a
trovare il modo di eliminarci uno dopo l’altro”
“L’attacco di ieri è stato
estenuante...eppure…”
“Eppure?” “…eppure siamo ancora vivi…Bunny è
riuscita a sfruttare il potere della stella un’altra volta…ma come diavolo fa?”
“Non ne ho idea. E comunque quella di ieri è
stata l’ultima”
“Perché dici questo?” “La stella è andata
distrutta!” rispose, stiracchiandosi le gambe “E’ esplosa poco dopo aver
emanato tutta la sua luce”
“Quindi l’unica arma che avevamo ora non c’è
più…di male in peggio” “Già”. Continuarono a sorseggiare quel caffè. Era
l’unica cosa che in quel momento sapevano di poter fare.
“Tutti mattinieri oggi!” puntualizzò Kakyuu
“A quanto pare abbiamo tutti troppe cose a cui pensare!” seguì Rea.
“La situazione ci sta sfuggendo di mano…”
“Si Taiki” rispose Kakyuu “ma non dobbiamo demordere, dobbiamo continuare a
lottare”
“Due di noi sono già fuori gioco…e non
saranno le sole” sentenziò preoccupata Heles. Rea distolse lo sguardo. Sapeva
benissimo di essere lei al centro del prossimo mirino dei nemici. “Ci sarà un
modo per evitare che colpiscano i nostri Pianeti…principessa ti prego!” Kakyuu
la guardava con occhi sfiduciati. Avrebbe voluto proporre una qualche soluzione
ma sembrava davvero non esserci via di scampo.
“Dobbiamo anticiparli sul tempo…”
s’intromise Seiya. Avanzò con le mani in tasca, illuminato dalla luce
biancheggiante. “Se giochiamo d’anticipo, riusciremo a salvarle!”. I suoi occhi
erano diretti a Taiki. Si fissarono intensamente. Sembrava che si scambiassero
parole tramite la mente. Taiki alluse ad un sorriso ed annuì.
“Cosa avete in mente voi due?” chiese Heles,
con un pizzico di sfrontatezza. Seiya e Taiki la evitarono allontanandosi dal
gruppo.
Rientrando in casa, Seiya si fermò. Qualcuno
l’aveva preceduto.
Yaten sostava sulla porta. Non proferirono
parole. Si capirono con il solo sguardo. La situazione era alquanto fastidiosa.
Nessuno riusciva a comprendere cosa si stessero dicendo esclusi loro tre.
“Principessa…” iniziò Seiya ma Kakyuu lo
bloccò sollevando la mano in segno di tacere. “Io mi fido di voi, Sailor
Starlights, fate ciò che ritenete più opportuno!” “Grazie principessa”
risposero.
“Cosa sta succedendo? Che storia è questa?”.
Bunny frenò Seiya, tirandolo per la giacca. Seiya la fissò. Avrebbe voluto
dirle tutto ma non poteva, non questa volta.
“Lasciami Bunny!” disse, scansandosi
brutalmente. Bunny si sorprese. Non le aveva mai risposto in quel modo, mai.
“Ma Seiya…” “No!” la fermò “Sappiamo cosa fare, non metterti in mezzo!”. Il
vuoto le riempì gli occhi. Perché si stava comportando in quel modo?!“Andiamo…”
esortò Seiya “Si!” risposero Yaten e Taiki, seguendolo nel retro della tenuta.
Bunny rimase inerte. “Non so cos’hanno in
mente ma si faranno ammazzare!” esclamò Heles, sbattendo la tazza contro il
tavolo. Bunny si girò. Quella frase l’aveva trafitta in pieno. Avrebbe davvero
lasciato che Seiya rischiasse la vita? No, fosse l’unica cosa che faceva.
“Bunny!” chiamò Rea “cosa vuoi fare?”
“Devo fermarli!” rispose “qualunque cosa
abbiano in mente!”. Accennò ad andarsene ma Kakyuu le si parò davanti. Bunny
cercò di evitarla, ma la principessa le bloccò le braccia. “Bunny ascoltami”
disse “non abbiamo più speranze…è la crude realtà. Sono l’unica possibilità che
ci rimane. L’Entità stellare è andata distrutta, e le tue amiche rischiano di
perire una dopo l’altra…è questo che vuoi?”. Bunny zittì. “Rispondi” insistette
Kakyuu “è questo che vuoi?”. Bunny si morse le labbra. “No!” urlò.
“Allora…devi lasciarlo andare!”. Bunny s’irrigidì.
Perché parlava in singolare? Abbassò la testa. Le lacrime le percorsero tutto
il viso, fino a bagnare i lunghi codini. “Non posso” rispose “non posso, non ce
la faccio. Non posso lasciarlo andare. Ti prego lasciami. Ti prego”. Implorò.
Si lasciò cadere a terra. La sofferenza era disumana. Iniziò a sbattere i pugni
contro il terriccio, strappando via i ciuffi d’erba. “Ti prego, ti prego”. Non
aveva più voce ma continuava ad urlare con quel poco che rimaneva. Avrebbe
lottato con tutte le sue forze, finché non sarebbe stata sfinita.
Le ragazze la guardavano attonite. Non
avrebbero mai creduto che il sentimento che provava fosse davvero così forte. Ed
in loro crebbe lo stesso obbiettivo. Non l’avrebbero più fermata, non le
avrebbero più impedito di…amarlo.
Kakyuu si inginocchiò di fronte a lei,
prendendola per le spalle. Si avvicinò al suo viso, tanto da inumidirsi una
guancia. “Te l’avevo detto” sussurrò “che il tuo destino sarebbe cambiato…”. Bunny
singhiozzò. Continuava a guardare la terra, ormai scura, priva di colore.
Kakyuu si rialzò, facendo cenno alle altre
di seguirla. “Non possiamo lasciarla sola!” intervenne Heles “Non ti
preoccupare” rispose “quando sarà il momento saprà cosa fare”. Non si era mai
fidata di nessuno, ma in quella voce Heles sentì la fiducia. Annuì.
Bunny rimase sola, con il suo strazio e
senza certezze. Una goccia cadde sulla mano. Bunny la guardò. Non era una
lacrima. Un’altra goccia scese lungo il braccio. Sollevò la testa. Nuvole
grigie coprirono il sole e come onde prorompenti avvolsero l’intero cielo. Cominciò
a piovere. Tuttavia stava accadendo qualcosa.
Inzuppata da quell’improvviso scroscio
d’acqua, Bunny si sentiva bene, leggera. Una strana luce proveniva dal cielo.
Bunny la fissò attentamente. La pioggia era…luminosa. Tra le catinelle d’acqua
scendevano gocce fosforescenti, azzurre e lilla.
“Che cosa mi succede?” si chiese. Quelle
piccole lacrime del cielo la stavano avvolgendo, fino a risplenderla come una
vera stella. Bunny chiuse gli occhi, inondata da quella dolce energia. “Bunny…”
qualcuno stava sussurrando il suo nome.
Aprì gli occhi. Tutto attorno a lei era
illuminato. Tutto attorno a lei splendeva. Il panorama era idilliaco. Provava
sensazioni di pace e tranquillità. Si alzò da terra, asciugandosi le lacrime.
Si sentiva felice.
Corse veloce in casa per far partecipi le
sue amiche. Era convinta che avrebbe trovato anche Amy e Marta a ridere e a
scherzare. Giunta in cucina, vide Morea preparare la colazione ed Heles
sorseggiare la seconda tazza di caffè. Sorridente si diresse verso di loro ma
qualcosa la terrorizzò.
Erano immobili. Non c’era nessun rumore
nell’aria. Sembravano delle statue. Poi si girò, verso l’antico orologio a
cucù. La lancetta era ferma. Sembrava quasi che…il tempo si fosse fermato.
Bunny indietreggiò “Ma cosa…” “Bunny”.
Ancora quella voce, qualcuno la stava cercando. Eppure non era una voce
malvagia. Era una voce tenue, piacevole. Si fece coraggio ed uscì di casa,
seguendo quel richiamo.
Percorse lunghi metri di strada ma non vide
nulla. Eppure qualcosa o qualcuno voleva incontrarla, parlarle. La pioggia
luminosa continuava incostante a scendere. Poi venne la nebbia. Una
nebbia…bianca. Bunny allungò le mani, cercando di toccarla. “E’ una nuvola”
disse. Una soffice nuvola si era abbassata fino a terra. Bianca e spugnosa come
zucchero filato. “Bunny”. La voce proveniva da quel piccolo barboncino d’aria.
Bunny entrò.
La visibilità era ridotta, non riusciva a
distinguere nulla. Poi scorse un’ombra. Seguendo i segni di quella strana
figura si ritrovò di fronte ad una donna. Bellissima. Aveva i capelli dorati e
la pelle bianca e morbida. Gli occhi color glicine risplendevano, rendendo
tutto più magico.
Bunny si sentì immersa in quella calda
magia. La donna le sorrise. “Chi sei tu?” chiese Bunny, allungando una mano per
poterla toccare. Ma non poteva. Era un’essenza, composta di sola aria, proprio
come quella stranissima nuvola. Bunny ritrasse la mano, quasi spaventata. La
donna si avvicinò, per poterla vedere meglio.
“Non devi avere paura di me” disse. Bunny la
guardò attentamente. Non aveva mai visto niente di più bello. “Chi sei tu?”
chiese di nuovo. Quella figura sorrise con gli occhi.
Utopia si avvicinò cauta a Bunny,
visibilmente confusa dalla sua presenza. Non poteva toccarla ma riusciva a
percepire le sue ansie, le sue incertezze.
Bunny la osservava affascinata. Il bagliore
che emanava era accecante eppure i suoi occhi non cedevano ma imperterriti si
lasciavano convincere a stare immobili per venerarla. “Chi sei esattamente?”
chiese
“Ha paura?” domandò a sua volta “No!”
rispose secca Bunny “la tua luce mi conforta. Tuttavia non riesco più a fidarmi
tanto facilmente…”
“Io ti sono più vicina di quanto pensi,
Bunny”
“Come fai a conoscermi? Come facevi a sapere
il mio nome?” le domande di Bunny erano infinite.
“Perché sono una parte di te, Sailor Moon.
Sono la parte latente del tuo cuore, quella parte che hai sempre celato e che
oggi è divampata come lava incandescente”. Bunny la scrutava, ascoltava bene
ciò che stava dicendo seguendo con perfezione il movimento delle labbra ma
nonostante ciò non riusciva a capire. “Non ti seguo, perdonami…”.
Utopia drizzò la schiena. “Io sono il tuo
sogno…un sogno che hai a lungo nascosto…un amore che hai a lungo nascosto”.
Bunny arrossì.
“Ma oggi ti sei resa conto di ciò che
davvero vuoi. Oggi il tuo inconscio ha prevalso mostrandoti la tua meta che ti
sei convinta essere irraggiungibile. Utopia è la concretizzazione di quella
meta. Per molto tempo mi hai tenuta rinchiusa senza lasciarti andare.
Ma non oggi. Oggi è stato tutto diverso. I
tuoi sentimenti hanno predominato e tu sei diventata una piuma, leggera e fine,
ma anche un goccia di rugiada, pura e trasparente. Capisci Bunny, capisci ciò
che ti dico?”. Bunny abbassò timidamente la testa. “Credo di aver capito”
rispose a voce bassa. Utopia sorrise, sentendo nella sua felicità quella di
Bunny. Ma non l’avrebbe mai ammesso, e ne era cosciente.
“Cosa ti preoccupa di più?” domandò Utopia,
svolazzandole sinuosamente accanto. Bunny ripose nuovamente i suoi occhi su di
lei. “Di quello che verrà. Non so come proteggere le persone che amo ora che…”
“Ora che?” “ora che l’Entità Stellare è
andata perduta…e con lei…me stessa”. Utopia rise, e dalla sua risata
risuonarono note angeliche che ondularono i biondi codini di Bunny. “Piccola
Bunny, l’Entità Stellare non è perduta…” “Cosa?? Ma si è disintegrata, l’hanno
visto tutti!”
“Si Bunny…la stella si è disintegrata”.
Bunny rifletté “Ma dunque se era solo la stella, l’Entità Stellare dov’è?”.
Utopia rise ancora. L’ingenuità di Bunny era quella propria di una bambina
piccola. E questo non poteva essere che piacevole.
“L’Entità Stellare” rispose “…è in te! Non è
mai stata la stella a sprigionarla, era solo un mezzo. Sei stata sempre tu
Bunny, fin dalla prima volta. Ma non hai fatto tutto da sola…rammenti?”.
Bunny pensò a tutte le volte in cui si era avvalsa
del potere dell’Entità Stellare. Poi capì. Come un lampo a ciel sereno, tutto
era chiaro. “Mi stai dicendo che…”
“Si, Bunny…tutto gli gira intorno”. Bunny
rimase sbigottita, senza parole né voce. Eppure sentiva di potersi fidare di
Utopia, delle sue parole. Se quella era davvero la sua parte più profonda non
poteva far altro che rivolgere una semplice domanda “Cosa vuoi che faccia?”.
Utopia si avvicinò ulteriormente. I suoi
capelli sfiorarono il viso di Bunny, trapassandolo come aria calda profumata di
fiore del deserto. Bunny la sentì sussurrare. Parole dolci ma ponderose. Parole
che si aspettava.
Utopia si allontanò. Bunny la vide
dissolversi a poco poco. Credeva in lei ma voleva esserne certa. “Sei sicura
che sia la cosa giusta da fare?”. Utopia annuì. Bunny allungò la mano per
percepire ancora quella sensazione di tranquillità. Si sentiva stanca,
affaticata, assonnata.
Chiuse gli occhi per pochi istanti….
“Bunny!Bunny, ti senti bene?”. Bunny riaprì
gli occhi. Morea la scuoteva preoccupata. L’erba bagnata aveva lasciato un
colore verdastro su una guancia. Si sollevò con le braccia da terra. “Ma
cosa….?”. Guardandosi intorno si accorse di essere in giardino. Eppure aveva
camminato così tanto per vedere Utopia. Com’era possibile? “Ho sognato?” si
chiese perplessa. “Credo tu sia svenuta” rispose Morea “sei ancora troppo
debole…vieni ti preparo qualcosa da mangiare”. Morea aiutò Bunny a sollevarsi.
Stava in piedi a fatica, si sentiva come se avesse corso per migliaia di
chilometri.
Con l’aiuto della sua preziosa amica, si
sedette in cucina. Sorseggiò un po’ di caffè piuttosto zuccherato…tutti i
piccoli granelli di zucchero rispecchiavano i suoi pensieri. Aveva davvero
immaginato tutto? No, ne era convinta. Era tutto reale. E di una cosa era
sicura più di tutto: avrebbe fatto buon uso di ciò che le aveva detto Utopia,
non se lo sarebbe dimenticato…mai.
La stanza era desolata, c’era una
tranquillità rara, un silenzio quasi fastidioso. C’era poco movimento…troppo
poco movimento e ciò insospettì Bunny.
“Dove sono tutti?” chiese. Morea non
rispose, continuando indifferente a preparare bevande il più possibile
energetiche per Amy e Marta nella speranza che si stabilizzassero. “Cosa mi
stai nascondendo?” chiese nuovamente Bunny, rizzandosi in piedi
“Bunny calmati ti prego” la invitò Morea,
senza successo
“Devi dirmi cosa succede!”. Morea le voltò
le spalle, inspirando profondamente. “Non posso dirtelo Bunny…”
“Perché??” chiese adirata
“Perché è stato Seiya a chiedermelo…non
insistere”. Bunny s’indispettì. “Di cosa stai parlando? Morea….ti prego…”.
Morea non riuscì a resistere. Vedere Bunny in quel modo era troppo persino per
una dura come lei. Non avrebbe potuto mentire ancora a lungo. Si girò verso di
lei. “Vai sul retro della casa, ora sono li che discutono…ma non farti
vedere…per favore”. Bunny sorrise”Sei un’amica!”. Corse via, alla ricerca della
verità.
Come preannunciato da Morea, tutti erano
riuniti dietro il rustico. Bunny si acquattò vicino ad una porta a vetri che ne
permetteva l’accesso. Nascostasi come poteva, cercò di ascoltare cautamente la
conversazione in atto.
“Siete sicuri che funzionerà?” Milena era
ancora molto scettica nei loro confronti, le risultava difficile fidarsi
ciecamente.
“Non ne siamo assolutamente certi” rispose
Seiya, muovendo nervosamente le gambe tra l’erba “ma non abbiamo altra scelta!
E’ l’unico modo!”
“Fatemi capire bene” intervenne Heles “
avete intenzione di usare il vostro potere stellare per creare una sorta di
barriera protettiva attorno ai Pianeti del Sistema Solare???”
“Esattamente” convenne Taiki.
“Una sola domanda” infierì Rea “…come?”.
Taiki volse lo sguardo verso Ottavia, intenta a seguire tutti i passaggi della
discussione “Avremo bisogno del tuo potere!” disse
“Di cosa stai parlando?” “E’ necessario lo
scudo di Sailor Saturn, Heles!”
“Verremo con voi!!” “Non è possibile!”
irruppe Yaten “in questo momento siamo gli unici a poterci teletrasportare
autonomamente e con noi possiamo portare una sola persona…” “Sailor Saturn
appunto…” concluse Taiki.
Bunny ascoltava tutto atterrita. Avevano già
una volta rischiato grosso ed ora avevano intenzione di tornarvi, li dove tutto
era iniziato, per di più con la piccola Ottavia, che più di tutti ne era uscita
provata.
Bunny l’aveva promesso, aveva detto a Morea
che non si sarebbe fatta scoprire ma non riusciva a stare ferma. Non ce la
faceva più. Afferrò il pomello d’ottone nell’intento di aprire violentemente la
porta ma improvvisamente sentì la voce di Seiya e si fermò.
“Bunny non dovrà sapere niente di questa
storia. Se ne venisse a conoscenza tenterebbe di fermarci. E ciò non può
accadere, non deve accadere! Questo è l’unico modo che ho per…salvarla…ti prego
Heles…tu sei quella che più di tutte riesce ad avere man ferma su di lei”.
Heles diventò seria. Seiya fece pochi passi per avvicinarsi “…quando tutto sarà
finito” disse calando il viso per celare gli occhi gonfi “la lascerò andare. Te
lo prometto”. Heles ammonì. “Partiremo fra poche ore” informò Taiki.
Bunny si sedette a terra. Il marmo freddo
del pavimento le raggelò il corpo. Ciò che aveva appena sentito l’aveva
tramortita. Perché Seiya si stava comportando così? Un attimo prima il
paradiso…un attimo dopo l’inferno.
Si alzò velocemente prima che qualcuno
potesse sentirla singhiozzare in quel angolo remoto della casa. “Smettila di
piangere!” Kakyuu apparse all’improvviso “Sii forte, affronta le tue
insicurezze!”le ordinò prendendola
fortemente per il polso.
Bunny la fissò negli occhi, disperata “…non
so più quale sia il mio posto…” disse con voce palpitante. Kakyuu la lasciò,
mettendole una mano sul viso. Sorrise. “Ora sei qui, Bunny. Vivi.”
A quelle parole crebbe qualcosa in Bunny. Se
ne rese conto. Sapeva ciò che doveva fare. Si asciugò gli occhi ed uscì di
corsa sul retro della casa.
Seiya era rimasto solo, appoggiato con una
spalla ad un palo. Il cielo era ancora nuvoloso, non si riusciva a capire a che
punto era giunta quella giornata, iniziata da poco ma infinita. Il sole non
splendeva più, proprio come il suo animo.
Bunny si gli si accostò, prendendo con il
suo il mignolo di Seiya. “Non puoi andare” disse. Seiya si diffidò. “Chi te
l’ha detto?” chiese sospirando
“Nessuno…ho sentito tutto….Seiya non puoi farlo!”
“la decisione è stata presa” rispose, con
tono crude
“…come quella di lasciarmi andare?”. Il
cuore di Seiya pulsò forte. Non avrebbe mai voluto che Bunny sentisse quelle
parole. Si staccò da lei.
“Bunny perché sei qui?”. Bunny sorrise. Ora
sapeva come rispondere.
“Il mio posto è qui…con te…”. Seiya provò un
profondo sussulto. Era tutto così irreale, fantastico, magico. Forse troppo. La
paura di soffrire ancora era devastante. Se ne andò, il più lontano possibile
da quello che ormai era diventato un incubo.
Bunny lo vide defilarsi svelto. “Seiya” urlò
a gran voce. Ma lui non si fermò, continuò a camminare veloce, non si sarebbe
voltato, non sarebbe tornato indietro ancora una volta.
“Non puoi andare!”incitò nuovamente Bunny.
Bunny era determinata, come mai prima. E
questo Seiya riuscì a percepirlo. Nella sua voce c’era qualcosa di nuovo,
qualcosa di diverso. Si fermò. Le mani gli tremavano, rabbia e frustrazione
crebbero in lui. Non sarebbe mai finita in realtà e questo lo sapeva bene.
Niente è per sempre, ma l’amore vero? Forse
si.
“Perché?” chiese da lontano “Perché non vuoi
che vada…”
“Perché….”. Bunny non riusciva a finire la
frase. Il vento passò gelido tra i capelli, scompigliandosi stizzosamente. Seiya
si arrese, scuotendo il capo. “Non hai mai risposte per me Bunny”. Si voltò
nuovamente e riprese a camminare.
Bunny lo vedeva, sempre più lontano, sempre
più impossibile. Lo stava perdendo, lo sapeva. Ma quel giorno no. Quella era la sua utopia.
Prese tutto il fiato che avevo in corpo e lo
urlò al cielo.
Colto da un’irrefrenabile euforia, Seiya si
voltò di scatto correndo verso di lei, ripercorrendo i suoi passi, varcando
quel confine che si era ripromesso non avrebbe più valicato. Ma era più forte
di lui.
La prese fra le braccia sollevandola da
terra per poter aderire la bocca alla sua. L’imponente vento di quel primo
temporale d’estate li circondava di una brezza glaciale ma il calore dei loro
cuori era troppo dirompente, riusciva a scaldarsi come raggi solari riflessi
sull’acqua.
Bunny gli teneva stretto il viso tra le
mani, gonfiandogli le guance per far spiccare meglio le labbra carnose. Seiya
le stringeva forte lo sterno, poteva sentire i battiti del suo cuore pulsargli
sul petto.
Un tuono fracassò l’aria mentre piccole
gocce di pioggia scivolarono attraverso i lunghi ciuffi di capelli. Ma rimasero
inerti, bloccati in quella dimensione solo loro. Non pretendevano di stare
insieme. Pretendevano di vivere, punto. Si stavano vivendo, si stavano sentendo
come mai prima. E proprio come l’emblema dell’infinito, le loro anime si erano
intrecciate, perse in quel labirinto d’amore senza un filo che li conducesse
fuori. Non volevano uscire. Desideravano rimanerne intrappolati, rimare in
quell’oblio…per sempre.
L’acqua scrosciava tra i vestiti, rendendoli
permeabili e questo li faceva scivolare l’uno con l’altra. E allora si
strinsero ancora più forte, strizzando gli abiti attorcigliati su di essi. Non
poteva finire.
Riaprirono gli occhi, staccando
minuziosamente le labbra per assaporare la pioggia. Ma non si divisero. Si
guardavano intensamente. Nessun rimpianto, nessun pentimento. Per la prima
volta avevano dimostrato a loro stessi chi erano veramente, avevano dimostrato
al mondo che niente li avrebbe separati. Comunque sarebbe andata a finire, i
loro cuori sarebbero rimasti uniti.
“Tornerò” bisbigliò Seiya, smarrendosi nella
profondità dello sguardo di Bunny “…ora non c’è niente che conti. Solo tu. Ed
io tornerò…per te”. Bunny strizzò gli occhi.
“E’ impossibile…” rispose, tenendosi stretta
alle sue spalle
“Cosa? Cosa è impossibile?”
“Disinnamorarsi dell’amore….”. Seiya
sorrise, rimettendola con i piedi a terra. “Ho tentato” proseguì Bunny “ma non
ci sono riuscita”. Seiya le posò una mano sul viso.
“Non hai mai voluto” rispose. Bunny si
strinse nuovamente a lui.
La pioggia scendeva incontrastata lungo le
vetrate della casa, rendendole a macchie. A braccia conserte, Heles e Taiki
guardavano la scena, consapevoli di quelle che sarebbero stare le
ripercussioni.
“Quei due si amano…” sentenziò Taiki “…anche
troppo” rispose Heles
“credo che farebbe davvero tutto per lei”
“Già”.
“Sono meravigliosi insieme”. Taiki si girò
“Amy!”. Amy si teneva alla parete, ancora debole e scialba. Taiki camminò
velocemente verso di lei, sorreggendola per un braccio “Come ti senti?” chiese
“Molto stanca…incapace di combattere” rispose lei, accettando l’aiuto.
“Non dovrai farlo Amy, metteremo tutto noi
apposto vedrai. Seiya ha avuto un piano infallibile!” “Davvero? Sono felice!”
“Vieni ti riporto di sopra!”. Taiki la prese in braccio, evitandole ulteriori
sforzi. Ed Amy urlava dentro, era felice della sua disponibilità, di come si
occupava di lei.
Heles rimase a fissare Bunny e Seiya, ancora
sotto all’acqua, ancora vicini. “Preoccupata?” Milena le appoggiò la testa su
di una spalla. Heles non rispose.
“adoro vedere le gocce di pioggia sul vetro,
mi danno un senso di tranquillità e…”
“dobbiamo fare qualcosa Milena!” si accigliò
Heles “di cosa parli?”
“Bunny!Non possiamo lasciare che quei due
stiano insieme!”
“Credevo avessi detto che non ti saresti più
opposta…” “Non ce la faccio! E’ per il bene di tutti credimi!”. Milena le
afferrò la mano. “Cosa hai intenzione di fare?”
“Quello che è giusto”.
Rientrati in casa, Seiya e Bunny cercarono
di asciugarsi come poterono. “Tenete!” Rea allungò loro due asciugamani
piuttosto grandi. “Grazie!” sorrise Bunny. L’espressione di Rea infondeva
gioia. Sapeva che tutto sarebbe cambiato. Ma ciò che contava in quel momento
era la felicità di Bunny. E Rea si sentiva pronta, ad appoggiarla.
“Dove sono Yaten e Taiki?” chiese Seiya,
cercandoli con gli occhi
“Sono di sopra!” intervenne Heles con
sguardo fulmineo. Senza ringraziarla, Seiya salì le scale di corsa.
Yaten si trovava accanto a Marta. Le
stringeva la mano nella speranza di sentirla sussultare. Ma rimase immobile.
Era molto stanca, non avrebbe voluto lasciarla ma doveva farlo.
“Yaten!” Seiya comparve sulla porta,
facendoli cenno col capo. Yaten annuì. Baciò Marta sulla fronte e si allontanò
da lei, staccando una dopo l’altra le dita dalla sua mano, per poter sentire
fino in fondo il tocco della sua pelle.
“Sii prudente ti prego!”. Amy strinse la
giacca di Taiki per poterne avere un qualche contatto prima di vederlo sparire
davanti a lei.
“Come sempre” rispose “altrimenti che bada a
quei due” ironizzò. Gli occhi di Amy s’illuminarono. Avrebbe voluto baciarlo,
ma temeva la sua reazione. Taiki capì, percepiva il suo desiderio. Le accarezzò
dolcemente i capelli. “Non ti bacio…” disse. Amy arrossì, dispiaciuta. Taiki
sorrise a quella reazione, aveva avuto la conferma che cercava. “non lo faccio
perché sembrerebbe un addio” continuò “lo farò al mio ritorno!”. Amy si coprì
il volto con le coperte per nascondere lo stato d’imbarazzo in cui si trovava.
Ma era felice.
Taiki sentì i passi di Seiya e Yaten
provenienti dall’anticamera e capì che era giunta l’ora di andare. “Abbi cura
di te nel frattempo”. Amy annuì, seguendolo uscire con gli occhi.
“Siete pronti?” “Seiya sei davvero sicuro
che funzionerà?” “Si Taiki è la cosa giusta da fare!”.
Scesero rapidamente le scale, raggiungendo
l’esterno della casa dove Ottavia li attendeva. Kakyuu, Bunny e le altre li
osservavano dal portico con preoccupazione. Ansia e timore regnavano ma la
speranza tentava di farsi strada per padroneggiare su di esse.
“Potere stellare del coraggio, vieni a me!”
“Potere delle stelle vieni a me!” “Potere stellare del cuore, vieni a me!”
“Potere di Saturno, vieni a me!”.
“Fate attenzione, guerriere Sailor”
raccomandò Kakyuu. Bunny non proferì parola, si limitò a guardarli. E quel
silenzio bastò.
Senza battere ciglio, le Sailor partirono
alla volta del sistema solare. Fra corpi celesti e galassie sconfinate,
viaggiarono alla velocità della luce, sperando di non imbattersi nei nemici.
Pian piano i Pianeti si facevano sempre più chiari e nitidi. La Terra appariva
lontana, come un tenue puntino celeste immerso nel vuoto.
Ottavia si teneva ben stretta a Seiya. Aveva
paura ma cercava di non farla trapelare. Le sue compagne erano in pericolo e
lei aveva il dovere di fare quanto ciò era in suo potere per difenderle,
proprio come loro avevano fatto in passato.
“Eccolo!”. Sailor Star cuore del futuro la
distrasse dai suoi pensieri. Indicava Venere, priva della sua aurea dorata,
così come il remoto Mercurio, divenuto roccia color pece.
“Forza ragazze!” incitò Sailor Star Polvere
di Stelle. “Pronta!” rispose Cuore del Futuro. E poi il silenzio.
“Cosa aspetti?” chiesero rivolgendosi alla
terza Sailor, Regina del Coraggio. Ma non rispose. Si comportava in modo
strano. Continuava a guardarsi intorno freneticamente come se stesse cercando
qualcosa, aspettando qualcosa.
“Ma cosa ti succede?” domandò ingenuamente
Sailor Saturn
“Ma dove diavolo sei…” borbottò fra se e se
“Seiya!” urlò Ottavia per farvi ricadere l’attenzione. Ma nulla.
“Sei venuto…complimenti…”. Una voce rimbombò
tra le stelle come un’onda elettromagnetica. Le Starlights si schierarono una
vicino all’altra, in allerta, Regina del Coraggio esclusa che continuava
imperterrita a cercare, a girare su stessa.
“Dove sei??” urlò al nulla. Le Sailor la
guardavano disorientate. “Ma con chi stai parlando?” chiesero.
“Io sono ovunque” rispose quella voce
metallica “sono dentro di te e sono attorno a te”
“Ma che diavolo sta succedendo!” inveì
Ottavia trepidante.
“Ho fatto come mi hai chiesto” continuò
Seiya “ora mantieni la parola data!”.
Le Starlights assistevano al tutto
sbigottite. Con chi stava parlando? Perché diceva quelle cose?! Sailor Star
Cuore del futuro non perse ulteriore tempo. Le si avvicinò afferrandola
violentemente per il braccio “Cosa sta succedendo? Dacci delle spiegazioni!”
“Mi dispiace…” rispose “vi siete fidate di
me ma vi ho mentito…non avevo altra scelta”
“…che stai dicendo?”
“il primo attacco che avete subito…io non
c’ero…ero stato…”
“….trattenuto…” concluse Sailor Star Polvere
di Stelle. Annuì. “Cos’è successo quel giorno?? Seiya parla dannazione!!”
minacciò Cuore del futuro.
“sono stato trattenuto da Fobos. Ha detto
che avrei dovuto aspettare l’attacco alla seconda Sailor per poi viaggiare fin
qui…al centro del Sistema Solare…”
“e perché mai te l’avrebbe detto??”
“perché doveva mostrarmi una cosa molto
importante…qualcosa che avrebbe salvato…Bunny”.
Rifletterono e ricordarono ciò che Seiya
aveva detto prima di partire “e’ l’unico
modo che ho per salvarla” non per salvarle. Aveva parlato in singolare, si
era riferito a lei, sempre e solo a lei. Avrebbero dovuto capirlo fin da subito
che qualcosa non quadrava.
Infuriate, serrarono i pugni, coscienti di
ciò che stava succedendo. “Non hai mai pensato che avrebbe funzionato vero? Tutta
l’idea degli scudi protettivi non c’entrano niente! Hai sempre saputo qual’era
il tuo vero scopo e non ce l’hai detto. Hai trascurato tutti per lei, sei
un’irresponsabile!” gridò adirata Ottavia.
“Mi dispiace ma…” “ma niente!” proseguì “è una
trappola non capisci! Fobos ha usato la tua paura di più grande, quella di
perdere Bunny! Ti ha soggiogato come meglio credeva! E adesso siamo in balia
loro!ci hai condotti alla morte!”.
“Smettila, stupida ragazzina!”. Il tono di
Fobos li inondò di energia negativa e rabbia. “Ho semplicemente voluto mostrargli
qualcosa che gli servirà per salvare la sua adorata Principessa della
Luna…dovreste ringraziami, vi sto dando un semplice vantaggio!” ironizzò. Non
potevano vederlo, ma lo sentivano. La sua essenza era pura malvagità. Tutto era
ancora più buio e spaventoso intorno a loro.
“Cosa dovrei vedere??”. Fobos ridacchiò a
quella richiesta. Una nube d’energia nera avvolse il viso di Sailor Star Regina
del Coraggio, e come una mano demoniaca la costrinse a girarsi verso la Terra.
“Guarda attentamente…cosa vedi?”
“La Terra” rispose, con voce strozzata “Già,
la Terra…com’è bella…e sai oggi è un giorno speciale per i Terresti,
assisteranno ad un evento astronomico unico al mondo...”
“E questo cosa dovrebbe centrare con Bunny!”
intervennero le Starlights. La risata di Fobos lacerò l’universo. “La vostra
principessa sarà priva del suo potere, della sua energia…e quale occasione
migliore per noi di sbarazzarci della posseditrice dell’Entità Stellare?”
“E cosa provocherebbe tutto ciò?” domandò
Ottavia “Guardate voi stesse…”. La mano infernale di Fobos indicò la Terra “e
portate oltre il vostro sguardo…”. Le Sailor alzarono gli occhi. E la videro.
La Luna si stava…oscurando.
“Che succede???”. Sailor Star Regina del Coraggio
fu colpa dal sopraffazione.
“Non l’avete ancora capito!” si divertì
Fobos “Quest’oggi ci sarà l’Eclissi Lunare”.
“Cosa???”. Impietrite le Sailor osservavano
la Luna oscurata a poco a poco dall’ombra della Terra. “Dobbiamo tornare
indietro!” incitò Regina del Coraggio.
Il giardino si stava tramutando in un
piccolo laghetto di acqua dolce. Pozzanghere ovunque rendevano il terriccio
scivoloso creando cumuli di fango qua e là. La pioggia sembrava davvero non
voler dar tregua. Come una cascata dirompente, precipitava dal cielo inondando
l’ambiente.
Si era già fatto buio, la temperatura era
scesa rendendo l’aria umida. Ma Bunny non si muoveva. Con la giacca di Seiya
sulle spalle, rimase seduta sotto al portico, al riparo dalla tempesta. Ogni
tanto si portava la manica vicino al viso per poter immergersi nel profumo di
Seiya, ancora vivo in lei. Non riusciva a pensare ad altro che…a lui. Pensava
ed osservava il cielo con la speranza di intravedere da un momento all’altro
tre luci, tre bellissime stelle che facevano ritorno a casa, che tornavano da
lei, come promesso. Strofinava ripetutamente le mani screpolate per infondersi
un po’ di calore.
“Ti prenderai qualcosa qui fuori, Bunny!”.
Rea e Morea si sedettero accanto a lei. “Tieni” Morea le offrì un’ampia tazzona
rossa a pallini bianchi “è cioccolata calda! Lo so che non è periodo adatto ma
in una serata come questa credo che sia l’ideale” sorrise.
“grazie Morea, lo apprezzo molto” rispose,
immergendovi golosamente le labbra. La calda e densa cioccolata la fece
rabbrividire. Era dolce e delicata.
Rea e Morea scoppiarono a ridere
guardandola. Aveva tutto il cioccolato attorno alla bocca, perfino sulla punta
del naso. “Smettetela di prendermi in giro!” sbuffò divertita ma non c’era modo
di fermarle.
In un situazione come quella, dopo tutto ciò
che era successo, bastava una piccola cosa a rallegrarle…anche i baffi sporchi
di Bunny.
Per un momento la tensione si alleggerì e
gli animi si rasserenarono. Giocavano festosamente, inzuppando le dita nella
cioccolata e sporcandosi i visi a vicenda che divennero a puà.
Cosa poteva significare una semplice
cioccolata calda. Cosa poteva fare l’amicizia, l’amore per le persone care. Non
c’era male, dolore, sofferenza al mondo che avrebbe potuto sostenerne il
confronto. L’amore e l’amicizia sono i doni più importanti nella vita di una
persona e questo loro lo sapevano bene. Nel bene e nel male ci sarebbero state
sempre. Il legame indissolubile che le univa era più forte di qualsiasi cosa. E
l’avevano dimostrato, in moltissime occasioni.
“Grazie ragazze…siete uniche!” esclamò
Bunny, abbracciando le amiche che senza pensarci le posero le mani intrise di
cioccolata sulle spalle. “Ops!” disse Rea, osservando la giacca di Seiya…a
macchie “credo che non ne sarà felice”
“Già” confermò Bunny, sfilandosela di dosso
“è meglio darle una ripulita prima che torni!”.
Rea e Morea si alzarono, dirigendosi verso
la porta d’entrata. “Ragazze!”. La voce di Bunny le fermò. Ancora col sorriso
sui volti si girarono. Bunny era a terra. Con un braccio si reggeva al
cornicione in legno del portico ma non riusciva ad alzarsi.
Corsero verso di lei preoccupate “cos’hai?
Ti senti male?” chiesero
“Non lo so, mi sento…stanca…debole”. Si
guardarono fra di loro, contemporaneamente, pensando la stessa identica cosa.
“E’ impossibile…” pensò Rea a voce alta
“Niente è impossibile!”. Le ragazze si
voltarono di scatto.
Erimos apparve come un fulmine a ciel sereno
in quella nottata burrascosa. Bunny la fissò terrorizzata “Ma com’è possibile??
Ti ho visto sparire…sei stata risucchiata dal vortice!”
“Ci vuole ben altro per sconfiggermi,
mocciosa!”.
Adirata quasi con se stessa, Bunny si alzò
facendo leva sulle amiche. “Bunny che fai? Non sei in condizione di
combattere!”. Ma Bunny non le ascoltò. Doveva lottare. Voleva lottare. “Potere
eterno dei Petali di Stelle, vieni a me!”. Cadde a terra in ginocchio. Nessuna
trasformazione, nessuna luce. Era priva del suo potere, poteva sentirlo, poteva
percepirlo dentro di lei.
“Ma che mi sta succedendo?” disse affannata.
“Bunny!!!” le urlarono le amiche scioccate. Ma non voleva arrendersi, non
demordeva. Fissò Erimos con rancore. Era tutta opera sua?
“Potere eterno dei Petali di Stelle, vieni a
me! Potere eterno dei Petali di Stelle, vieni a me! Potere eterno dei Petali di
Stelle, vieni a me!!!”. Niente. La trasformazione non prendeva vita, era tutto
fermo, morto.
Erimos assisteva alla scena compiaciuta
“Puoi provare quanto vuoi, principessa…la tua Luna è spenta questa notte…la
Terra è al buio!”. Bunny sentì un fremito percorrerle per tutta la schiena. Il
cuore si bloccò per pochi secondi. “Cosa mi hai fatto??” gridò
“Io non ho fatto proprio niente…ho solo
colto l’occasione…le Starlights lontane…e l’Eclissi di Luna!!”.
“Eclissi di Luna???” ripeterono
“Il nostro potere non dava risultati sulla
Luna, non potevamo fare come con gli altri pianeti del sistema solare, la sua
energia è troppo potente. E’ stata la Terra a darci un mano oscurando la
Luna…ironia della sorte”spiegò sarcastica “…ma l’Eclissi dura poco…devo fare in
fretta se voglio…ucciderti…”.
Rea e Morea si posizionarono frettolosamente
di fronte a Bunny, per difenderla “Noi la proteggeremo!” minacciarono “ci sono
ancora delle guerriere Sailor in piedi mi dispiace per te”
“E’ solo questione di giorni mie care…tra poco
arriverà anche il vostro turno!” sbeffeggiò arida. Alzò la mano verso al cielo
per convolare tutto il potere e l’energia dalla tempesta stessa. Fulmini e
saette scivolarono lungo le braccia scarne come viscidi serpenti. “Distruggerò
te e tutto ciò che ami!”.
“Bomba di Urano, azione!” “Maremoto di
Nettuno, azione!”. Gli attacchi preventivi di Sailor Uranus e Sailor Neptuno si
scagliarono contro Erimos, che mantenne la posizione senza muoversi di un
millimetro.
Senza scomporsi minimamente, chinò leggermente
il capo ponendo gli occhi su di loro dai quali fuoriuscì una scarica di lampi
che a contatto con l’acqua le scagliò brutalmente a terra fulminandole.
“No!!!” urlò Bunny in preda al panico.
“Cerchi di fuoco saettanti, azione!” “Pressione prorompente, azione!”. Fulmini
con fulmini, Sailor Jupiter rispose all’attacco cogliendola di sorpresa. Ma
Erimos non mollava. Assorbì tutta l’elettricità emanata da Morea, rendendola
parte del proprio corpo che divenne più forte e resistente agli attacchi vani
delle Sailor
“Non è possibile!!”
“Te l’avevo detto” rispose Erimos colta da
una profonda adrenalina “…niente è impossibile!”. Così dicendo scagliò i suoi
razzi elettrici contro le guerriere che crollarono prive di conoscenza.
Erimos ripose l’attenzione su Bunny, ancora
inerme, ancora atterrita. La disfatta era vicina. “Ed ora manchi solo tu e poi
non dovrò temere più nulla…!”.
Erimos convogliò tutto il male dentro di lei
creando una spirale di energia distruttrice che avrebbe portato solo
desolazione. Bunny si rinchiuse in se stessa, portandosi le gambe davanti al
petto aspettando…la fine.
“Potenza stellare, all’attacco!” “Forza
stellare, all’attacco!”. Le voci delle Starlights la fecero sobbalzare. Erano
li, proprio davanti a lei. Erano tornate.
“Bunny!!!” Seiya le si gettò accanto,
evitando un attacco di Erimos intenta a fermarlo. Bunny si strinse fra le sue
braccia tremante. “Stai tranquilla, ci sono io ora, non devi aver paura!”.
Bunny annuì, singhiozzando, immergendo il viso tra gli abiti di Seiya. Ora si sentiva
al sicuro. Ma non era finita.
Le urla delle Starlights rimbombarono più
dei tuoni. Erimos aveva intenzione di eliminarle, una dopo l’altra. E sarebbe
andata avanti fino a riuscirci, a tutti i costi.
“Dobbiamo fare qualcosa Seiya!” incitò
Bunny, cercando di alzarsi
“Ci penso io…tu rimani qui e nasconditi!”
“No, non starò a guardarvi combattere!” ribatté lei, rialzandosi più veloce che
poteva “Bunny no!!”. Seiya l’afferrò per un braccio. Ma era troppo tardi.
Erimos li vide e scagliò il suo potere contro
di loro, con tutto il suo odio. Seiya e Bunny sobbalzarono a terra, l’uno poco
distante dall’altra. L’attacco era stato fortissimo. Seiya era svenuto e le
gocce di pioggia rimbalzavano sul suo viso, immobile. Bunny tentava di
chiamarlo, ma la sua voce si fece sempre più debole, i suoi occhi sempre più
scuri finché non vide altro che…il nulla.
In
una diversa dimensione, in un confine tra sogno e realtà, Bunny rivide Utopia.
Un flashback.
Il suo inconscio stava rivivendo
quell’incontro così bizzarro. Ma unico e speciale. Era davanti a lei, bella più
che mai. Anima pura e cristallina. Le parole le uscirono nuovamente dalla bocca
“Cosa vuoi che faccia?” le aveva chiesto, prima di vederla scomparire. Utopia
si avvicinò ulteriormente. I suoi capelli sfiorarono il viso di Bunny,
trapassandolo come aria calda profumata di fiore del deserto. Bunny la sentì
sussurrare. Parole dolci ma ponderose. Parole che si aspettava.
“Amalo,
Bunny. E’ quello che vuoi, è quello che hai sempre voluto.
E’
questa la vera fonte dell’Entità Stellare.
Prova
a ricordare. E’ a lui che hai chiesto aiuto quando eri in balia dello spazio…e
la stella ha emanato tutta la sua luce…e’ a lui che hai pensato la prima volta
che hai cercato di neutralizzare Erimos. E’ lui che ti ha trovata, che ti ha
amata, desiderata, sognata, voluta.
Se
accetterai il suo amore, il tuo amore, accetterai l’Entità Stellare. Accetterai
il potere che ti ha donato.
L’Entità
stellare affiorerà dal tuo cuore…da te”.
Con un profondo sospiro Bunny riprese
conoscenza. Non sentiva nulla. Poteva solo vedere e percepire. Vedeva le
Starlights ed Ottavia combattere per la vita, percepiva la terra inzuppata
sotto alle mani, la pioggia sul viso. Alzò gli occhi. Seiya non era così
distante. Era la cosa giusta da fare. Lo sentiva.
Aiutandosi con le braccia, Bunny scivolò sul
fango trascinandosi le gambe pesanti e ferite. Mancava poco per raggiungerlo.
Allungò il braccio più che poteva per poterlo sfiorare, per poterlo sentire. Le
sue mani erano così vicine, così imminenti. Era debole, priva di forze,
esanime. Ma poteva farcela, lo voleva con tutto il suo cuore, con tutto il suo
spirito. Seiya aprì gli occhi. La vide vicino che tentava di raggiungerlo in
cerca del suo tocco. Distese il braccio fino a sfiorare la sua mano con la punta
delle dita. Sentirono una scossa fortissima percorrerli fino nel più profondo.
Un ultimo sforzo, ancora uno. Bunny lo fissò. “Io ti amo”. Così dicendo gli afferrò
la mano e la strinse forte.
La vigorosa luce dell’Entità Stellare
divampò come un onda d’urto inglobando tutto il Pianeta delle Stelle. Erimos
venne investita da quel bagliore accecante, da quell’energia dirompente piena
d’amore e di speranza. I fasci abbaglianti dell’Entità Stellare infilzarono il
suo corpo come affilate spade fino a farla trasalire. Erimos si levò in aria,
leggera, avvolta da quell’immane potenza. Urlava, si dimenava. Ma non poteva
vincere, non poteva sottrarsi. Il suo odio sarebbe perito insieme a lei.
Bunny e Seiya non si lasciavano. La sinergia
creata dal tocco delle loro mani continuava a crescere, a maturare fino a
rimarginare le ferite, a sanare gli alberi bruciati, a sciogliere le nere nubi
su di essi. Si era creata la più idilliaca delle atmosfere.
L’essenza malvagia e demoniaca di Erimos si
levò nel cielo, esiliata nel profondo cosmo, abbandonando la sua portatrice.
Una donna umana. La donna cadde a terra, priva di vigore, di forza.
Seiya e Bunny sciolsero il loro vincolo, e
la luce dell’Entità stellare si ritrasse in Bunny, rendendola celestiale, come
l’arcobaleno dopo la tempesta. Si sollevò a fatica. Tuttavia non si sentiva
stanca, tutt’altro. Si sentiva in pace, in pace col mondo…in pace con se
stessa.
Le guerriere Sailor si rialzarono a loro
volta, rinvigorite dallo splendore dell’Entità Stellare. Poi la videro. Videro
quella donna a terra, dai lunghi capelli ondulati e dalla carnagione
fanciullesca.
Bunny la raggiunse inginocchiandosi accanto
a lei e sollevandole leggermente la testa. Aveva gli occhi chiusi. Era così
giovane ed innocente. Il fato non le era stato amico. Ma ora era libera. Per
sempre.
Bunny le accarezzò la fronte, togliendole un
po’ di terriccio dai capelli. Un sussulto. Quella donna aprì gli occhi
lievemente e guardò Bunny. Poteva scrutarla e capire ciò che provava. Pace e
gioia.
La donna le prese la mano, la strinse e se
la portò davanti al petto.
“Grazie” disse. Per poi dissolversi come
neve di Primavera.
Petali di fiore di Pesco tinteggiavano i
prati circondanti il lungo viale alberato che era tornato splendente a vivere.
Folate di vento ne creavano la caduta, creando così una pioggia rosa illuminata
dal sole.
La pace sembrava essere finalmente tornata,
almeno per quel momento. Questo Rea lo percepiva. Le influenze negative di
Erimos si erano dissolte con la sua anima malvagia. Assaporava il profumo di
quei petali che di tanto in tanto le sfioravano i lisci capelli neri. Le
piaceva passeggiare in mezzo a quei colori, così naturali e lucenti.
Era tarda mattinata, tutti dormivano ancora.
La notte precedente ognuno di loro aveva speso troppe energie ed ognuno di loro
aveva rischiato la vita. Ma non fu la loro fine bensì la sua. Rea sorrise.
Ricordava ciò che era successo, ricordava la luce sprigionata dall’Entità
Stellare…ricordava le mani di Bunny e Seiya unite come non mai.
Il viale era desolato nonostante la
bellissima giornata. Ma non le importava. Voleva stare sola, ne aveva bisogno.
I pensieri la circondavano. Eppure voleva godersi quel momento, tutto suo.
I raggi solari filtravano attraverso i rami
e le illuminavano gli occhi profondi. E questo la rendeva serena. Alzava il
viso verso il cielo, chiudendo gli occhi, annusando l’aria e lasciando che il
vento tiepido la toccasse fuggevolmente. Rea ne sentiva il sussulto ondeggiare
nel silenzio.
Poi uno strano rumore intermittente
nell’aria. Rea riaprì gli occhi, in qualche modo infastidita da quel ronzio. Ascoltò
più attentamente. Sembrava…un singhiozzo….
Rea seguì quel suono, guardandosi da una
parte e dall’altra. Poi vide un’ombra, nascosta dietro ad una panchina
d’acciaio e di legno. Si avvicinò piano, stringendo prudentemente tra le mani
lo scettro di Marte. L’ombra si faceva sempre più grande, sempre più chiara.
Rea si piegò e scorse una figura.
Una ragazzina era raggomitolata sotto alla
panchina. Piangeva, era sporca e a quanto pareva affamata. Stupita, Rea intascò
lo scettro “Cosa ci fai qui piccola?” disse allungandole la mano. La bambina si
ritrasse per evitarla. Era molto impaurita, spaventata da qualcosa di orribile
a giudicare dai suoi occhi. Rea le sorrise, cercando di metterla a suo agio
“Non devi avere paura…posso aiutarti” riprovò, offrendole nuovamente la mano.
La bambina la fissò. “Coraggio” incitò.
Asciugandosi le lacrime con la manica del
vestitino sgualcito, afferrò la mano di Rea che l’aiutò ad alzarsi. Felice di
esserci riuscita, Rea le tolse un po’ di terra da dosso, sistemandole la coda
di cavallo retta da un nastrino blu.
Era decisamente alta per essere una bambina all’incirca
tra gli 8 e i 10 anni. Aveva gli occhi color indaco e i capelli di un tenue
nero blu. Singhiozzava ancora di tanto in tanto, mordendosi nervosamente le labbra.
“Perché sei qui da sola?” le chiese Rea,
abbassandosi per poterla guardare negli occhi. La bambina non rispose. Era
davvero terrorizzata. Cosciente che non sarebbe riuscita ad ottenere qualche
informazione in quelle condizioni, le prese la mano portandosela vicino il più
possibile “Su, vieni con me. Ho tantissime amiche e una di queste prepara delle
frittelle speciali”. Senza proferire parole, la piccola la seguì.
Per tutto il tragitto non disse nulla.
Continuava a mordicchiare qualunque cosa ma non lasciava la mano di Rea. Forse
si sentiva al sicuro con lei, forse dentro di lei sapeva di non dover temere
nulla. Rea cercava nel frattempo di captare qualcosa al suo tocco ma non
riusciva né a sentire né tanto meno a vedere nulla. Ciò che le si presentava
davanti era una semplice creatura sola e spaventata. Ed aveva il dovere di
proteggerla. Se era stata lei a trovarla, sicuramente c’era un motivo.
Giunte a casa, Rea accompagnò la piccola in
cucina. Dall’aspetto si capiva che era a digiuno da chissà quanto. L’aiutò a
sedersi, accarezzandole dolcemente la testa “rimani qui, ora chiamo le mie
amiche ok?”. La bambina annuì.
Restia a lasciarla sola per troppo tempo,
Rea corse su per le scale, svegliando un po’ bruscamente tutti quanti.
Percorrendo di fretta il corridoio, aprì contemporaneamente porte e finestre
per farvi entrare luce ed aria ed accelerare così il risveglio.
“Rea sei impazzita!!” urlò Bunny,
serenamente accoccolata a Seiya. Senza badarla, fece lo stesso nelle altre
stanze provocando l’ira generale “Reaaaa!!!!!” urlarono all’unisono “Forza in
piedi” rispose “dovete scendere subito!”.
Ancora con gli occhi mezzi chiusi ed i
capelli scompigliati, scesero al piano inferiore della casa, seguendo Rea
stranamente frenetica. Una volta in cucina capirono il motivo.
La piccola sconosciuta era seduta a gambe
incrociate, con il mento appoggiato al bancone. Il silenzio regnò per un paio
di minuti. La guardavano stupiti, interrogandosi chi fosse. Rea le si avvicinò
nuovamente, toccandole una spalla “Hai visto” le disse, girandole il capo
“questi sono i miei amici!!Non sono tanto carini lo so, ma sono simpatici!”
sbeffeggiò
“Simpatica!” rispose Yaten con la
linguaccia. Bunny raggiunse Rea per poterla vedere meglio, affascinata dai suoi
bellissimi occhi. Un po’ le ricordava Chibiusa. E non fu certamente un bene.
“Ciao piccola, io mi chiamo Morea piacere di
conoscerti!”. Morea le porse la mano ma lei non si mosse. Girò la testa
dall’altra parte, ignorando volutamente i presenti. Bunny e Rea si scambiarono
un’occhiata. Fecero cenno agli altri di seguirle in salotto, per avere
ulteriori spiegazioni evitando di essere sentiti.
“Ma chi è?” chiesero curiosi “Non ne ho
idea” rispose Rea scuotendo il capo “l’ho trovata al parco sotto una panchina.
Piangeva, era impaurita, non voleva nemmeno che la toccassi”
“Ha mai parlato?” domandò Heles, buttando
l’occhio in cucina per controllarla “No…è rimasta in silenzio per tutto il
tempo”. Rea si girò verso Morea e Taiki “potete prepararle qualcosa da
mangiare, credo sia affamata…” “Ma certo!” risposero entusiasti.
“Cosa facciamo nel frattempo?” “Non ne ho
idea Milena, credo dovremmo tentare di farla parlare, per capire cosa le è
accaduto”
“Si sentirà molto sola” “Si Bunny…dobbiamo
farla sentire al sicuro!”.
Ancora ferma ed immobile, la bimba seguiva
tutti i passi di Morea e Taiki: farina, lievito, uova, zucchero. “Pancake in
arrivo!” esclamarono felici…solo loro. Nessuna espressione, nessuna mossa,
niente. Sembrava quasi paralizzata.
In cucina la tensione era fastidiosa. Morea
e Taiki continuavano a preparare pancake a raffica, affinché potessero bastare
per tutti, Rea le spazzolava accuratamente i capelli, annodati e secchi mentre
Bunny, Seiya, Heles, Milena e Yaten scrutavano il tutto pensierosi. L’unico
rumore udibile nella stanza era il tintinnio delle tazze di porcellana
appoggiate sui rispettivi piattini che Ottavia spargeva di qua e di là lungo il
tavolo.
“Che profumino….”. La voce di Marta spiazzò
tutti che prontamente si voltarono, vedendola sorridente e lucida insieme ad
Amy. Bunny spalancò gli occhi, voleva assicurarsi che ciò che le era davanti
non era un sogno bensì realtà. Lacrime di gioia e commozione la cosparsero.
“Marta!!Amy!!Amiche!!!” entusiasta corse
verso di loro per abbracciarle forte ma fu preceduta. Yaten l’afferrò per il
pigiama per farla arretrare ed una volta superata strinse fortemente le braccia
attorno a Marta, facendola volteggiare in aria.
“Yaten mi gira la testa!” ma non gli disse
di fermarsi. Appoggiò la testa sul suo collo, per tenersi ancora più vicina a
lui “Sono troppo felice che tu stia bene!!!” esultò lui senza lasciarla andare.
Bunny assisteva alla scena divertita. Era così bello poterli vedere finalmente
felici e…insieme.
E mentre Marta e Yaten esteriorizzavano la
loro gioia, Taiki ed Amy, timidi ed introversi, si limitarono a fissarsi. Ma
non fu difficile capire cosa stessero pensando, cosa si stessero dicendo l’un
l’atra.
“Ma com’è possibile??” chiese Yaten,
affiatato
“La morsa di Erimos sui loro pianeti è
perita insieme a lei…” rispose Milena sorridendo “…la luce dell’Entità Stellare
ha illuminato anche loro”.
Seiya si avvicinò a Bunny, ancora in
lacrime, ancora emozionata. Le prese la mano, stringendola forte. “E’ tutto
merito tuo piccola mia” le sussurrò, senza farsi sentire. Bunny si voltò per
guardarlo con occhi luccicanti “è merito nostro” rispose, appoggiandogli la
testa sul petto.
“Allora si mangia??” Rea spezzò l’incanto
del momento. Voleva far tornare l’attenzione su quella povera bambina di cui
ancora non si sapeva nemmeno il nome. Bunny le si avvicinò, sedendosi accanto a
lei. “Lo sai” disse “hai gli occhi dello stesso colore del mio fiore
preferito”. E come un cucciolo cerca riparo dalla propria mamma, così la
piccola la abbracciò, rifugiandosi con la testa sotto il suo braccio. La
tenerezza di quell’attimo scaldò i cuori di tutti. Heles compresa.
“Credo che dovremmo tenerla qui con
noi…almeno finché non riusciamo a capire da dove proviene” disse
“Hai ragione! la piccola starà sotto la
nostra protezione”consentì Taiki, appoggiandole di fronte il piatto pieno di
pancake.
La bimba sorrise in segno di ringraziamento,
stringendosi sempre più forte a Bunny. Sembrava quasi avesse una sorta di
devozione nei suoi confronti.
Bunny la strinse a sua volta, infondendole
tutto il calore materno che poteva.
“Perché non usciamo un po’ in giardino? È
una giornata così bella!!” propose Ottavia. Sarà stato il suo sorriso, o
semplicemente il fatto della vicinanza d’età, ma la piccola accettò, guardando
preventivamente Bunny come se fosse in cerca di un qualche consenso da parte
sua. Bunny sorrise e, dopo averle preso la mano, Ottavia la condusse fuori.
Heles osservò il tutto sospettosa.
“Non vi sembra strano?” chiese “Cosa?”
domandò Bunny, alzandosi in piedi
“Ci conosce tutti ugualmente da poche
ore…eppure si è attaccata morbosamente a te”
“Non ti sembra di essere paranoica, Heles?”
“Non ti sembra di essere superficiale
Seiya?”
“Affatto…”.
Un po’ malinconica e stanca dalle continue
discussioni dei due, Bunny si allontanò di li, rifugiandosi accanto all’ampia
finestra della sala, oscurata da una candida tenda ricamata. Con due dita la
spostò leggermente, abbastanza per poter vedere Ottavia giocherellare insieme a
quella bambina, giunta a loro così all’improvviso, senza un nome né un perché.
Sembrava caduta dal cielo.
“Cosa ti turba?” Seiya la raggiunse,
abbracciandola da dietro le spalle. Osservava ciò che gli occhi di Bunny
fissavano così intensamente. “Hai qualche idea di chi possa essere?” chiese,
incrociando le mani con le sue
“Nessuna…è solo che…” “Cosa?”
“Quella bambina mi ricorda moltissimo
Chibiusa…non posso fare a meno di pensare cosa ne sarà di lei se io…”. Seiya
stava capendo benissimo ciò che Bunny aveva intenzione di dirgli. “Se tu rimani
con me?” la precedette. Bunny annuì.
“Non credo che sarò in grado di assumermi
una responsabilità così grande…non credo di essere così forte”. Irrigidito da
quelle parole, Seiya la voltò per poterla guardare “Bunny! Quello che importa
non è essere forti. E’ sentirsi forti. Devi smetterla di pensare alle
conseguenze delle tue azioni. Per tutti questi anni hai fatto ciò per cui sei
stata predestinata…ma da quando sei qui hai vissuto veramente, sei stata te
stessa. Io ti guardo Bunny e vedo i tuoi occhi, vedo cosa mi trasmettono. Gli
occhi sono lo specchio dell’anima…”. L’abbracciò forte per concretizzare quelle
parole, quelle emozioni che per così tanto aveva celato “non ti permetterò di
tornare indietro…non voglio perderti di nuovo”.
E se ne andò, lasciandola davanti a quella
finestra, sola, con le sue paure e le sue voglie costanti di fuggire da un
futuro già scritto.
Uscì di casa, per scovare l’aria e la luce
del sole. Gli era mancata così tanto in quei giorni di buio e freddo. Ottavia e
la piccola giocavano serenamente con una palla giallo fosforescente che a
contatto con i raggi solari emettevaspirali accecanti.
“Ehi gioco anch’io!!” Marta si catapultò in
mezzo al verdissimo prato, rinvigorito dall’estenuante pioggia “io sono una
campionessa nella pallavolo!!” rise
“prendi Marta!!” Ottavia la servì
prontamente, prendendola alla sprovvista. Gettandosi a terra, Marta raccolse la
palla con i pugni che schizzò in aria, finendo dall’altra parte della casa.
“Ops…vado a prenderla!!” disse ma fu
anticipata dalla bimba che corse nel retro del rustico per recuperarla.
Il sole scottava e l’oggetto del gioco si
confondeva nella luce abbagliante. Sola in quel lato desolato, cercò la palla
percorrendo con gli occhi l’intero giardino. Poi la vide, accanto ad un albero.
Corse veloce e l’afferrò tra le braccia, spazzolandola con la mano per far
cadere i ciuffi d’erba.
“Pearl…Come sta andando?”. La ragazzina si
girò, al richiamo del suo nome. Sorrise. “Tutto bene” rispose “tutto come
previsto…Thanatos”.
“Lo sai qual è il tuo compito, Pearl…non
fallire!”. Thanatos le girava attorno, scettico.
“Tranquillo Thanatos, non avrò i vostri
poteri ma sono di gran lunga più furba ed intelligente!”
“Non osare oltre Pearl. Se fosse stato per me
sarebbe stato tutto diverso!”
“Ma non è stato così! Lei ha scelto me
quindi fatti da parte!”.
Thanatos non aggiunse altro. Era decisamente
infastidito dal comportamento saccente di quella ragazzina. Tuttavia sapeva che
aveva ragione, sapeva di non poter fare altrimenti. Le diede le spalle, in
segno di superiorità.
“Ricorda”
disse “la principessa della Luna non può nulla contro di noi senza l’Entità
Stellare”
“Non preoccuparti” rispose Pearl, facendo
volteggiare in aria la palla “ l’ho già conquistata…non sarà difficile
separarli”. Thanatos annuì. “Arriva qualcuno!” avvertì, per poi sparire come
cenere al vento.
“Ehi, credevo ti fossi persa!”. Ottavia la
raggiunse prendendole la palla dalle mani “dai raggiungiamo gli altri, hanno
preparato una bellissima tavolata con frutta e bibite fresche”. Pearl la seguì,
con ancora nella mente il suo ruolo, il suo scopo.
“Eccovi qua” le accolse Rea, invitandole a
prendere qualcosa da bere. Pearl si avvicinò a Bunny intenta a versare la
succosa spremuta nei lunghi bicchieri addobbati di cannuccia a strisce “Tieni”
disse, porgendogliene uno. Pearl lo afferrò, guardandola intensamente “Grazie,
per quello che fai per me”. Bunny si stupì, volgendole lo sguardo. “Allora
parli!” urlò, facendo ricadere su di lei l’attenzione di tutti. Morea le
raggiunse.
“Come
ti chiami?” domandò sorridente “Pearl…mi chiamo Pearl”
“Che bel nome!” complimentò Ottavia, con la
cannuccia in mezzo ai denti. Taiki s’inginocchio di fronte a Pearl, con occhi
persuasivi “ci vuoi raccontare cosa ti è successo?”. Pearl scosse la testa “Ora
non riesco, sto così bene qui con voi”.
Un leggero imbarazzo appiattì la
conversazione. Amy pose una mano sulla spalla di Taiki, invitandolo ad alzarsi
“quando sarai pronta” disse “ci dirai ogni cosa…”
“…e noi faremo quanto in nostro potere per
aiutarti” aggiunse Bunny. Pearl le sorrise, stringendole la mano. Un gesto che
concentrò su di lei lo sguardo di Heles, ancora insospettita dal comportamento
di quella ragazzina. Non si fidava, sentiva che c’era qualcosa di atipico in
lei, qualcosa di anomalo. La guardava negli occhi che a suo dire non
trapelavano né tristezza né tanto meno innocenza.
Come se fra di loro vi fosse una sorta di
telepatia mistica, Milena si appoggiò a lei. La vedeva turbata, preoccupata per
qualcosa. E non era di certo una novità. “Heles, cosa c’è? Perché sei così
pensierosa?”
“Quella bambina, Milena, ha qualcosa di
strano” “In che senso?” “Nel senso che non riesco a fidarmi di lei”. Milena le
strinse le spalle “Non credi di esagerare adesso?”. Heles si girò a guardarla.
Non le piaceva quando Milena diffidava delle sue sensazioni. “Io non esagero
mai…dico sempre quello che sento!” “E cosa senti ora?”. Heles si voltò
nuovamente verso Pearl, ancora intenta a stringersi su Bunny, a ricercare le
sue attenzioni.
“Sento malvagità. Non sento altro”. Milena
si concentrò sulla bambina. Poteva davvero essere vero? Pearl costituiva
realmente una minaccia? Sempre e sole domande prive di qualunque significato.
“Salve ragazzi!”. Kakyuu apparve
all’improvviso, come di consueto, sempre bella e lucente “Pronte per stasera?”
“Stasera?” chiesero le ragazze, all’unisono.
Kakyuu guardò immediatamente Taiki, Yaten e Seiya, coscienti dell’imminente
paternale “Non gliel’avete detto?”
“Non ne abbiamo avuto il tempo a dir la
verità…” si scusò Taiki, grattandosi la testa
“Cosa ci dovevano dire??” chiese Bunny, in
tutta la sua curiosità “allora? Cosa?”
“Quella di oggi è una notte speciale per
noi” rispose Kakyuu, provvedendo alle spiegazioni.
“Dovete sapere che una volta all’anno la
nostra atmosfera viene attraversata da una bellissima cometa”
“Una cometa!!!” ripeté entusiasta Amy “Già
ma c’è di più” “Avanti dicci tutto!”
“E’ tradizione” proseguì Kakyuu “che la
popolazione si riunisca sulle sponde dell’oceano ed al passaggio della cometa
ogni persona ponga sull’acqua una ninfea con al suo interno un piccolo
fogliettino di pergamena su cui verrà scritto un sogno, un desiderio,
un’aspettativa”
“Ma è meraviglioso…” fantasticò Marta, a
bocca aperta
“Secondo la leggenda” spiegò “se la scia della
cometa è talmente luminosa da colpire i petali delle Ninfee, il desiderio al
suo interno si avvererà”.
“Non possiamo mancare!” ordinò Bunny,
alzando le braccia
“…Bunny” tossì Rea, dandole una leggera
gomitata “abbiamo un piccolo problema da risolvere”. Bunny guardò Pearl, che
aveva seguito ogni singola parola di quel magico racconto. E prima che potesse
rinunciarvi, Pearl si mise al centro fra le due
“Per favore” pregò “andate e…portatemi con
voi”. Bunny si rivolse a Rea, in attesa di un qualche suo consenso. Rea si
guardò intorno, notando gli altri impazienti di una sua risposta. Si sentiva
responsabile di quella bambina, si sentiva di doverla aiutare. Ma allo stesso
tempo era cosciente del fatto che ognuno di loro aveva bisogno di una pausa, di
staccare un po’.
“E va bene, ma poi pensiamo a te piccola”
disse, prendendole la guancia fra le dita. Bunny e Marta esultarono,
saltellando su e giù come due bambine che hanno appena ricevuto i regali di
Natale. Bastava davvero così poco per stampare sui loro visi un autentico
sorriso.
La notte calò profonda. Come un ampio
tendone ombroso, coprì il cielo oscurando i paesaggi. In tre auto separate,
raggiunsero le rive del mare, così calmo, così magnifico nella sua eternità.
Era talmente blu che si confondeva con il cielo, dando la sensazione di
trovarsi nell’immensità nel cosmo.
La spiaggia era gremita di moltitudini di
persone. Con la ninfea in una mano ed una candela di cannella nell’altra,
attendevano l’arrivo della cometa. La piccola fiamma profumata era l’unica
fonte di luce in quella notte particolarmente stellata.
Raggiunto il punto più concentrato di
persone, raccolsero le ninfee, radunate in un grande cesto di paglia secca
appositamente li per l’evento.
Si sedettero uno vicino all’altra, formando
una fila umana ed affondando le mani sulla fredda ed umida sabbia. Col naso
all’insù scrutavano il cielo, alla ricerca di un sogno da racchiudere nel piccolo
fiore.
Bunny osservava Seiya. Stringeva i foglietto
di pergamena senza scrivervi nulla, attendendo il passaggio della ormai
conosciutissima cometa.
“Perché non scrivi nulla?” gli chiese
“Non ho niente da scrivere” rispose Seiya,
nascondendo il rotolino di pergamena in tasca
“Abbiamo tutti dei sogni da realizzare…è
impossibile che tu non abbia niente da scrivere!”
“Io ho un sogno” “E quale sarebbe?”
s’impicciò Bunny, recidiva. Seiya la fissò, sorridente “Sei proprio una
testolina buffa, non mi stancherò mai di dirtelo”. Bunny sbuffò, scontenta
della risposta “Dai Seiya dimmelo” insistette, tirandogli la giacca.
“Sciocchina” rispose lui, non togliendole
gli occhi di dosso “sei tu il mio sogno”.
Bunny si zittì istantaneamente. Seiya
sollevò lo sguardo verso il cielo.
“Non capisci Bunny, non ho nulla da
desiderare, nulla da sognare. Ora sei qui, con me. Ora ho tutto. Sei tutto ciò che
sogno, che voglio, che ho bisogno”. Si voltò nuovamente verso di lei.
“Tu sei tutto”.
Bunny rimase completamente senza parole. Qualunque
cosa la stesse circondando in quel momento non emetteva alcun suono. Poteva solo
percepire l’essenza della Ninfea provenirle dalla mano e capirne la delicatezza
al tatto. Il cuore le batteva così forte, all’impazzata. Parole che
significavano più di qualsiasi carezza, abbraccio, bacio.
Il suo silenzio non lo sconvolse. Conosceva
benissimo le sue reazioni ed era perfettamente consapevole dei dubbi che
incostantemente le ardevano nella testa. Conosceva la sua Bunny. Ma non poteva
fare a meno di dirle quello che provava, ogni giorno di più. Non poteva fare a
meno di dimostrarglielo…sempre.
“E’ qui”. Voci ed acclami annunciarono
l’arrivo della cometa. Tutti si alzarono in piedi e lasciarono che l’acqua
dell’oceano prendesse con se le Ninfee, cullandole dolcemente con le invisibili
onde. E la cometa risplendeva, in tutto il suo candore, avvolgendo i petali
bianchi e violetta ed innalzando al cielo quei sogni argentati rendendoli
angeli senza ali. La scia della cometa brillò sull’acqua che si tramutò in un
piccolo paradiso terrestre inglobato in un’atmosfera idilliaca.
Seiya strinse a se Bunny, premendole forte
la mano sulla spalla e appoggiandole con l’altra la ninfea tra i capelli “Non
c’è nessun paradiso che mi strapperebbe a te”. Bunny si smarriva nei suoi
occhi, nelle sue parole…nella sua stella.
“Bunny! Bunny!”. Pearl le tirò il vestito
per farla girare. “Pearl cosa succede?”
“Vieni con me” disse con petulanza
“Un attimo” rispose Bunny, ancora aggrappata
a Seiya “non vuoi aspettare che la cometa sparisca?” “No è importante”
insistette, afferrandola per il polso “devo mostrarti una cosa vieni!”. Bunny
si sganciò da Seiya, trascinata dalla forza, alquanto inusuale, della bambina
“Torno subito” disse allontanandosi. Seiya si limitò ad annuire.
Nessuno si era accorto dell’assenza di
Pearl. Nessuno si era accorto che Bunny non era più li con loro. Erano troppo
intenti a guardare la stella, troppo concentrati, rapiti dalla bellezza di quel
corpo celeste.
Pearl condusse Bunny il più lontano
possibile dalla spiaggia. Continuava a tirarla, a strattonarla quasi,
aumentando sempre di più il passo. La camminata era diventata una vera e
proprio corsa. “Ma dove mi stai portando Pearl?”
“Ci siamo quasi! Non manca molto!”. La
sabbia a poco a poco si tramutava in roccia. Dalla terra affioravano spinosi
scogli, resi scivolosi dalle numerose alghe. “Pearl mi fanno male i piedi!” si
lamentò Bunny, costretta a seguirla.
“Ecco siamo arrivati!”. Bunny alzò lo
sguardo.
Incasellata nella parete rocciosa, una buia
grotta si innalzava verso l’alto, segmentata da pungenti stallatiti. Bunnyne percorreva le dimensioni con gli occhi.
“Pearl perché mi hai portato qui?”
“Hai visto che bella? Su entriamo…basta che
saltelli sugli scogli non è pericoloso, il mare è piatto” “Invece è pericoloso
eccome, su torniamo indietro”
“Sei un po’ fifona per essere una guerriera”
rise Pearl, allungandole la mano.
Bunny indietreggiò visibilmente. Con aria
stranita, la fissò negli occhi. “Cosa c’è?” chiese la ragazzina, sorpresa da
quel cambiamento così improvviso. Bunny fece quattro passi indietro, tentando
di mantenersi in equilibrio.
“Bunny cosa c’è?” domandò nuovamente Pearl,
impaziente
“Non ti ho mai detto di essere una
guerriera…non ne abbiamo mai parlato…non potevi saperlo”. Pearl s’irrigidì. Ritrasse
la mano, senza pensarci. Ad occhi sgranati, continuò a stare in silenzio, priva
di qualsiasi risposta.
Poi abbassò la testa e rise. La sua risata
vibrò, echeggiando all’interno della grotta. Si sfilò il nastro dai capelli, liberando
la lunga chioma nera. Alzò le pupille dilatate verso Bunny che, atterrita,
continuava ad arretrare. La luce della cometa passò oltre, lasciando la
spiaggia nel buio più totale.
Il mare si agitò, ingrossandosi a dismisura.
Le onde si spaccarono violentemente contro le rocce ed un baratro d’acqua si
spalancò nel mezzo dell’oceano.
Urla e gemiti si sparsero tra la folla.
Qualcosa stava incutendo paura e terrore. O qualcuno.
Bunny si girò di scatto. Sentiva le grida,
vedeva il lontananza la ressa fuggire via, scappare. Fece per correre incontro
ai suoi amici, per raggiungerli ma Pearl la fermò, facendola inciampare a
terra. “Dove te ne vai principessa?” disse, con tono crudele “ abbiamo appena
iniziato”. Bunny la guardava con rammarico.
“Perché? Perché fai questo?” “E’ una storia
lunga…non c’è tempo per le spiegazioni”. Senza ascoltarla ulteriormente, Bunny
si alzò svelta correndo il più lontano possibile da lei. Ma appena i piedi
toccarono nuovamente la sabbia, Pearl le si parò davanti avventandosi contro di
lei e sbalzandola ancora più indietro rispetto a dove si trovava prima.
Con le ginocchia e le spalle sbucciate per
il contatto con gli scogli, Bunny alzò la testa a fatica. Pearl si piegò per
poterla guardare meglio. “Come puoi pensare di averla sempre vinta. Non credi
che le tue azioni comportino delle conseguenze?”.
Facendo pressione con le braccia, Bunny
cercò di sollevare il busto, ma Pearl la fermò, atterrandola con il piede
contro al petto. Le lacrime scesero lungo tutto il volto, pulendole per quel
poco il viso sporco.
“Cosa fai? Piangi?” “Lasciami andare!” le
ordinò, sbattendo i pugni a terra
“Così raggiungi il tuo grande amore? Ti sei
già dimenticata di Marzio per caso?”. Al suono di quel nome, Bunny rabbrividì.
Un groppo in gola le bloccò la respirazione per qualche secondo. “Come fai a
conoscerlo?”. Pearl sorrise. “Chi sei tu??” gridò.
Pearl le afferrò il mento con le dita,
avvicinandoselo al viso.
Le folte ciocche nere le cadevano sul volto.
Non li aveva sempre avuti così lisci. Da piccola il visino era attorniato dal
molleggianti boccoli riflessi di blu, che spesso le penzolavano in mezzo agli
occhi rendendo il mondo doppio…le piacevano così tanto quei boccoli, non se ne
sarebbe mai disfatta. Ma non era l’unica ad adorarli così intensamente. Una
donna, alta, anche lei con dei bellissimi capelli blu cobalto raccolti in una
possente treccia le cui punte toccavano terra. Passava le dita attraverso quei
morbidissimi ricciolini, per scoprire il volto così angelico ed innocente della
sua bambina. E lei la osservava, in tutta la sua lucentezza, e ne respirava il
profumo materno, unico fra tutti. Si stringeva sempre al suo braccio, spesso
coperto da un velo color prugna, appoggiandovi la fronte. Sensazioni
irripetibili, a lungo percepite…e per troppo tempo mai più vissute.
Pearl sbatté le palpebre. Con il piede
ancora premente sul corpo di Bunny a terra, rammentava quelle immagini
indelebili nella sua mente. Erano come fotografie sviluppate ma spesso confuse.
Le sembrava di poter sentire ancora il vento tra i capelli, quando per ore e
ore rimaneva distesa davanti all’oceano assaporandone la brezza mentre sua
madre le accarezzava la schiena.
Pearl teneva i pugni serrati e stringeva i
denti così forte da poterne sentire lo sfregamento. Bunny la guardava, con le
guance che premevano sulla sabbia. Dai suoi occhi non traspariva altro che odio
e rabbia. L’energia negativa che sprigionava era immensa, un male fomentato da
chissà quale passato nascosto.
“Perché hai tanto odio nel cuore?”. Bunny
cercò di parlare, ma la voce era strozzata e le parole uscirono sibilanti.
Pearl spinse ancora di più il piede a terra, fino a sporcarle la bocca di
sabbia “Tu non hai idea di cosa ho passato” rispose, con occhi gonfi e
ripugnanti.
Bunny non riusciva a parlare. Il peso del
corpo di Pearl la facevano respirare a stento. “Ti prego” disse con voce
strozzata “lascia che ti aiuti”. Pearl la fulminò con lo sguardo. Allentò la
morsa su di lei, e la fece alzare bruscamente prendendola per la maglia “Tu non
puoi aiutarmi” disse portandosela il più vicino possibile agli occhi “tu sei la
genesi di tutti i miei dolori” “Ma cosa ti ho fatto?” domandò Bunny, lacrimante
“Non hai fatto niente…non tu…ma il tuo
sangue si”. Bunny tremò. “…cosa vuoi dire? di cosa stai parlando?”
“Non ha alcuna importanza ora…ho raggiunto
il mio obbiettivo, non sai da quanto aspetto questo momento”. Serrando ancora
di più la presa, la scaraventò nuovamente a terra.
Bunny si alzò estenuata, sputando la sabbia
dalla bocca. “Seiya…” bisbigliò fra se e se “amiche mie…”. Pearl rise,
soddisfatta per la situazione di difficoltà in cui l’aveva messa “Non correrà
nessuno in tuo soccorso, sono troppo impegnati a salvarsi la vita”. Bunny la
fissò crudelmente “cos’hai fatto ai miei amici?”
“Mi credi così stupida” inveì Pearl “sapevamo
benissimo che separandoti da lui non saresti stata in grado di usare l’energia
dell’Entità Stellare”
“…sapevamo?” sottolineò Bunny “Si” rispose
secca “io e Thanatos…ora sta intrattenendo i tuoi cari amici”
“No” urlò Bunny disperata. Riusciva a
sentire le forze delle Sailor dissolversi a poco a poco, vedeva in lontananza
gli attacchi delle Starlights, percepiva l’energia rilasciata dagli scudi
energetici di Ottavia e Kakyuu. Ma non era abbastanza, stavano per cedere. E
lei non poteva fare niente. Sembrava davvero un incubo senza fine.
“Mi piace vederti soffrire in questo modo”
sghignazzò Pearl, facendo un paio di passi verso di lei “Se solo mi parlassi
Pearl, se solo ti confidassi con me…tutto quest’odio sparirebbe”. Pearl la
fissò con sguardo congelante. “Il mio odio perirà con te…Serenity…”.
Bunny tacque per qualche secondo. Poi la
scrutò nel profondo dei suoi occhi “…perché mi hai chiamata in questo modo?” Non
rispose. Rimase in silenzio, infastidita dalla sua curiosità.
Come in un dejà vu, Pearl rivisse emozioni e
sentimenti. Vedeva sua madre di spalle, camminare al fianco di un’altra
bellissima donna, una regina, con lunghi codini argentati ed un abito bianco
con strascico. “Selene…” pensò ad alta voce, mentre le lacrime le rigavano il
volto “Selene?” ripeté Bunny, ormai sconvolta da tutto ciò “…prima mi chiami
Serenity…poi pronunci il nome di…mia madre”. Bunny si toccò il petto, il cuore
le batteva all’impazzata. “Si può sapere chi sei?”.
Pearl ritrasse le lacrime, tirando su il
naso ed asciugandosi la guancia. Chiuse gli occhi. Una luce scura ma calda
l’avvolse , rivelando la sua vera forma, la sua vera età…rivelando chi era.
Una giovane donna, alta, con mani grandi e
sguardo profondo che trapelava una grande maturità ma allo stesso tempo una
grande sofferenza. Non era più una bambina, forse non lo era mai stata. “Io
sono Pearl” disse, con voce adulta “sono figlia di Persefone, regina del
Pianeta delle Stelle”. Bunny la osservava sbigottita. Era stato tutto un
inganno, tutta una farsa. Non avevano mai conosciuto la vera Pearl.
“Perché Pearl? Perché hai fatto tutto
questo?”
“Mia madre ha dato vita a questo pianeta,
era la sovrana di tutte le stelle e vivevamo in pace. Il nostro Pianeta era
profondamente legato al regno argentato, al regno della Luna…a tua madre,
Selene. Erano amiche un tempo…ma poi tutto cambiò”. Pearl si sedette a terra,
ormai stremata, aveva utilizzato troppa energia ed ora non era più in grado di
sostenere quel peso. Bunny rimase in piedi, sopraffatta da quel racconto, da
quello scheletro rimasto nella polvere troppo a lungo. “Cos’è successo?”
chiese, con voce bassa, come se avesse il terrore di scoprire una verità troppo
dura, impossibile da digerire. “L’Entità Stellare aveva scelto la sua
portatrice, colei che l’avrebbe portata per sempre con se fino a quando non
fosse stata lei stessa a cederla. Avrebbe dovuto essere di mia madre. Ma non fu
così. L’Entità Stellare scelse Selene…e mia madre si sentì tradita dall’origine
del bene, dalle sue stelle, dalla sua stessa vita. E da quel giorno ha
combattuto contro Selene, contro il regno argentato, per riprendersi ciò che
era suo”
“Mia madre…l’Entità Stellare…ma allora io…”
“Si” la interruppe Pearl “è stata Selene a
lasciarti l’Entità Stellare…poco prima di usare il cristallo d’argento…poco
prima di spedirti sulla Terra”. Bunny cadde in ginocchio. Stava diventando
tutto troppo complicato, troppo misterioso.
“Cos’è accaduto a Persefone?”
“Selene l’ha imprigionata…ha usato il potere
dell’Entità Stellare per rinchiuderla in una gabbia di energia facendola cadere
in un sonno eterno. E così come ha avuto inizio deve avere fine”.
Pearl si levò da terra, alzando gli occhi
verso il cielo “Ti ho osservata principessa. In tutti questi anni ti ho vista
crescere, ti ho visto lottare contro numerosi nemici, inconsapevole del fatto
che il potere era dentro di te, un potere smisurato che non sei mai riuscita a
sprigionare. Mai, con nessuno. Hai amato così tanto il tuo Endimion, eppure
nonostante ciò l’Entità Stellare è rimasta celata nel tuo cuore. Fino a quel
giorno…”. Bunny inspirò profondamente. Pearl si voltò a guardarla “…fino al
giorno in cui i Three Lights sono giunti sulla Terra. E’ stato quello il
momento in cui ho capito”
“Cosa..?” “Che avevi conosciuto la tua
stella”.
Bunny era completamente ammaliata dalle
parole di Pearl. Le verità stava affiorando come germogli di Primavera. La sua
mente stava assorbendo tutto ciò che fino a quell’istante le era stato
nascosto.
Pearl sfogliava i ricordi nella sua mente come
pagine di libri. Riecheggiavano chiare e limpide le ultime parole di Persefone, poco prima di
essere imprigionata da Selene.
Non
dimenticare Pearl. Così come è cominciata deve concludersi.
Trova
l’Entità Stellare, assorbila dalla sua portatrice, e restituiscimila vita.
Non
fermarti di fronte a nulla, sii forte.
Non
avere paura Pearl. È la tua natura, è il tuo fato non puoi sfuggirvi.
Ricordati
Pearl. Ricordati chi sei.
Pearl tornò in se. Non riusciva a liberarsi
di quella voce, di quelle frasi. Le ronzavano nell’orecchio come
fastidiosissimi insetti. Eppure era tutto ciò che le rimaneva. Una promessa.
Mise la mani fra i lunghi capelli, stringendoli
nuovamente attorno al nastro “Mi serve l’Entità Stellare” disse “solo il suo
potere può risvegliare mia madre! Solo così potrà ricominciare la guerra contro
il tuo regno…e potremmo assaporare la vendetta, insieme”
“E come pensi di riuscirci?” chiese Bunny,
spaventata
“Semplice” rispose con una smorfia “…ti devo
uccidere…”. Bunny sobbalzò. Si sentiva incastrata in quel labirinto di paura da
cui non era in grado di uscire. Ed era sola. “Thanatos avrà già eliminato i
tuoi amici a quest’ora…non hai scampo! è l’unico modo che ho per riappropriarmi
dell’Entità Stellare…”.
Inerme, senza armi. Bunny sapeva benissimo
che il potere dei petali di stelle non le sarebbe bastato, il suo nemico era
troppo forte ed aveva troppa rabbia che fomentava il suo odio ed il suo potere.
“Non riuscirai mai a servirti dell’Entità
stellare senza il tuo amato…è troppo tardi…”.
Sconsolata, affranta, Bunny si mise le mani
tra i capelli, si mordeva nervosamente le labbra. Non sapeva cosa fare, non
trovava via d’uscita.
Poi vide una luce. Una luce invisibile agli
altri ma fortissima nei suoi occhi e nel suo cuore. Sentì un calore pervaderle
il petto, un tremito percorrerle la schiena. E finalmente capì tutto.
Un’aurea dorata la avvolse sprigionando
tutta la sua luce. Come un vento caldo, la accarezzò fino ad illuminare tutto
l’ambiente circostante. La luce dell’Entità Stellare esplose come fuoco
divampante toccando ogni singolo granello di sabbia, ogni roccia, pervadendo
l’intera grotta marmorea.
Pearl alzò il braccio davanti agli occhi,
per ripararsi da quella luce troppo potente, troppo sfarzosa. “L’Entità
Stellare!” urlò sbalordita “ma come hai fatto?”. Bunny allargò le braccia,
affinché l’Entità Stellare abbracciasse l’infinto.
“Non può essere” Pearl osservava
quell’emanazione sovrumana di energia, senza capacitarsene. La grotta
risplendeva come diamanti al sole, le gocce d’acqua si trasformarono in fate
alate e le stallatiti brillavano di arcobaleno.
Bunny aprì gli occhi, azzurri come non mai
“L’ho accettato” disse. Pearl si voltò nuovamente verso di lei, verso la
Principessa delle Stelle “…cosa?” domandò.
Bunny socchiuse gli occhi “il suo amore…ho
accettato il suo amore. Ora so chi sono io e so chi è lui. Non devo più negarlo
a me stessa. Non ho bisogno che sia qui, vicino a me. Lui è sempre con me”.
Pearl serrò le labbra. Non poteva credere a
ciò che stava accadendo. Corse via, atterrita da tanto potere, da tanta forza,
dissolvendosi nell’aria.
Lo splendore dell’Entità Stellare fece
arretrare Thanatos, che scomparve veloce nello spazio prima di fare la stessa
fine della Dea della Distruzione. Le Sailor caddero a terra esanime, devastate
da una battaglia tanto lunga e, per loro, senza ancora un perché.
Le ginocchia tremarono come ramoscelli al
vento. Bunny cedette, lasciando andare corpo e anima, smettendo di brillare,
lasciandoli nuovamente nel buio.
Chiuse gli occhi ed attese. Sapeva che
l’avrebbero raggiunta, che l’avrebbero portata lontano da quell’opprimente
circostanza. Si addormentò, cercando riparo nei sogni, distante da quel mondo
così crudele e da quella verità così tagliente.
Pearl riapparve frettolosamente, prima che
potessero capire dove si trovasse. Guardava Bunny, sognante ma affannata.
Eppure non la toccò. La lasciò li, a terra, in cerca di qualcos’altro, di
qualcosa di gran lunga più importante.
Entrò nella grotta. Le rocce risplendevano
ancora, come se la luce dell’Entità Stellare avesse un’infinta ultrattività.
Camminò tra le sporgenti insenature, aggrappandosi alle umide pareti
sdrucciolanti. Spostava continuamente lo sguardo a destra e a sinistra. E prima
di poter fare un altro passo, si frenò.
Non percepì altro che un tocco sulla sua
spalla, un brivido freddo. Spostò lo sguardo verso il suo stesso corpo. Una
mano, bianca, magra…ma bellissima come sempre.
“Quella stupida…ci è cascata in pieno, non è
vero?”. Pearl si voltò. Non riusciva a trattenere le lacrime era più forte di
lei. Irruentemente si lanciò fra le sue braccia, per poterne sentire di nuovo
il profumo, per potersi fare accarezzare di nuovo la schiena. La guardò così
intensamente da arrossire. “Mamma”.
Riuniti davanti ad una camomilla profumante
di miele, riprendevano le forze cercando di superare i postumi di una giornata
così lunga e faticosa.
Ancora straniti dagli avvenimenti di quella
notte, si guardavano gli uni con gli altri senza proferire parola. Heles
fissava spesso quel bicchiere in più rimasto appoggiato sul bancone in cucina,
con ancora l’orma delle labbra di Pearl.
“Detesto avere sempre ragione” disse
orgogliosamente, rivolgendo in particolar modo quelle parole a Seiya.
Infastidito dal suo atteggiamento, Seiya sbatté la tazza sul tavolo “Non ha
senso ora rivangare il passato! Cosa vuoi sentirti dire? che avevi ragione? Non
potevamo saperlo, le tue erano solo supposizioni!”
“Che tuttavia si sono rivelate fondate…”
“Seiya ha ragione” intervenne Yaten “non
potevamo saperlo. Pearl ci è piombata addosso, non potevamo fare altrimenti”
“Bè per cominciare se mi aveste dato ascolto
avremmo di sicuro preso le precauzioni del caso” accusò Heles. Provava un
profondo rancore. Sapeva ciò che avevano rischiato e non riusciva a darsi pace.
I suoi sospetti erano attendibili ed incolpava se stessa per non aver
insistito.
“Ora basta” ordinò Kakyuu, alzandosi in
piedi “non è questo il momento di dire quello che si poteva o doveva fare. Ciò
che è stato è stato. Ora dobbiamo pensare a come affrontare questa nuova
minaccia. Da quello che Bunny ha riportato, Pearl è intenzionata a risvegliare
Persefone e noi dobbiamo impedirlo!”
“Non capisco però quale sia il collegamento
tra Pearl e Thanatos…” “Mi sembra chiaro Rea” rispose sospirando “Si è alleata
con loro per raggiungere il suo obbiettivo. Ne ha approfittato. Sapeva che gli
Dei erano in collera con i terrestri, con le guerriere Sailor, per ciò che
avevano fatto a Chaos”
“Ed ora Pearl vuole l’Entità Stellare…”
concluse Taiki, con tono malinconico.
“Se voi l’aveste vista…” la voce pacata di
Bunny s’innalzò sulle altre “…era così triste ed affranta. Voleva solo poter
riabbracciare sua madre, non desiderava altro. E’ stata sola per così tanto
tempo senza sognare altro che rivederla. Come possiamo biasimarla?”
“Ha cercato di ucciderti, Bunny!” gridò
Heles “torna alla realtà! Non puoi mettere sempre i sentimenti davanti a tutto,
sii razionale. E’ una minaccia per te e per noi! Se sarà necessario dovremmo
eliminarla”
“Come puoi parlare in questo modo?”
“Cerco semplicemente di essere quello che tu
ostenti a diventare!”
“Sarebbe?” “Una persona adulta, cosciente e
responsabile!”. Bunny non replicò. Heles si stava sfogando e questo riusciva a
capirlo. Lo stress a cui aveva sottoposto tutti era notevole, i nervi stavano
cedendo.
“Questo non è più un posto sicuro per te…”
riprese Heles, abbassando il tono “…dobbiamo lasciare questo Pianeta e tornare
sulla Terra!”. Tutti la guardarono stupiti.
“Cosa stai dicendo? Non possiamo lasciarli
qui a combattere da soli!” replicò Marta
“sulla Terra saremo più al sicuro! I nostri
poteri sono maggiori e…” alzò lo sguardo verso Bunny e Seiya, vicini
“...maggiore sarà la lontananza fra voi due, minore sarà la possibilità per
Bunny di usare l’Entità Stellare! E così ridurremmo le chance di Persefone…”
“Non è affatto vero” s’irritò Bunny a
quell’affermazione “non me ne andrò da qui, lotterò fino a sconfiggerli tutti!
Io non lo…” si bloccò per correggersi “…non li abbandonerò”
“Non è una decisione che spetta a te
prendere!”
“Infatti” s’introdusse Rea, a difesa
dell’amica “spetta a tutte noi, a tutte le guerriere! Ora abbiamo paura ma non
dobbiamo lasciarci sopraffare. Inoltre insieme siamo più forti! Possiamo
farcela!”. Heles si alzò, indispettita, iniziando a camminare su e giù per la
stanza. Si fermò di colpo, invasata da qualche strano artifizio.
“Principessa” disse, rivolgendosi a Kakyuu
“possiamo parlare…in privato…”. Kakyuu acconsentì, allontanandosi insieme a lei
dalla stanza.
“Chissà cosa le sarà venuto in mente…”
derise Seiya.
Infastidita da quella segretezza, Milena
decise di raggiungerle. Sapeva bene che quando Heles si metteva in testa
qualcosa niente e nessuno avrebbe potuto distoglierla. E questo la spaventava.
La situazione era troppo delicata per farsi prendere dalla rabbia e per
riecheggiare i conflitti trascorsi. Si alzò anch’essa in piedi, appoggiando
dolcemente la testa di Ottavia, crollata nel sonno, su un cuscino.
Sporgendosi sull’uscio della porta, sentì
Heles e Kakyuu discutere animatamente. Si nascose come poteva, per sentire cosa
stava macchinando Heles, lasciandola allo scuro di tutto. La voce rimbombava
tuonante, con parole obbiettanti. Ma non era quella di Heles. Era quella di
Kakyuu. Le stava dando contro e Milena aveva tutte le intenzioni di scoprirne
il motivo. Si avvicinò ulteriormente per ascoltare meglio.
“Non puoi chiedermi una cosa del genere,
Heles”
“Devi farlo, non c’è altro modo hai visto
come ha reagito!”
“Ci sono altre maniere, quello che mi stai
chiedendo va contro ogni mia etica, contro ciò in cui credo”
“Mi dispiace doverti dare un tale peso…ma è
la nostra unica soluzione. Se non lo fai saremo perdute”. E così dicendo se ne
andò, ignorando la presenza di Milena che aveva recepito ogni singola sillaba
di quella conversazione.
Prima che Heles potesse raggiungere la porta
d’ingresso, Milena la fermò prendendola per un braccio “Cos’hai fatto Heles?
Cosa le hai chiesto?”
“Milena per favore” disse, svincolandosi
dalla presa “non è il momento adatto”
“Da quando non parli più con me, Heles?”
“Da quando hai smesso di fidarti di me…”. Un
velo di afflizione coprì gli occhi mare di Milena. “Te l’avevo detto Milena…”
“Cosa?” chiese, ormai rassegnata
“che avrei fatto ciò che era giusto”. Si
allontanò, uscendo da quella stanza, da quella casa, lontano da lei, lontano da
tutti.
Milena tornò in sala, affranta, con sguardo
a terra e capo chino. Non era rimasto nessuno. Erano già andati a dormire,
spossati da quella notte durata più del dovuto. Solo la piccola Ottavia si
trovava ancora li, distesa sul divano morbido di pelle, con il viso che
affondava tra le piume del cuscino.
Milena si sedette accanto a lei,
accarezzandole le punte dei capelli. La invidiava. Era una guerriera anche lei,
certo, ma nel cuore e nell’anima era ancora una bambina, vogliosa di vita e
speranzosa. Spesso non riusciva a capire i comportamenti delle sue compagne,
cresciute troppo in fretta. E questa sua ingenuità la rendeva ciò che era
veramente: un piccolo angelo dal potere distruttivo.
“Non riesci a dormire?” chiese Amy,
offrendole un altro sorso di camomilla. Milena accettò volentieri, sforzando un
sorriso di gratitudine “Sono preoccupata per Heles” rispose con franchezza “è
troppo impegnata a cercare tutti i mezzi possibili per dividere Bunny e Seiya
piuttosto che accettare la realtà, anche se dura”
“E quale sarebbe?” domandò Amy,
appoggiandosi di fronte a lei
“…che si amano, che vogliono stare uniti.
Per quanto Bunny possa provare un forte sentimento per Marzio, quello per Seiya
va oltre l’inimmaginabile! Un amore talmente potente da riuscire a…”
“…sprigionare un potere infinito” concluse
Amy, rubandole le parole di bocca. Milena annuì.
Forse era la prima volta da quando si
conoscevano che Amy e Milena si comprendevano in quel modo. Si stava creano una
perfetta sintonia, cosa che aveva perso da un po’ con Heles. E ciò spinse
Milena a confidarsi.
Amy la osservava riflettere, persa in un
intruglio di pensieri e preoccupazioni. Si alzò, dirigendosi verso le scale “Io
non so cosa accadrà, non so cosa voglia fare Bunny ora che le cose stanno in
questo modo…so solo che mi fido di lei. Non ci ha mai deluso, perché dovrebbe
cominciare ora”. Lasciandola con un sorriso radioso impresso nella mente, Amy
salì i gradini nella speranza che Milena facesse tesoro delle parole dette.
Percorse il lungo corridoio che conduceva
alle camere da letto. Appoggiò le dita sul pomello della porta ma qualcosa le
impedì di spalancarla “Sei un’amica eccezionale, Amy” confessò Taiki,
attorniandole il braccio dietro alla schiena “e sei una persona unica”. Si
avvicinò al suo viso, prima che potesse dire qualcosa, appoggiando le labbra
alle sue, concedendole un tenero ma ancora timido bacio.
Allontanatosi dalla sua pelle, la fissò
negli occhi alla ricerca di qualcosa che va oltre la semplice scienza. “Questo
te lo dovevo” le disse, sorridendo.
Amy lo abbracciò forte, lasciandosi andare a
se stessa, forse per la prima volta nella sua vita.
Un rimbombo violentissimo frantumò
quell’attimo di pura gioia. Come un albero sradicato, il tetto si aprì,
rilasciando tegole e travi di legno possenti. Amy e Taiki si gettarono a terra,
uno sopra l’altra, con le mani sulla testa per proteggersi dai detriti che
cadevano incontrastati.
Le mura della casa iniziarono a sbriciolarsi
come cera al fuoco, lasciando incolume il solo muro portante. “Che succede!”
urlarono terrorizzati
“Usciamo tutti da qui!” incitò Taiki.
Scesero veloci al piano inferiore, prima che
la scala si disintegrasse. Milena afferrò prontamente Ottavia, mettendosela
sulle spalle, e corse svelta fuori da quella casa disastrata.
“State tutti bene?” urlò Seiya, radunatosi
con i restanti in strada “Ci siamo tutti?” aggiunse Taiki, con il fiatone
“Si!!” risposero insieme.
Seiya spostò premurosamente Bunny dietro di
lui “Stai tranquilla” disse “Non ti accadrà…”
“…Serenity…”. Le parole di Seiya furono
interrotte da una voce soave, squagliatasi leggiadra nell’aria. Bunny superò
Seiya, rapita da quella voce “Serenity…” chiamò nuovamente. Seiya strinse la
mano a Bunny, ad evitare che procedesse oltre.
Brillante in quel fumo di frammenti, apparve
una donna, dalla lunga treccia e dalle labbra rosse e scure. Guardava Bunny in
modo ostentato, come se avesse solo lei di fronte, come se fosse un gioiello rarissimo
desiderato da troppo tempo. Fece un paio di passi verso di lei, allargando le
braccia “come sei cresciuta, Serenity…sei identica a lei”
“Persefone?” chiese balbettante. Persefone
annuì, felice di quel riconoscimento. Bunny vedeva molto di Selene in lei, credeva
persino di sentirne lo stesso profumo. Era certa in cuor suo di averla già
conosciuta, di aver già vissuto momenti ed esperienze insieme a lei.
“Lascia che ti stringa, Serenity”. Ammaliata
da quella donna, Bunny avanzò verso di lei, desiderosa di ricevere
quell’abbraccio. Ma non ne fu capace. Si fermò a metà strada, ricordando ciò
che Pearl aveva detto su di lei, ciò che sua madre aveva fatto. Non poteva
fidarsi.
“Come hai fatto a liberarti?” domandò
lontana Kakyuu,stupefatta
“la vostra principessina è proprio sciocca”
derise Persefone “non è vero, Pearl?”.
Nel pronunciare il suo nome, Pearl apparve
accanto alla madre. I suoi occhi erano cambiati, non trapelava più tristezza e
solitudine bensì soddisfazione e gloria “Già, è proprio un’ingenua” confermò, appoggiandosi
alla spalla di Persefone
“Perché parli cosi?”
“Ho portato Serenity davanti a quella grotta
per un motivo ben preciso…era li che Selene aveva imprigionato mia madre!”
“Cosa??”
“Proprio così…inoltre sapevo benissimo che
minacciando lei e voi avrebbe emanato l’Entità Stellare, che si sarebbe
ramificata in tutta la grotta permettendo la liberazione di Persefone..e così è
stato, Serenity…grazie a te mia madre è libera”.
Mortificata, Bunny si girò a guardare le sue
compagne “Mi dispiace ragazze…non potevo saperlo”
“Non devi incolparti, Bunny” risposero,
stringendosi attorno a lei
“E’ tutta colpa mia, tutta questa storia è
solo colpa mia”
“Smettila di piangere, finirà tutto
prestissimo” irruppe Persefone “riprenderò il controllo del Pianeta, ti eliminerò
e l’Entità Stellare tornerà a me, come avrebbe dovuto essere sin dall’inizio”.
Yaten, Taiki e Seiya si schierarono di fronte a lei, in allerta “Dovrai passare
su di noi” minacciarono. Persefone li fissò, sbeffeggiandoli con il solo
sguardo “Non vedevo l’ora” rispose.
Persefone richiamò a se tutte le stelle, che
caddero come torce infuocate, perforando la terra. “Io sono la vostra sovrana,
e mi ubbidirete” comandò Persefone, serpeggiando tra quella pioggia cocente.
“Non credo proprio! Ragazze siete pronte!”
spronò Morea “Si!”
“Potere di Marte, vieni a me” “Potere di
Giove, vieni a me!” “Potere di Venere, vieni a me” “Potere di Mercurio, vieni a
me!” “Potere eterno dei…” Non finì la formula. Un’ombra antrace la colpì,
immobilizzandola. Come una ferrea tenaglia, Thanatos la cingeva fin quasi a
stritolarla. “Non riesco a respirare” disse debolmente
“Bunny!!!” Seiya gli si gettò contro ma
Pearl lo bloccò prima che potesse impedire a Thanatos di adempiere al suo
compito. Pearl trascinò Seiya lontano da lei, con una tale forza da non lasciar
sperare via d’uscita “Bunny!Bunny!!” urlava, dimenandosi per sfuggire alla
stretta di Pearl “Lasciami!”. Bunny impallidiva, le mani strette attorno a
Thanatos crollarono come foglie secche, la testa le pesava.
“Bunny no ti prego!”. Seiya la chiamava,
incitava l’aiuto delle altre, impegnate a sfuggire agli attacchi ripetitivi di
Persefone. “Guardala” gli sussurrò Pearl nell’orecchio “la persona che ami di
più al mondo…”. Seiya alzò gli occhi. Bunny era ormai priva di sensi, ed il suo
copro pesante giaceva tra le mani di Thanatos, ancora fermamente avvinghiate al
suo sterno. “Ora è come sono stata io per molto tempo…sola”.
Una rabbia incessante lo fece trasalire,
annerendoli lo spirito come nemmeno Galaxia era riuscita fare. Facendo perno
sulla gambe, si piegò gonfiando il petto, serrando le braccia fino ad esplodere
come un impulso elettromagnetico, scaraventando a terra Pearl, presa alla
sprovvista. Seiya brillava di tutto il suo potere, tutta la lucentezza della sua
stella lo attorniava come un effluvio raggiante. Stava emanando tutta la sua
energia senza la necessità di alcuna trasformazione. Era il suo cuore la fonte
di quella magnificenza. Un alito caldo li scompigliò i capelli, colpendo turbinosamente
l’ombra perfida di Thanatos che assalito da quel potere ignoto, mollò la presa
facendo cadere Bunny a peso morto.
Ancora infuriato e in escandescenza, Seiya
afferrò Pearl ancora a terra, fino a sollevarla con la sola forza di un
braccio. La guardò negli occhi con rancore e disprezzo. Pearl scalciava per
sfuggire a quella reazione così violenta ed inaspettata, ma non la mollava.
“Lei non è sola” disse, per farla crollare nuovamente “Vattene ora”.
Le diede le spalle, camminando velocemente
verso Bunny. Ma Pearl non accettò la sconfitta, non si era ancora arresa.
Graffiando la terra, si alzò velocemente rubando la possente energia di
Persefone fino a creare una spirale di luce che atrocemente si preparò a
scagliare contro Seiya “…lo sarà” disse, per poi rilasciare quella potente onda
d’urto.
“Bomba di Urano, azione!”. La bomba di
Sailor Saturn colpì cruentamente Pearl prima che il suo attacco potesse
infilzare Seiya di spalle, carbonizzandola.
“Pearl, no!!!” urlò Persefone straziata,
distraendosi dagli attacchi delle altre Sailor che la urtarono, appiattendo la
sua presa psichica sulle stelle che cessarono di precipitare. Ferita ma ancora
in forze, Persefone raggiunse la figlia, a terra “Pearl!Pearl!” chiamò, ma
nessuna risposta. Non c’era respiro, non c’erano lacrime né sorrisi. Non c’era
più nulla. Un corpo freddo, slegato da quella vita trascorsacon uno scopo di vendetta e mai vissuta
veramente.
Le lacrime di Persefone debellarono
l’assalto. Stretta a Pearl, tentava di sentire ancora qualche sussulto, qualche
battito. Appoggiò la guancia a quella di Pearl, che per così tanto aveva
desiderato di poter percepire ancora una volta il tocco della sua pelle. Ed ora
era riuscita a realizzare quel sogno. Ora erano insieme, di nuovo. Ma qualcosa
di più forte le stava dividendo, ancora, e questa volta non c’era via di
ritorno.
“Thanatos!” gridò al cielo, Persefone
“Thanatos, fa qualcosa!”. Ma Thanatos era già fuggito, prima che l’ira potesse
colpire anche lui.
Dilaniata da quel dolore, Persefone accolse
Pearl fra le sue braccia. Gli occhi lampeggiavano di un astio violaceo. Ancora
con le lacrime fisse sul viso, guardò Bunny che aveva ripreso conoscenza,
accecata dal risentimento “Tornerò Serenity…prima o poi tornerò, e quel giorno
non mi limiterò ad eliminare solo te…ora non ho più niente da perdere”.
Persefone si dissipò fra le rovine del
rustico, irradiata dalla prime luci dell’aurora.Il sole ancora tenue s’innalzò tiepido,
colorando l’aria di turchese. Con l’aiuto di Seiya, Bunny si sollevò da terra,
con il cuore in frantumi. Heles si avvicinò con sguardo afflitto. Aveva
minacciato di eliminare Pearl, ma non avrebbe mai voluto farlo veramente. Seiya
le mise una mano sulla spalla “Grazie” disse riconoscente
“Non volevo ucciderla…” rispose Heles,
rivolgendosi a Bunny, sperduta “ma vi avevo avvertito…non è più sicuro stare
qui”
“Io non me ne andrò, Heles”
“Persefone non tornerà così presto, e
Thanatos è fuggito con la coda fra le gambe! Dobbiamo tornare sulla Terra, ora
dobbiamo proteggere il nostro pianeta!”
“Anche questo è il mio Pianeta…”
“Hai perso la ragione, non sei più
razionale…” “Heles, smettila!” intervenne Seiya “lasciala respirare una volta
ogni tanto, lascia che sia padrona di se stessa, non credi che abbia già
rinunciato a troppo?”. Heles lo ascoltava, stordita.
Con una piccola spinta, Seiya si fece strada
fra lei e Kakyuu che lo fissavano. “Rimuoverò tutti coloro che vorranno
ostacolarci” disse, allontanandosi “…e ripeto, tutti”.
Taiki e Yaten si guardarono a vicenda,
stanchi e con ancora problemi da affrontare. Sapevano che per lei, Seiya si
sarebbe rivoltato contro il suo stesso sangue.
Ed
allo stesso modo, Heles e Kakyuu si fissarono, capendo perfettamente ciò che
pensavano in quell’istante.
Accertatasi che nessuno la sentisse, Kakyuu
si appoggiò al viso di Heles, bisbigliandole sinuosamente nell’orecchio “Va
bene, Heles…lo farò”.
Kakyuu e Heles erano ancora a poca distanza
l’una dall’altra. Soddisfatta della sua capacità di persuasione, Heles si
scostò, ad evitare che Milena potesse dubitare ancora di più di lei. Kakyuu
l’afferrò prima che potesse allontanarsi troppo “Lo farò Heles, ma ad una
condizione…”. Heles si voltò per poterla guardare “Che condizione?”
“Glielo devi dire…”. Sgranò gli occhi, come
se ciò che le stava chiedendo fosse l’ultima cosa che mai si era immaginata di
fare “Non posso, non acconsentirebbe mai”
“Non deve acconsentire, anche se si opporrà
lo faremo lo stesso. Ma deve saperlo, deve sapere a cosa andrà incontro!A te la
scelta”. Kakyuu la sorpassò, lasciandola nel pieno dubbio di quella decisione,
conseguenza di un suo stesso atto.
“Va bene” la fermò Heles “glielo dirò…ma
domani dovrai fare ciò che ti ho chiesto”. Kakyuu annuì, senza indugiare oltre.
Nessuno aveva colto quella conversazione così
misteriosa. I loro occhi e le loro menti erano rivolti verso ciò che rimaneva
del rustico. Ciò che li si prospettava davanti non erano altro che pareti
perforate e travi penzolanti. Sassolini di cemento saltellavano tra le mura
sbriciolate mentre gocce d’acqua cadevano dai tubi dei lavandini, divisi a
metà.
Seiya, Taiki e Yaten osservavano ciò che
restava della loro casa. Non potevano far altro che pensare a come ripartire da
zero, sin dalle fondamenta. Kakyuu li raggiunse, ponendosi fra di loro, ancora
con lo sguardo piantato su quell’ammasso di rovine.
“Vi ospiterò nel mio palazzo, finché sarà
necessario” disse girando su se stessa, affinché capissero che l’invito era
rivolto a tutti “Prendetevi per mano”.
Fino a creare uno spazioso cerchio umano, si
strinsero le mani, in attesa che Kakyuu li teletrasportasse con il suo potere
all’interno del palazzo. Un raggio di luce porpora creò un varco specchiato che
li risucchiò, catapultandoli come nuvole in raffica, negli ampi giardini della
reggia stellare.
La dimora di Kakyuu era idilliaca. Quattro
altissime torri la circondavano, mentre un’imponente battente in legno d’acero
reggeva un’ampissima terrazza bianco perla situata al centro, da cui si poteva
scorgere l’intero regno, fino alle prime onde dell’oceano. Il tutto era
circondato da giardini di rose rosse e arancio, con quattro fontane rappresentanti
gli elementi della natura ed una al centro su cui era scolpita in rilievo la
nota cometa. Ma c’erano posti remoti ed isolati chela loro vista non riusciva a raggiungere, a
scovare. Luoghi segreti in cui si trovava pace e spensieratezza.
“E’ tutto così…così…irreale” farfugliò
Marta, rapita dalla bellezza di quegli spazi infiniti
“Il tuo palazzo è meraviglioso, principessa”
complimentarono le ragazze, estasiate da tanta grandezza “Vi ringrazio ragazze,
su venite dentro, sarete esauste”
“Non vedo l’ora di vedere com’è dentro!”
esultò Ottavia, correndo veloce all’entrata del palazzo. Si diressero verso
quell’immenso portone, di cui non s’intravedeva la fine. All’avvicinarsi di
Kakyuu, si spalancò, concretizzando tutte le fantasticherie che percorrevano le
loro menti. Il pavimento freddo era lucido, variegato da fantasie cremisi
intrecciate vaniglia mentre i sovrastanti finestroni filtravano la luce creando
fantasmi policromatici sulle pareti di spesso marmo levigato. Il soffitto
brillava di blu cobalto, arricchito da mosaiche stelle platinate. Ai lati, le
larghe scale cementate conducevano ai piani superiori ed alle torri più alte,
li dove tutto potevi vedersi, dove tutti potevano sentirsi più liberi, sospesi
nel vuoto del cielo.
Strabiliate ed incredule, Marta e Milena si
distesero a terra per poter studiare meglio i mosaici sopra le loro teste,
mentre Rea e Morea passavano attraverso le colorate luci che si riflettevano
sui muri. Amy si teneva stretta a Taiki, per condividere con lui tutta quella
serenità offertagli dal quel magico luogo, a differenza di Ottavia, che correva
su e giù per curiosare ogni singolo angolo di quella perfezione.
Ma non tutti condividevano quel momento a
dir poco giocoso. Bunny le sentiva ridere, fare domande su domande, per
conoscere ancora di più quel posto così principesco. Tuttavia i suoi pensieri
erano rivolti a Pearl. Non riusciva ancora a capacitarsi di quanto era
accaduto, l’aveva vista morire, davanti ai suoi occhi. Portandosi una mano sul
viso, si asciugò la fronte sudata.
Heles la osserva, sofferente. Sapeva che si
sarebbe incolpata per lungo tempo, sapeva che non se lo sarebbe mai scordato.
La notte precedente sarebbe rimasta scolpita per sempre nella sua mente. “Cosa
stai aspettando, Heles?” la voce di Kakyuu le scosse la testa “devi dirglielo,
non puoi più aspettare”
“Si ho capito” rispose Heles,
aggressivamente “allora fallo! O io non manterrò fede al patto”.
Heles s’incamminò, approfittando di quel
momento di distrazione, di svago. L’afferrò per la maglia, per avere la sua
attenzione “Seiya…ti devo parlare”. Seiya la seguì senza fare troppe domande.
Ormai aveva capito come comportarsi con Heles. Era presuntuosa, convinta di
avere sempre ragione quindi perché scomodarsi tanto per cercare di
comprenderla.
Si staccarono dal gruppo, beneficiando di
una zona d’ombra offerta da una vasta tenda. “Cosa vuoi, Heles?” aggredì,
ancora prima che iniziasse a parlare. Heles si appoggiò al muro, a braccia
consorte “ciò che ti dirò non ti piacerà affatto…ma sappi che non cambieremo
idea”
“di chi stai parlando?” “Kakyuu ha
acconsentito a fare una cosa che le avevo chiesto ma vuole che tu ne sia al
corrente”. Insospettito, Seiya la fulminò con lo sguardo “Avanti, parla”. Heles
si guardò intorno. Spaventata che qualcuno potesse sentirla, si avvicinò a
Seiya, sussurrando il tutto nell’orecchio. Ad ogni parola, crebbe la rabbia, la
delusione, la frustrazione. Non lasciandole il tempo di spiegare il perché di
quel gesto, Seiya la spinse via, facendole perdere l’equilibrio “Sei pazza!”
accusò “lo siete tutti! Non potete fare una cosa del genere, non ve lo
permetterò mai!”
“lo faremo, Seiya” rispose Heles, minacciosa
“a costo di legarti e rinchiuderti! La tua principessa è d’accordo, sarà lei
stessa a farlo e tu non puoi farci niente”
“Non me ne starò fermo senza impedirvelo, è
una promessa…io sono…”
“…egoista!!” anticipò Heles “sei solo
un’egoista! Da quando hai conosciuto Bunny hai sempre pensato a te stesso,
senza mai riflettere sulle conseguenze delle tue azioni! Non te ne è mai
importato niente di cosa sarebbe accaduto, di cosa avrebbe portato ed ora
guarda a che punto siamo arrivati”. Seiya abbassò lo guardo, sbattendo i pugni
addosso alla parete, con una tale forza da sfregiarsi lievemente le nocche “Non
è giusto” disse, abbassando sempre più il tono della voce. Heles appoggiò una
mano sulla sua spalla, gettando a terra l’arma di guerra “non puoi fare niente,
Seiya. Puoi accettarlo e vivertelo fin che puoi oppure puoi combattermi,
sprecando così minuti preziosi…in ogni caso quel che è giusto verrà fatto”.
Fece scivolare la mano lungo il braccio per poi distaccarsi “per quel che vale”
disse, prima di lasciarlo solo “mi dispiace…davvero”. Seiya non si voltò
nemmeno a guardarla. Sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che le
avrebbe rivolto la parola. Ma sapeva anche che non rispondendole, aveva
accettato ciò che Heles gli aveva confidato poco prima. Aveva smesso di
combattere, non ne aveva più le forze, non riusciva più a stare in piedi…da
solo.
Si ricompose, sfregando le mani sulla giacca
per pulire le chiazze di sangue e raggiunse Taiki e Yaten ai piani superiori.
La camera da letto era spaziosa, come tutto del resto. Tre letti a baldacchino
erano posti obliquamente accanto ai lati delle pareti. Dalle finestre balconate
entrava una debole brezza temperata, che innalzava le leggere pagine dei libri
posti sulla scrivania di ciliegio. Scaraventando a terra la giacca, si tuffò
sopra al materasso, lasciandosi annegare tra le fresche lenzuola. Taiki e Yaten
lo guardarono sconcertati “Che ti succede?” chiese Yaten, spinto dalla
curiosità. Seiya non rispose, bloccando le labbra sul cuscino. Taiki si sedette
vicino, per forzarlo “Seiya…ci vuoi dire cosa c’è?”
“Niente” rispose contrariato “lasciatemi
stare” “Come sei noioso” sbuffò Yaten, distendendosi a letto “mi hai stufato”
“Yaten taci!” ribatté aggressivo “rubi
l’aria alla stanza” “Ehi, la vuoi smettere di prendertela con noi? Siamo gli
unici di cui ti puoi fidare qui dentro” “Yaten, smettila!” ordinò Taiki. Yaten
si girò a pancia in giù, per dar loro le spalle.
Eliminato l’elemento di contrasto, Taiki
cercò di iniziare una conversazione il più possibile civile “Seiya, per
favore…confidati con noi, sfogati! Siamo i tuoi fratelli!”. Seiya sospirò,
sedendosi sul letto a gambe incrociate “Heles…mi ha detto…”. Yaten si alzò di
scatto, guardando prontamente Taiki. Seiya si bloccò, senza concludere la frase
“…voi lo sapevate?” chiese, incattivito. Taiki si alzò, prendendo le distanze
“Seiya, calmati per favore. Sappiamo che ti fa soffrire ma anche per noi è la
cosa giusta da fare” “Non posso crederci…” disse avvilito “prima fai tanto la
paternale sull’essere fratelli e poi tu sei il primo a non rispettare questo
legame, ma non ti vergogni?” “Seiya!” “No!” urlò “lasciatemi stare, statemi lontano”
“E’ meglio che tu non stia solo, Seiya” cercò di consigliare Yaten. Seiya
raggiunse la porta “Io non sono solo” rispose “…lei è con me, più di quanto lo
siate mai stati voi!”. Uscì, sbattendo la porta.
Percorse il lunghissimo corridoio che lo
divideva dalle restanti camere da letto. La porta era chiusa, probabilmente
erano tutte crollate dalla stanchezza, immerse in un sonno profondo, unico
luogo in cui trovare un po’ di tranquillità. Appoggiò la schiena al muro,
scivolando su di esso, fino a sedersi a terra. Piegando le gambe vicino al
petto, posò la fronte sulle ginocchia, stringendo forte i pugni. Chiuse gli
occhi e si lasciò trasportare in quel lontanissimo mondo dei sogni, in cui
ognuno può rifugiarsi, nascondersi e perché no…ogni tanto viverci.
Il cigolio metallico della porta lo svegliò.
Sentì una mano calda e dolce sulla sua. Alzò lo sguardo, aprendo gli occhi
ancora appiccicati alle palpebre. Bunny lo guardava con tenerezza, come se
fosse un bambino indifeso in cerca di affetto. “Da quanto sei qui?” chiese,
sorridendogli come solo lei sapeva fare
“Non ne ho idea…non da molto”. Bunny rise,
divertita da quella sua inconsapevolezza “Seiya…è notte, lo sai?” “Cosa?”
“Già…fuori è buio, ormai viviamo le nostre giornate all’incontrario” “Credo
anch’io” rispose, alzandosi in piedi. La malinconia del suo cuore superava ogni
limite quella sera, soprattutto quella notte. L’abbracciò forte a se “Vieni con
me”. Bunny annuì, seguendolo fuori dal palazzo.
Seiya la condusse in uno di quei luoghi
desolati ai lati alle pendici del palazzo. L’erba cominciò a diventare alta, a
stento si riusciva a sentire il terreno sotto ai piedi. Bunny camminava dietro
di lui, stringendogli la giacca per seguire i suoi stessi passi. Le lontane
luci del castello si facevano sempre più fioche, oscurate da alti alberi dalle
lunghe foglie. Bunny osservava con attenzione i suoi piedi, spaventata dalla
sola idea di poter inciampare e dare così la possibilità a Seiya di prenderla
in giro per la sua solita e conosciuta sbadataggine. Seguendo perfettamente le
orme sull’erba, sbatté la testa addosso alla schiena di Seiya, fermatosi
all’improvviso. Dalla fessura del braccio, Bunny scorse un bellissimo salice
piangente che proteggeva con i suoi lunghi rami un piccolo stagno.
Seiya la prese per mano e, creando un varco
fra quelle foglie, l’accompagnò all’interno di quel sogno, all’interno del suo
sogno. L’acqua brillava di smeraldo, attorniata da esili canne su cui
poggiavano vibranti libellule dalle ali spaziose. Sul ciglio dello stagno, si
trovava una panchina di legno dai tronchi ondeggianti, da cui si poteva
ammirare la brillantezza di quello specchio d’acqua, in tutta la sua
solitudine.
Bunny ne rimase estasiata. C’era una pace
così amata e ricercata, un magia irriconoscibile a chi non ha un cuore puro ed
innamorato. E quella panchina, così bizzarra ma fatata, sembrava avere un unico
scopo. Non lasciandole per nemmeno un secondo la mano, Seiya si sedette,
portandosela accanto, sentendosela vicino come mai prima d’ora.
Bunny non pensava, liberò la sua mente da
tutte le preoccupazioni, tutti i rimorsi, da tutto. Voleva viverselo quel
momento anche se sapeva in cuor suo che prima o poi avrebbe dovuto affrontare
la realtà. Ma ora era li, con lui…punto.
Rimasero in silenzio, per assaporare i suoni
che la natura aveva da offrire loro. Come delicati tamburi, le canne si
sfioravano emettendo accordi bassi ed intermittenti, e mentre l’acqua
arpeggiava tre le sponde, coprendo i ciuffi d’erba inumiditi, il battito delle
ali di libellula raschiava l’aria, dando al vento la possibilità di intonare il
suo fruscio tra le falde. Sembrava quasi che gli elementi della terra e
dell’acqua stessero componendo una melodiosa poesia in loro onore, in onore
dell’amore.
Colto da quella sinfonia così unica ed irripetibile,
Seiya si alzò in piedi, allungando la mano verso Bunny “Balla con me…” chiese.
Dopo aver riflettuto per qualche secondo, Bunny appoggiò la mano alla sua,
lasciando che la portasse fra le sue braccia.
Con la testa appoggiata al suo petto, Bunny
muoveva piccoli passi, per non rovinare l’armonia che così semplicemente si era
venuta a creare. Una piccola goccia le cadde sul viso. Alzò lo sguardo verso il
cielo, che però era terso e cobalto. Rivolse lo sguardo verso Seiya, dopo che
un’altra goccia le cadde sulla mano. Non era pioggia…era una lacrima. Stava
piangendo e non ne capiva il motivo. Avvicinandogli la mano al viso, Bunny
asciugò con le dita quell’ulteriore lacrima che così puramente stava cadendo.
“Cosa ti succede? Perché piangi?” chiese
Bunny, meravigliata
“Non c’è niente, Bunny, scusa” rispose,
sorridendo. Ma da quel sorriso trapelava tutto tranne che felicità “Seiya”
insistette Bunny “c’è qualcosa che non va lo sento, è da prima che sei strano.
C’è qualcosa che non mi hai detto?”. A quella domanda Seiya si bloccò,
smettendo di ballare. La guardò intensamente, affogando nella sua apprensione.
“Ci sono così tante cose che non ti ho mai
detto, Bunny”. Seiya le lasciò le mani, voltandole le spalle. Non voleva che
vedesse la sua sofferenza, la sua devastazione.
“Seiya, cosa c’è? Ti prego guardami!”. Seiya
si voltò nuovamente “Io non ti guardo Bunny” “Cosa vuoi dire?” chiese, confusa.
Seiya l’afferrò per le braccia, avvicinandosi così tanto da poter inspirare il
suo profumo, da poterne sentire il tremito
“Io non ti guardo. Io ti vedo, vedo come
sei, vedo quello che sei, vedo cosa siamo insieme. C’è qualcosa nei tuoi occhi
che mi fa venir voglia di perdermici, voglio smarrirmi fra le tue braccia,
voglia sentirti ridere, voglio sentire la tua voce perché c’è qualcosa nel
suono delle tue parole che mi fa palpitare il cuore.
Ti vedo come se fossi l’unica cosa che
esista in questo modo, come se fossi la sola cosa che riesca a vedere! Tu sei
il mio paradiso, io con te sto vivendo una vita che mai avrei pensato di poter
avere...e la vita è così meravigliosa accanto a te!
Tu per me sei l’impossibile, sei un profumo
inimitabile, un fiore raro, un tramonto inaspettato…sei la meraviglia di cui il
mondo ha bisogno, la felicità che il mondo sogna…tu sei la vita che vive in me,
Bunny!”. Seiya la lasciò, sospirando profondamente “a volto vorrei poterti
dimenticare” continuò, asciugandosi il volto “ma come puoi dimenticare la
stessa aria che respiri, lo stesso sangue che fervido ti scorre nelle vene, la
stessa anima che ti appartiene? Vorrei dimenticarti, ma non posso”.
Bunny lo ascoltava, con il viso colmo di
lacrime. Lo ascoltava, e basta…non poteva fare altro. Seiya le mise una mano
sulla guancia, da cui scorse, come torrente in piena, il suo pianto “Sai Bunny,
a volte vorrei poter disegnare il tuo viso nel sole, perché so che sorgerà,
all’infinito, e così potrò vederti, per sempre. Io non ho dubbi, non ne ho mai
avuti…io sceglierò per sempre te. Ho solo bisogno di qualcosa in cui credere…”.
Bunny mise la mano sulla sua, mentre con
l’altra lo avvicinò ancora più alle sue labbra “Credi in questo” rispose, per
poi appoggiare la bocca alla sua e lasciarsi trasportare da un sentimento
impareggiabile, lasciando che quelle parole s’intagliassero nel suo cuore fino
a farla trasalire.
Stretti l’uno all’altra, non pensavano ad
altro che appartenersi, mentre scintillanti lucciole li circondavano, creando
così la loro perfetta ed incancellabile dimensione, creando così la loro stella
più bella.
Le luci rosa dell’alba accarezzarono l’acqua
stagnate, che riflesse gli sfumati raggi sui volti di Seiya e Bunny, addormentati
l’uno vicino all’altro, tra l’erba di quel, solo loro, piccolo eden.
Passi schiaccianti fecero vibrare la terra.
Seiya aprì gli occhi, alzando lo sguardo verso l’ombra che oscurava quel
tiepido benessere. Kakyuu li osservava, immersi in quella illusione. S’inginocchiò,
prendendogli la mano “Seiya…è arrivato il momento”.
Sentendo una morbida carezza sul volto,
Bunny aprì gli occhi, scorgendo Seiya ancora con le dita sulla sua guancia. Gli
sorrise, felice che fosse lui il primo su cui i suoi occhi si posarono quella
mattina. E quel sorriso fu più di mille parole, non servì aggiungere altro.
Kakyuu distolse lo sguardo, affranta per il
dolore che stava provocando, un dolore tuttavia necessario. Non poteva reggere
a lungo la felicità nei loro volti, sapendo che l’avrebbe distrutta con un solo
gesto. Poteva davvero portare questo peso sulla coscienza? Gli interessi in
gioco erano davvero più importanti di un sentimento così profondo? Non riusciva
a rispondersi, non trovava una spiegazione adatta a quella frustrazione interna.
Rimpianti e rimorsi pervasero la sua mente. Non avrebbe mai preso una decisione
così avventata, così estrema. Eppure aveva acconsentito, aveva accettato di
porre fine a tutto quel calore, a tutto quell’amore…ma si può porre fine
all’amore?
“Principessa…”. Il richiamo di Bunny le
riaprì gli occhi sulla realtà, verae
crude. Aveva stretto un patto e l’avrebbe rispettato. Non c’era altro a cui
pensare. Solo a questo.
“Bunny, le tue amiche ti stanno cercando!”
disse, evitando di incrociare lo sguardo di Seiya “Cos’è successo?” domandò
preoccupata “Niente, non preoccuparti. Vieni, torniamo indietro”.
Bunny le camminò affianco, affondando le
gambe in mezzo alle sterpaglie. C’erano lunghi rami, spinati ed aggrovigliati,
ad intralciare la strada del ritorno. Per evitare di graffiarsi, Bunny
saltellava su e giù, andando spesso ad incagliarsi fra i cespugli finché non
inciampò, incastrando la gonna in uno di quei fuscelli pungenti fino a scucire una
parte di stoffa. Imprecando per il danno, continuò a scavalcare quel ammasso di
roveto, finché i suoi piedi non si posarono fra gli ordinati giardini della
reggia.
Seiya la seguiva a poca distanza, con gli
occhi coperti dai scuri occhiali, nonostante il sole fosse ancora innocuo.
Bunny si voltava spesso a guardarlo, sentiva dentro di lei che stava soffrendo,
che qualcosa non andava. Il comportamento della scorsa notte l’aveva tramortita
quanto illuminata. Quel luogo, quella melodia, quel ballo e quelle parole, come
scritte su un vetro appannato da cui non potranno essere mai cancellate, perché
rimarranno per sempre impresse nella memoria di chi le ha raccolte. Ma allora
perché era così abbattuto, perché non sorrideva più. Il dolore di Seiya
rimbalzava nel suo cuore come gocce sul freddo metallo.
Senza che se ne accorgesse, Seiya cambiò
direzione. Aveva bisogno di stare solo, solo con se stesso e con quell’unica
verità, la verità che non sarebbe stata più sua, che quella volta sarebbe stata
davvero l’ultima, per sempre. La camminata si fece più rapida, il corpo si
muoveva da sé, spinto da un’irrefrenabile voglia di sfogare tutta quella
repressione in una stanchezza fisica. Corse veloce, senza sapere dove stava
andando, senza sapere quale sarebbe stata la meta ora che la sua bussola si
stava fermando, ora che la sua stella polare si stava spegnendo. Correva come
un cavallo sbizzarrito, che fugge dalla sua paura più grande. Ben presto il suo
volto s’inzuppò, non si sa se di sudore o di lacrime. Non c’era niente a
fermalo, nessuno a bloccarlo, non c’era niente per cui tornare indietro. E poi
le ginocchia cedettero, cadde a terra raschiando l’erba con le unghie e
sbattendo violentemente i pugni. “Perché, perché, perché?”. Era l’unica cosa
che riusciva a dire, la sola parola che aveva senso pronunciare in quel
momento. Tuttavia in cuor suo sapeva che se anche ci fosse stata una risposta,
questa non sarebbe bastata. Perché non c’è motivazione capace di giustificare
la fine di qualcosa di così importante.
Quella che stava vivendo non era una storia
d’amore…era la storia dell’amore, la storia di due persone che si amano, che si
vogliono, che si desiderano, ma che per destino o per volontà superiori, non
possono viversi. Era la storia di lei, costretta a fuggire, e di lui, arresosi
a quel fato tanto ingiusto quanto sincero.
“Ti sei sfogato?”. Taiki si sedette a terra,
levandogli gli occhiali dal viso “Lasciami stare, Taiki” rispose, pulendosi le
mani dai fiocchi d’erba. Impallidito dalle numerose ferite che si trascinava da
troppo tempo, Taiki lo abbracciò, lasciando che si scaricasse, che sputasse
fuori tutta quella afflizione “Perché, Taiki” chiese, con voce soffocata
“perché? Almeno tu , dammi una risposta sensata”.
Con le mani sulle spalle, Taiki lo
allontanò, per poter comprendere ciò che il suo sguardo tentava di gridare “Ci
sono cose che non vanno come vorremo, guerre, amicizie…persino amori. Il suo
posto non è qui, Seiya. Lei ha un compito, un dovere che le appartiene fin da
quando i suoi occhi hanno visto la luce. Non possiamo stravolgere il loro
mondo, non possiamo cambiare le loro vite, la loro realtà”.
Seiya lo fissava avvilito, in cerca di
parole confortanti non di detestati ritornelli “Non capisci, Taiki…io e lei
siamo un’unica realtà! Perché non possiamo essere padroni delle nostre vite,
perché non può essere libera di scegliere chi amare?” “Perché non è così che
deve andare, e lo sai anche tu, l’hai sempre saputo. Ora basta, tutto questo
deve finire…non voglio più vederti in queste condizioni”.
Desistendo dall’insistere ulteriormente,
Seiya si alzò in piedi. “Cosa accadrà esattamente…”. Taiki si alzò a sua volta
“Kakyuu userà il suo potere sulla mente di Bunny. Tabula Rasa, Seiya. Cadrà in
un sonno profondo ed al suo risveglio non ricorderà più nulla. Dimenticherà
questo viaggio, le battaglie affrontate, le giornate trascorse
insieme…dimenticherà ciò che è stata…con te. Sarà come se nulla fosse mai
accaduto”. Seiya sospirò profondamente, ancora incredulo che stesse accadendo
tutto ciò. “E io cosa dovrei fare?” domandò, con un’ingenuità propria di un
bambino che non sa come muoversi, come comportarsi di fronte a determinate
situazioni “Devi dimenticarla, Seiya, non puoi fare altro”. Seiya rise, una
risata ironica e nervosa “E’ già difficile non amarla…dimenticarla è
impossibile”
“In questo caso convivrai per sempre con il
tuo dolore…è davvero questo che vuoi?”
“La lontananza non mi farà smettere di
amarla! La lontananza me la farà amare ancora di più” “Non devi più amarla”
ribatté Taiki, ferocemente.
Seiya s’irrigidì. Come poteva Taiki non
capire ciò che provava, ciò per cui il suo cuore batteva ogni singolo giorno.
Lo prese per la giacca, stringendo fortemente tra le mani la liscia stoffa “Non
puoi decidere chi amare, Taiki. Quando ami una persona la ami e basta. Non ti
fermi davanti a nulla, tutte le tue paure, le tue angosce, i tuoi timori si dissolvono,
perché lei è più importante, lei conta più di qualunque altra cosa al mondo”. Gli
diede le spalle, senza lasciargli il tempo di controbattere. S’incamminò piano
verso il palazzo, scalciando qua e la i sassolini incontrati nel suo percorso.
Salì in camera, prima che qualcuno potesse
accorgersi della sua presenza. La stanza era vuota, dalle finestre ancora
spalancate filtrava un vento marino che innalzava le tende come spiriti
insoddisfatti. Seiya non riusciva a stare fermo. Passeggiava su e giù, calpestando
più volte il morbido tappeto. Con le mani in tasca, attendeva il momento in cui
l’avrebbero chiamato, il momento dell’ultimo saluto. E non c’era cosa più
straziante.
Qualcosa punse i polpastrelli della mano,
che permeava nella tasca. Seiya si bloccò, cercando di capire cosa potesse
essere. Afferrato quell’oggetto per un angolo, lo estrasse. Il foglietto di
pergamena. Riflesse un attimo poi ricordò, ricordò la notte trascorsa sotto
alla cometa, ricordò di non aver scritto nulla su quella pergamena e di esserla
rimessa in tasca…ricordò che il suo sogno era li, proprio davanti ai suoi
occhi. Sorrise al pensiero di quelle emozioni vissute così intensamente. Poi il
sorriso svanì, non le avrebbe più riprovate, più ritrovate, se non all’interno
delle sue notti.
Si sedette sulla sedia, davanti alla lucida
scrivania. Quel semplice pezzo di carta aveva significato qualcosa, significava
ancora qualcosa. Afferrò la penna stilografica di Taiki, dimenticata sopra un
libro di poesie. E scrisse. Pochissime frasi ma testimoni di quella parte
dentro di lui che nessun incantesimo potrà mai cancellare. Non lo firmò, perché
avrebbe dovuto farlo. Quella parole sarebbero state sufficienti. Sapeva
benissimo che Bunny non avrebbe mai saputo da chi provenissero ma non gli
importava. Aveva lasciato qualcosa di se, il suo amore racchiuso in minuscole
sillabe inchiostrate. Arrotolò quel piccolo pezzo di pergamena e lo nascose nel
taschino della giacca.
“Seiya!”. Seiya si voltò di soprassalto, non
aveva sentito Yaten aprire la porta “Aspettano solo te” “Non credo di farcela,
Yaten” disse, abbassando lo sguardo “Lo devi fare, o sospetterà qualcosa”.
Strigliando le gambe della sedia sul pavimento, Seiya seguì Yaten nell’ampio
terrazzone calcareo.
Erano tutti li, felici, spensierati.
Sapevano tutti cosa sarebbe accaduto da li a poco, tutti si, Bunny esclusa. Cercava
Seiya con gli occhi, avrebbe voluto afferrarlo, urlargli contro, chiedergli il
motivo del suo comportamento. Ma quando lo vide arrivare, con lo sguardo
puntato a terra, quasi a volerla evitare, non ne ebbe il coraggio. Si avvicinò
a lui, limitandosi a fissarlo.
Non appena le fu davanti, Seiya non ci pensò
due volte. L’abbracciò, stringendosela al petto, infondendole tutto l’ardore
del suo corpo, del suo cuore, della sua anima. Affondò il viso nei capelli,
doveva ricordarselo, il suo profumo, doveva penetrare nella sua pelle. “Sembra
quasi che tu mi stia dicendo addio” sbeffeggiò Bunny, ignara di quale fosse la
realtà “Mi sei mancata” rispose lui, accennando ad un singhiozzo “mi mancherai
sempre”.
Bunny premeva il viso contro il suo petto.
Seiya la stringeva talmente forte da non lasciare nemmeno che gli occhi si
incrociassero con i suoi. “Seiya…sei così strano, mi sto preoccupando”
“Non devi preoccuparti, Bunny”. Seiya la
riportò di fronte di a se “Ascoltami bene. Ci sono cose che non si possono
dimenticare, ci sono emozioni che resteranno per sempre scalfite su di noi,
come tatuaggi sulla pelle, attimi che vivranno nelle nostre giornate, nascoste
da qualche raggio di luce magari, ma ci sono, le potrai percepire sempre, come
il vento…ci sono baci che non si possono scordare, perché sulle tue labbra ci
sarà sempre la voglia di assaporare quella felicità, l’eternità di
quell’istante. Il tempo non potrà portare via nulla, non ci sarà uragano, non
ci saranno mareggiate, non ci sarà apocalisse che potranno portarti via…i miei
occhi ti vedranno sempre, ti ameranno sempre. E quando il tuo cuore sconfiggerà
le ombre del passato, il sentimento che provo potrà vincere e prevalere sul
destino”. Le diede un tenue bacio sulla fronte, per poi riabbracciarla per
l’ultima volta. Silenziosamente, afferrò la pergamena dal taschino, infilandola
nel minuscolo foro presente sulla gonna, scucitosi in seguito alla caduta.
Con le guancia cremisi, Bunny indietreggiò
di pochi passi “Perché mi stai dicendo tutto questo?”. Seiya non rispose,
guardandosi intorno. Tutti li stavano fissando, chi con gli occhi gonfi, chi
con l’impronta della vittoria sul viso. Attorniata da quelli sguardi, Bunny si
sentì raggelare il cuore. Osservava Seiya allontanarsi sempre più da lei,
sorpassare Taiki e Yaten senza degnarli di uno sguardo. “Seiya!” urlò, affinché
si voltasse, affinché tornasse indietro da lei, come aveva sempre fatto. Ma non
quel giorno, non quella volta. Non si fermò, proseguì per la sua strada, quella
strada che non si sarebbe più intersecata con la sua vita.
“Ma che succede??” gridò esasperata. Il
cuore batteva a velocità inusuale, la testa pulsava, le gambe tremavano. Si
mise una mano sul petto, controllando i rintocchi accelerati del suo io, voleva
bloccare quella sensazione che le stava pervadendo l’intero corpo. Le sembrava
di conoscere quella sofferenza, di averla già provata prima di allora. Non era
solo dolore fisico, era un tormento profondo, un tormento dell’anima. E se ne
rese conto. Era lo stesso identico dolore sentito la prima volta, quando quella
stella cadente era piombata così impetuosamente nella sua vita.
Abbassò la fronte, gocce di sudore caddero
sulle piastrelle marmoree, oscurate da un ombra proveniente dalle sue spalle.
Bunny voltò lo sguardo, per dare identità a quella sagoma.
Kakyuu era dietro di lei, con le braccia
distese, le mani lunghe, quasi a sfiorarla. Bunny la fissò, con gli occhi mezzi
chiusi, con la schiena pesante che la costrinse a piegarsi “Guardami, Bunny” le
ordinò “apri gli occhi e guardami”. Abbandonatasi ormai a quello strazio, Bunny
aprì gli occhi più che poteva. Dalle mani di Kakyuu s’innalzò un’abbagliante
luce splendente che penetrò nelle sue pupille, accecandola dal mondo. Non
vedeva nulla, non percepiva nulla. Si sentiva come se stesse galleggiando nelle
profondità degli abissi, leggera e spensierata. Una strana sensazione
l’avvolse, un dolce profumo la stregò.
Le lancette dell’orologio scorrevano rapide
all’indietro nella sua mente, fino a farla tornare su quel balcone, con gli
occhi puntati verso le stelle, con la mente rivolta a colui che forse più di
tutti l’aveva amata per quello che era e non per ciò che sarebbe diventata, un
ragazzo così lontano e così irraggiungibile. Bunny stava rivivendo tutto.
Attorno a lei c’era solo il vuoto incolore, immagini sfocate di un passato
dannatamente vicino ed eccessivamente fantastico. Distese il braccio, per
raccogliere la stella da terra, ma non c’era nulla. Non c’era niente sotto i
suoi piedi, niente la circondava. Si stava smarrendo in quella sfera
dimensionale così assurda, senza rendersi conto di ciò che le stava accadendo. Lo
stomaco le si rivoltava, non aveva superfici su cui appoggiarsi, non aveva voce
per gridare aiuto. I corpi celesti la aggirarono, avvinghiandosi alla sua pelle
come un abito rovente. Bunny strizzò forte gli occhi, mentre i ricordi si
scioglievano come piccoli cristalli di ghiaccio baciati dal fuoco solare. E
nell’immensità della reminescenza, si addormentò, precipitando nel buio più
profondo, nello spazio più immenso, inspirano il suo ultimo soffio di vita, il
suo ultimo attimo di Utopia.
Un trillante suono le tremò nel timpano. Col
tatto percepì morbide lenzuola, profumanti lavanda. L’aria era così candida,
una leggera frescura fece ondulare i lisci ciuffi biondi sulla fronte,
facendola rabbrividire. Era una sensazione così confortevole. Aprì gli occhi.
Sgranchendosi gambe e braccia, si sedette a
gambe incrociate, riconoscendo quel piccolo spazio a lei molto famigliare.
La camera da letto era in disordine, come di
consueto del resto. Il sole alto e cocente abbandonava chiazze splendenti sul
muro, dipingendovi intrecciate strisce di luce. Allungando il collo verso
l’esterno, ammirò la giornata, davvero meravigliosa quella tarda mattina. Ma
quel suono non smetteva di pulsarle nelle orecchie
Bunny si alzò scattante, facendo sobbalzare
il materasso. Cercò di stare in equilibrio e, facendo slalom tra libri e
vestiti sparsi per il pavimento, afferrò il telefono che impertinente
continuava a vibrare sulla scrivania.
“Pronto, chi è?” rispose, affannosamente
“Bunny, come stai? Ti sei riposata?”. Bunny
sorrise. Felice, si lanciò sul letto a pancia all’aria, abbracciando forte la
cornetta e scalciando le gambe all’aria “Mi sento benissimo, è una giornata
magnifica oggi, dovremmo andare a mangiare un gelato enorme!” “Sei sempre la
solita, testolina buffa! Sicura di sentirti bene?”
“Si, certo” rispose, con voce squillante
“anche se mi sento come se avessi dormito un po’ troppo…” “Sei una dormigliona,
non cambierai mai. Allora ci vediamo tra poco!”
“Si è perfetto…ehi senti…” “Si dimmi”.
Bunny fece una lunga pausa, posando la mano
sui rossi zigomi “…non vedo l’ora di vederti, Marzio”.
Il cielo era velato di carta da zucchero, da
cui scendevano leggeri bianchi granelli che risplendevano a contatto con la
terra. Le tegole dei tetti erano irriconoscibili sotto quel manto bianco, i
bucaneve s’innalzavano tra i gelidi prati, l’acqua delle fontane era priva di
increspature, intrappolata da un mantello di ghiaccio.
Bunny camminava per le strade della città
con tutta la lingua fuori dalla bocca, per raccogliere ogni singolo fiocco di
neve in quel tardo pomeriggio d’inverno. La magia regalata da quel candore
color panna la rendeva felice, anche se il suo cuore spesso peccava di
nostalgia.
Era passato così tanto tempo da quando i
Three Lights avevano lasciato la Terra. Ed
era passato ancor più tempo da quando Bunny aveva lasciato il Pianeta delle
Stelle…ma lei non lo sapeva, come poteva saperlo. L’incanto di Kakyuu albergava
ancora vivo e forte nella sua mente, oscurandole tutti i ricordi più belli
trascorsi lontano dalla sua casa, lontano dal suo fato. Nessuna parola
riecheggiava nella sua memoria, nessuna carezza, nessun bacio. Eppure qualcosa
dentro di lei premeva affinché i suoi pensieri viaggiassero oltre l’infinito,
oltre l’immaginabile.
Con i capelli tutti innevati, Bunny entro al
Crown, dove le sue amiche l’attendevano con già la cioccolata fondente tra le
mani e qualche schizzo di panna qua e là. Alla vista di quella inesauribile
meraviglia, Bunny distese il viso, sorridendo vivacemente “Com’è bella!!”
esultò, per poi catapultarcisi contro.
Marta, Morea, Rea ed Amy la osservavano, da
tempo abituate ai comportamenti elettrizzanti dell’amica. Dai loro occhi
tuttavia traspariva un velo di dispiacere. Erano tutte coscienti delle loro
azioni, delle loro scelte, erano tutte d’accordo. Bunny era felice, forse come non
lo era mai stata…ma quella felicità non poteva durare a lungo. Avevano deciso
insieme, tutte quante, avevano scritto loro la parola fine. Ammettere di non
aver rimorsi sarebbe stata un’inutile e forzata bugia. Si chiedevano spesso
cosa sarebbe accaduto se non li avessero divisi, cosa ne sarebbe stato di loro
e di quel futuro che così precocemente avevano conosciuto. Ma ormai erano
passati mesi e Bunny non aveva dato alcun segno di ricordo. Il patto era stato
mantenuto, tutto era andato come previsto. E allora perché si sentivano così in
colpa?
“Ragazze, ve lo devo proprio dire” disse
Bunny, con baffi arricciati da panna montata “l’inverno è una bellissima
stagione, la neve è così bella e abbiamo la scusa di bere tutta la cioccolata
calda che vogliamo per scaldarci”. Non le risposero, ancora immerse nei loro
pensieri. Bunny non se ne accorse, era troppo intenta a finire al più presto la
cioccolata calda.
“Sapete cosa ho sentito per la televisione?”
riprese “Cosa Bunny?” chiese curiosa Marta “Questa sera ci sarà un’eccezionale
pioggia di stelle cadenti!!”. Le ragazze sgranarono gli occhi, fissandosi l’una
con l’altra “Com’è possibile?” chiesero, rivolte verso Amy
“Non guardate me ragazze, io non ne sapevo
niente…Bunny sei sicura?” “Certo che sono sicura, cos’è non mi credete?” “No,
no” si scusò Amy, ridendo “non volevo dire questo solo che mi sembra
strano…stelle cadenti…d’inverno…”. Il silenzio piombò, appropriandosi delle
loro voci.
Leccando dal cucchiaino l’ultimo goccio di
cioccolata, Bunny guardò fuori dalla finestra, intristendosi improvvisamente
“Sapete” disse, con voce malinconica “quando ho sentito la notizia ho creduto
che quelle stelle volessero significare qualcosa…non capisco il motivo ma è
così che mi sono sentita”. Le ragazze si guardarono nuovamente, insospettite
“Cosa possono significare, Bunny” ironizzò Rea, per quanto possibile “sono
semplici fenomeni atmosferici, capita!”. Bunny si voltò “…si, forse hai
ragione” rispose, alzandosi dalla panca “in ogni caso, non riesco a fare a meno
di pensare che cadano per una qualche ragione”. Sorrise, non facendo caso allo
sguardo cupo e rassegnato delle compagne.
“Ora devo proprio andare” aggiunse “domani
potremmo andare a pattinare tutte insieme alla pista che hanno allestito nel
parco, ci sarà anche Marzio” “Certo Bunny” sospirò Morea, anticipando le altre
“ci saremo di sicuro” “Perfetto!!A domani amiche”. La videro allontanarsi, mentre
i loro animi si spensero insieme alla loro frustrazione.
Il delicato sapore della cioccolata non
l’aveva riscaldata a sufficienza. Percorrendo la strada verso casa, Bunny
ripensava alle parole appena dette alle amiche e a quelle non dette. Già, non
aveva confidato loro che in realtà sperava, confidava che quelle stelle
significassero qualcosa, significassero qualcuno. Le mancava, odiava doverlo
ammettere agli altri e soprattutto a se stessa ma non poteva mentire ancora per
molto. Ciò che lui le aveva dato in così poco tempo era impareggiabile con
qualunque altra cosa, con qualunque altro sentimento.
Pensava spesso a lui e spesso si chiedeva il
perché non ne aveva più avuto notizie da quel tramonto sul tetto della scuola. Ma
ciò che soprattutto ricercava dentro se stessa era il perché non riuscisse a
dimenticarlo, perché si sentiva come se avesse qualcosa in sospeso. Più si
convinceva che Marzio era il solo ed unico, più una piccola parte dei suoi
occhi non smettevano di osservare il cielo, nell’attesa di scorgere tre stelle
cadenti, di cui una in particolare brillava più delle altre. Ogni passo che
faceva verso una probabile verità veniva cancellato da una qualche potenza
mistica, proprio come le orme delle sue scarpe venivano celate dalla neve. In
quel momento il freddo che sentiva nelle mani non si avvicinava minimante a
quello che pungeva nel cuore. Non si era mai sentita in quel modo, non si era
mai sentita così debole ad accadimenti ormai troppo remoti per esser
protagonisti nella sua vita.
Rientrò in casa, sbattendo gli stivali sul
tappettino dell’entrata “Mamma sono a casa” “Bunny vieni qui per favore”.
Sbuffando amaramente, Bunny raggiunse il salotto “Dimmi” chiese, annoiata
“Guarda” rispose Ilenia, mostrandole la gonna “stavo cercando una maglia che
avevo dimenticato tra gli abiti estivi e ho trovato la tua gonna scucita”.
Bunny si affacciò per poter vedere meglio “come scucita?” chiese
“Non vedi, qui” Ilenia segnò con il dito il
piccolo foro posto nella parte posteriore della gonna “quando ho fatto il
cambio degli armadi non me ne ero proprio accorta e l’ho messa via senza
ricucirla. E’ rimasta tutto questo tempo nascosta sotto agli altri vestiti!”.
Bunny la guardò attentamente, cercando di
sforzarsi il più possibile, cercando di ricordare “non ho idea di come possa
essere successo” rispose, scuotendo la testa. Ilenia la guardò diffidente, non
era la prima volta che Bunny dava prova della sua distrazione. “Tieni” disse,
porgendole la gonna “ricucila te e rimettila al suo posto”. Scocciatamene,
Bunny afferrò la gonna, per poi chiudersi in camera.
Lanciò la gonna sul letto, che coprì il
musetto della piccola Luna, intenta in un caldo sonno “Bunny!!” richiamò la
gatta “non hai visto che ero qui!” “Scusa Luna” rispose prontamente,
togliendole la gonna di dosso ed appoggiandola alla sedia “non ho nessuna
voglia di ricucirmi la gonna, e poi è estiva posso aspettare il prossimo anno
giusto?” “Bunny, non fare la scansa fatiche” rimproverò Luna “se ti ha chiesto
di ricucirla, fallo e basta no?”. Osservando i suoi movimenti, Luna capì di non
essere minimamente presa in considerazione.
Bunny infatti non l’ascoltò, aprendo le tende
per poter contemplare quella particolare notte glaciale. Le stelle luccicavano
come gocce di rugiada aggrappate al cielo, confondendosi con i fiocchi di neve
che, come spumosi bachi da seta, scendevano lenti e tranquilli per poi
ritornare all’artica strada innevata. “Guarda, Luna!” gioì Bunny
improvvisamente “una stella cadente!!”. Raggrinzendosi, Luna le corse immediatamente
vicino “Non è meravigliosa?” “Cosa Bunny?” “la sensazione che può infonderti
una semplice stella”. Luna s’incupì, avrebbe voluto dirle tutto, rasserenarla
in qualche modo, ma non poteva, l’aveva promesso.
“Che strano” disse Bunny, socchiudendo gli
occhi “il cuore mi batte così forte, sento come se uno strano calore mi stesse
abbracciando”. Si girò verso il letto, distogliendo lo sguardo da quel cielo
così ipnotico. “Credo tu abbia ragione, Luna” “a che proposito?” domandò,
seguendola con gli occhi. Bunny si sedette sul letto, stringendo la gonna tra
le mani “dovrei ricucirla!” disse, sorridendo. Luna tirò un sospiro di
sollievo, temeva che potesse ricordare qualcosa o ancor peggio chiederle
qualcosa, cercare di andare più a fondo per comprendere quelle strane emozioni
che da sempre premevano per esplodere.
Con ago e filo in mano, Bunny distese il
foro, inserendovi un dito per capirne meglio la dimensione. Inarcò le
sopracciglia, affondando sempre di più il dito nella scucitura “C’è qualcosa…”
disse fra se e se. Col polpastrello afferrò l’ignoto intruso, estraendolo con
cautela. Stranita da quella vista, guardò attentamente il piccolo rotolo di
pergamena “Com’è finito qui?”. Luna allungò la testa, per spiare lo strano
oggetto, ignara di quale fosse la verità.
Senza pensarci due volte, Bunny lo srotolò,
leggendovi il contenuto.
“Dubita di tutti, dubita di te stessa, ma non dubitare mai di
noi.
Non dubitare mai del mio amore”
Bunny rilesse più e più volte quelle parole,
così belle, così profonde. Non riconosceva la scrittura, non vi era alcun nome,
nessuna firma. Solo parole gettate al vento e raccolte in un esile foglio di
carta, finito per chissà quale motivo tra i rotti fili della sua gonna. “Luna
cosa significa?”. Luna non rispose, non sapendo dove aggrapparsi, non sapendo
da dove iniziare. Poi vide Bunny sorridere, felice “Marzio avrà voluto farmi
una sorpresa!” disse, aprendo il cassetto e richiudendovi la pergamena al suo
interno “Com’è dolce! Ora lo chiamo per ringraziarlo!”. Afferrò in mano il
telefono, iniziando a comporre il numero “Bunny!!!”.
Al chiamo della madre, Bunny si bloccò,
posando il cordless sul letto “Bunny, è pronta la cena!” “Arrivo mamma!” urlò.
Bunny si alzò di fretta “Chiamerò Marzio più tardi, ci vediamo dopo Luna!!”.
Corse veloce, la fame si stava facendo
sentire. Si sedette rapida a tavola, prima che qualcuno potesse rubarle gli
involtini primavera “Bunny smettila” sgomitò Sam “diventerai una cicciona”
“pensa per te, Sam” replicò, spingendolo a sua volta “la tua pancia crescerà a
dismisura fino a scoppiare!!”
“Smettetela di litigare voi due!”
s’intromise Ilenia “piuttosto date un’occhiata alle foto che io e papà abbiamo
scattato lo scorso week-end in montagna!”. Uno più impiccione dell’altra, Sam e
Bunny iniziarono a contendersi le foto “Sono bellissime!” esultò Bunny “che
paesaggi fantastici!” “Si Bunny, dovete sapere che mentre sciavamo, riuscivamo
a scorgere le cime più alte, fino in fondo, al di là dell’orizzonte”.
Bunny si bloccò di colpo. I suoi occhi
s’annebbiarono, i muscoli s’irrigidirono, congelandole il respiro. Con la mano
ferma, quasi ibernata, fu percossa da vibranti tremori. Voltò lo sguardo verso
la madre, mentre Sam si approfittava di quel momento di incanto della sorella
“Cos’hai detto?” chiese, con un nodo alla gola
“che vedevamo le cime più alte” rispose Ilenia,
passandole un’altra foto “No…l’orizzonte…” insistette Bunny, mentre un chiaro
luccichio cadde dai suoi occhi “cos’hai detto?”“che vedevamo le cime delle montagne…al di là dell’orizzonte…” ripeté “Bunny,
ti senti bene?” chiese, accortasi di quel cambiamento così repentino, del suo
stato d’animo, fragile in quell’istante come un bicchiere di cristallo.
Istintivamente, Bunny si alzò, facendo
tremare la tavola, mentre il piatto le cadde a terra, frantumandosi in mille
pezzi. Senza fermarsi né guardandosi indietro, corse in camera, sbattendo
ferocemente la porta. “Bunny che succede?” chiese Luna, preoccupata. Senza
prestarle attenzione, Bunny riaprì il cassetto, rovesciandolo totalmente a
terra finché la pergamena non svolazzò fino ad appoggiarsi dolcemente sul
pavimento.
Ancora tremante, si sedette piano a terra
con le gambe piegate, raccogliendo quel pezzo di carta, che così tanto le stava
per sconvolgere la vita. Di nuovo. Lo strinse forte a se, premendolo contro il
petto, li dove batte il cuore. Le lacrime caddero come violente cascate,
inumidendole le ginocchia. Respirò profondamente cercando di raccogliere le
particelle di aria restanti, cercando di controllarsi.
“Bunny che ti succede? Ti senti male?”
insistette Luna. Ma Bunny non rispose, non riusciva a parlare. Asciugandosi il
volto col cuscino, si alzò da terra, comprimendo ancora più forte il foglio
verso il suo sterno. Con la mano fradicia, mosse di poco la tenda, riportando
gli occhi verso il cielo, verso le stelle.
Inspirò nuovamente, per poi prendere
coraggio ed aprire le labbra “Seiya”.
Avrete
sicuramente moltissime domande, moltissimi dubbi. Non posso dirvi niente se non
una sola cosa: Sailor Moon Shooting Stars finisce qui…ma non la storia.