Ad Anna e a Q. e a Matthea.
E a te, lurido.
Ricordo il giorno in cui conobbi Francesco. Ricordo che mi
chiese se poteva spogliarmi. Se poteva
baciarmi. Se era consono il suo comportamento. Mi sfilò un sommesso ‘sì’
dalle labbra e cominciò a farmi sua. Ricordo di non essermi mai sentita tanto
debole nella mia vita, con quelle mani sui miei seni e quegli occhi sulle mie
natiche.
Entro nella stanza dalle pareti indefinite, odore indefinito
e tutto ciò che non noto oltre le cornee di Francesco.
Ti riprenderei in bianco e nero, dice. Così i tuoi occhi
sembrano meno tristi, dice.
E mi mostra l’orlo dorato della sua camicia e mi dice : che
pensi, io lo so che anche tu mi ucciderai.
Ed io esplodo. I miei capelli s’intersecano ad uccidermi. Le
dita con smalto rosso di chissà quante altre sue amanti che mi strangolano.
Piccole catastrofi.
Poi le sue cosce nude.
-Posso spogliarti, ora?-
-Posso baciarti, ora?-
-Sono consono alla situazione?-
E un sì che non sto qui a descrivervi scavalcò le mia labbra
e scoppio nell’aria viziata della camera.
E lui che si riempie di libido e dice di Paolo &
Francesca, e dice che di Lancillotto noi mai leggeremo. E che io lo ucciderò.
Come la donna dell’autobus, dice.
Francesco mi provoca un orgasmo mentre parla; con le sillabe
mi stimola il clitoride e mi lecca ovunque con rime e parole candide; che poi
fin troppo candide non sono.
Lui che ansima a bassa voce sul mio collo e mi recita
qualche verso sciolto. E che il sesso non conta e che è tutto invece e che con
me prende il trip e che farà piano e che ha quella voce che fa piangere e il
sorriso che non sorge.
È la nostra prima volta, so che la seconda e la terza
saranno meglio. Ma poi, vivendo, non sarà così.
E Francesco che non sapeva la mia età e il mio cognome ma
già poteva descrivere ogni millimetro del mio corpo.
E la tua voglia sul fianco sinistro, direbbe.
Io & lui non ci conoscevamo da molto. Insomma, un paio
d’ore sono bastate. Ci siamo conosciuti in piazza, alla luce della fontana.
Davanti ai suoi calzoni demodé e il suo viso scolpito nei ricordi.
M’ha detto che ha fatto un provino per un film a Cinecittà e
che poi l’hanno preso per un film erotico e che è scappato dal set.
Pensava di morire fra le cosce di quella donna.
Io non lo conoscevo, studiavo per l’esame a gambe incrociate
sul bordo della scalinata ed ecco questo paio d’occhiali dandy che mi fissano e
quella bocca che parla piano e che mi dice queste cose. A me, una perfetta
sconosciuta.
E poi, dopo un caffè qualche sua chiacchiera e lo ‘scambio’
di nomi, l’ho portato a casa mia.
Col rischio di morire, di finire accoltellata a cosce aperte
sul letto, d’essere violentata.
Non mi sono mai fidata di Francesco e dei suoi miseri giochi
da puttaniere. Mai.
Eppure se mi chiedesse solo una notte in più per far
scendere l’amaro, per baciarlo e dirgli che va bene, beh, io sarei lì.
Perché è bello baciare una persona che ha dell’amaro in
gola, è bello succhiargli il veleno direttamente dalle vene e non voler dormire
per continuare a filosofeggiare.
Mi sento completamente invasata dallo spirito di Francesco
mentre facciamo sesso, mi sento la fronte umida e sudata come se stessi per
essere operata. E lui che mi dice che domani è lontano.
Per tutto. Ed io, la scrittrice insensibile che prende come cavia
i sentimenti di tutti ma che non sa descrivere quelli di Francesco che muore
fra i fiori e me.
Ed io non lo amo, sia chiaro.
Il giorno dopo mi portò a mare e gli chiesi il cognome e lui
mi disse che non aveva importanza ma che lo avrei saputo.
E poi lui che sulla sabbia col costume e il petto glabro e
povero e smilzo che bianco riluce di segni e succhiotti.
Francesco che si lascia affogare fra l’acqua del mare mentre
io lo riporto a galla e bacio quelle labbra lerce e bagnate e grondanti.
E lui accenna un sorriso ed è la prima volta che lo vedo
ridere e mi sento Dio.
Ed ecco come l’ho conosciuto e la motivazione di questa
unione; ovvero l’egoismo. Egoismo che guida tutto, le nostre vite.
E allora io giuro di non amare Francesco e giuro che la mia
nuca urla sempre il suo nome e che ora sono l’una e che dormo. E che dormo. E
che DORMO…
|