the dark side of the moon

di barbara_f
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 A prima vista ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 Libro aperto ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 Incidente ***
Capitolo 4: *** Cap 4 Inviti ***
Capitolo 5: *** Cap 5 Telefonate ***
Capitolo 6: *** Cap 6 Ragione ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 Racconti ***
Capitolo 8: *** Cap 8 Sogni ***
Capitolo 9: *** Cap 9 Paure ***
Capitolo 10: *** Cap 10 Cena ***
Capitolo 11: *** Cap 11 Istinto ***
Capitolo 12: *** Cap 12 Incubi ***
Capitolo 13: *** Cap 13 Spiragli ***
Capitolo 14: *** Cap 14 La costruzione di un amore ***
Capitolo 15: *** Cap 15 Gelosia ***
Capitolo 16: *** Cap 16 Desiderio ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 Mentre Dormi ***
Capitolo 18: *** Cap 18 Assenza ***
Capitolo 19: *** Cap 19 Ritorno ***
Capitolo 20: *** Cap. 20 Risvegli ***
Capitolo 21: *** Cap. 21 Esigenza ***
Capitolo 22: *** Cap 22 Inquietudini ***
Capitolo 23: *** Cap 23 Forks ***
Capitolo 24: *** Cap 24 Sorprese ***
Capitolo 25: *** cap 25 tutto ciò che voglio ***
Capitolo 26: *** Cap. 26 Rivelazioni ***
Capitolo 27: *** Cap 27 Incomprensioni ***
Capitolo 28: *** Cap 28 Aiuti ***
Capitolo 29: *** Cap 29 Ombre ***
Capitolo 30: *** Cap 30 Festa ***
Capitolo 31: *** Cap 31 Nubi ***
Capitolo 32: *** Cap. 32 Tempesta ***
Capitolo 33: *** Cap 33 Il potere dell'amore ***
Capitolo 34: *** Cap 34 Vento nel Vento ***
Capitolo 35: *** Cap 35 Ricerche ***
Capitolo 36: *** Cap 36 Realtà ***
Capitolo 37: *** Cap 37 Passato (prima parte) ***
Capitolo 38: *** Cap 37 Passato (seconda parte) ***
Capitolo 39: *** Cap. 38 Verità ***
Capitolo 40: *** Cap. 39 Anima Fragile ***
Capitolo 41: *** Cap 40 dolore ***
Capitolo 42: *** Cap 41 Confronti ***
Capitolo 43: *** Cap 42 Un nuovo inizio ***
Capitolo 44: *** Cap 43 Consapevolezza ***
Capitolo 45: *** cap 44 Incontri ***
Capitolo 46: *** Cap 45 Preghiera ***
Capitolo 47: *** Cap 46 Elizabeth ***
Capitolo 48: *** Cap 47 Fragilità ***
Capitolo 49: *** Cap 48 Parole ***
Capitolo 50: *** cap 49 Genitori ***
Capitolo 51: *** Cap 50 Padri e Figli ***
Capitolo 52: *** Cap. 51 Sempre ***
Capitolo 53: *** Sommario ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 A prima vista ***


_Cap. 1 

A prima vista

 

 

_Cap. 1

 

A prima vista

 

Ero arrivata a Forks da una settimana, avevo deciso di stare più vicina a mio padre, mia madre si era risposata e nonostante l’amassi, e fossi molto affezionata a Phil, non me la sentivo di fare da terzo incomodo. Mia madre mi aveva pregata di restare, di frequentare l’università a Phoenix ma io ero stata irremovibile, come sempre quando prendevo una decisione. Stare con Charlie, mio padre, mi avrebbe fatto bene ma mi sarebbe mancato il sole. Avevo deciso di frequentare il college a Seattle, sarei tornata a casa ogni mese, Charlie ne sarebbe stato felice.

La mia camera era sempre la stessa, così come la casa. Nulla sembrava cambiato. Da quando avevo tredici anni, da quando cioè mia madre se ne era andata trascinandomi con sé, tutte le estati le passavo a Forks, nella piovosa Penisola di Olympia. Avevo qualche amica ma nessuna mi era veramente cara, restavo troppo poco per stringere delle vere amicizie.

“Bella, non sei costretta ad andare, resta con noi!” mi aveva pregato mia madre salutandomi all’aeroporto.

“No, voglio andare, voglio stare un po’ con papà, è sempre troppo solo!”

“Va bene, se sei veramente decisa… Salutami Charlie allora!”

Gli occhi di mia madre, così chiari e diversi dai miei, luccicarono di lacrime ma si affrettò a ricacciarle indietro come feci io e, voltandole le spalle, mi affrettai a salire sull’aereo pronta ad affrontare le quattro ore di viaggio che mi attendevano.

Charlie venne a prendermi all’aeroporto di Port Angeles con la macchina della polizia, m’imbarazzava sempre quando ero costretta a salirci, ma ero contenta di vederlo per cui non feci storie.

Come sempre, tra noi c’era un filo d’imbarazzo, né io né mio padre eravamo espansivi, ci somigliavamo molto. Di cosa avremmo parlato?

“Ti ho preso una macchina, un fuoristrada” esordì mio padre, ti servirà a Seattle.

Ero stupita, mio padre era un tipo burbero e pratico, avrei dovuto sapere che quello era il suo modo di dirmi che era felice che fossi li.

“Grazie!” risposi poi, non sapendo cos’altro dire mi concentrai sul paesaggio, troppo verde, che scorreva fuori dai finestrini. Aveva iniziato a piovere.

“Sono contento che tu sia qui Bella!” mio padre all’improvviso spezzò il silenzio che si era creato tra noi.

“Anch’io sono contenta di essere qui!” mentii. In realtà, ero contenta di passare un po’ di tempo con lui ma non di stare a Forks, seppure per breve tempo.

“Hai avvertito Angela che saresti arrivata oggi?” mi chiese Charlie appena giungemmo a casa. Io mi aggiravo nella mia camera tirando fuori dalle valigie solo lo stretto indispensabile, sarei ripartita la settimana dopo con Angela Weber.

“No la chiama fra poco, prima voglio dire a mamma che sono arrivata!”

“Ok, mi sembra giusto, salutami Renèe!”

Mi sedetti sul letto e chiamai mia madre che, ovviamente era in preda ad un attacco di ansia. Dopo averla tranquillizzata mi stesi. Ero veramente stanca, mi appisolai quasi subito, circondata dagli oggetti che mi erano cari durante l’infanzia passata a Forks. Mio padre non aveva toccato nulla, c’erano ancora i peluche e le foto. Quando mi svegliai erano ormai le due di pomeriggio, avevo molta fame e, scendendo in cucina, trovai un piatto di lasagne precotte da scaldare al microonde, mio padre era in centrale. Non mi feci troppi problemi, ma… come poteva Charlie vivere mangiando solo cibi precotti? Mi ripromisi che, per tutto il tempo che sarei vissuta con lui, gli avrei preparato cose genuine. Quando finii di pranzare decisi che era giunto il momento di chiamare Angela.

Angela Weber era l’unica vera amica che avevo a Forks, era di un anno più grande di me e, assieme a Ben, il suo fidanzato del liceo, si erano iscritti al college a Seattle. Anche Angela non voleva stare troppo lontano da casa, era molto legata ai suoi fratelli e alla piccola città nella quale viveva da sempre. Angela era una ragazza tranquilla, molto materna e protettiva. Ben era innamoratissimo di lei, si sarebbero sposati non appena finito il college.

“Angie, ciao sono Bella!” esordii

“ciao Bella, finalmente, tutto bene, il volo è stato tranquillo?”

“Si tutto ok!”

“Allora, sei pronta per la nuova vita che ti attende? Sai, ti ho trovato una stanza allo studentato, è vicino alla mia!”

“Fantastico!” Angela era fantastica, sempre così attenta!

Mi stesi nuovamente sul letto, ero ancora stanca, e il tempo non invitava a fare una passeggiata all’aria aperta. Mi riaddormentai finché mio padre non venne a svegliarmi.

“Non vuoi vedere la tua nuova macchina?” Charlie sembrava entusiasta.

“Quanto hai speso?” l’avrei rimborsato, certo un po’ per volta, non volevo essere un peso per lui.

“Non molto, l’ho avuta da occasione da Billy, ti ricordi di Billy?” Sì, mi rammentavo di lui e di Jacob, suo figlio…

Jacob,era stato il mio sole personale nei momenti tristi del divorzio dei miei. Jacob, era il mio migliore amico. Jacob, ne ero certa, provava per me qualcosa di più della semplice amicizia. Jacob era colui a cui, in un giorno particolarmente buio, avevo dato il mio primo bacio.

 Avevo quattordici anni, e mi ero rifugiata sulla spiaggia di La Push, avevo bisogno di piangere da sola ma Jacob mi aveva visto sconvolta e mi aveva seguito. Aveva atteso pazientemente che le mie lacrime si fermassero e poi, senza preavviso mi aveva baciato. Un bacio tenero e consolatorio, un bacio pieno di calore. Non lo vedevo da due anni, c’eravamo scritti per un po’ ma la distanza non era di aiuto e, lentamente, ci eravamo allontanati. Chissà come stava ora…

“Allora che ne dici?” Mio padre richiese la mia attenzione riportandomi con i piedi per terra.

“Papà è bellissimo!” dissi osservando il mio fuoristrada rosso.

“E’ di seconda mano, Billy l’ha rimesso a punto, ma è molto forte!” mio padre era imbarazzato.

“Grazie!” dissi abbracciandolo forte. Ora Charlie era a disagio, non era abituato a simili manifestazioni di affetto.

“Perché non lo provi, magari puoi passare da Angela” propose.

“Si, mi sembra una buona idea! Ci dobbiamo organizzare per il viaggio!”

Misi in moto e mi diressi verso casa della mia amica. Davanti al supermercato notai una splendida auto sportiva, chissà di chi era, chissà chi poteva permettersi una simile auto in una piccola città come quella. Magari qualcuno di passaggio …

Quella notte non dormii bene, il rumore della pioggia, al quale non ero molto abituata, unito all’agitazione per i cambiamenti che si stavano succedendo a ritmo quasi frenetico, non mi fecero riposare. Sognai l’Arizona, i suoi colori, e il sole, soprattutto il sole.

Una settimana dopo il mio arrivo a Forks ero pronta a partire nuovamente, questa volta assieme ai miei amici, per affrontare una nuova vita. Ero una studentessa dell’università.

Il viaggio fu lungo, andare in macchina non era l’ideale ma era l’unico modo per avere l’auto a Seattle. Angela e Ben viaggiarono con me e, a sorpresa si aggiunsero a noi anche Jessica e Mike. Anche loro erano amici ma non quanto Angela. Diciamo che li conoscevo … Jessica era innamorata di Mike da sempre, per quanto potessi ricordare, ma lui non sembrava altrettanto interessato, forse non si era reso conto dei sentimenti che lei provava.

“Bella sono molto felice di fare questo viaggio con voi” ripeté Mike per l’ennesima volta.

“Staremo insieme per tutto l’anno accademico! Non vedo l’ora. Voi avete già deciso a quali associazioni iscrivervi?”

Non avevo mai pensato di iscrivermi né ad associazioni né a gruppi particolari … non mi andava di sentirmi costretta. Non ero mai stata né un’atleta né una cheerleader, non ero una bellezza straordinaria e avevo poco senso dell’equilibrio … Per questa ragione non avevo mai avuto un vero ragazzo. Dopo il bacio scambiato con Jacob, avevo baciato solo un’altra persona …

Alex era un mio compagno di classe, un atleta, un ragazzo molto interessante, intelligente e sensibile … non so per quale strano motivo ero riuscita a interessarlo. Mi aveva invitato un po’ di volte a prendere un hamburger e fare una passeggiata … io ero interessata a lui ma non potevo dire di esserne veramente innamorata.

Il nostro primo bacio fu dolce, tenero, diverso da quello con Jacob, in un certo senso più maturo, gli altri, sempre più colmi di desiderio, almeno da parte sua. Io restavo fredda, piuttosto indifferente come se il mio corpo non rispondesse con la giusta intensità, come se aspettasse qualcun altro. Alex lo aveva capito e, dopo l’ennesima richiesta ad andare oltre, si era arreso e mi aveva lasciato andare. Non avevo provato dolore o meglio, non avevo sofferto come pensavo di dover soffrire. Forse il mio cervello non rispondeva a dovere, non reagiva in maniera giusta agli stimoli.

“Bella sei tra noi?” Mike mi passò la mano davanti agli occhi.

“Scusatemi, avevo la mente altrove …”

“Beh, del resto nelle ultime settimane hai affrontato così tanti cambiamenti!” Angela era sempre pronta a soccorrermi. Jessica invece sembrava piuttosto irritata, non sopportava, me ne accorgevo, che Mike fosse così premuroso con me.

“ Ma perché non la lascia stare …” mi sembrò di sentirla borbottare, ma forse era solo una mia impressione.

Ci fermammo a pranzare in un locale lungo l’autostrada, ridevamo, stavamo per affrontare un’esperienza che ci avrebbe portato dritti dritti verso l’età matura…

“Che cosa seguirai questo semestre Bella?” Angela stava seguendo delle lezioni di diritto, oramai era al secondo anno.

“Non so, pensavo di seguire i corsi di letteratura, ma non sono ancora sicura…”.

Mike fece una smorfia, letteratura non era la sua materia, aveva avuto l’accesso al college grazie alle sue capacità come atleta, lo studio non era il suo forte…

“Beh fantastico!” si limitò a rispondere un po’ deluso.

“E tu Jessica?” chiesi per cortesia

“Non ci ho ancora pensato … mi concederò qualche mese per decidere”. Anche Jess non era una studentessa modello, più interessata al suo aspetto che al suo cervello … ma forse ero troppo dura, magari anche lei, come tutti, era maturata. Il viaggio proseguì silenzioso per un po’, poi un nuovo argomento si fece strada tra i miei compagni di viaggio … I nuovi abitanti di Forks. Giravano voci e pettegolezzi di ogni genere su di loro, cosa non strana in un paese così piccolo, pareva che tutti i membri della famiglia fossero strani, misteriosi, e belli, straordinariamente belli.

Jess amava fare gossip e spesso mi trovavo a pensare che le sparasse più grosse della realtà.

“… e poi stanno tutti insieme …” colsi l’ultima parte della conversazione, non avevo voglia di ascoltare i suoi deliri, e su persone che nemmeno conoscevo per di più.

“… Hai visto  con che macchine girano? Devono essere ricchissimi …”. Un altro brano di conversazione. Questa volta mi lasciai incuriosire, anch’io avevo notato una bellissima macchina sportiva solo qualche giorno prima.

“Anch’io l’ho notata, una macchina sportiva grigia …” intervenni.

“una Volvo” precisò Mike

“ e una M3” intervenne Ben.

“… il dottor Cullen è un luminare, un medico di fama internazionale, è normale che guadagni bene …” Angela era sempre obiettiva.

“… e la signora Cullen è una restauratrice …” continuò.

“ma i figli … li hai visti Angela, sembrano dei modelli, sono bellissimi!” Jessica aveva un’espressione estasiata.

“Ma non sono figli naturali, pare siano stati adottati tutti …”

Il viaggio continuò serenamente, era sera quando arrivammo a Seattle.

“sono Isabella Swan” informai la portinaia dello studentato, dovevano avere il mio nome.

“Swan, Swan … ah si eccola, Isabella Swan..”

“Bella”, corressi automaticamente

“Stanza settantuno, ala B”

“Grazie” risposi con educazione accettando la mappa del campus che mi era stata offerta. Non ne avrei avuto bisogno la stanza di Angela era la 70 B.

Poggiai le valigie e, sedendomi sul letto telefonai a mio padre.

“Ciao papà, ”

“Ciao piccola, sei arrivata?” la voce di Charlie era stanca ma contenta.

“Sì il viaggio è andato bene, hanno guidato a turno Mike Newton e Ben, Il fuoristrada è andato benissimo, tiene la strada che è una meraviglia!”

“Sono contenta piccola, Billy ha fatto un buon lavoro …”.

Billy, quel era sempre collegato con quello di Jacob, chissà cosa stava facendo ora…

 

Mi stesi sul letto e mi concessi di osservare quella piccola camera. C’era una libreria vuota, pronta per essere riempita, una scrivania con una sedia da ufficio, la presa per il telefono e per la connessione internet il letto, una poltrona e un armadio e, cosa che più di tutto mi faceva piacere, il bagno in camera. La camera era spoglia, l’avrei personalizzata. Aprii la grande valigia con i miei libri (classici soprattutto) e cominciai a disporli nella libreria poi poggiai sulla scrivania il Mac che Phil e Renée mi avevano regalato per il diploma e lo accesi decisa a mandare delle mail alle mie amiche di Phoenix ma, troppo esausta per il viaggio, mi stesi sul letto e mi addormentai vestita.

La mattina dopo Angela bussò alla mia porta e si offrì di farmi da guida. Mi accompagno nell’aula di letteratura e poi mi salutò dandomi appuntamento per il pranzo.

Il prof Mason, l’insegnante di letteratura, era un uomo alto, imponente, con capelli bianchi e barba …

“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …

“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …

“cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.

“una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me … mi voltai verso la fonte di quelle offese.

Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.

“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.

Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose

“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri … la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.

Mi sentii avvampare, mi aveva messo al centro dell’attenzione, una delle cose che maggiormente odiavo al mondo.

“qual è la sua opinione signorina …” chiese il professore.

“Swan”

“Bene signorina Swan, ci spieghi perché non è d’accordo con l’opinione del suo collega”.

Non ero decisa a darla vinta a quell’insolente che mi aveva messo in imbarazzo.

“Io credo che non si possa descrivere sentimenti forti se non si è mai provato sentimenti forti” guardai il ragazzo con aria di sfida, era alto, magro, sicuro di se e molto bello.

“Bene, molto bene, un dibattito già al primo giorno … è perfetto … voi siete perfetti, per il lavoro di fine semestre. Avevo intenzione di farvi lavorare in gruppi per confrontare pareri contrastanti, penso che il primo gruppo si sia formato. Signorina Swan e signor …” non aveva ancora detto il suo nome

“Cullen” rispose. Dove l’avevo già sentito …

“Bene, signorina Swan e signor Cullen, mi aspetto molto dal vostro lavoro”.

Il professore continuò la spiegazione di quello che si aspettava per la fine del semestre.

Io guardai il mio compagno di lavori forzati ma lui non si voltò mai dalla mia parte, sembrava irritato quanto me di essere costretto a lavorare con una perfetta sconosciuta. Era rigido come una statua, e stringeva i pugni, come per contenere uno scoppio d’ira … M’intimoriva. Poi, d’improvviso si voltò ed io mi persi nella profondità dei suoi occhi. Sembrava stesse per dire qualcosa ma le parole rimasero sospese.

La fine della lezione interruppe il nostro non dialogo e lui, senza proferire parola né degnarmi più di uno sguardo, si alzò e si allontanò.

 

**********************************************************************

La fine della lezione interruppe lo strano incantesimo di cui ero preda, incatenato da due intensi occhi color cioccolato e da una pelle di latte e rose. Non mi era più successo di sentirmi così, impotente e arrabbiato al tempo stesso, da molto. Mi alzai dal banco senza proferire parola, il professore di letteratura mi aveva appena assegnato un compito da svolgere con una perfetta sconosciuta, una sconosciuta terribilmente bella! “Ma come cavolo ho fatto a cacciarmi in un casino del genere? Alice si divertirà da matti quando le racconterò cosa mi è successo, peggio, ne sarà entusiasta!”

Sbuffai e, di cattivo umore mi diressi sul prato del campus, la mia famiglia mi attendeva per pranzare.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 Libro aperto ***


_Cap. 2

 

Libro Aperto

 

Arrivai ansimante al luogo dell’appuntamento, Angela mi aveva detto che ci saremmo incontrate sul prato del campus per il pranzo, era una consuetudine tra gli studenti approfittare del sole per mangiare all’aria aperta.

“Che ti è successo Bella?” Angela mi guardava perplessa. Il mio volto era rosso, lo sentivo, mi sentivo le guance bollenti e il cuore batteva all’impazzata.

“Quel presuntuoso, quello sbruffone…” sbuffai innervosita.

“Allora?” Angela interruppe il flusso di improperi che rischiava di uscire dalla mia bocca. Sembrava impaziente e un po’ preoccupata, non mi aveva mai visto fuori dai gangheri in quel modo.

“Quel Cullen!!!” Angela dilatò gli occhi.

“Cullen hai detto? Non può essere, descrivilo!”

“Alto, magro, con capelli castano ramati e occhi verdi”. Mi sorpresi di come mi fossero rimasti impressi nella mente i particolari del volto di quell’irritante ragazzo visto soltanto una volta.

“Edward Cullen” disse come se fosse un dato di fatto. “Non pensavo che studiasse qui” continuò.

“Come fai ad esserne così certa Angela, non sarà certo l’unico Cullen d’America”

“Semplice è lì …” disse indicando un gruppo di ragazzi seduti sotto un albero poco lontano … mi voltai appena ma, ne ero certa, si trattava di lui!

“Avete visto chi studia nella nostra università?” Mike si accasciò accanto a noi e Jessica lo imitò, mentre Ben si sedeva vicino ad Angela baciandole leggermente le lebbra in segno di saluto.

“Non pensavo che sarebbero venuti a studiare qui dopo il liceo … con tutti i soldi che hanno, avrebbero potuto permettersi ben altro, Harvard ad esempio o il MIT a Chicago …” Mike sembrava in competizione.

“Forse amano la tranquillità, altrimenti perché sarebbero venuti a vivere a Forks” Angela era la più razionale, come sempre.

“Quelli sono gli stessi Cullen di cui parlavate durante il viaggio?” chiesi ora visibilmente incuriosita.

“Sì. ” Jessica era sempre desiderosa di spettegolare.

“La bionda statuaria si chiama Rosalie e il biondo alto e magro si chiama Jasper, sono i fratelli Hale, nipoti della signora Cullen, sembra che abbiano perso i genitori in un incidente stradale, il ragazzo bruno è Emmett, sta con Rosalie. La brunetta piccolina si chiama Alice, sta con Jasper ed è la gemella di Edward. Emmett è stato adottato dai Cullen così come Alice ed Edward …” poi ci lanciò uno sguardo complice, lievemente scandalizzato.

“Vi rendete conto, vivono tutti insieme nella stessa casa, vi non sembra quantomeno innaturale…”

“Perché? Non sono mica fratelli veri?” Angela e la sua logica di ferro…

Guardai dalla loro parte, erano seduti vicini e si godevano il sole chiacchierando e mangiando panini. All’improvviso Edward alzò lo guardo su di me, poi si voltò come se fosse disgustato da ciò che aveva visto. Mi sentii stranamente offesa, rifiutata da un perfetto sconosciuto, uno sconosciuto con il quale avrei dovuto lavorare e che mi odiava.

“Edward è bello vero?” Jess mi rivolse la domanda direttamente ma non aspettò la mia risposta.

“Ci ho fatto l’ultimo anno di liceo, non mi ha mai degnato di uno sguardo. A dire il vero non ha degnato nessuna ragazza delle sue attenzioni, forse non ci ritiene alla sua altezza!” l’ultima frase era un misto di invidia e tristezza; sicuramente avrebbe desiderato di essere guardata da lui.

“In effetti, Cullen è strano, a scuola non parlava mai con nessuno, eccetto i professori e i suoi familiari, ma la sua media scolastica era altissima, non pensavo si sarebbe accontentato dell’università di Seattle” Mike cercava di sminuirlo agli occhi di noi ragazze ma non poteva nascondere né l’ammirazione per la sua media scolastica né l’invidia per la sua ricchezza.

“Ti sta guardando! Edward Cullen ti sta guardando!!!” Jess sembrava entusiasta quasi come se Edward stesse guardando lei.

“Forse mi ha riconosciuta!” dubitavo che avesse un altro motivo per guardarmi.

“In che senso riconosciuta?!” Jess e Angie formularono la stessa frase simultaneamente.

“Il prof. Mason di letteratura ci ha forzatamente costretti a svolgere insieme il compito da consegnare a fine semestre!”

Jess aprì la bocca senza riuscire ad articolare la frase, poi esplose...

“Un semestre intero con Edward Cullen! WOW!”

“… è presuntuoso ed arrogante!” riuscii a dire. La rabbia che avevo provato montò su con nuovo vigore.

“Ma è una figata pazzesca!!! Voglio iscrivermi anch’io al corso di letteratura”. Jessica non riusciva a capire, vedeva solo il lato estetico di Edward che era, dovevo ammetterlo, assolutamente bello. Non mi aveva ascoltata, non veramente.

 

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 “Eccola è lei” dissi ad Alice

“il prof. Mason ci ha costretti a lavorare assieme, dobbiamo preparare un compito da consegnare a fine semestre” feci un’espressione infastidita.

“A chi ti riferisci, alla ragazza bruna o a Jess Stanley?”

“Alla ragazza con la camicia azzurra e quei grandi occhi scuri!”Alice mi fece un sorriso sghembo e complice.

“E’molto bella Ed, magari potrebbe rivelarsi un’esperienza migliore di quanto possa sembrarti ora”. Mia sorella era sempre entusiasta, un sole splendente nella mia vita.

“Magari potresti trovare in lei un’ottima compagna di lavoro! E forse qualcosa di più …”

Mi voltai a guardarla e per un attimo incrociai i suoi occhi. Era seduta con alcuni ragazzi di Forks, chissà cosa le stavano dicendo … c’era Jessica Stanley, quell’insopportabile pettegola, le avrebbe raccontato sicuramente delle cose spiacevoli sul conto della nostra famiglia… Ma perché mi stavo preoccupando di quello che poteva raccontarle Jessica?

“In ogni caso questa forzata collaborazione non porterà nulla di buono”. Lo dissi a voce bassissima ma Alice colse il mio stato d’animo.

“Dai Edward non essere sempre così pessimista …”

“No Alice lo sai che non voglio, non voglio avere una compagna, voglio stare solo, sto meglio da solo…” mia sorella mi guardò con gli occhi tristi e poi mi accarezzò una guancia…

“devi superarlo Ed, devi…” si interruppe guadandomi, aveva capito che non era il caso di proseguire. Jasper ci raggiunse e abbracciò teneramente Alice. Ero contenta per lei, la vedevo serena e questo bastava a darmi serenità. Emmett e Rosalie stavano abbracciati all’ombra e si baciavano, sembrava non riuscissero a stare lontani, erano nella loro bolla privata. Ero felice per loro, si erano trovati. A me non sarebbe mai successo.

 

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Guardai dalla sua parte, aveva uno sguardo strano, magnetico, sua sorella gli accarezzava una guancia quasi a consolarlo poi, con rapidità lei abbasso la testa e tolse la mano… sembrava triste... triste per lui?

Jasper, mi pare si chiamasse così, abbracciò la sorella di Edward Cullen e lui li guardò, con espressione rasserenata.

“ Ma guarda che sfacciati …” Jessica mi riportò con i piedi per terra.

“A chi ti riferisci?” chiese Angela

“A Rosalie ed Emmett, guarda, sembra vogliano fare l’amore qui davanti a tutti!” nella sua voce c’era una punta d’invidia, forse anche lei avrebbe voluto fare lo stesso con Mike, con Edward Cullen, o con un qualsiasi altro maschio prestante.

“Ma dai non essere esagerata!” dissi rivolgendo alla coppia un breve sguardo. Erano abbracciati sotto l’ombra del grande tiglio che stava nel prato, si baciavano con passione ma senza la volgarità descritta da Jess. Dei cinque Cullen solo Edward non aveva una compagna, chissà perché. Era di una bellezza abbagliante, forse eccessiva, metteva a disagio guardarlo negli occhi...

La pausa pranzo passò in fretta, per noi matricole il pomeriggio era destinato alle iscrizioni nelle varie associazioni. Jess voleva provare ad entrare nelle Alfa mentre Mike aveva una lettera di presentazione per la squadra di atletica. Angela e Ben avevano i corsi pomeridiani ed io, poiché non avevo intenzione di entrare in nessuna associazione, decisi di esplorare il campus.

Salutai i miei amici e risalii in camera per prendere un golf ma poi decisi di fare una doccia, la mattinata mi aveva lasciato molta ansia addosso. L’acqua calda sciolse la tensione muscolare e mi permise di rilassarmi ma, nella mente non riuscivo a liberarmi dal ricordo degli occhi verdi e dell’espressione di Edward Cullen. Sembrava triste.

Accesi il computer e trovai delle mail di mia madre. Nonostante la chiamata della sera prima lei non era tranquilla, voleva sapere com’era andata la prima giornata di lezioni, voleva sapere se avevo incontrato delle persone interessanti … decisi di rispondere rapidamente.

Ciao mamma, qui va tutto bene, ho seguito la lezione di letteratura e oggi pomeriggio farò un giro per il campus. Non ho ancora conosciuto nessuno d’interessante (non mi andava di raccontarle aver conosciuto Edward Cullen, chissà perché). Appena ho novità, ti chiamo. I vestiti li hai lasciati in lavanderia, non dimenticarti di prenderli.

Ti voglio bene un bacio

Bella.

Spensi il computer e, dopo aver indossato il golf sopra la camicetta azzurra, decisi di uscire.

Seguii le indicazioni che portavano alle aule di disegno, volevo seguire una lezione da cui ero interessata. Entrai, la professoressa Newman introduceva il corso: “Storia dell’architettura moderna e contemporanea”. Mi sedetti in una fila vuota e poco dopo, trafelata, Alice Cullen entrò nell’aula e si accomodò vicino a me.

“Ciao” disse rivolgendomi un gran sorriso

“Uff!… appena in tempo …” continuò sottovoce.

“Ciao!” risposi sorpresa da tanta confidenza.

“Sono Alice Cullen, oggi ti ho visto parlare con Mike Newton e Jessica Stanley, sei anche tu di Forks?”

“Sì, ci ho vissuto fino ai tredici, poi mi sono trasferita a Phoenix”.

“Anche tu sei di Forks Alice! Strano, non ti ho mai vista, eppure è una piccola cittadina!” ero incuriosita da quella strana famiglia ma, dovevo ammetterlo, volevo informazioni sul suo membro più misterioso, quello con il quale avrei dovuto condividere un semestre di corsi, volevo sapere qualcosa in più su Edward Cullen.

“Siamo arrivati lo scorso anno, insieme ai nostri genitori adottivi. Jess ti avrà detto …” Tutti conoscevano Jessica e sapevano quanto fosse pettegola.

“Abbiamo frequentato li l’ultimo anno di liceo. Tu sei la figlia dell’ispettore Swan giusto?”

“Sì, mi chiamo Bella, forse ho conosciuto tuo fratello, a lezione di letteratura” le mie guance s’imporporarono e Alice s’illuminò.

“Allora hai conosciuto Edward!” lui è l’unico che frequenta letteratura.

“Dobbiamo fare un lavoro insieme!” la mia espressione era tesa e preoccupata e Alice se ne accorse.

“Vedrai, con lui ti troverai bene, è uno studente modello e un vero gentiluomo”. Avevo i miei dubbi. La professoressa ci richiamò al silenzio, stava introducendo la Secessione Viennese…

Restammo in silenzio per il resto della lezione e alla fine ci salutammo ripromettendoci di andare a berci un caffè al bar del campus il giorno dopo. Lei mi avrebbe presentato gli altri membri della famiglia Cullen, del resto venivamo tutti dalla stessa cittadina, che male c‘era a frequentarci?

Uscii dall’aula con il sorriso sulle labbra, Alice era proprio simpatica, l’opposto di suo fratello.

Il sole era sceso sull’orizzonte, mi diressi alla biblioteca, volevo vederla prima dell’ora di chiusura. Quel tipo di luogo aveva sempre un effetto calmante su di me: la pace, il silenzio, erano un tocca sana…

Volevo iniziare la ricerca, se Edward Cullen era così brillante negli studi, non aspiravo certo a sfigurare, inoltre, nonostante l’opinione di Alice, Edward non mi sembrava per nulla un gentiluomo ma, del resto, lei era sua sorella; il suo giudizio non poteva essere obiettivo. Avevo deciso di rileggere Cime Tempestose, era un buon inizio per la ricerca…

 

************************************************************

 

Alice arrivo di corsa nella mia stanza con un grosso sorriso stampato in faccia.

“Non sai chi ho conosciuto oggi a lezione!” io alzai gli occhi dal libro che stavo leggendo, volevo prendere qualche appunto per letteratura. Oggi avevo la giornata libera da lezioni e, visto che non avevo alcuna intenzione di iscrivermi ad associazioni o altro, mi restava molto tempo.

“Alice ma tu non bussi mai?” poggiai il libro e la matita, sorrisi a mia sorella e mi sedetti sul letto.

“Scusami Edward, ma la notizia era troppo ghiotta per aspettare!” Mi preoccupavo sempre quando Alice era così entusiasta, di solito non portava mai a nulla di buono!

“Ho conosciuto la tua compagna di studi” alzai uno sguardo accigliato verso di lei e mi ritrovai istintivamente a stringere i pugni.

“Ti ho detto di starne fuori Alice” le dissi con un tono carico di tensione. Mia sorella tornò seria e appoggiò una mano sulla mia.

“Guarda che non l’ho seguita, non ho cercato nemmeno di fare intenzionalmente la sua conoscenza! Me la sono ritrovata a fianco nell’aula di storia dell’architettura” i suoi occhi sembravano sinceri e io mi sentii in colpa per aver dubitato della sua buona fede.

“E cosa ci faceva ad architettura?” Non doveva essere in giro per iscriversi alle associazioni studentesche? Un’amica di Jessica Stanley non poteva essere tanto diversa da lei …

“Penso fosse interessata alla lezione! Mi ha detto di chiamarsi Bella, è la figlia dell’ispettore Swan”. Alzai un sopracciglio

“Alice... e così non hai cercato di fare intenzionalmente amicizia con lei vero?” Mia sorella sorrise un po’ imbarazzata, sembrava un bambino colto con le mani nella cioccolata.

“Va bene lo confesso, quando l’ho vista, non ho saputo resistere e mi sono presentata, ma, te lo assicuro, è stata lei a dirmi che forse ti conosceva!”

A questo punto ero interessato, non potevo negarlo.

“…e cosa ti avrebbe detto?” Alice mi fece un sorriso tanto simile al mio e s’illuminò.

“Solo che ti aveva conosciuto a letteratura e che dovevate fare un lavoro insieme. Ma vedessi Edward, era tutta rossa mentre faceva il tuo nome …”

Rimasi in silenzio rimuginando sull’ultima frase.

“Però, quando le ho detto che sei uno studente modello e un vero gentiluomo mi è sembrata dubbiosa, quasi spaventata… come l’hai trattata Ed!?”

“Non le ho detto nulla di male ma forse… non sono stato particolarmente cortese con lei, forse la parola gentiluomo non era la migliore da usare” convenni. Alice aveva il potere di farmi sentire in colpa.

“Sicuramente le avrai riservato il tuo sguardo peggiore! Edward, dovrete lavorare assieme per un semestre… quella ragazza è un libro aperto, le emozioni le si leggono in volto, e quello che ho visto: imbarazzo, dubbio e forse timore, non mi è piaciuto affatto”. Le parole di Alice mi colpirono dritte allo stomaco sì, mi stavo sentendo in colpa per il trattamento che avevo riservato a Bella Swan, una perfetta sconosciuta.

“Permetti al tuo cuore di battere Edward…” di nuovo quel tono dolce e comprensivo che mi faceva sentire sempre più in colpa.

“Comunque domani avremo un appuntamento con lei al bar del campus, vedi di esserci” e, detta quest’ultima frase, se ne andò non lasciandomi il tempo di ribattere.

Mi sentivo frustrato e irrequieto, messo con le spalle al muro della mia sorellina. Presi le chiavi della macchina e scesi di sotto. Passando vicino al garage vidi Esme la mia dolce mamma adottiva, intenta a restaurare un mobile di modernariato anni trenta, Bauhaus forse.

“Stai uscendo?” mi voltai e la guardai, lei si alzò e mi venne incontro.

“Piccolo mio!” mi accarezzò il volto con affetto.

“Cosa ti succede Edward?!” mia madre riusciva a leggermi dentro. Per lei anch’io ero un libro aperto.

“Ho bisogno di fare un giro, devo schiarirmi un po’ le idee”. Esme mi abbracciò.

“Vuoi parlarne?” feci cenno di no con la testa, non sapevo spiegare le sensazioni che mi pervadevano … fastidio, incertezza, paura, senso di colpa, attrazione …

“Ricordati Edward che noi ci saremo sempre, sai che puoi contare su tutta la tua famiglia!”

“Lo so grazie Esme”. Le diedi un leggero bacio sulla guancia e, dopo essere montato in macchina, partii non avendo una meta precisa.

Arrivai al campus, senza neanche rendermene conto, aveva iniziato a piovere molto forte, erano quasi le sei di pomeriggio e c’era un solo luogo che mi rilassava, mi ci diressi subito.

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Grazie a tutti per i commenti

spero che continuerete a seguire ancora la mia storia

Barbara

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Capitolo 3
*** Cap. 3 Incidente ***


_Cap. 3

 

Incidente

 

Sentii una sedia muoversi ma non alzai lo sguardo, troppo concentrata nella lettura per guardare chi si fosse seduto accanto a me.

“Ciao” disse una voce familiare, stranamente familiare. Alzai lo sguardo mi ritrovai immersa in un fitto e cupo bosco…

Edward Cullen era lì di fronte a me, bellissimo. Aveva i capelli bagnati, evidentemente aveva iniziato a piovere, la camicia aderiva al suo corpo, il suo sguardo rifletteva inquietudine.

“Sono Edward Cullen, stamattina abbiamo avuto un piccolo diverbio nell’aula di letteratura, e non abbiamo avuto l’occasione di presentarci. Tu sei Bella Swan vero, la figlia dell’ispettore Swan?” disse tutta la frase di corsa, come se gli costasse molta fatica parlare.

“Ciao Edward!” le mie guance s’imporporarono e abbassai gli occhi, m’imbarazzava vederlo così da vicino. Mosse la testa e una goccia d’acqua cadde sulla mia mano, istintivamente la ritirai indietro.

“Mi dispiace di averti trascinato in questa cosa” mosse la bocca in una parvenza di sorriso che non arrivò a illuminare gli occhi che rimanevano di un verde intenso e cupo.

“Che cosa stai leggendo?” mi chiese, ma non sembrava veramente interessato.

Cime Tempestose” dissi, con le guance ormai rosso ciliegia.

“Una storia di odio più che d’amore… è allora questo il tuo concetto di sentimenti intensi? Odiarsi fino a distruggersi”

“Non sono d’accordo, i protagonisti hanno solo il disperato amore che li unisce, ma sono troppo egoisti, non si rendono veramente conto di ciò che hanno e di ciò che rischiano di distruggere!” Un’altra goccia sulla mia mano ma questa volta sembrava infuocata, ero imbarazzata da quella conversazione. Mi asciugai la mano istintivamente.

“Non ti piace il freddo” cambiò discorso, aveva notato i miei movimenti.

“No, amo il caldo, amo il sole”

“Per te deve essere difficile vivere a Seattle”.

“Sì ma avevo bisogno di allontanarmi un po’ da Phoenix …” non so perché, ma mi sembrava naturale conversare dei fatti miei con quel ragazzo sconosciuto. Alzai gli occhi e guardai il suo profilo perfetto, sembrava deluso, triste, aveva i pugni stretti. Guardai altrove dispiaciuta, ma continuai stranamente calma. Edward Cullen mi fissò per un istante ed io ebbi ancora la sensazione di essere immersa in un fitto bosco.

“Mia madre si è risposata” continuai ignorandolo la sua espressione, “Phil è un brav’uomo ma non è mio padre. Inoltre, non volevo metterli in imbarazzo stando sempre tra i piedi, in fondo sono freschi sposi!”. La mia voce s’intristì.

“Sei infelice” lo diede per scontato

“Non si può essere sempre felici, me ne farò una ragione!” risposi calma ma la mia era solo una calma apparente, soprattutto ora, che potevo osservare come la luce del sole calante gli illuminava il volto.

“Sembri più matura della tua età ma non m’inganni, stai soffrendo molto” parlava come se lui, il ricchissimo e bellissimo Edward Cullen potesse capire la mia sofferenza. La cosa m’irritò, sembrava mi stesse prendendo in giro. O forse no, era indecifrabile!

“Perché t’interessi alla mia vita?” sbottai.

“Me lo sto chiedendo” rispose più a se stesso che a me, la sua voce era appena udibile.

“Forse, non dovremmo lavorare insieme… In fondo non ci conosciamo, inoltre non volevo invadere la tua privacy.. Scusa...” poi un lungo silenzio. “Ci vediamo domani a lezione!” si alzò e mi voltò le spalle. Vidi su quella schiena che si allontanava il peso di una grande sofferenza, la sua espressione era sconfortata, come se le mie ultime risposte lo avessero ferito profondamente.

 

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Nella biblioteca c’era silenzio e penombra, era il luogo che meglio di tutti rappresentava il mio umore in quel momento. Mi aggirai tra gli scaffali, cercavo un libro di poesie di Pablo Neruda, mi rilassava molto leggere e le sue poesie mi proiettavano in un mondo fatto di suoni, profumi, sapori …

Fu allora che la vidi, era rannicchiata su una poltroncina e sembrava profondamente concentrata. Spostai una sedia e mi sedetti accanto a lei. Non alzò lo sguardo. Volevo parlarle, mi sentivo in colpa per come l’avevo trattata quella mattina. In fondo lei non aveva colpa per il mio umore …

“ciao” le dissi. Lei alzò lo sguardo color cioccolato, mi sembrava stupita. Mi presentai, non l’avevo ancora fatto e le raccontai brevemente le informazioni avute da Alice.

“Ciao Edward!” mi rispose con le guance imporporate e abbassò gli occhi, Imbarazzata?

Una goccia d’acqua scivolò dai miei capelli fradici cadendole su una mano, sembrò rabbrividire, il suo gesto mi fece sorridere, sembrava goffa, mi faceva tenerezza. Stava leggendo Cime Tempestose, un libro che avevo sempre odiato, un libro che non parlava d’amore. Chissà perché lo stava leggendo. Un'altra goccia cadde sulla sua mano.

“Non ti piace il freddo” la mia era una certezza.

“No, amo il caldo, amo il sole” confermò, allora cosa ci faceva a Seattle?

Continuò svelandomi questo mistero, la madre si era risposata, lei temeva di disturbare, di essere il terzo incomodo … era altruista, era triste, molto triste. Glie lo feci notare e la cosa sembrò irritarla.

“Perché t’interessi alla mia vita?” mi disse all’improvviso. Già, perché. Perché ero così interessato a questa strana e misteriosa ragazza tanto timida quanto forte e generosa? La consapevolezza del mio interesse per lei mi spaventò, dovevo andarmene, dovevo allontanarmi da lei subito. Non volevo sembrare ancora scortese. La salutai, l’indomani ci saremmo rivisti a lezione, ma mi allontanai a fatica. Mi sentivo male, ero profondamente angosciato, non dovevo, non volevo lasciarmi coinvolgere da lei.

Uscii, la pioggia ormai scendeva lieve e il sole calante filtrava attraverso di essa creando arcobaleni sull’erba. Non mi andava di tornare a casa, avevo bisogno di schiarirmi le idee, l’incontro con Bella Swan mi aveva turbato profondamente. Le avevo detto che non avremmo dovuto lavorare assieme, perché l’avevo fatto?

Era notte quando rientrai, Carlisle mi aspettava in salotto.

“Ciao Edward, come stai? Esme mi ha detto che oggi sembravi molto turbato quando sei uscito, era preoccupata per te” Mio padre non mi aveva mai rimproverato e, anche ora il suo tono era pacato, ma ravvisavo una nota strana nella sua voce, avevo fatto preoccupare Esme e questo non gli piaceva. Neanche a me piaceva.

“Dovrò scusarmi con lei”

“Cosa ti succede? Sai che puoi parlarmi di tutto, non ti giudicherò, nessuno di noi lo farà!” si lo sapevo, Carlisle era l’uomo più comprensivo del mondo, un padre straordinario … Aveva accettato in casa sua due bambini sperduti trattandoli come figli, aveva sopportato tutti i miei problemi aiutandomi, confortandomi …

“Non so spiegarlo papà, mi sento inquieto, ho una strana oppressione al petto…” mio padre si avvicinò a me con fare protettivo e professionale.

“no, non sto male fisicamente, avrei voglia di…  no, non lo so!”.

“Edward, stai affrontando molti cambiamenti nella tua vita, è normale che tu ti senta strano… ma figliolo, tu sei una persona speciale, hai un cuore grande, lascialo libero, esci dalla prigione nella quale ti sei rinchiuso, cerca di vivere. Edward, torna a vivere!”

Abbassai gli occhi e strinsi i pugni fino a farmi sbiancare le nocche, sapevo che mio padre aveva ragione, sapevo che Alice aveva ragione… Mi sentivo impotente, avevo paura, dovevo ammetterlo almeno con me stesso, di affrontare il confronto con gli altri.

 

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La mattina dopo il mio incontro con Edward in biblioteca, raggiunsi Alice al bar del campus …

“ciao Alice, ” dissi cercandolo con gli occhi. Alice ricambiò il saluto con uno sguardo che, ci avrei giurato, era dispiaciuto quanto il mio. Dopo aver ordinato la colazione per tutti, ci fece cenno di accomodarci a un grande tavolo tondo vicino alla finestra.

“Bella, come promesso ti presento la mia famiglia, Rose e Jasper Hale, i miei cuginetti adottivi e Emmett, il mio fratellone. Edward, l’hai già conosciuto … si scusa per non essere venuto ma aveva già un impegno, io ho fissato questo appuntamento senza tenerne conto …”. Si stava scusando per lui.

“Preoccuparti Alice, lo vedrò a lezione …”.

“Non so se verrà … Edward è …” Rose non terminò la frase, uno sguardo di Emmett la bloccò.

“Non gli andava di vedermi tutto qui!” conclusi. Sentivo gli occhi che pungevano di lacrime, ma non le avrei lasciate traboccare. Non avrei pianto per uno sconosciuto davanti a degli sconosciuti. Non volevo che sapessero quanto sciocca potevo essere.

“Alice, Rose, non dovete scusarvi per lui. Se non gli piaccio non è colpa vostra!” sorrisi.

“Ora gustiamoci questa colazione, la giornata che ci attende è piuttosto faticosa!” Presi il bicchiere di caffè e iniziai a berlo, vidi gli sguardi di questi sconosciuti illuminarsi, avevo detto qualcosa di particolare?

Passammo un’ora in allegria, i ragazzi Cullen erano veramente simpatici, mi raccontarono con molta serenità quella che era la loro condizione di figli adottivi, della dolcezza dei loro genitori, Carlisle ed Esme, dei pregiudizi e delle voci che giravano sul loro conto a Forks, ma, mai durante la nostra conversazione, il nome di Edward saltò fuori.

Jessica strabuzzò gli occhi quando mi vide uscire dal bar con i Cullen.

“Allora cosa mi racconti di loro?” mi disse mentre assieme raggiungevano l’aula d’inglese.

“Sono dei ragazzi simpatici, e molto ben educati, precisai, ”

“Ma è vero che stanno insieme tra loro?” Jessica aveva un interesse quasi morboso per questo particolare della loro vita.

“Sì ma ognuno ha la propria stanza, su questo i loro genitori sono stati molto chiari” mi avevano raccontato questo dettaglio quando parlavano dei pregiudizi che le persone come Jessica avevano nei loro confronti.

“Edward Cullen non era con loro. Lui è il più strano di tutti, sai non si è mai avvicinato a nessuna che non fossero le sue sorelle … però, che bello che è, per uno come lui sarei disposta a fare follie!” A fatica ammisi con me stessa che anch’io sarei stata disposta a fare altrettanto. Edward Cullen mi aveva colpito.

Era passata più di una settimana ma, nonostante la promessa fatta in biblioteca, Edward non era più venuto a lezione. Mi sentivo stranamente delusa, gli avevo creduto, mi era sembrato sincero.

Stavo camminando sovrappensiero, riuscii a inciampare nei miei stessi piedi ma non caddi, a differenza dei miei libri. Fu in quel momento che sentii un rumore strano, alzai gli occhi sbigottita e l’adrenalina salì fredda alla mia gola accelerando il battito del mio cuore. Vidi tutto come al rallentatore, un’auto sbandava paurosamente dirigendosi verso di me, Edward Cullen mi guardava terrorizzato dall’altra parte della strada, poi un colpo mi sbatté a terra ma non proveniva dall’auto che aveva terminato la sua corsa contro un idrante. Alzai gli occhi e, ancora tremante, incontrai uno sguardo che non avrei mai potuto confondere con nessuno. Edward mi fissava con gli occhi ancora dilatati dal terrore e con un volto sofferente. Mi stringeva convulsamente tra le braccia.

“Stai bene?” riuscì a dirmi poi una fitta di dolore lo trafisse.

Mi aveva buttato a terra, mi aveva salvato la vita, mi aveva protetto con suo corpo e il suo corpo aveva avuto la peggio.

“Edward, Bella” urlò Alice con le lacrime agli occhi poi non sentii più nulla, l’odore del sangue, un misto di ruggine e sale, investì le mie narici e svenni. L’unica consapevolezza che avevo erano le braccia di Edward che continuavano a stringermi.

 

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“Edward, Bella è davvero fantastica! È così dolce, determinata, comprensiva” Alice entrò nella mia camera, come sempre senza bussare

“E’ un peccato che tu non sia venuto! Lei ti aspettava, ne sono sicura, forse aspettava te più di chiunque altro!” cosa te lo fa pensare

“Ha tentato di sembrare indifferente, ma ti cercava con lo sguardo”.

“Alice non puoi esserne sicura!” il mio cuore ebbe un sussulto

“Si che lo sono!” prese la mia mano bollente tra le sue “Edward sono sicura!”

“la conosci da due giorni …” provai a ribattere, non volevo pensare che Bella potesse essere interessata a me.

 

Era passato un po’ di tempo, mi sentivo pronto a rivederla, mi ero calmato, mi ero convinto che, dopo il trattamento che le avevo riservato, dopo averle promesso, mentendole, che ci saremmo rivisti l’indomani, lei non avrebbe più voluto saperne di me e la cosa mi aveva tranquillizzato.

La vidi camminare e inciampare goffamente sui suoi piedi, i libri le scivolarono di mano, istintivamente mi avvicinai, volevo aiutarla … poi tutto accadde all’improvviso, un’auto impazzita slittò sul vialetto umido, ancora qualche secondo e l’avrebbe colpita in pieno.

“No! Non lei!” pensai e mi lanciai su Bella spostandola appena in tempo.

Sbattei a terra, e istintivamente voltai la schiena all’auto, stringevo Bella tra le mie braccia, volevo proteggerla ad ogni costo. Qualcosa si conficcò sulla mia spalla. La strinsi ancora di più, i miei occhi persi nei suoi, stava bene?

“Stai bene?” le chiesi prima che il dolore mi sopraffacesse. Non udii la sua risposta ma l’urlo disperato di Alice penetrò tra le cortine d’incoscienza che mi pervadevano. L’unica cosa che riuscivo ancora a fare era stringere Bella al mio petto poi non sentii più nulla.

Mi svegliai al pronto soccorso, mio padre stava medicando Tyler Crowley, colui che ci aveva quasi ucciso. Era ubriaco, o fatto, aveva perso il controllo dell’auto e aveva un profondo taglio in testa. Continuava a ridere come un ebete, non si era reso conto di nulla.

“Edward, figliolo” mi disse non appena si accorse che mi stavo riprendendo

“come sta Bella?!” il mio primo pensiero fu per lei

“Le hai salvato la vita, se non l’avessi spinta via, sarebbe finita schiacciata!”

“Non hai risposto papà …” mi stavo preoccupando e cercai di alzarmi ma non ci riuscii.

“Stai giù, o la ferita sulla spalla si riaprirà! Bella sta bene, se l’è cavata con qualche escoriazione, nulla di più!” tirai un sospiro di sollievo e istintivamente sorrisi. Carlisle se ne accorse e sorrise di rimando.

“Si è allontanata solo un attimo, è stata vicino a te sempre” il mio cuore ebbe un sussulto, non mi ero mai sentito così. cercai di ritornare con la mente all’incidente, “No! Non lei!” avevo pensato pochi istanti prima di tentare di salvarla. Che cosa significava? Probabilmente l’avrei fatto con chiunque si fosse trovato in quella situazione... si lei non era diversa dalle altre. Con questa consapevolezza scivolai in un sonno farmaceutico.

“Come sta?” la voce di Bella risuonò nella mia testa.

“La ferita non è grave ma ha perso molto sangue” Alice le rispose sottovoce.

“mi dispiace, mi dispiace” continuava a ripetere Bella come una litania

“non è colpa tua!”

“se non fossi sempre così goffa!” sentii una mano tremante accarezzare la mia poi una goccia calda la bagnò. Stava piangendo, stava piangendo per me! Tentai di aprire gli occhi ma non ci riuscii, il torpore causato dagli analgesici era troppo forte.

“Vado a prendere un caffè, ti lascio sola un istante! Ah Bella... anche tu dovresti riposare, Edward non è il solo ad essere rimasto ferito” Alice si allontanò, ero consapevole di essere solo con Bella. Cosa significa che non ero il solo ad essere rimasto ferito? Cosa mi avevano nascosto? Lottai per aprire gli occhi e la vidi, mi teneva la mano, i suoi occhi erano lucidi e le lacrime traboccavano a ogni battere di ciglia.

“B Bella” riuscii a balbettare. Lei si voltò e mostrò un grosso livido sul volto e un taglio sul labbro. Si era fatta male, non ero riuscito a impedirlo.

“Edward, sei sveglio!” mi sorrise, abbagliandomi. Un’altra lacrima bagnò la mia mano.

“stai bene?” lei mi guardò e mi accarezzò la mano, io la strinsi.

“si sto bene grazie a te! Mi hai salvato la vita! Mi dispiace solo per quello che ti è successo!” io non ricordavo la dinamica dell’incidente, ricordavo solo di voler stringere Bella per proteggerla da tutto.

“I vetri dell’auto sono letteralmente esplosi, se non mi avessi fatto scudo con il tuo corpo io...Edward, mi dispiace, se quella scheggia fosse volata solo un po’ più su...” iniziò a piangere convulsamente

“Bella, non fare così, va tutto bene, va tutto bene!” poi feci una cosa che mai avrei pensato di fare... alzai la mano e le accarezzai il viso. Mi ritrovai perso nel calore dei suoi occhi, l’ultima cosa che intravidi furono Alice e Jasper che richiudevano la porta allontanandosi con un sorriso. Poi la mia mente e il mio cuore furono totalmente risucchiati da quelle profondità.

Era buio, da molto quando mio padre, che faceva il turno di notte, venne a visitarmi. “Si è addormentata” dissi sottovoce indicando Bella. Era crollata tenendomi la mano, non avevo osato muovermi, avevo paura di svegliarla.

“si è molto spaventata quando è rinvenuta e ti ha visto, sembravi morto, hai perso molto sangue... povera ragazza, non ha fatto altro che piangere, si sentiva profondamente in colpa”. Mio padre allentò la presa delle sue dita e molto lentamente la prese in braccio depositandola sul letto accanto al mio. Lei non si svegliò, doveva essere esausta.

“Edward, mi raccomando non muoverti, la tua ferita è molto profonda, ho avuto veramente paura...” mio padre ebbe un sussulto

“Alice aveva detto che la cosa non era molto grave...” lo guardai

“Alice e i tuoi fratelli non sanno nulla, non volevo farli preoccupare più di quanto già fossero. Ora vi lascio riposare, domani dimetterò Bella, quanto a te...credo che dovrai restare qui ancora per un po’”. Mi diede un bacio sulla fronte e mi augurò la buona notte.

Bella dormiva di un sonno agitato poi iniziò a mugolare, poi a parlare...

“Edward...” disse infine nel sonno.

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Grazie a tutti per i commenti

spero che continuerete a seguire ancora la mia storia...l'evoluzione sarà interessante :)

Barbara

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Capitolo 4
*** Cap 4 Inviti ***


_Cap. 4 

Inviti

Mi svegliai la mattina dopo in un letto di ospedale, avevo dormito nella stessa stanza con Edward. Mi voltai a guardarlo, era ancora addormentato. Nel sonno i suoi lineamenti erano così rilassati, non c’era ombra di tensione in lui. Aveva un profilo perfetto, le labbra piene e gli occhi... quegli occhi verdi, erano così intensi. Alice e Rosalie entrarono silenziosamente nella stanza, pensavano stessi ancora dormendo.

“Edward sta cambiando, non credi Rose? Hai visto, non ci ha pensato un attimo, si è buttato su Bella e l’ha salvata... forse il suo cuore...”

“shh, non svegliarli.” Decisi di muovermi e denunciare così che stavo ridestandomi.

“Buongiorno!” trillò Alice sottovoce “come ti senti?”

“Sto bene, grazie ragazze, Edward come sta?” mi voltai a guardarlo, era ancora addormentato, i farmaci, che gli avevano somministrato durante l’operazione, erano ancora in circolo.

“Carlisle l’ha visitato stamattina, ne avrà ancora per qualche giorno ma pare che il peggio sia passato”. Sorrisi a questa notizia.

“Ora è meglio che vada, Angela e Ben dovrebbero essere qui tra poco, non voglio farli aspettare! Salutatemi Edward, ditegli che passerò presto!”

Mi alzai barcollando, prontamente sorretta da Alice, ero intontita, avevo bisogno di andare a casa, volevo farmi una doccia, sentivo ancora addosso l’odore del sangue e la cosa mi faceva stare male. Era colpa mia, della mia perenne goffagine, se Edward di trovava in un letto d’ospedale. Non volevo essere ancora un peso,non volevo si preoccupasse per la mia salute; se avesse visto che ero andata a casa, avrebbe capito che stavo bene e che non doveva angustiarsi per me.

“Bella, come ti senti?” Angela mi guardava con apprensione avevo un occhio nero e un labbro spaccato “ci hai fatto spaventare tantissimo, se non fosse stato per Edward... A proposito lui come sta?” non sapevo bene ma Alice aveva detto che stava migliorando.

“Sta meglio, credo!”

“Non riuscivo a crederci, sembrava le scena di un film, solo che i protagonisti eravate voi... Ti si è gettato addosso ad una velocità...quando sono arrivati i soccorsi facevano fatica a staccarlo da te! Continuava a ripetere che doveva salvarti a tutti i costi, che non avrebbe lasciato che nessuno ti facesse del male... era in preda al delirio... e poi tutto quel sangue!” guardavo con angoscia, non mi ricordavo nulla, ricordavo solo l’odore del sangue, e con sofferenza mi resi conto che si trattava del sangue di Edward.

“E poi cos’è successo?” la testa mi faceva male nello sforzo di ricordare.

“Le sorelle di Edward urlavano, lui era coperto di vetri, tu eri svenuta tra le sue braccia, poi l’ambulanza... oddio, temevo foste morti!” Angela tremava, Ben le accarezzava una guancia. “Bella ho chiamato tuo padre!”

“Charlie, tu hai chiamato Charlie? Angela, perché l’hai fatto?”

“ho avuto paura!” non sapevo cosa vi era successo. Quando ho avuto notizie più sicure l’ho richiamato. “Bella forse è il caso che lo chiami, l’ispettore Swan si starà tormentando!” Rientrai in camera e presi il telefono.

“Pronto papà?... si sto bene, non preoccuparti... certo se non ci fosse stato Edward Cullen... si papà, gli devo la vita!” mio padre mi tenne al telefono ancora un po’ poi comprendendo la mia stanchezza mi lasciò andare. Mi feci una doccia e mi stesi sul letto ripensando alle parole di Angela e al gesto di Edward. Mi addormentai subito, sognai Edward Cullen.

 

Era passata più di una settimana dall’incidente, ed io ero tornata all’università, i lividi sul mio volto erano diventati verdastri e il taglio al labbro si era quasi rimarginato. Edward restava ancora in ospedale. Ero andata a trovarlo quasi ogni giorno, con la scusa degli appunti delle lezioni, Lui era sempre gentile, l’esperienza vissuta ci aveva indubbiamente cambiati, ma stranamente distaccato. Ogni volta che mi guardava i suoi occhi si facevano distanti, a volte sembrava che non volesse proprio guardarmi.

“Vorrei fare due passi, sono stanco di stare a letto, tanto domani mi dimettono quindi tanto vale rimettersi in moto” mi aveva guardato con occhi imploranti

“Non è meglio che aspetti Emmett?”

“Non ce la faccio più ad aspettare!” sembrava un bambino capriccioso e impaziente, ma era ritornato in forze, anche il suo colorito era migliorato.

“Ok, ma se non dovessi farcela...”

“Non sono tanto debole, ce la farò!” fece un leggero sorriso e poi il suo sguardo tornò distante. Buttò giù le gambe dal letto e appoggiò i piedi a terra poi, fece forza e si alzò. Sorrise soddisfatto finché un capogiro non lo fece barcollare. Fu allora che accadde... Si appoggiò a me, i suoi occhi nei miei, il suo respiro che mi sfiorava la guancia sana, le sue labbra pericolosamente vicine. Un brivido simile a una scossa elettrica mi percorse la schiena, la sua mano si alzò per sfiorarmi il volto, socchiusi le labbra in attesa... Emmett entrò in quel momento e, di fronte a quell’intimità, richiuse la porta imbarazzato. Oramai la magia era finita. Gli occhi di Edward tornarono freddi, era riapparso il ragazzo conosciuto il primo giorno.

“E’ meglio che tu vada a casa ora!” se gli occhi dimostravano indifferenza, la sua voce tradiva un’emozione simile alla mia. “ah Bella... grazie per gli appunti!” mi fece, per la prima volta un sorriso, dimostrandomi il potere che la sua devastante bellezza aveva su di me.

Fu allora che accadde...fu allora che mi resi conto di essermi innamorata di lui.

 

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“Edward, mi dispiace tanto, sono entrato in un momento inopportuno!” Emmett era imbarazzatissimo, pensava di aver interrotto qualcosa di importante. Stavo per baciarla? Ma come potevo pensare ad una cosa del genere...

“Non preoccuparti Emmett, non hai interrotto nulla!”

“Fratello, ma ti rendi conto di come vi guardavate! Io conosco quello sguardo, è lo stesso che abbiamo Rose e io, è lo stesso di Alice e Jasper!” io lo guardavo stupito, mi rifiutavo di capire, di accettare il significato implicito di quelle parole.

“Cosa vuoi dire con questo?” la mia mente non accettava quello che il mio corpo e il mio cuore avevano già deciso.

“Edward, tu desideri quella ragazza con tutto te stesso e, da come ti guardava, immagino che per lei sia lo stesso!” ecco, lo aveva detto.

“No, Bella è qui per gratitudine, in fondo le ho salvato la vita e lei è una ragazza di buon cuore, si sentirà in debito con me!” lo pensavo veramente, non credevo che Bella Swan potesse essere veramente interessata a me.

“Inoltre, hai visto cosa le ho fatto?, hai visto la sua faccia!” abbassai gli occhi, il ricordo del volto tumefatto di Bella mi faceva rabbrividire, mi riportava con la mente ad un altro volto. Emmett mi guardava come se fossi un pazzo furioso, forse lo ero.

“Edward ascoltami, tu l’hai salvata, non le hai fatto del male! E comunque devi essere veramente cieco per non accorgerti dell’attrazione che quella ragazza prova nei tuoi confronti” Emmett era sempre schietto e sincero, per lui non c’erano mezze misure.

“Emmett io...” provai a parlare ma mio fratello mi interruppe

“Non lasciarti scappare un’occasione di felicità Edward, potrebbe non tornare!” poi mi strizzò l’occhio “Bella Swan è veramente carina, siete molto belli insieme!... ah, passo a prenderti domani, papà ha confermato che puoi tornare a casa!”. Salutai Emmett poi, nel silenzio della mia stanza ripercorsi l’ultima settimana appena trascorsa. La notte del ricovero, quando aveva dormito in stanza con me, l’avevo sentita pronunciare il mio nome nel sonno. Il mio cuore aveva avuto un sussulto all’idea che lei sognasse me. Poi, quando al mio risveglio non l’avevo trovata le mie illusioni appena accese, si erano spente in un istante. Era tornata a trovarmi quasi tutti i giorni ma, prima di stamattina, nulla mi aveva lasciato presagire l’entità del mio desiderio di lei. Sì, Emmett aveva ragione, io desideravo Bella con ogni fibra del mio essere. Sì, se mio fratello non fosse entrato forse, l’avrei baciata, avrei affondato le dita nei suoi capelli morbidi come seta, avrei sfiorato la sua pelle calda, le avrei carezzato bocca con la punta della lingua... un brivido di desiderio mi pervase. Ma lei? Emmett aveva ragione su di lei? Se non avesse provato lo stesso desiderio? Se la sua reazione fosse dovuta dalla gratitudine? Ero tormentato, ma per la prima volta, però questo tormento aveva un che di dolce, sensuale e disperato... era un tormento d’amore.

 

************************************************************

Alice ed io stavamo pranzando nella solita caffetteria.

“oggi dimettono Edward! Non vedo l’ora di riaverlo a casa, mi manca la sua presenza”. Al solo sentire pronunciare il suo nome, il mio cuore prese a battere più velocemente. Se non fosse stato per Emmett, forse ci saremmo baciati.

“Ciao Bella!...Alice!” Mike Newton era apparso alle mie spalle senza che me ne accorgessi

“ Ciao Mike!” la sua espressione non mi piaceva, guardava Alice in modo stano, quasi fosse infastidito dalla sua presenza.

“Posso parlarti un attimo...da sola?” guardai la mia amica che mi sorrise incoraggiandomi poi, mi alzai e seguii Mike fuori dalla caffetteria

“Allora, cosa c’era di così urgente?!” Mike mi fece uno sguardo strano

“Bella, da quando ti metti a frequentare i Cullen?” non capivo la domanda.

“E’ per questo che hai chiesto di parlarmi? Ti ricordo che Edward mi ha salvato la vita, se non fosse stato per lui ora farei parte del paraurti di Tayler Crowley!” Mike rabbrividì al ricordo

“Giusto giusto! Scusami Bella, è vero, devi la vita a Cullen, è normale che tu sia gentile con la sua famiglia.”. In realtà Alice e la sua famiglia mi piacevano già da prima dell’incidente ma non volevo mettermi a discutere con Mike, in fondo le mie amicizie non erano affar suo.

“Allora?” continuai, “cosa avevi da dirmi? Non voglio far aspettare Alice, non è educato!”

“Ecco beh... fra due settimane la mia confraternita organizzerà il ballo d’autunno, volevo sapere se ti andava di venirci con me!” rimasi sorpresa dalla sua richiesta, ma com’era possibile che non si rendesse conto che Jessica era stracotta di lui?

“Mike, ti ringrazio ma io non ballo, inoltre, e giuro che ti strangolo se lo riferisci, Jessica non ne sarebbe contenta!”

“Jessica?” Mike sembrava confuso

“Lei è innamorata di te, quantomeno, gli piaci, come fai a non accorgertene! Dovresti invitare Jess, inoltre lei è un’alfa, faresti una figura migliore con i tuoi confratelli se andassi al ballo con un’alfa!” L’avevo colpito, lo sapevo

“E comunque, nel caso dovessi venire, posso portare degli amici con me?”

Mike si sentiva sconfitto su tutta la linea e intuì immediatamente il significato delle mie parole.

“Se ci tieni tanto, si puoi portare i tuoi amici Cullen!” gli sorrisi dolcemente, questo glielo dovevo, e mi concessi di appoggiare una mano sulla spalla.

“Grazie Mike, Alice ne sarà contenta! Ora ti saluto!” e detto questo rientrai pronta ad affrontare lo sguardo inquisitorio di Alice Cullen.

“Mike ci invita a una festa alla confraternita tra due settimane, mi ha preso da parte perché era imbarazzato a chiedervelo direttamente, in fondo non vi conosce per niente, voleva sondare il terreno!” non ero mai stata brava a mentire ma Alice fece finta di abboccare.

“Jasper sarebbe molto felice di andare ad una festa e anche Rose ed Emmett, Edward invece...” i suoi occhi si fecero tristi

“A Edward le feste non piacciono!” concluse.

“Lo capisco, anch’io non amo molto le feste, oltretutto sono stata sempre una schiappa nel ballo, sono così scoordinata!”

“Dipende dal cavaliere che ti guida! Edward sa ballare benissimo... forse ...”

“Alice cosa ti frulla in testa!” ero allarmata dal suo tono

“Io non piaccio a tuo fratello, non cercare di metterci insieme per forza!”

“Ti sbagli Bella, tu piaci molto ad Edward! Te lo assicuro, non l’ho mai visto preso da qualcuna come lo è da te! Inoltre...” e fece un sorriso malizioso, “...da quello che mi ha raccontato Emmett...” quel pettegolo

“Emmett si sbaglia! Edward si è mostrato più cortese, è vero, ma quando tento di approfondire il discorso... lui distoglie lo sguardo da me e la sua espressione si fa fredda e distante, quasi mettesse una maschera!” i miei occhi si abbassarono per l’imbarazzo e le mie guance si imporporarono.

“Lo vedi Bella, tu lo capisci meglio di chiunque altra, Edward si protegge dal mondo, la sua è solo una maschera, mio fratello ha il cuore più puro e dolce che io abbia mai conosciuto, solo che non lo sa... non sa quanto amore ha dentro...” guardai Alce, era seria

“ma perché fa così!” mi accarezzai istintivamente la guancia tumefatta...

“Vedrai, quando si sentirà pronto ti aprirà il suo cuore! Ma ti prego Bella, stagli vicino, non farti scoraggiare dai suoi sbalzi d’umore, non farti ingannare dalla spessa armatura che indossa!” la guardai dubbiosa

“E se ti sbagliassi? E se questo fosse solo un tuo desiderio? Se lui non provasse questo per me?” tradii così il mio interesse per lui. In fondo Alice non poteva essere veramente obiettiva nei confronti del fratello.

“Mio fratello ti piace vero?” arrossii o meglio, presi letteralmente fuoco.

“Si... troppo! Ma Alice... ti prego non dirglielo, non voglio che si senta costretto a ricambiare i miei sentimenti!” sarei morta di vergogna se avesse saputo quello che sentivo per lui e non avesse ricambiato.

“Non preoccuparti, starò zitta... ma tanto già so che andrà benone!” avrei voluto esserne sicura anch’io.

Uscendo dalla caffetteria incontrammo Lee Stevens un mio compagno di corso e un confratello di Mike. Non mi aveva mai degnata di uno sguardo ma, dopo l’incidente ero diventata, mio malgrado, popolare

“Ciao Bella, ci verresti al ballo della confraternita con me?”

“Io non ballo Lee, ma grazie dell’invito” Lee non sembrava volersi arrendere ad andare al ballo senza una compagna.“E tu Alice?”

“Si grazie dell’invito, io ci vengo con Jasper, il mio fidanzato...”

 

************************************************************

Alle otto di sera mia sorella rientrò a casa accompagnata da Jasper poi, dopo avermi baciato sulla fronte, si diresse in cucina per aiutare Esme.

Il salotto era un open space con zona cottura a vista e, dalla poltrona sulla quale ero seduto, sentivo canticchiare mia madre e Alice.

“Ho pranzato con Bella oggi!” sentire pronunciare quel nome mi faceva effetto. Dopo il tempo passato insieme in questi giorni, il fatto di non vederla mi faceva sentire strano, quasi mi mancasse un membro della famiglia.

“Mike Newton ci ha invitato al ballo d’autunno della confraternita, in realtà ha invitato solo Bella, ci scommetterei..poi è stato il turno di Lee Stevens”

Sentire che degli altri ragazzi avevano invitato Bella a una festa mi dava stranamente fastidio.

“Scommetto che Bella ha rifiutato, una volta mi ha detto che non le piace ballare!” dissi con un filo di speranza nella voce

“Infatti ma..perché non andiamo tutti e sei? Dai Edward, mi piacerebbe andare ad una festa per scatenarmi un po’!”

“Ma se hai detto che in realtà non siamo stati invitati... Un momento, hai detto tutti e sei?!”

“Beh si, Jasper e io, Rose e Emmett, tu e Bella. Ovvio no?”dannazione, no che non era ovvio!

“Alice, Bella ha detto che non balla! E poi perché dovrebbe accettare?” mia sorella sorrise, ero caduto come un pollo nella sua trappola

“Se non la inviti, non accetterà di certo!” ecco, ero sconfitto! Bastò il pensiero di Mike Newton che ballava con lei a farmi desiderare l’impossibile: invitare qualcuna ad un ballo.

Mi alzai e senza dire una parola, andai in camera mia. Avevo bisogno di pensare senza nessuno intorno, avevo bisogno di capire perché quella ragazza stava diventando così importante per me. Esme mi raggiunse subito, come faceva ogni volta che mi vedeva turbato.

“Cosa succede Edward!” cosa potevo risponderle? Che, per la prima volta nella mia vita, il mio cuore di ghiaccio si stava sciogliendo? Oppure avevo paura che Bella, una volta conosciuto il vero me stesso, scappasse via? Lei non avrebbe mai accettato che parlassi così di me, che mi descrivessi per quello che ero... mia madre mi scompigliò i capelli, poi mi accarezzò una guancia. Dolce, dolcissima Esme!

“Ti fa male la spalla, vuoi che chiami papà per farti somministrare un anti- dolorifico?” aveva capito male per fortuna.

“No, sto bene!” Mi affrettai a tranquillizzarla “la spalla va molto bene, fra poco potrò tornare a suonare il piano” Esme mi sorrise, amava sentirmi suonare...

“Allora si tratta di un altro tipo di dolore!” no ci avevo visto giusto! Anche se non era mai stata madre, aveva un istinto di protezione innato e capiva al volo quali problemi potessero avere i suoi cuccioli.

“Edward, sai che noi saremo sempre dalla tua parte, ti appoggeremo qualunque decisione tu prenda, ma, figliolo per superare il tuo dolore devi trovare la forza dentro te stesso! Possiamo starti vicino ma, sicuramente quella ragazza, Bella, potrebbe rivelarsi un balsamo migliore di noi per il tuo cuore!” Volevo scappare, volevo chiudere questo discorso al più presto, mi faceva soffrire pensare alla fuga di Bella di fronte alle mie rivelazioni. Non volevo essere brusco con mia madre perciò tentai di cambiare discorso.

“Mi aiuti a cambiarmi mamma?” Indossai una canottiera di cotone beige che mi lasciava scoperta la spalla e sopra vi appoggiai una camicia chiara.

“Fra poco scendo” prima dovevo fare una cosa. Si avevo il desiderio di fare qualcosa che non mi sarei mai aspettato di fare. Avevo qualcuno da salutare, qualcuno con cui scusarmi. Presi il cellulare e digitai un numero.

 

 

vittoriaKf [Contatta] Segnala violazione
 
 22/07/10, ore 12:06 - Capitolo 3: Cap. 3 Incidente

ho pocchissime parole da dirti ,e' veramente meravigliosa ora aspetto con ansia gli altri capitoli.

grazie, veramente grazie

 miky 483 [Contatta] Segnala violazione
 
 22/07/10, ore 00:21 - Capitolo 3: Cap. 3 Incidente

Ciao !!!Devo dire che questa ff mi piace sempre di più perche rispetto al libro è molto ma molto diversa;chissà cos'è che allontana Edward dall'amore!poi il fatto dell'incidente fà capire che tra i due è già nato qualcosa ma non ne sono ancora cnsapevoli o non lo vogliono ammettere;fatto stà che aspetto il prossimo capitolo per vedere come continua!!
Ciao ciao
Miky 483

si, ho usato i libri della mayer come spunto  per delineare i caratteri dei personaggi ma volevo distaccarmene abbastanza presto... la storia si evolterà e i protagonisti pian piano si trasformeranno sempre di più

 mine [Contatta] Segnala violazione
 21/07/10, ore 23:47 - Capitolo 3: Cap. 3 Incidente

Ciao :) Trovo che la tua storia sia molto molto carina.
E' stato bello il momento in cui Edward ha rischiato la sua vita per salvare quella di Bella, ed è stato molto dolce in ospedale.
Forse l'unica pecca è la scrittura troppo piccola, si fà un po' di fatica a leggerla.
Studi architettura o design? L'ho notato dal tuo citare il Bauhaus ;)
Sono andata sul tuo blog. Ed è molto carino!! L'ho salvato, così da averlo a portata di mano per una visitina ;D

Ah, non studi architetura!! SEI un architetto! Wow, non sai quanto ti invidio ;)
(Recensione modificata il 21/07/2010 - 11:52 pm)

si, sono architetto beh, oramai da un po' ! in effetti sono grandicella per scrivere FF ma mi sono trovata coinvolta, non so nelleno io come e ora non so come staccarmene, mi aiuta a superare le giornate di stress lavorativo ...

grazie!

 

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Capitolo 5
*** Cap 5 Telefonate ***


_Cap. 5

 

Telefonate

 

 

Stavo asciugandomi i capelli dopo aver fatto la doccia, avevo bisogno di riflettere con calma su quanto avevo confessato ad Alice.

“Mio fratello ti piace vero?” mi aveva chiesto ed io arrossendo, avevo rivelato il mio malcelato interesse per lui. “Sì... troppo!” avevo risposto ma mi ero affrettata a impedirle di raccontare tutto a Edward.

“Non voglio che si senta costretto a ricambiare i miei sentimenti!” un atteggiamento molto nobile... in realtà avevo paura, una tremenda paura che lui mi rifiutasse. Accesi il computer e aprii l’e-mail. C’erano quattro messaggi. Due erano di mia madre che mi chiedeva di farle il resoconto dettagliato degli ultimi giorni, desiderava sapere come stavo, voleva capire qualcosa in più della dinamica dell’incidente che mi aveva visto coinvolta - come sempre era agitatissima, - chiedeva il numero della famiglia Cullen per ringraziare personalmente sia il dottore, sia Edward. Per il momento questo suo desiderio sarebbe rimasto irrealizzato. Un altro messaggio era di una mia amica di Phoenix, Louise, nulla di eclatante, mi raccontava degli ultimi avvenimenti dalla fine della scuola. Era incredibile pensare come qualcuno che non mi aveva mai tenuto molto in considerazione ora sentisse l’esigenza di parlarmi. L’ultimo era di qualcuno che non mi sarei mai aspettata di sentire. Jacob mi chiedeva se il fine settimana fossi tornata a Forks, anche lui era li per far visita al padre, gli sarebbe piaciuto molto fare una rimpatriata come ai vecchi tempi. Mi raccontava di essere stato nelle Hawaii per far visita a sua sorella, mi parlava del sole e del surf. Tutto come se ci fossimo visti solo qualche mese prima... invece erano ormai passati tre anni.

Sorrisi, mi avrebbe fatto molto piacere rivedere Jacob e Billy oltre a mio padre, naturalmente. In realtà, pensavo che quella cena fosse una scusa per controllare il mio stato di salute, se avevo veramente detto tutta la verità... Risposi alla mail di Jacob.

“Sì, probabilmente questa settimana sarò di ritorno a casa, sarà piacevole rivedere Billy e te, naturalmente” in realtà ero un po’ imbarazzata all’idea di rivedere Jacob poiché sapevo chiaramente che il suo interesse per me andava ben oltre la semplice amicizia. Io però non potevo offrirgli di più, tantomeno ora che due intensi occhi verdi riempivano ogni angolo della mia mente.

Stavo per premere il tasto invio quando il cellulare prese a squillare.

“Pronto?” dissi con tono leggermente inquisitorio. Il numero era sconosciuto.

“Pronto Bella.” Era una voce roca e dolcissima che riconobbi facilmente, troppo facilmente. Mi cedettero le gambe e dovetti sedermi sul letto.

“Sono Edward, Edward Cullen.”

“Ciao Edward, come stai?” cercai di sembrare disinvolta ma non ci riuscii. Mi chiese quello che voleva senza fare troppi giri di parole.

“Ti andrebbe di venire a cena sabato sera... a casa mia?” la frase pronunciata d’un fiato. Era imbarazzato.

“Si” risposi sussurrando, mi mancava la voce.

“Bene” il tono cambiò, sembrava più sereno. Era sollievo? “Allora sabato alle otto, passeranno a prenderti Alice e Jasper di ritorno dall’università”.

“Non far scomodare Alice o Jasper, vi raggiungo io” non volevo che i ragazzi fossero costretti a riaccompagnarmi a casa a fine serata.

“Non è facile trovare casa nostra! Non preoccuparti Bella, noi siamo gentiluomini. Non lasceremmo mai che una ragazza si aggiri per strade sconosciute senza una scorta”. Ridacchiò.

“Ok mi arrendo allora, ci vediamo sabato” forse stavo cedendo troppo facilmente ma la sua chiamata mi aveva veramente spiazzata.

“Sì, a sabato” l’ultima frase pronunciata quasi in un sussurro. E chiuse la chiamata. Mi stesi sul letto ormai senza fiato, mi ero dimenticata di respirare durante la breve telefonata di Edward. I piani erano dunque cambiati avrei, dovevo riscrivere la mail a Jacob.

Sentii bussare leggermente alla porta

“Chi è?” chiesi

“Angela!” era da qualche giorno che non parlavo con la mia amica, gli avvenimenti degli ultimi giorni ci avevano costretto a restare lontane.

“Dai entra!” e con un gran sorriso aprii la porta invitandola ad entrare.

“Ti vedo bene” mi disse sorridendo di rimando. “Anche la tua faccia va meglio, vedo! A questo proposito, che ne dici di uscire sabato sera a cena per festeggiare la tua guarigione? Siamo tutti noi, puoi portare un amico... se vuoi!” il suo sorriso era malizioso, il mio impacciato.

“Ho saputo che ti sei incontrata spesso con i Cullen, soprattutto con Edward” non sembrava scioccata anzi, era contenta per me.

“Sabato non posso!” risposi al suo invito “Edward Cullen mi ha invitato a cena!” arrossii violentemente.

“COSA!!! Edward ti ha invitata!!! E’ fantastico, quando lo saprà Jessica morirà di invidia! Per un anno ha tentato di strappargli un invito poi arrivi tu... ed eccoti, salvata da un incidente potenzialmente mortale e invitata fuori a cena.” Sorrideva e mi stringeva le mani, era evidentemente felice per me. Angie era veramente una buona amica.

“Non mi ha invitata fuori, sono a cena dai suoi, a casa sua”.

“Ti piace vero?” continuò. Io arrossii ancora ma non risposi. “Beh, come potrebbe non piacerti, Edward è incredibilmente bello!” giunse alla conclusione esatta.

“Non mi piace solo perché bello, in realtà mi intriga molto,” confessai “però è così lunatico! Non so mai cosa aspettarmi da lui, i suoi sbalzi d’umore sono così improvvisi!” abbassai gli occhi, repentinamente dubbiosa e rattristata. Angela mi guardò.

“Dai, allora incontriamoci venerdì, non ti impedirei mai di andare a cena con il ragazzo che ti piace...”. poi cambiò discorso.

Continuammo a parlare per tutta la sera fino a che, esauste ci addormentammo. Mi svegliai per la luce del computer rimasto acceso. Non avevo ancora risposto a Jacob.

“Ciao Jacob, purtroppo questa settimana non farò ritorno a casa, sono molto impegnata con gli studi, l’incidente mi ha fatto perdere giorni preziosi, ci vedremo la prossima volta. Salutami Billy. Un abbraccio, Bella” poi premetti invio e mi riaddormentai sognando gli occhi verdi di Edward contrapposti a quelli neri di Jacob: la foresta e la notte.

Il giorno dopo la notizia della mia cena con i Cullen si era estesa al mio piccolo gruppo di amici di Forks. Angie aveva ragione, Jess sembrava veramente gelosa, ma non voleva darlo a vedere. Mi raccontò a raffica pettegolezzi su pettegolezzi, per lo più cattivi, sulla famiglia Cullen. Mi voleva rovinare il piacere della cena, ma non ce l’avrebbe fatta. Nulla avrebbe rovinato la gioia perfetta che provavo in quel momento.

Raccontai ai miei amici del coraggio di Edward e della dolcezza dei suoi familiari. Volevo che sapessero quale ingiustizia stavano subendo i Cullen a causa di pettegolezzi infondati, volevo che li guardassero come amici, non come fenomeni, strane creature di un altro pianeta. I ragazzi Cullen erano stati sfortunati, avevano perso le loro famiglie di origine ma, nonostante questo avevano trovato la forza di andare avanti e il coraggio di affrontare a testa alta le avversità.

“Se fossi stato li...” Mike sembrava parlare più a se stesso che a noi.

“Scusa dicevi?” non mi rispose, si limitò a guardarmi con un’espressione imbronciata sul viso rotondo, le spalle cadenti. Detestava il ruolo che Edward aveva avuto in tutto questo, avrebbe voluto essere al suo posto...ormai ero certa che Mike nutriva un certo interesse per me, un interesse che purtroppo non potevo ricambiare.

“...Cullen non è il vero cognome di Edward e Alice sai Bella, pare che siano stati adottati che erano ormai grandi, non so, a Forks si dice che il loro passato sia oscuro!” Jessica continuava a blaterare ma ormai non l’ascoltavo più, Edward Cullen, pallido e bellissimo si stava avvicinando a noi.

 

************************************************************

Dopo Tanya nessuna mi aveva più toccato il cuore.

Eravamo a New York, Carlisle lavorava come primario nella clinica universitaria, io ero uno studente delle superiori e lei una mia compagna di classe.

Tanya era una ragazza della buona borghesia newyorkese, la sua famiglia era molto in vista e rispettata. Apparteneva a quel genere di persone che non avrebbe accettato di buon occhio l’amicizia della loro erede con un orfano, seppure figlio adottivo di un professionista famoso. I suoi genitori avrebbero certamente fatto delle indagini, non avrebbero impiegato molto a scoprire il passato della mia famiglia, la mia vera famiglia. A quel punto non le avrebbero più permesso di frequentarmi...

Tuttavia, nonostante le mie previsioni, nulla di tutto ciò accadde. Passavamo molte ore insieme per studiare, eravamo al di sopra della media scolastica dei nostri compagni e presto cominciarono a girare voci su una nostra storia sentimentale. Tanya, bellissima, bionda, eterea, un angelo incarnato nel corpo di una ragazza, avrebbe volentieri voluto che quelle non fossero solo voci ma io sapevo, in cuor mio, che lei meritava molto di più di qualcuno che non era in grado di ricambiarla appieno, di qualcuno in grado di prendere senza dare nulla in cambio, di qualcuno come me.

Sapevo che non avrei dovuto lasciarmi avvicinare da lei ma lo feci, lasciai che lei fessurasse la mia armatura, che riscaldasse il mio cuore con i suoi sorrisi, con i suoi sguardi, con i suoi incoraggiamenti. Desideravo essere amato ma non ero in grado di ricambiare i suoi sentimenti, non come lei avrebbe voluto comunque....

Mi alzai dal letto per guardare fuori dalla finestra, era buio, la spalla mi faceva un po’ male, non volevo che la mia famiglia si preoccupasse troppo per me, non volevo rispondere ai silenziosi sguardi di mia madre né sottostare agli interrogatori di Alice. Desideravo solo un posto silenzioso in cui stare in solitudine, avevo bisogno di pensare alla mia vita e agli errori compiuti, errori che non volevo ripetere.

Fu un professore a mettere insieme Tanya e me...

“Un’analogia inquietante” pensai ma, con una differenza fondamentale: noi fummo messi in gruppo, non per posizioni contrapposte ma perché eravamo simili, troppo simili. Due spiriti feriti, due anime solitarie e desiderose di affetto. Solo ora, in piedi davanti alla finestra e con lo sguardo perso nell’oscurità della notte, riuscii nuovamente a mettere a fuoco il volto di Tanya. Ripensai al suo corpo troppo magro, ai suoi occhi azzurro chiaro, alla dolcezza dei suoi modi, alla sua solitudine, alla sofferenza che si portava dentro e che io, per cecità o per egoismo non ero riuscito a riconoscere. Non potevo essere per lei ciò che desiderava da me: un appoggio saldo, un ancora sicura, un amico, un amante... Ero troppo ferito per riconoscere un dolore simile al mio, troppo debole per aiutare qualcuno, non riuscivo a sorreggere me stesso, come potevo sostenerla?

Non volevo pensare al passato ma, come una falla aperta in una diga, i pensieri cominciarono a fluire liberi nella mente, pensieri che troppo a lungo avevo represso e che ora prorompevano impetuosi...

Passeggiavamo in Central Park, era un pomeriggio come tanti. Dopo la scuola ci fermammo a prendere una ciambella e, mentre scherzavamo sullo zucchero appiccicato sulle nostre facce, improvvisamente, lei mi baciò stringendomi a se, spingendo con forza le sue labbra sulle mie, quasi avesse paura di una reazione che prontamente arrivò. L’allontanai con dolcezza, non volevo ferirla, ma nemmeno illuderla, io non ero innamorato di lei. Le sue guance si imporporarono, si scusò per il suo comportamento e poi, sorridendo tra le lacrime che rischiavano di traboccare, fece una battuta per sdrammatizzare la situazione. Non mi resi conto di quanto l’avessi ferita, ero un ragazzo, non potevo pensare che Tanya, intelligente e bellissima, potesse essere tanto fragile. Invece una settimana dopo tentò il suicidio con dei sonniferi. Mi sentii morire, distrutto da un senso di colpa infinito.

La salvarono appena in tempo, andai da lei in ospedale ma non accettò di vedermi. I suoi genitori mi intimarono di starle lontano. Mi accusarono di averla ferita fino a ridurla in punto di morte. Quando tornò a scuola, circa un mese dopo, sembrava un’altra persona: fredda, distante, quasi che con il veleno le avessero portato via anche una parte della sua anima... Non parlai più con lei, rispettai le richieste dei suoi fino a quando, durante l’ora di pranzo la vidi perdere i sensi. Allora corsi da lei prendendola tra le braccia e la portandola in infermeria. Ormai sveglia tra le mie braccia,  si strinse a me circondandomi. Le lacrime, troppo a lungo trattenute, traboccarono dai suoi occhi. La baciai. Un bacio a fior di labbra, lento e timoroso che lei ricambiò timidamente. Volevo che mi perdonasse per il male che le avevo fatto, ero disposto a stare insieme a lei pur di non vederla più soffrire, volevo che lo sapesse che mi era mancata...

“Tu fai del male a chi ti ama” mi disse riprendendo fiato, fui colpito, aveva ragione.“Non voglio che mi baci per compassione o amicizia” continuò, aveva ragione ancora. Il mio bacio non era dettato dall’amore ma dal desiderio di consolare, di colmare il vuoto lasciato dalla sua assenza, dal bisogno di sentirmi amato, non dal desiderio di amare. Ero molto egoista e lei lo sapeva, mi conosceva meglio di quanto pensassi mentre io non la capivo affatto... Ce ne andammo da New York alla fine dell’anno scolastico. Non la salutai. 

Mi riscossi dai miei pensieri. Ora sapevo cosa fare...

Presi il telefono d’impulso, avevo finalmente fatto chiarezza in me stesso, volevo scusarmi con lei, volevo chiederle perdono per averla usata come appoggio quando anche lei aveva bisogno di me, avevo la necessità di alleggerirmi lo spirito... volevo chiederle di tornare ad essere amici.

Digitai il suo numero e dall’altra parte rispose una voce che riconobbi subito. “Pronto! Chi è?” riabbassai codardo

Mi giunse un messaggio di risposta con scritto soltanto “Edward?”

Richiamai.

Lei fu molto gentile, parlammo del più e del meno, aspettava che le dicessi la vera ragione della mia chiamata.

“Tanya sono io, ti volevo chiedere scusa per il mio comportamento! Lo so è passato molto tempo... non so se tu vorrai...” non terminai la frase.

“Meglio tardi che mai” rispose, e nella voce l’eco di un sorriso. continuammo a parlare per ore e sul finire della conversazione le chiesi ciò che più mi premeva sapere, qualcosa che avrebbe alleggerito definitivamente la mia coscienza e che mi avrebbe consentito di ricominciare: “Tanya sei felice?” lei attese un istante prima di rispondere e poi disse “SI Edward, sono molto felice! Forse hai sempre avuto ragione tu, non eravamo fatti per stare insieme!” aveva detto in modo sincero e diretto ciò che in cuor mio avevo sempre pensato ma non avevo avuto il coraggio di rivelarle. Poi, un’altra domanda mi spiazzò

“...E tu Edward, sei felice?” optai per la verità

“Non saprei... tra un po’ di tempo, forse!” dopo i saluti chiusi la conversazione e ripensai alla mia risposta. Si forse presto sarei stato felice.

Mi stesi sul letto, avevo bisogno di riflettere sulle conseguenze di quello che stavo per fare, per la prima volta da quattro anni permettevo a qualcuno che non fosse della mia famiglia di avvicinarsi a me. Presi nuovamente il telefono e digitai in numero.

“Pronto?” la sua voce aveva un tono leggermente inquisitorio, non conosceva il mio numero.

“Pronto Bella.” Improvvisamente la mia voce venne meno

“Sono Edward, Edward Cullen.”

“Ciao Edward, come stai?” cercò di sembrare disinvolta ma si sentiva che era imbarazzata. Mi feci coraggio e le chiesi ciò che da giorni ormai - solo ora me ne rendevo conto – desideravo fare.

“Ti andrebbe di venire a cena sabato sera... a casa mia?” Si a casa mia pensai, un luogo innocuo, non troppo intimo, non un appuntamento galante. Volevo sondare il terreno. Avevo paura di un suo rifiuto.

“Si” rispose sussurrando, le mancava la voce, era emozionata, si sentiva. Poteva davvero desiderare di vedermi?

“Bene” il mio tono cambiò, volevo sembrare sicuro, non un ragazzino al suo primo amore. Amore... non avevo mai associato quella parola a nessuna donna. Fino ad allora avevo provato solo affetto, per mia madre, per le mie sorelle, per Tanya ma, amore mai...

“Allora sabato alle otto, passeranno a prenderti Alice e Jasper di ritorno dall’università” il mio tono ormai disinvolto si raffreddò nel sentire la sua risposta.

“Non far scomodare Alice o Jasper, vi raggiungo io”. Però, che carina, non voleva essere di disturbo per la mia famiglia. Non le avrei permesso di venire da sola, l’avrei fatta accompagnare dai ragazzi, su questo punto ero irremovibile. Quindi ribattei deciso...

“Non è facile trovare casa nostra! Non preoccuparti Bella, noi siamo gentiluomini. Non lasceremmo mai che una ragazza si aggiri per strade sconosciute senza una scorta” Usai il tono suadente di mio padre, ebbe su di lei l’effetto sperato, cedette subito.

“Ok mi arrendo allora, ci vediamo sabato” era imbarazzata, questa piccola gentilezza l’aveva sorpresa, turbata. Non era abituata a ricevere cortesie dalle persone? Bella mi incuriosiva sempre di più, era un essere affascinante, coraggioso, deciso e dolce. Dovevo fermarmi, dovevo porre fine alla chiamata, avrei rischiato di rivelarle l’entità dei sentimenti che cominciavo a nutrire per lei, era troppo facile essere me stesso accanto a lei.

“Sì, a sabato” l’ultima frase la pronunciai quasi in un sussurro.

Mi sentii strano, sereno e turbato al contempo. Quali conseguenze avrebbe avuto questa azione sulla mia vita? Mi addormentai poco dopo, vinto dalla stanchezza e indebolito dalle tante emozioni che si erano accavallate nel mio cuore.

Sognai una ragazza degli occhi color cioccolato, delle mani morbide che mi stringevano le dita, delle calde lacrime versate per me e il mio nome sussurrato nel sonno come un sospiro...

L’indomani sarei andato al campus, c’era qualcuno che volevo assolutamente incontrare.

 

 

 vittoriaKf [Contatta] Segnala violazione
 
 23/07/10, ore 10:05 - Capitolo 4: Cap 4 Inviti
una sola parola bellissimo,aspetto il prossimo con ansia sperando che edward nn si tiri indietro.
Grazie, sono contenta che la storia ti piaccia, spero continuerai a seguirla e a commentarla
 sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 
 23/07/10, ore 00:24 - Capitolo 4: Cap 4 Inviti
ciao barbara!! sono felice di vedere la tua fantastica storia anche su questo sito!!! Lo sai che sei una delle mie autrici preferite sul sito di tw, e i tuoi Edward e Bella sono sempre così intensi, vibranti... insomma vivi!! complimenti ancora, un saluto.
Grazie delle indescrivibili emozioni che ci regali!!
sara

Ciao Sara, bentrovata!

grazie tanto per i complimenti ... ci provo... spero sempre di mantenere vivi e vibranti i miei personaggi.

un bacio Barbara

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Capitolo 6
*** Cap 6 Ragione ***


_Cap. 6

 

Ragione

 

“Ma è Edward Cullen!!” esclamò Jessica non riuscendo a mascherare l’interesse che nutriva per lui poi, si zittì notando lo sguardo di disapprovazione di Mike.

“Sta venendo qua!” continuò in un sussurro entusiasta, era totalmente incapace di nascondere l’impazienza.

Edward si avvicinava a noi con passo lento, quasi felino, il volto un po’ tirato e il braccio sinistro irrigidito dalla fasciatura alla spalla. Era di una bellezza mozzafiato, i capelli castano-ramati, in perenne disordine, rilucevano come bronzo fuso sotto uno smunto sole autunnale, i suoi occhi verdi risplendevano vivaci sul suo viso ancora pallido. Mi persi in quella visione.

“Bella, Edward Cullen sta guardando te” la voce di Jess mi riportò alla realtà, riemersi come da un sogno e incrociai il suo sguardo. Edward mi fissava con un leggero sorrido sulle labbra, con un dito mi fece cenno di raggiungerlo e, poiché rimanevo ferma, mi strizzò l’occhio.

“Penso che voglia parlarti, perché non lo raggiungi?” cara Angela, sempre le parole giuste al momento giusto... inoltre con il suo avallo nemmeno Jess aggiunse altro.

Mi alzai lentamente per accertarmi di essere ben salda sulle gambe e salutai i miei amici ma, prima di raggiungerlo feci in tempo a notare lo sguardo furente di Mike, quello traboccante desiderio e invidia di Jess, quelli felici di Ben e Angela.

“Bella... ” esordì. La sua voce era caldissima e sensuale. Deglutii.

“Ciao Edward” mi tremava la voce. Non lo vedevo da una settimana da quando era stato dimesso, mi era mancato, dovevo ammetterlo. Lo sognavo spesso, e nei miei sogni, era dolce, tenero, tremendamente sensuale mentre, nella realtà, Edward si mostrava scontroso, lunatico, tremendamente sensuale. Perciò l’invito a cena che mi aveva fatto mi aveva lasciato di stucco...  “... E così, con il tuo invito hai sancito che possiamo essere amici?” Volevo accertarmi che l’idea fosse sua e non, per esempio, di Alice, o di Rosalie. Rimase in silenzio sorridendo appena e invitandomi a continuare; lo sguardo fino ad allora caloroso era tornato a farsi distante. Continuai ignorando le sue reazioni.

“Ci sarai anche tu sabato?” Il suo sguardo tornò su di me e una fitta di sofferenza gli attraversò il volto.

“Stai bene?” dissi, improvvisamente preoccupata per la sua salute.

“Credevo dovessi stare a riposo fino alla fine della settimana”. Lui annui senza rispondere poi mi fece cenno di seguirlo. 

Ci allontanammo dal gruppetto dei miei amici per andare a sederci nel posto preferito della famiglia Cullen, il pezzo di prato sotto un tiglio.

“Perché metti in dubbio la mia presenza a cena?” disse non appena ci accomodammo. “Non ti avrei invitata se non avessi avuto intenzione di esserci!” Mi guardò serio ma io non ero intenzionata a soprassedere su quell’argomento; già una volta aveva fatto una promessa e non l’aveva mantenuta. Avrei potuto fidarmi di lui?

“Dopo quel pomeriggio in biblioteca... mi avevi promesso che ci saremmo visti invece mi hai accuratamente evitata. Beh, fino all’incidente”lo guardai dritto in faccia e continuai cercando di non lasciarmi incatenare dalla profondità dei suoi occhi.

“Giacché c’è un precedente, posso mettere in dubbio la tua parola, ne ho tutti i diritti!” Edward osservò il mio fiero cipiglio e per un attimo sembrò in bilico tra il confuso e il divertito. Poi una nuova consapevolezza gli si dipinse in volto. Aveva capito cosa intendevo dire.

“... avevo anche detto che non avremmo dovuto lavorare assieme!” sorrise.

“E poi... ” disse indicando in braccio immobilizzato “sono stato impegnato in un difficile salvataggio!” una luce ironica gli apparve sul volto e, per la prima volta mi abbagliò con un sorriso luminoso. I suoi occhi erano smeraldi ardenti.

 “... come vedi sono qui, tutto può cambiare!” sorrise ancora di fronte alla mia espressione esterrefatta.

 “Perché non mi fai compagnia oggi?” disse all’improvviso, la voce ridotta quasi a un sussurro. Io ero stupefatta, quello che avevo davanti era un Edward totalmente diverso dal solito. Era come un raggio di sole primaverile, emanava un calore dolce e delicato senza apparire invadente.

“Inoltre ... non ho mai detto di non volerti essere amico... ” poi precisò.

“Sarebbe meglio per te se tu, non fossi mia amica!” il suo tono di voce era talmente basso che faticai a sentirlo, gli occhi erano fissi su di me.

“In ogni caso, sono stanco di costringermi a evitarti Bella!” mi si bloccò il respiro, non riuscivo a credere a quello che lui aveva appena detto. Il cuore iniziò a battermi all’impazzata. Sembrava una dichiarazione d’amore...

Si voltò per un attimo rompendo l’incantesimo che si era creato tra noi e concedendomi di riprendere fiato. Mi riusciva facile parlare con lui quando non era troppo sulla difensiva...

“Credo che i tuoi amici siano arrabbiati con me perché ti ho rapita!”cambiò discorso. Era imbarazzato per quanto si era lasciato sfuggire?

“Sopravvivranno!” volevo dimostrarmi indifferenti ma sentivo i loro sguardi perforarmi la schiena.

“Non è detto che ti restituisca però!” disse all’improvviso rivolgendomi uno sguardo serio. Rimasi in silenzio concentrata sul significato dell’ultima frase. Infine lo guardai, mi tremavano le mani, le strinsi al petto.

“Sembri preoccupata!” disse

“Più che altro sorpresa, a cosa devo tutti questi cambiamenti?” ero sospettosa, lo sapevo, ma lui non mi aiutava in questo, era sempre così criptico...

“Rischiare di morire ti costringe a rivedere i tuoi programmi da diverse prospettive e poi, te l’ho detto, sono stanco di sforzarmi di starti lontano!”

“Nessuno ti ha chiesto di starmi lontano!” a questo punto ero arrabbiata.

“Tutto ciò che hai fatto, è stata una tua scelta!” non riuscivo a capire i suoi repentini cambiamenti d’umore e la sua paura di confrontarsi con me.

“Se tu fossi furba, mi staresti lontana, e se io fossi meno egoista ora, non sarei qui!” disse a voce bassissima, quasi parlando a se stesso. Il volto una maschera di tristezza. Sollevai la mano verso di lui, avevo la voglia disperata di tornare a veder splendere il sorriso sul suo volto, si ritrasse istintivamente, io bloccai all’istante. La mano, ferma a mezz’aria, in attesa di un permesso che non arrivò, si abbassò e rimasi in silenzio, in attesa.

“A cosa stai pensando?” mi chiese spezzando il silenzio. Scelsi la verità.

“Mi chiedevo se ti andrebbe di farmelo sapere la prossima volta che decidi di ignorarmi... per il mio bene. Magari mi preparo!”

“Mi sembra giusto!” alzò gli occhi su di me ed io mi persi nuovamente nel verde. Una lieve brezza scompigliò i suoi capelli in perenne disordine, creando un gioco di chiaro-scuro sul suo volto tormentato. Mi chiesi come sarebbe stato affondare le mani in quella morbida massa incolta.

“Io penso che tu sia migliore di quanto sembri... ” dissi rispondendo alla domanda che mi aveva appena formulato. Un altro cambiamento d’umore.

“Bella” pronunciò il mio nome con voce roca “tu non mi conosci affatto, non sai niente di me. Te lo ripeto, se fossi più furba, eviteresti uno come me!” la sua voce, come lo sguardo, era dura.

“Sei pericoloso?” chiesi, in preda al batticuore intuendo la verità nella mia domanda. Si era pericoloso “ma non cattivo!” continuai, altrettanto certa.

“Ti sbagli” ancora quell’espressione tormentata sul volto bellissimo.

“Non credo!” ribattei fieramente.

Guardai l’orologio, erano le tre, l’ora della lezione di letteratura. Il professor Mason ci attendeva per mettere a punto i termini della presentazione del lavoro di fine semestre.

“E’ tardi, dobbiamo andare, il professor Mason ci attende”.

“Sì, andiamo. Temo che se aspettiamo ancora un po’ Mike Newton deciderà di portarti via con la forza”. Un altro cambio d’umore. Era sollievo.

 

Il professor Mason si dimostrò comprensivo, aveva saputo dell’ incidente, di cui portavamo ancora i segni; aveva deciso di posticiparci la consegna del primo stato di avanzamento della ricerca di dieci giorni. Ci aspettavano giorni di lavoro intenso, dovevamo iniziare immediatamente. Il mio cuore sussultò all’idea e, il mio stomaco si riempì di farfalle, non vedevo l’ora di stare ancora da sola con lui. Ci dirigemmo insieme verso la biblioteca.

“Bella, Bella Swan”mi sentii chiamare, era una voce che non sentivo da anni ma che riconobbi subito. Jacob Black, alto più di quanto ricordassi, mi venne incontro sorridendo poi, mi abbracciò facendomi fare una mezza piroetta.

“Da quanto tempo! Come stai?” mi disse sorridendo. Il suo sorriso non era cambiato, era luminoso come il sole, lui era il mio sole personale.

“Jacob cosa ci fai qui? Di la verità, mio padre ti ha chiesto di venire ad accertarti che fossi viva?”Ero esterrefatta ma contenta di rivederlo, parlare con Jacob Black era sempre stato facile.

“In effetti, era un po’ preoccupato dopo l’incidente... ed io dovevo passare da queste parti... fece spallucce minimizzando. Improvvisamente mi ricordai di non essere sola.

“Jacob, questo è Edward, il mio salvatore!” mi voltai verso Edward, aveva atteso silenzioso a pochi passi da me, ma era come se fosse distante chilometri, la sua espressione era di nuovo lontana. Jake lo guardò, accorgendosi improvvisamente che non ero sola, e il suo sorriso svanì all’istante sostituito da un ghigno che non gli conoscevo. Un ghigno ostile.

“Ah, Cullen! Che ci fai qui!”

 

************************************************************

Mi svegliai presto con il desiderio di muovermi, di uscire, mi sentivo meglio; parlare con Tanya, la sera prima, chiederle scusa per quanto le avevo fatto, mi aveva rasserenato lo spirito. Ora ero pronto per rivedere Bella Swan. Scesi di sotto, mio padre era intento a preparare la colazione per Esme, era un momento di tenerezza che si concedeva ogni volta che poteva. Si sentiva in colpa, i turni in ospedale non gli lasciavano molto spazio per stare in famiglia, e allora cercava di restarci vicino il più possibile quando era in casa. Non ci aveva mai fatto mancare il suo affetto e noi tutti, segnati da un abbandono, lo consideravamo una persona eccezionale. Un vero padre, il padre che non avevo mai avuto... mai veramente.

“Papà, vorrei uscire per andare al campus. Secondo te posso?” nella mia voce c’era una nota supplichevole. Carlisle mi guardò, stupefatto dal mio tono.

“Edward, figliolo, forse faresti meglio a restare a casa ancora un po’, la tua ferita non è certo un graffio”. Soppesò il mio sguardo.

“Carlisle, ti prego, non ce la faccio più a stare chiuso in casa... ” voglio rivedere Bella, urlò la mia mente, ma non ebbi il coraggio di confessarlo a mio padre.

“Starò attento!” dissi invece.

“...se proprio vuoi uscire, allora ti bloccherò la spalla in modo da non permetterle di fare  molti movimenti, questo ti permetterà di uscire, ma ti farà male.” Il suo tono era molto professionale

“Non è un problema, riesco a resistere al dolore!” mio padre mi mise una mano sulla spalla sana e poi continuò.

“Lo so Edward, tu sai bene come reprimere, il dolore. Se proprio ci tieni però non ti impedirò di uscire ma, ti prego, non fare sciocchezze... come guidare, ad esempio! Ti accompagneranno Emmett e Rosalie all’università!” acconsentii, Carlisle mi conosceva meglio di chiunque altro, aveva capito che il mio desiderio andava oltre in semplice cambiare aria, riuscivo a fingere con chiunque, persino con Alice, ma non con lui.

Dopo colazione andai nello studio di mio padre, Carlisle mi medicò la ferita, togliendo alcuni punti, dove la pelle si era rimarginata poi, procedette al bendaggio.

“Fa male?” mi chiese a fine lavoro.

“Un po’!” non aveva senso mentire, era un dottore, doveva essere al corrente di tutti i sintomi per poter curare al meglio un paziente...

“Ti darò un antidolorifico ma, ti prego ancora di non fare sforzi, non è il caso che ferita si riapra!”. Annuii e gli sorrisi

“Grazie papà!” gli sorrisi e, dopo averlo salutato,  mi diressi verso il garage. Emmett e Rose stavano per uscire, chiesi loro un passaggio.

Mi lasciarono presso i padiglioni della Facoltà di Lettere, loro erano entrambi diretti alla Facoltà di Ingegneria. I miei fratelli erano molto portati per la meccanica, ma era Rose il vero genio. Camminai sul morbido prato all’inglese dirigendomi dove, immaginavo, l’avrei incontrata.

Bella era seduta sull’erba e si godeva il pallido sole autunnale pranzando con i suoi amici. Amava il caldo. Me l’aveva detto quella volta in biblioteca. Jessica Stanley le stava vicino, ciarlando come al solito, ma Bella non sembrava prestarle molta attenzione.

“Ma è Edward Cullen!!” esclamò con un tono di voce troppo alto ed entusiasta guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Mike Newton.

Sapevo di piacere a Jess, nell’ultimo anno di scuola aveva cercato ogni scusa per starmi vicino, per parlare con me, per ottenere le mie attenzioni. Non riuscivo a sopportarla, non mi piaceva il suo modo di essere così superficiale. Per lei, ogni ragazzo conquistato, rappresentava un trofeo da mettere in mostra nella sua collezione privata. Non le avevo mai parlato, avevo cercato deliberatamente di far finta che non esistesse. Impresa difficile, quando si trattava di Jess Stanley. Mi avvicinai al gruppetto di Forks, lentamente, i miei occhi la cercarono e, quando lei alzò lo sguardo, si incatenarono ai suoi. Le sorrisi e, vedendola titubante e timorosa, le feci cenno con un dito di avvicinarsi a me. Lei era immobile, si limitava a fissarmi senza dare segno di nessun’altra reazione. Le feci l’occhiolino.

Si alzò lentamente incoraggiata da qualcosa che le aveva detto Angela e si avvicinò.

“Bella” esordii. Cercai di mantenere il mio tono di voce molto pacato ma, risultò roco e basso alle mie orecchie. Desideravo rivederla più di quanto pensassi

“Ciao Edward” le tremava la voce, forse anche lei era imbarazzata...come me. Poi disse qualcosa che mi sorprese la voce cambiò, si fece sarcastica e sprezzante

“Ci sarai anche tu a cena?” il sorriso che mi sforzavo di mantenere si spense.  Rimasi in silenzio, scioccato dalla verità che c’era dietro quelle sue semplici parole. Mi conosceva, mi conosceva più di quanto io conoscessi lei.

Una fitta di dolore mi attraversò, come una pugnalata, la spalla. Avevo bisogno di sedermi.

 “Stai bene?” mi chiese. Il tono era cambiato di colpo. Da sarcastico e sprezzante si era fatto dolce e premuroso.

“Credevo dovessi stare a riposo fino alla fine della settimana”. Continuò. Annuii, non riuscivo a rispondere il dolore mi toglieva il fiato, le feci cenno di seguirmi.

Ci sedemmo nel posto preferito dalla mia famiglia, nel prato sotto al tiglio.

Mi aveva turbato l’acume di Bella. Lei riusciva a cogliere tutti quei piccoli dettagli di me che nessuno notava, tutte le piccole e grandi contraddizioni che mi caratterizzavano. Io invece non la conoscevo affatto.

 “Perché metti in dubbio la mia presenza a cena?” mi sentivo offeso, non volevo che pensasse che l’idea fosse stata di qualcun altro. Volevo disperatamente che si fidasse di me. Cercai di sembrare indifferente.

“Non ti avrei invitata se non avessi avuto intenzione di esserci!” ero serio. Bella mi ricordò, senza giri di parole, quanto fossi stato scostante con lei, mi fece notare che avevo mancato alla parola data. Volevo farmi perdonare in qualche modo, non volevo che pensasse di non potersi fidare di me.

“Perché non mi fai compagnia oggi?” dissi con voce ridotta quasi a un sussurro. Avevo voglia di stare con lei, una voglia che non avevo mai provato per nessuna donna. Con Tanya, che pure era stata qualcosa di più di un’amica, non avevo mai provato il desiderio di andare oltre l’abbraccio. Con Bella, era tutto paurosamente diverso, che mi stava succedendo?

 “Inoltre ... non ho mai detto di non volerti essere amico... ” ecco, l’avevo ammesso. L’espressione di Bella era addolcita dalla meraviglia per la mia affermazione. Mi riscossi, dovevo stare attento, lei doveva capire di avere a che fare con una persona pericolosa, con qualcuno che poteva farle del male. Dovevo metterla in guardia da me stesso!

“Sarebbe meglio per te se tu, non fossi mia amica!” la guardai negli occhi, quei meravigliosi e dolcissimi occhi marroni. Poi, pronunciai una frase che mai mi sarei aspettato di dire...

“Sono stanco di costringermi a evitarti Bella!” era quello che davvero sentivo nel cuore. Lei mi guardò stupefatta, senza respirare. Guardai verso i miei concittadini,cercavo una scusa, dovevo staccarmi dall’incantesimo dei suoi occhi.

 “Credo che i tuoi amici siano arrabbiati con me perché ti ho rapita!”ero imbarazzato, si capiva dal tono della mia voce e dal fatto che non riuscivo a guardarla

“Sopravvivranno!”

“Non è detto che ti restituisca però!” ancora la verità. Con lei era troppo facile essere me stesso, togliere l’armatura che, tanto saldamente di ero forgiato addosso. Un lungo silenzio accompagnò la mia frase...forse l’avevo spaventata con la mia sincerità. Meglio così, era meglio che lei mi stesse lontana di sua volontà perché io non l’avrei più allontanata.

“Rischiare di morire ti costringe a rivedere i tuoi programmi da diverse prospettive e poi, te l’ho detto, sono stanco di sforzarmi di starti lontano!” dissi in risposta alle sue perplessità

“Nessuno ti ha chiesto di starmi lontano!” quasi urlò, un atteggiamento insolito per lei, sempre così pacata. “Tutto ciò che hai fatto, è stata una tua scelta!”

“Se tu fossi furba, mi staresti lontana, e se io fossi meno egoista ora, non sarei qui!” la mia voce era un sussurro appena udibile. La mano di Bella si sollevò verso di me, voleva accarezzarmi. Mi ritrassi, istintivamente pentendomene all’istante, lei si bloccò abbassò la mano. L’avevo fatta ferita ma lei riuscì a sorprendermi nuovamente.  

 “Io penso che tu sia migliore di quanto sembri... ” no, non lo ero!

“Bella, tu non mi conosci affatto, non sai niente. Te lo ripeto, se fossi più furba, eviteresti uno come me!” la mia voce era dura, lei doveva capire, doveva allontanarsi dal pericolo, ancora un po’ e sarebbe stato troppo tardi.

“Sei pericoloso?” disse infine dopo un altro, per me, interminabile silenzio “ma non cattivo!” finì.

“Ti sbagli” ero disperato, lei non capiva,

“Non credo!” ribatté fieramente. Quanto avrei voluto che fosse vero.

 

L’incontro con il professor Mason fu più tranquillo del previsto, ci diede dei giorni di proroga per rimetterci al pari dopo l’incidente. Da quel pomeriggio ci saremmo visti tutti i giorni.

“Bella, Bella Swan” sentii chiamare, era una voce conosciuta,  la  riconobbi subito. Jacob Black.

Cosa ci faceva a Seattle? Come mai conosceva Bella?

La abbracciò con disinvoltura e lei lasciò fare, felice di stare tra le sue braccia. Per la prima volta nella mia vita, mi sentii pervadere da un sentimento inaspettato. Gelosia? Non lo sapevo, ma ero certo che Jacob Black sarebbe stato per Bella una compagnia più sicura della mia. Volevo andarmene. L’armatura scese a coprirmi nuovamente il cuore ma lei, Bella, la squarciò nuovamente.

“Jacob, questo è Edward, il mio salvatore!” nella voce una dolcezza infinita. Non potevo illudermi, mi voltai verso di lei con un’espressione neutra, lontana, distaccata...

Jacob invece non riuscì a mostrare altrettanta indifferenza. Anche lui ricordava il nostro ultimo incontro sulla spiaggia di La Push.

 “Ah, Cullen! Che ci fai qui!”

Non gli risposi, volevo andare via, non volevo vedere l’espressione disgustata di Bella quando le avrebbe raccontato cosa era successo l’estate di due anni prima.

“Ti aspetto in biblioteca!” le dissi, dubitando che mi avrebbe raggiunta.

 sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 25/07/10, ore 17:49 - Capitolo 5: Cap 5 Telefonate

CIAO B.!
Un primo impacciato ma intenso approccio tra due personalità complesse e problematiche...

"Mi stesi sul letto ormai senza fiato, mi ero dimenticata di respirare durante la breve telefonata di Edward."
Una frase che secondo me riassume lo stato d'animo scosso di Bella...

"Dovevo fermarmi, dovevo porre fine alla chiamata, avrei rischiato di rivelarle l’entità dei sentimenti che cominciavo a nutrire per lei, era troppo facile essere me stesso accanto a lei."
Eccezionale questa frase di Edward!! mi ha colpito l'ultima parte, in cui Edward risulta essere destabilizzato...

BRAVISSIMA BARBARA!!!
bacioni
sara

grazie sara, in effetti le personalità dei protagonisti sono alquanto complesse e, nan mano si rivelerà la ragione di tanta complessità...

 consu89 [Contatta] Segnala violazione
 24/07/10, ore 21:59 - Capitolo 5: Cap 5 Telefonate
ciao, bellissimo capitolo... che bello che eddy si stia sciogliendo pian piano =)
ciao baci a presto

chissà.... grazie consu

 vittoriaKf [Contatta] Segnala violazione
 24/07/10, ore 21:36 - Capitolo 5: Cap 5 Telefonate
il capitolo l'ho trovato favoloso ,finalmente le acque si stanno smuovendo ,i due protagonisti sono sulla via dellscoperta del loro amore,mi complimento con te per aver dato spazio ai sentimenti in maniera coi delica è sensibile,a presto un bacione.

grazie, grazie tante

B.

 mine [Contatta] Segnala violazione
 24/07/10, ore 21:22 - Capitolo 5: Cap 5 Telefonate
Buona sera architetto ;D
Il capitolo è stato stupendo, molto toccante e drammatico. Mi è piaciuto davvero tanto.
E' stato bello sapere qualcosa in più sul passato di Edward. Anche se, da quel che ho capito, non è ancora finito. C'è dell'altro...
Complimenti, hai un modo di scrivere molto scorrevole e piacevole. E credo non sia semplice. Molte persone o scrivono troppo o scrivono troppo poco!

in effetti il passato di edward nasconde tante cose e molto difficili da esternare...

Grazie per i complimenti. un saluto e goditi questo capitolo

B.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Cap. 7 Racconti ***


Cap 7

Racconti

Edward si era allontanato in fretta, una sola occhiata mi era bastata per capire che aveva rindossato la sua armatura. Lo sguardo era distante e il tono di voce freddo, quando mi comunicò che mi avrebbe aspettato in biblioteca. Desideravo raggiungerlo immediatamente ma c’era qualcosa che volevo sapere. Come mai Jacob Black, che non vedevo da quasi tre anni, era qui davanti a me? Che cosa aveva a che fare con Edward? Avevo capito che tra i due doveva essere successo qualcosa di serio. Il mio amico non era mai stato bravo a nascondere i suoi sentimenti e, tantomeno, il rancore che provava ora per Edward.

Mi concessi un attimo per guardarlo, quasi stentavo a riconoscerlo, era divenuto molto alto e muscoloso, i lineamenti da bambino, che ricordavo, avevano ceduto il posto a tratti adulti e decisi. Era bello, avrebbe sicuramente fatto girare la testa a molte. Mi guardò con attenzione, notò la piccola cicatrice che avevo sul labbro, ricordo dell’incidente di qualche settimana prima, e tentò di accarezzarmi una guancia. Io mi ritrassi irrigidendomi. Non capivo questo suo atteggiamento così protettivo, non dopo un’assenza così prolungata.

 “Ho saputo che hai avuto un incidente, ero preoccupato, volevo sapere come stavi” alzai un sopracciglio con aria dubbiosa.

 “Però, ti trovo bene, niente ferite gravi... sei veramente bella!” la sua voce era una carezza quasi un sussurro, colma di desideri inespressi. “Ti sei fatta una donna ormai!” Tentò un nuovo approccio, io provai a eludere l’ultima parte della frase.

“Cioè, fammi capire, non ci vediamo da tre anni e tu, improvvisamente, solo perché hai saputo del mio piccolo incidente, ti sei precipitato qui?!” ribattei acida. Doveva sapere che la sua assenza mi aveva fatto soffrire, ma che ora me ne ero fatta una ragione.

“Beh, gli amici fanno così” lo guardai in faccia, stupita da quest’affermazione.

“Gli amici non scompaiono per tre anni senza dare più notizie di se, gli amici si fanno sentire, mandano messaggi, chiamano al telefono, s’incontrano... qualche volta”. Sapevo che Jacob era stato a Forks l’estate scorsa così come tutte le estati che io avevo passato da mio padre dopo il divorzio. Non mi aveva mai cercato. ...E adesso, eccolo qui a parlare della nostra passata amicizia.

“Sinceramente Jacob, come mai sei qui?” chiesi infine dando sfogo alla mia curiosità. Lui mi guardò serio.

“Ero preoccupato per te.” Disse infine, con uno sguardo sincero.

“Perché? Perché proprio ora. Perché improvvisamente ti sei ricordato di preoccuparti per me e per la nostra amicizia?” continuavo a non capire.

“Certo, certo, hai ragione di dubitare, non sono stato un buon amico per te ma, capiscimi Bella, tu eri a cinque ore di volo da qui e, per quel che ne sapevo, non ci saremmo più rivisti. Non per più di due settimane all’anno” abbassò lo sguardo. “Che senso aveva continuare la nostra amicizia?”

“Ha sempre senso continuare un’amicizia!” dissi con una voce bassissima e irata.

“Poi ho saputo che saresti tornata...e le mie speranze si sono riaccese!”

“Cioè, puoi essermi amico sono se ti sono vicina?” non ci credevo, ma che egoista!

“Io non voglio esserti solo amico, dovresti saperlo!” La rivelazione mi lasciò senza parole e Jacob approfittò di questo momento di distrazione per afferrarmi le mani.

“Charlie ha raccontato a Billy che ti vedi con i Cullen” Ero offesa dal disprezzo nella sua voce. Ma perché tutti gli abitanti del mio paese avevano la mente così ristretta? Perché tutti ce l’avevano con quella famiglia.

“Stai lontana da Edward Cullen!” mi disse fissandomi negli occhi con voce serissima “quel ragazzo è pericoloso!” mi liberai dalla stretta delle sue mani.

“Tu non sai nulla di lui!” ripetei le parole di Edward. Dovevo difenderlo.

“Se non fosse stato per lui, ora forse sarei morta” dissi queste parole con un’enfasi che non scalfì affatto l’espressione determinata di Jacob.

“Bella, sei tu o non sapere nulla di lui! Te lo ripeto, Edward Cullen è molto pericoloso!” sembrava serio, troppo serio per essere solo un attacco di gelosia.

“Ha quasi ucciso un ragazzo della riserva due anni fa, lo ha picchiato selvaggiamente, nemmeno suo fratello, quello grosso, riusciva a fermarlo. Era come impazzito!” mi fissò negli occhi, voleva che capissi che non stava mentendo.

“Ci deve essere una ragione! Non ce lo vedo Edward Cullen commettere un simile atto senza una causa scatenante!” Jacob abbassò lo sguardo e poi a voce bassa confessò che il ragazzo picchiato si era preso delle libertà con Alice.

“Ecco, lo sapevo!” Il mio amico mi guardò come se fossi impazzita

“Tu lo giustifichi? Tu giustifichi un comportamento violento? La Bella che ricordavo rifiutava ogni forma di violenza...” fui colpita da questa frase. Stavo giustificando Edward? Sarei stata disposta a stare accanto ad una persona pericolosa? “Ma non cattiva” mi ripetei per tranquillizzarmi.

“Jacob, io voglio sentire anche la sua versione, dopo quello che ha fatto per me, gli devo un po’ di fiducia, non credi?”

“Fai un po’ come ti pare! Però non dire di non essere stata avvertita!”

Si girò per andarsene poi si fermò rimanendo di spalle.

“Se avessi bisogno di me, non esitare a chiamarmi. Sono tornato a vivere a Forks!” le ultime parole erano dense di angoscia. Jacob era davvero preoccupato per me.

“Ti ringrazio Jacob, torno a Forks a fine mese, magari organizziamo quella cena...”

“Certo, certo. Ci vediamo a fine mese” non si voltò, si allontanò da me con le spalle curvate dal peso di una profonda sofferenza.

Girai la schiena al mio amico e mi diressi verso la biblioteca, c’era qualcuno che mi doveva delle spiegazioni. Sperai ardentemente che mi raccontasse la sua versione.

***********************************************************************

Entrai in biblioteca, tutto era silenzioso e, questa cosa, per la prima volta  mi turbò. Riuscivo a sentire il mio cuore battere all’impazzata e non capivo a pieno la ragione di una tale agitazione. Era per Bella o, più semplicemente, perché non mi aspettavo di rivedere Jacob Black.

Ero sicuro, sicurissimo, che lui l’avrebbe messa in guardia sul mio conto. Jacob mi detestava profondamente per quello che avevo fatto a un membro della sua tribù. Anch’io non potevo fare a meno di disprezzarmi per un gesto dettato solo dall’istinto animale che mi covava dentro. Ero appena arrivato, carico dei turbamenti profondi che mi ero portato dietro da New York, non avevo ancora l’autocontrollo di adesso. Per alcune cose occorrono tempo, volontà ed esercizio, molto esercizio.

Mi accomodai su una delle poltroncine vicino alla vetrata che dava sul viale; da quella postazione potevo vedere senza essere visto. Bella era ancora ferma dove l’avevo lasciata, parlava con Black.

Jacob la guardava con un’intensità da primo amore. Tentò di avvicinarsi a lei, ma Bella istintivamente si ritrasse. La cosa mi fece piacere in maniera insolita. Provavo gelosia, ora ero in grado di dare un nome al sentimento che mi contorceva le viscere.

Disse qualcosa, e Bella fece un’espressione scettica, quasi arrabbiata e poi sorpresa. Jacob approfittò di quel momento di distrazione per avvicinarla di nuovo, fino ad afferrarle le mani. Il mio stomaco si contorse selvaggiamente, volevo stringere quelle mani tra le mie, accarezzarle, sentire la loro serica morbidezza. Dovevo ammetterlo, almeno con me stesso, io desideravo Bella per me!

La fissò con uno sguardo fermo e duro, voleva farle capire qualcosa a tutti i costi. Voleva dirle quanto fossi pericoloso? Bella lo sapeva, avevo cercato di spiegarglielo in tutti i modi. Infine, si voltò infuriato e deluso; qualcosa che lei aveva affermato l’aveva fatto scattare. Riuscii a rilassarmi e distolsi lo sguardo per pochi istanti. Quando guardai nuovamente fuori, Bella non c’era più.

Un profondo senso di angoscia mi attanagliò il petto, Bella, la ragazza a cui stavo cominciando ad aprire il mio cuore era scappata. Del resto cosa mi aspettavo? Non ero stato forse io a dirle di starmi lontano? A confessargli di essere pericoloso? Ecco, ora ero stato accontentato.

Continuai a guardare fuori nella speranza che lei comparisse di nuovo.

“Edward!” trasalii al suono della sua voce così vicino a me

“Bella,” la guardai cercando di scrutare, nella profondità dei suoi occhi, qualche segno di disprezzo per me. Non ne trovai. Bella mi guardava serenamente e un leggero sorriso aleggiava agli angoli della sua bocca.

“Posso sedermi?” mi chiese titubante. Le feci cenno di accomodarsi sulla poltroncina accanto alla mia.

“Hai parlato a lungo con Jacob Black, pensavo non saresti rientrata!” volevo sapere cosa lui le avesse raccontato ma non osavo chiederglielo direttamente.

“Si, lo conosco da tanto anche se, oggi mi è sembrato strano; si è fatto tutto il viaggio fino a Seattle solo per avvertirmi di starti lontano. Non pensava che tu l’avessi preceduto”. Strinsi i pugni sulle ginocchia, Jake le aveva raccontato tutto e allora... come poteva stare seduta tranquillamente accanto a un quasi assassino? Dovevo sapere cosa stava pensando, dovevo sapere quanto le era stato detto.

“Sai tutto allora!” affermai

“Non proprio, so la versione di Jacob!” parlò a bassa voce guardandomi con dolcezza.

“Come fai a startene seduta accanto a me?” già, come poteva essere ancora qui.

“Ho deciso che non mi importa!” Spalancai gli occhi a questa affermazione detta con una calma serafica.

“Non ti importa!” la mia voce roca di timore e dubbio.

“No, non mi importa cosa hai fatto, io so chi sei!”

“Bella, come puoi dire una cosa del genere, io ho picchiato un mio coetaneo! L’ho massacrato di botte!” Dilatò appena gli occhi, forse per una frazione di secondo, poi la sua espressione ritornò dolce e accogliente.

“Ti andrebbe di raccontarmi la tua versione?” la tenerezza che c’era nella sua voce mi sciolse e, senza rendermene conto, iniziai. Con Bella riuscivo ad essere naturale, parlare con lei mi veniva facile, non sapevo neppure il perché...

“Eravamo appena arrivati a Forks, era l’estate di circa due anni fa... Alice, Emmett ed io avevamo deciso di fare una gita a La Push per vedere le pozze oceaniche.” In realtà Alice voleva vedere una vera spiaggia, non un lido super organizzato.

“Venivamo da New York, mio padre Carlisle, un medico di fama, aveva deciso di concedersi un periodo di distacco dalla caotica realtà metropolitana, per poter passare del tempo e stare con la sua famiglia. L’anno prima si erano aggiunti a noi Jasper e Rosalie, i nipoti naturali di Esme e mia madre aveva bisogno di aiuto.” Sorrisi ripensando al caos assoluto che regnava in quel periodo nella nostra casa.

“Carlisle aveva trovato lavoro nel piccolo ospedale di Forks e finalmente, noi potevamo stare in un ambiente sano, pieno di verde, dove poter istaurare dei legami reali con le persone” Bella ebbe un’espressione scettica alla mia ultima affermazione. “Comunque..., quel giorno eravamo scesi alla spiaggia. Alice era rimasta affascinata dalla potenza dell’oceano e dalla bellezza selvaggia del panorama di La Push, noi invece volevamo esplorare le pozze.” Un brivido mi percorse la schiena al ricordo di quella giornata alla spiaggia, Bella si tese verso di me quasi per consolarmi, ma non mi toccò.

“Ci eravamo separati, Alice era rimasta seduta, su un tronco d’albero sbiancato, ad ammirare lo spettacolo delle onde che si infrangevano sulla scogliera e noi fratelli ci eravamo addentrati nei boschi vicini...” mi tesi di più, le parole uscivano a fatica dalla mia bocca. Bella mise una mano sulle mie ed io trasalii come se, per la prima volta, mi rendessi conto della scossa elettrica che scorreva tra noi.

“Se non te la senti di continuare...” la sua voce era un dolce sussurro.

“No, voglio che tu sappia!” Continuai. Era giusto che sapesse, che avesse gli strumenti per decidere se rimanere o andarsene. Le dovevo questa scelta. Continuai con coraggio il mio racconto.

“Improvvisamente sentii urlare, Alice mi chiamava disperata. Corsi a perdifiato fino alla spiaggia e vidi una scena che mi fece ribollire il sangue nelle vene. Alice, la mia dolce sorellina, era circondata da tre tipi, uno di loro cercava di baciarla, mentre gli altri la tenevano facendo il tifo, urlando ed incitando. Lei si dibatteva, aveva gli occhi gonfi di lacrime e gridava implorante il mio nome...”

“Edward, oh mio dio!... Alice, l’hanno...” non continuò la frase, era scioccata.

“No, sono arrivato in tempo. Ho afferrato quel ragazzo e l’ho sbattuto per terra iniziando a picchiarlo. Non riuscivo a smettere! A malapena sentii Emmett che mi bloccava le spalle. Provavo un odio potente nei confronti di quel bastardo che aveva osato toccare mia sorella.” Mi accorsi di tremare al ricordo solo quando Bella mi afferrò entrambi le mani tenendole strette.

“Alice mi urlò di smettere e, solo in quel momento mi riscossi. Guardai  il ragazzo, era coperto di sangue, gli avevo rotto il naso e spaccato un labbro e un sopracciglio ma, per il resto stava bene. La cosa che mi turbò maggiormente era il sentimento che provai in quel momento, un odio cieco e potente.” Bella mi guardò con timore ma non riuscì ad impedirsi di frenare la sua curiosità.

“E poi, cosa è successo?”

“I ragazzi scapparono via portandosi a spalla il loro amico. Una volta a casa Alice fece una cosa che mi meravigliò molto. Si gettò tra in lacrime le braccia di Jasper. Per la prima volta permetteva ad un ragazzo di sfiorarla. Stanno insieme da quel giorno. Io invece... raccontai la storia a mio padre.  Mi sentivo turbato dalla portata e dalla violenza delle mie reazioni. Mio padre si dimostrò comprensivo, se non fossi intervenuto, Alice avrebbe avuto la peggio.  Mi mise in guardia sugli eccessi di violenza, mi aiutò ad imparare l’autocontrollo. Io, però, non riuscivo a perdonarmi... mi ero ripromesso che mai e poi mai avrei usato la violenza...” mi interruppi e guardai Bella. Il suo sguardo era limpido e stranamente sereno.

“Hai fatto quello che qualunque fratello avrebbe fatto!”

“Bella tu non capisci, se Emmett non mi avesse bloccato, se Alice non mi avesse urlato di smettere, io avrei ucciso quel ragazzo! Non riuscivo a fermarmi, volevo il suo sangue, volevo vederlo morto! Più lo picchiavo, più non riuscivo a smettere....” la mia voce si ridusse a un sussurro e abbassai la testa.

“Però ti sei fermato! Non importa come, ma ti sei fermato!” strinse le mie mani ancora di più. Io cercai di ritrarmi ma lei mi trattenne fissandomi negli occhi con uno sguardo fermo, profondo. Persi ogni volontà, non volevo allontanarmi, Bella era una calamita ed io ero irresistibilmente attratto da lei.

“Io non ho paura di te Edward!” disse leggendomi dentro.

“Dovresti!” la fissai determinato. Lei doveva capire, doveva conoscermi! Se avesse deciso di frequentarmi, aveva il diritto di sapere quale violenza albergava in me. Da quando avevo deciso di permetterle di frequentarmi? Non sapevo rispondere a questa domanda; il desiderio di stare con lei era sbocciato, prepotente e testardo, e non riuscivo più ad impedirmi di pensarci.

“Edward!” la sua voce angosciata mi distolse dalle mie fantasticherie su di lei e mi riportò a terra.

“Quel ragazzo che hai picchiato era forse Jacob?” già, mi ero dimenticato di lui.

“Cosa ti ha raccontato?” le chiesi, dimostrando il mio interesse, la mia necessità di conoscenza.

“Che un ragazzo della riserva aveva importunato Alice e che tu avevi tentato di ucciderlo!” sintetico ma non lontano dalla realtà pensai. Jacob era più leale di quanto credessi.

“No, non si trattava di Jacob, lui non era nemmeno li.” Chissà cosa gli raccontarono i suoi amici.

“Comunque, da allora non siamo più scesi alla spiaggia di La Push!”

 

***********************************************************************

Seduta sul letto in camera mia ripensavo agli avvenimenti del pomeriggio. Avevo scoperto uno dei lati più nascosti di Edward Cullen ma, nonostante sapessi che le raccomandazioni di Jacob erano fondate, non potevo impedirmi di pensare che Edward fosse migliore di quanto lui stesso pensasse.

Quando rientrai in biblioteca, dopo aver parlato con il mio amico, dopo aver ricevuto la sua rivelazione sul nostro rapporto e su ciò che era successo con Edward, lo trovai che guardava dalla finestra con aria assorta.

“Ti andrebbe di raccontarmi la tua versione?” dissi con una tenerezza che mi sorprese. Edward Cullen mi piaceva sempre di più, non gli avrei permesso di allontanarsi, non gli avrei permesso di dirmi di stargli lontano. Ormai era tardi.

Cominciò a raccontare della sua famiglia. Avevo un tassello in più, veniva da New York. Suo padre aveva lasciato il suo lavoro di prestigio per poter stare insieme alla famiglia. Aveva preferito trasferirsi in un buco di paese come Forks pur di garantire ai suoi figli una vita serena. Carlisle Cullen doveva essere una persona straordinaria. Non vedevo l’ora di conoscerlo.

Volevo sapere cosa turbasse Edward così profondamente da tenerlo lontano da me. Mi raccontò l’episodio di La Push dal suo punto di vista, la tentata violenza ad Alice, la sua reazione il suo odio cieco e feroce nei confronti di quei ragazzi, il suo desiderio di sangue. Non omise nulla, lo sentivo tremare di rancore e di vergogna, per se stesso e per il ricordo di quanto era accaduto.

Feci una cosa che non avevo mai osato fare, se non quando era incosciente in ospedale, gli presi le mani e le strinsi forte. Tentò di tirarsi indietro ma io glielo impedii. Si arrese, mi guardò con intensità. Ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altro.

Poi, un pensiero più forte prese il sopravvento, arrossii al ricordo dell’intensità di quel momento. Mi misi il cuscino sulla faccia, mi vergognavo di me stessa per la sfacciataggine che avevo dimostrato. Non riuscii ad impedirmi di provare delle sensazioni forti vicino ad Edward.

Poggiai la mano sulla mia guancia, era bollente, il cuore batteva di nuovo a ritmo accelerato al ricordo di ciò che era accaduto poche ore prima. Edward si avvicinò a me, la sua mano, libera dalla stretta delle mie, mi sfiorò il viso in una lunga e lenta carezza. I suoi occhi, come tizzoni ardenti, mi bruciavano dentro. Ricambiai lo sguardo con altrettanta intensità. La mano, lasciata libera dalle sue, scivolò lungo il suo braccio, le mie dita risalirono lentamente il suo collo fino a sfiorargli la guancia. Lui chiuse gli occhi, assaporando quell’istante. Impertinente gli accarezzai i capelli. Non mi fermò ma non fece nulla per invitarmi a continuare. Non avevo il coraggio di fare ciò che desideravo veramente: baciare quelle labbra piene e morbide. Aspettai.

I nostri respiri si erano fatti più veloci, l’eccitazione ci saliva dentro assieme all’accelerazione del battito cardiaco.

“Perché non mi baci!” pensai anzi, urlai dentro di me. Non lo fece, continuò a rimanere con gli occhi chiusi e bearsi del contatto della mia mano sul suo viso. Restammo così per un lungo momento. Ero felice per quel piccolo gesto che mi aveva concesso. Anch’io, in fondo, avevo bisogno di andare piano e di conoscerlo meglio. I nostri respiri, lentamente tornarono regolari, Edward aprì gli occhi, erano dolci di passione e desiderio.

“Ti aspetto sabato a casa mia!” disse con voce roca “ti prego non mancare!”

“Ci sarò!” risposi, accorgendomi che anche la mia voce era arrochita.

Si staccò da me. Dovevamo essere responsabili ora, avevamo un lavoro da preparare.

 

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Capitolo 8
*** Cap 8 Sogni ***


 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 
 30/07/10, ore 09:27 - Capitolo 7: _Cap. 7 Racconti

ciaoooooo ahhhhh bellisssima ficcy......davvero mi ha proprio colpita.....eddy ha un passsato tormentato e da cui ha avuto molti dispiaceri......bella adesso è la sua luce......si stanno battendo entrambi x stare insieme x riuscire a far breccia nel cuore dell'altro......sn davvero colpita da qsta ficc davvero anke xkè in molti particolari riprende twilight anke se kn una chiave diversa xò mi piacciono molto le analogie ke hai messo.....spero di leggere presto i chappy nuovi......anke se domani parto.....xò torno la settimana prox....un bacio

grazie,sono proprio contenta che la storia ti piaccia. si, si stanno rincorrendo, si stanno conoscendo.

troverai dei nuovi capitoli al tuo ritorno. a presto, buone vacanze.

 

 marios [Contatta] Segnala violazione
 
 30/07/10, ore 02:54 - Capitolo 7: _Cap. 7 Racconti

bellissima storia ho letto tutto d'un fiato , spero posterai presto il seguito ... bravissima..

grazie, spero che i prossimi capitoli possano entusiasmarti... a presto con i prossimi commenti. B.

 vittoriaKf [Contatta] Segnala violazione
 
 29/07/10, ore 00:54 - Capitolo 7: _Cap. 7 Racconti

bellissimo come sempre,è finalmente le maschere stanno crollando lasciandio liberi i sentimenti .un bacio e presto.

troppo ancora ce ne vuole prima che edward abbandoni le sue difese... comunque ci sta provando..

A presto, un bacio B.

 

_Cap.8

Sogni

 

Emmett passò a prendermi in biblioteca, erano ormai quasi le otto di sera, Bella ed io eravamo ancora seduti a buttar giù appunti. Si accomodò accanto a noi scrutandoci con interesse. M’innervosii per l’insistenza di quello sguardo, sapevo che, se avesse notato la nuova complicità che si era creata con Bella, o i nostri occhi luminosi di desiderio, o le guance, ancora arrossate dall’imbarazzo per le brevi carezze che c’eravamo scambiati, mi avrebbe costretto a parlare.

Fui immediatamente consapevole che l’interrogatorio sarebbe arrivato.

“Allora Bella, ci vediamo presto” disse Emmett.  L’avevamo accompagnata davanti alla porta dello studentato.

“Si, a presto” rispose, poi mi lanciò uno sguardo: “noi invece ci vediamo domani Edward!” la sua voce aveva un tono autorevole.

“Si, a domani!” risposi imbarazzato dalla presenza di mio fratello. Salimmo in macchina, eravamo soli, Rose era tornata a casa prima.

“Allora Ed, tu e Bella Swan?” disse facendomi un largo sorriso.

“Cosa ti dice che tra noi ci sia qualcosa!” cercai di essere evasivo ma non ci cascò.

“Edward, non me la dai a bere! Io ho visto come vi guardavate, siete cotti l’uno dell’altra, renditene conto anche tu!”.

Emmett aveva ragione, Bella mi attraeva, non avevo più voglia di mentire con né con me stesso né con gli altri, perciò mi limitai ad ammettere le verità.

“Bella mi piace molto Emmett!” non lo guardai, mi aspettavo di essere preso in giro da un momento all’altro.

“EVVIVA! Finalmente l’hai ammesso! Era dal periodo in ospedale che l’avevo capito!” mio fratello sembrava veramente felice per me ma io avevo ancora molte perplessità. Come avrebbe reagito Bella quando le avessi raccontato del mio passato? Volevo conoscerla meglio, avevo bisogno di tempo, tempo per trovare le parole, tempo per non farle paura...

“Le hai raccontato di te?” Emmett mi aveva letto nel pensiero. Era sempre stata la persona con cui mi ero confidato più facilmente, a parte Carlisle, per lui le cose si dovevano risolvere parlando chiaramente e non nascondendo nulla... Era con la sincerità che aveva conquistato Rose, la mia altera cugina adottiva.

“Le ho raccontato di La Push!” Emmett sgranò gli occhi.

“...E come ha reagito...Edward, le hai detto proprio tutto?” mio fratello aveva assistito alla mia furia e aveva tentato di fermarmi. Si era reso conto, con timore, di tutto l’odio e la rabbia che covavo dentro. Ero come una polveriera, pronto a esplodere.

“Sì, tutto.” Dissi sommessamente. Mi odiavo ancora per quell’episodio.

“Mi ha risposto che non le importava, che lei mi conosceva!” Faticavo ancora ad accettare quella risposta. Come poteva essere così incosciente da non rendersi conto del pericolo, del dolore che avrei potuto causarle?

“Non le importa?! SI!! Quella ragazza è fantastica per te!” mi diede un buffetto sulla guancia, il sorriso era nuovamente tornato sul suo viso.

“Vedrai Ed, sarà bellissimo quando anche tu ti lascerai andare alla dolcezza dell’amore, alla gioia, alla passione! L’amore, ti riempirà talmente tanto che dimenticherai tutti i timori che hai adesso”. Avevo i miei dubbi. Mi sorrise nuovamente. Avevamo parcheggiato nel garage.

“Edward è cotto!!” disse sorridendo appena giunti a casa. Lo guardai torvo. Alice mi strizzò l’occhio “Ti piace Bella, vero?” abbassai la testa, incapace di rispondere. Non mi sentivo pronto a condividere i sentimenti che provavo con tutta la mia famiglia. In realtà non sapevo bene quali sentimenti provassi... ma attorno a me tutti sembravano in preda ad un eccessivo entusiasmo.

“Tesoro, è vero? Sono così felice!” Esme sprizzava gioia da tutti i pori, non aveva mai accettato che io m’isolassi e che chiudessi il cuore ai sentimenti. Aveva sempre sperato che un giorno trovassi una compagna adatta a me. Mi abbracciò e mi accarezzò il viso.

“Sei un po’ caldo tesoro, forse hai qualche linea di febbre!” non mi sentivo male. Il ricordo delle carezze di Bella mi acceleravano il battito cardiaco.

Mio padre mi sentì la fronte e insistette per controllare la fasciatura. In realtà sospettai che volesse parlarmi.

Lo seguii nello studio, mi sedetti sul lettino e gli chiesi di aiutarmi a togliermi la camicia. La spalla pulsava, protestando per la stretta prolungata della fasciatura, ma non faceva veramente male.

“Come stai Edward?” la voce di mio padre era serena

“Sto bene, la spalla mi fa meno male” dissi, eludendo il significato della sua domanda

“Non intendevo questo, lo sai. Scusami se ti ho trascinato via, ma ti vedevo un po’ in difficoltà”. Mio padre mi leggeva dentro come pochi. Non risposi.

“E' stata una giornata interessante per te, vero?” non sapevo cosa dire...

“interessante sì”, alzai gli occhi, optando per una quasi verità. Era stata una giornata molto più che interessante.

“Quella ragazza, Bella, ti piace molto, vero? E non ti piace da poco tempo per di più” no, ci si metteva anche lui.

“Papà, non so dare un nome preciso a ciò che sento, ma è così facile stare con lei, così bello parlarle...” Erano sensazioni completamente nuove. Non avevo confronti da eguagliare, né paragoni da fare.

“...e desideri starle vicino, sfiorarla, baciarla, desideri vederla sorridere” era una domanda imbarazzante ma volevo rispondere, volevo che mio padre mi aiutasse a chiarire gli ingarbugliati sentimenti che avevo dentro.

“Desidero avvicinarmi a lei più di quanto pensassi possibile, quando oggi mi ha sfiorato la guancia... mi sono sentito bruciare, il mio cuore batteva all’impazzata...” mio padre sorrise, mentre sistemava il nuovo bendaggio.

“Edward, figliolo...per usare una frase di Emmett, sei cotto!” rise ancora.

“Ti sei innamorato! Sono molto felice per te!” lo guardai, non potevo più fingere, nemmeno con me stesso, mi stavo innamorando di quella ragazza. Il sentimento che provavo era arrivato in modo puro, volevo davvero essere capace di toccarla. Si sentiva anche lei nello stesso modo? Anche lei provava gli stessi sentimenti e le stesse paure?

“E se lei non ricambiasse?” avevo paura di essere rifiutato, molta paura. Solo ora che stavo facendo luce dentro di me, ne diventavo consapevole.

“Ti ha accarezzato una guancia, hai detto” sì, l’avevo detto. Mi era sfuggito...

“Sono sicuro che Bella ti amerà Edward, l’importante è che tu le permetta di farlo. Tu non l’hai vista quando eri incosciente in ospedale ma, ti assicuro che era veramente disperata, ti è stata vicina sempre, non siamo riusciti a spostarla dal tuo capezzale!” Non ricordavo nulla. Bella aveva fatto tutto questo per me?

“Quando saprà la mia storia scapperà via, non vorrà stare con me!”

“Dalle fiducia figliolo, se si innamorerà di te capirà! Tu non hai colpa per il tuo passato, devi rendertene conto, tu non sei mai stato responsabile per ciò che è accaduto e poi...Edward, è così facile volerti bene”. Desiderai disperatamente che potesse essere così.

“Andrà tutto bene, figlio mio. Funzionerà per il meglio. Tu meriti la felicità, il destino te lo deve”. Uscii dalla stanza sotto gli sguardi interrogativi di Esme e Alice e mi avviai in camera mia.

“Ed!” Alice mi seguì su per le scale sorridendo,“Raccontami tutto! Cosa è successo oggi?”

“Alice” la richiamò Esme “lascia in pace tuo fratello, quando si sentirà pronto, vedrai, sarai la prima a sapere!” Sorrisi a mia madre e la ringraziai senza parole.

“Mamma, ho invitato Bella a cena sabato sera!” Alice aprì la bocca in un’espressione stupita. Non le diedi il tempo di parlare.

***********************************************************************

Camminavo nel buio, forse mi trovavo in un bosco, un bosco con lo stesso colore verde cupo degli occhi di Edward quando era inquieto. Non riuscivo a vedere la direzione verso la quale procedevo, tra le fronde non filtrava il sole. Il silenzio era assoluto, spezzato soltanto dal frullare d’ali di qualche uccello e dal vento che faceva muovere le foglie. Camminavo, incespicando sulle radici affioranti, sulle pietre, sugli intricati grovigli di foglie. Cercavo il sole, sapevo che alla fine avrei incontrato una radura nel fitto del bosco.

“Bella!” era una voce conosciuta ma, arrivò all’improvviso facendomi battere il cuore più velocemente. Mi voltai, spaventata, verso la fonte di quel richiamo, era Jacob. Sorrisi, era tornato, sapevo che la discussione che avevamo avuto non lo avrebbe tenuto lontano per molto.

“Bella” ripeté, “devi scappare, devi allontanarti da qui!” La sua voce era densa di preoccupazione ma, per quanto potessi vedere, non riuscivo a capire la ragione di tanta paura. “Corri Bella!”

“Perché Jacob!” continuavo a non capire il motivo di tanta tensione.

“Bella!” un’altra voce conosciuta, un altro batticuore, questa volta diverso, più intenso. Edward apparve dal nulla, la sua pelle era candida, quasi iridescente alla pallida luce, che ora sembrava filtrare tra le foglie. Sembrava morto, gli occhi erano rossi di sangue ma, stranamente, non mi faceva paura. Mi sentivo, inspiegabilmente attratta da lui. Feci un passo nella sua direzione.

“Bella Ti prego, corri via! Cullen è pericoloso!”

“Fidati di me” disse Edward. Feci un altro passo verso di lui.

Jacob iniziò a tremare convulsamente e al suo posto apparve un lupo dal pelo rossiccio che si avvicinò minaccioso verso di noi. Mi misi tra lui ed Edward, non volevo che il lupo gli facesse del male.

“Io sono questo, sono un vampiro, per questo non posso stare con te! Ti amo troppo per condannarti alla perdita della tua anima, per condannarti a una non vita”

“Non m’importa cosa sei! Te l’ho già detto. Io ti amo, voglio stare con te!” una lacrima scese sul mio viso. Edward l’asciugò, le dita fredde come il ghiaccio.

Jacob si lanciò verso il vampiro, puntando alla giugulare.

“No!!!!” urlai mettendomi a sedere sul letto. Era un sogno, un sogno molto strano. La luce sul comodino era accesa e io avevo ancora tra le mani il Dracula di Bram Stoker. Ero stata condizionata dalla lettura... però, che strana associazione avevo fatto...

Un leggero bussare alla mia porta mi fece svegliare del tutto.

“Chi è?” chiesi

“Angela” rispose la mia amica. La feci entrare. “cosa ti è successo?” mi chiese.

Perché?” non capivo la preoccupazione sul suo volto.

“Hai urlato nel sonno, ti ho sentito dalla mia stanza”. Arrossii, sapevo di parlare nel sonno, ma non di urlare.

“Hai chiamato Edward, gli hai chiesto di non andarsene”. A quel punto avvampai, chi altri mi aveva sentito? Maledette pareti sottili!

“Tutto bene?” mi chiese dolcemente carezzandomi i capelli.

“Angela, ho fatto un sogno stranissimo!” le dissi, poi iniziai il mio racconto.

“Non è che ti sei un po’ innamorata?” disse alla fine. Io annuii arrossendo.

“Il fatto che tu tentassi di proteggerlo, dimostra che hai la forza di guardare oltre, che sei disposta a superare gli ostacoli che potrebbero dividervi”.

“...e se lui non mi volesse? E’ sempre così lunatico... a volte faccio fatica a capirlo!” le raccontai ciò che era successo in biblioteca e, alla fine del racconto Angela mi abbracciò sorridendo.

“Non saprei dirti se ti ama ma, sicuramente gli piaci molto. Datti un po’ di tempo per conoscerlo, approfitta dell’invito per vedere più da vicino lui e la sua famiglia...solo così potrai capire!” Angela aveva ragione, dovevo darmi tempo e dargli il tempo di conoscermi meglio. Di una cosa ero ormai certa: c’ero troppo dentro, ero totalmente e incondizionatamente innamorata di lui.

***********************************************************************

Salii in camera evitando gli sguardi interrogatori di Alice. Volevo stare solo.

Mi sedetti sul letto e presi uno dei miei CD preferiti, le sonate per pianoforte, e lo inserii nel lettore poi, indossai le cuffie per isolarmi dal mondo intero.

La musica di Debussy cominciò a fluire lenta, dolce morbida nella mia mente mentre, le mie mani allenate, ripercorrevano la melodia come su una tastiera di un pianoforte invisibile. Quante volte avevo suonato quel pezzo fino ad impararlo a memoria? Quante volte, nei momenti di disperazione, avevo espresso i sentimenti solo attraverso la musica?

Le mie dita continuavano a muoversi nell’aria e, a malapena mi resi conto che Alice aveva fatto capolino dalla porta della mia stanza. Si era però allontanata subito, sapeva che quando ero completamente immerso nella musica, come ora, non era il caso di disturbarmi. Volevo veramente essere lasciato solo!

Mi ritrovai a percorrere un lungo corridoio bianco, a destra e sinistra porte chiuse mi impedivano di uscire. Mi sentivo intrappolato, una profonda angoscia mi attanagliava il petto. La musica di Chopin ora guidava i miei passi verso l’unica porta socchiusa.  Tirai un sospiro di sollievo, ero all’uscita? La spinsi lentamente e, titubante, entrai. Mi trovai in una enorme stanza, la luce della luna, che penetrava attraverso un’ampia vetrata, la illuminava fiocamente. Mi guardai attorno. Sulla zona adiacente alla parete finestrata, era posizionato un letto, e nel letto una figura addormentata. Il suo sonno era inquieto, agitato. Mi avvicinai, spinto dalla curiosità, alla figura dormiente. Un raggio di luna illuminava un volto noto, il volto di Bella. Continuava ad agitarsi, mi dispiaceva vederla così, avrei voluto che, almeno lei, riposasse serenamente. Mi avvicinai ancora di più, desideravo sfiorarla, desideravo toccare, quelle labbra rosee, con le dita. Lo feci, la sfiorai. Bella si mosse nel sonno. “Edward” mi chiamò con voce dolce, pur restando addormentata “non mi importa cosa hai fatto, io so chi sei” Mi resi conto che quelle parole mi avevano veramente colpito. L’accarezzai e lei sorrise nel sonno. Mi voltai verso la finestra e guardai fuori. La luna piena, già alta nel cielo, illuminava le cime degli alberi creando interessanti ghirigori. Mi ritrovai a pensare che, se Bella era fulgida come quell’astro, io ne rappresentavo il lato oscuro, quello che mai potrebbe essere illuminato dal sole. Ma ci avrei provato, se lei mi avesse voluto, ci avrei provato a farmi inondare dalla sua luce...

Iniziai a muovere le dita, e un pianoforte si materializzò sotto le mie mani. La musica che usciva era lenta, dolce, e determinata, come Bella. Quella sonata, che stavo componendo, era per lei.

Suonai per tanto tempo, fino a sentire stanche le dita, provai e riprovai per trovare gli accordi che meglio rappresentassero quella ragazza, che ormai aveva aperto uno squarcio irreparabile nella mia armatura.

La luce del mattino giocherellò con il mio viso, aprii gli occhi accorgendomi con stupore di non trovarmi nel mio letto. Ero seduto al pianoforte del salone, Alice mi guardava con preoccupazione.

“Cosa ti è successo Edward, hai suonato tutta la notte!” non era possibile, non potevo crederci.

“Ti è successo nuovamente, hai avuto un episodio di sonnambulismo... non si verificava da almeno otto o nove anni.” Mio padre assunse un tono professionale. Sonnambulismo, credevo di aver superato questa fase.

“Probabilmente sono tutte queste emozioni nuove che stai vivendo piccolo mio!” Esme e Carlisle erano accanto a me, mia madre mi accarezzava dolcemente i capelli.

“Stai bene?” chiese mio padre. Feci cenno di si, stavo benissimo, ero felice, avevo quasi composto quella che, ora lo sapevo, era una ninna nanna per Bella.

Continuai a suonare. Gli occhi erano chiusi e le mani sembravano volare sulla tastiera, le note procedevano così fluide, così armonizzate tra loro...

Mia madre e Alice avevano i lucciconi, mio padre mi sorrideva.

“Tesoro ma è bellissima!” disse Esme alla fine dell’esecuzione

“Quando l’hai composta?” continuò mio padre

“Stanotte, credo!”

“E’ una ninna nanna?” chiese Alice

“Si, una ninna nanna per placare i sonni inquieti di una ragazza!” Esme mi sorrise comprensiva.

“E’ per Bella?” chiese infine. Abbassai la testa e, con le guance arrossate per l’imbarazzo, annuii.

“Potresti suonarla sabato, per la cena!” propose mia sorella. Non ero sicuro di voler dar spettacolo di me, non sapevo come Bella avrebbe potuto reagire al fatto che avessi composto un pezzo per lei.

“Non lo so”, mi limitai a rispondere. Alice sembrò delusa.

“Secondo me Bella ne sarebbe felice!” continuò imperterrita

“Secondo me si imbarazzerebbe da morire, se noi tutti fossimo qui a sentire un brano che Edward ha composto per lei!” Jasper, sempre il più empatico e intuitivo di tutti noi, aveva capito perfettamente il carattere di Bella. Alice gli fece una smorfia, poi lo salutò con un bacio.

“Buongiorno amore, dormito bene?”

“Come avremmo potuto, con Edward che strimpellava come un invasato?”

Emmett e Rose scesero per la colazione ridacchiando.

“Scusatemi, non vi ho fatto dormire! Ma, credetemi, non mi sono reso conto di nulla!” Mi sentivo veramente in colpa nei confronti della mia famiglia, per averli tenuti svegli.

“Non preoccuparti Edward, Emmett scherza, lo sai che le stanze sono disposte in modo da essere isolate dai suoni provenienti dal salone!” mio padre parlava sul serio. La casa era stata progettata in modo che ogni stanza potesse essere indipendente dalle altre anche acusticamente. In pratica, ogni camera era un piccolo padiglione a se, collegato da un sistema connettivo comune. Il salone era nel punto più distante rispetto alle stanze. Mio padre pensava che, se avessimo voluto organizzare una festa, avremmo potuto farlo senza arrecare disturbo a che non volesse parteciparvi. Pensava a me.

“Il tuo pezzo è veramente forte fratello!” Emmett mi sorrise

“Bella ne sarà felice, vedrai!” disse Rosalie, arrossii ancora. Emmett rise fragorosamente. Rose gli diede una gomitata e lui dissimulò un’altra risata con un colpo di tosse.

“Ok, ok, la smetto!” disse ancora sorridendo.

“Ed sei pronto? Guarda che dobbiamo andare al campus. Non vorrai far aspettare Bella?!” un altro sorriso. Ormai ero l’oggetto del divertimento dei miei fratelli. Ero pronto a rivederla? Ero pronto a farmi illuminare e riscaldare dal mio sole personale? Non lo sapevo con certezza. Ci avrei provato.

Mi vestii abbastanza velocemente e mi passai le mani tra i capelli perennemente ribelli. Oggi sarei andato allo studentato, volevo passare a prenderla, volevo vedere la sua faccia sorpresa quando mi avrebbe visto nell’atrio...

I minuti passarono in un lampo, la mia emozione cresceva ogni secondo di più  Bella scese le scale lentamente, facendo attenzione a dove metteva i piedi. Era goffa, tenera e bellissima, nei suoi jeans scuri e nel maglioncino blu che metteva in risalto il suo incarnato.

“Buongiorno” le dissi, lei trasalì, non si era accorta che gli stavo davanti.

“Edward” balbettò poi mi sorrise, i suoi occhi si illuminarono e la sua pelle si tinse di un leggero cremisi.

“Sono passato a prenderti così andiamo a lezione e poi subito in biblioteca! Se... non hai già qualche altro impegno”. Il viso di Jacob Black si affacciò nella mia mente.

“no, nessun impegno.” disse in un soffio quasi impercettibile

Ci avviammo verso l’uscita e io la osservai finalmente da vicino. La linea del suo profilo era perfetta, morbida. Il viso, a forma di cuore, con il mento leggermente appuntito, le labbra piene e un po’ sproporzionate.

“Quel colore ti dona molto, mette in risalto la tua pelle!” Bella si girò, guardandomi con espressione sorpresa e lusingata al contempo. Poi mi sorrise con le guance arrossate di imbarazzo.

“Sei bellissima!”le dissi, con un filo di voce,  prima di riuscire a pensare.

 http://www.youtube.com/watch?v=ZOqUFqF_ZwM&feature=related

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Capitolo 9
*** Cap 9 Paure ***


 oria71 [Contatta]  Segnala violazione
 
 02/08/10, ore 07:09 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
Complimenti...sei bravissima!
questa storia mi piace molto
che nasconde Edward?
ti prego posta presto
ciao!!!

Grazie Grazie!! lo saprai presto ma non proprio subito :)
 
 
 Emily Blood [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 22:39 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
Beh, che dire? Wow!
Ho letto la tua storia direttamente su EFP perchè mi trovo meglio qui.
E la trovo molto bella, davvero.
Mi piace molto.
Continua così, sei molto brava!
Ci sentiamo tra un mese. Un bacione, Ems.
 

Grazie, ti aspetto allora! buone vacanze B. :)
 
 vittoriaKf [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 10:44 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
BELLISSIMO IL CAPITOLO,INTRISO DI SENTIMENTI COSI PURI ,MA ANCHE SDI PAURE RICONDUCIBILI AL PASSATO DI LUI ,CHE TU CI FARAI SCOPRIRE ,MA SONO SICURA CHE LORO ARRIVERANNO AD AFFRONTARE LE DIFFICOLTA.DA COME LI DESCRIV ,ANCHE SE SOLO AGLI INIZI SEMBRA PROPIO UN AMORE COSI GRANDE CHE SUPERA GLI OSTACOLI.UN BACIO SEI BRAVISSIMA ASPETTO IL PROSSIMO.

Grazie spero che questo capitolo vi piacerà :)
 
 
 IsaMarie [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 10:13 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
Ma ciaooooo!!! Bellissima sorpresa ritrovarti anche qui, non lo sapevo me l'ha detto sara! Ne approffitterò per rileggere e rigustarmi la tua fiction. Oramai lo sai che quasi la venero, mi fa impazzire il tuo Edward. Bravissima Barbara, un grosso bacio!!!

Ciao Marie! anch'io ti ho scoperta per caso e ora mi sto rileggendo la tua storia, quì è più comodo, la scansione in capitoli rende la lettura più scorrevole :)
 
 
 RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 03:52 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
mi piace sisi
ihihhihi skusa sn nuova xD
sn le 3.45 e l'ho appena letta tutta
spero ke posti in maniera regolare xke voglio leggere il seguito sopratutto la cena del sabato *_* e le impressioni di bella quando eddy la va a prendere
P.s a presto buone vakanze ciauuuu

Grazie spero che continuerai a seguirmi. intanto, buone vacanze anche a te :)

 

_Cap.9 

Paure

Mi alzai che era tardissimo, ero rimasta sveglia per molte ore rimuginando sul significato del sogno della notte precedente. Dopo che Angela mi aveva salutato, avevo continuato a riflettere su quanto avevo detto nel sonno e su quanto avevo confessato alla mia amica. Amavo Edward Cullen.

Nel mio sogno, l’uomo che amavo era un vampiro, il mio miglior amico, un licantropo... come era possibile avere una fantasia così sfrenata?

La cosa più strana, era la completa assenza di paura, come se fosse normale amare un vampiro, una creatura mitologica e potenzialmente mortale, come se la nostra diversità ci attraesse irresistibilmente. Era questo il senso del sogno? Edward ed io eravamo tanto diversi da attrarci, oppure ero talmente innamorata di lui da accettare qualsiasi cosa? Non sapevo darmi una risposta. Forse il tempo e la conoscenza mi avrebbero aiutato a capire.

Mi vestii con particolare cura. I miei occhi erano un po’ gonfi per la notte insonne, feci degli impacchi freddi e mi truccai leggermente poi, indossai il mio maglione preferito, quello blu notte, e dei jeans scuri. Mi pettinai i capelli per lisciarli bene e misi un cerchietto per tenerli indietro poi mi guardai allo specchio e sorrisi soddisfatta. Scesi le scale con attenzione, un gradino per volta, ero talmente goffa, da rischiare l’osso del collo ogni volta.

“Buongiorno” quella voce mi fece trasalire, era la materializzazione dei miei sogni. Edward Cullen era ai piedi della scala.

“Edward” balbettai poi gli sorrisi arrossendo di imbarazzo.

“Sono passato a prenderti, così andiamo a lezione e poi subito in biblioteca! Se... non hai già qualche altro impegno”. Stava chiedendomi cosa volevo fare, era una mia scelta accettare di uscire con lui o no. Pensava forse che avessi qualche appuntamento, con Jacob, ad esempio? Non si rendeva conto che l’unica persona con cui desideravo stare era lui?

“No, nessun impegno.” Mi affrettai a rispondere, la voce ridotta ad un soffio quasi impercettibile.

Ci avviammo verso l’uscita, mi sentii scrutata..., oggetto di un esame minuzioso e silenzioso. Cosa stava pensando? La risposta giunse inaspettatamente.

“Quel colore ti dona molto, mette in risalto la tua pelle!” mi girai verso di lui, ero incredula, si stava riferendo proprio a me? Il suo sguardo era fisso, la sua espressione attenta come quella di chi sta studiando con attenzione una miniatura, o qualcosa del genere. Quel suo sguardo così intenso mi fece sorridere e imbarazzare al contempo. Mi sentivo sotto esame, ero molto agitata.

“Sei bellissima!” mi parve di sentire queste parole, ma il tono era talmente basso che non potei esserne sicura.

Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, mi sentivo le gambe molli e le farfalle nello stomaco, non sapevo se e cosa rispondere. Lo guardai per un attimo, era imbarazzato, quasi gli fosse sfuggito qualcosa che non voleva dire; le vene sul collo si muovevano velocissime, anche il suo cuore batteva rapido, come il mio. Com’era possibile che un ragazzo come lui, bello e sicuro di se, e probabilmente ricchissimo, potesse emozionarsi soltanto a starmi accanto. Io non ero nulla di speciale se paragonata a lui, l’incarnazione di un dio greco. Camminammo in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri.

“Ti va di fare colazione prima della lezione?” chiese. Non avevo ancora mangiato, avevo molta fame ma, non sapevo se sarei riuscita a mettere qualcosa nello stomaco, ora.

“Si grazie Edward!” optai per la verità, come sempre quando stavo con lui.

Mi rivolse un sorriso sghembo che mi fece battere il cuore ancora più forte.

“Allora andiamo” e così dicendo mi appoggiò una mano dietro la schiena per sospingermi verso il caffè. Quel tocco, così casuale, equivalse ad una scossa elettrica. Se non fossi stata tanto timida avrei fatto quello che il mio corpo mi comandava. Girarmi e baciarlo con tutta la passione di cui ero capace.

Entrammo nel bar, Jessica Stanley e Mike Newton erano seduti in uno dei tavolini impegnati in una fitta conversazione. Jessica gli carezzava i capelli e Mike teneva distrattamente una mano sulla sua coscia. Forse avevano capito che erano fatti per stare insieme? La loro conversazione si bloccò di colpo alla nostra vista. Jess aprì la bocca senza riuscire a dir nulla e Mike mi guardò con lo sguardo triste e abbattuto.

“Buongiorno, Jessica, Mike...” esordì Edward avvicinandosi a loro e prendendo posto in un tavolo poco distante. I miei amici rimasero di sasso, probabilmente Edward Cullen non aveva mai rivolto loro la parola. Mi accomodai di fronte a lui sotto lo sguardo insistente di Jess e ordinai un cappuccino.

“Cos’è un cappuccino” chiese Edward ripetendo la mia frase in un italiano stentato.

“Solo caffè, schiuma di latte e cacao in polvere, ma qui non lo fanno buono come quello del bar vicino a casa dei miei nonni...”

“A Phoenix intendi?” era incuriosito, voleva conoscermi ? Lo avrei aiutato, la cosa mi piaceva.

“No, in Italia!” ora la sua espressione era veramente stupita

“I tuoi nonni sono italiani?” gli occhi verdi accesi di interesse.

“Si, io sono italiana per parte di madre...” il pensiero corse immediatamente a mia madre, ai miei nonni e alle dolci colline toscane, ai cipressi, ai girasoli che d’estate riempivano i campi... Edward reclamò la mia attenzione.

“...e sai parlare l’italiano?” mi stava chiedendo

“Io sono bi-lingue, parlo perfettamente sia l’inglese che l’italiano, mia madre non voleva che dimenticassi l’origine di metà della mia famiglia!” dissi con un certo orgoglio. Ero fiera della mia calorosa e sconclusionata famigliola.

La mezz’ora che ci era concessa, prima dell’inizio della lezione del professor Meson, finì in fretta e, dopo che Edward ebbe pagato il conto, ci dirigemmo verso l’aula di letteratura.

 

“Innamorarsi di qualcuno è tra le cose più splendide e improvvise di questa terra. Succede sempre così, per caso, per destino, mai per forza. Succede e basta, perchè non ci si può impegnare ad essere innamorati, come non ci si può imporre la volontà di farlo. Succede e basta, comincia la magia, il desiderio costante e incessante di possedere quella bacchetta magica, succede e basta, con le persone meno indicate, con quelle che guardi una volta e credi che con loro non avrai mai nulla a che fare, con quelle che si presentano quando tutto ti aspetti tranne che loro...” Rilessi questa frase, sottolineata da un libro di Baricco che avevo comprato l’estate scorsa a Firenze, pensai subito a Edward e al sentimento nato così improvviso e potente “...Sono le situazioni che fanno le esperienze, frammenti di episodi che accadono oppure no, emozioni che finiscono, iniziano, si nascondono, birichine e dispettose, e danno spazio a nuove storie. Succede e basta, come quelle accelerate di cuore che arrivano vedendo lei". Non potevo essere più d’accordo, a me era successo proprio così. Mi alzai dal letto e controllai l’orologio. Avevo bisogno di parlare con mia madre.

***********************************************************************

Alice entrò in camera mia, come sempre senza bussare, e si sedette a gambe incrociate sul tappeto.

“Allora Edward, ieri ti ho lasciato perdere ma ora devi dirmi tutto!”

“Non ho nulla da dirti Alice!” cercai di tagliare corto e forse il mio tono fu un po’ scortese, ma mia sorella non diede peso alla cosa. Lei era sempre così, quando voleva qualcosa.

“Emmett mi ha detto che stamattina gli hai chiesto di accompagnarti allo studentato. Sei andato da Bella?” Emmett, sempre lui. Da quando gli uomini erano così pettegoli?

“Dai Edward!!! Dimmi qualcosa!” non si sarebbe arresa, lo sapevo. Dovevo darle in pasto un pettegolezzo gustoso, altrimenti non se ne sarebbe andata.

“Si, sono passata a prenderla, siamo andati a lezione e poi in biblioteca.”

“Si, ma avete anche fatto colazione insieme!” ma com’era possibile che in un campus così grande le notizie girassero tanto in fretta? “Me l’ha detto un’amica di Jessica Stanley, quella è gelosa da morire delle tue attenzioni per Bella!”

“Se le notizie vengono da Jess, allora sai tutto quello che c’è da sapere, cos’altro dovrei raccontarti...” mia sorella sorrise maliziosa.

“Ed confessa, Bella ti piace tantissimo, non ti sei mai comportato così con nessuna, hai persino composto un pezzo per lei! Ormai non puoi più nasconderlo, finalmente il tuo cuore si sta aprendo all’amore!” mi abbracciò “Sono così felice per te!” continuò.

Io rimasi interdetto, ormai avevo accettato il sentimento che provavo per Bella come inevitabile. Sapevo che non sarei riuscito a tornare indietro. Anche se lei non mi avesse voluto, avrei continuato ad amarla.

“Amore... non so se è giusto che Bella si innamori di me, di uno come me, con un passato come il nostro...Alice ti rendi conto...! come reagirà Bella quando saprà chi siamo” Alice si rattristò, parlare del passato non le piaceva, aveva cercato di rimuoverlo in tutti i modi.

Parlarne, per lei, era come gettare sale su una ferita aperta.

“Del nostro passato non abbiamo colpa Edward, eravamo solo dei bambini, non siamo responsabili. Tu non sei responsabile di nulla!” misi una mano su quelle di Alice e la guardai. Aveva gli occhi lucidi di lacrime.

“Si, eravamo dei bambini, non siamo colpevoli.” Le concessi questa piccola vittoria “Ma io non potrò mai dimenticare. Ciò che ho vissuto mi ha segnato troppo profondamente, il dolore che ho provato me lo porterò dietro per tutta la vita. L’ira, la rabbia, il rancore, che ancora a stento riesco a trattenere, sono parte di me. Non voglio condannare Bella a stare con qualcuno con un lato così oscuro.” Ora Alice piangeva.

“..E vuoi condannare entrambi alla solitudine? Edward, se Bella ti ama, chi sei tu per decidere dei suoi sentimenti? Perché vuoi farla soffrire? Se Bella ti ama, stare lontana da te sarà la vera sofferenza!”

“Non voglio che mi ami!” ora urlavo,  stringendo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche. “Ho paura Alice, lo capisci? Se non potesse accettarmi per quello che sono? Se un giorno commettessi qualcosa che la facesse soffrire, non riuscirei a perdonarmelo!”

“E allora perché continuare ad alimentare un sentimento?” Già, perché?

Perché non potevo più starle lontano, perché un suo sorriso mi riscaldava l’anima, perché, vederla arrossire per un mio commento, mi faceva battere il cuore. Perché ero totalmente innamorato di lei.

Abbassai la testa sconfitto nell’intima battaglia con me stesso.

“Sono un egoista Alice, non so più starle lontano. Spero solo che, il giorno in cui le racconterò tutto, vorrà starmi ancora vicino. E si, sono innamorato, se questo sentimento che mi opprime il petto, e che non mi fa dormire, si chiama amore!”

Mi sentii pizzicare gli occhi ma non riuscii a piangere. Ormai avevo dimenticato come si piangeva. Le ultime lacrime le avevo versate per mia madre, dieci anni prima.

Jasper entrò nella stanza e si sedette vicino ad Alice carezzandole i capelli. Lei si appoggiò al suo petto singhiozzando. Si amavano profondamente, lui era l’unico, oltre me, con cui mia sorella si confidava, l’unico cui rivelava le sue debolezze. Jasper mi guardò dritto in faccia con espressione serena.

“Edward, io amo profondamente tua sorella, lei mi ha raccontato tutto, io ho accettato il vostro passato, non vedo perché Bella non dovrebbe farlo. Non pretendere mai di decidere per qualcun altro, te ne potresti pentire! Potresti perdere qualcosa di veramente importante” Jasper, più grande di me di qualche anno, era sempre così sicuro, così convincente... la sua sola presenza mi trasmetteva serenità. Ero veramente felice per Alice, ero contento che lei lo avesse trovato sul suo cammino.

Mi stesi sul letto. Le note di Wicked Game riempirono la stanza facendomi rabbrividire. Avevo veramente paura che il gioco che stavo giocando potesse essere fonte di dolore.

  http://www.youtube.com/watch?v=-oaHHrNQVrg

The world was on fire and no one could save me but you, It's strange what desire will make foolish people do.
I never dreamed that I'd meet somebody like you I never dreamed that I'd lose somebody like you
No, I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]

No, I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
With you With you

What a wicked game to play, To make me feel this way.
What a wicked thing to do, To let me dream of you.
What a wicked thing to say, You never felt this way.
What a wicked thing to do, To make me dream of you !
And I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
No I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
With you
The world was on fire and no one could save me but you, It's strange what desire will make foolish people do.
I never dreamed that I'd love somebody like you I never dreamed that I'd lose somebody like you
No I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart
No I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
With you With you
Nobody loves no one*

 

*Il mondo era in fiamme e nessuno oltre a te poteva salvarmi

é strano come il desiderio rende pazze le persone
non ho mai sognato che avrei incontrato qualcuno come te non ho mai sognato che avrei perso qualcuno come te
no, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore )
no, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
di te, di te
che gioco malvagio da giocare, farmi sentire cosi che cosa malvagia da fare, lasciarmi sognare te
che cosa malvagia da dire che non ti sei mai sentita cosi che cosa malvagia da fare, lasciarmi sognare te
e non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
No, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
di te
il mondo era in fiamme e nessuno oltre a te poteva salvarmi
é strano come il desiderio rende pazze le persone non ho mai sognato che avrei amato qualcuno come te
non ho mai sognato che avrei perso qualcuno come te

no non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
No, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
di te, di te
Nessuno ama qualcuno.

***********************************************************************Parlare con mia madre mi aveva rasserenato, il suo modo di leggere le diverse situazioni, come un’adolescente, mi permetteva di vedere le cose sotto un’altra luce...

Lei era stata sempre più giovane di me, ma il suo parere, su alcuni argomenti era autorevole. In quei momenti, i pezzi del puzzle tornavano al loro posto, io ridiventavo la figlia, lei una madre amorevole e prodiga di consigli.

“Devi lasciare che i sentimenti che provi per lui traspaiano, devi lasciarti pervadere dal suo amore. Perché, da quello che mi racconti, lui è innamorato, ne sono sicura. Non fare strategie Bella, lascia che le cose procedano per la loro strada, le strategie non funzionano mai!” in, genere queste affermazioni adolescenziali di mia madre, mi facevano sorridere ma, stranamente stavolta sentivo che i suoi consigli erano giusti.

“ci proverò mamma, farò come mi hai consigliato!”

“tienimi al corrente piccola mia!”

“si mamma, lo farò!” riabbassai il telefono con una punta di nostalgia, in certi momenti, mia madre mi mancava veramente tanto.

Aprii l’armadio in cerca di qualcosa da mettere per la cena a casa Cullen, non sapevo veramente che tipo di abbigliamento usare. Optai per qualcosa di casual ma non troppo. Una gonna in panno color corda, una camicia blu notte, e un giaccone color corda, finirono sul letto; gli accessori erano in tinta, così come gli stivali. Guardai tutto l’insieme un po’ indecisa, non avevo un guardaroba per occasioni mondane. Per il momento mi sarei accontentata, sperai solo di piacere ad Edward e alla sua famiglia. Presi l’accappatoio ed entrai in bagno, una doccia mi avrebbe aiutato ad allentare la tensione, fra un’ora Alice sarebbe passata a prendermi, non mi andava di farla aspettare.

Mi asciugai i capelli con cura e vi passai la piastra lisciante poi mi vestii e mi truccai leggermente; un filo di ombretto blu e un velo di lucidalabbra dorato misero in risalto i miei lineamenti ma senza caricarli. Mi guardai allo specchio, non ero sicura che quello fosse l’abbigliamento adatto ma, non avevo di meglio.

Sentii bussare leggermente e il mio cuore prese a battere all’impazzata

“si?” chiesi quasi senza voce

“Sono Alice, sei pronta Bella?” aprii la porta di colpo con un sorriso di benvenuto sulle labbra. Il mio cuore perse un colpo, Edward Cullen era li davanti a me. I nostri sguardi restarono incatenati, non riuscivo a staccarmi da quel verde intenso, da quelle labbra morbide, da quel sorriso perfetto. Edward mi guardava come se fossi un oggetto prezioso, non osava avvicinarsi né parlare.

“Allora ragazzi vogliamo andare? La mamma ci starà aspettando!” Alice, che sorrideva a trentadue denti, ci riportò con i piedi per terra.

Edward mi aprì la portiera dell’auto, come un perfetto gentiluomo, e mi fece salire dietro poi, si accomodò accanto a me.

“Bella, tutti noi non vedevamo l’ora di averti a cena!” disse Alice, tutta questa aspettativa mi imbarazzava ancora di più.

“Alice, la smetti di mettere in imbarazzo Bella? Non deve essere facile per lei venire a cena a casa di quasi sconosciuti...” Jasper mi aveva capito alla perfezione. Alice gli fece una linguaccia e poi un sorriso, tra loro c’era un’intesa splendida. Edward invece non disse nulla, rimase in silenzio fissando il tramonto fuori dal finestrino. Lo osservai con attenzione, il sole calante creava dei riflessi infuocati sui suoi capelli e sulla sua pelle rendendolo, se ciò fosse stato possibile, ancora più attraente. Si voltò verso di me all’improvviso e, ancora una volta, i nostri sguardi si persero l’uno nell’altro. Il nostro era un dialogo senza parole, l’elettricità che correva tra noi ci avrebbe bruciati, se solo ci fossimo toccati in quel momento.

La casa dei Cullen era proprio come l’avevo immaginata, un edificio dalle linee contemporanee ma, con un tocco di classicità. I materiali dominanti erano il legno, l’intonaco bianco e il vetro, distribuiti equamente nei tre piani dell’abitazione. Una parte, e lo notai con una certa emozione, era a sbalzo su un declivio del terreno e una grande finestra si apriva sul panorama boscoso.

“E’ Bellissima la vostra casa!” riuscii a dire

“Molto comoda, direi! Sai, noi siamo in tanti, se non fosse così grande ci scontreremmo continuamente per la conquista degli spazi!” Alice cercava di minimizzare per non farmi sentire a disagio ma, più di tutto, era il silenzio di Edward a mettermi a disagio. Ci aveva ripensato? Non voleva che accettassi l’invito? Alice e Jasper ci guardarono, poi decisero di lasciarci soli.

“Siamo un po’ in anticipo, vado ad avvertire mamma che siamo arrivati!”

“Edward, fai da cicerone, mostra a Bella il giardino...” Edward lanciò un’occhiataccia a Jasper. Non potei fare a meno di chiedermi il perché, giunsi alla conclusione che si era pentito di avermi invitato.

Camminammo verso il retro della casa, Edward mi guidò attraverso un viale alberato, sullo sfondo del viale, un cancello in ferro battuto che dava accesso ad una specie di giardino segreto.

“Per quanto tempo continuerai ad ignorarmi?” gli chiesi all’improvviso. Edward trasalì, poi mi fissò.

“Non ti sto ignorando!” le prime parole che gli sentivo pronunciare in un’ora.

“Non rivolgermi la parola per tutto il viaggio, io lo chiamo ignorare, non so tu come la vedi!” Continuava a fissarmi senza parlare.

“Perché mi hai invitata se non ti andava che io venissi?” ecco, glielo avevo chiesto, domanda diretta, risposta diretta.

Edward alzò gli occhi e mi inchiodò, un lampo di rabbia gli attraversò il volto. Si avvicinò sempre di più continuando a fissarmi.

“Desideravo con tutto me stesso che accettassi il mio invito!” Il mio cuore accelerò. Sentivo il suo respiro sfiorarmi il viso, tanto eravamo vicini.

“E allora perché ti comporti così?” mi sentivo pizzicare gli occhi, ma non avrei pianto.

“Quando ti ho vista, questa sera, mi sei sembrata talmente bella...” la sua voce era roca di desiderio.

“Ti desideravo talmente... avevo paura che, se ti fossi avvicinata di più, non sarei più riuscito a controllarmi, ti avrei baciata davanti a tutti...” Lo guardai sorpresa, dopo tutto ciò che mi aveva detto nei giorni passati, ora se ne usciva così...era una dichiarazione? Anche lui aveva sentito le stesse cose che avevo provato io? Non capivo più nulla, non riuscivo a pensare lucidamente, l’unica cosa di cui ero consapevole era la presenza di Edward a pochi centimetri da me. Se avessi allungato il collo avrei potuto baciarlo. A quel pensiero, il mio respiro si fece affannoso, come il suo; a stento riuscivamo a reprimere le ondate di passione che sentivamo montarci dentro. Fu allora che, senza rendermene conto, rivelai l’intensità del mio desiderio di lui.

“Ora siamo soli...” dissi socchiudendo appena le labbra,

“Si, siamo soli!” Edward coprì la breve distanza che ci divideva attirandomi a se in un abbraccio appassionato. Appoggiai il viso sul suo petto e respirai la fragranza del suo profumo, caldo, speziato, profondamente maschile. Un brivido mi salì lungo la schiena quando sentii le sue mani accarezzarmi le spalle lasciando scie di fuoco dove mi toccavano. Le labbra di Edward, calde di passione si posarono sul mio collo, tracciando intricati percorsi con la punta della lingua, la barba, leggermente incolta, mi faceva il solletico, mi sentivo svenire. Un brivido mi scosse facendomi reagire in modo inaspettato, gli infilai le dita tra i capelli come avevo desiderato fare da tanto tempo e lo strinsi di più a me poi, con le labbra, salii a baciargli il collo, gli zigomi, le palpebre chiuse, inebriandomi del suo profumo. Il suo respiro era caldo, odoroso, mi sentii morire, tanto era il desiderio di baciarlo, ma non lo feci, volevo che fosse lui a prendere l’iniziativa. Se aveva deciso che potevamo frequentarci, doveva dimostrarmelo. Non volevo forzarlo in alcun modo.

“Bella!” sentii pronunciare il mio nome con tale ardore che quasi mi sciolsi. Alzai il mio sguardo su di lui e vidi i suoi occhi verde cupo carichi di desiderio.

“Bella, posso baciarti?” non riuscivo a rispondere, annuii con le guance infuocate. Edward posò le sue labbra sulle mie con delicatezza, sfiorandole, strofinandole con le sue, poi con la lingua ne tracciò i contorni e, infine, si spinse dentro la mia bocca, carezzandone l’interno. Reagii stringendolo a me con passione e mossi mie labbra modellandole sulle sue per approfondire il bacio, volevo sentire il suo sapore in bocca, volevo che la sua lingua danzasse con la mia. Non avevo mai provato queste sensazioni in vita mia, mai mi ero sentita così viva. I baci passati scomparirono, se confrontati con questo meraviglioso e appassionato, primo vero bacio. Volevo di più, volevo sentire la sua voce pronunciare ancora il mio nome, volevo sentire le sue mani su di me. Mi accontentò, mi strinse più forte spingendomi contro il muro di cinta del giardino, con una mano mi tenne la testa premendo le  sue labbra sulle mie , di più, di più...l’altra mano era intrecciata alla mia, i nostri corpi erano stretti l’uno all’altro. La passione, che avevamo a lungo represso, era esplosa con una tale violenza da impedirci di ragionare.

“Edward, ti prego, non smettere...” anche la mia voce era roca di desiderio. 

“Bella!” continuava a chiamare il mio nome tra i sospiri catturando ancora una volta le mie labbra con le sue.

Se me lo avesse chiesto, mi sarei data a lui in quello stesso momento e senza pensarci due volte.


 

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Capitolo 10
*** Cap 10 Cena ***



 RenEsmee_Carlie_Cullen
 
 03/08/10, ore 01:08 - Capitolo 9: Cap 9 Paure
omg eddy è davvero tantooooooooooo passionale lo voglio ank'iooooooooooooooo
dv si affitta?


si è vero, Edward è passionale... nel bene e nel male....vedrai


 
 IsaMarie
 
 02/08/10, ore 22:44 - Capitolo 9: Cap 9 Paure
Wow barbara! Sai già che ti adoro, ma rileggendo la fiction, me la sto gustando ancora di più. Questo capitolo poi non ho parole! Complimenti, il bacio è da infarto! Quando le chiede se può baciarla, dopo averle leccato il collo.... oddio da attacco cardiaco... io gli avrei risposto: solo baciarmi? Ma tesoro tu puoi farmi tutto quello che vuoi!!!! Bravissima e bacioni!!!

grazie marie... questo capitolo, in effetti, è uno dei miei preferiti...
un bacione!!! 
 
 sara_cullen
 
 02/08/10, ore 20:11 - Capitolo 9: Cap 9 Paure
ciao grandiosa barbara!!! ti do ragione, è decisamente più comodo e scorrevole rileggere i capitoli da qui... perciò ne approfitto anch'io, la tua storia è talmente avvincente e ben scritta che è sempre un enorme piacere rituffarsi nei tuoi pergonaggi!!! e questo cap poi... oddio, un edward cicerone di giardini... non male, direi... eh eh eh
"Innamorarsi di qualcuno è tra le cose più splendide e improvvise di questa terra. Succede sempre così, per caso, per destino, mai per forza. Succede e basta, perchè non ci si può impegnare ad essere innamorati, come non ci si può imporre la volontà di farlo. Succede e basta, comincia la magia, il desiderio costante e incessante di possedere quella bacchetta magica, succede e basta, con le persone meno indicate, con quelle che guardi una volta e credi che con loro non avrai mai nulla a che fare, con quelle che si presentano quando tutto ti aspetti tranne che loro...”
bellissima la tua citazione di baricco... love love love...

sei un tesoro sara grazie ancora

baci baci

un bacione

 
 
 laura88
 
 02/08/10, ore 19:37 - Capitolo 9: Cap 9 Paure
ciao!!ti seguo da un pò ma è la prima volta che recensisco..la tua fic è bellissima!!!!è questo capitolo è stato davvero super!!!edward e bella sono così diversi dallo stereotipo della meyer utilizzato da tutti...hanno due personalità molto particolari...in un certo senso complicate...sicuramente edward più di bella...ma hanno entrambi molta paura di aprirsi all'amore...o ad avere maggiore fiducia in se stessi...forse insieme potrebbero davvero migliorare...ma chissà cosa nasconde edward..lo hai reso così misterioso e affascinante...dolce e combattuto...è davvero molto intrigante come personaggio!!poi il tuo modo di scrivere è molto maturo!!!descrivi benissimo le situzioni gli spazi e gli stadi d'animo...leggendo hai la percezione di ogni sentimento che attraversa i personaggi..la storia è realmente bella!!e ti resta...poi il fatto che posti con frequenza rende la lettura ancora più piacevole...dato che non necessita della rilettura del capitolo precedente...spero di continuare a leggere fic come questa!!!oggi mi sono emozionata tantissimo leggendoil capitolo...la parte in cui edward si confida con bella...delle sue paure...si crede egoista perchè ama bella e secondo lui la condanna a far parte del suo passato oscuro e misterioso...bella poi è davvero carina...così timida..pronta sempre ad arrossire per un piccolo complimento..dolcissima!!la parte del loro primo bacio è stata intensissima...bellissima!fantastica!!!complimenti!!!un bacio e alla prossima...
(Recensione modificata il 02/08/2010 - 08:16 pm)

grazie laura...i tuoi commenti mi fanno davvero piacere... in effetti ho preso in prestito nomi e situazioni generali dalla Mayer per poi poter creare un edward ed una bella che fossero miei. volevo creare dei personaggi che fossero piuttosto credibili, nei loro slanci e nelle loro debolezze. Non che quelli della mayer non lo siano ma, il fatto che la storia contenga note fantasy rende possibile anche l'impossibile e i caratteri sono un tantino estremizzati.

grazie e ancora grazie.
Bacioni B.

 
 oria71
 
 02/08/10, ore 15:53 - Capitolo 9: Cap 9 Paure
Bellissimo cap
finalmente si sono avvicinati
non vedo l'ora di sapere cosa succederà
posta presto
un bacio
 
si sono avvicinati?? :O vedremo
Baci b.

 
 vittoriaKf [Contatta]  Segnala violazione
 
 02/08/10, ore 15:49 - Capitolo 9: Cap 9 Paure
BENE BENE SIAMO ARRIVATI AL PUNTO DI NON RITORNO,SI SONO DECISI NOSTANTE I DUBBI DI LUI è LE PERPLESSITA DI LEI ,MA SONO SICURA CHE CI RISERVERARI DEI BEI COLPI DI SCENA UN BACIO
 
ci saranno sorprese in questo capitolo, vedrai!!!:D

_Cap.10

 Cena

 

Mi staccai a fatica da quelle labbra morbide e rosse di baci, da quel corpo tentatore che chiedeva di essere esplorato. Ero totalmente sconvolto dalle mie reazioni, tutti i miei propositi di starle lontano scomparvero, non mi sarei mai aspettato di reagire con tale impeto. Bella aveva totalmente scompigliato ogni mio modo di affrontare le cose. Non sarei più riuscito a starle lontano.

“Dobbiamo rientrare” le dissi quasi senza voce. Temevo che, se avessi aspettato ancora, non sarei più stato in grado di controllarmi.

Quel bacio era stato il mio primo vero bacio, un bacio d’amore e di passione. Guardai Bella, era radiosa, con il suo viso arrossato e gli occhi ancora accesi di un sentimento che non mi aspettavo. Non credevo che anche lei mi desiderasse con tanta intensità. Quando aveva aperto la porta della sua stanza, con quel sorriso così sincero, con quegli occhi così dolci, a stento avevo resistito all’istinto di baciarla. Non volevo dare spettacolo di fronte ai miei fratelli. Rimasi solo con lei e le mie paure aumentarono, cosa ne avrei fatto di tutto il mio amore, di tutto il mio desiderio se lei non mi avesse voluto? Avevo cercato di controllarmi per tutto il viaggio ma, le sue accuse, la sua tristezza di fronte alla mia indifferenza, avevano fatto crollare ogni mia barriera. La desideravo, come mai avevo desiderato una donna.

 “Ora siamo soli...” disse. Le labbra rosate, appena socchiuse, erano un invito irresistibile,

“Si, siamo soli!” ripetei, capendo al volo il significato implicito di quella affermazione. Si, anche lei mi desiderava. Mi avvicinai e l’abbracciai, avevo un’urgenza quasi fisica di sentirla vicina, quasi avessi paura che si trattasse di un vividissimo sogno. Non volevo che si spaventasse, volevo essere delicato, dolce. Le carezzai la schiena e le spalle con movimenti lenti poi poggiai le labbra sul suo collo e con la lingua seguii il profilo pulsante dell’arteria principale, fino al lobo dell’orecchio. La sentii fremere fra le mie braccia, sentii le sue dita arruffarmi i capelli e le sue labbra baciarmi le guance ispide. Non potevo più aspettare, volevo sentire la sua bocca sulla mia. Le chiesi il permesso di baciarla, acconsentì senza parlare. Reagii al mio bacio stringendomi con una passione inaspettata, mosse le sue labbra modellandole sulle mie, voleva approfondire il bacio. La accontentai insinuando la lingua nella sua bocca, carezzandone l’interno muovendo le labbra per farle aderire alle sue. La desideravo, la desideravo tantissimo. La strinsi in un abbraccio e la feci addossare contro il muro di cinta del giardino poi mi appoggiai su di lei tenendole la testa per baciarla con più intensità. Una mano intrecciata con la mia.

“Edward, ti prego, non smettere...” disse tra i baci. Capii che dovevo essere io quello più forte.

 “Ragazzi dove siete?” la voce di Alice ci riportò alla realtà, per un istante avevo completamente dimenticato dove mi trovassi. Bella era diventata rossa in volto, le mie guance ispide avevano irritato leggermente la sua pelle, e l’imbarazzo aveva contribuito a peggiorare la situazione. Cercò di rimettersi in sesto ma evitò il mio sguardo, arretrando quando tentai di avvicinarmi a lei.

Le avevo fatto del male? Ero stato troppo aggressivo? Lo stomaco si chiuse e il cuore singhiozzò.

“Bella...” la chiamai con tutta la dolcezza di cui ero capace.

“Bella, ho fatto qualcosa che tu non volevi? Ti prego, dimmelo... ti chiedo perdono io...” finalmente alzò lo sguardo, sembrava confusa.

“Non sei tu a doverti scusare, sono io che ti ho quasi assalito...mi sento così in imbarazzo, non avevo mai reagito così, te lo giuro Edward, non mi era mai successa una cosa del genere!” mi concessi una risata liberatoria, Bella riusciva sempre a sorprendermi, non pensava mai ciò che credevo, la sua mente seguiva canali a cui non riuscivo ad accedere.

“Forse entrambi desideravamo questo momento talmente tanto che ci siamo lasciati un po’ andare...” sorrisi e lei, di rimando, fece lo stesso.

“Sono presentabile?” chiese cercando di rimettersi in sesto.

“Sei bellissima!” le dissi convinto, cercando di rassicurarla. Poi, la presi per mano e la condussi verso casa.

“Finalmente vi ho trovati!” Alice ci venne incontro quasi a passo di danza. Il suo sguardo indugiò sulle guance arrossate di Bella e sulle nostre mani intrecciate. Un sorriso di approvazione mi fece capire che sapeva cos’era successo tra noi. Mi aspettava un interrogatorio, sarei stato felice di risponderle.

Entrammo in casa, seguiti da Alice.

Mia madre e mio padre ci aspettavano in salotto. Bella sembrava imbarazzata ma io continuai a tenerla per mano.

“Mamma, papà, vi ricordate di Bella?” Esme ci guardò, un sorriso felice le si dipinse in volto

“Bella, è un piacere rivederti!” le disse con un tono entusiasta.

“Il piacere è mio signora Cullen! Grazie per avermi invitata!”

“Chiamami pure Esme!” mia madre era felice per questa cena, per la prima volta avevo invitato una ragazza a casa. Emmett e Rosalie ci raggiunsero in salone, e salutarono Bella. Emmett la guardò in volto, il suo rossore era difficile da nascondere, mi fece l’occhiolino con un sorriso furbo. Tutti avevano intuito, se non capito, che tra noi, qualcosa era cambiato.

***********************************************************************

Alice ci raggiunse lungo il viale che conduceva verso casa Cullen.

“Finalmente vi ho trovati!” disse soffermando lo sguardo sul mio volto, che sentivo bollente, e sulla mano che Edward mi stringeva.

“Andiamo, ci aspettano!” continuò, facendo finta di ignorare quello che era evidente. Entrammo, rimasi abbagliata dalla bellezza della casa. Gli ambienti erano ampi, illuminati sapientemente da punti luce ben dosati, i colori dominanti erano il panna, il corda e il marrone bruciato ma, non mancavano tocchi decisi di colore, i rossi, i viola e i verdi si ritrovavano nei complementi d’arredo, tutti rigorosamente di design. Edward stringeva la mia mano come ad incoraggiarmi, tra poco avrei rivisto tutta la sua famiglia. Il dottor Cullen e sua moglie ci aspettavano nel salone. La signora Cullen, una donna bellissima, con lineamenti delicati, capelli ramati e occhi castani, mi venne incontro. 

“Bella, è un piacere rivederti!” disse con un gran sorriso

“Il piacere è mio signora Cullen! Grazie per avermi invitata!”

“Chiamami pure Esme!”

“Esme, la vostra casa è bellissima!”

“Grazie Bella, siamo state Alice ed io a scegliere alcuni dei pezzi che vedi”.

“La lampada Arco di Castiglioni è veramente meravigliosa!” Esme sorrise per quel commento da esperta. Emmett e Rosalie raggiunsero il resto della famiglia, già presente in salotto. Non mi sforzai di interpretare il significato del cenno che Emmett fece ad Edward, il mio sguardo vagava altrove, attirato da una splendido pianoforte a coda posto su un lato della sala, vicino ad una delle grandi vetrate che affacciavano sul giardino.

“Suoni?” mi chiese Rose indicandomi il piano

“No, ma è uno strumento bellissimo, è tuo Rose?” la sorella di Edward sorrise.

“Magari sapessi suonarlo! È Edward ad essere il musicista della famiglia!” mi voltai verso di lui, non sapevo suonasse.

“Non te l’ha detto?” continuò, interpretando la mia espressione, il tono era leggermente canzonatorio.

“No” ammisi. Quante cose dovevo ancora conoscere di lui...

“Suona qualcosa Ed,” si intromise Alice

“Non ora, non vorrei che la cena che Esme ha preparato si raffreddasse!”

Peccato, pensai, mi sarebbe piaciuto sentirlo suonare...

“Edward ci ha detto che sei italiana per metà!” disse Esme quando ci fummo accomodati attorno al tavolo tondo della sala da pranzo.

“Si, mia madre è nata in Italia, si è trasferita negli Stati Uniti dopo il diploma...”

“Come mai?” chiese Carlisle incuriosito

“In realtà frequentava un corso di design a Milano, la ditta in cui faceva tirocinio  decise di mandarla a New York per studiare le nuove tendenze del mercato...”

“Bella, spero che apprezzerai la cena, mi sono permessa di preparare dei piatti italiani in tuo onore!” oddio, ancora un americano che provava a cucinare italiano... ma perché, ogni volta che rivelavo le mie origini, dovevo subire lo stesso trattamento?

“Grazie signora Cu..Esme” provai a sorridere

“Vedrai Bella, Esme ti stupirà” sussurrò Edward, quasi leggendomi nel pensiero. Quel sussurro mi fece battere il cuore, anche se fingevo normalità, non mi ero ancora ripresa dall’episodio di poco prima. Il bacio di Edward occupava gran parte dei miei pensieri. La cena si rivelò meravigliosa, i prodotti, tutti importati dall’Italia, erano di qualità eccellente, le ricette preparate con cura, persino la pasta era cotta al dente e non ridotta alla solita poltiglia scotta...

“Dai Bella raccontaci ancora di te!” disse Alice con il solito entusiasmo trangugiando un boccone di carpaccio di vitello.

“Com’è che tua madre è rimasta negli States?” la storia era molto banale

“Semplice, mia madre ha conosciuto mio padre...è stato un colpo di fulmine!” a prima vista... pensai, come la mia passione per Edward... allora anch’io non ero così diversa da lei...avevo sempre pensato di essere quella adulta, invece...

“mia madre frequentava un piccolo locale dove si facevano estemporanee di pittura, lei è un’artista, e in quel locale conobbe mio padre.” mandai giù una forchettata di trofie al pesto, erano veramente buonissime. Mi concessi un breve attimo per osservare la famiglia di Edward. Erano tutti così diversi ma, se avessi dovuto trovare una parola per descriverli, quella parola sarebbe stata armonia. Tra loro c’era vero affetto, anche se i Cullen non erano i loro genitori biologici, l’amore che provavano per quei ragazzi era vero, intenso, incondizionato. Esme, poi, stravedeva per Edward...probabilmente, di tutti i ragazzi, lui era quello più problematico, quello più bisognoso d’amore.

“e poi?...” chiese Esme

“ poi lei è tornata in Italia e ha scoperto di essere incinta di me. Charlie l’ha cercata, era veramente innamorato di lei. Quando ha scoperto il suo stato ha insistito perché mia madre lo sposasse. Lei, ovviamente era al settimo cielo, il suo principe aveva attraversato l’oceano per cercarla, era disposta a seguire mio padre ovunque...” Alice portò a tavola un rollè di maiale con patatine novelle alle erbette... sublime. Edward era accanto a me, mi guardava, incuriosito dalla mia storia ma, mai intervenne per chiedere qualcosa, anche lui non voleva fare forzature, voleva che, a raccontare la mia vita fossi io stessa, non altre persone.

“il primo anno lo passarono a New York poi mio padre, poliziotto cominciava ad avere il timore di pattugliare le strade di certi quartieri. Ora che aveva messo su famiglia, aveva sempre la paura che gli succedesse qualcosa di grave. Chiese il trasferimento e lo ottenne. Traslocammo a Forks che io  avevo tre anni”

“I tuoi stanno ancora li? Ho conosciuto l’ispettore Swan...” chiese Esme, “mi piacerebbe conoscere tua madre, deve essere una persona molto interessante!”

“Solo mio padre vive a Forks, i miei hanno divorziato quando avevo tredici anni!” abbassai per un attimo lo sguardo, pensare a quel periodo della mia vita, mi faceva ancora soffrire.

“Mi dispiace piccola! Sono stata indelicata” rispose Esme, mortificata.

“non si preoccupi Esme, non poteva sapere!”

“Durante gli anni che trascorse a Forks, mia madre iniziò a spegnersi. Per lei, abituata alla frenesia newyorchese o milanese, la vita di Forks era ogni giorno più triste e monotona e, alla fine, dopo dieci anni chiese il divorzio.” Il silenzio era calato nella stanza. Edward mi guardò con uno sguardo indecifrabile, forse triste. Soffriva per me.

“Comunque, dopo un periodo un po’ triste ho imparato ad apprezzare la vita un po’ nomade che faccio, tra Forks, Phoenix e Firenze...” Sorrisi, non volevo rattristare tutti, non volevo che sapessero quanto la separazione dei miei mi avesse ferita, non volevo che capissero quanto fosse dura per me, sempre così razionale, occuparmi della mia svampita e dolce mamma. Ero diventata presto adulta per concedere a lei la possibilità di restare bambina.

Il tiramisù completò la splendida cena italiana di Esme. Era la prima volta che mi sembrava di essere a casa dei nonni.

I miei complimenti!” dissi in italiano

Grazie mia cara, è stato un vero piacere!” rispose Esme in un italiano altrettanto perfetto. Tutti risero a quello scambio di battute. Ecco svelato l’arcano, anche Esme aveva origini italiane...ora mi sentivo veramente a casa.

***********************************************************************

“Edward, tesoro, ti va di suonarci qualcosa?...” mia madre amava sentirmi suonare, non potevo rifiutarle questa piccola cosa. Mi sedetti al piano mentre i miei famigliari e Bella si accomodarono sulle poltrone in pelle chiara. Mi sentivo turbato come mai mi era accaduto. La donna che desideravo mi guardava, e questo bastava ad emozionarmi. Iniziai con uno dei miei pezzi preferiti, Claire de Lune di Debussy. Le dita scorrevano sicure sui tasti, dopo l’iniziale emozione, mi persi completamente nella musica. Ero tutt’uno con essa. La musica riusciva a comunicare per me. Continuai passando a Per Elisa di Beethoven e a Sogno d’amore di Liszt. Alzai gli occhi, Bella mi guardava incantata, sembrava non riuscire a staccarsi da me. Le feci cenno di avvicinarsi e le dissi di sedersi affianco a me. Lei titubante rimase al suo posto ma mia madre le prese la mano e l’accompagnò al mio fianco poi, mi accarezzò i capelli e tornò al suo posto. Le ultime note di un Notturno di Chopin si persero nell’aria. Bella, accanto a me continuava a fissare le mie dita in grado di muoversi con leggerezza sulla tastiera spinte da chissà quale magia.

claire de lune: http://www.youtube.com/watch?v=cMzFvKuZusE

per elisa: http://www.youtube.com/watch?v=bL_CJKq9rIw

sogno d'amore: http://www.youtube.com/watch?v=y6hdDOFtW64&feature=related

notturno: http://www.youtube.com/watch?v=rSQZWluOVFE

“Sei bravissimo” disse sottovoce, quasi avesse paura di interrompere. Le feci un sorriso e iniziai a suonare il mio ultimo pezzo, la ninna nanna che avevo composto per lei, per placare i suoi sonni inquieti.

“Questo pezzo l’ho composto io” dissi con un filo di voce, chissà se le sarebbe piaciuto. “L’hai ispirato tu” continuai senza lasciarle il tempo di assorbire il concetto. La musica fluì leggera, ricordavo perfettamente ogni passaggio, ogni accordo...era come se l’avessi suonata mille volte e non una volta sola.

Quando l’ultima nota si spense guardai Bella, i suoi occhi erano pieni di lacrime.

“Edward, sono senza parole! E’ un pezzo meraviglioso!”

“Come la donna che l’ha ispirato!” risposi, e senza preoccuparmi della mia famiglia che ci guardava, mi avvicinai alle sue labbra.

Bella si ritrasse, con le guance in fiamme, si vergognava a dare spettacolo di fronte a dei quasi sconosciuti ma, nella stanza non c’era più nessuno. Quando erano andati via? Non mi ero accorto di nulla...

“Bella...” le presi il volto con entrambi le mani e mi avvicinai lentamente alla sua bocca. Volevo gustarmi ogni istante, volevo sentire i nostri respiri farsi più affannati, nello sforzo di trattenere la passione, volevo vedere le sue guance imporporarsi e i suoi occhi farsi più dolci, socchiudersi, aspettando...

Le mie labbra si posarono sulle sue mentre, con i pollici disegnavo cerchi leggeri sul suo volto. Bella socchiuse leggermente le labbra e io insinuai la lingua nella sua bocca leggera, insistente. Sapeva di cioccolato e caffè. Era una tentazione irresistibile, era del tutto inconsapevole di quanto mi facesse impazzire di desiderio. Mossi le mie labbra sulle sue e lei rispose al bacio con intensità, sentii la sua lingua danzare con la mia, carezzare la mia bocca insinuante, sensuale.

Poi mi allontanò leggermente dalla sua bocca e prese a baciarmi il viso. Mi faceva impazzire quel suo modo inesperto, ma nello stesso tempo disinibito, di comportarsi. Non era guidata da esperienza o strategie, era istinto puro. Quando con la punta della lingua tracciò il profilo delle mie labbra, non seppi trattenere un gemito roco, sentivo tutto il mio corpo risvegliarsi...se non ci fossimo fermati... no, non volevo fermarmi per nulla al mondo, ma dovevo farlo.

Bella mi precedette, si scostò leggermente da me e si guardò attorno disorientata. Come me aveva perso il senso del tempo e dello spazio.

“Forse è il caso che vada, non vorrei costringere i tuoi a rimanere alzati fino”

“Domani è domenica, non preoccuparti!” la presi per mano e l’aiutai ad alzarsi, poi, sempre tenendole la mano, raggiungemmo il giardino. I miei avevano l’abitudine, dopo cena di restare fuori ad ammirare le stelle. Li trovai li che si tenevano per mano persi l’uno negli occhi dell’altro.

“Papa, mamma, io riaccompagno Bella allo studentato!” Carlisle mi guardò, sapevo che non dovevo guidare ancora per qualche giorno ma, sarei andato piano, non avrei fatto mosse azzardate.

“Starò attento” lo rassicurai. Sorrise e annuì, aveva capito quanto desiderassi riaccompagnarla da solo.

“E’ stata una magnifica serata, grazie” Bella era sempre molto gentile.

Mia madre si alzò,prese le mani di Bella e le strinse

“Ti ringrazio per aver fatto tornare il sorriso ad Edward!” disse sottovoce.

Questa frase mi mise in imbarazzo, Bella arrossì e si limitò ad annuire. Alice e Jasper li trovammo al loro albero preferito, una quercia cava in cui si rifugiavano quando volevano coccolarsi, non ci avvicinammo, non volevano disturbarli.

“Salutali per me!” disse Bella con le guance arrossate dall’imbarazzo. Emmett e Rose non li trovammo, si erano ritirati da qualche parte, forse ora stavano facendo l’amore.... Il loro era stato un amore a prima vista. Aprii la portiera e la feci salire sulla mia Volvo argentata poi, partii alla volta del campus. Durante il tragitto non parlammo molto, ero talmente pieno di emozioni da non riuscire ad esprimerle a parole, non le avevo ancora detto quanto mi facesse emozionare starle solo vicino. Non le avevo ancora dichiarato il mio amore. Non lo avrei fatto, non questa sera. Volevo essere certo dei miei sentimenti e dei suoi. Se lei non avesse ricambiato il mio amore? Non riuscivo a pensarci. Se mi avesse desiderato solo dal punto di vista fisico? I nostri corpi si attraevano irresistibilmente ma i nostri cuori? Volevo conoscerla meglio, avevo paura di mettere a nudo la mia anima, volevo essere sicuro dei suoi sentimenti per me.

“Buonanotte Bella” le dissi tenendo le distanze. Se l’avessi baciata ora, non mi sarei fermato. Non mi sarei accontentato e forse, neanche lei. La volevo.

“Buonanotte...” ripeté con una voce triste, era delusa da me, si, ero un vigliacco.. che razza di comportamento baciare due volte una ragazza senza darle alcuna spiegazione... Carlisle non avrebbe approvato un simile comportamento. Mise una mano sulla maniglia della portiera e fece per scendere.

“Bella, aspetta...” la mano si staccò dalla maniglia della portiera. Mi guardò intensamente, i suoi occhi cioccolato, splendevano anche al buio dell’abitacolo.

“Si, dimmi Edward!” i suoi occhi erano accesi di speranza. Si avvicinò.

“Bella, tu mi piaci molto, sono attratto da te molto più del lecito ma...” La mia voce voleva essere una carezza, ma le parole che seguirono ebbero l’effetto di un pugno.“Non posso darti altro.” Ero spaventato dall’intensità della voglia che avevo di lei, non volevo illuderla senza avere la certezza dei miei e dei suoi sentimenti.

“Anche tu mi piaci Edward e...apprezzo molto la tua onestà” rispose in un soffio. Gli occhi erano lucidi, ma non pianse. Le avevo fatto male. Mi sentivo un mostro. Le avevo detto che ero attratto da lei ma che non potevo darle amore. Mi facevo schifo. Lei era rimasta impietrita, il suo sorriso era scomparso.

“Passo a prenderti domani...” cercai di recuperare. Appena pronunciata l’ultima frase me ne ero subito pentito. Continuava a guardarmi, stupita, triste, delusa.

“Tu fai del male a chi ti ama” le parole di Tanya riecheggiarono nella mia mente e mi colpivano come una stilettata al cuore. Non avrei mai voluto farla soffrire, e invece era quello che stavo facendo. Si, le stavo facendo del male. Ma, questa volta, ne facevo anche a me stesso. Perché la sua sofferenza mi apparteneva.

“A domani allora!” disse con voce monocorde. Mi diede un bacio leggero sulla guancia e si allontanò lasciandomi vuoto.

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Capitolo 11
*** Cap 11 Istinto ***


pausa vacanze!!!! probabilmente ci sentiremo tra 2 settimane ma, se la connessione regge, forse anche prima.
bacioni a tutti B.

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 
 05/08/10, ore 13:32 - Capitolo 10: Cap 10 Cena

Brava Barbara!! Capitolo molto bello ma soprattutto molto intenso.
Le paure di Edward, gli impediscono di lasciarsi andare completamente alla felicità, ferendo anche in profondità Bella. Ma sono sicura che piano piano la semplicità e specialmente l'amore di Bella, riusciranno a sgretolare quella dura corazza che il nostro protagonista ha costruito intorno al dolore che lo dilania! Bacioni!

grazie Marie, come sai il mio Edward ha una personalità piuttosto contorta e contraddittoria...diciamo che Bella ci sta provando ma Edward è un osso piuttosto duro!

 sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 
 05/08/10, ore 11:56 - Capitolo 10: Cap 10 Cena
Ciao B.!!!che intenso questo chappy!! il bacio, la bella atmosfera della descrizione della casa, l'accoglienza calorosa dei cullen, la cena perfetta, edward che suona al pianoforte mettendo a nudo la propria anima...
e poi lo shock finale... le parole che hanno raggelato tutte noi (credo!): 'non posso darti altro...'
cielo, io sarei morta al posto di bella!!! ma lei ha invece trovato la forza di ringraziarlo x la sua onestà...
BRAVISSIMA!!
baciotti

sara

Ciao Sara, sai che mi piace stupire con effetti speciali (Eh Eh Eh)

un bacione!

 vittoriaKf [Contatta] Segnala violazione
 05/08/10, ore 02:32 - Capitolo 10: Cap 10 Cena
tu mi fari morire,partiamo che le cose tra i due ormai siano a posto ,tutte rose e fiori,poi alla fine del capitolo come con una lama cancelli tutto,per far dire ad edward posso offrirti solo questo ancora nn ti amo,se io ero in bella una bella sberla nn la levava nessuna .ora che mi sono sfogata ,dico che il capitolo è giusto che sia cosi ,tenendo conto delle cose vissuta da edward ,ma sono sicura che bella riuscira ad abbattere ,i muri che si è costruito.un bacione alla prossima.

ciao Vittoria, sai, mi piace mescolare gioie e dolori, un po' come nella vita vera...

inoltre Edward è davvero una personalità complessa, nei prossimi capitoli si delineeranno ancora meglio alcuni tratti del suo carattere... aspettati sorprese!

 

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 05/08/10, ore 02:24 - Capitolo 10: Cap 10 Cena
eddy che cavolo mi combini????????? la ami lei ti ama e me ne esci con questi discorsi??????????? bella deve sentirsi ferita, se ti odiasse non prendertela a male, la colpa è solo tua, hai fatto tabula rasa dei sentimenti,chissà che altro ci aspetta???????? Un bacione grandissimo ciao *____*
ma bella è masochista...
 RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] Segnala violazione
 05/08/10, ore 02:14 - Capitolo 10: Cap 10 Cena
uffi xke eddy nn konta prima di parlare?
p.s tanya nn ha ragione essendo innamorato nn pensa va d'istinto il ke nn è sempre un bene
concordo!

 

_Cap.11

 Istinto

 

Scappai letteralmente, non mi voltai indietro, e ora, sola nella mia stanza, potei dare finalmente sfogo alle lacrime che mi bruciavano gli occhi.

Era stata una serata bellissima, perfetta, Edward ed io ci eravamo baciati, nonostante tutto, sentivo un calore provenire dalle mie viscere al solo pensiero. Le sue labbra morbide e calde, la sua lingua leggera ed insistente nella mia bocca, il suo sapore, il suo profumo... tutto era stato come in un sogno. Aveva suonato per me, mi aveva dedicato una composizione, mi aveva baciata ancora, con la stessa passione, mista ad una dolcezza infinita e poi...

Ripensai alle ultime frasi pronunciate in macchina: “Bella, tu mi piaci molto, sono attratto da te molto più del lecito....Non posso darti altro”.

Mi sentii crollare il mondo addosso, lui era attratto da me, mi desiderava, voleva le mie labbra, il mio corpo, ma non il mio cuore, né era disposto a darmi il suo. Per lui ero un interessante giocattolo, interessante perché nuovo e inesplorato ma, quando si sarebbe stancato? Mi avrebbe accantonato senza pensarci. Le lacrime, che prima scendevano silenziose, divennero un torrente in piena, il respiro si trasformò in singhiozzi. Non riuscivo a respirare.

Angela, allarmata, entrò senza bussare, seguita da Ben che, da un po’ passava tutte le notti da lei. Li sentivo fare l’amore tutte le notti, silenziosamente ma non troppo per riuscire ad ignorali, le pareti delle stanze erano troppo sottili. Immaginavo che con me ci fosse Edward, immaginavo di essere abbracciata da lui, di sentire il suo corpo nudo stretto al mio...ora sapevo che anche lui lo desiderava, ma non voleva, né era disposto, a darmi altro. Quel pensiero raddoppiò il mio dolore e i singhiozzi uscirono sempre più veloci. Ero in piena crisi isterica e respiratoria.

“Bella, calmati, tesoro calmati” Angela era veramente preoccupata, non sapeva cosa fare. Fu Ben a prendere le redini. Mi afferrò per le spalle e mi scrollò, poi mi diede uno schiaffo. Angela aveva un’espressione sconvolta ma, i modi bruschi di Ben sortirono l’effetto desiderato. Cominciai a respirare in modo più regolare e i singhiozzi si fermarono. Angela mi diede un bicchiere d’acqua, lo bevvi d’un fiato rendendomi conto di essere assetata.

“Ora me lo dici cos’è successo? Edward si è comportato male con te? La sua famiglia è stata scortese?” tutte domande ragionevoli. Feci cenno di no.

“E’ stata una serata bellissima!” dissi con voce incerta.

“E allora perché tutta questa disperazione?!” si ero disperata.

“Quando Edward mi ha baciata, è stato veramente il momento più bello della mia vita!” Angela mi guardava interdetta, non riusciva a capire.

“Edward Cullen ti ha baciata?” sorrise, era felice per me. Continuai.

“Pensavo che si fosse finalmente deciso ad aprirmi il suo cuore, volevo rivelargli il mio amore... quando mi ha baciato per la seconda volta, dopo aver suonato per me pensavo che, finalmente, mi avrebbe confessato i suoi sentimenti!” Raccontare la cosa mi stava facendo sentire una stupida. Come potevo pretendere che Edward provasse dei sentimenti d’amore, solo perché io li provavo per lui?

“..e poi cos’è successo, cosa ti ha detto, o fatto, per ridurti in questo stato?”

“ha detto che è attratto da me...e nulla di più!” La mia amica mi abbracciò.

“Angela, lui vuole solo il mio corpo, non è disposto ad accogliere l’amore che provo per lui, non è innamorato di me. Mi sento così stupida, non dovevo cedere all’istinto di baciarlo...”

“Perché, non hai fatto nulla di stupido, hai seguito il tuo istinto per una volta, hai abbandonato la razionalità e ti sei fatta prendere dal desiderio...”

“Io non sono così Angela, mia madre è così, io non sono così....” singhiozzavo sulla sua spalla. Era questo il vero problema, la delusione la provavo più per me stessa e per il mio comportamento, che per lui, era di me che mi vergognavo, delle mie reazioni. Avevo più volte criticato duramente mia madre e ora... eccomi fare i suoi stessi errori e buttarmi come un’incosciente, tra braccia che non mi amavamo!.

“Non è detto che l’attrazione che Edward prova per te non si trasformi in amore... dagli un po’ di tempo, forse anche lui non è consapevole dei tuoi sentimenti, forse non se la sente ancora di dichiararsi...” Forse Angela aveva ragione, non potevo, però, fare a meno di sentirmi triste e delusa.

“In questi anni, non ho mai visto Edward Cullen avvicinarsi a nessuna ragazza, e ti assicuro che ci hanno provato in molte, Jessica potrà confermartelo... se ne stava sempre per conto suo, rigido, intoccabile. Ora invece, addirittura ti invita a casa sua e ti bacia...cosa pretendi Bella, uno come lui non esce allo scoperto tanto facilmente!” la guardai e capii il significato implicito delle parole di Edward “Non posso darti altro”... forse non era ancora pronto per aprire il suo cuore...questa consapevolezza, però, non riusciva a placare la delusione che sentivo...l’indomani non l’avrei visto.

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“Tu fai del male a chi ti ama, Tu fai del male a chi ti ama, Tu fai del male a chi ti ama”... le parole di Tanya erano pugnalate... perché erano vere, ero colpevole, facevo sempre del male a chi mi amava, mia madre, Tanya, Bella...

Premetti sull’acceleratore, 100, 120, 150 km orari...non volevo pensare, volevo fuggire dalle mie responsabilità, ma non si può sfuggire da se stessi. Carlisle, mio padre, la mia guida, il mio punto di riferimento, mi aveva insegnato ad affrontare le mie paure, mi aveva insegnato che la ragione deve dominare gli istinti autodistruttivi...decelerai e feci inversione di marcia.

Ripensai a Bella, al suo sguardo quando le avevo detto “non posso darti altro” e mi sentii contorcere lo stomaco, l’avevo fatta soffrire, lo sapevo. Mi aveva baciata con passione, aveva ricambiato il mio bacio ardente con altrettanto ardore... l’avevo fatta sentire al centro delle mie attenzioni dedicandole la ninna nanna che avevo composto per lei, poi le avevo detto di non aspettarsi altro da me oltre all’attrazione fisica. Mi sentivo un verme.

“Apprezzo la tua onestà” mi aveva risposto sull’orlo delle lacrime. Oramai era tardi, il colpo era stato inferto. Cercai di recuperare... “passo a prenderti domani” le dissi con tutta la tenerezza di cui ero capace. “Si, a domani” mi rispose senza guardarmi veramente, lo sguardo spento, la voce monocorde e piatta. Mi diede un bacio sulla guancia, la sentivo ancora bruciare al ricordo, poi senza più voltarsi entrò in casa quasi correndo. Il senso di vuoto che aveva lasciato la sua assenza era grande, quasi tangibile. Per la prima volta, sentivo il bisogno si avere accanto qualcuno che non fosse della mia famiglia e, per la prima volta, sentivo che la felicità di qualcuno dipendeva da me. Con le mie paure, rischiavo di rovinare tutto.

Il cellulare trillò ripetutamente prima che mi decidessi a rispondere. Guardai il display, era mio padre. Carlisle sapeva che non sarei rimasto a dormire da Bella, la rispettavo troppo per farlo, per cui, il mio ritardo lo faceva preoccupare.

“Edward, stai bene?” no, non stavo bene.

“Papà, ho commesso un errore, ora non so come recuperare!” sentii Carlisle sospirare dall’altro capo del telefono poi, con voce visibilmente preoccupata chiese spiegazioni

“Cos’è successo, Bella sta bene?” no, non stava bene nemmeno lei, l’avevo fatta piangere, l’avevo fatta soffrire!

“Si, Bella sta bene!” dissi infine, con voce tristissima. Mio padre comprese al volo.

“Torna a casa Edward, parliamo un po’ ti va?!” Si, non c’era niente che mi andasse di più.

Parcheggiai in garage, la casa era silenziosa ed immersa nel buio. Mi diressi verso l’unica finestra ancora accesa, quella dello studio di mio padre.

“Ciao papà,” il mio sguardo era tormentato, come la mia voce.

“Siediti, vuoi?” mi scrutava.

“E’ stata una bella serata, Isabella è veramente una ragazza deliziosa...” il sentire pronunciare il suo nome mi fece venire le farfalle nello stomaco.

“Bella” dissi automaticamente. Carlisle mi fissò stupito poi continuò affrontando direttamente l’argomento.

“Hai baciato Bella” era un’affermazione, non una domanda. Alzai gli occhi poi tornai a guardare a terra. Ricordavo bene le sensazioni provate appoggiando per la prima volta le mie labbra sulle sue: un brivido, una scossa elettrica e eccitazione, eccitazione allo stato puro.

“Non devi vergognarti, è giusto, lei è la ragazza che ami, sono contento che tu abbia trovato una compagna, Bella mi sembra veramente adatta a te e poi, è così tenera, così innamorata, mi ricorda Esme, lo sai?” Sorrise.

Avrei voluto urlare ma non lo feci, mi limitai a guardarmi le mani non alzando mai lo sguardo.

“Edward, cosa è successo quando hai riaccompagnato Bella al campus?”

“Papà io...io credo di averla ferita moltissimo!” Carlisle mi guardò corrugando le sopracciglia

“Dimmelo Edward!” il tono era autorevole

“Le ho detto sono attratto solo fisicamente da lei, che non provo altro per lei!”

“Ed è vero?” mi guardò dritto in faccia, serio. Non riuscivo a sostenere quello sguardo.

“No!” dissi infine rivelando l’intensità dei miei sentimenti “Io la amo! Ne ho avuto la certezza guardando i suoi occhi dopo averle detto ciò”

“Perché non le hai rivelato i suoi sentimenti?” perché... perché... perché...

“Ho avuto paura” dissi infine

“Capisco, hai avuto paura che ti rifiutasse!” annuii, un rifiuto, quando avevo scoperto l’amore, era una cosa che non sarei riuscito a sopportare.

“...E così hai preferito allontanarla, hai preferito mettere una barriera tra voi pur di sentirti al riparo...” annuii ancora. Mio padre stava mettendo in luce la mia vigliaccheria e la mia meschinità. Mi sentivo uno schifo.

“...e ora stai bene? Perché, a giudicare dalla tua faccia, direi che stai male!”

“Si, sto male” dissi infine “vorrei non aver mai detto quelle cose, vorrei averla salutata con un bacio dicendole –buona notte, amore mio! – e invece le ho detto mi attrai e nulla di più!” Carlisle mi accarezzò i capelli.

“Affrontare le proprie responsabilità, imparare dagli errori commessi e cercare di riparare agli errori fatti, fa parte del diventare adulti...Edward, ti ho insegnato ad affrontare le cose con razionalità, ma questo non deve diventare un limite o un alibi per te, a volte l’istinto DEVE prendere il sopravvento!” Avevo capito cosa intendeva dire mio padre. Per paura, mi ero rifugiato dietro una cortina di razionalità tagliando fuori sia Bella che i miei sentimenti per lei.

“Cosa hai intenzione di fare?” il tono era tornato dolce, leggero.

“Andrò da lei e le chiederò...anzi la pregherò di scusarmi!”

“...E le spiegherai le ragioni del tuo comportamento?”

“Ci proverò...se lei vorrà ascoltarmi, ci proverò!”

“Bene, ora vai a dormire. Domani controllerò la tua spalla e poi potrai andare da Bella!”

“Buonanotte papa e...grazie!”  Mi allontanai con la consapevolezza che non avrei dormito. Mi diressi verso il salone, mi sedetti al pianoforte e iniziai a suonare la ninna nanna di Bella.

***********************************************************************

Ero stesa sul letto, non riuscivo a chiudere occhio. Nella mia mente turbinavano immagini che si sovrapponevano. Il bacio di Edward nel giardino, la stretta delle sue braccia, il suo sapore in bocca, la sua famiglia, l’armonia casalinga, il pianoforte e il brano che lui aveva composto per me. Una ninna nanna aveva detto, un pezzo meraviglioso, “come la donna che l’ha ispirato!” Mi venne da piangere, era stato tutto così dolce, meraviglioso, passionale!

Poi il viaggio in macchina, Edward, ritornato silenzioso e distante come sempre. Non riuscivo a capire cosa provasse per me... “non posso darti altro” questo mi aveva detto. E allora perché, perché tutta la scena della cena? Perché chiedermi di andare da lui? Perché presentarmi la sua famiglia... Solo per convincermi ad andare a letto con lui?

Mi rigirai più volte nel letto ero tormentata, non riuscivo a capire il perché di tutti i suoi cambiamenti repentini di umore.

Erano le sei quando decisi di alzarmi, non ce la facevo più a stare a letto. Mi misi la tuta, presi il mio I-pod ed uscii. L’alba era fredda e nebbiosa, l’umidità faceva appiccicare i vestiti al corpo. Non me ne curai, avevo bisogno di schiarirmi le idee, avevo bisogno di non pensare ad Edward. Non ci riuscii. Ogni angolo della mia mente era piena di lui, potevo ancora sentire il suo profumo speziato su di me, il calore delle sue labbra... avvampai. L’immagine del corpo di Edward, che potevo solo immaginare, si formò nella mia mente, mi vidi nuda tra le sue braccia mentre le sue labbra percorrevano ogni angolo del mio. Immaginai l’eccitazione che avrebbe procurato quel tocco... no, non dovevo pensare a lui. Misi le cuffie e accesi. la musica spacca timpani mi avrebbe aiutato a non pensare. Cominciai a correre lungo i viali deserti seguendone il ritmo ma, il mio scarso allenamento e la mia goffaggine, non mi furono d’aiuto, inciampai e caddi a terra sbucciandomi un ginocchio. Rimasi li incapace di muovermi proprio mentre, nella mia playlist iniziava un pezzo non previsto. Everybody Hurts dei REM.

http://www.youtube.com/watch?v=pudOFG5X6uA

“Ognuno è solo” pensai, “proprio come me”.

“Sei sola?” una voce sconosciuta mi fece sobbalzare, mi voltai incrociando due occhi azzurri, duri come il ghiaccio. Un brivido di paura mi salì lungo la schiena.

“No, la mia amica è rimasta indietro” mentii, non ero mai stata brava a mentire, sperai che la paura mi facesse sembrare più convincente.

“Ah, c’è anche un’amica, molto bene, ci divertiremo di più, non è vero Laurant?” un altro uomo apparve dalla nebbia.

“Non c’è dubbio James!” la voce era cavernosa, dura, la sua risata metteva i brividi, nel complesso, faceva veramente paura.

Mi rimisi in piedi, guardandomi intorno, ero sola, veramente sola, cercai una via di fuga, non ce n’erano. Ma dove ero finita? Fin dove mi ero spinta nella mia corsa disperata per allontanarmi da Edward?

Mi ero spinta al limitare del campus, in una zona non controllata e ora ero in balia di due balordi ubriachi. Sapevo cosa mi attendeva, probabilmente mi avrebbero violentata, forse uccisa.

Pensai di scappare ma sapevo che la mia goffaggine avrebbe reso la cosa molto difficile allora, cercai di ricordare qualche mossa che avevo imparato al corso si autodifesa. Pugno chiuso, pollice dentro, mirare al naso e poi alle parti basse. Se avessi avuto un po’ di fortuna sarei riuscita a metterne fuori combattimento almeno uno. Mi preparai allo scontro mentre i due uomini si avvicinavano a me.

“Non avere paura, se sarai brava non ti faremo del male, sappiamo essere molto dolci con chi si comporta bene!” quello chiamato Laurant aveva una voce melliflua, terrorizzante. Cercai di restare ferma mentre mi sentivo circondata, sperai di ricordare le mosse giuste da fare.

Tutto avvenne all’improvviso. James, nonostante l’andatura barcollante, era molto veloce; afferrò il mio braccio e mi strinse a se, provai a tirargli una ginocchiata, ma non andò a segno, le sue labbra cercarono la mia bocca ma riuscii a divincolarmi, non avrei permesso che qualcun altro mi baciasse. Pensai a lui, ad Edward, avrei voluto donargli il mio corpo per la prima volta e invece...

“Aiuto!” Provai ad urlare senza voce, divincolandomi, impazzita dal terrore. Mi leccò il collo, vi venne da vomitare. Reagii. Gli graffiai il volto, James mi schiaffeggiò mentre la risata di Laurant riempiva la mia testa ormai confusa.

“Non riesci a domare la gattina James? Vuoi una mano?” il tono era canzonatorio e questo lo fece infuriare di più. Afferrò la mia maglietta e la strappò mettendo a nudo le mie spalle poi mise violentemente una mano sul mio seno.

“Edward” urlai “aiutami!” la mia mente era piena di lui. Ormai non mi avrebbe più voluta. Ormai non l’avrei più nemmeno solo attratto.

“Lasciatela!!!” la sua voce, la voce di Edward...  No, era un sogno. Ero sola, ero sola in mano a due pazzi. Chiusi gli occhi preparandomi all’inevitabile.

***********************************************************************Erano le sei del mattino, avevo suonato tutta la notte per cercare di stancarmi ma, nonostante questo non riuscivo a dormire, Bella era sempre nei miei pensieri. Il suo sguardo triste dopo la mia ultima, infelice frase, mi riempiva il cervello. Presi l’auto, incurante delle raccomandazioni di mio padre, volevo raggiungerla al più presto. Sarei andato da lei, mi sarei scusato, le avrei dichiarato il mio amore, le avrei rivelato le mie paure. I miei piani erano precisi, avrei fatto così. Questo pensai, mentre velocemente percorrevo la strada che conduceva al campus. Mi avrebbe creduto? Non avrei fatto lo stesso errore, non le avrei nascosto ciò che provavo per lei, per una volta il mio istinto avrebbe preso il sopravvento. Entrai nello studentato e bussai alla sua porta, nessuna risposta.

“Bella” chiamai sottovoce, “ti prego aprimi!” niente. Quanto male le avevo fatto. Non avrebbe più voluto vedermi? La porta accanto alla sua si aprì.

“Edward, cosa ci fai qui a quest’ora” era Angela Weber, la sua miglior amica.

“Bella non risponde, sta bene?” Angela mi guardò intensamente

“Ha pianto tutta la notte” abbassai gli occhi, mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa. L’avevo fatta piangere e ora non voleva più avere a che fare con me.

“Scusa” dissi “sono piombato qui a quest’ora...volevo parlarle...”

“Non è con me che ti devi scusare ma con lei!” il suo tono non era duro, era ma comprensivo, quasi tenero.

“Non mi risponde! Non vuole vedermi” Ero disperato.

“Bella è uscita circa dieci minuti fa, credo sia andata a correre!”

“Bella, correre, a quest’ora del mattino per giunta”, quella ragazza era incosciente, poteva essere pericoloso. Uscii, c’era una nebbia molto fitta.

Salii in macchina e lentamente percorsi, con i finestrini abbassati, i viali lungo i quali i ragazzi di solito facevano jogging. Tutto era deserto, non c’era nessuno.

“Edward...Aiutami!” mi parve di udire la voce di Bella. Una voce disperatamente spaventata. Un brivido di terrore mi percorse. Qualcuno le stava facendo del male. Accelerai sperando di arrivare in tempo.

Un uomo stava in piedi e rideva osservandone un altro riverso su una donna. Era Bella, la stavano aggredendo. Lei si dibatteva furiosamente cercando di colpire il suo aggressore, era coraggiosa.

“Lasciatela!!!” quasi ringhiai con tutto il fiato che avevo in gola, i due uomini mi guardarono, sorpresi dalla mia improvvisa presenza.

“Bella!!!” gridai, poi minaccioso, mi avvicinai ai due uomini. Ero a mani nude ma sarei stato in grado di ucciderli senza pietà. I miei occhi lampeggiarono.

Un fiotto di adrenalina mi salì in gola, una furia cieca e profonda si impossessò di me, stavo per fare qualcosa di cui forse non mi sarei mai pentito, li volevo morti quei due maledetti bastardi che avevano osato toccare la mia Bella. Li avrei investiti con l’auto, li avrei scovati e uccisi con le mie mani, li avrei catturati e scuoiati vivi, un pezzo per volta... piani folli ed omicidi si accavallarono nella mia mente in una frazione di secondo.

“Scappiamo” urlò uno dei due evidentemente spaventato alla vista del mio sguardo determinato ed assassino. Ero pronto ad inseguirli, ero come un predatore che annusa l’odore del sangue.

Mi diressi verso l’auto, pronto ad inseguirli.

“Edward!” Bella pronunciò il mio nome con sollievo, per un istante, preso dai miei folli piani mi ero dimenticato di lei. Le corsi accanto e la guardai.

Mi sorrise, evidentemente felice di vedermi poi mi abbracciò

“Finalmente sei qui, ora sono tranquilla” sembrava che, con il mio arrivo, anche la sua paura fosse scomparsa. Come poteva affidarsi a me dopo il modo in cui mi ero comportato con lei?

“Edward...Non lasciarmi sola!” disse poi chiuse gli occhi.

 

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Capitolo 12
*** Cap 12 Incubi ***


risponderò ai commenti in un secondo momento... scusate!!! ma dal server a pagamento mi è un po' difficile fare le cose con calma. Bacioni!!!!

_Cap.12

 

Incubi

 

Al solo sentire il suono della sua voce, della voce di Edward, tutta la soffocante paura che provavo scomparve in un istante, come se non fosse mai successo nulla.

“...Bella” mi aiutò  a mettermi a sedere.

“Stai bene?” la sua voce era sconvolta, terrorizzata, tremante. Lo guardai in volto, per la prima volta ebbi paura della sua espressione.

“Si, credo di si!” dissi tentando di rimettermi in piedi. Gli sorrisi, cercando di tranquillizzarlo sul mio stato di salute. La guancia schiaffeggiata da James mi faceva male. Mi guardò, sconvolto. Non dovevo essere un bello spettacolo; scarmigliata, sporca, ammaccata. Seguii la direzione  del suo sguardo.

La mia maglietta era lacerata, la spalla era scoperta e si intravedeva parte del reggiseno; presi insieme i lembi e li tenni con una mano, i miei occhi non osavano lasciare lo sguardo di Edward.

Avevo paura, una paura folle che che, se avessi smesso di guardarlo, sarebbe scomparso e mi sarei ritrovata ancora nelle mani di quei pazzi.

Senza dire una parola si sfilò lentamente la giacca e me la mise addosso, un gesto premuroso prima di chiudere gli occhi, voltarmi le spalle e dirigersi verso la sua auto. Il mio cuore perse un battito. Non voleva più vedermi, ora che quegli uomini mi avevano messo le mani addosso, non provava più niente per me. Nemmeno “solo attrazione”. Lo chiamai con voce triste, sull’orlo delle lacrime.

Si voltò verso di me e, quando parlò la sua voce era furiosa.

“Me lo spieghi cosa ci facevi qui da sola?” respirava a fatica cercando di reprimere la rabbia. “Non ti rendi conto che, se non fossi arrivato in tempo ora, forse, saresti morta?” Non riuscivo a rispondere, ero disorientata da quel tono, non sapevo cosa rispondergli... perché ero arrivata fino al limitare del bosco?

I suoi continui cambiamenti d’umore mi destabilizzavano.

“Sali!” urlò poi mise in moto. Le ruote slittarono sull’asfalto umido ma la macchina tenne perfettamente la strada.

“Allacciati la cintura!”ordinò senza guardarmi. Il suo tono non ammetteva repliche. Obbedii.

Mi azzardai a guardarlo sperando in un gesto tenero, anche un tenue barlume della passione che ci aveva uniti la sera precedente. Nulla. La sua espressione rimaneva rabbiosa, guardava fisso davanti a se, i suoi occhi erano quelli di un predatore. Non so perché ma stavo male per lui.

“Stai bene?” gli chiesi, che strano, io ero quella aggredita.

“No!” rispose senza voltarsi. Poi mi lanciò un’occhiata torva, solo un istante prima di tornare a fissare la strada.

Per un istante pensai che, nonostante tutto ciò che mi era accaduto nelle ultime ore, mi sentivo tranquilla, la sola presenza di Edward accanto a me bastava ad infondermi serenità. Era venuto a cercarmi, aveva sfidato due uomini a mani nude, cosa significava questo? Forse avevo una speranza?

No, dopo quello che aveva visto no. Mi sentivo insozzata dalle mani e dai baci di James, nulla mi avrebbe pulita. Edward non mi avrebbe più voluta. Mi strinsi la sua giacca attorno al corpo, con il solo desiderio di essere abbracciata e confortata. Volevo sentire il calore di Edward ma lui, ormai aveva eretto di nuovo la sua barriera, non voleva più avere a che fare con me.

Sentii una morsa allo stomaco, ma non gli diedi peso.

“Edward”, provai a chiamarlo, la mia voce era un debole sussurro. Si voltò.

Per un istante i suoi occhi tornarono dolci, gli occhi del “mio Edward”, poi si fecero nuovamente duri. Non riuscivo a piangere, ero impietrita.

“Dai Edward, sto bene! Non mi hanno fatto nulla...solo strattonato un po’...” mi sforzai di sorridere.

Frenò e scese di corsa dall’auto voltandomi le spalle. Non riusciva a guardarmi. Lo chiamai ancora, andandogli alle spalle. Si voltò con gli occhi in fiamme afferrandomi per le spalle. La tensione che aveva accumulato esplose violenta.

“Maledizione Bella,” urlò “Tu non sai cosa dici! Come puoi minimizzare così, sei stata aggredita da due animali! Cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo? Me lo dici?” mi strattonò, io iniziai a battere i denti dalla paura.

Solo ora che Edward mi gridava contro, mi resi conto di quello che mi sarebbe potuto succedere. Mi accasciai a terra e vomitai.

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Quei vigliacchi scapparono alla mia vista, era facile prendersela con una ragazza indifesa, in due per giunta, ma bastava la presenza di un uomo per allontanarli. Mi avvicinai a Bella aiutandola a mettersi seduta, non riuscivo a guardarla, quante volte avevo già visto quell’espressione? Quante volte ancora avrei dovuto rivivere lo stesso incubo? Mi sforzai, la guardai, le chiesi se stesse bene, non riconoscevo la mia voce. Fece cenno di si e tentò di sorridermi. Quella ragazza era incredibile, era stata aggredita eppure cercava di rassicurare me.

Abbassai gli occhi, l’animale aveva strappato la sua maglietta mettendo a nudo una spalla e parte del reggiseno, non potei fare a meno notarlo, era la prima volta che vedevo la sua pelle nuda. Questo pensiero mi sconvolse, come potevo pensare all’attrazione che provavo, quando lei era ridotta in quello stato? Anch’io ero un animale, proprio come loro... proprio come lui.

Si teneva i lembi della maglietta con le mani, tremava, doveva avere freddo, gli porsi la giacca per coprirla e poi mi allontanai. Ero profondamente turbato dall’entità e dalla mutevolezza dei miei sentimenti. Un odio profondo mi lacerava le viscere, avrei voluto cercare quei due bastardi e ucciderli con le mie stesse mani, sarei voluto rimanere accanto a Bella e baciarla, consolarla, farle dimenticare quell’esperienza drammatica. Mi avrebbe voluto ancora?

Mi chiamò con una voce triste ma io non ero in grado di consolarla in quel momento, era stata imprudente, aveva rischiato la vita, aveva rischiato di sparire per sempre dalla mia esistenza. Non riuscivo a perdonarla, non ancora. Avevo già perso tantissimo. Non volevo perdere anche lei!

“Me lo spieghi cosa ci facevi qui da sola?” respiravo a fatica cercando di reprimere la rabbia. “Non ti rendi conto che, se non fossi arrivato in tempo ora, forse, saresti morta?” saresti scomparsa per sempre dalla mia vita pensai, non l’avrei permesso. Lei mi guardò disorientata, avrei dovuto rassicurarla e invece la stavo sgridando. Ce l’avevo con me per quello che le avevo detto la sera prima, ce l’avevo con lei per la sua propensione inconsapevole a cercare il pericolo.

Era così che aveva trovato me.

“Sali!” le urlai avviandomi verso l’auto, misi in moto facendo slittare le ruote sull’asfalto. Una rapida inversione e ci stavamo già allontanando da quel luogo. L’avrei portata a casa, volevo che mio padre la visitasse.

“Stai bene?” mi chiese all’improvviso, non mi aspettavo che fosse lei a farmi questa domanda, dovevo essere io a preoccuparmi. Bella riusciva sempre a meravigliarmi.

“No!” risposi, non ero nemmeno lontanamente vicino allo stare bene. Stavo per perdere anche lei e, anche stavolta era una mia responsabilità. No non stavo bene affatto.

“Edward...” mi chiamò con una voce piccola, quasi impercettibile, mi voltai per un istante e la guardai, nonostante tutto era bellissima. Poi, mi resi conto di quello che quei cani potevano farle e mi sentii devastare.

“Dai Edward, sto bene! Non mi hanno fatto nulla...solo strattonato un po’...”

No, questo non potevo sopportarlo. Proprio come lei!

Frenai e uscii di corsa dall’auto, non potevo sopportare oltre! Lei stava minimizzando, poteva essere uccisa e stava minimizzando! Mi sentii chiamare, non mi voltai, non volevo spaventarla, ero veramente infuriato! Mi sfiorò. Bastò una semplice carezza per abbattere tutti i muri e rivelarle l’intensità del mio turbamento, della mia furia, del mio dolore. La presi per le spalle strattonandola. Doveva capire!

“Maledizione Bella,” le urlai, non riuscendo a controllare più le mie reazioni “Tu non sai cosa dici! Come puoi minimizzare così, sei stata aggredita da due animali! Cosa sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo? Me lo dici?”

Bella dilatò gli occhi dalla paura poi si allontanò da me e accasciandosi vomitò.

Le fui subito vicino tenendole i capelli ma lei mi allontanò, ero stato troppo duro, non avrei dovuto trattarla così.

“Bella” le dissi, con la voce ancora roca, facendomi più vicino.

“Bella...perdonami!” le toccai una spalla, tremava, le passai un fazzoletto per aiutarla a ripulirsi, lo prese senza guardarmi.

“Andiamo Bella, ti porto da mio padre!” la mia voce era tenera ora, le tesi la mano ma non la prese, mi guardò ma non mi vedeva veramente. Si raggomitolò su se stessa cingendosi le ginocchia con le braccia, un gesto di protezione che avevo già visto...

“Maledetti, maledetti bastardi” urlai “li troverò ovunque, li ammazzerò con le mie mani!”

“NO!!!” urlò. Mi riscossi dal mio delirio e la guardai, si era alzata in piedi in equilibrio precario, i capelli scarmigliati, la maglietta lacerata, il volto deformato dalla sofferenza. Le andai incontro, si lasciò abbracciare.

“Bella, mi dispiace, mi dispiace tantissimo per quello che ti è successo! Se non ti avessi detto quelle cose stupide... E’ tutta colpa mia!” un singhiozzo uscì dal mio petto, un singhiozzo senza lacrime... non riuscivo più a piangere da tanto tempo...

La presi in braccio e la portai in macchina.

***********************************************************************

Arrivammo a casa Cullen, erano le sette e trenta del mattino.

“Carlisle” chiamò Edward con l’agitazione nella voce.

“Tuo padre è in garage se...oh mio Dio!!! Bella cosa ti è successo” Esme mi venne incontro e mi abbracciò aiutandomi a mettermi seduta

“Edward, cos’è successo?”

“E’ stata aggredita da due uomini...” fece una pausa e abbassò gli occhi “se non fossi arrivato in tempo...” ancora quell’eco di furia nella voce.

Esme gli fu subito vicino accarezzandogli una guancia.

“Vai a chiamare tuo padre ora...” si allontanò senza voltarsi con lo sguardo ancora tormentato.

“Buongiorno a tutti!” la voce trillante di Alice riempì la stanza “Bella!” il suo tono mutò all’istante guardandomi. Dovevo essere veramente indecente.

“E’ stata aggredita, Edward l’ha portata qui!” fu la sintetica ricostruzione

“Piccola...” mi fece una carezza sulla guancia e le lacrime cominciarono a sgorgare libere. Ora che Edward non c’era, potevo piangere, riuscivo a farlo...

Non avevo mai visto nessuno piangere senza versare una lacrima, doveva essere una sofferenza grandissima non riuscire ad esternare il dolore che si aveva dentro. Ripensai all’episodio di poco prima quando mi abbracciò dopo il mio urlo liberatorio...

Il suo corpo era scosso dai singhiozzi, era disperato, ma i suoi occhi restavano asciutti. Mi abbracciava, si scusava con me, si sentiva in colpa per quanto mi aveva detto...sembrava un innamorato sincero, abbattuto.

“Edward!” lo chiamai, ma non rispose, continuò a tenermi stretto a se tremando. Continuava a ripetere “mi dispiace, mi dispiace, è colpa mia...”

“Edward guardami, ti prego guardami!” dissi, cercando un residuo di coraggio, alzò gli occhi, asciutti e disperati.

“Non è colpa tua! Sono io che attiro i guai” cercai di sorridere.

“Bella, mi dispiace!” ripeté ancora, sembrava una litania, come un mantra da ripetere per concentrarsi... gli accarezzai il viso, quel viso così bello, così tormentato, non capivo, non capivo il motivo dei suoi continui cambiamenti d’umore. Aprì gli occhi e mi guardò

“Sei così bella!” mi disse. Ne dubitavo, ora più che mai. Alzò una mano sul mio viso e mi fece una lenta lunga carezza, nulla di più. Restammo così come quel giorno in biblioteca...

“Bella!” il dottor Cullen rientrò in casa seguita da Edward

“Edward, aiutami a portarla nello studio, voglio visitarla!” dava ordini con seria professionalità

“Esme, acqua calda e un asciugamano, bisogna pulire il fango e il sangue e capire se ci sono ferite serie!” mi sentii sollevare da Edward e portare via, non avevo la forza di reagire, l’unica cosa di cui ero consapevole era il suo profumo, il calore del suo corpo e la sua disperazione...

“Grazie Edward, ora esci, rimarrà Esme, non è il caso che tu la veda ora. La devo visitare”

“Bella!” mi chiamò con una voce quasi impercettibile. I suoi occhi, ora dolci, guardavano solo me. Mi carezzo una guancia, leggero, timido. Lo guardai, incapace di sorridergli. Si chiuse la porta alle spalle.

Mi sentii improvvisamente sola, vuota, chissà se sarei riuscita a piacergli ancora, “anche solo fisicamente” chissà se mi avrebbe guardato ancora con gli stessi occhi...

“Per fortuna non hai nulla di grave, solo qualche graffio e qualche livido” Esme sorrise sollevata

“Edward è arrivato in tempo!” dissi cercando di mettermi a sedere “non hanno avuto il tempo di...” non terminai la frase, non ebbi il coraggio di dire la parola violentarmi. Si quello che mi aveva detto era tutto vero... cosa avrei fatto se non ci fosse stato lui? Ma, cosa ci faceva lui al campus a quell’ora del mattino?

“Edward ha visto?” la strana domanda mi distolse dai miei pensieri. Annuii.

“Li ha allontanati lui” risposi con un filo d’orgoglio. Il mio Edward aveva fatto scappare quegli animali.

“...e poi?” Carlisle sembrava allarmato. “...poi cosa è successo?”

“mi ha sgridato, mi ha urlato contro e poi, poi ...ha pianto”. Se si potevano chiamare così quei singulti disperati.

“Edward ha pianto?” Esme sembrava sorpresa, quasi sollevata. Ma come si poteva essere sollevati sapendo il proprio figlio in lacrime?

 “Non proprio...è stato qualcosa di molto insolito, singhiozzava ma dai suoi occhi non uscivano lacrime”.  Era dolore allo stato puro.

“Perché mi fa questa domanda? Dottor Cullen...Carlisle, cosa è successo ad Edward?” Carlisle mi si avvicinò, come se dovesse proteggermi da una grande rivelazione.

“Edward non riesce a piangere da quando aveva dieci anni, tutto il suo dolore lo tiene dentro, non riesce ad avere una valvola di sfogo” non riusciva a piangere, non potevo crederci, doveva essere straziante non riuscire a sfogarsi. “Mai... Da dieci anni?”

“Edward non piange più dal giorno della morte di sua madre. Elizabeth è morta vittima di una violenza carnale” rimasi gelata, solo ora capivo perché fosse così sconvolto.

“...e Edward ha visto sua madre morire!” Carlisle abbassò lo sguardo e Esme singhiozzò. Io rimasi totalmente sconvolta.

“Non sappiamo molto di più, Edward non ci ha mai raccontato nulla, tutto quello che conosciamo viene dai registri dei servizi sociali” mi sentii stringere il cuore...

“Mi dispiace...” dissi. Il mio cuore era lacerato, il dolore che Edward provava non poteva essere paragonato a nulla. Mi sentivo una sciocca.

“Bella!” la voce di Esme mi riportò alla realtà.

“Non dire nulla ad Edward, lascia che l’amore che prova per te l’aiuti a superare il suo dolore” Amore, Edward provava amore, per me...

“Aspetterò, se lo vorrà sarò disposta ad aspettare che si fidi abbastanza per confidarsi. Spero solo di potergli essere d’aiuto.” Sperai con tutto il cuore che riuscisse a fidarsi di me. Chiusi gli occhi e una dolce melodia mi avvolse.

***********************************************************************

Mi sentivo un animale in gabbia, ero fuori dallo studio di Carlisle e camminavo avanti e indietro, preoccupato. Ci stavano mettendo troppo, cosa poteva essere successo? Mi sentivo impazzire.

“Calmati Edward, vedrai che Bella starà bene!” Jasper mi cinse le spalle e mi fece sedere sulla poltrona.

“Anche tu hai bisogno di riposare, sbaglio o stanotte non hai chiuso occhio?” Emmett mi fece l’occhiolino, strappandomi un sorriso.

“Guarda che ti ho sentito sai?” continuò sempre sorridendo. “Suona per lei”.

Mi sedetti al pianoforte, la ninna nanna di Bella sgorgò fluida dalle mie dita portando con se tutto l’amore che provavo per lei. Speravo con tutto il cuore che potesse raggiungerla.

La porta si aprì e Carlisle uscì seguito da Esme. Bella non li seguì.

“Come sta Bella” chiesero in coro Jasper ed Emmett

“Si è appena addormentata... ma sta bene, per fortuna fisicamente non ha nulla di grave. La ninna nanna di Edward funziona sul serio!” sorrisero e così feci anch’io. Mi sentii rilassato.

“Edward, forse dovresti riposarti un po’ sei pallido da far spavento...” La mia dolce mamma, sempre preoccupata per me.

“Vorrei vedere Bella prima!” non ce la facevo più, volevo accertarmi che stesse bene, volevo vedere il suo volto.

“Va bene figliolo, vai pure ma non fare rumore...”

Entrai silenziosamente, Bella dormiva di un sonno tormentato. Mi sembrava di rivivere il mio sogno.

Mi avvicinai per guardarla, i lineamenti delicati erano solo leggermente deformati dal lieve gonfiore della guancia sinistra. Quel maledetto bastardo! La rabbia mi montava dentro e mi corrodeva come un acido.

“Edward!” bastò solo la sua voce per far scemare l’odio che avevo dentro.

“sono sporca, sono sporca” mi sentii stringere il cuore, quelle parole le avevo già sentite. Una forte nausea invase il mio stomaco. Mi tenni la mano sulla bocca e chiusi gli occhi respirando per calmarmi.

“...Non mi lasciare sola!”continuò “...anche se non...puoi darmi altro!” mi sentii morire, erano le mie parole. Bella credeva che non l’amassi, che non volessi altro che il suo corpo...

“Perdonami Bella! ...Ti Amo!” dissi sottovoce carezzandole una guancia. Le parole uscirono così facili dalla mia bocca... Mi sentii improvvisamente leggero, quasi che questa confessione, avesse alleviato il peso che mi portavo dentro. Silenziosamente, uscii diretto in camera mia, non volevo vedere nessuno. Nemmeno me stesso. Misi le cuffie e mi isolai dal mondo, le note dell’Inverno di Vivaldi risuonarono nelle mie orecchie poi più nulla.

Il volto sanguinante di mia madre apparve davanti ai miei occhi, erano anni che non la sognavo, pensavo di averla dimenticata e invece eccola, vivida, davanti a me. “Edward piccolo mio... non avere paura... non è nulla...devi essere forte...andrà tutto bene...” poi il suo volto divenne quello di Bella, un uomo le stava addosso e, con un lungo coltello le squarciava i vestiti e lo puntava alla sua gola.

“Edward amore mio... non avere paura... non è nulla...devi essere forte...andrà tutto bene...” disse con una voce stranamente serena, poi la lama affondò.

Un urlo straziante uscì dalla mia gola, mi alzai a sedere coperto di sudore. Era un incubo anzi, il peggiore dei miei molti incubi.

Chiusi gli occhi per riprendere fiato, era pomeriggio inoltrato, avevo dormito tutto il giorno. Mi alzai e scesi di sotto con il viso stravolto.

“Edward...cos’hai?” Alice mi guardò preoccupata.

“Sto bene... ho sognato la mamma!” mia sorella si avvicinò e mi abbracciò, quel momento era solo nostro, quel dolore non potevamo né volevamo condividerlo.

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Capitolo 13
*** Cap 13 Spiragli ***


tornata dalle vacanze mi appresto a ringraziarvi per i commenti e a rispondere

 

IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 
 11/08/10, ore 00:42 - Capitolo 11: Cap 11 Istinto

Ciao barbara! Eccomi qui scusa se non ho recensito subito ma purtroppo ero tanto impegnata! Allora questo è un capitolo bruttissimo. Proprio perchè sappiamo come affronta Edward questo tipo di violenza. Bella è sconvolta ma allo stesso tempo sollevata che sia lui ad averla salvata. Ho trovato bellissimo e struggente il dialogo tra Edward e suo padre! Hai dipinto un Carlisle favoloso. Mi piace da morire quest'amore incondizionato che sente verso Edward, e mi è piaciuto quando ha paragonato Bella ad Esme. Bacioni e buone vacanze!

grazie marie, grazie davvero, sono molto contenta che il cap. ti sia piaciuto.

bacioni

 

 RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] Segnala violazione
 
 08/08/10, ore 00:42 - Capitolo 11: Cap 11 Istinto
o mio dio nn hoso immaginare kosa sarebbe successo o.o
x fortuna l'amore ti sviluppa una specie di sesto senso o.o
daccordissino con te, solo con il suo sesto senso il nostro edward è giunto in tempo...
 marios [Contatta] Segnala violazione
 
 07/08/10, ore 23:45 - Capitolo 11: Cap 11 Istinto

bello mi è piaciuto molto questo capitolo , spero aggiornerai presto..

grazie

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 
 07/08/10, ore 13:21 - Capitolo 11: Cap 11 Istinto

alla fine eddy si è svegliato grazie anche a carlisle che ha saputo dargli ottimi consigli, adesso chissà come reagirà bella quando saprà tutti i dubbi e le paure di eddy?????????? mi sà tanto che sia james che laurent lì rivedremo presto.UN bacione grandissimo ciao *___*

e chi può dirlo?! tutto può essere!!!

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 07/08/10, ore 11:33 - Capitolo 11: Cap 11 Istinto

tesorooooooooo sn tornata.....ahhhhhhhh mamma mia qnte cose sn successe cavoliiiiii nnn ci posso credere era stata una serata xfetta....poi qlle parole......sn state davvero DISTRUTTIVE.......mamma mia povera bella cioè eddy nn le ha dato neanke un minimo di speranza le ha proprio detto ke tra loro ci potrebbe essere sl sesso e basta......cavolo nn poteva dire una cosa + brutta e adesso??? x fortuna è arrivato......ma poi qndo bella si riprenderà ke succederà......lui le parlerà lei gli crederà.....o penserà sia sl un'altro modo x portarsela a letto.....nn so ke pensare nn vedo l'ora di leggere il prox chappy.......kmq il bacio.....anzi i baci......sn stati davvero bellisssimi!!!! un bacioneeee

bentornata!!!! purtroppo, e lo capirai nel proseguio dei capitoli, edward è incostante e con ottime ragioni, purtroppo per lui!!!

 vittoriaKf [Contatta] Segnala violazione
 07/08/10, ore 02:02 - Capitolo 11: Cap 11 Istinto
dopo lìignobile figura del capitolo precedente ,il nostro bell' edward si è rimboccato la maniche è sta capendo ,i suoi errori ,è ovvio che mi frai penare .ma ora voglio ,vedere cosa succedera dopo che lui l'ha salvata,spero propio ,che nn rinunci all'amore ed affronti le sue paure.ora ti mando un bacio a presto.
mi sa proprio che devi prepararti a penare perchè i prossimi capitoli non saranno facili!!! baci B.

commenti al cap 12

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 17/08/10, ore 00:27 - Capitolo 12: Cap 12 Incubi
mamma mia nn ci credo povero edward.....cioè era li ha visto tt qndo hanno violentato e ucciso sua madre ma c'era anke alice???? cavoli prima sua madre poi alice e adesso anke bellla......mammma mia dev'essere stato atroce x lui cavoli era sua madre......nn ci posso pensare......poveri erano così piccoli!!!! speriamo ke le ks kn bella si risolvino ne hanno bisogno entrambi sopratt eddy........cavolo nn riesce a piangere mamma mia uno strazio......belllisssimo chappy a prestooooo un baciooo

grazie!!!

si questo era un capitolo piuttosto pesante e triste, me ne rendo conto ma, solo così potevo far capire le ragioni di alcuni strani atteggiamenti di Edward.

posto alla fine delle risposte ai capitoli.

un bacio. B.

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 16/08/10, ore 23:41 - Capitolo 12: Cap 12 Incubi
Bellissimo il capitolo barbara! E nonostante l'avessi già letto non sono riuscita a fermare le lacrime quando Esme e Carlisle raccontavano a Bella di Edward... ormai poi una volta uscite non ne volevano sapere niente di fermarsi... Specialmente continuando a leggere e a sentire (sì perchè trametti talmente tanto quando scrivi che mi sembra di sentire le emozioni dei personaggi in prima persona) il dolore di Edward. Bravissima e bacioni!!!
grazie marie, sempre gentilissima. PS (grazie anche  x i capitoli) un bacione!!!
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 16/08/10, ore 20:28 - Capitolo 12: Cap 12 Incubi

adesso capisco xchè eddy si comporta così, ha visto la sua mamma venire violentata e poi uccisa aveva paura che lo stesso potesse capitare a bella, spero solo che si renda conto che bella è l'ha persona che lo potrà aiutare, vedremo che altro ci aspetta.Un bacione grandissimo ciao *____*

credo che se ne renda conto solo che è troppo spaventato dal suo passato per poter vivere una storia con serenità

 sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 16/08/10, ore 19:26 - Capitolo 12: Cap 12 Incubi
ciao b.! capitolo intenso e toccante: la sofferenza di edward e in parte anche di alice... un dolore che li ha segnati entrambi, nel profondo del loro animo... alice ha trovato la sua anima gemella in jasper, spero che edward capisca che bella è la sua metà...
capitolo molto bello, l'ho riletto tutto d'un fiato!
un bacione!
sara

grazie sara, sono contenta ch e il capitolo ti sia piaciuto e che lo abbia riletto.... lo faccio anch'io con i vostri... sono così belli!!! Baci b.

 

_Cap.13

 

Spiragli

 

“Perdonami Bella! ...Ti Amo!” era la voce di Edward, un angelo con la voce di Edward. Non poteva essere davvero lui, doveva trattarsi di un sogno, un bellissimo sogno. Come sarebbe stato meraviglioso e magico sentire quelle parole.

Mi alzai guardandomi attorno, non ricordavo, come mai mi trovassi in un ambulatorio medico. Poi la mente si schiarì e i ricordi mi investirono come un fiume in piena. L’aggressione, Edward, la sua rabbia, la sua disperazione.

Mi alzai dalla letto e aprii la porta, ero a casa Cullen, Edward mi aveva portato da suo padre dopo avermi soccorso e salvato per la seconda volta.

“Bella!!!” Alice mi  abbracciò con gli occhi lucidi “stai bene?” feci cenno di si con il capo. Mi ricordavo il racconto di Edward, sapevo che lei, più di altre, poteva comprendere il mio stato d’animo...ma lei aveva trovato Jasper sul suo cammino. Io invece...

Il mio pensiero corse ad Edward avrei tanto voluto buttarmi tra le sue braccia come fece sua sorella. Ma per lui ero solo un bel corpo, nulla di più.

“Vorrei fare una doccia” chiesi “ma... non ho nulla per cambiarmi” Alice si illuminò e la cosa mi mise stranamente in allarme.

“Non preoccuparti per i vestiti, ti aiuteremo Rose ed io!” guardai verso Rosalie, la loro cugina adottiva, ma lei si limitò a sorridermi e ad alzare le spalle.

“Non si può fermare Alice quando si tratta di vestiti!” disse infine.

Il bagno di casa Cullen, sicuramente non l’unico della casa, sembrava quello di un hotel a cinque stelle ma, non ne aveva la pretenziosità e l’ostentazione. Tutto era scelto con cura, e attenzione. La sobrietà era una caratteristica comune a tutto l’arredo e rispecchiava perfettamente la semplicità della famiglia, quasi tutta, pensai. Un sorriso affiorò sulle mie labbra. Il primo, da quando Edward mi aveva riaccompagnata a casa la sera prima.

Era successo solo la sera prima? Il nostro primo bacio, la cena dai suoi, il pezzo al pianoforte, il suo prendere le distanze; tutto sembrava così lontano...

Mi spogliai e mi guardai nel lungo specchio al lato del lavabo, non avevo cicatrici o lividi, a parte l’ecchimosi sul collo. Era in quel punto che James aveva fatto pressione strappandomi la maglia. Chiusi gli occhi, non volevo ricordare. Cosa avrebbe pensato Edward di me, avrebbe ancora voluto toccarmi o baciarmi, avrebbe fatto l’amore con me, prima o poi...? E io, sarei stata in grado di farmi ancora toccare da un uomo? Ne avrei avuto paura? Sarebbe stato un percorso difficile, ne ero consapevole. Poi, gli occhi verde cupo di Edward mi apparvero chiari nella mente, e seppi che non sarei stata in grado di ignorarlo. Mai più.

Entrai nella doccia, avevo bisogno di ripulirmi, sentivo ancora addosso il fetore di James, il suo alito etilico, il puzzo di sudore e di cuoio, non avrei mai dimenticato quell’odore...Entrai sotto quel getto caldo sperando che mi rigenerasse.

L’acqua scivolò a lungo sul mio corpo, mi insaponai, mi strofinai più volte fino a farmi arrossare la pelle, ma il suo odore mi restava incollato addosso, era stampato nella mia mente. Non mi resi conto del tempo che passò ma, quando uscii, il sole stava tramontando. Indossai l’accappatoio, che Alice aveva preparato per me, e venni fuori dal bagno. Il corridoio era pieno di opere d’arte contemporanea, mi persi nel guardarle. Il mio pensiero corse a mia madre, quella casa le sarebbe piaciuta molto, l’intera famiglia Cullen le sarebbe piaciuta. Sperai che non venisse mai a sapere di questo episodio. Sarebbe letteralmente impazzita. Aprii la porta della stanza di Alice ed entrai.

 

***********************************************************************

Sdraiato sul letto, le braccia dietro la testa, guardai fuori dalla finestra. Un bellissimo tramonto infuocava il cielo illuminando le cime degli alberi. Bella era al centro dei miei pensieri,

“...Non mi lasciare sola!.. anche se non...puoi darmi altro!” quelle parole continuavano a tormentarmi.

Ero stato veramente uno sciocco a dirle quelle cose. Non le pensavo veramente ma, il desiderio di proteggermi da un suo rifiuto,unito alla mio endemico terrore di aprire il mio cuore agli altri, avevano guidato i miei passi e avevano portato Bella a quella reazione.

SI, avevo paura di amare, di mettere a nudo la mia anima, avevo paura che, chiunque si fosse avvicinato a me, sarebbe scomparso dalla mia vita. Come lei.

Chiusi gli occhi e ripensai al mio incubo.

Era la prima volta, dopo anni, che quella visione tornava a popolare le mie notti. Mi aveva tormentato per anni poi, l’amore della mia nuova famiglia, l’aveva lentamente racchiuso in un cassetto della mia memoria, ma non era riuscito a farlo scomparire... L’aggressione a Bella, la donna di cui, inutile negarlo a me stesso, ero irrimediabilmente innamorato, aveva riacceso un dolore solo sopito, ma mai superato completamente.

Con la mente tornai indietro di dieci anni...

I primi giorni all’orfanotrofio, dopo la morte di nostra madre, furono terribili, notte dopo notte, rivivevo il preciso istante in cui lei era scomparsa lasciandomi solo, in un lago di sangue, il suo sangue. Ogni notte, urlavo la mia disperazione, per poi chiudermi nell’assoluto silenzio durante il giorno. L’unico pensiero che rallegrava le mie giornate, era la consapevolezza che Alice non avesse assistito. Non sarebbe sopravvissuta a tanto orrore.

Fu solo con l’arrivo dei Cullen che la mia situazione cambiò, mi sentivo più sereno, molto amato, Alice ed io avevamo finalmente trovato una famiglia ma, ogni notte, per molti anni, il volto cereo e senza vita di mia madre tornava a popolare i miei sogni... e io non potei fare altro che urlare, urlare nella notte il mio dolore per poi indossare la mia maschera di indifferenza con le prime luci dell’alba.

Misi le cuffie, volevo distrarmi da questi pensieri, la voce calda e avvolgente di Sting mi tranquillizzò, le parole di Fragile sembravano riflettere il mio stato d’animo... “...a fragile we are”, non c’erano dubbi.

http://www.youtube.com/watch?v=lB6a-iD6ZOY

Avevo bisogno di vedere Bella, di riavvicinarmi a lei, di farle comprendere che, quanto le avevo detto, era solo frutto delle mie paure. Stava diventando il mio sole personale, con un solo sorriso, riusciva a scaldare il mio cuore congelato da troppo tempo. Dovevo avere il coraggio di confessarglielo, dirle che non era solo il suo corpo che desideravo.

Un movimento della porta mi distrasse da questi pensieri. Bella, in accappatoio, era entrata nella mia stanza. La luce del sole entrava dalla finestra riflettendosi sulla sua pelle, infuocando i suoi capelli bagnati e impedendole di vedermi. Rimasi incantato da quella visione. Era la ragazza più bella che avessi mai visto. Né Tanya, né Rosalie... nessuna reggeva il confronto.

“Alice?!” chiese con aria interrogativa

“Bella, sono Edward!” la mia voce la fece sobbalzare

“E..Edward ...io...scusami, non volevo, ho sb...sbagliato stanza!” balbettò arrossendo vistosamente e voltandosi, pronta ad uscire.

Non ero pronto a lasciarla andare.

“Bella aspetta...”le dissi “non preoccuparti, è normale...la casa è grande” cercai di controllare il tono della mia voce, ma saperla in accappatoio, nella mia stanza, faceva accelerare, e di molto, le mie pulsazioni. Mi alzai senza nemmeno volerlo, i miei piedi avevano una volontà propria, e in un attimo le fui di fronte. Le sue guance si colorarono e i suoi occhi stentarono a guardare i miei

“Come ti senti?” le dissi con la voce già arrochita dal desiderio.

Non rispose, non mi guardò, un leggero tremito la percorse. Ero scoraggiato da quell’atteggiamento, consapevole che ciò che le avevo detto l’aveva ferita profondamente.

Con un dito le alzai il mento per spingerla a guardarmi e, ancora una volta, una sorta di magia incatenò i nostri occhi. Il mio viso era a pochi centimetri da lei, sentivo il suo respiro sfiorarmi il collo, bruciavo nell’attesa di sentire ancora le sue labbra sulle mie.

“Devo andare...Alice mi aspetta” bastarono queste poche parole, unite al tono della sua voce, per farmi comprendere che qualcosa tra noi si era spezzato. Bramai uno spiraglio nella sua indifferenza per poterle parlare ancora.

 

***********************************************************************

La stanza era inondata dalla luce del sole calante che entrava dalla grande vetrata che affacciava sul bosco. Non riuscivo a vedere molto, solo contorni assolati. C’era una enorme libreria, un grande letto, una poltrona in pelle nera. Non sembrava la stanza di una ragazza.

“Alice?!” chiamai, nessuna risposta. Una sagoma si mosse

“Bella, sono Edward!” Ommioddio!!! Pensai “sono nella stanza di Edward, nuda, coperta solo dall’accappatoio”  arrossii fino alla cima dei capelli, volevo semplicemente volatilizzarmi.

“E..Edward ...io...scusami, non volevo, ho sb...sbagliato stanza!” ero pronta a scappare.

“Bella aspetta...”il suo tono di voce era come una carezza vellutata “non preoccuparti, è normale...la casa è grande” il mio cuore batteva all’impazzata, tanto che pensai che si percepisse. Guardai per un attimo dalla sua parte, la sagoma si alzò e si delineò davanti a me in tutto il suo splendore. I capelli di bronzo, il suo corpo perfetto erano messi in risalto dagli ultimi infuocati raggi di sole. Mi sentii sciogliere

“Come ti senti?” mi chiese con una voce carica di desiderio

 Non risposi, non lo guardai, non ne avevo la forza. Un leggero tremito fece vibrare le mie spalle quando, con un dito, mi alzò il mento per permettermi di guardarlo. Mi persi in quegli occhi dolci, densi di passione, intensi come un sole d’estate, cupi, come la foresta pluviale. Non sarei riuscita a resistere a tanta bellezza. Il suo viso era a pochi centimetri da me, sentivo il suo respiro sfiorarmi la guancia, lo desideravo, lo amavo con tutto il mio cuore...

“Non posso darti di più” quella frase irruppe, facendosi spazio nella mia mente, non sarei riuscita ad andare oltre, se lui non ricambiava i miei sentimenti, che senso aveva baciarci? Saremmo solo stati male dopo, quando tutto sarebbe finito.

“Devo andare...Alice mi aspetta” e con un’infinita tristezza nel cuore lasciai la stanza.

“Dove sei stata Bella!!” Alice mi accolse nella sua camera col solito entusiasmo.

“Mi sono persa!” sorrisi timidamente, le guance ancora imporporate dall’incontro con Edward.

“Cos’hai?” chiese impertinente, con un mezzo sorriso sulle labbra. lo stesso suo sorriso. Non risposi.

“Bella, anch’io ci sono passata!” disse rattristandosi “so cosa vuol dire essere aggredita, come ci si sente sporche dopo, quasi fosse colpa nostra... ma, Bella, non è così, non è colpa nostra, non siamo noi a provocarli...” Alice era serissima, mi costrinse a guardarla e poi aggiunse “noi siamo state fortunate, abbiamo dei ragazzi che ci adorano... Jasper è stata la mia ancora dopo l’aggressione, mi ha capita, mi ha consolata, non mi ha mai fatta sentire in colpa. Edward farà lo stesso, vedrai...” avevo i miei dubbi.

Non risposi, mi limitai ad abbassare gli occhi per evitare il suo sguardo indagatore.

“Bella...lasciati andare, parla  delle tue paure con mio fratello, lui ti ascolterà, ne sono sicura!” la guardai con un’espressione adirata

“Alice, Edward non è il mio ragazzo, perché dovrebbe consolarmi? Lui non mi ama, perché dovrei lasciarmi andare?”

Alice mi guardò, meravigliata dal mio tono astioso ma, quando parlò, la sua voce era dolce, tenera, quella della sorella che avrei sempre voluto avere.

“Bella, conosco mio fratello, e ti posso assicurare che, qualunque cosa ti abbia detto per spingerti a questa reazione, è falsa. Lui è innamorato di te, non ha mai fatto niente di quello che ha fatto per te...” la guardai stupita

“mio Dio Bella, ha rischiato la sua vita per te! Ti ha salvata una seconda volta, e poi...” il suo tono divenne complice “ti ha baciata, vero?” arrossii

“SIIII! Lo sapevo, lo sapevo!!” disse cominciando a saltellare come una bambina. “Bella, se Edward ti ha baciata, stai tranquilla, l’ha fatto perché ti ama!”

“Alice” il mio tono era greve “Edward mi ha detto di essere attratto da me ma... di non poter darmi altro”. Cambiò espressione repentinamente.

“Ora mi sente!” era arrabbiatissima, “come può arrivare a dirti una cosa del genere! A mentirti così! Io lo strozzo, giuro che lo strozzo!”

“Alice, basta! Non si può costringere nessuno ad amare!” i miei occhi si stavano riempiendo di lacrime. Alice tacque, mi abbracciò e mi tenne stretta a se finché i singhiozzi non rallentarono il ritmo.

“Dai, ora basta piangere, il tempo ci dirà... ora ti devi vestire, Esme sta preparando la cena, non è giusto farla aspettare.” Annuii e mi misi nelle mani di Alice, non avevo la forza di oppormi.

Erano ormai le otto quando Alice mi consentì di scendere di sotto. Mi costrinse a provare decine di vestiti, alla fine optai per un lupetto blu a collo alto, che copriva il livido sul collo, un paio di jeans dello stesso colore e un morbido cardigan panna. Lei e Rose erano bellissime, al loro confronto mi sentivo una vera nullità.

La cena proseguì tranquilla ma Edward e io ci rivolgemmo a mala pena la parola. Emmett tentava di fare battute su di noi ma, a turno, Rosalie o Alice gli calpestavano i piedi. Alla fine anche lui si rassegnò e tacque.

“Bella c’è qualcosa che non va con Edward? Ieri sera eravate così carini insieme!” Esme si avvicinò, mentre stavamo sparecchiando.

“No, va tutto bene!” “ieri sera era una vita fa!” pensai. Esme mi sorrise

“Non è così, si vede! Non sei brava a mentire” era una brava osservatrice “...Ma Bella, ti prego, dai una possibilità al mio Edward, è così preso da te...solo che...ecco, lui non sa esprimere i sentimenti, si protegge dai sentimenti, ha paura di ferire e di essere ferito...” mi disse queste parole sottovoce, con dolcezza, accarezzandomi una guancia. Pur non essendo la loro mamma, Esme Cullen amava quei ragazzi come figli suoi e, Edward era quello di cui lei si preoccupava di più. Era quello più bisognoso di affetto?

Non sapevo darmi una risposta ma annuii per non deluderla. Continuò. “...Se però apre uno spiraglio del suo cuore...potrai vedere quanta luce irradia il suo amore.”

“Grazie Esme”, le dissi.

 

***********************************************************************

Quando la vidi scendere dalle scale restai senza fiato. Il blu le donava una dolcezza e una grazia inimmaginabile e si sposava meravigliosamente con il suo incarnato. Rosalie e Alice, per quanto belle, nulla potevano se confrontate con la radiosità di Bella. Rimasi incantato tanto che Emmett mi passò la mano davanti agli occhi...

“Hei, Ed, sei tra noi?” lo fulminai con lo sguardo, non avevo voglia di scherzare su Bella, lei era troppo speciale per me e io le avevo già fatto del male.

La cena procedette lentamente, non avevamo molta voglia di scherzare, a parte Emmett. Faceva battute sulla musica, sugli arrossamenti della pelle, sulle incomprensioni... si guadagnò dei calci da Rose e Alice.

Bella quasi non parlava, teneva gli occhi bassi e rispondeva solo quando qualcuno le rivolgeva la parola. Mi ignorò quasi del tutto.

Finita la cena noi ragazzi ci allontanammo, mia madre detestava averci intorno quando riassettava, eravamo troppo disordinati, troppo confusionari per essere effettivamente d’aiuto.

Mi nascosi dietro lo stipite della porta e la spiai, mi piaceva vederla muoversi non osservata. Aveva una grazia naturale, ma non ne era consapevole, si muoveva leggera e sicura mentre ripeteva gesti fatti mille volte.

Mia madre le si avvicinò parlandole sottovoce, non osai origliare; le sorrise e le accarezzò i capelli, lei ricambiò con sorriso che non illuminò lo sguardo che, invece, restava triste.

“Stanotte resti a dormire da noi!” La voce di Alice interruppe il filo dei miei pensieri. Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Ero speranzoso.

“No, non è il caso, non vorrei disturbare!” Alice le mise un braccio intorno alle spalle e le sorrise.

“Ma quale disturbo!! Abbiamo tante stanze libere, non ci sono problemi!!”

“Si Bella, Alice ha ragione, non ci sono problemi, non sei assolutamente di disturbo!” la mia dolcissima mamma, sempre così premurosa.

“Bella, vorrei che rimanessi stanotte, non mi sento sicuro, hai sbattuto la testa, vorrei poterti avere sotto controllo almeno per un altro giorno!” l’intervento così professionale di mio padre fu determinante. Accettò.

“Devo avvisare Angela, non vorrei si preoccupasse!” disse, premurosa.

“Tu telefona pure, io e Rose prepariamo la tua stanza!” si allontanarono lasciandomi solo con lei. Mi guardò con gli occhi sbarrati mentre parlava con Angela; probabilmente le stava raccontando della mia irruzione nello studentato, e della mia precipitosa fuga allo scopo di cercarla. Sorrisi tra me e me.

 Jasper richiamò la mia attenzione proponendomi una partita a scacchi. Accettai non potevo continuare a guardarla parlare, dovevo distrarmi. Non ero molto concentrato, i miei pensieri erano tutti per lei, Jasper vinse subito e, deluso dalla mia facile resa, si allontanò sbuffando...Emmett sarebbe stato la sua prossima vittima.

Mi voltai, verso di lei ma non la vidi, dove poteva essere andata?

Un movimento richiamò la mia attenzione, si era seduta sul largo davanzale della finestra e guardava fuori con aria assente, mi feci coraggio e mi avvicinai a lei, avevo bisogno di sentirla, volevo guardarla in viso, perdermi nella profondità dei suoi occhi.

Mi sedetti accanto a lei, Bella si voltò di scatto sussultando per la mia vicinanza poi arrossì.

“Edward” disse con un mesto sorriso.

“Ciao Bella, cosa ascolti?” le chiesi, notando che aveva le cuffie alle orecchie

“Un pezzo italiano...non so come sia finito in questa cartella...” disse aggrottando le sopracciglia, come se stesse cercando di risolvere un chissà quale mistero.

“Se non ti piace, come mai lo stai ascoltando?” lei mi guardò sorpresa. Avevo frainteso.

“Il pezzo mi piace tantissimo, è uno dei preferiti di mia madre... solo ora comprendo il senso del testo...” le presi uno degli auricolari e lo misi all’orecchio. Era una musica struggente, lenta, rarefatta, la voce di quel cantante era roca e graffiante, mi sentii inquieto. La voce e la musica non sembravano adatti ad una ragazza così giovane. Ma io come potevo giudicare i gusti di Bella, in fondo ascoltavo prevalentemente musica classica...

“Cosa dice il testo? Puoi, puoi tradurlo per me?” mi guardò e annuì, e io mi persi, annegando, ancora una volta,  in quei meravigliosi e profondissimi occhi cioccolato fuso.

 

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Capitolo 14
*** Cap 14 La costruzione di un amore ***


 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 
 23/08/10, ore 15:50 - Capitolo 13: Cap 13 Spiragli
Mamma mia barbara! Questo capitolo è intriso di una dolcezza allucinante. Mi piace da morire! La sofferenza di Bella ed Edward colpisce profondamente chi legge! Bravissima!!!

si marie, questo è un capitolo dolce, triste ma anche chiarificatore, per certi versi...

un bacione B.

 sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 
 23/08/10, ore 14:32 - Capitolo 13: Cap 13 Spiragli
ciao cara, ti dò il mio bentornato anche da qui...
chappy bellissimo, in cui si percepiscono chiaramente i profondi legami della famiglia cullen...
un saluto, a presto!!
beh grazie, un bacione!
 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 23/08/10, ore 13:07 - Capitolo 13: Cap 13 Spiragli
ciaooooo ahhhh mamma mia cavoliiiii c'è proprio stato un distacco mamma mia dai nn ci posso credere........spero davvero ke riescano a chiarirsi farebbe bene ad entrambi qsto nuovo amore......cavoli se eddy nn avesse detto qlle parole........sarebbe stato tt diverso....+ semplice!!!! mah vedremo a prestooo un baciooo

beh, Bella era un po' arrabbiata, e giustamente... edward non ci è andato leggero ma ora sta provando a recuperare...

Baci B.

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 23/08/10, ore 11:18 - Capitolo 13: Cap 13 Spiragli
piano piano si stanno riavvicinando sempre di +, esme ha ragione da vendere chissà che altro ci aspetta??????? UN bacione grandissimo ciao *_____*
si il nostro eddy si sta impegnando ce la sta mettendo tutta!!!
 vittoriaKf [Contatta] Segnala violazione
 23/08/10, ore 10:06 - Capitolo 13: Cap 13 Spiragli
tesoro anche se mi tieni sulle spine questo capitolo mi piace molto ,per l' intensita che i protagonisti esprimono .un bacio e a presto.

Grazie grazie grazie

becioni.

 

 

Guardate  il video ma soprattutto ascoltate la canzone

http://www.youtube.com/watch?v=Fbtu8vUdzkw

 

_Cap.14

 La costruzione di un amore

 

La costruzione di un amore, spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane. 

La costruzione di un amore, non ripaga del dolore, è come un altare di sabbia, in riva al mare.

La costruzione del mio amore, mi piace guardarla salire, come un grattacielo di cento piani o come un girasole
[...]
E ad ogni piano c'è un sorriso, per ogni inverno da passare, ad ogni piano un Paradiso, da consumare
[...]

E intanto guardo questo amore, che si fa più vicino al cielo, come se dopo tanto amore, bastasse ancora il cielo...” (Ivano Fossati)


Per la prima volta mi rendevo conto del senso vero del testo. Ripensai a mia madre, Renèe cantava sempre questa canzone quando era a Forks, lo faceva per farsi coraggio, ma sentiva che tutti i suoi sforzi erano vani. Ero troppo piccola per comprenderla, la pensavo indifferente. Ma lei era triste, il suo amore si era dissolto nel tempo “come un altare di sabbia in riva al mare” e lei ci aveva sofferto per quell’amore che non riusciva più né a dare né a ricevere. Mia madre era molto diversa da quello che pensavo, non era svampita e leggera ma, profonda e malinconica.

Il brano terminò ed io smisi di tradurre. Edward mi guardò dritto in viso con uno sguardo intenso, intimo. Una singola lacrima scese dai miei occhi.

“E’ un testo bellissimo, molto profondo...” interruppe il filo dei miei pensieri, la sua voce era calda, sensuale e terribilmente vicina, l’auricolare ancora al suo orecchio. Con un dito, raccolse la lacrima sulla mia guancia, e la guardo poi la baciò. Rimasi colpita da quel gesto.

“Non piangere, ti prego!” la sua voce era densa di angoscia.

Non risposi, non sapevo cosa dire, come comportarmi con lui, i suoi mutamenti di umore mi destabilizzavano, così come i suoi gesti. Si era precipitato all’alba allo studentato per parlarmi... perché? Perché si comportava così? Mi aveva detto di non potermi dare di più e, dopo poche ore, eccolo a bussare alla mia porta... se solo fosse arrivato prima...

“Bella, ti prego...perdonami!” lo guardai negli occhi, sembrava sincero...

Annuii ma non riuscii ad andare oltre.

“Sono molto stanca, vorrei andare a dormire” mi guardò triste.

“Ti accompagno nella tua stanza” disse tendendomi la mano. Avrei voluto oppormi all’attrazione che sentivo per Edward, all’amore che provavo per lui ma non riuscivo e starne lontana. Presi la sua mano e mi lasciai guidare. Con lui sarei andata ovunque.

Ero veramente esausta, non riuscivo più a stare in piedi, Edward mi accompagnò nella stanza che Alice e Rosalie avevano preparato per me e, mi augurò la buona notte. Dopo essermi infilata il pigiama mi stesi nel letto e chiusi gli occhi. Mi addormentai quasi subito.

“Ehi James, non è la tua gattina furiosa?” la voce di Laurant mi misi i brividi

“si è proprio lei!” un ghigno apparve sul suo volto mentre si avvicinava a me

“Vieni gattina...” continuò a dire avanzando nella mia direzione. Ero impietrita dal terrore, non riuscivo a scappare né a chiedere aiuto.

“James, sii gentile, le gattine come lei si conquistano con le carezze, non con la violenza, non è vero micetta?” la mano di Laurant mi accarezzò il viso, era fredda come neve, come se nel suo corpo non scorresse sangue ma ghiaccio. Il suo sguardo mi trapassava, impedendo qualsiasi mia reazione. Il volto di James si avvicinò al mio, i suoi occhi freddi come acciaio mi scrutavano, la sua mano mi stacciò la camicetta mettendo a nudo i seni poi la sua bocca si posò sul mio capezzolo mordendolo a sangue.

“Così non si fa James, non è così che si mordono le ragazze!” la sua voce sembrava quella di chi stesse rimproverando un bambino capriccioso...

“ti insegno io...” e affondò i suoi canini nel mio collo.

“Edward...aiutami!” urlai alzandomi a sedere sul letto, ero zuppa di sudore e di lacrime, stravolta da un terribile incubo...

**********************************************************************

Accompagnai Bella nella stanza che le mie sorelle le avevano preparato, la stanza degli ospiti accanto alla mia, le ringraziai mentalmente per quel pensiero così dolce. Almeno così avrei potuto sentirla vicino, anche se c’era una parete a separarci...o forse qualcosa di più difficile da abbattere.

Ripensai agli ultimi momenti trascorsi con lei, all’ascolto di quella canzone, al significato implicito nel testo, alle sue lacrime...

Colsi con un dito una sua lacrima, non so bene perché, forse volevo alleviare il suo dolore, o forse le invidiavo le lacrime che non riuscivo più a versare...

“Non piangere, ti prego!” le avevo detto, ero angosciato, triste, mi sentivo profondamente colpevole per tutto ciò che le era accaduto. Non rispose.

“Bella, ti prego...perdonami!” le dissi infine. Mi guardò intensamente e alla fine annuì. Le tesi la mano per accompagnarla in camera e lei la prese fra le sue, lasciandosi guidare.

“Buonanotte” dissi sulla soglia poi, chiusi la porta alle mie spalle e mi allontanai da lei. Scesi nel salone, Emmett e Jasper erano ancora impegnati nella partita a scacchi. Cercavo l’I-pod di Bella, volevo riascoltare quella canzone.

“Edward, dov’è Bella?” Jasper mi guardava con aria interrogativa.

“L’ho accompagnata in camera, era distrutta, la giornata non è stata facile per lei!”

“Speriamo che si riprenda presto,” mi guardò “il suo sorriso è così bello e dolce che illumina chi le sta intorno, mi dispiace vederla così!” una morsa di gelosia mi prese allo stomaco, se non avessi avuto la certezza del suo amore per mia sorella Alice...

“Lo spero anch’io...” dissi infine abbassando gli occhi, sentendomi in colpa per quel pensiero. “Ora vi saluto, vado a dormire”.

Salii nella mia stanza e mi stesi sul letto, indossai le cuffie di Bella, avevano ancora il suo profumo, la musica partì e quella voce roca e disperata riempì la mia testa.

“Edward!” mi sentii chiamare disperatamente, “Edward, aiutami!” la voce di Bella era densa di terrore e angoscia. Mi precipitai nella sua stanza.

Era seduta sul letto, gli occhi gonfi di lacrime, i capelli scompigliati, un velo di sudore le imperlava la fronte. Sembrava sconvolta, terrorizzata distrutta, quando mise a fuoco la mia immagine.

“Ti prego, abbracciami!” disse tra i singhiozzi tendendomi le braccia.

Coprii la breve distanza tra noi e, stringendola me, e lasciai che appoggiasse la sua testa sul mio petto.

“Ho paura, mi troveranno... ho paura...” delirava. Tutta la forza che aveva dimostrato durante il giorno, aveva improvvisamente ceduto il posto all’angoscia.

Aveva tenuto dentro tutti i suoi timori e ora era crollata sotto il peso di questi.

“Non aver paura, ci sono io con te...” le sussurrai dolcemente accarezzandole i capelli “E’ stato solo un brutto sogno...ci sono io con te...” continuai cullandola tra le mie braccia.

“Ho paura... non lasciarmi sola!” disse fra i singhiozzi.

“No, non ti lascerò...non ti lascerò sola!” continuai a cullarla e le canticchiai la ninna nanna che avevo composto per lei. Sentii che lentamente i singhiozzi cedevano il posto a un respiro affannato poi, via via più regolare. Si stava addormentando.

Lentamente, la feci stendere sul letto per permetterle di riposare. Non avrei mai voluto allontanarmi ma non volevo si sentisse in imbarazzo per la mia presenza così ravvicinata. Le sue mani strinsero convulsamente la mia camicia impedendomi di allontanarmi. Mi stesi al suo fianco continuando a carezzarle i capelli. Non ero mai stato così bene in vita mia. Accanto a Bella mi sentivo completo, come se, con la sua luce, riuscisse a illuminare il lato oscuro del mio cuore donandogli quel calore di cui aveva disperatamente bisogno. Chiusi gli occhi e le diedi un bacio leggero sulla fronte, sul naso, sulle labbra; ero completamente inebriato dalla sua presenza. Ero ubriaco di lei.

“Ti amo Edward!” disse all’improvviso.

Aprii gli occhi e la guardai, stava dormendo, parlava nel sonno. Il suo cuore era libero di esprimere i propri sentimenti senza i fermi legacci della ragione.

“Ti amo anch’io!” le confessai all’orecchio sperando che, questa mia ammissione, superasse le cortine dell’incoscienza per arrivare fino al suo cuore. Lo sperai veramente.

***********************************************************************

Un raggio di sole illuminò il mio viso facendomi svegliare. Aprii lentamente gli occhi, Edward dormiva pacificamente accanto a me. Il suo volto era tenero e rilassato nel sonno. Dimostrava meno di vent’anni; erano i suoi occhi, così profondi e tristi, a rivelare la sua età e la sofferenza che aveva vissuto sulla sua pelle. Era un’anima ferita, lacerata da un dolore che non si poteva immaginare, eppure... aveva trovato il coraggio di aiutare me, e io mi ero affidata a lui senza riflettere, avevo chiesto a lui di sostenermi con una forza che, non ero sicura avesse.

Ripensai alla notte appena trascorsa rabbrividendo al ricordo del mio incubo.

Edward era corso da me e io l’avevo pregato di restare. L’aveva fatto.

Mi aveva stretto a se, carezzandomi dolcemente la testa, mi aveva sussurrato parole di conforto, mi aveva cullato tra le sue braccia cantando per me...

La sua voce calda e dolce aveva calmato il mio animo scosso e lentamente ero scivolata nel sonno.

Avevo sognato Edward, eravamo sulla spiaggia di La Push e passeggiavamo mano nella mano. “Ti Amo” gli avevo confessato e lui mi aveva baciato la fronte, il naso e le labbra poi, mi aveva risposto “Ti amo anch’io!”. Sorrisi al ricordo.

Lo guardai, concentrandomi sui suoi lineamenti delicati ma decisi, era bello. Il sole giocava sulla sua pelle strappando straordinari riflessi di bronzo ai suoi capelli; mi trovai a desiderarlo, desiderai poter posare nuovamente le mie labbra sulle sue...sentire il suo sapore in bocca, il calore del suo corpo sul mio. Non avevo mai fatto l’amore e, episodio dell’aggressione subita, mi aveva spinto a riflettere sulla verginità. Per me non era mai stato un valore a prescindere, semplicemente avrei desiderato che, la prima volta, fosse con qualcuno che amassi e che mi ricambiasse i miei sentimenti... Invece, questo dono stava per essermi strappato con violenza... rabbrividii al pensiero.

Volevo essere io a donarla e, se mi avesse voluta, l’avrei donata a lui...al mio Edward. Arrossii a quel pensiero mentre immagini sensuali di noi due, abbracciati e nudi in quel letto, si formavano nella mia mente.

Gli accarezzai il viso dolcemente, non riuscii a frenare questo istinto, volevo ringraziarlo per quanto aveva fatto quella notte. Senza di lui sarei impazzita. Apri gli occhi e io mi trovai immersa in due pozze d’acqua cristallina.

“Buongiorno Bella!” disse con la voce ancora impastata dal sonno e con un bellissimo sorriso sghembo che gli aleggiava sul viso.

“Come stai stamattina, dormito bene?” continuò sempre sorridendomi. Restai senza fiato di fronte alla sua bellezza e mi limitai ad annuire in risposta alla sua domanda, mentre osservavo distrattamente il gioco di riflessi del sole sui suoi capelli...

Ero spinta da un irrefrenabile desiderio di toccarlo, di affondare le dita in quei capelli dall’incredibile color bronzo, di saggiare la morbidezza delle sue labbra, di respirare ancora il suo profumo così maschile, così sensuale...

“Bella!!” mi chiamò e io mi riscossi dai miei pensieri “tutto bene?”

“Io...” non sapevo come spiegare il mio turbamento e il mio desiderio di lui.

“Cosa c’è...” sembrava allarmato. Mi intimorii ma volevo continuare...

“Ecco io, non ho...No, non fa nulla” non riuscivo a continuare, ero troppo imbarazzata. Mi sarebbe piaciuto dirgli “Edward, sono ancora vergine e vorrei che la mia prima volta fosse con te!” ma non era da me proporre a un ragazzo di fare l’amore. Non ero propriamente un’esperta in questo campo...

“Non aver paura Bella, puoi dirmi qualunque cosa...” la sua voce era una carezza tenera.

“Non so da dove iniziare...” con una mano mi sfiorò i capelli procurandomi un brivido di piacere. No, non riuscivo a dirgli una cosa del genere guardandolo negli  occhi. Mi fece coraggio sorridendomi.

“Ti volevo ringraziare per questa notte, se tu non fossi stato qui io...” codarda, ecco cos’ero. Mi mancava la voce, mentre il ricordo dei denti di Laurant sul mio collo tornò ad impadronirsi della mia mente. Abbassai gli occhi, non volevo che Edward notasse il mio turbamento. Non riuscii ad ingannarlo. Mi avvicinò a se circondandomi con le sue braccia e io, ancora una volta mi ritrovai a singhiozzare sul suo petto.

“Bella, ti prego, non piangere, non piangere, andrà tutto bene, ci sono io con te!” ripeteva continuando a cullarmi, il suo corpo era scosso, come la sua voce. Alzai il viso rigato di lacrime cercandolo. I suoi occhi, i suoi bellissimi occhi erano lucidi ma asciutti, mi teneva stretto a se...come se lasciarmi lo spaventasse. Non riusciva a piangere ma il dolore che sentiva gli squarciava il petto. Mi staccai leggermente da lui e gli presi il viso tra le mani avvicinandolo al mio poi, chiudendo gli occhi appoggiai le mie labbra sulle sue.

Rispose al mio bacio con dolcezza, muovendo lentamente la sua bocca sulla mia, tracciandone, i contorni con la punta della lingua, saggiando la morbidezza della mia pelle con piccoli baci sul viso, sulle ciglia salate di lacrime, sugli occhi... Mi lasciai torturare ma bramavo le sue labbra, le sue mani, il suo calore, il suo profumo così mascolino...

La sua bocca tornò sulla mia, approfondendo il contatto tra le nostre labbra, le nostre lingue danzavano insieme carezzandosi, stuzzicandosi... un preludio all’incontro dei nostri corpi, se non delle nostre anime...

Lo strinsi a me baciandolo con disperazione, mentre il desiderio di lui cresceva in me. Volevo perdermi in quel suo bacio, volevo che lui si perdesse in me.

***********************************************************************

Ero sveglio da un po’, Bella dormiva pacificamente con la testa sulla mia spalla destra e le mani ancora stretta alla mia camicia...

Alice entrò silenziosamente, forse per vedere come stesse e, appena mi vide fece per avvicinarsi ma io la fermai mettendomi un dito sulle labbra e dicendole sottovoce che ne avremmo parlato dopo...

Si allontanò con uno strano sorriso che le aleggiava sulle labbra.

Ritornai a guardarla, ripensando all’inconsapevole confessione che mi aveva fatto nel sonno... L’amavo profondamente questa creatura così forte e così fragile allo stesso tempo, dovevo solo trovare il coraggio di confessarle il mio amore. Era così difficile ammettere le proprie debolezze, i propri errori le proprie paure...era così difficile imparare ad amare. Il mio passato tornava a tormentarmi con insistenza, impedendomi di aprire completamente il mio cuore. Non avrebbe retto ad un’altra perdita.

Quando avevo visto Bella in balia di quei due animali mi ero sentito pervadere da un odio profondo. Quando pianse, dopo l’aggressione, il mio dolore esplose con lei. Non avrei pensato di dover assistere ancora a una scena come quella, invece la violenza sembrava perseguitarmi.

La costruzione del nostro amore sarebbe stata un’impresa difficile, da affrontare con dolcezza e pazienza.

La sentii muoversi al mio fianco, si stava svegliando, chiusi gli occhi fingendo di dormire finché con una mano non mi sfiorò, leggera, la guancia.

“Buongiorno Bella!” dissi con la voce già roca di desiderio. Dovevo ammettere che la scoperta del mio amore per lei non aveva diminuito affatto il desiderio che provavo. Sorrisi.

“Come stai stamattina, dormito bene?” dissi. Non mi guardò, fissava un punto imprecisato della stanza.

“Bella!!” la chiamai, preoccupato da quell’assenza nel suo sguardo, “tutto bene?”

“Io...” esordì

“Cosa c’è...” ero preoccupato...mi voleva lontano da lei?

“Ecco io, non ho...No, non fa nulla” balbettava imbarazzata, forse ora si era pentita di avermi chiesto di restare, forse avrebbe voluto allontanarmi...

“Non aver paura Bella, puoi dirmi qualunque cosa...” qualunque cosa avesse deciso, l’avrei accettata.

“Non so da dove iniziare...” disse, le sfiorai i capelli “per incoraggiarla”, mi dissi,

“Ti volevo ringraziare per questa notte, se tu non fossi stato qui io...” le mancava la voce. Abbassò gli occhi, era ancora scossa, sapevo bene cosa provava in quei momenti. Mi avvicinai a lei circondandola con le mie braccia. Iniziò a piangere sommessamente, soffocando i suoi singhiozzi sul mio petto.

“Bella, ti prego, non piangere, non piangere, andrà tutto bene, ci sono io con te!” “mamma non piangere” pensai mentre la cullavo tra le braccia. Quante volte avevo consolato mia madre dopo l’ennesima violenza...

Singhiozzi senza lacrime invasero il mio corpo...quanto avrei desiderato riuscire a piangere in quel momento!!!

Bella si staccò da me guardandomi negli occhi poi prese il mio viso tra le mani e mi baciò.

Sorpreso da quel gesto risposi al suo bacio con dolcezza, muovendo lentamente la mia bocca sulla sua. La volevo da impazzire e quella sua dolce arrendevolezza acuiva il mio desiderio. Tracciai, i contorni della sua bocca con la punta della lingua, poi iniziai a riempirle il volto di piccoli baci, volevo calmarla, rassicurarla... no, stavo mentendo a me stesso, volevo inebriarmi di lei. La baciai ancora, non riuscivo più a resistere al richiamo del mio corpo, la stinsi a me approfondendo il contatto tra noi. Le nostre lingue danzavano insieme...

La feci voltare e rotolai su di lei, le mie mani scesero ad accarezzarle il collo seguite dalla mie labbra. Il mio desiderio era febbrile e Bella non si opponeva in alcun modo... il sua passione era paragonabile alla mia.

Con la mano libera, sbottonai il primo bottone del pigiama di seta che Alice aveva preparato per lei e scostai i lembi per appoggiare una scia di baci lungo la clavicola. Bella mi stringeva a se tremando di desiderio. Un secondo bottone lasciò la sua asola e un grosso livido violaceo apparve. Chiusi gli occhi, non volevo vedere quello che quegli animali le avevano fatto. Mi sentii un verme. Non ero diverso da loro, stavo prendendo tutto senza dare nulla in cambio.

“...Non mi lasciare sola!. anche se non...puoi darmi altro!” questo aveva pronunciato nel sonno, questo le avevo dato ad intendere con la mie parole.

“Bella” la chiamai con voce carica di passione e disperazione. Aprì gli occhi confusa e spaventata dal mio tono... mi ero improvvisamente fermato.

Questa volta non avrei commesso errori, non le avrei fatto del male.

“Io ti amo!”

 

 

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Capitolo 15
*** Cap 15 Gelosia ***


sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 26/08/10, ore 16:48 - Capitolo 14: Cap 14 La costruzione di un amore
oh my edward!!!
quoto la mia marie (ti lovvo sister!!) : scrivi talmente bene e la tua storia è così originale e intensa che è sempre un piacere rileggerla!!
a presto!
grazie, grazie grazie, sei un tesoro Sara!!!
 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 25/08/10, ore 22:06 - Capitolo 14: Cap 14 La costruzione di un amore

SIIIII glielo ha detto!!!!! ahhhhh mamma mia xfetto!!!!!! è un grande meno male era ora hihhi si è deciso.......e kissa ke succederà adesso..... kmq cavoli qndi nn è stata una violenza tipo qlla di bella....cioè capitata, da estranei.......nn è successo sl una volta......qsto mi fa supporre ke era qlk ke succedeva in casa.....veniva violentata dal padr di eddy??? mammma mia qndi la situazione è ancora peggiore di qllo ke mi immaginavo......ogni volta ke si scoprono indizi sul suo passato sn sempre pegggio......povero eddy.....xò anke alice deve aver vissuto tt....anke se lei nn ha assistito alla morte della madre.......vedremo a prestooooo un bacioooo

finalmente edward ha raccolto il coraggio e le ha detto che l'amava... beh era ora no? e si, la situazione in casa non era rosea ma, non anticipo altro, ti rovinerei la sorpresa

baci b.

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 24/08/10, ore 15:53 - Capitolo 14: Cap 14 La costruzione di un amore

finalmente eddy si è deciso, ha confessato il suo amore a bella si sono pure baciati chissà se bella riuscirà ad aiutare eddy???????????? il sogno di bella è strano, non vorrei che james e laurent ritornassero alla carica chissà che altro ci aspetta??????????? UN bacione grandissimo ciao *____*

chi può dirlo???? a volte potrebbero ritornare...ma sto ancora decidendo... quindi beh, non lo so nemmeno io...

B.

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 24/08/10, ore 15:15 - Capitolo 14: Cap 14 La costruzione di un amore

Evvai è riuscito a dirglielo!!! Finalmente anche Bella capirà l'amore che Edward prova per lei. Caspiterina seppur un capitolo molto dolce, alla fine iniziavo ad avere caldo! Il mio calore cresceva con l'aumentare della loro passionalità! E si sono solo baciati! O io sto diventando veramente malata, o il tuo modo di descrivere qualsiasi piccolissimo gesto, è talmente meraviglioso da trasmettere emozioni fortissime!!! Chissà perchè sono più propensa per la seconda. Bravissima e bacioni!


grazie marie sempre gentilissima, beh, a me piace molto descrivere nei dettagli le cose, sono contenta che l'eco della loro passionalità sia arrivata fino a te!!!

bacioni B.

_Cap.15

 

Gelosia

 

I baci di Edward si fecero sempre più intensi, stavo impazzendo di desiderio, il mio corpo bramava le sue carezze. Mi abbandonai totalmente alla passione lasciando che lui prendesse l’iniziativa. Lentamente, mi fece rotolare sulla schiena e, dolcemente si stese su di me. Le mani mi carezzarono con delicatezza e passione,  toccandomi ovunque, sopra il sottile strato di seta rappresentato dal pigiama. Quando aprì il primo bottone e ne scostò i lembi baciandomi la spalla nuda, mi sembrò di impazzire. Il mio cuore accelerò i battiti e il mio corpo iniziò a tremare di desiderio. Volevo un contatto più ravvicinato e intenso, agognavo le labbra di Edward sul mio seno... arrossii e lo strinsi a me.

Un altro bottone lasciò l’asola...

Poi, improvvisamente, tutto ebbe termine i baci, le carezze, la passione...cosa avevo fatto? Cosa aveva visto?

Mi ricordai del grosso livido sul collo... Edward l’aveva sicuramente notato, si era ricordato che il mio corpo era stato insozzato, non mi avrebbe più toccato..

“Bella” mi chiamò, la voce ruvida e disperata.

Sapevo che il dolore stava per arrivare...

“Io ti amo!”

Rimasi senza fiato, l’aveva detto veramente, non era un sogno... no, stavo sicuramente sognando! Non riuscii a reagire, ero completamente spiazzata.

“Bella...se tu non ricambi i miei sentimenti...non...” disse interpretando male il mio silenzio. Lo guardai intensamente, gli occhi erano velati di tristezza.

Gli sorrisi rassicurandolo

“Dillo ancora” chiesi. Mi sorrise, un sorriso luminoso come un sole nascente

“Ti amo!” una lacrima scese sul mio viso

“Edward, ti amo anch’io!” risposi abbracciandolo per nascondere il mio rossore sul suo petto.

Restammo così per un istante infinito beandoci della reciproca presenza e abbeverandoci alla fonte del nostro nascente amore...

“Forse è bene che scendiamo a fare colazione! E, forse è bene che io mi cambi!” lo guardai, aveva gli stessi vestiti del giorno prima.

Ricordai di aver affondato le dita in quella camicia per paura che si allontanasse. Non l’aveva fatto, era rimasto al mio fianco tutta la notte, mi aveva cullato, accarezzato, consolato...

Mi alzai in piedi e la mia immagine scarmigliata apparve per un attimo nello specchio. I capelli arruffati, gli occhi ancora gonfi, le labbra rosse di baci, la spalla nuda che lasciava intravedere la morbida curva di un seno...

Improvvisamente mi ricordai ciò che stavamo facendo prima della confessione di Edward e avvampai. Non avrei mai pensato di concedermi così incondizionatamente a qualcuno. Solo ora, finalmente, riuscivo a capire i sentimenti di mia madre, le ragioni che l’avevano portata a concedersi, a un quasi sconosciuto, spinta dall’attrazione che sentiva... non ero molto diversa da lei.

Se Edward non si fosse fermato, avrei lasciato che arrivasse fino in fondo. La mia mente, il mio cuore, il mio corpo, bramavano un contatto con lui. In quel momento, mentre le sue labbra erano sulle mie, mentre le sue dita giocavano con i miei capelli, mentre il suo respiro affannato sfiorava la mia pelle, non importava se mi amasse o se fosse semplicemente attratto da me...tutto il mio essere era concentrato sulle percezioni erotiche che la sua vicinanza mi faceva sentire.

Qualcuno bussò leggero alla mia porta, guardai Edward imbarazzata ma lui, perfettamente rilassato, aprì.

“Alice....”

“Scusate, vi disturbo?” aveva un sorriso malizioso stampato in volto.

“Nessun disturbo Alice...” Edward si avvicinò a me cingendomi la vita con un braccio e stringendomi a se, con la punta del naso risalì il profilo del mio collo, poi lentamente si avvicinò alla mia bocca... Alice arrossì e scappò via mentre una fresca risata proruppe dal suo petto.

“Ora è meglio che tu ti cambi e scendiamo” disse mentre, l’ombra di un sorriso, continuava ancora ad illuminare il suo volto.

Non lo avevo mai visto sorridere in modo così dolce e rilassato.

“Edward...” lo chiamai, confusa da quello strano atteggiamento, lui si avvicinò e mi strizzò l’occhio.

“Alice aveva bisogno di una piccola lezione!” mi fece un altro sorriso, quello sghembo che adoravo, poi mi attirò a se e mi diede un lento e lungo bacio.

***********************************************************************

Quando scesi a colazione Alice mi voltò le spalle, aveva messo il broncio. Le scompigliai i capelli e le sorrisi

“Così impari a rispettare gli spazi...” le sorrisi ancora, lei mi fece una boccaccia mentre Jasper rideva di gusto a quella schermaglia fraterna.

Mia sorella mi prese per la camicia e mi trascinò fuori, lo sguardo era serio e ciò non faceva presagire nulla di buono. Mi preparai allo scontro.

“...che ci facevi da Bella?” mi disse sottovoce la piccola peste. Non mi andava di parlarne, ma sapevo che se non le avessi risposto mi avrebbe tormentato per ore così le raccontai velocemente alcuni dettagli della nottata, senza scendere nei particolari.

“Ha avuto gli incubi, povera Bella!” e abbassò lo sguardo “anch’io ho avuto bisogno di Jasper, la capisco, lei ti ama, è normale che ti cerchi quando ha paura, inoltre le hai salvato la vita per due volte; a questo punto sei ufficialmente un eroe ai suoi occhi!”  disse guardandomi dritto in faccia.

“Edward, sii sincero, ti sei veramente innamorato di lei? Perché sai, mi ha raccontato come l’hai trattata sabato notte... e ha pianto... tanto.”

Mi sentivo ancora uno schifo per quello che le avevo fatto.

“allora?” si era fatta insistente, voleva una risposta, non mi avrebbe mollato senza ottenerla.

“Si Alice, la amo...troppo! Ne ho paura”

“Allora...la scena di prima non era solo per farmi sentire un’impicciona!!” distolsi lo sguardo da quegli occhi che sapevano leggermi dentro.

“Avete fatto l’amore!” mi sorrise complice

“Ma che dici!...No, non è successo nulla! E’ troppo presto, è stata aggredita, ma cosa credi, pensi che io sia come lui?” la guardai con rabbia e le strinsi le braccia in una morsa

“ahi Edward, mi fai male!” la mollai all’istante, mortificato poi distolsi lo sguardo da lei.

“Scusami Alice, perdonami ti prego!”non riuscivo a guardarla, appoggiai la fronte alla parete.

“Scuse accettate...perdonami anche tu, sono stata indelicata e cattiva..ma, ascoltami, se la ami, e se lei ti ricambia, raccontale tutto della nostra vita passata...prima che sia troppo tardi, prima che diventi troppo difficile!” era seria e aveva ragione, maledettamente ragione. Dovevo trovare il coraggio di mettere a nudo il mio cuore e la mia anima, di confessarle le mie paure, di condividere il mio dolore. Avrebbe avuto la forza di starmi accanto sapendo? Lo sperai, sperai che il suo amore fosse abbastanza forte da sopportare l’impatto.

“Rientriamo? Fa freddo” disse Alice con un sorriso, era ritornata scherzosa, corse accanto al suo Jasper e lo baciò delicata.

“Beh, confessioni fra fratelli?” disse con un sorriso

“Poi ti racconto...o vuoi farlo tu?” e mi fece l’occhiolino.

“Bella!” dissero in coro lui e Emmett con una risata.

“In effetti hai la faccia di chi ha dormito poco!” e mi diede una gomitata

“Sempre il solito...non sai pensare ad altro!” dissi un po’ infastidito e un po’ divertito...

“Toh! Bella, anche tu hai la stessa faccia di Edward! Non è che avete, non dormito, insieme?” e la fresca risata gli si interruppe in gola, Rose gli aveva pestato un piede con il suo tacco dodici. Sorrisi.

“Ahio! Ma sei matta? Mi hai fatto male!” Rose lo guardò alzando un sopracciglio

“I bambini cattivi vanno puniti!” Ridemmo tutti, anche Bella, rossa come un pomodoro, dopo la battuta di Emmett, si unì alla risata.

Dio, era così meravigliosa quando rideva!

Le avevo confessato i miei sentimenti, e ora mi sentivo galleggiare ma, che paura in quell’attimo di silenzio...

“Bella...se tu non ricambi i miei sentimenti...non...” volevo che fosse una sua scelta, volevo che me lo dicesse che ricambiava il mio amore. Le parole dette nel sonno non mi bastavano più.

Mi sorrise.

“Dillo ancora” chiese. Il mio cuore parve esplodere di gioia

“Ti amo!”le ripetei con la voce incrinata dall’emozione mentre una lacrima scese sul suo viso.

“Edward, ti amo anch’io!” rispose abbracciandomi e nascondendo le sue guance arrossate sul mio petto.

In quell’istante nulla, nessuna paura, nessuna angoscia, nessun timore, solo gioia, gioia pura!

“Bella come stai oggi?” Carlisle era molto serio, indossava i panni del dottore.

“Abbastanza bene...non ho dormito molto...”

“Giramenti di testa, nausea....”

“Incubi!” Bella rabbrividì e io istintivamente mi avvicinai a lei sotto lo sguardo sornione di mio padre

“Forse dovresti denunciare l’aggressione...”

“No, non voglio!” la voce di Bella si alzò di un tono assumendo una nota isterica. Istintivamente le presi la mano come per calmarla, la spinse via iniziando a piangere.

“Bella! Piccola...” la abbracciai, incurante degli sguardi increduli dei miei famigliari, cominciai ad accarezzarle i capelli e a sussurrarle parole tranquillizzanti nelle orecchie...poi dolcemente le baciai la fronte, e le tempie... si abbandonò contro il mio petto singhiozzando sommessamente.

“Non posso denunciarli... mio padre lo saprebbe, li inseguirebbe ovunque, li ucciderebbe...non voglio che diventi un assassino!” li avrei uccisi anch’io quegli animali, ma potevo capire i sentimenti di Bella.

“Ma non puoi lasciare quegli animali liberi di fare ancora del male...”

“Rose, forse è meglio non insistere” Carlisle si avvicinò a Bella...

“Non preoccuparti cara, nessuno ti costringerà...” Bella annuì poi, lentamente alzò gli occhi per incontrare il suo viso. Grazie mi disse muovendo appena le labbra.

***********************************************************************

Edward mi riaccompagnò allo studentato volevo vedere Angela, tranquillizzarla, poi, con lui, andare a lezione e poi in biblioteca. Tutto come se nulla fosse successo, tutto normale...

“Bella, non vorresti riposare un po’?” la voce di Edward sembrava tesa.

“Sto bene!”  non volevo più essere debole, non volevo che lui si preoccupasse per me...

Angela era l’unica alla quale avevo confessato la vera l’entità delle mie paure. Mi aveva tenuto compagnia per alcune notti ma ora mi sentivo un peso. Non volevo rovinare le serate tra lei e Ben così, anche lei era stata tagliata fuori. Anche lei era stata indotta a pensare che il peggio fosse passato. Avevo convinto tutti, persino me stessa. Tutto andava benissimo, nessuno mi avrebbe perseguitato, nessuno mi avrebbe fatto del male... Avevo convinto tutti, persino Edward. O forse no?

Non avevo mai avuto paura del buio, ora invece mi terrorizzava addormentarmi da sola, sapevo che, i miei aggressori sarebbero riapparsi nei miei incubi, torturandomi. Ogni notte rivivevo le mie angosce, i volti di Laurant e James apparivano nitidi, le loro voci mi terrorizzavano...mi svegliavo urlando. Avrei voluto solo che le braccia di Edward mi stringessero a se.

Era trascorsa una settimana dall’aggressione, dalla confessione dei nostri sentimenti... ma qualcosa era cambiato. Non c’erano più stati momenti di intimità con Edward, solo qualche carezza e qualche bacio a fior di labbra, sembrava avesse paura a restare solo con me. Non capivo. Come sempre, i suoi repentini cambiamenti d’umore mi confondevano. Volevo solo conoscerlo...mentivo, in realtà lo volevo in molti sensi...

Ero seduta al tavolino dei ristorante del campus quando una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare. Era Mike.

“Ehi Bella! Allora, come stai? È da un po’ che non ti vedo” il suo sorriso era aperto e gentile, i suoi occhi dolci, quando mi guardava. Sapevo cosa provava per me ma io non ero mai riuscita a ricambiarlo, a maggior ragione ora che Edward Cullen era entrato nella mia vita.

Nonostante questo però, non potevo però fare a meno di trovare Mike simpatico e, buffo, a suo modo. Era una persona leggera, solare... in netto contrato con lui mi trovai a pensare. In netto contrato con me.

“Allora sabato...” mi parlava ma non riuscivo a seguire il discorso, il mio sguardo era perso dentro due occhi verde cupo che si avvicinavano minacciosi

Allora?” Mike richiamò la mia attenzione

“Scusa?” non avevo sentito una parola

“il ballo della confra...ter” si interruppe, Edward era comparso alle mie spalle con due caffè in mano. Il suo sguardo era torvo, Mike lo sostenne solo per un po’ poi abbassò gli occhi. Mi baciò sulla guancia carezzandomi i capelli mentre il mio interlocutore osservava esterrefatto la scena.

“Mmmh Bella” mi baciò il collo, rabbrividii di piacere “...Newton...!” continuò

“Ciao Cullen....” era imbarazzato “Ehmm...Mi farebbe davvero piacere se vi uniste a noi... ricordalo anche ad Alice e al suo ragazzo!” fece per alzarsi, non riuscendo più a sostenere lo sguardo di Edward che continuava a fissarlo

“ci si vede  Bella!...Cullen”

“Ci saremo, grazie Mike!” rispose a mo di saluto, lasciandomi stupita, poi, si sedette guardandomi accigliato.

“Cosa ci faceva Mike Newton seduto al nostro tavolo?” la voce era dura, lo sguardo tagliente come un rasoio. Mi spaventò.

“Ehi ma cosa ti prende? Siamo amici, mi stava ricordando soltanto della festa di sabato” quel tono inquisitorio mi infastidì, c’era qualcosa di profondamente sbagliato nel suo atteggiamento, non riuscivo a capirlo...

“Mike mi da fastidio...mi da fastidio il modo in cui ti ronza intorno...” sorrisi, ora tutto epa più chiaro ma, non per questo, giusto.

“perché ridi?” chiese sospettoso. Non risposi

“Sapere che qualcuno ti si avvicina con le intenzioni di Mike...” risposi giocando un po’ con lui.

“Ma di quali intenzioni parli...” il suo tono era nuovamente brusco.

“Lui si è preso una bella cotta per te!” disse infine, sbuffando. Sembrava un ragazzino, un ragazzino geloso!

“Ma questo non è un problema mio! Non sono io a cercarlo, e poi, se qualcuno si prende una cotta per te, tu non puoi impedirlo!” abbassò gli occhi, imbarazzato.

“Se dovessi preoccuparmi di quelle che hanno una cotta per te...”

Mi guardò con un’aria strana, come se non si rendesse veramente conto della realtà delle cose, come se non fosse consapevole della sua bellezza.

“Cosa dici?...” era confuso da questo ribaltamento di fronte

“Jessica Stanley, ad esempio, è stracotta di te dalle superiori e tu, non te la sei mai filata!”

“Ma non le piaceva Newton?”

“Chi può dirlo, a lei piacciono molte persone, è un po’ indecisa, non come me...” dissi ammiccando nella sua direzione  

“ma, se tu le fossi stato dietro...”

“Non sviare il discorso, mi fai perdere il filo!” sorseggiò il suo caffè, lo imitai.

“Tu sei geloso!” dissi infine “Anche se non so perché...” abbassai gli occhi, poteva essere più stupido? Io non avevo occhi che per lui e invece lui... non mi aveva nemmeno chiesto di essere la sua ragazza.

Si, la cosa doveva essere ovvia a questo punto ma, la mia profonda insicurezza, mi portava a dubitare anche dell’ovvio.

“Non sai perché...” Edward ripete la frase lentamente, sottovoce, parlando più a se stesso che a me poi, mi guardò con occhi indecifrabili.

“vorrei fare due passi, ti va?” annuii.

 

***********************************************************************

Bella era strana da giorni, voleva lasciarsi tutto alle spalle, la capivo, voleva ignorare l’accaduto, era comprensibile... Se solo fosse stato semplice, mi sarei lasciato il passato alle spalle da tempo.

Purtroppo, e lo sapevo bene, ciò che ti ferisce profondamente diverrà per sempre parte di te.

Aveva cercato di convincere tutti di stare meglio, ci aveva provato anche con me, glielo avevo lasciato credere... purtroppo sapevo riconoscere un dolore mascherato. Io ero un esperto in questo campo.

Avevamo preso un tavolo al ristorante, dopo la lezione del professor Meson ci aspettava un lungo pomeriggio in biblioteca. Ordinai due caffè al bar mentre Bella restava seduta. Aveva bisogno di riposare, aveva il viso stanco e tirato. Non dormiva, ne ero quasi certo.

Mi avviai al tavolo e vidi Mike che conversava amabilmente con lei. Un fiotto di bile mi salì alla gola. Era gelosia? Non sapevo definire il sentimento. Mi avvicinai a loro spinto da un desiderio irrefrenabile di allontanare Newton da Bella... la mia Bella.

“il ballo della confra...ter” Mike si interruppe vedendomi, Bella mi fissava, si sentiva colpevole? Che ci faceva con lui? Mi avvicinai al tavolo guardando fisso, lui sostenne il mio sguardo per un breve momento poi tornò a guardare lei. Ero infastidito, tanto. Volevo che lui capisse che lei era la mia donna, che doveva starle lontano. Feci qualcosa che non avrei mai fatto in pubblico, non era nel mio stile, le baciai una guancia e poi scesi sul collo carezzandole i capelli mentre Mike osservava esterrefatto la scena. Dovetti confessare a me stesso che quel gesto era dettato da puro istinto animale, sentivo il bisogno di marcare il territorio... si, ero un animale, come loro...

“Ciao Cullen....Ehmm...Mi farebbe davvero piacere se vi uniste a noi... ricordalo anche ad Alice e al suo ragazzo.”disse imbarazzato “Ci si vede  Bella!”

“Ci saremo, grazie Mike!” risposi. Volevo mettere in chiaro, una volta per tutte che lei era mia! E che al ballo ci sarebbe venuta, ma con me.

“Cosa ci faceva Mike Newton seduto al nostro tavolo?” chiesi con voce fin troppo dura.

“Ehi ma cosa ti prende? Noi siamo amici, mi stava ricordando soltanto della festa di sabato” stavo esagerando, lo sapevo, mi sentivo strano, non avevo mai provato un tale miscuglio di sentimenti. Bella era palesemente infastidita. Non potei darle torto, mi stavo comportando in maniera stupida, irrazionale ed istintiva... Mi sembrava di essere un ragazzino... non riuscii ad evitare di parlare.

“Mike mi da fastidio...mi da fastidio il modo in cui ti ronza intorno...” ammisi infine. Per me fu un’ammissione difficile. Bella sorrise.

“perché ridi?” chiesi, non capivo cosa ci fosse da ridere...

“Tu sei geloso! Anche se non so perché...” disse infine abbassando gli occhi. Geloso, no non potevo essere geloso, la gelosia, come l’avevo letta nei libri era diversa, diversamente intensa, non poteva essere sprecata per Mike Newton. Poi l’ultima parte della sua frase, la più trascurata, tornò alla mia mente.

“Anche se non so perché...” ripetei a me stesso cosa significava quella frase?

L’entità della rivelazione mi si rovesciò addosso, mi sentii uno sciocco, lei non meritava questo tipo di comportamento da parte mia. Era più che degna della mia fiducia. Perché la stavo trattando così? Stavo commettendo nuovamente lo stesso errore, stavo facendole del male. Mi sentii morire all’idea...cercai di rimediare

“Vorrei fare due passi, ti va?” annui confusa, dovevo sembrarle un pazzo.

Forse lo ero veramente.

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Capitolo 16
*** Cap 16 Desiderio ***


 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 
 30/08/10, ore 16:05 - Capitolo 15: Cap 15 Gelosia

Ciao Barbara! Bello anche questo capitolo. Mi piacciono sempre molto i momenti che passano in famiglia! Emmett è troppo forte, riuscirebbe a stemperare la tensione con le sue stupidaggine in qualunque posto! Edward geloso di Mike (che detto tra noi non è degno neanche di pulirgli le scarpe!) è a dir poco fantastico! Però Bella ha pienamente ragione: che dovrebbe fare lei con tutte quelle che svengono al suo passaggio? XD! Non vedo l'ora di leggere il discorso che le deve fare!

SI SI...LE DEVE PROPRIO PARLARE :)

 4ury_Volturi [Contatta] Segnala violazione
 29/08/10, ore 20:25 - Capitolo 15: Cap 15 Gelosia

STUPENDi!!!!!!!
dico sl serio!!!
sxo di poter leggere presto la continuazione!
bacio la tua nuova fan :)

BENBENUTA!!!! SPERO CHE QUESTA FF CONTINUERà A PIACERTI . ASPETTO I TUOI COMMENTI

UN ABBRACCIO B.

 sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 29/08/10, ore 12:10 - Capitolo 15: Cap 15 Gelosia

FINALMENTE LE HA DETTO TI AMO!!! E SI E' SCOPERTO UN GRAN GELOSONE!!
EVVAAIII!! ANCHE SE NON E' FINITA QUI, VERO B.? (EHEH)
UN BACIONE!!

(EH EH!)

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 29/08/10, ore 00:23 - Capitolo 15: Cap 15 Gelosia

piano piano stiamo scoprendo sempre + cose sul passato di eddy, mi piace questo pizzico di mistero, questi indizi che lasci quà e là, eddy è geloso marcio, bella ancora non ha capito se stanno insieme oppure no, chissà che altro ci aspetta??????? UN bacione grandissimo ciao *_____*

SI, IL GELOSONE E LA TONTOLONA (BELLA)

 

 bellad93 [Contatta] Segnala violazione
 28/08/10, ore 23:27 - Capitolo 15: Cap 15 Gelosia

bellissima ..poveri edward e bella quanto stanno soffrendo nn riescono a stare tranquilli un secondo

SPERO CHE QUESTO CAPITOLO TI PIACERà

_Cap.16

 

Desiderio

 

Edward era strano, inquieto, una miriade di emozioni attraversavano il suoi occhi che, come specchi, riflettevano il turbamento del suo animo. Avrei voluto aiutarlo ma non volevo fargli pressioni.

Avrei aspettato paziente che riuscisse a fidarsi di me, al punto di confessare i suoi dilemmi, le sue paure, i drammi del suo passato?

Non mi aveva più toccato dopo la notte che aveva passato abbracciato a me, solo qualche breve bacio; non capivo cosa avessi fatto per allontanarlo.

Camminammo affiancati lungo il viale che, dal ristorante portava alla biblioteca, non disse una parola. Non riuscii a reggere, la tensione mi logorava.

Avevo sempre paura di sbagliare con lui, era così mutevole nell’umore.

Questa volta, però non sarei stata a guardare aspettando una sua mossa. Avrei agito.

“Cos’ho fatto?” chiesi infine leggermente irritata “Perché ti comporti così?” si voltò con uno sguardo indecifrabile poi mi prese una mano e la portò alle labbra baciandola e suggendone delicatamente le dita. Quel contattò accelerò i battiti del mio cuore

“Mmmmh, non mi hai più baciato...” dissi con un tono immediatamente diverso, ero imbarazzata, stavo proprio dicendogli queste cose? Mi sentii le guance in fiamme ma continuai, “non mi hai più toccata...!” mi guardò meravigliato.

“Hai ragione, sono geloso...” disse ignorando le mie domande. Il tono era basso, leggermente cupo,  non incontrò i miei occhi.  

“Sono uno stupido, mi sono comportato come uno stupido...” la voce trasudava dolore e imbarazzo. Si, era vero. Non mi era piaciuto il comportamento di poco prima. Camminammo ancora un po’ fino ad un angolo un po’ appartato del prato che circondava la biblioteca.

“Bella io...” ancora una pausa, le parole uscivano a fatica dalla sua bocca.

“io non ho mai provato per nessuna ciò che sento per te!” la sua voce, un soffio appena udibile “...ma, non ho mai nemmeno provato un’inquietudine così forte!” mi guardò e il suo sguardo mi incendiò l’anima.

“Io..Non riesco a gestire tutti questi nuovi sentimenti, sono nati nel mio cuore senza che me ne accorgessi e ora...” abbassò di nuovo gli occhi concentrandosi sulle nostre dita intrecciate.

“Ora stanno prendendo totalmente il controllo su di me!” il tono di voce era affranto, spaventato...

“Ho paura Bella, ho paura di dire o fare qualcosa di sbagliato, qualcosa che ti faccia del male...” era dolcissimo in questo momento.

“Ho pausa di fare qualcosa che ti faccia allontanare da me!” disse infine...

Gli presi il viso tra le mani e lo guardai intensamente, desiderai baciare le sue labbra morbide, desiderai le sue mani su di me.... un brivido di piacere mi percorse, il mio cuore rimbombò potente nel mio petto.

“Edward, anch’io non ho mai provato per nessuno ciò che sento per te! L’amore è qualcosa di nuovo anche per me, è un emozione intensa, a volte ci porta a fare delle stupidaggini ma...accetterei qualunque sciocchezza pur di non rinunciare a vivere questo sentimento...preferisco dire: è stato meglio lasciarsi piuttosto che non esserci mai incontrati...!*

Edward ricambiò il mio sguardo annuendo,  i suoi occhi mutarono nuovamente espressione... la passione che aveva represso esplose.

*********************************************************************

“Preferisco dire: è stato meglio lasciarsi piuttosto che non esserci mai incontrati...!*” riflettei sulle parole di Bella. Meglio vivere un amore e soffrire che rifiutarlo per codardia.

Si ero d’accordo con lei.

La guardai, era incredibilmente bella! La volevo, la desideravo con un’intensità impensata. “non mi hai più baciato...” disse con le guance in fiamme, “non mi hai più toccata...!” Lei mi ricambiava con altrettanto desiderio. Mi incendiai.

La gelosia provata vedendola parlare con Mike Newton, unita al desiderio di lei si combinarono insieme in una miscela esplosiva, il mio cuore accelerò i battiti, il sangue si mosse più velocemente nelle vene, il respiro si fece affannoso.

Avvicinai il mio volto al suo, desiderai quella bocca rosata e morbida, la desiderai come preludio a più intense carezze, come porta d’accesso a lei.

Non riuscii a pensare ad altro, Bella aveva invaso ogni fibra del mio essere, il mio cuore era pieno di lei.

Poggiai la mia bocca sulla sua con delicatezza, carezzandola, leccandola, sfiorandola con la mia. Lei, con la lingua, tracciò il profilo delle mie labbra con lentezza, con una sensualità che non faceva altro che aumentare la mia eccitazione. Il suo sapore familiare, il suo profumo così femminile, mi inebriarono, le misi una mano sulla nuca per avvicinarla di più approfondendo il bacio, le nostre lingue si toccarono veloci e selvagge, si stuzzicarono, si solleticarono in una danza preludio dell’amore...

Mi staccai solo per dedicarmi al suo volto, agli suoi occhi chiusi, agli suoi zigomi,  ai lobi delle orecchie.

Bella fremeva ad ogni tocco, percepii il suo cuore battere frenetico, la sentii farsi più vicina stringendo l’abbraccio, carezzandomi il volto, i capelli, le spalle, il torace...che tentazione quella di guidare la sua mano per alleviare il mio tormento...

Un vociare lontano ci fece ricordare che eravamo all’aperto, stavamo dando spettacolo...ma, questa volta non volevo fermarmi, non subito.

La presi per mano, i nostri sguardi erano incatenati, i nostri respiri affannati dallo sforzo di trattenere l’eccitazione che ci invadeva corpo e anima. Entrambi volevamo qualcosa di più.

La condussi nell’archivio della biblioteca, a quell’ora era deserto, tutti erano a pranzo, il prossimo carico di pubblicazioni sarebbe arrivato tra ore, forse giorni. Chiusi la porta alle mie spalle.

La penombra polverosa della stanza era quasi magica, la luce filtrava dalle persiane socchiuse, facendo brillare i granelli, che sollevavamo al nostro passaggio, come brillanti. C’erano libri ovunque il loro odore di carta, stampata di fresco, riempiva l’aria.

Bella cominciò a baciarmi, il collo, l’orecchio, il mento; impazzivo ad ogni tocco, ad ogni sfioramento leggero, la mia eccitazione cresceva... la sollevai e la feci sedere su uno dei tavoli mettendomi tra le sue gambe, che incrociò attorno alla mia vita per stringermi a se. Mio dio! Era una sensazione bellissima, le mie emozioni, come il mio corpo, parvero svegliarsi da un lungo sonno. La strinsi più forte per strusciarmi a lei, con la bocca scesi sul suo collo aspirando il suo odore. Le sue mani combatterono con i bottoni della mia camicia, le sfilai il maglione in preda alla frenesia, volevo carezzare la sua pelle di seta...

Il primo bottone del mio colletto si aprì, le fermai le mani e lentamente le condussi verso l’orlo dei miei jeans. Palpitavo, aspettando il suo tocco.

La feci stendere sul tavolo sbottonandole la camicia: un bottone, un bacio. Bella avvampò quando, con le dita tremanti, abbassai la spallina del suo reggiseno, rendendolo i suoi seni nudi ai miei occhi.

Era bellissima, le guance arrossate, la pelle candida, i capelli scompigliati.

Con le dita, tracciai i contorni delle aureole rosate, le mie labbra scesero sui suoi capezzoli suggendoli, leccandoli. La sentii gemere di piacere.

Mi sembrò di impazzire quando, con voce roca, Bella chiamò il mio nome inarcando la schiena e offrendosi al tocco delle mie labbra.

**********************************************************************

Edward mi condusse nella stanza dell’archivio guardandomi fissa, non riuscivo a staccarmi dai suoi occhi, verdi come un mare in tempesta.

Nella penombra che ci avvolgeva, l’odore di polvere e carta stampata riempiva i polmoni, ma non mi importava. Edward era con me, questo bastava per rendere magico qualsiasi posto.

Non riuscivo a stare più lontana da lui, lo volevo disperatamente. Cominciai a baciargli il collo, l’orecchio, il mento...lo sentivo fremere sotto il mio assalto. Mi piaceva sapere di avere questo potere, mi sentii forte, e dunque spregiudicata e coraggiosa. Mi prese in braccio e mi fece sedere su una scrivania, avvolsi le gambe attorno alla sua vita, lo volevo molto, molto vicino. Sentii la sua eccitazione crescere attraverso il ruvido tessuto dei jeans. Ero troppo imbarazzata per accarezzarlo. Ero combattuta tra desideri contrastanti. Volevo vederlo, volevo sentire la sua pelle sotto le mie dita, volevo affondare il volto nel suo petto profumato...

Le mie mani combatterono con i bottoni della sua camicia, mentre Edward mi sfilò il maglione, sentivo il calore delle sue mani attraverso il sottile tessuto della camicetta...ero eccitata, desiderosa di conoscere il suo corpo, di sentire esplorato il mio. Non avevo mai fatto l’amore, volevo fosse il primo, e forse l’ultimo. Ma chi poteva stabilire se una relazione era destinata a durare per sempre? I miei genitori erano un perfetto esempio di fallimento di questa speranza!

Riuscii ad aprire primo bottone del suo colletto ma Edward non mi lasciò continuare, conducendo le mie mani verso i suoi jeans. Voleva, desiderava le mie carezze, voleva alleviassi la sua eccitazione... Lentamente feci scivolare la mia mano verso il cavallo dei suoi pantaloni. Tutto stava avvenendo in maniera naturale, per la prima volta, toccavo l’erezione di un uomo, ero tesa ma, nello stesso tempo, esaltata, mi piaceva che il suo corpo reagisse così alle mie timide carezze. Mi piaceva sentirlo sospirare quando le mie dita giocherellavano con lui. Mi fece stendere sul tavolo sbottonandomi la camicia: un bottone, un bacio. Avvampai quando sentii le sue dita abbassarmi la spallina del reggiseno. Ero già stata toccata da Alex ma mai l’avevo lasciato arrivare fino al punto raggiunto da Edward in questo momento magico e eccitante.

Gemetti, chiamai il suo nome, la mia voce era irriconoscibile alle mie orecchie. Istintivamente inarcai la schiena, volevo avvicinarmi il più possibile, volevo che la sua lingua continuasse quella dolce tortura.

Le labbra tornarono sulla mia bocca, con una mano mi tenne ferma la testa mentre con l’altra scese ancora sui miei seni pizzicandoli, torturandoli, fino a sfiorare il bordo dei miei pantaloni. Armeggiai con la sua cinta, mi aiutò ad aprirla, poi guidò la mia mano verso di lui. Era eccitato, per un attimo ebbi paura di quello sarebbe successo. Dovevo dirgli che ero vergine?   

La mia mano tra le sue cosce si muoveva lenta, timida sopra lo strato di cotone dei suoi boxer. Edward gemeva e mugolava il mio nome mentre con le dita sfiorarò l’orlo dei miei slip superandolo. Calde e rassicuranti, le sue dita sfioravano appena la landa inesplorata del mio pube. Era quasi timida, quasi timorosa, quasi inesperta.

“Edward io...” misi una mano sulla sua fermando per un attimo il suo percorso di avvicinamento a me.

“Sei Bellissima” disse con voce arrochita... il desiderio si leggeva nei suoi occhi.

“mmm! ...Non fermarti, ti prego non fermarti...” le parole uscivano a stento dalla sua bocca. La mia mano continuò a carezzarlo lentamente, sfiorandolo al di sopra dei boxer, senza toccare la sua pelle rovente di passione.

“Edward io sono ver....” non mi lasciò terminare la frase, alzò la bocca dal mio seno inchiodandomi con lo sguardo... poi, delicatamente mi aiutò a rimettermi seduta.

“Bella, mi dispiace...non lo sapevo...” Era mortificato, si allontanò richiudendo la zip dei suoi jeans poi mi porse la camicetta aiutandomi ad indossarla.

I suoi occhi erano bassi, non mi guardava in volto. Ero sconvolta dai suoi cambiamenti d’umore, mi sentivo strana, rifiutata. Lo sapevo, non dovevo dirglielo  pensai in preda ad una profonda frustrazione, non volevo interrompere il contatto tra noi. I miei occhi si riempirono di lacrime. Edward mi strinse a se.

“Non dovevo dirtelo”, dissi fra i singhiozzi mentre lui mi alzò il viso e baciò le mie labbra con dolcezza.

“Sono contento che tu me lo abbia detto. Non voglio che la tua prima volta sia qui, dentro uno sgabuzzino! Deve essere speciale!” il tono della sua voce era rassicurante, dolce...  non volevo desistere, i miei ormoni erano impazziti...

“Qualunque luogo è speciale se sei con me!” era una frase fatta, lo sapevo, ma, in quel momento, quell’archivio polveroso mi sembrò veramente un luogo meraviglioso. Edward era con me, mi faceva godere con le sue carezze, mi infuocava di passione...

“Continua, ti prego!” gli dissi carezzandogli una natica soda. Ebbe un sussulto, l’erezione era ancora ben visibile.

“Dovremmo procedere con gradualità...”

“mmm così...” dissi carezzandogli il petto fino a scendere al ventre piatto e duro come pietra

“Ti prego Bella... ti prego non farmi questo...” non capivo, una carezza, volevo solo fargli una carezza, gli baciai il collo leccandogli l’orecchio, mordicchiandone il lobo carnoso.

“Ti prego Bella!” la voce era roca, quasi impercettibile. Non lo ascoltai. Non riuscivo a fermare le ondate di eccitazione che si erano impossessate del mio corpo.

“L’hai voluto tu!” disse sospirando con voce roca e tremante. Con un movimento rapido, aprì la cerniera dei jeans calandosi i boxer e, prendendomi la mano, la diresse verso la sua erezione nuda, guidandola nei movimenti con la sua.

***********************************************************************

“Edward io...” Bella mise una mano sulla mia, fermando il mio lento avvicinamento alla sua femminilità.

“Sei Bellissima” dissi, la desideravo, impazzivo per ogni suo sospiro, la sua pelle era di seta, calda, morbida. Mi accarezzava con gesti lenti, al di sopra dei miei boxer, avrei atteso che me li sfilasse...desideravo che me li sfilasse.

“mmm! ...Non fermarti, ti prego non fermarti...” riuscii a dire a stento sulla sua bocca.

“Edward io sono ver....” vergine pensai terminando la sua frase, alzai gli occhi su di lei, dio era bellissima ma...non aveva mai fatto l’amore, ero spaventato, stavo per farle male. Non voglio, non voglio! Pensai, non posso farle del male!  Lentamente l’aiutai a rimettersi seduta.

“Bella, mi dispiace...non lo sapevo...” riuscii a dire a stento, e, ignorando la sua espressione delusa, mi allontanai da lei. Non sarei riuscito a fermarmi se le fossi stato accanto. Chiusi la zip dei jeans poi le porsi la camicetta. I suoi seni, nudi di fronte a me, mi impedivano di concentrarmi. Non guardarla era d’aiuto.

Sentii un singhiozzo, mi decisi a voltarmi, i suoi occhi si riempirono di lacrime. La strinsi a me, non potevo, non volevo vederla piangere.

“Non dovevo dirtelo”, disse fra i singhiozzi. Invece si, pensai se non me l’avessi detto ti avrei presa su questo tavolo polveroso. La baciai.

“Sono contento che tu me lo abbia detto. Non voglio che la tua prima volta sia qui, dentro uno sgabuzzino! Deve essere speciale!” ero sincero, volevo che fosse speciale, per lei, per me.

“Qualunque luogo è speciale se sei con me!” disse. Accidenti se era vero! Non ero mai stato così bene in vita mia come in quell’archivio polveroso...

“Continua, ti prego!” si era avvicinata di nuovo a me, spudorata, spregiudicata... stava carezzandomi una natica. Sussultai, non mi aspettavo un simile comportamento da Bella, inoltre ero ancora talmente eccitato..

“Dovremmo procedere con gradualità...” cercai di essere ragionevole, i suoi ormoni non ragionavano i miei...nemmeno.

“mmm così...” disse. Mi carezzò il petto, una lunga carezza, scendendo fino al ventre. Stavo impazzendo, stavo letteralmente impazzendo.

“Ti prego Bella... ti prego non farmi questo...” non capiva cosa mi stava facendo?

“Ti prego Bella!” il mio respiro era corto, la mia resistenza era al limite, la voce era roca, quasi impercettibile. Era in preda all’eccitazione, come me...

“L’hai voluto tu!” dissi, voleva portarmi al limite, ce l’aveva fatta. Aprii la cerniera dei jeans e li scesi giù assieme ai boxer, presi la sua mano e la portai verso di me...

La potenza dell’orgasmo mi sconvolse, travolgendomi come un fiume in piena. Non avevo mai provato nulla di simile. Mi abbandonai sulla sua spalla ansimante, tremante. Bella mi strinse a se, carezzandomi i capelli. 

Il respiro tornò lentamente ai ritmi normali, mi rivestii in fretta senza guardarla, ero imbarazzato, mi ero lasciato andare come mai prima d’ora, mi sentivo fragile, vulnerabile ai suoi occhi.

“Tutto bene?” mi chiese  con una vocina piccola piccola, la cosa mi imbarazzò di più. Lei mi aveva dato un grande piacere, io non l’avevo ricambiata.

Bella non sapeva nulla di me, come avrei potuto prendere tanto senza dare nulla in cambio? La desideravo in maniera incredibile, come un assetato che, dopo tanti giorni di deserto, trova la sua oasi...

Finalmente mi decisi a guardarla, i  suoi occhi erano languidi e limpidi, la passione che avevo sentito in lei, si era solo leggermente affievolita, e un sorriso dolce aleggiava sulle sue labbra.

“Edward....” sussurrò carezzandomi il viso

“E’ stata un’esperienza...” arrossì mentre con le mani tremanti tentava di richiudersi la camicetta. L’aiutai, il mio cuore prese a battere più forte.

“Tremenda?” conclusi la sua frase. Sorrise ancora.

“Bellissima, non avevo mai pro...va” la interruppi con un bacio lento e dolce.

“E’ stato bellissimo anche per me...anche se non l’abbiamo fatto”. Tu hai bisogno di tempo, ora forse non te ne accorgi, ma hai bisogno di tempo...

“ma... Edward Cullen, quanti anni hai?” mi chiese con un sorriso. Ero iperprotettivo e troppo controllato. Stavo razionalizzando.

“109” risposi con una battuta, tanto per sdrammatizzare.

“Sei molto, molto vecchio allora...” la sua voce si era fatta di nuovo roca, le guance erano imporporate. Continuò, impudente facendosi di nuovo vicina.

“...e hai molta, molta esperienza... allora!” non sapeva quanto fosse lontana dalla verità. Con un dito mi accarezzò una guancia. Feci finta di assecondarla, non volevo deluderla. La mia esperienza non era così grande. Ma mi piaceva, mi lusingava essere considerato un esperto.

Emmett ne avrebbe riso, pensai.

“Considera questa la tua prima lezione!” le sorrisi malizioso e la baciai ancora.

“Ora è il caso di andare a studiare, non credi?” dovevamo veramente darci da fare, prima delle vacanze di Natale avremmo dovuto consegnare uno stato di  avanzamento

“Si capo!” sorrise e mi prese la mano, sembrava una bimba.

Mi guardò ancora, il mio cuore perse un battito, era bellissima.

Tutto era avvenuto così spontaneamente, il mio istinto aveva preso il sopravvento sulla ragione ed era stato bellissimo. Mio padre aveva ragione.

Ora, la ragione doveva nuovamente prendere il sopravvento, stavo per dirle qualcosa di molto importante per me...per lei.

Tremai pensando al pensiero di un suo rifiuto. Il mio cuore batteva come un tamburo impazzito nel mio petto, deglutii a vuoto un paio di volte e, infine, mi feci forza e la guardai. Presi una mano di Bella.

“Isabella Swan, vorresti uscire con me...ufficialmente... come coppia?”

 

 

 

*  De Andrè -Giugno ’73- (Vol.8)

 

 

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Capitolo 17
*** Cap. 17 Mentre Dormi ***


4ury_Volturi [Contatta] Segnala violazione
 02/09/10, ore 14:37 - Capitolo 16: Cap 16 Desiderio

mi è piaciuta 1 sacco!!
mi piace come scrivi!! =)

grazie grazie!! :)

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 31/08/10, ore 01:47 - Capitolo 16: Cap 16 Desiderio

ahhhh mamma mia.......gli animi si stanno surriscaldando......cavoli xò secondo me eddy dovrebbe dire la verità a bella......sarebbe tutto + semplice niente + segreti......potrebbero aiutarsi e confortarsi a vicenda......km una vera coppia.....kissa vedremo a prestoooooo un bacioneeee

si forse hai ragione, ed dovrebbe raccontarle tutto ma spesso la verità è difficile

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 31/08/10, ore 01:05 - Capitolo 16: Cap 16 Desiderio

finalmente hanno chiarito, eddy alla fine ha ammesso di essere geloso, ma non vedi che bella ha occhi solo x te??????? stavano x fare l'amore ma poi bella gli ha detto che lei è vergine e lui si è fermato x la loro prima volta vuole che tutto sia magico, adesso le ha chiesto di uscire come coppia, chissà dove la porterà????????? UN bacione grandissimo ciao *______*

Beh Edward è sempre Edward... un signore! Chissà cosa succederà!!!

 Lau8910 [Contatta] Segnala violazione
 30/08/10, ore 22:28 - Capitolo 16: Cap 16 Desiderio

Ciao! Ho scoperto da poco la tua storia, e volevo farti i complimenti, scrivi davvero bene e la storia è molto bella! :) A volte mi scordo di commentare, ma cercherò di essere più costante! Bella e Ed si desiderano davvero tanto! Ce la faranno ad andare per gradi? ;) Non vedo l'ora di leggere il seguito! :D
Ciao e complimenti ancora!

ti ringrazio e benvenuta su questa FF!!!

eccoti il seguito!!!

 bellad93 [Contatta] Segnala violazione
 30/08/10, ore 21:34 - Capitolo 16: Cap 16 Desiderio

bellissimo

grazie tante

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 30/08/10, ore 21:13 - Capitolo 16: Cap 16 Desiderio

Evvai!!!! Viva l'archivio polveroso!!! Come mi piace questo capitolo... e quando Edward le dice "L'hai voluto tu" e si cala jeans e boxer... dio che caldo che m'è venuto! Barbara non ho parole, è stato bellissimo, emozionante e molto molto bollente... e non hanno ancora fatto praticamente niente! Non oso pensare al resto! Ma alla fine quando le ha fatto la proposta quanto è stato dolce? Mio dio lo voglio anch'io!!!!! Bacioni!

archivio archivio!!!! beh, in fondo, pur essendo una persona dolce e sensibile è pur sempre un ragazzo con tutti gli ormoni al posto giusto  :) eh eh eh!!!!!

http://www.youtube.com/watch?v=d8FVfC9HStc

 

_Cap.17

 

Mentre Dormi

 

Edward mi guardò per un lungo momento, i suoi occhi tradivano un’emozione che non gli avevo mai visto. Esitazione, imbarazzo, trepidazione si fusero insieme sul suo volto. Tirò un lungo sospiro e mi prese la mano.

“Isabella Swan, vorresti uscire con me...ufficialmente... come coppia?” i suoi occhi erano accesi di emozione, trepidazione, attesa. Era bellissimo.

 Non riuscivo a crederci, era una dichiarazione, una vera dichiarazione! Edward Cullen mi stava chiedendo di diventare la sua ragazza...

Arrossii, mi mancavano le parole per esprimere la gioia che provavo in quel momento. Mi diedi un contegno, non volevo saltargli addosso dopo il discorso che mi aveva fatto.

Seppur a malincuore, dovetti riconoscere a me stessa la verità delle sue parole. Io avevo bisogno di tempo. Mi sarei abbandonata tra le sue braccia donandogli la mia verginità spinta dalla paura che qualcuno potesse prenderla con la forza ma, questi non erano dei presupposti giusti.

Volevo farlo, volevo fosse lui il primo uomo della mia vita, ma avevo paura, desiderio e paura dell’ignoto incontro con il suo corpo e con il suo spirito. Volevo conoscerlo prima di donarmi a lui. Improvvisamente realizzai che sapevo pochissimo di Edward, della sua vita, del suo passato.

Solo brevi frammenti di esistenza che non riuscivano a restituire il quadro completo della sua complessa personalità.

“Bella se non...” la sua voce era angosciata, non gli avevo ancora risposto.

“SI!” dissi in un soffio abbracciandolo e soffocando un singhiozzo sul suo petto. Ero emozionata, e quel breve monosillabo uscì a fatica dalla mia bocca.

Edward si illuminò. Un meraviglioso sorriso, bello come non l’avevo mai visto, illuminò il mio mondo.

Amavo questo ragazzo. L’amavo davvero.

Il resto della giornata trascorse in fretta, e, seppure la mia mente non riuscì a concentrarsi su altro a parte la dichiarazione di Edward, completammo responsabilmente il nostro lavoro.

Erano ormai le otto quando mi riaccompagnò allo studentato. Avevamo lavorato sodo, eravamo stanchi ma, quando i nostri sguardi si incrociavano il mondo intero sembrava sparire. Esistevamo solo noi due.

“Vorrei salire, se per te non è un problema” la sua proposta mi sorprese, il mio cuore prese a battere all’impazzata. La mia mente galoppò a ritroso nel tempo, il ricordo del nostro incontro pomeridiano era ancora vivissimo. Arrossii.

Edward comprese al volo i miei pensieri, mi guardò con desiderio, ma chiarì.

“Vorrei assicurarmi che tu dormissi un po’ e che non facessi più brutti sogni!” Colpì nel segno. Come poteva sapere dei miei incubi? Forse Angela? No. La mia amica non aveva un rapporto di confidenza con Edward.

“Lo so che fai ancora brutti sogni, il tuo volto è rivelatore!” mi fissò.

I miei occhi si riempirono di lacrime, non volevo ammetterlo ma avevo ancora molta paura a rimanere da sola. Le ricacciai indietro. Non volevo che mi vedesse così.

“Non preoccuparti Edward, va tutto bene, torna a casa, i tuoi saranno in pensiero!”

“Dammi il tempo di avvisare. Resto da te!” disse testardo. Prese il cellulare e iniziò a digitare il numero. Mi avvicinai e premetti il tasto di chiusura.

“Va a casa Edward, non far stare in pensiero i tuoi...e poi” non avevo il coraggio di confessare di temere il giudizio dei suoi.

“I miei genitori non ti crederanno una ragazza facile!” rispose intuendo le mie ansie, le mie ritrosie.

“Si fidano di me, non farei mai nulla per metterti in imbarazzo ai loro occhi!” i suoi occhi verdi e dolci erano in attesa di un mio cenno.

“Mio padre aveva messo sull’avviso. Questi per te sarebbero stati giorni difficili. Tu tendi a impacchettare le emozioni, a racchiudere la sofferenza per evitare di guardarla in faccia.” Edward comprendeva le mie emozioni, conosceva le mie sofferenze... Ripensai a quanto mi avevano raccontato i suoi genitori... non sapevo nulla di lui.

“Non pensavo di essere così facile da leggere..!” Mia madre mi considerava un libro aperto pensai. Abbassai lo sguardo per nascondergli il mio turbamento, se anche Edward mi aveva letto dentro, ero davvero un libro aperto.

“Scusa se te lo dico Bella, ma tu non sei affatto una persona facile!” Sorrisi.

“Nemmeno tu lo sei Edward - dark side of the moon - Cullen”. Rise di cuore a questa battuta poi, mettendomi un braccio attorno alle spalle, mi strinse a se e mi accompagnò di sopra.

“Non temere, non insidierò la tua virtù...” un sorriso sghembo aleggiò sul suo viso. Il mio sorriso preferito.

“Voglio solo assicurarmi che tu non faccia brutti sogni.

Non ne avrei fatti se lui fosse stato con me.

 

**********************************************************************

Buio.

Camminai per un lungo corridoio, lo stesso del mio sogno di qualche tempo prima, porte chiuse sbarravano il mio percorso, ero smarrito, perso, spaurito.

Voci note provenivano dalle stanze serrate a chiave, non riuscivo a raggiungerle. Desideravo disperatamente raggiungerle, mi sarei salvato dall’orrore.

Paura.

Paura di ciò che, sapevo, sarebbe accaduto.

Un urlo agghiacciante ruppe il silenzio pesante come una coltre di nebbia.

Corsi, corsi verso la voce, verso l’unica stanza aperta, verso l’unica luce nel buio. Un corpo di donna, era riverso in un lago di sangue, il volto tumefatto, le labbra sanguinanti, le braccia ricoperte di ecchimosi e tagli...

“Edward!” incredibile come quella voce fosse così nitida.

“Mamma?..” chiesi, non la riconoscevo, non ero sicuro si trattasse di lei...ma la scena, quella scena, l’avevo vissuta così tante volte...troppe per un bambino.

“Mamma...” dissi ancora. La donna alzò su di me uno sguardo color cioccolato. Ero agghiacciato. Bella, la mia Bella, la donna che avevo scoperto di amare... no, non poteva essere lei!!

Il mio cuore prese a battere freneticamente, il respiro si fece affannoso, desiderai urlare, urlare la mia disperazione. Non poteva succedere anche a lei,

“Non un’altra volta, per favore, non un’altra volta!”

“Edward, Edward, calmati...” ancora la sua voce... la voce di Bella.

Aprii gli occhi, il volto del mio amore era su di me, mi guardava angosciata.

“Vuoi un po’ d’acqua!” mi chiese. Non capivo, non capivo cosa stesse succedendo, le orecchie mi ronzavano, la vista era appannata, avevo le vertigini

“Ti sei addormentato sulla poltrona” disse vedendo il mio smarrimento.

Era un incubo, solo un incubo. Le immagini di Bella sanguinante e tumefatta vorticarono nella mia mente. Rabbrividii, il mio corpo fu scosso da tremiti che non riuscii a controllare, l’orrore provato era stato più forte di quanto pensassi. Mi alzai di scatto dirigendomi, barcollante, verso il bagno e, accasciandomi sul water, vomitai.

“Edward, stai bene?” mi era corsa accanto tenendomi la testa, non avrei mai voluto che mi vedesse in quello stato. Mai nessuno mi aveva visto così. Nemmeno Alice. Le mie crisi di panico arrivavano di notte, in seguito ai terribili incubi che mi tormentavano, la mattina facevo finta di nulla per non allarmare i miei famigliari. Mai, mai prima di ora, il mio corpo aveva reagito con tale violenza.

“Edward...” la voce di Bella... ero ancora riverso sul water. Vomitavo, ma non avevo più nulla nello stomaco.

“Edward, amore...” mi alzai lentamente avvicinandomi al lavandino per sciacquarmi la bocca. Lanciai un’occhiata allo specchio, non riuscivo a vedermi nitidamente, solo una sagoma pallida, sudata, spenta.

La sua mano sul mio braccio per sorreggermi, la scansai, il mio cervello era staccato dal mio corpo, volevo solo che nessuno mi toccasse, volevo sparire, rinchiudendomi nel mio guscio protettivo per isolarmi dal mondo. Barcollai, non riuscivo a stare in piedi, ma volevo andar via, fuggire lontano. Era un impulso che non riuscivo a frenare, Bella aveva bisogno di me, ma non ce la facevo, non potevo aiutarla...non potevo aiutare nessuno...ero solo, inutile.

“Devo andare!” dissi con voce che stentavo a riconoscere. La gola mi bruciava dallo sforzo. Caddi in avanti appoggiandomi allo stipite della porta.

“Tu non vai da nessuna parte in questo stato Edward!” era autorevole e decisa. Mi sarei opposto con tutte le mie forze. Bella non doveva vedere cosa mi stava per accadere. Dovevo andarmene. Subito.

Provai ad alzarmi nuovamente, le gambe non sorreggevano il peso del mio corpo, ricaddi a terra, confuso, la testa ciondolante.

“Bene, stai giù, chiamo tuo padre... tu hai bisogno di un dottore...” Bella era preoccupata, stava per fare quello che, qualunque persona sensata avrebbe fatto. Non potevo permetterlo. I miei non dovevano preoccuparsi.

“Ti prego...no!” riuscii a dire con un filo di voce.

“Ti prego Bella...non dire niente...” stavo male, ma non si trattava di qualcosa di fisico, era la reazione al trauma, lo avevano detto anche gli psicologi dei servizi sociali...tanti anni prima... dovevo superare il trauma...il trauma.

“Aiutami...” le dissi trascinandomi verso il letto. Non  riuscivo a vedere chiaramente, tutto era avvolto come nella nebbia, una nebbia fittissima.

“Ho bisogno di sdraiarmi...” volevo raggomitolarmi su me stesso, volevo chiudermi...

“Vieni Edward...” mi aiutò, mi fece stendere togliendomi le scarpe. Non le permisi di fare altro per aiutarmi, mi rinchiusi in posizione fetale isolandomi dal mondo mentre i tremiti mi percorrevano.

Volevo esserle d’aiuto e invece era lei che aiutava me.

Non ero proprio in grado di fare niente per nessuno...come sempre.

Non sentii più nulla, non pensai più nulla, la mia anima staccata dal corpo, racchiusa nel suo guscio protettivo, il mio corpo sussultante e in preda agli spasmi.

Una voce, un canto dolce e profondo  aprirono uno spiraglio in quell’armatura tanto sapientemente costruita, riportando, lentamente un po’ di pace nel mio cuore sofferente. Bella cantava per me. Cantava in italiano. Non capivo cosa dicesse ma mi sentii rasserenato e scivolai in un sonno senza sogni.

 

***********************************************************************

Era la prima volta che un ragazzo entrava nella mia stanza (beh, a parte Jacob, da piccoli), ed era la prima volta in assoluto che “il mio ragazzo” entrava nella mia stanza. Mi sentivo emozionata.

“Carina!” disse entrando. Imbarazzo. Vestiti di vario genere erano sparsi sul letto. Arrossii.

“Non ho fatto in tempo a rimettere in ordine...” dissi liberando il letto dai vestiti.

“quanti libri... posso curiosare?” mi chiese con il solito sorriso sghembo.

“Si certo, ti dispiace se, nel frattempo mi faccio una doccia?” avevo bisogno di un momento di pausa tutto per me, altri due minuti e gli sarei saltata addosso e lui voleva essere un gentiluomo...

“Certo che no! Vuoi che mi unisca a te?” arrossii, l’idea non mi dispiaceva affatto.

“Magari un’altra volta...” trattai facendo la sostenuta.

“Un’altra volta!” acconsentì. Mi sorrise e si avvicinò alla mia libreria mentre io, preso il pigiama dal cassetto, entrai in bagno.

Sotto la doccia riflettei sugli avvenimenti del pomeriggio.

Avevo portato un uomo all’orgasmo, non mi era mai capitata questa cosa, non mi ero mai resa conto di quanto potere avessi... sorrisi ripensando alle ultime parole di Edward

“Ti prego Bella... ti prego non farmi questo...” era in preda all’eccitazione...

“L’hai voluto tu!” Si, l’avevo voluto, avevo voluto portarlo al  massimo del piacere, l’avevo provocato inconsciamente. Mi vergognai un po’, non troppo.

Appoggiai la testa sulle piastrelle ormai calde e lasciai che l’acqua alleviasse la mia eccitazione.

Edward dormiva pacifico sulla poltrona, il libro che stava leggendo, “Racconti del terrore” di Edgar Allan Poe, giaceva abbandonato sulle sue ginocchia. Mi sedetti sul letto per guardarlo meglio. I lineamenti erano così perfetti e cesellati... il sonno li rendeva distesi, rilassati... come la mattina del mio risveglio a casa sua. Oppure no?

C’era qualcosa di diverso in quel sonno, lo guardai meglio, era pallido e un velo di sudore imperlava la sua fronte. La testa si muoveva con scatti impercettibili. Stava sognando e il suo non era un bel sogno.

“Mamma!” lo sentii pronunciare. Ripensai a ciò che Carlisle Cullen mi aveva detto sulla madre di Edward. Provai una pena infinita per quel bambino.

“Non un’altra volta, per favore, non un’altra volta!” disse un secondo prima di aprire gli occhi

“Edward, Edward, calmati...” ero corsa accanto a lui angosciata dalla sua strana reazione. Alzò gli occhi su di me. Il suo sguardo era vacuo, vuoto, spento.

“Vuoi un po’ d’acqua!” chiesi. Mi guardò senza vedermi, disorientato.

“Ti sei addormentato sulla poltrona” dissi per rassicurarlo.

Rabbrividì poi, barcollante, raggiunse il bagno e, accasciandosi sul water vomitò. Mi stavo veramente spaventando, gli corsi accanto cercando di aiutarlo.

Non so per quanto tempo restò così, non c’era nulla che potessi fare per lui.

I conati squassavano il suo corpo, non aveva più nulla nello stomaco eppure restava li piegato in preda alla nausea.

“Edward...” lo chiamai. “Edward, amore...” non si mosse, senza dire una parola, si alzò lentamente, quasi ignaro della mia presenza, avvicinandosi al lavandino per sciacquarsi.

Non si reggeva in piedi, cercai di aiutarlo a mettersi seduto ma scansò la mia mano. Ero terrorizzata dalla sua trasformazione. Sembrava uno spettro, il pallido riflesso del ragazzo sorridente di un’ora prima.

“Devo andare!” disse senza voce poi, dopo il primo passo, cadde in avanti appoggiandosi allo stipite della porta.

“Tu non vai da nessuna parte in questo stato Edward!” qualcuno doveva pur fare qualcosa. Lui non era in grado di pensare con lucidità, delirava.

“Bene, stai giù, chiamo tuo padre... tu hai bisogno di un dottore...” ero preoccupatissima per la sua salute poteva avere un’intossicazione alimentare o peggio...

“Ti prego...no!” riuscì a dire con un filo di voce.

“Ti prego Bella...non dire niente...” mi implorava, non riuscivo a resistere a quel tono. Avrei fatto qualunque cosa per lui in questo momento.

“Aiutami...” disse trascinandosi verso il letto.

“Ho bisogno di sdraiarmi...”  l’assecondai. Il suo tono era troppo disperato per essere quello di uno che stava male fisicamente. Gli presi la mano.

“Vieni Edward...” lo feci stendere togliendogli le scarpe; volevo slacciargli qualche bottone della camicia per farlo respirare ma non me lo permise di. Ripiegato in posizione fetale, Edward, il mio amore, continuava a tremare. Mi sentivo impotente di fronte a questa sofferenza. Non sapevo cosa fare, cosa dire... potevo solo stare li a guardarlo singhiozzare senza lacrime racchiuso nel suo guscio protettivo.

Iniziai a piangere sommessamente, cosa potevo fare per lui? Come potevo aiutarlo?

Lo guardavo, seduta sulla poltrona, era così fragile in questo momento, così fragile e solo... non riuscivo nemmeno ad immaginare il dolore di un figlio che vede morire la madre davanti ai suoi occhi...

Mi stesi accanto a lui appoggiando il mio petto contro la sua schiena. Era gelato. Gli misi una coperta addosso e tornai nella mia posizione.

Non so se si rese conto della mia presenza ma non volevo lasciarlo solo. doveva sapere che c’era qualcuno che lo amava, oltre alla sua nuova famiglia, e che questo qualcuno  gli sarebbe rimasto accanto.

Feci l’unica cosa che potei fare per lui, stargli vicino carezzandolo, tranquillizzandolo, infondendogli quella serenità che non possedevo, quella forza che non avevo.

Edward Cullen era un’anima ferita, lacerata da un dolore talmente grande da non poter essere contenuto nel suo corpo. E il suo corpo stava reagendo.

Gli accarezzai i capelli e allacciai il mio corpo al suo. Non sapevo cosa provasse o se fosse cosciente della mia presenza. Non volevo si sentisse solo.

“Mentre dormi ti proteggo e ti sfioro con le dita,” le parole di questa canzone mi tornarono in mente improvvisamente, era una canzone italiana che mi piaceva molto e il testo suonava come una ninna nanna, la ninna nanna di Edward.

 

“Mentre dormi ti proteggo e ti sfioro con le dita, ti respiro e ti trattengo per averti per sempre, oltre il tempo di questo momento.

Arrivo in fondo ai tuoi occhi, quando mi abbracci e sorridi, se mi stringi forte fino a ricambiarmi l'anima...

Questa notte senza luna adesso vola,

tra coriandoli di cielo e manciate di spuma di mare.
Adesso vola
Le piume di stelle, sopra il monte più alto del mondo a guardare i tuoi sogni arrivare leggeri.”

Gli accarezzai i capelli sussurrando le parole all’orecchio. Rimaneva racchiuso su se stesso silenzioso e tremante. Continuai a baciarlo sulla testa, sulle spalle...

“Tu che sei nei miei giorni certezza, emozione.
Nell'incanto di tutti i silenzi che gridano vita, sei il canto che libera gioia sei il rifugio, la passione...” *

Era tanto che non cantavo, pensai, mi ero sempre vergognata di farlo davanti a qualcuno. La paura di essere giudicata stonata o di avere la voce troppo bassa o roca per poter cantare era più forte di me. Non avrei mai potuto sfondare nel mondo dello spettacolo. Che pensieri idioti mi vorticarono in mente.

Abbandonai le mie paure, volevo che mi sentisse, anche senza capire, volevo che cogliesse la dolcezza delle mie parole. Io per lui ci sarei stata, sempre. doveva saperlo! Avrei cantato per lui, per Edward, come lui aveva fatto per me in una notte di disperazione e dolore. Una notte come questa. Sperai solo che la mia voce lo raggiungesse... dovunque fosse.

Lentamente il respiro di Edward si fece più calmo, gli spasmi che l’avevano scosso abbandonarono gradualmente il suo corpo. Stava finalmente dormendo. Le tenni stretto a me. Per nulla al mondo avrei più voluto vederlo soffrire così.

 

 

*Max Gazzè- Mentre Dormi 2010

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Capitolo 18
*** Cap 18 Assenza ***


 4ury_Volturi [Contatta] Segnala violazione
 05/09/10, ore 15:18 - Capitolo 17: Cap. 17 Mentre Dormi

Stupendo!!
povero eddy.. :(

GRAZIE!!!!!

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 04/09/10, ore 15:06 - Capitolo 17: Cap. 17 Mentre Dormi
povero eddy la sua esperienza lo ha traumatizzato a tal punto che ha paura di farsi vedere fragile da bella, tutti è due hanno bisogno di esternare le loro paure, spero che bella nel suo piccolo aiuti eddy ha superare il trauma.UN bacione grandissimo ciao *___*
BELLA CI PROVERà SE EDWARD LO LASCERà FARE
 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 04/09/10, ore 01:41 - Capitolo 17: Cap. 17 Mentre Dormi

Ciao Barbara! Questo capitolo è triste, anche se mi sa che il peggio deve ancora arrivare, vero? Ormai ti conosco! Povero Edward! Quello che ha avuto è stato un attacco di panico fortissimo! E Bella ha fatto bene a non volerlo fare andare via e a cercare di calmarlo con una canzone e accarezzandolo. E' stata veramente brava! E brava naturlamente anche l'autrice! Bacioni a presto!

E SI, PURTROPPO IL PEGGIO ARRIVERà.... GRAZIE TANTE MARIE!!!

PS....IN QUESTO PERIODO HO ATTACCHI D'ANSIA ANCH'IO.

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 04/09/10, ore 01:04 - Capitolo 17: Cap. 17 Mentre Dormi

mamma mia!!!! cavoliiii sta proprio male......povero eddy nn ci posso credere cioè km farà a riprendersi ha bisogno di aiuto e non sl qllo di bella.....ke kmq è indispensabile secondo me ma forse ha bisogno di uno psicologo no??? cavoliiiiii povera bella alla fine anke lei sta male vedendo lui in qlle condizioni cioè alla fine nn sa molto dell'infazia di eddy dei suoi problemi.....mah vedremo a presto un bacioneeeee

EDWARD HA MOLTO BISOGNO DI AIUTO... MA NON LO CHIEDE... O MEGLIO, A SUO MODO L'HA CHIESTO A BELLA CHE HA FATTO DEL SUO MEGLIO PER STARGLI ACCANTO...

SPERIAMO CHE CE LA FACCIANO A SUPERARE I RISPETTIVI DOLORI!

 

_Cap.18

 

Assenza

 

Aprii gli occhi, un’altra notte era passata e l’alba di un nuovo giorno di affacciava all’orizzonte.

Bella dormiva stretta a me, abbracciandomi con tutto il corpo.

Non ricordavo chiaramente cosa fosse successo, tutto era avvolto in una fitta nebbia e io vi galleggiavo sospeso tra vita e morte.

La voce di Bella era stata la mia guida in questa traversata, mi aveva riportato lentamente a galla conducendomi verso un appiglio sicuro.

Mi aggrappai al suono del suo canto riemergendo in superficie.

Mi voltai lentamente verso di lei guardandola dormire, era splendida, dolce nel suo pigiama sdrucito. Era stata accanto a me tutta la notte carezzandomi la schiena e i capelli... non avevo avuto la forza di lasciare la mia posizione, ero troppo disperato per muovere un solo muscolo. Qualunque cambiamento sarebbe stato doloroso, non volevo soffrire... non più.

Ripensai ad Alice e a quello che mi aveva detto qualche giorno prima... avrei dovuto affrontare l’argomento del mio passato... prima che fosse troppo tardi, prima che perdessi il coraggio. Non sarebbe stato facile.

La mano di Bella mi cercò nell’incoscienza del sonno, accarezzò il mio viso soffermandosi con le dita sulle mie labbra. Le baciai d’istinto.

“Edward, amore...confidati con me...!” la guardai, dormiva ancora, mi sembrava di leggerle nell’animo, era inquieta, preoccupata...

L’abbracciai, volevo stringerla a me, volevo tranquillizzarla.

... Ma era ora di indossare nuovamente la mia maschera di serenità anche se dubitavo di riuscire ad ingannare Bella.

“Edward, sei sveglio...” mi guardò intensamente con quegli occhi color cioccolato, che sapevano scrutarmi dentro, mi persi nel suo sguardo...

“Come stai?” disse ponendomi una mano sulla fronte.

“Bene, sto bene!” mentii.

“Raccontala ad un’altra Edward, io ti ho visto...ieri sera stavi  molto male, sono stata un’incosciente ad ascoltarti! Dovevo chiamare tuo padre! Ma lo faccio stamattina...” No, non  doveva.  Pensai. Non volevo che sapessero. Un moto di ira si impossessò di me.

D’istinto le rotolai sopra tenendole le braccia con le mani. Non avrebbe dovuto rivelare a nessuno ciò a cui aveva assistito.

“Non raccontare nulla di quello che è successo stanotte!” urlai stringendo di più la presa sulle sue braccia. Odiavo il fatto che avesse assistito a questo momento di debolezza, odiavo il me stesso che le stava facendo male. Non riuscii a fermarmi.

“Mai, ricordati Bella, MAI” sibilai.

Bella dilatò gli occhi e annui senza parlare mentre una lacrima scese lungo la sua guancia. Allentai la presa, confuso dalla mia reazione... cosa mi stava succedendo? Non avevo mai reagito con violenza nei confronti di una donna, mai ero arrivato a minacciarle e ora, a distanza di pochi giorni Alice, Bella... ero disorientato e spaventato...avevo paura di diventare come lui... come mio padre.

Avevo la consapevolezza di essere un frutto caduto non lontano dall’albero. Ero terrorizzato che i suoi geni fossero anche i miei.

“Perdonami Bella!” dissi stringendomi la testa tra le mani, “non so cosa mi stia succedendo!” il mio cuore prese a battere più velocemente. Ero veramente terrorizzato e confuso. Immagini di violenza riaffiorarono nella mia mente come un fiume in piena... non riuscii a controllare l’orrore che si impadronì di me.

“Ti giuro che mai più ti farò una cosa del genere!” annuì confusa dal mio atteggiamento. “perdonami!” chiusi gli occhi per non guardarla.

“Ora è meglio che torni a casa! I miei saranno preoccupati” dovevo allontanarmi da lei prima che potessi farle dell’altro male. Ero destinato a stare da solo, mai e poi mai avrei dovuto lasciarmi andare aprendo il mio cuore a una donna..

Ero pericoloso, lo avevo sempre saputo, non avrei dovuto cedere all’amore...

Mi alzai, non l’avrei più rivista, ormai avevo deciso... sarebbe stato doloroso, maledettamente doloroso ma Bella sarebbe stata molto meglio senza di me.

Io sarei riuscito a stare senza di lei?
Ne dubitai, Bella aveva messo radici così salde nel mio cuore che strapparle sarebbe equivalso a morire; ma sarei stato disposto a tutto pur di non farle alcun male. Ero un pericolo per lei e per tutti coloro che mi volevano bene.

Mi alzai dandole le spalle, non riuscivo a guardarla negli occhi, mi sentivo un animale, un bastardo...Per un attimo un sentimento simile all’odio e alla violenza si era impossessato di me. Ne ebbi paura.

“Edward...” la sua voce era un richiamo così dolce, come il canto di una sirena.

Non potevo cedere, non potevo voltarmi e guardarla. Se l’avessi fatto non avrei più avuto il coraggio di andarmene.

“Bella, ti ringrazio per quanto hai fatto per me questa notte. Perdonami se puoi!” dissi freddo.

Aprii la porta e uscii. Il mio cuore si spezzò nello stesso istante in cui la serratura scattò.

**********************************************************************

“Edward, Edward, Edward...” continuai a ripetere il suo nome all’infinito. Qualcosa dentro di lui si era spezzato nello stesso istante in cui, immobilizzandomi sul letto, mi aveva minacciato guardandomi con odio.

“Perdonami Bella!” disse subito dopo stringendosi la testa tra le mani, l’espressione distrutta da un indicibile dolore, “non so cosa mi stia succedendo! Ti giuro che mai più ti farò una cosa del genere!” annuii confusa e spaventata al tempo stesso.

Commisi l’errore di piangere. 

Edward, distolse lo sguardo dai miei occhi, freddo come il ghiaccio, mi voltò le spalle e alzandosi dal letto si avviò verso la porta.

“Bella, ti ringrazio per quanto hai fatto per me questa notte. Perdonami se puoi!” suonava come un addio.

Strinsi il suo cuscino, era carico del suo profumo così  sensuale mentre calde lacrime scesero sul mio volto.

La sua assenza era ormai già parte di me.

 

**********************************************************************

Casa mia era immersa nel silenzio, ero felice di non dover incontrare nessuno. Non sopportavo l’idea di vedere la sofferenza negli occhi di mia sorella o di Esme. Me ne sarei andato per un po’, avevo bisogno di allontanarmi dai luoghi che mi ricordavano Bella. Avevo bisogno di strapparmela dal cuore.

Sapevo già che non ci sarei riuscito.

Passai silenziosamente lungo il corridoio e mi fermai davanti alla stanza che il mio amore aveva occupato nella breve permanenza a casa Cullen. Entrai. Una valanga di emozioni si rovesciò addosso al mio cuore. Ero ancora in tempo, potevo ripensarci, potevo tornare da lei in ginocchio, chiederle di perdonare il mio atteggiamento sconsiderato...

Preparai una valigia e mi apprestai a lasciare casa Cullen.

 

Carissimi mamma, papà, Alice Emmett, Rose, Jasper

Scusate se non ve ne ho parlato prima ma sento il bisogno di partire,

devo allontanarmi per un po’,

devo ritrovare la serenità che sto perdendo.

L’incontro con Bella ha cambiato la mia vita,

ora so cosa vuol dire amare qualcuno con tutto il cuore ed è proprio per questo che devo allontanarmi.

Io non la merito, ieri sera ho rischiato di farle del male,

ho paura di quello che mi sta succedendo,

non posso stare più stare con lei.

Statele vicino e aiutatela a dimenticarmi!

Vi chiamo presto.

Vostro Edward!

 

Poggiai la lettera sul mio pianoforte e, afferrate le chiavi della Volvo mi diressi verso il garage.

***********************************************************************

Era passata una settimana, Edward non si era fatto più vivo,  mi sentivo svuotata di ogni energia come se, andandosene, avesse portato con se la mia voglia di vivere. Provai a chiamarlo al cellulare ma non rispose. Insistetti ancora. Niente. Infine rispose Alice.

Edward aveva abbandonato il telefono a casa Cullen ed era andato via senza lasciare altro che una lettera sul pianoforte. Erano tutti molto preoccupati, nessuno sapeva dove fosse. Alice soprattutto, era sconvolta.

Edward era l’unico membro della sua vera famiglia. La capivo.

Non voleva più vedermi? Aveva tagliato i ponti persino con la sua famiglia pur di non farmi sapere più nulla di lui? Queste domande mi tormentavano

Ero distrutta anch’io da questa scomparsa per me immotivata. Si, forse era stato un po’ aggressivo ma non tanto da giustificarne la fuga. Ma io non lo conoscevo in fondo, non sapevo se e quanto potesse essere violento.

Non avevo nemmeno la forza di piangere. Ero prosciugata. Non avevo più nessuna emozione in me.

“Ti raggiungo!” disse Alice parlandomi al telefono qualche giorno dopo la mia ultima, vana, telefonata ad Edward.

“No!” risposi secca. Non sarei riuscita a vederla ora.

Volevo mettere una distanza tra me e la famiglia Cullen.

La voragine che si era aperta nel mio petto pulsò dolorosamente. Sembrava che Edward mi avesse strappato il cuore. Non lo sentivo più battere, era come morto. Non avevo lasciato più la stanza da quella mattina, non avevo più  cambiato le lenzuola, volevo conservare il suo profumo con me.

 

Buio. Oscurità. Dolore, tanto dolore.

Tutto mi si rovesciò addosso all’improvviso. Staccai completamente il cervello dal corpo. Nulla aveva importanza. Non sapevo dov’ero né cosa facevo. L’unica certezza era la ferocia della sua assenza.

 

Mai nessuna meraviglia potrà  più  toccarmi, mai nessuna comprensione potrà mai guarirmi, mai nessuna punizione sarà  più severa, mai nessuna condizione sarà  mai più vera

Se il mio cuore avesse fiato correrebbe ancora e invece resta lacerato dentro una tagliola,quale grado di stupore potrei superare, quale tipo di dolore potrei consumare.
Non ho più te, sono sola al mondo
non ho più te, buio più profondo
E’ un altare di ricordi questa stanza nera, sacro luogo di promesse per la vita intera, quanto nitido rancore dovrò cancellare, quale livido silenzio dovrò sopportare...
[...]
Sono fragile perché sono un nido caduto, sono fragile perché non ho più te, sono fragile perché sono seta nel fuoco, sono fragile perché non ho più te.

“Edward, ora sono sola, veramente sola!”

Spensi l’I-pod.

Poi il silenzio.

 

 “Bella, svegliati, Bella, piccola mia!!” aprii gli occhi al suono della voce di mia madre... cosa ci faceva mia madre a Seattle?

“Mamma!” dissi con la bocca secca. Non so da quanto tempo non parlavo...

“Cosa ci fai qui?” Ero sorpresa, lei iniziò a piangere.

“Amore mio” mi abbracciò “abbiamo temuto di perderti, se Alice non ti avesse trovata... forse” non capivo nulla, cos’era successo...

Alice, quel nome riportò alla mia mente il volto di Edward. Il petto pulsò dolorosamente, istintivamente strinsi le braccia attorno al mio corpo raggomitolandomi.

“Alice ti ha trovata svenuta, disidratata... piccola mia, so cosa ti è successo ma ridurti così...”

Il dolore esplose nel mio petto. Lei non sapeva nulla, nemmeno io sapevo veramente cosa fosse successo. Nelle coltri dell’incoscienza il volto di Edward era l’unica cosa chiara, l’unico appiglio nelle mie giornate solitarie.

...Poi, avevo smesso di mangiare, non avevo voglia di fare più nulla. Lui non c’era per condividerle con me.

“Ora andremo a Forks per un po’ piccolina, papà sarà contento di riaverti a casa! E anche Jacob...” il volto sorridente di mia madre mi diede un po’ di sollievo. Non volevo andar via, nella speranza segreta che Edward un giorno varcasse ancora la mia soglia. Tornare alle cose che conoscevo, ai luoghi che mi erano stati cari, al periodo felice della mia infanzia, a prima di conoscerlo, equivaleva a dirgli addio e io non ero pronta a farlo.

“Io non vado da nessuna parte mamma!” sibilai “il mio posto è qui!”

“Bella, lui non tornerà!” mia madre sapeva essere crudele.

“Io non vado da nessuna parte! Ora mi riprenderò, tutto andrà per il meglio!” Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentivo viva, determinata ad oppormi a qualsiasi decisione mi portasse via dai luoghi che avevo condiviso con lui.

“Bella ti posso parlare?” era la voce di Alice.

“Alice!” dissi sorridendole “sono contenta di vederti!” ero veramente felice di vederla, era la mia amata sorellina, le volevo bene e mi ricordava lui, tremendamente.

“Bella, fai bene, devi reagire, non puoi abbatterti in questo modo, sei una ragazza forte.” Mi sorrise, “io non voglio che tu te ne vada... comunque se questo è meglio per te...” mi strinse una mano.

 “Quanto a Edward.... Bella, lo ritroveremo, lo costringeremo a strisciare e a  chiederti scusa per ciò che ti ha fatto!” non si rendeva conto di ciò che stava dicendo. Se lui fosse tornato perché costretto... no, anche costretto l’avrei ripreso con me, l’amavo tremendamente.

“No Alice, lui non vuole più stare con me... Non si può costringere nessuno ad amarti!” dovevo essere forte, aveva ragione Alice, dovevo reagire... se solo ne avessi avuto la forza!!!

“Edward ti ama, ne sono sicura!” non riuscivo a sentire il suono del suo nome. Non potevo sperare! Mi misi le mani alle orecchie e urlai

***********************************************************************

Quando scesi per fare colazione notai qualcosa di strano, la portafinestra della cucina era aperta e le chiavi della Volvo erano sparite.

Un ladro, pensai con terrore. Un movimento attrasse la mia attenzione, trasalii poi mi accorsi che sul pianoforte c’era un foglio di carta che si muoveva alla leggera brezza che proveniva dall’esterno.

Era una lettera. Una lettera di Edward.

Chiamai tutta la mia nuova famiglia a raccolta, mio fratello era scomparso. Provai a chiamarlo al cellulare ma suonò a vuoto poi, mi accorsi che, silenziato, era poggiato sul tavolino da caffè. Aveva voluto tagliare i ponti con tutti.

“Jasper” mi buttai fra le sue braccia. “Edward se ne è andato!” dissi fra le lacrime. Esme era in preda al panico, Carlisle cercava di mantenere la calma rileggendo più volte le poche righe che aveva lasciato.

“Cosa significa Io non la merito, ieri sera ho rischiato di farle del male, ho paura di quello che mi sta succedendo, non posso stare più stare con lei. Cosa è successo a Bella?”

Bella, per un istante l’avevo dimenticata. Il telefono di Edward suonò per giorni, una, due, tre volte. Mi decisi a rispondere. Era lei.

“Ti raggiungo!” le dissi chiamandola. La sua assenza dalle lezioni mi preoccupava molto.

“No!” rispose secca. Ero preoccupata. La sua voce era strana. Morta.

Desistetti, su consiglio di mio padre ma mi ripromisi che, tempo una settimana, sarei andata da lei. Da quando Edward ci aveva lasciati di Bella non c’era più nessuna traccia. Era come scomparsa.

Decisi di passare allo studentato. Eravamo amiche, volevo vedere come stesse.

“Angela, hai visto Bella in questi ultimi giorni?” chiesi alla Weber. Era sua amica e sua vicina di stanza.

“Che strano, no, non la vedo da un po’” era preoccupata, proprio come me.

“Vado a vedere se è in camera sua” dissi. Angela annuì.

“Ti seguo.”

La camera di Bella era immersa nel buio, accesi la luce e rabbrividii.

Era disfatta, i libri buttati a terra, le lenzuola attorcigliate attorno a un corpo troppo magro per essere quello di Bella. Cos’era successo in quella stanza. Cosa le aveva fatto mio fratello? Questo pensiero mi tormentava da un po’, l’accantonai  subito. Edward era incapace di fare del male, di questo ero assolutamente certa. La sagoma, sepolta tra le lenzuola, si mosse impercettibilmente. Spostai la stoffa e misi istintivamente la mano sulla bocca per soffocare un grido. Bella era ripiegata su se stessa irriconoscibile. Respirava appena e sembrava dimagrita. Temetti per la sua vita. La chiamai.

“Edward....” rispose “...torna da me!” iniziai a piangere. Se mio fratello pensava di farle del bene allontanandosi si sbagliava, e di molto.

L’aveva ridotta ad una larva umana. Se l’avessi avuto tra le mie mani avrei potuto ucciderlo.

Erano passati ormai più di due mesi ma Bella non accennava a riprendersi. Era sveglia, camminava, parlava (poco) ma vuota, completamente vuota. Non l’avevo più vista sorridere. Eravamo tutti disperati. Jacob, un suo amico d’infanzia, non la lasciava mai. Era chiaramente innamorato di lei.

Per un istante mi augurai che si risvegliasse dal suo torpore accettando quell’amore puro e incondizionato... poi pensai a Edward. Ero sicura che lui fosse innamorato di lei e che ora stesse soffrendo per questa separazione. Se solo avessi saputo dove trovarlo... L’avrei strozzato, pensai.

Per Bella esisteva solo mio fratello, io ero solo un’ancora a cui si attaccava sperando in un suo ritorno. I suoi genitori erano scoraggiati e noi con loro. Ci sentivamo profondamente in colpa per il dolore che Edward, con la sua fuga, le aveva provocato, I suoi si dimostrarono comprensivi.

Dissero che l’avrebbero portata a Forks per un po’. Bella  si era opposta con tutte le sue forze. L’unica volta in cui aveva reagito da due mesi a questa parte. “Alice!” disse sorridendomi “sono contenta di vederti!” la luce del suo sorriso non invase gli occhi.

“Bella ti posso parlare?” le dissi. Il suo sorriso scomparve  velocemente.

“Bella, fai bene, devi reagire, non puoi abbatterti in questo modo, sei una ragazza forte.” Poi, stringendole una mano proseguii.

“Io non voglio che tu te ne vada... comunque se questo è meglio per te...”

“quanto a Edward.... Bella, lo ritroveremo, lo costringeremo a strisciare e a  chiederti scusa per ciò che ti ha fatto!”mi guardò e per un attimo sembrò ritrovare lucidità.

“No Alice, lui non vuole più stare con me... Non si può costringere nessuno ad amarti!”

“Edward ti ama, ne sono sicura!” incalzai. Al suono del suo nome un urlo disumano proruppe dalle sue labbra.

**************************************************************************************************************

Erano passati più di due mesi da quando avevo lasciato Bella.

Il dolore non accennava a diminuire, avevo commesso un altro errore, sperai solo che, almeno lei stesse bene. Il ricordo del suo sguardo spaventato mi perseguitava. Si, sarebbe stata senz’altro meglio lontana da me.

Mi mancava un po’ la mia famiglia, non ero abituato a stare da solo per tanto tempo. Ma soprattutto mi mancava lei, la mia Bella.

“Ora il dolore passa!” mi ripetevo, era diventato il mio mantra, “ora passa!”

Mi sbagliavo, il dolore aumentava a dismisura, giorno dopo giorno, la voragine aperta nel mio petto da quando l’avevo lasciata, pulsava sempre più dolorosamente. L’unico modo per richiuderla era ripiegarmi su me stesso abbracciando le ginocchia e stringendo al petto il pigiama di seta che Bella aveva indossato quella notte a casa mia. L’unica cosa che avevo di lei. Tutte le notti ero scosso da terribili incubi. Il più ricorrente erano gli occhi di Bella che mi guardavano terrorizzati.

Mi sedetti al pianoforte, ormai era diventata la mia unica occupazione. Componevo notte e giorno senza fermarmi, componevo per lei, per la mia Bella.

“Dolore” era il titolo che avevo scelto perché, da quando mi ero allontanato, era l’unica sensazione che il mio cuore riusciva a provare.

“Ora passa....” dissi a me stesso mentre le mie dita si posarono lievi sui tasti,

“Ora passa...” e le prime note cominciarono a fluire lente. “ora passa...” stavo mentendo a me stesso. Avevo un bisogno disperato di lei. Il dolore non sarebbe passato.

Mi alzai di scatto e presi in mano il telefono, volevo sentire la sua voce, la voce della mia sirena, della mia cantante... la voce di Bella

Digitai il numero. Il cuore prese a pulsare quasi dolorosamente nel mio petto. Solo sentirla, solo una volta...

“Pronto? Sono Bella Swan” era la sua voce ma era diversa, come morta, mi diede i brividi. Anche lei stava soffrendo e, ancora una volta era colpa mia.

“Chi parla?” Non riuscii a trattenermi, le parole uscirono involontariamente.

“Bella!” dissi al telefono

Poi sentii un tonfo. Il mio cuore prese a battere all’impazzata, cosa era successo? Cosa era quel vociare convulso che sentivo attraverso la cornetta. Qualcuno la chiamava disperatamente...poi sentii dire “chiamate il dottore!” il mio battito si fermò. Lei stava male, tanto da dover ricorrere a un medico...

Presi le chiavi dell’auto e dopo aver chiuso a chiave la casa ripartii in direzione Seattle.

Parcheggiai nel vialetto di casa, le luci erano accese. Titubante entrai non sapendo quale accoglienza aspettarmi. Ero scappato via lasciando solo una lettere, nessun’altra spiegazione, mai una telefonata e ora, come il figliol prodigo, tornavo a casa.

Mia madre si alzò correndomi incontro e abbracciandomi tra le lacrime.

“Edward, piccolo mio! Finalmente sei tornato, sei qui!” Mi strinse forte accarezzandomi i capelli e riempiendomi il volto di baci. Poi si allontanò un istante per guardarmi, dovevo avere uno strano aspetto, non mi ero più guardato allo specchio da giorni.

“Stai bene? Sei così dimagrito... e poi sei...sei diverso”

 “Edward...” il tono di mio padre era più misurato. “Sono felice che tu ti sia deciso a tornare!” disse serio. Carlisle era molto arrabbiato, lo percepivo a pelle, ma la sua rabbia era calcolata, controllata dalla ragione.

“Ciao papà, mamma...” abbassai gli occhi, ero imbarazzato, mi sentivo in colpa per il dolore che, lo vedevo, aveva segnato i loro volti. Non riuscivo a fare altro che causare dolore.

“Dove sono i ragazzi?” chiesi. Era ora di cena orami, dovevano già essere a casa da un pezzo.

“Ti rendi conto di cosa hai fatto?” non avevo mai visto mio padre arrabbiato ma me lo meritavo, ne ero consapevole “Mio dio Edward, sei scappato senza dire nulla, hai lasciato solo una lettera in cui ci chiedevi di occuparci di Bella... Cosa ti è saltato in mente ragazzino!” ansimava “Ti rendi conto di quanto siamo stati in ansia, sei comparso nel nulla... Alice era disperata, un altro pezzo della sua famiglia era scomparso” non riuscii a sostenere quello sguardo che mi scavava dentro, né la verità delle sue parole. “Le persone non sono giocattoli che prendi e lasci a tuo piacimento!” c’era una furia a stento controllata nelle parole di Carlisle.

“Io l’ho fatto... per il suo bene, per il bene di Bella.”  mi giustificai. Anch’io avevo sofferto stando lontano da tutti loro ma era meglio così, meglio per lei.

“Edward, Bella è distrutta dal dolore! Qualunque cosa ti abbia spinto ad allontanarti non è stato un bene per lei!” il senso di quelle parole salì piano al mio cervello. E il ricordo della sua voce al telefono mi fece tremare.

“La verità è che hai paura di metterti alla prova Edward, hai paura di rivelare le tue debolezze! Nessuno è perfetto, tu non puoi pretendere di esserlo!......

La verità è che preferisci scappare piuttosto che affrontare i tuoi fantasmi e non ti interessa se sul campo lasci morti e feriti!” l’ultima frase mi colpì come uno schiaffo. Barcollai. Carlisle aveva ragione, come sempre.

“Siediti Edward!” ora la voce si fece più calma, era serio, non l’ascoltai, caparbio, preferendo rimanere in piedi.

“Bella si è sentita male, è ancora ricoverata in ospedale” il mio cuore perse un battito. Mi cedettero le gambe, caddi a terra, gli occhi sbarrati, la testa tra le mani.

“Ora è stabile, il problema vero è che non ha più la voglia di vivere. Da quando sei scappato è come morta...i ragazzi sono da lei”  ero impietrito, pensavo di salvarla e invece la stavo uccidendo.

“Voglio andare da lei!” dissi

“Non credo sia il caso...suo padre è impazzito dal dolore, se ti vedesse potrebbe ucciderti!” non ascoltai più nulla...dovevo andare da lei, la mia Bella stava male... mi ero ripromesso si non commettere più errori ma ci ero ricaduto...le avevo fatto del male, nuovamente.

“Se mi uccidesse me lo sarei meritato...dovevo morire tanto tempo fa...” dissi più a me stesso che a loro.

“Edward, aspetta”, disse mia madre trattenendomi per un braccio. La guardai, la sue espressione era strana, preoccupata

“Devi essere preparato a ciò che vedrai... Bella non è più quella che hai lasciato due mesi fa. Nemmeno tu lo sei...!” aggiunse con un filo di voce.

“Cosa vuoi dire mamma?” le chiesi

“Bella è un’altra persona...pur restando la stessa. Lei è come... spenta!” se le parole di mio padre erano state uno schiaffo quelle di mia madre furono un pugno nello stomaco. La voragine nel mio petto si aprì rischiando di risucchiarmi in una spirale di dolore.

Misi in moto, in dieci minuti sarei stato da lei.

 

*Fragile_ Fiorella Mannoia

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Capitolo 19
*** Cap 19 Ritorno ***


 

 bellad93 [Contatta] Segnala violazione
 
 07/09/10, ore 18:13 - Capitolo 18: Cap 18 Assenza

bellissimo

grazie grazie

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 07/09/10, ore 14:09 - Capitolo 18: Cap 18 Assenza
ahhh nn vedo l'ora di leggere il prox chappy......kissa ks succederà....meno male ke è tornato xò è stato uno scemo cavoliiii xkè è dovuto andare via invece ke affrantare la situazione ha bisogno di qlk ke lo aiuti e lo deve accettare nn può pensare di tenersi tt dentro e pensare di stare bene.....ahhh kissa ke dirà charlie e bellla?? km sta? ks farà qndo rivedrà eddy?? a prestooooooo un bacioneeee
spero che il prossimo capitolo ti piaccia... in effetti edward è stato un po' troppo impulsivo...
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 07/09/10, ore 13:15 - Capitolo 18: Cap 18 Assenza

certo che eddy è veramente uno stupido, come può decidere della vita degli altri???????????? bella è caduta in depressione, meno male che alice ed il resto dei cullen le sono stati vicino, altrimenti lei sarebbe già morta, speriamo che carlisle con le sue parole abbia messo un pò di buon senso in eddy, chissà che altro ci aspetta????????????? UN bacione grandissimo ciao *______*
quello che ha fatto edward ha una ragione... nulla è a caso

_Cap.19

 

Ritorno

 

Sarai distante o sarai vicino,sarai più vecchio o più ragazzino, starai contento o proverai dolore,starai più al freddo o starai più al sole

Conosco un posto dove puoi tornare, conosco un cuore dove attraccare.
Se chiamo forte potrai sentire, se credi agli occhi potrai vedere, c'é un desiderio da attraversare
e un magro sogno da decifrare
Piovono petali di girasole, sulla ferocia dell'assenza, la solitudine non ha odore,ed il coraggio é un'antica danza.
Tu segui i passi di questo aspettare, tu segui il senso del tuo cercare
C'é solo un posto dove puoi tornare, c'é solo un cuore dove puoi stare *



Alice mi attese all’ingresso dell’ospedale. Sicuramente Esme l’aveva avvisata del mio ritorno. La sua espressione non era delle più gioiose, ce l’aveva con me. Non potevo darle torto. Mi meritavo qualsiasi insulto, qualsiasi offesa. Ero stato veramente uno stupido!

“Edward!” disse abbracciandomi. Questo non me l’aspettavo. Pensai. 

“Come sta Bella?” chiesi staccandomi dal suo lungo abbraccio. Alice mi guardò ma non rispose all’unica cosa che volevo sapere.

“Sei diverso Ed, Sei cambiato!” non sapevo cosa intendesse. Non mi guardavo più allo specchio dalla notte a casa di Bella.

“Non eludere la domanda Alice! Come sta Bella!” la rimproverai.

“No Edward, non puoi permetterti di usare questo tono con me! Non hai alcun diritto di fare l’arrabbiato! Tu non sai cosa abbiamo passato, cosa ha passato Bella!” abbassai la testa. Il tono di Alice rinfocolava le mie paure.

“Come hai potuto fare questo alla donna che ami!” mi urlò tra le lacrime

“...Perché tu la ami, vero?” continuò in tono più basso. Annuii.

“...Come hai potuto fare questo a tutti noi! Non immagini la mia angoscia? Come ti sentiresti se, tutta la tua famiglia sparisse senza lasciare traccia?” Alice, piccola Alice! Aveva ragione, sarei impazzito se fosse scomparsa! Come avevo potuto pensare di farle questo. Come avevo potuto farlo a Bella! Le asciugai le lacrime con una carezza...

Avrei accettato qualunque cosa, avrei accettato che Bella non mi rivolesse indietro. Sarebbe stata una giusta punizione. Avrei accettato tutto.

Jasper, Emmett e Rose ci raggiunsero nell’atrio. I ragazzi mi ignoravano.

“Vi prego, perdonatemi tutti...vi prego!!!” ero mortificato.

“Ciao Ed!” Jasper parlò per primo. La sua voce era calma e fredda, guardò la sua Alice, poi si avvicinò e mi abbracciò.

“Ci sei mancato tantissimo!” disse con la voce incrinata dall’emozione.

Gli altri fecero lo stesso e mi ritrovai stretto tra tutti loro.

“Finalmente ci hai fatto l’onore di tornare!” il tono di Emmett era duro ma i suoi occhi sorridevano. Mi prese per il braccio e mi portò a sedere. Voleva parlarmi da soli.

“Hai visto mamma e papà?” annuii.

“Mamma ha sofferto tantissimo per la tua assenza, lo sai vero?” annuii ancora, sapevo, intuivo quanto Esme fosse stata male. L’avevo letto nei suoi occhi qualche ora prima.

“Io...” non sapevo cosa dire. Cosa potevo dire in fondo, avevano ragione, ero stato uno stupido ragazzino spaventato all’idea di affrontare i miei sentimenti e, soprattutto, di gettare luce sul mio lato oscuro.

Se avessi avuto il coraggio di rivelarle il mio passato, nessuno avrebbe sofferto. Tranne me...

“Emmett, ti prego, parlami di Bella!” evitò di guardarmi in volto.

“Ed, Bella è stata malissimo!” una pugnalata mi colpì al cuore.

Io che volevo salvarla da me, da quello che ero, avevo finito per ferirla tanto da mandarla in ospedale.

 “...Comunque lo vedrai presto, sempre che la sua famiglia te lo permetta...” rimasi di sasso, non avevo pensato che la sua famiglia mi potesse impedire di vedere la mia Bella.

“Secondo te...lei vorrà ancora vedermi?” chiesi triste e preoccupato.

“Questo potrebbe dirtelo solo Alice, è l’unica della nostra famiglia da cui si fa avvicinare!” era dispiaciuto da questa esclusione. Poi, mi guardò accorgendosi del mio aspetto per la prima volta.

“Cosa ti è successo Ed, sei così diverso...”  non capivo, perché tutti dicevano la stessa cosa. Ero diverso, da cosa, da ciò che ero stato prima che la lacerante sofferenza, provata allontanandomi da Bella, mi cambiasse...

Andai in bagno e mi guardai allo specchio. Era la prima volta, da due mesi.

I capelli si erano allungati di qualche centimetro, un velo di barba copriva il mio volto smagrito, mettendo in evidenza le occhiaie dovute alla mancanza di sonno; ma non era quello che mi faceva apparire diverso.

I miei occhi riflettevano il dolore provato durante il mio esilio volontario.

Stentavo a riconoscermi, sembravo più grande dei miei vent’anni.

“Ed, Rose ha preparato il terreno con i genitori di Bella!” sorrisi rivolgendosi a mia cugina che si avvicinò al suo grande amore.

“...sono delle persone gentili, ma non aspettarti un’accoglienza festosa. Se ti permettono di vederla è perché sperano che, la tua presenza, possa ridestarla dallo stato di torpore nella quale è da quando sei andato via” Rosalie fu dolce, mi mise una mano sulla spalla e mi accompagnò verso il reparto di Bella.

“Ricordati Edward, niente passi falsi, rispetta i loro tempi......” annuii. Qualunque atteggiamento avessero avuto io l’avrei accettato. Ero perfettamente consapevole delle mie colpe.

Davanti alla sua stanza era riunito un capannello di persone, riconobbi l’ispettore Swan, per averlo visto qualche volta a Forks. Al suo fianco una donna alta, magra con lunghi capelli scuri e occhi chiari, indubbiamente la madre di Bella. Mi avvicinai titubante e timido, sentivo addosso gli sguardi di tutti, sentivo la tensione, l’ira del padre di Bella. Mi sentivo solo, abbandonato... ma era quanto meritavo, ne ero consapevole. Alzai la testa pronto ad affrontare il mio destino.

“Buonasera, sono Edward Cullen...” le parole uscirono a stento dalla mia bocca,  “potrei incontrare Bella?” non risposero. Vidi Charlie Swan poggiare impercettibilmente la mano sulla fondina della pistola.

Jacob Black si parò davanti a me, un fiotto di gelosia mi salì alla gola all’idea che fosse stato vicino a Bella nei giorni della mia assenza. Lui era innamorato di lei, lo sapevo, avrebbe approfittato di ogni mio cedimento per insinuare il dubbio in lei...
Si avvicinò a me, minaccioso. Indietreggiai di un passo.

“Come puoi ripresentarti qui dopo tutto ciò che le hai fatto?” la verità di quelle parole colpirono dritte al cuore.

“Vorrei incontrare Bella” continuai ignorandolo e rivolgendomi direttamente ai Swan “pensate che sia possibile?”

Renèe guardò tutti noi e, avvicinandosi, appoggiò una mano sulla mia spalla.

“Bella è molto fragile in questo momento ma...ti ha aspettato tanto” disse guardandomi dritto negli occhi “... forse vedendoti...” sorrisi, vedevo uno spiraglio nel muro di gomma rappresentato da tutti loro.

“Dove pensi di andare Cullen...” Jacob si parò davanti alla porta che mi divideva da Bella.

“Lasciami passare Black” ringhiai, “Ho il permesso dei suoi genitori, non mi serve il tuo!”

“No! La colpa è solo tua se Bella è qui in ospedale! Non ti permetterò di vederla per illuderla nuovamente. Tu decidi di allontanati, tu decidi di tornare, tu giochi con i sentimenti delle persone e te ne freghi se poi soffrono. Sei un ragazzino egoista e viziato Edward!” un pugno mi colpì in pieno viso.

Preso alla sprovvista, caddi a terra, non mi difesi mentre Jacob infieriva su di me. Era la mia punizione.

“Ora Basta Black!” la voce di Emmett

I colpi si fermarono, Emmett bloccava Jacob per le spalle, mentre Jasper mi rimetteva in piedi, passandomi un fazzoletto per ripulirmi il viso dalle gocce di sangue che, copiose, colavano dal mio labbro spaccato. Nessun altro aveva fatto nulla per aiutarmi.

“Troppo facile prendersela con chi nemmeno si difende!”mio fratello era adirato.

“Ha avuto quanto si è meritato! Se si fosse difeso, sarebbe andata allo stesso modo!”

“Edward” la voce di Bella ci  zittì lasciandoci tutti di sasso.

***********************************************************************

Mi sembrava di aver dormito per un tempi infinito, non sapevo dove mi trovassi né da quanto tempo fossi rimasta immobile, sospesa tra sogno e incubo, tra consapevolezza e incoscienza. L’unica certezza era la sua voce, l’avevo sognata così tanto... che ora sembrava reale.

Sicuramente si trattava del mio sogno più bello, Edward era tornato da me e mi abbracciava dolcemente...

Mi sforzai di riemergere dal torpore, cercai di tornare alla realtà, ripensai alle parole di Alice... Dovevo essere forte, dovevo superare il dolore della sua assenza, dovevo tornare a vivere... lo dovevo fare per tutti loro, per mia madre, mio padre,  per Jacob...

Jacob mi era stato vicino, ma lo ricordavo a malapena. Non riuscivo a provare nulla per lui. La mia mente e il mio cuore erano pieni di Edward.

Durante i due mesi appena trascorsi non si era mai allontanato per troppo tempo da me. Lo trovavo opprimente anche se capivo le sue ragioni.

“Lasciami passare Black” la voce di Edward era così reale... il mio cuore prese a battere all’impazzata. Mi sentivo dolorosamente viva.

“Edward!” dissi a voce alta. Silenzio.

Non sentivo più nessuna voce poi, una porta si aprì.

Tra pochi minuti tutto sarebbe sparito, come sempre. Mi sarei ritrovata di nuovo sola, nella mia stanza buia dello studentato stringendo tra le braccia il cuscino dove, ancora, sentivo il suo odore.

“Bella!”, la sua voce sembrava così reale... ormai ero definitivamente impazzita.

Aprii gli occhi e lo vidi.

Era diverso dall’Edward dei miei sogni.

L’uomo che avevo davanti aveva uno sguardo triste, era magro, molto più di quello che ricordavo, i capelli erano più lunghi, un filo di barba gli copriva il viso e aveva un labbro ferito.

Era bello, incredibilmente bello.

“Bella, guardami” non osai alzare nuovamente gli occhi. Avevo paura di sperare. Non poteva essere vero.

“Sto sognando Edward...di nuovo!” dissi a voce alta “non può essere vero, il mio amore mi ha lasciata, se ne è andato senza nessuna spiegazione ....si, è ufficiale sto impazzendo!”

“Ti prego Bella, guardami!” il tono della sua voce aveva una nota disperata. “sono qui, sono reale, ti prego, guardami!” Trovai il coraggio di alzare lo sguardo su di lui.

Sbattei le palpebre per sfuggire all’incantesimo che mi teneva legata ad un’allucinazione.

Dovevo uscirne, dovevo tornare alla mia vita prima della sua comparsa.

Non potevo vivere di ricordi, non potevo farmi prendere la mano dagli inganni della mente. Sarei solo scivolata nella follia.

“Bella, amore....” sentii il tocco caldo della sua mano e riconobbi il suo profumo. Il suo inconfondibile profumo forte, speziato, mascolino.

“Che scherzi strani fa la mente” dissi.“Sembra tutto così reale”

“Bella, io sono qui, non stai sognando, sono veramente qui!” ancora la disperazione nella sua bella voce. Era un angelo dagli occhi tristi.

“Cosa ti ho fatto, mio dio, come ti ho ridotto!” si mise la testa tra le mani continuando a guardarmi, incerto se avvicinarsi o meno.

“Bella, amore... sono qui!” mi strinse a se, sentii il calore di quel corpo che ormai riconoscevo...

“Edward, sei qui...” un lampo di lucidità mi riscosse scuotendo via tutti i brandelli di incertezza.

“Sei qui...” ripetei infine ricambiando l’abbraccio e stringendolo a me. Era tornato. Per quanto tempo...questo pensiero mi ossessionava, non avrei retto ad  un’altra sua fuga, ad un altro rifiuto.... dovevo saperlo, anche se questo avrebbe significato perderlo.

“Per quanto tempo rimarrai?” il mio cuore batté all’impazzata preparandosi ad nuovo dolore, ad una nuova separazione.

Edward mi guardò, gli occhi tristi e profondi, troppo adulto per la sua età.

“perché mi chiedi questo?”

“Devo saperlo, devo sapere se alla prossima frase sbagliata, al prossimo gesto...” la mia voce si incrinò, ero sull’orlo delle lacrime “...inconsapevole, tu fuggirai rinunciando al nostro amore. Il mio cuore è come una foglia secca ora, basta una tua stretta per frantumarlo...sto già sbriciolandomi” distolsi lo sguardo per nascondermi quanto dolore avevo dentro di me.

“Non so se posso farcela... ho solo vent’anni, ho bisogno di aiuto... non so come comportarmi con i tuoi continui sbalzi di umore, i tuoi scatti, le tue fughe...non so come aiutarti... io vorrei, ma non so come fare... non lo so” lacrime copiose scesero lungo le mie guance

“Io...”  mi guardò tentando di rispondermi

“Forse il nostro amore per te non conta molto se riesci a sacrificarlo sempre per cose più importanti. Ma, del resto stiamo insieme da così poco...”

“Bella non dire così...io...”

***********************************************************************

Entrai nella sua stanza e la vidi. Dio com’era ridotta, stentavo a riconoscerla... Smagrita e spenta, con lo sguardo perso nel vuoto, Bella stringeva convulsamente un cuscino. Lo riconobbi, era quello della sua stanza, quello che era stato sotto la mia testa. Un brivido percorse il mio corpo, se era in quello stato catatonico era solo colpa mia. Aveva ragione Jacob, aveva ragione Carlisle. Ero un ragazzino che aveva paura di affrontare la sua vita, le sue angosce... e questa paura l’aveva quasi distrutta. Sembrava così fragile!!!

Una flebo gocciolava lenta, l’alimentavano per via endovenosa...

Mi avvicinai a lei.

“Bella!” la chiamai,

Aprì gli occhi, non ero sicuro che mi avesse riconosciuto. Anch’io ero molto cambiato negli ultimi due mesi.

“Sto sognando Edward...di nuovo!” disse a voce alta “non può essere vero, il mio amore mi ha lasciata, se ne è andato senza nessuna spiegazione. ....Si, è ufficiale sto impazzendo!”

“Ti prego Bella, guardami!” alzò lo sguardo su di me, poi fece cenno di no con la testa, come per scuotersi di dosso un brutto sogno. Ero questo per lei?

“Bella, amore....” le toccai la guancia con la mano. Quel contatto parve quasi scottarmi, tanto era il desiderio di riaverla con me, presente, viva, come lo era stata fino a qualche mese prima.

“Sembra tutto così reale” disse ad alta voce “anche il suo tocco!” non mi vedeva.

“Bella, è reale, io sono qui, non stai sognando, sono veramente qui!” sentii bruciarmi gli occhi. Ero disperato, Bella stentava a riconoscermi, mi credeva fuggito da lei per sempre

“Cosa ti ho fatto, mio dio, come ti ho ridotto!” mi misi la testa tra le mani. Non ero degno di lei, non dopo tutto il dolore che le avevo provocato.

No, ancora la paura di affrontare le cose, il desiderio di scappare... no, dovevo farcela, dovevo starle vicino, dovevo accettare la durezza della realtà anche nel caso avesse deciso di rifiutarmi.

“Bella, amore... sono qui!” la strinsi a me, sentii il calore di quel corpo. Quanto mi era mancata.

“Non parlarmi così, non chiamarmi amore...” la sua voce era un sussurro disperato “ solo Edward è il mio amore...”

“Bella, sono Edward e sono qui, sono tornato...” il suo sguardo si fece meno vacuo

“Edward, sei qui...” mi parlò per la prima volta direttamente, si era riscossa, mi aveva riconosciuto?

“Sei qui...” ripeté come per convincersi della realtà infine, ricambiò l’abbraccio e stringendomi a se.

Mi guardò per un lungo momento.

“Per quanto tempo rimarrai?” la sua domanda mi spiazzò, così come il significato implicito in quella richiesta. Ero inaffidabile e volubile, lei mi vedeva così.

“Perché mi chiedi questo?” volevo saperlo, anche se temevo la sua risposta.

“Devo saperlo, devo sapere se alla prossima frase sbagliata, al prossimo gesto...” era sull’orlo delle lacrime “...inconsapevole, tu fuggirai rinunciando al nostro amore. Il mio cuore è come una foglia secca ora, basta una tua stretta per frantumarlo...sto già sbriciolandomi” il suo sguardo divenne lucido

“Non so se posso farcela... ho solo vent’anni, ho bisogno di aiuto... non so come comportarmi con i tuoi continui sbalzi di umore, i tuoi scatti, le tue fughe...non so come aiutarti... io vorrei, ma non so come fare... non lo so” pianse

Con il mio comportamento l’avevo indotta a dubitare, le avevo insegnato la paura e l’impotenza, l’avevo costretta a sopportare i miei atteggiamenti scostanti senza darle nulla in cambio...non potevo credere di essere stato così crudele con la donna che amavo.

“Io...”  Le parole uscirono a stento. Tentai di rispondere ma cosa potevo dirle?  

Tutto sarebbe apparso, ai suoi occhi come una sciocca giustificazione...

“Forse il nostro amore per te non conta molto se riesci a sacrificarlo sempre per cose più importanti. Ma, del resto stiamo insieme da così poco...” Continuò quasi con astio

La portata della sua frase mi colpì come un pugno nello stomaco. Mi sentii serrare la gola in un groppo.

L’amavo così disperatamente, ero quasi impazzito nell’istante stesso in cui avevo chiuso la sua porta alle mie spalle.

“Bella non dire così...io...ti amo, non ho mai smesso. Questi due mesi sono stati una tortura...” come farle capire che mi ero allontanato solo per lei, per il suo bene, per non obbligarla a subire nessun tipo di costrizione... non volevo portarla a fare nulla, non volevo minacciarla, e invece l’avevo fatto! 

Il respiro si fece corto, il cuore batté furiosamente.

L’unica cosa che volevo era stare con lei ma lei avrebbe ancora voluto amarmi? Temevo una risposta negativa...cosa avrei fatto?

Cercai di essere sincero, di mettere a nudo la mia anima dicendole quale fosse la reale portata dei miei sentimenti per lei

“Io...Rimarrò finché tu mi vorrai... se, dopo quanto ti ho fatto, ancora mi vorrai!” risposi con un filo di voce. Ti prego riaccettami nella tua vita pensai.

“Andare via è stato un grandissimo errore, non avrei mai dovuto farlo, non avrei mai dovuto lasciarti sola e invece, proprio nel momento del bisogno... ti ho abbandonata, con le tue paure, sola con il tuo dolore. Ti prego Bella, perdonami se puoi!” la guardai dritto in volto, un leggero sorriso aleggiò sul suo viso. “Bella, mi vuoi ancora con te?”

“Edward, tu hai rapito il mio cuore e sono completa solo con te!” strano era il mio stesso pensiero, senza di lei mi sentivo vuoto, con un’enorme voragine nel petto.

“Ti prego perdonami.... perdonami...perdonami se le mie paure prendono il sopravvento...tu non sai...ti spiegherò...e allora, forse, sarai tu ad allontanarti da me” non riuscivo a raccontarle di me, non ancora. “La lontananza mi ha provocato un dolore così grande... non so se riuscirei a resistere a separarmi ancora da te... ti ho fatto soffrire, lo so...Perdonami, ti prego... perdonami se puoi. Andrò via se questo ti farà stare meglio...” ero stato sincero, le avevo rivelato l’intensità dei miei sentimenti, avevo messo a nudo la mia anima.

“Io voglio stare con te, non voglio che tu te ne vada via!” mi guardò intensamente, i suoi occhi cioccolato risplendevano di nuova luce...

Sfiorai delicatamente il suo volto, sembrava di porcellana finissima e delicata, pallido come se fosse stato divorato dalla sofferenza.

“Ti perdono amore mio, il mio posto è con te!” le lacrime, miste al sorriso, scesero sul suo volto.

Mi guardò per un lungo istante e, infine dischiuse le sue labbra pronte ad accogliere il mio bacio.

 

*L’assenza_ Fiorella Mannoia

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Capitolo 20
*** Cap. 20 Risvegli ***


 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 
 12/09/10, ore 00:40 - Capitolo 19: Cap 19 Ritorno

ahhh mammma mia eddy le ha prese e se da una parte posso dire "gli sta bene".....dall'altra penso ke le botte nn siano servite a niente era già stravolto dai sensi di colpa senza ke jake si mettesse in mezzo....kissa ke succederà adesso.....ormai sn in gioco anke i famigliari di entrambi i ragazzi qndi la cosa nn è più solo fra di loro bisona rendere conto anke e soprattutto a charlie swan......ehhh e li sono cavoli amari........speriamo nn lo uccida hihihih a prestoooo un bacioneeeee


si ora ci sono i genitori e Jacob, non dimentichiamoci di Jacob.... il prossimo capitolo (quello che leggerai ora) contiene delle interessanti rivelazioni di alcuni personaggi

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 
 12/09/10, ore 00:25 - Capitolo 19: Cap 19 Ritorno

Primo : odio con tutto il cuore Jacob Black! Ma chi si crede di essere? E poi che gusto c'è a picchiare uno che neanche si difende? Meno male che c'era Emmett altrimenti quel cretino di Charlie lo avrebbe fatto massacrare di botte!
Secondo: ma quanto è dolce e straziante il ritrovarsi di due innamorati? Poi in particolar modo il ritrovarsi così in ospedale, con Bella in quelle condizioni disperate, come se per lei non avesse più senso continuare anche solo a respirare senza di lui! E lui che finalmente si è reso conto del male che le ha fatto e che ha fatto anche a se stesso e che quindi si rende conto che senza di lei non può più vivere! Mamma mia da delirio questo capitolo. Naturalmente le lacrime scendevano copiose alla fine, ma almeno erano lacrime di gioia stavolta. Bravissima come sempre! Bacioni!

Il mio Jacob non è proprio "buono" e comunque è innamorato di Bella. lui ha vissuto il dolore di Bella ed è inc...to nero perchè lei lo cerca nonostante tutto.

Grazie grazie grazie!!! sai che i tuoi complimenti mi fanno piacere, adoro la sua storia!!

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 10/09/10, ore 23:46 - Capitolo 19: Cap 19 Ritorno

bisogna vedere se le parole di eddy corrispondono alla realtà, non è scappando via che tutto si risolve, i problemi vanni affrontati, ma jake dobbiamo sopportarlo anncora x molto????????? UN bacione grandissimo ciao *____*

vedrai vedrai. si concordo, scappando non si risolve nulla!!!

si Jake tornerà ancora... :)

 Lau8910 [Contatta] Segnala violazione
 10/09/10, ore 22:36 - Capitolo 19: Cap 19 Ritorno

Finalmente si sono ritrovati! :') Speriamo che riescano a passare qualche momento tranquillo, se lo meritano! :) Comunque è proprio bella questa storia, scrivi davvero bene e mi piace il fatto che i tuoi capitoli non sono di due righe! Si vede che ti impegni a scrivere, che non lo fai tanto per fare! Quindi avanti così! :D

grazie tantissimo

Rael82 [Contatta] Segnala violazione
 10/09/10, ore 15:42 - Capitolo 1: Cap. 1 A prima vista

Probabilmente è la ff più bella che ho letto fin'ora! Il carattere dei personaggi è ben sviluppato e la storia è coinvolgente e per nulla banale oltre ad essere veramente ben scritta. Complimenti.

grazie questo complimento mi lusinga molto!!!

spero che continui a leggere la storia e, ovviamente, spero di non deluderti.

B.

 

 

ciao a tutti... e così Edward è tornato da Bella...

spero che il capitolo vi piaccia e spero che ascoltiate il brano che, come spesso accade, è strettamente legato al capitolo.

Detto questo, non mi resta che augurarvi buona lettura e buon ascolto!

Barbara

 

_Cap. 20

 Risvegli

 http://www.youtube.com/watch?v=9uKpvwvRE6U

 

...Passerà anche questa stazione senza far male, passerà questa pioggia sottile come passa il dolore...
[...]

...E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome, ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme,  ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano,
cosa importa se sono caduto se sono lontano.
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole, perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole.
Ma dove dov'è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore.*

 

Il tocco delle sue labbra sulla mia bocca furono come un una scintilla incandescente, sentii un rumore, qualcosa dentro di me si ruppe, come un vetro andato in frantumi.

L’ultima barriera, le ultime catene che tenevano imbrigliato il mio essere si spezzarono e il mio cuore, libero, si librò...

La mia anima era nuda davanti a lei.

Ero fragile, indifeso, trasparente come un cristallo...

Miriadi di emozioni si riversarono in me, inondandomi con la loro intensità. Dolore tristezza, eccitazione, disperazione, gioia, ansia, felicità, estasi... non avevo più nulla che mi proteggesse da loro. Iniziai a singhiozzare sommessamente intensificando il mio bacio. Volevo sentirla parte di me, volevo essere toccato dalla sua anima, oltre che dal suo corpo.

Era come se il tempo passato non contasse più nulla. Le nostre labbra si unirono con passione, le nostre lingue danzarono insieme, stuzzicandosi, cercandosi... non avevo mai provato un sentimento di simile intensità.

Tutto, tranne il mio amore per Alice, era sempre stato circondato da nebbia; anche l’affetto per i Cullen e per i miei nuovi fratelli, tutto era come filtrato attraverso gli strati protettivi della mia armatura. Solo ora, che l’ultima barriera era caduta, vedevo tutto con chiarezza.  

Il mio cuore rimbalzò più volte nel petto.

“Bella, ti amo, ti amo,....ti amo. Ti giuro, non ho mai smesso di amarti...” volevo che lei sapesse, che fosse certa dei miei sentimenti. Doveva sapere che non era per mancanza d’amore che ero fuggito da lei.

Sentivo la mia anima tesa vibrare, come corde di un’arpa. Solo Bella conosceva gli accordi giusti per trasformarmi in melodia.

“Edward” la voce di Bella mi colpì con la sua intensità, alzai lo sguardo. Sollevò una mano facendomi una lunga, lenta carezza. Mi appoggiai a lei, il suo tepore era dolce, il suo profumo floreale e fragrante.

“Edward tu...tu stai piangendo!”

Mi portai una mano sulla guancia, era umida di lacrime, le mie lacrime.

***********************************************************************

“Ti prego perdonami.... perdonami...perdonami se le mie paure prendono il sopravvento...tu non sai...ti spiegherò...e allora, forse, sarai tu ad allontanarti da me” Edward parlava velocemente, come sempre quando era agitato. Ma su una casa si sbagliava, qualunque fosse il suo passato, non mi sarei mai allontanata da lui. Mai volontariamente. Ero così felice del suo ritorno... gli avrei perdonato qualunque cosa, lui era il mio amore, non riuscivo a staccarmene. La sua fuga mi aveva quasi uccisa.

“La lontananza mi ha provocato un dolore così grande... non so se riuscirei a resistere a separarmi ancora da te... ti ho fatto soffrire, lo so...Perdonami, ti prego... perdonami se puoi.”  Provava il mio stesso dolore, i suoi occhi, dolci e sinceri mi guardavano con intensità cercando di carpire la risposta ai suoi dubbi. Ero totalmente persa in quel mare verde, lucido, chiaro come un prato in primavera.

“Io voglio stare con te, non voglio che tu te ne vada via!” mi guardò intensamente, sorrise, il suo sorriso sghembo, quello che mi toglieva sempre il fiato.

Mi sfiorò il volto, il suo tocco timido e delicato mi fece fremere risvegliando i miei sensi da un sonno durato più di due mesi

“Ti perdono amore mio, il mio posto è con te!” dissi, incapace di trattenermi oltre, lacrime, miste al sorriso, scesero lentamente.

Ero felice, di nuovo completa, viva. Il mio cuore nuovamente al suo posto, la voragine, richiusa senza quasi lasciare traccia.

Quasi.

Si avvicinò, sentivo la trepidazione nei suoi gesti, la paura di essere respinto, il terrore di farmi del male...

Dischiusi le labbra invitandolo, pronta ad accogliere il suo bacio.

Il tocco delle sue labbra il calore del suo respiro, il suo profumo mi inebriarono. I miei sensi riaccesi bramavano solo un contatto, il suo sapore, così familiare, era come un tonico per me, un balsamo che mi ridava nuova vita.

Solo incontrando la sua bocca, solo sentendo battere nuovamente il mio cuore e il suo all’unisono, mi resi conto del dolore subito e di quanto Edward Cullen mi fosse mancato. Lo strinsi a me.

Intensificò il suo bacio mettendomi una mano dietro la testa per avvicinarmi di più a lui poi, mentre le nostre lingue danzavano gioiose, felici di ritrovarsi, mi fece distendere sui cuscini. Le sue spalle tremavano, il suo respiro era affannato, eccitato, solo quando sentii le mie guance umide mi resi conto che Edward stava piangendo.

“Bella, ti amo, ti amo,....ti amo. Ti giuro, non ho mai smesso di amarti...” disse tra le lacrime di cui sembrava inconsapevole

“Edward” lo chiamai, volevo mi guardasse. Carezzai dolcemente una guancia con ma mano, si appoggiò a me. Sentii la sua gota ancora umida, le lacrime non smettevano di scendere.

“Edward tu...tu stai piangendo!” dissi infine.

Si portò una mano sulla guancia, solo ora conscio di ciò che gli stava accadendo poi, mi abbracciò dando sfogo a tutto il dolore a lungo trattenuto.

“Ti amo Edward...non ho mai smesso. Ora piangi, piangi pure...io sono qui, ci sarò sempre.” Non l’avrei lasciato...ero egoista ma avevo troppo bisogno di lui per rinunciarvi... Baciai le sue labbra, sapide di lacrime, più e più volte, sperai  di avere abbastanza forze per riuscire ad aiutare la sua anima e il suo cuore tanto profondamente feriti.

Lo tenni stretto, carezzandogli i capelli, quei capelli dal colore indefinibile, che mi erano così tanto mancati.

Edward continuava a piangere sommessamente, la sua diga al dolore si era infranta ed ora era difficile tapparne la falla.

Restammo abbracciati per un tempo indefinito come se dovessimo recuperare tutto il tempo perduto poi, esausti ci addormentammo.

***********************************************************************

“Da quanto tempo sono li dentro?” Charlie era inquieto, impaziente. Da quando Edward era entrato nella stanza di Bella, non faceva altro che camminare avanti e indietro irritato.

“Cosa staranno facendo?” chiese ancora.

“Se Bella non lo avesse voluto ora lui sarebbe già fuori! La conosci tua figlia, sai quanto può essere testarda!” sorrisi “somiglia a te!”

“Ma insomma Renèe, come fai a startene li tranquilla mentre quello sta li dentro con nostra figlia! Hai visto come l’ha ridotta?”

“Charlie, tu hai visto lui? Sei un ispettore, l’hai guardato bene?” Non avrei mai dimenticato lo sguardo disperato di Edward Cullen.

“Cosa intendi con...l’hai guardato bene!”

“Sembrava stesse bruciando sul rogo, come hai fatto a non notare i suoi occhi!” non capivo come potesse essere così ottuso. Non avevo mai visto qualcuno soffrire così.

Si era fatto picchiare senza difendersi... se nessuno fosse intervenuto Jacob l’avrebbe massacrato. Lo faceva per lenire il profondo senso di colpa che sentiva, lo faceva per provare una sofferenza simile a quella che, lui stesso, aveva provocato a Bella. La amava profondamente, questo si capiva immediatamente.

“Renèe, se non entri dentro lo faccio io!” Charlie si fece insistente.

“Lasciali insieme ancora un po’, nostra figlia l’aspettava da tanto...!

“Non voglio che si frequentino, lui la farà soffrire ancora!”

“Ti ricordo che Bella è ormai maggiorenne, tu non puoi impedirle nulla ormai!” non volevo dargliela vinta. Edward mi era stato simpatico immediatamente, i suoi modi erano gentili, la sua educazione impeccabile ma...in fondo ai suoi occhi...mio dio quando dolore ben celato!

Mi sedetti a terra davanti alla porta, non avrei permesso al mio ex marito di intromettersi un momento così intimo come il ritrovarsi dopo una separazione.

Vidi Alice Cullen sorridere per il mio gesto. Mi imitò.

“Ma cosa fate!” era irritato, lo sapevo, ma mi divertiva provocarlo con i miei modi imprevedibili.

“Non ti ricordi per quanto tempo abbiamo parlato quando sei venuto a riprendermi in Italia? Non ti ricordi la gioia, l’emozione, la paura del ritrovarsi insieme? Perché non vuoi concedere a tua figlia di vivere quelle stesse emozioni!” Charlie arrossì imbarazzato.

“Noi avevamo molto da dirci, tu eri incinta e dovevamo organizzare il nostro matrimonio!” non capiva, non si rassegnava al fatto che Bella volesse stare con Edward e nessun altro. Aveva coinvolto Jacob, con la speranza che la facesse rinsavire, ma per Bella, nessuno l’avrebbe mai potuto sostituire.

La capivo, Charlie era stato l’amore della mia vita ma, purtroppo la vita a Forks era diventata, col tempo, insostenibile.

Tornai indietro con la mente... evitavo di farlo, per sottrarmi ai ricordi dolorosi, per evitare che mi sopraffacessero.....

Mi sentivo sola. All’epoca della mia separazione da Charlie, Bella andava a scuola ed io restavo isolata in una città ostile.

Forks non mi aveva mai accettata, io ero l’italiana folle, che era rimasta incinta del loro capo della polizia, io non vestivo come loro, non parlavo come loro... Sotto la pioggia dipingevo quadri pieni di sole, il meraviglioso sole italiano.

Pur di stare con Charlie avevo rinunciato a vivere la mia vita e questo, lentamente, mi aveva prosciugata. Lui non comprendeva questo mio stato d’animo, era chiuso e ombroso come il clima del luogo; ma io l’amavo anche così.

Girava voce per Forks, che mio marito avesse un’amante, perché io ero troppo insolita per lui, Charlie cercava una donna normale e io non ero negli standard... All’inizio non diedi peso alla cosa, la mia piccolina cresceva e mi dovevo occupare di lei... Ogni giorno inventavo giochi creativi per far divertire Bella e per distrarmi: cantavo per lei, le insegnavo a parlare l’italiano, o a dipingere... Tutto pur di distrarla dall’opprimente grigio verde, perennemente presente.

Ma Bella era come suo padre... timida e testarda, più matura dei suoi anni. Mi aveva fatto sempre da madre, così almeno pensava, e io le lasciavo credere di potermi aiutare...

Charlie era spesso assente per lavoro, io restavo sola in quella grande casa in mezzo alla nebbia...

Mi sentii pizzicare gli occhi al ricordo...

Le voci sulle frequenti scappatelle di Charlie con colleghe di lavoro continuavano, ma l’amavo talmente...mi illudevo fosse migliore, l’avevo idealizzato.

Fu solo quando lo trovai a letto con Lauren, la sua compagna di lavoro, che aprii gli occhi. Lei aveva vent’anni o poco più, era bella e molto, molto americana. Mi sentii ferita, non solo come moglie ma come persona... il giorno dopo andai dal mio avvocato.

A Bella raccontai che non riuscivo più a stare in quel posto, che avevo bisogno di tornare ad essere me stessa, che stavo appassendo.... e altre sciocchezze simili. Cose che una ragazzina di tredici anni può credere.

Se avesse saputo, conoscendola, avrebbe odiato suo padre e io non lo volevo. Scappai via da Forks portando Isabella con me. La portai in Italia e poi a Phoenix...

Li iniziai la mia nuova vita, li tornai ad essere Renata Ferri, designer e pittrice, incontrai Phil, un raggio di sole, il mio risveglio su una nuova vita.

“Senti Renèe, se non ti sposti da li, giuro che ti alzo di peso...” la voce di Charlie mi riscosse dai miei pensieri.

Aprii lentamente la porta e sbirciai dentro, dalla stanza non provenivano rumori, solo il suono regolare di respiri addormentati.

Bella ed Edward dormivano pacificamente, abbracciati l’uno all’altra...

Per un istante invidiai mia figlia.

**********************************************************************

La mamma di Bella era fantastica! Aveva tenuto testa a Charlie Swan in maniera incredibile. Lui voleva a tutti i costi entrare nella stanza dove Ed e Bella stavano facendo pace...

Sperai tanto che facessero pace, lo sperai con tutto il cuore. Per Edward.

Quando l’avevo visto arrivare mi era sembrato così diverso. I suoi occhi soprattutto. I suoi occhi erano pieni di sofferenza, di dolore... mi sentii male vedendolo. Volevo rimproverarlo ma, la vista dei suoi occhi, mi bloccò.

La sua espressione mi ricordava quella che aveva il giorno del funerale di nostra madre, solo più amplificato dall’intensità di questo nascente sentimento d’amore. L’abbracciai.

Si sentiva in colpa, come sempre, si incolpava sempre di tutto, anche da piccoli... si addossava colpe non sue, tentava di proteggere tutti.

Sentiva la sofferenza di Bella, sapeva di essere colpevole, questa volta davvero, ...voleva punirsi...non si difese quando Jacob Black lo colpì. Se Emmett non fosse intervenuto, si sarebbe lasciato massacrare.

Sbirciai nella stanza seguendo Renèe, Edward e Bella si erano addormentati, stretti in un tenero abbraccio. Mi emozionai vedendolo finalmente con il viso rilassato, e mi imbarazzai. Mi sembrò di spiare nella loro intimità.

“Guarda, non sono teneri?” Renèe parlò a voce bassissima e sorridendomi dolcemente mi invitò ad entrare.

“Povero Edward, Bella doveva mancargli tantissimo, guarda, ha persino pianto!”

“Pianto, Edward aveva pianto? No, non era possibile!” lo osservai. Sulla guancia arrossata ancora resisteva l’umida traccia di una lacrima.

Uscii fuori silenziosamente, una mano sulla bocca e gli occhi umidi.

“Cosa succede?, perché piangi?” Charlie si avvicinò a me, in quei giorni avevamo fatto amicizia, mi era grato per aver aiutato Bella,lui era incapace di fare qualsiasi cosa, restava inerme di fronte alla sua disperazione. Lo guardai tra le lacrime e, sorridendo mi misi un dito sulle labbra.

“Tutto bene Charlie!” dissi mettendogli una mano sul braccio

“Sono solo molto felice!” Jasper si avvicinò a me e mi strinse.

“Cos’è questa storia.... io non capisco...”

“Charlie, un giorno ti spiegherò! Ma, ti prego, dai fiducia a mio fratello! Lui e Bella si amano, tanto...”

“Alice, tu sei di parte, tuo fratello non mi piace, può essere di una freddezza incredibile per poi tornare docile come un agnello, è instabile, non va bene per lei!”

“Ti prego Charlie, dagli almeno il beneficio del dubbio....”

“Ci proverò, ma, non ti prometto nulla!” gli sorrisi, il mio sorriso sghembo tanto simile a quello di Edward.

“Cosa succede piccola?” Jasper richiamò la mia attenzione.

“Edward ha pianto, capisci, ha pianto...” mi strinsi di più a lui, mi piaceva sentire il calore del suo corpo e il profumo della sua pelle. Sapeva di fresco, di erba appena tagliata...mi inebriava.

“Oddio, Bella ha compiuto un vero miracolo!” Jasper sorrideva tra i miei capelli.

Si, un vero miracolo... l’amore l’aveva compiuto il miracolo, permettendo ad Edward di tornare a vivere, a vivere veramente.

Aveva trovato la sua compagna, per la prima volta aveva aperto il suo animo lasciandovi entrare tutte le sensazioni da cui, per molti anni, si era protetto.

Ora però era completamente impreparato...sarebbe bastato un niente per distruggere il suo cuore che, nudo, si presentava a lei. Sperai con tutta me stessa che Bella non stringesse la presa. Avrebbe potuto ucciderlo con un semplice tocco.

***********************************************************************

Sentii qualcuno aprire la porta e entrare silenziosamente nella stanza. Mi ero addormentato abbracciando Bella, il mio amore, la mia vita, il senso stesso della mia esistenza e ora ancora con lei tra le braccia mi preparai ad affrontare un nuovo risveglio, un altro giorno...

Sperai che il nuovo giorno fosse radioso.

“Guarda, non sono teneri?” era Renèe la mamma di Bella, con lei c’era mia sorella. Lei era stata l’unica dalla famiglia Swan, mia parte.

“Povero Edward, Bella doveva mancargli tantissimo, guarda, ha persino pianto!”  si, avevo pianto, per la prima volta dopo più di dieci anni.

Non volevo aprire gli occhi, non volevo far capire loro che mi ero svegliato, non volevo che mi portassero lontano da lei. Richiusero la porta e mi lasciarono con Bella. Il suo sonno era agitato... mosse il braccio , quello con la flebo, in cerca di me

“Stai ferma Bella, da brava...” le sussurrai all’orecchio

“Edward”, mi chiamò nel sonno. L’espressione corrucciata.

“Edward, dove sei?”

“Sono qui” risposi bisbigliando

“Edward, dove sei?”

“Sono qui, amore, sono qui!” ero disperato.

“Fino a quando resterai?” ancora una stilettata al mio cuore. La sua paura più grande era che io la lasciassi di nuovo

“Resterò finché mi vorrai accanto” sperai che le mie parole arrivassero al suo cuore.

“Resta con me Edward, non mi lasciare sola... mai più!”

“Non ti lascerò sola amore... ora dormi serena, veglierò io su di te!” sapevo che non avrei dormito...cominciai a canticchiare la mia ultima composizione mentre una lacrima scese sul mio viso.

 

 

  Hotel Supramonte. Fabrizio De André (1981)

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Capitolo 21
*** Cap. 21 Esigenza ***


 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 16/09/10, ore 00:01 - Capitolo 20: Cap. 20 Risvegli
E giù lacrime! Ormai non le conto nemmeno più quelle che mi fai versare Barbara! Dovresti rimborsarmi un sacco di soldi per tutti i fazzoletti che consumo a causa tua! Però chappy fantastico... l'unico a cui vorrei spaccare la testa per l'ottusaggine è quel demente di Charlie, mi fa una rabbia! Con quello che si è saputo sul suo conto in questo capitolo, dovrebbe solo che stare zitto e buono e abbassare la testa! Che schifo, non me lo aspettavo così dongiovanni.
Mi è piaciuto un casino invece il pov di Renée e che dire: "la mamma è sempre la mamma"!!!! Edward e Bella sono stati semplicemente fantastici e l'amore che Edward prova per Bella mi sembra talmente forte da non poter essere contenuto in un singolo essere umano.
Alice invece qui l'ho trovata dolcissima. Bacioni e bravissima!

grazie marie, grazie davvero, i tuoi complimenti sono sempre graditissimi!!!

 sara_cullen [Contatta] Segnala violazione
 15/09/10, ore 13:26 - Capitolo 20: Cap. 20 Risvegli

ciao B.! un saluto anche qui!! non vedo l'ora di avere un momento libero per rituffarmi nella tua coinvolgente e strabiliante storia!! adoro i tuoi personaggi e poi questo capitolo è di una struggente tenerezza...
un bacione!!
sara

grazie sara, grazie davvero!!!

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 14/09/10, ore 13:07 - Capitolo 20: Cap. 20 Risvegli

e così eddy x la prima volta ha pianto, ha lasciato uscire fuori tutto il suo dolore, jasper ha proprio ragione bella ha compiuto il miracolo, reneè guardando gli occhi di eddy ha capito che nel suo animo si nasconde tanto dolore, chissà che altro deve ancora succedere???????? UN bacione grandissimo ciao *_____*

deve ancora succedere moltissimo mia cara!!! il peggio deve ancora arrivare...

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 14/09/10, ore 12:51 - Capitolo 20: Cap. 20 Risvegli

ahhhh belllissimo chapppy!!!! mamma mia nn ci credoooo eddy ha piantoooo finalmente mamma mia DOPO 10ANNI cavoliiiii mi ha fatto troooppa tenerezza spero davvero ke saranno felici!!!! sn belllissimi nn vedo l'ora ke bella si svegli e di vedere ke succederà qndo torneranno alla normalità a prestoooooo un bacioneeeee

vedrai, il risveglio ti piacerà!!!

:) grazie grazie tantissimo

 sonna [Contatta] Segnala violazione
 14/09/10, ore 09:05 - Capitolo 20: Cap. 20 Risvegli

è un capitolo pieno di emozioni *___* complimenti davvero.

grazie!

 bellad93 [Contatta] Segnala violazione
 14/09/10, ore 08:34 - Capitolo 20: Cap. 20 Risvegli

bellissimo finalmente edward ha pianto

e si... bella è riuscita dove molti hanno fallito, con semplicità e dolcezza.

_Cap. 21

 Esigenza

 

Era passata una settimana, stavo bene, benissimo, dopo il ritorno di Edward, mi ero ripresa in fretta, la vita poteva tornare a scorrere serena.

No... mentivo a me stessa, non stavo bene, non davvero...

La mia paura, la mia paura più grande era che lui si allontanasse, che si allontanasse da me ancora una volta. Nei miei incubi, lo vedevo voltarmi le spalle e farsi sempre più piccolo fino a diventare un punto luminoso. Una stella irraggiungibile nell’oscurità di una notte senza luna.

Costantemente mi svegliavo stravolta.

Quando mancava, quelle poche volte che si staccava da me, mi prendeva un ansia tremenda, il cuore mi batteva fortissimo uscendo quasi dal petto.

Sentivo riaprirsi la voragine che, con il suo ritorno, aveva chiuso.

Non dissi nulla ad Edward, ma avevo la nettissima sensazione che lui sapesse...

Il suo sguardo, troppo adulto per i suoi vent’anni, mi leggeva dentro e capiva, capiva tutto di me.

“Buongiorno amore, sei pronta per uscire... oggi ti dimettono!”

Edward aveva preso a chiamarmi amore, ne ero felice, perché sembrava lo facesse in modo naturale. Lo guardai, mi fece un largo sorriso e io ricambiai di rimando. Avevo ripreso a mangiare, seppure con fatica, e mi ero rimessa abbastanza in forze.

“Buongiorno...” il mio cuore era un tamburo, ogni volta che lo guardavo sentivi la stessa identica emozione, la stessa che provai al nostro primo bacio.

Posò le labbra sulle mie e io mi sentii travolgere. Lo strinsi a me e approfondii il bacio, lo volevo, lo volevo anima e corpo... volevo continuare ciò che avevamo lasciato in sospeso nell’archivio polveroso della biblioteca, ero pronta...forse.

“Mmmm! Bella, ti prego, non fare così, tra poco arriveranno i tuoi, non vorrei che Charlie mi sparasse!” mi ritrassi. Da un po’, dopo ogni bacio, dopo ogni tentativo di avvicinamento, lui si ritraeva da me accampando una scusa.

“Edward, non ti piaccio più?” dissi all’improvviso, spiazzandolo.

Mi fissò, occhi negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo. I suoi occhi erano di un verde cupo, tristi e disperati al contempo. Parlò, e la sua voce era lenta e angosciata.

“Tu sei la mia vita Bella, staccarmi da te è stato come tentare di strapparmi il cuore a mani nude, come puoi pensare che tu non mi piaccia più!”  ora, l’irritazione aveva preso il posto della tristezza, mi spaventava sempre quando reagiva così, temevo sempre di dire o fare la cosa sbagliata con lui.  Abbassai gli occhi, mortificata

“Edward, io...scusa.” si addolcì immediatamente

“Perdonami tu, sono stato aggressivo, un’altra volta. ...ci sto provando Bella, credimi...” ancora il tono disperato.

“E’ solo che tu mi...respingi ogni volta che ti bacio, tu...” arrossii. Lui sorrise.

“Io non ti respingo, il problema è che, dopo la nostra lontananza, starti vicino mi....” abbassò gli occhi, imbarazzato anche lui “...insomma.... ho... ho difficoltà a controllarmi...ecco!” era arrossito, incredibile, Edward era arrossito!

“Bella io ti desidero. Troppo. molto più del lecito.  E...e vorrei fare le cose... con attenzione perché tu...”

“Sono ancora vergine!” terminai la frase al posto suo con uno sbuffo, lo vedevo in difficoltà. Mi fece sorridere che, un ragazzo meravigliosamente bello come lui, provasse imbarazzo di fronte a me, goffa e impacciata. Lo osservai bene, quel lieve rossore donava ai suoi lineamenti un fascino speciale.

********************************************************************

La dimettevano, dopo una lunghissima settimana la dimettevano. Ero molto preoccupato per lei. Fisicamente, si era ripresa ma non mi ingannava, dietro i suoi sorrisi si nascondeva una profonda angoscia. La paura, non ancora sedata dell’aggressione, unita all’angoscia causata dalla mia fuga improvvisa l’avevano cambiata. Percepivo il suo sguardo ansioso ogni volta che pensava non la guardassi, mi allontanavo raramente da lei...

Ero preoccupato, terrorizzato di averla ferita irrimediabilmente, rinfocolando le sue paure. Avevo paura di non rivedere mai più la Bella che conoscevo e avevo imparato ad amare. Speravo che il tempo fosse un mio alleato.

“Per quanto resterai”, questa frase ricorreva costantemente nei miei incubi, tutte le notti la voce di Bella mi rivolgeva quella domanda, con il suo tono intriso di dolore. Lo sguardo profondo come un pozzo.

“Buongiorno amore, sei pronta per uscire... oggi ti dimettono!” avevo preso a chiamarla amore, non sapevo nemmeno io quando, tutto era avvenuto in modo naturale, senza premeditazioni, me ne sorpresi. Non era da me.

“Buongiorno...” rispose arrossendo sotto il mio sguardo. Non riuscii a resistere alla tentazione di posare le mie labbra sulle sue, così dolci, morbide, tentatrici.

Immagini seducenti apparvero nella mia mente, la distanza aveva acuito il mio desiderio di lei, la sognai nuda sotto di me, immaginai di baciare il suo seno morbido, di ricoprirla di carezze audaci, di assaggiare il suo sapore... sentii la mia eccitazione premere contro la ruvida stoffa dei jeans. Dovevo allontanarmi, lei era ancora vergine, volevo aspettare, essere tenero con lei, volevo donarle tutta la passione e l’amore di cui ero capace.  Il bacio di Bella si fece più profondo, anche lei mi voleva. Dovevo allontanarmi. Subito.

“Mmmm! Bella, ti prego, non fare così, tra poco arriveranno i tuoi, non vorrei che Charlie mi sparasse!” buttai li una battuta, volevo spezzare la tensione. L’espressione di Bella si fece improvvisamente triste e pensierosa...

“Edward, non ti piaccio più?” la sua domanda così diretta mi spiazzò, come poteva pensarlo... io ero innamorato di lei. La fissai negli occhi, ero triste, molto triste. Per la prima volta nella mia vita, potevo affermare di provare amore, amore vero per qualcuno che non fosse della mia famiglia. Ero arrabbiato, come poteva mettere in dubbio il mio amore? Mi rabbuiai

“Edward, io...scusa.” no, l’avevo fatto di nuovo, l’avevo attaccata senza motivo. Non riuscivo ancora a controllare il fluire dei miei sentimenti, era una cosa nuova per me, le emozioni erano tutte talmente compresse... la mente e il cuore non riuscivano a contenerle.

“Perdonami tu, sono stato aggressivo un’altra volta. ...ci sto provando Bella, credimi...” si, stavo cercando di imparare a gestire l’emotività, ma non era facile, non per me. Per anni cui avevo costretto il mio cuore dentro la rigida gabbia della mia mente, ora che Bella l’aveva aperta, facevo fatica a tenere a freno il sovraccarico di emozioni che mi invadevano.

E’ solo che tu mi...respingi, ogni volta che ti bacio tu...” arrossì. Sorrisi rivelandole il motivo del mio disagio.

“Io non ti respingo, il problema è che, dopo la nostra lontananza, starti vicino mi....” abbassai gli occhi, ero imbarazzato a parlarle così direttamente “...insomma.... ho... ho difficoltà a controllarmi...ecco! Bella io ti desidero. Troppo, molto più del lecito”  L’abbracciai, era così tenera...  la volevo da impazzire e lei mi ricambiava in tutto. Sarebbe stata una vera tortura state lontani per le vacanze di Natale.

**********************************************************************

Passare le vacanze di Natale a Forks...una vera tortura la sola idea. Avrebbe significato stare lontano da Edward, non ero sicura di essere pronta a staccarmi da lui. Lo dovevo a Charlie, dopo quello che era successo negli ultimi mesi, dopo le preoccupazioni, dopo la rabbia, passare un po’ di tempo insieme ci avrebbe fatto bene. Non aveva ancora accettato che Edward fosse tornato nella mia vita, ma di fronte alla mia ferma decisione, si era rassegnato. Ora era giusto che passassi un po’ di tempo con lui. Glie lo dovevo.

Cercavo di non pensare ai giorni di lontananza ma, al contempo, sapevo di non poter rischiare di dipendere dalla presenza costante di Edward per andare avanti. Non potevo diventare un peso per lui. Non l’avrebbe mai ammesso, si sentiva ancora colpevole, ma col tempo, forse, si sarebbe stancato della mia dipendenza.

“Ci sentiamo prestissimo, ti chiamo mentre sei in viaggio” mi disse avvicinandosi al finestrino del mio fuoristrada, stavo per affrontare un viaggio di circa tre ore, il cielo era plumbeo, minacciava neve.

“Ok allora a presto!” misi in moto, volevo allontanami, subito. Un taglio netto, pensai. Guardai Edward dallo specchietto retrovisore, mentre staccavo l’invisibile filo che mi legava a lui; aveva lo sguardo perso, come se, quella separazione, gli costasse quanto a me. Accostai. Non potevo partire senza un bacio. Aprii lo sportello e lui mi corse incontro. Ci abbracciammo stretti poi, freneticamente le nostre bocche si cercarono. Con foga, avidamente, rincorrendosi...le nostre lingue si intrecciarono, assaporandosi con impeto.

“Ti amo!” disse Edward, con voce impastata da una passione che gli toglieva il fiato, “torna presto! Mi mancherai in queste due settimane”. Era emozionato e ansimante. Lo guardai, aveva gli occhi lucidi, era bellissimo con le guance arrossate dal freddo e dalla passione.

“Ti amo Edward!” risposi con il fiato corto dall’emozione.

Si avvicinò di nuovo a me, riluttante a lasciarmi andare, poi fece appoggiare la mia schiena sul fianco dell’auto e, mise le mani ai lati delle mie spalle intrappolandomi. Un brivido mi percorse, ma durò un solo istante poi lo guardai, i suoi occhi bruciavano di passione. La sua bocca scese sulla mia, vorace, esigente, mi sentii sciogliere. Una sensazione di calore liquido salì dal basso ventre invadendo tutto il mio corpo, ero eccitata, eccitata da quelle mani che, sapientemente, stavano risvegliandomi; ero creta e lui mi stava modellando su di se.

La mano di Edward, calda e tremante, scese dal viso al petto sfiorandomi il seno attraverso la ruvida stoffa del cappotto poi si insinuò attraverso gli strati  di vestiti per raggiungerlo. Rabbrividii per il gran freddo ma lui rinfocolò la mia passione intensificando le carezze. L’eccitazione crebbe in ondate sempre più rapide, avevo le gambe molli, desiderose di allacciarsi alla sua vita. Nel fuoristrada c’è caldo pensai, bramai  di entrare per poter ancora godere della sua tenerezza...il freddo mi impediva di gustare a pieno le sensazioni.

Avevo sempre odiato quella parte degli Stati Uniti, il freddo, quando arrivava, era intenso e pungente, non era facile stare all’aperto. Non per me.

Si allontanò, ritornarono le mie paure, ora l’abbandono era concreto e stabilito da entrambi le parti.....solo qualche giorno e ci saremmo rivisti pensai, sperai.. Era giunto il momento di salutarci.

Edward inaspettatamente, aprì lo sportello ed entrò in macchina.

“Vuoi salire?” chiese timidamente, non me lo feci ripetere.

Prese il posto del guidatore e si diresse in un luogo più appartato.

Eravamo nel boschetto appena fuori il campus, faceva molto freddo e, i primi fiocchi di neve cominciavano ad imbiancare le cime degli alberi. Tutto era così silenzioso. Solo i nostri respiri affannati spezzavano il silenzio della scena.

Mi slacciò il cappotto e mi sollevò i maglioni fino a raggiungere la pelle sensibile del mio capezzolo rosa su cui, tremante per lo sforzo di trattenersi, appoggio la bocca. Mi sentii percorrere da un fremito e aprii gli occhi, cogliendo in profilo del suo viso chino su di me. Era stupendo sotto quella luce particolare e rarefatta. Chiamai il suo nome, Edward mi stava torturando, facendomi impazzire di piacere. “Edward...sei bellissimo” ebbi solo la forza di dire.

Aprii la sua giacca a vento, volevo far scorrere le mie mani sul suo torace, volevo sentirlo, volevo baciare la sua pelle infiammandolo di passione, volevo fargli ciò che lui stava facendo con me. Ne avevo l’esigenza. Lo volevo. Le sue mani trovarono la mia schiena scivolando lente lungo la spina dorsale, nuovi brividi di piacere mi percorsero, sentivo l’eccitazione esplodere, volevo essere accarezzata, toccata. Insinuai le mani sotto il suo maglione, poi raggiunsi il bottone dei jeans aprendolo; il suo corpo si tese, mi abbracciò stretta poi, la sua mano, lentamente si infilò all’interno dei miei jeans aperti spingendoli giù fino alle caviglie e accompagnando ogni gesto con una lunga scia di baci.

“Tu sei bellissima” disse con voce roca guardando il mio corpo nudo di fronte a lui.

**********************************************************************

“Ci sentiamo prestissimo, ti chiamo mentre sei in viaggio” le dissi avvicinandomi al finestrino, facevo fatica a staccarmi da lei. Forks era a sole tre ore di viaggio ma, per me, era comunque una distanza siderale. Volevo starle molto, molto vicina.

“Ok allora a presto!” mise in moto, senza nemmeno un bacio di saluto, anche per lei era difficile... Un taglio netto, pensai, proprio come avevo fatto io in passato. La guardai allontanarsi, la voragine nel mio petto si riaprì, non riuscivo più a starle lontano, cominciai a respirare a fatica. Ero completamente drogato di lei.

Percepii il suo sguardo attraverso lo specchietto retrovisore, era triste quanto il mio. Perché dovevamo separarci?  Fece solo qualche metro poi accostò; involontariamente sorrisi e mi avvicinai al suo fuoristrada. Aprì lo sportello e mi corse incontro. Ci abbracciammo stretti, cercai la sua bocca, mi era mancata tantissimo nei giorni bui della mia assenza.... Avevo bisogno dei suoi baci come nutrimento per il mio cuore, avevo bisogno delle sue parole come nutrimento della mia anima. Inseguii le sue labbra con foga, assaggiandola avidamente. Ero come un assetato di fronte ad una sorgente di acqua cristallina. Rincorsi...la sua lingua, gustai il suo sapore dolce e floreale.

“Ti amo!” le dissi, la voce resa irriconoscibile dal forte desiderio di lei, non avevo più fiato, “Torna presto! Mi mancherai in queste due settimane”. Ero emozionato stravolto da sentimenti che non riuscivo a gestire. Sentii le lacrime arrivarmi sull’orlo delle ciglia, nell’imminenza della separazione, le ricacciai indietro. Non volevo dare altro spettacolo di me ma, al contempo, non riuscivo a evitare di commuovermi né di desiderare un maggiore contatto con lei.

“Edward, ti amo!” quelle parole ebbero su di me l’effetto di un eccitante…

Le feci addossare la schiena sul fianco dell’auto e appoggiai le mani ai lati delle sue spalle. Era in trappola, la cosa la spaventò... avrei dovuto pensarci.

Mi guardò per un istante poi, i suoi occhi si colmarono di desideri inespressi. Crollai.

La mia bocca si impossessò della sua, vorace, esigente... ero eccitato, troppo; già da un po’ i miei pantaloni si erano fatti più aderenti, già da un po’ avevo deciso di esplorare il suo corpo dolce, morbido per farle provare le stesse sensazioni che mi aveva regalato, già da un po’ avevo deciso di fermarmi prima di fare l’amore in maniera completa. Sperai di riuscire a controllare i miei istinti.

Le sfiorai il seno attraverso la ruvida stoffa del cappotto poi insinuai la mano attraverso gli strati di maglioni per raggiungerlo. Rabbrividì, aveva freddo, Bella non sopportava il freddo, lo sapevo.

Fiocchi di neve, lievi come piume, cominciarono a scendere lenti. Fra poco tutto sarebbe stato ricoperto da una coltre bianca e pura. Aprii lo sportello della sua auto, mi guardò sconcertata. Pensava la lasciassi andare così?

“Vuoi salire?” chiesi timidamente, per darle la possibilità di scegliere: andarsene o restare. Scelse la seconda possibilità. Sorrisi.

Mi diressi in una zona appartata, un boschetto appena fuori dal campus, lontano dal luogo dell’aggressione a Bella; nulla avrebbe dovuto turbarla, non volevo che qualcuno ci vedesse, che qualcuno violasse, anche solo per sbaglio, anche solo con un’occhiata furtiva, il corpo di lei. Ero geloso.

Tutto era silenzioso, attutito dalla leggera coltre di neve che ricopriva ogni cosa. Solo i nostri respiri affannati e i brevi sussurri, di frasi sconnesse, a rompere il silenzio.  Le slacciai il cappotto, la mia esigenza del suo corpo riempì, prepotente, le coltri nella mia mente. Mi feci strada tra i maglioni fino a scoprirle i seni. Un’altra fitta di desiderio mi colpì mentre, tremante, appoggiai la bocca sul suo capezzolo, rosato  e duro, come un bocciolo pronto a schiudersi.

“Edward...sei bellissimo” disse con un filo di voce, un nuovo spasmo mi trafisse i lombi. Aprì la mia giacca a vento, la lasciai fare, volevo che le sue mani alleviassero la mia tensione, volevo sentirla gemere di eccitazione, mentre con la lingua avrei percorso il suo corpo... Le mie mani scivolarono lente sulla sua schiena esplorandola, rabbrividì di piacere, me ne compiacqui ma, quando timidamente mi slacciò i pantaloni per imitare il mio gesto, mi irrigidii, avevo paura di toccare il punto di non ritorno, il limite invalicabile, oltre il quale,  non avrei più risposto di me. I suoi jeans scivolarono lentamente dalle cosce, alle caviglie... mi concessi un istante per guardarla...era di una bellezza dolce e inconsapevole.

“Tu sei bellissima” risposi con voce roca. L’ultimo lembo che mi impediva di vederla completamente nuda raggiunse i pantaloni poi, lentamente, la mia mano si mosse, guidata da una volontà propria, scivolando dal ventre serico fino alla morbida collina del pube. Le mie dita si introdussero nelle pieghe inesplorate della sua femminilità muovendosi lente, leggere, sensuali.

“Non fermarti, ti prego!” disse inarcando la schiena verso di me e offrendomi i seni che, prontamente baciai facendola gemere. Le mie dita nella sua intimità, assecondavano i movimenti sinuosi del suo bacino che mi invitavano ad approfondire quel contatto. Le mani di Bella si mossero sulla mia erezione liberandola dalla costrizione degli abiti, mi sembrava di impazzire, il suo tocco, così inesperto, mi mandava in paradiso... provai ad immaginare come fosse entrare in lei.... venni quasi subito. Lei mi seguì poco dopo tendendo il corpo contro di me e accasciandosi sui sedili, esausta e raggiante.

“E’ stato ....bellissimo, tu sei bellissimo...ti amo!”

“Bella, amore...mio bellissimo fiore....”

Le carezzavo la pancia pronto a rituffare le dita in lei...

“Ora forse devo andare...” disse triste interrompendo il filo dei miei pensieri.

“Si, è vero... non vorrei che arrivassi col buio..” l’aiutai a rivestirsi, mi ricomposi anch’io.

“Ci vediamo prestissimo, vero Edward?” chiese speranzosa.

“Prima di quanto tu creda! Il tempo passerà in fretta, vedrai!” sorrisi facendole una piccola carezza. Accese l’autoradio, alcune note di pianoforte rimasero sospese nell’aria. Sorrise.

http://www.youtube.com/watch?v=GB49D6ZDZ4s

“Perché ridi” chiesi non capendo nessuna parola di quella canzone

“Rido perché sembra uno scherzo del destino che, le sensazioni più forti della mia vita, siano accompagnate sempre dalla musica giusta.... o forse sono io che attribuisco troppo significato a queste cose!”

“Traduci per me!” chiesi. Annuì sorridendo ancora.

“L’esigenza di unirmi ogni volta con te, e ogni volta mostrare la mia vanità, come dolce follia, s’interessa di me. Ma se è amore perdonami, perché unendo divido anche il mondo a metà, forse è un angelo che si diverte così...
Miele nel vino tu sei, piccola venere, l’indifferenza ti fa altissima
E chiamai disordine, quelle armonie in me... credevo all’abitudine.
Le parole amore mio, serviranno a fingere che voglia non ho più di te....
I discorsi che faccio quando sto con me, Sono esempi perfetti di banalità, se non parlo con te, se non parlo di te...

Ogni istante decidere, ma il mio corpo è imperfetto e non basta più a sé, e’ una sete che so Non mi lascerà più...” *

Sorrisi di rimando per la verità insita nelle parole di Bella.

*Radiodervish , L’esigenza _ Amara Terra Mia (2006)

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Capitolo 22
*** Cap 22 Inquietudini ***


Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 19/09/10, ore 16:25 - Capitolo 21: Cap. 21 Esigenza

ahhhhhhhhhhh bellissimo chappy!!!!! mamma mia!!!!! davvero davvero belllisimo finalmente si sn riavvicinati xò cavolicchiooooo si devono già riallontanare speriamo ke qsto nn li allontani.......a prestooooooooo un bacioneeeeeee
grazie grazie grazie!!!!

si, si sono riavvicinati e si amano... ma edward deve ancora confessare a bella il suo passato... staremo a vedere!!!

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 18/09/10, ore 22:20 - Capitolo 21: Cap. 21 Esigenza

Brava Barbara! Non ho parole per descrivere questo capitolo! E'... wow! La passione, ma allo stesso tempo anche la dolcezza di Edward, è veramente struggente. Quel ragazzo è un groviglio di emozioni fortissime, sia positive, che negative... mi riferisco alla paura e all'angoscia ormai insite in lui. Il pezzo in auto è stato a dir poco spettacolare. Non mi stancherò mai di ringraziarti per questa bellissima storia e per le emozioni che ci regali sempre! Bacioni!

grazie grazie marie, troppo buona come sempre!!!! Edward, in effetti è un personaggio complesso, anche da descrivere, per questo ci metto un po' prima di pubblicare. voglio che i tratti del suo carattere vengano delineati bene in modo da comunicare le sue emozioni a chi legge...

un bacione e ancora grazie! B.

 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 18/09/10, ore 15:55 - Capitolo 21: Cap. 21 Esigenza

Ciao! Probabilmente è la prima volta che recensisco la tua FF ma è gia da qualche capitolo che vorrei farlo. Mi piace tanto e mi piacciono ancora di più i sentimenti ancora ruvidi di Edward e la fragilità di Bella. Questi due ragazzi assieme possono aiutarsi finalmente a capire come gestire i propri sentimenti che per loro sono ancora qulcosa di sconosciuto e ingestibile. Chissà quanto dolore ancora consuma il povero Edward che di sicuro se aprisse questo suo lato oscuro a Bella si alleggerirebbe l'animo così martoriato. Sono sicura che Bella saprebbe dargli il necessario sostegno. Mi auguro proprio che per farsi un pò perdonare dell'abbandono che Edward faccia una bella sorpresa a Bella a casa di Charlie e la vada a trovare per tornare poi a casa insieme, sarebbe proprio carino!! Non vedo l'ora di leggere il seguito. Baci!

grazie francy e benvenuta!!!

i due protagonisti sono fragili teneri e disperati, edward, inoltre, ha un ingombrante passato alle spalle che lo rende scostante e incline all'istinto di autodifesa.... vedrai nei prossimi capitoli.

baci B.

 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 18/09/10, ore 12:47 - Capitolo 21: Cap. 21 Esigenza

bellissimooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 18/09/10, ore 12:08 - Capitolo 21: Cap. 21 Esigenza

e così bella è stata dimessa dall'ospedale, e và a passare la convalescenza da charlie a forks, eddy non vorrebbe separarsi da lei,bello il loro momento d'amore, speriamo che di momenti di dolcezza come questi c'è ne siano, hanno bisogno l'uno dell'altro vedremo che altro ci aspetta.UN bacione grandissimo ciao *____*

e si!!! bella andrà a Forks per un po'... e si, edward ha divfficoltà a lasciarla andare, è consapevole che lei ha perso fiducia e farebbe qualunqie cosa pur di recuperarla...

vedrai i prorrimi capitoli.... a presto B.

ciao a tutti, volevo avvisare che, data l'imminenza del mio matrimonio (il 25 settembre 2010) sospenderò temporaneamente la pubblicazione della FF per riprenderla dopo il 10 di ottobre (viaggio di nozze! :)  )

quindi, colgo l'occasione per salutare e darvi appuntamento a presto. un bacione a tutte e grazie per i vostri commenti sempre così carini!!

Barbara

 

_Cap. 22

 

Inquietudini

 

Arrivai a Forks con un’ora di ritardo rispetto ai miei piani. C’era neve sulle strade, questo dissi a mio padre... Il pensiero di Edward e di quanto avevamo appena fatto mi accompagnò per tutto il viaggio. Sentivo ancora addosso il suo profumo, Fahrenheit di Dior che impregnava i miei vestiti, il ricordo delle sue carezze mi provocò uno stato di eccitazione tale che dovetti fermarmi un paio di volte per non rischiare di perdere la concentrazione alla guida.

Edward mi chiamò ogni mezz’ora, voleva essermi vicino, farmi sentire la sua presenza glie ne fui grata.

“Sono a Forks” dissi rispondendo all’ultima sua chiamata “sto parcheggiando...vedo Charlie, ....ti devo salutare!” il mio tono di voce era triste, come il suo. Cercai di mascherare la mia tristezza, scesi dall’auto e corsi ad abbracciare mio padre.

“Piccola, dai entriamo, ho appena finito di cucinare, ti ho aspettato per pranzare!” strano, molto strano, mio padre non era mai stato un bravo cuoco, aveva sempre preferito i cibi precotti oppure, ordinare dalla tavola calda di Forks...

C’era qualcosa sotto, ne ero quasi sicura. Aveva cucinato e aveva persino preparato la tavola... ancora più strano, da quando mamma era andata via, preferiva cenare sul divano.

“Cosa succede...a cosa devo tutto questo...” dissi indicando la tavola apparecchiata.

“Ero felice di vederti, volevo organizzare qualcosa di speciale...”

“Papà non prendermi in giro... non è la prima volta che vengo a trovarti, non hai mai fatto niente di tutto questo...” il mio sguardo indagatore, lo scrutava cercando di capire il perché di tutta la messa in scena...

“dai Bells, non essere sempre così diffidente...” mio padre non mi guardava negli occhi e c’era una sola ragione, avevo visto giusto.

Mi sedetti al tavolo, lui  mi imitò iniziando a mangiare la pietanza ormai fredda.

“Allora?” insistetti “non mi vuoi proprio dire nulla?!” Charlie alzò gli occhi dal piatto guardandomi intensamente poi sbuffò. Chiaro segnale che la battaglia era vinta.

“Bella io... io beh ecco, stasera ho invitato a cena Billy e Jacob...” lo guardai, non capivo

“Non c’era bisogno di organizzare tutto questo, Billy è un amico di famiglia, Jacob è suo figlio...o c’è di più?!” mio padre arrossì, questo tratto l’avevo preso da lui.

“Ecco, in realtà io speravo che... tu e Jacob... ecco che voi potreste provare a frequentarvi... come amici, magari....” balbettava.

“Papà, io sto con Edward!” stavo arrabbiandomi, non si doveva intromettere nella mia vita privata...

“Edward non mi piace, è uno strano ragazzo, ha qualcosa che.... non lo so, non mi convince...” non potevo permettere che si parlasse male della persona che amavo.

“Certo, la sua famiglia è ineccepibile, Alice è un tesoro ma lui... lui è... non so come definirlo...insolito, cupo...” frenai il fiume di aggettivi

“Papà, Edward è la persona che ho scelto, tu non puoi giudicarlo, tu non lo conosci” Charlie alzò le mani in segno di resa.

“Aspetta Bells, aspetta. Io non voglio e non posso dirti chi frequentare ma posso almeno esprimere la mia opinione e poi, ....tu e Jacob siete amici da tanto tempo... lui ti è stato così vicino quando Edward...” mi misi le mani sulle orecchie, non volevo sentire....

“ok scusa, scusa...” mio padre era imbarazzato e dispiaciuto al contempo.

Mi calmai.

“Papà, io voglio già bene a Jacob e lo ringrazio per quanto ha fatto per me, anche se non ricordo molto, ma...lui non vuole essere mio amico... non solo...”

Charlie mi guardò alzando un sopracciglio

“Intendi dire che lui si è preso una cotta per te?” faceva il finto tonto, non lo sopportavo quando si comportava così, era imbarazzante. “Jacob piaceva anche a te o sbaglio!”

“Papà, smettila...” arrossii “avevo tredici anni... Jacob mi piaceva, molto. Ma, da quando sono andata via con mamma... non una mail, non una cartolina, non una telefonata... era come se...come se mi avesse cancellata!” il mio tono risuonò duro, ero ancora arrabbiata per il comportamento di quello che, seppure non era mai stato il mio ragazzo, almeno sarebbe dovuto essere il mio migliore amico. “Nemmeno quando ero in vacanza da te si è fatto vivo... poi, Angela mi ha raccontato che si era messo con... Leah Clearwater, se non sbaglio...!”

Ricordai la tristezza intensa alla notizia che, l’unico ragazzo che mi fosse piaciuto sul serio, ora era di un’altra...

“Ok Bells, ma ora le cose sono cambiate, lui è cambiato, si è tranquillizzato ed è tornato a cercarti!” come poteva essere così ottuso, come faceva a rifiutare la realtà dei fatti...

“Si papà, le cose sono davvero cambiate, io sto con Edward ora, e sono innamorata di lui!” mio padre sorrise, mi preoccupò molto quella sua strana reazione.

“Se sei sicura dei tuoi sentimenti e di quelli di Edward...” pronunciò il suo nome con disprezzo...me ne dispiacqui. “...allora non avrete nessun problema ad avere Jacob che vi ronza un po’ intorno... o Edward teme la rivalità?”

“Cosa intendi dire con... vi ronza un po’ intorno?” deglutii a vuoto un paio di volte poi, decisi che, qualunque cosa avesse in mente, lo avrei ignorato. Poggiai la forchetta, ormai mi era passato totalmente l’appetito.

“Vado in camera, il viaggio è stato faticoso... vorrei riposare un po’”

“Buon riposo Bella!”

Mi precipitai su per le scale e mi chiusi in camera poi, afferrai la borsa e presi il telefono. C’era qualcuno con cui volevo parlare.

*********************************************************************

Avevo chiamato Bella da poco, era arrivata. Mi sentii sollevato. Ero frastornato dall’entità e dalla portata della passione tra noi, non riuscivo ad immaginare che il mio cuore potesse contenere tanta intensità... era rimasto imprigionato per così tanto tempo... Sorrisi. Ero felice, per la prima volta ero davvero felice.

Montai in macchina e mi diressi verso casa, appena giunto l’avrei chiamata, volevo sentire il suono della sua voce, mi  mancava. Già mi mancava!

Sorrisi ancora e una dolce melodia si formò nella mia fantasia poi, il volto di mia madre apparve tra le pagine della mia mente scompigliandole...era triste, piangeva...

“Edward”, mi chiamò,  la sua voce era così nitida... mi stupii di riuscire a ricordarla dopo così tanti anni.  Sentii subito l’inconfondibile morsa allo stomaco...

“Perché” urlai da solo dentro l’abitacolo della mia Volvo, mi tremavano le mani “Perché non posso essere felice...perchè!!!” urlai ancora.

“perché tu non meriti di essere felice” la mia voce, la sua voce rimbombavano dentro di me. Accostai non riuscivo più a guidare, mi sentivo male, stavo per avere un nuovo attacco di panico. Uscii, l’aria gelida mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee. Era freddo, dannatamente freddo, la neve aveva ricoperto ogni cosa ormai, ero a poche centinaia di metri da casa, dovevo solo riuscire a rientrare poi, in camera mia avrei potuto dare sfogo alle mie paure. Cominciai a camminare a piedi... la macchina abbandonata lungo il viale.

“Edward, mi hai dimenticata?” la voce di mia madre nella testa mi tormentava,

“Non avevi detto che mi avresti voluto bene per sempre?” stavo impazzendo, la lontananza di Bella aveva scatenato di nuovo le mie ansie... “io ti voglio bene mamma! Ma amo anche lei!” dissi sottovoce rispondendo alla voce nella mia testa.

“Non ti ho dimenticato mamma, come potrei...” un singhiozzo proruppe dal mio petto, ero nuovamente incapace di piangere, poi una stretta allo stomaco mi costrinse ad accasciarmi. Mi stesi a terra stringendo le ginocchia con le braccia, quello era l’unico modo che conoscevo per tentare di tenere insieme i pezzi di me stesso, dovevo farlo per Bella, dovevo essere forte, dovevo riuscire a superare tutto questo dolore che avevo dentro.... ancora la sua voce, ancora una fitta allo stomaco.

“Voglio essere felice” sussurrai con le ultime forze, poi non sentii più nulla.

*********************************************************************

“Emmett, ma non è la macchina di Edward quella?” Rose mi indicò la Volvo abbandonata sul ciglio  della strada. Accostai e scesi.

Era proprio l’auto di Edward ed era aperta, le chiavi erano ancora inserite nel quadro del cruscotto. Dove poteva essere andato? Una strana sensazione di paura mi invase.

“Rose, ascolta, io cerco Edward, tu porta a casa la macchina, io ti raggiungerò con l’auto di Ed!” diedi un bacio sulla bocca alla mia fidanzata. Nonostante stessimo insieme da un po’, sentii l’eccitazione premere prepotentemente contro i miei pantaloni. Ora però non potevo prenderla, ero preoccupato per mio fratello, anche Rose lo era.

“Ok Emm, vado a casa, per qualunque cosa chiamami!” un altro bacio. Alzai la mano in segno di saluto mentre Rosalie riportava a casa il fuoristrada.

Girai attorno all’auto, avevo uno strano presentimento... per fortuna aveva smesso di nevicare e riuscii ad individuare una traccia. Una lunga fila di impronte si dirigeva verso il fitto del bosco... cosa diavolo ci faceva Edward nel bosco? Il cuore prese a battermi fortissimo, ero preoccupato, molto preoccupato.

Erano passati ormai quasi dieci minuti, dove poteva essere andato con questo freddo? Poi lo vidi e il mio cuore perse un battito.

Era sdraiato a terra in posizione fetale, le ginocchia strette al petto, non si muoveva. In un attimo gli fui accanto.

“Edward!” urlai. Nessun movimento. Era pallido e gelido.

Mi accovacciai accanto a lui cercando di districarlo da quella posizione. Cominciai ad avere paura, veramente paura... da quanto tempo era li? Riuscii a sollevarlo, mi tolsi il cappotto e lo avvolsi attorno alle sue spalle poi afferrai il cellulare a chiamai Rose.

“Amore, cerca Carlisle, subito! Ho bisogno di lui... sono a pochi passi da casa” il mio tono era concitato, tremavo di paura, paura per mio fratello. Era così fragile, così chiuso in se stesso...

“Emmett, cosa succede!” Rose mi riscosse dai miei pensieri

“Ho trovato Ed, non sta molto bene, è congelato...” silenzio, poi un singhiozzo. Avrei voluto abbracciarla, non sopportavo di vedere la mia piccola Rosalie, piangere.

“Zio Carlisle sta arrivando!” richiuse.

Strofinai le braccia di Edward cercando di scaldarlo e, finalmente aprì gli occhi.

Ma non mi vide, lo sguardo era vitreo e perso in chissà quale pensiero.

“Voglio essere felice!” sussurrò, poi richiuse gli occhi.

Una lacrima scese sul mio viso. Non avevo mai visto ridere Edward, mai veramente; il suo volto era sempre velato, come coperto da una maschera che impedisse a tutti di guardarlo veramente, di percepire l’intensità del suo dolore.

Non sapevo cosa gli fosse successo ma ero certo che, qualunque cosa fosse, lo stesse lentamente distruggendo portandolo alla follia. Carlisle arrivò in pochi minuti e mi aiutò a portarlo in macchina. Delirava. Accese il riscaldamento e di diresse immediatamente a casa.

“Quando l’hai trovato?” il suo tono era concitato ma, al contempo calmo e professionale.

“Pochi minuti fa ma non so da quanto tempo fosse li” guardai mio fratello, il suo colorito era passato dal bianco al rosa tenue. Tirai un sospiro di sollievo.

“Cosa succede!” Esme era agitatissima, Ed era il suo figlio prediletto, perché quello più bisognoso di amore... non ne ero geloso, lo trovavo giusto.

“Emmett lo ha trovato svenuto qui vicino” poi Edward cominciò ad agitarsi e tutte le attenzioni furono per lui.

“Voglio essere felice...voglio...ti prego mamma...” Esme gli accarezzò il volto.

“ ti prego, lasciami andare.......” poi sorrise, un sorriso di una dolcezza che non avevo mai visto. Si illuminò come non aveva mai fatto...

“Bella...” disse con un filo di voce.

“Ti amo......Bella!....” ancora un sorriso, più dolce, più tenero, inconsapevole della nostra presenza. Poi riaprì gli occhi.

“Forks...voglio andare da lei...”

**********************************************************************

Camminavo in una nebbia fitta e fredda, nulla intorno a me, solo l’immagine di mia madre.

“Edward, perché mi hai dimenticata?” mi chiedeva insistentemente. Come potevo dimenticarla, non l’avrei mai dimenticata né sostituito il mio amore per lei con quello per un’altra donna.

“Voglio essere felice mamma!” il suo sguardo si fece più intenso e una lacrima rosso sangue scese dai suoi occhi. Il dolore allo stomaco si accentuò non volevo rivedere quell’immagine, non volevo più essere perseguitato dal suo fantasma...

“Tu sei morta mamma, e non è colpa mia!” gridai ma le parole restarono nella mia testa “ero un bambino, solo un bambino!” volevo piangere tutte le lacrime trattenute per tutti quegli anni.

“Smettila Edward!” quel tono autoritario che conoscevo... il tono di mio padre

“Non piangere, gli uomini non piangono!” ancora dolore, un dolore straziante mi perforava le viscere.

“Non avevi detto che mi avresti voluto bene per sempre?” ancora mia madre, ancora il gelo che riempiva le mie vene.

“Voglio essere felice...voglio...ti prego mamma... ti prego, lasciami andare.......”

Volevo abbandonarmi, non volevo più sentire, avrei preferito morire pur di non avere più le loro voci nella testa. Poi un tepore simile a un raggio di sole in primavera si insinuò tra le fumose cortine della mia mente, dissipando lentamente la nebbia che ottenebrava il mio cervello.

“Edward” la sua voce, la voce della donna che amavo. Dovevo dirglielo, dovevo confessarle il mio amore ancora una volta

Bella...” la chiamai e lei sorrise, dolce, tenera, accogliente, calda. Il mio cuore prese a battere più forte, a battere per lei.

“Ti amo......Bella!....” confessai.

Il calore cominciò pian piano a rifluire in me, ora ero in grado di muovermi ma non ero ancora certo di essere uscito dal sogno. Aprii gli occhi, Esme mi guardava preoccupata e così Emmett, Rose e Carlisle.

“Forks...voglio andare da lei” dissi prima di riprendere piena coscienza di me.

Mi alzai lentamente e mi accorsi di essere in camera mia... come ci ero arrivato?

“Edward!” mio padre aveva la voce intrisa di preoccupazione.

“Cosa ti è successo Edward” non sapevo cosa rispondere, non lo sapevo, non veramente e non avevo la forza di inventare qualcosa. Optai per la verità.

“Non lo so...” cercavo di capirci qualcosa anch’io.

“Stavo tornando a casa dopo aver salutato Bella ed aver mangiato qualcosa al campus... mi sono sentito male durante il tragitto... non riuscivo più a guidare...ero quasi arrivato, volevo proseguire a piedi...evidentemente non ce l’ho fatta.” Carlisle mi sentì la fronte

“Non hai febbre, per fortuna!” tirò un sospiro di sollievo “eri quasi congelato... se non fosse stato per Emmett...” non finì la frase un brivido lo scosse. Guardai mio fratello e gli sorrisi

“Grazie Emm...” lui fece un cenno con la testa, aveva gli occhi lucidi, non l’avevo mai visto così preoccupato, lui sempre burlone e leggero, ora era davvero agitato.

“Non mi hai detto tutto vero Edward?...prima di svegliarti hai chiamato tua madre, hai chiamato Bella...” ora lo sguardo di mio padre si era fatto intenso. Feci un cenno con la testa. Tutti restarono in attesa.

“Mentre guidavo ho sentito la voce di mia madre...”  fece una pausa “poi l’ho vista, ho avuto una sorta di allucinazione...”

“Ti è successo già altre volte!” la sua non era una domanda. Feci segno di si con la testa. Esme si mise una mano davanti alla bocca, aveva gli occhi lucidi. Carlisle la guardò poi con un sorriso chiese a tutti di lasciare la stanza.

**********************************************************************

Emmett aveva portato a casa Edward in condizioni preoccupanti, e non era il suo principio di congelamento a farmi agitare. Delirava, chiamava sua madre, la sua vera madre, il tono era angosciato, terrorizzato, la implorava.

 “Voglio essere felice...voglio...ti prego mamma... ti prego, lasciami andare.......” questa frase mi turbò profondamente. Non sapevo molto di Edward, solo quello che i servizi sociali ci avevano raccontato quando decidemmo di occuparci di loro: famiglia più che benestante, padre assente, madre depressa, nessun altro famigliare. Edward aveva assistito alla morte della madre, Alice ne era stata risparmiata. Nient’altro. Non osavo immaginare le sofferenze di un bambino che vede morire la propria madre sotto ai suoi occhi.

Guardai quello che ora consideravo mio figlio, dormire un sonno agitato e mi si strinse il cuore. Continuava ad implorare la madre, continuava a ripetere di voler essere finalmente felice. Poi un cambiamento, un sorriso, un nome pronunciato con una dolcezza infinita, una dolcezza che non aveva mai mostrato per nessuno.

“Bella...” disse sorridendo ancora “Ti amo....Bella!” poi aprì gli occhi pronunciando una sola parola: Forks.

Era li che desiderava essere, li accanto alla donna che amava.

 “Non mi hai detto tutto vero Edward?”gli chiesi non appena si fu ripreso.

Fece cenno di no

 “Mentre guidavo ho sentito la voce di mia madre... poi, l’ho vista, ho avuto una sorta di allucinazione da sveglio...” il suo sguardo rifletteva preoccupazione per una situazione che, ne era cosciente, non era normale.

“Ti è successo già altre volte!” non era una domanda ma una certezza, quante cose ci aveva nascosto? Quanto dolore aveva dentro di se? Fece segno di si con la testa. Esme si mise una mano davanti alla bocca, aveva gli occhi lucidi, ma ora non era tempo per le lacrime, Edward aveva bisogno di essere sostenuto, non compatito. Lo guardai intensamente e percepii l’imbarazzo di mio figlio, qualunque cosa gli fosse successo voleva parlarne solo con me. Con un sorriso invitai tutti a lasciare la stanza poi mi voltai verso di lui.

“Dimmi Edward, da quanto tempo hai attacchi di panico e allucinazioni?” dilatò gli occhi, chiaro segno che avevo indovinato.

“Da dopo la morte di mia madre!” rispose semplicemente, come se fosse normale, come se fosse parte di se. Sentii una morsa allo stomaco per il mio ragazzo. Soffriva, soffriva tanto e teneva tutto dentro di se.

“Edward tu hai bisogno di aiuto” qualcuno doveva aiutarlo, qualcuno doveva riuscire a farlo aprire per tirare fuori tutto il suo dolore.

“Non voglio più parlare con gli psicologi...non voglio essere rinchiuso, strizzato come un calzino bagnato, non voglio più rispondere alle domande di nessuno...” fece una pausa poi mi guardò più calmo... “però devo uscirne papà, devo farlo per Bella, lei merita qualcosa di più di me!”Abbracciai mio figlio con le lacrime agli occhi.

“Fatti aiutare Edward, confidati con me, confidati con Bella, o con i tuoi fratelli ma parla, per l’amor del cielo, togliti questo peso che ti porti addosso da troppi anni.... ti prego! Non preoccuparti, non ti farò rinchiudere, non lo farei mai...e ascolterò tutto quello che vorrai dirmi, quando lo vorrai. Ricordati, io sarò sempre qui!” annuì e mi sorrise.

“Grazie papà, appena mi sentirò pronto ti dirò tutto ciò che ricordo ma ora vorrei solo vedere Bella, con lei mi sento un’altra persona...”

L’amore, l’amore vero poteva forse essere il balsamo che avrebbe curato il suo animo ferito.  Bella avrebbe potuto essere la sua salvezza. Lo sperai con tutto il cuore...

“Domani partiremo per Forks, andremo nella nostra casa e passeremo il Natale li, così potrai incontrare la tua ragazza!”

Mi sorrise, felice come non lo era mai stato. Gli accarezzai la testa e lasciai la sua camera. Le note di Brain Damage riempirono l’aria. Niente era più vicino allo stato di Edward come quella canzone, in quel momento.

 http://www.youtube.com/watch?v=T1bgxfxchkQ

The lunatic is on the grass, The lunatic is on the grass
Remembering games and daisy chains and laughs, Got to keep the loonies on the path.
The lunatic is in the hall, The lunatics are in my hall
The paper holds their folded faces to the floor, And every day the paper boy brings more
And if the dam breaks open many years too soon And if there is no room upon the hill,

And if your head explodes with dark for bodings too, I'll see on the dark side of the moon
The lunatic is in my head, The lunatic is in my head
You raise the blade, you make the change, You re-arrange me till I'm sane ,

You lock the door, And throw away the key
There's someone in my head but it's not me, And if the cloud bursts, thunder in your ear
You shout and no one seems to hear, And if the band you’re in starts playing different tunes
I'll see you on the dark side of the moon*

 

*Il pazzo è sull'erba, il pazzo è sull'erba
ricorda giochi, corone di margherite e risate, bisogna mantenere i pazzi sul sentiero giusto
il pazzo è nella sala i pazzi sono nel mio corridoio,

il giornale tiene le loro facce rivolte al pavimento e ogni giorno il ragazzo dei giornali ne porta di più,
e se la diga crolla, apre molti anni troppo presto, e se non c'è spazio in cima alla collina
e se la tua testa scoppia con oscure inquietudini, ti incontrerò sul lato oscuro della luna.
il pazzo è nella mia testa, il pazzo è nella mia testa
tu sollevi la lama, fai dei cambiamenti, mi curi fino a quando sono rinsavito,

chiudi la porta, e getti via la chiave
c'è qualcuno nella mia testa ma non sono io e se la nuvola scoppia, il tuono è nel tuo orecchio
gridi ma nessuno sembra udirti,
e se il gruppo di cui fai parte, inizia a suonare melodie diverse
ti incontrerò sul lato oscuro della luna.

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Capitolo 23
*** Cap 23 Forks ***


 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 
 30/09/10, ore 19:27 - Capitolo 22: Cap 22 Inquietudini

Ciao Barbara. Tantissimi auguri per il tuo matrimonio!! Al tuo rientro al primo aggiornamento che farai però raccontaci qualcosina del matrimonio e del viaggio di nozze dai!! A parte gli scherzi a parte la bellezza del momento sposarsi vuol dire anche farsi in quattro per organizzare tutto e quindi mi auguro che le tue fatiche si siano rivelate alla fine una soddisfazione! Tornando alla storia non c'è bisogno che te lo ridica ma mi fa lo stesso piacere farlo: anche questo capitolo è stato bellissimo. Finalmente qualcosa si è mosso nell'animo del nostro Edward ed è riuscito a spostare un pochino l'enorme macino che schiaccia il suo cuore. Ci speravo proprio che Edward raggiungesse la sua Bella a Forks. E sono anche contenta che Carlisle e l'intera famiglia si siano finalmete accorti delle crisi di Edward  e che da questo momento possa insieme anche al loro aiuto a superare tutto. Al prossimo capitolo! Baci! 

vero vero vero, quest'ultomo periodo è stato davvero impegnativo...

ora spero di riuscire a tornare alla normalità al più presto! mi manca tanto la normalità...

al prossimo capitolo... un bacio. B.

 

 nik81 [Contatta] Segnala violazione
 
 25/09/10, ore 20:52 - Capitolo 22: Cap 22 Inquietudini

CIAO HO LETTO SOLO ORA TUTTA LA STORIA E VOLEVO FARTI I COMPLIMENTI. L'HO TROVATA IMMEDIATAMENTE BELLISSIMA E MI HA SUBITO APPASSIONATA. CHE STORIA!!! MI HAI ANCHE FATTO PIANGERE PER TUTTE LA EMOZIONI CHE MI HAI DATO LEGGENDOLA, ORA SONO IN TREPIDAZIONE PER IL NUOVO CAPITOLO E SPERIAMO CHE ARRIVI PRESTO. UN BACIO CIAO!

grazie!!!

sono felice che la storia ti sia piaciuta e spero che continuerai a seguirla

eccoti il nuovo capitolo!!! B.


 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 23/09/10, ore 17:33 - Capitolo 22: Cap 22 Inquietudini

povero ed!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! bellissimooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!

 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 23/09/10, ore 14:04 - Capitolo 22: Cap 22 Inquietudini

Ho aspettato di leggere tutti i capitoli prima di lasciare un commento. L'ho iniziata ieri sera e non sono riuscita a staccarmi fino alla fine. Non ho parole, non riesco ad esprimere tutte le emozioni che mi hai fatto provare. Semplicemente stupenda; scrivi in modo meraviglioso. Auguri per il matrimonio e soprattutto divertiti in viaggio di nozze. Io ti aspetto presto con il seguito.

SONO CONTENTA CHE LA STORIA TI PIACCIA, SPERO CHE ANCHE I PROSSIMI CAPITOLI TI INTRIGHERANNO.

GRAZIE PER GLI AUGURI. A PRESTISSIMO!

 kygo [Contatta] Segnala violazione
 23/09/10, ore 08:04 - Capitolo 22: Cap 22 Inquietudini

Ciao,
ti devo dire che Charlie in questa storia non lo sopporto, addirittura far frequentare per forza Jacob a Bella!Assurdo!Capisco che è suo padre e si preoccupa, che Edward non gli piace, ma cercare di separarli!Non si fa!
Adoro Carlisle!Non vedo l'ora che arrivino a Forks, spero che il "cane" non si metta troppo in mezzo, ergo spero che tu non sia troppo cattiva con i tuoi personaggi.
Mi sembra di capire che ti piacciono i Pink Floyd...brava!L'album The dark side of the moon è uno dei miei preferiti, soprattutto per la canzone Brain Damage e Us and Them...stupende!!!
Auguri per il tuo matrimonio!e per il viaggio di nozze!in questo perioido sento molti che si sposano,la crisi non ferma l'amore...

E SI, CHARLIE è UN PO' STRANO IN EFFETTI.... NON SI RENDE CONTO DI ALTRO A PARTE I SUOI PREGIUDIZI SU EDWARD... MA SI RIFARà, DAGLI SOLO TEMPO... B.

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 23/09/10, ore 01:35 - Capitolo 22: Cap 22 Inquietudini

charlie mi stà sempre di + antipatico, vuole x forza fare mettere insieme bella con jake, ma il cane c'è lo dobbiamo trovare sempre trà i piedi x forza??????????????? povero eddy adesso ha pure le allucinazioni, chissà che inferno si porta dentro, speriamo che eddy si faccia aiutare e sopratutto si confidi con bella, chissà che davvero non sia lei il suo balsamo x curare le ferite che al cuore????????? UN bacione grandissimo ciao *____* AUGURI DI BUON MATRIMONIO

E SI IL CANE è INDISPENSABILE ALLA STORIA....

GRAZIE X GLI AUGURI. BACI. B.

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 23/09/10, ore 00:17 - Capitolo 22: Cap 22 Inquietudini

ciaooooo auguriiiiii nn sapevo ke ti dovessi sposare!!!! ma lo sai ke il 25 è il mio compleanno!!!! io faccio 20 e tu ti sposi e vai in viaggio di nozze......ankio prima o poi spero di vivere questa esperienza.....e secondo me non è vero ke la gente nn si sposa +......forse non ha ancora trovato la persona giusta no??? kmq ahhhh bellliisssimooooo chappy!!!!! mamma mia povero eddy......quella frase "ti prego lasciami andare" ma ha davvero fatto piangere mamma mia il bel ricordo di sua madre è stato rovinato dai fantasmi ke lo assillano spero davvero riesca a guarire mamma mia x fortuna ke adesso andranno a forks!!!! kmq chalie è proprio scemo davvero km può pensare di decidere dela vita sentimentale di sua figlia?!?!? a prestyooooo e ancora auguroni x il matrimonio un bacioneeeee

GRAZIE E AUGURI ANCHE A TE (ANCHE SE CON NOTEVOLE RITARDO)

SONO CONTENTA DI ESSERE RIUSCITA A COMUNICARTI I SENTIMENTI E IL DOLORE DI EDWARD.

BACI B.

_Cap. 23 

Forks

 

 

Avevo un disperato bisogno di parlare con mia madre, qualche sua battuta e qualche consiglio strambo, mi avrebbero aiutato ad affrontare la situazione... inoltre, questa sera ci sarebbe stata la cena con Billy e Jacob. Io non avrei cucinato.

“Mamma, scusa per l’ora ma avevo bisogno di parlare con te!”

“Piccola mia ti sento preoccupata....Edward?!” quel nome mi provocò un brivido, sentivo ancora le sue mani su di me.

“No, papà!” il mio tono era irritato, mio padre mi aveva destabilizzato,  cercando in tutti i modi di “pubblicizzare” Jacob ai miei occhi.

“Cosa ha combinato Charlie stavolta...” sorrisi involontariamente a quel tono esasperato che conoscevo bene, era lo stesso tono che avevo usato anch’io.

“Sta cercando di convincermi a lasciare Edward per mettermi insieme a Jacob!” Una risata proruppe dalla cornetta

“Non ci posso credere, l’ha fatto....” ancora una risata. Mi stavo irritando anche con lei.

“Mamma non scherzare su queste cose!” ero irritata.

“Seriamente Bella, non preoccuparti per Charlie e per i suoi piani... non potrà far nulla che tu non voglia. Ricordatelo Bella, se tu ami Edward, e sono sicura che tu lo ami, nessuno potrà fare nulla per allontanarvi. Solo tu puoi allontanarlo... Edward ti ama talmente tanto... senza di te è perso...”

“Mamma a te piace Edward, vero?” un momento di silenzio.

“Bella tu... tu non l’hai visto quando è tornato da te...” non riuscivo a capire ma, il tono di voce di mia madre era cambiato, si era fatto serio,  cos’era successo, cosa le aveva detto Edward...

“Bella, tesoro, forse non dovrei dirtelo, ma Edward era veramente disperato quando ti ha raggiunta in ospedale. Il suo atteggiamento era come quello di una bilancia cui manca un piatto... destabilizzato, sofferente, come se non riuscisse più a stare in equilibrio senza di te, come se la sua stessa vita dipendesse da te... ti giuro amore, non ho mai visto nessuno soffrire come qual ragazzo...” Rimasi senza parole, Edward non mi aveva mai accennato a quanto avesse sofferto, avevo sempre preso in considerazione la mia sofferenza, ma non avevo mai pensato che anche lui avesse vissuto un dramma simile al mio.

“mamma, sei sicura...”

“Lui non te ne ha parlato, vero? Probabilmente non è nella sua natura... è un ragazzo che sa tenere dentro il dolore... solo gli occhi sono lo specchio della sua anima sofferente.” Il tono di mia madre era sempre più serio, io ero sconvolta, Se voleva Renèe sapeva essere molto acuta.

“Mamma... io non sapevo...” la sentii sorridere...

“Bella, solo tu puoi allontanarlo da te...se lo ami, qualunque cosa farà Charlie o dirà Jacob sarà inutile. Non preoccuparti, vivi con serenità...

“Ti voglio bene mamma, grazie!”

“Ciao piccolina, ti voglio bene anch’io!”

Mi stesi sul letto e ripensai alle ultime parole di mia madre. Chissà perché avevo supposto che, essendosi allontanato da me, Edward non soffrisse veramente della separazione. Invece...

La voce di mio padre mi svegliò. Guardai l’orologio, avevo dormito per quasi tre ore ed era pronta la cena.

Controvoglia scesi e dipinsi sul mio viso un sorriso rilassato. La serata sarebbe passata presto. Sperai che non ci fossero intoppi, lo sperai veramente.

***********************************************************************

Erano le nove di mattina quando Charlie chiamò mio padre. Ci invitava a cena, ci sarebbe stata anche Bella, di ritorno a Forks per le vacanze di Natale.

Accettai con entusiasmo, avevo molta voglia di rivederla anche se, in cuor mio, sospettavo che lei non nutrisse altrettanta eccitazione.

Da quando Cullen era tornato nella sua vita, non mi aveva mai chiamato, mai cercato, ero diventato totalmente invisibile. Eppure, quando lui non c’era avevo sperato, sperato veramente... volevo che lo dimenticasse, la desideravo disperatamente... non era più l’acerba tredicenne che avevo baciato un giorno, un po’ per gioco, un po’ per consolarla, sulla spiaggia di La Push. Ora era una splendida giovane donna il cui corpo desideravo disperatamente avere per me.

Tornai con la mente ai “giorni dell’abbandono”... Ero al settimo cielo, Cullen l’aveva lasciata, l’avevo sempre sospettato che non sarebbe riuscito a farla felice, ora era il mio turno, ora potevo avere la mia possibilità.

Andai a trovarla allo studentato... Non avrei mai dovuto farlo.

Lo spettacolo che mi si presentò davanti non lo avrei mai dimenticato.

Bella, la ragazza vitale, solare, allegra, giaceva ora immobile sul letto. Gli occhi, sbarrati, guardavano un punto imprecisato, le labbra pronunciavano un solo nome: Edward.

Mi avvicinai a lei, volevo provare a svegliarla, a parlarle... si voltò ma non mi riconobbe, poi continuò a chiamare il suo nome come una litania.

“Bella” la chiamai... ma non mi rispose, era racchiusa in un mondo tutto suo dove nessuno, neppure la sua famiglia, poteva entrare. Feci di tutto pur di costringerla a riprendersi dallo stato catatonico in cui era caduta, ma niente di ciò che facevo riusciva ad aiutarla. Nemmeno il bacio che le diedi, pensando scioccamente di svegliare la principessa addormentata, nemmeno le carezze che le feci... mi vergognai al ricordo; nulla riusciva a colpirla.  

Quando Cullen si presentò all’ospedale fui preso da un’ira furibonda, come osava tornare da lei dopo tutto il dolore che le aveva causato? Come osava Bella riaccoglierlo con se? Doveva pagarla per quello che le aveva fatto, per la sofferenza che aveva provocato a tutti noi. Per la sofferenza che mi aveva causato portandomela via. Bella non era mai stata veramente mia...ammisi.

Gli urlai contro ma non diede segno di temermi, lo colpii, ma non reagì, lo colpii ancora, nulla. Sembrava di ghiaccio, insensibile, freddo... quasi volesse essere punito, consapevole del dolore che le aveva procurato...

Fece il miracolo, Edward Cullen  riuscì dove io fallii. Con il suo bacio svegliò la principessa.

Lo detestavo. Detestavo che una persona come lui, potesse avere con facilità ciò che io agognavo da anni.

Questa sera avrei parlato con Bella, le avrei rivelato la portata miei sentimenti, la mia attrazione per lei. Non mi importava altro, solo che lei sapesse, e che non si fermasse alla prima occasione, ma che avesse la possibilità di scegliere. Lui o me.

Mi preparai di tutto punto, volevo essere attraente, volevo che mi guardasse con altri occhi, che mi guardasse come guardava lui. Non volevo più essere Jacob, l’amico d’infanzia che le aveva dato il suo primo bacio e poi era scappato, ma un ragazzo, un ragazzo che le avrebbe fatto dimenticare Edward...

Con questa consapevolezza uscii e mi diressi a casa Swan dove Billy e Charlie, nonostante la temperatura polare, stavano preparando una grigliata di carne e verdure.

“Buonasera Jacob” Charlie era raggiante, mi aveva chiesto di stare vicino a Bella per allontanarla gradatamente dal suo ragazzo e io ero stato ben contento di prestarmi al gioco. Ci avrei provato sicuramente, la volevo per me.

“Ho parlato con Bella stasera...le ho detto che potreste provare a frequentarvi come amici...” potrebbe essere un buon inizio. Sorrise e io ricambiai di rimando.

“Ma dovrai impegnarti a riconquistare la sua fiducia, non ti ha perdonato il fatto che non l’hai mai chiamata quando tornava per le vacanze, non ti ha perdonato la storia con Leah...”

Già, Leah... lei poteva essere un problema.

 

***********************************************************************

Indossai una comoda tuta felpata con il giubbino corto e una maglietta, e scesi di sotto controvoglia. Non mi andava di vedere Jacob, non mi andava di dover assecondare mio padre nelle sue folli idee, non mi andava di sentir parlare di battute di pesca o partite di football.

L’unico con cui volevo stare veramente era Edward.

“Buonasera Billy... Jacob” avanzai verso di loro e abbracciai il padre del mio ex miglior amico, ex prima cotta, ex confidente, ex...

“Ciao Isabella, l’università ti ha fatto bene, sei splendida!” Billy era sempre galante, i suoi lineamenti erano simili a Jacob solo che avevano un fascino in più.

“Bella...” il mio amico era bello come non mai, i capelli corti passati col gel, la maglietta aderente che metteva in mostra i pettorali ben scolpiti, i pantaloni di pelle nera che fasciavano le gambe muscolose. Qualunque ragazza sarebbe impazzita per quest’uomo, qualunque ragazza avrebbe fatto follie pur di portarselo a letto o solo per avere il piacere di un suo sguardo...io non ero quel tipo di ragazza. Pur riconoscendo la sua indubbia bellezza, non me ne sentivo attratta, non ora che la confrontavo con i lineamenti finemente cesellati e con il fisico asciutto di Edward... non ora che avevo capito veramente il significato della parola amore.

“Allora cosa c’è di buono?” dissi per spezzare il silenzio. Jacob non aveva smesso un attimo di guardarmi.

“Costolette di maiale in salsa barbeque e verdure miste alla griglia” rispose Charlie allegramente strizzando l’occhio a Billy

“Vedrai Isabella, ti leccherai i baffi... sei diventata troppo magra, devi mettere un po’ di carne su quelle ossa...” Billy mi guardò e io abbassai gli occhi.

Ero molto dimagrita a seguito della fuga di Edward e, ancora oggi, non riuscivo a mangiare sufficientemente per riprendere i troppi chili perduti.

“Wow!” dissi in risposta a Charlie, “non vedo l’ora di assaggiare.. mi mancavano le tue grigliate papà!” ma in realtà non avevo fame

La cena trascorse allegramente tra gli scambi di battute tra mio padre e Billy e le occhiate, furtive e languide, che mi lanciava Jacob. Ma ora, a fine serata, non vedevo l’ora di ritirarmi in camera mia e, chiudendo gli occhi, sognare Edward.

“Bella ci pensi tu a sparecchiare?” la voce di mio padre proveniva dal salotto, lui e Billy si apprestavano a seguire una delle centinaia di partite di football del campionato americano. Odiavo il football.

“Ti aiuto se vuoi!” si offrì prontamente Jacob

“Non ti preoccupare, lo faccio con piacere!” disse a un passo da me. Potevo sentire il calore del suo corpo.

“grazie!” balbettai arrossendo.

“Bella!” la sua voce vellutata era un sussurro, potevo sentire il suo respiro sul collo, non risposi, non mi voltai. Volevo ignorarlo. Avrebbe capito.

Poi, improvvisamente sentii la sua mano scostò i miei capelli dalla nuca, sobbalzai, non credevo fosse così vicino.

“Bella!” la voce si era fatta roca e carica di desiderio, le sue labbra scesero sul mio collo mentre l’altra mano mi stringeva la vita facendomi appoggiare sul suo petto.

“Jacob, che fai?” chiesi. Per tutta risposta mi strinse di più a se. Sentivo la sua erezione premermi prepotente sulle natiche.

“shhhh!” disse mettendomi una mano sulla bocca mentre l’altra si muoveva libera sotto la mia maglietta cercando i miei seni.

“voglio che tu possa scegliere tra Cullen e me! Voglio che tu sappia cosa posso offrirti...” la sua voce era quasi un sussurro, la sua mano scese sempre di più infilandosi nei pantaloni della tuta e raggiungendo la mia intimità.

“Vedrai che con me lo dimenticherai... io sono molto più uomo di lui, saprò farti felice Bella...” era come impazzito di desiderio, mi teneva bloccata tra lui e il piano della cucina. La mano sulla bocca mi impediva di urlare, il suo corpo possente mi impediva di muovermi. Potevo solo piangere.

Improvvisamente si fermò ritrovando un momento di lucidità. Io continuavo a dargli le spalle, non volevo più guardarlo in viso. Da ora in poi per me lui era come morto.

“Perdonami,” disse con la voce rotta dal pianto “non so cosa mi sia preso” non risposi, non lo guardai.

“Bella, io... ti giuro sulla mia vita che mai, mai più ti farò una cosa del genere. Mai più proverò a prenderti con la forza...” le lacrime continuarono a bagnare il mio volto, le spalle erano scosse da singhiozzi trattenuti a forza. Non volevo che Charlie sapesse cos’era successo, non volevo che Billy sapesse, non volevo più pensare a quello che era appena accaduto con Jacob, a quello che avrebbe potuto farmi se solo non si fosse ridestato in tempo.

“Bella, ti prego, perdonami...oppure mandami al diavolo ma di qualcosa, non sopporto il tuo silenzio”. Ora, lo choc stava lasciando posto alla rabbia.

“Hai finito?” dissi senza voltarmi

“Si” una risposta timida e titubante, ben lontana dall’idea che mi voleva comunicare appena pochi istanti prima.

“Allora vattene! Un solo bacio sulla guancia e ti denuncio”. Ero stata durissima, stentavo a riconoscere il suono della mia voce.

“perdonami Bella... ma, ricordati, io ci sarò quando avrai cambiato idea sul tuo caro Cullen, io ci sarò sempre!”

“VATTENE!” sibilai. “torna da Leah!”

 

***********************************************************************

Non riuscivo a credere di averlo fatto, non riuscivo a credere di averle detto quelle parole.

“...Voglio che tu possa scegliere tra Cullen e me! Voglio che tu sappia cosa posso offrirti... Vedrai che con me lo dimenticherai... io sono molto più uomo di lui, saprò farti felice Bella...” Le avevo messo le mani addosso, eccitato dal suo corpo, dal suo profumo, dai pochi ostacoli rappresentati dagli abiti.

Mi ero sentito in paradiso quando avevo sfiorato i suoi seni, mi era parso di essere sul punto di esplodere quando, con estrema facilità ero riuscita a posare le dita sulla sua femminilità calda ed accogliente. Poi, le sue lacrime avevano avuto l’effetto di un secchio d’acqua gelata. Stavo per possederla, ancora poco e le avrei calato la tuta penetrandola da dietro. Non potevo crederci. Mi sentivo un animale, un bastardo.

“Perdonami,” dissi sull’orlo del pianto “non so cosa mi sia preso” non mi guardò, non mi rispose. Aveva ragione a schifarmi, mi facevo schifo io stesso. Come avevo potuto farle questo.

 “Bella, io... ti giuro sulla mia vita che mai, mai più ti farò una cosa del genere. Mai più proverò a prenderti con la forza...” continuava a piangere trattenendo i singhiozzi. Il suo silenzio mi logorava l’anima.

“Bella, ti prego, perdonami...oppure mandami al diavolo ma di qualcosa, non sopporto il tuo silenzio”. Volevo essere perdonato, sapevo di non meritarmelo.

Poi, improvvisamente ruppe il silenzio.

“Allora vattene! Un solo bacio sulla guancia e ti denuncio”. La sua voce era come una lama d’acciaio, dura, fredda...

“Perdonami Bella... ma, ricordati, io ci sarò quando avrai cambiato idea sul tuo caro Cullen, io ci sarò sempre!” le ribadii.

“VATTENE!” sibilò. “Torna da Leah!”

Leah...Leah mi aspettava da sempre, mi amava, mi desiderava... voltai le spalle a Bella e mi diressi verso la porta.

“Ci vediamo”, le dissi a mo’ di saluto, non la guardai più in viso.

Salii in macchina,  fuori si gelava, quel clima mi fece venire in mente Edward.

Accesi lo stereo, la radio mandava vecchi successi degli anni settanta...John Lennon cantava Jealous guy.

Era proprio così che mi sentivo, ero geloso che qualcun altro, oltre me, potesse farla felice, che qualcun altro, oltre me potesse leggere nel fondo dei suoi occhi trovandoci amore. Non volevo farle del male, non volevo davvero.

http://www.youtube.com/watch?v=cAWEyX_XqnI 

I was dreaming of a past and my heart was beating fast

I began to lose control, I began to lose control

I didn't mean to hurt, I'm sorry that i made you cry

I didn't mean to hurt you

I'm just a jealous guy

I was feeling inscure, you might not love me anymore

I was shivering inside, I was shivering inside

I was trying to catch your eyes, thought that you was trying to hide

I was swallowing my pain, I was swallowing my pain*

 

*Stavo sognando un passato, ed il mio cuore stava battendo i veloce

cominciò a perdere controllo, cominciò a perdere controllo

non volevo farti del male, mi dispiace di averti fatto piangere

non volevo farti del male

Io sono solo un ragazzo geloso

mi sentivo insicuro, è probabile che lei non mi ami più

stavo rabbrividendo, stavo rabbrividendo

tentavo di guardarla negli occhi, lei tentava di nasconderli

stavo ingoiando il mio dolore stavo ingoiando il mio dolore.

 

La macchina prese la direzione di La Push. Tra poco le caldi braccia di Leah mi avrebbero avvolto, il suo bacino si sarebbe stretto al mio, placando la mia tensione, i suoi seni sodi e profumati mi avrebbero solleticato il petto, la sua lingua morbida e saettante mi avrebbe fatto eccitare di più, sempre di più. Sentii un brivido, una specie di frenesia si era impossessata di me. Accelerai e mi diressi velocemente da lei, fra poco la mia tensione sarebbe stata placata.

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Capitolo 24
*** Cap 24 Sorprese ***


 

nik81 [Contatta] Segnala violazione
 
 10/10/10, ore 21:52 - Capitolo 23: Cap 23 Forks

OH FINALMENTE! AL ROGO ILCANE, SPERO CHE EDWARD GLI AMPUTI LE MANI E QUALCHE ALTRA COSA CHE VISCIDO SCHIFOSO PREPOTENTE GREZZO......................LO SPAZIO NON MI BASTA. COMUNQUE BELLA GLIELO DIRA'?! SPERO DI SI. AH UN ULTIMA COSA  SONO INVECCHIATA MENTRE ASPETTAVO QUESTO CAPITOLO E NON SI FA! UN BACIO CIAO!

CIAO! MI DISPIACE AVERTI FATTO ASPETTARE MA...ERO IN VIAGGIO DI NOZZE  :)

 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 09/10/10, ore 21:08 - Capitolo 23: Cap 23 Forks

Ciao bentornata! Accidenti che capitolino!! Non mi aspettavo che Jacob si comportasse così con Bella, arrivare quasi a prenderla con la forza. E poi lo schifoso alla fine va a farsi passare l'eccitazione dalla sua fidanzata, che essere di mer--a! Ora da una parte mi auguro che Bella lo dica ad Edward, non concepisco le relazioni con dei segreti e quello che è appena accaduto è una cosa grossa da tacere. Dall'altra ho paura che venedolo a sapere emerga tutto ciò che è compresso in lui e lo faccia con la forza di un uragano. Comunque sarebbe bello che questi due ragazzi riuscissero ad amarsi senza tante complicazioni anche dall'esterno .... se no mi sa che sto leggendo la storia sbagliata??!!  E questo Charlie che si intromette poi: ma fatti un pò di fatti tuoi!! Al prox capitolo!
BEH, JACOB IN QUESTA FF NON è PROPRIO IL MASSIMO COME PERSONA MA.. MI SERVIVA QUALCUNO DA CONTRAPPORRE AD EDWARD E LA PARTE è TOCCATA A LUI  :)

BEH, FRANCY, LE COMPLICAZIONI SONO IL SALE DI QUESTA STORIA... E, PURTROPPO NON SONO FINITE...

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 09/10/10, ore 19:56 - Capitolo 23: Cap 23 Forks

Ciao carissima e bentornata dal viaggio di nozze!
Allora il mio commento si può dire suddiviso in due parti: una dolce e l'altra incavolata nera!
La prima parte è dedicata a Renée! La mamma è sempre la mamma, non c'è niente da fare! E' una forza e specialmente quella di Bella che in poco tempo è riuscita ad entrare nell'animo di Edward attraverso il dolore che traspariva dai suoi occhi! Fantastica non c'è che dire! Ora anche Bella sa che per Edward starle lontano non è stato facile come credeva lei. Bene un ulteriore passo avanti.
La seconda parte del commento è molto molto molto rabbiosa e potrai ben immaginare a chi è rivolta la mia ira funesta. Se avessi tra le mani quel verme schifoso, non so proprio se sarebbe riuscito ad arrivare a La Push dalla sua Leah e soprattutto sarebbe stato inutile perchè non avrebbe più potuto utilizzarlo! Un'altra cosa che non avevo notato la volta scorsa è stata una frase di Jacob che mi ha colpito. Quando lui l'ha trovata nella sua stanza in uno stato catatonico l'ha baciata, e questo ci può anche stare, ma poi ha detto che l'ha accarezzata e io pensavo fossero carezze di conforto, ma poi lui ha detto che si vergogna ancora al ricordo quindi significa che l'ha accarezzata intimamente mentre lei era indifesa. Non ho veramente parole per descrivere il grado di ribrezzo e di disgusto che mi provoca. Spero vivamente che non sentiremo più parlare di lui e che prima o poi Charlie venga a sapere cosa si è permesso di fare a sua figlia! Bacioni alla prossima!

CIAO MARIE! E SI, SONO TORNATA, ANCHE SE NON SONO ANCORA A CASA!!! HO COSì TANTA VOGLIA DI NORMALITA!!!

bELLA SI è FINALMENTE RESA CONTO DELL'AMORE DI EDWARD PER LEI...QUANTO A JACOB...C'HAI PRESO MARIE

UN BACIONE!!!!!

 kygo [Contatta] Segnala violazione
 08/10/10, ore 19:12 - Capitolo 23: Cap 23 Forks

sinceramente da jacob non mi sarei mai aspettata una cosa simile!!!mi hai traumatizzata!!!ho capito che gli piace Bella, ma fare così!!!è da rinchiudere...se Edward lo venisse a sapere lo ammazza?che intenzioni hai?so che non risponderai a questa domanda ma te l'ho fatta nella speranza di qualche indizio...ora che arriverà a Forks anche Edward li farai incontrare presto, spero...magari se Charlie conoscesse la famiglia di Edward un pò meglio cambierebbe idea...
Spero che il tuo matrimonio sia andato bene, e anche il viaggio di nozze, magari non avrai più moltotempo per questa storia ma l'importante è che non la abbandoni, è stupenda...
AVRO' SEMPRE TEMPO PER QUESTA STORIA!

DICIAMO CHE C'è STATA SOLO UNA BATTUTA D'ARRESTO, PER OVVI MOTIVI!

ECCO IL PROSSIMO CAPITOLO.

 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 08/10/10, ore 18:32 - Capitolo 23: Cap 23 Forks
Bentornata, spero che tu ti sia rilassata in viaggio di nozze e che abbia voglia di scrivere tanto e spesso. Ma come  fa Charlie a non accorgersi che Jake è uno schifoso, stavolta Bella dovrebbe dirglielo, soprattutto dopo quello che ha passato. Pensa che non sopportavo Jake nella saga Twilight dove era bravo, bello e buono.... figurati qui. Meno male che la tua Bella è meno fessa di quella della Meyer. Non ho mai capito come avesse potuto baciarlo o solo pensare di preferirlo ad Edward, solo perchè l'aveva consolata? Ho sempre pensato che fosse meglio Mike ... Scusa lo sfogo, pensa che sono rimasta talmente sconvolta dal libro che nemmeno qui riesco a leggere una storia con loro due protagonisti.
(Recensione modificata il 08/10/2010 - 06:33 pm)

SI MONI, TUTTO BENE! SONO SOLO STATA PERSEGUITATA DA UNA PIOGGIA BATTENTE ED INSISTENTE

SI, LA MIA BELLA NON PREFERIREBBE MAI JACOB A EDWARD

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 08/10/10, ore 14:57 - Capitolo 23: Cap 23 Forks
ma come si permette ha quasi "violentato" bella, jake mi fà schifo, peccato che bella abbia pianto, io al suo posto l'avrei gonfiato di botte e non stò scherzando, speriamo che jake non si faccia + vedere, chissà che altro ci aspetta.Un bacione grandissimo ciao *_____*
ECCOLO IL PROSSIMO CAPITOLO... MA QUANTO A JACOB... NON CI CONTARE TROPPO
 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 08/10/10, ore 14:40 - Capitolo 23: Cap 23 Forks
che  maiale!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! bellissimoooooooooooooooo
GRAZIEEEEEEEEEEEEE!

_Cap. 24

 Sorprese

La casa era rimasta proprio come l’avevo lasciata dopo il mio precipitoso ritorno a Seattle. Il pianoforte parzialmente scoperto, le lattine di birra vuote abbandonate sul tavolino, la coperta sul divano, le briciole di quanto avevo mangiato.

“Edward, tu...” mia madre mi guardò e mi limitai ad alzare le spalle.

“Si, ero.... sono stato qui, quando sono scappato via!”

Mia madre cominciò a ripulire in silenzio contando mentalmente le lattine di birra, tentai di darle una mano ma mi bloccò con un semplice gesto.

“Da quanto tempo bevi Edward?” mi chiese con una punto di disprezzo nella voce, almeno è quello che avvertii.

“Da nessun tempo. L’unico periodo in cui ho bevuto è stato durante l’isolamento forzato che mi ero imposto... né prima né dopo ho più toccato una goccia di alcool” volevo che sapesse e, sapendo, cancellasse quell’espressione dal suo viso. Ero triste, non avrei mai e poi mai voluto deludere Esme. Era troppo dolce, troppo protettiva per pensare, anche solo lontanamente di ingannarla. Lei era la mia tenera mamma, con il suo amore era riuscita a riempire un poco il vuoto lasciato da Elizabeth.

“Stordirmi era... l’unico modo per restare... non ce l’avrei fatta a stare tanto tempo lontano da voi, lontano da Bella se..!” Esme mi abbracciò accarezzandomi i capelli e io mi abbandonai completamente.

“Ti prego mamma, perdonami!” mi sorrise più rilassata

“Aiutami a ripulire Edward!” sorrise ancora. Quello che mi concedeva era un privilegio, mi concedeva la sua fiducia incondizionata. Non l’avrei più delusa.

Finimmo in fretta, mi sentivo tremendamente in colpa, era una mia caratteristica quella di sentirmi in colpa per ogni cosa, poi dopo un altro rassicurante sorriso di Esme mi diressi in camera mia.

C’era ancora il letto sfatto e il pigiama di Bella che avevo portato con me... Lo portai al naso annusando ancora il lieve sentore del suo profumo. Non vedevo l’ora di rivederla. Era 23 dicembre, il giorno prima della vigilia di Natale. Avrei avuto il tempo per comprarle un regalo, volevo farle una sorpresa.

“Alice” chiamai mia sorella, chi più di lei, così esperta nello shopping avrebbe potuto aiutarmi?

“Dimmi tutto Ed!” la guardai un po’ imbarazzato

“Ecco io....io vorrei comperare un regalo a Bella...avrei bisogno....di” balbettavo. Alice capì al volo e prese la situazione in pugno. Mi fece paura.

“Siiiii!!!” urlò “non preoccuparti fratellino, penserò a tutto io!” era in preda ad un forte entusiasmo e io non me la sentii di smorzarlo. In realtà non avevo alcuna intenzione di farle un super regalo, non volevo metterla in imbarazzo, volevo che fosse qualcosa di personale, intimamente legato alla sua personalità.

“Allora? Partiamo?” Alice era già pronta, aveva costretto il povero Jasper a seguirci e lui non ne era propriamente felice.

“Ma cosa ti è saltato in mente di coinvolgere tua sorella?” sbottò infine. Me lo stavo chiedendo anch’io.

“Lo sai che, quando si tratta di acquisti, diventa una furia scatenata, mi fa paura!” Risi e, dopo un istante mi seguì anche lui.

 ***********************************************************************

 Mi svegliai sconvolta, un terribile incubo si era fatto strada tra le coltri di sonno e di incoscienza per raggiungere la mia mente, lasciandomi senza fiato.

Jake, Laurant, James mi stringevano a loro, mi toccavano, mi spogliavano con violenza e, infine violavano il mio corpo. Nessuna pietà per le mie urla, nessun eroe a salvarmi. Ero sola.

Un raggio di sole giocò con i miei capelli, c’era luce, una luce quasi irreale. Mi alzai stancamente per guardare fuori. Tutto era ricoperto da una coltre bianca, soffice, pura. Pensai a  Edward. La neve lo rappresentava bene, freddo in alcuni momenti,ma luminoso, candido, puro come pochi... avrei tanto voluto sentirlo vicino a me, avrei tanto voluto essere confortata dal suo abbraccio. Pensai di chiamarlo ma era troppo presto e l’avrei messo in allarme.  Nessuno doveva sapere ciò che sarebbe potuto accadere con Jacob, tantomeno Edward. Per nulla al mondo gli avrei fatto correre dei rischi. Il mio ex amico era diventato pericoloso. Un brivido freddo percorse la mia schiena al ricordo delle sue carezze.

Una Volvo grigia attraversò il viale alberato e la mia fantasia volò... mi parve di intravedere il colore dei suoi capelli risplendere al sole, mi parve di sentire il suo profumo e il calore dei suoi baci... Mi riscossi, mentre un insolito calore saliva dalle mie viscere fino ad imporporarmi le guance...

Lo volevo, lo volevo tremendamente, desideravo sentire il suo corpo stretto al mio, le sue labbra sul mio seno, sulla mia intimità... desiderai toccarlo, vederlo godere delle mie carezze, desiderai sentirgli pronunciare il mio nome con passione...

Ripercorsi mentalmente il nostro ultimo incontro e l’eccitazione riempì ogni fibra del mio essere. Mi stesi sul letto e, lentamente mi accarezzai, le mie dita erano le sue, le mie carezze erano fatte da lui, pensai alla tenerezza e alla decisione con la quale mi sfiorava e alla sua voce nel momento del massimo piacere... Tutti i miei pensieri erano concentrati su Edward... l’orgasmo mi travolse lasciandomi senza fiato. Tutto il resto non esisteva più.

Un rumore mi riscosse, mio padre.

Mi alzai di scatto ed entrai sotto la doccia cercando di calmare il rossore improvviso che era salito alle mie guance. Mai prima di ora mi era successa una cosa del genere. Mai come ora il mio corpo reclamava carezze tanto intime.

Il getto d’acqua mi rinfrancò riportandomi con i piedi per terra. Oggi sarei uscita a comperare un regalo per Edward.

***********************************************************************

Erano le venti e fremevo dal desiderio di vederla. L’avevo sentita più volte durante il giorno e ogni volta la sua voce mi sembrava più triste e flebile... mi dispiaceva sentirla soffrire ma volevo farle una sorpresa...

Mi guardai per l’ennesima volta allo specchio, Alice mi aveva costretto a comprare un nuovo paio di jeans, un maglione e un cappotto: dovetti ammettere, mio malgrado, che mia sorella aveva un ottimo gusto in fatto di vestiti.

Scesi di sotto, il regalo per Bella al sicuro nella mia tasca, e in silenzio mi avviai verso la porta.

“Edward...” mia madre mi chiamava con una voce dolcissima, poi si avvicinò e mi carezzò il viso

“Sei bellissimo piccolo mio, Bella si innamorerà di te ancora di più...è una ragazza fortunata ad averti incontrato!” tenera Esme, le sorrisi abbracciandola.

“Spero che tu abbia ragione...ho molta paura però, non so come reagirà quando le racconterò di me!” strinse il suo abbraccio

“Lei ti ama, aprile il tuo cuore, raccontale di te, capirà, vedrai!”

“lo spero, lo spero davvero!” le diedi un bacio sulla guancia ed uscii.

Guardai il cielo, era coperto di nubi spesse, fra poco la neve sarebbe tornata a cadere. Mi strinsi nel mio cappotto e mi diressi verso il garage, tra poco avrei rivisto il mio amore.

Parcheggiai davanti a casa sua, le finestre erano illuminate, ma sapevo che Bella era sola, mi aveva detto che suo padre avrebbe fatto il turno di notte in centrale. Avremmo avuto una serata tutta per noi.

Suonai il campanello, la sua voce titubante rispose da dietro la porta. Mi mancò il respiro, quel suono era poro come il cristallo alle mie orecchie.

“Bella” riuscii a pronunciare, poi la gola si seccò e il respiro, come il battito del cuore accelerò.

Aprì la porta di scatto con le guance già arrossate

“Edward!” disse, poi mi buttò le braccia al collo.

Il suo profumo era più buono di quanto ricordassi, la sua pelle più liscia, le sue labbra più morbide e calde. L’abbracciai, la strinsi a me con disperazione e passione. Mi era mancata, non la vedevo da due giorni e mi era mancata come l’aria, l’acqua, il cibo....solo ora, che si stringeva a me con passione, me ne rendevo conto.

La baciai, e mi sentii a casa, ritrovai il calore e la morbidezza della sua bocca, saggiai la levigatezza della sua pelle, la sericità dei suoi capelli...

“Bella..amore...” ebbi solo fa forza di pronunciare. Poi la spinsi dentro chiudendo la porta alle nostre spalle.

***********************************************************************

Ero seduta sul divano, guardavo distrattamente la televisione, nulla mi interessava, la spensi.

http://www.youtube.com/watch?v=fC04ZZploBE

Accesi lo stereo, Wonderful tonight, la voce di Eric Clapton riempì la stanza così calda e morbida... pensai ad Edward, avrei voluto averlo vicino, stringerlo a me. Ero così annoiata, chiusa in quel buco di città, non sapevo cosa fare, mio padre era in centrale e ci sarebbe rimasto fino al mattino dopo, Edward era a Seattle e l’avrei rivisto solo a feste concluse. Mi sentivo sola, avevo paura di stare sola. non l’avrei ammesso con mio padre. Non volevo creargli altre preoccupazioni...

Il campanello suonò, erano le venti e quindici. La mia mente corse a Jacob e un brivido mi percorse la schiena.

“Chi è?” chiesi, restando ancorata dietro lo scudo protettivo del portone, la voce più bella e la più inaspettata mi rispose.

Le mie guance si imporporarono, Edward era davanti a me, solo un misero pezzo di legno ci separava.

“Edward!” gridai buttandogli le braccia al collo, le mie labbra trovarono le sue e mi sentii in paradiso. Non mi importava del freddo né dei fiocchi di neve che vorticavano attorno a noi. Ero con Edward e questo era sufficiente.

“Bella....amore...!” disse con voce arrochita da un desiderio che, sempre più potente, stava montando anche in me.

Le mie labbra tornarono a posarsi sulle sue, la mia lingua danzò felice incontrando la sua... non mi accorsi che mi aveva spinto dentro se non quando sentii il cambio di temperatura sulla mia pelle.

Lo strinsi più forte, insinuando le mie braccia dentro il suo cappotto poi, staccandomi a malincuore dalla sua bocca, appoggiai la testa sul suo petto: il suo cuore batteva, impazzito di gioia, proprio come il mio.

“Edward...sei quì...non sei un sogno vero?!” la mia voce era irriconoscibile, resa roca dal desiderio di lui, non riuscivo a credere che fosse di fronte a me. Se era un sogno, sperai di non svegliarmi.

“Sono qui... non riuscivo a starti lontano... perdonami se non ti ho avvertita... volevo farti una sorpresa!”  un sorriso sghembo nacque sul suo viso allargandosi ad illuminare gli occhi. Era il mio sorriso preferito, non sarei mai riuscita a resistergli... con quel sorriso avrebbe potuto fare di me ciò che voleva.

“Bella!” disse facendosi serio “Vorrei invitarti fuori a cena!...la cena che non abbiamo mai più fatto ...se ti va!” poi abbassò lo sguardo, quasi timoroso di una mia risposta negativa. Rimasi in silenzio mentre immagini angoscianti della sua fuga ritornarono prepotenti, premendo gli angoli della mia mente per riversarsi, dolorosi dai miei occhi. Li ricacciai indietro con forza.

“Si che mi va!” risposi con un sorriso “dammi solo il tempo di cambiarmi!” e, con le lacrime che pizzicavano l’orlo delle mie ciglia salii in camera mia.

***********************************************************************

Mi sedetti in attesa...

Le avevo chiesto di uscire a cena con me.

Non mi aveva risposto subito, aveva titubato e, per un istante avevo tremato. Se mi avesse risposto di no? Non lo aveva fatto. Aveva accolto con gioia il mio invito e, di corsa era salita di sopra.

Ma... era un’ombra di lacrime ciò che vedevo riflesso nei suoi occhi?

Il dolore non era ancora scemato dal suo volto e dalla sua mente, ne ero perfettamente consapevole. Ogni separazione, ogni accenno al nostro recente passato, faceva riaffiorare la sofferenza in lei. Avrei fatto qualunque cosa pur di non vederla più così.

Questa sera le avrei parlato un po’ di me, ormai glielo dovevo. Il mio cuore prese a battere più forte al pensiero, la paura sempre presente in me. Sperai che restasse, che non mi abbandonasse...tutti coloro che avevo disperatamente amato mi avevano lasciato solo.

Un rumore mi distolse dai miei pensieri cupi. Bella, splendida da mozzare il fiato scendeva con attenzione le scale di casa. Mi avvicinai a lei. La canzone di Clapton che avevo sentito entrando, era perfetta per lei. Era veramente meravigliosa stasera *.

Le gote erano leggermente rosate, come le labbra, mentre i capelli erano raccolti in una coda alta a scoprirne la nuca e le orecchie. Era una visione talmente attraente che non riuscii a contenere il mio desiderio di lei; appoggiandomi al corrimano in legno scuro, con la punta della lingua tracciai una sottile scia di baci dall’orecchio fino alla spalla. Il suo profumo, floreale e fresco, mi stordiva, se non mi fossi fermato ora...no, non volevo, non volevo fermarmi.

Bella inclinò leggermente la testa per permettermi di approfondire il contatto con il suo collo e io, di rimando, iniziai a mordicchiarlo mentre la sua mano, lentamente scivolava sotto il mio maglione sfiorandomi il petto, toccandomi il cuore.

“Edward...” la sua voce era densa di piacere, mi dava i brividi, mi inebriava, mi eccitava.

“Ti voglio!” mi sussurrò, ormai cremisi, “ora!” il suo tono mi provocava... la volevo anch’io, disperatamente!

“Bella ti devo parlare... ti prego...” provai a farla desistere, cercai di farla ragionare ma ormai arche la mia resistenza era al limite e lei era troppo eccitata, troppo smaniosa, perché potesse sentirmi veramente.

Al diavolo tutti i discorsi... “ti voglio ti voglio, ti voglio...!” ripetei come una litania, in preda a un incontenibile frenesia...

La presi in braccio e l’adagiai sul divano poi mi inginocchiai di fronte a lei togliendole gli stivali e sfilandole le pesanti  calze e gli slip di cotone scuro. La sua intimità ora, era nuda di fronte a me. Bramai di affondarci dentro...

La mia eccitazione era massima, i pantaloni, diventati un impedimento quasi doloroso, chiedevano di essere tolti. Mi alzai aprendomi la cintura mentre le mani di Bella mi aiutavano a liberarmi delle scarpe e del resto degli indumenti che coprivano la parte inferiore del mio corpo.

Alzò la testa e con quegli occhi, incredibili e caldi, mi guardò per un istante. Estasiata dalla visione del mio membro eretto, lentamente vi avvicinò la bocca iniziando a gustarlo con la lingua. Mi sentii impazzire di desiderio. Ero sull’orlo dell’orgasmo e navigavo a vista... era impossibile trattenere la passione e l’eccitazione che, semplicemente il suo tocco, mi scatenava.

L’aiutai ad alzarsi e con la mano le sfiorai il pube poi lentamente le accarezzai l’interno delle cosce fino ad affondare le dita in lei muovendole ritmicamente, come suonando un pianoforte. Bella era il mio strumento musicale, il mio strumento ben accordato.

“Edward...” gridò “ mi stai facendo impazzire”, continuò con voce rotta dall’eccitazione.

La feci stendere nuovamente sul divano, la mia lingua cominciò a lasciare scie di fuoco sul suo ventre, sul suo ombelico...fino a raggiungere il suo pulsante, caldo, centro e infine, si tuffò in lei.

Le sue mani stringevano la mia erezione muovendosi lente ma il suo tocco mi piaceva, mi faceva eccitare oltre ogni possibile aspettativa...e la sua bocca... la sua bocca mi accarezzava pigramente l’orecchio il collo, le labbra, assaggiando il suo sapore dalla mia bocca  e mescolandolo al mio.

“Bella, ti prego...” le poggiai una mano sulla sua guidandola ed incitandola ad aumentare il ritmo. Mi accontentò e, pochi istanti dopo, venni con un grido strozzato. L’altra mia mano, ancora in lei, si muoveva assecondando il ritmo lento del suo bacino, ritmo che si fece sempre più frenetico. Era sull’orlo dell’orgasmo. Volevo che godesse, volevo che quella esperienza, seppur incompleta, fosse bellissima e appagante.

“Edward...” disse ansimando “più veloce.... ancora più veloce” la sua voce era un flebile sussurro, le sue labbra erano secche. La baciai, continuando a muovere la mia mano, finché, con un grido soffocato dalla mia bocca, venne.

Rimanemmo per un istante immobili, il respiro affannato, lo sguardo perso in chissà quale sogno ad occhi aperti... Poi, le nostre mani si sfiorarono e una scossa elettrica ci percorse ridestandoci.

La guardai sorridendole beato, ancora incapace di qualunque altro movimento ma consapevole della sua presenza accanto a me.

“Bella...” azzardai. Le parole mi morirono in gola quando fui di fronte al suo sorriso radioso.

“Edward... è stato...non so descriverlo... bellissimo!!” ancora un sorriso da togliere il fiato. La strinsi a me incapace di trovare le parole giuste per risponderle. Era stata un’esperienza talmente forte e coinvolgente che ogni aggettivo mi sembrava riduttivo. Continuai ad abbracciarla finché non la sentii rabbrividire.

Si alzò senza fretta, raccogliendo i vestiti sparsi sul pavimento  poi, con lentezza iniziò ad indossarli senza staccare gli occhi da me. La imitai.

“Allora, l’invito a cena è ancora valido?” disse all’improvviso, la mia espressione attonita le valse una risata. Dio, com’era splendente quando rideva!

Non riuscivo ancora a parlare, mi limitai ad annuire.

“Certo!” dissi infine ritrovando la parola, e allargando le mie labbra ad un sorriso inquieto. Questa sera le avrei raccontato un po’ di me, sperai di riuscirci ma sentivo un nodo chiudermi la gola al solo pensiero. Glielo dovevo, prima di fare l’amore con me doveva conoscermi e, solo alla fine, decidere se volermi in lei. In poco tempo fummo di nuovo presentabili e, ancora fissandoci negli occhi, uscimmo nella notte innevata di Forks.

“Ti porto in un ristorante non troppo lontano da qui, ho paura che la neve ci blocchi. Non voglio che tuo padre abbia ancora a pensar male di me!”

“Mio padre deve imparare che sono ormai maggiorenne e che non deve più preoccuparsi inutilmente... io so badare a me stessa” il suo tono era leggermente astioso e alterato, ma non riuscii a capirne la ragione. Con Bella tutto era così imprevedibile...poteva essere timida e passionale, arrendevole e tremendamente testarda...proprio per questo mi piaceva terribilmente.

 

*It's late in the evening; she's wondering what clothes to wear.

She puts on her make-up and brushes her long blonde hair.
And then she asks me, "Do I look all right?"

And I say, "Yes, you look wonderful tonight."
We go to a party and everyone turns to see, this beautiful lady that's walking around with me.
And then she asks me, "Do you feel all right?"

And I say, "Yes, I feel wonderful tonight."
I feel wonderful because I see The love light in your eyes.
And the wonder of it all Is that you just don't realize how much I love you.
It's time to go home now and I've got an aching head, So I give her the car keys and she helps me to bed. And then I tell her, as I turn out the light, I say, "My darling, you were wonderful tonight.
Oh my darling, you were wonderful tonight."

 

Wonderful tonight _ Eric Clapton

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Capitolo 25
*** cap 25 tutto ciò che voglio ***


 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 14/10/10, ore 21:44 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese
Ma come fanno ad arrivare sempre vicino al dunque e a non consumare mai? Mi sembrano due adolescenti... Non sto dicendo che voglio leggere scene di sesso ma almeno in questo capitolo non mi è sembrato molto realistico soprattutto con quello che li lega. Comunque a parte tutto sei sempre meravigliosa ed io amo questo Edward così complicato ma estremamente affascinante che si sta aprendo a questo amore, che si sta lasciando andare ai sentimenti. Ma alla fine agli aggressori di Bella e a Jake glie la facciamo pagare giusto? Non si possono lasciare impunite certe azioni. E' l'unica cosa che non mi piace di Bella, si sta comportando come purtroppo fanno molte ragazze, ha paura e non reagisce alla violenza. Non è un bel messaggio da dare. Scusa lo sfogo, forse stasera sono particolarmente polemica. A presto.

sono quasi due adolescenti... il sesso è importante per loro ma, prima di tutto ci sono una serie di ostacoli da superare. si amano, è vero, ma come reagirebbe bella al passato di edward? riuscirebbe a superare lo shock o il dolore? ... edward è pienamente consapevole di queste sensazioni e ne ha paura... c'è bisogno di conoscersi di capirsi, di rivelarsi.

quanto alla tua critica... si, è vero, bella non ha parlato con nessuno di ciò che gli è accaduto ma non credo sia facile rivelare una violenza (tentata o completa) subita. il fatto che molte donne non lo rivelino dovrebbe essere emblematico.  ci si sente spesso colpevoli (ovviamente a torto) ma spesso scattano dei meccanismi che derivano dal nostro passato e dalla nostra educazione.. forse hai ragione, non è un bel messaggio da far passare ma, questo è un racconto che cerca di esplorare i vari aspetti dell'animo umano, quindi anche le paure....

un bacione grandissimo!

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 14/10/10, ore 13:25 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese

Questo capitolo è meraviglioso, Barbara! Bravissima! Ho percepito come mia lagioia del ritrovarsi... mi batteva forte il cuore anche a me quando Edward ha suonato il campanello! E poi l'intimità che ne è scaturita mi ha fatto completamente surriscaldare! Sei veramente troppo brava a descrivere ogni situazione. Nella prima parte invece ho adorato letteralmente Esme! E' una donna forte, ma allo stesso tempo dolce e comprensiva. Immagino il suo dolore dopo aver visto tutte le lattine di birra, ma anche il suo sollievo quando Edward le ha spiegato la situazione. Mi raccomando ora il capitolo della cena! A presto!
grazie marie, come sempre troppo buona!!! ah! mi sono rimessa in pari con la tua storia, ora posso finalmente tornare a commentare...

pant pant pant... ce l'ho fatta!!!! non voglio perdermi un capitolo della tua bellissima storia!!!

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 13/10/10, ore 23:19 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese

scusa il ritardo ciaooooooooooo ben tornata!!!! allora km è andato il matrimonio?? soddisfatta??? dicono tt ke dovrebbe essere il gg + bello della tua vita è stato così?? spero davvero di si....alllora ahhhhh sn sconvolta cioè jake è davvero impazzito ma è fuori!!!!!! cavoli la stava x violentaree ma è davvero impazzito mamma mia e adessso?? eddy lo scoprirà?? gli spezza le gambe se lo scopre??? ebella ks dirà delk passato di eddy?? secondo me nn si allontanerà se no nn sarebbe realmente innamorata no?? ahh nn vedo l'ora di leggere il prox agg a prestoooo un bacioneeeee

ciao, si, il matrimonio è andato bene (pioggia a parte) ma, del resto cosa importa della pioggia quando si sta compiendo un passo così importante?! :D

e si, jake è pazzo di amore e gelosia, edward invece è impulsivo e potenzialmente violento... se bella gli rivelasse l'accaduto...

 nik81 [Contatta] Segnala violazione
 13/10/10, ore 21:23 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese

AUGURIIIIIIIIIII NON LO SAPEVO ! OH FINALMENTE UNA BELLA STORIA DOVE C'E' AMORE E RISPETTO. MI PIACE TANTO PERCHE' ED E BELLA SONO FRAGILI MA IL LORO AMORE PER LORO E' COME OSSIGENO, SENZA DISPETTI  CEDIMENTI VERSO ALTRE PERSONE. VIVA L'AMORE ALLORA! UMMM HAI PRESO IN CONSIDERAZIONE LA MIA IDEA DI BRUCIARE IL CANE!? CIOE' JACOB NON FAREI MAI UNA COSA DEL GENERE AD UN VERO CANE, NEANCHE AD UNA PERSONA IN REALTA' MA QUI.......MI STA PROPRIO SULLE SCATOLE COME ANCHE QUELLO DI ZIA STEPH. OK UN BACIO CIAO!
GRAZIE!!!

sono contenta che la storia ti stia piacendo! in effetti i protagonisti sono fragili, teneri, spaventati ma anche tanto innamorati e rispettosi l'uno dell'altro. quanto a jacob... beh, mi serve ancora, non posso mandarlo al rogo :)

 kygo [Contatta] Segnala violazione
 13/10/10, ore 19:14 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese
bellissimo capitolo, speravo che il discorso sul passato di Edward lo mettessi in questo capitolo, ma almeno hai messo il loro incontro....non vedo l'ora di leggere il prossimo, e vedere le reazioni di Bella alla storia di Edward e quella di Charlie nel sapere che i Cullen sono a Forks...spero che non ci farai atttendere troppo...
le rivelazioni di edward rappresentano un capitolo chiave, dovrai aspettare ancora un po' .. ma non troppo!!!
 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 13/10/10, ore 18:57 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese
bellissimoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
:D grazie!!!
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 13/10/10, ore 17:55 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese

eddy ha chiesto aiuto ad alice x comprare un regalo a bella, poi si è presentato da lei x farle una sorpresa, direi che bella è stata molto contenta di rivederlo, eddy ha finalmente deciso di raccontare il suo triste passato a bella, vedremo che altro ci aspetta.UN bacione grandissimo ciao *____*

è il lato teatrale di eddy che ogni tanto ritorna :)
 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 13/10/10, ore 17:18 - Capitolo 24: Cap 24 Sorprese
Ciao! E così abbiamo scoperto dove si era rifugiato Edward durante la sua latitanza! Sono contenta che finalmente i nostri innamorati si siano nuovamente riuniti e che sia arrivato il grande momento tanto atteso e sofferto dal nostro Edward : quello della rivelazione del suo passato. Non vedo l'ora di leggere il prox capitolo perchè immagino dalle sofferenze provate da questo povero ragazzo che il suo passato sia segnato da qualcosa di orribile orribile e finalmente lo scopriremo anche noi. Ma sono sicura che Bella gli starà vicina, sono fiduciosa nel loro rapporto. Molto bello anche questo capitolo! Baci!
si, il passato di edward è davvero triste, non sarà facile per lui raccontarsi...

_Cap. 25 

 Tutto ciò che voglio

 

Edward parcheggiò la Volvo davanti all’ingresso del ristorante e, aprendomi la portiera, mi scortò verso l’entrata quindi, mi precedette tenendomi aperta la porta affinché mi affrettassi a raggiungere l’interno.

Rimasi folgorata dalla bellezza del locale, il legno dominava ogni angolo ma era trattato in maniera alternativa e diversa rispetto ai locali campagnoli e rustici di Forks. Alzai gli occhi al soffitto notando le sottili lamine di legno che, distanziate di pochi centimetri le una dalle altre, formavano come un morbido panneggio che, dal solaio scendeva verso il pavimento. Un vero spettacolo per gli occhi e per la mente.

“Ti piace questo locale?” chiese Edward titubante, “sai, Alice e Jasper me ne avevano consigliato uno più tradizionale ma io ho preferito questo...oltretutto si mangia meravigliosamente...”

“ E’ bellissimo... grazie!” sorrisi tornando a fissare intorno a me con occhi colmi di meraviglia.

Una cameriera si avvicinò a noi guardando Edward con occhi pieni di promesse, ignorandomi totalmente.

“Buonasera, siete in due?” Edward annuì sorridendo, la ragazza fece una strana espressione... delusa?... “Bene, Vi accompagno a un tavolo?” iniziò precedendoci nella sala semi deserta.

“Veramente avrei prenotato... sono Cullen..” la cameriera guardò nella lista delle prenotazioni con aria sorpresa e infine si voltò, questa volta guardandomi con invidia e fastidio.

“Si... vi scorto al vostro tavolo... mi scusi signor Cullen...”

“Grazie” rispose Edward con un sorriso luminoso poi, quando lei si voltò, alzò le spalle indifferente, lasciandomi interdetta di fronte a quella strana scena.

Il tavolo che aveva scelto era in un angolo isolato del locale, riparato da un paravento che ci garantiva quell’intimità adatta alle confessioni d’amore. Arrossii istintivamente, mentre sentivo lo sguardo di Edward posarsi su di me.

Ci sedemmo e, da gentiluomo d’altri tempi, scostò la mia sedia per aiutarmi a sedere poi mi imitò.

“Dovresti stare attento a come guardi le ragazze...” avevo provato una sorta di gelosia al pensiero che qualcun’altra potesse avere pensieri lussuriosi nei confronti del mio ragazzo.

“Non capisco... come l’ho guardata?” era sincero, glielo si leggeva negli occhi.

“L’hai letteralmente abbagliata col tuo sorriso!” risposi con un tono leggermente acido.

“Scusa!” era amareggiato di avermi arrecato dispiacere. Non si era ancora perdonato di avermi provocato tanto dolore e, sinceramente, anch’io faticavo ancora a riprendermi. La paura che si allontanasse di nuovo era costante, impedendomi di essere serena e godere a pieno dell’attimo che stavo vivendo. Sapevo che mi amava e che, in un modo del tutto contorto, aveva cercato di proteggermi dal suo “lato oscuro” ma non riuscivo ancora a dimenticare.

La sofferenza aveva lasciato cicatrici profonde nel mio animo.

La cameriera tornò con i menù lanciando ad Edward occhiate di fuoco, chissà quali pensieri si agitavano nella sua mente... ancora la morsa della gelosia.

“Io prenderei ravioli ai funghi porcini con salsa allo zafferano e...come secondo piatto... costatine di agnello alla brace con patatine novelle e panna acida, mentre la signorina...” mi guardò con quegli incredibili occhi verdi e io mi persi... rimasi a fissarlo imbambolata finché la voce irritata della cameriera mi riscosse dai miei pensieri.

“Prendo anch’io i ravioli ai funghi ma, come secondo piatto preferisco le bistecchine di maiale con verdure condite con una riduzione all’aceto balsamico... e come dolce vorrei il semifreddo al pistacchio con  salsa tiepida al cioccolato bianco.” Sorrisi soddisfatta di fronte all’espressione della cameriera... “si, stupida, sono esperta di cibo”. Pensai facendo una smorfia.

Edward mi sorrise, divertito da quella piccola schermaglia.

**********************************************************************

Era entrato il ragazzo più bello che avessi mai visto e, purtroppo, non da solo.

Mi avvicinai ancheggiando e aprendo un po’ di più il colletto della camicetta bianca, volevo interessarlo, era troppo, troppo bello per perdere questa occasione. Se me lo avesse permesso, gli avrei rifilato il mio numero di telefono.

Lei la ignorai. Era carina, ma il fatto che stesse da sola con lui, la rendeva antipatica ai miei occhi.

“Buonasera, siete in due?” dimmi di no, dimmi di no, pregai mentalmente ma lo schianto annuì sorridendo. “Ommioddio che sorriso da infarto!!” pensai riprendendo fiato. La mia espressione era delusa...  “perché queste fortune capitano sempre alle altre, accidenti!” “Bene, Vi accompagno a un tavolo?” iniziai precedendoli nella sala semi deserta e guidandoli verso il centro della sala. Da li avrei potuto tenerlo d’occhio.

“Veramente avrei prenotato... sono Cullen..” guardai nella lista delle prenotazioni con aria sorpresa, non poteva essere, aveva prenotato prendendo il tavolo più appartato e con il prezzo più alto. Guardai  con odio la fortunata. dovevo fare il mio lavoro, ero una cameriera dopotutto.

“Si... vi scorto al vostro tavolo... mi scusi signor Cullen...” Edward Cullen, si chiamava così... non l’avrei dimenticato, no di certo!

“Grazie” rispose e un sorriso luminoso si affacciò sul suo viso. Rischiai di andare a fuoco... mi allontanai in fretta per nascondere il mio turbamento ed entrai nello spogliatoio per riprendere fiato.

“Tutto bene Jane?” Dimitri mi si avvicinò parlandomi con quel dolce accento russo e guardandomi con i suoi occhi azzurri intensi e teneri. Se non avessi visto Edward, ora, con quest’espressione dipinta sul volto, lo avrei trovato meravigliosamente bello.

“Si tutto bene, ora porto i menù alla coppia appena arrivata” lo baciai sulla guancia e gli sorrisi...era il mio ragazzo in fondo...non potevo, non dovevo perdermi in fantasticherie adolescenziali. Ma, accidenti, quello sconosciuto bellissimo mi aveva colpita al cuore.

Spiai nella sala e lo vidi scostare la sedia per aiutarla a sedersi, sentii una strana morsa allo stomaco, era gelosia? Da quanto tempo nessuno faceva quel gesto così galante per me?

Invidiai la ragazza mora al suo fianco. Mi feci forza e mi avvicinai.

“Signori volete ordinare...” mi rivolsi a lui con un sorriso ammaliatore, la ragazza mi aveva bellamente ignorata, proprio come avevo fatto io...

“Io prenderei ravioli ai funghi porcini con salsa allo zafferano e...” la guardò. La ragazza rimase a fissare, imbambolata, i suoi ipnotici occhi verdi. Mi dava fastidio questo suo atteggiamento e, irritata le ripetei per la seconda volta la richiesta. Si riscosse.

“Prendo anch’io i ravioli ai funghi ma, come secondo piatto preferisco le bistecchine di maiale con verdure condite con una riduzione all’aceto balsamico... e come dolce vorrei il semifreddo al pistacchio con  salsa tiepida al cioccolato bianco.” Accidenti, la ragazza ne sapeva di cucina!!

Mi allontanai, sconfitta e irritata.

“Jane, smettila di guardare quel ragazzo come se volessi mangiarlo!” Dimitri mi conosceva, sapeva quali erano le mie debolezze, e un ragazzo bello e ricco come Edward Cullen era un richiamo irresistibile per me, cresciuta in una famiglia di modeste origini, e costretta a fare la cameriera per pagarmi gli studi.

“Dimitri io...” mi sentii in colpa, lui mi amava e io lo ricambiavo ma, seppure per un breve istante avevo pensato di tradirlo... e scambiare il suo amore con una vita agiata e lussuosa.

“Vieni piccolina mia” ancora quell’accento che mi faceva impazzire, ancora quello sguardo dolce e comprensivo. Mi abbracciò e, stretta a lui, ritrovai il mio mondo.

**********************************************************************

La cameriera ci servì la prima portata e lentamente iniziammo a mangiare.

Ero teso, sapevo di doverle dire qualcosa, ma le parole stentavano a formarsi nella mia mente. Mi limitai a guardarla, era bella, bellissima, ed era con me, amava me...chissà per quanto tempo ancora... il regalo che le avevo comprato pesò nella mia tasca... come avrebbe reagito? Le sarebbe piaciuto? Stavo andando alla deriva, non vedevo più uno scoglio a cui appigliarmi, il momento della verità si avvicinava sempre di più.

“Edward...” la sua voce mi riscosse dai miei pensieri “cos’hai? Sei così silenzioso...ho forse detto o fatto qualc...”

“No Bella!” La interruppi. Aveva sempre paura di sbagliare con me, preoccupata di dire o fare qualcosa capace di scatenare una mia reazione negativa... Come potevo darle torto?  Non le avevo forse dato dimostrazioni della mia instabilità e suscettibilità verso alcuni argomenti?

“Non hai fatto nulla,” mi affrettai a rassicurarla “ sono io che... mi sembra così strano essere a cena con te... qualche mese fa nemmeno ci conoscevamo, qualche mese fa non sarei mai andato a cena con nessuno che non fosse della mia famiglia e ora...” mi interruppi e le sorrisi. “...e ora sono innamorato perdutamente”, pensai “...e sono terrorizzato da questo sentimento così destabilizzante.”

“Ecco io... io vorrei chiederti alcune cose ma non vorrei che tu la prendessi male...” deglutii, era arrivato il momento e Bella stava facilitando il mio compito.

“Puoi chiedere tutto quello che vuoi...” “forse non proprio tutto”, pensai.

“Sai, io non ti conosco molto bene... cioè conosco bene i sentimenti che provo per te, il desiderio che ho di te...” arrossì “...so che mi ricambi, e questo dovrebbe bastarmi ma...” la fermai

“No, è giusto, tu non mi conosci, non veramente... è normale che tu sia curiosa!”

Quanto a fondo sarebbe andata la sua curiosità? Aspettai in un’attesa terrorizzata che iniziasse il suo interrogatorio.

“ Qual è il tuo colore preferito?” chiese all’improvviso. Tirai un sospiro di sollievo.

“Il marrone” risposi sicuro, “come i tuoi occhi” continuai. Bella arrossì compiaciuta. “ e il tuo?” chiesi, in fondo nemmeno io sapevo molto di lei e poi questo gioco mi piaceva, mi sollevava temporaneamente dalle mie responsabilità. Esme non avrebbe approvato e nemmeno Carlisle. La mia era codardia e Bella non la meritava.

“Il verde!” mi sorrise facendomi l’occhiolino.

La cameriera ci portò il secondo piatto.

“Vuoi assaggiare?” mi chiese

“Solo se tu assaggi la mia portata!” risposi e mettendole una piccola porzione di agnello nel piatto.

Sorridemmo spensierati, in quel momento mi sentivo racchiuso in una bolla di felicità. Io e Bella a farci domande sceme come degli adolescenti. Quale è il tuo segno zodiacale? Qual è il tuo animale preferito? Che musica ascolti, e così via... era avida di notizie su di me, almeno quanto io ero curioso di sapere della sua vita, dei suoi  gusti, delle sue preferenze...

Improvvisamente Bella smise di fare domande e, avvampando, mi guardò.

Mi allarmai di fronte a quello strano comportamento.

“Cos’hai?” le chiesi “sei arrossita!” per tutta risposta lei arrossì di più.

“Ecco... volevo chiederti una cosa ma... non...” mi stava incuriosendo.

“Te l’ho detto, puoi chiedermi tutto!”

“Ecco io... insomma tu sei molto...bravo...e io così inesperta...ecco” capivo solo vagamente dove volesse arrivare, la lasciai proseguire senza interromperla.

“Volevo sapere se... sono sufficiente per te” le guance passarono dal rosa intenso al rosso cardinalizio.

“Cosa vuoi sapere... se mi fai eccitare con i tuoi baci e le tue carezze? Se il tuo corpo mi attrae irresistibilmente? Se riesco a non pensare a te quando sei lontana?” il gioco mi stava piacendo un mondo, inoltre lei era così tenera quando era imbarazzata..

“Io...voglio sapere se sono all’altezza delle altre donne che hai avuto!” disse d’un fiato. Quanto era lontana dalla realtà.

“Bella tu non sai...io non ho avuto molte... donne nel mio passato...” mi era stranamente difficile parlare della mia poca esperienza, il fatto che Bella mi ritenesse un grande amatore mi inorgogliva, mi faceva sentire importante...

“Quanti anni avevi quando hai fatto l’amore per la prima volta...” amore? No, non si trattava d’amore ma di sesso, o meglio della soddisfazione di un desiderio fisico...

“15” risposi infine “si chiamava Victoria, era la mia insegnante di pianoforte.”

Bella dilatò lo sguardo e una luce assassina apparve nei suoi occhi, per un istante mi spaventò. Alzai le mani come per difendermi.

“Tu l’hai chiesto, ora non puoi fare la gelosa!” dissi ridendo.

“Raccontami allora, quanti anni aveva lei?” ora le sue domande si erano fatte più audaci e il tono della voce più fermo.

“Lei aveva 22 anni ed era diplomata al conservatorio. Io suonavo dall’età di otto anni ma...dopo la morte...” mi interruppi per un istante, Bella attese paziente che continuassi. “...di mia madre ero come congelato...” un brivido percorse la mia schiena al ricordo di quel periodo. Ero davvero come paralizzato, il mio dolore non riusciva ad esprimersi sotto nessuna forma, rimaneva in me, impedendomi di parlare, a volte, persino di muovermi.

“Carlisle scoprì per caso del mio amore per il piano,ma ero bloccato da così tanto tempo che, a stento riuscivo ad usare le dita. Victoria divenne la mia insegnante dall’età di 11 anni.” Aveva diciotto anni e i capelli rossi come il fuoco, quando, per la priva volta, entrò a casa nostra. Rimasi affascinato dalla sua immagine, sembrava una di quelle creature da fiaba...ma Victoria si rivelò tutt’altro che fiabesca. Era attratta dai ragazzi giovani e io, spinto dalle esigenze del mio corpo e dei miei ormoni in subbuglio, assecondai questa sua fantasia sessuale.

“Avvenne tutto in maniera naturale, lei mi insegnò a baciare, poi mi iniziò alle gioie del sesso. Avevo 15 anni, ero in piena pubertà, fare sesso era divertente... ma non era amore. Mai, nemmeno per un istante, ho provato con lei quello che provo per te, anche solo sfiorandoti la mano...” Bella mi sorrise timidamente. “Victoria è stata una breve parentesi di serenità, come stare nell’occhio del ciclone, ma poi la tempesta è tornata ad abbattersi con violenza su di me. Fino a che... non sei arrivata tu...” ora il suo sorriso era più accentuato.

Si avvicinò a me dandomi un bacio sulla guancia, poi sulla bocca.

“Grazie” disse infine.

“Ho una cosa per te, forse dovrei dartelo domani ma, visto che è quasi mezzanotte e, tra poco sarà la vigilia di Natale...” estrassi un piccolo pacchetto dalla tasca dei jeans e glielo porsi. Non avevo voluto che Alice contribuisse a sceglierlo, era un regalo mio, solo mio...

Bella sorrise di gioia.

“Anch’io ho qualcosa per te... pensavo di dartelo al ritorno dalle vacanze ma sei qui e sono così contenta di potertelo dare oggi...”

“Apriamoli insieme” proposi. Bella annuì felice.

Ci scambiammo le scatoline e, con nostra grande sorpresa ci accorgemmo di aver avuto la medesima idea, ciondoli con le nostre iniziali. La “E” che avevo regalato a Bella era d’oro, intarsiata con piccoli brillantini, la “B” che mi aveva donato era più sobria e lineare, come era nel suo stile. Ci baciammo, un bacio casto, tenero ma carico di tutto il nostro amore

Le note di All I want is you riempirono l’aria creando un’atmosfera magica attorno a noi.

http://www.youtube.com/watch?v=gwZej4yYRkI

“Ti va di ballare?” proposi. Bella era imbarazzata, non capivo...in questo momento desideravo solo stringerla a me e ballare era l’unico modo...

“Io non so ballare” rispose abbassando gli occhi.

“Puoi affidarti a me... se vuoi!” mi sorrise, e in quell’istante mi alzai prendendola tra le braccia.

You say you want,  diamonds on a ring of gold 
You say you want,  your story to remain untold

But all the promises we make, from the cradle to the grave. When all I want is you  
You say you'll give me, a highway with no one on it
Treasure just to look upon it, all the riches in the night

You say you'll give me, eyes in a moon of blindness    

A river in a time of dryness, a harbour in the tempest   
But all the promises we make,  from the cradle to the grave. When all I want is you   
You say you want, your love to work out right to last with me through the night     
You say you want diamonds on a ring of gold, your story to remain untold, your love not to grow cold
All the promises we break from the cradle to the grave When all I want is you *

Suggellammo la gioia del momento con un bacio appassionato, interrotto solo dall’arrivo della cameriera con il conto. 

 Pagai, poi aiutai Bella ad indossare il suo regalo e, dopo averla imitata, ci dirigemmo all’auto. Era caduta una leggera coltre di neve ma ora il cielo brillava di stelle. L’indomani avremmo trovato le strade ghiacciate.

Accesi il riscaldamento, si gelava: Bella odiava il freddo, veniva da Phoenix.

Mi guardò con gli occhi dolci e mi sorrise, grata di quella piccola attenzione.

Continuammo a chiacchierare del più e del meno, della scollatura della cameriera e delle sue occhiate furtive e della bellezza del locale, della bontà del cibo. Tutto tra noi stava avvenendo in modo naturale e semplice, sorridevamo felici, il calore del nostro amore ci proteggeva. Non le avrei detto nulla di me, non questa sera, ero troppo felice, troppo sereno, avrei  lasciato che le cose prendessero il loro naturale corso ma senza forzarle...

Arrivammo a casa, Bella aprì la porta, tremando per il freddo, poi accese le luci pregandomi di entrare. Aveva paura di restare sola, lo sapevo.

“Resto volentieri, starei con te sempre...starti lontana è stato veramente doloroso... come per te!” dissi d’un fiato di fronte alla sua espressione corrucciata.

“Solo non vorrei che tuo padre...” mi mise un dito sulle labbra poi lo sostituì con me sue.

“Mio padre non è un problema...” disse sulla mia bocca. Ancora quel tono astioso. Non capivo, ma non mi sembrava normale, avrei dovuto indagare...

Le labbra di Bella si muovevano avide sulle mie, la sua lingua cercava la mia esigente e furiosa, i suoi denti mordicchiavano il lobo del mio orecchio...

La abbracciai stretta e, sollevandola tra le braccia la portai di sopra.

* All I want is you _ U2

Tu dici di volere, un anello d’oro con diamanti

tu dici di volere che la tua storia rimanga unica
ma tra tutte le promesse che possiamo fare, dalla culla alla tomba, tutto ciò che voglio sei tu

tu dici di volermi dare una strada deserta
Tesoro solo da guardare, tutti sono ricchi nella notte
Tu dici di volermi dare occhi che non vedono la luna
un fiume in tempo di siccità un porto nella tempesta

ma tra tutte le promesse che possiamo fare  dalla culla alla tomba, tutto ciò che voglio sei tu

tu dici di volere amore senza impegno, stare con me durante la notte

tu dici di volere, un anello d’oro con diamanti

che la tua storia rimanga unica, che il tua amore non sia freddo.

tra tutte le promesse che rompiamo, dalla culla alla tomba, tutto ciò che voglio sei tu.

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Capitolo 26
*** Cap. 26 Rivelazioni ***


 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 19/10/10, ore 13:43 - Capitolo 25: cap 25 tutto ciò che voglio
Ciao tesoro! Ma quanto è bello, dolce e romantico questo capitolo? Lo adoro!  Mi dispiace che edward abbia deciso di non confidarle il suo passato, ma effettivamente avrebbe rovinato una serata meravigliosa! La cameriera non è nemmeno da commentare, ma daltronde come darle torto? Anche se incontrassi Edward Cullen vorrei saltargli addosso! Victoria invece è una lurida schifosa  e non spreco altre parole per una così! bacioni alla prossima!

grazie marie... beh, devo dire che questo capitolo mette in luce parecchi aspetti del passato di Edward ma non i più importanti.

e beh, la cameriera era davvero interessata ma non così tanto da rinunciare al vero amore...

 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 18/10/10, ore 21:50 - Capitolo 25: cap 25 tutto ciò che voglio
Capitolo meraviglioso. Scrivo sempre tanto quando devo criticare e ora che mi piace non so cosa dire. Quando ho letto i pensieri della cameriera ho pensato che forse era un nuovo personaggio che si inseriva nella loro storia d'amore, visto che non sono abbastanza sfigati... ma sembra finita lì giusto? Bella mi sembra più determinata soprattutto verso suo padre, la sento più sicura di se stessa forse perchè è più sicura di Edward. La vedo più matura. Ti aspetto presto!
no, la cameriera non ricomparirà ma la sfiga comunque è sempre alle porte!
 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 18/10/10, ore 19:42 - Capitolo 25: cap 25 tutto ciò che voglio
che teneriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! bellissimooooooooooo
:) grazie tantissimissimo!
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 18/10/10, ore 15:42 - Capitolo 25: cap 25 tutto ciò che voglio

e così sono andati a cena fuori, che dolci che sono si stanno piano piano scoprendo, poi la canzone degli u2 che adoro, anche se la mia preferita è one x motivi sentimentali,mi sà tanto che bella appena scoprirà il passato di eddy, lo capirà meglio vedremo che altro che aspetta.UN bacione grandissimo ciao *______*

vero! :) baci B.

_Cap. 26 

 

Rivelazioni

“Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa incerto.
E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai!”  

[...]

Perchè, le gioie del più profondo affetto o dei più lievi aneliti del cuore

sono solo l'ombra della luce. *

 http://www.youtube.com/watch?v=4dKARE-48-0 

La mia stanza era ancora quella di una ragazzina tredicenne, peluche e bambole campeggiavano in ogni angolo. Solo i poster erano stati tolti dai muri ma il loro alone ancora si intravedeva sulla vernice lilla stinto.

“Dovrei decidermi a pitturare e a rinnovare questa stanza... mi aiuteresti?” dissi scherzando con i suoi capelli e baciandolo sul collo. Mi sorrise.

“Volentieri!” rispose guardandosi attorno “in effetti questa stanza avrebbe bisogno di una ripulita!”  sorrise, ed io con lui. La sua attenzione fu attirata dalla parete al lato del letto e, seguendo il suo sguardo, arrossii.

Una bacheca conservava le foto sbiadite della mia infanzia a Forks. Angela ed io abbracciate davanti alla scuola, Angela Ben Jessica e Mike in una foto di gruppo, Jacob con me, abbracciati sulla spiaggia di La Push...

Già, Jacob, il mio miglior amico, il mio primo amore, il mio confidente... quanto mi mancava la spensieratezza dell’infanzia... allora tutto era più semplice, anche dire un “ti voglio bene!” ora, invece tutto appariva più complicato.

Improvvisamente mi resi conto di non avere nemmeno una foto di Edward.

“Ci facciamo una foto?” chiesi puntando lo sguardo sulla reflex che avevo avuto come regalo da mio padre. “voglio provare il mio regalo!”

Adoravo fare fotografie.

Posizionai la macchinetta sul cavalletto facendo ben attenzione alla luce e all’inquadratura e, infine feci posizionare Edward al centro dello schermo.

Misi l’autoscatto e lo raggiunsi. 10, 9, 8.... click.

Controllai, era una bella foto, la luce e l’apertura dell’obbiettivo erano giuste...

“Facciamone un’altra!” dissi felice. Annuì.

Raggiunsi Edward e iniziai a baciarlo mentre la macchinetta scattava foto multiple. Ormai ero completamente dimentica di tutto. Le sue labbra erano così morbide, il suo sapore così dolce...

 “Bella...” sussurrò con quella voce così sensuale e già roca di desiderio “dovresti dormire ora! Fra poco tuo padre tornerà a casa...” aveva un’espressione sofferente mentre pronunciava queste parole.

“No ti prego, ti prego Edward...non lasciarmi sola, ho paura... resta con me!!” un singhiozzo mi sfuggì dal petto. Non avrei voluto piangere, non avrei voluto che lui si sentisse in dovere di restare, non avrei voluto che si rendesse conto di quanto ero terrorizzata all’idea di vederlo andar via...

La battaglia contro le lacrime era persa prima ancora di cominciare.

“No. Non piangere, resterò, resterò tutta la notte... farei qualunque cosa pur di non vederti piangere!” proprio quello che non volevo, non volevo farlo preoccupare, non volevo la sua compassione...

“Ti starò accanto, avviso Alice, non vorrei che i miei si preoccupassero... fuori sta nevicando molto...” gli feci un sorriso timido.

“non preoccuparti, scusami, vai pure a casa...” ma la prospettiva di averlo accanto tutta la notte era davvero allettante.  Tutta la notte abbracciata a lui, proprio come qualche mese prima, la mattina della sua fuga.

“Dai Bella, mettiti il pigiama, è ora di dormire!” disse come se parlasse ad una bambina.

“Tu sei qui... non voglio dormire!”  risposi a mia volta come fossi  davvero una bimba testarda.

Mi sorrise e si sedette sul letto facendomi segno di avvicinarmi. Arrossii ma feci quanto mi chiedeva.

Lentamente, mi aprì il cardigan di angora blu, un bottone dopo l’altro, sospirai, poi mi sfilò gli stivali, proprio come aveva fatto poche ora prima, infine mi aprì la cerniera del vestito.

“Ora sei pronta, puoi metterti il pigiama!” disse ridendo della mia espressione sconcertata.

Gli lanciai un cuscino e, preso tutto l’occorrente, entrai in bagno seguito dalla risata scrosciante di Edward. Mi piaceva, mi piaceva sempre di più.

Quando uscii lui era già sotto le coperte, i vestiti piegati con cura, erano poggiati sulla poltroncina davanti alla scrivania. Solo una maglietta scura e i boxer lo coprivano. Mi tremavano le gambe, e non per il freddo, ero eccitata e bramavo solo il contatto con il suo corpo.

Mi infilai sotto le coperte e trovai il suo caldo tepore.  Edward mi accolse tra le sue braccia baciandomi la fronte.

“Benvenuta, era da un po’ che ti aspettavo!” disse, mentre il sorriso sghembo che mi piaceva affiorava sul suo volto.

Gli diedi un leggero bacio sulle labbra accoccolandomi sul suo petto.

“Eccomi sono qui!” risposi.

Il cuore di Edward batteva calmo e potente, sembrava che nulla potesse toccarlo in quel momento di pura serenità familiare, la sua mano lentamente accarezzava i miei capelli dolcemente e la sua voce mi sussurrava dolci parole.

Mi addormentai senza nemmeno rendermene conto, cullata dalla dolce ninna nanna che aveva composto per me.

********************************************************************

Ero nel bagno di casa mia, avevo freddo, terribilmente freddo, cercavo qualcosa per scaldarmi, ma non riuscivo a trovarla. La luce blu della luna filtrava attraverso le persiane semi chiuse rendendo l’atmosfera rarefatta, dura, quasi metallica. Tutti gli oggetti erano al loro posto, il piano della toilette, lucido e maniacalmente ordinato, era proprio come ricordavo.

Presi una boccetta poggiata sulla lastra di marmo e aprendola, ne annusai l’aroma inconfondibile, Chanel n.5, il suo profumo.

L’acqua uscì bollente dal rubinetto. Un bagno caldo, pensai, un bagno caldo mi avrebbe aiutato a rilassare e a distendere i muscoli. Mi sentivo stanco, dolorante, come se avessi corso per giorni senza mai fermarmi.

Lei entrò nella stanza senza notarmi, si guardò allo specchio, carezzandosi il viso pallido e magro, un occhio portava ancora i segni di una violenza recente, la sua mano sembrò tremare mentre apriva il cassetto della toilette... qualcosa scintillò nella sua mano, forse un gioiello...

Si diresse verso la vasca e, togliendosi l’accappatoio entrò nell’acqua fumante. Distolsi lo sguardo a quella visione. Ero imbarazzato, spaventato, arrabbiato.

 

“La mamma va a dormire Eddy,” ora ero con lei immerso in quella strana luce radente, e sorridevo felice, guardandola con occhi speranzosi.

Da quanto tempo non dormiva più? Quante volte l’avevo vista aggirarsi per la casa durante la notte? Quante volte, credendo che dormissi,  l’avevo sentita entrare nella mia stanza e piangere sommessamente?

“La mamma è molto stanca, piccolo mio, ora vuole solo riposare, ma starà bene, stanne certo”. Mi sorrise dolcemente, finalmente serena. “Non dire ad Alice che la mamma è andata a dormire. Eddy, non dire a nessuno dove è andata la mamma. Ricordati, a nessuno”  il suo sguardo era determinato. Annuii convinto dal tono della sua voce.

“Non avere paura piccolo mio, andrà tutto bene...” poi afferrandomi la mano la portò sul manico del tagliacarte di cristallo, che stringeva convulsamente tra le dita e, coprendola con la sua, lo spinse nel suo petto.

“NO!” urlai alzandomi a sedere sul letto, per un istante dimentico di dove fossi. Lo sguardo vitreo, le mani tra i capelli, un vuoto lacerante al posto del cuore.

Bella si svegliò di soprassalto, confusa e spaventata poi, guardandomi per un breve istante si avvicinò carezzandomi dolcemente la fronte imperlata di sudore e facendomi trasalire, ero di nuovo in me, ero con lei, ero nella sua stanza lilla stinto...

“Edward...” pronunciò il mio nome con la voce densa di angoscia.

“Bella!...singhiozzai disperato, abbracciandola.

Tremavo, un freddo di morte si era impadronito del mio corpo. I miei denti battevano, non riuscivo a controllarne il tremito. Sembrava che, più nulla riuscisse a scaldarmi....

Bella mi avvolse nel cerchio delle sue braccia consolandomi, carezzandomi, riscaldandomi con il suo amore, il suo petto era tiepido e accogliente, a poco a poco mi rilassai riprendendo a respirare regolarmente. Non ero ancora conscio di ciò che avevo visto.

“Chi è Elizabeth!” la sua voce mi riportò lentamente alla realtà .

 “Chi è l’Elizabeth per cui ti disperi...l’hai chiamata tutta la notte” la guardai senza vederla veramente, l’eco della sua voce giungeva alle mie orecchie come attutito da strati e strati di imbottitura ma riuscii a coglierne la nota astiosa.

“Mia madre” risposi con voce monocorde. Ero ancora sconvolto dalla portata rivelatrice del mio sogno “...si trattava di Elizabeth, non di mia madre...lei, mia madre, era stata uccisa...” pensai... “no, non poteva essere mia madre!”

Bella dilatò gli occhi e sorpresa, mi guardo per un breve istante sporgendosi verso di me, infine afferrò mia la mano cominciando a tracciarvi cerchi immaginari. Mi rilassai solo un momento poi, la domanda che più temevo, arrivò.

“Come è morta? Come è morta tua madre?” una pausa, distolsi lo sguardo da lei, il senso di colpa mi dilaniava con la potenza di mille pezzi di vetro conficcati nell’anima.

“...No, non rispondere, scusa!” si affrettò a dirmi di fronte al mio sguardo tormentato “davvero, non è importante, mi risponderai solo e se lo vorrai...”

“L’ho uccisa io” dissi dopo un silenzio, breve e pesante come un macigno.

Bella si allontanò da me guardandomi stupita, solo un attimo, ma parve eterno, solo un istante, ma in quell’istante, mi sembrò di affogare in un oceano freddo e buio come la pece.

“Edward...non è possibile” disse ritrovando la voce e guardandomi dritto negli occhi. Riemersi dal fondo del mare riprendendo fiato. Anche se ancora per poco, Bella mi parlava... Ero felice, per quanto potessi esserlo dopo aver preso coscienza della realtà.

“Edward ragiona, come avresti potuto... ucciderla!” Deglutì a vuoto.

“Eri piccolo, avrai avuto si e no dieci anni!” alzai gli occhi su di lei.

Improvvisamente l’oggettività dei fatti mi si riversò addosso con la potenza di un fiume in piena. Si era suicidata, mia madre si era suicidata trascinandomi con se in un baratro di dolore.

Per anni la mia mente aveva costruito, mattone dopo mattone una realtà immaginaria, un mondo in cui l’avevo creduta assassinata, per anni mio padre era stato autore dell’efferato delitto...

Eppure, l’avevo sognata ricoperta di sangue ma con l’espressione serena, quasi felice, il suo fluido vitale aveva macchiato le mie mani e un senso di colpa inconscio aveva riempito le mie notti, torturato i miei giorni...

L’avevo giustificata in tutti i modi, era mia madre, non poteva avermi fatto questo... Non poteva.

I miei incubi avrebbero dovuto illuminarmi...ma erano così confusi e violenti... ricordi dolorosi, riposti gelosamente nella memoria di un bambino sconvolto dal terrore e dalla disperazione; pensieri seppelliti, di un ragazzino lasciato solo con un terribile segreto.

“Mio dio, avevo solo dieci anni!” dissi, quasi urlando. Una forte oppressione al petto mi toglieva il respiro.

Solo l’invenzione di realtà parallela aveva difeso la mia mente permettendole di sfuggire alla tremenda realtà: mia madre si era uccisa davanti ai miei occhi.

Bella attendeva con uno sguardo colmo di apprensione, mentre sentii gli occhi pizzicarmi dolorosamente. Da dieci anni trattenevo quella consapevolezza in me e ora, in un istante, tutto mi appariva chiaro.

La guardai. Non parlava, si limitava a fissarmi, evidentemente sconvolta dalla portata della rivelazione.. Poi una lacrima scese giù dai miei occhi.

“Mia madre si è suicidata! Io ero con lei... la mia mano era sotto la sua, sul coltello che l’ha uccisa...” dissi infine trovando il coraggio di pronunciare quelle parole proibite.

Non avevo il coraggio di dire altro. Il dolore che provavo in questo momento era troppo grande... non avevo più forze, ero come un sacco vuoto abbandonato nell’angolo di una stanza.

Guardai la mia ragazza per capirne le reazioni.

Bella, gli occhi lucidi di pianto a stento trattenuto, passò una mano sul mio volto in una lunga, lenta, tenera carezza.

Ora le lacrime, rompendo l’argine che le conteneva, scendevano giù copiosamente.

Non riuscivo più a smettere. Singhiozzi disperati lacerarono la mia anima.

Tutto il dolore trattenuto e nascosto con fatica ora si riversava su di me travolgendomi.

***********************************************************************

Quando mi aveva confessato, con freddezza e dolore, di aver ucciso sua madre, un brivido aveva percorso la mia schiena...

La sua espressione era così seria, così sicura eppure così consapevolmente terrorizzata...

No, non poteva aver fatto una cosa del genere ed essere rimasto illeso, così puro nell’animo, così sensibile alla bellezza e all’amore. No, se avesse compiuto un simile gesto il suo cuore sarebbe stato inevitabilmente corrotto dal germe delle follia...

“Edward...non è possibile” dissi ritrovando la voce.

La ragione aveva preso il posto dell’emotività.

Lo guardai dritto negli occhi, doveva capire che non lo credevo capace di un simile atto.

La sua espressione si fece dolce per un istante poi i suoi occhi si abbassarono. Fissava le sue mani con terrore...

“Edward ragiona, come avresti potuto... ucciderla! Eri piccolo, avrai avuto si e no dieci anni!” alzò gli occhi guardandomi come se fosse stato illuminato da un’importante rivelazione. Gli occhi dilatati dall’orrore, un orrore talmente grande da cambiarne i lineamenti, da indurirne i tratti.

 “Mio dio, avevo solo dieci anni!” urlò poi si piegò su se stesso quasi incapace di respirare.

Era pallido come un cencio, quando alzò gli occhi su di me. Stentavo a riconoscerlo, la sua espressione, fino a poco prima tenera e sorridente, ora era trasformata in una maschera di dolore.

“Mia madre si è suicidata!” disse riuscendo a stento a tirare fuori le parole.

“...Io ero con lei quella notte... la mia mano era sotto la sua, sul coltello che l’ha uccisa...” disse infine con uno sforzo di volontà che lo lasciò senza forze, come svuotato...

Rimasi sconvolta dalla portata della rivelazione...non riuscivo a crederci... sua madre si era uccisa trascinando suo figlio nel baratro assieme a lei!

Come poteva una madre compiere un tale atto di crudeltà nei confronti del proprio figlio?

Non potevo pensare a qualcosa di più crudele che vedere morire la propria madre e sentirsene responsabile...

Poteva un animo umano sopportare tutto questo dolore?

Stavo per piangere ma mi trattenni, dovevo essere forte per lui. Gli accarezzai il volto con tenerezza e lo vidi crollare sotto i miei occhi come un castello di carte. Le lacrime, dapprima solo accennate, ora erano un fiume ininterrotto.

Edward piangeva, incapace di smettere, incapace di accettare tutto quel dolore. Improvvisamente mi resi conto della mia impotenza.

Come potevo consolarlo? Come potevo lenire le sue ferite? Sarei mai riuscita ad aiutarlo? 

Feci l’unica cosa che potevo, mi affidai all’istinto.

Lo strinsi a me facendogli appoggiare la testa sul mio petto e, carezzandogli dolcemente i capelli, gli baciai la fronte, le guance, le labbra. sentii nella bocca il sapore del suo dolore, lo sentii fremere, tremare, singhiozzare.

Non avevo mai visto una sofferenza così devastante.

“Piangi Edward!” gli dissi sottovoce, “piangi finché vuoi, al tuo risveglio io sarò con te, e, se ancora vorrai piangere, asciugherò le tue lacrime con i miei baci. Io ci sarò sempre, hai capito?” annuì e strinse il suo abbraccio.

Mi stesi trascinandolo con me, Edward era come un pupazzo di pezza, sembrava totalmente incapace di avere una qualsiasi reazione, a parte il pianto e i singhiozzi disperati.

“Forse faresti meglio a toglierti questa maglietta, è zuppa!” dissi dolcemente.

Alzò lo sguardo per la prima volta da ore, era irriconoscibile, i suoi occhi verdi, cupi come la foresta, gettavano lampi di fuoco verde.

“No!” disse, e un brivido mi percorse. Era arrabbiato.

Poche volte l’avevo visto in quello stato, l’ultima volta era stato dopo la mia aggressione...

Ricadde sui cuscini, troppo esausto per lo sforzo poi, ancora lacrime, ancora abbracci, ancora singhiozzi soffocati dal mio petto.

Perché quella reazione?

Ripercorsi mentalmente i miei incontri con lui... c’era qualcosa che mi sfuggiva ma non riuscivo a visualizzare bene cosa... avrei dovuto aspettare i tempi di Edward, avrei dovuto evitare di forzarlo...dovevo avere pazienza e fiducia...dovevo riuscire a stargli accanto, imbrigliando la mia endemica curiosità, per evitare che l’istinto prendesse il sopravvento sulla ragione.

Il suo respiro si fece via via più regolare fino a trasformarsi in sonno.

Era sfinito, lo ero anch’io.

Troppe emozioni per una sola sera.

Nel silenzio della stanza, ripensai a quanto era accaduto questa notte e sentii una stretta allo stomaco, lacrime calde ora scendevano anche dal mio viso.

Le nascosi, non volevo che si accorgesse del mio dolore. Sarebbe stato troppo per lui.

Erano quasi le cinque del mattino quando presi sonno. Edward, stretto a me, non si muoveva più, sembrava esausto ma più sereno... forse.

Fra poco torna papà... fu il mio ultimo pensiero prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo

* L’ombra della luce (Battiato)

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Capitolo 27
*** Cap 27 Incomprensioni ***


 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 24/10/10, ore 15:41 - Capitolo 26: Cap. 26 Rivelazioni
Finalmente abbiamo scoperto quali tragici eventi hanno segnato la vita del nostro Edward e quindi solo ora abbiamo la certezza di capire la vera portata della sofferenza e del turbamento che lo hanno accompagnato da sempre. Quanta crudeltà nel gesto di questa donna ma chissà anche quanta sofferenza per spingerla a tanto, chissà come vivevano e cosa può averla portata a tanto. Dopo questo capitolo che segna un nuovo punto di partenza sono un pò preoccupata perchè se un pochino ho capito il carattere di Edward dopo questa confessione si sentirà esposto come se fosse nudo  difronte a una platea e chissà come andranno le cose. E Bella come si comporterà con lui? Abbiamo letto che gli è stato accanto e lo ha sostenuto ma anche che tutto ciò è stato pesante da sopportare e ne è uscita anche lei emotivamente a pezzi. Riusciranno a sostenersi a vicenda?
si. hai capito il carattere di Edward, lui si è rivelato a Bella, seppure inconsapevolmente all'inizio, ha capito quali fossero i tasselli mancanti nei suoi ricordi...ma, purtroppo non è finita... quanto a Bella.. non è facile, per una ventenne, stare con un ragazzo con così tanti problemi... l'amore li unisce, ma questo non rende le cose meno pesanti da sopportare
 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 24/10/10, ore 10:21 - Capitolo 26: Cap. 26 Rivelazioni
davvero bellissssimo belllisiisssssssiiiiiimo chappy!!!!!!! ahhhhhh mi è piaciuto un sacco!!!!!!!! mammam miaaaaaaaaaa mi hai fatto davvero piangere un sacco.....povero edward nn ci credo ke sua madre abbia fatto una cosa del genere xkè?? cioè perchè ha dovuto coinvolgere anke eddy nel ssuo suicidio cioè potrei e ribadisco POTREI anke passare sopra al fatto ke si sia voluta suicidare xkè la sua vita era troppo dolorosa ma nn ha pensato un'attimo ai suoi 2 figli....ma oltretutto ne ha coinvolto uno x uccidersi cioè nn ci posso credere ke cosa le è passata nella testa x fare una cosa simile una cattiveria simile è stata davvero orribile cioè cavoli 1°è TUO FIGLIO 2° è piccolo.....è un bambino xkè farlo assistere ad una cosa così atroce e poi cazzo xkè mettere qlla mano sotto la sua ke senso ha avuto??? non guarda davvero nn riesco a capacitarmene sn troppo arrabbiata!!!! spero davvero ke bella riesca a stargli vicino km eddy merita e spero proprio ke charlie si faccia i fatti suoi una volta tanto......anke xkè nn sa le cose e pretende di avere voce in capito!!!!! mah vedremo a prestoooooooo un baciooo 
quando si è in preda alla disperazione e, forse, sull'orlo della follia, non si è molto generosi con gli altri. la madre l'ha coinvolto per egoismo, fosre aveva paura di morire da sola come era vissuta, forse rivedeva in suo figlio l'immagine del marito... chi può dirlo... non c'è limite alla pazzia
 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 23/10/10, ore 21:05 - Capitolo 26: Cap. 26 Rivelazioni
Ciao tesoro! Questo capitolo è un insieme di sentimenti travolgenti! Orrore per quello che una madre può essere arrivata a fare, disperazione per la consapevolezza di quello che è veramente successo quella notte, rabbia per aver rovinato la vita di un bambino, già duramente provato da quell'ambiente familiare, e l'amore che prova Bella per lui, standogli accanto senza cedimenti e senza un attimo di ripensamento. Bravissima.... ma quanto dolore! Povero Edward! Bacioni! 
grazie, sono commossa! un bacio!
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 23/10/10, ore 12:18 - Capitolo 26: Cap. 26 Rivelazioni
e così eddy pensava di aver' ucciso la sua mamma???????? povero cucciolo si è dato una colpa che non ha, lo sapevo io che bella lo poteva aiutare, lo ha fatto ragionare però non capisco la sua reazione, avavendo la maglietta sudata doveva toglierla, chissà xchè ha reagito così vedremo che altro ci riserverai.UN bacione grandissimo ciao *________*
edward ha capito solo in questo capitolo ciò che gli era veramente successo e questo l'ha sconvolto, in reatà prima pensava solo che la madre si fosse suicidata di fronte a lui
 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 22/10/10, ore 22:02 - Capitolo 26: Cap. 26 Rivelazioni
poverino!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! bellissimoooooooo <3
:) grazie!!!
 kygo [Contatta] Segnala violazione
 22/10/10, ore 20:20 - Capitolo 26: Cap. 26 Rivelazioni

Ciao...mi hai sconvolto con questo capitolo, si riesce a capire veramente il dolore di Edward e perchè crede di essere violento e sbagliato per Bella. Ma veramente la madre si è comportata così? si è suicidata di fronte al figlio?
Non vedo l'ora di leggere il seguito, e spero che Edward non si arrabbi con Bella per chissà quale ragione, perchè il comportamento di lui verso fine capitolo non l'ho prorpio capito...

ciao! beh, questo era un capitolo piuttosto forte in effetti... e si, la madre si è suicidata davvero di fronte al figlio. quanto allo strano comportamento di edward... c'è una spiegazione per tutto...ma la saprai fra qualche tempo   :) a presto! B.

_Cap. 27 

Incomprensioni

C'è un principio di magia fra gli ostacoli del cuore che si attacca volentieri
fra una sera che non muore e una notte da scartare come un pacco di natale
C'è un principio d'ironia nel tenere coccolati i pensieri più segreti
E trovarli già svelati e a parlare ero io sono io che li ho prestati

Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere
Quante cose da portare nel viaggio insieme... *

http://www.youtube.com/watch?v=CMKlbK7yjds 

Erano le sei del mattino, la notte trascorsa faticosamente era finita, l’alba di un nuovo giorno rischiarava i tetti innevati della città.

Non era stato un turno sereno il mio, tutti gli ubriachi della zona sembravano essersi messi d’accordo, la centrale era un tripudio di gente imprecante il cui afrore alcolico riempiva le narici.

“Nottataccia vero Charlie!” Henry Clearwater, mio collega e mio amico, entrò nella stanza con due tazze di caffè fumante. Era proprio quello che ci voleva. Eravamo colleghi da quasi vent’anni e amici da molto di più. Lui sapeva cosa pensavo prima ancora che l’idea prendesse forma nella mia testa.

Era il compagno di lavoro ideale e un amico fidato.

“Bevi che il mattino è ancora lontano...” mi disse.

Lo ringraziai con un cenno del capo, troppo assorto dalle mie ricerche.

Chiuso nel mio ufficio, studiavo da giorni gli episodi di stupro avvenuti negli ultimi due mesi nella zona intorno a Seattle, erano pericolosamente aumentati, ero preoccupato per la mia bambina.

Il fatto che ora avesse un ragazzo non contribuiva certo a rassicurarmi... quel Cullen continuava a non piacermi.

L’aveva fatta soffrire in maniera indicibile e, seppure in seguito avesse fatto di tutto per scusarsi, seppure Bella l’avesse riaccolto, io continuavo a non fidarmi di lui. Stavo facendo delle ricerche sul suo conto.

Se Bella l’avesse saputo mi avrebbe ucciso.

Edward era stato adottato da un ottima famiglia con una salda reputazione. Il dottor Cullen e la signora Esme erano professionisti affermati, bravi nel loro lavoro  e senza scheletri nell’armadio, avevo controllato più volte, nessun precedente, nemmeno una multa per eccesso di velocità. Il ragazzo e sua sorella Alice restavano invece un mistero. Il loro passato era stato come cancellato dagli archivi, non si trovava alcuna traccia della loro vita precedente come se fossero stati dei Cullen da sempre.

Avevo molte conoscenze nel campo delle investigazioni, anche qualche compagno di accademia ora nell’ FBI ma, nonostante gli agganci sui quali potevo ancora contare, non ero riuscito a risalire nemmeno al loro vero cognome...

Quale segreto poteva giustificare una tale prudenza?

Rientrai a casa, mi dispiaceva molto lasciare mia figlia da sola, soprattutto nei giorni di festa, ma ero il capo della polizia, non potevo fare altrimenti.

Era qui da tre giorni e l’avevo vista a malapena, dopo le feste sarebbe ripartita... dovevo organizzare qualcosa con lei... “stasera magari la porto a cena noi due da soli...” pensai inserendo la chiave nella toppa e girando lentamente per non rischiare di svegliarla. Salii di sopra silenziosamente e guardai la porta della sua stanza, volevo vedere la mia bambina dormire, non lo facevo da così tanto tempo....

La mia mente tornò indietro di sei anni...

Mia moglie Renèe, che con il divorzio, aveva ottenuto l’affidamento di Bella, l’avrebbe portata lontano da me, a Phoenix. A quattro ore di volo da Forks.

Quando l’avrei rivista? Mi chiesi.

Quando i suoi dolci occhi, tanto simili ai miei, mi avrebbero sorriso di nuovo?

Non riuscivo a trovare nessuna risposta alle mie mute domande.

Sapevo che mia moglie mi detestava per ciò che avevo fatto alla nostra famiglia e sapevo che, seppure in maniera contorta, aveva ragione ma, portare Bella così lontano da me era una punizione troppo grande, anche per una colpa come la mia.

Quella notte, una notte d’inverno, proprio come questa, salii nella sua stanza...

La mia piccolina dormiva sfinita dal pianto, non voleva andare via, lo sapevo, mi somigliava molto, radicata nelle sue abitudini, non voleva lasciare la sua famiglia, i suoi amici, la sua città... sentivo il suo dolore, era lo stesso che provavo io.

Rimasi a guardarla dormire tutta la notte mentre, lacrime silenziose rigavano il mio volto.

La stanza di Bella era chiusa, strano, di solito la lasciava sempre aperta... forse dovevo abituarmi al fatto che era cresciuta, che aveva bisogno dei suoi spazi e della sua intimità... ma come può un padre accettare che la propria piccolina prenda il volo?

Aprii delicatamente la porta e sbirciai dentro. Quello che vidi mi fece invecchiare di colpo di dieci anni.

Edward e Bella dormivano abbracciati nello stesso letto, il volto di lui, seminascosto dalle coperte, poggiava delicatamente sul seno di mia figlia, lei riposava serena, come se quelle braccia fossero state tutto il suo mondo.

Istintivamente la mia mano andò alla pistola, ma la ritrassi indietro. Se avessi fatto del male a quel ragazzo mia figlia non me lo avrebbe perdonato.

Di questo ero assolutamente sicuro.

 

**********************************************************************

Un lieve rumore alle mie spalle mi fece trasalire. Charlie Swan, entrato silenziosamente nella stanza di sua figlia, mi aveva visto con lei...

Mi predisposi allo scontro ma, silenzioso com’era entrato, il padre di Bella era andato via.

Nessun urlo, nessuna imprecazione... niente, solo silenzio.

Dovevo preoccuparmi?

Decisi di non pensarci e di affrontare il problema nel momento in cui si fosse presentato. Certo, doveva essere stata davvero dura per Charlie vedermi nel letto con sua figlia e lasciarmi andare... io non avrei reagito in modo così maturo.

L’immagine che appariva, in fondo, era quella di due ragazzi che avevano appena fatto l’amore e ora dormivano pacificamente abbracciati.

Dio, quanto avrei voluto che quella fosse davvero la verità.

Desideravo così disperatamente,  una vita normale, desideravo da così tanto vivere serenamente... il ricordo di mia madre e di quello che avevo scoperto sulla sua morte mi provocò un brivido e il dolore tornò a squassarmi il cuore. Avevo bisogno di reagire, dovevo riuscire a parlarne con Carlisle, forse lui avrebbe potuto consigliarmi al meglio... Un inconfondibile profumo di fiori arrivò alle mie narici, Bella dormiva di fianco a me e la sua presenza mi dava una serenità insperata.

Mi mossi leggermente, girandomi verso di lei non volevo svegliarla, ma avevo l’urgenza di guardarla, di sentirla ancora con me...

Le sue ultime parole riecheggiarono nella mia testa riempiendomi di calore...

“Piangi Edward, piangi finché vuoi, al tuo risveglio io sarò con te, e, se ancora vorrai piangere, asciugherò le tue lacrime con i miei baci. Io ci sarò sempre, hai capito?”   Oddio, l’amavo disperatamente... e ne ero terrorizzato.

Come avrei fatto a vivere senza di lei? Era il mio amore, la mia ancora, il mio equilibrio...non avrei più potuto fare a meno della sua presenza...Bella era diventata una droga,  come fosse la mia qualità preferita di eroina....

“È strano...” pensai, “fino a pochi mesi fa, questa ragazza così bella, questo angelo, era una perfetta sconosciuta e ora, improvvisamente, è diventata tutto il mio mondo...”

La guardai ancora, dormiva, ma il suo era un sonno agitato...

“Edward” pronunciò nell’incoscienza del sonno “...fidati... fidati di me....!” mi vennero le lacrime agli occhi.

Potevo davvero fidarmi di lei? Mi chiesi. Poi la guardai e istintivamente sorrisi... Si, potevo.

Bella si mosse leggermente cercandomi nel sonno. L’abbracciai più stretta, il mio corpo si risvegliò... l’amavo, la desideravo, ma...

“Edward...amore...” la voce come un dolce sospiro, si stava svegliando,  gli occhi socchiusi, languidi. “Sei qui...” la voce sognante, la mano alla ricerca del mio volto.

“Sono qui... sono con te amore mio!” riconoscevo a stento il suono della mia voce. Il pianto e il desiderio l’avevano resa roca e bassa.

“Hai una faccia terribile tesoro...” mi disse baciandomi una guancia. Mi alzai lentamente per specchiarmi, stentai a riconoscermi.

Gli occhi rossi e gonfi dal pianto, le occhiaie livide e violacee, i capelli scompigliati...

“Vuoi fare una doccia?” mi chiese, annuii, avevo veramente bisogno di rinfrescarmi. Entrai nel piccolo ma ordinato bagno e, spogliandomi dai miei indumenti entrai sotto il getto bollente. Mi sentii rinascere, l’acqua sembrava portare via il dolore... sapevo che era un’illusione, che il dolore sarebbe tornato ma, adesso non volevo pensarci... volevo solo sentire il dolce calore di Bella avvolgermi il corpo e l’anima.

Poi l’immagine dell’ispettore Swan tornò ad affacciarsi tra le cortine della mia memoria... mi ero dimenticato della sua visita mattutina.

“Bella tuo padre...” dissi uscendo dal bagno e tamponandomi i capelli.

“Cazzo! Sono le sette!” rispose con l’agitazione nella voce, “mio padre dovrebbe essere rientrato, cazzo!” non l’avevo mai sentita imprecare.

La guardai, sembrava impazzita...

“Bella tuo padre...tuo padre mi ha visto a letto con te!” Sbiancò scattando in piedi, poi si guardò intorno con aria smarrita ed infine tornò a sedersi non sapendo effettivamente cosa fare.

“Probabilmente al suo ritorno dal lavoro, voleva assicurarsi che tu dormissi!” annuì “ma, stai calma, non ha detto nulla, ha richiuso la porta e si è allontanato!” cercai di tranquillizzarla ma era un’impresa impossibile.

“Tu non ti rendi conto Edward, tu non lo conosci!” la sua espressione era preoccupata e triste ma non spaventata...

“Bella ti prego!” ormai era in piena crisi isterica, era impossibile calmarla “non piangere ti prego!” odiavo quando faceva così, mi sentivo così impotente di fronte alle sue lacrime... non ero capace di consolare nessuno, ne ero fin troppo consapevole, non ero riuscito a confortare mia madre... e lei si era uccisa.

Un tremito si impadronì di me. Mi sedetti sul letto stringendo le mani tra loro per fermare i brividi.

“L’ho deluso Edward, l’ho deluso...” ero felice che non si fosse accorta del mio turbamento. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai baciandole i capelli, ma Bella sembrava totalmente ignara della mia presenza.

“Lui ora penserà che andiamo a letto insieme, che lo facciamo anche nella sua casa!” ancora lacrime, mi sentivo accusato di una colpa non mia.

“Ma non è successo nulla...” dissi quando fui certo che la mia voce fosse salda.

“Spesso è quel che appare è più importante di ciò che è...” ora mi stavo davvero irritando.

“Bella, noi ci amiamo, e che lui sia d’accordo o meno, prima o poi noi andremo a letto insieme...” il mio tono era duro, acido. Non ce la facevo, non ero più disposto ad assumermi altre colpe non mie. Non ora. Non più.

“Tanto vale che si abitui all’idea!” continuai con durezza. Lei mi guardò con occhi fiammeggianti.... dio quanto la desideravo!

**********************************************************************

“Tuo padre mi ha visto a letto con te!” lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sbiancai e mi alzai in piedi senza un’effettiva ragione... e ora? Cosa facevo ora?

“Probabilmente al suo ritorno dal lavoro, voleva assicurarsi che tu dormissi!” si, era una cosa che faceva sempre, avrei dovuto pensarci, avrei dovuto ricordarmelo!

“Non ha detto nulla, ha richiuso la porta e si è allontanato!” Edward continuava a guardarmi con tranquillità, la cosa mi faceva irritare a morte. Mi sentivo tesa, agitata e lui non capiva... perché?

“Tu non ti rendi conto Edward, tu non lo conosci!” ero isterica, gli occhi mi si riempirono di lacrime, le asciugai col dorso della mano.

“Bella ti prego!” cercò di calmarmi “non piangere ti prego!”

Lo so, ero egoista, dopo quanto mi aveva raccontato, io continuavo a pensare ai miei piccoli drammi familiari... ma ero così, tutto aveva importanza per me, non riuscivo a differenziare, in questo ero totalmente simile a mia madre...

Certo, la mia vita era trascorsa serenamente, se confrontata con quella di Edward ma ora, il mio piccolo dramma familiare mi sembrò la cosa più importante... In questo momento mi importava solo di mio padre e dell’opinione che poteva essersi fatta su di noi.

Edward si sedette sul letto stringendosi le mani in grembo... possibile che non riuscisse a capire il mio stato d’animo? Cercai di essere chiara

“L’ho deluso Edward, l’ho deluso...” finalmente si avvicinò a me baciandomi i capelli. Non volevo ammetterlo in questo momento,  ma avevo un disperato bisogno di sentirlo vicino.

“Lui ora penserà che andiamo a letto insieme, che lo facciamo anche nella sua casa!” dissi tra le lacrime. Ero frustrata e confusa, se da un lato avrei buttato al mare tutta la prudenza, dall’altro non avrei mai voluto che mio padre perdesse fiducia in me.

“Ma non è successo nulla...” ribadì Edward con voce ferma, era vero ma restava il fatto che lui ci avesse visto a letto insieme...

“Spesso è quel che appare è più importante di ciò che è...” Edward sbuffò.

“Bella, noi ci amiamo, e che lui sia d’accordo o meno, prima o poi noi andremo a letto insieme...” per la prima volta pronunciò quelle parole ma il suo tono era duro, acido, lo dava per scontato...questa cosa mi faceva arrabbiare.

“Tanto vale che si abitui all’idea!” continuò con durezza.

Ora mi stavo veramente arrabbiando.

Si, era bello come un dio, lo desideravo come mai avevo desiderato nessuno al mondo ma non mi piaceva il suo tono. Sembrava essere tornato l’Edward del primo giorno di università... lo spocchioso e bellissimo ragazzo sempre sicuro di se.

“Non darlo per scontato Edward Cullen, non darlo per scontato!” in realtà la mia era una finzione, avrei dato qualsiasi cosa pur di far l’amore con lui...

“davvero?” si avvicinò fissandomi con gli occhi carichi di passione a stento trattenuta.

***********************************************************************

“Non darlo per scontato Edward Cullen, non darlo per scontato!” una scarica di adrenalina percorse il mio corpo, ero teso, fremente di desiderio, mai come in questo momento il mio corpo la desiderava.

“Davvero?” dissi alzando un sopracciglio e sorridendole. Fremevo, il mio cuore batteva all’impazzata dalla voglia di sentirla totalmente mia...

Feci un passo verso di lei guardandola negli occhi, Bella sostenne il mio sguardo con decisione... sembrava una creatura mitologica, fiera e selvaggia.

L’afferrai stringendola a me con forza poi le mie labbra scesero sulle sue assaporandola, mentre le mie mani si posarono sui suoi fianchi avvicinandola sempre di più al mio corpo. La mia eccitazione cresceva ogni minuto di più...

“Davvero non vuoi fare l’amore con me?” chiesi staccandomi da lei,  la mia voce ridotta a un sussurro appassionato. Non rispose, si limitò a guardarmi,

le labbra arrossate e gonfie, gli occhi lucidi poi una lacrima scese.

Un brivido mi percorse, mi stavo comportando nuovamente da idiota.

Lei mi aveva riaccolto, lei mi aveva consolato... io l’avevo assalita con il mio desiderio non tenendo conto dei suoi tempi...

“Mi dispiace Bella” dissi infine, il mio tono era tornato freddo... il mio corpo era tornato freddo... Indossai il cappotto e scesi giù lasciandola da sola nella sua stanza.

Charlie Swan non era andato a dormire ma sedeva preoccupato al tavolo della cucina. Una tazza di caffè, non più fumante, era ancora tra le sue mani ma lui non accennava a berla. Sembrava invecchiato di colpo, le spalle curve, lo sguardo perso nel vuoto.

“Buongiorno Ispettore Swan!” esordii. Charlie alzo gli occhi su di me per un istante poi li abbassò di nuovo a fissare il caffè ormai freddo. Sembrava triste, sconfitto... non un grido, non un rimprovero, niente... solo silenzio.

“Posso sedermi?” azzardai, mi fece un cenno con il capo.

“Hai fatto ben altro nella mia casa... sederti è ben poca cosa al confronto!” le parole erano dure ma il tono sembrava rassegnato.

“Signore, nulla di quello che ha visto corrisponde a verità, io ho mancato di rispetto né a Bella né a lei... siamo andati a cena, l’ho riaccompagnata a casa, mi ha chiesto di restare finché non si fosse addormentata ma, purtroppo mi sono addormentato anch’io. Tutto qui!” Charlie Swan mi guardò negli occhi e quello che vide sembrò convincerlo... quasi mi sorrise.

“Bella è grande...” disse “e può fare ciò che vuole ma, apprezzo molto che tu abbia voluto chiarire con me e che abbia rispettato la mia casa!”

“Bene signore, ora la lascio al suo sonno ristoratore. Torno nella casa di Forks dai miei genitori!” Charlie annuì.

“Bene ragazzo, porta i miei saluti al dottor Cullen...” e detto questo si congedò.

Bella mi raggiunse volandomi tra le braccia e sorridendomi.

“Grazie Edward!” disse con un radioso sorriso. Era stupenda.

“Ci vediamo Bella!” mi sentivo a disagio in questo momento. Mi allontanai. Ero turbato dalla portata del mio desiderio. Se non avessi visto una lacrima sul suo volto, probabilmente l’avrei buttata sul letto e l’avrei fatta mia. Ma non potevo essere come lui, come mio padre...

“Edward… aspetta!” mi inseguì in pigiama fin sul porticato... si gelava.

Bella continuava a chiamarmi

“Non lasciarmi ancora...” disse infine. Mi sentii spezzare il cuore. No, non l’avrei lasciata... avevo solo bisogno di andare ora, avevo bisogno di riflettere su ciò che avevo scoperto... volevo confidarmi con mio padre, avevo bisogno di Carlisle.

Feci per scendere i gradini. La sua mano mi trattenne... mi voltai, I suoi occhi erano pozze profonde, tracimanti di lacrime trattenute. Come avrei voluto specchiarmi dentro di essi...

“Non ti lascio...” dissi in un sussurro abbracciandola stretta.

“Ci vediamo fra qualche ora...!” dissi per tranquillizzarla poi le diedi un lungo bacio che terminò solo perché sentii Bella tremare di freddo.

“Ora rientra, non vorrei ti ammalassi! In quel caso non riuscirei a portarti in un posto!” già l’idea cominciava a formarsi nella mia mente...

Bella si rilassò e mi sorrise... un sorriso che mi scaldò il cuore... fra qualche ora l’avrei rivista.



 

*Elisa _ Gli ostacoli del cuore

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Capitolo 28
*** Cap 28 Aiuti ***


mamma miaaaaaa eddy ha sofferto troppo x ogni cosa si sente in colpa....e qsto nn fa bene ne a lui ne a bella ke nn riesce mai a capirlo....nn capisce le sue emozioni, le sue reazioni, spero davvero riescano a trovare la felicità e serenità ke meritano....davvvero nn riesco proprio a vedere eddy così triste così sconfitto.....spero riescano a superare tutti i problemi nn vedo l'ora di leggere il prox chappy.....ahhh adoro qsta storia mi tramìsmette sempre delle emozioni fortissime!!!!!!! a  prestoooo un bacioneeeee
bella, nonostante tutto l'amore che sente per Edward, è pur sempre una ragazza giovane, poco più che adolescente. Catapultata in una storia dolorora e più grande di lei, non sempre riesce a comportarsi da adulta, qualche volta il suo lato ancora bambino prende il sopravvento!!!
 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 27/10/10, ore 20:32 - Capitolo 27: Cap 27 Incomprensioni
Ciao Barbara! Bellissima la canzone di Elisa che hai scelto per questo capitolo. Mi hanno fatto arrabbiare sia Bella che Edward perchè si sono comportati da stupidi tutti e due. Bella pensa di avere deluso suo padre per il fatto che creda che lei abbia rapporti sessuali con il proprio fidanzato. Voglio dire ci sta che le dia fastidio che magari suo padre li abbia visti e lo avrebbe evitato per non creare imbarazzo a nessuno ma ha avuto una reazione esagerata al limite dell'isteria. Anche io probabilmente me la sarei presa come Edward in fin dei conti anche se avessero fatto l'amore quale grave reato avrebbero commesso da portare la delusione di Charlie?? Come giustamente le fa notare Edward prima o poi faranno l'amore, è una tappa importante che si percorre in una relazione e anche assolutamente normale: per quale motivo Charlie dovrebbe rimanerne così turbato? Sicuarmente ha sbagliato il modo di dirglielo, avrebbe potuto farlo in maniera meno arrogante e fredda ma giustamente con tutto quello che ha dovuto patire lui nella sua vita questa gli sarà sembrata proprio una stupidata! Alla fine menomale che si riscattano entrambi: Edward affronta il suocero chiarendo la situazione e Bella gli va incontro ringraziandolo! Charlie è l'unico che capisco e che si è comportato fin troppo bene. All'improvviso quella che lui ha sempre ritenuto la sua bambina gli appare finalmente come la donna che è diventata e questo lo sconvolge ma nonostante ciò lo abbia spiantato e sconvolto lo accetta e chiude la porta. Se ne va rassegnato d'avanti all'evidenza di due fatti importantissimi: la sua Bella è una donna ed è innamorata del suo Edward.
Non abbiamo parlato del padre di Edward e Alice. Chi è e cosa ha fatto di terribile per portare la moglie ad ammazzarsi? Per cancellare ogni traccia del passato di questi due poveri ragazzi per non essere rintracciati deve essere ancora in circolazione e estremamente pericolo deduco.
Ciao Francy, mi è piaciuto molto il tuo commento, molto attento alle situazioni presenti nel capitolo. è vero Ed e Bella si sono comportati un po' da stupidi ma, in fondo a vent'anni un po' di stupidità è concessa (il problema è quando la stupidità persiste...) comunque tutto quello che è successo in questo capitolo è importante per lo svolgersi della storia... nulla è casuale... e la tua deduzione finale è molto interessante... la terrò presente ;)
 kygo [Contatta] Segnala violazione
 27/10/10, ore 13:05 - Capitolo 27: Cap 27 Incomprensioni
ciao, spero veramente che Edward parli con Carlisle, diciamo che è nella fase di aver ammesso che ha un problema giusto? la strana reazione dell'altro capitolo devo ancora capirla.
Capisco la preoccupazione di Charlie, ma indagare sulla vita di Edward, se Bella lo scoprisse credo che si arrabbierebbe...o no?
si, edward ha ammesso il suo problema, parlarne è un po' più complicato... quanto a Charlie... beh è un poliziotto, indagare è nel suo dna
 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 26/10/10, ore 21:56 - Capitolo 27: Cap 27 Incomprensioni
belloooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
grazie!!!!
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 26/10/10, ore 21:38 - Capitolo 27: Cap 27 Incomprensioni
sembra che eddy abbia finalmente capito che lui non è colpevole della maorte di sua madre, mi piace questo suo lato da "romanticone" che usa con bella, spero che carlisle gli possa davvero dare quell'aiuto che lui vuole è stà cercando, charlie secondo me non dovrebbe dire niente xchè se bella scoprisse quello che è veramente successo trà i suoi genitori, di sicuro non lo vorrebbe rivedere mai +, chissà eddy dove la vuole portare???????????? UN bacione grandissimo ciao *______*
edward è dolcissimo è vero... deve solo riuscire a superare le tante, troppe paure che albergano nel suo cuore!!!
 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 26/10/10, ore 21:26 - Capitolo 27: Cap 27 Incomprensioni
Condivido la recensione di erika1975. Il capitolo è bellissimo ed Edward si è comportato in maniera impeccabile con Charlie. Nemmeno nei più sperduti paesini troviamo genitori con una mentalità così retrograda. Stiamo parlando di una figlia adulta non di una adolescente. Si è comportato come quei genitori che "basta che lo facciano fuori da casa mia... non m'importa". Li ho sempre odiati quando sanno benissimo cosa succede. Pensa io avevo la mamma di una mia amica che quando andavamo in vacanza (2 coppie) le dava le lenzuola singole quando sapeva benissimo che avrebbe dormito con il suo ragazzo. Non sopporto questo tipo di ipocrisia. Diciamo che se l'avesse trovata a letto con Jake non avrebbe detto niente. Non si tratta di quello che pensava avesse fatto ma non gli piaceva con chi!
condivido il tuo parere e quello di erika in effetti charlie è un po' apprensivo e bella un po' spaventata di aver deluso un padre che, nella sua vita ne ha combinate di molto peggio (solo che lei non lo sa...)
 erika1975 [Contatta] Segnala violazione
 26/10/10, ore 19:47 - Capitolo 27: Cap 27 Incomprensioni
madò che palle charlie con ste ricerche..ha una figlia adulta, mica una cretina x casa..e cmq ormai bella sa la verità su edward, forse charlie dovrebbe sapere cosa ha combinato quello schifoso del suo caro jacob a bella, anziche rompere con ed...ma edward è stato un grande a parlare con lui..non vedo l'ora che si ritrovino e che ed le faccia qualche sorpresa romarticsa..bacioni
vero, sono convinta anch'io che se l'avesse trovata a letto con jacob, forse non gli sarebbe dispiaciuto... però dovete ammettere che si è comportato da signore...

_Cap. 28

 

Aiuti

 

Ero in cima alle scale ancora in pigiama, sentivo voci smorzate provenire dalla cucina, Edward  stava spiegando tutto a mio padre, vincendo le sue timidezze e le sue remore. Non potevo crederci, aveva fatto questo per me!! Nessuno aveva avuto il coraggio di affrontare Charlie, nemmeno uno come Jacob, che lo conosceva da anni e aveva la sua approvazione. Ma Edward... Edward era stato meraviglioso, coraggioso, franco e deciso...

Aspettai che mio padre lasciasse la stanza e corsi di sotto gettandomi tra le braccia.

“Grazie Edward!” dissi con il migliore dei miei sorrisi.

Lui non sorrise né mi strinse, si limitò a farsi abbracciare non ricambiando.

“Ci vediamo Bella!” disse dopo un istante. Ma cosa stava succedendo?

Mi sembrava di rivivere un incubo. No, non poteva farmi provare tutto quel dolore, non sarei sopravvissuta questa volta. Dovevo parlargli.

“Edward… aspetta!” lo inseguì fin sul porticato... dio, si gelava.

“Edward, Edward, Edward...” non riuscivo a smettere di chiamarlo.

“Non lasciarmi ancora...” dissi infine. Edward si blocco come se una scossa elettrica lo avesse pervaso poi fece per scendere i gradini della veranda.

No non poteva andarsene così.

Con un ultimo sforzo di volontà gli afferrai la manica del cappotto. No, stavo per piangere, non volevo piangere ma le lacrime salivano da sole fin sul bordo delle mie ciglia.

Si voltò e mi guardò per un lungo momento, l’espressione dolente, come la mia.

“Non ti lascio...” disse in un sussurro, abbracciandomi.“Ci vediamo fra qualche ora...!” si avvicinò sempre di più fino a far toccare le nostre labbra in un bacio lungo, dolce, senza urgenza. Smise solo quando venni pervasa dai brividi. Ero uscita in pigiama, senza un giaccone che mi proteggesse. Fuori dovevano esseci dieci gradi sotto lo zero...

“Ora rientra, non vorrei ti ammalassi! In quel caso non riuscirei a portarti in un posto!” doveva portarmi in un posto...dove?

Mi rilassai un istante e corsi dentro, il tepore mi rigenerò il corpo e l’anima. Affacciandomi alla finestra vidi Edward. Era fermo, strano, guardava verso la casa... La sua aria triste mi dava i brividi... Se fosse scappato di nuovo?

No, l’aveva promesso, non sarebbe più andato via da me.

Salii di sopra e mi sedetti sul letto, sfiorai il cuscino su cui aveva poggiato la testa Edward... era bagnato, bagnato dalle sue lacrime. Edward aveva continuato a piangere silenziosamente per tutta la notte e io non mi ero accorta di nulla. Anche ora, il suo atteggiamento così distaccato doveva nascondere qualcosa... Edward era sempre così attento a non farmi soffrire, a minimizzare le sue paure, la sua sofferenza. Solo quando il sonno lo privava delle difese rivelava il vero se stesso e l’entità del suo dolore. La verità, rivelata dal sogno, mi si rovesciò addosso con tutta la sua potenza. Come avevo potuto dimenticare Edward, come avevo potuto, anche solo per poco, anteporre le mie sciocche questioni alla sua quotidiana tragedia.

Ommioddio! Mi ero comportata da sciocca ragazzina, non ero riuscita a capirlo, non ero riuscita a stargli vicino... glielo avevo promesso e invece...

*********************************************************************

Avevo lasciato Bella sul portico di casa sua, il suo ultimo sguardo, così colmo di tristezza, mi aveva spezzato il cuore. La capivo, dopo la mia fuga, era comprensibile che avesse paura, che non si fidasse più di me.

Avevo paura anch’io. Paura che non accettasse tutto il dolore che portavo con me, paura di infliggerle pene che non meritava, paura di costringerla a portare un fardello più grande di lei...... paura che non mi accettasse veramente.

Non volevo allontanarmi così ma temevo che, se fossi rimasto ancora un po’ sarei stato travolto. Travolto dalle mie ansie... già le sentivo montare dentro di me. Sentivo i brividi pervadermi il corpo, sentivo il malessere crescere, la nausea arrivare... dovevo parlare con mio padre, o meglio, con l’unica persona che mi aveva fatto da padre. 

Schiacciai l’acceleratore al massimo, dovevo arrivare a casa...subito.

La villa era illuminata a festa, Alice doveva averci messo lo zampino, beh, in fondo era la vigilia di Natale...

Parcheggiai nell’ampio garage e scesi lentamente.

I miei piedi rifiutavano di muoversi, quasi fossero immersi nel cemento. Dovevo farcela. Sudavo, sudavo nonostante il freddo pungente...

Sentivo addosso l’odore del sangue, “ruggine e sale”, mi aveva detto Bella tanto tempo fa... Ancora sangue, sangue sulle mie mani, oh mio dio! NO! Il freddo cristallo tra le mie mani, il calore di mia madre, del suo corpo coperto di sangue, i suoi occhi tanto simili ai miei, la sua voce...

Stavo soffocando, soffocavo nel suo sangue, il suo petto era stato così facile da sfondare...

Dolore, ancora dolore. Ora ero lucido, le rivelazioni del mio sogno mi colpirono con tutta la loro forza distruttrice...

“Aiutatemi...” dissi prima di accasciarmi a terra nella neve.

Un urlo agghiacciante giunse alle mie orecchie. Era la mia voce, ne ero consapevole, solo che sembrava provenire da un altro mondo, stentavo a riconoscerla tanto era intrisa di disperazione.

Intravidi la figura di Jasper avvicinarsi a me, non ero sicuro si trattasse davvero di lui, non ero più sicuro di vivere in questa realtà o di essere ancora nel sogno... non ero più sicuro di nulla.

“Jasper...” balbettai, “Bella...amore...” le ultime parole furono rivolte a lei poi, l’oscurità.

Mi risvegliai nello studio di mio padre. Ero svenuto, Jasper mi aveva raccolto e ora, ancora tremante, mi guardava in modo strano, quasi terrorizzato.

“Alice Esme, Rosalie e Emmett sono fuori a far compere...” tentò di dire Jasper.

La notizia mi tranquillizzò. Non ero pronto a raccontare a mia sorella il motivo della mia tremenda sofferenza.

“Papà!” dissi con la voce quasi inesistente...

“Edward, figliolo, bentornato tra noi!” mi sorrise, Jasper al suo fianco si rilassò.

“Papà!” ripetei assaporando quel suono sulla bocca poi, inaspettatamente la diga crollò e mi ritrovai, dopo dieci anni, a piangere convulsamente sulla sua spalla.

**********************************************************************

L’auto di Edward era appena rientrata nel garage, finalmente potevo parlare con qualcuno... Alice era uscita a fare compere insistendo per portare con se tutti noi. Io avevo declinato l’invito poiché raffreddato; in realtà, per quanto amassi Alice, non sopportavo proprio l’idea di essere trascinato da un negozio all’altro.

Mi avvicinai al ingresso, mio fratello era ancora in macchina, sembrava assorto poi, la portiera si aprì.

Edward scese lentamente, troppo lentamente per essere normale. Era ricoperto di sudore ed era pallido come la neve. Provai ad avvicinarmi, sembrò non vedermi. Gli occhi, persi nel vuoto, erano totalmente incapaci di mettere a fuoco. Sembrava che la sua anima l’avesse abbandonato e il suo corpo fosse solo un rigido guscio di carne e sangue.

“Edward!” provai a chiamarlo, ma non si avvide della mia presenza. Fece qualche passo poi parlò.

“Aiutatemi...” disse e si accasciò a terra nella neve. Poi, un urlo agghiacciante proruppe dalla sua bocca.

Non avevo mai sentito nulla del genere, così spaventoso, così carico di disperazione.

Iniziai a tremare, anche se non eravamo veri parenti, anche se avevo pochi anni in più, lui era il mio fratello più piccolo, quello più sensibile, il più bisognoso di amore. Dovevo fare qualcosa. Era accasciato a terra, sembrava privo di sensi, mi avvicinai, aprì gli occhi...

 “Jasper...” balbettò il mio nome, “Bella...amore...” le ultime parole furono per la donna della sua vita, poi svenne.

Lo presi in spalla ed entrai in casa chiamando nostro padre. Carlisle era nel suo studio, lo portai li attendendo che si riprendesse.

“Alice Esme, Rosalie e Emmett sono fuori a far compere...” dissi vedendo Edward che si guardava intorno spaventato. Subito pensai al mio amore così sensibile e caparbio, Edward aveva ragione ad essere preoccupato, per Alice vederlo in quello stato sarebbe stato un vero shock.

“Papà!” pronunciò le parole con un tono di voce appena udibile... Carlisle si fece più vicino e io lo seguii.

“Edward, figliolo, bentornato tra noi!” il volto di mio zio era dolcissimo mentre lo guardava, io stesso mi ritrovai a sorridergli. Come si poteva fare del male ad una persona come Edward?

Chi non lo conosceva avrebbe potuto considerarlo incostante e lunatico, poco incline alla socializzazione e malinconico, in realtà era un’anima pura, con un profondo senso dell’onore e con una sensibilità accentuatissima. Cosa l’avesse ridotto nello stato nel quale versava, ora non mi era dato saperlo, ma gli sarei stato accanto, di questo ero certo.

“Papà!” ancora la sua voce debole e rotta da un’emozione fortissima.  Poi, inaspettatamente iniziò a piangere stretto dall’abbraccio di Carlisle. Da quando lo conoscevo non l’avevo mai visto versare una sola lacrima e ora, tutto il dolore accumulato gli si riversava addosso.  

Mi feci più vicino accarezzandogli i capelli mentre Carlisle continuava a tenerlo stretto finché i singhiozzi rallentarono fino a fermarsi e Edward alzò gli occhi timidi e imbarazzati su di noi.

“Ho scoperto come è morta mia madre!” disse infine.

Un brivido mi percorse la schiena guardando la luce disperata nei suoi occhi.

“Mia madre si è uccisa!” aveva ripreso padronanza di se. Anche se gli occhi tradivano la sofferenza nel pronunciare quelle parole; aveva indossato di nuovo la sua maschera di freddezza.

***********************************************************************

Edward piangeva ormai da mezz’ora, non lo avevo mai visto così, ero seriamente preoccupato. I suoi sbalzi di umore continuavano a peggiorare. L’aver scoperto l’amore gli aveva aperto il cuore a sentimenti che aveva represso per anni, gli aveva fatto provare una gioia insperata, - non lo avevo mai visto così sereno e sorridente, - ma l’aveva reso più vulnerabile, più sensibile...

“Mia madre si è uccisa!” aveva detto con decisione.

Aveva riaperto cassetti della memoria che, la sua mente ferita, aveva nascosto persino a se stesso.

“...E mi ha costretta ad aiutarla...” non potevo credere a quello che avevo appena sentito, non potevo credere che qualcuno, tantomeno una madre, potesse aver fatto una cosa del genere. Edward aveva solo pochi anni...

“Sei sicuro Edward?”  chiesi. Annuì, nei suoi occhi c’era una serietà e una sincerità che mi imbarazzarono.

Come aveva potuto un ragazzo sopportare un tale dolore senza che la sua mente subisse delle conseguenza?

L’unica risposta che riuscivo a darmi era che mio figlio si fosse costruito un guscio protettivo, una sorta di realtà parallela in cui la madre non poteva aver commesso un tale gesto. Ma l’amore aveva compiuto uno strano miracolo, abbassando  le barriere della sua mente, lo aveva reso vulnerabile ai ricordi.

Lo tenni stretto ancora un po’ mentre Jasper, preoccupato e spaventato, si era recato in cucina per preparare una tisana rilassante alle erbe.

“Ti va di raccontarmi cosa ricordi dell’episodio della morte di tua madre?” annuì e iniziò a raccontarmi il suo sogno.

Sentivo i brividi pervadermi, ero un medico, ero abituato a vedere la sofferenza sul volto dei miei pazienti, ma nessun dolore era paragonabile a quello che vedevo ora dipinto sul volto di Edward.

“Come si è scatenato il ricordo? Puoi dirmelo?” mi guardò per un istante, indeciso, stentando a trovare le parole.

“Credo che Bella... non so, è come se Bella avesse la chiave del mio mondo segreto... non riesco a capire ma sento che, quando sto con lei, le nuvole che ottenebrano i miei ricordi, si diradano per un istante lasciando intravedere pezzi della mia infanzia...”

“E’ l’amore Edward, l’amore ha un grande potere sugli uomini e su di te, figliolo, il potere e ancora più grande. Tu hai chiuso il tuo cuore, ai sentimenti forti, per troppi anni, ti sei limitato a sopravvivere in una sorta di limbo, dove nulla potesse toccarti ma Bella, Bella ha trovato l’accesso segreto per entrare il tuo cuore e ora sei indifeso e nudo davanti a lei...”

“Ho paura papà!” disse infine, lo sguardo indecifrabile

“Non devi, non rinchiuderti, abbi il coraggio di affrontare il tuo passato...” 

“ E se Bella non riuscisse ad accettarlo? Se pensasse che il mio dolore è un fardello troppo pesante per le sue spalle? Oggi ha fatto una tragedia per un nonnulla, cosa farà se quello che ricorderò, se quello che le dirò, sarà troppo duro da sopportare?”

“Cosa vuoi fare allora Edward? Arrenderti prima ancora di iniziare a combattere?” fece cenno di no ma gli occhi restavano bassi. Edward aveva bisogno di crescere, aveva bisogno di imparare ad affrontare i suoi problemi...ma capivo quanto per lui fosse difficile e doloroso lasciarsi andare totalmente e completamente...

Quando Esme ed io avevamo accettato di prendere con noi questi due ragazzini, immaginavamo che il loro passato fosse duro e difficile. Alice era uno spirito vivace ma Edward... Edward era chiuso come un riccio, quasi non avessero vissuto le medesime esperienze.

“Non ti ricordi cosa hai detto a Bella quando sei tornato?” fece cenno di si continuando a fissarsi le mani. “E allora? ...Inoltre, tu la ami disperatamente e lei ti ricambia, dunque, a testa alta, cerca di affrontare quello che ti è successo...”

“Carlisle, tu mi aiuterai?” si era fatto piccolo, era imbarazzato, non aveva mai chiesto a nessuno di aiutarlo... era un buon segno riconoscere i propri limiti.

“Anche se dovessi chiederti di consigliarmi un bravo psicologo?”  continuò, sempre più imbarazzato. “So di avere dei problemi, spero solo di farcela a superarli da solo o con l’aiuto di chi mi ama... ma se...” non riusciva a continuare. Edward era sempre stato un ragazzo dall’intelligenza pronta e vivace, consapevole delle sue potenzialità ma anche dei suoi limiti.

“Certo, su questo non avere mai dubbi! La tua famiglia ti sosterrà sempre! E ricordati, chiedere aiuto è un segno di maturità!” mi sorrise, la prima volta da quando si era ripreso. Sembrava più sereno...

Si alzò barcollando ancora un poco.

“Vado in cucina, devo ringraziare Jasper...”

“Vai pure ma ricorda... Quando due anime infine si sono trovate, si sono scoperte compatibili e complementari, hanno compreso di essere fatte l'una per l'altra, di essere, dunque, simili, si stabilisce tra loro per sempre un legame, ardente e puro, proprio come loro, un legame che inizia sulla terra e continua per sempre nei cieli...*”

“ Me lo ricorderò... grazie papà” e detto questo scomparve.

Sperai con tutto il cuore che Bella potesse aiutarlo... ero molto preoccupato per lui... quanti altri orrori erano nascosti nei cassetti della sua mente?

***********************************************************************

“Pronto Edward” avevo disperatamente bisogno di sentirlo, mi ero comportata da vera idiota con lui. Idiota e ingrata ...

“Bella, amore!” la sua voce era strana, ma sentivo l’eco del sollievo aleggiargli nel tono.

“Mi volevo scusare per il mio atteggiamento...” non riuscivo a dire altro, ero imbarazzata. Stupida, stupida, stupida!

Una pausa poi ancora la sua voce così strana, roca... mi ricordava... no...

“Edward cos’è successo? Come stai?”

“Nulla, non preoccuparti amore, non è successo nulla, sono solo un po’ stanco!” Non mi ingannava, sicuramente, a freddo, il ricordo di ciò che aveva fatto sua madre... di ciò che aveva fatto a lui... sentii una morsa allo stomaco... dovevo andare. dovevo raggiungerlo subito.

“Edward... posso venire da te?” gli chiesi, preoccupata dalla sua risposta.

“Certo!” una nota di entusiasmo accese la sua voce per un istante ma poi...

“Bella, è la vigilia di Natale, non preferisci stare con tuo padre, con i tuoi amici, con la tua famiglia...!” un moto di rabbia sali dalle mie viscere per arrivarmi alla bocca.

“Edward, mettitelo in testa, anche se a volte mi comporto da bambina, la mia famiglia è dove sei tu!” Forse avevo osato troppo. Dall’altro capo del filo  un lungo silenzio poi, un singhiozzo...

“Edward!” chiamai

“Grazie!” mi rispose con la voce rotta dal pianto.

Presi le chiavi del fuoristrada di seconda mano, regalo di mio padre...

“Vado dai Cullen!” dissi con tono risoluto che non ammetteva repliche. Un borbottio mi fece intuire che mio padre non era proprio felice all’idea.

“Stai attenta, le strade sono ghiacciate!”

Corsi a cercare riparo nel mio mezzo e inserii un CD.

http://www.youtube.com/watch?v=sm2Evkfa20c

“L’amore è tutto carte da decifrare... e lunghe notti e giorni per imparare”**

Dovevo imparare ad amare, ad amarlo veramente, a comprendere e a farmi capire da lui...

“...Perché l'amore è carte da decifrare, e lunghe notti e giorni da calcolare, se l'amore è tutto segni da indovinare,
Perdona se non ho avuto il tempo di imparare, se io non ho avuto il tempo di imparare.”

 

 

 

*Victor Hugo ad Adèle Foucher (1821)

**Carte da decifrare (Ivano Fossati)

 

Carte da decitrare

 

L'amore è tutto carte da decifrare e lunghe notti e giorni per imparare io se avessi una penna ti scriverei se avessi più fantasia ti disegnerei su fogli di cristallo da frantumare
E guai se avessi un coltello per tagliare ma se avessi più giudizio non lo negherei che se avessi casa ti riceverei che se facesse pioggia ti riparerei
che se facesse ombra ti ci nasconderei
Se fossi un vero viaggiatore t'avrei già incontrata e ad ogni nuovo incrocio mille volte salutata se fossi un guardiano ti guarderei se fossi un cacciatore non ti caccerei se fossi un sacerdote come un'orazione con la lingua tra i denti ti pronuncerei se fossi un sacerdote come un salmo segreto con le mani sulla bocca ti canterei
Se avessi braccia migliori ti costringerei se avessi labbra migliori ti abbatterei se avessi buona la bocca ti parlerei se avessi buone le parole ti fermerei ad un angolo di strada io ti fermerei ad una croce qualunque ti inchioderei
E invece come un ladro come un assassino vengo di giorno ad accostare il tuo cammino per rubarti il passo, il passo e la figura e amarli di notte quando il sonno dura e amarti per ore, ore, ore e ucciderti all'alba di altro amore e amarti per ore, ore, ore e ucciderti all'alba di altro amore
Perché l'amore è carte da decifrare e lunghe notti e giorni da calcolare se l'amore è tutto segni da indovinare
Perdona se non ho avuto il tempo di imparare se io non ho avuto il tempo di imparare.

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Capitolo 29
*** Cap 29 Ombre ***


kygo [Contatta] Segnala violazione
 31/10/10, ore 18:43 - Capitolo 28: Cap 28 Aiuti

ciao, vedo che Edward ormai si è aperto, con Bella e con i suoi familiari, tutto grazie a Bella naturalmente.
Ma Charlie riuscirà a scoprire qualcosa, magari prima che Edward racconti tutto il suo passato a Bella?

Ciao, si, in effetti edward ha fatto molti progressi ma la strada per la guarigione è ancora lunga 

 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 31/10/10, ore 15:30 - Capitolo 28: Cap 28 Aiuti
bellissimooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
grazie  un bacio!
 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 31/10/10, ore 10:08 - Capitolo 28: Cap 28 Aiuti

Ciao Barbara. Sai cosa pensavo leggendo questo capitolo? Edward sta facendo un bel lavoro su stesso, ha anche deciso di farsi aiutare da tutti e in particolare da uno psicologo ma ho paura del peso che può avere il suo rapporto con Bella sulla sua personalità ancora in ricostruzione. Mi spiego meglio. Sembra quasi che Edward basi il suo nuovo equilibrio sulla presenza di questa ragazza nella sua vita, che sia essa stessa il suo equilibrio. Quindi ti chiedo: Edward stesso sta basando la sua "guarigione" su Bella o l'amore per lei è semplicemente un punto di partenza per fare pace con se stesso? Perchè se sta basando tutto su di lei non arriverà mai a fare nessun progresso fino a quando non troverà la forza dentro di sè per ricostruirsi. Carlisle gli fa notare che il forte sentimento che lo lega a Bella è riuscito a smuovere il suo animo congelato e quindi a far venire alla luce la sua sensibilità compreso il bagaglio di crudeltà che aveva rimosso. Non deve aspettarsi che la stabilità emotiva gli arrivi dal rapporto con Bella, deve prima uccidere i demoni che turbano il suo animo. Bella potrà stargli accanto, amarlo, ma non può uccidere questi demoni al posto suo. Si è capito il mio punto di vista?


si, capisco il tuo punto di vista, in effetti edward si sta appoggiando forse un po' troppo a bella non riflettendo abbastanza sul fatto che lei possa, o meno, riuscire a sostenere tutto il suo dolore... hai ragione, i demoni personali vanno affrontati personalmente e sconfitti, se ci si riesce, ma, per il momento Ed è ancora in una fase di transizione e sta rinforzando il suo spirito per affrontare questa durissima battaglia.

ps mi piacciono molto i tuoi commenti, mi aiutano a riflettere sui personaggi e a renderli più complessi... grazie! B.

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 31/10/10, ore 01:35 - Capitolo 28: Cap 28 Aiuti

finalmente eddy ha deciso di raccontare tutta la verità a carlisle,ha deciso pure di farsi aiutare, bene sono + che sicura che bella non scapperà una volta sentita tutta la storia di eddy, quì bella mi è piaciuta molto, finalmente ha tirato fuori le palle e la grinta, vedremo che altro ci riserverai.UN bacione grandissimo ciao *______*

beh, la ragazza si doveva dare una mossa altrimenti eddy le sarebbe sfuggito ...di nuovo

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 30/10/10, ore 23:46 - Capitolo 28: Cap 28 Aiuti

ciaoooooooo ahhhhh bellissimooooo chappy mamma miaaaaa cavoliiii meno male ke bella lo ha chiamato adesso eddy ha davvero bisogno di lei del suo sostegno...ha bisogno sopratt di sentirsi amato e sicuro ke lei nn lo lascierà ke lei sia in grado  di sostenere tt qllo ke è il passato di eddy.......a prestooooo un bacioneeee

certo, Edward ha capito di avere molti problemi e si è deciso a riconoscerlo e a chiedere aiuto... un segno di maturità, come ha detto Carlisle, ora ha bisogno di un appoggio saldo ma non di stampelle. dovrà trovare il coraggio di farsi carico del suo dolore e affrontarlo

 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 30/10/10, ore 21:13 - Capitolo 28: Cap 28 Aiuti

Stanno crescendo e maturando insieme. Solo così possono aiutarsi a vicenda. Bella finalmente sta prendendo in mano la sua vita ed Edward sta cercando aiuto. Ma il "cane" dove è finito? Si vergogna così tanto a farsi vedere in giro o l'hanno catturato e portato al canile?

vero, questa storia li vede crescere insieme, maturare comprendersi e soprattutto conoscersi...

jake ricomparirà... ma non subito...

 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 30/10/10, ore 21:13 - Capitolo 28: Cap 28 Aiuti

Ciao Barbara! Mi sono rimessa in pari finalmente! Nel penultimo capitolo, Bella mi ha fatto venire una rabbia assurda, con le sue stupidaggini, mentre Edward, nonostante tutto il suo dolore, è riuscito ad anteporre il benessere di Bella, prendendo coraggio e parlando a Chalie. Quel ragazzo è meraviglioso! In questo chappy, invece, Bella per fortuna si riscatta e mi è piaciuta proprio! Però il capitolo è veramente tristissimo e mi sembrava di vedere Edward riverso sulla neve, abbattutto da tutto il dolore che caratterizzato a sua infanzia. Riesci sempre a farmi piangere e so che non è finita! Bacioni e sempre bravissima!

Ciao Marie!!!

in effetti bella è stata un po' insensibile ma, non si può pretendere che sia perfetta, impeccabile.. ha le sue paure, le sue ansie... non può accollarsi tutto il dolore di Edward senza commettere mai errori...

per fortuna che poi se ne rende conto !!!!

bacioni B.

_Cap. 29 

Ombre 

Bella stava arrivando da me, fra poco l’avrei vista. Sentivo una strana urgenza nel mio cuore.

Dopo quanto mi aveva detto...“Edward, mettitelo in testa, anche se a volte mi comporto da bambina, la mia famiglia è dove sei tu!” non riuscivo a pensare ad altro.

Ero il suo rifugio sicuro, la sua protezione, la sua famiglia...

Non mi ero mai sentito così felice. Le emozioni, dal cuore salivano direttamente agli occhi facendomeli pizzicare... non riuscivo a smettere più di emozionarmi. Ero inebriato dal suo amore, come un astemio che si ubriaca al primo bicchiere.

Mi cambiai e cercai di mettere acqua fresca sul viso poi mi feci la barba con cura e misi il profumo, quello che Bella aveva dimostrato di apprezzare. In mezz’ora fui pronto, sarei andato ad accoglierla all’imboccatura della strada che portava a casa mia.

“Edward...” Alice. Non sapevo se Jasper le avesse accennato qualcosa di quanto accaduto in mattinata,  ma la sua espressione era strana.

“Dove pensi di andare...” lo sguardo corrucciato.

“Vado da Bella!” ...avevo capito male … mi venne da sorridere mentre lei metteva immediatamente il broncio. Mi avvicinai e baciandole la guancia le promisi che sarei tornato in tempo per la festa della vigilia.

“Ho invitato anche Charlie!” mi urlò attraverso la porta-finestra. Mi bloccai. Perché doveva farmi questo...

“E dai Edward è suo padre, dovreste essere amici! E poi... a me Charlie piace... e anche a Esme e Carlisle!” sospirai rassegnato.

“Inoltre, quando Charlie si renderà conto con quanto amore guardi sua figlia... Sono sicura Edward, non potrà fare a meno di volerti bene!” Mia sorella era una roccia, incrollabile quando si metteva in testa qualcosa!

Entrai in garage rassegnato dall’inevitabile e misi in moto, fra pochi minuti l’avrei vista. Stamane ero stato brusco e la cosa mi faceva ancora soffrire. L’avevo baciata e avevo tentato di rassicurarla sui miei sentimenti ma, ero certo, Bella non si fidava totalmente, era terrorizzata dall’idea di perdermi ancora.

Arrivai all’incrocio con la statale... il suo fuoristrada di seconda mano annunciò, rumorosamente il suo arrivo.

Scesi dall’auto e le feci segno, frenò con una slittata sull’asfalto ghiacciato. Mi si fermò il cuore quando la vidi scivolare con le ruote posteriori e fare mezzo giro per poi bloccarsi a un pelo dalla mia auto.

“Ma sei pazza? Non si frena così su un fondo ghiacciato” mi tremava la voce, ero impallidito, avrei potuto perderla per una stupida frenata...

Mi avvicinai, Bella era spaventata per la stessa ragione.

“Io vengo da Phoenix “ disse “non so come si guida sul ghiaccio...” mi sorrise timidamente, temeva per il suo gesto e per quello che poteva succederle.

L’aiutai a scendere, tremava ancora per lo spavento. Era di una bellezza struggente ai miei occhi, la pelle chiara, il naso arrossato dal freddo e quegli occhi, quelle immense pozze di cioccolato in cui adoravo immergermi...

“Bella...” pronunciai il suo nome con voce improvvisamente roca.

“Edward...” mi rispose, accarezzandomi il viso e scrutandomi intensamente negli occhi. Con un dito tracciò il profilo dei miei zigomi e si soffermò sul gonfiore  sopra di essi.

“Come stai?” mi fissò e, in quel preciso istante capii che era inutile mentirle, lei mi leggeva dentro.

“Non bene!” confessai. Si avvicinò ulteriormente abbracciandomi e, questa volta risposi alla sua tenerezza.

“Ti va di parlarne?” chiese, guardandomi negli occhi con maggiore intensità.

“Non in questo momento... ho già dato uno spettacolo piuttosto indecoroso di me stanotte, non vorrei ripetermi!” cercai di pronunciare quelle parole con dolcezza ma sentivo un fondo di amarezza nella mia voce. Bella se ne avvide.

“Dovresti, io ti ascolterei senza giudicarti, lo sai... oppure, non ti fidi abbastanza di me?” fraintese il significato delle mie parole.

“Sono solo molto stanco Bella, vorrei solo passare la serata serenamente, vorrei non pensare al passato ogni istante della mia vita,... vorrei essere libero...almeno per questa sera” mi avvicinai a lui carezzandogli la guancia...

“Se vuoi essere davvero libero, devi lottare per liberarti da ciò che ti imprigiona!” il suo tono era dolce, tanto da dilaniarmi: quanto avrei voluto vivere una vita normale... Avevo una voglia disperata di urlare, mi sentivo ingabbiato da un dolore atroce che mi trafiggeva il cuore e le viscere, che mi impediva di respirare...

Bella aveva maledettamente ragione, lo sapevo, ma ero troppo fragile in questo momento, troppo per poter parlare con lucidità; ora desideravo solo un contatto più intenso con lei, qualcosa che, seppure per un breve istante, mi distraesse dal pensiero costante di mia madre e della sua morte.

...E poi c’era Alice, avrei potuto ferirla raccontandole la verità... Mi stava scoppiando la testa, avevo bisogno di tutto l’aiuto possibile, lo sapevo.

Bella mi fissò con quei suoi occhi belli e dolci...Volevo solo sentire le sue labbra sulle mie, volevo che quel contatto lenisse in mio cuore sofferente e il mio animo stanco di lottare...

Mi avvicinai e le presi il viso tra le mani...

*********************************************************************

Edward mi aiutò a scendere, tremavo. Mi ero spaventata a morte quando la macchina era partita incontrollata sull’asfalto.

“Bella...” pronunciò il mio nome con voce strana, roca.

“Edward...” risposi di rimando. Il suo viso e i suoi occhi erano strani, turbati, lucidi di pianto recente...l’accarezzai scrutandone intensamente il fondo smeraldino. Con un dito tracciai il profilo del suo viso, soffermandomi sul gonfiore sopra i suoi zigomi. Non mi sbagliavo, aveva pianto e tanto.

“Come stai?” chiesi sapendo già quale fosse la verità.

“Non bene!” confessò inaspettatamente. L’abbracciai e lui mi strinse a se.

“Ti va di parlarne?” chiesi ancora.

“Non in questo momento... ho già dato uno spettacolo piuttosto indecoroso di me stanotte, non vorrei ripetermi!” erano parole amare e tristi, seppur pronunciate dolcemente.

“Dovresti, io ti ascolterei senza giudicarti, lo sai... oppure, non ti fidi abbastanza di me?” chiesi, ero triste, avrei voluto che si confidasse, l’amavo disperatamente, volevo stargli vicino, offrirgli una spalla, regalargli conforto... ma in fondo lo capivo, sapevo, in cuor mio, perché ora non volesse parlare con me.

“Sono solo molto stanco Bella, vorrei solo passare una serata serenamente, vorrei non pensare al passato... vorrei essere libero...veramente libero. I ricordi mi fanno troppo male per parlarne ora.” Le parole uscirono lente, biascicate.

“Se vuoi essere libero, devi lottare per liberarti da ciò che ti imprigiona!” e con questo volevo fargli capire che l’avrei ascoltato, ma lui doveva essere disposto ad aprire il suo cuore e la sua anima.

Non disse altro, il suo sguardo di fece più intenso e i suoi occhi si accesero di una passione selvaggia, a stento repressa dalle buone maniere.

Si avvicinò carezzandomi lentamente una guancia, poi mi attirò a se abbracciandomi con forza. Sentivo il suo cuore battere furiosamente, come il mio, sentivo la sua eccitazione crescere quando le sue labbra scesero sulle mie inaspettate e passionali.

Nuvole di fumo bianco uscivano dalle nostre bocche ansimanti. In questo momento non mi importava di nulla, né del freddo pungente, né dei piumini imbottiti che non ci permettevano di “sentirci” l’unica cosa importante erano le labbra di Edward sulle mie, il suo modo disperato e frenetico di baciarmi, quasi che da questo dipendesse la sua intera esistenza.

“Ti amo Bella!” sussurrò... era tanto che non sentivo questa frase e, il modo in cui la pronunciò mi fece fremere di desiderio.

“Ti amo Edward” le sue labbra sul mio volto, sui miei occhi chiusi...

“Ti amo” la sua lingua danzante e morbida, il suo sapore così dolce...

“Ti amo” il suo profumo così sensuale, il suo sguardo così eccitante...

Mi sentivo morire, lo desideravo come non avevo mai desiderato nulla in vita mia. Ero eccitata, furiosamente eccitata, quando le sue mani vagarono sul mio corpo... riuscivo a sentirne il calore anche attraverso i pesanti giacconi che indossavamo. Potevo sentire che qualcosa in me si scioglieva rendendomi lasciva, disponibile. Lo volevo.

Anche lui mi desiderava, anzi, mi voleva disperatamente, lo intuivo dal senso di urgenza nei suoi gesti, nei suoi baci...

La mia bocca era per lui come un bicchiere di acqua fresca per un assetato, e lui beveva assaporando le mie labbra, dissetandosi di me.

“Sali in macchina Bella, ti scorto fino a casa mia!” disse, fissandomi intensamente, dopo un momento di silenzio. La sua voce era roca, sconvolta dalla passione. Era restio a questa, seppur breve, separazione, esattamente come me.

*********************************************************************

Vedere Bella era tutto ciò che desideravo... non avevo voglia di parlare di ciò che avevo ricordato, non avevo voglia di spiegare come mi sentivo, non ora, non in questo momento...

Sapevo che le sue parole erano giuste ma ora volevo solo stare  con lei, dissetarmi alla fonte della sua bocca, bearmi della grazia naturale di cui ogni suo movimento era saturo...

Mi avvicinai a lei, alle sue labbra, al suo corpo imbacuccato nella pesante giacca a vento.

Era bella con le guance arrossate.

Era bella con i capelli mossi dal vento.

Era bella con le sue labbra morbide e il petto ansante di desiderio.

Mi avvicinai a lei. Dovevo toccarla, dovevo sentirla.

Le sue labbra erano eccezionalmente morbide, come un frutto polposo che aspetta di essere mangiato... la baciai con tutto il mio disperato desiderio di lei.

“Ti amo Bella!” sussurrai... si, l’amavo questa ragazza così particolare, così ragazzina eppure così tremendamente sensuale.

“Ti amo Edward” mi rispose sulle labbra. Il mio cuore prese a battere furiosamente. Era bello sentirsi dire ti amo.

“Ti amo, ti amo, ti amo...” continuò baciandomi, sfiorandomi la lingua in una danza eccitante e calda...  

La mia erezione premeva dolorosamente nei miei pantaloni ma dovevo tranquillizzarmi, avevo promesso ad Alice che saremmo rientrati presto...

Le mani di Bella mi carezzavano la schiena, si stava lasciando andare... era pronta, ne ero certo... ma io, io ero pronto per rivelarle una parte importante del mio passato? Perché, solo dopo che lei avesse saputo, avremmo potuto fare l’amore.

“Sali in macchina Bella, ti scorto fino a casa mia!” dissi, fissandola intensamente, dopo un momento di silenzio. Non volevo, non volevo staccarmi da lei ma dovevo farlo.

Arrivammo in breve tempo ma l’esterno già mostrava i segni di addobbi messi di fresco. Alice stava schiavizzando Jasper ed Emmett per farsi aiutare mentre mia madre e Rose stavano preparando gli aperitivi per l’apertura della festa per la vigilia.

“Non mi avevi detto che stavate organizzando un party!” la voce di Bella era un po’ risentita.

“Mi dispiace, non lo sapevo!” Confessai, con lo sguardo triste.  Volevo stare solo un po’ con lei, non volevo intorno tutta la famiglia, oltre a suo padre.. mia sorella non me lo avrebbe permesso.

“Edward!!!” esordì... “aiutami fratello!”  lo sapevo! Non mi andava di assecondarla. La guardai e lei capì.

“Non fa niente Edward, mi aiuterà Jasper....” si riprese.  “perché non fai fare a Bella il giro della casa?” disse sorridendo.

“Si, non preoccuparti Ed, vai pure!” Jasper mi strizzò l’occhio.

“Ci penso io!” mi sorrise. Dovevo ancora ringraziarlo per ciò che aveva fatto per me questa mattina. Mi ripromisi di farlo al più presto.

In cucina c’erano Esme e Rosalie, Bella si trattenne un po’ con loro a chiacchierare dell’università, del ritorno a Forks e di altri convenevoli.

Aspettai pazientemente ma, il desiderio di stare da soli cresceva ogni minuto di più. Inoltre, tra poco sarebbero arrivati gli invitati... questa era l’ultima occasione per poter stare soli, almeno per questa sera... Avevo bisogno della sua presenza accanto a me... avevo bisogno di sentirla vicina...

“Abbiamo sequestrato la povera Bella!” disse all’improvviso mia madre, le fui grato di quella piccola attenzione. “Edward scusaci... ma sai, siamo donne....” e sorrise, un sorriso dolce, radioso, un sorriso a cui non avrei potuto negare nulla. Lei era mia madre a tutti gli effetti!

“No mamma, capisco... se volete chiacchierare ancora... vado ad aiutare Jasper...” mi costò moltissimo dire questa frase. Per fortuna Esme se se avvide e ci lasciò liberi di andare.

Eccoci, ecco la mia stanza... pensai, fra poco le avrei mostrato il mio rifugio nei mesi in cui le ero stato lontano. Il mio cuore prese a battere furiosamente.

 

***********************************************************************

Arrivammo in un luminoso corridoio con molte porte sui lati. La vetrata di fondo inquadrava un pezzo di bosco innevato.

Era davvero meravigliosa l’atmosfera di casa Cullen, non solo per la bellezza dal luogo ma per l’amore che riempiva ogni angolo e che si percepiva negli sguardi dei suoi abitanti. “Che strano” pensai, “non ci sono legami di sangue ma l’amore che lega i membri di questa strana, eterogenea famiglia, è fortissimo!”

Edward si bloccò.

“Questa è la mia stanza!” disse aprendo lentamente la porta. Era titubante, quasi timido.

La camera era ampia, anche se non grande come quella di Seattle, e luminosa, abbagliante, al riflesso della neve caduta di fresco. Due pareti vetrate affacciavano direttamente sul bosco innevato e mi ritrovai a pensare che la stanza sarebbe dovuta essere molto più fredda invece, la temperatura era piacevole. Un’ampia libreria, posta a divisione dello spazio  interno, separava l’area destinata al riposo da quella destinata allo studio. Un futon, una stuoia e un pianoforte a parete completavano lo scarno arredo. Era un ambiente completamente diverso dal resto della casa, minimalista, asciutto ma, al contempo, elegante...

Eppure qualcosa mi impediva di godere di quel luogo, mi sentivo stranamente a disagio, come se l’aura della stanza trasmettesse tristezza e dolore...

“Cosa succede Bella?” Edward era cosciente del mio cambiamento improvviso

“Non so...” non volevo sembrargli sciocca descrivendogli le mie sensazioni

“Dimmi cosa pensi, non temermi Bella, non temere il mio giudizio...” mi sorrise facendomi coraggio.

“Non so, Edward, è come se questa stanza fosse piena di... dolore, tristezza, paura.” Si irrigidì, pensai di averlo offeso “No scusa....io non” mi guardò con i suoi occhi verdi come un mare in tempesta ed io ammutolii perché ciò che vi vidi riflesso erano lo stesso dolore, tristezza, paura di cui sentivo la presenza.

“Questa stanza ha assistito al mio dolore, ai miei incubi, questa stanza ha ascoltato le mie urla disperate quando sognavo mia madre, questa stanza è stata il mio rifugio quando sono scappato via da te!” l’ultima parte della frase la disse ad occhi bassi. “Eppure questa stanza mi è cara come mi sarebbe caro un amico, un fratello, questa stanza conosce tutto di me, in questa stanza sono sempre stato me stesso!” si avvicinò a me, sentivo gli occhi bruciare di lacrime a stento represse.

“Bella, vuoi essere te stessa in questa stanza?” questa domanda mi spiazzò, lo guardai per un istante non capendo cosa volesse intendere.

“Voglio che tu mi dica esattamente come stai... io so che tu hai ancora paura di essere aggredita, so che temi che mi allontani da te...” una lacrima scese solitaria dai miei occhi.

“E tu sarai disposto a fare lo stesso Edward? Sarai disposto ad essere te stesso senza nasconderti? Sarai disposto a parlarmi di ciò che ti è successo?” Rimase immobile per un istante che mi parve infinito poi lentamente annuì...

“Ci proverò Bella, ci proverò con tutto me stesso, te lo giuro ma... dammi tempo... non è facile per me!” i suoi occhi erano di una dolcezza straziante. Mi misi di fronte a lui e lo guardai intensamente annuendo.

“Aspetterò che tu sia pronto ma, ti prego... fidati di me!” mi abbracciò forte e restammo così in quella stanza piena di dolore e di verità.

In quella stanza piena di nuova speranza.

***********************************************************************

Restammo abbracciati per un tempo infinito o solo per pochi istanti, Bella con la testa appoggiata sulla mia spalla mi dava piccoli baci sul collo, ed io mi beavo di quel contatto tenero eppure così intimo.

“Voglio farti sentire una cosa!” dissi interrompendo il silenzio e, prendendola per mano, la condussi fino al pianoforte. Mi sedetti e la trascinai con me sulla stretta panchetta.

“Ho composto questo brano quando ero lontano da te! Nessuno l’ha mai ascoltato e vorrei che tu fossi la prima. Vorrei che mi dicessi cosa ne pensi!” poi la musica ci avvolse piena di dolore e malinconia. *

http://www.youtube.com/watch?v=eUJNsRnVWvA

Guardai Bella, piangeva ed io con lei al ricordo della struggente tristezza che sentivo standole lontana.

“Ora so che anche tu sei stato male in mia assenza...” disse stringendosi di più al mio collo.

“Bella parlami, ti prego, raccontami il tuo dolore...” mi guardò un solo istante, poi si strinse di più a me iniziando a parlare.

“Edward, io...” si interruppe guardandomi poi, ad un mio cenno, lentamente continuò “io ero come sospesa in una bolla di dolore, lo stesso dolore che ho sentito trasparire dalla tua musica...io volevo solo... scomparire! Il mondo non aveva senso perché tu non eri più con me... non so come mi sia stato possibile riuscire anche solo a respirare...”  mi sentii trafitto, pugnalato dalla consapevolezza del male che le avevo fatto, non mi sarei mai perdonato per averle arrecato tutto  quel dolore...

“Ti prego...perdonami...” non riuscivo a dire altro “perdonami, perdonami....”

Bella mi mise un dito sulle labbra come a fermarmi...

“Ti prego Edward, non torturarti più... è tutto finito... ora sei qui con me!”

“Bella!” ebbi solo la forza di sussurrarle prima di stringerla nuovamente a me.

Le nostre labbra si unirono lentamente, dolcemente... si sfiorarono, si toccarono... desideravo sentire il suo sapore in bocca, per me era come dolce aria di primavera...

Le baciai gli occhi ancora salati di lacrime poi, le presi il viso tra le mani ricoprendole di piccoli baci. Le sue mani tra i miei capelli mi accarezzavano dolcemente. Ci desideravamo disperatamente...ma era il mio turno di parlare, e l’avrei fatto prima o poi, in questa stanza ai confini del mondo.

La presi per mano e la condussi verso il letto.

 

 

*Ombre Ludovico Einaudi

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Capitolo 30
*** Cap 30 Festa ***


Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 20:07 - Capitolo 29: Cap 29 Ombre

ahhh adoro sempre di + qsta ficcy davvero mi piace un sacco!!!! cavoliiii si amano così tanto è tutto davvero troppo struggente....nn vedo l'ora di leggere il prox chappy un bacioneeeee

grazie grazie eccoti il prossimo capitolo!!!

 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 18:55 - Capitolo 29: Cap 29 Ombre
belloooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
:) :) :) :) :) :):) :) :):) :) :):) :) :)
 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 15:49 - Capitolo 29: Cap 29 Ombre

Ciao! Sono contenta che i miei commenti ti siano graditi. Commento solo le storie che mi toccano particolarmente, quelle che sanno trasmettermi qualcosa e nel commento riporto questo qualcosa che mi viene trasmesso. Questi personaggi così complessi, "complicati", sfaccettati, trasmettono tutte le loro forti e vivide emozioni alle quali è difficili rimanere indifferenti. Edward urla il suo dolore e il suo bisogno di aiuto per non rimanere annegato nella sua stessa sofferenza in ogni riga che leggo, la sua lotta quotidiana emerge in ogni parola scritta. Vagamente questo Edward mi fa pensare un pò al Mattia de "la solitudine dei numeri primi". In lui come in Edward, percepivi la costante e logorante sofferenza che non lo lasciava mai. Non ho amato particolarmente quel libro, ma ho notato subito questa associazione tra i due protagonisti. Spero che ci sia una bella differenza però tra loro: mi auguro che il nostro Edward riesca a vincere questo dolore che al momento lo domina e che riesca a "guarire" dalle ferite del passato. Baci!

Ciao Francy, ti ringrazio tantissimo per i tuoi commenti.

in effetti l'Edward di questa FF è un personaggio disperato, tremendamente triste, rinchiuso nel suo dolore ma, al contempo ha un grandissimo amore in se, un amore che ha riservato a bella, lei ha aperto le porte del suo cuore e ora lui è indifeso e confuso. purtroppo, la disperazione e l'indicibile dolore sono in lui come una seconda pelle, per strapparla via dovrebbe strappare anche una parte di se stesso.

non ho letto la solitudine dei numeri primi e quindi non so se ci sia similitudine o meno.

non avendo finito di scrivere la storia non so dirti se Edward riuscirà a riemergere dal mare di sofferenza in cui galleggia...

ancora grazie e un abbraccio B.

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 14:54 - Capitolo 29: Cap 29 Ombre
piano piano si stanno aprendo sempre di +, e così alice ha invitato anche charlie alla cena della vigilia a casa cullen?????????? chissà che davvero il natale non faccia il miracolo?????????? charlie lo scoprirà prima o poi quello che jake ha fatto a bella???????????? Un bacione grandissimo ciao *_____*
beh il miracolo non credo ma... no, non ti dico nulla  :)
 erika1975 [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 14:48 - Capitolo 29: Cap 29 Ombre
forse riusciranno a superare il loro dolore solo stando assieme e facendosi forza reciprocamente..anche se davvero non mi spiego come bella abbia potuto tacere a edward, ma soprattutto a charlie, quello che ha combinato il cagnaccio.. inoltre spero con tutto il cuore che edward riesca a parlare con bella prima che chaRLIE Combini qualche pasticcio immischiandosi nei fatti altrui..molto bello, a presto

Il fatto che bella abbia taciuto tutto è uno stratagemma letterario. mi serve dopo.

e comunque non prendetevela (ora) con charlie altrimenti cosa direte di lui dopo? :)

_Cap. 30 

Festa

 

La mano di Edward era calda mentre stringeva la mia, il mio cuore batteva all’impazzata mentre mi conduceva verso il suo letto. Non smise di guardarmi un solo istante, i suoi occhi mi scrutarono intensamente, dolci e appassionati.

Mi face sedere e imitò il mio gesto poi si mise di fronte a me appoggiandomi le mani sulle spalle.

Il riflesso della neve creava una luce magica attorno a noi, giocava con i capelli di Edward, si rispecchiava nei suoi limpidi occhi verdi e puri come gemme preziose.

Mi prese la mano e l’appoggiò sul suo cuore, lo sentivo battere furiosamente, come il mio.

“Bella io so che dovrei dirti molte cose di me ma ora, in questo momento, l’unica cosa che vorrei è stringerti a me, solo stringerti...” la sua voce era vibrante ed emozionata. “Vorrei sentire il tuo calore, il tuo amore, il tuo desiderio... ne ho bisogno Bella” i suoi occhi, chiari e sinceri, mi guardavano con un’intensità incredibile.

Si avvicinò lentamente, quasi volesse essere certo della mia accettazione, quasi volesse imprimersi nella mente ogni particolare del mio volto. Infine appoggiò le sue labbra sulle mie.

Il suo tocco, delicato e gentile, fu per me come una scarica elettrica, fu come se non lo avessi mai baciato in vita mia.

Repentinamente mi strinsi a lui affondando le mie mani nei suoi capelli morbidi e ribelli,  labbra su labbra, respiravo il suo profumo, mi inebriavo di lui.

“Edward ti aspetterò, ti concederò tutto il tempo di cui hai bisogno... ma non lasciarmi, ti prego, non lasciarmi più da sola... non so se riuscirei a sopportarlo!”

Quella era la nostra stanza, la stanza del dolore, la stanza del desiderio, la stanza dell’amore...

Le mie mani esplorarono il viso di Edward, i suoi zigomi, i suoi occhi, le sue labbra, non riuscivo a smettere di toccalo, di guardarlo... era di una bellezza struggente... in quel momento, sotto quella luce, sembrava un angelo.

Mi strinsi a lui, il suo abbraccio forte mi rassicurava, mi cullava, mentre le sue mani esploravano la mia schiena, carezzavano i miei capelli...

Ero impaziente e vibrante, desiderosa di toccarlo, di baciarlo, di vedere la sua eccitazione crescere ad ogni mia carezza, ad ogni mio sfioramento. Fremevo all’idea di sentire ancora il suo tocco gentile su di me, di provare l’esaltazione che solo lui era in grado di farmi provare, di essere totalmente, completamente sua.

“Sono pronta Edward!” dissi arrossendo mentre lui mi fissava con i suoi occhi incredibili.

Sorrise teneramente carezzandomi una guancia poi avvicinò le sue labbra alle mie sfiorandole delicatamente.

*********************************************************************

“Sono pronta Edward!” il mio cuore batteva come un tamburo. Mi sentivo completamente sopraffatto dalla gioia, la desideravo talmente tanto e lei era pronta, pronta per accogliermi in lei...sperai di non deluderla, di non deluderla mai. Un brivido di paura mi pervase. Se non fossi stato alla sua altezza?

Le accarezzai delicatamente una guancia. L’amavo talmente tanto...

Scesi lungo il collo, sfiorandolo con le nocche,  poi la mia mano si avventurò lentamente più in basso, fino a sfiorarle il petto. La sentii sussultare al mio tocco, il suo bacio divenne più intenso e allo stesso tempo più timido. Aveva paura di quello che stava per accadere tra noi?

Il primo bottone del cardigan si aprì, la sentii tremare. Un altro bottone, le sue guance si imporporarono. Era di una bellezza radiosa sotto la luce che, candida, filtrava attraverso le tende. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente, le labbra erano socchiuse, non lasciava mai il mio sguardo.

La baciai mentre, con lentezza, aprii un altro bottone.

La sua bocca era calda, morbida, profumata... le sue mani si avvicinarono al colletto della mia camicia facendo saltare il primo bottone. Chiusi gli occhi mentre con le labbra percorreva il profilo del mio mento, fino a mordicchiarmi il collo.

Un leggero bussare interruppe la magia. Mi allontanai da lei come se mi fossi svegliato da un incantesimo e la guardai. Mi sentii scoppiare il cuore.

Le sue labbra erano socchiuse e gli occhi ancora chiusi, restia a tornare in contatto con la realtà.

“Alice...” ero sicuro si trattasse di lei. Mia sorella si affacciò attraverso la porta e ci guardò, arrossendo...

“Scusate se vi disturbo... ma stanno arrivando gli ospiti... e beh, Bella dovrebbe cambiarsi d’abito...” Bella la guardò stupita e imbarazzata.

“Come cambiarmi... Alice ma cosa...” non terminò la frase, mia sorella la prese per mano e la portò via dalla stanza, via da me.

Perché proprio ora, perché interrompere la magia che ci incatenava... sapevo che era giusto, se avesse aspettato ancora sarebbe stato troppo tardi, l’avrei fatta mia.

Non mi restò che alzarmi dal letto e cambiarmi per la festa.

Mi spogliai lentamente fissandomi allo specchio per un lungo istante, poi entrai sotto la doccia. La serata sarebbe stata lunga...

Quando scesi di sotto non la vidi, Charlie era già arrivato insieme ai genitori di Angela Weber e a quelli di Jessica Stanley.

“Buonasera Edward” esordì Charlie Swan.

Il suo sguardo era duro e penetrante, sembrava volesse perforarmi l’anima.

**********************************************************************

L’invito dei Cullen era arrivato inaspettato, durante il periodo che avevano vissuto a Forks non ero mai stato a casa loro... non ce n’era mai stato bisogno.

La famiglia era tranquilla e dovevo ammettere, mio malgrado, che i ragazzi Cullen erano bravi e ben educati. L’unico mistero restavano Edward ed Alice. Stavo indagando su di loro ma nulla emergeva della loro vita precedente all’adozione.

Come se non fossero mai esistiti, come se tutta la loro vita fosse stata cancellata. Non mi piaceva questo particolare, non mi piaceva sapere che il ragazzo di cui mia figlia era disperatamente innamorata, avesse dei segreti. Certo, non era colpa dei ragazzi, all’epoca dell’adozione avevano meno di undici anni, ma il mistero che li circondava era inquietante.

Mi meravigliavo che il dottor Cullen non se ne preoccupasse. O forse no.... Avevo bisogno di sapere.

Chi era la loro vera famiglia?

Perché tutte le informazioni su di loro sembravano cancellate ad arte?

Qual’era il segreto che si nascondeva nel loro passato?

Queste domande riempivano le mie notti solitarie impedendomi di dormire, impedendomi di accettare totalmente quel ragazzo nella mia famiglia.

Se solo Bella fosse stata innamorata di Jacob... in cuor mio speravo che si ravvedesse ma, ero altresì certo, conoscendo la sua testardaggine, che se le avessi impedito di vedere Edward, l’avrei persa per sempre.

Il ragazzo scese da solo le scale del grande salone.

Dov’era mia figlia?

“Buonasera Edward” esordii avvicinandomi a lui, ero teso e sospettoso.

“Buonasera signor Swan!” rispose al mio saluto guardandomi dritto in faccia, scrutandomi con quegli occhi felini e ipnotici.

“Dov’è Bella?” chiesi, per nulla intenzionato a farmi intimorire da lui. Da un ragazzino.

“Vorrei saperlo, Alice l’ha trascinata in camera sua da ore ormai!” sospirò abbassando gli occhi, ora sembrava fragile, come se tutto il peso del mondo fosse sulle sue spalle e lui fosse troppo debole per sostenerlo.

Per un istante mi fece tenerezza... aveva solo vent’anni, troppo pochi per affrontare tutta la sofferenza che vedevo nei suoi occhi.

La mia piccola Bella apparve come un raggio di sole ad illuminare la stanza, Alice le aveva fatto indossare un abito avorio senza spalline e le aveva raccolto i capelli in una crocchia stretta. Solo qualche ciocca sfuggiva, ad arte, dall’acconciatura. Era bellissima. Radiosa, proprio come sua madre, il giorno del nostro primo incontro.

Edward la guardò con lo stesso sguardo con cui, a quei tempi, guardavo mia moglie, mi fece paura la portata del suo desiderio, era lo stesso che provavo io, lo stesso che ci aveva portato a gettarci l’uno tra le braccia dell’altra, senza pensare alle conseguenze delle nostre azioni.

Senza più parlare, si avvicinò a lei affrettandosi ad aiutarla a superare gli ultimi gradini...

Bella era goffa ma, in quel momento, con la mano stretta in quella del suo ragazzo, sembrava leggiadra come un angelo.

Edward Cullen la guardava negli occhi, incatenato, rapito dalla sua immagine... Era innamorato di lei, era palese, Renèe aveva ragione, era sempre stata più intuitiva di me...  Provai un improvviso moto di simpatia per quel ragazzo, si muoveva attorno a lei come se da Bella dipendesse la sua intera esistenza... mia figlia, dal canto suo, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

“Sono belli insieme, vero Charlie...” Carlisle Cullen era alle mie spalle e guardava suo figlio con dolcezza e ammirazione.

“Si...” biascicai, imbarazzato da quella domanda così diretta. Cosa avrei potuto dire al mio ospite? “Cullen non voglio che Edward, un ragazzo dal passato oscuro, frequenti mia figlia?...” Mi sentivo meschino ...

“Edward la ama molto e credo che sua figlia lo ricambi …” continuò. Annuii.

Ne ero convinto.

Ma questa consapevolezza non mi avrebbe impedito di indagare su di lui... dovevo sapere.

********************************************************************

Alice mi aveva sequestrato, si, potevo dire così. Mi aveva trascinato via dalla stanza di Edward, aveva interrotto quell’atmosfera magica che si era creata tra noi. Stavamo per fare l’amore.

“Sono pronta Edward!” gli avevo detto, ed era così. Ero pronta per lui, ero pronta per fare l’amore, per donarmi totalmente a lui. Ma ora... quando sarebbe ricapitata un’occasione così magica, così speciale, così intensa, come quella che si era creata questo pomeriggio?

“Perdonami Bella se ti ho trascinato via, lo so che ho interrotto un momento magico tra voi, ma... non potevi...non potevi rimanere con lui quando tuo padre....” mio padre, cosa c’entrava mio padre. Abbassò gli occhi.

“Tuo padre è uno degli invitati alla festa, sono stati i miei genitori a chiamarlo, volevano cercare di aiutarlo a comprendere meglio i vostri sentimenti... i sentimenti di Edward per te... per ricucire lo strappo dopo....” perché, perché dovevano intromettersi...

“Alice, perché, perché mi avete fatto questo...” l’interruppi “mio padre, mio padre è qui...”

“Perdonami ancora Bella...” poi abbassò gli occhi.

“Ma tu non ti rendi conto della fortuna che hai ad avere un padre e una madre che ti amano e che si preoccupano per te.... quando sei stata male... loro... sembravano impazziti dal dolore....” avrei dovuto pensarci, io davo per scontato la presenza dei miei ma Alice, Edward, i ragazzi Cullen... nessuno di loro aveva più i genitori.

“Mi dispiace Alice...” non riuscivo a guardarla.

“Non preoccuparti, per fortuna Esme e Carlisle sono stati dei genitori fantastici... se non fosse stato per loro, io ed Edward... non so dove saremmo ora...” Una lacrima scese sul suo volto dolce, e io mi sentii stringere il cuore.

“Come sono morti i vostri genitori...” forse Alice non sapeva... forse Edward non le aveva raccontato...

“Mia madre è morta vittima di una rapina in casa, e mio padre... beh, di mio padre so molto poco, solo che era un uomo molto ricco...” sentii una nota di astio nella sua voce “sono sempre stata poco presente in casa, mi tenevano in un collegio, mi tenevano separata da mio fratello. Edward invece, era sempre con i miei genitori... l’ho invidiato per anni... invece...” singhiozzò “invece, vivere a casa con i miei l’ha quasi distrutto. Quando mia madre è morta era presente, lo sapevi?” annuii

“Si me l’ha raccontato!” risposi.

“Edward non parlava più, non mangiava più, non mi riconosceva quasi... era come se fosse morto assieme a lei...” gli occhi mi si riempirono di lacrime. Alice si affrettò ad asciugarle

“Non piangere Bella, non voglio che Edward sappia che ti ho raccontato queste cose... se vorrà sarà lui a dirtelo...”

“Grazie Alice!” mormorai abbracciandola.  Mi sentii un po’ meschina. Sapevo molto più di lei sulla morte di sua madre. Edward non le aveva ancora parlato. Quanto avevano sofferto questi ragazzi... mi sentii improvvisamente molto fortunata e, al contempo, mi vergognai di questo pensiero.

“Ora basta parlare di noi, devi prepararti!” mi sorrise e io, rassegnata, mi misi nelle sue mani.

Quando mi guardai allo specchio stentai a riconoscermi. Il vestito avorio scuro, in raso di seta mi faceva splendere, i capelli erano raccolti in una crocchia stretta con qualche ciocca che sfuggiva e il trucco leggero esaltava i miei tratti. Sperai che anche Edward apprezzasse gli sforzi di sua sorella.

Mi diedi un’ultima occhiata allo specchio e mi apprestai a scendere le scale.

C’erano molte persone conosciute ma, tra i tanti occhi che mi guardavano, cercavo i suoi. I meravigliosi occhi verdi e colmi d’amore con i quali Edward mi aveva guardato fino a poche ore prima.

Era li, in fondo alla scala, splendido con il suo abito grigio attillato e mi tendeva la mano sorridendomi con una dolcezza infinita. Quando la sfiorai mi sentii percorrere dallo stesso brivido di qualche ora prima. Ero incantata dal suo sguardo, inesorabilmente legata a lui.

“Sei bellissima” mi sussurrò all’orecchio e io mi sentii sciogliere.

“Sei bellissimo anche tu Edward!” gli sorrisi, incapace di staccarmi da lui.

“Bella!” la voce di mio padre. Mi voltai di scatto.

“Papà!” Charlie mi sorrideva estasiato …

“Sei meravigliosa stasera piccola mia...Edward è davvero fortunato!” lo guardò con gli occhi quasi gentili, mi venne da piangere, mio padre mi stava dando la sua benedizione?! L’abbracciai

“Andate a ballare!” disse, impacciato dalla mia reazione.

Ci allontanammo mano nella mano.

***********************************************************************

La sua mano era nella mia, finalmente, sentivo il suo calore, il suo profumo, ero inondato dal suo sorriso e dalla sua radiosa bellezza. Mi era mancata.

L’intera stanza scomparve nel momento stesso in cui la musica inizio ed io mi trovai, quasi involontariamente ad abbracciarla facendola volteggiare al suo ritmo.

http://www.youtube.com/watch?v=eEwYxPgWYzg

Your Song*  la sua canzone.

Era dolce pensare a quante cose avrei voluto darle. Sperai che me ne desse la possibilità.

Continuai a stringerla mentre, le ultime note si spegnevano. I suoi occhi erano i più dolci che avessi mai visto.

Senza riflettere, senza calcolare attentamente i pro e i contro ma, per la prima volta, affidandomi totalmente all’istinto, la strinsi a me e la baciai.

Le sue labbra, timide si schiusero al mio bacio, era consapevole della presenza di suo padre, lo ero anch’io. Non mi importava.

Se per un istante ero riuscito a conquistarmi la sua simpatia, con questo gesto, l’avevo persa definitivamente.

Non c’era nessuno in quella stanza, solo Bella ed io. Il nostro amore ci proteggeva da tutto e da tutti.

L’unica sensazione che mi pervadeva era una immensa, infinita felicità.

La calma che precede la tempesta, pensai.

Rimossi questo pensiero, non poteva sempre andare male...dovevo imparare a vivere, non perdermi nulla, amare come se fosse la mia ultima ora di vita... con intensità, con passione, con desiderio.

“Vuoi sederti?” le chiesi vedendola instabile dopo il mio bacio. Le sue guance erano arrossate e il respiro affannato. Stava per avere una crisi di panico...

“Bella scusa io... io non avrei dovuto baciarti davanti a tuo padre...” la feci accomodare su una panca vicino alla finestra.

Dopo un silenzio,che mi parve eterno, Bella alzò gli occhi su di me.

“E’ stato un bacio bellissimo!” sorrisi, avevo frainteso.

“Voglio che tu mi baci ancora e ancora e ancora... non smettere mai di baciarmi Edward!”

 

 

 

Your Song _Elton John

*È un po’ divertente questa sensazione che ho dentro non sono uno di quelli che riescono a nasconderlo facilmente Non ho molto denaro, ma, dannazione, se l’avessi comprerei una grande casa dove potremmo vivere entrambi. Se fossi uno scultore, ma anche se non lo fossi o uno che prepara pozioni in uno show itinerante So che non è molto, ma è il meglio che posso fare Il mio regalo per te è la mia canzone e questa è per te E puoi dire a tutti, che questa è la tua canzone Forse è molto semplice ma ormai è fatta. Spero che non ti dispiaccia, spero che non ti dispiaccia quello che ho messo per iscritto Come è meravigliosa la vita ora ce ci tu sei nel mondo.
Mi sono seduto sul tetto e ho tolto il muschio con un calcio Allora alcuni versi beh, mi sono proprio girati nella mente Ma il sole è stato davvero gentile mentre scrivevo questa canzone È per le persone come te che lo tengono acceso E scusami se l'ho dimenticato ma è una cosa che mi succede lo vedi, ho dimenticato se sono verdi o azzurri comunque ciò che conta, quello che voglio davvero dire, è che i tuoi sono gli occhi più dolci che ho mai visto.
E puoi dire a tutti, che questa è la tua canzone Forse è molto semplice ma ormai è fatta.
Spero che non ti dispiaccia, spero che non ti dispiaccia quello che ho messo per iscritto
Come è meravigliosa la vita ora ce ci tu sei nel mondo.


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Capitolo 31
*** Cap 31 Nubi ***


 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 09/11/10, ore 11:40 - Capitolo 30: Cap 30 Festa

Ciao tesoro! Eccomi! Capitolo bellissimo e loro due sul letto da cardiopalma! Per è stato giusto che non l'abbiano fatto lì con tutti di sotto. C'è stato un attimo che ho odiato il folletto, ma poi pensandoci bene è giusto che si godano il momento tranquillamente. Sembra finalmente che Charlie si renda conto di quanto Edward ami Bella. Ma sai che io resto sempre della mia idea e cioè che Charlie dovrebbe venire a sapere ciò che Jacob ha fatto alla sua figliola! I due piccioncini che ballavano erano stupendi e il bacio che si sono dati dolcissimo! Bravissima come sempre!

ciao tesoro bentornata! si anch'io pensavo che non fosse il tempo giusto per fare l'amore, non c'era l'intimità e il tempo... quando avverrà (e avverrà presto) il momento sarà speciale, magico

grazie grazie grazie! 

 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 07/11/10, ore 12:19 - Capitolo 30: Cap 30 Festa

Ciao! Mi è piaciuta tantissimo l'idea della "stanza della verità", dove essere se stessi senza maschere e inibizioni. Certo che questi sono hanno tutta la sfiga di questo mondo che gli trama contro??!! A parte gli scherzi, ma è possibile che non riescano mai a ritagliarsi un pò di intimità come si deve senza che si scateni l'avversità del fato?? Riusciranno i nostri eroi a fare l'amore, magari come regalo bellissimo di natale per entrambi?? Mi è piaciuta anche l'idea della famiglia Cullen di coinvongere Charlie per fargli vedere con i propri occhi quanto è forte il sentimento che lega questi due innamorati. E con il dialogo tra Alice e Bella abbiamo avuto qualche informazione in più su quel tragico passato, ma saranno tutte vere? Secondo me no, ma forse qualcosina si. Al prox capitolo.

Ciao Francy! tranquilla, certo che riusciranno a fare l'amore ma questo non era nè il momento nè il tempo giusto. nella storia ci sono cose che DEVONO accadere prima che i nostri due protagonisti si perdano tra le spire dell'amor carnale e spirituale....

Su alice ci hai preso in parte, nel senso che lei racconta ciò che sa. il problema è che non è detto che quello che lei sa sia vero...

 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 06/11/10, ore 12:16 - Capitolo 30: Cap 30 Festa

bellooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

:) grazie Fabiiiii

bacio.

 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 05/11/10, ore 23:08 - Capitolo 30: Cap 30 Festa

che dolci che sono, è inutile che charlie trami alle loro spalle, che si facesse un' barattolino di affaracci sua, vorrei tanto che bella scoprisse tutta la verità, sul matrimonio dei suoi genitori voglio vedere dopo che farà il simpatico charlie, se gli piace tanto jake xchè non se lo sposa lui??????????????????? chissà che altro ci aspetta?????????????? UN bacione grandissimo ciao *_______*

charlie non trama, è un papà spaventato e pieno di sensi di colpa

 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 05/11/10, ore 22:41 - Capitolo 30: Cap 30 Festa

Charlie è veramente insopportabile, molto falso. Che se lo prenda lui Jacob, sono degni compari. E' vero i genitori vanno amati per quello che sono ma spero che Bella continui a tirare fuori il suo carattere e si faccia sentire. Con tutti i problemi che ha con Edward ci manca solo che debba sorbirsi le lamentele di suo padre. Ma quando se ne ritorna nel suo appartamento? Ormai dovrebbe essere guarita.

si è vero ma charlie non sa dei problemi di edward e bella per il momento gli tiene nascosta la verità su jacob.

ps ci sono le vacanze di natale... tornerà a casa dopo capodanno! :)

 bellad93 [Contatta] Segnala violazione
 05/11/10, ore 22:25 - Capitolo 30: Cap 30 Festa

wowwwwwwwwwwww è troppo bello

grazie tesoro!

 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 05/11/10, ore 21:29 - Capitolo 30: Cap 30 Festa
ahhhh bellissimo nn smetterò mai di ripetertelo.....cavoli anke charlie sis sta un pò sciogliendo anke se nn so in ke guai si cacccerà andando scavando nel passato di eddy....bella si arrabbierà a morte e poi boh ho una strana sensazione....speriamo bn a prestoooo un bacioneeeee
ciao! grazie! e... si, la tua sensazione potrebbe essere giusta... ma... chi può dirlo? la storia è ancora in corso di scrittura, tutto potrebbe accadere! un bacione!!!!

_Cap. 31

 Nubi

 

Vanno,  vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano, sono nere come il corvo, sembra che ti guardano con malocchio.
Certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell’airone o della pecora o di qualche altra bestia, ma questo lo vedono meglio i bambini, che giocano a corrergli dietro per tanti metri
Certe volte ti avvisano con rumore prima di arrivare, e la terra si trema, e gli animali si stanno zitti, certe volte ti avvisano con rumore.
Vanno, vengono, ritornano, e magari si fermano tanti giorni che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai.
Vanno, vengono, per una vera, mille sono finte e si mettono li tra noi e il cielo per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.

 

Il giorno di Natale era trascorso serenamente, e così il giorno dopo e l’altro ancora.

Edward non era venuto a trovarmi, voleva lasciarmi il tempo di stare con la mia famiglia... così mi aveva detto, lo capivo ma mi dispiaceva non vederlo.

Mi faceva male stare lontana da lui.

Avevo ricevuto i suoi auguri telefonici, quelli di mia madre, quelli (sgraditi) di Jacob, e un invito...

Tutto era avvenuto a mia insaputa.

Alice aveva convinto Charlie a farmi trascorrere il capodanno con loro. Non che avessi bisogno del suo permesso, ormai ero maggiorenne, ma, non mi andava di escluderlo totalmente dalla mia vita, era il mio papà e gli volevo bene.

“Volevamo farti una sorpresa!” aveva detto Alice con un sorriso impertinente. La cosa più assurda di tutto questo, era il fatto che fosse stato mio padre a comunicarmi la notizia.

Cosa stava succedendo a Charlie? Non era lui quello che odiava Edward?

Abbandonai i sospetti e i dubbi e mi abbandonai alla gioia del momento.

Fra poco, Alice sarebbe passata a prendermi. Avremmo passato il Capodanno nello chalet di proprietà dei fratelli Hale.

Il mio pensiero andò ad Edward, il dubbio che mi evitasse di proposito si insinuò, strisciante, nei recessi della mia mente.

No, non volevo pensarci... eppure....eppure qualcosa non tornava.

Edward era sempre molto attento a ciò che lo circondava, no agiva mai in modo avventato, ma controllato e meticoloso, nessuna sua azione era dettata dal puro istinto, come se avesse paura della sua parte più irrazionale.

Mi preoccupava questa sua paura a lasciarsi andare, sarebbe riuscito ad lasciare da parte la sua razionalità e abbandonarsi all’amore?

Ripensai alla sera della festa, analizzai ogni dettaglio, ogni parola, Edward che mi accarezzava dolcemente nella sua camera da letto, Edward che mi stringeva con dolcezza mentre ballavamo assieme, e poi... poi quel bacio inaspettato, intenso, dolce passionale, quel bacio dato alla presenza di tutti ma, al contempo, ignorando tutti.

Aveva frainteso le mie intenzioni quando, frastornata dall’intensità dei miei sentimenti per lui, ero rimasta in silenzio.

Il suo sguardo era contrito, quasi spaventato dall’aver osato troppo. Si era affrettato a scusarsi per avermi baciato davanti a mio padre...

“E’ stato un bacio bellissimo!” avevo risposto, tranquillizzandolo. Adoravo quando lasciava da parte la sua maschera di razionalità...

“Voglio che tu mi baci ancora e ancora e ancora... non smettere mai di baciarmi Edward!” mi aveva accontentata, tenendomi tra le sue braccia e riempiendomi di dolci, teneri e passionali baci.

Amavo quel ragazzo, l’amavo con tutta me stessa, ogni suo gesto era speciale, le sue attenzioni erano così discrete e dolci...

No, erano sicuramente le mie paranoie a gettare una luce di sospetto sulle sue azioni.

“Bella sei pronta? C’è giù Alice!” la voce di mio padre mi riscosse dai miei pensieri tristi. Sorrisi. Mi aspettava una bella vacanza, perché rovinarsela con il sospetto?

Chiusi in fretta la valigia, indossai piumino cappello e guanti e scesi di sotto.

“Buongiorno a tutti!” trillai.

Due volti si girarono a guardarmi poi Alice rivolse a Charlie uno dei suoi meravigliosi sorrisi “Charlie, sei un tesoro!” disse stringendosi a mio padre e abbracciandolo; la imitai e gli sorrisi, raggiante di gioia.

Chissà cosa si erano detti in mia assenza con Alice...

“Non preoccuparti papà e... passa un buon Capodanno! ...Ti voglio bene!”

“Vedrai, avremo cura di lei, stai tranquillo” ancora un sorriso, ancora un abbraccio, mentre mio padre, imbarazzatissimo, arrossiva vistosamente.

“State attenti!” gridò sulla porta.

Mi sbracciai per salutarlo poi svoltammo l’angolo.

I ragazzi ci attendevano nel piazzale della loro ex scuola con le macchine piene di bagagli.

“Buongiorno a tutti!” dissi poi, corsi ad abbracciare il mio amore.

“Buongiorno a te!” gli dissi sulle labbra.

Edward mi guardava come imbambolato, il suo splendido sorriso sghembo affiorò sulle sue labbra... con il cuore a mille, mi apprestai a salire sulla sua Volvo argentata.

*********************************************************************

Ero stato lontano da Bella e la cosa mi stava distruggendo ma, dovevo farlo, dovevo mettermi alla prova.

Cosa sarebbe successo se non mi avesse più voluto?

Dovevo riuscire a resistere ad una separazione.

Ma volevo veramente resistere?

Il mio spirito di autoconservazione, temprato dalla morte di mia madre, mi avrebbe impedito di uccidermi ma, certamente, la mia non sarebbe più stata una vita felice, completa serena. Senza di lei avrei vagato in un infinito limbo.

Né sole, né luna avrebbero più illuminato la mia vita.

Pensai al modo migliore di raccontarle di me e del mio passato ma non riuscii a trovare una soluzione adeguata alla mia situazione.

Non era facile per me mettere a nudo la mia anima, raccontare del mio dolore, non l’avevo fatto nemmeno con i miei familiari, almeno non completamente. Carlisle ed Esme sapevano o, quantomeno, intuivano cosa poteva essermi accaduto, Jasper, Rose ed Emmett mi avevano visto durante una delle mie, ormai frequenti, crisi, mentre Alice... Alice preferiva non chiedere. Preferiva restare protetta dall’ignoranza... potevo capirla, forse l’avrei fatto anch’io.

Solo con Bella ero riuscito a mostrare una parte di me, solo con Bella la mia maschera di indifferenza nei confronti del mondo e dei suoi abitanti era caduta. La amavo, era un dato di fatto, non potevo starle lontano... ma lei, la mia piccola e tenera ragazza, quanto sarebbe riuscita a sopportare?

Soffrivo di crisi di panico ogni volta che un pezzetto del mio passato più doloroso riemergeva nella mia mente, erano violente e improvvise, mi lasciavano spossato e incapace di muovermi. Me ne rimanevo racchiuso in posizione fetale finché i tremori non cessavano.

Bella soffriva per me, lo vedevo nei suoi occhi, non potevo sottoporla ad un simile strazio ma, nemmeno allontanarla da me. L’avrei distrutta, me lo aveva detto quando, nella mia stanza, le avevo chiesto di essere se stessa.

Misi la testa tra le mani.... non sapevo cosa fare, ero indifeso e insicuro, spaventato dalla portata dei miei stessi, contrastanti, sentimenti.

Bella aveva sconvolto la mia intera esistenza abbattendo le barriere che mi proteggevano dal mondo esterno, le avevo erette con fatica, e lei le aveva disciolte con il semplice tocco delle sue labbra.

Sarebbe riuscito il nostro amore a sopravvivere a tutto questo dolore?

“Edward cos’hai?” Alice, che si accorgeva sempre dei miei cambiamenti d’umore, mi accarezzò la guancia... stavamo per recarci verso casa di Bella. “Non sei felice della sorpresa ?” alzai lo sguardo, ero felice, molto felice di passare del tempo da solo con lei, ma ero anche tremendamente preoccupato...

“Si Alice sono felice!” mormorai.

“Edward, smettila con le tue elucubrazioni, cerca di vivere giorno per giorno, cerca di godere appieno del tuo amore, libera i tuoi sentimenti per lei, non negarle la tua presenza, sai che la distruggeresti!” abbassai la testa.

Lasciarmi andare con Bella era la cosa che avrei voluto di più, in questo momento. Lasciarmi andare totalmente e completamente a lei.

“Ci proverò Alice, ci proverò!” mia sorella mi abbracciò baciandomi sulla guancia.

“Falla felice Edward, lei ti ama e tu la ricambi, disperatamente. Non ti ho mai visto così con nessuna. Quando la guardi, hai una luce talmente bella negli occhi... vivi!” ricambiai il suo abbraccio mentre gli occhi iniziarono a pizzicarmi dolorosamente.

Bella e Alice ci raggiunsero al parcheggio della scuola. Era splendente alla luce del mattino. A quella visione, tutti i dubbi, tutte le incertezze, tutte le paure si sciolsero come neve al sole. Ora solo Bella riempiva i miei pensieri.

***********************************************************************

Il viaggio verso i monti Olimpici fu molto stano. Emmett, Rosalie, Jasper e Alice erano sul fuoristrada mentre Edward ed io eravamo sulla Volvo.

Erano stati molto carini a lasciarci da soli ma, il comportamento del mio ragazzo, mi lasciava interdetta.

“Com’è lo chalet?” chiesi rompendo un silenzio troppo lungo e teso.

“Bello” rispose, continuando a fissare davanti a se, silenzioso e attento.

“Edward... c’è qualcosa che non va?” si voltò per un breve istante e poi tornò a fissare la strada con aria preoccupata.

“No!”

“Allora perché continui a rispondermi a monosillabi?”  misi una mano sulla sua, era gelata e percorsa da leggeri tremiti.

“Edward!” dissi a voce leggermente più alta, il mio tono era piuttosto preoccupato. Non si voltò.

“Me lo spieghi cosa c’è? Un giorno di lontananza  e tutto torna come prima... come prima che ci mettessimo insieme, come prima che mi dichiarassi il tuo amore ...prima che ti fidassi di me” sentivo le lacrime pungermi gli occhi.

“Non posso fare tutto da sola Edward!” ora urlavo.

“Fra poco ci sarà una tormenta di neve...” disse con un tono irrealmente tranquillo, quasi in trance, non aveva ascoltato nulla.

“Odio le tempeste!” disse poi corrugando le sopracciglia.

Un altro tremito lo scosse.

Cosa gli stava succedendo? La nostra sarebbe dovuta essere una vacanza serena dove magari io, noi... e invece i presupposti erano tutt’altro che felici.

“Perché odi le tempeste?” chiesi con dolcezza. Volevo farlo parlare, volevo che, lentamente, si liberasse delle catene che lo tenevano prigioniero, che si confidasse con me, che mi aprisse il suo cuore.

Qualunque dolore, qualunque sofferenza, era meglio del suo silenzio ostinato e dolente.

“Era una notte di tempesta quando mia madre si uccise!” mi sentii morire, forse mi sbagliavo, forse era meglio non sapere...

“Chiamai la polizia e il 911fui ...fui costretto ad aspettare due ore prima che arrivassero... erano bloccati dal mal tempo che imperversava su Chicago. Furono due ore che non dimenticherò mai, due ore con il cadavere di mia madre che mi fissava con gli occhi dilatati, due ore con il suo sangue che imbrattava le mie mani... i miei vestiti ...il suo sangue che si seccava e diveniva sempre più scuro...” un altro tremito, ora era impallidito visibilmente.

Mi sentii rabbrividire al pensiero di un ragazzino costretto ad assistere, a partecipare alla morte di sua madre e poi attendere ore di fronte al suo cadavere e vederlo svuotarsi lentamente del suo liquido vitale...

“Scusa Edward....” non sapevo cos’altro dire... ma lui non si voltò, le mani stringevano con forza il volante facendo sbiancare le nocche.

“Non è colpa tua...” disse, dopo un istante, continuando a fissare la strada davanti a se. Poi, improvvisamente si fermò e, aprendo la portiera, scese in cerca di aria.

In un attimo gli fui subito accanto, sapevo cosa gli sarebbe successo.

Edward si  accasciò al suolo tremando come una foglia, non stava bene... era evidente.

Ogni confessione, ogni ricordo, erano un dolore fortissimo che lo dilaniava fin nelle viscere... non potevo chiedere di più al suo animo lacerato.

 I ragazzi si fermarono subito dopo di noi e Alice scese dalla macchina. Era sconvolta, terrorizzata alla vista del fratello.

“Cos’hai Edward!!!” urlò correndoci incontro... Jasper la prese per un braccio impedendole di avvicinarsi...

“Stai calma piccola mia! Lascia fare a Bella, vedrai, non sarà nulla di grave, stai calma!” le sussurrò teneramente accarezzandole i capelli e la schiena affinché si tranquillizzasse. Alice piangeva disperatamente.

Edward aveva fatto un buon lavoro con lei tenendola all’oscuro di tutto. Non avrebbe resistito a tutto quel dolore.

Dovevo fare qualcosa per lei. Dovevo calmarla.

“Alice, non preoccuparti, ha avuto un abbassamento di pressione, si è fermato per non rischiare di perdere il controllo della macchina” dissi nel tono più convincente possibile.

 Jasper Emmett e Rose fecero un cenno di approvazione, loro sapevano.... mentre Alice sorrideva tra le lacrime.

“Non hai fatto colazione vero Edward?” disse in tono di dolce rimprovero. Edward fece un cenno di assenso, “No, non mangio nulla da ieri a pranzo!”

“Beh, allora noi corriamo a casa, così prepariamo il pranzo, quando ti sarai ripreso un poco raggiungici!” e facendo una carezza sul volto del fratello si allontanò sostenuta da Jasper.

“Sei sicuro di farcela... vuoi salire con noi mentre Jasper guida la Volvo?” Disse guardandoci con occhi pieni di apprensione.

“No Alice, voi andate, fra un attimo vi raggiungo!” quelle parole, dette con calma, con un sorriso rassicurante, gli costarono uno sforzo sovrumano ma, avrebbe fatto qualunque cosa, pur di non infliggere alla sorella tutto il dolore che stava vivendo sulla sua pelle.

“Sei sicuro di farcela?” chiesi anch’io, una volta rimasti soli

Edward alzò la testa lentamente sorridendomi debolmente e sussurrando un grazie.

Alzai gli occhi, stava nevicando, pesanti nubi scure si addensavano all’orizzonte.

***********************************************************************

“Odio le tempeste!” era l’unica cosa che riuscivo a dire, l’unico pensiero nella mia mente. Non sapevo cos’altro dire per rispondere alle sue tante, giuste, domande.

Ci stavamo avvicinando ai monti Olimpici e il cielo si era fatto scuro, conoscevo troppo bene quel colore, sapevo che, una volta giunti a casa, la tempesta di neve si sarebbe scatenata con tutta la sua forza.

Odio le tempeste, odio le tempeste, odio le tempeste.

“Perché odi le tempeste?” cosa potevo dirle...avevo paura, una tremenda paura, lo stomaco pulsava dolorosamente e il cuore batteva all’impazzata. Una crisi di panico. Odio le tempeste

“Era una notte di tempesta quando mia madre si uccise!” un’altra fitta mi colpì allo stomaco, strinsi le mani al volante come a sorreggermi ad esso.

Il ricordo continuava a tormentarmi ogni notte di tempesta.

“Scusa Edward....” no, non potevo accettare che si sentisse in colpa a causa mia. Mio dio, il dolore stava diventando insopportabile, dovevo fermarmi...

Mi fermai, aprii la portiera e uscii in cerca d’aria.

Le nubi erano dense, stava iniziando a nevicare. Mi accasciai tremando. Bella mi fu subito accanto.

I ragazzi si fermarono subito dopo di noi e Alice scese dalla macchina. Era sconvolta, terrorizzata...

“Cos’hai Edward!!!” Alice urlò correndoci incontro...no, Alice no, non volevo che sapesse... le sorrisi tentando di tranquillizzarla, mi costò uno sforzo sovrumano sembrare sereno.

Jasper la tenne lontana, lui sapeva, lui aveva assistito, lui la voleva proteggere, proprio come me.

“Alice, non preoccuparti, ha avuto un abbassamento di pressione”, Bella mi stava aiutando... l’amavo disperatamente. Riuscì a tranquillizzarla, si allontanarono, Alice ora sorrideva, ero più sereno.

“Sei sicuro di farcela?” mi chiese dopo che i miei fratelli si furono allontanati. Le sorrisi debolmente, la testa mi doleva terribilmente ma la nausea stava lentamente diminuendo, segno che il peggio era passato

Alzai lentamente la testa e le sorrisi.

“Grazie!” sussurrai, poi, lentamente mi sedetti al posto del passeggero lasciando la guida a Bella.

“Baciami Bella” le dissi dopo che ebbe preso posto nell’abitacolo.

“Baciami, ti prego!” avevo bisogno di sentirla, solo le sue labbra potevano trasmettermi la forza per andare avanti.

Si avvicinò a me e posò la sua bocca sulla mia. Leggera, come ali di farfalle, la sua lingua tracciò il profilo delle mie labbra, ne saggiò la morbidezza, ne gustò il sapore. Dischiusi la mia bocca per accoglierla, mentre un nuovo calore e una pace infinita sostituivano, lentamente, il gelo di morte che albergava nel mio cuore.

* Le Nuvole  _ Fabrizio De Andrè

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Capitolo 32
*** Cap. 32 Tempesta ***


 LunaLeo [Contatta] Segnala violazione
 12/11/10, ore 23:39 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
ciao è la mia primissima recensione in assoluto ma non ho potuto farne a meno... leggo dal primo capitolo e la tua storia e favolosa! toccante e realistica in maniera impressionante, ogni volta la sofferenza che riesco a percepire è enorme...edward temo abbia ancora molto da svelare, e non so perchè ma credo che abbia a che fare con il suo non volersi disfare della maglia sudata qualche capitolo fa...penso che non voglia mostrare qualcosa a bella...quest'idea mi ronza in testa da un pò e anche lo spogliarsi e osservarsi allo specchio in un successivo capitolo me lo fa pensare! e in tutto questo ho paura che centri suo padre...aspetto con ansia il seguito...sono un'assidua lettrice ma una commentatrice decisamente poco presente! chiedo perdono in anticipo!! ancora complimenti!! CiaoCiao

Benvenuta anche a te!
e ti dico che hai un bell'intuito e che questo capitolo farà luce su alcuni angoli oscuri... ma solo su alcuni. 
alla prossima allora.
un saluto B.
 Annabella 90 [Contatta] Segnala violazione
 12/11/10, ore 17:14 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
Ciao! Sono una nuova fan! :D la tua Fanfiction è FANTASTICA! :D ihihih mi piace molto xk è diversa dal genere "Twilight" è bella... i protagonisti si aiutano a vicenda, soffrono, godono, si amano... Mi dispiace molto per il passato doloroso di Edward... ma ha fatto bene a non dire niente ad Alice... Lei già soffre tanto... se sapesse che Elisabeth si è suicidata, lasciandoli soli, ne morirebbe... ma io non ho capito una cosa... perchè l'ha fatto? Cioè, perche si è suicidata? Perchè ha portato con se, con la sua angoscia, con la sua disperazione, suo figlio? Comunque, per Jacob.. Puà! Non l'ho mai sopportato! Sai, anche il mio ex migliore amico si era comportato esattamente così... prima sparisce, poi ricompare... Ma solo per avere il mio corpo... Bleah! Vabbè non ti sto a raccontare i fatti miei anche perchè ti scoccieresti! xD Passiamo al dunque... xD io penso che Bella debba dire a Charlie di Jacob.. E mi piace molto il fatto che adesso Charlie accettasse Eddy... *-* Ah... Un'ultima cosa... prometto che tolgo il disturbo... ihihih... vorrei sapere ogni quanto posti, se per te non è un problema dirmelo... Bhè... Alla prossima allora! ;D Kiss Kiss <3

Ciao e Benvenuta!!!
Edward ha deciso di proteggere la sorella dalla verità ma, alice non è una sciocca e forse Edward sottovaluta la sua capacità di sopportazione.
Elizabeth si è suicidata perchè.... no, non posso dirtelo, lo scoprirai nei prossimi capitoli  :)

Quanto alla tua ultima domanda... io cerco di postare un paio di capitoli alla settimana ma, a volte riesco a pubblicarne solo uno... dipende dal lavoro...
un saluto!!!
 francytwilighter80 [Contatta] Segnala violazione
 12/11/10, ore 13:10 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
Ciao Barbara! Quanta tristezza quando ho letto il racconto di Edward. Povero bambino tutto sporco di sangue costretto a guardare per ore il cadavere della madre. Ad ogni capitolo capisco sempre di più il baratro che avvolge il povero Edward e capisco anche perchè voglia proteggere Alice da tutto questo anche se penso che comunque per lei sarebbe diverso perchè non li avrebbe vissuti in prima persona certi avvenimenti. Probabilmente soffrirebbe più per il dolore del fratello che per ciò che è accaduto in realtà. In questo capitolo mi sono piaciute due cose:la prima è il tentativo di Edward di "prendere le distanze" da Bella. Come spiegavo nel commento di un paio di capitoli indietro, Edward stava basando tutto il suo equilibrio sulla compagna. Con la ricerca di questo distacco ha capito che lei gli può stare vicino, lo può aiutare ma non può essere lei la sua salvezza. Io credo molto nell'indipendenza e nell'equilibrio di noi stessi in se stessi, poi il piacere della compagnia e dell'amore sono un valore aggiunto secondo me. La seconda cosa che mi è piaciuta è stato il comportamento di Bella difronte alla crisi di panico di Edward. Lo ha aiutato, lo ha assecondato, lo ha protetto e lo ha sostenuto senza diventare troppo invadente: sono stati una grande squadra. Anche la complicità tra loro per proteggere Alice l'ho trovato un atteggiamento di maturità e sintomo di una conoscenza e comprensione reciproca che dimostra quanto il loro rapporto sta evolvendo. Sempre più coinvolgente e emozionante la tua FF! Baci!

grazie Francy, si, in effetti il rapporto Edward-Bella è cresciuto... Edward cerca di camminare da solo, sente molto il peso del suo stato psico-fisico e vuole, cerca l'indipendenza... il bisogno di appoggiarsi e di chiedere aiuto a Bella o ai suoi familiari chedo sia una cosa naturale data la sua particolare condizione.
Anche Bella sta capendo qual'è la maniera migliore di comportarsi...
grazie tantissimo!
questo capitolo e, ancor di più i prossimi saranno sempre più rivelatori
un bacione B.

 
 IsaMarie [Contatta] Segnala violazione
 11/11/10, ore 20:51 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
Mamma mia Barbara! Quanto orrore deve ancora sopportare Edward? Spero che sia l'ultima scoperta di questo genere, perchè veramente un bambino di quell'età non avrebbe potuto sopportare tutto quello che ha passato lui! Mi meraviglio comunque di Alice, che fa finta che vada tutto bene. Se ne sarebbe accorto chiunque che non stava male, perchè non aveva fatto colazione. Però forse ha ragione Edward... chi potrebbe biasimarla? Tutti probailmente faremmo la stessa cosa! Bacioni e bravissima come sempre!

Ciao Marie!!!
Alice un po' fa finta, un po' non sa ... è il suo modo di difendersi dall'orrore di una scoperta che potrebbe cambiarle la vita definitivamente
un Bacione grande!!!
 FunnyPink [Contatta] Segnala violazione
 11/11/10, ore 00:09 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
deve chiedere sempre a bella, deve fare questo sforzo, chiedere aiuto è il primo passo per star meglio. Visti anche gli effetti di questo bacio.
Comunque non è vero che bella non sapeva delle crisi, aveva avuto una bella crisi quando si è ricordato di quella notte, e anche altre volte all'inizio.
Bella sapeva delle crisi di Edward, Alice no.
 giova71 [Contatta] Segnala violazione
 10/11/10, ore 23:08 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
quì bella ha vuto una prontezza di spirito magnfica, ha protetto alice,dicendole una bugia, povero eddy, spero che prima opoi dica tutta la verità a bella, adesso avrà capito che lei è la sua cura?????????????? vedremo che altro ci riserverai.Un bacione grandissimo ciao *_____*
eccomi con il prossimo capitolo denso denso di notizie :)
 Ed4e [Contatta] Segnala violazione
 10/11/10, ore 23:06 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
mamma  mia kissa se edward riuscirà a trovare un pò di pace.....kissa se ci potrà mai essere un pò di felicità anke x lui.....e di conseguenza a nke x bella.....cavoliiiii speriamo ke almeno l'ultimo dell'anno sia sereno....kmq alice sa ke c'è qlk ke nn va ma NON vuole sapere si è lasciata convincere ke fosse solo un'abbassamento di pression ha VOLUTO credere a ciò ke ha detto bella ha fatto finta di non vedere.....sta cercando di autoproteggersi kissa se è stato un  bene nn dirle mai niente e kissa se lo scoprirà mai o resterà x sempre un segreto.....a prestooo un bacioneeee

pace... non esiste pace povero piccolo Eddy solo momenti di calma apparente :)
 Moni68 [Contatta] Segnala violazione
 10/11/10, ore 22:39 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
Niente commenti particolari questa volta. Il capitolo è bellissimo. Dopo che Bella è riuscita a calmarlo e a proteggere Alice credo che adesso Edward abbia capito che lei lo può aiutare. A presto.

grazie tantissimo!!!
 fabiiiiiiiii [Contatta] Segnala violazione
 10/11/10, ore 21:54 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
bellissimoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
:) grazie!!
 micol_cullen1997 [Contatta] Segnala violazione
 10/11/10, ore 21:30 - Capitolo 31: Cap 31 Nubi
adoro la tua ff!!!!!!! questo capitolo mi è piaciuto molto ma spero che edward si decida a dire la verità a bella!!!!!!!!! non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!!!! ma alice verrà a conoscenza che la madre si é suicidata oppure glielo terranno nascosto????????? sono proprio curiosa.    baci micol

Ciao Micol  grazie tantissimo...
il prossimo capitolo sarà veramente rivelatore... in tutti i sensi :)

_Cap. 32

 
Tempesta
 
La casa degli Hale era molto bella, con uno stile totalmente diverso da quella dei Cullen, ma non per questo meno raffinata. I colori dominanti erano più intensi e forti e i legni conferivano al tutto un’atmosfera calda e rassicurante...Rosalie e Jasper rappresentavano degnamente il carattere della loro famiglia. Passionali e rassicuranti.
“Complimenti, la vostra casa è bellissima!” dissi guardandomi attorno e stringendo forte la mano di un pallido e teso Edward.
“Grazie Bella!” rispose Rose, un sorriso tenero sul volto, “sai, cerchiamo di conservarla al meglio e così facendo, speriamo di mantenere vivo anche il ricordo dei nostri genitori che tanto hanno amato questo luogo!” gli occhi le si inumidirono ma si affrettò a distogliere lo sguardo mentre Jasper le accarezzava dolcemente una guancia.
“Allora, per le sistemazioni....” Alice apparve quasi dal nulla facendoci un grosso sorriso, si era tranquillizzata.
“Abbiamo deciso che Jasper e io dormiremo nella sua stanza, Emmett e Rose nella stanza di Rosalie, mentre... voi due...” ci sorrise ancora ammiccando... voi dormirete nella stanza degli zii.”
Feci per controbattere ma Edward fece più pressione sulla mia mano bloccandomi.  Mi voltai a guardarlo. sorrideva. Un sorriso ancora rigido, ma pur sempre un sorriso... mi si allargò il cuore.
Dopo il nostro bacio in macchina si era notevolmente rasserenato.
“Baciami Bella, baciami, ti prego!”mi aveva detto quasi implorandomi, mi ero sentita sciogliere. Non mi aveva mai chiesto di baciarlo, era sempre stato lui a chiedermi il permesso di farlo.  Mi ero avvicinata lentamente al suo viso poggiando le mie labbra sulle sue poi, con la lingua, avevo tracciato il profilo della sua bocca finché l’aveva dischiusa accogliendomi. Un bacio, dapprima tenero, poi diventato via via più passionale e disperato; Edward cercava la sua pace in me ed io ero più che lieta di accontentarlo.
Le sue mani esigenti e tenere carezzavano il mio volto, esploravano le mie labbra, scendendo lentamente lungo il collo, fino a fermarsi sul seno.
Sentii i miei capezzoli inturgidirsi al ricordo dell’eccitazione provata, e un caldo languore salirmi dal basso ventre. Lo volevo sempre più intensamente...
“Dimmi che mi ami Bella!” mi aveva guardato con intensità staccandosi improvvisamente da me. I suoi occhi verde cupo risplendevano, nello stretto abitacolo. Mi persi nell’intensità del suo sguardo.
“Ti amo Edward, ti amo tanto...” gli risposi con convinzione.
Un altro bacio, e un altro ancora, sempre più intensi, più passionali, più profondi e disperati
“Indipendentemente da cosa saprai di me?” parole, sussurrate sulle mie labbra, col fiato corto dall’eccitazione. Stava chiedendomi fiducia, fiducia assoluta.
“Si Edward, indipendentemente!” ne ero proprio sicura? mi chiesi, si ne ero assolutamente certa. Nulla, di quanto avrei potuto sapere, poteva offuscare i sentimenti che provavo per lui. Edward era spaventato, quanto me dalla portata dei suoi sentimenti, come me, aveva paura di restare solo.
“Ti amo Isabella!” disse abbracciandomi stretta...
“Bella!” la voce di Alice mi riscosse... “ ti mostro la vostra stanza ok? Edward, in cucina ci sono latte, miele e fette biscottate... mangiale ti prego, così ti tiri su, poi prepariamo il pranzo...” Vidi Edward annuire, era evidente che, dopo quanto era accaduto, non voleva che sua sorella si preoccupasse ulteriormente.
“Ti raggiungo tra poco...” mormorò guardandomi con tenerezza mentre, con Alice mi dirigevo nelle stanze superiori.
“Bella, ti prego, me lo dici cosa è successo a mio fratello?” mi incalzò una volta rimaste sole “...e non dirmi che ha la pressione bassa o che è raffreddato perché non la bevo! Devo sapere!” la sua espressione era determinata, dura, non si sarebbe arresa. Presi la mia decisione.
Solo Edward aveva il diritto di raccontarle quanto gli era accaduto...
“Non lo so Alice...” mentii, “non so di preciso cosa gli sia successo, mi ha detto solo di non sentirsi bene...” non riuscii a terminare la frase, gli occhi di Alice mi scrutavano indagatori e speranzosi al contempo. Era in cerca di risposte.
“Sono molto preoccupata per lui! Credo che non dorma molto, ha gli occhi sempre stanchi e poi oggi... oggi sta per arrivare una tempesta, Edward odia i temporali... mamma è morta in un giorno di tempesta!” Abbassò la testa, una lacrima scese sul suo viso.
Non avevo mai visto piangere Alice, mi sembrava così innaturale per una ragazza solare come lei.
Alice era fatta per sorridere.
“Edward crede di proteggermi, ma io lo so che soffre, lo sento sulla mia pelle, siamo gemelli, il suo dolore è anche il mio... certo, io non ho assistito a ciò che è successo in quel bagno ma, da quel giorno, mio fratello non è più stato lo stesso. Non ha parlato per quasi due anni, dopo la morte di nostra madre. L’unica voce era il suo pianoforte... la musica parlava al suo posto!” mi vennero le lacrime agli occhi... il dolore che Edward provava era impensabile per una persona sola...
“Ti prego Bella, stagli vicino... tu sei l’unica con cui è riuscito a sbloccarsi, sei l’unica con cui è riuscito a esternare i suoi sentimenti... dalla morte della mamma non ha più versato una lacrima, come se fosse stato bloccato, rinchiuso dentro un’armatura così spessa da impedire a chiunque di toccarlo, da impedire a tutti i sentimenti di trasparire. Tu però, con la tua sola presenza, hai scavato un varco tra le barriere erette da Edward e sei arrivata dritta al suo cuore.... grazie!” mi abbracciò piangendo.
Poi, rivolgendomi un umido sorriso aggiunse: “Mi raccomando, divertitevi stasera, noi non vi disturberemo!”

*********************************************************************
Pensavo a Bella mentre trangugiavo a fatica il latte e le fette con il miele.
In macchina l’avevo pregata di baciarmi, solo saggiando le sue labbra mi sentivo rasserenato, solo sentendo il suo sapore, trovavo la mia pace.
“Dimmi che mi ami Bella!” l’avevo letteralmente implorata.
Volevo sentirmelo dire, volevo che lei mi rassicurasse sul suo amore. Avevo così paura, così paura di perderla...
“Ti amo Edward, ti amo tanto...” mi rispose. La baciai in preda ad un desiderio crescente, l’eccitazione cresceva ad ogni suo bacio, ad ogni sua carezza, sentivo pulsare dolorosamente i miei lombi alla ricerca di sollievo...
“Indipendentemente da cosa saprai di me?” chiesi ancora sulle sue labbra.
La mia vita passata era dolorosa, aveva trasformato per sempre il mio carattere, aveva forgiato il mio umore. Avevo perso per sempre la mia innocenza, la mia infanzia. Nulla sarebbe più stato lo stesso per me. Non ero mai stato un bambino sereno e mai più lo sarei stato...
“Si Edward, indipendentemente!” rispose con sicurezza, senza tentennamenti.
“Ti amo Isabella!” ti amo, ti amo, ti amo.... pensai apprestandomi a raggiungerla di sopra.
La stanza dei miei defunti zii era all’ultimo piano, in effetti più che di una stanza, si trattava di un mini appartamento dotato di tutti i confort.... un posto destinato all’amore e alla riconciliazione...
Il vento ululava attraverso gli alberi facendo ondeggiare le chiome degli abeti e spostando, come sabbia nel deserto, cumuli di neve ghiacciata e sottile come polvere.
“Posso farcela, posso sopportarlo, se Bella è con me, posso farcela.”Mi ripetevo come un mantra mentre mi infilavo il pigiama e mi mettevo a letto.
Bella era andata a cambiarsi in bagno, la nostra intimità non era tale da indurla a spogliarsi davanti a me?
“Solo un istante e lei sarà con te!” dissi sottovoce cercando di rassicurarmi. Un profondo respiro avrebbe aiutato a rilassarmi? 
Dovevo calmarmi, dovevo controllare il respiro, così mi avevano insegnato gli psicologi dell’orfanotrofio dove ci avevano rinchiuso...
Le braccia già strette attorno al corpo, mi imponevo di calmarmi ma, istintivamente, mi sarei rinchiuso nella mia rigida posizione fetale.
I temporali mi terrorizzavano ma i tuoni mi sconvolgevano totalmente.
Era una paura irrazionale, me ne rendevo conto, ma non riuscivo ad impedirmi di tremare, le tempeste facevano tornare in me ricordi talmente dolorosi...
“Edward...” la voce di Bella mi fece alzare lo sguardo, era andata in bagno a prepararsi per la notte e ne era uscita con uno splendido pigiama in seta blu notte.
Quel colore le stava meravigliosamente, così come le donava il taglio maschile del pigiama. Non avevo mai amato i completi intimi esagerati che vedevo in camera di mia sorella... ma se a Jasper piacevano...
Bella era sexy, bellissima e totalmente inconsapevole del suo fascino.
Per un attimo dimenticai tutto, perso in quella visione  poi, un lampo squarciò il buio. L’incantesimo era spezzato.

***********************************************************************
La serata era trascorsa serenamente, nonostante il costante soffiare del vento rendesse tutti più nervosi.
I ragazzi presero la legna necessaria ad accendere il camino e a scaldare il salotto, noi ragazze ci occupammo della cucina.
Mangiammo avidamente, quella giornata di lavori ci aveva sfiniti. Terminata la cena e riassettato la casa, ci concedemmo una divertentissima partita a Risiko. Avevo scoperto di essere molto portata per questo gioco di tattica... non avevo consapevolezza di essere una così abile stratega... Emmett si risentì moltissimo... aveva perso, proprio lui, che sosteneva di essere un genio della strategia militare.
Edward non aveva partecipato, si era tenuto un po’ in disparte sorridendo agli scambi di battute tra noi, il suo animo non era sereno, lo vedevo inquieto, agitato, tentava di tenere occupata la mente ed il corpo ma, la tensione era tangibile e aumentava all’aumentare dell’intensità della bufera.
“Edward...” mormorai avvicinandomi a lui e, mettendogli le mani sulle spalle, iniziai a massaggiargliele, dapprima delicatamente, poi con sempre maggior forza.
“Sei teso!” dissi, mentre il mio tocco si alleggeriva e le mie mani scivolavano sui suoi capelli poi sul petto ...
Si voltò verso di me, i suoi occhi erano di un verde così incredibile che mi persi in essi.
“Sei così bella!” disse in un soffio voltandosi verso di me e appoggiando la testa sulle mie braccia. Gli sorrisi dolcemente, quando Edward abbandonava le sue difese era di una tenerezza incredibile.
“Andiamo di sopra...” disse dopo un istante di silenzio. Mi guardai attorno, il salone era deserto, tutti erano andati nelle loro stanze, stanchi del viaggio e desiderosi di intimità. Non ci avevano nemmeno avvisati, con discrezione si erano ritirati lasciandoci soli.
Erano veramente una famiglia splendida.
“Si andiamo...” dissi prendendogli delicatamente la mano e guidandolo verso la stanza che ci era stata assegnata.
Era una stanza meravigliosa, praticamente un mini appartamento con tanto di angolo cottura a scomparsa e bagno completo di antibagno.
“Ti piace la stanza?” la sua voce era vicino al mio orecchio, pericolosamente vicino, potevo sentire il suo profumo, potevo sentire il suo calore... deglutii a fatica, il cuore mi batteva a mille, bramavo un contatto con lui, bramavo di sentirlo vicino a me, su di me, in me... depositò un bacio leggero sul mio collo ed io tremai leggermente a causa della profonda elettricità che avvertivo tra noi.
“Si, è una stanza bellissima!” risposi inclinando la testa per permettergli di baciarmi il collo. Arrossii quando mi abbracciò da dietro, posando le sue mani a coppa sul mio seno.
“Mmmm che buon profumo che hai Bella!” disse con la voce arrochita dalla passione, facendo scendere le sue labbra sulla mia clavicola.
Mi allontanai da lui leggermente poi, sorridendo, gli annunciai che volevo mettermi il pigiama. Volevo fargli una piccola sorpresa, indossare un intimo carino, farmi spogliare e riempire di baci... mi sembrò infastidito dalla mia lontananza ma sperai che la sorpresa gli fosse gradita.
Entrai in bagno e mi guardai allo specchio, sembravo un’altra, le guance rosso acceso e un’espressione di languore che non mi apparteneva.
Mi spogliai con lentezza, indossando l’intimo in seta color champagne, modello basic, che avevo comperato per l’occasione, e mi coprii con il mio pigiama preferito, quello in seta blu  dal taglio maschile...
Un’altra occhiata allo specchio e uscii.
Edward era seduto sul letto, e mi guardava con gli occhi spalancati e un sorriso appena accennato sul volto... era terribilmente sexy.
Accesi lo stereo e la voce di Elton John riempì l’aria... I want love, io voglio essere amato... niente di più vicino alla verità...
 
“Voglio essere amato, ma è impossibile, un uomo come me, così irresponsabile, un uomo come me si sente morto nei luoghi in cui gli altri uomini si sentono liberi.
Non posso amare, proiettile pieno di buchi non sento nulla, sento solo freddo
non sento nulla, solo vecchie cicatrici il mio cuore si indurisce...”

  
http://www.youtube.com/watch?v=ufbexgPyeJQ

Mi sentii morire comprendendo il significato di quelle parole... la disperazione, la tristezza, la consapevolezza e la determinazione... tutto era in quel testo, tutto il dolore di un uomo ferito, proprio come Edward...
Un tuono squarciò il silenzio, la magia si interruppe.
Edward sbiancò e si raggomitolò su se stesso... gli volai accanto.
“Edward...” lo chiamai, “Edward, ti prego.... non fare così... ti prego!” gli accarezzai dolcemente i capelli, si strinse a me convulsamente...
“Bella, non lasciarmi solo... non lasciarmi solo....”singhiozzò sul mio petto.
“Non ti lascio amore mio, sono con te....tranquillo...passerà, la tempesta passerà...” gli baciai la fronte, i capelli le guance “passerà...” dissi in un mormorio sempre più basso. Cercai le sue labbra e, trovandole, le sfiorai delicatamente, leccandole con la punta della lingua.
Il suo corpo, ancora scosso dai tremiti, cominciò a rilassarsi.
Rispose al mio bacio, lentamente, dolcemente... la sua lingua si insinuò nella mia bocca quasi con timore, con timidezza...
“Ti amo...” sussurrò strofinando una guancia umida sulla mia e continuando a baciarmi con delicatezza... “sei così bella!!”
La sua mano tremante raggiunse il bordo del mio colletto...

**********************************************************************
“Edward, ti prego.... non fare così... ti prego!” mi implorò carezzandomi i capelli, la fronte, il volto... non riuscivo a risponderle, ondate di terrore mi assalivano ripetutamente. La strinsi a me, il calore del suo corpo, il suo profumo,  la morbidezza della sua pelle, avevano l’effetto di un calmante.
“Bella, non lasciarmi solo... non lasciarmi solo....” ripetei come una preghiera, avevo paura...non avrei resistito un minuto di più, da solo, nella tempesta...
“Non ti lascio amore mio, sono con te... tranquillo, passerà, la tempesta passerà...” la sua voce era così dolce, così suadente... mi bacio il volto con delicatezza, consolandomi, come si fa con un bambino spaventato... Era proprio cosi che mi sentivo, un ragazzino di dieci anni che aveva visto morire sua madre davanti agli occhi.
Cercò ancora le mie labbra sfiorandole, leccandole, assaporandole, come se si trattasse di un frutto polposo... un’ondata di eccitazione mista a paura si impossessò di me.
Mi baciò il collo e mi mordicchiò il lobo dell’orecchio, asciugando con le labbra le lacrime che erano scese sulla mia guancia... cominciai a rilassarmi ricambiando il suo bacio con lentezza... ora tutto appariva ovattato, non percepivo altro al di la di Bella, né il rumore del vento, né i tuoni che rimbombavano nel silenzio della notte... nulla era più così importante...tutti i miei sensi erano concentrati su di lei, sulle sue labbra, sul suo corpo, il suo splendido corpo fasciato da un pigiama di seta blu notte.
“Ti amo...” sussurrai, continuando a baciarla, “sei così bella!!”
Con la mano raggiunsi il colletto del suo pigiama, carezzandole il collo.
Bella inarcò la schiena verso di me, spingendomi ad andare oltre, lei lo voleva lei mi voleva...
“Ti amo...!” mormorai ancora aprendole un altro bottone e scoprendole un lembo di pelle che coprii di baci. Indossava un intimo in raso di seta color champagne, molto semplice... era meravigliosamente bella e profumava di buono, la sua pelle morbida mi inebriò.
“Mmmm!” disse mentre con una mano le carezzai un seno, il capezzolo le si indurì immediatamente sotto la sottile stoffa.
Le scesi le spalline, liberandolo e posai le labbra sul suo bocciolo rosato. Era così inebriante... la mia erezione stava facendosi più grossa e Bella, accorgendosene, cominciò ad accarezzarmi.
Le sue mani vagavano sul mio corpo, non riuscivo ad oppormi, era così caldo il suo tocco, così tranquillizzante...
“Accarezzami ancora...” le chiesi dirigendo la sua mano verso il mio inguine.
“Ti desidero Bella, vorrei sentire le tue mani su di me”.
Arrossì e lentamente portò le sue dita sull’elastico del mio pigiama cominciando a giocarci poi, inaspettatamente, le sue mani si insinuarono sotto la mia maglia.
Mi irrigidii di colpo, afferrandole le mani. Ero pronto?
“NO” dissi all’improvviso, no non doveva, non doveva toccarmi.
“Cosa ti succede?!” e, senza aspettare la mia risposta, mi scoprì il petto sollevandomi la camicia.
Rimase per un istante a guardarmi senza rispondere, cercai di coprirmi, non volevo che mi guardasse con compassione.
“No, non coprirti!” disse accarezzandomi le tante, troppe cicatrici che punteggiavano il mio busto.
“Edward, chi ti ha ridotto così!” mi toccò, e io mi sentii pervadere dalla, ormai nota, scossa elettrica. Non risposi subito, dovevo ancora realizzare quello che era accaduto negli ultimi due minuti...
“Mio padre!” dissi infine, liberandomi definitivamente dal peso della confessione. “sono un brutto spettacolo, lo so....” mi mise un dito sulla bocca per zittirmi... poi, inaspettatamente, mi abbracciò teneramente mentre calde lacrime bagnarono il suo volto...
“Quanto dolore ...!” sussurrò baciandomi il petto.
“Quanto dolore hai ingoiato da solo!” mi accarezzò ancora.
“...Ti prego, condividilo, condividilo con me...” sussurrò baciandomi il collo.
Mi ritrassi, timoroso che tutta quella dolcezza fosse solo un sogno.
“Non muoverti!” mi intimò puntandomi il dito contro. Cercai di oppormi.
“Fermo!” continuò con decisione.
“Lasciati amare da me, lasciati coccolare, lasciati ricoprire di tutto quell’affetto che non hai avuto.... lasciati andare Edward...ti prego... fidati di me... lasciati amare....”
La guardai, era splendente di desiderio e amore. Mi persi nel calore dei suoi occhi.
 
*I Want Love_Elton John

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Capitolo 33
*** Cap 33 Il potere dell'amore ***


ciao a tutti! oggi la mia pagina sarà leggermente diversa perchè sto approfittando del nuovo servizio messo a disposizione dal sito per cui, tutte le risposte ai commenti al precedente capitolo le troverete li.
Come avrete capito il momento della prima volta tra Edward e Bella è finalmente arrivato quindi che altro dire... godetevelo
un abbraccio e un ringraziamento a tutti per i vostri commenti

Barbara



_Cap. 33

 

 
Il potere dell’amore
 
“Accarezzami ancora... Ti desidero Bella, vorrei sentire le tue mani su di me...”
Arrossii ero emozionata per quella richiesta così esplicita. Edward voleva che lo soddisfacessi, che placassi il suo desiderio di me. Lo volevo anch’io, desideravo ardentemente toccare il suo corpo. 
Lentamente portai le dita verso il suo inguine, ero impaziente di toccare la sua pelle calda, mi piaceva l’idea di sentirlo ansimare pronunciando il mio nome con voce carica di emozione.
Nei rari momenti in cui Edward lasciava cadere la sua maschera di indifferenza e freddezza, tutto il suo essere appariva trasfigurato, inondato dalla calda luce del suo animo gentile e ferito, illuminato dalla bellezza del suo cuore colmo di amore...
Percorsi lentamente la lunghezza della coscia, soffermandomi per un istante sulla sua prepotente erezione poi, con non poca riluttanza, mi allontanai da essa per insinuare le dita sotto la casacca del pigiama; volevo sfiorare il suo ventre piatto, toccare il suo petto ampio e caldo, percepire sotto le dita, il battito regolare del suo cuore...
Si irrigidì di colpo, come pietrificato.
Disorientata dalla sua reazione alzai gli occhi per incontrare i suoi, non capivo... il suo sguardo era vitreo, terrorizzato, perso nel vuoto, non capivo...
Afferrò con forza le mie mani allontanandole dal suo corpo.
Tentai di avvicinarlo, questi repentini cambiamenti d’umore mi destabilizzavano rendendomi inquieta, spaventata, timorosa di perderlo ancora.
 “NO” disse infine in un urlo soffocato. Iniziò a muovere la testa in cenno di diniego, lo sguardo ancora perso nel vuoto.
Cosa avevo fatto? Si stava allontanando di nuovo?
Non l’avrei permesso, non più. 
“Cosa ti succede?!” Chiesi scuotendolo fino a fissarlo dritto in faccia. Battè gli occhi, come se si fosse svegliato da un sogno ad occhi aperti; le braccia strette attorno al petto, l’espressione ancora terrorizzata e disorientata...
Continuavo a non capire la sua reazione ma, con o senza il suo permesso, sarei andata a fondo alla questione.
Scostai con forza le sue braccia dal petto e alzai il lembo della sua casacca mettendolo a nudo.
Non ero preparata a quanto vidi. Il torace di Edward, segnato da decine e decine di cicatrici, mi apparve all’improvviso sotto la luce fioca dell’abat-jour. 
Un forte dolore salì improvvisamente dal mio cuore invadendomi la testa, impedendomi qualsiasi movimento...
Rimasi a fissarlo in silenzio, scioccata da quella visione.
Quanto ancora avrei dovuto scoprire sul suo passato? Quanto dolore celava ancora nel suo animo? Chi poteva essere stato così crudele con lui?
Troppe, troppe domande vorticarono nella mia testa ma nessuna riuscì a scendere fino alle mie labbra.
Continuai a guardarlo senza vederlo veramente, persa nei miei pensieri finché un movimento mi riportò con i piedi per terra, Edward, lentamente stava rimettendo a posto la sua casacca. Lo sguardo, colmo di tristezza, evitava di posarsi su di me.
“No, non coprirti!” dissi carezzandogli il volto e costringendolo ad alzarlo fino ad incontrare i miei occhi. Non provavo né ribrezzo, né disgusto, il suo corpo era bellissimo, seppure segnato, e io amavo talmente questo ragazzo...
“Edward, chi ti ha ridotto così!” volevo veramente saperlo?
 Non rispose subito, rimase in silenzio a fissarmi con gli occhi spalancati, quasi dovesse ancora focalizzare ciò che era avvenuto poi, dopo un istante, pronunciò parole che non avrei mai voluto sentire.
“Mio padre!”
Qualcosa si ruppe dentro di me. Sentii le lacrime salire lentamente verso l’orlo delle mie ciglia ma non volevo piangere, Edward era l’unico ad averne diritto, volevo confortarlo... ma il dolore che sentivo era troppo forte per essere contenuto. Lo immaginai bambino mentre suo padre infieriva su di lui, mentre gli infliggeva colpi tali, da lasciare segni sul suo corpo. anche a distanza di più di dieci anni....
“Sono un brutto spettacolo, lo so....” fraintese. No, non potevo permettere che si denigrasse, non lo meritava. Misi un dito sulla sua bocca, non doveva nemmeno pensare una cosa del genere, per me era un angelo... l’angelo più bello che avessi mai visto. L’abbracciai, non riuscendo più a contenere le lacrime.
“Quanto dolore ...!” dissi, ormai senza più voce. Aprii la sua casacca baciandogli il petto, il suo splendido, caldo petto...
“Quanto dolore hai ingoiato da solo! ...Ti prego, condividilo, condividilo con me...” salii a baciargli il collo.
Si ritrasse.
“Non muoverti!” intimai, “Fermo!” Volevo, desideravo, toccarlo. Bramavo affondare le dita nella leggera, morbida peluria che gli copriva il torace ampio e ben tornito... non avrei permesso che si ritraesse al mio tocco, sentendosi inadeguato,  che mi impedisse di soddisfare i miei desideri.
Non avrei più permesso che si sottraesse a me.
Seguii l’istinto, usai le parole che, dal cuore, salirono lentamente alle mie labbra... “Lasciati amare da me, lasciati coccolare, lasciati ricoprire di tutto quell’affetto che non hai avuto.... lasciati andare Edward...ti prego... fidati di me... lasciati amare....”
***********************************************************************
Si avvicinò a me e posò la sua bocca sul mio collo poi, iniziò a scendere verso il mio petto.
“Bella, non devi...” non volevo che provasse compassione per il mio corpo martoriato, non volevo che le sue labbra sfiorassero la carne che lui aveva colpito. Era troppo bella, troppo pura per stare con un mostro come me.
Cercai di fermarla ma Bella, dolce e irremovibile, troppo forte per il mio animo indebolito dalla sofferenza, continuò a baciarmi lasciandomi senza forze, completamente schiavo del suo sguardo e del suo tocco.
“Non muoverti...!” ripeté sottovoce, prima che la sua lingua tornasse a tracciare calde, umide scie sulla mia pelle.
Chiusi gli occhi assaporando il brivido di piacere che attraversò il mio corpo mentre una lacrima scese sul mio volto. Mi voleva nonostante tutto.
Non riuscivo a immaginare un amore più grande di quello che la mia donna mi stava dimostrando baciando ogni taglio, ogni cicatrice, ogni bruciatura che mio padre aveva inflitto al mio corpo nelle sue serate deliranti e alcooliche.
“Ti voglio Edward” sussurrò mentre la sua lingua giocò con il mio ombelico e le sue dita presero a sfiorare la mia erezione.
“Mio dio Bella...sei così eccitante....” non riuscivo a concentrarmi su altro che non fossero le sue mani che mi sfioravano o le sue labbra che mi baciavano...
Un altro tuono ruppe il silenzio ma ormai, nulla aveva più importanza; Bella riempiva tutti i miei pensieri, Bella che mi dava piacere e mi chiedeva, mi implorava di farla sua.
Mi misi a sedere fronteggiandola e costringendola a fissarmi poi, dopo un istante, presi la sua bocca con passione, approfondendo il bacio fino a lasciarci senza fiato, boccheggianti e ardenti di passione... Le mie mani vagarono sul suo corpo, sganciarono il reggiseno liberando dall’ingombro le sue dolci e morbide colline... Mi dedicai con lentezza ai suoi capezzoli rosati leccandoli, mordicchiandoli, stuzzicandoli con le dita...una dolce tortura che portò Bella a stringere istintivamente la mia testa tra le mani spingendomi verso di se e incitandomi ad accarezzarla sempre più profondamente.
La mia mano scese più in basso sfiorandole l’inguine da sopra il pigiama, la sentivo calda e pronta, si strinse a me inarcando la schiena. Lentamente le sfilai i pantaloni e lei mi lasciò fare aiutandomi con la mano.
“Toccami Edward!” disse portando ancora la mia mano tra le sue gambe. Iniziai a carezzarla al di sopra degli slip che immediatamente si inumidirono, chiaro segno della portata della sua eccitazione.
“Toccami ancora di più... di più!” ansimò eccitata dalle mie carezze. L’accontentai approfondendo il contatto e infilando le dita sotto il morbido liscio tessuto fino ad infilarle tra le calde pieghe della sua femminilità. L’orgasmo la investì, furioso come le onde dell’oceano in tempesta. In suo corpo si muoveva istintivamente mentre la mia eccitazione pulsava dolorosamente, desiderosa di essere liberata dalla costrizione degli abiti. Non fare nulla, mi dissi, avrei resistito finché Bella non fosse stata davvero sicura dei suoi desideri? Sperai di si.
“Spogliati Edward!” sussurrò all’improvviso dopo aver ripreso fiato. La sua voce al mio orecchio improvvisamente audace e sensuale. La guardai, sembrava diversa, più donna, gli occhi caldi fissi nei miei mentre mi parlava; le guance accese di eccitazione ed imbarazzo mentre saggiava l’effetto della sua richiesta.
Era di una bellezza dolce e morbida, la sua pelle risplendeva sotto la luce fioca dell’abat-jour...
“Voglio guardarti, voglio vedere il tuo corpo eccitato da me, voglio toccarti,  voglio sentirti fremere!” quelle parole così provocanti, disinibite e nuove ebbero su di me un effetto di tale eccitazione che mi sembrò di esplodere. Non si rendeva conto dell’effetto che aveva su di me?
Mi alzai dal letto, volevo accontentare la sua richiesta. Con studiata calma mi tolsi ogni indumento, sperai che non voltasse lo sguardo. Non lo fece, i suoi occhi restarono incollati ai miei finché l’ultimo indumento non fu caduto lasciandomi nudo, nel corpo e nell’anima, di fronte a lei.
“Sei bellissimo!” disse sfiorandomi il petto e baciando, ancora una volta, i segni che lo deturpavano.
I suoi occhi castani caldi e dolci erano pieni di invitanti promesse.
Non potei fare a meno di crederle.
Mi stesi ancora sul letto portandola con me mentre un sorriso si allargava sulle mie labbra.
Lentamente, presi ad  accarezzarle ancora i seni, il ventre piatto, le natiche sode... fino ad insinuarmi nel dolce monte della sua femminilità.
Il respiro le si fece più veloce, così come il battito del cuore; mi sembrava quasi di sentirlo rimbombare nel silenzio della stanza...
Alzai il mio sguardo su di lei, era il suo turno. Con deliberata lentezza, le sfilai il suo ultimo indumento.
Nuda tra le mie braccia, la baciai, era fremente e ricolma di aspettative, desiderio, imbarazzo e paura... sapeva che non saremmo più riusciti a tornare indietro... e non lo voleva.
Desiderava davvero che diventassi parte di lei...questo pensiero mi inebriava; nonostante tutto ciò che aveva visto mi desiderava...mi desiderava ancora.
Le carezzai languidamente la schiena soffermandomi sulle natiche sode poi, giocherellai con i suoi seni premuti sul mio petto. La sentii gemere di desiderio quando le mie dita sfiorarono e si insinuarono tra le sue labbra calde e bagnate...sapevo che non sarei riuscito a resistere ancora per molto, la mia eccitazione, sempre più dura, premeva sul suo fianco e chiedeva solo di essere soddisfatta.  Il suo cuore accelerò il battito sotto le mie dita e i suoi occhi si piantarono nei miei accesi di un amore intenso e puro...
“Edward.... sono pronta!” sussurrò mentre, con la lingua, giocherellavo con il suo clitoride. “Ti voglio dentro di me!” disse prendendo il mio volto tra le mani e baciandolo con passione.
 

http://www.youtube.com/watch?v=ShN8UIk5-mw 


“This time we go sublime, lovers entwine-divine divine
Love is danger, love is pleasure, love is pure-the only treasure
I'm so in love with you, burns the soul.
Make love your goal
The power of love a force from above.
Cleaning my soul

The power of love a force from above, a sky-scraping dove
Flame on burn desire, Love with tongues of fire, burns the soul.
Make love your goal
I'll protect you from the hooded claw
Keep the vampires from your door.”*

 
Fu con un ultimo lampo di lucidità che colsi il significato del testo. Poi solo desiderio, istinto, passione e amore.
 
*********************************************************************
Le mani di Edward vagavano sul mio corpo accendendomi di desiderio, stuzzicandomi... la sua bocca era sui miei capezzoli, umida e calda, li sentivo inturgidirsi ad ogni sfioramento, ad ogni carezza ma, nonostante la vertigine dell’eccitazione stesse prendendo il sopravvento sulla mia lucidità, non ero ancora soddisfatta, volevo di più....
La sua mano scivolò, timida, tra le mie gambe, sfiorandomi con lentezza.
Volevo di più. L’aiutai a sfilare i miei pantaloni. Volevo di più.
Ero in preda al desiderio quando, con una sfacciataggine che non mi apparteneva, portai nuovamente sue mani tra le mie gambe...
“Toccami Edward!” implorai, volevo sentire l’eccitazione riempirmi, l’orgasmo colmarmi... le sue dita si mossero abili, come sfiorando i tasti di un pianoforte.
“Toccami ancora di più... di più!” ansimai. Da dove veniva tutta questa impudenza? 
L’orgasmo mi investì furioso... La mia intimità bagnata pulsava al ritmo delle sue carezze, il mio corpo era in preda al languore mentre la sua erezione, dura, pulsava sul mio fianco. Lo desideravo, volevo di più...
“Spogliati Edward!” sussurrai dopo aver ripreso fiato.
Cosa ero diventata?Non mi importava di sembrargli sfacciata, lo desideravo, volevo vederlo nudo di fronte a me, volevo ammirare il suo corpo.... non mi interessava nulla delle cicatrici che lo segnavano, facevano parte di lui ed io l’amavo questo ragazzo dal passato così infelice. Le sue ansie, la sua sofferenza, i suoi silenzi, tutto il suo essere era bello ai miei occhi, anche il suo dolore...
Mi guardò, uno sguardo smeraldino tenero, incerto, sorpreso e profondamente eccitato... le mie guance si imporporarono, sapevo che la mia richiesta l’aveva stupito, questa cosa mi piaceva... molto.
 “Voglio guardarti, voglio vedere il tuo corpo eccitato da me, voglio toccarti,  voglio sentirti fremere!” come potevo aver detto una cosa del genere?
Arrossii mentre Edward, con gli occhi fissi nei miei si alzò e, con deliberata lentezza, si tolse ogni indumento rimanendo nudo di fronte a me...
“Sei bellissimo!”  non avevo altre parole per descriverlo, la sua nudità eccitata mi tolse il respiro e ogni capacità di ragionare con lucidità.
Mi affidai al solo istinto.
Gli sfiorai il petto ferito, maltrattato, offeso e lo baciai mentre, con gli occhi lucidi, Edward continuava a guardarmi.
Le sue braccia mi avvolsero trascinandomi sul letto con lui, poi le sue dita, presero ad accarezzarmi i seni, il ventre, la mia femminilità calda e coperta ancora dagli slip.
Ero pronta per lui, il mio cuore batteva all’impazzata assecondando il ritmo dettato dai suoi movimenti esperti. Mi sentii impazzire di desiderio quando, con molta lentezza, sfilò il mio ultimo indumento... ora ero nuda, completamente nuda di fronte a lui.
 “Edward.... sono pronta!” sussurrai mentre, con le dita, giocherellava con il mio clitoride.
“Ti voglio dentro di me!” dissi prendendo il suo volto tra le mani e baciandolo con tutta la passione di cui ero capace...
Edward mi guardò con un’intensità che non gli conoscevo, i suoi occhi erano verde cupo, colmi di una passione infinita.
“Sei davvero sicura Bella?” disse con un filo di voce sfiorandomi il profilo con un pollice.
Annuii, troppo emozionata per dar voce ai miei desideri...  mi carezzò ancora il viso con una dolcezza infinita poi mi coprì con il suo corpo.
Gemetti al contatto della sua pelle con la mia, per la prima volta potevo sentire la sua erezione sfiorarmi le cosce, per la prima volta i nostri corpi si sfiorarono interamente. Mi sentivo protetta e felice, in una bolla di calda serenità.
Le sue gambe si strusciarono sulle mie, il suo petto premette sui miei seni.
Potevo sentire il suo cuore battere furiosamente. Mi eccitai al pensiero.
“Ti amo!” sussurrò con una voce densa, colma di un amore incondizionato e puro.
“Ti Amo Edward, sono felice....” sorrisi.
Si allontanò per un attimo ed io mi sentii disorientata e stranamente incompleta e sola... mi stavo abituando fin troppo presto al suo peso su di me.
Lo guardai con il fiato corto dall’emozione quando infilò il profilattico, chiusi gli occhi per godermi il preciso istante in cui la sua erezione sfiorò la mia entrata più segreta. L’abbracciai stringendolo a me mentre brevi tremiti percorrevano il mio corpo.
“Ho paura di farti del male...” disse ritraendosi, improvvisamente timoroso. Gli sorrisi timida nella vana speranza di rassicurarlo, anch’io avevo paura del dolore che avrei potuto sentire...
“Non vorrei mai farti del male...mai!” continuava ad essere immobilizzato dal panico. Gli sfiorai la pelle calda con una lunga carezza che arrivò a sfiorargli l’inguine. Il suo corpo tremò dallo sforzo di reprimersi.
Mi desiderava, lo sapevo, si stava trattenendo solo per me.
Ogni timore sparì dal mio volto e dalla mia mente...
“Io non ho paura Edward, tu non potresti mai farmi del male... vieni più vicino... voglio accarezzarti... voglio baciarti....” i suoi occhi divennero di un verde intenso e liquido quando abbassò la sua bocca sulla mia.
Mi circondò il collo con le braccia per rendere il bacio più profondo e intenso. La sua lingua saettò nella mia bocca i suoi denti mordicchiarono le mie labbra. Sentii  il mio corpo vibrare come le corde di un’arpa quando Edward allargò le mie ginocchia posizionandosi tra le mie gambe.
Per la prima volta ero totalmente e incondizionatamente in preda all’istinto.
“Ti amo!” disse Edward carezzando dolcemente le mie labbra intime e spingendo le sue dita oltre la mia entrata.
“Ti amo!” ripeté continuando a carezzarmi finché, sull’orlo dell’orgasmo, gridai di volerlo in me.
 
 
*E’ il tempo di avviarci al sublime, amanti intrecciano divino e  divino
L'amore è pericolo, l'amore è piacere, l’amore è puro, l'unico tesoro
Sono così innamorato di te , bruciami  l'anima,
Fa dell'amore la tua meta
Il potere dell'amore,  una forza superiore
che pulisce la mia anima.
Il potere dell'amore, una forza superiore, una colomba su un grattacielo.
La fiamma accende il desiderio
Amore con lingue di fuoco
Purificami l'anima
Fa dell' amore la tua meta
Ti proteggerò dall'artiglio incappucciato
Terrò lontano i vampiri dalla tua porta...

 
(The power of love _Frankie Goes To Holliwood)

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Capitolo 34
*** Cap 34 Vento nel Vento ***


 _Cap. 34

 
 

Vento nel vento
 
“Io e te, io e te, perché io e te, qualcuno ha scelto forse per noi.
Mi son svegliato solo, poi ho incontrato te, l’esistenza un volo diventò per me.
E la stagione nuova, dietro il vetro che è appannava, fiorì.
Tra le tue braccia calde anche l’ultima paura morì.
Io e te, vento nel vento.
Io e te, nodo nell’anima.
Stesso desiderio di morire e poi rivivere. Io e te.” *
 
Farle male, questo pensiero mi atterriva, giocavo con il suo corpo, la eccitavo e godevo dei suoi gemiti e dei suoi respiri affannati ma, in cuor mio ero terrorizzato.
Non avrei voluto mai farle del male ma di dolore ce ne sarebbe stato.
Quando sarei entrato in lei l’avrei fatta soffrire... sperai solo di ridurlo al minimo.
“Ho paura di farti del male...” dissi dando voce ai miei timori, ero intimorito di fronte a quello sguardo caldo e tenero allo stesso tempo: come si sarebbe trasformato quello sguardo sottoposto al dolore che le avrei inflitto??
Mi allontanai da lei timoroso e timido ma bella mi sorrise... non mi ingannava, conoscevo i suoi timori senza che lei me ne parlasse. Le leggevo dentro, i suoi occhi erano così puri e limpidi...
“Non vorrei mai farti del male...mai!” aborrivo l’idea di ferirla anche se solo per darle piacere... il solo pensiero di procurarle sofferenza mi dava le vertigini... Bella continuava a fissarmi mentre, da solo, combattevo la muta battaglia con me stesso. Mi sfiorò la guancia, i miei occhi restavano incatenati ai suoi poi, lentamente, la sua mano scivolò lungo il mio collo, e poi più in basso, sfiorandomi il petto, l’addome, fino a fermarsi sul mio punto più sensibile.
Pigra e calda, la sua mano sfiorava la mia mascolinità perennemente eccitata...  chiusi gli occhi ispirando adagio.
Era troppo.
Feci uno sforzo sovrumano per trattenermi, se avessi seguito l’istinto, non avrei aspettato oltre... Bella meritava tutto il meglio, tutta la dolcezza di cui ero capace... sperai di esserne capace.
Anche se si fingeva forte e disinibita, sapevo che, in cuor suo, questa nuova esperienza la spaventava...
Le baciai le labbra mentre il mio corpo tremava sotto le sue insistenti carezze.
Il suo sguardo tornò ad intrecciarsi con il mio, c’era determinazione e sicurezza nei suoi occhi, una nuova luce si era accesa.
“Io non ho paura Edward, tu non potresti mai farmi del male... vieni più vicino... voglio accarezzarti... voglio baciarti....” quanto erano eccitanti queste parole... che tentazione il suo corpo morbido e caldo...
No, non poteva farmi questo, non poteva minare alle basi, il mio già scarso autocontrollo con parole così provocanti...
Non avrei più aspettato, non avrei più costretto il mio corpo ad inutili sofferenze. Bella mi voleva ed io volevo lei... disperatamente.
Circondai il suo collo con le braccia e le presi le labbra tra le mie. Volevo sentire il suo sapore in bocca, approfondire il nostro bacio quanto più possibile, comunicarle la portata del mio desiderio per lei... le sue labbra morbide erano una dolce provocazione alla quale volevo cedere.
Allargai le sue ginocchia posizionandomi tra esse...
“Ti amo!” le dissi carezzando dolcemente la sua intimità e spingendomi con le dita oltre la sua entrata. Era un luogo caldo, rassicurante, inebriante e profumato, un intenso profumo di donna...
“Ti amo!” ripetei.
Il suo corpo tremava in preda a una crescente eccitazione.
Avrebbe sentito meno dolore per la mia intrusione nel suo mondo segreto... almeno era quello che speravo.
“...Ti prego Edward!!!” urlò in preda all’esaltazione.
No, no riuscivo più a fermarmi... non dopo una richiesta così decisa.
Entrai il lei con un’unica spinta, sperai che, così facendo, avrebbe sentito meno dolore...
Avvertii solo una breve resistenza, il suo corpo si opponeva debolmente all’energia della mia spinta... un istante infinito, dilatato, che significava tutta la differenza tra una vita e un’altra... poi solo calore.
Rallentai, e alzai lo sguardo su di lei, aveva gli occhi lucidi mentre con i denti si torturava il labbro inferiore.
“Stai bene!” le chiesi, ora mi ero fermato pur continuando a restare in lei, non sopportavo l’idea di averle fatto del male.
Fece cenno di si col capo mentre una lacrima sfuggiva furtiva dai suoi occhi. Voltò la testa sperando di nasconderla ma io la notai lo stesso.
Era sempre al centro dei miei pensieri...
Mi si strinse il cuore, la mia piccola Bella, così tenera e così coraggiosa...
“Ti ho fatto male... Vuoi che ci fermiamo?” le chiesi mentre il mio corpo protestava chiedendomi di andare avanti, di spingermi attraverso nuovi e inesplorati mondi.
“No!” dilatò gli occhi, sembrava spaventata all’idea che mi allontanassi da lei “non ti fermare!” continuò quasi impercettibilmente.
Si strinse a me, tutto il suo corpo toccava il mio, ero inebriato.
Con più lentezza, mi faci strada tra i suoi profumati petali, umidi di rugiada... era così bella, così deliziosa, così sensuale...
“Ti Amo Edward!” disse con un tono di voce leggero come ali di farfalla.
“Bella...” non riuscii a terminare la frase, il mio corpo era teso, eccitato dai suoi inconsapevoli, inesperti movimenti.
Ogni ondeggiamento, come una scarica elettrica, permeava il mio corpo facendomi tremare. Non mi ero mai sentito così totalmente, completamente felice.
“Si Edward... mio dio....” sussurrò. Mi sentii morire dal desiderio e intensificai le mie spinte...
“Ti faccio male?” chiesi  improvvisamente allarmato.  Negò energicamente.
“E’ troppo, troppo bello.... mi vergogno...se ci sentissero...” arrossì. Sorrisi.
“Bella, amore... grida se vuoi, non trattenerti....!” si strinse convulsamente a me intrecciando le sua gambe intorno alla mia vita mentre il suo bacino istintivamente si avvicinava di più al mio permettendomi di entrare più agevolmente. Era tutta istinto... ingenuità, tenerezza, sensualità...
Le baciai le labbra ancora e ancora, le dita stuzzicavano i capezzoli ora erano gonfi e duri come boccioli di pesco...
“Edward!!!!” gridò mettendomi le mani sui glutei e spingendomi di più in lei..
“Ancora...ancora....!” ero allo stremo, la mia resistenza era al limite, il mio corpo chiedeva solo di trovare pace.
Ancora una spinta, poi un’altra, sempre più forti, sempre più intense...non riuscivo più a controllare i miei movimenti... mio dio cosa mi stava succedendo!
Bella gemeva, mettendosi una mano sulla bocca per attutire le grida di piacere. Un’ultima spinta e venne ed io la seguii immediatamente dopo...
Rimanemmo abbracciati, il respiro affannato, in silenzio, assaporando l’intensità e la magia del momento.
Il vento soffiava forte all’esterno della casa. Abbracciato a Bella avevo trovato la mia pace.

********************************************************************
I suoi occhi nei miei mi perforavano, le sue iridi verdi erano specchi in cui vedevo riflessa la mia anima. Poi un lampo di preoccupazione  offuscò il suo sguardo mentre con la mano continuava a torturarmi dolcemente. Ero al limite, sentivo ondate di eccitazione pervadermi, non volevo più aspettare...
“...Ti prego Edward!!!” urlai, non avevo mai provato una simile eccitazione, mai, nemmeno nei nostri precedenti momenti di intimità...tutto il mio corpo era scosso da brividi, nulla esisteva oltre l’uomo che, stretto tra le mie braccia, mi stava donando queste sensazioni. 
Edward mi stava traghettando in un mondo di cui non conoscevo l’esistenza, un mondo fatto di sensualità, passione, erotismo... un mondo che fin’ora mi ero preclusa.
Mi guardò ancora. Gli occhi dolci e grandi, di un verde così intenso e cupo da spaventarmi sembravano volermi inghiottire nei loro recessi.
La passione che vi leggevo era assoluta.
Fu in quell’istante sospeso tra cielo e terra che avvenne.
Entrò il me senza preavviso. Un’unica spinta forte ma non violenta, una breve resistenza, poi un calore liquido invase il mio corpo.
Pochi istanti per trasformare la bambina che ero, nella donna che sarei stata.
Poi il dolore, previsto ma non per questo meno intenso, e l’odore del sangue, quell’inconfondibile odore di ruggine e sale... 
Edward si fermò, preoccupato per la mia reazione.
Sentivo gli occhi pungere dolorosamente.
Non era il dolore fisico a causarmi queste emozioni, ciò che mi commuoveva e tormentava al contempo era una sensazione diversa, era la consapevolezza del cambiamento nella mia vita e della sua irreversibilità.
Ero felice per ciò che stava accadendo tra noi ma, un velo di malinconia offuscava i miei occhi...
Mi sentivo come una sposa che, lasciando la sua stanza da ragazza, si volta per un attimo indietro fissando, con un pizzico di nostalgia, il suo passato...
Gli occhi divennero lucidi, non riuscivo a più a controllare le mie reazioni, tutto era così intenso, così terribilmente e gioiosamente intenso.
I denti torturarono il mio labbro...
Edward mi fissava con lo sguardo intriso di paura... perché reagiva così? Cosa leggeva nel mio volto? Non percepiva la gioia che sentivo dentro?
“Stai bene!” chiese fraintendendo la mia espressione... si era fermato fissandomi apprensivo, sentivo la sua mascolinità pulsare in me, calda e forte. Fu in quel preciso istante che accettai con gioia ciò che stava accadendo tra noi..
Feci cenno di si col capo, emozionata dall’intensità dei sentimenti che mi pervadevano... mi sentivo, ancora una volta, sospesa tra cielo e terra, l’unica certezza era Edward. Mi ci aggrappai come a una roccia durante una tempesta.
Una lacrima furtiva sfuggì al mio controllo. Voltai il viso, non volevo che mi vedesse così, non volevo indurlo a torturarsi in preda ai sensi di colpa.
Lo sguardo di Edward si fece nuovamente triste mentre con la mano sfiorò la mia guancia asciugandola.
“Ti ho fatto male?....Vuoi che ci fermiamo?” chiese.  No, non volevo, il mio corpo si stava abituando alla sua presenza, l’idea che si allontanasse, mi spaventava. Ero, ora me ne rendevo conto appieno, completa solo con lui...
“No!” dissi, chiaramente spaventata dall’idea della sua assenza.
“Non ti fermare!” sussurrai con voce roca mentre il volto di Edward  si apriva in un sorriso tenero e intriso di amore e passione.
Mi strinsi a lui, volevo fargli sentire tutto il mio calore e il mio amore, volevo che capisse quanto desiderassi il suo corpo, quanto fosse lontana da me l’idea di rifiutarlo, quanto fossi eccitata da lui... non poteva e non doveva pensare che lo rifiutassi... non lo avrei mai rifiutato.
Cominciai a carezzarlo con languore e dolcezza, il suo corpo si riaccese scosso da brividi di eccitazione, il suo membro vibrò in me... mi sentii morire di desiderio...
Si mosse molto lentamente, accarezzandomi il viso e il collo. Il dolore, che ancora avvertivo, lasciava sempre più spazio al desiderio e all’eccitazione.
Finalmente percepivo a pieno la portata della sua eccitazione, tutte le emozioni che lo attraversavano si riflettevano sul suo volto traboccando dai suoi limpidi occhi verdi...  Tutte le sensazioni mi si presentarono limpidamente, come amplificate, nella nostra bolla di piacere...
Tutto di Edward mi attirava: i suoi occhi chiari, le sue labbra così carnose e morbide, le sue dita che sapevano donarmi un piacere inaspettato, la sua pelle calda e profumata... un profumo così forte e mascolino che investiva tutti i miei sensi,  inebriandomi, eccitandomi...
“Ti Amo Edward!” sussurrai sulle sue labbra.
Non ero in grado di articolare altre parole in quel momento...
“Bella...” invocò il mio nome come se fosse una preghiera, la sua espressione distorta dal piacere.
Il mio corpo reagì con potenza inaspettata, i miei fianchi dondolarono senza che riuscissi ad impedirlo... istintivamente assecondavo i movimenti di Edward.
Una scarica elettrica mi pervase lasciandomi totalmente senza fiato... era troppo meravigliosa questa sensazione... volevo di più, volevo sentirla ancora...
“Si Edward... mio dio....” sussurrai.
Se mi avessero sentito ora? Chissà cosa avrebbero pensato Alice e gli altri sentendomi ansimare così?
Edward intensificò le sue spinte e io inarcai la schiena avvicinandomi a lui.
“Ti faccio male?” aveva frainteso. Negai.
“E’ troppo, troppo bello.... mi vergogno...se ci sentissero...” arrossii ancora.
Un sorriso affiorò sul volto che mi sovrastava... non avevo mai visto una persona più bella di lui...
“Bella, amore... grida se vuoi, non trattenerti....!” mi strinsi di più a lui, le sue parole mi avevano infuocato come mai avrei pensato...
Intrecciai le mie gambe al suo bacino, avvicinandomi di più, ancora di più...
Ora avvertivo la sua presenza in modo intenso, forte e consapevole.
Edward baciò le mie labbra mentre con le dita torturava i miei capezzoli ormai turgidi, soffocai i miei gemiti sulla sua bocca, alla sua bocca affidai tutto il mio piacere.
“Edward!!!!” gridai infine, incapace di trattenermi, le mie mani lo strinsero di più permettendogli di affondare in me...
“Ancora...ancora....!” dissi.... ero diventata davvero impudica, ma le parole uscirono dalla mia bocca dando voce ai miei desideri più segreti...
“Voglio sentirti ancora....”
Ancora una spinta, poi un’altra, sempre più forti, sempre più intense... 
Un piacere immenso dilagò nelle mie viscere, chiusi gli occhi, ormai incapaci di vedere, e, con un ultimo lampo di lucidità, misi una mano sulla mia bocca per soffocare in grido di piacere provocato da un orgasmo talmente intenso da lacerarmi in cuore.
Un’ultima spinta e Edward mi raggiunse in paradiso...
I nostri respiri affannati, mescolati al suono della tempesta, erano la colonna sonora ideale per quel momento magico e irripetibile.
Nessuna parola avrebbe potuto descrivere le sensazioni che provavo in quel preciso istante, abbracciata all’uomo che amavo.
Mi strinsi ancora di più a lui appoggiando la testa sul suo  petto, il ritmo cadenzato del suo cuore stava cedendo il passo a un battere più lento... lo guardai in viso, i suoi bellissimi occhi, ancora aperti, erano velati dal torpore, mi guardava, nella sua espressione  si leggeva una serenità che mai gli avevo visto...
Gli sorrisi, ero davvero felice, colma di un appagamento pieno e completo... 
Mi lasciai cullare dal suo respiro regolare e, lentamente, prima di accorgermene caddi nelle braccia di Morfeo.

**********************************************************************
Mi svegliai di soprassalto, avevo sognato?
Tutta la gioia provata era solo frutto di un sogno?
Bella, la sua passione, il suo amore... tutto frutto della mia fantasia?
Aprii gli occhi restio a rigettarmi nella mia triste e tetra realtà... tutto il dolore che avevo riscoperto mi avrebbe distrutto. Mi preparai all’impatto.
Un movimento mi riportò alla realtà, Bella dormiva placidamente, il suo respiro regolare e sereno, scaldava il mio petto...
“Edward... ti amo... “ Parlava nel sonno.
La guardai, sorrideva, un sorriso inconsapevole, intriso di una tale dolcezza da spezzarmi il cuore.
Sentii l’organo del mio amore accelerare i battiti  rimbombando nel petto e colmandosi di una gioia infinita.
Con la sua sola presenza, Bella era riuscita a far battere un cuore che credevo ormai pietrificato, era riuscita a farmi provare sentimenti che mai avrei creduto di poter provare, mi aveva accettato per quello che ero, senza remore, senza timori...
La guardai, il suo corpo languido e sensuale era ancora stretto al mio. Una fitta di desiderio mi colpì i lombi come una stilettata. Le carezzai la schiena, una carezza lenta e sensuale, volevo saggiare ancora la morbidezza della sua pelle, volevo essere certo di non aver sognato.
Si mosse, e una macchia di colore attrasse la mia attenzione.
Le immagini della serata appena trascorsa si riversarono nella mia mente, Bella mi aveva donato se stessa, aveva pianto di dolore, gridato di desiderio...
La guardai ancora e mi trovai ad annegare in un mare di cioccolato fuso... si era svegliata...
“Edward...!” sussurrò sorridendomi dolce, “come sei bello!” aggiunse, in tono sognante, passando una mano tra i miei capelli scompigliati.
Chiuse ancora gli occhi cercando di alzarsi... una fitta di dolore la colpì facendole aprire gli occhi e inducendola a sedersi nuovamente...
Le carezzai il viso e, alzandomi dal letto, la presi tra le braccia, ancora nuda e calda d’amore... arrossì vistosamente cercando di coprirsi.
“Cosa fai?” disse con un tono tra il sorpreso e il divertito dibattendosi per gioco tra le mie braccia.
“Vedrai amore mio!” risposi serio.
Entrai in bagno e la misi in piedi nella vasca, Bella mi fissava con espressione dubbiosa poi sorriso le fiorì sul volto.
“Ci facciamo il bagno insieme?” disse con una malizia che non le conoscevo.
“Un’altra volta amore mio...!” il mio tono continuava ad essere serio.
Aprii il getto e regolai l’acqua che riempì lentamente la vasca.
Cominciai a strofinarle le gambe con dolcezza infinita, Bella era il mio angelo, non meritava di soffrire, mai.
Lentamente, risalii con la spugna lungo le sue cosce fino a sfiorare la sua femminilità.
La sentii sospirare mentre rivoli rosati coloravano l’acqua.
“Cosa fai?” chiese, mentre bagnavo ancora la spugna sotto il getto d’acqua calda e tornavo a strofinarle il ventre piatto, i glutei, la schiena...
“Voglio lavarti via il dolore...”
Una lacrima scese lenta sul suo volto.
 
 
 
 
*(Vento nel vento _ Lucio Battisti)
 

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Capitolo 35
*** Cap 35 Ricerche ***


   _Cap. 35



Ricerche

 
Erano ore che scartabellavo archivi zeppi di notizie ma nulla, nessuna luce illuminava la mia ricerca...

“Charlie, perché non vai a dormire?....” Henry, il mio collega più fidato, insieme a Billy Black, il mio migliore amico...

“Henry....” mi ridestai, come da un sogno e alzai lo sguardo verso il punto dal quale proveniva la voce, ero così concentrato, mi ero a malapena accorto della sua presenza nell’ufficio.

“...Che ore sono?” chiesi, “Volevo chiamare Bella...” il mio amico mi guardò dubbioso.

“Bella? Non mi pare sia il caso, la sveglierai è mezzanotte....!” Era già così tardi? Mi alzai stancamente dalla poltrona

massaggiandomi le reni, mi faceva male la schiena... stavo invecchiando constatai. Bella, la mia piccola Bella era ormai una donna...

Chissà cosa stava facendo in questo momento, chissà se stava divertendosi... magari ora era a letto con Edward, pensai  rabbrividendo all’idea.

“Un padre non deve pensare queste cose Charlie!”mi rimproverai mentalmente.

Edward e Bella abbracciati nello stesso letto... quell’immagine continuava a tormentarmi.... Non riuscivo a pensare a ciò che avrei potuto fare de non fossi stato pietrificato dalla sorpresa, non potevo pensare che, per un momento, la mia mano era corsa al grilletto...

La mia bimba era cresciuta, dovevo accettarlo, così come dovevo ammettere che Edward si stava dimostrando premuroso e tenero nei suoi confronti.

Era profondamente dispiaciuto per la sofferenza che aveva arrecato a Bella, gli si leggeva in viso, così come si percepiva il suo profondo amore per lei.

Il giovane Cullen più maturo dei suoi vent’anni, portava nello sguardo il segno di una sofferenza indicibile. Chissà cosa si nascondeva nel suo passato.

Ripensai ai suoi occhi, quegli occhi felini così intensi, quello sguardo malinconico e velato di tristezza, quei modi gentili ma fermi. Adulti.

Il discorso che mi aveva fatto quella mattina, non tanto lontana, davanti ad una tazza di caffè ormai freddo, mi aveva impressionato, dovevo ammetterlo.

... Ma quando li avevo visti ballare insieme la vigilia di Natale...
Mi erano venute le lacrime agli occhi, il mio passato si era ripresentato a me chiedendomi il conto: Bella e Edward erano una coppia dalla bellezza struggente; Renée ed io eravamo così prima che, con il mio sciocco comportamento, distruggessi tutto......

...Stavo cominciando a rivalutarlo quel ragazzo, ma la coltre di mistero che ammantava il suo passato continuava a tormentarmi. Percorsi la stanza avanti e indietro, le braccia dietro la schiena, lo sguardo perso nel vuoto, la mente concentrata su tanti, troppi pensieri. Il mio sesto senso di poliziotto era in allarme.

Guardai ancora una volta il computer, lo schermo azzurro rimandava la mia immagine restando silente. Attendevo notizie, una e-mail che non voleva saperne di arrivare.

“Charlie hai ancora bisogno di qualcosa? Io sto andando a casa...” mi voltai distrattamente verso Henry e feci un cenno di diniego con la testa.

“Allora buonanotte Charlie, non fare troppo tardi... le strade sono ghiacciate!”

“Buonanotte Henry” era veramente un brav’uomo e si preoccupava per me e per in mio atteggiamento degli ultimi mesi.

Per Henry Clearwater, la mia smania di scoprire il passato di Edward, stava diventando quasi un’ossessione.

Non aveva approvato la mia idea di chiamare Harold...
Harold Volt, uno dei miei migliori amici ai tempi del liceo, era l’unico a cui potevo rivolgermi, l’unico che, se ce n’erano, avrebbe potuto darmi delle risposte.

Cronista freelance e esperto in giornalismo investigativo, Harold era stato, per qualche tempo, un mio compagno all’accademia in polizia; ma le regole imposte, troppo coercitive per uno spirito libero come lui, l’avevano portato a lasciare questo impegno per dedicarsi al racconto dei fatti.

Aveva poi lavorato al Chicago Tribune e infine era diventato cronista di guerra in Iraq. Non avevamo mai perso i contatti, Harold era stato utile in alcune indagini, il suo parere era stato prezioso per la risoluzione di alcuni casi, se fosse rimasto in polizia, le sue capacità deduttive lo avrebbero portato sicuramente a fare carriera...

Spensi il computer. Henry aveva ragione, dovevo andare a casa.

Il telefono vibrò nella mia tasca, l’accostai all’orecchio.

“Charlie, sono Harold... per caso sai dirmi se i ragazzi in questione sono gemelli?”

***********************************************************************
Stesa in una radura assolata e piena di fiori, sentivo il sole sulla mia pelle, Edward era con me, accanto a lui mi sentivo circondata e protetta. Mi guardai attorno stupendomi della bellezza del luogo.

L’aria era tiepida e il profumo di lillà impregnava l’aria, quel profumo mi ricordava mia madre, lo metteva sempre quando aveva voglia di sole... Ero felice quando lo metteva, era segno che aveva voglia di giocare, di cantare, di ballare...
Eravamo soli, mia madre non era con me, una pace assoluta, rotta solo dal lieve ronzio di api laboriose, ci circondava.

Mi strinsi a Edward che mi circondò con le sue braccia baciandomi dolcemente i capelli e carezzandomi le guance con una piccola margherita.

“Ti amo Bella!” disse sorridendo felice. I suoi occhi, di un verde lucido e fresco, erano colmi di desiderio.

Arrossii, accorgendomi di essere nuda mentre la sua mano aveva iniziò a sfiorarmi pigramente un seno. Sorrisi a mia volta, rabbrividendo.

“Ti amo Edward!”
Un movimento al mio fianco mi riportò lentamente alla realtà. Aprii gli occhi immergendomi nel verde profondo di una foresta tropicale.

Edward sorrideva ma il suo era un sorriso strano, appena accennato. Fissava il mio corpo con un misto di preoccupazione e desiderio... perché, perché quell’espressione così strana?

“Edward...!” sussurrai sorridendogli ancora assonnata, cercando di attenuare la strana tensione tra noi. Lo guardai, non riuscendo a staccarmi dallo strano incantesimo del suo sguardo.

“Come sei bello!” gli dissi sinceramente, non riuscendo ad impedirmelo.

Con una mano arruffai i suoi capelli gustandone la morbidezza. Edward era di una bellezza straordinaria in quel momento, con quella luce, con quell’espressione... I capelli scompigliati, gli occhi verdi e accesi di passione, le labbra morbide, il torace solido e rassicurante e...

Il mio sguardo scivolò in basso mentre il ricordo di ciò che avevamo da poco condiviso tornò a riempire la mia mente.

Arrossii vistosamente al pensiero del suo corpo sodo sopra il mio, della sua impetuosità tra le mie braccia, della sua passione, della dolcezza dei suoi gesti...

Chiusi gli occhi mentre un’ondata di imbarazzo tornò ancora ad imporporare le mie guance.

Non riuscivo a pensare alle parole che erano uscite dalla mia bocca in quei momenti di assoluta istintualità, a ciò che gli avevo chiesto nei momenti dell’amore... mi imbarazzava l’idea di essere stata tanto spudorata.

Tentai di alzarmi, stavo prendendo fuoco, avevo bisogno di stare un attimo da sola, di riprendere fiato, di abituarmi alla nuova me stessa.

Una fitta di dolore al basso ventre mi indusse a desistere.
Edward si avvicinò a me e, guardandomi con apprensione, mi carezzò il viso poi, senza alcun preavviso, mi prese tra le braccia.

“Cosa fai?” chiesi, l’imbarazzo mi portava a ridere...

“Vedrai amore mio!” rispose, il suo sguardo era serio, concentrato, preoccupato. Perché? Era normale che provassi un po’ di dolore... Edward era troppo apprensivo.

Entrammo in bagno, mi depositò in piedi nella vasca. Non riuscivo a immaginare cosa volesse fare né il perché della strana espressione nei suoi occhi.

“Ci facciamo il bagno insieme?”sorrisi, mentre immagini sensuali di noi due, immersi nell’acqua, cominciarono a formarsi, involontariamente, nella mia mente.

“Un’altra volta amore mio...!”  rispose, spiazzandomi con il suo tono serio. Abbassai lo sguardo, avevo osato troppo....
Apri il getto lasciando che il liquido caldo lambisse i miei piedi poi, bagnando la spugna cominciò a lavarmi.
Fu allora che mi resi conto del colore assunto l’acqua...

Sospirai mentre Edward mi strofinava con dolcezza le gambe, la schiena, i glutei, il sesso... capii solo allora la portata del suo gesto.

“Cosa fai?” la mia voce era arrochita dall’emozione, quei movimenti erano così dolci, così premurosi, da imbarazzarmi.
La risposta di Edward giunse dopo un istante spezzando ogni mia resistenza.

“Voglio lavarti via il dolore...”

Una lacrima scese lenta sul mio volto senza che potessi fare nulla per fermarla. Come poteva un uomo che aveva avuto così poco dalla vita riuscire a darmi così tanto amore?

Dove trovava tutta questa tenerezza, lui che non l’aveva mai avuta?

Ero davvero fortunata ad averlo incontrato sulla mia strada.

******************************************************************
Presi Bella tra le braccia, aveva il viso ancora umido di lacrime e, depositandola a terra, l’asciugai con un morbido telo di spugna. 

Mi guardò, i suoi occhi erano delle pozze profonde e calde, lucidi di pianto che, inarrestabilmente, continuava a bagnarle il viso. Il suo ovale tra le mie mani era cosi perfetto e morbido, Bella così tenera, cosi indifesa; totalmente inconsapevole di, apparire al contempo, fragile e profondamente attraente...

Le asciugai i lucciconi con i pollici facendo dei movimenti lenti, circolari.... volevo trattarla con la massima delicatezza, era il mio tesoro prezioso, il mio angelo...

Bella si avvicinò a me abbracciandomi, mi guardò negli occhi intensamente e, infine,  mi depositò un tenero bacio sulle labbra.

“Grazie!” mormorò mentre gli occhi le si facevano di nuovo lucidi.

“Sei il mio amore!” disse prendendomi la mano e conducendomi verso il letto.

“...Vieni!” il suo sorriso era talmente dolce, il suo corpo, talmente allettante... ero totalmente, incondizionatamente attratto, quasi affamato di lei.

Non riuscivo a liberarmi dall’incantesimo dei suoi occhi e del suo corpo tentatore né lo volevo. Desideravo sentirmi imprigionato, dolcemente imprigionato.

Ci sedemmo sul letto e Bella con tenerezza accarezzò il mio petto nudo e deturpato dalle tante cicatrici inflittami da mio padre... abbassai lo sguardo, mi vergognavo del mio corpo imperfetto... lei era così bella, così perfetta, così meravigliosa.
“Mi dispiace...” dissi. Non so perché lo dissi...

“Non dire così...non è colpa tua...” il suo dito corse lungo una cicatrice lunga e sottile che tagliava un quarto del mio torace poi, lentamente scese più giù, avvicinandosi pericolosamente al mio inguine.

Sentii immediatamente il mio corpo tendersi sotto le sue carezze timidamente audaci.

Bella si mordicchiò il labbro inferiore, un gesto che mi eccitò da morire, mentre la sua mano continuò a vagare libera sul mio corpo.

Rabbrividii di piacere al suo tocco. Mi avvicinai a lei cercando un contatto più intenso, le mie labbra furono sul suo collo, leccandolo dolcemente e aspirando il suo profumo dolce e inebriante.

La sua aorta pulsò più velocemente seguendo il ritmo del suo cuore mentre il suo asciugamano scivolò giù scoprendole i seni.

Mi staccai da lei fissando le sue dolci colline, così morbide, così invitanti...le sfiorai mentre, sotto il mio tocco, i capezzoli le si inturgidirono immediatamente. Affondò le dita tra i miei capelli stringendomi e avvicinando la sua bocca alla mia.

La baciai con tutta la passione che era riuscita a riaccendere in me...

Mi sentivo pronto per rientrare in lei.

La mia erezione turgida aspettava solo di essere soddisfatta.

Guidai la mano di Bella verso il cavallo dei miei pantaloni e lei iniziò a strofinarla lentamente sulla stoffa dei miei boxer.

Chiusi gli occhi, per gustare le sensazioni che il suo tocco mi dava poi mi avvicinai di più per permetterle di approfondire il contatto.

Bella infilò una mano nei miei boxer e, aiutato da me, li tirò giù mettendo a nudo la mia mascolinità poi iniziò a giocarci muovendo lentamente la mano.

Su e giù... la guardai, aveva gli occhi accesi di desiderio mentre con i denti, continuava a torturarsi il labbro inferiore. Su e giù...

Mi imbarazzava e mi sorprendeva la sua audacia, mi sentivo totalmente e completamente indifeso di fronte a lei, nudo.

Decisi di prendere l’iniziativa per ripagarla, almeno in parte, di tutto il godimento che mi stava donando.

La feci adagiare sul letto togliendole di dosso l’asciugamano poi, con lentezza, iniziai ad accarezzarle il corpo con la punta delle dita.

Le spalle, i seni, il ventre... e poi i piedi, le ginocchia e le gambe... sentivo la sua pelle ricoprirsi di brividi ma, solo quando le sentii sussurrare il mio nome decisi di carezzarla più intimamente.

Le feci allargare leggermente le gambe e infilai una mano tra le sue cosce poi, con infinita calma, iniziai a massaggiarle il clitoride.

Sentii la sua presa farsi più intensa attorno al mio membro e fitte di desiderio travolgermi.

Bella era pronta, fu facile per me penetrarla con un dito continuando il mio massaggio lento ed erotico.

“Edward, ti prego... ti voglio dentro di me!” disse mentre intensificavo le mie carezze portandola sull’orlo dell’orgasmo.

Anch’io ero al limite.

La baciai e mi allontanai solo il tempo di infilare un profilattico, poi tornai su di lei.

Le sue braccia mi strinsero forte mentre mi spingevo nei suoi caldi meandri, le sue gambe si allacciarono alla mia vita quando iniziai a spingere con più intensità.

“Mio dio Edward.... mi fai impazzire!” gridò senza più remore.

“Ancora, ancora....” continuò portandomi al limite estremo della resistenza. Vederla così eccitata da me, da quello che le stavo facendo, ebbe su di me l’effetto di un tornado.

Non riuscivo più a controllare le emozioni, tutto era confuso e trascinato via dall’impeto del desiderio.

Spinsi ancora di più in lei mentre le sue dita si ancorarono alle mie spalle lasciandovi i segni delle unghie poi con un grido venni seguito da lei.

Rimasi immobile abbracciato a lei mentre il mio respiro lentamente si regolarizzò.

Bella, con il respiro grosso, sorrideva beata baciandomi il petto.

Piccoli gesti che, per un attimo mi fecero dimenticare tutto, persino il mio nome, trasportandomi in una bolla di pura felicità.

*******************************************************************
La telefonata di Charlie mi sorprese molto, da quanto tempo non lo sentivo....

Eravamo amici dal tempo del liceo e, spinti da quel senso di fratellanza che accomuna i ragazzi in un certo periodo della loro vita, avevamo deciso di frequentare assieme l’accademia di polizia.

Charlie era particolarmente portato per il rispetto delle regole: ordinato, puntuale, rispettoso dei ruoli... io lo ero molto meno. Ero quello che si poteva definire uno spirito libero.

Non volevo legami che tenessero imprigionata la mia libertà. Né una donna, né una professione da scrivania, sarebbero riusciti a tenermi legato ad un luogo preciso.

Lasciai l’accademia dopo appena un anno, tempo sufficiente per fare chiarezza in me.

Ero portato per l’investigazione, cosa che mi accomunava ad un poliziotto, ma non per il rigido rispetto delle regole. Mi iscrissi alla facoltà di giornalismo.

Mi laureai con una tesi sul giornalismo investigativo dai tempi dello scandalo Watergate ad oggi.

Per qualche tempo lavorai al Chicago Tribune ma, la vita di redazione mi stava stretta.

Chiesi di essere mandato come inviato nelle zone di guerra. Partii per l’Iraq poco tempo dopo.

Una ferita d’arma da fuoco mi costrinse a rientrare in patria.

Charlie era l’unico amico a cui ero rimasto legato.

Fu lui ad accogliermi all’aeroporto al mio rientro. Non lo vedevo da anni, eppure era li, leale come sempre.

Mi ospitò per qualche tempo nella sua casa a New York, si era sposato con una bellissima ragazza italiana e aveva avuto una bambina, Isabella.

Per un istante invidiai la sua vita.

Dopo la convalescenza ripartii da New York per tornare a Chicago.

La guerra mi aveva cambiato, mi aveva reso più duro, più freddo... iniziai così la mia carriera di giornalista freelance, sempre a caccia di notizie da vendere al miglio offerente, sempre intenzionato ad inseguire l’unica fede che avessi... la ricerca della verità....

....Il mio amico era preoccupato in maniera ossessiva della vita di Isabella. Dopo il divorzio da sua moglie aveva il terrore che anche lei fuggisse o che si cacciasse nei guai. Mi spaventò molto il tono preoccupato che sentii nella sua voce... ero spaventato per lui.

Dietro la scorza del poliziotto si nascondeva un uomo fragile e profondamente ferito. Sapere che sua figlia frequentava un ragazzo senza passato lo atterriva. Aveva fatto delle indagini per suo conto ma non era riuscito a venire a capo di nulla, non seguendo le regole....

...Cercavo nel mio vasto archivio digitale qualcosa che si potesse in qualche modo ricollegare ai pochi indizi che mi aveva dato Charlie... Edward e Alice una coppia di ragazzi di vent’anni adottati dal dottor Carlisle Cullen all’inizio del 2000 il cui passato prima di quella data era totalmente sparito dagli archivi.

Nulla, brancolavo nel buio... poi, improvvisamente una luce si accese nella mia testa...mi sembrava di ricordare... un vecchio caso che avevo seguito appena tornato a Chicago...

Era una storia piena di dolore, una storia da cui, pur non volendo, mi ero lasciato coinvolgere emotivamente...

C’erano dei bambini coinvolti nella vicenda, bambini finiti sotto protezione, bambini scomparsi nel nulla... no, non potevano essere loro... non i figli di E.J Masen.

Se così fosse stato... se fossero stati davvero loro... poteva essere uno scoop dalle dimensioni colossali... oppure no... facevo bene a rivelare un segreto tenuto gelosamente nascosto per anni...

Presi il telefono e digitai il numero del mio amico...
“Charlie, sono Harold... per caso sai dirmi se i ragazzi in questione sono gemelli?”
 
Partii in direzione Forks, le note di Private Investigation accompagnarono il mio viaggio...
 
Private investigation Dire Straits  http://www.youtube.com/watch?v=P9K27HvhDxA
 
It's a mystery to me - the game commences
for the usual fee - plus expenses
confidential information - it's not a public inquiry
I go checking out the reports - digging up the dirt
you get to meet all sorts in this line of work
treachery and treason - there's always an excuse for it
and when I find the reason I still can't get used to it
And what have you got at the end of the day?
what have you got to take away?
a bottle of whisky and a new set of lies
blinds on the windows and a pain behind the eyes
Scarred for life - nocompensation
private investigations
 
È un mistero per me - il gioco comincia
 la solita tariffa più le spese.
Sono informazioni confidenziali - non inchieste pubbliche- 
cerco lo sporco nelle relazioni –
scavando nello sporco
puoi incontrare ogni tipo di situazione.
tradimento e tradimento - c'è sempre una scusa...
e quando trovo le ragioni e non posso usarle
che cosa hai ottenuto alla fine della giornata?
che cosa puoi portare via?
una bottiglia di whisky e una nuova serie di menzogne
le tende delle finestre e un dolore dietro gli occhi
lo scorrere della vita 
non è compensato da indagini private.
   

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Capitolo 36
*** Cap 36 Realtà ***


_Cap. 36
 

 
 

Realtà
 
“Perché non mi parli un po’ di te” la domanda mi colse del tutto impreparata ero abbracciata a lui e iniziavo a sonnecchiare... poi la sua richiesta improvvisa che mal celava una irrefrenabile curiosità.
Cosa potevo dirgli, la mia vita prima di incontrarlo era così... oddio, non riuscivo nemmeno a definirla... scialba. Edward era steso accanto a me, i suoi occhi mi sorridevano mentre i nostri corpi erano ancora allacciati e caldi d’amore. Era stato tutto così perfetto! No, perfetto era troppo riduttivo per definire le sensazioni di piacere assoluto che mi avevamo pervasa... non ero mai stata così appagata in vita mia. Edward aveva il potere di farmi sentire bella, desiderabile, sexy... indispensabile. Lui era il mio amore, ero felice che fosse stato il primo uomo ad avermi... in ogni senso.
“Allora?” il suo tono mi riscosse dai dolci ed erotici pensieri che roteavano nella mia mente.
“Non saprei cosa dirti, la mia vita è stata così normale, così ordinaria... non vedo cosa possa esserci di interessante...!” gli carezzai il viso. Mentre i suoi occhi mi scrutavano seri.
“Tutto di te mi interessa, sei il mio amore, voglio conoscerti...” qualcosa mi diceva che non scherzava, voleva davvero sapere...
“Tu non sai quanto vorrei poter dire che la mia vita è stata normale, ordinaria...” i suoi occhi si velarono di tristezza, capii di aver commesso un errore, Edward bramava la normalità che io stavo tanto denigrando. Lo guardai, era in attesa, gli occhi vigili, attenti, la mano sul mio fianco disegnava impossibili e intricati arabeschi.
“Sono nata a New York, vent’anni fa e, qualche anno dopo, ci siamo trasferiti a Forks. Ci ho vissuto con i miei fino a tredici anni. Poi mia madre ha chiesto il divorzio!” feci una pausa e abbassai gli occhi. Non mi andava di pensare alla tristezza che avevo provato allora, non ora che ero così serena. Continuai.
“Sai Edward, sembravano così innamorati... poi mia madre cominciò a spegnersi...quasi avesse perso la gioia di vivere, quasi che la nebbia attanagliasse anche il suo cuore...” Edward mi baciò la fronte con tenerezza, consolandomi.
“L’ho conosciuta tua madre, mi è sembrata così dolce...” mi sorrise ancora, dolce, rassicurante. “continua, cosa hai fatto quando hai saputo del divorzio?” Ripensai al momento preciso, ripensai all’istante in cui i miei me lo comunicarono. Ripensai al mio cuore in frantumi. I miei occhi si velarono.
“Sono scappata. Sono andata a piangere sulla spiaggia di La Push, non volevo vedere nessuno... poi, Jacob...” mi bloccai,
“Poi lui ti ha trovata, rassicurata, baciata, non è vero?” dilatai gli occhi per la sorpresa, come poteva saperlo...
“Ammettilo, è così vero?” mi parve di avvertire una punta di gelosia, abilmente mascherata. Lo conoscevo abbastanza per riconoscere quando stava fingendo.
“Si!” ammisi, “è stato il mio primo bacio, Jacob mi piaceva all’epoca ma, quando ha saputo che mi trasferivo con mia madre a Phoenix, ha smesso di parlarmi e di scrivermi. Ha troncato tutti i rapporti con me!” ancora mi bruciava quel comportamento... non volevo pensare a lui, alle sue mani, alle sue carezza su di me. Mi irrigidii tra le braccia di Edward.
“Piccola...” fraintese  la mia reazione “Che vigliacco, si è allontanato prima di potersi innamorare, prima che la tua lontananza lo facesse soffrire...!”
Comunque era proprio così, Edward, con la sua sensibilità sapeva leggere bene l’animo umano.
“Poi, una volta a Phoenix?” gli argomenti di divorzio e bacio con Jacob vennero rapidamente accantonati... troppo spinosi.
“Mia madre aveva preso contatti con un piccolo laboratorio di fotografia. Lei è una designer ma ama molto dipingere e fare foto. Per qualche anno ha lavorato li poi, ha aperto un suo laboratorio.” Il sorriso di Edward si aprì di più. 
“Mia madre Esme è una restauratrice di mobili antichi ma anche lei ha studiato come designer... magari se si incontrassero...” abbassai gli occhi, improvvisamente rattristata. Il peso dei ricordi che quel racconto aveva risvegliato in me era più grande di quanto pensassi. Quale dolore vedevo nello sguardo di mia madre ogni volta che le parlavo di tornare nella mia città, da mio padre, dai miei amici... Non me lo aveva mai impedito, pensai, ma si era sempre rifiutata di accompagnarmi.
“Mia madre non viene volentieri a Forks. Dice che questo luogo è pieno solo di ricordi tristi.” Le labbra di Edward furono sulla mia spalla, potevo sentire il suo profumo così intenso invadermi le narici. Sentii un brivido di eccitazione a quel tocco. Stavo perdendo il controllo... Edward aveva il potere di eccitarmi anche solo sfiorandomi.
“Continua...” le sue labbra vicino al mio orecchio, il suo respiro sul collo... “a Phoenix sei andata al liceo...” Annuii.
“Non è stato un periodo felice, non avevo amiche nella mia classe... continuavo a mantenere invece i contatti con Angela...”
“Angela Weber?” annuii “Angela e Ben mi piacciono molto...”concluse.
“...E al liceo hai avuto un ragazzo?” i suoi occhi erano accesi di vivo interesse, la sua non era morbosità ma curiosità sincera. Annuii ancora arrossendo. Non erano discorsi che si facevano con il proprio ragazzo...
“Alex era un mio compagno di classe, un atleta, un ragazzo molto interessante, intelligente e sensibile … non so per quale strano motivo ero riuscita a interessarlo...” Edward si fece più vicino, le labbra sfiorarono il mio orecchio..
“Perché sei meravigliosa Isabella Swan!, Anche se non lo sai” sussurrò.
“Dimmi, eri innamorata di lui?” il suo tono era leggermente mutato, sembrava dispiaciuto nel pronunciare quelle parole.
“Era davvero molto bello, ma, avevo sedici anni, non potevo dire di esserne veramente innamorata infatti, dopo il nostro primo bacio, e gli altri che seguirono, non riuscii a sbloccarmi, restavo fredda, piuttosto indifferente, come se il mio corpo non rispondesse con la giusta intensità, come se aspettasse qualcun altro...” lo guardai in maniera significativa “ il mio corpo aspettava te Edward Cullen!” conclusi abbracciandolo. Sorrise ricambiando l’abbraccio.
Mi strinsi di più a lui, era bellissimo sentirlo così vicino, così sereno, così felice.
“Continua, cosa è successo poi?” la voce era divenuta un sussurro roco ed eccitato.
“Mia madre ha sposato Phil e io sono venuta a Seattle per frequentare l’università, poi ho conosciuto te e... il resto lo sai...”tirai un sospiro di sollievo, volevo chiudere il patetico racconto della mia vita al più presto...
Edward chiuse gli occhi poi le sue labbra furono sulle mie.
“Mi piace tutto di te!!” disse con gli occhi chiusi, “mi piacciono i piccoli dettagli della tua vita, non considerarli insignificanti perché non lo sono...!”
Gli accarezzai il viso, era umido, Edward aveva pianto senza che me ne accorgessi. Aveva pianto per quella vita serena, forse scialba, con qualche piccolo dolore... quella vita che gli era stata strappata, quell’infanzia che mai aveva vissuto e che mai avrebbe potuto riavere indietro.
**********************************************************************
“Edward, ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di te?” disse carezzandomi le guance. Avevo pianto al suo racconto, non ero riuscito a fermare le lacrime, avevo invidiato la sua vita... mi ero sentito in colpa, ma non ero riuscito ad impedirmi di provare questo sentimento.
Chiusi gli occhi evitando il suo sguardo. Non riuscivo a guardarla in viso... avrei scambiato volentieri quella vita, che lei riteneva così insignificante, con la mia... e me ne vergognavo.
“Se è troppo presto, se non ti senti pronto... non preoccuparti aspetterò ma, ti prego, ti prego, non evitare di guardarmi, non tagliarmi fuori dal tuo mondo!”
Un brivido mi percorse la schiena.
La mia Balla, la donna chi mi aveva donato se stessa, ora mi implorava di non lasciarla sola e io ero troppo spaventato, troppo egoista, per accontentarla.
Una mano mi sfiorò i capelli poi, il suo profumo giunse alle mie narici. Si strinse a me, carezzandomi dolcemente la schiena.
Non fece più domande.
Non so quanto tempo passammo in quella posizione, il silenzio opprimente, era un suono acutissimo nella mia testa. Mi sembrava di impazzire. Non potevo accettare il fatto che Bella non mi parlasse. Capivo solo ora, ora che il silenzio si faceva sempre più soffocante, cosa intendesse Bella con la frase – non tagliarmi fuori dal tuo mondo. – mi sembrava di impazzire.
“Bella!” la chiamai con un filo di voce, forse dormiva.
“Si Edward!” la sua voce giunse chiara, come se aspettasse solo di parlarmi.
“Ti prego... dammi tempo, solo un po’ di tempo... io... io ho paura!” confessai.
Si, avevo paura, una tremenda paura di soffrire, di sentire riaprirsi tutte le ferite che, con tanta fatica, avevo nascosto sotto la pesante armatura che ricopriva il mio cuore. Nascosto, non curato.
“Paura...! hai paura di me?” fraintese “Hai paura che io fugga, che non comprenda il tuo dolore... Edward, io so come sei veramente!”
“No... non ho paura di questo, mi sei stata vicina in momenti terribili, mi hai visto stare male, soffrire, mi hai visto essere aggressivo, distaccato, eppure... eppure sei rimasta con me....”
“E Allora, di cosa hai paura Edward!”  mi guardò con quei suoi occhi grandi, così limpidi, così sinceri, puri... tirai un forte sospiro e infine parlai....
“Ho paura di riaprire una porta che mi condurrà in un oscuro baratro di sofferenza, ho paura di non resistere a ciò che troverò in quel buio, ho paura di riaprire ferite mai guarite e di uscirne distrutto, ho paura di trascinarti con me nella mia angoscia. Tu non lo meriti....”
Nuove lacrime gonfiarono i miei occhi... impedii che tracimassero. Bella mi strinse a se poi cominciò a lasciare piccole scie calde sul mio petto. Chiusi gli occhi gustandomi quella dolce tortura.
“Ti ripeterò una cosa che ti ho già detto qualche tempo fa: se vuoi essere davvero libero, devi lottare per liberarti da ciò che ti imprigiona!”  il tono era dolce ma deciso. Bella non si sarebbe arresa.
“Ho bisogno solo di un po’ di tempo, devo trovare la forza di...” mi interruppi, una miriade di immagini fluttuarono nella mia testa, immagini del mio passato, immagini che avevo con tanta forza represso, immagini confuse che non riuscivo a codificare e a rimettere al posto giusto. Non avevo più la forza di parlare mentre, con la testa tra le mani, cercavo di scacciare via i ricordi.
 
Le lacrime di mia madre, la stanza scura, l’odore del sangue che mi entrava dentro,  il buio opprimente, la cinghia lucente, le grida, la voce di mio padre... “non piangere!” urlava. Le ferite sulla mia pelle, il dolore, quel dolore così intenso. La puzza di vomito che impregnava l’aria, l’alcool, il respiro mozzo, il coltello di cristallo. “Fai silenzio piccolo mio! Fai silenzio”...dolore, dolore, dolore.....
 
Mi sentii salire la nausea, come dopo un giro di giostra.
Il cuore batteva all’impazzata e la testa mi doleva in maniera tremenda.
Non volevo, non volevo ricordare.
Il meccanismo di autodifesa della mia mente si era messo in moto e ora non si poteva fermarlo. Dolore, troppo dolore.
“Edward cos’hai!” la voce di Bella giunse ovattata alle mie orecchie.
Stavo per svenire.
“Ti prego... non... fatemi... questo...” mi strinsi la testa tra le mani più forte, ancora più forte, volevo schiacciarla, distruggerla, volevo impedire alla mia mente di rivivere il passato.
Non avevo più forze. “Non fatemi questo!” sussurrai.
“Shh! Edward shh!  ...Calmati” percepivo appena il significato delle sue parole, la testa mi scoppiava, ma la dolcezza del suo tono mi indusse ad appoggiarmi al suo petto.
Tremavo, ormai era una consuetudine, quando il peso dei ricordi mi assaliva. Un profumo arrivò alle mie narici, il profumo della sua pelle nuda. Dolce, caldo, tranquillizzante, il calore di Bella, del suo abbraccio, del suo amore quietò per un poco il mio animo.
Mi lasciai cullare circondata dalle sua braccia. Avevo disperatamente bisogno della sua presenza nella mia vita... più di quanto volessi.
Chiusi gli occhi. Le mani a pugno, stringevano spasmodicamente il lenzuolo. Non riuscivo più a bloccare le immagini che vorticavano nella mia testa, era come se avessi aperto il vaso di Pandora: tutti i mali del mondo ne erano usciti e ora ondeggiavano davanti a me.
“Calmati!” sussurrò ancora Bella.
Non ci riuscivo, non riuscivo a calmarmi, continuavo a stringerla reprimendo i singhiozzi, mentre il mio corpo era pervaso da brividi di terrore.
Stavo facendola preoccupare, lo sapevo, non riuscivo a tornare alla realtà, non riuscivo ad impedire alla mia mente di staccarmi da tutto quel dolore.
Come un giovane nuotatore, che brama di tuffarsi nelle profondità marine, io ero irresistibilmente attratto dal mio passato.
Poi, improvvisamente accadde.
Un dolore forte mi riportò alla realtà.
Alzai gli occhi per incontrare quelli fiammeggianti di Bella.
La mano ancora alzata verso di me, le guance arrossate, il respiro affannato.
Sentii il calore salire lentamente sulla guancia dolorante.
Ero riemerso, avevo ripreso a respirare, il gorgo non mi aveva risucchiato tra le sue spire... Bella mi aveva salvato.
“Lotta Edward, lotta per riprenderti la tua vita!” la voce era ferma, lo sguardo di fuoco, le labbra leggermente socchiuse, morbide, rosse...
“Lotta per sconfiggere i tuoi demoni!” continuò con enfasi
“Io ti sarò accanto qualunque scelta tu faccia, ma, Edward... non posso combattere al tuo posto. Questo ruolo spetta a te!”
Poi silenzio. Solo il suo respiro ansante mischiato al mio.
Una lacrima solcò il suo viso poi un’altra e un’altra ancora...
“Mi dispiace Edward!” disse infine come risvegliandosi da un sogno, la voce rotta, la mano ancora tremante “mi dispiace di averti schiaffeggiato! Non avrei mai dovuto farti questo, non io, non dopo quello che hai dovuto subire!” Abbassò gli occhi, si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto.
Non sapeva quanto quel gesto mi avesse aiutato.
La guardai.
Era di una bellezza straordinaria, nuda di fronte a me, i capelli scompigliati, gli occhi lucidi... Bella, e la sua determinazione, Bella e la sua forza d’animo, Bella e il suo amore...
Mi avvicinai e, prendendole il viso tra le mani, la baciai...
Non fu un bacio tenero ma forte, appassionato, disperato. La volevo intensamente, disperatamente,  volevo che il suo sapore lenisse il mio animo ferito, volevo che il suo corpo scaldasse il mio cuore gelato. Volevo bere alla fonte della sua forza, e rigenerarmi nella purezza del suo sguardo. Non riuscivo a smettere di baciarla  sempre più intensamente, sempre più profondamente.
Entrai in lei senza attendere, la sentii gemere sotto di me, non era pronta, ancora... ma non rallentai il ritmo, non subito. Ero incapace di fermarmi preso dalla brama di lei, del suo corpo, della sua anima, del suo cuore. Continuavo a possederla ma con disperazione, non con l’amore che meritava. Bella restava immobile sotto di me, me ne accorsi solo in un secondo momento; solo allora addolcii i movimenti carezzandola e ricoprendola di baci. Il suo corpo tremò sotto il mio, le mie carezze divennero lente, sensuali... Bella sospirò di piacere, il suo bacino seguiva ritmicamente il mio accogliendo le mie spinte ma la sua mente sembrava assente. Fu in quel momento che capii.
“Mi dispiace!” le sussurrai  scivolando via da lei, ancora pulsante di desideri inappagati.
Non rispose, gli occhi erano ancora lucidi, le guance arrossate...
“Mi dispiace!” mormorai pieno di vergogna per ciò che avevo appena fatto e che, dovevo ammetterlo, desideravo ancora fare.
Bella carezzò i miei capelli poi la mia schiena e infine si strinse a me.
“Ti ho fatto male piccola mia!” dissi ancora in un sussurro.
Non rispose, si limitò a negare con la testa.
Avevo commesso un errore, una grave dimenticanza, Bella era terrorizzata dall’irruenza, bisognava trattarla con tenerezza, aveva subito una tentata violenza e, quel mio comportamento non doveva esserle sembrato diverso.
Tentai di allontanarmi di più, volevo darle spazio ma le sue gambe restavano allacciate alle mie.
“Usami se vuoi ma fallo per amore...con amore. Amami Edward!” furono le uniche parole che udii poi la passione mi travolse totalmente.
L’abbracciai, la strinsi forte, continuando a chiederle perdono e a ricoprirla di baci poi entrai in lei.
Mi sentii morire di desiderio, era così calda, morbida invitante...
Continuai a spingere in lei, forte, sempre più forte... finché la sentii tremare prossima all’orgasmo.
Solo allora mi lasciai andare totalmente e completamente alle spire dell’amore.
 
Dopo l’amore, allacciati in un abbraccio, senza fiato, senza parole ci guardavamo... gli occhi negli occhi, il dolore nel dolore...
“Bella!” la chiamai e lei, istintivamente carezzò la mia guancia.
“Edward!” la sua voce era dolce ma ancora velata di tristezza.
“Mia...mia madre si chiamava Elizabeth...”
Le note di Giovanni Allevi coprirono i nostri respiri.
 
 
* Come sei veramente_ Giovanni Allevi


http://www.youtube.com/watch?v=qKMZ2H_a0z8 

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Capitolo 37
*** Cap 37 Passato (prima parte) ***


Ciao a tutti! pubblico questo capitolo in due parti perchè è davvero molto lungo ma, prima di lasciarvi alla lettura vi avverto che i contenuti (non tanto nella prima parte quanto nella seconda) sono molto forti...

buona lettura allora e.... aspetto commenti


 Baci a tutti B.

 
_Cap. 37
 
Passato
 
“Forse!” questo aveva risposto Charlie alla mia domanda. Forse pensai.Se fossero stati loro? Avevo un bisogno disperato di capire, di sapere...

I chilometri scorrevano sotto le ruote.

Amavo viaggiare in automobile, la solitudine mi aiutava a riflettere, a fare chiarezza...

Nessuna voce, nessun rumore, solo il suono del motore a farmi compagnia e... la musica; Eric Clapton, la  sua slow hand, la sua voce graffiante, cantava un malinconico Rivers of Tears la stessa canzone di allora...

http://www.youtube.com/watch?v=bI5Zi2OHhDU

Non potevo impedire alla mia mente di pensare, di tornare indietro a quel dannato dicembre 1988, ventidue anni fa...
 
L’annuale festa a casa Masen, si svolgeva immancabilmente in dicembre, come un rito ormai consolidato nel tempo, come una festa comandata...

Ogni anno, dopo l’apertura della stagione lirica, tutta l’alta società di Chicago si riversava nella grande villa padronale nei pressi del Lincoln Park, sulle sponde del lago Michigan.

Chiunque fosse importante, o aspirasse ad esserlo, agognava di esservi invitato.

Era l’evento più importante dell’anno, rappresentava al contempo un rilevante segno distintivo e un’ostentazione della propria posizione sulla scala gerarchica e sociale.

Il caporedattore del giornale per il quale lavoravo a quei tempi, mi diede l’invito intimandomi di parteciparvi.
Non c’era niente che mi andasse di meno.

La cronaca, e ancor di più la cronaca rosa, non mi interessavano.

Detestavo essere in mezzo alla mondanità sfrenata che caratterizzava gli ultimi anni ottanta, quel clima di ostentato ottimismo che, lo sapevo, era solo il preludio di una lenta discesa.

Erano altri i miei interessi, volevo azione.

Il mio seppur breve passato presso la scuola di polizia, aveva acuito il mio istinto investigativo, il mio innato bisogno di cercare il significato nascosto dietro le cose... anche le più insignificanti.

No, la cronaca non mi ispirava.

Protestai con il capo redattore, ero maledettamente bravo nel mio mestiere e lui lo sapeva, non poteva assegnarmi questo compito... non a me.

“Non essere presuntuoso Volt, un bravo giornalista deve riuscire a fuori un ottimo articolo anche da situazioni apparentemente sfavorevoli! E poi... chissà che tu non scopra qualcosa  di davvero interessante...”

Questo era un suggerimento?

Carl Lindon sapeva fere il suo mestiere, era un giornalista d’altri tempi, attento, scrupoloso e soprattutto perseguiva la ricerca della verità al di la della notizia come una personale religione.

Dovevo riconoscerlo, aveva un ottimo fiuto per la notizia, se c’era qualcosa nell’aria sul quale scrivere un buon articolo, era l’unico che poteva intuirlo.

“Harold, tu sei giovane e irruento ma sappi che a volte le migliori informazioni le trovi nei luoghi e nei momenti più impensati...!

Si, Carl la sapeva davvero lunga...

Annuii e mesto mi avviai verso cara per prepararmi. Non si poteva partecipare ad una festa di quel livello e non essere abbigliati nella maniera giusta.

In posti come quello “l’abito fa il monaco!”pensai aprendo l’armadio con aria disgustata.
 
Mi passai una mano sul viso, era sudato.  Il viaggio verso Forks era più lungo di quanto pensassi e il peso dei ricordi lo rendeva ancora più greve.

Forse mi sarei dovuto fermare a riposare per un po’...

 
*******************************************************************

Avevo schiaffeggiato Edward... Era stato un gesto istintivo e disperato, non potevo vederlo in quello stato, tremante, distrutto, senza fiato.

Non potevo guardarlo rannicchiato in posizione fetale a proteggere il suo cuore con il solo scudo del suo corpo fragile e ferito.

Doveva ridestarsi, doveva tornare a vivere, doveva tornare da me... 

Alzò il volto, sorpreso dal mio gesto, gli occhi lucidi, lampeggianti, vivi.

“Lotta Edward, lotta per riprenderti la tua vita...” la voce era ferma, ma dentro mi sentivo morire... la mano sulla guancia arrossata, gli occhi improvvisamente tristi... la consapevolezza di quello che gli avevo fatto stava lentamente montandomi dentro. Mi fissai la mano ancora sospesa in aria.

“Mi dispiace Edward, mi dispiace di averti schiaffeggiato! Non avrei mai dovuto farti questo...”  ero mortificata, una lacrima solcò il mio viso, non riuscii ad impedirmelo.

Abbassai lo sguardo per nascondendogli la mia compassione, sapevo che non l’avrebbe mai voluta... mi aspettavo che dicesse qualcosa, che mi urlasse contro la sua rabbia per il mio gesto, ma la sua reazione mi lasciò senza fiato.

Mi prese il viso tra le mani e improvvisamente mi baciò.

Un bacio diverso dal solito, violento, disperato, vorace.

La sua bocca dura, si muoveva con forza sulle mie labbra mentre con la mano mi fermava la testa per rendere il contatto più profondo.

Cominciai a spaventarmi, era una paura irrazionale, lo sapevo, non c’entrava nulla con Edward, lui non mi avrebbe mai fatto del male...  mi ripetei.

Quei gesti così affrettati, dettati da un’ urgenza che non gli conoscevo, mi terrorizzavano...

Entrò in me senza preavviso, il suo corpo bollente di passione e rabbia, stretto al mio.  Non era un contatto tenero, il dolore che sentii contribuì ad irrigidirmi ancora di più. Un gemito uscì dalla mia bocca mentre i gelidi occhi di James apparvero nella mia mente facendomi rabbrividire.

Nulla, non sentivo nulla, il mio corpo non mi apparteneva. Non c’era passione, eccitazione o dolcezza nei gesti di Edward, nulla di quanto avesse caratterizzato i nostri precedenti incontri solo la disperazione e l’urgenza  con cui si muoveva in me.

Perché non si fermava, perché non si fermava...

All’improvviso però i movimenti rallentarono, si fecero più dolci, più teneri, le sue carezze divennero lente, sensuali, morbide contribuendo a rilassare il mio corpo che, istintivamente si abbandonò al suo.

La mia mente era altrove...  persa nel cupo verde del bosco, o erano i suoi occhi? Sospesa tra sogno e realtà tra consapevolezza e paura.

“Mi dispiace!” sussurrò con voce piena di dolore scivolando via da me. Sul viso una maschera di disgusto, disgusto per se stesso, per quello che mi aveva fatto, per la sua totale mancanza di dolcezza.

Mi sentii improvvisamente vuota.

Nonostante tutto lui era la persona con cui volevo stare, a cui avevo donato me stessa, corpo e anima... ne aveva approfittato.

Allacciai le mie gambe alle sue ricacciando indietro le mie ansie.

Pensai a lui prima che a me, al suo dolore prima che al mio... sapevo che era un errore, sapevo che non avrei dovuto reprimere le mie ansie. Gli psicologi mi avevano raccomandato di non reprimere mai le emozioni o sarebbero tornate più potenti e devastanti. Non  volevo turbarlo, non volevo turbare Edward.

“Ti ho fatto male piccola mia!” bisbigliò ancora al mio orecchio.

Edward, i suoi continui cambiamenti di umore, la sua totale incapacità di gestire le sue emozioni... Edward, così tenero, così violento, a volte, così totalmente inconsapevole... Nessuno gli aveva insegnato a gestire la propria emotività, nessuno lo aveva amato e cresciuto con tenerezza.

Solo violenza per il suo corpo e la sua anima... Non gli risposi.

Tentò di allontanarsi.

Si , volevo che si allontanasse, che portasse il suo corpo distante dal mio.

No, non volevo che mi stesse lontano, il mio cuore tremava al solo pensiero.

“Usami se vuoi ma fallo per amore...con amore. Amami Edward!” furono le uniche parole che dissi. 

Mi strinse a se continuando a chiedermi perdono e ricoprendo il mio corpo di teneri baci... era lui il mio Edward.
Dopo l’amore rimanemmo in silenzio. Dovevo metabolizzare ciò che era appena accaduto. Sentii un brivido percorrermi la schiena.

“Bella!” mi chiamò, gli carezzai una guancia con tenerezza.

Si era il mio Edward.

“Mia...mia madre si chiamava Elizabeth...” disse balbettando con gli occhi gonfi di lacrime represse.. No, non l’avrei costretto a fare una cosa per cui non si sentiva pronto.

*******************************************************************
I suoi occhi di un verde quasi felino mi perforavano la mente, non riuscivo a dimenticarli, non sarei mai riuscito a dimenticarli.

Mi alzai a sedere dove mi trovavo? Poi ricordai.

Scostai le coperte lise e, alzandomi in piedi mi avvicinai alla finestra.

Buio, il buio intenso e cupo di una notte senza stelle, il buio illuminato dalle insegne dei motel da quattro soldi che punteggiavano la statale... Ancora il passato che bussava alla mia porta, ancora quegli occhi nella mia mente....
 

Villa Masen, una abitazione signorile rivestita in pietra in perfetto stile neo medioevale, era illuminata a festa.

Signore in abito da sera, con i loro accompagnatori in smoking, si affrettavano ad entrare per ripararsi dalle fredde raffiche di vento provenienti dal lago Michigan.

Stanco ed impacciato nel mio abito da cerimonia in affitto, mi trascinai all’interno dell’abitazione, consegnai il mio invito al maggiordomo e,  una volta depositato al guardarobiere il mio cappotto, fui accompagnato verso la sala dove si teneva la festa.

Lo sfarzo all’interno dell’abitazione era ridondante, in visibile contrasto con la sobrietà e la severità che la facciata dell’abitazione che rivelava al mondo.

Proprio come tutte queste persone che, dietro ad una facciata di rispettabilità, nascondono chissà quale segreto...mi trovai a pensare entrando in quell’ambiente che non mi rispecchiava.

Era una serata speciale quella, ovunque si percepiva un’atmosfera di trepidazione e attesa. Il giovane rampollo della famiglia, EJ Masen presentava a tutta l’alta società di Chicago la sua futura sposa.

“Dicono che la ragazza sia di una bellezza straordinaria” bisbigliò una signora ingioiellata alla sua vicina di tavolo.

“Si, ma pare che abbia solo quello, suo padre ha perso tutto ai tavoli da gioco e ha usato la figlia come moneta di scambio...” rispose l’altra...

Non mi era mai piaciuta l’ipocrisia di quel mondo, mi allontanai disgustato.

Provavo un rifiuto quasi viscerale per questo mondo dove l’apparire era la nuova religione, dove per apparire ci si sottoponeva a qualsiasi tortura...

Mi aggirai all’interno delle molte sale illuminate del primo piano, almeno il buffet era di gran classe... Riconobbi due senatori repubblicani, una cantante famosa e qualche attorucolo minore tra gli invitati, oltre ad una varia umanità composta da uomini di affari con le loro vistose accompagnatrici, signore impellicciate con i loro giovani accompagnatori a pagamento, ragazzi dall’aria annoiata costretti a partecipare insieme ai loro genitori.

All’improvviso le voci tacquero mentre il giovane Masen attirava l’attenzione attirò l’attenzione su di se.

Non mi piaceva, quell’uomo non aveva una buona reputazione, il suo nome era stato fatto, seppur a mezza bocca, negli ambienti della droga e della prostituzione ad alto livello inoltre, aveva una luce perfida negli occhi... sperai di sbagliarmi ma mi accadeva raramente.

“Signore e signori, benvenuti. Come saprete, quest’anno l’annuale festa a casa Masen subirà un leggero cambiamento. Ho scelto questa serata speciale per tutti noi, per presentarvi una persona speciale. Elizabeth O’Donnel, la mia futura moglie!” tutti gli occhi si puntarono allo spazio illuminato dal fascio di luce.

La ragazza scese senza incertezza la lunga scalinata e, solo agli ultimi gradini tese la mano al suo fidanzato perché la scortasse verso il centro della sala per aprire ufficialmente le danze.

Era di una bellezza radiosa, il vestito in seta verde cupo metteva in risalto la sua carnagione chiarissima, i capelli neri come la notte erano raccolti in una morbida crocchia alla base del collo e gli occhi... quegli occhi così verdi mi avrebbero perseguitato per sempre.

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Capitolo 38
*** Cap 37 Passato (seconda parte) ***


Carissime, come vi avevo preannunciato ecco la seconda parte del capitolo 37, quella più forte e dura.
 

Se qualcuno particolarmente sensibile non se la sentisse di leggere... liberissimo di non farlo.
un bacio e buona lettura
ps aspetto commenti.

B.



cap 37  (seconda parte)

Passato

“Mia...mia madre si chiamava Elizabeth...ma tu lo sapevi” Bella annuì, cercavo di parlare ma la voce usciva impastata mentre la testa pulsava dolorosamente, ribellandosi alle mie intenzioni.

“Shh! Edward, non dirmi nulla, non ora, sei stanco, hai gli occhi rossi... domani, se ancora vorrai, mi racconterai tutto!” le sue mani tra i miei capelli iniziarono una intricata danza.

Cercai di lottare con tutto me stesso ma le palpebre, pesanti per la prolungata veglia, si chiusero inesorabilmente sul suo volto.

Non dormii molto, erano circa le sei quando mi svegliai. Bella continuava a dormire al mio fianco, il suo sonno agitato e denso di incubi.

La guardai per un lungo istante, era bellissima sempre, anche ora, con i capelli scompigliati e la fronte velata di sudore.

Continuava ad agitarsi, mi preoccupai per lei, chissà cosa sognava; in ogni caso questa cosa la stava facendo soffrire. Non volevo che soffrisse.

Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra, la tempesta era finita e un pallido sole sembrava voler comparire all’orizzonte, i boschi  coperti di neve creavano paesaggio da fiaba.


Era la vigilia di Capodanno.... Alice avrebbe voluto festeggiare...


Sorrisi tra me e me all’idea di Bella trascinata nel delirio organizzativo di mia sorella... per lei sarebbe stato divertente torturare un nuovo membro della famiglia visto che da noi non aveva più udienza.

Sentii Bella agitarsi e mugolare nel sonno. Mi avvicinai a lei con un sorriso, il suo corpo seminudo si mostrava a me morbido e lucente nella luce del primo mattino.  

Una fitta di eccitazione mi trafisse i lombi... con la mano sfiorai la curva delicata dei suoi fianchi... mi sentii impazzire di desiderio.

Bella parlò ed io gelai.

“...No, ti prego.... fa male... ti prego.... Edward!” quelle parole dense di angoscia erano rivolte a me... ritornai indietro con la mente a qualche ora prima... l’avevo forzata, avevo fatto sesso con lei senza rispetto per i suoi tempi...Bella si era data a me per la prima volta e, subito dopo si era trovata quasi violentata dalla stessa persona alla quale si era affidata...

Sono un mostro, pensai guardando il riflesso nello specchio di fronte a me.

“Edward ...piangi?” la sua voce era velata di sonno, e gli occhi socchiusi.

Stavo piangendo?

Non mi ero accorto delle lacrime che, lentamente, erano cadute dai miei occhi, svegliandola.

“Edward... amore...” ora la sua voce era più ferma, lo sguardo più chiaro, una mano cercava il mio volto asciugandolo. Mi scostai da lei.

“Ti ho fatto male...ti ho fatto male... proprio come lui! Sono un mostro... ti ho fatto male!!!” il tono della mia voce era alterato, non riuscivo a pensare ad altro che alla sua preghiera nel sonno.

Ero disgustato da me stesso, non volevo che il mio fetore la lambisse, non volevo che le mie dita le procurassero ancora dolore. Mi sedetti sul letto, la testa tra le mani...

...Bella, le avevo fatto del male, ancora una volta.

Proprio come lui, come lui, come lui...Oddio...sentivo i brividi percorrermi la schiena.

“Edward, cosa dici...calmati, cosa dici...amore...” la mia dolce Bella, la sua mano sui miei capelli, tra le mie dita... mi allontanai, non volevo che mi toccasse, non volevo farle del male... non volevo essere come lui... il suo viso si rattristò e mi sentii stringere il cuore... era meglio così, avevo superato il limite.

“Edward guardami... ti prego... guardami!” la sua voce si ruppe. Alzai gli occhi.

Il ricordo di mio padre penetrò in me dilaniandomi...

“Bella, ascoltami...io ho paura di farti del male, ho paura che quello che è successo stanotte si ripeta...” un rivolo di sudore scese sulla mia fronte, sentivo un male atroce pronunciando queste parole, la stavo allontanando da me, avevo l’anima lacerata come se mi stessi strappando un pezzo di cuore ma, lo facevo per lei, per la mia Isabella.

“Fa male!” disse scoppiando in lacrime piegandosi su se stessa.

 La guardai con l’animo gonfio di angoscia, i suoi occhi erano vitrei e fissi, non mi vedevano.

“Non farmi questo...ti prego... non andartene...mi fa male, troppo male!”  Balbettava, il volto sbiancato, un velo di sudore a ricoprirlo...

Feci un passo verso di lei, una mano tesa come ad accarezzarla, ma la fermai a mezz’aria. Arretrai fino a toccare il muro con le spalle poi, lentamente scivolai a terra.

“Mio padre picchiava mia madre... lo sapevi...” dissi più a me che a lei.

Si, lo sapeva, glie lo avevo detto, più o meno, ma mai in modo così diretto.

Sentii Bella trattenere il fiato poi percepii i suoi occhi su di me. erano pieni di una indicibile pena. No, non volevo suscitare la sua pena... non volevo mi guardasse così... con compassione.

Dovevo farmi coraggio, Bella doveva capire chi ero, da dove venivo, cosa avevo vissuto.
 
Doveva conoscermi, conoscermi veramente.

Doveva capire quanto potesse essere rischioso starmi vicino, cosa sarei potuto diventare.

Aveva il diritto di sapere e di scegliere... anche se la sua scelta l’avesse portata lontana da me, anche se avesse deciso di vivere la sua vita con una persona normale...

Era un gesto d’amore il mio, l’estremo, il più duro... permetterle  di scegliere. Bella tentò di avvicinarsi ma la bloccai con un gesto della mano...doveva stare lontana, la sua presenza confondeva i miei pensieri, rendeva il mio mondo più dolce... e io avevo bisogno di tutta la mia concentrazione per ricordare, per comunicare con le parole la mia profonda disperazione, il mio infinito dolore.

 
“La sentivo piangere e pregarlo di smettere... ogni sera, quando tornava da lavoro... Per ogni sciocchezza, per ogni piccolo errore, lui... la picchiava...” la mia voce era irriconoscibile persino alle mie orecchie.

Mi mancava il respiro mentre mettevo in subbuglio la mia mente e il mio cuore alla ricerca di ricordi tanto sapientemente nascosti...

Bella aveva smesso di piangere e si era trascinata verso di me.

“Tu non sei tuo padre Edward...”mi parve di sentirle dire, non ero più consapevole di nulla, la mia mente era persa nella nebbia dei ricordi...

“Lui si comportava con lei come ho fatto io con te stanotte...” ribattei sorpreso dalla mia stessa lucidità  “...e lei piangeva, – fa troppo male, non farmi male – diceva!” mi sentii la testa in fiamme al ricordo ma dovevo continuare, lei doveva sapere!
 
“Una sera ho sentito urlare molto forte, spaventato sono entrato nella loro stanza, mia madre aveva il vestito strappato e il viso coperto di sangue... mi sono accasciato allo stipite, non li riconoscevo, in quel momento non erano loro... poi ho di nuovo udito gemere mia madre e.. ho provato ad aiutarla ma ero piccolo... ero troppo piccolo!”

Mi misi la resta tra le mani cominciando a sbatterla contro il muro più forte, sempre più forte.

“Smettila Edward, fermati!!!” gridò con la voce densa di angoscia, le sue braccia si strinsero attorno alla mia testa bloccandola.

Non riuscivo più a focalizzare il suo viso così dolce.

Gli occhi erano annebbiati, non ero più nella stanza dove avevo condiviso ore di amore... Ero a Chicago.

 
 “Da quella sera mio padre cominciò a picchiare anche me...avevo solo cinque anni...!” scoppiai in lacrime. Un pianto disperato ma non liberatorio. Tra le lacrime la vidi, sconvolta dal mio comportamento.

...Doveva sapere.

“Era sempre ubriaco, forse drogato, continuava e ad infierire su di lei tutti i giorni, tutte le notti... indifferente alla mia presenza e alle sue preghiere! Nei suoi scatti di ira mi picchiava selvaggiamente. Non so come ho fatto a sopravvivere alle sue botte.” Mi sentii accarezzare, le sue dita erano fredde, fredde di paura, fredde di terrore.

..Doveva sapere.

 “ - Edward vai a giocare piccolo mio -  mi disse sembrando calma mentre lui la stava tirando per i capelli  –la mamma sta bene, va di là-  ...Ero impietrito, non riuscivo a muovermi. vedevo mia madre gemere sotto di lui, le sue grida smorzate dalla mano che le aveva messo sulla bocca... la stava violentando... di fronte a me!” mi sentivo la gola in fiamme, non riuscivo più a respirare... mi accasciai a terra,  forse svenni.

Non so quanto tempo passò... Sentii un liquido scendermi in gola, fresco, rigenerante... Bella stava spingendo dell’acqua nella mia bocca sorreggendomi la testa... ero totalmente incapace di avere qualsiasi reazione... volevo solo parlare, anche se questo mi stava distruggendo.

...Doveva sapere.

“Edward, calmati amore... ti prego, non fare così...” non l’ascoltai... continuai il mio racconto da dove l’avevo lasciato... la voce sempre più flebile, il corpo sempre più rigido.
Stavo morendo, la mia anima stava morendo.
 

“In lacrime provai a scappare, gli occhi di mia madre mi imploravano di andare, non voleva che assistessi allo scempio che mio padre stava facendo del suo corpo... lui mi schiaffeggiò urlandomi contro di non piangere poi mi prese per un braccio e mi legò alla sedia con la sua cinghia costringendomi ad assistere!!” sentii la mano di Bella cercare la mia, stavo soffocando sotto il peso della confessione, non riuscii ad avere nessuna reazione...

...Doveva sapere.

“...Mi disse che dovevo vedere come si comporta un vero uomo, che suo figlio doveva sapersi comportare con le donne... che per essere suo figlio dovevo imparare, dovevo essere spietato e duro...senza pietà... ma io...o..ddio... ero un bambino, solo un bambino...nessuno mi proteggeva, nessuno mi amava...” non riuscivo più nemmeno a piangere.

Nemmeno più quel momentaneo sollievo mi era concesso.

“Per fortuna che Alice non viveva con noi... lei non sarebbe sopravvissuta!” Sorrisi istintivamente ma i miei occhi erano fissi e vitrei.

In ginocchio sul pavimento della stanza, stavo consumando le ultime briciole del mio cuore.

Stavo affogando, affogando nel mio dolore, precipitando verso un luogo dove nulla di ciò che ero stato avrebbe avuto più senso.

“Affogare in un fiume, affogare in un fiume di lacrime,
Affogare in un fium,e mi sento come se stessi affogando, affogando in un fiume di lacrime.”*



Ora non sentivo più nulla, né Bella che mi abbracciava gridando il mio nome, né i suoi baci, né il mio cuore che batteva furiosamente al limite del collasso.

Nel mio limbo ero finalmente in pace.
 
 
 
River of Tears_ Eric Clapton*
 
E’ lontano tre miglia il fiume che vorrebbe portarmi via
E due miglia la strada polverosa dove ti ho vista oggi
E’ lontana quattro miglia la stanza solitaria dove nasconderò il mio viso
E’ lontano circa mezzo miglio il bar del centro dal quale mi sono allontanato con disonore
Signore, per quanto tempo dovrò continuare a correre
Sette ore, sette giorni o sette anni?
Tutto quello che so è che da quando te ne sei andata
Mi sento come se stessi annegando in un fiume
Annegando in un fiume di lacrime annegando in un fiume
Mi sento come se stessi annegando, annegando in un fiume
Fra tre giorni lascerò questo paese e sparirò senza lasciare traccia
A un anno da ora, forse sparito dove nessuno conosce la mia faccia
Spero di poterti abbracciare ancora una volta per diminuire il dolore
Ma il mio tempo sta per finire, devo andare devo correre via ancora
Sto ancora cercando di capire i miei pensieri
Un giorno troverò il senso della mia vita tornando indietro qui
Mi salverai dall’affogare,

Affogare in un fiume affogare in un fiume di lacrime,
Affogare in un fiume mi sento come se stessi affogando, affogando in un fiume
Signore, quanto tempo andrà avanti tutto questo?
Affogando in un fiume affogando in un fiume di lacrime.

 
 
It's three miles to the river That would carry me away,
And two miles to the dusty street That I saw you on today.
It's four miles to my lonely room Where I will hide my face,
And about half a mile to the downtown bar That I ran from in disgrace.
Lord, how long have I got to keep on running,  Seven hours, seven days or seven years?
All I know is, since you've been gone I feel like I'm drowning in a river,
Drowning in a river of tears. Drowning in a river.
Feel like I'm drowning, Drowning in a river.
In three more days, I'll leave this town And disappear without a trace.
A year from now, maybe settle down Where no one knows my face.
I wish that I could hold you One more time to ease the pain,
But my time's run out and I got to go, Got to run away again.
Still I catch myself thinking, One day I'll find my way back here.
You'll save me from drowning,
Drowning in a river, Drowning in a river of tears.
Drowning in a river.
Feels like I'm drowning, Drowning in the river.
Lord, how long must this go on?

Drowning in a river, Drowning in a river of tears.

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Capitolo 39
*** Cap. 38 Verità ***


Spero che questo capitolo vi piaccia!
un bacio B.


_Cap. 38
 
Verità
 
Il pavimento sotto di me era freddo e duro, non riuscivo a muovermi, qualcuno mi bloccava le gambe. Il mio cuore batteva all’impazzata, volevo scappare, scappare lontano... Ero paralizzata. Qualcuno con un’incredibile forza mi immobilizzava le gambe.

Una mano cominciò ad accarezzarle fino ad insinuarsi fra le mie cosce divaricate a forza.
Cercai di dibattermi, ma la stretta aumentava ad ogni movimento.

“Se stai ferma ti prometto che ti divertirai...” quella voce gelida l’avrei riconosciuta ovunque... James.
Le sue mani sul mio seno erano impossibili da dimenticare così come il suo alito etilico.

Cercai di scalciare via chi mi bloccava ma non avevo abbastanza forza, ero bloccata dal terrore.
La mano sconosciuta continuò la sua lenta corsa fino a che si intrufolò in me con violenza.
Urlai e aprii gli occhi. Il volto di Jacob campeggiava sul mio, sorridente e malvagio, la sua mano sempre più dentro di me.

“...No, ti prego.... fa male... ti prego.... Edward!” chiamai il mio amore con tutte le mie forze ma la mia voce era quasi inesistente... poi la pioggia.

Una pioggia lieve e tiepida che lavò via dal mio corpo tutte le ansie e le paure, compagne di viaggio delle mie notti.

Poi realizzai...

No, non era la pioggia di primavera che cadeva sul mio viso, erano lacrime, le lacrime di Edward... aprii gli occhi lentamente e mi immersi in un tumultuoso mare in tempesta... il mio cuore perse un battito prima di impennare la sua corsa.

“Edward ...piangi?” chiesi con la voce ancora impastata dal sonno... cosa stava succedendo?

Il mio era solo un incubo, solo un incubo...

“Edward... amore...” non capivo, sembrava sconvolto, terrorizzato... istintivamente cercai il suo volto. Si scostò.
Cos’era successo, cosa avevo detto in sogno?

Forse aveva saputo di Jacob, pensai con terrore al mio sogno. No, se così fosse stato ora sarebbe furioso, non addolorato...

La mia mente galoppava veloce tra infinite possibilità.

Edward si sedette sul letto, la testa tra le mani...

Completamente assente, lo sguardo perso nel vuoto, ripeteva frasi sconnesse, frasi di cui non comprendevo a pieno il senso.

Era come se fossimo tornati indietro, come quella prima sera, quella maledetta sera nella mia stanza.... prima che sparisse dalla mia vita...

Cercai di avvicinarlo con circospezione, non era in se, questo era evidente.

“Edward, cosa dici...calmati, cosa dici...amore...”  provai a parlargli con dolcezza ma non mi guardò, forse nemmeno mi sentì, era prossimo ad una crisi di panico, ormai ne riconoscevo tutti i sintomi.

La paura salì alla mia gola come un fiotto di bile, istintivamente si chiuse come a difendersi da un attacco indesiderato.

“Edward guardami... ti prego... guardami!” sentii la mia voce cambiare, stavo per piangere... non volevo piangere, non volevo che percepisse la mia pena...

Edward alzò il viso, gli occhi resi scuri dall’angoscia, poi, finalmente parlò dando voce ai miei più nascosti timori.

“Bella, ascoltami...io ho paura di farti del male, ho paura che quello che è successo stanotte si ripeta...” cosa stava dicendo... cosa stava dicendo... voleva lasciarmi sola... di nuovo?

Il petto parve squarciarsi sotto il peso delle sue parole... Perché... perché stava dicendo queste cose?

Nella mia mente c’era spazio solo per questa domanda, il resto era solo nebbia.

Perché... perché... perché.... cos’era successo di così grave... avevamo fatto l’amore... solo l’amore...

Lo guardai per un lungo istante, sembrava sofferente quanto me, era impallidito, sudava copiosamente... sembrava prossimo al collasso.

Perché...

Un forte dolore allo stomaco e mi costrinse ad accasciarmi a terra.

Edward non si mosse, il respiro reso affannoso dal senso di panico crescente... proprio come allora... lo sentivo, ero sul ciglio del burrone, pronta a ricadere nel mio stato di apatia...

“Fa male!” dissi scoppiando in lacrime. Lacrime liberatorie, parole che rivelavano il mio tormento alleggerendomi l’anima.

“Non farmi questo...ti prego... non andartene...mi fa male, troppo male!” 

Fece un passo verso di me, una mano tesa, quasi a volermi sfiorare, gli occhi fissi in un punto imprecisato sfuggivano al mio sguardo... bramavo il suo tocco...

Si fermò, era indeciso. I passi, lenti e strascicati, arretrarono verso  il muro, cercava sostegno, quel sostegno che non voleva più da me.

Poi, senza più forze si accasciò a terra.

La sua voce era roca, irriconoscibile, quando finalmente parlò.

“Mio padre picchiava mia madre... lo sapevi...” trattenni il fiato... lo intuivo, Edward non era mai stato diretto.  

Mi voltai verso di lui, i suoi occhi erano vuoti, parlava come se non mi vedesse.

Gli costava uno sforzo incredibile esporsi, ricordare, raccontare....

Tentai di avvicinarmi nuovamente a lui ma mi impedì di farlo. Voleva che gli stessi lontana. Mi sentii morire ma rispettai i suoi desideri.

Perché! il mio cuore gridava questa domanda incessantemente. ...Perché!

Continuò il suo racconto  come se fosse in trance: ero ipnotizzata dalla sua voce.

La sua voce così dolce e sensuale resa ora irriconoscibile dal dolore. In ogni parola si percepivano l’ansia, la disperazione, la totale mancanza di speranza.

Ad ogni passo si aggiungevano orrori su orrori sempre più devastanti, sempre più terribili.

Mi avvicinai a lui.

Non si accorse della mia presenza, stava male, lo si vedeva chiaramente. 

Smisi di piangere, troppo devastata dal suo racconto... infine capii...

Edward temeva di farmi del male, temeva di somigliargli, di somigliare a suo padre, di farmi ciò che lui aveva fatto a sua madre... oh mio Dio!

“Tu non sei tuo padre Edward...”gridai prendendolo per le spalle, ma non parve udirmi. Continuò il suo racconto dell’orrore incapace di arrestarsi.

“Lui si comportava con lei come ho fatto io con te stanotte...”  i miei sospetti erano stati verificati.

E poi... e poi... non potevo sentire...

Si mise la testa fra le mani sbattendola con forza contro il muro...

Dovevo fermarlo, impedirgli di unire supplizio a supplizio.

“Smettila Edward, fermati!!!” gridai abbracciandolo stretto, comunicandogli tutto l’amore e il calore che ero in grado di dargli.

Edward sembrava incapace di controllarsi, incapace di trattenere ancora in se tutta quella sofferenza, quell’angoscia, quel terrore.

Suo padre, un mostro, un sadico ubriacone... non riuscivo a immaginare come avesse fatto Edward a sopravvivere in quel mondo mantenendo la sua umanità, la sua sensibilità, l‘infinita dolcezza, la generosità e la pazienza che mi avevano fatto innamorare di lui. Edward era una persona troppo buona, troppo bella per quel mondo...

La sua mente cercò sollievo e silenzio in un buio senza sogni.

Svenne, sopraffatto dal peso del racconto.

Ringraziai mentalmente il mio insegnante di pronto soccorso, al campo estivo della scuola superiore di Phoenix. Avrei messo in pratica quanto avevo imparato. Corsi in bagno, le mani mi tremavano ma dovevo agire in fretta. Riempii un bicchier d’acqua e tornai nella stanza, stesi Edward su un fianco e, con le dita gli aprii leggermente la bocca  tirando fuori la lingua  infine, quando il respiro torno più regolare, gli accostai il bicchiere alle labbra.

Si riprese in fretta, pochi minuti di incoscienza che mi avevamo stravolta...

“Per fortuna che Alice non viveva con noi... lei non sarebbe sopravvissuta!” Sorrise istintivamente, il mio sollievo durò una frazione di secondo, il tempo del suo sorriso poi lo fissai negli occhi scorgendovi la vacuità.

Nulla di quanto potessi fare sarebbe servito.

Edward era in un altro luogo.

Lo abbracciai stretto urlando il suo nome e il mio dolore.

******************************************************************
Un urlo lacerante riempì l’aria.

Mi svegliai do soprassalto, forse stavo ancora sognando... mi voltai, Alice dormiva ancora pacificamente.

Era così tenera con i capelli scompigliati le guance arrossate e le labbra morbide e imbronciate come quelle di un bambino.

Aveva pianto per un po’ prima di lasciarsi convincere e cedere alle mie coccole.

Era preoccupata per Edward, lo sapevo, lo ero anch’io, avevo visto con i miei occhi come poteva star male... Non mi piaceva il fatto che volesse fare tutto da solo... aveva bisogno di essere aiutato!

Non le avevo mai raccontato nulla di quella mattinata, era l’unica cosa che le avessi mai nascosto ma, come potevo dirglielo?  Come potevo affrontare i suoi occhi, così intensi e belli, e vederli riempirsi di dolore?
Edward era il suo unico fratello, l’unico membro della famiglia che ancora gli restava... Avevano avuto un’infanzia dolorosa, anche se era lui quello ad esserne uscito peggio.
 

Ricordavo ancora quando li avevo visti per la prima volta... avevo diciassette anni, i miei erano appena morti e Carlisle ed Esme erano venuti a prenderci per portarci a vivere da loro... Alice ci corse incontro e ci diede il benvenuto baciandoci sulle guance, aveva quindici anni, Edward invece rimase in disparte silenzioso e attento... infine andò al piano iniziando a suonare.

“E’ il suo modo di darvi il benvenuto!” disse Alice con un sorriso dolce, “non parla molto...!” li guardai, somigliavano ma non erano uguali non avrei mai detto che fossero gemelli...


Alice si mosse nel sonno cercandomi con la mano, le ciglia ancora umide di lacrime, le carezzai le dita calde e lei sorrise inconsciamente 

Non aveva creduto a ciò che gli aveva detto Edward, aveva preferito far finta di credergli per sfuggire ad una realtà che immaginava ma di cui non aveva le prove: suo fratello non stava bene e, i ricordi che gli tornavano nella mente, lo stavano distruggendo.

Era la politica di Alice quella di voler accettare a tutti i costi la soluzione più conveniente. Una volta sola però, le sue ansie e le sue paure tornavano sempre, prepotenti  e furiose.

Quando era stata aggredita, si era creata una sorta di realtà parallela, una realtà in cui nulla le era accaduto, Edward era molto preoccupato, come tutti noi, Alice non ricordava nulla, viveva serenamente le sue giornate tra scuola, amiche e shopping....

Una notte, entrai nella sua stanza, non so perché lo feci, forse volevo solo guardarla dormire, lo feci in silenzio ma la spaventai. Lo shock fu immediato, iniziò a piangere inarrestabilmente stringendosi a me come se fossi l’unica persona con cui volesse stare in quel momento. Capii di amarla, di amarla davvero... la coccolai tutta la notte la feci parlare e, infine, lei ricordò...

Me ne andai solo al mattino, dopo che ebbe versato tutte le sue lacrime e, per la prima volta saggiai la morbidezza delle sue labbra.
Un bacio tenero ma che recava con se tutto il mio amore.
 

Un altro urlo, questa volta riconobbi la voce di Bella.  Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata... cosa stava succedendo...

“Edward!” gridò Alice svegliandosi di soprassalto. Cercai di bloccarla, non sapevo cosa avrebbe trovato. Mi ignorò e, alzandosi, corse al piano di sopra. La seguii, lasciarla da sola sarebbe stato pericoloso, pericoloso per lei.
 
*******************************************************************
Edward piangeva disperatamente, mi chiamava, invocava il mio nome... io correvo verso di lui senza mai riuscire a raggiungerlo. Ero terrorizzata, sentivo che aveva bisogno di me. Mi svegliai di soprassalto urlando il suo nome.

Una strana inquietudine mi attanagliava il petto, l’ombra del sogno ancora nella mia mente,  il cuore in gola.

Non mi ero addormentata serenamente la sera prima, avevo visto Edward in disparte, spaventato e triste... sapevo quanto fosse terrorizzato dalle tempeste...

Dopo la morte della mamma e la scomparsa di papà, per molti anni si era rannicchiato al buio durante i temporali, le braccia strette al petto, gli occhi persi nel vuoto... Crescendo aveva imparato a controllare la sua paura ma l’angoscia era rimasta in lui... lo leggevo nei suoi occhi, quegli occhi così teneri dolci, tristi...

Da quando aveva conosciuto Bella però, qualcosa era cambiato in lui, sembrava felice, per la prima volta da quando eravamo rimasti soli, Edward sembrava davvero felice... Avevo una nuova sorella, qualcuna che avrebbe protetto Edward e l’avrebbe amato, qualcuna da difendere dai suoi momenti di paura ed inadeguatezza... Però...

Non avevo creduto nemmeno per un attimo, alla spiegazione di Bella, Edward stava male, e non era un male fisico... non capivo, ma sapevo che mi nascondevano qualcosa... lo percepivo nel mio cuore.

Avevo fatto finta... avevo fatto finta di accettare la loro versione. Era più forte di me, di fronte alle difficoltà, sceglievo sempre la via più semplice.

Pensare che tutto andasse bene, era la via più semplice.

Jasper aveva fatto di tutto per tranquillizzarmi e distrarmi, solo lui sapeva come prendermi, era l’unico che mi capisse davvero, che sapesse andare oltre la mia euforia e il mio entusiasmo posticcio, leggendo malinconia e dolore in fondo alla mia anima... Mi ero lasciata coccolare dalle sue mani esperte, dalle sue carezze tenere e sensuali poi, avevamo fatto l’amore... era stato bellissimo, Jasper sapeva essere così intrigante.....
 
Ancora un grido, ma stavolta non era un sogno. Bella...

Mi alzai di scatto e scendendo dal letto corsi da mio fratello, Jasper cercò di fermarmi, non capivo... lo strattonai liberandomi dal suo abbraccio, non lo avevo mai trattato così.

Salii le scale con il cuore in gola, la voce di Bella riecheggiava nella casa, disperata e tetra...

Entrai senza bussare, era una mia abitudine e non pensavo mai alle conseguenze.

Lo spettacolo che mi si presentò davanti mi paralizzò.

Bella era appoggiata alla parete, le ginocchia strette al petto, piangeva, urlava il nome di Edward ma, da parte sua, non c’era alcuna risposta.

Mi avvicinai tremante a mio fratello,  Jasper era dietro di me.

Edward era seduto a terra, la schiena appoggiata alla parete del bagno, lo sguardo innaturalmente fisso, gli occhi verdi privi della scintilla della vita.

Non si muoveva. Se non lo avessi visto respirare avrei potuto credere che fosse morto. Gli carezzai il viso, era tiepido ma immobile, i suoi occhi non vedevano me, le sue orecchie non sentivano la mia voce... cosa stava succedendo?...

Perché stava così?...

Indossava i pantaloni del pigiama e aveva il torso scoperto... non lo avevo mai  visto seminudo, non veniva nemmeno al mare, non mi ero mai accorta di quante cicatrici lo ricoprissero.

Chi gli aveva fatto del male?

Quelle cicatrici.... no, non potevano tutte risalire ai tempi dell’orfanotrofio... Edward era sempre in disparte, non interagiva mai con nessuno... chi lo aveva ridotto così?

Domande, domande che giravano nella mia mente, lasciandomi intravedere una verità troppo difficile da accettare... forse quelli che avevano ucciso la mamma... forse loro lo avevano picchiato..., si, doveva essere così, mi convinsi.

“Edward!” sentii Bella mugolare al suo fianco, la sua mano lo cercava, lo accarezzava... non reagiva.  

Mi avvicinai a Bella una strana rabbia mi montava nel petto... lei sapeva, lei poteva darmi le risposte che cercavo... lei non parlava.

“Bella!” la chiamai prendendola per le spalle cercando di scuoterla.

“Cos’è successo, cosa è successo ad Edward!!!” Doveva sapere, doveva darmi una risposta.
Jasper mi abbracciò da dietro tenendomi ferma mentre, presa da una furia incontrollabile iniziai a strattonarla sempre più forte.

“Cosa hai fatto a mio fratello!!!” le urlai contro.
Alzò gli occhi, era distrutta dal dolore, le guance rigate di lacrime, lo sguardo spento come il suo. Non riusciva a pronunciare altro che il nome di Edward.

“Parla!!!” urlai più forte, sull’orlo del pianto e con uno strattone mi divincolai da Jasper avventandomi ancora su di lei.

Qualcuno doveva essere il responsabile di tutto questo, lei sapeva!

“Edward!” rispose fissando lo sguardo su di lui “Edward!” continuò come una litania, mi ignorava. Dovevo sapere.

Feci per schiaffeggiarla ma qualcuno fermò la mia mano.

“Alice adesso basta!” la voce di Jasper era autorevole e dura. Mi stava rimproverando.
“Non credo che sia Bella la colpevole di tutto questo! Non puoi trattare così una tua amica, la donna che tuo fratello ama! Smettila!!!” Arretrai.

Raramente il mio fidanzato alzava la voce e quando lo faceva c’era da preoccuparsi.
Avevo raggiunto il limite, lo sapevo.

Scoppiai in lacrime. Le avevo trattenute fino ad ora ma, messa di fronte alla mia stupidità e cattiveria, non riuscii a impedire che tracimassero.
Jasper mi abbracciò lasciando che mi sfogassi e, infine mi accarezzò i capelli baciandoli con delicatezza.

“Andrà tutto bene piccolina, stai calma, andrà tutto bene...!”
Alzai lo sguardo lucido su di lui rasserenata dalla sua voce. Tornai da Bella.
Dovevo scusarmi.

“Bella, ti prego perdonami...!” dissi abbracciandola. Non reagì. Proprio come il giorno in cui la trovai nella sua stanza distrutta dal dolore dell’abbandono.

Sembrava così piccola e fragile, le spalle da uccellino, gli occhi dilatati dalla disperazione... Anche lei stava soffrendo, forse più di me. Lei sapeva.

“Bella, puoi dirci cosa è successo...” Jasper aveva un tono calmo quando le parlò, la voce morbida, l’atteggiamento rilassato. Bella sembrò accorgersi di lui.

“Edward ha ricordato il suo passato!” disse con voce monocorde.
Cosa significava tutto ciò?

Perché l’infanzia di mio fratello doveva causargli un trauma così grande?

Lui viveva con i nostri genitori, ero io quella che avrebbe dovuto soffrire, chiusa in collegio, lontano dalla mia casa e dalla mia famiglia...

Mio padre voleva fossi educata con stile: “Alice, bambina mia, quando sarai pronta,  farai un ingresso trionfante nell’alta società di Chicago, come lo fece tua madre... Vedrai bambina, tutti ti invidieranno per la tua classe e per la tua bellezza... proprio come invidiarono lei!” questo mi diceva quando veniva a trovarmi... ma io non volevo tutto questo, io sognavo solo di tornare a casa.

“Cosa significa... ha ricordato il suo passato!” chiesi con voce più tranquilla, forse, più a me stessa che a lei.

“Ha ricordato cosa gli è successo...!” continuò Bella senza variare il tono.

“Cosa gli è successo! Puoi dirmelo Bella?” Le parlavo come si fa ad un bambino, se l’avessi aggredita ancora non sarei riuscita a strapparle nulla;  la calma che ostentavo era solo apparente, dentro mi sentivo morire.

“Edward... mio Dio, era solo un bambino... solo un bambino... solo un bambino...” poi si voltò verso di lui con gli occhi amorevoli e dolci.

“Io non parlerò, quando ti sveglierai sarai tu a farlo, va bene?” disse parlandogli come se non ci fossimo.

Cosa doveva raccontarci Edward, quale segreto tremendo l’aveva ridotto così?

La mia mente corse indietro nel tempo... tanti tasselli stavano prendendo il loro posto in un puzzle pieno di orrore... no, no, no...non poteva essere!

“Mio Dio!!!” gridai improvvisamente consapevole di qualcosa che, forse, la mia mente sospettava da tempo.

“Mio Dio Jasper!!!” gridai ancora seppellendo il mio viso nel suo petto...

“Piangi, piccola mia perché, quando ti sarai calmata, dovrai avere molta forza, solo così potrai aiutare Edward a superare il suo dolore... lui ti ha protetta finché a potuto, ora tocca a te...”
 
*******************************************************************
Non volevo ascoltare, non volevo ricordare...
Solo buio nella mia mente, solo silenzio nei miei pensieri...
 
 http://www.youtube.com/watch?v=BvsX03LOMhI 

Hello darkness my old friend, I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping  left it's seeds while I was sleeping 
And the vision that was planted in my brain still remains, within the sounds of silence…

 
Oscurità, mia vecchia amica, proteggimi!



Sound of silence
 Hello darkness my old friend, I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping  left it's seeds while I was sleeping 
And the vision that was planted in my brain still remains, within the sounds of silence

In restless dreams I walked alone, narrow streets of cobblestone
'neath the halo of a streetlamp I turned my collar to the cold and damp
when my eyes were stabbed by the flash of a neon light split the night... and touched the sound of silence

And in the naked light I saw ten thousand people maybe more
people talking without speaking people hearing without listening
people writing songs that voices never share noone dare, disturb the sound of silence

Fools said I you do not know, silence like a cancer grows,
hear my words that I might teach you take my arms that I might reach you
but my words, like silent raindrops fell... and echoed the will of silence

And the people bowed and prayed, to the neon god they made
And the sign flashed out its warning in the words that it was forming
And the sign said, "The words of the prophets are written on the subway walls, and tenement halls
and whisper the sounds of silence.

 
Il Suono del Silenzio
 Salve oscurità, mia vecchia amica ho ripreso a parlarti ancora
perché una visione che fa dolcemente rabbrividire ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo
e la visione che è stata piantata nel mio cervello ancora persiste nel suono del silenzio

Nei sogni agitati io camminavo solo attraverso strade strette e ciottolose
nell'alone della luce dei lampioni sollevando il bavero contro il freddo e l'umidità
quando i miei occhi furono colpiti dal flash di una luce al neon che attraversò la notte... e toccò il suono del silenzio

E nella luce pura vidi migliaia di persone, o forse più
persone che parlavano senza emettere suoni persone che ascoltavano senza udire
persone che scrivevano canzoni che le voci non avrebbero mai cantato e nessuno osava, disturbare il suono del silenzio

"Stupidi" io dissi, "voi non sapete che il silenzio cresce come un cancro 
ascoltate le mie parole che io posso insegnarvi, aggrappatevi alle mie braccia che io posso raggiungervi" 
Ma le mie parole caddero come gocce di pioggia,  e riecheggiarono, nei pozzi del silenzio

e la gente si inchinava e pregava al Dio neon che avevano creato. 
e l'insegna proiettò il suo avvertimento,  tra le parole che stava delineando. 
e l'insegna disse "le parole dei profeti sono scritte sui muri delle metropolitane
e sui muri delle case popolari."  E sussurrò nel suono del silenzio

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Capitolo 40
*** Cap. 39 Anima Fragile ***


_Cap. 39
 
Anima Fragile
 
Delle grida riempirono la quiete della mattina appena iniziata, la voce di Alice... quella piccoletta starà mettendo tutti in riga per la festa di fine anno pensai spero non pensi di fare irruzione anche qui...

Ero molto stanco, oltre al viaggio in auto e ai lavori forzati a cui Alice e Rose mi avevano sottoposto, questa notte avevo fatto l’amore come non mai...

Il silenzio della casa era totale, nessuno sarebbe entrato a darci la buonanotte,  Rosalie non si sarebbe imbarazzata all’idea che i suoi zii ci sentissero ansimare e gemere di passione... la faceva sentire frustrata non poter urlare il mio nome mentre raggiungeva l’orgasmo... i suoi mugolii mi eccitavano da morire...

L’unico posto dove potevamo vivere serenamente la nostra sessualità era fuori casa, in auto o in qualche motel, un posto dove tutti si facessero gli affari propri.  

Era così squallido portare la donna che amavo più di me stesso in un motel... 

L’idea di saperla felice e appagata mi invase la mente e il cuore, una fugace immagine di Rose vestita di bianco si fece strada nella mia testa... sorrisi.

Eravamo troppo giovani per sposarci, ne ero consapevole, dovevamo finire gli studi... né io né lei volevamo deludere coloro che ci avevano accolti e protetti come se fossimo carne della loro carne... ma perché non sognarlo.

Sorrisi ancora e guardandola, le sfiorai teneramente una guancia con la mano. Quanto era bella mentre dormiva... Rose si strinse di più a me sussurrando il mio nome.

Chiusi gli occhi ma il vociare concitato di Alice mi impedì di riaddormentarmi. Ora mi avrebbe sentito!

Mi alzai lentamente, non volevo svegliare Rosalie, era così tenera mentre dormiva... A passo di carica mi diressi di verso la fonte di tanto molesto rumore: la stanza di Edward e Bella.

Poverini,pensai, è possibile che Alice non li lasci in pace?

Mi sbagliavo, non era il vociare allegro che mi sarei aspettato... erano grida disperate.

“Cosa succede! la smettete con tutto...” le parole di rimprovero mi morirono in gola.

Jasper era li, teneva Alice tra le braccia e le carezzava dolcemente i capelli ribelli.

Cercai con lo sguardo gli occupanti della stanza, Bella era addossata alla parete, pallida, smunta, sull’orlo di un collasso e Edward... mio dio Edward era come... spento...

“Cosa succede?” ripetei allarmato guardando alternativamente Bella, Jasper e Alice e infine Edward... nessuna risposta.

“Cosa succede!” ripetei ancora, spazientito e preoccupato.

“Edward ha ricordato tutto il suo passato, questo ricordo lo ha ridotto così come vedi!” fu Jasper a rompere il silenzio...  guardai il mio fratellino... aveva lo sguardo fisso verso un punto indefinito. Non si muoveva, non parlava...

“... E non avete fatto nulla per svegliarlo? “ dissi avvicinandomi a lui e scuotendolo leggermente. Nessuna reazione, il suo bello sguardo aveva perso la luce.

“Non sappiamo cosa fare...” era stata Alice a parlare.

“Non vorremmo peggiorare le cose!!!” continuò Jasper per lei.

Ma che sciocchezze! Pensai.

Mi voltai e vidi Bella. Nessuno la confortava, nessuno pensava a lei... sembrava così piccola stretta nelle sue spalle,  gli occhi solo per Edward. Mi avvicinai.

“Piccola, come stai?” alzò i suoi grandi occhi su di me, erano immense pozze di dolore, mi sentii stingere il cuore a quella vista. L’abbracciai, era fredda ma profumava di buono... capii mio fratello, era normale che fosse così affascinato da quella tenera creatura. Bella era davvero deliziosa, ammisi a me stesso con non poco imbarazzo, ma non era il mio tipo di donna.

Come se un incantesimo si fosse spezzato, Bella iniziò a piangere aggrappandosi al mio pigiama poi, lentamente iniziò a pronunciare frasi di senso compiuto.

“Emmett, ti prego, fa qualcosa... fa qualcosa... Edward è...Edward sta male... non parla, respira appena, non si accorge di voi, non si accorge di me!” l’abbracciai più stretta, avrei fatto qualsiasi cosa pur di non veder soffrire la mia famiglia, pur di non vedere Bella in quello stato.

“Jasper, Alice, scendete di sotto, svegliate Rose e poi prendete del ghiaccio!”

“Cosa vuoi fare?” lo sguardo di Alice era perplesso. Sorrisi.

“Cosa? ...Svegliare tuo fratello, naturalmente!”

“... ma come...” Bella mi guardava preoccupata.

“a mali estremi...!” le sorrisi cercando di sembrare il più rassicurante possibile.
 
**********************************************************************
Alice venne a svegliarmi, sembrava molto agitata, gli occhi erano gonfi e cerchiati... il cuore iniziò a battere convulsamente nel mio petto. Cosa stava succedendo? Dov’era Emmett?

“Alice ma cosa....”

“Rose” disse abbracciandomi e scoppiando nuovamente in lacrime.

“Cosa succede piccolina!” il tono della mia voce cominciava ad assumere sfumature di preoccupazione che rasentavano l’ansia. “Emmett...”

Colei che consideravo ormai una sorella, fece un cenno di diniego.

“Edward...” disse “Edward non sta... bene!” finì la frase con riluttanza e nuove lacrime inondarono il suo volto. Mio dio, Edward era l’unico membro della sua vera famiglia...

La mia mente tornò al giorno dell’incidente dei miei genitori...

 
 Eravamo a casa Jasper ed io quella maledetta sera... Nevicava molto, mamma e papa erano usciti per una cena speciale, era il loro anniversario di matrimonio...  20 anni insieme...

Ero rannicchiata in poltrona, il telecomando in mano e un film d’amore nel lettore... la mia serata ideale...
Il campanello suonò insistentemente... mi alzai con riluttanza tenendo la copertina sulle spalle... chi scocciava a quell’ora?

Aprii la porta, un agente con la faccia triste mi comunicò la notizia che i signori Hale erano morti in un incidente stradale. Rimasi pietrificata, la coperta scivolò giù dalle spalle lasciando la mia pelle fredda, come il mio cuore.
Jasper corse al mio fianco, afferrandomi appena in tempo... svenni tra le sue braccia.

Non so l’avrei superata se non avessi avuto mio fratello... ora era lui tutta la mia famiglia...
 

Strinsi Alice a me e le carezzai i capelli, la capivo, la capivo davvero.

“Cos’ha Edward?” chiesi preoccupata “ Dov’è Emm?” continuai guardandomi attorno e avvertendo la sua assenza come un macigno sul mio cuore...

“E’ di sopra, con Ed e Bella, anche lei non sta molto bene... sembra quasi che... oddio, non voglio pensarci, non voglio pensare che possa ricadere nello stato in cui era fino a poco tempo fa...” rabbrividii all’idea.

In quel frangente lo stato di salute di Bella mi aveva fatto davvero temere il peggio...

“Rose, io l’ho trattata così... così male!” singhiozzò...

“Chi? Chi, hai trattato male Alice!” non riuscì a guardarmi in viso.

“Bella! Ho trattato Bella malissimo! Era distrutta e io l’ho aggredita... non mi sono preoccupata minimamente di lei...ma lei sapeva cos’era accaduto a Edward e non mi diceva nulla... capisci Rose, io dovevo sapere... Edward è la mia famiglia e non si è confidato con me...” non alzava gli occhi, era profondamente dispiaciuta...

La strinsi a me.

“Vedrai che Bella ti capirà e ti perdonerà... e Edward, appena si sentirà meglio ti dirà tutto... stai tranquilla... vedrai, tutto si aggiusterà!”

“Lo spero Rose, lo spero davvero!” sospirò.

“Cosa bisogna fare ora...?” mi alzai risolutamente trascinandola con me verso l’armadio... il mio carattere deciso mi aveva aiutato in molte situazioni, anche con Emmett... sorrisi.

“Emm dice di prendere del ghiaccio... ma, dove lo troviamo...” sorrisi ancora e guardai fuori dalla finestra
“Cosa deve farci?” chiesi. Vidi nei suoi occhi lo stesso interrogativo che era nella mia testa.

Calmati Alice, pensa razionalmente... fuori c’è tanta neve...!” mia sorella mi abbracciò.
“Sei un genio lo sai?”

“Certo!” bisognava fare una battuta per stemperare la tensione “Ti aiuto!”

A cosa poteva servire tutta la neve che Emmett richiedeva... forse Edward aveva la febbre alta...
Non importava, qualunque cosa fosse, mi fidavo di lui ciecamente.

 
********************************************************************
“Edward piccolo mio...Edward....! una voce dolce mi chiamava a se, dove mi trovavo?

Non riuscivo a percepire nulla attorno a me, solo luce, una calda, rassicurante luce che mi avvolgeva riempiendomi di infinita gioia.

Se fin ora, il mio rifugio era stata l’oscurità, dovevo ammettere che questa luce era così calda, accogliente, tranquillizzante...

“Edward dove sei?”ancora quella voce, quella voce così tenera e familiare...

Mi voltai alla ricerca della fonte ma la luce eccessiva mi impediva di vedere...

Mamma!” gridai e la vidi apparire, bella come non era mai stata, serena come non l’avevo mai vista...

“Edward, cosa ti succede? perché sei così triste? Non sei sereno?”il tono era angelico ma percepii una strana inquietudine nella sua voce...

“Mamma! Io non... io non so cosa vuol dire essere sereni! Non lo sono mai stato...”  dissi alzando le spalle. Alzò lo sguardo su di me, i suoi occhi verdi sembravano grandi, più grandi del normale.

“Perché non sei sereno Edward? La tua vita non è forse tranquilla, non hai per te l’affetto di una nuova famiglia, l’amore di una ragazza... cosa vuoi Edward, come vuoi che sia la tua vita!” quelle parole, pronunciate con voce angelica, ebbero su di me l’effetto di un tornado, sentii una furia cieca montare in me... le mani iniziarono a tremarmi convulsamente... mai avrei pensato di provare una tale collera nei confronti di colei che mi aveva dato la vita.

“Mamma!” parlai con decisione e freddezza ora, “io non so cosa vuol dire serenità perché, nella mia vita  con voi, non l’ho mai conosciuta. Mi avete fatto soffrire immensamente, mi avete ferito nel corpo e nell’anima!” aprii la camicia e le mostrai il petto.

Le cicatrici sembravano risplendere nella luce intensa, come se fossero state ricoperte di brillanti.

 “Tu non sei stata la sola vittima di mio padre, io sono stato picchiato, sono stato costretto ad assistere a cose a cui un bambino non dovrebbe mai assistere, mi è stata negata l’infanzia... e ora mi chiedi ancora perché non riesco ad essere sereno?

Proprio tu che mi hai costretto a partecipare al tuo suicidio?” La mia voce tremava di odio
.
“No mamma, tu non sei stata solo una vittima innocente, tu sei stata il mio carnefice!” gridavo, sputandole addosso tutto il rancore che avevo serbato nel mio cuore per lei, solo per lei.

“Io... io non volevo farti del male... tu eri il mio bambino!”la sua voce era piena di rammarico, sembrava veramente triste... Non mi sarei lasciato ingannare da lei. Non più.

“Se fosse vero ciò che dici, se davvero non avessi voluto farmi del male, mi avresti portato via da tutto questo dolore... avresti preso me e Alice e saresti fuggita da quella casa, via da mio padre... e invece...”

“Non era così semplice piccolo mio!” Feci un cenno di diniego e i suoi occhi si fecero più tristi. Non potevo credere alle sue parole. Mi aveva ingannato così tanto... avevo sofferto così tanto per lei...

“Edward tutto questo odio uccide la tua anima... non vedi, il tuo cuore si sta facendo scuro... non permetterlo figlio mio, non permettere al rancore di trasformarti... tu non sei come tuo padre!” i suoi occhi si fecero più grandi, più lucidi.

Sentii un groppo in gola.

Stava mettendo a nudo tutte le mie paure, stava scoprendo tutti i miei punti deboli... come poteva sapere tutto ciò?

Non avevo confidato a nessuno le mie ansie... solo a Bella... forse neanche a lei...

Mi inginocchiai a terra iniziando a piangere convulsamente...

“Io sono come lui, sono come mio padre!” gridai tra i singhiozzi. “Faccio solo male a chi mi vuole bene! Bella, Alice, Carlisle.... ho deluso tutti!” le lacrime erano inarrestabili e trasformavano la mia voce.

“Ho quasi violentato la mia ragazza... lei si era fidata di me...” singhiozzai.

“Ho deluso Alice, non le ho mai raccontato nulla del mio passato, non le ho mai raccontato la verità su di te... l’ho tenuta fuori dalla mia vita... ora lei immagina... l’ho sentita urlare e piangere...le ho fatto male.” Mi misi le mani sul viso cercando di arginare le lacrime, nascondendole il mio dolore.

“Carlisle... lui crede in me... e, con il mio comportamento, l’ho profondamente deluso...non mi sono fidato abbastanza da confidargli la mia disperazione” Pensai a quello che consideravo davvero un padre, a quello che avrei ostinatamente voluto fosse mio padre... sorrisi.

“No Edward, tu non sei come lui... non lo sarai mai...la tua anima è bella, sei pieno di sensibilità e tenerezza... nonostante tutto quello che ti ha... abbiamo fatto passare, sei comunque rimasto integro... non sei stato toccato dall’orrore” si avvicinò tendendo la mano, che voglia di sentirmi sfiorare ancora dalle sue dita... indietreggiai.

“Ti sbagli, ho vissuto tutta la mia adolescenza nel terrore di fare del male a qualcuno... la notte avevo incubi terribili, ho impiegato anni per riuscire a parlare, a dormire, a sognare senza urlare nella notte... solo con Bella, solo con lei ho trovato un momento di pace....” mi interruppi pensando al suo volto, alla dolcezza del suo sguardo... Pensai a come l’avevo trattata, a quello che aveva dovuto subire a causa mia... mi sentii morire.

“Bella, le ho fatto male ancora una volta...” abbassai la testa pieno di rimorso.

“Vorrei poterla rendere felice ma... non posso, non sarò mai in grado di riuscirci...” sentivo il cuore pieno di angoscia, il respiro pesante, le lacrime spuntare prepotenti dai miei occhi.

Non sarei mai riuscito a farle vivere il rapporto sereno che meritava.

“Se non sei in grado di fare più nulla per lei, allora vieni con me figlio mio... abbandona tutto questo dolore.... vieni con me...!”la sua voce era ammaliante come il canto di una sirena, mi alzai ipnotizzato dai suoi grandi occhi, la mia anima era così fragile...*

“Edward!” la voce di Carlisle, la voce di mio padre.

Mi voltai ma non lo vidi, la luce era sempre più accecante.

“...Cosa vuoi fare della tua vita Edward, vuoi arrenderti e rimanere chiuso nel tuo bozzolo protettivo o vuoi uscirne e vivere davvero?”

“Papà io...”

“Fatti coraggio figliolo... fatti coraggio, noi ti staremo sempre vicino, ti ameremo nonostante tutto... noi ti abbiamo scelto anche se eri muto, anche se terrorizzato ti rannicchiavi tremante in un angolo... noi ti abbiamo scelto...Non abbandonarci Edward, non abbandonare la tua famiglia...”

L’angoscia mi attanagliava le viscere, ero incapace di decidere, non avevo la forza necessaria per decidere... avrei tanto voluto abbandonarmi per sempre in un mondo senza sogni, ero stanco di lottare, l’avevo fatto per tutta la mia esistenza... che tentazione scegliere la strada del non ritorno...

Mi avvicinai a lei, alla parte della mia anima che mi seduceva promettendomi la pace, il silenzio, la serenità... tesi la mano ma prima che lei l’afferrasse la ritrassi indietro.

Non potevo arrendermi, non così. Avevo lottato tutta la mia vita, ero sopravvissuto ai traumi fisici e psicologici e ne ero uscito vivo; ferito ma vivo.

“Non mi lasciare sola!”la voce di mia madre era disperata.

“Tu sarai sempre nel mio cuore... ma devo andare e vivere... o restare e morire! Arrivederci mamma”.
La luce era diventata meno intensa e il tiepido, benefico calore che avvertivo su di me era stato sostituito da un freddo pungente... stavo tornando alla vita...
 
*********************************************************************

“Aiutatemi a depositarlo nella vasca!” Emmett dava ordini come un generale
“e ora forza ricopritelo con la neve!” lo guardai dubbiosa.

“Emmett ma sei sicuro? Non è che peggioriamo le cose?” la mia voce era angosciata, per quanto mi fidassi di lui non riuscivo a sentirmi tranquilla.

Jasper, Alice e Bella restarono in silenzio, persi nei loro pensieri, mentre ricoprivamo il corpo di Edward con la neve prelevata in giardino.

Alcuni minuti passarono senza che nulla accadesse, mio fratello restava immobile, lo sguardo fisso e spento poi, improvvisamente, una reazione, piccola, impercettibile, ma pur sempre una reazione...

Bella si avvicinò a lui, una lacrima luccicò nei suoi occhi.

“Edward!” pronunciò il suo nome con voce rotta.

Ancora una reazione, questa volta più decisa. Le palpebre sbatterono, lo sguardo iniziò a riprendere vita. Bella gli afferrò le dita ghiacciate e lui le strinse piano.

“Emmett sta funzionando!” commentò Jasper con voce incredula.

“Te l’ho detto fratello che dovevi fidarti di me!” sorrise, il suo splendido, meraviglioso sorriso. Ancora qualche minuto e si sarebbe svegliato.

“Emmett!” la voce di Bella sembrava preoccupata.

“Perché si comporta così, Emmett!” Ci voltammo, Edward tremava incontrollabilmente.

“Jasper, tiriamolo fuori, sta gelando!” urlò avvicinandosi alla vasca da bagno.
Lo adagiarono sul letto ma Edward continuava a battere i denti anche dopo essere stato asciugato e avvolto in una coperta calda.

Bella lo strinse a se con tutto il corpo stendendosi accanto a lui e coprendogli il viso di baci, Alice era impietrita, noi restavamo li, seduti a terra aspettando una reazione che tardava ad arrivare.

Erano passate ormai due ore.

“Forse avevate ragione... non avrei dovuto essere così presuntuoso da pensare di svegliarlo così!” Emmett era davvero disperato. Mi avvicinai a lui baciandolo, era così tenero e dolce... mi dispiaceva saperlo così distrutto...
“Sono stato davvero stupido!”

“Non lo sei sempre?...Emmett, cosa pensavi di fare, uccidermi...” ci voltammo al suono di quella voce. Edward aveva smesso di tremare e i suoi occhi brillanti e sorridenti ci scrutarono.

“Sono tornato...”
 
http://www.youtube.com/watch?v=v5EdYwPVluY

*Anima Fragile Vasco Rossi

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Capitolo 41
*** Cap 40 dolore ***


_Cap. 40
 
Dolore
 
I suoi occhi verdi si posarono su di me, li percepivo dall’altro capo della sala, mi perforavano, mi attraevano...
Erano gli occhi più intensi che avessi mai guardato.

Elizabeth O’Donnel mi fissava, incuriosita dal mio abito in affitto, dal mio aspetto scarmigliato, dal mio evidente disagio. Non appartenevo a quel mondo e mai sarei riuscito ad adattami ad esso.

Camminò verso di me, il passo lieve come una piuma, sinuosa, affascinante, pericolosa...

“Non mi pare di conoscerla...” esordì avvicinandosi a me.

“Lei è il signor...” lasciò la domanda aleggiare nell’aria poi mi fissò per un breve istante. Non si poteva eludere la sua domanda.

“Mi chiamo Harold Volt e, in effetti non posso definirmi un conoscente o un amico... sono un giornalista del Chicago Tribune!” alzò un sopracciglio con aria scettica.

“Addirittura!” il tono di voce era ironicamente divertito. Non mi credeva.

“Da quando il Tribune si occupa di cronaca rosa?” sorrise, un luminoso e beffardo sorriso. Nessuno sarebbe riuscito a resisterle.

E.J. Masen si avvicinò alla sua fidanzata, lo sguardo minaccioso, freddo...

“Amore” ma non mi sembrava di scorgere amore nella sua voce...

“E.J. lo sai? Abbiamo addirittura un giornalista del Tribune tra gli invitati...” rise e lui con lei.

“Ma davvero? Beh, può essere, mio padre invita chiunque ...e ti importunava? Cosa ti ha chiesto?” era nervoso, mi sembrò davvero strano quel suo atteggiamento, una persona accorta, non avrebbe mai fatto capire ad un giornalista di avere qualcosa da nascondere.

Elizabeth si voltò verso di lui, bella e altera, sapeva come comportarsi in società e come districarsi da situazioni complesse... la parola che meglio la rappresentava era distacco.

“Tesoro, che ne dici di mostrare al nostro giovane giornalista quanto siamo felici?

Non vorrai dargli materiale per un articolo...” sorrise ancora, stava prendendo in giro me o se stessa?

Mano nella mano si avviarono verso il centro della sala e, ad un cenno di lui, la musica iniziò.

Restai a lungo a guardare la coppia volteggiare,  uno strano senso di disagio si impossessò di me.

Avvertivo la menzogna aleggiare attorno a me.

 
Mi passai una mano sulla fronte asciugando le gocce di sudore che la imperlavano. Questo viaggio sembrava non avere fine. Ero stanco, avevo dormito poco e male, e i ricordi sembravano gravare su di me come un peso. Un peso che avrei tanto voluto dividere con qualcuno.
 
“I  miei complimenti E.J. la tua fidanzata è splendida!”

“Elizabeth... si è stata un buon affare” due voci note, nel lussuoso bagno di Casa Masen mi spinsero a prestare orecchio alla conversazione, Aveva ragione il caporedattore pensai. Il mio istinto di giornalista prese il sopravvento su ogni altro pensiero, avevo l’occasione di ascoltare qualcosa di interessante, l’avrei sfruttata!

“Solo un affare?”  l’uomo che parlava con Masen aveva un tono scettico nella voce.

“Si!” confermò E.J. con voce ferma

“Le nostre famiglie avranno reciproco godimento da questa unione. Conner O’Donnel ripianerà i suoi debiti, la mia famiglia sarà imparentata con una delle più rispettate  famiglie di Chicago. Il legame con gli O’Donnell ci consentirà di accedere agli alti scranni del potere economico e politico della città! Mark, ti parlo di potere vero, quel potere che va al di là dei soldi....”

Una breve pausa poi l’uomo chiamato Mark riprese a parlare.

“Elizabeth è al corrente ...dell’affare?” E.J. Masen rise poi il suo tono mutò improvvisamente facendosi aggressivo, irato, instabile.

“Mark, ti assicuro che se questa cosa dovesse uscire fuori...”

“Calma E.J. sai che di me ti puoi fidare!” sorrise “dalla tua reazione devo dedurre che lei è all’oscuro di tutto...”

“Non avrebbe mai accettato di sposarmi altrimenti. Ho dovuto faticare non poco per conquistarmi la sua fiducia. E’ così altera, così orgogliosa...”

“... e così meravigliosamente bella!” concluse Mark. “Possibile che tu non sia attratto da lei?”

“In effetti è una bella puledra, sarà un piacere cavalcare un po’ con lei... Ma solo quello. Non mi interessa altro. Solo scoparmela. Spero che almeno sia brava! ” un’altra risata, questa volta sguaiata, volgare, viscida...  

“Non dirmi che non te la sei ancora fatta!” la voce dell’uomo chiamato Mark era incredula e stupita. Non c’era da stupirsi, erano note alla cronaca le sue notti selvagge tra i locali notturni di Chicago, le sue frequentazioni con il mondo della prostituzione e della droga...

Provai un moto di compassione per quella giovane, bellissima sconosciuta il cui destino era già segnato.

“Non sarei riuscito a conquistarla se mi fossi comportato come un depravato saltandole addosso al primo appuntamento...!” un’altra risata

“...ma tu sei un depravato!” ancora una risata “le mie amiche mi hanno raccontato certi particolari su di te....”
Silenzio poi un tonfo

“Senti Mark, non provare a ricattarmi... né tu né le tue amiche... sai che ho abbastanza denaro da zittirvi... e non pagandovi una tangente...”

Sentii un brivido lungo la schiena, quell’uomo era pericoloso, più pericoloso di quanto potessi pensare. Era un ragazzino ricco, viziato e con frequentazioni pericolose.

“Ehi calma amico... so come comportarmi lo sai vero? Sai che non ti tradirei mai, non mi conviene, sei uno dei miei migliori clienti... ecco, a proposito, che ne dici di farti un tiro?... per fare pace... offro io...” ancora silenzio, poi un rumore di metallo sul piano di marmo, poi un’aspirazione e infine un sospiro di sollievo.

“Grazie Mark, non sarei riuscito a restare in questo posto un momento di più, ora ho la forza di affrontare il resto di questa dannatissima serata!”

Ancora silenzio. Non c’era più nessuno. Uscii dal bagno in cui mi ero rinchiuso e, inquieto mi diressi verso la sala da ballo.

E.J Masen ed Elizabeth O’Donnel ballavano teneramente abbracciati.
 
Baby I see this world has made you sad
Some people can be bad
The things they do, the things they say
But baby I'll wipe away those bitter tears
I'll chase away those restless fears *



No, lui non provava amore per lei, nessuna tenerezza, nessuna dolcezza...
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene.
 
*******************************************************************
Edward, il suo corpo ferito.

Edward, la sua anima lacerata.

Edward, il suo dolore.

Edward, la sua passione, il suo amore, la sua purezza, la sua dolcezza infinita....

“Edward...” in quell’istante non riuscivo a fare altro che pronunciare il suo nome.

“Edward!”

Quando si accasciò a terra, lo sguardo fisso, le braccia ciondolanti, mi sentii morire.

“Edward” chiamai ancora. Nessuna risposta uscì dalle sue labbra.

Corsi al suo fianco, posai una mano sul suo viso, era tiepido, potevo sentire il suo respiro caldo e profumato sul mio viso, il lento incedere del suo cuore.

Era vivo, esultai e sulle mie labbra fiorì un sorriso, era vivo...

Per un breve istante ritrovai la pace.

Posai le mie labbra sulle sue, volevo sentirle ancora, morbide e voluttuose, avvolgermi in un bacio appassionato, volevo comunicargli la mia presenza, il mio conforto, il mio amore. Ero li con lui e lo amavo, non poteva ignorare la mia presenza, io lo amavo, l’amavo disperatamente.

Non ci fu risposta al mio bacio.

In quell’istante compresi e mi sentii morire.

Respirava, vero, ma per il resto era come spento, sparito dalla mia vita... ancora una volta mi aveva lasciata sola.

La mia respirazione si fece affannosa, sentii il cuore battere all’impazzata, la vista si appannò.

Per la prima volta capii veramente cosa volesse dire avere una crisi di panico.

Per la prima volta compresi Edward pienamente.

Mi sentii sprofondare, risucchiata in un oceano oscuro, un oceano colmo di angosce e di paura.

Ora sapevo, sentivo ciò che sentiva ogni volta che il suo passato tornava a bussare alla porta della sua coscienza.
Lo capivo più di chiunque altro, la sua sofferenza era anche la mia.

Tutto ciò che Edward, con il suo ritorno, aveva sopito, riesplose in me con una forza devastante.

Mi sentii abbandonata e persa. Sola, in un mondo che non mi apparteneva.
Un forte dolore allo stomaco mi indusse a piegarmi a terra, mentre un disgustoso senso di nausea affiorò sulle mie labbra.

Dovevo restare lucida, dovevo stargli vicino...

Il mio Edward doveva essere da qualche partepensai... il mio Edward, il mio Edward.... ripetei come un mantra.

Con le poche residue forze che mi restavano, strisciai al suo fianco e gli presi la mano. Nessuna reazione, solo il calore di un corpo vivo ma vuoto.

Il suo spirito era altrove, non era più con me.

Sentii calde, amare lacrime, salire fino al bordo delle ciglia e lentamente traboccare giù.

Ero sconvolta, terrorizzata dalla sua assenza, spaventata dalla possibilità di trovarmi fronte una persona nuova e sconosciuta al suo risveglio, se mai si fosse svegliato.

Il mio Edward, voglio il mio Edward! pensai stringendomi a lui, non arrendermi all’eventualità che il suo spirito non facesse più ritorno nel suo corpo.

I minuti passavano lenti, ma inesorabili. Edward rimaneva immobile, la schiena appoggiata contro il muro, il petto scoperto, lo sguardo innaturalmente fisso.

Era troppo, troppo dolorosa quella visione.

Rimasi a fissarlo, impotente e immobile; non sarei mai riuscita ad aiutarlo, non avevo abbastanza forza, il mio residuo coraggio non era sufficiente a sostenere entrambi e io ero già al limite. Non ero in grado di fare nulla di più per lui. Ero un’incapace, solo un’incapace.

Se solo avessi avuto la forza di accollarmi  il peso della sua sofferenza.... ma nemmeno questo riuscivo a fare. Potevo solo dargli il mio amore, il mio grande, immenso, incondizionato, amore.

Era sufficiente?

No, no, se la mia voce non riusciva a svegliarlo, se le mie labbra non suscitavano nessuna reazione in lui...
Il mio amore non era abbastanza, non era sufficiente...  mi sentivo così persa senza di lui...

Per un istante pensai alla mia vita... alla mia vita un istante prima che il professore Meson annunciasse il tema del semestre, un istante prima di udire la sua voce calda o di incrociare i suoi splendidi occhi verdi...

Non riuscivo a ricordare la mia vita prima di lui...

Ero serena? Non lo sapevo più.

Pensai a quella mattina, alla mattina del mio primo giorno di corso, all’emozione per una nuova vita che comincia... Si, ero serena.

Qualche piccolo dolore turbava il mio animo, certo, ma ero serena e inconsapevole di ciò che mi attendeva.
Mi apprestavo ad affrontare un’esperienza nuova ed elettrizzante lontana da ciò che era noto e rassicurante, una vita lontana dalla mia famiglia, una vita piena di scoperte e nuove conoscenze.

Si, forse la mia vita sarebbe stata più serena se non lo avessi mai incontrato, più sicura, più tranquilla, ma così scialba, così priva di passione...  non avevo mai contrato l’amore vero prima di incontrale lui.

Edward aveva riempito all’improvviso la mia vita, colmandone ogni anfratto, non mi ero mai sentita tanto desiderata, amata e odiata, protetta e bistrattata finché non avevo incrociato il suo sguardo.  
Edward era fulgido come la luna ma, al contempo, oscuro come la sua faccia nascosta.

“Edward” chiamai ancora invano, scrollandolo, carezzandolo, baciandolo... nulla nessuna risposta. Non sapevo più che fare... i singhiozzi scossero il mio petto finché un urlo proruppe dalla mia gola, non riuscii a fermarlo,  non mi importava di fermarlo. Urlai il suo nome ancora e ancora  finché, priva di voce, mi accasciai al suo fianco.

Qualcuno entrò nella nostra stanza facendomi domande a cui non riuscivo a rispondere. Il miei pensieri erano per lui.

“Edward!” chiamai carezzandogli il volto.

Qualcuno chiamò il mio nome, scrollandomi con forza... Chi voleva parlare con me? Edward, il mio Edward...dov’era, perché non sentivo più la sua voce?

“Bella, cos’è successo, cosa è successo ad Edward!!! Cosa hai fatto a mio fratello!!!” Alice, riconobbi il suo grido, era rabbioso e disperato come lo era stato il mio, aveva ragione, la colpa era mia, solo mia... se non avessi chiesto nulla ad Edward forse ora...
Alzai gli occhi su di lei, consapevole della mia colpa, le guance rigate di lacrime, “Edward!” volevo solo lui...

“Parla!!!” gridò più forte.

“Edward!” dove sei, “Edward!” torna da me... Edward, Edward, Edward...

“Non credo che sia Bella la colpevole di tutto questo! Non puoi trattare così una tua amica, la donna che tuo fratello ama! Smettila!!!” Jasper, così dolce, calmo, rassicurante....

“Bella, ti prego perdonami...!” disse abbracciandomi. Non reagii non avevo più forza, volevo solo sentire la sua voce, solo vedere il suo sorriso, solo assaporare di nuovo i suoi baci...

“Bella, puoi dirci cosa è successo...” Jasper aveva un tono più calmo, la voce morbida, l’atteggiamento rilassato... Jasper aiutami... aiuta Edward.
Non so cosa accadde ma mi ritrovai a parlargli senza quasi volerlo.

“Edward ha ricordato il suo passato!” dissi senza riuscire ad impedirmelo. “Cosa significa... ha ricordato il suo passato!” chiese Alice ora più tranquilla. “Ha ricordato cosa gli è successo...!” continuai
“Cosa gli è successo! Puoi dirmelo Bella?” Ricordai parte del suo racconto, un brivido percorse la mia spina dorsale destandomi dallo stato di trance nel quale ero caduta.
“Edward... mio Dio, era solo un bambino... solo un bambino... solo un bambino...” non potevo tradire la sua fiducia, doveva essere lui a raccontarle tutto... no, non l’avrei tradito. Mai.

“Io non parlerò, quando ti sveglierai sarai tu a farlo, va bene?” dissi sperando che potesse sentirmi e avvertire nella mia voce tutto l’amore che provavo per lui..

Ricordi confusi... Emmett che mi abbracciava e consolava, Edward in una vasca piena di neve che tremava irrefrenabilmente, i momenti concitati, la paura che potesse morire davvero, poi le sue dita gelide si mossero sfiorando le mie, i suoi occhi si aprirono, la voce proruppe, stanca ma felice, dalle sue labbra... In quel preciso momento mi sentii di nuovo completa.
 
*******************************************************************
Aprii gli occhi lentamente, non ricordavo molto di ciò che era successo nelle ultime ore, sapevo di aver raccontato tutto a Bella, sapevo di aver combattuto una battaglia interiore dal quale ero uscito vivo, sapevo che Alice attendeva una spiegazione... non l’avrei accontentata, non subito.

Avrebbe aspettato, avevo bisogno di riposare e di Bella.

Il mio amore era restato al mio fianco per tutto il tempo, non mi aveva lasciato andare, sentivo il suo profumo nei miei sogni, la morbidezza delle sue labbra sulle mie... non riuscivo a reagire ma, sapevo per certo che lei era stata il mio contatto con la realtà.

“Bella, cos’hai?” non avevo più sentito la sua voce dal mio risveglio.

Non l’avevo più vista nemmeno sorridere... il suo sguardo era assente, e sfuggiva il mio.

“Bella, ti prego guardami!” implorai.

Alzò gli occhi erano dilatati dalla paura e lucidi di lacrime.
Cosa era potuto accaderle? Non riuscivo a ricordare, ma una morsa di paura attanagliò il mio stomaco.
“Bella, parlami... ti imploro, fammi sentire la tua voce... ti prego amore...” non rispose.

Si strinse a me, sembrava terrorizzata, tremava come una foglia, l’abbracciai carezzandole teneramente i capelli lasciandole dolci baci sulle tempie e sulle guance.

Piangeva.

Non era un pianto normale quello che prorompeva dal suo petto, era qualcosa di più forte, di più disperato... sembrava essere arrivata al limite.

“Bella, lo so che è difficile starmi accanto, lo so che il mio passato è pieno di orrore e che ne porto traccia su di me... io non voglio più lasciarti sola ma, se la mia presenza dovesse in qualche modo, in qualunque modo, farti soffrire io....”

Una lacrima scese dai miei occhi, le stavo rendendo la libertà.

“...Io mi tirerò indietro...” pronunciai l’ultima frase con un nodo in gola.

Non sarei più riuscito a vivere senza di lei, lo sapevo, ma avrei fatto qualunque cosa pur di non arrecare dolore alla persona che più amavo al mondo.

Sentii la sua mano stringere forte un lembo della mia maglietta e attirarmi a se, i suoi grandi occhi castani mi fissarono pieni di dolore.

“Io non andrò più via, te lo giuro Bella... ma ti prego, promettimi che se non ce la farai più a stare con una persona ricolma di sofferenza come me...tu...”

Mosse lentamente la testa come a dire no.

“Promettimelo Bella! Tu non ti sacrificherai per me!” cercai di essere dolce ma deciso...

Grosse lacrime traboccarono dai suoi occhi quando fece un cenno di assenso.

“Amami Edward, amami ora!”
La strinsi forte a me mentre le mie labbra furono sulle sue.
 
 
 
 
* Why Worry Dire Straits

Baby I see this world has made you sad
Some people can be bad
The things they do, the things they say
But baby I'll wipe away those bitter tears
I'll chase away those restless fears
That turn your blue skies into grey
Why worry, there should be laughter after the pain
There should be sunshine after rain
These things have always been the same
So why worry now
Baby when I get down I turn to you
And you make sense of what I do
I know it isn't hard to say
But baby just when this world seems mean and cold
Our love comes shining red and gold
And all the rest is by the way
Why worry, there should be laughter after pain
There should be sunshine after rain
These things have always been the same
So why worry now


Perché Preoccuparsi
Tesoro vedo che questo mondo ti ha demoralizzato
Qualche persona sai che é cattiva
Le cose che fanno, le cose che dicono
Ma tesoro, ti asciugherò queste lacrime amare
Scaccerò quest' inquietante paura
Che rende grigi i tuoi cieli azzurri
Perche preoccuparsi, dovresti ridere dopo il dolore
Il sole dovrebbe splendere dopo la pioggia
Queste cose sono sempre state le stesse
Quindi perche preoccuparsi adesso?
Tesoro, quando sono già vengo da te e tu dai un senso a quello che faccio so che é facile dirlo
Ma tesoro , proprio quando questo mondo sembra cinico e freddo
Il nostro amore splenderà di rosso e d'oro e tutto il resto lo incontreremo strada facendo
Perche preoccuparsi, dovresti ridere dopo il dolore
Il sole dovrebbe splendere dopo la pioggia
Queste cose sono sempre state le stesse
Quindi perche preoccuparsi adesso?

 
http://www.youtube.com/watch?v=_03uXQiz6eY  
 

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Capitolo 42
*** Cap 41 Confronti ***


Carissime pubblico questo capitoletto pre-natalizio con la speranza che ve lo possiate gustare durante le feste.
quanto a me faccio una piccola pausa... posterò il nuovo capitolo per il nuovo anno.
auguro a tutte un felice natale e un divertente anno nuovo!!!!

Ciao un bacione Barbara!



_Cap. 41
 
Confronti
 
Gli occhi azzurri di Jasper mi scrutavano mentre mi aggiravo nella nostra stanza da letto. Ero inquieta, scossa e ancora tesa per ciò che avevo appena visto.

“Alice, ti prego...” il suo tono era esasperato, era un’ora buona che cambiavo continuamente posizione muovendomi dal letto alla poltrona, dal bagno alla finestra...

“Stai ferma, ti prego! Non ce la faccio più a vederti così agitata” il suo tono aveva una nota aspra, infastidita, lo sapevo, ero consapevole di irritarlo a morte ma non riuscivo ad agire razionalmente, non in una situazione come questa.

“Jasper, voglio andare da lui!” ribattei con il tono di una bimba capricciosa.

“No, tu non ci andrai!” disse afferrandomi per la vita e facendomi sedere sulle sue gambe.

“Hanno bisogno di stare soli!” continuò guardandomi dritto negli occhi. Sfuggii alla sua presa, non volevo più aspettare. Volevo sapere... Sapere perché Edward era stato così male, sapere cosa intendesse Bella con la frase - ha ricordato il suo passato! -  o con l’esclamazione - mio Dio, era solo un bambino...- ” avevo sospetti fondati, sospetti tremendi, volevo sapere.“Ma possibile che tu non ti renda conto?” non capivo, rendermi conto di cosa.

Jasper si alzò dal letto mettendosi davanti alla porta. Ero intrappolata.

“Alice, ragiona razionalmente, non hai visto come si guardavano? Non hai visto il dolore negli occhi di Bella? Non hai visto lo stato di Edward?” alzai un sopracciglio.

“Sei proprio sicura di voler andare da loro in questo momento? Sei proprio sicura di non poter aspettare che lui decida autonomamente di scendere e raccontarti ogni cosa? Vuoi proprio forzare le cose?” odiavo quando assumeva quell’aria da maestro di vita, odiavo quando mi faceva ragionare, odiavo quando aveva ragione... provai a controbattere alle sue teorie di ferro.

“...E del mio stato non ti preoccupi?... c’è qualcosa che riguarda il passato della mia famiglia che io non so, qualcosa di talmente drammatico, da ridurre mio fratello in quello stato!  Mio dio Jasper, ho pensato che non si svegliasse più!” abbassai il viso sconfitta, sapevo che lui mi stava trattenendo per il mio bene, per permetterci di affrontare il discorso con calma.

Una lacrima scese sul mio volto, Jasper la raccolse con un dito poi si avvicinò a me con passo lento.

“Non essere egoista Alice, so che desideri sapere, ne hai tutto il diritto, ma devi dar loro del tempo...” alzai gli occhi, il suo sguardo era serio e determinato.

“...Ma io...” provai a ribattere... le mani di Jasper salirono dai miei fianchi al mio viso carezzandomi dolcemente, un brivido percorse la mia schiena, adoravo quando mi sfiorava appena, con dita leggere come piume...
Le sue labbra furono sulle mie.

Morbida e calda, la sua lingua carezzò la mia bocca finché, schiudendola, non l’accolsi in me.

Sapevo che non sarei riuscita più a resistergli. La sua bocca si modellò alla mia, approfondendo il bacio, le sue mani scesero sulle mie spalle fino ad arrivare ai glutei che strinse con forza facendomi sentire quanto mi desiderasse.

“Vieni, piccolina, vediamo un po’ se riusciamo ad ingannare il tempo!...” Sorrise, il suo sorriso speciale, quello che mi riservava nei nostri momenti di passione, quello a cui, lo sapevo, non sarei mai riuscita a resistere.
Mi prese tra le braccia conducendomi verso il letto, le sue labbra sulle mie, prepotenti e dolci.
Sapevo che sarebbe passato parecchio tempo...
 
*****************************************************************
 
Edward ora dormiva pacificamente. La fronte, corrucciata da chissà quale sogno, si distendeva di tanto in tanto, rivelando i suoi lineamenti delicati.

Le labbra, leggermente dischiuse, erano invitanti come un frutto polposo, un velo di sudore ricopriva il suo volto; una reazione normale allo shock termico, così aveva detto Emmett.

Non mi sentivo tranquilla, non riuscivo a staccarmi da lui, ero terrorizzata.

Terrorizzata dall’idea che non riuscisse più a svegliarsi, che una volta sveglio non mi riconoscesse, che volesse allontanarsi nuovamente da me.

Stavo male, lo sapevo.

Il mio equilibrio psicologico era al limite, labile come un filo di seta.

Non riuscivo a chiudere occhio, ogni movimento, ogni respiro, ogni sussurro di Edward contribuiva a far accelerare il ritmo del mio cuore.

Se si fosse nuovamente allontanato da me?

Volevo così tanto sentire ancora la sua voce, vedere il suo sorriso illuminargli gli occhi, sfiorare la tiepida sericità della sua pelle... 

Mi era parso di udire la sua voce, per un istante, in un istante indefinito, era allegra ma stanca...
Pensandoci, non ero davvero sicura di averla sentita, forse sognavo, sognavo che si fosse svegliato, che fosse tornato da me...

Mi guardai attorno, non c’era più nessuno solo Edward e io.

Perché tutti mi lasciavano sola? Avevo bisogno di aiuto, non sarei riuscita a superare tutto questo da sola.
Continuai a fissare il suo profilo, a controllare il suo respiro... sentivo il battito regolare del suo cuore nel silenzio irreale della stanza.

Sarei riuscita ad affrontare un’altra crisi? Avrei avuto abbastanza forza?

Non lo sapevo.

Mi mossi lentamente stringendomi al suo fianco e affondando la mia faccia sul suo petto; ispirai il suo profumo, quel profumo che, per tutta la notte, aveva avvolto i miei sogni... poi chiusi gli occhi sognando di baciare ancora le sue labbra.

Un tocco, tiepido e lieve sfiorò le mie guance in una lenta carezza.

“Bella, cos’hai?” il battito del mio cuore accelerò per poi riprendere il suo regolare incedere, non mi ero accorta che si fosse svegliato... la sua voce calda e sensuale accarezzò le mie orecchie.

Godetti quell’istante come se fosse l’ultimo ma non alzai lo sguardo su di lui né parlai.

La paura aveva sopraffatto ogni altro sentimento, persino l’amore.

Di cosa hai paura Bella,mi chiesi, alza gli occhi, guardalo! Mi rimproverai.

No. Non ne avevo la forza.

“Bella, ti prego guardami!” il tono con cui Edward parlò era talmente tenero... forse avrei potuto...alzai il viso su di lui.

Non so cosa vide Edward nei miei occhi, la sua espressione si fece improvvisamente ansiosa, forse preoccupata.
Mi aveva letto dentro, ne ero certa. Ero sempre stata un libro aperto.

“Bella, parlami... ti imploro, fammi sentire la tua voce... ti prego amore...” le parole rifiutarono di lasciare le mie labbra mentre le strofe di una vecchia canzone tornarono a lambire la mia mente...
 
Pelle a pelle noi e sulla pelle tristezza e guai, dobbiamo uscire da qui
quando stiamo così non riusciamo ad aprirci più
Riapri gli occhi e dai grida almeno che non va  se ti cerco cos'è
se mi cerchi perché scivoliamo sempre giù
[...]
E' un sogno che non troviamo più  luci spente che luci che non si accendono più
con la mano dai stringi più che puoi le nostre mani dai che proviamo a tornare su...


Non riuscivo a gridare il mio dolore, avevo paura ad ammettere, persino con me stessa, che la sofferenza di Edward stava distruggendo la mia anima.

Non avevo il coraggio di rivelargli quanto male mi facesse vederlo gridare, piangere, sbattere la testa fino a perdere i sensi, quanto mi facesse soffrire tutto il dolore che aveva dentro di se.... avrei tanto voluto vederlo sorridere felice, veramente felice...

Mi strinsi a lui, tremavo, non riuscivo ad impedirmelo, non volevo sembrare fragile ai suoi occhi, ma il mio corpo aveva una volontà propria.

Volevo parlargli, dirgli che ero felice che si fosse svegliato, comunicargli il mio amore... ma le lacrime scendevano irrefrenabilmente dai miei occhi impedendomi di proferire parola.

Edward, silenziosamente mi carezzò i capelli lasciando piccoli baci sulle mie tempie, sulle mie guance... sentì il sale delle mie lacrime sulla sua bocca.

Con un dito alzò il mio mento per potermi fissare negli occhi ancora una volta.

Fu allora che accadde.

Nel momento in cui lo sguardo di Edward fissò il mio, tutta le tensione, la paura, l’ansia e l’angoscia che avevo tenuto a freno nelle ultime ore, si sciolsero in un pianto dirotto e liberatorio.

Sentii un singhiozzo provenire dal suo petto e mi sentii morire, stava soffrendo ancora e ancora, ed era colpa mia. Non riuscii a guardarlo in viso, non avevo la forza di fissare il suo dolore negli occhi.

“Bella, lo so che è difficile starmi accanto,” disse con la voce rotta “lo so che il mio passato è pieno di orrore e che io ne porto ancora traccia...” trasse un profondo respiro poi riluttante continuò.

“Non voglio più lasciarti sola ma, se la mia presenza dovesse in qualche modo, in qualunque modo, farti soffrire, io....” disse la frase tutta di un fiato come se gli costasse uno sforzo immane e infine una lacrima traboccò dai suoi occhi mescolandosi alle mie.
“...Io mi tirerò indietro...”  

Edward avrebbe rinunciato al suo amore per me, pur di non farmi soffrire... ma io... come poteva pensare che sarei potuta essere felice senza di lui!

Non si rendeva di quanto era diventato importante la mia vita?

Mi aggrappai ad un lembo della sua maglietta avvicinandolo a me.

Lo fissai con gli occhi lucidi e pieni di dolore, non volevo che se ne andasse di nuovo lontano da me. Avevo bisogno del contatto con la sua pelle, con il suo cuore, non sarei riuscita a sopravvivere senza di lui.

 “Io non andrò più via, te lo giuro Bella... ma ti prego, promettimi che se non ce la farai più a stare con una persona ricolma di sofferenza come me...tu...” mi aveva capito, aveva capito le mie paure, la mia sofferenza... feci cenno di no per rispondere alla sua domanda.

Lui non mi avrebbe mai potuto fare del male, non intenzionalmente almeno.

Non si accontentò della mia risposta e incalzandomi mi strappò un cenno di assenso...

“Promettimelo Bella! Tu non ti sacrificherai per me!” non sarei più riuscita a sopportare di vederlo in quello stato anche se avessi voluto, e Edward lo sapeva benissimo... Mi feci più vicina a lui...

“Amami Edward, amami ora!” dissi in un sussurro...

Volevo sentirlo, toccarlo, volevo accertarmi che non si trattasse di un sogno.

Mi strinse forte a se mentre le sue labbra furono sulle mie, dolci, esitanti...
 
***********************************************************************
“Amami Edward, amami ora!” aveva detto.

L’avrei fatto, l’avrei amata con il mio corpo e il mio cuore, avrei fatto qualunque cosa pur di farle dimenticare la violenza a cui l’avevo sottoposta, la sofferenza che le avevo causato.

Avevo promesso di non farla più soffrire ma non ero riuscito a mantenere la promessa.

Me ne rammaricavo ma la mia angoscia era talmente profonda, non volevo coinvolgerla nel mio mondo, ma ora lei era diventata tutta la mia vita, non sarei riuscito a privarmene. Travalicava ogni mia capacità.

Non riuscivo mai a mantenere le promesse fatte...

Mi avvicinai lentamente, le mie dita la sfiorarono, leggere come una piuma, scostandole una ciocca di capelli umida di lacrime...

“Bella, io...” non trovavo le parole, “...se dovessi farti male...”

Mise un dito sulle mie labbra zittendomi poi, con gli occhi ancora lucidi, mi baciò le guance, le palpebre, i lobi delle orecchie...

“Tu non mi farai del male... non sei tuo padre...!”

Alzai il viso, volevo incontrare i suoi occhi, carezzare le sue labbra. sentivo crescere in me il desiderio di baciarla ancora e ancora... attesi, attesi che si avvicinasse a me, che mi desse il permesso di amarla...

“Edward... io ho paura...” aveva paura, aveva paura, bravo Edward, sei contento ora? Avevo sperato per mesi che accadesse ma non ora, non da quando era diventata l’amore della mia vita. Abbassai lo sguardo ma Bella mi costrinse a fissarla.

“Non ho paura di te, Edward, né del tuo passato...” sentii il mio cuore battere forte.
“Ho paura di non farcela a starti vicino nella maniera giusta, ho paura di non farcela a vederti soffrire, ho paura che, quando avrai sentito queste parole, tu scompaia dalla mia vita!” dolce, dolcissima Bella.

Non poteva saperlo, non glielo avevo mai detto, ma nei mesi in cui ero stato lontano da lei, avevo sentito un dolore talmente intenso che il mio corpo e il mio cuore si sarebbero rifiutati di provarlo ancora. Non sarei mai più riuscito ad allontanarmi da lei.

Sapevo che soffriva per me, per il mio passato, per le mie crisi di panico, per i miei silenzi e per le mie grida disperate... ma io non mi sarei più allontanato, non di mia volontà...

La scelta doveva essere sua, solo sua... una parola e sarei scomparso dalla sua vita, per sempre.

“Bella, te lo ripeto, io non andrò da nessuna parte, a meno che non lo voglia tu.” Volevo mi credesse, il suo sguardo era dubbioso.

“Io farei qualunque cosa pur di renderti felice... anche andare via se tu me lo chiedessi.” Sorrise abbassando lo sguardo, un sorriso timido che fece imporporare le sue guance di un tenero rosa.

“No Edward, non andare via... resta con me! Resta sempre con me!” il rossore si accentuò ulteriormente.

Dio com’era bella.

Ero totalmente pazzo di lei.

“Si amore, resterò...Finché mi vorrai, io starò con te!” mi avvicinai lentamente al suo viso, volevo disperatamente baciarla, volevo sentire la morbidezza delle sue labbra sulle mie... non avevo il coraggio di farlo, avevo paura...
Bella si avvicinò a me fissandomi negli occhi.

“Mi hai fatto spaventare Edward...” abbassai gli occhi, timoroso di guardarla in viso... le avevo fatto del male... ferivo sempre coloro che mi amavano... l’avrei fatto ancora, con Alice...

Bella mi carezzòil viso con un dito sorridendomi.

 “Credevo che non avrei più toccato la tua pelle!” carezzò il mio viso con le mani ancora tremanti...
“...Che non avrei più visto i tuoi occhi fissarmi meravigliati, come stai facendo adesso...” con la punta delle dita sfiorò le mie palpebre.
“...Che non avrei più sentito il tuo sapore in bocca...” le sue labbra furono sulle mie.
Chiusi gli occhi gustandomi il suo tocco, accogliendo il suo bacio lieve e caldo.

Per un istante dimenticai tutta la sofferenza delle ultime ore, l’estenuante battaglia interiore che avevo combattuto, ma non vinto, con me stesso, il racconto che avrei dovuto fare a mia sorella, lo sguardo sofferente di Bella...
Ero nell’unico posto dove avrei voluto essere: in quel letto, con lei.

Incoraggiato, carezzai i suoi capelli avvicinandola di più a me e approfondendo il bacio.

Le mie labbra divennero passionali, forti, esigenti, la mia lingua danzò con la sua frenetica, disperata... la volevo... troppo.

“Bella” la chiamai, staccandomi a fatica da lei, la mia voce roca, irriconoscibile persino alle mie orecchie.
“...Io vorrei...” ero imbarazzato come un quindicenne.

Vorrei fare l’amore con te adesso, ma ho paura di farti ancora del male, temo di spaventarti, di non riuscire a controllare la passione che provo per te. Non voglio essere come mio padre... non voglio essere un mostro... pensai ma non ebbi coraggio di dal voce ai miei pensieri.

“Shh! Non dire nulla Edward... io ho subito un trauma quando sono stata aggredita e quando tu sei stato irruento io...” si interruppe, il mio cuore batteva furiosamente, sapevo di averle fatto del male, lo sapevo... cominciai a sentire il mio respiro farsi accelerato.

Bella prese le mie mani e le posò sul suo seno, sentii i suoi capezzoli inturgidirsi sotto le mie dita.
“...Ma mi sono data a te senza costrizioni, sempre e comunque...io mi fido di te Edward! Tu non potrai mai farmi del male...”

Ero paralizzato dal desiderio e dalla paura, non osavo muovere le dita, non volevo rompere la magia del momento...

Bella poggiò le sue mani sulle mie guidandole verso i suoi punti più sensibili, il seno, la pancia, i glutei, fino ad arrivare al suo morbido centro.

Chiusi gli occhi mentre il mio desiderio di lei cresceva ad ogni sfioramento, ero eccitato, desideroso di essere nuovamente un solo corpo e una sola anima con lei. Con l’amore della mia vita.

“Fai l’amore con me Edward...” la voce di Bella si era fatta bassa, roca, eccitata..

 Non avrei più aspettato.

La feci stendere sul letto sfilandole la sottile camiciola di seta e la biancheria intima, finché non la vidi, pallida e luminosa come la luna, nuda davanti a me.

“Sei bella, amore mio...” dissi carezzandole dolcemente le gambe fino ad arrivare a sfiorare il duo pube. La sentii fremere al mio tocco, era eccitata da me.

Una strana frenesia mi colse a quel pensiero.

La desideravo, oltre ogni mia aspettativa, amavo la sua anima bella e forte, il suo cuore puro, la sua timidezza, il suo amore... amavo lei.

“Spogliati Edward, voglio vederti...” la sua voce calda interruppe i miei pensieri.

Lei mi amava e mi desiderava nonostante tutto.

Nonostante l’imperfezione del mio corpo, nonostante la mia anima lacerata il mio carattere mutevole, non intaccavano i suoi sentimenti... lei amava me.

Mi tolsi gli indumenti con lentezza, guardandola negli occhi.

Emozionato e trepidante arrossii davanti al suo esame minuzioso... davanti al suo sguardo lucido di eccitazione.
Mi stesi su di lei, tremante di desiderio,  la mia pelle sulla sua.

Bella carezzava la mia schiena con movimenti circolari e delicati mentre brividi di puro piacere si irradiavano dai miei lombi alla mia schiena, fino ad arrivare direttamente al mio cuore.

Sentivo la sua femminilità calda e pulsante sotto di me, sentivo il suo desiderio e il mio crescere ad ogni carezza, ad ogni sfioramento...

“Bella io... ti amo...tantissimo” i suoi occhi furono nei miei e la sua bocca si allargò in un tenero sorriso.
Entrai in lei delicatamente, dolcemente sentendomi invadere dal suo calore, dalla sua passione poi il ritmo divenne più rapido, le spinte più profonde... il suo fuoco incendiò il mio corpo.
Bella gemeva sotto di me carezzandomi, esigendomi... le diedi tutto ciò che potevo... la mia passione, il mio amore...

“Ti amo Edward!” gridò mentre un potente orgasmo ci travolgeva...

“Ti amo Bella... ti amo talmente tanto...” la mia voce era più bassa e roca.

Ero a casa.
 
********************************************************************
Un lieve bussare mi svegliò, mi guardai attorno, ero sola, Jasper si era alzato.
“Chi è?”
“Alice, sono Edward, posso entrare?”

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Capitolo 43
*** Cap 42 Un nuovo inizio ***


Cap. 42
 

 
Un nuovo Inizio
 
 
Forks mi accolse sotto una coltre di neve e vento era il 31 dicembre 2009. Non ricordavo che la città fosse così piccola né così fredda... l’ultima volta che ero stato li c’erano ancora Renèe e Bella.

 Lessi il cartello di benvenuto, Forks, tremila anime o poco più...

Il navigatore satellitare mi condusse da Charlie, erano le dieci di mattina, la macchina della polizia era parcheggiata lungo il vialetto di accesso, segno che lui era in casa e che, probabilmente, aveva fatto il turno di notte.

Tentennai un po’ prima di suonare alla sua porta, non mi andava di svegliarlo.

Tornai sui miei passi, dirigendomi alla Ford presa a noleggio. Sarei andato in una caffetteria per fare colazione.
Una voce molto famigliare mi richiamò indietro.

“Ehi Harold, sei arrivato finalmente! Certo, ce ne hai messo di tempo!”

“Ciao Charlie! Come ti va, amico! Ti trovo bene!” mentivo, era invecchiato, certo, ma non era questo il cambiamento più evidente.

I suoi occhi, una volta vivaci e attenti, avevano assunto una nuova tonalità, spenti, tristi e, se ero ancora bravo a leggere le persone, un alone di follia aleggiava nel loro fondo. Non tutti erano fatti per la vita solitaria.

“Sono venuto in macchina!”

“Da Chicago a qui?” annuii. Se potevo scegliere, preferivo non volare.

“Ci ho messo tre giorni! Sai quanto odio volare!” dissi con un  mezzo sorriso.

Charlie sembrava stupito da quella che lui, probabilmente, considerava una paura sciocca. Tentai di distogliere l’attenzione da quel pensiero, inutilmente.

 
Un rumore di spari risuonò nella mia mente, poi il fuoco, le lamiere contorte, il mio pilota accasciato sulla cloche, il ricordo del fetore di carne bruciata e sangue, lo stesso sangue che sporcò le mie mani quando lo spostai per tentare un atterraggio di emergenza. Ero salvo, ero solo, nell’infinito deserto iraqueno...

 
“Posso sedermi?” chiesi ancora sulla porta.

“Certo Harold, accomodati dentro, sarai stanco... ti preparo qualcosa...sei impallidito... non starai ancora pensando a...” poi ammutolì guardandomi in viso e, silenzioso di diresse verso la cucina.

“Grazie Charlie, grazie veramente!” chiusi gli occhi mentre un’altra ondata di ricordi mi travolse.

 
“Non puoi pubblicare questo articolo Volt!” la voce di Carl Lindon riecheggiò nella mia mente...

“Perché!” urlai in preda all’ira, perché non sputtanare quel maledetto bastardo e salvare una ragazza innocente.

“Ragiona Volt, è la tua parola contro la sua... e lui è più potente di te in questa città ergo, la sua parola vale più della tua!” Non riuscivo ad accettarlo anche se mi rendevo perfettamente conto di quanto avesse ragione.

“Senti Harold, non ti dico di non pubblicare un articolo sulla famiglia Masen ma, almeno raccogli delle prove più consistenti di una chiacchierata nel bagno della villa...!” Si, Carl aveva maledettamente ragione... stavo smarrendo la mia obbiettività e il mio distacco dai fatti... tutto per lei, per i suoi splendidi occhi, per Elizabeth.
 
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“Alice, sono Edward, posso entrare?” questo le avevo detto, fermo davanti alla porta della sua stanza.

Quanto avrei preferito che fosse ancora profondamente addormentata, quanto avrei voluto rimandare questo momento...

Per il bene di Alice,pensai... ma, in realtà era per il mio bene che speravo non rispondesse.

Faceva ancora male, tremendamente male. Uno scalpiccio dei piedi mi fece capire che era giunto il momento dei chiarimenti.

“Edward!” disse aprendo la porta con un sorriso. Sorrisi di rimando. Come avrei affrontato l’argomento con lei?

“Entra, Jasper deve essere sceso di sotto, quando mi sono svegliata non c’era!” arrossì distogliendo gli occhi dai miei.
Entrai nella sua stanza, intimidito e reticente...

“Come stai Edward? Come sta... Bella?” la guardai, la sua voce, pronunciando il nome di Bella aveva avuto un tentennamento, sembrava incerta.

“Sto bene Alice... sto abbastanza bene” la guardai ma lei abbassò gli occhi, sembrava intimorita, spaventata dal mio giudizio.

“Edward io... Bella... ti ha per caso detto qualcosa?”  ancora quel tono di voce, ancora la sensazione che mi nascondesse qualcosa. Non capivo, pensavo di doverle confessare qualcosa e invece mi ritrovavo a raccogliere le sue confessioni. Poi un’improvvisa consapevolezza si fece strada in me.

“Alice, cosa è successo con Bella..." evitò ancora il mio sguardo ed io ebbi la conferma delle mie sensazioni.

“Edward io...” si interruppe e i suoi occhi divennero lucidi.

“Io... quando tu sei stato male... io l’ho trattata ingiustamente... molto...”

Mi avvicinai a lei, minaccioso, pericoloso... l’afferrai per le spalle inducendola a guardarmi negli occhi.

“Cosa hai detto a Bella, parla Alice!” gridai stringendole le braccia nella morsa delle mie dita.

Mia sorella dilatò gli occhi e io allentai la presa abbassando i miei.

La violenza che tanto ripugnavo si era fatta strada in me, la sentivo trasudare dalle mie cellule, farsi spazio nella mia mente... no, non dovevo permetterlo. Avevo la possibilità di scegliere. Non sarei stato come lui, come mio padre.

Mi sedetti sul letto, incapace di reggere il peso delle mie azioni.

“Mi dispiace Alice... scusami io...” balbettai

“No Edward, hai ragione ad arrabbiarti, me la sono presa con Bella per il tuo malore... ero così spaventata, non ti avevo mai visto così... e lei sapeva...” poi fece una pausa, i suoi occhi evitarono i miei.

“No, sto mentendo persino a me stessa. La realtà è l’ho invidiata!” si inginocchiò di fronte me scoppiando in lacrime e coprendosi il volto con le mani. Mi avvicinai e, con molta delicatezza la indussi ad alzare il viso.

“Invidiata...perché...!” non riuscivo a comprenderla.

“Tu hai scelto lei, a lei hai raccontato tutto il tuo dolore... e hai tenuto fuori me, tua sorella!” ancora singhiozzi.
“Il tuo passato è anche il mio passato... perché non me ne hai reso partecipe!”

Era giunto il momento, il momento che avevo rimandato a lungo, troppo a lungo...

La presi per mano e feci sedere al mio fianco... non ero in grado di sapere se  avremmo retto al peso delle mie rivelazioni.

Come poteva essere gelosa di Bella, non si rendeva conto di quanto l’avevo fatta soffrire rivelandole ciò che mi era successo, non si rendeva conto che avevo solo tentato di proteggerla tenendola all’oscuro? Di proteggere la mia fragile sorellina...

Il mio passato... Alice non aveva idea di cosa fosse stato il mio passato.. era doloroso e triste, era pieno di orrore il mio passato, un orrore che, per fortuna le era stato risparmiato. Il mio passato era un peso ingombrante, qualcosa che avrei volentieri voluto lasciarmi alle spalle... Alice era la mia famiglia, ma il mio passato non era anche il suo ma parte integrante di ciò che ero diventato.

 “Alice io... tu non hai capito nulla, veramente nulla!” la mia voce era tesa quando le parlai.
“Allora spiegami Edward, spiegami perché stai così male, spiegami cosa è accaduto a casa quando io non c’ero!”
Tirai un profondo sospiro e iniziai il racconto più difficile della mia vita.
 
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“Alice io... tu non hai capito nulla, veramente nulla!” il suo tono era nervoso, tremante, era impallidito e i suoi occhi avevano assunto la tonalità del mare in tempesta.

Era sempre così prima dei suoi momenti di isolamento, prima che chiudesse tutti fuori dal suo mondo interiore.

“Allora spiegami Edward, spiegami perché stai così male, spiegami cosa è accaduto a casa quando io non c’ero!” il mio tono era dolce e preoccupato, sapevo che da un momento all’altro avrebbe smesso di parlarmi rinchiudendosi in un dolore muto, nascondendosi dietro una barriera che, difficilmente sarei riuscita a oltrepassare.

Edward mi guardò profondamente negli occhi e tirò un sospiro,  poi iniziò a parlare.

“Alice, tu non sai, non puoi sapere quanto sei stata fortunata...”
“Io fortunata!” provai a controbattere.

Come poteva pensare che io fossi fortunata... ero stata allontanata dalla mia famiglia... come potevo essere fortunata...
“Vivevi lontana da casa...” si limitò a rispondere.

“Una fortuna, perché...? Tu sei stato con i nostri genitori, tu hai sperimentato cosa vuol dire avere l’amore di una madre e di un padre... io invece...!” feci una pausa, non capivo, non volevo capire... mi succedeva sempre quando le cose erano troppo complesse o dolorose. La mia mente elaborava un’idea alternativa, una realtà parallela in cui tutto era più semplice.

Edward si alzò in piedi, tentai di imitarlo ma lui mi fece cenno di restare seduta, poi mi voltò le spalle dirigendosi verso la finestra.

Ascoltavo il suo respiro, i pugni erano stretti, le nocche sbiancate, sembrava affannato, come se facesse una gran fatica, come se portasse un enorme peso sulle spalle.

“Alice, è possibile che tu non abbia ancora capito...” la sua voce era bassa ora, non si voltò, preferendo continuare a fissare fuori dalla finestra il giardino innevato.

“...Possibile che tu non ti sia mai resa conto di ciò che mi accadeva?” si, mi ero resa conto di quanto soffrisse per la morte di nostra madre, per l’essere stati allontanati da casa nostra, per la scomparsa di nostro padre...

“Non ti ricordi come stavo quando venivi a trovarci? Prova a fare uno sforzo Alice... so che eri piccola, lo ero anch’io...” quelle volte, le rare volte che venivo a casa, tutti erano affettuosi con me, papà mi riempiva di coccole, mamma non mi lasciava mai, e Edward... Edward se ne stava in un angolo, immusonito e triste... forse perché le attenzioni, per una volta, non erano per lui...

“...Tu eri distaccato, ti avvicinavi di rado, non mi parlavi quasi mai...”

Edward fece cenno di no con la testa...

“Io ero felice di vederti Alice, quando c’eri tu tutti erano felici... era l’unico momento di pace... sembravamo una vera famiglia...” questa affermazione fece accelerare il mio battito cardiaco, mentre un pensiero, che non volevo accettare, iniziò lentamente a farsi spazio nella mia mente.

Lo scacciai via con forza, non poteva essere possibile.

“La morte della mamma ti ha scioccato!” provai a continuare il discorso.
“...Da allora non sei più stato te stesso. Sei stato tu a trovarla, tu hai chiamato i soccorsi, tu hai chiamato la scuola...” azzardai.

Un altro profondo respiro, un altro cenno di diniego.

“Me stesso... tu non sai niente di me, di com’ero, di cosa sarei voluto diventare... mi chiedo solo se potrò mai essere veramente me stesso o se quello che sono non sia frutto del mio passato...”

Lo guardai restando senza parole poi feci per alzarmi. Si voltò di scatto facendomi cenno di restare dov’ero.

“Alice, cerca di capire... non farmi questo... non....” lo guardavo ma non riconoscevo la persona di fronte a me, Edward sembrava così diverso, così disperato, c’era un principio di tristezza in fondo ai suoi occhi, voleva che io capissi, che non ponessi più domande... non ce la facevo, dovevo sapere, ne avevo un bisogno disperato. Sapere era divenuto indispensabile come l’aria.

“Edward, ti prego, ho bisogno di sapere...” insistei capricciosa.

“Allora guarda in faccia la verità che tanto vuoi conoscere ma bada, non ti renderà più felice!” si tolse la T-shirt rimanendo a torso nudo di fronte a me.

Lo fissai esterrefatta, ora le sue cicatrici erano meno evidenti ma, viste da vicino, se ne scorgevano molte di più.
“Questo è il regalo che mi ha lasciato il nostro... il tuo amato padre!” distolsi lo sguardo, non potevo crederci, non volevo crederci.

“Guardami!!!” urlò. Alzai gli occhi, timorosa, tremante...

“Vedi come sono stato felice insieme a mamma e papà...” il suo sguardo si velò di cattiveria, il verde dei suoi occhi divenne freddo metallo.

“Guardami Alice!” respirava a fatica, stava di nuovo crollando. Io non sarei stata in grado di sostenerlo, io non avevo la forza di Bella... ora capivo perché aveva scelto lei.
“E ora chiediti chi di noi è stato fortunato!”  scoppiai in lacrime mentre  Edward rimase in piedi, apparentemente indifferente.

“Scusami, io... io non sapevo... io non pensavo...” balbettai, la mia voce ridotta ad un flebile sussurro.

“...é questo il tuo problema Alice, tu non pensi, non abbastanza!” la sua voce era dura, freddo acciaio per le mie orecchie....

“C’è ancora una cosa che non sai...” cosa doveva ancora arrivare, cosa si nascondeva ancora in quei giorni pieni di orrore, cos’altro ancora aveva dovuto sopportare il suo cuore?.

“La mamma non è stata uccisa da rapinatori che si sono introdotti in casa... Faceva parte della menzogna Alice, per difenderti...” La sua voce era così gelida... non avrei mai pensato di sentire quel tono da lui...

Un brivido salì lungo la mia schiena quando misi a fuoco il senso delle sue parole.

“Per difendermi...?” risposi. No, il mio Edward non poteva parlarmi così, il mio Edward era dolce, sensibile, riservato e timido... la persona che avevo davanti era un’altra.

“Com’è morta la mamma allora?” urlai.

Volevo davvero saperlo?

Non mi bastava ancora?

“La mamma si è suicidata di fronte a me!” una morsa di ghiaccio attanagliò il mio cuore e le mie viscere, la mamma si era suicidata... non riuscivo a pensarci, non potevo crederci... quanto dolore e disperazione albergavano nel suo cuore?
La mia famiglia non era il caldo nido che pesavo, non avevo capito niente, non ero riuscita a leggere nulla nei loro sguardi velati di tristezza.

Come avrei potuto, ero così piccola...

La mia mente era ottenebrata dalla gelosia e dal desiderio di stare con loro, non riuscivo a sopportare di essere sempre allontanata per tornare nella mia scuola per signore...
Avevo pochi anni, non capivo, ero troppo piccola, troppo desiderosa di amore.

Tentai di alzarmi per avvicinarmi a mio fratello ma lui rimaneva immobile, nessun gesto, nessuna compassione, niente.

Poi parlò.

“Io l’ho vista morire e non ho potuto fare nulla per...” scoppiò in lacrime inginocchiandosi a terra, la maschera di durezza che aveva indossato era caduta rivelandolo ai miei occhi.

Edward, un bambino che aveva visto nostra madre morire, un bambino che non aveva potuto aiutarla, un bambino che portava sulle sue fragili spalle un peso troppo grande.

“Perdonami Edward!” l’abbracciai mentre le nostre lacrime si mescolarono. Non riuscivo più a mantenere le distanze... mi strinse a se continuando a singhiozzare disperatamente, gli carezzai i capelli fino a che sentii il suo respiro farsi più regolare.

“Perdonami...” sussurrò, non aveva più voce.

“Sei mio fratello!” sorrisi per la prima volta dall’inizio della conversazione, Edward ricambiò, abbassando gli occhi, eravamo nuovamente una famiglia.
 
******************************************************************
Bella, sono sempre con te,
quando ti sveglierai, se non dovessi trovarmi al tuo fianco, non temere.
Ho già rimandato troppo a lungo...
Devo parlare con Alice.
Ho paura Bella, ho paura della sua reazione, lei non è forte come te,
lei non accetterà facilmente la realtà.
Ti prego, se puoi, in questi giorni stalle vicina.
Aiutala a superare il dolore come hai fatto con me...
Ti amo, Edward
 
PS ti lascio questo brano, spero possa farti compagnia.
Amami per sempre* amore mio!
 
Ripiegai con cura il biglietto mentre lacrime dolci salirono a sfiorare le mie ciglia. Edward sapeva quanto avessi paura che mi lasciasse di nuovo sola.

La sua tenerezza mi commuoveva ogni giorno di più.

Schiacciai il tasto play.

Note morbide come il velluto si diffusero nell’aria, era la voce calda e sensuale di Mario Biondi... Edward aveva scelto un cantante italiano, per me...

http://www.youtube.com/watch?v=W0DtbzRYSeQ
 
Tu sei qui,
vederti è come baciare una stella
Guardami
io sento il mio desiderio crescere
e mentre mi guardi
i tuoi sguardi mi danno i brividi.
Sfiorami
Ancora io sento che già sono tuo
Oh Baciami!
Mi sciolgo e intanto la mente
Si sposa con la tua
Non devi esitare a baciarmi abbracciarmi
e stringermi.
Amami per sempre,
dolcemente io mi arrendo a te.
Amami per sempre,
niente in vita mia assomiglia a te.
 
Sentii due braccia stringermi delicatamente da dietro, mi voltai, gli occhi dolci di Edward mi sorridevano.
“Permetti?” disse prendendomi le mani.

“Io non so...” balbettai emozionata. Sapeva che non sapevo ballare...

“Puoi affidarti a me...” ancora un sorriso, ora  il suo viso era pieno di una nuova luce, lo sguardo ancora arrossato ma finalmente limpido.

Avrei aspettato per approfondire l’argomento Alice, ora volevo soltanto godermi questo momento con lui.

Chiusi gli occhi mentre Edward mi trasportava, al ritmo di musica, in un altro universo, un universo felice.

Mancavano poche ore al 2010...

L’alba di un nuovo inizio.
 
*Mario Biondi Amalia Grè _ Amami per sempre

 

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Capitolo 44
*** Cap 43 Consapevolezza ***


Cap. 43
 
Consapevolezza
 
“Harold, ti senti bene?” la voce di Charlie mi riscosse dai miei pensieri.

“Si, tutto bene Charlie!”

Charlie voleva sapere, lo leggevo dai suoi sguardi, lo percepivo dal moto di impazienza che animava ogni suo gesto.

“Ho aspettato che ti riprendessi dalle fatiche del viaggio ma ora, ti prego, dimmi cosa hai scoperto!” si muoveva nervosamente sulla sedia e con la mano tormentava la tazza di caffè ormai fredda.

“Ti dirò quello che credo di aver scoperto, anche se non posso affermare con certezza che si tratti di verità assolute...” feci una pausa e lo guardai per assicurarmi che avesse compreso.

Sentii un moto di inquietudine alla bocca dello stomaco... perché quella sensazione mai provata prima?

Perché Charlie Swan mi provocava questo stato di trepidazione... era perché si trattava di un argomento che, in qualche modo, mi toccava fin nel profondo o era la strana luce folle che leggevo nel suo sguardo? Non volevo assecondare le mie fantasie di reduce, di sopravvissuto ma, al contempo, non volevo assecondare un’ossessione nascente... decisi di indagare.

Avevo bisogno di capire qualcosa in più.

“Ti prego, dimmi, perché vuoi conoscere il passato di quei ragazzi? Tu sei un poliziotto Charlie, non credi che, se il loro passato è stato cancellato da tutti gli archivi ci deve essere una valida ragione?” lo vidi dilatare lo sguardo per un istante, segno che le mie argomentazioni l’avevano toccato... no, forse era solo un’illusione...

“Quale ragione ci potrebbe essere dietro a tutto ciò? Erano dei bambini, chi poteva essere interessato a cancellare il loro passato?” mi guardò con i suoi penetranti occhi scuri poi si alzò facendosi più vicino a me.

Arretrai istintivamente affondando nello schienale della poltrona.

Mi sentivo inquieto.

“Ecco quello che mi fa impazzire Harold, non capisci?” esordì gesticolando con le mani.

“cosa dovrei capire Charlie!” ancora una pausa.

“Bella, la mia piccolina, frequenta un ragazzo dal passato oscuro...” si, potevo capire la sua preoccupazione ma qui si sfiorava l’ossessione...

“...E se li avessero fatti scomparire perché avevano visto cose che non dovevano vedere... se centrasse l’FBI in tutto questo...” sorrisi, ma il pensiero si era ormai insinuato nella mia testa... Potevo intuire il perché avessero cancellato il passato di quei due ragazzini sfortunati ma non riuscivo a capire come e chi l’avesse fatto.

Forse aveva ragione Charlie, forse centrava davvero l’FBI.

Tentai di sdrammatizzare mentre con la mente cercavo di rimettere insieme tutti i tasselli... qualcosa sfuggiva ancora al mio controllo.

“...Addirittura l’FBI, Charlie, non ti sembra di esagerare? Va bene essere protettivi, ma tu stai vaneggiando...”
“Harold, ascoltami, io non sono pazzo, forse sono iperprotettivo, ma non pazzo! Ho delle strane sensazioni... se il passato di questo ragazzo tornasse nella sua vita mettendolo in pericolo... mettendo in pericolo mia figlia?” aveva alzato la voce, facendomi trasalire.

“Tu mi devi dire ciò che sai... solo così potrò tranquillizzarmi...” tentai di giocare di rimessa, avevo bisogno di tempo per pensare...

“...E se quello che scoprissi non ti piacesse... cosa faresti Charlie, impediresti a tua figlia di frequentarlo? Se ricordo bene, Isabella è maggiorenne...” lo guardai, si sedette nuovamente, le spalle abbassate come se fossero gravate da un peso insostenibile, gli occhi sfuggivano ai miei.

“Harold, tu non sai cosa vuol dire avere dei figli...  io vivo nel terrore che le succeda qualcosa, che qualcuno le faccia del male... non so cosa farei se anche lei mi abbandonasse... come Renèe...”

“Ascoltami amico mio, forse non so cosa vuol dire avere dei figli, ma sono sicuro che, se mai tenterai di allontanare Isabella dal suo ragazzo... allora si che rischierai di perderla, e per sempre. Non lo fare Charlie, non ti mettere tra loro... se hai bisogno di sapere, ti aiuterò ma, ti prego, non fare sciocchezze... te ne potresti pentire...”

“Io voglio solo proteggerla Harold! Tu non sai quanto è stata male per colpa di Edward Cullen! Voglio assicurarmi che lui non sia nuovamente motivo di tristezza, preoccupazione e soprattutto, di pericolo per lei!”

“Cosa vuol dire è stata male... cosa le ha fatto?” sentivo i sensi tesi come una corda di violino, la piccola Isabella, la mia figlioccia, così tenera e buffa... cosa poteva averle fatto quel ragazzo? No, non potevo pensarci, non poteva essere come lui!

“L’ha abbandonata per tre mesi... Bella era come... non so... come senza vita, spenta, assente...!” sentivo l’ansia e la preoccupazione montare nella sua voce.

“...E poi?”

“Poi è tornato da lei, ha chiesto perdono a tutti... se non fosse stato per Renèe... probabilmente ora non sarebbe più un problema!”

“Renèe...?”

“Si, l’ho chiamata, Bella stava talmente male... io non riuscivo a gestire la situazione... e lei ha deciso che Edward è perfetto per Bella, che sono una coppia destinata a durare... lei gli ha permesso di rivederla, e mia faglia l’ha riaccolto tra le sue braccia... non ha voluto sentire ragione... non sono più riuscito a tenerli lontani... ora sono in vacanza insieme...” l’ultima frase la disse con un filo di voce...

“Charlie, lasciale vivere la sua vita... non tarparle le ali... non commettere gli stessi errori...” abbasso lo sguardo, triste, rassegnato, schiacciato dal peso di una verità che non poteva negare...

“Io voglio solo proteggerla... assicurarmi che sia al sicuro... ti prego Harold... aiutami!”

Avevo accettato di aiutarlo soprattutto perché ero io quello a voler sapere la verità. La verità sulla fine di Elizabeth e dei suoi piccoli, la verità sulla scomparsa di EJ Masen, le ragioni per le quali il passato di due ragazzini era stato cancellato... ora però non ero più tanto sicuro delle mie ragioni... era davvero il caso rimestare nelle acque torbide del passato di casa Masen?


Era davvero il caso di riaccendere un faro sulla vita di due persone che, con ogni probabilità ora vivevano finalmente serene?

Non ero più sicuro di volerlo fare ma, al contempo, non volevo che uno dei miei pochi amici perdesse l’unico affetto della sua vita, non volevo che, per impulsività e affetto, creasse dei problemi a se stesso e a sua figlia...

E poi c’erano loro, Edward e Alice... quanto avrei voluto rivederli...

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A malincuore ci separammo dal nostro abbraccio, nelle orecchie le ultime note della canzone che Edward aveva scelto per me; colonna sonora dei nostri respiri e delle parole non dette...

“Hai parlato con Alice?” chiesi sottovoce, timorosa di interrompere la magica atmosfera che ci avvolgeva.

“Si” rispose, poi il silenzio avvolse la stanza mentre le sue braccia cercavano ancora conforto tra le mie.

Attesi.

Nessuna parola dalle sue labbra, solo il calore delle sue braccia che circondavano il mio corpo coperto soltanto da una sottile camiciola di seta.

Una lacrima bagnò la mia spalla nuda.

 Alzai gli occhi verso il suo volto triste.

“È andata così male?” fece un cenno di diniego.

“No, ma... non sono riuscito a raccontarle tutto nei dettagli... lei non è come te... non ha la tua forza...” la mia forza... io, che mi consideravo così debole, scoprivo di avere una forza tale da sostenere tutto il dolore di Edward, una forza che né Alice, né i suoi fratelli possedevano.

Mi sentii lusingata da quello che consideravo un complimento.

“Fin dove sei arrivato?” continuai con tono pacato.

“le ho detto di mamma, della sua morte...” fece una pausa guardandomi negli occhi “oddio Bella, sono stato così freddo... ho parlato ad Alice della morte di nostra madre come se provassi un piacere quasi sadico nel renderla partecipe della mia esperienza ma poi... poi non ho avuto il coraggio di andare oltre, di scendere nei dettagli più macabri...” gli accarezzai il volto, povero piccolo, pensai, ha subito un trauma così grande e si preoccupa di essere stato crudo nel suo racconto... io ero forte, potevo sostenere la sua verità, Alice no...

“Hai fatto bene a non scendere nei dettagli, sapere che tua madre si è uccisa è già un grande trauma da superare...” Edward distolse gli occhi dai miei e si avvicinò lentamente verso il letto.

Aveva una strana espressione ma non era solo dispiacere... forse invidia, forse gelosia, forse un miscuglio tra questi tre sentimenti...

“Amore, purtroppo nessuno potrà farti dimenticare il tuo dolore... nessuno potrà ridarti la tua infanzia perduta ma... perché distruggere anche la vita di Alice scendendo nei particolari più atroci?”

Gli occhi ed Edward mi perforarono l’anima, tanto erano chiari e sinceri...

“A volte invidio profondamente Alice! Perché non hanno mandato anche me in qualche collegio? Perché mi hanno tenuto a casa sottoponendomi alle più atroci sofferenze? Perché tutto questo le è stato risparmiato?” la tristezza invase nuovamente il suo volto incupendone i tratti.

“A volte vorrei che lei provasse un minimo del dolore che ho sentito io...” no, non era Edward a parlare, non l’Edward che conoscevo e amavo...

“Smettila di dire sciocchezze! Non puoi pensarle veramente queste cose!”

“E invece si Bella! Io ho invidiato per anni la sua vita felice lontano da casa! Per anni ho desiderato scappare via con la Limousine che la riportava a scuola...” si mise le mani tra i capelli poi scoppiò in un pianto dirotto.

La verità di quelle rivelazioni era un peso da sopportare forse più grande dei ricordi del suo passato, Edward si sentiva profondamente in colpa per i sentimenti che provava ma, al contempo non poteva impedirsi si provarli.

Era solo un essere umano, un essere umano profondamente segnato dal dolore.

Mi avvicinai a lui e lo strinsi a me, il suo cuore batteva furiosamente mentre i singhiozzi gli scuotevano le spalle...
“Ho invidiato così tanto la sua vita...” disse tra le lacrime.

“Shh! Edward, non fare così, è normale provare questi sentimenti... eri un bambino maltrattato mentre, tua sorella evitava il dolore che a te era imposto. Nonostante tutto però, tu l’hai protetta finché hai potuto, le hai evitato l’orrore e la sofferenza... tu sei speciale e profondamente buono!” lo feci stendere sul letto carezzandogli le guance bagnate di pianto.

“Hai mantenuto un’anima pura nonostante tutto... e ora sei qui, e sei amato, nessuno ti farà più del male, mai più!” lo cullai finché il suo respiro non si fece più regolare... teneri baci iniziarono a coprire il mio collo e le mie spalle nude.

“Ti amo, sai Bella? Sei la mia ancora e la mia coscienza... ti amo!” le sue labbra calde e morbide si unirono alle mie, un bacio carico di promesse inespresse dolce come un vento di primavera, e triste come un grigio mattino autunnale.

Edward era così, brezza e tormenta, pioggia e tempesta... ma era il mio amore, non potevo vivere lontana da lui.
“Chissà perché ci hanno tenuti separati...” disse dopo qualche istante di esitazione, i suoi occhi nei miei...

“Non ti sei fatto mai un’idea?” sorrise...

“Da bambini, con Alice, fantasticavamo di non essere veramente fratelli, in fondo il nostro aspetto non è simile, siamo gemelli eterozigoti...” sorrise ancora ma, questa volta c’era un principio di amarezza nei suoi tratti.

“A volte penso che non si tratti solo di fantasticherie!”
 
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Alice scese di sotto solo nel primo pomeriggio.

Dopo che Edward aveva lasciato la sua stanza, si era chiusa in un ostinato silenzio, impedendo persino a me di avvicinarmi.

Stava soffrendo, la conoscevo molto bene, sapevo per esperienza che aveva bisogno di tempo per elaborare il dolore ma che, appena ne avesse avuto bisogno, sarebbe venuta da me cercando il conforto delle mie braccia.

“Ciao!” mi limitai a dirle, gli occhi erano rossi e lucidi, segno che aveva pianto molto, le guance colorate di un rosa leggero. Indossava ancora il pigiama, era veramente strano vederla così, senza trucco, senza cura nell’abbigliamento.

Era una Alice diversa, forse meno attenta ai dettagli, forse più matura e consapevole...

Provai un moto di tenerezza per lei, sembrava così piccola, così indifesa...

“Jasper!” singhiozzò volandomi addosso.

Poi le lacrime tracimarono dai suoi occhi inondando il suo volto e inumidendo il mio maglione scuro..

“Io non sapevo, non sapevo! Come ho fatto a non capire!”

Ero combattuto, l’amore che provavo nei suoi confronti mi spingeva a coccolarla e consolarla ma, quello stesso amore, unito alla mia innata razionalità mi portava ad avere un atteggiamento diverso, più duro e maggiormente cosciente.

Non potevo essere sempre accondiscendente, non potevo assecondarla in ogni momento, altrimenti non sarebbe mai cresciuta.

La allontanai da me per poterla guardare negli occhi.

Sembrò sorpresa dal mio gesto.

“Alice” le dissi “tu non hai mai voluto vedere! Ti sei sempre rifiutata di accettare il mondo così come era in realtà, hai sempre cercato di vivere una realtà differente e noi, ed Edward in special modo, ti abbiamo assecondato... ma è stato un errore...” la fissai e lei capì che non scherzavo.

“Allora voi... voi sapevate tutto! Io solo ero all’oscuro...”

“Alice!” il mio tono si fece più serio “non travisare il senso delle mie parole! Sai che non sopporto quando fai così! Hai capito perfettamente ciò che ti ho detto!” abbassò gli occhi e fece un cenno affermativo con la testa.

“Voi non sapevate ma, a differenza mia, avevate intuito la realtà!” disse sottovoce.

“Mio dio come sono stata cieca! Povero Edward!” mi abbracciò stretto, era tenera e dolce come una bambolina.

Ricambiai circondandola con le mie braccia.

“Come ho potuto pensare che la sua vita fosse felice, avrei dovuto capirlo! Siamo gemelli!” le carezzai la testa depositandovi un bacio poi, con la punta delle dita raccolsi una sua lacrima.

“Non poi fare nulla per il passato di Edward, Alice, ma puoi fare moltissimo per il suo presente e per il suo futuro! Stagli vicino, ha bisogno del tuo affetto, ha bisogno di protezione... lui non l’ha mai avuta, dio solo sa quanto ne abbia bisogno!” le carezzai una guancia.

“Sostieni Bella, non essere gelosa del suo speciale rapporto con lui... Bella è la prima con cui si è aperto, la prima che lo ha accettato per quello che era...” distolsi il mio sguardo da lei, sentivo una strana tristezza in fondo all’anima.

“Lei lo ha compreso molto più di noi” continuai a bassa voce “di noi che gli siamo stati accanto per tutti questi anni”. Alice annuì poi continuò.

“Si Jasper, nessuno di noi si è sforzato di capire davvero Edward, forse solo Carlisle... ma lui gli ha lasciato la possibilità di scegliere come e quando aprirsi... ha rispettato i suoi tempi. Ma noi... noi dovevamo intuire, io dovevo intuire...”
 
******************************************************************
“Sono incinta, aiutami Harold!” la voce terrorizzata di Elizabeth tornò a riecheggiare nella mia mente... era incredibile come, nonostante fossero passati quasi ventidue anni, ne ricordassi ogni sfumatura... come se il suo spirito vivesse ancora dentro di me.

Nei miei sogni potevo percepire il calore del suo corpo, il profumo delicato della sua pelle, la morbidezza delle sue labbra...
 

Mi svegliai di soprassalto ma il suo profumo persistette ancora nelle stanze della mia mente... era come se Elizabeth, l’unica donna che avevo davvero amato, fosse ancora con me...
Mi passai una mano tra i capelli, stavo sognando, la immaginavo viva al mio fianco... io le avrei dato tutto il mio amore, ma lei aveva fatto la sua scelta... era morta, in una notte di tempesta si era tolta la vita.
 

...La famiglia aveva tentato di confondere le acque corrompendo e comprando il silenzio di molti, anche del mio giornale. Fu allora che, schifato dall’ipocrisia e dalla corruzione, decisi di intraprendere la carriera di free lance.

Un suicidio era uno scandalo che la famiglia Masen non poteva permettersi, tra le clausole del contratto con gli O’Donell vi era la felicità di Elizabeth e degli eventuali figli...

Ricordavo ancora i momenti convulsi del ritrovamento del suo cadavere, il suo corpo  livido e gonfio in quella vasca piena di sangue, ricordavo ancora il volto quel bambino al suo fianco, il suo sguardo adulto e triste e quegli occhi... così simili ai suoi occhi... il volto di suo figlio, il volto di Edward Masen.

 
Mi alzai e mi affacciai alla finestra... Charlie era stato richiamato d’urgenza alla centrale ...un caso di violenza sessuale!

Ringraziai mentalmente il suo mestiere, avrei avuto un po’ di tempo in più.

Salii in camera di Bella, una foto di Edward avrebbe fugato i miei dubbi. Fino a quel punto le mie erano solo le supposizioni di una mente ferita e ancora profondamente innamorata... sperai che si trattasse di un equivoco, di un parto della mia mente... avevo bisogno di prove... seppure lui fosse cambiato, io non avrei mai dimenticato la sua espressione triste né l’incredibile e insolito verde dei suoi occhi... l’avrei riconosciuto perché era suo figlio, il figlio di Elizabeth.
 
While the sun hangs in the sky and the desert has sand
While the waves crash in the sea and meet the land
While theres a wind and the stars and the rainbow
Till the mountains crumble into the plain
Oh yes, well keep on trying
Tread that fine line*

 
Finché il sole sarà in cielo e il deserto sarà di sabbia
Finché le onde si agiteranno nei mari e incontreranno la terra
Finché ci sarà vento e stelle e l'arcobaleno
Fino a quando le montagne si sgretoleranno
trasformandosi in pianure
Oh sì, continueremo a provare
a camminare su quel filo sottile



Una lacrima scese dai miei occhi da troppo tempo asciutti...
 
* Queen _Innuendo

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Capitolo 45
*** cap 44 Incontri ***


Cap. 44
 
Incontri
 
“È quasi mezzanotte!” sussurrò Rosalie.
Il nuovo anno stava  entrando in punta di piedi nelle nostre vita lasciando alle sue spalle le macerie fumanti del precedente.

Eravamo raccolti nel grande salone di ingresso silenziosi e schivi.

Emmett e Rose, abbracciati sul sofà si coccolavano teneramente guardandosi negli occhi; Alice e Jasper, accoccolati davanti al caminetto, si fissavano con intensità, mia sorella evitava il mio sguardo, si sentiva in colpa per non essersi resa conto di nulla; ed io... io, ero al pianoforte, quieto, assorto, rapito dalle dita di Bella che, immerse tra i miei capelli, tessevano intricate trame.

Il fuoco scoppiettava felice espandendo la sua luce ambrata nell’oscurità della stanza.

Nessuno parlava, timoroso di spezzare la strana, magica atmosfera che si era creata tra noi, solo il suono del mio piano a fare da sottofondo ai nostri pensieri.

“È tempo di bilanci...” intervenne Emmett improvvisamente serio.

Annuimmo guardandoci reciprocamente, le mie dita sui tasti intonavano Divenire di Einaudi
Non c’era in noi il desiderio di festeggiare, sentivamo solo il bisogno di stare vicini l’uno all’altro.

La sintonia tra le nostre anime, l’affetto e il silenzio, erano il miglior balsamo per i nostri cuori feriti e lacerati dalla sofferenza.

Guardai i volti assorti dei miei fratelli e sorrisi.

Avevo riscoperto con loro cosa vuol dire amare ed essere amati, aiutare ed essere sostenuto... avevo riscoperto la mia famiglia.

Poco importava se tra noi non ci fossero legami di sangue... loro mi avevano amato incondizionatamente e di questo sarei stato loro grato in eterno.

Feci, come suggerito da Emmett, il bilancio dei mesi appena trascorsi...

Quello che stava per finire, era stato un anno intenso, soprattutto per me. Avevo ritrovato il passato che credevo perduto, sepolto per sempre, nei cassetti segreti della mia memoria.

Questa scoperta mi aveva sconvolto a tal punto da portarmi sull’orlo della follia... rabbrividii al pensiero del dolore provato negli ultimi due giorni e Bella, istintivamente si strinse a me.

Bella, il mio amore...

In questo anno così strano e speciale, quell’amore che per anni avevo rifiutato, era entrato prepotentemente nella mia vita, cambiandola radicalmente.

Mi ero innamorato, e tanto bastava a compensare tutto la sofferenza insita nel mio passato...

Strinsi Bella al mio petto e le depositai un leggero bacio sui capelli.

“Ti amo!” mimò con le labbra.

Le sorrisi beato.

Non volevo pensare a null’altro questa sera, solo al profondo amore che sentivo per lei.

“Mancano 10 secondi!” la voce di Alice mi riportò in contatto con la realtà.

Stappammo una bottiglia e, dopo i rituali auguri ci dirigemmo silenziosamente nelle nostre stanze.

“Quante cose sono successe... non tutte felici, purtroppo...” sussurrò Bella carezzandomi il braccio.
Mi strinsi a lei avvolgendoci con il piumone... fuori c’era ancora la neve.

“È vero, ma io.. io ho anche trovato te!” le rivelai stringendola di più a me, volevo sentirla vicina, volevo che il suo calore riscaldasse il mio cuore gelato dalla sofferenza...

“Questo fatto, da solo, basta per compensare tutto il dolore della mia vita!”  una lacrima di gioia scese sul suo volto e le sue labbra furono sulle mie.

L’accarezzai dolcemente, le mie gambe si intrecciarono alle sue, i nostri corpi si cercarono per unirsi nella magica danza dell’amore... una danza che era soltanto nostra.

*********************************************************************
La vacanza era finita, tra poco saremmo tornati a Seattle... dovevo salutare Charlie prima di ripartire... povero papà, l’ho così trascurato! mi trovai a pensare mentre, seduta accanto ad Edward, ci dirigevamo verso Forks.

“A cosa pensi?” la voce di Edward interruppe il filo dei miei pensieri.

“A mio padre!” risposi sincera “L’ho un po’ trascurato... e mi dispiace davvero molto... non credo stia attraversando un momento felice” misi un piccolo broncio.

“Allora sei pentita di essere venuta in montagna con me... forse volevi stare un po’ con lui...” il suo sguardo era serio e triste, sembrava davvero dispiaciuto di avermi strappata via dalle braccia di mio padre.

“Sono stato così insensibile... ho pensato solo a me stesso...”Edward era fatto così, si sentiva responsabile nei confronti della mia famiglia... io ne avevo ancora una.

Ripensai alla settimana appena trascorsa...

Nulla, né lo spavento né il dolore, né i pianti né i silenzi, avrebbero potuto farmi pentire di averla vissuta...

Ero felice di essere andata in vacanza con lui, ero felice che, nonostante la sofferenza e la paura, Edward si fosse aperto con me; ma soprattutto, ero felice per me, per quello che ero riuscita a fare, per la forza che avevo scoperto di possedere, per il coraggio di stargli accanto nonostante tutto.

Lo amavo incondizionatamente ormai ne ero certa, lo avevo dimostrato donandomi a lui completamente, anima e corpo.

Mi sentii avvampare al ricordo del suo corpo contro il mio, delle sue mani su di me. Calde, intense carezze in grado, con un solo sfioramento, di farmi fremere.

“Allora? Sei pentita?” insistette Edward, preoccupato dal mio prolungato silenzio. Persa nei ricordi, trasalii al suono della sua voce.

Sorrisi.

“No, mai!” dissi rossa in viso, stringendomi al suo braccio e depositandogli un leggero bacio sulla guancia.

Sorrise di rimando, quel sorriso dolce che mi aveva fatto innamorare, quell’espressione tenera di paura e sollievo che lo caratterizzava nei suoi momenti di incertezza.

“Anch’io non sono pentito di aver fatto questo viaggio... sono felice di averti aperto il mio cuore e la mia anima, felice di averti mostrato il mio corpo...” arrossii ancora più violentemente a quella confessione, il suo corpo, seppure segnato da una miriade di cicatrici, era bellissimo, mascolino e sensuale... sentii un profondo desiderio di toccarlo ancora una volta... mi avvicinai di più e il suo profumo mi invase.

Lo guardai in volto, era tornato serio, il sorriso era svanito dal suo viso... “Bella...” Pronunciò il mio nome con voce carica di tristezza.

“Perdonami per tutto il dolore che ti ho causato, per averti fatto preoccupare e piangere così tanto, io... ti giuro, non volevo, non volevo che tu soffrissi a causa mia!”

Edward non si smentiva mai... la sua sensibilità era sempre al di sopra del normale... gli accarezzai piano una guancia...

“Sono contenta che tu ti sia confidato con me... sono stata male, è vero, ma il dolore che ho provato non è stato nulla se confrontato con ciò che hai provato tu!” un piccolo bacio raggiunse le sue gote mentre con la mano sfioravo i suoi capelli, dolcemente, cercando di rassicurarlo... sapevo, in cuor mio che soffriva ancora molto, non si superano dolori così intensi in pochi giorni...

“Tu eri li, tu sei stato picchiato, tu hai visto tua madre morire... io ho vissuto queste emozioni solo di riflesso, soffrendo perché tu soffrivi” dissi sincera... non mi andava più di minimizzare il mio dolore, Edward meritava solo sincerità, dovevo fidarmi di lui come lui aveva fatto con me...

Proseguimmo il viaggio in silenzio, le note di Einaudi ad accompagnare il nostro andare verso casa...

“Ci siamo...!” dissi con un filo di tristezza nella voce, non mi andava di separarmi da lui, sapevo che era solo per poco tempo, ma già sentivo in me il dolore del distacco... dovevo confessarlo almeno a me stessa, non mi ero mai ripresa completamente dalla fuga di Edward e, ogni volta che lui si allontanava, un senso di profonda oppressione mi soffocava il cuore.

“Ci vedremo prestissimo! Non ho più intenzione di scappare da te, non ne avrei più la forza...” rispose, intuendo il motivo della mia crescente ansia.

“Non ti farò mai più quello che ti ho fatto in passato... la mia paura di farti soffrire ti ha provocato un dolore talmente grande che, non so se riuscirò mai a perdonarmelo...” le sue mani si strinsero maggiormente al volante.

“Vuoi che mi fermi qui?” era preoccupato per me, sapeva che, dopo il mio ricovero in ospedale, Charlie non lo poteva soffrire, non voleva causarmi problemi...

Era tempo di porre fine a questa storia, Edward era il ragazzo che avevo scelto e mio padre l’avrebbe accettato, che gli piacesse o meno.

“No Edward, accompagnami a casa! Non ho voglia di nascondere il nostro amore come se fosse una cosa di cui vergognarsi... Mio padre dovrà accettarlo e se non lo farà, sarà solo un suo problema!”

“Sei sicura, non voglio crearti problemi in famiglia...” mi guardò titubante, attendendo la mia risposta.

“Si Edward, sono sicura, accompagnami a casa così ti offro anche un caffè, sembri un po’ stanco!” sorrise, ma la sua espressione rimaneva leggermente tesa...

“Di chi sarà quell’automobile sul vialetto di casa? Non mi pare di riconoscerla!” ero incuriosita, di chi poteva essere quell’auto scura dall’aria sportiva che campeggiava, parcheggiata davanti a casa mia?

“Qualche amico di Charlie?” dubitavo che mio padre potesse avere amici tanto facoltosi.
“Non lo so, ma per scoprirlo non ci resta che entrare....”

 
***********************************************************************
 
Una bellissima Volvo argentata si fermò davanti a casa di Charlie.

Chi, in questo buco di paese, può avere tanto denaro per permettersi una macchina così? Certo non i residenti...
Un pensiero mi attraversò la mente ma lo scacciai, era impossibile...

La portiera si aprì e un ragazzo alto, dall’aria vagamente famigliare ne discese. Magro, il volto coperto da occhiali scuri e i capelli in un disordine studiato, il giovane uomo, con fare cavalleresco si diresse dall’altra parte dell’auto per aiutare quella che, con ogni probabilità era la sua ragazza.

Ero incuriosito, non si vedevano facilmente scene di questo genere, soprattutto tra ragazzi tanto giovani.

 La ragazza discese lentamente, aveva lunghi capelli castani e occhi scuri, sembrava minuta e guardava il ragazzo con profondo amore.

Rabbrividii di fronte all’intensità dello sguardo che gli rivolse.

Ero un osservatore, un attento studioso della natura umana, la mia professione me lo imponeva e tra i due giovani scorreva un’elettricità difficilmente arginabile.

Il mio pensiero tornò a lei, ad Elizabeth.

 
“Harold, la settimana prossima mi sposo...” la sua voce era leggermente tremante  mentre con la mano carezzava la mia schiena nuda.

Mi sentii trafiggere il cuore, il momento della separazione era giunto.

“Hai deciso allora...!”  mi voltò le spalle, decisa ad evitare il mio viso sofferente. La  presi per le spalle costringendola a guardarmi negli occhi. Era determinata a portare avanti la sua farsa...

“Elizabeth, ti prego, sei ancora in tempo, non distruggerti la vita... non distruggere noi...!” sostenne il mio sguardo poi chiuse gli occhi poggiando le sue labbra sulle mie in quello che sembrava un bacio di addio. Non potevo permetterlo, non ero ancora pronto a lasciarla andare.

“Non ho altra scelta Harold...” il suo bacio si fece più intenso e profondo mentre il mio corpo appagato, si risvegliò a nuova vita.

La desideravo come mai avevo desiderato nessuna donna, pensai prendendola tra le braccia...

“Ti prego, non farlo...”

“Ormai è troppo tardi per tornare indietro...” si alzò dal letto rivestendosi lentamente, prima di allora l’avevo vista piangere soltanto una volta.

“Addio Harold...!”
 
Il dolore della separazione era ancora vivo in me, dopo di lei nessuna donna era più entrata nel mio cuore... se solo le cose fossero andate diversamente, se non avessi mai ascoltato quella conversazione...

 
Dopo la festa a casa Masen, feci accurate indagini sul conto di EJ, della sua famiglia, degli amici che frequentava, ciò che scoprii andava oltre ogni mia aspettativa. Cercai disperatamente di trovare udienza presso un editore, Elizabeth O’Donnell aveva il diritto di sapere...

Nessuno, nemmeno i redattori del più grande giornale di Chicago, erano disposti a mettersi contro uno delle più potenti famiglie della città.

Volevo fare qualcosa, sentivo il bisogno di proteggerla, di proteggere Elizabeth...

La cercai per settimane intere, approfittando delle mie conoscenze e della mia professione ma, nobile e altera, rifiutava ogni incontro con i giornalisti; il matrimonio era un affare privato, per nulla al mondo l’avrebbe utilizzato allo scopo di farsi pubblicità.

Non eravamo amici e disprezzava il mio mestiere, non avevo alcun modo di incontrarla se non in maniera formale, eppure... eppure la preoccupazione che sentivo per lei era reale, il dolore che provavo, pensando al futuro che l’attendeva, era una lama che mi dilaniava il petto...

Mai avevo provato un sentimento così forte per nessuna donna... eppure lei, Elizabeth, una perfetta sconosciuta, mi era entrata dentro, aveva riempito il mio cuore, sconvolto la mia anima...

 
Guardai ancora fuori, i due ragazzi, appoggiati all’automobile color argento, si guardavano intensamente.
Lui le carezzava i capelli, lei gli toccava il viso poi le loro labbra si unirono.

Distolsi lo sguardo, un rinnovato dolore mi lacerò il petto, il ricordo delle labbra di Elizabeth che si modellavano sulle mie tornò prepotente ad affacciarsi nei fumosi meandri della mia mente.

Quanto avrei desiderato dimenticare...

 
“Elizabeth, si ricorda di me?”

Il party al Chicago Country Club, era un evento al quale ero, come inviato del mio giornale, costretto a partecipare.

Dopo le mie indagini, dopo i tentativi di far pubblicare gli articoli su EJ Masen, ero stato degradato dalla cronaca giudiziaria alla cronaca rosa. 

“Una lezione di vita per un giornalista che non sa quando fermarsi!” così aveva sentenziato Carl.

Lo ringraziai mentalmente, mi voleva bene, eravamo amici, sapevo che nulla di quanto faceva era casuale.

“Lei è il giornalista... come mai è qui... sempre alla cronaca?”

La presi per mano trascinandola sulla pista da ballo, non si oppose, non era nella sua natura fare scenate, non in un luogo pubblico, non con gente tanto importante... stette al gioco.

“Elizabeth, ho bisogno di parlarle, ho tentato di mettermi in contatto con lei in tutti i modi ma si è sempre fatta negare... la prego... non è per un’intervista... la prego...” alzò lo sguardo su di me, un’ombra di sorriso fiorì sul suo volto mentre i suoi occhi verdi mi scrutarono intensamente scavandomi dentro.

Ci muovevamo leggeri, il contatto con il suo corpo flessuoso mi trasmetteva scariche elettriche, faticavo a respirare.

Dovevo calmarmi, ciò che avevo da dirle era troppo importante... da questo dipendeva il suo futuro.

“Nessuno mi ha detto che mi cercava...” alzai un sopracciglio

“Mi avrebbe ricevuto?”

“Probabilmente no!” sorrise più apertamente. Poi, improvvisamente il suo sguardo cambiò, il verde fresco dei suoi occhi si trasformò in un mare in tempesta.

“Di cosa deve parlarmi...” sapevo che l’avrei ferita con il mio racconto, con le prove che nel corso dei mesi avevo raccolto contro l’uomo che amava, ma anche contro la sua famiglia.

C’erano le prove che il padre l’aveva venduta per assicurarsi il pagamento dei debiti accumulati... lei, la sua unica figlia, era stata scambiata per denaro.

Ci allontanammo dal salone danzando, dirigendoci verso il giardino, nessuno ci notò... forse.

“Grazie sig. Volt!” disse alla fine del mio racconto, gli occhi lucidi di pianto trattenuto a stento, non era nella sua natura piangere di fronte a uno sconosciuto.


“Mi chiamo Harold!” precisai.

“Grazie Harold!” una lacrima traboccò dai suoi occhi.

 
I ragazzi, mano nella mano si avvicinarono alla casa, fu allora,  che riconobbi la piccola Isabella.

Il mio sguardo si fece più attento, il ragazzo accanto a lei era il suo fidanzato, Edward Cullen.

Scesi velocemente al piano di sotto, non volevo che Isabella mi scoprisse a rovistare tra le sue cose.

“Chi c’è in casa?” la voce sembrava quella di Renée, solo più bassa e roca...

Uscii allo scoperto con un gran sorriso.

“Tu sei Isabella vero?” la vidi dilatare gli occhi poi le sue labbra si aprirono in un largo sorriso.

“Zio Harold!” esclamò correndo tra le mie braccia. “Quando sei arrivato!”

“Piccola... Isabella, sei una ragazza ormai!!! ...Sono arrivato la vigilia di Capodanno!!! Ho fatto una sorpresa a tua padre!” Bella si staccò da me  con un sorriso, voltandosi verso il ragazzo che, immobile, era rimasto vicino alla porta.

“Harold, questo è Edward Cullen, il mio ragazzo!” gli occhi le si addolcirono quando, prendendolo per mano, lo condusse vicino a me.

Il giovane, visibilmente impallidito, con un gesto meccanico si tolse gli occhiali e due intensi occhi verdi mi scrutarono.

“Piacere sono Edward, Edward Cullen!”
 
 
* Divenire_ Ludovico Einaudi

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Capitolo 46
*** Cap 45 Preghiera ***


Cap. 45
 
Preghiera
 
“Vuoi che mi fermi qui?” chiesi preoccupato, sapevo che Charlie Swan non vedeva di buon occhio la mia storia con Bella... non potevo dargli tutti i torti, se qualcuno avesse fatto del male a mia figlia io...

“No Edward, accompagnami a casa! Non ho voglia di nascondere il nostro amore come se fosse una cosa di cui vergognarsi... Mio padre dovrà accettarlo e se non lo farà, sarà solo un suo problema!” la sua risposta era perentoria e non ammetteva repliche.

Alla radio, una vecchia canzone dei Duran Duran* riempiva l’aria di dolcezza.

Ero felice, in fondo al mio cuore speravo in una risposta del genere, aveva scelto me...  ma sapevo che c’era qualcosa di sbagliato... non volevo essere un motivo di scontro con suo padre.

Se Charlie preferiva non vedermi continuamente al fianco di sua figlia, lo avrei accontentato.

In fondo, il nostro ritorno a Seattle era prossimo ormai...
“Sei sicura, non voglio crearti problemi in famiglia...” ribadii.

Volevo che fosse sicura della sua decisione.

“Si Edward, sono sicura, accompagnami a casa così ti offro anche un caffè, sembri un po’ stanco!” sorrisi, non volevo deluderla, ma ero teso, una strana ansia appesantì il mio petto.

“Di chi sarà quell’automobile sul vialetto di casa? Non mi pare di riconoscerla!”
“Qualche amico di Charlie?”  chiesi,  ma Bella mi guardò con aria dubbiosa.

“Non lo so, ma per scoprirlo non ci resta che entrare....” disse risoluta.

Parcheggiai scendendo dall’auto e mi apprestai ad aprirle la portiera, Bella non era abituata alla galanteria... chissà perché... ma volevo che con me si sentisse importante e amata.

Ne discese lentamente, i suoi occhi su di me, la passione che vi leggevo era totale... la desideravo in egual misura...

Quanto avrei voluto poter tornare indietro e, rinchiudendoci nel cottage, fare l’amore con lei per giorni...

Le accarezzai i capelli con deliberata lentezza, volevo trasmetterle tutta l’eccitazione che sentivo in quel momento e lei rispose con una lunga carezza sul mio viso. Le sue labbra rosse e morbide chiedevano soltanto di essere baciate...
Avvicinai in mio viso al suo e assaggiai quel morbido frutto.

“Entriamo?” mi chiese con il sorriso sulle labbra staccandosi riluttante e prendendomi per mano.

Come potevo dirle di no... quando lei, con il suo sorriso illuminava le mie giornate?
“Cos’hai?” chiese un istante prima di varcare la soglia di casa, al suo sguardo attento non sfuggivano i miei sbalzi di umore... non sapevo cosa risponderle, avvertivo una strana sensazione, come una sorta di oppressione al petto... non volevo mentirle, non più.

“Non so, mi sento strano, inquieto...” risposi optando per la verità.

“Non preoccuparti, ci sono io con te!” e prendendo una mano tra le sue ne baciò il dorso poi, ancora sorridente, fece girare la chiave nella serratura.

Mi immobilizzai sulla soglia mentre sentivo l’ansia crescermi nel petto.

Di fronte a me un uomo dall’aria familiare, un uomo che Bella conosceva bene.

Quella vista riversò in me un’ondata di dolore che rischiò di sommergermi. Non potevo sbagliarmi, non avrei mai dimenticato il suo viso e le sue lacrime mentre, con tenerezza infinita sollevava dalla vasca il corpo nudo e ormai senza vita di mia madre.

Un brivido percorse la mia schiena, a malapena udii Bella parlare.

“Harold, questo è Edward Cullen, il mio ragazzo!” la voce del mio amore si addolcì posandosi su di me come una piuma, cercai il suo viso con lo sguardo ancora coperto dagli occhiali da sole.

Bella era la mia serenità e il mio equilibrio...
Mi sentii prendere per mano e trascinarmi al centro della stanza.

Non avevo la forza di oppormi, la mia mente, scollegata dal corpo, era persa in un mare di ricordi...

Come si chiamava quell’uomo?
Cosa era per mia madre?
Perché piangeva la sua morte?
Perché carezzava la testa di un bambino sconosciuto e disperato?...

Mi mossi come un automa, un passo dopo l’altro, il mio cervello, impegnato da altri pensieri, reagiva meccanicamente agli stimoli esterni.

Tolsi gli occhiali da sole, avevo bisogno di guardarlo meglio.
“Piacere sono Edward, Edward Cullen!” dissi ormai quasi senza più voce.
 
*********************************************************************
“Harold Volt!” risposi guardandolo in volto... non avevo più bisogno di nessuna fotografia... lui era il figlio di Elizabeth... i suoi occhi e la tristezza che vi albergava, erano impossibili da dimenticare.

Edward Cullen mi fissò lungamente senza parlare mentre Bella alternava il suo sguardo tra noi.

Il ragazzo, pallido e tremante, si sedette sulla poltrona preferita di Charlie.

Cosa gli stava accadendo?

Faticava a reggersi in piedi, stava male, era evidente, ma continuava a  fissarmi con intensità.

Tremai di fronte alla sua forza e al freddo verde dei suoi occhi.

“Edward... ti senti bene?”

“No!” si limitò a rispondere, la voce quasi inesistente e la pelle lucida di sudore. Bella si avvicinò premurosa verso il suo ragazzo. Non sembrava sorpresa dal suo stato, si muoveva intorno a lui, efficiente e sicura.

“Stenditi, stai per svenire!” gli disse con voce dolce.

“Si può sapere cosa ha fatto scattare questa crisi di panico?” il ragazzo mi indicò con un cenno del capo e Bella sorpresa si voltò verso di me.

“Vi conoscete?” chiese.

Cosa avrei potuto rispondere... non sapevo quanto spingermi avanti... mi sarei potuto sbagliare, scambiare un ragazzo qualsiasi per il figlio di Elizabeth, solo perché desideravo rivedere in lui, una parte di lei...

“Si, ci conosciamo” disse con voce bassa e sorprendentemente fredda. Riconobbi in lui lo stesso tono usato da EJ Masen, lo stesso modo di articolare le frasi, rabbrividii per la straordinaria somiglianza...

“Non è così signor Volt?” continuò alzando un sopracciglio.

Dilatai gli occhi per la sorpresa... quelli che, fino a pochi istanti prima erano solo stati sospetti, si rivelarono certezze.

“Ho bisogno di risposte!” chiese con caparbietà, il volto sempre più pallido, la voce meno ferma.

“Cosa vuoi sapere?” la mia voce resa irriconoscibile dall’emozione.

Edward si alzò in piedi avvicinandosi a me e scrutandomi negli occhi.

Sembrava così fragile, proprio come la prima e unica volta in cui l’avevo visto, ma con un’immensa forza dentro di se. Come sua madre.

Silenzio, un silenzio assordante.. e poi la sua voce mi esplose nel petto.

“In che rapporto era con mia madre? Perché... perché quella sera era li?” la domanda mi spiazzò riaprendo una ferita mai sanata...

Bella ci guardò incredula.

Edward si ricordava di me, quel ragazzino disperato ricordava il mio volto...
Impallidì ulteriormente, non stava bene era evidente.

Mi alzai di scatto e lo afferrai prima che le sue gambe cedessero sotto il peso del suo dolore.

“Edward!” Bella volò al suo fianco, le sue mani fresche gli cercarono il viso, lo carezzarono, lo confortarono...
“La prego, risponda!” sussurrò “la prego, mi aiuti... ho bisogno di sapere...!” Svenne tra le mie braccia.

“Cosa sta succedendo?” la voce di Charlie interruppe inopportunamente il filo dei miei pensieri.

“Edward non sta bene!” Charlie guardò incredulo sua figlia, alzando un sopracciglio.

“Bella dimmi la verità, Edward ha qualche dipendenza?, Cos’è una crisi di astinenza?”

Perché doveva comportarsi in maniera tanto stupida?

La fuga di Renèe e il conseguente divorzio lo avevano proprio trasformato, Charlie era diventato sospettoso, insicuro, possessivo al limite della maniacalità.

Non si rendeva conto che comportandosi così avrebbe rischiato di perdere sua figlia per sempre?

“Sempre pronto ad accusare, non è vero papà? Non ti viene mai in mente che Edward potrebbe davvero sentirsi male, che potrebbe avere qualcosa di grave?” lo sguardo di Bella era duro, quanto gli somigliava in questo momento, testarda e aggressiva, proprio come lui...

“Cosa vorresti dire che questo qui...” lo indicò con il pollice “sta davvero male?”

“Charlie, ora smettila, ascolta tua figlia!” dovevo interrompere questo litigio, non mi piaceva che Edward subisse anche quest’ingiustizia.

“...Aiutami a stenderlo sulla poltrona!” finalmente si voltò verso di lui, osservandolo per la prima volta dal suo ingresso.

“Cos’ha?” chiese, il tono ora, visibilmente preoccupato.

“Una crisi emotiva, credo!” la voce di Bella suonava professionale e fredda, quasi fosse preparata, quasi avesse già assistito allo strazio che ci si poneva davanti.

Quante volte, questo povero ragazzo aveva avuto una reazione simile di fronte al passato che, prepotente, rientrava nella sua vita?

“Una crisi emotiva.... perché?” la deformazione professionale, portava Charlie a comportarsi da poliziotto.

“Papà, tu non sai nulla di Edward... è un ragazzo dolcissimo... tu non hai mai voluto accettarlo... hai sempre preferito Jacob a lui!” vidi il volto di Bella contrarsi al pronunciare di quel nome.

Chi era questo Jacob?
Perché Bella provava repulsione pronunciando il suo nome?

“Jacob... Jacob è un bravo ragazzo, lo conosco da sempre, conosco la sua famiglia, i suoi avi... sarebbe perfetto per te! Mentre lui... cosa sai di lui? È un orfano senza passato, non sai nulla della sua famiglia, dei suoi parenti... nulla di lui!” Bella strinse gli occhi.

“io voglio solo che l’uomo che scegli ti renda felice...”

La ragazza lo guardò intensamente, gli occhi carichi di astio e dolore...

“Papà, tu non conosci Jacob, non veramente, non sai nulla di lui... per esempio, sai che sta con Leah e, contemporaneamente ci prova con me? Sai che si scopa Irina? Sai che l’ha costretta ad abortire?” Charlie si accasciò sulla poltrona, quelle rivelazioni lo avevano stravolto.

“Mi dispiace papà, dovevi sapere!”

*********************************************************************
Ero stato richiamato d’urgenza in centrale.

Un altro stupro, un’altra donna innocente.

Il mio pensiero andò a mia figlia, se ci fosse stata lei al posto della ragazza... non potevo pensarci, ero terrorizzato dall’idea che le accadesse qualcosa di brutto.

Il mondo era così duro, così duro per una ragazza dolce e sensibile come lei...
Guardai la donna attraverso la porta a vetri la donna che riceveva le prime cure... una psicologa era con lei. Era importantissimo che lei descrivesse i suoi assalitori.

...Era stata picchiata selvaggiamente e violentata, forse da due o tre persone.

Il corpo esile ricoperto di ecchimosi e graffi, le labbra gonfie di pugni...
Quei bastardi ci erano sfuggiti ancora ma, ormai gli eravamo col fiato sul collo. Avevamo in identikit.

“Charlie, torna a casa, Bella sarà rientrata dalla vacanza coi ragazzi Cullen, non vuoi stare un po’ con lei prima che riparta per Seattle?” Henry mi mise una mano sulla spalla e mi condusse verso la porta che dava sul corridoio di uscita.

“Avanti, vai, ci vediamo domani! Qui ci penso io...non preoccuparti, sai che puoi fidarti”  annuii, gli sorrisi e borbottai un ringraziamento.

Accostai con l’automobile di fronte alla staccionata che recintava il piccolo giardino davanti casa mia.

Oltre all’auto di Harold, un’altra macchina, straniera stavolta, era parcheggiata nel vialetto d’ingresso.

Sono tornati!pensai fissando la Volvo di Edward tirata a lucido.

Probabilmente Cullen era ancora in casa.

Affrettai  il passo, per quanto potessi essere moderno... vedere mia figlia a letto con il suo ragazzo... beh, questo proprio non riuscivo a sopportarlo.

Mi rendevo conto che ormai era adulta e maggiorenne ma per me, Bella restava sempre la mia  bambina.

Entrai in casa, voci concitate provano dal salotto, una era di Bella.

Li raggiunsi con l’ansia che mi dilatava il cuore.

“Cosa sta succedendo?” chiesi a mia figlia...
“Edward non sta bene!” la guardai, poi fissai il ragazzo che giaceva a terra tra le braccia di Harold.

Il volto era pallido e profonde occhiaie segnavano i suoi occhi.

Un pensiero sfiorò la mia mente e, prima di rendermene conto, diedi fiato ai miei pensieri...
“Bella dimmi la verità, Edward ha qualche dipendenza?, Cos’è una crisi di astinenza?”

Intercettai lo sguardo di disapprovazione di Harold.

Lo sapevo, stavo comportandomi da stupido, ma era più forte di me, quel ragazzo non mi piaceva... c’era qualcosa di strano nel suo comportamento.

Gli occhi di Bella mi fissarono astiosi e duri.

“Sempre pronto ad accusare, non è vero papà? Non ti viene mai in mente che Edward potrebbe davvero sentirsi male, che potrebbe avere qualcosa di grave?” no, non mi sfiorava l’idea che il malore del ragazzo fosse dovuto ad un problema fisico...

“Cosa vorresti dire che questo qui...” lo indicai con il pollice “sta davvero male?”

“Charlie, ora smettila, ascolta tua figlia!” perché Harold lo difendeva? Lui avrebbe dovuto scoprire il suo passato, avrebbe dovuto aiutare me... invece... invece ora difendeva Edward Cullen? Perché?

“...Aiutami a stenderlo sulla poltrona!” continuò. Lo guardai con più attenzione, sembrava svenuto, il suo petto si muoveva troppo poco, sembrava stesse per smettere di respirare... accidenti, bisognava fare qualcosa!!!
“Cos’ha?” chiesi.

“Una crisi emotiva, credo!” la voce di Bella, non sembrava scioccata, la cosa mi faceva pensare... perché, visto che il suo ragazzo stava male, non si agitava, non urlava, non piangeva...

Quante volte, il ragazzo aveva avuto una reazione simile?

“Una crisi emotiva.... perché?” chiesi con fare indagatorio.

Bella spostò lo sguardo da lui a me, poi parlò.

“Papà, tu non sai nulla di Edward” la mano corse ad accarezzargli i capelli,
“...è un ragazzo dolcissimo...” gli sorrise “tu non hai mai voluto accettarlo... hai sempre preferito Jacob a lui!” i suoi occhi si spensero al pronunciare il suo nome. Sentii il bisogno di difenderlo.

“Jacob... Jacob è un bravo ragazzo” dissi, “lo conosco da sempre, conosco la sua famiglia, i suoi avi... sarebbe perfetto per te! Mentre lui... cosa sai di lui?” continuai parlando con enfasi.

“È un orfano senza passato! Non sai nulla della sua famiglia, dei suoi parenti... nulla di lui!” finalmente lo avevo detto, le avevo rivelato i miei timori... “io voglio solo che l’uomo che scegli ti renda felice...” era davvero così, non volevo che soffrisse, non volevo che la sua vita diventasse un inferno, non volevo che si affliggesse quanto avevo me...

“Papà, tu non conosci Jacob!” mi gridò contro con rabbia.

“Non veramente!” continuò ansimando.

“Non sai nulla di lui... per esempio, sai che sta con Leah e, contemporaneamente ci prova con me? Sai che si scopa Irina? Sai che l’ha costretta ad abortire?” Cosa? Cosa mi stava dicendo... Jacob non poteva aver fatto tutto questo... io non potevo aver frainteso così tanto i suoi comportamenti... era bravo un bravo ragazzo, lo conoscevo da sempre...
Mi sedetti sulla mia poltrona preferita, distrutto da questa notizia; non avevo più  energie, le forze se ne erano andate via con l’ultima frase di Bella.

Fissai Edward ancora una volta, si stava svegliando...
Forse Bella aveva ragione... io non avevo mai capito nulla... mai.

Isabella mi fissò
“Mi dispiace papà, dovevi sapere!”
Edward  mosse le labbra...
“La prego signor Volt... la prego mi racconti di mia madre!”

Vi voltai verso di lui e incontrai i suoi occhi verdi guardandoli per la prima volta.
 
 
Save a prayer _ Duran Duran
 
You saw me standing by the wall, Corner of a main street
And the lights are flashing on your window sill
All alone ain't much fun, So you're looking for the thrill
And you know just what it takes and where to go
Don't save a prayer for me now, Save it 'til the morning after
No, don't say a prayer for me now, Save it 'til the morning after
Feel the breeze deep on the inside, Look you down into the well
If you can, you'll see the world in all his fire Take a chance
(Like all dreamers can't find another way)
You don't have to dream it all, just live a day
Don't say a prayer for me now, Save it 'til the morning after
No, don't say a prayer for me now, Save it 'til the morning after
Save it 'til the morning after, Save it till the morning after
Pretty looking road, Try to hold the rising floods that fill my skin
Don't ask me why I'll keep my promise, I'll melt the ice
And you wanted to dance so I asked you to dance But fear is in your soul
Some people call it a one night stand But we can call it paradise
Don't say a prayer for me now, Save it 'til the morning after
No, don't say a prayer for me now, Save it 'til the morning after
Save it 'til the morning after Save it 'til the morning after
Save it 'til the morning after Save it 'til the morning after
Save a prayer 'til the morning after


Mi hai visto aspettare appoggiato al muro All’angolo della strada principale
E le luci riflettevano sul davanzale della tua finestra Da sola ti annoiavi
Così hai cercato un’emozione E sapevi solo cosa ci voleva e dove andare
Rit:   Non dire una preghiera per me adesso Tienila per la mattina dopo
No, non la dire adesso Salvala per la mattina dopo

Sento una brezza dentro nel profondo Ti guardo giù in fondo
Se puoi, vedrai il mondo in tutto il suo bruciare Cogli l’opportunità
(come per tutti i sognatori è l’unica strada)
Ma tu non devi sognarlo tutto, ma vivere un giorno
Rit   Una strada di bell’aspetto, Cerca di trattenere le crescenti inondazioni che riempiono la mia pelle
Non chiedermi perché manterrò la mia promessa, Scioglierò il ghiaccio
così volevi danzare e mi hai chiesto di danzare Ma la paura è nella tua anima
Alcuni la chiamerebbero storia di una notte Ma noi possiamo chiamarlo paradiso

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Capitolo 47
*** Cap 46 Elizabeth ***


Cap. 46
 
Elizabeth
 
Gli occhi di Charlie passarono istintivamente da me ad Edward... aveva capito che io sapevo... che quel passato, che lui tanto cercava di conoscere, era a portata di mano, bastava un solo istante perché potesse conoscerlo.

“La prego signor Volt!” continuò Edward cercando di mettersi seduto.

Bella gli fu accanto, le sue dita sottili intrecciate a quelle più forti di lui.

Il mio cuore perse un battito a quella visione... quanto avrei voluto avere avuto la stessa forza che animava ora quella piccola donna che, strenuamente difendeva il suo amore.

Come raccontare questa storia, la mia storia; così penosa, così dolorosa... Come riuscire nell’intento di non ferire nessuno?

Come mettere quel fragile ragazzo di fronte a una verità tanto penosa?

Come ricordare... quando la sofferenza mi travolgeva come un mare in tempesta?

Perché ero li quella sera?

Questo mi aveva chiesto Edward.

Cosa mi aveva spinto a raggiungerla in quella casa?

Inconsciamente sapevo cosa sarebbe accaduto. Sapevo che avrei parlato. Sapevo che non avrei potuto sottrarre Edward alla verità,  era lui che lo aveva chiesto, ne aveva diritto.

La mia mente tornò a quei giorni, agli ultimi giorni prima della sua drammatica fine.

 
Erano mesi che non sentivo più la sua voce, che non toccavo più il suo morbido, caldo corpo... mi mancava, quando non era con me sentivo un profondo vuoto inghiottirmi.

Aveva tentato con tutte le forze di allontanarmi da se, avevo capito cosa era costretta a subire da Masen, e avevo minacciato di denunciarlo.

Non avrei mai dovuto dirlo.

Quella frase, pronunciata in un momento di rabbia aveva segnato l’inizio della fine.

Non me lo sarei perdonato per tutta la vita.
 
“Quella sera...quella maledetta sera... avrei solo voluto arrivare in tempo.”

Mi misi una mano sulla bocca quando mi accorsi di aver pronunciato queste parole ad alta voce.

“Lei sapeva...” la voce di Edward era lieve come un soffio, nel suo tono c’era incredulità...

“Lei avrebbe potuto... salvarla...” rabbia, tristezza, dolore....

“Non capisco... cosa, cosa sapevi... perché non mi hai...” guardai Charlie, cercando di arginare il fiume di domande che stava per riversarsi dalle sue labbra. Com’era possibile che fosse tanto stupido!

“Conoscevi questo ragazzo?” si riprese accorgendosi dell’errore madornale che stava per compiere... Edward continuava a guardarmi, apparentemente inconsapevole di ciò che lo circondava. Bella invece, alternò lo sguardo da suo padre a me. Era una ragazza intelligente e sveglia, avrebbe presto capito che l’incontro tra Edward e me, non era frutto di una semplice coincidenza.

Non volli pensare alle conseguenze per il povero Charlie.

“Qualcuno vuole spiegarmi...” iniziò.

Se lo sguardo fosse stato un’arma, quello che Bella rivolse al padre, equivalse a un colpo di avvertimento...
significava stai attento, non mentirmi, te ne potresti pentire in seguito...

Charlie registrò l’avvertimento e si rintanò di più nella sua poltrona disponendosi all’ascolto del mio racconto.

“Vada avanti signor Volt, la prego... non la interromperò!” Edward riusciva ed essere così naturalmente nobile d’animo... era incredibile come, nonostante il suo tragico passato, il suo animo fosse rimasto puro, in toccato dall’orrore.

Tirai un sospiro e mi preparai riaprire le ferite del mio cuore.
Sperai, con tutta l’anima di uscirne indenne.

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http://www.youtube.com/watch?v=z1oxDGFK-xk
 
“Mi chiamo Elizabeth O’ Donnel - Masen, ho 32 anni e questa è l’ultima volta che scrivo.
 
Affido a questa lettera i miei ricordi più intensi, le mie ultime riflessioni, le mie volontà.
 
Un diari,o con le prove  di tutti i crimini di cui si è macchiato mio marito, sarà recapitato agli agenti dell’F.B.I. nel momento stesso in cui la mia morte verrà resa nota.

Gli agenti hanno mandato di far scomparire per sempre da questa città i miei figli, cancellarne l’identità, dare loro una speranza di vita migliore...

Una famiglia, accuratamente scelta tra le tante che chiedono l’affido di bambini, si occuperà di loro, li renderà felici, li ricoprirà di affetto... quell’affetto che io non sarò mai più grado di dargli.

 
Sono loro, i miei bambini, le vere vittime innocenti, sono loro che hanno pagato il prezzo più alto. Il grave prezzo per un amore che non sarebbe mai dovuto esistere e per un accordo che non avrei mai dovuto sottoscrivere.

 
Ho deciso di porre fine alla mia vita dunque, non solo perché il dolore fisico e psicologico che avverto ogni giorno mi sono ormai insopportabili, o perché la violenza che alberga nella mia esistenza e in quella dei miei figli è talmente intensa da portarmi lentamente alla disperazione... ma soprattutto perché io conosco la vera natura di mio marito.

Lui non cambierà mai, è troppo marcio, e presto, come ne “Il ritratto di Dorian Gray”, questo schifo travalicherà l’esile barriera della sua facciata sapientemente costruita e ripulita.

 
Io l’amavo, l’amavo davvero EJ, il giorno del mio fidanzamento è stato, forse, il più bello della mia vita.

All’inizio, ho rifiutato di credere alle prove che mi venivano mostrate, prove inconfutabili di inimmaginabili perversioni, di un orrore talmente grande da essere impensabile in un solo uomo...

Qualcosa ha però rivelato la natura dell’inganno. Non si può nascondere a lungo la propria natura, non quando si vive insieme. E così è stato. EJ si è tradito rivelando il vero se stesso, distruggendo la sua bella e lucida facciata....

Aveva compreso... io sapevo.

Il pensiero che, un giorno o l’altro, potessi decidere di rivelare la sua verità al mondo, gli era intollerabile...

 
EJ mi picchia, ogni giorno cerca di annichilire il mio corpo, poiché non è capace di abbattere il mio spirito... non mi arrenderò mai a lui, non smetterò mai di dirgli quanto, l’uomo che credevo di amare, mi sia diventato intollerabile.

Freno i miei istinti più animaleschi, lo faccio solo per loro. Per i miei figli.

Non può uccidermi, ha fatto un patto quando mi ha sposato, un patto di cui ero a conoscenza, un patto che ho accettato per il bene della mia famiglia...

Abbiamo venduto loro la nostra felicità, per permettere loro di raggiungere i gli scopi che si erano prefissi. 
Per le nostre famiglie abbiamo sacrificato la nostra anima.

Cavie da laboratorio, ora ci muoviamo in una gabbia che solo la morte potrà aprire.

Non abbiamo avuto scelta, tutto era stabilito da tempo e, consenzienti, ne abbiamo accettato le condizioni.
La vita reale, non è quella che si trova nei romanzi rosa, non è a lieto fine e, nel nostro caso, la felicità coniugale non era negli accordi.

 
Ho rinunciato all’amore per un uomo che avevo imparato ad apprezzare e rispettare, pur di onorare mio padre, la mia famiglia e il suo accordo; aveva bisogno di me, come il padre di EJ aveva bisogno di lui.

 
...Sono andata via da lui senza nessuna spiegazione, l’ho ferito. Il dolore che ho provato è stato infinito, ma non mi sono mai voltata indietro...

No, solo una volta ho ceduto alla tentazione...

Quando ho scoperto di essere incinta l’ho chiamato, avevo bisogno della sua voce rassicurante, ero terrorizzata dall’idea di diventare madre, il mio mondo era troppo complicato per farci vivere un bambino.

Al telefono,è stato così dolce, il suo tono caldo mi ha avvolto, un brivido ha pervaso la mia schiena. Lo amavo ancora, lo volevo ancora con me.

Tornò senza chiedermi spiegazioni, confortandomi, coccolandomi, rassicurandomi...

Pochi giorni di intensa felicità finché, conscia dell’impegno preso e delle mie responsabilità, infransi le sue speranze e il suo cuore...

Spezzai la mia anima in due. Una parte è ancora con lui.

Spero che, ovunque sia, mi perdoni e comprenda le mie ragioni.

 
Ho sperato che la nascita dei bambini segnasse una tregua nel rapporto con mio marito, che la vista di due morbidi fagottini intenerisse il suo cuore indurito dalla droga e dai vizi... per un po’ mi sono illusa...

Durante la gravidanza sembrava attento e felice di avere un erede, ho creduto che potesse cambiare...

Mi sono sbagliata, ancora una volta.

Un animo così corrotto non può cambiare... mai!

La loro nascita ha segnato l’inizio della mia fine.

La vista di due bimbi tanto diversi ha rinfocolato la sua paura più grande, quella che avessi un amante!

Non era innamorato di me ma, l’idea che il bel mondo in cui vivevamo potesse pensarlo....

 
La mia vita, da triste, apatica e solitaria si è riempita improvvisamente di orrore, disperazione, dolore. Edward e Alice, i miei piccoli sono stati divisi all’età di due anni, strappandoli dal mio petto, separando le loro esistenze.

 
Alice, la mia piccolina, quella che lui nella sua follia, credeva la sua unica figlia, più simile ai Masen nei tratti somatici e nel carattere, allegro e sveglio, è stata mandata in un collegio di altissima classe, curata e vezzeggiata.

Edward invece, il mio piccolo timido e riservato ometto è rimasto con noi, vittima innocente della sua furia e dei miei peccati. 

 

Il mio pensiero va a lui, al mio Edward, che ha assistito a troppi orrori per un bambino, che ha subito sulla sua pelle il dolore delle percosse e degli insulti... Perdona tuo padre per la sua follia, non è in grado di capire, perdona me per non aver avuto la forza di proteggerti. Non sono riuscita a fuggire neppure quando Harold, in un ultimo, disperato tentativo ha provato a portarmi via...

 
Lo farò ora, andrò via in un posto dove il dolore non esiste, il mio gesto ti darà la libertà piccolo Edward  e, insieme a tua sorella, potrai finalmente vivere una vita migliore.

Vi amo bambini miei e, amo te, Harold.

Non ho mai smesso di amarti.

 
Elizabeth”
 
*********************************************************************
Richiusi la lettera, era la prima volta che la rileggevo.

L’emozione era la stessa di allora...

Ricordai le lacrime disperate versate sul suo corpo bagnato e ormai privo di vita, ricordai il sangue che ricopriva la sua pelle, ricordai il piccolo Edward, il suo sguardo immobile e stravolto dall’orrore, ricordai il momento esatto in cui quella lettera prese posto nella mia vita...

L’avevo trovata in bagno, ripiegata accanto alla toletta; al suo interno, una ciocca dei suoi capelli, una foto dei bambini e una di EJ e lei nel giorno del loro matrimonio. Le voltai, dietro una scritta: “per Alice ed Edward, un ricordo di mamma e papà”.

 
Riluttante, consegnai a Edward il mio tesoro, era suo diritto averlo, lo sapevo, l’avevo conservato gelosamente per quasi dieci anni, in cuor mio sapevo che, un giorno o l’altro li avrei ritrovati...

Desideravo con tutto il mio cuore che i suoi figli, la conoscessero veramente, che sapessero che aveva sacrificato la sua vita pur di salvarli e donare loro un futuro più sereno.
 
La mano tremante del ragazzo prese in mano la fragile carta da lettera, cimelio conservato per anni in uno dei miei libri preferiti: “il ritratto di Dorian Gray”.

I suoi occhi grandi erano lucidi di lacrime.

Mi si strinse il cuore.

Quanto dolore!

“Come stai?” chiesi guardandolo.

Ero preoccupato dal suo silenzio.

“Edward!” Bella gli fu vicino, chiamandolo dolcemente.

“Edward, ti prego, rispondimi...” una lacrima bagnò il suo volto.

Charlie, che era rimasto in un attonito silenzio, si avvicinò alla figlia.

Con la mano le carezzò la guancia umida...

“Mi dispiace!” disse con voce carica di dolore, “mi dispiace Edward!” continuò posandogli lieve una mano sulla spalla.

Aveva capito quanta sofferenza c’era nella vita di quel ragazzo così fragile e, al contempo, così forte.

Edward sussultò a quel tocco ma non si mosse né lo guardò.

I suoi occhi erano solo per la lettera di cui, ero sicuro, riconosceva la grafia.

“Harold, forse è bene lasciarli soli...” sussurrò Charlie mettendomi un braccio attorno alle spalle. “hai proprio l’aria di qualcuno che ha bisogno di farsi un bicchiere!”

Aveva dannatamente ragione.

Non era ancora mezzogiorno ma la mia gola esigeva un caldo, forte, biondo whisky, avevo bisogno di riordinare i pensieri che, vorticosamente, ingombravano la mia testa.

Volevo stordirmi, annegare il mio dolore; sapevo che sarebbe stata una pace effimera... ma ora, l’unica cosa che desideravo era dimenticare.

Ritornare, anche solo per un istante, per il tempo di una sbronza, ai giorni felici del mio amore con lei.

Lei che sarebbe rimasta per sempre nella mia mente e nel mio cuore, lei che nessun’altra avrebbe potuto eguagliare: la mia Elizabeth.
 
********************************************************************
Con la mano tremante presi tra le dita quel fragile tesoro.

Gli occhi bruciavano di lacrime a stento represse, non volevo piangere, non di fronte a Charlie Swan.

“Come stai?” la voce di Harold era così rassicurante e tenera...

Quanto avrei desiderato che in quella lettera ci fosse stato scritto che il mio vero padre era lui; avrebbe alleviato la mia pena sapere che esisteva una ragione per tutto il dolore che ero stato costretto a subire e che ancora condizionava la mia vita.

Mio padre, se così si poteva chiamare quell’uomo, era un folle. Era bastato un sospetto, infondato per giunta, per condannare suo figlio ad una vita di orrore e violenza.

Solo un sospetto, un sospetto....

Volevo urlare, esternare la mia rabbia, gridare contro il cielo per quell’enorme ingiustizia ma, come sempre, restai fermo, fremente di disperazione...

Non avrei mai e poi mai trasformato la mia vita in quella di mio padre, mai avrei fatto ciò che lui ha fatto.

“Edward!” la voce di Bella trapassò le cortine della mia incoscienza, non riuscivo a risponderle, il mio sguardo era concentrato su quella lettera di cui riconoscevo la grafia.

La grafia inconfondibile di mia madre.

“Edward, ti prego, rispondimi...”sentivo lacrime e disperazione nella sua voce. Temeva che potessi abbandonarla, temeva che il mio mutismo e la mia fissità fossero il preludio di una nuova crisi... non era così, era solo concentrazione e autocontrollo.

Quelle parole, scritte nero su bianco e lette, con tanta emozione da Harold Volt, avevano rotto l’incantesimo, liberando la mia mente e il mio cuore da tutti i dubbi e le incertezze. Solo risentimento e nostalgia restavano strenuamente ancorati al mio cuore; risentimento per l’uomo che aveva distrutto la mia infanzia, nostalgia per la vita che avrei potuto vivere se solo mia madre fosse stata più forte o più coraggiosa o, semplicemente più fortunata...
Era in un vicolo cieco e, quel suo gesto tanto estremo era l’unico possibile per lei.

Per anni l’avevo creduta vittima e carnefice, per anni l’avevo accusata di non amarmi abbastanza... Mi ero sbagliato.

...Avrei tanto voluto stringerla ancora una volta tra le mie braccia.

Bella singhiozzava sommessamente, mi faceva male al cuore sentirla star male a causa mia.

Ti prego amore mio pensai, lasciami un istante, lasciami tornare indietro anche solo con la mente a quel giorno, quel giorno maledetto. Ne ho bisogno, devo ricordare...

Con le mani sfiorai la carta da lettera, era fragile e delicata, mi ricordava lei, Elizabeth, aveva il suo profumo, la sua delicatezza ma, nelle parole, traspariva la sua forza, quella forza che credevo non esistesse.

Lasciami un istante per toccare questa lettera... mia madre l’ha sfiorata, mia madre l’ha scritta... pensai ancora sospirando.

Bella carezzò il mio viso, il suo tocco caldo mi arrivò dritto al cuore.

L’amavo, tanto.

Amavo le sue mani così delicate, il suo volto limpido, la sua pelle di latte, il suo corpo morbido e dolce... ma, soprattutto amavo la sua forza, la sua determinazione e la sua infinita pazienza e tenerezza.

Una mano si poggiò sulla mia spalla, sussultai ma non distolsi lo sguardo che, ancora fisso sulla lettera, era ipnotizzato dal significato di quelle parole...

Charlie si scusava con me, lo faceva nella maniera goffa e impacciata che era tanto comune in Bella.

Ne fui felice... c’era voluto il racconto del mio dolore perché finalmente accettasse il mio rapporto con lei.

 Una lacrima scese dal mio viso infrangendosi sulla carta delicata, mi riscossi e, voltandomi guardai Bella...

Era meravigliosamente bella, tenera, con le guance arrossate e gli occhi lucidi di lacrime recenti.

“Ho ritrovato mia madre!” sussurrai commosso.

“Si!” rispose abbracciandomi “Sono felice per te!”

 
Sound of the blue heart _ Elizabeth’s song.
 

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Capitolo 48
*** Cap 47 Fragilità ***


Cap. 47
 
Fragilità
 
“Cos’è quella?” chiesi indicando il quadratino di carta caduto dalla busta che conteneva la lettera di Elizabeth.
Edward si piegò per raccoglierlo.

“E’ una foto!” esclamò “una foto di mia madre e mio padre...”

La poggiò sul tavolo come se si fosse scottato.

“...Mio padre...” la voce vibrò di disgusto pronunciando quella parola.

“Lui non è mai stato mio padre... non mi è stato vicino come un padre dovrebbe fare... da lui ho avuto solo dolore. Ho conosciuto l’affetto di un padre solo quando ho incontrato Carlisle...” fece una pausa continuando a fissare la foto come ipnotizzato poi continuò...

“Non è stato facile per lui occuparsi di me durante i primi anni a casa Cullen. Non mi fidavo di nessun uomo adulto... avevo paura che mi picchiassero, che mi maltrattassero! Restavo ore in silenzio o reagivo in maniera aggressiva non appena si avvicinava a me...”sospirò ancora perso nei ricordi.

“Carlisle è mio padre!”

Gli carezzai il viso, sembrava così fragile... sorrise lievemente, la luce non raggiunse gli occhi.

Mi piegai in avanti prendendo la foto tra le mani, la osservai con attenzione...

Elizabeth, capelli scuri raccolti in una stretta crocchia appuntata sulla nuca, occhi verdissimi e intensi, proprio come quelli di Edward; stringeva suo marito EJ, un ragazzo indubbiamente bello, capelli scuri con strani riflessi rame brunito, occhi ghiaccio e un insolito sorriso sghembo, lo stesso di suo figlio.

Erano così giovani... non più di venti o ventuno anni. Pensai.

“Avranno avuto più o meno la nostra età” dissi fissando Edward, non riuscivo a pensare che EJ non lo avesse riconosciuto come suo figlio. 

Guardai la foto ancora una volta... mi sentivo strana, inquieta, avevo la sensazione di conoscerli...

“Edward, tua madre era bellissima”, esclamai poi, seppur riluttante ammisi “...Anche tuo padre era molto affascinante... sei un mix perfetto tra loro due!”

Il mio ragazzo si voltò di scatto fissandomi con i suoi penetranti occhi verdi, tanto simili a quelli di sua madre.
Il volto turbato come un mare in tempesta.

“Non dirlo mai!” esclamò.

“Io non sono come lui, non voglio esserlo... non voglio somigliargli!” abbassai lo sguardo conscia di averlo ferito.

Poggiai la foto e lo fissai negli occhi, era sconvolto, non era ancora pronto a superare il dolore e a perdonare... nonostante ciò la sua mente sosteneva,  sapevo che il suo cuore non era pronto.

“Edward!” lo chiamai carezzandogli il braccio.

Il suo viso su di me, gli occhi gonfi di dolore.

“Ti prego, perdonami...” sussurrò impercettibilmente.

“Lo so, so di somigliargli, è il mio padre biologico dopotutto... e, Bella, so che non volevi offendermi né farmi soffrire...” mi sorrise, lo stesso sorriso sghembo che riconobbi nella foto.

“Solo che io... io non ce la faccio a perdonarlo, non ce la faccio e rispettare la memoria di mia madre...” mi guardò con intensità.

“Devo confessartelo, non riesco a perdonare neppure lei... non veramente, non fino in fondo!” sospirò.

“Si è uccisa per noi... ma il modo, quel modo....” la voce e lo sguardo tormentato...

“Bella! Che bisogno aveva di ammazzarsi di fronte a me! Perché mi ha fatto questo?”

Dovevo ammetterlo, nemmeno io riuscivo a capire Elizabeth. Come poteva una madre sacrificare la propria vita e, contemporaneamente, condannare il proprio figlio a non dimenticare?

I suoi occhi erano lucidi di lacrime represse.

Lo abbracciai forte, volevo confortarlo, fargli capire che ero li per lui...

La sua disperazione esplose violenta e improvvisa.

“Perché!!!!!”

Il suo urlo disperato riecheggiò nella stanza.

Lo strinsi di più al mio petto carezzandogli dolcemente i capelli, era così fragile in questo momento, così tenero....

Gli presi la mano e lo feci alzare asciugandogli le guance col dorso della mano.

“Vieni con me!” dissi guidandolo di sopra.

“Hai bisogno di rinfrescarti e di coccole... tante....”
 
*********************************************************************
 
Afferrai la sua mano calda e morbida.

Bella era la mia ancora, il mio amore...

Mi condusse al piano di sopra, nella sua stanza...

Respirai l’odore di cui era pregna, il suo profumo, così femminile e floreale, aveva il potere di ipnotizzarmi, di soggiogarmi...  non potevo oppormi al suo richiamo, la volevo, ero irrimediabilmente attratto da lei.

La fissai per un lungo istante, meravigliosa nel suo abitino di lana panna...

Desideravo perdermi in lei, nel suo corpo caldo, volevo essere cullato dalle sue braccia dolci, baciato dalle sue labbra fresche.

Stavo impazzendo, combattuto tra dolore e desiderio.

Entrai in bagno, Bella aveva ragione, avevo bisogno di rinfrescarmi.

La stanza era come la ricordavo, piccola ma meticolosamente ordinata.. tutto aveva un suo posto, la spazzola che carezzava i suoi lunghi capelli, lo spazzolino che baciava la sua bocca, il rossetto che, come un dolce balsamo, ammorbidiva le sue labbra...

“Sto impazzendo” dissi tra me, passando una mano sul viso ancora imperlato di sudore...

Tante, troppe domande vorticavano nella mia testa.

“Non devo pensarci... non ora...” provai a regolare il respiro.

“Edward forza... inspirare-espirare, inspirare-espirare, inspirare-espirare...” mi dissi fissandomi allo specchio.

Aprii l’acqua fredda e mi sciacquai il viso... mi guardai ancora una volta... i miei occhi erano come quelli di mia madre, verdi, lucidi, intensi...

Entrai nella sua stanza guardandomi attorno, le tendine erano state chiuse velando il paesaggio al di fuori della finestra, lo stereo era stato acceso, James Blunt cantava High, i versi del brano riecheggiavano nella mia mente...
 
* Beautiful dawn –
You're just blowing my mind again.
Thought I was born to endless night, until you shine.
High; running wild among all the stars above.
Sometimes it's hard to believe you remember me.


http://www.youtube.com/watch?v=D9LopyqdzIw


“Stai bene?” chiese Bella appena mi vide rientrare.

Sobbalzai ancora perso nei miei pensieri.

“Dovrei far leggere questa lettera ad Alice!” risposi fissando il paesaggio esterno, filtrato dall’impalpabile tessuto delle tendine...

“Stai bene?” ripeté.

No, non dovevo avere un bell’aspetto.

“Non molto!” confessai.

Non volevo mentirle... avevo bisogno di verità, troppe menzogne, troppi segreti avevano riempito la mia vita, non ne potevo più.

Gli occhi di Bella si fecero tristi, stese le braccia verso di me.

“Vieni Edward, vieni da me!” sorrise arrossendo leggermente.

Volai da lei, abbracciandola, ero così fortunato ad essere amato da questa splendida creatura.

“Avrei tanto voluto avere una vita normale!” sussurrai seppellendo il viso sul suo seno...

Mi vergognavo ancora a mostrare questo mio lato debole...

Avevo passato troppi anni a reprimere i miei sentimenti, a nascondere il pianto nel silenzio della notte...

Ero spiazzato, spiazzato dall’entità e dalla potenza del mio dolore, dalla mia enorme debolezza e sensibilità...

Le labbra di Bella furono sulle mie, un bacio dolce tenero, gli occhi negli occhi.

Un lungo, tenero sguardo.

“L’avrai amore mio, l’avrai... vivremo una vita fatta da tutte le piccole cose che ti sono mancate” poi arrossì temendo di essere andata troppo oltre.

Le sorrisi teneramente, non desideravo altro che vivere la mia vita con lei.

La baciai sulle labbra, volevo sentire il suo sapore in bocca, rassicurarla sul mio amore per lei.

Un bacio, un altro, un altro ancora...

Bella mi faceva impazzire.

La sua bocca calda e morbida si modellava alla mia, i suoi seni riempivano perfettamente le mie mani, il suo corpo era fatto per incastrarsi perfettamente col mio.

Casualità o destino, Bella era la persona più importante per me.

La spogliai con lentezza, non avrei più fatto le cose in fretta...

Il corpo di Bella era invitante, rassicurante, fremente d’amore...

La volevo, desideravo perdermi in lei, nascondermi nel suo corpo ricolmo di desiderio e dolcezza.

Entrai in lei con tenerezza quasi reverenziale, carezzandole il clitoride, avvertendo la sua eccitazione.

Godetti del suono della sua voce, mi infiammai di passione sentendola gemere mugugnando il mio nome.

Mi spinsi di più in lei e Bella mi accolse in se a, avvolgendomi, proteggendo il mio povero cuore, tenendo al sicuro la mia anima...

Quando è con me, nulla mi ferisce, nulla mi provoca sofferenza, è il mio scudo, la mia protezione,  è tutto...
È parte della mia anima.

Un ultimo pensiero per lei prima che l’istinto prendesse il sopravvento, prima di abbandonarmi all’appagamento della mia passione.
 
********************************************************************
“Ora mi spieghi tutto!”

La voce di Charlie  mi riscosse dai miei pensieri turbolenti e tristi...

Era accanto a me, esigeva una spiegazione... non avrebbe accettato il mio silenzio.

 
Ripensai al maledetto giorno in cui avevo sentito la sua voce, in cui avevo accettato il suo strano incarico...
Ero stato felice di sentirlo, era uno dei miei amici più cari.

Non avrei mai immaginato a quali infauste conseguenze l’entità della sua richiesta mi avrebbe portato.

Charlie mi conosceva bene, sapeva come incuriosirmi, come alimentare il mio spirito investigativo.

...La misteriosa ricerca dell’identità di una persona senza passato... queste erano state le sue parole... il ragazzo sta con mia figlia, io voglio sapere chi è... ho paura per lei, ho paura quel ragazzo sia un poco di buono... la piccola Bella era in pericolo?

Non poteva sapere, povero Charlie, non poteva conoscere gli esiti a cui quella ricerca mi avrebbe condotto.

I timori forse infondati di un padre, mi avevano gettato in un vortice di dolore, in una spirale di sofferenza che, avvolgendomi nel suo gorgo infinito, mi avevano ricondotto a lei, a Elizabeth...
Ad Edward.

Non avrei mai dimenticato quell’esile e disperato ragazzino, il volto emaciato, gli occhi grandi e dilatati dall’orrore...
Visitava i miei incubi, il suo sguardo vuoto si sovrapponeva a quello vacuo e spento di Elizabeth, la sua pelle, bianca come il latte, era come la sua, troppo, simile a quella di sua madre...

 
“Quando ti ho chiamato per chiederti di fare delle ricerche tu sapevi? Avevi capito? ...Dio, non posso crederci... tu avevi una donna che amavi così tanto... e Edward... dio, povero ragazzo! Non avrei mai pensato, mai creduto....”

L’alcool cominciava ad fare il suo effetto, Charlie non aveva mai parlato così tanto tutto in una volta...

Lo guardai decidendo di rispondere ad una domanda per volta.

Il whisky rallentava il flusso dei miei pensieri, impastava la mia voce, mi rendeva disinibito e fragile...

“Non lo sapevo... forse, se avessi saputo cosa avrei scoperto... no, non avrei mai accettato di venire fin qui... non avrei mai volutamente riaperto le ferite che speravo di aver sanato....”

Sentivo gli occhi bruciare, ma non avrei mai pianto, non di fronte a Charlie, le lacrime le avrei conservate dentro di me...
Mi sentivo fragilissimo, sottile come vetro soffiato...

Che diritto avevo io di piangere? Io intuivo, io sospettavo...

Sentivo che la mia storia con Elizabeth sarebbe finita in modo tragico, sapevo, in cuor mio, che non poteva esistere felicità costruita sul dolore...  

Charlie mi guardò in modo significativo... poi annuì
“Quando hai capito che si trattava di loro?”

Già, quando, non ne ero sicuro... forse l’avevo sempre saputo o forse, pian piano l’idea si era insinuata nella mia mente.


Optai per una mezza verità.

“Non so! Ho cominciato a mettere insieme i pezzi un po’ per volta... la tua frase: - gemelli senza passato – ha forse aperto uno spiraglio nella mia mente, mi ha intrigato... non sapevo se si trattasse di loro ma ero stuzzicato dall’idea di scoprire qualcosa, magari di fare uno scoop...” in realtà quella frase aveva riaperto ferite che ancora mi laceravano l’anima...

“Non guardarmi così Charlie”, dissi fissandolo in volto.

“Io sono un giornalista, questa strana storia, magari, mi avrebbe permesso di vendere un articolo a qualche giornale...!” preferii mentirgli, preferii mentire a me stesso.

Bevvi un altro sorso.

“Ieri sera però... sapevi, avevi capito chi avevi ritrovato....!” non era una domanda, era un’affermazione.

“Durante il viaggio ho letto e pensato molto...” un’altra mezza verità...

Il percorso tra Chicago e Seattle era stato un viaggio nel mio passato.

Pezzi di dolore, pezzi di anima e di cuore, lentamente avevano ritrovato il loro posto ricomponendosi nel puzzle della mia vita...

Abbassai la testa incapace di aggiungere altro.

Charlie mi mise un braccio attorno alle spalle, avevo bisogno di conforto e lui, con la sua rude sensibilità, l’aveva compreso...

“Forse è il caso di tornare, abbiamo lasciato soli i ragazzi a sufficienza...”
Lo guardai pronto a dire qualcosa, ma Charlie mi precedette.

“Credo di dovere delle spiegazioni a mia figlia e delle scuse ad Edward... ho pensato il peggio di quel ragazzo, sempre il peggio, interpretando la sua mancanza di passato come una colpa...”

“Si, è vero... Edward è solo stato molto, molto sfortunato, ma è un bravo ragazzo...”

Mi alzai in piedi seguito da lui, barcollavo a causa dell’alcool, Charlie era lucido, da bravo capo della polizia si era trattenuto dall’ubriacarsi.

“Temo che Bella non la prenderà bene!” sospirò.

“Tua figlia è una ragazza sveglia!” sorrisi immaginando la reazione furibonda della ragazza.

Era sveglia e testarda, proprio come lui... non sarei voluto essere nei panni di Charlie quando le avrebbe parlato.
“Harold, ti volevo chiedere solo una cosa, non hai mai detto qual è il vero cognome di Edward.”

“Masen! Il nome del ragazzo è Edward Antony Masen”.

Charlie si voltò di scatto, gli occhi dilatati dalla sorpresa, forse dalla paura.

“Masen, hai detto? Sei sicuro, davvero sicuro?” annuii.

Mi prese per un braccio trascinandomi fuori.

“Dove stiamo andando?” chiesi sconcertato.

“Alla stazione di polizia!” rispose improvvisamente serio.
 
 
James Blunt _High
 
* Un'alba bellissima
Mi stai sconvolgendo ancora
pensavo di essere nato in una notte senza fine
fino a che tu non hai cominciato a splendere

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Capitolo 49
*** Cap 48 Parole ***


Cap. 48
 

 
Parole
 
Sedetti sul davanzale della finestra guardando il giardino coperto da una coltre dal biancore purissimo... pensai a Bella, la mia amica aveva quello stesso sguardo, quella stessa purezza d’animo...
Non come me, io ero una frivola, sciocca ragazzina...
 
Ripensai a qualche giorno prima, le parole di Edward continuavano a vorticarmi nella mente, non riuscivo a concentrarmi, non avevo voglia di parlare...  non ero più me stessa... l’aver saputo la verità mi aveva catapultata improvvisamente nel mondo degli adulti, un mondo fatto di dolore e immense sofferenze, un mondo dove Edward viveva da quando aveva dieci anni...
 
“La mamma si è suicidata di fronte a me... l’ho vista morire e non ho potuto fare nulla per...” non riuscivo a capacitarmi del dolore che doveva aver sopportato.
 
Non l’avevo mai visto piangere Edward, mai, nemmeno quando eravamo ragazzini, nemmeno dopo la morte della mamma.
Appariva freddo, quasi vuoto, nascondeva così bene la sua sofferenza che nemmeno noi, la sua famiglia, quelli più vicini a lui, riuscivamo a scorgerlo.
Vedere le sue lacrime quel pomeriggio in camera mia, vederlo crollare come un sacco vuoto di fronte a me, vedere la sua maschera di ghiaccio sciogliersi, mi aveva spezzato il cuore.
Aveva la disperazione dipinta sul suo volto, l’ineluttabilità di un dolore che lo aveva segnato profondamente, non solo nel corpo ma, soprattutto nell’anima.
Gli avevo chiesto di perdonarmi per non aver capito, per non aver intuito cosa gli fosse accaduto e lui, lui l’aveva fatto, generoso e dolce come sempre, come sempre, pronto a rinunciare a se stesso pur di difendere me.
Ma io... io sarei riuscita mai a perdonarmi, sarei mai riuscita ad essere degna  di tanto amore?
Non ero più sicura di nulla, non ero certa di essere veramente in grado di dare amore, di essere degna d’amore, quell’amore che le persone che mi stavano più vicine meritavano...
Jasper soprattutto....
 
Ripensai al viaggio di ritorno a Forks, in macchina con Jasper, non avevo la forza e la voglia di parlare... 
Non gli avevo quasi parlato per due giorni.
Mi sentivo vuota e stupida, le mie parole sarebbero risuonate così sciocche...
Parole di una ragazzina viziata, cresciuta tra gli agi per un capriccio del proprio padre...
Jasper non mi aveva cercato, non mi aveva consolata, si era limitato ad attendere che decidessi di rivolgergli la parola..
Non era stato tenero con me quando gli avevo raccontato tutta la storia, non mi aveva rassicurata...
“...Tu non hai mai voluto vedere!” Mi aveva accusata, a ragione, di superficialità.
“Ti sei sempre rifiutata di accettare il mondo così come era in realtà, hai sempre cercato di vivere una realtà differente” mi ero sentita persa.
Jasper, la mia forza e il mio sostegno, era venuto meno, lasciandomi, per un istante, sola al mondo...
Aveva ragione. Per quanto potesse farmi male questa realtà, il mio ragazzo aveva ragione.
Lui così saggio, così maturo, mi aveva sempre protetto.
Io, così frivola e profondamente infantile, avevo bisogno di crescere, di istaurare un contatto con la realtà, di affrontare la mia dose di dolore.
“Noi, ti abbiamo assecondato... ma è stato un errore...”era vero, ero stata sempre protetta, sempre difesa.
Ma Edward...
Chi aveva aiutato e difeso Edward?
Chi aveva messo una mano sulla spalla, chi lo aveva consolato asciugando le sue lacrime? Non io, non sua sorella.
Solo Bella l’aveva capito, solo con lei si era aperto completamente, solo per lei si era svegliato dal suo torpore... era lei la prima di cui aveva chiesto.
Chiusi gli occhi, non avevo la forza di guardarmi allo specchio.
Come avevo potuto essere così cieca?
Come avevo potuto essere gelosa della sua vita?
Come avevo potuto trattare Bella con così poco rispetto?
Lei era la mia migliore amica, proprio come Rose...
Mi sarei dovuta mordere la lingua prima di parlarle in quel modo...
Anche lei mi aveva perdonata.
Tutti mi avevano perdonato, tutti tranne me.
Presi la borsa e indossai il giaccone, avevo bisogno di fare due passi per schiarirmi le idee.

http://www.youtube.com/watch?v=obGpTr3atbc
 
Il bosco nei dintorni di casa era magico, la neve rendeva tutto più puro e luccicante, come un sogno, un sogno di gioia.
“Dove vai da sola?” sobbalzai al suono di quella voce, un brivido di paura corse lungo la mia spina dorsale.
Lentamente mi voltai verso la fonte di quelle parole, gli occhi ancora dilatati dalla paura.
 
Un sorriso fiorì sulle mie labbra.
 
********************************************************************
Aprii gli occhi godendo della splendida vista di Bella, del suo corpo nudo stretto al mio...
La morbida curva dei suoi fianchi, l’arco della sua schiena, la tenerezza della sua carne, erano un richiamo, una calamita per le mie labbra....
Una parte di me aveva l’urgenza di tornare a casa dalla mia famiglia, l’urgenza di far leggere la lettera di mia madre ad Alice, una parte molto piccola...
Non volevo staccarmi da lei, non avevo la forza di lasciarla.
I suoi seni premuti sulla mia schiena erano un richiamo irresistibile, la sua intimità, calda d’amore era ancora palpitante, proprio come la mia.
Quando ero diventato così?
Quando la soddisfazione dei miei desideri era diventata la cosa più importante? “Dovrei far leggere ad Alice la lettera di mamma, lei ha diritto di conoscere le sue ultime parole...” sussurrai carezzandole il fianco e risalendo lentamente verso i seni.
Dio che bella sensazione la trama della sua pelle sotto le mie dita! Pensai eccitandomi.
Bella mi guardò intensamente, sul suo volto l’ombra di un sorriso, sulle guance ancora la traccia  di un leggero rossore...
Bellissima, pensai, perfetta per me!
“Dovresti andare allora!” sussurrò sulle mie labbra, la sua mano sul mio petto scendeva lentamente sfiorandomi appena.
Mi stava facendo impazzire...
“Io...”  non riuscivo a concentrarmi su nient’altro che non fosse lei.
“Io ho paura della sua reazione, mia sorella è una ragazza estremamente fragile, non so come la prenderebbe...” la mano di Bella proseguì il suo percorso sul mio ventre, trattenni il respiro quando sfiorò il mio membro ormai eccitato.
Mi guardò,  gli occhi ancora dolci di passione, il sorriso sulle labbra e negli occhi.
“Amore... mmmh” mugugnò sentendo la mia mano tra le sue cosce
Si avvicinò a me e, con deliberata lentezza, poggiò le sue labbra sulle mie.
La sentivo languida e calda mentre il suo corpo nudo si  strusciava contro il mio, chiedendo, esigendo....
“Edward” sussurrò al mio orecchio con voce quasi impercettibile ma carica di desiderio non ancora placato...
“Ti voglio!”
Alice avrebbe aspettato ancora un po’... volevo lei, volevo appagarla e appagarmi,  circondarmi e riempirmi soltanto di lei.
 
Bella mi lanciò un sguardo preoccupato, a dispetto di quanto avevamo detto ...e fatto, lei sapeva che la mia mente era altrove.
Quale reazione avrebbe avuto Alice nel leggere la lettera di nostra madre?
“Vengo con te!” così aveva detto Bella comprendendo immediatamente l’entità delle mie paure.
“Lascio un biglietto per mio padre, non vorrei farlo preoccupare!” Charlie era uscito con il signor Volt e non sapevamo quando sarebbero rientrati.
Non doveva essere facile per un padre sapere la sua unica figlia con me, un uomo dal passato ricolmo di dolore e violenza eppure, eppure aveva capito, ci aveva lasciati soli, sapeva che avevo disperatamente bisogno di lei...
La guardai, era così bella, con i capelli che le ricadevano lungo una guancia ad incorniciarle il volto...
Cosa potevo darle io?
Il mio amore... tutto l’amore di cui ero capace.
E l’avrei fatto, avrei dato tutto ciò che possedevo per lei.
“Ti ringrazio per aver deciso di venire con me!” dissi prendendola per mano, la sua calda e rassicurante mano.
Aprii lo sportello invitandola ad entrare in auto.
Dovevo averla vicina quando Alice avrebbe letto la lettera della mamma.
Non sapevo se sarei riuscito a sopportare altre lacrime, altro dolore... non senza Bella al mio fianco.
 
Misi in moto la Volvo dirigendomi verso casa.
La mente persa in pensieri grevi, pesanti come le nuvole che, oscurando il cielo, minacciavano neve.
“Come stai?” la sua voce giunse dopo istanti di assordante silenzio, la sua mano sfiorava dolcemente la mia, ferma sulla leva del cambio, il suo calore mi infondeva coraggio mentre, la lettera di mia madre pesava come un macigno nella mia tasca.
“Bene se sei vicino a me!” risposi sincero con un filo di voce, la mia mente correva veloce elaborando tutti gli scenari possibili.
 
********************************************************************
 
Charlie rovistava freneticamente tra le pile di carte disposte poco ordinatamente sulla sua scrivania.
Il suo sguardo era attento e preoccupato.
“Masen, hai detto? Sei sicuro, davvero sicuro?”
Queste erano state le sue ultime parole, poi la corsa verso la stazione di polizia.
“Si può sapere cosa succede Charlie?” non riuscivo a capire la fretta e l’angoscia che trapelava dal suo viso. Cosa poteva saperne lui di EJ Masen?
“Aspetta...!” disse guardandomi e fermandomi con un cenno della mano.
Mi sedetti sulla scomoda poltroncina da ufficio e attesi, attesi che finalmente, mi rivelasse la ragione di tanta sollecitudine.
“... Ma dov’è... se prendo Henry...” borbottò tra se continuando a cercare, e cercare. Infine, sotto una pila di cartelle, trovò ciò che bramava.
Sorrise alzando lo sguardo su di me.
Mi avvicinai incoraggiato e incuriosito dal suo strano comportamento.
“Guarda!” mi chiese con una nota di urgenza nella voce.
“Guarda Harold!” continuò porgendomi un foglio A4 spiegazzato.
Il suo tono non ammetteva repliche.
Tesi la mano verso di lui afferrando ciò che lui aveva cercato per lunghi interminabili minuti
Rimasi per un istante senza parole di fronte a quell’immagine sbiadita e spiegazzata dal tempo e dall’uso.
“Lo conosci?” si, lo conoscevo... era lui, era EJ Masen.
“Edgar James Masen, 1968, figlio di Damon Masen, uno degli uomini più ricchi di Chicago. Implicato in traffico e spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione.... accusato di violenza privata e stupro....” elencò i crimini commessi da EJ con fare professionale poi mi guardò dritto negli occhi, un brivido mi percorse la schiena.
“Ti ripeto la domanda Harold, tu conosci quest’uomo?” sostenni il suo sguardo poi annuii impercettibilmente.
“Si, Charlie è lui, è il vero padre di Edward e Alice!” era inutile mentirgli, aveva capito la verità nel momento stesso in cui  gli avevo rivelato il suo cognome.
Crollò a sedere, distrutto da una notizia che cercava a tutti i costi di rifiutare.
“Bella, piccola mia!” sussurrò.
La testa tra le mani, le dita infilate tra i capelli torturavano i riccioli brinati dal tempo.
“Come è stato possibile, come puoi esserti innamorata proprio del figlio di un simile criminale...” borbottò disperato.
Mi avvicinai a lui poggiandogli una mano sulla spalla, aveva bisogno di conforto, proprio come me.
“Charlie, ti prego, non essere ingiusto con Edward, lui non ha colpa per i crimini di suo padre...” i suoi occhi nei miei, ricolmi di preoccupazione...
“Harold, io... io non voglio che lei debba soffrire...” fece una pausa.
“Charlie, Bella soffrirà se la separi dal suo ragazzo, e ti odierà se ti riterrà responsabile di questa separazione!” cercai di essere convincente, non volevo che uno dei miei migliori amici commettesse l’errore più irreparabile della sua vita.
“ Lo so, so che hai ragione ma, Harold, se il padre di Edward tornasse a cercarlo?” avevo pensato anch’io a questa eventualità ma evitavo di prenderla in considerazione
“Come potrei essere tranquillo vivendo con questa paura?”
Lo capivo perfettamente, non avevo mai avuto figli, ma potevo ben comprendere le paure di un padre...
“Ti prego, dai al ragazzo una possibilità, lui è diverso da suo padre, non privarlo dell’amore di Bella, tu non immagini nemmeno cos’abbia subito Edward da bambino...”
Il suo sguardo, ora vigile e attento, era lo sguardo di un poliziotto...
“Tu lo sai?” cosa potevo dire, sapevo? No, supponevo, immaginavo... si, sapevo.
“So cosa EJ faceva a sua madre...” Elizabeth non me ne aveva mai parlato, mai direttamente. I suoi lividi, le escoriazioni, i tagli nella zona inguinale parlavano per lei. Non avevo bisogno di altro per capire, per sapere...
“Immagino che Edward fosse vittima della stessa violenza, EJ lo credeva mio figlio!... non credo abbia avuto pietà di lui” no non lo credevo affatto.
Sentivo il bisogno di difenderlo, aveva sofferto troppo nella vita... e molta della sua sofferenza era colpa mia...
“Cosa sai... parla! Se vuoi che comprenda, tu devi essere sincero con me!” ancora il tono inquisitorio del poliziotto, ma potevo capirlo, era la sua deformazione professionale, come la curiosità e l’indagine era la mia.
Decisi di aprirgli il mio cuore rivelandogli la mia verità, la parte che conoscevo.
“EJ Masen  sapeva della mia relazione con la madre di Edward, la picchiava per questo... era convinto che il ragazzo non gli somigliasse, pensava che fosse frutto della nostra relazione adulterina.” abbassai lo sguardo, provavo vergogna; non per ciò che avevo fatto, non avrei mai rinnegato il mio amore per Elizabeth, ma per le conseguenze di questo amore.
“Edward è tuo figlio?” chiese all’improvviso. Brusco ma speranzoso.
“No!” risposi prontamente per fugare ogni dubbio dalla sua mente.
“No, Non poteva essere mio figlio, purtroppo, Dio solo sa quanto avrei desiderato avere un figlio da Elizabeth...” fissai Charlie sperando che non intendesse approfondire. Un suo cenno mi fece comprendere che non l’avrebbe fatto.
“A causa di questa convinzione, Edward è stato picchiato e brutalizzato fisicamente e psicologicamente... E’ anche colpa mia Charlie, se quel ragazzo ha sofferto le pene dell’inferno...” sentivo il peso della sofferenza gravarmi sugli occhi e sul cuore.
“E’ anche colpa mia!” confessai a bassa voce.
Il carico che avevo sul cuore era troppo, troppo grande da sostenere, non riuscivo più a reggerlo, stavo per crollare, lo sentivo... avvertivo tutta la gravità dei miei comportamenti, tutte le conseguenze...
“Charlie, ti prego... non prendertela con quel ragazzo, lui ha ritrovato un po’ di serenità con tua figlia. Tu non l’hai visto il giorno della morte di sua madre... “ Deliravo perso nei ricordi di quella maledettissima sera...
“Io ero li, tu non hai visto i suoi occhi... ero li, ero li, ero li” ripetei come una litania, il tono di voce sempre più basso, sempre meno certo...
 “...Ora invece il suo sguardo è limpido, sereno, innamorato... Edward e Bella sono una coppia bellissima... Charlie, ti prego, non togliergli anche questo!” annuì quasi impercettibilmente.
“Cercherò di starne fuori ma, se quell’uomo dovesse rifarsi vivo io...” ero sollevato. Le mie spalle cominciarono a tremare scosse da singhiozzi irrefrenabili.
Avevo per tanto tempo cercato di arginare il dolore, la disperazione e la sofferenza....
L’incontro  con Edward, con il figlio dell’unica donna che avessi mai amato, mi aveva gettato in un baratro, riaprendo tutte le ferite che disperatamente avevo cercato di sanare.
“Harold....” era senza parole, non osava dire altro, non mi aveva mai visto piangere,  io stesso ero stupito dalla portata della mia angoscia.
Avevo amato Elizabeth con tutta la mia anima...
Quando era morta avevo chiuso il mio cuore in una corazza inattaccabile, non avevo versato una sola lacrima per lei...
 
Ma la sofferenza, quando è profonda, non si può arginare in eterno.
Come una goccia d’acqua, scava e scava, fino a creare una falla nella roccia eretta a proteggere il cuore....
La mia personale goccia aveva lavorato lungamente... la falla aperta, era difficilmente richiudibile.
 
Le mie parole _ Samuele Bersani

 

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Capitolo 50
*** cap 49 Genitori ***


Cap. 49
 
Genitori
 
La casa era in penombra, regnava una strana calma, non sembrava esserci nessuno.

Presi Bella per mano e la guidai entro il grande salone in cui il mio bel pianoforte faceva bella mostra di se.

Mi avvicinai, accarezzandolo come a salutare un vecchio amico e ripromettendomi, al più presto, di scrivere la melodia che ormai mi ronzava in testa da un po’...

“Strano”, dissi staccandomi dal mio amico più caro.

“A quest’ora i miei dovrebbero essere a casa!”

“Ciao Edward!” la voce di Jasper emerse dalla penombra facendoci sobbalzare.
Mi voltai verso di lui registrando la sua espressione triste.

“Ciao Jasper!” salutai, Bella l’abbracciò baciandogli la guancia poi, si voltò verso di me con sguardo interrogativo.

“Cosa succede?” chiesi.

“Alice non mi parla!” rispose con malcelata agitazione, lo conoscevo da un po’, sapevo che dietro la sua maschera di tranquillità stava soffrendo molto.

“Mi dispiace Jasper... è colpa mia...” risposi mesto.

Ero consapevole che con le mie rivelazioni, l’avevo sconvolta.

Ora era sola, sola a fare i conti con se stessa, sola ad affrontare i ricordi.

Non potevo esserle d’aiuto, nessuno di noi poteva. Doveva capire, fare chiarezza nella sua vita, fare la pace con il passato, proprio come me...

“Troppo amore uccide *” dissi dando voce ai miei pensieri

 “Forse hai ragione, ma ora, ora mi sento un mostro ad averle rifiutato una spalla a cui appoggiarsi!” lo capivo perfettamente.

“Edward!” mi disse prendendomi per le spalle e fissandomi negli occhi.

“Non prenderti sempre la colpa di tutto, tu sei quello che ha sofferto di più in questa storia...” abbassò lo sguardo dal mio stringendo crollando sulla  poltrona alle sue spalle...

“Questa volta la colpa è mia! Alice si è sentita abbandonata da me, non l’ho sostenuta... forse, per la prima volta da quando la conosco, non l’ho appoggiata, non l’ho consolata...” sentivo la sua voce incrinarsi, non l’avevo mai visto così infelice da moltissimo tempo.

“L’ho lasciata sola con i suoi, con i tuoi demoni... e ora lei non mi rivolge la parola!” lo guardai comprensivo, sapevo cosa stesse provando mia sorella ma, al contempo, ero consapevole che alcuni dolori devono essere affrontati da soli, facendo forza soltanto su se stessi...

...Mai come ora le parole di quella vecchia canzone tornarono ad affacciarsi nella mia mente, mai come ora mi sembrarono tanto veritiere...

 
http://www.youtube.com/watch?v=MNWnhO1CDQg&feature=related

 
Troppo amore ti ucciderà come quando non ne hai affatto.
Prosciugherà la forza che c'è in te, ti farà gridare, implorare e strisciare.



“Jasper, smettila! Tu non hai alcuna colpa!” dissi mettendogli una mano sulla spalla come a confortarlo.

“Mia sorella ha bisogno di trovare in se la forza di combattere contro i suoi ...i nostri demoni, non c’è nulla che tu possa dire o fare per aiutarla! Dalle un po’ di tempo, sai che ti ama alla follia, non riuscirà a starti lontana per molto tempo!” Jasper mi sorrise dolcemente poi, alzandosi in piedi, mi abbracciò. Ricambiai la sua stretta con affetto, ero proprio fortunato ad aver trovato questa nuova famiglia.

“Non c’è nessuno in casa?” chiesi dopo che si fu staccato da me.

“Si, zia Esme e zio Carlisle sono in cucina...” fece una pausa guardandomi fisso negli occhi “ah, Edward.... sanno tutto!... mi dispiace, ho cercato di impedire ad Emmett di parlare a sproposito ma, prima che me ne accorgessi, aveva già sparato fuori una mezza verità... non ci è restato altro che raccontare il resto! Zia Esme stava già sbiancando, abbiamo dovuto rassicurarla sul tuo stato di salute!” mi sentii gelare, non avrei mai voluto che la dolce Esme sapesse del mio dolore, del mio passato così brutale e doloroso, non avrei mai voluto che lei venisse a sapere quanto male ero stato negli ultimi giorni.  

Le avrei volentieri risparmiato questa sofferenza.

Bella si strinse a me carezzandomi dolcemente il braccio come a confortarmi, le baciai la guancia poi, stringendole la mano, mi apprestai ad entrare in cucina.
 
***********************************************************************
I ragazzi erano tornati dalla vacanza, li aspettavamo con ansia, Carlisle ed io.

 Ci erano mancati in quest’ultima settimana, la casa era così vuota senza di loro.

Aspettavo con ansia di sentire il loro allegro vociare invadere le stanze, le loro risate e i loro scherzi riempirmi il cuore...

La Jeep di Emmett annunciò sgasando l’arrivo  dei miei ragazzi, corsi fuori ad attenderli ma, ciò che vidi non era quello che mi aspettavo.

Il sorriso mi morì sulle labbra.

Gli sguardi erano strani, tristi, preoccupati, cupi. Cosa poteva essere accaduto? Alice, la mia piccola ninfa dei boschi, entrò in casa con un’espressione mogia, mi salutò con un piccolo bacio sulla guancia; nemmeno l’ombra di un sorriso ad aleggiarle sulle guance pallide. 

Si dileguò al piano di sopra senza parlare, senza alcuna spiegazione che potesse tranquillizzare il mio cuore di madre.

La guardai sparire poi i miei occhi si posarono su Jasper, anche i suoi occhi erano sfuggenti, per un istante li vidi posarsi sulla scalinata per poi tornare a fissarmi in silenzio in una muta richiesta  di aiuto.

Avevano avuto una discussione? Difficile dirlo, mio nipote era sempre stato bravo a mascherare i suoi sentimenti, ma ora la sua preoccupazione era evidente...

Emmett e Rose, gli ultimi ad entrare in casa avevano lo sguardo basso e l’espressione tirata.

Non potevano aver discusso anche loro.

L’ultimo dei miei figli non entrò in casa, il mio cuore iniziò una furiosa corsa nel mio petto... mi guardai intorno alla sua ricerca, dov’era Edward?

“Oddio, è successo qualcosa ad Edward? dov’è Edward?”chiesi, la mia voce cambiò, scossa ancora da un tremito impercettibile, il cuore perse un battito...

Carlisle corse in salone richiamato dal tono isterico della mia voce e, in un attimo mi fu accanto abbracciandomi da dietro e rassicurandomi con il suo calore.

 “Ragazzi parlate per favore, prima di mandare vostra madre all’ospedale! Cosa è successo allo chalet?  Perché siete tutti così strani? Dov’è Edward?” intervenne risoluto mio marito.

La mia mente allarmata e ipersensibile era stracolma di domande e di supposizioni, una più angosciosa dell’altra.

“No mamma, stai tranquilla...” il mio tenero orso mi abbracciò baciandomi sulla guancia, “...ora Edward sta bene... è da Bella... e fra un....”  Rose gli pestò un piede ed Emmett si tacque.

Lo guardai per un lungo momento, era arrossito per la gaffe,  le parole gli erano morte in bocca nello stesso instante in cui le aveva pronunciate. e, dalla sua espressione capii che si stava pentendo della sua frase frettolosamente pronunciata.

“Cosa significa...ora! parla Emmett, non nascondermi nulla ti prego!” la mia voce assunse una nota stridula e agitata...

Jasper mi guidò verso la poltrona e, guardando male il povero Emmett, mi fece sedere, poi iniziò il  racconto dell’ultima settimana.

Il suo modo di fare e la sua calma innata ebbero il potere di rilassarmi era, insieme a Carlisle, uno dei pilastri della nostra famiglia... quasi riuscì a farmi accettare tutta la montagna di dolore che mi si rovesciò addosso, quasi riuscì a farmi sopportare l’idea di sapere i miei piccoli, indifesi e soli... quasi.

Lo guardai, mentre un senso di oppressione iniziò a farsi strada nel mio petto.

“Zia Esme, ti prego, calmati! Edward ora sta meglio, ha avuto dei problemi seri, devo ammetterlo, ci siamo spaventati ma ora sta bene!  te lo assicuro...ha solo bisogno di affetto, infinito affetto!”

“L’affetto di Bella, l’affetto della sua famiglia, l’affetto di Alice, la piccola fragile Alice” sospirai, giocando con una ciocca di capelli... il mio istinto materno mi diceva di correre da lei, di abbracciarla e consolarla, la razionalità mi imponeva di restate al mio posto e rispettare i suoi tempi.

Vinse la razionalità.

Quando li avevamo presi con noi, eravamo consapevoli che quei ragazzi avessero dei gravi problemi ma, soltanto vivendo con loro, percepimmo a pieno la differenza tra i due fratelli. Alice era triste, ma di una tristezza normale, vista la situazione. Ma Edward... cos’era successo al mio piccolo tenero Edward... quale immenso dolore l’aveva portato a chiudersi in un doloroso silenzio? Ora lo sapevo.

 
“Esme?” Edward era appena entrato in casa, Bella gli teneva teneramente la mano, erano così incantevoli insieme, così innamorati...

In loro rividi me stessa e Carlisle quando, timorosi ma felici, decidemmo di allargare la nostra famiglia...

“Esme!” la sua voce, la voce del mio tesoro, il suo tenero sorriso, i suoi occhi velati di tristezza, mi riscossero dai miei pensieri.

“Piccolo mio!” quasi urlai correndogli incontro e abbracciandolo stretto, gli occhi umidi di lacrime represse.
Non potevo pensare a quanto fosse stato male negli ultimi giorni, non potevo pensare di non essergli stata vicina...

“mi dispiace, mi dispiace tanto... piccolo mio” scoppiai in lacrime, non riuscivo più a trattenere tutte le emozioni accumulate. Carlisle si allontanò lasciandoci soli, così fece Bella.... quel momento era soltanto nostro.

Saperlo immobile, in catalessi, disperato per aver riscoperto il suo passato, saperlo in lacrime, triste, angosciato, mi distruggeva il cuore.

Non sopportavo di veder soffrire nessuno dei miei figli ma sapere Edward sofferente era davvero troppo.

Fin dal primo giorno, suo dolore pur non dichiarato, era troppo forte, troppo tangibile per restarne indifferenti.

Affondai le mani fra i capelli di mio figlio, desideravo alleviare tutta la sua amarezza, lenire tutto il suo dolore, fargli capire che non sarebbe stato solo. Mai più.

“Mamma!” pronunciò quell’unica parola come la cosa più tenera del mondo.

“Non piangere mamma, ora sto bene!”

********************************************************************
Non so da quanti giorni e ore vagavo nei boschi nei dintorni di Forks, mi sentivo braccato, inseguito... avevo paura ed ero affamato e stanco, tanto...

Non ero abituato alla vita da fuggiasco, al lerciume, alla puzza, al dormire in motel di quart’ordine e a frequentare donne a pagamento, di quart’ordine anch’esse.

Certo, qualche boccata d’aria me l’ero concessa; qualche tenera fanciulla che mi scaldasse il letto a ricordarmi l’uomo che ero stato, l’attraente e corteggiatissimo rampollo di una ricca famiglia.

Mi guardai le mani screpolate, rosse di sangue, osservai i miei vestiti a buon mercato...
Cos’ero diventato? Un vagabondo, uno stupratore, un drogato... l’ombra di me stesso, del me stesso che avrei voluto essere ma che, per pigrizia o noia, non ero mai stato.

La mia foto segnaletica era in ogni stazione di polizia, avevano messo persino una taglia sulla mia cattura, una taglia elevata... mi voltai indietro, ormai il mio istinto era affinato come quello di un lupo, avvertivo il pericolo alle mie spalle.

Avrei voluto tornare indietro, rivivere il passato, cambiarlo... ma indietro non si torna e il male fatto prima o poi presenta il conto.

 
La mia mente volò a quei giorni, ormai troppo lontani... a mia figlia, alla mia bellissima moglie, una moglie che non mi aveva mai amato, una moglie che avevo comprato con la complicità di suo padre, una moglie che, con il mio comportamento avevo ucciso...

Non riuscivo più a dormire, i suoi occhi verdi e intensi mi perseguitavano ancora, e ancora.  

Dieci anni non erano bastati per cancellarne il ricordo dalla mia mente.

Sia nei momenti di veglia che nei rari momenti di riposo, quando l’effetto delle droghe di cui ero oramai schiavo, lasciavamo, per un istante la mia mente vagare nei ricordi, gli occhi di Elizabeth e di suo figlio Edward tornavano a perseguitarmi.

Un altro passo nella radura imbiancata, un raggio di sole a rischiararla... mi appoggiai ad un enorme tronco, il fiato corto, i sensi tesi come una corda di violino.

Ero invecchiato più dei miei 43 anni, ero stanco, stanco di tutto, stanco della vita, stanco della violenza che la mia presenza portava sempre con se... volevo solo che il buio mi inghiottisse dandomi finalmente pace.

 
Mi guardai attorno godendomi, per la prima volta da tempo, lo spettacolo della natura che mi circondava.

Il bosco, bianco di neve risplendeva nella luce di mezzogiorno e, in mezzo a quel biancore una figura minuta e sola, la solidificazione dei miei ricordi, delle mie paure, dei miei desideri...

Mi avvicinai lentamente, il rumore dei passi attutiti dalla neve... volevo sorprenderla, ninfa dei boschi d’inverno, allucinazione indotta dalla droga...

Chiunque fosse, ammesso che esistesse davvero, non doveva scappare via da me, volevo guardarla in volto, toccarla, sfiorare quella pelle diafana e rilucente.

...la sua stessa pelle.

Immergere le dita fra i suoi capelli corvini.

...come quelli di lei.

La sentii rabbrividire, il suo inconscio aveva registrato la mia presenza. Mi feci sentire avanzando con circospezione alle sue spalle.

“Dove vai da sola?” chiesi con una voce che risuonò aspra persino alle mie orecchie.

La ragazza sobbalzò poi, lentamente si voltò rivelandomi il suo volto spaventato.

Mi incantai mentre un sorriso fiorì sulle sue labbra.
 
***********************************************************************
 Una telefonata improvvisa risuonò nel silenzio dell’ufficio... un’altra rogna improvvisa... pensai guardando Harold con il volto ancora intriso di tristezza...

“Pronto?”  la voce di Henry aveva una nota di urgenza.

“Charlie abbiamo ricevuto una segnalazione per  il ricercato Edgar Masen... è stato avvistato nei boschi a nord di Forks nei pressi della tenuta  ...Cullen mi pare...” sbiancai, improvvisamente le gambe cedettero sotto il peso dell’agitazione. La mia paura più grande si stava concretizzando.

Harold silenzioso alzò lo sguardo su di me poi fissò le mie mani.
Non riuscivo a fermarne il tremito....

“E’ tornato...” disse semplicemente, non l’ombra di sorpresa ad offuscargli lo sguardo pieno solo di rassegnata consapevolezza.

“Si!” risposi “Si sta dirigendo nella zona dove abitano i Cullen!” pronunciai l’ultima parte della frase con un filo di voce.

Alzai la cornetta e chiamai casa, bella aveva lasciato un messaggio in segreteria nel quale mi avvisava che era andato a casa di Edward.

“Perché!” proruppi con l’agitazione nella voce e nei gesti “perché non siete rimasti a casa!” Harold si alzò di scatto.

“Andiamo!” disse guardandomi con sfida, quasi ad impedirmi di controbattere. Annuii. Avevo bisogno di lui, avevo bisogno di un appoggio...

Presi la pistola di ordinanza e con lui al mio fianco mi diressi verso casa Cullen.

********************************************************************
“Dov’è Alice?” chiesi guardandomi attorno.

Jasper sembrava disorientato, non era da lui... lui e Alice erano come due calamite, si muoveva lei si muoveva lui....

Uno strano presentimento si fece spazio nella mia mente.

Non ero mai stato un uomo istintivo, la mia professione mi imponeva calma, razionalità, riflessione, qualcosa che travalicava la mente si dilatò espandendosi dalla testa al cuore e un brivido risalì lungo la mia colonna vertebrale.
“Non lo so, sono rimasto qui tutta la mattina ma non l’ho vista uscire” la sua voce aveva ancora quella nota triste... mi sentii stringere il cuore per lui.

“Come è possibile che nessuno l’abbia vista uscire...” Edward mi si fece vicino fissandomi con i suoi intensissimi occhi felini.

“Ragazzi! Io l’ho vista uscire, si è diretta verso il bosco!” intervenne Rose indicando un punto imprecisato a sud della casa.

“Cosa!” urlai facendo sussultare i miei ragazzi, il cuore in tumulto, il respiro corto, la vista appannata.

“Che succede Carlisle!” Esme allarmata mi si fece vicina, una mano sul mio braccio a calmare il mio tremito, i suoi occhi nei miei.

Ero preoccupato, moltissimo...

“Allora?” chiese ancora

“C’è un pericoloso criminale che si aggira nei dintorni di Forks... l’ho appena sentito al notiziario!”dissi indicando il maxi schermo che Bella fissava quasi imbambolata.

“Speriamo che non venga da queste parti!” sussurrò Esme stringendosi a me.

“Bella” Edward chiamò con dolcezza la sua ragazza non ottenendo risposta.
“Bella mi senti?” niente.

La ragazza restava immobile, lo sguardo fisso sul monitor.

“Amore, cos’hai?” la voce di mio figlio era angosciata anzi, terrorizzata mentre si avvicinava a lei cercando di indurla a voltarsi.
Mio avvicinai, incuriosito da quello strano comportamento.Bella sbiancò.

Corsi da loro aiutando mio figlio a sorreggerla mentre, con gli occhi sbarrati dal terrore scivolava a terra.

“E’ sotto shock” sentenziai guardando Edward negli occhi. Il suo sguardo era vacuo, le mani tremavano convulsamente, non riusciva a staccarsi da lei.

“Forza Isabella!” presi immediatamente il controllo della situazione, Edward era troppo spaventato per muoversi
“Forza!” dissi con voce ferma e sicura dandole leggeri colpetti sul viso per farla riavere.

Batté gli occhi una, due tre volte poi si voltò verso di me fissandomi terrorizzata poi, con uno scatto si rifugiò tra le braccia di Edward prorompendo in un pianto dirotto.

“Bella, piccolina...” provò a chiamarla con dolcezza carezzandole i capelli, “Bella amore...” sussurrò. Una nota di terrore ancora incrinava la sua voce.

“Edward...” pronunciò quel nome come se le costasse un’enorme fatica poi, con il suo esile dito indicò il televisore.
 
 
To much love will kill you _Queen
 
Sono solo i frammenti dell'uomo che ero solito essere
Troppe lacrime amare si stanno riversando su di me
Sono molto lontano da casa e sto affrontando tutto questo da solo da troppo tempo
Mi sento come se nessuno mi avesse mai detto la verità
Su come crescere e sullo sforzo che avrebbe comportato, nella mia mente piena di confusione
Sto guardando indietro per scoprire dove ho sbagliato
Troppo amore ti ucciderà, se non riuscirai a deciderti
Diviso tra l'amante e l'amore che lasci indietro, vai incontro ad un disastro
perché non hai mai letto le indicazioni, troppo amore ti ucciderà - ogni volta
Sono solo l'ombra dell'uomo che ero solito essere
E sembra che per me non ci sia alcuna via d'uscita da tutto ciò
Ero solito ridarti la felicità, adesso tutto ciò che faccio è deprimerti

Come sarebbe se tu fossi nei miei panni?
Non vedi che è impossibile scegliere?
Non c'è alcun senso in tutto questo, qualunque strada io intraprenda, devo perdere
Troppo amore ti ucciderà come quando non ne hai affatto
Prosciugherà la forza che c'è in te, ti farà gridare, implorare e strisciare
E il dolore ti renderà pazzo, sei la vittima del tuo crimine
Troppo amore ti ucciderà - ogni volta
Troppo amore ti ucciderà, renderà la tua vita una farsa
Sì, troppo amore ti ucciderà e non riuscirai a capire il perché
Daresti la tua vita, venderesti la tua anima ma sarà di nuovo così
Troppo amore ti ucciderà alla fine...
Alla fine.

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Capitolo 51
*** Cap 50 Padri e Figli ***


carissime, ci siamo, questo è il penultimo capitolo di questa storia, è stato molto difficile da scrivere...scusate il ritardo con cui lo posto.


Cap. 50
 
Padri e figli
 
“Bella” la chiamai con dolcezza, ma  non ottenni risposta.

“Bella mi senti?” ripetei, ma il suo corpo era immobile, fissava con occhi sbarrati le foto segnaletiche di un ricercato...
non avevo idea di chi si trattasse, non avevo seguito il programma, troppo preoccupato dalla scomparsa di Alice.

“Amore, cos’hai?” ero terrorizzato, mi spaventava a morte la sua reazione, cosa le stava succedendo?

Cosa aveva visto su quel monitor da sconvolgerla a tal punto?

Mi avvicinai cercando di indurla a voltarsi verso di me ma non c’era verso di farla sedere o di spostarla. Sbiancò in volto poi, con gli occhi sbarrati scivolò a terra continuando a fissare il monitor.

Il tremito prese possesso delle mie membra, mi sentivo impotente ed incapace di aiutarla. Cercai gli occhi di mio padre implorandolo...

Cosa le stava succedendo?

No, no, no, no!!! Perché sta reagendo cosi? Perché... Bella!!! Urlai nella mia mente ma nulla, nessun suono uscì dalla mia bocca.

“E’ sotto shock” sostenne mio padre con un tono calmo e professionale guardandomi dritto negli occhi. Non c’era esitazione nella sua voce, non c’era tentennamento nei suoi occhi... riuscì a tranquillizzarmi un po’.

Cosa le stava succedendo? Non  capivo la ragione di tanta inquietudine.

“Forza Isabella!” la voce di Carlisle si fece più alta mentre con la mano la schiaffeggiava leggermente sul viso.  

Forza amore svegliati! pensai, mentre restavo immobile e agitato.

“Forza!” disse con voce ferma.

Bella batté gli occhi poi, lentamente ritornò tra noi, lo sguardo ancora terrorizzato,  il volto ricoperto di lacrime, i singhiozzi che le squassavano il petto. Si strinse a me, cercò me come ancora, come scoglio a cui aggrapparsi durante la tempesta... ne ero felice, si, nonostante tutto questo dolore, ero felice che lei  avesse scelto me per sfogarsi.

“Bella, piccolina...” cercai di mettere quanta più dolcezza possibile nelle mie parole e nel mio tono, quanta più tenerezza nei miei gesti.

“Bella amore...” sussurrai, la voce tremula e flebile.

“Edward...” pronunciò il mio nome con fatica poi, con il dito indicò il monitor.“James...”

Sussurrò  quel nome... il nome dell’uomo che l’aveva aggredita, il nome di quel mostro di cui non ricordavo il volto, solo gli occhi erano impressi a fuoco nella mia mente.

Occhi azzurri, freddi come il ghiaccio, senza alcun amore né pietà.

Quell’uomo che avevo indotto a fuggire era di nuovo nella nostra vita...
Mi sentii ribollire di rabbia, quello stesso uomo minacciava ora Alice.

“Emmett, ti prego, trova su internet la foto di quel ricercato” ruggii.

Volevo vederlo bene in volto quel bastardo,ricordarne i tratti per inseguirlo ovunque, volevo ucciderlo quel maledetto... solo così avrei potuto lenire l’immensa, profonda sofferenza di Bella, sofferenza che mi dilaniava mente e cuore.

“Eccola!” la voce di Emmett mi riscosse dai miei pensieri “Trovata!”

Mi avvicinai al computer, il corpo ancora grondante di rabbia.
Quel che vidi mi raggelò, immobilizzandomi.

***********************************************************************
“Papà!” le parole fiorirono sulle mie labbra prima che potessi fermarle.

“Papà, sei tu?”

L’uomo di fronte a me, trasandato e sporco, lo sguardo di ghiaccio azzurro, duro e freddo, si bloccò e mi fissò disorientato.

“Papà!” ripetei a quella strana, grottesca figura...

Avrei dovuto averne paura?

Non lo sapevo, stavo vivendo in una sorta di trance, immersa in un’aura di irrealtà.

I piedi si mossero da soli, affondando nel bianco manto che tutto ricopriva, mi muovevo verso di lui, verso colui che aveva ucciso mia madre, distrutto la vita a mio fratello... verso colui che mi aveva immensamente amata...

Mio padre.

La luce inondava la radura bianca di neve rendendo l’atmosfera ovattata e magica... stavo sognando?

Si forse stavo sognando....

*********************************************************************
Corsi in auto, le sirene spiegate, il cuore in gola, un unico pensiero nella mente: la mia piccolina in pericolo.

“Charlie, credo dovresti rallentare... la strada è ghiacciata!” Harold era visibilmente terrorizzato, ma io conoscevo le mie strade, ogni buca, ogni curva, ogni insidia...

In un attimo giungemmo a casa Cullen.

Scesi di corsa e, senza aspettare Harold, mi attaccai al campanello.

Un Carlisle dall’espressione preoccupata aprì l’uscio e mi guardò interdetto. Era sconvolto quanto me.

“Ispettore Swan... Charlie!” disse correggendosi con voce calma a dispetto della sua espressione.

“Carlisle...” risposi di rimando.

“A cosa devo la tua visita così... improvvisa?” il tono era sereno ma lo sguardo era lontano, guardava oltre le mie spalle, verso i boschi...

“Volevo avvisarvi che, un pericoloso ricercato si aggira nei boschi, proprio in questa zona e raccomandarvi di chiudervi in casa!” vidi il dottor Cullen sbiancare visibilmente e annuire.

Il suo sguardo mi trapassava andando oltre. Sapeva qualcosa, era preoccupato per qualcosa...

“Carlisle cosa succ....” mi interruppi, riconoscendo la voce di mia figlia provenire dall’interno dell’abitazione.

“Bella è qui?” chiesi sorpreso. Annuì.

“Charlie Bella... Bella non... Entra, ti prego...” attraversai la porta seguito da Harold, il cuore a mille, l’ansia e l’agitazione che si alternavano nella mia mente.

Perché proprio ora... pensai ritrovandomi nel lussuoso salone di casa Cullen.

Bella era a terra, in lacrime, stretta ad Edward come se lui fosse il suo unico appiglio con la realtà. Corsi dalla mia bambina chiamandola, non fece alcun cenno, le sue dita strette sulla camicia ormai distrutta di Edward.

“Cos’ha!” dissi rivolto a Carlisle.

“Ha riconosciuto il suo aggressore!” rispose come se io fossi al corrente della cosa. Aprii la bocca per dire qualcosa ma le parole rifiutarono di abbandonare le mie labbra. Ritornai a fissarla, era ancora stretta ad Edward ma le sue spalle avevano smesso di tremare.

Quale aggressore, pensai... perché Bella non mi ha mai raccontato nulla? Non si fidava di me? Di suo padre?

“Cosa!!!” esclamai. Perché non ne sapevo nulla? Tornai a guardarla, ora mi fissava sconvolta, Sapeva.

“Papà io....” si strinse nuovamente ad Edward che prontamente l’abbracciò.

“Dalla tua espressione deduco che non ne sapevi nulla... Bella non ti ha mai raccontato...” mi sentii gelare, Carlisle sapeva ciò che io ignoravo. Mi rattristai... non ero mai stato un buon padre per lei e ora ne pagavo le conseguenze, lei non mi considerava un padre.

“Sta bene, non le è successo nulla?” chiesi, timoroso di avvicinarmi a mia figlia.

“Si ma... Charlie, l’aggressore di tua figlia, il tuo ricercato ora sta mettendo il pericolo la mia!” Dilatai gli occhi.

“Come?” risposi incredulo.

“Alice è uscita per una passeggiata nei boschi... non è ancora rientrata!”

***********************************************************************
La ragazza venne incontro a me come una vergine va incontro al drago.

Mi chiamava “papà,” ma non poteva essere lei, non poteva essere la mia piccola Alice... non potevo avere la fortuna di rivedere mia figlia, non dopo quanto avevo fatto.

Ero rapito, pervaso da una luce magica... troppo biancore, davvero troppo.

Dove mi trovavo?

Stavo perdendo il contatto con me stesso e con la mia coscienza, persa in un mondo irreale fatto della stessa materia dei sogni...

“Papà sei tu?” chiese ancora riscuotendomi... i grandi occhi scuri mi fissavano imploranti ma non spaventati...

Perché non aveva paura di me? Ero io che avevo paura di lei.

Feci un passo sulla fredda neve... volevo guardarla più da vicino.

Perché non arretrava? Cosa mi stava succedendo...

Perché il suo sguardo non si abbassava? Non riuscivo a sostenere il suo sguardo.

Perché voleva che le facessi del male? Non volevo farle del male.

Allungai una mano a tracciare nella mia mente il contorno del suo corpo, non la toccai, non volevo rischiare.... si, avevo paura del mio autocontrollo.

“Papà!” continuò... stava avanzando verso di me, i piedi affondati nella morbida coltre di neve.

“Sta ferma!” le intimai con voce fredda e dura. Doveva spaventarsi.

I suoi occhi si dilatarono smisuratamente, le sue iridi scure penetrarono nella mia testa, rovistarono nei cassetti della mia memoria; cassetti impolverati dal tempo e dalla droga, cassetti nascosti che mai, mai avrei pensato di dover riaprire... un nome che non pensavo di dover più pronunciare si formò nella mia mente.

“Alice!” pronunciai con una nota di emozione nella voce... un calore sconosciuto mi invase il petto spingendomi verso di lei...

La mia piccola bambina era cresciuta, ora era una giovane donna... un perfetto mix tra sua madre e me.

Un altro passo... desideravo abbracciarla ma non ne ero degno...non dopo quanto avevo fatto a sua madre...

Mia figlia mi guardò piegando la testa di lato poi i suoi occhi si inumidirono...

“Perché!” pronunciò con la voce rotta.

“Perché ci hai fatto questo? Eravamo la tua famiglia...” una lacrima scese sul suo volto ed io mi sentii stringere il mio ritrovato cuore... l’avevo amata la mia bambina, amata tanto quanto avevo odiato suo fratello Edward... lui era un bastardo, frutto di uno sporco tradimento...

“PERCHE’!!!!” urlò poi proruppe in un pianto disperato!

Tentai di avvicinarmi ma il suo sguardo mi gelò, era carico di un odio tanto intenso che mi spaventò.

Puntò il dito verso di me poi proseguì con voce fredda e astiosa.

“Tu, bastardo, hai spinto mia madre al suicidio, tu, animale, hai picchiato Edward, hai trasformato tuo figlio in una persona chiusa, terrorizzata all’idea di essere come te, di somigliarti anche solo minimamente...”

“Edward non è mio figlio!!!” urlai in preda all’odio... nessuno doveva definirlo mio figlio...

I suoi occhi divennero ghiaccio, più freddi della neve che ci circondava...

“Come ti sei sentito a picchiare un ragazzino, ti sei sentito grande, ti sei sentito forte... come ti sei sentito a vederlo piangere distrutto, coperto di sangue, annichilito dalla tua violenza... era tuo figlio, era un bambino, proprio come me...ma io, io sono stata fortunata, risparmiata dalla tua furia e dalla tua follia...” non distolse il suo sguardo dal mio ma abbassò il tono della voce fino a renderlo appena udibile... avvertivo chiaramente il suo disgusto per me, per suo padre.

“Io sono stata solo fortunata ma non amata... non veramente!” feci un altro passo verso di lei, quella piccola creatura che mi parlava con disprezzo; nessuno aveva mai osato tanto... nessuno mi aveva mai sfidato così apertamente... mi sentii ribollire dalla rabbia, avevo una voglia folle di picchiarla, di cancellare dai suoi occhi quello sguardo che mi trapassava come una lama.

Un altro passo verso di lei. Non indietreggiò.

“Edward è TUO FIGLIO, proprio come lo sono io, e tu hai distrutto la sua vita per sempre!” no, non poteva essere mio figlio, non poteva essere carne della mia carne...

“Ti sbagli! Tu non sai nulla!” urlai dando finalmente sfogo alla mia frustrazione.

L’afferrai per le spalle, potevo udire il suo cuore battere furioso, aveva paura...paura di me... poi i suoi occhi tornarono a incatenarsi ai miei, freddi, duri come diamante...

 “No, sei tu quello che non sa nulla!”

Poi il suono di uno sparo lacerò l’aria.

********************************************************************
Mio padre aveva saputo dell’aggressione, era terrorizzato da quanto avrebbe potuto succedermi ma, al contempo, lo leggevo nei suoi occhi, era deluso, triste.

Lo avevo tenuto all’oscuro della mia vita, di un episodio così importante e duro, l’avevo fatto per lui, per risparmiargli un dolore, per impedirgli di agire scioccamente o con leggerezza... ma lui non avrebbe mai agito così, era un poliziotto, sapeva quali erano le procedure, come perseguire e arrestare un criminale... l’avevo sottovalutato, l’avevo fatto spesso.

Mio padre non era Carlisle Cullen, uomo brillante, ricco, colto... mio padre era una persona semplice, goffa e tenera ma dotata di intuito e acuta intelligenza... ma era a Carlisle che mi ero affidata e, a Edward...

Loro avevano compreso le mie paure e le mie ansie, avevano compreso le ragioni del mio silenzio, loro non mi avevano giudicato.

Guardai gli occhi tristi di mio padre, avrei dovuto avere più fiducia in lui e nel suo giudizio ma non era facile, non dopo ciò che aveva fatto a mamma, non dopo che aveva tentato in tutti i modi di allontanarmi da Edward... non dopo quello che Jacob aveva tentato di farmi...

“Papà io....” tentai di dire ma le parole rifiutavano di abbandonare le mie labbra..

Mi strinsi ad Edward, il suo calore mi faceva sentire al sicuro, protetta... chiusi gli occhi, mi estraniai dal mondo, solo il cuore del mio amore a cullarmi...
 

“Alice è uscita per una passeggiata nei boschi... non è ancora rientrata!” la voce di Carlisle mi riscosse... Alice, dov’era Alice...non con James...

Edward mi fece sedere sulla poltrona poi si alzò raggiungendo Carlisle, mi sentii fredda e vuota senza di lui.

La sua voce mi riscaldò e terrorizzò allo stesso tempo.

“Carlisle, il ricercato, il criminale che ha aggredito Bella e che ora è nei boschi qui vicino.... ecco lui...è..”

“è tuo padre, il tuo vero padre... giusto ragazzo?” continuò Charlie al suo posto.

Carlisle lo guardò stupito

“Da quando... da quando lo sai...”

“Da quando Bella ha visto l’immagine del suo aggressore in tv...” abbassò gli occhi, lo vedevo tremare, il suo incubo peggiore si rifaceva vivo con la forza di un treno in corsa... il viso era impallidito, sapevo che il crollo era prossimo... questa volta non avevo la forza di aiutarlo...

Mio padre venne in suo soccorso, mise una mano sulla sua spalla come a rassicurarlo poi, inaspettatamente, l’abbracciò.

“Lo prenderemo Edward, vedrai, non farà più male a nessuno! Stai tranquillo ragazzo!” lo sentii singhiozzare mentre si abbandonava a quel conforto di cui aveva disperatamente bisogno.

Una chiamata al cellulare indusse mio padre a sciogliere l’abbraccio...che ironia, la sua suoneria era quella canzone di Cat Stevens*...

“Devo rispondere... potrebbe essere importante...” borbottò imbarazzato.

“Sono l’ispettore Swan...” disse accostando il telefono all’orecchio.

Richiuse in fretta poi guardò Carlisle, nell’aria una tensione palpabile...

“L’hanno avvistato e... Carlisle, Alice è con lui!”

*******************************************************************
“Edgar James Mason, allontanati dalla ragazza molto lentamente e alza le mani!” una voce sconosciuta e dura mi fece sussultare.

“Cazzo, sono in trappola!” sussurrai.

“Sappi che sei circondato quindi non fare mosse false! Allontanati lentamente dalla ragazza!” no, non mi sarei fatto catturare tanto facilmente, non avevo alcuna intenzione di finire il resto della mia vita in galera.

“NO!!!” urlai estraendo velocemente la pistola e puntandola alla tempia di mia figlia... la sentii tremare questa volta, sentii chiaramente il suo cuore battere furioso ma la mia libertà era più importante di qualunque cosa, non avevo alcuna intenzione di scendere a compromessi con la vita, non l’avevo mai fatto e certamente non avrei iniziato ora.

“Ascoltatemi” dissi a voce abbastanza forte da farmi sentire da tutti i poliziotti che mi accerchiavano...

“Ascoltatemi, ora io e la ragazza andremo via e voi ci lascerete andare altrimenti...” puntai più forte la canna della pistola alla sua tempia... non volevo farle del male, era la mia piccola... il sacrificio della sua vita forse poteva essere evitato se quei poliziotti di periferia se ne fossero stati buoni...

“Altrimenti la uccido!” L’avrei rilasciata fuori città e sarei fuggito... non mi avrebbe rivisto mai più.

Il capo della polizia fece un cenno e i suoi uomini si allargarono leggermente poi, inaspettatamente la sua voce vibrò con una nota di tenerezza.

“E’ tua figlia... non farle del male!” disse all’improvviso.

Lo guardai stupito, cosa poteva saperne dei miei rapporti con Alice...

“Ti lasceremo andare ma, ti prego, non fare del male a tua figlia... ha già sofferto troppo...!”

Feci un impercettibile cenno con la testa e trascinai Alice con me... tra poco sarei stato libero, tra poco lei si sarebbe liberata di me... per sempre.

“EJ Masen!” urlò una voce alle mie spalle, una voce conosciuta, la mia voce...?

Sussultai fissando l’uomo di fronte a me come in uno specchio, uno specchio che mi mostrava più giovane di vent’anni...

Eccoli, i miei fantasmi erano di nuovo con me, a perseguitarmi, a distruggermi la mente, il corpo, il cuore... se ancora avevo un cuore.

Eccola, rilucente di giovinezza, terribile come il peggiore degli incubi, la mia coscienza.

L’immagine di tutto ciò che avrei potuto diventare e avevo distrutto, il me stesso che avevo ripudiato, il me stesso che avevo lacerato, si materializzò di fronte a me fissandomi, gli occhi negli occhi... la mia coscienza aveva gli occhi verdi, gli occhi di Elizabeth.

“...O dovrei chiamarti papà....” pronunciò con disprezzo.
Non ascoltai...

Non avrei aspettato, non potevo più convivere con quella parte di me, non potevo più convivere con quella piccola parte della mia anima che mi ricordava come sarebbe potuta essere bella la mia vita....

Non avrei aspettato.....

Spinsi Alice di lato e feci fuoco.

“EDWARD!!!” la sentii urlare, poi un dolore accecante si fece in strada nelle mie viscere...

Avevo ucciso una parte di me, avevo sparato a mio figlio...
 
Cat Stevens father and son
 http://www.youtube.com/watch?v=Q29YR5-t3gg



aspetto commenti ma... non mi uccidete please!

un bacio a tutte Barbara

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Capitolo 52
*** Cap. 51 Sempre ***


Carissime, siamo arrivati all'ultimo capitolo. E' stata una bella avventura che mi ha portato ad affinarmi nella tecnica della scrittura e, soprattutto a conoscere tutte voi...
ed è a voi che avete commentato, a voi che avete seguito, scelto o preferito questa storia che dedico questo ultimo capitolo.
grazie e arrivederci sulle pagine della mia prossima FF   
332  
a prestissimo.
Barbara.


Cap. 51
 
Sempre
 
Uno sparo lacerò l’aria, un suono sinistro, istantaneo... poi un dolore acuto, bruciante e un calore intenso, liquido, il calore del sangue che inzuppava il mio maglione.
Odore di ruggine e sale... proprio come diceva Bella... la mia piccola Bella....
Amore... conoscerti così tardi e perderti così presto... mi dispiace lasciarti sola amore mio... ma temo di dover andare...
Il freddo della neve toccò la mia pelle, ero a terra, troppo stanco per restare in piedi... svuotato, gelido...
Mio padre aveva fatto fuoco colpendomi. 
Sorrisi per l’ironia della situazione, mi aveva sparato pensando di uccidere se stesso, proprio lui che si ostinava a negare che fossi suo figlio...
Ora basta pensare, sono così stanco...
“EDWARD!!!” l’urlo di Alice risuonò nelle mie orecchie poi, lentamente il suono si affievolì, diventando ovattato, leggero come una piuma prima di toccare terra e volare nuovamente via...
Non vedevo più il bianco della neve... non sentivo più freddo... tutto era inghiottito da una voragine buia, silenziosa, piena di pace.
“Addio Bella”pensai prima che il silenzio mi sommergesse.
********************************************************************
“EDWARD!!!” urlai guardando mio fratello che, come un sacco vuoto si accasciava a terra.
Non un grido, non un sussurro uscì dalle sue labbra... solo il suo sguardo sorpreso che fissava un punto indefinito di fronte a se.
Tutto era stato istantaneo, talmente veloce da non permettergli di capire...
 
Avevo rivisto mio padre, quello stesso padre che mi aveva tanto amata, quello stesso padre che, senza esitazione, aveva puntato una pistola alla mia tempia...
“EDWARD!!!” urlai ancora, vedendo la pozza di sangue allargarsi sul biancore della neve e i suoi occhi farsi sempre più vacui, sempre più lontani...
Le lacrime velarono il mio sguardo mentre disperatamente tentavo di strisciare verso di lui, totalmente incapace di camminare, paralizzata dalla paura, immobilizzata dal dolore...
“Edward” chiamai ancora con voce sempre più flebile.
Non ottenni risposta.
 
Non vidi più nulla... stavo per perderlo, stavo per perdere l’unica persona che mi avesse mai amata in maniera totalmente incondizionata, l’unica persona che aveva sempre anteposto il mio bene al suo...
Edward stava morendo, ed era colpa mia.
 
 “...Altrimenti la uccido!” quelle parole continuarono a vorticarmi nella testa come un macabro mantra...
Non volevo morire....
Sentii le lacrime salirmi agli occhi bagnandoli, offuscando quello che restava della mia lucidità.
Sarei dovuta essere io a morire...
...invece lui aveva sparato ad Edward...
 
Pensai allo sguardo terrorizzato di Charlie Swan quando l’avevo fissato con aria implorante, poco prima che mio padre mi trascinasse via...
Un istante, breve come un battito di ciglia, mi aveva mostrato il mio destino... Non volevo morire, avrei fatto qualunque cosa pur di restare viva, avrei sacrificato chiunque pur di continuare a vivere...
Sarei dovuta essere io a morire...
...invece lui aveva sparato ad Edward...
 
“E’ tua figlia... non farle del male!” disse l’ispettore, rivolgendosi a lui quasi con tenerezza.
Sentii mio padre sussultare, i miei occhi si riempirono di nuove lacrime.
Pensai a Carlisle, a colui che mi aveva fatto da padre, pensai alla sua dolcezza, e al suo amore...  quanto avrebbe sofferto per la mia morte!
...e Edward, Edward ne sarebbe uscito distrutto...
“Ti lasceremo andare ma, ti prego, non fare del male a tua figlia... ha già sofferto troppo...!” mio padre mi strinse ancora a se, la pistola puntata contro la mia tempia.
Avvertii il puzzo di alcool e sporcizia, potevo sentire chiaramente il mio cuore pulsare dove il freddo acciaio toccava la mia pelle....
Mi trascinò via, non opposi alcuna resistenza, ero totalmente priva di forza, un fantoccio nelle sue mani. Non dovevo, non volevo provocarlo...
Volevo, speravo di restare viva...
Sarei dovuta essere io a morire...
...invece lui aveva sparato ad Edward... lui aveva sparato ad Edward...
Scoppiai in lacrime incapace di fare altro...
In un momento avevo capito come doveva essersi sentito Edward, avevo compreso la sfiducia e il terrore che gli leggevo in fondo agli occhi...
Per la prima volta lo capii, ora sapevo cosa significasse aver paura, aver paura davvero. Sapevo cosa doveva aver provato per tutta la sua infanzia.
Un padre dovrebbe proteggere, dovrebbe difendere, dovrebbe consolare il proprio figlio, non minacciarlo di morte, non picchiarlo, non puntargli una pistola alla testa...
Un padre, un vero padre, dovrebbe amare il proprio figlio.
Sarei dovuta essere io a morire...
...invece lui aveva sparato ad Edward risparmiando me... come sempre era stato lui ad essere sacrificato.
 
Quell’uomo non era più mio padre, quell’uomo che per un istante aveva fissato mio fratello, lo sguardo smarrito nel vuoto, la mente staccata e persa in chissà quali pensieri, aveva fatto fuoco, senza pietà, senza ripensamenti...
Quell’uomo non era mio padre.
Sarei dovuta essere io a morire ma lui aveva sparato ad Edward.
Un secondo colpo e anche lui si accasciò a terra stringendosi la spalla ferita.
Il loro sangue, libero da pregiudizi, si mescolò nella candida coltre che tutto copriva.
Qualcuno aveva sparato anche a lui...
 
*********************************************************************
“Harold, chiama un’ambulanza presto!” la voce di Charlie mi riscosse dai miei pensieri...
Edward era stato ferito, e ora giaceva a terra, riverso in una pozza di sangue.
Tremai, quell’immagine me ne riportava alla mente un’altra, altrettanto drammatica, altrettanto terrificante.
Ero paralizzato.
“Harold!” urlò Charlie in preda alla concitazione.
“Dobbiamo fare presto! Sta morendo!”
No, non anche lui...pensai in preda al panico, se lui morisse non la rivedrei più, non rivedrei mai più i suoi occhi, gli occhi di Elizabeth!
 
Chiamai il 911 sperando che l’ambulanza arrivasse in tempo, non era facile raggiungere quel posto tra i boschi... c’era ghiaccio sulla strada e il luogo era impervio... Pensai alla piccola Bella, al dolore che avrebbe provato, un dolore che conoscevo bene, troppo bene....
Io ne ero uscito distrutto ma mi ero fatto forza cercando di andare avanti, ma lei, lei avrebbe avuto la stessa forza? Ne dubitavo, era così fragile...
Mi voltai verso di lui, verso Edgar Masen che ora si dibatteva stretto tra le braccia di due poliziotti. Gli uomini di Charlie avevano fatto fuoco ma non erano stati abbastanza veloci, non tanto da impedirgli di colpire Edward.
Avevo sussultato a quel colpo, l’avevo visto accasciarsi senza nemmeno un grido, solo l’ombra di un sorriso ironico sul volto.
Poi tutto era avvenuto in pochi istanti, l’avevano catturato, tenendolo fermo per un braccio mentre l’altro, ferito dal colpo di pistola, sanguinava vistosamente.
Mi avvicinai a lui con deliberata lentezza e lo guardai... per la prima volta da anni guardai in faccia l’uomo lei aveva scelto, l’uomo con cui aveva messo al mondo dei figli, l’uomo che l’aveva spinta verso la morte.
Non era migliore di me, era invecchiato, il tempo e i vizi avevano segnato indelebilmente quel viso una volta tanto bello, e aveva paura... glielo leggevo nello sguardo che ora non smetteva di posarsi su di lui, sul suo figlio ritrovato.
Un’ombra di lacrime a velargli gli occhi.
Meritava quella punizione... la consapevolezza di essere il responsabile della morte del proprio figlio.
Sentii un singhiozzo sfuggirgli dal petto... anche lui poteva piangere? Non ne ero sicuro. Anche lui poteva soffrire?
“Perdonami!” sussurrò “Perdonami Elizabeth...!” pronunciò con un filo di voce prima di strattonare uno degli uomini di Charlie e tentare nuovamente la fuga.
Colto di sorpresa, l’uomo cadde a terra lasciando sfuggire l’arma che teneva stretta in pugno.
EJ l’afferrò.
Lo guardai in viso, sapevo cosa stava per fare, avrei dovuto tentare di fermarlo per far si che venisse assicurato alla giustizia, ma non lo feci, non volevo farlo...
“Perdonami Edward, figlio mio!” sussurrò puntandosi la pistola alla tempia e facendo fuoco.
“NOOOO!” l’urlo di Alice mi straziò il cuore.
La sua voce era così simile a quella di lei.
“No!” singhiozzò poi tacque, stretta tra le braccia di Charlie.
Avrei dovuto essere triste per la piccola ma non vi riuscii, non riuscivo a rattristarmi della morte di EJ Masen.
Meritava di morire, avrei solo preferito che fosse la legge a punirlo...
Restai a guardare il sangue che lentamente chiazzava la neve mentre un sorriso amaro bruciò sulle mie labbra.
********************************************************************
Fissai quell’uomo negli occhi, lui non era più mio padre.
“Perdonami!” sussurrò guardando verso di me.
Cosa avrei dovuto perdonargli? Di aver violentato mia madre e picchiato mio fratello, o di avermi puntato la pistola alla testa?
Cosa avrei dovuto perdonargli, di essere stato un padre amabile, mentre riversava tutto il suo odio sull’altro suo figlio... è questo che avrei dovuto perdonargli?
No, non sarei riuscito a perdonargli tutto il vortice di dolore nel quale ci aveva trascinati.
“Perdonami Elizabeth...!” pronunciò con un filo di voce.
I miei occhi si accesero di odio, non doveva pronunciare il suo nome, era colpa sua se mia madre si era uccisa..
Poi accadde.
Lo vidi strattonare uno degli uomini che lo tenevano bloccato, una ginocchiata tra le gambe e il poliziotto si accasciò a terra perdendo la presa sulla pistola che gli teneva puntata contro. Sentii il cuore perdere un battito.
Il male non muore...pensai vedendolo afferrare l’arma.
Sarebbe scappato ancora, l’incubo sarebbe continuato in eterno...
Mi fissò per un istante, lo sguardo limpido e consapevole, l’ombra di un’antica sofferenza nei tratti.
I suoi occhi si spostarono su Edward
“Perdonami Edward, figlio mio!” sussurrò puntandosi la pistola alla tempia e facendo fuoco.
“NOOOO!” l’urlai quando la sua testa sussultò per il colpo e il suo corpo, ormai senza vita, si  accasciò a terra.
“No!” singhiozzai stretta al petto di Charlie Swan...
Lo odiavo davvero?
Mio padre era morto, mia madre era morta... stavo per perdere tutta la mia famiglia.
 
“Alice, ti prego chiama tuo...Carlisle... dobbiamo aiutare Edward!” per un istante mi ero dimenticata di lui...persa nel mio dolore, mi ero nuovamente dimenticata di lui.
 “Dobbiamo tamponare la ferita” disse con risolutezza a Charlie
“Si Dobbiamo arginare l’emorragia, si sta dissanguando, se non facciamo qualcosa l’ambulanza non arriverà  in tempo...”
Non avrei perso tutta la mia famigliapensai stringendo la mia sciarpa attorno al suo torace.
*********************************************************************
 
Un tiepido raggio di sole primaverile giocò con la mia pelle scaldandola un poco. Mi stiracchiai nel letto e accarezzai lentamente il posto vuoto al mio fianco era morbido e caldo. Un sorriso fiorì lentamente sulle mie labbra
Aprii lentamente gli occhi beandomi del profumo che permeava la stanza.
Il profumo di Edward.
Vivevo li ora... nulla e nessuno sarebbe riuscito a staccarmi da lui, da quello che da qualche mese era il nostro mondo, un mondo fatto di pace, un mondo dove i padri non sparano ai figli, un mondo pieno di amore reciproco....
Mi alzai lentamente, ero ancora un po’ stanca, non avevo riposato bene negli ultimi giorni...
Gli incubi erano tornati per tormentarmi.
Rabbrividii, sapendo bene che quelli non erano incubi ma la dura realtà.     
****
“Bella svegliati!” la voce di mio padre era tesa, tremava, pallido di paura.
“Cosa succede... perché sei... dov’è Edward..” i miei occhi si velarono di lacrime...
Io sapevo.
Sentii il petto squarciarsi e un dolore acuto prorompere direttamente dal cuore.
Io sapevo che qualcosa di molto grave era accaduto, sapevo che il filo che mi legava ad Edward si era fatto sottile e labile...
Non avrei mai permesso che si spezzasse.
“Cosa è successo ad Edward....” dissi con un filo di voce mentre una stravolta Alice scoppiava in lacrime consolata da Jasper.
“Bella, Edward è... è in ospedale... è molto grave....” disse tra i singhiozzi.
“E’ colpa mia.... dovevo essere io ad essere colpita, non lui, non Edward...” Sentii le gambe cedere sotto il peso di quella rivelazione, non avevo più forze, Edward era ferito gravemente...
“Carlisle è già con lui?” chiesi con un filo di voce. Charlie annuì.
“Si, sta facendo tutto il possibile per salvarlo....”  la sua voce sconsolata equivalse ad un altro colpo al cuore... Edward stava morendo... nessuno voleva dirmelo, nessuno voleva pronunciare quella parola...
“Edward sta morendo... Voglio andare da lui...” sussurrai
“Forse non è il caso... ora... ora lo stanno medicando, è... è in terapia intensiva...” continuò mio padre con voce falsamente calma.
“Edward sta morendo!” urlai.
“Voglio andare da lui, non voglio lasciarlo solo... avrà paura... non voglio lasciarlo solo.”
****
Corsi in bagno, mi sentivo così indolenzita, mi guardai con minuzia allo specchio.
Ero pallida, più pallida del solito e i miei occhi erano cerchiati da chiazze violacee.
Mi sentivo traballante ed instabile, come un filo d’erba ondeggiante in una tormenta, la mia mente ondeggiava persa nei ricordi dei mesi passati...
Era così bello in quel letto... sembrava dormisse...
****
Sciacquai il viso per togliermi di dosso i segni della notte, lavai i denti e mi vestii con cura... tutto per lui, tutto pur di vederlo sereno...
Edward non doveva sapere che non avevo dormito, si sarebbe preoccupato... non volevo che si preoccupasse per me!
“Buongiorno!” dissi scendendo da basso.
“Dormito bene?” chiese Esme con una nota di apprensione nella voce “sei così pallida stamattina... forse Carlisle potrebbe...”
“Sto bene!” ribattei forse un po’ troppo seccamente “Sto bene Esme...” ripetei con tono  più dolce.
Non volevo che si preoccupasse, ne aveva passate fin troppe... troppo dolore per una sola persona...
“Vado da Edward!” dissi con un sorriso sereno in volto, ho un sacco di cose da dirgli...
Sentii Alice singhiozzare sommessamente, non si era mai ripresa.
Dopo quel giorno non era più stata la stessa, la sua felicità, il suo carattere allegro, sembrava essersi disciolto. Come la neve al sole, anche l’armatura di cui si copriva era scomparsa lasciando spazio solo al dolore e al buio.
Lei non veniva mai con me...
“Bella...” provò a chiamarmi. Mi voltai fissandola dritta negli occhi. Piangeva.
“Salutamelo... salutami Edward!”
Presi le chiavi dal tavolino affianco alla porta e, indossando un giacchino leggero, mi diressi alla macchina.
“Ancora poco e sarò da te...!” pensai con un sorriso.
****
“Buongiorno”, sussurrai
“Sono qui amore mio, sono venuta a trovarti...” feci una pausa e guardai verso di lui.
“So che puoi sentirmi Edward...” con la mano carezzai lentamente i contorni del suo volto....
“Stanotte ho sentito il tuo profumo, so che eri con me, che il tuo cuore era con me...”
Silenzio, un silenzio interrotto soltanto dal rumore dei macchinari. Un silenzio doloroso che permeava la stanza sterile in cui Edward riposava ormai da quattro mesi.
Coma vegetativo permanente, questo avevano sentenziato i medici...
Un verdetto inappellabile e duro...
Non mi sarei arresa, lui era con me, lo sapevo, lo sentivo nel mio cuore, lui voleva tornare da me... non mi sarei arresa.
Mi sedetti accanto al letto e gli presi la mano tra le mie, sembrava così fragile, così delicato... oggi avrei aiutato le infermiere a lavarlo... si stavano formando piccole piaghe sulla sua schiena... non volevo che soffrisse.
Lo guardai ancora carezzandogli leggermente il viso, la mia mano ancora stretta tra le sue
“Edward, oggi ho scoperto una cosa!” dissi con il sorriso che mi aleggiava sulle labbra.
“Una cosa che, sono sicura ti farà piacere!”
Intensificai la stretta sperando di trasmettergli un po’ del mio calore...
“Sono incinta Edward, avremo presto un bambino...”
Non riuscivo a contenere la gioia... era la cosa più bella che mi fosse accaduta dagli ultimi quattro mesi. Una lacrima scese sul mio viso.
“Lui deve conoscerti Edward, deve sapere quanto sei straordinario... ti prego, svegliati, fallo per lui... non costringerlo a vivere senza un padre...”
Spostai la sua mano sul mio ventre leggermente arrotondato, per la prima volta avvertii un movimento in me, piccolo, come il battito d’ala di una farfalla, leggero come una piuma. Nostro figlio si stava muovendo.
Il bip che risuonava nella stanza subì un’impennata, la sua mano ebbe uno spasimo... alzai gli occhi su di lui, era immobile.
Era solo la mia immaginazione, solo il mio desiderio di lui.
Gli carezzai le dita che, impercettibilmente si strinsero alle mie...
Il mio cuore sussultò, non era immaginazione.
“Edward!” sussurrai, con la voce rotta dall’emozione.
Ancora un movimento piccolo, quasi impercettibile... ancora il suo cuore che rimbombava forte attraverso gli strumenti elettronici.
I suoi intensi occhi verdi, gli occhi che non vedevo più da quattro mesi, si aprirono battendo più volte, stancamente, faticosamente...
Era smarrito, ne ero consapevole, il suo sguardo vagava nella stanza, non era consapevole di dove si trovasse... lo sentii tremare, aveva paura.
“Sono qui, Edward, sono qui...” il suo volto si girò lentamente verso di me...
“Sono qui!” ripetei mentre grosse lacrime colarono giù dai miei occhi...
“B...ell..a” bisbigliò, una lacrima lenta scivolò giù dal suo viso...
“un...bam...bi..no” sorrise, un sorriso stanco, breve come un infinito istante, il più bel sorriso che mi avesse mai fatto...
Sorrisi di rimando, avrei dovuto chiamare subito i medici, lo sapevo, ma  avrebbero aspettato. Quell’istante  era nostro, solo nostro. Tutto il resto poteva aspettare.
“C..ia..o!” pronunciò con fatica, un’altra lacrima di felicità solcò il suo volto mescolandosi alle mie...
“Bentornato!” sussurrai abbassando il viso verso di lui.
Le labbra di Edward sapevano di disinfettante quando lente si chiusero sulle mie.
In quel preciso istante, era il sapore più buono che avessi mai sentito.
 “Ciao papà....”
 
FINE
 
 
Sempre per sempre *
http://www.youtube.com/watch?v=xeuR3iyLZ6U

 
 
Questa storia finisce quì, non avrà un epilogo.
grazie a tutti.
un bacio Barbara

 

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78 - esme cullen [Contatta]
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158 - moni2804 [Contatta]
159 - monibiondina [Contatta]
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182 - rebecca73 [Contatta]
183 - RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta]
184 - Robbina0809 [Contatta]
185 - rollogoal [Contatta]
186 - rosa62 [Contatta]
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188 - Ros_Ros [Contatta]
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201 - silvia70 [Contatta]
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203 - sissilotti [Contatta]
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206 - sluna [Contatta]
207 - slyvapi [Contatta]
208 - soniahikari [Contatta]
209 - sophia90 [Contatta]
210 - SSSmileee [Contatta]
211 - star69 [Contatta]
212 - starlight95 [Contatta]
213 - stellina88 [Contatta]
214 - sugar70 [Contatta]
215 - superlettrice [Contatta]
216 - suxpicci_89 [Contatta]
217 - tamy79 [Contatta]
218 - tati1984 [Contatta]
219 - tattytatty [Contatta]
220 - tea [Contatta]
221 - Twilight4ever93 [Contatta]
222 - underworld_max [Contatta]
223 - vale starly [Contatta]
224 - Vale105 [Contatta]
225 - valecullen_thedevil93 [Contatta]
226 - valemyni [Contatta]
227 - vallina204 [Contatta]
228 - Valuccia [Contatta]
229 - valy90 [Contatta]
230 - vane08 [Contatta]
231 - vanessagarbin [Contatta]
232 - vchiego [Contatta]
233 - Venerdi [Contatta]
234 - venere assassina [Contatta]
235 - vera1982 [Contatta]
236 - verveine [Contatta]
237 - victorialol [Contatta]
238 - VioletSunBells [Contatta]
239 - wilma [Contatta]
240 - youandme [Contatta]
241 - _aspasia_ [Contatta]
242 - _LadySlytherin_ [Contatta]
243 - _Nana10_ [Contatta]

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Capitolo 53
*** Sommario ***


a conclusione della storia, eccovi il sommario, una raccolta di titoli e, allo stesso tempo una playlist.
riascoltandola, per chi avrà voglia di cercare questi brani, si potranno provare le stemme emozioni provate nel racconto...
un buon ascolto e ancora grazie!


SOMMARIO
 
Cap. 1   A prima vista (Strange World _ Kè)
Cap. 2   Libro Aperto
Cap. 3   Incidente (You're beautiful _James Blunt)
Cap. 4   Inviti (Strange World _Kè)
Cap. 5   Telefonate (Se Telefonando _Mina)
Cap. 6   Ragione
Cap. 7   Racconti
Cap. 8   Sogni (River flows in you _ Yiruma)
Cap. 9   Paure (Wicked Game _ Chris Isaak)
Cap. 10 Cena (Sogno D’amore _ Listz)
Cap. 11 Istinto (Everybody Hurts _R.E.M.)
Cap. 12 Incubi (Inverno _ Vivaldi)
Cap. 13 Spiragli (Fragile _ Sting)
Cap.14 La costruzione di un amore (La costruzione di un amore _ Ivano Fossati)
Cap. 15 Gelosia
Cap. 16 Desiderio (Giugno ’73 _ Fabrizio De Andrè)
Cap. 17 Mentre Dormi (Mentre Dormi _ Max Gazzè)
Cap. 18 Assenza (Fragile _ Fiorella Mannoia)
Cap. 19 Ritorno (L’assenza _ Fiorella Mannoia)
Cap. 20 Risvegli (Hotel Supramonte _ Fabrizio De Andrè)
Cap. 21 Esigenza (L’esigenza _ Radiodarvish)
Cap. 22 Inquietudini (Brain Damage _ Pink Floyd)
Cap. 23 Forks (Jealous guy _ John Lennon)
Cap. 24 Sorprese (Wonderful tonight _ Eric Clapton)
Cap. 25 Tutto ciò che voglio (All I want is you_ U2)
Cap. 26 Rivelazioni  (L’ombra della luce_ Franco Battiato)
Cap. 27 Incomprensioni  (Gli ostacoli del cuore_ Elisa)
Cap. 28 Aiuti  (Carte da decifrare_ Ivano Fossati)
Cap. 29 Ombre  (Ombre_ Ludovico Einaudi)
Cap. 30 Festa  (Your Song_ Elton John)
Cap. 31 Nubi (Le Nuvole _ Fabrizio De Andrè)
Cap. 32 Tempesta (I want Love _ Elton John)
Cap. 33 Il potere dell’amore (The power of love _ Frankie goes to Hollywood)
Cap. 34 Vento nel vento (Vento nel vento _ Lucio Battisti)
Cap. 35 Ricerche (Private Investigation_ Dire Straits)
Cap. 36 Realtà (Come sei veramente_ Giovanni Allevi)
Cap. 37 Passato (River of Tears_ Eric Clapton)
Cap. 38 Verità (The Sound of Silence_ Simon & Garfunkel)
Cap. 39 Anima Fragile (Anima Fragile_ Vasco Rossi)
Cap. 40 Dolore (Why Worry_ Dire Straits)
Cap. 41 Confronti (Pelle a Pelle_ Stadio)
Cap. 42 Un nuovo inizio (Amami per Sempre_ Mario Biondi Amalia Grè)
Cap. 43 Consapevolezza (Innuendo_ Queen)
Cap. 44 Incontri (Divenire_ Ludovico Einaudi)
Cap. 45 Preghiera (Save a Prayer _ Duran Duran )
Cap. 46 Elizabeth (Elizabeth’s song _ Sound of the blue heart)
Cap. 47 Fragilità (High _ James Blunt)
Cap. 48 Parole (Le mie parole _ Samuele Bersani)
Cap. 49 Genitori (To much love will kill you _ Queen)
Cap. 50 Padri e Figli (Father and Son _ Cat Stevens)
Cap. 51 Per sempre (Sempre e per sempre  _ Francesco De Gregori)

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