Nobody’s Home

di OnlySunshine
(/viewuser.php?uid=125373)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
























Le onde arrivavano piano sulla spiaggia e le bagnavano i piedi nudi, lui la guardava con occhi sognanti: era la creatura più bella che avesse mai visto.

Ma non era perfetta.
Nick se ne accorse quando il vento la invase e il vestito svelò le forme nascoste del suo corpo. Sbiancò, sentiva il sangue raggelarsi nelle vene e le gambe tremargli.
<< Jen, perché sei scappata di casa? Voglio la verità... questa volta >> sussurrò più serio che mai









*******
Questa è la prima storia che pubblico qui e spero di poterla terminare tutta.
Questo naturalmente è solo il prologo, i capitoli saranno più lunghi e molto più chiari.
Spero che qualcuno la legga e la recensisca
.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



<< Tu non sei mia figlia! Tu non sei la mia bambina! >> urlava tra un singhiozzo e un altro. 
<< Mamma ma cerca di capire... >> supplicò lei con voce tramante << Io… >>  
<< Fuori da casa mia! >> soffiò la donna furiosa << Vai via! >> 
<< Cosa? >> domandò la ragazza incredula cercando aiuto nel padre che, però, con le mani fra i capelli non riusciva neanche a guardarla in faccia.
<< FUORI!!! >> urlò nel culmine della furia la madre. 

 
Spalancò gli occhi improvvisamente mentre una lacrima le rigava il volto, l’aveva sognato ancora, l’aveva rivissuto ancora.
Quando era piccola e si svegliava dopo aver fatto un incubo le bastava nascondersi sotto le coperte e pensare “è solo un sogno, solo un sogno” per calmarsi. Ora non poteva farlo più, per due ragioni principalmente: primo, non aveva coperte e, secondo, quello non era solo un sogno. Quella era la sua vita.
Completamente persa nei suoi pensieri la ragazza non si accorse neanche dell’omone che la tirava da un braccio.
<< Signorina, mi scusi ma si potrebbe spostare? Sa a differenza sua io dovrei lavorare >> disse sarcastico scostandola dalla porta davanti cui aveva dormito << Barboni... se proprio non avete posto in cui stare dormite sulle panchine, quelle sono pubbliche! >>
<< Mi scusi >> rispose timidamente lei mentre con le dita cercava di sistemare i lunghi capelli lisci << Ma ieri pioveva e questo è l’unico posto che ho trovato per ripararmi >>.
L’uomo piegò la testa di lato impietosito, forse, dalle condizioni della giovane
<< D’accordo, ma vai via ora. >>
<< Certo, subito >> obbedì, voltandosi e cominciando a camminare, così, senza una meta precisa,  come faceva da settimane ormai.
Girovagò per la periferia di New York per ore, fino a quando, mentre le lancette del suo orologio si fermavano sulle 14:30, il suo stomaco cominciò a brontolare. Cercò di resistere ma sapeva che le probabilità che stramazzasse al suolo priva di sensi erano troppo alte per rischiare, guardandosi intorno, quindi, puntò un piccolo supermercato. Odiava procurarsi il cibo in quel modo ma da quando aveva finito i soldi era l’unico che aveva.
Entrò nel Brush Supermarket cercando di non dare nell’occhio ma la proprietaria, una robusta signora con una chewinggum in bocca, la fulminò da dietro la cassa e, squadrandola, seguì ogni suo movimento con lo sguardo; la ragazza cercò di sembrare disinvolta ma sapeva bene che i suoi abiti sporchi e consumati attiravano fin troppo l’attenzione, così dopo aver avanzato di vari metri si rifugiò dietro ad uno scaffale per essere sicura di non farsi vedere. Guardò davanti a lei: patatine, patatine di tutti i tipi. Non era il massimo ma sicuramente meglio di niente, quindi rapidamente aprì la borsa e, afferrato un pacchetto, stava per infilarlo dentro quando...
<< Non farlo! >> disse una voce alle sue spalle, il cuore cominciò a martellarle nel petto e in preda al panico si girò di scatto con gli occhi spalancati. Davanti a lei c’era un ragazzo riccio dagli scuri occhi marroni che, avvicinatosi e presogli dalle mani il pacchetto di patatine, le sussurrò all’orecchio << Berta, la proprietaria, ti tiene d’occhio da quando sei entrata. Guarda è dietro di me >>.
La ragazza cercando di superare lo shock si alzò sulle punte e lanciando uno sguardo dietro alla spalla del ragazzo intravide Berta con le mani sui fianchi che lanciava occhiate maligne mentre continuava a masticare a bocca aperta.
<< Merda! >> riuscì a dire lei mentre con la mente rielaborava le opzioni che aveva: la fuga o... la fuga.
 Ad un tratto però il ragazzo, che era già fin troppo vicino a lei, avvolse le braccia intorno alle sue spalle e la sollevò da terra, poi alzando il tono di voce esclamò
<< Chels! Chelsea! Oh mamma, ma quando sei tornata? >> la riportò a terra dopo un giretto << Pensavo che rimanessi al college fino alle vacanze di Natale! >> continuò facendole l’occhiolino.
 << Em... N... No sono appena arrivata >> improvvisò lei balbettando, non sapendo dove lui volesse arrivare ma capendo che era l’unico modo per uscire sana e salva da quella situazione.
<< Vieni dai! Ti devo assolutamente portare a pranzo fuori! >>concluse lui e, cingendole la spalla con il braccio, la condusse verso la porta del negozio << Berta ripasso più tardi! >> salutò sorridente.
<< Quando vuoi caro! E salutami tuo fratello se lo senti! >> rispose la donna affettuosamente mentre i due uscivano.
<< Oh mio Dio! >> sospirò lei sedendosi per terra quando girarono l’angolo << Ho appena rischiato di finire in prigione, se non fosse stato per te... >>
<< Che vuoi che sia. >> rispose lui porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi.
<< Grazie davvero >> disse lei sorridente prima di voltarsi e iniziare a percorrere la strada.
Lui rimase lì per un momento ad osservare i suoi lunghi capelli neri che svolazzavano seguendo la sua camminata poi con uno scatto la raggiunse e l’afferrò per un braccio.
<< Aspetta! Ho detto che ti avrei portata a pranzo, ricordi? >> disse speranzoso puntando ai  luminosi occhioni verdi.
<< Beh tecnicamente tu hai invitato Chelsea a pranzo, giusto? Io non sono Chelsea >> rispose lei di ribatto
<< Oh beh e tu chi sei? >> chiese lui ridacchiando
Lei esitò un momento, poi sorrise << Jen >>  disse porgendogli la mano.
<< Nick >> rispose lui stringendogliela << Allora.. Jen, ci andiamo a mangiare si o no? >>
<< Va bene. >> accettò lei mentre lo stomaco le riprendeva a brontolare.
 
Mezz’ora dopo i due erano in un locale non molto lontano da dove si erano incontrati, seduti sui divanetti che mangiavano un hamburger ridendo.
<< Quindi tu sei uno studente? >> domandò lei mentre continuava a ingozzarsi di patatine fritte.
<< Si, studio Scienze Economiche alla New York University >> rispose lui non del tutto entusiasta.
<< Perché quella faccia? Sembra interessante. >> domandò lei incuriosita.
<< Lo è, ma la mia passione è la musica. Mi sarebbe piaciuto diventare un cantante, scrivevo molte canzoni. Ora meno spesso, sto cercando di concentrarmi sugli studi. >>
<< Perché hai mollato? >> chiese lei tranquilla
<< È una storia troppo lunga e complicata, ti annoierei a morte! >> evitò la domanda lui
<< Wow hai anche dei segreti! Sei la perfetta rockstar! >> esclamò Jen ed un enorme sorriso si dipinse sul volto di Nick << Sai che sei molto bello quando ridi? >> ammise lei.
<< Non sei la prima a dirmelo, il problema è che non lo faccio spesso >> rispose lui ridacchiando << Io sono il serio in famiglia. Comunque, anche tu hai un sorriso bellissimo >>.
Jen abbassò lo sguardo rossa come un peperone e Nick cercò di cambiare discorso << Beh ora tu sai la mia storia... Qual è la tua? >>.
La ragazza lo guardò quasi sorpresa della domanda e un secondo dopo aveva già preso la sua borsa e si era alzata in piedi
<< Mi spiace devo andare… Oh no! Non ho i soldi per pagare >> disse mortificata ma agitata allo stesso tempo.
<< Non ti preoccupare, offro io! Ma non andare via rimani ancora un po’ >> la supplicò lui
<< Mi spiace non posso restare. Grazie di tutto. >> Nick non fece in tempo neanche ad aprire bocca che lei era già andata via, gettò il pezzo di pizza che aveva in mano nel piatto e sbatté la schiena sullo schienale del divanetto sbuffando.
Che diamine le era preso?





************
Ecco il primo capitolo!
Qui comincia a capirsi qualcosa.
Jen è stata sbattuta via di casa, ma perchè?
Anche Nick sembra nascondere qualcosa, ma cosa?
Dovete continuare a leggere se volete scoprirlo. ;)

Ringrazio le tre persone che hanno recensito il prologo:

lillikiasisters tu sei assolutamente di parte! Essere la mia migliore amica rende il tuo commento non valido mi spiace... ahah ti amo honey!
niki1909 e CeLogeJonas
 grazie mille anche a voi, spero continuiate a leggere!

Il prossimo capitolo lo posterò fra qualche giorno, sempre se continuerete a recensire! 

SPOILER
"<< Giusto, rimaniamo a casa in attesa che la misteriosa Jen bussi alla porta e ti chieda di sposarla! >> esclamò alzando teatralmente le braccia e annuì soddisfatta di ciò che aveva detto."

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Era passata una settimana dall’incontro tra Jen e Nick ma il ragazzo non faceva altro che pensare a lei, al suo sorriso, ai suo lunghi capelli lisci e ai suoi meravigliosi occhi verdi. Continuava a rimuginare sul quell’oretta scarsa che avevano passato insieme e a ripercorrere ogni istante del “salvataggio” nel supermercato, ma poi gli veniva in mente il modo in cui l’aveva mollato e sbuffando riprendeva a schiacciare a ripetizione i tasti del telecomando.
<< Nicky! Che ti va di fare oggi? >> esclamò la ragazza che era appena entrata dalla porta sul retro << Potremmo guardare un film e poi a mangiare una pizza, come sempre. Sai, ridanno Peter Pan stasera! Si siamo un po’ cresciuti però insomma... Peter Pan è Peter Pan! >>.
Maya era la sua migliore amica, lo era sempre stata. Dall’età di quattro anni erano stati vicini di casa e ora, nonostante ne avessero ventuno di anni e si fossero trasferiti in un altro stato, continuavano ad esserlo.
<< Mmm… Nah! >> mugugnò il ragazzo senza neanche voltarsi.
<< Mio Dio, non ci credo che pensi ancora a quella ragazza! È una settimana che ti comporti come un vegetale>> lo rimproverò sedendosi accanto a lui << al diavolo Peter Pan stasera usciamo >> sentenziò decisa.
Il ragazzo scosse la testa.
<< Non ho voglia di uscire, Maya. >>
<< Giusto, rimaniamo a casa in attesa che la misteriosa Jen bussi alla porta e ti chieda di sposarla! >> esclamò alzando teatralmente le braccia e annuì soddisfatta di ciò che aveva detto.
<< Non hai nessun nuovo ragazzo con cui uscire stasera? Gradirei non averti intorno >> domandò acido.
<< No Nicholas, non stasera. Sono completamente libera per tua fortuna. >> sorrise e Nick accennò una smorfia poi cominciò a strattonarlo dalla camicia << Quindi ora alzati, vai in camera e sistemati. Pretendo di trovarti qui, pronto, tra un quarto d’ora. Stanotte si fanno conquiste fratello! >>
Nick la guardò per un attimo e sorrise, poi accettando la sconfitta si alzò e si avviò verso il piano superiore.
<< Ti voglio bene! >> urlò mentre saliva le scale.
<< Oh lo so bene >>  rispose lei afferrando il telecomando.
 
L’idea di uscire si era rilevata la migliore che potesse venire in mente a Maya.
I due avevano riso per tutta la serata e dopo aver cenato nel ristorante italiano preferito dalla ragazza avevano deciso di fare un giro a Central Park  che non era particolarmente popolato a causa della temperatura in discesa.
<< Alla TV dicevano che stanotte nevicherà >> disse il ragazzo affondando il naso nella sciarpa che aveva al collo.
<< Non c’è da sorprendersi, si congela. Preferirei essere a Dallas in questo momento, lì non faceva mai così freddo. >> sentenziò lei stringendosi al braccio dell’amico per poi sfoderare l’ennesimo sguardo inceneritore ad una biondina che passava in quel momento.
<< Maya, gentilmente la vorresti finire? Continui a fare la fidanzata gelosa e spaventi ogni ragazza che prova anche solo a guardarmi >> la rimproverò Nick ridacchiando.
<< Non è colpa mia se sei un magnete per le bamboline “tutta lacca e niente cervello”. Sarà a causa di quei riccioli da prima comunione che ti ostini a tenere in testa >> rispose tranquilla e il ragazzo afferrò una ciocca di capelli con due dita << Meriti una ragazza tutta d’un pezzo, con un cervello vero e che magari si innamori del tuo sorriso e non dei tuoi capelli. Sarò io a sceglierla, okay? >>
Si sedettero su una panchina e ci fu un minuto di silenzio fra i due, Nick era pensieroso e la ragazza non capiva cosa gli frullasse per la testa. Poi però fu lui a parlare.
<< Jen l’aveva notato, il mio sorriso intendo. Non mi chiedere per quale motivo continuo a pensare a lei perché non ne ho idea. So solo che ho letto nei suoi occhi una richiesta di aiuto, per questo l’ho salvata da Berta. Non aveva un posto in cui andare, ne sono certo, sembrava che indossasse gli stessi vestiti da giorni e per mangiare era costretta a rubare. Dovevo aiutarla. >>
<< Ti faceva pena >>
<< No, è questo il punto. Non ho provato pena per lei neanche per un secondo. Sentivo solo di doverla aiutare, era come se fosse mio dovere. E poi a pranzo abbiamo iniziato a parlare e il dovere è diventato un desiderio. Non volevo più lasciarla andare, sarei rimasto lì con lei per ore. Ma era tutto troppo bello e lei è scappata via. >> per tutto il discorso il ragazzo aveva continuato a guardare fisso davanti a sé puntando un punto nell’oscurità del parco.
<< Tu... >> cominciò la ragazza indecisa se andare avanti o bloccarsi << Tu pensi che dormirà per strada stanotte? Se la temperatura si abbassasse ancora, o iniziasse davvero a nevicare, rischierebbe la vita. >>
<< Se solo sapessi... >> si interruppe quando un urlo agghiacciante risuonò alle sue spalle.
Maya e Nick si voltarono di scatto ma tutto ciò che li circondava erano alberi, il ragazzo si alzò e si addentrò nella vegetazione seguito dall’amica che, spaventata, gli aveva afferrato la mano.
<< Zitta mocciosa, nessuno ti aiuterà. >> sentirono dire a una voce minacciosa.
<< Lasciatemi stare, per favore. >>  singhiozzava una ragazza. Nick si pietrificò: conosceva quella voce.
<< Ma hai un visino così dolce, perché non vuoi giocare con noi? >> diceva una seconda voce da uomo.
I due raggiunsero finalmente il luogo da cui provenivano le voci e si nascosero dietro un albero. Tre ragazzi, dovevano avere qualche anno in più di loro, erano attorno ad una ragazza dai lunghi capelli scuri che, con gli occhi pieni di una miscela fra terrore e lacrime, era finita con le spalle su una parete di roccia e non aveva più vie di fuga.
<<  Jen... >> sussurrò Nick in preda alla rabbia, Maya lo guardò confusa per qualche secondo prima di capire e spalancare gli occhi sorpresa.
Uno dei tre aveva preso fra le mani il volto di Jen e le stava scostando i capelli con le dita senza dolcezza, più in preda all’eccitazione del momento. Nick strinse i pugni.
<< Dobbiamo fare qualcosa, chiamiamo la polizia >> sussurrò Maya terrorizzata ma il ragazzo le fece segno di no << Nick non ce la puoi fare contro tutti e tre, ti prego >>
Le parole della ragazza si persero nel vuoto quando il più alto fra gli uomini allungò la mano verso la felpa della ragazza e con uno strattone cerco di toglierla: Nick non ci vide più e, accecato dall’ira, si lanciò sui tre atterrando con un pugno il primo. Gli altri due non si fecero, però, prendere alla sprovvista e, afferrato Nick, lo spinsero contro la parete di roccia colpendolo poi con una raffica di pugni. Maya lanciò un urlo uscendo allo scoperto e i tre si voltarono verso di lei lasciando Nick, che scivolò sull’erba guardando terrorizzato l’amica.
<< Oh ma guarda un po’, sarà il nostro giorno fortunato. >> esclamò ridendo quello che sembrava il capo del trio avvicinandosi alla ragazza.
<< Non fare un passo di più. >> rispose con voce tremante Maya afferrando velocemente il cellulare << avete dieci secondi per scappare via o chiamerò la polizia >>
 I tre si guardarono, se la polizia l’avesse presi la loro situazione sarebbe stata troppo grave: cercavano di approfittarsi di una senza tetto ma a causa dell’intervento di Nick sarebbero stati accusati di tentato omicidio. Senza dirsi neanche una parola la decisione era chiara a tutti e tre, annuirono l’un l’altro e cominciarono a correre scomparendo fra gli alberi.  
Rimasti solo in tre Maya corse verso Nick e lo aiutò ad alzarsi, dovette sostenerlo dai fianchi perché le gambe stavano per cedergli.
<< Ce la faccio, ce la faccio >> la tranquillizzò lui dopo qualche secondo e respirando piano riuscì a raddrizzarsi e rimanere in piedi.
<< Nicky stai sanguinando e potresti esserti rotto delle costole. Te le hanno date di santa ragione eh? >> lui sorrise e lei fece lo stesso.
Nel frattempo ancora con le spalle alla parete Jen tremava terrorizzata stringendosi le ginocchia al viso, Nick le si avvicinò.
<< Ehi, va tutto bene, tranquilla. >> disse porgendole la mano ma la ragazza le si getto al collo abbracciandolo e scoppiando in lacrime.
<< Perché hai fatto una cosa del genere? Pensavo ti uccidessero! >> urlò tra un singhiozzo e l’altro.
<< L’ho pensato anch’io. >> confessò lui << È la seconda volta che ti salvo, sei in debito con me. >> ridacchiò e Maya dietro di loro sorrise.
<< Vado a chiamare un taxi. >> disse quindi la ragazza avviandosi.
 
Il tassista fu molto sorpreso nel vedere entrare quello strano trio in macchina: Nick aveva una evidente  ferita in fronte che continuava a sanguinare e un occhio nero, Jen era vestita di stracci e singhiozzava in uno stato di shock mentre Maya era bianca come un cadavere e sembrava essere appena tornata da un rapimento alieno.
<< Volete che vi porti in ospedale? >> chiese sinceramente preoccupato l’uomo.
<< No >> rispose subito Nick << Ci porti solo a casa. >>
Il tassista fece come gli era stato chiesto e una decina di minuti più tardi i tre entravano nell’appartamento del ragazzo. I due amici convinsero Jen a fare un bagno caldo e dopo un po’ di incertezza la ragazza accettò confessando di averne davvero bisogno, nel frattempo Maya medicava le ferite dell’amico.
<< Ahi! Ahi! Dai mi stai facendo male! >> si lamentava lui come un bambino.
<< Taci stupido, mi hai fatto spaventare come non mai stasera. Non te ne rendi conto? >>
<< E per questo vuoi farmi soffrire ora? Comunque anche tu non scherzi, mi si è gelato il sangue quando ti ho vista uscire dai  cespugli. Non riuscivo neanche ad alzarmi, non avrei potuto difenderti. >>
<< Non sei riuscito a difendere neanche te stesso, Nicholas Jerry Jonas, e volevi difendere me? >> sorrise dolcemente e riprese a medicare l’amico ma facendo attenzione a non fargli male questa volta.
Jen uscì dal bagno mezz’ora dopo con addosso la grande maglietta e i pantaloncini che Nick le aveva prestato e i capelli neri di nuovo lucenti legati in una coda alta.
<< Domani mattina ti porto qualcosa da mettere, non ti preoccupare. Non dovrai indossare una di quelle orrende camice da boscaiolo con cui Nick ha riempito il suo armadio. >> le disse Maya e riuscì a strapparle un sorriso.
<< Vieni ti mostro la tua stanza. >> le interruppe Nick e indicandole la strada la condusse fino alla camera degli ospiti << Il letto è abbastanza grande e comodo, poi c’è la tv e l’armadio è a tua disposizione >> le disse leggermente imbarazzato << Il bagno invece è unico, mi dispiace. >>
Maya spuntò dalla porta.
<< Volete che rimanga qui? Visto le condizioni in cui siete. >
<< Non ce n’è bisogno, tranquilla. >> le ripose Nick lanciandole uno sguardo.
<< Capisco. >> sorrise l’amica, gli fece l’occhiolino << A domani, buonanotte! >>
Nick le si avvicinò e le baciò la fronte.
<< Notte Maya>> la ragazza uscì dalla stanza e qualche secondo dopo si sentì il rumore di una porta che si chiudeva.
Jen nel frattempo si guardava intorno meravigliata.
<< Non posso accettare la tua ospitalità. In questa settimana ho approfittato già abbastanza di te, senza neanche conoscerti. >>
<< Non ti lascerei mai dormire per strada stanotte. >> le rispose più serio che mai << Perché è così, vero? Avresti dormito fuori se non ti avessi portata qui.>>
Jen abbassò gli occhi e annuì piano. Calò il silenzio nella stanza.
<< La mia camera è l’ultima sulla destra se ti dovesse servire qualcosa. >> disse Nick e fece per uscire ma la ragazza lo bloccò.
<< Aspetta! Non lasciarmi sola, ti prego. >> Nick la guardò confuso << Scusa, mi dispiace, ti sto davvero chiedendo troppo. >>
<< Rimango qui, non c’è problema. >> rispose tranquillo << Vuoi che dorma sul pavimento? >>
<< No! Piuttosto ci dormo io sul pavimento.>> ribatté lei subito.
<< Assolutamente no, hai dormito su troppi pavimenti per quanto ne so. Dormiremo entrambi nel letto, va bene? >>
La ragazza annuì e un po’ imbarazzati si infilarono entrambi sotto le coperte. Rimasero immobili ai due poli opposti del letto per qualche minuto finché Jen cominciò improvvisamente a tremare. Nick le si avvicinò piano e scostandole i capelli dal volto la abbracciò lentamente, quando capì che la ragazza non opponeva resistenza la strinse forte fra le sue braccia e affondò il volto fra i suoi capelli che profumavano di albicocca.
Sotto le coperte, nel buio della stanza, le loro dita si intrecciarono.




******************
Ed eccomi qui dopo questo lunghissimo capitolo. Succedono un bel po' di cose
Nick e Jen si sono rincontrati, in una maniera rocambolesca, certo, ma comunque si sono incontrati e lei si è formata a dormire da lui.
A cosa ci porterà tutto questo?
Poi c'è un nuovo personaggio: Maya.
Sono molto soddisfatta di come l'ho costruita, è buona e gentile e vuole il meglio per il suo migliore amico ma non ha peli sulla lingua e se deve dire qualcosa la dice subito. 
Questa sua caratteristica sarà decisiva più in là. 
Ma naturalmente questo lo scoprirete solo continuando a leggere

Voglio ringraziare coloro che hanno recensito e coloro che ha messo la storia tra le preferite e tra le seguite. GRAZIE MILLE. 
E grazie anche a chi legge la storia e basta. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e continuiate a seguire. 
Il prossimo capitolo vi aspetterà giovedi! 

PS. AUGURI A TUTTE LE DONNE!

SPOILER
<< È una chitarra giocattolo.>>  si giustificò lasciandosi cadere sul divano.
<< È pur sempre una chitarra. A proposito, non mi hai poi spiegato come mai non suoni più. >> disse raggiungendolo e sedendosi al suo fianco


  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Quando Jen si svegliò la mattina dopo il sole entrava forte dalla finestra e la sveglia al suo fianco segnava le undici e mezza. Nella stanza era da sola ma dalla cucina arrivava un forte odore di muffin e caffè appena fatto, si alzò dal letto e si incamminò nel corridoio. Si fermò quando sentì delle voci.
<< Tu hai fatto cosa? Ma non la conosci neanche. >> sussurrava una voce femminile che riconobbe come quella di Maya.
<< Era spaventata, non voleva restare sola. Mi ha chiesto di restare e io l’ho fatto. Tutto qui. >> sentì rispondere a Nick.
<< Si, si certo. La storia della povera ragazza spaventata la vai a raccontare a qualcun altro. Ma chi vuoi prendere in giro? >>
I due ridacchiarono, poi calò il silenzio e Jen ne approfittò per fare la sua entrata in scena.
<< Buongiorno. >> salutò sorridente cercando di nascondere l’imbarazzo.
<< Ehilà dormigliona! Ti sei svegliata finalmente. >> le rispose Nick armeggiando con i fornelli dall’altra parte del bancone. Jen si sedette su uno sgabello.
<< Già, scusate. Di solito non dormo così tanto. >> arrossì leggermente e Nick le porse una tazza di caffè.
<< Tranquilla eri molto stanca ieri. Ti ho portato qualcosa da indossare, dovrebbe andarti. >> si intromise Maya << Hai dormite bene, comunque? >> domandò poi, sorridendo e lanciando un’occhiata all’amico che di risposta la colpì col gomito.
<< Ti unisci a noi per pranzo Maya? >> cambiò discorso il ragazzo
<< No, mi piacerebbe ma non posso. >>
<< Grazie al cielo. >> sussurrò Nick e Maya gli diede un calcio.
<< Dicevo che rimarrei volentieri ma David ha promesso di offrirmi il pranzo, quindi devo proprio andare >> fece un sorrisetto e prese la borsa.
<< David? È nuovo? Ma che sorpresa! >> esclamò sarcastico.
<< A cosa alludi Nicholas? >> chiese lei divertita prima di uscire << Addio Peter! >>
<< Addio Wendy! >> esclamò mentre la porta si richiudeva.
<< Peter e Wendy? >> domandò confusa Jen che aveva assistito divertita a tutta la scenetta mentre sorseggiava il suo caffè.
<< Peter Pan e Wendy, da piccoli guardavamo quel cartone in continuazione e quando giocavamo io ero Peter Pan e lei Wendy, continuiamo a chiamarci così a volte. È diventata un’abitudine ormai. >> rispose non poco imbarazzato Nick.
<< Vi conoscete da tanto tempo? >> l’espressione di Jen tradiva una strana curiosità.
<< Mmm, fammici pensare. Direi da circa ventuno anni. Praticamente da quando indossavamo il pannolino e gironzolavamo a gattoni. I nostri genitori erano molto legati, poi suo padre è morto >> si fermò e fece un sospiro prima di continuare << lei e sua madre erano sole e noi le abbiamo accolte come membri effettivi della famiglia. Non che per me Maya non fosse già come una sorella. >>
Per un attimo si trovarono a fissarsi negli occhi ma Jen fu la prima a distogliere lo sguardo.
<< Ci vivi da solo in questa casa? È davvero grande. >>
<< In realtà la casa è di mio fratello maggiore, sono venuto a vivere con lui dopo il diploma poi però lui è andato via e... mi sono ritrovato qui da solo. >>  
<< Quale fra loro è tuo fratello? >>
Jen si era alzata e aveva raggiunto una parete tappezzata da mille foto stile murales, Nick sorrise e la raggiunse. Stava indicando una foto che raffigurava Nick insieme a due ragazzi e un bambino stesi uno sopra l’altro su di un divano.
<< In realtà siamo tutti fratelli. >> ridacchiò il ragazzo passandosi una mano fra i capelli << Siamo in quattro. Kevin, - indicò il riccio sulla destra – è il più grande, è sposato, ha un figlio e vive a Dallas ora; Joe -indicò il ragazzetto al centro con i capelli a spina- è il proprietario della casa  e, infine, ma non per importanza Frankie - indicò il bambino seduto sulle sue ginocchia- vive con i miei in Texas, ha compiuto 13 anni qualche mese fa, è il più piccolo ma di sicuro non gli manca la grinta, era lui che comandava in casa . >>  
Jen sorrise e spostò lo sguardo sulle altre foto
<< Questi siete tu e Maya? >> ne indicò una al centro del mosaico
<< Già...>> ammise in imbarazzo << Avevamo due anni. >>
<< E tu già avevi una chitarra in mano. >> osservò la ragazza.
<< È una chitarra giocattolo. >>  si giustificò lasciandosi cadere sul divano.
<< È pur sempre una chitarra. A proposito, non mi hai poi spiegato come mai non suoni più. >> disse raggiungendolo e sedendosi al suo fianco.
<< Tu mi spiegheresti come mai vivevi per strada? >> le domandò di ribatto.
<< Allora continuiamo così. Tu coi tuoi segreti e io coi miei. >> rispose la ragazza.
Nick la guardò visibilmente deluso e la ragazza si rese conto di essere ingiusta, lui aveva risposto a tutte le sue domande e la stava ospitando in casa sua  invece lei non lo aveva degnato di nessuna spiegazione. In fondo non c’era bisogno di scendere nei dettagli.
<< Fino a tre settimane fa...>> iniziò prendendo un bel respiro << ...vivevo in una villetta dall’altra parte della città, i miei genitori non sono ricchi ma riescono comunque a vivere bene. Ho diciannove anni, non ho fratelli né sorelle, mi sono diplomata l’anno scorso con il massimo dei voti e sono stata ammessa alla Columbia ma non ci sono mai andata, ovviamente. Sono scappata di casa, mi hanno sbattuta fuori in realtà. Ho passato gli ultimi venti giorni girovagando per New York, cercando di allontanarmi il più possibile da quella che era casa mia. Ed eccomi qui, senza una casa, come in quella canzone di Avril Lavigne, come si chiamava? >>
<< Nobody’s Home >> rispose in un sussurro il ragazzo.
<< Si proprio quella! >> una lacrima le rigò il viso, Nick l’asciugò delicatamente con le dita.
<< Ehi, ascoltami. Da ieri sera questa è casa tua. Voglio che tu rimanga e ti lascerò andare solo se ritornerai dai tuo genitori. >>
<< Non succederà mai. >> rispose lei decisa
<< E allora rimarrai per sempre qui. >> le sorrise e l’abbracciò.
<< Non mi conosci neanche >> soffiò sulla sua spalla.
<< Imparerò a farlo, perché voglio farlo, voglio conoscerti. Ma prima di tutto voglio aiutarti. >>
<< Riuscirò a sdebitarmi per tutto questo prima o poi, te lo prometto. >>
<< Non ce ne sarà bisogno. In fondo l’hai detto tu: questa casa è troppo grande per me. >>




****************
Ed eccomi qui puntuale con il nuovo capitolo.
Devo dire che è abbastanza noioso ma come avrete capito serve solo per conoscere meglio i due protagonisti. 
Spero vi sia piaciuto comunque.

Ora che le vacanze sono finite so già che ci metterò un po' per scrivere quindi spero che abbiate un po' di pazienza.
Il prossimo capitolo è comunque già pronto e molto probabilmente lo posterò domenica.


Grazie a chi ha recensito (anche se siete state solo in tre questa volta) e a chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite (sono aumentati e mi fa molto piacere). Grazie anche a chi ha solo letto :)
A domenica! un bacio!
-cla



SPOILER
<< Oh, Nick noi non pensavamo che tu avessi una... >> si bloccò il padre.
<< Coinquilina? >> terminò la domanda Nick .

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


<< Stamattina pensavo di cercare lavoro. >> disse la ragazza chinata su di un giornale intenta nella lettura dei vari annunci << Potrei pagarti l’affitto, così diventerei una tua coinquilina tecnicamente e non una mantenuta squattrinata. >>
La convivenza tra i due continuava da due settimane e tutto, fino a quel momento, filava liscio. Nick spesso la mattina aveva lezione e Jen, rimasta sola a casa, si impegnava anima e corpo nei lavori domestici: puliva l’appartamento da capo a fondo,  faceva il bucato, cucinava, portava per fino a spasso Elvis, il cane di Nick. Viveva con il pensiero fisso di doversi sdebitare con Nick e l’idea del lavoro era stato il suo ultimo lampo di genio.
<< Sono d’accordo, sul lavoro intendo. >> le rispose il ragazzo dal divano << Hai bisogno di soldi. Potrai comprarti dei vestiti tuoi invece di indossare quelli smessi di Maya o qualsiasi altra cosa. Ma comunque non ti lascerò mai pagare l’affitto, considerati una ospite. >>
Jen incrociò le braccia sul petto e gli lanciò un’occhiataccia.
<< D’accordo. >> borbottò infine << Tu mi ci vedi come barista? >>
<< Potrebbe andare >> rispose il ragazzo avvicinandosi << Guardiamo un po’ anche gli altri, però. Magari ce n’è qualcuno fatto apposta per te. >>
<< Per una senzatetto con un misero diploma di scuola superiore? No, non credo. >>
<< Potresti iscriverti all’università, proseguire gli studi. >> propose lui.
<< Non dire sciocchezze Nick, non ho i soldi per pagarmi la Columbia! Anche se iniziassi a lavorare mi servirebbe un anno per accumulare i soldi per la retta. E anche avessi i soldi non è il momento più adatto. >>
Jen si morse le labbra come se avesse detto troppo e Nick la guardò confuso.
Perché non era il momento più adatto? Stava per chiederglielo ma il suono a intermittenza del campanello lo fermò.
I due si guardarono per un attimo, poi Nick si avviò verso l’ingresso.
<< Frankie smettila! >> sentì esclamare ad una donna. Sorrise e spalancò la porta.
<< Mamma! >> la donna fu la prima a lanciargli le braccia al collo.
<< Tesoro che bello rivederti! Abbiamo pensato di venire a trovarti, è da tanto che non ci vedevamo. >> gli disse mentre lo passava in rassegna per assicurarsi che fosse tutto intero.
“Fortuna che le ferite in faccia sono scomparse” pensò Nick.
<< Sono contento che siate venuti. >> le rispose mentre abbracciava il padre << Ehi macho! Ma quanto sei cresciuto! >> disse passando una mano tra i capelli del fratello.
<< Avremmo dovuto avvertirti, ma tua madre e Kiyoko volevano farvi una sorpresa. >> si giustificò il padre lanciando un’occhiata alla moglie.
<<  Coach K è qui? >> esclamò raggiante Nick << Dov’è? Voglio salutarla! >>
<< È da Maya, stasera pensavamo di cenare insieme, cucinano le mamme naturalmente. >> il tono di voce di mamma Jonas era calato in picchiata verso il basso e confusa fissava un punto oltre la spalla del figlio.
Nick si voltò e capì: Jen era affacciata dalla cucina.
<< Mamma, papà lei è Jen! >> disse avvicinandosi alla ragazza e tirandola per un braccio. I genitori le strinsero la mano. << Lei vive... qui. >> disse con una leggera incertezza nella voce. 
L’espressione che si era dipinta sul volto dei genitori era un misto fra sorpresa e confusione.
<< Oh, Nick noi non pensavamo che tu avessi una... >> si bloccò il padre
<< Coinquilina? >> terminò la domanda Nick ma Jen cominciò a strattonargli la felpa.
<< Vado via, sono decisamente di troppo. >> gli sussurrò all’orecchio. Lui la face allontanare.
<< No, tranquilla. Gli spiegherò! Tu non conosci i miei, non avranno niente da ridire. >> le rispose sottovoce.
<< D’accordo ma è meglio che vi lasci soli a discutere. Vado a supplicare il lavoro in quel bar. Se al mio ritorno troverò le mie cose fuori dalla porta capirò benissimo. >>
<< Non dire sciocchezze. Non lo farei mai, e neanche loro. >> le disse serio guardandola negli occhi, la ragazza abbozzò un timido sorriso << Vuoi che ti accompagni? >>
<< Prenderò l’autobus, tranquillo. >>
<< Tornerai per cena, vero?  Ci saranno anche Maya e sua madre. >> una smorfia si dipinse sul volto della ragazza << Vuoi sdebitarmi con me? Torna per cena. >>
<< Va bene, lo prometto. Tornerò per cena e avrò quel lavoro. >> sorrise e scappò di fretta dalla porta d’entrata.
Nick ritornò vicino ai familiari, i genitori lo fissavano aspettando una spiegazione ma il primo a parlare fu Frankie.
<< Davvero carina la tua fidanzata, fratello. >> disse dandogli dei colpetti col gomito.
<< Già, beh lei non è la mia fidanzata. >> rispose imbarazzato << Venite vi mostro dove sistemarvi. Jen occupa la vecchia stanza di Joe ma vi cederò la mia e io e Frankie dormiremo sui divani. >> 
 
La mattinata passò velocemente, i nuovi ospiti sistemarono la propria roba nelle stanze e mamma Jonas si mise subito a preparare tutto il necessario per la grandiosa cena che era in programma. Nel pomeriggio Maya propose a Frankie di girare New York insieme e, con il fratello fuori, Nick capì che era il momento più opportuno per affrontare l’argomento “Jen” con i genitori.
Si sedettero quindi tutti e tre sui divani.
<< Nick, noi abbiamo sempre rispettato qualunque tua scelta e rispetteremo anche questa, qualsiasi storia ci sia dietro. Ho solo una cosa da chiederti, non mentirci. Raccontaci la verità. >> iniziò il padre guardandolo.
Nick ci rifletté per un momento poi annuì sicuro. Ecco cosa avrebbe fatto: avrebbe raccontato solo la verità.
Iniziò dal principio, dall’incontro nel negozio, raccontò, poi, di quello che era accaduto a Central Park ma cercando di escludere i particolari che coinvolgevano lui e quello che gli era successo, l’espressione della madre dimostrava già troppa preoccupazione. Terminò il discorso elencando le poche cose che sapeva di Jen.
<< Mamma non guardarmi così, so che può sembrare totalmente privo di senso ma... >>
<< Ti sbagli. >> lo interruppe la madre << Non è privo di senso, tutto questo ha un senso e comprende tutto ciò che io e tuo padre abbiamo tentato di insegnarti da sempre. Ti guardo in questo modo perché sono incredibilmente fiera di te e sono fiera di ciò che hai fatto. >>
Nick l’abbraccio.
<< Pensi anche tu che abbia fatto bene? >> chiese al padre.
<< Assolutamente sì! >> rispose raggiante e un grande sorriso si dipinse sul volto del ragazzo.
<< Qualsiasi cosa abbia fatto quella ragazza non meritava tutto questo. I genitori dovrebbero appoggiare sempre i figli, nel bene e nel male. >> disse dispiaciuta la madre.
<< Non possiamo giudicare, ogni situazione è diversa. >> aggiunse il marito << Tu, Nick proprio non sai cosa le sia successo? >>
<< Non me l’ha voluto dire. >> rispose il ragazzo << E non voglio insistere, se vorrà me lo dirà lei. In fondo ogni famiglia ha i suoi problemi, guarda la nostra. >> i genitori si lanciarono uno sguardo.
<< Non l’hai più sentito da allora, vero? >>  la domanda della madre non ebbe risposta.
Nick si alzo dal divano e si avvicinò al forno.
<< Allora questa lasagna? >> esclamò <<  Non ne mangio da secoli. >>
<< Nick, tu e Jen state insieme? >> il ragazzo si voltò preso alla sprovvista dalla domanda della madre.
<< No, siamo solo amici. >> rispose semplicemente.
<< Però tu vorresti essere qualcosa di più. >> sentenziò sicura e Nick scosse la testa sorridendo.
<< Come l’hai capito? >> domandò sconfitto.
<< Conosco bene mio figlio. >> fece una pausa << E ti brillano gli occhi quando parli di lei. >>
 
Jen era rientrata a casa qualche ora dopo e abbracciando Nick e Maya li aveva informati di aver ottenuto il lavoro. L’aria serena che si era creata rimase per tutta la sera e la super cena di famiglia non fu tanto terribile come Jen se l’aspettava. Si era sentita accolta, si era sentita amata come non si sentiva da tanto ed era arrivata ad invidiare gli amici per avere dei genitori del genere ma poi si era resa conto che, almeno per quella sera, faceva parte di quella grande famiglia. La madre di Nick le accarezzava i capelli come solo un genitore può fare e per un istante, anche se incredibilmente breve credette di essere a casa e che tutto andasse bene.
 
3:30
Nick si rigirava sul divano da un po’. Era così scomodo. Non capiva come facesse il fratellino a dormire tranquillamente e a russare per di più!
Si alzò di scatto e si avviò nel corridoio, da lì non si sentiva più il russare di Frankie ma un altro suono era ben percepibile: singhiozzi. Si fermò un attimo davanti alla porta chiusa con la mano sulla maniglia, poi aprì.
Jen era proprio lì davanti, seduta per terra con le spalle al muro in un lago di lacrime.
Fece per entrare e la ragazza si voltò piano verso di lui.
<< Nick, và via. >> disse con una debolissima voce. Doveva aver pianto per ore.
Il ragazzo ignorò quello che gli era stato chiesto e chiusasi la porta alle spalle si mise a sedere accanto a lei.
<< Che succede? >> domandò prendendogli la mano e stringendogliela.
Jen prese il cellulare che era poggiato al suo fianco.
<< Ho chiamato i miei. >> Nick spalancò gli occhi sorpreso e le fece segno di continuare << Ha risposto mia madre ma non sono riuscita a dirle niente. Ha capito chi ero mi ha chiesto se stessi bene e dove fossi. Non le ho risposto, ho chiuso la chiamata. >>
<< Vuole che torni a casa. >>
<< No. Lei mi ha chiaramente detto che non mi considera più sua figlia, mi ha urlato di andare via e non tornare più, non ne voleva sapere dei miei casini, non voleva affrontare quello che sarebbe successo. Mi ha cacciata e ha risolto il problema nel più semplice dei modi. >>
<< Era solo arrabbiata, probabilmente, si è fatta trascinare dalle emozioni. Poi con il passare del tempo se n’è pentita. L’hai detto tu, voleva sapere come stavi. >>
<< Tu non capisci, Nick. >> concluse la ragazza poggiando la testa sulla spalla di lui.
Si addormentò subito e, nonostante passò tutta la notte seduta sul pavimento, dormì tranquilla. 

 
 




***********************
Buuuonasera mie care! 
Scusate innanzitutto per il ritardo, avrei dovuto postare ieri ma ho avuto da fare e non ero dell'umore più adatto ma comunque... meglio tardi che mai!
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, è relativamente tranquillo dai.

Nel prossimo ci sarà una svolta decisiva, vi avverto! Curiosi? ;)
C'è solo un problema: non l'ho ancora scritto. Ero infatti indecisa se postare o no questo oggi.
Fortunatamente tra 3 giorni è festa nazionale quindi mercoledì mi metterò all'opera e giovedì spero di poter postare.

Grazie per le recensioni e grazie a chiunque legge! :D
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo.
Spero continuiate a leggere anche i prossimi.


SPOILER .....non c'è... non l'ho scritto ancora xD

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


<< Come mai sei qui? >>
Maya era entrata in casa da dieci minuti ma ancora non aveva aperto bocca.
Jen le porse una tazza di the fumante.
<< Devo parlarti. >> le rispose seria << Solo che non vorrei mi fraintendesti. Mi sono davvero affezionata a te e penso tu sia una ragazza fantastica. >>
Un’espressione confusa comparve sul viso di Jen ma rimase comunque in silenzio e fece segno all’amica di continuare.
<< In questi giorni ci ho pensato tanto. Volevo restarne fuori ma non ce la faccio, intromettermi nelle faccende degli altri è nella mia natura, specie in quelle di Nick. Proprio non posso trattenermi se si tratta di lui, capisci? >> abbozzò un sorriso e la ragazza di fronte a lei annuì ricambiando.
<< Credo sia obbligatorio per una migliore amica. >>
<< Di sicuro è obbligatorio per me! Sono fatta così. >> si giustificò bevendo, poi, un lungo sorso di the.
<< Cosa devi dirmi? >> chiese, quindi, Jen avvertendo uno strano groppo in gola: la piega che aveva preso la conversazione cominciava a preoccuparla.
<< Nick lo sa? >> chiese tutto d’un fiato Maya << Il motivo per cui sei scappata da casa, intendo. >>
Jen si scosto una ciocca di capelli dal viso e scosse la testa guardando in basso.
<< Non vuoi dirglielo? >>
Scosse la testa d nuovo.
<< D’accordo lo so che sembro la pettegola della situazione che piomba qui a farti questo genere di domande, ma davvero non è quello il mio scopo >> fece una piccola pausa << Questo segreto, qualunque esso sia, è qualcosa di davvero importante se ti ha portato a queste conseguenze. Penso solo che se in tutto questo c’è qualcosa che potrebbe coinvolgere Nick tu dovresti dirglielo. >>
Jen non rispose. Le parole di Maya erano andate a segno, solo in quel momento si rendeva conto di quanto la sua situazione fosse simile a quella di appena un mese prima: lei, lo stesso grande segreto e qualcuno a cui nasconderlo.
<< Hai paura di parlare, va bene. A volte le cose sono troppo complicate, ma Nick ti ospita in casa sua e, in un modo o nell’altro, tutto questo cambierà la sua vita come ha cambiato la tua. >>
La ragazza alzò la testa di scatto spalancando gli occhi. E se Maya avesse già capito tutto? Scosse la testa. No, non era possibile.
<< Lui non avrà niente a che fare con tutto questo >> rispose non del tutto sicura << Non lo riguarda, riguarda solo me. Gli voglio bene e non lo tirerei mai nella mia spirale di problemi. >>
<< Lo stai già facendo, Jen, da quando sei venuta a vivere qui. Non dico che sia colpa tua, lui ci si è praticamente voluto gettare a capofitto. È una sua scelta, ha deciso di soffrire del tuo dolore senza neanche conoscere il problema. >>
<< E perché avrebbe deciso di farlo? >>
<< Perché è innamorato di te! Diamine, non te ne rendi conto? >> l’esclamazione di Maya riecheggiò per la stanza prima che un lungo ed imbarazzante silenzio cadesse fra le due << Scusa, non era in questo modo che volevo arrivare a questo punto ma, eccomi qua. >>
<< Lui è innamorato di me? >> domandò sussurrando.
<< Si, certo. È così evidente! Lo si vede nel modo in cui ti parla,nel modo in cui ti guarda. E lascia che te lo dica, io adoro vederlo così. >> gli occhi gli si illuminarono << Non capitava da così tanto tempo, e sono felice che ti faccia vivere qui... >>
<< Aspetta, Maya >> la interrupe Jen << Mi stai dicendo che Nick mi ospita qui solo perché vuole provarci con me? >>
<< No >> scosse la testa decisa sorridendo << Lui ti ospita qui semplicemente perché è Nick. Lo avrebbe fatto anche se avessi avuto tre braccia e un unico occhio sulla faccia >> risero entrambe poi Maya ritornò seria << Tu lo adori, è chiaro. Ma se non provi per lui ciò che lui prova per te lascialo semplicemente stare. Te lo chiedo come amica. Ha sofferto così tanto e non voglio vederlo più in quello stato. >>
Jen annuì.
<< Ma se >> continuò << se invece provi qualcosa per lui fai qualcosa. Prendilo e bacialo, non ne ho idea, qualcosa del genere. >> Maya si alzò e si diresse verso la porta << Sai, avevo detto a Nick cha avrei scelto la ragazza giusta per lui. Tu saresti la candidata perfetto per quanto mi riguarda. >> le fece l’occhiolino e uscì lasciando Jen da sola coi suoi pensieri.
 
 
<< Jen! >> urlò Nick entrando in casa seguito da Maya. Si abbassò il cappuccio e tolse l’impermeabile zuppo, stava diluviando.
In casa regnava il silenzio totale.
Attraversò l’ingresso e la cucina ma della ragazza neanche l’ombra.
<< Jen? >> chiamò affacciandosi nella sua stanza.
Rimase ad osservare la camera confuso per qualche secondo prima che un pensiero razionale raggiungesse il suo cervello: era vuota. L’armadio, i cassetti, era tutto vuoto. Neanche una traccia del passaggio della ragazza. Era come se non ci fosse mai stata.
Fece qualche passo in avanti sconvolto. Sulla scrivania un foglio bianco attirò la sua attenzione, lo afferrò velocemente ed iniziò a leggere
 
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Non lo dimenticherò mai. Jen”
 
Maya lo raggiunse alle spalle e dopo aver dato un veloce sguardo al biglietto si portò una mano alla bocca.
<< Non era questo che intendevo, dannazione! >> esclamò incredula e Nick si voltò a guardarla.
Per un secondo la ragazza non riconobbe il suo migliore amico: i suoi occhi erano pieni di rabbia, era furioso con lei.
<< Che le hai detto? >> le ruggì contro fuori di sé, poi scappò via.
Uscì fuori, sotto la pioggia scrosciante, e cominciò a correre guardandosi intorno, ma di lei neanche l’ombra.
Maya lo inseguì per il giardino urlando il suo nome ma il ragazzo non si voltò neanche, non vide l’amica accasciarsi a terra in lacrime.
Continuò a correre, ancora e ancora, bagnato dalla testa ai piedi, con la vista annebbiata e il cuore che gli batteva a mille. Non riusciva a provare nient’altro se non rabbia: per Jen che se n’era andata, per Maya che l’aveva spinta a farlo e per sé stesso che non aveva potuto evitarlo.
Correva da quanto? Qualche minuto? Un’ora? Non ne aveva idea. Si fermò solo quando arrivò davanti al Brush Supermarket, era lì che lui e Jen si erano incontrati per la prima volta ed era lì, sotto la tenda dell’insegna, che si trovava la ragazza per ripararsi dalla pioggia.
La raggiunse in un attimo e, portandole un mano al collo, la tirò a sé. Lei lo strinse dai fianchi e, nonostante fosse totalmente bagnato, affondò il viso sul suo petto.
<< Come diavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Non puoi andare via! >> soffiò fra i capelli umidi della ragazza.
<< Maya mi ha detto.. >>
<< Qualsiasi cosa, >> la interruppe << qualsiasi cosa ti abbia detto non devi crederci, lei tende a non farsi gli affari suoi e a rovinare la mia vita. >> terminò la frase sibilando con rabbia.
<< No, no, Nicholas ascolta! >> si allontanò e gli prese il volto fra le mani << Lei mi ha detto che tu sei innamorato di me. >>
Nick si ammutolì. Voleva sprofondare dalla vergogna ma continuò comunque a guardarla negli occhi.
<< Mi ha detto che se non provo gli stessi sentimenti per te non dovrei illuderti >> si morse il labbro << Ci ho pensato davvero tanto e mi sono resa conto quanto sei diventato importante per me. Ci conosciamo da un mese appena ma tu mi hai raccolta dalla strada quando non avevo niente, ti sei preso cura di me nel momento in cui a nessuno fregava di me, era come se fossi invisibile, come se girovagassi in un mondo non mio dove nessuno mi poteva vedere. Tu mi hai riportato sulla Terra, grazie a te mi sono risentita viva, mi sono risentita una persona come tutte le altre. Non ero più lo scarto della società che viveva per strada, col tuo intervento avevo una casa, qualcuno su cui contare e una spalla su cui piangere. Tu sei diventato l’unico pilastro della mia vita, l’unica cosa che mi tiene ancorata alla realtà. Per questo ho deciso di andare via, se fossi rimasta avrei dovuto dirtelo... >>
<< Cosa? >> chiese poggiandole una dolce carezza sulla guancia.
<< Che anche io sono innamorata di te. >>
Il ragazzo sorrise stupefatto.
<< E cosa c’è di male in questo? >>
<< Tutto! Nick, è la cosa peggiore che potesse succederci. L’amore non mi ha portato altro che guai nella vita e finirei solo per ferirti, credimi. >>
<< Ma io ti capisco. Non sono mai stato fortunato in fatto di ragazze. L’ultima volta che mi sono innamorato ho combinato il più grande casino della mia vita! Mi sono maledetto decine di volte per quello che avevo combinato ma non ho mai rinnegato ciò che provavo. Non era quella giusta, non è andata bene, ma non voglio smettere di tentare. Voglio riprovarci, con te. >> poggiò la fronte su quella di lei.
<< Non sai in cosa ti stai cacciando >> sussurrò lei sorridendo ma lui non l’ascoltò e avvicinandosi ancora di più la baciò.
La pioggia continuava a scendere persistentemente e Berta da dietro il bancone, con la solita chewinggum in bocca, osservava la strana coppia sorridendo teneramente.
<< Andiamo, ritorniamo a casa >> disse Nick cingendola con un braccio, Jen si strinse al suo fianco e il ragazzo le baciò la fronte prima di incamminarsi sotto l’acquazzone.





********
Ma salve!!! 
Lo so sono in un ritarno assurdo ma proprio non ce l'ho fatta a postare prima e per scrivere il capitolo ho impiegato tre giorni. 
Non prendetevela con me ma con la scuola che rompe le palle! u.u
Ma comunque ritorniamo al capitolo, dunque... una bella svolta, giusto? 
Qualcosa sembra andare nel verso giusto per i nostri due bei protagonisti, ma non si sa mai! 
Mi sono resa conto che i capitoli erano un po' troppo cupi ma d'ora in poi per qualche capitolo cercherò di rendere il tutto più.. luminoso? 

Spero vi sia piaciuto e spero continuiate a leggere. 
Grazie a chi recensisce, a chi la segue e a chi la legge semplicemente. :)
Il prossimo capitolo spero di postarlo tra qualche giorno. Abbiate un po' di pazienza please.
Un bacio a tutti
-cla.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Il paesaggio scorreva dai finestrini mentre l’auto sfrecciava sulla strada scoscesa seguendo la costa, Jen strinse la mano al ragazzo al suo fianco sul sedile posteriore. Nick accennò un tenero sorriso ma il broncio riapparve sul suo volto pochi secondi dopo, lei era l’unico motivo per cui si trovava in quella situazione: seduto in macchina della nuova fiamma della sua migliore amica a cui non rivolgeva parola ormai da due lunghe settimane.
Non voleva perdonarla.
Le aveva quasi portato via Jen, ci era quasi riuscita. Come aveva potuto fare una cosa del genere?
Non gli importava se non era sua intenzione farlo,“non voleva ferirti” Jen glielo aveva ripetuto un miliardo di volte forse. Continuava a difenderla, da giorni non faceva altro, Maya era diventata l’argomento più gettonato nell’appartamento e le discussioni che spesso si generavano non facevano altre che far peggiorare la situazione.
Jen gli poggiò un bacio sul collo e gli si accoccolò sul petto mentre lui la stringeva cingendola con un braccio.
<< Allora, Maya, si può sapere dove andiamo? >> domandò la ragazza e l’amica si voltò per rispondere, incrociò lo sguardo di Nick per un secondo prima che il ragazzo lo distogliesse e tornasse a guardare il mare fuori dal finestrino. Sbuffò.
<< È una sorpresa >> rispose sconsolata.
Jen diede una leggera gomitata a Nick.
<< Per favore >> bisbigliò << Comportati bene >>
Nick le sfiorò la fronte con un bacio.
<< Non puoi chiedermi anche questo. Ho accettato di venire ma questo non significa che l’abbia perdonata >> disse con un tono di voce decisamente più alto. Maya davanti a lui alzò il volume della radio.
 Il resto del viaggio andò avanti in quel modo, musica alta e nemmeno una parola da nessuno dei quattro. David, il ragazzo di Maya, non sembrava vedere di buon occhio Nick e le occhiatacce che gli mandava dallo specchietto retrovisore non preannunciare niente di buono. Di solito lui piaceva sempre ai fidanzati dell’amica ma in quel momento di quel biondino ossigenato non gli fregava niente.
 
Arrivarono nella misteriosa destinazione un quarto d’ora più tardi.
Il mare era una tavola piatta scintillante e la sabbia una grande distesa fredda mossa dal gelido vento che soffiava da nord. Nick rabbrividì e infilò il naso congelato nella sciarpa che aveva al collo continuando a guardarsi intorno, portarlo lì era stato un colpo basso. Lanciò un sguardo a Jen al suo fianco e si sorprese dell’espressione che era comparsa sul volto della ragazza.
<< Ehi >> sussurrò scostandole un ciuffo di capelli dagli occhi.
La pallida guancia fu rigata da una lacrima che si affrettò ad asciugare col dorso della mano. Scosse lentamente la testa mentre il ragazzo le si avvicinava confuso.
<< Non me lo chiedere >> soffiò tirando su col naso << per favore >>
Nick annui e strettole la mano la condusse fino al bagnasciuga dove Maya e David li aspettavano. L’amica lo fissava negli occhi decisa e il ragazzo si rese conto che durante il viaggio era stato fin troppo facile torturarla,  ora la situazione si era ribaltata, era lei ad avere la partita in mano e stava per colpirlo al suo tallone d’Achille.
<< Ti ricordi quando siamo venuti qui, vero? >> esclamò Maya e la sua voce si unì al rumore delle onde e al verso dei gabbiani << Io non dimenticherò mai quella giornata, e non ricordo di averti più visto così felice. >>
Nick si passo una mano fra i capelli ma non rispose e abbasso lo sguardo, fu Jen invece a parlare.
<< Ci eravate già stati qui? >>
<< Già >> rispose semplicemente il ragazzo.
<< Racconta, dai! >> una strana luce le illuminò le occhi e davanti ad un’espressione così curiosità il ragazzo non poté fare altro che sorridere ed obbedire.
<< Ci siamo venuti dieci anni fa. Mi sembra ieri in realtà. >> dondolò le braccia e si voltò verso il mare << È stato il giorno del mio dodicesimo compleanno. Pensavo di essere diventato finalmente grande e maturo, così mi ero convinto di voler festeggiare da qualche parte da solo con i miei amici. I miei genitori ovviamente non erano d’accordo, eravamo un branco di bambini scatenati e non ci avrebbero mai lasciati soli senza un adulto che ci controllasse. Ero furioso, forse è stata una delle poche volte in cui ho davvero litigato con mio padre, decisi di rimanere a casa, di rintanarmi in camera e di non uscirne neanche per gli auguri. Mio fratello Kevin allora aveva diciassette anni e per non farmi passare un compleanno in quel modo trovò un compromesso con i miei: a sorpresa, insieme a Maya e a Joe, mi portò qua. Passammo una giornata incredibile, una delle più belle della mia vita >> sorrise << ed è qui che... >> si interruppe.
<< Ed qui che abbiamo stretto il patto >> concluse l’amica a pochi passi da lui.
<< Il patto? >> chiese Jen.
<< Ci siamo giurati che non ci saremmo mai divisi >> rispose Maya << Che saremmo stati noi quattro, per sempre. Qualsiasi cosa fosse accaduta. >> allungò il braccio mostrando lo scintillante braccialetto di argento dal quale dondolava un quattro.
Nick si portò la mano al petto, alla catenella che aveva al collo era attaccato lo stesso ciondolo.  
<< Il patto è stato rotto, quindi perché mi hai portato qui? >> sibilò serio.
<< Cosa? >> domandò presa alla sprovvista.
<< Il patto è infranto! >> sbottò cominciando a urlare << Joe e Kevin... Loro... Non siamo più noi quattro! Perché mi hai portato qui? Volevi dimostrarmi quanto sia solo? >>
<< No! Volevo dimostrarti che io ci sono ancora! >> esclamò fuori di sé, poi prese un bel respiro e ricominciò a parlare abbassando la voce << Sono passati dieci anni ma io sono ancora qui, con te. Qualsiasi cosa sia successa io sono rimasta al tuo fianco e lo sarò per sempre, non ti abbandonerò mai Nicky. Tu sei il mio Peter Pan. >> sorrisero entrambi e il ragazzo allungò la mano per afferrare quella di lei e intrecciare le dita nelle sue.
<< Penso che io e David andremo a farci un giro. >> si intromise Jen << Avete alcune cose da chiarire. >> lanciò un sorriso a Nick e fece l’occhiolino a Maya, quindi prese a spintonare David e insieme si incamminarono lungo il bagnasciuga.
Passeggiarono in silenzio per un tratto di spiaggia. Jen continuava a guardarsi intorno incredula, non poteva essere ritornata in quel posto, doveva per forza essere un sogno, una di quegl’incubi che la facevano svegliare nel bel mezzo della notte e che gli attanagliavano lo stomaco stritolandoglielo per ore. Scosse la testa nel tentativo di svuotarla da ogni pensiero e inspirò profondamente, l’odore salmastro del mare le riempì la testa. Si voltò verso il ragazzo al suo fianco intento a stringere nervosamente i pugni e a corrugare la fronte. 
<< Sputa il rospo, avanti >> esclamò ridacchiando la ragazza. Aveva incontrato David solo un paio di volte ma le era abbastanza chiaro  che tipo di ragazzo fosse.
<< Non ti preoccupano mai? >> iniziò imbarazzato << Maya e Nick intendo >>
Jen lo fissò con aria confusa per qualche secondo prima di capire il significato nascosto che racchiudeva la domanda, scoppiò in una fragorosa risata.
<< Cosa? No! Ma che ti viene in mente? >>
<< Insomma, loro sono così... uniti. >> accennò un sorriso ma l’imbarazzo era decisamente aumentato dopo la reazione inaspettata della ragazza.
<< Non sono semplicemente uniti, è come se fossero una sola persona. Conoscono meglio l’altro che sé stessi. Da quando li ho conosciuti non ho fatto altro che osservarli e, sinceramente, in tutta la mia vita non avevo mai visto un legame così forte. >> rispose lei alzando le spalle e sorridendo tranquilla.
<< Tutto questo non ti dà fastidio neanche un po’? >>
Jen scosse la testa.
<< Assolutamente no. Loro hanno bisogno uno dell’altra e non ho mai neanche pensato di voler cambiare tutto ciò. Nick non sarebbe in questo modo senza Maya e lo stesso vale per lei, hanno affrontato di tutto nella vita ma sono riusciti ad andare avanti solo stando insieme. >>
<< Quindi se... >> esitò un momento << ipoteticamente col passare del tempo la loro amicizia diventasse qualcosa di più, tu che faresti? >>
La ragazza non rispose subito, abbassò lo sguardo e avanzò di qualche passo scostandosi dal viso i capelli scombinati dal vento.
<< Nick è un ragazzo meraviglioso >> le sfuggì una risatina amara << Non dovrei stare con lui. No, no proprio non dovrei, ma non riesco a stargli lontana, lui è davvero importante. Ma anche Maya lo è. Loro sono la mia famiglia ora e tutto quello che desidero è che siano felici, se decidessero di stare insieme probabilmente li lascerei fare. Non dico che ne sarei felice, anzi tutt’altro, però mi farei da parte comunque. Non credo succederà mai, però, li vedo molto più come fratello e sorella che come fidanzati >> abbozzò un sorriso.
<< Dio, mi dispiace >> esclamò il ragazzo fermandosi << Ti sto inculcando preoccupazioni inutili >> si passò una mano fra i capelli biondi e alzò gli occhi azzurri al cielo << Sai, ho la tendenza ad andare un po’ troppo in là con l’immaginazione >>
<< Tranquillo >> ridacchiò la ragazza << Non mi è dispiaciuto fare due chiacchiere con te >> gli poggiò una mano sulla spalla e gli diede una leggera spinta << Torniamo da quei due , dai. >>







****************
E dopo una settimana eccomi tornata con un nuovo capitolo! :D
Ho appena finito di scriverlo ma l'ho voluto postare subito sia per scusarmi per l'imperdonabile ritardo sia perchè ho bisogno di distrarmi, sono in ansia per il compito di italiano di domani. Saggio breve, che brutta cosa! Odio la scuola u.u
Comunque tornando al capitolo, non succede niente di relativamente importante (o forse sì?), era rimasto un conto da regolare, fra Maya e Nick, e ho deciso di risolverlo subito. Proprio non riesco a tenerli separati quei due. 
Il prossimo capitolo lo scriverò nei prossimi giorni e avrà come protagonista probabilmente il "segreto di Nick", curiosi? 

Mi raccomando leggete e recensite, mi fa piacere  leggere le vostre opinioni, belle o brutte che siano.
Grazie in anticipo
Alla prossima, cla.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Il rumore delle porte che sbattevano annunciarono a Jen che qualcuno era appena entrato nel locale facendola risvegliare dai suoi pensieri.
<< Siamo chiusi >> esclamò senza neanche alzare lo sguardo mentre continuava a strofinare con uno straccio il lucido bancone in legno davanti a lei.
<< Oh avanti cucciola. Sono sicuro che per me un’eccezione la puoi fare >> una voce terribilmente familiare colpì la ragazza, si voltò di scatto urtando delle bottiglie col gomito e facendole cadere per terra.
Davanti a lei c’era un ragazzo dai disordinati capelli castani e languidi occhi azzurri.
<< Jake >> sussurrò mentre il suo viso diventava sempre più pallido e il sangue le si raggelava nelle vene << Che ci fai qui? >>
<< Sono venuto a trovarti, non sei contenta? >> le avvicino una mano per accarezzarla ma la ragazza si scostò bruscamente.
<< Come hai fatto a trovarmi? >> domandò con incredibile freddezza.
<< Mi era sembrato di vederti l’altra sera, sono stato qui con degli amici. Ma sai com’è, ero ubriaco, non ero sicuro fossi tu. È incredibile come sia piccolo il mondo, vero? >> sorrise ma si accorse di avere davanti una lastra di marmo, gli occhi di lei erano vuoti e il suo sguardo non tradiva nessuna emozione.
<< Vai via. Non voglio vederti mai più. >> disse decisa.
<< Strano, appena due mesi fa volevi vivere con me. >> alzò il sopracciglio in segno di sfida
<< In realtà non volevo vivere con te, ti ho supplicato di ospitarmi dato che non avevo un altro posto in cui stare, c’è una piccolissima differenza. >>
<< Giusto, è vero. Ma mi sembra che anche senza il mio aiuto tu te la sia cavata lo stesso >> esclamò innervosito, la decisione di Jen cominciava ad infastidirlo.
<< Mi hai sbattuto la porta in faccia, Jake. Mi hai lasciata per strada, al freddo, per settimane! Settimane in cui non ho fatto altro che domandarmi cosa avessi sbagliato, perché in quella storia tu c’eri dentro quanto me ma per chissà quale ingiustizia divina ero io la sola a dover pagare. Ma ora ho chiuso, Jake, ho chiuso con la mia vecchia vita, ne ho iniziata una nuova e non ti permetterò di interferire con tutto questo. Sono felice finalmente. >>
Gli occhi gelidi della ragazza ancora puntati sul suo viso fecero esplodere Jake che con uno scatto d’ira sbatté il pugno contro il bancone senza smuovere, però, neanche di un millimetro Jen inchiodata nella stessa rigida posizione.
<< Dannazione ma non ti rendi conto? Non puoi avere una nuova vita! La vecchia continuerà sempre a interferire e il fatto che io sia qua ne è la prova schiacciante! >> tuonò << e poi... >> iniziò incerto ma venne interrotto dal rumore della porta che veniva aperta. Per la prima volta da quando era iniziata la conversazione una scintilla brillò negli occhi di Jen: era terrore, terrore puro. Jake si voltò incuriosito e lanciò uno sguardo indagatore al ragazzo ricciolino che si stava avvicinando << Non mi dire! È lui, vero? La tua nuova vita >> disse, infine, vittorioso.
<< Non osare coinvolgerlo in alcun modo lurido pezzo di... >> sbottò ma venne zittita dalla mano di Jake che si era posata sulle sue labbra prima che potesse terminare la frase.
<< Oh quindi lui non lo sa. Bene, bene. >> la sicurezza del ragazzo cresceva sempre di più mentre l’autocontrollo di lei andava in pezzi.
<<  Jake, ti prego >> sussurrò implorante quando Nick fu a pochi passi dal bancone.
<< Ci rivediamo, piccola, è una promessa. Ho ancora qualche conto da regolare. >> le fece l’occhiolino e con aria soddisfatta si incamminò verso l’uscita sbattendo “casualmente” contro Nick lanciandogli uno sguardo di sfida prima di rivoltarsi e uscire definitivamente.
Appena la porta si chiuse Jen superò il bancone e si gettò fra le braccia del suo ragazzo, si strinse al suo petto desiderando ardentemente di scomparire dalla faccia della Terra.
<< Jen chi era quello? >> domandò confuso il ragazzo abbracciandola con fare protettivo.
Lei scosse semplicemente la testa continuando a nascondere il volto contro la sua maglietta. Strinse gli occhi e prese un respiro. Non doveva piangere, se l’era ripromesso, niente più lacrime per Jake.
<< A volte... >> cominciò Nick dopo qualche istante di silenzio << ...vorrei solo iniziare ad urlanti contro, a minacciarti e a farti sentire in colpa per farti svelare tutto quello che mi nascondi, per sapere finalmente tutta la verità >>
Jen gli si allontanò fissandolo negli occhi scuri, era serio come non mai.
<< E perché non lo fai? >> gli domandò quindi.
<< Perché probabilmente così ti perderei per sempre, perché ti farei solo del male e soprattutto perché credo di amarti >> un timido sorriso comparve improvvisamente sul suo volto per poi scomparire subito dopo con la stessa velocità con cui era arrivato.
<< Cosa? >> chiese raggiante la ragazza << Non credo di aver capito bene. >>
<< Io ti amo! >> esclamò allargando le braccia.
Un secondo dopo Jen gli aveva già gettato le mani al collo e intrappolato le sue labbra in un dolce bacio.
 
Camminarono mano nella mano per le strade di periferia per mezz’ora, Jen trotterellava con un enorme sorriso mentre Nick la seguiva ridacchiando.
<< Adoro questi quartieri >> iniziò il ragazzo e lei lo guardò incuriosita << Si insomma, le villette a schiera, i giardinetti mi trasmettono tranquillità,  non hanno niente a che fare con i grattacieli e il caos del centro. Mi ricordano tanto il paesino del New Jersey in cui sono cresciuto >>
<< Hai vissuto in New Jersey? >>
<< Ci sono tante cose che non sai di me piccola! >> le fece l’occhiolino e lei soffocò una risata.
<< Già, per esempio ancora non so come mai hai smesso di suonare >> lo sfidò ma Nick abbassò prontamente lo sguardo ridacchiando per poi tirare la ragazza a sé e baciarla.
<< Che ne dici di un gelato? >> soffiò a un centimetro dalle sue labbra prima di scoccarle un piccolo bacio.
<< Pensi che basti un gelato per farmi cambiare discorso? Non mi faccio raggirare in questo modo. >> esclamò lei prima di riprendere a camminare tirandosi dietro il ragazzo
<< Ma perché ci tieni tanto a saperlo? >>
<< Perché si! Ogni volta che ti guardo ho sempre l’impressione che tu sia nel posto sbagliato. Studi tutto il giorno per laurearti quando in realtà vorresti essere su di un palco cantando davanti ad una folla in delirio. Io voglio che il tuo sogno si realizzi! Se sapessi cosa ti blocca magari potrei aiutarti a superarlo, potremmo superarlo insieme. >>
Nick scosse la testa, indeciso.
<< Non ti arrenderai mai vero? >>
<< No, continuerò a tormentarti fino a quando non saprò la verità >> sorrise << Io comunque un’idea ce l’avrei. >>
<< Oh, sono curioso di sentirla. Vai, spara! >>
<< È colpa di una donna. Ci ho preso vero? >> non ottenne risposta, solo una risatina sommessa << Ne sono certa, è per amore. Lei ti ha lasciato e tu ne sei uscito così stravolto che hai deciso di mollare la musica per sempre! >>
<< Certo che ne hai di fantasia eh? >> ridacchiò Nick incamminandosi sulla strada che avevano percorso poco prima << D’accordo andiamo! >>
<< Dove? >> chiese lei confusa.
<< Alla macchina, torniamo a casa. Se davvero vuoi conoscere tutta la storia ho qualcosa da mostrarti. >>
<< Si si si! Andiamo! >> esclamò entusiasta mettendosi a correre. Nick non poté fare altro che alzare il passo e inseguirla.
Durante il viaggio di ritorno nessuno dei due disse una parola, erano persi ognuno nei suoi pensieri.
Appena la Mustang si fermò sul vialetto davanti all’abitazione Jen  sentì lo stomaco annodarsi, perché tutto quel mistero? Era una faccenda così seria? I suoi pensieri furono interrotti da Nick che apertale la portiera la prese per mano e la condusse dentro casa. Attraversarono la cucina e il corridoio fino a fermarsi davanti ad una porta chiusa a chiave alla destra della stanza del ragazzo.
<< Mi hai portata qui per vedere il ripostiglio? >> domandò la ragazza stupita.
<< Ripostiglio? È  così che l’ho chiamato? >> ridacchiò lui << Beh mi devo essere sbagliato, è qualcosa di leggermente diverso. >> si sporse solo un po’ e afferrò una chiave dal chiodo a cui era appesa. Se la rigirò tra le mani per qualche secondo, il brillante porta chiavi a forma di chiave di violino ondeggiava frenetico.
<< Non l’avevo mai notata >> rifletté lei confusa mentre il ragazzo la infilava nella serratura.
La porta si spalancò davanti a loro e l’oscurità della stanza li avvolse, solo un filo di luce proveniente dalle loro spalle filtrava. Nonostante non riuscisse a vedere, Jen era perfettamente certa che la camera fosse fin troppo grande per essere uno sgabuzzino.
<< Aspetta un attimo >> disse Nick entrando e scomparendo velocemente dalla visuale della ragazza.
Lo sentì armeggiare con qualcosa di elettronico e improvvisamente dei raggi di luce fecero capolino, man mano che le tapparelle scoprivano le grandi vetrate la visione della stanza diventava sempre più nitida.
Jen rimase a bocca aperta.
Era sulla soglia di quella che era, ad occhio e croce, la camera più grande della casa, persino più grande della cucina. Al suo centro troneggiava un lucido pianoforte a coda nero dietro al quale faceva capolino una batteria.
 Fece qualche passo in avanti incerta continuando a guardarsi intorno. Le pareti erano coperte da grandi poster, Stevie Wonder, i Beatles, i Queen, intervallati dalle locandine dei musical di Brodway, i Miserabili, la Bella e la Bestia, Wicked; in un angolo, accanto al grande divano, erano sistemate su dei supporti in metallo due chitarre, un’acustica in legno chiaro e una splendente Gibson verde elettrica opposte al quale si allargava su di alcuni scaffali una immensa collezione di album in vinile e di cd affiancata da un vecchio juke-box.
<< Benvenuta nella stanza della musica >> esclamò quindi Nick allargando leggermente le braccia.
<< Ma come... >> iniziò Jen non riuscendo a terminare la frase ancora incantata da quello che le era apparso intorno.
<< Sono stati i miei fratelli a sistemarla. Dopo il diploma io e Maya abbiamo fatto un viaggio a Los Angeles e al ritorno siamo venuti subito qua per iniziare le lezioni. Solo allora ho scoperto che Joe e Kevin avevano preso tutte le mie cose dalla casa dei miei e le avevano portate qui, perfino il pianoforte. Era un regalo di nozze per i miei genitori, ma è con questo che ho imparato a suonare, ed è con questo che ho scritto le mie prime canzoni quindi hanno pensato fosse giusto che fossi io a tenerlo >> terminò la frase passando leggermente la mano sullo scuro legno del pianoforte scostando la polvere che si era accumulata << Quando sono entrato qui per la prima volta mi sembrava di sognare, non potevo credere che avessero fatto questo per me, ho giurato che non ne sarei uscito mai. Ricordo che Kevin disse che probabilmente avrebbero dovuto montare una cucina ed un letto perché ci avrei vissuto qua dentro. >> abbozzò un sorriso << E invece era da più di un anno che non ci mettevo piede. >> con passo lento afferrò la chitarra acustica e si mise a sedere sul divano.
Jen lo raggiunse.
<< Avevi ragione >> riprese passando lentamente una mano sulle corde e facendo risuonare nella stanza un semplice accordo di Do Maggiore << in parte in realtà. Non ho smesso di suonare per una donna, ho smesso di suonare per colpa di una donna. Beth. >>
<< Beth? >> chiese curiosa, la storia cominciava a diventare interessante.
<< Beth era la... la ragazza di Joe. >> ammise con non poca difficoltà buttando indietro la testa in un sospiro << E io... beh.. >>
<< Fammi indovinare, tu te la sei portata a letto e tuo fratello l’ha scoperto. >> concluse tranquilla la ragazza lanciandogli uno sguardo a cui lui rispose con un sorriso.
<< Si, pressappoco è andata così, l’unica differenza è che non è stato lui a scoprirlo, gliel’ha confessato lei. Sono stato uno stupido, mi ero innamorato di lei e, da ingenuo qual ero, ero certo che anche lei mi amasse >> fece una pausa << Non era così, ovviamente, per lei sono stato solo il “passatempo di una serata” >>
<< E poi? >> chiese lei incitandolo a continuare.
<< Joe non mi parlò più, l’ultimo contatto che ho avuto con lui è stato il suo pugno sul mio occhio. Il giorno dopo averlo scoperto ha fatto le valigie ed è andato via. Non voleva più avere a che fare con me, e ne aveva tutte le ragioni. >>
<< Ed è per questo che hai deciso di lasciare la musica? >> domandò nonostante la risposta le fosse già molto chiara.
<< La musica era ciò che ci univa di più. Da sempre. Ci divertivamo a scrivere canzoni insieme e questa era diventata la nostra sala prove. Passavamo ore qui suonando e dopo la loro partenza non riuscivo più a venire in questa stanza, Freddie Mercury era lì sul muro che mi fissava con quello sguardo accusatore e io... mi sentivo una merda. Per uno stupido capriccio ho perso i miei migliori amici e sono rimasto da solo. >>
Fu un secondo, non se ne accorse neanche, non fu un’azione volontaria, eppure si ritrovò a premere i polpastrelli della mano sinistra sulle sei corde fatte vibrare dal piccolo plettro che agitava con la destra. Iniziò a cantare, sforzandosi di non pensare a niente, facendo finta che nulla fosse cambiato in quei due anni.
 
“ Cause I know we get a little crazy
and I know we get a little loud
and I know we're never gonna fake it
we are wild, we are free, we are more than you think
so call us freaks
but that's just the way we roll”

 
La voce gli si affievolì in un soffio mentre si portava le mani alla volto coprendolo. Jen lo guardava ancora incantata dal magnifico suono della sua voce.
<< Sembra tutto così vuoto senza di loro >> sussurrò mandando indietro la testa.
<< Vedrai, prima o poi tutto si sistemerà >> rispose lei poggiandosi dolcemente alla sua spalla << Nel frattempo, ci sono io con te. >>




*********************
Buonasera miei cari! 
Eccolo qui il capitolo che mi ha fatto sudare così tanto. Sinceramente non sono del tutto soddisfatta di come l'ho scritto però pazienza, ho fatto del mio meglio.
Il segreto di Nick è svelato! E sorpresa, sopresa Joe e Kevin ci sono dentro fino al collo. 
Inoltre abbiamo un nuovo personaggio: Jake. Beh ammettiamolo si sentiva l'esigenza di un cattivo nella storia, ed eccolo qui.
Ancora non è chiara la sua posizione nella storia ma più avanti vedrete... ho in mente grandi cose, non solo per lui! Muahahah
Bene, ho finito.
Nei prossimi giorni vedrò di postare il prossimo capitolo.

Grazie a coloro che hanno letto e commentato e grazie agli 11 che hanno la storia tra le seguite e agli 11 che ce l'hanno tra le preferite (ma seriamente? 22? *-*). Spero questo capitolo vi piaccia.
ALLA PROSSIMA :D
-cla

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


<< Ma lì c’era Jimi Hendrix! Era l’angolo di Kevin! >> protestò Nick afferrando la ragazza per i fianchi e tirandola indietro.
<< D’ora in poi sarà il mio angolo, con la mia Britney Spears, ok? >> ridacchiò lei posandogli un leggero bacio sulle labbra e porgendogli la cornice che racchiudeva il poster della bionda popstar.
<< Non sono mai stato un fan di Britney Spears in realtà... Preferisco decisamente Jimi Hendrix! >>
<< Quando Kevin rientrerà in questa stanza potrà fare ciò che vuole di Britney ma per il momento lei rimarrà lì >> Nick appese la cornice sconfitto e Jen annuì decisa guardandola soddisfatta << Perfetto! Comunque non ci credo che non ti piace Britney Spears >> ridacchiò << Tutti gli uomini si sono fatti un pensierino su di lei almeno una volta nella vita >>
<< Beh >> iniziò lui avvicinandosi << io preferisco un altro tipo di ragazze >>
Jen cominciò a indietreggiare ma dopo appena due passi il suo piede incontrò un ostacolo e si ritrovò con le spalle alla libreria. Nick le fu subito davanti e, passandole piano la mano sulla schiena, posò le sue labbra sul collo lasciandole una scia di baci che lo portò lentamente alla sua bocca. La baciò con passione come poche altre volte aveva fatto prima e, deciso a non fermarsi, ripercorse la linea dei fianchi diverse volte con una mano mentre l’altra era affondata nella lunga chioma corvina.
<< Nick >> tentò di protestare lei ma fu zittita dall’ennesimo bacio << Nick, Nick, ti prego >> ripeté, quindi, quando il ragazzo scese a sfiorarle con la bocca la spalla senza, però, ottenere risposta, sentì il corpo di lui aderire perfettamente al suo e cercò di liberarsi dalla morsa in cui si sentiva prigioniera << Nick basta, fermati! >> esclamò sbattendo il gomito alla libreria e facendo cadere un grande raccoglitore ad anelli, degli spartiti volarono sul pavimento.
Nick fu colto di sorpresa e si fermò improvvisamente.
<< Cosa... >> cominciò ma Jen era già sgattaiolata dalla sua presa e si era precipitata a raccogliere i fogli sparsi.
<< Oddio scusa >> sussurrò con lo sguardo chino a terra mentre con mani tremanti afferrava tutto quello che aveva davanti. Il ragazzo la guardò per un attimo confuso poi si chinò accanto a lei << Scusa, mi dispiace, io... io... non posso >> soffiò balbettando poi si alzò di scatto e uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle.
Nick si lasciò cadere sul pavimento poggiando la schiena al muro, sbuffò. Che aveva combinato?
 
Jen continuò a camminare fino in cucina, prese un bicchiere e se lo riempì d’acqua, lo bevve tutto d’un sorso lanciando una veloce occhiata alla porta sulla destra del corridoio, respirò forte e si sedette sullo sgabello più vicino passandosi le dita fra i capelli e accorgendosi solo in quel momento di star ancora tremando, aveva combinato un casino.
Stava sudando freddo e la consapevolezza che quella dannata porta fosse ancora chiusa le faceva provare sentimenti contrastanti che non riusciva a gestire. Perché Nick non la raggiungeva? Era arrabbiato? Certo che lo era, lo aveva respinto, lui, il ragazzo più dolce e corretto del mondo, l’aveva trattato come fosse un maniaco. Era il suo ragazzo, lui l’amava, non c’era nulla di sbagliato in quello che stava facendo, ma lei non poteva farlo e di motivi ne aveva davvero tanti, li catalogò in mente cercando di riflettere su quale fosse il più importante, cercando un appiglio per non sprofondare nei sensi di colpa ma non lo trovò e mentre lo stomaco le si aggrovigliava si voltò per l’ennesima volta: la porta era chiusa. Desiderò con tutta sé stessa che Nick la raggiungesse e l’abbracciasse, aveva bisogno del Nick che la consolava in silenzio, senza fare domande ma era perfettamente consapevole che non poteva più averlo, si erano spinti troppo oltre, erano troppo legati e il macigno di segreti che gli teneva nascosto diventava ogni giorno più ingombrante. Presto i nodi sarebbero venuti al pettine e si sarebbe ritrovata di nuovo sola, ne era sicura, l’avrebbe abbandonata anche lui. Si voltò ancora, questa volta la vista della porta chiusa le portò un’innaturale sensazione di benessere, non era pronta a dare spiegazioni.
Il suono del campanello richiamò la sua attenzione, si diresse verso l’ingresso dandosi una sistemata e senza indugiare aprì la porta ma la sorpresa che l’attendeva non si dimostrò per niente piacevole.
<< Come fai a sapere dove abito? >> sbottò incredula mentre un ghigno si faceva largo sulla faccia di Jake.
<< Potrei averti seguita >> rispose semplicemente lui con un tono di voce terribilmente tranquillo.
<< Jake pensavo di essere stata chiara: non voglio rivedere la tua faccia mai più! >>
<< Piccola non ti ricordavo così acida e comunque se non mi sbaglio un po’ di tempo fa questa faccia ti piaceva molto, tantissimo a dire il vero >> poggiò la mano alla porta e si avvicinò alla ragazza.
<< Tante cose sono cambiate da allora, era un’altra vita >> ribatté lei fingendosi indifferente.
<< Il tuo ragazzo è in casa? Dai voglio conoscerlo, avrei tante di quelle cose da raccontargli! >> sogghignò accennando un passo per entrare ma trovandosi subito la strada sbarrata dalla ragazza.
<< Che diavolo vuoi? >> gli domandò ritrovandosi improvvisamente sicura di sé.
<< Oh, se non vuoi farmi entrare va bene. Certo che però non è il comportamento più adatto per una padrona di casa. In qualsiasi caso fa niente, mi accontenterò di parlare con te >> la ragazza lo fulminò << Noi dobbiamo parlare Jen! >> sibilò a denti stretti << Tu hai qualcosa di mio. Dobbiamo parlarne, ora. >>
Jen lo fissò indecisa valutando cosa fare senza riuscire a prendere una decisione. Si guardò in torno finché il suo sguardo non incrociò quella dannata porta bianca, era ancora chiusa.
<< Non qui però. Andiamo >> disse infine, aspettò che Jake facesse il primo passo poi lo seguì chiudendosi il portone alle spalle.
 
Nick era ancora seduto per terra, lo era da un po’ ormai.
Tese l’orecchio nel vano tentativo di sentire cosa succedeva al di là della porta ma il silenzio assoluto regnava intorno a lui, sorrise sentendosi immediatamente stupido, la stanza era insonorizzata. Era come se fosse un mondo a parte, lontano mille miglia dalla Terra sulla quale, almeno per il momento, non si sentiva pronto a tornare. Cosa lo attendeva oltre quella porta? Aveva pensato a diverse alternative ma nessuna di esse finiva con un “e vissero tutti felici e contenti”. Certo, l’idea di trovarla con la valigia alla mano mentre usciva per sempre dalla sua vita forse era un po’ drastica ma non riusciva a scacciarla dalla mente. Aveva paura e aveva bisogno di lei.
Sbuffò nervoso per l’ennesima volta e lanciando distrattamente una mano a terra raccolse il foglio che era più vicino a lui, gli diede uno sguardo veloce e dopo aver letto il titolo una scintilla brillò nei suoi occhi.
 
“Black Keys”
 
Era lei, l’incompleta.
Non c’era stato giorno da quando aveva smesso di suonare in cui non aveva pensato a quella canzone, aveva sempre sentito il dovere di doverla finire ma in qualche modo aveva sempre avuto troppa paura di farlo. Passò le dita leggere sulle macchie di inchiostro e si ritrovò ad accarezzare con lo sguardo quelle parole di un ritornello appena accennato che si districavano fra i vari scarabocchi. Era quello tutto ciò che aveva della canzone, un abbozzo di ritornello, mancava davvero tanto, pensò, almeno due strofe ed un bridge. Prima tutto gli veniva così naturale, gli bastava sedersi al piano e le melodie nascevano da sole portando già con loro una storia. Ora, però, non era poi così sicuro di saperlo ancora fare. E di cosa avrebbe potuto parlare, poi? Lanciò uno sguardo alla porta, forse qualcosa c’era.
Si alzò e si avvicinò al pianoforte, sollevò la nera copertura e lentamente accarezzò i tasti. Sentiva di potercela fare, finalmente.
Prese uno spartito vuoto, allontanò lo sgabello e si mise a sedere.
 
Jen rientrò una mezz’ora più tardi. La casa era avvolta nell’oscurità e quando capì che Nick era ancora lì dove lo aveva lasciato sospirò sollevata, almeno non l’avrebbe vista in quello stato e avrebbe evitato le inevitabili domande a cui non voleva rispondere, non in quel momento per lo meno. Si sentiva uno straccio, il macigno aveva raddoppiato il suo peso. Sgattaiolò di corsa in bagno e dopo essersi liberata di tutti gli indumenti che aveva addosso e che sembravano opprimerla si lanciò sotto il getto bollente della doccia. Deglutì cercando di mandare via il groppo che aveva in gola ma non ci riuscì e mentre l’acqua scendeva sulla sua pelle rosea scoppiò in un pianto liberatorio. Quando finalmente si calmò uscì gocciolante dal box e, indossato il pigiama, asciugò i capelli. Si guardò allo specchio, gli occhi non erano più rossi, Nick non si sarebbe accorto di niente. Puoi farcela, disse a sé stessa, poi prese un respiro e si incamminò decisa. La porta che le era sembrata un’inespugnabile barriera ora era ritornata ad essere semplice legno, la guardò leggermente intimorita poi prese coraggio e bussò socchiudendola.
<< Posso? >> chiese mentre un sorriso si dipingeva sul volto del ragazzo seduto al pianoforte.
<< Certo >> rispose lui dolcemente.
Jen gli si avvicinò e si sedette sullo sgabello al suo fianco, Nick prese ad accarezzarle la ciocca di capelli con la quale terminava la lunga treccia che dalla spalla destra  le scendeva fino a sotto il seno, alzò lo sguardo fino ad incontrare i brillanti occhi verdi e una morsa gli strinse lo stomaco.
<< Mi dispiace così tanto >> sussurrò mortificato << Sono stato... orribile >>
<< Tu non potresti essere orribile neanche se lo volessi, Nick Jonas >> soffiò sorridendo mentre giocherellava con il ricciolino che ricadeva sulla fronte del ragazzo << Non hai fatto niente di sbagliato, solo che... Non era il momento, tutto qui. È tutto apposto, tranquillo. >>  
<< D’accordo >> rispose sollevato << Anche perché ho qualcosa da mostrarti >> le porse dolcemente uno spartito e lei lo prese confusa.
<< Ma questa è... >>
<< Una canzone, una canzone su di te >> l’imbarazzo che provava il ragazzo fu spazzato via dal sorriso incredulo che comparve sul viso di lei << In realtà era una vecchia canzone che non avevo mai terminato, ma prima ho pensato a te e tutto mi è sembrato chiaro, così mi sono messo al lavoro, ed eccola qui. >>
<<  Lei ama il cielo, dice che rafforza il suo orgoglio e non le fa mai notare quando sbaglia >> lesse piano scandendo ogni parola come assaporandone il significato e sentendolo immediatamente suo  << Non posso crederci >> riuscì solo a sussurrare.
<< Allora ascolta >> le sorrise, posò le sottili dita sui tasti neri, prese un bel respiro e iniziò a suonare.
 
She walks away , colors fade to gray 
Every precious moment's now a waste 
She hits the gas, hoping it would pass 
The red light starts to flash, it's time to wait 

And the black keys never looks so beautiful 
And a perfect rainbow never seems so dull 
And the lights out never had this brighter glow 
And the black keys showing me a world I never would know

She hates the sun, cause it proves she's not alone 
And the world doesn't revolve around her soul 
She loves the sky, said it validates her pride, 
Never lets her know when she is wrong 

And the black keys never looks so beautiful 
And a perfect rainbow never seems so dull 
And the lights out never had this brighter glow 
And the black keys showing me a world I never would know 

And the walls start closing in 
Don't let them get inside of your head 

Sometimes we fight 
It's better black and white

 
Le lacrime le inondavano le guance e il corpo era percosso da singhiozzi.
<< Spero siano lacrime di gioia >> ridacchiò Nick e Jen lo abbraccio più forte che poteva stringendosi al suo collo.
<< Ti amo >> riuscì solo a dire e accoccolata al petto del ragazzo si lasciò cullare nella sua stretta.




********* 
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! 
Ho appena finito di scriverlo e non ho fatto in tempo a rileggerlo ma volevo postarlo comunque.
Ci tengo a dire che questo capitolo è importante per me perchè Black Keys è la mia canzone preferita e significa molto per me quindi ci ho messo anima e corpo per scrivere qualcosa che fosse all'altezza della canzone. Come al solito non sono del tutto soddisfatta (chissà se lo sarò mai xD) ma fa niente.

Vorrei davvero sapere cosa ne pensate quindi se leggete lasciate un commento, anche negativo, non importa. 
Solo due persone hanno recensito il capitolo precedente e ci sono rimasta un po' male, spero che questo vada meglio!
Anyways sono
STRAFELICE che 13 persone seguino la storia e che 11 la tengano fra le preferite, è davvero importante per me sapere che voi perdete del tempo a leggere le sciocchezze che scrivo! :D

Il prossimo capitolo lo posterò nei prossimi giorni anche perchè grazie alle vacanze di Pasqua avrò un bel po' di tempo libero.
Alla prossima quindi.
-cla


P.S. SE VI VA PASSATE DALLA FF DELLA MIA MIGLIORE AMICA E LASCIATELE UN COMMENTO (QUI) 
FATELO ORA, è UN ORDINE!!! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


<< Ho ragione? >> sbottò Maya sbattendo il pugno contro il volante, Jen annuì piano mentre una lacrima le rigava il volto.
Erano in macchina da un po' ormai, ferme nel parcheggio del centro commerciale. Il vestito nuovo appena comprato da Jen era accuratamente deposto sul sedile posteriore, chiuso nella sua custodia, senza essere toccato dalla terribile tensione che si era creata.
<< Non può essere vero! Dannazione! >> posò il capo fra le braccia esasperata scostandosi i ciuffi castani che le ricadevano sugli occhi.
<< Maya... >> iniziò Jen ma la voce gli si ruppe ed esplose in un pianto incontrollabile. Maya l’abbracciò prima che le lacrime iniziassero a percorrere anche i lineamenti delle sue guance.
Una normale conversazione tra amiche si era trasformata in un incubo. Maya l’aveva scoperto. A Jen non sembrava vero, non poteva essere vero. Non avrebbe dovuto saperlo, per lo meno non ancora, non in quel modo e non prima di Nick. Ci sarebbe stato il momento giusto prima o poi, ci aveva pensato a volte: se fosse andata bene lei e Nick glielo avrebbero detto insieme, se fosse andata male glielo avrebbe raccontato da sola prima di andare via ma Maya aveva deciso di anticipare i tempi, di dedurre tutto da sola e di mettersi a piangere dopo averle fatto una sfuriata. Solo ora capiva quanto quella piccoletta ci tenesse a lei e allo stesso tempo capiva che nulla, purtroppo, sarebbe più stato come prima. Tutto stava diventando troppo difficile: i segreti a Nick, Jake che la perseguitava ed ora questo. Forse le era stata concessa fin troppa felicità, forse era arrivato il momento di saldare i conti.
Jen si strinse al collo dell’amica affondando il viso nel raso blu della sua camicetta.
<< Glielo dirai? >> biascicò tra un singhiozzo e l’altro sciogliendo l'abbraccio.
Maya non rispose. Infilò le chiavi, mise in moto l’auto e partì dirigendosi velocemente verso casa.
Per tutto il tragitto nessuna delle due disse nulla, ognuna persa nei suoi pensieri ed entrambe con la stessa persona in mente.
<< Glielo devi dire >> sussurrò infine Maya quando l’auto si fermò davanti al suo vialetto.
<< Io... gli parlerò >> rispose Jen alzando lo sguardo verso l’amica << Ma devo essere io a farlo  >>
<< Non posso nasconderglielo, Jen! Non riuscirei a guardarlo in faccia sapendo una cosa del genere >> esclamò prendendole la mano << Ma hai ragione, non è mio compito raccontarglielo >>
<< Dammi un po’ di tempo >> la supplicò.
<< Ma non ce n’è più di tempo, tesoro! Glielo dirai stasera, promettimelo >> si fissarono negli occhi ma Jen era visibilmente combattuta << Promettimelo, ti prego. Io, di mio, ti giuro di non rivolgergli parola fino a domani >> lanciò un altro sguardo all’amica poi sorrise nel vederla annuire.
<< D’accordo >> disse lanciando un bel sospiro.
<< Andrà tutto bene vedrai >> esclamò per convincere più sé stessa che l’amica << Oh no... >> mormorò, poi, guardando fuori dal finestrino dove un felicissimo Nick si avvicinava all’auto. Aprì lo sportello e scattò fuori cercando di puntare verso casa ma con esito negativo.
<< Allora, belle ragazze, come è andato? Siamo riusciti a trovare un vestito o stasera dovremo rivolgerci alla fata Turchina? >> ridacchiò aprendo la portiera a Jen.
<< Non ce ne sarà bisogno, lo abbiamo trovato >> rispose la ragazza sfoggiando un falsissimo sorriso mentre Maya era immobile e fissava l’asfalto. Nick le rivolse uno sguardo e inarcò le sopracciglia confuso, c’era sicuramente qualcosa che non andava.
<< Maya... >> fece per avvicinarsi ma la ragazza indietreggiò alzando la mano per fermarlo << Maya che succede? >>
<< Niente, io ho... litigato con David >> mentì sperando con tutta sé stessa che non si notasse.
<< Non raccontarmi balle! >> esclamò accennando un sorriso << Sei come un libro aperto per me, lo capisco al volo se mi rifili una bugia >>
<< Si ma ne parliamo domani, ok? >> lanciò uno sguardo a Jen e si incamminò verso la porta
<< Domani? Perché non ora? >> chiese confuso passandosi una mano fra i capelli.
<< Ne parliamo domani, Nick. Ora non posso, davvero >> fece per entrare in casa e appena vide il ragazzo voltarsi fece segno a Jen, “stasera” le disse col labiale.
<< Stasera >> ripeté sussurrando la ragazza presa totalmente dal panico. La voce di Nick alle sue spalle la fece sussultare.
<< A proposito di stasera, ho prenotato in un ristorante a Manhattan >> disse riemergendo dalla macchina con la grande custodia in mano << Vedrai sarà tutto perfetto, abbiamo qualcosa da festeggiare, chi l’avrebbe detto che saremmo resistiti un mese insieme? Insomma siamo una coppia abbastanza fuori dal comune >> la cinse con un braccio e ridacchiando le sfiorò i capelli con un bacio.
Jen ringraziò il cielo che il ragazzo non si fosse accorto di quanto il suo cuore andasse veloce.
Erano arrivati alla resa dei conti, aveva poche ore ancora e poi tutto sarebbe cambiato.   




********
SCUSATE SCUSATE SCUSATE! 
Il capitolo è davvero breve e fa schifo ma ci tenevo a postarlo. 
In realtà questo è, diciamo, una "introduzione" al prossimo capitolo, che sarà invece davvero importante, forse il più importante della storia.
I nodi verranno al pettine, le carte verranno scoperte e chissà come si evolverà la situazione, chissà quali e quante conseguenze si avranno. 
Se volete saperlo dovete continuare a leggere.

Sono curiosa di sapere poi che idea vi siete fatti del segreto di Jen, quali pensate possa essere? Dai sono aperte le scommesse! ahah mi farebbe davvero piacere sapere cosa immaginate :D

Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo prima di Pasqua.

Beh detto questo vi saluto, grazie come al solito a chi legge e a chi commenta.
Vi adoro :D
-cla


PS SE NON L'AVETE ANCORA LETTA DATE UNO SGUARDO ALLA FF DELLA MIA MIGLIORE AMICA (FATELO E VI SPEDISCO UN UOVO DI PASQUA IN CUI SI VINCE UN JONAS E UN SET DI COLTELLI DA CUCINA IN OMAGGIO!) SU SU CLICCATE QUI

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Il ristorante che Nick aveva scelto non era di lusso eppure era caldo e accogliente. Una luce soffusa illuminava la grande sala riempita di tavoli rotondi, che potevano ospitare al massimo quattro persone, coperti da candide tovaglie rosa e in mezzo ai quali si alzava un candelabro in argento che sorreggeva due sottili candele bianche. Nick strinse la mano a Jen mentre il maitre li accompagnava al loro tavolo sul lato sinistro della sala, la ragazza lo seguì abbassando lo sguardo e sforzandosi di non pensare all’imbarazzo che le creava portare quel vestito. Si passò una mano sul tessuto nero lisciandolo sui fianchi sperando che si allungasse magicamente, era così corto. Forse era solo una sua impressione, infondo le copriva più di metà coscia.
<< Smettila di preoccuparti, sei splendida >> la voce di Nick al suo orecchio interruppe i suoi pensieri.
<< Lo dici solo perché sei il mio ragazzo >> ridacchiò sedendosi al tavolo di fronte a lui.
Si, era il suo ragazzo, ma per quanto ancora? Scosse la testa per scacciare quel pensiero.
<< Che succede? >> chiese lui confuso notando l’espressione preoccupata della ragazza.
<< Io... >> esitò un attimo chiedendosi se fosse il momento e il luogo adatto a quel discorso << Ho qualcosa da dirti, penso di doverti spiegare come sono finita per strada. Hai il diritto di saperlo >>
Nick la guardò spaesato per qualche secondo prima di iniziare a scuotere la testa.
<< Non penso di volerlo sapere, Jen. >> disse poi.
<< Tu non vuoi saperlo e io preferirei non dirtelo ma devo farlo >> rispose con voce tremante lei.
<< Perché? >> domandò fissandola negli occhi << Puoi anche non dirmelo, siamo stati bene fino ad ora >>
<< Non siamo stati bene, Nick. Non stiamo bene. Io non riesco più a tenermi tutto dentro e tu non riesci più a sopportare che io lo faccia. Non possiamo fondare un rapporto su segreti del genere, è impensabile >> si scostò un ciuffo di capelli dagli occhi nervosamente.
<< Ho l’impressione che se me lo dirai tutto cambierà e non voglio >> sussurrò lui abbassando gli occhi per sfuggire alla morsa del suo sguardo.
<< Io ne ho la certezza, Nick, io so che tutto cambierà. Non so neppure se riuscirai a guardarmi in faccia dopo che avrai saputo tutto, eppure correrò il rischio perché ti amo e voglio essere corretta con te >> gli afferrò la mano e il ragazzo fu costretto a guardarla.
Fu allora che successe, il volto di Jen diventò improvvisamente pallido e i suoi occhi verdi puntarono terrorizzati alle spalle di Nick, il ragazzo la guardò allarmato per qualche secondo prima di voltarsi e scoprire cosa stava succedendo.
Ciò che gli si parò dinanzi li sembrò totalmente normale, un uomo e una donna, infatti, si stavano accomodando ad un tavolo a pochi metri da loro. Il ragazzo li osservo attentamente: la donna aveva dei chiari capelli biondi accuratamente raccolti in uno chignon sulla nuca, i lineamenti del volto erano delicati, per niente marcati e le labbra coperte con un acceso rossetto rosso erano sottili e morbide, Nick era sicuro di non averla mai vista prima, eppure, nel complesso, quella donna le era straordinariamente familiare; l’uomo era molto alto e robusto, aveva capelli neri molto corti e indossava un completo scuro che faceva sembrare le sue spalle ancora più grandi, tutto di lui incuteva timore, tutto tranne quegli enormi occhi verdi, proprio identici a quelli di... No, era impossibile.
<< Jen! >> quasi urlò la donna strattonando poi la giacca dell’uomo << Jen, sei tu! >>
<< Jen,tesoro! >> la voce grave dell’uomo riempì la sala.
Nick si voltò verso la ragazza facendo appena in tempo a vederla scuotere il capo sconvolta perché un attimo dopo si alzò dalla sedia e uscì di corsa dal ristorante. La confusione più totale regnava nella testa del ragazzo, che diamine stava succedendo?
<< Tu! >> esclamò la donna indicandolo minacciosamente  << Chi sei? Che ci facevi con la mia Jen? >>
<< La sua Jen? >> domandò Nick guardandola confuso.
<< Charlotte, smettila! >> la rimproverò l’uomo per poi rivolgersi verso il ragazzo con un tono decisamente più cordiale rispetto a quello della donna << Scusi, ma a quanto pare lei conosce nostra figlia >>
<< Figlia? >> ripeté sconvolto.
Ora ogni pezzo andava al suo posto, lo sguardo di Jen, il modo in cui era scappata, ora era tutto chiaro. Nick balzò in piedi e si catapultò per strada guardandosi intorno, poi la vide: stava entrando in un taxi giallo qualche centinaio di metri più avanti, non fece in tempo a chiamarla che la vettura partì a tutta velocità confondendosi nel caos di New York.
 
Erano ormai due ore che Nick girovagava con la sua Mustang in cerca di Jen. Aveva sperato di trovarla  a casa ma ovviamente non era lì, aveva, allora, cercato in qualsiasi posto gli venisse in mente ma della ragazza non c’era traccia. Era preoccupato, molto preoccupato, voleva trovarla e riportarla a casa ma non sapeva dove andare e stava perdendo la pazienza. Inoltre da solo, in macchina, aveva avuto il tempo di riflettere sulle parole che Jen gli aveva detto a tavola e aveva paura, una paura folle e incontrollabile. “Non so neppure se riuscirai a guardarmi in faccia dopo che avrai saputo tutto” come avrebbe potuto non guardarla più, lei che era diventata così fondamentale nella sua vita, lei che rappresentava tutto, lei che aveva fatto svanire i suoi incubi più bui? Gli sembrava impossibile, eppure lei aveva detto proprio così, poteva questo segreto essere così rilevante? Poteva cancellare tutto l’amore che provava per lei? Poteva trasformarlo in odio? Probabilmente no, niente avrebbe potuto avere un effetto del genere su di lui. Forse si sbagliava? Mille dubbi lo assalivano, mille preoccupazioni gli attorcigliavano lo stomaco e mille sensazioni diverse gli facevano battere il cuore veloce come non mai. Forse aveva ragione Jen, forse doveva sapere la verità.
Cerco di svuotare la testa da ogni pensiero concentrandosi sulla ricerca della ragazza, si sforzò di pensare ai dettagli che gli sfuggivano ma senza grandi risultati fino a quando sul ciglio della strada non intravide qualcosa: un enorme cartellone pubblicitario si ergeva mostrando le provocanti forme di una modella in un strettissimo bikini giallo, era stesa su di un asciugamano in spiaggia con il mare alle spalle. La mente di Nick fu come invasa da un flash e improvvisamente le immagini dell’espressione che si era dipinta sul volto di Jen settimane prima sulla spiaggia lo colpirono. Sorrise, ecco dov’era, ne era certo. Spinse il pedale dell’acceleratore e deviò verso l’oceano.
 
La trovò proprio lì, sulla spiaggia. Era seduta sul bagnasciuga, stringendosi le ginocchia al petto con lo sguardo rivolto all’immensa massa scura che si muoveva davanti a lei. Le si avvicino e gli poggiò dolcemente la giacca sulle spalle coperte solo dal leggero copri spalle in cotone, lei si scostò piano e, alzatasi si allontanò di qualche passo, avvicinandosi all’acqua.
<< Te l’hanno detto? >> gli chiese con voce flebile senza guardarlo.
<< No >> rispose lui << Ho preferito venire a cercare te piuttosto che prendere un caffè con i tuoi genitori >> abbozzò un sorriso che gli si spense subito << Comunque credo sia tuo compito parlarmene >> il silenzio calò fra i due.
 Le onde arrivavano piano sulla spiaggia e le bagnavano i piedi nudi, lui continuava a guardarla con occhi sognanti: ora ne era certo, era la creatura più bella che avesse mai visto.
Ma non era perfetta.
Nick se ne accorse quando il vento la invase e il vestito svelò le forme nascoste del suo corpo. Sbiancò, sentiva il sangue raggelarsi nelle vene e le gambe tremargli.
<< Jen, perché sei scappata di casa? Voglio la verità... questa volta >> sussurrò più serio che mai.
<< Da come mi parli sembra che tu lo sappia già >> rispose lei voltandosi finalmente e guardandolo negli occhi.
<< Ho bisogno che tu me lo dica ad alta voce, quello a cui sto pensando non è... >> si passò una mano fra i capelli sconvolto << Ti prego dillo e basta >>
Jen si morse il labbro, era arrivato il momento, quello a cui aveva pensato per mesi, dovette fare ricorso a tutta la sua forza di volontà e al suo coraggio per non darsela a gambe levate, si concentrò e puntò tutte le sue forze in quelle uniche due parole che avrebbero potuto distruggere in un attimo tutto il suo mondo, come già avevano fatto in passato.
<< Sono incinta >>
Niente incertezza, nessuna esitazione, la frase risuonò candida e fluida nell’aria ma colpì Nick come una coltellata al cuore. Sentì improvvisamente la testa girargli, la terra gli mancò da sotto i piedi, fu come se tutto fosse scomparso, il suono del mare, il rumore delle macchine sull’autostrada, non sentiva più nulla, solo quella frase ripetuta in continuazione. Era incinta. Con la mano cercò istintivamente un appiglio senza, però, riuscirci e si ritrovo in pochi secondi inginocchiato per terra. La ragazza lo raggiunse abbassandosi accanto a lui.
<< Nick.. >> lo chiamò dolcemente accarezzandogli la fronte ma la reazione istintiva del ragazzo fu di scansarsi, la scosto bruscamente e si mise seduto con la testa fra le ginocchia. Una lacrima gli rigò il viso.
<< Nick, senti! >> riprovò prendendogli la mano, questa volta la lasciò fare e sussultò quando le sue dita lo guidarono fino a toccare il lucido tessuto nero che le copriva il ventre. Era gonfio, riusciva a sentirlo ma non quanto si aspettava, il vestito riusciva a nasconderlo benissimo, e nessuno guardandola l’avrebbe notato. Il ragazzo alzò gli occhi lucidi incontrando quelli di lei in cerca di una spiegazione.
<< Sono quasi quattro mesi >> rispose lei decifrando il suo sguardo << Fino ad ora è stato facile nasconderlo con felpe e giacche, ma tra qualche settimana sarà molto più evidente >> strinse la mano del ragazzo ancora di più a sé non permettendogli di scostarla << Non ho mai avuto grandi amici, conoscenti tanti ma nessuno a cui fossi davvero legata. Quando ho scoperto di essere incinta mi sono ritrovata da sola e, da ingenua, pensavo che gli unici che potessero aiutarmi fossero i miei genitori. Glielo dissi subito dopo avere avuto la conferma, mi aspettavo che mi aiutassero, che mi sostenessero ma mi sbagliavo di grosso. Mia madre andò fuori di testa, disse che non potevo essere sua figlia, mio padre era sotto shock e alla fine mi cacciarono via >>
<< E il padre? >> chiese fissando davanti a sé un punto nel buio.
<< Lui è stata la mia seconda porta in faccia >> cominciò lei abbassando lo sguardo << Non sapevo dove andare quella notte, così camminai fino a casa sua e gli chiesi di ospitarmi. Rifiutò ovviamente. Lui non era il mio ragazzo, io ero stata solo una delle tante. Una notte sola, giusto per divertimento. Io ero innamorata di lui fin dal primo anno di liceo, che stupida >> sorrise e sbatté forte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime << È successo qui sai? Su questa spiaggia, è qui che ho fatto l’errore più grande della mia vita. C’era una festa laggiù >> indicò con la mano un punto poco lontano da dove erano loro << C’era alcool a fiumi e perfino un po’ di droga, io di solito non partecipavo ad eventi del genere ma quella sera avevo deciso di divertirmi, quella sera volevo lasciarmi andare. Dopo poco ero ubriaca fradicia e, sfortunatamente per me, Jake mi aveva scelta come sua preda >>
<< Era lui vero? Il ragazzo al bar, una settimana fa >> domandò stringendo i pugni.
Jen annuii.
<< Come hai potuto nascondermelo per tutto questo tempo? >> sussurrò piano con voce rotta.
<< Come potevo dirtelo, Nick? Ogni volta che l’ho confessato a qualcuno mi sono ritrovata per strada, non potevo permettermi di perdere anche te. Non posso vivere senza di te e non sono pronta a dirti addio >>
Si guardarono negli occhi per un instante infinito, poi il ragazzo la tirò a sé e l’abbracciò forte.
<< Io non ti abbandonerò, piccola Jen. Non lo farò mai >> le disse all’orecchio.
<< Me lo prometti? >> gli chiese lei stringendosi a lui con tutta la forza che aveva.
<< Te lo giuro. Non dovrai affrontare più tutto questo da sola. >> le baciò la fronte e tornò a stringerla.
 
4:37
Nick era poggiato allo stipite della porta fissando la ragazza addormentata sul letto. Era crollata subito fra le sue braccia e indossava ancora il vestitino. Sorrise dolcemente guardando i lunghi ciuffi di capelli che le coprivano il volto e la facevano sembrare così buffa. Lo stomaco gli si attorcigliò per l’ennesima volta sentì le palpebra pulsare mentre cercava di ricacciare indietro le lacrime. Senza fare rumore entrò in cucina e si chiuse la porta alle spalle. Afferrò il telefono disperato e compose il numero senza pensarci.
Squillava. Avanti, rispondi, rispondi!
“ Ehilà chiunque siate! Qui è la segreteria telefonica di Joe. Al momento sono impegnato a lottare contro un drago quindi se volete lasciarmi un messaggio fatelo dopo il beep”
Il beep arrivò e Nick si ritrovo a cercare le parole adatte da dire.
<< Joe, sono.. >> non riuscì a terminare la prima frase che esplose in un pianto incontrollabile, l’aveva trattenuto fin troppo forse << Joe, aiutami ti prego >> riuscì solo a dire, poi attaccò.




**********
Vi avevo detto che avrei postato per Pasqua? Beh eccomi qui.
Sono rimasta sveglia fino alle 2 passate stanotte ma alla fine l'ho finito! Consideratelo come il mio regalo di Pasqua per voi ;)
Beh penso che il capitolo si commenti da solo. 
Se qualcosa non è chiaro, chiedete pure :D
Il segreto di Jen è stato svelato, l'avevate indovinato? 
Nel prossimo capitolo ci sarà qualche special guest, vi avverto.

Grazie mille a tutti che leggete e recensite.
Un bacio
-cla

PS AUGURI A TUTTI!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


<< In realtà non sono mai andata pazza per ospedali, medici o cose del genere >> ammise la ragazza passandosi una mano fra i capelli e tirando indietro il ciuffo che le ricadeva sugli occhi, Nick seduto sull’altro lato del bancone roteò gli occhi sorridendo << Ho cercato sempre di starne alla larga, ne ho una paura folle >>
<< La paura passa Jen, bisogna farci solo l’abitudine >> poggiò la mano su quella della ragazze intrecciando le dita e stringendola forte << Credimi, io ci sono passato >>
Jen abbassò lo sguardo maledicendosi, si portò velocemente la mano libera al viso mentre si sentiva le guance avvampare.
<< Giusto, il diabete >> sussurrò imbarazzata << Scusami, io.. non ci ho pensato >>
<< Non preoccuparti >> disse dolcemente lasciandole un bacio sul dorso della mano che stringeva << Il diabete è una parte di me, non una delle più belle, certo >> ridacchiò << Ma comunque fa parte di quello che sono e non mi dà fastidio parlarne >>.
<< Vorrei essere forte quanto te >> confessò sottovoce la ragazza.
<< Tu non sei forte quanto me, Jen. >> iniziò incastonando il suo ipnotico sguardo color noce nei suoi splendenti occhi verdi << Tu sei molto più forte di me. Tutto quello che hai passato, tutto quello che stai passando... Tu sei la persona più forte che io conosca >>
<< Lo credi davvero? >> domandò stupefatta
<< Certo >> sorrise e la ragazza ricambiò << Allora, ce la facciamo ad affrontare questa dannata visita dal ginecologo? >>
<< Si >> annuì decisa lei << Ma se non ti dispiace mi farò accompagnare da Maya, almeno per ora. Sai, tra ragazze... >>
<< Come desideri >> acconsentì alzandosi per poi avvicinarsi alla ragazza e baciarla teneramente.
Il suono acuto del citofono li interruppe.
<< Vado ad aprire >> gli soffiò Jen sulle labbra prima di schioccarli un altro piccolo bacio e incamminarsi verso l’ingresso. Saltellò allegramente sorridendo presa da una strana sensazione di felicità, la larga felpa azzurra che indossava sui jeans oscillava da una parte all’altra seguendo i movimenti del corpo della ragazza, mentre si avvicinava alla porta il campanello risuonò di nuovo forte e chiaro.
<< Eccomi >> esclamò facendo scattare la serratura del portone ed aprendolo, poi si fermò confusa ad osservare le due figure che aveva davanti.
<< Ciao >> salutò con una strana aria il primo lanciandole un eloquente sguardo da dietro le lenti dei suoi Carrera neri. Non era eccessivamente alto, aveva corti capelli alzati a spina e una leggera barbetta lasciata incolta. Jen lo squadrò l’ennesima volta, non aveva l’aspetto di un ragazzo tranquillo eppure qualcosa, che non riusciva a cogliere, le trasmetteva sicurezza.
La ragazza si trovò così presa dall’analizzare questo nuovo personaggio da non accorgersi di chi gli era accanto, fino a quando la sua voce non la richiamò. Era un altro ragazzo dai corti capelli ricci e i profondi occhi verde smeraldo appena visibili dietro ai dorati Ray-Ban a goccia.
<< Noi siamo... >> cominciò quest’ultimo ma si interruppe subito quando Nick apparve alle spalle di Jen.
<< Joe? Kev? >> esclamò lui con voce tremante spalancando gli occhi.
<< Ehilà fratellino >> salutò sorridente il riccio.
Si fissarono per un secondo, uno solo, poi Nick gli si gettò al collo coinvolgendoli entrambi in un grande abbraccio.
<< Non posso credere che siate davvero qua >> esclamò ancora incredulo.
<< In realtà non siamo qua per davvero, quello che vedi sono ologrammi >> ridacchiò quello che Jen riconobbe per Joe mentre scioglieva l’abbraccio. Nick restò a fissarlo guardingo analizzando il fratello, una scintilla di terrore gli brillava negli occhi. Tutto scomparve quando Joe lo attirò dal collo e lo abbracciò di nuovo, Nick strinse la presa e sentì i pezzi del suo cuore tornare al loro posto, lì dov’erano più di un anno prima.
<< Entrate, dai! >> li esortò dopo qualche secondo e i due non se lo fecero ripetere una seconda volta << Lei è Jen, la mia ragazza >> disse prendendole la mano e stringendola mentre il suo cuore non accennava a rallentare.
<< Piacere, io sono Kevin >> si presentò il riccio stringendole la mano libera.
<< Ed io Joe >> aggiunse il fratello facendo lo stesso.
<< Sono molto contenta di conoscervi >> rispose cordialmente la ragazza << Io purtroppo,però, devo scappare, mi dispiace. Spero restiate qui per un po’ mi piacerebbe fare due chiacchiere >>
<< Ogni volta che arriva un qualsiasi membro della mia famiglia tu scappi via >> ridacchiò Nick.
<< Ma Nick... >> rispose lei dandogli un leggero colpo sulla spalla << Ho la visita, l’hai dimenticato? >> sussurrò mentre le sue guance pallide prendevano improvvisamente colore.
<< Giusto, mi era passato di mente >> disse baciandole la fronte << Vai o farai tardi >>
La ragazza annuì e si avvicinò alla porta.
<< Ehi >> la fermò Nick << Mi chiami appena hai finito, vero? >> domandò mentre la preoccupazione lo assaliva, bastò il sorriso di Jen per far scomparire tutto.
<< Certo >> disse, poi uscì.
 I tre fratelli rimasero immobili a fissarsi per un qualche minuto incerti su cosa dire poi fu Joe a rompere il silenzio.
<< Allora, che succede? >> domandò curioso e preoccupato allo stesso tempo.
Nick li fissò e abbassò lo sguardo guardandosi le scarpe, come poteva dirglielo?
<< Nick! >> continuò impaziente << Avanti! >>
<< Jen è... beh lei... aspetta un bambino >> sussurrò in un soffio ma i fratelli lo sentirono forte e chiaro. Joe si portò una mano alla bocca e si voltò incredulo, una strana scintilla brillava nei suoi occhi.
<< Che diamine hai combinato, Nick? Che cazzo hai fatto? >> iniziò a urlare << Hai solo ventuno anni, come farai a crescere un figlio? E poi lei quanti anni avrà? Sedici? Dio, Nick che casino >>
<< Non sei tu il padre, vero? >> si intromise tranquillo Kevin mentre il fratello ancora sbraitava. Nick annuì deciso e gli rivolse uno sguardo per ringraziarlo, la calma e la comprensione erano sempre state le qualità migliori del maggiore.
<< No, non sono io il padre. Ma tu.. >>
<< Come facevo a saperlo? Mamma e papà mi avevano parlato di Jen e della sua situazione, ho semplicemente fatto due più due >> alzò le spalle << Sei certo di quello che stai facendo? >> domandò, poi, serio.
<< Si, lo sono >> rispose con altrettanta serietà << Non dico di essere pronto a questa situazione, né di essere in grado di affrontarla ma ho preso la mia decisione e sono convinto a seguirla >>
<< Penso di aver saltato qualche passaggio >> esclamò Joe che sembrava essersi calmato. Nick sorrise.
<< Andiamo, vi racconto tutto >> disse incamminandosi verso il corridoio.
Si sistemarono nella stanza della musica, sul divano: Kevin sulla destra, Nick al centro e Joe sulla sinistra, esattamente ai posti in cui sedevano ogni giorni più di anno prima. Tutte e tre si sorpresero di come gli era sembrato così naturale quel gesto ma nessuno lo diede a vedere.
Nick cominciò dall’inizio della storia e la raccontò tutta, senza omettere niente, nessun particolare gli sfuggì e nessuno ne nascose come aveva fatto, invece, con i genitori. Loro erano i suoi migliori amici, loro avevano sempre saputo tutto e così doveva continuare ad essere. Joe e Kevin ascoltarono in silenzio presi dalla storia, sui loro volti si alternavano sorrisi e espressioni preoccupate, a volte Kevin corrugava la fronte e Joe si passava una mano sul volto ma nessuno dei due osava interrompere il fratello. Sentimenti così diversi e strani li attraversavano: pena per Jen, orgoglio per Nick, preoccupazione per quello che li attendeva ma soprattutto rabbia contro loro stessi per non essere stati lì.
<< Mi sento una merda >> iniziò Joe con le mani fra i capelli quando il fratello terminò la storia << Mi dispiace davvero tanto di non esserci stato >>
<< Lo stesso vale per me >> aggiunse Kevin mentre Nick li guardava confusi.
<< Ma che state dicendo? È stata colpa mia! >> esclamò alzandosi in piedi, poi si rivolse a Joe << Ho tradito la tua fiducia, ho rovinato il nostro rapporto di una vita! >> si voltò verso Kevin << E tu, tu hai una famiglia cui pensare, una moglie ed un figlio, non puoi preoccuparti anche di me >>
<< Non prenderti tutta la colpa >> rispose Joe << Ho lasciato che una stupida donna rovinasse tutto quello che siamo. Lei mi aveva già tradito, la nostra relazione era già sull’orlo del precipizio e non credere che non mi fossi accorto di come la guardavi, te n’eri innamorato e questo mi faceva così rabbia che ho continuato a stare con lei in attesa solo di un tuo passo falso. Non si trattava più di me e Beth, eravamo solo noi Nick, io e te >>  
Nick lo osservò in silenzio, quella rivelazione l’aveva ferito ma allo stesso tempo gli aveva tolto un’enorme peso. Sorrise, quella storia era andata avanti per fin troppo tempo.
<< Finiamola qua >> disse dopo qualche secondo << Abbiamo entrambi una parte di colpa, quindi siamo pari, giusto? Buttiamoci tutto alle spalle >>
<< Certo >> annuì il fratello abbracciandolo << E sappi che noi saremo sempre qui per te >>
<< Sempre >> ripeté convinto Kevin posandogli una mano sulla spalla << Solo, posso chiederti una cosa? >> domandò poi ridacchiando.
<< Certo, dimmi >> rispose Nick.
<< Che ci fa Britney Spears appesa nel mio angolo? >>
 
Il rumore del portone di casa che si apriva richiamò i ragazzi che avevano passato l’ultima ora a suonare e scherzare come ai vecchi tempi.
<< Credo che Jen sia tornata >> disse Nick ma fu un’altra voce femminile, diversa da quella di Jen a risuonare per la casa.
<< Ma insomma! Qual è la mia sorpresa? >> stava urlando Maya.
<< Ora vedrai, un momento di pazienza >> ridacchiava Jen.
I tre trattennero una risata, si guardarono e gli fu chiaro all’istante cosa dovevano fare, nonostante fosse passato del tempo riuscivano ancora perfettamente a leggersi negli occhi.
Il suono delle chitarre che Kevin e Nick avevano in mano riempì la stanza fino a raggiungere le orecchie delle ragazze, Joe iniziò a cantare.
Maya si fermò impietrita, conosceva perfettamente quella melodia, l’avevano scritta per lei, e quella voce così calda e profonda non l’avrebbe mai confusa con nessun’altra.
 
“You know when the sun forgets to shine
I'll be there to hold you through the night
We'll be running so fast, we can fly tonight
And even when we're miles and miles apart 
You're still holding all of my heart
I promise it will never be dark
I know…we're inseparable”

 
La ragazza corse fino alla stanza seguita dall’amica e arrivata sulla porta lanciò un urlo per poi gettarsi sui due amici con le lacrime agli occhi.
<< Non ci credo! I miei Jonas Brothers sono tornati! >>






***************
E dopo un periodo di pausa, rieccomi qua! 
Mi scuso davvero per il ritardo ma penso che sappiate quanto sa incasinato questo periodo con la scuola.
Allora tornando a noi... due ospiti speciali in questo nuovo capitolo: Kevin e Joe.
Beh non potevano di certo mancare e chissà cosa succederà ora che ci sono anche loro.
Anche perchè buoni sono aumentati ma i cattivi continuano a tramare nell'ombra u.u
Non manca molto al termine della storia 2 o 3 altri capitoli e sono contenta che voi continuiate a seguirla.

Grazie mille a chi legge ma soprattutto a chi perde tempo anche a commentare 
Spero vi sia piaciuto anche quest'ultimo capitolo.
Alla prossima (che spero sarà al più presto )
-cla

PS io continuo a dirvelo, passate dalla storia della mia migliore amica, fatela contenta dai!
CLICCATE QUI

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Joe era seduto su quel divano ad aspettare da dieci minuti, non aveva fretta ma quell’attesa lo stava snervando. Diede un’altra occhiata in giro osservando la disposizione dei mobili e i quadri appesi alle pareti ma c’era davvero poco di diverso da quando era stato in quella stanza per l’ultima volta.
<< Se sei occupata posso ripassare, davvero >> urlò per l’ennesima volta e la sua voce nervosa si disperse per la casa.
<< No! >> rispose una voce molto più acuta dalla camera da letto << Sono quasi pronta, un minuto e sarò tutta tua... per mezz’ora più o meno, perché poi ho da fare >>
<< D’accordo, nanetta >> ridacchiò il ragazzo mentre si alzava e osservava le foto appese alla parete.
<<  Joseph! Non mi chiami più in quel modo da quando avevamo dodici anni e preferirei continuassi a non farlo >> rispose di ribatto la ragazza.
<< Come vuoi che ti chiami, allora, signorina? Ragazza-Kungfu? Capelli-di-seta? >> rise di gusto questa volta, fiero della battuta e consapevole che alla ragazza non sarebbe piaciuta.
<< Credo che Maya andrà bene >> rispose lei sorridendo mentre entrava in soggiorno.
Joe si voltò a guardarla e si irrigidì improvvisamente, da quando la sua pulce era diventata così... stupenda? Fu quella la parola che comparì nella sua mente  e si vergognò di sé stesso per averla pensata. Scosse la testa e distolse lo sguardo dalle sue gambe abbronzate lasciate scoperte dal corto vestito di seta blu. Focalizzò la ragione per la quale era andato a parlare con lei e prese un respiro, non sapeva cosa gli stesse succedendo, non l’aveva mai guardata in quel modo e non poteva permettersi di farlo.
<< Mi aiuteresti con la zip? Non ci arrivo >> ridacchiò tranquilla lei inconsapevole di cosa, quella semplice richiesta, avesse scatenato nell’amico.
Joe era lì, indeciso su cosa fare, cercando di cacciare via tutti i pensieri che gli offuscavano le mente e le sensazioni che gli annodavano lo stomaco ma l’unica cosa giusta da fare in quel momento sembrava fuggire a gambe levate da una finestra.
<< Allora? >> lo riscosse la ragazza << Mi aiuti si o no? >>
<< Certo >> rispose in un soffio e con passi lunghi e rigidi la raggiunse posizionandosi alle sua spalle. Esitò qualche istante davanti alla candida schiena della ragazza lasciata scoperta dal vestito aperto poi afferrò lentamente la zip ed iniziò a chiuderla sfiorando piano la pelle liscia e lasciando per un istante che la sua mente fosse invasa da strani pensieri, che non l’avevano mai sfiorato prima ma che in quel momento sembravano totalmente naturali.
<< Sono contenta che siate tornati >> disse lei, imbarazzata dal contatto con la mano calda del ragazzo, mentre un brivido la percorreva da capo a piedi << Non ripartirete subito, vero? Abbiamo bisogno di voi >>
Joe tacque soprappensiero, la ragazza si voltò verso di lui e loro occhi color cioccolato si incontrarono.
<< Sei bellissima, con chi esci stasera? >> domandò cercando di sembrare naturale e sperando che il suo tono di voce non facesse trasparire nulla.
<< Esco con il mio ragazzo, David >> rispose lei sforzandosi di sorridere.
A Joe non sfuggì e le lanciò uno sguardo confuso in cerca di una spiegazione.
<< Le cose non vanno tanto bene >> si limitò a rispondere lei guardandosi le alte scarpe col tacco, prese un lungo respiro e scacciò tutto ciò che le affollava la mente << Allora! >> esclamò sorridendo << Di cosa dovevi parlarmi? >>
Joe restituì il sorriso mentre riprendeva in mano la situazione ritrovando il motivo per cui era finito lì.
<< Ho una proposta da farti >> disse quindi poggiando le mani sulle spalle della ragazza.
<< Dimmi >> rispose Maya più curiosa che mai.  
 
Nella casa accanto, nel frattempo, Jen e Nick erano accoccolati sulle morbide lenzuola del letto. Il silenzio regnava sovrano e Jen, con la testa poggiata sul petto del ragazzo, riusciva a sentire il tamburellare del suo cuore, forte e ritmico. Chiuse gli occhi mentre una mano calda le attraversava i capelli e si fece cullare dal movimento del petto di Nick che si alzava ed abbassava ad ogni suo respiro.
<< Ancora non ci credo >> sussurrò rimanendo con gli occhi chiusi e senza spostarsi di un millimetro.
<< A cosa? >> chiese sorridendo lui giocherellando con una ciocca di capelli della ragazza.
 << Che siamo ancora insieme, che tu mi abbia permesso di rimanere con te >> rispose alzando le spalle come per far capire quanto quella frase fosse ovvia.
<< Era mio dovere >> disse dopo qualche istante Nick, del tutto sicuro di sé.
<< No, non lo era. Non lo era per niente, avevi tutto il diritto di lasciarmi. Stare con me significa diventare padre, quale ventunenne vuole questo? >> esclamò sistemandosi seduta davanti al ragazzo.
<< E quale diciannovenne vuole rinunciare alla Columbia e diventare madre? >> ribatté lui sistemandosi sui cuscini.
<< Non è la stessa cosa, Nick, lo sai. Io non ho avuto scelta. >> disse seria abbassando lo sguardo.
<< Eppure un’alternativa c’era. È stata una tua scelta seguire questa strada >> la ragazza gli lanciò uno sguardo sconvolto.
<< Stai parlando dell’aborto? No, quella non era un’alternativa! Non lo è mai stata! >> alzò la voce alterata ma Nick le afferrò le mani che avevano iniziato a tremare convulsamente.
<< Neanche abbandonarti è stata mai un’alternativa per me. Non era minimamente concepibile come non lo era l’aborto per te, io tengo te, tu tieni lui. Quindi rimarremo insieme, tutti e tre >>
Jen annuì commossa e lo abbracciò stringendosi a lui, Nick le baciò teneramente i capelli.
<< Posso farti una domanda? >> domandò lui dopo qualche istante << Hai già pensato al nome? >>
La ragazza annuì ancora stretta al suo petto, poi scostò di poco il volto per poter parlare.
<< Se è maschio si chiamerà Christopher, come mio padre >> Nick le lanciò uno sguardo confuso e lei sorrise << Lo so che può sembrare strano dopo tutto quello che è successo ma lui è ancora la persona a cui tengo di più al mondo e, nonostante non abbia fatto nulla quando mia madre mi ha cacciato, penso che anche lui tenga ancora tanto a me. È l’uomo più forte e premuroso del mondo e voglio che mio figlio sia come lui >>
<< Capisco perfettamente, credimi. Ma... se fosse femmina? >> ridacchiò divertito.
<< Non lo so. Ci devo ancora pensare >> sussurrò facendo spallucce << Ho ancora un po’ di tempo per decidere >>
Qualcuno dall’altra parte della porta bussò richiamando l’attenzione dei due ragazzi e pochi secondi dopo un raggiante Kevin spuntò nella stanza.
<< Disturbo? >> domandò e il fratello gli fece segno di entrare << Nick, c’è qualcuno al telefono per te >> disse quindi passandogli il suo cellulare con uno strano sorriso.
<< Pronto? >> esclamò dopo aver afferrato il telefono e averlo portato all’orecchio.
<< Zio Nick! >> urlò dall’altra parte della cornetta una vocina cristallina.
<< Campione! >> urlò a sua volta Nick mentre un enorme sorriso gli si dipingeva in faccia << Come stai? >>
<< Bene zio! Ormai sono grande, ho quattro anni! Lo sai che papà per il compleanno mi ha comprato una pianola? È bellissima, ma mi ha detto che per usarla devi insegnarmi tu! >>
<< Sarà un onore per me, Tommy, essere il tuo maestro >> disse sorridendo sentendosi stringere il cuore, quel piccoletto gli mancava davvero tanto.
<< Si! Ma dobbiamo iniziare subito! Voglio diventare il più bravo del mondo a suonarla! >>
<< Vedrai che lo diventerai, appena ci vediamo ci mettiamo al lavoro e suoneremo tutto il giorno, tutti i giorni >> dall’altro capo del telefono si sentì un urlo entusiasta.
<< Non vedo l’ora! Ora, però, ti passo la mamma va bene? >> sentì dire al bambino con un tono di voce più che dispiaciuto.
<< D’accordo campione, ci sentiamo >> salutò ancora sorridendo.
Per un momento dalla cornetta non arrivò nessun suono poi qualcuno parlò.
<< Pronto? >> disse la ragazza e una morsa stritolò lo stomaco di Nick, se Thomas gli era mancato tanto a Danielle aveva pensato tutti i giorni, lei era come una sorella maggiore per lui.
<< Dani >> sussurrò teneramente passandosi una mano fra i capelli.
<< Ehi piccolo >> rispose con altrettanta dolcezza la ragazza e Nick cercò di ricordare l’ultima volta che aveva sentito la sua voce, doveva essere passato qualche mese ma gli sembrava un’eternità a dire il vero
<< Non ho più quattordici anni, Dani. Sono cresciuto >> ridacchiò il ragazzo.
<< Tu sarai sempre il mio piccolino Nicholas, ricordalo >> la sua risata cristallina risuonò perfettamente dall’altro capo e Nick sorrise sentendola << Kevin mi ha raccontato tutto, come va? >>
<< Se ci fossi tu andrebbe meglio ma ce la caviamo comunque >>
<< Tra poco vi sarò molto più d’aiuto, vedrai >> ridacchiò lei e Nick aggrottò le sopracciglia confuso.
<< Che vuoi dire? >> domandò mentre la porta si riapriva e Joe faceva capolino nella stanza.
<< Non è mio compito parlarne Nick, fatti spiegare dai tuoi fratelli e poi richiamami >>
<< D’accordo >> rispose il ragazzo ancora più confuso che mai e sentì Danielle riattaccare << Ok, Kevin sputa il rospo! >> esclamò facendo scostare di poco Jen che era poggiata alla sua spalla.
I fratelli si lanciarono strani sguardi e scoppiarono a ridere, Kevin si sedette sul letto rimanendo in silenzio come per prepararsi un discorso poi iniziò a parlare.
<< Vedi, la tua chiamata non è stata l’unica ragione per la quale siamo venuti a New York. Certo, appena ci hai chiamati siamo subito corsi qui ma io ci sarei comunque venuto perché il mio capo mi ha offerto una promozione e, se l’accettassi, io Danielle e Thomas ci dovremmo trasferire qui. In questi tre giorni mi sono dato da fare per trovare una casa ma non ci ero riuscito, fino a stamattina... >> un enorme sorriso comparve sul volto di Nick mentre il cuore gli batteva sempre più forte << È una villetta molto carina, me la posso permettere e dista un centinaio di metri da qui >>
<< Ti trasferisci qui? >> chiese il piccolo euforico e Kevin annuì << Ma intendi definitivamente, vero? >>
<< Certo Nick, si definitivamente >>
<< Ma è perfetto! >> urlò << Tu, Dani e Tommy dall’altra parte della strada e Joe, tu puoi ritornare nella tua camera, Jen dormirà qui con me. Tornerà tutto come ai vecchi tempi. >> una strana luce brillava negli occhi di Nick, non si sentiva così felice da tempo.
<< Non credo che vada bene così, Nick >> si intromise Joe e la fiamma si spense negli occhi del fratello << Quella camera vi serve, non ora certo, ma vi servirà ed io mi sentirei decisamente di troppo qui >>
<< Si ma tu non puoi andare via. Devi rimanere qui, non puoi abbandonarmi >> la voce tremante del ragazzo sorprese Jen che gli strinse le mani intorno al braccio, lo aveva già visto soffrire per i suoi fratelli ma mai così.
<< Non sto dicendo che andrò via, Nicky. Tranquillo. Rimarrò qui anch’io ma non in questa casa >> lo tranquillizzò il fratello e Jen sentì il ragazzo rilassarsi sotto la sua stretta.
<< E dove starai? >> domandò preoccupato.
<< Da Maya >> ridacchiò divertito Joe << Ci ho appena parlato e per lei va bene >>
Nick sorrise ancora incredulo e si lanciò ad abbracciare i fratelli, finalmente erano di nuovo insieme.
 
Jen entrò in soggiorno nervosa passandosi le mani fra i capelli e si sorprese che la luce della cucina fosse ancora accesa.
<< Ehi >> le sussurrò Kevin dallo sgabello su cui era seduto.
<< Ehi >> sorrise lei incontrando il suo sguardo smeraldo << Che fai ancora in piedi? >>
<< Dovevo fare una telefonata di lavoro, cose noiose. Tu? Non riesci a dormire? >> lei scosse la testa e si sedette accanto a lui.
<< Ti preparo la tisana segreta di mia madre, quando Danielle aspettava Tommy la faceva addormentare come un sasso, è incredibile vedrai >> ridacchiando balzò in piedi e si diresse verso i fornelli.
<< Vostra madre mi odia ora, vero? >> domandò la ragazza dopo qualche minuto di silenzio.
<< Credo che mia madre non sia geneticamente programmata per odiare, lei vuole bene a tutti e da come parlava di te penso che ci tenga davvero tanto >> rispose tranquillo ma Jen non si convinse.
<< Si ma tutto questo quando ancora ero una povera senzatetto che Nick ospitava, ora è tutto diverso >> replicò convinta.
<< Io non credo che sia così, ma se non ti fidi dei miei giudizi te lo posso far dire da lei direttamente >> sorrise lanciandole un’occhiata e tirò fuori dalla tasca il lucente Blackberry.
<< Non credo sia il caso, Kevin. È davvero tardi >> protestò la ragazza ma lui non la stette a sentire e, composto il numero, impostò il vivavoce.
<< Kevin! >> la voce della donna risuonò per tutta la stanza e Jen sperò che né Nick né Joe si svegliassero.
<< Ehi mamma, mi dispiace per l’orario >> rispose lui dolcemente.
<< Non ti preoccupare tesoro, ma è successo qualcosa? >> domandò preoccupata e Kevin si affrettò a risponderle.
<< No, no, niente, tranquilla e solo che sono qui con Jen e... >> non riuscì a finire la frase che già la donna iniziò a urlare.
<< Jen! Cara, come stai? Che ci fai ancora sveglia? Hai bisogno di dormire, lo sai. Sono stata così in pena per te, non posso credere a tutto quello che hai dovuto affrontare. Non hai idea di quanto mi dispiaccia. Spero che ora vada meglio >>
<< Si, signora, va molto meglio ora. Beh tutto grazie ai suoi figli, in realtà. >> rispose imbarazzata la ragazza, non riusciva a credere che nonostante il modo in cui aveva sconvolto la vita di Nick lei continuasse a preoccuparsi per lei. L’immagine di sua madre che la cacciava via le comparve in mente e le lacrime iniziarono a scendere indisturbate. Kevin le sorrise riuscendo a tranquillizzarla.
<< Sono sicura che sei in buone mani, Jen. E per qualsiasi cosa io ci sono sempre, chiamami quando vuoi, a qualsiasi ora >>
<< Grazie, grazie davvero >> rispose con voce roca asciugandosi gli occhi.
<< Prego tesoro, ora forza, vai a dormire e non piangere >> risuonò la voce della donna nel tono più dolce possibile e la telefonata finì.
Kevin porse la tazza piena alla ragazza.
<< Che ti avevo detto? >> ridacchiò e la ragazza annuì sorridendo.
La porta del corridoio in quel momento si aprì ed un Nick molto assonnato entrò in cucina. Si stropicciò gli occhi e si avvicinò a Jen abbracciandola da dietro e lasciandole un bacio sulle tempie.
<< Che state combinando? >> chiese sbadigliando e Jen bevve un lungo sorso di tisana sorridendo,
<< Kevin mi ha aiutato a scegliere il nome se il  bambino si rivelerà una bambina >> disse lanciato uno sguardo al ragazzo che li guardava soddisfatto.
<< Ah si? E qual è questo nome straordinario? >> ridacchiò curioso.
<< Denise >> rispose lei senza esitazione e fece l’occhiolino a Kevin. 




**************
In un ritardo assurdo ma eccomi qui! Mi dispiace ma sono stata in gita e non sono riuscita a postare prima però il capitolo è bello lungo quindi mi potete perdonare ;)
Mi dispiace, lo so di non averlo scritto al meglio ma spero che vi piaccia comunque.
Alloooora, 
prima di tutto è una nuova coppia quella di Joe e Maya? Si formerà? E chi lo sa...
beh per quanto riguarda loro mi è venuta l'ispirazione a Firenze durante la gita e mi sono convinta a inserirlo nella storia.
Ma se siete curiosi di sapere cosa succederà dovete continuare a leggere.

Il prossimo capitolo sarà il penultimo probabilmente quindi spero continuiate a seguire la storia fino alla fine.
Manca davvero poco!

Grazie a tutti colore che leggono ma soprattutto a chi recensisce anche se siete davvero pochi.
Alla prossima, quindi.
Un bacio,
-cla 


PS Ho postato due OS se vi va di leggerle mi farebbe piacere sapere il vostro parere.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


<< Maya sei stupenda >> esclamò Jen entusiasta mentre l’amica volteggiava davanti allo specchio vicino al camerino.
<< Lo trovo troppo corto >> borbottò subito Nick strofinandosi il mento con una mano.
<< Mi spiace contraddirti fratellino ma sono d’accordo con la tua ragazza >> si intromise Joe incrociando per l’ennesima volta lo sguardo con la bruna di fronte a lui << Sei splendida >>
Maya abbassò gli occhi imbarazzata accennando un sorriso e non vide il ragazzo schivare prontamente la gomitata del fratello.
<< Un tempo me li potevo permettere anch’io questi vestiti, erano bei tempi >> sospirò Jen osservando i numerosi abiti che la circondavano.
<< Parli come un’ottantenne >> ridacchiò Joe posandole una mano sulla spalla.
<< No, parlo come una diciannovenne che si ritrova ad andare in giro con un cocomero al posto della pancia >> sospirò la ragazza indicandosi l’evidente pancione che neanche il lungo trench riusciva a nascondere.
<< Cocomero o no sei bellissima >> sentenziò Nick cingendole i fianchi << E comunque, se ci tieni tanto, fra tre mesi li potrai indossare di nuovo questi vestiti >>
<< Ma certo, li indosserò per allattare Chris! >> ridacchiò la ragazza poi si avvicinò all’amica << Andiamo, ti aiuto a cambiarti >> la tirò per il braccio e scomparvero entrambe dietro alla tendina blu.
<<  Che diamine ti prende? >> esclamò Joe avvicinandosi al reparto maschile seguito dal fratello.
<< No, che diamine prende a te! >> ribatté il minore << Che stai combinando con Maya? >>
<< Nulla >> rispose tranquillo alzando le spalle e continuando a camminare spedito tra le pile di felpe.
<< Pensi che non mi sia accorto di niente? >> domandò Nick seguendolo.
<< Viviamo insieme da un mese ed è tutto apposto, non capisco a cosa ti riferisca >>
<< Joe! >> lo afferrò per il braccio costringendolo a fermarsi << Non scherzare con lei! È stata innamorata di te per anni senza avere neanche il coraggio di confessarmelo, non credo proprio sia il caso >>
<< Ma credi che stia giocando? Maya è una delle persone più care che ho, non so come mi sia trovato in questa situazione eppure eccomi qua, mi sono innamorato di lei. Cosa dovrei fare secondo te? >>
Nick restò a fissare il fratello sconvolto per un po’, aveva davvero detto di essere innamorato della sua Maya? Non poteva essere vero.
<< Joe.. Non farla soffrire >> riuscì solo a dire per poi voltarsi e ritornare al camerino dalla quale stavano uscendo le due ragazze.
I quattro uscirono dal negozio e dopo varie discussioni decisero di andare a mangiare qualcosa. Si incamminarono, quindi, per le affollate strade della metropoli dirigendosi verso un piccolo ristorante che frequentavano spesso. Non era molto distante dal punto in cui si trovavano ma il percorso sembrava non terminare mai perché Nick costringeva Jen a fermarsi ogni cinque minuti per non farla affaticare troppo.
<< Ora siete voi a trattarmi come un’ottantenne con un deambulatore >> sbuffò la ragazza sedendosi su di una panchina per l’ennesima volta << Posso tranquillamente camminare, se mi sentirò stanca mi fermerò ma se continuiamo di questo passo non arriveremo mai >>
<< Qualcuno sta morendo di fame... >> ridacchiò Maya sedendosi affianco all’amica.
<< Vorrei vedere te al mio posto. Questo mostriciattolo deve pur mangiare >> borbottò di risposta passandosi una mano sulla tirata maglia nera che le fasciava il grembo.
<< Ma guardate un po’ chi c’è! >> esclamò una voce alle spalle delle ragazze, il tenero sorriso che irradiava il viso di Nick scomparve all’istante. Jen ci mise un secondo a riconoscere quella voce, allarmata si alzò stringendosi al fianco del ragazzo e si aggrappò al suo braccio.
<< Jake >> sussurrò terrorizzata. Si, ora lui la terrorizzava, Jake era l’unico che poteva mandare in frantumi tutto quello che aveva costruito negli ultimi mesi e l’avrebbe fatto, ne era certa, gli bastava un solo schiocco di dita.
 << Da quanto tempo, piccola! Come sta il mio pargoletto? >> chiese con il suo solito tono strafottente avvicinandosi di qualche passo al gruppo di amici.
<< Il tuo? >> sibilò Nick stringendo i pugni, Jen gli si strinse ancora di più cercando di calmarlo pur sapendo che non ci sarebbe mai riuscita.
<< Già, il mio >> ridacchiò togliendosi gli occhiali da sole poi avanzò ancora fino a trovarsi faccia a faccia con il riccio << Oh eccolo qui il famoso eroe che  ha salvato la vita alla povera Jen. Non ci siamo mai conosciuti, chissà perché... >> lanciò uno sguardo divertito alla ragazza a pochi centimetri da lui.
<< Cercavo di proteggerlo >> esclamò decisa Jen ma Jake scoppiò in una fragorosa risata.
<< Mi prendi in giro? Cercavi di proteggere lui? In che modo? Mentendo? Nascondendogli la verità? Tu non hai mai cercato di proteggere lui, mia cara, tu hai sempre e solo pensato a proteggere te stessa.  Gli hai sempre raccontato quello che conveniva a te. Non so per quale ragione ti abbia tenuta ancora con lui dopo aver scoperto tutto. Gliel’hai detto che riconoscerò il bambino? Che legalmente sarà mio figlio? >>
Jen abbassò lo sguardo sconfitta mentre Nick riceveva l’ennesima coltellata al cuore. Bugie, ancora bugie, gliene avevano rifilate decisamente troppe ultimamente e non sapeva se ce l’avrebbe fatta questa volta. D’istinto lasciò la mano della ragazza e nonostante lei lo tenesse stretto non fu molto difficile allontanarsi da lei.
<< Perché la amo >> sussurrò poi  << L’ho tenuta con me anche dopo aver scoperto tutto perché la amo con tutto me stesso e non voglio che soffra mai più >>
<< Ti ha incastrato davvero bene eh? Non ti rendi conto di far parte del suo bel piano, si sta approfittando di te questa troietta... >> non riuscì a finire la frase perché Nick gli si scaraventò addosso colpendolo in faccia con tutta la forza che aveva. Joe si gettò immediatamente fra i due ma solo afferando Nick e spingendolo via riuscì a fermare la rissa.
Jake era a terra sanguinante e con un’evidente ferita allo zigomo che ansimava fuori di sé per la rabbia.
<< Te ne pentirai, vedrai! Ti pentirai di avermi fatti questo! >> esclamò e dopo essersi tirato su si allontanò.
Jen raggiunse Nick posandogli le mani sul viso e asciugando l’unica grossa lacrima che gli rigava la guancia << Andiamo a casa >> gli sussurrò ma lui si scansò bruscamente incamminandosi da solo.
 
 << Insomma Nick parlami! >> esclamò per l’ennesima volta Jen ma il ragazzo rimase in silenzio immobile dall’altra parte della stanza seduto sullo sgabello.
<< Fratello, quel Jake è uno stronzo. Era tutta una tattica, voleva distruggerti! >> aggiunse Joe dal divano.
<< E ci è riuscito a quanto pare >> rispose solo il ragazzo senza alzare lo sguardo.
<< Io non mi sono mai, mai approfittata di te, e tu lo dovresti sapere >> riprese Jen avvicinandosi a Nick e prendendogli la mano << Sono io, sempre io! Per tutti questi mesi ti sei fidato di me e ora non riesci neanche più a guardarmi per Jake? Non puoi farlo >>
<< Riconoscerà il bambino e io non ne sapevo niente, come vuoi che mi senta? >> sbottò Nick saltando giù dallo sgabello.
<< Ha il diritto di farlo, è il padre, ma questo non cambierà niente! >> ribatté la ragazza << Abbiamo deciso tutto questo mesi fa, tu non sapevi ancora niente ed io pensavo che... >>      
<< ...che ti avrei lasciata? >> chiese in un soffio lui. Jen annuii.
<< Era l’unica certezza che potevo permettermi, qualunque cosa fosse successa il bambino avrebbe avuto un padre, potevo solo accettare >> spiegò la ragazza e Nick l’abbracciò.
<< Credo che toglierò il disturbo >> ridacchiò Joe alzandosi e i due scoppiarono a ridere.
 
Il ragazzo rientrò in casa cinque minuti dopo. Lasciò il cappotto nell’ingresso e si incamminò verso il soggiorno.
<< Maya! È tutto apposto, ho lasciato i due piccioncini che amoreggiavano... >> si interruppe davanti a ciò che gli apparve davanti << Che succede? >>
Maya era rannicchiata sul divano in lacrime con un cucchiaio e una coppa di gelato in mano.
<< David mi ha lasciata >> sussurrò prima di ingurgitare un cucchiaio di gelato. Il ragazzo sospirò intenerito prima di sedersi accanto a lei e abbracciarla.
<< Quel ragazzo ha fatto la scelta più sbagliata della sua vita stasera >> disse e la ragazza abbozzò un sorriso << Si è lasciato scappare la ragazza più straordinaria, bella e simpatica del mondo >> le asciugò teneramente le guance e le baciò la fronte.
<< Tu sei di parte, Joe >> ridacchiò Maya accorgendosi solo in quel momento di quanto i loro volti fossero vicini. Chiuse gli occhi facendosi trasportare dal caldo respiro del ragazzo e quando le loro labbra si incontrarono il dolore che provava scomparve, lanciò la maglia di Joe sul pavimento e lasciò andare tutte le ansie e preoccupazioni che l’affliggevano, per quella sera c’erano solo loro due, loro due e nient’altro.
In quel momento non potevano immaginare che il destino stava bussando alla porta dei loro vicini di casa.    
 



****************
Buonasera! 
Dopo tanto rieccomi qui ad aggiornare! 
Beh l'ultimo capitolo non l'ha commentato nessuno quindi non so se ancora seguite la storia in realtà...
Comuuunque questo è il penultimo capitolo, ormai siamo alla fine!
Vi ringrazio in anticipo se leggerete...
ALLA PROSSIMA!
-cla

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Buongiorno a tutti! 
Volevo innanzitutto scusarmi per l'assurdo ritardo. Mi ero ripromessa di scrivere e postare prima di partire ma proprio non ce l'ho fatta e poi sono stata via per un po'.
Beh ma comunque l'importante è che ora il capitolo sia pronto e che voi lo possiate leggere. Questo è l'ultimo!
Spero vi piaccia :D
**********




Lo sguardo di Jen si spostò velocemente dai freddi occhi di ghiaccio della madre a quelli verde smeraldo del padre.
<< Che ci fate qui? >> domandò senza lasciar trapelare nessuna emozione.
<< Siamo qui per te! >> iniziò con voce acuta la donna << Jake ci ha detto dove trovarti, siamo venuti per portarti a casa >>
<< Non ho idea di cosa tu stia parlando >> continuò apparentemente tranquilla la ragazza mentre Nick le stringeva la vita con fare possessivo << Io non devo andare da nessuna parte, è questa casa mia >>
<< Oh ma non dire sciocchezze! Su, prepara le tue cose e portale in macchina, non rimarrai qui con questo tizio un minuto di più! >> nonostante il tono severo la voce traballò.
<< Questo tizio, mamma, è tutto ciò che ho ora, è la mia famiglia, oltre a lui non ho nessuno >>
<< Noi siamo la tua famiglia! Io ti ho messa al mondo, noi ti abbiamo cresciuta e ti abbiamo dato tutto ciò di cui avevi bisogno per diciotto anni! >> il tono di voce della donna iniziò una vertiginosa scalata verso l’alto mentre la collera le pervadeva ogni punto del corpo.
<< No! Lui è la mia famiglia! Lui che ha rischiato la pelle per salvarmi nonostante a malapena mi conoscesse, lui che mi ha dato un tetto, del cibo, lui che mi ha accettato anche in questo stato, lui che ha voluto tenerci entrambi, lui che mi ha ridato la speranza, si, lui... lui è la mia vera famiglia! Se voi davvero mi aveste amata come dei genitori dovrebbero allora non mi avreste mai buttata per la strada, mi avreste appoggiata ed aiutata... >> si fermò esausta posandosi una mano sulla schiena, chiuse gli occhi e prese due grandi respiri. Nick dietro di lei strinse la presa e l’aiutò a sedersi sulla sedia più vicina.
<< Credo non sia il momento giusto per questa discussione >> disse gentilmente il ragazzo passando una mano fra i capelli di Jen << È davvero stanca, avrebbe bisogno di dormire >>
<< Lo farà appena arriveremo a casa! Su dai! Non dobbiamo per forza portare via tutto oggi, per tutto il resto possiamo tornare... >> iniziò la donna ma subito la grande mano del marito le si poggiò sulla spalla inducendola a tacere.
L’uomo sorpassò la moglie senza degnarla di uno sguardo e avanzò fino a trovarsi faccia a faccia con Nick che nonostante fosse davvero intimidito dalla possente figura cercò di non darlo a vedere, continuò a fissarlo negli occhi fino a quando questo, sorprendentemente, non allungò una mano con uno sguardo completamente sincero. Il ragazzo la strinse accennando un sorriso sinceramente colpito dal gesto.
<< Grazie per tutto quello che hai fatto per lei >>
<< Era mio dovere >> rispose semplicemente Nick prima di sciogliere la stretta e spostarsi di qualche passo lasciando libero il posto accanto a Jen. L’uomo le fu subito vicino.
<< Piccola mia >> sussurrò posandole una carezza sulla guancia.
<< Papà >> rispose lei sull’orlo delle lacrime afferrandogli la mano << Io rimango qui. Te lo giuro, papà, vorrei tanto che tutto tornasse come prima ma ormai è troppo tardi, non posso tornare con voi, quello non è più il mio posto >>
<< Ti capisco perfettamente tesoro e rispetto la tua decisione, ma concedimi una cosa, una sola, ti prego. Vieni a casa domani, solo per parlare, nient’altro. C’è tanto da chiarire >> le due paia di occhi verdi erano puntate l’una sull’altra, attratte come due calamite.
<< Non lo so >> rispose Jen sciogliendo l’intreccio << Ci devo pensare >>
<< Naturalmente >> sussurrò l’uomo prima di incamminarsi verso la porta << Spero che ci concederai una seconda possibilità >> disse, poi uscì seguito dalla moglie.
Jen si tirò in piedi con non poca difficoltà e colta da un giramento di testa barcollò, Nick l’afferrò subito ma fu scostato bruscamente.
<< Ho bisogno di riflettere, Nick, preferisco rimanere da sola per un po’, ok? >> disse e senza aspettare una qualsiasi risposta si rifugiò nella stanza della musica.
 
Nick passò la notte in un semicosciente stato di dormiveglia, cercava di essere abbastanza attento nel caso Jen avesse avuto bisogno d’aiuto ma ogni tanto finiva per appisolarsi per qualche minuto. È vero, forse era fin troppo apprensivo ma l’idea che la ragazza passasse la notte da sola non gli andava per niente a genio, non nelle sue condizioni. “Può cavarsela benissimo da sola” cercò di ripetersi il maggior numero di volte possibili ma la verità era che non riusciva a crederci dopo i quattro mesi che avevano passato insieme e se ripensava a tutto quello che era successo il giorno precedente, tra Jake e i suoi genitori, se ne convinceva ancora di più.
Quando le prime luci dell’alba attraversarono la finestra ed entrarono nella camera da letto Nick si decise ad alzarsi. Cercò di muoversi facendo meno rumore possibile e fino a quando non arrivò nella stanza della musica l’unico suono che si sentiva per la casa era lo strisciare dei suoi calzini sulla lucida moquette. Aprì la porta della camera e riuscì ad intravedere la ragazza solo grazie alla fioca luce che entrava dalle persiane semi chiuse: era stesa sul divano con le mani sul grembo e la testa poggiata sul bracciolo in un’innaturale posizione, quella nottata gli sarebbe costata un brutto torcicollo. Il ragazzo le si avvicinò e le accarezzò la guancia sistemandole i ciuffi di capelli fuori posto, Jen mugugnò qualcosa e dischiuse gli occhi.
<< Vieni a dormire in camera, starai molto più comoda >> sussurrò piano Nick con una strana cadenza, come se stesse canticchiando.
<< Il collo >> si lamentò lei portandosi una mano sulla nuca e massaggiandola.
<< Lo so, questo divano è davvero scomodo >> ridacchiò Nick mentre l’aiutava a tirarsi su.
<< E se metti in conto che sono praticamente una balena ormai, non è per niente l’ideale >> rispose lei mettendosi a sedere.
Il ragazzo si sistemò accanto a lei con un braccio intorno alle sue spalle per farla stare più comoda.
<< Hai deciso cosa fare? >> domandò serio lui, la ragazza gli lanciò uno sguardo d’aiuto << Tu sai come la penso, sai perfettamente cosa vorrei che tu facessi >>
<< Tu vuoi che io vada >> rispose senza esitazione lei e Nick annuì convinto.
<< La famiglia è una delle cose più importanti che abbiamo, tu l’hai persa, ma hai la possibilità di riavere tutto anche se questo significa rinunciare a me >>
<< Io non rinuncerò mai a te, Nick >> esclamò sorpresa << Potrei anche perdonarli ma non significa che poi debba abbandonarti! Non devo scegliere, non posso scegliere >>
<< Certo che è una scelta, tesoro! L’hanno detto chiaro e tondo ieri, se scegli loro avrai anche Jake in omaggio, se scegli me rinunci a tutto >>
<< Beh allora ripeterò quello che ho già detto ieri, tu sei la mia famiglia. Non ho bisogno di loro >>
<< Sono stato la tua famiglia in questo periodo, è vero, ma ero semplicemente il sostituto, niente di più. Loro sono la tua vera famiglia, ma hai visto come ti guarda tuo padre? Lui ti ama, molto più di me, molto più di chiunque altro. Lui ti ama come solo un padre può fare >>
Jen abbassò il capo, sconfitta, la verità nelle parole del ragazzo l’aveva sconvolta fino all’inverosimile.
<< Non posso farlo >> sussurrò ad un certo punto con voce fioca << Tu mi sei stato accanto nonostante tutto, non mi hai mai abbandonata, mi hai raccolta che ero a pezzi e mi hai aiutata a rimettermi in sesto. Non è stato facile, ci è voluto tempo, tanto tempo, ma non ti sei spazientito, hai continuato a prenderti cura di me asciugandomi le lacrime e curando le ferite che altri avevano lasciato. Tu sei l’unica cosa giusta che mi sia mai capitata e ringrazio qualunque forza sovraumana ti abbia mandato da Brush Supermarket quella mattina ma non posso continuare a spremerti con la mia vita. Ora tocca a me a fare qualcosa per te. Non ti abbandonerò perché questo significherebbe spezzarti il cuore, significherebbe farti soffrire e credimi, mi odio solo al pensiero. D’ora in poi io sarò per te qualunque cosa tu voglia, farò per te qualunque cosa tu voglia, e staremo insieme. Per sempre. >>
Nick sorrise piacevolmente stupito e alzò gli occhi lucidi al cielo.
<< Non ti sarai mica commosso, vero Nick Jonas? >> Jen non aveva neanche finito la frase che già il ragazzo le aveva preso il volto tra le mani e la tirava a sé per baciarla intensamente ma con un’infinta dolcezza << Ho solo un’ultima cosa da chiederti >> sussurrò lei sulle sue labbra ed il ragazzo la fissò incuriosita << Accompagnami dai miei. Farò tutto ciò che posso per avere un lieto fine e se loro davvero mi amano quanto dovrebbero capiranno >>
<< Certamente >> annuì sorridendo Nick prima di tornare a baciarla. Non gli sembrava vero che questa storia potesse davvero finire con un “vissero felici e contenti”.
 
Jen prese un grande respiro ed, ancora esitante, suonò il campanello, nonostante avesse le chiavi in borsa non si sentiva più in diritto di usarle, quella che aveva davanti a lei non era più la sua casa, lei non apparteneva a quel luogo.
Nick le strinse la mano e con il cuore in gola la seguì quando il grande cancello automatico si aprì; cominciò a guardarsi intorno curioso, un grande giardino circondava la villetta bianca che non era per niente sfarzosa, ma molto elegante, lanciò uno sguardo a Jen: la ragazza, sicura su dove trovare i genitori, attraversava il vialetto senza prestare attenzione a quello che la circondava.
<< Mamma! Papà! >> urlò lei con non poco sforzo. Avrebbe dovuto chiamarli Charlotte e Christopher?
<< Siamo sul retro, tesoro! >> le rispose pochi secondi dopo la madre.
I due ripresero a camminare ed, attraversato un cancelletto, si ritrovarono in un colorato giardino coperto da un verdissimo prato inglese e pieno di aiuole in fiore. Sotto la veranda, seduti ad un tavolo in marmo bianco, c’erano i genitori di Jen, ma non erano soli. Nick percorse con lo sguardo i volti dei tre ospiti soffermandosi sull’ultimo. Anche lui lo guardava, si scambiarono un lungo sguardo, si era battaglia, battaglia aperta, scontro frontale, all’ultimo sangue e solo uno sarebbe sopravvissuto.
<< Che ci fanno loro qui? >> ruggì furiosa la ragazza lasciando la mano di Nick e facendo due passi avanti.
<< Ma Jen, ti sembra il tono adatto? Jake ed i suoi genitori sono qui per parlare del bambino >> la riprese la madre pronunciando la frase come se fosse del tutto ovvia.
<< Jake si è  intromesso nei miei affari fin troppo negli ultimi tempi. Pensavo non avessimo altro da dirci >> soffiò nera di rabbia lei, il ghigno che era comparso sulle labbra del ragazzo la mandava in bestia.
<< Scusami, Jen cara >> si intromise la madre di Jake allontanandosi dal marito. Era perfettamente come la ragazza l’aveva sempre immaginata, alta e magra, perfetti cappelli mori che le sfioravano le spalle ed un trucco evidente, davvero evidente << ma il mio Jake è il padre di questo bambino! Ha tutto il diritto di essere qui. >>
<< Con tutto il rispetto signora Cooper ma cosa ha fatto suo figlio per meritarsi il titolo di padre? A parte portarmi a letto, è ovvio >> ormai era irrefrenabile, incontrollabile, aveva intenzione di dire tutto ciò che pensava, per troppo tempo si era trattenuta, per troppo tempo aveva tenuto tutto dentro. Era arrivata la resa dei conti e non sarebbe stata clemente con nessuno.
 << Beh si, Jake ha fatto qualche errore ma... >> tentò di contrastarla il padre del ragazzo, un uomo basso e tarchiato dalla lucente testa pelata.
<< Ma cosa? Jake ha avuto la sua occasione per essere un buon padre, quella notte, quando ho bussato implorante alla vostra porta e gli ho chiesto semplicemente di ospitarmi. La porta in faccia è stata una risposta più che chiara >>
<< E preferisci che il tuo bambino cresca nelle mani di quel teppista violento? Se mio figlio è conciato in questo modo è per colpa sua >> riprese a parlare la donna sempre più concitata indicando il grosso livido che anneriva lo zigomo di Jake.
<< Non si azzardi neanche a parlare di lui! >> sfuriò la ragazza << Se Nick è arrivato a fare quello che ha fatto è solo perché ama in modo indescrivibile sia me che il bambino e perché suo figlio è un grandissimo stupido. Ha fatto di tutto per dividerci, le ha tentate tutte, ma, guardi un po’, non ci è riuscito! Quindi a questo punto non mi è chiara ancora solo una cosa: che altro volete da me? >>
<< Vogliamo essere presenti nella vita del bambino, se tu e Jake tentaste di collaborare, potreste crescere il bambino insieme, sareste degli ottimi genitori, e noi potremmo essere dei buoni nonni. È questo quello che vogliamo: nostro nipote >>
<< Jake riconoscerà legalmente il bambino, era questo l’accordo, sarà lui il padre a livello burocratico e sa benissimo quello che questo comporta, ma non gli concederò niente di più. Essere i nonni legali è abbastanza per voi? >>
<< Piccola ragazzina insolente come ti permetti? Farò di tutto per avere ciò che mi spetta, a costo di aprire un’azione legale! >> urlò fuori di sé la donna mentre il marito dietro di lei annuiva.
<< Io sono la madre, lei non può farlo! >> rispose Jen mentre tutta la sicurezza che aveva fino a pochi secondi prima andava in pezzi.
<< Oh certo che posso, ti porterò via il bambino, vedrai, farò in modo che venga affidato a Jake. Lui ha una famiglia, un lavoro, i soldi. Tu cos’hai invece? Niente, a parte quel ragazzetto. Mi hanno detto che lavori in un bar, al giudice farà molto piacere >> controbatté la donna ridacchiando soddisfatta di avere il coltello dalla parte del manico.
Jen si sentiva bruciare dentro, non poteva essere vero, non potevano arrivare fino a quel punto. Indietreggiò piano scuotendo la testa, non ne voleva sapere più niente di Jake e la sua famiglia e non ne voleva sapere niente dei suoi genitori, perché non la difendevano? Beh ovvio, era proprio come diceva Nick, se voleva loro doveva accettare tutto il pacchetto. Ma lei non li voleva, non voleva nessuno di loro. Voleva andare via e non rivederli più. Voleva fuggire via da lì.
Non ci pensò due volte. Si voltò ed iniziò a correre.
Corse per tutto il vialetto con la vista offuscata dalle lacrime che non aveva potuto trattenere, sentiva dei passi dietro di lei, ne era certa, Nick la stava seguendo, lui c’era sempre per lei. Non riusciva davvero a vedere niente, gli occhi gonfi le davano una visione totalmente distorta di ciò che aveva davanti, a malapena si accorse di aver superato il cancello, ma non le importava, il suo obiettivo ora era correre il più lontano possibile da quel luogo e lo avrebbe fatto ma tutto successe troppo velocemente. Notò di star camminando sull’asfalto solo quando due luci la inondarono, sentì una macchina frenare ed un rumore assordante, Nick urlò il suo nome come mai l’aveva sentito prima, poi tutto divenne buio e sentì l’energia svanire dal suo corpo come in una vecchia pila consumata.
 
 
Piano tentò di aprire gli occhi ma l’accecante luce glielo impediva, ritentò svariate volte prima di riuscirci ma ciò che la circondava non le piacque.
Era bianco, tutto bianco. Perché tutto ciò che poteva vedere era bianco?
Istintivamente fece per portarsi le mani sul grembo ma la destra era bloccata da un tubicino collegato ad una flebo e da un’ingombrante ingessatura che le teneva ferma il polso, si concentrò più che poteva e riuscì a muovere la sinistra ma il panico l’avvolse quando tutto ciò che riuscì a toccare fu il suo ventre piatto, dov’era il suo bambino?
<< Che.. Che... >> riuscì solo a dire dibattendosi debolmente e solo in quel momento si accorse di non essere sola nella stanza.
Nick alzò lo sguardo distrutto mentre una luce di speranza si accendeva negli occhi arrossati, tirò su col naso e si passò una mano sulle guance dove le lacrime avevano ormai tracciato dei solchi. Si precipitò dalla ragazza e gli afferrò la mano che ancora tremava sul grembo, gliela baciò più volte mentre le lacrime continuavano a scendere.
<< Ti sei svegliata, non ci posso credere! >> esclamò con voce rotta dal pianto, poi alzò gli occhi al cielo << Signore, grazie, grazie infinite >>
<< Ni... Nick >> chiamò lei piano.
<< Si tesoro, sono qui. Sono qui con te >> ripeté come per convincere più sé stesso che la ragazza.
<< Dov’è? Nick... Lui dov’è? >> chiese a fatica mentre il panico aumentava.
Le bastò uno sguardo, gli occhi di Nick le fecero capire tutto.
Non avrebbe mai preso in braccio il suo bambino, non gli avrebbe mai insegnato a camminare, né a parlare, non lo avrebbe mai sgridato per un vaso rotto e non lo avrebbe mai accompagnato a scuola. Lui non c’era più e basta. Era come se si fosse dissolto, si un momento prima c’era ed un momento dopo... puff! Non c’era più. La vista le si annebbiò come in quel dannato pomeriggio e calde lacrime le rigarono il volto. Era come se le avessero strappato il cuore dal petto, anzi no, quello lo avrebbe preferito. Purtroppo il cuore c’era ed era proprio quello a farla soffrire così tanto.
Nick poggiò la fronte su quella di lei.
<< Ce la faremo, vedrai. Supereremo anche questa >> riuscì a dire prima di lasciarsi andare in un pianto liberatorio.
In quel momento il loro destino era del tutto chiaro, soffrivano per lo stesso motivo, piangevano le stesse lacrime e solo insieme sarebbero riusciti ad andare avanti.
Solo insieme sarebbero guariti.



FINE.




**************
Beh eccoci qui, a questo punto manca solo l'epilogo che posterò oggi pomeriggio o domani ma che è già bello e pronto.

Il finale non sprizza felicità ma che posso dire? Sono una fan dei momenti drammatici. u.u
Ci tengo tanto a ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa FF, quelli che l'hanno recensita e quelli che l'hanno solo letta.
Grazie per aver sprecato il vostro tempo per questa storia, per me significa tanto.
Un grazie speciale va alla mia migliore amica
lillikiasisters perchè, oltre al fatto che ha recensito tutti i capitoli e me li ha commentati anche a voce, se non fosse per lei probabilmente sarei ancora ferma al primo capitolo, quindi le sono davvero grata :D
Tutto è iniziato ascoltando una canzone di Avril Lavigne quindi l'ultimo ringraziamento va a lei e alle due canzoni che hanno ispirato l'intera storia:
Nobody's Home e I will Be
Che altro dire? Mi mancherà molto questa storia, mi mancheranno Jen e Nick soprattutto ma anche Maya, Joe, Kevin, David e perfino quel cretino di Jake.
Alla prossima, gente (se e quando ci sarà)
Un bacione,
-cla


Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Sette anni dopo...
 
Stesso ospedale, stesso reparto, di nuovo tutto bianco.
Le stesse due persone, ancora insieme ed ancora in lacrime.
Di gioia questa volta.
Nick stringeva tra le braccia il fagottino rosa come se fosse la cosa più importante al mondo, beh per lui lo era.
Jen era lì accanto, lo sguardo ancora stremato ma con una nuova luce negli occhi.
Amore.
No, non come quello che provava per suo marito, completamente diverso ma altrettanto intenso.
Era amore per quella creaturina così fragile ma che sembrava avere tutta la forza del mondo.
Era amore per la vita che erano riusciti a creare solo grazie al sentimento che provavano l’uno per l’altra.
Era amore per lei.
Denise. 



 



*************
GRAZIE MILLE ANCORA PER AVER SEGUITO QUESTA FF
QUESTA VOLTA è FINITA PER DAVVERO! :'D
UN BACIO 
CLA

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=669008