Wrong Time di valetrinity89 (/viewuser.php?uid=62732)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Changed Plans ***
Capitolo 2: *** Stepped Into The Twilight Zone ***
Capitolo 3: *** How To Almost Kill Jasper With A Baseball Club ***
Capitolo 4: *** Crossing Words And Inspiration ***
Capitolo 5: *** Not My Kind Of Dress Darling ***
Capitolo 6: *** The Texan Tongue Question ***
Capitolo 7: *** Private Stalker ***
Capitolo 8: *** Whisky and Nirvana ***
Capitolo 9: *** Chan's Scream Strikes Again ***
Capitolo 10: *** Jellyfish! ***
Capitolo 11: *** Watching My Shoes ***
Capitolo 12: *** 4 Questions ***
Capitolo 13: *** Love-Struck Romeo Meets His Singing Juliet ***
Capitolo 14: *** The Première Before The Great Storm ***
Capitolo 15: *** The Storm Inside ***
Capitolo 16: *** Need ***
Capitolo 17: *** The Ecchoing Sea ***
Capitolo 18: *** Brand New Beginning ***
Capitolo 19: *** End Of The Beginning ***
Capitolo 20: *** Still In Your Thoughts ***
Capitolo 21: *** Let The Party Start! ***
Capitolo 22: *** Look Out 'Cos Here She Comes ***
Capitolo 23: *** Jump Into The Emptiness With A Kamikaze Style ***
Capitolo 24: *** Take It Professional! ***
Capitolo 25: *** Going On ***
Capitolo 26: *** Marvellous Flower ***
Capitolo 27: *** The Russian Question ***
Capitolo 28: *** The Fall And Momentaneous Rise ***
Capitolo 29: *** God's Strange Sadic Sense Of Humor ***
Capitolo 30: *** What The Thunder Said ***
Capitolo 31: *** No Hope, No Love, No Glory, No Happy Ending ***
Capitolo 32: *** Such A Beautiful Lie To Believe In ***
Capitolo 33: *** Everything Was Where It Must Have Been ***
Capitolo 34: *** Living In Sin ***
Capitolo 35: *** Epilogo - Me Too ***
Capitolo 36: *** Extra I - No You Viking! ***
Capitolo 37: *** Extra II - The Call ***
Capitolo 38: *** Extra III - The Marriage ***
Capitolo 39: *** Extra IV - The Other Side ***
Capitolo 40: *** Extra V - Come Home ***
Capitolo 1 *** Changed Plans ***
ch 1
PARTE I
Life is a moderate good play with a badly third act
Truman Capote
CHAPTER I – CHANGED PLANS
CANZONE
DI VIAGGIO
Sole
illumina il mio cuore
vento
disperdi le mie pene e i miei lamenti!
piacere più
profondo non conosco sulla terra
se non di
andare lontano.
Per la
pianura seguo il mio corso,
il sole
deve ardermi, il mare rinfrescarmi
per
condividere la vita della nostra terra
dischiudo
festoso i miei sensi.
E così
ogni nuovo giorno mi deve
nuovi
amici, nuovi fratelli indicare,
finché
lieto posso tutte le forze celebrare,
e di ogni
stella diventare ospite e amico.
H. Hesse
Ah Vacanze!
Finalmente le mie meritate vacanze!
Era incredibile come dopo gli esami del
secondo anno in università, durati fino a luglio, e dopo altre
questioni secondarie e tante peripezie, potessi finalmente adagiare
il mio sederino sul comodo divano di casa mia e mettermi dallo stadio
“stress da studio” a quello “relax, take it easy !”.
Naturalmente il tutto era coordinato
dal balletto dei miei neuroni, che a breve avrebbero lasciato il mio
cervello in massa per recarsi alle Bahamas per un meritato riposo.
Ero così presa da una così bella
prospettiva che non avevo calcolato una variabile impazzita: mia
mamma.
Non feci nemmeno in tempo ad adagiare
il mio deretano sul quel comodo divano sfoderabile di pelle di casa
mia che mia madre, in versione “fa quello che ti dico perché sono
io che te lo dico”, fece capolino vestita di tutto punto e pronta
ad uscire per andare al club del libro, neanche stesse andando a
prendere un tè con la regina Elisabetta in persona.
Il club del libro di mia madre era
particolare.
Si leggevano libri su tutto ciò che
riguardasse la vita di una casalinga tuttofare.
Quella settimana c’era “101 modi
per fare economia”.
-Che fai?- mi chiese mia madre, come se
stessi imbrattando i muri di casa con scritte anarchiche.
- Adagio il mio deretano finalmente sul
divano ed estrapolo il mio cervello dal cranio per rimetterlo a posto
tra circa due mesi e mezzo- a volte la mia vena un filo sarcastica
veniva fuori. Feci un sorriso a trecentosessanta gradi per
convincerla della mia affermazione.
Mi guardò con un sopracciglio alzato e
le braccia incrociate, in un aspetto alquanto imperioso avrei osato
dire.
- Smettila di dire stupidate e vai a
preparare le valigie coccinella.
- Non chiamarmi così mamma!-
Dicevo io, coccinella? Un nomignolo un
po’ più decente no?
- Perché dovrei preparare le valigie
poi?- solo in un secondo momento mi resi davvero conto di quello che
aveva appena dichiarato.
Non ve lo avevo detto vero?
Dovevate sapere che mia madre era la
maestra del dirmi le cose all’ultimo minuto, quindi mi preparai
psicologicamente al peggio.
- Coccinella mia! Ti avevo detto che le
vacanze le avresti passate da tuo fratello a Vancouver, ti ricordi?
Parti domani piccola mia! Ti ho preso il biglietto un mese fa.
- Cosa?Come?Perché?E quando me lo hai
detto?
A parte il fatto che la mia amica
Monica mi avrebbe ammazzato perché stavamo progettando da un pezzo
una vacanza a San Francisco, a parte che io ero italoamericana,
trapiantata californiana al 100%, della serie “se mi tolgono il
sole faccio la fine delle piantine rinsecchite della nostra vicina
Mrs Polly”, perché cavolo mia madre mi voleva mandare da mio
fratello?
- Non te l’ho detto??
OssantoIddio!
Sta di fatto che pur di non sprecare i
soldi del biglietto, un po’ perché avevo voglia di vedere che fine
avesse fatto mio fratello e perché Monica mi aveva chiamato dicendo
che non poteva più partire ( Coincidenze avreste detto voi?Io la
chiamavo sfiga!Supponevo che mia madre avesse fatto quattro
chiacchiere con la mia amica ) dato che c’era stato un problema
nella sua pasticceria, mi ritrovai contro la mia volontà - ma poi
non così tanto- spedita su un aereo un po’ come pacco postale in
quel di Vancouver.
Appena misi piede fuori dall’aereo i
miei capelli, che non avevano mai avuto una forma definita, mai tutti
lisci o tutti ondulati, si arricciarono a causa dell’umidità ed
ora c’erano ciocche boccolose e non che vagavano libere come dei
cowboy sulla mia testa.
Già stavo amando quella città.
Ritirai la valigia che come minimo
pesava il doppio di me, a causa di tutti i libri che ci avevo
infilato - per non parlare dello zaino – e andai alla ricerca di
mio fratello più grande James.
Delucidazione: mio fratello più grande
di cinque anni James lavorava nel campo della cinematografia.
Dopo tre anni ancora non avevo capito
quale fosse la sua reale occupazione.
Non che non gli volessi bene, sia
chiaro, ma, per quanto ne sapevo, poteva lavorare in incognito per
l’FBI e io non mi sarei accorta di nulla.
L’ultima volta che l’avevo visto
era stato a Pasqua e non faceva altro che parlare di contratti
cinematografici per questo o per quell’altro film in giro per il
mondo... e io facevo finta di ascoltarlo perché quel giorno stavo
male a causa della prozia Maude che mi aveva fatto ingurgitare a
forza talmente tanto cibo che in seguito digiunai per quattro giorni.
Mi guardai a destra e a sinistra in
aeroporto.
Ero alla ricerca di mio fratello da
dieci minuti ormai. Ero sicura che come al solito fosse in ritardo e
io odiavo, ODIAVO davvero, i ritardi con tutta me stessa, quando ad
un tratto, ecco che lo vidi.
Ma. Che. Diamine. Gli. Era .Successo?
Mi ritrovai un James molto cambiato.
Aveva abbandonato i pantaloni strappati, le felpe e le magliette da
metallaro per un completo giacca/cravatta ed i capelli lunghi e neri
fino alle spalle ora erano del suo colore naturale, castano chiaro
come i miei, corti, tirati su con quella che sembrava una
superformula profumata di una tonnellata di gel più una tonnellata
di lacca.
James corse verso di me e mi abbracciò
forte. Io ero ancora sconvolta.
- Chi sei tu e che ne hai fatto di mio
fratello?
- La solita scema!!Non ti piace il mio
cambiamento?- e fece una giravolta per mostrarsi in tutto il suo
splendore- Comunque non ti preoccupare, avevo solo un colloqui per un
progetto. Dai dammi la valigia Cake!- la fissa dei soprannomi era un
difetto di famiglia da parte di madre e mio fratello lo aveva
ereditato.
- Almeno non mi chiami più coccinella
come la mamma- cercai di guardare il lato positivo della cosa.
Mio fratello era molto più piacevole
di mia madre sotto molti punti di vista
- Me lo ero dimenticato!- ridacchiò.
Ma stare zitta io mai eh?- D’ora in poi solo coccinella!-
Stava scherzando vero?vero??VEROO????
- Quando parte il primo aereo per Los
Angeles?-
Anzi qual è il primo aereo che
partiva?
Ж
Per motivi di lavoro a me ancora
sconosciuti, mio fratello passava parte delle sue giornate tra i set
e la sua roulotte.
James abitava a Vancouver –anzi nelle
vicinanze- ed aveva bisogno della roulotte?
Lui diceva che c’era sempre bisogno
di lui e che quindi era meglio che fosse il più vicino possibile.
Altra cosa: per sorpresa non mi aveva
detto a che film stesse lavorando in quel momento.
Si era pure meravigliato del fatto che
io non l’avessi ancora scoperto!
Come se io passassi la mia vita davanti
alla Tv per vedere solo programmi sul cinema...semmai l’avrei
passata solo davanti a quelli musicali, possibilmente rock andante.
Arrivammo alla sua roulotte dopo aver
passato non so quante barriere formate da bodyguard che ti guardavano
in cagnesco che avevo paura che mi avessero preso per una terrorista.
- Oh cazzo!- esclamai io alla vista
della roulotte.
- Che c’è??- mi chiese mio fratello
preoccupato.
- La tua roulotte!
- Che c’è di strano?- ora mi
guardava come se fossi pazza
- E’ così...così...
- Così cosa Valeria???- stava perdendo
la pazienza
- Grande!-esclamai. Mio fratello mi
guardò come se fossi senza speranza - E’ enorme - ed era vero -
Ho per caso bisogno di un sentiero luminoso che mi conduce in ogni
parte o c’è una mappa?
- Scema, la vuoi vedere dentro la tua
roulotte sì o no?
- Perché questa roulotte è per me?-
non ci potevo credere
- Se vuoi dormire nella cuccia del
gatto per me non ci sono problemi, fa pure...- faceva pure lo
spiritoso James!
- Ma se questa roulotte è tutta per me
tu dove dormi fratellone?- questa sì che era una domanda
intelligente!Il mio cervello si stava congratulando con me.
- Emh...ecco Cake...c’è una cosa che
ti devo dire...
Era appurato da venti anni di relazioni
con mio fratello che James che cercava di spiegarmi qualcosa rosso in
faccia ed incominciando a sudare poteva significare solo una
cosa...ragazze!
- Aaaahhhh!!!!- urlai, abbandonai la
valigia e gli saltai letteralmente addosso!-Mamma andrà in brodo di
giuggiole!!!!
- Cosa???- stava soffocando data la mia
stretta da anaconda. Lo lasciai libero.
- Chi è la ragazza Jam??
- Ecco...- timido quando si tratta di
ragazze, soprattutto se ne doveva parlare con me, poi ad agire non si
faceva problemi ovviamente, ma tu guarda...
-Cuccioloooooooooooooooo!!!!!!!-
qualcuno gridò
Cucciolo?Jam?James??Mio fratello
cucciolo?
-Cosa…?!?- feci per dire io
-Sta zitta e non farmi fare figure di
merda!!!- era quasi una minaccia.
“Leggermente” velata eh, ma pur
sempre una minaccia.
- Perché dovrei farti fare figure di
mer...oh cazzo!-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Stepped Into The Twilight Zone ***
cap 2
Eccomi qui ...vi sono mancata vero ??? * dal pubblico si leva un bel NO*
: P invece sì >.<
Rispondo
prima alle recensioni, poi farò una piccola premessa che non ho
fatto nel primo capitolo per la foga di postare finalmente ^^
@Ash:
la mia prima lettrice e commentatrice *________*, non ti preoccupare,
tutta la tua curiosità verrà ripagata ( sottofondo di
risata malefica dell'autrice ), ancora il bello deve veramente
arrivare, fidati!
@Princes:
ebbene sì, sono piombata anche qui, non ti libererai più
di me ù_ù the best is yet to come ...e cmq l'ho iniziata
il 20 dicembre 2009 questa ff...guarda te la mia pazzia fino a dove
è arrivata adesso :P
@
JOE_ : Jooooooooooooooooooeeeeeeee!!!! il mio soldatino della division
è arrivato anche quiiiiiiii!!!!!!!! Contenta che il primo
capitolo ti sia piaciuto , mamma mia, ogni volta che ripenso che
finalmente l'ho postata mi imbarazzo tantissimo perchè mi sento
messa un po' al pubblico ludibrio xD
Bene...e
ora la spiegazione signore e signori. Come potete ben vedere questa ff
ha come protagonista una aragazza che ha il mio nome. La cosa è
in parte casuale e in parte no. Io tendo a chiamare le protagoniste
delle mie storie con il mio nome all'inizio ma alla fine rappresentano
così bene le mie reazioni, rappresentano bene una parte di
quella che sono e che vorrei essere, che il nome rimane quello
perchè sono un mio specchio. A titolo informativo: Io non ho un
fratello, ma una sorrelina più piccola che a volte mi fa dannare
( ma io le voglio un bene dell'anima lo stesso...salvo quando ascolta a
palla Justin Bieber si intende -.-") e npon sono italoamericana
trapiantata in california.... sono italiana al 100%.
Questa
premessa era per non far sorgere dubbi alcuni o cosa.... e anche per
una mia fissazione mentale di spiegare sempre tutto! Perdonatemi xD
Buona lettura! ^-^
CHAPTER II –
STEPPED INTO THE TWILIGHT ZONE
Welcome
to the jungle
We got fun n' games
We got everything you want
Honey, we know the names
We are the people that can find
Whatever you may need
If you got the money, honey
We got
your disease
Welcome
To The Jungle - Guns'n'Roses
Una ragazza bionda entrò nel mio campo
visivo accompagnata da un ottimo odore di vaniglia. I capelli erano
mossi, a tratti con boccoli ben definiti ( non come i miei, un velo
pietoso era d’obbligo al riguardo...), gli occhi castani.
Abbracciò mio fratello e gli stampò
un bel bacio sulla guancia. Dopo qualche minuto forse si accorse
della mia presenza.
Feci un sorriso di cortesia, giusto
per evitare di farmi etichettare subito come pazza.
- E tu chi sei?- fece allegra con gli
occhi felici e le braccia al collo di mio fratello.
- Nikki, lei è Valeria, la mia
sorellina. Cake, lei è Nikki, la mia ragazza- pose enfasi
sull’ultima parola mentre io ancora tentavo di capire come le
parole “Nikki”, “sua” e “ragazza” potessero stare nella
stessa frase.
Stavamo sempre parlando di James, mio
fratello, quello che aveva una ragazza per ogni mese dell’anno,
per non parlare dei festivi?
E comunque io questa Nikki l’avevo
già vista da qualche parte...
- Tua sorella?- fece Nikki stupita-
Quella delle foto in piscina durante la festa in maschera? Come sei
cambiata!
- Le hai mostrato quelle foto?- Io ero
vestita da figlia dei fiori alla Janis Joplin, ubriaca per giunta
- James io ti ammazzo nel sonno prima o poi!
- Oh, non ti preoccupare- mi rispose
Nikki- Tanto le hanno viste pure i ragazzi!-
Nonchalance docet.
- Ragazzi? Quali ragazzi?- ora sì che
ero perplessa.
C’era un sacco di gente che mi doveva delle
spiegazioni, in primis mio fratello.
- Cucciolo, mi sa che tua sorella non
ha capito ancora in che situazione si trova. Non glielo hai detto
vero?-ora il suo tono era minaccioso.
Che minacciasse pure. Stavo con te
sorella!
- No - e il premio “seguiamo le orme
della mamma che mi dice sempre le cose all’ultimo!” andava a mio
fratello James. Congratulazioni testa di cavolo!
- Come al solito - finalmente una che
mi dava ragione. Nikki decise di illuminarmi sulla situazione visto
che il punto interrogativo sulla mia testa si stava facendo delle
dimensioni della Statua della Libertà.
Mi appoggiò una mano sulla
spallan come si fa con qualcuno a cui si deve spiegare qulcosa di
serio, importante e difficile da capire.
- Allora...vediamo... come te lo posso
dire- si mordicchiò un labbro- Emh, è strano però che tu non
l’abbia ancora capito. Ecco, io sono Nikki Reed, interpreto Rosalie
Hale e questo è il set di Eclipse e tuo fratello lavora come aiuto
regista-
Aspettò un attimo che assimilassi la
cosa guardandomi dritta negli occhi come un ipnotizzatore.
-...-
Non so se potevano vedere che avevo gli
occhi a grandezza scodella e forse la mia mascella aveva subito una
slogatura. Non lo volli nemmeno sapere.
- Valeria hai compreso la situazione?-
Nikki aveva paura di un mio collasso lì sul colpo.
E fu lì che scoppiai
- James io ti ammazzo! Nikki preparagli
la tomba! Tu, essere ignobile morirai giovane e di te non rimarrà
nemmeno la cenere!!!!!-
Incominciai a corrergli dietro, lui
scappava e chissenefrega se tutti mi guardavano! Lui e le figure del cavolo che mi faceva fare!
Sì, ero pazza, ne ero consapevole,
ma mio fratello era un uomo morto!
Ж
Ero nella roulotte, sdraiata a pancia
all'insù, gli occhi chiusi e assorta in pensieri molto profondi...
Certo, e voi che ci avete pure creduto!
Mio fratello mi aveva lasciata lì con
la scusa che mi dovevo riposare. Magari ci fossi riuscita!
Ero nella fase in cui stavo prendendo
pian piano consapevolezza che migliaia, ma che dico migliaia,
milioni, ma che dico, miliardi di ragazzine urlanti e non, con gli
ormoni a mille mi avrebbero volentieri sparato un colpo in fronte,
nascosto il mio cadavere e preso il mio posto in qualunque momento.
Io della saga di Twilight & Co.
avevo letto solo i libri, amavo il modo in cui scriveva Stephenie
Meyer e ne adoravo i primi due capitoli della saga cartacea, per non
parlare dell’Ospite.
Però...
Però......
Però il film di Twilight proprio no!
Non mi ero trovata per niente bene a vedere il film.
Quindi potrete benissimo capire come,
una volta visto al cinema, poco mi fossi interessata a tutto quello
che lo circondava –compresi gli attori- anche per una mia relativa
mancanza di tempo.
Ecco perché non mi ricordavo dove
avevo già visto Nikki.
Il mio mp3 stava riproducendo una
vecchia canzone di Bon Jovi, una di quelle che sono nate tipo dieci o
quindici anni prima di me per intenderci, ma che a me piacevano.
Decisi di prendere la situazione come
veniva e cercai di rilassarmi.
Neanche mi accorsi, ancora con gli
occhi chiusi e con il volume dell’mp3 a palla, che mio fratello mi
stava chiamando da una buona manciata di minuti.
- VALERIA!- mi alzai di botto dal letto
e spalancai gli occhi come due palline da golf.
Mio fratello stava davanti a me con
un’aria poco rassicurabile e le braccia incrociate. Aveva
abbandonato il suo completo giacca/cravatta per una maglietta dei
Motorhead...ecco che ritornava il mio fratello metallaro. Non riusciva
a vestirsi in maniera seria per più di metà giornata.
-Cazzo Jam urli sempre!-
Darmi un
colpettino per far vedere che mi doveva parlare era troppo
difficile?
- Sei come la mamma, anche quando urli, la stessa voce-
constatai togliendomi gli auricolari dalle orecchie.
- Se non avessi le cuffie nelle
orecchie con la musica sparata a palla forse...ed io comunque non ho
la voce da donna quando urlo -
- Sì sì, se ne sei convinto. Comunque
perché mi chiamavi?- incrociai le gambe in attesa.
- C’è Nikki fuori, ti voleva
invitare a fare una passeggiata nei dintorni, vieni? E per favore
cambiati maglietta, quella dei Guns’n’Roses che hai addosso sotto
la felpa sembra appena uscita dalla seconda guerra mondiale-
Allora mi provocava!
-Lascia stare la mia maglietta!E poi ha
parlato quello che ha come minimo trenta magliette dei Metallica, una
per ogni giorno del mese, per non parlare di quella degli Iron
Maiden!Naturalmente tutte nere e per poco mamma non pensava di
vestirsi pure lei di nero perché credeva fossi in lutto!-
Stavamo pian piano uscendo dalla roulotte e ora eravamo fuori in uno spiazzo.
- Adesso capisco perché ti ha mandato
qui. Sei una rompiballe!Dov’è finita la piccola coccinella con i
fiocchi rosa tra i capelli?
- E’ cresciuta Jam!E non chiamarmi
‘coccinella’- sbuffai- Ma dov’è Nikki?
- Valeeeeeeee!!!!!!!- qualcuno urlò il
mio nome. Vidi appena la ragazza di mio fratello urlarmi un monito di
pericolo che venni atterrata da qualcosa di peloso che mi leccò
tutta la faccia.
- Oddio!Aiuto!!!- ero stata atterrata
da un cane, questo era sicuro.
Dopo qualche secondo un’anima pia e
volenterosa mi allontanò l’animale dalla faccia grazie a Dio! Mi
aveva placcato peggio di un giocatore di rugby.
- Attila! A cuccia!!- il nome del cane
almeno era azzeccato.
Forse direttamente ‘Flagello’
sarebbe stato più adatto.
- Bleah!- che schifezza avevo in
faccia?
Mio fratello mi aiutò ad alzarmi. Era
stato lui ad allontanare il cane
- Vale stai bene?-mi chiese Nikki
preoccupata correndo verso di me. Ero appena stata placcata e leccata
da un cane neanche mi stesse facendo uno scrub facciale, secondo lei
come stavo?
Attila, il mio assalitore, un bulldog
per capirci, ora se ne stava buono buono con la faccia d’angelo
accucciato tra le gambe di mio fratello che lo teneva a bada.
- Ho bisogno di una doccia!Ma da dove è
spuntato fuori quel cane?
- Niente- fece Nikki - Diciamo che
l’abbiamo adottato dopo una pubblicità che abbiamo fatto contro
l’abbandono dei cani -. La ragazza mi porse un intero pacco di
fazzoletti ma io ero sicura che non mi sarebbero bastati.
-Nikkiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!- qualcuno
urlò. Ci voltammo tutti e tre, compreso il cane.
Vidi un ragazzo che era come minimo il
doppio di me, in tutti i sensi fisici possibili ed immaginabili, con
un bel paio di occhi azzurri, i capelli molto scuri e corti e la
faccia di uno che sembra avere sempre il sorriso perenne sul volto.
Un bel pezzo di manzo americano ad occhio e croce.
Kellan, ovvio! Quell'informazione mi apparve come un flash nella mente.
- Oddio, ecco dov’eri Attila!Scusate
ragazzi, mi è sfuggito con tutto il guinzaglio ed è scappato come
se avesse fiutato odore di salsicce- poi guardò me accorgendosi
della mia presenza
- E tu chi sei?
- Valeria, ultima vittima delle
aggressioni di Attila, sorella di Jam, piacere. Scusa se non ti
stringo la mano ma non penso tu ti voglia fare un bagno di bava di
cane- dissi ironica
-Piacere!- sorrise- Alleluia,
finalmente ti conosco!Devo dire che sei meglio che nelle foto...-
Grandioso!A questo punto c’era solo una cosa da fare...
- Jam dammi quelle foto che le brucio
- Tanto ho i negativi..- mi rispose mio
fratello facendo le carezze ad Attila
- Brucio pure quelli sennò brucio pure
te
Kellan si mise a ridere
- Ah, quanto mi vuoi bene sorellina!
- Da morire!-
Attila abbaiò.
Ж
A causa dell’assalto canino mi
dovetti fare un’altra doccia
E per aggiungere un cosiddetto danno
alla beffa, Attila non faceva altro che seguirmi. Fu così che me lo
ritrovai nella roulotte che sonnecchiava per terra ai piedi del
letto.
Dai, alla fine era tenero, assalti a
parte...
Uscii dalla doccia ed incominciai a
cambiarmi. Ero in pantaloni e mi stavo infilando la maglietta sopra
il reggiseno quando Attila incominciò ad abbaiare verso la porta.
Mi voltai verso quella direzione,
convinta che il cane avesse fiutato un gatto, con la maglietta ancora
tra le mie mani, e vidi un paio di occhi verdi che mi fissavano
stupiti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** How To Almost Kill Jasper With A Baseball Club ***
chap 3
Rieccomi con il mio aggiornamento oh miei fan...almeno, quei pochi che ho! xD
Rispondo alle recensioni che è meglio xD
@Ino: Abbasso le mary Sue ù_ù almeno Xena aveva carattere da vendere
@Joe: meno male che fa ridere...pensa se faceva piangere :)
@Princes: Eccoti il saluto alla "Cake"
Divertitevi...stavolta capitolo corto ^^
CHAPTER III
– HOW TO ALMOST KILL JASPER WITH A BASEBALL CLUB
«Yeah, I'm a rocket ship on my way to Mars
On a collision course
I am a satellite I'm out of control
I am a sex machine ready to reload
Like an atom bomb about to
Oh oh oh oh oh explode
I'm burnin' through the sky yeah
Two hundred degrees
That's why they call me Mister Fahrenheit
I'm trav'ling at the speed of light
I wanna make a supersonic woman of you »
Queen- Don’t stop me now
Passarono pochi nanosecondi.
Cacciai un urlo che avrebbe fatto resuscitare i morti e
fatti morire un’altra volta per il sangue che gli avrei fatto uscire dalle
orecchie.
Tirai al ragazzo le prime cose che mi capitarono sotto mano,
penso che tra quelle ci fossero stati anche un pettine e una spazzola.
- Attila, attacca!- Mi infilai finalmente quella dannata
maglietta ed entrai nella modalità “stato di guerra” mentre il cane stava
bloccando fuori lo spione attaccandosi ai suoi polpacci.
Presi una delle mazze da baseball professionista che mio
fratello aveva dentro l’armadio ( sì, amava il baseball ) ed uscii fuori
imbufalita come un toro durante la fiera di Pamplona.
Non so come, ma Attila aveva atterrato quel ragazzo.
Io e quel cane saremmo andati molto d’accordo.
Mi avvicinai con tono minaccioso brandendo la mazza da
baseball.
Il ragazzo in questione aveva i capelli evidentemente tinti,
biondi e ricci, nonché per aria, gli occhi verdi e mi guardava terrorizzato.
Io però quel ragazzo sentivo di averlo già visto, ma dove?
Mi abbassai fino a che non fummo viso a viso.
Una cosa era sicura: aveva degli occhi favolosi...Stop! Non
era questo il momento per fare certi commenti...anche se il ragazzo in
questione era ben piazzato... E BASTA!
-Non lo sai che gli spioni fanno sempre una brutta fine?-
Attila abbaiò come a sottolineare la cosa.
Era parecchio spaventato, lo si capiva da come inghiottiva
rumorosamente la saliva.
- Lo avevo sentito dire- mi rispose il ragazzo balbettando
- E allora come mai mi stavi spiando, tra l’altro mentre mi
cambiavo?- stavo sottolineando la cosa con la mazza da baseball che per
intenderci ora era posta sotto il suo mento.
-Io...-
- CAKE!CHE DIAMINE STAI FACENDO?- ecco mio fratello arrivare
in pompa magna.
Sbuffai. Secondo lui che stavo facendo? Strip-poker nella
cripta con Tomo Milicevic ( NdA chitarrista dei 30 seconds to mars) mentre
Johnny Depp teneva le puntate?
- Ti sei salvato per il rotto della cuffia- dissi seria al
ragazzo rialzandomi.
- Jay, perdona mia sorella se puoi, stai bene?- mio fratello
aiutò il malcapitato ad alzarsi. Era parecchio disorientato. Sì, gli volevo
rispondere, eravamo fratelli... sì, lo sapevo che Jam non era figo quanto me,
pazienza!
- Sto bene- il cosiddetto Jay aveva i capelli per aria.
Pardon, aveva una criniera biondo tinta per aria.
- Tua
sorella è pazza lo sai?
- Lo so!-
Che facessero con comodo, tanto stavano solo (s)parlando di
me!E comunque, non ero dove ero se non fossi stata un po’ pazza! Non lo
sapevano che la pazzia era il sale della vita?
- Che diavolo ti è preso?- calma fratello.
Indietreggia lentamente
Valeria, con nonchalance, non fare movimenti bruschi.
- Mi stava spiando mentre mi cambiavo e io l’ho scoperto-
ecco, calma appunto.
James era parecchio confuso ora. Imparava a fidarsi di sua
sorella. Non mostravo le mie grazie a chiunque IO!
- Stavo venendo a cercarti James, pensavo fossi nella
roulotte. Ho bussato, nessuno rispondeva e la porta non era bloccata. Ho
pensato che dato che è domenica ti stessi riposando un attimo...invece ho
trovato lei- era diventato rosso.
Anche io diventai rossa. Roteai un attimo la mazza da
baseball per non pensarci.
- Poi Attila ha abbaiato e sono stato messo KO-
- Ah - fece mio fratello con pseudo-fare comprensivo. Forse
aveva capito la situazione
- Capisco...ora Cake chiedi scusa a Jackson per la tua reazione eccessiva-
- COSA??????- Ok, io l’avrei diseredato nel caso avessi
avuto una fortuna in futuro e avessi dovuto fare testamento.
Sapevo che Madre Natura aveva sbagliato qualcosa quando
aveva creato mio fratello, in quell’istante ne avevo la certezza assoluta quasi
matematica.
- Forza, mi stavi per ammazzare un attore, chiedi
scusa...sennò richiamo mamma!
- Sei un fetente Jam -
la mazza l’avrei voluta usare su di lui!
- FORZA! E SII COSTERNATA!!-Pure! Questa me l’avrebbe
pagata. Sospirai.
- Mi dispiace di averti aggredito. Scusa se ho avuto una
reazione eccessiva- Ecco. L’avevo detto.
Attila mugolò.
- Dispiace anche ad Attila - aggiunsi
- Bene - concluse mio fratello- Io ero venuto a vedere se ti
eri ripresa, a quanto pare sì. Ti volevo dire che ha chiamato mamma per sapere
se era tutto a posto. Facciamo che dimenticherò l’accaduto e che non si
ripeterà più. Intesi?
- Sì mamma- gli risposi.
- E non prendermi in giro!
- Si Fuhrer!- Jackson rise sotto i baffi
- Valeria!-
- Ok ok- e che palle! Non si poteva fare un po’ di sano
umorismo?
- E ridammi la mazza da baseball pazza!- me la sequestrò con
mio amaro rimpianto- Ora vado da Nikki. Non fare cavolate!- si premurò.
Mio fratello lasciò il trio cane - me - Jackson da soli. Io
osservavo questo ragazzo con la coda dell’occhio.
Che silenzio imbarazzante. Una tomba sarebbe stata
più viva, il che era tutto dire.
- Mi dispiace per averti spiato, davvero, perdonami- disse
ad un tratto. Rimasi quasi spiazzata dalle parole dopo tutto quel silenzio.
- Per stavolta sei perdonato- cercavo di mettere la
situazione un po’ sul comico. Gli sorrisi.
- Grazie. Credo che siamo partiti con il piede sbagliato. Io
mi chiamo Jackson- mi tese la mano destra.
- Valeria, piacere- aveva la pelle calda al tocco,
ed una
stretta sicura e decisa. Indossava pantaloni scuri e un maglioncino blu
che mettevano in risalto i suoi capelli tinti e la carnagione chiara.
Ai piedi stivali da cowboy.
- Che ruolo hai in questa baraonda che si chiama Twilight
Saga?-
Lui mi guardò come se avessi chiesto qualcosa di scontato.
Mi osservò un attimo come a soppesare se la mia domanda fosse sarcastica o
meno.
-Interpreto Jasper- confessò.
Ecco dove l’avevo visto!
-Lo sai che hai un grande dovere addosso?E’ uno dei miei
personaggi preferiti -
Cosa assolutamente vera!
Jasper era in assoluto il mio personaggio preferito insieme
ad Alice, Esme, Emmett e Leah.
-Davvero? Beh...cercherò di non deluderti allora- e mi
sorrise. I suoi occhi brillarono in una maniera tutta particolare. Ecco che il mio punto debole
si stava facendo vedere.
Occhi per l’appunto.
Accipicchia!
Attila abbaiò richiamando la mia attenzione. Pensai che
volesse farsi una passeggiata.
- Ho capito...ma appena assali qualcuno con me hai chiuso
Attila -
A volte avevo davvero poca pazienza per certe cose.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Crossing Words And Inspiration ***
ch 4
Vedo che il mio colpo di mazza è piaciuto! Mi fa piacere, davvero, davvero.
Bene,
ora godetevi questo capitolo un po' di transizione... non potete
pretendere che Cake prenda a mazzate il figo qualunque che le capita
sotto tiro
ps:
@Joe: Approfitto! Approfitto! Se mi capita sottomano giuro
che...lasciamo perdere, mi hai capito... quello che faresti tu a
Gocciolone xD
CHAPTER VI
– CROSSING WORDS AND INSPIRATION
L'amicizia percorre danzando la terra, recando a
noi tutti l'appello di aprire gli occhi sulla felicità
Epicuro
Vedere come veniva creato un film da un semplice copione era
davvero interessante ed istruttivo. Perché non facevano mai stage di questo
genere in tutte le scuole?
Grazie a tutto ciò riuscivo anche a capire meglio il lavoro
di mio fratello, che insieme a quello del regista, era sicuramente uno dei più
impegnativi. Sostanzialmente ci si doveva camuffare ben bene da factotum!
Ormai ero lì da due settimane e avevo conosciuto tutti.
Kellan, Nikki, Ashley ( che appena avevo pronunciato di mia
spontanea volontà la frase “Io voglio fare shopping sfrenato” mi aveva
sequestrato per un’intera giornata solo per soddisfare questo mio desiderio),
Robert ( Mio compagno di bevute di birra e che io chiamavo Bob), Kristen, Tay,
Peter, Elizabeth...tutti insomma!
Ma, a dir la verità, quello più misterioso restava sempre
Jackson.
Tale e quale a Jasper, aveva un certo alone di mistero intorno
a sé e ogni tanto ci pensavo su.
Mio fratello diceva che riuscivo a cogliere parte di un
carattere di una persona guardandola solamente in faccia. Ecco, Jackson era
l’eccezione a tutto ciò, ma avrei risolto il mistero!
Comunque, nonostante tutto, c’era un’altra cosa che mi
faceva impazzire di rabbia.
Cazzo, due settimane che ero lì e più della metà dei giorni
c’era un tempo stile ‘November Rain’ dei Guns’n’Roses.
Ottimo per il film ma disastroso per il mio umore.
Io amavo i cieli azzurri, quelli senza una nuvola, quelli
dove con un solo sguardo ti perdi nell’immensità. Mica ero Constable, il
pittore che amava dipingere le nuvole io!
Per fortuna Attila mi faceva compagnia quando la
depressione-da-tempo mi coglieva.
Se il primo impatto tra me e codesto bulldog bianco a
macchie marroni non era stato dei migliori, in seguito mi affezionai pure a
lui.
-mmm...- eravamo in pausa pranzo, avevamo appena finito di
mangiare e Kellan si stava applicando in una cosa altamente istruttiva: Le
parole crociate.
Io stavo disegnando, quindi ero mezza persa nel mio mondo.
Seduti al tavolo c’eravamo io, Ashley che guardava alcuni
miei disegni di abiti, Kellan con il cruciverba in mano, Jackson che
strimpellava qualche nota alla chitarra e trascriveva su uno spartito, cosa che
faceva spesso, e Attila che sotto il tavolo mangiava il pranzo dalla sua
ciotola
-Qualcuno mi può aiutare con le parole crociate?Odio
lasciarle incomplete - Kellan affermò mezzo disperato grattandosi la fronte.
-Spara la definizione- fece Jackson lasciando da parte
chitarra, matita e spartito
-50 orizzontale: funzione trigonometrica inversa...
trigonometrica inversa?Che roba è????-
Jackson si mise una mano sotto il mento mettendosi ad
ascoltare le farneticazioni kelliane su ciò che poteva essere la risposta.
Io li guardai un attimo divertita.
E fu lì che l’ispirazione mi fulminò in pieno con tutta la
sua potenza.
Presi immediatamente un altro foglio ed incominciai a
ritrarre la scena.
Di solito non facevo ritratti. Non mi riuscivano mai. Mi
basavo solo sulla mia fantasia.
La mia mano frenetica -almeno secondo me- percorreva il
foglio lasciando tratti a volte leggeri, a volte più marcati, quasi fosse
posseduta da qualche dio ignoto.
All’inizio sul foglio abbozzai solo le forme di base, la
costruzione dei corpi, poi quest’ultimi si facevano pian piano più definiti,
più dettagliati, assumendo forma e profondità.
Non so quanto tempo stesi ferma lì a lavorare su quel
ritratto ma alla fine, quando alzai lo sguardo dalla mia opera, dopo aver
guardato il risultato finale, un ritratto di Jackson e Kellan che risolvono
parole crociate, i tre ragazzi seduti allo stesso tavolo mi guardavano strano.
-Che c’è?- le mie mani erano tutte sporche di matita. Presi
dalla mia borsa una salvietta per pulirle.
-Mi fai paura- mi rispose Kellan. Ashley annuì come per
dargliene atto -Sei un mostro-
-Posso vedere?- mi chiese Jackson indicando il mio disegno.
Il suo sguardo dalle iridi verdi era...imperscrutabile, se dovevo dirla tutta.
Mentre osservava il mio ultimo parto mentale presi in braccio Attila e
incominciai a fargli grattini come gli piacevano e chiesi a Kellan:
- Sei riuscito a trovare la definizione della 50
orizzontale?-
- Emh...no...non ancora
- Fa vedere...magari ho un’illuminazione divina- mi mostrò
il cruciverba. All’altezza del 50 orizzontale c’erano solo le prime due lettere
“a” ed “r” poi due più in là una “s” ed una “e”.
Pensai, pensai e ripensai.
Ecco che mi erano serviti tutti quegli anni al liceo. A
risolvere i cruciverba!
Dovevo tirare fuori quello che avevo studiato due anni prima
da trigonometria. Fosse stato facile!
-Ci sono!- altra illuminazione!-Prova con “ arcosecante ” e
poi guarda se è giusto!
In effetti quella parola ci stava, ma noi, per essere più
sicuri, andammo a controllare.
Rettifico, Kellan andò a controllare.
Guardò il cruciverba.
Guardò me.
Poi ancora il cruciverba.
Poi ancora me.
Si alzò e venne da me, controllandomi la fronte. Io scostai
la sua mano.
-Allora?-
Ashley e Jackson stavano perdendo anche loro la pazienza.
-Sto vedendo se hai scritto enciclopedia del sapere umano
in fronte perché ora tu mi devi spiegare come cavolo fa ad essere giusto -
-Ah...beh...il liceo sarà servito a
qualcosa no?- feci la
faccia più innocente che avevo. Quello era il frutto di estati
passate sotto l'ombrellone a grattarsi la pancia insieme alla propria
madre. Le parole crociate erano un must di ogni mia estate, insieme a
circa 4 o 5 libri.
Kellan mi guardò ancora strano
-Ribadisco, tu sei un mostro-
Io mi misi a ridere e Kellan si aggiunse a me.
- A che serve essere vampiri se abbiamo Valeria che ci batte
tutti? Mi sento inferiore!- oddio Ashley era colta dalla depressione. Sapevo
che stava facendo la tragica apposta ma io la assecondavo sempre.
Le feci pat-pat sulla spalla.
-Dai Ash, appena puoi andiamo a fare shopping insieme,
contenta?-stavo segnando la mia morte lo sapevo, ma nessuno batteva Ash quando
si trattava di shopping.
Uno dei motivi per cui l’avevano presa per Alice?
Chi
lo sapeva!
- Sììì- lanciò un gridolino, che fece scappare Attila via di
corsa, e mi stritolò in una morsa degna di Emmett.
- Ash-non-respiroooooooo!!!!!!!!!!-
- Scusa- allentò la stretta.
Jackson mi porse il mio foglio disegnato mentre ero ancora
stretta nella morsa di Ash.
- Mi piace- mi disse il ragazzo –Mi piace com’è disegnato.
Perché non hai fatto una scuola d’arte?
Ecco la domanda da un milione di dollari che mi facevano
tutti.
- Beh... è una cosa che voglio coltivare, non imparare. Mi
piace tenerla come hobby, come una valvola di sfogo in ogni momento...comunque,
se vuoi tieni quel disegno. A casa ne ho talmente tanti che non so più dove
metterli-
- Grazie!- mi rispose lui con un sorriso
- Figurati!-
- Ehi ragazzi- ci voltammo tutti. Bob stava arrivando ancora
truccato stile Edward Cullen con in mano una poco vampiresca aranciata.
- Che ne dite di uscire stasera?Tanto domani mattina non
dobbiamo lavorare grazie al cielo.-
Bob aveva voglia di fare baldoria mi sa...per quanto gli
fosse permesso poverello
- Perché no?- gli rispose Ashley- Cake ( anche lei ormai mi
chiamava così ) Andiamo, necessiti di trucco, parrucco e vestito.-
Mi prese per un braccio e mi trascinò via.
A malapena riuscii a riprendere tutte le mie cose dal
tavolo, mimando un “aiuto” agli altri ma invano.
Maledizione!E ora chi la fermava più?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Not My Kind Of Dress Darling ***
chap 5
Buona domenica a tutti!!!!
Lascio questo nuovo capitolo...sempre di transizione, ma stavolta è più lungo :P
Prima però rispondo alle 2 recensioni xD
@Joe: ormai Gocciolone è uno di noi...senza averlo mai visto in faccia xD
@princes: darling... non vedo l'ora di leggere le recensioni dei capitoli futuri xD
CHAPTER V –
NOT MY KIND OF DRESS DARLING
I
have never dreamed it
Have you ever dreamed a night like this
I
cannot believe it
I may never see a night like this
When
everything you think is incomplete
Starts happening when you are
cheek to cheek
Could you ever dream it
I have never dreamed,
dreamed a night like this
A
Night Like This – Caro Emerald
- Tu sei matta!Io non mi metto certe
cose!!!!!!!- esclamai dentro la mia roulotte ad un’ Ashley alquanto
seccata. Mentre io le sbraitavo contro lei tentava di convincermi ad
indossare un abito che sembrava esser uscito fuori dal set di
‘Chicago’. Bianco panna con tante frange, lungo fino al
ginocchio, con spalline fini dello stesso colore.
Mai come in quel momento avevo
desiderato un paio di jeans ed una maglietta.
- Dai!Dai!Dai!Ti prego!!!- stava
implorando da un po’.
- No! Scusa, ma poi dove l’hai preso
quel vestito?- domanda alquanto intelligente, i miei neuroni si
stavano autocomplimentando.
- Non farti domande di cui non vorresti
sapere le risposte!-
Rimasi un attimo interdetta dalla sua
affermazione.
- Allora?
- No!
- Va bene...e questo?-gettò il vestito
sul mio letto e ne prese un altro dalla sedia. Li aveva portati tutti
circa un’ora fa dalla sua roulotte alla mia e tentava di farmene
indossare uno per stasera.
- Mmm...- fu la mia risposta alquanto
incavolata
- Uffa! Ecco, tu non mi vuoi far
vincere!- modalità “piccolo-folletto-arrabbiato-Ash” attivata.
Un momento.
- Vincere? Cosa dovrei farti vincere?- incrociai le braccia.
- Emh...- aveva la faccia di una che si
era appena incastrata da sola.
- Ash?!?!
- Prometti che non ti incazzi?- stava
facendo gli occhi stile gatto di Shrek, il che era un primo segnale
che la cosa non mi sarebbe piaciuta affatto.
- Spara- dissi io esasperata
- Kel mi ha fatto scommettere 200
dollari su fatto che tu saresti venuta stasera vestita con uno di
questi- e indicò gli abiti. Ora aspettava solo la mia reazione.
Non avevo nemmeno la forza di
arrabbiarmi. Oramai ci avevo fatto il callo.
- Ash...
- Mi ha punta sull’orgoglio! E
comunque io gli ho detto che tu ne saresti capace, di presentarti
decentemente, è lui quello che ha scommesso contro di te... anche
Jackson era dalla mia parte, però lui non ha puntato...
- Perché lui è un ragazzo
intelligente!
- Dai Dai Dai!!!!!!Cake - mi mise una
mano sulla spalla- Vuoi davvero farmi perdere 200 dollari?
Pausa di silenzio.
Sapevo che in qualche maniera me ne
sarei pentita forse. Ma io ero troppo buona ecco tutto.
- Dammi il vestito che hai in mano -
- Siiiiiiiiii!!!!!!Cake ti amo!- Mi
abbracciò di nuovo come un’anaconda. Tentai di liberarmi per non
morire per asfissia. Di nuovo.
- Certo, certo- andai in bagno a
cambiarmi
- Se davvero tutti mi amano come mai
sono ancora single?- urlai da lì dentro.
Ж
- Io dico che stasera qualcuno ci
rimane secco- mi disse Ashley guardandomi ancora una volta. Mi
guardava estasiata.
Io invece mi sentivo più nuda che mai,
dato il fatto che non ero tipo da vestiti o gonne. A me piaceva
disegnarli ma le mettevo di rado, di solito sotto tortura, se capite
quel che intendo.
Indossavo un vestito che andava verso i
toni del viola. Aveva molte sfumature tendenti verso quel colore,
l’unica cosa, anzi le due uniche cose che mi turbavano erano:
1- L’abito non aveva le spalline.
Come poteva questo essere un problema? Bene, madre natura non vi
aveva dotate di un seno prosperoso come il mio.
2-Avevo le gambe completamente scoperte
dato che l’abito, o fazzoletto come lo stavo rinominando io in quel
momento, mi arrivava fino a sopra il ginocchio. Per inciso, io odiavo
mostrare le gambe, a meno che non ero in costume, visto che non
potevo buttarmi in mare con i tutti i vestiti.
Continuiamo con la descrizione di come
Ashley mi aveva conciato. Sotto il seno avevo una fascia, unica mia
consolazione per la paura che il seno mi potesse strabordare.
Lo sapevo, ero paranoica!
Ma io ero una che si vergognava per
certe cose!
Sotto questa fascia la gonna si
allungava come la corolla capovolta di un fiore, con un effetto
setificato.
A tutto ciò, come se Ashley non fosse
stata contenta abbastanza, mi fece indossare un paio di scarpe viola
scuro con un tacco che vertiginoso era dire poco.
Non era colpa mia se ero buona, e se
Ash mi aveva minacciato con la tortura se non le avessi messe.
Una cosa positiva era che almeno per
una sera i miei capelli erano stati resi in boccoli ben definiti e
lasciati sciolti.
Ashley invece sembrava a suo agio con
quello che indossava.
Forse per il fatto che oltre ad essere
attrice era anche una modella.
No, non vi stavate sbagliando, avevo una
“parvenza” di invidia nei suoi confronti.
Comunque, indossava un vestito blu
stretto fino alla vita e lungo fino al ginocchio, con spalline nere.
Scarpe e borsetta coordinati ovviamente. I capelli erano legati in
una coda alta, con un ciuffo alla destra lasciato libero.
In quel pomeriggio avevo capito cosa si
provava ad essere una cavia da laboratorio.
O più semplicemente Bella Swan nelle
mani di Alice Cullen.
Lei e Ash erano uguali a livello di
carattere, veggenza a parte si intende.
Erano entrambe solari, allegre,
mettevano buon umore e, per quanto riguardava Ash, le piacevano gli
U2.
Era cosa buona e giusta!
Ci avviammo insieme verso il locale in taxi.
Quando fummo davanti ad esso mi venne
un dubbio.
A quanto pare forse si era sparsa la
voce che un certo cast aveva scelto un certo locale perché non avevo
mai visto tante persone in fila, forse solo al Viper
quando ci passavo in macchina con gli amici ogni tanto, di sera.
Per fortuna nessuno di quelli in fila
si accorse di come con nonchalance noi due ragazze passammo davanti a
tutti, in caso contrario mi sarei riparata dietro il bodyguard
che era due volte Kellan.
Il locale era pieno di gente, in parte
riversa sulla pista da ballo.
Sapevate qual era l’unico difetto di
questo locale?
La musica. Cioè non tanto il volume
forte a cui ci avevo oramai fatto il callo a furia di concerti rock,
ma il tipo di musica da pseudo/discoteca che a me sembrava sempre
uguale ... ta-ta-tuz-tuz.
Però per gli amici si faceva questo ed
altro, no?
Io ero dietro ad Ash che mi teneva per
mano, in modo da non perdermi in tutto quel bordello.
Raggiungemmo gli altri che erano nel
privè, seduti su divani di pelle nera.
Mi dovevo far dire dal bodyguard dove
li avevano presi. Poteva essere un’idea per rinnovare il salotto,
perché erano davvero belli.
Altro che deformazione professionale,
la mia era deformazione casalinga!
Ero ridotta male.
Tornando a noi, i ragazzi avevano già
ordinato da bere, a quanto potevo vedere da dietro le spalle di Ash.
Mentre io osservavo ciò, mio fratello
faceva il piccioncino con Nikki, della serie “ti amo di più io,
noi io di più “, Bob rideva di qualcosa con Jackson, Kristen e
Taylor che, a mio modesto parere, non assomigliava proprio un
diciassettenne con tutta quella massa muscolare che si ritrovava.
- Noi abbiamo una scommessa in
corso!-
eccolo lì, Kellan che parlava quando meno doveva. Il ragazzo
aveva l'aria di chi sapeva che avrebbe vinto e intanto sventolava in
una mano alcune banconote.
- Cake, ti prego...- mi fece Ashley
supplicandomi quasi di farmi avanti.
- Ok, ok...- andai di fronte a Kell con
ancora addosso il mio impermeabile stile Casablanca
- Ash, mi tieni la pochette?- la
ragazza me la prese gentilmente dalle mani.
Se dovevo fare le cose fatte bene,
dovevo farlo.
Mi tolsi l’impermeabile con una
lentezza degna di uno spogliarello, ci mancava solo il sottofondo, e
lo feci scivolare dalle mie spalle.
-Cake!- questo era mio fratello
ovvio –
Che diavolo ti sei messa addosso?- era sconvolto. Andava bene che
cerete cose non le mettevo quasi mai, ma la sua reazione mi sembrava
alquanto esagerata.
Come se Nikki non si fosse mai messa un
abito del genere!
-Oh finiscila Jay - gli fece Nikki a
tono. – E’ una ragazza, non un ermafrodita asessuato!Vai Cake!-
Io le avrei fatto un monumento.
Se diventava mia cognata, James aveva
la mia approvazione.
Guardai Kellan. Era sconvolto come me
la prima volta che mi ero vista allo specchio prima di uscire.
Gli chiusi la bocca per paura che ci
entrassero le mosche dentro ed intanto sfilai pian piano i 200
dollari che doveva ad Ash dalla sua mano.
-Ash ho un regalo per te!- feci io alla
ragazza
Kellan stava facendo resistenza. A
quanto pareva odiava perdere, lo vedevo dal suo sguardo. Non voleva
mollare la presa sui soldi, ma era anche vero che io ero io.
-Kellan, il potere delle donne è molto
ampio e pericoloso e se non molli i soldi che hai perso ti giuro che
ti minaccio con Attila fino a farti fare il giro di tutti i set per
il film con solo- e posi un’enfasi molto marcata sulle successive ultime parole - Un tanga rosa shocking!-
Lui mollò subito la presa.
Forse aveva paura che, data la mia
pazzia galoppante day by day , lo facessi veramente.
Passai i soldi ad Ash.
- Grazie darling. Ti regalerò la
collezione completa degli U2, edizioni limitate dei cd ovvio. Tutto
pur di far perdere il nostro caro Kellan! Non so quanti soldi mi ha
sfilato a furia di scommesse!-
Ж
Io e Nikki ci stavamo scatenando in
pista. Ero riuscita a staccarla da mio fratello aka labbra a ventosa
e non si era rivelata una missione facile.
Avevo bisogno di muovermi e scatenarmi
dopo le due bottiglie di birra che mi ero bevuta.
Non dovevate
pensare male, io reggevo bene l’alcool, non come labbra a ventosa
che bastavano due chupiti e andava più fuori di una cocuzza. Mi
chiedevo come era possibile che avessimo quasi lo stesso corredo
genetico.
Per evitare che certi tipi si
attaccassero troppo a noi in pista era venuto anche Kellan, cosa che
mi fece parecchio ridere quando lo vidi ballare, ma poverello, era
meglio non infierire troppo con lui quella sera. Aveva già perso 200
dollari.
Alla fine, nonostante le mie paranoie,
mi stavo divertendo.
Ad un tratto, dopo tutta la musica
tecno/disco/ hip hop che poteva esistere in tutto l’universo a noi
conosciuto e sconosciuto e chi più ne ha più ne metta, una
schitarrata percorse l’aria e attraverso la barriera del suono
giunse alle mie orecchie.
Mi bloccai come se mi avessero
congelato sul posto.
Solo una canzone poteva iniziare in
quella maniera, e ogni volta mi faceva venire i brividi dalla punta
dei piedi, passando per ogni vertebra della schiena, diretta fino al
mio cervello.
-Che hai?- Mi fece Nikki preoccupata,
seriamente. – Cosa hai visto?-
-Voi due- e indicai i miei compagni di
pista – Ballate con me questa canzone senza obiettare!
Entrambi prima si guardarono in faccia
e poi decisero che era meglio per loro fare quello che gli avevo
imposto. Non mi avevano ancora vista pazza del tutto, il che forse fu
più un bene per loro.
Ma chi tra noi non si scatenerebbe
sentendo “Plug In Baby” dei Muse?
Ecco appunto.
Così feci in quel momento ed entrambi
i miei compari furono presi dalla mia frenesia.
- Ok - Kellan prese me da una parte e
Nikki dall’altra – Ricordaci di portarti ad un concerto dei Muse
la prossima volta- ridemmo tutti e tre insieme e sempre insieme
raggiungemmo gli altri
- Ci conto!- feci io.
“Io + Concerto dei Muse + amici =
pazzia permanente” era una delle equazioni della mia vita.
Quando arrivammo dagli altri questi ci
guardarono tutti strani, abbracciati com’eravamo.
E vabbè, ci eravamo scatenati giusto
un pochettino ma eravamo giovani!
Ad un tratto, sopra tutto quel bordello
di musica, non so come feci a sentire la suoneria del mio cellulare.
Notion dei Kings Of Leon
Mio fratello, captando con le orecchie
il suono del mio cellulare che squillava, me lo lanciò- che idiota-
ed io per un pelo lo presi al volo rischiando di andare addosso a
Tay.
-Scusa Tay, ho un fratello idiota-
-Figurati- mi rispose lui bevendo una
birra –Puoi venirmi addosso quando vuoi –
Mi dispiace Tay, ma io non ci provavo
nemmeno con quelli più piccoli... desolata.
Presi il mio impermeabile ed uscii
fuori per riuscire a capire:
1- chi mi avesse chiamato
2- che cosa volesse
-Pronto?- ero fuori da tutto quel
bordello, sgattaiolata da un’uscita secondaria per un attimo.
Il fresco della notte era decisamente
l’ideale per uno spirito accaldato come il mio in quel momento.
-Vale? Ma dove diamine sei?- Era
Monica, la mia amica con la quale dovevo andare a San Francisco.
- Se te lo dico non mi credi. Ma come
mai mi chiami a quest’ora? E’ successo qualcosa?
- Dai Jay non graffiarmi la gamba!- Jay
è il suo gattino – Ok, ho una bella notizia per te Puffola ( i
miei nomignoli erano come i rotoloni Regina, non finivano mai )
- Davvero? Spara!
- Veniamo a Vancouver! Io, Laura e
Marta.
-...- ero rimasta senza parole.
- Vale? Puffola?Tutto ok?
- E’
GRANDIOSOOOOO!!!!!SI!SI!SIIIIIIIIIIIIIII!- Stavo esultando stile coro
da stadio coordinato da conga sui tacchi
- Sì!I Jane A. insieme! Mandatemi i
miei strumenti!
- Oddio sono diventata sorda...
comunque veniamo con il pick-up di Marta ( un mostro di macchina,
altro che Bella Swan ed il catorcio arrugginito, quello della mia
amica era una sorta di camioncino), caricheremo tutti gli strumenti
insieme ai bagagli.
- I miei sono in garage, basta che
chiedi a mia mamma. Oddio Oddio Oddio!!!!!
- Calmati Puffola. Veniamo a Vancouver,
non stai partorendo, anche se sei tra i vampiri, quindi non so, sai
com’è, gravidanza accelerata. Hai già accalappiato qualcuno? Che
so...un dottore, un empatico, un leggipensieri o un lupacchiotto? Io
opterei per il dottore, peccato sia sposato!- eccola lì. Il neurone
perverso Monica era in azione.
- Monica!Ti sembra il caso?
- Mi sembra! Mi sembra! Dico, non c’è
un cesso, e dico uno, in quel film...forse solo tra gli umani, ma
tralasciamo.
- Santo Iddio!- sospirai . Ad un certo
punto con la coda dell’occhio vidi Jackson. Mi sa che era da un
pezzo che ero fuori a parlare.
- Scusami Monica, ti devo lasciare, mi
cercano.-
- Chi? Un vampiro o un licantropo?- Ma
quanto non era curiosa?
- Curiosona!Comunque è il primo. Ciao
darling-
- Ciao ciao! Tanto mi racconterai
tutto!-
Chiusi la chiamata e mi voltai verso
Jackson. Indossava un semplice paio di jeans scuri, una camicia nera
e i suoi immancabili stivali texani ai piedi.
- Hey!- mi fece – Ti credevamo
dispersa-
- E invece no! Ho appena ricevuto una
bella notizia e ora sono felice! Le mie amiche vengono a trovarmi tra
un paio di giorni.
- Beh... sono felice per te- mi disse
con un sorriso – Rientriamo?
Guardai la porta. Non è che avessi
molta voglia di tornare in quel bordello a perdere l’udito, almeno
quel poco che ne rimaneva.
- Sai che ti dico? Vado a farmi una
passeggiata! Sono talmente euforica che mi serve un bel po’ di aria
fresca per sgasarmi!- volevo vedere come appariva Vancouver di notte.
- Tu sei pazza!Ne sei consapevole?- mi
rispose il ragazzo grattandosi con un dito la guancia destra.
- Sì, ma senza pazzia sarebbe un mondo
noioso, una palla tremenda insomma-
Ci avviamo per raggiungere gli altri
che sembravano tutti un po’ alticci, tranne Nikki e mio fratello,
loro erano ubriachi d’amore a quanto pare, e dovevano riportare
tutti gli altri indietro.
Grandioso! Ora mi sarebbe rimasta la
voglia di gelato ad infinitum! Non avendo cioccolata sotto mano,
dovevo ripiegare su altro.
E nessuno che cagasse la mia proposta
cavolo!
- Jam!- fece a mio fratello- Io torno a
piedi alla roulotte.
- Ma è più di un’ora a piedi a
notte fonda!Sei impazzita?- pfffff, come se questo mi avesse mai
fermato prima. Avevo bisogno di aria fresca! Ed era ovvio che avrei chiesto agli altri se qualcuno voleva aggregarsi a me.
- Sto io con lei, la riporterò a casa
sana e salva -
Mi voltai. Jackson si stava rivolgendo
a mio fratello tutto serio. Lui diceva che io ero pazza ma anche lui
era pazzo a seguirmi, oppure no?
- Ci sei tu...allora...- non potei
sentire oltre perché Ashley mi chiese dove stessi andando.
Prese le nostre cose, appena fummo
fuori dal locale lo ringraziai.
- Figurati! Voglio vedere fino a che
punto arriva la tua pazzia-
- Dai, stasera non sono tanto pazza, è
una pazzia modesta... non mi hai mai visto durante un concerto
allora...
- Ok- ora aveva un po’ di paura negli
occhi- ricordami di filmarti ad un concerto rock per una
testimonianza per le generazioni future di medici. Gelato?- e mi
indicò l’insegna di una gelateria stranamente aperta a quell’ora.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** The Texan Tongue Question ***
chap 6
Risposte alle recensioniiiiiiiiiiiiiii!!!
@Princes: scatenarsi su Plug In baby sarà anche come uccidere un uomo morto... ma chi di noi non lo farebbe? :P
@Joe:
ti conviene crederci... :P Gocciolone da me or ora rinominato Gocciolo
Pavesi ( mi è uscita ora, lo so che è orribile, ma non so
come sia potuto succedere ù_ù) dovrebbe conoscere i Mars,
così poi diventa uno della division...e hai più occasioni
per parlarci...altro che costumino molto -ino e tartaruga a grattuggia
del parmigiano
Ok ragazze, questo capitolo credo abbia dei livelli di scempiaggine assoluti xD
CHAPTER VI – THE TEXAN
TONGUE QUESTION
Resisto
a tutto...
meno che alle tentazioni
Oscar
Wilde
Il gelato in compagnia di un bel
ragazzo doveva essere vietato per i pazzi come me, bandito
direttamente dalla legge.
Dicevo sul serio.
Volete sapere cosa c’era di
compromettente in un gelato? Ecco cosa!
Io e Jackson uscimmo da quella
gelateria in compagnia di due nostri amici: cono al cioccolato e
stracciatella e cono alla menta e amarena.
Inutile dire che quello al cioccolato e
stracciatella fosse per me vero? Cioccolato-dipendente 100% made at
home quale ero non potevo smentirmi anche quella volta.
Aveva pagato lui con la scusa che un
gentiluomo texano- testuali parole- offriva sempre ad una signora
o signorina.
Due erano i casi: o la galanteria non
era passata di moda, però si stava inesorabilmente estinguendo,
oppure i suoi genitori lo avevano educato veramente bene, quindi
tanti complimenti.
Incominciammo a parlare e a parlare ed
io pian piano decriptavo quel mistero che poteva definirsi Jackson.
Era nato a Singapore il 21 dicembre,
proprio come me, solo che io il 12. Da Singapore si era spostato con
la sua famiglia fino ad arrivare in Texas, dove era cresciuto insieme
alle sue sorelle.
Un viaggio lunghino, non c’era che
dire.
Aveva frequentato una scuola privata di
teatro...
Mentre parlava lo osservavo
attentamente.
I suoi occhi che all’inizio mi erano
sembrati tutto un mistero ora svelavano gli specchi verdi che
riflettevano la sua anima. E solo in quel momento notavo veramente
quanto fossero belli. Erano... cristallini.
Se dovevo dargli una definizione,
sarebbe stata quella, anche se non sapevo se fosse quella adatta.
Erano gli occhi di chi cercava sempre
qualcosa di buono in ogni cosa.
Ma non era questo il punto su cui
discutere la mia ipotesi iniziale signori della corte.
Per quante cose interessanti trovassi
in quel che raccontava… ok, magari i nostri gusti musicali
divergevano parecchio, cioè l’unico punto in comune fino ad quel momento si
poteva trovare in Bon Jovi...ma non era il momento di parlare di ciò!
Dicevo...
Se l’idea del gelato poteva sembrare
alquanto innocente, forse non la considerai tale quando il ragazzo
accanto a me incominciò ad assaporare quel dolce inventato dagli
arabi con la sua linguetta.
Per fortuna c’era un po’ di buio e
lui non riusciva a vedere la mia faccia.
I miei ormoni si erano svegliati
improvvisamente dal letargo e avevano incominciato a ballare ‘Love
in Elevator’ degli Aerosmith ad un volume sempre più alto. Avevo
un ormone Steve Tyler che stava dando di matto cantando.
Già il titolo della canzone diceva
parecchio.
Quella linguetta texana acquisita
doveva essere bandita per legge. Ma ce l’aveva il porto d’armi?
Valeria, calma, respira e calma i
bollenti spiriti.
E mangia quel gelato che ti si sta
squagliando in mano, suggerì forse l’ultimo neurone scampato
all’attacco non progettato della libido al mio cervello.
Forse era meglio gustare il gelato
prima che si riducesse ad una poltiglia molliccia nella mia mano.
- Allora che ne pensi di Vancouver?- mi
chiese Jackson dando un’altra leccata.
Un pensiero di me che voleva essere
quel gelato era plausibile in quel momento?
- E’ più fredda di quanto pensassi
ma alla fine non è male se ti abitui alle nuvole-
Rise.
Non l’avevo mai sentito ridere fino
ad ora. Ascoltare la sua risata fu il diversivo per i neuroni per non
mettersi a pensare a com’era farsi baciare da quelle labbra che
gustavano quel gelato con quella linguetta.
Aveva anche un piercing sulla lingua? Forse durante le riprese lo toglieva...
Ora sì che ero veramente nella cacca!
- Allora, come vanno le riprese?- stavo
cercando di indirizzare l’energia della mia libido e di tutto
quello che ne comportava in una conversazione di senso compiuto.
- Pensavo lo sapessi, tuo fratello non
te ne ha parlato?Mi avevi detto che eri una fan della Twilight
saga...- mi guardò strano.
- Emh, dei libri, non dei film- lui
continuava a guardarmi con sopracciglio destro alzato- E va bene! La
vuoi la verità? Il film di Twilight mi ha fatto ridere, in senso
positivo!
- Alla faccia della verità!- ridemmo
insieme. Ora, per fortuna del mio povero cervello, avevamo finito
entrambi i rispettivi gelati.
- Personaggi preferiti?-
- Alice, Leah, Esme, Emmett...e Jasper-
mi sa che gli piaceva sentirsi dire che Jasper era uno dei miei
personaggi preferiti. Crogiolati, crogiolati bel ragazzo dagli occhi
verdi cristallini e dalla lingua che tentava la salute mentale del
mio povero cervello martoriato da anni di pazzia.
Va bene, amavo Jasper come personaggio.
Aveva quell’alone di mistero attorno a sé, come Jackson appena
l’avevo conosciuto, dopo lo scontro con la mazza da baseball.
- Dopodomani incomincerò a girare le
scene sulla vita di Jasper, potresti trarne spunto per qualche tuo
disegno -
- Farai molto “Ufficiale e
Gentiluomo”, vuoi anche la musichetta di sottofondo o preferisci il
trailer del film sullo sfondo?
Rise.
– Secondo me il tuo gelato era
corretto con qualcosa di anomalo- mi toccò la fronte- Sicura di non
avere la febbre?-
Scostai la sua mano dalla fronte -
Simpatico!- e gli feci una linguaccia
- Allora sarà il caso di andare a fare
nanna per l’essere pazzo che ho di fronte-
- Ma io non ho sonn.... yawh!- come non
detto. Proprio quando stavo pronunciando quella frase, sbadigliai.
- Certo certo! Poi mi svieni per terra,
e chi lo sente tuo fratello dopo?- faceva pure lo spiritoso eh?
Mi riaccompagnò fino alla mia
roulotte.
- Che si fa domani?- mi venne spontaneo
chiedere.
- Tu non lo so, io dormo, finalmente!
- Allora buonanotte lavoratore, ci si
vede domani se non sei andato in letargo provvisorio -
- Gnè gnè! Guarda che il mio lavoro
non è mica uno scherzo!- io alzai lo sguardo per aria. Aprii la
porta della roulotte e quando ero con un piede dentro ed uno fuori mi
venne in mente una cosa da chiedere a Jackson.
- Ma che ti ha detto mio fratello prima
di uscire dal locale?
- Emh, testuali parole?- si grattò la
testa imbarazzato.
Era per caso un segreto di stato? Ecco
lo sapevo, mio fratello lavorava per l’FBI e quella di aiuto
regista era solo una copertura!
- “Quella è mia sorella, tienilo nei
pantaloni o ti castro! E non farti travolgere dalla sua pazzia, è
contagiosa!”-
Ero diventata rossa, più rossa dei
peperoni che comprava mia madre al mercato del venerdì
dall’ortofrutticolo di fiducia e giurai che prima o poi avrei
ammazzato mio fratello, o comunque gliel’avrei fatta pagare in
qualche modo, magari uccidendolo nel sonno!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Private Stalker ***
chap7
Oh bene, vedo che l'ormone Steve Tyler vi è piaciuto ampiamente ... mi fa piacere, mi fa piacere.
Ringrazioo tutti coloro che hanno recensito... e ringrazio anche coloro che mi seguono.
Sì voi che mi "seguite", voi che vi nascondete nell'ombra, vi ho
notato :P e non spaventatevi a commentare se magari vi viene un po' di
voglia, fate solo la mia felicità xD davvero ^^
Bene, vi lascio con il nuovo capitolo in attesa di mercoledì, quando ne posterò un altro ^^
CHAPTER VII – PRIVATE STALKER
I want to feel sunlight on my face,
I see the dust clouds disappear
without a trace
I want to take shelter from the poison rain
Where the streets have no name
Where The Streets Have No Name- U2
Dio benedica le domeniche e maledica i lunedì. Ecco
qual'era la mia opinione personale.
Mi svegliai ad un’ora non poco precisata ed osservai lo
spazio attorno a me.
Notai che c’era qualcosa di diverso nell’aria e non parlavo
di Attila che stava utilizzando i miei piedi come appoggio per la testa, a
quello ci avevo già fatto il callo.
No...
Era la luce!
Mi alzai velocemente facendo saltare in aria il povero cane
che stava dormendo così placidamente e scostai le tende sopra il mio letto con
un unico gesto fluido.
E rimasi ferma lì con un sorriso da ebete.
Non c’era una nuvola in cielo, nemmeno una. Il cielo era
limpido, pulito.
- Aaaaaaaaaaah- urlai, quasi fosse un gesto liberatorio.
Sì, liberatorio dalle nuvole. Sarebbe stata una bella
giornata, me lo sentivo.
Guardai l’orologio accanto al letto. Erano le dieci
passate...ma quanto avevo dormito? Sarà stato l’effetto dell’alcool di ieri.
Mi lavai e mi vestii velocemente, non volevo perdere nemmeno
un attimo di quella bella giornata.
Non misi nemmeno un filo di trucco, matita o altro, osando
una maglietta a maniche corte bianca con un maglioncino verde scuro di cotone,
sperando che non ci fosse troppo freddo, jeans a sigaretta e fedeli converse
nere ai piedi.
Presi la mia borsa più grande e ci infilai un po’ di tutto
dentro: blocco disegni, matite, penne, macchina fotografica, portafoglio,
cellulare, i.pod, la mia copia di ‘Orgoglio e pregiudizio ’ ed un paio di altre
cose. La borsa di Mary Poppins era niente a confronto della mia!
- Attila! Andiamo a fare colazione-
Appena pronunciata la parola magica ‘colazione’ Attila
scattò in piedi, prese il suo guinzaglio sulla sedia, e mi venne dietro.
Io chiusi la porta, inforcai gli occhiali da sole, le cuffie
dell’i-pod nelle orecchie ed andai
incontro ad una bella giornata con il sorriso stampato in faccia.
Ж
Muffin. Avevo voglia di un muffin al cioccolato ed di una
bella tazza di cappuccino.
Motivo per il quale andai nella mia caffetteria
vancouveriana di fiducia e esaudii i miei desideri.
In seguito mi diressi nel parchetto lì di fronte dove notai
che non ero l’unica ad aver approfittato della bella giornata data la presenza
di molte coppiette e di famiglie, mogli, mariti e figli, senza dimenticare i
patiti dello sport. Immancabili.
Consumai la mia colazione su una panchina di fronte al parco
giochi mentre Attila scorrazzava qua e là felice come una pasqua.
A quanto pare non ero l’unica che aveva voglia di una
passeggiata.
Chiusi un attimo gli occhi, percependo il piacevole calore
dei raggi solari sulla mia pelle.
Quando li riaprii decisi di sfruttare la giornata in qualche
maniera, così presi la mia macchina fotografica digitale dalla borsa ed
incominciai a scattare fotografie a destra e a manca.
Fotografai una bambina dai capelli biondi ed il vestitino a
fiori rosa che rideva e giocava con la sua palla rossa, alcuni scorci del
parco, compresi quelli dove appariva una fontana molto suggestiva, Attila che
mangiava un muffin senza cioccolato,
Jackson che, chitarra in spalla, veniva verso di me salutandomi...
Jackson?!?!?
- Ciao! Hai visto? Non ci sono nuvole- ed indicò il cielo –
Felice?
- Sì- gli risposi. I suoi capelli biondo tinti risplendevano
alla luce del sole. Si alzò i ray ban sino a sopra la fronte. Era tutto
imbacuccato per non farsi riconoscere, come se, invece di non farsi beccare dai
paparazzi, avesse un gran brutto raffreddore.
- Ciao Attila - fece delle coccole al cuccioletto e si
sedette accanto a me.
- Ti dispiace se suono qualcosa?- fece lui imbracciando la
chitarra.
- Figurati fa pure. Farai da sottofondo a questa bellissima
mattinata, e alle mie foto-
Il ragazzo incominciò a suonare una piacevole melodia che
non avevo mai sentito prima mentre io con il sorriso sulle labbra facevo
fotografie.
Se il tempo era bello, io ero felice, era automatico. Ero
allegra, su di giri, con la voglia di alzare il mondo con una mano sola, piena
di energie.
Inutile dire che Jackson, curioso qual’era, almeno questo
l’avevo capito, smise di suonare ben presto e cercava di spiare le foto che
facevo.
Io lo allontanai scherzosa.
- E tu che cosa mi dai in cambio?- gli risposi io ridendo.
Lui si mise con fare pensoso. Gli feci una foto in quell’atteggiamento.
Era bello sparare cavolate in quel giorno soleggiato
con...un amico? Un conoscente? Cos’era Jackson per me? Non ci pensai per quel
momento.
- Una notte di passione ardente direi, ti va bene?- mi
rispose con un tono innocente.
Diventai rossa come un peperone. Come poteva buttare una cosa
così con quella voce così innocente e in maniera così realistica e poi sperare
in una risposta di senso compiuto da parte mia?
Aprii e chiusi la bocca senza emettere suono.
Dio dimmi, mi hai creato con una predisposizione genetica
per ficcarmi in situazioni del genere?
Con noncuranza il ragazzo fece scivolare la mia digitale
dalle mie mani alle sue con un sorrisetto sulle labbra.
- Mi devo ricordare che per farti stare zitta basta una
battuta del genere –
Io ero ancora sconvolta da come aveva detto quella frase,
come se la sua proposta fosse reale e non un semplice scherzo. Mi ripresi, per
evitare di fare figure del mutuo soccorso. E a me questa cosa non andava bene!
Sarei andata contro questo mio difetto divino-genetico!
Mi avvicinai a
Jackson. Lui mi guardò strano.
Gli feci segno di avvicinarsi perché volevo dirgli una cosa
all’orecchio. Il ragazzo sembrava non fidarsi tanto. Lo presi per la camicia e
gli sussurrai all’orecchio:
- Ricorda, mi hai promesso una notte di passione, e di
solito io le faccio mantenere le promesse - con voce che credevo fosse
pseudo-suadente.
Lui rimase immobile ed inghiottì rumorosamente.
Lo lasciai. Forse avevo ottenuto la reazione voluta.
Lo guardai mentre teneva lo sguardo fisso sul prato con
occhi vacui.
E scoppiai a ridere!
Ж
- A che ti servono tutte queste foto?- sempre curioso. Mi sa
che non ero l’unica che cercava di svelare i misteri che le persone celavano.
- Per i miei disegni principalmente-
- Sei ispirata dalle tue fotografie?- Si era rimesso i ray
ban neri e coccolava Attila.
- Sì, cioè no, in parte, piccolissima parte. E’ la musica, i
miei sentimenti, ciò che mi ispirano veramente. Quando ascolto una canzone
cerco di imprimere su carta le immagini che mi vengono in mente, quando sono in
un particolare stato emotivo, i miei sentimenti si traslano sul foglio...e poi
perché sei così curioso?-
Più diretta di così si moriva!
- Beh- mi rispose Jackson riprendendo la sua chitarra e
lasciando Attila libero di scorrazzare. Fece risuonare qualche nota nell’aria –
Sei una persona interessante. Ti brillano gli occhi quando parli di cose che
sul serio sono importanti per te, come se fossero veramente parti della tua
vita di cui non puoi fare a meno, come il cibo, l’acqua o l’aria. Hai passione,
ecco-
Io lo guardai allibita quando mi rispose. Nessuno mi aveva
mai definita ‘interessante’. Forse lunatica, pazza, a volte rana dalla bocca
larga, paziente quando volevo, ma mai interessante. Era una novità.
- Davvero?- stavo gongolando dentro. Il mio sorriso ne era
la conferma.
- Sì- lo bisbigliò appena, come se fosse restio a
confessarlo. O estremamente timido.
Attila mugolò.
- Sì, lo sei anche tu cagnolone!- mi sa che quel cane
soffriva di manie di protagonismo.... e desiderio di tanti grattini.
Ad un tratto le note di Notion, dei Kings Of Leon
risuonarono dal mio cellulare. Una chiamata in arrivo.
- Pronto?- forse, per pura bontà divina, questa chiamata mi
avrebbe tolto dai piedi una possibile gaffe da parte mia.
- Vale, sono io, Monica -
- Puffola! Dimmi! E’ successo qualcosa?-
-No, ti volevo solo avvertire che arriveremo domani
e...cosa? No Marta.... Vale aspetta...-
Sentii dei rumori di sottofondo non bene identificati e
un’altra voce mi parlò attraverso il cellulare di Monica.
- Vale sono io, Laura!
- Discepola!Ma cosa...
- Scusa Monica, ma le ho proibito di parlarti mentre guida,
sai che può arrivare alla velocità di Shumacher quando vuole. Marta stava
andando in escandescenza-
- Ahhh!- la pazzia era un tratto fondamentale del nostro
gruppo – Come mai avete chiamato quindi?
- Niente di che, volevamo dirti che arriveremo domani
sera...ma dimmi- e cambiò tono di voce, cosa che mi preoccupò parecchio – Ti
sei già accalappiata qualche creatura soprannaturale di sesso maschile?-
- Laura!- avevo raggiunto tutte le tonalità del rosso in una
scala cromatica in un secondo. – Ti ci metti pure tu?
- Aaaaaaaaaaaaaaaaah!!!!!- diventai sorda a causa dell’urlo
della mia amica. Dovetti allontanare anche il cellulare. Jackson rise
- Allora è successo qualcosa!
- Cosa? Chi? Come ?Quando?- ecco, questa di sottofondo era
la Marta che fa 4654365 domande la secondo – la Vale ha avuto un intruglio con
un vampiro? Evvai! Laura, mi devi 20 $!
- Avete pure scommesso? Ma brave..- a quanto pare era di
moda scommettere su di me.
- Emh, sì. Vabbè, noi arriviamo domani sera verso le sette a
casa di tuo fratello.
- Ok. adesso ti devo lasciare, ci sentiamo più tardi-
- Va bene, ma io affermo che tu ci stai nascondendo
qualcosa. Ciao ciao donna!-
Scuotendo la testa terminai la chiamata e mi voltai verso
Jackson che aveva abbandonato di nuovo la chitarra per dedicarsi alla mia
digitale.
Mi guardò e, sempre con quella sua voce da innocente mi
disse:
- Sai, sei molto più fotogenica quando non ti metti in posa,
ed incredibilmente distratta direi, visto che mentre parlavi con la tua amica
non ti sei accorta che ti stessi scattando delle foto-
Cosa?
- Lo sai che potresti essere scambiato per uno stalker in
questo momento? Mi devi anche spiegare come facevi a sapere che ero qui-
A questa mia ultima affermazione lui si avvicinò a me e io
non potevo indietreggiare altrimenti sarei finita per terra, cavolo!
- Non lo sai? Gli stalker non rivelano mai i loro segreti.
Comunque dovresti considerare anche il fatto che, essendo stalker, potrei
essermi appostato di fronte alla tua roulotte aspettando il momento in cui
fossi uscita, o no?
- S-sì, potrebbe anche essere- wow, avevo un personal
stalker e nessuno mi diceva niente? A quanto pare.
- Bene- continuò il ragazzo con la sua arringa – Appurato
questo, cos’hai da fare per il resto della giornata?
Ci pensai un attimo su – Devo decidere che cosa preparare
per le mie amiche che arrivano domani stanche ed affamate e nel pomeriggio farò
un giretto per Vancouver insieme alle altre, ho bisogno di rinnovare un attimo
il guardaroba-
-Oh- sembrava deluso?- In pratica oggi Ashey ti rapirà per
mezza giornata e se sopravvivrai- perché sopravvivrai vero?- dopo ti dedicherai
alle arti culinarie.
-Esattamente, anche se non so se tornerò viva, sai tra
Ashley e Nikki, magari potresti trovarmi tra qualche giorno morta tra quintali
di vestiti, scontrini, scarpe ed accessori vari...-
Ridemmo.
- Invece tu?- lui mi guardò con aria interrogativa – Cosa
farai oggi?
- Oh...suonerò, suonerò, comporrò qualcosa forse, suonerò e
su...
-Suonerai! Ho afferrato il concetto! ma visto che suoni e
componi così tanto, perché non tiri su una band?
- Veramente l’ho già fatto...
- Ah- Ok. Un bel ragazzo, simpatico, musicista...cosa si
poteva chiedere di più? Ora se qualcuno mi che sapeva pure cucinare e me lo
sarei sposato. Veramente.
-Davvero?-
E fu così che il
ragazzo incominciò a parlarmi delle 100 Monkeys, il gruppo musicale dove
suonava. Quando, tra una cosa e l’altra, confessai che anche io suonavo in una
band che aveva appena abbandonato lo status di ‘garage band ’ per approdare a
quello di ‘cover band ’.
Volle sapere che strumento suonavo.
- Dimmelo!- mi minacciò con un dito indice puntato verso di
me e con la faccia più minacciosa alla Jasper Hale che conosceva. E gli
riusciva pure bene.
- Giammai!Guarda le mie mani e prova ad indovinare-
- Allora prego mademoiselle, mi mostri le sue mani- fece con
falso accento francese porgendomi una mano
- A voi monsieur - gliele porsi. Lui le prese tra le sue con
tocco leggero e caldo al
tatto. Le girò e le
rigirò pensoso.
- Mmm... non riesco a capire, cioè, uno lo capisce dai calli
che hai sulle mani, invece...-
-Si vede che io le curo parecchio bene- mi ‘ripresi’ le mie
mani
Di nuovo mi chiamavano su cellulare. Mi sentivo molto
Figaro, che tutti cercavano e tutti volevano.
- Vale!!!!!!!!Ma dove diavolo sei finita?!?!?- era Nikki,
anche parecchio incavolata direi – E’ mezz’ora che ti aspettiamo!
Guardai l’orologio! Santa polpetta fritta!
- Dio mio, è vero! Scusa scusa scusa Nikki! Corro e vengo da
voi!
- D’accordo, raggiungici dove ci dovevamo incontrare- era
seccata ora. Sentivo Ashley mormorare qualcosa di sottofondo, ma non riuscii a
capire nulla.
- Perdonami, ero qui con Jackson ed il tempo è volato-
letteralmente!
- Capisco, mi racconti tutto quando ci vediamo, ma ora
muoviti!
- Raccontare?- tenevo il cellulare tra l’orecchio e la
spalla, stretto stretto, ficcando tutte le mie cose nella borsa, mi fermai un
attimo alla sua ultima frase. Cosa pensava ci fosse tra me e Jackson?
- Sì- cinguettò – ci vediamo dopo- e chiuse la chiamata.
Ficcai veloce il cellulare in tasca e chiusi la zip della borsa con un gesto
secco.
- Qualcosa mi dice che devi andare - teorizzò Jackson sghignazzando.
- Sì, altrimenti mi scuoiano vive quelle due e useranno la
mia pelle per carta da parati. E devo anche riportare indietro Attila!-
- Oh, a lui ci penso io se vuoi- Mi stava salvando. Attila
lo guardò strano. Lo conosceva da più tempo di me e lo stesso si fidava poco?
Mah!
- Grazie Jackson! Ti devo un favore.- lo baciai su una
guancia ed incominciai a correre per non arrivare più in ritardo di quanto già
non fossi.
- Corri!- stavo quasi ruzzolando a momenti nella foga di
salutarlo ed andarmene!
- Corro! Corro! Ci vediamo più tardi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Whisky and Nirvana ***
chap 8
Recensioni!!!!
@Princes: Monica...lo so che sei brava...come un pilota di Formula 1 quando inizia la gara xD
@Ino: ce l'hai fattaaaaaaaa....anche se ti mancano alcuni chap da recensire... ù_ù
@Lelle: Grazieeeee *___* magari appena ho un attimo di tempo, do' un'occhiata alla tua storia e ti lascio un commento ^^
Ok people, godetevi il prossimo capitolo che, insieme a quello dopo, è uno dei miei preferiti...
CHAPTER VIII – WHISKY
AND NIRVANA
Io non vivo né nel mio passato, né nel mio futuro.
Possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi
interessa.
Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai
un uomo felice.
La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è
sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo.
Paulo Coelho
E meno male che doveva essere solo una cena tra amiche
pazze.
La notizia che arrivassero le mie amiche da L.A. aveva
destato un tale casino che la cena tra noi quattro si trasformò in una raduno
di amici miei e quelli del cast a casa di mio fratello.
Quella sera per fare felice Ashley avevo indossato un abito
casual color prugna, molto semplice ed abbinato ad un coprispalle.
Sfortunatamente per lei, la ragazza disapprovò la scelta di abbinarci le mie
converse nere basse. Cosa che Kristen invece sembrava apprezzare molto.
Eravamo circa una ventina, tra umani, vampiri e licantropi
( giusto per rimanere in tema ) in casa di mio fratello, appena fuori
Vancouver.
Peter aveva deciso per quell’occasione di rispolverare le
sue doti culinarie al barbecue e ora stava incominciando ad arrostire salsicce
e quant’altro, compresi gli involtini che avevo fatto quel giorno.
Per ragioni quantitative trasferimmo i tavoli in giardino
dove si stava relativamente bene.
Mentre Peter si stava
cimentando con il barbecue e Jackson gli dava una mano preparando la carne da
arrostire, Tay e Bob stavano sistemando le illuminazioni fuori e mentre io ero
in cucina con Nikki a preparare il resto del cibo, gli altri davano una mano
come potevano. Chi come Kellan preparava Guitar Hero, chi come Ashley
incominciava ad imbandire la tavola. Ognuno faceva la sua parte.
Jam era andato a prendere le mie amiche all’uscita giusta
dell’autostrada. Sarebbero arrivate tra poco e io non vedevo l’ora!
- Non vedi l’ora eh?- Nikki mi lesse nel pensiero. Le passai
la teglia di lasagne che lei infilò dentro il forno caldo
- Già!- giusto il tempo di risponderle che suonarono alla
porta.
- Arrivo!!!!!!!-
Mi tolsi il grembiule, lo lanciai su una sedia e quasi volai
verso la porta che aprii con un unico gesto.
- CHAAAAAAAAAAAAAAAN!!!
- VALEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!
- PUFFOLAAAAAAAAAAAAA!!!
Non feci nemmeno in tempo ad aprire che tre ragazze di varie
altezze e dimensioni mi vennero addosso.
Erano così felici di vedermi che cademmo tutte e quattro
abbracciate per terra, ed io ovviamente facevo da materasso per tutte.
- Porca di una miseriaccia l’oca!- urlai io
- Bisogno di una mano Vale?- mi disse la voce di Nikki alla
mia destra. Non riuscivo nemmeno a vederla perché Marta mi occupava la vista.
Potevo almeno allungare un braccio.
- Mi presti un paio di costole se ti avanzano?
- Valeeee! E’ bello rivederti!- vidi una testa, quella di
Laura, che spuntava dalla massa di corpi e mi guardava con gli occhiali messi
storti
- Anche per me!- ci stringemmo tutte e quattro per terra. Le
Jane A. erano riunite!
- Ma fanno sempre così?- chiese Nikki tra le braccia di mio
fratello, che era andata ad abbracciare.
- Questo è solo l’inizio- le rispose mio fratello.
Sì. Era solo l’inizio!
Era l’inizio di parecchie cose, che accaddero tutte quella
notte.
Dopo tutta quell’abbuffata di carne e ogni ben di Dio, erano
immancabili gli alcolici. Naturalmente ci aveva pensato il nostro grizzly
preferito Kellan.
A proposito.... non vi dico che cosa mi aveva detto Marta (
che io chiamavo amorevolmente Demone ) quando l’ha squadrato ben bene la prima
volta. E per farvi intendere meglio diciamo che lei andava pazza per i tipi
alti e muscolosi più simili a giocatori di rugby che ad altri.
Povero Kellan. Non avrei voluto che si fosse attentata alla
sua presunta innocenza quella sera!
Verso mezzanotte circa la metà di quelli che erano presenti
se ne andarono. Rimanemmo solo io, Jackson, tutte le Jane A., Kellan e Tay e
credo anche mio fratello con Nikki e dire che eravamo tutti ubriachi era dire
poco.
Di solito io non mi ubriacavo mai e quelle poche volte che
succedeva facevo sempre delle figure così brutte che potevano raccoglierle
tutte e farci una commedia.
Una volta di queste ero con Laura e per poco non ci
mettevamo a fare una lapdance. Per fortuna ero crollata prima. Non avrei retto
alla vergogna di un mio filmino su youtube con un soggetto del genere!
Ero ubriaca fradicia grazie all’aiuto della bevanda rock per
eccellenza. Esatto, proprio lui!Jack!
E dire che io amavo la birra, ma quando si era in compagnia, era
meglio non lamentarsi troppo.
Credo che l’unico ancora con un briciolo di razionalità
fosse Jackson. Si vedeva che lui sopportava meglio di me l’alcool. Ormai in certe
situazioni pazze, eravamo sempre insieme, come culo e camicia.
Ma dove diavolo erano finiti tutti?
Eravamo messi sul divano del salotto,di questo ero sicura.
Monica era accasciata sul divano alla mia destra, mentre io dicevo cose senza
senso a Jackson che sembrava seguire con interesse.
Mi sa che non ragionava tanto nemmeno lui!
Fu da quel momento, dopo l’ennesimo bicchierino di Jack (
mannaggia a lui!E pure a Kellan che l’aveva portato!) che la mia memoria e la
mia razionalità mi abbandonarono, lasciando posto all’oblio nella mia mente
fino alla mattina seguente.
POV JACKSON
Io e Valeria ingoiammo l’ennesimo bicchierino di Jack
Daniels. Se io avevo ancora un briciolo di lucidità lei era del tutto partita.
La sua Monica era del tutto partita e ora ronfava sul divano alla nostra
destra.
Ribadivo il concetto: Valeria e le sue amiche erano
completamente pazze! E lei era la più pazza di tutte. Se Dio avesse dovuto
concentrare tutta la sana pazzia di questo mondo in un essere, lei sarebbe stata
una candidata ideale.
Ora si era alzata dal divano e stava blaterando cose senza
senso. Mi sa che l’ultimo bicchierino le aveva dato il colpo di grazia.
Mi alzai per andare a soccorrerla in caso di aiuto
- Ma dico io come fai a chiamare un cartone teletubbies?
Devi essere malato nel cervello! Lady Oscar! Quello sì che è un cartone serio!
Ma vogliamo parlare anche dei film che fanno di recente?-
Ora ne avevo la conferma. Era partita del tutto!
- E vuoi sapere cosa odio?- si rivolse verso di me mettendo
un dito indice ad altezza cuore. Le guance erano tutte rosse e gli occhi lucidi
- Cosa?- era meglio assecondarla.
- Odio la gente che pensa di essere Dio sceso in terra! Ma
dove sono andati a finire tutti?No, non lo voglio sapere! Mio fratello, Nikki,
Demone ( il soprannome della Marta a quanto avevo capito ) e Kellan potrei anche indovinarlo...ma Discepola (
Laura) e Tay? Vabbè..meglio per loro! Ma spiegami una cosa... Ma Kristen è
sempre la regina dei ghiacci? No perché dovrebbe variare la gamma dei suoi toni
facciali! Senza offesa ma ha sempre la stessa faccia di perenne scazzata!-
Ma quanto aveva bevuto?
- Sicuro di stare bene?- chiedeva l’ubriacone n 1
all’ubriacone n 2
- Si!Hic!Sto bene!- stavamo andando nelle altre stanze degli
ospiti. Da lì provenivano strani gemiti...non vorrei che....
Ad un tratto Valeria aprì una porta e rimase a bocca aperta.
La raggiunsi e rimasi ad occhi spalancati.
- Jackson togliamoci di qui perché sennò ti si blocca la
crescita del tuo amichetto là sotto e ti vengono i complessi- mi fece la
ragazza. Chiuse la porta risparmiandomi di vedere la scena di Demone e Kellan
che ci davano dentro
- Neanche si conoscono da 12 ore e già vanno! Certo che
Kellan è messo bene! Complimenti a mamma sua! Però Demone quella posizione me
la deve spiegare -
- Valeria!- esclamai io. I suoi freni inibitori erano andati
a farsi benedire con tante grazie da parte del dio Bacco. Ma anche Kel! Vabbè
che era ubriaco, ma anche io mi sarei vergognato un attimo a mostrare i miei
gioielli di famiglia a chicchessia!
Ora però la vedevo andare in bagno. Oddio, si sentiva male?
- Eccoli qui altri due!- la raggiunsi e vedemmo Discepola e
Tay dormire dentro la vasca con tanto di cuscini e coperte. Vicino alla vasca
circa tre bottiglie di nonsochecosa.
- Uno neanche può andare al cesso tranquillamente che c’è
gente che dorme in vasca. Poi la Laura mi chiede perché la prendono sempre per
ubriacona- Se ne andò via da lì lasciando la porta che io prontamente chiusi.
Seguii ancora la
ragazza che ormai sbandava da una parte all’altra. Andai per sorreggerla e
portarla al sicuro da se stessa e farla dormire per smaltire la sbornia.
- Che vita ingiusta!Io non ho nessuno con cui trombare come
si deve! Ti rendi conto?-
Giuro, mi stavo accasciando lì a rotolare dalle risate. Ma
come se ne poteva venire con delle uscite così?
- Ma ti sembrano domande da fare?
- Non c’è niente da ridere Jackson!- mi rispose mentre la
portavo in una camera miracolosamente vuota. Lei si staccò – Ti rendi conto che
io vivo con la paura di restare zitella a vita? Cioè! Quasi tutti quelli che
conosco ...hic... hanno qualcuno...hic! Mentre io ho paura di rimanere
sentimentalmente sola a vita! Uffa! Ti rendi conto che io sono una delle poche
vergini che conosca? Morirò vergine! Ecco! Sola, zitella e vergine!Quando verrà
l’apocalisse rimarranno la morte, gli scarafaggi, le tasse, i Rolling Stones e
la mia verginità che non sapendo che fare si metteranno a giocare a poker! Con
tutti i miei fidanzati che scappano da me perché non mi sento mai pronta!Ma che
cazzo ne capiscono loro?-
Non sapevo se mettermi a ridere, arrossire per l’imbarazzo
della situazione o avere un moto di pietà verso questa pazza ragazza ubriaca e
buffa.
Alla fine la potevo capire. Non era piacevole rimanere soli.
Vidi Valeria sedersi sul letto ed incominciare a piangere.
Non l’avevo mai vista così distrutta e non era solo per l’alcool. Di solito la
vedevo sempre forte, solare e pazza. Mi sedetti accanto a lei e cercai di
consolarla in qualche modo.
Come si suol dire, in whisky veritas!
Presi un fazzoletto di carta dal pacchetto che avevo in
tasca e glielo porsi.
Lei rispose con un muto ‘Grazie’ e appoggiò la testa alla
mia spalla.
E rimanemmo così.
- Hic...ti ho sporcato la maglia di trucco- mi disse quando
sembrava essersi ripresa un attimo. Mi indicò una parte della mia maglietta
grigia sporca di matita
- Sai che ti dico? Al diavolo! La posso sempre lavare! E sai
un’altra cosa! Arriverà l’uomo della tua vita, basta che tu aspetti un altro
po’- La guardai negli occhi
- Sei gentile...ma è da più di venti anni che aspetto... ma
sì, che sarà mai un po’ di tempo in più-
Sembrava si fosse autoconvinta per fortuna.
Ci guardammo negli occhi e sorridemmo.
Solo in quel minuto il mio cervello mi mandò un segnale
della situazione in cui mi trovavo.
Ero abbracciato a questa ragazza che conoscevo da poco e i
nostri visi erano vicini, troppo vicini.
Il mio corpo registrò quel cambiamento e come una
scarica mi attraversò tutto il corpo.
Potevo vedere ogni lacrima che si era fermata sulle sue ciglia, gli occhi
castani color cioccolato, con qualche pagliuzza caramellata, ancora lucidi per
il recente pianto, le labbra leggermente socchiuse. Percepivo l’odore di pesca
dei suoi capelli. Inebriante, quasi intossicante.
Il mio cervello aveva staccato i collegamenti e ci volle una
leggera frazione di tempo prima che rapissi le sue labbra e le facessi mie.
Era come essere in una specie di Nirvana. Sarà stato
l’effetto degli alcolici.
Le sue labbra erano morbide. Lei era morbida.
E quel gioco tra le nostre lingue mi faceva impazzire.
Morbida, fragile e dannatamente brava a baciare! Cazzo!
Il mio cervello si ricollegò.
No, non potevo farlo!
In mente mi rivenne l’immagine di una ragazza bionda dagli
occhi azzurri, gli zigomi alti e le labbra piene.
Lacey.
- NO!- mi staccai violentemente da Valeria- Non posso farlo!
Ero senza fiato. Sentivo le labbra ardere mentre la ragazza
di fronte a me mi guardava ancora come se avessi fatto qualcosa di atroce. Era
con le braccia a mezz’aria. Braccia che pochi secondi fa mi tenevano stretto.
- Perché?- gli occhi erano di nuovo lucidi – Era orribile?
- No!- cercai di tranquillizzarla – Non è per quello,
anzi...-
Anzi? Anzi un paio di cazzi Jay! Il piccolo Jay là sotto con
un bacio si era risvegliato tutto!
- Quindi?- ora i suoi
occhi erano interrogativi – Cos’è? Prima incanti le tue ragazze con i tuoi
occhi verdi bellissimi e poi le molli come fossero carta straccia?- Si stava
alzando. Si stava incavolando
- No! E’ che io sono già impegnato!Con la mia
ragazza...Lacey-
Valeria aggrottò le sopracciglia. – Ah...capisco...-
Venne verso di me e mi abbracciò. Era pazza!
- Sono felice allora che ti sia fermato in tempo-
No. Era semplicemente ubriaca. Tutto qui.
- Anche io-
- Però baci dannatamente bene Jackson. Fortunata la tua
ragazza!
- Grazie!- volevo dirle “anche tu baci dannatamente bene” ma
poi avrebbe capito male.
Rimanemmo abbracciati per non so quanto tempo.
Solo dopo mi accorsi che Valeria mi si era addormentata
addosso, quando la sentii come un peso morto su di me.
L’adagiai sul letto e le tolsi le scarpe. Scostai le
coperte. Cercai di staccarmi da lei per mettergliele sopra ma Valeria mi aveva
agguantato per un braccio.
- E ora come cazzo faccio?- sussurrai. Aveva preso il mio
braccio destro per un peluche!
Ragionai e l’unica cosa plausibile, oltre a staccarmi un
braccio con i miei stessi denti, era quella di dormire nello stesso letto con
lei.
Con delicatezza mi tolsi gli stivali con una mano sola e mi
infilai nel letto. Coprii entrambi con le coperte.
Cercai di prendere sonno non pensando che sembrava stessi
per tradire la mia Lacey.
Infatti non lo stai
facendo brutto deficiente, mi disse una vocina nel mio cervello.
Ci mancavano solo le voci!
Valeria era rannicchiata in posizione fetale aggrappata al
mio braccio come se fosse la sua ancora di salvezza. E forse in quella strana
notte lo ero.
Con questo pensiero mi addormentai e insieme a quello
l’immagine di una dolce Valeria dormiente accanto a me.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Chan's Scream Strikes Again ***
chap 9
Vedo
che il capitolo 8 ha avuto gli effetti desiderati xDD non vi dico
quante volte, rileggendolo, mi rotolavo dalle risate...ma ogni volta mi
rotolo sempre di più con il capitolo che state per leggere *___*
@Princes: tutto a tempo debito...tutto a tempo debito....
@Joe:
"Discepola" era come chiamavo la Laura ex vice della nostra division
parecchio tempo fa... e poi, devo farti un disegnino per future
applicazioni nel campo "Gocciolone" ? ( come sono perfida
Bwahahahahahaha)
Buona lettura ^^
CHAPTER IX- CHAN’S
SCREAM STRIKES AGAIN!
That's
all they really want
Some fun
When the working day is done
Girls-- they want to have fun
Oh girls just want to have fun
Girls
Just Want To Have Fun- Cyndi Lauper
POV
VALERIA
Stavo facendo un sogno veramente stano.
Sognavo di essere stesa su un bellissimo prato verde. Ero vestita da
Alice nel paese delle meraviglie, cartone che non mi aveva mai fatto
mai impazzire nei miei venti anni di vita.
Ero stesa sull’erba abbracciata al
Bianconiglio ma non era il bianconiglio! Era Jackson vestito da
Bianconiglio. Alzai lo sguardo e vidi in cielo tutti i miei amici
vestiti come i personaggi di quella storia. Kellan per esempio era il
brucaliffo tutto colorato di blu e verde scuro. Demone era il
cappellaio matto. Monica lo stregatto, Kristen la regina di cuori e
poi gli altri i fiori parlanti! Ma che ci faceva Tay vestito da
carta?
Dovevo aver bevuto parecchio. Tutto era
così colorato!E allegro!
Ad un tratto la regina di cuori-
Kristen fece apparire un vortice che incominciò a risucchiare tutto
quel mondo colorato che incominciò ad ingoiarci uno per uno.
- NO!- urlai. Non volevo che tutto se
ne andasse. Io ero felice!
- No!No!NO!
- VALERIA!-
Aprii di botto gli occhi. Il mio cuore
batteva così forte da rimbombarmi nelle orecchie.
Avevo il fiato corto come se avessi
corso lungo tutto l’Empire State Building.
I miei occhi si immersero in quelli
verdi e preoccupati di Jackson. Bellissimi come sempre.
Un momento...
Mi misi a sedere facendo scostare
Jackson da sopra di me.
- Stai bene?- gli feci cenno di stare
zitto un attimo. Cercai di capire la situazione. Ero in casa di mio
fratello, questo era sicuro. Avevo addosso i vestiti di ieri sera e a
quanto potevo vedere avevo dormito nello stesso letto con Jackson. In
aggiunta a questo un cattivo sapore in bocca e un mal di testa
atroce. Girai la testa da una parte all’altra per vedere se mi era
sfuggito qualcosa. A quanto pare no, salvo qualche bottiglia di Jack.
Mi rivolsi a Jackson che, con i capelli
per aria stile Simba era più assonnato di me.
- Quanto ho bevuto, cosa ho combinato e
perché dormivamo nello stesso letto?
- Troppe domande tutte in una volta
donna!
- Necessito un’aspirina!- il mal di
testa si stava facendo sentire forte e chiaro e la mia voglia di
alzarsi dal letto era pari a meno infinito.
- Pure io!- il ragazzo si accasciò sul
letto accanto a me
- Jackson fattelo dire, quella chioma
bionda ti sta malissimo. Soprattutto la mattina sembra che hai messo
le dita nella corrente –
- Acide stamattina? Se vuoi ti racconto
che hai combinato ieri sera poi ne riparliamo...-
- Non dirmi che ho dato fuoco alle
magliette di mio fratello...
- No! Hai...- ad un tratto il rumore
del mio stomaco brontolante riecheggiò nell’aria. Chiusi gli occhi
e li riaprii. Non c’è niente di più imbarazzante del proprio
stomaco che reclamava rumorosamente cibo.
- Fame?- disse sogghignando il ragazzo.
Sempre a fare lo spiritoso.
- No!- così mi alzai e mi diressi
verso la cucina a piedi nudi con la faccia tutta assonnata e la bocca
impastata.
Appoggiata con i gomiti al tavolo
della cucina trovai Monica, assonnata anch’essa, la faccia
stravolta e i capelli castani che andavano per i fatti loro.
Stava bevendo una tazza di caffè
mentre a lato aveva una confezione di biscotti al cioccolato ed un
tubettino di aspirine.
- Giorno!- fece ad entrambi appena ci
vide sul ciglio della porta – Puffola, hai rubato per caso la
pelliccia ad un panda?
- Perché?- la mia mente non era molto
reattiva la mattina. Agguantai due bicchieri di vetro dal mobile in
cui erano riposti, li riempii entrambi d’acqua e in ognuno ci misi
un’aspirina che presi dal tubetto.
Porsi uno dei due bicchieri a Jackson.
- Non so se hai notato che hai un
occhio normale e l’altro dove tutto il trucco è andato a farsi
benedire-
- Bello! Potrei lanciare una nuova
moda, la moda panda. Potrebbe essere una nuova body art -
Agguantai il pacco di biscotti e li
misi tra me e Jackson. Con un solo sorso tracannai tutto il contenuto
del bicchiere di vetro.
- Qualcuno riesce a farmi un breve
riassunto di quello che è successo ieri sera?- mi fece la mia amica
cercando di reprimere uno sbadiglio
- Tu sei crollata sul divano. Io mi
sono ubriacata, il resto chiedilo a Jackson, credo fosse il più
lucido dei due...
- Abbiamo trovato Discepola e Tay a
dormire in vasca, Demone e Kell che ci davano dentro e Valeria si è
addormentata addosso a me, motivo per cui sembra un panda e la mia
maglietta la fotocopia della sua faccia- Continuò il ragazzo
trangugiando un biscotto.
Mi ero persa davvero tutte questa cose?
- Davvero Jackson?
- Sì, ah! E volevi chiedere a Demone
mentre era occupata di insegnarti certe ‘posizioni’... dicendomi
di non guardare perché altrimenti si sarebbe bloccata la crescita
del mio amichetto-
Ci guardammo tutti e tre in faccia. Poi
scoppiammo a ridere.
- Niente pseudo spogliarello stavolta
Puffola?-
- Ringraziando il cielo no! Ci mancava
solo quello- risposi alla mia amica. Jackson ci guardò strano.
- Prima o poi ti racconteremo. Ho
combinato altri danni?- chiesi sempre al ragazzo. Presi un biscotto,
ne osservai la forma per vedere da che lato era meglio incominciare a
mangiare e poi ne addentai un pezzetto.
- No...almeno credo. Non è che fossi
così razionale anche io. Ti ricordo che una bottiglia e mezza di
Jack ce la siamo bevuta solo tu ed io-
- Così rimarrete con il mistero di
quello che accadde ieri notte. Non c’è niente di meglio di un
mistero irrisolto!- concluse Monica. – Ecco i regnanti della vasca
da bagno! Com’era l’acqua? Calda?- ed era ovvio che non si
riferisse alla temperatura in sé.
Mi voltai. Discepola e Tay erano
arrivati in cucina e sembravano due cuccioletti. Si stropicciavano
gli occhi per il sonno. La mia amica, senza dire ne ‘ah’ né
‘bah’ prese una sedia, si mise accanto a me ed appoggiò la testa
sulla mia spalla.
- Comoda eh? Poi mi dici perché ti
diciamo ubriacona....- ma era inutile risponderle . A Laura ci
volevano minimo 10 minuti buoni per riprendere le sue normali facoltà
mentali ed esprimere parole e discorsi di senso compiuto.
- Piccola cara ubriacona di una
mascotte! E tu Tay?- fece Monica - Come va la testa?
- Eh? La festa? Un’altra?- rispose il
ragazzo
- Buonanotte Tay- fece Jackson . Tay si
era messo con le braccia appoggiate al tavolo, ci sprofondò la testa
e sembrava avesse deciso di fare gli straordinari con il sonno
Tenerotto il nostro lupacchiotto.
L’entrata di Kellan dopo il bordello
di ieri sera ad mio avviso fu quella che più aveva colpito tutti
noi.
Arrivò, bello tranquillo, in mutande,
rigorosamente targate CK e bianche, e andò al frigorifero.
- Ciao a tutti!- lui sì che aveva la
faccia di aver combinato qualcosa di divertente. E tutti sapevamo che
cosa.
Aprì l’anta del frigo e prese il
cartone del latte da dove incominciò a bere.
E noi che lo guardavamo come a dire “ma
una maglietta e un paio di pantaloni no?” soprattutto i ragazzi. Io
ero rimasta con il mio biscotto a mezz’aria, pronto per essere
addentato, così come Monica con il caffè. Bevuto il suo latte se ne
andò come se n’era venuto.
Ma il colpo di grazia lo diede Monica.
Appena Kellan svoltato l’angolo, il
neurone perverso Monica prese il sopravvento e la mia amica fece:
- Bel culo! Mi chiedo solo dove la
metta tutta la roba davanti...- e sorseggiò il suo caffè mentre io
mi strozzavo con un biscotto e a Discepola, che si era appena
svegliata, le andava di traverso il succo all’arancia che stava
bevendo. Inutile dire che aveva quasi rischiato di fare una doccia a
Tay vero?
Neanche il tempo di risponderle con un
‘Monica!’ che sentii l’urlo di Chan, che non era un film di
Bruce Lee, ma Demone che mi chiamava.
- CHAAAAAAAAAAAAAAAANNNNN! – arrivò
Demone coperta solo da un lenzuolo verde acqua. – Ho un quesito
importante per te gemella separata dalla nascita con un anno di
differenza!
- Vedo che siamo belle sveglie...ma
dico...una mise presentabile?- Jackson dietro di me si stava
ribaltando dalle risate insieme a Discepola e Monica. Sentivo che tra
lei e Kell ne avremmo viste delle belle.
- Che si fotta la mise presentabile! Ho
un quesito di importanza mondiale, ma che dico, UNIVERSALE!
- Spara!- ormai sapevo che le dovevo
dare corda sennò...
- Hai visto le mie mutande?-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Jellyfish! ***
chap 10
Spero
che stiate passando una bella settimana miei lettori/lettrici. Con
questo sole che mi mette di buon umore sarei quasi capace di spaccare
pietre a mani nude. Finalmente è arrivato il caldo!!!! Era ora,
giusto?
Rispondo alle recensioni ^^ :
@Monica:
dovresti chiedere a Marta se ti lascia il permesso :P magari decide di
metterli un attimo in mostra per poche prescelte ù.ù
@kelleyrose:
felice di averti fatto ridere...a volte una risata di prima mattina
è quello che ci vuole per iniziare bene. ^^
@Joe:
la mia Hannibal the Cannibal aka Rudolph! Come sta il tuo naso? E'
ancora rosso peperone? *coccole* Inviami la tua storia e vediamo di
tirarne fuori qualcosa di interessante *disse l'autrice come a proporre
un affare molto remunerativo xD*
Godetevi questo capitolo...è di transizione ma aiuterà il nostro Jackson ad avere un'illuminazione...finalmente xD
CHAPTER X – JELLYFISH!
Là dove si
arresta il potere delle parole, comincia la musica
Richard
Wagner
POV JACKSON
Eravamo in macchina io, Kellan, Robert
( che ero andato a prendere sul set ) e Tay. Una combriccola di
uomini forti e virili, come spesso diceva il nostro Monkey Man.
Stavamo aggiornando il nostro Eddy su
quello che era successo l’altra sera.
Alla fine raccontai tutto quello che
era passato tra me e Valeria. Anche perché, con uno come Kellan che
ti tormentava fino a che non gli dicevi le cose, la mia situazione
mentale era piuttosto precaria.
- Ma tu sei un cazzone avariato e
inacidito Jay!
- Grazie Kell, mi fa piacere che mi
tu voglia così bene!- feci una mezza smorfia.
- Cretino! No, voglio dire... le hai
detto che stavi ancora con Lacey? Ma sei bacato in testa!-
- Ti ricordo che era ubriaca fradicia,
non si ricorda niente, e pure io non ero al massimo delle mie facoltà
mentali...e se permetti vorrei prestare attenzione alla strada sennò
ci ritroviamo stesi per terra tra le lamiere-
Con questa uscita riuscii a zittire
Kell, anche se sapevo che sarebbe stato per poco.
- Concordo con Kell- sentenziò Robert
- Cioè...ti sei lasciato con Lacey da tanto ormai, anche se per la
764957634 volta , ma stavolta sembra che sia una soluzione
definitiva. Perché sparare una cazzata del genere? A meno che tu non
sia un fifone, ma non credo. Che poi, Valeria è così dolce,
carina...pazzia a parte. Cioè, Lacey non ci ha pensato 2 volte a
tradirti, direi che non è proprio il caso di farsi certe seghe
mentali e di voltare pagina una volta per tutte -
- Umpf- svoltai l’angolo a destra.
Sapevo che aveva maledettamente ragione. Che poi di solito la voce
della coscienza nel gruppo ero io! Che avevano deciso? Di fregarmi il
posto non retribuito?
- Siamo arrivati?- chiese Tay, che fino
a quel momento era rimasto zitto.
- Sì- gli risposi. Riuscivo a vedere
l’insegna verde fosforescente che indicava gli studi di prove, di
quelli che anche io con le scimmie usavamo spesso quando il garage di
casa non era mai abbastanza largo.
“Marlene” era la scritta sopra
l’insegna. Si entrava da un portone blu.
Tempo di parcheggiare ed entrammo tutti
e quattro, andando alla ricerca della sala prove giusta, che se non
sbagliavo doveva essere la numero 5.
Entrammo e la prima cosa che vidi
furono le ragazze sedute dalla parte opposta rispetto alla porta, per
terra a gambe incrociate che guardavano lo spettacolo che gli si
presentava davanti.
- Puffola sciogliti i capelli, è
arrivata la canzone- disse Monica che nella sua mano destra teneva un
microfono blu elettrico. Lei era la cantante ovvio. Demone invece
stava incominciando a suonare l’intro di una canzone con la sua
Gibson Les Pauls nera customizzata mentre Discepola era tutta intenta
a tener a mente il tempo giusto per poi in seguito attaccare al
momento appropriato con il suo basso Ibanez nero.
Doveva essere una canzone degli U2
vedendo la reazione di Ashely che urlava un ‘VAI CAKE!’.
E Valeria…beh, così scoprii che
suonava la batteria. E alla faccia della batteria. Aveva più piatti
lei di un ristorante.
Si sciolse i capelli. Perché diavolo
lo stava facendo? Mah! Si vede che era un rito per quella canzone.
Osservai la faccia della batterista.
Era pienamente concentrata nel tamburellare con le sue bacchette sul
tom per dare il ritmo alla canzone e all’intera band.
Monica stava contando per vedere il
momento giusto per attaccare con le parole. Ed eccole lì infatti.
I wanna run
I want
to hide
I wanna tear down the walls
That hold me inside
I
wanna reach out
And touch the flame
Where the streets have no
name
Ha...ha...ha...
Era ‘Where The
Streets Have No Name’. Monica cantava con tanta passione e
cercava di dare il massimo. Demone faceva la The Edge della
situazione mentre Discepola sembrava quella più tranquilla di tutti.
Valeria era concentratissima. Teneva
addirittura gli occhi chiusi e mormorava con le labbra le parole
della canzone.
Mi piaceva tantissimo come i suoi
capelli ondeggiavano ogni volta che si voltava da una parte
all’altra. Poi quando Monica ripartiva con il secondo ritornello
le sue braccia si muovevano così velocemente e con una tale potenza
che avevo paura le potesse rompere. Non credevo che una ragazza così
potesse tenere dentro una potenza da batterista di quel genere. Lei
era una continua sorpresa.
Ashley si stava agitando come
un’ossessa. Era fan degli U2 fino al midollo.
Non c’era distacco tra le canzoni,
come un cd dove le tracce non si distinguono una dall’altra.
Infatti, appena terminata la canzone
degli U2, Valeria non si era fermata ma continuava a rullare facendo
cambiare il tempo per la traccia successiva. Monica si era un attimo
assentata e ora arrivava...con una tromba?!?!? Cazzo ci faceva con
una tromba per una canzone rock?
Sentivo che un ritmo sempre più
incalzante stava prendendo piede e la schitarrata di Demone fece
capire a tutti che avrebbero fatto una cover di Knights of Cydonia
dei Muse.
Ecco a che serviva la tromba a Monica!
- Quella è la donna della mia vita!-
fece Kell rivolgendosi verso Demone. Santa polpetta!
Oddio incominciavo a fare esclamazioni
come Valeria e la cosa non andava affatto bene.
Il morbo della pazzia galoppante mi
stava raggiungendo allo stesso ritmo di Knights of Cydonia.
Eseguirono parecchie canzoni belle
toste. Spaziavano dai Guns’n’Roses ai My Chemical
Romance e Breakin Benjamin ( gli ultimi due sotto iniziativa di Monica a quanto
avevo capito) con delle performance anche belle dal punto di vista
strumentale come nel caso di Princes of The Universe dei Queen dove
sia Valeria che Demone avevano dato il meglio in un fantastico assolo
velocissimo da meno di trenta secondi da far venire i brividi.
Erano rimasti tutti piacevolmente
sorpresi, io in particolar modo. Ashley e Kellan facevano gara a chi
faceva più tifo da stadio.
- Beh ragazzi, aspettate che ci
ricarichiamo un attimo e poi continuiamo con le prove… - fece
Monica tre quarti d’ora dopo quando le ragazze incominciavano a
dare i primi segni di cedimento e la sua voce stava andando un attimo
a farsi un giro. La mia si sarebbe subito ribellata al primo acuto
spacca-vetri!
Valeria andò subito verso Rob che da
un contenitore frigo le tirò fuori una bottiglietta d’acqua
naturale e di seguito dal suo zaino messo a lato della batteria prese
un asciugamano bianco per detergersi la faccia.
Venendo verso di me notai quanto fosse
sudata fradicia e felice.
Era felice quando suonava. Ci viveva
per questo ed era una cosa meravigliosa. Sembrava fosse nata come un
creatura votata all’arte.
Ed io ero un cazzone avariato ed
acido! Aveva ragione Kellan, altro che cazzone poi, ero una medusa
senza nemmeno l’ombra di un ormone maschile in corpo!
- Allora? Che ne pensi?
- Che ne penso?- le domandai- Avvertimi
quando farete i primi concerti alla Webley Arena che ci precipitiamo
tutti!
- Che scemo!- mi rispose lei dandomi
una leggera spinta con il gomito.
- Caaaaaaaaakeeeeeeeeeeeeee!- Ashley
prese la rincorsa e le mise le braccia al collo – Donna io ti
adoro! Posso adottarti? Così mi suoni le canzoni degli u2
- Domanda a Jam!- rispose lei
stringendosi all’amica – O se vuoi fare due chiacchiere con mia
madre, buon suicidio! -
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Watching My Shoes ***
chap 11
Salve a tutti, come state? Vi sono mancata eh???
Oggi qui in quel della provincia di Milano fa un caldo che ha del tropicale, lo giuro ù_ù
Rispondo alle recensioni e poi vi lascio alla lettura ^^
@princes:
SI'! LE JANE A. SONO FIGHE u.u non c'è niente da
fare....naturalmente Jane A. più Puffole Pigmee ricorda
@JOE: Marlene, che non si riferisce alle mele OVVIAMENTE u.u, mi sembrava un nome abbastanza rock per un luogo dove si suona
bene.... ora godetevi la lettura ^^
CHAPTER XI –
WATCHING MY SHOES
La
timidezza, fonte inesauribile di disgrazie nella vita pratica,
è
la causa diretta, anche unica, di ogni ricchezza interiore.
Emile
M. Cioran
POV VALERIA
Non c’era niente di meglio che
passare una bella serata con gente che ti stava simpatica e che era
pazza come te.
Appena io e le altre ci andammo a
cambiare un attimo, ci mettemmo a bere le birre che Kell aveva
portato e ordinammo circa sette o otto pizze formato gigante, per
sfamare anche gli appetiti più mostruosi come quelli di mio
fratello.
Kellan sentenziò, con a malapena un
giorno di conoscenza, che Demone era la donna della sua vita, il
tutto dopo aver visto che macchina guidava.
Inoltre mi prendevano tutti per il culo
dato il fatto che ero l’unica senza la patente o almeno una
parvenza di essa e perfino Discepola aveva un patentino per guidare
uno pseudo scooter e che quindi dovevo essere scorrazzata da una
parte all’altra dello stato.
Ma a me piace essere scorrazzata da una
parte all’altra, e poi risparmiavo su eventuali costi di benzina,
cosa che tutti gli altri non pensavano e così non facevano respirare
ancor di più il nostro pianeta.
Sì, da buona Echelon* quale ero stavo
sguazzando nell’ottica di abeautifullie.org **, problemi?
Beh, la cosa positiva di tutta la
situazione era che non mi ero ubriacata come pochi giorni prima,
quindi avevo evitato scene di quel genere, ringraziando il cielo.
Credo però che si siano spaventati
tutti quando mi sono messa a parlare russo al telefono con Igor, il
mio compagno di studi che aveva fatto uno scambio culturale tra
l’università della California e quella di Mosca.
Le mie amiche ormai ci hanno fatto il
callo e ogni tanto mi chiedevano anche qualche parola in russo.
Guardai il cielo. Erano tornate le
nuvole grigie che tanto mi facevano sentire triste.
Poveri attori che dovevano andare a
letto presto per svegliarsi nel bel mezzo della notte ed andare a
guadagnarsi il pane quotidiano – e alla faccia del pane!- e
resistere ad ogni condizione atmosferica.
Quella mattina l’umidità era alle
stelle, quindi i miei capelli facevano concorrenza a quelli dei Led
Zeppelin ai tempi d’oro, motivo in più per legarmeli in una
semplice treccia.
Appena uscita dalla roulotte e da
quello che noi definivamo “il bunker” ( ovvero il set con tanto
di palizzate anti-fan e agenti di sicurezza ) andai a fare scorta
nella caffetteria di fiducia e mi diressi verso dove avrebbero girato
quel giorno.
Arrivata, capii subito che dovevano
aver finito di girare una scena poiché dal momento in cui David (
Slade ) diceva ‘azione’ fino a quando pronunciava ‘stop’ le
uniche parole che si potevano, e dovevano, sentire erano quelle degli
attori.
Mi incamminai verso il set e, salutati
un po’ tutti, mi misi di fianco a David.
- Mademoiselle
- Monsieur le directeur, votre café-
ebbene sì, David mi aveva confessato che nei suoi giorni di gloria
aveva studiato francese sostanzialmente per far colpo su una bella
ragazza, cosa che si era rivelata essere un buco nell’acqua quando
la ragazza in questione prediligeva un’altra sponda e un’altra
riva.
Nonostante tutto gli faceva piacere
parlare francese con me.
- Merci!- gli porsi il suo espresso –
ah! la mia salvezza!Come farei senza di te?
- Tortureresti mio fratello fino alla
nausea o uno del tuo staff, oppure rimarresti addormentato tutto il
giorno- sorseggiai il mio tè al lampone – By the way, dov’è mio
fratello?
- Lì- mi rispose indicando un punto
poco definito con l’indice sinistro – Sta parlando con Jackson su
alcune pose per le riprese per vedere che ne pensa-
Guardai i due ragazzi.
I miei occhi si fissarono totalmente su
Jackson.
Sembrava veramente uscito da un libro
di storia.
La divisa dell’esercito sudista, di
quel blu strano che si usava un tempo, lo fasciava completamente.
I galloni, i gradi, insieme al
cappello, alla spada e ai guanti bianchi gli davano un nonsochè di
nobile quasi.
No! Mi dovevano dire dove hanno preso
quagli stivali perché erano davvero, davvero fighi! Magari me li
potevano prestare per quando suonavo con le Jane A.
Qualcuno mi mise una mano davanti agli
occhi
- Ehi bell’addormentata! Sei sveglia?
Mi voltai e i miei occhi incontrarono
la faccia assonnata di Bob.
- Ciao Bob! Sonno?
- Non me ne parlare...
- già, si vede che Kristen ti fa fare
le ore piccole- lui fece faccia da gnorri e cambiò discorso come si
cambiava un fazzoletto dopo averci soffiato il naso.
- Piuttosto, vedo che il fascino della
divisa non smentisce mai- e con un cenno indicò verso Jackson. David
davanti a noi fece una piccola risatina.
- Ma allora ditelo che tramate tutti
alle mie spalle facendovi i cavoli miei!- feci leggermente
arrabbiata.
Bob rise e si passò come gesto
abituale un mano tra i suoi capelli sempre più arruffati.
Secondo
me ormai erano un ente separato dal suo corpo dotato di vita propria.
- Non lo sai che l’amore rende
ciechi?
- Sì- confermai- Anche due dita negli
occhi per questo !- ecco, ero in modalità imbronciata.
Il ragazzo poggiò una mano sulla mia
spalla.
- Ascoltami Vale... fatti illuminare da
me che sono un ragazzo... allora, voi donne mica vi accorgete di
certe cose- ci stavamo allontanando pian piano, giusto per evitare
che tutto il set si facesse i cavoli miei.
- Cioè - passata di mano tra i
capelli- da uomo navigato qual sono- io lo guardai strano- io ti dico
che Jack ti osserva sempre. Dice che sei interessante. Dimmi, quando
parla con te tende ad osservarsi le scarpe?
- Osservarsi le scarpe? Sì, credo di
sì. Perché?- ero perplessa.
- Ok, ascoltami. Tu gli piaci,
parecchio direi. Il fatto che si guardi le scarpe è indice di quanto
gli piace. Più se le guarda e più gli piaci.
- Stai scherzando?- cioè, basava il
livello di piacimento in base alle scarpe? Anzi, a quanto Jackson se
le guardava?
- No- cavolo, era pure serio. Io lo
guardavo strana.
Ovviamente Bob si mise a ridere. E
questo è un motivo per il quale mi piaceva. Riusciva, una volta
conosciuto bene, a sdrammatizzare ogni situazione e a farti
sorridere, come in questo strano caso.
- Ehi voi due!- io e il ragazzo ci
voltammo in sincrono. Jackson ci stava raggiungendo.
- Ora osservalo- mi fece Bob prima che
il mio vampiro preferito in versione guerra sudista ci raggiungesse.
Mi mise un braccio sulle spalle, cosa che Jackson notò. Ma che
pensava? Che tra noi due ci fosse qualcosa?Geloso?
Mentre vedevo arrivare Jackson, aka
Jasper versione sudista, un’immagine mi si formò nella mente.
Io in
tenuta femminile dello stesso periodo tra le braccia del suddetto
sudista mentre ci baciavamo sotto un portico.
O. Porca. Paletta!
Maledetta Bella Swan! Mi aveva passato il
flashback! Se lei aveva avuto quello di “Anna dai Capelli Rossi” io
avevo appena avuto quello di “Via Col Vento”!
Ci mancava solo che mi sognassi di un
ipotetico futuro insieme e potevo veramente farmi internare...avanti!
Dov’era la camicia di forza? Su, su, su!
- Ehi tenente!- feci il saluto militare
– Fai impressione in queste vesti
- Ehi!Dì la verità, è il fascino
della divisa che ti attrae- mi rispose Jackson facendo un giro per mostrarsi in tutto il suo militare splendore.
- Ovvio, anzi, non è che mi presti gli
stivali?
Bob rise al nostro scambio di battute e
tolse il braccio dalle mie spalle
- Certo...Ma tu che mi dai in cambio?-
si guardò gli stivali con nonchalance.
Ma brutto pezzo di sexy agonizzante
spudorato in divisa sudista!
Dov’era Attila quando mi serviva? Ah,
con le mie amiche a farsi un giretto, e te pareva!
- Ok, questa ve la vedete da soli, io
non centro niente. Adios amigos - fece Bob con una piccola risata.
Diventai rossa come un pomodoro. Mi stava facendo imbarazzare.
- Questa me a paghi Bob- lo minacciai-
Giuro che ti metterò un lassativo nella birra prima o poi
- Certo, certo. Ah Vale, ricordati
quello che ti ho detto... e comunque mi devo incontrare con Kris e
Tay- e si dileguò.
Dico io, ma la gente amava mettermi in
situazioni imbarazzanti?
- Che voleva dire Robert?- mi fece
l’altro ragazzo interrogativo
- Niente, niente...piuttosto, com’è
andata oggi? A che punto siete?
- Mah, manca solo la parte dopo la
trasformazione- fece un po’ dubbioso, come se non lo sapesse
nemmeno lui.
- La parte migliore, non vedo l’ora
di vedere il risultato.
- Cercherò di fare il meglio per non
deluderti- e continuò a guardarsi le scarpe. Cazzolina di un Buddha
for Mary***!
Tra l’altro anche io trovavo le mie
converse particolarmente interessanti in quel momento.
- Senti!
- Senti!
Avevamo parlato contemporaneamente
alzando contemporaneamente la testa.
- Prima tu- dissi io
- No, prima tu- replicò lui
- No tu!
- No, veramente, prima tu, sono un
gentleman- gli tappai la bocca con la mano destra. Ancora questa
storia?
- Allora gentleman, PRIMA TU!- se mi
dicevano che oltre ad essere gentleman era pure vergine- la cosa
pareva impossibile perfino a me- avevamo trovato veramente chi poteva
sostituire Bob per fare Edward. Gli liberai le labbra
dall’ingombrante presenza della mia mano.
- Ok, ok- alzò gli occhi al cielo. Poi
divenne ad un tratto tutto timido
- Senti...- si passò una mano tra i
capelli – Ti piacerebbe...
- JACKSON!- qualcuno lo chiamò. Mio
fratello ovviamente, solito rompicoglioni!
- E che cazzo!- esclamò di botto il
ragazzo – Porca miseria!
A stento mi trattenei dal ridergli in
faccia. Non lo avevo mai visto incavolato. E sentirlo bestemmiare
poi, figurarsi.
- Devo andare- disse incavolato come
una iena- Giuro che ammazzo tuo fratello, ricordamelo!
- Mettiti in fila- gli risposi- Ci sono
prima io. Ci vediamo Jackson
- Ok. Ci vediamo- mi salutò.
Ed ecco scomparire mio Jackson ed
apparire fresco come una rosa mio fratello.
- Ho interrotto qualcosa?- fece
innocente
- SI JAM!-
Osservai Jackson andarsene via.
Santa polpetta fritta!
Ufficiale (temporaneo), gentiluomo,
carino, simpatico, musicista e con un bel culo.
Stavo diventando una ninfomane.
Aiuto!
* i fan sfegatati dei 30 Seconds To Mars sono chiamati Echelon
** abeautifullie.org è un
sito fondato su volere dei 30 Seconds To Mars per sensibilizzare la
gente sui problemi ambientali
*** Canzone dei 30 Seconds to Mars ( sì, sempre loro NdA) del loro primo Cd, che tra laltro porta il loro nome.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** 4 Questions ***
chap 12
*Marcia imperiale di Darth Vader*
I'm Baaaaaaaaaaaaaaack!!!!
Perchè
pensavate di liberarvi così facilmente di me?
Naaaaaaaaaahhhhh...ancora ci vogliono parecchi capitoli, ma parecchi,
fidatevi u.u Forse mi arriverete addirittura ad un punto in cui
manderete bellamente a fanc.... beh, avete capito tutti dove xD
E ora rispondiamo alle recensioni ^^
@Cimo:
e la Cimo c'è, la Cimo
c'èèèèèèèèèèèèè!!!
Attendo presto altre tue recensioni ^^
@Princes:
Sì, Bob ci sta molto simpatico con quei capelli che al tempo non
sapevano dove volevano andare xD ma io me lo immagino così ^u^.
A parte questo...I Mars non mancano mai, soprattutto nel prossimo
capitolo
E ora credo che alla fine di questo capitolo urlerete, o perlomeno direte, un bel 'FINALMENTE!!!!!' xD godetevi la lettura ^^
CHAPTER XII – 4 QUESTIONS
Forse
l'azione non porta sempre felicità, ma non c'è felicità senza
azione
Benjamin
Disraeli
Giocare un pochettino con Attila mi
piaceva.
Alla fine entrambi eravamo dei teneroni
alla ricerca perenne di coccole.
In quel momento il suddetto cane stava giocando
con un osso di gomma extra-resistente seduto per terra, ai piedi del
mio letto.
Io intanto cavoleggiavo su internet,
indecisa su che cosa preparare quella sera per cena, sperando in un
qualche aiuto dalla rete.
Forse avrei optato per un microsformato
di patate di una portata unica con dentro prosciutto e formaggio
filante.
Mi stavo già leccando i baffi. Certo,
non mi sarebbe venuto buono come quello di mia madre, ma cucinare e
mangiare qualcosa di delizioso fatto con le proprie mani mi dava sempre una
certa soddisfazione.
Incominciai a rovistare nel minifrigo
di cui era dotato il mio amato e adorato microcamper.
Riposi tutto l’occorrente sul ripiano
e mi cimentai nell’impresa di cucinarmi la cena. Avevo fatto bene a
portarmi il mio grembiule con su scritto “Kiss the Echelon*”, che
scherzosamente Monica mi aveva regalato parecchio tempo fa con tanto
di cappello da chef con nickname. Quello però avevo preferito
lasciarlo a casa.
Me lo legai in vita a doppio nodo, per
evitare di riallacciarlo ogni due per tre, e legai anche i capelli per
avere la vista non occupata da ciuffi informi.
Mi trovavo giusto con una fetta di
prosciutto in mano ( e con Attila che bramava di mangiarselo
ovviamente ) che qualcuno bussò alla porta del mio locus amoenus**
Adagiai la fetta di prosciutto sulla
confezione di plastica da cui l’avevo presa, minacciando il cane di
castrarlo se solo avesse provato a leccare una qualunque cosa
mangiabile che c’era su quel tavolo, ed andai ad aprire.
- Ciao!-
Era Jackson
- Ciao!- ma che voce avevo? Sembravo un
uomo a cui avevano tolto con un’accetta i gioielli di famiglia in
maniera rapida e dolorosa. Per lui ovviamente.
- Emh...posso farti quattro domande?-
Era venuto fino a qui per farmi quattro
domande?
A volte credevo che Jackson non fosse
decisamente umano.
- Sì –
- Emh...Cos’è Echelon? Sei Echelon?
E devo darti un bacio?-
Mi guardai il grembiule.
Ah. Bene.
Come potevo rispondere ora?
Dovevo essere vaga. Diplomatica e vaga.
Gliene avrei dette quattro a Monica per il grembiule!
- Per le prime due, è una lunga
storia, per la terza... ne possiamo parlare- Sì, brava Vale, meglio
rimanere sul vago, giusto per non far capire le tue reali intenzioni.
Feci la falsa pensierosa mentre gli rispondevo.
- Senti, domani sera hai qualcosa da
fare?
- Era la quarta domanda? No, comunque
domani sera non ho niente in programma, hai intenzione di organizzare
qualcosa con gli altri?
Mi guardò strano.
- Veramente intendevo se eri libera tu
sola- pose enfasi sulle ultime due parole e, imbarazzato, si osservò
le scarpe, come era suo solito.
- Ah –
Sentivo le mie guance in fiamme. Anzi
no, non in fiamme. Stava venendo fuori il nuovo incendio di Londra –
o di Vancouver in questo caso.
- Quindi...che ne dici di uscire domani
sera? Mi hanno detto che vai matta per il cibo cinese. Conosco un
ottimo ristorante qui vicino...- I suoi occhi verdi incontrarono di
nuovo i miei.
Chiunque abbia detto che per
accalappiare la persona che si amava essa andava presa per la gola,
aveva ragione.
E sfidavo chiunque a resistere ad un
paio di occhi così belli. Mannaggia a me e ai miei punti deboli.
- Sì – sussurrai debolmente, come se
avessi paura a rispondere, ma lui riuscì a sentire benissimo perché
mai ci fu sorriso più bello del suo in quel momento. Come una luce
che attraversava la penombra.
E io sorrisi a mia volta, imbarazzata
come non mai, appoggiandomi allo stipite della porta per paura che le
mie gambe non reggessero in quel momento e torturando un lembo del
grembiule che –sfortunatamente per lui- mi era capitato tra le
mani.
- Bene!- ora era tutto eccitato
all’idea e partì a macchinetta a parlare- Domani dovrei finire
verso le sette, va bene se ci vediamo alle otto? Vengo direttamente
qui così facciamo tutto in maniera più semplice...sì, ce la dovrei
fare, farò tutto più veloce, al massimo al ristorante cinese
vedranno un vampiro veramente, ma non importa!.. Com...-
- Jackson!- esclamai. Era partito a
ruota libera e se non lo fermavo avrebbe fatto una versione a voce
della Bibbia in chiave jacksoniana.
- Sì?- sembrava un bambino che aveva per
le mani un nuovo giocattolo tutto bello lucido e colorato.
- Non ti preoccupare! Domani, alle
otto, ci sarò- stavo ancora metabolizzando la cosa, quindi figurarsi
che faccia potevo avere. Da perenne ebete come al solito immagino.
- Sì, otto! Ora vado, domani devo
svegliarmi presto e ho bisogno di una forte dose di sonno.-
Si avvicinò a me, mi sfiorò la
guancia con le labbra per darmi un bacio e se ne andò tutto felice
come se gli avessero detto che Bob Dylan, di cui sapevo era un fan
sfegatato, fosse il suo vero padre.
A me ci volle ancora un po’ di tempo
per capire cosa fosse successo. Le mie sinapsi e i miei neuroni si
rifiutavano di crederci suppongo.
Ж
- Chaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan sei a
casa????- Demone senza chiedere permesso entrò nella mia roulotte
casa come l’uragano Katrina, seguita a ruota da Monica e Discepola.
Io mi trovavo ancora in uno stato
catatonico, seduta sulla sedia e con un sorriso da vera ebete stampato
in faccia.
- Vale?!?!?- Monica mi sventolò una
mano davanti alla faccia ma non feci una piega – Niente, non
risponde-
- E’ preoccupante. Sembra la versione
‘fatta’ dello Stregatto. Il sorriso da ‘ mi sono fatto una
pippa potente ai tempi di Woodstock e ne subisco ancora le
conseguenze evidenti ’ è uguale. Mi fa paura.- commentò
Discepola. Davvero avevo la faccia da fattona?
- Chaaaaaan!!!!- Marta mi prese per le
spalle e mi scosse finché non la guardai in faccia, mi alzai in
piedi e cominciai a saltare come una povera scema.
Le mie tre amiche mi guardavano come se
fossi un matto da internare.
Io semplicemente andai verso il pc e
cercai qualche canzone che esprimesse il mio stato d’animo.
Solitamente era una canzone di Mika, come in quel caso.
Lollipop!!
Sucking too hard
on your lollipop,
or love's gonna get you down,
Sucking too hard on your
lollipop,
or love's gonna get you down.
Say love, say love,
or love's gonna get you down.
say love, say love,
or
love's gonna get you down.
- Sembra quasi una canzone porno con
quelle parole- fece Monica. Le altre due la guardarono di traverso.
- Sì...dai...uno che ti dice ‘Sucking
too hard on your lollipop’ non vi sembra vagamente maiale?-
Io ormai ero abituata alle sparate di
quella ragazza, quindi non ci feci caso. Demone invece la guardò un
pochino sconcertata e Discepola si mise una mano in faccia, come a
dire che non c’era limite alla perversione di Monica.
Mi ero messa a saltare sul letto,
fregandomene del fatto che avrebbe potuto cedere sotto il mio peso.
Tra l’altro, detto tra noi eh, mi ero
messa anche a cantare.
- E Jacksoooooooooonnnnn mi ha invitato
dal cineseeeeeeeeeee solo noi dueeeeeeeeeeeeeeee- stavo coverizzando
Mika poverello. Se mi avesse sentito mi avrebbe tirato non una scarpa
ma direttamente il calzolaio e tutto il negozio intero di calzature
addosso.
- Dio le mie povere orecchie!- esclamò
Monica.- Tiriamola giù questa pazza scellerata!- mi presero per le
braccia.
Ero una contro tre, era logico che mi
tirassero giù prima o poi.
- Mi ha invitato ad uscire!!- ero
felice. Sembravo una bambina che avevano appena portato nel paese dei
dolci.
- Finalmente!- esclamò Discepola –Era
ora che si desse una mossa.
- Mi porta al ristorante cinese!-
- Ragazze ve l’ho già detto che la
sua faccia felice mi fa paura vero?- continuò Laura
- Sì - rispose Demone- anche a me
- Cavolo! – mi alzai in piedi con una
faccia preoccupatissima
- Che c’è? Che hai ora?- mi domandò
Monica con un’espressione che era tutto un programma
- Cosa mi metto domani sera?- era un
quesito di una certa importanza in effetti. Dovevo essere non troppo
casual per non sembrare che stessi andando a prendere un gelato, né
troppo elegante per sembrare che stessi andando ad una serata di
gala. Quanto elegante dovevo essere per andare in un ristorante
cinese e fare una passeggiata?
Per tutta risposta fui atterrata sul
letto da una cuscinata da parte di Monica.
* "Kiss the Echelon" si riferisce a
un grembiule da cucina che Tomislav "Tomo" Miličevič, chitarrista dei
30 Seconds To Mars (SI' SEMPRE LORO!!!!! :P ) originario della Croazia,
indossava in una foto, ovvero questa:
http://www.buzznet.com/groups/tomomilicevicluvers/photos/?id=23180611
... non spaventatevi della faccia di Tomo, dopo un concerto
è sempre ridotto così, se non peggio. Ma noi Echelon lo
amiamo lo stesso :P
**locus amoenus è un termine
usato nella letteratura che indica un luogo idealizzato e piacevole in
cui si svolge parte della trama. Questo clichè letterario
è stato utilizzato già dai latini con questa accezione,
cui poi se ne sono aggiunte altre nel corso dei secoli nelle varie
letterature (Modalità donna colta attivata NdA)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Love-Struck Romeo Meets His Singing Juliet ***
chap 13
E'
ritornato il brutto tempo :( e io che non vedevo l'ora arrivasse il
caldo! Bah...si vede che se a pasqua non fa un tempo orribile, Madre
natura non è contenta ( come se quest'anno con tutte queste
catastrofi non si fosse capito che era seriamente incavolata -.-")
Vabbè,
momento "risposta-alle-recensioni"! Questa volta, anche se non per
questo capitolo in particolare, ne ho ricevute taaante ^^ *w* LOVE YOU
ALL! sappiatelo ù_ù
@JOE:
no ti prego, se lo chiami Jackie mi viene in mente una donna invece di
un uomo!!! Ti concedo di chiamarlo Jack, come il Jack Daniels
*rock'n'roll babyyyyyyyyyyy*. Cmq secondo me la maglietta "Kiss The
Lifeguard" dovresti fartela...vediamo se Gocciolone Pavesi capisce
qualcosa ù_ù
@Princes:
ahahahaha ...quel grembiule con "Kiss The Croatian" ha fatto storia!!!!
E cmq...è solo un appuntamento...non saltare subito al passaggio
più sexy ok????? Attila lo affido a Kellan...tra bestie ci si
capisce bene xD
@Cimo:
giuro, la storia dell'arcosecante (per chi non lo sapesse, è una
funzione trigonometrica!!! Matematica del 4 anno di liceo scientifico,
anno più, anno meno) mi è venuta proprio facendo le
parole crociate la scorsa estate...e per illuminazione- come la mia
Cake- divina mi è venuta la risposta! Quindi, fa riferimento a
cose realmente accadute xDDDD e sì...gli occhi di Jay sono
verdi... e in certe foto mi fanno restare basita per circa mezz'ora con
la dichiarazione finale che "SI, DIO ESISTE!!!!!!" (ci sono ovviamente
anche altre foto che mi fan pensare a pensieri meno lindi...ma lasciamo
stare eh!!! xDDD)
@Annie:
ANNIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!! Compagna di foto ai Flashmob!!!! Felice
che ti sia piaciuta e ti abbia fatto ridere...fidati, a breve James non
farà più certe cose. Non dico di prepararsi al peggio,
ma... basta! Stop con gli spoiler :P
@Ino:
Sempre in ritardo con i capitoli eh? Je t'aime lo stesso compagna di
alto e nobile cazzeggio davanto a un muffin al cioccolato invece
che di studio, nonchè compagna di cantate in playback ...ricorda
sempre "Raise Your Glass" e "So What?" mia cara Panties Snatcher. CI
devono filamere assolutamente, così Jack capisce con che essere
ha a che fare...ma anche Kellan :P
Diro solo due cose prima di farvi leggere il capitolo, anzi tre.
1- Quella che seguirà nel testo è una delle mie canzoni preferite
2- Probabilmente vi sentirò urlare un bell'"Alleluja"
3-
@PrincesMonica: non piangere quando capirai di che canzone si tratta
Puffola. Ti mando un grandissimo e abbraccio virtuale! Tu sai il
perchè...
CHAPTER XIII –
LOVE-STRUCK ROMEO MEETS HIS SINGING JULIET
Niente
è troppo bello per essere vero
Micheal
Faraday
Ero nervosa.
Ero decisamente troppo nervosa.
Ero decisamente e assolutamente troppo
nervosa.
Al momento ero messa con fare pensoso e
coperta solo da un asciugamano e dall’intimo, davanti al letto dove
stava steso ciò che mi sarei messa quella sera. Anche se li avevo
scelti con tutte e tre le Jane A. più Ashley ( chiamata
immediatamente da Demone appena aveva potuto ) non so perché ma non
mi convincevano.
O più semplicemente ero io che mi
stavo facendo delle pippe mentali di proporzioni mastodontiche.
- Tu che ne pensi Attila?- domandai al
cane che stava seduto accanto a me.
Per tutta risposta si girò dall’altra
parte e si mise a dormire.
- Grazie- feci acida. Se neanche il
cane mi prendeva in considerazione..
Decisi di non rimuginarci troppo e di
indossare quei maledetti pantaloni beige, quella camicia, quel
maglioncino e il paio di ballerine che avevo scelto.
Stavo giusto dando una regolata ai miei
capelli (- Stupidi!Supidi!Stupidi!!!- prima o poi li avrei presi a
colpi d’accetta!) quando le note di Hysteria dei Muse pervasero
l’aria.
Era ovviamente il mio cellulare, a cui
avevo di recente cambiato suoneria. Di nuovo.
Lo acchiappai al volo con una mano
mentre con l’altra districavo con un colpo di spazzola i miei
capelli.
- Pronto?
- Vale?!Sono io Jackson!
- Dimmi!- mentre Jackson parlava io
stavo facendo una di quelle litigate mentali madornali con la
spazzola, che appena lasciò i miei capelli lanciai dall’altra
parte del letto.
- Emh...per stasera avrei un piccolo
problema -
O no. Ecco lo sapevo, era troppo bello
per essere vero.
- Non ti preoccupare,non ti sto tirando
un bidone ma l’appuntamento è rimandato, al momento sono in
ospedale...
- In ospedale?!?!?! Oddio Jackson tutto
bene? Vuoi aiuto psicologico, morale, alimentare, sociale di qualche
genere? Devo chiamare l’Associazione internazionale della Sanità?
Ma soprattutto perché diavolo sei in ospedale? Ecco. Lo sapevo che
sono portatrice sana di sfiga!-
- Vale CALMATI!!!Cioè non sono agitato
io e lo sei tu per me?Inspira ed espira!!- e rise. Cioè, si faceva
male e rideva?- E comunque non è niente di che, solo una brutta
storta al polso con stiramento muscolare. I controlli qui dureranno
un po’ e la cena salterà, mi dispiace- ora lo sentivo che era
triste.
- Ma ti pare! La salute prima di tutto!
Altrimenti poi mi viene fuori un Jasper monco! Scherzo... Comunque mi
raccomando, sta attento la prossima volta! –
Ж
POV JACKSON
Cazzo.
Cazzo
E stracazzo!
Non avevo mai pensato e/o detto cazzo
tante volte in così poco tempo.
Ma quando mi giravano, mi giravano, mi
fossero andate le mutande a fuoco da quanto giravano!
Se non fosse stata per quella
fottutissima caduta sul set a quell’ora avrei avuto piacere di
gustare cibo cinese con Cake.
Una volta che c’ero riuscito ad
invitarla andava tutto a rotoli.
Ma Dio...potevi dirmi che avevo un
segnale luminoso visibile fino nell’alto dei cieli con su scritto
‘sfiga perenne’, potevi avvertirmi, così lo toglievo. Oppure era
meglio andare direttamente a Lourdes che avrei fatto prima. Mi
chiedevo solo se avrebbe funzionato.
Cioè, io non l’avevo mai
testato ma avevo sentito di tanta gente che era stata come
miracolata. Era tutto vero?
Aprii la porta della mia roulotte,
felice come non mai di essere arrivato dopo tanto tempo ad aspettare
in ospedale.
Senza pensarci due volte, dopo aver
chiuso la porta ed aver assicurato per l’ennesima volta il mio
agente, che per inciso mi chiamava ogni nanosecondo, che stavo bene,
mi gettai sul letto con tutti gli stivali.
Avevo bisogno di staccare un attimo il
cervello.
Per fortuna il polso non mi faceva male
più di tanto, grazie agli anestetici.
Nonostante tutto, la delusione
derivante da una giornata di merda persisteva.
Avevo voglia di urlare e non potevo
suonare la chitarra per via del polso.
Ero quasi in dormiveglia quando
suonarono alla porta.
Chi poteva essere?
Controvoglia andai ad aprire.
Sul ciglio trovai forse l’ultima
persona che potevo aspettarmi.
- Ciao. Stavi dormendo?
- Ciao! Emh...mi ero appisolato un
attimo- confessai a Cake.
- Come sta la tua mano?- era
preoccupata per me.
- Ne ha viste di peggio, fidati!-
lanciai uno sguardo verso il basso – Cos’hai in quel sacchetto?
Solo ora notavo che stava dondolando un
sacchetto più o meno da quando avevo aperto la porta
-Oh.- mi rispose lei.- Ti faccio vedere
cosa c’è qua dentro a patto che tu mi faccia entrare- rise.
- Prego!- le feci cenno verso l’interno
della roulotte.
- Grazie!-
Non avevo notato come si era vestita.
Molto probabilmente quando l’avevo chiamata era già pronta per
uscire con me. Il che mi fece sentire ancora più depresso.
Lei sembrò alla ricerca di qualcosa
mentre scandagliava il camper. Quando sembrò aver trovato il tavolo
si diresse in quella direzione e vi poggiò sopra il sacchetto,
incominciando a uscire piccole scatolette bianche di cartone. Che
diavolo aveva in mente?
- Vuoi una mano?
- Sì...apparecchia la tavola. Ce la
fai?- mi sorrise
- Cosa?
Lei smise di fare ciò che stava
facendo e mi guardò.
– Beh...se noi non andiamo dal ristorante
cinese, il ristorante cinese verrà da noi, ovvio! Ho preso un po’
di tutto, non sapendo cosa ti piacesse.... Ti prego dimmi che non ti
piacciono i ravioli di carne al vapore, perché in caso contrario
ingaggeremmo una lotta all’ultimo pezzo!-
Io ero ancora senza parole
- Preferisci gli spaghetti di soia con
i gamberetti o con le verdure?
Ж
- Amo il cibo cinese! L’avevo già
detto?
- Sì...se contiamo le volte in cui
andavi in estasi per i ravioli e per il maiale in agrodolce -
Era in imbarazzo, le si erano
imporporate ancora di più le guance
– Scusa, ho il vizio di
ripetermi un po’ troppo spesso! A volte ho paura che la gente non
mi ascolti nemmeno- si incupì un attimo.
-Sarà da quello che arriva il mio
vizio. Pensa che una volta Monica ha seriamente pensato di uccidermi
nel sonno perché le ripetevo sempre che Spaceman dei The Killers è
meglio live-
Ridemmo.
- Beh, io sono qui e ti sto
ascoltando...cretinate comprese- bevvi un altro sorso di birra
- Oh, adesso sì che mi sento
tranquilla!- fece lei con fare ironico. Che faceva, mi prendeva in giro?
Assottigliai lo sguardo.
- A volte sei così misterioso che ho
persino quasi paura a parlarti- fece lei ancora di rimando
giocherellando con una bacchetta cinese per mangiare.
Rimasi di sasso. Ero veramente così
come lei mi vedeva da fuori? La osservai persa quasi nei suoi
pensieri.
Dove eri in questo momento Valeria? In
quale strano mondo parallelo ti trovavi ora? Ma soprattutto, ero con
te?
- Sono strana, ecco tutto.- concluse ,
guardandomi con occhi che in quel momento mi stavano disarmando da
quanto erano sinceri.
-Ti dispiace se metto un po’ di
musica?-
Come faceva i voli pindarici lei,
nessuno.
Si alzò e si diresse verso il mio
piccolo stereo, armeggiando con i vari tasti e cercando una stazione
decente sulle frequenze radio.
Io la osservavo seduto davanti al
tavolo, cercando solo di immaginare cosa poteva passare per la sua
testa.
Una cosa però l’avevo capita.
Nonostante tutto si sentiva sola.
Terribilmente sola. Così sola da costruirsi una sorta di corazza per
non far vedere come si sentiva dentro.
A
love-struck Romeo sings a street-suss serenade
laying everybody
low with a love song that he made
finds a convenient streetlight
steps out of the shade
says something like you and me babe how
about it?
-
Mi piace tantissimo questa canzone- a quanto pare aveva trovato una
stazione decente e che ora trasmetteva una vecchia canzone dei Dire
Straits, ‘Romeo & Juliet’
- I Dire mi ricordano sempre quando
partivamo in viaggio con la macchina e mio padre aveva una cassetta
con registrati su i loro must, che metteva sempre in quelle occasioni
–
Juliet
says hey it's Romeo you nearly gimme a heart attack
he's
underneath the window she's singing hey la my boyfriend's back
you
shouldn’t come around here singing up at people like that
anyway
what you gonna do about it?
Mi
alzai dalla tavola, cercando di non fare movimenti azzardati con il
polso e mi diressi verso l’angolo che la ragazza occupava.
Con la mano non fasciata le presi un
polso e l’attirai verso di me. Vidi la sorpresa mista alla
confusione sul suo volto, il tutto sottolineato dalla ‘o’ che
avevano formato le sue labbra.
- Cosa fai?- chiese confusa e
imbarazzata. Le sue guance si imporporarono ancora una volta. Adoravo quando il suo viso si colorava così.
- Mi pare ovvio- le risposi – Ti
faccio ballare. Scommetto che non è una cosa che fai molto spesso!-
la stuzzicai un attimo.
Lei sorrise – A dir la verità negli
ultimi tempi il mio concetto di ‘ballare’ corrisponde a quello di
‘scatenarsi con le amiche’-
Juliet
the dice were loaded from the start
and I bet and you exploded in
my heart
and I forget I forget the movie song
when you gonna
realize it was just that the time was wrong Juliet?
Canticchiava le parole di quella
canzone mentre dondolavamo a tempo della canzone.
- Grazie- feci
imbarazzato.
- Prego- mi rispose- ma per che cosa?
- Di aver nettamente migliorato la
giornata, che domande!- replicai, come se mi avesse chiesto qualcosa
di ovvio
- Figurati! Quando vuoi, anzi, la
prossima volta potresti cucinarmi qualcosa di tipicamente texano,
sempre che tu non faccia esplodere la cucina prima si intende!-
come
up on different streets they both were streets of shame
both
dirty both mean yes and the dream was just the same
and I dreamed
your dream for you and now your dream is real
how can you look at
me as I was just another one of your deals?
- How can you look
at me as if I was just another one of your deals… o non mi sloghi
l’altro polso!
Con la fortuna che abbiamo Bella Swan la battiamo di sicuro!-
Ridemmo
when
you can fall for chains of silver you can fall for chains of gold
you can fall for pretty strangers and the promises they hold
you
promised me everything you promised me thick and thin
now you
just say oh Romeo yeah you know I used to have a scene with him
Juliet when we made
love you used to cry
you said I love you like the stars above
I'll love you till I die
there's a place for us you know the
movie song
when you gonna realize it was just that the time was
wrong?
Le feci fare una piroetta nella
maniera
più semplice visto l’alto livello di sfiga che avevamo in
due. Rischiavamo come minimo una contusione e come massimo una
caduta con conseguente rottura dell’osso del collo. Volevo vedere
poi chi prendevano per fare Jasper!
Comunque, ci ritrovammo nella stessa
situazione di quando eravamo ubriachi alla festa per l’arrivo delle
sue amiche.
E la salivazione si era azzerata a
livelli mai visti, che la mia gola sembrava fosse la Valle della
Morte tra le due e le quattro del pomeriggio nella giornata di
ferragosto. Boccheggiavo quasi.
I
can't do the talk like they talking on the TV
and I can't do a
love song like the way its meant to be
I can't do everything but
I’d do anything for you
I can't do anything except be in love
with you
and all I do is miss you and the way we used to be
all I do is keep the beat and bad company
all I do is kiss
you through the bars of a rhyme
Juliet I’d do
the stars with you any time
Mi stavano sudando le mani. Ci eravamo fermati? No, perché non me ne ero accorto. Ora
ci fissavamo l’un l’altro come se non ci fosse nient’altro che
noi nell’universo. O almeno, questo era quello che percepivo io.
E
poi.... C’era una certa tensione elettrica che mi stava percorrendo
lungo tutto il corpo.
Prima che qualcuno di noi due potesse
dire qualcosa di troppo le nostre labbra si toccarono di nuovo, come
due amanti che dopo lunghe peripezie si ritrovavano.
Erano esattamente
come me le ricordavo, calde e morbide.
Juliet
when we made love you used to cry
you said I love you like the
stars above I'll love you till I die
there's a place for us you
know the movie song
when you gonna realize it was just that the
time was wrong?
Esploravo, gustavo, toccavo, lambivo,
percepivo.
Come se non avessi bisogno di fare altro, quasi neanche
respirare.
A
love-struck Romeo sings a street-suss serenade
laying everybody
low with a love song that he made
finds a convenient streetlight
steps out of the shade
says something like you and me babe how
about it?
Quanto tempo era passato? Sembrava che
tutto scorresse più lentamente e il tempo si fosse pian piano congelato
esattamente in quell’attimo. O soltanto ero io che non sapevo come
descrivere le mie emozioni. La sentivo aggrapparsi alle mie spalle e
tendersi verso di me, perfino in punta di piedi, per raggiungermi
mentre dolcemente le cingevo la vita e la tiravo verso il mio lato.
Quando respirare divenne una necessità
le nostre labbra posero termine alla loro simbiosi.
Non ero l’unico che aveva il fiato
corto.
- Sarai anche strana e pazza...ma mi
piace troppo baciarti-
Lei sorrise... e proseguì da dove
avevamo appena interrotto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** The Première Before The Great Storm ***
chap 14
Salve - salvino- salvuccio!!! Come state?
Qui si va avanti. Non vedo l'ora che sia metà maggio...così finalmente avrò finito quest'altro anno in uni.
Bene, passiamo a cose più piacevoli, giusto?
risposte alle recensioni!!!!!! Aumentano sempre di più, e a me fa tanto piacere. Come si suol dire, mi fate gongolare xD
@Princes:
lo so. Non ti avrei chiesto di più di quello che tu hai
già scritto. Ricordati che io ci sono. Sono la tua fan N 1
giusto?
@Annie:
grazie! ^^ cmq la canzone è "Romeo and Juliet" dei Dire Straits.
E' una canzone persino più vecchia di me...però ho un
legame particolare con essa.
@Cute:
nooooooooooo!! Non dovevi andare a letto così tardi solo per
me!!! xDDD cmq mi fa piacere che ti piaccia. E sì, anche a me il
primo film mi ha fatto molto ridere :P però pian piano
migliorano andando avanti.
Ok,
in questo nuovo capitolo troverete molti riferimenti a cover musicali/
canzoni. Una cosa però la devo dire per togliere ogni dubbio
sulla vericità o meno dei fatti. La première musicale a
cui si fa riferimento è veramente accaduta, precisamente il 6
ottobre 2009 se non vado errata. Come potete vedere vado a calcolare
anche queste cose xD tecnicamente le riprese di Eclipse e la
première si sono svolte nello stesso periodo. Mi sono
scervellata molto sul fatto se fosse possibile o meno, quindi, il primo
che si azzarda a dire che non è così verrà
impalato in stile vampirico DA ME MEDESIMA xDDDD
CHAPTER
XIV- THE PREMIERE BEFORE THE GREAT STORM
Chi
di noi dà ascolto all'inno del ruscello
Quando
parla la tempesta?
Kahlil
Gibran
POV
Valeria
Felice.
Ero felice.
Cantavo sotto la doccia, sorridevo
sempre, ascoltavo canzoni molto allegre e ritmate, oltre alle mie
solite che di norma mi mettevano buon umore.
Io e Jackson eravamo perennemente con
le labbra attaccate ogni volta che nessuno ci vedeva e/o scappavamo
per appartarci in un angolino, come dei poveri malati che
necessitavano somministrazione massiccia di ormoni ogni ora.
Sì, decisamente felice.
L’avevo già detto che ero felice?
Sembravo la versione ‘fatta’ dello
stregatto.
Mettevo paura perfino a mio fratello,
che era all’oscuro della vera relazione tra me e Jackson.
Pensavo che, se avesse visto per un
momento come ci baciavamo, avrebbe rischiato in primis di incendiare
un’intera zona nel raggio di tre km per la rabbia, in secundis di trasformare Jackson in Jackie in un solo colpo.
A volte era molto protettivo … e
molto rompiballe. Volevo vedere che combinava con Nikki.
Anzi no, non lo volevo proprio vedere!
Potevo rimanerne devastata psicologicamente per anni.
I'll
be the one to show you the way
You'll be the one to always
complain
3 in the morning come a bang bang bang
All out of
fags and I just can't wait
Cancel the thing that I said I'd do
I
don't feel comfortable talking to you
Unless you got the zipper
fixed on my shoe,
Then I'll be in the lobby drinking for two
Com’era carina questa canzone dei
Kings Of Leon. Forse sarebbe diventata una delle mie preferite. Mi
sembrava che dovessero anche fare un concerto a breve da quelle
parti. Chissà se c’erano
ancora biglietti
disponibili...
18, balding,
star, Golden, fallen, heart
Look at the shaky's what’s
with the blush
Fresh off the plane in my fuzzy rush
Everyone
gathered to idolize me,
I hate the way you talk your Japanese
scream
It's been so long since I left the shed,
You kick the
bucket and I'll swing my legs
Always remember the pact that we
made,
Too young to die but old is the grave
Mentre camminavo verso la mia roulotte,
ad un angolo venni agguantata per un braccio e trascinata in un
angolo appartato. Non mi preoccupavo nemmeno un po’ perché sapevo
di chi si trattava. Lo capivo dalla stretta delle sue braccia sulla
mia vita e dalle sue labbra fresche sulle mie.
I’m
a gonna show the way
I’m
a gonna show the way
I’m
a gonna show the way *
Dopo vari secondi di esercizi di apnea
non trascurabili, separammo le nostre labbra, pur rimanendo fronte
contro fronte a riprendere fiato.
- Com’è possibile- affermò lui
ancora un po’ provato dallo ‘sforzo’ – Che ogni volta che ti
vedo ho voglia di baciarti e puntualmente lo faccio?-
- Non lo so, sta di fatto che ho
ampliato le mie capacità polmonari... ma normalmente la gente come
noi di solito esce, fa passeggiate, va al cinema, o sbaglio?
- Non sbagli- ora ci guardammo in
faccia – Che ne dici di uscire domani sera?
- Direi che è un’ottima idea-
- Niente di troppo impegnativo, vanno
bene anche le converse-
Gli sorrisi, lo sapeva che non ero un
tipo che metteva tacchi facilmente anche se ci camminavo
relativamente bene, finché erano di un’altezza ragionevole.
- Va bene, a che ora?- gli diedi un
bacio a fior di labbra che lui ricambiò brevemente, altrimenti
saremmo ritornati alla situazione precedente.
Poi non ci saremmo più staccati,
almeno, io ne ero sicura riguardo a me stessa.
- Facciamo che ti vengo a prend....-
E lì partì la suoneria del cellulare
con Hysteria dei Muse sparata a tutto spiano.
Jackson mi guardò un momento, come se
si aspettasse che io tirassi fuori dalla mia tasca una granata invece
del mio cellulare e la lanciassi a kilometri di distanza.
Sbuffai. Presi il cellulare - ancora
tra le sue braccia – guardai il numero e risposi
- Dimmi che hai un buon motivo per
interrompermi Demone!
- Disturbavo? Lasciamo perdere e
comunque sì....ne ho parecchi e si chiamano ‘Anteprima, di, Kings,
and, Queens , Alla, Radio...dici che basta?
-Cosaaaaaaa???E-E’ oggi???-
Non ci potevo credere!Il tempo passava
più veloce di quanto avessi mai pensato!
Si vede che l’amore trascendeva gli
amanti dal tempo!O, come nel mio caso, li rincretiniva del tutto.
- Tra quanto è l’anteprima??-
Guardai Jackson in faccia e potevo quasi vedere il grandissimo punto
esclamativo sospeso sulla sua testa. Mi veniva da strapazzargli le
guance.
- Il tempo che venite qui da Kellan e
per favore Chan...staccati da Jackson. Siete peggio di Bob con i suoi
capelli (aka due entità in uno stesso corpo) e dì a Riccioli d’Oro
(nuovo nomignolo di Jackson per via dei capelli che doveva avere per
fare Jasper) di staccare le sue labbra a ventosa che ci servi con
tutto l’apparato polmonare!-
Detto questo chiuse la chiamata.
- Dobbiamo andare.... mi vogliono al
cospetto della roulotte di Kellan...
- Ho sentito...ma cos’è
quest’anteprima a cui devi essere presente?- ora eravamo mano nella
mano.
- Ah...è una canzone che aspettiamo da
un pezzo di sentire. Vedrai, secondo me sarà bellissima...
- Capito- fece una faccia strana, come
se fosse imbronciato per qualcosa. Volevo sbaciucchiarmelo tutto
quando faceva quella faccia semiseria. Giuro. Ero messa veramente
male.
- Jackson?
- Mmm??
- Che hai?
- Niente-
- Sarai anche un attore ma con questa
faccia non mi convinci per niente!- Alzai un sopracciglio e feci una
faccia seria – Allora?
- Beh...Mi ha chiamato Riccioli
d’Oro!-
Ж
POV JACKSON
Io e Kellan ci guardammo in faccia.
E ancora cercavamo ci capirci qualcosa.
- Hai per caso una birra in frigo Kel?
Tanto valeva fare qualcosa di
costruttivo.
Kellan arrivo fino al frigo e recuperò
due birre. A volte mi dimenticavo che fare certe domande a lui era
come domandare a Slash se sapesse fare un assolo di chitarra.
Incominciai a bere e a guardare la
scena che mi si presentava davanti agli occhi.
Tutte e quattro le Jane A. erano messe
sul letto di Kellan davanti al pc portatile di Monica,
sintonizzandosi su una delle 645286548 stazioni radio di LA in attesa
di una première.
- Sai, di norma delle ragazze stanno
sul mio letto per una ragione specifica, non per spodestami dal mio
trono mentre stanno facendo qualcosa che mi rifiuto di capire e non è
neanche vagamente erotico....-
Smisi di bere.
- Kellan, lo vuoi un pugno in faccia?-
Lui non fece in tempo a rispondermi che
dalla parte opposta del camper, ovvero dal letto, fu un’esplosione
di urla.
- ZITTE TUTTE!INIZIA!- urlò Monica.
Le ragazze ubbidirono all’istante,
giusto in tempo per permettere alle note di una canzone di penetrare
l’aria.
"Into
the night
Desperate and broken
The sound of a fight
Father
has spoken
We were the Kings and Queens of a promise
We
were the victims of ourselves
Maybe the Children of a Lesser
God
Between Heaven and Hell
Heaven and Hell
Into your
lives
Hopeless and Taken
We stole our new lives
Through
blood and pain
In defence
of our dreams
In defence of our dreams
We were the Kings
and Queens of a promise
We were the victims of ourselves
Maybe
the Children of a Lesser God
Between Heaven and Hell
Heaven and
Hell
The age of man is over
A darkness comes and all
These
lessons that we've learnt here
Have only just begun
We were
the Kings and Queens of a promise
We were the victims of
ourselves
Maybe the Children of a Lesser God
Between Heaven and
Hell
We are the Kings
We are the Queens
We are the
Kings
We are the Queens"**
Non era male.
Davvero.
Ma cos’era questo silenzio
innaturale?
Guardai Kellan. Kellan guardò me. Noi
guardammo le ragazze.
Erano in trance.
La prima a parlare fu Demone.
- L’avete sentita?
- Sì- le rispose Monica. Discepola
fece cenno di sì con la testa.
- Chan?- fece Discepola rivolgendosi
alla mia ragazza. – Stai piangendo per caso?-
Mi avvicinai a lei. Aveva i lucciconi
agli occhi.
- E’ bellissima- sussurrò lei – E
io sono una cogliona perché mi metto a piangere per una canzone...se
faccio così per una, cosa farò quando ascolterò tutto il cd?-
l’abbracciai da dietro.
Ridemmo tutti insieme e Kellan
sentenziò che secondo lui, dopo una bella emozione, ci voleva una
bella mangiata e dato che gli altri lavoravano ancora, ordinò
immediatamente delle pizze per tutti!
Fu mentre mangiavamo queste pizze che
avvenne un evento non trascurabile.
Avevamo appena finito di mangiare che
parte la suoneria di un cellulare
From Yesterday, it’s
coming
From yesterday, the
fear... ***
-Scusate- fece Monica- E’ il mio!-
prese il telefono – Pronto?
3 nanosecondi di silenzio.
- Ah ciao Bobby!!!!-
Le teste di Valeria e Demone si
voltarono immediatamente all’unisono verso Monica. Chi diavolo era
Bobby?
- Chi diavolo è Bobby?- Kellan
preoccupato fece questa domanda alle altre ragazze, come a leggermi
nel pensiero.
- Un gran pezzo di figo, purtroppo già
fidanzato- disse, a metà tra entusiasta e la sconsolata, Demone.
Questo Bobby già non mi piaceva.
Strinsi più forte la mano a Valeria, che era seduta sulle mie gambe.
Lei sorrise. Mi guardò in faccia. E il sorriso si ampliò
- Sei per caso geloso?- mi sussurrò
all’orecchio con una leggera risata. Il suo respiro mi solleticò
il lobo.
Da come me lo disse doveva ringraziare
il cielo che eravamo in pubblico altrimenti...
Forza Jackson. Inspirai ed espirai,
inspirai ed espirai.
Intanto che c’ero, camuffavo anche
il rigonfiamento al di sotto dell’Equatore.
Pensavo a qualcosa di buffo... pensavo,
pensavo. Ah ecco! L’amico di Peter che si era messo a cantare
Single Ladies di Beyoncè in strada con solo un bikini giallo
addosso. ****
Bene.
Ecco, piccolo Jackson, abbassati che
sennò facciamo la figura dei pirla qui.
- Sì, se tu sei Jared Leto, io sono la
regina Elisabetta!- e così Monica chiuse la chiamata piuttosto
seccata.
- Che è successo?- chiese Demone
leggermente preoccupata. Kellan intanto passava birre a destra e a
manca – Che diavolo centra JJ?
- Niente- Monica agguantò una birra
dal tavolo – Al telefono era Bobby Alt e mi fa “ Ti è piaciuta
K&Q?” e io “ Sì certo” e poi mi fa “ ti passo una
persona che di sicuro conosci” e io dico “ va bene, basta che non
sia un pervertito omicida e siamo a posto”. Mi passa sto tizio che
dice di essere JJ e dice di essere chi dice di essere...ma non ci
credo molto, JJ non ha quella voce, mi capite? Quindi chiudo la
chiamata. -
La guardiamo tutti come se fosse pazza.
E di nuovo risuona il suo cellulare.
Per l’ennesima volta in quella serata io e Kell ci guardiamo in
faccia.
-Sì? – risponde la ragazza – No,
scusa, mi riesce piuttosto difficile credere che tu sia chi dici di
essere... va bene... provamelo!- la parte pratica di Monica si fece
avanti.
Valeria, Demone e Discepola si
riguardarono in faccia con gli occhi sbarrati.
Passarono alcuni secondi.
- Va bene...ci si vede in giro- Monica
chiuse la chiamata e guardò il suo cellulare.
-Allora?- fece Discepola.
- Era lui. Mi ha cantato la cover di
Closer dei NIN ( NIN = Nine Inch Nails per chi non lo sapesse N.d.A)***** e credetemi...come la canta lui, non la canta
nessuno.-
Silenzio.
Monica disse a voce bassa: - Cazzo, ho
appena parlato con JJ al telefono!E’ stata un’esperienza
extrasensoriale e c’è mancato poco che lo mandassi a quel paese.
Va scritto negli annali della storia!!! Meglio che mi censuro sui
tutti i miei pensieri altrimenti rischio un arresto per atti verbali
osceni in luogo pubblico...esiste un reato del genere?-
E da lì si scatenò un putiferio di
commenti femminili.
Kellan e io ci guardammo ancora una
volta con una faccia che diceva “ ma che abbiamo fatto di male noi
per stare in mezzo ai pazzi??”
* la canzone è The Bucket dei Kings Of Leon http://www.youtube.com/watch?v=kWaFVvVoj4o
** la canzone è Kings and Queens dei 30 Seconds To Mars http://www.youtube.com/watch?v=hTMrlHHVx8A
*** From Yesterday, sempre dei 30 Seconds To Mars http://www.youtube.com/watch?v=RpG7FzXrNSs&feature=relmfu
**** fatto realmente accaduto, se
non vado errata ( ho scritto il capitolo qualche era geologica fa,
quindi chiedo venia ), nel caso, appena vedrò Peter Facinelli
chiederò conferma xDDDD
***** sporadicamente capita che Mr
il-mio-ego-non-è-mai-abbastanza-ampio, conosciuto ai più
come Jared Leto, nel mezzo di una canzone chiamata "The Fantasy", che
la mia lettrice @PrincesMonica apprezza fino alla venerazione, metta
questa sorta di tributo ai NIN. La canzone è "Closer". Ecco un
video che ho trovato, ho cercato una buona qualità audio, quella
video lascia un po' a desiderare http://www.youtube.com/watch?v=wOcm8M_JLxg&feature=related
. Diciamo che non è proprio una canzone casta e pura xD
infatti le Echelon ogni volta che J decide di farla, come si suol
dire...crepano perchè annegate nella saliva xD 'Tacci tua Jared
Leto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** The Storm Inside ***
chap 15
Allora, passiamo direttamente alle risposte alle recensioni ricevute ^^
@Annie:
immagino più parti dove tu sia morta dalle risate xDDD immagina
me che cerco di immaginarmi le parti da scrivere e mi metto a ridere in
qualunque momento come una scema. Non si sa mai quando l'ispirazione
possa colpire :P
@Princes: ma almeno fammi immaginare!!! Se non posso farlo nella vita reale, almeno nel mio universo parallelo !
@Joe:
BVava la mia soldata!!!" ù.ù io attendo tue idee per
quella cosa a 4 mani di cui twitteravamo...e attendo la tua incompleta,
claro???
Allora,
voglio specificare una cosa..... NONN LANCIATEMI I POMODORI ALLA FINE
DI QUESTO CAPITOLO VI PREGO! Ci sarà un motivo per cui la
protagonista, che è un mio personalissimo pezzo di me
altrettanto psicolabile , fa quello che fa.... e ci sarà un
motivo per cui l'autrice ha deciso che la FF abbia 2 parti u.u ogni
cosa al suo tempo....
Non
vi preoccupate se il capitolo vi sembra tagliato male. Non
è tagliato male, lo capirete leggendo quello che posterò
mercoledì ^^
La
mia domanda è: c'è qualcuno che legge sul serio la
prefazione che faccio a ogni capitolo e le varie citazioni? Bah,
rimango col dubbio ò.ò
CHAPTER XVI - THE STORM INSIDE
See
the stone set in your eyes
See the thorn twist in your side
I
wait for you
Sleight of hand and twist of fate
On a bed
of nails she makes me wait
And I wait without you
With
Or Without You - U2
POV VALERIA
Sfortunatamente io e Jackson non
saremmo usciti insieme quella sera. David aveva bisogno di lui per
alcune riprese extra e non poteva fare a meno dell’attore che mi
piaceva baciare di più ( come se ne avessi baciati altri eh!).
Ero insieme alle Jane A. e stavamo
guardando un po’ di televisione. Su uno dei canali stavano
trasmettendo un vecchissimo adattamento di Orgoglio e Pregiudizio,
sdraiate tutte e quattro sul mio letto con popcorn, patatine e
quant’altro.
Motivo per cui eravamo tutte attaccate
alla televisione, anche se l’attore che recitava la parte di Mr.
Darcy non era per niente paragonabile a Colin Firth nello sceneggiato
fatto dalla BBC, basato sullo stesso libro.
Pure e semplici opinioni mie e di
Monica, fan accanite di Colin. Altro che Hugh Grant! *
E diciamocela tutta, mai una volta che
per Wickham prendessero un bel figliolo, a parte quello dove Keira
faceva la parte di Lizzy Bennett.
Sì. Avevamo visto anche quello!
Eravamo arrivate alla fuga di Lidia
quando per l’ennesima volta il mio cellulare fece notare a sua
presenza con la sua suoneria.
- Pronto?- risposi senza guardare
neanche chi mi stava chiamando.
- Tesoro! finalmente ti trovo! Non
rispondi mai al telefono!
- Mamma! Ciao! Tutto bene a LA?
- Sì tesoro, tuo fratello?
- Tutto a posto, lo sai che ha la
fidanzata? – sapevo quale sarebbe stata la reazione di mamma. Mio
fratello meritava qualche piccola vendetta da parte mia ... e poi mamma
ci teneva a queste cose.
- Davvero? la devo conoscere. Per stare
con tuo fratello deve essere una santa! Comunque, ti ho chiamata per
cose serie coccinella.
- E’ successo qualcosa di brutto
mamma? – scattai subito in piedi dal letto. Quando mamma era seria
voleva dire che la cosa era veramente seria. Mi passai la mano tra i
capelli, mio tipico segno di nervosismo insieme al mordicchiarsi il
labbro inferiore.
- Mi hanno chiamato dall’università.
Sai che qualche tempo fa avevano rubato alcuni computer della scuola
con i documenti dell’...
Ж
Ero seduta sui gradini davanti alla
roulotte di Jackson. Battevo i pedi dall’agitazione.
Mia madre mi aveva appena dato una
notizia e non sapevo come reagire né come avrebbe reagito Jackson.
Me l’avessero detto prima di conoscerlo avrei fatto i salti di
gioia. Maledetti ladri, proprio i computer del campus con quei
documenti dovevano rubare? Ci sono voluti quattro mesi per recuperare
tutti i dati e fare una stima dei danni.
Non volevo che si rovinasse tutto.
Fino a qualche minuto fa era come se stessi camminando sulle nuvole, ora mi sembrava di scavare sottoterra
a mani nude.
Doloroso.
-Ciao!- eccolo arrivare, felice del
lavoro fatto. Mi bacia sulla bocca e io lo adoro anche quando è
sudato con il resto del trucco da vampiro. Si siede accanto a me e mi
prende per mano. Mi viene spontaneo appoggiarsi sulla sua spalla.
Volevo morire.
- Tutto bene?- mi fece lui. Ascoltavo
la sua voce ad occhi chiusi. – Non mi sembri in gran forma-
Mi cinse con un braccio.
- No. Mi ha chiamato mia madre.-
- Dunque? Cattive notizie?
- Non so. Dipende dai punti di vista.
Dal mio personale più cattive che buone.
- Ti ascolto -
Il momento della verità.
- Qualche mese fa in università sono
venuti dei ladri e hanno rubato parecchie attrezzature informatiche,
in particolare quelle della segreteria centrale ... dentro c’erano
dei documenti importati tra i quali alcuni che avevo mandato io.
- Per che cosa?
Domante giuste come sempre vero?
Inspirai e respirai pesantemente.
Sentivo che la prima parola che avrei
detto avrebbe ridotto tutto in pezzi.
Non avrei dovuto, non avrei
assolutamente dovuto avere una storia con lui, anche al livello cui
eravamo, il coinvolgimento e la sua relativa fine sarebbero stati
catastrofici.
Inoltre, io tendevo a legarmi troppo
alle persone, il che era soltanto un male sia per me che per loro.
- Erasmus … In Italia. Da novembre per
almeno dieci mesi.-
I suoi occhi verdi divennero cupi tutto
d’un colpo e io ebbi paura. Mai visti in quella maniera. Mi agitai.
Il cuore a ritmo di una battaglia.
-Hai intenzione di lasciarmi vero?-
guardava dritto davanti a sé
Dritto al nocciolo della questione.
Sapevo che mi stava fissando in attesa
di un segno ma se lo avessi guardato dritto negli occhi sarei
crollata.
Lui era in piedi, io seduta. Guardavo
oltre le sue gambe fasciate in un paio di jeans, come in trance.
Non so quanto tempo rimanemmo così.
L’unica cosa che so è che ad un
tratto Jackson prese e se ne andò via con uno sguardo
imperturbabile. Io lo osservai andarsene con il cuore in lacrime.
Non faceva mai quello che mi aspettavo
facesse. Immaginavo che mi avrebbe urlato contro fino a che non fossi
crollata del tutto, che come minimo mi avrebbe insultato in tutte le
maniere e in tutte le lingue che conosceva. E invece semplicemente se
ne andava.
Forse era come me. Teneva la tempesta
dentro di sé e lasciava trasparire la calma in viso.
Non mi accorsi nemmeno di essermi
alzata e di vagare senza meta finché non arrivai di fronte al camper
di mio fratello.
Non mi accorsi di mio fratello che
apriva la porta.
Non mi accorsi che calde lacrime
solcavano le mie guance.
Tutto il resto era nulla.
Ж
- Ahia!- esclamai. Porca miseria! –
Monica, ma ti sei fusa il cervello? Mi hai appena dato uno schiaffo!
Già ero in lacrime e se lei si metteva
a schiaffeggiarmi vuol dire che qualcosa non andava e che il mondo si
stava mettendo a girare al contrario.
- Te lo meriti!- la mora incrociò
imperiosa le braccia davanti a me e mi guardò con il più severo
degli sguardi – Hai fatto una cazzata puffola e ti sei dimostrata
debole!
- Debole?-
- Sì, debole! Pensa a come si è
sentito quel povero ragazzo! Come un vecchio calzino usato...Dio,
vorrei picchiarti!-
E dire che l’aveva chiamata mio
fratello per consolarmi delle mie pene d’amore. Quando gli avevo
riferito tutta la questione con Jackson, stranamente non aveva
minacciato di ucciderlo ma aveva prontamente chiamato i soccorsi.
Monica appunto.
A quanto pare lei aveva più esperienza
di relazioni amorose di qualunque altro a detta di mio fratello.
Io mi limitavo a piangere chiedendomi
perché lui non avesse reagito.
Monica mise le mani sulle mie spalle.
- Ora tu vai da Jackson e gli parli- mi
stava dando un comando come un genitore a una bambina che doveva
essere educata – E mi fai il santo favore di mettere le cose a
posto che quando depressa mi fai più paura di quando sei felice!- e
mi diede un altro schiaffo
- Monica?!?!?!?Hai finito di prenderti
a sberle?- avevo le guance rosse e le massaggiavo entrambe.
- Era per ficcarti bene in testa il
concetto...e poi avevo voglia di picchiarti! –
Ж
La sgridata ( e gli schiaffi ) di
Monica non ebbero buon esito, non perché io non volessi, anzi
volevo, eccome se volevo sbrogliare la matassa di danni che avevo
fatto.
Il problema non era la mia forza di
volontà.
Il problema era che non avevo trovato
Jackson e nessuno sapeva dove fosse andato a finire. Perfino Kellan o
Ashely.
E così andò avanti per una settimana
e mezzo. Io che lo cercavo e lui che non si faceva trovare.
Sapevo che andava sul set e subito se
ne andava via appena aveva finito la sua parte, nessuno sapeva dove.
Lo aspettavo ogni sera sugli scalini
della sua roulotte ma niente, non si faceva vedere e, scoraggiata me
ne tornavo come una cane bastonato nel mio letto con la coda tra le
gambe sfogando tutto il mio affetto mancato e la mia astinenza di
coccole su Attila. Almeno lui era sicuro che non mi avrebbe
giudicato.
Naturalmente il tutto coordinato da un
alone di depressione stile manga giapponese, se non peggio, e musiche
che potevano portare dopo un lungo ascolto a un invito al suicidio
coordinato da un bel taglio di vene.
Non proprio un bel periodo.
E mi mandavo mentalmente e da sola i
peggiori insulti..
Ovviamente le mie amiche cercavano di
tirarmi su ma alla fine era il non pensare a niente, l’estraniarmi
dal tutto il contesto, che mi faceva sentire meglio. Così mi
ritrovavo spesso ad osservare il cielo, soprattutto dalla finestra
della mia roulotte.
Erano passate quasi due settimane e
tutta la mia voglia di vivere se n’era quasi andata a farsi
benedire. Bastava solo per le funzioni vitali.
Come quella di fare le valigie per la
quale cercavo di impiegare il maggior tempo possibile e magari, tra
una camicia da ritrovare e un paio di calzini da ricordarsi di lavare,
la gente si sarebbe dimenticata di me almeno per gli ultimi due
giorni in cui sarei rimasta a Vancouver.
* si riferisce ovviamente ai film
di Bridget Jones dove al personaggio di Colin Firth ( che anche in quel
film si chiama Darcy. Lo hanno fatto apposta per omaggiare il
personaggio di Mr Darcy interpretato dallo stesso Colin ) si
contrappone quello interpretato da hugh grant. Una perla, anzi
due, di commedia!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Need ***
chap 16
Salve
a tutti, come state? state ancora cercando di smaltire ciò che
avete mangiato a Pasqua come me...o cercare di togliere di mezzo gli
avanzi del pranzo della domenica? xD
Sento che i
miei lettori saranno ansiosi di leggere questo capitolo... vi avverto
che questo è il penultimo ... domenica posto quello
conclusivo. Non vi preoccupate, è solo la prima parte u.u poi
incomincerà la seconda...
Allora, rispondo alle recensioni ^^
@JOE: mentre
leggevo la tua recensione ti immaginavo a mo' di donna sull'orlo di una
crisi di nervi.... ps: il nostro progetto va avanti mia caVa Joe
Caramella!:P
@ Aribea398
: guarda, te lo spiego subito! ^^ In università l'"Erasmus"
è il programma universitario che permette agli studenti di
studiare all'estero. Esempio: io studio inglese e russo, dato che
è consigliabile sapere la lingua del paese dove si va a trovare,
potrei decidere di passare parte dell'anno scolastico in
un'università inglese o russa con la possibilità di dare
anche gli esami lì. Spero di essere stata esaustiva nella
spiegazione ^^ Cmq mi fa piacere che la storia ti abbia preso dal primo
capitolo ^u^
@Cimo: penso che io a certe proposte non sarei riuscita a dire nemmeno una parola per un bel po' di tempo.... xD
@Princes:
i miei personaggi non sno nati col l'intento di essere Mary Sue,
sappilo :P cmq...che Jackson non fosse normale lo avevo capito da
sola io stessa...e dire che non lo conosco di persona ( *l'autrice
impreca mentalmente*) ahahahahahahahahah. Cmq... direi che questo tuo
giudizio sulle decisioni di cake si rispecchia benissimo nella ff
quando Monica la prende a schiaffi dal nervoso ... chissà di che
Monica stiamo parlando *gnorri face*
@Annie: a quanto pare l'ultimo capitolo ha sconvolto parecchia gente ahahahahah xD
Cmq...a
titolo informativo, mi odierete alla fine di questo capitolo
perchè rimarrete un attimo all'asciutto u.u INOLTRE, consiglio
vivamente l'ascolto ripetuto di questa canzone durante la lettura :
http://www.youtube.com/watch?v=GRSZpV6WIuU&feature=fvsr
... questa parte di storia è venuta fuori grazie a questa canzone, quindi ringrazio in anticipo anche gli One Republic.
CHAPTER XVI – NEED
The
heart is a bloom
Shoots up through the stony ground
There's
no room
No space to rent in this town
You're out of luck
And
the reason that you had to care
The traffic is stuck
And
you're not moving anywhere
You thought you'd found a friend
To take you out of this place
Someone you could lend a hand
In return for grace
Beautiful
Day- U2
Due ore dopo
Come non detto.
Ashley mi aveva trascinato
letteralmente fuori dalla roulotte con la scusa di voler compagnia
per una passeggiata e un gelato magari. Credo siano rimaste le scie
delle mie unghiate sullo stipite della porta della mia roulotte. Avrei
dovuto camuffarle con un po’ di stucco o qualcos’altro prima di
partire.
Sta di fatto che odiavo gli
arrivederci/addii prima delle partenze. Sapevano molto di “non ci
rivedremo mai più” per me.
Purtroppo si dovevano fare.
Tra l’altro, quando avrei avuto altra
possibilità di incontrare Ashley?
Già avevo salutato oggi le Jane A. che
erano tornate a casa poiché Discepola doveva ritornare a scuola e
Monica doveva riaprire la sua attività.
Quindi, fu veramente il caso di mettere
da parte la parte depressa di me e lasciare un bel ricordo in quel
luogo. Dovevo farlo sia per me che per tutti quelli che avevo
conosciuto.
O quasi tutti.
Scacciai quella immagine che breve come
un dejà-vù comparì nella mia mente e mi concentrai sull’essere
come minimo contenta di quel pomeriggio.
Ora io e Ashley eravamo dirette verso
la sua roulotte per una, a detta sua, festa tra femminucce, corredata
da film, pettegolezzi e cose varie altamente caloriche.
Ad un tratto mi sentii picchiettare da
dietro sulla mia spalla destra.
Non feci neanche in tempo a voltarmi e
a capire che diavolo stesse succedendo che venni presa in spalla come
un sacco di patate. Vidi la strada al contrario per qualche secondo e
sentii un paio di braccia cingermi le gambe.
- Ma che diavolo...?!?!?- cominciai ad
esclamare urlando.
- Jackson, che diavolo vuoi fare?- urlò
Ashley
Jackson?? Oddio! Che cavolo voleva
farmi? Incominciai a sbraitargli contro e a dargli dei pugni sulla
schiena per lasciarmi andare. Era impazzito.
Mentre i miei capelli mi andavano
beatamente in faccia e il mio sedere, per fortuna avevo i pantaloni,
veniva mostrato beatamente a mezzo, se non tutto, staff del film,
Jackson ebbe pure la decenza di rispondere alla ragazza:
- Non ti preoccupare, dobbiamo chiarire
io e lei e non so quanto tempo ci metteremo. Dì a tutti di non
preoccuparsi ok? E tu – fece riferendosi a me- sta ferma! Se
non la finisci di muoverti ci faremo male entrambi!
- La fai facile tu! Non sei quello che
va in giro portato in braccio stile sacco di patate, e mi chiedo
ancora perché, mostrando il culo a mezzo mondo!!! -
Spontanea? No, di più!
Non mi rispose e, stanca di dare pugni,
mi abbandonai al fatto di lasciarmi trasportare come il sacco del
rancio di un contadino. Mi stavo quasi emozionando per il fatto di
aver trovato un quadrifoglio a furia di guardare per terra, che
l’esemplare di bipede umano che mi portava addosso mi mollò a
terra finalmente.
Eravamo in un parcheggio e dietro di me
si presentava una macchina nera, molto anonima.
Stavo cercando una via di fuga da
quella situazione imbarazzante.
- Sali in macchina- mi fece lui,
gli occhi verdi più freddi di un iceberg.
- Te lo scordi proprio, io non...
- TI HO DETTO SALI IN MACCHINA!-
Di tutto quello che c’era stato prima, ora non
vedevo più niente nei suoi occhi, tranne che la rabbia.
E mi faceva paura quel suo sguardo che
non gli avevo mai visto.
Entrai in macchina senza nemmeno
fiatare verso una meta sconosciuta.
Ciò che lui non vide fu la lacrima che
malandrina scivolò sulla mia guancia e che di fretta asciugai.
Lui andò dalla parte del guidatore e
partimmo.
Ж
Fu uno dei viaggi più assurdi e
difficili della mia vita, almeno credo.
All’inizio, mentre la macchina
partiva, volevo annullarmi completamente. Chiusi gli occhi,
riaprendoli molti minuti dopo, come se sperassi che quella situazione
non fosse capitata a me. Mi sembrava di essere entrata in uno dei
romanzi di Rosamunde Pilcher. Mancava solo lo sfondo con la
Cornovaglia.
Ci eravamo vicini però, anche se era
solo Vancouver.
Passati non so quanti minuti, dopo aver
riaperto gli occhi, non osai voltarmi verso Jackson, anche se con la
coda dell’occhio potevo vedere le sue mani e i muscoli di esse tesi
mentre stringeva il volante.
Per la restante parte del viaggio mi
limitai a guardare fuori dal finestrino, come facevo sempre nei
viaggi in macchina.
Attorno a noi due aleggiava il
silenzio. Ero circondata dal suo profumo e la cosa non aiutava per
niente.
Sospirai e osservai le luci della città
che pian piano si illuminava in vista della sera.
Non mi resi nemmeno conto che Jackson
aveva parcheggiato finché non mi disse qualcosa del tipo:
- Ora puoi scendere –
Non me lo feci ripetere due volte
stavolta. Sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro.
Seguii Jackson verso una discesa
sabbiosa, stando attenta a non cadergli addosso, anche se l’unica
cosa che volevo fare era toccarlo, o in alternativa scappare verso il
nulla.
Arrivammo in una spiaggia. C’era
vento e le onde del mare si increspavano quasi violente arrivando
fino al bagnasciuga.
L’odore di mare penetrava fino alle
narici, facendomi ricordare quando da piccola andavo da mia nonna.
Passai le mani sulle braccia per improvvisi brividi di freddo.
Avevo perso di vista Jackson.
Lo ritrovai qualche metro più in là,
sempre con le spalle rivolte verso di me, che guardava il mare. Il
vento giocava con i suoi capelli.
Presi il coraggio a due mani e passo
dopo passo mi avvicinai a lui.
Continuavo a ripetermi di non fissarlo
e di guardare dritto davanti a me. Camminare su lame affilate sarebbe
stato una passeggiata in confronto.
- Perché mi hai portato qui? – gli
domandai.
Ci mise un po’ a rispondermi.
- Così avremmo parlato in santa pace
senza nessuno che si sarebbe intromesso- mi si parò davanti – Ora,
mi vuoi spiegare perché mi stai mollando?-
Lo guardai negli occhi. I miei
pizzicavano, segno che stavo pian piano crollando.
- Ho bisogno di calore.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** The Ecchoing Sea ***
chap 17
Buon
primo maggio a tutti!!!! Anche per voi come per me è stato
tragico il ritorno a scuola/lavoro? Benvenuti nel club! -.-"
Risposta alle recensioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
@Joe: mia caVa Joe Caramella... è ancora tutto da vedere qui!!!! :P
@Princes:
l'unica maniera in cui ti concedo di scaldarlo è con una
cioccolata calda...o con un abbracio fraterno, e BASTA u.u e cmq...in
effetti sì, credo che "rapendomi" ( brutto verbo...soprattutto
se penso a cosa "rape" in inglese voglia dire ò.ò) abbia
fatto la mossa più astuta ^^"
@Annie:
gli squartamenti non sono nel mio genere...salvo fare il remake
letterario di "Delitto e Castigo" di Dostoevskij xDDD dopotutto io sono
molto calma come autrice xD
@kelleyrose:
ma pensavate tutti a un'omicidio? Vabbè che Jackson ogni tanto
sfoggia quel suo sorriso mefistofelico... però non esageriamo
xDDD grazie per i complimenti *_____* cmq...magari mi scaldasse lui veramente !!!!!!! *-*
Ok,
ci siamo ragazzi. Questo è il mio capitolo preferito di quelli
scritti per questa ff ed è inoltre quello che fa chiudere il
sipario sulla prima parte di questa storia. Non preoccupatevi,
mercoledì aggiornerò con la seconda parte. Non vi
abbandono mica così eh! :P
CHAPTER XVII – THE ECCHOING SEA
Nel
Giardino d'Amore un giorno entrai,
e vidi cose
mai vedute prima:
una
Cappella eretta proprio al centro
del prato
ove ero solito giocare
Essa aveva
cancelli ben sprangati,
“Tu Non
devi”, era scritto sulla soglia;
io al
Giardino d'Amore mi rivolsi,
che tanti
fiori aveva generato;
e lo vidi
di tombe tutto ingombro,
ed al posto
dei fiori v'eran lapidi;
e Preti
neri intorno, ad imbrogliare
tra spini i
miei piaceri e desideri
Il
Giardino d'Amore – William Blake
POV JACKSON
- Ho bisogno di calore-
La sua risposta mi lasciò interdetto.
Calore?
La guardai negli occhi per cercare di
capire cosa volesse dirmi. Erano lucidi.
Stava per piangere e al tempo stesso a
quella vista la mia rabbia covata si stava sgonfiando. Forse non ero
l’unico che stava soffrendo.
- Ho capito una cosa da quando sto con
te. Ho bisogno di sentirti vicino, di toccarti. Come pensi finirà
questa storia? Con me e te che ci inseguiamo per il mondo?-
La mia rabbia si sgonfiò
completamente.
Anche io sentivo il bisogno impellente
di toccarla, perfino in quel momento. Volevo tendere la mano,
prenderla ed abbracciarla, dimenticare tutta la rabbia che avevo
addosso.
- Beh, potrebbe essere un’idea –
Lei si fermò e così feci io.
- Non scherzare. Non posso metterti in
una situazione del genere. Tu hai bisogno di qualcosa di stabile. Mi
conosco troppo, so che non durerebbe, sarei dilaniata da tali
sentimenti che manderei all’aria tutto. Non posso permetterti di
rincorrermi per mezzo globo rinunciando ai tuoi sogni o ai tuoi
progetti. Sarebbe troppo, perfino per te. -
- Perché non me lo hai chiesto prima?
Credi che non possa decidere da solo?- la rabbia stava ritornando, lo
sentivo anche se allo stesso tempo forse potevo capirla.
- No, ho solo preso questa decisione
pensando prima a te, ma d’altronde il dado è stato tratto, tanto
vale che subisca le conseguenze di ciò che ho fatto.- Si voltò e si
avvicinò, fermandosi alla distanza di un passo. Allargò le braccia
e mi disse : - Picchiami pure, se ti fa stare meglio.- disse decisa.
- Cosa?- era impazzita
- Sei arrabbiato- mi fece con voce
rotta. – E’ giusto che tu abbia almeno soddisfazione!
- Smettila di sparare stupidate! Io non
picchio le donne!- era impazzita e la situazione strana non aiutava.
Lei mi prese per il giubbotto e mi
scosse- Perché devi essere sempre così gentiluomo e corretto?????-
Mi urlò contro piangendo e menando pugni sul mio petto.
Io la fermai per le braccia nonostante
si agitasse e piangesse ancora. Era furiosa.
La trattenei finché non si calmò e
sconsolata accasciò la testa.
- Perché?- mi chiese ancora.
Alzò la testa e vidi i solchi salati
delle lacrime sulle sue guance. Si morsicava talmente il labbro che a
breve le sarebbe uscito sangue.
Ero come tramortito.
- E’ la mia natura –
Ci guardammo negli occhi.
Basta piangere piccola...
Appoggiai una mano sulla sua guancia
per far sparire le lacrime. Lei tremò e chiuse gli occhi, come a
godersi l’ultimo dei nostri contatti.
Appoggiò la sua mano sopra la mia. Era
fredda ma allo stesso tempo sentivo il calore.
E in quel momento capii anche io che
avrei avuto bisogno di esso.
Ne volevo sempre di più.
Mi avvicinai a lei, la mia bambolina di
porcellana confusa. La chiamavo così per via della pelle chiara in
contrasto con i capelli castani, le labbra rosee, e puntualmente lei
si arrabbiava quando veniva denominata in quel modo.
Avvicinai il mio viso al suo e ritornai
nel mio piccolo paradiso/inferno in terra quando feci combaciare le
sue labbra con le mie.
Non si era tirata indietro. Anche lei
come me aveva bisogno di tutto ciò, lo sentivo dal suo rispondere al
bacio in maniera così tormentata, dalle sue mani che si aggrappavano
a me come un’ancora di salvezza.
Ci separammo, di nuovo.
L’abbracciai, come a non averne mai
abbastanza di lei che si era fatta piccola piccola contro di me, il
capo appoggiato sul petto, in ascolto del mio cuore.
Chissà se sentiva veramente che stava
martellando come lo stavo sentendo io.
Sentii stringere il suo abbraccio.
Le baciai la testa inspirando, per
quella che forse sarebbe stata l’ultima volta, il suo odore misto a
quello del mare.
POV VALERIA
Ero al caldo. Era piacevole. Sentivo il
vento passare tra i miei capelli lasciando una sensazione per nulla spiacevole.
La parte superiore del mio corpo era
completamente avvolta dal calore e qualcosa soffiava tiepido sul mio
viso.
C’era un rumore in sottofondo, quello
del mare, che le mie orecchie captavano.
Mai stata meglio.
Solo in quel momento mi accorsi che la
mia mano stringeva lieve qualcosa, un pezzo di tessuto a quanto
pareva dalla consistenza e sotto sembrava che battesse lieve lieve
qualcosa di caldo.
Un cuore.
Un breve flash illuminò la mia mente.
Ora ricordavo.
Sentii il corpo accanto a me muoversi
pian piano, incurante del fatto che io fossi già sveglia.
Lo sentii spostarmi delle ciocche di
capelli dal viso, baciarmi la fronte leggero e accarezzarmi la
guancia destra quasi titubante.
Posò la sua mano sul mio fianco,
aspettando il momento in cui avrei aperto gli occhi o forse sapeva
già che ero sveglia e mi stava solo aspettando.
Ad un tratto un sussurro continuo, una
leggera canzone, come un eco del mare.
Well, if you're
travelin' in the north country fair,
Where the winds hit heavy on
the borderline,
Remember me to one who lives there.
She once
was a true love of mine.
Well, if you go when the snowflakes
storm,
When the rivers freeze and summer ends,
Please see if
she's wearing a coat so warm,
To keep her from the howlin' winds.
Please see for me if her hair hangs long,
If it rolls and
flows all down her breast.
Please see for me if her hair hangs
long,
That's the way I remember her best.
I'm a-wonderin'
if she remembers me at all.
Many times I've often prayed
In
the darkness of my night,
In the brightness of my day.
So
if you're travelin' in the north country fair,
Where the winds
hit heavy on the borderline,
Remember me to one who lives there.
She once was a true love of mine*
Stava cantando per me.
Aprii gli occhi e mi trovai la sua mano
accarezzarmi il viso e i suoi occhi osservarmi in attesa.
Rimasi così, quasi senza respiro. Non
pensai assolutamente a niente. Sarebbe più giusto dire che non
volevo pensare a niente.
- Dici che sia il caso che mi compri un
cappotto?- dissi alla fine, riferendomi alla canzone.
Lui sorrise e intanto giocava con i
miei capelli, arricciandone una ciocca. Guardò altrove, verso il
mare.
- Non so, Bob Dylan suggeriva
così...Comunque è l’alba. Ci siamo addormentati sulla spiaggia-
Davvero? Non me n’ero accorta.
L’ultima cosa che ricordavo della sera prima era che ci eravamo
messi a guardare le stelle abbracciati, separati dalla sabbia solo da
una coperta che lui aveva portato con sé.
Mi appoggiai sui gomiti per vedere la
mia ultima alba a Vancouver. C’era ancora vento mentre guardavo le
nuvole grigie tingersi di biancastro, d’azzurro e di qualche tinta
paglierina e lillà chiaro.
Il vento un po’ dispettoso mi obbligò
a portarmi alcune ciocche dietro le orecchie.
Non mi accorsi dei brividi di freddo
finché Jackson non mi abbracciò.
Rimanemmo seduti, io appoggiata sul suo
petto, ad osservare il mare.
- Ti ricorderò sempre così- mi disse
lui
- Come? Assonnata, lunatica, e con una
faccia da zombie?- ridacchiai. Era una delle poche persone che fosse
sopravvissuta al vedermi sveglia di prima mattina e poterlo
raccontare.
Mi baciò la testa. – No, con le
guance rosse per il freddo del vento, i capelli danzanti, lo sguardo
sognante e le tue labbra tutte per me .-
Ruotai la testa per intercettare il suo
sguardo e lui mi guardò senza remore, senza paura, senza ira.
Feci combaciare le nostre labbra per un
fresco bacio al chiaro dell’alba. Percepii la sua pelle sferzata
dal vento al tocco della mia mano
Mi sorrise.
Io lo avrei ricordato così.
Buonanotte,
buonanotte! Separarsi è un sì dolce dolore,
che dirò
buonanotte finché non sarà mattina.
Romeo E
Giulietta - William Shakespeare
FINE PRIMA PARTE
* la canzone è "Girl From
The North Country" di Bob Dylan, contenuta nell'album "The
Freewheelin'" potete ascoltarla qui se volete ---> http://www.youtube.com/watch?v=vxfW8lKIYa0
io la trovo molto bella, anche se Bob Dylan non è proprio
il mio genere ... ma dato che al nostro protagonista piace molto, mi
sembrava consona all'occasione ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Brand New Beginning ***
ch 1 p2
Bene,
vedo che l'ultimo capitolo della prima parte vi ha reso tutti degli
zuccherini.... molto diabetica come scena in effetti o.o
Intanto rispondo alle recensioni ^^
@Joe:
mia caVa Joe Caramella....sei diventata tutto uno zuccherino? Basta che
non vieni fulminata da un colpo di diabete che mi servi viva...parola
d'ordine: Schiena con cicatrici ù.ù
@Princes.
Hey! Hey! HEY!!!! Non siamo idioti...cioè non sono idioti (
sempre ad immedesimarmi io xD) u.u e meno male che c'è la
seconda parte...
@ Straw X Kisshu: aspetta che ti rispiego ^^ Dunque, per via del programma di studi all'estero ( chiamato appunto Erasmus )
la ragazza è costretta a partire per l'Italia. La storia dei pc
riguarda il fatto che avevo narrato che i pc della scuola con dentro i
documenti per l'erasmus erano stati rubati, quindi l'università
ci ha messo di più a valutare le domande per gli studi
all'estero. Jackson si è incavolato perchè Valeria lo
voleva lasciare, essendo lei incapace di mantenere un rapporto a
distanza e avendo deciso per entrambi senza "consultarlo". Ora hai
capito? ^^
SECONDA PARTE
Viaggiando,
cambiano gli orizzonti, cambiano i paesaggi ma le vere
meraviglie
come i veri problemi rimangono dentro di noi.
F.
Petrarca
CHAPTER I – BRAND NEW BEGINNING
Under the
burning Sun, I take a look around,
imagine if
this all come down
I'm waiting
for the day to come.
Oblivion
– 30 Seconds To Mars
Appena uscita dal LAX ( Los Angeles
Airport n.d.A) l’aria di casa mia mi investì in pieno, nonostante
fosse impregnata dello smog cittadino e non fossi quasi più abituata
a quel caldo da all’incirca tre anni.
Seguii l’autista che mi era venuto a
prendere e salii su una splendida Mercedes nera, attorniata da
parecchi occhi della gente che si chiedeva chi si nascondesse dietro
quelle grandi lenti da sole che portavo sul viso.
Mi sentivo leggermente in imbarazzo ad
essere trattata come una star.
D’altronde, se dovevo andare a fare
un colloquio di quel tipo, le ore di volo miste al mal sonno
sull’aereo e al cambio di abiti in una delle toilette
dell’aeroporto di Philadelphia erano il minimo.
Era il caso che mi sistemassi un po’
il viso con del trucco prima di fare il colloquio, altrimenti avrei
assunto la faccia di uno zombie e al posto di assumermi avrebbero
chiamato l’esorcista.
Così, mentre mi sistemavo un attimo,
l’autista mi portò in quel del Beverly Boulevard, dove, a
mezzogiorno, si sarebbe decisa la mia sorte, come in ogni buon
vecchio film western che si rispetti.
Sarei rimasta a Los Angeles o sarei
ripartita con il primo aereo per l’Italia.
Tre ore dopo
Alla fine il colloquio di lavoro si era
tramutato in un pranzo di lavoro.
Tra l’altro, uno dei più lussuosi
della mia vita e stranamente ero sazia.
Così, tra un salmone al forno al pepe
rosa e miele e un bicchiere di vino bianco frizzante, in un colpo mi
ero trovata con un nuovo contratto in mano e a lavorare a partire da
due giorni dopo per una delle aziende organizzatrici di eventi più
importanti e produttive di tutta Los Angeles.
Per non dire forse La più importante
Io ancora stentavo a crederci.
Dopo un paio di telefonate veloci
quello che sarebbe stato il mio capo mi mostrò il mio ufficio e mi
diede un paio di dritte riguardo ai miei compiti futuri.
Mi lasciò la macchina in modo che
potessi andare ovunque avessi necessità.
Io al momento avevo solo una
destinazione.
-Tesoro!!!!!!!!!!!!- Mia madre aprì la
porta di casa e appena mi vide con una valigia in mano, la borsa e
una valigia più piccola, mi abbracciò come se non dovessi mai più
lasciarla
- Mamma!- ero felicissima.
Ero tornata a casa.
Ж
In questa azienda per l’organizzazione
di eventi si lavorava davvero tanto, non solo per il fatto che fosse
una delle più importanti, ma anche perché ci trovavamo a Los
Angeles e si sa, a Los Angeles si festeggiava sempre, un po’ come a
Las Vegas.
Insomma, che fosse un matrimonio, un
evento benefico, l’apertura di un locale, c’era sempre da
metterci mano qui negli uffici
Di conseguenza IO dovevo sempre
metterci mano in quanto, con il mio curriculum universitario, lingue
e poi specializzazioni in pubbliche relazioni e corso di
organizzazione eventi, e quello lavorativo, mi avevano affidato una
buona parte degli impieghi migliori in quanto riuscivo a gestirmi
bene con i fornitori e organizzavo tutto alla grande.
Almeno, questo era quello che mi aveva
detto il mio attuale capo e tutti i clienti che avevo avuto fino a
quel momento non si erano lamentati per niente.
Ora ero nel mio ufficio e aspettavo
impaziente l’arrivo di un pacco.
Rettifico, più che l’arrivo del
pacco, aspettavo chi lo doveva portare.
Così, mi misi con il viso rivolto
verso le finestre del mio ufficio con le orecchie in ascolto.
Non dovetti aspettare molto affinché
una voce familiare mi giungesse alle orecchie. Avevo lasciato la
porta aperta appunto per quella ragione.
- Mi scusi, saprebbe indicarmi
l’ufficio 6277?- sentii quella stessa voce di donna domandare.
- Certo, il primo a destra.- gli
rispose una voce da uomo, probabilmente Nick, un mio nuovo collega,
che stava nell’ufficio accanto.
Sentii bussare alla porta.
- Salve, sono della pasticceria Sweet
Temptation. Devo consegnare un pacchetto in questo ufficio.
- Avanti. Lo posi pure sulla scrivania-
risposi io, sempre con la faccia rivolta alla finestra, facendo un
vocione in modo che chi stava recapitando non riconoscesse la mia
voce.
Sentii ogni movimento della donna.
- C’è altro che posso fare?- mi
chiese.
Io stavo ridendo sotto i baffi che non
avevo.
- Certo, le dispiacerebbe rispondere a
qualche domanda?
- C-Certo.- fece titubante lei. Di
sicuro si stava chiedendo che caspita volessi.
- Mi dica...è lei la proprietaria
della Sweet Temptation, giusto?-
- Sì-
- E mi dica... E’ sempre lei che dopo
una performance live delle Jane A. ha rovesciato l’intero contenuto
di un fusto intero di birra Heineken a un pirla drogato e orribile
che le aveva toccato le tette? -
Attesi tre secondi prima della sua
risposta.
- Senta lei, come cavolo fa a sapere
queste cose?- era agitata – ma soprattutto, chi diamine è lei?
-Eeeeeeeeeee Monica!!!!!E’ così che
si risponde alla tua batterista?- e mi voltai con la sedia con un
sorriso quasi mefistofelico. La mia amica, di bianco e blu vestita,
ebbe un mezzo infarto.
- CAZZO!!!!!!!CHE CAVOLO CI FAI QUI?-
Monica fece un balzo dalla sorpresa.
Subito dopo naturalmente venne subito
ad abbracciarmi, rischiando di far ribaltare me, lei e tutta la sedia.
- Come che ci faccio? Ci lavoro!!!
Lei mi guardò stralunata come se
avessi detto qualcosa di veramente strano. Sbatté un paio di volte
le palpebre.
- Fammi capire... Tu lavori alla Brent
Bolthouse Productions*...e NON MI HAI DETTO NIENTE????
* Brent Boltthouse è un
famoso organizzatore di eventi a Los Angeles. Agli Echelon è
famoso per il fatto di essere uno dei migliori amici di Jared Leto che,
come ben saprete, ma ve lo ripeto per la milionesima volta xD, è
il cantante dei 30 Seconds To Mars. Questo personaggio sarà
funzionale più in là nella storia ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** End Of The Beginning ***
chap 19
Salve popolo!!! Come state? Buona festa della mamma a tutte le mamme che leggono questa fanfiction!
AUGURI!!!
Spero
stiate/ abbiate passato un bel week-end...non come me piazzata qui in
cameretta a studiare per l'esame di parziale di russo ( si avete capito
bene, proprio russo!) che avrò martedì e per quale
prevedo una catastrofe di proporzioni apocalittiche ç_ç
Rispondo alle recensioni ^^
@Joe
e Annie: ù.ù vi devo sempre spiegare tutto xDDD allora,
lei è andata a fare l'Erasmus e dopo la laurea è rimasta
in Italia a lavorare...Brent le ha offerto un posto di lavoro, quindi
lei per fare il colloquio è ritornata a LA e, dato che ha
accettato la proposta, è rimasta nella città degli
angeli, ovvero casa sua :P claro? xDDD
@Princes:
ovvio...io posso u.u Dirty Triad Docet ù.ù la Sweet
Temptation è parte del nostro piano alternativo, ricordi?? :P
Avviso
prima di leggere: l'evento mondano a cui si fa
riferimento è inventato ovviamente, come il nuovo
personaggio femminile che vedrete comparire. Sono solo funzionali alla
storia... insomma, un parto della mia mente contorta ù.ù
L'ho detto prima che andiate a cercare su Google se entrambi
esistessero xDDD
CHAPTER II-
END OF THE BEGINNING
So
I run, hide, and tell myself
I'll
start again, with a brand new name
and
eyes that see into infinity
I
will disappear.
Capricorn
– 30 Seconds To Mars
Ok, ora sapevo come si sentiva la gente
quando non vedeva altra gente da anni.
Neanche avevo fatto in tempo a tornare
a casa quello stesso giorno, che il mio Blackberry fu colpito da
miliardi di chiamate.
E così fu anche il giorno dopo. Per
fortuna Brent pensava che fossi molto impegnata con dei
fornitori per dei primi accordi.
Che fossi molto impegnata non c’erano
dubbi, incursioni delle Jane A. comprese.
E a quelle ero ormai abituata, solo che
erano due mesi che me le facevano.
E adesso era da un’ora che, in
completo pantalone grigio/camicia bianca/giacca blu, il mio capo
continuava a passare nervoso davanti a me. Lo vedevo dalla porta.
- Brent? La finisci di camminare da una
parte all’altra del corridoio davanti al mio ufficio?- ormai io e
lui non ci davamo più del lei - E’ la terza volta che mi fai
sbagliare il calcolo di quanto ci devono per l’ultimo evento
all’Avalon. Non vorrei essere arrestata per truffa al fisco e io e
il mio contabile vorremmo fare le cose per bene.-
Difatti anche Mr. Giles, uno dei
contabili dell’azienda, si stava preoccupando per la salute mentale
del mio capo.
- Sì, sì- e continuava a passeggiare.
Mi stava venendo il nervoso. Credevo che a momenti avrei rotto la
matita che avevo in mano. Feci un profondo respiro.
- Mr. Giles, possiamo continuare oggi
pomeriggio? Devo scambiare due parole con il capo.-
Il contabile, un cinquantenne in gamba,
vestito di tweed ma che sapeva il fatto, suo mi rispose positivamente
e, a passo svelto con un pacco di pratiche in mano da me affidate,
uscì dal mio ufficio.
- Brent..mi fai il favore di entrare,
sederti, magari mangiare uno dei pasticcini che ho qui e spiegarmi
che cavolo ti succede oggi?
Lui si fermò, mi guardò turbato ed
entrò nel mio ufficio chiudendosi la porta dietro di sé.
- Un pasticcino?- gli feci cenno verso
una scatoletta di cartone con dei dolcettii che avevo preso da
Monica.
Lui afferrò una ciambellina al
cioccolato e incominciò a camminare avanti e indietro davanti a me.
- Sai cos’è il Bradford – Red
Cross ? -
- Che domande, la versione americana
del ballo della croce Rossa monegasca, indetta dal magnate Bradford.
Perché me lo chiedi? -
Quell’evento da organizzare era
l’equivalente del 6 al Lotto in Italia
Lui si alzò, ciambella in mano, aprì
la porta per vedere che nessuno ci ascoltasse, richiuse la porta e
tornò a sedersi.
- Ci hanno affidato l’organizzazione
dell’evento. – masticò un pezzo di ciambellina
Sbattei le palpebre.
- Mi stai prendendo beatamente in giro?
- Sai che sono buoni questi dolci? E
comunque no... Abbiamo tre mesi di tempo per trovare il luogo,
prenotarlo, fare gli inviti, spedirli e fare tutte quelle altre
cosine che ci riescono così bene qui.
- Dio mio...- mi stava venendo da
vomitare per l’ansia.
- Chiama questo numero inoltre- Brent
mi diede in mano un biglietto da visita. – Devi fissare un
colloquio con Lacey Bradford -
- C-Con Lacey Bradford? Intendi...
- Sì, l’unica figlia di Bradford.
Quella che possiede almeno un quarto delle azioni delle più
importanti riviste di moda più conosciute del paese, la sua unica
figlia femmina.
- Mandarmi direttamente al macello non
era più sbrigativo?
- Naaaaaaaaah, che gusto c’è poi? Mi
devi dare l’indirizzo e il numero di questa pasticceria cavolo!
Mamma mia, ce ne sono ancora di quelle ciambelline?-
Brent incominciò a rovistare dentro la
scatoletta dei dolci.
Io ero faccia spiaccicata contro la
scrivania.
Ж
A quanto pare in Europa ero più famosa
di quanto non pensassi se addirittura Lacey Bradford mi faceva i
complimenti via telefono per alcuni party che avevo organizzato.
Dato che secondo lei avevamo molto da
fare e poco tempo per farlo, ci mettemmo subito d’accordo per
trovarci due giorni dopo. Quando la chiamai per la prima volta era
ancora a NY .
Le dissi direttamente di venire nella
sede principale dell’azienda, da lì avremmo potuto vagliare le
varie proposte sui luoghi dove si poteva tenere l’evento, quando
sarebbe stato più opportuno spedire gli inviti e comunque valutare
le idee che aveva in generale la Signorina Bradford.
Così, eccomi qui a specchiarmi per
l’ennesima volta davanti allo specchio nel mio ufficio per vedere
se il trucco, il vestito e tutto il parucco era in ordine.
Mi ero legata i capelli in una coda
alta, lasciando soltanto un ciuffo che lateralmente mi copriva parte
della fronte.
Indossavo una camicia di seta verde
scuro, con le maniche corte leggermente a sbuffo, e una gonna a
tubino nera fino a poco sotto il ginocchio. I tacchi alti e neri
erano un obbligo e naturalmente era d’obbligo che mi sentissi così
nervosa.
Sentivo che sarebbe successo qualcosa
quel giorno.
- Stai bene!- fece Brent
- Non posso stare bene!Devo essere al
meglio. Quella ragazza ha un anno in più di me ed è già la futura
regina della moda. Un’ottima impressione è ciò che colpisce
subito-
- Valeria, rilassati va bene? Sei
bellissima e non ti preoccupare- disse Brent aprendomi la porta.
- Ci sarò io con te...in caso avessi
bisogno di qualche escamotage, puoi sempre tirami un calcio sotto il
tavolo.-
Rivolsi gli occhi al cielo.
Sempre il solito.
Ci dirigemmo, io con passo alquanto
titubante, verso la sala riunioni al secondo piano. Il suono dei miei
tacchi era attutito dalla moquette e Brent mi lanciava facce
rassicuranti come se al posto suo ci fosse stato mio fratello Jam.
Peccato che mio fratello si trovasse in
Europa per il suo ultimo progetto.
Tanto valeva afferrare il toro per le
corna!
Chiusi un attimo gli occhi, feci un
profondo respiro ed aprii la porta con un gesto deciso.
La persona che mi creava tanto
turbamento era seduta nella postazione di solito riservata a Brent
nella sala riunioni.
Era esattamente come mi sarei aspettata
fosse fisicamente una donna come lei.
Un incrocio tra una donna in carriera e
una modella di haute couture. Alta, gambe chilometriche, una
bellissima capigliatura di un biondo miele.
Quel che ci voleva per mortificare il
mio ego insomma.
Appena entrammo la donna si voltò
verso di noi e, con un sorriso che poteva fungere da nuova fonte di
energia rinnovabile da quanto splendeva, si diresse dalla nostra
parte tendendoci una mano per fare le presentazioni.
- Piacere, Lacey Bradford, lieta di
fare la vostra conoscenza- disse la donna avvolta nel suo abito di
seta nera con motivi geometrici bianchi.
- Piacere, io sono Brent Bolthouse-
fece il mio capo, molto più coraggioso di me a quanto pareva.
Prevedevo una mattinata molto
impegnativa.
Ж
- Bene, nel caso ci fossero problemi,
potete sempre contattarmi. Fino all’evento io sarò qui a Los
Angeles, non ci dovrebbero essere problemi. Potrò essere a vostra
completa disposizione.
- Certo, la chiameremo tra qualche
giorno, così potremo dirle se la location scelta è disponibile e,
in caso contrario, vederne altre. Tramite fax le manderemo un
preventivo al suo ufficio.- feci io
Forse non era così male come lo avevo
immaginato. La donna davanti a me era piuttosto professionale ma allo
stesso tempo aveva fatto in modo che il colloquio non fosse pesante
più del necessario.
Eravamo arrivati giusto in tempo per la
pausa pranzo.
Non mi restava altro che far strada a
Lacey Bradford fino all’uscita e poi potevo andare a mangiare con
le mie amiche. Avevo una tremenda voglia di hamburger e patatine con
tanti saluti alla dieta.
- E’ stato un piacere conoscerLa-
fece Lacey Bradford – Ci vediamo tra pochi giorni-
- Certamente!
- Ora mi scusi ma il mio fidanzato mi
attende. Non lo vedo da qualche mese e sento che rischierebbe di
impazzire-
Eravamo fuori dall’uscita della
società, sotto il sole dell’una di L.A. Eravamo solo ad aprile ma
faceva molto più caldo, tanto che evitai di mettermi la giacca.
Salutai la nostra cliente con riguardo
e cortesia ma non feci nemmeno in tempo a farle fare due passi che mi
sentii persa.
-Tesoro!- fece Lacey Bradford
abbracciando il suo ragazzo che arrivò con un mazzo di tulipani
bianchi in mano. Gli diede un bacio e lo riabbraccio.
Lui ricambiò con entusiasmo e amore.
Io rimasi pietrificata lì sul posto e
lui, mentre teneva abbracciata a sé il suo amore alzò lo sguardo
fino ad incontrare la mia figura. Vedevo il colore dei suoi occhi
risplendere da quella distanza, oppure ero solo io che me li
immaginavo così belli.
La mia stessa espressione si riflesse
sul suo viso e nonostante fosse cambiato così tanto, per me era come
se non fosse passato nemmeno un giorno da quando gli avevo dato
l’addio.
Come se non fosse passato nemmeno un
soffio di vento da quell’attimo a quello che stavo passando.
In lontananza, come un suono ovattato,
sentii la sua ragazza chiedergli se andava tutto bene. Mi girava la testa come se avessi bevuto troppo.
Non le feci nemmeno finire la frase che
mi voltai e raggiunsi in fretta la mia macchina con il cuore in gola.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Still In Your Thoughts ***
chap 20
Salve a tutti! Il caldo qui, in quel della provincia di Milano si intende xD, sembra essere ritornato. Finalmente!
Alla fine il mio esame parziale di russo l'ho fatto...venerdì avrò l'ardua sentenza -.-"
Bene,
rispondo velocemente alle recensioni e poi torno alle mie pagine di
inglese da studiare...che delizia vero? Si vede che la sessione estiva
di esami sta dando fuoco alle polveri...
@Princes:
per citare gli Hinder (sì,. credo fossero loro xD) "The best is
yet to come", e fidati, credo che questo nuovo capitolo ti
piacerà, seppur breve xD
@Cute:
sìììììììììììììì!!!
io sono sadica!!!! Bwahahahahahahaha U.U cmq posto sempre
mercoledì e domenica... ho i giorni fissi xD
@Annie.
il lato bimbominkioso xDDD non sapevo di aver scatenato certi lati
della tua personalità così nascosti Annie xDDD
@joey24: grazie ^^
Io
sono seriamente preoccupata per il fatto che la mia @Joe non abbia
recensito...JOE CARAMELLINA MOU, DOVE SEIIIIIIIIIIII??????
ç_ç
CHAPTER III-
STILL IN YOUR THOUGHTS
Yeah,
she caught my eye,
As
we walked on by.
She
could see from my face
that
I was fucking high
And
I don't think that I'll see her again but
we
shared a moment that will last till the end.
You're
beautiful – James Blunt
POV JACKSON
Era tornata.
Oppure era solo un miraggio a causa del
caldo.
Sembrava che tutto si fosse fermato e
l’attimo dopo era sparita, volatilizzata.
L’unica cosa reale era la mia amata
Lacey tra le mie braccia e non quella creatura vestita di verde e
nero, che mi guardava bianca in viso.
Ed era bello tenere stretta a me la mia
ragazza dopo tanto tempo. Avevamo tantissime cose di cui parlare.
Volevo raccontarle del mio viaggio per l’ultimo progetto, in
Francia, a lavorare, seppur per un ruolo minore, per Clint Eastwood.
Uno dei miei sogni nel cassetto completamente realizzato e che potevo
raccontare a tutti di aver esaudito.
Volevo raccontarle di cosa si prova a
fare un film di quel calibro, le scene provate la notte, dormire non
vedendo l’ora che fosse il giorno successivo.
Tutto. Ogni sensazione sulla pelle e
ogni emozione provata.
E così feci, le dissi tutto quello che
avevo passato in quei mesi e lei sorrideva, mi abbracciava, mi
baciava sulle labbra che sapevano del dolce alla frutta che avevamo
appena mangiato.
Mi era mancata. Mi era mancato lo stare
con lei, il passeggiare mano nella mano al parco, a sfogliare le
margherite come due adolescenti alla prima cotta.
Ero tornato a casa.
Eppure...
Eppure, nonostante fossi felice, la
visione, se di visione si trattava, di un fantasma del mio passato,
mi dava da pensare.
Cosa sarebbe successo se l’avessi
rincontrata?
Imbarazzo, senza alcun dubbio, per non
parlare dei ricordi che sarebbero riaffiorati come le Cascate del
Niagara nella mia testa.
Sta di fatto che potevo chiamare solo
una persona per scoprire se lei era tornata in città ed esserne
sicuro al cento per cento.
Presi il mio cellulare, andai sulla
rubrica e cercai il numero, premetti il tasto per effettuare la
chiamata ed aspettai che mi rispondessero dall’altro capo del
telefono.
- Jackson! Tutto bene? Non dovresti
essere occupato con la tua dolce metà? - ormai, da quanto avevamo
lavorato a stretto contatto in Francia con Clint, eravamo in uno
stretto rapporto di amicia e fratellanza, come due bravi ometti.
- Tua sorella è tornata in città Jam?
Diretto senza neanche perdermi in
quisquilie.
- Oh. Certo che vai diretto al sodo eh?
- Jam, per favore....
Pausa di silenzio.
- Sì, è tornata.
Ж
POV VALERIA
16 Novembre
E’ già passato un mese da che
sono qui a Milano. E’ incredibile come il tempo passi veramente in
fretta. Milano non è una città così frenetica come mi era stata
descritta. Molto di più invece. Fiumi di persone che vanno da una
parte all’altra e che si riversano per le strade.
Questa città ha un qualcosa di
affascinante, perfino quando piove.
Quando la pioggia cade, e può
cadere per parecchi giorni consecutivi, Milano si scurisce e assume
le stesse tonalità del cielo mentre, in una bella giornata di sole,
i palazzi si illuminano di varie tonalità che ricordano un po’ i
colori che assumono i campi coltivati...giallo, terra di Siena.
E’ la città adatta a me, come lo
è Los Angeles, anche se qui rispetto a casa è tutto molto più
piccolo.
Però mi piace.
Mi piace camminare per parco
Sempione, dietro il Castello Sforzesco, nelle pause tra una lezione e
l’altra, mi piace andare un po’ all’avventura nella zona di
Brera, passare per la pinacoteca e guardare soprattutto un bellissimo
quadro del Bramante, proprio affianco ad uno di Pier Della Francesca.
Nonostante tutto, ogni tanto sento
la mancanza della mia fonte di calore preferita.
Jackson, chissà cosa starai facendo
adesso.
Probabilmente mentre io guardo il
crepuscolo dalla finestra tu ti starai alzando.
Sono ancora nei tuoi pensieri?
Avrei voluto portarti con me, sono
sicura che saresti venuto.
Avrei voluto camminare per questa
città con te, passeggiare in Galleria spensierati, come un tempo
siamo stati, salire su, dove le guglie del Duomo toccano il cielo e
guardare tutta la città, insieme.
Dimmi, sono ancora nei tuoi
pensieri?
Il mio cellulare attirò la mia
attenzione.
Stavo ringraziando chiunque mi stesse
chiamando. Avevo bisogno di staccare la spina un attimo.
Ero rimasta da cinque ore attaccata
alla mia scrivania a visualizzare composizioni floreali e non da
mettere sui tavoli di quell’ accidenti di evento.
Avevo bisogno di staccare, e di
prendermi un po’ di acqua.
- Pronto?- feci distrutta mentalmente.
Quella sera avrebbero dovuto tirarmi su con la gru per arrivare a
casa.
- Vale! Oddio, mi sta venendo un colpo!
- Monica, cos’hai?- la mia amica era
agitata più che mai.
- Non ci crederai mai! Diooooooo! E me
lo trombo, e sì cavolo! Dio, ho caldo!
- Ma chi diavolo devi trombarti tu?-
Presi un sorso dalla mia scorta d’acqua
che portavo sempre dietro. Mentre con una mano tenevo la
bottiglietta, con una manovra di testa il mio cellulare attaccato
all’orecchio, con l’altra mano aprivo la finestra dell’ufficio
e mi ci affacciavo per prendere un po’ d’aria fresca.
- Jared Leto è appena entrato nel mio
locale.-
Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
No, non era una pernacchia. Era il
suono del sorso d’acqua che stavo per deglutire, sputato di colpo
dalla mia bocca, fuori dalla finestra.
In aggiunta a questo, a occhio e croce,
potevo benissimo aver fatto una doccia ad uno sfortunato passante.
Mi passai una mano sulle labbra per
asciugarmi
- O Gesù. L’apocalisse è vicina?
- Non lo so, so solo che JJ è entrato
nel mio locale.
- E che diavolo stai aspettando? Vai
lì, e con la scusa di prendere la sua ordinazione attacchi!
- Senti, dici che è il caso?
- Monica, non ti sei mai fatta delle
pippe mentali così enormi prima, e te le devi fare proprio ora?
Com’è che si dice: do
you wanna surrender, or fight for victory?*
- Hai ragione Cazzo! Sono una donna
pratica! Qual è il peggio che può accadere? Non mi calcolerà? Mi
domanderà soltanto un pezzo di torta? Pazienza! Almeno potrò dire
che Jared Leto ha mangiato una MIA torta!
- Fidati, se assaggerà un pezzo delle
tue torte non ti chiederà solo quella....
- Vale! Poi sono io la pervertita eh?
- Beh, da qualcuno dovevo pur imparare
no?
- Valeria!- qualcuno mi chiamò dalla
porta del mio ufficio. Mi voltai.
Era Brent
- Ho mandato un mio amico a prenotare
dei dolci alla Sweet Temptation. Potresti avvertire Monica di
mandarli poi a casa mia?
Ero lì lì per rotolarmi dalle risate.
- Monica, i dolci mandali a Brent ok?
- Sì, i dolci li mando a lui, ma
l’amico suo me lo tengo io!- mi rispose Monica al cellulare.
* citazione della canzone "Vox
Populi" dei 30 Seconds To Mars ...consiglio vivamente di ascoltarla. Vi
dico solo che la prima volta che l'ho ascoltata dal vivo ad un concerto
mi sono messa a piangere. Dico sul serio. metto il link ufficiale con
il testo, dato che il video non c'è ^^ ---> http://www.youtube.com/watch?v=oGeXD2Sq_A8
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Let The Party Start! ***
chap 21
Salve
a tutti, come state? Io sono fondamentalmente distrutta. Davvero.
ieri sono andata a Monfalcone per la festa della miaamica
@PrincesMonica e fate conto che ho dormito sì e no due ore
scarse. Il tema era un Blood Ball ( ogni riferimento ai 30 Seconds To
mars era puramente voluto ù.ù) e eravamo tutti
sporchi di sangue finto. Sembravamo la versione moderna e un po' alla
Tim Burton di Jack lo Squartatore xD
Rispondo alle recensioni ^^
@Annie: no.... non è che si è consolato proprio subito
eh....insomma, qualche annetto è passato da quando si erano
lasciati xD
@Joe alias Joe Caramella-sempre-mia-e-di-Draco u.u tesoro...è
sempre tutto un caso...verde e nero...sempre lì andiamo a parare
xD
@Cute:
ALEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
*tamti cuoricini* cosa non abbiamo combinato ieri!!!! E sì...in
effetti me lo dicono in tanti che ho una verve comica non indifferente.
Se non sfondo come traduttrice potrei aiutare i registi a scrivere le
commedie xD
@kelley: tesoro...tu ogni volta mi fai arrossire, davvero. Ogni volta
mi si scalda il mio piccolo cuoricino da scrittrice mancata a leggere
che qualcuno apprezza ciò che ho scritto *w*
@Brent: c'è sempre Brent ... the sober motherfucker ( si
può scrivere vero???) ...ci pensa lui a dare lavoro a tutti
xDDD...caro lui.
Bene...vi avverto che questo capitolo e il prossimo saranno un po'
più cortini rispetto al solito...ma è solo una tattica
della scrittrice, me medesima, per far aumentare l'attesa e la
suspance, che credete? Sì, sono subdola u.u xDDD
Dedico questpo capitolo a @PrincesMonica, la mia puffola magister,
a @CutePoison83 e a tutte le ragazze ( e i ragazzi... :P) che
ieri erano presenti a quella magnifica festa...come io e Monica
balliamo, nessuno xDDDD GRAZIE ALLA MIA FAMIGLIA DISFUNZIONALE *-*
CHAPTER IV- LET THE PARTY
START!
I
piaceri sensuali passano e svaniscono in un batter d'occhio, ma
l'amicizia tra noi, la reciproca confidenza, le delizie del cuore,
l'incantesimo dell'anima, queste cose non periscono, non possono
essere distrutte
Voltaire
- Jam!!!!!!!!!!!!!!- andai incontro a
mio fratello e lo abbraccia forte non appena mise piede in casa.
- Cake! Sorellina mia!- lui ricambiò
la stretta.
- E’ bello rivederti a casa!- Mio
fratello era giusto tornato dalla Francia dove aveva girato un nuovo
film con Clint Eastwood, era passato per Vancouver alcuni giorni e
ora era qui a casa per l’inizio di un nuovo progetto. Era
infaticabile!
- I miei bambini sono finalmente
tornati a casa!-
- Oh mamma!!!- facemmo in coro io e
Jam. Sapevamo che nostra madre era una donna sensibile per certe cose
ma un fatto era certo.
Eravamo tutti riuniti.
E sapevate un’altra cosa?
Si doveva festeggiare.
E chi meglio di noi sapeva come fare?
Bastava spargere la notizia, dire luogo e ora dell’appuntamento,
vestirsi da fighi ed il gioco era fatto!
L’unico punto su cui non si poteva
sgarrare era invitare le persone migliori che conoscevamo, quelle di
cui non avremmo potuto fare a meno perché, detto fra noi, non
sarebbe stata una bella festa se qualcuno avesse preso a cazzotti
qualcun altro, no?
Nonostante tutto, dovevamo aspettare
due settimane per fare in modo di essere tutti insieme dopo tanto
tempo.
Mio fratello aveva degli impegni
improrogabili a cui non poteva mancare, se ci teneva al suo futuro
almeno, e io, fino al giorno della festa, dovevo occuparmi di una
parte consistente di lavoro per l’evento Bradford - Red Cross. Per
una settimana poi sarebbe stata calma piatta.
Dovevo solo andare dal tipografo per
gli inviti, vedere i vari tipi di carattere che potevano andare bene,
dargli la lista della gente che ci sarebbe dovuta andare, aspettare
conferma per il carattere voluto dalla Bradford, dare l’ok al
tipografo e oltre a questo, occuparmi del menù della serata e finire
di organizzare una festa di compleanno per una ragazzina molto
viziata che compiva sedici anni e che voleva come tema della sua
festa “il regno delle nevi”
Non propriamente due settimane leggere
e soprattutto a marzo la neve a Los Angeles non esisteva proprio. Per
fortuna c’era quella artificiale.
Io a sedici anni avevo soltanto fatto
una festicciola a casa con qualche amica ed ero felice così com’ero.
Nonostante qualche problema con il
trasporto dell’impianto per la neve artificiale, la festa per i
Sweet Sixteen era andata benissimo.
- Sparatemi un colpo!- mi accasciai
sulla scrivania stremata. – Brent, dimmi perché lo sto facendo...-
Ero circondata da tessuti di ogni tipo
e marca che occupavano la mia scrivania formando un’enorme montagna
bianca. Per guardare in faccia il mio capo dovevo scavarmi un varco.
- Per farmi felice ovvio!-
- Grazie.- gli risposi in tono
sarcastico.
- Dimmi, Bradford ha chiamato per
confermare il tipo di carta e di carattere per gli inviti?
- Sì. Erano quelli che le avevo
suggerito io- guardai l’orologio. Erano le sei e mezza e questo
poteva significare solo una cosa.
Libertà!
Sistemai tutti i campioni di tessuto,
misi a posto le varie cartellette, la mia borsa, salutai Brent ed
andai a casa a prepararmi per la festa che si sarebbe svolta di lì a
tre ore.
Ж
12 Dicembre
- Ele! Dove diavolo mi stai
portando?-
Elena, la mia coinquilina, alta,
capelli lunghi e occhi chiari, mi stava trascinando dentro un locale
nel bel mezzo della zona più “in” di tutta Milano, quella dove
in pratica c’erano i locali più belli.
- E’ il tuo compleanno giusto?-
La sua voce la percepivo come un
urlo tra tutta la folla che c’era.
Credevo che da un momento all’altro
il locale sarebbe esploso e la gente sarebbe rotolata per le strade.
- Sì!
- E allora secondo te perché noi
tutti siamo qui?-
- Noi tutti?- non capivo cosa
volesse dirmi
- Ta-dah!- e con un gesto plateale,
fermandosi, mi mostrò una tavolata dove erano riuniti tutti i
compagni di corso con cui avevo fatto conoscenza che mi urlarono in
coro un ‘Buon Compleanno’
- Stasera mangerai, berrai, non so
se ti ubriacherai e in una delle stanze di questo locale, prenotata
da noi farai karaoke o Guitar Hero a tuo piacimento!-
Io la guardai quasi con le lacrime
agli occhi. L’abbracciai di getto.
- Pensavi per caso di festeggiare il
tuo compleanno rintanata a casa?
Fu da quella sera che amai il
karaoke, Guitar Hero e forse anche ad ubriacarmi e dimenticarmi ,
almeno per un attimo, dei pensieri stipati nella mia mente e che non
la finivano di farmi venire un certo non so che al cuore.
- Dammi una buona ragione per la quale
mi hai fatto vestire così! Sembro un incrocio tra un camionista e
Joan Jett al tempo delle Runaways!-
Demone mi aveva obbligato, per non dire
costretto, ad indossare un paio di pantaloni di pelle nera che
mettevano in evidenza il mio sedere in una maniera quasi oltraggiosa,
sopra, una canotta anch’essa nera, per fortuna di cotone, ma senza
maniche.
Insomma, sembrava stessi andando ad un
rave party, se poi contavamo anche che le mie amiche mi avevano fatto
un trucco sfumato nero , rossetto rosso e una treccia ad incastro per
sistemare i miei capelli, ero pronta per una performance heavy metal
o eventualmente per fare la groupie.
- Beh, per andare dove dobbiamo andare,
e per fare quello che dobbiamo fare, bisogna presentarsi in una certa
maniera Chan – mi rispose la mia amica, dando un ultimo tocco al
suo trucco e voltandosi verso di me con un sorriso inquietante.
La quantità di trucco sul suo volto
era pari alla mia e la quantità di pelle nera addosso a lei quasi il
doppio.
O stavamo andando ad un rave party o
alla sagra del travestito con tanto di partecipanti con abiti a
misura giro passera.
Non ero per niente tranquilla.
Non ebbi nemmeno il coraggio di farmi
vedere da mia madre conciata in quella maniera. Infatti io e Demone
sgattaiolammo mentre lei doveva ancora tornare dal lavoro. Le lasciai
un biglietto in cucina con il monito di non preoccuparsi troppo
perché ero con mio fratello.
Nonostante tutto, non sapevo nemmeno
dove stessimo andando io e la mia amica. Sapevo solo che dovevamo
andare a prendere Discepola, poi il resto per me era come il Santo
Graal.
Un mistero.
Tanto valeva non pormi più domande del
genere e prendere al volo ciò che sarebbe accaduto quella sera,
compresa Discepola che era tutta allegra perché sua madre non le
aveva rotto le palle per quella uscita. Poteva stare quanto voleva,
tanto sarebbe andata a dormire da Demone insieme a me e Monica, e
finalmente le Jane A. potevano festeggiare il fatto che fossero
ufficialmente insieme.
Parcheggiamo accanto ad un locale poco
famoso ai più ma molto conosciuto a noi.
Heart of Phoenix.
Io l’adoravo per l’atmosfera rock
che c’era all’interno, per la gente e per i gruppi che vi
suonavano dentro, fa niente se erano cover band.
Chissà chi suonava quella sera....
- Pronta ad entrare?- mi fece Demone
tutta pimpante
- Certo!
Entrammo tutte e tre mano nella mano.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Look Out 'Cos Here She Comes ***
chap 22
Dunque...ed
eccoci qui. Capitoletto corto anche questo...prometto che il prossimo
sarà mooooooooooolto più lungo. Lo giuro, in caso
contrario, potete chiedere alla mia Joe Caramella di cruciarmi, ok?
@princes: sìììììììì....le Jane A Riunite!!!!*riot*
@Cute:
anche per me *-* sabato...che serata ragazzi! Dai che il prossimo mese
la compagnia dell'ormone impazzito si riunisce di nuovo *____*
@Annie: la tua attesa viene ripagata ù.ù
@Joe:
nooooooooooooo, non cruciarmi, ti servo per quel fantomatico progetto
la cui parola in codice è : SCHIENA CON CICATRICI ...tu sai a
cosa *coff coff* chi pardon *coff coff* mi riferisco *coff coff*
CHAPTER V- LOOK OUT 'COS
HERE SHE COMES
Ho
sempre pensato che la musica dovrebbe essere soltanto silenzio, il
mistero del silenzio che cerca di esprimersi
Marguerite
Youcernar
Il
locale era abbastanza pieno ma non così tanto da soffocare. Demone
mi portò a lato del palco dove dei tecnici stavano controllando se
tutti gli strumenti erano accordati bene. Li salutammo. Ormai eravamo
talmente clienti abituali che conoscevamo tutti là dentro.
Di
solito si esibiva una cover band e poi il dj metteva musica varia, ma
sempre rock o tendente ad esso.
Notai
anche con piacere che non ero l’unica che sembrava uscita da un
rave party quindi mi rilassai e attesi insieme alle mie amiche che la
band entrasse.
E
quando entrò, non potei credere ai miei occhi.
Erano
i Troubled Universe.
E
non lo dicevo così per dire, visto che era il gruppo di mio
fratello.
Ero
stupita che avesse avuto tempo di rimettere in sesto la band del
college con tutto quello che aveva da fare in questo ultimo tempo.
-
Salve a tutti- disse mio fratello brandendo il microfono come una
rockstar – Noi siamo i Troubled Universe-
Boato
dalla nostra parte con io che incitavo le mie amiche a urlare sempre
di più.
-
Speriamo che vi divertirete con noi stasera, noi cercheremo di fare
lo stesso con voi-
E
partirono con una canzone che io veneravo.
Welcome
To The Jungle.
Mio
fratello non aveva la stessa voce di Axl Rose ma quando ci si metteva
ci sapeva fare, eccome se ci sapeva fare!
Dai
Guns’n’Roses passarono ad alcuno canzoni di Alice Cooper, dei Van
Halen, Muse , Placebo ( quando i Troubled fecero ‘Pure Morning’
ero quasi in estasi), Queen e altre cover di tanti altri artisti che
a me e mio fratello piacevano tanto.
-
Scusate il ritardo ragazze!- una presenza a noi tre ben conosciuta si
presentò. Finalmente.
-
Monica! Dove diamine eri finita?- le chiese preoccupata
Demone.
Lei
la guardò un attimo e poi mi rivolse uno sguardo e un sorriso
malizioso che mi fecero capire che aveva combinato qualcosa che mi
avrebbe scombussolato sicuramente.
-
Scusatemi, mi stavo trombando Jared Leto sul tavolo del laboratorio
in pasticceria.
Discepola
si mise a ridere, convinta che fosse una delle solite battute spinte
di Monica. Che fosse una battuta, io non ci credevo molto, non con
quella faccia che aveva la mia amica, come del gatto che si era
mangiato tutta la crema.
-
Ringrazia Brent Vale, ho fatto una delle più belle scopate della mia
vita-
-
Lo farò .-
Le
altre due Jane A. non fecero nemmeno in tempo a replicare che mio
fratello fece un annuncio dall’alto - ma nemmeno tanto - del palco
su cui i Troubled Universe stavano suonando.
-
Spero vi stiate divertendo ragazzi!- boati dalla folla- Per la
prossima canzone vorrei far salire sul palco una delle persone a cui
tengo di più al mondo....la mia adorata sorellina! Vieni su Cake!
MA
ERA IMPAZZITO?????
Non
feci nemmeno in tempo a muovermi che le mie amiche, con qualche altro
supporto, direi maschile a sentire le palpate sul mio culo, mi
lanciarono sul palco.
-
Dai sorellina non farti pregare!-
Ma
dico io.... che cazzo volevano che facessi?
-
Avviso a quelli che mi hanno lanciato sul palco...vi conosco tutti e
so dove abitate!
Risate
generali.
Chissà
cosa pensava il pubblico alla vista di questa ragazza vestita di nero
qual’ero io, con i guanti di pelle color ebano, il trucco marcato e
gli anfibioni.
Mio
fratello mi suggerì il titolo della canzone che dovevo cantare
all’orecchio così acchiappai il microfono in attesa che la
batteria incominciasse a rullare e la chitarra a suonare.
Al
momento giusto incominciai a cantare.
When
I get to the bottom I go back to the top of the slide
Where I
stop and I turn and I go for a ride
Till I get to the bottom and
I see you again
Yeah yeah yeah hey
Non
avevo una brutta voce ma non mi ritrovavo molto a cantare di solito.
Do
you, don't you want me to love you
I'm coming down fast but I'm
miles above you
Tell me tell me tell me come on tell me the
answer
Well you may be a lover but you ain't no dancer
Now
helter skelter helter skelter
Helter skelter yeah
Ooh!
Agitavo
la treccia , battevo con il piede.
Will
you, won't you want me to make you
I'm coming down fast but don't
let me break you
Tell me tell me tell me the answer
You may
be a lover but you ain't no dancer
Facevo
movimenti con la mano davanti a me, stretta a formare un pugno.
Look out helter
skelter helter skelter
Helter skelter
ooh
Look out, cos here she comes
Lasciavo
ed afferravo il microfono con le mie unghie un po’ lunghe laccate
di rosso.
When
I get to the bottom I go back to the top of the slide
And I stop
and I turn and I go for a ride
And I get to the bottom and I see
you again
Yeah yeah yeah
Well do you, don't you want me
to make you
I'm coming down fast but don't let me break you
Tell
me tell me tell me the answer
You may be a lover but you ain't no
dancer
Look out helter skelter helter skelter
Helter
skelter
Look out helter skelter
She's coming down fast
Yes she is
Yes she is coming down fast
Battevo
forte il piede a terra, a segnare il tempo, andavo da una parte
all’altra del piccolo palco,raggiungevo mio fratello e porgevo il
microfono a contatto con la sua chitarra e tentavo di saggiare note
più alte con la voce che avevo in corpo, cercando uno sfogo per
liberare qualcosa che non sapevo nemmeno io cosa fosse.
[My
head is spinning, ooh...
Ha
ha ha, ha ha ha, alright!
I got blisters on my fingers!]
Ero
nel mio elemento e le mie sorelle, non di sangue, lo apprezzavano
tanto da incitare la folla ai boati.
Io
mi ritrovavo davanti a una folla a sorridere mentre le luci di colori
violenti mi investivano.
Feci
un poco rockettaro inchino e salutai la folla scendendo dal palco e
andando ad abbracciare le mie sisters in arms.
* la canzone è la
famosissima Helter Skelter dei Beatles... nonostante tutto, io
preferisco la versione fatta per il film "Across the Universe"....
cantata da una donna fa tutta un'altra impressione, fidatevi ^^ Nel
caso voleste sentire la versione di cui ho scritto...ecco il link
----> http://www.youtube.com/watch?v=qhknKwk3V3M
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Jump Into The Emptiness With A Kamikaze Style ***
chap 22
Salve
a tutti!!! Io sono distrutta oggi. E' appena iniziata la sessione stiva
di esami in università e io non vedo l'ora sia luglio. Sono
stravolta... decisamente stravolta!
Rispondo
alle recensioni e poi mi rifiondo a tradurre una cosa per
@PrincesMonica U.U sto perdendo due diottrie per occhio per farle una
traduzione... LOL
@PrincesMonica: no, non stavo prendendo il martello...stavo andando a recuperare la vergine di ferro...hai presente? :P
@Cute:
sì ok, va bene...ho capito che in realtà canto come una
capretta di Heidi, ma non infierite >.< e cmq.... io aspetto una
bella coreografia sul Time Warp xD
@Annie: ti rispondo a faccina : *___* dai che a giugno io, te e la silvia faremo un trittico fantastico a fare la fila xD
@Joe ( ovunque ella sia.... -.-"): se non commenti...fai goodbye alla SCHIENA!!!! U.U *sadica? NOOOOOOOOOOOOOO!*
Come promesso...questo capitolo è più lungo...divertitevi :D
CHAPTER VI- JUMP INTO THE
EMPTINESS WITH KAMIKAZE STYLE
Ogni
piacere ha il suo momento culminante quando sta per finire.
In
mezzo agli stessi piaceri nascono le cause del dolore.
Seneca
- Eccola qui la mia cantante preferita!
- Kell!!!!!!!!!- abbracciai con forza
il mio scimmione preferito anche se, imponente com’era, mi era ben
difficile circondarlo con le mie esili braccia da batterista mancata.
Non me lo ricordavo così muscoloso, sebbene di acqua ne fosse passata
sotto i ponti.
- La mia Cake!Stai benissimo piccola!-
era felice di vedermi, chissà che avrebbe detto se avesse visto
Demone. Erano molto legati ai tempi in cui scorrazzavamo per il set
di Eclipse, chissà se si sentivano ancora...
- Dove sono gli altri?
- Io, Nikki e Ashley siamo seduti a
quel tavolo là- e me lo indicò con il dito – Purtroppo gli altri
non ce l’hanno fatta per via del lavoro, ma vi mandano i loro
saluti.
- Cavolo, mi sarebbe piaciuto bermi una
birra con Bob, come ai vecchi tempi e prendere un po’ in giro Tay-
ridemmo.
- Dai, raggiungiamo gli altri! Non vedo
l’ora di abbracciare le due sorelle vampire!
Non appena intercettammo la traiettoria
visiva di Ashley, lei venne di corsa da me ad abbracciarmi. E
commentare il mio look da rockettara ovviamente.
Per dieci minuti fu un continuo parlare
e parlare di quello che avevamo fatto negli ultimi anni, talmente a
macchinetta che Nikki , mio fratello, Kellan e le Jane A. non
riuscivano ad inserirsi nel discorso.
Dopo dieci minuti io e Ashley
stabilimmo di andarci a prendere due magaritas al bar, visto che la
gola era secca e c’era ancora tanto di cui parlare.
Stavamo belle appoggiate con le mani
sul bancone sorseggiando i nostri drink, quando qualcuno salutò
Ashley.
- Ciao Ash!
- Oh ciao Lee!- era
una donna la persona a cui si era
rivolta la mia amica – Come stai?
- Tutto bene, sono qui con Jay perché
ho sentito da un mio amico che stasera era una bella serata da queste
parti-
Jay?
Avevo uno strano presentimento.
Stranissimo presentimento. Rimasi con il mio magarita a mezz'aria. Orecchie tese a captare la situazione.
- Sì, siamo qui tutti insieme.- le
rispose Ashley. Aveva un tono strano.
- Non mi presenti la tua amica?-
Ash non le rispose subito, come a
valutare se fosse meglio farmi scappare in qualche angolo sperduto
della Terra.
Io mi voltai per fare le presentazioni.
E congelai all’istante.
- Valeria!- mi rispose la ragazza,
vestita con un completo nero molto easy.
- Salve Signorina Bradford!- il
bicchiere nella mia mano destra tremava leggermente.
- Oh, chiamami Lacey a questo punto!
Non sapevo conoscessi Ash. - ancora il sorriso a trecentosessantamila denti.
Le sorprese della vita eh? Io cercai di
ricompormi perché se lei era qui, poteva significare una sola
cosa....
Ora l’opzione di scappare non mi
sembrava così cattiva. Per niente. Non c’era mai una fossa quando
ne avevo bisogno.
Ashley mi guardò anche lei sorpresa.
Non sapeva conoscessi Lacey.
- Certo! Conosco lei e tutti gli altri
dai tempi di Eclipse. Mio fratello lavorava sul set.
- Davvero? Beh, allora di sicuro
conoscerà il mio fidanzato. Ma basta con il lei! Vieni Valeria. Così
vi salutate.-
Ash avvertì il pericolo di un’azione
come quella ma non poteva fare niente.
Era un’azione da kamikaze, lo
sapevamo entrambe. Un salto nel vuoto senza il paracadute.
Nonostante tutto ormai la frittata era
fatta e il latte versato.
- Jay! Guarda chi ho incontrato!
Io ero nascosta più o meno dietro Ash,
cosa molto difficile tra l’altro. Quando mi mostrai a lui lo vidi
sbiancare un attimo, sebbene ci fossero le luci soffuse del locale, i
suoi occhi brillare il tempo di un battito.
Io sorrisi con rassegnazione. Il
metaforico pugnale, che avevo tenuto alla lontana per lungo tempo,
stava tornando a torturare il cuore. Pazienza, ci dovevo convivere
ormai.
Era la strada che avevo scelto. I suoi
occhi non facevano altro che ricordarmelo.
- Ciao Valeria- fece lui. Capelli
lunghi, più lisci, un leggero strato di barba, vestito in quel suo
solito modo che lo caratterizzava, compresi gli stivali texani,
un’immancabile birra in mano e gli stessi occhi di molti anni fa.
- Ciao Jackson- gli risposi, cercando
di sostenere il suo sguardo.
Ж
Sapevo che questo momento sarebbe
arrivato prima o poi, solo che non credevo così presto.
Vedere alle 8 del mattino, appena
alzata la tapparella della cucina, un poster altezza palazzo con il
trio Bob, Kris e Tay, sotto la scritta Eclipse e la data, mi aveva
proprio scombussolato la giornata.
Il peggio venne quando andai a
vederlo al cinema. Ci andai da sola, me impavida.
Se dovevo piangere e torturarmi,
preferivo fare harakiri senza pubblico.
Presi uno degli spettacoli durante
la settimana, in uno di quei cinema che ancora trasmettono solo un
film alla volta. Era completamente deserto.
- Non ha paura a rimanere sola in
una sala vuota?- mi fece il cassiere.
- Perché mai?- Ci sono cose peggiori
nella vita.
E ancora non sapevo quanto.
Ok, lo dovevo ammettere. Nonostante
il fatto che non lo vedessi da tanto, nonostante il fatto che le
nostre vite si erano divise, ero ansiosa di vedere i suoi progressi.
Volevo vedere se era passato oltre.
Non riuscii a dormire bene quella
notte dopo aver visto il film.
Forse era dovuto alle lacrime che
stavano inondando il cuscino, alle immagini della pellicola che si
sovrapponevano una sull’altra riportandomi indietro nel tempo.
Sapevo che avevo fatto la più
grande cazzata della mia vita, seguita solo dal vedermi quel film da
sola e senza una buona dose di fazzoletti a portata di mano.
Feci una cosa che pochi mesi fa non
avrei mai fatto.
Per la prima volta in vita mia presi
dei sonniferi.
POV JACKSON
No, non era un fantasma, ora ne ero
certo.
Era più reale di quanto avessi potuto
immaginare.
Avevo quasi la sensazione di dejà-vu
al vederla, solo che la prima volta lei aveva in mano una mazza da
baseball.
Ora invece era la donna dalla faccia da
bambola dolce a cui avevano messo i vestiti di una rocker che le
stavano dannatamente a pennello.
Non era più la ragazza che conoscevo,
lo avevo capito da come camminava e dallo sguardo che aveva. Quello
di una persona cresciuta e, al momento, estremamente imbarazzata.
Cosa che ero anche io.
Non lo sareste anche voi se vi arrivano
la vostra ex e la vostra fidanzata a braccetto?
Era cambiata. Anche fisicamente. Era
più snella, e quei pantaloni di pelle lo facevano notare, i capelli
erano più lunghi e legati in una lunga treccia. Il trucco più
marcato.
- Hai visto tesoro chi ti ho portato?-
- S-sì!- balbettavo, non andava bene.
Lei mi guardava rossa per lo stesso mio imbarazzo.
- Non vi abbracciate nemmeno scusa?-
Ero terrorizzato dalla situazione.
Sforzatamente ci abbracciammo. Un
abbraccio veloce, per non destare sospetti, come due assassini che
nascondono un cadavere.
Un solo secondo per ricordarmi il suo
odore.
- Ho un’idea grandiosa!-
Sia io che lei ci voltammo verso Lacey
a cui sembrava essersi appena illuminata la cosiddetta lampadina per
l’arrivo di un’idea, a detta sua, come minimo strabiliante.
- Tesoro, sai che Valeria organizza il
Bradford- Red Cross quest’anno?-
La guardai incredulo. La situazione
stava degenerando.
- Che ne dici se organizzasse anche il
nostro matrimonio?-
Rettifico. La situazione era degenerata
in maniera drastica.
Ж
POV VALERIA
Mi sentivo come lobotomizzata in un
certo senso.
- Mi dispiace Cake!-mi disse Ashley
abbracciandomi prima che me ne andassi via. Casualmente colsi
l’occasione appena vidi Monica farmi cenno di andare.
- Figurati Ash, non è colpa di
nessuno...-
Prima o poi lo sarei venuta a sapere lo
stesso, avrei soltanto preferito che la sua fidanzata non me lo
avesse spiattellato in faccia così su due piedi mostrandomi anche
contenta il suo anello con un diamante grande come una padella.
L’unica cosa che prevedevo per il
futuro in quel momento era l’enorme mole di lavoro che con questa
brillante uscita si sarebbe accumulata sulla mia scrivania appena
Lacey Bradford avesse messo piede nel mio ufficio, accompagnata a
braccetto dal suo fiancè.
Mi venivano i brividi al solo pensiero.
Era alquanto mortificante l’organizzare
il matrimonio del tuo ex, soprattutto se sentivi di averci
sentimentalmente ancora qualcosa a che fare.
Abbracciai Ash, Kel e i Troubled
Universe con un po’ d’amaro in bocca e raggiunsi le mie amiche.
Andandomene, il mio sguardo non poté
evitare quello di un paio di occhi verdi a me ben conosciuti che mi
guardavano da un tavolo in cui tutta la compagnia era riunita.
Guardai Jackson il tempo di un battito
di palpebre e poi uscii dal locale.
Ж
- Come stai?- mi fece Monica andando
via in macchina.
Demone e Discepola si erano
addormentate sui sedili posteriori e io ero incaricata di tenere
Monica sveglia.
- Considerando il fatto che ho scoperto
che il mio ex si sposa e che io devo organizzare il matrimonio,
discretamente bene.-
Avevo deciso di riporre certi
sentimenti nei suoi confronti in una scatola ben precisa insieme a
tante altre cose che ci riguardavano e non pensare più a lui in quel
modo.
Era la scelta più saggia al momento.
Insieme a quella di guardare fuori dal finestrino.
Monica svoltò a destra. – Almeno sai
che è andato avanti...-
-Sì-
L’unico problema era se io ero andata
avanti o ero rimasta col cuore a tre anni fa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Take It Professional! ***
chap 24
Tecnicamente,
mentre sto postando, sono nella sezione di Slavistica
dell'università....dovrei mettermi a leggere ma, come avete
potuto capire, la voglia mi sta letteralmente saltando addosso....
Percui posto, visto che altrimenti stasera non potrei farlo :P
@Annie: non nevica...in compenso ci stiamo friggendo al sole U.U
@princes: forza e coraggio a palate!
@Cute: altro che fossa....sarebbe stata forse più appropriata una voragine!
Divertitevi a leggere ^^ io continuo ad aspettare per il ricevimento <_<
CHAPTER VIII –
TAKE IT PROFESSIONAL!
Un
guerriero accetta la sconfitta. Non la tratta con indifferenza, non
tenta di trasformarla in vittoria. Egli è amareggiato dal dolore
della perdita, soffre all'indifferenza. Dopo aver passato tutto ciò,
si lecca le ferite e ricomincia tutto di nuovo. Un guerriero sa che
la guerra è fatta di molte battaglie: egli va avanti.
Paulo
Coelho
POV VALERIA
-Come hai fatto?-
Chiariamo la situazione: avevo appena
posato la mia borsa sulla scrivania e mi ero appena seduta sulla
sedia, che Brent mi era piombato in ufficio dopo una breve bussata
alla porta.
Mi sa che a furia di esser pappa e
ciccia con Jared Leto la pazzia lo aveva contagiato.
- Come hai fatto?- mi fece lui
poggiandomi un fascicolo sulla scrivania.
- Come ho fatto cosa?
Brent sbatté un paio di volte le
palpebre. – Come hai fatto a prenderti l’organizzazione del
matrimonio della Bradford? Sei la figlia segreta di David
Copperfield?
- Spero che sia una cosa positiva il
fatto che tu me lo chieda...- in quel momento il problema era
spiegare al mio capo tutta la situazione.
- Allora, da dove inizio...- riflettei
un attimo – Ah, sì!Amici in comune, ci siamo incontrate ad una
serata e le è venuta la brillante idea di acchiappare due piccioni
con una fava...-
Ah sì, il mio ex era il suo fidanzato
Brent e sai, a lui piaceva vedermi soffrire mentre mi impantanavo in
certe situazioni. Ero masochista, lo sapevi no?
- Wow – mi guardò stralunato. – E
io che pensavo di aver fatto il botto con le serate al Viper, allo
Chateau e al Katzuya...-
- Scusa, tu come hai fatto a sapere che
Lacey mi ha affidato l’organizzazione tra un cocktail e l’altro?
Brent incrociò le braccia con fare di
uomo sapiente, poi, togliendosi qualche pilucco dalla giacca mi disse
con nonchalance:
- Mi ha chiamato pochi minuti fa. Ha
voluto assolutamente fissare un appuntamento per oggi! Verranno lei e
il suo fidanzato. Quindi tieniti pronta in ogni momento. Appena
possibile saranno qui. Conosci anche il suo fidanzato?-
Conoscerlo...
Certo che lo conoscevo! Fino a qualche
anno fa pomiciavamo senza pudore in ogni angolo! Conoscevo meglio io
la sua lingua dell’ultimo laringoiatra che l’aveva visitato!
Biascicai un incerto ’sì’ a Brent
in un tono poco deciso.
- Meglio così!Con i Bradford non si sa
mai cosa può succedere. Magari vorranno un matrimonio su un aereo
privato da dove si lanceranno assieme al prete per fare paracadutismo,
con la sposa che indosserà un casco con velo incorporato e gli
invitati che dall’aereo al posto di lanciare il riso lanceranno
diamanti!-
Scoppiai a ridere per l’immagine che
questa scena mi fece venire in testa e per l’assurdità di tutta la
situazione.
Mi sembrava di esser stata catapultata
in una commedia. Sembrava che mi fossi reincarnata quasi nel
personaggio della wedding-planner interpretato da Jennifer Lopez.
Avevo anche la segretaria mezza isterica, cosa si voleva di più
dalla vita?
Mi stava venendo la tachicardia e avevo
uno spropositato bisogno di cappuccino, anzi no, meglio di caffè!
-Capo?
Questa era la mia segretaria che mi
chiamava dal suo centralino. Con un dito che tremava dal nervoso in
maniera del tutto spontanea schiacciai il pulsante per rispondere.
- Dimmi Rebecca...
- C’è qui la signorina Bradford
con il suo fidanzato, li faccio entrare?-
Dopo questa frase sentii qualcosa che
assomiglia vagamente a un sospiro. Per che diamine stava sospirando
la mia segretaria?
- Certo, accompagnali qui da me per
favore e chiedi loro se desiderano qualcosa.- Magari del
cloroformio...o dell'arsenico.
Calma e sangue freddo Valeria, calma,
prendila sul professionale e non farti coinvolgere.
- Certo capo!
Prendila sul professionale! E’ solo
una normale coppia che ha deciso di fare il grande passo e hanno
chiesto il tuo aiuto. Stop.
E che cavolo! Mostra le palle e fa
vedere il genio che è in te per queste cose.
Bussarono alla porta.
Presi un lungo respiro, intrecciai le
dita delle mani che misi davanti a me appoggiate sulla scrivania e
con una voce calma che poco mi apparteneva pronunciai un pacato
‘avanti’.
Ж
La mia segretaria aprì la porta
facendo entrare Jackson e Lacey.
Tesi le mie labbra e con cenno cordiale
li pregai di accomodarsi sulle due poltroncine di pelle poste davanti
alla mia scrivania. Lanciai un attimo il mio sguardo verso Jackson
prima di rivolgermi totalmente verso Lacey. A quanto pare non ero
l’unica ad essere nervosa. Forse la parte peggiore spettava a lui
dopotutto.
- Bene, eccoci qui. Dimmi Lacey, cosa
avevi in mente?-
Sentivo che era lei la chiave di volta
di tutto l’affare. D’altronde, la sposa era la sposa e ogni sposa
si voleva sentire come una regina assoluta il giorno del suo
matrimonio. Cercavo di curarmi di Jackson solo lo stretto necessario.
- Bene, avevamo intenzione di affittare
una villa qui in California dove fare sia il ricevimento che la
cerimonia- si rivolse sorridente al suo fidanzato prendendo una mano
tra le sue. Volevo auto-impalarmi.
- D’accordo, però, prima di tutto,
devo sapere in che giorno volete fare la cerimonia, per vedere le
ville disponibili e il budget entro cui dobbiamo rimanere. Quali sono
le vostre idee?
- La cerimonia si terrà il 4
settembre- voltai di scatto la testa. La risposta non provenne da lei
.
-Non ci sono problemi per il budget.
Hai carta bianca, tutta quella che vuoi.- Jackson mi rispose invece,
con voce decisa, e per la prima volta dopo anni lo guardai veramente
negli occhi. Come sempre, un brivido mi corse lungo la schiena.
Ci fu un momento di silenzio.
- Certo...vedo subito quali ville
possono essere disponibili per quel periodo dell’anno.- No,
niente auto-impalarsi. Dovevo trovare un'esperto nell'arte della
crocifissione ...
Pregai il cielo che Lacey non facesse
domande e mi rimisi a digitare con tanto impegno i dati che mi
stavano passando.
- Ci sarebbe questa villa a Fresno, e
poi quest’altra ad Atascadero e un’altra a Santa Monica che
potrebbero fare al caso vostro- voltai lo schermo verso di loro
mostrando le immagini dei tre luoghi, ville molto belle dove spesso
la nostra azienda aveva operato.
- Oh amore...sono molto belle, quale ti
piace di più?- fece la ragazza, vestita d’azzurro, puntando gli
occhi sullo schermo.
- Non saprei, sono molto belle tutte e
tre. Forse la seconda, quella con il lago...-
Io guardavo fissa lo schermo come
fosse
la mia unica ragione di vita, poi, mentre la coppia decideva un
attimo, misi a posto delle scartoffie. Stavo implorando tutti gli dei
conosciuti e sconosciuti anche in lingue morte per fare in modo che
quell'incontro finisse presto.
Avevo chiesto un aiuto al Cielo e
successivamente lui mi mandò una catastrofe perché il cellulare di
Lacey Bradford suonò.
Esattamente signore ed signori! Emise
una fastidiosa suoneria che mi avrebbe direttamente buttato nelle
fauci della belva!
- Scusate un attimo- Lacey prese dalla
sua borsa costosa firmata Vuitton il suo altrettanto costoso
cellulare, il che mi fece pensare a quanti cavolo di soldi avevano i
Bradford. Sicuramente più di quanti ne potessi immaginare.
Al telefono era il suo segretario
personale che in quel momento era in giro per LA a svolgere delle
mansioni per la ragazza. A quanto pare durante quelle commissioni era
sorto un problema e per quel motivo l’aveva chiamata. Gentilmente
lei mi domandò scusa e abbandonò un attimo il mio ufficio.
Le feci strada fino alla porta che poi
richiusi con un colpo secco.
Ero ufficialmente fottuta.
C’era un fottutissimo
silenzio
imbarazzante. In quel momento avevo bisogno di Demone. Lei
sicuramente avrebbe tirato fuori qualcosa dalla sua mente per
togliermi da cotanto impiccio. Tipo cantare in playback le canzoni a
random dal suo i-pod improvvisandosi Freddy Mercury o Micheal Jackson,
se non addirittura Pink.
Ero ufficialmente fottuta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Going On ***
chap 25
Salve a tutti!!! come state?
Io
sono stata destabilizzata compleatmente dal fatto che le 100 Monkeys,
il gruppo di Jackson, farà una capatina in UK... devono tirare
fuori altre due date, mail 12 dicembre che per inciso è il gorno
del mio b-day, sono a Liverpool se non sbaglio ò.ò devono
tirare ancora fuori 2 date ...vi dico solo che idee malsane si formano
nella mia mente.... e rido come una scema presa da isteria....
Vaaaaaaaaaa beneeeeeeeee, passiamo alle recensioni ^^
@Annie.
ti dirò...agli squartamenti ci avevo pensato.... ma poi avrei
fatto troppo Saw l'enigmista...tipo io con una sega in mano e la faccia
da schizzata esaltatissima (parte che mi riuscirebbe benissimo!)
@Cute: macchè rimedio...vedrai che si passerà dalla padella alla brace!
@Princes: hai colto nel segno sorella puffola....Balle! Completamente fottuta!
@Kelley: gli uomini... non ne possiamo fare a meno...dannazione >.<
@Joe:
oppure fabbricare il distillato della morte vivente...potrebbe sempre
servire ù.ù Sennò tramuto la tazzina, a topo e lo
ingigantisco così Jackson ci fa il rodeo xD in questi giorni
è in Oklaoma a girare un film dove fa la parte di un
Cowboy...per restare in tema...
CHAPTER VIII- GOING ON
I'm trouble
Yeah trouble now
I'm trouble
ya'll
I got trouble in my town
I'm trouble
Yeah trouble
now
I'm trouble ya'll
I got trouble in my town
Trouble - Pink
POV JACKSON
Nessuno dei due sapeva cosa dire.
Lei era dietro di me. Mi voltai e vidi
soltanto la sua figura di fronte alla porta. Era vestita con una
camicia bianca con delle arricciature e con una gonna a tubino e
tacchi vertiginosi. Era completamente cambiata anche nel modo di
vestire. Non era più la ragazzina dalle converse perennemente ai
piedi o dai capelli ribelli sciolti, adesso legati in uno chignon.
Nonostante tutto sentivo una punta
d’orgoglio nel vederla così cresciuta. Voleva dire che si era
evoluta nel tempo e che stava combattendo per raggiungere i suoi
obiettivi.
La sentii prendere un lungo respiro e
dirigersi, sempre senza guardarmi, alla sua scrivania.
Ecco, il fatto che non mi guardasse mi
urtava parecchio.
- Cake…- feci io incominciando a
parlare. Mi sembrava di essere piombato tutto d’un colpo di una
stanza senza audio. Come quando si schiaccia il pulsante del muto e
si vedono soltanto i personaggi del film che muovono le labbra senza
emettere suono.
- Dimmi- fece lei, sempre senza
guardarmi, sistemando alcune carte in certe cartelle tutte colorate
- Potresti guardarmi per favore?-
sbottai lì.
Lei abbandono il lavoro di cartelle,
alzò lo sguardo e mi guardò dritto negli occhi. Fredda.
- Grazie al cielo! Pensavo avessi
deciso di ignorarmi a vita!
- Ci stavo provando, ma a quanto pare
non ci sono riuscita un granché bene… ti ritrovo ovunque mi giro -
era fredda ancora di più. Io mi stavo arrabbiando.
- Che diavolo pretendevi? Non è stata
una mia idea!- Mi alzai di colpo dalla sedia.
- Beh, avresti almeno potuto avere la
delicatezza di farmi sapere la notizia in maniera meno eclatante!
Farmi sbattere in faccia l’anello di fidanzamento da Lacey non è
stata una bella esperienza.- Lei si alzò venendo verso di me con le
mani poste sui fianchi.
- Non potevi nemmeno pretendere che
venissi da te tutto gaio dicendoti ‘sai mi sposo!!!’. Purtroppo
non sono riuscito a farti evitare l’organizzazione. Mi dispiace per
questo…
- Avrei sicuramente preferito che me lo
avessi detto tu- incrociò le braccia e guardò verso la finestra.
- E sì, dispiace anche a me… Non
avrei creduto che uno dei miei primi incarichi sarebbe stato
l’organizzazione del matrimonio del mio ex. –
Potevo immaginare benissimo come si
sentiva. Era come piombare in un mondo alternativo dove tutto
sembrava andare a rotoli e le tue ancore di salvezza se ne erano
andate a puttane.
Istintivamente l’abbracciai. Non so
perché, sapevo soltanto che dovevo abbracciarla.
Lei rimase alquanto sorpresa da questo
mio gesto, per non dire che lo ero pure io.
- Sono felice che tu sia tornata- le
dissi. Sentii che lei stava contraccambiano il mio gesto
abbracciandomi – E che sia tu ad organizzare l’evento nonostante
tutto. Tu sai come sono fatto. Sai cosa sarebbe meglio per me in
queste circostanze.-
- Figurati.- mi rispose lei -
Quindi…ora siamo amici, giusto? – domandai cauto.
- Aspetterei un po’...certe cose non
vengono spontanee, devo mettere a fuoco la situazione. E’ venuto
fuori tutto con troppa velocità- cautela era la parola chiave del
momento.
- Sì- risposi flebile.
Si staccò da me e si passo un attimo
le mani sotto gli occhi. Per un attimo mi sembrò che la bambolina di
porcellana fosse tornata.
- Ti stai per mettere a piangere?-
Ridemmo.
- Non sfottere! Mi era solo entrato
qualcosa nell’occhio!E per la cronaca: sono contenta che tu ti stia
per sposare, vuol dire che sei passato oltre la situazione in cui ci
eravamo lasciati.
- Lo sono anche io…- Ebbi un breve
flashback della notte che passammo in riva al mare anni fa -
Allora!Quale delle tre ville preferisci? Io non sono un grande
intenditore!-
- Beh- fece lei rivolgendo lo sguardo
verso lo schermo – Io preferisco quella col lago ad Atascadero. A
settembre con gli alberi che mutano colore ci sarà un’atmosfera
molto bella. Bisognerà andare a vedere, così possiamo farci un’idea
di dove si farà la cerimonia e dove il ricevimento. – la tempesta
sembrava essersi calmata per il momento, ma non era detto che non
fosse appena sotto la superficie.
In quel momento Lacey rientrò e
ricominciammo il discorso da dove lo avevamo interrotto.
Ж
POV VALERIA
Non sapevo di poter mentire così bene
a me stessa e agli altri.
O, se stavo mentendo a me stessa, di
non accorgermene nemmeno, ma questo lo avrei scoperto solo più
avanti.
La situazione del momento faceva
presupporre che tutto si stava aggiustando, anche se una infinitesima
parte del mio essere sperava che Jackson prima o poi sarebbe tornato
da me. Puntualmente io cacciavo questa parte e la rilegavo in uno dei
microcassetti ai confini della mia mente. Sapevo che c’era ma
almeno non avrebbe disturbato il quieto vivere.
Quella settimana Lacey e Jackson erano
andati in avanscoperta con Brent della villa ad Atascadero. Io non mi
ero potuta aggregare per via dell’organizzazione del Bradford-Red
Cross e delle sue chilometriche liste di personaggi che vi avrebbero
partecipato.
Brent comunque non mancò al suo
ritorno di farmi una cronaca secondo per secondo di tutto quello che
avevano fatto tutti e tre, comprese le passeggiate a cavallo nel
parco attorno alla villa e la degustazione di vini ricavati dall’uva
californiana.
Il mio capo aveva un sorriso al suo
ritorno che partiva da un lato, faceva il giro del mondo, e ritornava
dall’altro lato.
A me sembrava soltanto di essere stata
catapultata in Alice nel paese delle meraviglie. Di nuovo.
Il che mi portava ad ascoltare musica
molto ritmata per tirarmi su di morale.
Sembrava che io e Jackson fossimo sulla
via della riappacificazione, ma da quando era venuto nel mio ufficio
l’ultima volta non l’avevo più visto.
Forse era così sensibile da aver
capito che avevo bisogno di entrare nell’ottica del suo matrimonio
e che già non fosse una passeggiata organizzarlo, figurarsi vedere
lui e la sua fidanzata che si scambiavano carezze, coccole e
quant’altro...
Intanto il Bradford-Red Cross si
avvicinava e un’eclatante notizia mi venne comunicata, con una
conseguente apertura della mia mascella che arrivò a toccare il
pavimento coperto di moquette blu scura nell’ufficio di Brent.
Costosissima moquette blu scura per ben
precisare.
- Pensavo di avertelo già comunicato
che venissi con me al Red-Cross. Dobbiamo far fruttare bene certe
occasioni per fare delle buone, salutari e divertenti public
relationships vestiti di tutto punto!-
Io uscii sconvolta dall’ufficio del
mio capo con altre notizie che dovevano essere sottoposte al resto
delle Jane A., ragion per cui decidemmo di incontraci per pranzare
tutte insieme.
- Stai scherzando?- mi fece Discepola
con la sua forchettata di insalata di pollo in bilico a metà tra il
piatto e la sua bocca.
- Magari! Già sono stressata per via
dell’organizzazione sia del ballo sia del matrimonio...Brent non
poteva darmi notizie peggiori –
- Dai, non sarà così terribile- mi
rispose Monica. Non suonava molto convincente come risposta.
- Dovrò raddoppiare la dose di
correttore da mettermi in faccia. Dopo questa notizia lo stress mi
farà spuntare brufoli come i funghi dopo la pioggia- ero alquanto
depressa.
Demone addentò un pezzo del suo mega
hamburger e mi mise una mano sulla spalla come a consolarmi delle mie
sfortune.
- Su Chan, non ti abbattere! Ci sarà
pur qualcosa che ti tiri su di morale oggi!-
Ci pensai su un attimo dopodiché tirai
fuori dal mio portafoglio una carta di credito dorata.
- Brent mi ha dato la carta
dell’azienda dicendo di spendere il necessario perché io sia
bellissima quella sera, basta?-
Le grida delle mie amiche alla parola
‘spendere’ furono più che un’adeguata risposta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Marvellous Flower ***
chap 26
Salve
a tutti! so che alcuni di voi fremevano nel leggere il prossimo
capitolo...eccovi accontentati. Oggi ho un umore un po' come il tempo
che c'è qui nel cielo sopra la provincia di Milano.... nuvoloso.
Vi dirò, a volte più il cielo è in questa maniera,
più sono ispirata.... chissà! magari tiro fuori un'altra
FF :)
Rispondo alle recensioni e poi vi lascio al vostro capitolo da leggere ^^
@Joe:
a dir la verità....forse un po' ci assomiglia. Scusa, se devo
fare la copia di un'ereditiera, anche se Lacey è molto
più intelligente di Paris Hilton, dovevo partire da qualche
parte...
@Cute:
ok, l'iimagine di Jackson che salta di qua e di là come un
cretino ( per non dire un pirla eh xD) mi ha fatto rotolare dalle
risate per 5 minuti buoni xD
@Anne:
tecnicamente è lei ( o io, vedi tu xD ) che l'ha mollato per
andare in un paese straniero...quindi non è che è stato
tanto stronzo no? Dopotutto, dopo tre anni uno ha il diritto di rifarsi
una vita sentimentale... e poi, non credo sia facile dire alla propria
ex che ci si sta per sposare. Almeno, non dopo che comunque hanno
passato quel che hanno passato sentimentalmente...perlomeno, io la vedo
così *modalità psicologa dei cuori infranti ON* xD
CHAPTER IX- MARVELLOUS FLOWER
"Why are you so far away?" she said
"Why won't you ever know that I'm in love with you?
That I'm in love with you?"
You
Soft and only
You
Lost and lonely
You
Strange as angels
Dancing in the deepest oceans
Twisting in the water
You're just like a dream...
Daylight licked me into shape
I must have been asleep for days
And moving lips to breathe her name
I opened up my eyes
And found myself alone
Alone
Alone above a raging sea
That stole the only girl I loved
And drowned her deep inside of me
The Cure - Just Like Heaven
POV VALERIA
Incrociai Jackson poche volte da
quel
giorno prima del ballo. In quell’occasione ci saremmo visti
sicuramente, inoltre io e Lacey dovevamo incontrarci per forza di
cose per via dell’asta di beneficenza che si sarebbe svolta
durante l’evento. Direttamente dalla casa d’aste Christie
sarebbero
arrivati alcuni cimeli cinematografici e dei grandi personaggi della
musica, per esempio una collana bellissima indossata da Marilyn
Monroe, foto raffiguranti celebrità del passato in scatti
inediti,
quadri, chitarre e quant’altro che solo a sapere quanto costavano
veniva mal di testa. Nonostante ciò, chiunque avrebbe venduto
l’anima
per essere presente anche solo dietro le quinte di quell’evento.
Ringraziando il cielo io non dovevo
vendere niente a nessuno, soprattutto la mia anima di per sé
incasinata, perché il mio invito era ben conservato nella mia
piccola cassaforte personale a casa.
Io e Brent ci saremmo visti al ballo e
saremmo rimasti attaccati tutta la sera, molto probabilmente, per via
delle Public relationships. Inoltre a quanto pare molta gente era
curiosa di conoscermi per capire come diavolo avevo fatto io, sparuta
planner poliglotta, a beccarmi l’organizzazione dell’evento e del
matrimonio..
Insomma, la gente amava farsi i cazzi
miei troppo spesso ultimamente, detto molto terra terra.
Lo stress a quanto pare era alle
stelle, inoltre dovevo assegnare ad ogni persona dello staff il suo
compito per la serata, in modo poi da non dovermi preoccupare più di
niente. Avevo espressamente chiesto di contattare me o Brent in caso
di assoluta urgenza durante l’evento.
Dopo questo onere di lavoro il mio capo
mi lasciò tutto il pomeriggio libero per potermi preparare alla
serata. Avevo bisogno di un momento di pace mentre parrucchieri ed
estetisti vari si prendevano cura di me.
Volevo mettere un attimo in pausa il
mondo e dedicarmi a me stessa e non agli altri per almeno un’ora,
in modo da arrivare alla serata il più rilassata possibile, ben
conscia del fatto che se non l’avessi fatto, avrei rischiato una
crisi di nervi in un bel vestito di De La Renta addosso.
Quando tornai a casa mia madre era già
pronta ad aiutarmi con il l’abito, che aveva già tirato fuori
dalla custodia, frutto di una giornata di shopping sfrenato in Rodeo
Drive con le Jane A., e aveva i lucciconi agli occhi.
- Mamma, non starai piangendo vero?- le
misi una mano sulla spalla cercando di essere comprensiva.
- E’ da quando sei andata al ballo
che non ti vedo vestita come una principessa, permetti che sia un
attimo commossa all’idea?- prese un fazzoletto dalla tasca e si
asciugò rumorosamente il naso.
- Mamma, ti stai prendendo
un’influenza?- era da un po’ di giorni che mia madre aveva il
raffreddore.
- Ma va’, sono forte come una roccia
io!Ora, per piacere sistemiamo un attimo il trucco che tra poco la
limousine arriva. Nikki mi ha detto che sarebbe passata a trovare tuo
fratello così ti vede anche lei. Dice che ultimamente sei sempre
occupata ed è difficile trovarti.-
- Non è tanto difficile mamma, ormai
vivo in ufficio- dissi con disappunto.
- Appunto- mia madre mi sistemò per
un’ultima volta la gonna e mi porse la stola. – Brent dovrebbe
darti una vacanza bella lunga dopo le grane che stai organizzando-
Mi guardai un attimo nello specchio
prima di uscire dalla porta e scendere le scale.
Non mi riconoscevo nemmeno in quel
vestito color pelle tenue, senza spalline e decorato con intrecci di
piccole pietre che pian piano si allargavano quasi scomparendo
sull’ampia gonna. I miei capelli erano raccolti, lasciando le
spalle e la nuca scoperte, e tenuti fermi dietro grazie anche
all’aiuto di due fermagli decorati con le stesse pietre dell’abito.
Solo due esili ciocche, una per lato, erano state lasciate libere
all’altezza delle orecchie. Indossavo solo un paio di orecchini con
le perle di acqua dolce e un braccialetto della stessa specie, regalo
della mia laurea.
Il trucco era leggero, una scia fine di
eyeliner e una di rossetto rosa pallido sulle labbra, una spolverata
di fard, correttore e mascara. Secondo la mia opinione in questo caso
era meglio non strafare con il make-up.
Presi la mia borsetta, vi infilai il
cellulare, il rossetto, fazzoletti, e scesi le scale.
- Wow – Questa fu la reazione di mio
fratello appena mi vide – Chi devi conquistare stasera?-
Nikki gli tirò un cazzotto sul
braccio. Io rimasi un po’ impietrita alla domanda.
- Grazie Nikki –
- Figurati Cake –
- Che ho fatto di male?- fu la domanda
di mio fratello. A quanto pare non aveva ancora capito che al momento
io e il mondo ‘ragazzi’ viaggiavamo su due binari paralleli che
non si sarebbero incrociati per un lungo tempo.
Qualcuno suonò alla porta, molto
probabilmente l’autista. Stavo per andare verso la porta che
qualcuno dall’ingresso mi fece una foto che mi accecò per un
minuto abbondante.
- Ma che diavolo..??-
- Salve a tutti!-
- Ash?- la vedevo a macchie. Una
diottria se n’era bellamente andata a farsi un giro. Lei mi baciò
su una guancia come saluto. Io ero ancora intontita dal flash.
- Oh mio Dio è bellissimo questo
vestito!- ecco che il folletto modaiolo veniva fuori – De La Renta
vero? Ti calza a pennello! Sei davvero bella stasera- mi fece un
sorriso formato gigante. Io non avevo avuto nemmeno un respiro di
fiato per rispondere.
- Devo documentarlo negli annali!-
Brandì una Canon rosa cicca nelle sue
mani e si preparò all’ennesimo scatto. Fui salvata in tempo
dall’autista mandatomi che guidava una limousine nera.
- Mi raccomando fammi una cronaca
dettagliata al ritorno!- mi gridò Ashley dalla porta di casa mia,
mentre entravo dentro la macchina. Neanche mia madre poteva competere
con Ash. Mi sentivo molto Cenerentola che andava al ballo.
Unico problema: dov’era il mio
principe azzurro?
Ж
POV
JACKSON
Allentai un attimo la cravatta con due
dita, in modo che non stringesse così tanto da strangolarmi.
L’ampia sala al Four Seasons di LA
era già riempita per una buona parte dagli invitati che,
attraversando il red carpet che c’era all’entrata, dopo un bagno
di folla – o di paparazzi che dir si voglia- si stavano già
sistemando ai tavoli, ognuno al proprio posto assegnato, oppure ai
aggregavano in gruppetti per discutere degli argomenti più vari,
mentre i camerieri vestiti col frac e senza un capello fuori posto,
senza mostrare alcun segno di fatica, passavano da una parte
all’altra offrendo agli invitati coppe di spumante rigorosamente
italiano.
Non ci sarebbe voluto un genio per
capire che l’aria era satura dell’odore di soldi.
Ringraziando al cielo era per una
giusta ed onorevole causa.
Lacey stinse un suo braccio attorno al
mio e mi guardò radiosa. Era bellissima quella sera con quel suo
vestito di un azzurro particolare che faceva risaltare i suoi occhi
color cielo e i capelli biondi acconciati in una contorta e
particolare treccia.
Io al confronto suo sembravo in
pinguino con quello smoking. Di solito mi vestivo molto più easy, ma
si fa tutto per la persona che si ama e che si sta per sposare tra
due mesi giusto?
Mi guardai attorno ancora una volta,
pensando che Cake aveva fatto un ottimo lavoro, davvero superbo.
C’era semplicità ma senza banalità, un gusto classico ed
elegante, sofisticato.
Sì, decisamente un gran bel lavoro e
di certo io avevo cercato di renderle le cose più facili creando un
certo distacco fisico e psicologico. Nonostante tutto, sentivo che con
tutto quello che stava passando con le varie organizzazioni, ci
mancava poco che non le venisse una crisi di nervi, conoscendola.
Ma conoscevo anche Lacey e sapevo che
non era una che si accontentava di cose comuni e scontate, molto
probabilmente questo era indice di deformazione professionale viste
tutte le riviste che possedeva.
Chissà se quella sera sarebbe venuta
oppure sarebbe rimasta dietro le quinte, o direttamente a casa.
Avevamo appena dato il nostro benvenuto
al principe di Jugoslavia che in pompa magna arrivò Brent Bolthouse,
il capo di Cake e capo organizzatore dell’evento, che scendeva la
rampa di scale di marmo coperte da un tappeto rosso, che dava al
tutto un aspetto quasi imperiale.
- Buonasera Brent, ben arrivato- fece
Lacey porgendogli la mano e dandogli il benvenuto cordiale.
- Buonasera a voi- disse ricambiando il
gesto sia con me che con la mia fidanzata – Lacey, sei bellissima
stasera, fossi nel tuo fidanzato ti terrei d’occhio- e rise
sommessamente.
Ridemmo anche noi – Ma Jackson non si
deve preoccupare queste cose per fortuna-
E ci mancherebbe altro!
- Dov’è Valeria? Credevo sarebbe
venuta questa sera a godersi il frutto del suo magnifico lavoro- e
indicò con un cenno della mano il luogo dove ci trovavamo. In
effetti ero curioso anche io.
- Non lo so- ci rispose Brent
grattandosi una guancia. Intanto lo stavamo accompagnando
personalmente al suo tavolo - Molto probabilmente c’era traffico
oppure l’hanno richiamata un attimo.-
- Gli invitati sono quasi tutti
arrivati- fece un inserviente rivolgendosi a Lacey
- Grazie. Bene, tra poco si potrà
iniziare con lo spettacolo e con l’asta. Vado ad avvertire mio
padre, con permesso-
- Ci vediamo dopo al tavolo- feci io.
La mia ragazza si allontanò in un
fruscio di seta fino a raggiungere un gruppo di uomini di età
avanzata.
Mi rivolsi verso Brent per intavolare
una conversazione con probabilmente l’unica persona che conoscessi
in tutta la sala, salvo la mia futura famiglia.
- Sei davvero fortunato, lo sai?- mi
fece lui, prendendo una coppa di spumante e assaggiandola come
farebbero i sommelier, riferendosi alla mia ragazza.
- Lo so- feci , prendendo una coppa
anche io. Giusto per non sentirmi un povero scemo e non stare con le
mani in mano.
Io e l’uomo facemmo un cin-cin
modesto e bevemmo alla nostra salute.
- Ottimo questo spumante- fece lui. Per
un secondo poi sembrò focalizzare qualcosa alle mie spalle.
- Bene, scusami un attimo, vado a
prendere la mia organizzatrice preferita- mi disse, superandomi e
dirigendosi a passo veloce verso l’inizio delle scale dove una
figura di donna, elegante nei suoi movimenti, le stava scendendo.
Era vestita di uno splendido abito
color pelle molto chiaro che la faceva assomigliare ad uno splendido
fiore, impreziosito da piccole pietre, come gocce di rugiada che il
sole fa brillare la mattina.
Mi ci volle qualche secondo per capire
che quel fiore non era altro che Cake, il cui volto timido era
incorniciato dai suoi capelli, acconciati ed impreziositi per
l’occasione in maniera da lasciarle il collo scoperto.
Brent le prese una mano e la salutò
come conveniva e, con un cipiglio elegante in cui poco riconoscevo la
Cake di un tempo, venne verso di me cercando di mostrare una faccia,
io lo sapevo bene, di distaccata cordialità.
Non mi ero nemmeno accorto di Lacey che
era accorsa al mio fianco, stringendosi al mio braccio e che si
complimentava con Cake per quanto fosse distinta ed elegante in
quella serata.
Lei era diventata, per un breve lasso di
tempo, il centro delle mie attenzioni, come se risplendesse di luce
propria e non si potesse fare a meno di guardarla.
Sapevo che non andava bene, che da
tempo non avrei dovuto provare certi sentimenti nei suoi riguardi, ma
la mia mente non poté non suggerirmi che un tempo era stata mia e,
che se non fosse stato per un destino avverso, ora ci sarei stato io
accanto a lei.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** The Russian Question ***
chap 27
Ed
eccoci qui al nostro appuntamento settimanale della domenica. Si vede
che i 30 Seconds To Mars stanno giungendo in Italia a breve...il tempo
fa schifo. Non sia mai che quando vengono loro qui nella nostra patria
il tempo sia decente.... per ulteriori riferimenti vedere cosa è
successo l'anno scorso all'Heineken Jammin' Festival quando hanno
suonato loro. Molte fan possono testimoniare
Rispondo alle recensioni e poi vi lascio alla lettura ^^
@Annie:
eccoti accontentata!! Domenica è arrivata Bwahahahahahahah...cmq
preparati per il concerto che mi sa che stavolta la vedremo brutta
davvero ò.ò
@Joe:
Sectumsempra xDDD cmq...il vestito non l'ho rubato alla Georgia
Charmichael, per lei ho in mente altri progetti u.u woohooo per Brent
ù.ù
@Princes:
odore di rimpianto??? Ma noooooooo, cosa dici....è solo
l'arrosto che sta bruciando, non è mica rimpianto...
@Cute:
mea culpa??? io non ho fatto assolutamente nulla...io sono un
angioletto U.U di facciata, ma pur sempre un angioletto.....
CHAPTER X
– THE RUSSIAN QUESTION
Precious and fragile things
Need special handling
My God what have we done to you
We always tried to share
The tenderest of care
Now look what we have put you through
Things get damaged
Things get broken
I thought we'd manage
But words left unspoken
Left us so brittle
There was so little left to give
Precious - Depeche Mode
POV VALERIA
- Vale, hai finito con quelle
scatole?- Mi urlò Elena dal piano di sotto.
- Non ancora!!-
I traslochi sono un’incredibile
rottura di ...beh, avete capito. Ringrazio cordialmente il
proprietario dell’appartamento che ci sta facendo traslocare perché
a suo nipote serve un posto dove stare mentre va in università.
Imballai le ultime coperte e poi mi
dedicai alla mia scatola di cianfrusaglie. Ci misi dentro i quaderni
con tutti i miei appunti, portapenne, la mia sveglia a forma di
mucca.
L’ultima cosa era una scatoletta
di latta nera, con incisi fiori di giglio color grigio metallo.
Rimasi un attimo a fissarla tra le
mie mani, indecisa se aprirla.
Alla fine con un gesto secco lo
feci. Sarebbe stata la prova del nove finale.
Dentro c’era un quaderno,anch’esso
nero, con la copertina di cuoio scuro. Sopra di esso una busta.
Con mano leggermente tremante aprii
per primo il quaderno.
Era un diario che conteneva le mie
riflessioni e i miei ricordi dal momento in cui ero partita. Tutte le
mie riflessioni, anche le più dolorose. Le pagine, ormai lievemente
ingiallite, recavano impresse tutte le mie impressioni su Milano,
scontrini di luoghi dove ero stata e che evocavano piacevoli ricordi,
volantini con pubblicità di mostre, bigliettini che fungevano nel
mio viaggio come cartoline.
In alcune pagine, tra le righe, si
poteva notare che l’inchiostro era sbavato, come se qualcuno ci
avesse versato gocce d’acqua.
In realtà erano lacrime di un cuore
spezzato che pian piano tentava di riprendersi. Erano le mie
riflessioni molto amare e tristi, il mio crogiolarsi su un rapporto
ormai finito.
Mi mancava terribilmente Jackson,
anche in quel momento. Ciò che avevamo era così intenso che,
lasciando da parte il diario e prendendo la busta, non mi bastava
soltanto osservare le foto che, conservate in essa, ci ritraevano in
quel breve periodo di felicità. Breve ma intenso, come una fiamma
che abbia bruciato tutto subito e poi si sia spenta immediatamente.
Ma le bruciature sono rimaste.
Osservai le foto che erano
conservate dentro la busta. Alcune erano delle dimensioni di quelle
per i documenti e mostravano noi due, in uno scatto a fare gli
stupidi, in un altro a ridere come bambini o a scambiarci un tenero e
casto bacio.
Ci si poteva innamorare di una
persona in così poco tempo?
A quanto pare io ne ero la prova
vivente.
Vivevo tutto con troppa emozione.
Passai per l’ennesima volta le mie
dita sulla tovaglia, come a formare dei piccoli cerchi. Alla mia
destra, Brent parlava tranquillo come se quelle occasioni fossero il
suo pane quotidiano.
Al contrario io non ero esattamente
quella che si potesse definire l’anima della festa.
Non ero dell’umore giusto, o forse
era più corretto dire che da parecchio tempo non ero dell’umore
adatto per fare niente.
Dopo che Brent mi aveva presentato a
tutte le persone presenti, magnate Bradford incluso, dovevo solo
controllare che tutto fosse nella norma.
Il punto che tutto era fatto fin
troppo bene e quindi mi ritrovavo con molto poco da fare, a parte
girarmi i pollici.
L’asta era andata in maniera superba,
tutti i lotti erano stati venduti per prezzi così alti che solo
provando a dire la cifra mi veniva la nausea.
Pure Brent aveva comprato ‘qualcosa’:
un quadro di Kandiskij ad una cifra esorbitante.
E così, ora ero seduta al tavolo
assegnatomi in attesa che un qualcosa di emozionante mi accadesse,
come per esempio un fulmine dal cielo....
- Una bella ragazza come voi non
dovrebbe stare seduta ad intristirsi...-
... o qualcuno che mi parlava in russo.
Mi voltai verso la mia sinistra e vidi
un paio di occhi azzurri, di un colore glaciale, incastonati nel viso
di un ragazzo.
Aveva la pelle chiara e i lineamenti
tipici di chi viene dall’Est. Bello in una maniera quasi spudorata,
questo ragazzo piuttosto alto dai capelli corvini poteva benissimo
passare per un modello.
E ci sarebbe riuscito benissimo senza
alcuno sforzo.
- Sa, è da maleducati rivolgersi ad
una persona che non si conosce addirittura in una lingua che potrebbe
benissimo non parlare affatto...-
Il ragazzo alzò le sopracciglia in un
moto di sorpresa al fatto che parlassi la sua stessa lingua. Poi le
sue labbra di incurvarono in un sorriso.
- Ha ragione... ma di solito le
persone non mi comprendono nemmeno, quindi posso fare benissimo finta
di non sapere la lingua e fare complimenti a gentili signore senza
che loro trovino sconveniente o imbarazzante i miei apprezzamenti –
Sorrisi. Il ragazzo ricambiò.
- Piacere, il mio nome è Stepan
Arkadijevič* - disse in perfetto inglese porgendo la sua mano per
stringerla e presentarsi. Questo nome mi era familiare, lo avevo
letto di recente da qualche parte.
- Io sono...- stavo per incominciare,
ma lui mi precedette.
- So chi è lei...d’altronde non è
mai un mistero il nome di chi organizza certi tipi di eventi –
disse con l’ombra di un sorriso.
Mi sentivo presa un attimo in
contropiede mentre stringevo la mano di questo bellissimo e strano
personaggio. Inoltre, si vedeva che mi stavo facendo una certa
reputazione se già ero conosciuta da gente che non conoscevo
affatto... o no?
Ero in uno stato confusionale. Da una
parte irritata da questo fatto e dall’altra lusingata. Ero
un’altalena di umori che aveva come sottofondo una piccola
orchestra che suonava e spandeva le sue note in tutta la sala del
Four Seasons.
- Mi dica- il ragazzo si alzò
mostrandosi in tutta la sua altezza ed eleganza – E’ consuetudine
di voi organizzatori americani non divertirsi ad una festa da voi
organizzata o è solo una sua specialità?-
Mi porse una mano. Io ancora non
riuscivo a capire. Dalla sua faccia lui pensava la stessa cosa.
- Le andrebbe di ballare?- i suoi occhi
erano fissi su di me in attesa di una risposta.
- Certo – mi alzai e lo seguii sulla
pista da ballo. D’altronde, che avevo da perdere?
Era un ballo in fondo, e ballare faceva
parte dei piani. In aggiunta a questo non potevo lamentarmi del mio
partner nelle danze, specie se poteva passare benissimo per un
modello di Abercrombie versione russa.
Così, danzando sulla pista cercai di
intavolare una discussione. Mi sentivo molto Elizabeth Bennet al
ballo che cerca di far parlare Darcy.
- Mi dica, i Bradford l’hanno fatta
impazzire con l’organizzazione, oppure è riuscita a preservare un
minimo di salute mentale?- chiese in tono cortese, ma con una vena di
ironia.
Sorrisi e intanto cercavo di non far
impigliare il mio vestito sotto i tacchi.
- Da come me lo ha chiesto si potrebbe
dedurre che conosce questa famiglia da più tempo di me Stepan
Arkadijevič - gli risposi.
- Beh, potrei dire la stessa cosa di
lei, visto come il fidanzato di Lacey la sta guardando- e fissò per
un breve istante un punto oltre le mie spalle
- Cosa?- feci per voltarmi, ma, in
anticipo, Stepan mi facilitò le cose facendo una piroetta a tempo di
musica, così potei ben vedere come all’estremo opposto della
tavola ci fosse Jackson molto intento ad osservarmi. Appena si
accorse che lo avevo scoperto distolse lo sguardo e se ne andò.
Brent intanto lo fissava confuso.
Feci scorrere lo sguardo e notai la
figura di Lacey, seduta al tavolo accanto a suo padre, bella come
sempre e stranamente tesa, con lo sguardo rivolto anch’essa verso
noi due. Chissà perché...
- A quanto pare stiamo creando più
tensione di quanto mai avessi pensato- dissi al mio partner.
- Lo credo anche io, nonostante tutto
io mi sto divertendo lo stesso, con o senza amanti gelosi...o gelose-
e fissò lo sguardo verso Lacey che distolse il suo immediatamente.
Forse era addirittura arrossita.
- Mi creda, quello che le ha rivolto
quel ragazzo non era un semplice sguardo, quanto quello di un
innamorato geloso. Molto geloso aggiungerei dire...-
Rimase un attimo in silenzio.
- D’altronde, lo potrei ben capire
visto com’è bella lei questa sera -
Mi voltai verso Stepan e il suo sguardo
mi rivelò un mondo di verità racchiuso all’interno di quei due
pozzi glaciali.
Non ero l’unica che stava soffrendo
per via della relazione tra Lacey e Jackson.
- Credo che lei mi debba spiegare
qualche cosa Stepan- continuai a sostenere il suo sguardo.
Il paraninfo con cui stavo ballando
rifletté un attimo su questa cosa con quella che sembrava tutta la
calma del mondo.
Quando sembrò esser arrivato alla fine
delle sue riflessioni si fermò di colpo e io avevo rischiato di
cadere per terra. Quest’uomo era impazzito. Peggio di me, osavo
dire.
- Non qui - strinse più forte la mia
mano, poi mi condusse fuori la pista da ballo – Un’altra volta-
fece un baciamano da perfetto
gentiluomo, attuò un dietrofront e si dileguò così com’era
apparso lasciando me alquanto smarrita in tutta quella situazione
come una perfetta imbecille.
Lo sapevo che non dovevo venire a
questa serata. Lo sapevo.
Mi toccai il collo. Sentivo la gola
arsa, come se la precedente conversazione mi avesse completamente
azzerato la salivazione.
A parte questo la mia mente stava
lavorando febbrilmente in quel preciso istante, suggerendomi che
avevo scoperto una cosa importante riguardante Lacey.
La grande incognita era che, ora che io
avevo “annusato” la verità, cosa avrebbe fermato Stepan
dall’usarmi per arrivare fino a lei?
Questo pensiero mi fece sentire ad un
tratto sporca. In che diavolo mi stavo immischiando?
Dovevo cercare di capire ciò che
voleva indurmi a fare Stepan e prenderlo in contropiede qualora i
miei pronostici si fossero avverati.
Avevo la strana sensazione di essere
dentro una soap opera nonsense dove ero incastrata non un uno, ma ben
2 triangoli amorosi.
Andai al buffet a chiedere un flute di
spumante visto che di acqua non ce n’era la traccia. In seguito,
come un drogato che cerca la sua dose, andai alla ricerca di aria
fresca. La grande terrazza del Four Seasons, adiacente alla sala del
ballo, era proprio quello che faceva al caso mio.
Adagiai il bicchiere al muretto,
attenta a non farlo cadere in strada, cosa che sarebbe stata tipica
di me fino a qualche anno fa.
Chiusi gli occhi, inspirai ed espirai
profondamente, cercando di svuotare la mente. L’aria abbastanza
fresca della sera mi fece venire piccoli brividi sulla pelle.
Puntualmente coprii le mie spalle con la stola, anche se quel leggero
freddo non mi dispiaceva.
Purtroppo non potevo concedermi il
lusso di prendermi un accidente, almeno finché quel gigante masso di
nodi esistenziale che era la mia vita non si fosse sbrogliato.
In quel momento facevo esattamente
quello che i Depeche Mode dicevano.
Enjoy The Silence.
Il ciarlare e il rumore che produceva
la gente era solo un’eco lontano in quel momento. Volevo sentire il
silenzio di sottofondo e in esso trovare le risposte alle mie
domande.
-Ciao-
Appunto.
Aprii gli occhi dopo esser trasalita un
attimo, talmente presa a ricercare il silenzio. Mi voltai verso
destra da dove proveniva la voce.
Vidi spuntare Jackson da un angolo
d’ombra, come se fosse veramente un vampiro questa volta.
Faceva quasi paura a vederlo apparire
così, non che fosse arrabbiato intendiamoci, ma incuteva un filino.
- Ciao- risposi io, per nulla
intimorita – Dove hai lasciato Lacey?- strano che non fossero
attaccati come due cozze come al solito.
Forse stavo incominciando a diventare
un po’ acida.
- E’ stata chiamata un attimo da suo
padre- rispose lui quasi come se fosse l’ultima domanda che si
aspettava gli facessi. Mi voltai e mi misi ad osservare il panorama
di LA, inquieta e paurosa di guardarlo negli occhi, come sempre.
- Bene – incominciavo a parlare a
mono/bisillabi.
Il silenzio che prima stavo pregustando
con tanto piacere stava diventando pesante.
- Stai lontana da Stepan –
* Di solito i russi tendono a
presentarsi non come" signor tale" o "signora tale" , ma dicono il nome
e il patronimico . Tecnicamente Stepan Arkadijevic significa "Stefano
figlio di Arcadio". Quindi, mettiamo caso che abbiamo una ragazza
che si chiama Maria ed è figlia di un tale che si chiama
Alessio. Il suo nome e patronimico in russo sarà "Marja
Alekseevna" ( i patronimici in russo si declinano sia al maschile che
al femminile e anche al plurale )
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** The Fall And Momentaneous Rise ***
chap 28
Salve
a tutti! Ilo maltempo qui sembra non voler dare tregua, e io sono
sempre più preoccupata per il concerto della prossima settimana
ò.ò
Beh, recensisco così vi lascio leggere...d'ora in poi capitoli belli consistenti... spero apprezziate :P
@Joe: te vai sempre a parare sul Serpeverde eh???? E ammettiamolo,
quanto non era carino Tom ai Movie Awards...peccato per l'essere che
gli stava accanto.... ps: w i paraninfi U.U
@Princes: Macho-macho maaaaaaaaaaaaan *intona la canzoncina* macho, insomma.... complessato forse :P
@annie: tu non hai capito...se piove su K&Q ( sempre se
sopravviviamo ) faccio una strage! U.U tipo che faccio finta di non
vedere J e mi butto su Tomo a fargli le coccole...o chiedo a Shan se mi
insegna a suonare la batteria...
@Cute: io sono una mente moooooolto malefica, non si era capito? :p *love* dai che la prossima setimana ci vediamooooooooo!!!!
CHAPTER XI- THE FALL
AND MOMENTANEOUS RISE
And
please remember that I never lied
And please remember
How I
felt inside now honey
You gotta make it your own way
But
you'll be alright now sugar
You'll feel better tomorrow
Come
the morning light now baby
And don't you cry tonight
An
don't you cry tonight
An don't you cry tonight
There's a
heaven above you baby
And don't you cry
Don't
cry - Guns'n'Roses
Aggrottai un attimo le sopracciglia.
Avevo capito bene?
- Cosa scusa?- ora sì che stavo
diventando acida. Mi voltai verso di lui.
- Hai capito bene- si avvicinò fino ad
arrivare ad un passo da me. – Stai lontana da Stepan –
Era serio in una maniera quasi
sfacciata visto con chi stava parlando.
Ripresi il mio bicchiere di spumante e
ne bevvi un sorso. Lo rigirai un attimo come a vedere che colore
assumesse la bevanda al chiaro di luna.
- Non hai nessun permesso per ordinarmi
chi posso frequentare oppure no . Men che meno adesso in queste
circostanze –
Avevo una tempesta dentro che poteva
trasparire forse solo dagli occhi.
Lui indurì lo sguardo facendo sembrare
i suoi occhi freddi come il ghiaccio.
Con me cascava proprio male.
Stava per replicare qualcosa di molto
rabbioso ed acido, a detta di me, quando Brent salvò la situazione
momentaneamente, affermando che Bradford senior stava per fare un
annuncio ed era richiesta la presenza di Jackson.
- Vai – feci io, calma ma pronta a
scattare in qualsiasi momento. – E’ da maleducati farsi aspettare
–
Lui mi fissò ancora un attimo, con
qualcosa di diverso negli occhi che non riuscii a decifrare, poi si
incamminò a passo rapido.
Io lo seguii a passo più lento,
raggiungendo Brent che mi stava aspettando.
- Di che stavate parlando?- mi chiese
con sincera curiosità.
- Niente di che, mi stava chiedendo se i
preparativi del matrimonio stavano andando bene...
- Capito. Andiamo?- mi porse il braccio
e insieme rientrammo nella sala. Brent era gasato quasi quanto lo
spumante che avevo bevuto.
Il magnate Bradford era un uomo sulla
sessantina, dai capelli brizzolati, il volto ben curato e lo sguardo
deciso, sottolineato dagli occhi azzurri. Ben piazzato, indossava uno
smoking nero e nella sua mano destra brandiva un microfono che ora
era messo vicino alla sua bocca, mentre stava sul piccolo pulpito
creato apposta per il banditore dell’asta. Quando tutti i
partecipanti all’evento rimasero in silenzio, l’uomo si decise a
parlare, sicuro di aver attirato l’attenzione della sala.
- Buonasera a tutti. Benvenuti ancora
una volta all’annuale ballo Bradford-Red Cross. E’ per me un
immenso onore avervi tutti qui riuniti per una giusta e,molto più
che nobile, causa. Sono lieto di annunciarvi che quest’anno, grazie
ai proventi ricavati dall’asta, è stata raccolta una somma quasi
doppia rispetto all’anno passato. A nome della fondazione vi
ringrazio di tutto cuore- scrosci di applausi da ogni dove.
- I proventi saranno devoluti alla
ricerca sul tumore al seno e a varie associazioni per la lotta alla
SLA - altri applausi – In aggiunta a ciò vorrei ringraziare di
cuore Brent Bolthouse e tutto il suo staff per aver organizzato e
coordinato l’intero evento, e l’hotel Four Seasons per la gentile
concessione di questa immensa e magnifica sala. E ora signori e
signore, vorrei comunicare a voi tutti una notizia che non potrà che
farvi felice. Di sicuro pochi lo sapranno ma mia figlia Lacey, che
vedete seduta a quel tavolo – indicò il tavolo che io e Brent da
quella distanza a malapena riuscivamo a vedere, motivo per cui ci
avvicinammo – La mia unica figlia si sposerà a settembre con quel
bel ragazzo che vedete seduto al suo fianco e io sono felice di
annunciarvelo in questo evento che ci vede tutti riuniti...-
Tra la moltitudine di applausi, io e
Brent ci avvicinammo giusto in tempo per vedere il bacio che Lacey e
Jackson si scambiarono, imbarazzati.
E fu lì che realizzai tutto. Proprio
in quell’istante.
Sentii il gelo dentro di me.
Entrai come un’ automa dentro la
limousine che Brent chiamò appena la serata si concluse e ebbi
salutato tutti, Jackson incluso. La ‘Poker Face’ tanto decantata
da Lady Gaga mi faceva un baffo.
Diedi l’indirizzo all’autista e
partii verso il luogo in cui desideravo essere portata.
Per tutto il tragitto chiusi gli occhi
cercando di non pensare a nulla. Volevo scomparire per un attimo che
mi sarebbe apparso come anni interi.
Arrivai a destinazione in poco tempo e,
congedando l’autista che aveva svolto bene il suo lavoro, quella
sera salii le scale della palazzina fino al terzo piano,
appartamento numero 812. Suonai il campanello. Qualche secondo dopo
sentii delle lunghe imprecazioni e lo scatto della porta. Monica mi
aprii, alquanto assonnata, vestita nella sua consueta mise notturna:
Una canotta bianca molto larga con delle stampe a fiori e dei
pantaloncini molto “ini” giallo canarino.
- Puffola?- era alquanto sconcertata –
Che diavolo ci fai qui a quest’ora? Cos...- stava per mandarmi a
quel paese con una delle sue solite imprecazioni, lo sapevo bene, ma
si fermò quando l’abbracciai forte ed incominciai a piangere.
Monica capì che la mia situazione
emotiva era data da un totale crollo. Mi fece accomodare con la
cautela dovuta in casa sua, sul divano di pelle nera del salotto.
- Hai realizzato tutto...- furono le
sue uniche parole. Mi cinse le spalle con un braccio.
Lo sapevo bene. Era per quello che
continuavo a ripetere solo due parole.
-Si sposa...si sposa...-
Scoppiai. Definitivamente. Del tutto.
All’improvviso dal corridoio vidi
spuntare l’ultima persona che mi sarei mai aspettata in quella
nottata.
Jared Leto.
Un Jared Leto vestito solo di boxer
neri ( rigorosamente CK per intenderci, pure lui come Kellan tanto
tempo fa ) e canotta dello stesso colore, assonnato e che si
stropicciava gli occhi.
La cosa strana era che stavo così male
che non me ne importava un fico secco di come fosse vestito e di come
fosse ormonalmente appetibile.
- Cos’è succes...Yawhn!- uno
sbadiglio coprì la sua domanda.
Monica lo guardò giusto qualche
secondo, forse per bearsi della sua vista un attimo o forse per
pensare che aveva J nel suo letto a dormire.
- Jay, ce la fai a preparare una
camomilla senza far saltare la cucina per favore? Poi va a dormire
per piacere che domani devi alzarti presto...-
La mia prova del nove era miseramente
fallita.
Ж
Avvertii mia madre che sarei rimasta da
Monica per qualche giorno. Ero instabile come il sodio nell’acqua.
La pregai di farmi contattare da chiunque solo in caso di emergenza,
lavoro escluso. Potevo chiudermi nella vita privata, ma il lavoro era
l’unica ragione che al momento mi impediva di vegetare sul letto.
Sarei stata comunque reperibile al
cellulare.
Stranamente mia madre non mi chiese
nulla del perché.
Si premunì di farmi arrivare tramite
mio fratello qualche vestito.
Sospettavo che gli altri gli avessero
già detto il necessario.
Come James per esempio. O Ashley.
Oppure più semplicemente Monica.
Ma, dopotutto, forse era un bene che
lei lo sapesse. Dovevo darci un taglio secco e deciso, finirla del
tutto di crogiolarmi nel mio malumore e nella mia depressione
contornata da varie piaghe sentimentali.
Potevo permettermi solo 2, massimo 3
giorni di depressione assoluta. Non una vita intera.
Si sposava? Bene! Cavoli suoi!
Difatti circa tre giorni dopo riportai
tutte le cose che mi aveva mandato mia madre a casa e approfittai
della pausa pranzo per riportare il doppio delle chiavi di casa di
Monica alla sua proprietaria. Sapevo che per la pausa era a casa,
quindi agii.
Entrai nell’appartamento e
stranamente vi trovai una quiete che non mi sarei aspettata.
Andai a posare le chiavi sul posacenere
decorativo che la mia amica aveva sul tavolinetto in salotto, di
fronte al divano di pelle nera.
Ero sicura che lì le avrebbe notate
sicuro. Come ero sicura che fosse a casa. Mi aveva mandato un
messaggio apposta!
Ad un tratto qualcuno aprii la porta
del corridoio.
E lì capii che Dio voleva rivelarmi
l’ultimo mistero di Fatima... o di Echelon qualsivoglia.
Insomma, mi voltai e diventai rossa di
colpo. Inoltre credo che la mia mascella in un secondo avesse
raggiunto il centro della terra.
Si sentii un “Jay!” e poi Jared si
lanciò dietro il divano acchiappando qualche cuscino per coprirsi.
Grazie al cavolo! Ci doveva pensare
prima che lo avessi visto come mamma lo aveva fatto! Il mio occhio
naturalmente aveva scannerizzato l’intera figura.
- Cristo!- Mi voltai dall’altra parte
mentre Jay cercava di coprirsi con la qualunque cosa là
dove...insomma lì!
- Scusa- fece lui imbarazzatissimo a
dir poco – Ti chiamo Monica subito!!Pensavo non ci fosse nessuno!-
Dio, se l’avessi raccontata nessuno
mi avrebbe creduta. Stavo quasi scoppiando dalle risate
dall’imbarazzo e dal vedere con la coda dell’occhio Jay che, con
un cuscino viola davanti e uno di dietro arancione sgattaiolava
svelto da dove era venuto.
Non credevo sarei vissuta tanto per
vedere questo giorno arrivare.
Monica arrivò e io non potei
trattenere una risata. Lei mi vide rotolare dalle risate fino alle
lacrime per cinque minuti buoni, aggiungendo commenti qua e là sul
fatto che sperava che certi fatti non dovessero accadere mai
più se non in sua presenza e in un menage à trois. Suonava
vagamente come un avvertimento.
Magari Dio mi voleva bene e aveva
deciso di tirarmi su. Inutile dire che c’era riuscito benissimo.
Ora questa scena non l’avrei dimenticata tanto facilmente.
Ж
POV JACKSON
La vita sembrava procedere tranquilla.
Io e Lacey andavamo d’accordo.
Tutto andava a gonfie vele.
Cake aveva deciso di diventare la
regina dei ghiacci ( di nuovo ) e farmi incazzare a morte.
Insomma, storia di ordinaria follia.
Se poi ci si aggiungevano le tubature
del bagno e cucina di casa mia che avevano deciso di dare il colpo di
grazia alla mia pazienza, la mia vita era completamente
ingarbugliata.
Così, con quel poco di idraulica che
sapevo, in quel momento mi ritrovavo in canotta bianca e jeans
arrotolati fino a oltre le caviglie e con la testa sotto il lavello
della cucina a capire perché diavolo l’acqua non faceva il suo
corso.
Sapevo che qualche testa sarebbe
rotolata per questo.
Era da tre ore che tentavo di svitare
un bullone con una chiave inglese, ma era talmente incastrato che mi
stavo slogando un polso.
Con un gesto mi rialzai gli occhiali
che mi stavano scivolando dal naso e continuai a fare pressione con
la chiave inglese.
D’altronde, non sia mai che io chiami
aiuto!
Abbandonai definitivamente la missione
nel momento in cui suonarono alla porta e lanciai in un ultimo gesto
disperato la chiave inglese contro i tubi facendo un fracasso
tremendo. In quel momento avrei tanto voluto essere Jasper, solo per
la mia personale rivincita sul sistema idraulico!
Andai, sconsolato, ad aprire la porta e
mi trovai James, il fratello di Cake che, in confronto a come ero
vestito e ridotto in faccia per il sudore, sembrava essere uscito da
una boutique di alta moda.
Mi squadrò da capo a piedi ( nudi tra
l’altro ) con fare critico e sopracciglio alzato. Mi ricordava
terribilmente sua sorella, solo che nel caso di Cake quella faccia
sarebbe risultata adorabilmente buffa.
- Jay, stai bene?- mi fece lui
- Sì, sto solo avendo dei diverbi
molto accesi con i tubi dell’acqua, entra pure-
Lui continuò a guardarmi con fare
critico. – Se lo dici tu. Comunque, ero venuto per portarti quei cd
che mi avevi chiesto l’altro giorno- mi mostrò una busta che stava
agganciata alla sua mano destra.
- Grazie!
- Allora, che problema hai con i tubi?-
posai i cd che il mio amico mi porse all’entrata e andai alla
ricerca delle mie ciabatte con la faccia di una scimmia che mangia
una banana sopra. ( N.d.A. volevo metterci quelle di Topolino, ma
dato che il nostro protagonista suona nelle 100 Monkeys, non mi
sembrava coerente xD )
- Ma, non lo so- risposi – Sarebbe
più facile se dicessi “Apriti Sesamo”!!!!!
Non appena pronunciai quelle parole, un
rumore minaccioso e sinistro provenne dai tubi del lavandino in
cucina e molto probabilmente dal bagno e tre secondi dopo fiumi
d’acqua inondarono il salotto di casa mia.
Sapevo che teste sarebbero rotolate per
questo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** God's Strange Sadic Sense Of Humor ***
chap 29
Salve
a tutti, come state? Io qui ho il raffreddore...e solo io e pochi
eletti sfigati abbiamo il raffreddore tipo 5 giorni prima di un
concerto...conto di guarire in tempo, altrimenti mi imbottisco di
vitamine e chi vivrà vedrà. Sì, sono molto in
assetto da guerra :P
Rispondo alle recensioni e vi lascio a questo capitolo lunghino. D'ora in poi solo capitoli lunghi, solo per farvi felice :P
@Joe:
alohomora! *non funziona* ALOHOMORAAAAAAAA *non funziona* AVADA
KEDAVRA! *funziona :D * c,q...per la questione di J nudo/seminudo...a
me va bene così, non mi pongo problemi xDDD
@annie:
dai che giovedì/venerdì faremo una strage per colpa della
pioggia xD non vedo l'ora...mi divertirò come una dannata ( ma
almeno un paio di ore di sonno fatemele fare, vi prego
ç___ç )
CHAPTER XII –
GOD’S STRANGE SADIC SENSE OF HUMOR
After the sun always comes the rain,
Followed by hurt and pain.
After the light comes the dark,
After the love comes the breaking of my heart
I am a spaceman flying high
I am the astronaut in the sky
Don't worry, I'm ok now
I am the light in the dark
I am the march
I am the spark
Don't worry I'm ok now
Amy MacDonald - Spark
POV VALERIA
- Nicholas! Vieni qui! Aspetta che ti
prendo!- era da un’ora che stavo rincorrendo Nicholas, il figlio di
mia cugina che abitava in fondo alla mia stessa via, che aveva poco
più di un anno e mezzo.
Stava correndo per tutto il salotto con
una macchinina verde in mano e io per gioco lo rincorrevo a piedi
nudi sul parquet ricoperto di un grandissimo tappeto del salotto. Non
credevo che un bambino di quell’età avesse tutta quell’energia.
Lo avevo sottovalutato, ma io adoravo Nicholas visto che ogni volta
che potevo gli facevo da babysitter, quindi il problema non si
poneva.
Anche se mi chiedevo sempre che cavolo
gli desse da mangiare mia cugina. Le ipotesi finora erano arrivate
all’overdose di zuccheri.
- Vieni qui!- feci io scherzando mentre
lui si aggrappava dietro al mio vestito rosso e si nascondeva per non
farsi prendere
- Naaaaaaaaaaa!!!
Presi in braccio quel bambino, con i
capelli riccioluti castano chiaro e gli occhi come i miei, presi
dalla parte di mia madre.
Feci una pernacchia sulla pancia di
Nicholas e lui se la rise di gusto.
Suonarono alla porta. Mia madre mi
chiese di aprire perché occupata a fare delle frittelle.
- Vieni birbante- feci al bambino in
braccio a me – andiamo a vedere chi è alla porta...-
Nicholas non mi ascoltò nemmeno,
intento ad osservare la macchinina e a nascondersi tra i miei capelli
per giocare a nascondino.
Aprii la porta ed il sorriso mi si
spense quasi tutto sulle labbra.
Ecco la prova del nove. Di nuovo.
C’era James tutto allegro e dietro di
lui Jackson. E la valigia che aveva in mano non presagiva nulla di
buono, soprattutto alla faccia da furbo che aveva mio fratello
stampata in faccia.
Sapevo che qualche testa sarebbe
rotolata per questo.
Ж
POV JACKSON
Cake ci aprì la porta con un bambino
in braccio che giocava a nascondersi tra i suoi capelli sciolti. Il
sorriso le si spense sul viso appena i suoi occhi si posarono su di
me e sulla mia valigia.
Io ero rimasto imbambolato ad osservare
i suoi capelli, che vedevo sciolti per la prima volta da quando ci
eravamo rivisti. Erano mossi come me li ricordavo, e più lunghi.
Indossava un vestito rosso che le arrivava fino alle ginocchia e i
suoi piedi erano nudi.
In seguito il mio sguardo si spostò
sul bambino che allegro voleva far notare la sua macchinina lucida
alla ragazza. Aveva i boccoli e gli occhi dello stesso colore di
Cake. Indossava una maglietta a strisce bianche e blu a maniche corte
e un paio di pantaloncini color notte. Anche lui aveva i piedi nudi.
Si somigliavano per certi tratti.
Che fosse...? No, non era possibile. O
forse sì? Quanti anni poteva avere quel bambino? Meno di due sicuro.
Con i tempi ci poteva stare. Il mio cervello si stava lambiccando con
calcoli ipotetici.
- Nicholas! Vieni dallo zio- gli fece
James allegro – Dai Jackson entra! Ciao Cake, dammi il mio
bellissimo nipotino e fammi entrare che ora ti spiego tutto-
Il bambino però si rifiutava di andare
in braccio all’uomo.
- Mamma!Mamma!Bruuuum Bruuum!- Nicholas
giocava a nascondersi tra i capelli di Cake con la sua macchinina.
- Entrate dentro, mamma sta facendo le
frittelle con sopra lo zucchero-
Io ero rimasto al “mamma” del
bambino.
Era una mamma.
Mentre entrai seguendo la sua scia, il
pensiero di lei madre mi scaldò il cuore. Voleva dire che era andata
avanti molto più di me, che aveva trovato qualcuno a cui donare
tutta se stessa. Allo stesso tempo qualcosa sembrò raggelarsi dentro
di me. L’immagine di lei ancora più bella con il pancione sembrò
stridere con quella di lei tra le braccia di un altro di cui non
conoscevo il volto.
- Mamma- gridò Cake- E’ arrivato
James...- fu lì che la ragazza e il suo bambino ci lasciarono e io
conobbi Marie, la madre di James e Cake.
Per non pensare al fatto di aver appena
visto il figlio di Cake, cercai di impegnarmi molto più del dovuto
nella conversazione con la signora.
Aveva poco più di 50 anni e cucinava
benissimo. Almeno, le frittelle con lo zucchero erano deliziose.
Scoprii che gestiva una galleria d’arte moderna in centro e che
l’indomani sarebbe partita per qualche settimana per la Florida per
andare a trovare la sorella. Parlava così tanto e così
appassionatamente che io, per evitare di rimanere a fare la faccia da
fesso, mi ficcavo una frittella in bocca ogni tanto, sparando qua e
là qualche “certo”, “ma si figuri”, “grazie”.
Lacey, Lacey, Lacey... Non potevi
scegliere un altro momento per andare a New York ed occuparti degli
affari di famiglia? E Dio purtroppo aveva un strano sadico senso
dell’umorismo.
Continuai a chiacchierare con Marie e
James finchè non sentii la porta dell’entrata sbattere.
- Cake?- fece Marie - Hai accompagnato
Nicholas da Vanessa? Vieni qui per favore?- poi si rivolse all’altro
figlio che si stava alzando.
- James, vai già via?-
- Sì mamma, ho una cena con Nikki, mi
aspetta stasera puntuale
- Salutamela va bene?- diede un bacio
sulla guancia del figlio.
Cake comparve alla mia destra. Quasi
non me ne accorsi. La sua faccia sembrava non far trasparire
emozioni. Era neutrale come lo poteva essere la Svizzera.
- Mamma, ho appena portato Nicholas da
Vanessa, mi hai chiamato?
- Si coccinella
- Ti prego non chiamarmi coccinella- un
rossore dato dall’imbarazzo imporporò le sue guance.
Era così vicina. Potevo toccarle la
mano volendo. Mi mancavano i tempi in cui eravamo in più pacifici
rapporti. Forse farle quella scenata da donnetta isterica all’asta
non era stata un’idea geniale, ma avevo le mie buone ragioni.
Marie fece finta di non ascoltarla –
Jackson si fermerà qui fino al suo matrimonio, la sua casa è
allagata, gli si sono rotte le tubature. Accompagnalo nella camera
degli ospiti. Quella blu per favore...
- Certo- fece secca. Strano che non
replicasse. Era diventata più arida del deserto del Gobi. Ma bene...
perché diamine le donne erano così complicate eh? Quando nascono
non hanno incorporato un libretto delle istruzioni multilingue così
noi uomini riusciamo un attimo a gestirci?
Cake mi rivolse un “seguimi ” poco
convinto senza neanche guardarmi. Mi fece strada verso il piano di
sopra. A quanto pare per lei ero come un fantasma fastidioso del
passato. Molto probabilmente mi avrebbe evitato di proposito da lì
per le settimane a venire.
Mi avrebbe evitato anche se mi fossi
scontrato di proposito con lei?
Si poteva dire benissimo che in quel
momento la mia situazione non fosse delle più rosee, anzi, di roseo
aveva solo una pallida sfumatura. E nemmeno quella con la sfiga che
avevo! E poi il rosa era un colore che non mi sta bene addosso...
Seguii Cake lungo il corridoio al piano
di sopra dopo aver salutato James. Lui era davvero fortunato a non
farsi tutte le mie pippe mentali. La ragazza invece non proferì
parola ed era rigida come un palo della luce. Sperai vivamente in un
miglioramento della suddetta situazione di merda. Il problema era
capire come.
Verso la fine del corridoio dalle
pareti azzurro chiaro, ci fermammo davanti una porta di legno. Cake,
con un gesto fluido che fece ondeggiare i suoi capelli, l’aprii e
mi fece entrare in quella che per le prossime tre settimane sarebbe
stata la mia stanza.
Il mobilio era elegante e semplice, di
mogano. La camera in generale era basate sulle tonalità del blu e
del bianco. La grande finestra dalla parte opposta si affacciava sul
giardino, dove dava bella mostra di sé un robusto ciliegio che da
tempo aveva abbandonato la stagione dei fiori e ora mostrava le sue
lucide foglie verdi.
Mi piaceva. Questa stanza mi piaceva
davvero. Era un luogo tranquillo.
Mentre Cake farneticava qualcosa su
degli asciugamani, io andai ad aprire la finestra, accanto alla quale
posai la mia fedele chitarra, la spalancai e feci entrare dell’aria
fresca. Posai la valigia accanto all’armadio e uscii dalla camera
per andare a gironzolare un po’.
Fui ostacolato da Cake che, venendomi
letteralmente incontro, cadde col sedere per terra e gli asciugamani
le finirono tutti addosso. Imprecò e mormorò un qualcosa che
assomigliava vagamente a “regina delle sfighe”. L’aiutai in
fretta.
Rialzandomi mi disse : -Grazie- gelida-
Tienili comunque, li avevo presi per te.- ancora si limitava a
guardare i piccioni.
- Grazie- feci io fissando un quadro
astratto attaccato alla parete.
Le mie sinapsi non volevano funzionare.
Cazzo Jay dovevi dire qualcosa!
- Dov’è Nicholas?- pirla. Sono un
pirla.
- Nicholas?- mi guardò ( finalmente )
in faccia, perplessa dalla mia domanda. – Oh, l’ho riportato a
casa di mia cugina-
Ero perplesso.
- Riportato?
Forse che lei viveva insieme a sua
cugina? Era per caso una madre single? Ma soprattutto, che diavolo
aveva combinato in Italia?
- Sì, Nicholas è figlio di mia
cugina...-
Pirla. Scemo. Deficiente. Coglione.
Coglione patentato. Essere dal cervello di medusa. Gli epiteti che
mi stavo rivolgendo in quel momento variavano da quelli più comuni a
quelli più eccentrici come “sottospecie di criceto ammuffito senza
palle e pelo”
Come diavolo non mi era passato per
l’anticamera del cervello che il bambino era di un’altra?
- Jackson- Cake mi guardò scandendo
bene le lettere del mio nome – Per caso pensavi che Nicholas fosse
mio figlio?
CERTO CHE SI. Vedere la vostra ex con
in braccio un bambino che vagamente le somiglia, non vi avrebbe fatto
venire qualche lecito dubbio?
Sospettai che la mia faccia esprimesse
esattamente quello che pensavo. Lei incominciò a ridere a
crepapelle, appoggiandosi alla parete, proprio di gusto, e pian piano
si dileguò in quella che pensavo fosse la sua camera, proprio
accanto alla mia.
Alla prossima convention dei pirla, i
miei colleghi si sarebbero alzati ad applaudirmi non appena fossi
entrato.
Nonostante tutto risi di me stesso, da
una parte imbarazzato per l’ennesima figura di merda che avevo
fatto e dall’altro lato sollevato che lei non avesse figli di
nessun genere. L’unico problema di questo ultimo particolare è che
non dovevo essere sollevato, non dovevo provare alcun tipo di
sentimento al riguardo e farmi gli affaracci miei.
La prima cosa che feci rientrato in
camera fu chiamare Lacey.
Ж
Con la partenza di Marie, in pratica
rimanemmo io e Cake in casa, salvo le incursioni serali di James.
Credo che quel ragazzo mi stesse
nascondendo qualcosa. Era troppo contento quando avevo accettato di
farmi ospitare da lui fino al matrimonio.
Cercai di non pensarci troppo.
I rapporti tra me e Cake erano ancora
abbastanza complessi ma nonostante tutto eravamo arrivati ad un
livello di “pacata amicizia”. Nessun riferimento all’asta o ad
argomenti spinosi, tranne il matrimonio. Ora che poteva chiedermi
consulto praticamente 24 ore su 24 su fiori, nastri, centrotavola,
musica, disposizione degli ospiti ( per la quale tirò fuori una
mappa che poteva fare concorrenza ad un cartografo), ne approfittava
finché poteva.
Secondo me non vedeva l’ora di
togliersi questa situazione dalle scatole.
Avevamo passato una serata con James e
Nikki giocando a Guitar Hero, dove Nikki cantava, Cake suonava la
chitarra, io la batteria e James faceva supporto fan, scegliendo le
canzoni da fare tra le lamentele di tutti. Abbandonammo Guitar Hero
quando ci fece ripetere per la 50esima volta Back in Black degli
AC/DC.
Mi svegliai di botto. Stavo dormendo
placidamente quando un rumore improvviso da piano di sotto mi fece
alzare letteralmente dal letto.
A tentoni arrivai fino alla porta che
aprii. La casa era illuminata soltanto dalle luci provenienti dalla
strada, tutto il resto era buio.
Il rumore proveniva dal piano di sotto,
come se qualcuno stesse mettendo a soqquadro il salotto.
Ficcai il naso fuori dalla porta. In
corridoio sembrava non esserci nessuno. Presi una piccola pianta
messa ad un angolo del corridoio e, senza far rumore, mi avviai al
piano di sotto in punta di piedi, cellulare in una tasca dei
pantaloni della tuta che usavo come pigiama, per chiamare la polizia.
Il mio cuore batteva così forte che
avevo paura che mi avrebbero scoperto per quello.
Vidi qualche ombra in cucina, così mi
avvicinai lentamente brandendo la povera piantina che avrei usato
come arma contundente..
Stavo per fare il prossimo passo, in
modo da vedere meglio la situazione ma, non appena svoltai l’angolo,
per un pelo la mia testa non rischiò di essere staccata da un colpo
di mazza da baseball di Cake.
- Ah, sei tu!-
- MA SEI IMPAZZITA??????- il giorno
dopo mi sarei dovuto fare una tinta per coprire i capelli bianchi
presi per la paura. Il mio cuore aveva deciso di fare gli
straordinari al tempo di una locomotiva impazzita. Mi misi una mano
sul petto e cercai di stabilizzare il mio respiro.
- Scusa!- pensavo fosse un ladro.
- Com’è che mi devi sempre colpire
con una mazza da baseball?- mi riferii ad un tempo che sembrava
lontano anni luce.
- E’ destino. E quella volta avevo
una buona ragione!!!!- lei mi puntò un dito contro.
- Beh, si dà il caso che tu...- la mia
infuriata fu interrotta da un miagolio. Guardai in basso e vidi un
batuffolo di pelo strusciarsi contro la mia gamba sinistra.
- E lui che stanotte ha fatto tutto
questo casino. Non so come sia entrato in casa e ha messo a soqquadro
cucina e metà salotto. Credo stesse rincorrendo qualcosa. E ora
volevo dargli qualcosa da mangiare visto che continua a miagolare.-
Con cenno di seguirla, presi tra le
braccia la palla di pelo nera che si strusciava contro la mia gamba e
andammo alla ricerca di qualcosa per nutrire il gatto.
In un piattino gli mettemmo del latte
che golosamente il felino incominciò a spazzolare con la sua piccola
lingua rosea mentre noi lo osservavamo, gomiti sul tavolo.
- Dovremmo dargli un nome - propose
Cake all’improvviso
- Che nome vorresti dargli scusa?
Lei pose un dito sulla guancia con fare
pensoso – Buddha per esempio….
- Ma che cavolo di nome è?- ora
eravamo uno di fronte l’altro.
- Ehi! Che cavolo di nomi vorresti
dargli? Pallina? Fuffi? Lilli? – con quella sua faccia imbronciata
incrociò le sue braccia nascondendo in parte la sottoveste di seta e
pizzo nero e color perla che arrivava fino a inizio coscia e che in
parte copriva le sue culottes sulle stesse tinte.
Il mio cervello registrò solo in quel
momento quell’informazione, le mie guance incominciarono ad
imporporarsi dall’imbarazzo e il mio sguardo si fissò sui miei
piedi.
Seguendo la direzione del mio sguardo,
Cake colse la ragione del mio imbarazzo e, con la vestaglia di seta
che aveva indossato, si coprì ove era possibile.
Borbottò un qualcosa che suonava come
un “ io ritorno a dormire”, prese il gatto e se ne tornò al
piano di sopra.
Io aspettai che le orecchie finissero
di fischiarmi per spegnere le luci, controllare che tutte le finestre
fossero ben chiuse, e poi me ne tornai a dormire.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** What The Thunder Said ***
chap 30
Ok,
sono parecchio nervosa...domani incomincia la mia avventura marziana,
ovvero.... vado avedere i 30 Seconds To Mars qui a Milano *-* dico da
domani perchè ormai ho capito che se voglio arrivare in prima
fila devo fare la notte.... perchè solo con i Mars si fanno
certe cose -.-"
E
i miei ovviamente non sanno nulla.... e pensare che ho quasi 22 anni,
ma vabbè.... tanto mio padre mi considera ancora una bambina,
quindi basta rimuginarci su.... *leggera nota sarcastica*
Risposte alle recensioni *-*
@annie:
dai che domani è già vicino.... cmq...che vuoi che
succeda tra la nostra protagonista e il nostro Jackie? Guarda, non
quello che pensi u.u sono famosa per dare sempre l'effetto imprevisto
nelle storie io ù.ù
@Cute:
sono tristissima tu sai perchè ç__ç , venisse un
accidenti a quelli che hanno fatto il danno....dai che venerdì
ci sarò io a consolarti ç____ç
@joe:
a me Grattastinchi mi è sempre stato un po' sulle scatole
francamente..... e cmq...l'intimo aiuta vero? :P Salutami il paraninfo
U.U
CHAPTER XIII
– WHAT THE THUNDER SAID
Come break me down,
Bury me, bury me
I am finished with you
Look in my eyes,
You're killing me, killing me
All I wanted was you
The Kill - 30 Seconds To Mars
POV VALERIA
Alla fine decidemmo, anzi decisi, di
chiamare il gatto Freddy, in onore dell’omonimo cantante dei Queen.
Naturalmente Jackson ebbe qualcosa da
ridire. Per fortuna la mia vita non dipendeva dal suo giudizio, tra
l’altro non doveva nemmeno dire qualcosa perché il suo gatto, che
ora era in Texas con la sua famiglia, si chiamava Dean. Quello che
avevo scelto io era molto più originale.
La mia vena polemica stava prendendo il
sopravvento.
La giornata era andata relativamente
bene. Ero riuscita addirittura ad uscire prima dal lavoro.
Entrando in casa la mia percezione
uditiva venne turbata dal volume altissimo di un lento, le cui note
provenivano dal salotto.
Andando verso quella direzione, rimasi
notevolmente sconvolta quando, fermandomi sul ciglio della grande
porta a vetri che divideva il salotto dal corridoio, vidi una scena
alquanto bizzarra.
James e Jackson stavano ballando
insieme, con mio fratello che faceva la parte dell’uomo e l’altro
quella della donna. Ovviamente entrambi pretendevano di fare la parte
dell’uomo, così appena attaccavano con i passi di un valzer,
finivano a pestarsi i piedi e a darsi una botta con la fronte. Io mi
piegai in due dalle risate senza ritegno tenendomi allo stipite della
porta.
- Io me ne lavo le mani! Visto che ridi
così tanto, perché non fai tu da maestra di ballo, sorellina dei
miei stivali? – concluse James, disperato – Guarda, ti metto
anche la musica!-
Mio fratello andò verso lo stereo e
mise la prima canzone che passava per un cd preso a caso tra i miei,
poi se la filò via.
Io mi raggelai all’istante al suono
della canzone che mio fratello aveva appena messo su.
Non feci partire nemmeno le parole di
“Romeo & Juliet” dei Dire Straits che mi diressi a passo
spedito verso lo stereo e misi la canzone successiva, una di Brian
Adams.
Dovevo darmi una calmata.
Presi un respiro profondo e mi voltai
verso Jackson. Si era messo a osservare il panorama fuori dalla
finestra.
- Credevo sapessi ballare … - dovevo
per forza di cose incominciare con una frase sensata e pressoché
ragionevole.
- Non me la cavo un granché con i
valzer. Lacey vorrebbe che il nostro primo ballo da marito e moglie
fosse un valzer di Strauss…
Oh, una scelta molto da principessa
Sissi. Non la credevo così romantica.
- Beh, allora cominciamo! James aveva
pensato bene di farti fare la parte della donna, per questo non
riuscivate a muovere un passo senza farvi male -
Ridemmo e un’ora dopo ci ritrovavamo
a volteggiare lentamente da una parte all’altra del salotto con io
che cercavo di dare istruzioni a Jackson tra una piroetta e l’altra
e lui che su ogni cambio di passo cercava di non pestarmi i piedi.
Ovviamente ci toccavamo solo lo stretto necessario.
- Direi che non avrai problemi per il
matrimonio
- Da quando sai ballare il valzer?- Mi
fece lui. Ora eravamo fermi.
- Credimi, un’organizzatrice deve
essere in grado di fare di tutto.
- Oh, ci credo!
Mi sorrise. Lo sapevo che era cosciente
di quanto fosse alto il mio livello di pazzia e di perseveranza.
Ricambiai il gesto.
Ad un tratto James venne in salotto
sventolando un depliant blu con vari titoli bianchi sopra.
- Cake, fanno ancora le serate al
Metropolitan?-
Il Metropolitan era un vecchio cinema,
come quelli che piacevano a me, che ogni tanto, di sera, proiettava
vecchi film, anche in bianco e nero. Io lo adoravo quindi ogni tanto
passavo una serata lì, per variare un po’.
- Stasera danno ‘ A qualcuno piace
caldo’, non è uno dei tuoi film preferiti?
- Sì, pensavo di andarci, ma nessuno
vuole venire con me, quindi avevo abbandonato l’idea - scrollai le
spalle.
- Portaci Jackson!- rispose mio
fratello. Io e il citato essere ci guardammo in faccia.
Poteva essere una buona occasione per
mettere a posto la situazione e stabilire una volta per tutte che
eravamo amici che facevano cose da amici.
- Avrò bisogno di un travestimento.-
Io e James ci guardammo in faccia con
fare complice.
Ж
- Dovevo mettermi per forza la barba
finta?- fece Jackson – Prude in una maniera incredibile!
- Sei tu che avevi detto che dovevi
“mimetizzarti”!- mimai anche con le dita.
- Hai ragione. Tra un po’ mi
fotografano anche quando sono in bagno. Per fortuna casa tua è fuori
dal tiro dei paparazzi.-
Fui io a prendere i biglietti mentre un
Jackson con cappellino, parrucca nera e barba finta si occupava i pop
corn e bibite. Anzi, nel mio caso nachos.
- Ma come fai a mangiare tutti quei
nachos?- il ragazzo mi guardò un attimo sorpreso, con le
sopracciglia nascoste dai capelli lunghi della parrucca.
- Ho fame, e poi brucio velocemente di
questi tempi!-
- Se lo dici tu- Jackson succhiò dalla
sua cannuccia il suo tè freddo.
Prendemmo i nostri posti nelle ultime
file. Lo avevo fatto apposta perché nelle ultime file si vedeva
meglio e inoltre, in un cinema come quello, di periferia, era poco
probabile che venissero tante persone, salvo estimatori dei classici.
Così, mangiando nachos piccanti e pop
corn e bevendo le nostre bibite, quella sera la passammo a guardare
quel capolavoro di comicità che era ‘ A qualcuno piace caldo’.
Ridemmo insieme per le scene comiche che coinvolgevano i due sfigati
musicisti che scappavano per non farsi beccare dalla mafia. Adoravo
le vecchie pellicole classiche in bianco e nero anche un po’
sbiadite.
- E’ un bel film! Mi sono divertito.
- Quando vuoi! Ogni settimana fanno un
vecchio film!
- Non so … dopo il matrimonio mi
trasferirò dall’altra parte, a NY. Io e Lacey stiamo facendo
restaurare una vecchia casa di stile vittoriano.
Rimasi un po’ spiazzata. Non me lo
aspettavo.
- Ti toccherà trovare un’alternativa
al Metropolitan.- risposi immediatamente, come se quella notizia non
mi avesse colpito.
- Già-
Ora, pancia piena, stavamo tornando a
piedi. Il posto non era molto lontano da casa. Infatti quando ero
piccola, prima dell’avvento dei multisala, andavo sempre in quel
vecchio cinema dalle poltrone ricoperte di pseudo- velluto rosso.
I lampioni illuminavano a tratti il
sentiero asfaltato che dovevamo percorrere. Da entrambi i lati, file
di villette con i mattoni a vista e i prati ben curati. Jackson aveva
abbandonato barba finta e parrucca non appena entrammo nella zona del
vicinato.
- Non te l’ho mai chiesto … ma non
ho mai avuto l’occasione di chiederti di raccontarmi cosa hai fatto
in Italia -
- Oh..- già , l’Italia . – Beh, ho
finito di studiare e prima di dare la tesi avevo già trovato un
impiego. Tutto qui. Mi sono buttata a capofitto nel lavoro. -
- Abbastanza stacanovista.
- Già. Avevo le mie buone ragioni. –
diedi il via libera ai miei pensieri a briglia sciolta, incurante
delle conseguenze – Dovevo trovare una buona ragione per non
prendere il primo aereo per Vancouver e tornare da te. Ma che avresti
pensato poi? Che avrei pensato di me stessa? Che la mia tempra se
n’era che bell’andata a benedire? Pensavo a tutte le possibilità,
ponderavo. Alla fine decisi che era inutile tornare indietro, ti
saresti di sicuro sentito preso in giro. Non potevo permetterlo, non
dopo che ti avevo ferito ancora. Proseguii i miei studi. Ormai ero
passata anche per la fase in cui avevo idealizzato che ero
perdutamente innamorata del ricordo che avevo di te e di quello che
c’era stato tra noi, più che di te stesso. No, dovevo del tutto
smetterla. Per questo mi catapultai d’istinto negli studi e nel
lavoro. Diciamo che ho messo in cassaforte con un bel lucchetto di
titanio la parte sentimentale di me. –
Silenzio, solo i passi delle nostre
scarpe sull’asfalto. Scarpe, che, come in molte situazioni nella
mia vita, trovavo molto interessanti nei momenti più imbarazzanti.
Chissà cosa pensava Jackson. Non mi arrischiai ad osservare la sua
reazione. Credo di non esser mai stata così spontanea con lui da
molto tempo.
- Ti preferivo prima -
Alzai meglio la testa per osservarlo.
Guardava dritto di fronte a sé, con le luci della strada che
illuminavano d’artificiale la sua figura. Si voltò verso di me.
- Oh Cake! Diciamocela tutta! Da quando
ti ho rivisto sembri la regina dei ghiacci a confronto. Solo
ultimamente sembra che gli iceberg che hai attorno si stanno
sciogliendo!
- Ah grazie! Lo prenderò come un
complimento-
- Infatti in un certo senso lo è
stupidina di una ragazza- avvolse il mio collo con un suo braccio, mi
trascinò verso di sé e mi diede amichevolmente un bacio sulla
testa.
Rimanemmo un po’ così mentre passo
dopo passo ci avvicinavamo a casa.
- Dovremmo riunire la compagnia prima
che tu ti trasferisca - dissi io. Prevedevo un addio difficile in
quell’occasione. Inspirai il suo profumo ancora una volta.
- Sì, lo credo anche io-
Giusto il tempo che lui affermasse ciò,
e un tuono squarciò il cielo, prima che una pioggia scrosciante si
riversasse sulla città, inzuppandoci tutti.
Prima guardai me, poi Jackson. Lui fece
lo stesso e ci mettemmo a ridere. Mi prese per mano e, incominciando
a correre sotto la pioggia, sempre ridendo, cercammo di raggiungere
casa nel minor tempo possibile.
Continuammo a ridere anche sotto il
porticato di casa, zuppi come dei pulcini.
Il riso pian piano scomparve quando non
sentii più la sua voce in coro con la mia. Mi stava guardando.
Correggo, mi stava scannerizzando.
E io, con i capelli gocciolanti e tutta
bagnata, stavo facendo lo stesso con lui. Dai suoi capelli zuppi
scendevano gocce di pioggia, in parte cadenti verso il pavimento e in
parte discendenti verso il suo collo. L’acqua aveva inoltre bagnato
tutta la maglietta che indossava, mostrando come una seconda pelle il
suo petto. I suoi occhi sembravano risplendere di luce propria. La
mia salivazione stava rapidamente scendendo ai minimi storici.
Era così mortalmente bello … e io
mortalmente stolta.
Idiota.
Stupida.
Cieca.
Innamorata. Di nuovo.
Raffreddata.
Ebbene sì. Questo momento catartico
venne interrotto da un mio starnuto. Non riuscii proprio a
trattenermi.
Ma non fui l’unica. Dopo il mio
starnuto anche lui ne fece uno.
Rettifico. Eravamo entrambi
raffreddati.
Ma l’unica stupida nel raggio di 10
km ero io.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** No Hope, No Love, No Glory, No Happy Ending ***
chap 31
E'
ufficiale, ho la voce da trans! Questo succede a cantare a squarciagola
a un concerto dei 30 Seconds To Mars xD No, ragazzi, ieri è
stato bellissimo, soprattutto per la canzone finale, quando fanno
salire la gente sul palco. Fate cnto che io ero in transenna e in prima
fila, quindi quando hanno chiesto chi voleva venire su, rischiavo
davvero di ribaltarmi per salir su *-*
da sopra lo spettacolo è fantastico..... *______*
Questa
non risponderò alle recensioni perchè sono un po' di
fretta! Spero mi perdonerete.... Capitolo lungo e importante ^^ buona
lettura!
CHAPTER XIII – NO HOPE,
NO LOVE, NO GLORY, NO HAPPY ENDING
Il
dolore è ancora più dolore se tace
Giovanni
Pascoli
Come da logica conseguenza, ci beccammo
un’influenza di bassa lega.
Sembravamo due zombie. Brent mi ordinò
espressamente di stare a casa non appena sentì la voce abbassata di
sette ottave che avevo al telefono.
Così io e Jackson ce ne stavamo sul
divano, io da un lato e lui dall’altro, a giocare alla play – la
wii era troppo faticosa- e a guardare film a tutto spiano,
starnutendo a destra e a manca, mentre Freddy giocava allegro con un
gomitolo di lana. Almeno c’era qualcuno che stava approfittando
della situazione.
Avere un’influenza in pieno agosto
era una cosa che poteva capitare solo a me, Jackson e Bella Swan, ma
dato che Bella Swan era un personaggio di pura fantasia, Kristen o
non Kristen, gli unici sfigati in circolazione eravamo noi due. E mio
fratello James sfotteva alla grande, ooooooooooh come sfotteva.
Io e il mio compare delle sfighe
meditammo atroci vendette, tra cui quella di riempire le mutande di
mio fratello di panna montata mentre lui dormiva.
E la serata di addio che stavamo
organizzando per Jackson si stava avvicinando. Seppur con quella voce
che mi ritrovavo, dovevo aiutare almeno con le telefonate. Grazie
alle amicizie di Brent avevo prenotato una serata in un posto molto
in stile Jackson. Sapevo che lui non avrebbe preferito nessun altro
modo che festeggiare con i propri amici, suonando, bevendo e
scherzando. Avrei riunito la vecchia compagnia dei tempi di Eclipse.
Ci voleva. Sarebbero intervenuti tutti, anche le Jane A., perfino
Brent e Jared . Ovviamente Monica lo avrebbe tenuto un attimo al
guinzaglio. Credo comunque che, più che lui, avremmo dovuto tenere
molte rappresentanti del popolo femminile sotto controllo.
Ж
POV JACKSON
Queste settimane passarono più veloce
di quanto mi fossi aspettato. Anche se sentivo Lacey ogni giorno via
Skype/webcam/diavolerie tecnologiche varie, ciò non mi bastava.
Cercavo di impiegare il mio tempo in vario modo ma, ultimamente, lo
passavo spesso con Cake. Mi sarebbe mancata, me lo sentivo.
D’altronde, già prima che stare insieme eravamo amici e abbiamo
approfittato di queste ultime settimane per ricucire i vecchi
rapporti d’amicizia. Molto seriamente e coscienziosamente
dopotutto. Mi aveva aiutato pure nella scelta di alcuni copioni che
mi erano stati proposti. Addirittura riuscì a leggerne uno in meno
di tre ore, affermando alla fine che quel ruolo di personaggio
ottocentesco alla Jane Austen che aveva letto sul copione mi calzava
a pennello. Supposi fosse parecchio di parte, visto che era una fan
sfegatata della scrittrice inglese e amava i film in costume.
Il raffreddore se n’era andato così
come era venuto, ma senza la pioggia ringraziando il cielo.
Stavo andando a prendere un libro che
volevo prestare a Cake quando, passando vicino ad una porta, sentii
un pianoforte suonare. Non lo avevo mai sentito in quella casa.
Il suono proveniva proprio oltre quella
porta, che si rivelò essere socchiusa. L’aprii giusto un filo, per
permettermi di vedere cosa stava succedendo all’interno.
C’era Cake che stava suonando, di
spalle rispetto a me, seduta su uno sgabello, un pianoforte a corda
nero che occupava quasi un terzo della stanza. Le sue dita scorrevano
leggere sui bei tasti lucidi bianchi e neri. La luce proveniente
dalla finestra filtrava attraverso le tende. Sembrava tutto
illuminato da un’atmosfera di pace e tranquillità riflessa dalle
note dello strumento.
Ad un tratto la musica cambiò. Si fece
più malinconica, seguendo un filo ben preciso, differentemente da
prima, dove tutto sembrava dettato solo dall’istinto della ragazza,
come una bambina che prova lo strumento per la prima volta e non sa
bene come comportarsi.
Autumn leaves under frozen soles,
Hungry hands turning soft and old,
My hero cried as we stood out their in the cold,
Like these autumn leaves I don't have nothing to hold.
Handsome smiles wearing handsome shoes,
Too young to say, though I swear he knew,
And i hear him singing while he sits there in his chair,
Now these autumn leaves float around everywhere.
And I look at you, and I see me,
Making noise so restlessly,
But now it's quiet and I can hear you saying,
'My little fish dont cry, my little fish dont cry.'
Autumn leaves how faded now,
that smile that i've lost, well i've found some how,
Because you still live on in my fathers .... [...]*
La sua voce si incrinò un attimo, come
se fosse troppo arduo continuare. O come se stesse quasi piangendo.
Era una canzone triste. Una canzone di abbandono, di addio,
riconducibile a qualcuno che se n’era andato. Per sempre.
Aprii del tutto la porta. Cercai di
fare silenzio, cosa che fu aiutata dal grande tappeto blu a motivi
orientali. A grandi passi mi indirizzai verso di lei. Le misi una
mano sulla spalla. Lei appoggiò la sua sopra la mia. Aveva le dita
fredde.
- Sto bene,
non ti preoccupare- mi disse con voce bassa. – Rinvangavo solo il
passato Jackson -
- Sicura?- tutto questo rinvangare non
sortiva dei buoni effetti.
- Sì, pensavo solo a mio padre, tutto
qui. E mi viene istintivamente da suonare il suo piano ogni volta che
ci penso, così vengo qui e suono … Sai, mio padre era un direttore
d’orchestra, si era ritirato per aprire una scuola di musica. Da
lui ho preso questa passione che mi scorre come sangue nelle vene -
si passò una mano su entrambi gli occhi. Si alzò e mi guardò con
un sorriso, che fece tornare le mie fossette preferite sulle sue
guance.
Beh, immaginavo bene come poteva
sentirsi, d’altronde suo padre era morto alcuni anni fa e la ferita
era difficile da rimarginare.
Ci avviammo verso la porta. Sul ciglio
di questa, prima che Cake chiudesse la stanza dalle pareti bianche e
i mobili pieni di spartiti, cd e vinili, una domanda mi si presentò
spontanea sulle labbra:
- Cake, toglimi una curiosità …
oltre alla batteria, quanti altri strumenti sai suonare?
Lei chiuse la porta con un’antiquata
chiave di ottone.
- Umh… il piano, la chitarra, l’arpa,
la viola e un po’ di flauto traverso … perché?
Avevo paura. Tanta paura.
Cristo Santo!
Ж
POV VALERIA
Il locale da me prenotato era pieno di
gente che conoscevo solo per un terzo. Per l’occasione, sotto
consiglio delle Jane A., avevo sfoderato dei leggings di pelle con
sopra un abito senza maniche, ai piedi delle Manolo nere dai tacchi
che erano quasi dei grattacieli, ma io avevo imparato a camminarci
benissimo. Come si suol dire, mi ero messa in tiro.
Per richiamare i vecchi tempi, io e
Ashley avevamo trascinato Kellan sulla pista da ballo mentre i
colleghi delle 100 Monkeys facevano sfide a suo di tequila bum bum
con Jackson. Penitenza, andare a cantare la prossima canzone sulla
pedana del karaoke, a random. Insomma, quella che capitava, capitava.
Vedevo scorrazzare di qua e di là
tanta gente. Mi venne perfino a salutare Jared, mano nella mano con
Monica, senza alcun problema. Avevo fatto piazzare qualcosa tipo
quattro bodyguard per ogni entrata del locale. Pazza sì, ma pirla
no.
Mi sentivo molto potente insomma. La
cosa mi faceva parecchio ridere. O forse era solo l’effetto del Sex
On The Beach che mi stavo bevendo. Potevo permettermi solo quello
visto che dopo dovevo guidare. Cosa per cui Robert e Taylor mi
sfotterono ad oltranza per tutto il tempo in cui stesi al locale. Ma
poco mi importava.
No, l’allegria non era dovuta
all’alcol, quanto a tutte le persone che mi circondarono. Quei
momenti erano istantanee fisse nella mia memoria e lì sarebbero
state per sempre. Mi guardavo intorno e sorridevo, come forse non
facevo da tanto, troppo tempo. Mi sentivo quasi del tutto completa.
Questa era la mia vita, finalmente l’avevo capito. Avevo forse
trovato il mio posto nel mondo, dopo una lunga ricerca. Avevo trovato
una luce a cui aggrapparmi e da cui farmi avvolgere.
-Ahhhhhhhhhhhhhhh! Jackson ha perso!
Andate a prendere una canzone a caso!- a quanto pare il mio amico
aveva perso al gioco con la tequila e doveva pagare pegno. Uno dei
suoi amici, mentre gli altri lo trascinavano sulla pedana del
karaoke, stava scegliendo una canzone da un vasto elenco.
Noi tutti ridevamo a vederlo un po’
così il nostro Jackson, quasi brillo, con i suoi soliti stivali da
cowboy e l’aria felice di chi si sta divertendo. Che poi, io sapevo
che reggeva l’alcool in una maniera quasi indecente, quindi la
scusa dell’ubriachezza non reggeva per niente.
All’inizio non capii di che canzone
si trattasse, ma, da lontano, mi sembrò che Jackson mi lanciasse
un’occhiata che mi preoccupò non poco. Incominciava a cantare, con
sentimento, risvegliando in me la tempesta, appena sotto la
superficie della mia pelle.
Prima che le note che non riuscivo a
percepire, furono le parole di quella canzone che ribaltarono
completamente il mio essere. Ma prima ancora, fu il modo in cui lui
le cantò che furono il mio personale fulmine a ciel sereno. Fui
strappata alla luce per ricadere nell’abisso del tormento.
Romeo & Juliet, quella canzone, era
ciò che mi aveva fatto cadere ancora una volta. Ciò che non mi
permetteva di andare avanti. La mia autodistruzione, il mio uragano
distruttore.
Mi alzai e, con un’occhiata allarmata
da parte di Demone e Discepola, cercai di dileguarmi in maniera che
nessuno se ne accorgesse. Scambiando solo qualche parola con chi di
dovere.
Presi la mia giacca, diedi le ultime
istruzioni al personale, affidando tutto nelle redini di Brent con la
scusa di aver avuto un imprevisto a casa. Avvertii solamente mio
fratello, che altrimenti sarebbe impazzito non trovandomi per tutto
il locale. Ero come rinchiusa in una bolla. Usci fuori e mi rifugiai
in macchina, accesi il motore e partii, la radio sintonizzata ad un
volume alto, per non farmi pensare a niente. Non volevo pensare, non
volevo ricordare quanto era fragile in me il confine tra amicizia e
amore, soprattutto per quanto riguardava Jackson. No, a me non era
concesso tutto questo, non mi era concesso l’happy ending, mi era
concesso solo il nulla, solo il silenzio di una devastazione
sentimentale. La radio passava una canzone dei 30 Seconds To Mars, il
cui video ai tempi aveva fatto più scalpore di uno di Lady Gaga.
Curioso come solo cinque minuti prima parlavo seduta su un divano di
pelle rossa e bianca con il frontman di quel gruppo, che in quel
frangente stava in coppia fissa con Monica.
Crush, crush…Burn,
let it all burn, This Hurricane is chasing us all underground…
Sì, tutto dentro di me stava
bruciando, stava crollando.
There’s a fire
inside of this heart and a riot about to explode into flames…
Sì, stavo per esplodere, mi stavo
trasformando in cenere da cui forse non sarebbe rinata alcuna fenice.
Where is your
God? Where is your God? Where is
your God?
No, qui Dio aveva abbandonato la mia
anima da parecchio. Da parecchio non si faceva vedere dalle mie
parti.
Do you really want me
dead or alive to torture for my sin?
Sì, doveva punirmi, ero una
peccatrice, desideravo l’uomo di un’altra donna. Doveva
torturarmi, me lo meritavo, ero lì, pronta per il mio castigo,
mentre guidavo per le strade della città degli angeli che celavano
una peccatrice come me.
*la canzone è "Autumn" di Paolo Nutini , potete ascoltarla qui ^^ ----> http://www.youtube.com/watch?v=EGBDXR3EPjE
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** Such A Beautiful Lie To Believe In ***
chap 32
Ok,
sono sopravvissuta al concerto di Milano dei 30 Seconds To Mars....SONO
SALITA ANCHE SUL PALCOOOOOOO!!!! ( e fu così che ora lo seppe
tutta Italia ....dettagli ). ecco a che servono quasi due giorni di
fila. perchè certe cose succedono solo con i Mars. Della serie:
in due giorni ho dormito si e no 2 ore....
ok, rispondo alle recensioni e poi vi lascio felici di leggere ^^
@Joe: ogni cosa al suo tempo....non pui pretendere che faccia uscire tutto dal cappello magico no? xD
@Cute:
noi non siamo di parte nooooooooooooooo???? Poi con questi concerti che
sono appena passati ù.ù ma che dici..... Saltare addosso
a Jackson? Tu mi sa che mi vedi troppo pazza..... per il momento non
succederà ancora ( in realtà è uno dei miei
progetti che deve essere adempiuto entro il 21.12.2012, giusto per la
fine del mondo e per il b-day di Jackson xD)
@Annie: divertiti al Sonisphere anche per me!!!!!!!
@Princes: mi mancano le tue recensioni....
Ok ragazzi, non suicidatevi per lo zucchero dopo questo capitolo, chiaro? :P
CHAPTER XIV- SUCH A
BEAUTIFUL LIE TO BELIEVE IN
If
we could take the time to lay it on the line
I could rest my head
just knowin' that you were mine
All mine
So if you want to
love me then darlin' don't refrain
Or I'll just end up walkin' in
the cold November rain
November
rain - Guns'n'Roses
POV JACKSON
L’unica canzone che non potevo
permettermi di cantare era toccata a me.
Non mi azzardai nemmeno a guardare le
reazioni di Cake. Le lanciai soltanto un’occhiata all’inizio.
Per fortuna ero un attore, perché
cantare quella canzone in quella occasione fu una delle cose più
difficili della mia vita.
Dovevo resistere.
E resistetti. Stoicamente. Non volevo
farle male. Non potevo permetterlo e lei ormai non doveva più
soffrire a causa mia, perché sapevo che soffriva, lo vedevo. Monica
mi aveva fatto una ramanzina che me la sarei ricordata a vita, una
volta che Cake mi aveva mandato a ritirare una torta. Lei non lo
avrebbe mai saputo.
Quasi con rabbia riposi il microfono al
suo posto, tra gli applausi dei miei amici che mi prendevano sempre
un po’ in giro ogni volta che mi mettevano in situazioni del
genere. Cercai di mantenere la mia migliore faccia di bronzo.
Non trovai più Cake nel nostro gruppo.
Non sapevo dove era andata a cacciarsi. Forse era uscita a prendere
una boccata d’aria.
James sembrava un po’ turbato. Ma era
comprensibile. Quella situazione non piaceva né a me, né a Cake, né
a lui.
Cercai di non far pesare il mio stato
d’animo a nessuno, impegnandomi di più nelle conversazioni e nei
bicchierini di tequila che mi passava Kellan. Lo so che voleva farmi
ubriacare di brutto per poi fotografarmi in stato imbarazzante e
ricattarmi per saecula saeculorum .
Ma, inutile dirlo, non ci sarebbe mai
riuscito. Avevo i miei trucchi.
Ad un tratto vidi James rispondere al
suo cellulare. Osservai il suo viso passare dall’allegria della
situazione ad una rabbia da far paura.
- MIA SORELLA HA FATTO COSA?!?!?!?
Ж
James mi aveva ordinato di andare con
lui. Non voleva dirmi che aveva combinato sua sorella. Con noi
c’erano anche Demone e Ashley. Ero seriamente preoccupato.
Sfrecciammo per le vie di LA ad una velocità che, considerando
James, era alquanto preoccupante.
Di solito lui andava alla velocità di
un bradipo con la tachicardia.
Ci fermammo in quello che mi sembrava
il retro di un locale, tra inservienti che si prendevano ogni tanto
una pausa per fumarsi una sigaretta o bere una birra.
Una figura ci venne incontro. Era una
ragazza che mi arrivava fino alla spalla, quasi come Cake, dai
capelli lunghi, ricci e neri, vestita molto easy, con un jeans nero e
una camicia blu scuro.
- Cris, dov’è?- chiese
immediatamente James non appena la ragazza entrò nel suo raggio
d’azione.
- Nel divano del mio ufficio,
seguitemi- la situazione sembrava più grave di quello che mi era
parso all’inizio
- Non hai idea Jay, è venuta qui al
‘Phoenix’ stranamente senza le altre-. Già lì la cosa mi
puzzava.
- Appena è partita 'Personal Jesus'
dei Depeche Mode si è lanciata dopo aver bevuto un doppio whisky e
si è messa a ballare a uno dei pali che usiamo per le nostre
ragazze. Sapevo che non dovevo proporle quella lezione gratis di
Streap-Gym –
Che cosa? Ero allibito. Da quando si
metteva a fare Streap-gym?
Demone e Ashley si guardarono in
faccia.
- Sta male James. Vorrei sapere chi è
il bastardo che le ha fatto così male. Una ragazza come lei si
riduce così solo per uno che le ha spezzato il cuore … -
Mi sentii sprofondare.
Una fossa non c’era mai quando
serviva.
- Da quanto tempo è qui?- chiese
James, seriamente preoccupato. Era scuro in volto.
- Più o meno da due ore. Adesso
riposa. Ho dovuto chiamare quattro dei miei ragazzi per portarla giù:
le ho fatto una mezza ramanzina, ma credo fosse così distrutta che
non mi abbia nemmeno ascoltato.-
Cris ci scortò fino a un corridoio
dalle pareti rosse. Passammo oltre cinque o sei porte fino ad
arrivare a quella che Cris con un solo colpo aprì. Ci fece segno di
entrare, ponendo un dito davanti alla bocca, come monito di silenzio.
L’ufficio era molto ordinato e
pulito. Alle pareti erano appese locandine di gente più o meno
famosa. Una grande scrivania occupava l’altra parte della stanza,
con sopra un computer di nuova generazione, di quelli che solo
schiacciando un tasto io sarei stato capace di rompere. Dietro
questo, due librerie erano stipate di libri contabili e documenti
vari. Alla mia sinistra, su un divano di pelle, come se niente
potesse turbarla, Cake dormiva placidamente e profondamente, protetta
da una coperta verde acqua per non prendere freddo.
James fece un profondo sospiro, osservò
sua sorella per qualche secondo e poi si avvicinò al divano,
prendendo la ragazza in braccio per portarla a casa. Lei sembrava
così indifesa.
Stavo per andare ad aiutarlo, ma lui
con un gesto rifiutò, bruscamente. Era incazzatissimo con me. Penso
mi reputasse responsabile di quello che aveva combinato sua sorella.
Aveva ragione. Mi lanciò un'occhiata che diceva tutto. Compreso
anche un bel “Vaffanculo Jay”
- Andiamo- James si rivolse alle due
ragazze , poi a Cris – grazie ancora … -
- Figurati. Ma da quando sei così
gentiluomo? Guarda che non è passato poi tanto tempo da quando
pomiciavamo spudoratamente sul divano di casa mia … -
- Che vuoi che ti dica, ora ho una
ragazza fissa, devo mostrare un minimo di serietà. Ci vediamo in
giro Cristel.-
- Certo … serietà- anche Cris
sembrava poco convinta di questa cosa. Ma lui e Nikki sembravano
durare alla grande.
Ci avviammo tutti verso l’uscita,
come se fossimo gli angeli custodi di Cake.
Tutti tranne me, io ero il suo diavolo
personale. Fortunatamente per lei mi stavo per sposare e avrei fatto
in modo che non mi vedesse per quasi tutto il resto della sua vita.
Lo sapevo che James era incavolato con
me, e con se stesso. Da quando era morto suo padre, lui si era
occupato sempre di sua sorella da quando lei aveva dieci anni insieme
a sua madre. Padre e fratello. Si sentiva in colpa di non averla
protetta abbastanza … da me.
Ж
Nessuno parlò più di quella faccenda.
Soprattutto l’interessata.
Due giorni e molte frasi di circostanza
dopo, io, Cake e James partimmo per Atascadero, dove si sarebbe
svolta la cerimonia. L’idea che da lì a poco tempo sarei stato un
uomo sposato e felice in effetti incominciava a mettermi un po’
d’ansia. Non potevo dare nemmeno la colpa ai preparativi perché,
sostanzialmente, aveva pensato a tutto Cake. Credevo che prima o poi
l’avremmo fatta santa, o martire perlomeno.
La villa era molto più bella di quanto
mi ricordassi. Interi ettari di campi e vigneti la circondavano e a
lato il maneggio era la casa di molti cavalli stupendi. Cake era un
tantino preoccupata per il tempo. Si prevedeva un cielo alquanto
variabile. Io cercai di non preoccuparmene più di tanto.
Per quel giorno avremmo dormito lì. Il
giorno dopo si sarebbe svolto il fatidico evento. Cercavo di non
innervosirmi prima del tempo. E si dà il caso che passavo il tempo
cavalcando qua e là per la tenuta a cavallo di un purosangue. Non
volevo stare dietro alle sottane di Cake e, se avesse avuto bisogno
di me, mi avrebbe chiamato e sarei accorso.
James era tornato a casa a sistemare le
ultime cose e cercavo di mantenere le dovute distanze.
La mia posizione era già abbastanza
precaria. Non appena mi fossi sposato, avrei dato un taglio netto a
tutto. Basta tentennamenti, basta stare appeso sul filo del rasoio in
una situazione disastrosa. Il matrimonio era una cosa che per me
significava stabilità, solidità, fedeltà.
Sì, ogni tanto ragionavo all’antica,
era la logica conseguenza dell’aver vissuto in una famiglia dove
certi valori erano molto vicini al sacro.
Me lo dicevano un po’ tutti che ogni
tanto sembravo un gentiluomo del Texas, anche la mia dolce Lacey, e
ogni tanto per questo mi criticava.
Con Thunderbolt, il purosangue che
stavo cavalcando, arrivai fino all’entrata del maneggio, dove
affidai il cavallo alle cure di un espertissimo stalliere ispanico
che la sapeva davvero lunga.
Mi piaceva davvero quel posto. Si
respirava aria di tranquillità. Magari in un prossimo futuro avrei
comprato con la mia promessa sposa una piccola tenuta simile a
quella. Come per poter sentire qualcosa di veramente mio.
In tenuta da fantino mancato mi avviai
verso la mia camera per cambiarmi. Per arrivare dove dovevo arrivare,
dovevo passare a lato del luogo dove si sarebbe svolta la cerimonia:
vicino alla riva del lago artificiale era stato posto un gazebo di
legno dipinto di bianco, che l’indomani mattina sarebbe stato
decorato con tulipani e rose bianche. Di fronte, ai lati di un ‘white
carpet’ sarebbero stata posizionate le innumerevoli sedie dove si
sarebbero seduti gli invitati. Poi solo il prato verde.
Una cerimonia molto semplice dopotutto.
Era il contesto nella quale era inserita che era molto in stile
Lacey. Era la mia sposa e io l’avrei fatta felice in qualunque modo
possibile.
Mi fermai un attimo, giusto per vedere
Cake coordinare l’attività di approssimativamente una decina di
inservienti. Quel giorno indossava una camicia celeste e una gonna a
pieghe beige fino al ginocchio. A volte sembrava così tremendamente
elegante nella sua tremenda semplicità da farmi quasi impressione.
Le sue converse un po’ malandate mi mancavano.
Proseguii per la mia strada, rimanendo
per tutto il resto di quel giorno nella mia camera. Non mi presentai
nemmeno a cena, facendomela portare in camera. Spesi il mio tempo a
cercare di farmi ispirare da ciò che vi era fuori dalla finestra,
strappando pagine dove avevo incominciato a scrivere parole sconnesse
di canzoni che in quel momento non mi sembravano nemmeno degne di
essere chiamate tali.
La notte scese su tutta la valle,
portando con sé un altro di quei temporali estivi che rinfrescavano
l’aria. A sentire lo scroscio della pioggia, mi affacciai alla
finestra, curioso di vedere le gocce cadere al suolo, come ero solito
fare da piccolo.
Abbassando lo sguardo dal cielo alla
terra, mi accorsi di una figura che muta subiva su di sé il peso di
una pioggia scrosciante. Mi infilai i miei stivali di corsa, cercai
un ombrello per ripararmi, ma inutilmente. Corsi fuori dalla villa
fino a raggiungere la figura di donna, che mi faceva tenerezza solo a
vederla così bagnata come un pulcino.
- Valeria! Che diamine ci fai qui
fuori?- la presi per un braccio. Lei si voltò come se solo in quel
momento si fosse accorta della mia presenza. Aveva uno sguardo
malinconico e triste. Mi prese per mano e, con voce supplichevole mi
chiese una cosa che mai mi sarei dimenticato.
- Jackson, ti prego, dimmi una bugia.
La guardai un attimo stranito. Vidi
come sembrasse che in quel momento stesse piangendo.
- Cosa mi stai chiedendo?- ero un po’
incredulo.
- Dimmi una bugia, l’unica vera bugia
della tua vita. Dimmi che domani non ti sposerai-
Cosa mi stai chiedendo, fragile e
malinconica creatura?
- Dimmi che mi ami, anche se è solo
una bugia- i suoi vestiti aderivano quasi del tutto al suo corpo,
rivelandone le forme di origine mediterranea.
- Ti amo, anche se è solo una bugia-
lo era veramente?
Lei mi sorrise, sincera, come forse non
la vedevo da tempo. Con una mano mi accarezzò il viso, dolce quasi
come una madre con il proprio figlio. Le sue dita erano fresche come
l’acqua che cadeva dal cielo.
Mi prese il viso tra le sue mani e lo
avvicinò al suo. Senza sforzo fece combaciare le nostre labbra,
gentile e delicata come in fondo lo era sempre stata, ma allo stesso
tempo tormentata.
Sentivo tutto il suo dolore in quel
bacio, e non potei fare a meno di sentire qualcosa di doloroso al
cuore anche io.
- Addio- un gentile sospiro sulle mie
labbra ed era già andata via, lasciandomi da solo sotto un temporale
estivo che era già passato.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** Everything Was Where It Must Have Been ***
chap 33
Salve a tutti! Sono sempre io, la vostra rompiscatole preferita :P
Bene,
sappiate non vedo l'ora sia il 13 di luglio...almeno sono sicura che
avrò finito con questi cavolo di esami...sarà che me ne
mancano pochi, però più sono di meno, più mi rompo
a farli, strano no? xD
Rispondo alle recensioni e poi vi lascio leggere questo capitolo un po' più corto rispetto a quelli precedenti.
@Princes:
hai detto veramente proteus? :P e per la cerimonia da interrompere come
nei migliori film di serie B.... stiamo a vedere ok?
@Cute: il fosso.... il fosso, dico solo questo xD
@Ino: ecco
la mia demone che ritorna a recensireeeeeeeeeeeeeeeeeeee *-* , dai, che
ti mancano solo altri 24 capitoli da leggere xD
Avvertenza: alla fine di questo capitolo non uccidete l'autrice xD
CHAPTER XV – EVERYTHING WAS WHERE IT
MUST HAVE BEEN.
There
were many times I've let you down,
so
many times I've played around,
and
I tell you now, they don't mean a thing,
every
place I go I think of you,
every
song I sing I sing for you [...]
[…]
Now the time has come to leave you,
one
more time I let me kiss you,
close
your eyes and I'll be on my way,
dream
about the days to come
when
I won't have to leave alone,
about
the times that I won't have to say
Leaving On A Jet Plane
– Janis Joplin
Il fatidico giorno era arrivato. Il
giorno del mio matrimonio.
Io non ero riuscito a dormire tutta la
notte per quello che era successo la sera precedente.
L’ultimo bacio.
Lacey mi avvertì con una telefonata
che era arrivata alla villa ma, per tradizione, non mi era permesso
vederla. In compenso dopo tanto tempo vidi tutta la mia famiglia: mia
madre, commossa perché finalmente mi ero deciso a mettere la testa a
posto, mio padre, che mi fece un discorsetto sulla fedeltà prima di
andare, le mie sorelle, che mi prendevano in giro dicendo che
sembravo un pinguino, tutti.
I miei amici passarono subito dopo a
farmi le loro felicitazioni. Vidi James a braccetto di Nikki, felici
di stare insieme come sempre, le 100 Monkeys, esclamando in giro che
ero il primo che si sposava di tutti, i miei colleghi. Ero circondato
da tutti quelli che avevo conosciuto e che mi volevano bene.
Solo Cake non venne. Il suo stavolta
era stato un vero addio con tutti i crismi.
In quel momento mi trovai sotto il
gazebo che, quella mattina, mentre mi preparavo per la cerimonia, era
stato addobbato di gigli e rose bianche che spandevano il loro
profumo tra tutti noi.
Gli invitati erano ormai ai loro posti,
il prete era arrivato e ognuno era dove doveva essere.
Il tempo sembrava avesse dato una
tregua e volesse mostrarsi magnanimo, concedendo tempo sereno per
tutta la giornata.
La piccola orchestra d’archi
incominciò a suonare, facendo rivolgere gli occhi di tutti verso
l’inizio del lungo tappeto bianco dove Lacey apparve di bianco
vestita, a braccetto con il mio futuro cognato. Sembrava quasi un
angelo in quel vestito così semplicemente elegante, senza spalline e
che scendeva morbido come ad avvolgere tutta la sua figura. Il velo
cadeva leggero sul suo capo, fermato in un’acconciatura che
sembrava quasi di altri tempi.
Sì, tutto stava tornando al proprio
posto. Tutto era nel corso naturale delle cose. Tutto doveva stare
dove doveva stare.
Ж
POV VALERIA
Quando Stepan mi fece chiamare in
ufficio per fissare un incontro, i miei quesiti su quanto tempo ci
avrebbe messo a compiere la prossima mossa ebbero la loro risposta.
Sapevo che prima o poi sarebbe
successo.
Mi diede appuntamento in una sala da
the privata. Quando arrivai, diedi il mio nome all'inserviente
all'entrata. Entrai nella sala.
Su rotondi tavoli di mogano erano
stese candide tovaglie bianche merlettate. Su di esse, tovaglioli,
piattini e tazze. Arrivata al tavolo, mi accorsi che Stepan era già
arrivato. Stava leggendo una copia del Times di quel giorno. Appena
mi vide, da galantuomo qual'era, si alzò e mi fece accomodare. Con
un cenno fluido della sua mano fece in modo che gli inservienti
portassero piccoli piatti con sopra mille tipi di tartine e
pasticcini.
Beh, non si poteva dire che non
sapesse il fatto suo. Soprattutto da come i camerieri gli ubbidivano
rapidamente.
Parlammo velocemente del più del
meno, come a ingannarci fino al momento in cui uno dei due avesse
affrontato l'argomento. Quando successe, io avevo appena terminato il
mio the alla pesca.
- Ho conosciuto Lacey più di tre
anni fa. - incominciò lui, come in
media res – eravamo a un evento benefico. Strano come
certe cose si ripetano...- si riferiva ovviamente ad Red-Cross
- E' difficile non rimanere
incantati da Lacey. Nonostante le mie prime avances lei stava con
un'altro. Immagini un po' chi era il ragazzo...- Stepan sorseggiò
quel che rimaneva del suo thè che con un tintinnio posò sopra il
piattino sul tavolo. Mi guardò con i suoi occhi azzurri.
Con quella sua ultima frase, Stepan
mi fece capire che stavamo parlando di Jackson. Ovviamente mi
ricordai di quella serata pazza di tre anni fa a casa di mio
fratello, quando ubriaca io e Jackson ci eravamo baciati. Lui
non sapeva che io ricordavo quel particolare.
- Diventammo amici. Davvero. -
Stepan continuò la sua storia- Nonostante vivessimo ai poli del
mondo sostanzialmente. Quando mi trasferii definitivamente qui, il
nostro legame di amicizia si intensificò...fino a trasformarsi in
qualcos'altro.- guardò verso la finestra, mirando il panorama dei
grattacieli di LA.
- E Lacey che fece?- la curiosità
era donna. D'altronde però quella storia riguardava anche me.
- Confessò tutto a Jackson. Non
voleva essere disonesta con lui. Si lasciarono poco dopo e lui partì
per girare Eclipse....
- E cosa avete fatto poi?- Stepan
sorrise triste prima di rispondermi.
- Abbiamo continuato la nostra
storia. Fu ...intensa. Sì, intensa. Purtroppo era nata sotto il segno
di una frattura di cui Lacey non riuscì a scrollarsi. Si sentiva in
colpa. Era infelice. Non starò qui a raccontare tutto... Alla fine
ci lasciammo. Era una sera di dicembre....il resto penso sia
intuibile. Lei e Jackson si reincontrarono molti mesi dopo e insieme
decisero di darsi un'altra possibilità. Il resto lo conosciamo
tutti.-
Stepan terminò il suo racconto.
Rimanemmo ad osservarci. Io lo scrutai in volto.
- Sei ancora innamorato di lei. -
non era una domanda. Era una constatazione.
Lui mi guardò. Eravamo nella stessa
situazione. Non avevo bisogno di una risposta per capire che avevo
ragione.
Aspettai giusto il tempo che la sposa
percorresse il lungo tappeto bianco. Quel giorno avevo fatto in modo
di rendermi invisibile agli occhi di chi non doveva vedermi. Avevo
aiutato Lacey con il suo bellissimo e costosissimo abito da sposa, i
suoi stati d’animo altalenanti e le sue isteriche damigelle. Avevo
addobbato il gazebo di fiori, controllato il menù del ricevimento in
ogni minimo dettaglio e la lista degli ospiti, dato indicazioni a
chiunque e su qualunque cosa.
- Perché non me lo hai detto prima?-
Brent apparve dietro di me, elegantemente vestito con un completo blu
scuro abbinato ad una camicia bianca e un cravatta rosa chiara, di seta.
- Avrebbe fatto qualche differenza?
Avevano chiesto la mia presenza. In caso contrario avremmo perso
questo contratto Brent.- mi voltai verso il mio capo con un sorriso
che non aveva niente di allegro. Sapeva piuttosto di rassegnazione .
- Ti avrei evitato inutili sofferenze.
Sai, dopotutto sono un capo molto comprensibile.-
Sospirai. Lo sapevo che Brent era un
pezzo di pane.
- I giochi sono fatti. Io ho perso
Brent e il banco ormai ha chiuso.-
- Posso almeno fare qualcosa per te?
Ci pensai su un attimo.
- Darmi almeno un mese di ferie da ora.
E non affidarmi più niente che riguardi i Bradford –
- Mi sembra un compromesso più che
ragionevole. Ci vediamo tra un mese allora-
- Sì, tra un mese. Sarò puntuale al
lavoro.
- Questo problema non mi sfiora neanche
. Buone vacanze.-
Salutai Brent con un sorriso sincero e
un abbraccio fraterno.
Nel mio vestito grigio perla di seta ed
organza, con i capelli raccolti in un’elegante acconciatura e i
tacchi alti ,che mi facevano apparire come appena uscita da un film
di Audrey Hepburn, mi avviai verso l’uscita della villa di
Atascadero, dove mi aspettava una Jaguar nera tirata a lucido. Entrai
dal lato del passeggero, accanto a quello del guidatore. La mia
valigia era già dietro nel bagagliaio.
- Sicura di voler andartene proprio
ora?- mi chiese il guidatore.
- Sì Stepan, è ora che dia davvero
un taglio a tutto. Credo che mi farà bene raggiungere mia madre
a Miami e starci per un po’.- guardai il ragazzo negli occhi. Lui
mise in moto e sfrecciammo diretti verso LAX, l’aeroporto di Los
Angeles.
- Tu invece cosa farai?- in fondo, sia
io che Stepan eravamo nella stessa situazione.
- Oh, credo che mi prenderò anche io
una pausa. Magari vengo da te a Miami. O tornerò in Russia a trovare
la mia famiglia -
Sorrisi. Stava cercando di tirarmi un
po’ su di morale, lo sapevo bene.
Guardai fuori dal finestrino,
osservando le valli californiane che pian piano lasciavano spazio
alle grandi città.
L’unica cosa che volevo fare al
momento era piangere fino a quando non mi si fossero prosciugati gli
occhi. E forse anche oltre. Cercavo di non pensare al vuoto che mi
trovavo al posto del cuore.
Anche perché non avevo più un cuore.
La pioggia di ieri me lo aveva strappato e portato via con sé nella
terra dei sogni infranti.
FINE SECONDA PARTE
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** Living In Sin ***
chap 34
Ok, lo so
che per il capitolo precedente state meditando atroci sofferenze per
me, l'autrice, per vendicarvi...lo so, lo so benissimo...
Spero che questo capitolo almeno plachi un attimo la vostra sete....
Parlando di
sete...chi ha visto la prima (ma anche la seconda che circola in lingua
originale) puntata della quarta stagione di True Blood?? *-* io
rimarrò fedelmente Team Eric ù.ù (roba che
appiccherei fuoco a Sookie ragazzi, per non parlare di Bill -.-")
Bene, detto questo rispondo alle recensioni :
@Cute: sai che ogni volta che recensisci mi immagino le tue facce mentre leggi il capitolo? xDDD cioè xD
@nefrit93: grazie per i complimenti! Spero di poter leggere a breve altre tue recensioni ^^
@Princes: basta spoilerare :P eccoti accontentata!
@Annie: giuro, di far piangere qualcuno ancora non c'ero riuscita!
@joe
(OVUNQUE ELLA SIA! ù.ù) cioè...devo anche
commentare? Guarda che mi preoccupo quando non recensisci! A Parte che
se tu parti il 3 luglio il capitolo finale lo leggi poi quando torni
ora che ci penso ò.ò
Siamo al penultimo capitoloooooooooooooooooo! Woooooooooooohooooooooooooo!
Volevo far notare due cose:
1- la
citazione incipit del capitolo è presa da una delle mie cazoni
preferite degli U2...se non l'avete mai ascoltata in vita vostra,
è ora di rimediare *tono minaccioso*
2- a fine di
questo capitolo ci sarà una nota che penso potrebbe interessarvi
molto...non andate direttamente vedere di che si tratta, gustatevi il
capitolo prima :P
PARTE TERZA
CHAPTER I – LIVING IN SIN
I
want to feel
Sunlight on my face
I see the dust cloud
disappear
Without a trace
I want to take shelter from the
poison rain
Where the streets have no name
Ho...ha...
Where
the streets have no name
Where the streets have no name
We're
still building
Then burning down love
Burning down love
And
when I go there
I go there with you
It's all I can do
The
city's a flood
And our love turns to rust
We're beaten and
blown by the wind
Trampled in dust
I'll show you a place
High on a desert plain
Where the streets have no name
Where
The Streets have No Name- U2
POV VALERIA
Los Angeles era più calda di quando
l’avevo lasciata meno di un mese fa.
- Coccinella, ecco i nostri bagagli-
mia madre prese una valigia, io l’altra ed incominciammo a
trascinarle dal nastro trasportatore e portarle via. Ci sarebbe
venuto a prendere mio fratello, che a breve sarebbe partito per il
Messico, giusto in tempo per girare un nuovo film.
Io invece avrei voluto che la lunga
vacanza che mi ero presa non avesse avuto mai fine.
Cosa che invece, ahimè, ebbe!
Dovevo tornare a lavoro prima o poi no?
Nonostante tutto, questo “mese
sabbatico” che mi ero presa mi aveva fatto un gran bene. Mi ero
goduta il sole della Florida, il che giovò sia al mio umore che alla
mia abbronzatura.
Ora ero pronta per affrontare qualunque
cosa.
Almeno, così la vedevo. Nuovi
orizzonti si sarebbero aperti avanti a me, nuovi sentieri da
percorrere, nuove esperienze da provare.
James ci diede un caloroso ritorno a
casa. Per l’occasione rispolverò il grill di papà e a pranzo
mangiammo fuori in giardino, parlando tutto il pomeriggio mentre il
sole pian piano incominciava a tramontare.
- Cake, ti va di venire a vedere una
cosa con me?- mi propose mio fratello dopo una coppa di gelato alla
stracciatella a cui, neanche volendo, avrei detto di no.
- Cosa?- incominciava a mettermi la
cotanta pulce nell’orecchio.
- Sorpresa! Ti ho mai deluso?
Evitai di rispondergli. L’ultima
volta che aveva fatto una sorpresa …
No. Non dovevo pensarci. Mi era
vietato. Lo avevo proibito a me stessa.
Cinque minuti dopo mi ritrovai nella
Ford di mio fratello, diretta verso un altro quartiere della città,
con file di belle villette a schiera.
Mio fratello si fermò davanti a una
villetta che, se avessi avuto abbastanza soldi, mi sarei comprata per
me seduta stante.
Era una villetta bianca a due piani con
le imposte blu, circondata da un giardino pieno di fiori colorati.
Era come mi immaginavo fosse la casa dei miei sogni. Ne avevo
disegnate delle bozze che tenevo in una bacheca nella mia camera.
- Ecco la sorpresa- fece mio fratello
facendomi scendere dalla macchina. Io ero scioccata.
- L’hai comprata?
- Sì! Diciamo di sì!
- Posso entrare?- ero felicissima per
mio fratello. Non potevo quasi credere che volesse creare un proprio
‘nido’ in pianta stabile. Questa sì che era una sorpresa.
- Entra e guarda pure! Goditi tutto
dentro. Ti aspetto qui per dirmi cosa ne pensi-
Ero entusiasta. Non me lo feci dire due
volte e corsi dentro casa. Faceva una certa impressione a vederla
così spoglia. Alcuni mobili erano rimasti lì, coperti da lenzuoli
bianchi che davano quasi un’aria di antico, con l’atmosfera del
tramonto che colorava tutto di tinte molto calde.
Mi sembrava di essere entrata quasi in
una dimensione parallela di pace e tranquillità.
Il salotto era enorme, la cucina era
grande e c’era un sacco di luce. Salii al piano di sopra,
respirando l’aria di vissuto che la casa emanava. Mi piaceva, e
pure tanto.
Era esattamente come mi aspettavo fosse
la mia casa. Peccato che l’avesse comprata mio fratello.
Sorrisi tra me e me. Magari me la
poteva rivendere.
Quando arrivai in cima alla rampa di
scale, sentii un suono che , in quell’occasione, non mi sarei mai
aspettata di ascoltare.
Le corde di una chitarra.
Incominciai a passare per tutte le
stanze. Non riuscivo a trovare da dove proveniva quel suono.
A
love-struck Romeo sings a street-suss serenade
laying everybody
low with a love song that he made
finds a convenient streetlight
steps out of the shade
says something like you and me babe how
about it?
No! No! No! Dovevo fermare quella
canzone.
Mi diressi verso l’ultima stanza,
sicura che avrei trovato ciò che cercavo.
Ж
POV JACKSON
James mi aveva mandato un messaggio,
avvertendomi che Cake era entrata dentro. Sapevo che appena avessi
attaccato con quella canzone, mi sarei messo nella stessa situazione
della sirena che tentava Ulisse.
Lo sapevo.
Sapevo tutto.
E sapevo cosa volevo. E io volevo lei.
Bisognava vedere quanto lei volesse me
ancora.
Sentii i suoi passi per le scale e
incominciai a suonare. La sentii cercare, finché non mi trovò.
Con la coda dell’occhio la vidi
entrare. Il primo impulso fu di correre da lei, ma avevo una canzone
da finire con la mia fedele chitarra. Per la mia Juliet.
Questa volta era tutta per lei, nessuna complicazione, nessun
problema, nessuno che doveva sposarsi.
Sì, in fondo eravamo un po’ come
Romeo e Giulietta, solo che avevamo un destino meno avverso e
possibilmente un futuro migliore che non implicasse il suicidio o una
qualche specie di morte, almeno per un lunghissimo periodo di tempo.
La canzone finì e io la guardai,
finalmente. L’ultima nota si spense nel silenzio
Da quanto tempo non osservavo la sua
figura? I capelli sembravano più lunghi, schiariti dal sole,
finalmente del tutto sciolti e lasciati liberi. La pelle era
abbronzata, grazie al sole di Miami. Indossava un vestito bianco di
lino, fino alle ginocchia. Ai piedi un paio di converse bianche, con
qualche striscia di colore fosforescente. D’altronde lei non era
lei se non aveva ai piedi un paio di converse, come me con i miei
fedeli stivali.
Non sapevo come descrivere la sua
espressione. Sembrava un misto di sentimenti.
Alla fine, lei ruppe il silenzio:
- Cosa ci fai qui?-
Io sorrisi, appoggiai la mia chitarra
al muro e le risposi: - Sai, mentre ero all’altare, pensavo che non
mi trovavo nel posto adatto e con le persone adatte, così ho mandato
il matrimonio a puttane. Beh, forse sarebbe più corretto dire che
sia io che Lacey lo abbiamo fatto. Sai, credo che anche lei la
pensasse allo stesso modo- ripresi un attimo fiato – Quando il
prete ha chiesto se ci fosse qualcuno che si opponeva, abbiamo detto
contemporaneamente no! Fossi in te chiamerei Stepan per farti dire
cosa è successo dopo, visto che per un mese è stato impossibile
trovarti. Così, vado per cercarti, ma Brent mi avverte che sei
partita e andata da tua madre a Miami - stavo accompagnando la mia
filippica con ampi gesti delle mani che davano un non-so-ché di
plateale.
- Quindi, preso dalla disperazione, mi
faccio accompagnare da James a LA con dei sensi di colpa che erano
grandi quanto l’universo. Tra l’altro, ricordami di ringraziare
tuo fratello per avermi sopportato per un mese. Quindi, fa conto che
lui, Kellan, Ashley e tutte le tue amiche volevano picchiarmi a
sangue. Non è stata propriamente una passeggiata questo mese se vuoi
saperlo. Avevo anche il problema della casa, perché in pratica il
villino a NY a me non serviva più e l’ho lasciato a Lacey. Ho
comprato questa in compenso. Però ci sono un sacco di lavori da
fare, a partire dalle tubature … -
Gli occhi di Cake erano talmente
spalancati che pensai che a breve le sarebbero caduti per terra.
- Fammi capire bene, tu hai comprato
questa casa?- incominciava a gesticolare anche lei.
- Sì-
- Hai mandato all’aria un matrimonio
da migliaia di dollari solo per me?-
- Sì, diciamo di sì- era incredibile
anche per me. - Mia madre voleva picchiarmi con il bouquet della
sposa per averlo fatto-
- E quindi ora niente più fidanzate e
matrimoni e ricevimenti vari?-
- Già. Ma … -
- Oh- sbatté un attimo le palpebre
poi, a passi svelti, venne a stringermi a sé, mandando così
beatamente a quel paese tutto il resto della mia filippica.
La strinsi forte a me e inspirai il
profumo dei suoi capelli che sapevano di frutta.
Rimanemmo per un po’ così, a
dondolarci come se ballassimo senza musica, cosa che in effetti
stavamo facendo, mentre il giorno lasciava spazio alla notte.
Stavo così bene. In pace con me
stesso. E con lei.
Cake alzò la testa per incontrare il
mio sguardo. Ora nei suoi occhi color cioccolato vedevo solo
felicità, dopo tanto tempo passato in un limbo di sofferenza. Le sue
guance erano arrossate.
Credevo che a breve il cuore mi sarebbe
scoppiato.
Il colpo di grazia lo diede il bacio di
cui mi fece dono, che aveva lo stesso sapore di un tempo, quando
ballavamo sulle stesse note e, come allora, sembrò che il mondo si
fosse fermato.
Stavolta però c’era qualcosa di
nuovo.
Qualcosa che io non avevo minimamente
previsto.
Incominciai a percepire le dita di Cake
sbottonare uno a uno i bottoni della mia camicia bianca, e, con abile
mossa di mano, lasciarla scivolare per terra.
Incominciavo davvero ad avere caldo,
soprattutto quando la vidi togliersi con fare timido ma allo stesso
tempo malizioso, l’abito bianco che indossava, svelando il suo
bellissimo -almeno per me- corpo, rivestito solo dell’intimo rosa
chiaro.
- Sai, me lo sentivo che in qualche
maniera saresti stato il primo. Lo sei sempre stato, almeno per me -
La vidi farsi, se era possibile, ancora
più rossa
- Vuoi dire che nessuno …??- ero a
bocca aperta.
- Mai nessuno.- fu la sua risposta
decisa. Mi tirò verso a sé, portando sempre più contatto tra le
nostre pelli. Questa volta il suo bacio non aveva niente di
innocente, sapeva di desiderio.
Oh Dio, perdonami perché ho tanto
peccato.
E sto portando a peccare questa mia
anima gemella.
Bene, eccomi
qui!Avvertenza; questo non è l'ultimo capitolo come avevo
già detto u.u. L'avviso che volevo darvi è che ho
intenzione di scrivere dei capitoli extra. Per scrivere questi capitoli
extra, avevo intenzione di chiedere a voi lettori di indicarmi un
qualche spunto, magari qualcosa che avreste voluto leggere in questa
ff...oppure un avvenimento che potrebbe capitare tipo che so, matrimoni
e via dicendo, scene inedite, ipotetici futuri, la qualunque cosa,
mantenendo sempre il raiting della storia ovviamente! I capitoli extra
non verranno postati subito dopo la fine della ff per tre ragioni:
1- ho due
esami da preparare per l'11 e il 12 luglio e non ho tempo di mettermi a
scrivere (lo sa bene la mia @joe perchè mi chiede sempre se ho
scritto una certa ff tra me e lei )
2 - il 15 luglio vado in vacanza e non avrò internet dietro, ma solo il mio netbook.
3- devo trovare la maniera migliore di mettere giù le scene inedite!
But
don't worry! Ritorno l'8 agosto, quindi sempre con cadenza
mercoledì/domenica (se tutto va bene) potrete leggere i capitoli
extra a richiesta ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Epilogo - Me Too ***
chap 35
Ed
eccoci qui con l'epilogo! Non preoccupatevi, tornerò dopo l'8
agosto con i capitoli extra...ovviamente non vi libererete
facilmente di me!
Questa volta non risponderò alle recensioni :P
In
compenso vorrei fare un grosso in bocca al lupo alla mia @Joe, la mia
Joe caramella che il 5 parte per andare in quel di Oxford!@joe: se
incontri il paraninfo, mi raccomando!Sennò ripiega su quel
norvegese se è figo ok? NON MI DELUDERE!
Ovviamente ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia fan fiction, non pensavo che avrei avuto così tante recensioni.
GRAZIEEEEEEEE!
e ora vi lascio all'epilogo ^^
CHAPTER II- EPILOGO
– ME TOO
If
the sun refused to shine,
I would still be loving you.
When
mountains crumble to the sea,
There will still be you and me.
Kind woman, I give you my all,
Kind woman, nothing more.
Little drops of rain whisper of the pain,
Tears of loves lost
in the days gone by.
My love is strong, with you there is no
wrong,
Together we shall go until we die.
My, my, my, An
inspiration is what you are to me,
Inspiration, look see.
And
so today, my world it smiles,
Your hand in mine, we walk the
miles,
Thanks to you it will be done,
For you to me are the
only one.
Happiness,
no more be sad,
Happiness....I'm glad.
Thank
You – Led Zeppelin
Dopo tanto tempo capii perché le
affibbiarono il nomignolo di Cake.
Vidi la mia dolce e tenera ragazza
sfornare quella che era la quinta torta dal forno della casa che
avevo comprato più di un anno fa.
Mi stavo seriamente preoccupando per il
livello di zuccheri nel suo sangue, nel mio e in quello di Freddy, il
gatto che si mangiava sempre tutta la crema.
Nonostante tutto, sapevo che ci teneva
a questa festa di Natale. Mi aveva sempre detto che amava avere
intorno a sé tante persone in determinate occasioni.
Io e il gatto intanto la osservavamo in
cucina, seduti sulle sedie accanto alla penisola.
- Finita!- decretò Cake alla fine. Mi
rivolse un enorme sorriso da pubblicità di dentifricio. Io risi.
Aveva la faccia un po’ sporca di farina e indossava ancora quello
strano grembiule con su scritto “Kiss the Echelon” con cui le
avevo chiesto per la prima volta di uscire tanto tempo fa. I capelli
erano legati in una lunga treccia. Per non parlare del fatto che quei
pantaloni neri fasciavano il suo bellissimo sedere in una maniera
seducente.
- E con le torte per ora ho chiuso.-
Avrei voluto farle una foto.
Beh, dopotutto aveva ragione a
preparare cinque torte. Con tutta la gente che sarebbe venuta era un
miracolo che la casa non sarebbe esplosa.
- Chissà se Monica è già arrivata a
casa- la sua amica aveva portato a conoscere Jared alla sua famiglia
in Italia, dove avrebbero passato sia il Natale che il Capodanno,
anche se quest’ultimo lo avremmo trascorso tutti insieme a Milano,
nella casa dei nonni di Cake, dove lei aveva passato i suoi anni
all’estero.
Stavo giusto facendo una lista delle
cose da portare in generale, che posi sopra alcuni copioni. La mia
dolce metà non stava più nella pelle di partire, anche se prima
dovevamo mettere un attimo a posto alcuni mobili che un falegname lì
vicino ci stava sistemando. Incredibile come fino a poco tempo prima
avevamo a malapena una cucina, un WC, una doccia, un letto e tanti
scatoloni e in quel momento una casa che era finalmente degna di
essere chiamata con quel nome.
Avevamo deciso tutto insieme, come si
dovrebbe fare. Avevamo anche una stanza della musica, dove stavano
tutti i nostri strumenti. In generale quella era la stanza che
chiamavamo “della creatività”. Lungo una parete Cake aveva
dipinto, con l'aiuto di qualche suo amico, uno splendido tramonto,
così che, ogni volta che si entrava, si aveva sempre l'impressione
di essere nel mezzo di un campo di fiori alle sette di sera in un
giorno d'estate.
Mi sentivo fiero di me stesso per come
si erano sistemate le cose.
Ora alla radio passavano una veccia
canzone di Paolo Nutini, che a quanto pare era uno degli artisti
preferiti di Cake. Quando lo seppi fui un attimino geloso data la
giovane età del cantante e il suo bell’aspetto, ma lei seppe come
zittire i miei eccessi di gelosia.
Oh sì, su quel fronte non c’erano
problemi di alcun tipo.
Presi per un braccio la ragazza, che
stava mettendo al suo posto la fedina d’argento che le avevo
regalato. Lei diceva che era ancora troppo presto per un fidanzamento
con tutti i crismi. Non che io avessi fretta eh, sia ben inteso, però
quello era un simbolo di impegno tra noi due.
- Ora smettila di sgambettare da una
parte all’altra e per piacere, rilassati!-
Lei mi fece una linguaccia e mi
abbracciò. Ci dondolammo a tempo di musica. Credo che la canzone di
Paolo fosse ‘Candy’. Dopo seguì ‘I’ll Be There For You’ di
Bon Jovi
Era così tenera e dolce. E gentile. E
tutto.
Sì, ero sfacciatamente fortunato, lo
sapevo bene.
- Sai, ho appena messo l’arrosto in
forno … - mi annunciò Cake.
- Davvero?
- Ci vorrà un po’ prima che cuocia …
e io non ho più niente da fare …
- Dunque?- sapevo benissimo dove voleva
arrivare.
- Beh- incominciò a darmi piccoli baci
e pian piano a slacciare la mia felpa – se volessi aiutarmi a
impiegare tutto quel tempo in qualche maniera piacevole … -
mi torturò un lobo dell’orecchio-
- Sei terribile- feci io. Amava
torturarmi, lo sapevo benissimo.
- Lo so. Ti ricordo che mi ami anche
per questo … - mi diede un altro bacio per rabbonirmi.
- E tu? Mi ami anche tu?-
Lei sorrise.
- Ti amo-. Un altro bacio.
- Ti amo anche io. -
Un altro bacio.
THE END
|
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** Extra I - No You Viking! ***
chap 36
Bene, vi avevo promesso che dal 10
agosto avrei ricominciato a postare!!!! Contenti? per ora ho solo 4
capitoli extra....è sempre valida la sfida dei capitoli extra che ho
lanciato ! Se avete idee, accetto il guanto della sfida v.v
Questo
capitolo mi è venuto in mente così....è dedicato alla mie compagne di
università Eli e Lavinia che mi avevano chiesto un episodio inedito
delle settimane in cui Jackson sta da Cake ( se non vado errato ),
quindi Eli, Lavinia, ovunque voi siete...beccatevi questa! xD
ps: consiglio alle lettrici più grandicelle di vedersi True Blood v.v
Buona lettura!
CHAPTER EXTRA I – NO YOU VIKING!
Help me if
you can, i'm feeling down
and I do
appriciate you being 'round
Help me,
get my feet back on the ground
Won't you
please, please, help me?
Help!-
The Beatles
POV JACKSON
Quel pomeriggio Jackson non aveva
particolari impegni. Anzi, ne aveva meno del solito. Non che se ne
dispiacesse, anzi. Era ben felice di dedicare un pomeriggio solo a sé
stesso.
Magari avrebbe finito di leggere
quell'interminabile fila di copioni che almeno una volta alla
settimana il suo agente gli rifilava. Doveva riaggiornare il suo
stato: da ragazzo 'impegnato' a ragazzo 'super impegnato'.
Ok, forse aveva esagerato. Forse
aspettare a casa sua l'idraulico per vedere come riparare quelle
tubature che invano lui aveva provato a sistemare non era
propriamente l'idea di 'impegno' che aveva in mente, ma la parcella
che gli aveva rifilato bastava a dargli parecchi grattacapi, oltre al
fatto che doveva ancora trovare qualcuno a cui vendere
l'appartamento.
Rispose velocemente a un messaggio
del sua amico Jerad per organizzare tra le scimmie una jam session
per quella sera e, tweetterando un messaggio con una frase profonda,
pian piano si indirizzò verso la cucina per uno spuntino.
Un panino ci stava decisamente a
quell'ora.
Rimase con un piede sospeso per aria
tra la porta che divideva il corridoio e il salotto.
Non che si fosse volontariamente
messo lì a spiare Cake che a piedi nudi, indossando una canotta, un
paio di shorts e i capelli legati in una treccia, stava sistemando
dentro innumerevoli scatoloni, un sacco di cianfrusaglie per la pesca
di beneficenza della parrocchia locale.
Non era tanto per quello, quanto per
quello che stava dicendo ad alta voce all'auricolare collegato al suo
blackberry, in modo da avere entrambe le mani libere.
- No senti Ale parliamone! Se ti
arriva uno così alla porta non è che non lo fai entrare! Vorrei
vedere chi sarebbe capace di sbattergli la porta in faccia.... no
guarda, credo che non farei lo stesso anche se in casa gironzolasse
nudo, anzi, avrei sicuramente fatto l'opposto...-
Jackson si chiese di che diavolo
Cake e la sua amica stessero parlando. Non è che stavano parlando di
lui? E che significava quella roba del nudo?
In quel momento Jackson stava
maledendo per l'ennesima volta James per averlo portato lì e
costretto a stare a casa sua fino al giorno del matrimonio.
Si sentì a disagio. Si sentì
ancora più a disagio per il fatto che Cake sembrava provasse ancora
qualcosa per lui.
- No...allora, non c'è dubbio che
entrambi siano dei bei ragazzi, ma tra un Damon versione “ballo i
Depeche Mode con la camicia slacciata”* e un Eric che ha perso la
memoria e vaga spaurito per Bon Temps** e che si fa coccolare, io non
ci rifletterei su due volte e acchiapperei al lazo il secondo. Ale,
ascoltami, quando Dio distribuì tutto i beni al mondo, mentre io a
quanto pare ero al gabinetto, Aleksander Skarsgard*** era direttamente
sotto la mano del Creatore ad acchiappare tutto a piene mani!- si
sentì una risata allegra.
Come al solito Jackson aveva capito
tomba per tombino. Si spiattellò una mano in faccia come a dire che
ormai anche il suo ultimo neurone se ne era andato a farsi benedire
ed era stato abilmente rimpiazzato da un criceto dentro una ruota. E,
per inciso, il criceto era pigro. Molto pigro.
- Si – continuò a parlare Cake –
venerdì maratona di Glee...mi sa che tra noialtre sono l'unica fan
sfegatata di Sam...devi ammettere però che la “Bocca da trota”
ha il suo perché....
Era più di un'ora
che Jackson e il suo agente stavano valutando copioni. La tasca dei
pantaloni era tipo cinque minuti buoni che vibrava. Di sicuro era
Cake che lo chiamava per dirgli di muoversi. Aveva preso un mese di
ferie per seguire lui e le 100 Monkeys in tour. Si sarebbe divertita
a fare foto e video scemi e imbarazzanti, magari pubblicarle sulla
pagina di facebook ufficiale. Secondo lei, il difficile sarebbe stato
evitare le orde di ragazze che volevano scannarla.
Sì, doveva
ammettere Jackson, in effetti si poteva dire che certe non venissero
propriamente per la musica.
Intanto il suo
agente continuava a parlare tirando fuori copioni vari.
- Jack guarda,
questo sembra il più interessante di tutti. E' una storia di
spionaggio e sembra che altri attori abbastanza conosciuti siano
interessati. Tipo un tale Aleksander Skarsgard, sai, ha interpretato
un telefilm sui vampiri, dovresti intendertene al riguardo...mia
figlia ha tipo un suo poster a grandezza naturale sulla porta....
'Un momento!Ha
detto....' reagì di scatto Jackson.
- NO, IL VICHINGO
NO!!!
* si riferisce a una scena di un episodio della prima stagione di The Vampire Diaries
** si riferisce a uno dei primo
episodi ( se non sbaglio il terzo ) della quarta stagione di True
Blood, che stanno mandando in onda adesso. Eric è uno dei
personaggi principali.
*** Aleksander Skarsgard è l'attore che interpreta il ruolo del vampiro vichingo Eric Northman per l'appunto
|
Ritorna all'indice
Capitolo 37 *** Extra II - The Call ***
chap 37
Bene,
vedo che vi piacciono questi capitoli extra! So che la maggior parte di
voi è in vacanza...quindi vi perdono se non ci sono tante
recensioni :P scherzo ^^
Ok,
questo è uno dei due capitoli che mi aveva chiesto
@PrincesMonica....quello domandatomi tramite recensione...quindi,
rallegratevi anche voi leggendolo ^^
Buona lettura e buon resto del week-end!
CHAPTER EXTRA II –
THE CALL
Call me (call me) on the
line.
Call me, call me any anytime.
Call me (call me), I'll
arrive.
You can call me any day or night.
Call me!
Call me - Blondie
Monica era molto
agitata. Di norma in certi casi era più che rilassata. Di norma...
Per l'ennesima
volta prese la cornetta del telefono e compose il numero. Tamburellò
le dita sul tavolino mentre aspettava che rispondessero dall'altra
parte.
- Pronto?
- Ciao mamma sono
io
- Monica! Ciao...
tutto bene? E' successo qualcosa?
- No...beh sì.... emh
- Cos'è, non puoi più venire?
- No, anzi.... - aveva decisamente
bisogno di prendere il toro per le corna – Mamma insieme a me viene
qualcun'altro...
- Ah! E chi viene? Viene Valeria? Mi
farebbe piacere vederla, come sta?
- Sta bene, non ti preoccupare, te la
saluto appena la vedo ma no, non è lei....
Aveva caldo al viso. Con la coda
dell'occhio vide Jared entrare in salotto, togliersi gli occhiali da
sole e guardarla con sguardo curioso, contornato dai suoi capelli,
sparati in aria stile Goku. Curioso soprattutto perché non capiva
un'acca di italiano se non le solite parole che imparano gli
stranieri.
- E chi è?- sua madre aveva un tono
impaziente...e lei era imbarazzatissima.
- Ma no, nulla.... solo Jared Leto. -
solo
- Fa la seria per favore-
- Sono seria mamma!- non sapeva nemmeno
quanto
- Jared Leto?Quel tuo amico lì???
Dall'altra parte, Monica poté sentire
suo fratello che urlava un 'Jareeeeeeeeeeeeeeddddddddddddd'.
Piccoli Echelon crescono. Da
quando aveva visto il video di From Yesterday con tutti i samurai e
le spade, suo fratello Nicola aveva elevato Jared a livello di guru
di vita personale.
- Sì mamma, quel mio amico lì...che
poi non è mio amico. E' il mio ragazzo....
Diede un'occhiata a Jared che a braccia
conserte si gustava la scena di tutti i cambiamenti di colore della
sua faccia con un sorriso mefistofelico, nonché estremamente
seducente. Mannaggia a lui e al
gene della perfezione ….perfino le sue orecchie da Spock erano
sexy.
- Oh.
- Già
- Ma lo sa anche lui oppure è tutta
una fantasia da fan?- stava per mettersi a ridere
- Puoi chiederglielo quando arriveremo
se proprio ci tieni – sua madre aveva il potere di fargli certe
domande che a lasciavano basita. inoltre amava prenderla in
giro ...
- Fossi in te lo avvertirei di quello
che lo aspetta … non vorrei che appena mettesse piede in Italia già
volesse scappare...
La telefonata durò ancora qualche
minuto visto che l'oggetto della conversazione richiedeva la sua
attenzione. Monica salutò sua madre, posò la cornetta e andò a
salutare il suo ragazzo.
- Devo preoccuparmi?- le diede un bacio
sulle labbra e posò le mani sui suoi fianchi di donna mediterranea.
- Umh... hai presente Il Mio Grosso
Grasso Matrimonio Greco? Ecco,
al posto di matrimonio mettici la parola famiglia, al posto di greco
italiano, aggiungici un pranzo stile nozze a base di grigliata di
pesce e otterrai la situazione che ci attenderà...
Jared inghiottì a
vuoto.
- Mi serviranno
delle aspirine -
|
Ritorna all'indice
Capitolo 38 *** Extra III - The Marriage ***
chap 38
Okkkkkk!!!!!!!! eccoci con un nuovo capitolo extra! Vi sono mancata vero?
bene,
questo extra mi era stato chiesto da @PrincesMonica ben prima che fossi
arrivata a postare la prima parte della FF....forse, a ben pensarci,
perfino prima che io finissi di scriverla 0_0
Vorrei
ringraziare tutti quelli che hanno commentato i capitoli precedenti! ^^
e invito chiunque a commentare, non vi preoccupate, non vi mordo....
prometto!
CHAPTER EXTRA III – THE MARRIAGE
Well I know this little
chapel on the boulevard we can go,
No one will know,
Come on
girl.
Who cares if we're trashed got a pocket full of cash we can
blow,
Shots of patron,
And it's on girl.
Don't say
no, no, no, no-no;
Just say yeah, yeah, yeah, yeah-yeah;
And
we'll go, go, go, go-go.
If you're ready, like I'm ready.
Cause
it's a beautiful night,
We're looking for something dumb to do.
Hey baby,
I think I wanna marry you.
Is it the look
in your eyes,
Or is it this dancing juice?
Who cares baby,
I
think I wanna marry you.
Marry You - Bruno
Mars
POV CAKE
- Nervosa?- chiesi a Monica, in piedi
su un piedistallo, mentre io le rassettavo per forse l’ultima volta
il suo vestito blu notte.
- Dovrei esserlo … ma non lo sono.
Non è normale – Monica incrociò il suo sguardo con un sorriso,
prima di rivolgersi ancora allo specchio, come a vedere se tutto
quello che stava vivendo era reale.
Reputai che il vestito fosse perfetto e
mi rivolsi di nuovo all’amica, volgendomi direttamente al suo
riflesso nello specchio.
- Non mi sembra che la normalità sia
mai stata di casa nella nostra vita. Te ne preoccupi ora che devi
sposarti?- come se si sposasse con una persona normale. Sorridemmo
insieme.
No, decisamente non si poteva
considerare Jared Leto una persona normale. Maniaco della perfezione
fino a farmi venire una crisi di nervi per la sistemazione dei tavoli
o della lista degli invitati. Ma normale no.
In quell’ultimo frangente di tempo
prima del matrimonio avevo preso seriamente in considerazione di
confabulare con il fratello di Jared, Shannon, e il mio datore di
lavoro Brent, suo migliore amico, per ucciderlo nel sonno. Però poi
riflettei su varie conseguenza quali rendere la mia amica vedova
prima del tempo, non essere pagata per la cerimonia che avevo
organizzato con rischio della mia salute mentale e lasciare il mio
fidanzato non più tale. Ovviamente i pro erano meno dei contro.
Mi rivolsi verso Monica, porgendole il
suo bouquet di rose blu raccolte insieme in un velo bianco, tutto in
tinta con il suo abito lungo. Il suo vestito nuziale non era bianco,
ma blu appunto, con uno scollo a V che partiva dall’estremità
delle sue spalle rosee. Al collo faceva mostra di sé una catenina
d’oro bianco che reggeva una goccia d’acquamarina. I capelli
castani con i riflessi rossi erano in parte raccolti in alto, con
piccole perle che qua e là facevano mostra di sé, e in parte
lasciati andare in onde setose. Il trucco era il più naturale
possibile e il fatto che fosse raggiante contribuiva al tutto.
Alla faccia di tutte le fangirls del
cavolo!
Brent aprì la posta della stanza che
ospitava i preparativi della sposa. Quel giorno indossava uno smoking
color fumo di Londra con una rosa bianca nel taschino. D’altronde
se era il testimone dello sposo, doveva presentarsi in una maniera
adeguata
-Ragazze siete pronte? – aspettavano
solo noi. – Jared sta diventando alquanto nervoso. Tomo sta
seriamente pensando di sedarlo –
- Sì, arriviamo tra qualche minuto
Brent – gli risposi – Dì a Tomo che se proprio J non ce la fa,
di fargli ingoiare una camomilla a forza. A furia di fare la
primadonna … -
Tutti e tre ridemmo. Monica si stava
ancora capacitando del fatto che si stava sposando con forse uno dei
più bei uomini al mondo. Io non potevo esprimermi al riguardo, ero
già felicemente impegnata.
- Ti sta bene il lillà- osservò
Monica. Io la guardai strana e poi mi osservai allo specchio.
Indossavo un semplice vestito lungo lillà chiaro con due sottili
spalline e una stola di una tonalità più scura. Io non mi ci vedevo
più di tanto. I miei capelli erano fermati qua e là da piccoli
fermagli con fiorellini dello stesso colore.
- Lo dici solo perché lo hai scelto tu
e perché si abbinava ai colori scelti per il matrimonio –
- Ovvio. Io sono la sposa!-
- Pronta?- il momento fatidico era
arrivato. Monica prese un lungo respiro chiudendo gli occhi. Io
raccolsi il mio bouquet di rose bianche e rosa.
- Ora sono nervosa - ridemmo. Sì,
sposare Jared Leto poteva fare questo effetto. Le feci strada fino al
portone principale, a braccetto come due vecchie amiche.
- Se si comporta male chiamami che io e
le altre lo picchiamo –
- Spero di non arrivare a tanto, ma nel
caso ti farò un fischio-
Nell’atrio prima della grande sala
scorgemmo la figura delle altre due damigelle e del padre di Monica
attenderci.
- Ti voglio bene – dissi di getto.
- Ti voglio bene anche io – Monica mi
abbracciò. Io la strinsi forte.
La cerimonia ebbe inizio. Attraversai
la navata segnata dal ‘silver carpet ’
che risaltava sul pavimento nero della grande sala. In fondo al lungo
tappeto circondato da entrambi i lati dalle file di sedie, gli
invitati guardavano ogni mio passo in attesa dell’entrata della
sposa. L’unico mio pensiero era mostrare un bel sorriso e cercare
di non inciampare nel vestito. Cosa che, in una simile occasione,
sarebbe stato davvero tipico di me.
Fortunatamente ciò non accadde.
Nonostante tutto lanciai un’occhiata molto significativa a Jared,
della serie non fare cazzate . Credo che lui, nel suo completo
firmato grigio perla e cravatta blu scuro, seguendomi un attimo con
lo sguardo, avesse capito quali fossero le mie intenzioni con
quell’occhiata.
In seguito tutta la sua attenzione si
rivolse verso la mia amica, insieme agli sguardi di tutta la sala.
Tutti gli sguardi tranne uno.
Quell’unico sguardo era rivolto a me
Prima di volgermi completamente verso
di lui passai con lo sguardo lungo tutta la fila. C’era mia madre,
con la pelle abbronzata, segno del suo ritorno da un viaggio
all’estero per trovare nuove opere da esporre nella sua galleria
d’arte. Accanto a lei mio fratello James con Nikki, la cui
relazione sembrava più forte di qualunque altra mio fratello avesse
avuto precedentemente, poi Demone, che stava riprendendo tutto mentre
accanto a lei Discepola faceva le foto nonostante ci fosse un
fotografo professionista. Accanto a loro amici, parenti, parte del
cast di Twilight … compreso lo sguardo che stavo cercando e che
ora, con quel paio di occhi verdi, esprimeva una serena tranquillità.
Sorrisi.
Era davvero una giornata da ricordare.
Mi sembrò che tutto passasse come se
qualcuno avesse premuto sull'acceleratore. Un momento prima ero ad
osservare Monica che infilava emozionata una fede d'oro bianco
nell'anulare di Jared e l'attimo dopo noi tutti stavamo lanciando
riso e petali di rosa agli sposi all'uscita della sala cerimoniale.
Mi sentivo strana. Non ero triste
perché Monica si era sposata. E non era perché stavo male.
Ci misi un paio di minuti, il tempo di
raggiungere la sala del ricevimento di nozze e perdere qualche
diotria grazie al flash del fotografo, per capire come mai mi sentivo
strana.
Ero felice.
Tutto qui.
Me ne resi conto veramente solo in quel
momento. Sul mio viso comparve un sorriso così spontaneo che, se
l'attenzione non fosse stata catalizzata sugli sposi e sul pranzo di
nozze, probabilmente mi avrebbero presa per pazza davvero stavolta.
Lo sfarzoso, opulento, ricco menù di
nozze a base di pesce pian piano minò la salute del mio povero
stomaco, dandomi con i due dolci e il sorbetto al limone il colpo di
grazia, unendo fiumi e fiumi di vino bianco frizzante.
Quella sera non avrei mangiato nulla a
casa. Giù di camomilla. Con tutto quello che avevo ingerito non
avrei avuto bisogno di cibo per due giorni come minimo.
Nonostante tutto l'espressione di
felicità persisteva.
Mancava solo un piccolo particolare.
Particolare che non tardò ad arrivare appena una mano sinuosa sfiorò
la curva del mio collo. Mi voltai verso la mia destra.
- Ciao straniera – i miei occhi
verdi preferiti mi guardavano con un luccichio tutto loro. Un sorriso
passò attraverso le sue labbra.
- Ciao straniero – Lui mi squadrò un
attimo e arricciò le sue labbra.
- Ti sta bene il lillà – Roteai gli
occhi e mi alzai. Era da tre ore che ero seduta e le danze stavano
per cominciare. Avevo decisamente bisogno di sgranchirmi le gambe.
- A quanto pare “Ti sta bene il
lillà” sembra la frase di oggi, non lo sai?
- Allora vuol dire che il lillà ti sta
bene. Il ragionamento non fa una piega -
Sorridemmo insieme. Quel suo sorriso
però mi faceva venire in mente ben altri pensieri che non
riguardavano per niente i vestiti.
O almeno, riguardavano i vestiti ... se
si pensava come toglierglieli di dosso, possibilmente portandolo in
qualche stanza dell'immensa villa in cui ci trovavamo.
- Smettila … - fece lui guardando
altrove, evitando di guardarmi e osservando, come tutti, la scena di
Monica e Jared che, con sottofondo 'With or without you' degli U2,
ballavano per la prima volta come marito e moglie.
- Di fare cosa? - mi misi ad osservare
anche io i due novelli sposi. Monica sembrava un po' impacciata e,
strano a dirsi, anche Jared lo sembrava. Questo sì che era strano.
- Di guardarmi con quello sguardo.
Giuro, mi viene voglia di spogliarti seduta stante -
A quanto pare non ero l'unica che aveva
certi pensieri al momento...
Di sicuro ero l'unica che al momento
stava raggiungendo tonalità facciali degne di una delle migliori
commedie. Certo che se me lo diceva con quella voce, tutte le
intenzioni di fare la brava ragazza se ne andavano via bellamente con
la benedizione del dio Eros.
- Dato che non puoi scomparire visto
che sei una delle damigelle, che ne dici di ballare e dopo magari
vedere chi prenderà il bouquet della sposa? -
- Perché, ti ricordi ancora come
ballare un valzer? - mentre gli dicevo queste parole lui, prendendomi
per mano, mi aveva già condotto sulla pista da ballo. Ora eravamo
faccia a faccia e molto, molto, molto vicini.
Sentivo l'odore del dopobarba che si
era messo quella mattina dopo essersi rasato. Quella stessa mattina,
mentre lui faceva le sue cose con molta tranquillità, io bestemmiavo
al cellulare in tutte le lingue che conoscevo contro la mia povera
assistente che non ce la faceva più a stare appresso allo sposo,
eternamente indeciso su alcuni aspetti fondamentali della cerimonia,
quale la sistemazione dei tavoli, e alla sua segretaria tuttofare
Emma che prima o poi avrebbero fatto santa.
- E' come andare in bicicletta. Una
volta imparato... e poi, ho avuto un'ottima insegnante.- mi canzonò.
- Se non fossi io la tua pseudo
insegnante, potrei darti del lecchino-
Lui rise. Se non fosse che era il
mio uomo ( ogni volta che ci pensavo gongolavo come una scema ) gli
avrei dato come minimo un pizzicotto.
Risi assieme a lui. Con Jackson il
tempo sembrava sempre passare nel miglior modo possibile. O forse ero
semplicemente io che vedevo il mondo con gli occhi di chi ama: tutto
rosa. Non mi accorsi nemmeno che stavamo danzando finché la musica
non cessò. Forse ero troppo impegnata a godermi la sua mano lungo il
mio fianco e la visione dei suoi occhi verdi.
Ero dipendente dai suoi occhi. Solo
Dio poteva sapere come sarebbe andata la mia vita se lui non avesse
deciso di mandare a monte un matrimonio da milioni di dollari. Solo
per me.
Uno schiamazzo interruppe il nostro
piccolo rintanarci nel nostro personale mondo.
Ogni ragazza o donna stava
accorrendo dai tavoli bianchi e argento contornati da rose blu per
aggregarsi tutte insieme in attesa che Monica lanciasse il bouquet.
La massa di genere femminile era tipo a un metro da noi e la mia
amica stava per fare il conto alla rovescia.
- Tre....
Jackson mi guardò con fare
interrogativo. - Non vai a conquistare il bouquet?
- Due ….
- Direi che la mia vita ultimamente
ha avuto un'impennata di fortuna da fare invidia.
- Uno...
- Dici?- agiva come quello che non
centrava nulla. Come se il tango non si ballasse in due, vero?
- Lanciooooooooo!!!!!!!!!!
- Sì. Se beccassi anche il bouquet
avrei decisamente vinto la sfiga su tutti i fronti!- risi.
Non so come, mi ritrovai qualcosa
fra le mani. Alzai lo sguardo e vidi Jackson trattenersi dal ridere
come uno scemo.
Avevo il bouquet di rose bianche e
blu di Monica tra le mani.
Oh cazzo.
Guardai di nuovo Jackson che mi
diede un bacio come a darmi un contentino. Sentivo le risate delle
mie amiche che a momenti rotolavano per terra.
- Che dici? Incominciamo a fissare
una data per il matrimonio?-
Ora era Jackson a rimanere
traumatizzato dalla mia domanda.
Ma ero io quella che si stava
mettendo a ridere in quel momento.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 39 *** Extra IV - The Other Side ***
chap 40
Salve a tutti! Non so voi...ma io mi sto sciogliendo pezzo per pezzo! 0_0
Bando alle ciance.... ecco il quarto capitolo extra, creato giustappunto qualcosa tipo cinque minuti fa XD
della serie: " Ma questa non si stanca mai di scrivere????"
Emh....NO! :P
Questo
capitolo [ alquanto corto tra l'altro se consideriamo i miei standard
ò.ò ] mi è stato richiesto dalla mia compagna di
università Ilaria v.v Ila, ovunque tu sia, eccoti
accontentata!!! ( ci vediamo prossimamente :P )
Buona lettura!
CHAPTER EXTRA IV –
THE OTHER SIDE
If i lay here, if I just
lay here
Would you lay with me
and just forget the world?
Chasing Cars – Snow
Patrol
Stepan Arkadievič possedeva in quantità una cosa che comunemente poteva venir definita
“Faccia da Poker”. Per quello stesso motivo si era ritrovato a
pensare a sé stesso più simile a quella stessa organizzatrice di
matrimoni di quanto avesse mai creduto.
Sorseggiò ancora
un po' la sua vodka con un pizzico di menta.
Non era mai stato
in una situazione tanto ingarbugliata come quella. Non che lo avesse
previsto ovviamente. Lo aveva capito anche lui di trovarsi in una
sorta di spirale contorta di eventi in cui un doppio triangolo
amoroso si era incrociato
E ovviamente tutti
quei discorsi con Lacey che aveva avuto prima del suo matrimonio non
erano serviti per niente a indorargli la pillola.
L'ultima frase che
gli aveva detto, quell' “io e te non potremmo mai essere amici”
beh... aveva ragione. Lui non aveva mai visto Lacey come un'amica,
sin dall'inizio, sin da quell'evento di alta società a cui aveva
partecipato parecchio tempo fa, quando si erano ritrovati lato a lato
e avevano incominciato a conoscersi. Mai amicizia, solo una passione
travolgente che poi si era trasformata in amore.
Stepan sorrise
amaro. Sapeva bene che quei tempi erano ormai passati. Tempi in cui
amavano discutere perfino di poeti inglesi romantici della seconda
generazione*, di William Blake, di Dostoevskij, Tolstoj e Gogol'.
Soltanto un'ora fa
aveva accompagnato Cake, l'organizzatrice, all'aeroporto, diretta
verso Miami. Con lei sì che poteva essere un amico. Soprattutto da
quando gli aveva raccontato la sua storia.
Aveva avuto bisogno
di avere il cuore a pezzi per coltivare una nuova amicizia. L'unica
cosa buona di quella situazione.
Quella sera aveva
dato la libera uscita ad ogni inserviente in casa, perfino alla
cuoca, che gli aveva lasciato una gustosa cena pronta per essere
riscaldata. Stepan finì in un solo colpo la sua vodka e decise che,
mentre andava in cucina, si sarebbe azzardato a prendersene un altro
bicchiere.
Suonarono alla
porta. Non aveva assolutamente voglia di andare ad aprire ma, essendo
stato cresciuto con i valori e principi di un gentiluomo e, reputando
che potesse anche essere qualcosa di particolarmente importante, andò
ad aprire.
Sull'uscio si
ritrovò l'ultima persona che si sarebbe mai aspettato.
Stepan guardò
dritto negli occhi azzurri di Lacey. Indossava un vestito bianco a
fiori rosa chiaro, i capelli sciolti, che ricadevano come una pioggia
dorata sulle sue spalle.
Per un attimo si
arrischiò a guardare alla sua mano sinistra ma distolse subito lo
sguardo.
- Hai detto che non
saremmo mai potuti essere amici- commentò Stepan.
Sul viso di Lacey
comparve uno stiracchiato sorriso.
- Lo so - . L'aria
si fece quasi pesante. Lui sospirò.
- Entra -
|
Ritorna all'indice
Capitolo 40 *** Extra V - Come Home ***
chap 40
D'accordo...
*prende un profondo respiro*
mamma
mia, è più difficile del previsto mettere la parola fine
a questa storia. Pensare che è tutto nato il 20 dicembre del
2009...quello sì che è stato un periodo natalizio strano
della mia vita. Ho dovuto mutare la mia opinione su parecchie persone a
partire dal S. Stefano di quell'anno. Da una parte è stato
un periodo negativo...ma quello che ne è conseguito è
stato molto più che positivo. Ho scoperto, come scrisse una
volta una mia amica, che sono più resistente di quello che
sembro e che ciò che non mi uccide,mi rende solo più forte.
Quando
ho incominciato a scrivere questa storia, non pensavo mai che sarebbe
durata così tanto. Davvero, cioè.... non mi aspettavo che
tanti la leggessero prima di tutto, anche senza commentare. Non mi
sarebbe importato. Man mano che postavo, ho scoperto che forse come
scrittrice mancata, non sono poi così male se riesco almeno a
far ridere la gente. Non volevo scrivere la solita storia dove tutto va
subito contornato di zucchero, nè volevo scrivere qualcosa di
scontato, lo sanno bene quelle che hanno recensito, che si aspettavano
una certa reazione, invece i miei personaggi hanno sbaragliato le loro
previsioni :P
D'altronde, non ho mai detto di essere normale, nè che la normalità sia una dei miei costituenti fondamentali xD
Ok, forse la sto tirando un attimo per le lunghe ma, insomma, lasciatemi essere un attimo commossa dalla cosa! xD
Non
vi preoccupate comunque ( e qui parlo con chi ha seguito questa storia
) .... tornerò! Non in questa categoria di FF, ma
tornerò, percui...STAY TUNED!!!!!
Passo ai ringraziamenti e poi vi lascio alla lettura del capitolo conclusivo....
Allora... ç_ç
-
Ringrazio tutti coloro che hanno solo letto questa FF...invisibili, ma
so che ci siete. Ringrazio quelli che l'hanno messa sulle preferite o
anche solo sulle seguite...e quelli che mi hanno messo tra i loro
autori preferiti!
Ora i ringraziamenti "particolari"
-
Alla mia "Puffola Magister" @PrincesMonica, scrittrice delle ff a
più raiting rosso che abbia mai letto e che a breve mi
abbandonerà per andare in Galles ( è da tre giorni che ho
la sindrome dell'abbandono ç_ç ) , suprema lettrice in
anticipo della mia ff e l'onestà fatta in persona.G-R-A-Z-I-E!!!
:-***** Credo che senza di lei non so che verso avrebbe potuto prendere
questa FF - oltre ad alcuni capitoli extra appositamente richiesti u.u
-. Monica, attendo il ritorno delle Puffole! Vai e spacca tutto in UK,
sono fiera di te!!! Senza di te "Where the Streets Have No Name" non ha la stessa bellezza.... grazie di ogni cosa.
-
Ringrazio Ale, alias " @CutePoison83 "..... che pure se è fuori
dall'Italia, su un pullman che sobbalza continuamente per le buche nel
mezzo della Grecia al ritorno da Rodi, riesce a recensire la mia ff.
Donna, puoi rapirmi quando vuoi appena si vince all'enalotto!
-
Le mie piccole soldatesse @Joe e @Annie! Come potrei dimenticarmi di
voi....in effetti non potrei, anche perchè Joe continua a
tartassarmi per una certa FF su Draco Malfoy.... taci bocca mia taci,
sennò fai spoiler xD
-
La mia "Demone" @Ino, che so che si dimentica sempre di recensire e che
prima o poi ha detto che si mette d'impegno e passo per passo ce la
farà a leggere tutta la storia.... demone, Londra ci attende a
dicembre! *-*
-
Ilaria, Elisa e Lavinia!!! le mie compagne di uni, che mi chiedevano ad
ogni lezione d'inglese, di postare as soon as possible!
-
Ecco...sì cioè...ovunque tu sia, beh, Jackson, ringrazio
anche te, d'accordo? Galeotti furono gli occhi verdi >.<
*timidezza mode on*.... ci si becca a Londra a dicembre, sperando che
appena scorgo la tua figura, non crollo in pianti sconnessi da
fangirl...già sono al livello "risatina isterica + castelli per
aria"....
-
Bene, qui ringraziamento musicale a tutte le band ( e non ) che mi
hanno ispirato con le loro canzoni e che sono state il sottofondo
perfetto : 30 Seconds to Mars, One Republic,U2, Beatles, Skunk Anansie,
Queen, Blondie, Mika, Kings Of Leon, Bon Jovi, The Cure, canzoni del
cast di Glee, My Chemical Romance, Bob Dylan e sì.... anche
"Fire with Fire" degli Scissor Sisters!!!!E chi più ne ha più ne metta!
Se ho dimenticato qualcuno chiedo venia....
Detto questo....finisco questi chilometrici ringraziamenti e vi saluto! Alla Prossima Storia!
xoxo
valetrinity89
ps:
questo capitolo extra mi è stato rischiesto dalla mia soldatina
Annie....mia aveva dato un paio di opzioni ma la morte dei miei
personaggi non era mai stata contemplata nella mia ff,
così ho ripiegato su altro :)
CHAPTER EXTRA V -
COME HOME
Hello, world, hope you're listening
Forgive me if I`m young or
speaking out of turn
But there`s someone that I`ve been missin'
And I
think that they could be the better half of me
They`re in the wrong place,
tryin' to make it right
And I`m tired of justifying, so I say to you...
"Come home, come home
'Cause I`ve been waiting for ya,
for so long, for so long
And right now there's a war between the vanities
But all I see is you and me
The fight for you is all I`ve ever known
So come home"
I get lost in the beauty
Of
everything I see, the world ain`t half as bad as they paint it to be
If all
the sons, all the daughters, stop to take it in
Hopefully, the hate
subsides, and the love can begin
It might start now, or maybe I`m just
dreamin' out loud, but until then
"Come home, come home
'Cause I`ve been waiting for ya, for so long, for so long
And right now
there's a war between the vanities
But all I see is you and me
The fight
for you is all I`ve ever known (ever known)
So come home"
Everything I can`t be, is everything you should be
And that`s why I need you here
Everything i can`t be, is everything you
should be
And that`s why I need you here
So hear this now
"Come home, come home
'Cause I`ve been waiting for ya,
for so long, for so long
And right now there's a war between the vanities
But all I see is you and me
The fight for you is all I`ve ever known
(ever known)
So come home
Come Home"
One Republic - Come Home
- Bene, ci siamo
tutte? - Erano tutte a casa di Monica. I 30 Seconds To Mars erano in
tour, quindi la Mars House era libera. Monica andava da una parte
all'altra del salotto, nervosa come non mai mentre lei, Demone e
Discepola aspettavano solo che lei parlasse.
- Io propongo di
farlo tutte il test, così magari riusciamo a rassicurare Monica...-
fece lei.
- Quante confezioni
sono Demone?- chiese Monica.
- Quattro
confezioni, due test per ognuno...uno a testa -
- Potete anche
spartirvi il mio- fece Discepola – Tanto io è da un pezzo che non
batto chiodo...
L'atmosfera era
tesa.
- Dai Monica,
qual'è il peggio che potrebbe succedere? - fece Demone
- Io non sono
pronta per un bambino. A me i bambini non piacciono Demone! Non ho il
gene della maternità...casomai quello ce l'ha Cake...
- Io non ho il gene
della maternità! - commentò la diretta interessata. Va bene che
amava fare da babysitter ma da qui ad avere un figlio, o una figlia,
con Jackson ne passava di acqua sotto i ponti. Che poi, magari ne
sarebbe venuto fuori uno strano incrocio tra un musicista rock e
hippie dagli occhi verdi e i boccoli castani con tendenze a una sana
pazzia...
Però...non era
male come immagine. Un bambino che correva in giardino...
- Cake?
Cake??'CAKE!!- era da un minuto abbondante che Monica le schioccava
le dita di fronte agli occhi per attirare la sua attenzione.
- Si?
- Bentornata tra
noi!
- Le hai parlato di
gravidanze e già era partita per la tangente – commentò Discepola
– Ok, facciamo questi benedetti test e cerchiamo di tranquillizzare
Monica...
Venti minuti dopo
stavano guardando una replica di una puntata di True Blood una
abbracciata all'altra cercando di tranquillizzare la loro amica.
- Secondo me Jared
potrebbe veramente andare in brodo di giuggiole.- commentò Demone
- Secondo me gli
verrebbe un colpo. Oppure sarebbe capace di annunciarlo a tutto il
mondo durante un concerto.... Roba da strapparsi i capelli. Orde di
fangirls con torce e forconi. – concluse Monica.
- Oppure –
concluse Cake – Potreste essere le persone più felici del mondo e
basta. -
- Potremmo.... -
- Già, potreste. -
- Andiamo a
controllare – dichiarò Demone. Monica prese un profondo respiro.
Tanto valeva togliersi il cosiddetto cerotto.
- Non ce la
faccio!- si fermò Monica – Puffola, ti prego, controllalo tu. Ho
le gambe che mi fanno Giacomo Giacomo, per non dire che mi si stanno
trasformando lentamente in burro – la ragazza ricominciò a
camminare avanti e indietro nervosamente.
Cake andò sul
tavolino dove erano posti tutti i test e controllò quello di Monica.
Lo prese tra le mani e lo guardò. Poi sorrise.
- Monica puoi
riportare il burro delle tue gambe allo stato naturale. Non c'è
nessun bebè in arrivo. Non dovrai preoccuparti delle torce e dei
forconi per un bel po' di tempo... - alzò il tono della voce
sull'ultima frase su fare scherzoso.
Monica fece un
sospiro di sollievo e sorrise. - Pensare che mi stavo quasi abituando
all'idea...- rise.
- Ok, buttiamo
questi test di gravidanza...o bruciamoli! Di questi tempi perfino ho
paura che i paparazzi guardino dentro la mia spazzatura... e non
esagero!
Ж
Jackson
rientrò a casa sua. Era giusto tornato dall'aeroporto. Era dovuto
andare per qualche giorno a New York per dei colloqui di lavoro.
Entrò
all'ingresso e abbandonò la sua valigia su un lato insieme alla sua
inseparabile chitarra. Si diresse verso la cucina, dove era sicuro
avrebbe trovato Cake intenta a preparare qualche cosa di delizioso.
Gli preparava sempre qualcosa di inaspettato quando tornava da
qualche viaggio. L'ultima volta era stato il maiale in agrodolce.
Entrò
in cucina e vide la penisola con il ripiano in marmo vuota, senza
nulla sopra. Accanto c'era Freddy che si stava leccando una zampa su
uno sgabello.
- Non è
che ti sei mangiato tutto tu vero? - chiese Jackson. L'ultima volta
si era fregato il salame del suo panino, non si meravigliava più di
quello che poteva fare quel gatto. Goloso tale e quale la sua
padrona.... della quale incominciava a preoccuparsi.
Si
diresse verso il piano di sopra, verso la loro camera. Anche lì
tutto taceva. Tutto era in silenzio ed era fin troppo in ordine.
Sentì piano in sottofondo il cd degli One Republic, uno di quelli di
Cake.
Vide la
luce del bagno che filtrava dalla porta aperta. Sospirò. Lentamente
aprì la porta del bagno e vi trovò la sua ragazza.
Era
immersa nella vasca da bagno, con i capelli lunghi tirati su con un
mollettone e qualche ciuffo ribelle. Era completamente assorta nei
suoi pensieri e faceva galleggiare la sua mano sul pelo dell'acqua,
come un gioco.
- Mi
stavo seriamente preoccupando.... avevo tipo paura che Freddy ti
avesse ucciso e seppellito in giardino il tuo cadavere. - si appoggiò
allo stipite della porta.
Lei
continuava a non fissarlo. Ok, forse era il caso di preoccuparsi.
- Stai
parlando di Freddy, il gatto pigro che pure per andare dalla parte
opposta del salotto ha bisogno di una pausa di dieci minuti per
riposare...
Lui si
avvicinò, si chinò su di lei e le diede un bacio a fior di labbra.
-
Giornata pesante? - si sedette sul tappeto adiacente alla vasca da
bagno e poggiò un braccio e la sua testa sul bordo bianco.
- Sì e
no.... secondo te ho il gene della maternità?
Jackson
alzò la testa. - Il gene di che cosa?- strabuzzò gli occhi.
Cake
sbuffò – Monica aveva il timore di essere incinta. Mentre
aspettavamo per il test abbiamo parlato e secondo lei tra le due
sarei io quella che sarebbe una madre bravissima.... dice che vado in
brodo di giuggiole appena vedo un bambino... poi ovviamente ha smesso
con certe frasi visto che non è incinta. Per il fatto che lei era
ansiosa, tutte le Jane A. si sono messe a fare test di gravidanza...-
aggrottò le sopracciglia.
-
Aspetta.... Monica aveva paura di essere incinta? E poi è vero che
un po' in brodo di giuggiole vai quando vedi un bambino...ma non è
un po' presto per parlarne???? - Jackson era alquanto confuso.
Tutta
questa roba da donna non era per lui. Si grattò una guancia, come
sempre faceva quando era confuso.
Cake
rise. - Sai qual'è la cosa più divertente di tutte?
- Cosa?
- Jackson sorrise.
- Ho
scoperto che quella incinta sono io – concluse in un semi sussurro.
Jackson
rimase con il sorriso di prima. Solo che ora sembrava un ebete.
Lentamente sbiancò e deglutì rumorosamente.
-
Cosa...io...tu...ma....cioè... - stava balbettando. Stava
decisamente balbettando e aveva il cervello come lobotomizzato. Cosa
aveva appena detto?
Da
quando in qua c'era poca aria in quel bagno?
Ma
soprattutto, era forse il caso di ricominciare a respirare, o era
meglio uno svenimento plateale?
Cake
uscì dalla vasca e indossò il suo accappatoio. Jackson si era
alzato e appoggiato al lavabo. Ad un tratto sentì la sua ragazza
stringerlo da dietro.
-
Neanche io mi sento pronta. Non so cosa fare -
Jackson
posò le mani su quelle della ragazza e le strinse, mentre lei
poggiava la sua fronte sulla sua schiena.
Lui era
pronto?
Ж
Non era
riuscito a dormire a differenza di Cake. Per un po' l'aveva sentita
rigirarsi nel letto, tra le sue braccia, come faceva sempre, poi era
piombata in sonno agitato.
Ci aveva
messo una notte intera ad assimilare il tutto, ma ora aveva
decisamente le idee chiare. Molto probabilmente Cake aveva
interpretato la sua prima reazione come una sorta di tirarsi
indietro, per questo si era sentita persa, come se non sapesse se
appoggiarsi a lui.
Si stese
meglio accanto a Cake che, nella sua veste da notte verde chiaro,
dormiva. Jackson sapeva che a breve si sarebbe svegliata. Aveva una
sorta di orologio biologico che la faceva svegliare a una data ora.
Vide la
sua ragazza stiracchiarsi e aprire gli occhi. Mise a fuoco ciò che
la circondava e poi si voltò verso di lui, come a ricordarsi che non
era da sola.
-
Buongiorno – sembrava non si ricordasse cosa gli aveva detto ieri.
Lo baciò sulle labbra
-
Buongiorno anche lei, donna della mia vita....
- Come
mai sei già sveglio? Di solito quando torni da un viaggio dormi fino
alle undici per recuperare sul jet-lag …
- Non
riuscivo a dormire. Così mi sono messo a pensare...
- Che
non sempre è una buona cosa nel tuo caso – ridacchiò. Stava
evitando il discorso.
- Ti
stupiresti di cosa potrei tirare fuori dalla mia mente, mia cara.-
Tirò fuori un foglio di carta spiegazzato – Allora.... Dovremo
liberare una camera, avevo in mente quella degli ospiti accanto alla
nostra se per te non ci sono problemi. Potremmo metterci a dipingerla
come abbiamo fatto con la nostra, anche se vorrei farci un bel
disegno come la stanza del pianoforte, che ne dici? Ah, poi pensavo
di chiamare la banca! Avevo intenzione di aprire un fondo per il
bambino, non si sa mai... - stava spuntando tutti i punti della lista
su cui aveva pensato tutta la notte. Aveva scritto da entrambi i
lati del foglio e la lista non si era rivelata per nulla corta.
- Poi
dovresti incominciare ad andare dal ginecologo...preferisci un parto
in casa o in ospedale? Che ne pensi dell'epidurale? O vuoi un parto
in acqua?
- Ferma!
Ferma! Ferma!- Cake poggiò una mano sulla sua, visibilmente
allarmata – Che diavolo stai combinando? - si mise la gambe
incrociate sul letto, preoccupata.
Jackson
la guardò fissa nelle sue iridi color cioccolato. Nella sua numerosa
lista aveva dimenticato di aggiungere di spiegare cosa aveva
ponderato tutta una notte intera. Si alzò, sempre sotto lo sguardo
di Cake e incominciò a esporre quello che gli passava per la testa.
-
Quando ieri mi hai detto di aspettare un bambino, mi sembrava di
esser stato lobotomizzato. Non riuscivo a connettere i neuroni uno
con l'altro. Ci ho messo una notte intera a capire che quella
sensazione di rincretinimento era felicità- si mise una mano ad
altezza del cuore, come a cercare di non farlo uscir fuori dalla
cassa toracica – Appena avevo capito di volerlo,
di voler davvero diventare padre,
ho incominciato a pensare a come io e le mie sorelle siamo stati
cresciuti, a quanti sacrifici i miei genitori hanno fatto e quali
valori mi hanno insegnato.... e da questi pensieri è nata la
lista...
Cake teneva le sue braccia serrate al suo cuscino. Lo abbandonò e
corse immediatamente ad abbracciare il ragazzo.
- Ehi!Ehi!Ehi! - la strinse tra le sue, dolcemente
- Colpa degli ormoni -
-
Sento che questa sarà la scusa dei prossimi otto mesi e mezzo... -
raccolse il viso della ragazza tra le sue mani – Sei la donna della
mia vita...come potevi solo pensare che volessi tirarmi
indietro?
- Quando te l'ho detto eri più bianco di un fantasma … ho avuto
una legittima paura. E comunque, anche se ti fossi tirato indietro,
lo avrei tenuto lo stesso...
- Umh... - le diede un bacio a fior di labbra
– Poi
mio fratello avrebbe noleggiato un fucile o un cecchino appositamente
per ucciderti -
- Probabile... allora? Parto in casa o in ospedale?? Se è un
maschietto che ne dici di Gabriel? O preferisci un nome strano o in
disuso tipo Alphonse? Non hai fame? Io sì! Che ne dici di pancakes?
La madre di Ben mi ha dato una ricetta favolosa...- la stava
trascinando per mano, ancora in pigiama ( che nel suo caso era una
maglietta a maniche corte e un paio di pantaloni ricavati da una
vecchia tuta ).
- Jackson! Fermati tre secondi! -
Lui si voltò fissandola al colmo della felicità e un sorriso
sincero.
- Dimmi !
- Gabriel
- Cosa scusa? - aggrottò le sopracciglia.
- Gabriel mi piace come nome- fece lei arrossendo. Poi furba sorpassò
Jackson sulle scale – Io voglio i pancakes con le gocce di
cioccolato, lo sai, le donne in attesa hanno sempre la precedenza...
e poi chi arriva ultimo pulisce tutto!!!!!- la ragazza corse verso la
cucina.
- Hey! Non vale!!!! -
FINE
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=669029
|