To Do Lists

di Sumiya Sakamoto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Russia's to do list ***
Capitolo 2: *** France's to do list ***
Capitolo 3: *** China's to do list ***



Capitolo 1
*** Russia's to do list ***


È la lista delle cose da fare nella settimana di Russia. Spero vi piaccia. Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

 

Lista delle cose da fare di Russia durante la settimana:

- Comprare girasoli.

- Se i girasoli non sono arrivati, persuadere il fioraio a farli arrivare il prima possibile.

- Mandare Lituania a ritirare la sciarpa in lavanderia.

- Picchiare Lituania.

- Fare il finto amorevole dopo aver picchiato Lituania.

- Costringere Cina a diventare una cosa sola con Russia.

- Oliare il rubinetto.

- Provare il rubinetto oliato su Lettonia.

- Pulire il rubinetto dal sangue di Lettonia.

- Cercare di avere un dialogo degno di tale nome con Ucraina senza che scappi piangendo.

- Depistare Bielorussia dalle mie tracce.

- Se la nota precedente non funziona, trovare un nascondiglio per sfuggire a Bielorussia o scappare.

- Eliminare tutto ciò che Bielorussia mi regalerà durante la settimana.

- Comprare altra vodka.

- Far ubriacare Lituania, Lettonia ed Estonia per poi divertirmi.

- Costringere Cina a bere vodka per vedere cosa succede.

- Lanciare qualcuno nello spazio per dar fastidio ad America.

- Cacciare America che verrà a farmi visita.

- Fare paura.

- Sorridere. Sempre.

- Picchiare pesantemente Polonia se prova ad avvicinarsi a Lituania.

- Costringere Polonia a diventare una cosa sola con Russia.

- Insegnare a quell’incompetente di Lituania a cucinare un rassolnik* decente.

- Fare un pupazzo di neve. Poi distruggerlo.

- Ringraziare Generale Inverno.

- Minacciare – chiunque.

- Vedere quanto resiste Lituania seppellito sotto la neve.

- Fare lo stesso con Lettonia.

- Fare lo stesso con Estonia.

- Creare una collana con i girasoli. Poi distruggerla.

- Ignorare l’ultima frase della nota precedente e lasciare intera la collana.

- Risolvere ribellioni e tensioni interne con la violenza.

- Non lasciar trasparire alcuna emozione. Mai.

- Riposarsi bevendo vodka, picchiando Estonia e usando la sciarpa come cuscino.

 

 

 

Lituania si accorse di aver smesso di respirare. Sentì la testa cominciare a pulsare ed espirò tutto d’un fiato. Teneva ancora in mano la piccola agenda grigia, priva di qualsiasi decorazione. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. La mandibola bloccata, le labbra secche e nell’altra mano reggeva la scopa ancora a mezz’aria. Era entrato nello studio di Russia per spazzare la polvere, approfittando del fatto che Ivan era fuori casa per qualche ora e passando il piumino sopra la scrivania aveva gettato a terra una pila di fogli, assieme al piccolo quadernetto grigio. Imprecando mentalmente e raccogliendo febbrilmente le carte, tentava disperatamente di rimettere in ordine i documenti, quando lo sguardo gli cadde sull’agenda. La raccolse, incuriosito, dimenticando il guaio che aveva combinato. Cominciando a sfogliarla, il terrore si impadronì di lui. Era l’agenda di Russia. Stava toccando l’agenda di Ivan. La stava leggendo! Il cervello cominciò a mandare segnali di allarme, ma i muscoli non si degnavano di ubbidire e gli occhi non riuscivano a staccarsi da quella scrittura pulita ma infantile. Così, aveva cominciato a leggere la lista di cose da fare di Ivan di quella settimana. Alla fine di essa era caduto nel panico più totale. Lui non aveva il permesso di leggere nulla di personale di Russia. Ora era a conoscenza dei suoi piani per quella settimana, di ciò che aveva intenzione di fare. In un attimo di follia, gli passò per la mente che avrebbe potuto ricattarlo, minacciando di dire a Cina o ad America ciò che voleva fare contro di loro, ma il pensiero fu cacciato dalla sua mente con ribrezzo. Sarebbe stato impossibile ricattare Russia. O meglio, sarebbe stata un’idea totalmente folle, un suicidio. Rabbrividì, impaurito. Cominciò a tremare senza accorgersene. Scosse il capo. No. La cosa migliore era fingere di non sapere nulla, anzi dimenticare. Sì, doveva dimenticare, dimenticare ogni parola che aveva letto, non dire nulla a nessuno, convincersi di non aver mai letto niente, fingere di…

“Lituania!” la voce infantile e fintamente dolce di Russia lo riscosse dai suoi pensieri. Sobbalzò, atterrito. “Ar-arrivo!” balbettò, ricominciando alla velocità della luce a riordinare i fogli sparpagliati a terra, ben sapendo che se Russia avesse scoperto che i suoi documenti fossero stati messi in disordini avrebbe punito lui, Lettonia ed Estonia, per essere sicuro di dare una lezione anche al colpevole. Rimise l’agenda esattamente dov’era prima che cadesse a terra ed uscì dalla stanza, quasi di corsa, rispondendo ai richiami di Ivan con un “Eccomi, sto arrivando!”

 

 

 

 

 

 

* Rassolnik: zuppa russa composta da cetrioli salati, salamoia di cetrioli e se si vuole patate, vari tipi di grano ed erbe aromatiche.

 

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Capitolo 2
*** France's to do list ***


Eccoci al secondo capitolo della raccolta. Spero vi piaccia. Buona lettura.

 

 

 

Lista delle cose da fare della settimana di Francia:

- Andare a trovare Angleterre.

- Baciare Angleterre almeno una volta questa settimana.

- Comprare molte rose.

- Mandare un mazzo di rose ad Angleterre.

- Mandarglielo di nuovo perché sarà rispedito indietro.

- Uscire con Gilbert per trovare il regalo di compleanno ad Antonio.

- Uscire con Antonio per trovare il regalo di compleanno a Gilbert.

- Declinare l’invito di Antonio di partecipare alla “battaglia dei pomodori”.

- Amare. Sempre.

- Insegnare ad amare.

- Chiamare Polonia.

- Scoprire se Italia ha combinato guai durante l’ultima settimana.

- Andare a trovare Seychelles.

- Comprare prima un regalo da portare a Seychelles.

- Farsi venire in mente un regalo da comprare a Seychelles.

- Se non trovo un regalo per Seychelles ci andrò con il mio amore.

- Ignorare l’ultima nota, trovare un accidentaccio di regalo da comprare a Seychelles!

- Andare a cena da Gilbert e sorbirsi anche Ludwig.

- Abbracciare più persone possibili.

- Comprare nuovo balsamo per i capelli.

- Comprare di nuovo rose che entro la prima metà della settimana saranno finite.

- Non farsi trovare in casa da America.

- Fare lo stesso con Russia.

- Cantare una serenata sotto la finestra di Angleterre.

- Schivare i piatti lanciati da Angleterre, segno del suo amore.

- Comprare altro vino e offrirlo ad Angleterre, con sicuri ottimi esiti.

 

 

 

What the hell?!” sbraitò Inghilterra, fuori di sé “Ma che diavolo di impegni ha quel maledetto vinofilo pervertito?!” In un gesto di stizza lanciò sul tavolo il quadernetto azzurro, decorato con delle rose rosse. Sbuffò, irritato. Come si permetteva di… inserirlo nelle sue note?! Non sapeva nemmeno lui perché la cosa gli dava fastidio, dato che in quasi tutte le annotazioni, il francese si proponeva di fare qualcosa di carino per lui, prevedendo anche le reazioni che l’inglese avrebbe avuto. Guardò l’agenda con odio, mentre proprio in quel momento Francis entrava in soggiorno con la maglia che qualche giorno prima il britannico si era dimenticato a casa sua. Non gli ci volle che qualche secondo per comprendere l’accaduto, spostando lo sguardo da un Inghilterra col broncio, all’agendina gettata sul tavolo accanto a lui. Non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Non gli dava fastidio il fatto che l’altro avesse letto i suoi appunti, anzi, gli faceva piacere, dato che involontariamente Arthur aveva mostrato di interessarsi minimamente a ciò che l’altro faceva. Che prova d’amore!

“Ecco il tuo maglione.” gli disse, porgendogli l’indumento e continuando a osservarlo con curiosità. L’altro glielo strappò dalle mani in un gesto brusco, senza nemmeno ringraziare. Si fermò di botto, portò il vestito al naso e strillò “Sa di rose! L’hai anche lavato!” come se fosse un’accusa. Il francese si limitò a sorridere più dolcemente di prima e a passargli una mano fra i corti capelli biondi “Così ti ricorderai di me quando lo indosserai…” mormorò. Arthur a quel gesto divenne bordeaux e si scansò dalle carezze. “Beh… io… devo andare ora…” borbottò impacciato, tentando di sembrare burbero e arrabbiato. Si voltò e si diresse verso la porta il più velocemente possibile.

“Vuoi forse un’altra scusa per venirmi a trovare?” sentì l’accento francese dell’altro richiamarlo. Si girò, confuso e vide che Francis teneva in mano la sua giacca “Se vuoi puoi far finta di dimenticare anche questa…” lo prese in giro dolcemente il francese. Inghilterra sbuffò seccato, sentendo il viso andare a fuoco. Si avvicinò a passi rapidi verso Francia e allungò una mano per prendere l’indumento. In quel preciso istante, Francis spostò il braccio che teneva la giacca all’indietro e contemporaneamente fece un passo in direzione dell’inglese, che andò a scontrarsi con le labbra su quelle del francese. Non seppe per quanto tempo durò il bacio, ma quando realizzò che effettivamente si stavano baciando, le labbra morbide della Francia si staccarono da quelle sottili dell’Inghilterra, lasciandolo confuso e interdetto. Gli occhi azzurri del francese osservarono divertiti quelli verde scuro dell’inglese, che cercava ancora di riordinare le idee. Francis gli porse la giacca, che l’altro prese quasi senza accorgersene. Quando finalmente Arthur tornò cosciente, cominciò a spolmonarsi in una serie di improperi in inglese contro la Francia, che per tutta risposta sorrise tristemente, constatando che l’altro era tornato in sé. Senza neanche salutare, l’inglese lasciò l’abitazione sbattendosi la porta alle spalle.

Di nuovo solo, Francis tornò al tavolo dove c’era ancora la sua agendina. La raccolse e la osservò per un attimo, prima di aprirla e procurarsi una penna. Con un sorriso e con immensa soddisfazione, tracciò una linea sottile a barrare la frase Baciare Angleterre almeno una volta questa settimana.

 

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Capitolo 3
*** China's to do list ***


Siamo a tre, con la lista delle cose da fare di Cina. L’ho finito dopo aver saputo del terremoto che stamattina ha colpito il Giappone – nel testo dice “quel pomeriggio” a causa del fuso orario, in Giappone ora sono le sette di sera se non sbaglio. Il nome di Hong Kong Li Xiao Chun, come dicono alcune fonti di Hetalia, potrebbe essere uno dei suoi potenziali nomi. Spero vi piaccia, buona lettura.

 

 

 

 

 

Lista delle cose da fare della settimana di Cina:

- Far visita a Giappone.

- Far visita a Taiwan.

- Far visita a Corea.

- Far visita a Hong Kong e riportargli il kimono.

- Comprare nuovi nastri ed elastici per i capelli.

- Dar da mangiare ai panda.

- Lavare il pandapeluche, A MANO e con acqua tiepida.

-  Ritrovare il pandapeluche che Taiwan ha infilato da qualche parte.

- Ritrovare il costume da panda che Italia aveva chiesto per carnevale.

- Se Italia rovina il costume, vendicarsi.

- Evitare Russia come se fosse la morte.

- Se la nota precedente non è abbastanza chiara, la riscrivo: Evitare Russia come se fosse la morte!

- Trovare un po’ di tempo libero per fare Tai Chi.

- Comprare il pigiama di Hello Kitty che avevo visto ieri in quel negozio.

- Convincere America che il mio cognome, Wang, non è una parola onomatopeica per descrivere il rumore del gong.

- Cacciare Inghilterra che verrà a trovarmi con un pretesto per fregarmi un po’ di oppio.

- Incollare il baffo che si è staccato dal peluche ti Hello Kitty.

- Prima lavare Hello Kitty, perché è diventata grigio scuro.

- Farsi rispiegare da Giappone in che cosa consiste il Copyright.

- Lottare anche questa settimana per la salvaguardia delle foreste di bambù.

- Portare un sacchetto di riso a Francia che da giorni lo chiede con insistenza.

- Lasciare il sacchetto e scappare prima che Francia cominci a molestarmi.

- Accontentare Giappone e fare un giro assieme a lui per Tokyo.

- Fare visita al RPAMO (Rifugio per Panda Abbandonati, Malati o Orfani) e ricordarsi di portare cibo e latte per i piccoli panda.

- Riuscire a far sorridere Hong Kong.

- Portare Taiwan sullo Chang Jiang e Corea sullo Huang He.

- Oscurare siti internet.

- Fare presenza alla festa delle lanterne e non andarsene prima di aver visto la danza del leone.

- Mandare aiuti e cibo a Giappone, che questo pomeriggio ha subito un altro fortissimo terremoto.

 

Dopo aver scritto l’ultima nota, Cina rilesse gli appunti, le sopracciglia increspate per la preoccupazione. Quel pomeriggio, un violento movimento sismico – oltre gli otto gradi della scala Richter - aveva colpito il fratello minore, provocando per fortuna soltanto una ventina di morti al posto di alcune centinaia di migliaia, dato che la Nazione era avvezza e preparata ai movimenti tellurici, ma causando gravi danni ugualmente. Decise che avrebbe innanzitutto seguito l’ultima annotazione prima delle altre e sarebbe andato a trovare Giappone. Si diresse quindi verso la sua dispensa, cominciò a porre in uno scatolone qualsiasi cosa ci fosse di commestibile e una volta chiuso il contenitore se ne procurò un altro, dirigendosi verso il bagno, per porci bende, garze, disinfettanti e medicine.

“Quanti morti?” chiese una voce dietro di lui. Cina sobbalzò, credendo fino ad un attimo prima di essere solo e si voltò. Era Hong Kong. Vestiva un kimono blu, dato che quello rosso l’aveva lasciato al fratello maggiore. Il modo secco in cui gli venne posta la domanda turbò Yao, che preferiva sempre non parlare molto delle disgrazie che colpivano Giappone con gli altri fratelli, forse temendo di agitarli o preoccuparli, forse perché li considerava ancora piccoli e impressionabili. Hong Kong però, era cresciuto, era diventato maturo e, con gran sconvolgimento di Cina, sapeva sempre tutto quello che capitava agli altri fratelli. Anche se i particolari li chiedeva a lui.

“Quanti morti ci sono stati?” ripeté il più piccolo, vedendo che Yao esitava e contemporaneamente avvicinandosi al fratello per aiutarlo a mettere le medicine nello scatolone.

“Venti circa… credo…” mormorò Yao ancora confuso “Tu, piuttosto, come hai fatto a saperlo?” nella sua voce c’era una lieve nota di rimprovero, ma l’altro sostenne lo sguardo che la Cina gli piantò in faccia. “Lo so e basta.” rispose semplicemente, senza sfacciataggine.

“Li…” lo riprese Cina.

“Non sono più un bambino.” ribattè piano l’altro, come se avesse paura di mancargli di rispetto. Yao notò che non aveva ancora sorriso da quando l’aveva visto. La serietà del piccolo Stato era ancora più marcata di quella di Giappone, che qualche volta, nonostante tutto, sorrideva. “Posso aiutarti?” chiese la Nazione minore, con un rotolo di bende in una mano e un contenitore di pastiglie nell’altra. Cina lo osservò per qualche secondo, poi sorrise e annuì, facendogli una carezza sul volto, che apparentemente non provocò alcuna reazione nell’altro. Yao era convinto che la causa di questa specie di chiusura da parte del fratello fosse stato Inghilterra, quando, secoli prima, gliel’aveva portato via e da cui dopo infinite pene e sofferenze era riuscito a riaverlo, poco prima degli anni duemila. Si rimise al lavoro, raccogliendo quante più medicine possibili.

“Posso venire con te?”

“No, Li.”

“Perché?”

“C’è stato un terremoto, non una festa.”

“Lo so. Ma io voglio aiutare.”

“Non lo metto in dubbio, ma non hai mai visto gli effetti di un terremoto.”

“Non sono più un bambino.” mormorò di nuovo Hong Kong, mortificato del fatto che Yao lo trattasse come tale.

“Non penso che tu lo sia.” rispose secco il maggiore “Ma non sei abituato a vedere… le cose che ho visto io e che continuo a vedere ogni giorno.”

“Non serve che tu mi protegga, so badare a me stesso.”

“Perché continui a discutere?” chiese irritato Yao, punto sul vivo “Ti ho detto che non ti porterò con me, fine della storia.”

L’altro rimase in silenzio e non ribatté. Finirono di riempire il secondo scatolone, quindi Cina li prese entrambi, mostrando più forza di quanta non sembrasse averne. Un po’ raddolcito dallo sguardo basso di Hong Kong, gli si avvicinò e depositò un bacio sulla fronte bianca del fratello, dicendo “Vai da Taiwan, ora, fammi questo favore. Io torno presto, porterò notizie di Giappone. Vai da lei e non stare in pensiero. A dopo, fratellino.”

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