Life can change

di AmeliaHud
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Start ***
Capitolo 2: *** Confessions at the table ***
Capitolo 3: *** Dating ***
Capitolo 4: *** "Hi, honey!" ***
Capitolo 5: *** It's a good day ***
Capitolo 6: *** Kisses ***
Capitolo 7: *** Regalo del dopo-prove ***
Capitolo 8: *** Sophianne ***
Capitolo 9: *** Sex, love ***
Capitolo 10: *** Troubles ***
Capitolo 11: *** Nightmare ***
Capitolo 12: *** Red Rue (part one) ***
Capitolo 13: *** Red Rue (part two) ***
Capitolo 14: *** Red Rue (part three) ***
Capitolo 15: *** Cosa c'è ora? ***
Capitolo 16: *** In una fredda notte di Settembre ***
Capitolo 17: *** The call ***
Capitolo 18: *** Seattle aspetta ***
Capitolo 19: *** Ei, ti va una birra? ***
Capitolo 20: *** Che diavolo ci facciamo noi qui? ***
Capitolo 21: *** Again ***



Capitolo 1
*** Start ***


Siamo a Seattle negli Stati Uniti, anno 1985. “Piper! Piper! Aspettami!”. Già di prima mattina, Alison urlava contro la sua migliore amica che, disperata, aveva cominciato ad ignorarla. “Pip! Ti prego, non correre” continuò Ali. “Ali, muoviti. Siamo in ritardo! Uff, solo per colpa tua. Tu e quei maledetti anfibi nuovi, se li avessi messi al loro posto in tua camera ieri sera non avresti fatto tardi a scuola! E siamo solo a lunedì!” sbuffò Piper, che tentava inutilmente di non attirare troppo l’attenzione dei passanti mentre raggiungeva la scuola a passo veloce seguita da Alison, la sua migliore amica: la solita ritardataria. “Ehm, buongiorno! Ecco, siamo venute in macchina e c’era traffico!” dissero velocemente Ali e Pip in coro, rivolte a Miss Basy che le guardò con sguardo di rimprovero. “Va bene, va bene. Sedetevi ora! Ecco, McCalligan…Prendi posto vicino a Dan!” sospirò Miss Basy, indicando ad Ali il banco vicino a Dan. “Roberts, tu sistemati in uno di quei due banchi vuoti. Possibilmente tra Adler e Bailey, almeno la smettono di creare caos!” “Rose, dannazione! Il mio cognome è Rose!” si lamentò il tipo dai capelli lunghi e rossicci, seduto in fondo all’aula, occupando in modo scomposto quella piccola sedia su cui sedeva. “Si, come vuole…” sbuffò l’insegnante, evidentemente abituata a quel tipo di lamentele da parte di William, o Axl come lo chiamavano i suoi amici. Piper aveva preso posto salutando con un gesto del capo i suoi nuovi compagni. Ali e Pip erano nuove lì: si erano appena trasferite da un’altra scuola per via di alcuni problemi personali. Erano due ragazzine di poco più di 18 anni, tutte e due davvero carine e con una forte personalità, nonostante tutti i problemi che avevano dovuto affrontare durante l’infanzia. Avevano perso i genitori quando avevano due anni: Ali per un incidente d’auto e Pip aveva perso sua madre (molto giovane e single)per via di una malattia che l’aveva lentamente distrutta. Si erano incontrate nel primo orfanotrofio in cui erano state affidate. Erano cresciute insieme, con abitudini e gusti molto simili: adesso si ritenevano praticamente sorelle. All’età di 10 anni, erano state adottate dalla stessa famiglia con cui, più tardi, avevano avuto molti problemi. Proprio per questo, raggiunta la maggiore età, erano andate via da quella casa che aveva portato solamente guai e si erano avventurate in quella città, che riservava loro un mucchio di novità. Si erano sistemate in un piccolo appartamento, lugubre e decadente, pagando le spese con quei pochi dollari che riuscivano ad accaparrare suonando per strada le loro adorabili chitarre, svolgendo qualche lavoretto o, più semplicemente, chiedendo continuamente prestiti ai loro genitori adottivi che non potevano far altro che acconsentire. “Quindi…ci siete tutti!” esclamò Miss Basy, scrutando ogni volto presente in quella classe e continuò “…bene! Si vede che, almeno l’ultimo anno, avete voglia di lavorare sul serio!” “Pff…stronzate!” bisbigliò Axl alla sua nuova compagna di banco, che ricambiò con un sorrisino. “Ehm…” tossì l’insegnante “Ha qualcosa da dire, signorino?” “Io? No, cioè…dovrebbe sapere che sono qui, siamo qui” precisò guardando i suoi fidati compagni Adler e Hudson che sedevano poco distante da lui “solo per accaparrarci quel benedetto diploma. Certo, non per diventare Einstein” sbuffò il rosso. “Buon per voi, ma il diploma sarà vostro solo se suderete per averlo! Quindi, possiamo cominciare”.

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Capitolo 2
*** Confessions at the table ***


“Carini quei ragazzetti, in classe!” si affrettò a precisare Piper mentre metteva in bocca il primo boccone di quel piatto di spaghetti troppo cotti durante la cena. “Mmh, sì…” mugugnò Ali, troppo intenta nel divorarsi il cibo per ascoltare davvero la sua amica. “Sai…uno di loro, Steven Adler credo, mi ha detto anche che sono simpatica!” sorrise soddisfatta la ragazza mentre riponeva il piatto ormai vuoto in quel che rimaneva di un lavandino. “Gli altri, Rose e Hudson, dicono che sei carina…Non facevano altro che guardarti durante la lezione. Potresti provarci…!” esclamò Piper con una punta di sorrisino malizioso, abbozzando un occhiolino. “Sì, come no!” rispose stizzita l’amica mentre scuoteva la testa in segno di disapprovazione per quella ridicola affermazione di Piper che, nel frattempo, era corsa nell’altra stanza per cambiarsi i vestiti e truccarsi. “Dove vai?” chiese Alison osservandola con sguardo curioso. “Ehm, mi vedo con Dan…Gli avevo promesso una birra al Red Rue, quel pub alla punta della strada, qui vicino. Ti va di venire? Non vorrei che restassi qui da sola…” “ma va! Da quando ti preoccupi per me?” ridacchiò Alison e continuò “Ti aspetto qui. Rimango a vedere la TV…” e si sistemò su uno dei divanetti di fronte al televisore. Udì solo la porta sbattere con un veloce “A dopo!” di Piper. Sospirò e si accasciò sul “comodo” divanetto. Passò più di un’ora ed Alison era ancora su quel divano, nella stessa posizione: occhi incollati allo schermo dell’apparecchio, l mani tra le ginocchia per riscaldarle, testa appoggiata sul bracciolo rivestito in pelle e telecomando poggiato sul tavolo vicino in legno scuro. Stava per socchiudere gli occhi per schiacciare un pisolino, quando sentì la necessità di un lungo bagno caldo. Raggiunse velocemente il bagno e si immerse nell’acqua calda. Sussultò. Il tocco tiepido sulla sua pelle la fece sentire bene, finalmente. Sospirò e si lasciò cullare dall’acqua.

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Capitolo 3
*** Dating ***


“Ali, sono a casa!” strillò Piper dall’altra stanza. A quel punto, la ragazza si affrettò ad infilarsi la biancheria pulita: un paio di mutandine rosse ed un reggiseno che il suo seno riempiva egregiamente. Alison era davvero una bella ragazza: capelli lunghi fino a metà schiena, biondi e lucenti, mossi e portati sciolti lungo le spalle o raccolti in modo non troppo ordinato in uno chignon sulla nuca, che lasciava intravedere il suo piccolo tatuaggio. Una stellina dal contorno nero, vuoto nel centro. “Un giorno concluderò questo tatuaggio scrivendoci dentro una lettera. Non una qualsiasi, ovvio! Ma l’iniziale del nome di una persona che sarà davvero importante in questi anni…” si giustificava lei ogni volta che qualcuno le chiedeva il significato di quella stellina vuota. Si arrotolò nel primo asciugamano che trovò nell’armadio della sua camera e raggiunse il salone, mentre l’asciugamano preso prima pendeva da un lato lasciando scoperto il sedere e gran parte del seno, seppur coperti da biancheria. “Ei, Pip…” non fece in tempo a finire la frase che strillò assordando tutti. “Oh, merda! Cazzo, cazzo, cazzo!” a quanto pare, Piper non era sola: era tornata a casa con Dan, con cui si era incontrata al pub e altri cinque ragazzi. Tre di loro, Alison li conosceva già: erano proprio Rose, Hudson e Adler, suoi nuovi compagni di classe di cui la sua amica aveva tanto tessuto le lodi durante la cena. Gli altri due, per quanto si sforzasse di ricordare, non li aveva mai visti. Si affrettò a ricomporsi. “Ehm, scusate…pensavo che Piper fosse sola” si scusò Alison visibilmente imbarazzata. “Ma no, è un piacere!” esordì uno dei due sconosciuti, con un sorrisino da imbecille con un tocco di malizia stampato in viso. “Bel modo di presentarsi” pensò Alison, anche se in fondo, quel complimento un po’ 'spinto' le faceva piacere. Corse nuovamente in camera per vestirsi: infilò dei pantaloni in pelle nera, una maglia dei Queen e si legò velocemente i capelli, lasciando che qualche ciocca ribelle le accarezzasse il viso. Poi, tornò in salone. ________________________________________________________________________________________________________________________ *Bene, bene. Ecco qui i primi 3 capitoli! Spero vi piacciano ;) vi prego di recensire! Ovviamente, accetto anche critiche così da poter migliorare :) Ditemi se vi piace il modo in cui scrivo, eventuali errori o cosa pensate delle due protagoniste. Magari, esprimete pensieri sul seguito della storia. Vado a scrivere il quarto capitolo, sperando di finirlo per stasera in modo tale da postarlo. Baci :* P.s: ripeto...RECENSITEEEEEEEEEEEEEE ragazzi!*

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Capitolo 4
*** "Hi, honey!" ***


“Piacere, Alison! Chiamami Ali!” disse amichevolmente la ragazza, strizzando un occhio, stringendo la mano ai due ragazzi che non conosceva. “Io sono Duff!” disse il primo. “Io Izzy. Piacere di conoscerti, dolcezza…” seguì l’altro con un fare ambiguo. Ad Alison scappò una risatina. Piper e Dan sedevano vicini su due sedie di legno recuperate dal tavolino mentre chiacchieravano tra loro. Erano davvero una coppietta carina! Le due ragazze avevano conosciuto Dan qualche settimana prima che iniziasse la scuola: lo avevano incontrato quando, trasferite in quell’appartamento, si era presentato con un “Piacere, sono il vostro nuovo vicino di casa!”. Infatti, Dan abitava proprio ad un isolato di distanza. Da lì, avevano continuato tutti e tre a frequentarsi: una birra al pub, un caffè il pomeriggio, una cena ed un film la sera. Con lui, Ali e Pip si erano subito trovate bene. Accanto ai due, oltre a Steven accasciato a terra a gambe incrociate, c’erano Hudson e Rose che si erano appena ‘seduti’ su uno dei divanetti dopo aver salutato Alison con un amichevole abbraccio. Presero posto anche i due rimasti: Izzy e Duff, due tipi un po’ strani. Uno aveva uno strano cappellino sul capo, lineamenti delicati e occhi scuri, una camicia bianca e jeans. L’altro era biondo ossigenato e cotonato, con uno strano lucchetto al collo, un tipo non troppo appariscente. La bionda si fece spazio tra i due: così, cominciarono a parlottare tra loro. “Qualcosa da bere?” esordì ridacchiando Pip dopo una battutina sui capelli di Duff ‘color pipì’ di Slash. “Jack per me!” disse il riccio dimenando un braccio per prenotarsi. Lo imitò Axl e a seguire anche Izzy. “Per me una birra fresca” sorrise Duff seguito da Dan che, con un gesto del capo, fece intendere di volere la stessa bevanda. “Ok…Alison, vieni a darmi una mano!” strillò la ragazza mentre s’incamminava verso la cucina. Lanciò un’occhiataccia alla bionda quando vide che stava per opporsi. “Si, si! Arrivo…” disse stranita Alison. Tutte e due raggiunsero la cucina. “Ma che diavolo…?” accennò Alison guardando perplessa Pip. “Ma ti vuoi dare una mossa?” la interruppe brusca l’altra, poi continuò “Ma non hai visto come ti guarda quel riccio? Fossi in te non starei qui con le mani in mano, adesso! Ma guardalo…Ti guarda ed entra in estasi!” affermò mentre si affacciava nel salotto lanciando un’occhiata minacciosa a Slash che, evidentemente, tentava di ascoltare la loro conversazione. “Sì, certo. Mi darò da fare!” sbuffò divertita Alison. Tornarono entrambe a sedersi, con le bibite su un vassoio. Questa volta, Alison prese posto proprio vicino a Slash ed Axl. Guardò entrambi i ragazzi che, a loro volta, ricambiarono con un sorrisino malizioso ed emisero un risolino. Dall’altra parte, sulla sedia, Piper scuoteva la testa stupita dal fare disinvolto dell’amica e se la rideva con Dan, Duff, Izzy e Steven. Continuarono a parlare e a ridere per qualche ora. Giunsero le 03.00. “Cazzo, è davvero tardi!” esclamò Dan guardandosi il polso dove teneva l’orologio. “Scusatemi, ma devo proprio andare o domani non mi alzo per la scuola e nemmeno per andare a lavoro!” continuò visibilmente dispiaciuto. “Aspetta, veniamo anche noi” concluse Axl, il rosso, dall’altro divano, parlando anche per il resto del gruppo. Alison e Piper li accompagnarono alla porta. “Ei…questo è il mio numero. Chiamami quando ti va, potremmo vederci! Intanto ci vediamo domani a scuola” sorrise Slash parlando sotto voce ad Ali porgendole un bigliettino. Ali sorrise compiaciuta. Sì, era davvero un gran bel ragazzo. “Certo!” esordì lei suscitando una risatina nel riccio. “Sai, noi suoniamo. Si, siamo una band!” disse a quel punto lui, fiero di quella sua affermazione guardando Axl, Izzy, Duff e Steven. Dan e Piper che avevano sentito l’ultima frase detta dal ragazzo, esclamarono in coro “Wow!” e sorrisero. “Be’, potreste venire a trovarci ogni tanto, Magari potremmo farvi sentire qualcosa…Suoniamo in un localetto, a qualche passo da qui” seguì Steven. “Si, potremmo venire!” risposero le due ragazze. “Ci conto!” intervenne Axl. A quel punto si salutarono definitivamente e lasciarono l’appartamento. Piper ad Alison si guardarono appena gli altri furono andati via e scoppiarono in una fragorosa risata. Erano soddisfatte di quella serata ma, ad un certo punto, Ali rimproverò amichevolmente l’amica. “Me la pagherai per la figuraccia di oggi!” sbuffò. “Ma dai! Dovresti dirmi grazie: almeno loro sono certi delle tue ‘doti’” rise rumorosamente. Ali le diede una pacca sulla spalla e la trascinò in camera. “Adesso si dorme! Notte, stronza!” esordì compiaciuta la bionda. “Notte, stronza” seguì a ruota l’altra, con meno entusiasmo. Il sonno prese il sopravvento.

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Capitolo 5
*** It's a good day ***


“Salve Miss Basy!” salutarono in coro Alison e Piper entrando in aula. Miss Basy accennò un sorrisino nervoso e isterico. “Ei, Alison! Vieni qui!” Slash attirò subito l’attenzione della bionda che oggi sembrava particolarmente radiosa. “Buongiorno, rocker!” rispose lei schioccandogli un rumoroso bacio sulla guancia. Piper le lanciò un’occhiata compiaciuta. “Ti trovo bene…” esordì il riccio accarezzandole timidamente il viso. “Sì, la serata con voi mi ha fatto bene!” rispose lei in modo sincero. “Ei, buongiorno anche a voi!” continuò Alison guardando Axl e Steven seguita da Pip che, nel frattempo, scambiava già le prime chiacchiere con Dan. “Giorno, bellezza!” ricambiò Steven, sereno. Slash gli lanciò un’occhiata minacciosa. “Ei, man. Tieni a bada il tuo istinto violento…Questo zuccherino non è di nessuno” lo rimproverò ridacchiando Axl “…Per ora” precisò infine, poggiando il suo braccio attorno alle spalle della ragazza. “Già…” concluse Steven strizzando l’occhio ad Alison che, ormai, rideva a crepapelle con Piper e Dan che avevano assistito a quella simpatica scenetta. Dovettero subito sedersi e fare silenzio richiamati dalla Basy che, scocciata, tentava di riprenderli già da un po’. Dopo nemmeno mezz’ora, la lezione di fisica si dimostrava abbastanza noiosa. “Psss…” sibilò Slash tentando di chiamare la bionda che, subito, si girò verso di lui. “Oggi pomeriggio, ore quattro al locale alla punta della Birds Avenue. E’ ad una decina di metri dopo il tuo appartamento. Ci conto, baby!” bisbigliò lui. “Vedrò cosa posso fare…” sorrise Alison colpita da quell’invito. “Ho fatto centro, man!” rise il riccio al suo amico rosso che rispose con un ‘amichevole’ dito medio. “Pff, invidia…” sbuffò Hudson. Poi, si voltò verso Ali e sorrise. Un sorriso sincero, di quelli che ti lasciano sorpresi, sereni. Ma dove voleva andare a parare quel ragazzetto così giovane e sicuro di sé? Nel frattempo, la lezione era passata velocemente, nonostante la noia che, ordinariamente, scaturiva nei ragazzi. “Ali! Alison! Dannazione, aspettami!” si sentì chiamare la bionda dopo essere uscita dall’aula in compagnia di Slash e Steven che, instancabilmente, le facevano la corte. “Oh, eccoti…” rispose lei, sorridendo verso Pip che l’aveva raggiunta con Axl, Duff e Izzy. “E Dan, dov’è?” chiese perplessa guardando Piper e gli altri. “E’ dovuto correre a lavoro…Deve recuperare la serata di ieri!” rispose dispiaciuta. “Va bene. Ei, io ti aspetto fuori con Hudson” concluse Alison tirandosi Slash. “Certo, arrivo fra poco” sorrise Piper maliziosa, con uno sguardo canzonatorio. La bionda e il riccio raggiunsero il giardino esterno.

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Capitolo 6
*** Kisses ***


“Vuoi una, McCalligan?” chiese Slash mostrando un pacchetto di sigarette alla ragazza. “Volentieri!” rispose sorridendo Alison. Tirarono entrambi la prima boccata di fumo e Slash ricominciò a parlare. “Allora…Non mi hai ancora detto niente di te. Forza racconta: che ci fai in questa fottutissima scuola?” sbuffò lui indicando l’edifico che si erano da poco lasciati alle spalle. “Io e Piper siamo qui da quasi un mese. Abbiamo cambiato casa, quel posto in cui eravamo chiuse prima non faceva per noi…Siamo state adottate all’età di 10 anni e siamo finite nella stessa famiglia. Poi, Piper si è ritrovata con me a scuola nonostante i suoi tre anni di differenza: ha perso parecchi anni di studi per vari motivi…” cominciò a raccontare lei. “Adottate?” “Sì…I miei genitori sono morti in un incidente stradale. Sua madre è morta per una grave malattia” rispose lei senza troppi giri di parole. Ormai, era abituata a quella domanda e la risposta la conosceva a memoria. “Ah…io…io non sapevo…Cioè…” Slash aveva cominciato a balbettare per l’imbarazzo. Alison, però, emise una leggera risata che servì a farlo calmare. “E poi siamo andate via anche da quelle quattro mura che ci stavano troppo strette! I nostri genitori adottivi sono delle ottime persone. Ma noi…noi non siamo fatte per la vita tutta rose e fiori. Abbiamo bisogno di aria, di fumo, di alcol…” concluse la bionda ridendo. “Ah, allora hai trovato le persone giuste” rispose il riccio. “E tu, raccontami un po’ di te….” Si dimostrò curiosa lei. “Io? Io vivo qui con Ola, mia madre. Sono il dio della chitarra, il dio del sesso…e faccio parte di una band. Non posso desiderare altro!” si vantò lui. Alison gli diede un spintone che lo fece rotolare a terra. “Ahahah, tu il dio della chitarra? Tu il dio del sesso?” la ragazza rideva a crepapelle, tanto da cominciare a piegarsi in due con le mani sulla pancia. “Oh, mio dio! Ahahah” “Ma la vuoi smettere di ridere? Buffona!” gridò lui, tirandola verso di se. Erano tutti e due a terra e si rotolavano come dei bambini sull’erba verde. “Mi fai ridere, davvero” tentò di dire Alison tra le ultime risate. “Cos’è? Non mi credi?” rispose il riccio con sguardo ambiguo, mordendosi un labbro. “Dipende…” disse lei sporgendosi verso Slash e soffiandogli l’ultima boccata di fumo in faccia. “Dipende?” “Sì, dipende da quale delle due stronzate ti riferisci!” concluse lei buttando via la sigaretta, ormai al filtro subito imitata dal ragazzo. “A tutte e due…” ribattè Slash incrociando le gambe e mettendosi proprio di fronte alla bionda. Per un attimo si perse nei suoi occhi verdi. Sì, era davvero bella e, in questo momento, Slash la desiderava più di ogni altra cosa. “Ehm…pomeriggio ti darò una risposta riguardo ‘il dio della chitarra’. Il resto non so…” disse lei, tirandosi via una ciocca di capelli dal viso e passandosi la lingua lungo il labbro. Poi, fece un occhiolino e scoppiò a ridere. Slash sembrava incantato da quei suoi movimenti e solo quando la ragazza rise, si risvegliò dal suo sogno così perfetto. “A-ah…” sbuffò lui, meravigliato dalla sua poca capacità di resistere ad una donna. “Sognami, Hudson! Sognami!” sospirò Alison prendendolo in giro. Si alzò e porse una mano al suo amico. Tornarono tutti e due in piedi. “Sei…sei davvero stupenda, McCalligan” esordì il riccio tutto d’un fiato. Alison non fece altro che abbassare lo sguardo e sorridere imbarazzata. “Ei…” continuò lui prendendole il viso e risollevandolo. Puntò i suoi occhi. Si avvicinò lentamente, acquistando un centimetro ogni secondo che passava. Erano pericolosamente vicini, adesso. Alison respirava il profumo dolce delle labbra del ragazzo, lui faceva lo stesso. La mano del riccio, seguì il profilo della bionda, intenta ad esplorare ogni millimetro di quella pelle perfetta. “Io…” Ali non riuscì a finire la frase: le sue labbra rosee furono violate delicatamente da quelle carnose e scure del ragazzo. Passarono dei secondi, forse dei minuti. Fatto sta che nessuno dei due voleva staccarsi, avevano entrambi bisogno dell’altro. In quel gioco di lingue, nessuno voleva abbandonare. Le mani di lui scesero lungo i fianchi e lei gettò le sue braccia al collo del ragazzo. “McCalligan, tu sei mia. Attenta a chi ti tocca” Slash non seppe dire altro. Ma con quelle parole, fece capire ad Alison che ci teneva davvero. Lei sorrise scioccandogli un timido bacio sulla fronte. “Sono tua, Hudson!” sospirò soddisfatta. Raccolse la sua mano e trascinò il ragazzo all’entrata principale della scuola dove Piper e gli altri se la ridevano. “Che scenetta romantica, ragazzi!” esclamò Duff commosso. “Sta zitto, uomo pipì!” ribattè Slash mollando la mano di Ali per fondarsi verso McKagan che continuava a sbellicarsi dalle risate. “E tu che ti ridi, scimmione?” urlò ridacchiando la bionda verso Steven. “E quindi…?” Piper esigeva curiosa spiegazioni dall’amica che si era allontanata di qualche metro dai ragazzi. “Quindi…non lo so! Oddio, è stato stupendo!” arrossì lei. “Figurati il resto…” rispose maliziosamente Piper. “Ti informerò…!” bisbigliò Alison verso l’orecchio di Piper. Si allontanò e le fece l’occhiolino per poi raggiungere Slash che le cinse i fianchi con le mani e la tirò a sé per un bacio passionale. Una specie di conferma agli occhi degli amici della loro nuova unione._________________________________________________________________________________________________________________ Bene ragazzi! Ecco qui il sesto capitolo! Recensite, miraccomando ;) Ditemi cosa ne pensate e qualche idea sulla continuazione della storia. :D Goodbye! Continuate a seguirmi <3

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Capitolo 7
*** Regalo del dopo-prove ***


“E quindi questa è casa tua…Carina” sospirò Slash guardando l’appartamento di Alison. “Si, queste mura decadenti sono casa mia” sbuffò lei. “Scusa il disordine, ma stamattina andavamo di fretta!” concluse raccogliendo furtivamente delle mutandine nere di pizzo da terra tra le risate fragorose del riccio. “Aspetta di vedere il locale in cui suoniamo…o casa mia e di Ola” la rassicurò lui. Poi, continuò “A proposito di Ola…Devo avvisarla che non torno a casa per pranzo. Mi sa che mi rivedrà direttamente domani mattina!” e digitò il numero sul suo cellulare. “Ola, sono io…Saul! Resto a casa di un’amica, non torno per pranzo. Sì, sì…sta tranquilla! Sì, pomeriggio staremo al locale. Stasera non so. Ola, sta calma! Ti farò sapere…” sbraitò lui mentre chiudeva la chiamata. “Perfetto…” riuscì a dire sorridendo verso la sua nuova ragazza. Si sedettero a terra, sul tappetino vicino ai divani divorando un piatto di pollo e patatine. “Nutriente!” esordì lui con un’intera fettina di pollo in bocca. Alison scoppiò a ridere. “Ma che fai? Così ti affoghi!” disse dandogli dei colpi sul collo. “Non puoi morire così giovane…stiamo insieme solo da qualche ora, oltretutto!” “Già…abbiamo ancora tante cose da fare insieme!” rispose lui dopo aver ingurgitato il boccone a fatica. Si avvicinò al viso della bionda e la fissò dritto negli occhi profondi, di quel verde intenso. “Ah, sì? E dimmi, cosa pensi di fare?” disse lei con tono ‘intrigante’. Si avvicinò per schioccargli un bacio ma, lui, sogghignando, si allontanò velocemente e urlò dall’altra stanza “Una specie di regalo del dopo-prove! So che ti piacerebbe…Ahahah” “Ma smettila, idiota! Ma posso pensarci…” esclamò lei raggiungendolo in camera e stringendolo a sé. Slash si voltò e la fissò ancora una volta. Adorava perdersi in quello sguardo magnetico, lo affascinava troppo. Iniziò a baciarle il viso, poi passò al collo. Esplorava ogni centimetro del suo corpo con quei baci bollenti. Ad un certo punto, accennò “Potremmo anticipare il regalino di qualche ora…” e spinse Alison verso il letto a due piazze. La bionda ribaltò la situazione: si fiondò sul ragazzo e lo fece stendere sul letto buttandosi a cavalcioni su di lui. Stava per sfilargli la maglietta quando gli sussurrò all’orecchio “No, caro…Dovrai aspettare!”. Gli diede un bacio sulla fronte e si allontanò dal riccio che, steso ancora sul letto, aveva un’espressione stupita. “Davvero non capisco come fai a resistermi…” tentò di dire lui raggiungendo la ragazza. “No” affermò lei “…Tu, piuttosto, come fai? Al posto tuo, non avrei ceduto così facilmente” sogghignò. “Quindi posso ancora provarci…” insinuò Slash tirandola a sé. “Spiacente, ma Piper è alla porta” esclamò prendendo in giro il riccio, indicandogli la porta. Il campanello suonò ben presto. “Oh…ehm…Ho interrotto qualcosa?” disse Piper con un gridolino felice e uno sguardo da imbecille stampato in viso, guardando Slash che si sistemava la maglia. “No…No, entra pure…” sbuffò Alison, contraria a tutta quell’euforia dell’amica. “Ciao Slash!” sorrise cordialmente la ragazza salutando il riccio con un amichevole bacio sulla guancia, dovendosi alzare sulle mezze punte per raggiungere il volto del ragazzo. La frecciatina della bionda arrivò subito. Una specie di squillante rimprovero. “Ei, bella…Fila lontano dal mio ragazzo o ti spacco il culo…” “Volgare…” rise Slash. “Capito…” continuò Piper ridendo dopo aver capito che, quella dell’amica, era solo una battuta. “Io vado in camera, studio e vi raggiungo al locale. Izzy passa a prendermi tra un po’…” concluse Piper intenta a dirigersi verso la sua camera. “Chi? Scusa, chi ti passa a prendere?” chiese incuriosito e sorpreso Slash. “Izzy…” rispose con noncuranza la ragazza, scrollando le spalle. “Hai capito…” sussurrò ridendo il riccio all’orecchio della sua ragazza. “Ei, sicuri che è tutto apposto in camera?” sogghignò Piper, voltandosi verso la coppietta. “Fila, idiota!” sbuffò Alison indicando all’amica la porta della camera. “Capitano!” Piper abbandonò la scena con un sorrisino sulle labbra ed una mano vicino alla fronte, proprio come un soldatino. “Che tipa…” sospirò serena Alison voltandosi per raccattare il suo zainetto da terra e facendo segno al ragazzo di raccogliere il diario poco distante. “Possiamo andare?” chiese lui. “Vamos!” rispose sorridendo la bionda, baciando il riccio che la guardò con una mezza bava alla bocca. Si avviarono verso il locale e in meno di due minuti furono lì. “Ei, coglioncello…che fine avevi fatto?” esordì subito Axl appena furono entrati. “Imbecille, ero a casa di Ali” indicò la ragazza intenta a salutare gli altri. “Uuuuuh…Spero non abbiate sporcato troppo le lenzuola di mammina!” urlacchiò lui imitando la vocina stridula di una signorina, un’ochetta e gesticolò in modo buffo. “Ma stai zitto. Almeno io concludo qualcosa…” ridacchiò Slash guardando Alison. “Saul, non farti troppi film!” lo ammonì scherzando la ragazza. “Eccoci!” gridò qualcuno dall’entrata. Finalmente, anche Izzy e Piper erano arrivati. Lui aveva un braccio attorno alle spalle della mora. Le schioccò velocemente un bacio sulla fronte e salutò gli altri amici. “Uhm, qui sento odore di frocetti innamorati…” rise Duff divertito, guardando il riccio e Izzy. “Sta zitto, proviamo e andiamo al pub” concluse scocciato il ragazzetto con quella strana chioma nera e il viso pallido con quei due occhioni scuri e intensi da far paura. Alison e Piper si accomodarono strette su un divanetto decadente vicino al muro dopo aver ‘scroccato’ sue bottiglie di birra dal frigo. “Grazieee!” avevano gridato ridendo le due, dopo aver afferrato le bottiglie, guadagnandosi le occhiatacce di tutti. Seguirono le prove attentamente, studiando ogni minimo dettaglio. Alla fine, Alison non fece altro che battere le mani. Era rimasta incantata dal talento di quei cinque. Sì, erano strepitosi. “Cazzo…” esordì Piper con gli occhi sgranati. “Porca…Siete…Siete…O mio dio!” seguì subito Alison. “Sì, grazie mille per i chiarissimi complimenti” rise Axl che non capiva cosa volessero dire quelle due imbranate. “No, cioè…Siete spettacolari!” urlò una delle due. “Spettacolari?” la guardò male l’altra e continuò “Che cazzo dici? Sono…sono mitici! Cazzo, avete talento ragazzoni miei!” concluse Piper gettandosi tra le braccia degli amici, sudati e accaldati. “E adesso tutti a pub!” sorrise soddisfatto Steven. “Andiamo…” dissero in coro gli altri. Si sistemarono ed uscirono.

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Capitolo 8
*** Sophianne ***


“Ei, Dan!” i ragazzi erano entrati nel pub avevano subito salutato Dan che lavorava lì. “Ciao, ragazzi!” esclamò lui sorridendo e continuò “Allora, volete ordinare?” “Per me il solito…Anzi, fanne due” rispose Slash facendo sedere Alison vicino sé. “Una birra!” seguì Duff alzando una mano. “Anche per me, Dan!” urlò Steven. “Altri due Jack per me e Piper…” concluse Izzy. “Ok. Altri due Jack per Izzy e…” Dan alzò gli occhi dal taccuino e fissò Piper dall’altra parte del bancone con uno sguardo perso, un po’ deluso. Tutti si soffermarono su quella scena: tutto d’un tratto, il tempo pareva essersi fermato. Quei due giovani erano diventati ghiaccio e quella tensione si percepiva benissimo. Nel frattempo, Izzy aveva abbassato lo sguardo. “…Piper” concluse il barman impassibile. Piper socchiuse gli occhi e guardò Izzy afferrandogli una mano. “Piper, vieni con me! Non so dov’è il bagno…” esordì Alison rompendo quell’atmosfera glaciale. “Ehm, si…certo!” rispose l’altra in modo freddo. Raggiunsero il bagno sotto gli sguardi straniti di tutti. “Mi spieghi che cazzo è successo con Dan? Io…io non capisco!” disse allora Alison allibita. “Dan…non lo so. Sembra non accettare il fatto che io stia con Izzy!” rispose Piper scocciata. “E poi” continuò Ali “…Da quando tu e Izzy state insieme?” “Da…Non so!” Non è ufficiale…Ascolta: stamattina Dan è andato via subito. Poi, pomeriggio sarebbe dovuto venire al locale e prima che tu andassi via con Saul mi ha mandato un messaggio dicendo che sarebbe venuto a prendermi per andarci insieme…”- Piper si bloccò e fissò l’amica che, nervosa, quasi urlò “Eh, quindi?”. “Quando Dan è entrato in casa…io ero con Izzy” esordì lei con un tono strano. Deglutì. Alison inarcò un sopracciglio: ancora non capiva o, forse, non voleva capire. “Alison! E dai! Ero con Izzy…a casa. Da soli!” continuò maliziosamente la ragazza. “Tu. Izzy. A casa, da soli…Il divano!” Alison s’interruppe allibita. “No, Piper! Dimmi di no! Oh, che schifo!” urlacchiò la bionda storcendo il naso e imitando un conato di vomito. “Ma Ali…” rispose Piper afferrandola “…Di certo non potevamo girarci i pollici! La cosa più brutta è che Dan è entrato e chi ha trovati lì…Cioè, non dev’essere stato proprio un bel vedere!” rise nervosa Piper e continuò “Fatto sta che mi tiene il muso d’allora e che è sparito dopo questo pomeriggio…” sussurrò dispiaciuta. A quel punto, qualcuno spalancò violentemente la porta. Apparve subito una folta chioma riccia e scura. “McCalligan, noi stiamo andando via…Torniamo al locale per finire la festa!” ridacchiò. Poi continuò “Siete qui dentro da tre quarti d’ora, dolcezze! Volete passare la notte qui o venite con noi?” concluse tutto d’un fiato, trattenendo il respiro per non percepire quel forte cattivo odore di piscio e vomito che proveniva dal bagno. “Ehm…certo! Veniamo anche noi! Vieni, Piper, andiamo…” rispose Alison tirando l’amica per un braccio, raggiungendo il riccio. “E comunque, devi raccontarmi com’è stato…” bisbigliò la bionda all’orecchio dell’amica che ridacchiò divertita. Entrarono nella Mercury Comet nera di Izzy. “No, ragazzi! Cazzo, così mi sfasciate tutto! Ei tu, cazzone…tu vai a piedi!” minacciò Izzy con tono scocciato Slash che afferrò Alison e saltò giù dall’auto. “Dolcezza, si va a piedi!” annunciò lui. Aveva addosso un fortissimo odore di alcol e fumo. “Ma quanto hai bevuto mentre ero in bagno?” rise Alison guardandolo che barcollava leggermente sul marciapiede. “Oh, baby…Non hai ancora visto niente!” rispose lui correndo avanti per poi girarsi verso la ragazza e farle l’occhiolino. Ogni tanto, durante il tragitto, si avvicinava e le schioccava qualche bacio. “Eccoci, coglioni! La festa può iniziare!” urlò più tardi, appena furono giunti al locale. “Dan, ci sei anche tu!” disse Alison entusiasta di trovare lì anche il ragazzo. Accanto a lui, vi era una ragazzetta esile con una pelle chiarissima che faceva risaltare i suoi occhioni azzurri. Due tondini rossi sulle guance segno di un’imminente sbronza, capelli corti e neri con qualche ciocca spruzzata di viola tendente al blu elettrico. “Piacere, sono Sophianne! Chiamami Sophie! Tu devi essere Alison, giusto?” si era presentata sorridendo con le sue labbra perfette, mostrando i suoi denti allineati e bianchissimi. Era abbastanza stonata dall’alcol e, probabilmente, si era anche fatta qualche canna. Che tipa strana! In quella stanza, sembrava che tutti già la ritenessero un’amica. Persino Piper sembrava accettarla, seppur se ne stesse seduta a terra tracannando birra e fumandosi una Lucky Strike dopo l’altra, avvinghiata a Dan. “Facciamo che chi non indovina chi sto imitando, beve tre bicchieri di Jack!” aveva proposto Sophie su di giri. “Noi ci stiamo!” rispose euforico ed entusiasta Slash, parlando per lui e la sua ragazza bionda. “Anche noi due!” continuò Piper tirando il braccio di Izzy e mostrando il bicchiere ancora vuoto. A fine serata, erano tutti più o meno stonati. “Oh, no! Ma quello non è Mercury! Ahahah!” Steven rideva come un pazzo coprendosi il viso con le mani. Poi, bevve un’altra sorsata dal bicchiere e tirò una boccata generosa dal suo spinello per poi porgerlo ad Axl. “sì! Popcorn ha ragione!” affermò lui convinto. Continuarono così per un bel po’, finché uno Slash abbastanza sbronzo annunciò di dover riportare la sua amata a casa. La bionda, giaceva sul divanetto malandato con una bottiglia di Jack sulla pancia e un mozzicone di sigaretta nella mano destra. “Vedo che va molto d’accordo con lo zio Jack!” rise Duff divertito osservando il riccio che si sistemava Alison tra le braccia, attento a non svegliarla. La bionda percepì il calore del moro e sorrise compiaciuta. “Oh, tesoro…” e il riccio sorrise sotto le occhiate intenerite degli amici. “Poverino, sperava di farsela almeno stasera…” Axl cominciò subito con le sue ‘simpatiche’ frecciatine. “No, non è così. Non questa volta…” esordì Slash sincero. “Hudson, amico…sei sfottuto” dissero Duff e Izzy in coro, sorridendo. La coppietta uscì dal locale sotto gli sguardi degli altri.

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Capitolo 9
*** Sex, love ***


“Ei, tirati su!” tentò di dire Slash quando Alison si buttò a terra in preda ad una risata fragorosa. Erano per strada, diretti a casa di Alison. “Dai! Siamo quasi arrivati, tesoro!” continuò lui. “Hudson, Hudson, Hudson…tu.” Esordì lei puntandogli un dito contro e socchiudendo gli occhi per guardarlo meglio. “Tu…tu mi piaci! Sì, carino: tu mi piaci!” concluse lei con un tono strano, un po’ imbarazzato ed emise una risatina. Poi si rialzò e si fiondò sul ragazzo abbracciandolo forte. Lo guardò dritto negli occhi. Posò la sua mano destra sulla folta chioma riccia per poi farla scendere fino al viso, delicata e attenta ad ogni minimo dettaglio. Il tempo sembrava essersi fermato. Quegli attimi erano davvero intensi. Slash non fece altro che sorriderle leggermente e abbassare gli occhi: quando era con lei, in quei momenti così forti, si sentiva fragile. Si sentiva davvero innamorato. Alison, con un gesto delicato, rialzò il viso del ragazzo affinché i loro occhi potessero nuovamente incrociarsi e perdersi fra di loro. Per un attimo, il ragazzo ebbe la sensazione che Alison fosse sobria e lucida e la cosa più naturale che riuscì a fare fu mordersi un labbro e farfugliare qualcosa di molto simile ad un “Ti amo”. Alison rimase sconcertata per qualche secondo: quella frase l’aveva davvero spiazzata. Non poteva aspettarsi una cosa del genere da quel ragazzone tutto sesso e rock ‘n’ roll. Si avvicinò lentamente al suo viso scuro e posò le labbra sulle sue. Lentamente. Non era un vero e proprio bacio…No, non lo era. Era la risposta a quel “Ti amo”. Respirava il suo profumo, socchiuse gli occhi. Mosse piano le labbra e schioccò un tenero bacio. “Si, Saul…Ti amo anch’io…” pensò la bionda. Lo pensò, ma non lo disse. In fondo, lui l’aveva capito. Quel piccolo bacio si trasformò in uno di quei momenti di passione che si vedono nei film. Mani che invadono ogni parte del corpo, respiro furioso e corpi in fusione. Di quei baci rubati alle porte di Parigi, di quegli amori struggenti consumati nei letti dei propri amanti. Ed erano loro, semplicemente loro: due giovani innamorati su un marciapiede sgangherato in una città che trovavano troppo stretta e da cui sarebbero presto scappati. “Ei, seguimi…” riuscì a dire lei dopo quel bacio che l’aveva lasciata senza fiato. “Dove mi stai portando, Ali?” ribattè lui mentre veniva trascinato con foga dall’altra parte della strada. “Ei, aspetta…che ci facciamo tra i cespugl..” non fece in tempo a finire la frase che la bionda gli tappò la bocca con una mano. “Sta zitto. Ti amo” concluse lei con l’affanno. I due risero leggermente e ricominciarono a baciarsi. Ma quello fu un bacio diverso. Erano nascosti tra alti cespugli, nessuna luce o persona a disturbarli. Le mani di Alison corsero lungo la schiena del riccio e si spostarono sulla nuca. Lui sussultò quando si accorse che l’intendo della ragazza era quello di togliergli il chiodo e la maglia di dosso. “Piccola, che fai?” rise divertito. “Quello che avrei voluto fare da tempo!” rispose Alison ridacchiando e spingendolo a terra. Tutto d’un tratto, le risate nervose e affannate sparirono e lasciarono posto a fugaci e violenti baci. In quel gioco di lingue, avevano fretta di scoprire i misteri dei loro due corpi così intrecciati, uniti. Le mani continuavano a vagare furiose lungo il corpo, finché quelle del ragazzo non riuscirono a sfilare la maglietta della bionda che sorrise appena ne ebbe l’opportunità. Alison aveva cominciato ad armeggiare con la cintura del pantalone di Slash e quando riuscì a sfilarla gettandola oltre i cespugli (colpendo probabilmente qualche passante lì per caso) si indirizzò verso la cerniera che nascondeva a malapena un evidente rigonfiamento, motivo per cui Alison rise divertita. Sfilò i pantaloni del ragazzo e, subito dopo, si liberò dei suoi. “Sicura?” lesse lei nello sguardo del riccio quando le sue mani forzute si diressero verso i suoi slip dopo essere riuscite abilmente a slacciare il reggiseno. La bionda non fece altro che rifondarsi su di lui per un bacio di approvazione. Si rotolarono fino ad allontanarsi ancora di più dai cespugli, buttando una bustina di profilattico appena aperta sul marciapiede oltre le siepi. Non ci mise molto per penetrare in lei, con una spinta possente a cui seguì un gemito di Alison. Le spinte si fecero più forti e i corpi sempre più accaldati. Avevano sete di passione e quel momento riusciva a ripagarli del tutto. Il respiro pesante dei due e le loro voci confuse, il loro piacere, si diffondeva lento il quel posto. Quando Alison stava per venire, Slash dovette tapparle la bocca per evitare che le sue urla arrivassero fino in strada. “Shhhhh!” tentò di dire Slash con l’affanno. La ragazza rise istericamente, preda del passione e si strinse forte ai fianchi del riccio con le gambe e con una mano tiro il suo viso a sé e si chinò sul collo per baciarlo. Nessuno dei due aveva mai provato una sensazione così forte. Non era solo sesso: era di più. Per la bionda, poter percepire il calore del corpo del ragazzo era davvero eccitante, una specie di paradiso. O forse, quello era l’inferno. Si amarono con ogni fibra del loro corpo, su un letto di erba intrecciata e foglie cadute, circondati dal vuoto. Cedettero al piacere e si stesero vicini: Alison posò la sua testa sul petto del riccio e riuscì solo a dire “Uff, wow…”. “No, dolcezza. Non finisce qui…” sorrise Slash afferrandola per le braccia e sistemandola a terra, in una specie di lotta. “Ei, che fai?” urlacchiò Alison tra le risa, mentre in ragazzo le baciava il viso e le mordicchiava il collo. Arrivò a baciarle il seno, poi il ventre. Scese fino sotto l’ombelico. Quei baci così accesi fecero sussultare Alison, che inarcò la schiena. Delicatamente, il riccio aveva preso a mordicchiare e baciare le sue intimità. “Oh…Saul!” ansimò la bionda quando il ragazzo la penetrò con due dita. Ancora una volta, stavano provando quella sensazione così strana, eppure già provata. Dopo circa un’ora, erano di nuovo vestiti (o coperti, almeno) e giacevano sfiniti tra i cespugli. “Ei…” sussurrò lui. “…Mmh?” grugnì di risposta la bionda, che aveva socchiuso gli occhi. “Tutto bene?” “Certo…” rispose Ali rassicurante, sorridendo leggermente e continuò “Cosa ho fatto per avere tutto questo?”. Slash la guardò: non capiva cosa intendesse. “Si, insomma. Cosa ho fatto per meritarti? Sei stupendo, davvero…E io ti amo.” concluse lei tranquilla, sospirando. “McCalligan…Anch’io ti amo. Sai, a volte penso che tu non puoi essere realmente mia. Io sono Saul, semplicemente Saul. Un cazzone che sogna di conquistare il mondo…E poi arrivi tu: guardati! Sei bellissima, così bella. Sei tutto…E stai con me. Non mi sembra possibile…E sentimi, sono mezzo sbronzo e dico cose che non mi sarei mai sognato di dire. Abbiamo appena finito di scopare, sei vicino a me e ti adoro. Tutto qui…Alison, tu sei perfetta!” sussurrò Slash. Si voltò per guardare la sua ragazza. Alison aveva gli occhi chiusi, respirava lentamente e un sorrisino le adornava il viso. Si era addormentata. Il riccio le baciò delicatamente la fronte e le sussurrò “Ti amo Ali…” un’infinità di volte. Sapeva che non poteva ascoltarlo, ma adorava il suono di quelle parole così vere. Osservò il suo corpo esile: le sue lunghe gambe magre, il suo seno prosperoso coperto da una maglia e i suoi lunghi capelli color oro che le contornavano il viso. Socchiuse gli occhi e sorrise: aveva la sensazione di poter avere tutto, ora che aveva lei accanto. Non si era mai sentito così forte.

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Capitolo 10
*** Troubles ***


“Saul, Saul! Avanti Saul svegliati!”. Alison si dimenava nel tentativo di far svegliare Slash, steso accanto a lei. “Mmh…Che ore sono? Devo già alzarmi? Ola lasciami stare!” grugnì il riccio arricciando il naso e corrugando la fronte, mentre si schiacciava una mano fra i capelli. “Tesoro, sono io...Ali! Dai, dobbiamo andare! Guarda dove siamo!” Alison si girò indicando i cespugli e Slash seguì il suo sguardo. “Alison…Oh, merda!” esclamò lui quando si rese conto che erano effettivamente appartati dietro i cespugli, mezzi nudi e odoranti di alcol. “Oh, fottutissima mal di testa!” si lamentarono i due quasi in coro. “Dai, rivestiti…Andiamo da me, hai bisogno di una sistemata…” concluse Alison in fretta. “Ok, aspetta…” rispose Slash ricomponendosi. Si rivestirono tentando di aggiustarsi i capelli nel migliore dei modi e si incamminarono verso casa. Improvvisamente, il riccio avvicinò la sua mano a quella della bionda, mentre quasi correvano tra le affollate strade di Seattle. Intrecciò le dita alle sue. Alison si voltò e sorrise verso Slash che la guardava con lo sguardo perso. “Diamine, sei bellissima…” pensò lui. Ad un tratto si accorsero di essersi fermati sul marciapiede, mentre decine di persone trafficavano a qualche metro da loro. La bionda lo guardò perplessa, accorgendosi del suo sguardo vago. “Dolcezza, devi dirmi qualcosa?” chiese titubante, sorridendo leggermente. “Ehm, io? Ehm, si…Cioè, no...Dai andiamo!” rispose lui frettoloso. “Pff, i soliti maschi…” ridacchiò lei sotto voce ripensando a quanto fosse strano il suo ragazzo. Camminarono mano nella mano lungo la strada. Ogni tanto si fermavano per qualche fugace bacio, o qualche per qualche battutina squallida del riccio che faceva rimanere Alison allibita. “Ma cosa dici? Ahahah!” rideva lei ogni tanto, ascoltando quelle sottospecie di barzellette che Slash inventava sul momento. “Si, credimi! I cammelli hanno sei zampe!” rispondeva lui convinto della sua tesi. “Oh, certo! Ahahah!” rideva ancora la bionda. “E dai, smettila di prendermi in giro! E’ così!” ribattè ad un certo punto lui entrando in casa della ragazza, imitando una specie di bambino capriccioso. “Ok, va bene! Ne riparliamo più tardi, adesso datti una lavata. Il bagno è di là!” esordì Alison tra le ultime risate, soffocandone i singhiozzi. “Vado a cambiarmi in camera!” gridò la bionda dirigendosi nell’altra stanza. Stava camminando lentamente, con lo sguardo verso il basso, pensieroso. Si avvicinò alla porta e abbassò la maniglia per tentare di aprirla senza riuscirci. “Ma che diavolo…?” bisbigliò la ragazza che non capiva perché la porta fosse chiusa. “Piper, mi senti? Piper, sei tu? Avanti, rispondimi!” cominciò ad urlare la bionda battendo i pugni sulla porta. Nessuno rispondeva. Cominciò ad alzare la voce sempre di più, aveva cominciato ad agitarsi. “Piccola, cosa succede?” la interruppe Slash preoccupato, che era tornato dal bagno dopo averla sentita urlare così forte. “N…Non lo so, la porta non si apre. Credo che Piper sia lì dentro! Saul, che succede?” diceva affannosamente la ragazza. “Ei, avanti…Sta calma! Starà dormendo! Prova a chiamarla sul cellulare, magari sente la suoneria e si sveglia…” suggerì Slash, ancora calmo. “Aspetta, sta squillando. Cavolo, non risponde! Piper, sono io! Piper!” continuò allora la ragazza, ricominciando a prendere a pugni e calci la porta. “Che sta succedendo, Slash? Dimmi che succede!”. Alison si voltò verso il riccio, che le cingeva i fianchi tentando di calmarla: era nel panico, non capiva cosa stesse accadendo. Lo guardò con sguardo cupo, tremante. Aveva cominciato a sudare, la vista era annebbiata. Succedeva ogni volta che si preoccupava troppo, ogni volta che sapeva che c’era qualcosa che non andava. “Cazzo, Piper apri la porta! Pip, mi senti?!” alle urla della bionda si aggiunsero quelle del ragazzo, che capì subito che stava succedendo qualcosa di strano. “Piper, insomma…Apri questa cazzo di por…” non fece in tempo a finire la frase che qualcuno girò la chiave nella serratura ed aprì lentamente la porta. “Ei, amico…Che cazzo fai?”. Sull’uscio, c’era la sagoma di un ragazzo pallido, sghembo e apparentemente assonnato e stonato. “Izzy?! Che cazzo ci fai qui? Dov’è Piper?” cominciò Slash a parlare, arrabbiandosi ed innervosendosi leggermente. Aveva compreso che l’amico era fatto, completamente andato. Ma il problema non era questo: se era a casa di Piper, Izzy doveva aver passato la notte insieme a lei. Izzy era fatto, segno del divertimento subito quella notte. Del divertimento passato insieme alla ragazza. E lei, allora, dov’era? “Izzy, merda, ho detto dov’è Piper?” continuò lui visibilmente irritato e preoccupato. “Piper? Ah, Piper è lì, sul letto” rispose Izzy voltandosi con noncuranza per osservare la stanza e indicarne il letto. Alison e Slash non aspettarono: sorpassarono bruscamente l’amico e si diressero verso il letto. Sopra esso, giaceva il corpo inerme di una ragazza gracilina. Piper aveva gli occhi chiusi, la fronte corrugata e bagnata di sudore e la bocca semiaperta da cui usciva una leggera bava. “Piper, svegliati…Piper, mi senti? Cazzo, sembra svenuta. Slash, che succede?” Alison era confusa e guardava l’amica preoccupata. Non sapeva cosa fare. “Ascoltami, Izzy. Hai dato della roba a Pip? Eh, allora?” chiedeva il riccio all’amico tentando di restare calmo. “C…Che cosa? Piper ne era uscita da parecchio tempo, io non credo…” bisbigliò la ragazza accarezzando la fronte dell’amica, che ancora non mostrava segni di vita. “Alison, non è facile resistere…Izzy, cazzo, rispondi! Le hai dato qualcosa?” continuò il ragazzo afferrando il moro dal colletto della camicetta che indossava. “Pff, era solo un bel po’ di eroina. Tutta in vena! Ahahah!” rispose Izzy quasi vantandosene. “Da quanto dorme?” chiese teso il riccio. “Da parecchio…E non si sveglia, eh! Quella fottutissima roba era eccellente…” continuò Izzy ignorando la situazione. Piper, sul letto, aveva cominciato a tremare ed era visibilmente pallida. “Dobbiamo alzarla e portarla in ospedale…” concluse deciso il riccio, che sapeva cosa stava succedendo. Afferrarono Piper e la trascinarono in bagno sistemandola nella vasca e tentando di farla riprendere con un getto d’acqua ghiacciata. Ma la ragazza, sembrava peggiorare sempre di più. Aveva preso a vomitare ovunque e si contorceva dal dolore. Cadde in salotto e svenne nuovamente. Slash la caricò tra le braccia e uscì dall’appartamento dirigendosi verso la Mercury Comet di Izzy di cui aveva immediatamente preso le chiavi. “Forza, andiamo in ospedale…” aveva ordinato alla bionda mentre posava Piper sui sedili posteriori. In meno di un’ora, si ritrovarono seduti in un corridoio bianco e maleodorante.

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Capitolo 11
*** Nightmare ***


“Lei è la signorina McCalligan?” “Ehm, si!” rispose Alison voltandosi verso un uomo in camicie bianco: di alta statura, capelli scuri e una ridicola bandana da infermiere sul capo. “Uhm…” tossì leggermente “La signorina Roberts…”. Alison trattenne il fiato. Non aveva mai provato questa sensazione. Qualcosa mancava, non riusciva a respirare e le girava la testa. Afferrò la mano di Slash seduto accanto a lei, improvvisamente. La strinse forte e socchiuse gli occhi emettendo un gemito soffocato. Si sentiva morire. “La signorina Roberts non ce l’ha fatta.” concluse secco il medico. “C…cosa?” bisbigliò Alison. Si voltò versò il riccio e lo guardò dritto negli occhi, con sguardo perso. “Pip, Piper...Dov’è lei? Dov’è la mia Pip? Slash che succede?” Alison si stava agitando, aveva preso a tremare e scuoteva il riccio con forza. “Slash che cazzo succede?” continuava ad urlare la bionda in preda al panico. “Io non…Non può essere. Piper!”. La bionda si alzò frettolosamente da terra e barcollò per tutto il corridoio tentando di correre verso l’unica stanza presente in quel posto. Sentiva il respiro pesante e l’aria che soffocava nei polmoni. Le lacrime che bruciavano e lottavano per liberarsi e scorrere sul viso pallido. Si accostò al muro bianco e fatiscente, crollando a terra. “Piper, dove sei? Piper…” farfugliava in modo confuso. Ad un tratto, la vista si appannò. Riusciva ad intravedere il volto scuro del ragazzo e le sue labbra che si muovevano senza emettere alcun suono. Slash l’aveva raggiunta e sedeva nuovamente accanto a lei. Dopo, tutto fu buio per Alison. Passò qualche minuto. “Alison! Alison! Tesoro, stai bene? Ali!” la voce ovattata e confusa di qualcuno risuonava attorno alla ragazza. La bionda aprì gli occhi titubante e si guardò per un attimo attorno. Sbatteva le palpebre e corrugava la fronte. “Io…Saul! Dov’è lei?” chiese piagnucolando. “Lei…Lei chi? Ali stai bene?” rispose il riccio perplesso. “Dov’è Pip?” continuò la bionda decisa. “Piper è ancora lì dentro, i medici dicono che si sta riprendendo. Ei dolcezza, sei pallida! Fatto un brutto sogno?” concluse Slash baciandole timidamente la fronte gelida. “Sogno…Oh, merda. No, tranquillo, sto bene. Aspetta, ho dormito?” “Si, Ali. E a quanto le sedie di questo sfottuto ospedale sono anche comode…” sorrise leggermente. Alison si guardò attorno. Si era trattato solo di un maledetto incubo, dannatamente realistico. “Piper…Oh, merda…” la ragazza portò le mani al viso. Solo ora si rendeva conto di tutto ciò che era successo. Erano ancora lì, seduti nel corridoio in attesa di qualche buona notizia. E Piper? Piper giaceva inerme nel suo lettino, in quella stanza bianca e malinconica. Perché tutto doveva rovinarsi proprio quando sembrava che le cose prendessero il verso giusto? Perché tutto questo? Alison aveva cominciato a porsi mille domande, sprofondando in un abisso di solitudine. Tutto ciò che voleva e che aveva, adesso, era in pericolo. E lei era lì, in quel corridoio fatiscente, dispersa in quell’odore acre e insopportabile di quel luogo cupo, impaurita ed esausta. Tutto in così poco tempo. E non poteva fare niente. Tutto dipendeva dal destino. Era diventato un oggetto inanimato che osservava la sua fottutissima vita scorrere davanti a sé, era diventata uno spettatore inutile. Cosa stava accadendo? “Saul…Cazzo, Saul! Piper è lì dentro e io sono qui a disperarmi come una dannata e non posso fare niente. Io non ce la faccio! Perché, cazzo? Perché?” esordì improvvisamente la bionda afferrando le spalle del riccio per stingersi a lui, colmando il silenzio con un pianto infinito. “Ei, Ali…Tu non devi…Ali, ascolta: poteva succedere a chiunque. Piper si riprenderà, vedrai. Dolcezza, non piangere. Non piangere...” la rassicurò Slash stringendola forte. “Promettimi che almeno tu ci sarai, ti prego…” sospirò lei con voce rotta dal pianto. “Ti amo e io ci sarò…Ma adesso non devi piangere, si sistemerà tutto. Piper ce la farà…”. ________________________________________________________________________________________________________________________Bene! Salve amici! Ecco qui l'undicesimo capitolo! niente di chè, semplicemente un capitolo di "passaggio". Leggetelo e continuate a seguire questa ff...Spero vi piaccia! Continuate soprattutto a recensire: ditemi cosa ne pensate, datemi consigli o idee per la storia...Ci conto ;) A presto! :*

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Capitolo 12
*** Red Rue (part one) ***


Erano passate solo due settimane e Piper si era ripresa del tutto. I loro festini notturni erano ancora presenti nella vita di quei ragazzi fuori di testa. L’uso eccessivo di alcol e droga non mancava. “Ragazzi, domani esibizione al Red. Cazzo, spaccheremo tutto!” esordì Slash mostrando il suo bicchiere di Jack agli altri per un brindisi. “Oh, si! Chi ha della roba per domani?” si affrettò a dire Izzy. “Io…ed è roba buona, man!” rispose contendo Steven. “Ragazze, voi ci sarete, vero?” concluse il biondo subito dopo, guardando Sophie, Alison e Piper che parlavano tranquille sedute sulla poltroncina di pelle nel salotto. “Certo!” risposero in coro entusiaste. Sophie aveva cominciato ad integrarsi bene in quel gruppo, passava molto tempo con i ragazzi e spesso si incontrava con le altre. “Ei piccola…Oggi non siamo stati insieme nemmeno un po’…” bisbigliò il riccio all’orecchio di Ali cingendo i suoi fianchi con le braccia, mentre gli altri continuavano le loro animate diatribe sulla serata ce li aspettava l’indomani. “Lo so…Che ne dici di un giro turistico in camera da letto?” disse la bionda in risposta, volgendosi verso il riccio con fare disinvolto per poi baciargli delicatamente il collo, disegnandoci dei cerchi immaginari con la lingua. “Uhm…Ti odierei se potessi!” grugnì Slash trascinandola in camera. “Torniamo subito!” gridò la ragazza verso gli amici, ridacchiando maliziosamente. “Sei stupenda…” sospirò il riccio lasciando che la porta si chiudesse alle loro spalle. “Ti amo…” bisbigliò lei avvicinandosi a piccoli passi. Le loro labbra cominciarono a sfiorarsi. La mano di lui s’intrecciò ai lunghi capelli biondi di Ali, mentre il calore dei loro corpi cominciava fondersi. “Ahahah, ma che fai?” sorrise la bionda quando sentì i piccoli morsi sull’orecchio e le mani del ragazzo che avevano raggiunto i lembi della maglia con l’intento di sfilarla. “Aspetta, aspetta…” di colpo Alison si fermò. “C…cosa c’è?” rispose il ragazzo improvvisamente preoccupato. Erano entrambi finiti sul letto. Alison alzò la schiena scrollandosi di dosso Slash che non capiva cosa stesse succedendo. Si toccò una spalla e si guardò la mano, ora sporca leggermente d sangue. “Ei, cos’hai?” interruppe il riccio. “Qualcosa mi ha punta…” concluse lei secca. “Che diavolo…?!” continuò poco dopo afferrando tra le dita una siringa lasciata tra i cuscini. “Tranquilla, buttala via Ali…” disse Slash ricominciando a baciarle il collo con foga. “E’…E’ di Pip…” riuscì a dire la bionda con fare confuso, prima che i baci del ragazzo la distraessero del tutto. Abbandonò tutti quei pensieri e si lasciò trasportare dalle carezze di Slash. Le mani del riccio vagarono tra la folta chioma dorata e le sue labbra si appropriarono di quelle frustrate di Ali. Scese fino a baciarle il seno, poi i fianchi. Tirò via i jeans e poi gli slip neri della ragazza e si posizionò su di lei. Si unirono ancora una volta, come se fosse la prima. In loro c’era qualcosa che scorreva continuamente, una specie di connessione che li rendeva così simili, così vicini. Così vulnerabili e, nel frattempo, così forti e determinati. Era una via vai di parole piene di passione, un andare di corpi in lenta autodistruzione. Ognuno era necessario per l’altro, ognuno era la rovina dell’altro. Se non ora, presto lo sarebbe diventato.

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Capitolo 13
*** Red Rue (part two) ***


“Sai, domani Sophie porterà delle sue amiche con lei al concerto…Credo si chiaino Sharona, Lea e…Nya, o Mya. Le conosci?” passarono una decina di secondi ed Alison non rispose. “Ali..? Ci sei?” chiese perplesso il riccio osservando la ragazza stesa nuda sotto le lenzuola stropicciate accanto a lui. “Uhm, si…Scusa! Comunque, no! Non le conosco…Spero siano tipe apposto o non mi farò problemi a tirare fuori gli artigli, tesoro! Arg!” ridacchiò la bionda tirando graffi sul petto del riccio. “Oh, piccola…Che intendi per “apposto”? Sentiamo…” continuò titubante con un sorrisino malizioso. “Intendo…” Alison fece una piccola pausa fissando dritto negli occhi Slash “che devono starti alla larga o le sbrano!” continuò fingendosi determinata nei suoi piani, sistemandosi nella t-shirt acchiappata dal pavimento. “Ahahah!” rise lui divertito. “Bene, mentre tu ridi prendendomi in giro, io torno di là! E RICORDATI CHE TI CONTROLLO!” tenne a sottolineare la bionda. Si aggiustò la maglietta, coprendosi bene, e uscì dalla stanza raggiungendo nuovamente il salotto. “Ei, tu…Che ci facevi di là?” chiese maliziosamente Pip seguita dallo sguardo canzonatorio di Izzy e del biondissimo Steven. “Ma come, non li avete sentiti?” esordì misterioso Axl sbucato dalla cucina con fare disinvolto, un bicchiere di Jack in mano e una ciambella al cioccolato nell’altra. “E tu dov’eri?” chiese Sophianne avvicinandosi per salutarlo. “Al Red! Uhm, Ali…La finestra è un’entrata confortevole…” rispose sorridendo. “Allora, che c’è da mangiare?” continuò il rosso entusiasta. “Oh, bè…fondatevi nel frigorifero e constatate da soli!” rise Piper dirigendosi in cucina seguita da tutti gli altri e da Slash, appena tornato dalla camera da letto a torso nudo. “Ehm, Pip!? Potresti venire un secondo?” chiese la bionda titubante, rivolgendosi all’amica. “Dimmi…” sorrise tranquilla l’altra. “Io…io ho trovato…Pip, cos’è…Cos’è questa? Era in camera tua…” chiese timidamente Alison abbassando lo sguardo. “Oh, merda…Scusami, starò più attenta la prossima volta! Avevo dimenticato di buttarla via…” rispose lei con finta aria di scuse. Tentò di girarsi ma la bionda la bloccò per un braccio e la fissò. Uno sguardo cupo, con un’ombra di supplica. “Piper, cazzo…Cosa stai dicendo? Devi smetterla…Sai quanto hai rischiato?” ribattè Ali secca, stringendo nervosamente il braccio dell’altra, osservandone i piccoli lividi violacei nell’incavo sopra il gomito. “Avanti, sorella…Non mi ammazzo mica!” sbuffò Piper infastidita, alzando i tacchi e raggiungendo gli altri in cucina. “Già…” bisbigliò la bionda abbassando lo sguardo sulla siringa vuota, ancora sporca di sangue. _____________________________________________________________________________________________________________________Eieiei, da quanto! :D Bè, godetevi questo capitolo, ci si vede presto con il prossimo (Red Rue 3-ultima parte) :D Recensite :*

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Capitolo 14
*** Red Rue (part three) ***


Alison e Piper squadrarono nervose le tre ragazze che si ritrovavano davanti. “Piacere, io sono Leyla…Chiamami Ley!” fece l’occhiolino la prima e proseguì. “Loro sono Mya…” Piacere di conoscerti!” seguì a ruota la secondo porgendo la mano. “E’ lei è…” Leyla spostò lo sguardo su una ragazza mora dai capelli lunghi e scuri, lo sguardo magnetico e il viso armonico e attraente. “…Lei è Sharona…” concluse Ley. “Ciao…” bisbigliò la ragazza porgendo la mano a Ali e Pip che la guardarono titubanti. “Ehm, piacere…Alison” sorrise indecisa la prima, imitata subito dall’amica che aggiunse “…e Sophie? Dov’è?” “Eccola lì…” rispose Mya voltandosi a destra e indicando Sophianne che si avvicinava sempre di più. “Salve gente! Ciao Ali…Pip…” salutò meccanicamente la ragazza con un sorrisino pimpante stampato in faccia. “Ei, Sophie!” risposero allora le due, non troppo entusiaste, schioccandole un bacio amichevole sulla guancia. “Ero fuori, stavo aspettando dei miei amici. Loro sono Leo e Ax!” Ciao bellezza, io sono Ax…Lui è Leo e tu sei bellissima…” sospirò deciso e malizioso il ragazzo cingendo i fianchi di Alison per baciarle la fronte. “Ehm…Grazie! Io sono Alison e sono fidanzata!” ribattè lei imbarazzata, spingendo via il ragazzo da se in modo scherzoso. “E lei anche...!” urlacchiò infastidita quando notò che lo sguardo di Ax aveva occupato il corpo di Piper. “Ahahah, io sono Piper, piacere!” ridacchiò l’amica divertita. A quel punto, Izzy e Duff l’interruppero. “Tesoro…Sei qui!” esclamò il primo baciando Piper. “Loro sono…” cercò di continuare la ragazza non appena il loro bacio fu finito. “Oh, tranquilla…Li conosciamo già! Sophie ce li ha presentati prima…” sorrise Duff, rispondendo al posto di Izzy. “Ehm, ciao Ley…” arrossì infine il biondo, adocchiando Leyla timidamente. “Dolcezza, ci siamo già salutati prima…” disse con tono ovvio e stizzito la ragazza. “Ei, ei…Ma chi è tra i due l’uomo? Ahahah!” rise Izzy guardando la divertente scenetta. “Buffone, conquistala…” gli sussurrò mentre il biondo si tirava Leyla dietro le quinte per “conversare” (parola che Duff utilizzò come scusante con Ley). “Pip, io vado a prepararmi…A dopo tesoro! Sei la mia groupie preferita!” scherzò Izzy strizzando l’occhio, schioccandole un fugace bacio sulle labbra con palpatina al sedere annessa. Salutò gli altri e sparì nei camerini. Alison aveva raggiunto Slash dietro il palco del Red Rue ed entrambi erano intenti a scambiarsi effusioni. “Uhm, quindi voi due state…insieme! Wow, bella coppietta!” esordì Sharona sbucata dal nulla, con un’espressione di disgusto stampata in viso. “Un vero peccato!” continuò poi, sfiorando il viso del riccio ancora avvinghiato alla bionda. Sharona parlava lentamente, con uno sguardo annebbiato ma pur sempre provocatorio. Di certo, non si poteva non far caso all’acre odore di alcool e fumo che emanava quella tipetta. “Sharona…Non…Non ti avevo vista arrivare” concluse imbarazzato Slash afferrando infastidito la mano della ragazza per scostarla dal suo viso. “Tranquilli, Cip e Ciop! Tolgo il disturbo…” e alzò i tacchi. Barcollò per qualche metro, fece ondeggiare i suoi lunghi capelli scuri e lucidi e ancheggiò vistosamente. Continuò a girovagare nella direzione opposta, per poi sparire tra il vocio insistente della folla. “Ti prego, stalle lontano…” bisbigliò Alison tentando di nascondere la preoccupazione. “Stai tranquilla, baby…Vai di là e goditi lo spettacolo, ora! Ti…Ti amo…” sussurrò infine il riccio accarezzandola delicatamente mentre si avvolgeva al suo corpo. La guardò, e fu in quell’istante che entrambi avrebbero voluto cedere uno all’altro. Si sfiorarono lentamente finché Duff non li interruppe, sbucato da chissà dove. “Bestione, è il nostro momento! Tieni questi…Ti calmeranno.” Sorrise in modo vago il biondo, storcendo il viso in un’espressione contorta. Porse a Slash una bottiglia di Jack Daniel’s, piena ancora per metà ed una bustina colma di polverina banca. “Ehm, grazie…Vado in bagno, ci si vede sul palco…” esordì il riccio improvvisamente frettoloso, dirigendosi poi verso la toilette sotto lo sguardo sconcertato di Alison. “Duff…” esordì lei dopo un po’, ancora titubante. Gli tirò dalle mani la bottiglia di whisky mentre attendeva una risposta per berne una generosa sorsata. “Sì…?” rispose lui riprendendosi la bottiglia per imitare il gesto della bionda e bere anche lui quel liquido forte dal sapore deciso. “C…Cos’era quella? Coca?” concluse lei tutto d’un fiato. “Sì, baby! Ed anche buona!” sorrise visibilmente soddisfatto Duff. “Ei, dolcezza…Ora vado! Ci si vede dopo!” esordì lui. “Certo, Duffone! Date il meglio, spaccherete il culo a tutti!” concluse Alison abbracciandolo dopo aver riacquistato serenità. “Duff…Si entra sul pal…” si lamentò qualcuno che arrivava alle loro spalle. La voce fu seguita da un conato di vomito e da una puzza di birra nauseante. “Oh, Steve…Che cazzo ti sei bevuto! Hai vomitato l’anima!” disse Duff contorcendosi a quella vista sconcertante. “Dai, muoviti…Tocca a noi!” continuò poco dopo sbuffando mentre tirava su il suo amico mal ridotto. “Ahahah, ciao ragazzi! A dopo…” sorrise la bionda incrociando le braccia ed incamminandosi tranquilla verso i tavoli, lottando contro la folla rumorosa e posizionandosi davanti al palco, proprio sotto gli amplificatori. Partirono le note di “Welcome to the jungle” e, con loro, le urla eccitate delle ragazzine affamate di sesso, in preda ad una follia ormonale. “Squallide, no?” chiese qualcuno alle sue spalle. “Mya!” esordì Alison sorpresa quando si voltò e alle sue spalle trovò le altre, compresa Piper. “Bè, si…Alquanto squallide!” scherzò Ali sotto le risatine delle altre. “Aspettate…Queste proprio non sanno come far risvegliare quei bei maschioni sopra quel palco. Ley, riusciresti a prendermi sulle spalle?” disse Pip con sguardo furbo. “Ehm, aspetta…C’è Ax!” rispose Leyla indicandolo. “Ei Ax!” urlò Piper in sua direzione richiamando la sua attenzione. “Prendimi sulle spalle, avanti!” gli ordinò poco dopo. E così fu. Piper era sulle spalle del ragazzo e sovrastava le teste di tutti. Si rivolse verso il palco, guardò Izzy intento a suonare la sua chitarra con foga, poco lontano da Slash tutto sudato e, per una volta, privo del suo adorato cappello. “Izzy! Izzy, guarda qui!” urlò verso il ragazzo che la fissò velocemente e rise fragorosamente barcollando in avanti non appena vide Piper con la camicetta sbottonata ondeggiare sulle spalle di Ax, cantando a squarciagola “Sweet child o’ mine”. Quello fu un bellissimo concerto, e il dopo-concerto a casa di Sharona fu altrettanto memorabile…

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Capitolo 15
*** Cosa c'è ora? ***


“Ei Pip, dov’è Slash? L’hai visto?” bisbigliò Alison con gli occhi socchiusi e la vista annebbiata, rivolgendosi all’amica occupata a versarsi l’ennesimo bicchiere di vodka. “Eh? Ali non ti sento!” ridacchiò Piper mentre tentava di bere dal bicchiere senza sporcarsi. “Ho detto: dov’è Slash?” ripeté Alison irritata. Stava cominciando a preoccuparsi, era nervosa e non riusciva a capire bene quello che le stava accadendo intorno. Vedeva Izzy in lontananza steso su un divanetto, i pantaloni abbassati alle ginocchia, una bella ragazza seduta accanto a lui e qualche bottiglia di birra sparsa qua e là. Sul giradischi, un vinile dei Van Halen ormai terminato da un pezzo, decine e decine di bottiglie di alcolici sparse e rotte sul pavimento. Ragazzi nudi e ubriachi dappertutto: sui tavoli e sotto, nei balconi intenti a fumarsi qualche spinello, nelle camere da letto e nei bagni accasciati sul lavandino. Senza aspettare la risposta dell’amica, Alison girovagò per la casa di Sharona al buio, in cerca di Slash. Si accese una sigaretta, bevve altri cinque bicchieri di Jack come fossero acqua e si diresse verso la prima camera da letto che vide. Batté contro la porta nel tentativo di aprirla, e ridacchiando ruzzolò a terra. Tentò di risollevarsi aggrappandosi alla maniglia, e quando ci riuscì iniziò a lanciarsi contro di essa. Di colpo si aprì. Alison precipitò sul pavimento lamentandosi, si rigirò un paio di volte e rimase a fissare il soffitto bianco. Almeno finchè dei gemiti non arrivarono alle sue orecchie. “Mmh, chi diavolo c’è qui?” rise la bionda voltandosi verso il letto, stropicciandosi gli occhi per vedere meglio. “Ei, bionda… Esci di qui!” le urlò una voce femminile. Alison fece leva sulle ginocchia e si rialzò lentamente barcollando e fissando il letto. “Mya, che ci fai qui? Ahahah, e quello scimmione chi è?” rise confusa la ragazza quando si accorse che Mya non era sola sotto le lenzuola. “Ti ha detto di sparire, idiota!” rispose il ragazzo sotto le lenzuola. “S…Slash?” sospirò confusa Alison, aggrappandosi ad un mobiletto basso per tentare di rialzarsi. Guardò con gli occhi sbarrati quella sagoma che si muoveva furiosa sul letto, con i suoi capelli folti e ricci ovunque. Mosse qualche passo indietro e sparì fuori da quella maledetta stanza. Sbucò nel corridoio e oltrepassò tutte le bottiglie sparse per terra, si accese un’altra sigaretta e si catapultò nel bagno. Barcollò verso la tazza del water facendosi spazio tra quelli che sembravano Steven e Duff e ci si gettò sopra vomitandoci dentro tutto ciò che aveva bevuto o mangiato nelle ore precedenti. Avrebbe voluto vomitare anche l’anima, la rabbia, le lacrime represse e tutta la delusione che in quel momento, però, ancora non percepiva. Era troppo fuori di sé per farlo. E allora perché non dilungare quei momenti di confusione per un altro po’? Non ci pensò due volte. Si voltò rapida verso i due ragazzi che la osservavano senza espressione sul volto, con una siringa in mano ancora mezza piena. Raccolse il laccio emostatico dal pavimento sporco e bagnato, sfilò la siringa dalle mani di Duff e si sedette a terra incrociando le gambe e sgranando gli occhi. “Ei, dolcezza che diamine fai?” bisbigliò il biondo facendo cadere la testa indietro, contro il muro e facendo girare vorticosamente gli occhi per poi puntarli nuovamente verso Ali. “Lasciami stare, come cazzo si usa questa cosa?” urlò la ragazza stringendo i denti e battendo ripetutamente la testa contro il muro, non accorgendosi del forte dolore che faceva capolino. Muoveva la mano con in pugno la siringa rabbiosamente, dirigendola verso l’altro braccio. Si bucò a vuoto diverse volte, finchè non riuscì ad iniettarsi quel liquido nelle vene. Lo sentì scorrere lungo il braccio. Fissò Axl e Duff accanto a lei, la guardavano divertiti. Sorrise. Fissò, poi, il soffitto bianco, di un bianco fastidioso e caotico. Si accasciò a terra lentamente, strisciando con la schiena contro il muro. Gli occhi sbarrati, la faccia pallida e le gambe improvvisamente tremanti. “Cosa c’è ora?” sussurrò piano, rivolta a chissà cosa o chi. Una lacrima, solo una, le rigò le guance contratte, sul viso dall’espressione persa. Alison sapeva bene di non poter tornare indietro. Non voleva nemmeno farlo. C’era così tanta rabbia in lei. Così tanta delusione. C’era voglia di autodistruzione. Tutta in un corpo così piccolo. Udiva passi confusi lungo il corridoio poco distante dal pavimento gelido su cui giaceva. Non le importava cosa accadeva fuori, aveva visto troppo. No, in quel momento nulla importava, perché nulla c’era davvero. Sfilò l’ago della siringa dal suo braccio, slacciò lentamente il laccio e li gettò a terra, lontani da lei. Sapeva che quelli avrebbero potuto rappresentare la fine, una svolta, una rivoluzione in lei. Ma quale delle tre cose avrebbe preso piede?

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Capitolo 16
*** In una fredda notte di Settembre ***


Alison camminava a passo indeciso lungo lo stesso corridoio percorso qualche ora prima in preda alla rabbia. Sorpassò Leo e Sharona stesi a terra circondati da birra e qualcosa di più simile al vomito e giunse in cucina. “Pip? Dove sei, Pip?” bisbigliò allora. “Ali aiutami ad uscire di qui!” rispose l’altra, rannicchiata sotto il tavolo pericolosamente vicina a Steven che le cingeva ancora i fianchi con le braccia. Non appena Piper si alzò, raggiunse Alison e la guardò negli occhi. Notava qualcosa di strano in lei. “Ali… Ei, tesoro. Cosa c’è?” bisbigliò preoccupata. “Pip, io… Piper, portami via!” piagnucolò di risposta l’altra. Portò la mano destra sul viso in preda alla disperazione, si accasciò tra le braccia stanche di Piper e chiuse gli occhi come a voler dimenticare qualcosa. “Alison, tesoro, ascoltami. Devi tenere gli occhi aperti, stai tranquilla. Ci sono io! Dai, cerchiamo di uscire di qui…” disse decisa la ragazza, sorreggendo a stento la bionda. Appena misero piede fuori da quel che era rimasto della casa di Sharona, Piper tirò su Alison decisa ad arrivare il più presto possibile a casa. “Oh, merda!” esclamò quando Ali si voltò velocemente per vomitare tra i cespugli, non troppo lontano da dove avevano passato la notte. “Aspetta, faccio io…”. Qualcuno arrivò alle loro spalle, con fare disinvolto. Era Axl. “Piper! Mollala, ci penso io…” insistette allora, poi continuò. “Ma quanto ha bevuto?! Eravate a casa di Sharona? E con chi era Ali? Dove cazzo è Slash?” concluse nervoso il ragazzo fissando gli occhi preoccupati di Pip. “Io… Io… Non ne ho idea… Non sapevo dove fosse finchè non mi ha raggiunta in cucina. Io ero con Stev… Insomma, ero in cucina!” disse freneticamente. “Aspetta, con… con chi eri? E dov’è Izzy?” rispose Axl freddandola. “Lui, uhm…” gesticolò nervosamente la ragazza scuotendo il capo. “Senti, lascia perdere… Vi porto a casa!” finì di dire lui. Sembrava abbastanza lucido per poterlo fare. Pip, senza ombra di dubbio, annuì e decise di seguirlo. Axl caricò in spalla Alison, esausta e ancora fuori di sé e si avviò velocemente, con fare annoiato. “Eccoci… Mettila a letto e stai tranquilla. Riposate, ci si vede” bisbigliò il ragazzo non appena furono arrivati alla porta. Piper non fece in tempo a ringraziare. “Dolcezza, è il caso che voi stiate lontane da noi per un po’, non credi? Non mi va che succeda ancora, rischiate grosso…” continuò allora. Abbozzò un occhiolino malinconico e alzò i tacchi sotto lo sguardo sospeso di Pip. Non si voltò a guardarla mentre andava via, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni attillati. Proseguì deciso, sotto il cielo ancora buio di una fredda notte di Settembre.

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Capitolo 17
*** The call ***


Erano passate settimane, mesi. E poi un anno volò via. Alison e Piper erano ancora insieme, forse qualche vizio in meno. Non era solo la festa di Sharona ad essere finita: era finito tutto. Izzy e Pip, le serate nei pub, il rock nei locali, il sesso tra i cespugli, l’alcool. La droga. Slash ed Alison. Il college riempiva le giornate vuote delle due, senza lasciare un solo minuto di tregua. “Piper, merda. Questo weekend qui non lo passo. Se tu non vieni, vado da sola!” esordì Alison vagando per la stanza in comunità con l’amica, evitando di far cadere la cenere della sigaretta che le pendeva dalle labbra sul pavimento. “Alison smettila, non puoi costringermi a tornare in quel buco di fogna…” rispose Piper spazientita e continuò con voce di scusa “…Tesoro, non faccio 35 ore di viaggio per rivedere uno squallido appartamento. Lo sai anche tu che non avrebbe alcun significato!”. La bionda sbuffò, spense la sigaretta nel posacenere posato sulla scrivania e si trascinò vero il bagno, togliendosi i vestiti di dosso. Entrò nella vasca, fissò soffitto. Come quando tutto era iniziato. Sussultò al tocco dell’acqua calda e si lasciò cullare, ancora una volta. Si accarezzò lentamente i capelli, si posò su di un fianco e piegò le braccia verso il petto, quasi a volersi sentire protetta. Ero ciò di cui aveva follemente bisogno. Perché aveva tutto, o quasi: una nuova casa a Los Angeles, una macchina, aveva ancora Pip, un’università in cui studiare. Eppure mancava una sola cosa. Un’unica cosa che pesava più di un macigno, dritta sullo stomaco. Tornava a graffiare violenta i pensieri ogni volta che, insidiosa, strisciava nella mente, tra dubbi e incertezze giornaliere. Odiava ammetterlo, odiava nominarlo, odiava semplicemente il fatto di averlo nella testa sempre, ovunque, costantemente. Mancava lui. “Dov’è Saul?” era stata l’ultima volta in cui aveva auto il coraggio di pronunciare il suo nome, a quella alla festa dell’università in cui un bicchiere di troppo le aveva dato alla testa. “Non c’è, non ci sarà” era la secca risposta che il ragazzo che le stava vicino morbosamente le aveva dato. Un ghigno di rabbia e dolore fece capolino sul viso di Alison che infastidita socchiuse gi occhi. Qualcosa turbò la sua quiete. “Ali, posso?” era Piper, al di là della porta. Il telefono in mano ed un’espressione sconvolta, forse impaurita sul viso. “E’ per te…” continuò. Passò il telefono alle mani dell’amica che le fece cenno di uscire. Alison posò la cornetta sull’orecchio. Si leccò le labbra, le schiuse. “P… Pronto?”. Poi tacque. Quel silenzio sarebbe durato. Durato a lungo.

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Capitolo 18
*** Seattle aspetta ***


Perché Steven l’aveva chiamata? Cosa intendeva con quel malinconico “Ali… Seattle è vuota”? La ragazza non faceva altro che pensarci. “Ali ti è così difficile ammettere che ci torni per loro? Per lui?” sbraitò Piper mentre vagava attorno all’amica intenta nel fare preparare la valigia. “Ti prego, sai bene che non è così” alzò gli occhi al cielo l’altra e continuò “A e Seattle manca, ho bisogno di una pausa da Los Angeles e voglio tornarci… Tu sei libera di venire con me o di non farlo” concluse secca. “Non ti lascerei mai andarci da sola… Ma, ecco… Steven…” Piper non finì la frase che la bionda la interruppe severa. “Piper… Steven è stato breve: a Seattle manchiamo, a loro manchiamo…” rispose con voce quasi malinconica. “Loro non hanno bisogno di noi. Speravo te ne fossi resa conto!” quasi urlò Pip “…Forse hai dimenticato chi c’era nel letto con Mya, quella sera!” sottolineò le ultime parole. “Diamine, Piper! No, non l’ho dimenticato…” s’innervosì di tutta risposta Alison, quasi in lacrime. Chiuse bruscamente la valigia e uscì dalla stanza sbattendo la porta. Il rumore fu così forte che Piper batté le ciglia e scosse le braccia, accompagnata da un insicuro “Aspetta!”. Per Alison quella fu una frase lacerante quanto un proiettile nella testa. Ma non era una ferita. Era un burrone, un vuoto infinito nello stomaco. Camminò in fretta per il corridoio del campus, in cerca di chissà quale meta. Riuscì solo a fermarsi di fronte ad una finestra, aprirla ed accendersi una sigaretta. La quinta. Gli occhi erano puntati fuori, persi nel vuoto. Eppure, il suo sguardo era proiettato all’interno, ad osservare quanto quelle parole graffiassero ancora il petto a farlo sanguinare senza sosta. Le bruciava la testa, la sentiva esplodere. Trattenne l’unica lacrima che premeva per uscire e fece l’ultimo nervoso tiro per poi buttare il mozzicone fuori, nel cortile. “Vado a preparare la valigia, domani si parte…” esordì qualcuno alle spalle. Alison si voltò. Era Piper. Le strinse una mano, la guardò e le sorrise. “La valigia aspetta anche me… Andiamo!”. ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Ed eccomi di nuovo a scrivere per voi, per me. Capitolo 18, niente di speciale. Almeno per ora. Vedo la conclusione vicina. Seguitemi ancora e recensite <3 xx :) AmeliaHud.

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Capitolo 19
*** Ei, ti va una birra? ***


“I miei polmoni urlano ‘nicotina!’ ” si lamentò Alison trascinando la sua valigia, seguita da Piper. “Avanti, dammi questa maledetta sigaretta!” esultò non appena furono nel loro vecchio appartamento. “Si, si, prendila!” disse quasi stanca delle continue moine dell’amica Piper, mollando la valigia a terra e posizionandosi al centro della stanza. “Ali… Oh mio dio, Ali…”. Sbalordita, quasi malinconicamente, Piper fissò i divanetti. Poi la TV. E poi le cartacce buttate a terra, stropicciate, di qualche inutile spartito mai utilizzato. Era tutto come l’avevano lasciato l’anno prima, così come se lo ricordavano. Ali aveva ancora gli occhi bassi sulla sigaretta, presa dalla fiamma del suo zippo argentato che bruciava l’estremità della Marlboro rossa. Fece il primo tiro, ma ancora non alzò gli occhi. Li chiuse, assaporò il gusto amaro del fumo sulla lingua, sbuffò nervosa una nuvoletta grigia e denza dalle narici, si scosto i capelli dal viso con un colpo veloce della testa e finalmente li aprì. Si guardò attorno, così come Piper aveva fatto poco prima. Non volle cadere nell’atroce tortura di ricordare il passato: così, schietta e incurante, mollò anche lei la valigia a terra e, senza pensarci, si diresse verso la cucina sicura di trovarci qualcosa da mangiare. Piper la guardò stranita, nonostante sapesse che un solo pensiero legato al passato di quel piccolo appartamento avrebbe fatto crollare il muro di certezze che Alison aveva costruito attorno a sé. “Ei, ti va una birra? Oggi mi occupo io della spesa… Almeno faccio una passeggiata: ho quasi dimenticato la tristezza delle strade di Seattle!” scherzò la bionda. Afferrò dei soldi dalla borsa di Piper, a terra accanto alla valigia, riprese la sua ed uscì frettolosamente dall’appartamento sotto lo sguardo rassegnato di Pip. Camminò per un paio di minuti. Si fermò al pub più vicino, il vecchio Red Rue. Entrò, si sedette sullo sgabello di pelle bordeaux e fece segno al barman di avvicinarsi, senza neanche guardarlo negli occhi. “Ali… Alison? Sei tu?” chiese titubante il ragazzo a cui aveva fatto segno di raggiungerla, avvicinandosi lentamente a lei. “Oh mio dio! Dan, sei proprio tu! Oh, vieni qui!” esclamò contenta Alison gettandosi fra le braccia del ragazzo. Dan, era lui. Era lì, era ancora lì. “Alison, tesoro! Ma che ci fai qui? Dio mio, mi sembra di non vederti da una vita!” rispose Dan alzando gli occhi al cielo in segno di gratitudine. Alison gli raccontò con pochi giri di parole tutto quello che era successo in quell’anno a LA: l’università, le feste, Piper. “Anche lei è qui?” chiese Dan titubante, con aria speranzosa. “Piper, intendi? Si, mi aspetta nel nostro vecchio appartamento. Staremo qui per un po’, avevamo voglia di tornare alle origini…” disse la ragazza, non curandosi dello sguardo strano che Dan aveva assunto quando aveva sentito il nome di Pip. Solo dopo, squadrò il viso di Dan, lo fissò a lungo ed infine, quasi diverita, esordì: “Oh Dan! Ci pensi ancora? Pensi ancora a lei?” “Io? No, certo che no…” sorrise indeciso. “Ei, ora devo andare. Oh, quasi dimenticavo: due birre!”. E Dan gliene portò due, due birre fredde. Si salutarono promettendosi che in quei giorni si sarebbero sicuramente rivisti, “in nome dei vecchi tempi”, aveva detto lui. “Bene, birre prese…” bisbigliò Alison appena uscita dal Red Rue, con una sigaretta che pendeva dalle labbra mentre si sistemava le birre nell’altra mano. Fu strano ripercorrere quella strada, forse per la centesima volta. Fissava i cespugli, gli stessi dove aveva fatto l’amore con Saul, quasi evitando di guardarli davvero. Ci passava su con lo sguardo, li vedeva ma non li guardava. “Ei, se li guardi in quel modo si offendono, lo sai?” disse qualcuno alle sue spalle. Si voltò velocemente, quasi spaventata da quell’apparizione improvvisa. “Ehm, St… Merda, Iz… Cioè, ei!”. La sigaretta le cadde a terra con velocità supersonica a tal punto da poter scavare un buco nel pavimento. La spense velocemente col piede, non curandosi di non averla neanche finita. Rialzò lo sguardo, pensando fossero passati già olti minuti, ma in realtà quel millesimo di secondo sarebbe potuto durare anche un secolo nella sua mente. Costrinse le sue labbra ad allargarsi in un sorriso finto, triste, spaventato, ma “sorridente”. “Steven, Izzy…” guardò entrambi. Non si mosse di un millimetro. Sentiva di non poter fare neanche un passo. Era paralizzata, o forse era convinta che un solo passo falso avrebbe potuto incenerirla all’istante.

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Capitolo 20
*** Che diavolo ci facciamo noi qui? ***


“Senti maledetta stronza, mi hai trascinata fin qui, in questo maledetto appartamento, a Seattle, e ora se non apri questa porta giuro… Io giuro… Giuro che… Diamine, Ali, apri questa porta!” gridò in preda alla rabbia Piper battendo con forza i pugni contro la porta della loro camera. La piccola fronte di Alison fece capolino nella fessura della porta, appena dopo averla aperta di qualche centimetro. “Piper, dio mio, erano Izzy e Steven, Steven e Izzy! Erano loro, erano davvero loro! Erano vicino al Red, io non uscirò da questa casa fino al giorno in cui dovremo tornare a LA.” ribatté decisa la bionda, fissando l’altra dritta negli occhi, con fare minaccioso. Fece per richiudere la porta, ma la mano di Piper impedì ad Alison di farlo, essendosi bloccata a metà fra la cornice della porta e la porta stessa. “Ei, ma che fai?! Leva quella mano!” s’infuriò Alison, minacciando Piper di tagliarle quella mano a metà. “La mano non la tolgo, e tu esci immediatamente da quella stanza, ti rivesti, finisci di bere la tua schifosissima birra e, diamine, se non mi segui fino al Red Rue prometto sul tuo vinile di Hendrix di incendiarti il giradischi nuovo!” concluse brusca Pip. “Ooooh, no! No, tu non lo fai, cara!” rispose la bionda, e da brava strisciò fuori dalla camera fissando in malo modo l’altra e si rinfilò maglia e jeans. Afferrò indispettita la birra, prese il pacchetto di Marlboro dal tavolino ed uscì dall’appartamento fermandosi appena dopo la porta d’ingresso. Aspettò Piper tra sbuffi di fumo e parole borbottate con rabbia e, non appena fu lì, con lo sguardo, le infilò una freccia infuocata di disperazione negli occhi e bisbigliò: “Che diavolo ci facciamo noi qui?”

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Capitolo 21
*** Again ***


“Un altro, Dan!” urlò per la quinta volta Alison, ordinando l’ennesimo cicchetto di vodka. Portò le mani fra i capelli, fissò il tavolo davanti a sé. Poi, riguardò l’amica. “Ok, ok… Ne prendo un altro anch’io!” sbuffò Piper, interpretando lo sguardo della bionda come un invito a non esser la sola. “Allora, qual è il piano per stasera? Ubriacarsi e dimenticare? Squallido, ti facevo più divertente, sai?” continuò poco dopo, provando una strana delusione nei confronti dell’altra. “Oh, si. Il piano è più o meno quello… Aggiungi un bel ragazzo e ci siamo!” sogghignò Alison facendo oscillare la testa. L’alchol le aveva già offuscato la mente. Afferrò con imprudenza il bicchierino appena posato sul tavolo da Dan, fece cenno all’amica di prendere il suo e, facendo rovesciare qualche goccia sui bordi di vetro, si voltò verso il tavolo alle sue spalle. “A voi…” gridacchiò con sguardo beffardo, di sfida, rivolgendosi a Izzy, Axl, Duff, Slash e Steven per un brindisi “…razza di imbecilli” concluse bisbigliando non appena fu nuovamente di fronte a Piper. “Ahahah, Ali!” ridacchiò Piper divertita, mentre ricacciava le lacrime dovute all’alchol troppo forte. La bionda tossì scuotendo la testa, per non sentire quello strano bruciore alla gola. “Allora, il prossimo posso offrirtelo io?” esordì Axl alle sue spalle, inarcando un sopracciglio ed emettendo un piccolo ghigno canzonatorio. “Quindi non sei sparito, Rose…” rispose lei sorridendo. “Seattle non sarebbe Seattle senza di noi… E comunque passare una serata insieme non sarebbe male, no?” propose il rosso, guardando Piper che rispose accennando un sorriso. “Bè, si Ali… Non sarebbe male!” continuò lei guardando la bionda, con sguardo di supplica. “Locale fra dieci minuti!” propose stranamente serena Alison, barcollando giù dallo sgabello per andare al bancone e ordinare l’ultimo cicchetto prima di andar via. “Sapete dove trovarlo, ci conto!” disse allora Axl, voltandosi di spalle per raggiungere gli amici e dirigersi al locale. “Che hai detto alla biondina?” gli chiese Slash non appena furono fuori dal Red Rue. “Non t’importa… Tu non fare cazzate, aggiustati quegli orribili capelli e fumati una sigaretta” concluse deciso Axl, correndo più avanti per raggiungere Duff. “Svegliati, scimmione, ci saranno anche loro al locale!” sbuffò Steven. “Loro… Intendi Piper e la bionda? Uhm, ok, cioè, si… Perfetto.” Rispose Slash abbassando leggermente lo sguardo. Camminarono ancora per pochi minuti, arrivarono al locale, vi si sistemarono dentro e aprirono qualche bottiglia di birra. Arrivarono anche Alison e Piper, che a malapena riuscivano a tenersi su. Salutarono tutti, dimenandosi da una parte all’altra, e presero posto anche loro. In un piccolo momento di lucidità, Alison si guardò attorno. Ma, ancora una volta, obbligò la sua mente a bruciare ogni sorta di ricordo, ogni sorta di rimpianto.

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