Matrimonio combinato

di Izumi V
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 2: *** Basta un attimo... ***
Capitolo 3: *** Conoscersi ***
Capitolo 4: *** Scorci di vite ***
Capitolo 5: *** Un nuovo problema ***
Capitolo 6: *** Incontri... segreti e non! ***
Capitolo 7: *** Misteri ***
Capitolo 8: *** Giù la maschera ***



Capitolo 1
*** Nuovi arrivi ***


 
 
 
 
 

Nuovi arrivi
 

 
 
1593. Italia, Venezia.
Una giovane ragazza si apprestava a cominciare una nuova giornata, nella sua villa vicino al centro della città. La fanciulla in questione si chiamava Nami, aveva 19 anni ed era prossima a un matrimonio che non voleva.
Non aveva genitori, ma viveva con la sorella Nojiko, più grande di lei di 5 anni. Un anno prima, c’era anche la donna che le aveva prese con sé quando erano ancora in fasce, Bellmer. La donna che aveva fatto loro da madre e che le aveva lasciate a causa di una terribile malattia.
 
Nami fu svegliata da una domestica, la sua più cara confidente, Bibi. Quest’ultima entrò silenziosamente in camera, aprì le tende della grande finestra che dava sul canale e le si avvicinò scotendola appena. Come ogni mattina, Nami salutò il nuovo giorno con un sorriso, socchiudendo gli occhi alla luce del sole che inondava la stanza. Ma le bastarono pochi secondi per rendersi conto di chi e dove fosse: guardò negli occhi Bibi e cominciò a piangere a dirotto.
“B-Bibi… io non voglio!!” esclamò tra i singhiozzi.
 
Ormai era un mese che andava avanti così, e la situazione peggiorava man mano che la fatidica data si avvicinava.
Il matrimonio era fissato per il 15 maggio.
Era già il 29 aprile.
Tra due settimane si sarebbe sposata con un uomo orribile, vecchio, troppo ricco per essere umano, egoista e antipatico. Un certo Absalom.
“Signorina Nami, vi prego, non piangete ancora lacrime amare… Dovete accettare con serenità questa situazione, ringraziare la vostra matrigna perché vi ha trovato un uomo ricco capace di mantenervi. È stato il suo regalo di addio. Lo sapete che lei ha sempre fatto tutto il possibile per voi, dovete esserle grata e…”
“…e rinunciare a tutti i miei sogni?!?” Nami aveva alzato la voce, tanto che Bibi si scostò un poco, chiedendo scusa a un fil di voce, imbarazzata.
“Scusami, Bibi. Non volevo. È che non voglio dover dire addio così presto alla mia vita… più la data del matrimonio si avvicina, più mi sento debole e priva di forze. La vita mi abbandona, insieme alla mia libertà…”
 
Bibi avrebbe dovuto immaginarselo, Nami era sempre stata una ragazza fuori dagli schemi. Certo, una signorina ammodo, quando serviva, ma si vedeva che tutto quello non faceva per lei. Lei sognava una vita di avventure, pericoli, uomini misteriosi e affascinanti che la conducevano con sé in mille peripezie. Si sarebbe volentieri unita al circo ambulante che ogni tanto passava per Venezia, una volta all’anno in primavera, quando il sole cominciava a illuminare la città con maggior calore, e la vita sembrava ricominciare con le grida dei bambini nella piazza.
 
Una volta, a 15 anni, ci aveva provato davvero. Fu un caso che sua sorella passasse davanti alla carovana proprio nel momento in cui una chioma rossiccia si nascondeva dentro una cassapanca. Riconoscendola, Nojiko pensò subito alla sua sorellina, tanto che si gettò sulla cassa al fine di recuperarla. Il suo istinto non la tradì: vi trovò Nami, corrucciata, che la fissava arrabbiata.
 
Nami era una così. Non sognava certo un matrimonio a 19 anni, con un uomo detestabile cui importava solo il denaro.
Bibi capiva il suo dolore, ma avrebbe dovuto accettarlo, perché non aveva scelta.
 
“Oh come è tardi, presto Nami, alzatevi! Oggi arrivano il vestito, la carrozza, i cavalli e i nuovi garzoni che aiutino nei preparativi al matrimonio… non c’è tempo da perdere, avete tanto da fare!” esclamò Bibi, concedendo alla ragazza qualche piacevole distrazione. Infatti, il viso di Nami si accese di un dolce sorriso. Non glielo aveva mai detto, ma apprezzava davvero tutto quello che Bibi faceva per lei. Era la sua più cara amica, e sapere che era destinata a un futuro di servitù la faceva soffrire tremendamente. Era molto bella, e se solo fosse nata in una famiglia un po’ più ricca, non sarebbe stato difficile per lei trovare un marito splendido, che l’amasse e l’accudisse come meritava.
In fondo, avevano molto in comune.
 
Nami si cambiò e mise uno dei suoi abiti preferiti. Forse non era molto corretto e appropriato, ma le piaceva fare bella figura anche coi garzoni… se capitava, si divertita a civettare un po’ con loro.
L’unico passatempo che le rimaneva, per fingere con se stessa di avere ancora un briciolo di libertà.
 
Scese nel salone, dove Nojiko l’aspettava con impazienza.
“Sbrigati! Ci aspettano da ben dieci minuti!”
E che sarà mai…
 
Uscirono insieme sul retro della casa, nell’ampio cortile a cui si accedeva tramite un colossale cancello su una delle vie secondarie della città. Se c’era una cosa che Nami apprezzava veramente della sua villa, troppo piena di inutili fronzoli e cianfrusaglie, era proprio il cortile. Quando voleva nascondersi da occhi indiscreti, era lì che andava. Celata dagli alberi disseminati nel prato, poteva fare qualunque cosa.
 
Mantenendo un’aria di superiorità che per nulla le si addiceva, ma che la divertiva molto, Nami si avvicinò con la sorella alla massa di gente confusionaria che le attendeva: un paio di mercanti, che portavano la carrozza, cinque stallieri e il loro padrone, che si occupavano dei cavalli, e infine sei giovani dall’espressione rude e vestiti miseramente. “Devono essere i garzoni…” pensò Nami, sentendosi una stretta al cuore alla loro vista.
 
Andando contro ogni regola della buona educazione, ma sempre mantenendo una certa distanza, la rossa li guardò negli occhi uno a uno, senza intimorirsi. Sguardi vacui, spenti, risposero al suo. Nessuna luce, nessun lampo di vita. Solo muta rassegnazione.
 
Ma…
 
Ad un tratto, facendo scorrere nuovamente lo sguardo su di loro, notò qualcosa che la prima volta le era sfuggita.
Più indietro, nascosto alla vista dal resto dei compagni, qualcuno sembrava seguire i suoi occhi.
E finalmente, si incontrarono.
Per un momento, Nami parve essersi persa. I suoi grandi occhi nocciola in un paio di occhi neri e profondi, che la fissavano intensamente. Erano vivi, pronti, vivaci. Erano gli occhi di chi ne aveva passate tante, ma ancora non ne era stufo.
Quel semplice contatto sembrò ridare alla ragazza la gioia e i desideri di un tempo. Questa si alzò in punta di piedi, decisa a individuare il volto di quell’uomo.
 
Ma proprio in quel momento, sua sorella Nojiko le si piazzò davanti, mani sui fianchi: “Nami! Sveglia! Ti piace o no la carrozza?!”
Lei si riscosse solo un po’, rivolgendo il viso in direzione di Nojiko e dei due commercianti che la osservavano perplessi.
“Mmmh? Certo, va benissimo…”
 
 
 
 
 
 
Eccomi!!!!! Mamma mia non vedevo l’ora di tornare a scrivere, ma la scuola mi uccide!!
Mmmmh… chissaràmmai quel giovane dagli occhi neri e profondi?
E cosa combinerà la nostra Nami?
Heheheheheh….
 
Per Kodomo: Tesoro!!!! Come promesso, sono tornata!! Abbi fede, questa fic non ti deluderà…. *__*
 
 
Ps. Piccolo NB per tutti quelli che hanno letto la fic a capitoli “La vacanza più bella”
Nell’ultimo capitolo Nami e Zoro vanno in moto senza casco e poi pensano “Chissenefrega”. Ovviamente, voglio specificare che io non lo approvo per niente, ed è una cosa che nella vita reale non si dovrebbe mai fare. Ho utilizzato questo espediente solo a scopi narrativi, quindi chiedo scusa a chiunque possa essersi (a ragione) indignato per averlo letto.
 
Detto ciò, al prossimo capitolo!! 

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Capitolo 2
*** Basta un attimo... ***


 
 
 
 

Basta un attimo…
 

 
 
“Mmmh? Certo, va benissimo…” rispose Nami distrattamente, rivolgendo un’occhiata assente e per nulla interessata alla carrozza verde scuro dalle decorazioni dorate. Beh, il colore non le dispiaceva.
Ignorando lo sbuffare isterico di sua sorella, che concludeva l’affare con il mercante, Nami tornò ad occuparsi dei fatti suoi.
 
“Nojiko, dimmi, ci servono tutti questi uomini?”
“Ovviamente no, sorellina, sono stati scelti i migliori, quelli più forti e abili, tra cui noi dovremo poi scegliere quelli che più ci fanno comodo!”
“Va bene… ti dispiace se li scelgo io? Quanti? Due? Tre?”
“Tendenzialmente sarebbe meglio tre, più sono meglio è!”
 
Con fare sbrigativo, Nami ordinò al gruppo di uomini di seguirla qualche metro più in là, in modo da non essere in mezzo allo schiamazzo della folla. La ragazza fece ben attenzione a non incrociare lo sguardo di nessuno di loro, e nemmeno osservarli con attenzione finchè non li avesse messi tutti in riga e non avesse avuto la calma e la tranquillità necessaria per una tale operazione.
Era un piacere che voleva assaporare al massimo.
Stranamente, sentiva il cuore batterle forte nel petto.
“Santo cielo, neanche fossi in guerra…!” pensò tra sé e sé, sarcastica.
 
“Bene! Adesso mettetevi in riga… per favore!”. Sicuramente l’educazione non le mancava. Aveva da sempre imparato che si dovesse rispetto a chiunque, perfino al più misero dei poveretti.
Silenziosamente, perfetti come soldatini, i sei uomini presero posto. I loro passi erano svelti e meccanici, cosa che turbò maggiormente la rossa… le sembrava di trovarsi davanti a una schiera di marionette.
Non fu perciò strano, per lei, notare che qualcuno tra loro aveva un passo diverso, strascicato, quasi irriverente. Nessuna paura, nessun timore.
“E’ lui…” riflettè Nami, sempre tenendo lo sguardo basso.
 
Dopo essersi assicurata che sua sorella fosse impegnata ancora a lungo col resto della merce, Nami si decise finalmente a cominciare la sua rassegna.
Seguendo l’istinto, cominciò da destra.
Il primo era un ragazzo molto giovane, si vedeva che era il più piccolo del gruppo. Era piuttosto basso, ma era perfetto per il lavoro. Per di più, notò che anche in quest’ultimo gli occhi non tradivano nessun timore o riverenza, anzi sembrava che la loro vacuità fosse dovuta più a qualcos’altro, un bisogno fisico. “Magari ha una fame pazzesca!” pensò. Comunque, il ragazzo le piacque. “Tu! Mettiti qui da parte!” disse la ragazza con voce ferma.
Il secondo e il terzo erano privi di qualsiasi espressione. Gli occhi grigi e stanchi vagavano senza direzione, senza punti fermi. No, nessuna traccia di umanità.
Il quarto era imponente, grande e robusto. Strani tatuaggi segnavano il suo corpo. Un’aria da duro, le serviva! Neanche brutto, anzi, un gran bel…. No, non poteva dirlo. “Anche tu! Lì con l’altro!”
Il quinto non era molto degno di nota. Normale, corporatura giusta, robusta quanto bassa. Avrebbe anche potuto scegliere lui, ma Nami sapeva bene che non aveva ancora incrociato lo sguardo che prima era stato capace di reggere il suo. Se voleva assicurarsi quell’uomo misterioso, avrebbe dovuto per forza scegliere il sesto.
 
A meno che non se lo fosse solo sognata.
Senza nemmeno pensarci, Nami fece un passo a sinistra. Sentiva le gambe molli, aveva perso parte della sua sicurezza.
E se in realtà non era neanche lui?
Se si era immaginata tutto?
Con che coraggio avrebbe scelto quell’uomo?
 
“Nami, andiamo! Ti fai forse fermare dalla mera fifa? Non ti sei sbagliata, tu non sbagli mai!” si disse, per farsi coraggio.
Con un sospiro, sollevò lo sguardo, che incrociò immediatamente quello di lui, che da un bel po’ si era posato sul suo viso, ora tremendamente rosso.
Un tuffo al cuore per la giovane Nami, che si trovava a contemplare il ragazzo più bello che avesse mai visto in vita sua.
Un profilo rude, virile. Spalle larghe e braccia muscolose, da vero lavoratore. Capelli corti, in disordine, gli davano un’aria sbarazzina e affascinante. Pelle abbronzata, chissà quante ore aveva passato sotto il sole, faticando per un padrone insensibile e senza cuore…
Quest’ultimo ricambiava lo sguardo con aria sfacciata, ma senza eccesso. Sapeva il fatto suo. Anzi, da vero cavaliere, appena vide che Nami era pronta a dedicarsi solo a lui, sfoggiò un inchino degno di un principe, sollevano una mano in direzione di quella della fanciulla. Quest’ultima non ci pensò due volte a porgere lievemente la sua.
Il ragazzo strinse per un momento la sua mano, con fare complice, per poi poggiarvi le sue labbra, in un gesto di cortesia da autentico galantuomo.
 
In quel breve attimo, Nami chiuse gli occhi, per amplificare i sensi e raccogliere il massimo da quell’esperienza per lei completamente nuova.
Più di venti uomini, ricchissimi, si erano presentati da lei nello stesso modo, allo scopo di chiedere la sua mano. Ma nessuno di essi le aveva mai fatto palpitare il cuore all’impazzata, come invece quello straniero sembrava saper fare benissimo.
La sua mano era grande, forte e ruvida. Raccontava una storia di fatica e dolore.
Le sue labbra erano calde. Passionalità e sincerità.
 
Poteva una dama appena entrata in età da marito perdere la testa in un minuto, e per uno stupido baciamano?
Poteva una ricca signorina borghese innamorarsi perdutamente di un misero garzone, senza patrimonio e senza futuro, sapendo con amara certezza che il loro amore era un sogno irrealizzabile?
 
Evidentemente, sì.
 
 
 
 
Stargirl99: Che bello nuova zonamista!!! Fai bene, è una coppia stupenda!! Io sono una convertita dalla zorobin…pensa te! Spero che continuerai a seguirmi!! Grazie mille ancora!
 
Kodomo: si sono tornataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Quegli occhi profondi….. sbavsbav eheheh
Direi che questo capitolo ci soddisfa maggiormente, non trovi?? eh ma aspetta e vedrai, ci sarà un momento dedicato solo a te, anzi a noi due!! ahahahahah

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Capitolo 3
*** Conoscersi ***


 
 
 
 
 

Conoscersi
 

 
“Piacere… posso gentilmente sapere il tuo nome?” chiese Nami, a voce bassa e con il cuore che le rimbombava nel petto.
“Il piacere è tutto mio, mia signora, il mio nome è Zoro.” Rispose quello, con una voce profonda e po’ roca, rimettendosi in piedi e rivolgendole un sorriso.
 
Zoro… accidenti che bel nome.
 
“Ehm-ehm…”
Nami si voltò stupita verso la fonte.
Uno dei due giovani che aveva messo in disparte, quello alto e f… no, non poteva dirlo. Insomma, quello coi tatuaggi li guardava con un misto di impazienza e malizia, cosa che mise in grande imbarazzo Nami. Infatti, la rossa si scostò senza preamboli da Zoro per dedicarsi, com’era giusto, anche agli due.
Perciò, mise nuovamente in riga i tre uomini, per valutarli con un minimo di oggettività… e anche con la punta di dignità che sentiva esserle rimasta di fronte a loro.
Non sapeva spiegarsi come, eppure, nonostante la figuraccia appena fatta, non la faceva sentire troppo a disagio l’idea di vivere a stretto contatto con quei tre, come se li conoscesse da una vita.
 
Passò innanzittutto davanti al primo che aveva scelto, quello piccolino. Ora che lo guardava meglio, non le pareva così malaccio. Per di più, anche lo sguardo di lui si era acceso, forse all’entusiasmo di essere stato scelto. Nami lo fissò negli occhi, e lui rispose con un’occhiata spensierata e infantile.
Le scappò un sorriso… veniva voglia di volergli bene come a un fratellino.
“Sentiamo, come ti chiami?”
“Il mio nome è Rufy, padrona schiavista! Quand’è che ci fate mangiare? Sto morendo di fame!!” esclamò quello, con allegria.
Nami non fece in tempo a indignarsi che il ragazzo di fianco gli tirò un pugno in testa, sibilando: “Quante volte ti ho detto che devi più rispetto ai padroni?!?”
“Ahahah!” non l’aveva fatto apposta, ma alla rossa era proprio scappata una risata divertita.
“Non importa! Non preoccuparti, Rufy, ora ti diamo tutto il cibo che vuoi! Qual è il tuo nome invece?” aggiunse, guardando il ragazzo… molto bello.
“Mi chiamo Ace, dolce signorina, e sono il fratello di questa bestiaccia!” disse lui, con un cenno a Rufy.
Tornando di fronte a Zoro, non le servì chiedergli ancora una volta il suo nome, ma non le dispiacque che lui posasse ancora una volta su di lei i suoi occhi meravigliosi.
Dio, gli sarebbe saltata al collo in quel preciso istante.
 
Ma esattamente nel momento in cui rifletteva a questa inconveniente fantasia, Nojiko tornò di nuovo a ridestarla dai suoi turpi pensieri.
“Allora? Scelti? Mmmmh… Niente male! Brava sorellina! Allora due di loro si occuperanno delle stalle… penserà Bibi a spiegargli tutto.”
“Ma come? Due per le stalle? Ne abbiamo sempre avuto uno di stalliere!”
“Sì, ma devi considerare che ci sono arrivati cinque nuovi mustang… e sembrano anche particolarmente selvaggi: evidentemente ti piaceranno moltissimo…” concluse con un sospiro affranto la sorella, rammentandosi del carattere irruento e poco posato di Nami, la quale le rispose con una linguaggia.
 
“…un altro, invece – riprese Nojiko – ti starà direttamente accanto per ogni tua necessità nei preparativi alla cerimonia…”
A queste parole, Nami drizzò le orecchie come un cagnolino che aveva sentito il padrone chiamarlo per la cena. Con un po’ di fortuna, se avesse potuto sceglierlo lei….
 
“Avanti, quale vuoi?” le chiese sua sorella.
EVVVAII!!
 
“Mmmh… non saprei… mah, prenderò quello strano coi capelli verdi… ha l’aria poco intelligente, ma per sollevare pesi è ottimo!” disse prontamente la rossa, diabolica.
“Perfetto, allora voi altri due venite con me… vi presento a Bibi, la dama di compagnia di Nami, così lei vi spiegherà tutto quello che c’è da sapere sui cavalli…” disse imperativa Nojiko, e cominciando a dirigersi alle stalle, a passo di marcia.
Seguendola, Ace passò molto vicino a Nami, giusto in tempo per dirle sottovoce: “Bibi… bel nome!” e con un occhiolino malandrino, la lasciò sola con Zoro.
Era come se tra loro quattro si fosse già creata una familiarità perfetta. Sembrava che ognuno si sentisse libero di fare ciò che voleva.
Anche solo una settimana prima, Nami non avrebbe permesso a nessuno di comportarsi così in sua presenza.
 
Guardandoli allontanarsi, Nami sorrise in loro direzione, scotendo la testa e sospirando: “Che tipi… Ma li conosci?” disse poi, rivolta a Zoro.
Ma questo non le rispose, anzi le si avvicinò sussurrandole: “Ah così io sarei quello poco intelligente che solleva pesi?”. Sorrideva, di un sorriso spettacolare.
La rossa sollevò il viso verso di lui, e arrossì. Lui era vicino, pericolosamente vicino.
 
Se solo fosse nato in un contesto diverso, se solo lei non fosse promessa a un lurido verme, sarebbe stato così facile sollevarsi in punta di piedi e baciarlo appassionatamente.
“Sei impazzito!? Allontanati!” ringhiò lei, spaventata. “E comunque sì… sei proprio quello scemo!” continuò, per allentare la tensione, e strappando un nuovo sorriso al ragazzo.
Ma dopo quel breve momento, la sua mente tornò alla data incombente, e abbassò la testa in un gesto affranto e rassegnato. “Non voglio sposarlo, Zoro…” mormorò. Si rivolgeva a lui come se fosse il suo più caro confidente.
Ma era solo la persona che amava, quindi andava bene, no?
E con un’azione che la sorprese immensamente, Zoro si accostò nuovamente a lei, ma sta volta con un’espressione seria, dolce, che lo rendeva ancora più bello e desiderabile.
Le afferrò saldamente le mani e le avvicinò al suo petto.
“Senti il mio cuore? Vi appartiene. E come ciò è vero, è anche vero che entro due settimane troverò un modo per evitare quello stupido matrimonio.”
 
Non poteva credere di aver davvero udito quelle parole.
Zoro era solo uno servo, eppure aveva atteggiamenti nobili, aggraziati. Come un vero gentiluomo.
Nami si convinceva sempre di più che aveva ancora molte cose da scoprire di lui. E si chiedeva se lo stesso Zoro se ne rendesse conto. Non sembrava strano pure a lui quel suo innato portamento?
 
Dopo qualche secondo di silenzio, lui si infilò le mani in tasta, alzò le spalle e chiese innocentemente: “E mo’ che si fa? Vi devo fare il bagnetto?”
Uno schiaffo gli centrò in pieno la guancia sinistra.
“Idiota!”. Certo che quel tipo era proprio strano. Come riuscisse a passare dalla romanticheria più sublime all’idiozia più infima le era ancora un mistero.
“No – riprese – oggi dobbiamo potare gli alberi del giardino. In questo posto ci accoglieremo centinaia di invitati… devo renderlo più presentabile possibile…!”
E detto ciò andarono insieme al capanno vicino al cancello a munirsi di cesoie e quant’altro. Munirsi… insomma, ovviamente fu Zoro a caricarsi di ogni inutile utensile da giardinaggio, mentre Nami lo osservava, divertita dalla sua ignoranza in fatto di piante.
“Quella è la roncola per i nodi!”
“Quello è il coltello per la corteccia secca!”
“Quello è il concime per le piante grasse!”
“Quello è il concime per le piante magre!”
Lo informava ad ogni suo sbuffo.
“Piante magre… piante grasse… sempre piante sono, santo cielo!!”
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi qui!! Ebbene sì, iniziamo a scoprire che c’è qualcosa che non quadra in Zoro….MMMMMMMMMMH che sarà mai?? (A parte il fatto che sia bello da paura ovviamente…)
Potando il giardino probabilmente verremo a sapere tante belle cose… ma mica tutto, no no!!
Eheh… grazie a tutti quelli che stanno leggendo, e un grazie speciale a chi ha commentato!
 
 
Kodomo: Agli ordini capo! Quando lo vedrai in cima alla storia saprai che sta per accadere qualcosa di molto soddisfacente!! Ahah ma per ora non si svela nulla, se no che sorpresa è??? E non ti preoccupare che se sei malata io ti faccio compagnia volentieri! Sisisisisisisisisisi!!!! *______*
 
Stargirl99: Ottima anche Zorobin? Certo! Con Zoro va bene qualsiasi cosa!!!! Ahahaha grazie milleeeee (bella la carrozza eh? Un colpo di genio ahahahah) ;D
 
Zonami84: Che bello che ci sei anche tu!!! Bentrovata!! Grazie mille, addirittura ‘favolosi’! giuro solennemente di non avere buone intenzioni… e che non ti deluderò!!! ahahah 

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Capitolo 4
*** Scorci di vite ***


 
 
 
Scorci di vite
 
 
“Come ‘sempre piante sono’?! Sei o non sei un garzone tuttofare? Stai molto attento, perché ti rimando dritto da dove sei venuto!” gli intimò Nami, precedendolo verso i meli sul lato ovest del giardino.
“Bene – continuò, una volta che si furono fermati – cominceremo dai meli, poi ci sono i peri, i fichi, le palme, i cespugli di rose, le aiuole di violette e ciclamini…”
“Sé, sé, ho capito… piuttosto, mi è concesso chiedervi cos’è quell’albero secco e morto vicino all’ingresso della villa… lì, nell’angolo sud-est? Dev’essere morto da anni, come mai non lo avete ancora abbattuto?”
“Ah, allora un po’ di piante ne capisci! Quello… quello è il mio albero di mandarini. Quando ero piccola, e la mia matrigna era ancora viva, quell’albero era bellissimo, rigoglioso e profumato. L’avevamo piantato insieme a mia sorella, quando non era ancora una zitella isterica. Ci dava molta frutta e mi arrampicavo spesso sui suoi rami nodosi…sembrava destinato a non perire mai.
Quando poi Bellemer, la mia matrigna, morì, ero io ad occuparmene. Sebbene cominciasse a mostrare i primi segni, continuava a fiorire ad ogni primavera. E io ero felice, perché avevo qualcosa di cui occuparmi, come un bambino.
Ma venne il giorno in cui smise di vivere. Fu il giorno in cui mi venne detto che, prima di morire, per assicurarmi un futuro tranquillo, Bellemer mi aveva promessa a quel mostro di Absalom.
Nonostante il bene che le ho voluto, non riesco a non provare rancore nei suoi confronti per una scelta tanto sconsiderata…non ha pensato anche a me, ai miei desideri??”
Nami terminò il racconto più accaldata di quanto non fosse all’inizio. L’unica persona con cui avesse mai discusso di ciò era Bibi, ma non toccavano quell’argomento da anni ormai. Tornare a parlarne ora, le riaccese nel petto la fiamma della frustrazione. Una fiamma che l’aveva logorata per tutto quel tempo, repressa nel suo animo.
 
“Ma Bellemer ha fatto quella scelta difficile proprio perché ha pensato a voi e ai vostri desideri!”
Nami, che era ancora immersa in cupe riflessioni, si stupì nel sentire Zoro parlare in tono tanto dolce e saggio. Lo guardò meravigliata.
“Se ci pensate, Absalom è molto vecchio, ed è probabile che presto lascerà questo mondo. Vi troverete così tutta la sua grande fortuna nelle mani, e potrete finalmente dedicarvi a ciò che vi piace davvero. Pochi anni di matrimonio le saranno sembrati poca cosa in confronto al beneficio che vi avrebbe dato la sua morte. Bisogna considerare che siete anche molto giovane… non faticherete a trovare un altro uomo che sia disposto a prendervi in moglie.”
Zoro terminò il discorso chinandosi verso un paio di cesoie, nel mucchio di aggeggi che aveva fatto cadere per terra alla rinfusa, ai piedi di un melo.
 
Nami, invece, continuava a fissarlo a bocca aperta.
A parte il fatto che con quelle semplici parole era riuscito ancora una volta a farle battere forte forte il cuore,
… ma come poteva un semplice sguattero ragionare in modo tanto razionale?
E cosa poteva saperne lui della politica di un matrimonio?
Accidenti, cosa nascondeva quell’uomo misterioso?
 
“Scusa Zoro, ma tu come fai a sapere tutto ciò?” si decise finalmente a chiedergli, mentre lui cominciava a darsi da fare sui rami dell’albero, e lei controllava il suo meticoloso operato con il viso sollevato nella sua direzione.
Piccole gocce di sudore imperlavano il volto abbronzato del ragazzo, e i suoi muscoli erano tesi nella fatica. La maglietta sgualcita e logora che copriva il suo ampio torace non riusciva a nascondere totalmente la sua fisicità scultorea.
Com’era bello.
“Allora?”
Nami riscosse se stessa e il suo interlocutore, che ancora non le aveva risposto.
 
Ignorando la domanda, quest’ultimo scese dall’albero, per dedicarsi al secondo. Nel silenzio più totale che si era creato tra di loro, aveva fatto un lavoro ottimo.
“Zoro… ti ordino di rispondere alla mia domanda!” non le piaceva dare ordini, ma in quel caso ci voleva. Zoro aveva deliberatamente ignorato la sua domanda… la sua curiosità era stimolata al massimo.
Con un sospiro, finalmente anche lui si decise a parlare.
“Il problema… è che non lo so neppure io…”
 
“Come, scusa?”.
Aveva capito bene?
“Cosa vuol dire che non lo sai? Non sai dove hai studiato?”
“Ma io non ho mai studiato… almeno, non mi ricordo di aver mai studiato…” rispose lui, tutto concentrato nel suo lavoro.
“Eh no, ora basta. Zoro scendi immediatamente dall’albero!”
Nami non aveva assolutamente intenzione di lasciare tutto a metà, ma se quello avesse continuato a tagliuzzare alberi non si sarebbe mai dedicato completamente al discorso che stavano facendo.
“Mia signora, mi spiegate come faccio a lavorare se voi me lo impedite?” chiese quello, stizzito. Evidentemente, non aveva nessuna intenzione di continuare il discorso. Motivo in più per andare a fondo della faccenda.
 
Ormai arresosi all’evidenza di non poterla più evitare, Zoro fermò il suo lavoro e la guardò negli occhi a lungo, prima di sospirare e cominciare a parlare.
Solo a fatica Nami sostenne il suo sguardo per qualche secondo… avrebbe voluto dire qualcosa, ma la mente le si era come svuotata di tutto. L’aveva incantata.
Con un tono piatto che la ragazza non seppe interpretare, il ragazzo prese a raccontare la sua storia.
 
“Sono un garzone da molto tempo ormai… non che mi ricordi cosa fossi da piccolo, ma da quando ne ho memoria giro per le corti d’Italia al servizio di questo o quel signorotto, riverendo con finte moine damigelle smorfiose e le loro ancora più presuntuose madri. Beh, anche se mi costa uno sforzo enorme, non mi è mai pesato più di tanto. Non ho mai abbandonato nessun padrone fino a quando quest’ultimo non mi avesse riscattato di sua sponte, con una paga più elevata del solito. Insomma, sapevo quando era l’ora di levare le tende.
Ma quello che mi fa più rabbia è che con tutta la fatica che ho fatto, ancora non sono in grado di garantirmi un futuro autonomo, lasciandomi alle spalle il passato di miseria in cui ho vissuto. Probabilmente, il mio destino è quello di fare lo schiavo per la vita…”
Nami ascoltava quelle parole con una morsa al cuore.
Più ne sentiva, più le veniva voglia di regalargli tutto ciò che aveva. O riscattarlo, almeno.
Ma poi dove sarebbe andato? Cosa avrebbe fatto della sua vita?
 
Eppure, andando a turbare l’onda dei suoi tristi pensieri, una nuova sensazione le riempì il petto, spingendola a dirgli, con tutta l’animosità che aveva: “Ti sembrano discorsi da fare? Che fai, ti vuoi forse arrendere alla vita? Sei un uomo, non un bambino! Sei abile in tutto ciò che fai, hai un cervello e due mani… puoi fare qualsiasi cosa! E ti metti a piangerti addosso in questo modo!!”
 
Zoro la fissò sorpreso e allucinato. “Ma dove l’ho pescata una così?!” pensò, limitandosi solo a uno sbuffo annoiato e a un’occhiata perplessa in sua direzione.
Nami, sentendosi sotto accusa sotto quello sguardo penetrante, arrossì violentemente in viso, perdendo per qualche minuto il suo proverbiale pallore. Cominciò a balbettare parole senza senso, per poi riprendersi e intimargli sbrigativa che continuasse il racconto.
 
Zoro, guardandola prima con malizia, riprese a parlare tranquillamente.
“Comunque… mi rendo conto di aver avuto fortuna nella mia vita. Non sono mai rimasto per più di una settimana senza un incarico, e questo è probabilmente dovuto al mio ‘cervello’, come voi avete avuto la cortesia di precisare, e vi ringrazio di cuore – aggiunse, con un sorrisetto ironico, al quale Nami rispose con un’occhiata fulminante – … sì, insomma, ho saputo sempre dimostrare ai miei padroni che ero uno con la testa, sapevo sempre cosa fare e quando farlo nel momento esatto in cui volevano che fosse fatto. Mi sono occupato di mansioni che solitamente sono lasciate a soggetti di più elevato stampo: per esempio, ho gestito per qualche periodo la contabilità di un borghese di Verona. Naturalmente, questi incarichi extra sono spesso tenuti segreti… pensate che scandalo, se si fosse venuti a sapere che quell’uomo affidava il proprio denaro a un pezzente!” a quel punto Zoro si interruppe, riflettendo sull’amaro significato che avevano per lui quelle parole. Nami intanto lo ascoltava in silenzio, rapita dalla sua voce, dai suoi gesti, dalla sua storia, e sempre più stupita da ciò che veniva a sapere sui tanti talenti nascosti del ragazzo. Non vedeva l’ora di arrivare al nocciolo.
 
“Dov’ero rimasto? Ah, certo. Beh, l’anno scorso ero a Bologna, presso una ricca famiglia che aveva portato a termine un affare, a sua insaputa, con un criminale. Diciamo che sono stato loro molto utile nel risolvere la faccenda senza richiedere l’intervento delle autorità…”
“Cosa avete fatto??” lo interruppe Nami, curiosa.
“Ehm… questa è un’altra storia! Tornando alla mia, si può dire che abbia sempre mostrato capacità più elevate di quel che ci si sarebbe potuti aspettare da uno come me… cosa che mi fu utile, come ho detto, a cavarmela con relativo successo per tutti questi anni. La domanda che ovviamente mi è stata posta più volte (e che penso vi stia frullando in testa da un po’) è dove ho imparato a fare quello che so fare, e perché mi sia ridotto a fare quello faccio nonostante tutto…”
Perfetto, finalmente ci era arrivato. Al culmine della curiosità e della concentrazione, Nami aveva drizzato le orecchie.
“… la risposta è che non lo nemmeno io!”
 
“Come?!?” non poteva crederci. “Cosa vuol dire! Non puoi non sapere nulla!!!”
“Guardate che ve l’ho già detto prima, non ho la più pallida idea di cosa fosse la mia vita prima dei miei schifosissimi 18 anni, età in cui mi ricordo di essere stato ceduto al mio primo padrone. Chi era? Ah, sì, un vero bast… ehm, maleducato.”
Nami continuava a rimanere di stucco ogni volta che quello faceva così. Un garzone che addirittura evitava una parola volgare, qualcosa di straordinario!
“Chi era quell’uomo? Fu cattivo con voi?”
“Non più di chiunque altro. Ma era impossibile capire cosa volesse. Era freddo, distaccato, e sembrava mi odiasse senza nemmeno conoscermi. Mi prelevò con crudeltà direttamente da quella specie di orfanotrofio dove ero stato cacciato insieme a più di cento altri ragazzi nella mia stessa condizione, senza genitori e senza soldi. Non mi chiedete come fossi finito lì, perché mi ricordo solo il mattino in cui mi ci sono svegliato. Manco a dirlo, comunque, quel tipo era un lontano parente del re di Spagna, Filippo II…”
“Spagna?! Sei stato in Spagna??”
“E’ quello che ho detto! È stato il primo posto dove sono stato messo a lavorare…”
“Ma come facevi per la lingua?”
“Per la lingua? Io lo spagnolo lo conosco meglio delle mie tasche, seňorita…”
 
Oddio. Non ce la faceva più. Ogni volta che Zoro apriva bocca, le faceva venire un infarto. Un servo poliglotta! Questa era il massimo. Nami cercò di rimettere in ordine un po’ le idee…
Allora, nato in Spagna, aveva studiato alla perfezione l’italiano, ed era in grado di parlarlo come un madrelingua. Tirato via di peso da un orfanotrofio, era subito finito sotto l’ala di nientepopòdiché un parente del re di Spagna. Trasferito poi in Italia, era stato al servizio di moltissime ricche famiglie e corti, per poi ritrovarsi nel suo giardino, con alte conoscenze di botanica, manovalanza, contabilità… e chissà quanto altro ancora.
Era davvero troppo per lei.
 
“Ma come ci siete finito qui in Italia? Mi hanno sempre detto che la Spagna è meravigliosa, ricca di possibilità e molto forte militarmente.”
“Sicuro, infatti mi è ancora oscuro il motivo per cui, da un giorno all’altro, dopo 5 anni di leziosa fedeltà, quell’uomo mi ha cacciato dalla sua reggia, con un po’ di soldi in tasca e la severa raccomandazione di farmi notare il meno possibile e continuare a spostarmi da una città all’altra.”
 
Quante cose… troppe cose! A Nami girava quasi la testa.
“Ma… ma chi era quell’uomo?” era l’unica domanda che, tra mille, era riuscita a formulare.
“Un certo… aspettate com’era… Orso Bartholme… us…ew… non mi ricorso bene, erano tre anni fa quando l’ho lasciato…” rispose quello, distratto.
A quanto pareva, non si rendeva conto della straordinarietà del suo racconto.
 
Alla fine, avevano entrambi finito le parole. Un riflessivo silenzio calò tra di loro.
 
Zoro pensava al pranzo.
 
Nami invece rivedeva con la mente tutto ciò che aveva udito. Come in una fiaba, immagini fantastiche prendevano vita nella sua mente, mostrandole un uomo coraggioso e avventuroso, in giro per il mondo, che faticava per farsi una vita vera che forse non avrebbe mai avuto.
In pratica, l’uomo della sua vita.
 
E fu rendendosi conto proprio di quello, dell’impossibilità di un ipotetico, utopico e felice futuro insieme, che Nami scoppiò a piangere per la seconda volta in quella giornata.
 
Zoro rimase di stucco, spalancando gli occhi dalla sorpresa e dall’imbarazzo.
Si guardò intorno per vedere se c’era ancora qualcuno. Nessuno.
Talmente presi dalle loro parole, non si erano resi conto di essere rimasti soli.
Acquistato un po’ più di coraggio con questa scoperta, Zoro si avvicinò a Nami, con cautela, quasi non volesse disturbarla.
 
La ragazza intanto, senza ritegno o vergogna, aveva affondato il viso nelle mani, e lasciava che le lacrime le rigassero il volto, implacabili.
Con delicatezza, Zoro appoggiò le mani sulle spalle di Nami, scosse dal pianto.
E poi, forse con più irruenza, la strinse a sé, avvolgendola nelle sue braccia forti e abbronzate, che risaltavano sul collo e sulle braccia bianche di lei.
Posando la testa sulla sua, chiuse gli occhi, cullandola nel silenzio rotto solo dai singhiozzi e dai loro respiri.
Tenendola stretta al sé, Zoro percepì un sentimento di tenerezza avvolgergli il cuore, sentendo l’esile corpo di Nami legato al suo in modo così profondo.
Il ragazzo spostò la mano sui capelli di lei, accarezzandoli con dolcezza.
Intanto, i singhiozzi si spensero, con il pianto che ormai era solo un ricordo, il petto che si alzava e si abbassava e la respirazione che tornava regolare, mentre profondi sospiri riempivano ancora l’aria.
 
Il silenzio più assoluto li avvolgeva.
Solo come echi lontani, le voci provenienti dalla villa permettevano loro di mantenersi ancorati alla realtà, per non immergersi del tutto nel sogno che sembrava loro di vivere.
Nami finalmente si era calmata, le mani non più intente a nasconderle il viso, vergognose, ma appoggiate al petto di colui che l’abbracciava.
Zoro, accorgendosi che lei aveva smesso di piangere, si scostò appena, per guardarla in faccia.
Questa sollevò il viso, arrossendo quando lui le accarezzò la guancia non più pallida.
 
Rimasero in silenzio, contemplandosi uno negli occhi dell’altro.
“Siete bellissima” disse Zoro, ammirandone i grandi occhi castani, i lineamenti sottili e raffinati, ma tremendamente sensuali, che la caratterizzavano. Un bocciolo prezioso, destinato a diventare un fiore ancora più bello. Se solo quella gemma avesse avuto la libertà di scegliere quale fiore diventare, lui avrebbe saputo aiutarla a crescere nel modo più bello…
“Anche tu non sei male! – rispose lei a un fil di voce, birichina – dimmelo ancora, ma sta volta dammi del tu…”
 
Zoro le sorrise, ma non fece tempo a dire altro, che sentirono la porta della villa sbattere con foga, e videro una figura avanzare verso di loro, correndo.
Realizzarono in fretta che, chiunque fosse quella persona, l’unica cosa che non doveva succedere in quel momento era di trovarli abbracciati. Si separano bruscamente, rompendo quella dolce magia.
Fu solo quando la figura arrivò a pochi metri da loro che riconobbero in essa la giovane Bibi, la quale si avvicinava rossa in viso, gli occhi illuminati.
Avvicinandosi, la sua espressione tradì la confusione nel vederli vicini, con il lavoro di potatura appena iniziato. Ma non fece commenti, dando sfoggio della discrezione che in lei Nami apprezzava tanto.
 
Si bloccò giusto un secondo per prendere fiato, e permettere a Nami di notare la lettera che stringeva nelle mani.
Poi si drizzò in piedi e aprì la lettera, leggendo in un fiato:
“Mia carissima e purtroppo sconosciuta signorina Nami, le porgo le mie scuse nell’informarla che non mi è più possibile mantenere fede alla promessa di matrimonio che legava le nostre persone. Le chiedo quindi di non chiedermi nessuna spiegazione né di cercarmi per nessun motivo, forse era destino che non potessimo conoscerci. Suo, Absalom II di Verona.”
 
“C-COSA??”
 
 





Oddio-adesso-cosa-succede???????
 
Zonami84:   Fantastico!! Tanto entusiasmo mi lusinga!!! Finalmente dopo una settimana torno a scrivere, non vedevo l’ora! In questo capitolo ci diamo proprio al diabete, non ti pare? Ahahah è che sono davvero troppo belli quei due! Un bacione, al prossimo capitolo! ;)
 
Stargirl99: Tieni a bada la tua anima pervertita, se no la mia si offende!!! Eheh no dai niente bagnetto, meglio potare meli… anche se meglio ancora sarebbe rimanere soli con Zoro nel giardino!! ;) grazie mille!

E grazie a tutti quelli che leggono soltanto!! Alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Un nuovo problema ***


  
 

Un nuovo problema
 

 
 
 “C-COSA??”
Nami guardò Zoro esterrefatta. Lui rispose al suo sguardo arrossendo appena… si era fatto scappare un grido di stupore.
Effettivamente, nonostante la sua reazione più controllata, anche Nami si sentiva la testa nella confusione più totale.
A due settimane dal loro matrimonio quel lurido lombrico aveva addirittura avuto il coraggio di rifiutarla?!
Lei, Nami?!
Il suo orgoglio era quantomeno ferito. Proprio ora che si era abituata all’idea di qualche anno di prigionia in cambio di un’enorme fortuna e un futuro da vedova davanti, quello si ritirava! E ora cosa avrebbe fatto? Era di nuovo senza futuro marito, senza sicurezza di una stabilità economica… sua sorella l’avrebbe uccisa!
“Beh, almeno mi sono liberata di uno scocciatore… non penso che ci metterò molto a trovarmi un altro vecchiaccio!” disse allora la rossa, contemplando il progetto che Zoro le aveva messo in testa come una realtà da realizzare ormai a tutti i costi.
 
“Signorina Nami!” esclamò Bibi, scandalizzata. Sapeva bene quale comportamento era abituata a tenere la padrona in sua presenza, ma davanti a un garzone qualunque… appena arrivato, poi!
“So che non dovrei pensare certe cose… eppure…” non potè fare a meno di dirsi Bibi, ricordando in un secondo la strana atmosfera che aveva trovato raggiungendo Nami e Zoro in giardino.
Il dubbio l’attanagliava.
 
“Ah…Zoro…” le rispose distrattamente la ragazza, accorgendosi della perplessità della sua più cara confidente.
Avrebbe voluto raccontarle subito di quello che c’era stato tra di loro prima che lei arrivasse, di come si era accorta di aver trovato l’uomo della sua vita, e anche dell’angoscia che provava nel capire come in realtà sarebbe tutto finito entro poco tempo… ma non poteva davanti a Zoro.
Per la sua sicurezza, non poteva metterlo nei guai. Prima si rendevano conto della situazione, meno avrebbero sofferto in futuro.
“Anche se forse non c’è bisogno di tanta precauzione…” pensò, notando il velo di tristezza che oscurava i begli occhi scuri del ragazzo, quando lui era convinto che lei non lo stesse guardando.
 
“Signorina Nami, venga con me, dobbiamo assolutamente portare la notizia anche a vostra sorella!” la ridestò Bibi, prendendola gentilmente per mano.
Con un ultimo sguardo a Zoro, che però guardava stranamente fisso altrove, la rossa si lasciò condurre alla porta della villa, dalla quale fece in tempo a vedere il garzone rimettersi al lavoro con celerità.
 
Accorgendosi pure di quest’ultima occhiata, Bibi si decise, senza sfociare nell’impudenza, di rivolgere il suo dubbio alla padrona.
“Signorina Nami… - cominciò, titubante. Ma fu interrotta fin da subito da questa, che sbottò: “Andiamo, Bibi, dammi del tu! Siamo come sorelle, e tu ancora mi fai la riverenza!” disse allegra, abbracciandola con uno slancio di affetto che poche volte dimostrava.
A questo punto, Bibi capì che forse era meglio tacere.
Certo che quel ragazzo aveva su di lei proprio un effetto strano.
 
“Quand’è così… Nami… – le risultava ancora difficile abituarsi all’idea di chiamarla per nome – … avrei qualcosa da dirti”
“Ah sì!? E che cosa?” chiese di getto l’altra, veramente incuriosita.
“Ecco.. si tratta di…” ma non potè finire la frase, che sentirono dei passi scendere di gran carriera per le scale del salone principale, quelle che portavano ai piani superiori della casa.
 
Una persona… no, due!
Nami e Bibi si fermarono di colpo proprio dietro l’angolo che svoltava nel salone, tendendo l’orecchio.
Dopo qualche secondo i passi si fermarono, con un’ultima eco che risuonò nella stanza portando con sé il silenzio.
Nami si sporse ancora un po’ dall’angolo, sentendo le mani scivolarle contro il muro: Bibi si era appoggiata lei con tutto il suo peso, trascinandola verso il basso.
“Dai, sporgiti ancora un pochino!” si disse Nami, sentendo il peso dell’amica schiacciarla per terra.
Ancora un pochetto…
Solo un pochettino…
 
“CIAO! E VOI CHE CI FATE QUI DIETRO!?!?”
“AAAAHHH!!” con un grido di dolore, le due ragazze erano capitombolate per terra, perdendo l’equilibrio dallo spavento.
Insultandosi a vicenda, sollevarono il viso verso la voce, consce della figura pazzesca appena fatta.
Ace scoppiò a ridere loro in faccia, seguito a ruota dal fratello Rufy, che prese a rotolarsi sul pavimento, piangendo dalle risate e tendendosi la pancia.
Arrossendo come poche volte in vita loro, le due si rizzarono in piedi, rassettandosi gli abiti sgualciti.
“Accidenti, adesso mi devo cambiare!” pensò Nami.
“Con tutta la roba che avevo già da stirare…” sospirò Bibi.
 
Quei due, intanto, stavano ancora facendosi delle grasse risate.
Sentendo pulsare la vena in tempia per l’irritazione, Nami strillò: “Piantatela!!”.
In un attimo ammutolirono, e Rufy si rialzò addirittura da terra. “Ottimo!” esclamò allora la rossa, soddisfatta dell’autorità che poteva esercitare su di loro.
Sebbene l’idea che i tre fossero suoi sottoposti la facesse sentire terribilmente a disagio…
 
“Ci avete fatto prendere un colpo…” sussurrò Ace, facendo un inchino in direzione di Nami, ma sollevando lo sguardo verso Bibi.
Cosa che la prima non fece a meno di notare, appuntandosi nel suo promemoria mentale un interrogatorio serrato per la sua amica.
In quell’attimo di silenzio, in cui Rufy ebbe tutto il tempo di infilarsi tre dita nel naso, si percepì tutto l’imbarazzo di quella strana sensazione: Ace che fissava imperterrito Bibi, ignorando chiunque altro, Bibi che arrossendo si era decisa a rimirare in lungo e in largo, in ogni minimo particolare, l’arazzo che li sovrastava, e Nami che fissava divertita entrambi, come se stesse seguendo una partita di badmington.
“Ehm ehm – tossicchiò dopo un po’, considerando abbastanza, per il momento, tutto quello che aveva visto – Scusa Ace, potresti dirmi cosa ci fate a zonzo nel palazzo? Non dovevate trovarvi nelle scuderie?”
 
“Ma per arrivare alle scuderie bisogna passare per il giardino, e c’eravate voi e Zoro che…”
il discorso tutto-d’un-fiato di Rufy fu interrotto da una gomitata nelle costole da parte del fratello. Ace, con un sorriso a trentadue denti, la guardava con una faccia da furfante.
 
“Uno a zero palla al centro…” si rese conto Nami, arrossendo e sperando che non avessero visto l’ultima parte, quella del favoloso abbraccio.
Socchiudendo gli occhi, Nami si abbandonò alle sensazioni, rivivendo quelle straordinarie di quei minuti di intensa follia.
 
“Ehm ehm – sta volta era Ace a riprendere il controllo – possiamo andare ora? Credo che Bibi ci debba ancora mostrare il… capanno degli attrezzi!" esclamò, tornando a fissare la ragazza in questione, che era più che mai decisa a non dargliela vinta. Nami capì però dal suo sorriso che l’amica si stava divertendo tantissimo.
Ma non era ancora arrivato il momento di farli andar via. Anzi la rossa colse la palla al balzo per domandare a bruciapelo: “E’ vero che bisogna passare per il prato, ma Bibi non vi ci aveva già condotto quando vi siete separati da noi, in giardino? Come mai siete tornati dentro?”
“Beh… ecco… Rufy era in cucina… - Ace era decisamente in difficoltà – e … io e Bibi lo aspettavamo qui soli soletti!” concluse, con un nuovo sorriso malandrino.
 
Soddisfatta dell’ambigua risposta e dell’imbarazzo di Bibi, Nami li lasciò finalmente recarsi alle stalle, ma trattenne Bibi con sé. “Eh no, credo che tu abbia qualcosa da dirmi!” le sussurrò, tirando fuori la sua parte più pettegola.
 
Ma prima che ciascuno potesse muovere un muscolo, ci fu l’ennesima, scapicollata, entrata in scena di un messaggero-porta-disgrazie.
Nojiko, infatti, saltellò esaltata dentro la stanza, comparendo da una porticina insignificante sulla parete opposta della sala.
Arrivava dritta dritta dal suo studio, dove un servo, entrato per un’altra porticina che dava sull’ingresso principale, le aveva poggiato tra le mani una nuova lettera, asserendo che gli era appena stata data da un uomo molto distinto che parlava per conto di un certo marchesino di “non ho ben capito dove”.
 
Insomma, Nami vide sua sorella gettarsi trafelata nella stanza, la lettera già scartata dal suo involucro. Un leggero profumo di tabacco riempì la stanza, nonostante le vaste dimensioni. La rossa guardò stupita prima la lettera, poi Nojiko, sta volta senza sapere davvero cosa pensare.
“Quanto volevi aspettare per dirmi che Absalom aveva ritirato la proposta?!” le urlò, ma senza rabbia. Sembrava solo molto agitata.
“Stavo giusto venendo a dirtelo! L’ho appena saputo!” si difese Nami, con orgoglio.
“L’hai appena saputo?! Ma allora lui…” non finì la frase, rimuginando su chissà cosa.
“Insomma, Nojiko, che succede?!”
“Ah! È una lettera di un certo Marchese di Treviso (mai sentito, ma non importa…) dice:
‘Splendida, deliziosa, gentilissima signorina Nami, è con mio grande piacere sapere che si è appena liberata la vostra mano dall’oneroso impegno di matrimonio cui eravate legata. Sarebbe mio enorme piacere conoscervi per confermare di persona quello che di meraviglioso già so di voi, poiché è mia intenzione prendere il posto del vile che ha osato ritirarsi. Sicuro che non incontrerò resistenza, conscio delle grandi qualità che di me vi colpiranno, comincio con il dirvi che ho appena 26 anni, e sono certo che avremo molti interessi comuni e argomenti di cui discorrere davanti a un ottimo thè. Il primo di una vita insieme, mi prendo il permesso di dire. Attendo con piacevole ansia una vostra risposta. Per sempre vostro, Sanji di Treviso.”
 
“Che disgustoso damerino…”
Zoro era entrato silenzioso come un gatto nel salone, portando con sé gli attrezzi che aveva finito di usare. Sentendo tutto, non aveva mancato di esprimere il suo amaro parere con uno sbuffo appena percettibile. Fortunatamente, lo sentirono solo Nami e Ace, che soffocarono a stento una risata, rischiando di strozzarsi.
 
“Scusa, cosa ci trovi di tanto divertente?” chiese Nojiko, confusa.
“N-No, niente! Ma dimmi, non vorrai davvero rispondergli?” le rispose la rossa, smettendo di ridere e cominciando a preoccuparsi sul serio. La sensazione di viscido che quella lettera le aveva trasmesso, e che Zoro aveva espresso tanto bene, la disgustava. Se conosceva bene sua sorella…
“Certo che gli risponderò per tuo conto! Chi arriva prima meglio alloggia, no? È anche straordinario il fatto che questo Sanji sappia già tutto… deve essere uno importante!” disse, allontanandosi verso la camera da cui era arrivata.
“O molto furbo…” concluse Zoro, sempre sottovoce.
 
“Cosa intendi dire, Zoro?” Nami sentiva l’ansia crescerle in corpo.
“Andiamo, non è passata neanche un’ora da quando la lettera è arrivata, e questo sa già tutto?! C’è sotto qualcosa, ne sono sicuro….” Le rispose lui, con un tono alquanto enigmatico.
Ma Nami ora non aveva tempo di pensare a certe piccolezze, la sua mano era già andata a un altro pretendente.
 
E questo era un verme ancora più viscido, un verme di soli 26 anni.
Ci avrebbe messo un’eternità a liberarsi di lui.
 
 
 
 
 
 
Ecco quel rompipalle di Sanji è arrivato ancora una volta a guastarci le feste!!
Maledetto damerino…
Assisteremo prossimamente all’incontro tra i due pretendenti… sarà un disastro, ci scommetto!! *____*
Consoliamoci con Ace e Bibi… ma che carini che sono!!!! Eheh
 
 
Zonami84:   We We qua non si fanno pronostici!! Ahah guarda sono piena di assi nella manica, vedrai che saprò stupirti!!
Che credi… mica te la do vinta così, no?! *__* però pensaci potresti darti alla carriera di detective: potresti dare una mano a quell’incapace mostriciattolo di Conan Edogawa…
ma non te lo augurerei mai… ahaha un bacione!
 
Ilariabella:   strawow! Nuovo recensore! Eheh sono contenta che ti piaccia… sì sì quei due si amano alla follia, e prima o poi ce lo dimostreranno a dovere… ma io non so niente, eh!
Per il finale, oooooh se ne hai ancora da aspettare!! Ma confido come te nel fatto che sarà un vero e proprio colpo di scena…. Un bacio, grazie mille!
 
Kodomo: ECCOTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!! Mamma mia mi hai fatto stare in pensiero!! Eheh ma se era per chimica allora hai fatto bene, io ho appena recuperato un votaccio in quella materia *___*
E comunque sì, concordo con te che Nami si debba fare una visita oculistica… eh ma sai poverina non può scoprirsi subito, preferisce tenerlo sulle spine!!! Ma quanto la invidio………. Aiutami a non cadere in depressione da invidia ti prego!! <3 <3 eheheh
E per ‘quello’ mi spiace… ma ti farò attendere!!! Muah ah ah ah sì sono proprio malvagia…. 

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Capitolo 6
*** Incontri... segreti e non! ***


Incontri… Segreti e non!
 
 
 
“Oddio oddio oddio oddio oddio…” Nami era ormai caduta nel panico.
Bibi cercò di farle aria sventolando il suo grembiule, ma invano. Lei stessa lo sapeva, conosceva ormai a memoria le reazioni della padrona a qualsiasi evento potesse capitare: quando seppe di Absalom, scoppiò in una risata isterica che le impedì addirittura di cenare, quel giorno.
Quando Bellemer morì, non fece che piantare aiuole tutto il giorno.
Probabilmente adesso era il turno di una bella scenata disperata.
 
“E VOI CHE DIAVOLO FATE ANCORA QUI?! ANDATE SUBITO NELLE STALLE!!!” strillò infatti Nami, perdendo il controllo, in direzione dei tre poveretti. Certo che il colpo basso del Marchese non se lo aspettava proprio. Aveva bisogno di tempo, prima di riuscire a formulare un piano che la cavasse da quell’impiccio. E decisamente quel momento non era ancora arrivato.
Avendo alle spalle anni e anni di esperienza, Bibi capì al volo ciò che doveva fare. Fece un cenno in direzione dei tre ragazzi, che abbandonarono saggiamente il salone, e poi prese quasi di peso Nami trascinandola fino in camera sua, al secondo piano… una fatica immane!
 
“Oh, Bibi, mi dispiace tanto… non volevo strillare a quel modo… o forse sì?! Guarda, so solo che mi sento terribilmente abbattuta… Cioè, magari quel Sanji è anche un bel ragazzo, simpatico, intelligente, ma…”
“…ma Zoro?” continuò per lei Bibi automaticamente, interpretandone il pensiero.
Stupita da ciò che aveva sentito, dapprima Nami guardò stranita l’altra, facendole capire che forse aveva oltrepassato il limite.
La ragazza, infatti, che aveva parlato così a sproposito solo perché distratta, si voltò verso la rossa ritornando in sé. Realizzando cosa aveva fatto, si portò le mani al viso, arrossendo.
“Oh mio Dio, signorina Nami, perdonatemi non volevo! Mi è scappato, ma io non lo penso, no! Era… era solo uno scherzo!! Davvero!” cercò di giustificarsi allora, mortificata.
 
Vedendola in un tale stato, Nami non riuscì a non intenerirsi. Le sorrise con dolcezza, ridacchiando.
“Ahah, ma Bibi! Ti sembra il caso?! Anzi ti chiedo scusa io, per essermela presa! Siamo o no come sorelle? Puoi dirmi qualsiasi cosa… lo sai… soprattutto quando hai ragione…” mormorò, amplificando con uno sguardo disperato il peso di quella confessione.
Sentendosi davvero perdonata e accolta, Bibi si lasciò finalmente andare, ritornando a dare del ‘tu’ alla padrona. “Oh, Nami, non sai quanto stia soffrendo per te! Ti capisco bene, ora, dato che…”
“Dato che…?! Bibi cosa mi nascondi?!”
“Niente, appunto! Volevo dirtelo già prima, quando abbiamo fatto quella figuraccia con Rufy e… Ace. Volevo dirti che…”
 
TOC TOC!! TOC TOC!!
 
Va bene, forse era destino che Bibi non riuscisse a raccontarle nulla.
 
TOC TOC!! TOC TOC!!
 
Non erano nemmeno ancora arrivate alla camera da letto, che qualcuno bussò pesantemente alla porta di ingresso.
“Nojiko, va tuuuuu!” urlò Nami, esasperata, ma col brutto presentimento che avrebbe dovuto abbandonare qualsiasi tentativo di una bella spettegolata con Bibi.
Ancora sulle scale, con l’amica ben ancorata al fianco, Nami sentì la sorella sbuffare, aprendo di scatto la porta e richiudendola pesantemente dietro di sé.
Va bene, poteva anche ammettere che la curiosità la stesse divorando. Implorando Bibi con lo sguardo, la rossa la costrinse ad accompagnarla nello studio della sorella e ascoltare da lì ciò che avveniva nell’ingresso.
A passi di puma, si infiltrarono nella stanzina piena di libri e documenti che Nojiko osava chiamare ‘studio’… sembrava più un magazzino.
Poi, schiacciandosi contro il muro una contro l’altra, come prima nell’incontro poco dignitoso con Ace, socchiusero la porta per osservare la scena.
 
Videro Nojiko intrattenersi brevemente e con impeto con un uomo sulla cinquantina, distinto e ben vestito. La ragazza lo cacciò in men che non si dica con urla e gesti enfatici, dicendogli con ‘cortesia’ di ripresentarsi il più tardi possibile.
Appena il portone si fu chiuso, Nami non riuscì più a trattenersi e scattò incontro alla sorella, tempestandola di domande.
“Chi diavolo era?”
“Perché ce l’avevi tanto con lui?”
“Ma che ti ha detto?”
L’altra, ancora stordita dal confronto poco amichevole, la fissò con aria allucinata. Stette zitta per un buon minuto, probabilmente aveva bisogno di riordinare un po’ le idee.
Poi la guardò, assumendo l’espressione arrabbiata di poco prima: “Quel… quel… VERME!!!! – strillò – Quel maledetto Marchese sta già venendo qua! Dice che non può più aspettare, che non vede l’ora di vederti e che sicuramente lo accoglieremo con benevolenza…. LA BENEVOLENZA GLIELA METTO DOVE DICO IO!!!” riprese a gridare.
 
Nami non ascoltò altro.
Abbassò il capo, sconsolata, e dirigendosi verso la camera da letto, seguita dalla fedele Bibi.
La disperazione tornò a opprimerla… non credeva certo che il suo nuovo pretendente fosse così ostinato e pedante. Tutta l’ironica disdetta del vedersi già nuovamente promessa si trasformò in una pesante sensazione di prigionia.
 
Ormai era calata la sera.
Nojiko, ai piani di sotto, raccattava ogni servo disponibile perché mettesse a posto la villa, per il giorno dopo.
Nami, invece, era ormai da qualche ora sdraiata sul proprio letto, la testa poggiata sulle ginocchia di Bibi che, seduta, guardava tristemente fuori dalla finestra davanti ai suoi occhi, accarezzandole i capelli rossi. Si sentiva davvero turbata per l’amica, poteva sentirla ancora scossa dal pianto, il suo esile corpo che ogni tanto si irrigidiva in un singhiozzo.
Con grande sollievo di Bibi, Nami finalmente si addormentò.
Certo che avrebbe passato una nottata proprio scomoda…
 
§
 
Il mattino dopo, Nami si svegliò di soprassalto: le sembrava di essersi destata da un lungo e brutto incubo. Si accorse con tenerezza che Bibi si era addormentata seduta, con la testa sulla testata del letto e la bocca leggermente aperta. Riprendendo piena coscienza di sé, la rossa si rizzò in piedi, stiracchiandosi. Eh sì, aveva un gran maldischiena.
Con un sonoro e involontario sbadiglio svegliò anche Bibi, che la imitò nel massaggiarsi la schiena dolorante.
Realizzando che quel giorno avrebbe fatto loro visita l’odioso Marchese, Bibi ebbe paura che Nami ricominciasse a piangere, e invece lei la sorprese ancora.
 
Ridendo come una bambina, quest’ultima si avvicinò col viso a pochi centimetri dal suo, per poi ricominciare a ridere come una matta buttandosi sul letto.
L’altra intanto era sempre più confusa.
Oddio, forse Nami era impazzita davvero!
 
Poi finalmente la padrona di casa riuscì a ritornare seria e le chiese a bruciapelo: “Questa poi… e quello cosa sarebbe?!” trillò, indicando esplicitamente un segno rosso sul collo bianco di Bibi.
La ragazza in questione vi mise istintivamente una mano sopra, cominciando a sfregarselo imbarazzata. Abbassò gli occhi, arrossendo vistosamente.
“Ah… ecco, è… è… un graffio!!!”
“Aahahahah non sapevo foste già a quel punto!! A quando il matrimonio?!”
“SIGNORINA NAMI, MA INSOMMA!! N- Non capisco di cosa parliate… e s-soprattutto di chi…”
“Eccola che ricomincia a darmi del ‘voi’… certo Bibi che sei proprio incredibile! Quanto aspettavi a dirmi di te e Ace?!” urlò infine, al colmo della sua civetteria.
“SHSHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!! S-sei matta?? M-ma di vede così tanto?“
“Mmmh, no dai. È solo che io sono una mente geniale… – rispose lei, tutta soddisfatta – dai, dimmi tutto!” la invitò, con un tono più dolce e confidenziale.
 
Finalmente Bibi si lasciò un po’ andare.
“Guarda, non so cosa dire. È stato come… un colpo di fulmine. Tua sorella Nojiko l’aveva condotto da me con suo fratello Rufy, poi questo si è precipitato in cucina, mentre noi l’abbiamo atteso nell’ingresso…
Beh, a un certo punto, lui si gira verso di me e mi prende le mani… b-baciandole… - il suo tono era tornato malfermo e insicuro - … e mi sussurra, con una voce stupenda, ti giuro la più bella che abbia mai udito, ‘siete meravigliosa, Bibi, la donna più splendida che abbia mai visto in vita mia. Darei la mia vita per voi’. Queste furono le sue parole. Mi sono innamorata di lui all’istante. Ma al momento non sapevo cosa dire, avevo paura di essere sfacciata, nessuno mi aveva mai rivolto simili parole.
Allora lui ha aggiunto che voleva fuggire via con me, sposarmi. Ma… che vita potrebbero mai avere due sprovveduti come noi?”
Bibi terminò il racconto con una punta di malinconia.
 
Fu allora che Nami sentì ardere in lei un fuoco, una passione nuova. Una fiamma prima sopita, e che da poche ore qualcuno era riuscito a far rinascere in lei.
Tutto d’un fiato, con trasporto, le disse: “Voi non siete due sprovveduti! Siete innamorati, ed è tutto ciò che conta sulla Terra! Vi amate, è meraviglioso! E finchè sarà così, nessuno al mondo potrà dividervi, nessun ostacolo sarà mai troppo grande, nessun problema irrisolvibile. Sarete capaci di affrontare ogni cosa insieme, nulla potrà dividervi!”
Bibi non riusciva a non stupirsi di tali parole. Vide Nami accaldata, emozionata, far scorrere quelle parole ancora una volta nella sua mente. Si vedeva dalla luce dei suoi occhi.
Non le bastò che qualche secondo per capire ogni cosa: la sua Nami era davvero innamorata.
 
“Parli di me… o di te?” le domandò, con cautela.
“Forse di entrambe…” rispose lei, guardandola intensamente negli occhi. Le sue stesse parole sembravano averle donato nuova forza.
 
Ah… che potere straordinario, quello dell’amore!
 
“Ok! Sono pronta!” esclamò poi la rossa, con sguardo deciso.
Accidenti, era davvero pronta a gettarsi in pasto al leone.
 
Impiegarono poco meno di mezz’ora, le due ragazze, per cambiarsi e tornare a un aspetto presentabile. Senza indugi, si diressero al piano di sotto, attendendo con ansia l’arrivo dell’ospite tanto… atteso.
 
Nel frattempo, il trambusto della sera precedente e di quella mattina sembrava essersi dileguato. Tutto luccicava, lindo, dal più piccolo anfratto al più vistoso arazzo.
Non c’era nemmeno più traccia dei servi, ad esclusione di un piccoletto addetto al portone.
Nami in quel momento avrebbe tanto voluto vedere Zoro, usufruire di quel suo caldo sorriso, giusto come incoraggiamento per la dura prova che avrebbe dovuto affrontare.
Desiderarlo al massimo delle sue energie evidentemente servì. Di fatti, Zoro comparve poco dopo dallo studio di Nojiko, portando via un ammasso immane di scartoffie.
 
Il cuore della rossa cominciò a pulsare doloroso nel petto.
Voltandosi appena, lo seguì con lo sguardo attraversare l’ingresso, diretto in giardino. Inizialmente lui sembrò tentare di evitarla, come se anche solo vederla in attesa di altro uomo fosse per lui troppo da sopportare.
Ma poi non resistette: rischiando di perdere l’equilibrio e volare per terra, lui si girò a guardarla, dritto negli occhi. “Sono qui, accanto a te” pareva volerle dire.
E poi le sorrise, sebbene di un sorriso mesto e senza allegria. Anche lui sapeva cosa stava succedendo.
Eppure a Nami bastò anche solo quello, per stringere i pugni nelle mani e darsi una nuova carica.
Si voltò decisa verso l’ingresso… ora era davvero pronta.
 

 

 
I minuti scorrevano inesorabili.
 

 

 
TOC TOC!!!
TOC TOC!!!
 
“Ommioddio è quiiiiiiiiiiiii!” strillarono Nojiko e Nami, all’usisono.
Bibi cominciò a fremere per l’emozione della sua amica, e cominciò a rassettarle l’abito, in modo convulso. “B-Bibi, è tutto a posto… l’abito va bene così… Bibi… BIBI!!” Nami alzò la voce, per aiutarla a riprendere il controllo. Certo non aveva bisogno che anche lei fosse così agitata, in fondo era una sola quella che stava per andare a patibolo.
 
Rimanendo in disparte, Nami e Bibi udirono passi concitati nell’ingresso. Loro erano ferme nel salone principale. Sentirono Nojiko presentarsi al nuovo arrivato, mentre in poco tempo una zaffata di tabacco leggero le raggiunse, spingendole a tossicchiare infastidite.
Altri passi. Arrivavano!
 
“Di persona siete mille volte più bella!” esclamò la figura appena giunta davanti a loro, a mo’ di saluto.
Nami fece un piccolo inchino, ma senza lasciar trasparire alcun segno di deferenza. “Voi siete il Marchese di Treviso, immagino” disse, gelida.
Bien oui, Mademoiselle. Mi chiamo Sanji, al vostro servizio" rispose lui, con un sorriso sornione e uno sguardo a dir poco pervertito.

"Beh, almeno non è orripilante come me lo immaginavo..." pensò la rossa, ma senza troppa convinzione.
"Ma è disgustoso!!" le soffiò invece Bibi nell'orecchio, suscitandole una risatina.

Era alto, magro, portamento elegante.
Capelli biondissimi, un ciuffo che copriva metà del viso.
E un imbarazzante sopracciglio a ricciolo sull'occhio destro.
"Almeno quello poteva evitarselo..." pensò Nami, sarcastica.

Quello cominciò ad avvicinarsi a lei, col sorriso che si allargava man mano: a lei veniva solo voglia di scappare.
"MA COME SIETE BELLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!" cinguettò allora Sanji, irrompendo in una nuvola di cuoricini e frasi d'amore.
Da diabete!
E prima che la stessa potesse rendersene conto, il ragazzo l'aveva rapita, trascinandola nel salotto che Nojiko aveva scelto per il loro incontro. Bibi, al limite dello scoraggiamento, congiunse le mani in segno di preghiera, come per aiutare la sua amica a trascorrere quelle ore insopportabili con un minimo di sollievo.
E ce ne volle! Sanji sembrava non volerla più lasciar scappare: Bibi attese immobile davanti al salotto per quasi tre ore, al termine delle quali vide la rossa praticamente catapultarsi fuori dalla stanza come una saetta, col fiato corto e affannata.
"Mio Dio, signorina Nami, cosa è successo? V-vi ha baciata?!"

...
Bibi trattenne il respiro, attendendo la risposta che ci metteva troppo ad arrivare.
"Ma col cavolo!!! Ci deve solo provare!! No, ho il fiatone perchè ho passato l'ulitma mezz'ora correndo intorno al tavolo e cercando di evitare che mi saltasse addosso!! Che brutto maniaco...."
Bibi potè finalmente tirare il fiato... e non fu l'unica.
Come suo solito, Zoro comparve dal nulla, insieme a Nojiko, ben decisa a cacciare l'ospite il prima possibile.

Ovviamente, la prima cosa che la dama di compagnia notò fu lo sguardo scambiato dai due giovani: gli occhi neri di Zoro indagarono nel profondo l'occhiata che la rossa gli rivolgeva, come ad assicurarsi che non fosse davvero successo nulla.
"Geloso come se fosse il suo legittimo fidanzato!" si accorse la terza incomoda, con piacere. Nojiko, invece, era occupata da ben altri pensieri, piuttosto che preoccuparsi della tresca clandestina della sorellina.

Anche Sanji finalmente uscì dalla stanza, con passo leggero e civettuolo, inseguendo con gli occhi la sua amata e ricadendo per forza di cose sul viso abbronzato del garzone, così diverso dal suo.
"E questo straccione chi sarebbe?!" domandò, con una finta aria scandalizzata.
"Ohi ohi... sono guai!" pensarono le ragazze, prevedendo il peggio.
"IO, sono un servo della signorina Nami. Sono, come si dice, 'una guardia del corpo'... nulla che voi possiate comprendere..." disse il ragazzo, con pacifica e strascicata ironia.
"Scusa, come hai detto?!" gli intimò con fare minaccioso il biondo Marchese. "Tu non sai chi stai parlando!!"
"Certo che lo so... sto parlando con un idiota..."

Nami e Bibi non riuscirono a trattenersi dallo scoppiare a ridere a crepapelle. Ben presto i loro occhi furono offuscati dalle lacrime suscitate dal riso irrefrenabile che le aveva colpite.
Fortunatamente, proprio nel momento in cui Zoro si era ritrovato a pronunciare quelle parole poco gentili, la campana della città aveva cominciato a rintoccare il mezzogiorno, distogliendo l'attenzione del Marchese, che sembrò ricordarsi di un appuntamento importante.

"Oh, mia dolce fidanzata - disse, sottolineando maligno quell'ultima parola - sono spiacente di dovervi così presto abbandonare, ma sono certo che ci incontreremo di nuovo in uno dei prossimi giorni. D'altronde, la grande data si avvicina!!" concluse, pregustando quell'evento come una delicata prelibatezza, e cominciando a dirigersi verso l'ingresso.
Accompagnato da un piccolo maggiordomo, Sanji arrivò senza voltarsi alla porta, per poi girarsi all'ultimo e rivolgersi direttamente a Zoro: "Non la farete franca..." sussurrò, meditando vendetta.
Ma l'effetto dannato che avrebbe voluto dare alle sue parole fu rovinato dall'entrata in scena di Rufy, che correva via dalla cucina inseguito dal capocuoco che lo miancciava con un mestolo.
Inutile dire che la coscia di pollo che Rufy stava divorando nella fuga atterrò esattamente sulla camicia del bel Marchese, che cominciò a fumare di rabbia.
Bibi, intuendo che la situazione poteva finire anche peggio, tirò una gomitata a Nami perchè intercedesse per il piccolo ladro.

"Oh, caro Sanji, come mi dispiace!!! La prego di non adirarsi, Rufy è nuovo di qui, non l'ha fatto apposta!! Lo perdonerete vero?!" e gli fece gli occhi dolci.
"Oh ma certo mia dolce metà!!!! Non sono insensibile alle vostre cortesi parole!!" rispose l'allocco, gettandosi sulla ragazza in carca di un bacio. A questa bastò scansarsi di poco, per farlo atterrare faccia al muro.
Dopo qualche minuto, Nojiko tornò a riordinare la situazione: cacciò bruscamente il Marchese, rimandò i grazoni al lavoro, e spedì Nami e Bibi a fare compere in città.
Tutti furono divisi. E Nami che avrebbe tanto voluto parlare con Zoro....
 
§
 
 Era scesa nuovamente la notte. 
La luna piena risplendeva nel cielo, in compagnia di tutte le stelle.
La calma regnava nella villa e sul giardino, solo ogni tanto le fronde degli alberi si rscuotevano, ondeggiando nella brezza primaverile.
Poi, d'un tratto, il portone della casa che dava sul giardino si socchiuse, svelando due figure che uscivano furtivamente tenendosi per mano.
Le due ombre fecero qualche passo veloce in mezzo agli alberi. Quando furono sicure di essere fuori dalla portata di occhi indiscreti, cominciarono a vagare con tranquillità sul prato, lasciandosi condurre dai loro passi e dal loro cuore.

Nami e Zoro si erano dati appuntamento in giardino, quella sera.
Tenendosi teneramente per mano, passeggiarono per un po', racconatndosi la giornata. E Nami di cose ne aveva da dire...
"Diamine, quel Marchese è insopportabile! Mi ha tenuta nel salotto per quasi tre ore, interrogandomi su ogni aspetto della mia vita! E' stato orribile! Non so se riuscirò a soppravvivere con lui per più di un giorno.." cercò di scherzare la ragazza.
Ma entrambi sentivano nel petto il peso di quella presenza, era una cosa difficile da ammettere.

"Zoro... ho paura..." disse infine Nami, fermandosi. Erano in mezzo a uno spiazzo tra gli alberi, la luna li illuminava in pieno. Erano uno di fronte all'altra e si guardavano negli occhi, intensamente.
Zoro allora la abbracciò di nuovo, come il giorno prima. La ragazza riuscì finalmente a sentirsi al sicuro, tra tutte le emozioni contrastanti di quella giornata. Le sembrava di essere arrivata a casa per la prima volta: un senso di calore al cuore, una dolcezza unica.
Lei si appoggiò ancora al petto forte di lui, chiudendo gli occhi e cercando di seguire il ritmo del suo battito.
Poi sollevò il viso, verso di lui.
"Nami... non temere. Io ci sono, sono qui. Quel Marchese non ti avrà, te lo giuro, è una promessa che ti faccio qui, ora, sotto questo cielo, e che manterrò finchè sarò in vita."

"Perchè dici tutto questo? In fondo, ci conosciamo appena..." mormorò lei, beandosi della bellezza di quelle parole.
"L'amore appena nato è la forza più grande che regna sotto i cieli" disse semplicemente Zoro, prendendole il viso tra le mani.
"E' un grande rischio...un richio troppo stupido..." continuò lei. Nami aveva così paura di crederci, di crederci davvero. E se lui non avesse potuto mantenere quella promessa?
"Sì, ma i rischi stupidi fanno sì che valga la pena di vivere la vita, no?
Dal momento in cui ti ho vista, mi sono reso conto che la mia vita poteva ancora avere un senso.
Potevo ancora rimettermi a sognare, a sognare di difenderti da un amore costretto, un amore che amore non è.
Ho smesso di sognare da molto tempo, ma sei come un mio sogno sopito che è diventato realtà.
Prova a crederci, Nami, credi con me a questo amore impossibile"

Nessuna idea riempiva più la sua testa. Nami sentiva solo come un grande vuoto, riempito da ciò che aveva appena sentito.
Il dolore che pulsava nel suo petto le fece capire che lei lo stava amando quanto lui stava amando lei. Un unico cuore, che batteva in due corpi diversi.

"Zoro..."

Un sussurro.

Un sussurro sulla bocca di Nami, interrotto dalle labbra di Zoro.
Si baciarono sotto quella luna piena, bella, che risplendeva sulla pelle chiara della ragazza.

Nami non aveva mai baciato nessuno, era la prima volta.
Sentì la lingua calda di Zoro entrare con dolcezza nella sua bocca, cercando la gemella.
Una paura tremenda all'inizio. E poi, solo piacere.
Le loro lignue si incontrarono, analizzandosi a vicenda con cautela, tenerezza.
Nami sentì il suo corpo premuto con più forza contro quello di Zoro, che la stringeva a sè con ardore. Affondò le mani nei suoi corti capelli, attirandolo maggiormente a sè.
Il loro bacio si fece passionale e ardito, cominciarono ad avere il respiro pesante, sempre più bramoso di un nuovo contatto.

Poi si separarono, respirando forte.
L'esperienza più bella della sua vita.
Si abbracciarono ancora, consapevoli di aver dato inizio a un gioco pericoloso. Ma forse era ciò che gli dava la spinta giusta per andare avanti.
'I rischi stupidi fanno sì che valga la pena di vivere la vita' si ripetè Nami, nella mente, stringendosi al corpo solido e sicuro di Zoro.





Lo soooooooooo!! Scusate il ritardo, davvero!!! Ho avuto mille cose da fare, e ogni giorno volevo trovare il tempo di scrivere... finalmente ce l'ho fatta! Però dai, mi pare mi sono riscattata per il ritardo con questo mega capitolone... sperando vi piaccia... ;) eheheh


Zonami84:  Che bello che scrivi sempre! l'ho apprezzato tanto! Comunque hai ragione, povero Conan! Volevo fare una battuta ma è venuta troppo cattiva! anche perchè io dovrei essere l'ultima a parlare dato che quando c'è l'anime sono la prima a buttarmi davanti alla tv, e ho da poco cominciato il manga! ;) eheh  spero ti piaccia questo capitolo, ci ho messo un sacco a scriverlo e non ho nemmeno tempo di riguardarlo... (ci saranno tanti di quegli errori....) un bacione!! ;)



LosLo 


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Capitolo 7
*** Misteri ***


Misteri
 

 

A Kodomo e Izumi, come promesso!
Ps per Kodomo: l’altro giorno su mtv è passata ‘Urlo e non mi senti’…
Mi ha ricordato qualcosa…

 

 
 
 
 
-I rischi stupidi..- si ripetè Nami ancora una volta nella mente, per poi dirlo ad alta voce.
-C-Come scusa?- si riscosse Zoro, guardandola sorpreso ma senza lasciarla andare.
-I rischi stupidi!- esclamò lei, con i grandi occhi nocciola piantati nei suoi occhi, come se una fantastica idea le si fosse appena accesa nella testa.
-Giuro che continuo a non capire…- ammise il ragazzo.
-Oh andiamo, ho in mente qualcosa di molto stupido che potremmo fare ora- sussurrò Nami, un sorrisetto birichino contagioso.
 
E prima che lui potesse risponderle a tono, o almeno riprendersi dalla sorpresa, lei lo baciò di nuovo, con più foga, trascinandolo per terra sopra di lei.
Ma Zoro era un gentiluomo, nonostante le apparenze. Anche se a fatica, si separò dalle sue appetibili labbra, per fermarsi un attimo a osservarla.
 
Stupenda. Stesa nell’erba, con le guance arrossate e i capelli finalmente sciolti, la chiara pelle illuminata dalla candida luce della luna piena.
Ma quella sua improvvisa intraprendenza lo turbava non poco: fino a qualche minuto prima, Nami gli stava donando il suo primo bacio, intimorita e imbarazzata! Lui non aveva il diritto di…
 
Vedendolo, chino sopra di lei, la rossa notò la sua esitazione. Era commossa dall’attenzione che lui serbava per lei, la faceva sentire rispettata e amata come mai prima. Tra l’altro, chiunque al posto suo ne avrebbe già approfittato. Con gli occhi lucidi, ma felici, Nami sussurrò
–Zoro… tu sei per molto importante. E le tue parole mi hanno fatto capire che, in fondo, potrei non avere mai più un’occasione simile per sentirmi così bene, come lo sono adesso, qui con te. Non so dirti se ti amo, perché non sono mai stata innamorata, ma penso che un po’ ci si senta così. Come tu hai scelto, con quel tuo profondo sguardo calamitante, la prima volta che ci siamo visti, così io ora scelgo te. Sarà questo l’amore? Zoro, fammi essere libera di scegliere, almeno sta volta…-
 
Il giovane rimase interdetto, stupito da quelle parole. Gli sembrava passata un’eternità da quando aveva pensato che quella ragazzina fosse soltanto un bocciolo (anche se bellissimo), ma ben lontano dal dischiudersi. E invece quel momento sembrava già essere arrivato.
E poi, non potè fare a meno di percepire una potente fitta nel peto, al cuore, una sensazione di benessere totale. Lei voleva lui, aveva scelto proprio lui per quel passo tanto importante.
 
-E’ un sogno?- le domandò, sorridendo.
-Magari! Chissà…nel dubbio, meglio viverlo fino in fondo-
 
Zoro si abbassò su di lei, baciandola, mentre accarezzava dolcemente il suo collo esile, le spalle sottili e lisce, i fianchi morbidi. Ben presto il bustino fu slacciato.
Osando di più, le sfiorò con le labbra il seno bianco, immacolato. Poteva udire il suo cuore battere all’impazzata.
-Hai paura?-
-Solo un po’…- rispose Nami, sfilandogli la maglietta logora.
 
Si amarono.
All’inizio Nami si lasciò sfuggire un sospiro di dolore, non credeva facesse così male.
Ma si aggrappò con forza alle spalle di Zoro, chiedendogli di non fermarsi.
Lui la baciò, per rassicurarla. Le disse di rilassarsi, di non pensare al dolore, di guardare le stelle sopra di loro. Fu allora che Nami si abbandonò a lui totalmente, affidandosi alle sue mani forti e ai suoi gesti sicuri. E pian piano il dolore nel sentirlo muoversi dentro di lei svanì, per lasciare posto a un piacere immenso e indescrivibile.
Lo sentiva, lì con lei, come una cosa sola: l’erba che le sfregava sulla schiena non le dava più nemmeno fastidio.
Quando il piacere divenne troppo grande, i respiri di entrambi divennero gemiti, sommersi nel silenzio della notte. Piccole gocce di sudore dell’uno e dell’altra si congiungevano dove la loro pelle si strofinava, calda, al culmine del loro rapporto.
Con un sospiro liberatorio, Zoro si spinse in lei per l’ultima volta, e si sdraiò poi accanto a lei, accogliendola tra le braccia stanche.
Si addormentarono sereni, quando ormai l’erba era umida per la prima rugiada.
 
Un sole caldo e allegro li svegliò il mattino dopo, nella stessa posizione in cui si erano addormentati. Zoro socchiuse gli occhi alla luce del mattino e guardò intenerito il corpicino stretto a sé: sorrideva nel sonno!
Le soffiò nell’orecchio pestifero, per svegliarla.
-AHIAAAA!- Nami si era destata, tirando per errore una gomitata al povero ragazzo.
 
-Oddio scusa non volevo!
-E meno male! Pensa se lo avessi fatto apposta!!
Nami si limitò a una pernacchia di risposta.
-Santo cielo! Che ore sono?! - Strillò, vedendo il sole già alto nel cielo.
-Non preoccuparti, è ancora presto…
-Bene, perché se ci vedono qui…COSI’… siamo morti!! ASPETTA… STAMATTINA TORNA SANJI!!-  Urlò, impanicata.
 
Entrambi si rivestirono in fretta: Zoro era contento, perché avrebbe avuto addosso il profumo di Nami per tutta la giornata. Ma lei doveva assolutamente cambiarsi.
 
Il ragazzò l’aiutò a riallacciare il bustino, prendendosi la libertà di qualche innocente bacetto sul collo di tanto in tanto. E infine la guardò correre via verso la villa… no, un momento. Tornava indietro! Difatti si fermò davanti a lui, rossa in viso e con lo sguardo basso.
E adesso cosa le prendeva?
-Zoro… grazie. È stato bellissimo… - mormorò, posandogli un bacio sulle labbra e scappando via di nuovo.
Che donna…
 
§
 
Una domestica versò il thè in silenzio nelle tazze, rivolgendo di nascosto un sorriso di solidarietà a Nami, che si sentiva decisamente in difficoltà.
Il Marchese biondino e con quell’insopportabile sopracciglio non faceva che parlare a vanvera, sciogliersi in diabetici complimenti e fare domande di cui nemmeno gli interessava ascoltare la risposta.
-Bel matrimonio!- Pensò Nami, sconfortata, sperando che il tempo volasse. Ancora una volta, per forza di cose, fu toccato l’argomento ‘matrimonio’.
-Ah… se non ti dispiace amore mio, dolce zuccherina del mio cuore, anticiperei la data del matrimonio di una settimana e mezza, così fra qualche giorno saremo già sull’altare!-
 
A Nami andò tutto il thè di traverso.
-Coff… coff… C-cosa?? Perchè?? No, non ce n’è bisogno!-
-Oh mio sublime angelo, non preoccuparti, è già tutto deciso e organizzato! Martedì della prossima settimana ci sposeremo!-
 
-STATE SCHERZANDO VERO??-
Nojiko era appena entrata nella stanza come una furia. Manco a dirlo, aveva origliato dietro la porta per tutto il tempo.
Una volta tanto, Nami gliene fu grata, sebbene si chiese quante volte l’avesse già fatto con lei a sua insaputa…
 
-Mia cara Nojiko, non c’è da discutere. In quanto sposo, ho il pieno diritto su tutto ciò che riguarda il mio matrimonio-
-Ma…ma..!-
-Nessun ‘ma’, mia signora! Ora, se non vi dispiace, torno a casa che devo sistemare ancora qualcosina per la nostra cerimonia!- Ribattè imperterrito, ammiccando verso Nami che si ostinava a guardare altrove.
 
-Lo so, lo so che vorreste anticipare maggiormente, ma su, non vi offendete! Sarà splendido comunque!- Aggiunse allegro e subdolo, uscendo arrogante dalla stanza.
-La strada la conoscete- Disse gelidamente Nojiko, senza la minima intenzione di agevolargli il percorso. Anzi, per la prima volta, una volta che il Marchese se ne fu andato, la ragazza corse dalla sorellina e l’abbracciò stretta.
 
-Ti chiedo perdono Nami, è tutta colpa mia…-
-Non dire così. Tu non hai colpe, l’hai fatto per me e volevi aiutarmi. Non provo rancore verso di te! Davvero, era destino che andasse così…- cercò di consolarla Nami, sentendosi rincuorata da quel gesto improvviso e inaspettato.
Restarono abbracciate ancora per un po’, concedendosi qualche lacrimuccia di liberazione.
 
Ad un tratto, Nojiko chiese a bruciapelo:
-Nami, ascolta… è successo qualcosa con quel ragazzo…Zoro?-
Il cuore di Nami si arrestò per un attimo, in preda all’ansia. Le guance le si imporporarono di colpo, tanto che lei abbassò gli occhi, senza rispondere.
-Stanotte non eri nel tuo letto…- continuò Nojiko, cercando di usare il suo tono più conciliante. Ma poiché Nami non rispondeva, alzò la voce:
-Nami, ti prego! Devo saperlo!-
La rossa si decise finalmente a parlare, ma con scarsi risultati.
-Io… Noi…-
 
-Oh mio Dio, Nami! Ma ti rendi conto di ciò che hai fatto?! E se… e se…-
-Non possiamo saperlo…- rispose gravemente Nami.
-Sì, ma c’è questa possibilità!- Esclamò allora l’altra, agitata. –E come lo spiegheresti al Marchese?!-
-Non ti preoccupare per quello… tanto settimana prossima saremo sposati, e le circostanze non renderanno difficile credere che sia suo…-
-Ma…-
-ALMENO MI RIMARRA’ QUALCOSA DI ZORO!- Urlò allora la giovane, disperata, sentendo le lacrime bruciarle negli occhi, pronte a uscire. Sapeva benissimo che avrebbe pagato, ma…
Nojiko vide chiaramente cosa scuoteva l’animo della sorella, e non potè non sentirsi dalla sua parte. L’abbracciò di nuovo, chiedendole perdono.
Come ribattere a tanto sconforto?
 
I giorni si susseguirono inesorabili.
Nami ebbe così tanto da fare da non riuscire a parlare, o anche solo vedere, le uniche due persone che le stavano a cuore nella villa… esclusa sua sorella.
Bibi sembrava sparita, così come Zoro.
Inoltre, c’era qualcosa di strano: un garzone diverso si occupava del giardino!
 
Fortunatamente, all’arrivo del fine settimana riuscì a incontrare Bibi: alla prima occasione, le saltò al collo, stringendola fino quasi a strozzarla. Non poteva immaginarsi quanto aveva da raccontarle… e in realtà anche l’altra, se la sua misteriosa storia con Ace andava avanti. Anzi, ora che ci rifletteva, erano giorni che non vedeva nemmeno più lui…
 
-Oh Bibi come mi sei mancata!-
-Nami, perdonami! Il tuo matrimonio si avvicina, e io sparisco nel bisogno! Ma ho dovuto farlo, era necessario!-
-Cosa significa? Dov’eri? E Ace? E Zoro? Tu sai qualcosa… devi dirmi che succede!!-
-Non posso…Ti giuro, saprai tutto, ma non è ancora il momento. Zoro, Ace e Rufy sono insieme, lontano da qui. Devi ricordarti la promessa che ti ha fatto Zoro… la soffiata ci ha permesso di… il piano dei due… sì!-
 
Bibi sparava a raffica, senza che Nami potesse capirci qualcosa. Anzi, nella sua testa la confusione più totale: la promessa? E lei come faceva a saperlo? Il piano… di chi??
-Avanti, Bibi, cosa significa?! Quando potrai dirmi tutto?!-
-Presto, Nami, presto…-
 
 
 
 
 
 
 
Ecco un nuovo capitolo, finalmente! Spero che siate contenti di come si sono evolute le cose per i due giovani… ma un nuovo mistero aleggia nella villa! Che sarà mai?? 

Zonami84: Hai proprio ragione, sono contrastati dal mondo intero.. ma finalmente Nojiko sembra aver capito! povera, forse lei è solo un po' disillusa... continuiamo a tifare per loro!
grazie mille, che ci sei sempre! (grazie anche x l'ultima fic che hai commentato, sono contenta ti sia piaciuta...) al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Giù la maschera ***


Eccomi, finalmente sono tornata!!
Con l'ultimo capitolo di questa storia, che non vedevo l'ora di scrivere ma per il quale non trovavo mai ispirazione... grazie a chi mi segue perchè è grazie a loro che sono riuscita a terminarla!
Dedico queste prime righe a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo:

Zonami: Grazie, per avermi seguito assiduamente, mi hai reso super felice! Spero che questo ultimo capitolo ti piaccia, ho chiuso qui ogni discorso lasciato aperto nel corso della storia, sperando di non aver dimenticato nulla! Buona lettura, un bacione!

SailorKilari: Oddio, stavolta mi hai fatto commuovere tu! Sapere che hai fatto leggere questa fic anche a un tuo amico mi ha riempito di gioia, e non sai quanto! spero che anche questo capitolo non ti deluda, buona lettura! ;)

 




Giù la maschera
 

 
 
‘Presto, Nami. Presto…’
Queste erano state le parole di Bibi, per tranquillizzarla. Ma quel ‘presto’ era diventato troppo lontano.
Per di più, con gli ultimi preparativi del matrimonio, Nami non era nemmeno in grado di braccarla a forza e costringerla a parlare. Le sembrava quasi che l’amica la stesse evitando di proposito.
 
Si sentì tradita dal mondo intero.
Zoro, che dopo aver tanto detto e fatto, era sparito proprio quando per lei un suo abbraccio era divenuto essenziale come l’aria.
Bibi, la sua migliore amica, che decideva proprio in quei momenti di fare la misteriosa burattinaia di un improbabile piano di chissà quale natura.
È vero, erano solo due persone, ma il suo mondo girava intorno a loro…
Almeno, aveva avuto l’occasione di riscoprire in Nojiko una persona nuova. Perso l’abbaglio iniziale, quest’ultima si era resa ben conto del disastro in cui aveva cacciato la sorella, e cercava di starle vicino più che poteva.
 
‘Nami… ci sei?’ chiese timidamente la sorella, socchiudendo adagio la porta della camera da letto.
‘Mmh? Sì, entra…’ rispose la rossa, seduta sul letto, senza troppa convinzione.
‘Allora? Hai già visto il vestito?’
Nuova domanda, nuova ondata di ansia e paura.
‘S…sì, è bellissimo’ disse Nami, con tono piatto. Ma perse in fretta quell’aria impassibile: gli occhi le si fecero lucidi e la voce tremula.
‘Oh, Nojiko, sono rimasta sola!’ esclamò, prima di affondare il viso tra i cuscini. Le braccia della sorella la circondarono in un caldo abbraccio.
‘Non è vero, io sono qui, no?’
‘Sì, ma Bibi? E…e…’
‘…e Zoro?’ completò per lei l’altra.
Si guardarono un attimo, in silenzio.
 
Poi Nojiko parlò, con una voce dolce che poche volte Nami aveva sentito.
‘Ascoltami, Nami, è importante. Zoro al momento non c’è, lui, Ace e Rufy si sono presi qualche giorno di permesso, normalmente non avrei nemmeno accettato di sentirlo chiedere, ma quei ragazzi avevano una faccia davvero disperata. Senti, capisco che ti senti tradita perché Bibi non ti dice nulla, ma cerca di capirla… anche lei sta attendendo il suo uomo che non le da notizie da giorni’
Nami non riusciva a crederci.
‘Ma… ma tu come sai tutto ciò?!’
L’altra scoppiò a ridere di gusto, e per un momento la rossa potè rivedere in lei l’audace ragazza che era un tempo, con gli occhi luminosi e vivaci come i suoi.
‘Sai qual è il criterio con cui scelgo la servitù?… in base a quanto sono pettegoli!!’
Ed entrambe scoppiarono a ridere come matte, fino ad avere le lacrime agli occhi, sentendosi complici come non mai.
‘E ora vai da Bibi, avete bisogno l’una dell’altra…’
 
E Nami lo fece. Andò da Bibi, che stendeva le tende appena lavate, e l’abbracciò forte. L’aiutò nel suo lavoro, chiacchierando del più e del meno, e cercando di distrarla il più possibile da tutti i suoi tristi pensieri. Sperando che quella terapia funzionasse anche per lei, perché il tempo stava scorrendo fin troppo in fretta, e sentiva ormai di non averne più abbastanza.
 
 
 
§
 
 
 
 
Il cinturino alla vita… sì.
Le scarpe… pronte.
Lo strascico… perfetto.
 
‘Nami, sei stupenda’
Bibi e Nojiko la osservavano ammirate davanti allo specchio, con il resto delle damigelle già debitamente acconciate.
‘Grazie…’ disse solamente lei, arrossendo e sognando a occhi aperti Zoro avvicinarsi all’altare, stringendola a sé e mormorandole tutto il suo stupore.
‘Ehm ehm..’ Bibi tossicchiò per portarla alla realtà.
‘Ah! La carrozza! Sì, scusa, va bene quella nuova, quella verde…’
 
Già, la carrozza verde.
Quando aveva visto Zoro per la prima volta.
Quando ancora poteva sperare in un matrimonio breve e senza ostacoli.
Nami nascose una lacrima asciugandosi delicatamente con la mano destra, coperta dal lungo guanto di seta bianca che le arrivava fino al gomito.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
La Chiesa, addobbata a festa secondo l’esuberante -ma buon- gusto di Sanji, era già gremita, e lo sposo attendeva l’amata trepidante, all’altare.
‘Perfetto… ancora qualche ora, e sarò ricco da fare schifo! E per giunta, con una mogliettina favolosa che mi invidieranno tutti, a Venezia!’ sogghignò tra sé e sé il Marchesino, osservando la folla che riempiva man mano le navate.
 
Poi, tutt’a un tratto, una musica soave e romantica avvolse l’atmosfera, e le signore più anziane cominciarono a singhiozzare dall’emozione.
La sposa, bellissima, stava entrando con un’espressione malinconica sul viso, che la rendeva ancora più angelica.
Sanji, per un momento, spalancò gli occhi per lo stupore, dimenticandosi dei propri loschi scopi. Ma si girò immediatamente verso l’altare, com’era usanza.
 
‘Oh Zoro… perché non sei tu lì all’altare?’ mormorò Nami, con un filo di voce, sentendo la disperazione attanagliarle il cuore in una fredda morsa.
‘Forza, Nami, fatevi coraggio’ le bisbigliò Bibi alle sue spalle, reggendo lo strascico. Qualcosa nella sua voce era cambiato, notò la rossa. Come se avesse appena scoperto una notizia esaltante…
Nami non poté fare a meno di voltarsi, incuriosita, e notò con sospetto che gli addetti alle porte della Chiesa le avevano lasciate leggermente socchiuse.
Ma non si pose troppi problemi, pensò che fosse solo per via del caldo, così si voltò giungendo finalmente alla meta non troppo desiderata.
‘Siete stupenda…’ le sussurrò Sanji, inclinando appena il busto verso di lei e provocandole un brivido di timore.
 
La cerimonia andò avanti senza intoppi, e la giovane sposa perse ogni speranza di un improvviso colpo di scena.
‘Siamo qui riuniti per congiungere due giovani anime nel nome del Signore…’
 
Fino alla fatidica formula…
‘…Parli ora o taccia per sempre!’
 
Il cuore di Nami prese a battere all’impazzata. Ne aveva viste così tante di rappresentazioni teatrali che sapeva bene che, se doveva veramente accadere qualcosa, quello era il momento.
 
Silenzio.
 
Pregando con tutte le sue forze, come mai aveva fatto in vita sua, Nami chiese al Signore che avvenisse qualcosa, qualunque cosa, che impedisse il momento successivo.
Ma solo un assordante silenzio le colpì le orecchie.
La rossa si voltò disperata verso Bibi, che però osservava il portone della chiesa con occhi ridotti a due fessure, come attendendo qualcosa.
Poi lo sguardo di Nami si posò su colui che sarebbe di lì a poco divenuto suo marito, e questo le rivolse un enorme sorriso soddisfatto, girandosi poi verso il sacerdote come a intimargli di andare avanti in fretta.
Con un sospiro, la sposa chinò il capo, come attendendo un’esecuzione.
‘Vuoi tu, Sanji Marchese di…’
 
‘NOO!!!’
Un tonfo terribile riscosse l’assemblea intorpidita, mentre le due porte della chiesa si spalancarono con un fragore assordante.
Un nitrire frenetico, e due enormi cavalli neri apparvero sulla soglia, ruggendo come leoni.
Ognuno di essi aveva un cavaliere, il primo di questi era colui che aveva urlato.
 
Il silenzio scese nuovamente, ma un brusio concitato si sostituì immediatamente, mentre i bambini più piccoli si alzavano in punta di piedi per osservare meglio la scena.
Nami si voltò fulminea, e ciò che vide la lasciò a bocca aperta.
Subito guardò Nojiko e Bibi, vicine, che le restituirono un’occhiata raggiante.
 
‘Come osate interrompere la mia cerimonia?!’ tuonò Sanji, facendo rabbrividire tutti gli astanti.
 
Nami, come chiunque altro, non sembrava credere ai propri occhi.
Sporchi, sudati, distrutti dalla stanchezza, Zoro e Ace erano cavalieri apparsi dal nulla.
‘La TUA cerimonia?!’
La voce tonante di Zoro rimbombò nella chiesa, scotendo gli animi di ognuno.
‘Una cerimonia che hai ottenuto con l’inganno!!’
Urlò Ace, al suo fianco, trattenendo a stento le redini del proprio cavallo che, come loro, sembrava in preda a un delirio frenetico.
 
Un ‘Ooooh!’ riempì l’atmosfera, e Nami si voltò a osservare il suo quasi-sposo con espressione incredula.
Questi, impietrito, aveva assunto uno sguardo duro, con il quale cercava di nascondere il proprio terrore.
‘Si può sapere… che cavolo…dite?!’
Biascicò, poco convinto.
 
Zoro, sul quale erano puntati gli occhi di tutti, si lasciò andare a una risata beffarda e sprezzante.
‘Andiamo… hai intenzione di recitare ancora a lungo? La tua farsa è finita, butta giù la tua maschera, sporco imbroglione!’
 
‘Sanji… ma che succede?!’
Strillò Nami, in preda al panico. È vero che mai avrebbe amato un uomo del genere, eppure col tempo non aveva fatto a meno di convincere se stessa a farsi piacere, almeno un po’, quel Marchesino da strapazzo. Dopotutto, saperlo un imbroglione era stato per lei un duro colpo.
Ma lui non le rispose, anzi si voltò nuovamente verso i due cavalieri, mormorando incattivito:
‘Voi non sapete con chi avete a che fare! Come osate calunniarmi così, senza prove e senza argomenti?’
 
‘Oh, di argomenti ne abbiamo a bizzeffe!’
Esclamò Ace, infervorato.
‘Tu, Marchese di Treviso, ti sei impossessato del tuo titolo levando di mezzo il diretto discendente!’
Proclamò il garzone, cercando poi tra la folla la sua Bibi, che ricambiò lo sguardo soddisfatta e felice. Era lei che si era fatta in quattro per trovare la fonte di quella soffiata, e aveva poi mandato i due ragazzi a verificare ogni cosa. Quanto era stata in pena per Ace, animata da un giovane amore appena sbocciato!
 
‘E non solo…’
Proseguì Zoro, implacabile.
‘Hai usato lo stesso sistema per il legittimo sposo di Nami, il Duca Absalom! Lo hai tolto dalla circolazione, dopo averlo costretto a scrivere quella ridicola lettera alla fidanzata per annullare il loro matrimonio!’
 
Il silenzio era calato tra gli spettatori di quella strana tragedia.
Nessuno era in grado di parlare, sconvolto da tutto ciò che era stato rivelato in quei pochi confusi minuti.
Ma un grido ruppe quel vuoto. Con tutta la forza che aveva, Sanji dichiarò:
‘E’ TUTTA UNA MENZOGNA!!’
 
E fu il caos.
 
Le guardie scelte di Sanji, che erano state precedentemente piazzate intorno alla chiesa, fecero irruzione all’interno, disseminando panico tra la folla.
I bambini, spaventati, cominciarono a piangere e cercare le proprie madri, che si precipitarono fuori con i piccoli.
L’urlo di Sanji squarciò ancora una volta l’aria:
‘PRENDETELI!!’
 
Zoro cavalcò velocemente verso Nami, che si lasciò caricare dietro di lui in groppa al cavallo.
‘Presto, Zoro, scappiamo!’
Strillò, intimorita dalle guardie.
E il ragazzo non se lo fece ripetere. Impennò il cavallo, al che Nami si strinse a lui con più forza, e uscì dalla chiesa, incitando il destriero alla massima velocità.
Dietro di loro Ace li seguiva inquieto: non era riuscito a prendere Bibi, e ora temeva che Sanji potesse farle qualcosa. Ma non poteva fermarsi, doveva aiutare i due amici a scappare.
‘Zoro… passiamo per la piazza! A quest’ora dovrebbe essere vuota!!’
Suggerì, pregando in cuor suo di avere ragione.
 
Ahimè, non aveva calcolato le vie secondarie prese dalle guardie e da Sanji.
 
Nel giro di dieci minuti, Nami, Zoro e Ace si trovarono intrappolati nella piazza, circondati dalle guardie del Marchese e da quelle del Doge, accorse al richiamo del Marchese.
Il vento soffiava nel silenzio della piazza, tra lo sguardo cinico di Sanji e le espressioni afflitte e disperate degli sconfitti. Nami ebbe solo la forza di sospirare, poggiando la testa sulla schiena del suo amato:
‘Zoro, è finita…’
 
 
 
§
 
 
 
 
 
Nelle carceri di Venezia, tre giovani occupano tre celle contigue.
Tutti zitti, persi nei loro pensieri.
Ace, che si chiedeva con timore che fine avesse fatto Bibi. Ma più di tutto quanto tempo suo fratello ci stesse mettendo ad arrivare. Che non ce l’avesse fatta a…?
Zoro, che si tormentava l’anima per aver causato tanti problemi a Nami. Nulla del suo piano era riuscito: aveva impedito il matrimonio, certo. Ma a quale prezzo? Nami in prigione, probabilmente Sanji l’avrebbe fatta uscire e l’avrebbe sposata comunque, mentre lui non avrebbe più potuto farci niente.
Nami, invece, cominciava finalmente a capirci qualcosa di tutta quella situazione. Ecco un motivo al discorso sconclusionato di Bibi, alla sua faccia vittoriosa al matrimonio, alla luce di speranza che aveva illuminato i suoi occhi poco prima della cerimonia. Che avesse già avuto notizie del ritorno di Ace e Zoro? Ma ancora una domanda echeggiava nella sua mente: dov’era Rufy?
 
‘Eheheh…’
Una risatina divertita.
‘…Nami? Tutto bene?’
Chiese Zoro, preoccupato e perplesso. Cosa diamine aveva da ridere? Erano tre prigionieri senza speranza, e questa rideva?
‘Aahahah!’
Nami non riusciva a fermarsi, cominciò a ridacchiare senza sosta, fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Dopo un minuto, riacquistò la calma e riuscì a mormorare, in modo da farsi sentire anche dagli altri due.
‘E’ vero, abbiamo miseramente fallito. Siamo tre stupidi che hanno tentato di mettersi contro un nobile, interrompendo un matrimonio sfondando il portone con dei cavalli… ma non mi sono mai divertita tanto in vita mia! Mai sentita così viva! Da quando siete arrivati voi, qualcosa è cambiato qui a Venezia, e vi ringrazio infinitamente!’
Disse tutta d’un fiato, con un sorriso caldo e stupendo che purtroppo i due giovani non potevano vedere.
‘Prego!!’
Esclamò Ace, ricambiando d’istinto con un altro sorriso.
‘Nami…’
Sussurrò semplicemente Zoro, che aveva la cella di mezzo quindi le era molto vicino.
Provò ad allungare una mano oltre le sbarre, sperando che lei fosse lì di fianco e la vedesse. Così successe. Da dov’era, Zoro potè scorgere la mano chiara e sottile della sua amata, che si congiunse con la sua, contrastando la pelle abbronzata del garzone. Le loro dita si intrecciarono in una sorta di abbraccio, trasmettendo l’una all’altro tutto l’amore che racchiudevano nel cuore.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
‘Ehi, voi! Svegliatevi!!’
Una guardia fece maldestramente irruzione nella stanza fredda e umida su cui si affacciavano le tre celle. Nonostante l’aria rigida impostagli dalla sua professione, i ragazzi notarono subito che non era cattivo, anzi aveva negli occhi una certa simpatia che li spinse a provare tenerezza nei confronti di quel pover uomo che appariva quasi costretto a quel misero mestiere.
‘Sentite… ho una notizia bella e una brutta per voi… ma quella brutta è davvero… terribile…’
‘Prima la bella.’
Sentenziò con determinazione Zoro. Il suo intuito gli diceva che qualcosa per lui si sarebbe messa male, quindi tanto valeva sapere prima quello che di bello poteva accadere loro.
‘Bene… allora… tu, coi tatuaggi! Puoi andartene!’
 
Ace per prima cosa lo fissò a bocca spalancata, senza credere alle proprie orecchie, così la guardia proseguì:
‘Il Marchese Sanji ha ritirato le accuse contro di voi…siete libero!’
Terminò, aprendo con il suo mazzo di chiavi la cella.
Intanto, Zoro pian piano capiva che il suo intuito non sbagliava e sentì il suo cuore appesantirsi di una terribile sensazione.
Ace fissò i due amici, massaggiandosi gli arti anchilosati, e raccolse il coraggio di fare quella domanda alla guardia anche per loro due, che si accasciarono lungo il muro del loro stanzino, temendo il peggio.
‘…E la notizia brutta?’
 
La guardia, che ormai li aveva presi in simpatia, sospirò un attimo prima di rispondere. Era palese che nemmeno lui avrebbe voluto dirglielo.
‘Gli altri due… sono condannati all’impiccagione per frode e tradimento.’
La guardia non attese oltre e uscì in fretta dalla stanza, sentendosi quasi in colpa.
Ace lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, perdendo ogni forza e con un’espressione terrorizzata sul volto chino.
Zoro chiuse gli occhi, scivolando ancora di più sul pavimento gelido di pietra.
Nami, abbracciandosi le gambe al petto, vi nascose il viso piangendo in silenzio.
 
 
§
 
 
 
Come si era concluso, nel frattempo, il caos scoppiato in chiesa?
Nulla, le donne e i bambini erano tornati velocemente a casa, attendendo il ritorno dei propri mariti. Questi, all’uscita di Sanji e delle guardie, avevano abbandonato la chiesa, correndo dalle proprie famiglie.
Bibi e Nojiko avevano aspettato ore, invano, sedute sulle panche di legno e sperando che Zoro e gli altri due ricomparissero dal nulla dicendo loro che si era risolto tutto.
Ovviamente, ciò non accadde. Così decisero di tornare alla villa, magari i tre le avrebbero aspettate lì. Ed effettivamente qualcuno trovarono, in giardino.
‘Ace!!!’
Esclamò Bibi, al settimo cielo, gettandosi tra le braccia del ragazzo che la strinse forte a sé.
‘Pensavo che non sareste più arrivati a impedire il matrimonio! E invece ce l’avete fatta, bravissimi! Ma Rufy dov’è? Non doveva arrivare con…’
Ma la sua domanda rimase sospesa a metà. Si guardò intorno, cercando due chiome dai colori sgargianti.
‘Ace…dove sono Nami e Zoro?’
Ace si allontanò di qualche passo dalle due donne, chinando il capo.
‘Bibi… Nojiko… c’è un problema.’
 
 
 
§
 
 
 
 
Tutta la piazza era gremita di gente, tanto che era impossibile muoversi dalla propria postazione. C’era chi urlava, come impazzito, acclamando l’esecuzione. Qualche pazzo mitomane ossessionato…
C’era qualche disinteressato, che passava lì per caso, attratto dal clamore.
E c’era chi piangeva, chi tremava, chi si disperava. In prima fila, per dare l’ultimo saluto.
Ma c’era anche chi ghignava, dall’alto del suo spalto.
 
La forca, doppia, era stata montata esattamente al centro della piazza. Mancavano ancora i due prigionieri e il loro boia, che avrebbe tirato la corda che avrebbe aperto le botole sotto i piedi dei due prescelti.
Una chioma bionda si scrutava intorno, individuando poi, là in basso, la coda di esecutori e di guardie inframmezzata dai due condannati.
Questa si faceva largo a fatica tra la folla, mentre la polizia si occupava di tenere a bada gli spettatori che tentavano di avvicinarsi ai due giovani.
 
Non una parola.
 
Con un passo salirono entrambi sul trono di morte che per loro era stato allestito.
Fianco a fianco, come più volte si erano immaginati nei loro sogni. Ma quella non era una cerimonia nuziale.
Il boia si mise davanti a loro, attendendo il segnale di Sanji.
Quest’ultimo più volte aveva preso in considerazione l’idea di salvare la ragazza.
Ma poi pensò a tutto quello che era successo.
Aveva capito che Nami non lo amava. Ma non solo lo aveva preso in giro, l’aveva tradito! Con un garzone da strapazzo! Un poveraccio che non aveva niente in tasca!
Un affronto del genere non poteva passare impunito…
 
Bibi e Nojiko erano abbracciate, sotto di loro. Si tenevano strette, per darsi forza. Una forza perduta nella disperazione di un labirinto senza uscita.
Guardavano a turno i due giovani innamorati, chiedendosi senza risposta se quella era davvero una conclusione necessaria.
E la rabbia, la frustrazione si facevano largo nel loro animo. La voglia di salire su quel palco, liberare i due prigionieri, scappare via.
Ma non chi credevano di avere a che fare?
 
Zoro e Nami non si erano scambiati una parola. Era come se si stessero parlando da ore, nei loro silenzi carichi di amore. Non avevano bisogno di dirsi nulla, perché tutto era scritto nei loro occhi, e ciascuno poteva leggerlo quando voleva.
Era scritto nei loro gesti.
Era scritto nei loro sorrisi.
Era scritto, da sempre, dal primo sguardo che si erano scambiati, là nel giardino del mandarino morto.
Forse quel mandarino aveva voluto annunciare, fin da subito, il destino di quell’incontro. Ma Zoro e Nami non avevano voluto ascoltarlo. E sotto lo sguardo di quel mandarino avevano consumato il loro amore pericoloso.
E ora erano lì, insieme, che correvano verso la fine del sogno.
 
A volte un silenzio non basta.
A volte, nemmeno uno sguardo.
A volte servono le parole, perché se abbiamo una sola bocca per pronunciarle, abbiamo ben due orecchie per ascoltarle.
 
‘Nami, amore mio. Ti amo, perché la mia vita confusa ha acquistato senso solo con te. Se solo potessi, darei la mia vita non una, ma mille volte, per te. Ti porterei in Spagna, ti insegnerei a occuparti di contabilità. Se potessi, ridarei vita al mandarino del tuo giardino.’
‘Zoro, ma tu lo hai fatto. Mi hai restituito la vita, mi hai regalato una notte, la nostra notte. Nei racconti della tua vita, ho potuto vivere la mia, in un sogno che resterà nel mio cuore per sempre. Ti ho donato ciò che di più prezioso possedevo, perché so che sei tu colui che aspettavo da quando sono nata. Zoro, ti amo perché con te ho vissuto davvero e ho potuto sentirti vivere con me.
Insieme, amore mio.’
 
Nessuna lacrima, nessun gemito.
‘Fino alla fine.’
‘Fino alla fine.’
Mormorarono all’unisono, pronti al segnale che tardava ad arrivare.
 
Il boia fissò per l’ennesima volta il Marchese, che si decise a dare il via all’orribile spettacolo.
L’esecutore poggiò una mano sulla corda, contraendo in anticipo il muscolo per farvi forza.
 
Tre…
Due…
 
 
‘FERMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!’
Un urlò acuto e potente rimbombò nella piazza.
-FERMI, FERMI, HO DETTO FERMI!!!!!!!!!!!!
La gente cominciò a portarsi le mani alle orecchie, per proteggersi da quelle grida assurde.
Il boia abbandonò la corda e si portò il braccio al viso, per vedere meglio il gruppo di uomini a cavallo che si avvicinavano alla forca a tutta velocità.
 
-Ma che diavolo…?
Bisbigliò Sanji, dal suo trono al fianco del Doge, anche lui visibilmente stupito.
Entrambi si levarono in piedi, cercando di capire.
 
-FRATELLO, CE NE HAI MESSO DI TEMPO!!
Urlò a pieni polmoni Ace, comparendo chissà da dove a fianco di Nojiko e Bibi.
Bibi si voltò a guardare il ragazzo, con un sorriso.
Allora non tutto era perduto…
 
-SCUSATE, MI ERO PERSO!!!
Ridacchiò Rufy, giungendo col cavallo fino alla forca, alla vista di tutti, seguito a ruota da una scorta di cavalieri in testa ai quali cavalcava…
-ABSALOM!!!
Strillò allora Nami, incredula.
-Ma…ma…
 
-CHE DIAVOLO SUCCEDE?!?!
Il ruggito del Doge avvolse l’intera piazza, ammutolendo ogni astante.
Un silenzio irreale si diffuse ovunque.
Scendendo a passo di marcia dalle scale del trono, l’ometto si ritrovò sulla forca, a fissare i due prigionieri, e poi Rufy e Absalom, a turno.
Il vecchio in questione scese da cavallo, inchinandosi al sovrano.
-E tu chi saresti? Con che coraggio interrompete questa…
-…Carneficina?
Lo interruppe Zoro, adrenalinico e ormai privo di freni.
-Zitto tu, sei solo un garzone!… Avanti, voglio sapere!
Ordinò, gettando un’occhiata al Marchese appena arrivato dietro di lui. Questi si limitò a restituire lo sguardo, ma appena il Doge fu nuovamente voltato, il puro terrore si impadronì del suo volto, che sbiancò. Anzi, cercando di non farsi notare, Sanji cercò con gli occhi assottigliati una via di fuga.
 
-Velo spiego io!!
Esclamò, assurdamente allegro, Rufy, parandosi con sicurezza davanti all’autorità di Venezia.
-Le cose stan così: quel pazzoide del Marchese Sanji ‘di qualcosa’ prima ha fatto eliminare il diretto discendente della carica, poi ha rapito questo povero vecchietto – e Rufy indicò con poco garbo Absalom – che era il promesso sposo di Nami, per sposarla lui! Pazzesco!
Ma non dovete preoccuparvi, Absalom potrà dimostravi tutto!!!
Il Doge era senza parole, si voltò per fissare Sanji ma… questi era sparito.
-Sta scappando!!
Urlò Ace, indicando un punto indistinto tra la folla.
-Prendetelo!!
Aggiunse poi, rivolto ad alcuni paesani.
E loro, felici di poter partecipare al disordine, si gettarono a tuffo sul poveretto, che venne ben presto fermato e restituito alla polizia.
Sanji non volle dire nulla, e a capo chino si lasciò portar via, frustrato e iroso.
 
-Incredibile…incredibile…
Continuava a mormorare tra sé e sé il Doge, fino a che non si rese conto di essere fissato da migliaia di persone che attendevano una sua parola.
-Ah.. sì certo, ovviamente liberate i condannati e smontate tutto!
 
Un boato di gioia si levò dalla folla.
Il boia, deluso, liberò i due giovani dalle corde che li tenevano ammanettati, e i due si gettarono l’uno tra le braccia dell’altro, scambiandosi un bacio appassionato.
Al che, tra la folla, si levò un fragoroso applauso, che acclamava il matrimonio tra i due.
Parte della gente si disperse, parte rimase lì in piazza, a organizzare una festa improvvisata in onore del successo di quella adorabile coppia.
Imbarazzati, Zoro e Nami non opposero resistenza, anzi presero parte ai festeggiamenti, in compagnia di Nojiko, Ace, Bibi, Rufy e… ebbene sì, anche Absalom!
 
Verso sera, il vecchio Duca prese da parte Nami, allentandola dalla chiassosa festa che non accennava a spegnersi. Le parlò per la prima volta a cuore aperto, e in faccia, visti i loro brevi incontri burocratici.
-Nami, mia signora. Sebbene quella lettera fosse solo frutto di una coercizione, vorrei rinnovare il mio desiderio di annullare il nostro matrimonio.
La rossa ascoltava il discorso con attenzione, ben intenzionata a non perdersi nemmeno una vocale, per essere sicura di non aver capito male. Un sogno che si avverava?
Ma Absalom continuò:
-Ho visto cosa vi lega a quel giovane, e chi sono io per impedirvi di stare insieme? Solo un povero vecchio che avrebbe tanto bisogno di compagnia…ma non importa!
Ah, ho qui una cosa per voi… uhm, credo sia più per il vostro amico Zoro, ma la darò a voi. Non ho intenzione di restare qui a Venezia un solo minuto ancora! Mi hanno rapito, torturato, quasi ucciso! Me ne vado al Sud! Chissà, magari quella mia vecchia amica Laura è ancora viva… sapete, lei era follemente innamorata di me, un tempo!!
E con una risata che assomigliava più a un ruggito, il vecchio Absalom sparì alla sua vista, dileguandosi in una vietta deserta.
Nami sorrise, osservandolo andar via.
Mettendosi un po’ più in disparte, non si prese nemmeno la briga di chiamare Zoro, e aprì la busta ingiallita chiusa con un curioso sigillo di ceralacca rosso fuoco. Era uno stemma, assomigliava molto a quello del sovrano spagnolo…
 
Il foglio cadde dalle mani tremanti di Nami, che con la poca voce che le era rimasta prese a chiamare l’amato con aria incredula. Non aveva finito la lettera, ma le prime righe le avevano fatto capire quanto l’argomento fosse importante, e non era giusto leggerla senza di lui.
-Zoro…Zoro!!!!
Questo arrivò da lei, cingendole la vita con le braccia e baciandola con dolcezza sulle labbra.
-Che c’è, tesoro?
-Leggi qui!!
Disse lei, spiaccicandogli il foglio in faccia.
 
Zoro lesse la lettera accigliato.
-C..Cosa?
 
 
 
§
 
 
Zoro,
Ti scrivo questa lettera per comunicarti quello che forse avrei dovuto dirti molti anni or sono. Molte voci mi sono giunte qui in Spagna di quello che stai combinando laggiù in Italia, e noto con piacere che il tuo temperamento focoso non si è estinto col tempo.
Ma passiamo al nocciolo della questione.
Cosa ti ricordi della tua vita, prima di 18 anni? Nulla, immagino, come quando ci siamo conosciuti in quello squallido orfanotrofio.
Nulla, perché all’età di 17 anni una pallottola ti sfiorò il cervello, provocandoti un trauma che ti ha spinto a dimenticare tutto. Un’autodifesa interessante, a mio dire.
Un metodo veloce e semplice per scordare tutto: le tue nobili origini e il pericoloso segreto che porti sempre con te.
 
-Zoro, ma che significa? Cosa porti sempre con te?
Nami stava leggendo la lettera con lui passo passo, e aveva fretta di capire. Ma lui no, aveva bisogno di tempo e calma per assimilare tutto pian piano. Dopotutto, si parlava della sua vita. Non si rispose alla domanda della rossa, ma si portò meccanicamente una mano sul fianco destro. Continuò a leggere.
 
Non ti svelerò subito di cosa si tratta quel segreto, se no che gusto ci sarebbe? Ma credo, anzi sono certo, che leggendo questo foglio lentamente tutto tornerà alla tua mente, e ti sarà chiara ogni cosa.
Andiamo con ordine, anche se è complicato.
Comincerò col spiegarti quella pallottola.
Ancora non ricordi nulla?
 
Zoro spostò nuovamente la mano, quella libera, che stavolta andò a posarsi sulla tempia, come se il dolore di tanti anni prima stesse riaffiorando bruciandogli la pelle.
 
Se è così, sarò felice di aiutarti.
Prima di tutto, Zoro, tu sei figlio del capitano della guardia reale di Spagna.
 
-Che cosa?!?!
Esclamò Nami, totalmente colta alla sprovvista.
Zoro, invece, non proferiva parola, era totalmente costernato e faticava a credere a una tale pesante verità.
 
Tuo padre era il favorito del Re Filippo II, tanto che si diceva che, se non avesse avuto eredi, il sovrano avrebbe volentieri affidato il trono a lui.
Tuo padre si chiamava Mihawk, ed era uno dei soldati più forti e coraggiosi che la Spagna poté mai vantare nel proprio esercito. Per questo il Re ne era tanto orgoglioso.
Orgoglioso al punto di affidargli un enorme segreto, un segreto che mai e poi mai avrebbe dovuto cadere in mano nemica.
Ma tuo padre non era d’accordo con quella scelta, provò a convincere il Re a scegliere qualcun altro, eppure non ci fu verso di fargli cambiare idea. Per questo Mihawk si rivolse all’unica persona di cui sapeva di potersi fidare: tu.
Sì, tu, il suo adorato figlio sedicenne, che già a quella giovane età aveva saputo dimostrare doti guerriere pari, se non addirittura superiori, a quelle di suo padre.
E tu diventasti, all’insaputa di tutti, il depositario di quel segreto.
 
Pian piano nella mente di Zoro cominciarono a delinearsi, sfocati, immagini e suoni, profumi e colori da tempo dimenticati.
La testa gli pulsava, dolorante, nello sforzo di ricordare, di trattenere quelle informazioni vitali.
 
Quel segreto era… era una mappa.
Una rotta, nell’Oceano Pacifico, ancora sconosciuta, che alcuni emissari del Re avevano individuato con una truppa di esploratori.
Partiti in centinaia, poche decine fecero ritorno a casa. Ma quelli che tornarono, poterono raccontare di isole meravigliose, ricche e prospere. Popoli nuovi e selvaggi. Tesori nascosti.
Quella mappa era fondamentale, capisci?
La Spagna necessitava di una spinta economica e militare, e quella scoperta straordinaria rappresentava la salvezza di molti.
Tuo padre non poteva permettere che fosse trovata.
E così, quella mappa fu tatuata sul tuo fianco, in un codice ideato appositamente da alcuni scrivani del Re in persona.
Un codice sconosciuto perfino a te, che avesti il compito di non studiarne mai la chiave di lettura.
Per questo anche tu non sei mai riuscito a comprenderla, sebbene ormai l’abbia imparata a memoria.
Giusto?
 
-Giusto…
Mormorò Zoro, sorridendo fra sé e sé.
 
E ora che ci sono le premesse, posso passare ai fatti veri e propri.
Quando tu compisti 17 anni, il Re Filippo II subì un attentato.
Ovviamente, ne uscì incolume, ma per salvarlo tuo padre perse la vita.
Tu fosti coinvolto nella battaglia, poiché non mancavi mai di seguire tuo padre a crote. Ma quel giorno fu la tua rovina: fortunatamente  quella pallottola, che doveva essere diretta al tuo cervello, ti sfiorò soltanto.
Io, in quanto lontano parente del Re, ebbi il compito di trarti in salvo, curarti e mandarti nel primo orfanotrofio che avessi trovato.
Ormai era chiaro che sembravi non ricordare nulla, per questo nessuno si prese la briga di assicurarsi che tu avessi una vita felice, o quantomeno minimamente agiata.
Dopotutto, il Re doveva molto a te e tuo padre, ma questo non sembrò provocargli troppa comprensione.
E io fui furioso con lui.
Non capivo il suo comportamento: prima si fida a tal punto di un uomo da affidargli un tale segreto, e poi tradisce così la fiducia della sua famiglia, allontanando il figlio dalla corte una volta morto il padre. Inaudito…
Poi scoprii tutto. Quell’attentato era un imbroglio, uno sporco imbroglio. Organizzato dal Re in persona, che voleva riappropriarsi della mappa senza destare sospetti. Il bersaglio non era lui, ma tuo padre, capisci?
Filippo II aveva stretto un accordo segreto con la Francia, assicurando la mappa in cambio di una salda alleanza e una cospicua somma. Ma come avrebbe potuto spiegarlo a Mihawk? Il cuore puro del capitano non si sarebbe mai piegato a una simile bassezza.
Il Re, dunque, allontanò te da palazzo dopo aver eliminato tuo padre. Probabilmente, non l’avrebbe fatto se si fosse ricordato che Mihawk non era più in possesso della mappa. Dopo averne esaminato il cadavere, infatti, si rese conto che l’unico che poteva averla eri tu, e cominciò a cercarti, proprio tra quegli orfanotrofi in cui ti aveva buttato.
Ma io fui più veloce, fortunatamente.
A 18 anni ti prelevai, ti tenni con me cinque anni in modo da insegnarti tutto quello che potevo, e poi ti allontanai bruscamente, raccomandandoti severamente di non farti più vedere in Spagna.
Ora capisci il mio comportamento ostile?
Capisci che l’ho fatto per te, perché non avessi la tentazione di tornare qui in Spagna?
 
-Bartholmeus…
Capì infine Zoro, ormai conscio di ogni cosa.
Gli venne da piangere, ma le lacrime proprio non volevano saperne di uscire. Dopotutto, dalla morte di suo padre non aveva mai più pianto.
 
Ora che ti ho detto tutto, mi rimane un’ultima cosa da fare. Una preghiera, un favore che devo chiederti.
Elimina quella mappa, cancellala dalla faccia della terra, fai in modo che non venga trovata.
Questo è il mio ultimo desiderio.
Sì, sto morendo.
Dopo tutto questo tempo, è arrivata l’ora anche per me.
Ah, perdonami. Questa è davvero l’ultima: ho una villa in Italia, nei pressi di Venezia. Il quinto scaffale dall’alto, nel salotto. Sesto libro da destra, pigialo.
Troverai così tutte le tue ricchezze, e il mio testamento che te ne fa padrone.
Ti amato come un figlio Zoro, e ho amato tuo padre come un fratello.
Addio,
 
Orso Bartholmeus
 
 
Zoro finì la lettera con un groppo in gola. E poi capì.
Non erano le lacrime a non voler uscire, era lui che non lo voleva.
Non voleva piangere.
Perché se Orso, o se suo padre, l’avessero visto, che figura avrebbe fatto?
Zoro non pianse, ma sorrise.
 
Perché finalmente aveva un passato.
Perché aveva riacquistato un ricordo.
Perché adesso aveva uno scopo.
Perché poteva avere una vita vera.
 
-E ora cosa accadrà, Zoro?
Gli domandò timidamente Nami, guardandolo con i suoi dolci occhi nocciola.
Il ragazzo la guardò un attimo: non era l’unico che poteva rifarsi una vita.
Ora potevano sposarsi, essere felici insieme.
 
-Ora, Nami, siamo liberi! 





E' proprio finita! Ne sono felice, non vedevo l'ora che per Zoro e Nami arrivasse finalmente la pace!
Ancora tante grazie a chi mi ha seguito, letto e recensito!
Un bacione a tutti, buon inizio di settembre!

Izumi93 ;)

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