Listen to your heart

di Guruchan96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata come tante... o quasi ***
Capitolo 2: *** N°12 - Grimmauld Place ***
Capitolo 3: *** L'ordine della fenice ***
Capitolo 4: *** Malintesi e chiarimenti ***
Capitolo 5: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 6: *** Missione n°1! ***
Capitolo 7: *** Rendez-vous ***
Capitolo 8: *** Una svolta per l'Ordine ***
Capitolo 9: *** Casa Tonks ***



Capitolo 1
*** Una giornata come tante... o quasi ***


listen to your heart - cap 1 Il giorno in cui misi piede per la prima volta nel quartier generale dell'Ordine della Fenice sembrava all'inizio una semplice giornata come tante. Le stranezze però erano cominciate dal mattino, in ufficio, quando Malocchio Moody, che lavorava come me al reparto Auror del Ministero della Magia, mi aveva preso da parte e, senza troppe cerimonie, mi aveva consegnato un biglietto: "Il quartier generale dell'Ordine della Fenice si trova a Grimmauld Place n° 12" recitava una calligrafia stretta ed elegante che mai avevo visto prima. Non ebbi il tempo di chiedere spiegazioni perchè lui, che continuava a guardarsi intorno circospetto, con l'occhio magico che roteava qua e là, mi disse soltanto di farmi trovare a quell'indirizzo alle sette in punto di quella sera. Poi mi strappò di mano il biglietto e, senza aggiungere altro, si dileguò così come era arrivato. L'Ordine della Fenice... continuai a rimuginarci chiedendomi dove potessi averlo già sentito, e più di una volta fui ripresa dal mio superiore perchè avevo palesemente la testa da un'altra parte. Così potei rivolgermi totalmente a quel pensiero solo all'uscita dall'ufficio, sulla strada di casa, cercando di capire se quello strano biglietto fosse in qualche modo collegato allo strano comportamento di Malocchio in quei giorni. Cioè, strano lo era sempre stato, ma in quei giorni lo era ancora di più: lo incontravo molto più spesso del solito, come se facesse apposta ad incrociarmi al Ministero, e qualche volta lo soprendevo persino a fissarmi con sguardo indecifrabile; quando invece capitava che scambiassimo qualche parola, si finiva sempre a parlare di argomenti molto strani, che nessuno era solito trattare all'interno del Ministero, che riguardavano in particolare gli ultimi fatti di cronaca: Voldemort, Silente, Harry Potter, associazioni segrete e altre cose tra le più improbabili... ehi aspetta un attimo... associazioni segrete?
"Ma certo!" esclamai ad alta voce colpendomi la fronte con la mano (e guadagnandomi un'occhiataccia da parte di un vecchietto che mi era passato accanto per la strada); l'ordine della fenice era un'associazione segreta che, nel periodo in cui Voldemort era ancora al potere, combatteva in gran segreto per fermarlo... dovevo averlo sentito dalla mamma in chissà quale occasione... Nel frattempo ero arrivata a casa, così infilai la chiave nella toppa, ancora eccitatissima per la mia recente scoperta. Forse l'Ordine esisteva ancora? Forse Malocchio voleva che anche io ne facessi parte? Lo sguardo entusiasmato dipinto sul mio volto però si spense gradualmente, mentre mi richiudevo la porta alle spalle. "O forse sto solo prendendo un granchio" dissi tra me e me, appoggiandomi alla porta alle mie spalle e guardando imbronciata il disordinato salottino del mio appartamento. Quello che sapevo per certo era che l'appuntamento di quella sera sarebbe stato sicuramente importante, perciò dovevo assolutamente essere puntuale. Un po' per evitare di addormentarmi senza accorgermene (cosa che succedeva con particolare frequenza quando avevo orari da rispettare), un po' per ingannare l'attesa, cominciai a mettere in ordine quel bazar che era casa mia, per la prima volta da tempi immemorabili. Guardavo febbrilmente l'orologio ogni due/tre minuti, sbuffando quando mi accorgevo di quanto poco tempo era passato. Alle 18:30 in punto già non ne potevo più di aspettare, così cominciai a prepararmi. Mancava ancora qualche minuto alle sette quando mi infilai i miei amati anfibi di vernice nera; avevo giusto il tempo di smaterializzarmi e alle sette in punto mi sarei trovata con la massima puntualità a... a... uno sguardo terrorizzato mi si dipinse sul volto: "Oh no. OH NO! Non ricordo più l'indirizzo! L'ho letto una volta solaaa... il quartier generale dell'Ordine della Fenice si trova a... si trova a..." cercai di mettere a fuoco nella mia mente ciò che c'era scritto sul biglietto, ma niente da fare. "Ooh accidenti!" Imprecai sprofondando nel divano "Maledetto biglietto, maledetta la mia sbadataggine e la mia scarsa conoscenza delle strade di Londra!" Già, perchè se non fosse stato che a 20 anni ancora non sapevo esattamente quale fosse Oxford Street, forse avrei avuto una memoria migliore per gli indirizzi. Guardai l'orologio: le sette meno cinque. Un'improvvisa idea mi balenò in mente: mi avvicinai al camino, presi una manciata di polvere volante e dissi chiaramente "Ufficio di Malocchio Moody, Ministero della Magia"; poi misi la testa nel camino e un attimo dopo mi ritrovai a guardare dal basso del caminetto l'ufficio di Malocchio. Ma di lui nemmeno l'ombra. Ritrassi la testa dal camino, delusa. Non che ci avessi sperato troppo... probabilmente Malocchio era già arrivato al luogo dell'appuntamento, e in fondo mancavano solo tre minuti. Niente da fare, quella era la mia ultima speranza... non potevo certo andare in giro per Londra chiedendo ai passanti: "Mi scusi, sa dirmi per caso dov'è il quartier generale dell'Ordine della Fenice?" Mi avrebbero come minimo presa per pazza. Più demoralizzata che mai uscii di casa, ricordando per un soffio di prendere le chiavi, ancora infilate nella toppa, e inciampando come sempre nell'ultimo gradino davanti alla porta. Mi guardai intorno, come se mi aspettassi che qualcuno, da un momento all'altro, mi sventolasse davanti uno striscione con su scritto a caratteri cubitali quello stramaledetto indirizzo; quando, ad un tratto, vidi qualcosa, o meglio qualcuno, che attirò la mia attenzione:
"Kingsley!" cominciai a corrergli dietro "Kingsley!" Lui si girò di scatto, e rimase un po' sorpreso nel vedermi. In effetti neanche io sapevo bene perchè lo avessi fermato... forse lui poteva sapere... l'avevo visto confabulare con Malocchio qualche volta, anche se sembravo essere una dei pochi, o forse l'unica, ad averlo notato. Ma prima che potessi aprire bocca per spiegarmi, lui disse:
"Tonks, ma tu che ci fai ancora qui?" e, abbassando la voce e chinandosi un po' verso di me, in modo che solo io potessi sentirlo, continuò: "Non avevi appuntamento con Malocchio alle sette, tu-sai-dove?"
"Ahem, il problema è proprio che io non so dove..." dissi imbarazzata.
"Che vuoi dire?" disse lui con l'aria di chi si è perso qualche passaggio "Malocchio non ti ha forse mostrato il biglietto?"
In un primo momento mi chiesi come facesse a saperlo, ma poi mi affrettai a rispondere:
"Sì, il problema è che... l'indirizzo... bhe l'ho dimenticato"
Lui mi fissò inizialmente ad occhi spalancati, poi scoppiò a ridere. Non sapevo se sentirmi offesa o sollevata...
"Sei proprio come ti descrivono, Ninfadora Tonks" disse Kingsley, che aveva smesso di ridere, ma mi rivolgeva ancora un gran sorriso. Feci per protestare ("Non chiamarmi Ninfadora!!"), ma lui mi appoggiò una mano sul braccio e disse:
"Vieni, tanto anche io stavo andando nello stesso posto" e detto questo mi fece l'occhiolino.
Il mio viso si illuminò all'improvviso: era possibile che per una volta nella mia vita fossi stata così fortunata? Lo seguii a passo svelto mentre svoltava in un vicolo deserto e, quando mi fui aggrappata saldamente al suo braccio, ci smaterializzammo.





Questa non è la prima fanfic che scrivo, ma è tra le più recenti, così ho deciso di pubblicarla per prima perchè... bhe non lo so nemmeno io xD comunque ci tengo a precisare che è ambientata nel quinto libro, anche se il corso degli avvenimenti è stato sconvolto dalla sottocritta, che ha fatto un po' di testa sua... spero che questo non vi crei troppa confusione x3 Siate sinceri se deciderete di recensire, ditemi tutto quello che pensate, perchè le critiche aiutano molto a migliorare ;) Grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, recensite in tanti! :D



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Capitolo 2
*** N°12 - Grimmauld Place ***


jjjj Quando ci fummo rimaterializzati, giungemmo in una piccola piazzetta, illuminata solo da due alti lampioni: sembravano essere lì da molto tempo, a giudicare dall'aspetto malandato e pericolante, che del resto caratterizzava tutto ciò che si trovava nei dintorni. Le case sembravano di costruzione assai antica e il quartiere appariva a prima vista un po' isolato, dato che non si sentiva volare una mosca. Accanto a me, Kingsley si incamminò verso la figura che ci attendeva al centro della piazzetta; io alzai lo sguardo verso il cartello all'inizio della strada in cui ci eravamo materializzati: Grimmauld Place. Mi ripromisi di tenerlo bene a mente, anche se ormai non serviva più a molto, e affrettai il passo per raggiungere Kingsley e Malocchio. Quest'ultimo aveva entrambi gli occhi puntati su di me, le sopracciglia inarcate, mi fissava come se volesse incenerirmi da un momento all'altro.
"Devi perdonarla Alastor" fece Kingsley. L'occhio di Moody si spostò velocemente su di lui, mentre l'occhio magico continuava a fissarmi.
"Aveva dimenticato l'indirizzo, è stata una fortuna che mi abbia incontrato prima che mi smaterializzassi."
"Mmmh..." mugugnò Moody in tutta risposta; poi spostò lo sguardo verso i malandati palazzi di Grimmauld Place. Io lo imitai ma...
"Malocchio! Ma il biglietto... ricordo male o il biglietto diceva numero 12?" dissi un po' disorientata fissando il muro di mattoni scuri tra il numero 11 e il numero 13 di Grimmauld Place: mancava esattamente il numero 12. Mi voltai verso Malocchio, e lui annuì. Sembrava quasi compiaciuto che gliel'avessi chiesto. All'improvviso sentii un rumore sinistro e mi voltai di nuovo verso Grimmauld Place con uno scatto, rimanendo a bocca aperta: il numero 11 e il numero 13 si stavano allontanando tra loro, per far posto ad un altro palazzo, piuttosto malmesso, che pareva venir fuori dal nulla. Quando questo si fu completamente sistemato tra i due, senza che all'interno dei due palazzi a fianco nessuno si accorgesse di niente, fissai allibita la targhetta, ormai corrosa dal tempo, che faceva mostra di sè accanto alla grande porta in legno: n°12.
Malocchio e Kingsley si avviarono a passo svelto verso la porta, e io mi affrettai a seguirli. Entrambi si spostarono per permettermi di entrare per prima, così, un po' titubante, aprii la porta e... sbam! Finii dritta dritta di sedere per terra, accorgendomi solo qualche secondo dopo di essere appena inciampata in un grosso portaombrelli a forma di zampa di troll. Nel frattempo delle urla assordanti riempirono tutta la stanza, Kingsley mi superò di corsa mentre cercava di richiudere delle tende davanti al quadro di una vecchia donna, e le urla sembravano provenire proprio da lei. Non riuscii a capire bene cosa stesse dicendo, perchè nella mia testa c'era una confusione pazzesca: Moody era entrato e si era richiuso la porta alle spalle, la donna continuava a gridare, mentre Kingsley si affannava a richiudere le tende, aiutato da un uomo piuttosto giovane, con i capelli ondulati e scuri, lunghi fino alle spalle. Quando le urla terminarono, cominciai a mettere a fuoco Grimmauld Place numero 12... ma... che razza di posto era? Il giovane uomo doveva avermi visto un po' disorientata, perchè si avvicinò dicendo:
"Devi scusarla, mia madre non è mai stata troppo amichevole... vuoi una mano?" disse sorridendo e porgendomi una mano.
Ma quando misi bene a fuoco il viso dell'uomo mi ripresi di colpo: afferrai il suo braccio di scatto, facendogli perdere l'equilibrio, mi rialzai rapidamente (per quanto la mia imbranataggine me lo permettesse) e, quando lui fu a terra, gli puntai la bacchetta al petto;
"Fermo dove sei, assassino!" dissi con fermezza.
Come avevo potuto non riconoscerlo? Era Sirius Black, il perfido assassino su cui da anni al ministero si stava indagando!
"Ahah" per tutta risposta lui fece un sorriso un bel po' tirato, senza riuscire a nascondere un velo di tristezza.
"Ahimè, questa non è la prima minaccia di morte che ricevo in questo periodo..." disse massaggiandosi la schiena con una smorfia di dolore per la botta.
"Tonks, non trarre conclusioni affrettate" a parlare era stato Kingsley, che, con la sua voce sempre calma e profonda proseguì:
"Lui è innocente, ma ti spiegheremo tutto in riunione d'accordo?"
Lasciai andare Black, continuando a fissare prima lui, poi Kingsley, senza capire.
Sirius Black era innocente? O Kingsley era dalla sua parte? Dov'ero finita?
"Immagino ci siano un paio di cose che devi sapere." Malocchio, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, si rivolgeva a me:
"Ma è proprio per questo che sei qui oggi."
Poi seguì Kingsley e Black, che si dirigevano in un'altra stanza, ma, prima di varcarne la soglia, si voltò e disse:
"Comunque complimenti, vigilanza costante!" concluse con un occhiolino e quello che sembrò un mezzo sorriso.
Io rimasi, se possibile, ancora più allibita. Era la prima volta che vedevo Malocchio congratularsi con qualcuno, figurarsi con me!
Ancora spiazzata mi affrettai a seguirlo nell'altra stanza.




pk Alloora questo capitolo forse è un po' confuso, ma spero abbiate capito ugualmente qualcosa x'D
Mmmh cosa dovrei dire... ho deciso per la mia fanfic che inizialmente Tonks non conosce Sirius come persona, nè tantomeno come familiare, perchè avevo voglia di approfondire un po' quello che è il rapporto tra di loro, cominciando proprio dal principio; perchè in fondo lei a questo punto della storia lo conosce solo per quello che ha sentito al ministero, quindi non sa nulla del "vero" Sirius.
Non aggiungo altro, spero solo che continuerete a leggere, cercherò di aggiornare al più presto :)




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Capitolo 3
*** L'ordine della fenice ***


cap 3 Mi scuso per il ritardo con cui posto questo capitolo, ma purtroppo ho davvero troppo poco tempo libero per poter scrivere in santa pace :( spero che continuerete a seguire la fanfic, anche se non so dirvi esattamente quando aggiornerò con il prossimo capitolo... grazie a tutti, in particolare a quelli che hanno perso tempo a recensire la mia storia x3 buona lettura!





A seguito di Malocchio entrai in quella che doveva essere la cucina. Intorno al lungo tavolo che era al centro della stanza sedevano almeno una decina di persone. Black, che era al capotavola, alzò lo sguardo e ammiccò verso di me. Non sapevo cosa pensare, mi sentivo imbarazzata e un po' fuori posto...
In breve, forse anche a causa dei miei capelli che erano tornati al loro naturale colore rosa, mi ritrovai gli occhi di tutti puntati addosso:
"Oh cavolo, non sono mai stata brava a parlare in pubblico..." pensai con "un pizzico" di agitazione;
"A-Ahem, io sono..."
Ma non feci in tempo a dire nient'altro, perchè una donna sulla quarantina, dai capelli rossi e l'aria gioviale, mi gettò le braccia al collo:
"Benvenuta cara! Tu devi essere Ninfadora!" disse con un gran sorriso.
Sentire il mio orrendo nome pronunciato con tanta enfasi mi fece rabbrividire, ma, con mio grande stupore, nessuno dei presenti si lasciò sfuggire fastidiose risatine: quando abbassai lo sguardo tutti mi sorridevano apertamente, chi più chi meno, e qualcuno mormorava un "benvenuto" qua e là.
Mi sentii arrossire piacevolmente.
"E così, quello che vedi davanti a te è l'Ordine della Fenice" disse Malocchio rompendo il silenzio, "associazione fondata anni fa da Albus Silente e viva tutt'ora, il cui scopo primario è quello di contrastare Tu-sai-chi."
Aha! Lo sapevo! Allora era proprio di questo che si trattava!
"Ora, credo tu abbia bisogno di qualche chiarimento e di qualche informazione in più, perciò, se vogliamo cominciare..."
Non aspettavo altro!
"Suvvia Malocchio, si è fatto tardi, perchè prima non ceniamo e dopo pensiamo alla riunione?" disse la gentile signora di prima, seguita da un vago mormorio di assenso. Guardai speranzosa Malocchio, nella speranza che rifiutasse, tuttavia lui esordì con un cupo "d'accordo" e tutti ripresero a chiacchierare allegramente. Finalmente dopo la cena, durante la riunione, ebbi finalmente modo di chiarirmi le idee su tanti interrogativi a cui non avevo mai trovato risposta. I membri dell'ordine si mostrarono da subito molto pazienti e gentili con me. La serata passò in un batter d'occhio e, arrivate le 10, qualcuno cominciò a manifestare segni di impazienza.
Anche Malocchio se ne accorse a quanto pare, perchè, anche se con aria leggermente contrariata, dichiarò che la riunione era ufficialmente conclusa. Alcuni cominciarono a congedarsi, ringraziando Molly Weasley (la donna dai capelli rossi che mi aveva accolta all'inizio) e salutando tutti gli altri. Mi sentivo molto più a mio agio una volta saputo tutto: i membri dell'Ordine erano incoraggianti e piacevoli, mi rivolgevano spesso ampi sorrisi e non sembravano particolarmente infastiditi dalla mia sbadataggine, che, mio malgrado, si era manifestata in più occasioni (in particolare durante la cena). L'unica cosa che continuava ad assillarmi era il modo in cui mi ero comportata con Sirius... lo avevo accusato senza conoscerlo, mi ero comportata esattamente come tutte le persone lì fuori, che lo credevano una persona orribile senza neanche averne le prove... avevo bisogno di scusarmi con lui. Eravamo rimasti ormai in pochi, e io stavo chiacchierando tranquillamente con Arthur, il marito di Molly, simpatico e gentile almeno quanto lei. Quando, ad un tratto, Sirius, che stava parlando con un altro membro dell'Ordine di cui proprio non riuscivo a ricordare il nome, si alzò in piedi. Quando vidi che usciva dalla stanza mi alzai di scatto, rovesciando un bicchiere che non si ruppe per miracolo. Mi scusai con Arthur e seguii Sirius al piano superiore.

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Capitolo 4
*** Malintesi e chiarimenti ***


Listen to your heart - capitolo 4

Salii lentamente le scale a chiocciola che portavano al secondo piano di Grimmauld Place, per evitare capitomboli decisamente fuori posto, e giunsi in un corridoio. Era piuttosto buio, nonostante le lampade a muro lungo le pareti, che avevano una luce tenue come quella di una candela. C'erano un'infinità di porte, la maggior parte chiuse, ma in una stanza dalla porta aperta solo per metà intravidi Sirius; bussai piano ed entrai. Lui era fermo, in piedi, e osservava uno strano, enorme dipinto sulla parete. Il mio arrivo lo distolse dai suoi pensieri e lo fece voltare di scatto.
"Tonks!" disse con aria sorpresa.
Mi guardai intorno per qualche istante: la stanza doveva essere un piccolo salotto, c'erano due divani, un tavolino, un grande mobile a vetri molto impolverato e quel grande dipinto sul muro. Osservandolo meglio notai che c'erano moltissime scritte. Sirius dovette notare che quel dipinto aveva catturato la mia attenzione, perchè disse:
"Quello che vedi qui è l'albero genealogico della mia famiglia... bhe, forse dovrei dire della nostra famiglia! Ci dovresti essere anche tu, però..."
Indicò il punto in cui, un tempo, era scritto il nome di mia madre: ora, al suo posto, vi era un'unica grande macchia nera; la tela in quel punto era stato bruciata.
"É... è per via di mio padre, vero?" chiesi voltandomi verso Sirius. Lui, continuando a fissare la tela, rispose:
"Sì... brava gente i miei!" disse con fare scherzoso, rivolgendomi un sorriso. Abbozzai anch'io un sorriso in risposta.
"Del resto, anch'io ho subito lo stesso trattamento..." disse subito dopo indicandomi un'altra macchia nera, dove un tempo doveva esserci stato il suo nome.
"Oh..." fu l'unica cosa che riuscii a dire. Accidenti a me e alla mia delicatezza da elefante!
"Deve essere stato quando sono scappato di casa..." proseguì lui, "ma non ho rimpianti!" aggiunse sorridendo all'espressione triste sul mio volto.
Dopo un attimo di silenzio presi io la parola:
"Sirius, io..."
Lui mi osservò con attenzione, incuriosito dal mio atteggiamento. Abbassai lo sguardo, leggermente imbarazzata:
"Io... volevo scusarmi per prima..."
"A cosa ti riferisci?"
"A quando... bhe a quando ci siamo incontrati giù nell'ingresso e io..."
"Ah, al nostro piccolo litigio!" disse lui ironico. "Naa, non devi preoccuparti per quello! Te l'ho detto ci sono..."
"Ci sei abituato! Ho capito..." lo interruppi io, "ma è proprio questo il problema..."
Lui sembrò sorpreso:
"Di che parli?"
"Sai... io ho sempre criticato le persone che giudicano senza conoscere, basandosi solo su quello che dice la gente... e oggi l'ho fatto io stessa. Non sapevo niente di te, eppure non ho esitato a crederti un assassino, e a giudicarti in quanto tale. E non puoi immaginare come mi sono sentita quando ho saputo quello che invece hai realmente passato... mi sono sentita uno schifo. Anche perchè mi sono resa conto che fino ad oggi mi sono fidata ciecamente di una squallida bugia, ho dato la caccia senza sosta ad un uomo completamente innocente, ho dato retta a ciò che altri hanno voluto farmi credere, senza pensare nemmeno per un istante che potesse esserci dell'altro... ho sbagliato... perciò permettimi almeno di chiederti scusa Sirius!"
Lui mi guardò per qualche secondo a bocca aperta. Poi sfoderò di nuovo il suo sorriso e disse semplicemente:
"Ma quanto parli!"
Io arrossii e lui rise,
"Scu..." feci per dire, ma lui mi interruppe:
"Basta con le scuse, Tonks" disse sorridendo benevolo. "Non potevi sapere tutto quello di cui sei venuta a conoscenza stasera, non ne avevi i mezzi, ed è più che normale che tu abbia creduto a ciò che la stragrande maggioranza del mondo magico afferma senza ombra di dubbio. Tuttavia il tuo discorso mi ha fatto capire che hai un cuore davvero grande... E spero sinceramente che questo mondo non riesca mai ad abbattere le tue convinzioni e la tua determinazione, perchè sono davvero eccezionali."
Mi rivolse un sorriso sincero guardandomi negli occhi, e mi diede un buffetto affettuoso sulla spalla.
In quel momento sentimmo dei passi, e poco dopo qualcuno entrò nella stanza:
"Sir..." fece per dire, poi si fermò di botto. "Oh! Scusate... ho interrotto qualcosa?"
Guardai l'uomo che era appena entrato, lo stesso che avevo visto parlare con Sirius dopo la riunione, senza capire ciò che aveva appena detto... poi afferrai e con un balzo mi allontanai da Sirius, rossa fino alla punta dei capelli (nel vero senso della parola!), mormorando un confuso "nonono" e scuotendo la testa con fare patologico. L'uomo mi squadrò per un attimo ad occhi aperti, interdetto dalla mia reazione improvvisa e bizzarra, poi si rivolse tranquillamente a Sirius:
"Ahem... scusa Sirius, dovrei parlarti un attimo."
"Sono tutto tuo Rem!" rispose lui nel suo solito tono scherzoso, trattenendo a stento le risate per il "simpatico" malinteso.
"Allora sarà meglio che io vada!" dissi io ancora in preda all'imbarazzo. Mi avviai con passo affrettato verso la porta... troppo affrettato! Proprio mentre passavo accanto all'amico di Sirius, inciampai in qualcosa e persi l'equilibrio. Solo i riflessi pronti di lui, che mi afferrò per la vita, mi salvarono da una bella caduta. L'uomo mi tirò su con delicatezza e, sorridendo, disse in tono gentile:
"Dovresti stare più attenta, Ninfadora"
Occupata a fissare i suoi occhi, di un azzurro intenso, non mi preoccupai neanche del fatto che aveva pronunciato il mio intero orribile nome. Lui ricambiò lo sguardo.
"Ti ringrazio... ahem..."
"Remus." disse prontamente lui, "Remus Lupin, sempre che occorra tanta formalità..." proseguì sempre sorridendo.
Aveva il volto pallidissimo e un'aria stanca, ma, nel complesso, aveva un certo fascino... mi distolsi dai miei pensieri accorgendomi che lui ancora mi teneva per la vita. Anche lui se ne accorse perchè si scusò, e quando mi congedai, giusto prima di uscire dalla stanza, colsi lo sguardo sornione di Sirius, che ricambiai con una sincera risata.


Salve a tutti! Mi scuso infinitamente per questo aggiornamento così tardivo, so bene che sono passati più di due mesi da quando ho pubblicato l'ultimo capitolo! >.< Spero di riuscire ad aggiornare più spesso per gli altri capitoli, anche perchè questa storia si prospetta ancora lunga x'3 vi dico già che il capitolo 5 l'ho già scritto, quindi lo pubblicherò presto :D intanto spero che questo vi piaccia, e che anche se vi ho fatti tanto aspettare continuerete a seguire la mia storia >w< Recensitee!

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Capitolo 5
*** Una visita inaspettata ***


5. Una visita inaspettata Nelle due settimane che seguirono non ci furono ulteriori riunioni dell'Ordine; solo nei fine settimana capitava che ci ritrovassimo al quartier generale, dove spesso capitava di cenare tutti assieme, grazie all'impeccabile contributo di Molly. A Grimmauld Place si respirava sempre un'aria di familiarità, tanto che quasi cominciai a preferire il quartier generale al mio affezionato appartamento in Rushword Street. Mi piaceva recarmi lì, anche solo per tenere compagnia a Sirius, che era sempre in casa, sotto preciso ordine di Silente. Spesso per lo stesso motivo passavano da Grimmauld Place anche Remus e Bill; Bill era uno dei figli dei Weasley e, benchè fosse di ben quattro anni più grande di me, andavamo perfettamente d'accordo, e riuscimmo a legare molto in pochissimo tempo. Remus, invece, era un tipo particolare: non riuscivo mai a capire esattamente cosa gli passasse per la testa. Tuttavia capii presto che era un uomo molto più maturo di quanto mi aspettassi e, nonostante spesso ci trovassimo a discutere perchè sempre in disaccordo, parlare con lui era piuttosto piacevole.
In poco tempo riuscii anch'io a sentirmi interamente parte di quell'armonia che teneva unito l'Ordine della Fenice, anche grazie a tutti i suoi membri, che mi trattavano ormai come se mi conoscessero da anni. Il mio rapporto con Sirius migliorò a tal punto da superare ogni mia aspettativa: stavamo riuscendo passo dopo passo a creare quel legame di affetto che, benchè fossimo parenti, non avevamo mai avuto.
Incontravo i membri dell'Ordine anche al Ministero, soprattutto Kingsley,
che spesso passava a fare due chiacchiere con me, e Malocchio, che, quando era particolarmente di buon umore, mi salutava con strani grugniti difficilmente interpretabili. Le mie giornate erano finalmente diverse dal solito, la mia monotona vita di Auror ventunenne era finalmente cambiata, e io ne ero entusiasta!
L'ultima settimana di agosto il mio superiore decise finalmente di darmi un paio di giorni di "ferie". Decisi però che il tanto agoniato riposo avrebbe atteso ancora un po', e, con un enorme sforzo di volontà, mi convinsi a dedicare il lunedì mattina a riordinare la baraonda che sempre regnava al n°5 di Rushword Street. Tuttavia qualcosa quella mattina sconvolse i miei piani; mentre ero intenta ad impilare pazientemente il gran numero di libri sparsi sul mio pavimento, il rumore del campanello mi fece sobbalzare. La pila che avevo accumulato fino ad allora vacillò un attimo, prima di cadere e sfracellarsi senza pietà sul parquet. I volumi si sparpagliarono nuovamente in tutte le direzioni ed io, un po' seccata, mi avviai con passo pesante nell'ingresso. Una volta davanti alla porta, però, mi resi conto che non aspettavo visite quella mattina... o forse semplicemente la mia memoria funzionava male come al solito! Aprii la porta e ciò che vidi mi colse completamente di sorpresa: sulla soglia c'era Remus Lupin, l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di trovarci. Vedendo che lo osservavo con aria interrogativa, lui prese la parola:
"Ti chiedo scusa per l'intrusione improvvisa, Ninfadora..." (i miei capelli si drizzarono come in preda ad una scossa elettrica)
"...il fatto è che... credo che il tuo camino non funzioni a dovere!"
"Il camino?" domandai senza capire.
"Sì! Ho provato ad usare la polvere volante per contattarti, ma il tuo camino non ne ha proprio voluto sapere. Così, poichè a mio avviso mandarti un gufo sarebbe stato poco prudente, sono venuto di persona. Spero di non disturbarti troppo..."
"Oh no, non disturbi affatto!" esclamai io, più per cortesia che per altro.
"Vuoi entrare?"
"Se per te va bene..."
Mi spostai per farlo entrare. "Posso offrirti qualcosa?"
"Nono, non preoccuparti, non mi tratterrò a lungo!"
Gli feci strada fino al salotto ma, appena entrati lì, lo spettacolo era terrificante: migliaia e migliaia di cose, tra libri, appunti di lavoro e indumenti, erano sparse dappertutto. Mi sentii avvampare:
"Scusa tanto il disordine... non mi aspettavo visite..."
Lui sembrò per un attimo divertito dal mio imbarazzo, ma disse solo:
"Non preoccuparti, è colpa mia che sono arrivato senza alcun preavviso!"
Superando l'imbarazzo del momento, liberai uno dei due divanetti e lo feci accomodare. Io invece mi sedetti in bilico sul bracciolo di quello di fronte, dato che il resto del divano era invaso dal bucato appena fatto. Dopo qualche secondo di silenzio lui disse:
"Sono venuto qui su commissione di Malocchio, che mi ha chiesto di informarti che oggi al quartier generale si terrà una riunione molto importante: stasera stessa avrai occasione di partecipare alla tua prima missione in qualità di membro dell'Ordine."
Attese la mia reazione, e non rimase deluso: un'espressione di stupore, entusiasmo ed eccitazione apparve sul mio volto. Lui sorrise. Pensai che i miei comportamenti dovessero risultare un po' infantili, così ripresi un po' di contegno, e gli chiesi ulteriori informazioni. La riunione si sarebbe tenuta quello stesso pomeriggio, alle cinque in punto, a Grimmauld Place. L'unica cosa che occorreva portare era un manico di scopa. Avrei rispolverato dopo chissà quanto tempo la mia vecchia Comet! Ripromisi a me stessa di essere puntuale. Sull'obiettivo della missione, invece, Remus non volle anticiparmi nulla. Così si congedò cordialmente e ci demmo appuntamento a quel pomeriggio stesso.
Quando la porta si fu richiusa alle sue spalle mi abbandonai nuovamente sul divano, fantasticando con entusiasmo sulla missione di quella sera. Perfetto: il programma "pulizie di primavera" era appena saltato!



Grazie di cuore a tutti quelli che stanno seguendo la mia fic: spero che non rimaniate delusi :D  Devo dire che mi sto divertendo parecchio a scriverla, soprattutto perchè Tonks mi assomiglia molto, quindi scrivere dal suo punto di vista è interessante ;) I prossimi capitoli li pubblicherò più in là, anche perchè siamo ad agosto, e probabilmente nessuno ha tempo da perdere su efp! Ci rivediamo a settembre, recensite in tanti nel frattempo :D

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Capitolo 6
*** Missione n°1! ***


6. Missione n°1 Salve a tutti! Prima di lasciarvi al sesto capitolo di questa storia, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito la mia fanfic fin'ora: vi sono davvero molto grata, per me è molto importante leggere i vostri pareri, e il fatto che siano tutti più che positivi mi sprona maggiormente ad andare avanti con i capitoli! In particolare sono stata felicissima di leggere tutte quelle recensioni per il quinto capitolo, in cui molti di voi mi hanno chiesto di aggiornare al più presto. E quindi ecco qui, ho aggiornato il prima possibile, e questo capitolo lo dedico a tutti voi che mi avete sostenuta! GRAZIE, per la pazienza e per la gentilezza. Spero con tutto il cuore di non deludere le vostre aspettative!  E spero anche che i recensori andranno pian piano aumentando ;) buona lettura!

Per tutto il resto della mattinata non riuscii a dedicarmi a nulla, se non a prepararmi un semplice panino per pranzo. Ero troppo eccitata all'idea della missione, e non riuscivo a pensare ad altro. Il tempo trascorse con una lentezza esagerata, ma quando finalmente arrivò il momento di smaterializzarsi, il mio entusiasmo era a mille.
Nella piazzetta di fronte ai palazzi n°11 e 13 di Grimmauld Place c'era già qualcuno: era Bill. Lo salutai con un gran sorriso, e per poco non gli caddi addosso inciampando nel mio stesso mantello; tuttavia riuscimmo entrambi a raggiungere sani e salvi la soglia di Grimmauld Place n°12. Entrammo in silenzio, ormai avevo imparato la lezione dalla signora Black, e raggiungemmo gli altri, già riuniti in cucina.
"Ehilà Bill! Non ci si vede da un po'!" Sirius si avvicinò al giovane dai capelli rossi e gli diede un amichevole pacca sulla spalla
"Dì un po', che ci facevi tu con la mia bella cugina?"
"Sir, smettila!" feci io fingendomi molto seccata
"Lo sai che sono solo protettivo con te, sei la mia cugina preferita!"
"Maddai, che onore! E pensare che con delle rivali così amabili come Bellatrix e Narcissa credevo di non reggere il paragone!"
"Hai scordato tua madre, Tonks!"
"L'ho fatto di proposito!" risposi con una linguaccia.
Sirius rise e si avvicinò per abbracciarmi. Dopo i consueti convenevoli, quando già Malocchio cominciava a spazientirsi, si diede inizio alla riunione. C'erano quasi tutti, persino Mundungus Fletcher, un contrabbandiere che faceva parte dell'Ordine in qualità di infiltrato nei luoghi più loschi e diffamati del mondo magico, luoghi che, a quanto pareva, era solito frequentare giornalmente. In realtà era da parecchio che non si faceva vivo al quartier generale, e Arthur mi aveva detto che gli era stato affidato il compito di controllare le azioni di Harry Potter, il ragazzino più famoso del mondo magico, che solo l'anno precedente aveva dichiarato, con il sostegno di Albus Silente, di aver assistito di persona alla rinascita di Lord Voldemort.
Incrociai lo sguardo di Remus e lui mi rivolse il suo solito sorriso cordiale. Ricambiai.
"Bene." esordì Malocchio improvvisamente, "Sapete più o meno tutti il motivo per cui siamo qui: abbiamo una missione da svolgere!"
"Per colpa del nostro caro Mundungus..." e qui rivolse all'uomo un'occhiata carica di disprezzo
"I nostri piani per controllare Potter sono falliti. Il ragazzo è stato attaccato da un gruppo di Dissennatori, che per cause ancora poco chiare si sono spinti proprio fino al piccolo quartiere babbano dove vive con i suoi zii. Per difendersi, Potter è stato costretto ad evocare un Patronus. E vorrei precisare: era un Patronus corporeo perfettamente formato."
Un vago mormorio di stupore si diffuse tra i presenti, mentre Malocchio rivolgeva un'occhiata compiaciuta a Remus, che sorrise in leggero imbarazzo; ricordai che Molly mi aveva accennato il fatto che Remus, due anni prima, aveva insegnato a Hogwarts, e che Harry Potter era stato suo alunno. Tuttavia al termine dell'anno scolastico, benchè molti dei suoi alunni avessero fatto grandissimi progressi, aveva lasciato l'insegnamento. Se era stato capace di far evocare un patronus corporeo ad un ragazzino di 13 anni, perchè diamine si era licenziato?
"Dunque!" la voce di Malocchio interruppe i miei ragionamenti
"Non sappiamo se i Dissennatori attaccheranno di nuovo, nè se il ragazzo sarà capace di resistergli una seconda volta. Per questo è stato deciso che Potter venga trasferito qui al quartier generale stasera stessa! La missione consiste nel prelevarlo dalla sua abitazione attuale e portarlo qui, sano e salvo.
Poichè il ragazzo non è ancora in grado di materializzarsi, e la metropolvere è controllata dal ministero, l'unico mezzo a nostra disposizione sono le scope. Chiunque sia in grado di montarne una e si senta pronto per la missione, si alzi in piedi!"
Io non esitai nemmeno per un secondo, impaziente com'ero, e, come me, si alzarono in piedi altre otto persone: Remus, Kingsley, Elphias, Emmeline, Dedalus, Sturgis, Hestia e, naturalmente, Malocchio.
"Bene, bene" borbottò lui: "Più siamo, meglio è! Preparatevi, tra qualche minuto si parte."
Detto fatto, di lì a un quarto d'ora scarso ero in volo per la mia prima missione in qualità di membro dell'Ordine della Fenice! Era un po' meno avventurosa di quanto avevo previsto, ma sempre meglio di niente! Il piano di Malocchio prevedeva che, una volta arrivati a Privet Drive, dove Harry viveva con gli zii, l'avremmo preso con noi e, al segnale di sicurezza stabilito, saremmo partiti in formazione ben precisa alla volta di Grimmauld Place.

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Capitolo 7
*** Rendez-vous ***


7. Harry Potter Ok questo capitolo è un po' piccoletto... o forse è solo una mia impressione xD comunque spero che vi piaccia, ho cercato di attenermi più al libro, giusto per rendere le cose più verosimili. Ditemi che ne pensate :D Grazie a tutti quelli che recensiscono, vi adoro <3


Verso le 18:30 eravamo tutti e nove davanti al numero 4 di Privet Drive. Smontai entusiasmata dalla mia Comet 260: era da così tanto che non volavo che quasi avevo dimenticato quanto fosse bello!
Malocchio era davanti a tutti: aprì la porta chiusa a chiave con un colpo di bacchetta ed entrammo tutti di soppiatto. Non capivo il perchè di tante precauzioni, ma mi adeguai a ciò che facevano gli altri. All'interno era tutto immerso nella semioscurità, così avanzammo con cautela. Ad un tratto però urtai qualcosa con il piede: doveva essere un tavolo, e, qualsiasi cosa ci fosse sopra, cadde a terra rompendosi in mille pezzi. Perchè sempre a me! Sentii gli sguardi di tutti puntati su di me, in particolare quello di Malocchio: benchè con quel buio non riuscissi a vedere bene la sua espressione, doveva essere infuriato! Dopo qualche secondo di silenzio, i miei sospetti furono confermati, perchè Malocchio cominciò a borbottare qualcosa circa la mia irrimediabile goffaggine in tono decisamente poco gentile. Kinglsey cercò di farlo calmare, e in breve nessuno si curò più di mantenere il silenzio. Ad un tratto ci accorgemmo che qualcuno stava scendendo le scale a passi incerti: era certamente Harry.
"P-professor Moody?" domandò piano.
"Non credo sia il caso di chiamarmi così, Potter. Non sono mai stato un gran professore, lo sappiamo entrambi" replicò Malocchio
"Non preoccuparti Harry, siamo venuti per portarti via da qui" intervenne Remus con dolcezza.
"Professor Lupin?" esclamò Harry stupito e tranquillizzato allo stesso tempo.
Visto che la situazione si era calmata, decisi di rendermi utile facendo un po' di luce.
"Lumos" bisbigliai alla mia bacchetta, la cui punta si illuminò emettendo una luce sufficiente a vedere ciò che stava accadendo: Harry, ancora fermo sulle scale, aveva gli occhi di tutti puntati addosso, meno Malocchio, che come sempre si guardava intorno circospetto. Harry Potter, il quindicenne più famoso di tutto il mondo magico, sembrava in terribile imbarazzo; aveva i capelli neri e scompigliati, con dei ciuffetti che gli ricadevano scomposti sulla fronte, grandi occhiali rotondi dietro ai quali rilucevano gli occhi di un verde intenso. Incrociai un attimo il suo sguardo, e cercai di rivolgergli un sorriso incoraggiante, che lui ricambiò un po' incerto. Non doveva essere una bella sensazione essere sempre circondati da persone che ti conoscono, anche se tu non hai la minima idea di chi siano.
Remus dovette intuire il disagio di Harry, perchè si prese la briga di fare le presentazioni. Io, dal canto mio, ero intenta a riparare i piatti che avevo mandato in pezzi e a chiedermi come fosse possibile tenere una casa così perfettamente pulita e ordinata, quando sentii Remus che diceva:
"E lei, Harry, è Ninfadora"
E no! Era la seconda volta in un solo giorno, proprio no!
"Non chiamarmi Ninfadora, Remus!" dissi cercando di controllare la mia irritazione, mentre il colore dei miei capelli vorticava rapidamente dal rosa al rosso fuoco.
Harry mi guardò per un attimo con un misto di stupore e ammirazione.
"Ninfadora Tonks, che preferisce essere nota col solo cognome!" proseguì Remus con aria profondamente divertita.
Cominciavo a pensare che lo facesse apposta!
"Lo preferiresti anche tu se quella sciocca di tua madre ti avesse chiamato Ninfadora!" mi lamentai mentre i miei capelli riprendevano il loro solito colore rosa.
Finite le presentazioni, io accompagnai Harry al piano di sopra, per aiutarlo a preparare il suo baule (o meglio a riempirlo alla rinfusa con il necessario).
Era un ragazzo davvero modesto. Non che mi aspettassi un damerino pomposo, ma ciò che mi stupì fu il fatto che l'essere costantemente al centro dell'attenzione sembrava non aver mai avuto alcun effetto su di lui, anzi, al massimo lo infastidiva. L'unica cosa di cui si mostrò apertamente orgoglioso fu la sua Firebolt, quando gli chiesi di vederla con occhi luccicanti:
"Cavoli! E io che cavalco ancora una vecchia Comet!"
"Me l'ha regalata Sirius, il mio padrino!" disse Harry in tono fiero, con un gran sorriso sulle labbra.
"Sì, lo conosco bene il tuo padrino! Sai, è mio procugino da parte di madre."
"Davvero?" esclamò lui sinceramente sopreso.
"Sì. Il mondo è piccolo, Harry!" dissi sorridendo. Ricambiò il sorriso, stavolta con più convinzione, e insieme scendemmo al piano di sotto.
"Cominciavamo a pensare che vi foste persi!" esclamò Remus appena ci vide scendere le scale.
Appena si fu girato di spalle gli feci quasi involontariamente una linguaccia, Harry si morse le labbra per cercare cercava di non ridere.
"Malocchio, possiamo andare!"
Uscimmo tutti in giardino, e, al secondo segnale, montammo tutti sulle scope; io ero in testa alla formazione, Harry subito dietro di me.
"Se qualcuno di noi dovesse morire" disse Malocchio con aria truce "verrà lasciato indietro. Se dovessimo morire tutti, Harry, dovrai volare sempre verso est e la retroguardia ti raggiungerà in un attimo!"
Non potei fare a meno di ridere all'espressione atterrita del povero Harry:
"Non essere così positivo, Malocchio, altrimenti Harry penserà che non prendiamo la cosa sul serio!" dissi ironica.
Malocchio stava per replicare, ma Kingsley lo interruppe, assicurando ad Harry che al 99% nessuno sarebbe morto in quella missione.
Senza rompere le righe per nessun motivo, con Malocchio che continuava ad impartire ordini a destra e a manca, arrivammo in poco tempo in vista di Grimmauld Place.

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Capitolo 8
*** Una svolta per l'Ordine ***


Mi scuso per gli errori di scrittura del capitolo precedente, me ne sono accorta dopo averlo postato!
Allora, questo capitolo l'avevo già scritto da un po', ma non avevo mai tempo di scriverlo al computer, perciò è arrivato un po' in ritardo... vi chiedo scusa anche per questo e spero che vi piaccia! Buona lettura (:

Una volta che fummo atterrati, feci per prendere il baule di Harry, che era stato legato alla mia scopa e sottoposto ad un incantesimo di levitazione.
"Accidenti devo averlo riempito un po' troppo..." borbottai tra me e me riuscendo a malapena a sollevarlo da un lato a qualche centimetro da terra.
Ad un tratto il mio carico si fece improvvisamente leggero: alzai lo sguardo e vidi Remus, che aveva prontamente afferrato l'altro lato del baule.
Accidenti a lui, ma quell'uomo arrivava sempre preciso e puntuale nel posto giusto al momento giusto?
Varcammo insieme la soglia di Grimmauld Place, dove, durante la nostra assenza, c'erano stati dei cambiamenti importanti: i figli di Molly e Arthur erano arrivati tutti quel pomeriggio, e sarebbero rimasti lì, assieme ad Harry, fino all'inizio dell'anno scolastico. Ma, cosa ancora più importante, ci avevano raggiunti al quartier generale Albus Silente, l'attuale preside di Hogwarts, a capo dell'Ordine, e l'ex mangiamorte Severus Piton, anche lui membro dell'Ordine della Fenice a tutti gli effetti. Doveva essere accaduto qualcosa di veramente importante perchè richiedesse la loro presenza! Di fatto i membri dell'Ordine che non avevano partecipato alla missione erano già riuniti in cucina, e noi, tutti meno Harry che fu mandato di sopra, ci affrettamo a raggiungerli.
"É troppo piccolo!"
"Ma è già maturo abbastanza!"
"É solo un ragazzo!"
"Ha il diritto di sapere!"
"Non sta a te decidere cosa è bene per Harry!"
"A te meno che a me! Harry non è tuo figlio, Molly!"
"É come se lo fosse!"
La discussione tra Molly e Sirius continuò su questo tono, finchè Silente non impose il silenzio. Aveva cose più importanti da dirci, e, a quanto pareva, poco tempo a disposizione per farlo. Ci mise al corrente di quello che sarebbe stato il nostro più importante obiettivo: proteggere una profezia, che, nelle mani di Tu-sai-chi, sarebbe divenuta un aiuto indispensabile per la sua ascesa al potere. Questa profezia era stata pronunciata da Sibilla Cooman, attuale insegnante di divinazione a Hogwarts, e riguardava precisamente Harry e Voldemort, e il modo in cui uno dei due avrebbe potuto sconfiggere definitivamente l'altro. L'unica persona ad aver ascoltato interamente la profezia era Silente, ma probabilmente Voldemort ne conosceva una parte, abbastanza da esserne attratto. La profezia era custodita al Ministero della magia, nell'Ufficio Misteri, e poichè Silente era certo che Voldemort avrebbe tentato di appropriarsene con ogni mezzo, era nostro dovere fare la guardia a quel prezioso oggetto, per impedirgli ad ogni costo di impossessarsene.
Prima di cena Silente e Piton si congedarono, improvvisamente così com'erano arrivati.
Harry, dal canto suo, da quando era arrivato era impaziente di sapere: non aveva ricevuto notizie di alcun tipo per tutta l'estate, e i suoi due amici, Ron e Hermione, non avevano saputo soddisfare la sua curiosità. Sirius, al quale Silente aveva ben raccomandato di non svelare i dettagli della missione ad Harry, durante la cena cercò di rispondere alle domande di Harry per quanto poteva, finchè non fu interrotto da Molly. La loro discussione riprese da dove l'avevano lasciata, e, poichè era già abbastanza tardi e aveva l'aria di doversi protrarre ancora a lungo, Arthur mi chiese di portare di sopra i ragazzi.
Quando mi alzai facendo loro cenno di seguirmi, Molly mi rivolse uno sguardo compiaciuto, mentre Sirius mi squadrò come per chiedere da che parte stessi.
Una volta che fummo di sopra, Harry, Ron e i due gemelli Weasley cercarono di cavare informazioni da me, ma io ero l'ultima persona che si sentiva autorizzata a dargliele, perciò li lasciai ancora dubbiosi e un po' delusi nelle loro stanze.
Passai un po' più di tempo invece con Hermione e Ginny: la prima mi lasciò letteralmente a bocca aperta. Non solo era una ragazzina educatissima, ma anche tremendamente intelligente. Anche Ginny era furba e molto perspicace, e mi piacque quasi subito, forse anche per il fatto che lei, come me, odiava sentir pronunciare il suo nome per intero.
Quando lasciai la stanza delle due ragazze scesi al piano inferiore, e lì trovai Sirius, immerso in una fitta discussione con Remus. Appena mi videro entrare si interruppero, poi Remus alzò lo sguardo verso l'orologio appeso alla parete e decise che era arrivata l'ora di congedarsi. Rimasta sola con Sirius, gli chiesi:
"Di cosa parlavate tu e Remus?"
"Di Piton" disse lui.
"Mh... non so come vi conosciate, ma credo di non sbagliarmi nell'affermare che non scorre buon sangue tra voi due..."
"Si nota così tanto?” domandò ironico. “Dire che non ci sopportiamo è dire poco, ma è qualcosa di irreversibile, dato che va avanti dai tempi in cui frequentavamo Hogwarts..." concluse con un'aria stranamente pensierosa.
"Non me la conti giusta stasera, Sir. Che hai?"
Lui sorrise alla mia perspicacia:
"Ormai mi capisci fin troppo bene tu, eh? Beh forse, come ha detto Remus, non dovrei dargli peso... ma quell'uomo oggi è riuscito a dire la prima cosa giusta, probabilmente in tutta la sua vita..."
"E cioè?"
"Io non sto facendo nulla per l'ordine…” la sua espressione si tramutò d’un tratto in rabbia “Accidenti! Sono completamente inutile chiuso qui dentro!" diede un pugno sul tavolo, visibilmente irritato ma anche... ferito.
Capii che non era stato Piton a mettergli in testa questa idea, lui ne era già convinto. Non sapevo cosa dire, così gli misi una mano sulla spalla e, prima di andarmene, mormorai:
"Io non penso che tu sia inutile".

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Capitolo 9
*** Casa Tonks ***


Salve a tutti! Mi spiace molto per tutti quelli che seguivano e recensivano questa fanfic, non ho avuto un bel modo di ringraziarvi smettendo di aggiornare. Ci sono sempre rimasta molto male quando iniziavo a leggere una ff per poi scoprire che non era più aggiornata da secoli, e che quindi non avrebbe mai avuto un seguito, tantomeno una fine, e alla fine l’ho fatto io stessa, e per          questo non avete idea di quanto mi senta in colpa! Forse è stata la mancanza di tempo, forse la mancanza di ispirazione, non lo so con esattezza. Tuttavia, proprio ieri ho ritrovato per caso qualche altro capitolo scritto a mano, evidentemente da tempo sepolto sotto qualche pila di libri, e così MIRACOLO! Sto aggiornando di nuovo. Mi sarebbe dispiaciuto che questi capitoli andassero buttati, anche perchè hanno richiesto tempo e impegno, così ho deciso di pubblicarli comunque, anche se forse non li leggerà nessuno. E chissà, se l’ispirazione tornerà, potrei anche tornare a scrivere questa fanfic, che era partita con l’intenzione di provare a inventare ciò che i libri non raccontano a proposito dei miei due personaggi preferiti della saga della meravigliosa J.K. Rowling. Beh, che dire. Se qualcuno dei miei lettori è sopravvissuto e avrà la pazienza di scusarmi e la curiosità di scorrere ancora questa pagina, sappia che lui/lei è una delle cose che più mi hanno spinto ad aggiornare nuovamente, e che ha tutta la mia riconoscenza.

 

Erano le 10.30, e il mio organismo aveva ancora un disperato bisogno di dormire, ma quella mattina dovetti costringermi ad alzarmi, benché non fosse una giornata lavorativa: avevo promesso ai miei che sarei andata a pranzo da loro, perciò, con un enorme sforzo di volontà, abbandonai il mio lettuccio caldo.

Mi preparai tra uno sbadiglio e una tazza di caffè, e poi mi dedicai a cucinare la mia amata torta al cioccolato, amata forse anche perché era l’unica cosa che io sapessi cucinare decentemente. Decisi che a casa con la mamma ne avrei cucinata un’altra più grande, per portarla a Grimmauld Place quella sera.

Pronta la torta, pronta io, in marcia!

La casa dei miei genitori si trovava in Mitre Road, distante dalla mia… diciamo una buona passeggiata. Quando potevo evitavo la smaterializzazione, perché avevo sempre amato camminare: mi piaceva guardarmi intorno e osservare le cose e le persone, cercare di immaginare che ci facessero in quella determinata strada a quella determinata ora, spiare nelle ideali vite che la mia mente creava per loro. L’appartamento al n°22 di Mitre Road aveva sempre avuto un particolare valore affettivo per me, in quanto era la casa dove ero cresciuta. A volte mi sorprendevo ancora a notare la semplicità con cui raggiungevo scaffali e mensole che, quando ero bambina, mi sforzavo inutilmente di sfiorare in punta di piedi. La mia vecchia stanza era ancora la mia preferita. Tutti gli oggetti che conteneva erano legati ad un ricordo particolare: la prima bambola che papà mi comprò in un negozio babbano, paia di scarpe ormai consunte che mi avevano fedelmente portata ovunque, il primo fiore ricevuto dal primo spasimante ancora schiacciato tra le pagine di un libro… era la mia vita rinchiusa in una stanza. Quando ero lì da sola amavo sedermi sul pavimento freddo e prendere in mano quegli oggetti uno per uno, ascoltando quello che avevano da raccontare.

A pensarci bene, era da un po’ che non ci andavo: da quando mi ero trasferita nel mio adorato e perennemente disordinato appartamento, i miei erano più propensi a venire a farmi visita; in particolare mia madre, che coglieva sempre quelle occasioni per farmi notare la mia contorta concezione di “pulizia” e “ordine” (come se non lo sapessi già!), cosa che sicuramente avevo ereditato da mio padre, perché lei invece bla, bla, bla… Mia madre era una gran perfezionista, a volte un po’ pedante, ma, per quanto spendessi la maggior parte del tempo che trascorrevo con lei ad alzare gli occhi al cielo e sbuffare, nutrivo nei suoi confronti una grande ammirazione. Aveva un grande cuore, e questo nessuna delle persone che conosceva avrebbe potuto negarlo. Mio padre… beh era l’opposto. Era un sognatore, mio padre. In fondo aveva sposato una strega, pur non essendo un mago! Ci vorrà pure un po’ di coraggio per questo. Da bambina amavo sentirmi raccontare la storia di come si erano conosciuti e innamorati. Non ne capirò mai nulla di romanticismo, ma per me quella era la storia d’amore più romantica di sempre.

Quando suonai il campanello, riconobbi i passi di mia madre che si affrettavano verso la porta. Quando aprì aveva un sorriso smagliante. Sapevo di esserle mancata, così ricambiai il sorriso con affetto. Mi abbracciò entusiasta, prima di rovinare il momento esclamando allegramente che mi trovava ingrassata, non badando alla mia espressione inorridita.

“Ted, guarda un po’ chi è arrivata!” esclamò dal corridoio mentre raggiungevamo il soggiorno.

Mio padre alzò gli occhi dal suo giornale babbano:

“Non sono poi così sorpreso, è tutta la mattina che non fai altro che dire cose come –tesoro datti una sistemata, non vorrai che nostra figlia ti trovi nelle condizioni di un venditore ambulante di Notturn Alley-”

disse imitando scherzosamente la voce di mia madre. Lei si indispettì e andò a finire di sistemare la sala da pranzo, mentre mio padre si alzava dal sofà per venirmi ad abbracciare. Ero sempre stata molto legata a mio padre, forse più che a mia madre. La loro storia mi piaceva molto di più quando la raccontava lui, aggiungendo a volte dettagli improbabili per farmi ridere.

“Come se la passa la mia bambina?” fece lui con un sorriso affettuoso.

La sua bambina. Ero sempre la sua bambina. Avrei forse dovuto ritenerla una cosa irritante, ma per me era… quasi confortante.

“Come al solito, credo. Non ti racconto nulla, tanto a breve dovrò rispondere a tutte le domande inquisitorie di mamma e saprai tutto e anche di più!” dissi suscitando la sua risata.

Avrei così tanto voluto mettere al corrente la mia famiglia delle svolte importanti che stava prendendo la mia vita, di come da quando ero nell’Ordine sentissi di star facendo davvero qualcosa di importante, di Sirius, un pezzetto di famiglia che mi sembrava di conoscere da sempre… ma non avrei mai potuto.

“Mamma” esordii mentre mi tagliavo un’ultima fetta di torta “dopo pranzo mi dai una mano a preparare un’altra torta? Un po’ più grande però, la vorrei portare ad una cena tra amici.”

“Amici?” fece lei lanciandomi una di quelle occhiate che riuscivano bene solo a lei.

“Sì, mamma, amici. E’ quello che ho detto.”

“Non hai mai preparato torte per gli amici… c’è qualcuno di speciale in mezzo a questi… amici?” continuò marcando volontariamente l’ultima parola.

“Avanti mamma, non ricominciamo!”

“Che c’è di male nel tenere tua madre informata?”

“Nulla, ma…”

“E’ sbagliato interessarsi della vita sentimentale della propria figlia?”

“No, ma…”

“Non mi sembra inaudito che io voglia sapere se tu esci con qualcuno, come si chiama, quanti anni ha, dove vive, dove lavora, quali sono i suoi hobby…”

“In realtà…”

“…se ha studiato qui, se i suoi genitori vivono con lui, se è ricco, se ha mai commesso un crimine…”

“Mamma…”

“…se è favorevole al matrimonio, se vuole dei figli, se 5 per lui sono pochi o troppi…”

“Figli?! Frena! Sono solo degli amici mamma, non mi sposo tra una settimana, né tantomeno avrò a breve…5 figli!”

“Credo che 5 nipoti siano troppi, ma uno non mi dispiacerebbe!”

“Papà, anche tu!”

“Per me se gli piace questa torta è già un tipo a posto.” concluse lui divorando l’ultima fetta sotto lo sguardo severo di mia madre.

Sospirai, ma sorrisi. Solita routine in casa Tonks.

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