Listen to your heart di Guruchan96 (/viewuser.php?uid=123605)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata come tante... o quasi ***
Capitolo 2: *** N°12 - Grimmauld Place ***
Capitolo 3: *** L'ordine della fenice ***
Capitolo 4: *** Malintesi e chiarimenti ***
Capitolo 5: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 6: *** Missione n°1! ***
Capitolo 7: *** Rendez-vous ***
Capitolo 8: *** Una svolta per l'Ordine ***
Capitolo 9: *** Casa Tonks ***
Capitolo 1 *** Una giornata come tante... o quasi ***
listen to your heart - cap 1
Il giorno in cui misi piede per
la prima volta nel quartier generale dell'Ordine della Fenice sembrava
all'inizio una semplice giornata come tante. Le stranezze però
erano cominciate dal mattino, in ufficio, quando Malocchio Moody, che
lavorava come me al reparto Auror del Ministero della Magia, mi aveva
preso da parte e, senza troppe cerimonie, mi aveva consegnato un
biglietto: "Il quartier generale dell'Ordine della Fenice si trova a
Grimmauld Place n° 12" recitava una calligrafia stretta ed elegante
che mai avevo visto prima. Non ebbi il tempo di chiedere spiegazioni
perchè lui, che continuava a guardarsi intorno circospetto, con
l'occhio magico che roteava qua e là, mi disse soltanto di farmi
trovare a quell'indirizzo alle sette in punto di quella sera. Poi mi
strappò di mano il biglietto e, senza aggiungere altro, si
dileguò così come era arrivato. L'Ordine della Fenice...
continuai a rimuginarci chiedendomi dove potessi averlo già
sentito, e più di una volta fui ripresa dal mio superiore
perchè avevo palesemente la testa da un'altra parte. Così
potei rivolgermi totalmente a quel pensiero solo all'uscita
dall'ufficio, sulla strada di casa, cercando di capire se quello strano
biglietto fosse in qualche modo collegato allo strano comportamento di
Malocchio in quei giorni. Cioè, strano lo era sempre stato, ma
in quei giorni lo era ancora di più: lo incontravo molto
più spesso del solito, come se facesse apposta ad incrociarmi al
Ministero, e qualche volta lo soprendevo persino a fissarmi con sguardo
indecifrabile; quando invece capitava che scambiassimo qualche parola,
si finiva sempre a parlare di argomenti molto strani, che nessuno era
solito trattare all'interno del Ministero, che riguardavano in
particolare gli ultimi fatti di cronaca: Voldemort, Silente, Harry
Potter, associazioni segrete e altre cose tra le più
improbabili... ehi aspetta un attimo... associazioni segrete?
"Ma certo!" esclamai ad alta voce colpendomi la fronte con la mano (e
guadagnandomi un'occhiataccia da parte di un vecchietto che mi era
passato accanto per la strada); l'ordine della fenice era
un'associazione segreta che, nel periodo in cui Voldemort era ancora al
potere, combatteva in gran segreto per fermarlo... dovevo averlo
sentito dalla mamma in chissà quale occasione... Nel frattempo
ero arrivata a casa, così infilai la chiave nella toppa, ancora
eccitatissima per la mia recente scoperta. Forse l'Ordine esisteva
ancora? Forse Malocchio voleva che anche io ne facessi parte? Lo
sguardo entusiasmato dipinto sul mio volto però si spense
gradualmente, mentre mi richiudevo la porta alle spalle. "O forse sto
solo prendendo un granchio" dissi tra me e me, appoggiandomi alla porta
alle mie spalle e guardando imbronciata il disordinato salottino del
mio appartamento. Quello che sapevo per certo era che
l'appuntamento di quella sera sarebbe stato sicuramente importante,
perciò dovevo assolutamente essere puntuale. Un po' per evitare
di addormentarmi senza accorgermene (cosa che succedeva con particolare
frequenza quando avevo orari da rispettare), un po' per ingannare
l'attesa, cominciai a mettere in ordine quel bazar che era casa mia,
per la prima volta da tempi immemorabili. Guardavo febbrilmente
l'orologio ogni due/tre minuti, sbuffando quando mi accorgevo di quanto
poco tempo era passato. Alle 18:30 in punto già non ne potevo
più di aspettare, così cominciai a prepararmi. Mancava
ancora qualche minuto alle sette quando mi infilai i miei amati anfibi
di vernice nera; avevo giusto il tempo di smaterializzarmi e alle sette
in punto mi sarei trovata con la massima puntualità a... a...
uno sguardo terrorizzato mi si dipinse sul volto: "Oh no. OH NO! Non
ricordo più l'indirizzo! L'ho letto una volta solaaa... il
quartier generale dell'Ordine della Fenice si trova a... si trova a..."
cercai di mettere a fuoco nella mia mente ciò che c'era scritto
sul biglietto, ma niente da fare. "Ooh accidenti!" Imprecai
sprofondando nel divano "Maledetto biglietto, maledetta la mia
sbadataggine e la mia scarsa conoscenza delle strade di Londra!"
Già, perchè se non fosse stato che a 20 anni ancora non
sapevo esattamente quale fosse Oxford Street, forse avrei avuto una
memoria migliore per gli indirizzi. Guardai l'orologio: le sette meno
cinque. Un'improvvisa idea mi balenò in mente: mi avvicinai al
camino, presi una manciata di polvere volante e dissi chiaramente
"Ufficio di Malocchio Moody, Ministero della Magia"; poi misi la testa
nel camino e un attimo dopo mi ritrovai a guardare dal basso del
caminetto l'ufficio di Malocchio. Ma di lui nemmeno l'ombra. Ritrassi
la testa dal camino, delusa. Non che ci avessi sperato troppo...
probabilmente Malocchio era già arrivato al luogo
dell'appuntamento, e in fondo mancavano solo tre minuti. Niente da
fare, quella era la mia ultima speranza... non potevo certo andare in
giro per Londra chiedendo ai passanti: "Mi scusi, sa dirmi per caso
dov'è il quartier generale dell'Ordine della Fenice?" Mi
avrebbero come minimo presa per pazza. Più demoralizzata che mai
uscii di casa, ricordando per un soffio di prendere le chiavi, ancora
infilate nella toppa, e inciampando come sempre nell'ultimo gradino
davanti alla porta. Mi guardai intorno, come se mi aspettassi che
qualcuno, da un momento all'altro, mi sventolasse davanti uno
striscione con su scritto a caratteri cubitali quello stramaledetto
indirizzo; quando, ad un tratto, vidi qualcosa, o meglio qualcuno, che
attirò la mia attenzione:
"Kingsley!" cominciai a corrergli dietro "Kingsley!" Lui si girò
di scatto, e rimase un po' sorpreso nel vedermi. In effetti neanche io
sapevo bene perchè lo avessi fermato... forse lui poteva
sapere... l'avevo visto confabulare con Malocchio qualche volta, anche
se sembravo essere una dei pochi, o forse l'unica, ad averlo notato. Ma
prima che potessi aprire bocca per spiegarmi, lui disse:
"Tonks, ma tu che ci fai ancora qui?" e, abbassando la voce e
chinandosi un po' verso di me, in modo che solo io potessi sentirlo,
continuò: "Non avevi appuntamento con Malocchio alle sette,
tu-sai-dove?"
"Ahem, il problema è proprio che io non so dove..." dissi imbarazzata.
"Che vuoi dire?" disse lui con l'aria di chi si è perso qualche
passaggio "Malocchio non ti ha forse mostrato il biglietto?"
In un primo momento mi chiesi come facesse a saperlo, ma poi mi affrettai a rispondere:
"Sì, il problema è che... l'indirizzo... bhe l'ho dimenticato"
Lui mi fissò inizialmente ad occhi spalancati, poi scoppiò a ridere. Non sapevo se sentirmi offesa o sollevata...
"Sei proprio come ti descrivono, Ninfadora Tonks" disse Kingsley, che
aveva smesso di ridere, ma mi rivolgeva ancora un gran sorriso. Feci
per protestare ("Non chiamarmi Ninfadora!!"), ma lui mi appoggiò
una mano sul braccio e disse:
"Vieni, tanto anche io stavo andando nello stesso posto" e detto questo mi fece l'occhiolino.
Il mio viso si illuminò all'improvviso: era possibile che per
una volta nella mia vita fossi stata così fortunata? Lo seguii a
passo svelto mentre svoltava in un vicolo deserto e, quando mi fui
aggrappata saldamente al suo braccio, ci smaterializzammo.
Questa non è la prima fanfic che scrivo, ma
è tra le più recenti, così ho deciso
di pubblicarla per prima perchè... bhe non lo so nemmeno io
xD comunque ci tengo a precisare che è ambientata nel quinto
libro, anche se il corso degli avvenimenti è stato sconvolto
dalla sottocritta, che ha fatto un po' di testa sua... spero che questo
non vi crei troppa confusione x3 Siate sinceri se deciderete di
recensire, ditemi tutto quello che pensate, perchè le
critiche aiutano molto a migliorare ;) Grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, recensite in tanti! :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** N°12 - Grimmauld Place ***
jjjj
Quando ci fummo
rimaterializzati, giungemmo in una piccola piazzetta, illuminata solo
da due alti lampioni: sembravano essere lì da molto tempo, a
giudicare dall'aspetto malandato e pericolante, che del resto
caratterizzava tutto ciò che si trovava nei dintorni. Le case
sembravano di costruzione assai antica e il quartiere appariva a prima
vista un po' isolato, dato che non si sentiva volare una mosca. Accanto
a me, Kingsley si incamminò verso la figura che ci attendeva al
centro della piazzetta; io alzai lo sguardo verso il cartello
all'inizio della strada in cui ci eravamo materializzati: Grimmauld
Place. Mi ripromisi di tenerlo bene a mente, anche se ormai non serviva
più a molto, e affrettai il passo per raggiungere Kingsley e
Malocchio. Quest'ultimo aveva entrambi gli occhi puntati su di me, le
sopracciglia inarcate, mi fissava come se volesse incenerirmi da un
momento all'altro.
"Devi perdonarla Alastor" fece Kingsley. L'occhio di Moody si
spostò velocemente su di lui, mentre l'occhio magico continuava
a fissarmi.
"Aveva dimenticato l'indirizzo, è stata una fortuna che mi abbia incontrato prima che mi smaterializzassi."
"Mmmh..." mugugnò Moody in tutta risposta; poi spostò lo
sguardo verso i malandati palazzi di Grimmauld Place. Io lo imitai ma...
"Malocchio! Ma il biglietto... ricordo male o il biglietto diceva
numero 12?" dissi un po' disorientata fissando il muro di mattoni scuri
tra il numero 11 e il numero 13 di Grimmauld Place: mancava esattamente
il numero 12. Mi voltai verso Malocchio, e lui annuì.
Sembrava quasi compiaciuto che gliel'avessi chiesto. All'improvviso
sentii un rumore sinistro e mi voltai di nuovo verso Grimmauld Place
con uno scatto, rimanendo a bocca aperta: il numero 11 e il numero 13
si stavano allontanando tra loro, per far posto ad un altro palazzo,
piuttosto malmesso, che pareva venir fuori dal nulla. Quando questo si
fu completamente sistemato tra i due, senza che all'interno dei due
palazzi a fianco nessuno si accorgesse di niente, fissai allibita la
targhetta, ormai corrosa dal tempo, che faceva mostra di sè
accanto alla grande porta in legno: n°12.
Malocchio e Kingsley si avviarono a passo svelto verso la porta, e io
mi affrettai a seguirli. Entrambi si spostarono per permettermi di
entrare per prima, così, un po' titubante, aprii la porta e...
sbam! Finii dritta dritta di sedere per terra, accorgendomi solo
qualche secondo dopo di essere appena inciampata in un grosso
portaombrelli a forma di zampa di troll. Nel frattempo delle urla
assordanti riempirono tutta la stanza, Kingsley mi superò di
corsa mentre cercava di richiudere delle tende davanti al quadro di una
vecchia donna, e le urla sembravano provenire proprio da lei. Non
riuscii a capire bene cosa stesse dicendo, perchè nella mia
testa c'era una confusione pazzesca: Moody era entrato e si era
richiuso la porta alle spalle, la donna continuava a gridare, mentre
Kingsley si affannava a richiudere le tende, aiutato da un uomo
piuttosto giovane, con i capelli ondulati e scuri, lunghi fino alle
spalle. Quando le urla terminarono, cominciai a mettere a fuoco
Grimmauld Place numero 12... ma... che razza di posto era? Il giovane
uomo doveva avermi visto un po' disorientata, perchè si
avvicinò dicendo:
"Devi scusarla, mia madre non è mai stata troppo amichevole... vuoi una mano?" disse sorridendo e porgendomi una mano.
Ma quando misi bene a fuoco il viso dell'uomo mi ripresi di colpo:
afferrai il suo braccio di scatto, facendogli perdere l'equilibrio, mi
rialzai rapidamente (per quanto la mia imbranataggine me lo
permettesse) e, quando lui fu a terra, gli puntai la bacchetta al petto;
"Fermo dove sei, assassino!" dissi con fermezza.
Come avevo potuto non riconoscerlo? Era Sirius Black, il perfido assassino su cui da anni al ministero si stava indagando!
"Ahah" per tutta risposta lui fece un sorriso un bel po' tirato, senza riuscire a nascondere un velo di tristezza.
"Ahimè, questa non è la prima minaccia di morte che
ricevo in questo periodo..." disse massaggiandosi la schiena con una
smorfia di dolore per la botta.
"Tonks, non trarre conclusioni affrettate" a parlare era stato
Kingsley, che, con la sua voce sempre calma e profonda proseguì:
"Lui è innocente, ma ti spiegheremo tutto in riunione d'accordo?"
Lasciai andare Black, continuando a fissare prima lui, poi Kingsley, senza capire.
Sirius Black era innocente? O Kingsley era dalla sua parte? Dov'ero finita?
"Immagino ci siano un paio di cose che devi sapere." Malocchio, che era
rimasto in silenzio fino a quel momento, si rivolgeva a me:
"Ma è proprio per questo che sei qui oggi."
Poi seguì Kingsley e Black, che si dirigevano in un'altra
stanza, ma, prima di varcarne la soglia, si voltò e disse:
"Comunque complimenti, vigilanza costante!" concluse con un occhiolino e quello che sembrò un mezzo sorriso.
Io rimasi, se possibile, ancora più allibita. Era la prima volta
che vedevo Malocchio congratularsi con qualcuno, figurarsi con me!
Ancora spiazzata mi affrettai a seguirlo nell'altra stanza.
pk
Alloora questo capitolo forse
è un po' confuso, ma spero abbiate capito ugualmente
qualcosa x'D
Mmmh cosa dovrei dire... ho deciso per la mia fanfic che inizialmente
Tonks non conosce Sirius come persona, nè tantomeno come
familiare, perchè avevo voglia di approfondire un po' quello
che è il rapporto tra di loro, cominciando proprio dal
principio; perchè in fondo lei a questo punto della storia
lo conosce solo per quello che ha sentito al ministero, quindi non sa
nulla del "vero" Sirius.
Non aggiungo altro, spero solo che continuerete a leggere,
cercherò di aggiornare al più presto :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** L'ordine della fenice ***
cap 3
Mi
scuso per il ritardo con cui posto questo capitolo, ma purtroppo ho
davvero troppo poco tempo libero per poter scrivere in santa pace :(
spero che continuerete a seguire la fanfic, anche se non so dirvi
esattamente quando aggiornerò con il prossimo capitolo... grazie a
tutti, in particolare a quelli che hanno perso tempo a
recensire la mia storia x3 buona lettura!
A
seguito di Malocchio entrai in quella che doveva essere la cucina.
Intorno al lungo tavolo che era al centro della stanza sedevano almeno
una decina di persone. Black, che era al capotavola, alzò lo
sguardo e ammiccò verso di me. Non sapevo cosa pensare, mi
sentivo imbarazzata e un po' fuori posto...
In breve, forse anche a causa dei miei capelli che erano tornati al
loro naturale colore rosa, mi ritrovai gli occhi di tutti puntati
addosso:
"Oh cavolo, non sono mai stata brava a parlare in pubblico..." pensai con "un pizzico" di agitazione;
"A-Ahem, io sono..."
Ma non feci in tempo a dire nient'altro, perchè una donna sulla
quarantina, dai capelli rossi e l'aria gioviale, mi gettò le
braccia al collo:
"Benvenuta cara! Tu devi essere Ninfadora!" disse con un gran sorriso.
Sentire il mio orrendo nome pronunciato con tanta enfasi mi fece
rabbrividire, ma, con mio grande stupore, nessuno dei presenti si
lasciò sfuggire fastidiose risatine: quando abbassai lo sguardo
tutti mi sorridevano apertamente, chi più chi meno, e qualcuno
mormorava un "benvenuto" qua e là.
Mi sentii arrossire piacevolmente.
"E così, quello che vedi davanti a te è l'Ordine della
Fenice" disse Malocchio rompendo il silenzio, "associazione fondata
anni fa da Albus Silente e viva tutt'ora, il cui scopo primario
è quello di contrastare Tu-sai-chi."
Aha! Lo sapevo! Allora era proprio di questo che si trattava!
"Ora, credo tu abbia bisogno di qualche chiarimento e di qualche
informazione in più, perciò, se vogliamo cominciare..."
Non aspettavo altro!
"Suvvia Malocchio, si è fatto tardi, perchè prima non
ceniamo e dopo pensiamo alla riunione?" disse la gentile signora di
prima, seguita da un vago mormorio di assenso. Guardai speranzosa
Malocchio, nella speranza che rifiutasse, tuttavia lui esordì
con un cupo "d'accordo" e tutti ripresero a chiacchierare allegramente.
Finalmente dopo la cena, durante la riunione, ebbi finalmente modo di chiarirmi le
idee su tanti interrogativi a cui non avevo mai trovato risposta. I
membri dell'ordine si mostrarono da subito molto pazienti e gentili con
me. La serata passò in un batter d'occhio e, arrivate le 10,
qualcuno cominciò a manifestare segni di impazienza.
Anche Malocchio se ne accorse a quanto pare, perchè, anche se
con aria leggermente contrariata, dichiarò che la riunione era
ufficialmente conclusa. Alcuni cominciarono a congedarsi, ringraziando
Molly Weasley (la donna dai capelli rossi che mi aveva accolta
all'inizio) e salutando tutti gli altri. Mi sentivo molto più a
mio agio una volta saputo tutto: i membri dell'Ordine erano
incoraggianti e piacevoli, mi rivolgevano spesso ampi sorrisi e non
sembravano particolarmente infastiditi dalla mia sbadataggine, che, mio
malgrado, si era manifestata in più occasioni (in particolare
durante la cena). L'unica cosa che continuava ad assillarmi era il modo
in cui mi ero comportata con Sirius... lo avevo accusato senza
conoscerlo, mi ero comportata esattamente come tutte le persone
lì fuori, che lo credevano una persona orribile senza neanche
averne le prove... avevo bisogno di scusarmi con lui. Eravamo rimasti
ormai in pochi, e io stavo chiacchierando tranquillamente con Arthur,
il marito di Molly, simpatico e gentile almeno quanto lei. Quando, ad
un tratto, Sirius, che stava parlando con un altro membro dell'Ordine
di cui proprio non riuscivo a ricordare il nome, si alzò in
piedi. Quando vidi che usciva dalla stanza mi alzai di scatto,
rovesciando un bicchiere che non si ruppe per miracolo. Mi scusai con
Arthur e seguii Sirius al piano superiore.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Malintesi e chiarimenti ***
Listen to your heart - capitolo 4
Salii
lentamente le scale a chiocciola che portavano al secondo piano di
Grimmauld Place, per evitare capitomboli decisamente fuori posto, e
giunsi in un corridoio. Era piuttosto buio, nonostante le lampade a
muro lungo le pareti, che avevano una luce tenue come quella di una
candela. C'erano un'infinità di porte, la maggior parte
chiuse, ma in una stanza dalla porta aperta solo per metà
intravidi Sirius; bussai piano ed entrai. Lui era fermo, in piedi, e
osservava uno strano, enorme dipinto sulla parete. Il mio arrivo lo
distolse dai suoi pensieri e lo fece voltare di scatto.
"Tonks!" disse con aria sorpresa.
Mi guardai intorno per qualche
istante: la stanza doveva essere un piccolo salotto, c'erano due
divani, un tavolino, un grande mobile a vetri molto impolverato e quel
grande dipinto sul muro. Osservandolo meglio notai che c'erano
moltissime scritte. Sirius dovette notare che quel dipinto aveva
catturato la mia attenzione, perchè disse:
"Quello che vedi qui è l'albero genealogico della mia
famiglia... bhe, forse dovrei dire della nostra famiglia! Ci dovresti
essere anche tu, però..."
Indicò il punto in cui, un tempo, era scritto il nome di mia
madre: ora, al suo posto, vi era un'unica grande macchia nera; la tela
in quel punto era stato bruciata.
"É... è per via di mio padre, vero?" chiesi voltandomi verso Sirius. Lui, continuando a fissare la tela, rispose:
"Sì... brava gente i miei!" disse con fare scherzoso, rivolgendomi un sorriso. Abbozzai anch'io un sorriso in risposta.
"Del resto, anch'io ho subito lo stesso trattamento..." disse subito
dopo indicandomi un'altra macchia nera, dove un tempo doveva esserci
stato il suo nome.
"Oh..." fu l'unica cosa che riuscii a dire. Accidenti a me e alla mia delicatezza da elefante!
"Deve essere stato quando sono scappato di casa..." proseguì
lui, "ma non ho rimpianti!" aggiunse sorridendo all'espressione triste
sul mio volto.
Dopo un attimo di silenzio presi io la parola:
"Sirius, io..."
Lui mi osservò con attenzione, incuriosito dal mio atteggiamento. Abbassai lo sguardo, leggermente imbarazzata:
"Io... volevo scusarmi per prima..."
"A cosa ti riferisci?"
"A quando... bhe a quando ci siamo incontrati giù nell'ingresso e io..."
"Ah, al nostro piccolo litigio!" disse lui ironico. "Naa, non devi preoccuparti per quello! Te l'ho detto ci sono..."
"Ci sei abituato! Ho capito..." lo interruppi io, "ma è proprio questo il problema..."
Lui sembrò sorpreso:
"Di che parli?"
"Sai... io ho sempre criticato le persone che giudicano senza
conoscere, basandosi solo su quello che dice la gente... e oggi l'ho
fatto io stessa. Non sapevo niente di te, eppure non ho esitato a
crederti un assassino, e a giudicarti in quanto tale. E non puoi
immaginare come mi sono sentita quando ho saputo quello che invece hai
realmente passato... mi sono sentita uno schifo. Anche perchè mi
sono resa conto che fino ad oggi mi sono fidata ciecamente di una
squallida bugia, ho dato la caccia senza sosta ad un uomo completamente
innocente, ho dato retta a ciò che altri hanno voluto farmi
credere, senza pensare nemmeno per un istante che potesse esserci
dell'altro... ho sbagliato... perciò permettimi almeno di
chiederti scusa Sirius!"
Lui mi guardò per qualche secondo a bocca aperta. Poi sfoderò di nuovo il suo sorriso e disse semplicemente:
"Ma quanto parli!"
Io arrossii e lui rise,
"Scu..." feci per dire, ma lui mi interruppe:
"Basta con le scuse, Tonks" disse sorridendo benevolo. "Non potevi sapere tutto quello di cui sei venuta a conoscenza stasera,
non ne avevi i mezzi, ed è più che normale che tu abbia
creduto a ciò che la stragrande maggioranza del mondo magico
afferma senza ombra di dubbio. Tuttavia il tuo discorso mi ha fatto
capire che hai un cuore davvero grande... E spero sinceramente che
questo mondo non riesca mai ad abbattere le tue convinzioni e la tua
determinazione, perchè sono davvero eccezionali."
Mi rivolse un sorriso sincero guardandomi negli occhi, e mi diede un buffetto affettuoso sulla spalla.
In quel momento sentimmo dei passi, e poco dopo qualcuno entrò nella stanza:
"Sir..." fece per dire, poi si fermò di botto. "Oh! Scusate... ho interrotto qualcosa?"
Guardai l'uomo che era appena entrato, lo stesso che avevo visto
parlare con Sirius dopo la riunione, senza capire ciò che aveva
appena detto... poi afferrai e con un balzo mi allontanai da Sirius,
rossa fino alla punta dei capelli (nel vero senso della parola!),
mormorando un confuso "nonono" e scuotendo la testa con fare
patologico. L'uomo mi squadrò per un attimo ad occhi aperti,
interdetto dalla mia reazione improvvisa e bizzarra, poi si rivolse
tranquillamente a Sirius:
"Ahem... scusa Sirius, dovrei parlarti un attimo."
"Sono tutto tuo Rem!" rispose lui nel suo solito tono scherzoso, trattenendo a stento le risate per il "simpatico" malinteso.
"Allora sarà meglio che io vada!" dissi io ancora in preda
all'imbarazzo. Mi avviai con passo affrettato verso la porta... troppo
affrettato! Proprio mentre passavo accanto all'amico di Sirius,
inciampai in qualcosa e persi l'equilibrio. Solo i riflessi pronti di
lui, che mi afferrò per la vita, mi salvarono da una bella
caduta. L'uomo mi tirò su con delicatezza e, sorridendo, disse
in tono gentile:
"Dovresti stare più attenta, Ninfadora"
Occupata a fissare i suoi occhi, di un azzurro intenso, non mi
preoccupai neanche del fatto che aveva pronunciato il mio intero
orribile nome. Lui ricambiò lo sguardo.
"Ti ringrazio... ahem..."
"Remus." disse prontamente lui, "Remus Lupin, sempre che occorra
tanta formalità..." proseguì sempre sorridendo.
Aveva il volto pallidissimo e un'aria stanca, ma, nel complesso, aveva
un certo fascino... mi distolsi dai miei pensieri accorgendomi che lui
ancora mi teneva per la vita. Anche lui se ne accorse perchè si
scusò, e quando mi congedai, giusto prima di uscire dalla
stanza, colsi lo sguardo sornione di Sirius, che ricambiai con una
sincera risata.
Salve a tutti! Mi scuso infinitamente
per questo aggiornamento così tardivo, so bene che sono passati
più di due mesi da quando ho pubblicato l'ultimo capitolo!
>.< Spero di riuscire ad aggiornare più spesso per gli
altri capitoli, anche perchè questa storia si prospetta ancora
lunga x'3 vi dico già che il capitolo 5 l'ho già scritto,
quindi lo pubblicherò presto :D intanto spero che questo vi
piaccia, e che anche se vi ho fatti tanto aspettare continuerete a
seguire la mia storia >w< Recensitee!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Una visita inaspettata ***
5. Una visita inaspettata
Nelle
due settimane che seguirono non ci furono ulteriori riunioni
dell'Ordine; solo nei fine settimana capitava che ci ritrovassimo al
quartier generale, dove spesso capitava di cenare tutti assieme, grazie
all'impeccabile contributo di Molly. A Grimmauld Place si respirava
sempre un'aria di familiarità, tanto che quasi cominciai a
preferire il quartier generale al mio affezionato appartamento in
Rushword Street. Mi piaceva recarmi lì, anche solo per tenere
compagnia a Sirius, che era sempre in casa, sotto preciso ordine di
Silente. Spesso per lo stesso motivo passavano da Grimmauld Place anche
Remus e Bill; Bill era uno dei figli dei Weasley e, benchè fosse
di ben quattro anni più grande di me, andavamo perfettamente
d'accordo, e riuscimmo a legare molto in pochissimo tempo. Remus,
invece, era un tipo particolare: non riuscivo mai a capire esattamente
cosa gli passasse per la testa. Tuttavia capii presto che era un uomo
molto più maturo di quanto mi aspettassi e, nonostante spesso ci
trovassimo a discutere perchè sempre in disaccordo, parlare con
lui era piuttosto piacevole.
In poco tempo riuscii anch'io a sentirmi interamente parte di
quell'armonia che teneva unito l'Ordine della Fenice, anche grazie a
tutti i suoi membri, che mi trattavano ormai come se mi conoscessero da
anni. Il mio rapporto con Sirius migliorò a tal punto da
superare ogni mia aspettativa: stavamo riuscendo passo dopo passo
a creare quel legame di affetto che, benchè fossimo
parenti, non avevamo mai avuto.
Incontravo i membri dell'Ordine anche al Ministero, soprattutto Kingsley, che
spesso passava a fare due chiacchiere con me, e Malocchio, che, quando
era particolarmente di buon umore, mi salutava con strani grugniti
difficilmente interpretabili.
Le mie giornate erano finalmente diverse dal solito, la mia monotona
vita di Auror ventunenne era finalmente cambiata, e io ne ero entusiasta!
L'ultima settimana di agosto il mio superiore decise finalmente di
darmi un paio di giorni di "ferie". Decisi però che il tanto agoniato riposo
avrebbe atteso ancora un po', e, con un enorme sforzo di
volontà, mi convinsi a dedicare il lunedì mattina a
riordinare la baraonda che sempre regnava al n°5 di Rushword
Street. Tuttavia qualcosa quella mattina sconvolse i miei piani; mentre
ero intenta ad impilare pazientemente il gran numero di libri sparsi
sul mio pavimento, il rumore del campanello mi fece sobbalzare. La pila
che avevo accumulato fino ad allora vacillò un attimo, prima di
cadere e sfracellarsi senza pietà sul parquet. I volumi si
sparpagliarono nuovamente in tutte le direzioni ed io, un po' seccata,
mi avviai con passo pesante nell'ingresso. Una volta davanti alla
porta, però, mi resi conto che non aspettavo visite quella
mattina... o forse semplicemente la mia memoria funzionava male come al
solito! Aprii la porta e ciò che vidi mi colse completamente di
sorpresa: sulla soglia c'era Remus Lupin, l'ultima persona che mi sarei
mai aspettata di trovarci. Vedendo che lo osservavo con aria
interrogativa, lui prese la parola:
"Ti chiedo scusa per l'intrusione improvvisa, Ninfadora..." (i miei capelli si drizzarono come in preda ad una scossa elettrica)
"...il fatto è che... credo che il tuo camino non funzioni a dovere!"
"Il camino?" domandai senza capire.
"Sì! Ho provato ad usare la polvere volante per contattarti, ma
il tuo camino non ne ha proprio voluto sapere. Così,
poichè a mio avviso mandarti un gufo sarebbe stato poco
prudente, sono venuto di persona. Spero di non disturbarti troppo..."
"Oh no, non disturbi affatto!" esclamai io, più per cortesia che per altro.
"Vuoi entrare?"
"Se per te va bene..."
Mi spostai per farlo entrare. "Posso offrirti qualcosa?"
"Nono, non preoccuparti, non mi tratterrò a lungo!"
Gli feci strada fino al salotto ma, appena entrati lì, lo
spettacolo era terrificante: migliaia e migliaia di cose, tra libri,
appunti di lavoro e indumenti, erano sparse dappertutto. Mi sentii
avvampare:
"Scusa tanto il disordine... non mi aspettavo visite..."
Lui sembrò per un attimo divertito dal mio imbarazzo, ma disse solo:
"Non preoccuparti, è colpa mia che sono arrivato senza alcun preavviso!"
Superando l'imbarazzo del momento, liberai uno dei due divanetti e lo
feci accomodare. Io invece mi sedetti in bilico sul bracciolo di quello
di fronte, dato che il resto del divano era invaso dal bucato appena
fatto. Dopo qualche secondo di silenzio lui disse:
"Sono venuto qui su commissione di Malocchio, che mi ha chiesto di
informarti che oggi al quartier generale si terrà una riunione
molto importante: stasera
stessa avrai occasione di partecipare alla tua prima missione in qualità di membro
dell'Ordine."
Attese la mia reazione, e non rimase deluso: un'espressione di stupore,
entusiasmo ed eccitazione apparve sul mio volto. Lui sorrise. Pensai
che i miei comportamenti dovessero risultare un po' infantili,
così ripresi un po' di contegno, e gli chiesi ulteriori
informazioni. La riunione si sarebbe tenuta quello stesso pomeriggio,
alle cinque in punto, a Grimmauld Place. L'unica cosa che occorreva
portare era un manico di scopa. Avrei rispolverato dopo chissà
quanto tempo la mia vecchia Comet! Ripromisi a me stessa di essere
puntuale. Sull'obiettivo della missione, invece, Remus non volle
anticiparmi nulla. Così si congedò cordialmente e ci
demmo appuntamento a quel pomeriggio stesso.
Quando la porta si fu richiusa alle sue spalle mi abbandonai nuovamente
sul divano, fantasticando con entusiasmo sulla missione di quella sera.
Perfetto: il programma "pulizie di primavera" era appena saltato!
Grazie di cuore a tutti quelli che stanno seguendo la mia fic: spero
che non rimaniate delusi :D Devo dire che mi sto divertendo
parecchio a scriverla, soprattutto perchè Tonks mi assomiglia
molto, quindi scrivere dal suo punto di vista è interessante ;)
I prossimi capitoli li pubblicherò più in là,
anche perchè siamo ad agosto, e probabilmente nessuno ha tempo
da perdere su efp! Ci rivediamo a settembre, recensite in tanti nel
frattempo :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Missione n°1! ***
6. Missione n°1
Salve
a tutti! Prima di lasciarvi al sesto capitolo di questa storia, vorrei
ringraziare tutti quelli che hanno recensito la mia fanfic fin'ora: vi
sono davvero molto grata, per me è molto importante leggere i
vostri pareri, e il fatto che siano tutti più che positivi mi
sprona maggiormente ad andare avanti con i capitoli! In particolare
sono stata felicissima di leggere tutte quelle recensioni per il quinto
capitolo, in cui molti di voi mi hanno chiesto di aggiornare al
più presto. E quindi ecco qui, ho aggiornato il prima possibile,
e questo capitolo lo dedico a tutti voi che mi avete
sostenuta! GRAZIE, per la
pazienza e per la gentilezza. Spero con tutto il cuore di non deludere
le vostre aspettative! E spero anche che i recensori andranno
pian piano aumentando ;) buona lettura!
Per
tutto il resto della mattinata non riuscii a dedicarmi a nulla, se non
a prepararmi un semplice panino per pranzo. Ero troppo eccitata
all'idea della missione, e non riuscivo a pensare ad altro. Il tempo
trascorse con una lentezza esagerata, ma quando finalmente
arrivò il momento di smaterializzarsi, il mio entusiasmo era a
mille.
Nella piazzetta di fronte ai palazzi n°11 e 13 di Grimmauld Place
c'era già qualcuno: era Bill. Lo salutai con un gran sorriso, e
per poco non gli caddi addosso inciampando nel mio stesso mantello;
tuttavia riuscimmo entrambi a raggiungere sani e salvi la soglia di
Grimmauld Place n°12. Entrammo in silenzio, ormai avevo imparato la
lezione dalla signora Black, e raggiungemmo gli altri, già
riuniti in cucina.
"Ehilà Bill! Non ci si vede da un po'!" Sirius si avvicinò
al giovane dai capelli rossi e gli diede un amichevole pacca sulla
spalla
"Dì un po', che ci facevi tu con la mia bella cugina?"
"Sir, smettila!" feci io fingendomi molto seccata
"Lo sai che sono solo protettivo con te, sei la mia cugina preferita!"
"Maddai, che onore! E pensare che con delle rivali così amabili
come Bellatrix e Narcissa credevo di non reggere il paragone!"
"Hai scordato tua madre, Tonks!"
"L'ho fatto di proposito!" risposi con una linguaccia.
Sirius rise e si avvicinò per abbracciarmi. Dopo i consueti
convenevoli, quando già Malocchio cominciava a spazientirsi, si diede inizio
alla riunione. C'erano quasi tutti, persino Mundungus Fletcher, un
contrabbandiere che faceva parte dell'Ordine in qualità di
infiltrato nei luoghi più loschi e diffamati del mondo magico,
luoghi che, a quanto pareva, era solito frequentare giornalmente. In
realtà era da parecchio che non si faceva vivo al quartier
generale, e Arthur mi aveva detto che gli era stato affidato il
compito di controllare le azioni di Harry Potter, il ragazzino più famoso del mondo magico, che solo
l'anno precedente aveva dichiarato, con il sostegno di Albus Silente,
di aver assistito di persona alla rinascita di Lord Voldemort.
Incrociai lo sguardo di Remus e lui mi rivolse il suo solito sorriso cordiale. Ricambiai.
"Bene." esordì Malocchio improvvisamente, "Sapete più o
meno tutti il motivo per cui siamo qui: abbiamo una missione da
svolgere!"
"Per colpa del nostro caro Mundungus..." e qui rivolse all'uomo un'occhiata carica di disprezzo
"I nostri piani per controllare Potter sono falliti. Il ragazzo
è stato attaccato da un gruppo di Dissennatori, che per cause
ancora poco chiare si sono spinti proprio fino al piccolo quartiere
babbano dove vive con i suoi zii. Per difendersi, Potter è stato
costretto ad evocare un Patronus. E vorrei precisare: era un Patronus
corporeo perfettamente formato."
Un vago mormorio di stupore si diffuse tra i presenti, mentre Malocchio
rivolgeva un'occhiata compiaciuta a Remus, che sorrise in leggero
imbarazzo; ricordai che Molly mi aveva accennato il fatto che Remus,
due anni prima, aveva insegnato a Hogwarts, e che Harry Potter era
stato suo alunno. Tuttavia al termine dell'anno scolastico,
benchè molti dei suoi alunni avessero fatto grandissimi
progressi, aveva lasciato l'insegnamento. Se era stato capace di far
evocare un patronus corporeo ad un ragazzino di 13 anni, perchè
diamine si era licenziato?
"Dunque!" la voce di Malocchio interruppe i miei ragionamenti
"Non sappiamo se i Dissennatori attaccheranno di nuovo, nè se il
ragazzo sarà capace di resistergli una seconda volta. Per questo
è stato deciso che Potter venga trasferito qui al quartier
generale stasera stessa! La missione consiste nel prelevarlo
dalla sua abitazione attuale e portarlo qui, sano e salvo.
Poichè il ragazzo non è ancora in grado di
materializzarsi, e la metropolvere è controllata dal ministero,
l'unico mezzo a nostra disposizione sono le scope. Chiunque sia in
grado di montarne una e si senta pronto per la missione, si alzi in
piedi!"
Io non esitai nemmeno per un secondo, impaziente com'ero, e, come me,
si alzarono in piedi altre otto persone: Remus, Kingsley, Elphias,
Emmeline, Dedalus, Sturgis, Hestia e, naturalmente, Malocchio.
"Bene, bene" borbottò lui: "Più siamo, meglio è! Preparatevi, tra qualche minuto si parte."
Detto fatto, di lì a un quarto d'ora scarso ero in volo per la
mia prima missione in qualità di membro dell'Ordine della
Fenice! Era un po' meno avventurosa di quanto avevo previsto, ma sempre
meglio di niente! Il piano di Malocchio prevedeva che, una volta
arrivati a Privet Drive, dove Harry viveva con gli zii, l'avremmo preso
con noi e, al segnale di sicurezza stabilito, saremmo partiti in
formazione ben precisa alla volta di Grimmauld Place.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Rendez-vous ***
7. Harry Potter
Ok
questo capitolo è un po' piccoletto... o forse è solo una
mia impressione xD comunque spero che vi piaccia, ho cercato di
attenermi più al libro, giusto per rendere le cose più
verosimili. Ditemi che ne pensate :D Grazie a tutti quelli che
recensiscono, vi adoro <3
Verso le 18:30
eravamo tutti e nove davanti al numero 4 di Privet Drive. Smontai
entusiasmata dalla mia Comet 260: era da così tanto che non
volavo che quasi avevo dimenticato quanto fosse bello!
Malocchio era davanti a tutti: aprì la porta chiusa a chiave con
un colpo di bacchetta ed entrammo tutti di soppiatto. Non capivo il
perchè di tante precauzioni, ma mi adeguai a ciò che
facevano gli altri. All'interno era tutto immerso nella
semioscurità, così avanzammo con cautela. Ad un tratto
però urtai qualcosa con il piede: doveva essere un tavolo, e,
qualsiasi cosa ci fosse sopra, cadde a terra rompendosi in mille pezzi.
Perchè sempre a me! Sentii gli sguardi di tutti puntati su di
me, in particolare quello di Malocchio: benchè con quel buio non
riuscissi a vedere bene la sua espressione, doveva essere infuriato!
Dopo qualche secondo di silenzio, i miei sospetti furono confermati,
perchè Malocchio cominciò a borbottare qualcosa circa la
mia irrimediabile goffaggine in tono decisamente poco gentile. Kinglsey
cercò di farlo calmare, e in breve nessuno si curò
più di mantenere il silenzio. Ad un tratto ci accorgemmo che
qualcuno stava scendendo le scale a passi incerti: era certamente Harry.
"P-professor Moody?" domandò piano.
"Non credo sia il caso di chiamarmi così, Potter. Non sono mai
stato un gran professore, lo sappiamo entrambi" replicò Malocchio
"Non preoccuparti Harry, siamo venuti per portarti via da qui" intervenne Remus con dolcezza.
"Professor Lupin?" esclamò Harry stupito e tranquillizzato allo stesso tempo.
Visto che
la situazione si era calmata, decisi di rendermi utile facendo un po'
di luce.
"Lumos" bisbigliai alla mia bacchetta, la cui punta si illuminò
emettendo una luce sufficiente a vedere ciò che stava accadendo:
Harry, ancora fermo sulle scale, aveva gli occhi di tutti puntati
addosso, meno Malocchio, che come sempre si guardava intorno
circospetto. Harry Potter, il quindicenne più famoso di tutto il
mondo magico, sembrava in terribile imbarazzo; aveva i capelli neri e
scompigliati, con dei ciuffetti che gli ricadevano scomposti sulla
fronte, grandi occhiali rotondi dietro ai quali rilucevano gli occhi di
un verde intenso. Incrociai un attimo il suo sguardo, e cercai di
rivolgergli un sorriso incoraggiante, che lui ricambiò un po'
incerto. Non doveva essere una bella sensazione essere sempre
circondati da persone che ti conoscono, anche se tu non hai la minima
idea di chi siano.
Remus dovette intuire il disagio di Harry, perchè si prese la
briga di fare le presentazioni. Io, dal canto mio, ero intenta a
riparare i piatti che avevo mandato in pezzi e a chiedermi come fosse
possibile tenere una casa così perfettamente pulita e ordinata,
quando sentii Remus che diceva:
"E lei, Harry, è Ninfadora"
E no! Era la seconda volta in un solo giorno, proprio no!
"Non chiamarmi Ninfadora, Remus!" dissi cercando di controllare la mia
irritazione, mentre il colore dei miei capelli vorticava rapidamente
dal rosa al rosso fuoco.
Harry mi guardò per un attimo con un misto di stupore e ammirazione.
"Ninfadora Tonks, che preferisce essere nota col solo cognome!" proseguì Remus con aria profondamente divertita.
Cominciavo a pensare che lo facesse apposta!
"Lo preferiresti anche tu se quella sciocca di tua madre ti avesse
chiamato Ninfadora!" mi lamentai mentre i miei capelli riprendevano il
loro solito colore rosa.
Finite le presentazioni, io accompagnai Harry al piano di sopra, per
aiutarlo a preparare il suo baule (o meglio a riempirlo alla rinfusa
con il necessario).
Era un ragazzo davvero modesto. Non che mi aspettassi un damerino
pomposo, ma ciò che mi stupì fu il fatto che l'essere
costantemente al centro dell'attenzione sembrava non aver mai avuto
alcun effetto su di lui, anzi, al massimo lo infastidiva. L'unica cosa
di cui si mostrò apertamente orgoglioso fu la sua Firebolt,
quando gli chiesi di vederla con occhi luccicanti:
"Cavoli! E io che cavalco ancora una vecchia Comet!"
"Me l'ha regalata Sirius, il mio padrino!" disse Harry in tono fiero, con un gran sorriso sulle labbra.
"Sì, lo conosco bene il tuo padrino! Sai, è mio procugino da parte di madre."
"Davvero?" esclamò lui sinceramente sopreso.
"Sì. Il mondo è piccolo, Harry!" dissi sorridendo.
Ricambiò il sorriso, stavolta con più convinzione, e
insieme scendemmo al piano di sotto.
"Cominciavamo a pensare che vi foste persi!" esclamò Remus appena ci vide scendere le scale.
Appena si fu girato di spalle gli feci quasi involontariamente una
linguaccia, Harry si morse le labbra per cercare cercava di non ridere.
"Malocchio, possiamo andare!"
Uscimmo tutti in giardino, e, al secondo segnale, montammo tutti sulle
scope; io ero in testa alla formazione, Harry subito dietro di me.
"Se qualcuno di noi dovesse morire" disse Malocchio con aria truce
"verrà lasciato indietro. Se dovessimo morire tutti, Harry,
dovrai volare sempre verso est e la retroguardia ti raggiungerà
in un attimo!"
Non potei fare a meno di ridere all'espressione atterrita del povero Harry:
"Non essere così positivo, Malocchio, altrimenti Harry
penserà che non prendiamo la cosa sul serio!" dissi ironica.
Malocchio stava per replicare, ma Kingsley lo interruppe, assicurando
ad Harry che al 99% nessuno sarebbe morto in quella missione.
Senza rompere le righe per nessun motivo, con Malocchio che continuava
ad impartire ordini a destra e a manca, arrivammo in poco tempo in
vista di Grimmauld Place.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Una svolta per l'Ordine ***
Mi
scuso per gli errori di scrittura del capitolo precedente,
me ne sono accorta dopo averlo postato!
Allora, questo capitolo l'avevo già scritto da un po', ma
non avevo mai tempo
di scriverlo al computer, perciò è arrivato un
po' in ritardo... vi chiedo
scusa anche per questo e spero che vi piaccia! Buona lettura (:
Una volta che fummo atterrati,
feci per prendere il baule di Harry, che
era stato legato alla mia scopa e sottoposto ad un incantesimo di
levitazione.
"Accidenti devo averlo
riempito un po' troppo..." borbottai tra me e
me riuscendo a malapena a sollevarlo da un lato a qualche centimetro da
terra.
Ad un tratto il mio
carico si fece improvvisamente leggero: alzai lo sguardo e
vidi Remus, che aveva prontamente afferrato l'altro lato del baule.
Accidenti a lui, ma
quell'uomo arrivava sempre preciso e puntuale nel posto
giusto al momento giusto?
Varcammo insieme la
soglia di Grimmauld Place, dove, durante la nostra assenza,
c'erano stati dei cambiamenti importanti: i figli di Molly e Arthur
erano
arrivati tutti quel pomeriggio, e sarebbero rimasti lì,
assieme ad Harry, fino
all'inizio dell'anno scolastico. Ma, cosa ancora più
importante, ci avevano
raggiunti al quartier generale Albus Silente, l'attuale preside di
Hogwarts, a
capo dell'Ordine, e l'ex mangiamorte Severus Piton, anche lui membro
dell'Ordine della Fenice a tutti gli effetti. Doveva essere accaduto
qualcosa
di veramente importante perchè richiedesse la loro presenza!
Di fatto i membri
dell'Ordine che non avevano partecipato alla missione erano
già riuniti in
cucina, e noi, tutti meno Harry che fu mandato di sopra, ci affrettamo
a
raggiungerli.
"É troppo
piccolo!"
"Ma è
già maturo abbastanza!"
"É solo un
ragazzo!"
"Ha il diritto di
sapere!"
"Non sta a te decidere
cosa è bene per Harry!"
"A te meno che a me!
Harry non è tuo figlio, Molly!"
"É come se lo
fosse!"
La discussione tra Molly
e Sirius continuò su questo tono, finchè Silente
non
impose il silenzio. Aveva cose più importanti da dirci, e, a
quanto pareva,
poco tempo a disposizione per farlo. Ci mise al corrente di quello che
sarebbe
stato il nostro più importante obiettivo: proteggere
una profezia, che,
nelle mani di Tu-sai-chi, sarebbe divenuta un aiuto indispensabile per
la sua
ascesa al potere. Questa profezia era stata pronunciata da Sibilla
Cooman,
attuale insegnante di divinazione a Hogwarts, e riguardava precisamente
Harry e
Voldemort, e il modo in cui uno dei due avrebbe potuto sconfiggere
definitivamente l'altro. L'unica persona ad aver ascoltato interamente
la
profezia era Silente, ma probabilmente Voldemort ne conosceva una
parte,
abbastanza da esserne attratto. La profezia era custodita al Ministero
della
magia, nell'Ufficio Misteri, e poichè Silente era certo che
Voldemort avrebbe
tentato di appropriarsene con ogni mezzo, era nostro dovere fare la
guardia a
quel prezioso oggetto, per impedirgli ad ogni costo di impossessarsene.
Prima di cena Silente e
Piton si congedarono, improvvisamente così com'erano
arrivati.
Harry, dal canto suo, da
quando era arrivato era impaziente di sapere: non
aveva ricevuto notizie di alcun tipo per tutta l'estate, e i suoi due
amici,
Ron e Hermione, non avevano saputo soddisfare la sua
curiosità. Sirius, al
quale Silente aveva ben raccomandato di non svelare i dettagli della
missione
ad Harry, durante la cena cercò di rispondere alle domande
di Harry per quanto
poteva, finchè non fu interrotto da Molly. La loro
discussione riprese da dove
l'avevano lasciata, e, poichè era già abbastanza
tardi e aveva l'aria di
doversi protrarre ancora a lungo, Arthur mi chiese di portare di sopra
i
ragazzi.
Quando mi alzai facendo
loro cenno di seguirmi, Molly mi rivolse uno sguardo
compiaciuto, mentre Sirius mi squadrò come per chiedere da
che parte stessi.
Una volta che fummo di
sopra, Harry, Ron e i due gemelli Weasley cercarono di
cavare informazioni da me, ma io ero l'ultima persona che si sentiva
autorizzata a dargliele, perciò li lasciai ancora dubbiosi e
un po' delusi
nelle loro stanze.
Passai un po'
più di tempo invece con Hermione e Ginny: la prima mi
lasciò
letteralmente a bocca aperta. Non solo era una ragazzina educatissima,
ma anche
tremendamente intelligente. Anche Ginny era furba e molto perspicace, e
mi
piacque quasi subito, forse anche per il fatto che lei, come me, odiava
sentir
pronunciare il suo nome per intero.
Quando lasciai la stanza
delle due ragazze scesi al piano inferiore, e lì
trovai Sirius, immerso in una fitta discussione con Remus. Appena mi
videro
entrare si interruppero, poi Remus alzò lo sguardo verso
l'orologio appeso alla
parete e decise che era arrivata l'ora di congedarsi. Rimasta sola con
Sirius,
gli chiesi:
"Di cosa parlavate tu e
Remus?"
"Di Piton" disse lui.
"Mh... non so come vi
conosciate, ma credo di non sbagliarmi
nell'affermare che non scorre buon sangue tra voi due..."
"Si nota così
tanto?” domandò ironico. “Dire che non
ci sopportiamo è dire
poco, ma è qualcosa di irreversibile, dato che va avanti dai
tempi in cui
frequentavamo Hogwarts..." concluse con un'aria stranamente pensierosa.
"Non me la conti giusta
stasera, Sir. Che hai?"
Lui sorrise alla mia
perspicacia:
"Ormai mi capisci fin
troppo bene tu, eh? Beh forse, come ha detto Remus,
non dovrei dargli peso... ma quell'uomo oggi è riuscito a
dire la prima cosa
giusta, probabilmente in tutta la sua vita..."
"E cioè?"
"Io non sto facendo
nulla per l'ordine…” la sua espressione si
tramutò
d’un tratto in rabbia “Accidenti! Sono
completamente inutile chiuso qui
dentro!" diede un pugno sul tavolo, visibilmente irritato ma anche...
ferito.
Capii che non era stato
Piton a mettergli in testa questa idea, lui ne era già
convinto. Non sapevo cosa dire, così gli misi una mano sulla
spalla e, prima di
andarmene, mormorai:
"Io non penso che tu sia
inutile".
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Casa Tonks ***
Salve
a tutti! Mi spiace molto per tutti quelli che seguivano
e recensivano questa fanfic, non ho avuto un bel modo di ringraziarvi
smettendo
di aggiornare. Ci sono sempre rimasta molto male quando iniziavo a
leggere una
ff per poi scoprire che non era più aggiornata da secoli, e
che quindi non
avrebbe mai avuto un seguito, tantomeno una fine, e alla fine
l’ho fatto io
stessa, e per
questo non avete
idea di quanto mi senta in colpa! Forse è stata la mancanza
di tempo, forse la
mancanza di ispirazione, non lo so con esattezza. Tuttavia, proprio
ieri ho
ritrovato per caso qualche altro capitolo scritto a mano, evidentemente
da
tempo sepolto sotto qualche pila di libri, e così MIRACOLO!
Sto aggiornando di
nuovo. Mi sarebbe dispiaciuto che questi capitoli andassero buttati,
anche
perchè hanno richiesto tempo e impegno, così ho
deciso di pubblicarli comunque,
anche se forse non li leggerà nessuno. E chissà,
se l’ispirazione tornerà,
potrei anche tornare a scrivere questa fanfic, che era partita con
l’intenzione
di provare a inventare ciò che i libri non raccontano a
proposito dei miei due
personaggi preferiti della saga della meravigliosa J.K. Rowling. Beh,
che dire.
Se qualcuno dei miei lettori è sopravvissuto e
avrà la pazienza di scusarmi e
la curiosità di scorrere ancora questa pagina, sappia che
lui/lei è una delle
cose che più mi hanno spinto ad aggiornare nuovamente, e che
ha tutta la mia
riconoscenza.
Erano
le 10.30, e il mio organismo
aveva ancora un disperato bisogno di dormire, ma quella mattina dovetti
costringermi ad alzarmi, benché non fosse una giornata
lavorativa: avevo
promesso ai miei che sarei andata a pranzo da loro, perciò,
con un enorme
sforzo di volontà, abbandonai il mio lettuccio caldo.
Mi
preparai tra uno sbadiglio e
una tazza di caffè, e poi mi dedicai a cucinare la mia amata
torta al
cioccolato, amata forse anche perché era l’unica
cosa che io sapessi cucinare
decentemente. Decisi che a casa con la mamma ne avrei cucinata
un’altra più
grande, per portarla a Grimmauld Place quella sera.
Pronta
la torta, pronta io, in
marcia!
La
casa dei miei genitori si
trovava in Mitre Road, distante dalla mia… diciamo una buona
passeggiata. Quando
potevo evitavo la smaterializzazione, perché avevo sempre
amato camminare: mi
piaceva guardarmi intorno e osservare le cose e le persone, cercare di
immaginare che ci facessero in quella determinata strada a quella
determinata
ora, spiare nelle ideali vite che la mia mente creava per loro.
L’appartamento
al n°22 di Mitre Road aveva sempre avuto un particolare valore
affettivo per
me, in quanto era la casa dove ero cresciuta. A volte mi sorprendevo
ancora a
notare la semplicità con cui raggiungevo scaffali e mensole
che, quando ero
bambina, mi sforzavo inutilmente di sfiorare in punta di piedi. La mia
vecchia
stanza era ancora la mia preferita. Tutti gli oggetti che conteneva
erano
legati ad un ricordo particolare: la prima bambola che papà
mi comprò in un
negozio babbano, paia di scarpe ormai consunte che mi avevano
fedelmente
portata ovunque, il primo fiore ricevuto dal primo spasimante ancora
schiacciato tra le pagine di un libro… era la mia vita
rinchiusa in una stanza.
Quando ero lì da sola amavo sedermi sul pavimento freddo e
prendere in mano
quegli oggetti uno per uno, ascoltando quello che avevano da raccontare.
A
pensarci bene, era da un po’ che
non ci andavo: da quando mi ero trasferita nel mio adorato e
perennemente
disordinato appartamento, i miei erano più propensi a venire
a farmi visita; in
particolare mia madre, che coglieva sempre quelle occasioni per farmi
notare la
mia contorta concezione di “pulizia” e
“ordine” (come se non lo sapessi già!),
cosa che sicuramente avevo ereditato da mio padre, perché
lei invece bla, bla,
bla… Mia madre era una gran perfezionista, a volte un
po’ pedante, ma, per
quanto spendessi la maggior parte del tempo che trascorrevo con lei ad
alzare
gli occhi al cielo e sbuffare, nutrivo nei suoi confronti una grande
ammirazione.
Aveva un grande cuore, e questo nessuna delle persone che conosceva
avrebbe
potuto negarlo. Mio padre… beh era l’opposto. Era
un sognatore, mio padre. In
fondo aveva sposato una strega, pur non essendo un mago! Ci
vorrà pure un po’
di coraggio per questo. Da bambina amavo sentirmi raccontare la storia
di come
si erano conosciuti e innamorati. Non ne capirò mai nulla di
romanticismo, ma
per me quella era la storia d’amore più romantica
di sempre.
Quando
suonai il campanello,
riconobbi i passi di mia madre che si affrettavano verso la porta.
Quando aprì
aveva un sorriso smagliante. Sapevo di esserle mancata, così
ricambiai il
sorriso con affetto. Mi abbracciò entusiasta, prima di
rovinare il momento
esclamando allegramente che mi trovava ingrassata, non badando alla mia
espressione inorridita.
“Ted,
guarda un po’ chi è
arrivata!” esclamò dal corridoio mentre
raggiungevamo il soggiorno.
Mio
padre alzò gli occhi dal suo
giornale babbano:
“Non
sono poi così sorpreso, è
tutta la mattina che non fai altro che dire cose come –tesoro
datti una
sistemata, non vorrai che nostra figlia ti trovi nelle condizioni di un
venditore ambulante di Notturn Alley-”
disse
imitando scherzosamente la
voce di mia madre. Lei si indispettì e andò a
finire di sistemare la sala da
pranzo, mentre mio padre si alzava dal sofà per venirmi ad
abbracciare. Ero
sempre stata molto legata a mio padre, forse più che a mia
madre. La loro
storia mi piaceva molto di più quando la raccontava lui,
aggiungendo a volte
dettagli improbabili per farmi ridere.
“Come
se la passa la mia bambina?”
fece lui con un sorriso affettuoso.
La
sua bambina. Ero sempre la sua
bambina. Avrei forse dovuto ritenerla una cosa irritante, ma per me
era… quasi
confortante.
“Come
al solito, credo. Non ti
racconto nulla, tanto a breve dovrò rispondere a tutte le
domande inquisitorie
di mamma e saprai tutto e anche di più!” dissi
suscitando la sua risata.
Avrei
così tanto voluto mettere al
corrente la mia famiglia delle svolte importanti che stava prendendo la
mia
vita, di come da quando ero nell’Ordine sentissi di star
facendo davvero
qualcosa di importante, di Sirius, un pezzetto di famiglia che mi
sembrava di
conoscere da sempre… ma non avrei mai potuto.
“Mamma”
esordii mentre mi tagliavo
un’ultima fetta di torta “dopo pranzo mi dai una
mano a preparare un’altra
torta? Un po’ più grande però, la
vorrei portare ad una cena tra amici.”
“Amici?”
fece lei lanciandomi una
di quelle occhiate che riuscivano bene solo a lei.
“Sì,
mamma, amici. E’ quello che
ho detto.”
“Non
hai mai preparato torte per
gli amici… c’è qualcuno di speciale in
mezzo a questi… amici?” continuò
marcando volontariamente l’ultima parola.
“Avanti
mamma, non ricominciamo!”
“Che
c’è di male nel tenere tua
madre informata?”
“Nulla,
ma…”
“E’
sbagliato interessarsi della
vita sentimentale della propria figlia?”
“No,
ma…”
“Non
mi sembra inaudito che io
voglia sapere se tu esci con qualcuno, come si chiama, quanti anni ha,
dove
vive, dove lavora, quali sono i suoi hobby…”
“In
realtà…”
“…se
ha studiato qui, se i suoi
genitori vivono con lui, se è ricco, se ha mai commesso un
crimine…”
“Mamma…”
“…se
è favorevole al matrimonio,
se vuole dei figli, se 5 per lui sono pochi o
troppi…”
“Figli?!
Frena! Sono solo degli
amici mamma, non mi sposo tra una settimana, né tantomeno
avrò a breve…5
figli!”
“Credo
che 5 nipoti siano troppi,
ma uno non mi dispiacerebbe!”
“Papà,
anche tu!”
“Per
me se gli piace questa torta
è già un tipo a posto.” concluse lui
divorando l’ultima fetta sotto lo sguardo
severo di mia madre.
Sospirai, ma sorrisi. Solita
routine in casa Tonks.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=671395
|