Stagioni di guerra

di Inessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Autunno ***
Capitolo 2: *** Inverno ***
Capitolo 3: *** Primavera ***
Capitolo 4: *** Estate ***



Capitolo 1
*** Autunno ***


Disclaimer: Arthur e Merlin non appartengono a me ma a chi ne detiene i diritti e con loro non mi appartengono nemmeno Camelot ecc ecc.

 

Blablabla: Ho in mente questa raccolta da novembre. Sono quattro minishot legate tra loro ma da potersi considerare autoconclusive, una per ogni stagione. Questa  è l’Autunno, seguirà presto l’Inverno, che ho già scritto, e poi la Primavera e l’Estate, che ho già più o meno in mente.

Doveva essere una AU storica, ma poi mi son detta che, forse, se scrivo una canon!era ogni quattro AU, posso alleviare i miei sensi di colpa nell’amare tanto il genere e ho deciso di cambiare il progetto iniziale. Ne consegue che è molto più semplice di quello che volevo scrivere, perché pensavo a qualcosa ambientato durante la seconda guerra mondiale (di cui ho trattato, diciamo, un aspetto nella mia tesi di laurea - per questo mi è venuta l'idea per questa raccolta) su cui sono decisamente più informata, però alcuni elementi ho deciso di lasciarli e li ho disseminati per il testo, soprattutto in Inverno. Non escluderei, in futuro, una vera AU storica, perché mi piacciono e quindi bon, pace XD spero che non mi odierete troppo se invado il fandom di AU ç_ç

Smetto di cianciare e vi lascio alla lettura, con un grazie grande grande a _ichigo_85 per aver letto, avermi dato un parere e per il sostegno :)

 

 

 

 

 

Stagioni di guerra

 

 

 

Autunno

 

Gli artigli la schiena sudata con le dita e ti mordi un labbro per non gemere troppo forte, perché quand’è così non riesci a fare altro. Quando si abbandona a te sul suo letto, in maniera così completa, così totale, così disinibita da far male non riesci a trattenerti, a non sussurrare il suo nome ancora e ancora, perché lui è il tuo Principe, è l’altra faccia della tua medaglia, è la tua profezia… è Arthur.

- Non trattenerti, Merlin, - ti sussurra in un orecchio con un’altra spinta e solleva la testa per guardarti negli occhi, - Voglio sentirti, dimenticati del castello, dimenticati delle guardie…

E anche se non te lo avesse chiesto te ne saresti dimenticato lo stesso, perché ora ha gli occhi affondati nei tuoi e i capelli biondi sono incollati alla fronte e siete così vicini che è impossibile ricordarsi di tutto quello che c’è fuori, figurarsi del domani.

Quando raggiungi il culmine è lui stesso a divorare i tuoi gemiti insieme alle tue labbra e per i secondi successivi non riesci a respirare, perché è troppo e ti senti già gli occhi pizzicare.

Nel pomeriggio girovagate dentro le mura del castro, tra il popolo. Gli occhi della gente sono fissi su di lui e tu ne sei orgoglioso, perché un principe va rispettato, ma il tuo Principe viene anche adorato e l’adorazione non è solo nei Sire e Maestà che gli rivolge il fornaio o il contadino, ma nella lealtà e nella paura (non di lui, perché è un principe giusto) che leggi nei loro volti mentre cammina per le strade. È negli ultimi frutti della stagione che se ne va che gli regalano anche se sanno che forse non basteranno per il loro inverno.

Arthur ride e parla dell’anno prossimo. Sa che a loro serve anche questo e non glielo nega, anche se non promette nulla. Però se lui ci crede, allora anche loro ci credono un po’ di più. E più che un principe nel suo giorno di riposo, sembra un giovane qualsiasi che parla delle sue speranze, uno di quelli che costruisce castelli in aria e che si fa bacchettare le mani dalla madre col mestolo, perché sta per le strade a cianciare anziché andarsene a lavorare nei campi.

Tu, però, lo vedi che ha gli occhi come l’autunno, pronti a spogliarsi di qualsiasi emozione terrena e assumere l’aspetto freddo del ferro e della difesa, ma non dici nulla e lo segui lealmente.

Tuttavia ami vederlo ridere, coi capelli biondi che riflettono la luce dell’ultimo sole caldo. Su di lui il cielo è ancora azzurro e vedi alcune rondini passare di albero in albero, delle sagome nere ed eleganti. Anche loro se ne stanno andando, perché ormai l’estate è finita, e porteranno Arthur con sé. E con lui il suo sorriso. Ed il tuo.

Poi, a primavera, torneranno, le rondini, è la legge della natura. Diversa è quella degli uomini.

Al tramonto ti senti inquieto e deve esserlo pure Arthur, perché inizia a muoversi per la cittadella, trascinandoti qua e là, come se non riuscisse a trovare pace. Non dice nulla e tu non sai se sia il caso di sdrammatizzare e alleggerire l’atmosfera o stargli vicino in silenzio e fargli sapere così che tu di lui ti fidi e gli affideresti la tua vita anche in questo momento.

Prima che tu prenda una decisione, ha imboccato la strada per salire sul mastio. Gli corri dietro su per le scale a chiocciola, ormai abituato alla sentinella appostata ad ogni finestra scavata nella pietra e, quando siete in cima, ormai l’unica luce che vedi proviene dalle torce e la città si prepara per l’ultima notte.

Lui guarda in basso come ha fatto tante altre volte e ti ricorda il momento in cui lo hai salutato prima di tornare ad Ealdor, senza sapere cosa ne sarebbe stato di te e di lui e di voi. Solo che adesso è lui che se ne va e tu non sai bene nemmeno stavolta quello che sarà, però qualcosa ti dice che non è ancora il momento, perché lui se ne andrà tra le tue braccia, non può andarsene da solo.

Ti circondi il petto con le braccia quando una sferzata di vento ti colpisce e ti ricordi del calore che hai provato quella mattina, quando eravate stretti l’uno all’altro e pronunciavate promesse senza senso a fior di labbra. Le avevi gonfie, le labbra, per tutte le volte che te le aveva morse e baciate, ma ora sono di nuovo fredde, secche e screpolate.

- Questo dovrebbe essere il momento in cui mi giuri amore eterno, oltre la morte, - la sua voce ti arriva ironica alle orecchie e se non l’avessi conosciuta come la conosci, non avresti notato il leggero tremolio alla fine della frase.

Sorridi alla morte e stai al gioco.

- Sono sicuro che se solo alzaste un dito trovereste centinaia di donzelle pronte a farlo, - rispondi col suo stesso tono, indicando la città in basso, e poi sollevi lo sguardo su di lui.

- Vuoi che te lo ordini, Merlin? – ti chiede avvicinandosi appena a te e riparandoti dal vento che soffia sul mastio.

- Sapete cosa me ne faccio dei Vostri ordini, - continui imperterrito. Poi alzi le braccia e gliele porti sulle spalle, gli sfiori il collo scoperto in una carezza.

- Non morirò, Merlin, - ti sussurra poggiando la fronte sulla tua e tu senti l’immenso bisogno di crederci. Forse due presentimenti fanno una profezia, pensi, e lo speri ardentemente.

- La Vostra fiducia in Voi stesso è impressionante, - rispondi nonostante la piega seria delle sue parole.

Lui ti bacia, sulle labbra, incurante dei cavalieri di guardia che potrebbero vedervi, e tu ricordi di nuovo com’è quel lieve formicolio che ti provoca.

- Non morirai, - concludi infine, ignorando l’etichetta e baciandolo di nuovo, reimparando il suo profumo, il suo sapore, la consistenza dei suoi capelli sotto le tue dita. Bruci del suo calore per conservarlo e viverne quando verrà l’inverno. Sai che passerà un tempo impossibile prima di poter riavere tutto questo. Se lo riavrai.

 

Fine.





Blablabla finali: Come potete ben vedere, del canon io me ne sbatto molto. L'Arwen non è canon e Bradley non ci crede, quindi non vedo perché dovrei occuparmene proprio io. Vi sembro una crocerossina? Deliri a parte, grazie per aver letto e grazie anche a chi ha letto, commentato, inserito tra le preferite/ricordate/whatever Friends With Benefits. Vi amo quando amate i clichè insieme a me *O*

Conigli (no, non è un errore di battitura, è spirito di patata) per la lettura: Ho tradotto da poco la fic Caro Arthur di snowblood7, una storia che amo tanto e che ho pensato potesse piacere anche a voi. Enjoy!

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Capitolo 2
*** Inverno ***


Izu parla a vanvera: solo per dire che questa è la mia one-shot preferita delle quattro e che è quella che ha maggiori riferimenti alla vita del popolo in guerra di cui parlavo nel primo capitolo. Sono riferimenti lievi, come lieve è la mia fedeltà al canon (l’ambientazione è quella, gli eventi li ignoro volutamente *fischietta*).

Vi posso anche assicurare che ho finito di scrivere tutte e quattro le storie, quindi entro la fine della settimana le metterò tutte e quattro online, vorrei solo avere il tempo di riguardarmele con calma, perché a volte ho l’impressione che manchi qualcosa. Ho aggiunto "Guerra" tra i generi. Prima non volevo farlo per evitare fraintendimenti, ma penso che sia comunque adatto come genere.

 

Grazie ancora a _ichigo_85 che ha letto in anteprima.  

 




Stagioni di guerra

 

Inverno

  

Le tue mattine iniziano col sapore caldo di Arthur sulle labbra. Poi ti svegli davvero e scopri che non è che un’illusione, che dentro la tua bocca c’è solo il sapore freddo della fame e della solitudine.

Per Camelot sono tempi difficili, il freddo impedisce alla terra di sfamare il popolo e la guerra impedisce ai mercanti di arrivare fino a questo posto quasi dimenticato dalle dee. La debolezza impedisce agli uomini di cacciare abbastanza e la fame ormai è compagna costante.

Hai preso l’abitudine di appuntarti alcune cose su carta, quando ne hai e quando puoi permetterti di sprecare un po’ d’inchiostro. Ti tiene compagnia e pensi che forse potresti fare leggere queste poche righe ad Arthur, quando tornerà, perché il tuo Principe ci tiene a stare accanto al suo popolo, anche nei momenti di carestia, come è già successo ai tempi della maledizione di Gedref. All’epoca gli hai propinato uno stufato di ratto e lui ti ha costretto a mangiarlo. Ridi al pensiero e pensi che adesso un ratto lo mangeresti quasi volentieri.

Uscendo di casa incontri Gwen. Anche lei è debole e smagrita, sta portando un secchio d’acqua. Mormori un incantesimo per alleviarle il peso, non vuoi essere invadente ed aiutarla anche in un’operazione così semplice, perché sai che Gwen è forte, ma la tua magia non è che ridotta ad una scintilla e lei continua a faticare come se tu non avessi fatto nulla. Allora ti arrendi e ti avvicini a lei, afferri il manico del secchio e le sorridi. Trasportarlo assieme ti sembra un buon compromesso, anche perché nemmeno tu sei poi tanto in forze.

D’un tratto sentite le sentinelle agitarsi sulle torri di guardia e, come ogni volta, non sapete se gioirne od esserne atterriti, anche se è quest’ultimo sentimento che di solito prevale. Presto la voce si sparge: arriva un’altra delegazione di cavalieri. Ciò significa che la retroguardia è ancora vicina, ma loro sono ancora vivi.

Arthur non è mai rientrato con loro. Arthur è un maledettissimo cavaliere da avanguardia, anche se è un principe e dovrebbe impegnarsi a restare vivo e comandare il suo esercito anziché farsi ammazzare stando in avamposto. Ma è Arthur ed è un dannato, eroico, stupidissimo, valoroso, asino d’avanguardia.

E tu vorresti essere con lui, ma è stato lui stesso ad impedirtelo. Pensava che saresti stato più utile al castello e meno d’impaccio sul campo, ma come puoi essere utile mentre sei qui a morire di fame col pensiero costantemente rivolto a lui e al fatto che salvarlo è la tua ragione di vita e senza di te potrebbe stupidamente ed eroicamente farsi ammazzare?

Ti avvii verso il castello, tentando davvero di renderti utile e sperando, o temendo, che i cavalieri arrivati possano dirti qualcosa che non sai.

Corri per i corridoi di pietra, per quanto il tuo fisico possa permettertelo, e ti guardi i piedi perché inciampi già abbastanza quando sei nel pieno delle tue forze, figurarsi quando sei così debole. Così facendo non ti rendi conto di avere qualcuno sul tuo cammino, fino a quando non gli finisci addosso.

Stai per scusarti, ma il fiato ti resta bloccato in gola non appena alzi gli occhi e ti trovi impigliato nelle iridi blu del tuo Principe.

- Merlin, - è il sussurro che gli esce dalle labbra.

Resti immobile a guardarlo, perché è inequivocabilmente Arthur eppure non lo è. Ha i capelli troppo lunghi, la barba incolta, l’armatura – è sangue, quello? - sembra troppo grande per lui, per quanto è magro. L’espressione del suo viso è stanca, meno giovane. Ma gli occhi sono i suoi. E non lo hai mai amato come in questo momento.

- Sire, - rispondi in un soffio che si condensa nell’aria umida e subito le tue mani sono sul suo volto.

Sembra restio, ti guarda con gli occhi spalancati, ma poi si abbandona al tuo tocco e pensi che lui ti è mancato da morire, ma, a giudicare da come non riesce ad avvicinarsi troppo, a lui deve essere mancato del tutto il contatto umano, in questi mesi.

- Venite con me, - dici, afferrandogli un polso, e aspetti un suo cenno prima di voltarti e trascinarlo verso le sue stanze. Vorresti trascinarlo, almeno, ma non riesci a correre per la debolezza e lui sta al passo.

Chiudi la porta alle vostre spalle e torni a guardarlo, cercando meglio il tuo Principe sotto quella barba bionda. Gli prendi il volto tra le mani e gli dai un bacio leggero (Dei, le sue labbra!). Sembra riscuoterlo e ti affonda il viso nel collo – non sei abituato alle setole sulla sua mascella - circondandoti la vita con le braccia. Resti lì a stringerlo e farti stringere per un tempo inquantificabile, ascolti il suo respiro, ti bei del profumo della sua pelle e fa male, fa male perché sai che ti è mancato, che sta soffrendo e che se ne andrà di nuovo, e lì dove andrà non ci sarai tu ad abbracciarlo quando soffre.

- Venite, vi faccio la barba, - dici sorridendogli e lo fai sedere. Mentre lo radi e gli tagli i capelli gli racconti di Camelot. Niente di quello che gli dici è scritto sui pezzetti di carta che collezioni nella tua stanza, perché non ha bisogno di sapere quanto sia difficile per il suo popolo. Ometti tante di quelle cose che ti sembra persino di inventarti quello che narri, ma lo fai sorridere e il resto non importa.

Quando finisci è un po’ più Arthur e ne sei fiero, quasi fosse merito tuo. È lo stesso magro da morire, e te ne accorgi quando ti stringe e ti bacia, privo dell’armatura. Sei sempre stato tu quello mingherlino con le costole in evidenza, ma ora le vostre costole quasi si toccano e non è bello. È meraviglioso, però, perché è lui, perché ce l’hai di nuovo fra le braccia e perché brucia lo stesso, anche se tutt’intorno è il gelo.

Rispondi al bacio, gli imprigioni le ciocche tra le dita, gli passi le labbra sul collo, sulle spalle coperte dalla maglia, su ogni centimetro di lui che riesci a raggiungere. Lo spogli e le differenze sul suo corpo sono ancora più evidenti. Ci sono tante cicatrici che prima non c’erano, noti con disappunto, e le tracci ad una ad una con le dita. Alcune sono già chiuse, altre sono più recenti ed Arthur ancora sibila quando le tocchi. Ti chini a baciargliene una particolarmente lunga sul petto, come se potesse compensare al fatto che non c’eri quando se l’è procurata.

A poco a poco i movimenti delle vostre mani si fanno più frenetici ed è evidente che non basta.

- Ti prego, Arthur, ho bisogno di sentirti, - sussurri aggrappandoti alle sue spalle.

- No, - risponde ansimando e sollevi lo sguardo stupito, - Sei troppo debole, - conclude secco.

- Non mi importa, ho bisogno di te, - insisti guardandolo negli occhi e ondeggiando i fianchi, incontro al suo e al tuo bisogno.

Quando ti allontana ti ferisce.

- Ho visto i miei uomini morire di fronte ai miei occhi, Merlin, ho dovuto saccheggiare villaggi pur di sfamarli, ho visto così tanto sangue che, - si interrompe e porta una mano chiusa a pugno sulla fronte, - Non voglio far soffrire anche te.

Gli accarezzi il viso.

- Pensi che io sia stato bene a pensarti là fuori sotto il ferro nemico? Ogni santo giorno a chiedermi se fossi vivo, se saresti sopravvissuto abbastanza da tornare dal tuo popolo, da me, a chiedermi se io sarei sopravvissuto abbastanza da rivederti? Ho bisogno di te, Arthur, soffrirei di più se non ti avessi adesso.

Sospira e ti avvicina a sé. Ti stringe e ti bacia, ti bacia e ti bacia ancora fino a stordirti. Ti solleva la maglia e appena sente sotto le dita le tue coste in evidenza si raggela un attimo, però non si ferma e ti spoglia.

- Sei così fragile, - sussurra con gli occhi fissi sul tuo petto.

Lotti contro l’impulso di coprirti, perché un po’ ti vergogni per essere un così brutto spettacolo, ma è Arthur e ti guarda come se fossi l’unica cosa meravigliosa del suo mondo e tu ti fidi di lui.

- Anche tu lo sembri, ma non lo sei. E non lo sono nemmeno io, - rispondi sulle sue labbra.

Ti fa voltare e tu poggi le mani al muro di pietra. È freddo, ma non lo senti, mentre Arthur ti sfiora le vertebre con la lingua, ad una ad una, e ti prepara. Poi affonda in te e per te non esiste nient’altro se non le sue spinte, i vostri gemiti, il suo corpo contro il tuo, lui dentro di te. E fa male, dei, se fa male, ma ti fa anche sentire vivo ed è vivo anche lui. È sempre un po’ di più il tuo Arthur, il piacere si fonde con il dolore e ancora una volta non c’è nient’altro al di fuori di voi.

 

Fine.

 

Thanks finali: a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite, a chi ha letto e a chi ha recensito *si inchina* alcune parole mi hanno quasi commossa, era una cosa che non mi era mai capitata, quindi i ringraziamenti sono doppi.

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Capitolo 3
*** Primavera ***


Izu parla a vanvera: non ho molto da dire su questo capitolo, se non che non mi piace particolarmente *fischietta* ringrazio ancora chi ha commentato, preferito, seguito, ricordato e Ichigo per la disponibilità e pazienza ♥ sono stata davvero felice di sapere che abbiate apprezzato Inverno che, ripeto, è la mia preferita.

 

Stagioni di guerra

 

Primavera



Una rondine non fa primavera, hai pensato la prima volta che ne hai vista una volare sul cielo azzurro di Camelot. Poi ne hai vista una seconda, poi una terza, poi uno stormo intero. Volavano eleganti e libere proprio come lo scorso autunno, quando Arthur stava per andarsene. Forse ti ricorderanno per sempre quel momento e il suo sorriso, gli occhi dell’autunno.

 Anche la terra ha iniziato a svegliarsi e tutto ora è molto più verde e più colorato. A primavera torna il bel tempo, è noto. Ed è comune convinzione che la primavera sciolga i problemi come fossero neve al sole. È la legge della natura. Diversa è quella degli uomini.

Non sei mai stato così consapevole di questa differenza fino a quando non ti sei reso conto che, più le giornate si scaldavano, più tu rimpiangevi l’inverno, che ti aveva restituito Arthur – smagrito, pieno di cicatrici, con la barba e i capelli lunghi – anche se solo per brevi momenti.

Per te la primavera non è ancora arrivata, pensi con un sorriso amaro.

In realtà non è arrivata nemmeno per il popolo, eppure il re ha deciso di dare il via ai festeggiamenti di maggio. È una decisione che non accetti, perché non può esserci qualcosa da festeggiare quando mariti, padri, figli, principi sono in guerra e il modo di agire di Uther ti sembra più folle del solito.

Poi vedi il popolo in fermento, i falegnami che cantano nel montare delle rudimentali impalcature, le contadine che sorridono nell’intrecciare i fiori e decorare l’Albero. Il loro chiacchiericcio si spande per l’aria e se chiudi gli occhi per un attimo riesci ad immaginare di camminare al fianco di Arthur, mentre lui ti urla ordini che non hai nessuna voglia di eseguire. I suoni che ti circondano stridono così tanto con le sentinelle appostate sulle torri, eppure la gente semplice segue sempre il ritmo delle stagioni per essere felice e pensi che forse non è un così gran peccato voler sorridere.

La notte di Beltane te ne resti seduto in disparte, su un tronco, a guardare il popolo e i servitori che festeggiano. Le loro figure sono ancora smunte e deboli, ma la melodia dei canti propiziatori, insieme ai versi del bestiame, ti stringe il cuore per un attimo. Se Arthur fosse lì lo trascineresti ad assistere alla festa e lui accetterebbe borbottando, dicendoti che lo fa solo per controllare che tutto vada bene e nessuno si faccia male, perché lui è il Principe e non può permettersi di stare in giro a divertirsi con i contadini.

Lo faresti assistere alle danze della Regina di Maggio e lo costringeresti a bere un po’ di vino, anche se sai che si lagnerebbe a morte perché non è pregiato quanto quello a cui è abituato.

La parte che più ami della festa è l’accensione dei fuochi e ti assicuri che dall’angolino in cui sei seduto ci sia una buona visuale della legna accatastata appositamente per essere bruciata. Sai che è tutto inutile, perché poi la gente vi si chiuderà attorno in cerchio, a cantare, e si vedranno solo le fiamme alte che si rispecchiano sui volti. L’anno scorso, proprio in questo momento, avevi avuto un sussulto, perché, approfittando del buio, Arthur aveva intrecciato brevemente le sue dita con le tue e le aveva strette. Potrebbe anche aver sussurrato un Grazie, ma non ne sei certo, perché aveva lo sguardo rivolto alle fiamme, che gli danzavano negli occhi, e, un secondo dopo, l’attimo era passato ed eravate di nuovo a ragionevole distanza.

Non ci era voluto molto, però, prima che lui ti chiedesse di rientrare nelle sue stanze, perché man mano che i festeggiamenti vanno avanti i contadini bevono di più e finiscono per ubriacarsi e figuriamoci. Tu però avevi continuato a guardare i fuochi dalla finestra e avevi sorriso malinconico, senza accorgerti che Arthur era accanto a te. Lui ti aveva afferrato di sorpresa, ti aveva voltato verso di lui e ti aveva baciato a lungo. Aveva il sapore del vino contadino e sui vestiti l’odore di bruciato dei falò.

«Direi che i rituali di Beltane possiamo anche continuarli qui, no?» ti aveva detto con la voce roca, così vicino che le sue labbra e le tue si erano sfiorate ad ogni parola. Tu avevi riso e lui ti aveva trascinato sul letto con sé, facendoti sedere a cavalcioni su di lui e baciandoti tra le reciproche risate. Avevate fatto l’amore tutta la notte, come se davvero foste parte di un disegno della natura.

Torni alla realtà quando senti qualcuno picchiettarti con un dito su una spalla e hai ormai gli occhi lucidi, perché per quanto in certi momenti ti possa sembrare di toccare Arthur, lui non c’è e tu non sai quando e se tornerà. Incontri lo sguardo stupito di Gwen, che forse non si aspettava tanto dolore sul tuo viso. Si sforza di sorriderti, ma anche lei ha qualcuno là fuori che rischia di non tornare più e non ci sarà canto di maggio che vi distoglierà da questo pensiero.

La fai sedere accanto a te e la abbracci, le fai seppellire il viso sulla tua spalla. Lei inizia a piangere, facendoti stringere il cuore ancora un po’.

- Tornerà, - sussurri tra i suoi capelli, anche se ormai non ne sei convinto nemmeno tu.

Tira su col naso prima di parlare.

- Non c’è giorno che non pensi a lui, - risponde con la voce rotta dai singhiozzi. A quel punto nemmeno tu riesci a trattenerti, perché lo sai cosa si prova, e due lacrime ti rigano gli zigomi.

- Tornerà anche Arthur, - dice poi lei in un soffio, - E in men che non si dica sarai già stanco di averlo tra i piedi, - conclude sorridendo.

Ridi goffamente tra le lacrime e custodisci dentro di te il sentimento che provi per Arthur, perché non lo immagina nemmeno Gwen, che pure sta soffrendo con te in questo momento. E sai che devi farti forza, perché lui, dovunque sia, che ti stia pensando o meno con la stessa intensità e lo stesso dolore con cui tu pensi a lui, non ha nessuno con cui condividere le sue lacrime.


Fine.

 

Noticina finale: Spero di non aver detto troppe castronerie su Beltane. Ho fatto qualche ricerca, prima di scriverle, però non si sa mai. Ci vediamo giovedì (venerdì al massimo, ma dovrei farcela) per Estate.

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Capitolo 4
*** Estate ***


 

Stagioni di guerra

 

Estate


 
 Ti lasci cadere a peso morto sul terreno, circondato dall’oro di un campo di grano maturo e quasi pronto alla mietitura. Allarghi le gambe e ti stendi con le braccia perpendicolari al corpo, beandoti dei raggi caldi del sole ad occhi chiusi. Pensi a quello che hai vissuto, alle persone che hai perso, all’abbraccio che hai dato a Gwen a Beltane, alla tua magia che durante quest’inverno non era che una semplice scintilla e che ora invece è tornata forte e vigorosa come i fuochi di maggio. Pensi alle rondini.
 
- Non mi hai detto niente di tutto questo, quando sono tornato quest’inverno.
 
La voce di Arthur ti raggiunge e non pensi più a nulla. Apri gli occhi. È seduto accanto a te tra le spighe, con le gambe incrociate. Ha ancora bisogno di tempo per tornare l’Arthur di sempre, anche se sai che tante cose non se ne andranno via con le stagioni. Stamattina ti ha buttato giù dal letto all’alba, perché oltre ai soldati non è concesso dormire, in battaglia. Sono passate ore e ormai il sole è alto nel cielo e lui sta leggendo gli appunti che hai scritto durante questi mesi in cui è stato lontano.
 
- Non avevi bisogno di sapere quanto fosse difficile per noi qui, - dici con calma, - Te ne saresti andato con un peso ancora più grande sulle spalle.
 
Si passa una mano sul viso, mette con cura i fogli per terra e si sdraia accanto a te, puntellandosi su un gomito per guardarti. Ti fissa col viso serio, come se avesse tante cose da dire e non sapesse da dove iniziare o non riuscisse a formulare le parole. Allora si esprime nell’unico modo che conoscete entrambi per trasmettervi le emozioni che vi squassano il petto. Si china e ti assale le labbra, col suo dolore, con la sua angoscia, con il suo sollievo e con sentimenti a cui non vuoi pensare, fino a quando non avete entrambi bisogno di aria. Appoggia la fronte alla tua e riprende fiato.
 
La tua mano destra è affondata tra i suoi capelli, lo accarezzi leggermente e poi lo fai sdraiare su di te, con la testa sul tuo petto e l’orecchio all’altezza del cuore. Senti il suo torace espandersi a contatto col tuo, ad ogni respiro, e chiudi di nuovo gli occhi, col sole estivo quasi troppo caldo sulla tua faccia. Da quando è tornato non fate che cercare il contatto con l’altro, ma sai che non può durare, perché lui è ancora il Principe e tu sei ancora il servitore e inter arma silent leges1, ma la fine della guerra ripristina tante leggi.
 
- Non mi hai nemmeno giurato amore oltre la morte, - ti fa notare con sarcasmo e tu sbuffi, dandogli un colpetto sulla spalla.
 
- Avevamo già appurato che non prendo ordini da Voi, - rispondi ridendo e passando ai pronomi formali.
 
- E se io passassi alle maniere forti? – chiede sollevandosi e guardandoti negli occhi.
 
Sollevi un sopracciglio scettico e lui ride, trascinandoti in una lotta scherzosa, fino a quando – ancora troppo presto per le tue normali capacità fisiche – non resti senza fiato e lui ti ingabbia sul terreno, con le mani alte sopra la testa.
 
- Ti arrendi? – domanda sorridendo sghembo.
 
- No, - dici imperterrito ridendo e ti colpisce quando lui improvvisamente si fa serio e ti accarezza il viso con lo sguardo.
 
- Oltre la morte, Merlin, - sussurra e tu sai cosa vuole dire.
 
- Oltre la morte, Arthur, - ribatti convinto senza spezzare il contatto visivo.
 
Si abbassa a darti un bacio sul collo, appena sopra la bandana, e poi si mette di nuovo a sedere, come qualche minuto fa, riprendendo in mano i tuoi pezzi di carta sporca.
 
- Li leggeresti per me? – chiede voltandosi appena.
 
- Ti affatica troppo l’attività intellettuale? – domandi a tua volta sorridendo, ma la serietà con cui ti risponde ti spiazza.
 
- Non c’ero quando li hai scritti. Non so cosa hai provato. Sul campo di battaglia è… diverso, - dice piano, osservando con insistenza le tue parole scritte ad inchiostro.
 
Ti sollevi accanto a lui e gli togli delicatamente i fogli dalle mani. Incroci le gambe ed inizi a leggere.
 
- Oggi, - ti sale un groppo in gola quando i tuoi occhi scorrono le tue stesse parole e prendi un lungo respiro prima di continuare, - Gaius ha detto che non possiamo più permetterci di sprecare olio per le lampade. Dopo il tramonto resteremo al buio e le giornate sono ancora brevi. Gaius è così debole, fa fatica anche a camminare, - due lacrime ti rigano le guance, - Al mattino mi alzo sempre col terrore che quello sarà il giorno in cui non risponderà quando lo chiamerò.
 
Il tuo capo guerriero si sdraia abbandonando la testa sulle tue gambe incrociate, ti prende una mano e se la porta alle labbra.
 
- Non devi continuare per forza, - sussurra e il suo fiato tra le tue dita ti fa venire i brividi.
 
- No, voglio farlo, - rispondi con un filo di voce, anche se hai gli occhi offuscati dalle lacrime. Te lo ha chiesto lui e tu non vuoi negarglielo. Quando il suo sapore è così vivo sulla tua bocca,  niente può più essere così terribile.
 
La tua voce rotta e irregolare riempie l’aria. Accarezzi i capelli di Arthur, il suo viso, le sue labbra, senza abbandonarlo mai, e le tue lacrime raggiungono i suoi zigomi, quando ogni tanto ti asciughi il viso con una mano e poi la riabbassi su di lui.
 
Il tempo langue ancora nel passato, in mezzo al vostro campo dorato, tra le stagioni che sono state, ma la vita al di fuori scorre già normalmente, incurante e quasi dimentica. E la città tenta di ricominciare a respirare.
 
È la legge della natura.

Fine.

 

1 In originale, Inter arma enim silent leges (tacciono infatti le leggi tra le armi), M. T. Cicerone, Oratio Pro Tito Annio Milone. Dubito che Merlin potesse conoscerlo, però è una frase che è entrata a far parte del linguaggio comune, anche se con qualche sfumatura (in russo si dice che "quando parlano i cannoni tacciono le muse"), quindi non è paradossale che potesse essere diffuso come proverbio.

 

 

Izu parla dei fatti suoi: Eccoci alla fine. Questa stagione conclusiva mi soddisfa, almeno a livello d'immagine, non so se sarete d'accordo. Questo era il progetto (parolone, dato che sono a stento cinquemila parole in tutto) che mi è venuto in mente mentre scrivevo la tesi. Notare che ho passato due anni senza scrivere una parola, poi ho iniziato a lavorare alla tesi e, soprattutto in fase di stesura, ho tirato fuori nove one-shot e due raccolte e qualcuno mi fermi altrimenti potrei andare avanti all'infinito. O quasi, dato che io da qui a due settimane devo laurearmi e cambiare quasi continente e nonvenefreganientelosoperdono. Nessuno di voi che senta l'irrefrenabile voglia di fare un salto in quel del moscovita nei prossimi mesi e voglia discutere di Arlin su piazza Rossa, vero? ç_ç Okay, okay.

Smetto di cianciare e passo a ringraziare ancora _ichigo_85, per aver letto tutto in anteprima e avermi dedicato tante belle parole ç_ç (io spero che vada meglio rispetto alla prima stesura, ma non lo so, non lo so), chibimayu, kagchan, Lady Antares Degona Lienan (una cosa più semplice da imparare a memoria no, eh? XD) ed Emrys___ per avermi lasciato un parere e anche a chi ha seguito, preferito, ricordato *manda cuoricini* ♥


Edit dell'una e tredici minuti di notte: Sento il bisogno di aggiungere una nota, tanto per rovinare l'atmosfera. Il tuo capo guerriero è un omaggio a una canzone dei Pooh, Tempi migliori, perché ormai ho deciso che anche loro parlano di Arlin *annuisce convinta*

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