Shila, l'Assassina di Fluxx (/viewuser.php?uid=42169)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di Ezio ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** La ladra Assassina ***
Capitolo 4: *** I Tiranni ***
Capitolo 5: *** La famiglia Viviano ***
Capitolo 6: *** Agnese ***
Capitolo 7: *** Le tre regole fondamentali ***
Capitolo 8: *** Fratelli di Sangue ***
Capitolo 9: *** Dimitri ***
Capitolo 10: *** Curiosità ***
Capitolo 11: *** Bugie ***
Capitolo 12: *** Fidarsi è bene... ***
Capitolo 13: *** ... Non fidarsi è meglio ***
Capitolo 14: *** Arrivano i soccorsi ***
Capitolo 15: *** Perdono ***
Capitolo 16: *** In trappola ***
Capitolo 17: *** Una nuova guerra ***
Capitolo 18: *** Il gruppo si allarga ***
Capitolo 19: *** Vecchie fiamme... Ritornano? ***
Capitolo 20: *** If you want peace... ***
Capitolo 21: *** ... Prepare for war ***
Capitolo 1 *** Il ritorno di Ezio ***
Shila,
l'Assassina
*Colosseo*
Il Colosseo non gli era mai sembrato
così bello... Quella sera, quella grande struttura antica,
sembrava
porre la parola 'Fine' a tutte quelle lotte.
Quanto sangue era
stato sparso, sangue di bastardi come, soprattutto, sangue di
innocenti.
Cesare Borgia era morto. L'incarico di Ezio Auditore
era ormai finito, zio Mario era stato vendicato.
Forse,
finalmente, sarebbe riuscito a godersi qualche attimo di pace. Voleva
tornare nella sua bella Firenze... Magari sarebbe anche passato da
Caterina Sforza, a Forlì, prima di tornare nella sua
città
natia.
*La Rosa in Fiore*
Ezio lo sapeva, la
porta della Rosa in Fiore era sempre aperta. Immaginava già
le facce
che avrebbero fatto sua sorella e sua madre non appena lo avrebbero
rivisto.
Spinse la porta del bordello, aprendola. Era pieno, come
sempre. Con lo sguardo Ezio scorse subito sua sorella Claudia, era in
piedi di fronte ad un mobile che scriveva qualcosa con un'elegante
piuma imbevuta di inchiostro. Sentendo la porta aprirsi si
voltò,
non appena vide il fratello che in quel momento si stava togliendo il
cappuccio, un grande sorriso le illuminò il volto.
“Ezio!!!”
Esclamò, lasciando la piuma sul grande registro,
avvicinandosi al
fratello.
“Claudia..” Un lieve sorriso illuminò
anche il
volto di Ezio che, una volta ritrovatosi la sorella di fronte, la
strinse in un caloroso abbraccio.
“Fatti vedere, come stai?”
Chiese Claudia, portandogli entrambe le mani sulle guance.
“Bene, ho fatto quel che dovevo. Cesare è morto.”
La sorella
sorrise.
Ezio si guardò intorno. “Dov'è nostra
madre?”
“Credo
sia sul terrazzo di sopra.”
“La andrò a salutare. Puoi farmi
un favore Claudia?”
“Dimmi pure.”
Ezio le appoggiò una
mano sulla spalla, “Puoi mandare le tue ragazze a chiamare
Leonardo, La Volpe, Bartolomeo e Machiavelli e dirgli di venire
all'isola Tiberina? Vieni anche tu.”
“Bartolomeo non c'è, è
partito per... Non ho ben capito cosa. Ma..
Perché?”
Ezio la
superò, “Per salutarvi prima di
andarmene.”
Claudia alzò le
sopracciglia, in un'espressione totalmente confusa.
“Andartene
dove? Ezio?!?!”
L'uomo non le diede corda. Mascherò un lieve
sorriso, salendo le scale per arrivare al piano di sopra ed andare a
salutare la madre.
Claudia sbuffò.
*Covo Isola
Tiberina*
Era parecchio che La Volpe e Leonardo non vedevano
Ezio. Claudia lo aveva appena visto ma non era comunque cambiato di
una virgola.
La Volpe se ne stava tranquillamente sdraiato su un
divanetto, in attesa dell'arrivo di Ezio mentre Leonardo seduto su
una sedia, a torturarsi una mano con l'altra, agitato. Si sapeva
ormai, o almeno lui lo sapeva, che il rivedere Ezio dopo tanto tempo
gli procurava un po' di agitazione.
Insieme a loro c'erano anche
gli altri adepti e gli adepti che avevano raggiunto il grado di
Assassini.
Si sentì una porta chiudersi, gli sguardi dei presenti
si volsero verso la fonte del rumore: Ezio era tornato.
“Bentornato
maestro!” Si sentì un 'coro' levarsi dagli adepti.
La Volpe con
uno scattò si alzò, così come Leonardo.
“Ezio!!!” Esclamò
l'artista, andandogli incontro.
“Leonardo..” L'assassino gli
sorrise, raggiungendo l'amico e stringendolo in un abbraccio
fraterno.
Una volta che si allontanarono l'uno dall'altro, Ezio si
voltò verso La Volpe.
“Ezio.. Che piacere.” Disse il ladro,
stringendo la mano dell'assassino e abbracciandolo di sfuggita.
“Uh..
Machiavelli non c'è?” Chiese Ezio.
“No, non è potuto venire
e si scusa. Ti manda i suoi saluti.” Riferì La
Volpe.
“Capisco.”
“Di cosa volevi parlarci, Ezio?”
Chiese curioso Leonardo.
“Niente di importante, insomma.
Pensavo... Di tornarmene per un periodo a Firenze.. Oramai le cose
qui a Roma sembrano risolte, per il momento. Volevo
approfittarne.”
“La bella e florida Firenze, eh?”
Commentò
La Volpe.
“Ah...” Leonardo invece non sembrò
così entusiasta
della notizia. “E quando pensi di partire?”
“Domani mattina
all'alba.”
“Cosa?!” Si intromise Claudia, “Hai
intenzione
di abbandonarci qui? E gli Assassini?”
“Claudia.. Di questo
non dovrei preoccuparmi, ci sei tu.” Sorrise.
“Ah, quindi hai
intenzione di lasciare tutto sulle mie spalle.” Si
lamentò
lei.
Ezio rise sommessamente. “No. Non lascerò tutto
sulle tue
spalle.” Disse volgendo lo sguardo su Bastiano Pulci, il
primo
adepto che raggiunse il grado di Assassino nella confraternita. Si
avvicinò a lui.
“Tu ti occuperai della setta, insieme a mia
sorella, fino al mio ritorno.”
Bastiano abbassò il capo, in
segno di rispetto. “Dite sul serio? Per me è un
onore,
maestro.”
Ezio sorrise, appoggiandogli una mano sulla
spalla.
“So che entrambi riuscirete a portare la confraternita
avanti anche senza di me... E poi, su, starò via per un
breve
periodo.” Disse guardando Claudia.
La sorella per un primo breve
istante lo guardò con sguardo severo, quasi volesse opporsi,
poi il
suo viso si distese in un lieve sorriso. “Sei veramente un...
Bastardo, Ezio.”
“Ohh, sorellina, cosa sono queste parole?
Passare le giornate al bordello comincia a nuocerti!” Disse
ironico. I presenti scoppiarono in una risata generale.
Ezio,
Claudia, Leonardo, La Volpe e gli adepti avevano passato il resto
della serata al covo all'isola Tiberina.
Ezio aveva raccontato di
ciò che era successo a Viana, della morte di Cesare Borgia e
di
come, finalmente, La Mela era al sicuro.
Si erano intrattenuti
tutti quanti parecchio, poi Claudia dovette tornare al bordello e La
Volpe si offrì di accompagnarla.. Così come anche
Leonardo dovette
tornare alla sua bottega. Ezio lo aveva 'scortato'.
Stavano
camminando per una delle tante strade di Roma, diretti alla bottega
di Leonardo. La luna era alta nel cielo, ornato da centinaia di
stelle.
Faceva fresco, tirava una piacevole brezza notturna. Le
strade a quell'ora erano più o meno deserte. C'era qualche
guardia
in giro e qualche barbone. Raramente la gente normale si apprestava a
stare in giro a quell'ora.. Tranne alcune eccezioni.
“Ti trovo
bene Leonardo.” Disse Ezio, guardando l'amico che camminava
accanto
a lui, con le mani dietro la schiena. Sì... I segni
dell'invecchiamento si cominciavano a vedere sul volto dell'artista:
lo sguardo stanco, gli occhi spenti, la pelle lievemente rovinata..
Ma lo trovava decisamente migliorato da quando non doveva
più
lavorare per i Borgia.
“Grazie Ezio... Ma è anche grazie a te.”
Sorrise.
“Beh, io dovevo ad ogni modo farlo... E di certo, anche
se non fossi stato costretto, non ti avrei lasciato agli ordini di
Cesare. Era un pazzo.”
L'artista annuì. “.. E così domani ci
lasci, torni a Firenze... Ma per quanto tempo, eh Ezio?”
“Non
lo so Leonardo... Non lo so. Sono successe così tante cose
in questi
anni, è tutto andato così velocemente che...
Vorrei un po' di tempo
per riflettere su tutto quanto, fermarmi e poter guardare indietro..
E analizzare il tutto con un po' di calma.”
“Ti capisco ma...
E' proprio necessario che tu vada via?” Chiese Leonardo. I
due
erano arrivati, l'artista si mise con le spalle contro la porta della
bottega, guardando Ezio.
“Beh, è tanto tempo che non vedo
Firenze. Non piacerebbe anche a te farci
ritorno?”
“Indubbiamente.”
“E allora perché non...
Vieni anche tu per qualche giorno?”
“Cosa?” Chiese Leonardo,
ridacchiando.
“Sì, vieni.”
“Ma... Ezio, no.. La
bottega.”
“C'è Salai, no?” Salai era l'allievo di
Leonardo.
Ogni tanto si prendeva cura della bottega quando l'artista doveva
allontanarsi.
“Siihhhh! Figurati! Se gli lascio la bottega per
un paio di giorni.. Non oso immaginare che cosa mi ritroverò
tornando.”
Ezio rise sommessamente. “Sì, hai ragione...
Salai non si può di certo ritenere un ragazzo con la testa
sulle
spalle.” Sorrise.
Leonardo contraccambiò il suo sorriso anche
se Ezio poté leggere nei suoi occhi un velo di tristezza.
“Avanti
Leonardo.” Gli portò una mano sulla spalla,
stringendola. “Non
starò via molto.. E ti aspetto, comunque, in caso riuscissi
a
trovare una sistemazione per la bottega.”
“Va bene Ezio,
d'accordo.” Annuì.
“Vieni qui, Vecchio mio.” Disse
l'assassino allargando le braccia. L'artista sorrise, abbracciandolo
e stringendolo.
“Non cacciarti nei guai, Ezio.” Mormorò
a
bassa voce.
L'assassino gli diede una pacca sulla schiena. “Potrei
dirti la stessa cosa.”
Ezio fece un paio di passi indietro,
Leonardo gli sorrise prima di voltarsi e rientrare in bottega.
L'assassino non appena si chiuse la porta si arrampicò sul
palazzo
di fronte, appiglio per appiglio fino ad arrivare in cima.. Di
lì
aveva una vasta veduta su Roma... Indubbiamente gli sarebbe mancata.
***
Voglio solo aprire una
piccola parentesi su Bastiano Pulci!
Era uno dei tanti nomi dei miei adepti su Assassin's Creed Brotherhood,
nonché il primo a raggiungere il grado di Assassino!
Ieri, mentre giocavo al DLC sulla scomparsa di Da Vinci, me l'hanno
ammazzato (bastardiiiii!!!) così gli ho reso omaggio u.u
E' stato un fedele Assassino *w* Requiescat in Pace.
*Fine sclero*
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Capitolo 2 *** Ricordi ***
Ricordi
*Firenze*
25
Marzo, 1507.
Ahh, Firenze. Le mura esterne sembravano più belle
di sempre: alte, forti e massicce.
Ezio tirò con delicatezza le
redini del cavallo, facendolo andare al passo. Una volta che si
ritrovò all'entrata della città, scese
dall'animale... Finalmente
era a casa.
L'assassino lasciò il cavallo - e dei fiorini - fuori
allo stalliere, il quale era abituato ad accudire nuove bestiole
tutti i giorni.
Gli sembrava quasi surreale trovarsi lì, quanti
anni erano passati da quando aveva lasciato la sua bella Firenze?
Sette almeno.
Non appena varcò l'entrata sentì subito una
sensazione di benessere pervaderlo... Era tornato a casa.
Cominciò,
lentamente, a camminare per le strade della sua
Firenze,
guardandosi intorno, fermandosi ogni pochi metri, osservando ogni
singolo cambiamento della città.
Le guardie presenti non lo
vedevano di certo di buon occhio, probabilmente per via della sua
veste bianca ed inusuale.
Bene, prima cosa da fare: trovare un
posto dove stare... Chissà la vecchia casa degli Auditore da
chi era
abitata ora. Decise che quello sarebbe stato il primo posto che
avrebbe visitato dopo tanti anni. Non si aspettava di certo di
trovare lì un posto dove stare, ma la voglia di rivedere la
casa
dove aveva trascorso la sua infanzia era ben più forte del
trovare
un qualsiasi alloggio temporaneo.
Si incamminò, dunque, verso
quel luogo che ancora sentiva così stretto e importante per
lui. Non
ci mise molto ad arrivare: si guardò bene intorno e decise
di usare
la via dei tetti, di sicuro avrebbe fatto prima in quanto Firenze, di
mattina, era parecchio affollata.
Era lì... La casa degli
Auditore. Era bellissima. I cancelli erano aperti e davano sul
cortile quadrato al centro della struttura. Ezio li varcò,
arrivando
fino al centro del piccolo cortile. Si portò le mani al
cappuccio
bianco, abbassandolo e scoprendo il viso, lentamente
cominciò a
girare su sé stesso, osservando la struttura nella sua
interezza:
non era troppo grande.. Ma era imponente, era bella. Essa portava il
marchio della sua famiglia e lo avrebbe portato finché
quelle
quattro mura sarebbero rimaste in piedi, non importava chi l'avrebbe
abitata di lì in poi, quella era
la casa degli Auditore.
L'assassino
si fermò, aveva il capo lievemente volto verso l'alto.
Socchiuse
lentamente gli occhi: una leggera brezza gli accarezzava il viso e
gli sembrava di sentire delle voci lontane. Risa.
Sentiva i passi
del piccolo Petruccio che giocava nel cortile, la voce di Claudia e
Maria mentre parlavano di robe da donne e di come era consono
comportarsi. Sentiva suo padre, Giovanni Auditore... Sentiva lui. Se
stesso. Ezio... E Federico, suo fratello, inscenare una delle tante
volte in cui facevano la lotta per finta, mentre Claudia gli gridava
dietro e i due che finivano inevitabilmente sempre con il farsi del
male.
Li sentiva tutti, erano tutti lì, proprio come una volta.
Rivivevano tutti nella sua memoria, nei suoi ricordi, attraverso la
sua immaginazione. Sentiva una sensazione di benessere quanto un peso
premergli sul petto: quanto tempo era passato...
“Desiderate?”
Chiese una voce dolce, di donna, alle sue spalle.
Ezio non si
voltò, quasi nemmeno ci fece caso assorto com'era nei suoi
ricordi.
“... Signore..?!!” Sentì
dopodiché la voce di una
bambina. Questa volta fu riportato con i piedi per terra in quanto,
seguito da quelle parole, sentì qualcosa tirargli la veste.
“Gaia!
Non essere scortese!” Sentì nuovamente la prima
voce.
L'assassino
si voltò, vedendo una donna dai capelli castani, raccolti,
alcuni
ciuffi mossi ricadevano sulla sua pelle candida. Non era giovane,
forse sessant'anni o poco più. Ezio portò lo
sguardo sulla bambina
accanto alla donna che lo guardava con un ampio sorriso, anche lei
era castana come... La madre?
Lui sorrise. “Perdonatemi Madonna,
non era mia intenzione disturbare la vostra quiete.”
La donna
sorrise, a primo impatto sembrava simpatica e disponibile.
“Figuratevi, Messere. Posso aiutarvi? Cercavate
qualcuno?”
“Veramente.... No. Ero qui solamente di passaggio,
questa...” Esitò. Questa cosa? Era casa sua? Una
volta forse, ora
non più.
La donna lo guardò più attentamente, attendendo
che
continuasse, sempre mantenendo un sorriso piacevole. La bambina
rise.
Ezio sorrise a sua volta. “Abitavo qui, anni fa. Mi
dispiace per il disturbo Madonna, volevo solamente..” Fece
spallucce, lievemente, “.. Vedere se qualcosa era
cambiato.”
“Oh,
non ditemi che siete uno degli Auditore?!” Chiese la donna.
Lui
sembrò interessarsi di più, ora.
“Sì, come fate a...?”
“Mio
marito! Mio marito era amico di Giovanni Auditore!”
“Mio
padre..” Commentò Ezio con una certa fierezza nel
tono, ma anche
una lieve malinconia e tristezza.
“Oh, che grande male che avete
dovuto patire.” Disse la donna dispiaciuta. “Quindi
voi dovete
essere Ezio, non è così? Vi ho visti quando
eravate poco più che
in fasce.. Ed io ero ancora una giovincella!” Rise appena,
portandosi il dorso della mano davanti la bocca, con grazia.
“Io
sono Giulietta Teresa Viviano.” Si presentò
porgendo la mano ad
Ezio, questi le afferrò la mano delicatamente e, chinandosi
appena,
gliela baciò.
“Ezio Auditore.” Rispose lui, guardandola negli
occhi, seppur la donna conosceva già il suo nome.
“Io sono
Gaia!” Si intromise la bambina.
Ezio rise sommessamente. “Ciao
Gaia, incantato.”
“Volete entrare Messer Ezio?”
Lui
tornò a guardare la donna, “Oh, davvero, non
voglio recare alcun
disturbo.”
“Figuratevi, se così fosse stato non ve lo avrei
proposto...” Disse la donna in un sorriso, voltandosi e
rientrando
nella casa insieme alla bambina.
Ezio si guardò qualche istante
intorno, poi decise di entrare.
“E così poi... Mio
marito è partito per Forlì.” Disse
Giulietta.
“Capisco.”
Annuì Ezio. Era ormai da un paio d'ore probabilmente che
stavano
parlando. Lui era seduto ad un tavolo, lei in piedi, con le mani
appoggiate sulla superficie di legno. Aveva offerto del
caffè ad
Ezio, poco prima, lui l'aveva rifiutato. L'aveva bevuto una volta
sola alla gilda dei ladri, a Venezia... E l'aveva reputato abbastanza
disgustoso.
“Vostra madre e vostra sorella?”
“Loro stanno
bene.. Stanno a Roma.”
“Oh, ne sono contenta. Si sono
sistemate? Di che cosa si occupano?”
“Ehm...” Ezio si
schiarì la voce, portandosi una mano sulla nuca, sotto il
codino,
massaggiandosi il collo lentamente. “Veramente... Hanno...
Cioè,
stanno continuando ad occuparsi di vecchi affari di mio zio
Mario.”
Non poteva mica dirgli che gestivano un bordello.
“Oh, Mario
Auditore!!!”
L'assassino si maledì. Ogni volta che diceva un
nome di uno della sua famiglia, quella donna cominciava a buttargli
giù una biografia e ricordi su ricordi. 'Dannazione
Ezio, perché non chiudi quella boccaccia?'
Pensò. “Sì, già..”
“Come sta?” Chiese Giulietta con una
certa curiosità.
Ezio espirò silenziosamente. “.. E' morto.
Cesare Borgia lo ha ucciso. Sette anni fa, ormai.”
“Oh...”
La donna assunse un'espressione greve. “Mi... Mi
dispiace.”
“Figuratevi Madonna, non è colpa
vostra.” Le
rispose garbatamente Ezio, con un sorriso, alzandosi. “Mi
piacerebbe davvero trattenermi oltre, Madonna Viviano.. Devo ancora
trovare un posto per la notte e vorrei rivedere alcuni luoghi prima
che faccia buio.”
“Un posto dove stare? Potete stare qui! Sono
sicura che le mie figlie e mio figlio apprezzerebbero!”
“C-cosa?
N.. No! Figuratevi! Non ce n'è bisogno, davvero.. Ho..
Un'amica di
famiglia, troverò ospitalità da lei.”
Cercò di salvarsi lui
all'ultimo. Era davvero una donna a modo Giulietta ma... L'aveva
completamente stordito con le sue chiacchiere.
“Certo, certo,
capisco.” Sorrise. “Va bene ma non esitate a
venire, qual ora vi
servisse qualcosa, da un pasto caldo ad un posto dove
dormire!”
“Vi
ringrazio Madonna.” Le fece un cenno con il capo, in segno di
gratitudine, dopodiché la donna lo accompagnò
alla porta. “Oh e
mi raccomando, tornate presto, voglio farvi conoscere le mie figlie e
quello scapestrato di mio figlio.. E magari anche mio marito quando
tornerà. Sono sicura che gli farebbe molto
piacere.”
“Indubbiamente.” Sorrise lui, annuendo una volta.
“Arrivederci Madonna.” Si voltò ed
uscì. Si sentì
piacevolmente sollevato una volta messo piede fuori da quella casa.
Quella donna non era umana! Non stava un attimo in silenzio.
*La
Rosa Colta*
Paola...
Chissà come se la stava passando. Non vedeva da anni nemmeno
lei.
Ezio si fermò davanti il palazzo, all'interno le finestre
erano coperte in parte da alcune tende rosse. Riusciva a scorgere
parecchie figure femminili, Paola però non la vedeva.
Rimase a
contemplare l'interno del bordello, fin quando non notò la
sua
immagine riflessa nel vetro della finestra... Com'era cresciuto. Come
stava invecchiando. Andava ormai per i cinquant'anni, tre mesi e ne
avrebbe compiuti quarantotto. Si vedeva, lì, nel riflesso:
il viso
stanco, la barbetta incolta di un paio di giorni, qualche lieve ruga
d'espressione. Beh, doveva riconoscerlo, era tuttavia ancora un
bell'uomo... Ma non riusciva però a sorridersi. Il tempo
scorreva
veloce ed inesorabile e ritrovarsi nella città dove aveva
passato la
sua infanzia e la sua adolescenza lo faceva sentire ancora
più
vecchio.. Forse per via degli anni da giovane ormai trascorsi, che
non sarebbero più tornati.. Forse perché in ogni
angolo della città
si rivedeva da giovane, lui, insieme a suo fratello... Insieme alle
sue tante conquiste, alle sue donne, a Cristina...
“Ezio
Auditore...” Sentì una voce soave e sensuale alle
sue
spalle.
L'assassino si voltò di scatto, ritrovandosi davanti
Paola, la proprietaria della Rosa Colta, colei che le aveva insegnato
tanto, colei a cui forse doveva tutto.
“Paola!” Esordì lui,
non poté fare a meno di abbracciarla. Dio, quella donna
sembrava non
invecchiare mai, era sempre uguale! Sempre carica di un fascino e di
una sensualità unici.
“Che ci fa qui il cucciolo Auditore, eh?”
Chiese lei, che dopo aver sciolto l'abbraccio fece scivolare le mani
lungo le spalle dell'uomo, fino ad arrivare ad afferrare le sue di
mani.
“Cucciolo..” Rise lui, sommessamente,
“L'ultima volta
che ho sentito quell'appellativo fu quando ero poco più di
un
adolescente, da parte della Volpe... Non sono più tanto un
cucciolo,
oramai.”
“Beh, per me continuerai ad esserlo sempre, anche a
cent'anni... Se mai ci arriverai.” Gli strinse
l'occhiolino.
“Grazie, grazie. Sei molto incoraggiante.”
Rispose lui ironico.
“Vogliamo entrare? Seguimi. E' un piacere
averti qui.”
Paola entrò nel bordello, insieme ad Ezio che si
guardò intorno: era tutto come l'ultima volta che era stato
lì. I
mobili erano tutti belli ed eleganti, i divani sempre immacolati, la
predominante di colori caldi lo fece sentire subito a casa.
“Ragazze,
vi ricordate di Ezio Auditore, sì?” Chiese Paola,
una volta
entrata insieme all'assassino. Come potevano le donne dimenticarsi di
quell'uomo?
Beh, molte ormai avevano lasciato quel lavoro, altre invece quando
avevano conosciuto Ezio non erano altro che donnine, ora adulte.
Ezio
doveva ammetterlo, quarantotto anni o no, riscuoteva ancora un grande
successo, il che era tutto fuorché spiacevole.
Sul tetto
di fronte quattro loschi figuri avevano assistito alla scena e
all'abbraccio 'strappalacrime' dei due. Ci fu un fugace sguardo
d'intesa e delle risate sguaiate, uno diede una pacca ad un altro e,
agilmente quanto silenziosamente, i quattro scesero dal tetto. In un
attimo erano spariti, confondendosi e mimetizzandosi in mezzo alla
folla.
***
Ta-daaan! Eccoci qui con
il nuovo capitolo! :D
Oddio, in anzitutto volevo dirvi che sono felicissima del riscontro
positivo che ho ritrovato da parte vostra per questa nuova fic, su
Ezio! Mi avete fatto davvero mooolto contenta! :)
Pooi, questo capitolo descrive delle sensazioni che prova Ezio appena
tornato a Firenze (ma no? ahaha xD) e di come conosce Giulietta Teresa
u_u ci sarà comunque qualche legame con la sua famiglia
è.é
Chi saranno quei quattro loschi figuri? D: *Paura*
Ho messo il 25 Marzo perché ho cercato di farmi un calcolo:
12 Marzo: Ezio uccide Cesare Borgia a Viana, Spagna.
Non ho idea di quanto ci volesse in quel periodo a farsi Roma-Spagna..
xD Di certo non un'ora e mezza come con l'aereo al giorno d'oggi! xD
Hahah
Ho contato mooolto ampiamente, facciamo boh, una decina di giorni tra
soste e roba varia (non ne avevo proprio idea, eh xD)
Poi il 22 Marzo, Ezio, arriva a Roma, porta la Mela al Colosseo e la
sera torna a trovare Claudia ecc ecc, e succede ciò che
è successo nel capitolo precedente!
E poi 23/24 Marzo viaggio tra Roma e Firenze, 25 arriva! xD
Vi annuncio che nel prossimo capitolo arriverà Shila u_u hah.
Avrei tanto voluto metterla in questo cappy ma bisogna dare tempo al
tempo... E vi mostrerò già anche la sua faccia u.u
(Volevo mostrarvela alla fine del prossimo capitolo ma sono buoona e
quindi ve la faccio vedere ora, così nel prossimo capitolo
quando scriverò di lei, già potrete
immaginarvela! Che brava che sono, eh? Tutto calcolato!... Seh! xD)
Shila: http://thesocialnewspaper.com/wp-content/uploads/2011/03/olivia-wilde-thesocialnewspaper-17.jpg
Che bel pezzo di figa eh? All'inizio volevo farla bionda, come in
un'altra foto, solo che poi mentre cercavo la foto ho visto questa e...
Che ne pensate? U_U Hah.
Vedete di farvela piacere. Oh. LOL!
Ringraziamenti -come al solito- e risposte ad alcune domande:
BumBj: la mia Merlina che mi segue come
al solito nelle mie fic e mi da sempre manforte u_u <3
kyuubetto9: come puoi vedere, sì,
siamo sempre nel 1507, praticamente pochi giorni dopo che Ezio ha
ucciso Cesare :)
Vesa290: ringrazio
la mia carissima che mi sta sempre a seguire e a dare buoni consigli e
a confortarmi anche se sono senza idee *-* <3 grazie ciccina!
thegreatsaiyaman28: ti
risposi già in privato ma, in caso non avessi letto, credo
che lo farà un sequel di 'After the Death' ma, nel frattempo
di raccimolare idee utili e non banali, mi cimento in questa di Ezius!
:D
MiakaHongo: che mi
segue sempre sempre sempre *-* e se posso consigliarvi andate a leggere
la sua nuova fic! *pubblicità mode on!*
Grazie anche ad esosm e
LadyNarcissa e...
LABESTIAPAZZA: Viva
Bastiano Pulci! Hahahaha :D
Terzo capitolo già in lavorazione, volevo cominciare a
scriverlo prima di postare questo ma alla fine ho postato prima this
one e stasera mi cimenterò alla scrittura del prossimo!
Insomma u.u ci si vede al prossimo cappy, con Shila!
Da Eva ed Ezio è tutto, linea allo studio! xD
Tchuusss!!!!
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Capitolo 3 *** La ladra Assassina ***
La ladra Assassina
Ezio passò un piacevole pomeriggio
insieme a Paola e alle altre cortigiane.
La donna lo sommerse di
domande, come era prevedibile che sarebbe successo.
L'assassino
raccontò degli anni passati a Roma, di come aveva liberato
Caterina
Sforza dai Borgia, insieme l'aiuto di Machiavelli, della Volpe e di
Bartolomeo D'Alviano. Raccontò di come dopo tanto tempo
aveva rivisto Leonardo Da Vinci, costretto a lavorare per i Borgia, progettando per
loro nuove armi, potenti, troppo potenti. Beh, questo alla fine era
il prezzo da pagare per un intelletto grande come il suo: tutti
volevano appropriarsi dei suoi servigi... Tanto da rapirlo e cercare
di scoprire segreti che mai andrebbero svelati.
E poi il lieto
fine... Di come Ezio aveva salvato Leonardo quando lo avevano rapito,
di come aveva scacciato Cesare Borgia da Roma ed infine di averlo sconfitto a Viana, in Spagna. Finalmente La Mela era in salvo, sicuramente
più
sicura nelle mani della terra che dell'uomo... Probabilmente non
sarebbe stata trovata poi così presto sotto al Colosseo.
“E tua
sorella e tua madre?” Chiese Paola, seduta sul bracciolo
dell'elegante e costoso divano.
“Beh..” Ezio non poté fare a
meno di sorridere. “Sarai sorpresa di sapere che adesso mia
sorella
gestisce un bordello, aiutata da mia madre.”
“Dici sul serio?”
Chiese la donna, in parte stupita, non se lo sarebbe proprio
aspettata.
“Già.. La Rosa in Fiore, si chiama. Mia sorella
è
entrata a far parte della setta, tra l'altro.”
“Lo
immaginavo.” Sorrise. “Indubbiamente se
passerò per Roma dovrò
andarle a visitare.”
“Ne sarebbero sicuramente entusiaste.”
Rispose Ezio, volgendo il capo e guardando per un attimo fuori dalla
finestra: il buio era calato su Firenze.
Paola si alzò, “Avanti,
Ezio, è tardi. E' meglio che ti riposi, non hai fatto altro
che
viaggiare in questi ultimi giorni. Ti faccio strada.”
L'assassino
si alzò a sua volta, seguendo la donna che lo
portò al piano
superiore, fino ad una delle tante camere. “Questa era quella
dove
stavano tua madre e tua sorella. E' stata di loro gradimento, spero
che gradisca anche tu.” Sorrise la donna.
Ezio le afferrò le
mani, stringendole. “Va benissimo, fai già
abbastanza.”
“Bene,
buonanotte Ezio.” Paola si avvicinò, posandogli
delicatamente le
labbra sulla guancia, poi lo guardò e sorrise,
allontanandosi.
L'uomo la guardò allontanarsi, dopodiché
entrò,
chiudendosi la porta alle spalle. La stanza non era male, il
pavimento scuro era un po' rovinato, sembrava fare contrasto con i
muri color panna, del tutto immacolati. Le candele illuminavano la
camera dove, al centro di essa, gli avevano già preparato
l'acqua
per il bagno... Che brava donna Paola, sempre così
premurosa.
Finalmente un po' di meritato riposo. Ezio cominciò a
spogliarsi, cominciando a togliersi tutte le lame, il mantello e
l'armatura. Procedette togliendosi la fascia rossa in vita e lo
stemma degli assassini, poi si sfilò la lunga veste bianca.
Si sentì
già più leggero, tutta quella roba non pesava
poco. Si tolse la
camicia, gli stivali ed i pantaloni. Non poté fare a meno di
notare
il suo riflesso nello specchio: il corpo segnato, pieno di cicatrici,
seppur ancora molto curato ed informa.
Sospirò, sciogliendosi i
capelli e lasciando cadere a terra il nastro rosso,
dopodiché entrò
nella vasca, immergendosi e appoggiando il capo sul bordo,
socchiudendo gli occhi.
'Finalmente un po' di pace..'
Non
poté fare a meno di ripensare a quando era ritornato a
Monteriggioni
dopo essere stato a Roma e aver sconfitto Rodrigo Borgia, seppur
lasciandolo in vita... Forse lo sbaglio più grande della sua
vita.
Chissà se uccidendolo avrebbe fatto ritardare l'attacco a
Villa
Auditore e, magari, salvato la vita di suo zio Mario. Oramai,
però,
ciò che era fatto era fatto. Per lo meno l'aveva vendicato.
Quel
bastardo di Cesare Borgia...
Sentì un lieve sentimento di rabbia,
insieme ad un peso, opprimerlo, premergli sul petto.... Ma oramai a
cosa serviva? Era morto. Non avrebbe più dato fastidio a
nessuno.
Espirò lentamente e si lasciò scivolare di
più dentro la vasca,
dentro l'acqua, cercando di liberare la testa da ogni
pensiero.
Paola tornò al piano di sotto dove le
cortigiane, presenti alla chiacchierata tra lei ed Ezio, si
abbandonavano ad apprezzamenti verso il 'cucciolo Auditore'.
La
donna sorrise, mentre scendeva le ultime scale si incrociò
con
Veronica, una giovane ragazza che lavorava per lei: aveva ventisei
anni, i capelli di un castano chiaro legati in una lunga treccia e
gli occhi scuri, quasi neri. I lineamenti del viso erano dolci e
morbidi, i suoi movimenti aggraziati.
Veronica non aveva
conosciuto Ezio Auditore prima di quel giorno, aveva solamente
sentito parlare di lui, delle sue gesta.
“Ah, Veronica.” La
richiamò Paola, voltandosi, quando ormai la ragazza la aveva
superata.
La giovane cortigiana si voltò.
“Sì?”
Paola
risalì alcune scale in modo da ritrovarsi a faccia a faccia
con la
ragazza.
“Sai... Ho visto Ezio un po', non so, giù. C'era
qualcosa nei suoi occhi che mi trasmetteva la sua sensazione di
turbamento.. Lo sai quanto è caro alla nostra 'famiglia',
per lui
vogliamo soltanto il meglio. Assicurati che passi una piacevole
nottata...” Disse con un sorriso.
Veronica annuì. “Certo.
Sarà un piacere ed un onore.” Rispose ricambiando
il sorriso della
donna.
Paola annuì e le diede una lieve pacca sulla guancia,
trasformandola in una carezza, poi si voltò e riprese a
scendere le
scale.
Ezio aveva finito di farsi il bagno, era uscito
dalla vasca e si era asciugato. Paola aveva provveduto a portargli
dei vestiti puliti.
I lunghi capelli castani, ancora umidi, gli
ricadevano sulle spalle. Erano a fine Marzo oramai e non faceva
più
tanto freddo seppur era sera. Aveva provveduto a sistemare le sue
lame e i suoi vestiti, lasciati prima alla rinfusa sul pavimento. Ora
erano tutti piegati ed ordinati su di un tavolo.
Si era appena
finito di infilare i pantaloni puliti quando bussarono alla porta.
Ezio prese la camicia bianca dal letto, “Sì?
Avanti..”
Qualche
istante dopo la porta si aprì ed entrò Veronica,
la ragazza con cui
prima Paola aveva parlato e si era raccomandata.
Indossava un
vestito color vinaccia con delle ricamature color panna. Era stretto
sul petto ed in vita, dai fianchi in giù scendeva morbido e
la
gonna, sulla parte davanti, aveva un largo spacco. Un classico
vestito da cortigiana, insomma.
Ezio si voltò, vedendola.
'Però..!' Pensò.
“Perdonate
il disturbo, Messer Ezio, volevo solo sincerarmi che fosse tutto ok e
che non aveste bisogno di nulla.” Disse la ragazza,
chiudendosi la
porta alle spalle.
“Va tutto bene.” Rispose lui, infilandosi
la camicia. Si trovava al lato del letto.
“Dovete essere molto
stanco... Dopo tutto il viaggio che avete dovuto affrontare.”
Veronica si avvicinò lentamente, con passo sensuale,
ancheggiando.
L'assassino sorrise, cercando di trattenere una
lieve risata. “Sì..? Dovrei?” Chiese. Di
fronte a quello
spettacolo non sapeva nemmeno lui se si sentiva più
così stanco.
La
cortigiana sorrise, fermandosi di fronte a lui. Proprio quando Ezio
stava cominciando ad abbottonare la camicia, la ragazza gli
afferrò
entrambi i polsi, dolcemente, scostandoglieli.. Dopodiché
gli
appoggiò entrambe le mani sul petto nudo.
“Perché non la
togliete? Avete freddo? Magari potremmo scaldarci insieme, a
vicenda...” Proferì lei con voce bassa e sensuale,
spingendo piano
Ezio che si ritrovò subito il letto dietro, impedendogli di
indietreggiare ulteriormente.
Un sorrisetto compiaciuto si dipinse
sul volto dell'Assassino una volta che Veronica lo spinse,
'costringendolo' a sdraiarsi. Lui tenne i gomiti appoggiati sul
letto, in modo da tenersi su. La ragazza poi si mise a cavalcioni su
di lui, appoggiandogli le mani sulle spalle e sfiorandogli le labbra,
prima di baciarlo lentamente, ma piena di passione.
L'assassino le
portò una mano sulla nuca, scendendo poi sulle spalle, fino
alla
schiena, contraccambiando il suo bacio, lentamente. Sentì il
profumo
fresco ed intenso della ragazza inebriarlo, lo schioccare delle loro
labbra ed il sapore dolce di quelle di Veronica... Infine
sentì la
mano, esperta e sapiente di lei, scendere in una carezza dal petto
fino all'addome, poi al basso ventre e più giù...
Sì, se lo
meritava un po' di riposo e di svago... E sì, che brava
donna Paola,
sempre così premurosa.
Sarebbe
stata una nottata interessante... Molto interessante.
Era
mattina. Alcuni raggi di sole entravano dalla finestra e andavano a
posarsi sul viso di Ezio che venne lentamente svegliato dal tubare
dei piccioni sul davanzale. Era sdraiato a pancia in giù,
con le
mani sotto il cuscino e il capo adagiato su di esso. I capelli color
cioccolato ricadevano fluidamente sulle lenzuola bianche. Era
completamente nudo, il suo fisico scultoreo e olivastro, ornato da
diverse cicatrici chiare, era all'altezza di una delle sculture di
Michelangelo.
Non appena Ezio riprese coscienza del luogo dove si
trovava, alzò il capo, volgendolo dall'altra parte: Veronica
non
c'era.
'Che nottata..' Pensò
compiaciuto, sbadigliando, una volta dopo essersi seduto. Si
alzò e
si vestì. Mentre si stava abbottonando la camicia gli
vennero alcuni
flashback della nottata trascorsa con Veronica... Che roba.
Inevitabilmente, vedendosi allo specchio ora, si ritrovò
più
piacevole.
Guardò per qualche istante la sua immagine riflessa mentre
raggruppò i capelli lisci in una coda, legandola con il
nastro
rosso: per quel giorno avrebbe abbandonato le vesti da assassino,
indossava semplicemente una camicia bianca, con le maniche ampie, un
jilet sopra di essa ed i pantaloni, marroni, infilati dentro gli
stivali alti... Beh, la lama celata la avrebbe portata comunque con
sé, per precauzione, non si era mai sicuri di chi si poteva
incontrare in giro. La prudenza non era mai troppa.
Prese dalla
tavolo la sacchetta di stoffa contenente i fiorini. Ne aveva
parecchi, magari oggi avrebbe avuto la possibilità di
spenderne
qualcuno.
“Buongiorno!” Disse Ezio, una volta sceso al
piano di sotto.
“Buongiorno Ezio!” Rispose Paola. Ahh, che
bello, che soddisfazione vederlo con quel sorriso sulle
labbra.
“Buongiorno Paola..” La salutò
l'Assassino,
avvicinandosi.
“Hai dormito bene?” Chiese la donna con fare di
una che ne sapeva più del dovuto.
Ezio rise sommessamente. “Come
un angioletto.”
“Bene, mi fa piacere.”
Lui si guardò
intorno, tra le ragazze, cercando con lo sguardo Veronica che non
sembrava essere lì. “Beh, Paola, credo che
andrò a fare un giro
per Firenze.”
“Ci vediamo stasera, no?” Chiese lei.
“Sì,
certo. Grazie ancora per l'ospitalità, sei sempre
così cortese.”
Sorrise, chinando il capo appena, poi si avviò verso la
porta,
uscendo.
Fuori tirava una brezza lieve e tiepida, il sole era alto
nel cielo, segno che Ezio aveva dormito parecchio. L'assassino non
riuscì a trattenere uno sbadiglio, si stiracchiò
e così cominciò
a camminare per le strade di Firenze.
Aveva camminato per una
buona mezz'ora, in fondo alla strada sulla quale si trovava vide di
fronte a sé, celata da alcuni palazzi, Piazza della Signoria
e il
Palazzo della Signoria. Non gli recavano di certo dei bei
ricordi.
Allungò il passò fino alla fine della stradina
che
sfociava in Piazza della Signoria. Si fermò,
sentì una ventata
d'aria tiepida accarezzarlo ed un brivido percorrerlo.
Si guardò
intorno, c'era molta gente. Avanzò, lentamente. Le voci e le
chiacchiere della gente si fecero sempre meno distinte e più
confuse, la sua mente lasciava di nuovo da parte la realtà e
spazio
all'immaginazione. Si fermò, verso il centro della piazza.
La
folla sotto il palco continuava ad applaudire, ad inneggiare
all'esecuzione.
Sopra il palco, con le mani legate dietro la
schiena ed il cappio intorno al collo, c'erano suo padre, Giovanni,
ed i suoi due fratelli, Federico e Petruccio. Come si poteva
condannare a morte un bambino così innocente? Come?!
“Mi vedo
costretto... A dichiararvi... Colpevole! Voi, ed i vostri
collaboratori, verrete pertanto condannati a morte!”
Sentenziò
Uberto.
“Sei tu il traditore, Uberto! Sei uno di loro! Oggi
potrai anche toglierci la vita, ma avremo la tua in cambio, lo giuro!
Noi ti...” Giovanni non ebbe modo di finire la frase che il
palco
sotto i loro piedi si aprì, fu un istante e tre delle
persone più
importanti della sua vita si ritrovarono appese per il collo, con
l'osso rotto, a penzoloni.
“NO!!! PADRE!” Si ritrovò a
gridare il giovane Ezio, correndo verso il palco, tra la folla,
facendosi spazio.
Ezio fu
riportato con i piedi per terra in modo tutt'altro che dolce, anzi,
proprio bruscamente. Sentì soltanto uno spintone e... Tirare
alla
sua cinta.
“Ma che?!” Si voltò, vedendo una figura
correre
tra la folla, facendosi spazio tra le persone.
“Permesso!
Permesso!” Disse la ragazza, cacciando fuori una miriade di
'Scusa'
ogni volta che si scontrava con qualche persona.
Che aveva tanto
da correre? Ezio abbassò lo sguardo e... Dove prima aveva
sentito
tirare notò che il suo sacchetto con i fiorini era sparito.
Lo
realizzò in ritardo.
“Ehi! EHI NO! ASPETTA!” Gridò
l'assassino, lanciandosi all'inseguimento del suo rapinatore.
La
ragazza continuava a correre veloce, tra la folla, una volta
sorpassata la marmaglia di gente fece un salto e cominciando a
scalare un palazzo.
Ezio la poté ben vedere ora: si trattava di
una donna. Aveva una veste bianca, lunga, in vita era stretta da uno
stringi-vita di cuoio marrone, come gli stivali alti fin sopra il
ginocchio.
La gonna della veste era ampia dietro e corta davanti,
sul lato. La schiena era in parte scoperta, sopra la veste
continuava, coprendogli le spalle ed il capo con un
cappuccio.
“Fermati! Ladra!!” Disse Ezio, continuando a
seguirla.
La ragazza arrivò in cima al tetto, volse lievemente il
capo, notando che anche lui si stava arrampicando sul palazzo e anche
molto più velocemente di lei.
'Merda..'
Pensò, riprendendo a correre sui tetti, sentendo il rumore
prodotto
dalle tegole sotto il cuoio duro dei suoi stivali.
“Fermati!”
Gridò lui, arrivando in cima al palazzo. “Fermati
o te ne
pentirai!”
L'assassino continuò a seguirla, saltando di tetto
in tetto. La donna non accennava a fermarsi o a rallentare.
La
ragazza vide sul palazzo di fronte a sé alcune guardie
appostate. Un
sorriso beffardo le si dipinse sul volto. 'Vediamo
se
riesci a prendermi ora.' Pensò.
Saltò
sul tetto dove v'erano presenti i due uomini, entrambe di spalle.
Quando sentirono il rumore di passi si voltarono ma, per uno di loro,
fu troppo tardi: la ragazza con una spallata lo fece cadere di
sotto.
“Fermati!” Gridò l'altra guardia.
La donna si
voltò, guardando Ezio. “Pensa tu
all'altra!” Gli fece
l'occhiolino, in modo da far cadere l'attenzione su di lui.
“Cosa?!”
Chiese l'Assassino, sbigottito.
L'uomo si voltò e, visto che la
ragazza era ormai lontana, si concentrò su Ezio, tirando
fuori la
spada.
Lei continuò a correre, beffandosi dell'Assassino.
Arrivata al ciglio del palazzo si voltò, vedendo i due
lottare. Con
un sorriso furbo si lasciò scivolare, aggrappando
l'estremità del
tetto e dondolandosi in avanti e indietro fino a saltare nel balcone
che faceva angolo, all'ombra, al riparo.
Si portò una mano al
petto, inspirando a fondo e riprendendo fiato lentamente. Di sopra
sentiva il rumore delle lame scontrarsi. Chissà
perché quell'uomo
aveva una lama... Quello di cui era certa è che non
l'avrebbe
trovata, di certo non l'aveva vista scendere di lì,
impegnato
com'era con la guardia... Che sicuramente, secondo lei, avrebbe avuto
la meglio.
Si sedette all'angolo tra i due muri, aprendo il
sacchetto e lasciandosi cadere i fiorini nella mano, per contarli: le
brillarono gli occhi quando vide tanto denaro.
Assorta com'era nei
suoi conti non fece nemmeno caso ai rumori di sopra che erano
cessati. Finiti il conteggio ripose le monete nel sacchetto e prima
che poté fare qualsiasi altra cosa, sentì la voce
di Ezio.
“Bel
bottino, eh?”
La ragazza alzò il capo di scatto, rivelando il
suo volto: aveva una bella pelle, chiara e liscia, le labbra non
troppo carnose ne troppo fini, ma ben delineate. Gli occhi erano
chiari, azzurri... Di un azzurro mai visto prima: bello, profondo,
intenso. Alcuni ciuffetti di capelli bruni le ricadevano sul viso dai
lineamenti non troppo marcati ma sottili e delicati, incorniciandolo
dolcemente. L'Assassino ne rimase piacevolmente colpito.. E poi, come
la aveva vista muoversi sui tetti..
Il suo sguardo
inevitabilmente scese sull'ampia scollatura che portava sul petto,
per qualche istante.
Lei vide Ezio, in piedi sulla ringhiera di
marmo, dopodiché si alzò di scatto.
“Stammi lontano!”
“Oh,
una così coraggiosa ragazza che corre per tetti ed uccide
una
guardia che dice di stare lontano alla vittima che ha appena
derubato?” Chiese fintamente sorpreso, scendendo dalla
ringhiera
con un salto.
“Non sono una ladra!” Chiarì subito lei.
“Ah
no? E cosa sei?”
“Un'Assassina.” Disse guardando Ezio negli
occhi.
“Oh.. Ma davvero? E vorrebbe essere una scusa questa? Gli
Assassini non rubano gente innocente.” La
rimproverò.
“E tu
cosa ne vuoi sapere, eh?”
Lo sguardo di Ezio si fermò sul
ciondolo che la ragazza portava al collo, recante lo stemma degli
Assassini. Non mentiva, dunque?
“Forse perché io stesso sono un
assassino?” Disse lui.
“Ah sì? Non farmi ridere. Conosco
tutti gli Assassini di Firenze.”
“Conoscerai allora Paola, una
delle più vecchie Assassine rimaste qui.”
La ragazza rimase in
silenzio.
“No?” Chiese Ezio. “Non sei un'Assassina.
Ridammi
i miei soldi.” Disse allungando la mano.
“E tu chi saresti,
che fai tanto il gradasso?” Domandò lei,
freddamente, senza
distogliere lo sguardo dai suoi occhi, nemmeno un attimo.
“Ezio.
Ezio Auditore da Firenze.”
“Tu? Ezio Auditore? Non farmi
ridere. Ezio è a Roma!”
“Ezio è tornato a Firenze.” La
corresse lui, avvicinandosi. Lei indietreggiò di un passo.
“E tu
come ti chiami? Eh, Assassina?” Le domandò.
“Bene, allora,
'Ezio Auditore'...” Lo disse in modo ironico, lei.
Decisamente non
gli aveva creduto. “Prendetemi e ve lo
dirò.” Gli diede del voi,
come avrebbe fatto per portare rispetto al vero -e grande- Ezio
Auditore.
“E' una sfida? Ci sto. Ti prenderò e mi ridarai
anche
il mio denaro, oltre a dirmi il tuo nome.”
La ragazza annuì con
un sorrisetto, dopodiché corse fino alla ringhiera,
appoggiandosi
con una mano e facendo leva per saltarne oltre.
Ezio la guardò
sparire, un sorrisetto gli si dipinse sul volto. 'Che
tipetta.. E che caratterino.' Pensò,
prima di saltare giù dal balcone a sua volta.
***
Marò
ò.ò quanto m'è venuto lungo sto
capitolo, non immaginavo xD ho avuto dei problemi immensi a scrivere il
pezzo della loro chiacchierata, in testa lo avevo tutto bello tondo e
chiaro... ò_ò E poi a buttarlo giù un
vero casino, azz azz!
Spero comunque che gradirete... u.u Io mi sono impegnata tanto!
Ah! Questo è
la veste di Shila: http://a6.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/184624_1827948108858_1544986013_1871800_6343777_n.jpg
U_U Secsi. Hahahahah..
Oddio, ho scritto talmente tanto e mi sono spremuta per il loro dialogo
che ho il cervello in fumo ò.ò dunque non so
più che dirvi, ne se ho detto tutto!
Vi ringrazio tutti voi che recensite (non chiedetemi di fare i nomi
perché ora non ne ho la benché minima fantasia
ahahaha!) e anche colore che leggono solamente!
Un bacione a tuttiii!
Tchusssss!!!
|
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Capitolo 4 *** I Tiranni ***
I
Tiranni
L'aria tiepida accarezzava i volti dei
due assassini, la quale corsa era quasi giunta al termine.
Ezio
vide di fronte a sé la basilica della Santa
Trinità. Dio, che
ricordi...
Mentre correva dietro la ragazza alzò lo sguardo,
verso il campanile. Era impossibile dimenticare quella sera... Quella
sera dopo la quale tutto era cambiato.
“Bella vita la
nostra, eh fratello?” Chiese Federico, tenendolo saldamente
per il
braccio, in una presa fraterna.
“Ehhh... La migliore.” Rispose
Ezio, volgendo il capo verso la vasta veduta su Firenze.
“Possa non
cambiare mai..”
“.. E possa non cambiare noi.”
Ezio
si morse il labbro con forza, sentendo un groppo in gola.
Cercò di
aumentare la velocità, poi notò che la ragazza si
stava
arrampicando su quello stesso campanile. Si stava mettendo in
trappola da sola o poi aveva l'intenzione di saltarne giù?
Arrivato
alla base di esso e cominciò ad arrampicarsi a sua volta, il
che gli
si mostrò molto più semplice di una volta, di
quando era ancora un
ragazzino.
Durante la salita, però, il suo occhio cadde giù:
vide degli uomini con delle vesti marrone scuro e vinaccia, il capo
coperto da un cappuccio. Stavano cominciando a salire il tetto della
basilica.
'Bizzarro..'
Pensò, volgendo il capo dall'altro lato, notandone altri. Ne
aveva
visti forse cinque. Borseggiatori? No... I borseggiatori non
lavoravano in coppia o in gruppi, ma sempre singolarmente.
Quei
tizi non gli davano l'impressione di nulla di buono.
Ezio si
sbrigò ad arrivare fin sopra e, una volta arrivato in cima,
con un
ultimo sforzo -e slanciandosi con le gambe- salì. Lei era
lì,
ferma, a contemplare il paesaggio. Gli dava le spalle.
“I miei
complimenti...” Disse la ragazza, voltandosi,
“Nessuno mai era
riuscito a tenermi testa a questo modo.” Un sorriso le
illuminò il
volto.
Ezio diede un'occhiata giù, vide gli stessi uomini di
prima che si stavano arrampicando lungo il campanile.
“Dobbiamo
andare via.” Proferì Ezio, serio, come se nemmeno
l'avesse
ascoltata.
La ragazza non capì. “Eh? Cosa?”
“Dobbiamo
andare via! Sbrigati!” Aveva solo la sua lama celata con
sé, era
pericoloso contro cinque uomini armati di spade e chissà
cos'altro.
Oltretutto non sapeva di che cosa era capace la ragazza.
“Ma che
stai dicendo?”
Ezio la afferrò saldamente per un braccio,
avvicinandosi al ciglio della piccola tettoia.
“Ehi! Ma sei
forse un maniaco?! Lasciami!!!” Si dimenò lei.
L'assassino si
voltò, prendendola per entrambe le spalle. “Chiudi
quella bocca!
Ci stanno inseguendo, va bene? Dobbiamo andare via, è
pericoloso!”
“Inseguendo? E chi?”
Ezio si affacciò dalla
parte opposta alla basilica, sotto di loro c'era un ampio cumulo di
fieno.
“Salta.” Ordinò alla ragazza.
“Cosa? Ma sei
pazzo?” Chiese lei, sbigottita, guardando di sotto.
“Sei
un'Assassina o no? Salta!”
“Certo che lo sono, ma...”
“E
allora salta!!” Alzò la voce lui, voltando poi il
capo e notando
due mani sul bordo delle tegole. Guardò la ragazza e non ci
pensò
due volte: le poggio una mano sulla schiena e la spinse.
“Noooo!!!”
Gridò lei, cercando in tutti i modi di rimanere su ma perse
l'equilibrio. Sentì un vuoto allo stomaco che sembrava
volerla
divorare dall'interno... Era la sua fine?
Ezio non poté fare a
meno di sorridere. Si voltò, notando che due degli uomini
erano
saliti. Tornò subito serio: con uno scatto tirò
fuori la lama
celata.
“Chi siete?” Tentò un approccio
più o meno
'amichevole'.
Questi non risposero, si limitarono ad una risata
sguaiata e a tirare fuori la spada, producendo un rumore
metallico.
Ezio vide alle loro spalle un terzo salire: stava
diventando troppo affollato lì sopra. Uno degli uomini gli andò
contro,
cercando un contatto tra la spada e il corpo dell'assassino che
abilmente, con la lama celata, deviò la spada. In
quell'attimo di
guardia abbassata da parte dell'uomo di fronte a lui, Ezio ne
approfittò per sferrargli un calcio violento alle parti
basse:
sapeva che quello faceva sempre male.
L'uomo si lamentò e si
piego in due, l'assassino gli appoggiò entrambe le mani
sulle spalle
e la punta dello stivale sull'addome, dandogli una spinta e
mandandolo contro uno dei suoi compagni che, non riuscendo a
contenere l'impatto, cadde di sotto insieme all'altro.
'Tsk,
dilettanti..' Pensò
Ezio con un
sorrisetto, guardando il terzo rimasto.
“I miei saluti.” Disse
sul bordo, lasciandosi poi cadere all'indietro, aprendo le braccia.
Sentì un piacevole vuoto allo stomaco, al quale ormai era
abituato,
la gravità tirarlo giù ed il vento accarezzarlo
prepotentemente.
Poco dopo sentì solo l'impatto con il fieno morbido.
Silenzio.
Sentì le voci dei passanti e le urla dell'uomo losco rimasto
sopra al campanile, giurare che prima o poi lo avrebbe preso e gliela
avrebbe fatta pagare
Ezio rimase dentro il fieno, con gli occhi
chiusi... Ricordi, tanti ricordi...
“Va bene.
Adesso basta. Dobbiamo tornare a casa.” Disse Federico,
allontanandosi.
“Aspetta.” Mormorò Ezio, fermandolo per
un
braccio.
“Che c'è..?”
Ezio volse il capo e guardò la casa
di Cristina, da lì poteva ben vedere la finestra aperta
della sua
camera.
“Ezio! Lascia dormire Cristina.” Lo
canzonò Federico,
guardando il fratello negli occhi.
“Avrà tutto il tempo per
farlo... Dopo.” Disse con un sorrisetto.
“Ahhh!” Federico
scosse il capo e gli fece cenno con la mano, sedendosi poi con la
schiena contro la croce della basilica.
Federico...
Quanto gli mancava. E Cristina...
“Hai intenzione di rimanere lì
dentro per tutto il tempo? Mi hai quasi fatta ammazzare.”
Sentì
una voce. Oh cavolo! La ragazza!
Ezio uscì dal cumulo di paglia
sotto gli occhi increduli dei passanti: lei stava bene, era
appoggiata contro il muro della basilica a braccia conserte. Lo
guardava... Non bene.
“Ti ho salvata, vorrai dire.” Rispose
lui.
“Guarda che me la sarei potuta cavare benissimo da
sola.”
La ragazza guardò altrove.
“Ah sì? E come? Un'Assassina in
cima ad un campanile senza avere nemmeno il coraggio di buttarsi
giù..” Disse Ezio con tono beffardo.
'Che nervi..'
Pensò
lei. “Shila.” Proferì
con tono irritato.
“Prego?” L'Assassino si avvicinò,
guardandola. La ragazza volse il capo e incrociò lo sguardo
di lui.
“Mi chiamo Shila.. E questo è il tuo
denaro.” Disse lanciandogli
la sacchetta con i fiorini che Ezio prese al volo, lei poi si
scostò
dal muro e cominciò ad allontanarsi.
“Che fai? Te ne vai? Non
te la sarai mica presa?” Chiese l'Assassino, con tono
ilarico.
Shila si fermò. “Toglimi una
curiosità...” Si
voltò. “Sei veramente Ezio Auditore?”
“In carne ed ossa.”
Rispose lui, allargando lievemente le braccia e facendo
spallucce.
“Siete solo un povero stolto.” Proferì
lei,
riprendendo a dargli del voi con rispetto, avvicinandosi.
Ezio non
capì. “Come scusa?”
“Non sareste mai dovuto tornare a
Firenze.”
“E perché no?” Domandò
incuriosito.
Shila
sospirò. “Le cose non vanno bene qui in
città.”
“Fantastico!
E quando mai dove c'è Ezio le cose vanno bene?”
“Ho visto chi
avete fatto fuori, Ezio! Siete forse impazzito?”
“Intendi quei
tipi dalle vesti orribili?” Chiese l'Assassino, alzando le
sopracciglia.
“Quei tipi dalle vesti orribili non fanno altro
che creare disordini a Firenze, sono sotto gli ordini di una famiglia
nobile di qui.”
“Quale?”
La ragazza fece spallucce,
scuotendo lievemente il capo. “Questo non vi è
dato saperlo!”
Disse in malo modo, come se l'avesse appena insultata.
“Shila...”
Ezio la guardò negli occhi, per qualche istante.
Perché aveva avuto
quella reazione così esagerata? “Dammi del tu, per
favore. Mi fai
sentire un vecchio.” Preferì lasciare perdere, per
ora. Non
sembrava la tipa che, insistendo, avrebbe sputato il rospo.
“Oh,
ma non è ciò che sei?” Lo
punzecchiò la ragazza.
L'Assassino
sorrise, che tipa che era quella Shila...
“Beh.. Io... Forse è
ora che torni a casa.” Disse lei, voltandosi e avviandosi.
Ezio la
fermò per il polso, delicatamente.
“Ti rivedrò?” Le
chiese.
Shila voltò solo il capo, guardandolo, cercò di
trattenere un sorrisetto che voleva farsi spazio sul suo volto.
“Magari sì... O magari no.”
Ezio sorrise, lasciando la presa.
“Spero di sì.”
I due si guardarono intensamente negli occhi
per qualche istante, dopodiché la ragazza si
voltò e corse via.
L'assassino rimase a guardarla fin quando non sparì dalla
sua
vista.
Chissà perché Paola non gli aveva raccontato
nulla di
sette o gilde che creavano disordini a Firenze... Forse non voleva
farlo preoccupare appena arrivato? Con alcune domande che gli
affollavano la mente, si avviò per una
stradina...
*La Rosa Colta*
Era
sera. Ezio era stato tutto il giorno in giro, solo quando si era fatto buio aveva deciso di
tornare alla Rosa Colta.
Avevano da poco finito di cenare ed Ezio
si era ritirato sul terrazzo, aveva detto a Paola che voleva parlarle
ed ora la stava aspettando.
L'Assassino teneva entrambi gli
avambracci sulla ringhiera, le mani a penzoloni giù. Aveva
la
schiena appena ricurva e teneva una gamba a riposo. Ahh, la sua
bella
Firenze... La sera aveva
un qualcosa di magico quella città: il cielo, le stelle, la
luna, le
luci, l'aria... Nulla di queste cose poteva essere comparata a quelle
di Venezia, Romagna, Roma o Forlì.. Sempre belle, per
carità, ma
Firenze... Era unica. Magica. Speciale.
Paola era sulla porta,
appoggiata con la spalla contro lo stipite. Osservava Ezio
così
pensieroso che nemmeno si era accorto di lei.. Sorrise.
“Guardati,
sembri un adolescente con quei vestiti.” Disse Paola.
Ezio si
voltò. Sorrise in modo dolce, attendendo che l'Assassina lo
raggiungesse.
“Allora, di cosa volevi parlarmi, Ezio?” Chiese
la donna, appoggiandosi di schiena contro la ringhiera, appoggiandovi
le mani e guardandolo.
“Ho fatto un incontro oggi.” Cominciò
lui, appoggiandosi nuovamente contro la ringhiera.
“Piacevole,
spero.”
“Non molto.” Ezio la guardò.
“C'è qualcosa che
non va a Firenze, ultimamente?”
“Che io sappia no...” Scosse
il capo.
“Paola...” Disse l'Assassino con tono canzonatorio.
“Oggi hanno cercato di farmi fuori quattro buffoni con delle
vesti
orribili marroni e vinaccia. Non ne sai niente?”
“Ahh, loro
intendi? I Tiranni. E' così che si fanno
chiamare.” Mormorò
portando indietro il capo e guardando il cielo, le stelle.
“Tiranni?”
Ezio non riuscì a trattenere una risata. “Ma se
non mi hanno
nemmeno scalfito!”
“Bada, Ezio.” Paola portò lo sguardo su
di lui, severa. “Non sottovalutarli.”
“E allora c'è
qualcosa che ti preoccupa...” Disse lui tornando serio.
La donna
sospirò, voltandosi e appoggiando i gomiti a sua volta sulla
ringhiera. “Si.. Diciamo. Non ho dato molto corda a questo
gruppetto di pazzi, semplicemente perché le mie cortigiane
non sono
assassine, non voglio metterle in pericolo.. Ed io da sola non posso
fare molto.”
“Ma adesso ci sono io.” Disse Ezio,
sorridendole.
“No, Ezio. No. Non sei venuto qui per farti carico
dei problemi di Firenze.”
“Ma è la mia città! Perché
non
dovrei farlo?”
Paola sospirò sonoramente, abbassò il capo e
guardò la gente che ancora passeggiava per le strade, anche
se era
sera.
“Parlami di loro.” Disse l'Assassino.
“... Non sono
proprio una setta o una gilda. Lavorano per qualcuno, per una
famiglia nobile.”
“Si, questo lo sapevo. Qual è questa
famiglia?”
“Non lo so, si tengono ben nascosti, impartiscono
gli ordini ma credo lo facciano tramite altre persone... I movimenti
dei Tiranni non si sono mai avvicinati ad alcuna famiglia nobile, per
questo potrebbero sembrare una gilda da quattro soldi come ad esempio
quella dei ladri.”
“Capisco... E da quanto va avanti questa
storia?”
“Da quando Girolamo Savonarola è morto... Certo,
quando Pier Soderini è diventato il nuovo signore di Firenze
nonché
gonfaloniere, le cose si sono un po' calmate... Ma ancora siamo ben
lontani dalla normalità e la tranquillità che
c'era prima.”
“Hanno
un covo dove si riuniscono?”
La donna scrollò le spalle,
guardandolo. “Non lo so.”
Ezio annuì, “D'accordo... E pensi
che... Possano avere qualcosa a che fare con i Templari?”
Paola
scosse ancora una volta il capo. “... Non lo so..”
Ripeté. “Ma
Ezio.. Ti prego, sta attento, qualsiasi cosa tu scelga di fare, fai
attenzione.”
“Tranquilla Paola... Ho un certo auto-controllo
ormai. Non sono più un adolescente, anche se lo
sembro.” Disse
tirandosi su e facendole l'occhiolino.
Paola sorrise. “Se
dovessi azzardare qualcosa o fare qualche mossa contro di loro, lo
sai, le mie ragazze saranno sempre a tua completa
disposizione.”
“Lo so.” Mormorò Ezio, prendendo
entrambe le mani della
donna. “Buonanotte Paola..” Sussurrò
baciandole la guancia e
stringendole le mani, dopodiché la lasciò e si
andò a ritirare in
camera.
***
Wahh, questo capitolo mi
piace tanto a me u.u è venuto fuori benino dai, non pensavo
è.é
Ehhh! Mwhuauhahuahua.. xD Come sono maligna, vabbè.
E che carini Ezio e Shila *-* quando lui dice che spera di rivederla!
E.. E.. E... Quando Ezio si ricorda di Federico *w*
All'inizio di ACII mi emoziono sempre.. E' STUPENDO quel pezzo cavoli...
Nel prossimo capitolo conoscerete tutta la famiglia Viviano al
completo! Vi posto già le foto, così nel prossimo
capitolo, mentre leggerete, potrete già immaginarveli!
Giulietta Teresa Viviano
(madre):
http://elisascalzi.files.wordpress.com/2008/10/anna2.jpg
Lorenzo Viviano (padre):
http://3.bp.blogspot.com/_wifE7gr45XQ/TP5zDd6NdhI/AAAAAAAABG8/XxeJ2WtS3Jc/s1600/christian_bale_2.jpg
Agnese Viviano (sorella
maggiore): http://img115.imageshack.us/img115/206/puccini10df9.jpg
/ http://www.tvtribe.info/media/rivombrosa.jpg
Gaia (figlia di Agnese): http://www.stardustmovies.com/gallery_attore/%28170509204241%29Abigail_Breslin_4.jpg
Demetrio Viviano (fratello minore): http://www.iballer.com/malecelebs/ackles/images/jensen-ackles-20.jpg
Come vedete una delle
due figlie manca, beh... Sorpresa!
Allora, voglio precisare solo una cosa, Giulietta e Agnese le ho prese
da Elisa di Rivombrosa (che non ho mai seguito xD)
Appunto numero due: per chi l'avesse seguito e vede che Agnese
sarà 'Elisa', calcolatela solo in quelle due foto u.u
perché è in quelle due che mi piace, ha uno
sguardo assai da st*onza, proprio come sarà agnese! Hahahah
xD
Ahhh, che molte hanno gli occhi chiari, a Christian Bale invece che
verdi, gli schiaffiamo per finta un bel paio d'occhi azzurri!
Beneeee! xD vi ringrazio a tutti per avermi seguita anche in questo
capitolo e per la pazienza! Se avete pazienza e piacere, recensite! ;P
Ringrazio tutti i recensori e anche i lettori (ovviamente), mi fate un
piacere immenso! *-*
Tchuuuussssssssss!!!
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Capitolo 5 *** La famiglia Viviano ***
La
famiglia Viviano
*Firenze*
Era
passata una settimana da quando Ezio aveva incontrato Shila ed i
Tiranni. Dopo quell'incontro sembravano essersi volatilizzati
entrambi nel nulla.
Ezio aveva continuato ogni giorno a girare per
Firenze, visitando posti che conosceva a memoria ma con gli occhi
curiosi come quelli di un bambino.
Quella mattina si trovava
vicino a Piazza della Signoria, stava facendo un giro e si era
ritrovato in mezzo ad alcune bancarelle; certe vendevano pane, altre
pesce, più o meno tutte cibo... Alcune invece solo
cianfrusaglie da
due soldi.
L'Assassino continuò a camminare per la stradina che
sarebbe sfociata in Piazza della Signoria, passandoci per l'ennesima
volta, ma poco dopo si ritrovò costretto a fermarsi.
“Ezio!!!”
Sentì una voce, di donna e familiare, chiamarlo. Si
voltò e vide
Giulietta Viviano.
“Oh, Madonna Viviano, che piacere.” Disse
Ezio, sorridendole. La osservò: seppur aveva una certa
età, quella
donna sembrava una giovincella. Indossava un vestito dalla gonna
ampia ma che sul busto era molto stretto, di un marroncino molto
chiaro, ricamato con alcuni fili dorati.
“Ezio, che piacere..!
Come state? Non siete più tornato!”
Esclamò la donna che sotto le
braccia teneva alcune spese.
“Si.. Ehm... Sono stato molto
indaffarato in questi giorni. Sapete, tornare dopo anni in una
città... Lasciate che vi aiuti!” Disse prendendole
le spese.
“Oh,
che gentiluomo..” Rise la donna, “Avete progetti
per oggi?
Sapete, mio marito è tornato due giorni fa da
Forlì... E sono
sicura che sarebbe felice di avervi come ospite a pranzo! Io stessa
ne sarei molto lieta.. E potrei farvi conoscere le mie due
figlie..”
Fece una pausa, “.. E mio figlio.” Aggiunse poi
meno
entusiasta.
“Oh...” L'assassino inspirò, pensandoci
su per
qualche istante. Sarebbe stata una tortura come la prima volta?
Chiacchiere su chiacchiere? … Ma poi sorrise.
“Sì, perché no?
Sarebbe un piacere.. Se poi le vostre figlie sono belle soltanto la
metà di quanto lo siete voi, sarà una vera
gioia!” Disse con
velata ironia.
La donna rise. “Beh, loro hanno dalla loro parte
la giovinezza, sono io che non sono bella la metà di quanto
lo siano
loro.” Sorrise.
I due si incamminarono per le vie di Firenze,
diretti alla ex casa degli Auditore, ora appartenente ai Viviano.
Una
mezz'oretta dopo si ritrovarono davanti la porta, che Giulietta
aprì.
“Lorenzo, ho portato qualcuno e sono sicura che ti
farà
piacere!” Annunciò subito lei.
Ezio sorrise, rimanendo in
silenzio e chiudendosi la porta alle spalle.
“Qualcuno? Mi farà
piacere?” Chiese una voce bassa e roca provenire dalla stanza
affianco, si sentirono dei passi avvicinarsi. Poco dopo, sulla porta,
apparve la figura di quello che doveva essere il marito di Giulietta:
anche costui era un uomo sulla sessantina, aveva i capelli
medio-lunghi, castani. Gli occhi erano azzurri e portava barba e
baffi. Era vestito come un classico nobile: pantaloni negli stivali,
camicia e, sopra di essa, una giacca importante.
“Oh, non sarai
mica Ezio Auditore?!” Chiese Lorenzo, subito in tono
confidenziale.
L'Assassino sorrise. “Si...?”
“Che piacere
ragazzo! Io sono Lorenzo Viviano!” Si avvicinò e
gli porse la
mano, che Ezio strinse. Fu un attimo che Lorenzo lo tirò a
sé e lo
strinse in un caloroso abbraccio.
L'Assassino si irrigidì,
dandogli una pacca sulla schiena, non molto convinto. “Ehm..
E' un
piacere signor Viviano.”
“Chiamami Lorenzo, chiamami pure
Lorenzo!” Ripeté l'uomo appoggiandogli le mani
sulle spalle,
osservandolo. “Fatti vedere... Come sei cresciuto!”
'Cresciuto?'
Pensò lui. Non aveva alcun ricordo di questa famiglia
Viviano...
Forse era ancora piccolo quando li aveva conosciuti.
“Eh già..
Si cresce.. Si invecchia..” Rise appena, così come
fece
Lorenzo.
Giulietta si avvicinò, liberando Ezio dalle spese.
“Bene
dunque, io vado ad aiutare Maria, la nostra 'serva', a preparare il
pranzo. Avverto anche le ragazze.”
“Ah, ehm...” Lorenzo si
allontanò da Ezio, avvicinandosi alla moglie.
“Dopo dobbiamo
parlare di Demetrio, ha combinato un'altra delle sue...”
“Quel
ragazzo...” Scosse il capo la donna, seccata,
“D'accordo..” Poi
volse lo sguardo verso Ezio e sorrise, “Accomodatevi pure,
tra poco
vi presento le mie figlie e.. Vi chiamo quand'è
pronto.” Disse
dileguandosi nell'altra stanza.
L'Assassino annuì, poi si guardò
intorno.
“Allora Ezio... Com'è essere tornato a Firenze
dopo
tanti anni? Che cos'hai fatto?” Chiese Lorenzo, sedendosi su
una
poltrona, facendo cenno all'ospite di accomodarsi.
“Bello...
Molto bello...” Sorrise, sedendosi a sua volta,
dopodiché cominciò
a raccontare all'uomo del suo ritorno a Firenze, delle sensazioni che
aveva provato e di come si era sentito ad essere tornato a casa dopo
tanto tempo.
I due stavano chiacchierando da una buona
mezz'ora, Giulietta entrò nella stanza. “Forza
ragazze, venite.”
Disse.
Ezio voltò il capo. Avrebbe conosciuto a breve le due
figlie della Signora e del Signor Viviano?
Si alzò, curioso, poi
vide due ragazze varcare la soglia della porta e... Shila?! Shila era
una delle due figlie?
Sgranò gli occhi, così proprio come fece
anche la ragazza.
'Ma che diavolo ci fa qui Ezio?!'
Pensò lei.
“Ezio, loro sono le mie due figlie: lei è Agnese,
la più grande. Ha trent'anni..” Disse indicando la
figlia più
grande. Ezio si concentrò ora su di lei... Era di una
bellezza
incantevole: aveva gli occhi tra l'azzurro ed il verde ed uno sguardo
pungente. Le labbra erano abbastanza carnose, tinte leggermente di
rosso. I lineamenti delicati e angelici ed i capelli castani
incorniciavano quel visetto alla perfezione. Il vestito, composto da
un corsetto stretto ed un'ampia gonna entrambi di un colore rosa
satinato e con alcune ricamature più scure, fasciavano il
suo corpo
magro ma sinuoso.
Shila era vestita pressoché allo stesso modo,
solo che il suo vestito era di diverso colore: blu e bianco.
“E
lei è Shila, ha ventisei anni.” Disse Giulietta,
riferendosi alla
ragazza che Ezio già conosceva.
“Sì, noi..” Stava per dire
che si erano già conosciuti quando la ragazza lo
fulminò con lo
sguardo e scosse lievemente il capo cercando di non farsi notare dai
suoi.
“Vi conoscete già?” Chiese la madre,
incuriosita.
“Oh,
no no...” Ezio scosse il capo, “No.” Si
schiarì la voce e si
avvicinò a Shila. “Ezio Auditore. E' un
piacere.” Le prese la
mano e chinandosi lievemente la baciò.
“... Il piacere è mio,
Messere Auditore.” Disse Shila.
Ezio per poco non scoppiò a
ridere: era così diversa da come l'aveva conosciuta lui...
Perché
non voleva che i suoi sapessero che già avevano avuto modo
di
conoscersi? Si voltò poi verso Agnese, lo sguardo di lei lo
stava
studiando. L'Assassino sorrise, prendendole la mano e baciandola.
“Ezio Auditore.” Ripeté,
“Incantato...” Aggiunse guardandola
negli occhi.
Agnese sorrise lievemente, “Non mi sarei mai
aspettata che voi, Messer Auditore, foste un tale bell'uomo.”
“Oh,
vi ringrazio.. Ma esagerate. Di fronte a voi perdo totalmente di
significato Agnese.”
'Che idiota..'
Pensò Shila, scuotendo il capo e portandosi una mano alla
fronte
mentre la madre, Giulietta, trovava il comportamento e le parole di
Ezio così galanti.
Il sorriso sul volto di Agnese si fece più
ampio, senza rispondere all'apprezzamento di Ezio.
“Se volete
intanto accomodarvi a tavola, il pranzo è pronto.”
Disse
Giulietta.
“E vostro figlio?” Chiese Ezio.
La donna
sospirò. “Arriverà...”
Proferì sconsolata.
Ezio si
era accomodato a tavola insieme ad Agnese, Shila, Giulietta, Lorenzo
e Gaia.
“Ah, lei l'hai già conosciuta...” Disse
Giulietta,
riferendosi alla bambina.
Agnese, che stava passando dietro la
sedia dove Gaia era seduta, poggiò le mani sulle spalle
della bimba,
guardando Ezio. “Lei è mia figlia.”
Ezio trovava il suo tono
parecchio altezzoso, come anche i suoi modi di fare... No. Aspetta.
Cosa aveva appena detto? Sua figlia? “Oh... Non immaginavo
che
foste sposata.” Niente avances.
“Sono vedova, infatti.”
Aggiunse lei.
“...” Che figura. “Mi.. Mi dispiace,
condoglianze.” Mormorò l'Assassino.
“Oh, non preoccupatevi,
tanto era un incapace mio marito. Non faceva altro che bere e
giocare. Se non fosse morto di suo, sarei stata costretta ad
ucciderlo con le mie stesse mani.” Proferì con una
lieve punta
d'ironia, sorridendo angelicamente... Eppure aveva un qualcosa di
sinistro quel suo sorriso.
“Agnese! Non davanti alla bambina!”
La rimproverò la madre. La ragazza rise sommessamente.
'Una
povera e bella vedova da consolare..' Pensò
Ezio, ironico.
Mentre Agnese si andò a sedere, lo sguardo
dell'Assassino cadde su Shila, così quieta e silenziosa.
Ancora si
chiedeva perché la ragazza non volesse che i suoi sapessero
che già
si conoscevano. Proprio mentre se lo domandava, sentì una
voce alle
sue spalle: “Oh, Madre... Scusate il ritardo...”
Ezio volse il
capo, notando un giovincello sulla porta: era magro con dei vestiti
simili ai suoi. Aveva i capelli corti e castani, con alcuni riflessi
dorati. Anche lui aveva gli occhi azzurri, come del resto tutti in
quella famiglia, tranne Giulietta.
“Demetrio.” Disse la madre
con tono canzonatorio.
“Perdonatemi madre ho... Avuto un
contrattempo.” Si schiarì la voce.
“Ahh, tu devi essere
Demetrio.” Esclamò Ezio, sorridendo... Solo
vedendolo aveva già
capito che tipo di ragazzo fosse: proprio come lui da giovane, uno
scalmanato che amava la vita spericolata; donne, risse e alcool.
“Sì,
Messere... Voi chi siete?”
“Ezio Auditore.” Rispose
lui.
“Co.. Come? Ezio Auditore? Scherzate? Il maestro
Assassino?” Chiese incredulo ed euforico.
Ad Ezio gli si gelò
il sangue nelle vene. “Ehmm...” Deglutì.
Lorenzo scoppiò in
una fragorosa risata. “Sta bene Ezio, sta bene! Ti ricordo
che
conoscevamo molto bene tuo padre... Ed il suo piccolo
segreto.” Gli
fece l'occhiolino.
L'Assassino si sentì sollevato e
sospirò.
“Avanti Demetrio, vatti a lavare le mani e fila al tuo
posto.” Disse Giulietta, completamente impassibile di fronte
alla
notizia che Ezio fosse un Assassino.
Demetrio fece come detto,
così andò a lavarsi le mani e si
accomodò a tavola con Ezio ed il
resto della famiglia.
Il pranzo fu ottimo: Giulietta e Maria erano
davvero delle brave cuoche. Rimasero tutti seduti a tavola per un
paio d'ore, tra chiacchiere, cibo e risate.
Shila odiava quei
lunghi pranzi che sembravano interminabili. Era seduta vicino a
Demetrio, il quale non appena trovava modo apriva bocca per parlare
con Ezio.
Dopo pranzo si dileguarono più o meno tutti: Giulietta
aveva un appuntamento, Demetrio era stato costretto dal padre ad
andare a studiare, Agnese invece uscì insieme alla figlia
Gaia.
A
tavola erano rimasti solo Shila, Ezio, Maria e Lorenzo,
“Ezio, se
vuoi seguirmi di la..” Disse l'uomo, alzandosi.
Anche Shila si
alzò, dando una mano a Maria per sparecchiare.
“Si, vi
raggiungo subito.” Rispose Ezio, vedendo l'uomo andare
nell'altra
sala, poi guardò Shila. “Si può sapere
qual è il problema?”
Chiese alla ragazza.
Lei lo guardò male, poi volse l'attenzione
su Maria. “Ci penso io qui, tu vai pure di la a
sistemare.” Disse
cortese.
Maria la guardò per un istante, poi annuì e
lasciò i
due da soli.
“Allora?” Chiese Ezio.
“Non sono affari che
ti riguardano, va bene?”
“Che c'è? I tuoi ti chiudono in casa
se sanno che hai conosciuto un uomo? Hai ventisei anni.. Mica
sedici!” Disse sarcastico.
La ragazza lo fulminò nuovamente con
lo sguardo. “Non sei spiritoso. Non è quello il
problema.”
“Non
avrei mai pensato di vederti con vesti simili addosso...”
Mormorò
Ezio, guardandola. Era un chiaro apprezzamento, la ragazza lo
capì
soprattutto da una lieve punta di malizia nella voce dell'uomo.
“Vuoi
smetterla? Vai di la da mio padre.” Gli ordinò
quasi.
“Perché
non mi dici qual è il problema, Shila? Oppure si, potrei
andare di
la da tuo padre e dirgli che hai cercato di derubarmi, la settimana
scorsa.”
L'”Assassina” si tirò su, trovandosi di
fronte a
lui, “Non oserai farlo.”
“Tu dici?” Chiese l'Assassino
furbamente, alzando un sopracciglio e facendo per voltarsi. Shila lo
fermò, afferrandolo per un braccio.
“Ezio, ti prego. No.
Smettila... Te lo chiedo per favore.” Disse la ragazza, ora
con un
tono più supplichevole che arrabbiato.
L'Assassino poté leggere
una certa preoccupazione nei suoi occhi. Rimasero a guardarsi per
alcuni interminabili secondi.
“Per favore...” Ripeté Shila,
tenendolo ancora per il braccio.
“Se me lo chiedi così...”
Mormorò Ezio abbandonandosi ad un sorriso. Era
così graziosa quella
ragazza... E così giovane.
Shila sforzò un lieve sorriso,
lasciando lentamente la presa al braccio di Ezio. Lo odiava
quell'uomo, seppure il grande maestro degli Assassini: era troppo
sicuro di sé. Era già la seconda volta che le
faceva cedere i
nervi. Lo odiava... Ma allo stesso tempo lo apprezzava. Apprezzava
qualcuno che le tenesse testa, così il suo sorriso si fece
più
ampio e deciso. “Grazie.” Mormorò.
Ezio annuì, poi si voltò
e si avviò all'altra stanza. “Sei in debito con
me...” Disse.
“Di nuovo..” Sottolineò poi. Volse il
capo e la guardò,
facendole l'occhiolino.
Shila sorrise e scosse il capo, dopodiché
finì di sistemare la tavola.
***
Dunqueee, spero come al
solito che questo cappy sia stato di vostro gradimento u_u la famiglia
Viviano avrà un ruolo importante nella storia :D tenetevelo
bene a mente!
Qui i personaggi non son chissà quanto delineati ma man mano
nella storia li conosceremo uno per uno!
In caso non ci aveste fatto caso nel capitolo precedente, vi rimetto di
seguito le foto dei componenti della famiglia.
Ringrazio tuttissimi voi che mi seguite e che recensite! Spero di
riuscire a mantenere il vostro interesse alto e non deludervi con i
prossimi capitoli! :D
Bacini a tutti, tchuss!!!
Giulietta Teresa Viviano
(madre):
http://elisascalzi.files.wordpress.com/2008/10/anna2.jpg
Lorenzo Viviano (padre):
http://3.bp.blogspot.com/_wifE7gr45XQ/TP5zDd6NdhI/AAAAAAAABG8/XxeJ2WtS3Jc/s1600/christian_bale_2.jpg
Agnese Viviano (sorella
maggiore): http://img115.imageshack.us/img115/206/puccini10df9.jpg
http://www.tvtribe.info/media/rivombrosa.jpg
Shila: http://thesocialnewspaper.com/wp-content/uploads/2011/03/olivia-wilde-thesocialnewspaper-17.jpg
Gaia (figlia di Agnese): http://www.stardustmovies.com/gallery_attore/%28170509204241%29Abigail_Breslin_4.jpg
Demetrio Viviano (fratello minore): http://www.iballer.com/malecelebs/ackles/images/jensen-ackles-20.jpg
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Capitolo 6 *** Agnese ***
Agnese
*Casa Viviano*
Era
ormai sera. Ezio aveva passato tutta la giornata insieme alla
famiglia Viviano, aveva passato il resto del pomeriggio a parlare con
Lorenzo, in quanto a parlantina non era da meno di Giulietta. Forse
ora cominciava a capire perché i due erano finiti a
sposarsi. Li
aveva raggiunti anche Demetrio poi, l'ultima mezz'ora.
“Bene,
signori..” Disse Ezio, alzandosi. “Vi ringrazio per
l'ospitalità
ma credo sia davvero giunta l'ora per me di rientrare..”
Giulietta
e Agnese si lanciarono uno sguardo d'intesa, così la ragazza
si alzò
dall'elegante e costoso divano rosso. “Credo che
tornerò a casa
anche io.” Annunciò.
Ezio la guardò. “Volete che vi
accompagni?”
Giulietta mascherò un sorriso mentre Shila,
notando questi scambi di sguardi si morse il labbro. Non poteva
evitarlo.
“Non sarebbe una cattiva idea..”
Constatò
Agnese.
Lorenzo si alzò, “Ezio, è stato un
grandissimo
piacere! Torna pure a trovarci quando vuoi, la nostra porta
è sempre
aperta... E poi è l'ex casa degli Auditore,
nonché vostra.
Davvero..” Gli porse la mano che Ezio strinse.
“Ogni volta che
vuoi, sai dove trovarci, se ne hai bisogno..” Concluse l'uomo
dandogli una pacca sulla spalla.
“Vi ringrazio signor Viviano.”
Proferì Ezio con un lieve sorriso. Forse il loro problema
era che
parlavano tanto ma... Erano così simpatici e calorosi.
“Oh
Ezio, si, vi prego.. Tornate presto!” Disse Demetrio.
L'Assassino
si lasciò sfuggire una risata, poi portò la mano
sulla spalla del
ragazzo e gliela strinse. “Tu vedi di combinare pochi guai,
va
bene?” Mormorò bonariamente.
“Dovrete insegnarmi così tante
cose Ezio!” Esclamò il ragazzo entusiasta.
Accadde nuovamente:
uno scambio di sguardi, Lorenzo e Giulietta si guardarono, la donna
fece un gesto di dissenso. Shila, stufa, si schiarì la
voce.
“Contaci..” Disse Ezio, prima di volgere il capo
verso
Shila. La ragazza lo guardò e fece lieve cenno con il capo,
come per
dirli qualcosa. L'assassino non capì inizialmente, poi si
limitò a
rivolgersi nuovamente ai padroni di casa.
“Posso... Usufruire un
attimo del bagno?”
“Oh, ma certo, figurati..” Disse
Lorenzo.
“Venite, vi accompagno.” Scattò
prontamente in piedi
Shila.
Ezio si avvicinò alla ragazza, la quale lo condusse poi
davanti al bagno. “Allora? Cosa c'è?”
Chiese
l'Assassino.
“Senti, ci vediamo domani mattina davanti la Chiese
di Santa Maria del Fiore.”
“Cosa?” L'uomo alzò le
sopracciglia, “Perchè?”
Domandò curioso.
“Niente domande
Ezio, fa così e basta. Ti devo parlare.”
Mormorò la
ragazza.
“Riguardo?”
“Se potevo te lo avrei detto qui,
no? Tu che dici..?” Sospirò lei, scuotendo il capo.
“Shila...!”
Si sentì la voce del padre richiamarla, dall'altra stanza.
“Va
bene, domani mattina alla Chiesa.”
“Sì.” Confermò lei,
facendo per avviarsi. Ezio la fermò per un polso,
delicatamente.
“Me
lo dai un bacio?” Chiese, a bassa voce, con un sorriso.
La
ragazza sgranò gli occhi, “Cosa?!”
“.. Shila!!” Si sentì
nuovamente la voce di Lorenzo.
L'Assassino ridacchiò, dopodiché
la lasciò. “Vai, avanti, ti sta chiamando tuo
padre.” Sorrise,
poi le fece l'occhiolino ed entrò nel bagno, chiudendosi la
porta
alle spalle.
Shila rimase lì davanti, con le sopracciglia alzate
ed un'espressione confusa sul volto. Scosse il capo e raggiunse di
là
i suoi genitori.
Agnese si chiuse la porta alle sue
spalle, Ezio era proprio davanti a lei.
“Vi ringrazio, Messer
Auditore, per la vostra disponibilità.”
“Vi pregò Madonna,
chiamatemi Ezio.” Disse lui, cominciando a camminare al
fianco
della donna che, una volta uscita dal cancello, lo chiuse alle sue
spalle.
“A patto che voi mi chiamiate Agnese, allora.”
Mormorò
lei guardandolo nei suoi occhi scuri per un istante, prima di
riprendere a camminare.
“Va bene, Agnese. Sapete.. Avete proprio
un bel nome?”
“Vi ringrazio.” Proferì lei con il suo
solito
tono altezzoso che ormai al contraddistingueva.
“Posso farvi una
domanda?”
La donna guardò l'Assassino, facendo un cenno
d'assenso.
“Probabilmente non sono affari miei, anzi,
sicuramente non lo sono ma... La piccola Gaia è vostra
figlia, no?
Perché non torna a casa con voi?” Chiese.
“No, infatti. Non
sono affari che vi riguardano.” Rispose la donna con un tono
abbastanza duro, ma poi sorrise lievemente. “Se ne prende
spesso
cura mia madre.”
“Ma la figlia è la vostra..”
Constatò
lui.
“E questi affari invece non sono i vostri, Messer
Ezio.”
Stroncò lei la discussione.
L'Assassino si zittì, poi trattenne
una lieve risata. “D'accordo, non volevo risultare
invadente... Era
semplice curiosità.”
“La troppa curiosità spinge l'uccello
nella rete, lo sapevate questo, mi auguro.” Disse lei, ma non
con
cattiveria, lanciandogli un'occhiata.
Ezio sorrise.
“Dunque..
Messer Ezio, come vi è sembrata la mia famiglia?”
“Sembrate
tutte delle gran brave persone. Ho passato indubbiamente una bella
giornata.”
“E di mia sorella? Cosa ne pensate?” Lo
guardò.
“Vi piace?”
“Cosa? Shila?” Anche l'Assassino la
guardò.
“No, insomma.. E' giovane.”
“Ed io non lo sono?”
Ezio
sorrise sornione. “Cosa volete sentirvi dire, Agnese? Che
nonostante la vostra età lievemente più matura di
vostra sorella,
siete comunque una bellissima donna.. Oppure che siete giovane anche
voi?” Chiese con un tono di voce più basso e caldo.
La donna
sorrise, a sua volta, compiaciuta. “Direi che entrambi vanno
bene.”
*Casa Viviano*
Shila
era in casa, si stava sorbendo una delle ramanzine dei suoi...
Più
che altro di sua madre. Suo padre aveva di meglio da fare.
“Si
può sapere perché non fai mai niente per aiutare
la famiglia?!”
Le sbraitava contro Giulietta. “Perché diavolo non
fai come tua
sorella?!”
“Perché io non sono una puttana come
lei!” Alzò
la voce Shila. Decisamente no. Non aveva in simpatia sua sorella
Agnese.
Giulietta rimase stizzita, con gli occhi spalancati e le
labbra schiuse. “Come osi parlare così di tua
sorella??? Lo sai
che abbiamo bisogno di lui, lo sai! L'unica qui che tenta di smuovere
qualcosa è quella santa di Agnese!”
“Senti, lasciami in pace,
va bene? Non ne posso più delle tue chiacchiere..! Visto che
Agnese
è tanto brava lascialo fare a lei, no? A me non devi
più rivolgere
la parola riguardo questo argomento!” Disse la ragazza prima
di
sbattersi alle spalle la porta della camera.
Giulietta si passò
una mano tra i capelli, cercando di calmare i nervi. Poco dopo
Lorenzo le appoggiò le mani sulle spalle, da dietro,
stringendole.
“Giuly..”
Non fece in tempo a finire la frase
che la donna si voltò. “Cosa? Che vuoi dirmi?
Sarà l'età, eh? E'
da otto anni ormai che dici che sarà l'età, che
è un momento, poi
passa!”
“Credi che a me faccia piacere che vada contro la
famiglia in ogni cosa? Forse.. Dovresti darle una
possibilità e non
starle così con il fiato sul collo. Forse si sente inferiore
ad
Agnese.”
Giulietta stava per dire qualcosa quando la piccola
Gaia si affacciò alla porta. “... Che
succede?” Chiese con un
filo di voce, assonnata.
La donna si voltò verso la bimba, “Oh,
tesoro.. Nulla, nulla.. Torna a dormire.” Disse
raggiungendola per
poi accompagnarla a letto.
Ezio e Agnese erano quasi
arrivati. Avevano intrapreso una piacevole chiacchierata anche se era
difficile da sostenerne una con quella donna.
L'Assassino
l'impressione da un po' di tempo di essere seguito. Forse era solo
una sua impressione, in quanto passando in una delle parti
più
affollate di Firenze, anche la sera, era ovvio che avessero parecchia
gente intorno ma... Anche quando sorpassando quella parte della
città, la sensazione era rimasta. Il suo sesto senso gli
diceva che
qualcuno era alle loro spalle, ed infatti, quel qualcuno, non
tardò
ad arrivare.
“Ezio Auditore!”
L'Assassino si voltò,
vedendo due uomini dalle vesti orribili. “Oh.. I Tiranni,
eh?”
Chiese.
Anche Agnese si voltò. “Oh no..”
Mormorò,
preoccupata.
“Stiate tranquilla, vi difenderò io in caso ce ne
fosse il bisogno.” Disse Ezio, allungando una mano davanti la
ragazza fino a 'scivolare' di fronte a lei, come scudo umano.
“Oh,
la nostra fama ci precede.” Disse uno dei due uomini, ridendo.
“Vi
consiglio di cambiare aria se non volete guai.” Li
avvertì
l'Assassino.
“Ahhh sìì??!?” Chiesero
scoppiando a ridere. “E
cosa può fare un uomo disarmato contro due ben
armati?”
“Ezio,
è pericoloso..” Sussurrò Agnese, dietro
l'uomo. Lui volse appena
il capo verso di lei. “Stiate tranquilla..” Disse
cercando di
tranquillizzarla. “Posso fare molto più di quanto
voi pensiate.
Non mi è stato difficile mettere fuori due dei vostri uomini
e
fuggire dal terzo. Mi sottovalutate.”
“Oh, ma questa volta
sarà differente!” Proferirono in una risata,
sguainando le spade e
correndogli incontro.
Ezio spinse via Agnese, dopodiché con uno
scatto tirò fuori la lama celata. I due si avvicinarono
velocemente
all'Assassino che, solo all'ultimo istante, si scansò. Uno
dei due
cercò comunque di colpirlo con la spada, ma Ezio la
deviò con la
lama. Il Tiranno, in un impeto di rabbia, si voltò e
cercò forse
troppo velocemente di colpirlo, in modo da dare all'Assassino la
meglio, schivando il colpo e trafiggendo il nemico allo stomaco.
Probabilmente Ezio calcolò male le distanze ed i tempi in
quanto
sentì un dolore lancinante lungo il braccio sinistro.
Strinse i
denti e gli occhi, ritirando la lama e facendo un balzo
all'indietro.
“Ezio!!!” Gridò Agnese, portandosi le
mani
davanti alla bocca.
L'altro Tiranno rimasto rise sguaiatamente,
vedendo la manica della camicia dell'Assassino tagliata dalla lama
della spada ed insanguinata dello stesso sangue della sua
vittima.
Ezio espirò, scrutando il nemico. Avrebbe riso ancora
per poco. Ne approfittò per raccogliere la spada dell'uomo
morente
ai suoi piedi, quando si tirò nuovamente su, il Tiranno
aveva già
cominciato ad avvicinarsi. Cercò di colpire l'Assassino, il
quale
abilmente deviò la lama del nemico, facendogli schizzare via
la
spada.
Ezio sorrise, puntandogli la punta alla gola. “Per chi
lavorate voi Tiranni?” Chiese.
L'uomo davanti a lui alzò le
mani in segno di resa, senza proferir parola.
“E-Ezio!” Agnese
lo raggiunse. “L-lasciatelo andare, non c'è
bisogno di tutto
questo sangue!”
L'assassino strinse l'impugnatura della spada:
non era una vittima, non era un obbiettivo. Non doveva ucciderlo per
forza... Era in presenza di una signora, dopotutto.
“Va! Va
via!” Disse spingendogli lievemente la lama contro il collo.
Il
Tiranno indietreggiò, prima di voltarsi e darsela a gambe
levate.
“Ezio! State bene?!” Chiese la donna al suo fianco.
L'Assassino espirò, lasciando cadere l'arma a terra.
“.. Si..
Non è nulla di grave, solo un graffio.”
“Tutto quel sangue
che vi esce sembra invece affermare il contrario.. Avanti, siamo
quasi arrivati a casa mia. Lasciate che vi medichi.” Disse
Agnese
prima di riprendere a camminare.
Finalmente Ezio ed Agnese
erano arrivati a casa della donna che aveva fatto accomodare Ezio su
una sedia. Aveva portato una bacinella con dell'acqua ghiacciata e si
mise al suo fianco a tamponargli la ferita. Non era grave.
“Siete
stato molto coraggioso. Credo di dovervi ringraziare.” Disse
Agnese, tamponando piano la ferita sul braccio, lungo il bicipite,
seguendo con lo sguardo ciò che stava facendo.
“Figuratevi. E'
un dovere... Ed un onore proteggere una donna come voi.”
Mormorò
Ezio con tono di voce basso ed un sorrisetto.
La donna alzò lo
sguardo negli occhi dell'Assassino, accennando un lieve sorriso. Di
certo non era una sua impressione: le stava facendo il filo, anche se
velatamente.
Agnese cercò di ripulirgli e fasciargli la ferita
alla bell'e meglio. “Forse avrete bisogno di un dottore. Mi
spiace
ma non sono specializzata in queste cose.”
Ezio annuì e si
alzò, “Avete già fatto troppo per me,
Madonna.” Sorrise. “Ora
tolgo il disturbo e vi lascio.”
“Lasciate che vi accompagni
alla porta.” Disse la donna, e così fece. Si
ritrovò di fronte la
porta, aprendola appena e tenendo la mano sulla maniglia. Si
voltò
verso di lui.
“Ora.. Sapete dove abito... Perché non venite a
farmi visita qualche volta?”
“Magari... Magari sì, se troverò
un po' di tempo e se promettete di non mettermi nuovamente nei guai
come stasera...” Disse Ezio, ironico.
Sul volto di Agnese
comparve un sorrisetto, di certo non puro e casto, “Magari,
invece,
potreste... Anche venire una sera...” Lasciò la
maniglia della
porta, accostandosi a lui ed appoggiandogli una mano sul petto.
“...
E potrei sdebitarmi...” Disse abbassando di molto il tono di
voce
che divenne più sensuale e suadente.
Ezio l'aveva notato: era
tutto il giorno che quella donna gli lanciava occhiatine ambigue e
maliziose.
“Ahh... Sdebitarvi? In che modo..?” Chiese lui
facendo il vago, come se non lo sapesse.
“... Magari con
qualcosa in più di questo..” Mormorò la
donna avvicinandosi al
viso di Ezio, lentamente, fino a sfiorargli le labbra. Lui ovviamente
non si tirò indietro, anzi... Spinse le labbra contro quelle
della
donna, ben presto schiudendole e sfiorando la lingua con la
sua.
Agnese chiuse gli occhi, risalendo con la mano dal petto fino
alla spalla, afferrando il colletto della camicia e stringendolo. Ci
volle poco che il bacio aumentò di trasporto ed i due furono
risucchiati dal vortice della passione, una passione nella quale
erano due completi sconosciuti ma che entrambi bramavano il corpo
dell'altro.
L'assassino appoggiò una mano contro la porta,
chiudendola, dopodiché spinse Agnese contro il muro,
continuando a
baciarla con passione.
La donna si sentì in 'trappola', il che
non le dispiaceva affatto. Sentì la mano di Ezio
accarezzarla lungo
la vita ed il fianco, correre fin dietro la sua schiena.
L'assassino
portò entrambe le mani sul corsetto della donna, tanto
stretto che
quasi sembrava volerle togliere il respiro. Intrecciò le
dita con i
lacci del vestito, cercando di liberarla da esso il più
velocemente
possibile. Agnese, dal suo canto, cominciò a liberarlo del
jilet
scuro e della camicia bianca, lasciandoli cadere a terra. Si
staccò
dalle sue labbra mentre quelle di Ezio scesero a baciare il collo
candido di lei mentre quest'ultima osservava il suo fisico scultoreo,
olivastro, ornato da chiare cicatrici. Passò le mani lungo
il suo
petto e sospirò, appoggiando il capo contro la porta, dietro
di
lei.
L'Assassino la lasciò in intimo, tornò nuovamente
a cercare
le sue labbra e spingendosi contro il corpicino esile di lei,
percorrendo con entrambe le mani le sue curve.
La donna percorse
con una mano il suo petto, fino all'addome muscoloso, perfettamente
definito, l'altra mano invece arrivò fino la sua nuca,
scivolando
tra i capelli color cioccolato, intrecciandovi le dita.
Un brivido
percorse la schiena di Agnese quando sentì nuovamente le
labbra di
Ezio, ormai umide, lasciarle lenti baci sul collo, risalendo con
lievi e delicati morsi fino all'orecchio.
“Che ne dite se... A
risanare il debito ci pensiamo stasera stessa...?”
Sussurrò
l'Assassino, sfiorandole poi il lobo con le labbra.
La donna non
rispose, si limitò a lasciarsi sfuggire un mugolio sommesso.
Un
chiaro assenso per Ezio, che oramai non aveva di certo intenzione di
fermarsi a baci e carezze così superficiali.
***
Spero che il cappy sia
di vostro gradimento u.u alla fine ho optato per la lime eee.... Sbav.
u.u Regalino per noi donne amanti di Ezio! Hahahahah!
Non credo di aver da fare chiarimenti qui, mi sembra tutto fin troppo
chiaro ò.ò stavo mettendo un titolo troppo
spoileroso al capitolo, meno male che ci ho ripensato, sennò!
u_u Dunque spero vi siate gustate il cappy e... Grazie a tutti i
recensori ed i lettori silenziosi!
Un bacione a tutti quanti, miei cari!
Tchusss!!!
|
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Capitolo 7 *** Le tre regole fondamentali ***
Le tre regole fondamentali
Era
mattina, un
paio di uccellini si erano posati sul davanzale della finestra della
camera di Agnese. Ezio dormiva beato, così come la sua
compagna.
Aveva solo un lenzuolo a coprirgli le parti intime.
Il sole
filtrava caldo dalla finestra, posandosi sul volto dell'Assassino
che, infastidito, si portò l'avambraccio sul viso,
coprendolo.
'E'
già mattina...' Pensò l'uomo,
ancora assonnato. Solo poco dopo sbarrò gli occhi. Era
mattina? “Oh
diavolo..” Mormorò a bassa voce, tirandosi su,
seduto.
Agnese
sentì i movimenti di Ezio, così si
svegliò anche lei. Mugolò
appena, portandosi una mano al viso e stropicciandosi gli occhi,
dopodiché gli riaprì: Ezio era in piedi, intento
a vestirsi.
“Ve
ne andate via?” Chiese tirandosi su, seduta, coprendosi con
il
lenzuolo.
L'Assassino volse il capo, finendo di chiudersi la
cintura. “Oh, buongiorno Agnese... Ehm, sì ho.. Un
appuntamento
importante.” Rispose lui.
“Con chi? Un'altra donna?” Domandò
lei, ironica.
Ezio ridacchiò, ma non le diede una risposta.
Raccolse la camicia – con la manica appena strappata
– e se la
infilò.
“Dunque tornerete a trovarmi...?” Chiese lei dopo
un
po', con voce suadente, mentre lui finiva di chiudersi il
jilet.
L'Assassino alzò lo sguardo e sorrise, lievemente.
“Può
darsi.” Disse facendole l'occhiolino.
“Me lo date un bacio
prima di andare via..?” Sussurrò la donna.
Ezio si morse
lievemente il labbro, internamente: di certo doveva essere rimasta
piacevolmente colpita dalla performance della notte passata...
Appoggiò un ginocchio sul letto, allungandosi fino a lei e
avvicinando le labbra alle sue, premendovele contro. Agnese gli
portò
una mano sulla nuca, tra i capelli ancora sciolti, spingendo la
lingua tra le sue labbra, baciandolo con più passione.
L'Assassino
contraccambiò per qualche istante quel bacio passionale
prima di
tirarsi indietro. Non voleva finirci nuovamente a letto, proprio come
la sera prima.
La donna serrò le labbra, assaporando quel bacio.
Sorrise lievemente. “Ci vediamo allora... Ezio.”
“Magari
sì... O magari no.” Rispose allo stesso modo di
come fece una
volta Shila con lui, afferrando nel frattempo anche il nastro rosso
per legarsi i capelli. Uscì dalla stanza, arrivando fino
alla porta
di casa: la aprì e si ritrovò finalmente fuori,
alla luce del sole,
nell'aria fresca.
Si chiuse la porta alle spalle, allungando le
braccia in aria e stiracchiandosi, respirando a pieni polmoni: seppur
la giornata era parecchio soleggiata, l'aria era fresca e pulita.
'Ahhh, che nottata!' Pensò.
L'Assassino,
ritirando giù le braccia, raccolse i capelli color
cioccolato in una
coda, fermandola con il nastro rosso e cominciando a camminare,
diretto alla Chiesa di Santa Maria del Fiore.
Shila si
trovava sopra la chiesa, seduta, guardava le persone passare sotto la
grande struttura, attendendo di scorgere Ezio. Era lì da
un'ora,
forse due. Le gambe erano incrociate, con un gomito poggiato sul
ginocchio, si teneva il capo con una mano... Poi vide sbucare da una
stradina la figura di Ezio. 'Finalmente!'
Pensò la ragazza.
L'Assassino si guardò intorno, avvicinandosi
alla chiesa, qualche istante dopo sentì un qualcosa di duro
e
piccolino colpirlo alla testa. Il rumore provocato da un sassolino,
caduto a terra, attirò la sua attenzione. 'Ora
piovono
sassi?'
Pensò ironico, alzando
lo sguardo e vedendo la figura di Shila in cima alla chiesa. La
ragazza si alzò, poi fece cenno di seguirla e
cominciò a correre
lungo il tetto.
Ezio scosse il capo e sospirò. 'Un'altra
gara?' Si
chiese, poi con uno
scatto cominciò a correre tra la folla.
L'Assassino non la
dovette seguire per molto in quanto, poco dopo, Shila si
calò su un
ampio terrazzo, coperto da una tettoia. Ezio, che l'aveva seguita via
terra, si arrampicò sul palazzo, fino a saltare dentro il
balcone
“Alla buon ora.” Mormorò la ragazza che
teneva una
mano appoggiata al fianco, con l'altra si abbassò il
cappuccio
bianco.
Ezio si schiarì la voce. “Ho avuto un
contrattempo.”
Disse facendo spallucce e avvicinandosi.
“Per caso questo
contrattempo si chiama Agnese?”
“C-cosa?” Ezio rise appena,
alzando le sopracciglia.
“Non rispondi?” Chiese la
ragazza.
L'Assassino, interdetto, non seppe cosa dire. “Ma che
stai dicendo?”
“Pensavo che la scorsa notte ti fossi
trattenuta con lei.”
“No..” Mentì lui.
“Mh.” Shila
guardò altrove.
“Perché non mi hai detto che vivi nell'ex casa
degli Auditore?” Chiese Ezio, fermandosi di fronte a lei.
“Perché
non mi hai detto che conoscevi mia madre?” Lo
guardò nuovamente la
ragazza.
L'Assassino rimase a guardarla, confuso. “Come potevo
sapere che eri sua figlia, scusa?”
“...” Shila si allontanò,
appoggiando le mani sulla ringhiera. Ezio vide qualcosa che la
turbava in tutta quella storia, era palese, lo si vedeva lontano un
chilometro.
La giovane “Assassina” sentì le mani del
Maestro
sulle sue spalle, stringerla lievemente.
“Cos'è che ti
preoccupa Shila...?” Sussurrò vicino al suo
orecchio.
La
ragazza sentì il respiro di lui sul collo, il che le fece
risalire
un brivido lungo la schiena.
“Niente.” Rispose lei con un filo
di voce. “Devi solo...”
“... Devo solo cosa?” Strinse
appena di più le sue spalle, guardandola con il viso accanto
al
suo.
Shila si voltò, guardandolo nei suoi occhi nocciola.
“Devi
stare alla larga dalla mia famiglia, Ezio.”
“Cosa...?”
L'Assassino alzò le sopracciglia, “Vuoi dire che
sono
pericoloso?”
“No! Non intendo questo...” Rispose con enfasi.
'Sono loro ad essere pericolosi per te!' Pensò. Ma come
avrebbe
potuto dirglielo? Non poteva mica mettersi contro la sua stessa
famiglia.
Ezio rimase in silenzio, a guardarla per qualche
istante. Lei contraccambiò il suo sguardo ma non
riuscì ad
aggiungere altro.
“Io... Trovo che tu mi stia nascondendo troppe
cose, Shila. Non so se posso fidarmi di te ulteriormente.”
“Cosa?
No, aspetta..”
L'Assassino si allontanò, arrivando alla
ringhiera e facendo per scendere giù.
“Aspetta, Ezio!” Si
avvicinò e lo trattenne per un braccio. Lui evitò
di guardarla.
“Ti chiedo solo di fidarti di me.. Te lo dirò,
più in la..
Ora non posso. Fidati solo di me e stai lontano dalla mia
famiglia.”
Lui sospirò e si voltò verso la ragazza.
“Vuoi
diventare un'Assassina, non è così?”
“... Si ma... Cosa
centra?”
“Le sai le tre regole fondamentali del nostro
Credo?”
La ragazza notò lo sguardo di Ezio, diverso, come se
fosse cambiato da un momento all'altro. Non era più quello
sguardo
bonario... Ora era serio. Serrò le labbra e scosse
lievemente il
capo. “No.” Ammise con un filo di voce.
“Potrei farti
entrare nella Confraternita, se lo volessi... E ovviamente se tu mi
darai la conferma di esserne all'altezza.”
“Che cosa devo
fare?!” Chiese precipitosamente lei.
Ezio sorrise. “Per prima
cosa... Devo essere sicuro che ogni Fratello ed ogni Sorella si possa
fidare di te. Me compreso... E su questo devi lavorare, dal momento
che mi nascondi chissà quali segreti.”
“.....”
“Sei
agile e coraggiosa, ti fa onore. Sono caratteristiche che servono ad
un Assassino che si rispetti. Sei testarda, ma non devi essere troppo
sicura di te. Non devi credere che la tua ragione o la tua causa sia
quella universale. Devi sapere ascoltare. Essere troppo sicuri di
sé
porta a fare stupidaggini.”
“Lo so...” Mormorò lei.
“Davvero potrei diventare una vera Assassina?”
Domandò poi
seria.
“Se mi mostrerai di potermi fidare di te e.. Ah. Dove hai
preso quel ciondolo?” Chiese portando lo sguardo sull'oggetto
che
la ragazza portava al collo. Un ciondolo con il simbolo degli
assassini.
“L'ho.. Trovato.”
“Dove?”
“Per
strada...”
Bugia! Non era vero. Ezio lo intuì dal movimento
degli occhi. Mentiva. Gli stava raccontando bugie su bugie...
Perché?
Vedendo che l'Assassino non rispose, Shila riprese la
parola. “Quali sono queste tre regole
fondamentali?”
“Sono
tre. Sono semplici. Sono alla base del nostro credo....” Ezio
si
voltò, appoggiando le mani sulla ringhiera e guardando
Firenze, di
fronte a lui. “... Queste tre regole sono vecchie almeno
quanto lo
sono gli Assassini. Mai e dico mai comprometterne una.”
La
ragazza si mise accanto a lui, guardandolo: era curiosa di sapere
queste tre fondamentali regole. Attese con impazienza che
continuasse.
“Prima regola: trattieni la lama dalla carne degli
innocenti. Noi seguiamo una giusta causa, i civili non rientrano tra
le nostre vittime. Dobbiamo preservare la loro vita, la vita di chi
è
degno di popolare questo mondo.
Seconda regola: nasconditi alla
vista. Agisci con discrezione. Siamo assassini: agiamo nell'ombra
per servire la luce.....”
Silenzio. Shila lo guardò con
ammirazione, ascoltava le sue parole mentre scrutava il suo
profilo... Era così... Affascinante. Beh. Ferma. Non poteva
mica
innamorarsi del maestro degli Assassini! Ma... Il fatto che fosse
così abile e che fosse stato l'unico ad essere riuscito fino
ad ora
a tenerle testa, la intrigava parecchio.
Trascorsero alcuni
secondi di silenzio prima che Ezio continuò con la terza ed
ultima
regola. “Terza regola: non compromettere la
confraternita.”
Proferì serio, dopodiché l'Assassino volse lo
sguardo sulla ragazza
che, dopo qualche istante, annuì.
“Chiaro. Posso farcela.
Insegnami, ti prego...”
***
Salve a tutti gente!
Innanzitutto chiedo venia per il lungo periodo d'assenza... Il
non-postare per quasi una settimana è mezzo è
stato parecchio insolito, da parte mia.
Mi scuso anche per il capitolo più o meno corto ma ora vi
metterò al corrente.
Era da UNA SETTIMANA E MEZZO che litigavo con questo capitolo. Non
riuscivo ad andare avanti. Mi mettevo davanti al documento, per
scrivere, e non mi usciva assolutamente nulla, scrivevo a stento.
In conclusione: la mia ispirazione se n'è totalmente andata!
T___T Non so come fare, aiutatemi! Se avete qualsiasi consiglio
scrivetemelo vi prego! xD Sono davvero disperata!
La storia, poi, a grandi linee so come dovrebbe andare, non capisco
questa mancata ispirazione!
Insomma, ogni consiglio è ampiamente accetto T.T voi cosa
fate nei vostri periodi buii?!
Comunque ringrazio, come sempre, chiunque recensisce e chiunque legge
solamente.
Spero di uscire da questo brutto tunnel nero della non-ispirazione xD
Un bacione a tutti/e!
Tchussss!!!
|
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Capitolo 8 *** Fratelli di Sangue ***
Fratelli di Sangue
Shila aveva passato la
giornata fuori
con Ezio. L'Assassino gli aveva raccontato ed insegnato molto in
quella sola giornata, chissà cosa avrebbe appreso in quelle
a
venire.
Il grande Maestro degli Assassini le aveva raccontato di
suo padre, che prima di lui era un assassino e di come il ruolo poi
passò a lui. Gli aveva raccontato della sua vita, di
come
era cambiata dopo essere diventato un Assassino e di come le cose,
spesso, non erano così facili. Shila sembrava più
determinata che
mai. Voleva diventare un'Assassina a tutti i costi.
Era sera
oramai e, bene o male, tutte le famiglie erano a cena. Shila
era di fronte al cancello che dava sul cortile della sua casa: era
accostato, così non fatico ad entrare. Di certo
però non poteva poi
intrufolarsi in casa vestita da Assassina... Ma era ormai da tanto
che adottava sempre la solita tecnica: alla mattina usciva, spariva
senza dire niente a nessuno. La sera, poi, rientrava in casa dalla
finestra della sua stanza, che dava sul cortile, la lasciava sempre
lievemente aperta, indossava i suoi panni da nobildonna e
dopodiché
usciva nuovamente dalla finestra e bussava alla porta. Le sembrava di
essere una ladra, di avere una doppia identità ma.. I suoi,
se
fossero venuti a sapere, non avrebbero capito.
Una volta nel
cortile, così, raggiunse la finestra della sua stanza. La
aprì
completamente ed entrò, cercando di fare attenzione a non
far
rumore. Si svestì velocemente e, con la stessa
velocità, si infilò
i suoi eleganti vestiti. Eccolo, ora sarebbe arrivato il momento che
detestava di più: uscire dalla finestra con quel corsetto
così
stretto e merli e pizzi che uscivano fuori da ogni dove!
Cominciò
a scavalcare il davanzale, con quel vestito così scomodo e
stretto,
inadatto per quelle cose.
Davanti il cancello della casa c'era un
uomo, Shila lo notò soprattutto per il cappelletto ed il
mantello
rosso che indossava. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle ed una
barba abbastanza lunga ma curata, castano chiaro – biondo
cenere.
'Ahh, la casa degli Auditore. Porterà
per
sempre il loro marchio indelebile. Chiunque ci verrà a
vivere,
questa sarà la casa degli Auditore per sempre..' Pensò
Leonardo che fu interrotto però dai suoi pensieri quando
sentì un
tonfo ed un lamento.
Shila era troppo presa a guardare la figura
dell'individuo e a chiedersi cosa ci facesse lì davanti casa
sua,
che non si accorse del vestito che si era incastrato nella finestra e
così cadde rovinosamente per terra, nel cortile.
“Ahh! Ohh
porca...!” Mormorò lei, imprecando e facendo per
rialzarsi.
Leonardo prese con una mano una sbarra in ferro
battuto, nero, del cancello. “Vi siete fatta male?”
Si preoccupò
subito.
Shila si rialzò, pulendosi alla bell'e meglio il vestito
e osservandosi le mani, lievemente graffiate. Che odio! Che
figuraccia!
“No.” Rispose quasi come se ce l'avesse con lui.
“No...” Mormorò poi più
tranquilla. “Desiderate?” Chiese.
La ragazza aveva sentito – ovviamente – parlare di
Leonardo Da
Vinci, ma non aveva la benché minima idea di che aspetto
avesse.
“Credo che vi convenga uscire dalla porta la prossima
volta...” Constatò l'artista, con un lieve e
divertito sorriso
sulle labbra. “A meno che non siate una ladra... Ma non
credo, dal
vostro aspetto non si direbbe.”
'Ma che simpaticone..'
Pensò
Shila, irritata.
“Insomma, desiderate Messere?” Ripeté.
“Perdonatemi se vi
ho offesa, non era mia intenzione. Voi.. Abitate qui?”
“No.
Avevate detto bene prima, sono una ladra.” Rispose con un
sorriso,
avvicinandosi al cancello chiuso, di fronte a lui. Ci fu qualche
attimo di silenzio, poi la ragazza riprese. “Scherzavo!
Sì, vivo
qui. Posso esservi utile?” Nonostante la battuta iniziale che
l'aveva mandata un po' sui nervi doveva ammettere che quell'uomo
aveva un visetto simpatico.
“Ohh, no.. No, grazie! Ammiravo
solo.. La struttura della vostra dimora.” Sorrise, facendo un
passo
indietro.
“Oh, sì? Magari il ladro siete voi...”
Mormorò lei
ironica.
Leonardo alzò le mani, scuotendole. “No no no!
Cosa
andate a pensare? Non è affatto così! Sono un
brav'uomo.. Non
volevo recare alcun disturbo, benché meno indispettirvi!
Perdonatemi... Buona serata!” Disse l'artista voltandosi ed
allontanandosi con passo veloce.
'Che tipo bizzarro...'
Pensò
Shila, guardandolo
allontanarsi. Si voltò poco dopo, arrivando fin davanti alla
porta,
dopodiché busso. Espirò e si preparava a dire
'addio' alla pace
fino al giorno dopo, fin quando non sarebbe uscita di nuovo, sui
tetti di Firenze ad arrampicarsi e correre, a sentire il vento che le
accarezzava il viso e le scompigliava i capelli...
Qualche istante
dopo la porta si aprì e Shila si ritrovò davanti
niente meno che la
faccia antipatica e acida della sorella Agnese.
“Ah, sei qui?
Nostra madre è molto arrabbiata, sai?” Disse con
tono di una
sadica che ci godeva nel riferirle ciò. La guardava con
superiorità,
a braccia conserte.
Shila scosse il capo e la superò,
entrando.
“Shila!” Sentì la madre richiamarla.
Sì, dalla
voce sembrava arrabbiata. Giulietta la raggiunse. “Sei stata
via di
nuovo tutto il giorno senza avvertire! Ti sembra questo il modo?
E...” Notò le mani nere della figlia.
“Oh Santo Cielo, ma si può
sapere cosa vai a fare tutti i giorni? E' questo quello che ti ho
insegnato io? A comportarti come una poveraccia? Dopo tutti gli
sforzi che io e tuo padre abbiamo fatto ti comporti così?
Preferisci
andare a zappare i campi?!” Chiese afferrandole il polso.
“Fila a
lavarti le mani.. Anzi, fila in camera tua! Non voglio vederti per il
resto della serata!” Sbraitò.
Agnese se ne stava appoggiata
contro la porta di casa, chiusa, a godersi la scena con un
sorrisetto.
Shila ritirò la mano, strattonando appena il braccio
della madre. Dio, non la sopportava più!
“Meglio comportarsi
come una poveraccia che aver ripreso da te!” Rispose di tutto
tono
lei, voltandosi e avviandosi a passo svelto in camera sua. Ormai le
rispondeva sempre a tono, tra lei e suo fratello non facevano altro
che parlare ai propri genitori in modo informale oramai.
Giulietta rimase
sbigottita, schiuse le labbra, “Signorina! Torna
immediatamente
qui!”
Troppo tardi. Shila sbatté la porta, raggiungendo il
letto e lasciandocisi cadere sopra.
Agnese raggiunse la madre.
“Lasciatela perdere. E' solo una sciocca ingrata.”
Disse
sprezzante. “Torniamo a mangiare..”
Mormorò appoggiando le mani
sulle spalle della madre, da dietro, le strinse per un attimo e poi
si avviò in cucina, seguita da Giulietta.
“E' incredibile... Tu
sei cresciuta così bene, mentre tuo fratello e tua sorella
sono
due.. Ingrati. Due impiastri.” Disse Giulietta, sedendosi
nuovamente al suo posto, così come fece Agnese.
Dimitri era lì,
a tavola anche lui, aveva sentito il commento 'amorevole' della
madre... Ormai, però, ci era abituato. Sapeva quale disagio
provava
Shila a trovarsi in quella famiglia, lo stesso suo: si sentivano due
estranei in casa loro, con la loro famiglia. Venivano sempre ripresi,
solo perché non facevano come richiesto.
Sospirò e abbassò lo
sguardo sul piatto, continuando a mangiare.
“Avanti, Giuly, lo
sai..” Cominciò il padre che però venne
interrotto dalla
donna.
“So cosa? Che è solo un momento? E' da anni che
vai
avanti con questa scusante!” Alzò la voce la
donna.
Agnese le
poggiò una mano sulla sua, intimandola a calmarsi,
“Forse è
arrivato il momento di trovarle un marito? Un buon marito, come si
deve? Magari le farà mettere la testa a posto.”
Suggerì.
“Non
è un marito ciò di cui ha bisogno
Shila!” Si intromise Dimitri
bruscamente, alzando lo sguardo su sua sorella.
“Ah no? E cosa
servirebbe a tua sorella? Quello che fai tu? Andare ad ubriacarti, a
donne tutte le sere e a fare risse?” Chiese Giulietta,
guardandolo
con sguardo severo.
“Tua madre ha ragione. Questa discussione
non ti riguarda Dimitri.” Sentenziò il padre.
“E poi vi
chiedete quale sia il problema? Complottate sempre contro di noi,
senza motivo, forse per il solo gusto di farlo!” Disse
arrabbiato,
alzandosi. Lui non ne era ancora a conoscenza del motivo, ma Shila
sì... “Lo credo bene che Shila si sia stufata. Fa
bene a
comportarsi così.” Aggiunse prima di lasciare la
tavola e la
sala.
Lorenzo fece per alzarsi, probabilmente per andargli dietro,
ma Agnese lo fermo, “Padre...” Scosse il capo.
L'uomo sospirò,
guardando verso la porta, poi rimase al suo posto.
La madre,
Giulietta, espirò pesantemente, passandosi una mano sul
viso. “Io
veramente non lo so. Non lo so in cosa sbaglio con quei due.”
Era
sera tardi oramai, Dimitri non riusciva a prendere sonno e si
chiedeva se sua sorella fosse ancora sveglia.
Odiava quella
famiglia, sempre a dargli addosso. Spesso la sera, dopo i litigi, si ritrovava sempre in camera di Shila a chiacchierare
con lei. Questa, difatti, era una di quelle sere.
Era di fronte la
camera della sorella, bussò piano e aprì la porta
lentamente,
affacciandosi. La ragazza era sdraiata sul letto, di fianco, a
guardare fuori la finestra.
“... Sei sveglia?” Chiese il
ragazzo a bassa voce.
“Mh-mh.” Annuì lei.
Dimitri entrò,
chiudendosi la porta alle spalle e raggiungendo il letto della
sorella. Si sedette e poi si sdraiò dietro di lei,
cingendole la
vita con un braccio.
“Hai litigato con nostra madre, eh?”
Chiese a bassa voce Shila, avendoli sentiti qualche ora prima.
“Si,
ma va bene... Tanto ormai lo sappiamo come sono
fatti.”
Silenzio.
“Dove sei stata oggi?” Riprese
Dimitri.
Shila si voltò, supina, in modo da poter guardare il
fratello sdraiata affianco a lei, di lato. Sorrise. “... Con
Ezio..” Disse in un sussurro.
“Oh! Davvero? Vorrei tanto
passare una giornata con lui e farmi insegnare così tante
cose...
Quell'uomo è davvero.. Fenomenale.”
La ragazza rise appena,
sommessamente. “Sì, lo è...”
“Ti piace?”
“C-chi?”
Lei sgranò gli occhi.
“Come chi? Ezio!”
“Non... Non dire
sciocchezze!”
“Beh, meglio così... Tra le strade di Firenze,
corre voce che sia un gran donnaiolo.”
Shila tacque.
Il
fratello sorrise. “Lo sapevo, ti piace!”
“Dimitri!” Lo
richiamò lei, ridendo... Alla fine lui era il suo confidente
personale. Se non si apriva con lui, con chi poteva farlo?
“Non è
che proprio mi piaccia ma... E' strano.”
“Si vede che ti
piace.”
“L'ho visto tre volte, smettila!” Rise.
“Beh e
tu? Tu gli piaci?” Chiese curioso.
“Dimitri!” Shila continuò
a ridere, “Smettila ti ho detto! Non è carino!
… E poi lo hai
detto tu stesso che è un donnaiolo.”
“Sappi che se ti farà
soffrire, gran Maestro degli Assassini o no, gliela farò
vedere io!
Dovrà vedersela con me!”
“Ma smettila, idiota!” Rispose
lei, spingendolo, ridendo sommessamente.
Agnese era lì fuori
la porta. Aveva origliato. Li sentiva ancora, probabilmente fare la
lotta, ma non ci fece più caso, i suoi pensieri erano
altrove. 'E
così la povera e piccola Shila si è innamorata di
Ezio Auditore.
Povera sciocca! Però... Potrà sempre tornarci
utile..'
Pensò con un sorrisetto, prima di allontanarsi da
lì, probabilmente
per andare diretta dalla madre a riferirle tutto.
“Ok, ok!
Basta! Mi arrendo!” Disse Dimitri a stento, per terra che
rideva,
ritrovandosi Shila sopra a cavalcioni che gli faceva il
solletico.
“Ti arrendi?!?!”
“S-sii! T-ti prego!!
Bastaa!!!”
Shila fermò le mani sulla sua vita, guardandolo e
ridendolo. “Non riesci a battere nemmeno tua sorella e vuoi
metterti contro il grande Maestro degli Assassini?” Chiese
lei,
alzandosi, poi gli porse la mano.
Dimitri la guardò imbronciato,
afferrandole la mano ed alzandosi. “Beh, grazie, hai molta
fiducia
in tuo fratello...” Mormorò afferrandole la mano e
alzandosi. “Ma
si può sapere come fai ad essere più forte di
me?”
La ragazza
tornò seria, guardandolo per qualche istante.
“Forse... E'
arrivato il momento che io te lo dica..”
“Dirmi
cosa?”
“Dimitri..” Gli poggiò entrambe le mani
sulle
spalle, “Devi promettermi che ciò che ti dico non
uscirà da questa
stanza, chiaro?”
“Lo sai che puoi fidarti di me, sorellina..”
Seppur era Shila ad essere la più grande, Dimitri la
chiamava sempre
'sorellina', il che a Shila faceva piacere, spesso la faceva sentire
piccola e protetta... Almeno da qualcuno, da suo fratello. Forse
l'unica persona che le voleva bene davvero, sinceramente.
Lei
annuì, continuando a guardarlo negli occhi. “Mi
raccomando.”
Disse prendendolo per mano e portandolo con sé: prese da un
cassettone un sacco.
Dimitri si fece sempre più curioso. “Che
c'è lì dentro?” Domandò.
“Aspetta e vedrai..” Rispose
lei, ridacchiando. Si avvicinò al letto ed aprì
il sacco, tirandone
fuori la sua 'veste da Assassina'.
Il ragazzo alzò le
sopracciglia, senza capire.. Quello che però poi lo
illuminò, fu il
ciondolo recante lo stemma degli Assassini. “Shila! Tu.. Tu
sei..?!?!”
“Shh!!!” Lo intimò lei a fare silenzio.
“Sei
un'Assassina!?” Chiese a bassa voce.
Shila rimase in silenzio
qualche istante, prima di rispondergli. Scosse il capo. “No..
Non
proprio. Non ancora... E' questo quello che faccio sempre, quando non
sono in casa. Mi alleno. Mi alleno per poter diventare un giorno una
vera Assassina.. Ed Ezio ha detto che può
insegnarmi!” Mormorò
allegramente.
“Non ci posso credere!” Disse lui.
Shila
sorrise, riportando tutto dentro il sacco, poi lo guardò.
“Dimitri... Non una parola, intesi? Soprattutto i nostri
genitori.
Non devono venirlo a sapere, chiaro?”
Il ragazzo annuì. “Ma
perché?”
Lei si morse il labbro, abbassando lo sguardo. Non
poteva di certo dirglielo... “Non capirebbero...”
Si limitò a
dire, riponendo il sacco nel cassettone.
“Perché no? Ezio
potrebbe...”
“No! Dimitri, no! Ezio deve stare alla larga da
questa casa, sono stata chiara?” Chiese, voltandosi a
guardarlo.
Era seria, come non mai.
“....” Il ragazzo sembrò confuso.
“Ma.. Perché? Mi.. Stai nascondendo forse
qualcosa?”
Shila
inspirò, lentamente. “Ti racconterò
tutto... Quando sarà il
momento opportuno...” Non voleva di certo renderlo
consapevole di
cosa fosse la sua famiglia in realtà. Sarebbe stato
terribile.
“....”
Shila si avvicinò, alzandogli il viso,
costringendolo a guardarla negli occhi. “Ti fidi di
me?” Chiese a
bassa voce.
Dimitri la guardò per qualche istante, poi annuì.
Lei sorrise, portandogli le braccia intorno al collo e stringendolo a
sé, “Ti voglio bene...”
Il ragazzo le portò entrambe le mani
sulla vita, scivolando poi sulla schiena e stringendola. “...
Anche
io Shila..”
“Ora vai a dormire, è tardi.”
Mormorò prima di
schioccargli un bacio sulla guancia.
“D'accordo.” Disse lui,
prima di lasciarla. Sorrise, dopodiché si voltò
ed uscì dalla
stanza.
L'”Assassina” si sedette sul letto, guardando
fuori dalla finestra, scorgendo un pezzo del cielo stellato. 'Mi
piace Ezio...? Dio mio.. Questo sarà un problema.'
***
Prima cosa che gradirei tantissimo, davvero,
buttate un occhio su questa ff, per favore:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=678168&i=1
E' una fan fiction veramente bella, sempre su Assassin's Creed della
mia amica Vesa290. A me ha preso molto e mi chiedo davvero come mai ci
siamo solo io e BumBj solo a recensire! Secondo me merita veramente
troooppo di più! Quindi, vi chiedo un favore,
perché non gli date una letta e magari lasciate qualche
recensione? :D Secondo me ne vale veramente la pena, e non sono di
parte perché è un'amica, tranquilli.
E' una ff che mi ha preso veramente troppo ò.ò
non vedo l'ora sempre che posta il nuovo cappy!
Dunque, detto ciò... Carini Dimitri e Shila *w* il capitolo
è incentrato su di loro per far capire la loro situazione
dentro alla famiglia. Ora si comincerà a vedere di
più anche il nostro giovane e buon Dimitri :D
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! Ringrazio come
sempre tutti i recensori: BumBj,
Vesa290, LABESTIAPAZZA, Rashida, EmilyHole, esosm e MiakaHongo! (Ho
scritto i recensori dell'ultimo cappy, ma ovvio che ringrazio anche
tutti dei cappy passati!)
E come al solito ringrazio anche i solo-lettori :) spero che, anche se
non vi esprimete, la ff vi piaccia!
Insomma, quando però vedo qualcuno che legge e non
recensisce (buona parte saranno visitatori proprio del sito, ok) mi
chiedo se non recensiscano perché la ff gli faccia schifo o
cosa! Hahahahahhaah xD
Detto ciò, un bacione a tutti, al prossimo cappy!
Tchussss!!!
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Capitolo 9 *** Dimitri ***
*La Rosa
Colta*
Seppure
la sera prima Shila ed Ezio si erano lasciati in tardo pomeriggio,
l'Assassino aveva continuato a girare per le strade di Firenze ed era
tornato al bordello tardi.
La mattina dopo si era svegliato, si
era dato una lavata ma poi, stanco, aveva deciso di ributtarsi sul
letto.
Teneva un braccio tra il capo ed il cuscino e guardava il
soffitto. Il sole fuori era già alto ma lui, piuttosto che
uscire,
si tormentava di domande. Si poteva fidare di Shila? Perché
gli
teneva tutti quei segreti? Doveva preoccuparsi o poteva dargli la sua
fiducia ed aiutarla per farla entrare nella setta?
Tre colpi
secchi alla porta lo riportarono con i piedi a terra.
“Ezio!”
Si sentì la voce di Paola lievemente ovattata.
“Sì?” Chiese
lui, mettendosi seduto e guardando verso la porta chiusa.
“Sei
sveglio? C'è una visita per te di sotto...” Dal
tonò Ezio poté
percepire che la donna stava sorridendo.
“Per me?” Aggrottò
la fronte e, incuriosito, si alzò, raggiungendo la porta ed
aprendola.
Paola gli sorrise, “Oh, se sveglio da un pezzo
allora..” Constatò, vedendolo lavato e vestito.
“Sì, mi
stavo preparando per scendere..” Le fece l'occhiolino, poi
entrambi
si avviarono verso le scale. Scesi i primi gradini, Ezio
buttò
l'occhio giù e notò, su uno degli eleganti e
costosi divani, niente
meno che Leonardo, circondato da belle ragazze ed in evidente
disagio.
“Leonardo!!!” Disse aumentando la
velocità con cui
scendeva le scale, per andargli incontro.
L'artista volse il capo.
“Ezio!” Guardò le donne un istante.
“Scusate...” Le scansò
e si alzò, raggiungendo l'Assassino.
“Oh, alla fine sei venuto,
sono contento!” Disse abbracciandolo per un istante, prima di
guardarlo.
Leonardo annuì, “Si, ho deciso di chiudere bottega
per qualche giorno.” Sorrise, “E così
sono venuto a trovarti...
E a ritrovare Firenze.”
“Magnifica, vero?”
L'artista
annuì.
Paola osservò la scena da poco più lontano, a
braccia
conserte e con un sorriso. Si scostò dal muro e li
raggiunse.
“Leonardo... Potete rimanere qui durante il vostro soggiorno
a
Firenze.”
“Cosa? Oh no, non se ne parla. Vi
ringrazio.”
“Perché no? Farai mica anche i complimenti
ora?”
Chiese Ezio.
“No no, è che.. No davvero, non me la sento. Non
voglio approfittare della vostra bontà, Paola...”
“E dove
vuoi andare?” Domandò Ezio ancora.
“Oh non so... Magari
passerò a vedere come è messa la mia vecchia
bottega, la lasciai ad
uno dei miei allievi, magari.. Magari troverò
ospitalità da
lui.”
“Va bene...” Mormorò Ezio, facendo
spallucce. “Come
preferisci... Me la concedi almeno una passeggiata insieme per
Firenze?”
L'artista ridacchiò. “Certo!”
“Bene,
signori, vi lascio andare allora..” Disse Paola appoggiando
una
mano sulle spalle di entrambi. “Torni stasera?”
Chiese guardando
Ezio.
“Certo, perché?”
“Beh, non mi sembrava così certo
l'altro ieri notte, chissà dove sei stato.. E anche ieri hai
fatto
molto tardi.” Gli fece l'occhiolino.
L'Assassino rise
sommessamente, “Andiamo, Leonardo!” Disse
portandogli una mano
sulla spalla, cingendogli anche l'altra poi con il braccio e uscendo
dalla bottega insieme all'amico.
I due cominciarono a
camminare per le stradine di Firenze, a quell'ora era pieno di gente
in giro e di mercati vari.
“Allora, vecchio mio, che mi dici?”
Chiese Ezio dandogli una pacca sulla spalla.
Leonardo scosse il
capo, guardandosi intorno mentre passeggiava. Firenze era mancata di
certo anche a lui. “Cosa vuoi che ti dica Ezio? Sono passate
solo
un paio di settimane da quando sei tornato a Firenze.”
“Nemmeno
due.”
“Devo ammettere che con i vestiti normali non stai
affatto male. Non ti vedevo vestito così almeno da....
Quando ti ho
conosciuto?”
Ezio lo guardò e sorrise. “Ti ricordi? Eravamo
due bimbetti ancora...”
“Beh, non esageriamo!”
“In
confronto ad ora lo eravamo..” Ammise l'Assassino.
“Ezio, non
sei mica in punto di morte...”
L'amico rise sommessamente.
“Peccato Leo che tu non sappia arrampicarti, la sera non hai
idea
di che vista si gode dall'alto.. E' un qualcosa di magico.”
“Continui
ad arrampicarti? Non eri venuto per un po' di relax?”
“Non ho
fatto mica chissà cosa.”
“Beh non dovresti farlo.” Disse
Leonardo serio.
“Perché no?” Domandò Ezio
guardandolo,
accigliato.
“Potresti farti del male, non sei più un
ragazzino.”
“Ehii! Non ho nemmeno cinquant'anni ancora! Che
fai, ti preoccupi per me?” Chiese ironico.
L'artista si fermò,
puntando gli occhi in quelli dell'Assassino, serio. “L'ho
sempre
fatto Ezio. Mi sono sempre preoccupato per te. Soprattutto ogni
qualvolta sparivi per anni. Ho sempre pregato qualcuno
perché tu
potessi tornare sano e salvo.”
Ezio si era fermato e si era
voltato verso Leonardo. Il suo sorrisetto ironico aveva lasciato
spazio ad un'espressione seria, poi ad una intenerita. Sorrise
lievemente. “Leonardo...” Mormorò.
“Ahh, smettila di
fissarmi a quel modo!” Disse l'artista riprendendo a
camminare,
evitando di far notare all'Assassino la sua lieve agitazione che a
breve, sicuramente, lo avrebbe fatto imbarazzare, conseguito poi da
un arrossamento delle goti.
“E Claudia? Come sta? Bastiano la
sta aiutando?”
“A Roma non c'è alcuna novità, per ora
se la
stanno cavando benone...”
Ezio quasi non lo sentì, la sua
attenzione fu altrove: notò seduto a terra, all'inizio di un
vicoletto all'ombra, Dimitri. Non sembrava se la stesse passando
bene, sembrava come se lo avessero appena picchiato... Difatti sul
viso aveva alcuni lividi, un labbro che gli sanguinava e
chissà
cos'altro sul corpo. Era seduto contro il muro, con le gambe
lievemente tirate al petto ed un viso sconsolato.
Subito ad Ezio
venne in mente che doveva avvertire Leonardo di fare attenzione ad
una banda di matti chiamati Tiranni, ma forse ora era meglio
raggiungere Dimitri.
“Ma mi stai ascoltando Ezio?” Chiese
l'artista che aveva continuato a parlare durante le fantasticherie
dell'Assassino.
“E-eh? Si, aspetta..” Disse avvicinandosi al
ragazzo. Leonardo non l'aveva notato prima d'ora, così
seguì
l'amico.
“Dimitri...?!” Lo richiamò Ezio, una
volta lì
vicino.
Il ragazzo alzò lo sguardo ed incrociò quello di
Ezio.
“A-ah, oh, Ezio!” Farsi vedere in quelle condizioni
da una
persona che stimava così tanto, il grande Maestro degli
Assassini,
era l'ultima cosa che voleva. Si sentì avvampare e
l'imbarazzo
pervaderlo.
“Che ti è successo? Chi ti ha conciato
così?”
Gli domandò prima di abbassarsi inginocchio.
“Oh non.. Non ha
importanza...” Mormorò il ragazzo abbassando lo
sguardo.
“Ehi,
sì che ne ha.” Controbatté l'Assassino,
portandogli una mano
sotto il mento e alzandogli il viso, costringendo Dimitri a
guardarlo.
Il ragazzo per un primo momento abbassò lo sguardo,
cercando di sfuggire agli occhi di Ezio, poi si rassegnò e
lentamente incrociò lo sguardo dell'Assassino.
“Allora?”
Chiese con tono più rassicurante.
“... Ma nessuno, lo sai..
Cose che succedono tra ragazzi..” Disse Dimitri a bassa voce.
Ezio
gli lasciò il mento, appoggiando poi l'avambraccio sul
ginocchio.
Leonardo assisteva in silenzio alla scena. Quel Dimitri gli ricordava
tanto Ezio non appena lo aveva conosciuto.
“Non devono succedere
cose simili da ragazzi. A giudicare dal tuo viso erano almeno in
cinque. Non credo che tu sia il tipo da farsi mettere i piedi in
testa da uno solo...” Mormorò Ezio, offrendo un
sorriso
rassicurante al ragazzo, che ricambiò appena.
“No.. Infatti
no...”
“E non hai gente che ti sostenga..?”
Dimitri
scosse il capo. “Dai Ezio, lasciamo perdere...”
“No. Non
lascio perdere. Prima di tutto devi farti vedere da un
dottore..”
“Ma
non ho nemmeno un fiorino..”
“Tranquillo, a quello ci pensiamo
noi.” Disse Ezio alzandosi e porgendogli una mano, che
Dimitri
afferrò.
Una volta che il ragazzo si fu alzato, l'Assassino si
rivolse a Leonardo. “Lo puoi portare da un dottore?”
“Uh?
Va.. Va bene.” Rispose l'artista facendo spallucce.
“Poi
riaccompagnalo a casa. Ti ridarò il denaro speso.”
“Oh Ezio,
no!!!” Si oppose Dimitri, “Non ce n'è
bisogno, sto
bene!”
“Spetta al dottore dirlo...” Si ritrovò
a dire Ezio,
proprio come anni prima gli disse Federico... Quanto gli
mancava.
“Non ho i soldi da ridarvi poi.. I miei saranno furiosi
se sapranno che..”
“Non sapranno niente.” Lo interruppe
Ezio, appoggiandogli una mano sulla spalla e stringendola.
“Non
sapranno nulla, d'accordo? Tu limitati ad andare dal dottore insieme
a Leonardo e poi a casa, va bene?”
Dimitri si ritrovò costretto
ad annuire, il viso gli faceva male così come anche altre
parti del
corpo. Di certo era la cosa più saggia.
“Vi ringrazio Ezio...”
Mormorò con un filo di voce.
“Ora va.” Rispose l'Assassino,
dandogli una lieve pacca, poi guardò Leonardo ed
annuì.
“Tu
che hai intenzione di fare?” Chiese l'artista.
Ezio gli fece
l'occhiolino, “Lascia fare a me.” Disse prima di
cominciare ad
allontanarsi. Solo qualche passo più lontano poté
sentire Dimitri
esclamare euforico: “Tu sei Leonardo Da Vinci??!!! Non ci
credo!!!”
Un sorriso comparve sul volto di Ezio che poi sparì
tra la folla.
*Casa Viviano*
Quella
mattina Shila era ancora in casa, in camera sua. Si era svegliata
più
tardi del solito e uscendo a quell'ora, con tutti svegli, avrebbe
potuto dare nell'occhio.
Decise che forse era ora di fare
colazione, per quanto non volesse vedere i suoi genitori e sua
sorella, non poteva ignorare quel brontolio allo stomaco. Almeno
c'era Dimitri.
Si diede una sistemata ed uscì dalla stanza,
raggiungendo la cucina. C'era Maria, la serva, che puliva, Giulietta
ed Agnese, sedute al tavolo.
“Buongiorno.” Mormorò Maria,
vedendo entrare Shila.
“Buongiorno..” Rispose la ragazza con
un sorriso. Maria le stava simpatica. Sicuramente più
simpatica di
tutta la sua famiglia messa insieme, eccetto il suo adorato
fratellino.
“Ah, buongiorno.” Disse con sufficienza la madre.
Agnese invece nemmeno la degnò di uno sguardo.
“... Dimitri?”
Chiese la ragazza, prendendo del tè e sedendosi dalla parte
opposta
del tavolo alla quale era Agnese.
“Sarà in giro a fare danni,
come al solito.” Rispose Giulietta.
“... Mh. Gaia?”
“E'
di là, nello studio con nostro padre.
Perché?” Chiese acidamente
la sorella.
“Così, per sapere...” Mormorò
appena.
“Vuoi
traviare anche lei, oltre tuo fratello?” Domandò
la madre.
Shila
non rispose. Si limitò a sospirare silenziosamente e... Bere
il suo
tè, approfittando per mettere qualcosa sotto i denti.
Passò
qualche istante di silenzio nel quale Agnese continuò a bere
il suo
caffè mentre Giulietta fissava insistentemente Shila.
Bussarono.
“Agnese, tesoro, vai tu?” Le chiese
cortesemente la madre.
Lei annuì e si alzò, “Certo,
madre.”
La
ragazza raggiunse la porta ed aprì, ritrovandosi davanti
Ezio. “Ohh,
Ezio Auditore.”
Shila sentì, alzò lo sguardo dalla sua
colazione, poi sentì anche il resto della frase della
sorella...
“Cosa vi porta qui? L'irrefrenabile voglia di
vedermi?”
Ezio sorrise lievemente, “No, Agnese, mi spiace.
Non sono qui per vedere voi ma per vedere vostra sorella.”
Disse
sincero.
Il sorriso sul volto della donna scomparì lentamente,
quasi ci fosse rimasta male. Cosa poteva volere da una povera
sfigatella come Shila?
“Oh, capisco. Vi ha recato qualche danno?
Vi ha rubato qualcosa? Se così fosse, mi dispiace
veramente... E'
veramente..”
Ezio la interruppe prima che potesse finire la
frase. “Vostra sorella non ha nulla che non vada. E' un
angelo.”
Sorrise.
'Quella
puttana!' Pensò
Agnese, furibonda. “Certo..” Sforzò un
sorriso.
“Allora?
C'è?”
“Certo, entrate pure.” Disse facendosi da parte,
poi
lo condusse fino alla cucina.
“Ohhh, Ezio!!!” Esclamò
Giulietta, “Che piacere vedervi, qual buon vento vi
porta..?”
Shila
si voltò, nervosa, guardandolo. Gliel'aveva detto che non
avrebbe
dovuto fare ritorno lì!
“La voglia di vedere la vostra giovane
figlia. Dovrei scambiarci quattro chiacchiere, se per voi non
è un
problema.” Sorrise.
Giulietta alzò le sopracciglia. “Con
Shila?” Chiese volgendo lo sguardo verso la ragazza, priva di
espressione sul volto. “Oh, ma certo che no!”
Esclamò alzandosi.
“Fate pure come se foste a casa vostra..”
“Ehm... Vi
ringrazio, Giulietta.. Non vorrei sembrare scortese ma preferirei
parlarle fuori..”
Shila si alzò, “Bene, andiamo allora..”
Disse facendo per andare. Giulietta la fermò per un braccio.
“Mi
raccomando. Non rovinare tutto per una volta.” Le
sussurrò
all'orecchio.
La ragazza deglutì ed evitò lo sguardo di Ezio
che
nel frattempo le guardava, incuriosito.
“Andate pure!”
Aggiunse poi Giulietta, lasciando il braccio della figlia, che
poté
seguire l'Assassino che nel frattempo si era avviato.
Shila uscì
la stanza, consapevole che gli sguardi di sua madre e di sua sorella
erano puntati su di lei.
***
Che velocità
ehh?? *Tlin*
Spero che il capitolo vi piaccia e - come al solito - ringraziamenti a
recensori e lettori... *-* Grazie a voi che mi sostenete!
(Sì, vado un po' di fretta, cena fuori e devo arrivare in
culo alla luna! xD)
Un bacioneee!
Tchusss!!!
|
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Capitolo 10 *** Curiosità ***
Curiosità
Ezio uscì dal
cancello, seguito poi da
Shila che lo chiuse alle sue spalle.
“Si può sapere cosa ti
salta in testa? Ti avevo chiesto espressamente di non venire
più a
casa mia!” Disse cercando di tenere un tono di voce comunque
abbastanza basso, in quanto si trovavano ancora davanti casa
sua.
“Calmati, qual è il problema? So badare a me
stesso e fin
quando non so quali rischi corro venendo da te, perché
dovrei
smettere?” Chiese, con un sorriso.
Era palese che stava cercando
di farla cedere per dirgli quale fosse questo fantomatico
problema.
Shila scosse il capo e sospirò pesantemente. “Che
c'è
allora?” Domandò cominciando a camminare.
“Per caso c'è
qualcuno che tormenta tuo fratello?” Chiese l'Assassino,
camminando
al fianco della ragazza..
“Che?” Volse lo sguardo verso di
lui. “In che senso?”
“Nemici? Si, insomma.. Ragazzi con cui
non va d'accordo.”
“Ahh, sì... Ci sono dei ragazzi che spesso
lo infastidiscono.. Ma... Lasciamo perdere.”
“Perché?” Ezio
si fermò. “Vuoi lasciare perdere? Prima ho
incontrato tuo
fratello, l'avevano picchiato.. E tu vuoi lasciare perdere?”
“Cosa?”
La ragazza sembrò cadere dalle nuvole. “Capitava
che lo
infastidivano ma.. Non sono mai arrivati a mettergli le mani addosso!
Dov'è ora? Come sta??!” Chiese poi preoccupata.
“Sta.. Bene.
L'ho mandato dal dottore insieme ad una persona fidata, poi lo
riaccompagnerà a casa.”
“Oh.. Grazie Ezio..”
“Nulla.”
Riprese a camminare. “Dunque... C'è qualcuno che
infastidisce tuo
fratello.. Credi che siano dalla parte del giusto o del
torto?”
“Mah,
sai i ragazzi come sono... Trovano uno un po' più emancipato
di loro
e lo prendono di mira.”
“Dunque non hanno motivo per
prendersela con lui.”
“N.. No.. Che io sappia no. Mio fratello
è un bravo ragazzo. Gli è capitato di essere
stato coinvolto in
risse ma... Mai iniziate per causa sua.”
“Mh.. Come te la cavi
con il corpo a corpo?” Le domandò Ezio, volgendo
lo sguardo su di
lei.
“Io? … Non so.. Normale?”
L'Assassino sorrise, “Che
significa normale? Normale per una donna o normale per un'aspirante
Assassina?”
Ora Shila cominciava a capire... “Vuoi per caso...
Farmi mettere contro di quelli?”
“Dovrai pur mostrarmi le tue
doti, no? E non sarà niente di che, non devi mica farli
fuori, solo
dargli una lezione..”
“Ah, bene...”
Ezio rise
sommessamente. “Non preoccuparti, sarò comunque
lì vicino, in
caso avessi bisogno di aiuto. Dopotutto... Sei ancora una
novizia.”
Di certo non gli andava di metterla contro qualche Tiranno. Quelli
sì
che facevano sul serio.
“Non accetteranno mai di scontrarsi con
una ragazza, Ezio. Sono stupidi, va bene, ma un po' di cervello lo
hanno.”
“Beh, dovrai pur imparare a far perdere la calma e la
lucidità al nemico, no?”
“Se proprio devo...” Mormorò
lei.
“Benissimo. Sai chi sono?”
Shila scosse il capo. “No..
Mio fratello non me l'ha mai voluto dire.. Per paura che mi cacciassi
nei guai, io.”
“D'accordo. Vedrò di parlarci io con tuo
fratello. Tieniti pronta comunque. Uno di questi giorni dovrai
fargliela vedere.”
La ragazza rallentò il passo, lui continuò
a camminare. “Ezio..” Lo richiamò.
L'Assassino si fermò,
voltando lievemente il capo per guardarla. Attese che la ragazza
parlasse.
“Stai... Andando via?”
“Sto andando a fare un
giro. Voglio scoprire qualcosa di più sui Tiranni.”
'Ah,
bene.. Che fortuna..' Pensò
la
ragazza, non molto entusiasma. “Che ne dici se ci facessimo
un giro
insieme?” Chiese, avvicinandosi e abbozzando un sorriso.
Ezio
contraccambiò il suo sorriso e riprese a camminare. Era un
chiaro
'si'.
Dimitri e Leonardo erano di ritorno dal dottore.
Come richiesto da Ezio, l'artista stava riaccompagnando il ragazzo a
casa.
“Ma vi conoscete da molto??!” Chiese Dimitri che da
quando avevano lasciato Ezio, non aveva smesso un attimo di
parlare.
“Io ed Ezio? Direi. Anni ed anni.. Eravamo ancora due
ragazzi della tua età quando ci siamo conosciuti. Beh, io
sono un
po' più grande di lui.”
“Ma... E' vero che avete qualcosa di
potentissimo tra le mani?”
“C-cosa?” Leonardo trasalì,
guardandolo. “Che intendi?”
“Uhm... Mi sembrava avessero
detto si chiamasse... Frutto? Dell'Eden? Mela!”
“Shhh!!!!”
L'artista si fermò di colpo, tappando la bocca di
Dimitri.
“Hmm!!!”
Leonardo si guardò intorno con
circospezione. Sembrò tutto tranquillo... Stava diventando
paranoico! Tra templi di Pitagora e La Mela, non pochi guai gli
avevano creato. Sospirò e lasciò il ragazzo.
“Ma che vi
prende?!?” Chiese.
“Non... Non devi parlarne così ad alta
voce, è una cosa altamente riservata!”
“Quindi è vero?”
Domandò ancora, curioso.
“Ahhh!!” Si era tradito da solo.
“Che ne sai tu? Sei ancora un ragazzino!”
Ridacchiò, cercando di
deviare la curiosità del ragazzo.
“Mio padre... Ne ho sentito
parlare un paio di volte da lui.”
“Ah sì? E cosa dice?”
“Mah...” Dimitri fece spallucce. “Dice
che è un oggetto
dai poteri strabilianti... E che deve essere maneggiato con cura.
Forse proprio con Ezio ne stavano parlando, quando è venuto
da noi..
Ma non era l'unico mi sembra.”
“Eh già...” Leonardo riprese
a camminare, seguito dal ragazzo. “La Mela... Una reliquia
così
preziosa ma anche così pericolosa...”
“Quindi voi l'avete
vista?”
“Ho anche avuto modo di studiarla ma...” Scosse il
capo. “E' un oggetto così complesso, ragazzo mio..
E' stato
impossibile con il poco tempo che ho avuto a disposizione.”
Dimitri
sorrise. “Ezio dice che siete un grande genio e che spesso i
geni
come voi vengono sfruttati per fini sporchi e loschi.”
L'artista
volse il capo verso Dimitri, “Oh, Ezio ha detto che sono un
genio?”
Chiese con un sorrisetto sulle labbra.
“Un grande, genio.”
Precisò lui.
“E cos'altro dice??!”
Dimitri corrugò la
fronte davanti cotanta curiosità. “Questo,
più o meno, credo..
Questo e basta..”
“Ah...” Leonardo si portò una mano alla
bocca e si schiarì la voce. “Capisco.”
Disse prima che il
ragazzo si fermasse davanti all'ex palazzo degli Auditore.
“Eccoci
qui!” Mormorò Dimitri.
“Oh, abiti qui?” Domandò
Leonardo.
“Sì, perché? Ah... Sì, casa
di Ezio..”
Ridacchiò.
“Hai per caso una sorella?”
“Due..
Perché?”
“Oh.. Così..” L'artista fece spallucce,
proprio
in quel momento la porta di casa si aprì e ne
uscì Agnese, vestita
con uno dei suoi ampi e sfarzosi vestiti, pieni di pizzi e merletti.
Vide davanti al cancello l'uomo, mai visto, e suo fratello Dimitri...
Non propriamente conciato bene.
“Dimitri!” Esclamò la ragazza
avvicinandosi. “Cosa ti è accaduto?”
Chiese, portandogli una
mano al mento e volgendogli il capo per poter osservare meglio il suo
faccino mal messo.
“Oh, Agnese.. Nulla!” Disse il ragazzo
tirandosi indietro di un passo. Era sempre la solita storia, Agnese
era così: trattava sempre male Shila e cercava di
ingraziarsi lui.
Lo trattava sempre bene, solo quando c'erano le liti in famiglia, tra
il ragazzo ed i genitori, cercava di mantenere una linea neutra,
forse più tendente verso i suoi vecchi.
La donna serrò le
labbra, lievemente contrariata, poi volse lo sguardo verso Leonardo.
“Voi sareste?” Chiese lievemente spazientita,
probabilmente
irritata dal comportamento sfuggente di Dimitri.
“Oh, Madonna,
perdonate la mia maleducazione...” Si portò una
mano al capo,
togliendosi il cappelletto rosso e portandoselo al petto.
“Leonardo
Da Vinci.” Mormorò abbassando appena il capo e
piegando
impercettibilmente il busto.
“Leo... Leonardo Da Vinci?!”
Chiese sorpresa. “Ma... Quale onore!” Un
sorrisetto, quasi
maligno e sinistro, si dipinse sul volto della donna che gli porse la
mano. Aveva assunto un tono totalmente diverso dopo aver conosciuto
il suo nome. 'Non poteva andarci meglio di
così!'
Pensò.
L'artista prese la
mano di Agnese con la sua libera, rimanendo titubante per qualche
istante, poi gli posò un lieve bacio sul dorso della mano.
Agnese
sorrise, soddisfatta. “Avete riportato il mio fratellino a
casa? Vi
ringrazio, siete un angelo.”
“Oh, non dovete ringraziare me,
ringraziate Ezio.” Sorrise.
'Nemmeno se mi paghi.'
Pensò la donna, ripensando a ciò che era successo
poco prima con
Shila.
“Volete entrare?” Chiese poi.
“Oh, no no.. Vi
ringrazio. Ho degli affari da sbrigare!” Ed oltre gli affari
da
sbrigare non voleva vedere l'altra sorella, la quale solo la sera
prima gli aveva dato del ladro.
“Che peccato...” Mormorò
Agnese imbronciata. “Dove alloggiate? Mi era giunta voce che
vi
trovavate a Roma!”
“Ah, ehm... Sì sono tornato per qualche
giorno. Una commissione..” Inventò.
“Credo che alloggerò da un
mio lontano allievo al quale avevo lasciato la mia bottega.”
“Verrò
indubbiamente a trovarvi. Vi dirigete lì, ora?”
Chiese.
“Sì...”
“Bene.” Agnese poi si rivolse a
Dimitri che era rimasto ad ascoltare la conversazione e ad osservare
il cambio repentino della sorella nel trattare l'artista.
“Senti,
Dimitri. Tu torna a casa. Non sarà mica ora che ti metta a
studiare?”
Il ragazzo sbuffò non ti ci mettere anche tu...”
Borbottò.
“E' importante lo studio!” Si intromise
Leonardo.
“Ecco, diteglielo!” Aggiunse Agnese.
“Va bene,
va bene!” Si arrese il ragazzo, “Spero di rivedervi
presto
Leonardo. Vi ringrazio.. E ringraziate Ezio da parte mia.”
Sorrise,
prima di passare accanto alla sorella e sorpassare il cancello,
dopodiché, qualche istante dopo, sparì dietro la
porta di
casa.
Agnese e Leonardo erano rimasti soli.
“Beh io...”
Cominciò l'artista, interrotto poi dalla donna.
“Vi accompagno
alla bottega!”
“Co... Cosa?” Non capì.
“Devo fare
alcune commissioni... E passo di lì. Mi farebbe piacere
accompagnarvi, messer Leonardo.”
“Oh... Va.. Va bene.. Se
proprio insistete.” Mormorò l'artista sorridendo.
I due si
incamminarono, la bottega dell'ex allievo era proprio lì
vicino,
dunque non ci avrebbero messo molto.
“Quindi siete amico di
Ezio..” Constatò Agnese.
“Sì.” Annuì Leonardo.
“Perché?”
“Nulla, Ezio ha accennato di voi qualche giorno
fa. Era ospite da noi per pranzo.”
“Spero non vi abbia detto
nulla di cattivo sul mio conto..” Scherzò lui.
“Figuratevi!
Ha detto che siete un grande artista ed un grande genio... Dunque
avete lavorato con lui per il ritrovamento della Mela.”
“Uh?
Non proprio..” Mormorò.
“Ma.. Ci siete stato a contatto.”
Insisté.
“Ve l'ha detto Ezio?” Chiese l'artista, un pochino
insospettito dalle domande della donna. Voleva prima appurarsi che
non c'era nulla sotto.
“Sì sì, ovviamente! Che oggetto dai
poteri straordinari, eh?”
“Già...” Si limitò a
risponderle
lui.
“Suppongo che ora Ezio l'abbia messa al sicuro...”
Che
voleva insinuare? Leonardo la guardò nuovamente.
“Ovviamente.
Sì.”
“Quindi non...” No. Forse era meglio fermarsi.
Stava
azzardando troppo.
“Mh?” L'artista alzò le
sopracciglia.
“Nulla..” Ridacchiò,
“Vaneggio!”
Leonardo
sorrise, poi svoltò l'angolo e vide la bottega.
“Oh, eccoci
arrivati!” Disse avvicinandosi alla porticello e fermandosi.
“Va
bene. Proseguo per la mia strada allora.”
Lui sorrise, lei lo
guardò per qualche istante. “E' stato un vero
piacere fare la
vostra conoscenza, Leonardo.”
“Il piacere è stato mio.”
“Ah e...” Agnese gli appoggiò una mano
al petto. “Qualvolta
vogliate....” Si avvicinò a lui,
“Venitemi pure a trovare..”
Sussurrò all'altezza del suo orecchio.
L'artista si sentì per un
istante spaesato, poi in imbarazzo. “Ehm... Certo..
Indubbiamente
lo farò...” Mormorò.
Agnese sorrise, tornando a guardarlo
negli occhi, scivolò giù con la mano dal suo
petto in una carezza,
poi si voltò e cominciò ad allontanarsi.
“....” Leonardo si
schiarì la voce, dopodiché si voltò e
bussò alla porta.
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Capitolo 11 *** Bugie ***
Bugie
Ezio e Shila avevano
passato la
giornata insieme. Ormai si era fatto buio.
Shila già cominciava a
pensare a quanto i suoi genitori avrebbero cominciato a rompere non
appena tornata a casa per essere stata tutto il giorno fuori... E a
tutte le notizie su Ezio apprese in quelle ore.
Si ritrovavano a
piazza del Duomo, passeggiavano vicino alle mura della Chiesa di
Santa Maria del Fiore.
Era ora di cena e c'era molta meno gente in
giro, le fioche luci illuminavano le strade qua e là...
Shila
camminava su un muretto, davvero poco signorile per una ragazza di
quegli anni. Ezio camminava sotto, lentamente, con le mani congiunte
dietro la schiena.
Avevano parlato e riso tanto quel pomeriggio
ed ora era calato il silenzio.
“A che pensi?” Chiese la
ragazza, saltando giù dal muretto.
L'Assassino si fermò e si
voltò verso di lei. “In questo preciso
istante?”
“Mh-mh.”
Annuì lei.
“Vediamo...” Disse lui, avvicinandosi di mezzo
passo. Shila indietreggiò appena, ritrovandosi a poggiarsi
contro il
muretto. Sorrise.
“Che sei incantevole.” Mormorò lui,
serio,
guardandola negli occhi.
Lei schiuse appena le labbra, poi
ridacchiò. “Daai!” Gli
appoggiò una mano sul petto e fece per
spingerlo, prima che Ezio le afferrò la manina -in confronto
a
quella di lui- trattenendola.
Shila si fece più seria, sentì il
cuore balzarle in gola... E le guance andarle a fuoco. Non si poteva
negare che quell'uomo avesse un certo fascino. Si morse il labbro,
guardando altrove.
Il gran Maestro continuò a scrutare i suoi
occhioni limpidi. Lo notava, lo vedeva, glielo leggeva negli occhi,
c'era un qualcosa che la tormentava, che non la lasciava in pace.
“Non vuoi dirmi cosa c'è?”
“.. Mh?” Lei tornò a
guardarlo.
“Non vuoi dirmi cosa ti da tanta pena? Dev'essere un
fardello estremamente pesante...” Mormorò,
continuando a fissarla
intensamente mentre, continuando a tenerle la mano, con il pollice
cominciò a carezzarla lievemente.
Shila deglutì. “M-ma no..
Che dici? Non... Non c'è nulla.” Mentì.
“E' solo una mia
impressione o il rapporto con la tua famiglia è un po'
burrascoso?”
“N.. No, perché? Va tutto a meraviglia.”
Sforzò un sorriso. “Amo la mia
famiglia..” Mentì, ancora. Che
bugiarda.
Bugie, bugie... Ezio glielo leggeva in faccia e sempre
di più si convinceva di non potersi fidare di lei.
“Ahh,
Shila..” Sospirò. “Sei ancora una
ragazzina...”
“Prego?”
“Ho
molta più esperienza di te... Ho molti più anni
di te. Più
intuito. Riesco a capire quando una persona mi mente, sai?”
La
ragazza si sentì in trappola... Sia perché si
ritrovava tra Ezio ed
il muretto, sia per quella discussione che stava prendendo una brutta
piaga.. E sembrava senza via d'uscita. Silenzio.
“Vuoi diventare
un'Assassina...?” Chiese, piegandosi verso di lei, trovandosi
a
pochi centimetri di distanza dal suo viso.
Shila annuì piano.
Ezio scrutò ancora nei suoi occhi, da vicino... Vide
tremarle lo
sguardo e tradirsi, scendere sulle labbra dell'uomo spezzate da una
cicatrice.
'Dio, gli ho guardato le
labbra, che sciocca... Ora
crederà che voglio baciarlo..' Beh, era quello
che voleva, in fin
dei conti. Il cuore prese a batterle ancora più forte.. Era
così
'intima' quella situazione.
Lui continuava a tenerle una mano,
mentre quella libera la appoggiò al muretto, accanto a lei.
Era
consapevole che per la ragazza questa era una tortura psicologica,
era consapevole che la ragazza provava una grande attrazione per lui,
così come Ezio la provava per lei... Era pur sempre carne
fresca e
non solo: era sveglia, furba, attenta, determinata... E una gran
bella ragazza.
Sembrarono attimi interminabili fin quando anche
gli occhi nocciola di Ezio scesero sulle labbra chiare e ben definite
della ragazza.
L'Assassino avanzò ancora di un mezzo passo,
portando la gamba tra quelle di lei, portando il suo corpo quasi a
contatto con quello della ragazza mentre lei si abbandonò
contro il
muro, incapace ormai di dire, fare o pensare qualsiasi cosa... Ezio
si avvicinò ulteriormente alle sue labbra fin quasi a
sfiorarle
ma... Una voce li interruppe.
“Ezio!?”
Shila sussultò,
l'Assassino si tirò indietro e alzò lo sguardo,
notando poco più
lontano Leonardo... Il quale, fino a quel momento, non si rese conto
di aver interrotto un momento così... 'Intimo'.
“O-oh.. Sono
desolato, io non volevo.. Non pensavo, non avevo visto che..”
“Che?
Cosa?” Chiese Ezio alzando le sopracciglia e sorridendo.
“Non
avevi visto cosa?”
“Niente io credevo che...” Guardò la
ragazza... Notando che era la stessa della sera prima, così
anche
Shila notò che era l'uomo che la sera prima si aggirava nei
pressi
della sua abitazione. Ci fu un attimo di silenzio. Ezio
guardò
Leonardo, poi Shila... “Vi conoscete?” Chiese.
L'artista fece
spallucce, “Ci siamo incontrati ieri sera.. Ero... Passato a
vedere
la vecchia villa Auditore e... Ho visto la ragazza che usciva dalla
finestra..” Ridacchiò.
“...” Shila si sentì fuori luogo,
“Ehm...”
“Dalla finestra?” Chiese Ezio,
“Perché uscivi
dalla finestra?” Domandò, diverito.
“La porta.. Beh, ecco..
E' una storia lunga..” Mormorò lei.
L'Assassino, incuriosito,
ridacchiò.
“Beh, vedo che ti dai da fare, eh Ezio, non sei
cambiato per nulla!” La buttò sullo scherzo
Leonardo, poi
continuò. “Quindi, se ho capito bene... Il ragazzo
di oggi,
Dimitri, è suo fratello.. E la ragazza, sua
sorella.”
“La
ragazza? Agnese?” Chiese Shila.
“Si... Lei.”
'Bene.. Ci
mancava anche questa...' Pensò lei, sospirando.
“Si, sono mio
fratello e mia sorella.”
“Ah.. Bene.” Sorrise, Leonardo.
“Ezio.. Vi lascio, però dovrei parlarti.”
“No, ci lasci?
Tanto Shila stava andando a casa.” La 'scaricò'.
'Cosa?!' Lei
lo guardò, indispettita.
“No?” Domandò Ezio,
guardandola.
“... Si, certo.” Non poté fare a meno di
ripensare alle parole del fratello la sera prima. 'Donnaiolo'. Magari
si stava solo divertendo con lei. “Ci vediamo..”
Disse, poi si
cominciò ad allontanare.
Leonardo le fece un cenno, così come
Ezio... Che poi volse lo sguardo verso l'amico.
L'artista si
ritrovò un po' confuso. “Io credevo che voi
due..”
“Sì
Leonardo, ci stavo provando.. E che male c'è?!”
Rise.
“E..
L'hai scaricata così?”
“Non mi fido di lei..”
Constatò.
“Io.. Nemmeno lo farei. Di sua sorella poi... L'ho
incontrata mentre riaccompagnavo a casa il ragazzo... E mi ha
accompagnato in bottega, lei, tempestandomi di domande... Sulla
Mela.”
“Non lo so.. C'è qualcosa che non mi torna.. Tutte
queste curiosità sulla Mela, lei che vuole diventare
un'Assassina,
il fratello picchiato, la famiglia così strana.. Sembrano
così
uniti eppure.. Non lo so.” Scosse il capo. “Fai
comunque
attenzione.”
Leonardo annuì. “Sì.”
“Ti riaccompagno
in bottega.. Hai trovato posto lì poi?.”
“Sì.. E' un mio
vecchio allievo.. Mi ospiterà lui..” Sorrise,
incamminandosi.
“Bene, mi fa piacere...” Inspirò a pieni
polmoni, “Ahh, Firenze..” Sorrise, osservando il
cielo stellato,
camminando affianco a Leonardo.
Eppure... Ancora non era
consapevole che sarebbe stata proprio la sua bella Firenze a
tradirlo.. O meglio, la gente del posto. I 'Tiranni'.
Sui tetti
dei palazzi circostanti c'erano occhi indiscreti che seguivano tutti
i movimenti del gran Maestro degli Assassini, come ombre gli erano
dietro in ogni istante. Ezio forse non l'aveva ancora capito, ma non
poteva più star tranquillo... In nessun momento, in nessun
luogo.
Non avrebbe dovuto fare ritorno a Firenze. Non ora.
Ezio rise,
ad una battuta di Leonardo, ma la sua risata fu smorzata da un dolore
lancinante, acuto. Sentì una fitta alla spalla destra,
notandovi un
dardo conficcato. “Ahh, Dio!!!” Imprecò,
cominciando a sentire
un bruciore ed un formicolio lungo tutto il braccio, diffondersi...
Le forze pian piano mancargli. Le gambe gli cedettero, tanto da farlo
cadere in ginocchio a terra, cominciò a vedere tutto girare,
si
portò le mani al capo mentre Leonardo, preoccupato, gli si
avvicinò.
“Ezio!! Ezio??! Che hai, Ezio?!?” Chiese, si
guardò intorno per
chiamare aiuto.. Ma notò soltanto dei loschi figuri che si
avvicinavano per accerchiarli. Deglutì. “Ezio,
alzati! Dobbiamo
andare via..!” Disse in ginocchio accanto a lui, scuotendolo
appena.
L'Assassino si sentì a corto di ossigeno, era una
sensazione orribile, gli girava tutto... Alzò il capo,
sentì la
voce dell'amico ovattata e, per quel che riuscì a capire, le
cose
non si stavano mettendo bene.
Deglutì, la vista gli si offuscò
fino a divenire nera.. L'ultima cosa che sentì fu un tonfo
sordo,
probabilmente del suo capo sbattere contro il pavimento.. E la voce
di Leonardo gridare il suo nome.
_________________________________________________
Ta-Daaan!!!
Eh sì, a volte ritornano!! Scusate l'assenza di tipo...
Mmhhh... 9 Mesi? Ma mi era venuto il blocco dello scrittore, speri di
essermi sbloccata!
Eh si, sto pomeriggio giocando a Brotherhood mi era venuta
un'irrefrenabile voglia di scrivere!
Purtroppo non ho ancora AC Revelations (niente spoilers vi prego! Mi
sto mangiando le mani per trattenermi e non andare su youtube a
spoilerarmi tutto quanto!) Non vedo l'ora di giocarciiii!!! *_____* Ho
giocato solo l'inizio a casa di un amico eee... Chi ce la fa ad
aspettare?!
Comunque, ringrazio anticipatamente a chi ancora mi seguirà
dei vecchi lettori.. E se ce ne saranno di nuovi che vorranno seguirmi!!
Povero Ezio... u.u Un bacione!!!
|
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Capitolo 12 *** Fidarsi è bene... ***
fidarsi è bene
Fidarsi è bene...
*“Aspettami! Non
così in fretta!”
Disse Ezio, arrampicandosi sull'alta struttura.
“Sei una
lumaca!!!” Sentì di tutta risposta.
Una faticaccia. Si aggrappò
all'ultimo appiglio e si ritrovò la mano offerta dal
ragazzo. “Sei
già a corto di fiato?” Chiese.
In effetti... Il respiro un po'
gli mancava ad Ezio. Afferrò la mano e si tirò
su, in cima al
campanile della basilica della Santa Trinità, dalla quale si
vedeva
bene Firenze in ogni dettaglio. “Ma che stai dicendo,
Federico?”
“Beh, stai invecchiando, è normale.”
Disse il fratello con un sorriso di scherno sul volto.
“Finiscila!”
Rispose Ezio spingendolo appena, non troppo forte per evitare di non
farlo volare di sotto.
Federico poi si abbassò, sedendosi sulle
tegole del tetto. Sospirò. Ezio si sedette poi accanto a lui.
“Cosa
ti turba, fratellino?” Chiese Federico.
“Nulla, cosa ti fa
credere che ci sia qualcosa che mi turba?” Domandò
l'altro,
guardando il fratello e alzando le sopracciglia.
“Cosa? Sei mio
fratello, te lo leggo negli occhi... Cosa c'è? Non ti fidi
di lei
forse?”
“Di lei?” Ezio
non capì.
“Shila, no?”
“Ahh, 'lei'.”
Sospirò. “L'ho vista da subito così
determinata e.. Sicura di sé.
Così decisa a diventare un'Assassina.. Ma ci sono molti
aspetti di
lei che mi sono ancora ignoti. Come ancora mi è oscuro il
motivo per
il quale non voglia che mi avvicini a casa sua e alla sua
famiglia.”
“Io... Ti consiglierei di starci attento.. E di
guardarti le spalle.”
“Sai qualcosa che a me sfugge?”
“Cosa
vuoi che sappia più di te, Ezio? Sei tu che ci passi le
giornate..”
Ezio si guardò intorno circospetto.
“Va tutto
bene fratellino?” Chiese Federico.
“Muoviamoci.” Rispose
l'Assassino, lasciandosi scivolare giù dal campanile per poi
appigliarsi ad alcune sporgenze e calarsi giù velocemente
fino al
tetto di una casa qualsiasi.
“Ezio??” Lo chiamò Federico da
su.
“Shhh! Scendi, andiamo!”
Il fratello sospirò,
calandosi poi giù. “Vuoi dirmi cosa..?”
“Fa silenzio.” Lo
interruppe l'Assassino. Federico non capì.
“Seguimi.” Sentenziò
poi... Così Ezio cominciò a saltare da un tetto
all'altro, a
sgattaiolare per viuzze buie e poco affollate, furtivamente.
“Mi
vuoi spiegare che succede?” Chiese ancora petulante.
“Ci
stanno seguendo.” Rispose Ezio.
“Chi?”
“Loro.”
“Beh,
ora sì che è chiaro! Loro!”
Ripeté Federico. Fece spallucce e sospirò
pesantemente.
Ezio si
sporse appena. “Di qui non si passa... Vieni.”
Disse prima di
cambiare strada e arrampicarsi su un palazzo.
“Poi dovrai
spiegarmi..” Continuò scocciato l'altro che si
limitava a
seguirlo.
Non appena Ezio si tirò su, notò davanti a lui
sul
tetto i Tiranni. “O-oh..” Mormorò.
“O-oh!” Sentì
Federico poco più sotto. “Sono per caso dei tipi
in tutine marroni
quelli da cui stiamo scappando?”
“Federico, torna giù...”
Disse Ezio, indietreggiando appena.
“Ehm.. Si o
no?”
“Se...”
“Abbiamo un problema..” Constatò allora
Federico, arrivando finalmente in cima al tetto e... Trovandosi
davanti altri 'tipi in tutine marroni'. “Un.. Grosso,
problema.”
Alzò le sopracciglia.
Ezio arrivò al ciglio del palazzo, notando
che altri dei Tiranni si stavano arrampicando sul tetto. A breve
sarebbero stati accerchiati. “Magnifico!”
Esclamò a quel
punto.
Ci vollero davvero pochi secondi prima che i loschi figuri
arrivarono in cima al tetto ed Ezio e Federico si ritrovarono
circondati.
L'Assassino poté udire poco dopo una risata,
femminile... Si fece spazio tra i Tiranni la figura di una donna, con
le vesti da Assassina. Sembrava la stessa veste che portava Shila,
unica differenza era il ciondolo al collo. Al posto del simbolo degli
assassini, v'era quello dei templari. Il viso era celato dal
cappuccio bianco calato sul viso, si vedevano solo i capelli castani
scenderle delicati sul petto.
“Shila?” Chiese,
Ezio.
“Donne...” Sospirò, Federico.
“Ezio, tu lontano dai
guai mai, eh?” Chiese poi.
“Ma perché?” Domandò ancora
l'Assassino alla ragazza, non riusciva a farsene una ragione.
“E'
finita, Ezio Auditore..” Disse la donna, avvicinandosi.
Il gran
Maestro degli Assassini si sentì come immobilizzato, notando
solo
dopo che era stato bloccato dai Tiranni.
Vide la donna
avvicinarsi a suo fratello, il quale sembrò anche lui
impossibilitato a fare qualsiasi cosa. Successe tutto in una frazione
di secondo da quando la donna si avvicinò a quando
pugnalò Federico
con la lama celata.
“No!!!” Urlò Ezio.
“Preparati a
dire addio a tuo fratello... Di nuovo!” Disse con una certa
vena di
sadismo la donna, gettando di sotto Federico, incapace di difendersi
ormai. In quel breve istante Ezio poté vedere il volto della
donna
ma... Il suo sguardo cadde su Federico, scivolare giù dal
tetto.
“NOOO!!! FEDERICO!!!!!!” Gridò con
quanta aria aveva
nei polmoni.*
Si svegliò di soprassalto. Sbarrò gli occhi
sentendosi morire. La fronte imperlata di sudore, il respiro
accelerato e i ciuffetti di capelli color cioccolato che gli
ricadevano sul viso.
Era seduto, seduto su una sedia di legno. Le
mani erano legate alle gambe posteriori della sedia, mentre le
caviglie a quelle anteriori.
“Ezio! Ezio, stai bene?!” Sentì
la voce preoccupata di Leonardo, dietro di lui.
“Leo..
Leonardo?!” Volse il capo, lo vide con la coda dell'occhio
seduto
di spalle, su una sedia appena dietro la sua, legato come
lui.
“Grazie al cielo Ezio..” Sospirò
Leonardo.
“Cosa...
Cos'è successo?” Chiese l'Assassino.
“Credo tu abbia avuto un
incubo..” Rispose l'artista.
Federico...
Ezio strinse i denti e deglutì, a fatica. Si accorse solo
allora di
star tremando. Era stato terribile. “Questo mi era fin troppo
chiaro.. Intendo dire.. Prima, cos'è successo? Dove
siamo?”
“Non...
Non lo so.. Stavamo tornando e ti hanno colpito con un dardo. Sono
arrivati poi dei tipi incappucciati e..”
“Dei tipi in tutine
marroni?” Chiese Ezio, abbassando il capo. Era appena piegato
in
avanti. Socchiuse gli occhi. Si sentiva senza forze.
“Si..”
'I
Tiranni..' Pensò
l'Assassino.
“Credevo ti avessero avvelenato.. Dio mio, credevo
fossi morto, sei crollato giù.. Grazie al cielo che
spavento. Ci
hanno circondati e poi è arrivata una donna e... Non ricordo
altro.
Mi sono risvegliato qui, legato, mentre due tipi incappucciati
uscivano dalla porta.” Sospirò.
Ezio riaprì gli occhi e si
guardò intorno: si trovavano in qualcosa che sembrava una
sottospecie di scantinato o ripostiglio. I muri erano in pietra,
c'era odore di muffa... Era umido. La stanza era rischiarata da
alcune candele, c'era un tavolo e alcuni pezzi di legno accatastati
rasenti al muro. Al centro un tappeto e... Nulla che lo avrebbe
potuto aiutare a capire dove si trovassero.
Cercò di far scattare
la lama celata ma ovviamente non la aveva. I bastardi avevano
provveduto a spogliarlo di tutto. Abbassò nuovamente il capo
e
socchiuse gli occhi, demoralizzato. Probabilmente era demoralizzato
più dall'incubo che da altro.
“Ezio...” Mormorò l'artista,
dopo lunghi istanti di silenzio. “.. Stai bene?”
Chiese con voce
bassa e tono apprensivo. “Continuavi a chiamare il nome di
tuo
fratello..”
“Si, sto bene.. E' passato.” Rispose
l'Assassino. “La donna che è arrivata? La
conoscevi?”
“No..
Non so chi fosse, aveva il volto coperto.”
“Coperto? Com'era
vestita?”
“Normale.. Da nobil donna.. Ma il volto era
coperto.” Disse Leonardo.
“Ho un brutto presentimento. Spero
solamente sia infondato.”
“Ovvero?”
“Non vorrei dire
sciocchezze ma inizio a pensare che la famiglia Viviano abbia a che
fare con i Tiranni..”
“I.. 'Tiranni'?” Domandò
l'artista.
“Sì, i tipi con le tutine marroni di
prima.”
“Gente
losca, huh?”
“Sono confuso.. E stanco.” Deglutì,
mettendosi
composto sulla sedia, con la schiena appoggiata allo schienale e il
capo appoggiato contro quello di Leonardo. “.. Mi dispiace di
averti coinvolto Leo..”
“Eh? Scherzi? Non è mica colpa tua..”
Dal suo tono di voce, Ezio poté intuire che stava
sorridendo.
“Non
ti nascondo che me la sto facendo sotto dalla paura... Che io non
sono un Assassino e che non sono fatto per combattere. Che nel tempo
in cui tu eri privo di sensi ho temuto il peggio, anche che mi
avrebbero ammazzato...”
“Non lascerò che ciò accada
Leonardo. Puoi starne certo. Devono solo provarci.”
L'artista
sorrise. Certo, sembravano parole assurde da un Assassino legato ad
una sedia e impossibilitato a muoversi, ma gli infondevano conforto.
Ezio gli dava sicurezza, solamente il fatto di sentirlo ora sveglio e
vigile proprio accanto a lui, lo faceva sentire più
protetto.
Sorrise.
*Casa Viviano*
Shila
aveva fatto il suo ingresso in casa. Dopo aver lasciato Ezio se n'era
stata un paio d'ore a passeggio per Firenze, a schiarirsi le idee.
C'era una strana quiete.
“Oh, Shila..” Disse Dimitri,
spuntando poi dall'altra stanza. Sorrise nel rivederla.
“Dimitri..”
Ezio gli aveva detto che qualcuno gli aveva dato noie, ma non pensava
che l'avessero conciato a quel modo: tutto pieno di lividi. Si
avvicinò e lo abbracciò, non appena si
scansò gli prese il viso
tra le mani. “Stai bene?” Chiese, premurosa.
“Si.. Ora sì.
Non ci crederai mai... Ho conosciuto Leonardo Da Vinci!!!”
Disse
tutto agitato.
“Eh? Ma che stai dicendo?” Ridacchiò.
“E'
un amico di Ezio, mi ha accompagnato dal dottore!”
“Oh...”
Lei ripensò all'uomo che aveva interrotto lei e l'Assassino
proprio
quando stava per baciarla. Dio, che nervi!!!
“Ah, guarda chi è
tornata, la pecora nera della famiglia..” Sopraggiunse
Agnese.
'Stronza...'
Pensò Shila, ritirando le mani dal fratello e sospirando.
Sorrise.
“Dove sono i nostri genitori?” Domandò.
“Sono usciti. Sono
andati a teatro.” Rispose con il suo solito tono di
superiorità.
Shila osservò la sorella maggior. “Stai uscendo
anche tu?” Chiese, notandola vestita in modo particolare, di
tutto
punto, non propriamente come una che stava andando a dormire.
“Ahhh,
come sei sveglia. Andate a dormire voi due e rimanete in casa. Gaia
dorme, non lasciatela sola.” Disse infilandosi un paio di
guanti di
velluto, dopodiché uscì.
“... Come non la sopporto.”
Bofonchiò Shila.
Agnese si chiuse la porta alle spalle,
proseguì per il piccolo cortile fino ad arrivare al
cancello. Uscì
ed afferrò con la mano guantata una sbarra in ferro battuto,
tirando
a sé il cancello per chiuderlo. Si guardò
intorno, poi riprese a
camminare. Era tardi ormai e c'era poca gente in giro, ma prediligeva
comunque stradine ancor meno affollate, quasi deserte e buie. Non ci
volle molto che due uomini coperti in volto e con il corpo fasciato
da vesti marroni la affiancarono.
“Si è svegliato?” Chiese la
donna.
“Sì.” Rispose secco uno dei due uomini.
Agnese
sorrise.
I tre raggiunsero quella che da fuori sembrava una bella
casetta, posta ai confini di Firenze. La donna entrò per
prima,
seguita dai due tirapiedi, dentro era tutt'altro che una bella
casetta: non era arredata ad eccezione di un tavolo e qualche
cianfrusaglia messa alla rinfusa. Giulietta e Lorenzo erano
già lì,
seduti al tavolo.
“Ce ne hai messo di tempo..” Si lamentò
la
madre.
“Ho dovuto aspettare che tornasse Shila, non volevo
lasciare Gaia sola con Dimitri.” Rispose lei. “Mi
è stato
riferito che si è svegliato l'affascinante Ezio Auditore da
Firenze..” Ridacchiò.
“Si..” Rispose Lorenzo, alzandosi.
“Lo lasciamo nelle tue mani Agnese. Fatti dire
dov'è la Mela, o
con le buone.. O con le cattive.”
“Non vi fidate di me,
padre?” Chiese, con un sorrisetto.
“Mi raccomando.”
Puntualizzò Giulietta, prima di prendere il soprabito ed
uscire con
Lorenzo.
La porta si chiuse. Agnese sorrise, trovandosi da sola
con i due uomini. “Scendete da loro.. Fatevi dire dove si
trova la
Mela.. O con le buone, o con le cattive..” Ripeté
le parole del
padre, poi scoppiò a ridere. “Non fategli troppo
male, mi
raccomando!” Rise, ancora.
I due uomini aprirono una porticina
di legno, scesero le scale subito dopo, scendendo di alcuni metri. In
fondo alle scale v'era un'altra porta di legno, consumata dal tempo,
dall'umidità. La aprirono e si ritrovarono sulla destra i
due poveri
mal capitati.
“O-oh..” Mormorò Leonardo che non
prevedeva
nulla di buono.
“...” Ezio alzò il capo, era di spalle
ai due
così voltò il capo e li vide con la coda
dell'occhio. “Magnifico...
Cosa volete?” Riabbassò il capo.
Uno dei due lo raggiunse,
fermandosi di fronte a lui. “Sapere dov'è nascosta
la
Mela.”
“Ohhh, piano..” Rispose Ezio, ridacchiando e
alzando
il capo. “Cosa ti fa credere che io sappia che cosa sia la
Mela o
dove sia nascosta?” Domandò.
“Fai pochi giochetti.. Abbiamo
fonti affidabili. Ti conviene dircelo se non vuoi morire.”
“Non
credo avrei molto da perdere: non ho una moglie da lasciar vedova,
non ho figli. Non ho famiglia. Ho una sorella, che se la sa cavare
benissimo da sola... E il mio compito, per quanto mi riguarda,
è
terminato.
L'altro Tiranno, allora, afferrò Leonardo per i
capelli, stringendoli e tirandoli. Il povero artista mugolò
per il
dolore. “E lui? Lui ce l'ha qualcosa da perdere??”
Domandò.
Ezio
strinse i denti... Sentì la rabbia crescergli in corpo. Se
solo ne
avesse avuto la possibilità, sarebbe saltato alla gola di
quei due
con la lama celata, sgozzandogli senza pensarci due
volte.
“Lasciatelo stare! Stronzi! Prendetevela con me!!!”
Sbraitò lui, cominciando a dimenarsi.
L'uomo davanti ad Ezio
scoppiò in una fragorosa risata, vedendolo dimenarsi come un
ossesso
ma senza la possibilità di fare nulla. Solo qualche istante
dopo lo
colpì con uno schiaffone di rovescio, che lo fece placare
momentaneamente.
Il fiorentino deglutì, serrando le labbra. Sentì
subito il sapore acre del sangue sulla lingua. Ci era andato
giù
pesante per essere solo uno 'schiaffetto'. Sentì la guancia
andargli
a fuoco. Alzò il capo e senza pensarci due volte, in uno
scatto
d'ira, sputò in faccia al bastardo che si ritrovava davanti.
Non era
da lui, poco decoroso e non lo avrebbe mai fatto ma, in quella
situazione, era l'unico modo per 'colpirlo', per farsi sentire.
“Vaffanculo!” Sbraitò nuovamente.
L'uomo rimase fermo,
inspirò lentamente, disgustato. Si passò il dorso
della mano sul
viso per pulirsi dopodiché portò una mano al
collo di Ezio,
stringendolo e sferrandogli un cazzotto sullo zigomo. L'Assassino
trattenne un mugolio mentre Leonardo, incapacitato a fare qualsiasi
cosa, cominciava ad essere assalito dal panico.
“S-smettetela!!!”
Tentò di calmare l'uomo che dietro di lui se la stava
prendendo con
l'amico. Sentiva i cazzotti sferrati con violenza all'Assassino e i
gemiti di dolore sommessi dell'uomo.
____________________________________
Povero Ezio, sono stata proprio sadica su sto capitolo, prima l'incubo
con Federico, poi picchiato u.u
Ehhh, vabè! E così, i Viviano.. Tu guarda!
Spero sia stato di vostro gradimento il cappy, ho il prossimo
già pronto! Così posso mettermi direttamente a
scrivere il tredicesimo. AMO il numero 13! *__*
Ok, sciocchezze a parte, soliti ringraziamenti ai recensori, ai
lettori, a mamma, papà, fratello, sorella, amici.. (Sclero
xD)
Grazie a tutti ragazzi, mi fa davvero piacere che il mio ritorno sia
stato di vostro gradimento! *___________*
<3
Bacini!
|
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Capitolo 13 *** ... Non fidarsi è meglio ***
… Non fidarsi è meglio
Sembrava
una tortura infinita sia per Ezio, il quale non poteva fare nulla per
ribellarsi o difendersi, sia per Leonardo, che si sarebbe tappato
volentieri le orecchie per non sentire i lamenti dell'amico.
Sentì
il cuore in gola e una forte sensazione di malessere a stare
lì
senza poter fare niente, mentre Ezio veniva mal menato
brutalmente.
Poco dopo la porta di legno marcio si aprì
nuovamente, svelando la figura della perfida Agnese, con un ghigno
stampato sul volto. “Basta, smettila.”
Ordinò all'uomo che stava
picchiando Ezio. Quest'ultimo, non appena il Tiranno smise di
colpirlo, abbassò il capo e lasciò che i muscoli,
tesi fino a
quell'istante, potessero riposarsi. Dio, gli faceva male tutto, dalla
testa alle gambe. Che bastardi. La testa rimase giù a
penzoloni, le
labbra appena schiuse e il respiro affannato.
L'artista trasalì
quando vide la figura di Agnese. Sì, beh, alcuni dubbi gli
erano
venuti con tutte le domande e le insinuazioni che la donna aveva
fatto lo stesso pomeriggio.
Leonardo non era come Ezio, non era un
Assassino, eppure sentì una grande rabbia contorcergli le
viscere.
Il fiorentino, dal canto suo, era sfinito. Aveva sentito
la voce di una donna e subito presagì il peggio. Non la
ricollegò
ad Agnese, anzi, dopo l'incubo che aveva fatto credeva fosse Shila,
fin quando non sentì i passi della donna farsi
più vicini e
fermarsi poi di fronte a lui. L'Assassino alzò lentamente il
capo,
risalendo con lo sguardo lungo il corpo della donna, fino al viso.
Agnese, certo.. Doveva aspettarselo.
La donna ghignò nel vederlo
in quello stato: il labbro rotto, le guance rosse, alcune ferite
sugli zigomi e la camicia macchiata di sangue. Era sudato e tremava.
I capelli erano scompigliati e non aveva nemmeno la forza di mandarla
a quel paese. Si limitò a fissarla, in cagnesco.. O forse
cercava di
fulminarla con lo sguardo ma la stanchezza e il dolore erano forti,
in più soltanto qualche ora prima era stato drogato, il che
peggiorava la situazione.
“Ma come ti hanno conciato..”
Mormorò Agnese con un sorrisetto sulle labbra.
“Ezio, voi.. Il
grande maestro degli Assassini ridotto a questo modo? Mi aspettavo
qualcosa in più da voi, insomma.. E' vero, spesso l'uomo non
riesce
a reggere il confronto con la leggenda.”
“Lasciatelo stare!
Non vedete come lo avete conciato?!” Si fece sentire
Leonardo. Uno
dei due Tiranni non tardò ad avvicinarglisi con fare
minaccioso ma
Agnese con un gesto della mano lo fermò. “Lascia
che parli.. A chi
importa. Probabilmente tutto ciò che uscirà fuori
dalle vostre
bocche stasera saranno le vostre ultime parole.”
Ezio abbassò
il capo, ridacchiò appena. La donna non capì,
alzò le
sopracciglia. “Prego?”
“Altro che donna, siete un mostro...
Immagino che quell'imboscata l'altra sera mentre vi stavo
riaccompagnando a casa era tutta una messa in scena...”
“Ezio
Auditore, mi sorprendete! Come siete perspicace!” Rispose,
sarcastica.
“Credo che nemmeno Lucrezia Borgia fosse tanto
spregevole quanto voi, Agnese.” Disse l'Assassino con odio.
“E
anche l'inseguimento dei 'Tiranni' mentre ero con vostra sorella,
anche quella era solo una messa in scena, non è
così?” Chiese,
alzando lo sguardo. Scrutò nei suoi occhi e
ripensò a Shila.
Deglutì.
Agnese si trovò ad un bivio. Da una parte poteva
mentire e dire che Shila era dalla loro parte: una gran stronza come
loro così Ezio, demoralizzato, magari avrebbe collaborato.
Dall'altra parte invece poteva dire la verità, poteva dire
che Shila
era la pecora nera della famiglia, che non sapeva nulla di tutto
ciò,
o che sapeva poco, e che non avrebbe mai appoggiato i loro metodi.
Anche questa sarebbe stata una buona idea in quanto se
l'interrogatorio non fosse andato come Agnese sperava, Shila aveva
ancora la fiducia di Ezio e avrebbe potuto usare la sorellina per
arrivare alla Mela... O avrebbe anche potuto minacciarla di morte per
fare in modo che l'Assassino cedesse. Il fiorentino teneva a quella
ragazza, era inutile negarlo.
Optò per la seconda.
“Shila?
Cosa volete che ne sappia quella sciocca... Si, qualcosa la sa.. Sa
più del dovuto. Sa che i nostri fini non sono poi
così umili.. Ma è
sempre stata una spina nel fianco quella ragazzina. La pecora nera
della famiglia, insieme a Dimitri. Speravo di poterlo recuperare
almeno lui ma cielo! Sempre ossessionato da sua sorella, dalla sua
cattiva influenza!”
“Cattiva.. Influenza?” Chiese Ezio.
Quella di Shila era una cattiva influenza? E quella del resto della
famiglia cos'era?
Leonardo scosse il capo.
“Avete i vostri
uomini... Avete i vostri scopi... E avete i vostri obbiettivi. Volete
la Mela, cosa siete, Templari anche voi?” Domandò
l'Assassino.
“Templari..” Agnese ridacchiò.
“Sentite,
Assassino...” Lo disse in modo piuttosto sprezzante.
“Sono io che
faccio le domande, non voi.. E per quanto mi riguarda se non avete
intenzione di rispondere rimarrete qui a marcire. Voi e il vostro
amico.” Ovviamente si riferiva a Leonardo.
“....” Ezio non
fiatò.
“Bene, fate pure, Messere.
Avrei potuto anche lasciarvi vivere poi, una volta rivelatami la
posizione della Mela.. Ma sappiate che se non parlerete, vi
lascerò
qui a marcire. Niente cibo, niente acqua, finché non
morirete.
Buonanotte.” Disse la donna, prima di avviarsi all'uscita.
“Rimanete di sopra a far la guardia.”
Ordinò ai due tirapiedi
prima di lasciare la stanza.
I due girarono attorno agli ostaggi.
“Vi è andata bene..” Mormorò
uno dei due, prima di risalire di
sopra insieme all'altro.
“... Ezio..? Ezio come stai?” Chiese
Leonardo.
“Ho visto momenti peggiori..” Borbottò
l'altro.
L'artista sospirò. “...”
“Mi dispiace,
Leonardo...”
“Di cosa?”
“Di averti coinvolto in
questo.” Disse rammaricato l'Assassino.
“Co.. Cosa?”
“Sarei
dovuto restare a Roma.. O non avrei dovuto premere così
tanto per
farti venire qui a Firenze.”
“Smettila Ezio, non dire
sciocchezze, non è colpa tua... E poi è a te che
hanno fatto del
male, non a me. A me dispiace per non poterti aiutare...
Perché sei
sempre tu a prenderti cura di me.”
“...” Silenzio.
L'Assassino sospirò. “Ne usciremo vivi... Te lo
prometto. Gliela
farò pagare.” Socchiuse gli occhi. Era dolorante e
scomodo: dopo
due ore seduto nella stessa posizione cominciava a diventare
fastidioso.
“Basta con le lotte e la guerra Ezio, è giunta
l'ora di goderti un po' la tua vita... Non puoi vivere sempre per gli
altri.”
“Ah no? E cosa dovrei fare? Che pazzi psicopatici come
Cesare Borgia e Agnese prendano il controllo con la Mela? No, grazie.
Preferisco morire battendomi che fare lo schiavo di persone simili..
Se persone si possono definire.”
“...” Leonardo sospirò.
Non aggiunse nulla. Alla fine non aveva proprio tutti i torti.
Shila
quella notte aveva dormito poco. Un po' per ciò che era
successo la
sera prima con Ezio, un po' perché c'era parecchia
'agitazione' in
casa Viviano.
Poco dopo che Agnese era uscita, Giulietta e Lorenzo
erano tornati a casa e successivamente anche Agnese che poi
però era
uscita nuovamente. Era strano... Agnese non usciva mai a quell'ora
tarda della notte.
Il risultato di tanta insonnia fu che il
mattino dopo era stanca morta, confusa e con un lieve mal di testa.
Dopo la routine mattutina che comprendeva sveglia, lavarsi e fare
colazione, decisa di uscire di casa. Voleva vedere Ezio.
Percorse
le strade di Firenze, senza meta. Non sapeva dove il fiorentino si
fosse stabilito momentaneamente, non gliel'aveva mai chiesto. Questo
si che poteva essere un problema ma, mentre era in giro,
pensò a
Leonardo: lui indubbiamente sapeva dove alloggiava Ezio!
Così, dopo
averci pensato un po' su, decise di provare alla vecchia bottega
dell'artista. Non ricordava dove lo aveva sentito ma si vociferava
che alloggiasse lì.
Arrivata davanti la bottega, Shila si guardò
un attimo intorno, bussò.
“Un attimo!” Si sentì una voce
maschile da dentro. Qualche istante dopo aprì un giovane
uomo moro
dagli occhi color nocciola. Guardò la ragazza e
sfoggiò un lieve
sorriso cordiale. “Salve Madonna..”
“Buongiorno Messere,
volevo una.. Informazione.”
“.. Ehm, certo, ditemi.”
“Stavo
cercando Leonardo Da Vinci, per caso alloggia qui?” Chiese
lei
gentilmente.
“Ahh, Leonardo. Si alloggia qui.. Solo che,
momentaneamente non c'è. In realtà questa notte
non è tornato in
bottega.” Spiegò il moro.
“Ah..” Shila sospirò.
L'uomo
notò la ragazza avvilirsi a tale notizia. “Potete
lasciare detto a
me però, glielo riferirò appena farà
ritorno.” Le offrì
nuovamente un sorriso.
La ragazza rimase in silenzio alcuni
istanti, riflettendo, poi alzò nuovamente lo sguardo su di
lui.
“Veramente dovevo chiedergli una cortesia.. Ehm,
un'informazione,
anche a lui.” Sorrise appena, “Sentite Messere..
Non è che per
caso conoscete un certo Ezio?”
“Mmhh... Ezio, Ezio..”
Ripeté, “Ezio Auditore?” Chiese.
“Sì, lui!” Rispose
entusiasta Shila.
“Ehm.. Si, il maestro Da Vinci ne parla
spessissimo, è venuto qui proprio per lui.”
“Oh, bene..
Sapete per caso dove alloggia?”
“Ezio? Ho sentito dire si è
sistemato momentaneamente in un bordello... Ehm..” Si
portò una
mano alle labbra, pensieroso, “Mi sembra si chiami La
Rosa Colta.”
Informò la ragazza che sembrò già
abbastanza imbronciata per la
notizia che Ezio alloggiasse in un bordello. Che 'bella' notizia. Che
porco.
“Grazie mille Messere, siete stato molto gentile!”
Lo
ringraziò Shila, fingendo un sorriso e congedandosi.
“Figuratevi
Madonna, buona giornata!”
*La Rosa
Colta*
Shila
si ritrovò davanti al palazzo della Rosa Colta. Poteva
andare a
cercare un uomo in un bordello? Sarebbe sembrata una fidanzatina
gelosa e non lo era! Lei ed Ezio... Non stavano decisamente insieme,
era lei che provava un sentimento più forte.
E lui? Lo provava?
Di certo no.. Un uomo che prova qualcosa per una donna non alloggia
in un bordello e fa chissà quali 'cosacce' con altre donne.
Era
lì fissa, davanti la porta da almeno qualche minuto, a farsi
mille
problemi, se bussare o andarsene via.
“Vi serve qualcosa?”
Sentì una voce alle sue spalle che la fece sussultare. Si
voltò di
scatto e si ritrovò davanti Paola, la quale sorrise e poi
disse.
“Perdonatemi, non volevo spaventarvi.”
“N-no.. Non c'è
problema...” Disse Shila, scansandosi.
“Avete bisogno di
qualcosa?” Domandò nuovamente la donna.
“Io... No. No, non ho
bisogno di nulla.” Abbozzò un lieve sorriso,
abbassando il
capo.
“Eppure avete un faccino colpevole..” Se c'era
qualcosa
che Paola sapeva fare bene -oltre ciò che era il suo lavoro-
era
capire la gente e i loro stati d'animo.
“Lavorate qui?”
Azzardò Shila.
Paola annuì, “Sono la proprietaria della Rosa
Colta.”
“Ah... E per caso...”
“Mh?”
Beh, se era la
proprietaria indubbiamente era a conoscenza degli uomini che
entravano e uscivano da lì o chi addirittura
ci alloggiava. “Per caso conoscete un certo Ezio Auditore? Mi
hanno
detto che.. Alloggia qui.”
“Oh, Ezio!” Esordì la donna,
entusiasta, lasciando Shila un attimo spaesata. “Certo che lo
conosco! E' un mio grande amico..” Disse con un grande
sorriso
sulle labbra. “Perché?”
“Ehm.. Avrei bisogno di vederlo..
Cioè, di parlarci.”
“Ah, beh, sono spiacente mia cara ma
questa notte Ezio non ha fatto ritorno.. Anche se ieri aveva detto
che sarebbe tornato sicuramente ma...” Fece spallucce.
“Beh, se
lo conosci sai com'è fatto Ezio, no?” Le strinse
l'occhiolino.
“Mmhhh...” Mugugnò lei.
Paola piegò il
capo verso la spalla, osservandola. “Qualcosa non
va?”
“No è
che..”
“Ahi...” La bloccò la donna.
Shila la guardò
con fare interrogativo. “Ahi?”
“Sbaglio o qualcuno qui ha
una cotta?”
“Eh? Ma che state dicendo??” Domandò
Shila,
facendo finta di nulla. “Io.. No. Avevo solo bisogno di
parlare con
lui ma.. Se non c'è va bene lo stesso.”
“Indubbiamente
tornerà per pranzo, il richiamo della fame è
sempre troppo forte
per quell'uomo..” Disse con divertita rassegnazione.
“Gli dirò
che è passato qualcuno per lui. Voi siete?”
“... Shila.
Ditegli che ho bisogno di parlargli. Vi ringrazio.”
“D'accordo
Shila, è stato un piacere.. Ah, io sono Paola, se mai ce ne
fosse
bisogno in futuro.” Disse stringendole l'occhiolino, poi
rientrò.
La giovane aspirante assassina sospirò. Che figuraccia
che ci aveva fatto... Ed Ezio? Dov'era? Neppure Leonardo era tornato
quella notte. Mah, che strano. Magari avevano passato tutta la notte
in giro per Firenze a fare baldoria. Beh, poco importava. Mancava
poco all'ora di pranzo e a detta di Paola, Ezio avrebbe fatto ritorno
e quindi sarebbe venuto a sapere che lei lo cercava.. Ma una volta
che se lo sarebbe ritrovato davanti, cosa gli avrebbe detto di
concreto?
__________________________________________
Wow, con quale velocità sto postando st'ultimo periodo! :D
Ho il prossimo capitolo già terminato e quello dopo quasi
finito..
Questo capitolo è tranquillo, praticamente, nel prossimo poi
succederà il resto insomma u_u
Ringrazio come al solito tutti i lettori e un ringraziamento
particolare a voi recensori che spendete quei 5 minuti in
più per recensire. Mi fate tanto contenta ^___^
Un bacio!!!
|
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Capitolo 14 *** Arrivano i soccorsi ***
arrivano i soccorsi
14. Arrivano i soccorsi
Ed era la seconda notte che Shila non riusciva a prendere sonno. Ezio
non l'aveva cercata. Perché non l'aveva fatto?
Il resto della
giornata l'aveva passata in casa a sbrigare alcune faccende,
attendendo che Ezio si facesse vivo, ma ciò non era accaduto.
Aveva
cenato insieme ai suoi ascoltando le loro chiacchiere inutili, senza
farci nemmeno poi troppo caso e dopodiché si era rintanata
in camera
sua. Ora era parecchio che si rigirava nel letto senza riuscire a
chiudere occhio.
Doveva essere molto tardi così sospirò,
frustrata, e per l'ennesima volta cambiò posizione,
richiudendo gli
occhi. Il silenzio fu interrotto poco dopo da alcuni passi e dei
mormorii provenienti dal corridoio. Sentì la voce ovattata
di Agnese
e del padre, così si alzò in piedi e si
avvicinò alla porta,
aprendola appena e ascoltando la conversazione tra i due. Dallo
spiraglio che aveva aperto poteva vedere la sorella di
spalle.
“Portagli qualcosa da mangiare... Non possiamo lasciarli
morire di fame. Sono gli unici probabilmente che sanno dov'è
la
Mela. Non possiamo perderli. Usa le cattive maniere se è
necessario...”
“Certo padre, lasciate fare a me.”
Sussurrò
con tono perfido la ragazza, poco dopo un sorrisetto le
illuminò il
volto. “Peccato perché lui ha un certo
stile...” Disse con una
punta di malizia.
“Smettila Agnese e fa ciò che ti ho
detto.”
Mormorò con tono severo il padre.
“Scherzavo, scherzavo!”
Ripeté lei, “Vado a prendere qualcosa per i due e
vado.”
“Fa
attenzione. Non farti seguire.”
“State tranquillo padre,
tornate pure a dormire..” Sussurrò avvicinandosi
all'uomo,
appoggiandogli una mano sulla spalla per poi baciargli la guancia.
“Buonanotte.”
Shila trasalì. Un attimo, di chi stavano
parlando? Avevano fatto due ostaggi e... Il suo presentimento fu
tutt'altro che piacevole. Che forse erano Leonardo ed Ezio? Forse
stava viaggiando troppo con la fantasia ma... Sapeva i piani,
più o
meno, dei suoi e della loro ossessione per il frutto. Chiuse piano la
porta e velocemente si tolse la vestaglia da notte e aprì il
baule
dove teneva la sua veste da Assassina, una volta tirata fuori se la
infilò in fretta e furia e poi attese in silenzio.
Non ci volle
molto che sentì la porta di casa chiudersi, così
si mise al lato
della finestra ed osservò Agnese uscire dal cancello.
Svoltò a
destra. Aprì la finestra e agilmente ne saltò
fuori.
“Shila!”
Sentì la voce di Dimitri chiamarla a bassa voce. Si
paralizzò un
istante, quando poi il suo cervello carburò e
capì che era solo la
voce del fratello, si voltò.
Dimitri era appena entrato nel
cortile, le andò incontro.
“Dimitri non ho tempo ora, devo
andare..!” Disse a bassa voce Shila.
“Ma dove stai andando? Ho
visto Agnese uscire proprio qualche istante fa..”
“Lo so, ho..
Un brutto presentimento. Non dire niente ai nostri genitori e fa
piano quando rientri, nostro padre è sveglio!” Lo
informò prima
di portargli le mani sulle spalle e spostarlo per poi
proseguire.
“Ma..?!” Dimitri non capì.
Shila svoltò a
destra, come la sorella, poi velocemente si arrampicò sul
palazzo di
fronte. Una volta in cima si guardò intorno fino a
localizzare la
sorella che entrava in un vicolo. Preferì seguirla dall'alto
così,
saltando da un tetto all'altro, la avanzò furtiva.
Nello stesso
vicolo della sera prima, due Tiranni affiancarono la
sorella..
'Maledizione..' Pensò la ragazza. Con il
corpo a
corpo se la cavava ma.. Deglutì. Cominciò a
sentire l'adrenalina
salire.
Continuò a seguire Agnese insieme ai due loschi figuri
per alcuni minuti prima di vederli fermare davanti ad una casa.
Rimase sul tetto del palazzo di fronte, si abbassò,
appoggiando un
ginocchio sul tetto e rimanendo ad osservare.
“Signora..”
Mormorò uno. “Ci hanno seguiti.” Disse.
“Ah?” Domandò
Agnese, guardandosi intorno.
Shila si accovacciò sul tetto ancor
di più, cercando di rendersi il meno visibile possibile.
La donna
sospirò, scocciata, “Tu, occupati di chiunque sia,
fallo fuori.”
Disse ad uno dei due Tiranni, poi si rivolse all'altro, “Tu
vieni
con me.” Disse prima di sparire dietro la porta.
Shila poté
vedere il Tiranno guardarsi intorno e poi imboccare una viuzza. Da
lì
sopra non li aveva sentiti, così non se ne curò.
Preferì rimanere
lì sopra per alcuni istanti: vide una lieve luce illuminare
le
finestre, probabilmente provenienti da alcune candele.
Sospirò.
C'era Agnese e c'era uno di quei due uomini. Chiunque fossero gli
ostaggi, anche se non erano Ezio e Leonardo, aveva ben sentito le
parole di suo padre Lorenzo: non potevano perderli, ciò
significava
che non potevano né lasciarli morire, né
ucciderli... Così forse
sarebbe stato meglio rimanere lì sopra ad attendere che
Agnese fosse
uscita, così se la sarebbe vista solamente con quell'uomo,
in caso
fosse rimasto.
Shila venne destata dai suoi pensieri quando sentì
un lieve rumore alle sue spalle, poco dietro di lei. Sentì
il cuore
in gola, una brutta sensazione: si voltò di scatto e si
ritrovò
alle spalle l'uomo che prima Agnese aveva congedato. Teneva le mani
in alto e brancolava un brutto coltellaccio. Il cuore le
schizzò
fuori dal petto e senza pensarci un attimo, in quanto non lo aveva,
scattò indietro trovando il vuoto sotto di sé.
Sarebbe caduta se
non fosse stato che fu abbastanza veloce da appigliarsi al ciglio del
tetto mentre il colpo dell'uomo andò a vuoto. Rimase a
penzoloni dal
tetto, aggrappata con le mani. L'uomo cercò di colpirla
nuovamente
con il pugnale su una mano, che la ragazza ritirò, poi
tentò di
colpire anche l'altra ma Shila decise di lasciarsi cadere
giù.
Fortunatamente un piano più sotto c'era un balconcino.
Cercò di ammortizzare per bene la botta anche se la
sentì, non era
ancora agile come Ezio, di certo... Così una volta
rialzatasi,
appena dolorante, si lanciò dal balcone per appigliarsi al
palazzo
di fronte e risalirlo. Una volta arrivata in cima si guardò
dietro:
il Tiranno non c'era più. Buttò un occhio
giù in strada e notò
che si stava arrampicando per raggiungerla.
Dio santo, doveva
inventarsi qualcosa e alla svelta. Si guardò intorno e
decise di
raggiungere il capo opposto del tetto al quale l'uomo si stava
arrampicando, si calò giù di poco, tenendosi con
le mani al
davanzale di una finestra di quella che poteva essere una soffitta,
non appena l'uomo si sarebbe sporto per vedere dove fosse, lo avrebbe
tirato giù. Lo avrebbe ammazzato. Sentì un
brivido percorrerle la
schiena. Un'assassina, stava diventando.
Sentì i passi del
Tiranno sulle tegole, fermarsi poi un'istante. L'uomo si
guardò
intorno senza vedere la ragazza e così fece: si
avvicinò al ciglio
del tetto, credendo che lei fosse già scesa, e non appena si
sporse,
Shila si tirò su nuovamente e sfruttando la posizione del
Tiranno lo
afferrò per la veste tirandolo oltre di sé.
L'uomo inutilmente
cercò di afferrarle il braccio per trattenersi, le sue mani
non
trovarono appiglio e scivolarono sulla sua liscia pelle.
Shila
sentì solo il tonfo sordo dell'uomo schiantarsi a terra.
Strinse gli
occhi e risalì sul tetto. Non ebbe il coraggio di guardare
sotto...
Avanzò e dalla parte opposta e si mise seduta sul ciglio,
attendendo
che la sorella uscisse dal palazzo al quale si trovava in
cima.
L'attesa fu parecchio lunga, rimase lì almeno un'ora, sulle
spine, fin quando Agnese finalmente non uscì insieme
all'uomo con il
quale era entrata. Vide i due discutere animatamente e poi finalmente
allontanarsi. Attese fin quando non li vide più da
lì sopra per poi
scendere giù e ritrovarsi davanti la porta.
Si sporse per
scrutare l'interno della casa dalla la finestra: la casa era poco
arredata e disordinata, illuminata qua e là da qualche
candela
sparsa.
Tornò alla porta, si guardò intorno e poi si
chinò
davanti ad essa, cercando di scassinarla.. 'Che palle...'
Non
era proprio pratica in quelle cose.
Tanto concentrata quant'era a
tentare di aprire quella dannata porta, non si accorse che il Tiranno
che poco prima era uscito insieme ad Agnese, si stava avvicinando
piano, furtivamente, alle sue spalle. Così come l'uomo non
si era
accorto della presenza di una terza persona: Dimitri. Aveva cercato
di seguire Shila, preoccupato, perdendola poi di vista. Grazie al
cielo poi era riuscito a trovarla. Sentì l'agitazione
salire, vide
l'uomo armato di spade e pugnali avvicinarsi alla sorella ignara.
Doveva agire!
Si guardò intorno e notò un mucchio di tavole di
legno accatastate da una parte, ne prese una silenziosamente e
seguì
l'uomo il quale, proprio appena dietro a Shila, tirò fuori
il
pugnale con il quale cercò di colpirla. Fu tutto inutile,
Dimitri fu
più veloce e una volta dietro di lui caricò con
entrambe le braccia
un colpo con la tavola di legno contro la testa dell'uomo, il quale
andò a finire rovinosamente a terra, battendo il capo e
rimanendo
fermo, probabilmente privo di sensi.
Shila si voltò di scatto, il
cuore le schizzò fuori dal petto per l'ennesima volta. Vide
Dimitri
e poi scorrendo con lo sguardo vide il Tiranno a terra... Le ci volle
un po' per realizzare cosa era accaduto. Si alzò.
“Dimitri! Sei
pazzo?! Ti avevo detto di andare a casa!!!”
Sbraitò, seppur a
bassa voce, preoccupata.
“Beh se io non fossi venuto qui, ora
probabilmente quello ti avrebbe ammazzata!!” Rispose lui a
tono,
“Si può sapere che cosa stai combinando
Shila?!” Continuò,
ancora più spazientito e innervosito.
“...” Shila guardò
altrove. “Devi aspettare ancora un po'.”
“Mh?”
Lei
tornò a guardarlo. “.. Devi aspettare ancora un
po', non te lo
posso dire adesso.
“Perché no?”
“Esigo che tu torni a
casa Dimitri.” Ordinò con tono che non ammetteva
replice.
“E
lasciare farti a fette dal primo che passa? Non se ne parla.”
Rispose risoluto lui, poi sorrise, scaricando un po' di quella
tensione che c'era nell'aria.
“...” Shila sospirò.
“Lascia
che ti aiuti sorellina, non so cosa devi fare ma... Lo sai che mi
fido ciecamente di te.. E dico che in due abbiamo più
possibilità,
no? Ti stai cacciando in un bel guaio.”
“...” L'aveva
convinta. Ovviamente, come sempre. “Devo liberare due
persone.
Credo stiano qui dentro ma non riesco ad aprire la porta... E
dobbiamo fare attenzione, non so se ci sono altri di quegli uomini
dentro.”
“Due persone? Liberare? Ma che stai dicendo? Da
chi?”
“Dimitri...” Lo fulminò con lo sguardo.
“Non
abbiamo tempo per questo. Una volta dentro vedrai con i tuoi occhi..
E le cose ti saranno magari anche più chiare.”
Mica poteva dirgli
così su due piedi che la loro famiglia avevano preso in
ostaggio
Ezio Auditore e Leonardo Da Vinci... Sempre che fossero loro gli
ostaggi. Era tutto solo un presentimento, probabilmente se non
fossero stati loro, Shila si sarebbe mangiata le mani.
Il ragazzo
sospirò, rassegnato, così si avvicinò
alla porta, “Lascia fare a
me.” Disse, così si mise a smanettare un po' e
qualche secondo
dopo la aprì lentamente, controllando che dentro non ci
fosse
nessuno.
“E tu..? Come.. Come hai fatto?” Chiese Shila,
sorpresa.
“Ehhh!!!” Rispose l'altro.
I due entrarono e si
guardarono intorno. Non sembrava esserci nessuno. Shila gli fece
cenno di fare piano. Sulla sinistra c'era un arco che portava a
quella che sembrava una cucina, sulla destra invece v'era una porta.
Shila gli fece cennò di andare a sinistra, lei
andò verso la
porta.
Una volta aperta la porta si ritrovò davanti una lunga
rampa di scale che scese piano, quasi a tastoni per via della poca
luce, luce che ricominciava a farsi vedere giù in fondo,
filtrava
attraverso l'altra porta, vecchia e marcia.
Arrivò fin giù, non
sentì una parola provenire da quella stanza.
Inspirò e piano aprì
la porta. Notò la stanza pressoché vuota
d'arredamento anch'essa,
fatta eccezione per un tavolo, sul quale v'erano poste alcune
candele, dell'acqua e del cibo. Non appena la aprì di
più notò
sulla destra, legati a due sedie, uno di schiena all'altro, Leonardo
ed Ezio.
L'artista alzò subito lo sguardo, temendo fossero
nuovamente Agnese o i Tiranni, fu invece piacevolmente sorpreso
quando vide la veste bianca e risalendo con lo sguardo
notò...
“Shila?” Chiese. Aveva appreso si chiamasse
così dalle ultime
chiacchiere con Ezio.
“Ezio.. Leonardo.. Cosa?!” La ragazza si
avvicinò.
L'Assassino udì la sua voce e ne fu sollevato, da una
parte, dall'altra covava un certo risentimento.
Shila si avvicinò
a Leonardo, tagliando le corde ai polsi che lo tenevano legato, in
modo da liberarglieli e lasciare che lui pensasse al resto,
dopodiché
andò di fronte ad Ezio.
L'Assassino non se la passava proprio
bene, sembrava parecchio provato dalle 'torture' precedenti: aveva
alcuni tagli e lividi, delle ferite vecchie, probabilmente del giorno
prima, ed altre nuove, forse di prima, quando Agnese si era recata
lì.
“Ezio... Mi dispiace.” Disse piano la ragazza. Lui
non la
guardava, anzi, volse il capo altrove.
Shila capì che le parole
ora sarebbero state superflue e servivano a ben poco, così
si mise
all'opera e tagliò anche le corde di Ezio.
Il fiorentino tentò
ad alzarsi, cosa che riuscì subito a fare Leonardo,
indolenzito
dalla posizione tenuta per così tante ore. Ezio invece non
appena si
alzò si sentì troppo debole per reggersi in
piedi. L'addome era
totalmente dolorante per i vari pugni incassati e le varie ferite sul
corpo bruciargli.
Leonardo notò questa sua debolezza, così si
avvicinò e gli prese un braccio, portandoselo intorno al
collo.
“Forza.. Dai su, Assassino!” Sorrise, cercando di
infondergli un
po' di forza.
Shila si sentì in colpa. Avrebbe dovuto metterlo in
guardia da prima. Non disse nulla, si limitò a fare strada
ai due,
salendo le scale.
Non appena arrivò su, Dimitri la raggiunse.
“Allora?” Chiese, poi vide alle sue spalle Ezio e
Leonardo. “Dio
mio... Cosa..?”
“Dimitri.. Shh.” Suggerì la sorella.
“Qui
l'unica che dovrebbe tacere sei tu, Shila.”
Bofonchiò Ezio.
Si
beh. Se l'era meritato... Così la ragazza abbassò
il
capo.
L'Assassino e l'artista si fermarono di fronte i due
fratelli. Ezio guardò lei. “Domani raggiungimi
alla Rosa Colta. E'
un bordello gestito da cortigiane, mie amiche. Abbiamo molto di cui
parlare.” Disse con tono severo.
Dimitri non riuscì a capire il
perché di tanta ostilità da parte di Ezio nei
confronti della
sorella.
“Non è meglio se vi scorto fino a lì?
Potreste
incontrare dei Tiranni per strada..”
Ezio stava per rifiutare la
sua cortese proposta quando sentì la mano di Leonardo
stringere
appena sulla sua spalla. “Avanti Ezio.. Non siamo in grado di
difenderci in questo momento.” Sussurrò l'artista.
“... E
sia.” Rispose l'Assassino prima di recarsi fuori e cominciare
ad
incamminarsi.
“Vuoi dirmi che sta succedendo?!” Chiese Dimitri
ancora dentro la casa, insieme alla sorella, la quale guardò
i due
allontanarsi piano dalla finestra.
“E'.. Lunga come storia
Dimitri. Tu vai a casa ora, d'accordo? Io ti raggiungerò non
appena
avrò accompagnato Ezio e Leonardo in un luogo
sicuro.”
“Non
sei al sicuro nemmeno tu!”
“Me la saprò cavare, stai
tranquillo! Ora devi tornare a casa, se scoprono che non siamo in
casa i guai ce li passi anche tu!”
“...” Il ragazzo proprio
non riusciva a capire.
“Vai a casa, Dimitri.. Per favore..”
Disse Shila, prendendogli le mani. “Ti ringrazio..”
Sussurrò
prima di dargli un bacio sulla guancia, dopodiché
uscì e si
arrampicò sul palazzo davanti. Decise di seguirli dall'alto,
sarebbe
stato molto più facile individuare qualsiasi minaccia nemica.
_____________________________________
Ciao a tuttiiii!!! Sto
aggiornando
decisamente velocemente... Poi mi voglio quando mi verrà il
blocco dello scrittore di nuovo! (E poi ti voglio!!!!)
E' solo che una volta che ho i chappy già pronti mi dispiace
stare lì a tenermeli per me e a farvi stare sulle spine xD
Finché ci sono, postiamoli, no???
Allora vi dico un paio di cose: viva Dimitri che ha salvato Shila dallo
spansamento totale! Hahahahah x°D No, ok, non era propriamente
questo ciò che volevo dire! No allora, avevo intenzione di
fare
due cose in questo capitolo che poi ho depennato. Quando Sherry tornava
su trovava altri due Tiranni e giù un'altra lotta.. Solo che
lei
ancora non è così brava e forte, Ezio e Leonardo
(Leonardo, poi! Pwhuahahah) non avrebbero potuta aiutarla e Dimitri,
insomma..
Quindi ho dovuto togliere. Volevo fare un'altra cosa poi che non posso
dirvi perché la userò come mezza idea
più in
là!
Allooooora.. Per il resto un pochino di azioncina ce l'ho messa..
Pochina, lo so, perdonatemi.. Ma non sono propriamente ispirata sto
periodo a scrivere di spadaccinate o_o.. Anche se prima o poi
arriverà un bel combattimento tra non posso dirvi chi e chi
u.u
mwhuahahaha. E poi non nel prossimo capitolo (Che a qualcuno di voi
piacere MOOOOLTO!) ci sarà più azione. Shila mi
sa che ha
fatto una cazzatina a salvare Ezio e Leo LOL, doveva lasciarli marcire
lì!!! x°D
Cooome dicevo.. Penso proprio che molti di voi apprezzeranno il
prossimo chappy, dunque rimanete sintonizzati u.u tanto è
già pronto, a breve credo che lo posterò, nel
fine
settimana! (Anche se cercherò di tenere duro fino a
Lunedì prossimo ma dubito che io riesca!)
Eeee, da qui tutto!
Ho cambiato nome da Eva13
ad Evelyn13...
E' un nome che ADORO! E di seguito vi lascio il perché:
http://www.youtube.com/watch?v=JRJ_7YvIHnM
(Amo la canzone e loro, sono favolosi! Seppur non proprio il mio genere
di musica... Ma dai, alla fine neppure ho un genere, ascolto di tutto!)
Eeee, mannaggia a me, me ne volevo andare senza i soliti saluti e
ringraziamenti!:
Serpe89, Vesa290, Rashida e LABESTIAPAZZA che
come al solito siete state tanto carinine a recensirmi anche questo
chappy!
Ringrazio sempre tutti i lettori silenziosi che ci sono a seguire la
mia ff e... E che dire! Se vi va lasciate una recensione!
Bacini!!!
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Capitolo 15 *** Perdono ***
15. Perdono
Grazie al cielo le cose andarono per il meglio e filò tutto
liscio.
Non appena Leonardo ed Ezio si ritrovarono di fronte la Rosa Colta,
Shila li raggiunse a terra.
Poco dopo che ebbero bussato, una
delle cortigiane aprì. “Oh buon Dio!
Ezio!!!” Si voltò un
istante. “Chiamate Paola!!” Poi si
avvicinò ai due, aiutando
Leonardo a portarlo dentro.
Shila rimase lì sulla porta, non
appena l'artista adagiò l'amico su uno dei divani, si
voltò verso
la giovane ragazza e con un sorriso rassicurante le fece cenno di
entrare.
Qualche istante dopo sopraggiunse Paola. Vide la ragazza,
vide Leonardo e vide le sue ragazze intorno ad uno dei divani, poi
Ezio. “Ezio, mio Dio, cosa ti è
successo??” Chiese
preoccupata.
L'uomo se ne stava seduto sul divano, con la schiena
appoggiata allo schienale, praticamente privo di forze e tutto
dolorante. Lanciò un'occhiata a Shila, poi tornò
a guardare Paola.
“.. Eh... Lunga storia che ancora io stesso devo
capire..” E
guardò nuovamente Shila.
Paola seguì il suo sguardo e lo posò
sulla ragazza. Lì per lì non capì, poi
chiese alle ragazze di
portare Ezio nella sua stanza mentre lei prendeva l'occorrente per
medicarlo.
*La Rosa Colta*
Shila era seduta
su una panca di legno di fronte alla Rosa Colta. Voleva accertarsi
che Ezio non avesse subito danni gravi.
Stava lì a pensare e a
riflettere mentre di tanto in tanto gli uomini 'poco di buono' che
giravano ancora a quell'ora tarda, passando di lì e
vedendola con
quegli abiti succinti, si abbandonavano ad apprezzamenti poco
aggraziati.
La ragazza sentì la porta aprirsi: ve ne uscì
Leonardo. Lo guardò per un istante, poi tornò a
guardare un punto
indefinito di fronte a lei.
L'artista la osservò avvicinandosi
piano fino a raggiungerla, sedendosi accanto a lei. Ci furono lunghi
istanti di silenzio, forse addirittura qualche minuto prima che lui
parlò. “E' bello potersi godere questo silenzio,
eh? Stare qui e
magari alzare il naso all'insù ad osservare le stelle..
Rilassante,
non trovi?” Chiese, spostando il suo sguardo dapprima sul
cielo poi
su di lei. Shila non rispose. “L'hai combinata grossa,
eh?” Tentò
nuovamente lui ma con tono bonaccione.
“.. Mh..?”
“Hai
l'aspetto di una persona che sta veramente a terra.. E se posso
azzardare, anche spaventata. Lo so bene, io mi spavento
spesso..”
Aggiunse poi ironico.
Shila volse finalmente il capo e lo guardò.
“Ho tradito la mia famiglia... E ho tradito Ezio. Volevo
diventare
un'Assassina ma ciò non succederà. La prima cosa
che mi insegnò
furono le tre regole fondamentali.. E sai la terza qual'era?”
“..
Ehm.. Forse Ezio me ne ha parlato ma io non sono un Assassino.. E ho
la memoria un po' arrugginita, ho una certa età,
sai?” Disse con
una punta di ironia. Sorrise.
“... Non compromettere la
confraternita. L'ho compromessa prima di entrarne a far parte. Che
sciocca...” Disse con un certo sprezzo per se stessa nel
tono.
Leonardo tornò serio, la guardò in silenzio per
alcuni
secondi, poi le appoggiò una mano sulla spalla.
“E' normale
sbagliare.. Tutti sbagliamo. Bisogna solo imparare dai nostri errori
e non commetterli di nuovo in futuro e sperare di avere qualcuno
abbastanza buono ma saggio davanti per perdonarci.”
“Ed Ezio
lo è?” Chiese lei, tornando a guardarlo.
“Se non lo fosse non
credo che ora sarebbe il 'gran maestro degli Assassini'. No?”
Sorrise.
“... Già.”
“Da quello che ho potuto apprendere
da ciò che mi ha detto Ezio quando eravamo prigionieri, gli
hai
raccontato molte bugie.. Forse è ora che tu gli dica qualche
verità.
Magari è tardi.. Ma sono sicuro che Ezio
apprezzerà più che tu gli
dica la verità ora invece di magari.. Non so,
scappare.”
“Non
ho intenzione di scappare.”
“E questo è bene..”
Paola
finì di fasciargli una ferita per poi dedicarsi al labbro
rotto.
Ezio era steso sul letto morbido, finalmente, a petto nudo con i soli
pantaloni indosso.
La donna gli pulì il labbro dal sangue ormai
secco, disinfettandoglielo piano. “Beh.. Non so proprio che
dirti
Ezio.. Io so solo che quella ragazza stamattina è venuta qui
e ti
cercava. Questo è quanto.”
“Mh... Ahh!” Si lamentò poi
lui, spostandosi appena.
“E non fare il bambino, su!” Lo
canzonò, scherzosa, Paola. Sorrise, poi buttò lo
straccio ormai
pieno di sangue. Si alzò. “Dovremmo aver finito.
Ora riposati.”
Gli fece una carezza sulla fronte. Povero Ezio, sembrava
distrutto.
“Paola..” La richiamò lui, una volta che
la donna
aprì la porta.
“Sì?” Chiese, voltandosi.
“Puoi far
salire Leonardo? E puoi trovargli una stanza, per favore..? Non mi
fido a lasciarlo tornare in bottega da solo, calcolando che
è anche
vicino a casa di quei pazzi.”
“Casa di quei pazzi è la tua
vecchia villa, Messere Auditore.” Scherzò lei.
“Provvedo
subito.” Disse e con un caldo sorriso lasciò la
stanza,
chiudendosi la porta alle spalle. Ezio espirò distrutto,
chiudendo
gli occhi.
Paola scese giù e una volta chiesto alle
cortigiane dove si trovasse Leonardo, si recò fuori.
Aprì la porta
e vide i due sulla panchina, scherzare. Shila rideva, anche l'artista
faceva lo stesso.
Le venne istintivo sorridere. “Leonardo.” Lo
richiamò.
L'uomo volse il capo e la vide, la risata di Shila,
invece, come il sorriso, si spensero. Abbassò il capo.
“Ezio
vuole che vai da lui... E ha richiesto espressamente che tu per
questa notte ti fermi qua.. E credo sia una saggia richiesta da parte
sua e ancor più saggia la tua decisione se vorrai
accontentarlo.”
“E-eh..?” Chiese l'artista. Una notte in un
bordello?
“Non vorrai farlo preoccupare...?!” Chiese con un
certo accento che sembrava più una minaccia, seppur giocosa.
“...
No.. Certo che no.” Sospirò. “Va
bene..”
“Ti trovo una
stanza libera.” Disse la donna.
“Grazie Paola!”
“Sali
prima che Ezio finisca nel mondo dei sogni!” Gli
suggerì lei prima
di rientrare.
Leonardo guardò Shila, “Che ne dici di andare a
parlare con Ezio?”
“Che?” Chiese lei, “N-no, ma che dici?
Ha chiesto di te.. Vai, io torno a casa..”
“Ezio avrà tutto
il tempo per parlarmi domani..” Disse Leonardo alzandosi.
“Vai su
da lui, d'accordo?” Alzò le sopracciglia,
osservandola qualche
istante. Sorrise e dopodiché rientrò.
Shila sospirò. Ezio
probabilmente non aveva la benché minima intenzione di
vederla ma
Leonardo era stato abbastanza convincente... Così si
alzò ed entrò,
percorse il salone principale e salì le scale quando un
dubbio la
assalì, 'Qual è la stanza di Ezio??' Si
domandò, trovandosi
di fronte ad una miriade di porte. Per sua fortuna proprio in
quell'istante da una delle porte uscì una donna dai lunghi
capelli
ricci rossicci e gli occhi verdi: indubbiamente una cortigiana.
Indossava vestiti molto succinti e teneva per mano un uomo.
Ridevano.
“Scusate...” Richiamò la loro attenzione.
La
donna si fermò e la guardò.
“Sì?”
“Sapete per caso dirmi
dove si trova la stanza di Ezio??” Domandò.
“E' quella lì!”
Ne indicò una due porte più lontana.
Shila ringraziò e
proseguì. Si ritrovò di fronte la porta ma era
indecisa. Rimase
ferma. Sentì vari schiamazzi dal piano di sotto e dalle
altre
stanze. Si fece forza e bussò, aprendo ed entrando.
Ezio era
sdraiato sul letto, fasciato e dolorante, volse il capo e la vide.
“Che ci fai tu qua?” Chiese, “Avevo
chiesto di Leonardo.”
“...”
Shila esitò, rimanendo sulla porta. “Lui mi ha
detto di venire al
posto suo e... Mi dispiace Ezio..” Abbassò il capo.
L'Assassino
si tirò su, seduto sul letto con la schiena appoggiata
contro la
testiera morbida del baldacchino. “Non m'importa.”
Disse con tono
duro.
“Io posso spiegarti, per favore..”
Mormorò lei alzando
appena lo sguardo, timorosa.
Lui rimase in silenzio, guardò
altrove. Il viso era contratto, si vedeva che era nervoso o comunque
irritato, arrabbiato.
Shila si sentì uno schifo. Aveva tradito la
sua famiglia e aveva tradito Ezio. Quando e se i suoi, cosa molto
probabile, sarebbero venuti a sapere che aveva aiutato Ezio alla
fuga, sarebbe stata la fine. Probabilmente non la avrebbe
più avuta
una famiglia, nel migliore nei casi... Ed ora anche lui la stava
allontanando. Quel silenzio si stava prolungando troppo così
Shila
lo interpretò a modo suo. “Ho capito, va
bene...”
Stava per
dargli la buonanotte quando lui la interruppe.
“Entra.” Ma il suo
tono non sembrava voler diventare più dolce o cordiale.
Ciò che
prima credeva che l'avrebbe sollevata, ora la fece irrigidire. Quella
parola difatti non la aiutò per nulla a sentirsi meglio. Si
chiuse
la porta alle spalle e si avvicinò al letto.
Ezio finalmente
volse nuovamente il capo verso di lei. “Siediti.”
Fece cenno
verso la sedia accanto al letto dove prima sedeva Paola.
Shila si sedette, poi rimase in silenzio.
L'Assassino la guardò.
“Beh? Non dovevi spiegarmi?”
Quella durezza nel suo tono le
faceva male. Abbassò lo sguardo e si morse il labbro.
“Si..”
Biascicò. “Cosa.. Dovrei spiegarti
Ezio?” Chiese. “Cosa, oltre
che io non centro niente...? Che.. Mi dispiace. Non avevo idea si
spingessero a tanto.”
“Si spingessero? Si spingessero,
'chi', esattamente?”
“Nh?” Shila lo guardò
interrogativa.
“Quindi non solo tua sorella Agnese centra con
tutto ciò?”
La ragazza si sentì con le spalle al muro. Ohi,
aveva parlato troppo? Non sapeva di Giulietta e Lorenzo? “...
Anche
i miei genitori.” Sussurrò, quasi avesse paura che
la
sentisse.
“In un covo di serpi mi trovavo...”
“Ti avevo
detto di stare lontano da casa mia!” Sembrò
riaccendersi lei,
alzando di qualche tono la voce.
“Beh, non pensavo arrivaste a
tanto!” Rispose lui a tono.
“Ma io non centro!!”
Ribadì.
“Senti, Shila..” Ezio cercò di calmarsi.
“Non ti
biasimo per ciò che hai fatto.. O meglio, lo faccio
sì, ma non
perché tu hai voluto coprire o difendere la tua famiglia..
Ma per il
fatto che sei venuta da me dicendomi che volevi diventare
un'Assassina. Ricordi qual è la terza regola del nostro
credo?”
“...” Shila annuì piano, abbassando lo
sguardo
ancora, colpevole.
“E qual è?”
“... Non tradire la
confraternita..” Sussurrò.
“E tu cos'hai fatto?”
“...
Vi ho traditi.. Senza nemmeno farne parte.” Sentì
gli occhi
bruciarle, le lacrime ci misero poco a sopraggiungere. Volse il capo
per nasconderlo.
Ad Ezio dispiaceva vederla in quello stato, non
poteva nasconderlo. Si era affezionato a quella dannata ragazza.
Provava nuovamente un sentimento verso una donna da quando Caterina
Sforza l'aveva abbandonato. C'erano altre donne a cui voleva bene:
sua madre, sua sorella, Paola.. Ma erano tutte donne che conosceva da
anni. Le 'nuove' conoscenze femminili invece.. Erano solo storie di
una notte, un paio al massimo, niente più.
Shila si alzò, voleva
solo andarsene. Ezio si tirò appena più su,
sentì una fitta
all'addome che gli dipinse una lieve smorfia di dolore sul volto ma
non se ne curò. Le afferrò la mano, per fermarla.
Lei ebbe un
sussulto, poi volse il capo per guardarlo. L'Assassino
osservò per
qualche istante quegli occhi lucidi: credeva nella sua
sincerità.
Voleva farlo, voleva fidarsi e crederla innocente. Le sue labbra si
distesero in un lieve sorriso.
“... Mi dispiace..” Fu tutto
quello che riuscì a dire Shila.
“Va bene.” Rispose lui,
tirandola appena in modo da farla sedere sul letto. Così
fece
lei.
Ezio la scrutava, “Non vorrai mica metterti a
piangere..”
Sussurrò.
La ragazza sorrise appena, scuotendo lievemente il
capo. “.. No.” Rispose a bassa voce, eppure due
lacrime le
solcarono le guance.
Lui le sorrise ancora, portandole una mano
sulla guancia. Il pollice le accarezzò piano lo zigomo,
asciugandole
la guancia dalle lacrime, poi la sua mano scivolò lenta tra
i
capelli di lei, per tirarla a sé. Shila sentì il
cuore batterle
forte, saltarle in gola. Inevitabilmente abbasso lo sguardo sulle
labbra carnose di Ezio, spezzate al lato da quella cicatrice che le
rendeva ancora più sensuali. Deglutì a fatica.
L'Assassino si
tirò ancora un po' più su, sporgendosi appena e
sfiorandole
finalmente le labbra, baciandola poi con trasporto.
Inutile dire
che anche lei contraccambiò il suo bacio portandogli una
mano sul
braccio e risalendo lenta sulla spalla per poi scendere lungo il
petto e l'addome, in una lenta carezza. Le sembrò assurdo di
non
aver mai realizzato, se non in quel momento, di quanto avesse bramato
quell'uomo. Certo, indubbiamente lo trovava di grande fascino e
carisma, un bell'uomo intelligente e simpatico, ma solo ora
capì
quanto desiderava unirsi a quell'uomo in una cosa sola. Ezio doveva
pensare lo stesso dal momento che lentamente scivolò
giù sul letto,
con la schiena nuovamente a contatto con le calde e soffici coperte,
portando sopra di se Shila la quale, con estrema delicatezza per
evitare di fargli male, si mise a cavalcioni sopra di lui.
Appoggiò
le mani sul suo petto, chinandosi nuovamente per baciarlo con lenta
passione. Da fuori si sentiva qualche lieve rumore, qualche
chiacchiera, qualche schiamazzo.. Ma i due nemmeno ci facevano caso
oramai, erano troppo presi ad ascoltare lo schiocco delle loro
labbra, il loro respiro accorciarsi al crescere della passione con
cui si baciavano, con cui con le loro mani si esploravano.
Ezio
non ci mise molto a liberare Shila dall'ampia ma sottile veste bianca
che portava, la quale finì dritta sul pavimento insieme agli
altri
indumenti. Le portò le mani sulla vita, facendo in modo che
si
tirasse appena su per poter osservare quel suo corpo esile ma allo
stesso tempo sinuoso, la sua pelle così pura, liscia e
diafana. Le
mani ancora appoggiate delicatamente sulla sua vita, i pollici si
muovevano in lente carezze sul suo ventre mentre lo sguardo
risalì
lento sul suo viso: due occhi pieni di luce, coraggio, forza. Due
occhi chiari e talmente belli, puri ed espressivi, che qualsiasi
paragone con anche la gemma più preziosa e rara esistente al
mondo
ora sembrava insulto. I capelli scuri, lisci e fluenti facevano solo
da cornice a quel viso che ora, davanti ad Ezio, si presentava come
il più grande spettacolo a cui avesse assistito dopo molti
anni
ormai.
Le mani dell'uomo scesero lentamente fino ai fianchi,
posandosi poi delicatamente sul fondo schiena, senza malizia, solo
con grazia. La tirò piano a sé, per assaporare
nuovamente le sue
labbra, quelle labbra chiare e così ben delineate. Mentre la
baciava
pensò che era degna di essere ritratta in un quadro di
Leonardo,
anzi, che forse lo stesso Leonardo si sarebbe dovuto sentire onorato
di poter avere tale 'creatura' come modello per
una
raffigurazione.. Se non fosse che al solo pensiero covò una
certa
gelosia ad immaginarla a posare nuda di fronte l'artista e
così,
senza quasi accorgersene, gli sfuggì dalle labbra un 'Ti
voglio'
pieno di bramosia.
Shila lo guardò negli occhi, sorrise.
“Anche io..” Sussurrò.
Ezio scivolò con le mani nuovamente
sulla vita di lei, spingendola di lato ed invertendo le posizioni.
Shila si ritrovò con la schiena contro il letto mentre lui
sopra di
lei. Sentì i muscoli dolenti lamentarsi un po' ma
cercò di non
pensarci, preso com'era dalla situazione. La baciò
nuovamente prima
di spingersi piano dentro di lei. Le prese entrambe le mani,
intrecciando le dita con le sue e stringendole, portandole in alto
sul letto oltre le loro teste.
La ragazza strinse le mani
dell'Assassino per un istante più forte, schiudendo appena
le labbra
e spingendo il capo piano contro il cuscino, sospirando lentamente.
Il Fiorentino le diede un bacio al lato delle labbra schiuse, poi
sulla guancia ed infine sul collo, sotto l'orecchio. “Sei
bellissima..” Le sussurrò.
Lei sorrise, dopodiché lo
guardò e cercò le sue labbra ancora mentre Ezio
cominciò a
muoversi piano dentro di lei. Snodò le sue dita da quelle
della
ragazza per portargli le braccia intorno al corpicino e stringerla a
sé, finalmente sua. Shila gli cinse con
le braccia la vita,
stringendolo a sé anche lei, sentendosi sua... E sentendo
l'Assassino in piccola parte un po 'di sua proprietà',
in
quel momento. In quel momento era lontana da tutto e da tutti, non
pensava a nulla, non pensava alla sua famiglia, non pensava al guaio
che aveva combinato, non pensava che probabilmente il giorno dopo
quando sarebbe tornata a casa sarebbe stato un inferno, no... Ora,
per lei – e probabilmente anche per lui – c'erano
solo loro due,
niente più. Loro due, uniti in una
cosa sola.
___________________________________________
Ohhhh... Finalmente ho
postato questo chappy che mi piace tantissimooo!!! *____* Finalmente i
due hanno esternato i loro sentimenti in atti più concreti!
Hahahaha! :D
Oddio, spero che la scena vi sia piaciuta e che non sia finita troppo
nel volgare ma non mi sembra, credo di essere stata abbastanza 'soft'!
:)
Che dire, questo
capitolo da scriverlo mi è piaciuto tanto tanto tanto tanto!
(Anche il prossimo, bwhuauahahahaha u.u vedrete)
E quelli che mi chiesero di Agnese, attendete il prossimo capitolo che
tornerà più str***a che mai!!! Hahahahahah :D
Detto questo, passo ai soliti ringraziamenti: Serpe89, LABESTIAPAZZA e Rashida per aver
recensito l'ultimo capitolo.
Ringrazio tutti i lettori ma anche i miei assidui recensori, tra qui
quelli sopra elencati ed altri come Vanny2003
(anche se non la sento da un po'), Vesa290 (Idem) e __Bj (Idem con patate ahahaha xD)
però mi sono sempre state dietro e hanno spesso e volentieri
recensito.
Ringrazio veramente tutti voi recensori che avete lasciato anche una
sola recensione: per me significa tanto. Non c'è niente di
meglio di sapere che qualcuno gradisce le tue 'opere', o anche di
ricevere critiche costruttive per migliorare sempre più.
Volevo fare questo ringraziamento speciale insomma ^___^ Ora metto da
parte i sentimentalismi eee... Ci vediamo al prossimo chappy!
Bacini!!!
Evelyn13
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Capitolo 16 *** In trappola ***
16. In trappola
*Casa Viviano*
Dimitri entrò in casa: era tutto
buio. Chiuse la porta e si lasciò andare ad un lieve
sospiro. Aveva
un sacco di domande che gli giravano per la testa. Che cosa stava
succedendo?
Era stanco, doveva essere veramente tardi. Era
preoccupato per Shila che ancora era fuori. Decise di andarsene in
camera e magari aspettare di sentirla rientrare da lì
però, una
volta imboccato il corridoio, notò che dalla cucina
proveniva un
debole fascio di luce. Che qualcuno era sveglio? Non appena vi
passò
di fronte vide seduta al tavolo della cucina Agnese, rivolta verso la
porta che lo guardava. Sul tavolo c'era una candela accesa, conferiva
alla sorella un aspetto tetro ed inquietante.
“Dimitri.”
Mormorò.
Il ragazzo si fermò. “.. Agnese,
buonasera.”
“Dove
sei stato?” Domandò, alzandosi.
“In giro.” Rispose vago
lui.
La sorella lo raggiunse, afferrandolo in malo modo per un
polso. “Dove sei stato?!” Chiese alzando la voce e
con tono duro,
“E dov'è tua sorella? Perché non
è in camera sua!?”
O-oh.
Questo sì che sarebbe stato un bel problema. “..
Non.. Non lo so
dov'è Shila. Io sono stato in giro!”
Ripeté.
“Quindi non
eravate insieme?” Indagò.
“Ho detto che non so dov'è Shila,
non l'ho vista.”
“Mmmhh...”
Solo qualche istante dopo
sopraggiunse Giulietta, svegliata dalla voce dei due.
“Dimitri,
Agnese, che succede?” Chiese.
“Dimitri è appena tornato a
casa e Shila non è in camera sua, madre.”
Riportò lei.
'Che
spia.. Stronza.' Pensò il ragazzo.
“Dove sei stato? E dov'è
tua sorella?” Domandò Giulietta.
“Non lo so madre..” Si
sentì terribilmente sotto pressione il ragazzo, tanto che
cominciava
a sembrare un po' nervoso, un po' preoccupato.
“Dimitri,
tesoro...” La madre gli appoggiò una mano sulla
guancia, lui
abbassò lo sguardo. “Sei sicuro che non vuoi dirci
nulla?”
Domandò.
Il ragazzo stette in silenzio per qualche istante, poi
riprese la parola. “Credo che Shila si stia cacciando nei
guai..”
Bofonchiò, senza alzare lo sguardo.
“Mh?” Giulietta alzò le
sopracciglia, Agnese sembrò interessarsi.
“Lei... Non lo so,
c'era un uomo che voleva ammazzarla.. Indossava delle vesti marroni,
è uno di quei loschi tipi che girano di questi periodi per
Firenze..
E... Avevano catturato Ezio e Leonardo Da Vinci, facendoli
prigionieri... E Shila li ha voluti liberare, ma stava per rimetterci
la vita.”
Per poco ad Agnese non le venne un colpo. “Come li
ha liberati?!” Tuonò. Giulietta la
guardò, per ammonirla. “Nel
senso... E' pazza? Potevano farle del male!” Si corresse poi.
Quella guasta feste...
Dimitri non seppe se aveva fatto bene o
meno a parlare, Shila sembrava volere che nessuno sapesse niente ma..
Si preoccupava per sua sorella, aveva paura le potesse accadere
qualcosa.
“Ed ora dov'è Shila?!”
Domandò Giulietta.
“Aveva
detto che avrebbe accompagnato Ezio e Leonardo in un luogo sicuro...
Ezio parlava di un bordello gestito da sue amiche..” Ci
pensò su
un attimo. “La Rosa Colta, mi sembra si chiamasse..”
Le due
donne si scambiarono uno sguardo. “Vai a dormire..”
Disse
Giulietta facendogli una carezza sulla guancia. “Ci pensiamo
noi,
ora, ok?”
Dimitri la guardò, annuì piano.
“D'accordo
madre..”
La donna gli diede una pacca sulla spalla, dopodiché
Dimitri si diresse in camera sua.
“Che cos'hai combinato?!”
Rimproverò Agnese.
“Io?! Dovreste prendervela con quella guasta
feste di Shila!”
“Non c'era nessuno di guardia quando sei
andata via? E che ti salta in mente di far uccidere tua
sorella?!”
“Come se a voi importasse molto... Tanto lei è
stata solo un errore per voi, un errore destinato ad essere una spina
nel fianco!”
Giulietta rimase in silenzio, “Tuo padre si era
anche raccomandato.” Disse poi, “Risolvi questa
situazione
Agnese! Portaci Ezio e Leonardo, vivi o morti.. O se non loro, la
Mela.”
“E Shila?” Chiese.
“E con Shila ricattaci
l'Assassino.”
“Ezio non sembrava molto entusiasta neppure
quando gli dissi che lei non centrava... Dubito che abbia fiducia in
lei ancora.”
“E' pur sempre un Assassino, no? Dovrà onorare
la giustizia?” Disse con furbizia, prima di lasciare la
figlia da
sola.
'Quella stronza..' Pensò, 'Questa
me la pagherà
cara, sempre a mettermi i bastoni tra le ruote.. Ma questa volta
giuro che gliela faccio pagare. Sapeva tutto e faceva finta di
niente... Tradire così la famiglia poi.'
Agnese era
furiosa.
*La Rosa Colta*
La stanza era
rischiarata dalla pallida luce della luna che filtrava dalla
finestra. Le tende ondeggiavano lentamente, mosse dal lieve e fresco
venticello notturno che entrava.
Shila era sdraiata accanto ad
Ezio, teneva il capo appoggiato al suo petto, poteva sentire il suo
cuore battere piano, regolarmente. Gli teneva un braccio intorno la
vita. Il braccio dell'Assassino invece cingeva le spalle della
ragazza mentre con l'altra mano le accarezzava piano quella di lei
sul suo addome.
Ezio teneva gli occhi aperti, guardava il soffitto
e pensava... Pensava che in quel momento si trovava bene insieme a
quella ragazza. Il pensiero di Caterina Sforza gli passò per
la
testa un istante, niente di più. Ormai aveva voltato pagina,
era un
capitolo concluso. Chissà che quella notte non avesse
cominciato a
scrivere una nuova pagina di un nuovo capitolo. Volse il capo e la
guardò, teneva gli occhi chiusi. Tirò su appena
il capo e le
appoggiò le labbra calde sulla fronte, schioccandole un
dolce e
lento bacio.
Shila sospirò, stringendosi appena a lui e riaprì
gli occhi. Tirò su il capo, appoggiando il mento sul suo
petto ed
osservando il suo viso: com'era bello... Era felice, finalmente dopo
così tanto tempo riusciva a sentirsi felice accanto a
qualcuno che
non fosse suo fratello, riusciva a sentirsi parte di qualcosa, parte
del mondo di qualcuno, della vita di qualcuno.
L'Assassino la
guardò negli occhi, sorrise appena. “Tutto
bene?” Chiese a bassa
voce.
“Si..” Sorrise. “E' che...” Si
fermò. Non trovava
le parole.
“Cosa..?” Domandò lui.
“Non so... Dopo tanto
tempo mi sento felice, sto bene. Sto bene con qualcuno che non sia
Dimitri, non riesco a stare bene a casa ma riesco a stare bene con
te. Sei circondato da brave persone.. Leonardo, Paola.”
“Lo
so, sono fortunato...” Rispose Ezio. “E anche io
sto bene, qui
con te, Shila.” Sorrise.
La ragazza ricambiò il suo sorriso,
raggiungendo le sue labbra e baciandolo lentamente,
dopodiché
appoggiò il capo nuovamente sul suo petto, chiudendo gli
occhi e
stringendolo. Ezio fece lo stesso e chiuse gli occhi, non ci volle
molto che entrambi caddero in un sonno profondo.
Era mattina.
I raggi filtravano attraverso la finestra e la lieve brezza muoveva
le tende. La giornata era già iniziata a Firenze; si
sentivano gli
uccelli cinguettare, le persone giù in strada parlare, i
venditori
con le loro bancarelle cercare di attirare più gente
possibile.
Anche nel bordello la giornata era già iniziata, o forse,
non era
mai finita. Si sentivano chiacchiere e risa.
Shila inspirò,
stringendosi ad Ezio. Si era svegliata a dir poco di buon umore ma
voleva rimanere ancora così, abbracciata a lui, ad occhi
chiusi.
Ezio dormiva beatamente, il suo respiro era lento e
regolare. Aveva un visetto così tranquillo e placido che
sembrava
stesse sognando qualcosa di così bello.. Shila sorrise,
facendogli
una carezza. Giusto qualche istante dopo sentì un gran
frastuono di
sotto e gli schiamazzi di prima trasformarsi in grida.
Sussultò,
soprattutto quando notò Ezio svegliarsi di soprassalto per i
forti
rumori che arrivavano dal piano di sotto.
Scattò seduto mentre
una smorfia di dolore gli si dipinse sul volto per il gesto troppo
veloce. Si portò una mano sull'addome e si guardò
intorno. La
ragazza si era seduta al suo fianco, poggiandogli una mano sulla
spalla.
“Shila che.. Che succede?!” Chiese confuso.
“Non
lo so... Era tutto tranquillo fino a poco fa..!” Disse lei,
agitata.
Ezio scattò in piedi sistemandosi velocemente nonostante
i suoi muscoli sembravano totalmente contrariati da quei movimenti.
Afferrò la camicia e se la infilò, raggiunse la
scrivania da cui
prese la lama celata e se la infilò al polso, stringendola e
precipitandosi fuori con ancora la camicia sbottonata. Quello che
vide non gli piacque per niente: al piano di sotto i divani, i
mobili, le sedie erano tutti all'aria, le cortigiane spaventate in
ogni angolo del salone mentre i Tiranni brancolavano le loro armi
all'aria, minacciosi.
“Allora? Dov'è Ezio Auditore?!” Chiese
a gran voce Agnese, uscendo da una delle stanze del piano di sotto,
seguita da due Tiranni uno dei quali teneva Paola con un pugnale
puntato alla gola.
“Oh, Ezio Auditore!” Disse poi con un
sorrisetto sulle labbra la donna, notandolo in cima al corridoio
superiore. “Che sorpresa! Pensavo di dover cercarvi in ogni
stanza!
Vi ho svegliato forse?!”
Proprio in quel momento Ezio venne
raggiunto da Shila, con la sua veste d'Assassina nuovamente indosso,
solo qualche istante dopo arrivò anche Leonardo.
“E guardate
chi c'è, la pecorella nera e Leonardo Da Vinci!! Vedo che ci
siamo
proprio tutti!” Continuò Agnese. Sembrava
parecchia divertita
dalla situazione. Altre cortigiane ed alcuni clienti uscirono dalle
stanze sul piano, affacciandosi dal corridoio superiore.
“Paola!”
Si preoccupò subito l'Assassino. La donna teneva le mani sul
braccio
del suo sequestratore.
“Ezio!” Paola cercò di divincolarsi
dalla presa dell'uomo il quale le strinse il braccio attorno al collo
con più forza.
“Dio Santo...” Mormorò Leonardo,
appoggiandosi sul passamano.
“E Shila, cos'è quel vestito?
Forse un modo per dirmi che ti schieri contro la tua famiglia? Oh,
aspetta.. Liberando Ezio e Leonardo credo fosse un chiaro
messaggio... Ma non posso lasciarti fare altri danni, sono desolata:
devi tornare a casa con me.. Non che la cosa mi faccia piacere, sia
chiaro!” Ridacchiò, portandosi una mano alle
labbra.
'Odiosa..'
Pensò l'Assassino.
“Non credo proprio!” Si impose la
sorella.
“Ah no? Non credi? E credi che Ezio ti sarebbe
riconoscente se per i tuoi capricci facessi tagliare la gola a questa
puttana?!” Chiese portando lo sguardo su
Paola.
Shila
strinse i pugni, guardò Ezio quasi cercasse una risposta, un
aiuto... Forse era la soluzione più giusta andarsene con
loro.
L'Assassino allungò un braccio e le portò una
mano avanti,
intimandola a stare ferma. “Non vi rivelerò mai la
posizione della
Mela e tanto meno lo farà Leonardo, a costo della nostra
stessa
vita!”
'Ah, grazie Ezio.. E chi l'ha detto questo???' Pensò
ironico l'artista, quasi per sdrammatizzare.
“Della vostra vita
no.... Ma quella dei vostri cari?” Chiese la perfida donna,
allargando le braccia e guardandosi intorno. Il Tiranno che teneva
Paola gli spinse il pugnale contro la pelle morbida del collo. La
donna deglutì, temendo il peggio.
“O forse questa puttana
non conta abbastanza per voi, eh Ezio?!” Chiese.
Il
fiorentino rimase in silenzio, in difficoltà. “Voi
rendetemi la
donna... E io verrò con voi. Cercheremo di scendere ad un
compromesso.”
“Un compromesso? Oh, no no...” Agnese sorrise.
“Non mi importa nulla dei vostri compromessi, Messer
Auditore. Io
voglio la Mela, nessun compromesso! La Mela o la vita della puttana..
E quella di tutti i vostri cari. Non mi fermerò
finché non li avrò
uccisi uno ad uno, fin quando il vostro senso di colpa non vi
mangerà
vivo...”
“E va bene!” La interruppe lui,
“Lasciatela
libera e verrò via con voi... E vi mostrerò dove
si trova la
Mela..”
“Ma Ezio!” Cercò di intromettersi
Leonardo ma
l'Assassino alzò una mano in segno di far silenzio.
“No
Leonardo... Non posso permetterlo..” Disse poi guardandolo.
“Affare
fatto?” Chiese Agnese.
“Affare fatto. Lasciatela libera.”
“E
voi?”
Ezio si guardò intorno ed allargò le braccia.
“Scenderò
una volta liberata, tanto dove potrei scappare?”
“Mh...” La
donna rimase in silenzio qualche istante, poi si voltò a
guardare i
suoi uomini, i quali aspettavano un suo ordine. “Lasciatela
libera.”
L'uomo che tratteneva Paola sfilò lentamente il
braccio dal suo collo e le diede una spinta. Paola si andò
subito a
rifugiare dalle sue cortigiane.
“Beh, ho tenuto fede al patto,
ora sta a voi... Assassino.”
“Ezio non farlo..”
Sussurrò Leonardo.
Shila gli appoggiò una mano sul braccio.
“Ma che hai intenzione di fare? Realmente vuoi rivelargli
dove si
trova la Mela? Sei pazzo! Non hai idea, loro non sono persone nelle
cui mani la Mela starà al sicuro! Ti ammazzeranno non appena
gli
rivelerai dov'è!” Disse a bassa voce.
“Stammi dietro, sono
troppi.”
“Eh?” Shila non capì.
L'ansia cresceva via via
ogni istante che passava. La tensione si sentiva nell'aria, quasi
sembrava si potesse tagliare con una lama.
“Da solo potrei avere
qualche difficoltà...” Mormorò
l'Assassino prima di appoggiare
velocemente una mano insieme alla punta dello stivale sul passamano
in legno, dandosi uno slancio oltre di esso in avanti, verso il piano
di sotto. Sentì un vuoto allo stomaco durante la breve
caduta. Tirò
fuori la lama celata che andò a conficcarsi nell'incavo tra
la
spalla ed il collo di uno dei Tiranni. Cercò di attutire la
caduta
sull'uomo che crollò a terra tra i fiotti di sangue che
schizzarono.
Sentì un dolore terribile alle articolazioni in quanto non
riuscì
bene a distribuire il peso a causa dei muscoli doloranti. Il Tiranno
lì accanto gli si lanciò contro. Ezio si
alzò in un istante, tirò
nuovamente fuori la lama celata con la quale tracciò uno
squarcio
sul corpo dell'uomo di sbieco, dal fianco destro alla spalla
sinistra. Una grida lacerò il silenzio. Il sangue
schizzò
dappertutto, contro i muri, le donne, Ezio stesso si macchiò
del
sangue rosso e denso della sua vittima la quale fece qualche passo
indietro e cadde a terra.
Shila capì: voleva affrontarli. Era
pazzo?!
Due Tiranni si scagliarono contro Ezio: uno davanti e
l'altro dietro. Lui guardò prima uno, poi l'altro.
“Shila!!!”
Gridò, decidendo di preoccuparsi del primo, quello di fronte.
Shila
imitò quanto fece l'Assassino poco prima, si
lanciò giù, andando a
conficcare la lama celata nella sua schiena. Il tempo di alzarsi e
notare che Ezio aveva fatto fuori l'altro uomo... Ma notare anche che
erano accerchiati dai Tiranni. Deglutì, portando le spalle
contro
quelle di Ezio. “Sei fuori...” Mormorò
lei.
“Pessima
scelta, Assassini. Pessima scelta. Fateli fuori!!!”
Ordinò Agnese.
________________________________________
Ciao a tutti!! Ci ho
messo un po' a ripostare... E... Ho una 'brutta' notizia:
Purtroppo, per chi mi segue, dovrà attendere un po' di
più perché io posti i capitoli, ci
metterò un po' di più di prima, confronto a
quando sono appena tornata.
Purtroppo questo è il 5 anno di superiori e avrò
gli esami... Come se non bastasse a fine Gennaio ho la prima
simulazione d'esame e quindi devo mettermi sotto a studiare.. T___T E non mi va per
niente! *piange*
Non ce la posso fare... :(
Vi ringrazio tutti, lettori e recensori.. Vi mando un bacione!
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Capitolo 17 *** Una nuova guerra ***
17. Una nuova guerra
Ezio e Shila si ritrovarono tutti i Tiranni
avventarglisi contro. La
ragazza riuscì a scorgere la sorella dietro tutti: se ne
stava a
braccia conserte, con un sorrisino soddisfatto. Come poteva? Come
poteva, si chiedeva Shila, a condannare a morte con così
tanta
facilità sua sorella, un membro della sua famiglia? Forse
era Shila
che era troppo buona, la ragazza che, uccidendo un uomo che
sennò
l'avrebbe uccisa, si era sentita in colpa. Forse era che lei non
avrebbe mai avuto il coraggio di far fuori la
sorella – o il
padre o la madre – nemmeno dopo tutto ciò che le
avevano fatto,
nemmeno dopo tutte le volte che le avevano rinfacciato le sue azioni,
che le avevano detto di essere un fallimento, inutile, la pecora
nera, un maledetto errore... In quell'istante il pensiero di Shila
volò subito a Dimitri: come diavolo faceva a sapere Agnese
dove si
trovavano lei, Ezio e Leonardo? L'unico che lo sapeva era il ragazzo
e lei aveva fatto ben attenzione a controllare che nessuno li avesse
seguiti quando si erano recati alla Rosa Colta.
E se Dimitri
avesse finto in tutti questi anni? Se avesse recitato la parte di
quello buono con lei per poi tenersela cara quando gli avrebbe fatto
comodo? No, non poteva essere.
Con il dubbio e la rabbia di quei
pensieri, non appena il primo Tiranno le si gettò contro,
schivò il
suo colpo per poi conficcargli la lama celata nello sterno
dopodiché
lo spinse via per estrarre nuovamente la lama, insanguinata.
Grazie
al cielo alcune delle cortigiane sapevano qualcosa di attacco ed
autodifesa, così non esitarono ad aiutare i due Assassini.
Ezio
si sentiva un po' rallentato nei movimenti, quando tentava qualche
affondo troppo lungo nella carne dei suoi nemici, sentiva tutti i
muscoli dolergli. Beh, forse sarebbe stata un'idea migliore riposare
quella notte invece di spassarsela con la figlia più piccola
dei
Viviano, se solo avesse saputo che l'indomani era questo ciò
che gli
sarebbe aspettato.
Leonardo era di sopra insieme ad alcune
cortigiane ad osservare la lotta, ancora una volta, tra il bene ed il
male. Lui stesso per primo alla notizia della morte di Cesare Borgia
si era sentito sollevato, credendo che fossero rari tali pazzi come
lui... Ed invece ancora una volta, purtroppo per lui, si
sbagliava.
Quella lotta continuò ancora a lungo, i Tiranni erano
decisamente in maggior numero rispetto ai due Assassini e a quelle
poche cortigiane che azzardavano a farsi avanti. Erano anche in
evidente vantaggio dal momento che il grande Maestro cominciava ad
accusare una certa stanchezza e lentezza nei movimenti soprattutto
quando, per evitare una pugnalata dal nemico, si scansò di
lato ma
non fu abbastanza veloce e la lama del pugnale lo sfiorò
sulla vita,
aprendogli la carne. Si lamentò, cedendo con un ginocchio a
terra:
gli era sembrato come se tutta la spossatezza, la stanchezza e il
dolore avessero aspettato quel momento per ripiombargli addosso con
violenza.
Ezio cercò di rialzarsi ma, non appena fece per
rimettersi in piedi, sentì qualcuno calciarlo dietro le
ginocchia
per farlo crollare nuovamente a terra, facendolo mugolare, per poi
afferrarlo saldamente dai capelli.
Shila atterrò l'ennesimo
nemico, nemmeno lei se la stava passando tanto bene: alcuni colpi nel
corpo a corpo li aveva incassati, indebolendola, mentre del sangue
usciva da alcune ferite che riportava sulle braccia e sulle gambe.
Per fortuna nulla di preoccupante. Si trovò un attimo libera
e si
voltò per dare un'occhiata ad Ezio. Il suo sguardo percorse
l'intera
sala fin quando non lo notò poco dietro di lei, con un
Tiranno alle
spalle che lo teneva per i capelli e avvicinava la lama del pugnale
alla sua gola.
“NO!!!” Gridò la ragazza, avventandosi
contro
il nemico. Salì sul tavolo che la divideva da lui e
spiccò un
salto: approfittandosi dello slancio lo calciò con tutta
potenza su
una tempia facendo praticamente schizzare l'uomo a terra senza sensi,
ad occhi sbarrati, mentre un rivolo di sangue gli colava lungo il
lato della bocca.
Non appena Shila arrivò con i piedi a terra si
chinò ed aiuto Ezio a rialzarsi, poi si voltò
insieme a lui verso i
nemici rimasti: erano sei.
Shila aveva il respiro accelerato,
indietreggiò appena insieme all'Assassino per recuperare un
po' di
tempo e fiato, notando poi di essere finiti contro il muro.
“O-oh..”
Bofonchiò Ezio, non del tutto contento della situazione. Si
diede un
rapido sguardo intorno e notò che a terra, privi di vita,
oltre
parecchi Tiranni, c'erano anche alcune cortigiane. 'Maledetti...'
Pensò.
Riprese la parola poco dopo, notando che anche i loro
nemici stavano recuperando fiato, avvicinandosi però
inesorabilmente. “Credo proprio che dovrò
promuoverti...” La
buttò lì Ezio.
Shila non lo guardò, continuò a mantenere alta
la guardia. “Eh?”
“Intendo dire che se usciamo vivi da qui –
e lo faremo – credo che potrai considerarti una di
noi.”
“Una
di voi? Un'Assassina?!” Chiese, nascondendo una certa
euforia,
forse per la situazione.
“Te lo devo!” Disse prima di scattare
in avanti, sorprendendo il nemico che non si aspettava fosse lui a
fare la prima mossa, infilandogli la lama celata nella trachea.
'Wow!'
Pensò Shila entusiasta, raggiungendolo, mentre uno dei
Tiranni le si
gettò contro.
Agnese era su tutte le furie: com'era possibile che
quel branco di idioti non era riuscito a far fuori due miseri
Assassini? Erano rimasti in cinque contro due, più alcune
delle
cortigiane.
Si morse il labbro quasi a farsi del male mentre
vedeva anche gli ultimi dei suoi uomini cadere. Forse avrebbe dovuto
richiamarli e andarsene: almeno si sarebbe assicurata una fuga
coperta, con qualcuno che l'avrebbe difesa. Se fosse rimasta sola
avrebbero potuto tranquillamente farla fuori.
“Basta! Andiamo
via!!!” Ordinò e dopo un gesto di stizza
uscì fuori.
I Tiranni
cessarono la lotta, indietreggiando verso la porta e mantenendo alta
la guardia. Una volta raggiunta l'uscita sgattaiolarono fuori.
“Dove
diavolo andate?!” Sbraitò Shila, facendo per
inseguirli. Ezio la
fermò per un braccio e la ragazza fu costretta a fermarsi.
“Ma..?!”
Non capì, lo guardò con sguardo interrogativo, al
che lui la
lasciò.
“Non siamo in condizioni di affrontare una battaglia
così seria, ora.” Le disse, guardandola negli
occhi.
“Ma..
Agnese! Potevamo fermarla!!!”
“Avremmo potuto e poi? E poi i
tuoi genitori ci avrebbero mandato branchi di Tiranni pronti a farci
fuori.” Si guardò intorno, facendo qualche passo
indietro ed
allargando le braccia, per far sì che si rendesse conto
della
situazione, che si desse uno sguardo attorno: c'erano varie
cortigiane ferite, alcune morte. Paola si apprestava a dare soccorso
a quelle ancora in vita, alcune piangevano, altre erano terrorizzate.
“Non è questo ciò che voglio. Questo lo
dobbiamo evitare.”
Disse l'Assassino prima di abbassare le braccia. “Le ragazze
non
hanno deciso questa fine, non sono loro ad essersi fatte avanti
sapendo il rischio che correvano. I miei adepti sì.. Non
lascerò
che nessuno combatta una guerra o una causa che non è la
loro. Chi
vuole stare al mio fianco deve sapere a cosa va incontro, sia nel
bene che nel male.”
Shila continuò a guardarlo. Si morse
internamente il labbro e... Oddio, era così grande e saggio,
così
giusto. Annuì piano.
“Per questo... Sono disposto a farti
entrare nella setta, sono disposto a darti la mia fiducia, oggi hai
dimostrato tanto.. Ma devo chiedertelo ancora una volta: sei sicura
che questo è quello che vuoi? Una volta entrata a far parte
degli
Assassini questo sarà il tuo mondo... E dovrai completamente
estraniarti dalla tua famiglia dal momento che ora loro sono il
nemico. Stai firmando un contratto con la morte, nel momento in cui
ce ne sarà bisogno.”
Ezio di solito non faceva questi discorsi
ai suoi adepti ma a Shila sì. Non dipendeva dal fatto che
teneva
particolarmente a quella ragazza, o che fossero andati a letto o
perché erano amanti. Le fece quel discorso perché
per quanto quella
ragazza fosse sicura e motivata a diventare un'Assassina, doveva pur
rendersi conto che stava andando contro la sua famiglia. Doveva
rendersi conto che la vita da Assassini non era una passeggiata.
Doveva rendersi conto che avrebbe dovuto ammazzare, seppur per una
giusta causa.
“Quindi
sono... Un'Assassina?” Chiese.
“Beh, con calma Shila.. Potrai
diventarlo a breve, se continuerai così. Sei un'adepta...
Che inizia
con qualche punto in più. Ho avuto già modo di
studiarti da quando
ci siamo conosciuti... E non è la prima volta che mi salvi
la vita.”
Disse, poi ci fu qualche istante di silenzio. “..
Grazie.”
Aggiunse. Glielo doveva.
La
ragazza serrò appena le labbra e gli fece un lieve cenno.
“Di
nulla.. Dovere.” Sorrise appena.
Ezio la osservò per qualche
istante, poi si voltò e raggiunse Paola per aiutarla a
soccorrere le
sue ragazze.
Era sera alla Rosa Colta. Dopo aver provveduto a
curare i feriti, Ezio e gli altri, si erano preoccupati di dare una
degna sepoltura alle cortigiane morte nella battaglia e a gettare al
fiume i cadaveri dei Tiranni.
Quel giorno il bordello era rimasto
chiuso, avevano sistemato per quanto potevano i mobili di sotto e
pulito tutto dal sangue. Era ora di cena e Paola si era preoccupata
di preparare un pasto caldo a tutti. Tutti erano più o meno
scossi
da quello che era successo la mattina: parte delle cortigiane subito
dopo cena si era rintanata in camera per conto proprio, chi da sola o
chi con un'amica. Qualcuna era rimasta giù a parlottare,
qualcuna
era rimasta con Paola.
Ezio non aveva molta fame quella sera,
mangiò giusto perché doveva rimettersi in fretta
e riprendere le
forze. Era al terrazzo al piano di sopra. Stava seduto sul davanzale
di pietra del terrazzo, con le gambe oltre di esso, a penzoloni e
rifletteva sul da farsi. Si chiedeva se dovesse tornare a Roma a
proteggere la Mela, ma già era al sicuro. Se dovesse
avvertire
Claudia o se l'avesse allarmata inutilmente. Se avesse dovuto
combattere questa guerra a Roma, insieme ai suoi Assassini, o
continuarla lì a Firenze. Pensava a Caterina.. Forse avrebbe
dovuto
chiedere aiuto anche a lei.
“Ezio..” Sentì la voce di
Leonardo, sussultò, distogliendosi dai suoi pensieri. Si
voltò
appena verso la porta e lo vide avvicinarsi.
“Leonardo..”
Mormorò l'Assassino, poi tornò a guardare la
città di fronte a
lui.
L'artista appoggiò gli avambracci sulla pietra, spostando
appena il peso in avanti e guardando di fronte a sé Firenze.
Era
parecchio scosso da ciò che era successo. “Quando
partii da Roma
tutto mi sarei aspettato qui a Firenze, tranne questo...”
“Lo
so. Neppure io... Ero venuto qui per riposare le mie membra
e...”
Inspirò e poi espirò piano, senza finire la frase.
“Pensi sia
grave?” Domandò Leonardo.
“Penso che non si arrenderanno
facilmente. Questa grande bramosia verso la Mela di solito porta solo
ad una cosa..”
“Pazzia?”
“No. Morte, Leonardo. Finirà
come con Cesare... Beh, certo, se non saranno prima loro a fare fuori
me..” Asserì ironico.
“Smettila.” Lo ammonì l'artista,
guardandolo. Ci fu qualche istante di silenzio, poi riprese.
“Stai
meglio?”
“Si, mi sento un po' meglio. Credo che... Domani
andrò a Forlì.”
“.. Cosa?” Leonardo non capì,
aggrottò
la fronte guardandolo con sguardo interrogativo.
“Da Caterina...
Dovrei prendere in considerazione l'idea di chiederle
appoggio.”
“Dopo quello che è successo? Ezio, gli
Assassini?”
“Credo che molti abbiano allentato la corda dopo
la morte di Cesare.. Non sono neppure sicuro di ritrovarli tutti al
mio ritorno a Roma.”
“Ritorno a Roma? Torni a Roma?!” Ma che
stava farneticando? Non gli stava facendo capire nulla.
“Non
credo di poter continuare qui questa battaglia, non abbiamo alcun
appoggio.” Si voltò di lato, ritirando una gamba
al petto e
lasciandone una giù a penzoloni, in modo da poter finalmente
guardare Leonardo.
“Ma... E.. Shila?”
“Cosa?”
“Lei
ti appoggia..”
“Si ma sai quanto me che non posso fare
affidamento solo su di lei, non sappiamo quanti Tiranni si nascondano
dietro ad Agnese e alla sua famiglia.”
“Shila potrebbe
saperlo.. O scoprirlo.”
“E come?”
“Beh..” L'Artista
fece una pausa, ragionandoci un po' su. “Potrebbe.. Potrebbe
tornare dalla sua famiglia.”
“E tu credi che sarebbero così
buoni da accoglierla a braccia aperte dopo ciò che ha fatto
e a
darle fiducia se già prima non scorreva buon
sangue?” Chiese
l'Assassino, alzando le sopracciglia. “Ma per favore,
Leonardo!”
“Magari no... O magari sì se... Torna con delle
coordinate finte ed errate sulla Mela.”
Ezio non capiva.
“Vorresti rimandarla lì, dalla sua famiglia, a
fingere di sapere
dov'è la Mela per ingraziarseli e per scoprire quali
capacità hanno
contro di noi? Sei pazzo, è troppo pericoloso..”
“Beh
potrebbe essere una valida alternativa.. Piuttosto, sei così
sicuro
che Shila appoggi la tua idea di andare a Forlì da
Caterina?”
Domandò poi.
“Che..? Shila non sa niente di Caterina e poi...
Guarda che io e Shila non..”
“Ah no???” Rincarò Leonardo,
alzando le sopracciglia con un sorrisino che la diceva lunga su
ciò
che pensava.
“....” Ezio rise. “Sì beh,
è successo ma
non... Non significa niente. Non stiamo insieme.”
“Va bene..
Se lo dice lei, maestro!”
Disse ironico Leonardo, notando solo poco dopo Shila uscire.
“Ah,
vi disturbo?” Chiese la ragazza. L'artista la
guardò con un
sorriso. “No.. No figurati, stavo rientrando.”
Disse prima di
dare un'occhiata ad Ezio per poi dirigersi verso la porta.
“Ah,
Leonardo...” Lo richiamò l'Assassino.
“Sì?” Si
voltò.
“Dobbiamo trovare un altro posto dove stare, soprattutto
per te. Io e Shila probabilmente ci sposteremo molto in questi
giorni.. Tu è meglio se torni a Roma.”
Lui annuì. “Ne
parliamo domani mattina Ezio. Buonanotte.” Disse prima di
voltarsi,
poi fece un cenno a Shila. “Buonanotte.”
Ripeté.
“Notte.”
Rispose lei, con un sorriso.
Leonardo rientrò, lasciando il
terrazzo. I due rimasero soli: silenzio. Ezio la guardò per
un breve
istante, poi tornò a guardare la città, il cielo,
l'infinito.
Shila
si avvicinò lentamente alla balaustra di pietra, osservava
Ezio, era
così bello. “Come stai?” Ruppe il
silenzio.
“Sto meglio..”
Inspirò, prima di voltarsi e portare le gambe all'interno
del
terrazzo, verso di lei. “Sei stata coraggiosa oggi.. Sono
fiero di
te.” Le portò le mani sulle spalle e la
attirò a sé. La ragazza
arrivò praticamente tra le sue gambe, appoggiando le mani su
di
esse. Sentì le labbra calde dell'Assassino posarsi sulla sua
fronte,
con delicatezza, in un dolce bacio.
Shila socchiuse gli occhi ed
inspirò, con le mani risalì lungo la vita di lui,
cingendogliela
con le braccia e stringendogli con le mani la camicia bianca. Non
appena le labbra dell'Assassino si scostarono dalla sua fronte, la
ragazza appoggiò la testa contro il petto di lui.
Sentì il suo cuore
battere ritmicamente. Chiuse gli occhi.
Ezio inspirò
silenziosamente, le cinse le spalle con le braccia, tenendola stretta
a sé e appoggiando una guancia sul suo capo. Gli faceva
parecchio
strano stare abbracciato e così vicino a quella ragazza...
Forse
stava facendo un errore. Forse consumata quella notte di passione,
quella scintilla che sembrava poter diventare un fuoco ardente si era
spenta... O forse semplicemente aveva paura.
____________________________________
E dopo praticamente 10
giorni ecco a voi l'attesissimo (certo, oh-ho! Attesissimo da chi?! xD)
aggiornamento!
Chiedo scusa se ci ho messo tanto, chiedo scusa se ci
metterò probabilmente altrettanto tanto per gli altri... Ma
oltre i vari impicci con la scuola (che sto prendendo davvero
sottomano) sto passando veramente un periodo di me**a... Anche per
questo che prendo così sottomano la scuola. Son parecchio
demotivata.
Beh, insomma sì, non voglio stressarvi con i miei
problemucci, bwhuah u.u siamo qui per svagarci e leggere sto
chappytolino (chappytolino non si può leggere!)
Dunque, devo dire che è stato un capitolo parecchio
sofferto, mi trovo sempre in difficoltà con le scene
d'azione ma devo dire che mi è piaciuto particolarmente come
mi è venuta. Sono stata ispirata tutto d'un botto e mi son
messa lì a buttar giù il chappy... Che mi piace
veramente tanto °____° (che modestia, eh?! x°D)
Soprattutto Ezio quando fa il figone saggio lo trovo molto... Come
dire, figone saggio u.u
Vabbè, mo poverino... Forse rivede Caterina e si sta facendo
attanagliare dai dubbi esistenziali ahahaha xD
Dunque, bando alle ciance.
Ringraziamenti ai soliti e assidui recensori ^o^ che come fate ancora a
sopportarmi, Dio solo lo sa!
LABESTIAPAZZA,
Vesa290, Serpe89 e Rashida... *___*
Come farei senza di voi, mie bellissime recensitrici? <3
Cuoricino tutto pe' vvoi! (Si con due V!)
Ah, visto che non lo faccio mai vorrei anche ringraziare chi ha messo
la storia tra le preferite, ovvero: ankuccia,
kyuubbetto9
(che sei sparito °_° non farmi preoccupare, devi
continuare la tua ff!!!), Lucy_Keehl,
Mizzy e powerpuff89...
Grazie mille! ^w^
Eppoooooi, vorrei ringraziare anche chi l'ha messa tra le seguite! (E
mo a copiare tutti i nomi te vojo!):
Artemis-sama, blackpearl,
chemical_sara, ElizabethAudi, EmilyHole, IsAry, kyubbetto9,
LailaOsquin, LindaJSixx, moran92, piccolabulma, Rashida, Serpe89,
tigre, Vesa290 e _Bj.
Tiè, qualcuno di voi s'è pure
meritato doppio ringraziamento! xD Non so se tutti quelli nominati
ancora seguano e leggano ma se ci siete battete un colpo se vi va!
Ah, ringrazio ovviamente anche tutti i 'solo-lettori' che comunque
fanno tante visitine alla mia ff.. Vi ringrazio tantee! ^___^
Eeee... Boh, se a qualcuno va di lasciare una recensione, fa sempre
piacere, ovviamente u_u
ANZI.
Vi devo ringraziare perché siamo arrivati a quota 100
recensioni.. Io vi stradoro *www* *si inginocchia a terra*
Ok, basta che qui le note d'autore stanno diventando più
lunghe del chappy x°D eee.. Figurati l'ultimo chappy quanto
saranno lunghe, tra ringraziamenti e commozione.. Beh vabbè,
per ora ancora non mi riguarda, credo che almeno altri 5 chappy sicuri
li faccio... E anche di più, quindi state tranquilli!
(Che palle direte voi!) Hahahahaha, vabbè baaastaaa! Scappo,
un bacione! <3
Tchuss!!
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Capitolo 18 *** Il gruppo si allarga ***
18. Il gruppo si allarga
*Casa
Viviano*
Era
sera, la famiglia dei Viviano era tutta riunita a tavola eccetto per
Shila, la quale non si era vista per tutto il giorno. Dimitri
cominciava a preoccuparsi, ma che fine aveva fatto?!
Agnese non
aveva avuto modo di parlare con Lorenzo e Giulietta in quanto il
figlio era sempre stato in mezzo ai piedi durante la giornata, i
genitori però avevano recepito già che le cose
non erano andate
come si erano prospettati.
Durante la cena ci fu parecchio
silenzio, nessuno parlava ad eccezion fatta per la piccola Gaia, la
figlia di Agnese, che di tanto in tanto faceva domande su Shila, dove
fosse, quando tornava...
Finito di mangiare Giulietta si alzò
prendendo i piatti aiutata da Maria, la serva. “Dimitri,
tesoro,
puoi andare a mettere a letto Gaia?”
Il ragazzo sospirò, guardò
la bimbetta e sorrise, alzandosi. “Andiamo?”
Chiese, porgendole
la mano. La bimba annuì e si alzò, raggiungendolo
e prendendolo per
mano, così i due uscirono dalla cucina.
“Maria, qui ci pensiamo
noi... Vai pure.” Disse Giulietta congedando la serva la
quale
annuì ed uscì seguendo a ruota Dimitri e la
piccola Gaia.
Agnese
sapeva che ora l'avrebbero tempestata di domande così, prima
che
potessero cominciare loro, iniziò lei, “Non
abbiamo né la Mela,
né Ezio e né Leonardo.”
“Come sarebbe a dire?” Chiese
Giulietta, appoggiando i piatti in malo modo su un mobile e
rivolgendosi poi verso Agnese.
“Sono andata alla Rosa Colta e li
ho trovati lì... C'era la donna che gestiva il bordello e
l'abbiamo
presa in ostaggio.. Ezio però ha detto che avrebbe
collaborato se
l'avessimo lasciata libera... E così abbiamo fatto, non
avevamo
alternativa, dopodiché senza mantenere fede al patto si sono
messi
contro di noi, Ezio, Shila e le loro puttane.”
“Shila?!”
Chiese a quel punto Lorenzo che era stato quieto ad ascoltare fino a
quel momento.
“Dubito che rivedremo la piccola Shila varcare la
soglia del nostro cancello di nuovo. Credo proprio abbia deciso di
schierarsi dalla loro parte e... Aveva un'orribile veste bianca, da
Assassina, al collo teneva un ciondolo recante il simbolo della
setta.”
“.. Ohh dannazione, quella dannata
ragazza.
Non ne fa una giusta.” Si inquietò subito
Giulietta.
“Madre
io... Mi dispiace, giuro che la prossima volta non
fallirò!”
“Silenzio!” La zittì lei. “Hai
già fallito
due volte, li hai lasciati fuggire quando li avevamo in pugno! D'ora
in poi non agirai più di tua spontanea volontà ma
tutti i tuoi
piani dovranno prima passare da me, è chiaro?!”
Chiese
arrabbiata.
Agnese si morse il labbro, giurò su sé stessa che
quella stronzetta della sorella l'avrebbe ammazzata con le sue stesse
mani. “... Sì madre.” Si
ritrovò costretta ad annuire,
abbassando il capo.
Lorenzo trasse un profondo sospiro, poi si
alzò. “Buonanotte.” Fu tutto quello che
disse. Non prendeva mai
chissà quali parti in quelle discussioni.
*La
Rosa Colta*
Quella
notte Ezio proprio non riusciva a dormire. Era nel letto insieme a
Shila – sì – dormivano insieme.
Probabilmente era l'idea di
rivedere Caterina a farlo agitare.
L'Assassino fiorentino non
aveva mai tenuto in gran modo alle donne, oltre a quelle della sua
famiglia solo due avevano lasciato il segno: Cristina e Caterina.
Erano le uniche due per cui aveva provato un sentimento puro che
andava oltre ad un'amicizia di letto.
Guardò Shila. Si ricordò
di quando Cesare aveva fatto prigioniera Caterina e della gelosia che
lo pervase al solo pensiero che lo Spagnolo avesse abusato del suo
corpo... Stessa gelosia che lo assalì quando
immaginò Shila posare
nuda di fronte a Leonardo per un quadro ma che ora non gli faceva
alcun effetto. Se ne era accorto: la neo Assassina doveva tenerci
molto a lui, non lo vedeva solo come una guida, un maestro ed un uomo
da cui prendere esempio ma anche come un possibile compagno dal punto
di vista sentimentale.
E lui? Lui cosa voleva fare della sua vita
sentimentale? Aveva quasi cinquant'anni e ancora non si era
sistemato. Non aveva una famiglia tutta sua, non aveva neppure una
donna. Quando era giovane credeva che il resto della sua vita
l'avrebbe condivisa con Cristina, prima che la ragazza gli morisse tra
le braccia... Poi, quando incontrò Caterina,
cominciò a credere che
forse c'era una donna anche per lui, dopo tutte le sue sventure, fin
quando non lo abbandonò a Roma... E ora Shila. Ma Shila era
giovane
e bella... E lui non si fidava più delle donne, di certo non
voleva ripiegare
le sue delusioni in campo sentimentale su di lei e avviare una storia
solo per non sentirsi solo, voleva esserne sicuro... Ed ora, di
sicurezze, ne aveva ben poche. Probabilmente sarebbe morto
solo.
Quella mattina Ezio saltò giù dal letto presto:
aveva
dormito davvero poco ma non accusava la stanchezza, oltretutto si
sentiva in forma, molto meglio dei giorni precedenti. Guardò
Shila
dormire, non l'avrebbe svegliata, ci avrebbe pensato poi
Paola.
L'Assassino si ritrovò praticamente costretto ad indossare
nuovamente la sua veste dopo quei pochi giorni di 'relax'. Una volta
infilate le lame celate e strette le fibbie scese: non appena
arrivò
giù fu piacevolmente sorpreso di trovare sia Paola che
Leonardo in
piedi.
“Ezio, buongiorno. Dove vai?” Chiese la donna, al
che
si voltò anche l'artista.
Il fiorentino li raggiunse. “Paola,
Leonardo, buongiorno. Ho preso la mia decisione: andrò a
Forlì da
Caterina Sforza, credo che sarà ben lieta di aiutarci in
questa
nuova causa.”
Leonardo sospirò piano, non sapeva se essere a
favore o contro di quella decisione ma si fidava. “E
Shila?”
Domandò.
“Non appena sei pronto Leonardo, svegliatela. Ti
accompagnerà oggi stesso a Roma.”
“Cosa? Perché?”
Chiese.
“Come perché? Non ho intenzione di lasciarti
arrivare a
Roma da solo con questi pazzi dei Tiranni in giro. Potrebbero
seguirti o tenderti un'imboscata per la strada per poi cercare di
estorcerti informazioni riguardanti la Mela.”
“E tu?” Chiese
Paola.
“Io me la saprò cavare, devo solo arrivare fino a
Forlì,
al ritorno sarò coperto, spero. Non vi preoccupate, so
difendermi...
Sono o no il maestro degli Assassini?” Chiese poi con una
punta
d'ironia, accennando un sorriso, cosa che ormai non faceva spesso in
quegli ultimi giorni.
I suoi due amici ricambiarono il suo
sorriso.
“Però Ezio, ti prego, sta attento, va
bene?” Disse
Leonardo.
“Certamente... Vi raggiungerò a Roma
domani.” Poi
rivolse la sua attenzione su Paola, prendendole le mani e
stringendole. “Paola... Non so davvero come ringraziarti, non
hai
esitato ad ospitarmi non appena son tornato qui a Firenze e ti ho
causato parecchi danni.”
“Non preoccuparti Ezio, non è colpa
tua.” Rispose la donna sorridendogli e stringendogli le mani
a sua
volta.
“Veramente, grazie. Non appena sarà risolta anche
questa
faccenda tornerò, magari con Claudia.. Mh?”
Sorrise, poi una mano
si insinuò tra il braccio e la vita, cingendole quest'ultima
e
tirandola a sé in un affettuoso abbraccio.
“Sarebbe
meraviglioso!” Rispose la donna, prima di sentire le labbra
dell'Assassino sulla guancia, schioccarle un bacio.
“Leonardo..”
Lo guardò. “Occhi ben aperti, mi raccomando... Non
appena arrivi a
Roma informa subito mia Sorella, La Volpe, Machiavelli e
Bartolomeo.”
L'artista annuì. “Certo.. Fai attenzione, va
bene?”
“Sta tranquillo.” Disse dandogli un'amichevole
pacca
sulle spalle. “Ah...” Si voltò
nuovamente verso la donna. “Non
credo.. Ma in caso Agnese dovesse rifarsi viva e tornare qui...
Ditele che siamo tornati a Roma.. E che l'aspettiamo. Arrivederci
Paola!” La salutò, prima di uscire.
Leonardo si lasciò sfuggire
un sospiro sconfortato.
Ezio arrivò fuori le mura di Firenze.
Aveva optato per vie più interne e meno affollate in modo da
dare
meno nell'occhio possibile e per non andare incontro ai guai. Una
volta arrivato fuori prese il cavallo, infilò la punta dello
stivale
nella staffa e si diede lo slancio con l'altra gamba, salendo su.
Tirò le redini e calciando piano il cavallo lo fece partire
al
passo. Si guardò intorno, poi il cielo: probabilmente a
breve si
sarebbe messo a piovere.
Tra poche ore avrebbe rivisto Caterina...
E non aveva neppure salutato Shila.
Leonardo e Paola attesero
fino all'ora di pranzo prima di vedere Shila svegliarsi e scendere di
sotto. Il tragitto era lungo e sarebbe stato meglio mettersi in
viaggio il più presto possibile.
Non appena la ragazza scese, si
guardò intorno. V'erano alcune cortigiane oltre l'artista e
la
donna. Shila indossava gli abiti da Assassina del giorno prima. Li
avevano lavati ed ora erano più o meno 'portabili'. La
ragazzetta si
guardò intorno. “Ezio?” Chiese.
“Buongiorno Shila.”
Dissero i due praticamente all'unisono, notando il viso sbattuto di
lei che probabilmente doveva essersi affaticata parecchio il giorno
prima.
La ragazza si avvicinò. “Buongiorno..”
Borbottò in
risposta, poi ripeté la domanda, “Ezio?”
“Ezio è andato a Forlì.”
Annunciò Leonardo, gli dispiaceva dirglielo, soprattutto
perché
vista la sua domanda, l'Assassino doveva non averle accennato
nulla.
“... A Forlì?” Chiese.
“Si a.. A trovare una
vecchia.. Amica, sperando possa schierarsi dalla nostra come
alleata.”
Shila rimase in silenziò, sembro perplessa.
Perché
non le aveva detto nulla? Sembrava quasi come se volesse fuggire da
lei.
“Sei mai stata a Roma?” Chiese Paola, alzandosi dal
divano, notando lo sconforto negli occhi della ragazza.
Lei alzò
lo sguardo. “A.. Roma? No, perché?”
“Beh, a quanto pare è
il tempo di farci una gita..” Rispose la donna,
ridacchiando.
Leonardo si alzò a sua volta. “Già..
Ezio ha
detto che non appena ti fossi alzata e rimessa in forze
dovevamo
partire per Roma. Ha deciso che questa battaglia non può
consumarsi
qui, non abbiamo appoggio... E dobbiamo avvertire sua sorella, gli
Assassini e dei nostri.. 'Amici'.”
“Ah... E... Lui?”
“Ezio
ci raggiungerà domani.”
Quindi era deciso? Stava entrando a far
parte della setta? “Ma..” Non sembrò
molto sicura... E Dimitri?
Aveva bisogno di lei, non poteva mica abbandonarlo così
senza dirgli
nulla e poi aveva bisogno di alcuni chiarimenti, ad esempio su come
Agnese facesse a sapere che si trovavano lì.
“Cosa?” Chiese
l'artista.
Come poteva fare? Non poteva mica dirgli di aspettare
prima di partire perché doveva andare a salutare il
fratellino.
“Partiamo subito?” Chiese.
“Sì, non appena sei
pronta.”
Beh, per essere pronta, era pronta. Serrò le labbra ed
annuì. “Va bene allora.. Andiamo?”
Leonardo annuì, poi si
voltò verso Paola. Le sorrise, lei fece lo stesso.
“Grazie di
tutto Paola.” Disse stringendola in un abbraccio e baciandole
la
guancia.
“Mi aspetto di rivedere anche te una volta conclusa
questa faccenda, quando Ezio tornerà.”
“Certo, basta che non
esce fuori qualche altra storia simile perché non ci
sto!”
Risero.
Anche Shila salutò la donna, quando stava uscendo per
raggiungere Leonardo fuori, Paola la richiamò.
“Shila..”
La
ragazza si fermò e si voltò. “...
Si?”
“Sta vicina ad
Ezio.” Le sorrise.
Lei non capì, la osservò per qualche
istante, incuriosita da quell'affermazione, poi abbozzò un
sorriso
ed annuì. “Certo..” Rispose prima di
uscire.
Shila e
Leonardo si trovavano quasi alle porte di Firenze. L'artista vedeva
che la ragazza aveva qualcosa che non andava, stava un po'
più
indietro e camminava svogliatamente. “Shila..”
Rallentò, “Tutto
bene?” Chiese.
La ragazza alzò lo sguardo e abbozzò un
sorriso. “Sì.”
“Sei sicura?”
“... Si..” Annuì, un
po' meno convinta – non che prima lo fosse – ma poi
riprese. “E'
che..”
“Ripensamenti?” La interruppe lui.
“No... Non
ripensamenti solo che.. Dimitri.” Abbassò il capo.
“Tuo
fratello?”
Shila annuì ancora.
“Cosa c'è che non va?”
Chiese l'artista, con tono più apprensivo.
“E' che... E'
l'unico che mi è stato sempre accanto e io ora... Lo sto
abbandonando così, senza dirgli nulla."
“Vuoi andare ad
avvertirlo?”
“Mi lascereste andare?” Chiese Shila, i suoi
occhi si illuminarono.
“Ma non è pericoloso?”
“Saprò
cavarmela...!”
Leonardo era troppo buono, si impietosiva sempre
davanti a scene simili. “Ma devi sbrigarti Shila, il viaggio
per
Roma è lungo.” Sorrise appena.
“Grazie Leonardo!!! Farò in
un lampo!” Disse, prima di correre via.
L'artista sospirò,
sperava di non aver fatto una sciocchezza.
La ragazza si
trovava sul tetto dell'ex palazzo degli Auditore. Si guardò
intorno
circospetta prima di calarsi giù fino alla finestra, al
secondo
piano, del fratello: grazie al cielo era in camera, alla scrivania.
Studiava.. O almeno fingeva. La ragazza sorrise e bussò
piano alla
finestra.
Dimitri sbuffò, odiava studiare. Sentì qualcosa
picchiettare contro la finestra così volse il capo e si
ritrovò
Shila. Gli si illuminarono gli occhi e sul volto gli si
stampo' un gran sorriso. Si alzò in piedi e corse alla
finestra
aprendola e poi aiutando Shila ad entrare.
“Shila! Che fine
avevi fatto?!”
“Shh!!” Lo intimò lei di far silenzio o
–
quantomeno – di abbassar la voce.
“Si può sapere dov'eri
finita? I nostri genitori sono preoccupatissimi!”
“Non sono
preoccupatissimi, sono dei mostri.” Lo corresse lei.
“Ma
che..?”
“Chi c'è a casa?” Chiese la ragazza.
“Solo
Maria.”
“Ho poco tempo per spiegarti... Siediti.”
Il
ragazzo si andò a sedere, Shila fece lo stesso, mettendosi
accanto a
lui. Cominciò a raccontargli tutto, seppur riassumendo, fin
dal
principio.
Inutile dire che Dimitri non la prese affatto bene,
anzi, non gli era del tutto chiaro, non capiva come potesse essere
possibile. “E.. E ora te ne vai? Mi lasci qui?!”
Chiese, quasi
spaventato all'idea di rimanere senza sua sorella.
“.. Che altro
posso fare? Ezio ha bisogno di me, ho la sua fiducia e non posso
tradirla..”
“Portami con te!”
“A Roma?” Chiese
lei.
“Sì!!!” Disse scattando in piedi, poi la
prese per le
mani, “Ti prego Shila!”
Lei non si aspettò una tale
richiesta. “Non... Non so che dire Dimitri, è
pericoloso, Agnese
non ha esitato nemmeno un momento ad ordinare di farmi fuori... Non
vorrei potesse fare lo stesso con te.” Si alzò
anche lei.
“Beh
se venisse a scoprire che tu sei stata qui e che io ti sto coprendo,
potrebbe farlo lo stesso, no?” Chiese con un sorrisetto.
“Dai,
non fare così!” Disse lei, ridendo appena.
“Per favore
sorellina... Lo sai che la mia famiglia si trova dove ti trovi
tu..”
Sorrise appena.
La ragazza rimase in silenzio ad osservarlo per
qualche istante. “Ti odio. Va bene.”
Sospirò. “Ci vediamo alle
porte di Firenze, muoviti che sennò Leonardo mi
uccide!!!” Disse,
prima di uscire dalla finestra così com'era entrata.
Leonardo
era fuori dalla città ad aspettare la ragazza. Era seduto a
bordo di
una carrozza con due cavalli. L'artista non era decisamente tipo da
farsi un viaggio così lungo a cavallo.
Shila arrivò alle porte
di Firenze, attese il ragazzo una manciata di minuti prima di vederlo
arrivare. “Oh, quanto sei lento!” Lo
canzonò, scherzosamente. Da
una parte non poteva affatto nascondere la sua felicità
nell'averlo
accanto. “Fa silenzio ora, ci parlo io con
Leonardo.” Disse prima
di arrivare alla carrozza. “Ehm.. C'è stato un
cambio di
programma.” Annunciò la ragazza, attirando
l'attenzione
dell'artista il quale, volgendosi, notò Dimitri.
“Cosa..??”
“Lui
viene con noi!” Sorrise.
___________________________________________
Daiii, sono stata
abbastanza veloce no? Non potete rimproverarmi u.u
Quattro giorni, wow! Ho già in mente il prossimo chappy
bello bello!
Volevo aspettare un pochino prima di postare questo ma purtroppo non
appena li finisco di scrivere non riesco ad aspettare molto per
postarli ehehe ^w^
Ringrazio ovviamente tutti
quanti voi
che recensite
e leggete.
Vi ringrazio da morire! Mi fate tanto contenta u.u
Vi mando un bacione cari, al prossimo capitolo!
Tchuss!
|
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Capitolo 19 *** Vecchie fiamme... Ritornano? ***
19.
Vecchie fiamme... Ritornano?
*Forlì*
Ezio ci aveva visto giusto: era venuto a piovere. Fortunatamente era
quasi a Forlì. Ci aveva impiegato mezza giornata circa per
arrivare,
era tardo pomeriggio ormai. Completamente zuppo, come del resto il
suo cavallo il quale accusava ormai una certa stanchezza, scorse le
prime abitazioni fuori dalle mura della città. Ne fu
sollevato. Cominciava a sentire un certo freddo a star tutto
bagnato sotto la pioggia ed il vento. Scese da cavallo ed i suoi
stivali fecero un rumore non troppo piacevole una volta a contatto
con il fango. 'Ahh, che schifo..' Pensò Ezio. Raggiunse una
delle
stalle più vicine dove lasciar a riposare il cavallo, diede
alcuni
fiorini allo stalliere e poi si avviò verso casa di
Caterina.
Cominciava a credere di aver fatto una sciocchezza ad essere andato
lì, si chiedeva che faccia avrebbe fatto lei una volta
visto sulla soglia della sua porta. Era troppo tardi ormai per
tornare indietro: a breve avrebbe fatto buio – e
già le nuvole
scure rendevano il paesaggio molto più lugubre –,
non gli sembrava
proprio il caso. Ormai era lì.
Durante la strada si guardò
intorno: Forlì non era per nulla cambiata. C'erano i soliti
rivenditori che a quell'ora si apprestavano a cominciar a chiudere
baracca. Quella città era sempre parsa molto triste
all'Assassino.. E quella pioggia di certo non migliorava le cose.
Arrivò
finalmente di fronte la casa, si fermò alla porta e
così rimase. Cominciava anche a prendere in considerazione
l'idea di
lasciar perdere, trovare un posto dove rimanere la notte e il giorno
dopo andar via come se nulla fosse... No, ma dai. Ma che storie erano
quelle?
Inspirò a pieni polmoni, si fece 'coraggio' e
dopodiché
bussò sonoramente alla porta.
Ci volle qualche istante prima che
qualcuno gli aprisse: Ezio si ritrovò davanti la bella
Caterina
solamente pochi istanti dopo, sexy ed attraente – a parer suo
–
come quando lo aveva lasciato. Aveva un'espressione meravigliata sul
volto, incorniciato dai capelli rossicci.
Caterina, dal canto suo,
si ritrovò davanti un Assassino appena più
segnato dal tempo e
dagli eventi trascorsi. Un Assassino completamente zuppo, dalla testa
ai piedi. Seppur sul capo portava il cappuccio bianco i capelli erano
gocciolanti. Sul viso aveva un lieve sorriso.
“Ezio???” Chiese
lei, stupita nel rivederlo.
“Caterina..” Il sorriso del
fiorentino divenne più deciso. Allargò le
braccia.
La donna
rimase perplessa per qualche istante. Mai aveva pensato che avrebbe
avuto di nuovo a che fare con quell'uomo. “Non vorrete mica
che vi
abbracci in quello stato, Assassino?”
Domandò, con
ironia.
“Non lo voglio, lo pretendo!” Rispose lui prima di
afferrarla con un braccio e tirandola a sé. Non era proprio
riuscito
a resistere: aveva sentito il bisogno di un contatto fisico con
quella donna che, volente o nolente, doveva ammettere che gli era
mancata.
La donna lo abbracciò, seppur poco convinta, poi si
tirò
appena indietro e lo guardò negli occhi. “Che cosa
ci fai qui
Ezio?!” Chiese.
“E' una storia lunga Caterina.. E per niente
piacevole.”
“Ah... Dio.. Ho saputo che lo Spagnolo è morto,
cosa c'è che non va ora?”
“Hai un po' di tempo?” Domandò
lui.
“Hai un posto dove stare per la notte?”
“Ehhm...”
“Ho capito.. Entra.” Disse la donna, aprendo la
porta e
rientrando assieme all'Assassino.
Ezio vide i figli della donna,
cresciuti dall'ultima volta che li aveva visti.
“Ragazzi, lui è
Ezio Auditore, un mio vecchio amico.” Disse raggiungendolo
alle
spalle e tirandogli giù il cappuccio.
“Rimarrà qui con noi per
cena e... Stanotte.”
Caterina aveva provveduto a dare dei
vestiti asciutti ad Ezio e a mettere la sua veste ad asciugare. La
cena fu pronta poco dopo, lui si ritrovò a tavola con la
donna ed i
suoi figli insieme alla signora che l'aiutava con le faccende di
casa.
Tutta la cena la passarono a chiacchierare del più e del
meno, fatti accaduti da quando lei aveva lasciato Roma, raccontava
della sua 'nuova' vita e dei suoi figli, delle gioie che le davano e
di come, da quando Cesare Borgia fosse morto, le tensioni si erano
allentate di molto. Parlavano di qualsiasi cosa capitasse senza
però
scalfire nemmeno un minimo il motivo del perché Ezio fosse
lì.
Quando finirono di mangiare – la cena si prolungò
parecchio visto il nuovo ospite – Caterina chiese ai figli di
andare a dormire e così fecero, in pochi minuti rimasero
solo in
tre: Ezio, Caterina e la 'badante'. “Signora non vi
preoccupate.
Ci penso io qui.” Disse a Caterina quest'ultima.
“Grazie.” Rispose lei,
alzandosi. “Vieni Ezio, ti mostro la tua stanza.”
Lui si
alzò, fece un cenno all'altra donna e poi seguì
Caterina. Nessuno
dei due disse una parola fin quando, una volta al piano di sopra, non
entrarono nella stanza.
“Ecco qui.. Per stanotte questa è
la tua camera, va bene? Pensi di poterti adeguare?” Chiese,
voltandosi.
La stanza era di media grandezza: l'entrata era appena
più stretta poi la camera si allargava. C'era un letto alla
parete
sinistra e una scrivania a quella destra, all'angolo. Due finestre
aperte dalle quali filtrava la luce della luna ed entrava una leggera
brezza notturna che smuoveva le tende. Era completamente buia se non
per i raggi lunari che la rischiaravano appena, assieme alla luce
delle candele del corridoio che entravano dalla piccola fessura della
porta che era rimasta di poco aperta.
Ezio scrutò la donna per
qualche istante, in silenzio. “Sei bellissima..”
Asserì poco
dopo.
Caterina schiuse appena le labbra, non si aspettava tale
affermazione. “Perché sei qui, Ezio?”
Chiese poi a voce bassa.
Aveva quasi paura che la causa che l'aveva spinto fin lì non
era una
'storia lunga e per niente piacevole' come aveva
detto lui.
Per un momento si convinse quasi che l'Assassino fosse andato
lì
apposta per lei, per rivederla.
Il fiorentino d'altro canto notò
che la donna non era incline ad accettare i suoi complimenti. Certo,
per quale motivo avrebbe dovuto? Se così fosse stato li
avrebbe
accettati anni prima quando era il tempo, senza abbandonarlo
lì a
roma, solo come un cane. La superò,
avvicinandosi alla
finestra e appoggiando le mani sul davanzale, guardando di fuori la
luna, spuntata fuori dalle nuvole scure dopo il temporale.
“Sono tornato a Firenze.. Una volta aver sconfitto Cesare.
Sembrava che andasse tutto per il meglio e che la tensione, come
dicevi tu, si fosse allentata.. Ma non è proprio
così. C'è una
famiglia lì e credo anche molto potente. E' a capo di una
setta, un
clan... Non so bene ancora come definirli. 'Tiranni', li chiamano. Ne
hai mai sentito parlare?”
La donna ascoltò con attenzione le
sue parole, la sua convinzione del fatto che Ezio fosse lì
solo per
lei si era andata a sgretolare in pochi secondi... E da una parte
ciò
aveva ferito il suo ego, o forse solo i suoi sentimenti. Da una parte
ci aveva creduto davvero – e forse sperato – che
l'Assassino
avesse fatto tutta quella strada solo per rivederla. Di sicuro
l'avrebbe fatta sentire più che apprezzata. “No.
Non ne ho mai
sentito parlare.” Rispose dopo qualche istante di silenzio.
“Ho
conosciuto una ragazza a Firenze, voleva diventare un'Assassina... E
per forza di cose ho conosciuto anche la sua famiglia, quella di cui
ti dicevo. Si chiamano Viviano. Abitano nella ex villa Auditore.
Purtroppo ho scoperto tardi le loro intenzioni e ho capito che
vogliono la Mela.. E credo che non si arrenderanno finché
non la
avranno.”
“E la ragazza?” Chiese Caterina.
Ezio si voltò
verso di lei, si appoggiò contro il davanzale e
incrociò le
braccia, portando poi una gamba davanti all'altra. “La
ragazza
cosa?”
“Non lo so, hai detto che voleva diventare
un'Assassina.”
“Credo che abbia le carte in regola per farlo.
Mi ha salvato la vita due volte.. Anche se una delle due è
stata lei
a mettermi in pericolo non rivelandomi le vere intenzioni della sua
famiglia sin da subito. Oggi sarebbe dovuta tornare a Roma insieme a
Leonardo per avvertire gli altri.”
“E cosa centro io allora?”
“Mi chiedevo se potevo aspettarmi un appoggio da parte
tua...”
Disse Ezio scostandosi dalla finestra e avvicinandosi alla donna.
“E
i tuoi Assassini?”
“Credo che molti non li troverò nemmeno a
Roma al mio rientro. Dopo che Cesare Borgia è morto molti si
sono
lasciati andare.” Si fermò di fronte a lei.
“Capisco.”
L'Assassino
allungò una mano verso il mento della donna, alzandole
appena il capo,
con il pollice le accarezzò la guancia, guardandola negli
occhi.
“Sei davvero bella, sai?”
“E tu sei il solito Don
Giovanni...” Sorrise lei, ironica.
“Sto dicendo sul serio
Caterina.” Il sorriso sparì dalle labbra
dell'uomo. “Mi sei
mancata, non saresti dovuta andare via.” Disse con tono
più basso,
portandole l'altro braccio attorno alla vita e tirandola a
sé.
“Ezio..” Lo richiamò lei con tono
lievemente
canzonatorio, appoggiandogli le mani sul petto. “Forse
è meglio
che tu vada a dormire, ed anche io... Hai affrontato un lungo viaggio
per arrivare qui e domani dovrai affrontarne uno altrettanto
lungo.”
“Da solo?” Chiese. Si tirava indietro?
Ciò
significava che non gli avrebbe dato alcun appoggio?
“Non... Non
lo so Ezio, devo pensarci.” Rispose lei.
L'Assassino la teneva
stretta a sé per la vita, si chinò appena su di
lei per arrivare al
suo orecchio. “Rimani a dormire con me... Ti voglio.”
Sussurrò. Ormai l'altra mano l'aveva lasciata ed era scesa
sul suo corpo, fino al fianco, in una carezza.
Caterina sentì un brivido
poi lo guardò negli occhi, notò lo sguardo di lui
scendere sulle
sue labbra e si ritrovò a fare lo stesso, vedendo che si
avvicinava
inesorabilmente fino a sfiorarla al lato della bocca, schioccandole
un bacio lento, poi un altro. La donna gli spinse delicatamente una
mano sul petto, allontanandosi. “Ezio.. Dai.”
“Cosa...?”
Domandò lui a bassa voce, sfiorandole ancora le labbra.
“Se me
ne sono andata un motivo ci sarà stato, no..?”
“E qual era
questo motivo..?”
“Magari proprio il fatto che non volevo
accadesse ciò?”
Lui le strinse la vita. “Perché
no?”
“Ezio... Non so se te ne sei accorto ma ho una
famiglia.”
“Si, hai dei figli.. Beh?”
“Beh...” La
donna non seppe come rispondere così gli appoggiò
una mano sulla
spalla, facendo per spingerlo via, ma l'Assassino le afferrò
il
polso, scrutandola negli occhi.
“Baciami.” Le
ordinò.
“Che....??”
“Baciami.” Ripeté lui, tirandola
ancor più a sé per il polso, con la mano
risalì dalla parte
inferiore della schiena fino a quella superiore, con delicatezza, per
poi spingerla a sé stesso ed unire le labbra con le sue.
Caterina
sembrò opporre resistenza ancora, per un istante, prima di
abbandonarsi al calore delle braccia e delle labbra dell'Assassino
che la tratteneva con tanta insistenza.
Ezio la spinse piano,
indietro, fin quando le lasciò il polso ed
allungò il braccio verso
la porta, spingendola e chiudendola mentre continuava a baciarla.
“Rimani qui con me, stanotte.”
Sussurrò con le labbra
ancora su quelle di lei. Suonava un misto tra un ordine ed una
richiesta.
La donna gli appoggiò entrambe le mani sul petto.
“..
Rimango qui con te, si..” Rispose a bassa voce. Rimase
stupita nel sentire con quanta debolezza le uscirono quelle parole
dalle labbra. Doveva ammetterlo, soprattutto a sé stessa:
quel maledetto
Assassino l'aveva stregata ancora una volta.
Lui la
sollevò, prendendola in braccio, continuò a
baciarla fin quando non
arrivò ai piedi del letto. La adagiò sulle
morbide coperte prima di
appoggiarle un ginocchio accanto e chinarsi su di lei per baciarla
ancora a lungo e cominciare a liberarla dai suoi vestiti.
Quella notte fu davvero molto lunga. Ezio e Caterina si erano
addormentati nudi e sfiniti, stretti l'uno all'altra.
*Roma*
La
carrozza che portava Leonardo, Shila e Dimitri aveva finalmente
varcato le mura di Roma. Era sera tardi oramai. Alla guida del carro
c'era Leonardo, il quale si era dato il cambio alcune volte con gli
altri due ragazzi.
Shila e Dimitri erano tutti eccitati nel
vedere Roma per la prima volta. Durante il viaggio si erano
addormentati entrambi ma poi si erano svegliati ed erano rimasti
tutti pimpanti per vedere quella città così
lontana dalla loro
casa.
Non sembravano affatto preoccupati, pensò Leonardo,
sembrava davvero che non gliene importasse nulla di aver lasciato la
loro famiglia e – da come giocavano e scherzavano tra di loro
–
sembrava veramente che per i due il nucleo familiare si stringesse
solamente al fratello, per quanto riguardava Shila e alla sorella,
per quanto riguardava il giovane Dimitri.
L'artista si ritrovò
costretto a fermare la carrozza poco dopo. “Fine del
giro.” Disse
scendendo.
I due ragazzi lo seguirono a ruota. “Wow, è
bellissimo qui! E' tutto così diverso..”
Mormorò la ragazza
meravigliata, guardandosi intorno. Davanti a loro si ritrovavano
tutte le case ed i vari palazzi mentre alle loro spalle il paesaggio
verde e pianeggiante, attraversato per alcune parti da campi.
“Come
darti torto sorellina..” Borbottò Dimitri.
Leonardo guardò i
due fratelli. Fu inutile trattenere un lieve sorriso vedendo tutta
quella meraviglia e curiosità negli
occhi dei due giovani. “Avanti ragazzi, andiamo...”
Si ritrovò
costretto a chiamarli all''ordine'. “Domani avrete tutto il
giorno
per curiosare per Roma finché non arriverà Ezio,
ora dobbiamo
avvertire un po' di gente.” Concluse, prima di incamminarsi.
Già,
Ezio... Shila sospirò, si sentì demoralizzata
tutto d'un tratto.
Che stronzo, nemmeno l'aveva salutata.
Così, con questi
pensieri, si mise a seguire Leonardo insieme a Dimitri.
Camminando
per le strade ed i sobborghi i due giovani non poterono non notare la
grande differenza con Firenze: quest'ultima sembrava una cittadina
più raffinata, di alta classe, mentre Roma, seppur
bellissima, aveva
un qualcosa di più 'rustico'.
Finalmente arrivarono alla Rosa
Fiorita.
“Che ci facciamo qui?” Chiese Dimitri,
non appena
Leonardo fece per entrare. Aveva tutta l'aria di essere un
bordello.
“Dobbiamo avvertire la sorella di Ezio. Farei bene a
meno di entrare qui.” Borbottò l'artista.
“Ohh, io no!!!”
Rispose invece, entusiasta, il ragazzo.
“Ma Ezio sembra proprio
avere uno stretto rapporto con i bordelli, eh?” Chiese Shila,
guardandosi intorno e facendo finta di nulla. “E credo
comunque che
il tuo entusiasmo te lo puoi tenere. Sono contraria a farti entrare
in certi posti.” Canzonò poi il fratello.
“Ma smettila! Non
sono mica un bambino in fasce!” Rise appena.
Leonardo sospirò,
dopodiché entrò insieme ai due. Era un bordello
sì, ma un signor
bordello!
Era veramente ben arredato, molto elegante. I colori
erano molto caldi sul rosso, salmone, arancio e dorato. V'erano vari
divani e delle scale che portavano al piano di sopra al quale si
affacciavano parecchie porte delle camere.
Non appena la
porta si aprì, Claudia volse il capo. Aveva un vestito rosso
e
bianco con alcune ricamature dorate, i capelli erano raccolti come al
solito. Non appena vide l'artista un sorriso le illuminò il
volto.
“Leonardo!!!” Esclamò andandogli
incontro.
“Claudia,
salve!”
“Come state?” Chiese la donna, fermandosi di fronte
a lui, poi notò i due ragazzi. “Siete
già tornato? Credevo vi
fermaste più a lungo con Ezio a Firenze.. E mio fratello?
Come sta?”
Lo tempestò subito di domande.
“Eh...” L'artista sospirò, il
suo sorriso iniziale si spense. “Purtroppo torno e lo faccio
con
brutte notizie.”
“E' successo qualcosa ad Ezio?!” Si
preoccupò subito lei.
“No no.. Sta benone. Oddio, potrebbe
cavarsela meglio ma.. Mi turba e dispiace dirlo ma a quanto pare
c'è
una nuova minaccia.”
“Cosa?” La donna aggrottò la fronte,
non capì.
“Una famiglia di Firenze, molto potente, vuole
impossessarsi della Mela. E' una lunga storia, Ezio sta tornando, mi
ha detto di tornare e avvertirvi... Sarebbe bene che ci radunassimo
insieme a La Volpe, Machiavelli e Bartolomeo.”
“Bartolomeo non
è ancora tornato.” Rispose Claudia. “E..
Loro due chi sono?”
Chiese.
Leonardo si spostò di lato, mettendosi a favore sia della
donna che dei due ragazzi. “Oh.. Loro... Diciamo due
angioletti
custodi.” Disse l'artista sorridendo.
“Piacere, Shila, lui è
mio fratello Demetrio... Dimitri.”
“Ah..” Claudia sorrise.
“Piacere, Claudia.”
“Credo di dover trovare un posto per la
notte ai due finché non farà ritorno Ezio domani.
Ah, Shila è
un'adepta presa sotto l'ala del 'Gran Maestro degli Assassini' a
Firenze.”
La donna sorrise, guardando la ragazza. “Ah si?
Felice di averti nella famiglia allora, Shila. Potrebbero rimanere
qui per stanotte...”
“Ehm.. Non c'è un posto un po' più..
Tranquillo?” Intervenne la ragazza, notando già il
fratello
adocchiare le varie cortigiane.
“Ma come?!” Controbatté, per
l'appunto, Dimitri.
“Zitto.” Lo ammutolì lei.
“Beh,
se sei una nuova adepta magari potremmo farvi stare al covo... Che ne
dite Leonardo?”
L'uomo annuì. “Credo di sì.. Comunque,
Claudia, potreste avvertire per lo meno Machiavelli e La Volpe? Ci
vediamo al covo all'Isola Tiberina così, con calma, vi
racconterò
tutto, d'accordo?”
“Va bene allora. Manderò alcune delle mie
cortigiane ad avvertirli e ci vediamo li tra breve.”
“Benissimo,
a più tardi!” Disse Leonardo prima di voltarsi
verso i due, “Forza ragazzi, andiamo.”
*Forlì*
La donna si svegliò
molto presto quella mattina. Era appena sorto il sole.
Sgusciò via
da sotto le lenzuola, prendendo i vestiti ed infilandoseli
velocemente. Si avvicinò alla porta prima di voltarsi a
guardare
Ezio che dormiva beatamente: un terribile – e bellissimo
–
errore... Che avrebbe commesso ancora e ancora. Maledizione
a
lei!
L'Assassino si svegliò parecchio più tardi. Il
sole era già
alto nel cielo e a sentir come cinguettavano gli uccelli
realizzò
che la giornata doveva essere cominciata da un pezzo.
Inspirò, poi
espirò pesantemente irrigidendo i muscoli e stiracchiandosi.
Non
appena riaprì gli occhi notò che Caterina non era
lì al suo
fianco. Perché non era rimasta? Si chiese.
Sospirò poi si tirò su,
seduto. Portò una mano alla spalla destra, facendo roteare
il
braccio in senso orario e poi antiorario, dopodiché
ripeté la
stessa cosa per l'altro braccio. Lo avrebbe aspettato un lungo
viaggio fino a Roma.
Saltò giù dal letto e si rivestì in
tutta
fretta, indossando la sua veste da Assassino ormai asciutta. Pensieri
ottimisti gli passavano per la testa, come ad esempio che Caterina si
fosse alzata prima semplicemente per ritrovarsi a tavola a colazione
con i figli. Ma sì, perché pensare sempre al
peggio?
Arrivò
alla porta ed uscì, scendendo le scale. C'era silenzio...
Eccetto
per alcuni rumori che provenivano dalla cucina alla quale si
avvicinò: dall'arco della porta scorse Caterina che
riordinava
alcune cose. Aveva i capelli sciolti in morbidi boccoli che le
ricadevano sulle spalle ed un vestito, con la parte superiore a
corpetto, viola, ricamato.
Ezio entrò nella cucina, la donna lo
sentì e si voltò. “Ah, ti sei
svegliato.” Disse.
Il sorriso
dell'Assassino andò a morire sulle sue labbra sentendo la
freddezza
con cui gli si era rivolta. “Ero stanco, dovevo recuperar
parecchie
energie.” E così tentò un nuovo sorriso
che però non venne
ricambiato dalla donna la quale portò lo sguardo su quello
che stava
facendo prima. “Ah.”
Ezio le si avvicinò alle spalle,
portandole le mani sui fianchi. “Che succede?”
Chiese poi a bassa
voce. “Qualcosa non va?”
Caterina si fermò, poi si voltò
verso di lui ritrovandosi tra l'uomo ed il mobile della cucina.
“Ti
aspetti di venire qui, fare tutto il carino, portarmi a letto e poi
pretendere che vada tutto bene?” Domandò.
Lui ci rimase di
stucco, non si aspettava una risposta simile, difatti non seppe come
risponderle. “Credevo che.. Lo volessi anche tu.”
Alzò le
sopracciglia, assumendo un aspetto piuttosto da cane bastonato.
“Non
è questo il fatto Ezio!”
“E qual è allora?!” Si
spazientì
lui. Era dalla sera prima che andava avanti a dirgli che non era
quello e non era nemmeno quell'altro ma mai che gli dicesse cosa
fosse di preciso.
“Ho una famiglia.. E ho dei figli. Sto bene
qui.”
“Non ho mai pensato di portarti via dai tuoi figli... E
loro, comunque sia, ora sono grandi. Potrebbero sopravvivere anche
senza di te.” Rispose lui con tono quasi duro.
“Anche tu
puoi.” Controbatté la donna.
Riuscì a zittirlo, per qualche
istante. “Sì, potrei...”
Inspirò. “Ma magari non è
ciò che
voglio.” Le disse guardandola negli occhi, il suo tono ora
era più
pacato, più dolce.
Seguirono lunghi attimi di silenzio. Ezio continuò a
scrutare negli occhi della donna, in cerca di una risposta... Ma i
suoi occhi, purtroppo, dicevano ben poco, non era in grado di
leggerli.
Caterina sospirò lentamente, portandogli le mani sul
petto e abbassando lo sguardo. “Credo che sia meglio che tu
ti
metta in cammino. E' già tardi, la strada per Roma
è lunga.” Le
dispiaceva ma che cosa poteva fare?
“Non verrai con me,
dunque.” Constatò lui, ritirando le mani.
Inspirò silenziosamente
e deglutì, si sentì un idiota ad essersi esposto
così
tanto.
“Già.. Ho messo a tua disposizione alcuni uomini.
Verranno con te, ti aspettano alla stalla.” Disse lei
allontanandosi e dandogli le spalle.
L'Assassino rimase in
silenzio, non seppe che dire, sembrava proprio un addio quello. Ci
aveva provato, lui, a tornare seppur con un pretesto. Ci aveva
provato a riavvicinarla, a tenerla a sé... Ma a quanto pare
aveva
fallito. Si avvicinò nuovamente alle sue spalle,
appoggiandole le
mani sulla vita. La sentì restia ma non si tirò
indietro. Arrivò
fino al suo orecchio, da dietro. “Mi mancherai Caterina... Addio.”
Disse quasi in un sussurro prima di schioccarle un lento bacio sulla
guancia con tutta la dolcezza di cui disponeva.
Lei rimase nel
silenzio più assoluto, sentì le mani
dell'Assassino scivolar via
dal suo corpo e lo vide passare accanto a lei. Lo vide allontanarsi
con il suo portamento così elegante e maestoso che solo il
grande
Maestro degli Assassini poteva vantare di avere. Anche a lei sarebbe
mancato, Dio se gli sarebbe mancato.
_______________________________________
Ta-daaan! Ed ecco qui il
nuovo capitolo! Ho in lavorazione il 20°, quasi finito. Prima
mi ero messa a tentar di scriverlo ma ho alcune one-shot per la testa
che mi impediscono di scrivere per bene e quindi mi son bloccata!
One-shot su una Albert
Wesker x William Birkin (Resident Evil) e una One-shot su Sergei
Dragunov (Tekken) :O
Spero di poter buttarle
presto giù queste due storielle così me ne
libero! Hahahaha, che peso eh!
Comunque, povero
Eziuccio u_u
Avrei così
tante cose da dirvi che non so proprio che dirvi! Hahahahah.
Sto cominciando a
pensare, su suggerimento di un'amica, di non finire la storia e fare
una serie...
Ma non lo so, dovrei
stravolgere tutto il finale e sono sicura che se facessi una serie
l'inizio sarebbe pessimo e triste con la morte di qualcuno u.u
Un qualcuno che non
è entrato ancora nella storia ma che ci entrerà
alla fine è.é Le sorti sono già state
decise! Bwhuahahahah!
Ringrazio come al solito LABESTIAPAZZA
e Serpe89
per la recensione del capitolo passato.
Ringrazio anche Rashida
che di solito recensisce ma che non l'ho vista all'ultimo, magari sei
stata indaffarata - come al solito - e ti dico tranquilla! :D
Ringrazio anche Vesa290 che
è assente da un po' (DEVI POSTAREEE!!!! Non resisto
più u.u dannata!) e che c'è sempre stata e mi ha
sempre sostenuta! :)
Ringrazio ovviamente tutti i lettori, quelli che mi hanno messa tra gli
autori preferiti, quelli che hanno messo la storia tra le ricordate,
seguite o preferite! <3
Credo questo sia tutto e... Ah! Insomma u.u se vi va lasciate una
recensione che è sempre gradita, anche di nuovi :D
E... Ah!² (<- da notare che ho messo 'alla seconda' xD)
Se c'è qualcuno di voi che è un fan di Conan (io no xD)
approfitto per fare un po' di pubblicità ad una mia amica
che sta scrivendo una ff e che, ahimé, devo sorbirmi per
amor della nostra amicizia! Hahahahah x°D No, scherzi a parte.
Non mi piace Conan ma trovo che la sua ff sia scritta davvero molto
bene e mi interessa seppur non mi piace ciò di cui parla,
quindi se è riuscita ad interessare me, ve la consiglio davvero, non solo
perché è un'amica :)
Qui c'è il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=954217&i=1
Un
bacione a tutti quanti, al prossimo capitolo!
Tchusss!!! <3
|
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Capitolo 20 *** If you want peace... ***
20. If you want peace..
Ezio era stato tentato dal suo istinto di mandare tutto – e
tutti – al diavolo, sopratutto gli uomini
che gli aveva
'concesso' Caterina. Quasi quasi li avrebbe lasciati lì, per
sfregio, ma si era reso conto che sarebbe stata solo una reazione da
bambino sciocco e capriccioso, lui non poteva di certo permettersi
ciò.
Avevano viaggiato tutto il giorno, con alcune pause,
arrivarono solamente la sera. I cavalli erano sfiniti, quelle povere
bestiole messe a dura prova. Avrebbero potuto metterci un giorno in
più e passare la notte da qualche parte ma il maestro degli
Assassini non si sentiva affatto sicuro a lasciare Roma e la Mela
incustodite, sapendo della minaccia che incombeva.
Una volta
arrivati nella grande città l'Assassino diede indicazioni
agli
uomini di Caterina per raggiungere uno dei palazzi dei mercenari,
uno di quelli fatti restaurare da lui. Gli disse di fermarsi
lì per
la notte e poi li avrebbe aggiornati il giorno dopo tramite uno dei
suoi assassini o chi per lui.
Si era fatto tardi oramai. Entrò
nella stalla e scese dal cavallo, fermandosi accanto ad esso. Con una
mano percorse il suo intero corpo, arrivando fino al muso. Si mise
davanti l'animale e lo osservò, continuando ad offrirgli
quelle
tenere attenzioni. Era di nuovo a Roma. A breve avrebbe rivisto La
Volpe, Machiavelli, Claudia ed i suoi Assassini, coloro che aveva
lasciato solo qualche giorno fa... Senza dimenticarsi che tra poco
avrebbe rivisto anche Shila.
Proprio in quel momento passò
Claudia davanti la stalla. Si stava dirigendo anche lei al covo dove
si erano dati appuntamento quella sera Machiavelli, La Volpe,
Leonardo ed i due nuovi ragazzi.
“Ezio!!” Lo richiamò,
riconoscendolo subito.
L'Assassino si voltò, vedendo la sorella,
sorrise. “Claudia..” Mormorò,
raggiungendola.
La donna lo
abbracciò, stringendolo. “Leonardo mi ha
raccontato, stai bene?”
Chiese preoccupata, prima di tirarsi indietro e portargli le mani
sulle guance, osservandolo.
Ezio le portò le mani sulle sue,
sorrise ancora. “Sta tranquilla, mi sono ripreso.”
Claudia
notò che il fratello era solo. L'artista le aveva
raccontato, così
come agli altri, che si sarebbe recato a Forlì da Caterina
Sforza
per chiedergli supporto. “Sei solo..”
Constatò. “Caterina?”
Chiese poi.
“Doveva occuparsi di alcune cose lì a
Forlì. Non è
potuta venire. Forse è meglio così, sarebbe stata
messa in pericolo
inutilmente, in fin dei conti questa non è la sua guerra...
Non è
la sua causa. E' stata fin troppo gentile a lasciarmi portare
qualcuno dei suoi uomini con me.”
La sorella non trovò alcuna
difficoltà a scorgere nei suoi occhi qualcosa che non
andava, forse
una certa delusione, un po' di risentimento. Tristezza, forse?
“E'
un punto a nostro favore, no?” Gli offrì un
sorriso.
“Certo.”
Rispose lui, ricambiandolo.
Claudia ritirò le mani dalle guance
del fratello. “Mi stavo recando al covo, ci eravamo dati
appuntamento con La Volpe, Machiavelli e Leonardo... Ah e quei due
nuovi ragazzi.”
“Quali due nuovi ragazzi?” Domandò.
“Shila
e... Com'è che si chiamava lui? Dimitri?”
“Dimitri?” Alzò
le sopracciglia. Che ci faceva Dimitri lì a Roma?
“Già... Il
fratello, no?”
“... Si.”
“Mi fanno pensare tanto a noi
due Ezio..” Gli diede una lieve spinta. “Con la
differenza che
lei è più grande e lui più piccolo, ma
mi fanno tanta
tenerezza!”
L'uomo abbozzò un sorriso. “Sarà meglio
raggiungerli se non vogliamo farli aspettare troppo.”
E così
fecero: i due poco dopo raggiunsero al covo, scesero le scale del
corridoio e raggiunsero la sala principale. C'erano parecchi dei suoi
adepti, quasi tutti; questo non poté altro che fargli
piacere.
Notò
che su un divanetto, spaparanzato con le braccia incrociate dietro al
capo, v'era La Volpe. Machiavelli se ne stava appoggiato ad una
scrivania mentre Leonardo, Dimitri e Shila chiacchieravano
tranquillamente. I tre furono distolti dalle loro chiacchiere,
così
come il ladro e lo scrittore, quando sentirono il coro degli adepti
elevarsi per salutare ed accogliere il gran Maestro.
“Buonasera
signore!” Si sentì, seguito poi da un
“Ben tornato!”
“Ezio!!!”
Esclamò l'artista, contento di vederlo sano e salvo. Si era
preoccupato – fortunatamente – per nulla.
La Volpe scattò
prima seduto, recuperando una posizione un po' più
'dignitosa',
dopodiché in piedi. “Ezio, buonasera.
Bentornato!”
“Buonasera
Leonardo, Volpe..” Sorrise al ladro, poi volse il capo verso
lo
scrittore, “Machiavelli.” Gli fece un cenno.
“Bentornato
Ezio.” Rispose lui con il suo solito tono distinto e
autoritario.
Shila rimase in silenzio ad osservarlo fin quando
l'Assassino non incrociò il suo sguardo. Per un istante si
sentì in
ansia, soprattutto sentendo la voce di Dimitri salutarlo. E se fosse
stato contrario al fatto che si era portata anche suo fratello?
“Ciao
Shila.” Si limitò a dirle senza alcuna freddezza
anche se, per
lei, un semplice 'ciao' non era abbastanza.
“Sono
felice che Dimitri sia qui con noi. Più siamo, meglio
è.”
Concluse Ezio, facendo cadere tutti i dubbi della ragazza
all'istante, facendola sentire appena sollevata.
“Allora Ezio,
cosa succede?” Cercò di tagliare corto Machiavelli.
“Leonardo
non vi ha raccontato nulla?” Chiese.
“Si ma vorremmo sapere di
più e come agire.” Intervenne La Volpe.
“Beh, non c'è molto
da dire..” Cominciò Ezio prima di narrare
nuovamente ai suoi amici
ciò che era accaduto a Firenze. Leonardo aveva tralasciato
–
volutamente – un particolare tutt'altro fuorché irrilevante:
non aveva detto che Dimitri e Shila erano della stessa famiglia
Viviano.
“Aspetta, vuoi dire che loro fanno parte della
famiglia?” Chiese allora Machiavelli, c'era una vena di
polemica
nel suo tono, probabilmente la polemica si faceva alla decisione di
portare i due ragazzi a Roma con lui.
“Si, ma potete stare
tranquilli.”
“Sei sicuro che possiamo fidarci di loro?”
Domandò La Volpe.
Dimitri e Shila rimasero allibiti: si
scambiarono uno sguardo mentre li sentivano parlare di loro come se
non fossero presenti nella sala. Questo perché non ci
tenevano a far
le cose in gran segretezza, non quando si trattava di decidere se far
entrare qualcuno a far parte dell'Ordine o meno.
“Beh, Shila mi
ha salvato la vita due volte mettendo a repentaglio la sua, ho avuto
modo di conoscerla più a fondo durante il mio –
breve –
soggiorno a Firenze. Mi fido di lei... Piuttosto sono rimasto
incuriosito dal fatto che anche Dimitri sia qui a Roma.”
Constatò
prima di volgere lo sguardo verso i due.
“E Caterina? Leonardo
ci ha detto che sei stato a Forlì.” Intervenne
Machiavelli prima
che Dimitri o Shila potessero dire qualcosa.
Già, quella
Caterina. Ma chi era? Shila non seppe perché ma non riusciva
a
credere che fosse soltanto un'amica o una vecchia alleata... Difatti
senti una fastidiosa sensazione di gelosia pervaderla.
Ezio
inspirò. Ma tutti a chiedergli di Caterina? “Non
è potuta venire.
Aveva degli affari di cui occuparsi lì. Dopo che Cesare
Borgia è
morto ha avuto modo di tornare a Forlì. Comunque ha lasciato
che
portassi con me alcuni dei suoi uomini. E' stata molto..
Disponibile.” Inspirò silenziosamente. Leonardo lo
osservò. Non
seppe perché ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco che in
quell'istante stava soffrendo. E di Shila? Non gli importava nulla?
L'artista non ci capiva mai nulla dei problemi sentimentali
dell'Assassino.
“E dunque come agiamo?” Chiese ancora
Machiavelli.
“Sono sicuro che a breve verranno a sapere, se già
non lo sanno, che siamo tornati a Roma. Quando ero lì a
Firenze mi è
successo più volte di sentirmi osservato e spiato ed ora
sono sicuro
che fosse per via dei Tiranni. Ora aspettiamo... E quando arriveranno
faremo in modo di non farli avvicinare a..” Stava per dire
'al
Colosseo', ma si bloccò. Non seppe
perché ma preferì
fermarsi, sicuramente era per la presenza di Shila e Dimitri.
“Alla
Mela.” Concluse.
“E se non arrivano?” Domandò La
Volpe.
“Conosco Agnese, o almeno credo di conoscerla... E credo
che una famiglia come la loro, con dei mercenari disposti ad
uccidere, non si faranno alcuno scrupolo così come hanno
fatto alla
Rosa Colta. Ah, proprio a questo proposito Volpe... Gradirei che tu o
qualcuno dei tuoi uomini potesse scortare mia sorella e sorvegliare
La Rosa Fiorita nei giorni a venire. Non vorrei accadessero cose
spiacevoli come a Firenze.”
“Certo Ezio, non c'è problema.”
Disse abbassando lievemente il capo in un assenso.
“Bene...
Questo credo sia tutto. Potete ritirarvi se volete, ci aggiorneremo
nei prossimi giorni e vi prego: chiunque notasse dei movimenti
sospetti in città mi avverta e avverta gli altri. Dobbiamo
tenere
gli occhi ben aperti, credo che nessuno di noi voglia che la Mela
cada nelle mani di persone sbagliate. Già abbiamo avuto modo
di
vederne gli effetti devastanti in mano a persone come Rodrigo e
Cesare.”
“Decisamente no...” Borbottò Leonardo il
quale era
stato fin'ora solo ad ascoltare, dal momento che lui non prendeva
parte 'attivamente' in queste situazioni, non se la cavava con le
armi.
“Bene, allora ci aggiorniamo successivamente. Riaccompagno
Claudia.” Disse La Volpe rialzandosi dal divano sul quale si
era
seduto nuovamente per seguire la discussione.
“Ahh, Volpe,
gradirei rimanere un po' con mia sorella... Ci penserò io a
riaccompagnarla.” Rispose Ezio con un sorriso.
“D'accordo..
Allora provvederò a tornare alla Gilda e a mandare qualcuno
per
sorvegliare il bordello.” Disse prima di avviarsi
all'uscita.
Machiavelli si avvicinò all'Assassino. “Sono
contento tu sia tornato e che l'abbia fatto tutto d'un
pezzo.”
Mormorò con un certo distacco prima di offrirgli
però un
sorriso.
“Non ti libererai così facilmente di me
Niccolò.”
Rispose lui dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.
“Ho avuto
modo di constatare in questi anni che hai la pellaccia dura,
Assassino.” Scherzò l'uomo.
Ezio rise appena.
Machiavelli
così si avviò all'uscita, seguendo La Volpe.
“Buona notte
Leonardo.” Disse passandogli accanto.
L'artista gli fece un
cenno, poi vide Claudia avvicinarsi all'Assassino e ripensando alla
richiesta di quest'ultimo forse sarebbe stato meglio lasciarli soli.
“Beh, io me ne torno in bottega.”
Annunciò allora.
“Noi
cosa facciamo?” Chiese Shila. La notte prima l'avevano
passata al
covo ma non sapeva se ora, con il ritorno di Ezio, ci sarebbero state
nuove disposizioni.
Il fiorentino si voltò verso i due ragazzi.
Era stanco e si sentiva particolarmente stressato quella sera.
“Rimanete qui, anzi..” Guardò Leonardo.
“Hai modo di ospitare
Dimitri?” “Non posso rimanere qui?”
Intervenne il ragazzo.
“Tra l'altro vorrei parlarvi, Ezio.”
L'Assassino rimase a
guardarlo per qualche istante, poi si voltò verso Claudia e
Leonardo. “Puoi accompagnarla tu alla Rosa
Fiorita?” Chiese
all'artista. Sembrava proprio che avrebbe dovuto rimandare.
“Certo,
d'accordo.”
“Allora passa domani al bordello Ezio, scommetto
che avrai un sacco di cose da raccontarmi, oltre quelle
spiacevoli!”
Affermò la sorella ironica, poi si avviò
all'uscita insieme a
Leonardo.
Il fiorentino si ritrovò da solo con Shila, Dimitri e
gli altri Assassini. “Aspettami di sopra Dimitri, io arrivo
subito.” Mormorò prima di rivolgere lo sguardo
verso Shila che lo
osservava, poi si voltò andando da Bastiano. “Sono
fiero del
lavoro che hai svolto in mia assenza.”
Questi abbassò il capo
in un segno umile di rispetto verso il Maestro. “Dovere,
signore.”
Mormorò.
“Continua così, mi raccomando.” Sorrise,
prima di
raggiungere Dimitri.
Shila rimase lì, da sola. Il giorno prima se
n'era andato senza dirle nulla ed ora si era comportato come se non
esistesse, ma che aveva fatto di sbagliato?
Sentì tristezza mista
a rabbia assalirla, dopodiché si avviò fuori dal
covo.
Ezio
aprì la porta e si ritrovò in cima al covo.
Tirava una brezza
leggera e piacevole.
Dimitri era seduto al bordo del palazzo,
volse appena il capo vedendolo arrivare.
“Allora, Dimitri...”
Mormorò avvicinandosi. “Di che cosa si
tratta?” Chiese prima di
abbassarsi e sedersi accanto a lui.
“Sono preoccupato..”
Rispose lui prima di guardare altrove.
“Per?”
“Shila.”
Ammise.
Silenzio.
“Cosa succede?” Domandò l'Assassino.
“Lo
sapete bene Ezio cosa succede, Shila è mia sorella, sono
tutto per
lui e non mi nasconde niente... Non ho faticato a trovare
informazioni su quella Caterina Sforza!” Disse Dimitri prima
di
rivolgergli nuovamente lo sguardo.
“...” Ahi. Beccato. Ezio
tacque. “E' una lunga storia Dimitri.”
“Non vi chiedo cos'è
successo, voglio solo sapere che intenzioni avete con mia sorella
Ezio. Lei sta solo cercando qualcuno che la ami.. Visto che di amore
non ne ha mai avuto nemmeno dalla sua stessa famiglia.”
L'Assassino
si sentì un po' in colpa per quello che era successo la
notte prima
con la bella Caterina, anche se non aveva potuto evitarlo. Si
continuava a ripetere che era stato un errore, che non era
nulla.
“Non te lo so dire. Tua sorella è bella e
giovane... E
io non lo sono più. Ho oltre vent'anni più di lei
e non è una
sciocchezza.”
“Si ma mia sorella si sta innamorando di voi!”
Controbatté lui con tono più duro, ora. Non
gliene importava se
quello fosse il gran Maestro degli Assassino o una persona qualunque,
non voleva che Shila soffrisse ancora.
“Ti prometto, Dimitri,
che non appena farò chiarezza con me stesso, tua sorella
sarà la
prima che lo saprà..” Disse prima di alzarsi.
“Non ho intenzione
di farla soffrire inutilmente, sta tranquillo.” Aggiunse poi
prima
di voltarsi e facendo per rientrare. Non era dell'umore per sostenere
una discussione simile e tra l'altro non c'era molto da dire: Dimitri
era stato abbastanza chiaro.
“Ezio, aspettate!” Lo richiamò
il ragazzo, alzandosi.
“Mh?” Lui si fermò e si voltò.
“Volevo
anche chiedervi... Se pensavate che potevo diventare anche io un
Assassino.” Quel giorno Shila aveva avuto modo di spiegargli
tante
cose.
“Certo che... Sei un bel tipo.” Rispose Ezio, prima
di
ridere.
“.. Cosa?”
“Prima mi aggredisci e poi mi chiedi
se puoi diventare un Assassino anche tu.”
Ridacchiò ancora. “Ma
lo apprezzo, sembri me alla tua età.” Disse
sorridendo, gli faceva
tenerezza quel ragazzo.
Dimitri lo vide voltarsi nuovamente e
facendo per rientrare. Si sentì confuso. “E
quindi?!”
Domandò.
L'Assassino alzò la mano e gli fece un cenno. “Era
un
chiaro sì.”
___________________________________
Sciao a tuttiii miei
cari lettori! :)
Chiedo venia se è passato un po' di tempo prima che postassi
ma sto passando un periodo orribile, sia per ispirazione sia per altro!
A scuola stiamo facendo le simulazioni d'esami e tutti compiti in
classe (tanto perché le simulazioni non bastano!) che oggi
s'è chiuso il pentamestre!
E quindi sono stata un po' impicciata!
Oltretutto ho iniziato una long-fic
con Sergei Dragunov
di Tekken
con la quale mi sono già impantanata perché mi
è venuta un'idea anche per una long di Resident Evil ma che
non vorrei iniziare dal momento che ho già troppe cose
aperte.
(Ma che vorrei farlo perché mi sento ispirata!)
Nel mentre ho scritto anche due one-shot
su Resident Evil,
con Wesker
(che se qualcuno di voi è interessato vi prego di andarle a
leggere e farmi sapere se vi piacciono! Mi farebbe molto piacere ^w^)
eee... Quindi boh, sto proprio in pappe! Vorrei scrivere un sacco di
tutto e poi non sapendo però a chi/cosa dare la
priorità mi ritrovo a non scrivere nulla!
Sto capitolo lo avevo pronto da un sacco e mi mancavano giusto le
ultime righe ma che non riuscivo mai a finire!
Mi sento poco ispirata ultimamente per sta fic e non so
perché, vorrei tanto finirla dal momento che penso che in 3
capitoli sia conclusa!
Da una parte non vedo l'ora e dall'altra non voglio finisca!
>.<
Ringrazio tutti
i recensori
dell'ultimo capitolo (e anche quelli precedenti), chi mi mette nei preferiti, seguiti o ricordati... E anche
a chi solamente legge!
Grazie mille!
Siete meravigliosi!!
*___*
Vi mando tanti cuoricini! Hahahaha!!!
Qui vi lascio i link per le mie due one-shot:
One -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=962158&i=1
Two -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=963694&i=1
Spero vi piacciano, chi vorrà leggerle!
Tchusss!!! :D
|
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Capitolo 21 *** ... Prepare for war ***
21. … Prepare for war
Erano passati tre giorni dal ritorno di Ezio a Roma. L'uomo sembrava
davvero irrequieto, si chiedeva perché ancora non aveva
avuto
notizie da parte della famiglia Viviano. Sembravano così
intenzionati a voler la Mela ed ora erano spariti così nel
nulla?
Qualcosa non quadrava e – questo qualcosa – lo
faceva stare ancor
più in ansia. Magari stavano preparando qualcosa in grande,
qualcosa
per stravolgere completamente i piani di difesa degli Assassini.
Il
gran Maestro se ne stava per i fatti suoi, non si era lasciato
avvicinare nemmeno da Leonardo e Claudia, i quali spesso cercavano di
parlargli ma trovarono ogni tentativo inutile. Ezio aveva dato delle
disposizioni ben precise: tutti dovevano stare in massima allerta, le
porte di Roma erano sorvegliate dagli uomini di Caterina i quali,
semmai avessero notato qualche movimento sospetto, avrebbero subito
dovuto dare l'allarme.
Claudia passava le giornate al bordello a
gestire, come al solito, il lavoro. Leonardo in bottega riprendeva in
mano vecchi schizzi e progetti. Dimitri passava le giornate ad
allenarsi insieme gli altri Assassini, voleva migliorarsi sempre di
più.
Shila... Beh, Shila era quella che probabilmente soffriva di
più il silenzio di quei giorni. Soffriva per il silenzio di
Ezio e
soffriva per il silenzio da parte della sua famiglia. Voleva che
quell'incubo finisse, era sempre tesa e nervosa.
Quella mattina
non aveva visto Ezio uscire dal covo ma bensì salire su, in
cima.
Decise di raggiungerlo e provare a parlarci un pochino. Lo sentiva
così distante...
Arrivò alla porta che dava sulla piccola
terrazza, la aprì ed una folata di vento le
scompigliò i capelli e
le alzò appena la lunga veste bianca che portava. Ezio era
lì,
stava sdraiato all'ombra di un telo, sopra un povero cumulo di fieno.
Teneva gli occhi chiusi e – asseconda di come si muoveva il
vento e
di conseguenza il telo – il suo volto, di tanto in tanto,
veniva
illuminato da flebili raggi di sole.
La ragazza si avvicinò fino
ad arrivargli accanto, poi si sedette proprio lì, vicino a
lui.
Ezio
teneva gli occhi chiusi e le mani congiunte dietro il capo. La aveva
sentita e già sapeva che era lei, aveva riconosciuto il suo
passo.
Shila ritirò le gambe al petto e guardò di fronte
a sé,
ci fu un lungo silenzio tra i due... Un silenzio troppo lungo che
nessuno dei due sembrava voler interrompere. Beh, lei non era
lì per
sentire quel fottuto silenzio.
“Dici che verranno?” Chiese
dunque lei.
“Questo dovresti dirmelo tu.” Fu la risposta
dell'Assassino. La lasciò per un attimo spiazzata.
“Ogni tanto
mi sembra che tu ancora non sia passato sul fatto che io non ti abbia
detto dall'inizio le cose come stavano.”
“Ah?”
Shila si
morse il labbro e lo guardò. Ma perché diavolo
era così freddo nei
suoi confronti? Ancora non le aveva rivolto nemmeno uno sguardo,
anzi.. Se ne stava lì con gli occhi chiusi e sembrava quasi
che
nemmeno la ascoltasse, che nemmeno le desse peso.
“Ezio ma si
può sapere che diavolo ti prende?!”
Alzò appena la voce, mentre
il vento le sferzava il viso e le scompigliava i capelli.
Ci fu
nuovamente un attimo di silenzio, dopo il quale Ezio aprì
gli occhi.
Le iridi color nocciola di lui si puntarono in quelle azzurre
–
chiarissime – di lei.
La ragazza deglutì e strinse i denti, il
suo volto era contratto ma ben presto la sua espressione divenne
più
triste. “... Mi stai facendo male.”
Sussurrò, abbassando lo
sguardo.
L'Assassino continuò ad osservarla, in silenzio. Non
sapeva bene come gestirla quella situazione, in quel momento proprio
non ne aveva la testa... “Presto verrà a piovere.
Ho un brutto
presentimento.”
Shila aggrottò le sopracciglia. “.. A..
Piovere?” Chiese, che centrava con quello che lei gli aveva
appena
detto? Spostò lo sguardo sul cielo, verso l'orizzonte: non
si vedeva
neppure una singola nuvola. “Il cielo è
limpido.”
“C'è
molto vento. Le nuvole non ci metteranno nulla ad arrivare.”
Disse,
tirandosi su seduto.
La ragazza non seppe proprio come
rispondergli, dunque calò il silenzio su entrambi, ancora.
“Ezio...
Dimmi qualcosa. Parlami, ti prego.” Si stava esponendo
veramente
tanto, forse troppo per quell'uomo.
“Shila, non so che dirti.”
Mormorò lui, tornando a guardarla. “In questo
momento non ho
proprio la testa per nulla. Sono solo molto preoccupato...
Tremendamente preoccupato. Sento di non aver preso le giuste
precauzioni e che in qualsiasi momento possano attaccarci e scoprirci
magari.. Mancanti. Se così fosse, sarebbe davvero grave.. E
sarebbe
davvero molto grave se la Mela dovesse cadere nelle mani sbagliate.
Non abbiamo idea di quanti 'Tiranni' stanno ai loro ordini... Ma per
esperienza so che i folli hanno sempre avuto la mania di fare le cose
in grande.”
“Non... Sono io quindi, che non vado?”
“Non
sei tu. No. Ma ora non dovresti fossilizzarti suoi tuoi sentimenti.
In situazioni simili sono solo un limite, ed ora come ora, non puoi
permetterlo. Nessuno di noi può permetterselo.”
La ragazza
annuì piano, si sentì una stupida. “..
Dov'è nascosta la Mela?”
Domandò dopo qualche istante.
Silenzio.
“... Non ti fidi di
me, Ezio?” Chiese ancora, con un filo di voce.
“Credo che meno
gente sappia l'ubicazione della Mela e meglio è.”
“Non ti
fidi di me.” Constatò lei, guardando altrove,
verso l'orizzonte:
il cielo era diventato tutto scuro e le nuvole nere si avvicinavano
velocemente. Il vento sembrava alzarsi sempre di più.
“Avevi
ragione, verrà a piovere.” Sospirò, poi
si alzò in piedi. Guardò
Ezio dall'alto, il quale osservava l'orizzonte lontano.
“Ezio..”
Lo richiamò, con un filo di voce.
“.. Mh..?” Lui volse il
capo verso di lei, alzando lo sguardo e guardandola.
Shila si
chinò nuovamente, appoggiando un ginocchio a terra. Gli
portò una
mano sulla guancia e gli baciò dolcemente le labbra.
“Morirei per
te, se fosse necessario... E non lo dico come Assassina devota al
proprio maestro, ma lo dico come donna innamorata di un grande
uomo.”
Mormorò, osservando i suoi occhi color nocciola.
Innamorata?
Addirittura innamorata? L'assassino sospirò silenziosamente.
“Metti
da parte i sentimenti, Shila. Preferisco che tu muoia per me come
Assassina devota al proprio Maestro... Ma da Maestro degli Assassini
quale sono, non lascerò che qualcuno muoia per mano di
folli.” Le
rispose, facendole una carezza sul capo, scendendo fino alla nuca e
afferrandole un ciuffo di capelli scuri, seguendolo con le dita fino
alle punte. Un lieve sorriso illuminò il volto
dell'Assassino.
La
ragazza si ritrovò senza parole, sentì solo il
cuore batterle
forte. Sorrise a sua volta, mentre poi sentì alcune lievi e
fini
gocce bagnarle la pelle.
“Torno dentro...” Sussurrò
lei.
“D'accordo.”
“Tu no..?”
“Tra poco rientro
anche io.” Rispose lui, facendole una lieve carezza sulla
guancia.
Shila annuì, dopodiché si alzò.
Guardò in alto il
cielo, diventato ormai tutto nero. Inspirò e –
dopo aver lanciato
un'occhiata ad Ezio – rientrò dentro.
L'Assassino si lasciò
ricadere sul cumulo di paglia, osservando nuovamente il cielo. Alcune
gocce gli caddero sul viso, bagnandolo. Si portò una mano al
cappuccio bianco, tirandolo giù ulteriormente per coprirsi
il volto.
C'era una tale quiete... Sentiva solo il vento tagliare il cielo e
muovere le fronde degli alberi lontani.
Un lampo e dopodiché
dopodiché un gran frastuono... Ma quel fragore non si
limitò
solamente al tuono, ma bensì v'era dell'altro:
sentì i cavalli
lontani imbizzarriti, i fischi delle guardie ed urla di persona.
Scattò all'istante seduto, osservando l'orizzonte: vedeva
del fumo
levarsi oltre le porte di Roma e un vasto gruppo di persone varcare
le mura della città.
Il cuore gli schizzò in gola: il suo
presentimento era fondato. Doveva avvertire tutti quanti.
Si alzò
in piedi e si avvicinò all'orlo del palazzo, cominciando a
scenderlo
velocemente e - una volta arrivato ad una minore altezza - si diede
uno slancio con le gambe e saltò sul suo cavallo bianco,
senza
nemmeno avergli messo la sella. Gli calciò i fianchi e si
aggrappò
alla criniera: l'animale partì a tutta velocità e
– mentre passò
davanti l'entrata del covo – Ezio si preoccupò di
avvertire gli
Assassini lì di fronte.
“Avvertite tutti! Date l'allarme! Sono
arrivati!” Gridò.
Il tempo che i suoi adepti si mobilitassero,
Ezio era già sparito all'orizzonte. Doveva avvertire Claudia
prima
di tutti... Poi Machiavelli e La Volpe.
“Fateli fuori tutti,
chiunque opponga resistenza! Trovate Ezio Auditore e portatemelo
vivo! Per quanto riguarda Shila e Dimitri... Quei due traditori
potete anche farli fuori!” Risuonò la voce di
Agnese lungo le
strade della città, mentre veniva seguita da Giulietta e
Lorenzo.
__________________________________________
Chiedo scusissima a
tutti quanti i miei lettori per questa lunghissima assenza..
ç.ç
Sono una pessima scrittrice, lo so!
Chissà se qualcuno è rimasto o se qualcuno ha
ancora voglia di sapere come finirà la storia di Ezio e
Shila.. :3
Ad ogni modo, diciamo che sono tornata!
Oggi avevo tanta voglia di scrivere ed ecco qui, mi son buttata subito
sulla mia long-fic preferita <3
Beh, direi che oramai siamo agli sgoccioli!
Io due settimane e finisco scuola, il 20 Giugno mi iniziano gli esami e
per i primi di Luglio dovrei aver finito gli orali...
Dunque se riuscirò posterò ancora qualcosa
entrò questo mesetto u_u ce la metterò tutta..
Sennò prometto che a Luglio mi farò perdonare!
Mi son data molto ad altre ff e one-shot su altri fandom come Resident
Evil, chiedo venia!
Se c'è ancora qualcuno dei miei cari lettori, o qualcuno di
nuovo.. Che batta un colpo *w* mi farebbe piacere!
Per le ff che leggevo e di cui son rimasta indietro, mi farò
perdonare! E per chi mi ha chiesto di passare, vale lo stesso! :P
Vi ringrazio TUTTI quanti per la pazienza. Lettori, recensori, chi mi
segue, chi mi ama, chi mi odia.. Ahahaha x°D vabbè!
Capito, no? <3
IMPORTANTE:
Ho aperto un account su Facebook, solo per efp, per le fan fiction che
posterò qui.
Aggiungetemiii! Mi farebbe immensamente piacere! Sia per tenervi
aggiornati e sia per tenerci in contatto anche in periodi morti, tipo
questo appena passato!
Spesso mi dispiace non sentire spesso molti di voi, perché
magari sono assente qui!
Dunqueee AGGIUNGETEMI! :D
Questo di seguito è il link! ->
http://www.facebook.com/profile.php?id=100003942400300&ref=tn_tnmn
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