Shila, l'Assassina

di Fluxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di Ezio ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** La ladra Assassina ***
Capitolo 4: *** I Tiranni ***
Capitolo 5: *** La famiglia Viviano ***
Capitolo 6: *** Agnese ***
Capitolo 7: *** Le tre regole fondamentali ***
Capitolo 8: *** Fratelli di Sangue ***
Capitolo 9: *** Dimitri ***
Capitolo 10: *** Curiosità ***
Capitolo 11: *** Bugie ***
Capitolo 12: *** Fidarsi è bene... ***
Capitolo 13: *** ... Non fidarsi è meglio ***
Capitolo 14: *** Arrivano i soccorsi ***
Capitolo 15: *** Perdono ***
Capitolo 16: *** In trappola ***
Capitolo 17: *** Una nuova guerra ***
Capitolo 18: *** Il gruppo si allarga ***
Capitolo 19: *** Vecchie fiamme... Ritornano? ***
Capitolo 20: *** If you want peace... ***
Capitolo 21: *** ... Prepare for war ***



Capitolo 1
*** Il ritorno di Ezio ***


Shila, l'Assassina




*Colosseo*

Il Colosseo non gli era mai sembrato così bello... Quella sera, quella grande struttura antica, sembrava porre la parola 'Fine' a tutte quelle lotte.
Quanto sangue era stato sparso, sangue di bastardi come, soprattutto, sangue di innocenti.
Cesare Borgia era morto. L'incarico di Ezio Auditore era ormai finito, zio Mario era stato vendicato.
Forse, finalmente, sarebbe riuscito a godersi qualche attimo di pace. Voleva tornare nella sua bella Firenze... Magari sarebbe anche passato da Caterina Sforza, a Forlì, prima di tornare nella sua città natia.


*La Rosa in Fiore*
Ezio lo sapeva, la porta della Rosa in Fiore era sempre aperta. Immaginava già le facce che avrebbero fatto sua sorella e sua madre non appena lo avrebbero rivisto.
Spinse la porta del bordello, aprendola. Era pieno, come sempre. Con lo sguardo Ezio scorse subito sua sorella Claudia, era in piedi di fronte ad un mobile che scriveva qualcosa con un'elegante piuma imbevuta di inchiostro. Sentendo la porta aprirsi si voltò, non appena vide il fratello che in quel momento si stava togliendo il cappuccio, un grande sorriso le illuminò il volto.
“Ezio!!!” Esclamò, lasciando la piuma sul grande registro, avvicinandosi al fratello.
“Claudia..” Un lieve sorriso illuminò anche il volto di Ezio che, una volta ritrovatosi la sorella di fronte, la strinse in un caloroso abbraccio.
“Fatti vedere, come stai?” Chiese Claudia, portandogli entrambe le mani sulle guance.
“Bene, ho fatto quel che dovevo. Cesare è morto.”
La sorella sorrise.
Ezio si guardò intorno. “Dov'è nostra madre?”
“Credo sia sul terrazzo di sopra.”
“La andrò a salutare. Puoi farmi un favore Claudia?”
“Dimmi pure.”
Ezio le appoggiò una mano sulla spalla, “Puoi mandare le tue ragazze a chiamare Leonardo, La Volpe, Bartolomeo e Machiavelli e dirgli di venire all'isola Tiberina? Vieni anche tu.”
“Bartolomeo non c'è, è partito per... Non ho ben capito cosa. Ma.. Perché?”
Ezio la superò, “Per salutarvi prima di andarmene.”
Claudia alzò le sopracciglia, in un'espressione totalmente confusa. “Andartene dove? Ezio?!?!”
L'uomo non le diede corda. Mascherò un lieve sorriso, salendo le scale per arrivare al piano di sopra ed andare a salutare la madre.
Claudia sbuffò.


*Covo Isola Tiberina*
Era parecchio che La Volpe e Leonardo non vedevano Ezio. Claudia lo aveva appena visto ma non era comunque cambiato di una virgola.
La Volpe se ne stava tranquillamente sdraiato su un divanetto, in attesa dell'arrivo di Ezio mentre Leonardo seduto su una sedia, a torturarsi una mano con l'altra, agitato. Si sapeva ormai, o almeno lui lo sapeva, che il rivedere Ezio dopo tanto tempo gli procurava un po' di agitazione.
Insieme a loro c'erano anche gli altri adepti e gli adepti che avevano raggiunto il grado di Assassini.
Si sentì una porta chiudersi, gli sguardi dei presenti si volsero verso la fonte del rumore: Ezio era tornato.
“Bentornato maestro!” Si sentì un 'coro' levarsi dagli adepti. La Volpe con uno scattò si alzò, così come Leonardo.
“Ezio!!!” Esclamò l'artista, andandogli incontro.
“Leonardo..” L'assassino gli sorrise, raggiungendo l'amico e stringendolo in un abbraccio fraterno.
Una volta che si allontanarono l'uno dall'altro, Ezio si voltò verso La Volpe.
“Ezio.. Che piacere.” Disse il ladro, stringendo la mano dell'assassino e abbracciandolo di sfuggita.
“Uh.. Machiavelli non c'è?” Chiese Ezio.
“No, non è potuto venire e si scusa. Ti manda i suoi saluti.” Riferì La Volpe.
“Capisco.”
“Di cosa volevi parlarci, Ezio?” Chiese curioso Leonardo.
“Niente di importante, insomma. Pensavo... Di tornarmene per un periodo a Firenze.. Oramai le cose qui a Roma sembrano risolte, per il momento. Volevo approfittarne.”
“La bella e florida Firenze, eh?” Commentò La Volpe.
“Ah...” Leonardo invece non sembrò così entusiasta della notizia. “E quando pensi di partire?”
“Domani mattina all'alba.”
“Cosa?!” Si intromise Claudia, “Hai intenzione di abbandonarci qui? E gli Assassini?”
“Claudia.. Di questo non dovrei preoccuparmi, ci sei tu.” Sorrise.
“Ah, quindi hai intenzione di lasciare tutto sulle mie spalle.” Si lamentò lei.
Ezio rise sommessamente. “No. Non lascerò tutto sulle tue spalle.” Disse volgendo lo sguardo su Bastiano Pulci, il primo adepto che raggiunse il grado di Assassino nella confraternita. Si avvicinò a lui.
“Tu ti occuperai della setta, insieme a mia sorella, fino al mio ritorno.”
Bastiano abbassò il capo, in segno di rispetto. “Dite sul serio? Per me è un onore, maestro.”
Ezio sorrise, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“So che entrambi riuscirete a portare la confraternita avanti anche senza di me... E poi, su, starò via per un breve periodo.” Disse guardando Claudia.
La sorella per un primo breve istante lo guardò con sguardo severo, quasi volesse opporsi, poi il suo viso si distese in un lieve sorriso. “Sei veramente un... Bastardo, Ezio.”
“Ohh, sorellina, cosa sono queste parole? Passare le giornate al bordello comincia a nuocerti!” Disse ironico. I presenti scoppiarono in una risata generale.


Ezio, Claudia, Leonardo, La Volpe e gli adepti avevano passato il resto della serata al covo all'isola Tiberina.
Ezio aveva raccontato di ciò che era successo a Viana, della morte di Cesare Borgia e di come, finalmente, La Mela era al sicuro.
Si erano intrattenuti tutti quanti parecchio, poi Claudia dovette tornare al bordello e La Volpe si offrì di accompagnarla.. Così come anche Leonardo dovette tornare alla sua bottega. Ezio lo aveva 'scortato'.
Stavano camminando per una delle tante strade di Roma, diretti alla bottega di Leonardo. La luna era alta nel cielo, ornato da centinaia di stelle.
Faceva fresco, tirava una piacevole brezza notturna. Le strade a quell'ora erano più o meno deserte. C'era qualche guardia in giro e qualche barbone. Raramente la gente normale si apprestava a stare in giro a quell'ora.. Tranne alcune eccezioni.
“Ti trovo bene Leonardo.” Disse Ezio, guardando l'amico che camminava accanto a lui, con le mani dietro la schiena. Sì... I segni dell'invecchiamento si cominciavano a vedere sul volto dell'artista: lo sguardo stanco, gli occhi spenti, la pelle lievemente rovinata.. Ma lo trovava decisamente migliorato da quando non doveva più lavorare per i Borgia.
“Grazie Ezio... Ma è anche grazie a te.” Sorrise.
“Beh, io dovevo ad ogni modo farlo... E di certo, anche se non fossi stato costretto, non ti avrei lasciato agli ordini di Cesare. Era un pazzo.”
L'artista annuì. “.. E così domani ci lasci, torni a Firenze... Ma per quanto tempo, eh Ezio?”
“Non lo so Leonardo... Non lo so. Sono successe così tante cose in questi anni, è tutto andato così velocemente che... Vorrei un po' di tempo per riflettere su tutto quanto, fermarmi e poter guardare indietro.. E analizzare il tutto con un po' di calma.”
“Ti capisco ma... E' proprio necessario che tu vada via?” Chiese Leonardo. I due erano arrivati, l'artista si mise con le spalle contro la porta della bottega, guardando Ezio.
“Beh, è tanto tempo che non vedo Firenze. Non piacerebbe anche a te farci ritorno?”
“Indubbiamente.”
“E allora perché non... Vieni anche tu per qualche giorno?”
“Cosa?” Chiese Leonardo, ridacchiando.
“Sì, vieni.”
“Ma... Ezio, no.. La bottega.”
“C'è Salai, no?” Salai era l'allievo di Leonardo. Ogni tanto si prendeva cura della bottega quando l'artista doveva allontanarsi.
“Siihhhh! Figurati! Se gli lascio la bottega per un paio di giorni.. Non oso immaginare che cosa mi ritroverò tornando.”
Ezio rise sommessamente. “Sì, hai ragione... Salai non si può di certo ritenere un ragazzo con la testa sulle spalle.” Sorrise.
Leonardo contraccambiò il suo sorriso anche se Ezio poté leggere nei suoi occhi un velo di tristezza.
“Avanti Leonardo.” Gli portò una mano sulla spalla, stringendola. “Non starò via molto.. E ti aspetto, comunque, in caso riuscissi a trovare una sistemazione per la bottega.”
“Va bene Ezio, d'accordo.” Annuì.
“Vieni qui, Vecchio mio.” Disse l'assassino allargando le braccia. L'artista sorrise, abbracciandolo e stringendolo.
“Non cacciarti nei guai, Ezio.” Mormorò a bassa voce.
L'assassino gli diede una pacca sulla schiena. “Potrei dirti la stessa cosa.”
Ezio fece un paio di passi indietro, Leonardo gli sorrise prima di voltarsi e rientrare in bottega. L'assassino non appena si chiuse la porta si arrampicò sul palazzo di fronte, appiglio per appiglio fino ad arrivare in cima.. Di lì aveva una vasta veduta su Roma... Indubbiamente gli sarebbe mancata.


***
Voglio solo aprire una piccola parentesi su Bastiano Pulci!
Era uno dei tanti nomi dei miei adepti su Assassin's Creed Brotherhood, nonché il primo a raggiungere il grado di Assassino!
Ieri, mentre giocavo al DLC sulla scomparsa di Da Vinci, me l'hanno ammazzato (bastardiiiii!!!) così gli ho reso omaggio u.u
E' stato un fedele Assassino *w* Requiescat in Pace.
*Fine sclero*

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


Ricordi



*Firenze*
25 Marzo, 1507.
Ahh, Firenze. Le mura esterne sembravano più belle di sempre: alte, forti e massicce.
Ezio tirò con delicatezza le redini del cavallo, facendolo andare al passo. Una volta che si ritrovò all'entrata della città, scese dall'animale... Finalmente era a casa.
L'assassino lasciò il cavallo - e dei fiorini - fuori allo stalliere, il quale era abituato ad accudire nuove bestiole tutti i giorni.
Gli sembrava quasi surreale trovarsi lì, quanti anni erano passati da quando aveva lasciato la sua bella Firenze? Sette almeno.
Non appena varcò l'entrata sentì subito una sensazione di benessere pervaderlo... Era tornato a casa.
Cominciò, lentamente, a camminare per le strade della
sua Firenze, guardandosi intorno, fermandosi ogni pochi metri, osservando ogni singolo cambiamento della città.
Le guardie presenti non lo vedevano di certo di buon occhio, probabilmente per via della sua veste bianca ed inusuale.
Bene, prima cosa da fare: trovare un posto dove stare... Chissà la vecchia casa degli Auditore da chi era abitata ora. Decise che quello sarebbe stato il primo posto che avrebbe visitato dopo tanti anni. Non si aspettava di certo di trovare lì un posto dove stare, ma la voglia di rivedere la casa dove aveva trascorso la sua infanzia era ben più forte del trovare un qualsiasi alloggio temporaneo.
Si incamminò, dunque, verso quel luogo che ancora sentiva così stretto e importante per lui. Non ci mise molto ad arrivare: si guardò bene intorno e decise di usare la via dei tetti, di sicuro avrebbe fatto prima in quanto Firenze, di mattina, era parecchio affollata.
Era lì... La casa degli Auditore. Era bellissima. I cancelli erano aperti e davano sul cortile quadrato al centro della struttura. Ezio li varcò, arrivando fino al centro del piccolo cortile. Si portò le mani al cappuccio bianco, abbassandolo e scoprendo il viso, lentamente cominciò a girare su sé stesso, osservando la struttura nella sua interezza: non era troppo grande.. Ma era imponente, era bella. Essa portava il marchio della sua famiglia e lo avrebbe portato finché quelle quattro mura sarebbero rimaste in piedi, non importava chi l'avrebbe abitata di lì in poi, quella
era la casa degli Auditore.
L'assassino si fermò, aveva il capo lievemente volto verso l'alto. Socchiuse lentamente gli occhi: una leggera brezza gli accarezzava il viso e gli sembrava di sentire delle voci lontane. Risa.
Sentiva i passi del piccolo Petruccio che giocava nel cortile, la voce di Claudia e Maria mentre parlavano di robe da donne e di come era consono comportarsi. Sentiva suo padre, Giovanni Auditore... Sentiva lui. Se stesso. Ezio... E Federico, suo fratello, inscenare una delle tante volte in cui facevano la lotta per finta, mentre Claudia gli gridava dietro e i due che finivano inevitabilmente sempre con il farsi del male.
Li sentiva tutti, erano tutti lì, proprio come una volta. Rivivevano tutti nella sua memoria, nei suoi ricordi, attraverso la sua immaginazione. Sentiva una sensazione di benessere quanto un peso premergli sul petto: quanto tempo era passato...
“Desiderate?” Chiese una voce dolce, di donna, alle sue spalle.
Ezio non si voltò, quasi nemmeno ci fece caso assorto com'era nei suoi ricordi.
“... Signore..?!!” Sentì dopodiché la voce di una bambina. Questa volta fu riportato con i piedi per terra in quanto, seguito da quelle parole, sentì qualcosa tirargli la veste.
“Gaia! Non essere scortese!” Sentì nuovamente la prima voce.
L'assassino si voltò, vedendo una donna dai capelli castani, raccolti, alcuni ciuffi mossi ricadevano sulla sua pelle candida. Non era giovane, forse sessant'anni o poco più. Ezio portò lo sguardo sulla bambina accanto alla donna che lo guardava con un ampio sorriso, anche lei era castana come... La madre?
Lui sorrise. “Perdonatemi Madonna, non era mia intenzione disturbare la vostra quiete.”
La donna sorrise, a primo impatto sembrava simpatica e disponibile. “Figuratevi, Messere. Posso aiutarvi? Cercavate qualcuno?”
“Veramente.... No. Ero qui solamente di passaggio, questa...” Esitò. Questa cosa? Era casa sua? Una volta forse, ora non più.
La donna lo guardò più attentamente, attendendo che continuasse, sempre mantenendo un sorriso piacevole. La bambina rise.
Ezio sorrise a sua volta. “Abitavo qui, anni fa. Mi dispiace per il disturbo Madonna, volevo solamente..” Fece spallucce, lievemente, “.. Vedere se qualcosa era cambiato.”
“Oh, non ditemi che siete uno degli Auditore?!” Chiese la donna. Lui sembrò interessarsi di più, ora.
“Sì, come fate a...?”
“Mio marito! Mio marito era amico di Giovanni Auditore!”
“Mio padre..” Commentò Ezio con una certa fierezza nel tono, ma anche una lieve malinconia e tristezza.
“Oh, che grande male che avete dovuto patire.” Disse la donna dispiaciuta. “Quindi voi dovete essere Ezio, non è così? Vi ho visti quando eravate poco più che in fasce.. Ed io ero ancora una giovincella!” Rise appena, portandosi il dorso della mano davanti la bocca, con grazia. “Io sono Giulietta Teresa Viviano.” Si presentò porgendo la mano ad Ezio, questi le afferrò la mano delicatamente e, chinandosi appena, gliela baciò.
“Ezio Auditore.” Rispose lui, guardandola negli occhi, seppur la donna conosceva già il suo nome.
“Io sono Gaia!” Si intromise la bambina.
Ezio rise sommessamente. “Ciao Gaia, incantato.”
“Volete entrare Messer Ezio?”
Lui tornò a guardare la donna, “Oh, davvero, non voglio recare alcun disturbo.”
“Figuratevi, se così fosse stato non ve lo avrei proposto...” Disse la donna in un sorriso, voltandosi e rientrando nella casa insieme alla bambina.
Ezio si guardò qualche istante intorno, poi decise di entrare.


“E così poi... Mio marito è partito per Forlì.” Disse Giulietta.
“Capisco.” Annuì Ezio. Era ormai da un paio d'ore probabilmente che stavano parlando. Lui era seduto ad un tavolo, lei in piedi, con le mani appoggiate sulla superficie di legno. Aveva offerto del caffè ad Ezio, poco prima, lui l'aveva rifiutato. L'aveva bevuto una volta sola alla gilda dei ladri, a Venezia... E l'aveva reputato abbastanza disgustoso.
“Vostra madre e vostra sorella?”
“Loro stanno bene.. Stanno a Roma.”
“Oh, ne sono contenta. Si sono sistemate? Di che cosa si occupano?”
“Ehm...” Ezio si schiarì la voce, portandosi una mano sulla nuca, sotto il codino, massaggiandosi il collo lentamente. “Veramente... Hanno... Cioè, stanno continuando ad occuparsi di vecchi affari di mio zio Mario.” Non poteva mica dirgli che gestivano un bordello.
“Oh, Mario Auditore!!!”
L'assassino si maledì. Ogni volta che diceva un nome di uno della sua famiglia, quella donna cominciava a buttargli giù una biografia e ricordi su ricordi. '
Dannazione Ezio, perché non chiudi quella boccaccia?' Pensò. “Sì, già..”
“Come sta?” Chiese Giulietta con una certa curiosità.
Ezio espirò silenziosamente. “.. E' morto. Cesare Borgia lo ha ucciso. Sette anni fa, ormai.”
“Oh...” La donna assunse un'espressione greve. “Mi... Mi dispiace.”
“Figuratevi Madonna, non è colpa vostra.” Le rispose garbatamente Ezio, con un sorriso, alzandosi. “Mi piacerebbe davvero trattenermi oltre, Madonna Viviano.. Devo ancora trovare un posto per la notte e vorrei rivedere alcuni luoghi prima che faccia buio.”
“Un posto dove stare? Potete stare qui! Sono sicura che le mie figlie e mio figlio apprezzerebbero!”
“C-cosa? N.. No! Figuratevi! Non ce n'è bisogno, davvero.. Ho.. Un'amica di famiglia, troverò ospitalità da lei.” Cercò di salvarsi lui all'ultimo. Era davvero una donna a modo Giulietta ma... L'aveva completamente stordito con le sue chiacchiere.
“Certo, certo, capisco.” Sorrise. “Va bene ma non esitate a venire, qual ora vi servisse qualcosa, da un pasto caldo ad un posto dove dormire!”
“Vi ringrazio Madonna.” Le fece un cenno con il capo, in segno di gratitudine, dopodiché la donna lo accompagnò alla porta. “Oh e mi raccomando, tornate presto, voglio farvi conoscere le mie figlie e quello scapestrato di mio figlio.. E magari anche mio marito quando tornerà. Sono sicura che gli farebbe molto piacere.”
“Indubbiamente.” Sorrise lui, annuendo una volta. “Arrivederci Madonna.” Si voltò ed uscì. Si sentì piacevolmente sollevato una volta messo piede fuori da quella casa. Quella donna non era umana! Non stava un attimo in silenzio.


*
La Rosa Colta*
Paola... Chissà come se la stava passando. Non vedeva da anni nemmeno lei.
Ezio si fermò davanti il palazzo, all'interno le finestre erano coperte in parte da alcune tende rosse. Riusciva a scorgere parecchie figure femminili, Paola però non la vedeva.
Rimase a contemplare l'interno del bordello, fin quando non notò la sua immagine riflessa nel vetro della finestra... Com'era cresciuto. Come stava invecchiando. Andava ormai per i cinquant'anni, tre mesi e ne avrebbe compiuti quarantotto. Si vedeva, lì, nel riflesso: il viso stanco, la barbetta incolta di un paio di giorni, qualche lieve ruga d'espressione. Beh, doveva riconoscerlo, era tuttavia ancora un bell'uomo... Ma non riusciva però a sorridersi. Il tempo scorreva veloce ed inesorabile e ritrovarsi nella città dove aveva passato la sua infanzia e la sua adolescenza lo faceva sentire ancora più vecchio.. Forse per via degli anni da giovane ormai trascorsi, che non sarebbero più tornati.. Forse perché in ogni angolo della città si rivedeva da giovane, lui, insieme a suo fratello... Insieme alle sue tante conquiste, alle sue donne, a Cristina...
“Ezio Auditore...” Sentì una voce soave e sensuale alle sue spalle.
L'assassino si voltò di scatto, ritrovandosi davanti Paola, la proprietaria della Rosa Colta, colei che le aveva insegnato tanto, colei a cui forse doveva tutto.
“Paola!” Esordì lui, non poté fare a meno di abbracciarla. Dio, quella donna sembrava non invecchiare mai, era sempre uguale! Sempre carica di un fascino e di una sensualità unici.
“Che ci fa qui il cucciolo Auditore, eh?” Chiese lei, che dopo aver sciolto l'abbraccio fece scivolare le mani lungo le spalle dell'uomo, fino ad arrivare ad afferrare le sue di mani.
“Cucciolo..” Rise lui, sommessamente, “L'ultima volta che ho sentito quell'appellativo fu quando ero poco più di un adolescente, da parte della Volpe... Non sono più tanto un cucciolo, oramai.”
“Beh, per me continuerai ad esserlo sempre, anche a cent'anni... Se mai ci arriverai.” Gli strinse l'occhiolino.
“Grazie, grazie. Sei molto incoraggiante.” Rispose lui ironico.
“Vogliamo entrare? Seguimi. E' un piacere averti qui.”
Paola entrò nel bordello, insieme ad Ezio che si guardò intorno: era tutto come l'ultima volta che era stato lì. I mobili erano tutti belli ed eleganti, i divani sempre immacolati, la predominante di colori caldi lo fece sentire subito a casa.
“Ragazze, vi ricordate di Ezio Auditore, sì?” Chiese Paola, una volta entrata insieme all'assassino. Come potevano le donne dimenticarsi di quell'
uomo? Beh, molte ormai avevano lasciato quel lavoro, altre invece quando avevano conosciuto Ezio non erano altro che donnine, ora adulte.
Ezio doveva ammetterlo, quarantotto anni o no, riscuoteva ancora un grande successo, il che era tutto fuorché spiacevole.


Sul tetto di fronte quattro loschi figuri avevano assistito alla scena e all'abbraccio 'strappalacrime' dei due. Ci fu un fugace sguardo d'intesa e delle risate sguaiate, uno diede una pacca ad un altro e, agilmente quanto silenziosamente, i quattro scesero dal tetto. In un attimo erano spariti, confondendosi e mimetizzandosi in mezzo alla folla.


***
Ta-daaan! Eccoci qui con il nuovo capitolo! :D
Oddio, in anzitutto volevo dirvi che sono felicissima del riscontro positivo che ho ritrovato da parte vostra per questa nuova fic, su Ezio! Mi avete fatto davvero mooolto contenta! :)
Pooi, questo capitolo descrive delle sensazioni che prova Ezio appena tornato a Firenze (ma no? ahaha xD) e di come conosce Giulietta Teresa u_u ci sarà comunque qualche legame con la sua famiglia è.é
Chi saranno quei quattro loschi figuri? D: *Paura*
Ho messo il 25 Marzo perché ho cercato di farmi un calcolo:
12 Marzo: Ezio uccide Cesare Borgia a Viana, Spagna.
Non ho idea di quanto ci volesse in quel periodo a farsi Roma-Spagna.. xD Di certo non un'ora e mezza come con l'aereo al giorno d'oggi! xD Hahah
Ho contato mooolto ampiamente, facciamo boh, una decina di giorni tra soste e roba varia (non ne avevo proprio idea, eh xD)
Poi il 22 Marzo, Ezio, arriva a Roma, porta la Mela al Colosseo e la sera torna a trovare Claudia ecc ecc, e succede ciò che è successo nel capitolo precedente!
E poi 23/24 Marzo viaggio tra Roma e Firenze, 25 arriva! xD

Vi annuncio che nel prossimo capitolo arriverà Shila u_u hah.
Avrei tanto voluto metterla in questo cappy ma bisogna dare tempo al tempo... E vi mostrerò già anche la sua faccia u.u
(Volevo mostrarvela alla fine del prossimo capitolo ma sono buoona e quindi ve la faccio vedere ora, così nel prossimo capitolo quando scriverò di lei, già potrete immaginarvela! Che brava che sono, eh? Tutto calcolato!... Seh! xD)
Shila:
http://thesocialnewspaper.com/wp-content/uploads/2011/03/olivia-wilde-thesocialnewspaper-17.jpg
Che bel pezzo di figa eh? All'inizio volevo farla bionda, come in un'altra foto, solo che poi mentre cercavo la foto ho visto questa e... Che ne pensate? U_U Hah.
Vedete di farvela piacere. Oh. LOL!

Ringraziamenti -come al solito- e risposte ad alcune domande:
BumBj: la mia Merlina che mi segue come al solito nelle mie fic e mi da sempre manforte u_u <3
kyuubetto9: come puoi vedere, sì, siamo sempre nel 1507, praticamente pochi giorni dopo che Ezio ha ucciso Cesare :)
Vesa290: ringrazio la mia carissima che mi sta sempre a seguire e a dare buoni consigli e a confortarmi anche se sono senza idee *-* <3 grazie ciccina!
thegreatsaiyaman28: ti risposi già in privato ma, in caso non avessi letto, credo che lo farà un sequel di 'After the Death' ma, nel frattempo di raccimolare idee utili e non banali, mi cimento in questa di Ezius! :D
MiakaHongo: che mi segue sempre sempre sempre *-* e se posso consigliarvi andate a leggere la sua nuova fic! *pubblicità mode on!*
Grazie anche ad esosm e LadyNarcissa e...
LABESTIAPAZZA: Viva Bastiano Pulci! Hahahaha :D

Terzo capitolo già in lavorazione, volevo cominciare a scriverlo prima di postare questo ma alla fine ho postato prima this one e stasera mi cimenterò alla scrittura del prossimo!
Insomma u.u ci si vede al prossimo cappy, con Shila!
Da Eva ed Ezio è tutto, linea allo studio! xD
Tchuusss!!!!



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Capitolo 3
*** La ladra Assassina ***



La ladra Assassina



Ezio passò un piacevole pomeriggio insieme a Paola e alle altre cortigiane.
La donna lo sommerse di domande, come era prevedibile che sarebbe successo.
L'assassino raccontò degli anni passati a Roma, di come aveva liberato Caterina Sforza dai Borgia, insieme l'aiuto di Machiavelli, della Volpe e di Bartolomeo D'Alviano. Raccontò di come dopo tanto tempo aveva rivisto Leonardo Da Vinci, costretto a lavorare per i Borgia, progettando per loro nuove armi, potenti, troppo potenti. Beh, questo alla fine era il prezzo da pagare per un intelletto grande come il suo: tutti volevano appropriarsi dei suoi servigi... Tanto da rapirlo e cercare di scoprire segreti che mai andrebbero svelati.
E poi il lieto fine... Di come Ezio aveva salvato Leonardo quando lo avevano rapito, di come aveva scacciato Cesare Borgia da Roma ed infine di averlo sconfitto a Viana, in Spagna. Finalmente La Mela era in salvo, sicuramente più sicura nelle mani della terra che dell'uomo... Probabilmente non sarebbe stata trovata poi così presto sotto al Colosseo.
“E tua sorella e tua madre?” Chiese Paola, seduta sul bracciolo dell'elegante e costoso divano.
“Beh..” Ezio non poté fare a meno di sorridere. “Sarai sorpresa di sapere che adesso mia sorella gestisce un bordello, aiutata da mia madre.”
“Dici sul serio?” Chiese la donna, in parte stupita, non se lo sarebbe proprio aspettata.
“Già.. La Rosa in Fiore, si chiama. Mia sorella è entrata a far parte della setta, tra l'altro.”
“Lo immaginavo.” Sorrise. “Indubbiamente se passerò per Roma dovrò andarle a visitare.”
“Ne sarebbero sicuramente entusiaste.” Rispose Ezio, volgendo il capo e guardando per un attimo fuori dalla finestra: il buio era calato su Firenze.
Paola si alzò, “Avanti, Ezio, è tardi. E' meglio che ti riposi, non hai fatto altro che viaggiare in questi ultimi giorni. Ti faccio strada.”
L'assassino si alzò a sua volta, seguendo la donna che lo portò al piano superiore, fino ad una delle tante camere. “Questa era quella dove stavano tua madre e tua sorella. E' stata di loro gradimento, spero che gradisca anche tu.” Sorrise la donna.
Ezio le afferrò le mani, stringendole. “Va benissimo, fai già abbastanza.”
“Bene, buonanotte Ezio.” Paola si avvicinò, posandogli delicatamente le labbra sulla guancia, poi lo guardò e sorrise, allontanandosi.
L'uomo la guardò allontanarsi, dopodiché entrò, chiudendosi la porta alle spalle. La stanza non era male, il pavimento scuro era un po' rovinato, sembrava fare contrasto con i muri color panna, del tutto immacolati. Le candele illuminavano la camera dove, al centro di essa, gli avevano già preparato l'acqua per il bagno... Che brava donna Paola, sempre così premurosa.
Finalmente un po' di meritato riposo. Ezio cominciò a spogliarsi, cominciando a togliersi tutte le lame, il mantello e l'armatura. Procedette togliendosi la fascia rossa in vita e lo stemma degli assassini, poi si sfilò la lunga veste bianca. Si sentì già più leggero, tutta quella roba non pesava poco. Si tolse la camicia, gli stivali ed i pantaloni. Non poté fare a meno di notare il suo riflesso nello specchio: il corpo segnato, pieno di cicatrici, seppur ancora molto curato ed informa.
Sospirò, sciogliendosi i capelli e lasciando cadere a terra il nastro rosso, dopodiché entrò nella vasca, immergendosi e appoggiando il capo sul bordo, socchiudendo gli occhi.
'Finalmente un po' di pace..'
Non poté fare a meno di ripensare a quando era ritornato a Monteriggioni dopo essere stato a Roma e aver sconfitto Rodrigo Borgia, seppur lasciandolo in vita... Forse lo sbaglio più grande della sua vita. Chissà se uccidendolo avrebbe fatto ritardare l'attacco a Villa Auditore e, magari, salvato la vita di suo zio Mario. Oramai, però, ciò che era fatto era fatto. Per lo meno l'aveva vendicato. Quel bastardo di Cesare Borgia...
Sentì un lieve sentimento di rabbia, insieme ad un peso, opprimerlo, premergli sul petto.... Ma oramai a cosa serviva? Era morto. Non avrebbe più dato fastidio a nessuno. Espirò lentamente e si lasciò scivolare di più dentro la vasca, dentro l'acqua, cercando di liberare la testa da ogni pensiero.


Paola tornò al piano di sotto dove le cortigiane, presenti alla chiacchierata tra lei ed Ezio, si abbandonavano ad apprezzamenti verso il 'cucciolo Auditore'.
La donna sorrise, mentre scendeva le ultime scale si incrociò con Veronica, una giovane ragazza che lavorava per lei: aveva ventisei anni, i capelli di un castano chiaro legati in una lunga treccia e gli occhi scuri, quasi neri. I lineamenti del viso erano dolci e morbidi, i suoi movimenti aggraziati.
Veronica non aveva conosciuto Ezio Auditore prima di quel giorno, aveva solamente sentito parlare di lui, delle sue gesta.
“Ah, Veronica.” La richiamò Paola, voltandosi, quando ormai la ragazza la aveva superata.
La giovane cortigiana si voltò. “Sì?”
Paola risalì alcune scale in modo da ritrovarsi a faccia a faccia con la ragazza.
“Sai... Ho visto Ezio un po', non so, giù. C'era qualcosa nei suoi occhi che mi trasmetteva la sua sensazione di turbamento.. Lo sai quanto è caro alla nostra 'famiglia', per lui vogliamo soltanto il meglio. Assicurati che passi una piacevole nottata...” Disse con un sorriso.
Veronica annuì. “Certo. Sarà un piacere ed un onore.” Rispose ricambiando il sorriso della donna.
Paola annuì e le diede una lieve pacca sulla guancia, trasformandola in una carezza, poi si voltò e riprese a scendere le scale.


Ezio aveva finito di farsi il bagno, era uscito dalla vasca e si era asciugato. Paola aveva provveduto a portargli dei vestiti puliti.
I lunghi capelli castani, ancora umidi, gli ricadevano sulle spalle. Erano a fine Marzo oramai e non faceva più tanto freddo seppur era sera. Aveva provveduto a sistemare le sue lame e i suoi vestiti, lasciati prima alla rinfusa sul pavimento. Ora erano tutti piegati ed ordinati su di un tavolo.
Si era appena finito di infilare i pantaloni puliti quando bussarono alla porta. Ezio prese la camicia bianca dal letto, “Sì? Avanti..”
Qualche istante dopo la porta si aprì ed entrò Veronica, la ragazza con cui prima Paola aveva parlato e si era raccomandata.
Indossava un vestito color vinaccia con delle ricamature color panna. Era stretto sul petto ed in vita, dai fianchi in giù scendeva morbido e la gonna, sulla parte davanti, aveva un largo spacco. Un classico vestito da cortigiana, insomma.
Ezio si voltò, vedendola.
'Però..!' Pensò.
“Perdonate il disturbo, Messer Ezio, volevo solo sincerarmi che fosse tutto ok e che non aveste bisogno di nulla.” Disse la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle.
“Va tutto bene.” Rispose lui, infilandosi la camicia. Si trovava al lato del letto.
“Dovete essere molto stanco... Dopo tutto il viaggio che avete dovuto affrontare.” Veronica si avvicinò lentamente, con passo sensuale, ancheggiando.
L'assassino sorrise, cercando di trattenere una lieve risata. “Sì..? Dovrei?” Chiese. Di fronte a quello spettacolo non sapeva nemmeno lui se si sentiva più così stanco.
La cortigiana sorrise, fermandosi di fronte a lui. Proprio quando Ezio stava cominciando ad abbottonare la camicia, la ragazza gli afferrò entrambi i polsi, dolcemente, scostandoglieli.. Dopodiché gli appoggiò entrambe le mani sul petto nudo.
“Perché non la togliete? Avete freddo? Magari potremmo scaldarci insieme, a vicenda...” Proferì lei con voce bassa e sensuale, spingendo piano Ezio che si ritrovò subito il letto dietro, impedendogli di indietreggiare ulteriormente.
Un sorrisetto compiaciuto si dipinse sul volto dell'Assassino una volta che Veronica lo spinse, 'costringendolo' a sdraiarsi. Lui tenne i gomiti appoggiati sul letto, in modo da tenersi su. La ragazza poi si mise a cavalcioni su di lui, appoggiandogli le mani sulle spalle e sfiorandogli le labbra, prima di baciarlo lentamente, ma piena di passione.
L'assassino le portò una mano sulla nuca, scendendo poi sulle spalle, fino alla schiena, contraccambiando il suo bacio, lentamente. Sentì il profumo fresco ed intenso della ragazza inebriarlo, lo schioccare delle loro labbra ed il sapore dolce di quelle di Veronica... Infine sentì la mano, esperta e sapiente di lei, scendere in una carezza dal petto fino all'addome, poi al basso ventre e più giù...
Sì, se lo meritava un po' di riposo e di svago... E sì, che brava donna Paola, sempre
così premurosa.
Sarebbe stata una nottata interessante... Molto interessante.


Era mattina. Alcuni raggi di sole entravano dalla finestra e andavano a posarsi sul viso di Ezio che venne lentamente svegliato dal tubare dei piccioni sul davanzale. Era sdraiato a pancia in giù, con le mani sotto il cuscino e il capo adagiato su di esso. I capelli color cioccolato ricadevano fluidamente sulle lenzuola bianche. Era completamente nudo, il suo fisico scultoreo e olivastro, ornato da diverse cicatrici chiare, era all'altezza di una delle sculture di Michelangelo.
Non appena Ezio riprese coscienza del luogo dove si trovava, alzò il capo, volgendolo dall'altra parte: Veronica non c'era.
'Che nottata..' Pensò compiaciuto, sbadigliando, una volta dopo essersi seduto. Si alzò e si vestì. Mentre si stava abbottonando la camicia gli vennero alcuni flashback della nottata trascorsa con Veronica... Che roba. Inevitabilmente, vedendosi allo specchio ora, si ritrovò più piacevole.
Guardò per qualche istante la sua immagine riflessa mentre raggruppò i capelli lisci in una coda, legandola con il nastro rosso: per quel giorno avrebbe abbandonato le vesti da assassino, indossava semplicemente una camicia bianca, con le maniche ampie, un jilet sopra di essa ed i pantaloni, marroni, infilati dentro gli stivali alti... Beh, la lama celata la avrebbe portata comunque con sé, per precauzione, non si era mai sicuri di chi si poteva incontrare in giro. La prudenza non era mai troppa.
Prese dalla tavolo la sacchetta di stoffa contenente i fiorini. Ne aveva parecchi, magari oggi avrebbe avuto la possibilità di spenderne qualcuno.


“Buongiorno!” Disse Ezio, una volta sceso al piano di sotto.
“Buongiorno Ezio!” Rispose Paola. Ahh, che bello, che soddisfazione vederlo con quel sorriso sulle labbra.
“Buongiorno Paola..” La salutò l'Assassino, avvicinandosi.
“Hai dormito bene?” Chiese la donna con fare di una che ne sapeva più del dovuto.
Ezio rise sommessamente. “Come un angioletto.”
“Bene, mi fa piacere.”
Lui si guardò intorno, tra le ragazze, cercando con lo sguardo Veronica che non sembrava essere lì. “Beh, Paola, credo che andrò a fare un giro per Firenze.”
“Ci vediamo stasera, no?” Chiese lei.
“Sì, certo. Grazie ancora per l'ospitalità, sei sempre così cortese.” Sorrise, chinando il capo appena, poi si avviò verso la porta, uscendo.
Fuori tirava una brezza lieve e tiepida, il sole era alto nel cielo, segno che Ezio aveva dormito parecchio. L'assassino non riuscì a trattenere uno sbadiglio, si stiracchiò e così cominciò a camminare per le strade di Firenze.
Aveva camminato per una buona mezz'ora, in fondo alla strada sulla quale si trovava vide di fronte a sé, celata da alcuni palazzi, Piazza della Signoria e il Palazzo della Signoria. Non gli recavano di certo dei bei ricordi.
Allungò il passò fino alla fine della stradina che sfociava in Piazza della Signoria. Si fermò, sentì una ventata d'aria tiepida accarezzarlo ed un brivido percorrerlo.
Si guardò intorno, c'era molta gente. Avanzò, lentamente. Le voci e le chiacchiere della gente si fecero sempre meno distinte e più confuse, la sua mente lasciava di nuovo da parte la realtà e spazio all'immaginazione. Si fermò, verso il centro della piazza.

La folla sotto il palco continuava ad applaudire, ad inneggiare all'esecuzione.
Sopra il palco, con le mani legate dietro la schiena ed il cappio intorno al collo, c'erano suo padre, Giovanni, ed i suoi due fratelli, Federico e Petruccio. Come si poteva condannare a morte un bambino così innocente? Come?!
“Mi vedo costretto... A dichiararvi... Colpevole! Voi, ed i vostri collaboratori, verrete pertanto condannati a morte!” Sentenziò Uberto.
“Sei tu il traditore, Uberto! Sei uno di loro! Oggi potrai anche toglierci la vita, ma avremo la tua in cambio, lo giuro! Noi ti...” Giovanni non ebbe modo di finire la frase che il palco sotto i loro piedi si aprì, fu un istante e tre delle persone più importanti della sua vita si ritrovarono appese per il collo, con l'osso rotto, a penzoloni.
“NO!!! PADRE!” Si ritrovò a gridare il giovane Ezio, correndo verso il palco, tra la folla, facendosi spazio.

Ezio fu riportato con i piedi per terra in modo tutt'altro che dolce, anzi, proprio bruscamente. Sentì soltanto uno spintone e... Tirare alla sua cinta.
“Ma che?!” Si voltò, vedendo una figura correre tra la folla, facendosi spazio tra le persone.
“Permesso! Permesso!” Disse la ragazza, cacciando fuori una miriade di 'Scusa' ogni volta che si scontrava con qualche persona.
Che aveva tanto da correre? Ezio abbassò lo sguardo e... Dove prima aveva sentito tirare notò che il suo sacchetto con i fiorini era sparito. Lo realizzò in ritardo.
“Ehi! EHI NO! ASPETTA!” Gridò l'assassino, lanciandosi all'inseguimento del suo rapinatore.
La ragazza continuava a correre veloce, tra la folla, una volta sorpassata la marmaglia di gente fece un salto e cominciando a scalare un palazzo.
Ezio la poté ben vedere ora: si trattava di una donna. Aveva una veste bianca, lunga, in vita era stretta da uno stringi-vita di cuoio marrone, come gli stivali alti fin sopra il ginocchio.
La gonna della veste era ampia dietro e corta davanti, sul lato. La schiena era in parte scoperta, sopra la veste continuava, coprendogli le spalle ed il capo con un cappuccio.
“Fermati! Ladra!!” Disse Ezio, continuando a seguirla.
La ragazza arrivò in cima al tetto, volse lievemente il capo, notando che anche lui si stava arrampicando sul palazzo e anche molto più velocemente di lei.
'Merda..' Pensò, riprendendo a correre sui tetti, sentendo il rumore prodotto dalle tegole sotto il cuoio duro dei suoi stivali.
“Fermati!” Gridò lui, arrivando in cima al palazzo. “Fermati o te ne pentirai!”
L'assassino continuò a seguirla, saltando di tetto in tetto. La donna non accennava a fermarsi o a rallentare.
La ragazza vide sul palazzo di fronte a sé alcune guardie appostate. Un sorriso beffardo le si dipinse sul volto.
'Vediamo se riesci a prendermi ora.' Pensò.
Saltò sul tetto dove v'erano presenti i due uomini, entrambe di spalle. Quando sentirono il rumore di passi si voltarono ma, per uno di loro, fu troppo tardi: la ragazza con una spallata lo fece cadere di sotto.
“Fermati!” Gridò l'altra guardia.
La donna si voltò, guardando Ezio. “Pensa tu all'altra!” Gli fece l'occhiolino, in modo da far cadere l'attenzione su di lui.
“Cosa?!” Chiese l'Assassino, sbigottito.
L'uomo si voltò e, visto che la ragazza era ormai lontana, si concentrò su Ezio, tirando fuori la spada.
Lei continuò a correre, beffandosi dell'Assassino. Arrivata al ciglio del palazzo si voltò, vedendo i due lottare. Con un sorriso furbo si lasciò scivolare, aggrappando l'estremità del tetto e dondolandosi in avanti e indietro fino a saltare nel balcone che faceva angolo, all'ombra, al riparo.
Si portò una mano al petto, inspirando a fondo e riprendendo fiato lentamente. Di sopra sentiva il rumore delle lame scontrarsi. Chissà perché quell'uomo aveva una lama... Quello di cui era certa è che non l'avrebbe trovata, di certo non l'aveva vista scendere di lì, impegnato com'era con la guardia... Che sicuramente, secondo lei, avrebbe avuto la meglio.
Si sedette all'angolo tra i due muri, aprendo il sacchetto e lasciandosi cadere i fiorini nella mano, per contarli: le brillarono gli occhi quando vide tanto denaro.
Assorta com'era nei suoi conti non fece nemmeno caso ai rumori di sopra che erano cessati. Finiti il conteggio ripose le monete nel sacchetto e prima che poté fare qualsiasi altra cosa, sentì la voce di Ezio.
“Bel bottino, eh?”
La ragazza alzò il capo di scatto, rivelando il suo volto: aveva una bella pelle, chiara e liscia, le labbra non troppo carnose ne troppo fini, ma ben delineate. Gli occhi erano chiari, azzurri... Di un azzurro mai visto prima: bello, profondo, intenso. Alcuni ciuffetti di capelli bruni le ricadevano sul viso dai lineamenti non troppo marcati ma sottili e delicati, incorniciandolo dolcemente. L'Assassino ne rimase piacevolmente colpito.. E poi, come la aveva vista muoversi sui tetti..
Il suo sguardo inevitabilmente scese sull'ampia scollatura che portava sul petto, per qualche istante.
Lei vide Ezio, in piedi sulla ringhiera di marmo, dopodiché si alzò di scatto. “Stammi lontano!”
“Oh, una così coraggiosa ragazza che corre per tetti ed uccide una guardia che dice di stare lontano alla vittima che ha appena derubato?” Chiese fintamente sorpreso, scendendo dalla ringhiera con un salto.
“Non sono una ladra!” Chiarì subito lei.
“Ah no? E cosa sei?”
“Un'Assassina.” Disse guardando Ezio negli occhi.
“Oh.. Ma davvero? E vorrebbe essere una scusa questa? Gli Assassini non rubano gente innocente.” La rimproverò.
“E tu cosa ne vuoi sapere, eh?”
Lo sguardo di Ezio si fermò sul ciondolo che la ragazza portava al collo, recante lo stemma degli Assassini. Non mentiva, dunque?
“Forse perché io stesso sono un assassino?” Disse lui.
“Ah sì? Non farmi ridere. Conosco tutti gli Assassini di Firenze.”
“Conoscerai allora Paola, una delle più vecchie Assassine rimaste qui.”
La ragazza rimase in silenzio.
“No?” Chiese Ezio. “Non sei un'Assassina. Ridammi i miei soldi.” Disse allungando la mano.
“E tu chi saresti, che fai tanto il gradasso?” Domandò lei, freddamente, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, nemmeno un attimo.
“Ezio. Ezio Auditore da Firenze.”
“Tu? Ezio Auditore? Non farmi ridere. Ezio è a Roma!”
“Ezio è tornato a Firenze.” La corresse lui, avvicinandosi. Lei indietreggiò di un passo. “E tu come ti chiami? Eh, Assassina?” Le domandò.
“Bene, allora, 'Ezio Auditore'...” Lo disse in modo ironico, lei. Decisamente non gli aveva creduto. “Prendetemi e ve lo dirò.” Gli diede del voi, come avrebbe fatto per portare rispetto al vero -e grande- Ezio Auditore.
“E' una sfida? Ci sto. Ti prenderò e mi ridarai anche il mio denaro, oltre a dirmi il tuo nome.”
La ragazza annuì con un sorrisetto, dopodiché corse fino alla ringhiera, appoggiandosi con una mano e facendo leva per saltarne oltre.
Ezio la guardò sparire, un sorrisetto gli si dipinse sul volto.
'Che tipetta.. E che caratterino.' Pensò, prima di saltare giù dal balcone a sua volta.


***
Marò ò.ò quanto m'è venuto lungo sto capitolo, non immaginavo xD ho avuto dei problemi immensi a scrivere il pezzo della loro chiacchierata, in testa lo avevo tutto bello tondo e chiaro... ò_ò E poi a buttarlo giù un vero casino, azz azz!
Spero comunque che gradirete... u.u Io mi sono impegnata tanto!
Ah! Questo è la veste di Shila: http://a6.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/184624_1827948108858_1544986013_1871800_6343777_n.jpg
U_U Secsi. Hahahahah..
Oddio, ho scritto talmente tanto e mi sono spremuta per il loro dialogo che ho il cervello in fumo ò.ò dunque non so più che dirvi, ne se ho detto tutto!
Vi ringrazio tutti voi che recensite (non chiedetemi di fare i nomi perché ora non ne ho la benché minima fantasia ahahaha!) e anche colore che leggono solamente!
Un bacione a tuttiii!
Tchusssss!!!

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Capitolo 4
*** I Tiranni ***


I Tiranni



L'aria tiepida accarezzava i volti dei due assassini, la quale corsa era quasi giunta al termine.
Ezio vide di fronte a sé la basilica della Santa Trinità. Dio, che ricordi...
Mentre correva dietro la ragazza alzò lo sguardo, verso il campanile. Era impossibile dimenticare quella sera... Quella sera dopo la quale tutto era cambiato.

Bella vita la nostra, eh fratello?” Chiese Federico, tenendolo saldamente per il braccio, in una presa fraterna.
“Ehhh... La migliore.” Rispose Ezio, volgendo il capo verso la vasta veduta su Firenze. “Possa non cambiare mai..”
“.. E possa non cambiare noi.”

Ezio si morse il labbro con forza, sentendo un groppo in gola. Cercò di aumentare la velocità, poi notò che la ragazza si stava arrampicando su quello stesso campanile. Si stava mettendo in trappola da sola o poi aveva l'intenzione di saltarne giù?
Arrivato alla base di esso e cominciò ad arrampicarsi a sua volta, il che gli si mostrò molto più semplice di una volta, di quando era ancora un ragazzino.
Durante la salita, però, il suo occhio cadde giù: vide degli uomini con delle vesti marrone scuro e vinaccia, il capo coperto da un cappuccio. Stavano cominciando a salire il tetto della basilica.
'Bizzarro..' Pensò, volgendo il capo dall'altro lato, notandone altri. Ne aveva visti forse cinque. Borseggiatori? No... I borseggiatori non lavoravano in coppia o in gruppi, ma sempre singolarmente.
Quei tizi non gli davano l'impressione di nulla di buono.
Ezio si sbrigò ad arrivare fin sopra e, una volta arrivato in cima, con un ultimo sforzo -e slanciandosi con le gambe- salì. Lei era lì, ferma, a contemplare il paesaggio. Gli dava le spalle.
“I miei complimenti...” Disse la ragazza, voltandosi, “Nessuno mai era riuscito a tenermi testa a questo modo.” Un sorriso le illuminò il volto.
Ezio diede un'occhiata giù, vide gli stessi uomini di prima che si stavano arrampicando lungo il campanile.
“Dobbiamo andare via.” Proferì Ezio, serio, come se nemmeno l'avesse ascoltata.
La ragazza non capì. “Eh? Cosa?”
“Dobbiamo andare via! Sbrigati!” Aveva solo la sua lama celata con sé, era pericoloso contro cinque uomini armati di spade e chissà cos'altro. Oltretutto non sapeva di che cosa era capace la ragazza.
“Ma che stai dicendo?”
Ezio la afferrò saldamente per un braccio, avvicinandosi al ciglio della piccola tettoia.
“Ehi! Ma sei forse un maniaco?! Lasciami!!!” Si dimenò lei.
L'assassino si voltò, prendendola per entrambe le spalle. “Chiudi quella bocca! Ci stanno inseguendo, va bene? Dobbiamo andare via, è pericoloso!”
“Inseguendo? E chi?”
Ezio si affacciò dalla parte opposta alla basilica, sotto di loro c'era un ampio cumulo di fieno.
“Salta.” Ordinò alla ragazza.
“Cosa? Ma sei pazzo?” Chiese lei, sbigottita, guardando di sotto.
“Sei un'Assassina o no? Salta!”
“Certo che lo sono, ma...”
“E allora salta!!” Alzò la voce lui, voltando poi il capo e notando due mani sul bordo delle tegole. Guardò la ragazza e non ci pensò due volte: le poggio una mano sulla schiena e la spinse.
“Noooo!!!” Gridò lei, cercando in tutti i modi di rimanere su ma perse l'equilibrio. Sentì un vuoto allo stomaco che sembrava volerla divorare dall'interno... Era la sua fine?
Ezio non poté fare a meno di sorridere. Si voltò, notando che due degli uomini erano saliti. Tornò subito serio: con uno scatto tirò fuori la lama celata.
“Chi siete?” Tentò un approccio più o meno 'amichevole'.
Questi non risposero, si limitarono ad una risata sguaiata e a tirare fuori la spada, producendo un rumore metallico.
Ezio vide alle loro spalle un terzo salire: stava diventando troppo affollato lì sopra. Uno degli uomini gli andò contro, cercando un contatto tra la spada e il corpo dell'assassino che abilmente, con la lama celata, deviò la spada. In quell'attimo di guardia abbassata da parte dell'uomo di fronte a lui, Ezio ne approfittò per sferrargli un calcio violento alle parti basse: sapeva che quello faceva sempre male.
L'uomo si lamentò e si piego in due, l'assassino gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle e la punta dello stivale sull'addome, dandogli una spinta e mandandolo contro uno dei suoi compagni che, non riuscendo a contenere l'impatto, cadde di sotto insieme all'altro.
'Tsk, dilettanti..' Pensò Ezio con un sorrisetto, guardando il terzo rimasto.
“I miei saluti.” Disse sul bordo, lasciandosi poi cadere all'indietro, aprendo le braccia. Sentì un piacevole vuoto allo stomaco, al quale ormai era abituato, la gravità tirarlo giù ed il vento accarezzarlo prepotentemente. Poco dopo sentì solo l'impatto con il fieno morbido. Silenzio.
Sentì le voci dei passanti e le urla dell'uomo losco rimasto sopra al campanile, giurare che prima o poi lo avrebbe preso e gliela avrebbe fatta pagare
Ezio rimase dentro il fieno, con gli occhi chiusi... Ricordi, tanti ricordi...

“Va bene. Adesso basta. Dobbiamo tornare a casa.” Disse Federico, allontanandosi.
“Aspetta.” Mormorò Ezio, fermandolo per un braccio.
“Che c'è..?”
Ezio volse il capo e guardò la casa di Cristina, da lì poteva ben vedere la finestra aperta della sua camera.
“Ezio! Lascia dormire Cristina.” Lo canzonò Federico, guardando il fratello negli occhi.
“Avrà tutto il tempo per farlo... Dopo.” Disse con un sorrisetto.
“Ahhh!” Federico scosse il capo e gli fece cenno con la mano, sedendosi poi con la schiena contro la croce della basilica.

Federico... Quanto gli mancava. E Cristina...
“Hai intenzione di rimanere lì dentro per tutto il tempo? Mi hai quasi fatta ammazzare.” Sentì una voce. Oh cavolo! La ragazza!
Ezio uscì dal cumulo di paglia sotto gli occhi increduli dei passanti: lei stava bene, era appoggiata contro il muro della basilica a braccia conserte. Lo guardava... Non bene.
“Ti ho salvata, vorrai dire.” Rispose lui.
“Guarda che me la sarei potuta cavare benissimo da sola.” La ragazza guardò altrove.
“Ah sì? E come? Un'Assassina in cima ad un campanile senza avere nemmeno il coraggio di buttarsi giù..” Disse Ezio con tono beffardo.
'Che nervi..' Pensò lei. “Shila.” Proferì con tono irritato.
“Prego?” L'Assassino si avvicinò, guardandola. La ragazza volse il capo e incrociò lo sguardo di lui. “Mi chiamo Shila.. E questo è il tuo denaro.” Disse lanciandogli la sacchetta con i fiorini che Ezio prese al volo, lei poi si scostò dal muro e cominciò ad allontanarsi.
“Che fai? Te ne vai? Non te la sarai mica presa?” Chiese l'Assassino, con tono ilarico.
Shila si fermò. “Toglimi una curiosità...” Si voltò. “Sei veramente Ezio Auditore?”
“In carne ed ossa.” Rispose lui, allargando lievemente le braccia e facendo spallucce.
“Siete solo un povero stolto.” Proferì lei, riprendendo a dargli del voi con rispetto, avvicinandosi.
Ezio non capì. “Come scusa?”
“Non sareste mai dovuto tornare a Firenze.”
“E perché no?” Domandò incuriosito.
Shila sospirò. “Le cose non vanno bene qui in città.”
“Fantastico! E quando mai dove c'è Ezio le cose vanno bene?”
“Ho visto chi avete fatto fuori, Ezio! Siete forse impazzito?”
“Intendi quei tipi dalle vesti orribili?” Chiese l'Assassino, alzando le sopracciglia.
“Quei tipi dalle vesti orribili non fanno altro che creare disordini a Firenze, sono sotto gli ordini di una famiglia nobile di qui.”
“Quale?”
La ragazza fece spallucce, scuotendo lievemente il capo. “Questo non vi è dato saperlo!” Disse in malo modo, come se l'avesse appena insultata.
“Shila...” Ezio la guardò negli occhi, per qualche istante. Perché aveva avuto quella reazione così esagerata? “Dammi del tu, per favore. Mi fai sentire un vecchio.” Preferì lasciare perdere, per ora. Non sembrava la tipa che, insistendo, avrebbe sputato il rospo.
“Oh, ma non è ciò che sei?” Lo punzecchiò la ragazza.
L'Assassino sorrise, che tipa che era quella Shila...
“Beh.. Io... Forse è ora che torni a casa.” Disse lei, voltandosi e avviandosi. Ezio la fermò per il polso, delicatamente.
“Ti rivedrò?” Le chiese.
Shila voltò solo il capo, guardandolo, cercò di trattenere un sorrisetto che voleva farsi spazio sul suo volto. “Magari sì... O magari no.”
Ezio sorrise, lasciando la presa. “Spero di sì.”
I due si guardarono intensamente negli occhi per qualche istante, dopodiché la ragazza si voltò e corse via. L'assassino rimase a guardarla fin quando non sparì dalla sua vista.
Chissà perché Paola non gli aveva raccontato nulla di sette o gilde che creavano disordini a Firenze... Forse non voleva farlo preoccupare appena arrivato? Con alcune domande che gli affollavano la mente, si avviò per una stradina...


*
La Rosa Colta*
Era sera. Ezio era stato tutto il giorno in giro, solo quando si era fatto buio aveva deciso di tornare alla Rosa Colta.
Avevano da poco finito di cenare ed Ezio si era ritirato sul terrazzo, aveva detto a Paola che voleva parlarle ed ora la stava aspettando.
L'Assassino teneva entrambi gli avambracci sulla ringhiera, le mani a penzoloni giù. Aveva la schiena appena ricurva e teneva una gamba a riposo. Ahh, la
sua bella Firenze... La sera aveva un qualcosa di magico quella città: il cielo, le stelle, la luna, le luci, l'aria... Nulla di queste cose poteva essere comparata a quelle di Venezia, Romagna, Roma o Forlì.. Sempre belle, per carità, ma Firenze... Era unica. Magica. Speciale.
Paola era sulla porta, appoggiata con la spalla contro lo stipite. Osservava Ezio così pensieroso che nemmeno si era accorto di lei.. Sorrise.
“Guardati, sembri un adolescente con quei vestiti.” Disse Paola.
Ezio si voltò. Sorrise in modo dolce, attendendo che l'Assassina lo raggiungesse.
“Allora, di cosa volevi parlarmi, Ezio?” Chiese la donna, appoggiandosi di schiena contro la ringhiera, appoggiandovi le mani e guardandolo.
“Ho fatto un incontro oggi.” Cominciò lui, appoggiandosi nuovamente contro la ringhiera.
“Piacevole, spero.”
“Non molto.” Ezio la guardò. “C'è qualcosa che non va a Firenze, ultimamente?”
“Che io sappia no...” Scosse il capo.
“Paola...” Disse l'Assassino con tono canzonatorio. “Oggi hanno cercato di farmi fuori quattro buffoni con delle vesti orribili marroni e vinaccia. Non ne sai niente?”
“Ahh, loro intendi? I Tiranni. E' così che si fanno chiamare.” Mormorò portando indietro il capo e guardando il cielo, le stelle.
“Tiranni?” Ezio non riuscì a trattenere una risata. “Ma se non mi hanno nemmeno scalfito!”
“Bada, Ezio.” Paola portò lo sguardo su di lui, severa. “Non sottovalutarli.”
“E allora c'è qualcosa che ti preoccupa...” Disse lui tornando serio.
La donna sospirò, voltandosi e appoggiando i gomiti a sua volta sulla ringhiera. “Si.. Diciamo. Non ho dato molto corda a questo gruppetto di pazzi, semplicemente perché le mie cortigiane non sono assassine, non voglio metterle in pericolo.. Ed io da sola non posso fare molto.”
“Ma adesso ci sono io.” Disse Ezio, sorridendole.
“No, Ezio. No. Non sei venuto qui per farti carico dei problemi di Firenze.”
“Ma è la mia città! Perché non dovrei farlo?”
Paola sospirò sonoramente, abbassò il capo e guardò la gente che ancora passeggiava per le strade, anche se era sera.
“Parlami di loro.” Disse l'Assassino.
“... Non sono proprio una setta o una gilda. Lavorano per qualcuno, per una famiglia nobile.”
“Si, questo lo sapevo. Qual è questa famiglia?”
“Non lo so, si tengono ben nascosti, impartiscono gli ordini ma credo lo facciano tramite altre persone... I movimenti dei Tiranni non si sono mai avvicinati ad alcuna famiglia nobile, per questo potrebbero sembrare una gilda da quattro soldi come ad esempio quella dei ladri.”
“Capisco... E da quanto va avanti questa storia?”
“Da quando Girolamo Savonarola è morto... Certo, quando Pier Soderini è diventato il nuovo signore di Firenze nonché gonfaloniere, le cose si sono un po' calmate... Ma ancora siamo ben lontani dalla normalità e la tranquillità che c'era prima.”
“Hanno un covo dove si riuniscono?”
La donna scrollò le spalle, guardandolo. “Non lo so.”
Ezio annuì, “D'accordo... E pensi che... Possano avere qualcosa a che fare con i Templari?”
Paola scosse ancora una volta il capo. “... Non lo so..” Ripeté. “Ma Ezio.. Ti prego, sta attento, qualsiasi cosa tu scelga di fare, fai attenzione.”
“Tranquilla Paola... Ho un certo auto-controllo ormai. Non sono più un adolescente, anche se lo sembro.” Disse tirandosi su e facendole l'occhiolino.
Paola sorrise. “Se dovessi azzardare qualcosa o fare qualche mossa contro di loro, lo sai, le mie ragazze saranno sempre a tua completa disposizione.”
“Lo so.” Mormorò Ezio, prendendo entrambe le mani della donna. “Buonanotte Paola..” Sussurrò baciandole la guancia e stringendole le mani, dopodiché la lasciò e si andò a ritirare in camera.


***
Wahh, questo capitolo mi piace tanto a me u.u è venuto fuori benino dai, non pensavo è.é
Ehhh! Mwhuauhahuahua.. xD Come sono maligna, vabbè.
E che carini Ezio e Shila *-* quando lui dice che spera di rivederla! E.. E.. E... Quando Ezio si ricorda di Federico *w*
All'inizio di ACII mi emoziono sempre.. E' STUPENDO quel pezzo cavoli...
Nel prossimo capitolo conoscerete tutta la famiglia Viviano al completo! Vi posto già le foto, così nel prossimo capitolo, mentre leggerete, potrete già immaginarveli!
Giulietta Teresa Viviano (madre): http://elisascalzi.files.wordpress.com/2008/10/anna2.jpg
Lorenzo Viviano (padre): http://3.bp.blogspot.com/_wifE7gr45XQ/TP5zDd6NdhI/AAAAAAAABG8/XxeJ2WtS3Jc/s1600/christian_bale_2.jpg
Agnese Viviano (sorella maggiore):
http://img115.imageshack.us/img115/206/puccini10df9.jpg  /  http://www.tvtribe.info/media/rivombrosa.jpg
Gaia (figlia di Agnese): http://www.stardustmovies.com/gallery_attore/%28170509204241%29Abigail_Breslin_4.jpg
Demetrio Viviano (fratello minore)
:
http://www.iballer.com/malecelebs/ackles/images/jensen-ackles-20.jpg

Come vedete una delle due figlie manca, beh... Sorpresa!
Allora, voglio precisare solo una cosa, Giulietta e Agnese le ho prese da Elisa di Rivombrosa (che non ho mai seguito xD)
Appunto numero due: per chi l'avesse seguito e vede che Agnese sarà 'Elisa', calcolatela solo in quelle due foto u.u perché è in quelle due che mi piace, ha uno sguardo assai da st*onza, proprio come sarà agnese! Hahahah xD
Ahhh, che molte hanno gli occhi chiari, a Christian Bale invece che verdi, gli schiaffiamo per finta un bel paio d'occhi azzurri!

Beneeee! xD vi ringrazio a tutti per avermi seguita anche in questo capitolo e per la pazienza! Se avete pazienza e piacere, recensite! ;P
Ringrazio tutti i recensori e anche i lettori (ovviamente), mi fate un piacere immenso! *-*
Tchuuuussssssssss!!!

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Capitolo 5
*** La famiglia Viviano ***


La famiglia Viviano

*Firenze*
Era passata una settimana da quando Ezio aveva incontrato Shila ed i Tiranni. Dopo quell'incontro sembravano essersi volatilizzati entrambi nel nulla.
Ezio aveva continuato ogni giorno a girare per Firenze, visitando posti che conosceva a memoria ma con gli occhi curiosi come quelli di un bambino.
Quella mattina si trovava vicino a Piazza della Signoria, stava facendo un giro e si era ritrovato in mezzo ad alcune bancarelle; certe vendevano pane, altre pesce, più o meno tutte cibo... Alcune invece solo cianfrusaglie da due soldi.
L'Assassino continuò a camminare per la stradina che sarebbe sfociata in Piazza della Signoria, passandoci per l'ennesima volta, ma poco dopo si ritrovò costretto a fermarsi.
“Ezio!!!” Sentì una voce, di donna e familiare, chiamarlo. Si voltò e vide Giulietta Viviano.
“Oh, Madonna Viviano, che piacere.” Disse Ezio, sorridendole. La osservò: seppur aveva una certa età, quella donna sembrava una giovincella. Indossava un vestito dalla gonna ampia ma che sul busto era molto stretto, di un marroncino molto chiaro, ricamato con alcuni fili dorati.
“Ezio, che piacere..! Come state? Non siete più tornato!” Esclamò la donna che sotto le braccia teneva alcune spese.
“Si.. Ehm... Sono stato molto indaffarato in questi giorni. Sapete, tornare dopo anni in una città... Lasciate che vi aiuti!” Disse prendendole le spese.
“Oh, che gentiluomo..” Rise la donna, “Avete progetti per oggi? Sapete, mio marito è tornato due giorni fa da Forlì... E sono sicura che sarebbe felice di avervi come ospite a pranzo! Io stessa ne sarei molto lieta.. E potrei farvi conoscere le mie due figlie..” Fece una pausa, “.. E mio figlio.” Aggiunse poi meno entusiasta.
“Oh...” L'assassino inspirò, pensandoci su per qualche istante. Sarebbe stata una tortura come la prima volta? Chiacchiere su chiacchiere? … Ma poi sorrise. “Sì, perché no? Sarebbe un piacere.. Se poi le vostre figlie sono belle soltanto la metà di quanto lo siete voi, sarà una vera gioia!” Disse con velata ironia.
La donna rise. “Beh, loro hanno dalla loro parte la giovinezza, sono io che non sono bella la metà di quanto lo siano loro.” Sorrise.
I due si incamminarono per le vie di Firenze, diretti alla ex casa degli Auditore, ora appartenente ai Viviano.
Una mezz'oretta dopo si ritrovarono davanti la porta, che Giulietta aprì.
“Lorenzo, ho portato qualcuno e sono sicura che ti farà piacere!” Annunciò subito lei.
Ezio sorrise, rimanendo in silenzio e chiudendosi la porta alle spalle.
“Qualcuno? Mi farà piacere?” Chiese una voce bassa e roca provenire dalla stanza affianco, si sentirono dei passi avvicinarsi. Poco dopo, sulla porta, apparve la figura di quello che doveva essere il marito di Giulietta: anche costui era un uomo sulla sessantina, aveva i capelli medio-lunghi, castani. Gli occhi erano azzurri e portava barba e baffi. Era vestito come un classico nobile: pantaloni negli stivali, camicia e, sopra di essa, una giacca importante.
“Oh, non sarai mica Ezio Auditore?!” Chiese Lorenzo, subito in tono confidenziale.
L'Assassino sorrise. “Si...?”
“Che piacere ragazzo! Io sono Lorenzo Viviano!” Si avvicinò e gli porse la mano, che Ezio strinse. Fu un attimo che Lorenzo lo tirò a sé e lo strinse in un caloroso abbraccio.
L'Assassino si irrigidì, dandogli una pacca sulla schiena, non molto convinto. “Ehm.. E' un piacere signor Viviano.”
“Chiamami Lorenzo, chiamami pure Lorenzo!” Ripeté l'uomo appoggiandogli le mani sulle spalle, osservandolo. “Fatti vedere... Come sei cresciuto!”
'Cresciuto?' Pensò lui. Non aveva alcun ricordo di questa famiglia Viviano... Forse era ancora piccolo quando li aveva conosciuti.
“Eh già.. Si cresce.. Si invecchia..” Rise appena, così come fece Lorenzo.
Giulietta si avvicinò, liberando Ezio dalle spese. “Bene dunque, io vado ad aiutare Maria, la nostra 'serva', a preparare il pranzo. Avverto anche le ragazze.”
“Ah, ehm...” Lorenzo si allontanò da Ezio, avvicinandosi alla moglie. “Dopo dobbiamo parlare di Demetrio, ha combinato un'altra delle sue...”
“Quel ragazzo...” Scosse il capo la donna, seccata, “D'accordo..” Poi volse lo sguardo verso Ezio e sorrise, “Accomodatevi pure, tra poco vi presento le mie figlie e.. Vi chiamo quand'è pronto.” Disse dileguandosi nell'altra stanza.
L'Assassino annuì, poi si guardò intorno.
“Allora Ezio... Com'è essere tornato a Firenze dopo tanti anni? Che cos'hai fatto?” Chiese Lorenzo, sedendosi su una poltrona, facendo cenno all'ospite di accomodarsi.
“Bello... Molto bello...” Sorrise, sedendosi a sua volta, dopodiché cominciò a raccontare all'uomo del suo ritorno a Firenze, delle sensazioni che aveva provato e di come si era sentito ad essere tornato a casa dopo tanto tempo.


I due stavano chiacchierando da una buona mezz'ora, Giulietta entrò nella stanza. “Forza ragazze, venite.” Disse.
Ezio voltò il capo. Avrebbe conosciuto a breve le due figlie della Signora e del Signor Viviano?
Si alzò, curioso, poi vide due ragazze varcare la soglia della porta e... Shila?! Shila era una delle due figlie?
Sgranò gli occhi, così proprio come fece anche la ragazza.
'Ma che diavolo ci fa qui Ezio?!' Pensò lei.
“Ezio, loro sono le mie due figlie: lei è Agnese, la più grande. Ha trent'anni..” Disse indicando la figlia più grande. Ezio si concentrò ora su di lei... Era di una bellezza incantevole: aveva gli occhi tra l'azzurro ed il verde ed uno sguardo pungente. Le labbra erano abbastanza carnose, tinte leggermente di rosso. I lineamenti delicati e angelici ed i capelli castani incorniciavano quel visetto alla perfezione. Il vestito, composto da un corsetto stretto ed un'ampia gonna entrambi di un colore rosa satinato e con alcune ricamature più scure, fasciavano il suo corpo magro ma sinuoso.
Shila era vestita pressoché allo stesso modo, solo che il suo vestito era di diverso colore: blu e bianco.
“E lei è Shila, ha ventisei anni.” Disse Giulietta, riferendosi alla ragazza che Ezio già conosceva.
“Sì, noi..” Stava per dire che si erano già conosciuti quando la ragazza lo fulminò con lo sguardo e scosse lievemente il capo cercando di non farsi notare dai suoi.
“Vi conoscete già?” Chiese la madre, incuriosita.
“Oh, no no...” Ezio scosse il capo, “No.” Si schiarì la voce e si avvicinò a Shila. “Ezio Auditore. E' un piacere.” Le prese la mano e chinandosi lievemente la baciò.
“... Il piacere è mio, Messere Auditore.” Disse Shila.
Ezio per poco non scoppiò a ridere: era così diversa da come l'aveva conosciuta lui... Perché non voleva che i suoi sapessero che già avevano avuto modo di conoscersi? Si voltò poi verso Agnese, lo sguardo di lei lo stava studiando. L'Assassino sorrise, prendendole la mano e baciandola. “Ezio Auditore.” Ripeté, “Incantato...” Aggiunse guardandola negli occhi.
Agnese sorrise lievemente, “Non mi sarei mai aspettata che voi, Messer Auditore, foste un tale bell'uomo.”
“Oh, vi ringrazio.. Ma esagerate. Di fronte a voi perdo totalmente di significato Agnese.”
'Che idiota..' Pensò Shila, scuotendo il capo e portandosi una mano alla fronte mentre la madre, Giulietta, trovava il comportamento e le parole di Ezio così galanti.
Il sorriso sul volto di Agnese si fece più ampio, senza rispondere all'apprezzamento di Ezio.
“Se volete intanto accomodarvi a tavola, il pranzo è pronto.” Disse Giulietta.
“E vostro figlio?” Chiese Ezio.
La donna sospirò. “Arriverà...” Proferì sconsolata.


Ezio si era accomodato a tavola insieme ad Agnese, Shila, Giulietta, Lorenzo e Gaia.
“Ah, lei l'hai già conosciuta...” Disse Giulietta, riferendosi alla bambina.
Agnese, che stava passando dietro la sedia dove Gaia era seduta, poggiò le mani sulle spalle della bimba, guardando Ezio. “Lei è mia figlia.”
Ezio trovava il suo tono parecchio altezzoso, come anche i suoi modi di fare... No. Aspetta. Cosa aveva appena detto? Sua figlia? “Oh... Non immaginavo che foste sposata.” Niente avances.
“Sono vedova, infatti.” Aggiunse lei.
“...” Che figura. “Mi.. Mi dispiace, condoglianze.” Mormorò l'Assassino.
“Oh, non preoccupatevi, tanto era un incapace mio marito. Non faceva altro che bere e giocare. Se non fosse morto di suo, sarei stata costretta ad ucciderlo con le mie stesse mani.” Proferì con una lieve punta d'ironia, sorridendo angelicamente... Eppure aveva un qualcosa di sinistro quel suo sorriso.
“Agnese! Non davanti alla bambina!” La rimproverò la madre. La ragazza rise sommessamente.
'Una povera e bella vedova da consolare..' Pensò Ezio, ironico.
Mentre Agnese si andò a sedere, lo sguardo dell'Assassino cadde su Shila, così quieta e silenziosa. Ancora si chiedeva perché la ragazza non volesse che i suoi sapessero che già si conoscevano. Proprio mentre se lo domandava, sentì una voce alle sue spalle: “Oh, Madre... Scusate il ritardo...”
Ezio volse il capo, notando un giovincello sulla porta: era magro con dei vestiti simili ai suoi. Aveva i capelli corti e castani, con alcuni riflessi dorati. Anche lui aveva gli occhi azzurri, come del resto tutti in quella famiglia, tranne Giulietta.
“Demetrio.” Disse la madre con tono canzonatorio.
“Perdonatemi madre ho... Avuto un contrattempo.” Si schiarì la voce.
“Ahh, tu devi essere Demetrio.” Esclamò Ezio, sorridendo... Solo vedendolo aveva già capito che tipo di ragazzo fosse: proprio come lui da giovane, uno scalmanato che amava la vita spericolata; donne, risse e alcool.
“Sì, Messere... Voi chi siete?”
“Ezio Auditore.” Rispose lui.
“Co.. Come? Ezio Auditore? Scherzate? Il maestro Assassino?” Chiese incredulo ed euforico.
Ad Ezio gli si gelò il sangue nelle vene. “Ehmm...” Deglutì.
Lorenzo scoppiò in una fragorosa risata. “Sta bene Ezio, sta bene! Ti ricordo che conoscevamo molto bene tuo padre... Ed il suo piccolo segreto.” Gli fece l'occhiolino.
L'Assassino si sentì sollevato e sospirò.
“Avanti Demetrio, vatti a lavare le mani e fila al tuo posto.” Disse Giulietta, completamente impassibile di fronte alla notizia che Ezio fosse un Assassino.
Demetrio fece come detto, così andò a lavarsi le mani e si accomodò a tavola con Ezio ed il resto della famiglia.
Il pranzo fu ottimo: Giulietta e Maria erano davvero delle brave cuoche. Rimasero tutti seduti a tavola per un paio d'ore, tra chiacchiere, cibo e risate.
Shila odiava quei lunghi pranzi che sembravano interminabili. Era seduta vicino a Demetrio, il quale non appena trovava modo apriva bocca per parlare con Ezio.
Dopo pranzo si dileguarono più o meno tutti: Giulietta aveva un appuntamento, Demetrio era stato costretto dal padre ad andare a studiare, Agnese invece uscì insieme alla figlia Gaia.
A tavola erano rimasti solo Shila, Ezio, Maria e Lorenzo, “Ezio, se vuoi seguirmi di la..” Disse l'uomo, alzandosi.
Anche Shila si alzò, dando una mano a Maria per sparecchiare.
“Si, vi raggiungo subito.” Rispose Ezio, vedendo l'uomo andare nell'altra sala, poi guardò Shila. “Si può sapere qual è il problema?” Chiese alla ragazza.
Lei lo guardò male, poi volse l'attenzione su Maria. “Ci penso io qui, tu vai pure di la a sistemare.” Disse cortese.
Maria la guardò per un istante, poi annuì e lasciò i due da soli.
“Allora?” Chiese Ezio.
“Non sono affari che ti riguardano, va bene?”
“Che c'è? I tuoi ti chiudono in casa se sanno che hai conosciuto un uomo? Hai ventisei anni.. Mica sedici!” Disse sarcastico.
La ragazza lo fulminò nuovamente con lo sguardo. “Non sei spiritoso. Non è quello il problema.”
“Non avrei mai pensato di vederti con vesti simili addosso...” Mormorò Ezio, guardandola. Era un chiaro apprezzamento, la ragazza lo capì soprattutto da una lieve punta di malizia nella voce dell'uomo.
“Vuoi smetterla? Vai di la da mio padre.” Gli ordinò quasi.
“Perché non mi dici qual è il problema, Shila? Oppure si, potrei andare di la da tuo padre e dirgli che hai cercato di derubarmi, la settimana scorsa.”
L'”Assassina” si tirò su, trovandosi di fronte a lui, “Non oserai farlo.”
“Tu dici?” Chiese l'Assassino furbamente, alzando un sopracciglio e facendo per voltarsi. Shila lo fermò, afferrandolo per un braccio.
“Ezio, ti prego. No. Smettila... Te lo chiedo per favore.” Disse la ragazza, ora con un tono più supplichevole che arrabbiato.
L'Assassino poté leggere una certa preoccupazione nei suoi occhi. Rimasero a guardarsi per alcuni interminabili secondi.
“Per favore...” Ripeté Shila, tenendolo ancora per il braccio.
“Se me lo chiedi così...” Mormorò Ezio abbandonandosi ad un sorriso. Era così graziosa quella ragazza... E così giovane.
Shila sforzò un lieve sorriso, lasciando lentamente la presa al braccio di Ezio. Lo odiava quell'uomo, seppure il grande maestro degli Assassini: era troppo sicuro di sé. Era già la seconda volta che le faceva cedere i nervi. Lo odiava... Ma allo stesso tempo lo apprezzava. Apprezzava qualcuno che le tenesse testa, così il suo sorriso si fece più ampio e deciso. “Grazie.” Mormorò.
Ezio annuì, poi si voltò e si avviò all'altra stanza. “Sei in debito con me...” Disse. “Di nuovo..” Sottolineò poi. Volse il capo e la guardò, facendole l'occhiolino.
Shila sorrise e scosse il capo, dopodiché finì di sistemare la tavola.


***
Dunqueee, spero come al solito che questo cappy sia stato di vostro gradimento u_u la famiglia Viviano avrà un ruolo importante nella storia :D tenetevelo bene a mente!
Qui i personaggi non son chissà quanto delineati ma man mano nella storia li conosceremo uno per uno!
In caso non ci aveste fatto caso nel capitolo precedente, vi rimetto di seguito le foto dei componenti della famiglia.
Ringrazio tuttissimi voi che mi seguite e che recensite! Spero di riuscire a mantenere il vostro interesse alto e non deludervi con i prossimi capitoli! :D
Bacini a tutti, tchuss!!!

Giulietta Teresa Viviano (madre): http://elisascalzi.files.wordpress.com/2008/10/anna2.jpg
Lorenzo Viviano (padre): http://3.bp.blogspot.com/_wifE7gr45XQ/TP5zDd6NdhI/AAAAAAAABG8/XxeJ2WtS3Jc/s1600/christian_bale_2.jpg
Agnese Viviano (sorella maggiore):
http://img115.imageshack.us/img115/206/puccini10df9.jpg  
http://www.tvtribe.info/media/rivombrosa.jpg
Shila: http://thesocialnewspaper.com/wp-content/uploads/2011/03/olivia-wilde-thesocialnewspaper-17.jpg
Gaia (figlia di Agnese): http://www.stardustmovies.com/gallery_attore/%28170509204241%29Abigail_Breslin_4.jpg
Demetrio Viviano (fratello minore)
:
http://www.iballer.com/malecelebs/ackles/images/jensen-ackles-20.jpg

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Capitolo 6
*** Agnese ***


Agnese


*Casa Viviano
*
Era ormai sera. Ezio aveva passato tutta la giornata insieme alla famiglia Viviano, aveva passato il resto del pomeriggio a parlare con Lorenzo, in quanto a parlantina non era da meno di Giulietta. Forse ora cominciava a capire perché i due erano finiti a sposarsi. Li aveva raggiunti anche Demetrio poi, l'ultima mezz'ora.
“Bene, signori..” Disse Ezio, alzandosi. “Vi ringrazio per l'ospitalità ma credo sia davvero giunta l'ora per me di rientrare..”
Giulietta e Agnese si lanciarono uno sguardo d'intesa, così la ragazza si alzò dall'elegante e costoso divano rosso. “Credo che tornerò a casa anche io.” Annunciò.
Ezio la guardò. “Volete che vi accompagni?”
Giulietta mascherò un sorriso mentre Shila, notando questi scambi di sguardi si morse il labbro. Non poteva evitarlo.
“Non sarebbe una cattiva idea..” Constatò Agnese.
Lorenzo si alzò, “Ezio, è stato un grandissimo piacere! Torna pure a trovarci quando vuoi, la nostra porta è sempre aperta... E poi è l'ex casa degli Auditore, nonché vostra. Davvero..” Gli porse la mano che Ezio strinse. “Ogni volta che vuoi, sai dove trovarci, se ne hai bisogno..” Concluse l'uomo dandogli una pacca sulla spalla.
“Vi ringrazio signor Viviano.” Proferì Ezio con un lieve sorriso. Forse il loro problema era che parlavano tanto ma... Erano così simpatici e calorosi.
“Oh Ezio, si, vi prego.. Tornate presto!” Disse Demetrio.
L'Assassino si lasciò sfuggire una risata, poi portò la mano sulla spalla del ragazzo e gliela strinse. “Tu vedi di combinare pochi guai, va bene?” Mormorò bonariamente.
“Dovrete insegnarmi così tante cose Ezio!” Esclamò il ragazzo entusiasta.
Accadde nuovamente: uno scambio di sguardi, Lorenzo e Giulietta si guardarono, la donna fece un gesto di dissenso. Shila, stufa, si schiarì la voce.
“Contaci..” Disse Ezio, prima di volgere il capo verso Shila. La ragazza lo guardò e fece lieve cenno con il capo, come per dirli qualcosa. L'assassino non capì inizialmente, poi si limitò a rivolgersi nuovamente ai padroni di casa.
“Posso... Usufruire un attimo del bagno?”
“Oh, ma certo, figurati..” Disse Lorenzo.
“Venite, vi accompagno.” Scattò prontamente in piedi Shila.
Ezio si avvicinò alla ragazza, la quale lo condusse poi davanti al bagno. “Allora? Cosa c'è?” Chiese l'Assassino.
“Senti, ci vediamo domani mattina davanti la Chiese di Santa Maria del Fiore.”
“Cosa?” L'uomo alzò le sopracciglia, “Perchè?” Domandò curioso.
“Niente domande Ezio, fa così e basta. Ti devo parlare.” Mormorò la ragazza.
“Riguardo?”
“Se potevo te lo avrei detto qui, no? Tu che dici..?” Sospirò lei, scuotendo il capo.
“Shila...!” Si sentì la voce del padre richiamarla, dall'altra stanza.
“Va bene, domani mattina alla Chiesa.”
“Sì.” Confermò lei, facendo per avviarsi. Ezio la fermò per un polso, delicatamente.
“Me lo dai un bacio?” Chiese, a bassa voce, con un sorriso.
La ragazza sgranò gli occhi, “Cosa?!”
“.. Shila!!” Si sentì nuovamente la voce di Lorenzo.
L'Assassino ridacchiò, dopodiché la lasciò. “Vai, avanti, ti sta chiamando tuo padre.” Sorrise, poi le fece l'occhiolino ed entrò nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Shila rimase lì davanti, con le sopracciglia alzate ed un'espressione confusa sul volto. Scosse il capo e raggiunse di là i suoi genitori.


Agnese si chiuse la porta alle sue spalle, Ezio era proprio davanti a lei.
“Vi ringrazio, Messer Auditore, per la vostra disponibilità.”
“Vi pregò Madonna, chiamatemi Ezio.” Disse lui, cominciando a camminare al fianco della donna che, una volta uscita dal cancello, lo chiuse alle sue spalle.
“A patto che voi mi chiamiate Agnese, allora.” Mormorò lei guardandolo nei suoi occhi scuri per un istante, prima di riprendere a camminare.
“Va bene, Agnese. Sapete.. Avete proprio un bel nome?”
“Vi ringrazio.” Proferì lei con il suo solito tono altezzoso che ormai al contraddistingueva.
“Posso farvi una domanda?”
La donna guardò l'Assassino, facendo un cenno d'assenso.
“Probabilmente non sono affari miei, anzi, sicuramente non lo sono ma... La piccola Gaia è vostra figlia, no? Perché non torna a casa con voi?” Chiese.
“No, infatti. Non sono affari che vi riguardano.” Rispose la donna con un tono abbastanza duro, ma poi sorrise lievemente. “Se ne prende spesso cura mia madre.”
“Ma la figlia è la vostra..” Constatò lui.
“E questi affari invece non sono i vostri, Messer Ezio.” Stroncò lei la discussione.
L'Assassino si zittì, poi trattenne una lieve risata. “D'accordo, non volevo risultare invadente... Era semplice curiosità.”
“La troppa curiosità spinge l'uccello nella rete, lo sapevate questo, mi auguro.” Disse lei, ma non con cattiveria, lanciandogli un'occhiata.
Ezio sorrise.
“Dunque.. Messer Ezio, come vi è sembrata la mia famiglia?”
“Sembrate tutte delle gran brave persone. Ho passato indubbiamente una bella giornata.”
“E di mia sorella? Cosa ne pensate?” Lo guardò. “Vi piace?”
“Cosa? Shila?” Anche l'Assassino la guardò. “No, insomma.. E' giovane.”
“Ed io non lo sono?”
Ezio sorrise sornione. “Cosa volete sentirvi dire, Agnese? Che nonostante la vostra età lievemente più matura di vostra sorella, siete comunque una bellissima donna.. Oppure che siete giovane anche voi?” Chiese con un tono di voce più basso e caldo.
La donna sorrise, a sua volta, compiaciuta. “Direi che entrambi vanno bene.”


*Casa Viviano*
Shila era in casa, si stava sorbendo una delle ramanzine dei suoi... Più che altro di sua madre. Suo padre aveva di meglio da fare.
“Si può sapere perché non fai mai niente per aiutare la famiglia?!” Le sbraitava contro Giulietta. “Perché diavolo non fai come tua sorella?!”
“Perché io non sono una puttana come lei!” Alzò la voce Shila. Decisamente no. Non aveva in simpatia sua sorella Agnese.
Giulietta rimase stizzita, con gli occhi spalancati e le labbra schiuse. “Come osi parlare così di tua sorella??? Lo sai che abbiamo bisogno di lui, lo sai! L'unica qui che tenta di smuovere qualcosa è quella santa di Agnese!”
“Senti, lasciami in pace, va bene? Non ne posso più delle tue chiacchiere..! Visto che Agnese è tanto brava lascialo fare a lei, no? A me non devi più rivolgere la parola riguardo questo argomento!” Disse la ragazza prima di sbattersi alle spalle la porta della camera.
Giulietta si passò una mano tra i capelli, cercando di calmare i nervi. Poco dopo Lorenzo le appoggiò le mani sulle spalle, da dietro, stringendole.
“Giuly..”
Non fece in tempo a finire la frase che la donna si voltò. “Cosa? Che vuoi dirmi? Sarà l'età, eh? E' da otto anni ormai che dici che sarà l'età, che è un momento, poi passa!”
“Credi che a me faccia piacere che vada contro la famiglia in ogni cosa? Forse.. Dovresti darle una possibilità e non starle così con il fiato sul collo. Forse si sente inferiore ad Agnese.”
Giulietta stava per dire qualcosa quando la piccola Gaia si affacciò alla porta. “... Che succede?” Chiese con un filo di voce, assonnata.
La donna si voltò verso la bimba, “Oh, tesoro.. Nulla, nulla.. Torna a dormire.” Disse raggiungendola per poi accompagnarla a letto.


Ezio e Agnese erano quasi arrivati. Avevano intrapreso una piacevole chiacchierata anche se era difficile da sostenerne una con quella donna.
L'Assassino l'impressione da un po' di tempo di essere seguito. Forse era solo una sua impressione, in quanto passando in una delle parti più affollate di Firenze, anche la sera, era ovvio che avessero parecchia gente intorno ma... Anche quando sorpassando quella parte della città, la sensazione era rimasta. Il suo sesto senso gli diceva che qualcuno era alle loro spalle, ed infatti, quel qualcuno, non tardò ad arrivare.
“Ezio Auditore!”
L'Assassino si voltò, vedendo due uomini dalle vesti orribili. “Oh.. I Tiranni, eh?” Chiese.
Anche Agnese si voltò. “Oh no..” Mormorò, preoccupata.
“Stiate tranquilla, vi difenderò io in caso ce ne fosse il bisogno.” Disse Ezio, allungando una mano davanti la ragazza fino a 'scivolare' di fronte a lei, come scudo umano.
“Oh, la nostra fama ci precede.” Disse uno dei due uomini, ridendo.
“Vi consiglio di cambiare aria se non volete guai.” Li avvertì l'Assassino.
“Ahhh sìì??!?” Chiesero scoppiando a ridere. “E cosa può fare un uomo disarmato contro due ben armati?”
“Ezio, è pericoloso..” Sussurrò Agnese, dietro l'uomo. Lui volse appena il capo verso di lei. “Stiate tranquilla..” Disse cercando di tranquillizzarla. “Posso fare molto più di quanto voi pensiate. Non mi è stato difficile mettere fuori due dei vostri uomini e fuggire dal terzo. Mi sottovalutate.”
“Oh, ma questa volta sarà differente!” Proferirono in una risata, sguainando le spade e correndogli incontro.
Ezio spinse via Agnese, dopodiché con uno scatto tirò fuori la lama celata. I due si avvicinarono velocemente all'Assassino che, solo all'ultimo istante, si scansò. Uno dei due cercò comunque di colpirlo con la spada, ma Ezio la deviò con la lama. Il Tiranno, in un impeto di rabbia, si voltò e cercò forse troppo velocemente di colpirlo, in modo da dare all'Assassino la meglio, schivando il colpo e trafiggendo il nemico allo stomaco.
Probabilmente Ezio calcolò male le distanze ed i tempi in quanto sentì un dolore lancinante lungo il braccio sinistro. Strinse i denti e gli occhi, ritirando la lama e facendo un balzo all'indietro.
“Ezio!!!” Gridò Agnese, portandosi le mani davanti alla bocca.
L'altro Tiranno rimasto rise sguaiatamente, vedendo la manica della camicia dell'Assassino tagliata dalla lama della spada ed insanguinata dello stesso sangue della sua vittima.
Ezio espirò, scrutando il nemico. Avrebbe riso ancora per poco. Ne approfittò per raccogliere la spada dell'uomo morente ai suoi piedi, quando si tirò nuovamente su, il Tiranno aveva già cominciato ad avvicinarsi. Cercò di colpire l'Assassino, il quale abilmente deviò la lama del nemico, facendogli schizzare via la spada.
Ezio sorrise, puntandogli la punta alla gola. “Per chi lavorate voi Tiranni?” Chiese.
L'uomo davanti a lui alzò le mani in segno di resa, senza proferir parola.
“E-Ezio!” Agnese lo raggiunse. “L-lasciatelo andare, non c'è bisogno di tutto questo sangue!”
L'assassino strinse l'impugnatura della spada: non era una vittima, non era un obbiettivo. Non doveva ucciderlo per forza... Era in presenza di una signora, dopotutto.
“Va! Va via!” Disse spingendogli lievemente la lama contro il collo.
Il Tiranno indietreggiò, prima di voltarsi e darsela a gambe levate.
“Ezio! State bene?!” Chiese la donna al suo fianco.
L'Assassino espirò, lasciando cadere l'arma a terra. “.. Si.. Non è nulla di grave, solo un graffio.”
“Tutto quel sangue che vi esce sembra invece affermare il contrario.. Avanti, siamo quasi arrivati a casa mia. Lasciate che vi medichi.” Disse Agnese prima di riprendere a camminare.


Finalmente Ezio ed Agnese erano arrivati a casa della donna che aveva fatto accomodare Ezio su una sedia. Aveva portato una bacinella con dell'acqua ghiacciata e si mise al suo fianco a tamponargli la ferita. Non era grave.
“Siete stato molto coraggioso. Credo di dovervi ringraziare.” Disse Agnese, tamponando piano la ferita sul braccio, lungo il bicipite, seguendo con lo sguardo ciò che stava facendo.
“Figuratevi. E' un dovere... Ed un onore proteggere una donna come voi.” Mormorò Ezio con tono di voce basso ed un sorrisetto.
La donna alzò lo sguardo negli occhi dell'Assassino, accennando un lieve sorriso. Di certo non era una sua impressione: le stava facendo il filo, anche se velatamente.
Agnese cercò di ripulirgli e fasciargli la ferita alla bell'e meglio. “Forse avrete bisogno di un dottore. Mi spiace ma non sono specializzata in queste cose.”
Ezio annuì e si alzò, “Avete già fatto troppo per me, Madonna.” Sorrise. “Ora tolgo il disturbo e vi lascio.”
“Lasciate che vi accompagni alla porta.” Disse la donna, e così fece. Si ritrovò di fronte la porta, aprendola appena e tenendo la mano sulla maniglia. Si voltò verso di lui.
“Ora.. Sapete dove abito... Perché non venite a farmi visita qualche volta?”
“Magari... Magari sì, se troverò un po' di tempo e se promettete di non mettermi nuovamente nei guai come stasera...” Disse Ezio, ironico.
Sul volto di Agnese comparve un sorrisetto, di certo non puro e casto, “Magari, invece, potreste... Anche venire una sera...” Lasciò la maniglia della porta, accostandosi a lui ed appoggiandogli una mano sul petto. “... E potrei sdebitarmi...” Disse abbassando di molto il tono di voce che divenne più sensuale e suadente.
Ezio l'aveva notato: era tutto il giorno che quella donna gli lanciava occhiatine ambigue e maliziose.
“Ahh... Sdebitarvi? In che modo..?” Chiese lui facendo il vago, come se non lo sapesse.
“... Magari con qualcosa in più di questo..” Mormorò la donna avvicinandosi al viso di Ezio, lentamente, fino a sfiorargli le labbra. Lui ovviamente non si tirò indietro, anzi... Spinse le labbra contro quelle della donna, ben presto schiudendole e sfiorando la lingua con la sua.
Agnese chiuse gli occhi, risalendo con la mano dal petto fino alla spalla, afferrando il colletto della camicia e stringendolo. Ci volle poco che il bacio aumentò di trasporto ed i due furono risucchiati dal vortice della passione, una passione nella quale erano due completi sconosciuti ma che entrambi bramavano il corpo dell'altro.
L'assassino appoggiò una mano contro la porta, chiudendola, dopodiché spinse Agnese contro il muro, continuando a baciarla con passione.
La donna si sentì in 'trappola', il che non le dispiaceva affatto. Sentì la mano di Ezio accarezzarla lungo la vita ed il fianco, correre fin dietro la sua schiena.
L'assassino portò entrambe le mani sul corsetto della donna, tanto stretto che quasi sembrava volerle togliere il respiro. Intrecciò le dita con i lacci del vestito, cercando di liberarla da esso il più velocemente possibile. Agnese, dal suo canto, cominciò a liberarlo del jilet scuro e della camicia bianca, lasciandoli cadere a terra. Si staccò dalle sue labbra mentre quelle di Ezio scesero a baciare il collo candido di lei mentre quest'ultima osservava il suo fisico scultoreo, olivastro, ornato da chiare cicatrici. Passò le mani lungo il suo petto e sospirò, appoggiando il capo contro la porta, dietro di lei.
L'Assassino la lasciò in intimo, tornò nuovamente a cercare le sue labbra e spingendosi contro il corpicino esile di lei, percorrendo con entrambe le mani le sue curve.
La donna percorse con una mano il suo petto, fino all'addome muscoloso, perfettamente definito, l'altra mano invece arrivò fino la sua nuca, scivolando tra i capelli color cioccolato, intrecciandovi le dita.
Un brivido percorse la schiena di Agnese quando sentì nuovamente le labbra di Ezio, ormai umide, lasciarle lenti baci sul collo, risalendo con lievi e delicati morsi fino all'orecchio.
“Che ne dite se... A risanare il debito ci pensiamo stasera stessa...?” Sussurrò l'Assassino, sfiorandole poi il lobo con le labbra.
La donna non rispose, si limitò a lasciarsi sfuggire un mugolio sommesso. Un chiaro assenso per Ezio, che oramai non aveva di certo intenzione di fermarsi a baci e carezze così superficiali.


***
Spero che il cappy sia di vostro gradimento u.u alla fine ho optato per la lime eee.... Sbav. u.u Regalino per noi donne amanti di Ezio! Hahahahah!
Non credo di aver da fare chiarimenti qui, mi sembra tutto fin troppo chiaro ò.ò stavo mettendo un titolo troppo spoileroso al capitolo, meno male che ci ho ripensato, sennò!
u_u Dunque spero vi siate gustate il cappy e... Grazie a tutti i recensori ed i lettori silenziosi!
Un bacione a tutti quanti, miei cari!
Tchusss!!!

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Capitolo 7
*** Le tre regole fondamentali ***


Le tre regole fondamentali


Era mattina, un paio di uccellini si erano posati sul davanzale della finestra della camera di Agnese. Ezio dormiva beato, così come la sua compagna. Aveva solo un lenzuolo a coprirgli le parti intime.
Il sole filtrava caldo dalla finestra, posandosi sul volto dell'Assassino che, infastidito, si portò l'avambraccio sul viso, coprendolo.
'E' già mattina...' Pensò l'uomo, ancora assonnato. Solo poco dopo sbarrò gli occhi. Era mattina? “Oh diavolo..” Mormorò a bassa voce, tirandosi su, seduto.
Agnese sentì i movimenti di Ezio, così si svegliò anche lei. Mugolò appena, portandosi una mano al viso e stropicciandosi gli occhi, dopodiché gli riaprì: Ezio era in piedi, intento a vestirsi.
“Ve ne andate via?” Chiese tirandosi su, seduta, coprendosi con il lenzuolo.
L'Assassino volse il capo, finendo di chiudersi la cintura. “Oh, buongiorno Agnese... Ehm, sì ho.. Un appuntamento importante.” Rispose lui.
“Con chi? Un'altra donna?” Domandò lei, ironica.
Ezio ridacchiò, ma non le diede una risposta. Raccolse la camicia – con la manica appena strappata – e se la infilò.
“Dunque tornerete a trovarmi...?” Chiese lei dopo un po', con voce suadente, mentre lui finiva di chiudersi il jilet.
L'Assassino alzò lo sguardo e sorrise, lievemente. “Può darsi.” Disse facendole l'occhiolino.
“Me lo date un bacio prima di andare via..?” Sussurrò la donna.
Ezio si morse lievemente il labbro, internamente: di certo doveva essere rimasta piacevolmente colpita dalla performance della notte passata... Appoggiò un ginocchio sul letto, allungandosi fino a lei e avvicinando le labbra alle sue, premendovele contro. Agnese gli portò una mano sulla nuca, tra i capelli ancora sciolti, spingendo la lingua tra le sue labbra, baciandolo con più passione.
L'Assassino contraccambiò per qualche istante quel bacio passionale prima di tirarsi indietro. Non voleva finirci nuovamente a letto, proprio come la sera prima.
La donna serrò le labbra, assaporando quel bacio. Sorrise lievemente. “Ci vediamo allora... Ezio.”
“Magari sì... O magari no.” Rispose allo stesso modo di come fece una volta Shila con lui, afferrando nel frattempo anche il nastro rosso per legarsi i capelli. Uscì dalla stanza, arrivando fino alla porta di casa: la aprì e si ritrovò finalmente fuori, alla luce del sole, nell'aria fresca.
Si chiuse la porta alle spalle, allungando le braccia in aria e stiracchiandosi, respirando a pieni polmoni: seppur la giornata era parecchio soleggiata, l'aria era fresca e pulita.
'Ahhh, che nottata!' Pensò.
L'Assassino, ritirando giù le braccia, raccolse i capelli color cioccolato in una coda, fermandola con il nastro rosso e cominciando a camminare, diretto alla Chiesa di Santa Maria del Fiore.


Shila si trovava sopra la chiesa, seduta, guardava le persone passare sotto la grande struttura, attendendo di scorgere Ezio. Era lì da un'ora, forse due. Le gambe erano incrociate, con un gomito poggiato sul ginocchio, si teneva il capo con una mano... Poi vide sbucare da una stradina la figura di Ezio.
'Finalmente!' Pensò la ragazza.
L'Assassino si guardò intorno, avvicinandosi alla chiesa, qualche istante dopo sentì un qualcosa di duro e piccolino colpirlo alla testa. Il rumore provocato da un sassolino, caduto a terra, attirò la sua attenzione.
'Ora piovono sassi?' Pensò ironico, alzando lo sguardo e vedendo la figura di Shila in cima alla chiesa. La ragazza si alzò, poi fece cenno di seguirla e cominciò a correre lungo il tetto.
Ezio scosse il capo e sospirò.
'Un'altra gara?' Si chiese, poi con uno scatto cominciò a correre tra la folla.
L'Assassino non la dovette seguire per molto in quanto, poco dopo, Shila si calò su un ampio terrazzo, coperto da una tettoia. Ezio, che l'aveva seguita via terra, si arrampicò sul palazzo, fino a saltare dentro il balcone
“Alla buon ora.” Mormorò la ragazza che teneva una mano appoggiata al fianco, con l'altra si abbassò il cappuccio bianco.
Ezio si schiarì la voce. “Ho avuto un contrattempo.” Disse facendo spallucce e avvicinandosi.
“Per caso questo contrattempo si chiama Agnese?”
“C-cosa?” Ezio rise appena, alzando le sopracciglia.
“Non rispondi?” Chiese la ragazza.
L'Assassino, interdetto, non seppe cosa dire. “Ma che stai dicendo?”
“Pensavo che la scorsa notte ti fossi trattenuta con lei.”
“No..” Mentì lui.
“Mh.” Shila guardò altrove.
“Perché non mi hai detto che vivi nell'ex casa degli Auditore?” Chiese Ezio, fermandosi di fronte a lei.
“Perché non mi hai detto che conoscevi mia madre?” Lo guardò nuovamente la ragazza.
L'Assassino rimase a guardarla, confuso. “Come potevo sapere che eri sua figlia, scusa?”
“...” Shila si allontanò, appoggiando le mani sulla ringhiera. Ezio vide qualcosa che la turbava in tutta quella storia, era palese, lo si vedeva lontano un chilometro.
La giovane “Assassina” sentì le mani del Maestro sulle sue spalle, stringerla lievemente.
“Cos'è che ti preoccupa Shila...?” Sussurrò vicino al suo orecchio.
La ragazza sentì il respiro di lui sul collo, il che le fece risalire un brivido lungo la schiena.
“Niente.” Rispose lei con un filo di voce. “Devi solo...”
“... Devo solo cosa?” Strinse appena di più le sue spalle, guardandola con il viso accanto al suo.
Shila si voltò, guardandolo nei suoi occhi nocciola. “Devi stare alla larga dalla mia famiglia, Ezio.”
“Cosa...?” L'Assassino alzò le sopracciglia, “Vuoi dire che sono pericoloso?”
“No! Non intendo questo...” Rispose con enfasi. 'Sono loro ad essere pericolosi per te!' Pensò. Ma come avrebbe potuto dirglielo? Non poteva mica mettersi contro la sua stessa famiglia.
Ezio rimase in silenzio, a guardarla per qualche istante. Lei contraccambiò il suo sguardo ma non riuscì ad aggiungere altro.
“Io... Trovo che tu mi stia nascondendo troppe cose, Shila. Non so se posso fidarmi di te ulteriormente.”
“Cosa? No, aspetta..”
L'Assassino si allontanò, arrivando alla ringhiera e facendo per scendere giù.
“Aspetta, Ezio!” Si avvicinò e lo trattenne per un braccio. Lui evitò di guardarla.
“Ti chiedo solo di fidarti di me.. Te lo dirò, più in la.. Ora non posso. Fidati solo di me e stai lontano dalla mia famiglia.”
Lui sospirò e si voltò verso la ragazza. “Vuoi diventare un'Assassina, non è così?”
“... Si ma... Cosa centra?”
“Le sai le tre regole fondamentali del nostro Credo?”
La ragazza notò lo sguardo di Ezio, diverso, come se fosse cambiato da un momento all'altro. Non era più quello sguardo bonario... Ora era serio. Serrò le labbra e scosse lievemente il capo. “No.” Ammise con un filo di voce.
“Potrei farti entrare nella Confraternita, se lo volessi... E ovviamente se tu mi darai la conferma di esserne all'altezza.”
“Che cosa devo fare?!” Chiese precipitosamente lei.
Ezio sorrise. “Per prima cosa... Devo essere sicuro che ogni Fratello ed ogni Sorella si possa fidare di te. Me compreso... E su questo devi lavorare, dal momento che mi nascondi chissà quali segreti.”
“.....”
“Sei agile e coraggiosa, ti fa onore. Sono caratteristiche che servono ad un Assassino che si rispetti. Sei testarda, ma non devi essere troppo sicura di te. Non devi credere che la tua ragione o la tua causa sia quella universale. Devi sapere ascoltare. Essere troppo sicuri di sé porta a fare stupidaggini.”
“Lo so...” Mormorò lei. “Davvero potrei diventare una vera Assassina?” Domandò poi seria.
“Se mi mostrerai di potermi fidare di te e.. Ah. Dove hai preso quel ciondolo?” Chiese portando lo sguardo sull'oggetto che la ragazza portava al collo. Un ciondolo con il simbolo degli assassini.
“L'ho.. Trovato.”
“Dove?”
“Per strada...”
Bugia! Non era vero. Ezio lo intuì dal movimento degli occhi. Mentiva. Gli stava raccontando bugie su bugie... Perché?
Vedendo che l'Assassino non rispose, Shila riprese la parola. “Quali sono queste tre regole fondamentali?”
“Sono tre. Sono semplici. Sono alla base del nostro credo....” Ezio si voltò, appoggiando le mani sulla ringhiera e guardando Firenze, di fronte a lui. “... Queste tre regole sono vecchie almeno quanto lo sono gli Assassini. Mai e dico mai comprometterne una.”
La ragazza si mise accanto a lui, guardandolo: era curiosa di sapere queste tre fondamentali regole. Attese con impazienza che continuasse.
“Prima regola: trattieni la lama dalla carne degli innocenti. Noi seguiamo una giusta causa, i civili non rientrano tra le nostre vittime. Dobbiamo preservare la loro vita, la vita di chi è degno di popolare questo mondo.
Seconda regola: nasconditi alla vista. Agisci con discrezione. Siamo assassini: agiamo nell'ombra per servire la luce.....”
Silenzio. Shila lo guardò con ammirazione, ascoltava le sue parole mentre scrutava il suo profilo... Era così... Affascinante. Beh. Ferma. Non poteva mica innamorarsi del maestro degli Assassini! Ma... Il fatto che fosse così abile e che fosse stato l'unico ad essere riuscito fino ad ora a tenerle testa, la intrigava parecchio.
Trascorsero alcuni secondi di silenzio prima che Ezio continuò con la terza ed ultima regola. “Terza regola: non compromettere la confraternita.” Proferì serio, dopodiché l'Assassino volse lo sguardo sulla ragazza che, dopo qualche istante, annuì.
“Chiaro. Posso farcela. Insegnami, ti prego...”


***
Salve a tutti gente!
Innanzitutto chiedo venia per il lungo periodo d'assenza... Il non-postare per quasi una settimana è mezzo è stato parecchio insolito, da parte mia.
Mi scuso anche per il capitolo più o meno corto ma ora vi metterò al corrente.
Era da UNA SETTIMANA E MEZZO che litigavo con questo capitolo. Non riuscivo ad andare avanti. Mi mettevo davanti al documento, per scrivere, e non mi usciva assolutamente nulla, scrivevo a stento.
In conclusione: la mia ispirazione se n'è totalmente andata! T___T Non so come fare, aiutatemi! Se avete qualsiasi consiglio scrivetemelo vi prego! xD Sono davvero disperata!
La storia, poi, a grandi linee so come dovrebbe andare, non capisco questa mancata ispirazione!
Insomma, ogni consiglio è ampiamente accetto T.T voi cosa fate nei vostri periodi buii?!
Comunque ringrazio, come sempre, chiunque recensisce e chiunque legge solamente.
Spero di uscire da questo brutto tunnel nero della non-ispirazione xD
Un bacione a tutti/e!
Tchussss!!!

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Capitolo 8
*** Fratelli di Sangue ***


Fratelli di Sangue

Shila aveva passato la giornata fuori con Ezio. L'Assassino gli aveva raccontato ed insegnato molto in quella sola giornata, chissà cosa avrebbe appreso in quelle a venire.
Il grande Maestro degli Assassini le aveva raccontato di suo padre, che prima di lui era un assassino e di come il ruolo poi passò a lui. Gli aveva raccontato della sua vita, di come era cambiata dopo essere diventato un Assassino e di come le cose, spesso, non erano così facili. Shila sembrava più determinata che mai. Voleva diventare un'Assassina a tutti i costi.
Era sera oramai e, bene o male, tutte le famiglie erano a cena. Shila era di fronte al cancello che dava sul cortile della sua casa: era accostato, così non fatico ad entrare. Di certo però non poteva poi intrufolarsi in casa vestita da Assassina... Ma era ormai da tanto che adottava sempre la solita tecnica: alla mattina usciva, spariva senza dire niente a nessuno. La sera, poi, rientrava in casa dalla finestra della sua stanza, che dava sul cortile, la lasciava sempre lievemente aperta, indossava i suoi panni da nobildonna e dopodiché usciva nuovamente dalla finestra e bussava alla porta. Le sembrava di essere una ladra, di avere una doppia identità ma.. I suoi, se fossero venuti a sapere, non avrebbero capito.
Una volta nel cortile, così, raggiunse la finestra della sua stanza. La aprì completamente ed entrò, cercando di fare attenzione a non far rumore. Si svestì velocemente e, con la stessa velocità, si infilò i suoi eleganti vestiti. Eccolo, ora sarebbe arrivato il momento che detestava di più: uscire dalla finestra con quel corsetto così stretto e merli e pizzi che uscivano fuori da ogni dove!
Cominciò a scavalcare il davanzale, con quel vestito così scomodo e stretto, inadatto per quelle cose.
Davanti il cancello della casa c'era un uomo, Shila lo notò soprattutto per il cappelletto ed il mantello rosso che indossava. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle ed una barba abbastanza lunga ma curata, castano chiaro – biondo cenere.
'Ahh, la casa degli Auditore. Porterà per sempre il loro marchio indelebile. Chiunque ci verrà a vivere, questa sarà la casa degli Auditore per sempre..' Pensò Leonardo che fu interrotto però dai suoi pensieri quando sentì un tonfo ed un lamento.
Shila era troppo presa a guardare la figura dell'individuo e a chiedersi cosa ci facesse lì davanti casa sua, che non si accorse del vestito che si era incastrato nella finestra e così cadde rovinosamente per terra, nel cortile.
“Ahh! Ohh porca...!” Mormorò lei, imprecando e facendo per rialzarsi.
Leonardo prese con una mano una sbarra in ferro battuto, nero, del cancello. “Vi siete fatta male?” Si preoccupò subito.
Shila si rialzò, pulendosi alla bell'e meglio il vestito e osservandosi le mani, lievemente graffiate. Che odio! Che figuraccia!
“No.” Rispose quasi come se ce l'avesse con lui. “No...” Mormorò poi più tranquilla. “Desiderate?” Chiese. La ragazza aveva sentito – ovviamente – parlare di Leonardo Da Vinci, ma non aveva la benché minima idea di che aspetto avesse.
“Credo che vi convenga uscire dalla porta la prossima volta...” Constatò l'artista, con un lieve e divertito sorriso sulle labbra. “A meno che non siate una ladra... Ma non credo, dal vostro aspetto non si direbbe.”
'Ma che simpaticone..' Pensò Shila, irritata. “Insomma, desiderate Messere?” Ripeté.
“Perdonatemi se vi ho offesa, non era mia intenzione. Voi.. Abitate qui?”
“No. Avevate detto bene prima, sono una ladra.” Rispose con un sorriso, avvicinandosi al cancello chiuso, di fronte a lui. Ci fu qualche attimo di silenzio, poi la ragazza riprese. “Scherzavo! Sì, vivo qui. Posso esservi utile?” Nonostante la battuta iniziale che l'aveva mandata un po' sui nervi doveva ammettere che quell'uomo aveva un visetto simpatico.
“Ohh, no.. No, grazie! Ammiravo solo.. La struttura della vostra dimora.” Sorrise, facendo un passo indietro.
“Oh, sì? Magari il ladro siete voi...” Mormorò lei ironica.
Leonardo alzò le mani, scuotendole. “No no no! Cosa andate a pensare? Non è affatto così! Sono un brav'uomo.. Non volevo recare alcun disturbo, benché meno indispettirvi! Perdonatemi... Buona serata!” Disse l'artista voltandosi ed allontanandosi con passo veloce.
'Che tipo bizzarro...' Pensò Shila, guardandolo allontanarsi. Si voltò poco dopo, arrivando fin davanti alla porta, dopodiché busso. Espirò e si preparava a dire 'addio' alla pace fino al giorno dopo, fin quando non sarebbe uscita di nuovo, sui tetti di Firenze ad arrampicarsi e correre, a sentire il vento che le accarezzava il viso e le scompigliava i capelli...
Qualche istante dopo la porta si aprì e Shila si ritrovò davanti niente meno che la faccia antipatica e acida della sorella Agnese.
“Ah, sei qui? Nostra madre è molto arrabbiata, sai?” Disse con tono di una sadica che ci godeva nel riferirle ciò. La guardava con superiorità, a braccia conserte.
Shila scosse il capo e la superò, entrando.
“Shila!” Sentì la madre richiamarla. Sì, dalla voce sembrava arrabbiata. Giulietta la raggiunse. “Sei stata via di nuovo tutto il giorno senza avvertire! Ti sembra questo il modo? E...” Notò le mani nere della figlia. “Oh Santo Cielo, ma si può sapere cosa vai a fare tutti i giorni? E' questo quello che ti ho insegnato io? A comportarti come una poveraccia? Dopo tutti gli sforzi che io e tuo padre abbiamo fatto ti comporti così? Preferisci andare a zappare i campi?!” Chiese afferrandole il polso. “Fila a lavarti le mani.. Anzi, fila in camera tua! Non voglio vederti per il resto della serata!” Sbraitò.
Agnese se ne stava appoggiata contro la porta di casa, chiusa, a godersi la scena con un sorrisetto.
Shila ritirò la mano, strattonando appena il braccio della madre. Dio, non la sopportava più!
“Meglio comportarsi come una poveraccia che aver ripreso da te!” Rispose di tutto tono lei, voltandosi e avviandosi a passo svelto in camera sua. Ormai le rispondeva sempre a tono, tra lei e suo fratello non facevano altro che parlare ai propri genitori in modo informale oramai.
Giulietta rimase sbigottita, schiuse le labbra, “Signorina! Torna immediatamente qui!”
Troppo tardi. Shila sbatté la porta, raggiungendo il letto e lasciandocisi cadere sopra.
Agnese raggiunse la madre. “Lasciatela perdere. E' solo una sciocca ingrata.” Disse sprezzante. “Torniamo a mangiare..” Mormorò appoggiando le mani sulle spalle della madre, da dietro, le strinse per un attimo e poi si avviò in cucina, seguita da Giulietta.
“E' incredibile... Tu sei cresciuta così bene, mentre tuo fratello e tua sorella sono due.. Ingrati. Due impiastri.” Disse Giulietta, sedendosi nuovamente al suo posto, così come fece Agnese.
Dimitri era lì, a tavola anche lui, aveva sentito il commento 'amorevole' della madre... Ormai, però, ci era abituato. Sapeva quale disagio provava Shila a trovarsi in quella famiglia, lo stesso suo: si sentivano due estranei in casa loro, con la loro famiglia. Venivano sempre ripresi, solo perché non facevano come richiesto.
Sospirò e abbassò lo sguardo sul piatto, continuando a mangiare.
“Avanti, Giuly, lo sai..” Cominciò il padre che però venne interrotto dalla donna.
“So cosa? Che è solo un momento? E' da anni che vai avanti con questa scusante!” Alzò la voce la donna.
Agnese le poggiò una mano sulla sua, intimandola a calmarsi, “Forse è arrivato il momento di trovarle un marito? Un buon marito, come si deve? Magari le farà mettere la testa a posto.” Suggerì.
“Non è un marito ciò di cui ha bisogno Shila!” Si intromise Dimitri bruscamente, alzando lo sguardo su sua sorella.
“Ah no? E cosa servirebbe a tua sorella? Quello che fai tu? Andare ad ubriacarti, a donne tutte le sere e a fare risse?” Chiese Giulietta, guardandolo con sguardo severo.
“Tua madre ha ragione. Questa discussione non ti riguarda Dimitri.” Sentenziò il padre.
“E poi vi chiedete quale sia il problema? Complottate sempre contro di noi, senza motivo, forse per il solo gusto di farlo!” Disse arrabbiato, alzandosi. Lui non ne era ancora a conoscenza del motivo, ma Shila sì... “Lo credo bene che Shila si sia stufata. Fa bene a comportarsi così.” Aggiunse prima di lasciare la tavola e la sala.
Lorenzo fece per alzarsi, probabilmente per andargli dietro, ma Agnese lo fermo, “Padre...” Scosse il capo. L'uomo sospirò, guardando verso la porta, poi rimase al suo posto.
La madre, Giulietta, espirò pesantemente, passandosi una mano sul viso. “Io veramente non lo so. Non lo so in cosa sbaglio con quei due.”

Era sera tardi oramai, Dimitri non riusciva a prendere sonno e si chiedeva se sua sorella fosse ancora sveglia.
Odiava quella famiglia, sempre a dargli addosso. Spesso la sera, dopo i litigi, si ritrovava sempre in camera di Shila a chiacchierare con lei. Questa, difatti, era una di quelle sere.
Era di fronte la camera della sorella, bussò piano e aprì la porta lentamente, affacciandosi. La ragazza era sdraiata sul letto, di fianco, a guardare fuori la finestra.
“... Sei sveglia?” Chiese il ragazzo a bassa voce.
“Mh-mh.” Annuì lei.
Dimitri entrò, chiudendosi la porta alle spalle e raggiungendo il letto della sorella. Si sedette e poi si sdraiò dietro di lei, cingendole la vita con un braccio.
“Hai litigato con nostra madre, eh?” Chiese a bassa voce Shila, avendoli sentiti qualche ora prima.
“Si, ma va bene... Tanto ormai lo sappiamo come sono fatti.”
Silenzio.
“Dove sei stata oggi?” Riprese Dimitri.
Shila si voltò, supina, in modo da poter guardare il fratello sdraiata affianco a lei, di lato. Sorrise. “... Con Ezio..” Disse in un sussurro.
“Oh! Davvero? Vorrei tanto passare una giornata con lui e farmi insegnare così tante cose... Quell'uomo è davvero.. Fenomenale.”
La ragazza rise appena, sommessamente. “Sì, lo è...”
“Ti piace?”
“C-chi?” Lei sgranò gli occhi.
“Come chi? Ezio!”
“Non... Non dire sciocchezze!”
“Beh, meglio così... Tra le strade di Firenze, corre voce che sia un gran donnaiolo.”
Shila tacque.
Il fratello sorrise. “Lo sapevo, ti piace!”
“Dimitri!” Lo richiamò lei, ridendo... Alla fine lui era il suo confidente personale. Se non si apriva con lui, con chi poteva farlo? “Non è che proprio mi piaccia ma... E' strano.”
“Si vede che ti piace.”
“L'ho visto tre volte, smettila!” Rise.
“Beh e tu? Tu gli piaci?” Chiese curioso.
“Dimitri!” Shila continuò a ridere, “Smettila ti ho detto! Non è carino! … E poi lo hai detto tu stesso che è un donnaiolo.”
“Sappi che se ti farà soffrire, gran Maestro degli Assassini o no, gliela farò vedere io! Dovrà vedersela con me!”
“Ma smettila, idiota!” Rispose lei, spingendolo, ridendo sommessamente.

Agnese era lì fuori la porta. Aveva origliato. Li sentiva ancora, probabilmente fare la lotta, ma non ci fece più caso, i suoi pensieri erano altrove.
'E così la povera e piccola Shila si è innamorata di Ezio Auditore. Povera sciocca! Però... Potrà sempre tornarci utile..' Pensò con un sorrisetto, prima di allontanarsi da lì, probabilmente per andare diretta dalla madre a riferirle tutto.

“Ok, ok! Basta! Mi arrendo!” Disse Dimitri a stento, per terra che rideva, ritrovandosi Shila sopra a cavalcioni che gli faceva il solletico.
“Ti arrendi?!?!”
“S-sii! T-ti prego!! Bastaa!!!”
Shila fermò le mani sulla sua vita, guardandolo e ridendolo. “Non riesci a battere nemmeno tua sorella e vuoi metterti contro il grande Maestro degli Assassini?” Chiese lei, alzandosi, poi gli porse la mano.
Dimitri la guardò imbronciato, afferrandole la mano ed alzandosi. “Beh, grazie, hai molta fiducia in tuo fratello...” Mormorò afferrandole la mano e alzandosi. “Ma si può sapere come fai ad essere più forte di me?”
La ragazza tornò seria, guardandolo per qualche istante. “Forse... E' arrivato il momento che io te lo dica..”
“Dirmi cosa?”
“Dimitri..” Gli poggiò entrambe le mani sulle spalle, “Devi promettermi che ciò che ti dico non uscirà da questa stanza, chiaro?”
“Lo sai che puoi fidarti di me, sorellina..” Seppur era Shila ad essere la più grande, Dimitri la chiamava sempre 'sorellina', il che a Shila faceva piacere, spesso la faceva sentire piccola e protetta... Almeno da qualcuno, da suo fratello. Forse l'unica persona che le voleva bene davvero, sinceramente.
Lei annuì, continuando a guardarlo negli occhi. “Mi raccomando.” Disse prendendolo per mano e portandolo con sé: prese da un cassettone un sacco.
Dimitri si fece sempre più curioso. “Che c'è lì dentro?” Domandò.
“Aspetta e vedrai..” Rispose lei, ridacchiando. Si avvicinò al letto ed aprì il sacco, tirandone fuori la sua 'veste da Assassina'.
Il ragazzo alzò le sopracciglia, senza capire.. Quello che però poi lo illuminò, fu il ciondolo recante lo stemma degli Assassini. “Shila! Tu.. Tu sei..?!?!”
“Shh!!!” Lo intimò lei a fare silenzio.
“Sei un'Assassina!?” Chiese a bassa voce.
Shila rimase in silenzio qualche istante, prima di rispondergli. Scosse il capo. “No.. Non proprio. Non ancora... E' questo quello che faccio sempre, quando non sono in casa. Mi alleno. Mi alleno per poter diventare un giorno una vera Assassina.. Ed Ezio ha detto che può insegnarmi!” Mormorò allegramente.
“Non ci posso credere!” Disse lui.
Shila sorrise, riportando tutto dentro il sacco, poi lo guardò. “Dimitri... Non una parola, intesi? Soprattutto i nostri genitori. Non devono venirlo a sapere, chiaro?”
Il ragazzo annuì. “Ma perché?”
Lei si morse il labbro, abbassando lo sguardo. Non poteva di certo dirglielo... “Non capirebbero...” Si limitò a dire, riponendo il sacco nel cassettone.
“Perché no? Ezio potrebbe...”
“No! Dimitri, no! Ezio deve stare alla larga da questa casa, sono stata chiara?” Chiese, voltandosi a guardarlo. Era seria, come non mai.
“....” Il ragazzo sembrò confuso. “Ma.. Perché? Mi.. Stai nascondendo forse qualcosa?”
Shila inspirò, lentamente. “Ti racconterò tutto... Quando sarà il momento opportuno...” Non voleva di certo renderlo consapevole di cosa fosse la sua famiglia in realtà. Sarebbe stato terribile.
“....”
Shila si avvicinò, alzandogli il viso, costringendolo a guardarla negli occhi. “Ti fidi di me?” Chiese a bassa voce.
Dimitri la guardò per qualche istante, poi annuì. Lei sorrise, portandogli le braccia intorno al collo e stringendolo a sé, “Ti voglio bene...”
Il ragazzo le portò entrambe le mani sulla vita, scivolando poi sulla schiena e stringendola. “... Anche io Shila..”
“Ora vai a dormire, è tardi.” Mormorò prima di schioccargli un bacio sulla guancia.
“D'accordo.” Disse lui, prima di lasciarla. Sorrise, dopodiché si voltò ed uscì dalla stanza.

L'”Assassina” si sedette sul letto, guardando fuori dalla finestra, scorgendo un pezzo del cielo stellato.
'Mi piace Ezio...? Dio mio.. Questo sarà un problema.'



***
Prima cosa che gradirei tantissimo, davvero, buttate un occhio su questa ff, per favore:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=678168&i=1
E' una fan fiction veramente bella, sempre su Assassin's Creed della mia amica Vesa290. A me ha preso molto e mi chiedo davvero come mai ci siamo solo io e BumBj solo a recensire! Secondo me merita veramente troooppo di più! Quindi, vi chiedo un favore, perché non gli date una letta e magari lasciate qualche recensione? :D Secondo me ne vale veramente la pena, e non sono di parte perché è un'amica, tranquilli. 
E' una ff che mi ha preso veramente troppo ò.ò non vedo l'ora sempre che posta il nuovo cappy!

Dunque, detto ciò... Carini Dimitri e Shila *w* il capitolo è incentrato su di loro per far capire la loro situazione dentro alla famiglia. Ora si comincerà a vedere di più anche il nostro giovane e buon Dimitri :D
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! Ringrazio come sempre tutti i recensori: BumBj, Vesa290, LABESTIAPAZZA, Rashida, EmilyHole, esosm
e MiakaHongo! (Ho scritto i recensori dell'ultimo cappy, ma ovvio che ringrazio anche tutti dei cappy passati!)
E come al solito ringrazio anche i solo-lettori :) spero che, anche se non vi esprimete, la ff vi piaccia!
Insomma, quando però vedo qualcuno che legge e non recensisce (buona parte saranno visitatori proprio del sito, ok) mi chiedo se non recensiscano perché la ff gli faccia schifo o cosa! Hahahahahhaah xD

Detto ciò, un bacione a tutti, al prossimo cappy!
Tchussss!!!

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Capitolo 9
*** Dimitri ***


*La Rosa Colta*
Seppure la sera prima Shila ed Ezio si erano lasciati in tardo pomeriggio, l'Assassino aveva continuato a girare per le strade di Firenze ed era tornato al bordello tardi.
La mattina dopo si era svegliato, si era dato una lavata ma poi, stanco, aveva deciso di ributtarsi sul letto.
Teneva un braccio tra il capo ed il cuscino e guardava il soffitto. Il sole fuori era già alto ma lui, piuttosto che uscire, si tormentava di domande. Si poteva fidare di Shila? Perché gli teneva tutti quei segreti? Doveva preoccuparsi o poteva dargli la sua fiducia ed aiutarla per farla entrare nella setta?
Tre colpi secchi alla porta lo riportarono con i piedi a terra.
“Ezio!” Si sentì la voce di Paola lievemente ovattata.
“Sì?” Chiese lui, mettendosi seduto e guardando verso la porta chiusa.
“Sei sveglio? C'è una visita per te di sotto...” Dal tonò Ezio poté percepire che la donna stava sorridendo.
“Per me?” Aggrottò la fronte e, incuriosito, si alzò, raggiungendo la porta ed aprendola.
Paola gli sorrise, “Oh, se sveglio da un pezzo allora..” Constatò, vedendolo lavato e vestito.
“Sì, mi stavo preparando per scendere..” Le fece l'occhiolino, poi entrambi si avviarono verso le scale. Scesi i primi gradini, Ezio buttò l'occhio giù e notò, su uno degli eleganti e costosi divani, niente meno che Leonardo, circondato da belle ragazze ed in evidente disagio.
“Leonardo!!!” Disse aumentando la velocità con cui scendeva le scale, per andargli incontro.
L'artista volse il capo. “Ezio!” Guardò le donne un istante. “Scusate...” Le scansò e si alzò, raggiungendo l'Assassino.
“Oh, alla fine sei venuto, sono contento!” Disse abbracciandolo per un istante, prima di guardarlo.
Leonardo annuì, “Si, ho deciso di chiudere bottega per qualche giorno.” Sorrise, “E così sono venuto a trovarti... E a ritrovare Firenze.”
“Magnifica, vero?”
L'artista annuì.
Paola osservò la scena da poco più lontano, a braccia conserte e con un sorriso. Si scostò dal muro e li raggiunse. “Leonardo... Potete rimanere qui durante il vostro soggiorno a Firenze.”
“Cosa? Oh no, non se ne parla. Vi ringrazio.”
“Perché no? Farai mica anche i complimenti ora?” Chiese Ezio.
“No no, è che.. No davvero, non me la sento. Non voglio approfittare della vostra bontà, Paola...”
“E dove vuoi andare?” Domandò Ezio ancora.
“Oh non so... Magari passerò a vedere come è messa la mia vecchia bottega, la lasciai ad uno dei miei allievi, magari.. Magari troverò ospitalità da lui.”
“Va bene...” Mormorò Ezio, facendo spallucce. “Come preferisci... Me la concedi almeno una passeggiata insieme per Firenze?”
L'artista ridacchiò. “Certo!”
“Bene, signori, vi lascio andare allora..” Disse Paola appoggiando una mano sulle spalle di entrambi. “Torni stasera?” Chiese guardando Ezio.
“Certo, perché?”
“Beh, non mi sembrava così certo l'altro ieri notte, chissà dove sei stato.. E anche ieri hai fatto molto tardi.” Gli fece l'occhiolino.
L'Assassino rise sommessamente, “Andiamo, Leonardo!” Disse portandogli una mano sulla spalla, cingendogli anche l'altra poi con il braccio e uscendo dalla bottega insieme all'amico.


I due cominciarono a camminare per le stradine di Firenze, a quell'ora era pieno di gente in giro e di mercati vari.
“Allora, vecchio mio, che mi dici?” Chiese Ezio dandogli una pacca sulla spalla.
Leonardo scosse il capo, guardandosi intorno mentre passeggiava. Firenze era mancata di certo anche a lui. “Cosa vuoi che ti dica Ezio? Sono passate solo un paio di settimane da quando sei tornato a Firenze.”
“Nemmeno due.”
“Devo ammettere che con i vestiti normali non stai affatto male. Non ti vedevo vestito così almeno da.... Quando ti ho conosciuto?”
Ezio lo guardò e sorrise. “Ti ricordi? Eravamo due bimbetti ancora...”
“Beh, non esageriamo!”
“In confronto ad ora lo eravamo..” Ammise l'Assassino.
“Ezio, non sei mica in punto di morte...”
L'amico rise sommessamente. “Peccato Leo che tu non sappia arrampicarti, la sera non hai idea di che vista si gode dall'alto.. E' un qualcosa di magico.”
“Continui ad arrampicarti? Non eri venuto per un po' di relax?”
“Non ho fatto mica chissà cosa.”
“Beh non dovresti farlo.” Disse Leonardo serio.
“Perché no?” Domandò Ezio guardandolo, accigliato.
“Potresti farti del male, non sei più un ragazzino.”
“Ehii! Non ho nemmeno cinquant'anni ancora! Che fai, ti preoccupi per me?” Chiese ironico.
L'artista si fermò, puntando gli occhi in quelli dell'Assassino, serio. “L'ho sempre fatto Ezio. Mi sono sempre preoccupato per te. Soprattutto ogni qualvolta sparivi per anni. Ho sempre pregato qualcuno perché tu potessi tornare sano e salvo.”
Ezio si era fermato e si era voltato verso Leonardo. Il suo sorrisetto ironico aveva lasciato spazio ad un'espressione seria, poi ad una intenerita. Sorrise lievemente. “Leonardo...” Mormorò.
“Ahh, smettila di fissarmi a quel modo!” Disse l'artista riprendendo a camminare, evitando di far notare all'Assassino la sua lieve agitazione che a breve, sicuramente, lo avrebbe fatto imbarazzare, conseguito poi da un arrossamento delle goti.
“E Claudia? Come sta? Bastiano la sta aiutando?”
“A Roma non c'è alcuna novità, per ora se la stanno cavando benone...”
Ezio quasi non lo sentì, la sua attenzione fu altrove: notò seduto a terra, all'inizio di un vicoletto all'ombra, Dimitri. Non sembrava se la stesse passando bene, sembrava come se lo avessero appena picchiato... Difatti sul viso aveva alcuni lividi, un labbro che gli sanguinava e chissà cos'altro sul corpo. Era seduto contro il muro, con le gambe lievemente tirate al petto ed un viso sconsolato.
Subito ad Ezio venne in mente che doveva avvertire Leonardo di fare attenzione ad una banda di matti chiamati Tiranni, ma forse ora era meglio raggiungere Dimitri.
“Ma mi stai ascoltando Ezio?” Chiese l'artista che aveva continuato a parlare durante le fantasticherie dell'Assassino.
“E-eh? Si, aspetta..” Disse avvicinandosi al ragazzo. Leonardo non l'aveva notato prima d'ora, così seguì l'amico.
“Dimitri...?!” Lo richiamò Ezio, una volta lì vicino.
Il ragazzo alzò lo sguardo ed incrociò quello di Ezio. “A-ah, oh, Ezio!” Farsi vedere in quelle condizioni da una persona che stimava così tanto, il grande Maestro degli Assassini, era l'ultima cosa che voleva. Si sentì avvampare e l'imbarazzo pervaderlo.
“Che ti è successo? Chi ti ha conciato così?” Gli domandò prima di abbassarsi inginocchio.
“Oh non.. Non ha importanza...” Mormorò il ragazzo abbassando lo sguardo.
“Ehi, sì che ne ha.” Controbatté l'Assassino, portandogli una mano sotto il mento e alzandogli il viso, costringendo Dimitri a guardarlo.
Il ragazzo per un primo momento abbassò lo sguardo, cercando di sfuggire agli occhi di Ezio, poi si rassegnò e lentamente incrociò lo sguardo dell'Assassino.
“Allora?” Chiese con tono più rassicurante.
“... Ma nessuno, lo sai.. Cose che succedono tra ragazzi..” Disse Dimitri a bassa voce.
Ezio gli lasciò il mento, appoggiando poi l'avambraccio sul ginocchio. Leonardo assisteva in silenzio alla scena. Quel Dimitri gli ricordava tanto Ezio non appena lo aveva conosciuto.
“Non devono succedere cose simili da ragazzi. A giudicare dal tuo viso erano almeno in cinque. Non credo che tu sia il tipo da farsi mettere i piedi in testa da uno solo...” Mormorò Ezio, offrendo un sorriso rassicurante al ragazzo, che ricambiò appena.
“No.. Infatti no...”
“E non hai gente che ti sostenga..?”
Dimitri scosse il capo. “Dai Ezio, lasciamo perdere...”
“No. Non lascio perdere. Prima di tutto devi farti vedere da un dottore..”
“Ma non ho nemmeno un fiorino..”
“Tranquillo, a quello ci pensiamo noi.” Disse Ezio alzandosi e porgendogli una mano, che Dimitri afferrò.
Una volta che il ragazzo si fu alzato, l'Assassino si rivolse a Leonardo. “Lo puoi portare da un dottore?”
“Uh? Va.. Va bene.” Rispose l'artista facendo spallucce.
“Poi riaccompagnalo a casa. Ti ridarò il denaro speso.”
“Oh Ezio, no!!!” Si oppose Dimitri, “Non ce n'è bisogno, sto bene!”
“Spetta al dottore dirlo...” Si ritrovò a dire Ezio, proprio come anni prima gli disse Federico... Quanto gli mancava.
“Non ho i soldi da ridarvi poi.. I miei saranno furiosi se sapranno che..”
“Non sapranno niente.” Lo interruppe Ezio, appoggiandogli una mano sulla spalla e stringendola. “Non sapranno nulla, d'accordo? Tu limitati ad andare dal dottore insieme a Leonardo e poi a casa, va bene?”
Dimitri si ritrovò costretto ad annuire, il viso gli faceva male così come anche altre parti del corpo. Di certo era la cosa più saggia.
“Vi ringrazio Ezio...” Mormorò con un filo di voce.
“Ora va.” Rispose l'Assassino, dandogli una lieve pacca, poi guardò Leonardo ed annuì.
“Tu che hai intenzione di fare?” Chiese l'artista.
Ezio gli fece l'occhiolino, “Lascia fare a me.” Disse prima di cominciare ad allontanarsi. Solo qualche passo più lontano poté sentire Dimitri esclamare euforico: “Tu sei Leonardo Da Vinci??!!! Non ci credo!!!”
Un sorriso comparve sul volto di Ezio che poi sparì tra la folla.


*Casa Viviano*
Quella mattina Shila era ancora in casa, in camera sua. Si era svegliata più tardi del solito e uscendo a quell'ora, con tutti svegli, avrebbe potuto dare nell'occhio.
Decise che forse era ora di fare colazione, per quanto non volesse vedere i suoi genitori e sua sorella, non poteva ignorare quel brontolio allo stomaco. Almeno c'era Dimitri.
Si diede una sistemata ed uscì dalla stanza, raggiungendo la cucina. C'era Maria, la serva, che puliva, Giulietta ed Agnese, sedute al tavolo.
“Buongiorno.” Mormorò Maria, vedendo entrare Shila.
“Buongiorno..” Rispose la ragazza con un sorriso. Maria le stava simpatica. Sicuramente più simpatica di tutta la sua famiglia messa insieme, eccetto il suo adorato fratellino.
“Ah, buongiorno.” Disse con sufficienza la madre. Agnese invece nemmeno la degnò di uno sguardo.
“... Dimitri?” Chiese la ragazza, prendendo del tè e sedendosi dalla parte opposta del tavolo alla quale era Agnese.
“Sarà in giro a fare danni, come al solito.” Rispose Giulietta.
“... Mh. Gaia?”
“E' di là, nello studio con nostro padre. Perché?” Chiese acidamente la sorella.
“Così, per sapere...” Mormorò appena.
“Vuoi traviare anche lei, oltre tuo fratello?” Domandò la madre.
Shila non rispose. Si limitò a sospirare silenziosamente e... Bere il suo tè, approfittando per mettere qualcosa sotto i denti.
Passò qualche istante di silenzio nel quale Agnese continuò a bere il suo caffè mentre Giulietta fissava insistentemente Shila.
Bussarono.
“Agnese, tesoro, vai tu?” Le chiese cortesemente la madre.
Lei annuì e si alzò, “Certo, madre.”
La ragazza raggiunse la porta ed aprì, ritrovandosi davanti Ezio. “Ohh, Ezio Auditore.”
Shila sentì, alzò lo sguardo dalla sua colazione, poi sentì anche il resto della frase della sorella...
“Cosa vi porta qui? L'irrefrenabile voglia di vedermi?”
Ezio sorrise lievemente, “No, Agnese, mi spiace. Non sono qui per vedere voi ma per vedere vostra sorella.” Disse sincero.
Il sorriso sul volto della donna scomparì lentamente, quasi ci fosse rimasta male. Cosa poteva volere da una povera sfigatella come Shila?
“Oh, capisco. Vi ha recato qualche danno? Vi ha rubato qualcosa? Se così fosse, mi dispiace veramente... E' veramente..”
Ezio la interruppe prima che potesse finire la frase. “Vostra sorella non ha nulla che non vada. E' un angelo.” Sorrise.
'Quella puttana!' Pensò Agnese, furibonda. “Certo..” Sforzò un sorriso.
“Allora? C'è?”
“Certo, entrate pure.” Disse facendosi da parte, poi lo condusse fino alla cucina.
“Ohhh, Ezio!!!” Esclamò Giulietta, “Che piacere vedervi, qual buon vento vi porta..?”
Shila si voltò, nervosa, guardandolo. Gliel'aveva detto che non avrebbe dovuto fare ritorno lì!
“La voglia di vedere la vostra giovane figlia. Dovrei scambiarci quattro chiacchiere, se per voi non è un problema.” Sorrise.
Giulietta alzò le sopracciglia. “Con Shila?” Chiese volgendo lo sguardo verso la ragazza, priva di espressione sul volto. “Oh, ma certo che no!” Esclamò alzandosi. “Fate pure come se foste a casa vostra..”
“Ehm... Vi ringrazio, Giulietta.. Non vorrei sembrare scortese ma preferirei parlarle fuori..”
Shila si alzò, “Bene, andiamo allora..” Disse facendo per andare. Giulietta la fermò per un braccio. “Mi raccomando. Non rovinare tutto per una volta.” Le sussurrò all'orecchio.
La ragazza deglutì ed evitò lo sguardo di Ezio che nel frattempo le guardava, incuriosito.
“Andate pure!” Aggiunse poi Giulietta, lasciando il braccio della figlia, che poté seguire l'Assassino che nel frattempo si era avviato.
Shila uscì la stanza, consapevole che gli sguardi di sua madre e di sua sorella erano puntati su di lei.


***
Che velocità ehh?? *Tlin*
Spero che il capitolo vi piaccia e - come al solito - ringraziamenti a recensori e lettori... *-* Grazie a voi che mi sostenete!
(Sì, vado un po' di fretta, cena fuori e devo arrivare in culo alla luna! xD)
Un bacioneee!
Tchusss!!!

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Capitolo 10
*** Curiosità ***


Curiosità

Ezio uscì dal cancello, seguito poi da Shila che lo chiuse alle sue spalle.
“Si può sapere cosa ti salta in testa? Ti avevo chiesto espressamente di non venire più a casa mia!” Disse cercando di tenere un tono di voce comunque abbastanza basso, in quanto si trovavano ancora davanti casa sua.
“Calmati, qual è il problema? So badare a me stesso e fin quando non so quali rischi corro venendo da te, perché dovrei smettere?” Chiese, con un sorriso.
Era palese che stava cercando di farla cedere per dirgli quale fosse questo fantomatico problema.
Shila scosse il capo e sospirò pesantemente. “Che c'è allora?” Domandò cominciando a camminare.
“Per caso c'è qualcuno che tormenta tuo fratello?” Chiese l'Assassino, camminando al fianco della ragazza..
“Che?” Volse lo sguardo verso di lui. “In che senso?”
“Nemici? Si, insomma.. Ragazzi con cui non va d'accordo.”
“Ahh, sì... Ci sono dei ragazzi che spesso lo infastidiscono.. Ma... Lasciamo perdere.”
“Perché?” Ezio si fermò. “Vuoi lasciare perdere? Prima ho incontrato tuo fratello, l'avevano picchiato.. E tu vuoi lasciare perdere?”
“Cosa?” La ragazza sembrò cadere dalle nuvole. “Capitava che lo infastidivano ma.. Non sono mai arrivati a mettergli le mani addosso! Dov'è ora? Come sta??!” Chiese poi preoccupata.
“Sta.. Bene. L'ho mandato dal dottore insieme ad una persona fidata, poi lo riaccompagnerà a casa.”
“Oh.. Grazie Ezio..”
“Nulla.” Riprese a camminare. “Dunque... C'è qualcuno che infastidisce tuo fratello.. Credi che siano dalla parte del giusto o del torto?”
“Mah, sai i ragazzi come sono... Trovano uno un po' più emancipato di loro e lo prendono di mira.”
“Dunque non hanno motivo per prendersela con lui.”
“N.. No.. Che io sappia no. Mio fratello è un bravo ragazzo. Gli è capitato di essere stato coinvolto in risse ma... Mai iniziate per causa sua.”
“Mh.. Come te la cavi con il corpo a corpo?” Le domandò Ezio, volgendo lo sguardo su di lei.
“Io? … Non so.. Normale?”
L'Assassino sorrise, “Che significa normale? Normale per una donna o normale per un'aspirante Assassina?”
Ora Shila cominciava a capire... “Vuoi per caso... Farmi mettere contro di quelli?”
“Dovrai pur mostrarmi le tue doti, no? E non sarà niente di che, non devi mica farli fuori, solo dargli una lezione..”
“Ah, bene...”
Ezio rise sommessamente. “Non preoccuparti, sarò comunque lì vicino, in caso avessi bisogno di aiuto. Dopotutto... Sei ancora una novizia.” Di certo non gli andava di metterla contro qualche Tiranno. Quelli sì che facevano sul serio.
“Non accetteranno mai di scontrarsi con una ragazza, Ezio. Sono stupidi, va bene, ma un po' di cervello lo hanno.”
“Beh, dovrai pur imparare a far perdere la calma e la lucidità al nemico, no?”
“Se proprio devo...” Mormorò lei.
“Benissimo. Sai chi sono?”
Shila scosse il capo. “No.. Mio fratello non me l'ha mai voluto dire.. Per paura che mi cacciassi nei guai, io.”
“D'accordo. Vedrò di parlarci io con tuo fratello. Tieniti pronta comunque. Uno di questi giorni dovrai fargliela vedere.”
La ragazza rallentò il passo, lui continuò a camminare. “Ezio..” Lo richiamò.
L'Assassino si fermò, voltando lievemente il capo per guardarla. Attese che la ragazza parlasse.
“Stai... Andando via?”
“Sto andando a fare un giro. Voglio scoprire qualcosa di più sui Tiranni.”
'Ah, bene.. Che fortuna..' Pensò la ragazza, non molto entusiasma. “Che ne dici se ci facessimo un giro insieme?” Chiese, avvicinandosi e abbozzando un sorriso.
Ezio contraccambiò il suo sorriso e riprese a camminare. Era un chiaro 'si'.


Dimitri e Leonardo erano di ritorno dal dottore. Come richiesto da Ezio, l'artista stava riaccompagnando il ragazzo a casa.
“Ma vi conoscete da molto??!” Chiese Dimitri che da quando avevano lasciato Ezio, non aveva smesso un attimo di parlare.
“Io ed Ezio? Direi. Anni ed anni.. Eravamo ancora due ragazzi della tua età quando ci siamo conosciuti. Beh, io sono un po' più grande di lui.”
“Ma... E' vero che avete qualcosa di potentissimo tra le mani?”
“C-cosa?” Leonardo trasalì, guardandolo. “Che intendi?”
“Uhm... Mi sembrava avessero detto si chiamasse... Frutto? Dell'Eden? Mela!”
“Shhh!!!!” L'artista si fermò di colpo, tappando la bocca di Dimitri.
“Hmm!!!”
Leonardo si guardò intorno con circospezione. Sembrò tutto tranquillo... Stava diventando paranoico! Tra templi di Pitagora e La Mela, non pochi guai gli avevano creato. Sospirò e lasciò il ragazzo.
“Ma che vi prende?!?” Chiese.
“Non... Non devi parlarne così ad alta voce, è una cosa altamente riservata!”
“Quindi è vero?” Domandò ancora, curioso.
“Ahhh!!” Si era tradito da solo. “Che ne sai tu? Sei ancora un ragazzino!” Ridacchiò, cercando di deviare la curiosità del ragazzo.
“Mio padre... Ne ho sentito parlare un paio di volte da lui.”
“Ah sì? E cosa dice?”
“Mah...” Dimitri fece spallucce. “Dice che è un oggetto dai poteri strabilianti... E che deve essere maneggiato con cura. Forse proprio con Ezio ne stavano parlando, quando è venuto da noi.. Ma non era l'unico mi sembra.”
“Eh già...” Leonardo riprese a camminare, seguito dal ragazzo. “La Mela... Una reliquia così preziosa ma anche così pericolosa...”
“Quindi voi l'avete vista?”
“Ho anche avuto modo di studiarla ma...” Scosse il capo. “E' un oggetto così complesso, ragazzo mio.. E' stato impossibile con il poco tempo che ho avuto a disposizione.”
Dimitri sorrise. “Ezio dice che siete un grande genio e che spesso i geni come voi vengono sfruttati per fini sporchi e loschi.”
L'artista volse il capo verso Dimitri, “Oh, Ezio ha detto che sono un genio?” Chiese con un sorrisetto sulle labbra.
“Un grande, genio.” Precisò lui.
“E cos'altro dice??!”
Dimitri corrugò la fronte davanti cotanta curiosità. “Questo, più o meno, credo.. Questo e basta..”
“Ah...” Leonardo si portò una mano alla bocca e si schiarì la voce. “Capisco.” Disse prima che il ragazzo si fermasse davanti all'ex palazzo degli Auditore.
“Eccoci qui!” Mormorò Dimitri.
“Oh, abiti qui?” Domandò Leonardo.
“Sì, perché? Ah... Sì, casa di Ezio..” Ridacchiò.
“Hai per caso una sorella?”
“Due.. Perché?”
“Oh.. Così..” L'artista fece spallucce, proprio in quel momento la porta di casa si aprì e ne uscì Agnese, vestita con uno dei suoi ampi e sfarzosi vestiti, pieni di pizzi e merletti. Vide davanti al cancello l'uomo, mai visto, e suo fratello Dimitri... Non propriamente conciato bene.
“Dimitri!” Esclamò la ragazza avvicinandosi. “Cosa ti è accaduto?” Chiese, portandogli una mano al mento e volgendogli il capo per poter osservare meglio il suo faccino mal messo.
“Oh, Agnese.. Nulla!” Disse il ragazzo tirandosi indietro di un passo. Era sempre la solita storia, Agnese era così: trattava sempre male Shila e cercava di ingraziarsi lui. Lo trattava sempre bene, solo quando c'erano le liti in famiglia, tra il ragazzo ed i genitori, cercava di mantenere una linea neutra, forse più tendente verso i suoi vecchi.
La donna serrò le labbra, lievemente contrariata, poi volse lo sguardo verso Leonardo. “Voi sareste?” Chiese lievemente spazientita, probabilmente irritata dal comportamento sfuggente di Dimitri.
“Oh, Madonna, perdonate la mia maleducazione...” Si portò una mano al capo, togliendosi il cappelletto rosso e portandoselo al petto. “Leonardo Da Vinci.” Mormorò abbassando appena il capo e piegando impercettibilmente il busto.
“Leo... Leonardo Da Vinci?!” Chiese sorpresa. “Ma... Quale onore!” Un sorrisetto, quasi maligno e sinistro, si dipinse sul volto della donna che gli porse la mano. Aveva assunto un tono totalmente diverso dopo aver conosciuto il suo nome.
'Non poteva andarci meglio di così!' Pensò.
L'artista prese la mano di Agnese con la sua libera, rimanendo titubante per qualche istante, poi gli posò un lieve bacio sul dorso della mano.
Agnese sorrise, soddisfatta. “Avete riportato il mio fratellino a casa? Vi ringrazio, siete un angelo.”
“Oh, non dovete ringraziare me, ringraziate Ezio.” Sorrise.
'Nemmeno se mi paghi.' Pensò la donna, ripensando a ciò che era successo poco prima con Shila.
“Volete entrare?” Chiese poi.
“Oh, no no.. Vi ringrazio. Ho degli affari da sbrigare!” Ed oltre gli affari da sbrigare non voleva vedere l'altra sorella, la quale solo la sera prima gli aveva dato del ladro.
“Che peccato...” Mormorò Agnese imbronciata. “Dove alloggiate? Mi era giunta voce che vi trovavate a Roma!”
“Ah, ehm... Sì sono tornato per qualche giorno. Una commissione..” Inventò. “Credo che alloggerò da un mio lontano allievo al quale avevo lasciato la mia bottega.”
“Verrò indubbiamente a trovarvi. Vi dirigete lì, ora?” Chiese.
“Sì...”
“Bene.” Agnese poi si rivolse a Dimitri che era rimasto ad ascoltare la conversazione e ad osservare il cambio repentino della sorella nel trattare l'artista.
“Senti, Dimitri. Tu torna a casa. Non sarà mica ora che ti metta a studiare?”
Il ragazzo sbuffò non ti ci mettere anche tu...” Borbottò.
“E' importante lo studio!” Si intromise Leonardo.
“Ecco, diteglielo!” Aggiunse Agnese.
“Va bene, va bene!” Si arrese il ragazzo, “Spero di rivedervi presto Leonardo. Vi ringrazio.. E ringraziate Ezio da parte mia.” Sorrise, prima di passare accanto alla sorella e sorpassare il cancello, dopodiché, qualche istante dopo, sparì dietro la porta di casa.
Agnese e Leonardo erano rimasti soli.
“Beh io...” Cominciò l'artista, interrotto poi dalla donna.
“Vi accompagno alla bottega!”
“Co... Cosa?” Non capì.
“Devo fare alcune commissioni... E passo di lì. Mi farebbe piacere accompagnarvi, messer Leonardo.”
“Oh... Va.. Va bene.. Se proprio insistete.” Mormorò l'artista sorridendo.
I due si incamminarono, la bottega dell'ex allievo era proprio lì vicino, dunque non ci avrebbero messo molto.
“Quindi siete amico di Ezio..” Constatò Agnese.
“Sì.” Annuì Leonardo. “Perché?”
“Nulla, Ezio ha accennato di voi qualche giorno fa. Era ospite da noi per pranzo.”
“Spero non vi abbia detto nulla di cattivo sul mio conto..” Scherzò lui.
“Figuratevi! Ha detto che siete un grande artista ed un grande genio... Dunque avete lavorato con lui per il ritrovamento della Mela.”
“Uh? Non proprio..” Mormorò.
“Ma.. Ci siete stato a contatto.” Insisté.
“Ve l'ha detto Ezio?” Chiese l'artista, un pochino insospettito dalle domande della donna. Voleva prima appurarsi che non c'era nulla sotto.
“Sì sì, ovviamente! Che oggetto dai poteri straordinari, eh?”
“Già...” Si limitò a risponderle lui.
“Suppongo che ora Ezio l'abbia messa al sicuro...”
Che voleva insinuare? Leonardo la guardò nuovamente. “Ovviamente. Sì.”
“Quindi non...” No. Forse era meglio fermarsi. Stava azzardando troppo.
“Mh?” L'artista alzò le sopracciglia.
“Nulla..” Ridacchiò, “Vaneggio!”
Leonardo sorrise, poi svoltò l'angolo e vide la bottega. “Oh, eccoci arrivati!” Disse avvicinandosi alla porticello e fermandosi.
“Va bene. Proseguo per la mia strada allora.”
Lui sorrise, lei lo guardò per qualche istante. “E' stato un vero piacere fare la vostra conoscenza, Leonardo.”
“Il piacere è stato mio.”
“Ah e...” Agnese gli appoggiò una mano al petto. “Qualvolta vogliate....” Si avvicinò a lui, “Venitemi pure a trovare..” Sussurrò all'altezza del suo orecchio.
L'artista si sentì per un istante spaesato, poi in imbarazzo. “Ehm... Certo.. Indubbiamente lo farò...” Mormorò.
Agnese sorrise, tornando a guardarlo negli occhi, scivolò giù con la mano dal suo petto in una carezza, poi si voltò e cominciò ad allontanarsi.
“....” Leonardo si schiarì la voce, dopodiché si voltò e bussò alla porta.

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Capitolo 11
*** Bugie ***


Bugie

Ezio e Shila avevano passato la giornata insieme. Ormai si era fatto buio.
Shila già cominciava a pensare a quanto i suoi genitori avrebbero cominciato a rompere non appena tornata a casa per essere stata tutto il giorno fuori... E a tutte le notizie su Ezio apprese in quelle ore.
Si ritrovavano a piazza del Duomo, passeggiavano vicino alle mura della Chiesa di Santa Maria del Fiore.
Era ora di cena e c'era molta meno gente in giro, le fioche luci illuminavano le strade qua e là... Shila camminava su un muretto, davvero poco signorile per una ragazza di quegli anni. Ezio camminava sotto, lentamente, con le mani congiunte dietro la schiena.
Avevano parlato e riso tanto quel pomeriggio ed ora era calato il silenzio.
“A che pensi?” Chiese la ragazza, saltando giù dal muretto.
L'Assassino si fermò e si voltò verso di lei. “In questo preciso istante?”
“Mh-mh.” Annuì lei.
“Vediamo...” Disse lui, avvicinandosi di mezzo passo. Shila indietreggiò appena, ritrovandosi a poggiarsi contro il muretto. Sorrise.
“Che sei incantevole.” Mormorò lui, serio, guardandola negli occhi.
Lei schiuse appena le labbra, poi ridacchiò. “Daai!” Gli appoggiò una mano sul petto e fece per spingerlo, prima che Ezio le afferrò la manina -in confronto a quella di lui- trattenendola.
Shila si fece più seria, sentì il cuore balzarle in gola... E le guance andarle a fuoco. Non si poteva negare che quell'uomo avesse un certo fascino. Si morse il labbro, guardando altrove.
Il gran Maestro continuò a scrutare i suoi occhioni limpidi. Lo notava, lo vedeva, glielo leggeva negli occhi, c'era un qualcosa che la tormentava, che non la lasciava in pace. “Non vuoi dirmi cosa c'è?”
“.. Mh?” Lei tornò a guardarlo.
“Non vuoi dirmi cosa ti da tanta pena? Dev'essere un fardello estremamente pesante...” Mormorò, continuando a fissarla intensamente mentre, continuando a tenerle la mano, con il pollice cominciò a carezzarla lievemente.
Shila deglutì. “M-ma no.. Che dici? Non... Non c'è nulla.” Mentì.
“E' solo una mia impressione o il rapporto con la tua famiglia è un po' burrascoso?”
“N.. No, perché? Va tutto a meraviglia.” Sforzò un sorriso. “Amo la mia famiglia..” Mentì, ancora. Che bugiarda.
Bugie, bugie... Ezio glielo leggeva in faccia e sempre di più si convinceva di non potersi fidare di lei.
“Ahh, Shila..” Sospirò. “Sei ancora una ragazzina...”
“Prego?”
“Ho molta più esperienza di te... Ho molti più anni di te. Più intuito. Riesco a capire quando una persona mi mente, sai?”
La ragazza si sentì in trappola... Sia perché si ritrovava tra Ezio ed il muretto, sia per quella discussione che stava prendendo una brutta piaga.. E sembrava senza via d'uscita. Silenzio.
“Vuoi diventare un'Assassina...?” Chiese, piegandosi verso di lei, trovandosi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
Shila annuì piano. Ezio scrutò ancora nei suoi occhi, da vicino... Vide tremarle lo sguardo e tradirsi, scendere sulle labbra dell'uomo spezzate da una cicatrice.
'Dio, gli ho guardato le labbra, che sciocca... Ora crederà che voglio baciarlo..' Beh, era quello che voleva, in fin dei conti. Il cuore prese a batterle ancora più forte.. Era così 'intima' quella situazione.
Lui continuava a tenerle una mano, mentre quella libera la appoggiò al muretto, accanto a lei. Era consapevole che per la ragazza questa era una tortura psicologica, era consapevole che la ragazza provava una grande attrazione per lui, così come Ezio la provava per lei... Era pur sempre carne fresca e non solo: era sveglia, furba, attenta, determinata... E una gran bella ragazza.
Sembrarono attimi interminabili fin quando anche gli occhi nocciola di Ezio scesero sulle labbra chiare e ben definite della ragazza.
L'Assassino avanzò ancora di un mezzo passo, portando la gamba tra quelle di lei, portando il suo corpo quasi a contatto con quello della ragazza mentre lei si abbandonò contro il muro, incapace ormai di dire, fare o pensare qualsiasi cosa... Ezio si avvicinò ulteriormente alle sue labbra fin quasi a sfiorarle ma... Una voce li interruppe.
“Ezio!?”
Shila sussultò, l'Assassino si tirò indietro e alzò lo sguardo, notando poco più lontano Leonardo... Il quale, fino a quel momento, non si rese conto di aver interrotto un momento così... 'Intimo'.
“O-oh.. Sono desolato, io non volevo.. Non pensavo, non avevo visto che..”
“Che? Cosa?” Chiese Ezio alzando le sopracciglia e sorridendo. “Non avevi visto cosa?”
“Niente io credevo che...” Guardò la ragazza... Notando che era la stessa della sera prima, così anche Shila notò che era l'uomo che la sera prima si aggirava nei pressi della sua abitazione. Ci fu un attimo di silenzio. Ezio guardò Leonardo, poi Shila... “Vi conoscete?” Chiese.
L'artista fece spallucce, “Ci siamo incontrati ieri sera.. Ero... Passato a vedere la vecchia villa Auditore e... Ho visto la ragazza che usciva dalla finestra..” Ridacchiò.
“...” Shila si sentì fuori luogo, “Ehm...”
“Dalla finestra?” Chiese Ezio, “Perché uscivi dalla finestra?” Domandò, diverito.
“La porta.. Beh, ecco.. E' una storia lunga..” Mormorò lei.
L'Assassino, incuriosito, ridacchiò.
“Beh, vedo che ti dai da fare, eh Ezio, non sei cambiato per nulla!” La buttò sullo scherzo Leonardo, poi continuò. “Quindi, se ho capito bene... Il ragazzo di oggi, Dimitri, è suo fratello.. E la ragazza, sua sorella.”
“La ragazza? Agnese?” Chiese Shila.
“Si... Lei.”
'Bene.. Ci mancava anche questa...' Pensò lei, sospirando. “Si, sono mio fratello e mia sorella.”
“Ah.. Bene.” Sorrise, Leonardo. “Ezio.. Vi lascio, però dovrei parlarti.”
“No, ci lasci? Tanto Shila stava andando a casa.” La 'scaricò'.
'Cosa?!' Lei lo guardò, indispettita.
“No?” Domandò Ezio, guardandola.
“... Si, certo.” Non poté fare a meno di ripensare alle parole del fratello la sera prima. 'Donnaiolo'. Magari si stava solo divertendo con lei. “Ci vediamo..” Disse, poi si cominciò ad allontanare.
Leonardo le fece un cenno, così come Ezio... Che poi volse lo sguardo verso l'amico.
L'artista si ritrovò un po' confuso. “Io credevo che voi due..”
“Sì Leonardo, ci stavo provando.. E che male c'è?!” Rise.
“E.. L'hai scaricata così?”
“Non mi fido di lei..” Constatò.
“Io.. Nemmeno lo farei. Di sua sorella poi... L'ho incontrata mentre riaccompagnavo a casa il ragazzo... E mi ha accompagnato in bottega, lei, tempestandomi di domande... Sulla Mela.”
“Non lo so.. C'è qualcosa che non mi torna.. Tutte queste curiosità sulla Mela, lei che vuole diventare un'Assassina, il fratello picchiato, la famiglia così strana.. Sembrano così uniti eppure.. Non lo so.” Scosse il capo. “Fai comunque attenzione.”
Leonardo annuì. “Sì.”
“Ti riaccompagno in bottega.. Hai trovato posto lì poi?.”
“Sì.. E' un mio vecchio allievo.. Mi ospiterà lui..” Sorrise, incamminandosi.
“Bene, mi fa piacere...” Inspirò a pieni polmoni, “Ahh, Firenze..” Sorrise, osservando il cielo stellato, camminando affianco a Leonardo.

Eppure... Ancora non era consapevole che sarebbe stata proprio la sua bella Firenze a tradirlo.. O meglio, la gente del posto. I 'Tiranni'.
Sui tetti dei palazzi circostanti c'erano occhi indiscreti che seguivano tutti i movimenti del gran Maestro degli Assassini, come ombre gli erano dietro in ogni istante. Ezio forse non l'aveva ancora capito, ma non poteva più star tranquillo... In nessun momento, in nessun luogo. Non avrebbe dovuto fare ritorno a Firenze. Non ora.

Ezio rise, ad una battuta di Leonardo, ma la sua risata fu smorzata da un dolore lancinante, acuto. Sentì una fitta alla spalla destra, notandovi un dardo conficcato. “Ahh, Dio!!!” Imprecò, cominciando a sentire un bruciore ed un formicolio lungo tutto il braccio, diffondersi... Le forze pian piano mancargli. Le gambe gli cedettero, tanto da farlo cadere in ginocchio a terra, cominciò a vedere tutto girare, si portò le mani al capo mentre Leonardo, preoccupato, gli si avvicinò. “Ezio!! Ezio??! Che hai, Ezio?!?” Chiese, si guardò intorno per chiamare aiuto.. Ma notò soltanto dei loschi figuri che si avvicinavano per accerchiarli. Deglutì. “Ezio, alzati! Dobbiamo andare via..!” Disse in ginocchio accanto a lui, scuotendolo appena.
L'Assassino si sentì a corto di ossigeno, era una sensazione orribile, gli girava tutto... Alzò il capo, sentì la voce dell'amico ovattata e, per quel che riuscì a capire, le cose non si stavano mettendo bene.
Deglutì, la vista gli si offuscò fino a divenire nera.. L'ultima cosa che sentì fu un tonfo sordo, probabilmente del suo capo sbattere contro il pavimento.. E la voce di Leonardo gridare il suo nome.

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Ta-Daaan!!!
Eh sì, a volte ritornano!! Scusate l'assenza di tipo... Mmhhh... 9 Mesi? Ma mi era venuto il blocco dello scrittore, speri di essermi sbloccata!
Eh si, sto pomeriggio giocando a Brotherhood mi era venuta un'irrefrenabile voglia di scrivere!
Purtroppo non ho ancora AC Revelations (niente spoilers vi prego! Mi sto mangiando le mani per trattenermi e non andare su youtube a spoilerarmi tutto quanto!) Non vedo l'ora di giocarciiii!!! *_____* Ho giocato solo l'inizio a casa di un amico eee... Chi ce la fa ad aspettare?!
Comunque, ringrazio anticipatamente a chi ancora mi seguirà dei vecchi lettori.. E se ce ne saranno di nuovi che vorranno seguirmi!!
Povero Ezio... u.u Un bacione!!!

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Capitolo 12
*** Fidarsi è bene... ***


fidarsi è bene

Fidarsi è bene...

*“Aspettami! Non così in fretta!” Disse Ezio, arrampicandosi sull'alta struttura.
“Sei una lumaca!!!” Sentì di tutta risposta.
Una faticaccia. Si aggrappò all'ultimo appiglio e si ritrovò la mano offerta dal ragazzo. “Sei già a corto di fiato?” Chiese.
In effetti... Il respiro un po' gli mancava ad Ezio. Afferrò la mano e si tirò su, in cima al campanile della basilica della Santa Trinità, dalla quale si vedeva bene Firenze in ogni dettaglio. “Ma che stai dicendo, Federico?”
“Beh, stai invecchiando, è normale.” Disse il fratello con un sorriso di scherno sul volto.
“Finiscila!” Rispose Ezio spingendolo appena, non troppo forte per evitare di non farlo volare di sotto.
Federico poi si abbassò, sedendosi sulle tegole del tetto. Sospirò. Ezio si sedette poi accanto a lui.
“Cosa ti turba, fratellino?” Chiese Federico.
“Nulla, cosa ti fa credere che ci sia qualcosa che mi turba?” Domandò l'altro, guardando il fratello e alzando le sopracciglia.
“Cosa? Sei mio fratello, te lo leggo negli occhi... Cosa c'è? Non ti fidi di lei forse?”
“Di lei?” Ezio non capì.
“Shila, no?”
“Ahh,
'lei'.” Sospirò. “L'ho vista da subito così determinata e.. Sicura di sé. Così decisa a diventare un'Assassina.. Ma ci sono molti aspetti di lei che mi sono ancora ignoti. Come ancora mi è oscuro il motivo per il quale non voglia che mi avvicini a casa sua e alla sua famiglia.”
“Io... Ti consiglierei di starci attento.. E di guardarti le spalle.”
“Sai qualcosa che a me sfugge?”
“Cosa vuoi che sappia più di te, Ezio? Sei tu che ci passi le giornate..”
Ezio si guardò intorno circospetto.
“Va tutto bene fratellino?” Chiese Federico.
“Muoviamoci.” Rispose l'Assassino, lasciandosi scivolare giù dal campanile per poi appigliarsi ad alcune sporgenze e calarsi giù velocemente fino al tetto di una casa qualsiasi.
“Ezio??” Lo chiamò Federico da su.
“Shhh! Scendi, andiamo!”
Il fratello sospirò, calandosi poi giù. “Vuoi dirmi cosa..?”
“Fa silenzio.” Lo interruppe l'Assassino. Federico non capì. “Seguimi.” Sentenziò poi... Così Ezio cominciò a saltare da un tetto all'altro, a sgattaiolare per viuzze buie e poco affollate, furtivamente.
“Mi vuoi spiegare che succede?” Chiese ancora petulante.
“Ci stanno seguendo.” Rispose Ezio.
“Chi?”
Loro.
“Beh, ora sì che è chiaro!
Loro!” Ripeté Federico. Fece spallucce e sospirò pesantemente.
Ezio si sporse appena. “Di qui non si passa... Vieni.” Disse prima di cambiare strada e arrampicarsi su un palazzo.
“Poi dovrai spiegarmi..” Continuò scocciato l'altro che si limitava a seguirlo.
Non appena Ezio si tirò su, notò davanti a lui sul tetto i Tiranni. “O-oh..” Mormorò.
“O-oh!” Sentì Federico poco più sotto. “Sono per caso dei tipi in tutine marroni quelli da cui stiamo scappando?”
“Federico, torna giù...” Disse Ezio, indietreggiando appena.
“Ehm.. Si o no?”
“Se...”
“Abbiamo un problema..” Constatò allora Federico, arrivando finalmente in cima al tetto e... Trovandosi davanti altri 'tipi in tutine marroni'. “Un.. Grosso, problema.” Alzò le sopracciglia.
Ezio arrivò al ciglio del palazzo, notando che altri dei Tiranni si stavano arrampicando sul tetto. A breve sarebbero stati accerchiati. “Magnifico!” Esclamò a quel punto.
Ci vollero davvero pochi secondi prima che i loschi figuri arrivarono in cima al tetto ed Ezio e Federico si ritrovarono circondati.
L'Assassino poté udire poco dopo una risata, femminile... Si fece spazio tra i Tiranni la figura di una donna, con le vesti da Assassina. Sembrava la stessa veste che portava Shila, unica differenza era il ciondolo al collo. Al posto del simbolo degli assassini, v'era quello dei templari. Il viso era celato dal cappuccio bianco calato sul viso, si vedevano solo i capelli castani scenderle delicati sul petto.
“Shila?” Chiese, Ezio.
“Donne...” Sospirò, Federico. “Ezio, tu lontano dai guai mai, eh?” Chiese poi.
“Ma perché?” Domandò ancora l'Assassino alla ragazza, non riusciva a farsene una ragione.
“E' finita, Ezio Auditore..” Disse la donna, avvicinandosi.
Il gran Maestro degli Assassini si sentì come immobilizzato, notando solo dopo che era stato bloccato dai Tiranni.
Vide la donna avvicinarsi a suo fratello, il quale sembrò anche lui impossibilitato a fare qualsiasi cosa. Successe tutto in una frazione di secondo da quando la donna si avvicinò a quando pugnalò Federico con la lama celata.
“No!!!” Urlò Ezio.
“Preparati a dire addio a tuo fratello... Di nuovo!” Disse con una certa vena di sadismo la donna, gettando di sotto Federico, incapace di difendersi ormai. In quel breve istante Ezio poté vedere il volto della donna ma... Il suo sguardo cadde su Federico, scivolare giù dal tetto.
“NOOO!!! FEDERICO!!!!!!” Gridò con quanta aria aveva nei polmoni.*

Si svegliò di soprassalto. Sbarrò gli occhi sentendosi morire. La fronte imperlata di sudore, il respiro accelerato e i ciuffetti di capelli color cioccolato che gli ricadevano sul viso.
Era seduto, seduto su una sedia di legno. Le mani erano legate alle gambe posteriori della sedia, mentre le caviglie a quelle anteriori.
“Ezio! Ezio, stai bene?!” Sentì la voce preoccupata di Leonardo, dietro di lui.
“Leo.. Leonardo?!” Volse il capo, lo vide con la coda dell'occhio seduto di spalle, su una sedia appena dietro la sua, legato come lui.
“Grazie al cielo Ezio..” Sospirò Leonardo.
“Cosa... Cos'è successo?” Chiese l'Assassino.
“Credo tu abbia avuto un incubo..” Rispose l'artista.
Federico... Ezio strinse i denti e deglutì, a fatica. Si accorse solo allora di star tremando. Era stato terribile. “Questo mi era fin troppo chiaro.. Intendo dire.. Prima, cos'è successo? Dove siamo?”
“Non... Non lo so.. Stavamo tornando e ti hanno colpito con un dardo. Sono arrivati poi dei tipi incappucciati e..”
“Dei tipi in tutine marroni?” Chiese Ezio, abbassando il capo. Era appena piegato in avanti. Socchiuse gli occhi. Si sentiva senza forze.
“Si..”
'I Tiranni..' Pensò l'Assassino.
“Credevo ti avessero avvelenato.. Dio mio, credevo fossi morto, sei crollato giù.. Grazie al cielo che spavento. Ci hanno circondati e poi è arrivata una donna e... Non ricordo altro. Mi sono risvegliato qui, legato, mentre due tipi incappucciati uscivano dalla porta.” Sospirò.
Ezio riaprì gli occhi e si guardò intorno: si trovavano in qualcosa che sembrava una sottospecie di scantinato o ripostiglio. I muri erano in pietra, c'era odore di muffa... Era umido. La stanza era rischiarata da alcune candele, c'era un tavolo e alcuni pezzi di legno accatastati rasenti al muro. Al centro un tappeto e... Nulla che lo avrebbe potuto aiutare a capire dove si trovassero.
Cercò di far scattare la lama celata ma ovviamente non la aveva. I bastardi avevano provveduto a spogliarlo di tutto. Abbassò nuovamente il capo e socchiuse gli occhi, demoralizzato. Probabilmente era demoralizzato più dall'incubo che da altro.
“Ezio...” Mormorò l'artista, dopo lunghi istanti di silenzio. “.. Stai bene?” Chiese con voce bassa e tono apprensivo. “Continuavi a chiamare il nome di tuo fratello..”
“Si, sto bene.. E' passato.” Rispose l'Assassino. “La donna che è arrivata? La conoscevi?”
“No.. Non so chi fosse, aveva il volto coperto.”
“Coperto? Com'era vestita?”
“Normale.. Da nobil donna.. Ma il volto era coperto.” Disse Leonardo.
“Ho un brutto presentimento. Spero solamente sia infondato.”
“Ovvero?”
“Non vorrei dire sciocchezze ma inizio a pensare che la famiglia Viviano abbia a che fare con i Tiranni..”
“I.. 'Tiranni'?” Domandò l'artista.
“Sì, i tipi con le tutine marroni di prima.”
“Gente losca, huh?”
“Sono confuso.. E stanco.” Deglutì, mettendosi composto sulla sedia, con la schiena appoggiata allo schienale e il capo appoggiato contro quello di Leonardo. “.. Mi dispiace di averti coinvolto Leo..”
“Eh? Scherzi? Non è mica colpa tua..” Dal suo tono di voce, Ezio poté intuire che stava sorridendo.
“Non ti nascondo che me la sto facendo sotto dalla paura... Che io non sono un Assassino e che non sono fatto per combattere. Che nel tempo in cui tu eri privo di sensi ho temuto il peggio, anche che mi avrebbero ammazzato...”
“Non lascerò che ciò accada Leonardo. Puoi starne certo. Devono solo provarci.”
L'artista sorrise. Certo, sembravano parole assurde da un Assassino legato ad una sedia e impossibilitato a muoversi, ma gli infondevano conforto. Ezio gli dava sicurezza, solamente il fatto di sentirlo ora sveglio e vigile proprio accanto a lui, lo faceva sentire più protetto. Sorrise.

*
Casa Viviano*
Shila aveva fatto il suo ingresso in casa. Dopo aver lasciato Ezio se n'era stata un paio d'ore a passeggio per Firenze, a schiarirsi le idee. C'era una strana quiete.
“Oh, Shila..” Disse Dimitri, spuntando poi dall'altra stanza. Sorrise nel rivederla.
“Dimitri..” Ezio gli aveva detto che qualcuno gli aveva dato noie, ma non pensava che l'avessero conciato a quel modo: tutto pieno di lividi. Si avvicinò e lo abbracciò, non appena si scansò gli prese il viso tra le mani. “Stai bene?” Chiese, premurosa.
“Si.. Ora sì. Non ci crederai mai... Ho conosciuto Leonardo Da Vinci!!!” Disse tutto agitato.
“Eh? Ma che stai dicendo?” Ridacchiò.
“E' un amico di Ezio, mi ha accompagnato dal dottore!”
“Oh...” Lei ripensò all'uomo che aveva interrotto lei e l'Assassino proprio quando stava per baciarla. Dio, che nervi!!!
“Ah, guarda chi è tornata, la pecora nera della famiglia..” Sopraggiunse Agnese.
'Stronza...' Pensò Shila, ritirando le mani dal fratello e sospirando. Sorrise. “Dove sono i nostri genitori?” Domandò.
“Sono usciti. Sono andati a teatro.” Rispose con il suo solito tono di superiorità.
Shila osservò la sorella maggior. “Stai uscendo anche tu?” Chiese, notandola vestita in modo particolare, di tutto punto, non propriamente come una che stava andando a dormire.
“Ahhh, come sei sveglia. Andate a dormire voi due e rimanete in casa. Gaia dorme, non lasciatela sola.” Disse infilandosi un paio di guanti di velluto, dopodiché uscì.
“... Come non la sopporto.” Bofonchiò Shila.

Agnese si chiuse la porta alle spalle, proseguì per il piccolo cortile fino ad arrivare al cancello. Uscì ed afferrò con la mano guantata una sbarra in ferro battuto, tirando a sé il cancello per chiuderlo. Si guardò intorno, poi riprese a camminare. Era tardi ormai e c'era poca gente in giro, ma prediligeva comunque stradine ancor meno affollate, quasi deserte e buie. Non ci volle molto che due uomini coperti in volto e con il corpo fasciato da vesti marroni la affiancarono.
“Si è svegliato?” Chiese la donna.
“Sì.” Rispose secco uno dei due uomini. Agnese sorrise.
I tre raggiunsero quella che da fuori sembrava una bella casetta, posta ai confini di Firenze. La donna entrò per prima, seguita dai due tirapiedi, dentro era tutt'altro che una bella casetta: non era arredata ad eccezione di un tavolo e qualche cianfrusaglia messa alla rinfusa. Giulietta e Lorenzo erano già lì, seduti al tavolo.
“Ce ne hai messo di tempo..” Si lamentò la madre.
“Ho dovuto aspettare che tornasse Shila, non volevo lasciare Gaia sola con Dimitri.” Rispose lei. “Mi è stato riferito che si è svegliato l'affascinante Ezio Auditore da Firenze..” Ridacchiò.
“Si..” Rispose Lorenzo, alzandosi. “Lo lasciamo nelle tue mani Agnese. Fatti dire dov'è la Mela, o con le buone.. O con le cattive.”
“Non vi fidate di me, padre?” Chiese, con un sorrisetto.
“Mi raccomando.” Puntualizzò Giulietta, prima di prendere il soprabito ed uscire con Lorenzo.
La porta si chiuse. Agnese sorrise, trovandosi da sola con i due uomini. “Scendete da loro.. Fatevi dire dove si trova la Mela.. O con le buone, o con le cattive..” Ripeté le parole del padre, poi scoppiò a ridere. “Non fategli troppo male, mi raccomando!” Rise, ancora.
I due uomini aprirono una porticina di legno, scesero le scale subito dopo, scendendo di alcuni metri. In fondo alle scale v'era un'altra porta di legno, consumata dal tempo, dall'umidità. La aprirono e si ritrovarono sulla destra i due poveri mal capitati.
“O-oh..” Mormorò Leonardo che non prevedeva nulla di buono.
“...” Ezio alzò il capo, era di spalle ai due così voltò il capo e li vide con la coda dell'occhio. “Magnifico... Cosa volete?” Riabbassò il capo.
Uno dei due lo raggiunse, fermandosi di fronte a lui. “Sapere dov'è nascosta la Mela.”
“Ohhh, piano..” Rispose Ezio, ridacchiando e alzando il capo. “Cosa ti fa credere che io sappia che cosa sia la Mela o dove sia nascosta?” Domandò.
“Fai pochi giochetti.. Abbiamo fonti affidabili. Ti conviene dircelo se non vuoi morire.”
“Non credo avrei molto da perdere: non ho una moglie da lasciar vedova, non ho figli. Non ho famiglia. Ho una sorella, che se la sa cavare benissimo da sola... E il mio compito, per quanto mi riguarda, è terminato.
L'altro Tiranno, allora, afferrò Leonardo per i capelli, stringendoli e tirandoli. Il povero artista mugolò per il dolore. “E lui? Lui ce l'ha qualcosa da perdere??” Domandò.
Ezio strinse i denti... Sentì la rabbia crescergli in corpo. Se solo ne avesse avuto la possibilità, sarebbe saltato alla gola di quei due con la lama celata, sgozzandogli senza pensarci due volte.
“Lasciatelo stare! Stronzi! Prendetevela con me!!!” Sbraitò lui, cominciando a dimenarsi.
L'uomo davanti ad Ezio scoppiò in una fragorosa risata, vedendolo dimenarsi come un ossesso ma senza la possibilità di fare nulla. Solo qualche istante dopo lo colpì con uno schiaffone di rovescio, che lo fece placare momentaneamente.
Il fiorentino deglutì, serrando le labbra. Sentì subito il sapore acre del sangue sulla lingua. Ci era andato giù pesante per essere solo uno 'schiaffetto'. Sentì la guancia andargli a fuoco. Alzò il capo e senza pensarci due volte, in uno scatto d'ira, sputò in faccia al bastardo che si ritrovava davanti. Non era da lui, poco decoroso e non lo avrebbe mai fatto ma, in quella situazione, era l'unico modo per 'colpirlo', per farsi sentire. “Vaffanculo!” Sbraitò nuovamente.
L'uomo rimase fermo, inspirò lentamente, disgustato. Si passò il dorso della mano sul viso per pulirsi dopodiché portò una mano al collo di Ezio, stringendolo e sferrandogli un cazzotto sullo zigomo. L'Assassino trattenne un mugolio mentre Leonardo, incapacitato a fare qualsiasi cosa, cominciava ad essere assalito dal panico.
“S-smettetela!!!” Tentò di calmare l'uomo che dietro di lui se la stava prendendo con l'amico. Sentiva i cazzotti sferrati con violenza all'Assassino e i gemiti di dolore sommessi dell'uomo.

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Povero Ezio, sono stata proprio sadica su sto capitolo, prima l'incubo con Federico, poi picchiato u.u
Ehhh, vabè! E così, i Viviano.. Tu guarda!
Spero sia stato di vostro gradimento il cappy, ho il prossimo già pronto! Così posso mettermi direttamente a scrivere il tredicesimo. AMO il numero 13! *__*
Ok, sciocchezze a parte, soliti ringraziamenti ai recensori, ai lettori, a mamma, papà, fratello, sorella, amici.. (Sclero xD)
Grazie a tutti ragazzi, mi fa davvero piacere che il mio ritorno sia stato di vostro gradimento! *___________*
<3
Bacini!

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Capitolo 13
*** ... Non fidarsi è meglio ***


… Non fidarsi è meglio


Sembrava una tortura infinita sia per Ezio, il quale non poteva fare nulla per ribellarsi o difendersi, sia per Leonardo, che si sarebbe tappato volentieri le orecchie per non sentire i lamenti dell'amico. Sentì il cuore in gola e una forte sensazione di malessere a stare lì senza poter fare niente, mentre Ezio veniva mal menato brutalmente.
Poco dopo la porta di legno marcio si aprì nuovamente, svelando la figura della perfida Agnese, con un ghigno stampato sul volto. “Basta, smettila.” Ordinò all'uomo che stava picchiando Ezio. Quest'ultimo, non appena il Tiranno smise di colpirlo, abbassò il capo e lasciò che i muscoli, tesi fino a quell'istante, potessero riposarsi. Dio, gli faceva male tutto, dalla testa alle gambe. Che bastardi. La testa rimase giù a penzoloni, le labbra appena schiuse e il respiro affannato.
L'artista trasalì quando vide la figura di Agnese. Sì, beh, alcuni dubbi gli erano venuti con tutte le domande e le insinuazioni che la donna aveva fatto lo stesso pomeriggio.
Leonardo non era come Ezio, non era un Assassino, eppure sentì una grande rabbia contorcergli le viscere.
Il fiorentino, dal canto suo, era sfinito. Aveva sentito la voce di una donna e subito presagì il peggio. Non la ricollegò ad Agnese, anzi, dopo l'incubo che aveva fatto credeva fosse Shila, fin quando non sentì i passi della donna farsi più vicini e fermarsi poi di fronte a lui. L'Assassino alzò lentamente il capo, risalendo con lo sguardo lungo il corpo della donna, fino al viso. Agnese, certo.. Doveva aspettarselo.
La donna ghignò nel vederlo in quello stato: il labbro rotto, le guance rosse, alcune ferite sugli zigomi e la camicia macchiata di sangue. Era sudato e tremava. I capelli erano scompigliati e non aveva nemmeno la forza di mandarla a quel paese. Si limitò a fissarla, in cagnesco.. O forse cercava di fulminarla con lo sguardo ma la stanchezza e il dolore erano forti, in più soltanto qualche ora prima era stato drogato, il che peggiorava la situazione.
“Ma come ti hanno conciato..” Mormorò Agnese con un sorrisetto sulle labbra. “Ezio, voi.. Il grande maestro degli Assassini ridotto a questo modo? Mi aspettavo qualcosa in più da voi, insomma.. E' vero, spesso l'uomo non riesce a reggere il confronto con la leggenda.”
“Lasciatelo stare! Non vedete come lo avete conciato?!” Si fece sentire Leonardo. Uno dei due Tiranni non tardò ad avvicinarglisi con fare minaccioso ma Agnese con un gesto della mano lo fermò. “Lascia che parli.. A chi importa. Probabilmente tutto ciò che uscirà fuori dalle vostre bocche stasera saranno le vostre ultime parole.”
Ezio abbassò il capo, ridacchiò appena. La donna non capì, alzò le sopracciglia. “Prego?”
“Altro che donna, siete un mostro... Immagino che quell'imboscata l'altra sera mentre vi stavo riaccompagnando a casa era tutta una messa in scena...”
“Ezio Auditore, mi sorprendete! Come siete perspicace!” Rispose, sarcastica.
“Credo che nemmeno Lucrezia Borgia fosse tanto spregevole quanto voi, Agnese.” Disse l'Assassino con odio. “E anche l'inseguimento dei 'Tiranni' mentre ero con vostra sorella, anche quella era solo una messa in scena, non è così?” Chiese, alzando lo sguardo. Scrutò nei suoi occhi e ripensò a Shila. Deglutì.
Agnese si trovò ad un bivio. Da una parte poteva mentire e dire che Shila era dalla loro parte: una gran stronza come loro così Ezio, demoralizzato, magari avrebbe collaborato. Dall'altra parte invece poteva dire la verità, poteva dire che Shila era la pecora nera della famiglia, che non sapeva nulla di tutto ciò, o che sapeva poco, e che non avrebbe mai appoggiato i loro metodi. Anche questa sarebbe stata una buona idea in quanto se l'interrogatorio non fosse andato come Agnese sperava, Shila aveva ancora la fiducia di Ezio e avrebbe potuto usare la sorellina per arrivare alla Mela... O avrebbe anche potuto minacciarla di morte per fare in modo che l'Assassino cedesse. Il fiorentino teneva a quella ragazza, era inutile negarlo.
Optò per la seconda.
“Shila? Cosa volete che ne sappia quella sciocca... Si, qualcosa la sa.. Sa più del dovuto. Sa che i nostri fini non sono poi così umili.. Ma è sempre stata una spina nel fianco quella ragazzina. La pecora nera della famiglia, insieme a Dimitri. Speravo di poterlo recuperare almeno lui ma cielo! Sempre ossessionato da sua sorella, dalla sua cattiva influenza!”
“Cattiva.. Influenza?” Chiese Ezio. Quella di Shila era una cattiva influenza? E quella del resto della famiglia cos'era?
Leonardo scosse il capo.
“Avete i vostri uomini... Avete i vostri scopi... E avete i vostri obbiettivi. Volete la Mela, cosa siete, Templari anche voi?” Domandò l'Assassino.
“Templari..” Agnese ridacchiò. “Sentite, Assassino...” Lo disse in modo piuttosto sprezzante. “Sono io che faccio le domande, non voi.. E per quanto mi riguarda se non avete intenzione di rispondere rimarrete qui a marcire. Voi e il vostro amico.” Ovviamente si riferiva a Leonardo.
“....” Ezio non fiatò.
“Bene, fate pure,
Messere. Avrei potuto anche lasciarvi vivere poi, una volta rivelatami la posizione della Mela.. Ma sappiate che se non parlerete, vi lascerò qui a marcire. Niente cibo, niente acqua, finché non morirete. Buonanotte.” Disse la donna, prima di avviarsi all'uscita. “Rimanete di sopra a far la guardia.” Ordinò ai due tirapiedi prima di lasciare la stanza.
I due girarono attorno agli ostaggi. “Vi è andata bene..” Mormorò uno dei due, prima di risalire di sopra insieme all'altro.
“... Ezio..? Ezio come stai?” Chiese Leonardo.
“Ho visto momenti peggiori..” Borbottò l'altro.
L'artista sospirò. “...”
“Mi dispiace, Leonardo...”
“Di cosa?”
“Di averti coinvolto in questo.” Disse rammaricato l'Assassino.
“Co.. Cosa?”
“Sarei dovuto restare a Roma.. O non avrei dovuto premere così tanto per farti venire qui a Firenze.”
“Smettila Ezio, non dire sciocchezze, non è colpa tua... E poi è a te che hanno fatto del male, non a me. A me dispiace per non poterti aiutare... Perché sei sempre tu a prenderti cura di me.”
“...” Silenzio. L'Assassino sospirò. “Ne usciremo vivi... Te lo prometto. Gliela farò pagare.” Socchiuse gli occhi. Era dolorante e scomodo: dopo due ore seduto nella stessa posizione cominciava a diventare fastidioso.
“Basta con le lotte e la guerra Ezio, è giunta l'ora di goderti un po' la tua vita... Non puoi vivere sempre per gli altri.”
“Ah no? E cosa dovrei fare? Che pazzi psicopatici come Cesare Borgia e Agnese prendano il controllo con la Mela? No, grazie. Preferisco morire battendomi che fare lo schiavo di persone simili.. Se persone si possono definire.”
“...” Leonardo sospirò. Non aggiunse nulla. Alla fine non aveva proprio tutti i torti.

Shila quella notte aveva dormito poco. Un po' per ciò che era successo la sera prima con Ezio, un po' perché c'era parecchia 'agitazione' in casa Viviano.
Poco dopo che Agnese era uscita, Giulietta e Lorenzo erano tornati a casa e successivamente anche Agnese che poi però era uscita nuovamente. Era strano... Agnese non usciva mai a quell'ora tarda della notte.
Il risultato di tanta insonnia fu che il mattino dopo era stanca morta, confusa e con un lieve mal di testa.
Dopo la routine mattutina che comprendeva sveglia, lavarsi e fare colazione, decisa di uscire di casa. Voleva vedere Ezio.
Percorse le strade di Firenze, senza meta. Non sapeva dove il fiorentino si fosse stabilito momentaneamente, non gliel'aveva mai chiesto. Questo si che poteva essere un problema ma, mentre era in giro, pensò a Leonardo: lui indubbiamente sapeva dove alloggiava Ezio! Così, dopo averci pensato un po' su, decise di provare alla vecchia bottega dell'artista. Non ricordava dove lo aveva sentito ma si vociferava che alloggiasse lì.
Arrivata davanti la bottega, Shila si guardò un attimo intorno, bussò.
“Un attimo!” Si sentì una voce maschile da dentro. Qualche istante dopo aprì un giovane uomo moro dagli occhi color nocciola. Guardò la ragazza e sfoggiò un lieve sorriso cordiale. “Salve Madonna..”
“Buongiorno Messere, volevo una.. Informazione.”
“.. Ehm, certo, ditemi.”
“Stavo cercando Leonardo Da Vinci, per caso alloggia qui?” Chiese lei gentilmente.
“Ahh, Leonardo. Si alloggia qui.. Solo che, momentaneamente non c'è. In realtà questa notte non è tornato in bottega.” Spiegò il moro.
“Ah..” Shila sospirò.
L'uomo notò la ragazza avvilirsi a tale notizia. “Potete lasciare detto a me però, glielo riferirò appena farà ritorno.” Le offrì nuovamente un sorriso.
La ragazza rimase in silenzio alcuni istanti, riflettendo, poi alzò nuovamente lo sguardo su di lui. “Veramente dovevo chiedergli una cortesia.. Ehm, un'informazione, anche a lui.” Sorrise appena, “Sentite Messere.. Non è che per caso conoscete un certo Ezio?”
“Mmhh... Ezio, Ezio..” Ripeté, “Ezio Auditore?” Chiese.
“Sì, lui!” Rispose entusiasta Shila.
“Ehm.. Si, il maestro Da Vinci ne parla spessissimo, è venuto qui proprio per lui.”
“Oh, bene.. Sapete per caso dove alloggia?”
“Ezio? Ho sentito dire si è sistemato momentaneamente in un bordello... Ehm..” Si portò una mano alle labbra, pensieroso, “Mi sembra si chiami
La Rosa Colta.” Informò la ragazza che sembrò già abbastanza imbronciata per la notizia che Ezio alloggiasse in un bordello. Che 'bella' notizia. Che porco.
“Grazie mille Messere, siete stato molto gentile!” Lo ringraziò Shila, fingendo un sorriso e congedandosi.
“Figuratevi Madonna, buona giornata!”

*La Rosa Colta*
Shila si ritrovò davanti al palazzo della Rosa Colta. Poteva andare a cercare un uomo in un bordello? Sarebbe sembrata una fidanzatina gelosa e non lo era! Lei ed Ezio... Non stavano decisamente insieme, era lei che provava un sentimento più forte.
E lui? Lo provava? Di certo no.. Un uomo che prova qualcosa per una donna non alloggia in un bordello e fa chissà quali 'cosacce' con altre donne.
Era lì fissa, davanti la porta da almeno qualche minuto, a farsi mille problemi, se bussare o andarsene via.
“Vi serve qualcosa?” Sentì una voce alle sue spalle che la fece sussultare. Si voltò di scatto e si ritrovò davanti Paola, la quale sorrise e poi disse. “Perdonatemi, non volevo spaventarvi.”
“N-no.. Non c'è problema...” Disse Shila, scansandosi.
“Avete bisogno di qualcosa?” Domandò nuovamente la donna.
“Io... No. No, non ho bisogno di nulla.” Abbozzò un lieve sorriso, abbassando il capo.
“Eppure avete un faccino colpevole..” Se c'era qualcosa che Paola sapeva fare bene -oltre ciò che era il suo lavoro- era capire la gente e i loro stati d'animo.
“Lavorate qui?” Azzardò Shila.
Paola annuì, “Sono la proprietaria della Rosa Colta.”
“Ah... E per caso...”
“Mh?”
Beh, se era la proprietaria indubbiamente era a conoscenza degli uomini che entravano e uscivano da lì o chi
addirittura ci alloggiava. “Per caso conoscete un certo Ezio Auditore? Mi hanno detto che.. Alloggia qui.”
“Oh, Ezio!” Esordì la donna, entusiasta, lasciando Shila un attimo spaesata. “Certo che lo conosco! E' un mio grande amico..” Disse con un grande sorriso sulle labbra. “Perché?”
“Ehm.. Avrei bisogno di vederlo.. Cioè, di parlarci.”
“Ah, beh, sono spiacente mia cara ma questa notte Ezio non ha fatto ritorno.. Anche se ieri aveva detto che sarebbe tornato sicuramente ma...” Fece spallucce. “Beh, se lo conosci sai com'è fatto Ezio, no?” Le strinse l'occhiolino.
“Mmhhh...” Mugugnò lei.
Paola piegò il capo verso la spalla, osservandola. “Qualcosa non va?”
“No è che..”
“Ahi...” La bloccò la donna.
Shila la guardò con fare interrogativo. “Ahi?”
“Sbaglio o qualcuno qui ha una cotta?”
“Eh? Ma che state dicendo??” Domandò Shila, facendo finta di nulla. “Io.. No. Avevo solo bisogno di parlare con lui ma.. Se non c'è va bene lo stesso.”
“Indubbiamente tornerà per pranzo, il richiamo della fame è sempre troppo forte per quell'uomo..” Disse con divertita rassegnazione. “Gli dirò che è passato qualcuno per lui. Voi siete?”
“... Shila. Ditegli che ho bisogno di parlargli. Vi ringrazio.”
“D'accordo Shila, è stato un piacere.. Ah, io sono Paola, se mai ce ne fosse bisogno in futuro.” Disse stringendole l'occhiolino, poi rientrò.
La giovane aspirante assassina sospirò. Che figuraccia che ci aveva fatto... Ed Ezio? Dov'era? Neppure Leonardo era tornato quella notte. Mah, che strano. Magari avevano passato tutta la notte in giro per Firenze a fare baldoria. Beh, poco importava. Mancava poco all'ora di pranzo e a detta di Paola, Ezio avrebbe fatto ritorno e quindi sarebbe venuto a sapere che lei lo cercava.. Ma una volta che se lo sarebbe ritrovato davanti, cosa gli avrebbe detto di concreto?


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Wow, con quale velocità sto postando st'ultimo periodo! :D
Ho il prossimo capitolo già terminato e quello dopo quasi finito..
Questo capitolo è tranquillo, praticamente, nel prossimo poi succederà il resto insomma u_u
Ringrazio come al solito tutti i lettori e un ringraziamento particolare a voi recensori che spendete quei 5 minuti in più per recensire. Mi fate tanto contenta ^___^
Un bacio!!!

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Capitolo 14
*** Arrivano i soccorsi ***


arrivano i soccorsi

14. Arrivano i soccorsi


Ed era la seconda notte che Shila non riusciva a prendere sonno. Ezio non l'aveva cercata. Perché non l'aveva fatto?
Il resto della giornata l'aveva passata in casa a sbrigare alcune faccende, attendendo che Ezio si facesse vivo, ma ciò non era accaduto.
Aveva cenato insieme ai suoi ascoltando le loro chiacchiere inutili, senza farci nemmeno poi troppo caso e dopodiché si era rintanata in camera sua. Ora era parecchio che si rigirava nel letto senza riuscire a chiudere occhio.
Doveva essere molto tardi così sospirò, frustrata, e per l'ennesima volta cambiò posizione, richiudendo gli occhi. Il silenzio fu interrotto poco dopo da alcuni passi e dei mormorii provenienti dal corridoio. Sentì la voce ovattata di Agnese e del padre, così si alzò in piedi e si avvicinò alla porta, aprendola appena e ascoltando la conversazione tra i due. Dallo spiraglio che aveva aperto poteva vedere la sorella di spalle.
“Portagli qualcosa da mangiare... Non possiamo lasciarli morire di fame. Sono gli unici probabilmente che sanno dov'è la Mela. Non possiamo perderli. Usa le cattive maniere se è necessario...”
“Certo padre, lasciate fare a me.” Sussurrò con tono perfido la ragazza, poco dopo un sorrisetto le illuminò il volto. “Peccato perché lui ha un certo stile...” Disse con una punta di malizia.
“Smettila Agnese e fa ciò che ti ho detto.” Mormorò con tono severo il padre.
“Scherzavo, scherzavo!” Ripeté lei, “Vado a prendere qualcosa per i due e vado.”
“Fa attenzione. Non farti seguire.”
“State tranquillo padre, tornate pure a dormire..” Sussurrò avvicinandosi all'uomo, appoggiandogli una mano sulla spalla per poi baciargli la guancia. “Buonanotte.”
Shila trasalì. Un attimo, di chi stavano parlando? Avevano fatto due ostaggi e... Il suo presentimento fu tutt'altro che piacevole. Che forse erano Leonardo ed Ezio? Forse stava viaggiando troppo con la fantasia ma... Sapeva i piani, più o meno, dei suoi e della loro ossessione per il frutto. Chiuse piano la porta e velocemente si tolse la vestaglia da notte e aprì il baule dove teneva la sua veste da Assassina, una volta tirata fuori se la infilò in fretta e furia e poi attese in silenzio.
Non ci volle molto che sentì la porta di casa chiudersi, così si mise al lato della finestra ed osservò Agnese uscire dal cancello. Svoltò a destra. Aprì la finestra e agilmente ne saltò fuori.
“Shila!” Sentì la voce di Dimitri chiamarla a bassa voce. Si paralizzò un istante, quando poi il suo cervello carburò e capì che era solo la voce del fratello, si voltò.
Dimitri era appena entrato nel cortile, le andò incontro.
“Dimitri non ho tempo ora, devo andare..!” Disse a bassa voce Shila.
“Ma dove stai andando? Ho visto Agnese uscire proprio qualche istante fa..”
“Lo so, ho.. Un brutto presentimento. Non dire niente ai nostri genitori e fa piano quando rientri, nostro padre è sveglio!” Lo informò prima di portargli le mani sulle spalle e spostarlo per poi proseguire.
“Ma..?!” Dimitri non capì.

Shila svoltò a destra, come la sorella, poi velocemente si arrampicò sul palazzo di fronte. Una volta in cima si guardò intorno fino a localizzare la sorella che entrava in un vicolo. Preferì seguirla dall'alto così, saltando da un tetto all'altro, la avanzò furtiva.
Nello stesso vicolo della sera prima, due Tiranni affiancarono la sorella..
'Maledizione..' Pensò la ragazza. Con il corpo a corpo se la cavava ma.. Deglutì. Cominciò a sentire l'adrenalina salire.
Continuò a seguire Agnese insieme ai due loschi figuri per alcuni minuti prima di vederli fermare davanti ad una casa. Rimase sul tetto del palazzo di fronte, si abbassò, appoggiando un ginocchio sul tetto e rimanendo ad osservare.
“Signora..” Mormorò uno. “Ci hanno seguiti.” Disse.
“Ah?” Domandò Agnese, guardandosi intorno.
Shila si accovacciò sul tetto ancor di più, cercando di rendersi il meno visibile possibile.
La donna sospirò, scocciata, “Tu, occupati di chiunque sia, fallo fuori.” Disse ad uno dei due Tiranni, poi si rivolse all'altro, “Tu vieni con me.” Disse prima di sparire dietro la porta.
Shila poté vedere il Tiranno guardarsi intorno e poi imboccare una viuzza. Da lì sopra non li aveva sentiti, così non se ne curò. Preferì rimanere lì sopra per alcuni istanti: vide una lieve luce illuminare le finestre, probabilmente provenienti da alcune candele. Sospirò. C'era Agnese e c'era uno di quei due uomini. Chiunque fossero gli ostaggi, anche se non erano Ezio e Leonardo, aveva ben sentito le parole di suo padre Lorenzo: non potevano perderli, ciò significava che non potevano né lasciarli morire, né ucciderli... Così forse sarebbe stato meglio rimanere lì sopra ad attendere che Agnese fosse uscita, così se la sarebbe vista solamente con quell'uomo, in caso fosse rimasto.
Shila venne destata dai suoi pensieri quando sentì un lieve rumore alle sue spalle, poco dietro di lei. Sentì il cuore in gola, una brutta sensazione: si voltò di scatto e si ritrovò alle spalle l'uomo che prima Agnese aveva congedato. Teneva le mani in alto e brancolava un brutto coltellaccio. Il cuore le schizzò fuori dal petto e senza pensarci un attimo, in quanto non lo aveva, scattò indietro trovando il vuoto sotto di sé. Sarebbe caduta se non fosse stato che fu abbastanza veloce da appigliarsi al ciglio del tetto mentre il colpo dell'uomo andò a vuoto. Rimase a penzoloni dal tetto, aggrappata con le mani. L'uomo cercò di colpirla nuovamente con il pugnale su una mano, che la ragazza ritirò, poi tentò di colpire anche l'altra ma Shila decise di lasciarsi cadere giù.
Fortunatamente un piano più sotto c'era un balconcino. Cercò di ammortizzare per bene la botta anche se la sentì, non era ancora agile come Ezio, di certo... Così una volta rialzatasi, appena dolorante, si lanciò dal balcone per appigliarsi al palazzo di fronte e risalirlo. Una volta arrivata in cima si guardò dietro: il Tiranno non c'era più. Buttò un occhio giù in strada e notò che si stava arrampicando per raggiungerla.
Dio santo, doveva inventarsi qualcosa e alla svelta. Si guardò intorno e decise di raggiungere il capo opposto del tetto al quale l'uomo si stava arrampicando, si calò giù di poco, tenendosi con le mani al davanzale di una finestra di quella che poteva essere una soffitta, non appena l'uomo si sarebbe sporto per vedere dove fosse, lo avrebbe tirato giù. Lo avrebbe ammazzato. Sentì un brivido percorrerle la schiena. Un'assassina, stava diventando.
Sentì i passi del Tiranno sulle tegole, fermarsi poi un'istante. L'uomo si guardò intorno senza vedere la ragazza e così fece: si avvicinò al ciglio del tetto, credendo che lei fosse già scesa, e non appena si sporse, Shila si tirò su nuovamente e sfruttando la posizione del Tiranno lo afferrò per la veste tirandolo oltre di sé.
L'uomo inutilmente cercò di afferrarle il braccio per trattenersi, le sue mani non trovarono appiglio e scivolarono sulla sua liscia pelle.
Shila sentì solo il tonfo sordo dell'uomo schiantarsi a terra. Strinse gli occhi e risalì sul tetto. Non ebbe il coraggio di guardare sotto... Avanzò e dalla parte opposta e si mise seduta sul ciglio, attendendo che la sorella uscisse dal palazzo al quale si trovava in cima.
L'attesa fu parecchio lunga, rimase lì almeno un'ora, sulle spine, fin quando Agnese finalmente non uscì insieme all'uomo con il quale era entrata. Vide i due discutere animatamente e poi finalmente allontanarsi. Attese fin quando non li vide più da lì sopra per poi scendere giù e ritrovarsi davanti la porta.
Si sporse per scrutare l'interno della casa dalla la finestra: la casa era poco arredata e disordinata, illuminata qua e là da qualche candela sparsa.
Tornò alla porta, si guardò intorno e poi si chinò davanti ad essa, cercando di scassinarla.. 'Che palle...' Non era proprio pratica in quelle cose.
Tanto concentrata quant'era a tentare di aprire quella dannata porta, non si accorse che il Tiranno che poco prima era uscito insieme ad Agnese, si stava avvicinando piano, furtivamente, alle sue spalle. Così come l'uomo non si era accorto della presenza di una terza persona: Dimitri. Aveva cercato di seguire Shila, preoccupato, perdendola poi di vista. Grazie al cielo poi era riuscito a trovarla. Sentì l'agitazione salire, vide l'uomo armato di spade e pugnali avvicinarsi alla sorella ignara. Doveva agire!
Si guardò intorno e notò un mucchio di tavole di legno accatastate da una parte, ne prese una silenziosamente e seguì l'uomo il quale, proprio appena dietro a Shila, tirò fuori il pugnale con il quale cercò di colpirla. Fu tutto inutile, Dimitri fu più veloce e una volta dietro di lui caricò con entrambe le braccia un colpo con la tavola di legno contro la testa dell'uomo, il quale andò a finire rovinosamente a terra, battendo il capo e rimanendo fermo, probabilmente privo di sensi.
Shila si voltò di scatto, il cuore le schizzò fuori dal petto per l'ennesima volta. Vide Dimitri e poi scorrendo con lo sguardo vide il Tiranno a terra... Le ci volle un po' per realizzare cosa era accaduto. Si alzò. “Dimitri! Sei pazzo?! Ti avevo detto di andare a casa!!!” Sbraitò, seppur a bassa voce, preoccupata.
“Beh se io non fossi venuto qui, ora probabilmente quello ti avrebbe ammazzata!!” Rispose lui a tono, “Si può sapere che cosa stai combinando Shila?!” Continuò, ancora più spazientito e innervosito.
“...” Shila guardò altrove. “Devi aspettare ancora un po'.”
“Mh?”
Lei tornò a guardarlo. “.. Devi aspettare ancora un po', non te lo posso dire adesso.
“Perché no?”
“Esigo che tu torni a casa Dimitri.” Ordinò con tono che non ammetteva replice.
“E lasciare farti a fette dal primo che passa? Non se ne parla.” Rispose risoluto lui, poi sorrise, scaricando un po' di quella tensione che c'era nell'aria.
“...” Shila sospirò.
“Lascia che ti aiuti sorellina, non so cosa devi fare ma... Lo sai che mi fido ciecamente di te.. E dico che in due abbiamo più possibilità, no? Ti stai cacciando in un bel guaio.”
“...” L'aveva convinta. Ovviamente, come sempre. “Devo liberare due persone. Credo stiano qui dentro ma non riesco ad aprire la porta... E dobbiamo fare attenzione, non so se ci sono altri di quegli uomini dentro.”
“Due persone? Liberare? Ma che stai dicendo? Da chi?”
“Dimitri...” Lo fulminò con lo sguardo. “Non abbiamo tempo per questo. Una volta dentro vedrai con i tuoi occhi.. E le cose ti saranno magari anche più chiare.” Mica poteva dirgli così su due piedi che la loro famiglia avevano preso in ostaggio Ezio Auditore e Leonardo Da Vinci... Sempre che fossero loro gli ostaggi. Era tutto solo un presentimento, probabilmente se non fossero stati loro, Shila si sarebbe mangiata le mani.
Il ragazzo sospirò, rassegnato, così si avvicinò alla porta, “Lascia fare a me.” Disse, così si mise a smanettare un po' e qualche secondo dopo la aprì lentamente, controllando che dentro non ci fosse nessuno.
“E tu..? Come.. Come hai fatto?” Chiese Shila, sorpresa.
“Ehhh!!!” Rispose l'altro.
I due entrarono e si guardarono intorno. Non sembrava esserci nessuno. Shila gli fece cenno di fare piano. Sulla sinistra c'era un arco che portava a quella che sembrava una cucina, sulla destra invece v'era una porta. Shila gli fece cennò di andare a sinistra, lei andò verso la porta.
Una volta aperta la porta si ritrovò davanti una lunga rampa di scale che scese piano, quasi a tastoni per via della poca luce, luce che ricominciava a farsi vedere giù in fondo, filtrava attraverso l'altra porta, vecchia e marcia.
Arrivò fin giù, non sentì una parola provenire da quella stanza. Inspirò e piano aprì la porta. Notò la stanza pressoché vuota d'arredamento anch'essa, fatta eccezione per un tavolo, sul quale v'erano poste alcune candele, dell'acqua e del cibo. Non appena la aprì di più notò sulla destra, legati a due sedie, uno di schiena all'altro, Leonardo ed Ezio.
L'artista alzò subito lo sguardo, temendo fossero nuovamente Agnese o i Tiranni, fu invece piacevolmente sorpreso quando vide la veste bianca e risalendo con lo sguardo notò... “Shila?” Chiese. Aveva appreso si chiamasse così dalle ultime chiacchiere con Ezio.
“Ezio.. Leonardo.. Cosa?!” La ragazza si avvicinò.
L'Assassino udì la sua voce e ne fu sollevato, da una parte, dall'altra covava un certo risentimento.
Shila si avvicinò a Leonardo, tagliando le corde ai polsi che lo tenevano legato, in modo da liberarglieli e lasciare che lui pensasse al resto, dopodiché andò di fronte ad Ezio.
L'Assassino non se la passava proprio bene, sembrava parecchio provato dalle 'torture' precedenti: aveva alcuni tagli e lividi, delle ferite vecchie, probabilmente del giorno prima, ed altre nuove, forse di prima, quando Agnese si era recata lì.
“Ezio... Mi dispiace.” Disse piano la ragazza. Lui non la guardava, anzi, volse il capo altrove.
Shila capì che le parole ora sarebbero state superflue e servivano a ben poco, così si mise all'opera e tagliò anche le corde di Ezio.
Il fiorentino tentò ad alzarsi, cosa che riuscì subito a fare Leonardo, indolenzito dalla posizione tenuta per così tante ore. Ezio invece non appena si alzò si sentì troppo debole per reggersi in piedi. L'addome era totalmente dolorante per i vari pugni incassati e le varie ferite sul corpo bruciargli.
Leonardo notò questa sua debolezza, così si avvicinò e gli prese un braccio, portandoselo intorno al collo. “Forza.. Dai su, Assassino!” Sorrise, cercando di infondergli un po' di forza.
Shila si sentì in colpa. Avrebbe dovuto metterlo in guardia da prima. Non disse nulla, si limitò a fare strada ai due, salendo le scale.
Non appena arrivò su, Dimitri la raggiunse. “Allora?” Chiese, poi vide alle sue spalle Ezio e Leonardo. “Dio mio... Cosa..?”
“Dimitri.. Shh.” Suggerì la sorella.
“Qui l'unica che dovrebbe tacere sei tu, Shila.” Bofonchiò Ezio.
Si beh. Se l'era meritato... Così la ragazza abbassò il capo.
L'Assassino e l'artista si fermarono di fronte i due fratelli. Ezio guardò lei. “Domani raggiungimi alla Rosa Colta. E' un bordello gestito da cortigiane, mie amiche. Abbiamo molto di cui parlare.” Disse con tono severo.
Dimitri non riuscì a capire il perché di tanta ostilità da parte di Ezio nei confronti della sorella.
“Non è meglio se vi scorto fino a lì? Potreste incontrare dei Tiranni per strada..”
Ezio stava per rifiutare la sua cortese proposta quando sentì la mano di Leonardo stringere appena sulla sua spalla. “Avanti Ezio.. Non siamo in grado di difenderci in questo momento.” Sussurrò l'artista.
“... E sia.” Rispose l'Assassino prima di recarsi fuori e cominciare ad incamminarsi.
“Vuoi dirmi che sta succedendo?!” Chiese Dimitri ancora dentro la casa, insieme alla sorella, la quale guardò i due allontanarsi piano dalla finestra.
“E'.. Lunga come storia Dimitri. Tu vai a casa ora, d'accordo? Io ti raggiungerò non appena avrò accompagnato Ezio e Leonardo in un luogo sicuro.”
“Non sei al sicuro nemmeno tu!”
“Me la saprò cavare, stai tranquillo! Ora devi tornare a casa, se scoprono che non siamo in casa i guai ce li passi anche tu!”
“...” Il ragazzo proprio non riusciva a capire.
“Vai a casa, Dimitri.. Per favore..” Disse Shila, prendendogli le mani. “Ti ringrazio..” Sussurrò prima di dargli un bacio sulla guancia, dopodiché uscì e si arrampicò sul palazzo davanti. Decise di seguirli dall'alto, sarebbe stato molto più facile individuare qualsiasi minaccia nemica.

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Ciao a tuttiiii!!! Sto aggiornando decisamente velocemente... Poi mi voglio quando mi verrà il blocco dello scrittore di nuovo! (E poi ti voglio!!!!)
E' solo che una volta che ho i chappy già pronti mi dispiace stare lì a tenermeli per me e a farvi stare sulle spine xD Finché ci sono, postiamoli, no???
Allora vi dico un paio di cose: viva Dimitri che ha salvato Shila dallo spansamento totale! Hahahahah x°D No, ok, non era propriamente questo ciò che volevo dire! No allora, avevo intenzione di fare due cose in questo capitolo che poi ho depennato. Quando Sherry tornava su trovava altri due Tiranni e giù un'altra lotta.. Solo che lei ancora non è così brava e forte, Ezio e Leonardo (Leonardo, poi! Pwhuahahah) non avrebbero potuta aiutarla e Dimitri, insomma..
Quindi ho dovuto togliere. Volevo fare un'altra cosa poi che non posso dirvi perché la userò come mezza idea più in là!
Allooooora.. Per il resto un pochino di azioncina ce l'ho messa.. Pochina, lo so, perdonatemi.. Ma non sono propriamente ispirata sto periodo a scrivere di spadaccinate o_o.. Anche se prima o poi arriverà un bel combattimento tra non posso dirvi chi e chi u.u mwhuahahaha. E poi non nel prossimo capitolo (Che a qualcuno di voi piacere MOOOOLTO!) ci sarà più azione. Shila mi sa che ha fatto una cazzatina a salvare Ezio e Leo LOL, doveva lasciarli marcire lì!!! x°D

Cooome dicevo.. Penso proprio che molti di voi apprezzeranno il prossimo chappy, dunque rimanete sintonizzati u.u tanto è già pronto, a breve credo che lo posterò, nel fine settimana! (Anche se cercherò di tenere duro fino a Lunedì prossimo ma dubito che io riesca!)

Eeee, da qui tutto!
Ho cambiato nome da Eva13 ad Evelyn13... E' un nome che ADORO! E di seguito vi lascio il perché:
http://www.youtube.com/watch?v=JRJ_7YvIHnM
(Amo la canzone e loro, sono favolosi! Seppur non proprio il mio genere di musica... Ma dai, alla fine neppure ho un genere, ascolto di tutto!)

Eeee, mannaggia a me, me ne volevo andare senza i soliti saluti e ringraziamenti!:
Serpe89, Vesa290, Rashida e LABESTIAPAZZA che come al solito siete state tanto carinine a recensirmi anche questo chappy!
Ringrazio sempre tutti i lettori silenziosi che ci sono a seguire la mia ff e... E che dire! Se vi va lasciate una recensione!
Bacini!!!

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Capitolo 15
*** Perdono ***


15. Perdono


Grazie al cielo le cose andarono per il meglio e filò tutto liscio. Non appena Leonardo ed Ezio si ritrovarono di fronte la Rosa Colta, Shila li raggiunse a terra.
Poco dopo che ebbero bussato, una delle cortigiane aprì. “Oh buon Dio! Ezio!!!” Si voltò un istante. “Chiamate Paola!!” Poi si avvicinò ai due, aiutando Leonardo a portarlo dentro.
Shila rimase lì sulla porta, non appena l'artista adagiò l'amico su uno dei divani, si voltò verso la giovane ragazza e con un sorriso rassicurante le fece cenno di entrare.
Qualche istante dopo sopraggiunse Paola. Vide la ragazza, vide Leonardo e vide le sue ragazze intorno ad uno dei divani, poi Ezio. “Ezio, mio Dio, cosa ti è successo??” Chiese preoccupata.
L'uomo se ne stava seduto sul divano, con la schiena appoggiata allo schienale, praticamente privo di forze e tutto dolorante. Lanciò un'occhiata a Shila, poi tornò a guardare Paola. “.. Eh... Lunga storia che ancora io stesso devo capire..” E guardò nuovamente Shila.
Paola seguì il suo sguardo e lo posò sulla ragazza. Lì per lì non capì, poi chiese alle ragazze di portare Ezio nella sua stanza mentre lei prendeva l'occorrente per medicarlo.

*La Rosa Colta*
Shila era seduta su una panca di legno di fronte alla Rosa Colta. Voleva accertarsi che Ezio non avesse subito danni gravi.
Stava lì a pensare e a riflettere mentre di tanto in tanto gli uomini 'poco di buono' che giravano ancora a quell'ora tarda, passando di lì e vedendola con quegli abiti succinti, si abbandonavano ad apprezzamenti poco aggraziati.
La ragazza sentì la porta aprirsi: ve ne uscì Leonardo. Lo guardò per un istante, poi tornò a guardare un punto indefinito di fronte a lei.
L'artista la osservò avvicinandosi piano fino a raggiungerla, sedendosi accanto a lei. Ci furono lunghi istanti di silenzio, forse addirittura qualche minuto prima che lui parlò. “E' bello potersi godere questo silenzio, eh? Stare qui e magari alzare il naso all'insù ad osservare le stelle.. Rilassante, non trovi?” Chiese, spostando il suo sguardo dapprima sul cielo poi su di lei. Shila non rispose. “L'hai combinata grossa, eh?” Tentò nuovamente lui ma con tono bonaccione.
“.. Mh..?”
“Hai l'aspetto di una persona che sta veramente a terra.. E se posso azzardare, anche spaventata. Lo so bene, io mi spavento spesso..” Aggiunse poi ironico.
Shila volse finalmente il capo e lo guardò. “Ho tradito la mia famiglia... E ho tradito Ezio. Volevo diventare un'Assassina ma ciò non succederà. La prima cosa che mi insegnò furono le tre regole fondamentali.. E sai la terza qual'era?”
“.. Ehm.. Forse Ezio me ne ha parlato ma io non sono un Assassino.. E ho la memoria un po' arrugginita, ho una certa età, sai?” Disse con una punta di ironia. Sorrise.
“... Non compromettere la confraternita. L'ho compromessa prima di entrarne a far parte. Che sciocca...” Disse con un certo sprezzo per se stessa nel tono.
Leonardo tornò serio, la guardò in silenzio per alcuni secondi, poi le appoggiò una mano sulla spalla. “E' normale sbagliare.. Tutti sbagliamo. Bisogna solo imparare dai nostri errori e non commetterli di nuovo in futuro e sperare di avere qualcuno abbastanza buono ma saggio davanti per perdonarci.”
“Ed Ezio lo è?” Chiese lei, tornando a guardarlo.
“Se non lo fosse non credo che ora sarebbe il 'gran maestro degli Assassini'. No?” Sorrise.
“... Già.”
“Da quello che ho potuto apprendere da ciò che mi ha detto Ezio quando eravamo prigionieri, gli hai raccontato molte bugie.. Forse è ora che tu gli dica qualche verità. Magari è tardi.. Ma sono sicuro che Ezio apprezzerà più che tu gli dica la verità ora invece di magari.. Non so, scappare.”
“Non ho intenzione di scappare.”
“E questo è bene..”

Paola finì di fasciargli una ferita per poi dedicarsi al labbro rotto. Ezio era steso sul letto morbido, finalmente, a petto nudo con i soli pantaloni indosso.
La donna gli pulì il labbro dal sangue ormai secco, disinfettandoglielo piano. “Beh.. Non so proprio che dirti Ezio.. Io so solo che quella ragazza stamattina è venuta qui e ti cercava. Questo è quanto.”
“Mh... Ahh!” Si lamentò poi lui, spostandosi appena.
“E non fare il bambino, su!” Lo canzonò, scherzosa, Paola. Sorrise, poi buttò lo straccio ormai pieno di sangue. Si alzò. “Dovremmo aver finito. Ora riposati.” Gli fece una carezza sulla fronte. Povero Ezio, sembrava distrutto.
“Paola..” La richiamò lui, una volta che la donna aprì la porta.
“Sì?” Chiese, voltandosi.
“Puoi far salire Leonardo? E puoi trovargli una stanza, per favore..? Non mi fido a lasciarlo tornare in bottega da solo, calcolando che è anche vicino a casa di quei pazzi.”
“Casa di quei pazzi è la tua vecchia villa, Messere Auditore.” Scherzò lei. “Provvedo subito.” Disse e con un caldo sorriso lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Ezio espirò distrutto, chiudendo gli occhi.

Paola scese giù e una volta chiesto alle cortigiane dove si trovasse Leonardo, si recò fuori. Aprì la porta e vide i due sulla panchina, scherzare. Shila rideva, anche l'artista faceva lo stesso.
Le venne istintivo sorridere. “Leonardo.” Lo richiamò.
L'uomo volse il capo e la vide, la risata di Shila, invece, come il sorriso, si spensero. Abbassò il capo.
“Ezio vuole che vai da lui... E ha richiesto espressamente che tu per questa notte ti fermi qua.. E credo sia una saggia richiesta da parte sua e ancor più saggia la tua decisione se vorrai accontentarlo.”
“E-eh..?” Chiese l'artista. Una notte in un bordello?
“Non vorrai farlo preoccupare...?!” Chiese con un certo accento che sembrava più una minaccia, seppur giocosa.
“... No.. Certo che no.” Sospirò. “Va bene..”
“Ti trovo una stanza libera.” Disse la donna.
“Grazie Paola!”
“Sali prima che Ezio finisca nel mondo dei sogni!” Gli suggerì lei prima di rientrare.
Leonardo guardò Shila, “Che ne dici di andare a parlare con Ezio?”
“Che?” Chiese lei, “N-no, ma che dici? Ha chiesto di te.. Vai, io torno a casa..”
“Ezio avrà tutto il tempo per parlarmi domani..” Disse Leonardo alzandosi. “Vai su da lui, d'accordo?” Alzò le sopracciglia, osservandola qualche istante. Sorrise e dopodiché rientrò.
Shila sospirò. Ezio probabilmente non aveva la benché minima intenzione di vederla ma Leonardo era stato abbastanza convincente... Così si alzò ed entrò, percorse il salone principale e salì le scale quando un dubbio la assalì, 'Qual è la stanza di Ezio??' Si domandò, trovandosi di fronte ad una miriade di porte. Per sua fortuna proprio in quell'istante da una delle porte uscì una donna dai lunghi capelli ricci rossicci e gli occhi verdi: indubbiamente una cortigiana. Indossava vestiti molto succinti e teneva per mano un uomo. Ridevano.
“Scusate...” Richiamò la loro attenzione.
La donna si fermò e la guardò. “Sì?”
“Sapete per caso dirmi dove si trova la stanza di Ezio??” Domandò.
“E' quella lì!” Ne indicò una due porte più lontana.
Shila ringraziò e proseguì. Si ritrovò di fronte la porta ma era indecisa. Rimase ferma. Sentì vari schiamazzi dal piano di sotto e dalle altre stanze. Si fece forza e bussò, aprendo ed entrando.
Ezio era sdraiato sul letto, fasciato e dolorante, volse il capo e la vide. “Che ci fai tu qua?” Chiese, “Avevo chiesto di Leonardo.”
“...” Shila esitò, rimanendo sulla porta. “Lui mi ha detto di venire al posto suo e... Mi dispiace Ezio..” Abbassò il capo.
L'Assassino si tirò su, seduto sul letto con la schiena appoggiata contro la testiera morbida del baldacchino. “Non m'importa.” Disse con tono duro.
“Io posso spiegarti, per favore..” Mormorò lei alzando appena lo sguardo, timorosa.
Lui rimase in silenzio, guardò altrove. Il viso era contratto, si vedeva che era nervoso o comunque irritato, arrabbiato.
Shila si sentì uno schifo. Aveva tradito la sua famiglia e aveva tradito Ezio. Quando e se i suoi, cosa molto probabile, sarebbero venuti a sapere che aveva aiutato Ezio alla fuga, sarebbe stata la fine. Probabilmente non la avrebbe più avuta una famiglia, nel migliore nei casi... Ed ora anche lui la stava allontanando. Quel silenzio si stava prolungando troppo così Shila lo interpretò a modo suo. “Ho capito, va bene...”
Stava per dargli la buonanotte quando lui la interruppe. “Entra.” Ma il suo tono non sembrava voler diventare più dolce o cordiale.
Ciò che prima credeva che l'avrebbe sollevata, ora la fece irrigidire. Quella parola difatti non la aiutò per nulla a sentirsi meglio. Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al letto.
Ezio finalmente volse nuovamente il capo verso di lei. “Siediti.” Fece cenno verso la sedia accanto al letto dove prima sedeva Paola.
Shila si sedette, poi rimase in silenzio.
L'Assassino la guardò. “Beh? Non dovevi spiegarmi?”
Quella durezza nel suo tono le faceva male. Abbassò lo sguardo e si morse il labbro. “Si..” Biascicò. “Cosa.. Dovrei spiegarti Ezio?” Chiese. “Cosa, oltre che io non centro niente...? Che.. Mi dispiace. Non avevo idea si spingessero a tanto.”
Si spingessero? Si spingessero, 'chi', esattamente?”
“Nh?” Shila lo guardò interrogativa.
“Quindi non solo tua sorella Agnese centra con tutto ciò?”
La ragazza si sentì con le spalle al muro. Ohi, aveva parlato troppo? Non sapeva di Giulietta e Lorenzo? “... Anche i miei genitori.” Sussurrò, quasi avesse paura che la sentisse.
“In un covo di serpi mi trovavo...”
“Ti avevo detto di stare lontano da casa mia!” Sembrò riaccendersi lei, alzando di qualche tono la voce.
“Beh, non pensavo arrivaste a tanto!” Rispose lui a tono.
“Ma io non centro!!” Ribadì.
“Senti, Shila..” Ezio cercò di calmarsi. “Non ti biasimo per ciò che hai fatto.. O meglio, lo faccio sì, ma non perché tu hai voluto coprire o difendere la tua famiglia.. Ma per il fatto che sei venuta da me dicendomi che volevi diventare un'Assassina. Ricordi qual è la terza regola del nostro credo?”
“...” Shila annuì piano, abbassando lo sguardo ancora, colpevole.
“E qual è?”
“... Non tradire la confraternita..” Sussurrò.
“E tu cos'hai fatto?”
“... Vi ho traditi.. Senza nemmeno farne parte.” Sentì gli occhi bruciarle, le lacrime ci misero poco a sopraggiungere. Volse il capo per nasconderlo.
Ad Ezio dispiaceva vederla in quello stato, non poteva nasconderlo. Si era affezionato a quella dannata ragazza. Provava nuovamente un sentimento verso una donna da quando Caterina Sforza l'aveva abbandonato. C'erano altre donne a cui voleva bene: sua madre, sua sorella, Paola.. Ma erano tutte donne che conosceva da anni. Le 'nuove' conoscenze femminili invece.. Erano solo storie di una notte, un paio al massimo, niente più.
Shila si alzò, voleva solo andarsene. Ezio si tirò appena più su, sentì una fitta all'addome che gli dipinse una lieve smorfia di dolore sul volto ma non se ne curò. Le afferrò la mano, per fermarla.
Lei ebbe un sussulto, poi volse il capo per guardarlo. L'Assassino osservò per qualche istante quegli occhi lucidi: credeva nella sua sincerità. Voleva farlo, voleva fidarsi e crederla innocente. Le sue labbra si distesero in un lieve sorriso.
“... Mi dispiace..” Fu tutto quello che riuscì a dire Shila.
“Va bene.” Rispose lui, tirandola appena in modo da farla sedere sul letto. Così fece lei.
Ezio la scrutava, “Non vorrai mica metterti a piangere..” Sussurrò.
La ragazza sorrise appena, scuotendo lievemente il capo. “.. No.” Rispose a bassa voce, eppure due lacrime le solcarono le guance.
Lui le sorrise ancora, portandole una mano sulla guancia. Il pollice le accarezzò piano lo zigomo, asciugandole la guancia dalle lacrime, poi la sua mano scivolò lenta tra i capelli di lei, per tirarla a sé. Shila sentì il cuore batterle forte, saltarle in gola. Inevitabilmente abbasso lo sguardo sulle labbra carnose di Ezio, spezzate al lato da quella cicatrice che le rendeva ancora più sensuali. Deglutì a fatica.
L'Assassino si tirò ancora un po' più su, sporgendosi appena e sfiorandole finalmente le labbra, baciandola poi con trasporto.
Inutile dire che anche lei contraccambiò il suo bacio portandogli una mano sul braccio e risalendo lenta sulla spalla per poi scendere lungo il petto e l'addome, in una lenta carezza. Le sembrò assurdo di non aver mai realizzato, se non in quel momento, di quanto avesse bramato quell'uomo. Certo, indubbiamente lo trovava di grande fascino e carisma, un bell'uomo intelligente e simpatico, ma solo ora capì quanto desiderava unirsi a quell'uomo in una cosa sola. Ezio doveva pensare lo stesso dal momento che lentamente scivolò giù sul letto, con la schiena nuovamente a contatto con le calde e soffici coperte, portando sopra di se Shila la quale, con estrema delicatezza per evitare di fargli male, si mise a cavalcioni sopra di lui. Appoggiò le mani sul suo petto, chinandosi nuovamente per baciarlo con lenta passione. Da fuori si sentiva qualche lieve rumore, qualche chiacchiera, qualche schiamazzo.. Ma i due nemmeno ci facevano caso oramai, erano troppo presi ad ascoltare lo schiocco delle loro labbra, il loro respiro accorciarsi al crescere della passione con cui si baciavano, con cui con le loro mani si esploravano.
Ezio non ci mise molto a liberare Shila dall'ampia ma sottile veste bianca che portava, la quale finì dritta sul pavimento insieme agli altri indumenti. Le portò le mani sulla vita, facendo in modo che si tirasse appena su per poter osservare quel suo corpo esile ma allo stesso tempo sinuoso, la sua pelle così pura, liscia e diafana. Le mani ancora appoggiate delicatamente sulla sua vita, i pollici si muovevano in lente carezze sul suo ventre mentre lo sguardo risalì lento sul suo viso: due occhi pieni di luce, coraggio, forza. Due occhi chiari e talmente belli, puri ed espressivi, che qualsiasi paragone con anche la gemma più preziosa e rara esistente al mondo ora sembrava insulto. I capelli scuri, lisci e fluenti facevano solo da cornice a quel viso che ora, davanti ad Ezio, si presentava come il più grande spettacolo a cui avesse assistito dopo molti anni ormai.
Le mani dell'uomo scesero lentamente fino ai fianchi, posandosi poi delicatamente sul fondo schiena, senza malizia, solo con grazia. La tirò piano a sé, per assaporare nuovamente le sue labbra, quelle labbra chiare e così ben delineate. Mentre la baciava pensò che era degna di essere ritratta in un quadro di Leonardo, anzi, che forse lo stesso Leonardo si sarebbe dovuto sentire onorato di poter avere tale 'creatura' come modello per una raffigurazione.. Se non fosse che al solo pensiero covò una certa gelosia ad immaginarla a posare nuda di fronte l'artista e così, senza quasi accorgersene, gli sfuggì dalle labbra un 'Ti voglio' pieno di bramosia.
Shila lo guardò negli occhi, sorrise. “Anche io..” Sussurrò.
Ezio scivolò con le mani nuovamente sulla vita di lei, spingendola di lato ed invertendo le posizioni. Shila si ritrovò con la schiena contro il letto mentre lui sopra di lei. Sentì i muscoli dolenti lamentarsi un po' ma cercò di non pensarci, preso com'era dalla situazione. La baciò nuovamente prima di spingersi piano dentro di lei. Le prese entrambe le mani, intrecciando le dita con le sue e stringendole, portandole in alto sul letto oltre le loro teste.
La ragazza strinse le mani dell'Assassino per un istante più forte, schiudendo appena le labbra e spingendo il capo piano contro il cuscino, sospirando lentamente.
Il Fiorentino le diede un bacio al lato delle labbra schiuse, poi sulla guancia ed infine sul collo, sotto l'orecchio. “Sei bellissima..” Le sussurrò.
Lei sorrise, dopodiché lo guardò e cercò le sue labbra ancora mentre Ezio cominciò a muoversi piano dentro di lei. Snodò le sue dita da quelle della ragazza per portargli le braccia intorno al corpicino e stringerla a sé, finalmente sua. Shila gli cinse con le braccia la vita, stringendolo a sé anche lei, sentendosi sua... E sentendo l'Assassino in piccola parte un po 'di sua proprietà', in quel momento. In quel momento era lontana da tutto e da tutti, non pensava a nulla, non pensava alla sua famiglia, non pensava al guaio che aveva combinato, non pensava che probabilmente il giorno dopo quando sarebbe tornata a casa sarebbe stato un inferno, no... Ora, per lei – e probabilmente anche per lui – c'erano solo loro due, niente più. Loro due, uniti in una cosa sola.



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Ohhhh... Finalmente ho postato questo chappy che mi piace tantissimooo!!! *____* Finalmente i due hanno esternato i loro sentimenti in atti più concreti! Hahahaha! :D
Oddio, spero che la scena vi sia piaciuta e che non sia finita troppo nel volgare ma non mi sembra, credo di essere stata abbastanza 'soft'! :)

Che dire, questo capitolo da scriverlo mi è piaciuto tanto tanto tanto tanto! (Anche il prossimo, bwhuauahahahaha u.u vedrete)
E quelli che mi chiesero di Agnese, attendete il prossimo capitolo che tornerà più str***a che mai!!! Hahahahahah :D

Detto questo, passo ai soliti ringraziamenti: Serpe89, LABESTIAPAZZA e Rashida per aver recensito l'ultimo capitolo.
Ringrazio tutti i lettori ma anche i miei assidui recensori, tra qui quelli sopra elencati ed altri come Vanny2003 (anche se non la sento da un po'), Vesa290 (Idem) e __Bj
(Idem con patate ahahaha xD) però mi sono sempre state dietro e hanno spesso e volentieri recensito.
Ringrazio veramente tutti voi recensori che avete lasciato anche una sola recensione: per me significa tanto. Non c'è niente di meglio di sapere che qualcuno gradisce le tue 'opere', o anche di ricevere critiche costruttive per migliorare sempre più.
Volevo fare questo ringraziamento speciale insomma ^___^ Ora metto da parte i sentimentalismi eee... Ci vediamo al prossimo chappy!
Bacini!!!

Evelyn13

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Capitolo 16
*** In trappola ***


16. In trappola

*Casa Viviano*
Dimitri entrò in casa: era tutto buio. Chiuse la porta e si lasciò andare ad un lieve sospiro. Aveva un sacco di domande che gli giravano per la testa. Che cosa stava succedendo?
Era stanco, doveva essere veramente tardi. Era preoccupato per Shila che ancora era fuori. Decise di andarsene in camera e magari aspettare di sentirla rientrare da lì però, una volta imboccato il corridoio, notò che dalla cucina proveniva un debole fascio di luce. Che qualcuno era sveglio? Non appena vi passò di fronte vide seduta al tavolo della cucina Agnese, rivolta verso la porta che lo guardava. Sul tavolo c'era una candela accesa, conferiva alla sorella un aspetto tetro ed inquietante.
“Dimitri.” Mormorò.
Il ragazzo si fermò. “.. Agnese, buonasera.”
“Dove sei stato?” Domandò, alzandosi.
“In giro.” Rispose vago lui.
La sorella lo raggiunse, afferrandolo in malo modo per un polso. “Dove sei stato?!” Chiese alzando la voce e con tono duro, “E dov'è tua sorella? Perché non è in camera sua!?”
O-oh. Questo sì che sarebbe stato un bel problema. “.. Non.. Non lo so dov'è Shila. Io sono stato in giro!” Ripeté.
“Quindi non eravate insieme?” Indagò.
“Ho detto che non so dov'è Shila, non l'ho vista.”
“Mmmhh...”
Solo qualche istante dopo sopraggiunse Giulietta, svegliata dalla voce dei due. “Dimitri, Agnese, che succede?” Chiese.
“Dimitri è appena tornato a casa e Shila non è in camera sua, madre.” Riportò lei.
'Che spia.. Stronza.' Pensò il ragazzo.
“Dove sei stato? E dov'è tua sorella?” Domandò Giulietta.
“Non lo so madre..” Si sentì terribilmente sotto pressione il ragazzo, tanto che cominciava a sembrare un po' nervoso, un po' preoccupato.
“Dimitri, tesoro...” La madre gli appoggiò una mano sulla guancia, lui abbassò lo sguardo. “Sei sicuro che non vuoi dirci nulla?” Domandò.
Il ragazzo stette in silenzio per qualche istante, poi riprese la parola. “Credo che Shila si stia cacciando nei guai..” Bofonchiò, senza alzare lo sguardo.
“Mh?” Giulietta alzò le sopracciglia, Agnese sembrò interessarsi.
“Lei... Non lo so, c'era un uomo che voleva ammazzarla.. Indossava delle vesti marroni, è uno di quei loschi tipi che girano di questi periodi per Firenze.. E... Avevano catturato Ezio e Leonardo Da Vinci, facendoli prigionieri... E Shila li ha voluti liberare, ma stava per rimetterci la vita.”
Per poco ad Agnese non le venne un colpo. “Come li ha liberati?!” Tuonò. Giulietta la guardò, per ammonirla. “Nel senso... E' pazza? Potevano farle del male!” Si corresse poi. Quella guasta feste...
Dimitri non seppe se aveva fatto bene o meno a parlare, Shila sembrava volere che nessuno sapesse niente ma.. Si preoccupava per sua sorella, aveva paura le potesse accadere qualcosa.
“Ed ora dov'è Shila?!” Domandò Giulietta.
“Aveva detto che avrebbe accompagnato Ezio e Leonardo in un luogo sicuro... Ezio parlava di un bordello gestito da sue amiche..” Ci pensò su un attimo. “La Rosa Colta, mi sembra si chiamasse..”
Le due donne si scambiarono uno sguardo. “Vai a dormire..” Disse Giulietta facendogli una carezza sulla guancia. “Ci pensiamo noi, ora, ok?”
Dimitri la guardò, annuì piano. “D'accordo madre..”
La donna gli diede una pacca sulla spalla, dopodiché Dimitri si diresse in camera sua.
“Che cos'hai combinato?!” Rimproverò Agnese.
“Io?! Dovreste prendervela con quella guasta feste di Shila!”
“Non c'era nessuno di guardia quando sei andata via? E che ti salta in mente di far uccidere tua sorella?!”
“Come se a voi importasse molto... Tanto lei è stata solo un errore per voi, un errore destinato ad essere una spina nel fianco!”
Giulietta rimase in silenzio, “Tuo padre si era anche raccomandato.” Disse poi, “Risolvi questa situazione Agnese! Portaci Ezio e Leonardo, vivi o morti.. O se non loro, la Mela.”
“E Shila?” Chiese.
“E con Shila ricattaci l'Assassino.”
“Ezio non sembrava molto entusiasta neppure quando gli dissi che lei non centrava... Dubito che abbia fiducia in lei ancora.”
“E' pur sempre un Assassino, no? Dovrà onorare la giustizia?” Disse con furbizia, prima di lasciare la figlia da sola.
'Quella stronza..' Pensò, 'Questa me la pagherà cara, sempre a mettermi i bastoni tra le ruote.. Ma questa volta giuro che gliela faccio pagare. Sapeva tutto e faceva finta di niente... Tradire così la famiglia poi.'
Agnese era furiosa.

*La Rosa Colta*
La stanza era rischiarata dalla pallida luce della luna che filtrava dalla finestra. Le tende ondeggiavano lentamente, mosse dal lieve e fresco venticello notturno che entrava.
Shila era sdraiata accanto ad Ezio, teneva il capo appoggiato al suo petto, poteva sentire il suo cuore battere piano, regolarmente. Gli teneva un braccio intorno la vita. Il braccio dell'Assassino invece cingeva le spalle della ragazza mentre con l'altra mano le accarezzava piano quella di lei sul suo addome.
Ezio teneva gli occhi aperti, guardava il soffitto e pensava... Pensava che in quel momento si trovava bene insieme a quella ragazza. Il pensiero di Caterina Sforza gli passò per la testa un istante, niente di più. Ormai aveva voltato pagina, era un capitolo concluso. Chissà che quella notte non avesse cominciato a scrivere una nuova pagina di un nuovo capitolo. Volse il capo e la guardò, teneva gli occhi chiusi. Tirò su appena il capo e le appoggiò le labbra calde sulla fronte, schioccandole un dolce e lento bacio.
Shila sospirò, stringendosi appena a lui e riaprì gli occhi. Tirò su il capo, appoggiando il mento sul suo petto ed osservando il suo viso: com'era bello... Era felice, finalmente dopo così tanto tempo riusciva a sentirsi felice accanto a qualcuno che non fosse suo fratello, riusciva a sentirsi parte di qualcosa, parte del mondo di qualcuno, della vita di qualcuno.
L'Assassino la guardò negli occhi, sorrise appena. “Tutto bene?” Chiese a bassa voce.
“Si..” Sorrise. “E' che...” Si fermò. Non trovava le parole.
“Cosa..?” Domandò lui.
“Non so... Dopo tanto tempo mi sento felice, sto bene. Sto bene con qualcuno che non sia Dimitri, non riesco a stare bene a casa ma riesco a stare bene con te. Sei circondato da brave persone.. Leonardo, Paola.”
“Lo so, sono fortunato...” Rispose Ezio. “E anche io sto bene, qui con te, Shila.” Sorrise.
La ragazza ricambiò il suo sorriso, raggiungendo le sue labbra e baciandolo lentamente, dopodiché appoggiò il capo nuovamente sul suo petto, chiudendo gli occhi e stringendolo. Ezio fece lo stesso e chiuse gli occhi, non ci volle molto che entrambi caddero in un sonno profondo.

Era mattina. I raggi filtravano attraverso la finestra e la lieve brezza muoveva le tende. La giornata era già iniziata a Firenze; si sentivano gli uccelli cinguettare, le persone giù in strada parlare, i venditori con le loro bancarelle cercare di attirare più gente possibile. Anche nel bordello la giornata era già iniziata, o forse, non era mai finita. Si sentivano chiacchiere e risa.
Shila inspirò, stringendosi ad Ezio. Si era svegliata a dir poco di buon umore ma voleva rimanere ancora così, abbracciata a lui, ad occhi chiusi.
Ezio dormiva beatamente, il suo respiro era lento e regolare. Aveva un visetto così tranquillo e placido che sembrava stesse sognando qualcosa di così bello.. Shila sorrise, facendogli una carezza. Giusto qualche istante dopo sentì un gran frastuono di sotto e gli schiamazzi di prima trasformarsi in grida.
Sussultò, soprattutto quando notò Ezio svegliarsi di soprassalto per i forti rumori che arrivavano dal piano di sotto.
Scattò seduto mentre una smorfia di dolore gli si dipinse sul volto per il gesto troppo veloce. Si portò una mano sull'addome e si guardò intorno. La ragazza si era seduta al suo fianco, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Shila che.. Che succede?!” Chiese confuso.
“Non lo so... Era tutto tranquillo fino a poco fa..!” Disse lei, agitata.
Ezio scattò in piedi sistemandosi velocemente nonostante i suoi muscoli sembravano totalmente contrariati da quei movimenti. Afferrò la camicia e se la infilò, raggiunse la scrivania da cui prese la lama celata e se la infilò al polso, stringendola e precipitandosi fuori con ancora la camicia sbottonata. Quello che vide non gli piacque per niente: al piano di sotto i divani, i mobili, le sedie erano tutti all'aria, le cortigiane spaventate in ogni angolo del salone mentre i Tiranni brancolavano le loro armi all'aria, minacciosi.
“Allora? Dov'è Ezio Auditore?!” Chiese a gran voce Agnese, uscendo da una delle stanze del piano di sotto, seguita da due Tiranni uno dei quali teneva Paola con un pugnale puntato alla gola.
“Oh, Ezio Auditore!” Disse poi con un sorrisetto sulle labbra la donna, notandolo in cima al corridoio superiore. “Che sorpresa! Pensavo di dover cercarvi in ogni stanza! Vi ho svegliato forse?!”
Proprio in quel momento Ezio venne raggiunto da Shila, con la sua veste d'Assassina nuovamente indosso, solo qualche istante dopo arrivò anche Leonardo.
“E guardate chi c'è, la pecorella nera e Leonardo Da Vinci!! Vedo che ci siamo proprio tutti!” Continuò Agnese. Sembrava parecchia divertita dalla situazione. Altre cortigiane ed alcuni clienti uscirono dalle stanze sul piano, affacciandosi dal corridoio superiore.
“Paola!” Si preoccupò subito l'Assassino. La donna teneva le mani sul braccio del suo sequestratore.
“Ezio!” Paola cercò di divincolarsi dalla presa dell'uomo il quale le strinse il braccio attorno al collo con più forza.
“Dio Santo...” Mormorò Leonardo, appoggiandosi sul passamano.
“E Shila, cos'è quel vestito? Forse un modo per dirmi che ti schieri contro la tua famiglia? Oh, aspetta.. Liberando Ezio e Leonardo credo fosse un chiaro messaggio... Ma non posso lasciarti fare altri danni, sono desolata: devi tornare a casa con me.. Non che la cosa mi faccia piacere, sia chiaro!” Ridacchiò, portandosi una mano alle labbra.
'Odiosa..' Pensò l'Assassino.
“Non credo proprio!” Si impose la sorella.
“Ah no? Non credi? E credi che Ezio ti sarebbe riconoscente se per i tuoi capricci facessi tagliare la gola a questa puttana?!” Chiese portando lo sguardo su Paola.
Shila strinse i pugni, guardò Ezio quasi cercasse una risposta, un aiuto... Forse era la soluzione più giusta andarsene con loro.
L'Assassino allungò un braccio e le portò una mano avanti, intimandola a stare ferma. “Non vi rivelerò mai la posizione della Mela e tanto meno lo farà Leonardo, a costo della nostra stessa vita!”
'Ah, grazie Ezio.. E chi l'ha detto questo???' Pensò ironico l'artista, quasi per sdrammatizzare.
“Della vostra vita no.... Ma quella dei vostri cari?” Chiese la perfida donna, allargando le braccia e guardandosi intorno. Il Tiranno che teneva Paola gli spinse il pugnale contro la pelle morbida del collo. La donna deglutì, temendo il peggio.
“O forse questa puttana non conta abbastanza per voi, eh Ezio?!” Chiese.
Il fiorentino rimase in silenzio, in difficoltà. “Voi rendetemi la donna... E io verrò con voi. Cercheremo di scendere ad un compromesso.”
“Un compromesso? Oh, no no...” Agnese sorrise. “Non mi importa nulla dei vostri compromessi, Messer Auditore. Io voglio la Mela, nessun compromesso! La Mela o la vita della puttana.. E quella di tutti i vostri cari. Non mi fermerò finché non li avrò uccisi uno ad uno, fin quando il vostro senso di colpa non vi mangerà vivo...”
“E va bene!” La interruppe lui, “Lasciatela libera e verrò via con voi... E vi mostrerò dove si trova la Mela..”
“Ma Ezio!” Cercò di intromettersi Leonardo ma l'Assassino alzò una mano in segno di far silenzio.
“No Leonardo... Non posso permetterlo..” Disse poi guardandolo.
“Affare fatto?” Chiese Agnese.
“Affare fatto. Lasciatela libera.”
“E voi?”
Ezio si guardò intorno ed allargò le braccia. “Scenderò una volta liberata, tanto dove potrei scappare?”
“Mh...” La donna rimase in silenzio qualche istante, poi si voltò a guardare i suoi uomini, i quali aspettavano un suo ordine. “Lasciatela libera.”
L'uomo che tratteneva Paola sfilò lentamente il braccio dal suo collo e le diede una spinta. Paola si andò subito a rifugiare dalle sue cortigiane.
“Beh, ho tenuto fede al patto, ora sta a voi... Assassino.
“Ezio non farlo..” Sussurrò Leonardo.
Shila gli appoggiò una mano sul braccio. “Ma che hai intenzione di fare? Realmente vuoi rivelargli dove si trova la Mela? Sei pazzo! Non hai idea, loro non sono persone nelle cui mani la Mela starà al sicuro! Ti ammazzeranno non appena gli rivelerai dov'è!” Disse a bassa voce.
“Stammi dietro, sono troppi.”
“Eh?” Shila non capì.
L'ansia cresceva via via ogni istante che passava. La tensione si sentiva nell'aria, quasi sembrava si potesse tagliare con una lama.
“Da solo potrei avere qualche difficoltà...” Mormorò l'Assassino prima di appoggiare velocemente una mano insieme alla punta dello stivale sul passamano in legno, dandosi uno slancio oltre di esso in avanti, verso il piano di sotto. Sentì un vuoto allo stomaco durante la breve caduta. Tirò fuori la lama celata che andò a conficcarsi nell'incavo tra la spalla ed il collo di uno dei Tiranni. Cercò di attutire la caduta sull'uomo che crollò a terra tra i fiotti di sangue che schizzarono. Sentì un dolore terribile alle articolazioni in quanto non riuscì bene a distribuire il peso a causa dei muscoli doloranti. Il Tiranno lì accanto gli si lanciò contro. Ezio si alzò in un istante, tirò nuovamente fuori la lama celata con la quale tracciò uno squarcio sul corpo dell'uomo di sbieco, dal fianco destro alla spalla sinistra. Una grida lacerò il silenzio. Il sangue schizzò dappertutto, contro i muri, le donne, Ezio stesso si macchiò del sangue rosso e denso della sua vittima la quale fece qualche passo indietro e cadde a terra.
Shila capì: voleva affrontarli. Era pazzo?!
Due Tiranni si scagliarono contro Ezio: uno davanti e l'altro dietro. Lui guardò prima uno, poi l'altro. “Shila!!!” Gridò, decidendo di preoccuparsi del primo, quello di fronte.
Shila imitò quanto fece l'Assassino poco prima, si lanciò giù, andando a conficcare la lama celata nella sua schiena. Il tempo di alzarsi e notare che Ezio aveva fatto fuori l'altro uomo... Ma notare anche che erano accerchiati dai Tiranni. Deglutì, portando le spalle contro quelle di Ezio. “Sei fuori...” Mormorò lei.
“Pessima scelta, Assassini. Pessima scelta. Fateli fuori!!!” Ordinò Agnese.

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Ciao a tutti!! Ci ho messo un po' a ripostare... E... Ho una 'brutta' notizia:
Purtroppo, per chi mi segue, dovrà attendere un po' di più perché io posti i capitoli, ci metterò un po' di più di prima, confronto a quando sono appena tornata.
Purtroppo questo è il 5 anno di superiori e avrò gli esami... Come se non bastasse a fine Gennaio ho la prima simulazione d'esame e quindi devo mettermi sotto a studiare.. T___T E non mi va per niente! *piange*
Non ce la posso fare... :(
Vi ringrazio tutti, lettori e recensori.. Vi mando un bacione!

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Capitolo 17
*** Una nuova guerra ***


17. Una nuova guerra


Ezio e Shila si ritrovarono tutti i Tiranni avventarglisi contro. La ragazza riuscì a scorgere la sorella dietro tutti: se ne stava a braccia conserte, con un sorrisino soddisfatto. Come poteva? Come poteva, si chiedeva Shila, a condannare a morte con così tanta facilità sua sorella, un membro della sua famiglia? Forse era Shila che era troppo buona, la ragazza che, uccidendo un uomo che sennò l'avrebbe uccisa, si era sentita in colpa. Forse era che lei non avrebbe mai avuto il coraggio di far fuori la sorella – o il padre o la madre – nemmeno dopo tutto ciò che le avevano fatto, nemmeno dopo tutte le volte che le avevano rinfacciato le sue azioni, che le avevano detto di essere un fallimento, inutile, la pecora nera, un maledetto errore... In quell'istante il pensiero di Shila volò subito a Dimitri: come diavolo faceva a sapere Agnese dove si trovavano lei, Ezio e Leonardo? L'unico che lo sapeva era il ragazzo e lei aveva fatto ben attenzione a controllare che nessuno li avesse seguiti quando si erano recati alla Rosa Colta.
E se Dimitri avesse finto in tutti questi anni? Se avesse recitato la parte di quello buono con lei per poi tenersela cara quando gli avrebbe fatto comodo? No, non poteva essere.
Con il dubbio e la rabbia di quei pensieri, non appena il primo Tiranno le si gettò contro, schivò il suo colpo per poi conficcargli la lama celata nello sterno dopodiché lo spinse via per estrarre nuovamente la lama, insanguinata.
Grazie al cielo alcune delle cortigiane sapevano qualcosa di attacco ed autodifesa, così non esitarono ad aiutare i due Assassini.
Ezio si sentiva un po' rallentato nei movimenti, quando tentava qualche affondo troppo lungo nella carne dei suoi nemici, sentiva tutti i muscoli dolergli. Beh, forse sarebbe stata un'idea migliore riposare quella notte invece di spassarsela con la figlia più piccola dei Viviano, se solo avesse saputo che l'indomani era questo ciò che gli sarebbe aspettato.
Leonardo era di sopra insieme ad alcune cortigiane ad osservare la lotta, ancora una volta, tra il bene ed il male. Lui stesso per primo alla notizia della morte di Cesare Borgia si era sentito sollevato, credendo che fossero rari tali pazzi come lui... Ed invece ancora una volta, purtroppo per lui, si sbagliava.
Quella lotta continuò ancora a lungo, i Tiranni erano decisamente in maggior numero rispetto ai due Assassini e a quelle poche cortigiane che azzardavano a farsi avanti. Erano anche in evidente vantaggio dal momento che il grande Maestro cominciava ad accusare una certa stanchezza e lentezza nei movimenti soprattutto quando, per evitare una pugnalata dal nemico, si scansò di lato ma non fu abbastanza veloce e la lama del pugnale lo sfiorò sulla vita, aprendogli la carne. Si lamentò, cedendo con un ginocchio a terra: gli era sembrato come se tutta la spossatezza, la stanchezza e il dolore avessero aspettato quel momento per ripiombargli addosso con violenza.
Ezio cercò di rialzarsi ma, non appena fece per rimettersi in piedi, sentì qualcuno calciarlo dietro le ginocchia per farlo crollare nuovamente a terra, facendolo mugolare, per poi afferrarlo saldamente dai capelli.
Shila atterrò l'ennesimo nemico, nemmeno lei se la stava passando tanto bene: alcuni colpi nel corpo a corpo li aveva incassati, indebolendola, mentre del sangue usciva da alcune ferite che riportava sulle braccia e sulle gambe. Per fortuna nulla di preoccupante. Si trovò un attimo libera e si voltò per dare un'occhiata ad Ezio. Il suo sguardo percorse l'intera sala fin quando non lo notò poco dietro di lei, con un Tiranno alle spalle che lo teneva per i capelli e avvicinava la lama del pugnale alla sua gola.
“NO!!!” Gridò la ragazza, avventandosi contro il nemico. Salì sul tavolo che la divideva da lui e spiccò un salto: approfittandosi dello slancio lo calciò con tutta potenza su una tempia facendo praticamente schizzare l'uomo a terra senza sensi, ad occhi sbarrati, mentre un rivolo di sangue gli colava lungo il lato della bocca.
Non appena Shila arrivò con i piedi a terra si chinò ed aiuto Ezio a rialzarsi, poi si voltò insieme a lui verso i nemici rimasti: erano sei.
Shila aveva il respiro accelerato, indietreggiò appena insieme all'Assassino per recuperare un po' di tempo e fiato, notando poi di essere finiti contro il muro.
“O-oh..” Bofonchiò Ezio, non del tutto contento della situazione. Si diede un rapido sguardo intorno e notò che a terra, privi di vita, oltre parecchi Tiranni, c'erano anche alcune cortigiane. 'Maledetti...' Pensò.
Riprese la parola poco dopo, notando che anche i loro nemici stavano recuperando fiato, avvicinandosi però inesorabilmente. “Credo proprio che dovrò promuoverti...” La buttò lì Ezio.
Shila non lo guardò, continuò a mantenere alta la guardia. “Eh?”
“Intendo dire che se usciamo vivi da qui – e lo faremo – credo che potrai considerarti una di noi.”
“Una di voi? Un'Assassina?!” Chiese, nascondendo una certa euforia, forse per la situazione.
“Te lo devo!” Disse prima di scattare in avanti, sorprendendo il nemico che non si aspettava fosse lui a fare la prima mossa, infilandogli la lama celata nella trachea.
'Wow!' Pensò Shila entusiasta, raggiungendolo, mentre uno dei Tiranni le si gettò contro.
Agnese era su tutte le furie: com'era possibile che quel branco di idioti non era riuscito a far fuori due
miseri Assassini? Erano rimasti in cinque contro due, più alcune delle cortigiane.
Si morse il labbro quasi a farsi del male mentre vedeva anche gli ultimi dei suoi uomini cadere. Forse avrebbe dovuto richiamarli e andarsene: almeno si sarebbe assicurata una fuga coperta, con qualcuno che l'avrebbe difesa. Se fosse rimasta sola avrebbero potuto tranquillamente farla fuori.
“Basta! Andiamo via!!!” Ordinò e dopo un gesto di stizza uscì fuori.
I Tiranni cessarono la lotta, indietreggiando verso la porta e mantenendo alta la guardia. Una volta raggiunta l'uscita sgattaiolarono fuori.
“Dove diavolo andate?!” Sbraitò Shila, facendo per inseguirli. Ezio la fermò per un braccio e la ragazza fu costretta a fermarsi. “Ma..?!” Non capì, lo guardò con sguardo interrogativo, al che lui la lasciò.
“Non siamo in condizioni di affrontare una battaglia così seria, ora.” Le disse, guardandola negli occhi.
“Ma.. Agnese! Potevamo fermarla!!!”
“Avremmo potuto e poi? E poi i tuoi genitori ci avrebbero mandato branchi di Tiranni pronti a farci fuori.” Si guardò intorno, facendo qualche passo indietro ed allargando le braccia, per far sì che si rendesse conto della situazione, che si desse uno sguardo attorno: c'erano varie cortigiane ferite, alcune morte. Paola si apprestava a dare soccorso a quelle ancora in vita, alcune piangevano, altre erano terrorizzate. “Non è questo ciò che voglio. Questo lo dobbiamo evitare.” Disse l'Assassino prima di abbassare le braccia. “Le ragazze non hanno deciso questa fine, non sono loro ad essersi fatte avanti sapendo il rischio che correvano. I miei adepti sì.. Non lascerò che nessuno combatta una guerra o una causa che non è la loro. Chi vuole stare al mio fianco deve sapere a cosa va incontro, sia nel bene che nel male.”
Shila continuò a guardarlo. Si morse internamente il labbro e... Oddio, era così grande e saggio, così giusto. Annuì piano.
“Per questo... Sono disposto a farti entrare nella setta, sono disposto a darti la mia fiducia, oggi hai dimostrato tanto.. Ma devo chiedertelo ancora una volta: sei sicura che questo è quello che vuoi? Una volta entrata a far parte degli Assassini questo sarà il tuo mondo... E dovrai completamente estraniarti dalla tua famiglia dal momento che ora loro sono il nemico. Stai firmando un contratto con la morte, nel momento in cui ce ne sarà bisogno.”
Ezio di solito non faceva questi discorsi ai suoi adepti ma a Shila sì. Non dipendeva dal fatto che teneva particolarmente a quella ragazza, o che fossero andati a letto o perché erano amanti. Le fece quel discorso perché per quanto quella ragazza fosse sicura e motivata a diventare un'Assassina, doveva pur rendersi conto che stava andando contro la sua famiglia. Doveva rendersi conto che la vita da Assassini non era una passeggiata. Doveva rendersi conto che avrebbe dovuto ammazzare, seppur per una
giusta causa.
“Quindi sono... Un'Assassina?” Chiese.
“Beh, con calma Shila.. Potrai diventarlo a breve, se continuerai così. Sei un'adepta... Che inizia con qualche punto in più. Ho avuto già modo di studiarti da quando ci siamo conosciuti... E non è la prima volta che mi salvi la vita.” Disse, poi ci fu qualche istante di silenzio. “.. Grazie.” Aggiunse. Glielo
doveva.
La ragazza serrò appena le labbra e gli fece un lieve cenno. “Di nulla.. Dovere.” Sorrise appena.
Ezio la osservò per qualche istante, poi si voltò e raggiunse Paola per aiutarla a soccorrere le sue ragazze.

Era sera alla Rosa Colta. Dopo aver provveduto a curare i feriti, Ezio e gli altri, si erano preoccupati di dare una degna sepoltura alle cortigiane morte nella battaglia e a gettare al fiume i cadaveri dei Tiranni.
Quel giorno il bordello era rimasto chiuso, avevano sistemato per quanto potevano i mobili di sotto e pulito tutto dal sangue. Era ora di cena e Paola si era preoccupata di preparare un pasto caldo a tutti. Tutti erano più o meno scossi da quello che era successo la mattina: parte delle cortigiane subito dopo cena si era rintanata in camera per conto proprio, chi da sola o chi con un'amica. Qualcuna era rimasta giù a parlottare, qualcuna era rimasta con Paola.
Ezio non aveva molta fame quella sera, mangiò giusto perché doveva rimettersi in fretta e riprendere le forze. Era al terrazzo al piano di sopra. Stava seduto sul davanzale di pietra del terrazzo, con le gambe oltre di esso, a penzoloni e rifletteva sul da farsi. Si chiedeva se dovesse tornare a Roma a proteggere la Mela, ma già era al sicuro. Se dovesse avvertire Claudia o se l'avesse allarmata inutilmente. Se avesse dovuto combattere questa guerra a Roma, insieme ai suoi Assassini, o continuarla lì a Firenze. Pensava a Caterina.. Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto anche a lei.
“Ezio..” Sentì la voce di Leonardo, sussultò, distogliendosi dai suoi pensieri. Si voltò appena verso la porta e lo vide avvicinarsi.
“Leonardo..” Mormorò l'Assassino, poi tornò a guardare la città di fronte a lui.
L'artista appoggiò gli avambracci sulla pietra, spostando appena il peso in avanti e guardando di fronte a sé Firenze. Era parecchio scosso da ciò che era successo. “Quando partii da Roma tutto mi sarei aspettato qui a Firenze, tranne questo...”
“Lo so. Neppure io... Ero venuto qui per riposare le mie membra e...” Inspirò e poi espirò piano, senza finire la frase.
“Pensi sia grave?” Domandò Leonardo.
“Penso che non si arrenderanno facilmente. Questa grande bramosia verso la Mela di solito porta solo ad una cosa..”
“Pazzia?”
“No. Morte, Leonardo. Finirà come con Cesare... Beh, certo, se non saranno prima loro a fare fuori me..” Asserì ironico.
“Smettila.” Lo ammonì l'artista, guardandolo. Ci fu qualche istante di silenzio, poi riprese. “Stai meglio?”
“Si, mi sento un po' meglio. Credo che... Domani andrò a Forlì.”
“.. Cosa?” Leonardo non capì, aggrottò la fronte guardandolo con sguardo interrogativo.
“Da Caterina... Dovrei prendere in considerazione l'idea di chiederle appoggio.”
“Dopo quello che è successo? Ezio, gli Assassini?”
“Credo che molti abbiano allentato la corda dopo la morte di Cesare.. Non sono neppure sicuro di ritrovarli tutti al mio ritorno a Roma.”
“Ritorno a Roma? Torni a Roma?!” Ma che stava farneticando? Non gli stava facendo capire nulla.
“Non credo di poter continuare qui questa battaglia, non abbiamo alcun appoggio.” Si voltò di lato, ritirando una gamba al petto e lasciandone una giù a penzoloni, in modo da poter finalmente guardare Leonardo.
“Ma... E.. Shila?”
“Cosa?”
“Lei ti appoggia..”
“Si ma sai quanto me che non posso fare affidamento solo su di lei, non sappiamo quanti Tiranni si nascondano dietro ad Agnese e alla sua famiglia.”
“Shila potrebbe saperlo.. O scoprirlo.”
“E come?”
“Beh..” L'Artista fece una pausa, ragionandoci un po' su. “Potrebbe.. Potrebbe tornare dalla sua famiglia.”
“E tu credi che sarebbero così buoni da accoglierla a braccia aperte dopo ciò che ha fatto e a darle fiducia se già prima non scorreva buon sangue?” Chiese l'Assassino, alzando le sopracciglia. “Ma per favore, Leonardo!”
“Magari no... O magari sì se... Torna con delle coordinate finte ed errate sulla Mela.”
Ezio non capiva. “Vorresti rimandarla lì, dalla sua famiglia, a fingere di sapere dov'è la Mela per ingraziarseli e per scoprire quali capacità hanno contro di noi? Sei pazzo, è troppo pericoloso..”
“Beh potrebbe essere una valida alternativa.. Piuttosto, sei così sicuro che Shila appoggi la tua idea di andare a Forlì da Caterina?” Domandò poi.
“Che..? Shila non sa niente di Caterina e poi... Guarda che io e Shila non..”
“Ah no???” Rincarò Leonardo, alzando le sopracciglia con un sorrisino che la diceva lunga su ciò che pensava.
“....” Ezio rise. “Sì beh, è successo ma non... Non significa niente. Non stiamo insieme.”
“Va bene.. Se lo dice lei,
maestro!” Disse ironico Leonardo, notando solo poco dopo Shila uscire.
“Ah, vi disturbo?” Chiese la ragazza. L'artista la guardò con un sorriso. “No.. No figurati, stavo rientrando.” Disse prima di dare un'occhiata ad Ezio per poi dirigersi verso la porta.
“Ah, Leonardo...” Lo richiamò l'Assassino.
“Sì?” Si voltò.
“Dobbiamo trovare un altro posto dove stare, soprattutto per te. Io e Shila probabilmente ci sposteremo molto in questi giorni.. Tu è meglio se torni a Roma.”
Lui annuì. “Ne parliamo domani mattina Ezio. Buonanotte.” Disse prima di voltarsi, poi fece un cenno a Shila. “Buonanotte.” Ripeté.
“Notte.” Rispose lei, con un sorriso.
Leonardo rientrò, lasciando il terrazzo. I due rimasero soli: silenzio. Ezio la guardò per un breve istante, poi tornò a guardare la città, il cielo, l'infinito.
Shila si avvicinò lentamente alla balaustra di pietra, osservava Ezio, era così bello. “Come stai?” Ruppe il silenzio.
“Sto meglio..” Inspirò, prima di voltarsi e portare le gambe all'interno del terrazzo, verso di lei. “Sei stata coraggiosa oggi.. Sono fiero di te.” Le portò le mani sulle spalle e la attirò a sé. La ragazza arrivò praticamente tra le sue gambe, appoggiando le mani su di esse. Sentì le labbra calde dell'Assassino posarsi sulla sua fronte, con delicatezza, in un dolce bacio.
Shila socchiuse gli occhi ed inspirò, con le mani risalì lungo la vita di lui, cingendogliela con le braccia e stringendogli con le mani la camicia bianca. Non appena le labbra dell'Assassino si scostarono dalla sua fronte, la ragazza appoggiò la testa contro il petto di lui. Sentì il suo cuore battere ritmicamente. Chiuse gli occhi.
Ezio inspirò silenziosamente, le cinse le spalle con le braccia, tenendola stretta a sé e appoggiando una guancia sul suo capo. Gli faceva parecchio strano stare abbracciato e così vicino a quella ragazza... Forse stava facendo un errore. Forse consumata quella notte di passione, quella scintilla che sembrava poter diventare un fuoco ardente si era spenta... O forse semplicemente aveva
paura.

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E dopo praticamente 10 giorni ecco a voi l'attesissimo (certo, oh-ho! Attesissimo da chi?! xD) aggiornamento!
Chiedo scusa se ci ho messo tanto, chiedo scusa se ci metterò probabilmente altrettanto tanto per gli altri... Ma oltre i vari impicci con la scuola (che sto prendendo davvero sottomano) sto passando veramente un periodo di me**a... Anche per questo che prendo così sottomano la scuola. Son parecchio demotivata.
Beh, insomma sì, non voglio stressarvi con i miei problemucci, bwhuah u.u siamo qui per svagarci e leggere sto chappytolino (chappytolino non si può leggere!)
Dunque, devo dire che è stato un capitolo parecchio sofferto, mi trovo sempre in difficoltà con le scene d'azione ma devo dire che mi è piaciuto particolarmente come mi è venuta. Sono stata ispirata tutto d'un botto e mi son messa lì a buttar giù il chappy... Che mi piace veramente tanto °____° (che modestia, eh?! x°D)
Soprattutto Ezio quando fa il figone saggio lo trovo molto... Come dire, figone saggio u.u
Vabbè, mo poverino... Forse rivede Caterina e si sta facendo attanagliare dai dubbi esistenziali ahahaha xD
Dunque, bando alle ciance.
Ringraziamenti ai soliti e assidui recensori ^o^ che come fate ancora a sopportarmi, Dio solo lo sa!
LABESTIAPAZZA, Vesa290, Serpe89 e Rashida... *___* Come farei senza di voi, mie bellissime recensitrici? <3 Cuoricino tutto pe' vvoi! (Si con due V!)
Ah, visto che non lo faccio mai vorrei anche ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite, ovvero: ankuccia, kyuubbetto9 (che sei sparito °_° non farmi preoccupare, devi continuare la tua ff!!!), Lucy_Keehl, Mizzy e powerpuff89... Grazie mille! ^w^
Eppoooooi, vorrei ringraziare anche chi l'ha messa tra le seguite! (E mo a copiare tutti i nomi te vojo!):
Artemis-sama, blackpearl, chemical_sara, ElizabethAudi, EmilyHole, IsAry, kyubbetto9, LailaOsquin, LindaJSixx, moran92, piccolabulma, Rashida, Serpe89, tigre, Vesa290 e _Bj.
Tiè, qualcuno di voi s'è pure meritato doppio ringraziamento! xD Non so se tutti quelli nominati ancora seguano e leggano ma se ci siete battete un colpo se vi va!
Ah, ringrazio ovviamente anche tutti i 'solo-lettori' che comunque fanno tante visitine alla mia ff.. Vi ringrazio tantee! ^___^
Eeee... Boh, se a qualcuno va di lasciare una recensione, fa sempre piacere, ovviamente u_u
ANZI.
Vi devo ringraziare perché siamo arrivati a quota 100 recensioni.. Io vi stradoro *www* *si inginocchia a terra*
Ok, basta che qui le note d'autore stanno diventando più lunghe del chappy x°D eee.. Figurati l'ultimo chappy quanto saranno lunghe, tra ringraziamenti e commozione.. Beh vabbè, per ora ancora non mi riguarda, credo che almeno altri 5 chappy sicuri li faccio... E anche di più, quindi state tranquilli!
(Che palle direte voi!) Hahahahaha, vabbè baaastaaa! Scappo, un bacione! <3
Tchuss!!

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Capitolo 18
*** Il gruppo si allarga ***


18. Il gruppo si allarga

*Casa Viviano*
Era sera, la famiglia dei Viviano era tutta riunita a tavola eccetto per Shila, la quale non si era vista per tutto il giorno. Dimitri cominciava a preoccuparsi, ma che fine aveva fatto?!
Agnese non aveva avuto modo di parlare con Lorenzo e Giulietta in quanto il figlio era sempre stato in mezzo ai piedi durante la giornata, i genitori però avevano recepito già che le cose non erano andate come si erano prospettati.
Durante la cena ci fu parecchio silenzio, nessuno parlava ad eccezion fatta per la piccola Gaia, la figlia di Agnese, che di tanto in tanto faceva domande su Shila, dove fosse, quando tornava...
Finito di mangiare Giulietta si alzò prendendo i piatti aiutata da Maria, la serva. “Dimitri, tesoro, puoi andare a mettere a letto Gaia?”
Il ragazzo sospirò, guardò la bimbetta e sorrise, alzandosi. “Andiamo?” Chiese, porgendole la mano. La bimba annuì e si alzò, raggiungendolo e prendendolo per mano, così i due uscirono dalla cucina.
“Maria, qui ci pensiamo noi... Vai pure.” Disse Giulietta congedando la serva la quale annuì ed uscì seguendo a ruota Dimitri e la piccola Gaia.
Agnese sapeva che ora l'avrebbero tempestata di domande così, prima che potessero cominciare loro, iniziò lei, “Non abbiamo né la Mela, né Ezio e né Leonardo.”
“Come sarebbe a dire?” Chiese Giulietta, appoggiando i piatti in malo modo su un mobile e rivolgendosi poi verso Agnese.
“Sono andata alla Rosa Colta e li ho trovati lì... C'era la donna che gestiva il bordello e l'abbiamo presa in ostaggio.. Ezio però ha detto che avrebbe collaborato se l'avessimo lasciata libera... E così abbiamo fatto, non avevamo alternativa, dopodiché senza mantenere fede al patto si sono messi contro di noi, Ezio, Shila e le loro puttane.”
“Shila?!” Chiese a quel punto Lorenzo che era stato quieto ad ascoltare fino a quel momento.
“Dubito che rivedremo la piccola Shila varcare la soglia del nostro cancello di nuovo. Credo proprio abbia deciso di schierarsi dalla loro parte e... Aveva un'orribile veste bianca, da Assassina, al collo teneva un ciondolo recante il simbolo della setta.”
“.. Ohh dannazione, quella
dannata ragazza. Non ne fa una giusta.” Si inquietò subito Giulietta.
“Madre io... Mi dispiace, giuro che la prossima volta non fallirò!”
“Silenzio!” La zittì lei. “Hai già fallito due volte, li hai lasciati fuggire quando li avevamo in pugno! D'ora in poi non agirai più di tua spontanea volontà ma tutti i tuoi piani dovranno prima passare da me, è chiaro?!” Chiese arrabbiata.
Agnese si morse il labbro, giurò su sé stessa che quella stronzetta della sorella l'avrebbe ammazzata con le sue stesse mani. “... Sì madre.” Si ritrovò costretta ad annuire, abbassando il capo.
Lorenzo trasse un profondo sospiro, poi si alzò. “Buonanotte.” Fu tutto quello che disse. Non prendeva mai chissà quali parti in quelle discussioni.

*La Rosa Colta*
Quella notte Ezio proprio non riusciva a dormire. Era nel letto insieme a Shila – sì – dormivano insieme. Probabilmente era l'idea di rivedere Caterina a farlo agitare.
L'Assassino fiorentino non aveva mai tenuto in gran modo alle donne, oltre a quelle della sua famiglia solo due avevano lasciato il segno: Cristina e Caterina. Erano le uniche due per cui aveva provato un sentimento puro che andava oltre ad un'amicizia di letto.
Guardò Shila. Si ricordò di quando Cesare aveva fatto prigioniera Caterina e della gelosia che lo pervase al solo pensiero che lo Spagnolo avesse abusato del suo corpo... Stessa gelosia che lo assalì quando immaginò Shila posare nuda di fronte a Leonardo per un quadro ma che ora non gli faceva alcun effetto. Se ne era accorto: la neo Assassina doveva tenerci molto a lui, non lo vedeva solo come una guida, un maestro ed un uomo da cui prendere esempio ma anche come un possibile compagno dal punto di vista sentimentale.
E lui? Lui cosa voleva fare della sua vita sentimentale? Aveva quasi cinquant'anni e ancora non si era sistemato. Non aveva una famiglia tutta sua, non aveva neppure una donna. Quando era giovane credeva che il resto della sua vita l'avrebbe condivisa con Cristina, prima che la ragazza gli morisse tra le braccia... Poi, quando incontrò Caterina, cominciò a credere che forse c'era una donna anche per lui, dopo tutte le sue sventure, fin quando non lo abbandonò a Roma... E ora Shila. Ma Shila era giovane e bella... E lui non si fidava più delle donne, di certo non voleva ripiegare le sue delusioni in campo sentimentale su di lei e avviare una storia solo per non sentirsi solo, voleva esserne sicuro... Ed ora, di sicurezze, ne aveva ben poche. Probabilmente sarebbe morto solo.

Quella mattina Ezio saltò giù dal letto presto: aveva dormito davvero poco ma non accusava la stanchezza, oltretutto si sentiva in forma, molto meglio dei giorni precedenti. Guardò Shila dormire, non l'avrebbe svegliata, ci avrebbe pensato poi Paola.
L'Assassino si ritrovò praticamente costretto ad indossare nuovamente la sua veste dopo quei pochi giorni di 'relax'. Una volta infilate le lame celate e strette le fibbie scese: non appena arrivò giù fu piacevolmente sorpreso di trovare sia Paola che Leonardo in piedi.
“Ezio, buongiorno. Dove vai?” Chiese la donna, al che si voltò anche l'artista.
Il fiorentino li raggiunse. “Paola, Leonardo, buongiorno. Ho preso la mia decisione: andrò a Forlì da Caterina Sforza, credo che sarà ben lieta di aiutarci in questa nuova causa.”
Leonardo sospirò piano, non sapeva se essere a favore o contro di quella decisione ma si fidava. “E Shila?” Domandò.
“Non appena sei pronto Leonardo, svegliatela. Ti accompagnerà oggi stesso a Roma.”
“Cosa? Perché?” Chiese.
“Come perché? Non ho intenzione di lasciarti arrivare a Roma da solo con questi pazzi dei Tiranni in giro. Potrebbero seguirti o tenderti un'imboscata per la strada per poi cercare di estorcerti informazioni riguardanti la Mela.”
“E tu?” Chiese Paola.
“Io me la saprò cavare, devo solo arrivare fino a Forlì, al ritorno sarò coperto, spero. Non vi preoccupate, so difendermi... Sono o no il maestro degli Assassini?” Chiese poi con una punta d'ironia, accennando un sorriso, cosa che ormai non faceva spesso in quegli ultimi giorni.
I suoi due amici ricambiarono il suo sorriso.
“Però Ezio, ti prego, sta attento, va bene?” Disse Leonardo.
“Certamente... Vi raggiungerò a Roma domani.” Poi rivolse la sua attenzione su Paola, prendendole le mani e stringendole. “Paola... Non so davvero come ringraziarti, non hai esitato ad ospitarmi non appena son tornato qui a Firenze e ti ho causato parecchi danni.”
“Non preoccuparti Ezio, non è colpa tua.” Rispose la donna sorridendogli e stringendogli le mani a sua volta.
“Veramente, grazie. Non appena sarà risolta anche questa faccenda tornerò, magari con Claudia.. Mh?” Sorrise, poi una mano si insinuò tra il braccio e la vita, cingendole quest'ultima e tirandola a sé in un affettuoso abbraccio.
“Sarebbe meraviglioso!” Rispose la donna, prima di sentire le labbra dell'Assassino sulla guancia, schioccarle un bacio.
“Leonardo..” Lo guardò. “Occhi ben aperti, mi raccomando... Non appena arrivi a Roma informa subito mia Sorella, La Volpe, Machiavelli e Bartolomeo.”
L'artista annuì. “Certo.. Fai attenzione, va bene?”
“Sta tranquillo.” Disse dandogli un'amichevole pacca sulle spalle. “Ah...” Si voltò nuovamente verso la donna. “Non credo.. Ma in caso Agnese dovesse rifarsi viva e tornare qui... Ditele che siamo tornati a Roma.. E che l'aspettiamo. Arrivederci Paola!” La salutò, prima di uscire.
Leonardo si lasciò sfuggire un sospiro sconfortato.

Ezio arrivò fuori le mura di Firenze. Aveva optato per vie più interne e meno affollate in modo da dare meno nell'occhio possibile e per non andare incontro ai guai. Una volta arrivato fuori prese il cavallo, infilò la punta dello stivale nella staffa e si diede lo slancio con l'altra gamba, salendo su. Tirò le redini e calciando piano il cavallo lo fece partire al passo. Si guardò intorno, poi il cielo: probabilmente a breve si sarebbe messo a piovere.
Tra poche ore avrebbe rivisto Caterina... E non aveva neppure salutato Shila.

Leonardo e Paola attesero fino all'ora di pranzo prima di vedere Shila svegliarsi e scendere di sotto. Il tragitto era lungo e sarebbe stato meglio mettersi in viaggio il più presto possibile.
Non appena la ragazza scese, si guardò intorno. V'erano alcune cortigiane oltre l'artista e la donna. Shila indossava gli abiti da Assassina del giorno prima. Li avevano lavati ed ora erano più o meno 'portabili'. La ragazzetta si guardò intorno. “Ezio?” Chiese.
“Buongiorno Shila.” Dissero i due praticamente all'unisono, notando il viso sbattuto di lei che probabilmente doveva essersi affaticata parecchio il giorno prima.
La ragazza si avvicinò. “Buongiorno..” Borbottò in risposta, poi ripeté la domanda, “Ezio?”
“Ezio è andato a Forlì.” Annunciò Leonardo, gli dispiaceva dirglielo, soprattutto perché vista la sua domanda, l'Assassino doveva non averle accennato nulla.
“... A Forlì?” Chiese.
“Si a.. A trovare una vecchia.. Amica, sperando possa schierarsi dalla nostra come alleata.”
Shila rimase in silenziò, sembro perplessa. Perché non le aveva detto nulla? Sembrava quasi come se volesse fuggire da lei.
“Sei mai stata a Roma?” Chiese Paola, alzandosi dal divano, notando lo sconforto negli occhi della ragazza.
Lei alzò lo sguardo. “A.. Roma? No, perché?”
“Beh, a quanto pare è il tempo di farci una gita..” Rispose la donna, ridacchiando.
Leonardo si alzò a sua volta. “Già.. Ezio ha detto che non appena ti fossi alzata e rimessa in forze dovevamo partire per Roma. Ha deciso che questa battaglia non può consumarsi qui, non abbiamo appoggio... E dobbiamo avvertire sua sorella, gli Assassini e dei nostri.. 'Amici'.”
“Ah... E... Lui?”
“Ezio ci raggiungerà domani.”
Quindi era deciso? Stava entrando a far parte della setta? “Ma..” Non sembrò molto sicura... E Dimitri? Aveva bisogno di lei, non poteva mica abbandonarlo così senza dirgli nulla e poi aveva bisogno di alcuni chiarimenti, ad esempio su come Agnese facesse a sapere che si trovavano lì.
“Cosa?” Chiese l'artista.
Come poteva fare? Non poteva mica dirgli di aspettare prima di partire perché doveva andare a salutare il fratellino. “Partiamo subito?” Chiese.
“Sì, non appena sei pronta.”
Beh, per essere pronta, era pronta. Serrò le labbra ed annuì. “Va bene allora.. Andiamo?”
Leonardo annuì, poi si voltò verso Paola. Le sorrise, lei fece lo stesso. “Grazie di tutto Paola.” Disse stringendola in un abbraccio e baciandole la guancia.
“Mi aspetto di rivedere anche te una volta conclusa questa faccenda, quando Ezio tornerà.”
“Certo, basta che non esce fuori qualche altra storia simile perché non ci sto!” Risero.
Anche Shila salutò la donna, quando stava uscendo per raggiungere Leonardo fuori, Paola la richiamò. “Shila..”
La ragazza si fermò e si voltò. “... Si?”
“Sta vicina ad Ezio.” Le sorrise.
Lei non capì, la osservò per qualche istante, incuriosita da quell'affermazione, poi abbozzò un sorriso ed annuì. “Certo..” Rispose prima di uscire.

Shila e Leonardo si trovavano quasi alle porte di Firenze. L'artista vedeva che la ragazza aveva qualcosa che non andava, stava un po' più indietro e camminava svogliatamente. “Shila..” Rallentò, “Tutto bene?” Chiese.
La ragazza alzò lo sguardo e abbozzò un sorriso. “Sì.”
“Sei sicura?”
“... Si..” Annuì, un po' meno convinta – non che prima lo fosse – ma poi riprese. “E' che..”
“Ripensamenti?” La interruppe lui.
“No... Non ripensamenti solo che.. Dimitri.” Abbassò il capo.
“Tuo fratello?”
Shila annuì ancora.
“Cosa c'è che non va?” Chiese l'artista, con tono più apprensivo.
“E' che... E' l'unico che mi è stato sempre accanto e io ora... Lo sto abbandonando così, senza dirgli nulla."
“Vuoi andare ad avvertirlo?”
“Mi lascereste andare?” Chiese Shila, i suoi occhi si illuminarono.
“Ma non è pericoloso?”
“Saprò cavarmela...!”
Leonardo era troppo buono, si impietosiva sempre davanti a scene simili. “Ma devi sbrigarti Shila, il viaggio per Roma è lungo.” Sorrise appena.
“Grazie Leonardo!!! Farò in un lampo!” Disse, prima di correre via.
L'artista sospirò, sperava di non aver fatto una sciocchezza.

La ragazza si trovava sul tetto dell'ex palazzo degli Auditore. Si guardò intorno circospetta prima di calarsi giù fino alla finestra, al secondo piano, del fratello: grazie al cielo era in camera, alla scrivania. Studiava.. O almeno fingeva. La ragazza sorrise e bussò piano alla finestra.
Dimitri sbuffò, odiava studiare. Sentì qualcosa picchiettare contro la finestra così volse il capo e si ritrovò Shila. Gli si illuminarono gli occhi e sul volto gli si stampo' un gran sorriso. Si alzò in piedi e corse alla finestra aprendola e poi aiutando Shila ad entrare.
“Shila! Che fine avevi fatto?!”
“Shh!!” Lo intimò lei di far silenzio o – quantomeno – di abbassar la voce.
“Si può sapere dov'eri finita? I nostri genitori sono preoccupatissimi!”
“Non sono preoccupatissimi, sono dei mostri.” Lo corresse lei.
“Ma che..?”
“Chi c'è a casa?” Chiese la ragazza.
“Solo Maria.”
“Ho poco tempo per spiegarti... Siediti.”
Il ragazzo si andò a sedere, Shila fece lo stesso, mettendosi accanto a lui. Cominciò a raccontargli tutto, seppur riassumendo, fin dal principio.
Inutile dire che Dimitri non la prese affatto bene, anzi, non gli era del tutto chiaro, non capiva come potesse essere possibile. “E.. E ora te ne vai? Mi lasci qui?!” Chiese, quasi spaventato all'idea di rimanere senza sua sorella.
“.. Che altro posso fare? Ezio ha bisogno di me, ho la sua fiducia e non posso tradirla..”
“Portami con te!”
“A Roma?” Chiese lei.
“Sì!!!” Disse scattando in piedi, poi la prese per le mani, “Ti prego Shila!”
Lei non si aspettò una tale richiesta. “Non... Non so che dire Dimitri, è pericoloso, Agnese non ha esitato nemmeno un momento ad ordinare di farmi fuori... Non vorrei potesse fare lo stesso con te.” Si alzò anche lei.
“Beh se venisse a scoprire che tu sei stata qui e che io ti sto coprendo, potrebbe farlo lo stesso, no?” Chiese con un sorrisetto.
“Dai, non fare così!” Disse lei, ridendo appena.
“Per favore sorellina... Lo sai che la mia famiglia si trova dove ti trovi tu..” Sorrise appena.
La ragazza rimase in silenzio ad osservarlo per qualche istante. “Ti odio. Va bene.” Sospirò. “Ci vediamo alle porte di Firenze, muoviti che sennò Leonardo mi uccide!!!” Disse, prima di uscire dalla finestra così com'era entrata.

Leonardo era fuori dalla città ad aspettare la ragazza. Era seduto a bordo di una carrozza con due cavalli. L'artista non era decisamente tipo da farsi un viaggio così lungo a cavallo.
Shila arrivò alle porte di Firenze, attese il ragazzo una manciata di minuti prima di vederlo arrivare. “Oh, quanto sei lento!” Lo canzonò, scherzosamente. Da una parte non poteva affatto nascondere la sua felicità nell'averlo accanto. “Fa silenzio ora, ci parlo io con Leonardo.” Disse prima di arrivare alla carrozza. “Ehm.. C'è stato un cambio di programma.” Annunciò la ragazza, attirando l'attenzione dell'artista il quale, volgendosi, notò Dimitri. “Cosa..??”
“Lui viene con noi!” Sorrise.


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Daiii, sono stata abbastanza veloce no? Non potete rimproverarmi u.u
Quattro giorni, wow! Ho già in mente il prossimo chappy bello bello!
Volevo aspettare un pochino prima di postare questo ma purtroppo non appena li finisco di scrivere non riesco ad aspettare molto per postarli ehehe ^w^
Ringrazio ovviamente tutti quanti voi che recensite e leggete. Vi ringrazio da morire! Mi fate tanto contenta u.u
Vi mando un bacione cari, al prossimo capitolo!
Tchuss!

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Capitolo 19
*** Vecchie fiamme... Ritornano? ***


19. Vecchie fiamme... Ritornano?


*Forlì*
Ezio ci aveva visto giusto: era venuto a piovere. Fortunatamente era quasi a Forlì. Ci aveva impiegato mezza giornata circa per arrivare, era tardo pomeriggio ormai. Completamente zuppo, come del resto il suo cavallo il quale accusava ormai una certa stanchezza, scorse le prime abitazioni fuori dalle mura della città. Ne fu sollevato. Cominciava a sentire un certo freddo a star tutto bagnato sotto la pioggia ed il vento. Scese da cavallo ed i suoi stivali fecero un rumore non troppo piacevole una volta a contatto con il fango. 'Ahh, che schifo..' Pensò Ezio. Raggiunse una delle stalle più vicine dove lasciar a riposare il cavallo, diede alcuni fiorini allo stalliere e poi si avviò verso casa di Caterina. Cominciava a credere di aver fatto una sciocchezza ad essere andato lì, si chiedeva che faccia avrebbe fatto lei una volta visto sulla soglia della sua porta. Era troppo tardi ormai per tornare indietro: a breve avrebbe fatto buio – e già le nuvole scure rendevano il paesaggio molto più lugubre –, non gli sembrava proprio il caso. Ormai era lì.
Durante la strada si guardò intorno: Forlì non era per nulla cambiata. C'erano i soliti rivenditori che a quell'ora si apprestavano a cominciar a chiudere baracca. Quella città era sempre parsa molto triste all'Assassino.. E quella pioggia di certo non migliorava le cose.
Arrivò finalmente di fronte la casa, si fermò alla porta e così rimase. Cominciava anche a prendere in considerazione l'idea di lasciar perdere, trovare un posto dove rimanere la notte e il giorno dopo andar via come se nulla fosse... No, ma dai. Ma che storie erano quelle?
Inspirò a pieni polmoni, si fece 'coraggio' e dopodiché bussò sonoramente alla porta.
Ci volle qualche istante prima che qualcuno gli aprisse: Ezio si ritrovò davanti la bella Caterina solamente pochi istanti dopo, sexy ed attraente – a parer suo – come quando lo aveva lasciato. Aveva un'espressione meravigliata sul volto, incorniciato dai capelli rossicci.
Caterina, dal canto suo, si ritrovò davanti un Assassino appena più segnato dal tempo e dagli eventi trascorsi. Un Assassino completamente zuppo, dalla testa ai piedi. Seppur sul capo portava il cappuccio bianco i capelli erano gocciolanti. Sul viso aveva un lieve sorriso.
“Ezio???” Chiese lei, stupita nel rivederlo.
“Caterina..” Il sorriso del fiorentino divenne più deciso. Allargò le braccia.
La donna rimase perplessa per qualche istante. Mai aveva pensato che avrebbe avuto di nuovo a che fare con quell'uomo. “Non vorrete mica che vi abbracci in quello stato, Assassino?” Domandò, con ironia.
“Non lo voglio, lo pretendo!” Rispose lui prima di afferrarla con un braccio e tirandola a sé. Non era proprio riuscito a resistere: aveva sentito il bisogno di un contatto fisico con quella donna che, volente o nolente, doveva ammettere che gli era mancata.
La donna lo abbracciò, seppur poco convinta, poi si tirò appena indietro e lo guardò negli occhi. “Che cosa ci fai qui Ezio?!” Chiese.
“E' una storia lunga Caterina.. E per niente piacevole.”
“Ah... Dio.. Ho saputo che lo Spagnolo è morto, cosa c'è che non va ora?”
“Hai un po' di tempo?” Domandò lui.
“Hai un posto dove stare per la notte?”
“Ehhm...”
“Ho capito.. Entra.” Disse la donna, aprendo la porta e rientrando assieme all'Assassino.
Ezio vide i figli della donna, cresciuti dall'ultima volta che li aveva visti.
“Ragazzi, lui è Ezio Auditore, un mio vecchio amico.” Disse raggiungendolo alle spalle e tirandogli giù il cappuccio. “Rimarrà qui con noi per cena e... Stanotte.”

Caterina aveva provveduto a dare dei vestiti asciutti ad Ezio e a mettere la sua veste ad asciugare. La cena fu pronta poco dopo, lui si ritrovò a tavola con la donna ed i suoi figli insieme alla signora che l'aiutava con le faccende di casa.
Tutta la cena la passarono a chiacchierare del più e del meno, fatti accaduti da quando lei aveva lasciato Roma, raccontava della sua 'nuova' vita e dei suoi figli, delle gioie che le davano e di come, da quando Cesare Borgia fosse morto, le tensioni si erano allentate di molto. Parlavano di qualsiasi cosa capitasse senza però scalfire nemmeno un minimo il motivo del perché Ezio fosse lì.
Quando finirono di mangiare – la cena si prolungò parecchio visto il nuovo ospite – Caterina chiese ai figli di andare a dormire e così fecero, in pochi minuti rimasero solo in tre: Ezio, Caterina e la 'badante'. “Signora non vi preoccupate. Ci penso io qui.” Disse a Caterina quest'ultima.
“Grazie.” Rispose lei, alzandosi. “Vieni Ezio, ti mostro la tua stanza.”
Lui si alzò, fece un cenno all'altra donna e poi seguì Caterina. Nessuno dei due disse una parola fin quando, una volta al piano di sopra, non entrarono nella stanza.
“Ecco qui.. Per stanotte questa è la tua camera, va bene? Pensi di poterti adeguare?” Chiese, voltandosi.
La stanza era di media grandezza: l'entrata era appena più stretta poi la camera si allargava. C'era un letto alla parete sinistra e una scrivania a quella destra, all'angolo. Due finestre aperte dalle quali filtrava la luce della luna ed entrava una leggera brezza notturna che smuoveva le tende. Era completamente buia se non per i raggi lunari che la rischiaravano appena, assieme alla luce delle candele del corridoio che entravano dalla piccola fessura della porta che era rimasta di poco aperta.
Ezio scrutò la donna per qualche istante, in silenzio. “Sei bellissima..” Asserì poco dopo.
Caterina schiuse appena le labbra, non si aspettava tale affermazione. “Perché sei qui, Ezio?” Chiese poi a voce bassa. Aveva quasi paura che la causa che l'aveva spinto fin lì non era una 'storia lunga e per niente piacevole' come aveva detto lui. Per un momento si convinse quasi che l'Assassino fosse andato lì apposta per lei, per rivederla.
Il fiorentino d'altro canto notò che la donna non era incline ad accettare i suoi complimenti. Certo, per quale motivo avrebbe dovuto? Se così fosse stato li avrebbe accettati anni prima quando era il tempo, senza abbandonarlo lì a roma, solo come un cane. La superò, avvicinandosi alla finestra e appoggiando le mani sul davanzale, guardando di fuori la luna, spuntata fuori dalle nuvole scure dopo il temporale. “Sono tornato a Firenze.. Una volta aver sconfitto Cesare. Sembrava che andasse tutto per il meglio e che la tensione, come dicevi tu, si fosse allentata.. Ma non è proprio così. C'è una famiglia lì e credo anche molto potente. E' a capo di una setta, un clan... Non so bene ancora come definirli. 'Tiranni', li chiamano. Ne hai mai sentito parlare?”
La donna ascoltò con attenzione le sue parole, la sua convinzione del fatto che Ezio fosse lì solo per lei si era andata a sgretolare in pochi secondi... E da una parte ciò aveva ferito il suo ego, o forse solo i suoi sentimenti. Da una parte ci aveva creduto davvero – e forse sperato – che l'Assassino avesse fatto tutta quella strada solo per rivederla. Di sicuro l'avrebbe fatta sentire più che apprezzata. “No. Non ne ho mai sentito parlare.” Rispose dopo qualche istante di silenzio.
“Ho conosciuto una ragazza a Firenze, voleva diventare un'Assassina... E per forza di cose ho conosciuto anche la sua famiglia, quella di cui ti dicevo. Si chiamano Viviano. Abitano nella ex villa Auditore. Purtroppo ho scoperto tardi le loro intenzioni e ho capito che vogliono la Mela.. E credo che non si arrenderanno finché non la avranno.”
“E la ragazza?” Chiese Caterina.
Ezio si voltò verso di lei, si appoggiò contro il davanzale e incrociò le braccia, portando poi una gamba davanti all'altra. “La ragazza cosa?”
“Non lo so, hai detto che voleva diventare un'Assassina.”
“Credo che abbia le carte in regola per farlo. Mi ha salvato la vita due volte.. Anche se una delle due è stata lei a mettermi in pericolo non rivelandomi le vere intenzioni della sua famiglia sin da subito. Oggi sarebbe dovuta tornare a Roma insieme a Leonardo per avvertire gli altri.”
“E cosa centro io allora?”
“Mi chiedevo se potevo aspettarmi un appoggio da parte tua...” Disse Ezio scostandosi dalla finestra e avvicinandosi alla donna.
“E i tuoi Assassini?”
“Credo che molti non li troverò nemmeno a Roma al mio rientro. Dopo che Cesare Borgia è morto molti si sono lasciati andare.” Si fermò di fronte a lei.
“Capisco.”
L'Assassino allungò una mano verso il mento della donna, alzandole appena il capo, con il pollice le accarezzò la guancia, guardandola negli occhi. “Sei davvero bella, sai?”
“E tu sei il solito Don Giovanni...” Sorrise lei, ironica.
“Sto dicendo sul serio Caterina.” Il sorriso sparì dalle labbra dell'uomo. “Mi sei mancata, non saresti dovuta andare via.” Disse con tono più basso, portandole l'altro braccio attorno alla vita e tirandola a sé.
“Ezio..” Lo richiamò lei con tono lievemente canzonatorio, appoggiandogli le mani sul petto. “Forse è meglio che tu vada a dormire, ed anche io... Hai affrontato un lungo viaggio per arrivare qui e domani dovrai affrontarne uno altrettanto lungo.”
“Da solo?” Chiese. Si tirava indietro? Ciò significava che non gli avrebbe dato alcun appoggio?
“Non... Non lo so Ezio, devo pensarci.” Rispose lei.
L'Assassino la teneva stretta a sé per la vita, si chinò appena su di lei per arrivare al suo orecchio. “Rimani a dormire con me... Ti voglio.” Sussurrò. Ormai l'altra mano l'aveva lasciata ed era scesa sul suo corpo, fino al fianco, in una carezza.
Caterina sentì un brivido poi lo guardò negli occhi, notò lo sguardo di lui scendere sulle sue labbra e si ritrovò a fare lo stesso, vedendo che si avvicinava inesorabilmente fino a sfiorarla al lato della bocca, schioccandole un bacio lento, poi un altro. La donna gli spinse delicatamente una mano sul petto, allontanandosi. “Ezio.. Dai.”
“Cosa...?” Domandò lui a bassa voce, sfiorandole ancora le labbra.
“Se me ne sono andata un motivo ci sarà stato, no..?”
“E qual era questo motivo..?”
“Magari proprio il fatto che non volevo accadesse ciò?”
Lui le strinse la vita. “Perché no?”
“Ezio... Non so se te ne sei accorto ma ho una famiglia.”
“Si, hai dei figli.. Beh?”
“Beh...” La donna non seppe come rispondere così gli appoggiò una mano sulla spalla, facendo per spingerlo via, ma l'Assassino le afferrò il polso, scrutandola negli occhi.
Baciami.” Le ordinò.
“Che....??”
“Baciami.” Ripeté lui, tirandola ancor più a sé per il polso, con la mano risalì dalla parte inferiore della schiena fino a quella superiore, con delicatezza, per poi spingerla a sé stesso ed unire le labbra con le sue.
Caterina sembrò opporre resistenza ancora, per un istante, prima di abbandonarsi al calore delle braccia e delle labbra dell'Assassino che la tratteneva con tanta insistenza.
Ezio la spinse piano, indietro, fin quando le lasciò il polso ed allungò il braccio verso la porta, spingendola e chiudendola mentre continuava a baciarla. “Rimani qui con me, stanotte.” Sussurrò con le labbra ancora su quelle di lei. Suonava un misto tra un ordine ed una richiesta.
La donna gli appoggiò entrambe le mani sul petto. “.. Rimango qui con te, si..” Rispose a bassa voce. Rimase stupita nel sentire con quanta debolezza le uscirono quelle parole dalle labbra. Doveva ammetterlo, soprattutto a sé stessa: quel maledetto Assassino l'aveva stregata ancora una volta.
Lui la sollevò, prendendola in braccio, continuò a baciarla fin quando non arrivò ai piedi del letto. La adagiò sulle morbide coperte prima di appoggiarle un ginocchio accanto e chinarsi su di lei per baciarla ancora a lungo e cominciare a liberarla dai suoi vestiti.

Quella notte fu davvero molto lunga. Ezio e Caterina si erano addormentati nudi e sfiniti, stretti l'uno all'altra.

*Roma*
La carrozza che portava Leonardo, Shila e Dimitri aveva finalmente varcato le mura di Roma. Era sera tardi oramai. Alla guida del carro c'era Leonardo, il quale si era dato il cambio alcune volte con gli altri due ragazzi.
Shila e Dimitri erano tutti eccitati nel vedere Roma per la prima volta. Durante il viaggio si erano addormentati entrambi ma poi si erano svegliati ed erano rimasti tutti pimpanti per vedere quella città così lontana dalla loro casa.
Non sembravano affatto preoccupati, pensò Leonardo, sembrava davvero che non gliene importasse nulla di aver lasciato la loro famiglia e – da come giocavano e scherzavano tra di loro – sembrava veramente che per i due il nucleo familiare si stringesse solamente al fratello, per quanto riguardava Shila e alla sorella, per quanto riguardava il giovane Dimitri.
L'artista si ritrovò costretto a fermare la carrozza poco dopo. “Fine del giro.” Disse scendendo.
I due ragazzi lo seguirono a ruota. “Wow, è bellissimo qui! E' tutto così diverso..” Mormorò la ragazza meravigliata, guardandosi intorno. Davanti a loro si ritrovavano tutte le case ed i vari palazzi mentre alle loro spalle il paesaggio verde e pianeggiante, attraversato per alcune parti da campi.
“Come darti torto sorellina..” Borbottò Dimitri.
Leonardo guardò i due fratelli. Fu inutile trattenere un lieve sorriso vedendo tutta quella meraviglia e curiosità negli occhi dei due giovani. “Avanti ragazzi, andiamo...” Si ritrovò costretto a chiamarli all''ordine'. “Domani avrete tutto il giorno per curiosare per Roma finché non arriverà Ezio, ora dobbiamo avvertire un po' di gente.” Concluse, prima di incamminarsi.
Già, Ezio... Shila sospirò, si sentì demoralizzata tutto d'un tratto. Che stronzo, nemmeno l'aveva salutata. Così, con questi pensieri, si mise a seguire Leonardo insieme a Dimitri.
Camminando per le strade ed i sobborghi i due giovani non poterono non notare la grande differenza con Firenze: quest'ultima sembrava una cittadina più raffinata, di alta classe, mentre Roma, seppur bellissima, aveva un qualcosa di più 'rustico'.
Finalmente arrivarono alla Rosa Fiorita.
“Che ci facciamo qui?” Chiese Dimitri, non appena Leonardo fece per entrare. Aveva tutta l'aria di essere un bordello.
“Dobbiamo avvertire la sorella di Ezio. Farei bene a meno di entrare qui.” Borbottò l'artista.
“Ohh, io no!!!” Rispose invece, entusiasta, il ragazzo.
“Ma Ezio sembra proprio avere uno stretto rapporto con i bordelli, eh?” Chiese Shila, guardandosi intorno e facendo finta di nulla. “E credo comunque che il tuo entusiasmo te lo puoi tenere. Sono contraria a farti entrare in certi posti.” Canzonò poi il fratello.
“Ma smettila! Non sono mica un bambino in fasce!” Rise appena.
Leonardo sospirò, dopodiché entrò insieme ai due. Era un bordello sì, ma un signor bordello!
Era veramente ben arredato, molto elegante. I colori erano molto caldi sul rosso, salmone, arancio e dorato. V'erano vari divani e delle scale che portavano al piano di sopra al quale si affacciavano parecchie porte delle camere.
Non appena la porta si aprì, Claudia volse il capo. Aveva un vestito rosso e bianco con alcune ricamature dorate, i capelli erano raccolti come al solito. Non appena vide l'artista un sorriso le illuminò il volto. “Leonardo!!!” Esclamò andandogli incontro.
“Claudia, salve!”
“Come state?” Chiese la donna, fermandosi di fronte a lui, poi notò i due ragazzi. “Siete già tornato? Credevo vi fermaste più a lungo con Ezio a Firenze.. E mio fratello? Come sta?” Lo tempestò subito di domande.
“Eh...” L'artista sospirò, il suo sorriso iniziale si spense. “Purtroppo torno e lo faccio con brutte notizie.”
“E' successo qualcosa ad Ezio?!” Si preoccupò subito lei.
“No no.. Sta benone. Oddio, potrebbe cavarsela meglio ma.. Mi turba e dispiace dirlo ma a quanto pare c'è una nuova minaccia.”
“Cosa?” La donna aggrottò la fronte, non capì.
“Una famiglia di Firenze, molto potente, vuole impossessarsi della Mela. E' una lunga storia, Ezio sta tornando, mi ha detto di tornare e avvertirvi... Sarebbe bene che ci radunassimo insieme a La Volpe, Machiavelli e Bartolomeo.”
“Bartolomeo non è ancora tornato.” Rispose Claudia. “E.. Loro due chi sono?” Chiese.
Leonardo si spostò di lato, mettendosi a favore sia della donna che dei due ragazzi. “Oh.. Loro... Diciamo due angioletti custodi.” Disse l'artista sorridendo.
“Piacere, Shila, lui è mio fratello Demetrio... Dimitri.”
“Ah..” Claudia sorrise. “Piacere, Claudia.”
“Credo di dover trovare un posto per la notte ai due finché non farà ritorno Ezio domani. Ah, Shila è un'adepta presa sotto l'ala del 'Gran Maestro degli Assassini' a Firenze.”
La donna sorrise, guardando la ragazza. “Ah si? Felice di averti nella famiglia allora, Shila. Potrebbero rimanere qui per stanotte...”
“Ehm.. Non c'è un posto un po' più.. Tranquillo?” Intervenne la ragazza, notando già il fratello adocchiare le varie cortigiane.
“Ma come?!” Controbatté, per l'appunto, Dimitri.
“Zitto.” Lo ammutolì lei.
“Beh, se sei una nuova adepta magari potremmo farvi stare al covo... Che ne dite Leonardo?”
L'uomo annuì. “Credo di sì.. Comunque, Claudia, potreste avvertire per lo meno Machiavelli e La Volpe? Ci vediamo al covo all'Isola Tiberina così, con calma, vi racconterò tutto, d'accordo?”
“Va bene allora. Manderò alcune delle mie cortigiane ad avvertirli e ci vediamo li tra breve.”
“Benissimo, a più tardi!” Disse Leonardo prima di voltarsi verso i due, “Forza ragazzi, andiamo.”

*Forlì*
La donna si svegliò molto presto quella mattina. Era appena sorto il sole. Sgusciò via da sotto le lenzuola, prendendo i vestiti ed infilandoseli velocemente. Si avvicinò alla porta prima di voltarsi a guardare Ezio che dormiva beatamente: un terribile – e bellissimo – errore... Che avrebbe commesso ancora e ancora. Maledizione a lei!

L'Assassino si svegliò parecchio più tardi. Il sole era già alto nel cielo e a sentir come cinguettavano gli uccelli realizzò che la giornata doveva essere cominciata da un pezzo. Inspirò, poi espirò pesantemente irrigidendo i muscoli e stiracchiandosi. Non appena riaprì gli occhi notò che Caterina non era lì al suo fianco. Perché non era rimasta? Si chiese. Sospirò poi si tirò su, seduto. Portò una mano alla spalla destra, facendo roteare il braccio in senso orario e poi antiorario, dopodiché ripeté la stessa cosa per l'altro braccio. Lo avrebbe aspettato un lungo viaggio fino a Roma.
Saltò giù dal letto e si rivestì in tutta fretta, indossando la sua veste da Assassino ormai asciutta. Pensieri ottimisti gli passavano per la testa, come ad esempio che Caterina si fosse alzata prima semplicemente per ritrovarsi a tavola a colazione con i figli. Ma sì, perché pensare sempre al peggio?
Arrivò alla porta ed uscì, scendendo le scale. C'era silenzio... Eccetto per alcuni rumori che provenivano dalla cucina alla quale si avvicinò: dall'arco della porta scorse Caterina che riordinava alcune cose. Aveva i capelli sciolti in morbidi boccoli che le ricadevano sulle spalle ed un vestito, con la parte superiore a corpetto, viola, ricamato.
Ezio entrò nella cucina, la donna lo sentì e si voltò. “Ah, ti sei svegliato.” Disse.
Il sorriso dell'Assassino andò a morire sulle sue labbra sentendo la freddezza con cui gli si era rivolta. “Ero stanco, dovevo recuperar parecchie energie.” E così tentò un nuovo sorriso che però non venne ricambiato dalla donna la quale portò lo sguardo su quello che stava facendo prima. “Ah.”
Ezio le si avvicinò alle spalle, portandole le mani sui fianchi. “Che succede?” Chiese poi a bassa voce. “Qualcosa non va?”
Caterina si fermò, poi si voltò verso di lui ritrovandosi tra l'uomo ed il mobile della cucina. “Ti aspetti di venire qui, fare tutto il carino, portarmi a letto e poi pretendere che vada tutto bene?” Domandò.
Lui ci rimase di stucco, non si aspettava una risposta simile, difatti non seppe come risponderle. “Credevo che.. Lo volessi anche tu.” Alzò le sopracciglia, assumendo un aspetto piuttosto da cane bastonato.
“Non è questo il fatto Ezio!”
“E qual è allora?!” Si spazientì lui. Era dalla sera prima che andava avanti a dirgli che non era quello e non era nemmeno quell'altro ma mai che gli dicesse cosa fosse di preciso.
“Ho una famiglia.. E ho dei figli. Sto bene qui.”
“Non ho mai pensato di portarti via dai tuoi figli... E loro, comunque sia, ora sono grandi. Potrebbero sopravvivere anche senza di te.” Rispose lui con tono quasi duro.
“Anche tu puoi.” Controbatté la donna.
Riuscì a zittirlo, per qualche istante. “Sì, potrei...” Inspirò. “Ma magari non è ciò che voglio.” Le disse guardandola negli occhi, il suo tono ora era più pacato, più dolce.
Seguirono lunghi attimi di silenzio. Ezio continuò a scrutare negli occhi della donna, in cerca di una risposta... Ma i suoi occhi, purtroppo, dicevano ben poco, non era in grado di leggerli.
Caterina sospirò lentamente, portandogli le mani sul petto e abbassando lo sguardo. “Credo che sia meglio che tu ti metta in cammino. E' già tardi, la strada per Roma è lunga.” Le dispiaceva ma che cosa poteva fare?
“Non verrai con me, dunque.” Constatò lui, ritirando le mani. Inspirò silenziosamente e deglutì, si sentì un idiota ad essersi esposto così tanto.
“Già.. Ho messo a tua disposizione alcuni uomini. Verranno con te, ti aspettano alla stalla.” Disse lei allontanandosi e dandogli le spalle.
L'Assassino rimase in silenzio, non seppe che dire, sembrava proprio un addio quello. Ci aveva provato, lui, a tornare seppur con un pretesto. Ci aveva provato a riavvicinarla, a tenerla a sé... Ma a quanto pare aveva fallito. Si avvicinò nuovamente alle sue spalle, appoggiandole le mani sulla vita. La sentì restia ma non si tirò indietro. Arrivò fino al suo orecchio, da dietro. “Mi mancherai Caterina... Addio.” Disse quasi in un sussurro prima di schioccarle un lento bacio sulla guancia con tutta la dolcezza di cui disponeva.
Lei rimase nel silenzio più assoluto, sentì le mani dell'Assassino scivolar via dal suo corpo e lo vide passare accanto a lei. Lo vide allontanarsi con il suo portamento così elegante e maestoso che solo il grande Maestro degli Assassini poteva vantare di avere. Anche a lei sarebbe mancato, Dio se gli sarebbe mancato.

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Ta-daaan! Ed ecco qui il nuovo capitolo! Ho in lavorazione il 20°, quasi finito. Prima mi ero messa a tentar di scriverlo ma ho alcune one-shot per la testa che mi impediscono di scrivere per bene e quindi mi son bloccata!
One-shot su una Albert Wesker x William Birkin (Resident Evil) e una One-shot su Sergei Dragunov (Tekken) :O
Spero di poter buttarle presto giù queste due storielle così me ne libero! Hahahaha, che peso eh!
Comunque, povero Eziuccio u_u
Avrei così tante cose da dirvi che non so proprio che dirvi! Hahahahah.
Sto cominciando a pensare, su suggerimento di un'amica, di non finire la storia e fare una serie...
Ma non lo so, dovrei stravolgere tutto il finale e sono sicura che se facessi una serie l'inizio sarebbe pessimo e triste con la morte di qualcuno u.u
Un qualcuno che non è entrato ancora nella storia ma che ci entrerà alla fine è.é Le sorti sono già state decise! Bwhuahahahah!
Ringrazio come al solito LABESTIAPAZZA e Serpe89 per la recensione del capitolo passato.
Ringrazio anche Rashida che di solito recensisce ma che non l'ho vista all'ultimo, magari sei stata indaffarata - come al solito - e ti dico tranquilla! :D
Ringrazio anche Vesa290 che è assente da un po' (DEVI POSTAREEE!!!! Non resisto più u.u dannata!) e che c'è sempre stata e mi ha sempre sostenuta! :)
Ringrazio ovviamente tutti i lettori, quelli che mi hanno messa tra gli autori preferiti, quelli che hanno messo la storia tra le ricordate, seguite o preferite! <3

Credo questo sia tutto e... Ah! Insomma u.u se vi va lasciate una recensione che è sempre gradita, anche di nuovi :D
E... Ah!² (<- da notare che ho messo 'alla seconda' xD)
Se c'è qualcuno di voi che è un fan di Conan (io no xD) approfitto per fare un po' di pubblicità ad una mia amica che sta scrivendo una ff e che, ahimé, devo sorbirmi per amor della nostra amicizia! Hahahahah x°D No, scherzi a parte. Non mi piace Conan ma trovo che la sua ff sia scritta davvero molto bene e mi interessa seppur non mi piace ciò di cui parla, quindi se è riuscita ad interessare me, ve la consiglio davvero, non solo perché è un'amica :)
Qui c'è il link:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=954217&i=1


Un bacione a tutti quanti, al prossimo capitolo!
Tchusss!!! <3

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Capitolo 20
*** If you want peace... ***


20. If you want peace..


Ezio era stato tentato dal suo istinto di mandare tutto – e tutti – al diavolo, sopratutto gli uomini che gli aveva 'concesso' Caterina. Quasi quasi li avrebbe lasciati lì, per sfregio, ma si era reso conto che sarebbe stata solo una reazione da bambino sciocco e capriccioso, lui non poteva di certo permettersi ciò.
Avevano viaggiato tutto il giorno, con alcune pause, arrivarono solamente la sera. I cavalli erano sfiniti, quelle povere bestiole messe a dura prova. Avrebbero potuto metterci un giorno in più e passare la notte da qualche parte ma il maestro degli Assassini non si sentiva affatto sicuro a lasciare Roma e la Mela incustodite, sapendo della minaccia che incombeva.
Una volta arrivati nella grande città l'Assassino diede indicazioni agli uomini di Caterina per raggiungere uno dei palazzi dei mercenari, uno di quelli fatti restaurare da lui. Gli disse di fermarsi lì per la notte e poi li avrebbe aggiornati il giorno dopo tramite uno dei suoi assassini o chi per lui.
Si era fatto tardi oramai. Entrò nella stalla e scese dal cavallo, fermandosi accanto ad esso. Con una mano percorse il suo intero corpo, arrivando fino al muso. Si mise davanti l'animale e lo osservò, continuando ad offrirgli quelle tenere attenzioni. Era di nuovo a Roma. A breve avrebbe rivisto La Volpe, Machiavelli, Claudia ed i suoi Assassini, coloro che aveva lasciato solo qualche giorno fa... Senza dimenticarsi che tra poco avrebbe rivisto anche Shila.
Proprio in quel momento passò Claudia davanti la stalla. Si stava dirigendo anche lei al covo dove si erano dati appuntamento quella sera Machiavelli, La Volpe, Leonardo ed i due nuovi ragazzi.
“Ezio!!” Lo richiamò, riconoscendolo subito.
L'Assassino si voltò, vedendo la sorella, sorrise. “Claudia..” Mormorò, raggiungendola.
La donna lo abbracciò, stringendolo. “Leonardo mi ha raccontato, stai bene?” Chiese preoccupata, prima di tirarsi indietro e portargli le mani sulle guance, osservandolo.
Ezio le portò le mani sulle sue, sorrise ancora. “Sta tranquilla, mi sono ripreso.”
Claudia notò che il fratello era solo. L'artista le aveva raccontato, così come agli altri, che si sarebbe recato a Forlì da Caterina Sforza per chiedergli supporto. “Sei solo..” Constatò. “Caterina?” Chiese poi.
“Doveva occuparsi di alcune cose lì a Forlì. Non è potuta venire. Forse è meglio così, sarebbe stata messa in pericolo inutilmente, in fin dei conti questa non è la sua guerra... Non è la sua causa. E' stata fin troppo gentile a lasciarmi portare qualcuno dei suoi uomini con me.”
La sorella non trovò alcuna difficoltà a scorgere nei suoi occhi qualcosa che non andava, forse una certa delusione, un po' di risentimento. Tristezza, forse? “E' un punto a nostro favore, no?” Gli offrì un sorriso.
“Certo.” Rispose lui, ricambiandolo.
Claudia ritirò le mani dalle guance del fratello. “Mi stavo recando al covo, ci eravamo dati appuntamento con La Volpe, Machiavelli e Leonardo... Ah e quei due nuovi ragazzi.”
“Quali due nuovi ragazzi?” Domandò.
“Shila e... Com'è che si chiamava lui? Dimitri?”
“Dimitri?” Alzò le sopracciglia. Che ci faceva Dimitri lì a Roma?
“Già... Il fratello, no?”
“... Si.”
“Mi fanno pensare tanto a noi due Ezio..” Gli diede una lieve spinta. “Con la differenza che lei è più grande e lui più piccolo, ma mi fanno tanta tenerezza!”
L'uomo abbozzò un sorriso. “Sarà meglio raggiungerli se non vogliamo farli aspettare troppo.”
E così fecero: i due poco dopo raggiunsero al covo, scesero le scale del corridoio e raggiunsero la sala principale. C'erano parecchi dei suoi adepti, quasi tutti; questo non poté altro che fargli piacere.
Notò che su un divanetto, spaparanzato con le braccia incrociate dietro al capo, v'era La Volpe. Machiavelli se ne stava appoggiato ad una scrivania mentre Leonardo, Dimitri e Shila chiacchieravano tranquillamente. I tre furono distolti dalle loro chiacchiere, così come il ladro e lo scrittore, quando sentirono il coro degli adepti elevarsi per salutare ed accogliere il gran Maestro.
“Buonasera signore!” Si sentì, seguito poi da un “Ben tornato!”
“Ezio!!!” Esclamò l'artista, contento di vederlo sano e salvo. Si era preoccupato – fortunatamente – per nulla.
La Volpe scattò prima seduto, recuperando una posizione un po' più 'dignitosa', dopodiché in piedi. “Ezio, buonasera. Bentornato!”
“Buonasera Leonardo, Volpe..” Sorrise al ladro, poi volse il capo verso lo scrittore, “Machiavelli.” Gli fece un cenno.
“Bentornato Ezio.” Rispose lui con il suo solito tono distinto e autoritario.
Shila rimase in silenzio ad osservarlo fin quando l'Assassino non incrociò il suo sguardo. Per un istante si sentì in ansia, soprattutto sentendo la voce di Dimitri salutarlo. E se fosse stato contrario al fatto che si era portata anche suo fratello?
“Ciao Shila.” Si limitò a dirle senza alcuna freddezza anche se, per lei, un semplice 'ciao' non era abbastanza. “Sono felice che Dimitri sia qui con noi. Più siamo, meglio è.” Concluse Ezio, facendo cadere tutti i dubbi della ragazza all'istante, facendola sentire appena sollevata.
“Allora Ezio, cosa succede?” Cercò di tagliare corto Machiavelli.
“Leonardo non vi ha raccontato nulla?” Chiese.
“Si ma vorremmo sapere di più e come agire.” Intervenne La Volpe.
“Beh, non c'è molto da dire..” Cominciò Ezio prima di narrare nuovamente ai suoi amici ciò che era accaduto a Firenze. Leonardo aveva tralasciato – volutamente – un particolare tutt'altro fuorché irrilevante: non aveva detto che Dimitri e Shila erano della stessa famiglia Viviano.
“Aspetta, vuoi dire che loro fanno parte della famiglia?” Chiese allora Machiavelli, c'era una vena di polemica nel suo tono, probabilmente la polemica si faceva alla decisione di portare i due ragazzi a Roma con lui.
“Si, ma potete stare tranquilli.”
“Sei sicuro che possiamo fidarci di loro?” Domandò La Volpe.
Dimitri e Shila rimasero allibiti: si scambiarono uno sguardo mentre li sentivano parlare di loro come se non fossero presenti nella sala. Questo perché non ci tenevano a far le cose in gran segretezza, non quando si trattava di decidere se far entrare qualcuno a far parte dell'Ordine o meno.
“Beh, Shila mi ha salvato la vita due volte mettendo a repentaglio la sua, ho avuto modo di conoscerla più a fondo durante il mio – breve – soggiorno a Firenze. Mi fido di lei... Piuttosto sono rimasto incuriosito dal fatto che anche Dimitri sia qui a Roma.” Constatò prima di volgere lo sguardo verso i due.
“E Caterina? Leonardo ci ha detto che sei stato a Forlì.” Intervenne Machiavelli prima che Dimitri o Shila potessero dire qualcosa.
Già, quella Caterina. Ma chi era? Shila non seppe perché ma non riusciva a credere che fosse soltanto un'amica o una vecchia alleata... Difatti senti una fastidiosa sensazione di gelosia pervaderla.
Ezio inspirò. Ma tutti a chiedergli di Caterina? “Non è potuta venire. Aveva degli affari di cui occuparsi lì. Dopo che Cesare Borgia è morto ha avuto modo di tornare a Forlì. Comunque ha lasciato che portassi con me alcuni dei suoi uomini. E' stata molto.. Disponibile.” Inspirò silenziosamente. Leonardo lo osservò. Non seppe perché ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco che in quell'istante stava soffrendo. E di Shila? Non gli importava nulla? L'artista non ci capiva mai nulla dei problemi sentimentali dell'Assassino.
“E dunque come agiamo?” Chiese ancora Machiavelli.
“Sono sicuro che a breve verranno a sapere, se già non lo sanno, che siamo tornati a Roma. Quando ero lì a Firenze mi è successo più volte di sentirmi osservato e spiato ed ora sono sicuro che fosse per via dei Tiranni. Ora aspettiamo... E quando arriveranno faremo in modo di non farli avvicinare a..” Stava per dire 'al Colosseo', ma si bloccò. Non seppe perché ma preferì fermarsi, sicuramente era per la presenza di Shila e Dimitri. “Alla Mela.” Concluse.
“E se non arrivano?” Domandò La Volpe.
“Conosco Agnese, o almeno credo di conoscerla... E credo che una famiglia come la loro, con dei mercenari disposti ad uccidere, non si faranno alcuno scrupolo così come hanno fatto alla Rosa Colta. Ah, proprio a questo proposito Volpe... Gradirei che tu o qualcuno dei tuoi uomini potesse scortare mia sorella e sorvegliare La Rosa Fiorita nei giorni a venire. Non vorrei accadessero cose spiacevoli come a Firenze.”
“Certo Ezio, non c'è problema.” Disse abbassando lievemente il capo in un assenso.
“Bene... Questo credo sia tutto. Potete ritirarvi se volete, ci aggiorneremo nei prossimi giorni e vi prego: chiunque notasse dei movimenti sospetti in città mi avverta e avverta gli altri. Dobbiamo tenere gli occhi ben aperti, credo che nessuno di noi voglia che la Mela cada nelle mani di persone sbagliate. Già abbiamo avuto modo di vederne gli effetti devastanti in mano a persone come Rodrigo e Cesare.”
“Decisamente no...” Borbottò Leonardo il quale era stato fin'ora solo ad ascoltare, dal momento che lui non prendeva parte 'attivamente' in queste situazioni, non se la cavava con le armi.
“Bene, allora ci aggiorniamo successivamente. Riaccompagno Claudia.” Disse La Volpe rialzandosi dal divano sul quale si era seduto nuovamente per seguire la discussione.
“Ahh, Volpe, gradirei rimanere un po' con mia sorella... Ci penserò io a riaccompagnarla.” Rispose Ezio con un sorriso.
“D'accordo.. Allora provvederò a tornare alla Gilda e a mandare qualcuno per sorvegliare il bordello.” Disse prima di avviarsi all'uscita.
Machiavelli si avvicinò all'Assassino. “Sono contento tu sia tornato e che l'abbia fatto tutto d'un pezzo.” Mormorò con un certo distacco prima di offrirgli però un sorriso.
“Non ti libererai così facilmente di me Niccolò.” Rispose lui dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.
“Ho avuto modo di constatare in questi anni che hai la pellaccia dura, Assassino.” Scherzò l'uomo. Ezio rise appena.
Machiavelli così si avviò all'uscita, seguendo La Volpe. “Buona notte Leonardo.” Disse passandogli accanto.
L'artista gli fece un cenno, poi vide Claudia avvicinarsi all'Assassino e ripensando alla richiesta di quest'ultimo forse sarebbe stato meglio lasciarli soli.
“Beh, io me ne torno in bottega.” Annunciò allora.
“Noi cosa facciamo?” Chiese Shila. La notte prima l'avevano passata al covo ma non sapeva se ora, con il ritorno di Ezio, ci sarebbero state nuove disposizioni.
Il fiorentino si voltò verso i due ragazzi. Era stanco e si sentiva particolarmente stressato quella sera. “Rimanete qui, anzi..” Guardò Leonardo. “Hai modo di ospitare Dimitri?” “Non posso rimanere qui?” Intervenne il ragazzo. “Tra l'altro vorrei parlarvi, Ezio.”
L'Assassino rimase a guardarlo per qualche istante, poi si voltò verso Claudia e Leonardo. “Puoi accompagnarla tu alla Rosa Fiorita?” Chiese all'artista. Sembrava proprio che avrebbe dovuto rimandare.
“Certo, d'accordo.”
“Allora passa domani al bordello Ezio, scommetto che avrai un sacco di cose da raccontarmi, oltre quelle spiacevoli!” Affermò la sorella ironica, poi si avviò all'uscita insieme a Leonardo.
Il fiorentino si ritrovò da solo con Shila, Dimitri e gli altri Assassini. “Aspettami di sopra Dimitri, io arrivo subito.” Mormorò prima di rivolgere lo sguardo verso Shila che lo osservava, poi si voltò andando da Bastiano. “Sono fiero del lavoro che hai svolto in mia assenza.”
Questi abbassò il capo in un segno umile di rispetto verso il Maestro. “Dovere, signore.” Mormorò.
“Continua così, mi raccomando.” Sorrise, prima di raggiungere Dimitri.
Shila rimase lì, da sola. Il giorno prima se n'era andato senza dirle nulla ed ora si era comportato come se non esistesse, ma che aveva fatto di sbagliato?
Sentì tristezza mista a rabbia assalirla, dopodiché si avviò fuori dal covo.

Ezio aprì la porta e si ritrovò in cima al covo. Tirava una brezza leggera e piacevole.
Dimitri era seduto al bordo del palazzo, volse appena il capo vedendolo arrivare.
“Allora, Dimitri...” Mormorò avvicinandosi. “Di che cosa si tratta?” Chiese prima di abbassarsi e sedersi accanto a lui.
“Sono preoccupato..” Rispose lui prima di guardare altrove.
“Per?”
“Shila.” Ammise.
Silenzio.
“Cosa succede?” Domandò l'Assassino.
“Lo sapete bene Ezio cosa succede, Shila è mia sorella, sono tutto per lui e non mi nasconde niente... Non ho faticato a trovare informazioni su quella Caterina Sforza!” Disse Dimitri prima di rivolgergli nuovamente lo sguardo.
“...” Ahi. Beccato. Ezio tacque. “E' una lunga storia Dimitri.”
“Non vi chiedo cos'è successo, voglio solo sapere che intenzioni avete con mia sorella Ezio. Lei sta solo cercando qualcuno che la ami.. Visto che di amore non ne ha mai avuto nemmeno dalla sua stessa famiglia.”
L'Assassino si sentì un po' in colpa per quello che era successo la notte prima con la bella Caterina, anche se non aveva potuto evitarlo. Si continuava a ripetere che era stato un errore, che non era nulla.
“Non te lo so dire. Tua sorella è bella e giovane... E io non lo sono più. Ho oltre vent'anni più di lei e non è una sciocchezza.”
“Si ma mia sorella si sta innamorando di voi!” Controbatté lui con tono più duro, ora. Non gliene importava se quello fosse il gran Maestro degli Assassino o una persona qualunque, non voleva che Shila soffrisse ancora.
“Ti prometto, Dimitri, che non appena farò chiarezza con me stesso, tua sorella sarà la prima che lo saprà..” Disse prima di alzarsi. “Non ho intenzione di farla soffrire inutilmente, sta tranquillo.” Aggiunse poi prima di voltarsi e facendo per rientrare. Non era dell'umore per sostenere una discussione simile e tra l'altro non c'era molto da dire: Dimitri era stato abbastanza chiaro.
“Ezio, aspettate!” Lo richiamò il ragazzo, alzandosi.
“Mh?” Lui si fermò e si voltò.
“Volevo anche chiedervi... Se pensavate che potevo diventare anche io un Assassino.” Quel giorno Shila aveva avuto modo di spiegargli tante cose.
“Certo che... Sei un bel tipo.” Rispose Ezio, prima di ridere.
“.. Cosa?”
“Prima mi aggredisci e poi mi chiedi se puoi diventare un Assassino anche tu.” Ridacchiò ancora. “Ma lo apprezzo, sembri me alla tua età.” Disse sorridendo, gli faceva tenerezza quel ragazzo.
Dimitri lo vide voltarsi nuovamente e facendo per rientrare. Si sentì confuso. “E quindi?!” Domandò.
L'Assassino alzò la mano e gli fece un cenno. “Era un chiaro sì.”



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Sciao a tuttiii miei cari lettori! :)
Chiedo venia se è passato un po' di tempo prima che postassi ma sto passando un periodo orribile, sia per ispirazione sia per altro!
A scuola stiamo facendo le simulazioni d'esami e tutti compiti in classe (tanto perché le simulazioni non bastano!) che oggi s'è chiuso il pentamestre!
E quindi sono stata un po' impicciata!
Oltretutto ho iniziato una long-fic con Sergei Dragunov di Tekken con la quale mi sono già impantanata perché mi è venuta un'idea anche per una long di Resident Evil ma che non vorrei iniziare dal momento che ho già troppe cose aperte.
(Ma che vorrei farlo perché mi sento ispirata!)
Nel mentre ho scritto anche due one-shot su Resident Evil, con Wesker (che se qualcuno di voi è interessato vi prego di andarle a leggere e farmi sapere se vi piacciono! Mi farebbe molto piacere ^w^) eee... Quindi boh, sto proprio in pappe! Vorrei scrivere un sacco di tutto e poi non sapendo però a chi/cosa dare la priorità mi ritrovo a non scrivere nulla!
Sto capitolo lo avevo pronto da un sacco e mi mancavano giusto le ultime righe ma che non riuscivo mai a finire!
Mi sento poco ispirata ultimamente per sta fic e non so perché, vorrei tanto finirla dal momento che penso che in 3 capitoli sia conclusa!
Da una parte non vedo l'ora e dall'altra non voglio finisca! >.<

Ringrazio tutti i recensori dell'ultimo capitolo (e anche quelli precedenti), chi mi mette nei preferiti, seguiti o ricordati... E anche a chi solamente legge!
Grazie mille! Siete meravigliosi!! *___*
Vi mando tanti cuoricini! Hahahaha!!!

Qui vi lascio i link per le mie due one-shot:

One -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=962158&i=1
Two -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=963694&i=1

Spero vi piacciano, chi vorrà leggerle!
Tchusss!!! :D

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Capitolo 21
*** ... Prepare for war ***


21. … Prepare for war


Erano passati tre giorni dal ritorno di Ezio a Roma. L'uomo sembrava davvero irrequieto, si chiedeva perché ancora non aveva avuto notizie da parte della famiglia Viviano. Sembravano così intenzionati a voler la Mela ed ora erano spariti così nel nulla? Qualcosa non quadrava e – questo qualcosa – lo faceva stare ancor più in ansia. Magari stavano preparando qualcosa in grande, qualcosa per stravolgere completamente i piani di difesa degli Assassini.
Il gran Maestro se ne stava per i fatti suoi, non si era lasciato avvicinare nemmeno da Leonardo e Claudia, i quali spesso cercavano di parlargli ma trovarono ogni tentativo inutile. Ezio aveva dato delle disposizioni ben precise: tutti dovevano stare in massima allerta, le porte di Roma erano sorvegliate dagli uomini di Caterina i quali, semmai avessero notato qualche movimento sospetto, avrebbero subito dovuto dare l'allarme.
Claudia passava le giornate al bordello a gestire, come al solito, il lavoro. Leonardo in bottega riprendeva in mano vecchi schizzi e progetti. Dimitri passava le giornate ad allenarsi insieme gli altri Assassini, voleva migliorarsi sempre di più.
Shila... Beh, Shila era quella che probabilmente soffriva di più il silenzio di quei giorni. Soffriva per il silenzio di Ezio e soffriva per il silenzio da parte della sua famiglia. Voleva che quell'incubo finisse, era sempre tesa e nervosa.
Quella mattina non aveva visto Ezio uscire dal covo ma bensì salire su, in cima. Decise di raggiungerlo e provare a parlarci un pochino. Lo sentiva così distante...
Arrivò alla porta che dava sulla piccola terrazza, la aprì ed una folata di vento le scompigliò i capelli e le alzò appena la lunga veste bianca che portava. Ezio era lì, stava sdraiato all'ombra di un telo, sopra un povero cumulo di fieno. Teneva gli occhi chiusi e – asseconda di come si muoveva il vento e di conseguenza il telo – il suo volto, di tanto in tanto, veniva illuminato da flebili raggi di sole.
La ragazza si avvicinò fino ad arrivargli accanto, poi si sedette proprio lì, vicino a lui.
Ezio teneva gli occhi chiusi e le mani congiunte dietro il capo. La aveva sentita e già sapeva che era lei, aveva riconosciuto il suo passo.
Shila ritirò le gambe al petto e guardò di fronte a sé, ci fu un lungo silenzio tra i due... Un silenzio troppo lungo che nessuno dei due sembrava voler interrompere. Beh, lei non era lì per sentire quel fottuto silenzio.
“Dici che verranno?” Chiese dunque lei.
“Questo dovresti dirmelo tu.” Fu la risposta dell'Assassino. La lasciò per un attimo spiazzata.
“Ogni tanto mi sembra che tu ancora non sia passato sul fatto che io non ti abbia detto dall'inizio le cose come stavano.”
“Ah?”
Shila si morse il labbro e lo guardò. Ma perché diavolo era così freddo nei suoi confronti? Ancora non le aveva rivolto nemmeno uno sguardo, anzi.. Se ne stava lì con gli occhi chiusi e sembrava quasi che nemmeno la ascoltasse, che nemmeno le desse peso.
“Ezio ma si può sapere che diavolo ti prende?!” Alzò appena la voce, mentre il vento le sferzava il viso e le scompigliava i capelli.
Ci fu nuovamente un attimo di silenzio, dopo il quale Ezio aprì gli occhi. Le iridi color nocciola di lui si puntarono in quelle azzurre – chiarissime – di lei.
La ragazza deglutì e strinse i denti, il suo volto era contratto ma ben presto la sua espressione divenne più triste. “... Mi stai facendo male.” Sussurrò, abbassando lo sguardo.
L'Assassino continuò ad osservarla, in silenzio. Non sapeva bene come gestirla quella situazione, in quel momento proprio non ne aveva la testa... “Presto verrà a piovere. Ho un brutto presentimento.”
Shila aggrottò le sopracciglia. “.. A.. Piovere?” Chiese, che centrava con quello che lei gli aveva appena detto? Spostò lo sguardo sul cielo, verso l'orizzonte: non si vedeva neppure una singola nuvola. “Il cielo è limpido.”
“C'è molto vento. Le nuvole non ci metteranno nulla ad arrivare.” Disse, tirandosi su seduto.
La ragazza non seppe proprio come rispondergli, dunque calò il silenzio su entrambi, ancora.
“Ezio... Dimmi qualcosa. Parlami, ti prego.” Si stava esponendo veramente tanto, forse troppo per quell'uomo.
“Shila, non so che dirti.” Mormorò lui, tornando a guardarla. “In questo momento non ho proprio la testa per nulla. Sono solo molto preoccupato... Tremendamente preoccupato. Sento di non aver preso le giuste precauzioni e che in qualsiasi momento possano attaccarci e scoprirci magari.. Mancanti. Se così fosse, sarebbe davvero grave.. E sarebbe davvero molto grave se la Mela dovesse cadere nelle mani sbagliate. Non abbiamo idea di quanti 'Tiranni' stanno ai loro ordini... Ma per esperienza so che i folli hanno sempre avuto la mania di fare le cose in grande.”
“Non... Sono io quindi, che non vado?”
“Non sei tu. No. Ma ora non dovresti fossilizzarti suoi tuoi sentimenti. In situazioni simili sono solo un limite, ed ora come ora, non puoi permetterlo. Nessuno di noi può permetterselo.”
La ragazza annuì piano, si sentì una stupida. “.. Dov'è nascosta la Mela?” Domandò dopo qualche istante.
Silenzio.
“... Non ti fidi di me, Ezio?” Chiese ancora, con un filo di voce.
“Credo che meno gente sappia l'ubicazione della Mela e meglio è.”
“Non ti fidi di me.” Constatò lei, guardando altrove, verso l'orizzonte: il cielo era diventato tutto scuro e le nuvole nere si avvicinavano velocemente. Il vento sembrava alzarsi sempre di più. “Avevi ragione, verrà a piovere.” Sospirò, poi si alzò in piedi. Guardò Ezio dall'alto, il quale osservava l'orizzonte lontano.
“Ezio..” Lo richiamò, con un filo di voce.
“.. Mh..?” Lui volse il capo verso di lei, alzando lo sguardo e guardandola.
Shila si chinò nuovamente, appoggiando un ginocchio a terra. Gli portò una mano sulla guancia e gli baciò dolcemente le labbra. “Morirei per te, se fosse necessario... E non lo dico come Assassina devota al proprio maestro, ma lo dico come donna innamorata di un grande uomo.” Mormorò, osservando i suoi occhi color nocciola.
Innamorata? Addirittura innamorata? L'assassino sospirò silenziosamente. “Metti da parte i sentimenti, Shila. Preferisco che tu muoia per me come Assassina devota al proprio Maestro... Ma da Maestro degli Assassini quale sono, non lascerò che qualcuno muoia per mano di folli.” Le rispose, facendole una carezza sul capo, scendendo fino alla nuca e afferrandole un ciuffo di capelli scuri, seguendolo con le dita fino alle punte. Un lieve sorriso illuminò il volto dell'Assassino.
La ragazza si ritrovò senza parole, sentì solo il cuore batterle forte. Sorrise a sua volta, mentre poi sentì alcune lievi e fini gocce bagnarle la pelle.
“Torno dentro...” Sussurrò lei.
“D'accordo.”
“Tu no..?”
“Tra poco rientro anche io.” Rispose lui, facendole una lieve carezza sulla guancia.
Shila annuì, dopodiché si alzò. Guardò in alto il cielo, diventato ormai tutto nero. Inspirò e – dopo aver lanciato un'occhiata ad Ezio – rientrò dentro.
L'Assassino si lasciò ricadere sul cumulo di paglia, osservando nuovamente il cielo. Alcune gocce gli caddero sul viso, bagnandolo. Si portò una mano al cappuccio bianco, tirandolo giù ulteriormente per coprirsi il volto. C'era una tale quiete... Sentiva solo il vento tagliare il cielo e muovere le fronde degli alberi lontani.
Un lampo e dopodiché dopodiché un gran frastuono... Ma quel fragore non si limitò solamente al tuono, ma bensì v'era dell'altro: sentì i cavalli lontani imbizzarriti, i fischi delle guardie ed urla di persona. Scattò all'istante seduto, osservando l'orizzonte: vedeva del fumo levarsi oltre le porte di Roma e un vasto gruppo di persone varcare le mura della città.
Il cuore gli schizzò in gola: il suo presentimento era fondato. Doveva avvertire tutti quanti.
Si alzò in piedi e si avvicinò all'orlo del palazzo, cominciando a scenderlo velocemente e - una volta arrivato ad una minore altezza - si diede uno slancio con le gambe e saltò sul suo cavallo bianco, senza nemmeno avergli messo la sella. Gli calciò i fianchi e si aggrappò alla criniera: l'animale partì a tutta velocità e – mentre passò davanti l'entrata del covo – Ezio si preoccupò di avvertire gli Assassini lì di fronte.
“Avvertite tutti! Date l'allarme! Sono arrivati!” Gridò.
Il tempo che i suoi adepti si mobilitassero, Ezio era già sparito all'orizzonte. Doveva avvertire Claudia prima di tutti... Poi Machiavelli e La Volpe.

“Fateli fuori tutti, chiunque opponga resistenza! Trovate Ezio Auditore e portatemelo vivo! Per quanto riguarda Shila e Dimitri... Quei due traditori potete anche farli fuori!” Risuonò la voce di Agnese lungo le strade della città, mentre veniva seguita da Giulietta e Lorenzo.

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Chiedo scusissima a tutti quanti i miei lettori per questa lunghissima assenza.. ç.ç
Sono una pessima scrittrice, lo so!
Chissà se qualcuno è rimasto o se qualcuno ha ancora voglia di sapere come finirà la storia di Ezio e Shila.. :3
Ad ogni modo, diciamo che sono tornata! 
Oggi avevo tanta voglia di scrivere ed ecco qui, mi son buttata subito sulla mia long-fic preferita <3
Beh, direi che oramai siamo agli sgoccioli! 
Io due settimane e finisco scuola, il 20 Giugno mi iniziano gli esami e per i primi di Luglio dovrei aver finito gli orali...
Dunque se riuscirò posterò ancora qualcosa entrò questo mesetto u_u ce la metterò tutta.. Sennò prometto che a Luglio mi farò perdonare!
Mi son data molto ad altre ff e one-shot su altri fandom come Resident Evil, chiedo venia!
Se c'è ancora qualcuno dei miei cari lettori, o qualcuno di nuovo.. Che batta un colpo *w* mi farebbe piacere!
Per le ff che leggevo e di cui son rimasta indietro, mi farò perdonare! E per chi mi ha chiesto di passare, vale lo stesso! :P
Vi ringrazio TUTTI quanti per la pazienza. Lettori, recensori, chi mi segue, chi mi ama, chi mi odia.. Ahahaha x°D vabbè!
Capito, no? <3


IMPORTANTE:
Ho aperto un account su Facebook, solo per efp, per le fan fiction che posterò qui.
Aggiungetemiii! Mi farebbe immensamente piacere! Sia per tenervi aggiornati e sia per tenerci in contatto anche in periodi morti, tipo questo appena passato!
Spesso mi dispiace non sentire spesso molti di voi, perché magari sono assente qui!
Dunqueee AGGIUNGETEMI! :D
Questo di seguito è il link! ->

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