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Rinuncia: Questa storia è basata su caratteri
e situazioni create e possedute da JK Bowling e i vari editori, inclusi ma non
limitati a Scholastic Books, Raincoast Books e Warner Bros Inc. Non c’è
guadagno e non è intesa nessuna infrazione della proprietà letteraria riservata
o del marchio. Avvertimenti: Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene
SPOILERS. Se non volete sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia. Le Note d’autore: Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che
sembrano essere un cliché in molte fandom. Ho provato un gran divertimento
nello scrivere questa fic, tentando di esplorare le possibilità in un modo
lievemente diverso da ciò che ho visto in precedenza. Può esserci Veela!Draco,
ma è tutto basato sul POV di Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.
1
Scoperte
Harry
scostò la schiena dal sofà, allungandosi, ma non servì. Il male che avvertiva
sotto e tra le scapole non andò via. In principio aveva pensato che fosse a
causa di uno stiramento causato dagli allenamenti di Quidditch, ma solitamente
questi scomparivano poco tempo dopo. Un viaggio nell’ala dell’infermeria aveva
attraversato la sua mente dopo un paio di giorni di dolore, ma non gli piaceva
infastidire le persone con cose di poco conto. Se crescere con i Dursley gli
aveva insegnato qualcosa, era l’essere autosufficiente, ed un dolore nella
schiena non era abbastanza per fare chiasso.
“Tutto
bene, Harry?” Gli chiese Ron, dall’angolo in cui stava stracciando Neville agli
scacchi.
“Un
po’ di dolore nella schiena”, fu la risposta di Harry, che si alzò, per provare
se serviva a far diminuire il dolore.
“Ancora?”
Disse Ron che si girò per guardarlo, un piccolo cipiglio sul volto.
Ron
si era accorto del suo disagio il giorno precedente, ma Harry l’aveva
rassicurato con la scusa di una mossa avventata durante il volo.
Dall’espressione sul viso di Ron, Harry capì che questa volta non avrebbe
potuto scamparla con la stessa scusa. Tutto ciò che desiderava era che
l’irritante sensazione sparisse. Essendo un mago, aveva pensato che avrebbe
dovuto essere in grado di affrontare un semplice dolore, ma fino a quale
momento, la pozione per rilassare i muscoli che aveva fatto durante la
punizione la settimana precedente non stava funzionando. Harry spostò le
spalle, in un tentativo di liberarsi del dolore sordo che era diventato
lancinante. L’agonia corse attraverso la schiena, per poi dirigersi giù, lungo
la spina dorsale, causando un grido di spavento pieno di dolore e pianto, che
lo fece sentire stordito.
“Harry!”
Gridò Hermione, che si lanciò verso l’amico.
La
ragazza prese Harry per un gomito con una mano, posando l’altra sulla schiena
per offrirgli appoggio. Quasi immediatamente la ritirò, osservandone il palmo,
sotto lo sguardo di Harry.
“Harry”,
disse Hermione lentamente, come se stesse tentando di rimanere calma “dobbiamo
portarti da Madama Pomfrey.”
L’espressione
sul viso della ragazza era di preoccupazione e anche se le fitte lancinanti
erano passate, il dolore preesistente era aumentato notevolmente. Allo sguardo
interrogativo di Harry, Hermione girò la mano, rivelando un palmo rosso.
“Stai
sanguinando” disse calma.
==========
Ron
e Hermione avevano insistito per accompagnarlo all’ala dell’infermeria ed era
stato solo grazie alla loro fermezza che non erano stati seguiti dal resto dei
settimo anno. Fin dalla fine della guerra erano divenuti un gruppo molto
affiatato, ed erano molto protettivi l’un con l’altro, specialmente quando si
trattava di Harry. Il fatto che fosse sopravissuto già era un miracolo, ed i
suoi compagni avevano preso molto seriamente il compito di preoccuparsi della
sua sicurezza. Il fatto che dopo la vittoria su Voldemort fosse caduto in coma
per due mesi e che durante tale periodo l’intero suo anno l’aveva visitato a
rotazione per tutto il tempo l’aveva fatto diventare il perno delle loro vite.
Erano passati più di sei mesi, e ora Harry era normale come sempre, ma la casa
di Gryffindor non sembrava vederla in quel modo.
Nel
momento in cui entrarono nell’ala dell’infermeria Poppy lo fece sedere su di
uno dei letti ed alzò il dietro della t-shirt nera, per dare un rapido sguardo.
Quello fu il momento in cui le cose andarono a rotoli. Poppy mormorò qualcosa
tra sé, poi spedì Hermione e Ron via con una qualche scusa, infine tirò le
tende del letto.
“Per
favore, rimuovi la maglia e rimani a faccia in giù sul letto, Harry” disse la
donna con tono calmo, ma un po’ tremante.
Harry
aveva passato mesi a rimettersi in sesto sotto le sue cure dopo la sconfitta di
Voldemort, e la conosceva molto bene. Ecco perché, quando non c’era nessun
altro presente, la chiamava ‘Poppy’ e lei sempre ‘Harry’. E per questo motivo
sapeva che c’era qualcosa che non andava. Harry aveva imparato a conoscere
molto bene la guaritrice, durante le settimane dopo il suo risveglio dal coma e
le vacanze estive passate a scuola per recuperare tutto il lavoro perso mentre
era incosciente. I suoi istinti gli annunciavano che qualcosa la stava
infastidendo, anche se sembrava essere occupata nelle faccende normali.
Giacendo
a pancia in giù, la fronte posata sulle braccia, Harry si sentiva molto nervoso
per ciò che Poppy poteva aver scoperto, ma non aveva ancora trovato il coraggio
di chiedere. Harry si accorse che quella posizione era, davvero, la più comoda
che fino a quelmomento avesse provato e
gli provocava molto sollievo al dolore.
“L’emorragia
è superficiale”, fu l’efficiente risposta di Poppy e il ragazzo avvertì il
tocco gentile della donna sulla schiena “ma è infetta. Pulirò le ferite,
preparati perchè può fare un po’ male.”
Prima
che Harry potesse fare l’ovvia domanda su ‘quale ferite?’, la guaritrice si
allontanò per recuperare le sue scorte. Appena ritornò qualcosa di freddo e
doloroso toccò la pelle tra le scapole. Harry gemette, seppellendo il viso nel
cuscino, mentre Poppy procedeva con la cura delle ferite, e, come suggerito, qualsiasi
cosa stesse usando pungeva come sodomia. Ci vollero circa trenta secondi perché
il dolore che i suoi nervi gli stavano spedendo scemasse in un felice
intirizzimento, che fece rilassare Harry completamente. Il tocco
dell’infermiera era gentile e appena ebbe pulito il danno, insieme al resto
della schiena, Harry precipitò in un piacevole stordimento.
Solo
quando le bende furono sostituite dalla pressione delle dita Harry ricordò la
sua domanda.
“Cos’è,
Poppy?” chiese Harry, mentre la guaritrice toccava la sua schiena. “Perchè
stavo sanguinando?”
Il
silenzio prolungato della donna iniziò a preoccuparlo, e Harry girò la testa
verso di lei. Poppy stava fissando la sua schiena con serietà, e non gli
piaceva l’espressione sul suo viso. Davvero non gli piacque, quando lei
indietreggiò. Notando che la stava guardando provò a sorridere, ma era
chiaramente forzato.
“Non
è nulla di cui preoccuparsi, Harry” disse lei, con una voce troppo allegra per
essere credibile. “Tornerò tra pochi minuti: devo solo controllare qualcosa
sulle tue schede mediche. Tu resta steso e rilassati.”
E
detto quello Poppy lo coprì con una coperta tirata su dalla fine del letto, si
girò e lo lasciò isolato nel suo piccolo mondo. Per circa dieci secondi Harry
cercò di sbirciare la schiena, per vedere che cosa avesse provocato nella
guaritrice tale disagio, ma chiaramente fu inutile, e fece male. Crollò
nuovamente sopra il letto, fissandone la testata, chiedendosi che cosa avesse
fatto questa volta.
Dopo
la sconfitta di Voldemort, Harry aveva sperato che i giorni passati
nell’infermeria fossero finiti. Evidentemente stava desiderando l’impossibile.
Qualunque fosse la pozione che Poppy aveva usato, alleviò il disagio e Harry
riuscì a rilassarsi, lasciando che la mente andasse alla deriva. Erano tre
giorni che aveva iniziato a sentire dolore, e Harry godette per essersene
liberato per un po’.
Harry
non era sicuro di quanto tempo rimase da solo, ma ritornò alla realtà quando
sentì le voci familiari del professor Dumbledore e di Poppy. Stavano parlando
tra loro, a bassa voce, ma se si sforzava un po’ riusciva ad ascoltare qualche
frase.
“E
non c’è dubbio, Poppy” stava dicendo con voce calma il preside “che non sia uno
scherzo?”
“No”
rispose Madama Pomfrey “ho controllato per quanto riguarda fatture e pozioni: è
un fenomeno naturale.”
“Senza
segnali di complicazioni”, disse Dumbledore, come se stesse confermando
qualcosa che la guaritrice già gli aveva detto.
“Sembrano
perfettamente sani” confermò la donna al vecchio mago. “Il povero ragazzo deve
provare dolore da giorni. Mi chiedo per quale motivo non sia venuto subito,
quando è cominciato.”
Le
loro voci si abbassarono improvvisamente, e Harry non potè più sentire quello
che stavano dicendo. Harry rimase intrigato ed un po’ preoccupato, ma la cosa
non suonava come se stesse per morire o qualcosa di simile, il che scacciò le
sue peggiori paure.
“Ah,
bene”, la voce del direttore si alzò nuovamente, “suppongo che dovremo dare la
notizia a Harry. Vorrei che non accadesse sempre a lui.”
Poppy
assentì rumorosamente, poi Harry avvertì il suono di passi che si avvicinavano.
Al rumore delle cortine che si spostavano Harry voltò il capo, incontrando gli
occhi di Dumbledore.
“Buona
sera, Harry” lo salutò vivacemente il preside “spero che non ti senta troppo
male.”
“Qualsiasi
cosa fosse quello che ha usato Pomfrey sulla mia schiena mi ha aiutato molto,
grazie professore.” Gli rispose, cercando di capire quale fosse l’umore di
Dumbledore. “Cosa mi è successo?”
Harry
non aveva voglia di giocare e neppure di ricevere risposte zuccherine;
desiderava solo sapere. Dumbledore lo guardò per alcuni secondi, poi accennò
col capo.
“E’
molto semplice, Harry”, disse calmo Dumbledore “ti stanno crescendo delle ali.”
Il
desiderio di ridere all’assurdità dell’asserzione del preside s’innalzò a
velocità incredibile; poi, dopo lunghi secondi, comprese che l’uomo non stava
scherzando.
“Mi
sta crescendo che cosa?” fu l’incredula domanda di Harry.
“Ti
stanno crescendo le ali” rispose calmo Dumbledore. “Il dolore che hai avvertito
finora erano le protuberanze che laceravano la pelle.”
Il
cervello di Harry si ribellò, non riuscendo a credere al direttore, ma
conosceva troppo bene Albus Dumbledore per considerare la possibilità che il
vecchio mago, finalmente, fosse caduto dalla sua sedia a dondolo. Anche quando
la sua intelligenza affermava che non poteva essere vero. Agli esseri umani non
crescevano ali, neppure se erano maghi, salvo che fossero sotto un incantesimo.
“Non
può star accadendo questo” disse Harry, tentando di calmare il suo cuore
impazzito, più che per crederlo possibile.
“Temo
che sia tutto vero” disse gentilmente Dumbledore “ma non preoccuparti, ragazzo
mio, è perfettamente naturale.”
“Naturale?”
In quel momento Harry quasi perse il controllo, ma riuscì a riprendersi prima
di iniziare a gridare. “Come può essere naturale avere delle ali?”
Harry
tentò di girarsi ma la mano del direttore, posata sulla sua spalla, prevenne
tale azione.
“Rimani
disteso, Harry” disse dolcemente Dumbledore “è meglio non aggravare le ferite
finché non si sono rimarginate nella loro nuova forma. Mi sposterò dove tu
possa vedermi e io possa rispondere alle tue domande.”
Non
c’era modo di discutere quando Dumbledore aveva quel tono, ed Harry fece del
suo meglio per non bestemmiare al mondo in generale aspettando che il direttore
si sedesse. Harry sentì l’uomo scambiare alcune parole sottovoce con Poppy ma
l’ignorò, ancora scioccato dalle notizie. Solo un leggero tocco sulla sua
spalla fece sì che Harry voltasse il capo verso il preside, seduto a poca
distanza da lui.
“Perchè
mi stanno crescendo delle ali?” chiese un poco disperato. “Per favore, mi dica
che non è uno scherzo di Voldemort dall’oltretomba.”
“Ha
poco a che fare con Tom Riddle” lo rassicurò con voce calma Dumbledore “a parte
il fatto che hai assorbito il suo potere, ma di questoo parleremo tra poco.”
Il
direttore fece una pausa, osservando pensierosamente Harry, per poi proseguire.
“Harry,
ragazzo mio,” cominciò Dumbledore “questa può essere una sorpresa per te, ma
non è la prima volta che hai le ali.”
Il
direttore aveva ragione, era una sorpresa, ma Harry non ebbe bisogno di
esprimerlo dato che Dumbledore continuò.
“Tu
sei nato con vestigia alate” fu la seguente rivelazione rilasciata dalle labbra
di Dumbledore “la qual cosa non è così insolita come potresti pensare. Ci sono
molte famiglie magiche con irregolarità ataviche che danno luogo a tali
avvenimenti. La linea dei Potter occasionalmente mostra delle ali, e deliziò
tuo padre il fatto che tu avessi tale cosa, in quanto è indice di gran forza
magica nel bambino. Le tue ali non si sarebbero mai sviluppate e i tuoi
genitori le fecero rimuovere quando avevi pochi giorni.”
Questo
era un colpo abbastanza forte, ma le notizie richiedevano una domanda ovvia.
“Perchè
le ali?” Chiese Harry, non sicuro di voler realmente sapere la risposta.
“Seraphim”
disse calmo il direttore, e Harry lo guardò di sottecchi, chiedendosi se
sentisse bene.
“Seraphim”
disse lentamente Harry. “Non è un qualche genere di angelo?”
La
conoscenza religiosa di Harry era limitata, i Dursley non erano mai stati
anglicani particolarmente devoti, ma si ricordava di qualcosa su cherubini e
serafini. Il Natale era l’unica occasione in cui la zia Petunia vedesse
l’opportunità per trascinare la famiglia intera, che sorprendentemente
includeva anche lui finché non andò a Hogwarts, in chiesa. Ripensandoci, era
possibile che fosse una delle manovre della zia per mondarlo dalla magia.
“Credo
che i Muggle usino tale nome per indicarli” disse Dumbledore pensierosamente “e
suppongo che i Seraphim soddisfino i criteri con cui li descrivono, ma sono, in
effetti, creature magiche. Sembrano creature umane in molti modi, e da una
certa distanza non lo sapresti mai finché non dispiegano le ali. Sono esseri più
segreti dei centauri e pochi di loro entrarono in contatto con quelle che
consideravano razze inferiori. Uno dei tuoi antenati, evidentemente, trovò il
modo di conquistare il cuore di uno di loro, e l’eredità è discesa attraverso
la linea dei Potter.”
“Ma
perchè ora?” Erano centinaia le domande che si rincorrevano nella sua mente, e
Harry ne scelse una a caso.
Era
una domanda ragionevole ed una per cui il direttore prese tempo per pensare.
“E’
a causa di quanto sei diventato potente, Harry” spiegò gentilmente Dumbledore.
“ I Seraphim sono molto più che esseri magici: sono magia. Per i Seraphim la
riproduzione richiede molto potere grezzo, e quando uno di loro si univa con la
linea umana, l’ammontare richiesto non era disponibile. Questo è quello che intendevo
quando ho detto che qualsiasi accenno di ali era il segnale del potenziale del
mago. Che tu esibissi la prova dell’eredità dei Seraphim mostrava un’abilità
magica sbalorditiva. Quando hai assorbito i poteri di Voldemort, diciamo, è
iniziata l’attivazione della tua eredità.”
Harry
aveva voglia di gridare, ma si morse la lingua, tentando di rimanere razionale.
Per una volta, avrebbe preferito che una cosa simile accadesse a qualcun altro.
“Possiamo
liberarcene?” Chiese calmo, temendo la risposta che sapeva stava per arrivare.
“Mi
spiace, ragazzo mio, ma no” disse dolcemente il preside. “Quando ti vennero
rimosse la prima volta, da bambino, non erano sviluppate. Erano più un
ornamento che altro. Queste, per quello che possiamo capire, sono completamente
funzionali e si sono evolute come parte del tuo essere fisico. Rimuoverle
potrebbe danneggiarti gravemente.”
Harry
non poté evitare di lamentarsi, seppellendo la faccia nelle mani. Dumbledore
posò una mano sulla sua spalla, aspettando che si calmasse per continuare.
“Quanto
grandi saranno?”Chiese Harry, rivolgendo gli occhi stanchi al direttore.
“Spiegate”
fu la calma risposta di Dumbledore “almeno cinque metri da una punta all’altra.
Quello che devi ricordare è che le ali dei Seraphim non sono come le ali comuni
di un uccello; sono molto più utili e dinamiche. Sono ali controllate
magicamente, invece che fisicamente, e sono un potente meccanismo di difesa.
Poche maledizioni sono in grado di penetrare le ali di un Seraphim, quando
vengono usate come uno scudo. Chiaramente ti permetteranno di volare, e la
buona notizia è che a meno che tu scelga di usarle non saranno visibili più di
adesso.”
A
tale notizia Harry si sedette, considerandone le implicazioni. Quando gli era
stato detto che gli stavano crescendo le ali, aveva immaginato una massa di
penne piccole e delicate come quelle di una fata, ed ora si sentiva confuso.
“Come
può essere possibile che ali larghe cinque metri non siano visibili?” Chiese,
curioso di come potesse accadere.
“Ali
magiche, ricordati Harry” disse sorridendo Dumbledore. “Le protuberanze delle
ali sono ciò che è visibile normalmente. Quando le ali sono spiegate, le
protuberanze si dividono e le ali vengono liberate.”
Harry
fremette. Questo sembrava alquanto sgradevole.
“Credo
che le ali siano ritirate nella maniera inversa” disse brillantemente il
direttore.
C’era
chiaramente qualcos’altro che Harry desiderava conoscere. Harry non desiderava
realmente chiederlo, ma aveva imparato, dolorosamente, che non avere tutte le
informazioni era peggiore che sapere la verità.
“Le
ali sono la fine del processo?” chiese calmo.
“Probabilmente,
ragazzo mio” disse apertamente il preside “ma non c’è modo per esserne sicuro.
Tu sei il mago più forte che la linea dei Potter abbia mai prodotto e sei il
primo a mostrare tale livello di integrazione con l’eredità dei Seraphim.
Suggerisco di attraversare tali ponti quando vi giungeremo.”
Almeno
su questo punto, Harry si disse d’accordo con lui.uandoQ......QSSSS
Rinuncia:
Questa storia è basata su caratteri e situazioni create e possedute da JK Rowling e i vari editori, inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non è intesa nessuna infrazione
della proprietà letteraria riservata o del marchio. Avvertimenti:
Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene SPOILERS. Se non volete
sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia. Le Note d’autore:
Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che
sembrano essere un cliché in molte fandom. Ho provato
un gran divertimento nello scrivere questa fic,
tentando di esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho
visto in precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.2
Scoperte-2°parte
Harry camminava nella stanza comune di Gryffindor,
sentendosi dolente e un po’ depresso, anche se non come si era sentito la sera
precedente. Le ferite attraverso le quali erano fuoriuscite le protuberanze
delle ali erano guarite a velocità prodigiosa e anche se erano un po’ doloranti
non gli provocavano più spasmi dolorosi ogni volta che si muoveva. Poppy aveva
preso uno specchio in modo tale che potesse esaminare
la sua schiena. Non sembrava così male, certamente non come aveva temuto. Le
protuberanze erano due creste iridescenti, larghe un pollice, appena quattro o
cinque pollici sotto le scapole. Se non avesse saputo che cosa erano, non
avrebbe mai indovinato cosa fossero.
Era sabato, ed era presto, ancora non c’era
nessuno a osservare Harry che, faticosamente,
attraversava la camera comune con i suoi jeans ed una camicia regolamentare
dell’ala dell’infermeria. Non era riuscito a riposare bene, dato che la pozione
di Poppy era diventata inefficace dopo un’ora o poco
più; l’indolenzimento delle ferite che guarivano l’aveva tenuto sveglio. Da lì
veniva il fatto che Harry si sentisse molto stanco. Si
era sorpreso quando la guaritrice l’aveva rilasciato
dopo la prima colazione. Teneva un vasetto d’unguento in una mano, la t-shirt
rovinata nell’altra e solamente un pensiero nella sua mente: lasciarsi cadere
nel suo bel letto confortevole e dormire per tutto il resto del
giorno.
Riuscì solo a posare il viso sul cuscino, quando
tutto il suo bel piano si sbriciolò.
“Harry è tornato.”
Dichiarò la voce di Neville, il suo compagno di dormitorio, emozionato.
Ci furono repliche sonnolente dal resto della
stanza e Harry gemette al suono dell’alzarsi dei suoi
compagni dai loro letti. Quando la tenda accanto alla sua testa si mosse
lasciando entrare la luce del sole d’inizio mattina, Harry portò una mano sugli occhi, considerando l’idea di
seppellire la testa sotto il suo cuscino.
“Andate via” disse petulante “sto tentando di
dormire.”
“Bene, sembra che tu sia stato investito da un
branco di Ippogrifi, amico” gli rispose Ron, non molto
cooperativo.
“Hai ragione” fu la rumorosa asserzione di
Seamus.
Sapendo quando aveva a che fare con una battaglia
persa Harry aprì lentamente gli occhi, sbirciando i
suoi amici. Dopo un’ispezione rapida, Harry si rese
conto che tutti i suoi compagni di stanza si trovavano attorno al suo letto. Si
sarebbe girato, così da poterli vedere meglio, ma non aveva voglia di mettersi a
sedere e voltarsi sulla schiena non era qualcosa di fattibile al
momento.
“Divertente” disse sericamente Harry per poi posare di nuovo la testa sul letto
“forse è colpa dell’unica mezz’ora di sonno che ho avuto in tutta la scorsa
notte.”
“Grezzo” fu l’utile contributo di Dean alla
conversazione.
Appena Ron si spostò
accanto al letto un raggio di sole che prima era schermato dal suo amico trovò
il modo di colpirlo, diritto in faccia. A quel punto, Harry riconsiderò l’idea
di nascondere la testa sotto il cuscino. Un pensiero che stava trovando sempre
più attraente.
“Com’è la schiena?” Chiese Ron con interessamento. “Nulla di serio,
spero.”
“Se fosse stato qualcosa di
serio, MadamaPomfrey mi avrebbe legato a un
letto dell’infermeria” disse Harry con umore
certamente meno che lieto, specialmente con le immagini che erano appena
balenate nella sua mente.
La sua evidente irritabilità non sembrò
incoraggiare i suoi amici a lasciarlo in pace, e da una parte era grato di tale
espressione d’amicizia, ma per il resto desiderava solo poter
dormire.
“Quindi, cos’era?” Chiese Ron, in maniera un po’ importuna.
Harry non desiderava realmente spiegare tutto ai suoi
amici; se possibile avrebbe preferito non doverlo mai spiegare, perciò scelse
una bugia innocente.
“Ali” disse lui, cosa che in un certo qual modo
era la verità “qualcuno mi ha fatto una fattura con delle ali” disse elaborando
la bugia. “Madama Pomfrey mi ha rimesso in sesto, ma
ha fatto un male d’inferno nei punti in cui erano spuntate.”
“Davvero avevi le ali?” Chiese Neville, sembrando
davvero intrigato dall’idea. “Non ho mai sentito di un maleficio che fa crescere
le ali.”
Il sonno stava reclamando l’attenzione di Harry a
gran forza, e l’unico suo desiderio era, onestamente, di poter chiudere gli
occhi.
“Probabilmente si trattava dell’idea di Snape per quanto riguarda uno scherzo” borbottò nel suo
cuscino, lasciando che le palpebre si abbassassero.
Qualcuno gli fece altre domande, ma le sue
risposte non ebbero molto senso. La crescita delle ali aveva esaurito Harry, più
che per non avergli permesso di dormire per una notte, e andò alla deriva con gratitudine, congedando il mondo attivo. Non
notò neppure che stava ancora tenendo in mano il piccolo vaso
d’unguento.
=================
Quando ritornò nel mondo dei viventi, Harry si sentiva meno dolorante e con questo progresso della
sua salute il suo umore migliorò parecchio. Appena si sedette scoprì che Ron
sedeva sul suo letto, leggendo un giornale sul Quidditch; era evidente che lo
stava tenendo d’occhio.
“Bentornato” disse Ron, con un allegro sorriso “ti
senti bene?”
Harry annuì col capo
mentre si alzava lentamente, flettendo la schiena in modo sperimentale.
Ci fu un piccolo dolore lancinante non appena spostò le scapole, ma anche con
quello la mattina era in ogni caso migliore.
“Che ora è?” Chiese, strofinando via il sonno dai
suoi occhi e prendendo gli occhiali da dove li aveva
gettati.
“Quasi le due penso, amico” rispose Ron, alzandosi
anche lui. “Ho tentato di risvegliarti per pranzo, ma non c’è stato modo.”
Come se volesse indicare quanto pessima fosse
stata tale idea lo stomaco di Harry iniziò a borbottare piuttosto
rumorosamente.
“Indovino che dovrò fare un viaggio alle cucine”
disse Harry con un mezzo sorriso. “Scusami per questa
mattina, ma è stata una nottata infernale. Una volta
ripulito, saziato e in grado di mettere insieme due pensieri tu, io e
Hermione dobbiamo avere una lunga chiaccherata.”
A quelle notizie Ron si
avvicinò all’amico, non sapendo se essere preoccupato o no.
“Quindi quello che hai detto ai ragazzi non era
vero?” Chiese l’amico serio.
“Non completamente” fu la risposta di Harry,
decidendo che l’onestà era l’unica scelta possibile “è un po’ più complicato di
così. Nulla di terribile, ma diciamo che potrei vivere benissimo senza.”
Ron gli diede una pacca comprensiva sulla spalla,
provocandogli un dolore lancinante, ma sorrise in ogni
modo.
“Non ti preoccupare Harry” disse il suo migliore amico “sono sicuro che
riusciremo a trovare la soluzione.”
Fin dalla sconfitta di VoldemortRon era diventato
notevolmente più ottimista su molte cose; la sua fede sul fatto che tutto
avrebbe funzionato era un grande conforto per Harry.
“Sì” si disse d’accordo Harry, sentendosi molto
meglio sull’intera situazione “speriamo.”
E detto quello, si stirò di nuovo, curvandosi poi
per cercare le sue cose da bagno nel baule. La cosa della quale aveva bisogno
ora era una bella doccia calda.
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Dopo un bagno e il cibo che gli elfi fornirono
loro, quasi fino a scoppiare, l’umore di Harry migliorò ulteriormente, facendolo
sentire più felice. Trovarono Hermione e la convinsero
ad abbandonare i suoi compiti e seguirli ad una classe vuota. Non era che Harry fosse felice delle nuove aggiunte alla sua anatomia,
ma aveva affrontato situazioni molto peggiori e non era come se quella fosse una
situazione di vita o morte. Tutto quello che doveva fare era dimenticarsene ed
andare avanti con la sua vita.
“Quindi, cosa c’è?” Chiese Hermione, una volta
chiusa la porta dietro di sé. “Ron ha detto qualcosa
su di una fattura che ti ha fatto crescerele ali.”
“Non era una fattura” disse onestamente Harry “ma
si tratta di ali.”
Anche se non aveva fornito molte spiegazioni
questa risposta sembrò accontentare Hermione.
“Bene, almeno spiegami perchè non ho mai sentito
parlare di un simile maleficio” disse fermamente.
Ron non sembrò condividere la sua
opinione.
“Le fatture sono, di solito,
istantanee” spiegò calma Hermione “Harry stava mostrando sintomi di dolore da giorni, secondo
quello che mi ha detto. “Ora, se fosse stata una maledizione a lunga scadenza
avrei potuto capirlo, ma...”
Hermione si fermò e Harry le
fece un piccolo sorriso per la sua limitazione. Per quanto dire lui, il
chiarimento di Hermione aveva aiutato Ron. C’erano molte fatture che potevano
far spuntare le ali ad una persona; i gemelli le avevano usate più che in
abbondanza, durante il corso degli anni. Harry guardò calmo i
due.
“Che cosa era, allora?” Chiese curioso
Ron.
“Questo” fu la sua risposta, e si girò di spalle
tirando su la maglietta enorme sulla testa.
“Harry” disse quasi
immediatamente Hermione “sembrano dolorose.”
Harry non si mosse quando
entrambi i due ragazzi si avvicinarono per dare uno sguardo più
approfondito.
“Ora non sono così male” disse onestamente “ma mi hanno fatto un male d’inferno per la
maggior parte della notte. Ho dell’unguento in camera e saranno fresche per un
paio di giorni, ma il peggio è passato.”
Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi Hermione
fece l’ovvia domanda.
“Hai ricordato ali”, disse curiosamente, “questo è
ciò che è rimasto?”
“Sono quelle” rispose apertamente Harry “ciò che vedi sono le protuberanze delle ali. Sono
magiche, vengono da dentro di me. Te le mostrerei, ma non ho tutte le nozioni e
i dettagli della cosa.”
“Incredibile” fu l’opinione di
Ron.
“Sì Hermione, puoi
toccarle, basta che tu stia attenta” disse Harry, interpretando il silenzio
goffo che era arrivato dopo quelle parole.
Delicate punte di dita toccarono quasi
immediatamente le protuberanze delle ali, e Harry non potè evitarlo: rabbrividì.
Le sensazioni che il tocco leggero trasmise attraverso il suo corpo non erano
quelle che si sarebbe aspettato, e si riprese rapidamente.
“Scusa” si scusò in fretta “mi hai fatto il
solletico.”
Cosa che era vera, ma si appuntò mentalmente di
ricordarsi che le protuberanze erano una zona erogena, dopodiché fece ricadere
la maglietta.
“Sembrano un incrocio tra seta e cuoio” commentò
Hermione, quando lui si voltò di nuovo. “Per quanto le
avrai?”
“Per sempre” fu la risposta di Harry, accompagnata
da una piccola alzata di spalle vedendo la sorpresa sui volti dei suoi
amici.
Era ovvio che, anche se sapevano che non si
trattava di un maleficio, avevano presunto che vi fosse un metodo magico che
potesse rimuovere le ali.
“Ma se qualcuno ti ha fatto questo, Madama Pomfrey non può curarlo?” Chiese Ron, preoccupato. Era
giunto il tempo dei chiarimenti e Harry scelse di
accoccolarsi su di una scrivania vicina.
“Nessuno mi ha fatto qualcosa, a meno che tu non
voglia considerare uno dei miei antenati che si è sposato con un Seraphim” gli disse Harry, con calma. “Sono nato con
vestigia d’ali che furono prontamente rimosse, ma
quando ho assorbito il potere di Voldemort il processo
si è riattivato.”
Hermione sedeva a bocca aperta; anche Ron sembrava incapace di trovare qualsiasi cosa da
dire.
“Seraphim” disse
lentamente la ragazza “non sono molto rari?”
“Non sono sicuro che siano rari” fu l’onesta
risposta di Harry “ma considerando l’ammontare di energia magica che occorre
per far nascere uno di loro, probabilmente lo sono. So che a loro non piace
mescolarsi con creature umane; peggio dei centauri, secondo Dumbledore.”
Harry poteva quasi vedere ogni informazione che
entrava nella mente di Hermione, in attesa di poter
esser catalogata nella sua testa insieme a tutto ciò che conosceva dei Seraphim. Era certo che alla prima opportunità si sarebbe
recata in biblioteca. Ron lo fissava stupito, ma la sua espressione si stava
rilassando man mano che accettava i fatti.
“Che nessuno si chieda perché eri così di cattivo
umore stamattina, amico” disse Ron comprensivo. “Puoi
volare?”
Era tipico di Ron andare
dritto al punto e Harry si ritrovò a sorridere
all’ottusità del suo compagno.
“Dumbledore afferma che dovrei esserne capace”
rispose “ma non ho intenzione di provarlo molto presto
saltando dalla Torre d’Astronomia. Dovrò prima capire come funzionano, non
desidero che la gente sappia che sono più strano di quel che pensano.”
“Tu non sei strano, Harry” fu la decisa affermazione di Hermione “sei solo terribilmente dotato in quanto a magia, e
hai avuto un matto alla calcagna per la maggior parte
della tua vita; questo non è strano, è solo una combinazione di buona e cattiva
sorte e dato ciò che è accaduto è normale che tu sia diventato
un’icona.”
Il suo tono era così risoluto, e la sua testa così
impegnata nell’annuire, che Harry non riuscì a non
ridere. Dalla sera precedente, anche se alcune delle sue paure erano svanite,
era stato così preoccupato che lo show d’appoggio di Hermione l’aveva commosso e
gli aveva fatto il solletico alla stessa maniera. Era quello di cui aveva
bisogno per rompere la tensione ed una volta iniziato a
ridacchiare non riuscì più a fermarsi. Per un momento Hermione lo guardò, poi
lentamente sorrise e iniziò a ridere anche lei. Ron si aggiunse poco
dopo.
L’intera situazione era ridicola: aveva delle ali;
era legato a creature magiche di cui si sapeva poco o nulla; e sembrava che
tutto dovesse accadere sempre a lui. Harry continuò a ridere, e, da quanto si era
calmato, riusciva appena a stare in piedi.
Rinuncia:
Questa storia è basata su caratteri e situazioni create e possedute da JK Rowling e i vari editori, inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non è intesa nessuna infrazione
della proprietà letteraria riservata o del marchio. Avvertimenti:
Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene SPOILERS. Se non volete
sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia. Le Note d’autore:
Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che
sembrano essere un cliché in molte fandom. Ho provato
un gran divertimento nello scrivere questa fic,
tentando di esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho
visto in precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.3:
Cambi-1°parte
Il primo indizio che ci fosse qualcosa di strano venne quando Harry colpì con la
testa una bassa trave mentre si dirigeva al bagno durante la sua normale routine
mattutina. Alcuni dei ragazzi più alti vi sbattevano continuamente, ma fino a
quel momento lui non aveva mai avuto alcuna difficoltà; dopo tutto era sempre stato basso. Nel suo stato semiaddormentato
pensò che si trattasse di Hogwarts che si modificava di nuovo e non ci pensò
più.
Dopo aver pulito i denti, lavato la faccia ed aver
compiuto un’accurata osservazione di quest’ultima allo specchio, Harry decise
che c’era bisogno di una rasatura. I peli erano ancora radi, ma con i capelli
molto scuri e pelle pallida il bisogno sorgeva spesso. C’erano incantesimi che
potevano essere usati per prendersi cura del problema,
ma Harry si trovava meglio col metodo Muggle.
Quando per raggiungere alla mensola dove era il rasoio allungò il braccio, sentì
il rumore di qualcosa che si lacerava. Quello lo svegliò completamente, e guardò
in giù per la prima volta; i suoi polsi stavano allungandosi fuori dalle maniche del pigiama, come se ne stesse portando
uno di due taglie più piccolo. Anche le caviglie spuntavano dai calzoni, ed il
cotone era stretto in molti luoghi.
Ci volle meno di un minuto per tornare nel
dormitorio, sbattendo rumorosamente la porta. Neville era l’unico sveglio, ma al
rumore della porta tutti e tre gli altri si alzarono a sedere. Quattro paia
d’occhi guardarono direttamente verso Harry, che lanciò a tutti e quattro
un’occhiataccia.
“Chi di voi ha pensato di giocarmi questo
scherzo?” Chiese indicando il suo pigiama.
Seamus immediatamente rise, perdendo il cipiglio che
aveva sul volto per lo spavento provocato dal forte
rumore.
“Gli elfi domestici hanno confuso i tuoi pigiami
con quelli di uno del secondo anno, Harry?” Chiese il Gryffindor irlandese
divertito.
“Erano perfettamente normali
quando, ieri sera, sono andato a letto” disse Harry. “Chiunque li abbia
ristretti tolga l’incantesimo. Li ho già lacerati, e preferirei che non
andassero a brandelli.”
La risata di Seamus
aveva smorzato la rabbia che l’aveva fatto correre nel dormitorio, ma non aveva
voglia di giocare quella mattina. I suoi quattro compagni di dormitorio si
guardarono in faccia l’un con l’altro, ma nessuno si dichiarò
colpevole.
”Non sono stato io” disse Seamus quando tutti
guardarono verso di lui, e gli altri annuirono
concordanti.
“Se non siete stati voi, chi avrebbe potuto
farlo?” chiese Harry, credendo ai suoi amici, ma senza sapersi spiegare lo stato
del suo pigiama.
Gli altri scrollarono le spalle. Harry vagò
attraverso la stanza con un cipiglio sul volto. Certamente nessuno poteva essere
entrato nel dormitorio senza che qualcuno non lo avesse
visto, e gli incantesimi a tempo erano troppo difficili perché i burloni li usassero
normalmente.
“Uhm, Harry...” Intervenne Ron pensierosamente, avvicinandosi al letto dell’amico,
Harry si fermò. “Sei sicuro che sia il pigiama che si
è ristretto?”
Harry guardò l’amico con sguardo assente, poi
volse lo sguardo ai suoi piedi, la domanda lo aveva colto completamente alla
sprovvista.
“Che cosa vuoi dire?” Gli
chiese.
Ron scavalcò il letto per mettersi accanto a lui.
A quel punto, Harry allargò gli occhi in sorpresa. Normalmente, la linea dei
suoi occhi era al livello del mento di Ron; ma ora, stava guardando il naso
dell’amico.
“Amico” disse Ron con un
piccolo cipiglio confuso “sei cresciuto.”
Per un momento, Harry lo fissò
stupidamente.
“Non è possibile.” Fu la sua
risposta.
Harry rapidamente si mosse verso un lato del suo letto,
rimanendo in piedi accanto a una delle colonne; la stava usando come metro di
misura dagli ultimi due anni, con la speranza che un giorno la sua altezza
sarebbe aumentata...ma quello era proprio
bizzarro.
“Non posso esser cresciuto di cinque centimetri in
una notte” protestò Harry, nonostante l’evidenza.
Seamus e Dean uscirono dai loro letti insieme
a Neville, avvicinandosi a loro.
“Accidenti Harry” disse
Seamus, stando in piedi accanto a lui “ora sei alto quasi come me.”
Harry si sedette, facendo una smorfia al suono
della stoffa che si lacerava. Premurandosi di non voltare le spalle agli amici
in caso la camicia si fosse disintegrata, cercò di capire cosa fare. Quello non
poteva essere normale, e Harry sospettava che dipendesse dall’ultima aggiunta alla sua
anatomia.
“Dovresti andare e vedere la sig.ra Pomfrey.”disse seriamente Ron. “Devi farti
visitare. Ho sentito di maghi che sono cresciuti due o tre centimetri, ma mai in
una notte soltanto.”
“Mia nonna mi ha detto che a mio padre è successo”
intervenne Neville in appoggio. “Fuoriuscì da tutti i suoi vestiti in un
giorno.”
Quello ricordò a Harry
qualcosa.
“Oh cazzo” esclamò. “La
mia uniforme non mi andrà più bene.”
“Non ti preoccupare.” Disse immediatamente Seamus.
“Puoi prendere in prestito il mio ricambio finché non potrai aggiustare le tue.
Penso che ora tu sia suppergiù della mia taglia.”
Ancora una volta, Harry si sentì incredibilmente
felice di avere amici così buoni.
================================
Harry camminò speditamente attraverso la sala fino
a dove si trovavano i suoi amici, sedendosi accanto a loro e sperando che
nessuno notasse il cambiamento.
“Va tutto bene, Harry?” Chiese Hermione, dandogli
uno sguardo curioso appena si sedette.
“Perfettamente” lerispose abbastanza rumorosamente in modo che chiunque
stesse ascoltando potesse sentire.
“Avevo solo bisogno di qualcosa per il mal di
testa.”
Poi le diede un’occhiata che diceva che avrebbe
spiegato appena avesse potuto.
Naturalmente nulla andava mai come sperava Harry,
e in quel momento era lo stesso; i suoi compagni di stanza stavano evitando di
far attrarre attenzione su di lui, ma quello non fermava il resto della
tavola.
“Harry” disse Ginny dal suo posto d’innanzi a lui “sei cresciuto.”
Tutti gli occhi di quelli abbastanza vicini da
sentire si volsero verso di lui, anche se quelli che sapevano gli spedirono
occhiate colme di comprensione, il resto di loro era intento a guardarlo con
curiosità. Lavanda, guardandolo, aggrottò le sopracciglia
pensierosamente.
“Sembri” la ragazza fece una pausa e lo scrutò un
po’ più a lungo “più grande.”
“Uhm” fu la cosa più assennata cheHarry riuscì a dire; era
piuttosto imbarazzante.
Per anni aveva pregato che il corpo trascurato per
undici anni della sua vita e ogni estate dopo quelli
incominciasse a crescere per poter avere la stessa statura dei suoi amici, ma
quello non voleva dire che volesse farlo in una sola notte. Era un fatto noto
che maghi e streghe avessero dei cambiamenti in maniera più rapida, di quando in
quando, rispetto ai Muggle; la magia aiutava il
processo della crescita, se essa decideva che fosse necessario, ma perfino Poppy
era rimasta sorpresa quando l’aveva
misurato.
“Harry ha avuto uno balzo
di crescita.” Intervenne Ron quandoHarry gli gettò uno sguardo disperato. “E’ schizzato fuori da tutti i suoi vestiti la notte scorsa, così è un po’
impacciato. Ora smettete di imbarazzarlo.”
Quando Ron usava quel particolare tono la maggior
parte delle persone sapeva di non doversi spingere oltre; Lavanda, comunque, non
era tra quelle.
“Sei davvero cresciuto?” chiese in un tono
piuttosto eccitato. “Vuoi dire che ora non sei più basso della maggior parte
delle ragazze?”
Il rossore iniziò a salire dal collo di Harry fino
sulla sua faccia. Harry lo sapeva. Ormai doveva essere di un brillante rosso.
Dove c’era Lavanda c’era sempre Parvati, e se lei vedeva la possibilità di
un’autocombustione spontanea, Weasley o no, si univa all’amica.
“Se ti sei alzato tanto da non poter usare i tuoi
abiti devono essere davvero parecchi centimetri.”fu l’affermazione della giovane indagatrice.
“Quanto?”
Non c’era più scampo. L’intero settimo anno e la
maggior parte del sesto ora erano intenti a fissarlo, attendendo una
risposta.
“Cinque centimetri” borbottò lui, e iniziò a
mangiare la sua colazione, anche se improvvisamente aveva perso
l’appetito.
“Sembri anche più grande” continuò Lavanda,
osservandolo come se fosse un campione in una delle ampolle di
Snape.
Harry si ricordò dolorosamente che stava
indossando un’uniforme presa in prestito e delle scarpe trasfigurate; e che
tutto quello che possedeva, a meno che non fosse stato prima di Dudley, ora era troppo piccolo. Poppy era rimasta calma e
professionale durante l’esame, ma aveva insistito per misurarlo completamente.
Non era solo più alto; si erano allargate anche le spalle, il torace e le anche.
E anche i suoi piedi erano più grandi: il suo intero scheletro aveva deciso di
cambiare. Poppy gli assicurò che, in quel momento, era simile alla taglia di suo
padre alla sua età.
“Lavanda” intervenne fermamente Ron “è meglio che continui la tua colazione, in
silenzio.”
Se non fosse stato per il fatto che Poppy gli
aveva dato severe istruzioni di fare colazione, a questo punto Harry sarebbe scappato. C’era un limite alla mortificazione
che una persona poteva sopportare, e il suo era stato oltrepassato. Harry ringraziò ogni divinità a cui
poteva pensare per avere un amico così buono come Ron
mentre Lavanda tornava ai suoi cereali, anche se borbottando. Quella sarebbe
stata una giornata lunga; ne era sicuro.
==========================
La sua predizione si avverò; era stata una lunga
giornata, lunga e difficile. Molte persone avevano osservato i cambiamenti
avvenuti in lui. E Snape si era divertito a metterlo
in ridicolo. Era molto contento di avere parte della sera per sé, grazie al suo
addestramento privato nella Stanza delle Necessità.
Nell’opinione di Harry, la Stanza delle Necessità era
incredibile. Harry si era abituato al fatto di vederla cambiare grazie ai vari
usi che l’ES aveva richiesto, ma non si sarebbe mai aspettato una simile
capacità.
Il soffitto era alto tre piani. La logistica
implicata lo intimoriva. Un lato era un muro adatto per il free climbing, mentre su un altro c’era un set di
piattaforme condelle scale che gradualmente
salivano in alto. Al centro della stanza c’era un grande spazio aperto. Anche se
Harry non sapeva di cosa avesse bisogno, la stanza lo
sapeva.
“Grazie” mormorò Harry, non sicuro di con chi stesse parlando, ma sentendosi in bisogno di
mostrare la sua gratitudine.
Camminando fino al centro della stanza si guardò
nervosamente attorno; la qual cosa era ridicola, perchè era da solo. Poi si levò
camicia. Come se il suo corpo avesse avuto una mente propria le protuberanze
delle ali iniziarono a contorcersi in anticipazione. Dolorosamente consapevole
di non aver la minima idea di quello che stava facendo, lasciò cadere la camicia
sul pavimento e tentò di rilassarsi.
Concentrandosi sulla sensazione che poteva sentire
tra le scapole tentò di capire quello che doveva fare. Erano ali magiche così,
logicamente, dovevano essere simili a qualsiasi altro incantesimo: tutto quello
che doveva fare era capire l’elemento chiave e partire da lì. Svuotando la mente
si concentrò sulle sue ali, tentando di spingere in qualche modo. Dopo un minuto circa comprese che non era accaduto
nulla.
“Ho bisogno di un indizio” borbottò
Harry.
Con l’angolo dell’occhio vide un bagliore vicino
al soffitto che si stava dirigendo verso di lui; reagì prima di pensarci. Harry
s’inclinò indietro e improvvisamente si trovò circondato da ali di cuoio. Il
missile rimbalzò inoffensivo sulla protezione fornita dalle ali. Harry rimase
fermo, scioccato dall’incidente.
Dopo qualche secondo d’inattività completa non
poté più trattenersi e cominciò a ridere. La stanza sembrava conoscerlo meglio
di quel che pensava.
“Grazie, chiunque tu sia” disse Harry guardando la stanza “ho trovato l’idea.”
Le sue ali gli sembravano strane, spiegate; gli
provocavano una sensazione di peso tra le spalle, anche se non come avrebbe
potuto pensare data la loro taglia, eppure stranamente non ostacolavano il suo
equilibrio. Il suo centro di gravità si aggiustava automaticamente per
affrontare il peso addizionale, e le ali sembravano
autosostenersi.
Harry poteva quasi sentirle come un altra estremità, ma non completamente.
Sperimentalmente tentò di muovere l’ala destra
come se fosse una mano, ma non funzionò completamente. La punta dell’ala che
stava cercando di muovere si spostò, ma non nel modo da lui inteso, e si sentiva
quasi intorpidito.
Ripensando alla liberazione delle ali Harry tentò di analizzare l’incidente. Era accaduto così
rapidamente che era difficile farlo, ma tentò di
ricordare. Decise di tentare di nuovo. Questa volta pensò di muovere l’ala non
come una mano, ma come qualcosa a metà tra un’estremità e come avrebbe trattato
il manico della sua scopa. Quasi immediatamente l’ala cambiò forma, muovendosi
verso l’alto nel preciso modo che desiderava.
Harry sorrise, facendo un
piccolo segni di vittoria, e sperimentò la stessa cosa con l’altro lato.
Funzionò a meraviglia, ma non andò così bene quando
tentò di provare a muovere contemporaneamente le ali.
“Bene, evidentemente passerà un po’ di tempo prima
che possa volare” commentò allegramente Harry. Naturalmente, non si trattava
solo di volere che le sue ali lavorassero, ma Harry sapeva di aver imboccato la
strada giusta. Con maggior fiducia di quando era entrato nella stanza, iniziò a
praticare le semplici mosse, analizzando le sensazioni che il suo cervello
riceveva. Hermione avrebbe approvato orgogliosamente la sua tecnica.
Rinuncia:
Questa storia è basata su caratteri e situazioni create e possedute da JK Rowling e i vari editori, inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non è intesa nessuna infrazione
della proprietà letteraria riservata o del marchio. Avvertimenti:
Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene SPOILERS. Se non volete
sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia. Le Note d’autore:
Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che
sembrano essere un cliché in molte fandom. Ho provato
un gran divertimento nello scrivere questa fic,
tentando di esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho
visto in precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.4:
Cambi-2°parte
Harry stava sognando di volare: volare in alto
nell’aria, libero come un uccello senza la goffaggine delle sue lezioni di
pratica. Nella sua mente il suo corpo e i suoi istinti funzionavano in perfetta
armonia, e lui poteva volare come se fosse una cosa innata. Harry provava una tale gioia mentre
gustava tale libertà che quando qualcuno lo riscosse dal suo sogno provò una
grande seccatura.
“Harry.” Per primo sentì
il suo nome, ma decise di ignorarlo; non intendeva rinunciare al
volo.
“Harry!” questa volta il
suono era più urgente; stava ancora volando, ma sapeva che qualcosa lo stava
chiamando alla realtà. “Harry,
svegliati!”
Gli occhi di Harry si
spalancarono al richiamo di Ron che lo rese di nuovo
consapevole di dove si trovasse e lui batté le palpebre, trovando il viso del
suo miglior amico che sembrava galleggiare nell’apertura delle tende attorno al
suo letto, accompagnato da una linea di luce attraverso i suoicapelli
rossi.
Per una qualche ragione, il suo amico sembrava
stesse tenendo le tende chiuse solo sotto il suo mento.
“Ron?” Chiese Harry, insonnolito. “Cosa c’è?”
Gli occhi di Ron si
posarono sul letto in replica e Harry seguì il suo
sguardo; fu in quel momento che si accorse di non essere avvolto in una molle,
calda coperta: era avvolto in ali molli e calde.
“Oh ca**o” fu la risposta
fievole.
“Il mio preciso pensiero” replicò Ron, mentre Harry si
sedeva.
Chiudendo gli occhi, Harry fece ritrarre le ali. Quando o come, avesse deciso di
spingere le coperte alla fine del letto e dormire usando invece le sue ali come
riparo non lo sapeva, ma nel processo aveva rovinato un’altra camicia del
pigiama. Harry guardò Ron
con gratitudine.
“Grazie” gli disse
sinceramente.
“Nessun problema, amico” fu la risposta di Ron, mentre rilasciava le tende e gli passava una maglietta
attraverso l’apertura “ma è probabile che tu desideri
pensare ad un incantesimo che sigilli le tende, in caso dovesse accadere di
nuovo una cosa simile. Sei fortunato che ti abbia visto
io.”
Harry annuì col capo, il suo amico aveva ragione, e si
fece una nota mentale di chiedere a Hermione quale
sarebbe stato l’incantesimo migliore. In fretta si levò la camicia rovinata
dalla testa, senza infastidirsi a sbottonarla, e si mise la maglietta. La sua
vita sembrava stesse diventando sempre più complicata, ogni giorno di più.
L’intera faccenda del Seraphim stava diventando
sciocca, e si chiedeva se non fosse più semplice alzarsi nel bel mezzo della
sala, fare un annuncio e farla finita.
==========================
La mattina non era il momento del giorno preferito
da Harry, dato che ogni risveglio sembrava metterlo a
confronto con ulteriori sorprese. In poco più di una settimana aveva avuto uno balzo di crescita e due incidenti con le ali; decise di
dormire senza camicia, in modo da non rovinarne un’altra, fino a che non avesse
avuto la cosa sotto controllo. Due mattine dopo che aveva fatto pratica nella
Stanza delle Necessità si era svegliato avvolto nelle ali invece che nelle
coperte, e Harry, sperava di sbrigarsi a capire perché
poteva essere piuttosto freddo senza la parte superiore del pigiama. Harry aveva considerato di dormire avvolto solo nelle sue
ali, dato che erano completamente calde e comode, ma aveva deciso che era un
rischio troppo grande; L’incantesimo che aveva messo nelle tende era forte, ma
non avrebbe fermato nessuno veramente determinato.
Quando aprì lentamente gli occhi all’inizio di una
nuova settimana, si sentiva moderatamente ottimistico: i suoi pigiami non
sembravano essersi ristretti, così il suo aumento di crescita non gli aveva
fatto un’altra visita; e le sue ali erano piegate dove si supponeva dovessero
essere.
Alzandosi a sedere guardò di sottecchi, un po’
miope, la luce che si riversava attraverso l’apertura nella cima delle tende,
che era l’unico buco nello scudo attorno al letto, facendo scorrere le dita
attraverso i capelli. Fu in quel momento che la mattinata iniziò ad andare a
rotoli; qualche cosa d’acuto toccò il suo scalpo.
Rompendo l’incantesimo che sigillava le tende
arrivò vicino comodino accanto al letto e afferrò i suoi occhiali, li spinse sul
naso e si fissò le mani.
Harry si mordeva le unghie; sapeva che era una pessima
abitudine, ma era un vizio che non riusciva a perdere. Solo che ora le sue
unghie corte non erano più tali. Dove la notte precedente c’erano tronconi
masticati,c’erano ora lunghi artigli, eleganti ed
affusolati, almeno un paio di centimetri oltre la fine delle sue dita. Il primo
pensiero di Harry fu che se quanlcuno le avesse viste non gli avrebbe mai permessodi dimenticarlo.
Con un piccolo gemito di sconfitta si mise
all’opera per rettificare la situazione. Usando l’unico attrezzo a sua
disposizione, iniziò a mordere le unghie ad una lunghezza più ragionevole. Era
come tentare di masticare acciaio. Gli ci vollero venti secondi per comprendere
che i suoi denti non riuscivano ad intaccare l’unghia
del pollice, e iniziò ad esser colto dal panico.
Non si era mai vestito a tale velocità, la qual
cosa era già di per sé un atto di valore, considerato che aveva ora degli
artigli al posto delle unghie di cui preoccuparsi. Correndo per i gradini con le
mani infilate nelle tasche, quasi uccidendosi quando inciampò verso la fine
perché non intendeva lasciar vedere a nessuno quest’ultima novità, si diresse
nel regno di Poppy.
“Buongiorno, sig. Potter” fu il professionale saluto della guaritrice quando ruzzolò nell’ala dell’infermeria, mentre
era intenta a rappezzare un Hufflepuff del primo
anno.
Quasi potesse leggere la
sua mente la donna dette uno sguardo al ragazzo, ed indicò col capo il suo
ufficio.
“Se gradisce aspettarmi di
la” disse calma Poppy “tra poco sarò da
lei.”
Nell’ufficio Harry tentò
di calmarsi, ma quell’affare lo stava spingendo al
limite; non sapeva che cosa sarebbe potuto accadere da un momento all’altro.
Quando Poppy finalmente entrò nell’ufficio, Harry saltò in piedi.
Con gentilezza la donna si rivolse a lui. “Ora, in
che cosa ti posso aiutare?”
Harry mise le sue mani sulla tavola e allargò le
dita.
“Hai qualsiasi cosa che mi permetta di liberarmi
di questi?” Fu la brusca risposta.
Poppy s’inclinò sulla scrivania e guardò agli
artigli.
“Presumo che siano resistenti ai normali metodi di
rimozione” osservò calma.
Harry rispose apertamente. “Duri come
l’acciaio.”
Poppy prese una delle sue mani, toccando dolcemente un
artiglio con il suo dito indice.
“Acuminati, vedo anche” disse, prima di riposare
la mano sulla scrivania. “Non temere Harry,
l’incantesimo DiffindoUngola dovrebbe funzionare. E’ un derivato dell’incanto
Diffindo creato per creature magiche; quando sono
tenute in cattività molte richiedono che ci si prenda cura di zoccoli ed
artigli, ed è molto più efficace della magia di base. Ho avuto occasione di
usarlo quando il professor Snape insegnò come preparare una pozione di crescita delle
unghie ad una classe del primo anno.”
Con un sorriso la donna puntò la bacchetta. Harry era contento del senso asciutto dell’humour
dell’infermiera, lo faceva sentire un po’ meglio.
“Devi lanciarlo in questo modo” gli disse Poppy, procedendo a mostrargli i
movimenti.
Gli ci volle una buona mezz’ora, ma tempo della
fine della colazione e Harry aveva nuovamente le
unghie di lunghezza normale. Ancora una volta Harry si
trovò molto grato di essere amico di una guaritrice di tali
capacità.
======================================
Decisamente, era destino che la vita di Harry non potesse esser normale,
almeno fu quello che concluse Harry al giungere di
venerdì, il 12 di novembre. Fino a quel momento la sua eredità di Seraphim gli aveva donato tre cose: una crescita di circa
13
centimetri e, anche se era ancora magro, era più largo;
delle unghie che potevano scalfire qualsiasi cosa più tenera della pietra e che
doveva accorciare ogni mattina con un incantesimo; e una richiesta insistente
peri
‘topi di ghiaccio’. Neppure Poppy riusciva a capire la ragione che giustificava
quest’ardente richiesta di dolci.
Fu durante l’allenamento di Quidditch che Harry notò che
qualcos’altro non andava bene; o piuttosto, fu per come finì l’inseguimento del
boccino d’oro, mentre Ron stava discutendo delle
strategie complicate con il resto della squadra. Tutto divenne molto forte, o
almeno lo fu per i primi momenti del suo incontro con il resto dei giocatori,
quasi come se ognuno di loro stesse gridando. Harryfremette quando per davvero Ron gridò a Ginny che stava
inseguendo un bolide, perchè l’urlo fu così forte che gli fece provare
dolore.
“Stai bene, Harry?”
Chiese Ron, girandosi e vedendo la fine della sua
smorfia.
Con gioia di Harry,
quando Ron aveva finito la frase la sua voce era
tornata ad un livello normale.
“Sì” fu la sua veloce risposta. “Non ti
preoccupare Ron. Credo solo di aver preso un colpo di
vento nelle orecchie mentre volavo; è stato un po’ strano per un momento.”
Ron gli si avvicinò, mentre il resto della squadra si
diresse verso gli spogliatoi.
“Sei sicuro”chiese Ron
“che non è qualcosa che ha che fare con i tuoi cambiamenti?”
Harry ci pensò per un momento, ma poi scosse la
testa.
“Nah” rispose, quasi
sicuro della conclusione “quelli sembrano permanenti, e questo ha già
smesso.”
Harry, non comprese di esser in errore finché non fu si
diresse verso la biblioteca per trovare un libro per i suoi compiti di
Trasfigurazione. A metà strada i suoi passi divennero improvvisamente più
rumorosi di quello che si aspettava, e poteva sentire delle persone che
parlavano. Quando girati due angoli giunse alla biblioteca trovò due Ravenclaw che chiacchieravano fuori
dalla porta in quello che sarebbe dovuto essere un tono molto basso, ma
per lui era come se stessero parlando rumorosamente. Cambiando idea, Harry andò verso l’ala dell’ospedale; Poppy probabilmente ormai era pronta a dargli un letto
permanente.
“Il tuo udito è definitivamente più sensibile”
disse lentamente l’infermiera, mentre esaminava i risultati dell’incantesimo che
aveva gettato su Harry “e credo che anche la tua vista
stia cambiando. Posso aggiustare i tuoi occhiali e mettere su di loro un
incantesimo, così muteranno con il cambio della tua vista; comunque, suggerisco
che tu venga per dei controlli quotidiani finché le trasformazioni non
cesseranno. Come per l’udito, ho qualcosa che ne rimpicciolirà l’effetto, ma ti
consiglio di portarlo solo per dormire; avrai bisogno d’imparare ad affrontare
la sensibilità addizionale nelle situazioni normali. Non ti fa male,
vero?”
Harry scosse la testa.
“Solamente se qualcuno grida vicino a me” fu la
sua risposta onesta“ma penso di poterlo
affrontare.”
Poppy gli sorrise.
“Bene” disse vivacemente lei. “Se hai alcuni
problemi Harry, voglio che tu venga immediatamente da
me. Questi cambiamenti devono essere duri per te, ma si fermeranno, ed anche se
sono troppo vecchia per dirlo stai diventando davvero un giovane audace.”
Harry avvertì il rossore che saliva sulle guance, ma
non poté trattenere il sorriso imbarazzato che si intravedeva agli angoli della
sua bocca. Harry non era mai stato la sintesi
dell’eroe, non importava quale ruolo gli avesse imposto
la vita, ma doveva ammettere che stava incominciando a sembrare più adatto alla
parte.
“Grazie Poppy” le
rispose con gratitudine “penso che sarei perso senza di te.”
“Questo è del tutto esatto, giovane” rispose Poppy aggrottando le sopracciglia “anche
se io ci aggiungerei la maggior parte della scuola. Non riesco a capire
come il personale, senza contare gli alunni, riesca a trovare così tanti
pericoli sul suo cammino.”
Tale asserzione fece sorgere un ghigno sul viso di
Harry; negli anni lui era stato un abitante continuo
dell’infermeria ed aveva visto molti membri del personale sottoposti alle cure
di Poppy, e gli avevano aperto un bel po’ gli
occhi.
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La sala comune era piena di persone tutte prese
nei loro affari e Harry sedeva accanto al fuoco con il
naso affondato in un libro, fingendo di non accorgersi di nessuno. Comunque con
il suo sensibile udito era difficile non notare che molte delle conversazioni
riguardavano lui. Anche se non cercava attenzione era
difficile non comprendere che le trasformazioni che aveva superato recentemente
non erano passate inosservate. Neppure se fosse stato il Gryffindor meno famoso avrebbe potuto
evitarlo.
“Lo so”stava dicendo Lavanda a Parvati “non pensavo che un ragazzo potesse cambiare così
tanto in un mese.”
“E’ come se fosse opera di uno di quegli
incantesimi di bellezza magici” rispose l’altra ragazza con una nota
d’adorazione nella voce che disturbò Harry. “Solamente
che non dovrebbe neppure provarci. L’hai visto dopo l’ultimo incontro di Quidditch; coperto di fango a causa di Malfoy ed ancora splendido.”
“Neppure Malfoy era
male. Riesci a immaginarli entrambi...” L’attenzione di Harry venne attirata da un’altra conversazione prima che
potesse arrossire troppo profondamente.
“Come ha fatto a farsi crescere le sue unghie così
velocemente?” Ginny stava parlando a bassa voce a
May, una delle ragazze del suo anno. “Tre settimane fa
erano corte all’osso, ed ora sono lunghe.”
“Darei qualsiasi cosa per sapere che pozione sta
usando” disse la sua amica d’accordo con lei “pensi che stia finalmente accettando l’idea che è un
divo?”
“Non so” fu la risposta di Ginny, che sembrò un po’ confusa. “Certo sembra che abbia
iniziato ad avere interesse del suo aspetto, ma è ancora Harry, e sembra imbarazzato del fatto che tutti lo
guardino.”
“Quello lo fa diventare due volte più bollente” fu la risposta di May, poi le due iniziarono a ridere scioccamente. Harry distolse la sua attenzione, affondando ulteriormente
nel suo posto e tentando di nascondere la faccia nel libro. Forse, se avesse
fatto finta di nulla, nessuno avrebbe notato quanto fosse arrossito.
“...Sarai onesta, vero Hermione?” La sua attenzione venne
attratta da qualcosa che stava dicendo Ron,
nell’angolo dove si trovava insieme a Hermione,
entrambi accoccolati nell’altro lato della stanza.
“Certo Ron” rispose la
giovane con un tono amorevole che fece sorridere Harry, anche se non era programmato che lui stesse
ascoltando, e suppose che il libri ‘Pozioni per l’Auror’ non potesse in nessun modo provocare tale affettuosa
espressione sulla sua faccia.
“Che cosa ne pensano le ragazze?” Chiese Ron calmo. “Non è solo il resto di noi che ha un complesso
d’inferiorità. Harry è diventato dal grazioso ed
innocente salvatore del mondo alla cosa più sexy su due gambe in quattro
settimane?”
Il tono del suo più buon amico sembrava rassegnato
ed un po’ incerto. Hermione rispose con una piccola
risata ed un sospiro gentile.
“Non l’avrei messa in questo modo” rispose lei “ma
se vuoi dire che tutti lo stanno guardando sotto una luce diversa, questo sì. E
Ron, odio dovertelo dire, ma non sono solo le
ragazze.”
“Lo so” la voce di Ron
era soffocata dalle risate, cosa che sorprese Harry
“per gli inferi, se non fossi innamorato di te, probabilmente gli darei una
seconda occhiata anch’io.”
Harry lasciò cadere il libro.
Quella era una cosa che, definitivamente, non si
era aspettato di sentire. Il mondo magico era meno bacchettone sulla sessualità
rispetto al mondo Muggle, ma c’erano delle costanti
nel mondo di Harry che non desiderava cambiassero, ed
una era che il suo più buon amico fosse fermamente
eterosessuale.
Molte paia d’occhi si girarono a guardarlo quando il libro pesante crollò sul pavimento, ma
quando lo rialzò solo due paia rimasero fissi su di lui. Harry alzò lo sguardo per incontrare gli occhi dei suoi due
amici ed Hermione alzò un
sopracciglio.
“Penso che Harry ci
abbia sentito” osservò lei tenendo la voce bassa e Harry capì che lo stava osservando per scoprire una
reazione.
Piuttosto consapevole di esser stato beccato in
flagrante, Harry chiuse il tomo che stava tenendo in
mano e si alzò dalla poltrona. Ancora lo sorprendeva quanto il suo punto di
vista continuasse a salire da dove pensava che dovesse
essere il livello dei suoi occhi. Era abituato ad essere il più basso dei suoi
amici maschi e anche di molte delle sue amiche femmine; il fatto che fosse
cresciuto un dodici centimetri nell’ultimo mese era
ancora qualcosa con il quale stava scendendo a patti. Harry camminò verso i suoi amici, tentando di sembrare
innocente.
“Come hai fatto a sentirci dal principio alla fine
da là, amico?” chiese Ron, nella sua solita maniera
schietta ma amichevole.
“Il mio udito è migliorato” ammise Harry con calma, con una piccola alzata di spalle che fece
capire che aveva scelto di mantenere la quiete sul fatto “insieme a quasi tutto.
Questi occhiali non mi servono più; Madama Pomfrey li
ha mutati in normale vetro questa mattina. Comincerò a lasciar cadere
suggerimenti sul fatto di volerli riparare con un incantesimo e poi mi libererò
completamente di loro.”
Harry stava superando così tanti cambiamenti che
qualche volta gli sembrava di non essere più nel suo
corpo.
“Questo vuol dire che se vai a fare una piccola
passeggiata nel campo di Quidditch quando gli Slytherin si stanno allenando sarai capace di sentire le
loro discussioni di strategia?” chiese Ron
pensierosamente.
Hermione lo colpì, e Harry rise;
proprio quello del quale aveva bisogno.
Rinuncia: Questa storia è basata su caratteri e situazioni
create e possedute da JK Rowling e i vari editori,
inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non
è intesa nessuna infrazione della proprietà letteraria
riservata o del marchio. Avvertimenti: Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene
SPOILERS. Se non volete sapere nulla del 5° libro non
leggete questa storia. Le Note d’autore: Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che sembrano essere un cliché in molte fandom. Ho
provato un gran divertimento nello scrivere questa fic,
tentando di esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che
ho visto in precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è
tutto basato sul POV di Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.5
In mostra-1°parte
Appena il suo udito e la sua
vista migliorarono, sembrò che le acque si fossero calmate e Harry trascorse
cinque giorni senza alcun cambiamento; poi le cose presero una svolta ancora
più bizzarra. Era così ridicolo ciò che stava accadendo che pensò fosse tutta colpa della sua disattenzione, o sfortuna, per
quasi un’intera settimana.
Potevano aver lottato dallo stesso lato della guerra,
ma questo non significava che gli appartenenti al settimo anno di Slytherin potessero passare anche un solo giorno in compagnia del
settimo anno di Gryffindor; i pregiudizi erano troppo radicati, su entrambi i
lati. Il fatto che gli Slytherin, condotti da Draco Malfoy, fossero
passati al lato della luce non significava che lui e Harry fossero diventati migliori
amici. Per questo, quando Harry si ritrovò ad osservare l’idiota sarcastico con
qualcosa di più del disgusto, rimase sconvolto. Quando poi
scoprì che cercava inconsciamente di essere nello stesso luogo in cui si
trovava il Principe di Slytherin, capì di essere nei guai; ma il peggio
fu che, anche dopo una settimana di chiaro rifiuto di ciò che stava succedendo,
si trovò a fare le cose più strane.
Normalmente, Harry aveva voti bassi in Pozioni; era
una costante nella sua vita. Snape lo odiava, anche se erano stati alleati, e
se anche provava solo a respirare un po’ più forte del normale, il direttore di
Slytherin immediatamente toglieva punti dalla sua casa. Poi,
un giorno, dopo che aveva iniziato a negare di voler avere qualsiasi cosa a che
fare con Malfoy, Harry aveva alzato la voce durante la lezione di Snape per la
prima volta. La cosa veramente bizzarra fu che gestì la cosa in modo
tale che Snape non poté penalizzarlo.
La risposta ad una delle domande di Snape era balzata
nella sua testa e, prima che se ne rendesse conto, aveva alzato la mano. Era
una domanda creata a bella posta per Malfoy, il migliore della classe di
Pozioni; il biondo era un genio quando si trattava
della classe del suo Capocasa, e Snape aveva pensato
che l’unica altra persona che potesse rispondere fosse Hermione, che l’uomo
ignorava sempre.
Harry era abbastanza sicuro che Snape gli avesse
permesso di rispondere solamente perchè pensava che avrebbe sbagliato. Anche
Malfoy sembrò entusiasta quando Harry diede la
risposta corretta, fatto che rese fastidiosamente felice Harry senza alcuna
ragione. Quello fu il primo incidente di molti, e quello che preoccupava Harry era
che improvvisamente si trovasse con il naso immerso nei libri, così da poter
essere pronto per la volta successiva.
E non si trattava solo di Pozioni; Harry dovette
ammettere che includeva ogni materia che divideva con Malfoy. Sembrava come se
stesse cercando di provare il suo valore allo Slytherin, pensiero che, in
realtà, non desiderava considerare troppo da vicino. Ed accadeva anche fuori dalle lezioni; per ben due volte si accorse di star
cercando di attirare l’attenzione del ragazzo. Harry si sentiva come se stesse
diventando pazzo.
Aveva sentito spesso che origliare fosse una cattiva
abitudine, e davvero cercava di non farlo, ma quando il suo nome saltava fuori
nelle conversazioni sembrava dimenticarsene sempre. Harry stava camminando
verso la Sala Grande per cenare, con le mani nelle tasche dei
jeans nuovi e gli occhi rivolti in basso, tentando di dimenticarsi che stava
diventando un pazzo delirante, quando udì il suo nome pronunciato da qualcuno.
Harry stava finendo un paragrafo dei suoi compiti quando
gli altri si erano diretti verso la sala, così che c’erano almeno un buon venti
metri da loro, dietro un angolo o due, e non avevano alcuna idea che potesse
sentirli.
“E’ come se non fossimo neppure nella stessa classe”
disse Seamus, dopo aver pronunciato il nome di Harry.
“Io desidererei solo che scegliesse qualcuno,
facendoci rientrare nel gioco” convenne Dean, con un tono luttuoso.
Fin da quando si era separato da Ginny, il Gryffindor
artista stava inseguendo una quantità equa di gonne, come il suo compagno di
dormitorio irlandese diceva in maniera così colorita. Harry provò del
dispiacere per gli amici, davvero, ma non poteva farci nulla.
“Non è colpa di Harry se è cresciuto così tanto” lo difese Ron, nel modo in cui un miglior amico avrebbe
fatto.
“A te va bene” gli disse Seamus,
rumorosamente “tu sei già legato. Harry ha bisogno di scegliere, e di
farlo in fretta.”
Ci fu un mormorio di assenso
da Dean, e Harry desiderò che fosse così semplice.
“Ma Harry ha già scelto
qualcuno” intervenne con calma Neville, catturando l’attenzione di Harry.
Dai suoni che poteva ascoltare, la semplice frase di
Nev aveva stupito anche i suoi compagni di dormitorio. Ron stava biascicando
incoerentemente, e gli altri due stavano in silenzio.
“Neville” disse Dean, con un tono molto cupo “che
cosa sai e come lo sai?”
“Uhm” si schiarì la voce l’altro ragazzo con evidente
nervosismo “penso che sia piuttosto ovvio.”
Harry desiderò di poter colpire il muro con la testa,
e che Neville chiudesse subito a bocca. Sfortunatamente
per lui, il suo compagno non si trovava nella giusta posizione da potersi
rifiutare di parlare.
“Longbottom” intervenne Ron “Dicci quello che sai.”
“Malfoy” fu la quieta risposta del Gryffindor.
Tale affermazione provocò una profonda e lunga risata
in Seamus, un anelito pensieroso da parte di Dean ed uno sbuffo da Ron.
“Oh, bella Neville” disse allegramente Seamus. “Per
un attimo mi avevi quasi convinto.”
Lentamente le reazioni dei ragazzi si calmarono,
mentre si accorgevano che il loro compagno era serio.
“Non stavo scherzando” disse Neville, sembrando un
po’ dispiaciuto. “Avreste dovuto vederlo.”
“Tu sei pazzo” disse rumorosamente Ron “Harry non
avrebbe mai...”
Il suo migliore amico s’interruppe, e Harry sbatté
realmente la testa sul muro quando comprese che Ron
stava mettendo insieme i pezzi. Qualche volta Ron non riusciva a scorgere ciò
che si trovava di fronte al suo naso, ma non dimenticava mai nulla. Harry era
sicuro che il suo amico stesse unendo tutti i pezzi.
Per alcuni momenti, il silenzio regnò sovrano.
“Per l’inferno” venne da Ron.
“Santa Madre di Dio” disse distintamente Seamus, e
quello che disse Dean non era decisamente ripetibile.
“Harry e Malfoy” Ron non sembrava esser capace di
accettare completamente l’idea “quei due si odiano l’un l’altro.”
“Ma Malfoy, tralasciando
Harry, è il ragazzo più bello della scuola, e probabilmente è lo studente più
potente dopo Harry e Hermione” puntualizzò Neville. “E’ perfetto, una coppia di
simili capacità.”
Ci fu nuovo silenzio, rotto solo dal rumore dei passi,
e Harry capì che i suoi amici stavano capendo qualcosa
su Neville, esattamente come stava accadendo a lui. Nessuno si aspettava che
Neville Longbottom capisse altro oltre a Erbologia, ma
sembrava che ci fosse molto più in lui di quanto apparisse ad una prima
occhiata.
“Neville” disse Ron, in un tono molto gentile ma non
per questo meno diretto “sei gay?”
Altro rumore di strascinamento di piedi.
“Uhm, beh, si” rispose l’altro Gryffindor.
Nuovamente il silenzio.
“Ringraziamo Merlino per questo” disse Ron,
spaventando Harry che stava ascoltando,“pensavo che
fossimo noi ad aver perso del tutto le nostre capacità d’osservazione.”
“Nev” intervenne Seamus “non
cesserai mai di stupirmi. Ora dicci tutto quello che sai: vogliamo i dettagli.”
Harry colpì nuovamente il muro con la testa, giusto
per precauzione, poi si girò verso la sala comune; non c’era verso che andasse
a cena. Giunto al ritratto, incontrò Hermione. Come Caposcuola Hermione era
stata alla riunione settimanale con Dumbledore, che avveniva sempre intorno all’ora di cena, motivo per cui gli altri si erano avviati
senza di lei.
“Harry” lo salutò allegra, finché vide la sua faccia
“cosa c’è?”
“Penso che sto diventando matto, e adesso tutti lo
sanno” disse Harry, scoraggiato. “La mia vita è finita.”
Il ritratto si aprì alla parola d’ordine e Harry
passò impetuoso attraverso l’apertura, senza aspettare la reazione dell’amica.
Si diresse diritto al dormitorio, senza fermarsi, e stava per sbattersi la
porta alle spalle quando si accorse che Hermione
l’aveva seguito. La ragazza era in piedi, le mani posate sui fianchi, e lo
stava guardando con un’espressione preoccupata.
“Non penserai che lasci perdere, vero?” disse la
ragazza, avvicinandosi all’amico. “ora siediti e raccontami cosa ti sta
tormentando.”
Quando Hermione usava quel tono di voce non c’era maniera di disubbidirle, e Harry lo sapeva, così
affondò di nuovo le mani nelle tasche e camminò verso il letto, sedendosi.
“Malfoy” disse chiaramente, indovinando che se
Neville era riuscito a notarlo, allora non c’era verso
che a Hermione fosse sfuggito.
“Oh, quello” disse lei, annuendo saggiamente col
capo. “Mi chiedevo quando l’avresti affrontato.”
“Affrontarlo!” Rispose Harry alzando la voce, prima
di riprendere il controllo. “Con tutto quello che ho già, non ho bisogno anche
di questo. Agli allenamenti di Quidditch di ieri ho fatto una Finta Wronski da 10 metri solo perché lui stava passando lì
vicino. O mi uccido o impazzisco, se questa cosa non cessa.”
“O forse otterrai un ‘O’ in
tutte le prove del tuo N.E.W.T. e provocherai
all’intero personale della scuola un attacco cardiaco.” Disse con humour
Hermione, ottenendo però solo un’occhiata fosca da Harry.
“Non è divertente” disse astiosamente Harry,
accorgendosi che stava cominciando ad essere di cattivo umore, ma si sentiva
come se il mondo fosse alla fine.
Per l’amor di Dio, aveva le ali e sembrava essere
ossessionato dal suo peggior nemico vivente, fin da quando
i rimanenti mangiamorte non l’avevano infastidito. Malfoy poteva
essersi rivoltato contro la sua famiglia, ma biasimava Harry per la
morte del padre, e la loro relazione era nel migliore dei casi velenosa e nel
peggiore omicida.
“Scusami Harry” disse dolcemente Hermione, sedendosi
accanto a lui. “Dimmi quello che è successo.”
Harry fissò le sue dita, guardando le sue unghie così perfette.
“Vorrei tornare ad essere di nuovo solo Harry” disse
sospirando. “Era tutto più semplice quando tutte le
teste non si giravano se solo starnutivo. So che le persone mi guardavano anche
prima, ma ora è come se fossi in mostra 24 ore su 24. E
non riesco ad avere nessun controllo sui miei ormoni. Faccio delle cose senza
neppure accorgermene; cosestupide,
e io devo sembrare davvero un’idiota.”
“A dire il vero” disse
Hermione accarezzandolo con comprensione sul braccio “finora penso che tu sia
stato abbastanza sbalorditivo. Se Malfoy non riesce a superare questa sciocca
contesa che voi due state portando avanti e non riesce a vedere quanto tu sia
meraviglioso, allora è più cieco di me.”
Harry guardò Hermione piuttosto frastornato, e lei
sorrise.
“Non c’è bisogno di sembrare così sorpreso” gli disse
in una maniera molto materna. “Harry, tu sei sempre stato carino, ma ora sei
splendido. Sei il mago più potente del mondo e finalmente stai usando il
cervello piuttosto considerevole che hai in testa, invece che lasciarlo
inutilizzato. Sarebbe molto difficile per te essere meno che sconvolgente.”
Harry non riuscì a trovare nulla da
dire, era totalmente spiazzato. Il suo istinto affermava che l’amica stava solo cercando di essere gentile.
“Ma è Malfoy” fu tutto quello a cuiriuscì a pensare.
“Lo so, Harry” rispose comprensiva Hermione “e io vorrei che fosse qualcuno più semplice, ma non penso che
accadrà. Ho fatto una piccola ricerca, e penso di sapere quello che sta
accadendo.”
Harry rise un po’ istericamente, non poté evitarlo;
se c’era qualcuno che poteva dedurre che cosa stava succedendo, questa persona
era Hermione.
“Ti stai esibendo, Harry” gli disse calma “hai scelto
un partner.”
A tale notizia, Harry non riuscì ad evitare di
mostrarsi pieno d’orrore.
“Quanto sai dei seraphim?”
chiese dolcemente Hermione.
“Non molto” ammise Harry; aveva letto un po’, ma non
c’erano molti libri sul soggetto, e Harry aveva sperato che i cambi fisici fossero tutto ciò di cui si doveva preoccupare.
“Sapevi che si scelgono un compagno per la vita?” Gli
chiese lei.
Harry scosse la testa.
“Comincia dall’inizio” disse Harry, con tono
rassegnato “fai finta che io non sappia nulla.”
Hermione gli accarezzò la mano, annuendo col capo.
Almeno, Hermione sembrava capire quanto fosse
difficile per lui tutto quello.
Rinuncia: Questa storia è basata su caratteri
e situazioni create e possedute da JK Rowling e i
vari editori, inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non
è intesa nessuna infrazione della proprietà letteraria riservata o del marchio. Avvertimenti: Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene
SPOILERS. Se non volete sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia. Le Note d’autore: Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che sembrano essere un
cliché in molte fandom. Ho provato un gran
divertimento nello scrivere questa fic, tentando di esplorare
le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho visto in precedenza.
Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di
Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.6
In
mostra-2°parte
“Bene. Tu sai che affinché un
Seraphim possa riprodursi” cominciò Hermione “deve poter disporre di una grande
quantità di magia”
Harry aveva detto ai suoi amici le notizie
avute da Dumbledore.
“Ma quello che probabilmente non sai
è che il Seraphim è androgino. Alcuni possono apparire più mascolini o più femminili,
ma non sono né l’uno né l’altro. Scelgono un coniuge basandosi sulla forza dell’attrazione
fisica: maggiore è la forza, più probabilità ci sono che la procreazione riesca”
Hermione fece una pausa e guardò
Harry per vedere se la stesse seguendo, e lui annuì
per farla proseguire.
“Quando trova un partner che
ritiene appropriato, il Seraphim entra in calore” continuò Hermione, tenendo
gli occhi bassi.
“Si mettono in mostra davanti al
coniuge eletto, per portare anche lui in calore, una specie di reazione chimica
e magica. L’unico motivo per cui un Seraphim potrebbe smettere
di rincorrere un coniuge è se il detto coniuge muore o sceglie un altro.”
“Ma Malfoy non è un Seraphim”
replicò Harry“non
può entrare in calore”.
“No” disse lentamente Hermione, e
Harry poteva sentire il dubbio nella sua voce “ma ho
fatto qualche ricerca, e lui è un Veela, o piuttosto,
c’è sangue di Veela nella linea dei Malfoy. I Veela hanno un
ciclo di accoppiamento simile a quello dei Seraphim: anche se sembrano femmine,
vanno in calore durante la stagione d’accoppiamento e diventano ermafroditi.
Non si accoppiano per la vita, ma si mettono in mostra e si accoppiano ogni tre
anni, e da essi discendono Veela
puri . Prima adescavano i maschi umani attraverso il sesso e li uccidevano quando non erano più in calore, ma negli ultimi
cento anni sembra esser quasi sempre solo sesso, e qualche volta si finisce con
sottorazze sia di maschi che di femmine. La catena genetica dei Malfoy è un po’
lontana da queste sottorazze, ma le puoi comunque sentire
nel loro sangue.”
Nell’angolo del cervello di Harry
dove il suo schietto senso dell’humour si stava tenendo in disparte, venne alla
luce la considerazione che nel mondo magico i purosangue non erano davvero
tali, se si prendeva in considerazione la situazione della sua famiglia e dei
Malfoy. Il resto della sua mente stava tentando di capire quello che, per tutti
i diavoli, avrebbe dovuto fare.
“Stai dicendo che voglio fare
sesso con Malfoy perchè è il mago più potente ed è in parte Veela?”
le chiese piuttosto bruscamente Harry.
Hermione lo guardò di sottecchi.
“Grazie per quest’immagine
mentale, Harry” gli disse lei, con un sorriso un po’ sdegnoso, annuendo col
capo.
“E la mia unica via d’uscita è se
qualcuno lo uccide, o…”fece una pausa pensando un attimo “…lo
prende prima?”
Hermione rise.
“Non precisamente” fu la sua
risposta, mentre tentava di recuperare il controllo. “Un Veela
va in calore per accoppiarsi e produrre un discendente; un Seraphim va in
calore per accoppiarsi in prospettiva di un discendente
che possa riprodursi in futuro. E’ possibile che tu perda interesse per lui se
dorme con qualcun altro.”
“Quindi tutto quello che devo
fare è andare da lui e dire ‘Malfoy, se non vuoi che ti segua passo dopo passo
nel prossimo futuro, devi andare a fare sesso con qualcuno’
” fu l’incredula affermazione di Harry. “Riesco a immaginare perfettamente come
finirebbe la nostra conversazione”
Poi, qualcosa accadde a Harry.
“Perchè non sta facendo sesso con
qualcuno? Come mi stanno indicando i miei ormoni da
giorni, Malfoy è lo scapolo più irreprensibile della scuola.”
Hermione scrollò le spalle. “Forse
dipende dal fatto che lui è un Veela” disse pensierosamente
Hermione. “I discendenti maschi dei Veela tendono a
non mostrare molto della loro eredità, a parte gli attributi fisici ovvi, come
il colore dei capelli e la struttura ossea; non come Fleur
o sua sorella. Secondo il libro che stavo leggendo, se i maschi danno alcuni segnali
accade verso la fine dell’adolescenza, quando in natura dovrebbero pensare a
procreare.” Il viso di Hermione era arrossato
all’idea: il semplice pensiero delle nuove nozioni l’aveva sempre eccitata,
anche quando non aiutavano la situazione corrente. “Forse Malfoy sta vivendo
qualcosa di simile a te: per ragioni diverse, chiaramente, ma potrebbe essere
la ragione per cui non è, uhm, attivo. Malfoy dovrebbe essere molto prudente se
stesse entrando in calore, anche se in modo parziale; se dormisse con una
ragazza è pressoché certo che finirebbe con un piccolo Malfoy che corre per le
sale.”
“Hermione” la pregò Harry “non mi
stai aiutando. Ora devo convincere Malfoy a giacere con un altro ragazzo, che
secondo il suo istinto non gli interesserà”
La ragazza ci pensò sopra per un
momento.
“Credo che tu abbia torto, se
Blaise Zabini conta qualcosa” disse calma Hermione.
Questo fu troppo per Harry: stava
scoprendo cose che mai avrebbe desiderato sapere, e la sua sensibilità iniziò a
ribellarsi.
“Zabini” ripeté Harry, quasi per
assicurarsi che non si stesse sbagliando. “Malfoy e Zabini?”
Il fiotto di gelosia irrazionale
che tale notizia gli causò non aiutò il suo equilibrio.
“Per circa due mesi alla fine
dell’anno scorso, dopo che sconfiggesti Voldemort” gli disse Hermione con un
cenno.
“Penso che tutti siano stati così
contenti per essere vivi che si permisero d’essere quello che volevano essere, piuttosto che quello ci si aspettava che
fossero. Tu sei rimasto in coma per la maggior parte del tempo, così non posso
biasimarti per non esserne a conoscenza”
Harry afferrò tale nozione come un
salvagente, come fosse l’unico modo di salvarsi.
“Così, se vado da Malfoy e gli
dico quello che sta succedendo, lui e Blaise...”La sua voce si fermò quando Hermione scosse la testa.
“Blaise, ora, sta con Pansy” gli
disse Hermione.
Harry lasciò
perdere, facendo scorrere le dita tra i capelli con un sospiro.
“Hermione” le
chiese sconcertato “come fai ad essere a conoscenza di tutto e avere
pieni voti in tutte le tue materie?”
“Sono una ragazza” fu la sua
risposta, accarezzandogli affettuosamente il braccio “è parte dell’esserlo.”
Con un sospiro Harry si lasciò
precipitare nuovamente sul letto, fissando il baldacchino per un momento.
“Sai che cosa rende questo così divertente?”
Disse in maniera rassegnata. “Tutti i miei compagni di dormitorio…ora lo sanno
tutti.”
“Lo sanno?” Chiese Hermione,
piuttosto sorpresa.
“Lo ha detto Neville” disse brevemente
Harry, per poi porle una domanda. “Sapevi che Neville era gay?”
“Certo” disse la giovane, come se
fosse una notizia sorpassata “non lo sapevi?”
Harry dovette ridere; se non lo
avesse fatto si sarebbe messo a gemere.
“Diciamo che era l’intero
dormitorio a non constatare l’ovvio” disse Harry, chiudendo gli occhi, come se il
gesto potesse aiutarlo. “Cosa faccio ora?”
Era tutto così confuso. In un
certo senso, era stato molto più facile quando
Voldemort era ancora vivo, almeno tutto quello di cui si doveva preoccupare era
di morire.
“Mi dispiace Harry” disse
Hermione, incontrando i suoi occhi “ma non penso che
tu abbia una scelta. Potresti parlare con Madama Pomfrey, ma dubito che ci sia
molto che lei possa fare. Penso che dovresti parlare con Malfoy. Lui lo capirà,
o tu farai qualcosa che ti farà scoprire.”
Prendendo un respiro profondo
Harry si mise a sedere lentamente, almeno sapeva che non stava diventando
matto. Con un piccolo cenno del capo, strinse la mano della ragazza.
“Vedrò Madama Pomfrey in mattinata” disse.
“Se non potrà aiutarmi, parlerò
con Malfoy dopo la partita Ravenclaw contro Slytherin di domani pomeriggio. Non
voglio essere accusato di distrarre il loro Cercatore.”
I due amici condivisero un
piccolo sorriso. Almeno, con l’appoggio di Hermione, Harry riusciva a
considerare la parte ridicola della faccenda.
“Però rimane un problema” disse
Harry leggermente accigliato “cosa fare con Ron, Seamus, Dean e Neville.”
“Lascia Ron a me” disse Hermione
ed il suo sorriso divenne un ghigno. “Per gli altri, dì loro la verità. Spiega
loro che ha a che fare con il fatto che hai assorbito i poteri di Voldemort ed
il coma. I tuoi ormoni si sono risvegliati tutti in un colpo e tu devi
occupartene, quindi hai bisogno della completa segretezza. Sono Gryffindor: ti
sosterranno dal principio alla fine.”
Harry considerò l’idea, non
trovando difetti.
“Suona come un piano” si disse
d’accordo, e d’impulso abbracciò la sua amica. “Grazie, Hermione” le sussurrò
“non so che cosa farei senza di te.”
“Prego” rispose lei, ricambiando l’abbraccio prima di alzarsi. “Ora andiamo a cena, prima lo
dici agli altri, meno pericoli ci sono che qualcuno lo scopra.”
Annuendo Harry si alzò. Almeno
ora aveva un’idea di cosa fare, e non si sentiva più così perso. Tentando di
riacquistare una parvenza di calma si affrettò a seguire Hermione. Fu solo quando arrivarono nella sala che Harry iniziò a
sentirsi nuovamente nervoso. Tutti e quattro i suoi compagni di dormitorio si
girarono a guardare i due che si sedevano. C’era negli occhi di Seamus e Dean un
divertimento che non faceva presagire nulla di buono. Harry decise di buttarsi.
“Prima che chiunque di voi dica
qualcosa” disse con fermezza “dovreste sapere che non ero molto lontano da voi:
ho sentito tutto.”
Guardando tutti i suoi amici, si
assicurò che gli stessero dando la loro piena attenzione.
“Ho bisogno di parlarvi in
privato dopo cena” disse con fermezza. “Obiezioni?”
Hermione era nel giusto quando aveva detto ciò che doveva fare, tutti i suoi
compagni si calmarono ed annuirono. Mentre cenavano la conversazione si dipanò
fra Quidditch e gli ultimi compiti. Nessuno menzionò Malfoy o qualsiasi cosa
relativa alle relazioni, platoniche o meno, durante l’intero pasto.Almeno non finché la porta del loro
dormitorio si chiuse dietro di loro.
“Sì, vado dietro a Malfoy” disse
bruscamente Harry, prima che chiunque altro potesse parlare “E no, davvero non
vorrei farlo.”
Harry si girò per affrontare i
suoi amici all’altro della stanza. Nessuno sembrò comprendere pienamente la
situazione.
“Spiegati” chiese Seamus, facendo
capire però che non avrebbe insistito per sapere, nemmeno se gli fosse piaciuto
ciò che udiva.
Harry aveva pensato a questo
discorso durante tutta la cena e prendendo un profondo respiro iniziò.
“Avrete certamente notato che
sono parecchio cambiato, ultimamente” cominciò lui con la parte facile.
“Sì, Harry” disse Dean con un
ghigno “l’abbiamo notato.”
Harry annuì, era piuttosto ovvio.
“Ha a che fare con tutto il
potere che assorbii quando uccisi Voldemort” disse
Harry, dopo tutto era quello che aveva avviato l’intero processo. “E’, uhm, per
questo che ho iniziato ad avere tutti questi cambi fisici e, che fortuna, i
miei ormoni sono impazziti. Non chiedetemi perché mi sia fissato con Malfoy,
non posso darvi una risposta, ma lo sono e sto cercando di tirarmene fuori.
Spero che né lui né il resto della scuola ne vengano a
conoscenza, altrimenti occuparmene sarà
ben più difficile. Per favore, non ne parlate con nessuno.”
Harry lanciò uno sguardo a Ron con
l’intenzione di chiedergli scusa per non averglielo detto prima. Ron annuì per
poi scambiarsi un’occhiata con gli altri tre ragazzi.
“Qualunque cosa di cui hai
bisogno, amico.” disse fermamente Seamus, parlando per
il gruppo intero.
Harry non era mai stato così contento
di essere un Gryffindor in tutta la sua vita.
“Fai mai qualcosa in modo facile,
Harry?” Chiese Dean, sorridendo.
=============================================
Per fortuna l’ala dell’infermeria
era vuota quando Harry vi entrò quel sabato mattina.
Era insolito che così presto qualcuno chiedesse i servizi di Poppy, ma non
impossibile. Harry sapeva che avrebbe trovato la donna nel suo ufficio o nel
suo magazzino; conosceva le sue abitudini, e sapeva che Poppy si alzava sempre
molto presto per ordinare l’inventario, il sabato. Senza lezioni, il sabato era
la giornata in cui era meno probabile che la
guaritrice venisse interrotta da alunni avvelenati a causa di pozioni o per
metà cambiati in il cielo sapeva cosa da una errata trasfigurazione.
Harry decise di controllare il
magazzino per primo, e camminò tranquillamente attraverso la stanza. Fin da
quando le sue unghie avevano deciso di trasformarsi in armi letali aveva sviluppato
l’abitudine di tenere le mani in tasca, ma ora le estrasse. Era una questione
di rispetto e Harry ne aveva molto per Poppy. Appena si fermò all’entrata del
magazzino, Harry si accorse di avere indovinato: Poppy stava controllando, su
una piccola scala, una delle mensole più alte.
“Uhm, Poppy” disse Harry dopo un
momento, sapendo che la donna sarebbe rimasta assorta nel suo compito finché lui
non avesse prodotto qualche rumore “scusami?”
Poppy si girò immediatamente e
sorrise appena lo vide.
“Buongiorno, Harry” lo salutò con
un tono materno, caldo “arrivo in un minuto.”
Harry annuì e sorrise di nuovo,
prima di prepararsi ad aspettare pazientemente che Poppy finisse quello che
stava facendo. La donna segnò con efficienza qualcosa sul suo portablocco a
molla che si librava accanto a lei, per poi scendere giù dalla scala.
“Ora, Harry” gli disse nel tono
che riservava per i pazienti che erano ormai considerati di famiglia “cosa
posso fare per te oggi?”
Harry si accigliò un attimo, poi
iniziò a parlare.
“Penso di esser entrato in
calore” disse brevemente, tentando di non apparire troppo imbarazzato.
Per un momento Poppy lo guardò
pensierosamente, poi parlò. “Oh, caro” fu il suo commento.
“Era quello che stavo pesando
anche io” rispose Harry con un’alzata di spalle.
La donna aggrottò le sopracciglia
per un momento, per poi appoggiare una mano sulla sua spalla conducendolo fuori dal magazzino.
“Andiamo nel mio ufficio” gli
disse con fermezza “penso che questo richieda un po’ di tè.”
Alcuni minuti più tardi Harry era
seduto su un lato della scrivania di Poppy, con una tazza di tè in mano e la guaritrice
seduta sull’altro lato con la propria tazza. Poppy era pensierosa, ma non
sembrava preoccupata. Fortunatamente.
“Quindi, Harry” cominciò Poppy “cosa
ti ha portato a questa conclusione?”
“Mi sto mettendo in mostra” fu la
sua risposta onesta. “Ogni qualvolta il soggetto del mio interesse è vicino, mi
trovo a fare le cose più strane. Per un po’ l’ho rifiutato, ma un paio dei miei
amici lo hanno notato e io penso che presto farò qualcosa di stupido se non
riesco a venirne a capo”
“E da quanto tempo dura?” Chiese
la donna in tono calmo.
“Poco più di una settimana”
ammise Harry, e bevve un sorso del suo tè.
In qualche modo risultava facile parlare di tutto questo con Poppy: lei non giudicava mai.
“Puoi dirmi da chi sei attratto?”
Gli chiese lei in tono gentile.
Questo era il pezzo difficile: nonostante
quello che i suoi ormoni e il suo istinto gli stavano urlando, era ancora
incredibilmente imbarazzato sul fatto che avesse puntato il suo nemico.
“Malfoy” rispose, cercando di
resistere alla necessità di mettersi a correre e nascondersi da qualche parte.
Poppy apparve sorpresa per un
momento, poi annuì come se trovasse l’idea logica.
“E il signor Malfoy è consapevole
delle tue attenzioni?” Continuò a chiedere la donna.
“Non lo so” fu la sincera
risposta del ragazzo “non gli ho parlato. Per favore, dimmi
che puoi darmi una pozione e far andare tutto via.”
L’espressione addolorata dell’infermiera
gli disse che non si sarebbe rivelata una faccenda rapida.
“Mi dispiace Harry” fu la sua
comprensiva risposta “ma non è così semplice. Posso
darti qualcosa per impedire di sentire l’eccitazione, ma non durerebbe per
molto, e reprimere tali istinti può essere molto pericoloso. Quando ritorneranno, potresti trovartene sommerso.”
Era la notizia che temeva;
rassegnato, scrollò le spalle.
“Quindi, cosa suggerisci?” Le
chiese Harry, sapendo che la risposta non gli sarebbe piaciuta.
Poppy considerò la domanda per un
momento, poggiando tazza e piattino sul tavolo.
“Il sig. Malfoy dovrebbe essere informato
della situazione” fu la ferma asserzione della donna “e ci sono cose su di lui
che credo dovresti sapere, ma dovrò prima chiedere a
lui e al Preside.”
“Intendi il
fatto che è in parte Veela” disse Harry prima
che potesse proseguire “e che probabilmente sta entrando in calore.”
Poppy sembrò molto sorpresa.
“Lo ha scoperto Hermione” spiegò
onestamente Harry.
“La signorina Granger è troppo
intelligente perché questo possa portarle del buono ” osservò Poppy accigliata.
“Ho paura di non poter dire di più al momento.”
Harry annuì: la discrezione di
Poppy era una delle sue qualità migliori. Non gli sarebbe piaciuto se avesse
parlato di alcune delle cose che lo riguardavano di cui era a conoscenza, e non
si aspettava niente di meno per i suoi altri pazienti.
“Capisco” rispose il Gryffindor
“solo pensavo fosse giusto che conoscessi ciò che sapevo.”
“Se vuoi posso spiegare io la
situazione al signor Malfoy” si offrì Poppy “e poi possiamo procedere da lì.”
Era una proposta allettante, ma
anche se sarebbe stato più facile lasciare tutto nelle sue mani, Harry scosse
la testa.
“Grazie” disse sinceramente
“ma lui lo prenderebbe come un atto da codardo da parte mia, e questo
non mi aiuterebbe. Me ne occuperò io e ritornerò da te se mi dirà di lasciarlo
perdere.”
Poppy gli fece un sorriso d’appoggio.
“Credo che tu abbia ragione” gli
disse calma “il signor Malfoy può essere...difficile a volte. Se non hai
obiezioni parlerò col Preside, in caso ci sia bisogno della sua assistenza.”
Era difficile scacciare il
desiderio che solo poche persone ne venissero a conoscenza,
ma Harry riconosceva che Dumbledore doveva saperlo, così annuì. Se la
situazione gli fosse sfuggita di mano avrebbe avuto bisogno di tutto l’appoggio
che poteva ottenere.
Rinuncia: Questa storia è basata su caratteri
e situazioni create e possedute da JK Rowling e i
vari editori, inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non
è intesa nessuna infrazione della proprietà letteraria riservata o del marchio. Avvertimenti: Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene
SPOILERS. Se non volete sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia. Note d’autore: Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che sembrano
essere un cliché in molte fandom. Ho provato un gran
divertimento nello scrivere questa fic, tentando di
esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho visto in
precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in
caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.7:Malfoy
Le
partite di Quidditch erano state piuttosto spettacolari con la squadra di Slytherin
che, grazie a Malfoy, aveva preso il Boccino d’Oro e aveva vinto contro Ravenclaw.
Harry era rimasto entusiasmato dalle manovre intraprese dal cercatore di
Slytherin, anche se, in realtà, non avrebbe voluto esserlo. Aspettò fino a che
i sostenitori della squadra lasciarono i giocatori, poi avanzò verso il gruppo
che si stava dirigendo agli spogliatoi.
“Bella
presa” disse Harry, guardando Malfoy.
Harry
non desiderava che lo Slytherin si sentisse minacciato, quindi si era
assicurato che il suo approccio non venisse frainteso.
Malfoy apparve sorpreso e non molto lieto di vederlo.
“Vieni
ad ammirare la squadra che ti colpirà, Potter?” Chiese acidamente il biondo
Slytherin.
“Ho
bisogno di parlarti privatamente” fu la brusca risposta di Harry “e non avevo
intenzione di farti sentire minacciato, per questo ho deciso di chiedertelo davanti
ai tuoi amici”
Malfoy
alzò un sopracciglio.
“Non
riusciresti mai a minacciarmi, Potter” disse freddamente l’oggetto della sua
fissazione, ghignando. Harry desiderò prendersi a calci da solo per poter anche
solo pensare che quel ragazzo fosse attraente.
Ciò
di cui non aveva bisogno, ora, era di farsi avanti e fare qualcosa di stupido.
Malfoy aveva un effetto alquanto sconvolgente sulla mente di Harry, e lui non
aveva fiducia in sé stesso.
“Malfoy”
disse fermamente “pensi che sarei qui se la cosa non fosse più importante della
nostra piccola contesa felice? Possiamo dimenticare, almeno per cinque minuti,
gli insulti?”
Tormentare
Harry era il gioco preferito fra gli Slytherin e, fino alla
settimana precedente, aveva funzionato più che bene; ma ora, lui era
concentrato su altre cose.
“Ma
insultarci è quello che sappiamo fare meglio” disse fintamente indignato
Malfoy.
Goyle
e Crabbe si portarono dietro al loro grande leader, impugnando la mazza usata a
Quidditch; Malfoy non sembrava volesse fermarli. Dalla sua espressione,
sembrava che lo Slytherin fosse interessato a vedere quello che Harry avrebbe
fatto, più che a parlare. Se non fosse stato per il fatto che in quel momento
era governato dagli ormoni, Harry avrebbe gettato le mani in aria e sarebbe tornato
da Poppy; ma così il problema non sarebbe scomparso e non ci sarebbe stata, in
ogni modo, quella conversazione. Visto però che i suoi istinti stavano avendo il sopravvento, Harry guardò con disprezzo i
due Battitori avvicinarsi.
Le
protuberanze delle ali di Harry iniziarono a prudere, e i suoi meccanismi di
difesa si attivarono; comunque, riuscì ad evitare che uscissero. Grazie al
fisico da Seraphim era più veloce e più forte degli
Slytherin e a causa di ciò non c’era bisogno che le sue difese magiche entrassero del tutto in azione. Goyle e Crabbe furono
sorpresi dal fatto che Harry rimanesse fermo mentre gli
si avvicinavano: sembrava si aspettassero che si sarebbe ritirato.
“Richiama
i cani, Malfoy” disse calmo Harry, riuscendo a mantenere ancora un po’ di buon
senso.
“Perché?”
rispose l’altro, incrociando le braccia al petto. Tale mossa sembrò ridare fiducia
ai due Slytherin, che si avvicinarono ulteriormente.
“Bene”
disse Harry, accettando il fatto che non si potesse evitare il confronto. In
quel mentre, Crabbe mosse verso di lui la mazza.
Invece
di ritrarsi per evitare il colpo, come Harry sospettava si aspettassero,
afferrò la mazza nel bel mezzo del suo movimento discendente con la mano,
strappandola dalla presa del ragazzo. Un rapido colpo del suo piede dietro al
ginocchio di Crabbe spedì scompostamente lo Slytherin a terra. Poi usò la
stessa mossa per bloccare il colpo proveniente da Goyle. Un pugno nel petto e
anche l’altro Slytherin finì sopra l’erba. Un rumore di tramestio annunciò che
Crabbe stava tentando di rimettersi in piedi. Harry si girò verso il ragazzo,
ringhiando: “Sta giù!” Qualcosa simile al terrore colpì il ragazzo che, a bocca
aperta, si rimise seduto. Quando Harry guardò nuovamente verso Malfoy per un
secondo vide nei suoi occhi una riluttante ammirazione, immediatamente nascosta
però dal famigliare ghigno.
“Malfoy,
è importante” fu la ferma affermazione di Harry. “Posso farlo liberandomi del resto
della tua dannata casa, se preferisci, ma dovrai parlarmi.”
Lo
Slytherin alzò un sopracciglio, ma non ignorò immediatamente l’affermazione.
“Tra
un’ora” fu la breve risposta. “Alle gradinate”
Finalmente!
Harry annuì, lasciando cadere la mazza che era ancora nella sua mano accanto a
Crabbe; poi lanciò un’occhiataccia a Goyle, che si teneva il naso sanguinante
con una mano. Infine si girò, incamminandosi verso la scuola. La cosa non era
andata completamente come si era aspettato, ma almeno aveva realizzato il suo
scopo. Harry scosse la testa scoraggiato, ripensando a
quello che aveva appena fatto: da solo, aveva combattuto contro Crabbe e Goyle armati
di mazza. Doveva essere stata la cosa più stupida da fare in quelle
circostanze.
L’acqua
era scura, ma ancora rifletteva il cielo. Stava per scoppiare un temporale,
Harry ne era sicuro; cosa che andava a braccetto con la spada di Damocle che gli pendeva sopra il capo, mentre si sedeva
accingendosi ad aspettare Malfoy. Lo Slytherin era in ritardo e Harry iniziava
a sentire freddo, anche se era avvolto in un mantello pesante. La qualcosa,
molto probabilmente, era lo scopo del suo avversario. Tutto quello era già
abbastanza difficile, senza che gli si congelasse anche il sedere.
“Potter”
lo salutò lo Slytherin, notevolmente gentile, quando finalmente arrivò.
“Malfoy”
rispose Harry, dimenticandosi improvvisamente che avrebbe
dovuto essere irritato col suo nemico di scuola a causa del ritardo.
Harry
guardò gli occhi grigi dello Slytherin, stranamente calmi, per poi volgere lo
sguardo nuovamente al lago.
“Nessuna
scorta?” gli chiese, tentando di raggruppare i propri pensieri.
“Hai
rischiato parecchio per ottenere una riunione privata” rispose Malfoy in tono
neutrale “ho deciso di non rovinare tutto”
Lo
Slytherin si sedette su una panchina, mentre Harry lo guardava con la coda
dell’occhio. Infine, si girò ad affrontare il suo arcirivale-divenuto-oggetto-del-desiderio.
“Malfoy”
cominciò lentamente, incerto su come lo Slytherin avrebbe preso la notizia “credo
che non sia sfuggito alla tua attenzione che io mi stia comportando in maniera piuttosto
strana, di recente”
Harry
fece una pausa e guardò Malfoy in viso, cercando una qualche reazione: lo Slytherin
non sembrava reagire affatto.
“Bene,
è…uhm…Vedi” Harry si accorse che si stava impappinando e si aspettò che il
biondo lo deridesse per quello, ma non accadde.
“Ti
stai mettendo in mostra per me” furono le parole di Malfoy. Harry si gelò sul
posto. Non poteva evitarlo. Lo fissò.
“Lo
sai?” Non poteva crederci completamente.
“Potter”
rispose Malfoy. “Ricorda con chi stai parlando. Sono uno Slytherin, ed in
alcuni luoghi sulla mia testa pende una taglia più alta della tua. Quando
qualcuno accanto a me inizia ad agire in modo bizzarro, fosse anche il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto , io
faccio dei controlli.”
Voldemort
era morto, ma molti dei suoi Mangiamorte erano ancora in gioco ed il mondo era tuttora
un luogo pericoloso, sebbene la guerra fosse finita. Il ragionamento di Malfoy
era perfettamente logico. “Come l’hai dedotto?” Chiese Harry.
“Una volta compreso che non eri sotto un incantesimo, ho
cercato delle notizie più accurate” rispose Malfoy, notevolmente calmo. “Le
informazioni sulla tua famiglia non sono difficili da trovare; ho fatto allo
stesso modo della Granger quando ha scoperto della mia
famiglia.”
Harry
lo guardò in modo interrogativo.
“L’ho
vista in biblioteca” disse lo Slytherin “e presumo che ormai anche tu conosca i
Veela.”
Harry
annuì, non aveva intenzione di negarlo.
“Appena
scoprii dei Seraphim divenne ovvio” continuò Malfoy,
con una punta di divertimento nella voce. “Non vai molto per il sottile,
Potter. Mio Dio, se avessi le ali ti troveresti sulla
Torre di Astronomia a pavoneggiarti come un pappagallo.”
Harry
gemette, nascondendo il viso tra le mani.
“Non
proprio, ma ci sono andato vicino” borbottò Harry, mentre si chiedeva quanti
altri Slytherin si fossero accorti di ciò che stava succedendo.
Per
un momento, Malfoy si zittì. Harry era sicuro che l’avesse sentito.
“Potter,
mi stai dicendo che hai le ali?” Chiese lo Slytherin, in tono calmo.
Harry
assentì col capo: Malfoy aveva bisogno di conoscere quanto in profondità fosse
andata la trasformazione, per capire quanto ne fosse stato colpito Harry.
Guardò, seppur di malavoglia, in su.
“E
unghie come acciaio; e sensi migliorati; e forza e quasi
tutto il resto” fu la sua risposta. “L’unica cosa di cui devo essere
grato è di non essere diventato improvvisamente androgino, sono ancora maschio”
“Sei
sicuro, per quanto riguarda quello?” Malfoy sembrò scioccato.
“Molto
sicuro” fu la breve risposta di Harry.
Di
nuovo, precipitò su di loro il silenzio.
“Dannazione,
Potter” disse il suo compagno. “Quando sei potente?”
“Molto
più di quel che vorrei essere” rispose Harry con un sospiro, desiderando che fosse
già tutto concluso.
“Guarda,
non potresti semplicemente andare a fare sesso con qualcuno, per favore? Devi
essere a conoscenza che l’unico modo per distogliermi da te” disse, per poi
immediatamente scongiurare immagini mentali non
desiderate “letteralmente” aggiunse, tentando di bandire i pensieri “è che tu
muoia o che ti metta con qualcun altro.”
Al
suo evidente disagio Malfoy rise, ma si moderò rapidamente.
“Non
ti sembra sia probabile che fare sesso con qualcun altro non sia abbastanza?”
Chiese lo Slytherin, ragionevolmente. “I Seraphim hanno
molto più che fare con un’interazione magica che fisica, e il mio fare sesso
con qualcuno potrebbe non essere sufficiente.”
Harry
non voleva pensarci, quello era l’unico piano che aveva.
“Èla cosa più vicina
ad una soluzione che abbiamo” fu la sua risposta “non si può almeno tentare?”
Per
qualche momento lo Slytherin lo guardò con malinconia; poi, lentamente, scosse
la testa.
“Non
posso” fu la sua risposta onesta.
“Anche
tu sei in calore” concluse Harry, Hermione aveva ragione. “la qualcosa ha, probabilmente,
molto a che fare col perché ci troviamo in questa situazione.”
“Sei
tu quello che sta tentando di entrare nei miei pantaloni” disse Malfoy,
sentendosi vagamente insultato.
Harry
aprì la bocca per contestare, poi la chiuse di nuovo quando
comprese che era quello a cui tutto si riduceva. Era stupido negarlo.
“Guarda”
provò nuovamente. “Hermione ha riflettuto sul fatto che non puoi avvicinarti ad
una ragazza perché finiresti per metterla incinta…ma se si trattasse
un ragazzo?”
A
tale domanda, Malfoy diede una risposta dimessa.
“La Granger non cesserà mai di
stupirmi” disse lo Slytherin, scuotendo la testa. “Ha ragione, ma è un po’ più
complicato, e te lo dico solo perché certamente la Granger lo scoprirà in qualche
modo. Un accoppiamento Veela riuscito, può durare anche quattro giorni. Se mi
permettessi di entrare nel pieno calore, finirei per tenere qualcuno a letto
per 96 ore; il che non sarebbe così bello come tu puoi pensare. Se scegliessi una ragazza, è quasi sicuro al cento per cento
che rimarrebbe incinta del mio bambino, contraccettivi o no.
Se scelgo un maschio, c’è la deliziosa possibilità del cinque per cento che la
mia eredità Veela raggiunga la piena potenza ed io divenga un ermafrodito, rimanendo
incinta. Ora, chiamami pure paranoico, ma non desidero rischiare nessuna delle
due possibilità”
“Merlino”
esclamò Harry, velenosamente.
Tra
i due cadde nuovamente un silenzio fastidioso. Harry tentò di trovare qualcosa nel
suo misero piano che li potesse aiutare. Sembrava che
Malfoy fosse nelle mani della sua ascendenza, proprio come lui; però sembrava che
lo stesse affrontando meglio.
“Se
non crea problemi che te lo chieda” disse Harry “se sei in calore come mai non
ti sei fissato su qualcuno come ho fatto io?”
“Volontà”
fu la risposta dello Slytherin.
Harry
non gradì l’accusa di non avere forza di volontà.
“Non
sapevo che mi sarebbe successa una cosa simile” protestò in sua difesa “nessuno
mi aveva mai detto che c’erano delle creature magiche nel mio albero
genealogico. Avevo già abbastanza guai con quelle dannate ali; nessuno mi aveva
avvertito che avrei improvvisamente iniziato a correre dietro al mio peggior
nemico”
I
due si guardarono irati l’un l’altro per un po’, poi
Harry volse lo sguardo alle nubi temporalesche che stavano aumentando. Litigare
non sarebbe servito a nulla.
“Per
quanto tempo resterai in calore?” Chiese, tentando di ritornare al discorso
precedente.
“Probabilmente”
rispose lo Slytherin “per altri due o tre mesi, è difficile dirlo”
“E
dopo, potrai fare sesso con chiunque tu desideri?” Chiese Harry, volendo essere
sicuro.
Malfoy
al tono lievemente disperato di Harry alzò un sopracciglio, ma annuì.
“Allora,
tutto quello che dobbiamo fare è tener duro fino ad allora” fu la ferma
decisione di Harry. “C’è qualcosa che dovrei evitare ad ogni costo? Durante le
prossime settimane mi renderò completamente ridicolo, ma c’è una qualsiasi cosa
che potrebbe rendere la cosa peggiore?”
“Non
mi dovrai toccare” fu la pronta risposta di Malfoy. “L’accoppiamento dei Veela
è chimico; se mi tocchi nello stato in cui sei, potremmo trovarci davvero nei
guai”
Harry
annuì.
“Qualsiasi
altra cosa?” Chiese rapidamente, gettando uno sguardo al cielo quando il rimbombo
di un tuono si fece sentire.
“E’
tutto” rispose Malfoy, ghignando improvvisamente. “aspetto ansiosamente le tue
buffonate. Finora, sono state molto divertenti.”
Harry
gemette, alzandosi. Stava per passare un paio di mesi da incubo.
“Dirai
a tutti delle ali?” Chiese Harry, avendo bisogno di sapere.
“Penso
che sarà molto più divertente se tutti penseranno che stai diventando matto,
non credi?” Rispose lo Slytherin, con un cattivo bagliore negli occhi.
“Inoltre, se tu terrai il mio segreto, io terrò il tuo. Ci sono persone a cui
piacerebbe un legamecon
la casa dei Malfoy, ed approfitterebbero della mia condizione. Preferisco non
dover avere a che fare con un problema del genere”
Anche
Malfoy si alzò. Harry guardò i suoi occhi grigi e, per un breve momento,
desiderò che non fossero nemici. Con un cenno, capìcome ognuno comprendesse perfettamente
l’altro, e poi guardò di nuovo il cielo.
“Dobbiamo
rientrare” decise rapidamente “sta per piovere”
Senza un’altra parola, i due si diressero
verso il castello. I cieli si aprirono quando si trovavano
circa a metà strada e Harry alzò rapidamente il cappuccio del mantello, grato
per il riparo. Ci fu il brillante bagliore di un fulmine appena l’acqua iniziò
a cadere, seguito immediatamente dal rombo del tuono. Harry si guardò attorno e
poi gettò un’occhiata a Malfoy, entrambi sapevano quanto
fosse pericolosa la loro situazione: erano nel bel mezzo di un terreno piano,
gli unici oggetti in rilievo durante un temporale che sembrava carico di fulmini.
I fulmini erano attirati dalla magia, e quella era una delle ragioni per cui
Hogwarts possedeva molti parafulmini, ma erano troppo lontano dal castello per
essere al sicuro.
Insieme,
i due iniziarono a correre.
Harry
avvertì l’elettricità statica vicina a loro con il suo senso ben sviluppato dal
pericolo, e non esitò. Le ali lacerarono gli abiti come se non ci fossero nemmeno
stati e si gettò su Malfoy, avvolgendo lo Slytherin in uno stretto abbraccio
con le ali che si chiudevano su di loro in uno scudo protettivo. Il fulmine le
colpì un secondo più tardi, ed il dolore si riversò in Harry all’impatto. La
scarica si dimostrò più potente del massimo che le sue ali riuscivano a
assorbire; le forze della natura erano difficili da respingere e Harry pagò la
sua opposizione al fulmine, non come se lui o Malfoy fossero stati colpiti
direttamente, ma abbastanza.
Non era che Harry non avesse mai provato
dolore, era quasi una seconda natura per lui, ma anche così rimase per qualche
minuto confuso. Non aveva idea di quello che stava facendo e tutto era indistinto;
quando ritornò in sé giaceva sulla schiena, a guardare il sole che faceva capolino mentre il temporale si dirigeva verso la costa.
Sembrava che le nubi si stessero muovendo troppo velocemente per essere uno
spostamento naturale, e Harry si chiese che cosa, per tutti gli inferi, fosse
successo. Le ali rientrarono nel suo corpo, e lui avvertì dolore dalla punta
dei piedi a quella dei capelli; per di più aveva un braccio schiacciato da qualcosa.
Accanto
a lui qualcuno gemette e Harry si voltò a guardare Malfoy che si rialzava, liberando
il suo braccio. Non potè evitare di notare che le sue dita erano intrecciate a
quelle dello Slytherin. Appena Malfoy si sedette Harry guardò oltre la sua
figura arruffata, concentrandosi sulle loro mani congiunte.
Lo
Slytherin sembrò comprendere nello stesso momento, e ritirò la sua mano imprecando
rumorosamente.
“Potter”
gridò ad alta voce Malfoy, alzandosi in piedi “quale parte di Non-Toccarmi non hai capito?!”
“Non
stavo tentando di toccarti” protestò Harry, sentendo il proprio corpo reagire dolorosamente quando provò a sedersi. “Stavo provando semplicemente
a impedire che tu finissi fritto. Siamo appena stati colpiti da un fulmine, se
non te ne sei accorto”
Lo
Slytherin lo guardò storto, ma non poté negare la logica dell’argomento. Harry
impiegò un paio di secondi per comprendere che il suo compagno lo stava fissando piuttosto attentamente e non in maniera così
adirata come prima.
“Malfoy”
disse lentamente Harry, un po’ preoccupato dal cambiamento improvviso nel suo
compagno.
Il
suo richiamo fece tornare in sé lo Slytherin.
“Dannazione!”
fu la risposta di Malfoy. “E’ già iniziato. Ti avevo detto
che se mi avessi toccato saremmo stati nei guai. Dobbiamo andare subito in
infermeria: se siamo fortunati, Madama Pomfrey può fermarlo prima che prosegua
ulteriormente.”
Harry
decise di non discutere e si affrettò a star dietro allo Slytherin, che aveva
iniziato a correre come un forsennato verso il castello.
Nota
della Beta: Hi! Sono Sanzina, volevo semplicemente
scusarmi del ritardo, in buona parte colpa mia (del mio piccì,
in realtà ^^”)…non so voi, ma io prevedo che la situazione fra Harry e Draco si
farà ben interessante ghghgh! Baci,
Rinuncia: Questa storia è basata su
caratteri e situazioni create e possedute da JK Rowling
e i vari editori, inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non
è intesa nessuna infrazione della proprietà letteraria
riservata o del marchio. Avvertimenti: Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene
SPOILERS. Se non volete sapere nulla del 5° libro non
leggete questa storia. Note d’autore: Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che sembrano
essere un cliché in molte fandom. Ho provato un gran
divertimento nello scrivere questa fic, tentando di
esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho visto in
precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in
caso che qualcuno se lo chiedesse.
Cap. 8-Complicazioni
1°parte
Nel tempo che impiegarono ad arrivare all’ala dell’infermeria, divenne
piuttosto ovvio a Harry il perché Malfoy avesse voluto evitare che chiunque
tentasse di approfittare della sua eredità genetica; sembrava che il rituale
d’accoppiamento Veela, una volta iniziato, fosse molto peggio di qualsiasi cosa
la sua eredità di Seraphim gli aveva causato fino a
quel momento. Harry aveva dovuto rimbeccare due volte Malfoy, in modo
che lo Slytherin si concentrasse su dove stavano andando, piuttosto che su
quello che stava facendo Harry.
Era probabile
che lui avesse fatto cose strane per attirare l’attenzione di Malfoy, ma sembravache Malfoy stesse lasciando
completamente il campo libero agli ormoni in maniera ancora più rapida. Era
davvero inquietante, e Harry poteva solo pregare che Poppy potesse
fare qualcosa per il problema di Malfoy, prima che il Seraphim
in lui prendesse nota di un Veela impazzito per la voglia di fare sesso.
Nel momento in
cui Malfoy mise gli occhi su Poppy, disse: “Frenesia dell’accoppiamento.
Bisogno del soppressore, ora.”
Lo Slytherin non
era, evidentemente, in grado di articolare qualsiasi
frase più lunga.
“Signor Potter” disse con tono efficiente la guaritrice “Per favore si sieda
all’altro capo della stanza. Signor Malfoy, sieda su quel letto ed io ritornerò
in un momento.”
Mentre lei scompariva
Harry fece come gli era stato detto, preoccupandosi di come fosse
difficile eseguire quella richiesta. Si sedette e tentò di non pensare troppo mentre osservava Poppy di ritorno dal suo magazzino,
che dava due pozioni a Malfoy. Lo Slytherin le mandò giù come se la sua vita
dipendesse da quelle, per poi sedersi mentre Poppy
gettava su di lui degli incantesimi di controllo.
“Dovrebbe
sentire l’effetto del soppressore in pochi attimi” disse lei professionalmente
a Malfoy, e Harry non tentò nemmeno di non ascoltare. “Annullerà le ondate di eccitazione che sta provando e, se siamo in tempo, permetterà
alla pozione neutralizzante di sopprimere la frenesia dell’accoppiamento. Come
si sente?”
Per un momento
il suo paziente sedette in silenzio, pensando a come si sentiva, poi un cipiglio
molto irritato apparve sul suo viso.
“Come se volessi
uccidere Potter, piuttosto che fare qualsiasi altra cosa con lui” disse dispettosamente lo Slytherin, e Harry non si era mai
sentito più felice in vita sua nell’ascoltare una minaccia.
A tale commento
Poppy sbuffò, ma non espresse la sua disapprovazione e Harry non poté evitare
di sentirsi colpevole.
“Signor Potter”
disse Poppy nel solito modo formale che usava quando
c’erano altre persone “può ritornare da questa parte della stanza.”
Non voleva
forzare la sorte, anche se lui e l’infermiera erano buoni amici, quindi camminò
rapidamente verso i due. Appena fu loro vicino, Poppy
estrasse una piccola bottiglia dal suo grembiule e gliela diede.
“Beva questo”
disse lei fermamente e Harry non era molto sicuro di quanto si trovasse nei guai; dopo tutto, aveva pianificato solo di
andare fuori e parlare, e poi era tornato con Malfoy in quello stato. “Eliminerà
ogni sua reazione allo stato ormonale del signor Malfoy finché non determiniamo
se l’effetto sia stato invertito. C’è la possibilità
che domani mattina non si sia in una situazione
peggiore dell’odierna. Ho chiamato il direttore e i responsabili delle vostre
case e, quando arriveranno, sarei molto grata se spiegaste precisamente cosa è
successo.”
“E’ tutta colpa
di Potter” fu l’arcigna risposta di Malfoy, ma un’occhiata da parte di Poppy lo
fermò dal continuare.
Harry aprì la
bottiglietta ed ingoiò il contenuto, non attardandosi neppure a fare smorfie al
gusto terribile; era più preoccupato di quello che sarebbe successo. Poppy non
sembrava contenta di lui, ma non poteva realmente biasimarla, era appena
riuscito a peggiorare unasituazione già brutta e senza neppure tentare volontariamente.
Non è che avesse potuto prevedere l’arrivo di un
fulmine.
Poppy gli disse
di sedersi per gli incantesimi di controllo, ma senza dirgli altro mentre aspettavano,
per quel che concerneva Harry, l’arrivo della condanna.
Il primo ad
apparire fu Dumbledore, rivolgendo a Harry e Malfoy un brillante sorriso.
“Buon pomeriggio
signori, Madama Pomfrey. Credo che abbiamo un piccolo problema” disse allegramente il preside.
L’abitudine di
Dumbledore di attenuare la vera gravità di ogni cosa,
anche situazioni di vita o di morte, sembrò essere troppo per Malfoy.
“Piccolo?” Disse
incredulo lo Slytherin. “Potter può avermi rovinato la vita.”
“Non c’è alcun
bisogno di fare il melodrammatico, signor Malfoy” lo rampognò dolcemente Poppy.
Harry sperò che fosse tutto. Pregò silenziosamente che l’indomani tutto tornasse
di nuovo normale, e lui dovesse preoccuparsi solo di
non agire come un idiota completo facendo ridere Malfoy; non voleva neppure
considerare l’idea che il trattamento non funzionasse.
Snape scelse
quel momento per entrare, lanciò uno sguardo a Harry e ghignò.
“Cosa ha combinato adesso Potter?” Chiese acidamente il
professore di Pozioni, e la
McGonagall apparve dietro di lui.
“Potrebbe
facilmente essere colpa del sig. Malfoy” disse la Capocasa
di Harry in suo favore, e il ragazzo fu contento nel constatare
che almeno una persona fosse dalla sua parte.
Snape diede alla
professoressa McGonagall una lunga occhiata e poi entrò nella stanza.
“È avvenuto uno sfortunato
incidente” spiegò in tono calmo Madama Pomfrey “e il signor Potter ha provocato, involontariamente, i geni Veela del signor
Malfoy.”
La notizia delle
particolarità genetiche di Malfoy non parve essere una sorpresa per nessuno.
“Lui ha
provocato per prima i miei” mormorò Harry sottovoce, e dal modo in cui Dumbledore
lo guardò dovette presumere che qualsiasi problema avesse, non era duro
d’orecchio.
“E come ci è riuscito, Potter?” Snape non gli avrebbe permesso di
scamparla.
“Mi ha toccato”
fu l’acida risposta di Malfoy “dopo che io gli avevo specificatamente detto di
non farlo.”
“Non dimenticare
il fulmine, Malfoy”, disse altrettanto aridamente Harry “stavi quasi per essere
colpito.”
Snape fece per parlare quando Dumbledore alzò la mano, chiedendo silenzio.
“Credo” disse
pensierosamente il preside “che i fatti ci possano
aiutare più delle mere recriminazioni. Harry, hai toccato il signor Malfoy dopo
che ti aveva dato precise istruzioni di non farlo?”
Harry guardò i
visi dei presenti, tutti rivolti verso di lui.
“Sì” disse onestamente “ma si è trattato di un incidente.”
L’occhiata sul
viso di Snape diceva chiaramente che stava per andare alla carica, ma Dumbledore
non aveva alcuna intenzione di perdere il controllo
della situazione.
“E, Harry”
continuò calmo il preside “per favore, puoi spiegare perché lo hai fatto?”
“Eravamo al lago
a parlare” iniziò lui, contento di poter dare la sua
versione dell’accaduto “ed è scoppiato un temporale. Durante il tragitto di
ritorno iniziarono a cadere i fulmini; ho sentito
l’ammassarsi dell’energia statica e ho capito che stavamo per essere colpiti.
Sono saltato su Malfoy e ho usato le mie ali per ripararci entrambi”. Harry
vide Snape e la McGonagall
alzare un sopracciglio a tale commento “e non so cosa sia successo dopo che sono
stato colpito, ma ci siamo trovati a tenerci per mano.”
“È stato colpito
da un fulmine?” Chiese incredulo Snape.
“Sì” fu la ferma
risposta di Harry. “E ha fatto un male del diavolo”
La professoressa
McGonagall lo stava ancora guardando in modo indagatorio.
“Qualcuno
potrebbe spiegarmi come mai al signor Potter capiti di possedere delle ali?” chiese
la donna.
Dumbledore
guardò Harry, chiedendogli il permesso, e Harry annuì.
“Il signor
Potter ha ascendenze Seraphim” spiegò il preside ai
due professori. “La sconfitta di Voldemort ha permesso a questa
ascendenza di manifestarsi.”
La professoressa
McGonagall sembrò entusiasmata; Snape, d’altro canto, era disgustato.
“E io sono in calore” ammise Harry quietamente, scorgendo una
sorpresa pari a quella dei professori negli occhi di Dumbledore.
“E questa è la ragione per cui ti avevo detto di non
toccarmi” disse Malfoy, prendendo l’opportunità di fare un altro affondo.
“Sì, signor
Malfoy” disse brevemente la professoressa McGonagall “credo che abbiamo già stabilito quello che lei ha fatto o ha detto al
signor Potter.”
“Dando credito
alle fonti” disse freddamente Snape, rivolgendo di nuovo l’attenzione dei
presenti verso Harry “ i Seraphim vanno in calore quando trovano la persona ritenuta degna di essere un
compagno. Chi ha scelto, signor Potter? La signorina Granger?”
Sembrava che i
due professori non avessero compreso che il problema di Harry e la situazione
di Malfoy fossero direttamente connessi, e Harry non si sentiva di dirlo.
Diventando
rosso, guardò verso Poppy per un po’ di aiuto.
“Il signor
Potter è venuto da me per un consiglio, questa mattina” disse in tono calmo
l’infermiera. “Harry ha scelto il signor Malfoy. Io gli ho suggerito di
parlarne con l’interessato per evitare i possibili incidenti, come quello che
sembra sia accaduto.”
Harry desiderò
che il pavimento si aprisse per inghiottirlo, così da liberarlo dall’imbarazzo.
La professoressa McGonagall sembrava trovare incredibile l’intera situazione, e
lo fissò duramente quasi quanto Snape.
“Harry” disse
lentamente la donna “perché hai scelto il signor
Malfoy?”
“Io non l’ho
fatto” protestò fermamente Harry “noi ci odiamo l’un l’altro.
Non ho avuto alcuna scelta:quella parte di me con le ali pensa che
lui sia il miglior candidato, e non c’è niente che io possa farci.”
L’espressione
sul viso di Snape stava diventando più torbida ogni secondo
che passava, ed a Harry quello non piaceva per niente.
“Nonostante il
motivo per cui il signor Potter ha fatto quello che ha
fatto” disse acidamente il direttore della casa di Slytherin “ha chiaramente assalito
il signor Malfoy, e tale azione dovrà essere punita.”
Harry avrebbe
protestato, ma l’occhiata che ricevette dai tre membri del personale gli dissero che Snape era nel giusto.
“Signor Malfoy”
disse calmo Dumbledore, girandosi verso lo Slytherin “siccome sembra alla luce dei fatti che sia lei la vittima, credo che
dovrebbe essere lei a scegliere come procedere in questa situazione. Se lo
desidera, possiamo lasciare la cosa nelle mani del Ministero, che investigherà
in maniera formale; o in alternativa, se desidera che la cosa rimanga tra lei e
il signor Potter, lontano dagli occhi di tutti, tratteremo
la questione fra noi.”
Negli occhi di
Malfoy ci fu un luccichio pericoloso, almeno finché il preside non menzionò ‘gli occhi di tutti’. A quel punto
lo Slytherin sembrò comprendere che quella situazione non avrebbe messo solo
Harry in mostra, ma anche sé stesso. Era quasi possibile
vedere i pensieri accavallarsi nella sua mente e Harry aspettò nervosamente la
sua risposta.
“Preferirei”
disse lentamente Malfoy “che questa situazione fosse a
conoscenza del minor numero possibile di persone.”
Dumbledore
sorrise allegramente allo Slytherin.
“Molto bene”
disse il preside“analizzeremo
la faccenda il più quietamente possibile. Credo che l’intero incidente sia
accaduto così, incidentalmente appunto, e che a poco servirebbe ora castigare
entrambe le persone interessate. Presumo che Madama Pomfrey possa occuparsi del
caso.”
“Sì, Preside”,
fu l’efficiente risposta di Poppy; “Il signor Malfoy ha già preso il
soppressore e le pozioni neutralizzanti, ora tutto quello che possiamo fare è
attendere. Ho dato anche al signor Potter un inibitore, per prevenire l’impulso
a toccare il sig. Malfoy mentre la pozione neutralizzante inizia a fare effetto.
Tutte le pozioni si esauriranno approssimativamente in dodici ore. A quel
punto, se il signor Malfoy sentirà ancora il desiderio di toccare il signor
Potter, dovrà tornare qui e proveremo con delle soluzioni alternative.”
Il sorriso che
il preside elargì a tutti i presenti nella stanza fu
piuttosto fuori posto secondo Harry, ma era incredibilmente contento di non dover
scontare punizioni con Filch per il resto della sua
vita scolastica.
“Bene” disse a
voce bassa Dumbledore “credo che tutto sia stato
stabilito. Professor Snape, professoressa McGonagall, se non vi dispiace
scortare i vostri rispettivi alunni alle loro stanze comuni, credo che potremmo
ritenere questa situazione risolta.”
Nessuno dei due
Slytherin parve molto soddisfatto della conclusione, ma quando il ppreside faceva dichiarazioni così allegre l’intera scuola
sapeva di non poter far nulla per cambiare la situazione.
“Vieni con me,
Harry” disse in tono sostenuto la professoressa McGonagall “cercherò
di sistemare la tua uniforme prima che torni dai tuoi amici.”
Che, tradotto
nel linguaggio della McGonagall, significava: ‘stiamo
andando nel mio ufficio per avere una piccola chiacchierata’.
Ma chi era Harry per ribattere, e mitemente seguì la
sua Capocasa.
Rinuncia: Questa storia è basata su
caratteri e situazioni create e possedute da JK Rowling
e i vari editori, inclusi ma non limitati a ScholasticBooks, RaincoastBooks e WarnerBrosInc. Non c’è guadagno e non
è intesa nessuna infrazione della proprietà letteraria
riservata o del marchio. Avvertimenti: Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene
SPOILERS. Se non volete sapere nulla del 5° libro non
leggete questa storia. Note d’autore: Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che sembrano
essere un cliché in molte fandom. Ho provato un gran
divertimento nello scrivere questa fic, tentando di
esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho visto in
precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in
caso che qualcuno se lo chiedesse.
Cap.9-Complicazioni 2°parte
La giornata si stava trasformando
da così-così ad una veramente cattiva, e Harry si
sentiva alquanto infelice. Non solo era ossessionato da Draco Malfoy, ma c’era
anche l’opportunità che lo Slytherin andasse in
calore, con lui come obbiettivo. Visto che entrambi andavano
dietro all’altro le probabilità che finissero per dormire insieme erano alte, e
Harry non voleva neppure considerare la probabilità del 5% che Malfoy aveva
menzionato. Dare la vita ad un bambino con Malfoy non
era definitivamente in cima al suo elenco. Per giunta, aveva distrutto il suo
maglione favorito ed il suo mantello invernale con, beh, con le sue ali; dato che erano magiche, i capi si rifiutavano di farsi
riparare da qualsiasi incantesimo.
Harry camminò dentro la stanza
comune della torre di Gryffindor, sentendosi comprensibilmente depresso, con
vari dolori muscolari, e si accorse che tutti lo fissavano. Con un certo
timore, capì che la sua giornata era appena peggiorata.
“Umh,
Harry” Fu ColinCreevey a
trovare il coraggio di parlare “Le ali.”
Lo avevano visto. Qualcuno
l’aveva visto salvare Malfoy e Harry sapeva, senza alcun dubbio, che l’intera
scuola presto ne sarebbe stata informata. Senza
preoccuparsi di chi si trovava nella stanza il Ragazzo Dorato di Gryffindor iniziò a imprecare nel modo più colorito che
conosceva per almeno una buona ventina di minuti, per poi dirigersi verso il
suo dormitorio. Appena arrivò all’inizio degli scalini
si girò e guardò male i compagni scioccati.
“Tanto per evitare le domande;
uno dei miei antenati era un Seraphim”, annunciò a
voce alta, in modo che tutti potessero sentire “E l’ultimo scherzo di Voldemort
è che a causa del suo potere mi sono ritrovato con
ali. Se già questo non fosse abbastanza, sono in
calore e ossessionato da Draco Malfoy, che mi odia con una passione che
rivaleggia solamente con quella sentita dallo stesso Lord Oscuro. La mia vita è
un incubo e io penso che andrò a rinchiudermi nella mia stanza e non ne uscirò
mai più.”
Poi si girò e corse, facendo i
gradini tre alla volta.
“E’ di buon umore” disse qualcuno
in tono basso, ma con i sensi acutizzati Harry riuscì a sentirlo.
“Ho sentito!” Gridò verso la sala
comune, per poi marciare nel dormitorio.
Harry si sentì felice che il
dormitorio fosse deserto e sbatté drammaticamente la porta dietro di sé,
estrasse la bacchetta e gettò un incantesimo bloccante talmente potente che
l’unica persona che avrebbe potuto spezzarlo era Dumbledore. Sei suoi compagni
di stanza avessero voluto entrare avrebbero dovuto
persuaderlo ad aprire.
==========
“Potter!” La voce di Malfoy si
dipanòattraverso
la sala, mentre lo Slytherin attraversava l’entrata. “Preparati ad una morte
molto dolorosa.”
Harry si girò da dove stava quasi
per sedersi, decidendo che lo Slytherin era probabilmente serio in quanto
teneva la bacchetta in mano. Nel dubbio, Harry estrasse la propria bacchetta;
gli alunni in mezzo ai due si dispersero o presero
posto ai loro lati. La rabbia di Malfoy era dovuta alla
questione se il trattamento di Poppy avesse funzionato: evidentemente no.
“Eliminerò il
mio problema prima di non riuscire più a ragionare, e non mi importa se dovrò
spendere il resto della mia vita ad Azkaban” Lo Slytherin era davvero molto
irritato.
Venne in mente a Harry che Poppy
aveva specificatamente detto a Malfoy che, se il trattamento non avesse
funzionato, sarebbe dovuto andare direttamente da lei; era ovvio che Mezzo-Veela
fosse troppo adirato per farlo.
“Mi dispiace!” gridò Harry, la
rabbia che combatteva con il desiderio “stavi quasi
per essere colpito da un fulmine, cosa avrei dovuto fare?”
“Gettare un incantesimo-scudo,
saltare di fronte a me” ringhiò Malfoy, sventolando minacciosamente
la sua bacchetta “pensavo di essere stato perfettamente chiaro sul fatto
di non dovermi mai toccare!”
Quella frase era così ingiusta
che la rabbia vinse di nuovo.
“Avevo meno di un secondo per
agire” protestò rumorosamente Harry “se avessi tentato di prendere la mia
bacchetta saresti diventato un toast bruciacchiato, e non c’era abbastanza
tempo per spostarsi.”
I due erano a non più di due
metri l’uno dall’altro ora, e Malfoy stava puntando la sua bacchetta direttamente
al torace di Harry. Harry non poteva evitare di notare che gli occhi grigi
dello Slytherin praticamente splendevano, quando lui era adirato. Disgustato da
se, nel tentativo di chiarire alcune cose nella sua mente, Harry prese un
respiro profondo e calmante.
“Permettimi di essere perfettamente
chiaro” disse Malfoy, in un tono pericoloso che Harry trovò stranamente molto
sexy “se provi a posare una mano su di me, te la taglio.”
Imprecando contro ogni divinità conosciuta
Harry abbandonò qualsiasi parvenza di calma e cercò di non afferrare semplicemente
lo Slytherin.
“Pensi che mi piaccia tutto ciò?”
Rispose gravemente. “Non è colpa mia se hai scelto un luogo così stupido per
parlare con un temporale nelle vicinanze”
Il problema era che gli piaceva,
immensamente, l’idea di togliere i vestiti a Malfoy; e sembrava che tale idea si
stesse guadagnando l’attenzione completa del suo cervello.
“Oh, così ora è mia la colpa?” Sbottò
nuovamente lo Slytherin furioso. “Se tu non mi avessi
abbordato dopo la partita non avremmo parlato, in primo luogo.”
Senza accorgersene Harry fece un
passo verso Malfoy, per poi fermarsi per non muoversi ulteriormente.
“Stavo tentando di avvertirti”
disse Harry, irritato. “Se non ti avessi parlato non
avrei saputo che non dovevo toccarti, e avrei potuto fare la stessa cosa a Pozioni,
senza neppure saperlo. Mi spiace, ma non c’è nulla che possa fare su questo; è
stato un incidente.”
“Tu, Potter, sei un incidente
ambulante” disse Malfoy, muovendosi nuovamente in avanti.
Un’espressione lievementeaddolorata
attraversò il viso dello Slytherin e Harry era quasi sicuro che lo Slytherin stesse
sperimentando il suo stesso problema. L’attrazione era palpabile, e Harry
comprese all’improvviso che essere nella stessa stanza con Malfoy era decisamente
un’idea molto sbagliata.
“Malfoy, le nostre auree magiche
stanno interagendo” disse Harry, tentando di pensare in maniera logica almeno per
un minuto “uno di noi dovrebbe andare via, adesso.”
Quando Harry pronunciò le ultime parole il suo tono divenne un po’ strangolato. Malfoy
imprecò e tentò di girarsi, ma riuscì solo a dare un’occhiata agli altri prima
di rigirarsi.
“Avrei già dovuto ucciderti”
disse il Mezzo-Veela, chiudendo gli occhi dalla disperazione.
Harry era quasi riuscito a fermarsi quando un fiotto di concupiscenza pressoché inarrestabile
l’attraversò. Oh, adesso di sicuro stavano interagendo; entrambi in calore e
nessuno dei due poteva andarsene.
“Goyle” chiamò urgentemente lo
Slytherin “portami fuori di qui in questo istante”
Le protuberanze delle ali di
Harry si contorsero quando il grande ragazzo si mosse
per fare come Malfoy gli aveva ordinato; la parte di lui che stava guadagnando
rapidamente il controllo non aveva gradito l’idea. Era come se la parte
primordiale del suo cervello si fosse svegliata e stesse dettando legge, lasciando
da parte i suoi pensieri razionali che erano intenti a perdere tempo. Harry
sapeva, senza alcun dubbio, che se presto non fosse successo qualcosa i suoi
istinti sarebbero diventati troppo forti per lui. Harry Potter che assaltava
sessualmente Draco Malfoy in Sala Grande: non era questo il modo in cui voleva
entrare a far parte della storia di Hogwarts.
Quando Goyle arrivò per afferrare
le spalle di Malfoy la mano con la bacchetta di Harry si
mosse leggermente, come se avesse una mente propria, e lo Slytherin scivolò di
nuovo indietro; Harry non aveva neppure usato un incantesimo.
“Malfoy” disse lui con voce
disperata, “stordiscimi, danneggiami, qualsiasi cosa, solo non mi permettere di
arrivare a te o ce ne pentiremo entrambi.”
I tratti dello Slytherin si indurirono dalla concentrazione, ma tutto ciò che riuscì
a fare fu muoversi di un altro passo in avanti.
Harry si sentì come se il suo intero
corpo fosse lacerato dalla sua voglia, e si spostò così che i due si trovarono naso a naso. Harry desiderò far fuoriuscire le ali per
mostrare quanto fosse forte; desiderava prendere
Malfoy tra le sue braccia.
“Se mi metti incinto, Potter”
sibilò lo Slytherin a Harry, in un bisbiglio “ti farò provare qualcosa di
peggio della Cruciatus.”
Ormai c’erano solo alcuni
millimetri a separarli, e la forza dei suoi istinti era quasi dolorosa. Harry
avvertì il suono di uno Stupeficium e le ali uscirono
in risposta, ma per un momento, riuscì ad avere il
controllo. Ebbe solo una frazione di secondo prima che fosse
troppo tardi, e Harry sentì l’incantesimo colpirlo da lato. Eternamente grato a
chiunque avesse agito, Harry scivolò nell’incoscienza.