I’ll Keep Holdin’ On

di SweetPandemonium
(/viewuser.php?uid=46219)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo – Welcome Home ***
Capitolo 2: *** II – Hope ***
Capitolo 3: *** I – Famous Last Words ***
Capitolo 4: *** III – Everyone Has a Dream ***
Capitolo 5: *** IV – C&B ***
Capitolo 6: *** V – I've waiting for so damn long ***
Capitolo 7: *** VI – I Promise ***
Capitolo 8: *** VII – Another Son for Helena ***
Capitolo 9: *** VIII – School’s Friend ***
Capitolo 10: *** IX - Family ***
Capitolo 11: *** X – To Forget ***
Capitolo 12: *** XI – To Be Free ***
Capitolo 13: *** XII - The Taste Of Ink ***
Capitolo 14: *** XIII – Heart Shaped Sea ***
Capitolo 15: *** XIV - Picture Of The Past ***



Capitolo 1
*** Prologo – Welcome Home ***


New

I’ll Keep Holdin’ On

 

Sequel I Will Never Give Up

 

 

Prologo – Welcome Home

 

 

Anthony non era venuto a prenderli alla stazione, il che fu solo un motivo in più di ansia per Brian che era stato nervoso e inavvicinabile per tutto il viaggio.

Jordi aveva tentato di calmarlo semplicemente stringendogli la mano posata sulla coscia. Il fatto che il suo ragazzo muovesse in continuazione, e in modo quasi spasmodico, le dita sulla stoffa dei jeans, innervosiva anche lui e questo non era un bene. Qualcuno doveva pur mantenere la calma, no?

Non avevano parlato per tutta la durata del viaggio. Aveva lasciato che Brian si calmasse con la sua musica e lui aveva passato il suo tempo a leggere un libro che si era portato proprio in una eventualità del genere.

Quando però Brian era stato costretto a tornare con i piedi per terra, lontano dalla sua musica, e a scendere dal treno capì che le sue paure non erano poi così infondate.

- Mio padre non è venuto a prenderci. – disse infatti, con un sussurro, guardandosi intorno nel caso si sbagliasse.

- Avrà avuto un contrattempo. Non è un problema, prenderemo un taxi. – rispose Jordi, un po’ distratto, scaricando la valigia del suo ragazzo e poi la sua.

Brian sbuffò – Non era quello il problema. Il fatto è che non è un buon segno. Forse non ha accettato questa cosa come aveva detto mia madre. –

Il biondo si fermò, accanto alla sua valigia, ma si spostò dall’entrata del treno per far passare anche gli altri passeggeri.

- Forse farei meglio a tornare a casa…- disse, pensieroso mentre Brian si metteva vicino a lui, tirandosi dietro il trolley.

- Non dire idiozie. Siamo qui e quello che ho detto in precedenza non è cambiato Jordi. O tutti e due, o nessuno. – rispose con tono autoritario il moro.

Il biondo sbuffò – Allora smettila con questo comportamento, perché mi metti l’ansia Brian. – ribatté e lì capì che il suo ragazzo aveva detto apposta quella frase per fargli tornare in mente quello che aveva detto quella sera, quando gli aveva chiesto di andare con lui a Lafayette per conoscere i suoi.

Infatti annuì, sconfitto – Hai ragione. Ma sono molto nervoso. – si giustificò.

Jordi gli mise una mano sulla spalla, sorridendogli leggermente.

Avrebbe voluto baciarlo, per calmarlo, ma capiva che non era esattamente un posto opportuno, tra tutte quelle persone che salivano o scendevano dai treni.

- Sta tranquillo, okay? Se tu sei tranquillo, lo sono anche io. Se non lo sei, fai innervosire anche me. – gli spiegò, sfregando un po’ la mano sulla spalla, sul tessuto di cotone della sua t-shirt nera.

Brian annuì, deglutì e poi ricambiò il sorriso.

- Andiamo a cercare un taxi…- disse subito dopo, prendendo nuovamente l’impugnatura del suo trolley.

 

 

°°°

 

 

Fermi davanti alla casa dei suoi genitori, a Brian sembrò quasi di essere tornato a qualche mese prima quando era arrivata l’ora per lui di conoscere il padre di Jordi.

Avevano infatti lo stesso problema nel suonare quel maledetto campanello.

Il più piccolo non cercò di mettergli fretta, ma iniziò a guardarsi intorno affascinato da quella bellissima casa e dal bel giardino curato con il prato inglese.

Come quelle dei film. A New Orleans se ne vedevano poche del genere.

Sapete, quelle classiche case americane, con lo steccato bianco che divide la propria proprietà da quella del vicino.

La porta di legno massello con un ovale al centro composto da vetri colorati che disegnano una fantasia.

Grandi vetrate sui lati, come se per quella casa la semplice finestra fosse uno spreco.

Muri esterni composti da mattoni rossicci e una serie di timpani bianchi sul tetto.

In seguito avrebbe scoperto che dietro alla casa c’era un altro giardino ed un garage per due macchine.

Si era frenato dal dire “Ma i tuoi hanno davvero un casino di soldi, vero?”.

Si rese conto che l’intero quartiere era costituito da case come quella dei genitori di Brian. Sapeva che una di quelle era stata la casa di Christian.

Decise di non pensarci.

- Vuoi che lo faccia io? – chiese, voltandosi verso il suo ragazzo non appena quel pensiero lo aveva sfiorato.

Il moro lo guardò e, dopo un lungo sospiro, annuì.

Jordi allora lo imitò e allungò lentamente il dito verso il campanello.

Abbassando lo sguardo si accorse del tappeto sotto di loro che citava “Welcome Home”

 

 

 

 

 

 

 

 

Wow, eccoci tornati con Brian e Jordi. Non vi ho fatto aspettare tanto, no?

Ho deciso di postare proprio il Primo Gennaio 2010! Un modo di festeggiare!

Mi sono sentita meglio quando sono tornata a scrivere su di loro. Mi sono affezionata sapete?

Spero di ritrovare i lettori che ho lasciato con la fine di I Will Never Give Up *_* sarebbe meraviglioso!

Sono così contenta che la prima parte abbia avuto così tanto successo. Non me lo sarei mai aspettato, ed ora è come se B&J fossero vivi! Come se stessero aspettando che io racconti la loro storia!

Non è periodo facile, per me, e pubblicare questa storia mi ha fatto tornare il sorriso! =D

Questo è solo il prologo, per questo è così corto, ma presto arriverà il primo vero capitolo.

Forse avrei dovuto fare una panoramica per ricordarvi meglio come è finita la prima parte, ma non sono brava in queste cose e avrei rischiato di risultare ripetitiva.

Comunque immagino si capisca che è arrivato il momento per Jordi di conoscere i genitori di Brian, infatti sono andati a Lafayette appunto per questo motivo.

I guai per i nostri piccoli eroi non sono finiti, forse appena iniziati! xD

 

 

AUGURO A TUTTI UN MERAVIGLIOSO 2010! *_*

 

 

baci

 

 

Valeria

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II – Hope ***


New

II – Hope

 

 

Quando finirono di disfare almeno in parte le loro valigie e si furono rinfrescati un po’ per combattere il caldo di agosto, si rilassarono sul divano in soggiorno, aspettando il ritorno a casa di Anthony.

Jordi era lievemente più tranquillo, forse per il fatto che Helena fosse ancora occupata nella preparazione del pranzo. Sapeva però che prima o poi avrebbero dovuto parlare. Aveva una settimana di infiniti momenti per parlare che lo aspettava, maledizione!

Brian era ancora molto teso e Jordi poteva sentirlo e vederlo dato che era accanto a lui.

Era infatti seduto con la schiena dritta contro lo schienale del divano e le mani sulle cosce, gli occhi fissi sulla televisione accesa ma che nessuno dei due stava guardando.

Il biondo appoggiò la testa sulla sua spalla e, come aveva fatto sul treno, prese una sua mano stringendola forte.

Il ragazzo lo guardò e sorrise lievemente – Sta tranquillo. Sto bene. – gli disse.

- Guarda che sono io quello che dovrebbe essere nervoso eh…- rispose Jordi, ironico.

Brian scosse la testa però, serio – Tu non conosci mio padre. Con me a Natale sembrava un'altra persona. Ma non ho idea di come si comporterà oggi. Con noi due qui, insieme. –

Il biondo annuì, capendo perfettamente il pensiero del proprio ragazzo, ma non sapeva esattamente cosa sarebbe stato più giusto dire. A toglierlo da quell’impiccio fu il rumore della chiave che veniva girata nella serratura della porta.

Sentì immediatamente la mano di Brian stringere la sua più forte.

Da quando lo conosceva, e da quando stavano insieme, l’aveva visto raramente così nervoso e emotivo.

Entrambi voltarono lo sguardo verso l’entrata che era ben visibile dall’arco che la divideva dal soggiorno.

Un uomo sui cinquant’anni. Capelli brizzolati, alto più o meno sul metro e ottanta.

Poteva sembrare un uomo come tanti che se ne vedevano in giro, ma quando si voltò verso di loro e vide i suoi occhi, capì che non c’era alcun dubbio.

Era il padre di Brian. Occhi come quelli del suo ragazzo gli avrebbe riconosciuti ovunque.

E quelli avevano la stessa tonalità, la stessa lucentezza. Forse erano solo più tristi, più vecchi.

- Eccolo…- un sussurro di Brian ci pensò a farlo rinsavire.

Non si era neanche accorto di aver guardato l’uomo a bocca aperta per qualche lungo secondo.

- Jordi, guardami. – la voce del ragazzo sembrava nervosa.

Il biondo si voltò velocemente verso di lui, trovò lo sguardo duro di Brian ad aspettarlo.

- Jordi, ascoltami bene. Non fargli credere che sei più debole di lui. Ha l’abitudine a prendere il sopravvento sulle persone che indugiano parlando con lui. –

Quelle parole così serie non fecero certo tranquillizzare il ragazzo che si chiese perché diavolo Brian non gliene avesse parlato prima.

Almeno avrebbe avuto un po’ di tempo per organizzarsi!

Ma non c’era più tempo perché Brian si alzò con uno slancio dal divano e, prendendolo per il braccio, tirò su anche lui.

E cazzo, sembrava che stavano per andare ad affrontare chissà quale strano e pauroso mostro!

Si sentì un po’ meglio quando la mano del più grande scivolò dal suo avambraccio alla sua mano, stringendola forte.

- Ciao papà…- Brian guardò l’uomo davanti a se, passando sotto l’arco che divideva i due locali e cercando di sorridere.

- Ciao Brian…- il tono di Anthony era stranamente all’erta. Come aveva fatto sua moglie non conservò più di qualche secondo lo sguardo su suo figlio, ma lo usò subito per studiare il ragazzo che si trovava pochi passi dietro di lui.

- Papà…lui è Jordi, il mio ragazzo. Jordi…lui è mio padre. – Brian fece le presentazioni, dopo essersi schiarito la voce con un leggero colpo di tosse. Facendo forza sulla mano che del biondo che teneva stretta lo portò accanto a se, facendolo fronteggiare con il padre.

Jordi deglutì, prima di allungare la mano verso l’uomo che continuava a studiarlo. E Dio, sembrava una pratica familiare, quella di studiare in quel modo le persone, ora lo aveva capito!

Anche Brian, quando teneva per troppo tempo lo sguardo su di lui, come se volesse leggergli dentro tutto quello che stava pensando, faceva lo stesso maledetto effetto.

- Piacere Signor Mayer…- disse, cercando di seguire il consiglio che gli aveva dato poco prima il suo ragazzo.

Non era per niente facile. No, per niente.

Anthony indugiò un po’, anche se aveva visto benissimo il braccio del ragazzo tendersi verso di lui. Per un secondo Jordi pensò che non gliel’avrebbe stretta.

Immaginò Brian che si arrabbiava, perché suo padre rifiutava di stringere la mano al suo ragazzo. Immaginò una lite, anche se al momento nella sua testa l’idea che Anthony potesse urlare era molto remota e indefinita.

Poi immaginò loro due che rifacevano i loro bagagli e tornavano in stazione per tornare a casa, a New Orleans, alla vita di prima.

Per un secondo, solo per un secondo, sperò che tutto quell’immaginare si realizzasse.

Si sentì uno schifo l’attimo dopo averlo pensato. Brian avrebbe sofferto se una cosa del genere fosse successa.

Quindi fece un impercettibile sospiro di sollievo quando Anthony, spostando prima la valigetta, che ancora non aveva posato, dalla mano destra a quella sinistra, gliela strinse.

Potè sentire la mano di Brian, che teneva la sua sinistra, stringersi intorno ad essa.

Brian ora era più calmo, quindi lo era anche lui.

Il signor Mayer comunque gliela strinse per pochi secondi, prima di lasciargliela nuovamente libera.

Fece un lungo respiro e posò a terra la valigetta, giusto in tempo per l’arrivo della moglie che la riprese e la portò in una stanza lungo il corridoio.

Jordi immaginò che fosse il suo studio.

Capì anche che era una casa in cui erano molto importanti i ruoli.

Donna casalinga. Uomo che torna da lavoro stanco e sua moglie che deve servirlo e riverirlo per i suoi giorni di fatica per il bene della casa e dei figli.

Per quanti sforzi facesse non riusciva a vederci Brian in quella situazione familiare.

Lui era diverso.

Per la prima volta pensò ad un Brian adolescente, e provò la strana voglia di averlo conosciuto prima.

La voglia di essere stato lui, il suo primo amore.

La voglia di essere stato lui ad aiutarlo quando la vita aveva iniziato a metterlo di fronte ai primi problemi.

Si diede dello stupido un secondo dopo.

L’importante era che Brian aveva avuto un aiuto quando gli era servito. Era stato Christian quell’aiuto e non avrebbe mai smesso di ringraziarlo.

- Jordi…che nome strano. Di dov’è? – la voce profonda di Anthony arrivò a distoglierlo dai suoi patetici pensieri.

Si schiarì la voce – È un nome spagnolo. Mia madre è originaria di Valencia. – rispose, facendo pochi passi in avanti.

Non voleva sembrare intimidito dalla sua figura. Voleva fronteggiarlo alla pari.

- Ah certo, capisco. Qualche anno fa sono andato in Spagna, per lavoro. Bel posto. -  disse Anthony, guardandolo di sottecchi.

Il ragazzo annuì – Molto bello. – concordò.

Helena ritornò all’entrata dove si trovavano i tre uomini e allora il marito gli diede attenzione.

- Helena, è pronto il pranzo? – chiese infatti.

- Si caro, è tutto in tavola. Aspettavamo solo il tuo ritorno. – rispose la donna.

Brian riconobbe le stesse parole che diceva quando era più piccolo, quelle poche volte in cui riuscivano ad incontrarsi a pranzo.

- Bene, allora andiamo a pranzare. – decise l’uomo, togliendosi solo allora la giacca blu notte che indossava sopra una camicia bianca ed una cravatta anch’essa blu.

Jordi non aveva mai capito come facessero gli uomini d’affari a vestirsi in giacca e cravatta anche con quel caldo!

Si avviarono tutti in cucina dove Helena aveva preparato una bella tavola con una tovaglia rosa salmone e piatti di porcellana pronti all’uso.

Brian riconobbe il servizio buono delle grandi occasioni, e fece un leggero sorriso al pensiero che per Helena quella era una grande occasione.

Si sedettero a tavola.

Anthony a capo tavola. Helena si sedette alla sua sinistra, dopo che ebbe riempito tutti i piatti con dell’ottimo cibo. Brian alla sua destra e Jordi accanto al suo ragazzo.

Dopo un “Buon Appetito” generale, iniziarono a mangiare in silenzio.

Brian iniziò a muovere nervosamente il piede a terra e Jordi se ne accorse, dato che le loro cosce si toccavano appena.

Mise una mano sulla gamba del ragazzo per dirgli di stare fermo. Lo faceva innervosire.

Si lanciarono uno sguardo, ma Brian non lo trattenne a lungo.

- Beh papà…come mai ancora a lavoro? – chiese, dopo essersi pulito la bocca con il tovagliolo di stoffa bianca ed averlo ripiegato accanto al piatto per metà ancora pieno.

Non aveva molta fame.

Anthony si voltò verso di lui – Sono il presidente. Ho delle responsabilità. Non posso lasciare il lavoro per andarmene in vacanza quando c’è più bisogno. – gli disse, dopo aver ingoiato il boccone – E questo è un momento molto buono per l’azienda. –

Jordi lesse un po’ di rivendicazione in quelle parole. Rivendicazione sul fatto che suo figlio avesse rifiutato di seguire il lavoro di suo padre e di suo nonno.

E Brian sapeva che quella era una cosa che non gli avrebbe mai perdonato, perché aveva dovuto ripiegare su suo cugino Laurence come suo successore. E diciamo che Laurence non era esattamente l’uomo più furbo della terra.

Brian comunque annuì, facendo un leggero sorriso – Sono contento. –

Anthony annuì, ma continuò a guardarlo solo per un secondo, prima di dedicare la propria attenzione al biondino.

- Allora Jordi, tu cosa fai? Studi o lavori? – chiese, posando gli avambracci sul bordo del tavolo e sporgendosi un po’ in avanti.

Jordi alzò lo sguardo e ingoiò il boccone che si era appena portato alla bocca.

- Studio. Frequento la facoltà di Lettere all’università di New Orleans. La stessa che ha frequentato Brian. Ho appena finito il primo anno. – rispose, abbozzando un sorriso cortese.

- Si, infatti sembri molto giovane. – osservò l’uomo, ancora con gli occhi verdi puntati su di lui.

L’espressione però era seria e fredda.

- Compirò vent’anni il 25 Agosto*. – rispose Jordi, annuendo.

Helena si intromise nel discorso allora – Oh, è tra pochissimi giorni. – commentò.

- Deve aver fatto davvero molto caldo quel giorno…- disse poi, con un leggero sorriso materno.

Jordi si sentì felice di quell’espressione diversa da quella con cui lo aveva accolto.

- Brian invece è nato il 10 Luglio** però ha trovato un’alluvione ad aspettarlo! – fece poi, con un sorriso divertito, guardando teneramente il figlio che ricambiò il sorriso, un po’ imbarazzato.

Jordi si irrigidì, spalancando gli occhi.

Il 10 Luglio. Il dieci luglio Brian aveva compiuto 25 anni e lui…lui dov’era?

Si chiese come l’avesse passato il suo compleanno e pensò che fosse sicuramente in compagnia di Jacob e Bert.

Oppure, conoscendolo, non lo aveva neanche detto a qualcuno che era il suo compleanno.

Si pentì di non essere stato con lui quel giorno. Si pentì ancora ed ancora di aver lasciato quel messaggio in segreteria.

- Ehi Jo, che hai? – gli chiese con le sopracciglia aggrottate Brian, che quando si era voltato verso di lui lo aveva trovato con quella strana espressione sulla faccia.

Jordi si riprese e abbozzò un sorriso – Niente niente. Allora pioveva quando sei nato? Quando sono nato io faceva davvero tanto caldo, ha ragione Signora Mayer. – annuì, voltando lo sguardo verso la donna ma cercando la mano di Brian sotto il tavolo.

La strinse quando la trovò abbandonata sulla coscia.

Brian lo guardò ancora, preoccupato, non facendosi abbindolare dalla maschera serena che aveva messo su il suo ragazzo.

Jordi vide la donna sorridere – Ho detto che puoi chiamarmi Helena! – fece poi, con una voce fintamente severa.

Le sorrise e annuì – Certo. Helena. –

Anthony lasciò correre lo sguardo tra sua moglie e l’ospite.

Poteva vedere che a Helena piaceva già quel ragazzo.

Anche Christian gli era subito piaciuto. Era stata lei a farlo entrare dentro la loro casa.

Era così ingenua a volte sua moglie! E ci era voluto così poco per abbindolarla!

Qualche sorrisino da parte di quel ragazzino dagli occhi verdi e dolci ed era capitolata.

Ma Helena aveva mantenuto la parola data al figlio a Natale.

Qualsiasi scelta avesse fatto nella sua vita, lei lo avrebbe appoggiato, e quando vide il modo in cui suo figlio guardava Jordi, non gli sembrò poi tanto difficile accettarlo.

Si chiese perché invece lui non riuscisse ad arrendersi all’idea che suo figlio fosse così. Non riusciva a capire cosa non andasse in lui. Non sopportava quella situazione.

Si alzò di scatto, facendo graffiare la sedia sul pavimento provocando un fastidioso rumore.

Mormorò un veloce “Scusate” e uscì dalla cucina andando a chiudersi nel suo ufficio.

Brian guardò ad occhi spalancati la porta dalla quale era appena uscito suo padre, poi si alzò anche lui, lasciando la mano del suo ragazzo e uscì anche lui dalla stanza.

Lo avrebbe aiutato a capire e sperò solo di riuscirci.

 

 

[to be continued…]

 

 

* Ho scelto il 25 Agosto per il compleanno di Jordi in onore di Gene Simmons dei Kiss [ricordate la lingua chilometrica? xD] e Tim Burton <3 il mio regista preferito <3<3

** Invece per Brian il 10 Luglio, il giorno di nascita di Gale Harold, l’interprete di Brian Kinney nella serie Queer As Folk! *o* se non sapete chi è vi consiglio di andare a vedere, non ne rimarrete deluse *sbav* xD <3<3

 

 

Eccomi tornata con il nuovo capitolo! Salve a tutti miei cari!

Sono davvero contenta che piano piano tutte le persone che seguivano I Will Never Give Up stanno tornando per il seguito. Grazie davvero, davvero tanto! *o*  

I problemi, ovviamente, non si fanno attendere. Come si era capito è Anthony quello che li crea! =( che palle a volte ‘sti padri! xD

Ci avete azzeccato tutti nei commenti. La “presenza” di Chris si sentirà parecchio, anche perché diciamo che non potevo lasciare la sua storia ferma nel vuoto, dopo quello che è successo precedentemente. Comunque ci saranno vari problemi che i nostri Bri&Jo dovranno affrontare!

Grazie a tutti quelli che hanno commentato! <3<3

 

 

Bacioni

 

 

Vale

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I – Famous Last Words ***


New

I – Famous Last Words

 

 

Brian era quasi sicuro che avrebbe avuto un deja-vu quando sua madre sarebbe venuta ad aprire la porta.

Forse avrebbe pensato di rivivere la scena del Natale scorso, oppure una di quelle giornate quando, da ragazzo, dimenticava le chiavi ed aveva la fortuna sfacciata di trovare qualcuno in casa.

Quando però Helena venne effettivamente ad aprire la porta, quella scena non sembrava ricordargli nulla del suo passato.

Forse, pensò, non c’erano stati altri momenti così importanti e ansiosi nel suo passato. Ma capì che no, non era quello il motivo. Ci arrivò solo quando studiò il volto di sua madre.

Lesse ansia nei suoi occhi, ansia e disagio.

Percepì il suo nervosismo nel provare quello stato d’animo proprio in casa sua. Forse non era più abituata da tempo alle sparate che gli faceva suo figlio.

Il suo unico ed amato figlio. Il suo talentuoso e bellissimo figlio. L’unica possibilità di diventare nonna, buttata al vento.

- Ciao mamma…- disse, con voce appena udibile.

Vide chiaramente la donna abbozzare un sorriso. Il suo sguardo sul figlio si appoggiò per appena un secondo, prima di fissarsi sul ragazzo accanto a lui che aspettava in ansia il momento in cui avrebbe dovuto dire qualcosa.

- Ciao Brian…- la risposta era rivolta al figlio, ma il suo sguardo era ancora su Jordi.

Jordi iniziava ad agitarsi. Sentiva su di se lo sguardo della donna e sapeva che doveva dire qualcosa. Non voleva sembrare maleducato.

- Salve Signora Mayer…- disse infatti, ma quasi come effetto condizionato strinse la mano del suo ragazzo, nascondendole poi dietro i loro corpi vicini.

Helena cercò di sorridere. Si illuse di far sembrare quella smorfia un sorriso sincero.

- Certo, salve. Tu devi essere Jordi. Piacere…chiamami pure Helena. – la donna allungò una mano verso il ragazzo, che la strinse con la mano libera.

- Piacere mio…Helena…- Jordi nominò quel nome con tono leggermente nervoso.

E non era lui quello che fino a poco prima riusciva a mantenere la calma?

Bene, ora erano messi tutti e due nella stessa condizione. Sarebbe stato un massacro.

- Ma che ci fate li sulla porta. Entrate avanti…- disse improvvisamente la donna, smettendo finalmente di fissare il biondino e spostandosi dall’uscio per farli accomodare.

Brian si ritrovò un po’ sollevato quando vide che finalmente sua madre aveva rotto quel momento di imbarazzo.

Non sarebbe sopravvissuto ad una situazione in cui lui guardava sua madre e sua madre che guardava il suo ragazzo in un silenzio tombale.

- Brian, fa vedere a Jordi la camera degli ospiti per favore? Io ho il pollo in forno…- disse sua madre, cercando di togliersi anche lei da quella situazione, andando verso la cucina.

Poi però si bloccò – Oppure volete dormire entrambi nella camera degli ospiti? Ho comunque preparato entrambe le camere. – chiese, facendo girare intorno al dito la sua fece dorata, in evidente imbarazzo.

Jordi, con la mano sulla maniglia del trolley e l’altra ancora stretta a quella di Brian, lo guardò aspettando che fosse lui a darle una risposta.

Certo non voleva dire la cosa sbagliata.

Brian ricambiò il suo sguardo, forse in cerca di approvazione da parte del suo ragazzo.

- No mamma, va bene anche così. Dormirò nella mia stanza. – rispose, trattenendo ancora per un secondo il suo sguardo in quello di Jordi.

Il biondo rimase un po’ deluso da quella risposta, ma dire che non se lo era aspettato sarebbe stata una bugia.

- Fate come più desiderate. – rispose la donna – Tuo padre è ancora in azienda, per questo non è potuto venire a prendervi. Avete il tempo di rinfrescarvi un po’. Vi chiamerò quando sarà pronto il pranzo. – continuò poi.

Solo quando sparì in cucina Jordi si lasciò andare ad un sospiro liberatorio. Si sentiva come se avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo.

- Dio, sarà un massacro, me lo sento. Non sarei dovuto venire! Non sarei dovuto venire! – bisbigliò Jordi, nel panico.

Brian, dopo aver sospirato anche lui, si voltò per guardarlo. – Perché dici cosi? – chiese, aggrottando le sopracciglia.

Per lui non era mica andata tanto male come presentazione!

Il biondo invece spalancò gli occhi, sorpreso – Ma non l’hai vista come mi ha guardato? Sicuramente non gli piaccio…- concluse, scuotendo la testa.

Brian allora si ritrovò a sorridergli. – Non dire idiozie. Tu piaci a tutti, e sono sicuro che piacerai anche a loro. –

Avrebbe voluto dargli un bacio per farlo rilassare, ma sapeva che di certo quello avrebbe provocato un deja-vu a cui non era pronto.

Aveva baciato Christian, in quello stesso corridoio, anni prima.

Ogni volta che entrava in quella casa non poteva fare altro che pensarci.

Tutto gli ricordava momenti passati con lui.

Il tavolo del soggiorno dove, nelle giornate più calde, si mettevano a studiare.

Il divano dove avevano visto mille film insieme.

La cucina dove avevano spesso mangiato insieme. Era per questo che ogni volta tornare in quella casa era una sofferenza.

Scosse la testa, prendendo un profondo respiro.

Non doveva pensarci. Non ora.

Non con Jordi accanto a se, preoccupato per il giudizio dei suoi genitori. Gli stessi che inizialmente avevano accolto Christian in casa come un secondo figlio e che in seguito lo avevano cacciato, dicendogli di non farsi più vedere.

Non gli avrebbe permesso di farlo ancora. Non gli avrebbe permesso di rovinare ancora la sua felicità.

Quel pensiero riuscì a suscitargli un po’ di tranquillità e sicurezza che avrebbe cercato di passare anche al proprio ragazzo.

Qualsiasi cosa fosse successa, avrebbero sempre avuto un’altra casa, un’altra vita a cui tornare.

 

 

°°°

 

 

Brian si offrì di fargli visitare la casa, ma l’unica cosa che Jordi smaniava di vedere era la sua cameretta, e il moro lo accontentò.

Lo lasciò andare avanti, per lasciargli godere la sua piccola scoperta.

Il biondo entrò infatti in quella camera come se stesse andando a visitare qualche vecchia tomba egizia, all’interno di chissà quale famosissima piramide.

Studiò con interesse la scrivania assolutamente sgombra fatta eccezione per una lampada da studio. Il letto ad una piazza e mezzo con sopra solo qualche cuscino di abbellimento.

L’armadio, che sembrava l’unico oggetto della stanza ad avere mantenuto un minimo della personalità di Brian, dato che su di esso erano ancora attaccati alcuni poster risalenti alla sua adolescenza.

Poi una grande libreria con gli scaffali quasi tutti vuoti, tranne qualcuno che conteneva qualche vecchio libro di scuola che Brian aveva ritenuto inutile portare con se, quando era partito per New Orleans.

- Ha un po’ perso di personalità questa stanza da quando me ne sono andato. – spiegò Brian, entrando poi anche lui nella stanza.

- Immaginavo. Tu tendi a personalizzare un po’ tutto…- fece ironico il suo ragazzo, senza smettere però di guardarsi intorno.

Il moro rise leggermente, poi chiuse la porta della camera leggermente, senza fare rumore, e si avvicinò al ragazzo, abbracciandogli la vita.

- Sono felice che tu sia qui, sai? – gli sussurrò all’orecchio.

Jordi posò entrambe le mani su quelle che Brian stringeva sul suo stomaco.

Sorrise. – Anche io lo sono…- rispose.

- Quindi non sei pentito di essere venuto? –

Il biondo scosse la testa – Sono solo un po’ nervoso. Lo sono sempre quando non so cosa mi aspetta. – la sua voce era costernata.

- Capisco, certo. Ma andrà tutto bene, ne sono sicuro. – rispose, cercando di essergli un po’ d’aiuto.

Jordi allora spostò un po’ la testa di lato, sfregando leggermente la propria con la testa del suo ragazzo che era posata sulla sua spalla. Poi gli diede un piccolo colpetto sulle mani.

- Forza ora. Mostrami le tue foto di quando eri piccolino e ti facevi il primo bagnetto…- fece, con un leggero sorriso.

Brian rise nervosamente, spaventato da quell’eventualità.

- No mio caro. Non te le farò vedere neanche sotto tortura. – disse, scuotendo la testa con decisione.

Le ultime parole famose.

 

 

 

 

 

 

Eccomi, come promesso.

Oddio, che bello. Sono così contenta di quello che avete scritto nei commenti. Avete tutti aspettato il seguito?

*si commuove* io, Bri&Jo vi ringraziamo! =D

Come avete potuto vedere i due stanno un pò sulle spine. Soprattutto Brian che ha dovuto fare salto nel passato. E posso dire che il passato, e le cose irrisolte del passato, saranno importanti per questa prima parte di I Keep Holdin' On. Impossibili da non affrontare.

 

Grazie mille a Lady_Of_Sorrow, Fiamma90, mena89, shasha5, Aquarion89, Andy14, Georgette, Athenachan e Lord Moonbeam(<3) per aver commentato e per seguire ancora la mia fic! *_*

Grazie grazie! ^^

 

Se non mi sbaglio in I Will Never Give Up aggiornavo di lunedì, giusto?

immagino che lo farò anche con questo. Ma è ancora presto per dirlo =)

 

Alla prossima allora!

 

Baci

 

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** III – Everyone Has a Dream ***


PageBreeze

III – Everyone Has a Dream

 

 

Brian si fermò solo quando fu davanti alla porta chiusa dello studio del padre.

Non sapeva se avrebbe dovuto bussare o entrare semplicemente.

Rimase qualche secondo a pensare, mordendosi l’interno della guancia.

Poi sospirò e aprì la porta, facendo irruzione nella stanza. Lui non era qualche suo dannato cliente oppure uno di quei ruffiani dei suoi sottoposti a lavoro.

Come succedeva quando era piccolo lo trovò chinato sulla sua scrivania, con la sua stilografica in mano impegnato nel compilare qualche documento.

- Papà…- lo chiamò, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

Anthony non alzò neanche lo sguardo. – Scusate ma avevo del lavoro da completare. –

Brian si avvicinò ancora, fino ad arrivare ad un passo dalla scrivania di mogano.

Era sempre piena di fogli, come si ricordava. La valigetta aperta posata su un lato, dove non doveva dare fastidio o impedire i movimenti.

La stanza non era molto cambiata. C’erano sempre le due librerie piene di libri sulla parete destra.

Quando era un ragazzino veniva sempre a cercare libri nuovi da leggere in quelle librerie, ma solo quando suo padre non era a casa. Aveva paura che poi non gli avrebbe permesso di prenderli.

Quando aveva compiuto diciassette anni aveva scoperto che suo padre aveva sempre saputo quando e quali libri aveva preso.

Sulla parete sinistra invece si trovava un vecchio divano di pelle ma che faceva la sua bella figura e sopra di esso un quadro.

Era notevole. Brian l’aveva osservato più di una volta quando era ragazzo.

Però pensava che suo padre l’aveva preso solo per abbellire la stanza. Non era mai stato un amante dell’arte.

- Papà…c’è qualche problema? – chiese Brian, con tono leggero.

Anthony continuò a scrivere. – No, alcun problema. – rispose però, distratto.

- Per favore papà. Dobbiamo parlarne! – il ragazzo si stava innervosendo.

Ma era sempre stato da suo padre evitare i discorsi importanti.

L’uomo finalmente alzò lo sguardo su di lui. – Di cosa? – chiese, innocentemente.

Brian sospirò pesantemente – Sai benissimo di cosa. Di me…di Jordi…-

Il padre non rispose.

- Papà…a Natale avevate detto che andava bene! Che non era importante se la persona di cui ero innamorato era un uomo o una donna! Che rimanevo comunque vostro figlio! – la voce era aumentate di qualche tono e si sentiva frustrazione nella voce.

Era normale che la sua testa, vedendo la reazione di suo padre, avesse iniziato a correre e il fatto che suo padre continuava a restare nel suo silenzio non migliorava la situazione.

Vide suo padre alzare un dito nella sua direzione – Tua madre! È stata tua madre a dirti queste parole! Io le ho sentite…- rispose, severamente.

Brian socchiuse la bocca – Quindi…quindi per te…non è così? –

Anthony sospirò e sfregò brevemente gli occhi con il pollice e l’indice.

- Non è questo Brian. Tu sei sempre mio figlio. Solo che…non è semplice da accettare.- si interruppe un secondo – Un padre vorrebbe che suo figlio si sposasse e gli desse dei nipoti. È ovvio. Non mi far essere così scontato. – continuò, senza osare guardarlo negli occhi.

Brian buttò fuori l’aria e abbassò lo sguardo – Inoltre non ho seguito la tradizione della famiglia per l’azienda. – fece un sorriso triste, senza allegria.

- In poche parole sarei una delusione completa. – fu la sua conclusione.

Non aspetto neanche che suo padre rispondesse, magari per contestare la sua affermazione. Non era neanche sicuro che lo avrebbe fatto davvero.

Voltò le spalle alla scrivania cui era seduto suo padre e uscì dalla stanza.

Nel corridoio c’erano sia sua madre che Jordi ad aspettarlo, entrambi con un espressione tutt’altro che tranquilla.

Aveva gli occhi lucidi e fece di tutto per nasconderli, voltandogli immediatamente le spalle e andando verso la sua stanza.

- Rifai la valigia Jordi. Torniamo a casa…- sussurrò soltanto.

Jordi sentì Helena accanto a se farsi sfuggire un piccolo gemito sorpreso.

Sapeva che quelle parole la stavano facendo soffrire. L’unica cosa che voleva era passare un po’ di tempo con suo figlio e ora vedeva la sua unica possibilità per molto tempo andare in frantumi.

Gli mise una mano sulla spalla – Stia tranquilla. Cercherò di farlo ragionare. – disse, poi gli fece un leggero sorriso che la donna ricambiò debolmente e poi seguì il ragazzo in camera.

Brian aveva preso la sua valigia e l’aveva messa sul letto, iniziando a infilare dentro tutto quello che trovava.

- Brian, che succede? – Jordi gli andò vicino e lo fermò, prendendo poi il trolley e posandolo per terra.

Il ragazzo non si ribellò a quel gesto, ma sospirò pesantemente passandosi una mano sul volto.

- Sono una delusione. Ha detto che sono una delusione completa. – sussurrò, poi si voltò verso di lui, con un sorriso amaro.

Allora si accorse che dietro di loro c’era sua madre, ferma sulla porta.

- Anche per te mamma? Anche per te sono una delusione? -  gli chiese.

Helena aggrottò le sopracciglia. Non credeva davvero che gli stesse ponendo quella domanda e voleva assolutamente sapere cosa era successo in quella stanza con suo marito.

Scosse la testa e si avvicinò la figlio. – Come puoi dire una cosa del genere? Ma ti sei visto? Sei bellissimo, intelligente, sei riuscito ad andare avanti nella vita senza l’aiuto di nessuno, ed ad ottenere quello che volevi. – fece un leggero sorriso materno.

Il figlio la guardò e sospirò – Non penso che papà pensi lo stesso…-

- Penso che tuo padre sia solo invidioso di te, sai? – rispose, con voce appena udibile.

Brian aggrottò le sopracciglia – Che vuoi dire? –

- Che anche lui quando era giovane era proprio come te. – fece una piccola risata.

- Sicuramente non vorrai sentirtelo dire ma siete davvero due gocce d’acqua. Testardi entrambi. Anche lui aveva un sogno sai? Lui voleva essere un pittore! – Helena si mise una mano sulle labbra abbassando lo sguardo sul pavimento.

- O almeno era così quando l’ho conosciuto. Non penso che tu abbia mai avuto la possibilità di vedere le sue opere perché ha smesso di dipingere subito dopo il nostro matrimonio. Era inutile, diceva, suo padre tanto lo avrebbe messo in quell’azienda e ci sarebbe rimasto fino alla pensione. Erano queste le sue parole. –

Helena ad un certo punto si fermò e sembrò ricordarsi di qualcosa.

- Ah no, ce n’è ancora uno nel suo studio. L’unico che sono riuscita a impedirgli di buttare. -

Brian era rimasto ad ascoltare a bocca aperta.

Quel quadro nello studio…era il suo? L’aveva fatto suo padre?

- Lui non è riuscito a ribellarsi al volere del padre. Tu l’hai fatto, e anche in maniera piuttosto pesante. – fece un leggero sorriso verso suo figlio.

Il ragazzo non sapeva cosa rispondere. Continuava a guardare sorpreso sua madre cercando le parole.

- Io…non so che dire…- sussurrò infine.

Helena si avvicinò e gli posò una mano sulla guancia, facendogli un piccolo sorriso.

- Non devi dire nulla. Anzi, fai finta che non ti abbia detto nulla. Lui non avrebbe voluto che te lo dicessi. – rispose, facendo segno con la testa verso la direzione cui si trovava lo studio di Anthony.

Poi si voltò verso Jordi e dedicò anche a lui un sorriso – Lo lascio a te. – disse semplicemente, prima di lasciare la stanza e chiudersi la porta alle spalle.

 

Quando rimasero soli Jordi si sedette sul letto e portò giù con se anche il suo ragazzo che era ancora troppo sorpreso per decidere di fare o no un movimento.

- Non immaginavo…- cercò di spiegare quello che succedeva nella sua testa con poco successo.

Il ragazzo più piccolo sorrise e gli accarezzò i capelli sulla nuca.

- Restiamo, vero? – gli chiese.

Brian si voltò verso di lui, guardandolo curioso – Perché questa voglia di rimanere qui?-

Jordi fece spallucce, smettendo di accarezzargli i capelli e mettendo le mani tra le ginocchia.

- Tua madre mi sta simpatica. È una brava donna e vuole stare con te. E tu devi prenderti questa settimana per conoscere tuo padre come non hai mai avuto l’opportunità di fare. – disse, alternando lo sguardo dal suo ragazzo al pavimento.

Il moro rimase a guardarlo per qualche lungo secondo dopo che ebbe finito di parlare.

Poi sorrise, inumidendosi le labbra, e gli prese il mento tra due dita baciandolo poi sulle labbra.

Era il primo bacio che gli dava da quando erano partiti da New Orleans e si sentì subito più tranquillo dopo aver toccato le sue labbra.

Pensò che se ci avesse pensato prima non avrebbe passato le ultime ore teso come una corda di violino.

- Sei adorabile. Mia madre già ti adora, si vedeva chiaramente a pranzo. – disse guardandolo con un sorriso.

Jordi abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato.

- Beh, una in meno – commentò, ridacchiando.

Brian gli passò un braccio sopra le spalle e lo tirò verso di se, dandogli un bacio sui capelli.

- Domani ti porto a visitare Lafayette. Non è niente di che ma conosco una gelateria che fa un ottimo gelato alla nocciola. –

Jordi batté le mani come un bambino – Si! Amo il gelato alla nocciola! È il mio preferito!–

Il moro lo guardò e rise – Lo so -

 

 

 

 

 

 

Scusate per il ritardo, ma il mio pc ha dato forfait e l'abbiamo dovuto portare a sistemare. Per non parlare del fatto che mi ha cancellato l'ultimo capitolo che stavo scrivendo. Era pure quasi finito!! >.< C'ho rosicato troppo e ancora non l'ho riscritto, perchè quando devo riscrivere le cose non ne ho mai voglia.

In più mi vergogno di essere tornata con un chap così corto, ma la divisione dei capitoli l'ho fatta così per non dover poi dividere le situazioni tra un chap e l'altro.

Avete notato il nuovo fichissimo accorgimento di efp? Le serie?

L'ho fatto immediatamente, mettendo insieme I Will Never Give Up, lo spin-off su Thomas che ho scritto un bel pò di tempo fa e il seguito, ovviamente. 

Bello bello, mi piace! Mi fa sentire quasi una scrittrice seria! xD

Vorrei però proporre un'altra cosa alla capa del sito! xD magari un giorno o l'altro trovo il coraggio e gli mando una mail. =D

Ora vorrei ringraziare voi, miei cari, che commentate:

 

- Love90: Ma bentornata a te!! Io sono contenta di riavere te! =D No, di Chris se ne perlerà a dovere, nei prossimi capito. E si, ti dò uno spoiler dicendo che Jacob e Bert torneranno, perchè non potevo farli sparire così! Poi anche a me piacciono troppo ;)

Baci e grazie mille! <3

- Aika_chan: *Brian* Queer As Folk! *Sbava* xD Non so cosa penserai del papà di Brian, dopo questo chap. é sempre un pò stronzo eh, ma da un lato è anche comprensibile, no?

Non preoccuparti, anche qui da me fa veramente tanto freddo, infatti c'ho la stufetta accesa qui accanto! xD

baci e grazie!

- Shasha5: Beh si, è un avvenimento che sembra caduto nell'oblio, ma purtroppo, forse, tornerà nella mente di entrambi. Certi errori si pagano a lungo.  Speriamo che il padre capisca! =D

alla prossima e grazie! baci

- AKURA: come non detto, vero? ho iniziato già con i ritardi, ma ho una buona scusa, no? xD

Si, Helena si è un pò sciolta, ma forse perchè è una donna che ha preso Jordi un pò come suo figlio. =)

Ovviamente è difficile per Anthony, come sarebbe difficile per qualsiasi genitore, anche con la mente più aperta dell'universo. =) ma vedremo nei prossimi capitoli cosa succederà. Infondo, non è che può farci molto eh! xD

Il mio contatto è sempre SweetPandemonium! =D

baci e alla prossima!

- Georgette: la madre lo ha accettato velocemente, perchè io nutro una segreta passione per Helena quindi non poteva essere la cattiva xD Ama suo figlio fino all'indefinibile, come è possibile vedere in questo capitolo =)

Di Chris se ne parlerà un pò nel prossimo capitolo =)

bacioni e si, viva Queer As Folk *_* <3

 

un grazie enorme anche alle persone che piano piano stanno mettendo la mia fic nei preferiti e nelle seguite!

Grazie grazie!

 

Baci

 

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** IV – C&B ***


PageBreeze

IV – C&B

 

Verso le dieci di sera decisero che era arrivato il momento per i loro corpi di riposarsi. Anthony era uscito dal suo studio solo per vedere se suo figlio era rimasto o se era aveva deciso di andarsene, poi si era cambiato ed era tornato in ufficio.

Brian comunque sapeva che, per quante possano essere le responsabilità di un capo, in pieno agosto e per di più nella settimana di Ferragosto, nessuno faceva tempo pieno a lavoro.

Ma sapeva anche che, fin da quando era piccolo, il lavoro era il modo che suo padre usava per scappare dalle situazioni spiacevoli.

Non se ne sorprese particolarmente.

Quando si divisero in mezzo al corridoio, per andare nella proprie camere, non si diedero neanche la loro solita Buonanotte.

Sorrisero leggermente e si fecero un veloce gesto con la mano, prima di chiudersi dentro le rispettive stanze.

Da quando vivevano insieme erano soliti andare a dormire in boxer, per quel viaggio avevano deciso di comprarsi un pigiama.

Brian aveva optato per un pantaloncino e canotta total black, per Jordi stesso completo solo di un blu notte e quella che doveva essere una pecorella disegnata sul petto. Molto stilizzata.

Dava fastidio ad entrambi, non ci erano più abituati.

E non erano neanche più abituati a dormire soli, per questo, circa verso le due di notte – dopo che Brian si fu svegliato per ben tre volte – si alzò dal letto e, in punta di piedi, uscì dalla stanza.

Superò a passi leggeri il pezzo di corridoio che lo separava dalla camera di Jordi e vi entrò, abbassando la maniglia lentamente e cercando di non fare rumore.

Nella stanza era buio pesto e non ci vedeva assolutamente nulla, ma cercò di figurarsi in mente la stanza per non andare a sbattere contro qualche mobile.

Mise davanti le mani e camminò lentamente fino a quando esse non toccarono il materasso morbido. Per sbaglio diede un calcio ad una gamba del letto.

Imprecò sottovoce e si maledì per non essersi infilato neanche le ciabatte.

Capì di essere almeno nella parte giusta della stanza e si mise di lato, tastando con le mani per vedere da che parte del letto ad una piazza e mezza si trovasse il suo ragazzo.

Sentì che, fortunatamente, si trovava al lato a cui Jordi dava le spalle, così alzò lentamente le coperte e si mise accanto a lui.

- Ehi, quello è il mio piede! – la voce del biondo lo fece sobbalzare.

- Eri sveglio!? – chiese, sorpreso.

Lo sentì ridere sommessamente e girarsi verso di lui – All’incirca da quando hai abbassato la maniglia…- rispose, divertito.

Brian mise il broncio, anche se Jordi non poteva vederlo, poteva sentirlo dalla sua voce. – Potevi dirlo prima. Almeno avrei evitato un alluce dolorante per non svegliarti. –

Il biondino rise ancora, ma passò una mano sul fianco del ragazzo, avvicinandosi ancora un po’ a lui.

- Perché sei venuto? Non riuscivi a dormire? – gli chiese a bassissima voce, prima di baciarlo sulle labbra.

Dopo Brian annuì – Non sono abituato a dormire solo…- si giustificò.

- Speravo che venissi. Ma non pensavo l’avresti fatto…- la mano di Jordi dal viso scese sul collo accarezzandoglielo con il pollice.

- E invece eccomi qui…- sussurrò in risposta il ragazzo, ma ormai distratto. Infatti riusciva solo a pensare alle labbra di Jordi che nel buio, dovevano essere davanti a se.

Allora si mosse e si tese sul corpo del ragazzo, cercando di raggiungere l’abat-jour posata sul suo comodino. L’accese e finalmente un po’ di luce illuminò la stanza.

Finalmente poteva vederle, quelle labbra.

Le baciò immediatamente, con forza e desiderio.

Si posizionò subito sopra di lui, continuando a baciarlo fino a quando i suoi polmoni e anche quelli del suo ragazzo non chiesero pietà.

- Non giocare con il fuoco Brian! – lo riprese subito il ragazzo, ironico.

Jordi in effetti scherzava, ma non aveva capito che il suo ragazzo invece faceva sul serio.

Lo capì solo quando riprese prepotentemente possesso della sua bocca.

Gli concesse quest’altro bacio, poi però lo scosto da se, facendo forza con le mani sul suo petto. – Smettila Brian. Non mi sembra proprio il luogo e la situazione adatta…- disse sorpreso e innervosito dall’idea malsana che aveva avuto il moro.

Brian sbuffò e tornò ad occupare il suo posto accanto a lui e non sopra di lui.

Aveva avuto una mezza idea di continuare ad insistere ma poteva capirlo persino lui che, in quella settimana, poteva dimenticarsi di andare oltre il bacio.

- Che palle che sei…- il commento però non lo potè proprio risparmiare.

Jordi sbuffò e gli diede le spalle, tornando nella posizione iniziale e cercando di tornare a dormire.

Quando vide la razione del suo ragazzo Brian sospirò e fece aderire il suo petto alla sua schiena.

- Scusa. Sono un’idiota…- sussurrò vicino al suo orecchio.

- Si, lo sei. Decisamente. – concordò con lui Jordi.

Lo fece rimanere un po’ nel silenzio poi si voltò verso di lui e gli fece un sorriso.

- Dormiamo ora okay? Siamo stanchi…- gli accarezzò brevemente una guancia, un bacio veloce, poi tornò a dargli le spalle per dormire.

Brian lo abbracciò e solo così riuscì ad addormentarsi dopo pochi minuti.

 

 

°°°

 

La mattina dopo si alzarono di buon ora, giusto per non far vedere a sua madre che entrambi uscivano dalla stessa stanza.

Fecero colazione, loro due ed Helena. Anthony era già a lavoro. Anche quello non sorprese Brian.

Si vestirono e solo quando furono sulla soglia della porta, pronti ad uscire, Brian si rivolse a sua madre.

- Mamma…puoi fare in modo che papà sia qui a pranzo? Penso proprio che dovremmo parlare…-

Sua madre annuì e gli sorrise – Vedrò cosa posso fare. –

 

Lafayette era come se la ricordava, una volta usciti dal suo quartiere.

Jordi si guardava intorno, studiando tutto quello a cui passavano davanti.

Brian decise di fare la stessa strada che, da ragazzo, faceva per andare a scuola, ma si fermò di scatto solo quando passarono davanti ad un grande parco.

Jordi si voltò verso di lui, vedendo che il ragazzo si era fermato così e ora guardava con sguardo fisso e vuoto il grande giardino che si estendeva dopo un cancello, dall’altra parte della strada.

- Come ho fatto a dimenticarmene…- sussurrò Brian, a se stesso più che al compagno.

Il biondo seguì il suo sguardo e osservò anche lui la cancellata.

- È importante per te questo posto? – chiese allora, mettendosi al suo fianco.

Brian, ancora con lo sguardo perso, fece un leggero sorriso – Oh si, molto importante. Quando stavo qui ci passavo spesso dei pomeriggi interi…-

Il ragazzo vide il suo sguardo sognante e il sorriso che ancora gli distendeva le labbra.

- Ci venivi con Christian, vero? – chiese, sottovoce.

Brian non sembrò affatto sorpreso quando Jordi nominò quel nome, e questa reazione fece capire al ragazzo che aveva avuto ragione. Stava pensando proprio a lui in quel momento.

Il moro si voltò verso di lui e annuì – Si. C’è un albero laggiù, un po’ più discostato da tutti gli altri. Era il nostro posto. – rispose, alzando il braccio e indicando un punto oltre la cancellata.

Poi però lo tirò subito giù e afferrò l’avambraccio di Jordi. – Andiamo ora. La gelateria è poco più in la…- disse, cercando di incitarlo a camminare.

Ma il ragazzo non si mosse – No – si rifiutò di muoversi – Voglio vederlo. – affermò dopo.

Brian aggrottò le sopracciglia e Jordi abbassò lo sguardo – Si, certo. Sempre se a te va…- cercò di rimediare.

Non aveva pensato inizialmente che magari Brian non ci voleva andare, non voleva vederlo. Forse lo faceva soffrire.

Il moro lanciò un occhiata al parco, e deglutì lentamente, prima di tornare a girarsi verso di lui.

- No, va bene. Vieni…- disse, prendendolo per mano e guardando a destra e a sinistra prima di attraversare la strada.

Fecero ancora alcuni passi e si trovarono all’interno della cancellata.

Il parco era proprio come lo aveva lasciato. Forse c’era qualche alberello in più che stava crescendo.

Continuò a stringergli la mano mentre passavano il percorso lastricato attraverso l’erba corta del parco.

C’erano bambini ovunque. Chi giocava a pallone tra l’erba. Chi sulle giostre poco più in la. Chi le box di sabbia, tenuti d’occhio dalle madri.

Nessuno stava facendo caso a loro, quindi continuarono a camminare tranquillamente, fino a quando Brian non lo fermò davanti ad un’enorme quercia che, come aveva detto, era un po’ discostata dal resto degli alberi.

Brian ci si avvicinò e posò la mano sul tronco.

- Ci sedevamo sempre qui…- si mise di spalle e si lasciò scivolare seduto sull’erba.

Poi girò la testa alla sua sinistra e fece una leggera risata.

- Guarda qui…- fece poi al ragazzo, passando la mano sulla corteccia.

Jordi, che era ancora in piedi, si chinò sui polpacci davanti a lui e guardò il punto che Brian gli indicava.

C’era un cuore inciso e dentro due iniziali. C e B.

Jordi sapeva che avrebbe dovuto infastidirlo. Sapeva che avrebbe dovuto sentire un briciolo di gelosia nello stomaco, e in effetti lo sentiva. Ma fece di tutto per non darglielo a vedere.

- Penso che quel giorno Christian fosse ubriaco per permettermi di fare una cosa del genere…- disse Brian, ridendo sommessamente.

Jordi invece lo guardò negli occhi seriamente – Ti amava. Ti avrebbe permesso di fare qualsiasi cosa…-  sussurrò

Il più grande sentì la gola seccarsi e invece gli occhi farsi umidi, per questo abbassò immediatamente lo sguardo.

- Mi amava si. – abbozzò un sorriso, appoggiando l’avambraccio su un ginocchio tirato più verso il petto. – Sai quando me lo ha detto, che mi amava? – chiese poi, guardandolo un secondo negli occhi, prima di tornare a guardarsi le mani.

- No. Quando? – lo assecondò Jordi.

- Circa mezzo minuto prima che mia madre entrasse in camera e ci trovasse a baciarci.- rise, ma non c’era allegria né divertimento nella sua voce.

- Strana la vita eh!? – fece, amaro – Era la cosa che più desideravo e l’ho ottenuta mezzo minuto prima che tutto finisse…- gli occhi erano ancorati a terra, e c’era profonda tristezza nella sua voce.

Jordi non sapeva esattamente che dire, quindi si mise in ginocchio davanti a lui, sporcandosi un po’ di verde i jeans chiari che indossava, e gli posò le mani sui polpacci.

Solo a quel contatto Brian alzò lo sguardo su di lui e si passò una mano tra i capelli.

- Scusa. Io sto qui a parlare di lui...Mi dispiace…- fece, sentendosi davvero in imbarazzo e in colpa. Allungò una mano verso di lui e gli accarezzò una guancia.

Il più piccolo scosse leggermente la testa, abbozzando un sorriso – Sono stato io a portarti qui. Volevo che mi parlassi di lui. – sussurrò.

Poi rise piano, pensando che fosse arrivato il momento di alleggerire la situazione.

- Non ti pensavo tipo da incidere un cuore con le iniziali sul tronco di un albero! – disse, divertito.

Anche Brian rise, lanciando un'altra occhiata all’incisione – Beh, ero solo un ragazzino.- cercò di giustificarsi. Poi tornò a guardarlo – Se vuoi possiamo farlo anche noi…- aggiunse, con un sorriso divertito.

Jordi scosse la testa – Nono, questo è il vostro albero – rispose.

Brian sorrise ancora. Il suo ragazzo non era certamente tipo da fare queste cose, pensò.

Ma poi Jordi si avvicinò e gli stampò un leggero bacio sulle labbra.

- Scegliamone un altro…-

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! Scusate ancora per il ritardo ma ultimamente la scuola non mi lascia un momento libero. =(

Ma oggi a scuola ho avuto la possibilità di scrivere il capitolo della ricomparsa di Jacob <3 ma quanto mi piace?! xD

I vostri commenti sono davvero stupendi! *o*

x CrazyCarly: grazie per il commento! *_* ti ho aggiunto su msn ma ancora non ho avuto la possibilità di entrarci! Sai, la scuola e tutto il resto!  a presto!

Ora vado a nanna che domani c'è scuola e mi aspetta un interrogazione di italiano! e io odio Machiavelli! >.<

alla prossima!

 

Baci

 

Vale

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** V – I've waiting for so damn long ***


PageBreeze

V – I've waiting for so damn long

 

Quando decisero di alzarsi dal posto che avevano occupato sotto l’albero, erano le undici di mattina e il caldo iniziava a farsi davvero insopportabile. E Brian ODIAVA il caldo.

- Lo andiamo a prendere questo gelato, ora? – chiese a Jordi che si sventolava il viso tirando su e giù l’orlo della sua t-shirt.

- Decisamente. Fa troppo caldo…- si lamentò.

Brian prese per mano il suo ragazzo che già, sognante, immaginava il suo cono enorme nocciola e stracciatella.

 

Passarono il resto del tempo chiusi nella gelateria, ringraziando la tecnologia per l’aria condizionata, per poi tornare a casa verso l’ora di pranzo.

Brian per quel tempo passato fuori di casa con il suo ragazzo non aveva proprio pensato a cosa avrebbe dovuto dire dopo a suo padre.

Sinceramente, aveva fatto tutto per non pensarci.

Avrebbe lasciato tutto al caso, avrebbe detto quello che si sentiva di dire in quel momento.

L’istinto non poteva proprio tradirlo quella volta, no?

Quando tornarono a casa e sua madre venne ad aprire la porta, gli dedicò un sorriso.

- Il pranzo è quasi pronto. Lavatevi le mani e poi a tavola, okay? – fece, con tono materno.

I ragazzi ricambiarono il sorriso e andarono dritti in bagno, per eseguire l’ordine di Helena.

Si lanciarono uno sguardo attraverso lo specchio posizionato sopra il lavandino, mentre si lavavano le mani contemporaneamente.

- C’è la sua giacca sull’appendiabiti all’ingresso…- osservò Brian.

Jordi gli sorrise – Sta tranquillo. Sono sicuro che alla fine andrà tutto bene. Anzi, inizio ad avere la sensazione che quando Sabato torneremo a casa, ci dispiacerà anche un po’…- fece, guardandolo divertito, sempre attraverso lo specchio.

Brian sollevò una sopracciglia scettico – Si certo, come no…- poi scoppiò a ridere, e con lui il suo ragazzo.

- Il problema è che non so proprio cosa dovrei dirgli…- disse quando tornarono seri, mentre si asciugava le mani e passava il panno al suo ragazzo.

Jordi allora gli sorrise ancora e, una volta posato l’asciugamano al suo posto, gli prese il viso tra le mani – Devi. Stare. Tranquillo! – gli sillabò a due centimetri dalle sue labbra, poi lo baciò velocemente.

Brian sembrò riflettere, poi annuì allontanandosi – Si, sono già più tranquillo. – affermò.

Uscirono dal bagno ridendo, ma decisero di calmarsi prima di arrivare in cucina.

Quando entrarono i suoi genitori erano già seduti.

Helena alzò lo sguardo e sorrise. Anthony rimase con lo sguardo fisso sul piatto davanti a se.

- Salve Signor Mayer…- salutò Jordi, per educazione.

Solo allora sembrò risvegliarsi – Si, salve. Venite a mangiare, altrimenti si fredda tutto.- rispose, con tono freddo Anthony.

Si sedettero allo stesso posto che avevano occupato il giorno precedente e dopo un “Buon appetito” generale, presero a mangiare.

- Allora Jordi…come ti è sembrata Lafayette da quello che hai potuto vedere oggi? – chiese cortesemente Helena, guardando il ragazzo con un sorriso.

Jordi si prese del tempo per finire di masticare ed ingoiare il boccone di cibo, prima di rispondere.

- Ho visto poco, ma quel che ho visto mi piace…- disse, sorridendo, lanciando uno sguardo anche al suo ragazzo, che però era serio e zitto da quando era iniziato il pranzo e continuava a tenere lo sguardo sul suo piatto.

Non mangiava però, più che altro giocava con il cibo.

- Ne sono contenta…- commentò la donna. – Che cosa gli hai fatto visitare questa mattina Brian? – chiese poi a suo figlio.

Solo allora Brian alzò lo sguardo – Beh, ci siamo fermati al Lincoln Park. Poi siamo andati a prenderci un gelato…- rispose distrattamente, facendo spallucce.

Sua madre annuì, prima di tornare a rivolgersi a Jordi – Ci sono anche altri posti carini che Brian forse avrà la possibilità di mostrarti, in questa settimana…- disse ed il ragazzo annuì, sorridendole.

Il fatto divertente era che a Jordi andava davvero di visitare quella città.

Voleva passeggiare in quelle strade e sentir raccontare a Brian tutto quello che sapeva, tutto quello che aveva vissuto e tutto quello che aveva fatto quando era un ragazzino.

Perché si era reso conto che stavano insieme quasi da un anno e sapevano così poco uno della vita dell’altro.

Brian gli aveva detto sempre il minimo indispensabile su come era stata realmente la sua vita a Lafayette, prima dell’arrivo di Christian. E anche di lui, ne aveva parlato davvero poco.

Non sapeva esattamente perché volesse così tanto sapere qualcosa di più su questo misterioso ragazzo. Una qualsiasi persona al suo posto sarebbe stata gelosa e avrebbe fatto di tutto per chiudere quel vecchio argomento in un baule dimenticato in soffitta.

Ma no, lui voleva sapere cosa era successo con Christian. Voleva sapere di più sul primo amore di Brian.

O forse, semplicemente…voleva sapere tutto del proprio primo amore.

 

 

°°°

 

Quando finirono di pranzare, Jordi si alzò educatamente dicendo che aveva disperatamente bisogno di una doccia.

Era una giornata davvero caldissima e Brian lo aveva fatto sudare.

Helena invece iniziò a sparecchiare e a mettere tutto nel lavandino.

Quel giorno non gli andava di usare la lavastoviglie, preferiva fare a mano.

Tutto questo ebbe come risultato Brian e Anthony seduti sul divano in salotto…da soli.

Rimasero in silenzio qualche eterno minuto, prima che Brian si schiarisse la voce.

- Non vai a lavoro oggi pomeriggio? – chiese, a bassa voce, ruotando un po’ il busto verso suo padre.

Anthony si grattò la nuca, a disagio. – No, tua madre mi ha chiesto di prendermi un pomeriggio libero…- rispose, distrattamente, prima di allungarsi verso il tavolino posizionato di fronte al divano e prendere il telecomando.

Stava per puntarlo contro la televisione e premere il pulsante d’accensione quando Brian parlò.

- Non farlo. Non accendere la televisione. Non ho intenzione di passare la settimana ad aspettare un momento giusto come questo per parlare…- fece, sempre sussurrando, mentre si torturava le mani.

Era in momenti come questi che si ricordava il motivo per il quale, per quattro anni, aveva odiato quella casa, quella città e quelle sensazioni che era tornato a provare.

La sensazione di essere tornato un bambino davanti a suo padre, che si trova a disagio e non riesce a parlare come un uomo.

Si, non si sentiva affatto l’uomo che era in quel momento.

Sentì Anthony sospirare, con lo sguardo ancora puntato sullo schermo spento della tv, prima che mettesse giù il telecomando.

- Okay Brian. Parla allora…- lo invitò, prendendo il coraggio di girarsi verso il figlio e guardarlo negli occhi.

Brian prese un profondo respiro, sentendo nel profondo del cuore che era quello il momento che da tempo aveva rinunciato di aspettare.

Era il momento della verità.

- Lo so papà, che è difficile da accettare. Lo è stato anche per me all’inizio, non credere il contrario. Io…non riuscivo a capire perché ero diverso dagli altri. Perché mi ero innamorato di un ragazzo e non di una di quelle ragazze che tutti reputavano bellissime.- si interruppe, abbassando lo sguardo.

Anche suo padre, dopo le prime parole non era riuscito a trattenere il suo.

- Ma…io sono così. Dio mi ha messo al mondo così. – abbozzò un sorriso, chiudendo le mani tra le ginocchia e guardandole attentamente, anche se la sua testa cercava di mettere insieme in un discorso logico tutto quello che aveva da sempre voluto dirgli.

- È così che sono. E amo Jordi. E ho amato Christian. – alzò lo sguardo su di lui, sentendo un dolore al petto quando nominò quel nome.

Era questo che premeva di uscire. Era la verità nascosta di tanti anni, che stava cercando il suo sfogo.

- E non voglio più nascondere la verità. In tutti questi anni in cui mi sono tenuto lontano da casa, ho dato a voi la colpa di tutto. – i suoi occhi tornarono per un attimo pieni di risentimento. – Del fatto che non riuscissi più a relazionarmi normalmente con le persone, del fatto che ogni cosa mi ricordasse quello che avevo assaggiato e poi perso. Tutto mi ricordava lui. E si, quando l’ho saputo, ho dato a voi la colpa della sua morte.- abbassò lo sguardo contraendo i muscoli del volto quando sentì le lacrime pungergli gli occhi.

- Se mi aveste detto dove si trovava, a quest’ora sarebbe vivo! – la voce che aumentava leggermente di volume, ma trattenuta.

Vide Anthony portarsi le mani al viso, per poi passarle tra i capelli, prima di respirare pesantemente.   

Brian sospirò, cercando di calmarsi.

- Ma l’ho superata. Jordi mi ha aiutato a superarla. Jordi mi ha tirato fuori da quel tunnel orribile in cui mi sono trovato per questi quattro anni. Ero solo papà, ero solo come un cane, prima del suo arrivo. – tirò su col naso e si arrabbiò con se stesso quando si sentì sull’orlo delle lacrime al ricordo degli anni che aveva passato.

Non aveva avuto nessuno con cui parlare. Solo, in una grande città come New Orleans.

Solo, senza compagni di studi durante l’università. Con Sween l’unico accenno di rapporto umano.

Ma quando iniziò a vedersi seduto da solo, in quelle aule enormi, faceva in modo che un'altra immagine prendesse il suo posto.

L’immagine di una angelo, seduto nella terza fila, quinto posto a partire da destra in una di quelle grandi aule.

Abbozzò un sorriso a quel ricordo – Ma vi ho perdonato. Sono riuscito ad andare avanti. Ed è questo che mi ha portato qui. Quello che mi ha convinto a cercare di ricominciare da capo, lasciando indietro quello che è stato…- prese un profondo respiro, consapevole del fatto che quello che aveva da dire lo aveva detto.

La sua coscienza ora era apposto. Tutto quello che si era tenuto dentro per tutti quegli anni lo aveva abbandonato, ed era stato come togliersi un immenso masso dalle spalle.

Ora toccava a Anthony dire qualcosa e questo lui sembrò capirlo.

Infatti prese ad agitarsi sul divano.

Raddrizzò la schiena, mettendosi dritto, poi tornò in avanti, ad appoggiarsi con i gomiti sulle ginocchia.

Solo dopo qualche minuto si alzò in piedi e prese a camminare avanti ed indietro accanto al divano, sotto lo sguardo teso di Brian che voleva disperatamente che suo padre dicesse qualcosa.

Ad un certo punto però Anthony si fermò e si mise una mano sulla bocca, facendo poi scivolare sul collo umido di sudore. Faceva dannatamente caldo.

Annuì, forse ad un suo pensiero, poi prese un profondo respiro.

- Vorrei dire che mi dispiace. Vorrei dirti che se tornassi indietro non rifarei la stessa cosa ma, Brian, non posso farlo, perché non lo so se non lo farei di nuovo. – puntò gli occhi in quelli gemelli del figlio che subito aggrottò le sopracciglia, non sapendo cosa stesse dicendo.

- Quando abbiamo scoperto di quello che c’era tra te e Christian, sia io che tua madre ci siamo dannati fino all’esaurimento. Era colpa nostra, è vero. Ma solo perché siamo stati noi ad accogliere Christian in casa. Siamo stati noi ad accomodare la situazione che poi si è sviluppata. – si bagnò le labbra con la lingua.

- Per quanto ipocrita può essere la gente, Brian. Nessuno vorrebbe che il proprio figlio sia, beh…così. Per questo, quando i Davis hanno deciso di mandare Christian in un collegio militare, non ti abbiamo detto nulla anche se tu continuavi a chiederci come un pazzo dove lo avessero portato. In questo momento si, me ne pento. Se avessi saputo che sarebbe andata a finire in quel modo, forse te lo avrei detto. Ma io, io e tua madre, speravamo che una volta che ti avessimo allontanato da lui tu saresti tornato…normale. – prese fiato, sotto lo sguardo ferito di suo figlio.

Ma in fondo cosa si aspettava Brian? Che suo padre gli dicesse che gli dispiaceva e lo ringraziava per il suo perdono?

- E ora non saprei cos’altro dire se non che…beh si, sono molto fiero di te…-

Brian spalancò gli occhi, sorpreso. Cosa aveva appena detto?

- Io avrei voluto avere il tuo stesso coraggio quando ero ragazzo. Forse tante cose sarebbero state diverse. Forse la mia vita sarebbe stata diversa. Ma tu, figlio mio, sei sempre stato diverso. Diverso, intelligente e coraggioso. Hai fatto la tua vita senza cambiare per nessuno, visualizzando sempre i tuoi obbiettivi e non arrendendoti mai. Sono fiero di te e basta. – Anthony abbozzò un sorriso e Brian si chiese da quanto non lo vedeva sorridere.

- Pensi che sia un modo di ricominciare? – chiese, guardando il ragazzo con le sopracciglia alzate.

Brian sorrise leggermente – Si, penso di si. -

 

 

 

 

 

Eccomi tornata, scusatemi per il ritardo, ma ho scritto tanto e la voglia di postare era a zero! xD

La situazione con Anthony sembra essersi sistemata e ho colto l'occasione per accennare un pò della vita pre-Jordi di Brian a New Orleans. Non dimenticate che è stato molto tempo da solo prima del suo arrivo.

Se ne parlerà ancora, nei prossimi capitoli. Ahah, mi piace parlarne come se io non ne sapessi nulla xD

Mi distaggo un pò dato che domani c'ho il 90% circa di possibilità di essere interrogata a Chimica e anche se ho studiato non mi sento preparata, ma non penso che in chimica mi sentirò mai preparata! =)

Però non mi interessa perchè sono troppo contenta! Oggi ho pagato la quota per il camposcuola!

IL MESE PROSSIMO IN SPAGNAAAA!!

è meraviglioso perchè potrò andare a vedere personalmente i posti che dovrò descrivere, in futuro.

Ma non vi dò spoiler! ;)

 

Rispondo ai vostri commenti: =)

 

- CrazyCarly: ahah, no cara, non era un errore! xD

La storia di Brian e Chris è molto triste. E io anche se non ho scritto niente di effettivo su di lui, mi sono affezionata a questo personaggio =( quando ho scritto i prossimi capitoli, dove si parla più di lui, ho non pochi problemi!!

Il nome per la madre di Bri è un un tributo a Helena dei Misfits e Helena dei My Chemical Romance =D

Grazie grazie e alla prossima! =D

- Shasha5: a chi lo dici! ormai sono un tutt'uno con loro. Oppure loro lo sono con me! xD Mi fa piacere comunque che la storia coinvolga dal punto di vista emotivo *o* è uno dei miei obbiettivi!

Grazie mille <3 alla prossima!

- Mena89: purtroppo è vero, ho pochissimo tempo, ma quando scrivo cerco di estraniarmi dal mondo e così che riesco a concentrarmi abbastanza da non fare dei casini assurdi. Però poi si vede come sto sempre con la testa fra le nuvole, dato che prima stavo aggiornando l'ultimo capitolo che ho scritto, cioè il ventesimo, invece di questo! xD Sempre con la testa altrove! xD

grazie mille! <3 e alla prossima!

- AKURA: teeenero Jo! *o* xD almeno quanto Quinn biondo! xD

Brian sapeva che sarebbe stato difficile tornare in questi posti, perchè i ricordi sono dietro ogni angolo, ma c'è Jordi con lui quindi è doppiamente forte è può sopportare tutto <3<3

grazie milleee!

- Georgette: eheh, nono, non dopo il primo bacio. Avevano già consumato! xD Scoperti appena dopo che si erano detti "ti amo". Penso che sia ancora più triste però =( mi sono sentita una stronza a scrivere sta cosa! xD Lo sai che ci sto pensando di andare al parco, scrivere le iniziali e fotografarle? xD Sperando che non mi arrestano! xD

Brian sta già andando in panico per la castità forzata che dovrà sopportare! xD Poi Jordi è un pò paranoico in casa dei suoi suoceri ù_ù xD

Grazie e alla prossima! <3

 

 

 

A presto care! <3 Grazie grazie ancora!

 

 

Vale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VI – I Promise ***


PageBreeze

VI – I Promise 

 

 

Brian si alzò velocemente dal divano andandogli incontro e abbracciandolo velocemente. Anche si potevano contare sulle dita di una mano le volte in cui si erano abbracciati, quella volta sentiva di volerlo fare assolutamente.

- Grazie – sussurrò, prima di allontanarsi da lui.

Stava per uscire dal soggiorno, per andare a cercare Jordi, ma si voltò un’ultima volta sulla porta.

- Ah papà…ora puoi dirmi dove si trova? – chiese, con una mano poggiata sull’arco che divideva l’entrata dal soggiorno.

Anthony annuì – L’hanno portato qui. È al cimitero di Lafayette…- rispose, a bassa voce.

Brian annuì, abbozzando un sorriso, prima di uscire dalla stanza.

La porta del bagno, dritta davanti a se, era leggermente accostata quindi Jordi era già uscito dal bagno, per questo deviò per andare a cercarlo nella stanza degli ospiti.

Entrò nella stanza aprendo la porta con un po’ di fretta. Voleva assolutamente raccontare tutto a Jordi.

Ma quando entrò vide che il ragazzo era steso sul letto, in posizione fetale, e sembrava essere addormentato.

Quindi chiuse la porta con più delicatezza e avanzò lentamente verso il letto, sedendosi sul lato a cui Jordi dava le spalle.

Gli posò una mano sul fianco – Jordi…- lo chiamò gentilmente.

Il piccolo si lamentò un po’ nel sonno, poi si voltò e, ancora con gli occhi mezzi chiusi, prese debolmente il braccio di Brian.

- Brian…- sussurrò, con la voce arrochita dal sonno – Come è andata? – aprì gli occhi, ma subito dopo sbadigliò.

Il moro sorrise, intenerito. – Tutto bene. Dormi ora…- fece, accarezzandogli i capelli.

Jordi si voltò completamente verso di lui – Nono, sono sveglio. Racconta…- ribatté.

Brian si chinò e gli baciò una guancia – Dopo. Ne parliamo dopo. Ora dormi.-

Stava per ribattere ancora ma Brian lo zittì con un bacio. – Dormi –

E in effetti Jordi aveva davvero tanto sonno. Fece come gli aveva detto.

 

°°°

 

Quando Jordi si fu addormentato Brian uscì di casa.

Erano appena le tre di pomeriggio e faceva un caldo soffocante, ma mentre camminava sicuro per le strade di Lafayette, la temperatura non parve proprio interessargli.

Non si fermò un attimo e camminò dritto fino a quando non arrivò davanti ad un grande cancello nero.

Era buffo il fatto che quello che riteneva il posto più bello dell’intera città, ora gli facesse così paura.

Il cimitero di Lafayette era il più bello che avesse mai visto, neanche quello di una città grande come New Orleans lo superava.

Varie statue raffiguranti angeli così realistici da sembrare veri, guardavano il cielo con le mani unite in segno di preghiera.

C’erano fiori su ogni più piccola tomba, anche in quelle più vecchie. Da quanto era bambino c’era sempre stato uno strano signore, che viveva proprio li accanto al cimitero, che si occupava di queste cose come pulire le lapidi e cambiare i fiori.

Inutile dire che quando era piccolo, i ragazzi più grandi ne dicevano di tutti i colori su quel pover uomo. Chi diceva che era un vampiro, chi un licantropo, chi che catturava i bambini che si avventuravano nei pressi del cimitero e li uccideva in qualche arcano modo.

Si guardò intorno, sognante, mentre passava sul selciato che passava tra le tombe.

Vide molte donne vestite di nero chinate a pregare. Chi cambiava i fiori.

C’era qualcuno che piangeva, poco più in la. Forse aveva perso qualcuno da poco.

Continuò a camminare, con le mani affondate nelle tasche dei jeans, fino a quando non trovò il custode del cimitero. Guardandolo si rese conto che era la stessa persona che c’era quando era piccolo, solo più anziano.

Capelli bianchi, un po’ stempiato, rughe profonde sul volto e aveva messo su una pancia da amante dell'alcool.

- Scusi…- iniziò, avvicinandosi all’uomo che si girò e gli sorrise gentilmente. Alla vista sembrava burbero, ma fortunatamente si sbagliava.

- Dica…- lo invitò a parlare.

- Sa per caso dove si trova la tomba di Christian Davis? – chiese, a bassa voce.

L’uomo sembrò riflettere, guardandosi intorno – Allora…dovrebbe essere…da quella parte!- disse, dopo qualche indecisione, indicando la sua destra.

Tornò a guardare Brian – Si, dovrebbe essere da quella parte. La Signora Davis viene a trovarlo tutte le domeniche…- sorrise.

Brian ricambiò strettamente – Grazie…- rispose semplicemente, prima di andare per la direzione indicata dal guardiano.

Guardò attentamente tutte le lapidi cui passava davanti, leggendo nomi su nomi e date su date, e guardando distrattamente le fotografie su ognuna di esse.

Poi finalmente la vide. Lesse il suo nome, la data di nascita e di morte.

 

Christian Davis

 

* 4 Settembre 1984

 9 Dicembre 2005

 

Fece un profondo respiro e si piegò sui polpacci, davanti alla lapide.

Riconosceva quella foto, forse l’aveva vista una di quelle volte in cui era andato a casa di Christian.

Aveva i capelli più corti in quell’occasione e legati più ordinatamente in un codino nascosto dietro la nuca. Abbozzava un sorriso. Nelle foto che aveva visto di lui non ce n’era mai una in cui sorridesse.

Ma lui ricordava una foto di Christian. Una foto che avevano fatto insieme, e lui sorrideva!

La ricordava…

Gli occhi azzurri spiccavano nella foto, ma ricordava benissimo che lo facevano in ogni caso. I suoi occhi erano forse i più belli che avesse mai visto.

Freddi a volte, ma bastava una giusta inclinazione delle sopracciglia per farlo diventare lo sguardo più dolce dell’universo.

Forse era la foto che i suoi genitori avevano ritenuto più “decorosa” per essere messa su una lapide, ma comunque si vedeva per metà la maglia nera con il logo degli Iron Maiden che Christian indossava. Ma andava bene, perchè lui era così e così doveva essere ricordato.

Si avvicinò e posò le dita sulla foto, contenuta in una piccola cornice ovale di bronzo.

- Ciao Chris…- sussurrò, mentre gli occhi si facevano lucidi.

Rimase in silenzio, chiedendosi se Christian potesse sentirlo.

Era così che gli avevano insegnato da piccolo quando lo portavano a visitare la tomba di suo nonno.

“Brian, parla con il nonno. Lui può sentirti”

E allora decise di prendere alla lettera quello che sua madre gli aveva detto.

Iniziò a parlare. A scusarsi, a chiedere perdono per non averlo salvato, per essersi arreso. E gli disse che nella sua vita, non lo avrebbe più fatto.

Non si sarebbe mai più arreso.

 

 

 

°°°

 

Se gli avessero chiesto quanto tempo era rimasto li immobile, non avrebbe saputo rispondere. Aveva parlato e parlato. La cosa bella era che in quel posto nessuno ti guardava male se parlavi da solo.

Sapeva solo che il caldo stava lentamente diminuendo, segno che si andava verso sera, e la sua gola ora era secca.

E proprio quando il sole iniziava a perdere la sua forza Brian, ancora inginocchiato davanti alla tomba, si sentì toccare una spalla e poi qualcuno che si inginocchiava accanto a lui.

Si voltò, sobbalzando un po’ spaventato dal contatto improvviso, ma quando si girò e vide Jordi abbozzare un sorriso verso di lui, si calmò subito.

- Ehi…come mi hai trovato? – chiese.

- Mi ha detto tuo padre dove trovarti. Anche se ho dovuto chiedere informazioni a circa tre persone per arrivare fin qui…- commentò.

Brian sorrise – Scusa. Avrei dovuto avvisarti.-

Il biondo fece spallucce – Non fa niente, tranquillo. – poi si voltò verso la lapide, davanti a loro. – Era molto bello…- sussurrò, dopo aver osservato per qualche secondo la foto.

Anche Brian si voltò a guardarla – Si, molto.- confermò.

Jordi guardò il ragazzo accanto a se – Parlami di lui…- disse, sistemandosi meglio sull’erba.

Il moro continuava a tenere lo sguardo sulla foto – Cosa vuoi che ti dica? – chiese.

- Dimmi com’era. Caratterialmente.- precisò.

Brian prese un lungo respiro e annuì – Era scontroso, prepotente ed orgoglioso. Era taciturno e sarcastico. Non si apriva mai di spontanea volontà, dovevi sempre toglierli le parole di bocca con le pinze. Ti lasciava sempre nel dubbio, qualsiasi cosa facesse o dicesse. Non sapevi mai qual’era la mossa giusta da fare con lui. A volte era frustrante…- abbassò lo sguardo, guardandosi le mani unite sulle cosce.

- Poi però c’erano quei momenti in cui si sbottonava. Erano rari, è vero. Però valeva la pena di aspettarli. Non parlo di dichiarazioni d’amore o parole sdolcinate. A volte erano anche solo un tono di voce che aveva usato, o un modo particolare in cui mi aveva toccato, che mi facevano venire le farfalle nello stomaco. – si voltò verso Jordi, solo un secondo, forse per confermare che la sua sensazione di essere osservato era giusta.

Jordi aveva gli occhi fissi su di lui, e non accennava a voler smettere di guardarlo.

Brian abbassò nuovamente lo sguardo.

- A volte invece era impossibile avvicinarlo. Penso che il suo umore fosse influenzato molto dai suoi genitori. Sai, è sempre stato molto in conflitto con loro. Sono un po’ la copia dei miei, in quel quartiere sembrano fatti tutti con lo stampo, solo che io riuscivo ad estraniarmi facilmente. Bastava che pensassi a quando sarei andato all'università e me ne sarei andato da qui. Mi bastava pensare ai miei sogni. Ma per lui non è mai stato così. È sempre stato molto pessimista nei confronti della vita. Non si vedeva tagliato per fare nulla, e si portava sempre dentro la paura di non trovare un posto nel mondo. – abbozzò un sorriso.

- Ovviamente lui non me ne ha mai parlato. Come potrai immaginare mi piaceva psicanalizzare le persone quando ero ragazzo. Ora lo faccio per lavoro, prima per diletto. -  prese un profondo respiro prima di continuare.

- Io continuavo a dirglielo che nella vita avrebbe potuto fare quello che voleva. Dicevo che nel mondo c’è un posto per tutti, basta solo cercarlo. Lui mi zittiva sempre. Non voleva che andassi avanti con i miei discorsi. Questa mi fa capire che avessi ragione, su tutta la linea. –

- Penso che la scoperta che abbiamo fatto insieme, sulla nostra sessualità, abbia colpito più lui di me. Anzi, ne sono sicuro. All’inizio l’ha presa davvero male, anche se è stato lui a fare la prima mossa. Era molto confuso ed arrabbiato con se stesso. All’inizio se l’è presa anche con me. Ma poi si è arreso. Si è arreso al sentimento che provavamo, come se l’amore fosse un Dio che non dovevamo rifiutare. Sarebbe stato un peccato mortale, rifiutarlo. - si interruppe, nascondendo il viso tra le mani.

- Mi è mancato così tanto, mentre ero da solo a New Orleans. Ero solo e l’unica persona a cui riuscivo a pensare era lui. Riuscivo a trovare temporaneo sollievo nelle persone che incontravo ed abbordavo facilmente al bar. Dio come mi facevo schifo in quel periodo. Mi sembrava di pugnalare lui e quello che c’era stato tra di noi, ogni volta che riuscivo ad attirare così facilmente degli occhi su di me. E più ci pensavo, più ero arrabbiato e più mi mancava…- alzò lo sguardo finalmente e Jordi vide delle lacrime raccolte agli angoli dei suoi occhi.

Abbozzò un sorriso – Quando sei arrivato stavo per crollare. Non so quanto altro tempo avrei potuto resistere…- sussurrò.

Jordi allungò una mano verso di lui e la poggiò sul suo avambraccio, poi si mise anche lui in ginocchio per poterlo abbracciare stretto.

- Io so che lo amerai sempre. Giuro che non ti farò mai storie per questo. Spero solo di essere in grado di renderti felice, come ha fatto lui…- gli sussurrò all’orecchio, un po’ insicuro.

Brian lo scostò subito da se per poterlo guardare attentamente, sondando nei suoi occhi. – Ma che dici? Certo che mi rendi felice. Ho fatto o detto qualcosa che ti ha fatto capire il contrario? – Jordi scosse subito la testa, negando.

Allora il moro sorrise e gli passò una mano dietro la nuca per avvicinarlo nuovamente e baciarlo leggermente sulle labbra.

- Sono contento che tu abbia capito quello che mi lega a lui. – disse poi, accarezzandogli una guancia.

Jordi gli sorrise semplicemente, senza rovinare quel momento con altre parole inutili.

Allora Brian sospirò e si voltò ancora verso la lapide. Ne accarezzò ancora la foto con la punta delle dita e sussurrò qualcosa a voce talmente bassa che Jordi non riuscì a sentire, anche se era a pochissimi centimetri da lui.

- Andiamo ora. Sono stanco e vorrei dormire…- disse poi, alzandosi.

Le gambe erano anchilosate e gli facevano male.

Si mise li accanto, aspettando che anche il suo ragazzo si alzasse.

Ma Jordi rimase ancora qualche secondo inginocchiato sull’erba davanti alla lapide.

Si sporse un po’ verso di essa e, guardando attentamente e con sguardo dolce la foto, sussurrò: - Riposa in pace Chris. Lo farò felice e lo proteggerò, te lo prometto. -

 

 

 

 

 

 

Oh, ragazzi. Che capitolo diffile da scrivere è stato questo, non potete immaginare!

Scusate il ritardo ma oltre alla scuola mi sono dedicata ad un'altra breve originale e devo anche finire un sacco di fic! xD Vi faccio sempre aspettare così tanto -//- però state tranquille perchè non ho intenzione di sparire! =)

In questo capitolo si è saputo un pò di più di Chris. Amo sempre di più questo personaggio anche se mi sono resa conto che non è facile scrivere di lui. O meglio è difficile scrivere di lui prendendo in considerazione il dolore profondo che ha provato Brian, dato che è lui che racconta.

Il cimitero di Lafayette l'ho descritto come i miei tipi di cimiteri preferiti. Okay, tutto questo è piuttosto macabro ma mi piacciono tantissimo quei cimiteri con le statue di angeli, le cappelle antiche etc.

Se solo potessi farvi vedere come mi immagino tutto io! xD

 

Grazie mille alle persone che hanno commento lo scorso capitolo! =D

Sono sempre più felice di vedere come Brian&Jordi siano amati! Così sembrano quasi veri! Anche se per me un pò lo sono! Come se quando scrivo di loro, sono qua dietro la sedia del mio computer e mi maledicono perchè gliene faccio passare di tutti i colori! xD

Grazie davvero tanto! vi adoro!

 

Bacioni!

 

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VII – Another Son for Helena ***


PageBreeze

VII – Another Son for Helena

 

 

 

 

Quella notte Brian si sentiva troppo stanco, sia fisicamente che psicologicamente, per non riuscire a dormire. Per questo rimase nel suo letto, e solo qualche minuto dopo si addormentò.

Jordi invece, avendo dormito quel pomeriggio, faticava a prendere sonno e stava sdraiato sul letto con gli occhi aperti nel buio, aspettando e sperando che Brian anche quella notte venisse a dormire con lui.

Ma erano già le tre di notte e Brian ancora non si era fatto vedere. Aveva detto che era stanco e immaginò facilmente il fatto che forse stesse già dormendo da un pezzo.

Sbuffò nel buio e si fece una nota mentale: Non dormire mai più di pomeriggio.

Dopo un'altra mezz’ora persa a cercare di addormentarsi, decise che se Maometto non andava alla Montagna, la Montagna sarebbe andata da Maometto.

Per questo si alzò e, senza mettersi le ciabatte perché avrebbero fatto rumore, uscì dalla stanza e silenziosamente attraversò il corridoio fino ad arrivare alla stanza di Brian.

Abbassò pianissimo la maniglia ed entrò nella stanza buia, per poi andare verso dove sapeva si trovava il letto del suo ragazzo.

Non voleva svegliarlo ed era un po’ rassicurato dal fatto che Brian avesse il sonno abbastanza pesante, al contrario suo.

Quando arrivò vicino al letto però vide gli occhi aperti di Brian, sembravano brillare nel buio – Sei tu a non riuscire a dormire stanotte? – chiese, con voce molto assonnata.

- Scusa! Non volevo svegliarti! – sussurrò dispiaciuto Jordi.

- Non preoccuparti. Vieni qui…- si spostò più in la nel letto a una piazza e mezza e gli alzò il lenzuolo per farlo stendere accanto a lui.

Dopo essersi sdraiato Jordi lo abbracciò e sospirò, chiudendo gli occhi.

- Torna a dormire ora…- gli disse, sussurrando.

- Sei sicuro di stare bene? – chiese però Brian, posando una mano sul suo petto.

- Si, certo. Sto bene. –

Brian alzò gli occhi su di lui – Ho l’impressione che tu voglia dirmi qualcosa. È questo il momento giusto, avanti. Altrimenti non riuscirai a dormire…- gli disse, cercando di convincerlo a parlare. 

Jordi sospirò, inumidendosi poi con la lingua il labbro inferiore.

- Perché sono stato diverso da quelli che incontravi nei bar? Perché non mi hai lasciato perdere dopo che abbiamo fatto sesso? – chiese, a bassissima voce.

Brian rimase in silenzio per qualche eterno secondo prima di rispondere. Gli occhi fissi nel buio ma con la testa ancora appoggiata sul suo petto.

- Perché mi hai guardato in modo diverso da come facevano loro. Tu mi hai guardato per caso. Mi hai guardato perché anche il resto della classe lo faceva. – sorrise, divertito, alzandosi poi su un gomito per riuscire a guardarlo.

- Se quel giorno non fossi stato preso a guardarti, avrei sentito la voce di Sween che mi chiamava e avrei risposto. Ma stavo lì a fissarti come un’idiota, perché eri troppo bello per non essere fissato. – Jordi fece un sorriso imbarazzato e distolse per un secondo lo sguardo.

- E se io non avessi fatto quella gaffe tu non avresti spostato gli occhi su di me con quel sorriso divertito sulle labbra e allora io avrei fatto di tutto per fare in modo che tu mi guardassi. Come facevo con quelli che rimorchiavo in giro. – abbassò lo sguardo, ridendo sommessamente.

- Non lo so. È una stupidaggine davvero. Ma ha cambiato tutto. Ha fatto in modo che tutto fosse diverso. –

Jordi annuì e sorrise, passandogli poi un braccio sulle spalle per tirarselo nuovamente contro.

Ma Brian non sembrava aver ancora voglia di tornare a dormire, anche se sbadigliava ad intervalli regolari.

- A proposito…non mi hai mai detto che cosa hai pensato la prima volta che mi hai visto!- fece, tamburellando con il palmo della mano sul suo petto.

Jordi sospirò e socchiuse gli occhi, cercando di ricordare.

- Uhm…ricordo che mi sono chiesto quanti anni avessi. Eri giovane per essere già assistente di un professore. – storse un po’ le labbra – E poi…si, ho pensato che fossi un po’ addormentato, dato che non hai sentito quando Sween ti ha chiamato! – disse poi, ridacchiando.

Brian era deluso – Tutto qui? –

Jordi rise ancora per qualche secondo – No…- fece, ora serio – Ricordi quando sono venuto a chiedere la lista dei libri di testo? – chiese. Brian annuì. Certo che ricordava!

- Beh, eri preso a leggere e, con le cuffiette dell’I-Pod nelle orecchie non hai sentito che mi avvicinavo. Quando ti ho chiamato e hai alzato la testa di scatto, spaventato, e hai fissato i tuoi occhi su di me. – ricordo, poi sorrise – Beh, la prima cosa che ho pensato e che avessi degli occhi bellissimi. -  

Il moro sorrise. Oh si, ora era decisamente più soddisfatto.

- Hai ottenuto quello che volevi? Ora possiamo dormire? – chiese Jordi, sollevando le sopracciglia.

Brian annuì – Si, ho ottenuto esattamente quello che volevo. Dormiamo. – chiuse gli occhi, stringendosi a lui.

Oh si, aveva ottenuto quello che voleva.

 

 

°°°

 

La mattina dopo l’atmosfera in casa era decisamente diversa da quella dei due giorni precedenti.

Erano così tranquilli che si dimenticarono anche del fatto che forse, il fatto di vederli uscire dalla stessa stanza la mattina presto, avrebbe potuto turbare Anthony o Helena.

Infatti Jordi uscì dalla stanza sbadigliando innocentemente, lasciando Brian a dormire in camera.

Si rese conto di tutto solo quando, una volta in corridoio, si accorse che Helena lo aveva visto uscire da quella stanza mentre andava verso la cucina.

Si irrigidì e si passò una mano tra i capelli – Buongiorno…- disse, dopo essersi schiarito la voce.

Helena però sorrise, anzi forse è più esatto dire che ridacchiò – Buongiorno. Brian dorme? – chiese.

Jordi annuì, ricambiando imbarazzato il sorriso.

- Vieni. Ti preparo qualcosa da mangiare…- fece allora la donna, ancora con un leggero sorriso furbo sulle labbra, continuando verso la cucina.

Quando si mise a tavola era solo. Immaginò che Anthony si stesse ancora preparando per il lavoro.

Helena gli mise velocemente davanti una tazza di caffè e un piatto di biscotti al cioccolato, poi si sedette di fronte a lui mentre Jordi, troppo imbarazzato, beveva affondando il naso nella tazza.

- Se volevate dormire insieme bastava dirlo. Non serviva giocare a Lupin per andare uno nella stanza dell’altro. –

Il ragazzo spalancò gli occhi, sorpreso. Se ne era accorta?

Helena rise – Dai, non fare quella faccia. Sai, mio figlio si muove molto durante la notte, quindi mi sono insospettita un po’ quando ho visto che il suo letto era appena sfatto e il tuo un disastro.-

Jordi arrossì, abbassando lo sguardo. Non sapeva cosa dire ora…

A salvarlo, inaspettatamente, arrivò Anthony che dopo aver dato il buongiorno si sedette al suo posto a capotavola.

- Brian dorme ancora? – chiese poi, quando vide che mancava qualcuno all’appello.

Jordi annuì – Era molto stanco. –

L’uomo annuì, mentre sua moglie dava anche a lui una tazza di caffè.

Cadde il silenzio, anche se nella testa di Jordi c’era una voce che urlava: Brian svegliati!

 

Bevve il suo caffè e mangiò qualche biscotto sempre con le stesse parole nella testa.

Era una situazione imbarazzante e teneva gli occhi abbassati sul tavolo. Poi però gli alzò per prendere un altro biscotto dal piatto al centro del tavolo, anche se ne aveva ancora qualche residuo in bocca.

Si fece una nota mentale: chiedere a Helena la ricetta di quei biscotti.

E allora si rese conto che Anthony aveva piegato ordinatamente il giornale che stava leggendo su un lato della tavola, e ora lo guardava.

Rallentò il movimento della mandibola che stava ancora masticando e ricambiò, incerto, lo sguardo.

- Allora Jordi…ti trovi bene qui? – chiese, allontanando da se la tazza di caffè ormai svuotata e appoggiando gli avambracci sul tavolo,

Jordi annuì, facendo un respiro per rilassarsi e non farsi vedere teso, come gli aveva consigliato Brian quando erano arrivati.

- Si, certo. – rispose semplicemente.

- Bene perché, sai, non abbiamo avuto molto tempo per parlare in questi giorni, no? – fece ancora Anthony.

Jordi lanciò uno sguardo da sos a Helena ma la vide alternare il suo sguardo tra lui e il marito.

L’uomo allora si accorse di quello sguardo e fece una piccola risata.

- Oh avanti Jordi…non voglio certo farti qualche paternale su sesso sicuro o chissà che altro. Siete grandi abbastanza da saperlo! – esclamò, divertito.

Di conseguenza Jordi diventò di un adorabile color pomodoro ed abbassò lo sguardo mentre Helena ridacchiò.

- Volevo semplicemente dirti che, per quanto siano stati gravi i miei precedenti con Brian e sono sicuro che tu li sai perfettamente, sono contento del fatto che voi due siate…così uniti. Brian è davvero felice con te, lo vedo chiaramente. E ne sono felice anche io. – disse, abbassando lo sguardo, ma tornando a guardarlo un secondo dopo.

Jordi era un po’ stranito da tutta quella situazione, ma allo stesso tempo contento di quelle parole.

- Beh, la ringrazio molto. Si, stiamo bene insieme. Siamo felici.- disse, annuendo e sorridendo.

- Brian ti ama molto. – questa volta fu Helena a parlare.

Jordi spostò su di lei lo sguardo e le sorrise.

- Si, lo so. Anche io lo amo. Ma cosa volete dire con tutto questo? – chiese allora, tornando a guardarli entrambi.

- Quello che mia moglie ed io vogliamo dire Jordi e che siamo sicuri al cento per cento che Brian farebbe qualsiasi cosa per te, come ogni persona innamorata. – iniziò Anthony.

Jordi annuì per fargli capire che seguiva il suo discorso.

- E quindi vogliamo chiederti un grande favore, che solo tu puoi fare.- continuò quindi.

- Di cosa si tratta? – chiese Jordi, sempre più curioso e anche un po’ nervoso.

Fu Helena a riprendere la parola – Ho…abbiamo paura che una volta passata questa settimana dovremo aspettare altri lunghi anni per rivederlo. Sappiamo, anzi immaginiamo, che sia stato merito tuo il fatto che sia venuto a Natale. Gli anni precedenti aveva sempre detto di no…- disse, lasciando cadere allora il discorso.

Jordi guardò Helena e aggrottò le sopracciglia.

- Quindi, mi state chiedendo di…? –

- Di fare in modo che Brian torni a casa durante le vacanze di Natale, o qualche giorno durante l’estate. Quando vi è più comodo, noi siamo qui. – concluse allora Helena.

Per il ragazzo allora fu tutto chiaro.

Sapeva benissimo che per Helena era stato davvero doloroso il fatto di non poterlo vedere spesso e che suo figlio evitasse le sue chiamate.

E sapeva anche che, in fondo, anche a Brian era mancata sua madre, anche se non l’atmosfera che durante la sua adolescenza aveva regnato in quella casa.

Non voleva che Helena soffrisse ancora. Si era stranamente affezionata a quella donna.

Annuì con forza – Certo. Farò tutto quello che posso per accontentarvi.- vide il viso contratto di Helena sciogliersi in un sorriso e suo marito ne abbozzò uno. Niente di troppo coinvolto.

L’orgoglio era chiaramente ereditario.

Helena allungò una mano sul tavolo, posandola sul dorso di quella di Jordi.

- Grazie Jordi. Te ne sarò…te ne saremo eternamente grati…- sorrise dolcemente.

Anche Jordi le sorrise – Di nulla. È un piacere per me…-

Forse solo allora si rese di essere entrato a far parte di un'altra famiglia.

 

 

°°°

 

Quando Brian si svegliò [decisamente tardi!] Anthony era già andato a lavoro.

Aveva detto che quello era il suo ultimo giorno e che poi, finalmente, si sarebbe preso le sue ferie da Ferragosto, che sarebbe stato solo due giorni dopo.

Poi aveva invitato Brian e Jordi al suo circolo del golf la mattina dopo, e quando Jordi glielo disse Brian storse la bocca.

Neanche il circolo del golf era un bel ricordo per lui.

Comunque dopo aver pranzato rimasero un po’ in soggiorno a guardare la tv, aspettando che le ore più calde della giornata passassero.

Poi si vestirono e decisero di tornare al parco, prendersi un gelato o una granita e godersi quel bel pomeriggio estivo.

Fortunatamente non era una giornata afosa per questo alle cinque uscirono di casa e si diressero al parco.

Brian credeva di aver ricevuto tutte le sorprese possibili da quel viaggio, ma si sarebbe presto ricreduto.

 

 

 

 

 

Eccomi tornata, mie care!

Sono tornata dalla Spagna la settimana scorsa *-* ed è stato un camposcuola meraviglioso. Mi sono innamorata di Siviglia. Penso sia una città stupenda. Così come Malaga *o* totalmente in Love!

Poi sabato scorso c'è stata la mia festa di compleanno. Ebbene si, sono maggiorenne. Ho compiuto 18 anni e la cosa ancora mi fa strano, soprattutto dato il fatto che domenica devo andare a votare o.O

In più ora sto scrivendo dal mio nuovissimo computer portatile che per scrivere è una meraviglia davvero. Almeno i tasti non fanno tutto il casino che faceva il computer normale. Infatti ogni volta che magari rimanevo fino a tardi a scrivere lo sentiva perfino mia madre dalla camera da letto xD
Quindi oltre a essere stupendo 'sto pc è anche una mano santa! xD

 

Comunque, dopo una lunga attesa, ecco a voi il nuovo capitolo. Un pò di passaggio, e anche perchè quando l'ho scritto avevo bisogno di tenerezze e ce ne ho messe un pò qui dentro xD

Volevo ringraziare, prima di andare a dormire:

Shasha, CrazyCarly, Akura (voglio il disegno! *.*) e Georgette che non perdono mai di commentare un capitolo =D Non so cosa farei senza di voi. I vostri commenti mi hanno fatta felice, perchè se voi piangete io ho fatto bene il mio lavoro. Okay, sembra una cosa brutta da dire, ma avete capito il senso ;D

essi, anche a me affascinano molto i cimiteri, come avete potuto notare. Vorrei visitare quello di New Orleans. Da come lo descrive Anne Rice dovrebbe essere messa tra le merviglie del mondo *.* xD

 

 

baci e alla prossima!!

 

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** VIII – School’s Friend ***


PageBreeze

 

VIII – School’s Friend

 

 

Brian e Jordi erano seduti su una panchina di pietra del parco e avevano appena finito di mangiare, Jordi il suo gelato alla nocciola e Brian una granita al caffè.

Intorno a loro, come qualche giorno prima, c’erano tantissimi bambini che giocavano ovunque. Alcuni che correvano a destra e a manca e i genitori erano costretti ad andarli a riprendere e riportarli indietro mentre urlavano e scalciavano.

Ad un certo punto, mentre Jordi gli stava parlando di non si sa cosa, Brian vide in lontananza una faccia conosciuta.

All’inizio aveva assottigliato lo sguardo, poi aveva invece spalancato gli occhi.

- Oh mio Dio! – esclamò allora, a voce abbastanza alta da zittire Jordi che stava parlando.

- Oh mio Dio, cosa? – chiese infatti il ragazzo, sorpreso.

Brian non rispose ma si alzò di scatto e lo prese per il polso strattonandolo poco gentilmente per fare alzare anche lui.

- Vieni! – esclamò, mettendosi a correre.

- Brian! Ma che ti prende!? – chiese Jordi, cercando però di stargli dietro.

Neanche quella volta Brian rispose, solo quando arrivarono a pochi metri dall’obiettivo urlò: - Corey! –

Immediatamente un ragazzo ed una ragazza accanto a lui si voltarono.

Corsero per qualche altro secondo fino a quando Brian non gli si fermò davanti.

Jordi rimase in silenzio, e con il fiatone, a guardare la scena.

Il ragazzo, un bel ragazzo con i capelli cortissimi castano scuro e un viso ovale, occhi nerissimi e dalle sopracciglia disegnate, guardò Brian per un secondo, confuso e preso alla sprovvista. Poi però spalancò gli occhi e la bocca.

- Brian! – esclamò e li Jordi vide Brian fare un enorme sorriso.

- Iniziavo a pensare che avrei dovuto raccontarti qualche vecchia avventura per farti ricordare di me! – disse poi, ironico.

Il ragazzo rise – E come non riconoscerti!? Sei sempre la stessa testa di cazzo! – rispose ridacchiando – Fatti abbracciare! – disse poi avvicinandosi a lui e arpionandogli le spalle.

Era decisamente più alto di lui e la testa di Brian si trovava proprio all’altezza del suo petto. Per questo Brian dovette alzarsi un po’ sulle punte per abbracciarlo.

Nel frattempo i loro accompagnatori rimasero in silenzio a guardarli fino a quando Jordi, sicuramente battendo sul tempo la ragazza che stava con Corey, tossicchiò leggermente per dire che, ehi, lui era ancora lì!

Solo allora Brian e Corey si allontanarono e Brian prese immediatamente l’avambraccio del suo ragazzo.

- Jordi, lui è Corey, andavamo al liceo insieme! –

Jordi, educatamente, allungò una mano verso il ragazzo che la strinse sorridendo

- Piacere. –

- Corey, lui è il mio ragazzo…- fece poi, a titolo informativo.

Gli unici che rimasero sorpresi furono Jordi stesso che non si aspettava una tale presentazione, e la ragazza che accompagnava Corey.

Corey invece sorrise, annuendo – Non pensavo che avresti mai portato qui il tuo ragazzo. I tuoi come l’hanno presa? – chiese poi, voltandosi verso Brian.

- Mi hanno accettato. Solo dopo quello che è successo però…- solo dopo aver detto quelle parole Brian si rese conto che non avevano senso.

O almeno non avrebbero avuto senso per una persona che non sapeva l’intera storia.

Invece Corey annuì debolmente – Già. È stato un brutto colpo quando lo sono venuto a sapere. - disse, abbassando un po’ lo sguardo.

La ragazza accanto a lui lo guardava attentamente. Si vedeva che non sapeva neanche lontanamente di cosa si stava parlando.

- Tu lo sapevi? – chiese allora Brian.

Corey annuì – Si, per un periodo non si è parlato d’altro nel quartiere. Poi il funerale si è svolto qui e ora lui è al cimitero di Lafayette. – rispose.

Brian annuì brevemente – Tutti lo sapevano, tranne io. I miei me lo hanno nascosto per tutto questo tempo. Sono venuto a saperlo solo quest’inverno. – disse.

Corey non sembrò particolarmente sorpreso, ma abbozzò un sorriso – Lo hanno fatto per proteggerti. Sapevano che avresti sofferto. – poi abbassò lo sguardo.

- Avrei voluto parlarti dopo l’arrivo della notizia. Ma eri partito così in fretta e non avevi lasciato alcun recapito. –

- Lo so. L’unica cosa che volevo era andarmene da qui. - disse Brian, per tranquillizzarlo e anche un po’ per dargli una spiegazione. Sapeva che Corey la meritava.

Erano stati migliori amici al liceo. Praticamente inseparabili.

Sua madre non aveva mai visto di buon’occhio Corey. Suo padre era un imprenditore ed era stato accusato di banca rotta fraudolenta quando Brian aveva appena iniziato il liceo.

Ovviamente al circolo del golf e alle occasioni mondane all’inizio non si faceva altro che parlare di questo scandalo.

Poi era semplicemente stato accantonato per sparlare dello scandalo successivo, come quello della Signora Parker che aveva tradito il marito con il giardiniere.

In seguito gli sarebbe venuto da ridere al pensiero che sua madre voleva che smettesse di frequentare Corey e iniziare a fare amicizia con Chris.

Forse, pensava, se Helena avesse saputo come la storia sarebbe andata a finire avrebbe accettato Corey senza repliche.

- Hai fatto bene. Anche io me ne andrò presto, dopo il matrimonio.- disse Corey.

Brian sollevò le sopracciglia – Matrimonio? Quale matrimonio? – chiese

Il ragazzo sorrise – Il mio! – rispose, entusiasta.

Brian solo allora si accorse della ragazza che era stata accanto a Corey per tutto quel tempo. Si sentiva un’idiota per non averla affatto notata.

Era una bella ragazza, alta sul metro e settanta. Indossava una gonna larga e molto colorata, aveva i capelli portati a caschetto neri come i suoi e un paio di occhiali dalla montatura rossa a coprirli gli occhi scuri.

- Brian…lei è Matilde, la mia fidanzata. Ad Ottobre ci sposiamo! – disse Corey, mettendo una mano dietro alla schiena della ragazza, quasi per incitarla ad avvicinarsi.

Brian allungò immediatamente una mano, sorridente. – È un piacere conoscere la donna che è riuscita a catturare quest’uccel di bosco! – fece, ironico.

La ragazza rise – Piacere mio Brian. Corey mi ha parlato spesso di te! – disse.

Brian sollevò le sopracciglia voltandosi a guardare l’amico.

- Ah si? Gli hai parlato di me? – chiese e Corey fece spallucce.

Fu Matilde a parlare – Certo! Quando racconta qualche aneddoto dei tempi del liceo, tu ci sei sempre! – disse e Brian annuì, tornando a guardarla.

- Beh si, ne abbiamo passate molte insieme…- annuì.

Passarono così il resto del pomeriggio.

Si sedettero ad una panchina. Corey con un braccio sulle spalle della sua futura moglie e Brian con la mano posata sulla sua coscia che stringeva quella di Jordi.

Parlarono di come era la loro vita a New Orleans, di cosa facesse Brian e di cosa studiasse Jordi.

Parlarono del matrimonio imminente di Corey. Matilde era molto in ansia. Voleva che tutto fosse perfetto.

Corey rideva e la prendeva in giro, ma si vedeva lontano un chilometro che amava quella donna e che voleva sposarla. Poco gli importava dei fiori, della bella chiesa, della lista di notte e della scelta del ristorante per il ricevimento.

Avrebbe potuto anche sposarsi in una chiesetta fatiscente con solo loro due ad assistere e sarebbe stato ugualmente l’uomo più felice sulla faccia della terra.

Jordi si ritrovò ad essere invidioso di tutto quello, ma poi decise di darci un taglio, di non pensarci. Non era importante dopotutto.

Questa volta Brian non se ne andò senza prima aver lasciato un recapito a Corey, gli disse che poteva venirlo a trovare quando voleva a New Orleans e che gli avrebbe fatto davvero piacere rivederlo, anche in quei tre giorni che mancavano alla loro partenza.

Si lasciarono così allora, facendosi a vicenda i migliori auguri per un meraviglioso futuro.

 

 

 

°°°

 

Quella sera, quando tornarono a casa, trovarono un bigliettino sulla porta ed una cena da riscaldare.

Anthony ed Helena infatti erano stati invitati a cena da uno dei loro vicini e ovviamente Helena non se ne era andata senza prima aver fatto qualcosa per il loro sostentamento fisico.

Come se avessero potuto morire di fame con tutto quello che gli stava facendo mangiare da quando erano arrivati.

- Beh…a quanto pare siamo soli. Soli soli. E lo saremo per l’intera serata…- buttò lì Brian, mentre Jordi stava prendendo dei piatti puliti per cenare.

Jordi sorrise, senza farsi vedere – Già. Potremo vederci qualche dvd. Tuo padre ne ha qualcuno? – chiese, facendo il vago.

Sentì chiaramente Brian sbuffare – Non era esattamente quello che avevo in mente. – sussurrò deluso.

Jordi rise – Lo so cosa avevi in mente. Ma anche se i tuoi non ci sono, siamo ugualmente nella loro casa e non mi sentirei a mio agio a fare…quel tipo di cose! –

Brian gli scivolò lentamente alle spalle e gli abbracciò la vita, posandogli poi un bacio sul collo.

- Vedrai che se mi fai fare qualcosa dimenticherai dove ci troviamo nel giro di un minuto e mezzo. – sussurrò al suo orecchio.

Il respiro di Brian sul suo collo gli fece venire i brividi. Era da così tanto tempo che non stavano soli loro due.

- Aspetta, prima mangiamo, no? – propose però, girandosi per guardarlo.

Brian affondò il viso nel suo collo.

- Non voglio mangiare. Avanti, andiamo in camera. – gli fece lasciare i piatti sul ripiano della cucina e, prendendolo per il polso, se lo trascinò dietro.

Ricominciò a baciarlo in mezzo al corridoio e la direzione che stava prendendo era chiaramente quella della sua camera.

Quando Jordi se ne accorse lo dirottò dalla parte opposta del corridoio.

- Andiamo nella mia…- sussurrò, staccandosi un attimo dalle sue labbra.

Per Brian non faceva molta differenza. Un letto valeva l’altro.

Per Jordi invece non valeva lo stesso discorso.

Il solo pensiero di fare l’amore con Brian dove, anni prima, era stato con Christian lo faceva sentir male.

Non voleva avere alcuna sfida con il suo ricordo, non voleva ingaggiare alcuna lotta invisibile per accaparrarsi la mente di Brian.

Aveva pensato questo davanti alla tomba di Chris al cimitero.

Gli aveva detto che non avrebbe mai cercato di prendere il suo posto o di fare in modo che Brian lo dimenticasse.

Aveva solo promesso di renderlo felice ed era quello che era intenzionato a fare.

Inconsciamente forse, aveva promesso quelle cose a Chris perché non si sentiva neanche in grado di prendere il suo posto.

 

 

 

 

 

Sembra che questa volta ho vinto io contro l'html?  speriamo! xD

Eccomi tornata! Scusate per l'orrendo ritardo, ormai mi sono resa conto che non riesco a rispettare la scadenza che mi ero data quando ho iniziato a postare il seguito di questa fic! =( e mi dispiace tanto perchè ci tengo!

Ma purtroppo tutti voi studenti sapete com'è questo periodo vero? Corse finali per recuperare brutti voti, oppure pomeriggi da suicidio per cercare di mantenere i voti che hai preso fin'ora!

Tipo oggi avrei dovuto studiare chimica alla grande, è un pò l'ho fatto, ma è stato davvero faticosissimo! Mi distrevo pure se mi passava un moscerino davanti alla faccia -_-" Meno male che poi mi sono fatta un bel caffè forte così sono riuscita a farmi entrare qualcosa in questa testaccia che mi ritrovo!

 

Cooomunque! Torniamo ai miei piccoli qui, che li ho un pò trascurati ultimamente ma continuo a volergli un bene dell'anima! *_*

Vi dico solo di tenere a mente questo capitolo, sembra un pò stupido ma non lo è ai fini della storia! xD

Ora ringrazio quelle donne meravigliose che mi commentano la storia! =D

 

- Shasha5: Scusa per il ritardo!!! eh si, ci voleva! Un pò di serenità e calma (forse prima della tempesta? boh! xD) comunque si, fidati, ci saranno momenti coccolosi tra i due teneri uccellini in amore. Ti pare che con io non metto momenti coccolosi, in mancanza di affetto come sono ora? xD

arriveranno presto, tranquilla! xD baci e grazie mille! *_*

- Georgette: Eh si, certo, voglio il fidanzamento in casa per loro! xD Anche se forse Helena e Anthony hanno accettato il tutto solo per paura che Brian sparisse ancora dalle loro vite. Jordi gli serve per assicurarsi che il figlio ogni tanto si ricordi di avere dei genitori! Ma poi si, Helena è stupenda! =D

Grazie mille! *_* Ho diciottanni ma ancora non è vedo i giovamenti! xD un bacio e alla prossima!

- AKURA: Oddio! ma perchè non ti becco mai su msn??? Ultimamente anche io ho pochissimo tempo per stare al pc, per scrivere e chattare! Ma perchè non mi mandi un e-mail con i disegni? sono troppo curiosa di vederli!! *o*

E comunque hai capito tutto dei genitori! Sono furbi loro, mica pizza e fichi! xD un bacio e alla prossima! grazie!

- CrazyCarly: Ehilà! no dai, niente brutte notizie! Almeno per ora! xD Sai, poi le cose iniziano ad andare troppo bene e poi non mi piacciono più! xD

Per ora ha fatto la sua comparsa Corey, che magari sarà un personaggio marginale (quando avevo in mente di fare un Prequel con la storia di Brian - idea che ho ancora in mente - lui c'era in veste di migliore amico di Brian quindi l'ho messo anche qui! ) ma darà un grande imput per il futuro dei nostri protagonisti!

Grazie per il bellissimo commento tesoro! alla prossima! baci **

 

 

Grazie ancora a tutti e anche ai nuovi che hanno messo la mia storia tra i preferiti e/o seguite! un bacionee!

 

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** IX - Family ***


New File

IX - Family

 

 

Nel frattempo, a qualche casa di distanza, Anthony ed Helena erano seduti compostamente ad una tavola imbandita.

Anthony poteva vantare il fatto di essersi trovato poche volte a disagio nella sua vita, spesso e volentieri era lui a mettere a disagio il prossimo, ma sicuramente quella era una di quelle poche volte.

Ma solo perché davanti a se aveva George e Danièl Davies.

Quando quel pomeriggio avevano ricevuto l’invito a cena aveva visto sua moglie con la faccia sconvolta e la cornetta accostata all’orecchio.

I Davies, dopo anni di silenzio, gli avevano invitati a cena.

All’inizio erano stati tentati dal rifiutare, ma alla fine, ragionandoci freddamente, si erano riscoperti curiosi di quello che Danièl e il marito volevano dirgli.

Per quello ora si trovava li, faccia a faccia con i Davies, aspettando che, dopo una cena e tanti preamboli, si decidessero a parlar chiaro.

- George, Danièl grazie mille per la buonissima cena. Ma penso che sia arrivato il momento di parlare chiaramente. Perché questo invito? – chiese Anthony, con tono glaciale, poggiando i gomiti sul tavolo e unendo le mani sotto il mento.

George lanciò uno sguardo a suo moglie che si sistemò meglio sulla sedia.

- Bene. Penso anche io che sia arrivata l’ora di parlare, si. – concordò la donna.

- Abbiamo saputo che Brian si trova qui a Lafayette ora. Ne ho avuto la conferma ieri quando l’ho visto davanti alla tomba di mio figlio…-

Anthony annuì – Si, è venuto a passare una settimana qui con noi! – rispose.

- Bene. Vorrei che ci faceste un grande favore. Abbiamo bisogno di parlare con lui. – continuò Danièl.

Helena rimase veramente sorpresa da quella richiesta.

- Volete parlare con Brian? Dopo tutto quello che avete detto di lui? Dopo quello che è successo a Christian? – chiese, sconvolta. Poi però si ricompose.

- Posso dire con una certa sicurezza che come voi avete pensato che fosse sua la responsabilità del suicidio di Christian, anche mio figlio ha dato a noi…- indicò entrambe le coppie con un gesto veloce della mano - …la colpa del suo gesto. Non accetterà mai di venire qui! –

Quella volta fu George a rispondere.

- Lo sappiamo. Per questo abbiamo bisogno di voi. Dovete fare in modo che Brian accetti di vederci. – George si sporse sul tavolo.

- Capiamoci bene. Noi lo facciamo per nostro figlio. Abbiamo bisogno di parlare con lui, solo per quello che desiderava Christian…- disse, scandendo bene le parole.

- Sono sicura che se riferite questo a Brian lui verrà sicuramente. – intervenne Danièl sulle parole del marito.

Anthony rimase in silenzio, pensando a quella proposta.

Era abbastanza sicuro che se avesse detto quelle parole a Brian, lui avrebbe accettato subito di incontrare i Davies.

Certo non gli faceva piacere che suo figlio ci parlasse ancora dopo tutto quello che avevano detto su di lui ai tempi dello “scandalo” e in seguito alla notizia del gesto estremo di Christian, ma non poteva nuovamente mentirgli.

Doveva smettere di cercare di proteggerlo e anche Brian glielo aveva detto.

Doveva lasciare che Brian prendesse da se le sue decisioni.

Gli avrebbe parlato e poi sarebbe stato lui a decidere cosa fare.

- Va bene. Gliene parleremo e poi lasceremo che sia lui a decidere – disse allora.

Helena lo guardò sorpresa. Era convinta del fatto che suo marito non avrebbe mai accettato una simile proposta.

Ricordava benissimo le parole di Danièl al funerale di suo figlio.

Aveva accusato Brian della morte di Christian, lo aveva accusato di averlo cambiato, di averlo portato alla pazzia. Lo accusò addirittura di esser stato lui la causa per la quale suo figlio di era allontanato da lei.

Non aveva mai minimamente pensato che invece Chris si era allontanato dai suoi genitori già molto prima dell’arrivo di Brian nella sua vita.

Brian aveva solo fatto in modo che tornasse a credere nell’amore. Che tornasse a credere negli affetti.

Helena avrebbe voluto dirgli che era colpa sua invece. Che era stata sua l’idea di mandarlo lontano da Lafayette e dalla persona di cui era innamorato.

Questo aveva portato Chris al suicidio, nient’altro.

Ma lì la solidarietà tra madri si era fatta sentire, ed Helena era rimasta semplicemente in silenzio, nascondendo gli occhi lucidi dietro occhiali scuri, lasciando che Danièl si sfogasse. Piangesse per la morte del figlio e facesse il possibile per alleviare il suo senso di colpa.

Lo stesso senso di colpa che provava lei.

Comunque quelle parole erano rimasta marchiate a fuoco nella sua testa.

Le parole che aveva usato per definire suo figlio, l’avevano distrutta.

Ma si vergognava a dire che l’avevano distrutta solo perché, per un secondo, ci aveva creduto.

Per un solo secondo aveva creduto al fatto che, non suo figlio in se, ma tutta la situazione avesse portato quel povero ragazzo a fare quell’ultimo gesto.

Ma poi aveva capito e si era data della stupida. Si era sentita in colpa e aveva sentito ancor di più la mancanza di suo figlio.

L’amore non porta le persone a compiere tali gesti, è senza l’amore che gli esseri umani non possono stare.

Ed era questa la spiegazione al gesto estremo di Christian.

Semplicemente non poteva vivere ancora senza l’amore di Brian.

Senza l’amore che i suoi genitori gli avevano dimostrato nel modo sbagliato e di cui invece Brian lo aveva riempito, facendolo diventare dipendente.

Senza l’amore che anche Helena e suo marito avevano dosato verso loro figlio.

Aveva deciso che mai più avrebbe dosato l’amore da donare. È forse l’unica cosa al mondo che può essere donata gratuitamente, ma sempre con un tornaconto.

Anthony si voltò verso la moglie e cercò la sua approvazione.

Helena non potè far altro che annuire.

Dopo il funerale aveva aspettato una sua parola, le sue scuse, le sue spiegazioni.

Non le aveva ricevute.

Ma forse poteva dargli una seconda possibilità di riscattarsi.

Di riscattarsi con suo figlio Christian.

 

 

°°°

 

 

Brian era sdraiato supino sul letto della camera degli ospiti, il lenzuolo lo copriva appena fino alla vita ed aveva ancora il respiro pesante.

Jordi, invece, accanto a lui, si era già ripreso anche se aveva ancora le guance arrossate e gli occhi lucidi dalla passione appena assopita.

- Mettiti qualcosa addosso. Non vorrei che tornassero proprio ora i tuoi genitori…- disse, dando una leggera spinta con il gomito verso il suo ragazzo, che sbuffò.

- Avanti Jordi. Sei paranoico. Vuoi darti una calmata? – fece, poi sospirò.

- Sento come se tutto il nervosismo di questi giorni sia scomparso. È una bella sensazione, non credi? – chiese, avvicinando la propria testa a quella di Jordi, posata sul medesimo guanciale e dandogli un colpetto gentile.

Jordi fece un profondo respiro.

Poteva dire con una certa sicurezza che il suo nervosismo non era del tutto andato via, ma diciamo che stava decisamente meglio di prima.

- Non vedo l’ora di tornare a casa. – sospirò.

- Anche io. Mancano solo due giorni. Sabato si parte. – lo tranquillizzò, poi si mise su un fianco e appoggiò una mano sul suo petto.

- Non ti è piaciuto incontrare i miei? – chiese poi.

Jordi scosse la testa – No. I tuoi mi piacciono. Helena è una gran donna. Vorrei che anche mia madre avesse qualcosa di lei. – ammise.

Brian spalancò gli occhi – Vuoi scherzare? Tua madre è uno spasso! Libera come l’aria, non è schematica e inquadrata come la mia! – esclamò.

In effetti Brian avrebbe davvero voluto aver presto la possibilità di incontrare Aida.

Jordi ne aveva parlato benissimo e in modo da fargli venire il dubbio che stesse parlando di una donna vera o propria o di un personaggio di qualche vecchia leggenda ispanica.

Il biondo si girò verso di lui, con sguardo serio.

- È questo il problema. È troppo libera. – sospirò – Lei non era fatta per metter su famiglia Brian. Se lei…se lei fosse stata un po’ più come tua madre, ora i miei starebbero ancora insieme e io avrei una famiglia unita. - 

Brian lo guardò con le sopracciglia aggrottate. Jordi non gli aveva mai parlato di questo.

Aveva pensato che, avendo Jordi quindici anni quando i suoi avevano divorziato, avesse capito la cosa e l’avesse accettata senza fare troppe storie.

- Non fraintendermi Bri. Io amo sia mia madre che mio padre. Ma…mentirei se dicessi che non vorrei vederli insieme. Vorrei una famiglia unita. Invece sono costretto a fare un viaggio oltreoceano per vedere mia madre e a osservare mio padre voltare lo sguardo ferito ogni volta che, per sbaglio, passa davanti alla nostra unica foto di famiglia appesa in corridoio. – allora distolse lo sguardo, tornado a rivolgerlo al soffitto.

Brian appoggiò una guancia sulla sua spalla, portando la mano ad accarezzarne la compagna.

- Non me ne avevi mai parlato. – sussurrò.

Jordi sospirò – Già beh…non mi piace parlarne. – si interruppe.

- E che…avere poca libertà fa male Brian. Ma anche averne troppa. Tua madre invece, sta nel mezzo, dove è giusto che sia. Non si sente costretta a stare al fianco di tuo padre o a preoccuparsi per te. È dove desidera essere.-

Brian aveva già capito dove avrebbe concluso quel concetto, quindi si strinse un po’ a lui, dandogli una bacio leggero sulla spalla.

- Mia madre invece…ha sempre desiderato essere altrove. In Spagna, in Inghilterra. Voleva visitare l’Italia. Roma, Venezia, Firenze. Voleva essere ovunque…ovunque tranne che a casa con me e papà. –

- Sai che non è vero. Sai che tua madre sarebbe voluta rimanere con te. – sussurrò Brian, contro la sua pelle.

Jordi fece uno sbuffo sarcastico – Ah si? È allora perché non l’ha fatto? Perché tutti sono in grado e vogliono cambiare per amore e lei non l’ha fatto? Perché non è rimasta con noi? – sentì le lacrime pungergli gli occhi, ma sbatté velocemente le palpebre e tutto tornò apposto.

Brian non aveva una risposta alle sue domande, per questo decise di rimanere in silenzio piuttosto che dire qualche stupida ovvietà.

- Scusa Bri. Non parliamone più. È solo che…stando con i tuoi in questi giorni, mi sono reso conto di come mi manchi avere una famiglia unita. –

Brian stava per dire parlare, stava per dire che, ehi…quale famiglia unita? Ma Jordi lo interruppe.

- Lo so. Lo so che la tua famiglia ha dei problemi, come ne hanno tutti. Io invece non mai potuto affrontarli quei problemi. Si sono arresi così velocemente. – sospirò e scosse la testa.

- Ora basta. Parlo così solo perché mia madre mi manca. Basta davvero. Non parliamone più. – fece, con decisione. Poi si voltò subito verso Brian e lo baciò profondamente, mettendogli una mano dietro la nuca per tirarselo ancora contro.

Poi si staccò e lasciò Brian con le labbra ancora protese verso di lui e gli occhi chiusi.

Sorrise – Vestiti per favore. Io vado a farmi una doccia. – detto questo si alzò dando una bella visione al proprio ragazzo, prima di infilarsi nuovamente i boxer, prendere dei vestiti puliti dalla valigia aperta su una sedia, ed andare verso il bagno.

Brian non fece subito come Jordi gli aveva detto.

Rimase a guardare ancora il soffitto con le braccia e le gambe allargate, pensoso.

A Jordi mancava sua madre, a Jordi mancava una famiglia.

Decise che gliene avrebbe data una.

Loro due erano una famiglia, dopotutto.

 

 

°°°

 

 

Quando Anthony ed Helena tornarono dalla loro cena erano appena le undici.

Brian e Jordi si erano dati il cambio in bagno e si erano buttati a velocità lampo sul divano, guardando un vecchio film in tv.

- Ragazzi! Non avete mangiato?! – esclamò Helena quando si rese conto che tutti i piatti erano puliti e quello che aveva cucinato era ancora li al suo posto.

Un unico pensiero nella testa dei due ragazzi: Ops!

- No mamma, abbiamo cenato fuori. – mentì – Ho incontrato Corey sai? Corey Taylor*…ricordi? –

Helena si sporse all’interno della sala – Davvero? – chiese sorpresa.

- Che bella cosa! E come sta? È da molto che non lo vedo. – è dal funerale di Christian che non lo vedo.

- Sta benissimo. Ad ottobre si sposa. – riferì, sorridendo.

- Oh, sono molto felice per lui! – ricambiò il sorriso, poi però incontrò lo sguardo di suo marito fermo sulla porta del suo studio.

Capì immediatamente cosa doveva fare.

- Jordi, puoi per favore venirmi a dare una mano di la con…con…con il caffè! – si illuminò alla fine.

Jordi sollevò le sopracciglia ed anche Brian. Il caffè alle undici di sera?

Comunque non se lo fece ripetere due volte e si alzò, scrollandosi Brian di dosso e seguendo Helena in cucina.

Nel momento in cui Anthony entrò in soggiorno appena gli altri due se ne furono andati, Brian capì subito l’improvvisa voglia di caffè di sua madre.

- Ehi…cos’è quella faccia seria? – chiese Brian sorridendo per alleggerire un po’ l’atmosfera.

Anthony rimase in silenzio e si sedette accanto a lui.

- Dobbiamo parlare di una cosa seria Brian. – esordì poi, con quel tono speciale che usava per far calare il gelo ovunque si trovasse.

Brian annuì lentamente – Di cosa? –

- Questa sera io e tua madre siamo stati invitati a cena dai Davies.- disse subito, senza preamboli.

Quando sentì quel cognome gli occhi di Brian aumentarono di circonferenza.

- Ah…e cosa volevano? – chiese, dopo essersi schiarito la voce.

Era da quando era andato via da Lafayette che non vedeva George e Danièl Davies.

Da quando loro avevano trasferito Chris in un’altra scuola.

- Mi hanno chiesto di…di fare in modo che tu accettassi di incontrarli domani.-

Quella notizia lo sorprese ancora di più, tanto che balzò in piedi.

Rise nervosamente, senza allegria – Cosa? E perché vogliono vedermi? Hanno sempre detto che ero stato io a traviare loro figlio! Ora cosa vogliono da me? – esclamò.

 

Jordi, nell’altra stanza, sentì la voce alta del suo ragazzo.

Il suo tono era preoccupato, stranito e arrabbiato, ma non riuscì a capire bene le parole.

Fu quasi istintivo andare verso la porta della cucina per raggiungerlo, ma Helena lo fermò immediatamente per un braccio.

- Aspetta, per favore. Lasciali parlare. – disse, con voce calma.

Jordi annuì mestamente, voltandosi a guardare nuovamente la porta.

 

- Sta calmo Brian. Sapevano che avresti reagito in questo modo per quello ci hanno chiesto di dirti una cosa ben chiara…- Anthony si interruppe, sospirando, prima di concludere.

- Vogliono parlare con te per esaudire un desiderio di Christian. Non so a cosa si riferissero, vogliono parlarne solo con te. –

Brian fissò i suoi occhi sul padre.

- Un desiderio di Chris…- sussurrò poi, abbassando lo sguardo.

Un desiderio di Chris. Un desiderio di Chris.

Christian.

Christian.

Voleva anche lui esaudire un desiderio di Chris. Non poteva voltargli le spalle.

Prese un profondo respiro.

- Okay. Li incontrerò. -

 

 

 

*si, lo ammetto, ho rubato nome e cognome dal cantante degli Slipknot! Strano come proprio ora ho messo questo capitolo, dato che gli Slipknot non esistono più ='(    Paul Grey RIP

 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Cosa ne dite? L'ho riscritto un bel pò di volte, cambiando e ricambiando ancora, perchè non mi convinceva. Ma alla fine non penso che sia venuto tanto male, no? Fatemi sapere!

Oggi praticamente sto aggiornando tutto! xD Avevo già dei capitoli pronti, ma ora posso tornare a scrivere tutti i giorni fortunatamente, perchè la scuola è finita! Ma scusate tanto per il ritardo!

 

- Sognatrice85: Ah, immagino sia stata una bella faticaccia leggersi tutto, vero? =) sono felice che ti piaccia! *_* con lo scorrere dei capitoli forse sarà più chiaro, anche se il capitolo che si ricollega a questo è ancora un pò lontano! Lo dovrei scrivere a giorni! = ) grazie mille! e alla prossima spero! = D < /FONT >

- Georgette: Scusami! Essì, è stato un casino con la scuola ultimamente, ma ora penso che passerà meno tempo tra i vari aggiornamenti. Visto che sto scrivendo a passo di tartaruga perchè inizio sempre altre cose xD

Io adoro Corey, non so se è per il nome ke gli ho dato o altro xD Comunque avrà un bel ruolo! =)< /FONT >

e la lemon! purtroppo con le lemon io vado a momenti. Ci sono giorni in cui mi viene facile, e altri in cui è impossibile! Prossimamente ci sarà qualcosa comunque! xD

grazie mille e alla prossima! baci

- Shasha5: Aah non posso dirti nulla, donna! =D Avrei voluto farla la lemon in questo capitolo, ma non si concordava con l'atmosfera di tutto il capitolo! =/ però, come già detto, prossimamente ci sarà qualcosina di interessante, forse! < /FONT >

scusa per il ritardo! spero di non far passare più tanto tempo tra gli aggiornamenti!

- Aika: ehi bentornata! dici che sono migliorata? *_* grazie mille! Io ho notato che tra i primi capitoli di I Will Never Give Up e ora, sono cambiata molto nel modo di scrivere. è un cambiamento venuto naturalmente penso! Forse è quando scrivi tanto tanto! xD

Si, Corey idealmente porterà qualche cambiamento, ma non solo lui! =)< /FONT >

alla prossima spero, baci!

- CrazyCarly: ahaha una cosa buona nell'essere in ritardo allora! Tanto ora è tornato il pc, vero? anche se è da un pò che non ti becco su msn! Spero che tu possa leggere questo capitolo e dirmi cosa ne pensi!

Grazie mille tesoro *_* baci

- AKURA: uh, spero che qualche tua amica/o abbia lo scanner, così poi me le puoi mandare per e-mail! =)< /FONT >

Jordi è dolcioso anche qui vero? Viene voglia di coccolarlo, ma ci pensa abbondantemente Brian xD

Non mi ci far pensare! Ora quando vedo la mia scuola mi prende a male, ma sono sicura che quando finirò la scuola mi mancherà un casino! =(< /FONT >

alla prossima! ci conto sui disegni eh! baci!

 

 

Ciao a tutti! vi voglio bene!

 

Vale

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** X – To Forget ***


new

X – To Forget

 

 

La mattina dopo Brian si alzò dal letto senza muovere neanche l’aria e lasciando Jordi a dormire tranquillamente.

La sera prima non aveva accennato nulla al suo ragazzo di quello che avrebbe dovuto fare il giorno successivo, quindi preferì prepararsi ed uscire prima che si svegliasse, per evitare domande scomode.

Non sapeva perché non ne avesse parlato con Jordi.

Forse aveva semplicemente paura di spiegare perché si era piegato così facilmente alle parole: “…per esaudire un desiderio di Christian.”

Dalla stanza di Jordi era andato nella sua e si era vestito velocemente.

Quando era andato in cucina in cerca di una tazza di caffè però, si rese conto che i suoi genitori erano già in piedi.

Suo padre aveva mantenuto la promessa ed era in tenuta da camera, con il suo fedele giornale in mano e la tazza di caffè fumante davanti a lui.

- Buongiorno…- fece, con tono cavernoso, andando direttamente verso la caffettiera.

- Buongiorno…- risposero in coro Anthony e Helena.

La donna però continuò ad osservarlo mentre si versava il caffè.

- Dove vai? – chiese poi.

Brian prese un sorso prima di rispondere.

- Dai Davies.- rispose semplicemente.

Helena annuì e Anthony tirò su lo sguardo.

- Ci hai pensato bene? – chiese poi il padre – Insomma…non vorrei che dovessi pentirtene. –

Il ragazzo fece un profondo respiro. Il viso contratto dall’ansia e dal pensiero di quello che stava per fare.

Ritirò le labbra all’interno della bocca, prima di rilasciarle.

- Sono sicuro. E se me ne dovessi pentire…beh, me ne assumerò la responsabilità. – rispose, seriamente.

Anthony non trovò di che rispondere, preferendo annuire lentamente e allungare una mano verso il suo caffè.

Brian invece lo terminò velocemente.

- Io vado. Non so quanto ci metterò. Quando si sveglia Jordi ditegli che…- si fermò a pensare, beh sinceramente non aveva pensato a che scusa inventarsi per far giustificare la sua assenza.

- …ditegli che sono andato a fare la spesa, o qualcosa del genere. Non so, vedi tu mamma. Ci vediamo dopo. –

Helena era davvero sorpresa.

Quello voleva dire che non aveva parlato a Jordi di quell’incontro?

Perché?

Avrebbe voluto chiederlo, ma prima che potesse parlare Brian era già uscito di casa.

 

 

°°°

 

 

Quando, la sera precedente prima di addormentarsi, Brian aveva immaginato come sarebbe stato quell’incontro, aveva solo cercato di ricordare com’era casa di Christian.

C’era stato molte volte, anche se la maggior parte delle volte era casa sua il teatro della loro storia.

Ma non aveva immaginato che rifare la strada che lo avrebbe portato a quella casa, lo avrebbe fatto soffrire.

Era da quando andava ancora alle superiori che non la percorreva.

Fu preda di deja-vu continui mentre faceva quelle strade velocissimamente.

Lui e Chris che ridevano e si davano leggere spinte sul marciapiede, quelle volte in cui Chris lo aveva invitato a pranzo.

O quella volta che invece avevano litigato e se l’erano fatta completamente in silenzio da scuola.

Si fermò improvvisamente, incapace di camminare ancora così velocemente, davanti ad una casa molto simile alla sua, solo di un color pesca che pungeva gli occhi.

Li chiuse e rivide immediatamente e in modo chiarissimo se stesso e Chris al suo fianco, entrambi con il viso rivolto a terra.

Lui teneva le mani nelle tasche, aveva una sola cuffietta mentre l’altra penzolava inerte avanti a lui. Voleva accorgersene se, in una remota speranza, Chris gli avesse parlato.

Invece l’altro ragazzo sembrava concentrato a contare i sassolini sul marciapiede.

Sembrava che stesse camminando da solo per strada e che accanto a lui non ci fosse Brian che sperava, ad ogni passo, che lui gli rivolgesse una parola.

Cosa gli costava dire un piccolo “scusa”? Brian non avrebbe voluto niente di più.

Infondo lui, le sue scuse, gliele aveva già fatte!

Ricordò benissimo quando si decise a fermarsi e a togliersi con rabbia anche l’altra cuffietta, prendendo poi Christian per un braccio.

- La smetti di comportarti come un bambino? – gli aveva detto, con tono basso e nervoso.

Chris lo aveva guardato astioso – Non mi sto comportando come un bambino Brian.-

- Se vuoi che me ne torni a casa basta dirlo, okay? Non voglio passare un pomeriggio in queste condizioni! Avevo altri progetti per la giornata, ma tu devi rovinare sempre tutto! – aveva esclamato allora.

- Anche io avevo immaginato questa giornata andare in modo differente Brian! E mi dispiace deluderti, ma sei stato tu a rovinare tutto questa volta! – aveva risposto Chris alzando anche lui un po’ la voce.

Il fatto era che lui, la voce, non l’alzava mai! Era Brian quello che di solito si lasciava prendere dalle situazioni e dal nervosismo.

Brian aveva spalancato gli occhi e la bocca – Ancora per questa storia? Ti ho detto che possiamo fidarci di Corey Chris! È il mio migliore amico! Perché non ti fidi semplicemente di me e della mia fiducia in lui?! –

Chris gli era andato improvvisamente più vicino.

- Dovevi parlarmene prima di dirgli tutto Brian! È una cosa che riguarda entrambi! Tu invece hai fatto come ti girava per la testa! –

Brian allora aveva abbassato il capo – Lo so. So che avrei dovuto parlartene. Mi sono già scusato mille volte. – aveva sussurrato prima di tornare a guardarlo.

- Solo che…non c’è la faccio più in queste condizioni Chris. Avevo bisogno di qualcuno con cui parlarne. Questa situazione è difficile per me quanto per te. – aveva abbassato ulteriormente la voce avvicinandosi ancora.

- Però ora…basta essere arrabbiato, okay? Mi manchi. Sono giorni che non stiamo un po’ insieme. – allora però non aveva più potuto guardarlo negli occhi. Era arrossito come un ragazzino e sapeva benissimo che Chris non avrebbe avuto una reazione romantica e dolce a quella confessione.

In effetti quello che ricevette non fu molto di più di quello che si era aspettato. Infatti Chris lo prese per un braccio, tirandoselo vicino e, nascondendosi tra i loro profili, gli strinse una mano.

Sospirò e abbozzò solo un sorriso – Andiamo a casa va…- aveva risposto semplicemente.

Brian non si aspettava niente di più, sorrise infatti e gli strinse forte la mano.

 

 

Continuò a camminare e a ricordare episodi su episodi di loro due insieme, immaginò che con quel tanto pensare molto probabilmente era già passato davanti alla casa e non se ne era neanche accorto. Invece, quando ci passò davanti, la riconobbe immediatamente.

Vide una Mercedes Benz parcheggiata nel vialetto di casa e, nel giardinetto, una casetta di legno che fungeva da cuccia per il cane.

Pinkly, il cane di Chris, Brian se lo ricordava bene.

Un dolcissimo bastardino bianco che Chris aveva trovato per strada quando era un bimbo e i suoi genitori avevano accettato di tenerlo.

Chissà se era ancora vivo Pinkly, o se aveva seguito il suo padroncino. Ebbe la sensazione che lo avrebbe scoperto presto.

Fece un profondo respiro e si avviò lungo il sentiero lastricato che portava all’entrata principale.

Arrivato davanti alla porta chiuse gli occhi per un secondo.

Suonò il campanello dopo molti attimi di esitazione e la porta gli venne aperta quasi immediatamente.

Quando lo vide Danièl non sembrò sorpresa, anzi mantenne la sua espressione fredda.

- Brian…ti aspettavamo…- disse subito, con ancora la mano sulla maniglia.

- Eravate così sicuri che avrei accettato di venire? – chiese Brian, sprezzante.

Danièl sembrò riflettere – Si, eravamo più o meno sicuri…- annuì poi.

Brian era infastidito oltre l’inverosimile e avrebbe già voluto girare i tacchi ed andarsene. Odiava quella situazione.

- Vieni dentro, avanti…- fece poi Danièl spostandosi dalla porta.

Brian entrò e si guardò intorno.

Ricordò immediatamente la scala che si trovava davanti all’entrata, con i passamano di legno e il tappeto che ricopriva la parte centrale della scalinata.

Ricordò, chiudendo un attimo gli occhi che, per arrivare alla camera di Chris, avrebbe dovuto salire quelle scale e girare nell’ala destra della casa.

Era la seconda porta.

Per quanto si sforzasse però, non riuscì a ricordare l’intera stanza. Ricordava solo il letto e i poster musicali sulle pareti.

- Andiamo di la in cucina. Mio marito ci aspetta. Ti offro un caffè…- disse Danièl con voce gentile talmente finta da urtare ancora di più i suoi nervi.

- Senta…sono venuto qui solo per Christian. Non voglio né chiacchiere né caffè. – rispose, forse con un po’ troppo veleno nella voce.

Danièl lo scrutò in silenzio. In quel momento George Davies uscì dalla cucina.

Aveva il modo di vestirsi molto simile a quello di suo padre, pensò, ma non ne rimase particolarmente colpito dato che tutti in quel quartiere si vestivano più o meno nello stesso modo.

Quando stava con Chris però, George era molto più giovanile, e non aveva le rughe che ora gli segnavano il viso.

Non erano passati molti anni, ma era invecchiato molto dopo la morte di suo figlio.

Danièl invece non era cambiata molto. Aveva solo cambiato colore di capelli, ora tendevano al biondo e anche lei, come Helena, se li tingeva periodicamente per coprire i capelli bianchi.

- Hai ragione. George, per favore, prendi la lettera.-

George annuì mestamente e si allontanò, entrando poi in una stanza.

Ne uscì pochi secondi dopo con in mano una busta da lettere bianca, che porse subito a Brian.

- Questa è per te…- disse, con voce appena udibile, così diversa da quella della moglie, più alta e imperiosa.

Brian la prese e lesse il suo nome scritto su di essa.

Una B tonda e piena.

La scrittura un po’ confusionaria di Chris, l’avrebbe riconosciuta tra mille.

- Quando hanno trovato il corpo di Christian, accanto a lui hanno trovato due lettere. Una indirizzata a noi. E l’altra a te. All’inizio non era stata nostra intenzione dartela, ma ora è tutto cambiato. Sono passati tanti anni. – Brian aveva sentito in modo ovattato la voce di Danièl. Aveva lo sguardo fisso su quelle lettere, scritte da lui. 

- Non l’abbiamo aperta. È ancora sigillata. – aggiunse poi la donna.

Deglutì – Grazie…e arrivederci. – si voltò e fece per andarsene, ma la mano di George gli afferrò il braccio.

- Sei fortunato Brian. La nostra era macchiata del suo sangue. – disse, guardandolo negli occhi.

Brian, guardando in quegli occhi, riuscì quasi a vedere il bruciante senso di colpa che lo stava logorando.

Al contrario di sua moglie che invece riusciva a nascondere perfettamente qualsiasi tipo di sentimento.

- Chris vi voleva bene.- fu la sola cosa che riuscì a dirgli.

Avrebbe anche potuto rimanere in silenzio ed andarsene, ma quando aveva visto lo sguardo di George si era sentito in obbligo a dire qualcosa per alleviare il suo dolore.

Vide Danièl contrarre i muscoli del volto. Un secondo dopo aveva girato i tacchi e si era andata a chiudere in una stanza lungo il corridoio.

George guardò sua moglie andarsene con un espressione mortificata.

- Scusala. È molto orgogliosa e quando sente che sta per cedere preferisce rimanere sola.- disse voltandosi verso Brian.

Il ragazzo annuì. Sapeva che era quello il motivo ancor prima che George glielo spiegasse.

Suo padre faceva lo stesso.

- Aspetta ancora un attimo. C’è un’altra cosa che vorrei che vedessi.- era ancora perso tra i suoi pensieri quando sentì nuovamente il contatto con George, che gli aveva posato una mano sulla spalla.

- Vieni. – George che lo invitava a salire le scale.

Deglutì ancora e il cuore iniziò a battere furiosamente.

Salire quelle scale? Lo avrebbe portato nella sua stanza? Se la sentiva?

Non lo sapeva e per questo si bloccò appena sul primo scalino.

George, avanti a lui di qualche scalino, si voltò non sentendo più i passi dietro di se.

- Avanti ragazzo…non bisogna avere paura dei ricordi.- disse con voce vellutata.

Brian lo guardò e prese un profondo respiro, annuendo un secondo dopo.

Aveva ragione. Doveva affrontare tutti i ricordi che lo stavano investendo se voleva essere in grado di andare avanti.

Continuarono a salire le scale e poi, come aveva ricordato Brian, voltarono verso l’ala destra della casa.

La prima porta? No.

La seconda. Aveva avuto ragione.

George mise una mano nella sua tasca e ne estrasse una chiave, mettendola poi nella toppa della porte e girandola al suo interno.

La porta si aprì con uno scricchiolio che fece capire a Brian che quella camera non era stata aperta per molto tempo.

Il suo interno era buio e l’aria odorava di chiuso e polvere. Per questo George andò direttamente verso la finestra e ne aprì le imposte, facendo si che la camera fosse inondata di luce.

Brian si guardò intorno con il respiro più frequente e il cuore a martellare nel petto.

Il letto. I poster. La scrivania con un vecchio computer, quello di Chris. I libri nella libreria. I cd ordinati sulla mensola che si trovava poco sopra il letto.

Nulla era cambiato? Possibile che Chris, quando lo avevano mandato in un'altra scuola, non si fosse portato nulla?

Aggrottò le sopracciglia, guardandosi ancora intorno. – Ma…è rimasto tutto come quando c’era lui qui dentro…- sussurrò, sorpreso.

George annuì – Si, non abbiamo toccato nulla. –

Brian scosse la testa – No, non è questo che volevo dire. Quando se n’è andato per frequentare l’accademia a cui lo avete mandato, non ha portato nulla con se? – chiese, sorpreso.

Chris non avrebbe mai lasciato qui i suoi cd e i suoi libri!

Vide chiaramente il volto di George contarsi in una smorfia.

- Brian…- sospirò, dandogli le spalle – Noi non abbiamo mandato Chris in un’accademia militare o qualsiasi altra cosa ti abbiano detto. Per un anno mio figlio è stato ricoverato in un centro sperimentale per, diciamo…riportare i giovani sulla retta via…-

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. No, aspetta, non riusciva a capire.

Cosa voleva dire “riportare i giovani sulla retta via”?

Di quale centro stava parlando?

Si mise la lettera in tasca e si passò una mano tra i capelli.

- Okay, lo ammetto, non riesco a capire? Di quale centro sta parlando George? Dove diavolo avete mandato Chris? – si stava iniziando ad innervosire.

Si era rotto di tutto quel girare intorno al concetto. Voleva parlar chiaro.

George si voltò nuovamente verso di lui e deglutì.

- Un centro che ha come scopo quello di ridimensionare le inclinazioni sessuali, Brian. Abbiamo mandato Chris in quel centro con la speranza che ne uscisse…normale.-

Ora era tutto più chiaro. Più chiaro e più doloroso.

Scosse la testa – Vuole scherzare? Come…come avete potuto fare una cosa del genere? – esclamò, esasperato.

L’uomo portò in avanti le mani – Lo so! So di aver sbagliato, anche mia moglie se n’è resa conto. Ma era ormai troppo tardi per poter fare qualsiasi cosa. –

Brian lo guardava con ribrezzo e pietà.

- Sa una cosa? Non solo la lettera diretta a voi è macchiata del suo sangue, anche le vostre mani lo sono! – urlò.

George serrò gli occhi per un secondo, abbassando la testa.

Brian poi si mosse verso di lui, talmente veloce che l’uomo pensò che stesse per mollargli un pugno o qualcosa di simile.

Invece il ragazzo lo superò e andò verso la scrivania.

Aprì il secondo cassetto e tolse tutto quello che c’era all’interno, trasferendo tutto alla rinfusa sul ripiano.

C’era una piccola fessura su un lato che svelava il doppiofondo di quel cassetto. Brian ci infilò un dito e alzò il sottilissimo pannello di legno che proteggeva quel doppiofondo.

Era pieno di polvere, ma non gli importava.

Vide che, fortunatamente, quello che Chris aveva nascosto era ancora li.

Una foto incorniciata. Una loro foto incorniciata.

- Cosa fai? – chiese subito George, vedendo che trafficava davanti alla scrivania.

Brian si voltò con in mano la foto.

- Mi prendo quello che mi è rimasto di lui! – ringhiò e gli mostrò la foto.

- Questo è tutto quello che mi è rimasto di lui, per colpa vostra e della vostra ignoranza.-

C’era odio in quelle parole.

In quel momento li odiò come non aveva mai odiato nessuno nella sua vita.

Sentiva caldo, estremamente caldo, ma non era a causa della temperatura esterna.

Era nervoso e avrebbe fatto di tutto per sfogare quella rabbia, quell’odio.

Invece se ne sarebbe andato. Sarebbe uscito da quella casa senza più tornarci e si sarebbe dimenticato di tutto.

Portandosi invece con se, l’unica cosa che voleva ricordare.

 

 

 

Eccomi tornata dopo un bel pò di tempo! Scusate il ritardo, ma ultimamente mi sto dedicando a qualche shot!

Mamma mia che caldo ragazzi. Qui rischio lo scioglimento istantaneo! Non vedo l'ora di andare in vacanza in Puglia, ma per un altro mese mi dovrò accontentare di qualche giorno in piscina! >.<

In questo capitolo avete potuto vedere cosa volevano i genitori di Chris da Brian, e avete scoperto qualcosa in più su quanto è successo a Christian, nel prossimo capitolo si saprà cosa c'è scritto nella lettera e cosa è successo.

Vorrei rispondere a tutte le vostre recensioni che sono sempre carinissime =) ma devo uscire ora, c'è festa in città e bisogna cogliere le occasioni al volo quando c'è la possibilità di fare qualcosa di diverso dal fare avanti ed indietro! xD

Adoro leggere le vostre recensioni, davvero! E voglio sapere cosa ne pensate di questo capitolo! =)

Spero di non farvi aspettare troppo per il prossimo!

Un grazie immenso ai lettori che recensiscono, ma anche a quelli silenziosi che penso ci siano! xD

alla prossima!

un bacio enorme!

 

 

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** XI – To Be Free ***


new

XI – To Be Free

 

 

Quando Jordi si svegliò, ancor prima di aprire gli occhi, aveva già allungato una mano verso la parte opposta del letto, stupendosi nel trovarla vuota e fredda.

Alzò la testa, sbadigliando sonoramente, e si guardò attorno. Brian non c’era.

Si voltò verso la sveglia e vide che erano quasi le undici.

Aveva dormito davvero tanto! Perché Brian non lo aveva svegliato?

Non avevano programmato di andare al circolo del golf con Anthony quella mattina?

Si alzò e si infilò le ciabatte, uscendo poi in corridoio e percorrendolo con passo strascicato.

Aveva dormito davvero troppo, e chi più dorme più è stanco.

In cucina non trovò nessuno, ma gli bastò voltarsi verso il soggiorno per vedere Helena seduto sul divano con un libro dalla copertina rosa in mano.

- Helena…- chiamò, con voce assonnata. – Buongiorno…- salutò poi, entrando in soggiorno ma rimanendo sull’entrata.

La donna alzò gli occhi su di lui e sorrise – Buongiorno Jordi. Vuoi qualcosa da mangiare?- chiese.

Jordi scosse la testa – No, ormai è tardi, penso che aspetterò il pranzo. Ma…dov’è Brian? Sono già andati al circolo? Perché non mi ha svegliato? – chiese, grattandosi la testa confuso.

Helena allungò una mano per dirgli di calmarsi.

- Brian non ha voluto svegliarti. Ha detto che eri molto stanco e…- abbozzò un sorriso, cercando di farlo risultare sincero – …voleva risparmiarti questa mattinata. Sai…ai ragazzi il circolo del golf di Anthony risulta molto noioso.- cercò di dargli una spiegazione credibile.

Jordi però ci rimase male ugualmente. Avrebbe dovuto chiamarlo lo stesso, almeno si sarebbero annoiati insieme.

Poi però pensò che forse Anthony e suo figlio avevano bisogno di stare un po’ soli e parlare, e allora annuì.

- Capisco. Allora ne approfitterò per studiare un po’. Degli esami mi aspettano al mio ritorno. – disse, facendo dietro front e tornando nella sua stanza.

Quando Brian fosse tornato però, gliene avrebbe dette quattro.

 

 

°°°

 

 

Quando lasciò casa Davies, Brian non si fermò davanti a casa sua però. Continuò a camminare con la foto in mano ma con gli occhi fissi sulla strada davanti a se.

Sentiva quasi bruciare la lettera nella tasca dei pantaloni ma, stranamente, non moriva dalla voglia di aprirla e leggerla. Era troppo spaventato dall’idea di cosa poteva esserci scritto li dentro.

Si fermò solo nel luogo che riteneva più giusto per sedersi e leggerla.

Nel parco pubblico di Lafayette.

C’erano pochissime persone quella mattina. Uomini in divise fosforescenti che tagliavano l’erba e qualche persona adulta seduta ad una panchina a leggere chi un quotidiano, chi un libro. Un ragazzo che ascoltava la musica completamente sdraiato sul prato e una coppia di fidanzati un po’ più in la.

Lui invece continuò a camminare fino ad arrivare al solito ultimo albero. Quello delle iniziali.

Ci si sedette al di sotto e poggiò la schiena al tronco. Fece un profondo respiro e si accorse che aveva la schiena umida di sudore e che stava sudando sotto la frangia dei capelli. Li portò indietro e alcuni rimasero alzati, proprio a causa del sudore.

Faceva caldo, terribilmente caldo.

Solo allora incrociò le gambe e si portò la foto davanti al viso.

Fu li che la guardò di nuovo per bene, dopo tanti anni.

C’era Chris in primo piano e dietro di lui Brian che gli cingeva il collo con le braccia, con il viso accanto al suo.

Sorridevano. E gli occhi di Chris non erano freddi.

Brian ricordava il giorno in cui l’avevano scattata.

Era da poco passato il compleanno di Chris, il 22 novembre, e i suoi genitori gli avevano comprato una macchina fotografica digitale.

Come tutti a tutti i regali che i suoi genitori gli facevano, Chris aveva fatto finta di essere rimasto contento di quel costoso regalo, ma invece avrebbe preferito di gran lunga dei soldi per farci quello che gli andava.

Andare ad un concerto, comprarsi altri cd, metterli da parte in caso che le corde della sua chitarra si fossero rotte!

Lo aveva detto a Brian che ne aveva riso.

Perché doveva prendere sempre tutto così sul serio?

La macchina fotografica era stupenda! Sapeva lui che uso divertente farne.

Allora gli aveva preso la macchinetta dalle mani e aveva messo l’autoscatto, posizionandolo poi sulla scrivania.

Aveva fatto sedere Chris sulla sedia e si era messo dietro di lui, cingendogli il collo con le braccia e sussurrandogli all’orecchio: “Sorridi”

A Chris era venuto spontaneo fare come Brian gli aveva detto. Fortunatamente, dato che un secondo dopo era partito l’autoscatto.

Passò velocemente le dita sul vetro e sulla cornice, liberandolo dalla polvere.

Poi, con un sospiro, posò la foto accanto a se.

Era arrivato il momento di leggere quella lettera.

La tirò fuori dalla tasca dei pantaloni e la prese per i bordi, contemplando di nuovo il suo nome scritto in nero.

Prese un profondo respiro prima di rigirarlo tra le mani e iniziare ad aprirlo con attenzione.

Non voleva rompere la carta.

La busta si aprì senza capricci e Brian prese il foglio piegato in due al suo interno. Lo dispiegò con mani tremanti.

Chiuse gli occhi e prese respirò lentamente, prima di iniziare a leggere.

 

 

Ciao Brian,

ho passato l’ultimo anno a chiedermi dove fossi e come stessi. Ti immagino felice e libero. Ti ho sognato spesso, sognavo sempre i momenti che abbiamo passato insieme.

Liberi e felici, anche se era tutta un illusione.

Mi manchi amore. Mi manchi da morire.

Ci hanno separato ma voglio solo dirti che non è colpa tua. Ti conosco e so che ti starai lasciando affogare nei sensi di colpa.

Non è colpa tua.

Tu sei stato coerente fino alla fine. Io invece…

Voglio dirti che mi dispiace. Mi dispiace per come mi sono comportato con te quando ci hanno scoperti.

Avevo sentito i miei parlare di dove volevano mandarmi, avevano parlato anche di te. Avevo paura che se ci avessero trovati nuovamente insieme avrebbero mantenuto la promessa, convincendo anche i tuoi genitori a fare lo stesso con te.

Voglio che tu sappia che ti amo, l’ho sempre fatto e mi pento di averti fatto aspettare tanto prima di dirtelo e di dimostrartelo come tu facevi.

Mi dispiace che sia finito tutto così presto.

Avrei dovuto darti retta. Non avrei dovuto farmi bloccare dalla mia paura.

Avrei dovuto accettare la tua proposta, avremmo dovuto andarcene, scappare.

Invece mi sono comportato da vigliacco, ed ora guarda dove sono.

Ora potremmo stare insieme se non mi fossi comportato in questo modo. Se non mi fossi fatto bloccare dalla paura di questo sentimento che non riuscivo a comprendere. Ma non c’era nulla da comprendere.

Non avrei dovuto cercare di trovare una spiegazione razionale a qualcosa di così bello. Ma ormai è troppo tardi per far qualcosa in proposito.

Ma non preoccuparti, non ci starò ancora per molto qui, amore mio.

Tra poco sarò libero, non ne posso più di stare qui dentro Brian. Non mi lasceranno mai andare. Lo ripetono sempre. Troppo dolore, non posso continuare così.

Non giudicarmi, ti prego. So che nel nostro quartiere ne parleranno a lungo quando si verrà a sapere. So che i miei si vergogneranno di me più di quanto abbiano mai fatto nella loro vita. Si dimenticheranno presto di me. Mi hanno mandato qui proprio per dimenticarmi. 

Spero che non sarai più a Lafayette quando arriverà la notizia.

So che ora sarai già a New Orleans come volevi.

Sii felice Bri. Sii libero. Vivi e tu, tu non dimenticarmi.

 

Ti amo

 

Chris”

 

 

 

Quando finì di leggere il viso di Brian era bagnato e lui singhiozzava, cercando di ovattare i suoni con una mano sulle labbra.

- Chris…- sussurrò, tra le lacrime.

- Chris…mi manchi…-

Sentì tutto quello che aveva provato in quegli anni prima dell’arrivo di Jordi nella sua vita, tornare in modo talmente amplificato da fargli dolere il cuore.

Sentiva l’aria faticare a riempire i polmoni, si sentiva soffocare da tutti i ricordi che erano tornati su di lui come una nube senza pietà.

Ricordava il giorno in cui, dopo aver fatto l’amore, aveva guardato Chris con occhi da sognatore. Sognatore che aveva smesso di essere dopo che Chris era stato strappato fuori dalla sua vita.

Lo aveva guardato e gli aveva detto – Potremmo partire. Subito, immediatamente. Potremmo finire il liceo a New Orleans, e poi andare all’università. Sarà difficile, ma possiamo farcela. –

Ricordava anche che Chris lo aveva guardato per un secondo. Ci aveva pensato.

Avrebbe potuto giurare sulla sua stessa vita che Chris aveva pensato a quella possibilità, e ora, leggendo la lettera, ne aveva avuto la conferma.

Però aveva riso e scosso la testa – Sei pazzo. Con quali soldi ci paghiamo gli studi poi? Aspetta solo quest’ultimo anno Brian. Facciamo i maledetti esami e poi partiamo insieme per New Orleans. Io vado al conservatorio e tu a psicologia. Dobbiamo solo tenere duro per quest’ultimo anno. – aveva sorriso – Poi saremo liberi. –

Ma il loro momento di essere liberi non era arrivato. Non era mai arrivato.

Si asciugò le lacrime, facendo profondi respiri per smettere di piangere.

Doveva essere forte.

Lasciò andare indietro la testa, appoggiandola contro il tronco dell’albero.

Annuì, guardando il cielo.

Sarebbe stato libero. Sarebbe stato felice e no, non l’avrebbe mai dimenticato.

 

 

 

 

 

 

Ecco, non so cosa sarebbe meglio dire per commentare questo capitolo.
Prima di tutto: scusate il ritardo.
Ora sono in vacanza, in Puglia. Vero, ho il mio pc portatile, ma è internet che ha fatto un po’ di capricci. Se devo essere sincera, mi sembra di essere nel Burundi qui giù!
Sono andata a Taranto l’altro giorno per cercare il nuovo cd degli Avenged Sevenfold, e quando ho detto il loro nome quel tipo mi ha guardato come se fossi andata al banco della verdura al supermercato e avessi chiesto un chilo di Marijuana.
Ma, insomma, da qualche parte in tutta Taranto ci sarà un maledetto negozio di musica come si deve che non vende solo fottutissimi cd di Madonna e Lady Gaga, no?
Va bene, va bene, lasciamo stare e passiamo a cosa serie.
 
Ecco a voi la lettera di Chris. Nella mia mente e anche su varie pagine di word l’ho scritta, cancellata, riscritta e riscritta ancora, ma non ne sono per niente soddisfatta.
Ogni volta mi andavo ad incartare e quando rileggevo non sentivo per niente le emozioni che avrei voluto far trasparire. E non credo che questa versione abbia risolto il problema. Forse era solo la meno peggio.
Avrei voluto prendermi altro tempo, magari per riscriverla, ma so come sono fatta e se inizio a gingillarmi si può dire buonanotte ai suonatori.
Infine vorrei ringraziare tutti voi che mi avete lasciato delle recensioni stupende.
Ho voluto affrontare questo discorso perché navigando qui e li su internet mi sono ritrovava una testimonianza di un ragazzo i cui genitori lo avevano fatto ricoverare in uno di questi centri. Però non diceva molti dettagli, anzi, quindi non so neanche io esattamente cosa fanno li dentro. So solo che è una cosa inaccettabile, perché non posso crederci che nel 2010 c’è ancora gente del genere.
L’ignoranza dei genitori che fanno questo ai propri figli, ma soprattutto uomini di scienza che pensano che l’omosessualità sia una malattia, o qualcosa da curare con qualche metodo che di scientifico ha ben poco.
È una cosa seria, lo so, ma volevo affrontare questo argomento e l’ho fatto.
 
Quindi grazie a Lady Aika per aver segnalato la mia storia per farla inserire tra quelle scelte =) è una cosa che mi fa sentire felice e soddisfatta, così come la recensione che mi hai scritto per accompagnare il tuo voto. Grazie mille =D
E grazie anche a tutti gli altri lettori che hanno commentato rendendomi partecipe delle cose che hanno pensato leggendo lo scorso capitolo. Grazie davvero =D
 
Ora vado a prepararmi, perché poi i miei amici dicono che sono sempre la solita ritardataria =)
Alla prossima!
 
Vale

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** XII - The Taste Of Ink ***


new

XII - The Taste Of Ink

 

 

Jordi non riuscì a studiare come avrebbe voluto, non riusciva a concentrarsi come si doveva quindi lasciò perdere e si stese nuovamente sul letto, con le cuffiette dell’I-Pod di Brian nelle orecchie, ad ascoltare la musica tranquillamente.

Per questo non si accorse che Anthony tornò prima di Brian, ma fortunatamente solo di pochi minuti.

Infatti verso l’ora di pranzo Brian trovò la forza di alzarsi in piedi e tornare a casa.

Entrò in casa e in un batter d’occhio Helena era davanti a lui.

- Allora tesoro, come è andata? – era nervosa e si vedeva chiaramente.

Non aveva la forza di parlare, non poteva spiegare tutto. Era troppo debole per farlo.

Scosse la testa – Più tardi mamma, per favore. Sono stanco. Voglio farmi una doccia e dormire un po’. – fece per sorpassarla e andare in camera.

- Ma il pranzo è quasi pronto! –

- Non ho fame mamma. Mangerò qualcosa stasera, sta tranquilla. – rispose, senza neanche voltarsi e continuando a camminare verso la sua camera.

Non andò in quella di Jordi infatti, ma si diresse verso la propria, chiudendocisi all’interno. Si accostò al letto, vicino al quale si trovava la sua valigia ed alzò qualche indumento, nascondendo tra di loro la foto e la lettera.

Poi prese un cambio ed uscì dalla stanza, diretto in bagno.

 

Lo stomaco di Jordi iniziò a brontolare. Era dal giorno prima a pranzo che non mangiava, dato che la sera precedente Brian non gliene aveva dato occasione, ed ora aveva davvero fame.

Si tolse le cuffiette e si alzò, uscendo poi dalla camera per raggiungere la cucina.

Si accorse con stupore che Anthony era già seduto a tavola, mentre Helena la stava apparecchiando.

Ma se Anthony era già qui, dove diavolo era Brian?

- Buongiorno Anthony. Dov’è Brian? Non siete andati insieme al circolo del golf? –

Helena alzò lo sguardo su suo marito, lo aveva avvertito di tutto e sperò che la sua recitazione fosse almeno un po’ credibile.

- Si certo, siamo andati al circolo. Ora si sta facendo la doccia, abbiamo sudato molto con questo caldo. –

Jordi aggrottò le sopracciglia. Brian era in casa? E perché non era andato a salutarlo? A farsi vedere?

Contrasse i muscoli del volto. Si stava innervosendo.

Uscì dalla cucina ed andò a sedersi in soggiorno, così che quando Brian fosse uscito dal bagno lui avrebbe potuto sentirlo.

 

Quando finalmente sentì il rumore della porta del bagno che veniva aperta, si alzò velocemente e corse per il corridoio giusto per vedere Brian entrare nella sua stanza mentre si frizionava i capelli con un asciugamano.

Entrò con lui, prima che il ragazzo chiudesse la porta alle sue spalle.

- Ehi…ciao…- sussurrò, guardandolo.

Brian cercò di fargli un sorriso, riuscendoci non troppo bene. Se ne accorse, quindi voltò le spalle andando verso il letto e sedendocisi sopra, continuando a togliersi l’umidità dai capelli.

Jordi si mosse verso di lui e gli prese l’asciugamano dalla meni, continuando lui ad asciugare i capelli di Brian, che lo lasciò fare abbassando la testa.

- Che hai, eh? Hai avuto una discussione con tuo padre? Perché non mi hai svegliato? Sarei dovuto venire con voi…- disse.

Brian scosse la testa – Non ho discusso con mio padre. Sto bene. Non ho niente che non va. – rispose.

Jordi si mise quasi a ridere e si chinò sui polpacci, tra le gambe leggermente aperte di Brian, per poterlo guardare negli occhi.

- Avanti Bri, credi di potermi prendere in giro? – gli chiese, sorridendo, poi gli passò una mano tra i capelli umidi, portandoli indietro.

Brian rimase in silenzio e Jordi si sporse in avanti nel tentativo di baciarlo. Ma quando stava per arrivare a destinazione Brian voltò la testa così che le sue labbra incontrassero la guancia liscia.

Si allontanò come se si fosse ustionato e alzò lo sguardo su Brian, in cerca di spiegazioni.

Ma tutte le parole si bloccarono in gola quando vide gli occhi pieni di lacrime del ragazzo.

- Ehi ehi, amore che c’è? Diamine, vuoi dirmi che succede? Sto iniziando a preoccuparmi! – disse allora, nel panico.

Brian tirò su col naso e si asciugò gli occhi con il dorso della mano.

- Nella valigia, tra i vestiti…- disse telegraficamente, indicandola.

Jordi gli lanciò un’ultima occhiata prima di andare verso la valigia ed iniziare a cercare tra i vestiti.

Dopo pochi secondi trovò la foto e accanto ad essa la lettera.

La sua attenzione però venne attirata da quella foto.

Come erano belli insieme, e com’era felice Brian!

- La lettera Jordi. La lettera.- la voce debole di Brian lo fece tornare con i piedi per terra.

Annuì e aprì la busta, in seguito dispiegò il foglio in essa contenuto.

Lesse lentamente, lasciandosi il tempo di capire perfettamente tutte le parole e quello che il mittente voleva dire.

All’inizio gli era sembrata una normale lettera che Chris poteva aver scritto in quell’anno in cui erano stati divisi, ma alla fine gli fu chiaro che quella era la lettera scritta da Chris prima di suicidarsi.

Quando arrivò alla fine un nodo si era formato nel suo petto, rendendo difficile la respirazione. Piegò la lettera e la mise al suo posto, prima di sedersi accanto a Brian.

- Come l’hai avuta? – chiese poi, sussurrando.

- Questa mattina sono andato dai genitori di Chris. Volevano vedermi per darmela…- rispose, a testa bassa.

- Perché non mi hai detto niente? Perché non me ne hai parlato? – chiese allora Jordi, risentito.

- Pensavo di potercela fare da solo.- ammise il moro.

L’altro ragazzo sospirò pesantemente e si coprì gli occhi con una mano.

- Brian…stare con qualcuno vuol dire renderlo partecipe della propria vita. Vuol dire non dovercela fare da soli. – disse, cercando di mantenere un tono calmo.

Brian annuì – Lo so, mi dispiace. –

Per Jordi fu abbastanza, infatti lo abbracciò, tirandoselo contro.

Brian lo strinse, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, iniziando a singhiozzare.

- Shh…sta tranquillo. – cercò di calmarlo, cullandolo ed accarezzandogli i capelli.

- Lo sai…lo sai dove lo hanno mandato? – fece Brian, tra le lacrime.

- Lo sai dove lo hanno mandato quando ci hanno scoperti? –

Jordi scosse la testa e posò le labbra tra i capelli.

- In uno di quei centri che servono a far tornare normali quelli come noi! – tirò su col naso, cercando di asciugarsi il volto. Ma subito altre lacrime tornava a bagnarlo nuovamente.

- So che cosa fanno in quei centri Jordi! So che cosa fanno! – il tono era alto e quasi isterico. Jordi lo strinse forte, chiudendo forte gli occhi.

Veder Brian soffrire, faceva star male anche lui. Vederlo piangere, faceva piangere anche lui.

Ma ora toccava a lui fare da colonna portante. Doveva essere forte.

- Shh amore, basta. Sta tranquillo. Mettiti giù…- lo fece stendere sul letto, mettendosi subito accanto a lui e continuando ad accarezzargli i capelli.

- Devi capire che non è colpa tua Brian. Anche Chris ha fatto in modo che tu lo sapessi. Non è colpa tua. – gli sussurrò, baciandogli poi la fronte.

- Ma avrei potuto aiutarlo! Se solo mi fossi impegnato di più! – cercò di ribattere Brian, ma Jordi lo zittì, alzandogli il viso prendendo il suo mento tra le dita.

- Eri solo un ragazzino Brian. Non avresti potuto far nulla. –

Lo guardò intensamente, ma Brian tentò di abbassare lo sguardo. Jordi non glielo permise.

- Brian…mi credi? Credi a quello che ho detto io e che ha scritto Christian? – lo guardò attentamente, cercando di leggere nei suoi occhi. Così lucidi, così verdi.

- Non è colpa tua. E ora devi dimenticare. Non lui, non ti sto chiedendo di dimenticare Chris, ma di avere di lui solo dei bei ricordi. Ora dobbiamo essere felici, felici e liberi. Okay? – lo guardò sollevando le sopracciglia, e attendendo in ansia la risposta di Brian.

Sentì il petto di Brian gonfiarsi contro il proprio, poi svuotarsi velocemente.

Il ragazzo annuì, riuscendo finalmente ad asciugarsi il viso.

Le guance erano colorate e gli occhi ancora umidi e arrossati.

Annuì debolmente – Va bene. Va bene Jo…ma voglio andarmene. Voglio tornare a casa. Non starò bene fino a quando non saremo di nuovo a casa nostra. – disse, con voce stanca.

Jordi annuì – Un altro giorno. Sabato abbiamo il treno e torneremo a casa. – sorrise. – Poi saremo di nuovo io e te. –

Brian cercò di ricambiare il suo sorriso.

- Posso baciarti? – chiese allora Jordi, tornando serio.

Il ragazzo annuì lentamente, avvicinandosi lui per primo per catturare le sue labbra.

Jordi appoggiò delicatamente una mano sulla sua guancia.

Si, non vedeva l’ora di tornare a casa. Lontano da quella città che rappresentava quello che più faceva soffrire Brian.

Voleva solo che tornassero ad essere solo loro due.

 

 

 

°°°

 

 

Jordi lasciò la stanza di Brian dopo che il ragazzo si fu addormentato tra le sue braccia.

Era talmente stanco e aveva pianto talmente tanto che, quando Jordi si era slegato da lui per alzarsi, aveva solo mormorato qualcosa prima di raggomitolarsi e tornare a dormire.

Era andato in cucina e aveva trovato Helena e Anthony seduti a tavola, c’era un piatto anche davanti a quello che era diventato il suo posto fisso da quando era arrivato, ma per tenerlo in caldo Helena ne aveva messo un altro capovolto su di esso.

- Brian non mangia allora? – chiese Helena quando lo vide entrare da solo e sedersi al suo posto.

Jordi scosse la testa – No. Sta dormendo ora. – rispose solamente, rimuovendo il piatto da quello contenente il cibo.

Aveva una fame da lupi e non si preoccupò di dire null’altro.

Anthony si schiarì la voce per attirare la sua attenzione. Jordi infatti alzò lo sguardo su di lui.

- Sai cos’è successo? – chiese poi, cercando di far restare vaga la sua espressione.

Jordi lo studiò, prima di annuire.

- Si. Gli hanno dato una lettera che Christian ha scritto per lui prima di suicidarsi. – rispose, abbassando gli occhi sul suo piatto.

C’era una domanda che premeva per uscire. Una domanda di cui aveva paura di scoprire la risposta.

Brian gli aveva raccontato come era stata la sua adolescenza. Gli aveva raccontato come erano i suoi genitori prima della comparsa di Christian nelle loro vite.

Ma quelli che aveva conosciuto lui erano ben diversi dalla sua descrizione.

Il tempo, le situazioni che avevano affrontato, l’abbandono di loro figlio e molte altre cose che erano successe li avevano cambiati, non c’era alcun dubbio su questo.

Ma gli era piaciuto conoscerli. Voleva davvero bene ad Helena. Gli piaceva il carattere fermo e deciso di Anthony. Gli piaceva l’amore orgoglioso ma fortissimo che provava verso suo figlio.

Ed ora temeva quella risposta perché forse, avrebbe potuto cambiare l’idea che aveva di loro. Ci sono certe cose che non possono essere dimenticate.

Helena si mise una mano sulle labbra, sorpresa.

Anthony rimase semplicemente un secondo in silenzio, prima di continuare la conversazione.

- Solo ora? Perché glielo hanno dato solo ora? – chiese, confuso.

Jordi sollevò le spalle – Non lo so. Brian non mi ha spiegato tutto. Era troppo sconvolto.-

- Deve essere stato terribile. Povero amore mio…- sussurrò Helena, risentita, con gli scuri lucidi.

Jordi voltò lo sguardo verso di lei.

- Ho letto quella lettera. Chris conosceva bene Brian. Sapeva che si sarebbe sentito in colpa quando lo avrebbe saputo. Ed è quello che è successo, anche a quattro anni di distanza. – rispose, sommessamente.

- Perché in colpa? Non è certo colpa di Brian tutto quello che è successo. – commentò Anthony.

Jordi fece un profondo respiro. La gola gli si era seccata, ma quella domanda premeva per uscire e non riusciva a tenerla buona.

- Voi…voi sapevate il posto in cui i suoi genitori hanno mandato Christian? – chiese, quasi sussurrando.

Anthony aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa centrasse quella domanda con quella da lui posta.

Anche Helena era confusa.

- Certo. Lo abbiamo già detto a Brian. Aveva girato la voce che lo avessero mandato in un’accademia militare o qualcosa di simile. – rispose, con tono ovvio.

Jordi sospirò. Quasi un sospiro di sollievo.

Forse non avrebbe dovuto credergli così velocemente e facilmente, ma lui voleva crederci.

Scosse la testa – No, non l’hanno mandato in un’accademia militare. Lo hanno mandato in un centro per, diciamo, cambiare le inclinazioni sessuali di una persona. Sono posti terribili, ma molti genitori spaventati ci vedono solo la loro unica occasione per avere un figlio normale…- rispose, abbassando lo sguardo.

Ormai il suo pranzo era freddo, ma un nodo si era formato nel suo stomaco.

Helena spalancò gli occhi, tornando a coprirsi le labbra con una mano.

E fu quella la prima volta in cui Jordi vide Anthony vacillare.

- Come…? Ma…è impossibile. È una cosa…- scosse la testa, non riuscendo a trovare le parole.

- Voi non ne sapevate nulla, vero? – chiese ancora Jordi.

Helena scosse la testa con foga.

- Assolutamente no Jordi. Noi…non avremmo mai pensato ad una cosa simile! – rispose immediatamente.

Quella volta Jordi sospirò davvero di sollievo.

- Se avessimo saputo una cosa del genere non l’avremmo certo nascosto a Brian. Saremmo andati noi stessi a riprenderlo. Ma ovviamente i suoi genitori ci avevano voluto incontrare solo per dirci di tenere lontano Brian dalla loro famiglia. Non ci hanno detto dove lo avrebbero mandato. – rispose anche Anthony, ritrovata un po’ di sicurezza.

- Non abbiamo nascosto mai nulla a Brian. Solo l’arrivo della notizia del suicidio di Christian, e l’abbiamo fatto solo per proteggerlo. Aveva sofferto anche troppo in quell’ultimo anno di scuola prima della partenza per New Orleans. – continuò.

Jordi annuì leggermente.

- Lo so. Brian questo lo ha capito ed accettato. Ora è arrabbiato con se stesso. Crede che avrebbe potuto fare qualcosa in più per trovarlo. Si sente in colpa per essersi arreso nella ricerca. – spiegò Jordi.

- Ma sono sicuro che gli serva solo del tempo per metabolizzare il tutto. Io posso aiutarlo. – disse, annuendo alle sue stesse parole.

Helena sorrise leggermente ed allungò una mano sul tavolo, poggiandola sul suo avambraccio.

- Ne sono sicura.-

Jordi le sorrise, poi si schiarì la voce.

- Domani volevo portarlo a mare. Che ne dite? Così…per farlo distrarre un po’. – propose, sollevando le spalle.

- A mare? Beh, è una bellissima idea! – sorrise Helena.

- Tu caro, che ne dici? – chiese poi, al marito.

- Si, ma sono circa tre ore e mezza di strada per arrivare a New Iberia. Sei sicuro che non sia una situazione scomoda? – chiese Anthony al ragazzo.

- Potremmo andare con il treno per arrivare a New Iberia e poi prendere un auto per il mare. – fece Jordi.

Anthony sembrò riflettere, poi annuì.

- Si, è una bella idea. Ora devi solo convincerlo…- disse, non riuscendo a trattenere un sorriso che Jordi ricambiò.

- Già…non sarà una cosa semplice. Ma posso fare anche questo…-

 

 

 

Eccomi tornata, carissimi lettori!

Purtroppo però, come dicono i Placebo, Summer's Gone =( Domenica tornerò a casa, quindi mi sto godendo gli ultimi giorni di libertà prima di tornare in gabbia.

Ma questa è stata un estate magnifica. Probabilmente la più bella della mia vita.

Ma, parliamo della storia e così rispondo un pò anche ai vostri commenti!

 

Il soggiorno (neanche troppo piacevole) di Brian e Jordi a Lafayette sta volgendo al termine. Finalmente, dirà qualcuno. Tra poco si tornerà nella cara e vecchia New Orleans, e da li riprenderà la storia.

Certamente, come ha detto qualcuno, il "fantasma" di Chris rimarrà sempre. Più su Brian stesso, che non sulla storia tra lui e Jordi. Ma certamente non rimarrò con le mani in mano. Darò loro qualcosa da fare, così che anche Brian si potrà distrarre un pò!

Sono stata contenta di leggere che a molti di voi è piaciuta la lettera, e ho fatto un gran respiro di sollievo, perchè come ho detto nell'altro capitolo l'avevo scritta e riscritta molte volte!

Lady_Aika, si, ho visto quel film. Bagni nel ghiaccio, lavare il pavimento con uno spazzolino...mi fanno paura le persone che facendo questo credono di guarire una persona dall'omosessualità. Ci sarebbero discorsi lunghi da poter fare su quest'argomento, soprattutto con me, e alla fine finisco sempre per arrabbiarmi e imprecare contro l'ignoranza delle persone. Non riesco a concepire come persone del genere possano andare avanti nel 2010. Ma purtroppo forse l'ignoranza è la vera malattia che non si potrà mai curare.

ps. quel film mi è piaciuto davvero tanto. Gli esatti opposti che trovano uno nell'altro l'anima gemella.Stupendo =)

 

E infine Fiamma90, prima di andare: hai frainteso. Io adoro la Puglia, altrimenti non ci verrei tutte le estati per un mese e mezzo, oppure ogni volta che ho un pò di giorni di vacanza. Internet non funziona in casa mia, perchè mia Zia non aveva ancora scoperto la magnifica cosa che è il Wireless, e il mio portatile non aveva internet. Ma mi sono mossa io per comprarglierlo e montarlo, quindi ora è tutto perfetto.

Per quanto riguarda i cd, io non ho avuto la possibilità di prenderlo su internet, quindi mi sono girata cinque negozi di musica e mi hanno guardato tutti nello stesso modo. Da me sono abituata a trovare quello che cerco. Ho il mio negozio di musica di fiducia, ma comunque credo troverei ovunque quello che cerco. In questo senso non so quale sia il problema qui, forse perchè questi gruppi non sono molto famosi in Italia, e a Roma essendo una città grande trovi di tutto.

Io detesto chi parla male del sud. Qualche sttimana fa stavamo nell'auto con degli amici, e andavamo a mare. C'era anche una signora che probabilmente era di Milano, o quelle parti la, per l'accento. Comunque non so cosa sia successo, ma la macchina davanti ha frenato all'improvviso e l'auto ha fatto una brutta frenata per evitare il tamponamento. Sta tipa che stava dietro di me ha detto qualcosa del tipo "Si vede che stiamo al sud"

E io la avrei voluto prenderla a pizze e dirgli, se non ti piace il sud, non ci venire! Si lamentano e ne dicono di tutti i colori però ci vengono a fare le vacanze al sud. E poi, a quegli idioti della Lega, che vogliono dividere l'Italia tra nord e sud, io gli direi va bene, però non ci dovete proprio venire al Sud, le vacanze ve le fate alle Hawaii che tanto i soldi voi ce li avete!

Vabbè, lasciamo perdere che se no me ne vado in qualche discorso politico. A me la politica mi fa innervosire in modo assurdo -_- la detesto!

 

Comunque, infine, grazie a tutti i lettori per i commenti! Vi adoro!

Alla prossima!

 

Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** XIII – Heart Shaped Sea ***


new

XIII – Heart Shaped Sea

 

 

Quando nel tardo pomeriggio Brian si svegliò, non trovò nessuno accanto a lui.

Si alzò a sedere e sbadigliò, ma si accorse che gli faceva male la testa.

Le tempie gli dolevano e si sentiva debole.

Avrebbe voluto rimettersi steso e chiudere gli occhi, ma voleva anche alzarsi ed andare a cercare Jordi.

Cercò di tirarsi su ma un giramento di testa lo fere ripiombare sul letto.

Fece un profondo respiro e si stese nuovamente.

Avrebbe voluto urlare per farsi sentire da Jordi, ma al solo pensiero di alzare la voce, sentiva un crampo di dolore alla testa.

Chiuse gli occhi e sentì che stava sprofondando nuovamente nel sonno.

Ma non voleva dormire, voleva chiamare Jordi e dirgli di raggiungerlo, di stendersi anche lui sul letto e di tranquillizzarlo.

Eppure i suoi occhi tornavano a chiudersi ogni volta che cercava di tenerli ben aperti.

Poi però la porta della sua camera si aprì lentamente. Cercò di sollevare la testa dal cuscino, ma non ci riuscì. Era pesante.

Il nuovo arrivato camminò lentamente verso il letto e si chinò accanto ad esso.

- Bri? Sei sveglio? – chiese una voce leggera, ma comunque troppo alta per il mal di testa di Brian.

Aprì gli occhi, con fatica, trovando ad aspettarlo il viso del suo ragazzo, che sorrise.

- Ehi…ben svegliato - lo salutò.

Brian cercò di sorridere a sua volta – Ho mal di testa…- sussurrò.

- Caffè ed aspirina? – propose allora Jordi.

Il moro annuì lentamente. – Sarebbe carino da parte tua…- disse, abbozzando un sorriso.

Jordi gli fece una carezza sulla guancia – Io vado a prendertela di la se accetti di andare a mare domani…- fece, con sguardo furbo.

Brian aggrottò le sopracciglia – Mare? Quale mare? – chiese, confuso.

Il biondo lo fece spostare un po’ più in la e si sedette accanto a lui.

- Andiamo a mare domani, che ne dici? Ho organizzato già tutto. Andiamo a rilassarci un po’, e poi è da così tanto che non ci vado! Mi manca molto. – sorrise, mentre ricordava le spiagge bianche di Valencia.

- Mia madre mi portava sempre a mare quando andavo a trovarla in Spagna d’estate. Le spiagge di Valencia sono stupende. – disse, con un sorriso malinconico.

Brian rimase in silenzio e Jordi rimase in attesa a guardarlo.

- Allora, che ne pensi? – provò ancora.

- Non so Jordi.- Brian era dubbioso. Già l’idea di alzarsi da quel letto lo faceva sentire ancora più stanco e l’aspettativa di un viaggio era per questo poco invitante.

Jordi fece gli occhioni dolci. – Avanti. Ci divertiremo, vedrai. –

Si chinò su di lui e gli baciò una guancia, per poi passare sulla mandibola e il mento, prima di arrivare a baciargli leggermente le labbra.

- Non mi permetti di decidere oggettivamente così…- lo riprese Brian.

- Non devi pensarci molto amore. Devi solo dirmi di si…- fece Jordi, sorridendo maliziosamente.

Brian sospirò – Okay, va bene. Andiamo a mare se ci tieni tanto. – annuì, arrendendosi.

Jordi sorrise, dandogli per premio un bacio sulle labbra.

- Ottima scelta, non te ne pentirai! – assicurò alzandosi in piedi.

- Ehi ehi dove vai?! – chiese allora Brian, con le sopracciglia sollevate, prendendolo appena in tempo per il polso.

- Vado a dirlo a tua madre. Vuole prepararci delle cose da mangiare per domani…- rispose Jordi.

Brian scosse la testa con forza, tirandolo di nuovo sul letto.

- Ora resti qui a tenermi compagnia.- ordinò, facendolo stendere.

- Ma non volevi un’aspirina e il caffè? – chiese, accigliato.

- No…sto bene così…- rispose Brian, appoggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.

 

 

***

 

La mattina successiva si alzarono molto presto per intraprendere quel viaggio di tre ore circa che li allontanava dal mare.

Brian era molto riposato avendo dormito tutto il pomeriggio precedente e anche a Jordi servì solo un caffè forte per svegliarsi completamente.

Presero il treno e condivisero le cuffiette dell’I-Pod per tutto il viaggio, canticchiando insieme qualche canzone e discutendo su chi avesse la voce migliore se questo o quel cantante.

Arrivarono a New Iberia verso le nove e mezza, e presero immediatamente l’auto che gli avrebbe portati prima a fare scalo ad Abbeville, e poi dritti verso il mare per un’altra ora circa di viaggio.

Jordi, la sera prima, aveva organizzato tutto con Anthony che, avendo viaggiato molto nella sua vita, gli era stato molto utile nello stilare l’itinerario.

Brian aveva passato parecchio tempo di quel viaggio a lamentarsi.

“Ma chi me lo ha fatto fare!”

“Ma quando arriviamo?”

“Ho fame”

“Ho voglia di caffè”

Jordi aveva preso tutti quei capricci da bambino con un sorriso.

“Ti divertirai anche tu, vedrai”

“Non manca molto Brian”

“Avresti dovuto far colazione questa mattina”

“Tua madre ci ha fatto portare il termos…aspetta che arriviamo però”

 

Quando poi finalmente l’auto si fermò e scesero a terra, seguiti da altre persone in tenuta da mare come loro, si zittì immediatamente quando l’odore del mare gli invase le narici.

Respirò a pieni polmoni e l’aria fresca, di cui sentì quasi di essersi dimenticato dopo quei giorni caldissimi in città, lo fece sentire stranamente sereno.

Erano vicinissimi, lo sentiva, ma ancora non riusciva a vedere quella tavola azzurra illuminata dal sole che ora immaginava nella sua testa.

Jordi era entusiasta come un bambino. Il sorriso gli andava quasi da orecchio ad orecchio e faticava a stare fermo sul posto.

Prese immediatamente per mano Brian e iniziò a camminare, faticando a portarsi dietro le varie borse con il necessario per la giornata che gli aspettava.

- Vieni Brian, avanti! – disse, tirandoselo dietro.

Davanti a loro c’era un muretto che sembrava separarli da un’altra dimensione.

Ma quando arrivarono abbastanza vicini per appoggiarvisi si resero conto che li divideva davvero da un’altra dimensione.

Dune di sabbia calda e dorata, occupata da mille ombrelloni e sdraie e asciugamani. Persone che passeggiavano sul bagnasciuga, prendevano il sole e giocavano con palloni colorati nell’acqua.

Quella tavola azzurra che Brian immaginava, la ritrovò nella realtà e fece un sospiro, quasi di sollievo.

- Bellissimo. Assolutamente bellissimo. – sussurrò Jordi, con lo sguardo perso in quella visione.

Brian sorrise – Si, bellissimo.- confermò, con aria sognante.

Ad un certo punto Jordi si rianimò – Avanti! Scendiamo! Non vedo l’ora di andare a farmi un bagno! – esclamò, prendendolo nuovamente per mano.

Scesero delle scale di pietra fino a quando i loro piedi non sprofondarono nella sabbia.

Dopo di che si guardarono intorno – Dove ci mettiamo? – chiese Brian, cercando un posticino appartato in mezzo a quella calca di gente.

Jordi alzò un braccio per indicare qualcosa.

- Li dietro sembra esserci una conchetta. Potremmo metterci li. – fece, alzandosi sulle punte per cercare di guardare oltre le persone che occupavano il suo campo visivo.

Brian si tirò dietro una ciocca di capelli, avendo iniziato a sudare.

- Ovunque vuoi, basta che ci togliamo di qui. Fa davvero caldissimo.- disse, facendo un profondo respiro.

Si mossero tra gli ombrelloni, cercando di non perdersi e non calpestare gli asciugamani vicino ai quali passavano.

In effetti Jordi non si era sbagliato, c’era davvero una piccola conchetta con poche persone una volta passata una piccola duna di sabbia.

- È carina e più appartata, non credi? – fece a Brian, asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte con il dorso della mano.

- Si, va bene. Mettiamoci li vicino gli scogli dai…- fece poi, iniziando di nuovo a camminare spedito verso il suo obiettivo.

Misero il loro ombrellone blu oceano e per Brian fu un grande sollievo.

Non aveva mai amato moltissimo il sole dritto in faccia, quindi l’ombra creata dall’ombrellone fece in modo che potesse tornare ad aprire gli occhi completamente, invece di tenergli socchiusi.

Mise il proprio asciugamano sotto l’ombrellone, mentre Jordi stendeva il proprio al sole.

Quando vide il posto in cui Brian aveva steso il proprio asciugamano, sollevò le sopracciglia – Ma cosa fai? Abbiamo l’opportunità di prendere il sole e tu ti metti all’ombra? – chiese, sorpreso.

Brian lo guardò – Vuoi dire che non ti piace la mia pelle pallida pallida? – chiese, sporgendo poi il labbro inferiore, fingendosi offeso.

Jordi sorrise e si guardò intorno un secondo. Nessuno stava facendo caso a loro, perfetto.

Si chinò per mettersi davanti a lui sotto l’ombrellone, coperti comunque da occhi indiscreti.

- Scherzi? Amo la tua pelle.- sussurrò, ad un centimetro dalle sue labbra, baciandole subito dopo.

- E ora di togliere i vestiti…- disse poi Jordi, prendendo i bordi della canotta che indossava e tirandola su, per sfilarla dalla sua testa.

Brian rise leggermente, quando le nocche del ragazzo sfiorarono il suo addome, ma si allontanò subito dopo, uscendo da sotto l’ombrellone.

Sinceramente, non era in vena, e non voleva dare spettacolo.

Jordi se ne accorse, e anche se con l’amaro in bocca, lasciò perdere, iniziando anche lui a svestirsi.

Indossava solo una canotta sopra il costume azzurro lungo fino a metà coscia.

Brian invece aveva anche un pantaloncino sopra il costume a boxer nero.

- Andiamo subito a fare il bagno? Sembra che l’acqua mi stia chiamando…- sorrise Jordi, guardando il mare.

Brian gli sorrise e annuì. Gli andò vicino e lo prese per l’avambraccio, iniziando a tirarlo verso il bagnasciuga.

- Andiamo. – non l’avrebbe mai ammesso, ma era valsa la pena di fare quel lungo viaggio per uno spettacolo del genere.

 

 

°°°

 

 

Rimasero per molto tempo a mollo nell’acqua fresca. Jordi non fece nulla per avvicinarsi più del dovuto a Brian o metterlo in situazioni imbarazzanti.

Non per paura di farsi vedere dalle persone che lo circondavano, e neanche perché aveva timore che il fatto di essere in pubblico potesse infastidire Brian.

Aveva capito semplicemente che non era in vena di smancerie, né aveva voglia di giochetti erotici sotto l’acqua.

Non era stato facile per lui. Brian quel giorno era più bello del solito.

I capelli bagnati che lui tirava indietro quando gli erano d’impiccio davanti agli occhi, spalancando quegli occhi verdi che, le ciglia bagnate, rendevano così liquidi.

Per non parlare del modo indecente in cui quei boxer neri gli fasciavano il sedere e le cosce. Dio, avrebbe fatto di tutto per poterle toccare.

Ma per questo si era imposto di non guardarle, di non pensarle e si, anche di non immaginarle mentre si avvinghiavano ai suoi fianchi.

Avevano riso e si erano divertiti come una coppia di amici, anzi, diciamo di più come una coppia di adolescenti, schizzandosi l’acqua e attirando spesso e volentieri le occhiatacce di dolci vecchiette che cercavano di farsi un bagno in santa pace.

Poi tornarono in spiaggia e si stesero, con un lungo sospiro rilassato, sui rispettivi asciugamani. [Alla fine Jordi si era messo all’ombra con Brian, perchè il suo ragazzo non ne voleva proprio sapere di un po’ di sole estivo]

- È davvero molto rilassante, non credi? – chiese Jordi, piegando le gambe e voltando un po’ il viso verso di lui.

Brian aveva gli occhi chiusi, ma annuì – Si, molto rilassante. Penso che potrei addormentarmi…- 

Jordi rise e si voltò completamente verso di lui, mettendosi su un fianco.

- Non addormentarti però. Voglio parlare un po’ con te…- disse, sottovoce.

Il ragazzo sbuffò – Non ho voglia di parlare. Perché non stiamo semplicemente in silenzio a goderci quest’aria stupenda? – propose, speranzoso.

Il biondo si fece più vicino – Dai, avanti. Voglio solo parlare un po’. – cercò di insistere.

Brian sospirò pesantemente – Okay, avanti parla. Altrimenti penso che romperai per tutto il giorno. – fece, ancora con gli occhi chiusi e il volto rivolto verso l’alto.

Jordi rise leggermente e posò una mano sul suo petto.

Solo allora Brian aprì gli occhi, di scatto.

- Sta tranquillo. – fece il ragazzo, guardandolo negli occhi – Nessuno sta facendo caso a noi.-

Il moro annuì leggermente – Okay. Ma non esagerare. – lo avvertì guardandolo di sottecchi.

Jordi annuì semplicemente, mentre muoveva impercettibilmente le dita sul petto pallido del compagno.

- Come stai? – chiese poi, sussurrando. Si tirò su, sul gomito, e poggiò la testa sul palmo aperto.

Brian era tornato a poggiare la testa sull’asciugamano e a tenere gli occhi chiusi.

- Sto bene. Bene. Benissimo.- rispose, con voce assente. La sua mente sembrava altrove, così lontana.

Jordi cercò di farsi più vicino a lui e si sporco il fianco di sabbia, avendo superato di poco il limite dell’asciugamano.

Non se ne preoccupò.

- Brian, ti dispiacerebbe tornare da me e guardarmi, per favore? – chiese.

Sollevò la mano che era posata sul suo petto e gli prese il mento, per fargli voltare il viso verso di lui.

Brian aprì gli occhi, e sembrò essersi appena svegliato.

- Certo, hai ragione. Scusa…- rispose poi, facendo come il compagno gli aveva chiesto.

- Sto bene, davvero. Ho solo bisogno di…- sorrise amaramente – di…non so sinceramente. Tempo, forse. –

Jordi annuì lentamente.

- Non chiuderti in te stesso però. Io sono qui per aiutarti e se non mi parli, mi sento inutile, capisci? – sussurrò, non spostando le mani dal suo mento.

Non si era fatto la barba Brian quella mattina, quindi la sua pelle non era liscia come il solito, ma era una sensazione piacevole sotto le sue dita.

Brian annuì – Sto bene. E quando non ne sarò più sicuro, te ne parlerò, te lo prometto. – rispose, abbassando lo sguardo.

Jordi allora si avvicinò. Voleva abbracciarlo e baciarlo, ma si bloccò e tornò indietro. Tornò a stendersi supino sul proprio asciugamano.

- Okay. – rispose semplicemente, sospirando.

Rifletteva silenziosamente.

A Brian, di solito, non importava nulla di essere visto.

Quando erano in giro per New Orleans – le poche volte in cui erano in giro per New Orleans – era lui a prendere le distanze. Brian era tranquillissimo.

Ora era esattamente il contrario.

Si portò una braccio sulla fronte e posò l’altra mano sulla pancia, mordicchiandosi l’interno della guancia.

Cercava di arrivare ad una possibile spiegazione.

Brian accanto a lui lo guardava, studiandolo.

Vedeva dal suo viso che stava rimuginando. Poteva quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello funzionare senza sosta.

Gli dispiaceva essere così complicato da capire, gli dispiace di starsi comportando in quel modo.

Ma aveva bisogno di tempo.

Aveva bisogno di tempo. Aveva bisogno di pensare e convincersi da se che lui non aveva colpa. Che glielo dicessero gli altri non importava.

Jordi lo amava, era ovvio che facesse di tutto per convincerlo che era senza colpa.

Ma quello che più premeva su Brian non era la risposta a quella domanda.

La risposta da trovare era come perdonarsi.

Fu il suo turno di mettersi su un fianco, ma si avvicinò solo con la testa verso il ragazzo accanto a lui.

- Domani si torna a casa Jordi. Poi sarà tutto più facile. – sussurrò, quasi stesse parlando ad una persona addormentata.

Jordi però era sveglissimo e si voltò subito verso di lui, incontrando i suoi occhi.

Sorrise leggermente – Si, torniamo a casa. -

 

 

 
Ehi, ragazzi, ma cosa è successo? =(
In ogni caso, scusate il ritardo, ma tra la fine delle vacanze e l'inizio della scuola, tutto un bel pò incasinato, come al solito.
Il soggiorno dei nostri due ragazzi a Lafayette sta volgendo al termine, finalmente dirà qualcuno. Nel prossimo capitolo si tornerà tutti insieme appassionatamente a New Orleans! =)
Per Stella23, ti farei una Ola. Ci hai messo così poco a leggere tutti quei capitoli di I Will Never Give Up? La storia più lunga che io abbia mai scritto, dato che continua ancora! xD Grazie mille davvero! Mi fa piacere sapere che ti ha preso tanto!
Per quanto riguarda Jacob e Bert sei proprio arrivata nel momento clue! xD Ma non ti dirò nulla per rovinarti la sorpresa! 
Grazie davvero per il tuo commento! =) mi ha fatto tanto piacere!
Alla prossima allora!
E voi commentate eh! ù_ù

Baci

 

Vale

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** XIV - Picture Of The Past ***


new

XIV - Picture Of The Past

 

 

- Mamma, non piangere dai…- fece Brian, con un piccolo sorriso, guardando sua madre teneramente.

La donna si asciugò le lacrime e annuì – Va bene, va bene. Non piango.- disse, sventolandosi con una mano come se questo potesse farla smettere di piangere.

Jordi, accanto a Brian, sorrise e lasciò la maniglia del trolley.

- Però, ragazzi, chiamateci quando arrivate, mi raccomando. – continuò Helena.

- Si, chiamate. Anzi Jordi, mi rivolgo a te, tanto so che Brian tra un'ora se ne sarà già dimenticato. – fece Anthony, accanto a sua moglie, con le mani affondate nelle tasche dei jeans.

Jordi aveva notato che quando non indossava degli abiti eleganti sembrava decisamente più giovane.

Brian sbuffò, ma quel rumore venne coperto dallo sbuffare più forte del treno, dietro di loro.

- Certo, vi chiameremo appena arrivati a casa. – assicurò Jordi, ridacchiando e lanciando uno sguardo al suo ragazzo.

Helena allora annuì velocemente e in un secondo Jordi si sentì avvolto dalle sue braccia.

La donna era di qualche centimetro più bassa di lui, per questo lui si abbassò un po’ per facilitarli l’azione.

- Mi raccomando Jordi…tornate presto…- fu quello che gli sussurrò all’orecchio.

Il ragazzo annuì – Sta tranquilla. Ci vedremo presto.-

Nel frattempo Brian aveva allungato una mano verso suo padre, per salutarlo con una virile stretta di mano, ma subito Anthony, un po’ impacciato, si era sporto in avanti passandogli un braccio sulle spalle.

- A presto figliolo…- sussurrò e Brian potè sentire l’imbarazzo nel suo tono.

Anche lui non era da meno, ma comunque si strinse a suo padre e annuì lentamente.

- A presto…-

In seguito Jordi e Anthony si scambiarono una stretta di mano e un arrivederci, mentre Helena soffocava suo figlio in un abbraccio, facendogli tutte le raccomandazioni degne di una mamma.

Il treno sbuffò ancora e poi una voce meccanica agli avvertì che l'ora della partenza era arrivata.

I ragazzi allora presero i loro bagagli e fecero per salire sul treno.

Pochi minuti dopo, dalla loro cabina, si affacciarono al finestrino e sorrisero ad Helena ed Anthony che non si erano ancora mossi dal loro posto.

Guardando Brian mentre sorrideva e salutava ancora con la mano i suoi genitori, Jordi capì che forse non avrebbe dovuto fare poi tanta fatica per convincerlo a tornare a Lafayette una volta ogni tanto.

Adesso però era ora di tornare a casa.

 

 

°°°

 

Quando finalmente arrivarono al loro appartamento Brian era rilassato, anche se un po’ spossato dal viaggio.

Jordi aprì la porta e posò a terra la valigia, mentre anche Brian entrava in casa.

Sorrise nel sentirsi di nuovo a casa e, andò velocemente verso la finestra per aprirla e permettere all’aria fresca di portare via l’odore di chiuso.

Quando si voltò Brian si guardava intorno, poi si accorse che lui lo stava osservando e quindi sorrise.

Jordi in un secondo fu davanti a lui e gli abbracciò la vita.

- Finalmente a casa! – rise, stampandogli subito dopo un bacio sulle labbra.

Brian annuì e sorrise – Già.- disse semplicemente, poi si allontanò e lo guardò piegando la testa da un lato.

- Vuoi qualcosa da mangiare? Io muoio di fame…- gli chiese poi.

– Okay. Prepara qualcosa tu, io chiamo i tuoi nel frattempo. – rispose il biondo.

Brian annuì velocemente ed andò verso la cucina.

Quando ebbe avvertito Anthony ed Helena, Jordi raggiunse il suo ragazzo in cucina.

- Ho una fame! – fece, sedendosi rumorosamente al tavolo.

- Umm, penso che dovremo accontentarci per oggi. Il frigo è praticamente vuoto…- rispose Brian, voltandosi verso di lui e appoggiandosi al mobile della cucina.

- Domani andiamo a fare la spesa, che ne dici? – fece Jordi, posando le mani sul tavolo e guardando Brian, che annuì.

- Si, perché no. Andiamo a fare la spesa insieme, come una coppia di sposi novelli! – commentò divertito, prima di tornare a dare attenzione all’acqua sul fuoco.

 

Quando finirono di mangiare Brian se ne andò in camera intenzionato a disfarsi la valigia, mentre Jordi si stese sul divano a guardare un po’ di tv.

Si conosceva e sapeva che se non lo avesse fatto subito sarebbe rimasta li in eterno.

Prese a tirare fuori tutti i panni e li ripiegò, mettendoli poi nell’armadio e lasciando di lato quelli che erano destinati invece alla lavatrice.

Quando però tirò fuori una t-shirt, senza neanche guardare, una busta bianca volò sul letto.

Brian guardò la lettera senza toccarla.

Non voleva aprirla, non aveva alcuna intenzione di rileggerla.

Si decise a prenderla e la chiuse bene.

Guardò un’ultima volta il suo nome scritto su di essa, poi aprì il cassetto del suo comodino e la mise al suo interno.

Poi però non lo richiuse. Si voltò nuovamente verso la valigia.

Come aveva immaginato, sotto quella t-shirt, accanto alla lettera, c’era la foto.

Gli doleva il cuore solo all’idea di chiuderla in un cassetto, ma non poteva fare altro. Alzò lo sguardo verso il comodino di Jordi.

Al posto in cui l’avevano lasciata prima di partire c’era la foto di loro due, quella che si erano scattati con il cellulare di Brian quasi un anno prima.

Jordi l’aveva fatta stampare su carta da foto e poi incorniciata.

Non poteva mettere la foto di lui e Chris sul proprio comodino quando su quello di Jordi c’era una foto di loro due.

Sospirò. Non poteva fare altro.

Prese la foto e la guardò ancora, passando le dita sul vetro freddo che la proteggeva.

Dopo di che la depose nel cassetto.

Aveva la mano sulla parte esterna del cassetto, ma non c’è la faceva a chiudere.

Era completamente rapito da quella foto. L’unica cosa che gli era rimasta di lui.

- Brian, che fai? – la voce improvvisa di Jordi lo fece sobbalzare e chiudere di scatto il cassetto.

Alzò lo sguardo per vedere Jordi, fermo sulla porta, guardarlo con le sopracciglia sollevate.

- Nulla. Stavo disfacendo la valigia…- rispose, cercando di abbozzare un sorriso.

Jordi annuì lentamente, anche se vedeva l’espressione e i comportamenti strani del ragazzo.

Si avvicinò a lui, facendo il giro del letto per raggiungerlo.

- Perché non lasci stare per ora? – propose, passando le braccia intorno al suo petto.

- Dopo lo facciamo insieme…-

Brian annuì e cercò di togliere la valigia dal letto, pur non allontanando Jordi da se.

Il ragazzo lo strinse ancora e lo baciò poi, con trasporto. Ricambiò il bacio, posandogli le mani ai lati del viso, affondando le dita tra i suoi capelli.

- Stai bene, Bri? Sembri stanco…- sussurrò poi, guardandolo negli occhi. I loro visi talmente vicini che i nasi si sfioravano quasi.

Il moro scosse la testa – Sto bene.- disse, cercando di rassicurarlo con un sorriso.

Jordi gli sorrise a sua volta – Io però sono stanchissimo. Ho davvero voglia di mettermi sotto le coperte e farmi una luuunga dormita, che ne dici, ti unisci a me? – fece, con un tono tenero e bambinesco.

Brian inclinò la testa di lato, tentato da quella proposta.

Jordi aveva gli occhioni aperti e lo guardava con un sorriso sul volto.

Annuì – Okay. Ora che ci penso, avrei anche io bisogno di qualche ora di riposo. –

Si misero sotto le coperte, sospirando di piacere nel tornare a riposarsi su un letto grande per entrambi, uno accanto all’altro, nella loro casa.

 

 

°°°

 

Quando Brian iniziò a svegliarsi, la prima cosa che fece fu allungare una mano verso l’altra parte del letto, trovandolo vuoto e freddo.

Si mise a sedere, lentamente, e si rese conto che fuori era buio. Doveva essere molto tardi. E anche che Jordi non era accanto a lui, né nella stanza. Con un pò di fatica si alzò e, a piedi scalzi, fece per uscire dalla camera.

Vide la stanza illuminata dalla luce della televisione e il suo ragazzo seduto sul divano, a gambe incrociate.

Appena lo vide, gli sorrise – Ehi, ben svegliato…- disse, sottovoce.

- Ehi…da quanto sei sveglio? Perché non mi hai chiamato? – chiese, avvicinandosi al divano con passo strascicato per andarsi poi a sedere accanto a lui.

Jordi prese in mano il telecomando e abbassò il volume della tv di qualche tacca.

- Non sono sveglio da molto e poi dormivi così bene, perché avrei dovuto svegliarti? – rispose, facendo spallucce.

Poi si mise supino, poggiando la testa sulle gambe del ragazzo.

- …e poi dovevo sistemare una cosa. Una cosa che, una certa persona di cui non farò il nome, credeva di potermi nascondere dietro un sorriso falso che non ingannerebbe neanche uno sconosciuto, figuriamoci me. – disse, con un sorriso furbo sul volto.

Brian abbassò lo sguardo su di lui e vide che Jordi lo guardava fisso, in attesa di una risposta.

Aggrottò le sopracciglia – Di cosa parli? – chiese.

Il biondo allora si alzò e lo prese per un polso – Vieni con me. Ti faccio vedere io di cosa parlo…- fece, continuando a sorridere.

Brian si fece trascinare di nuovo verso la loro camera.

Jordi accese la luce e si mise accanto a lui, come aspettando che lui commentasse qualcosa. Infatti lo guardò dubbioso – Cosa devi farmi vedere Jordi? Avanti, cos’è tutto questo mistero? – chiese, guardando lui.

- Non devi guardare me. Guarda la stanza, vedi se c’è qualcosa di nuovo. – fece il ragazzo, indicando il locale in cui si trovavano con una braccio teso.

Brian, un po’ scettico, fece quello che il suo ragazzo gli aveva chiesto.

Allora, nel letto ancora sfatto ci aveva dormito fino a pochi minuti prima, quindi non ci poteva essere nulla di diverso dal solito.

I comodini ai due lati del letto erano al loro posto, su di essi niente di nuovo.

L’armadio di legno a muro era chiuso e niente sembrava fuori posto.

Il mobiletto in cui teneva i panni puliti. Okay, anche quello al suo posto.

Lo scaffale su cui era posizionato lo stereo e alcuni libri che Brian voleva tenere a portata di mano, come letture serali, era ordinato come al solito...oh, no…aspetta.

Lì non era tutto come al solito.

Lo stereo era stato spostato su un'altra mensola e Jordi aveva ricavato uno spazio vuoto, proprio al centro dello scaffale.

Come aveva fatto a non accorgersene prima? Era praticamente in primo piano!

Sorrise, un sorriso spontaneo e felice.

Si voltò verso Jordi e trovò anche lui a sorridere.

- Grazie. È un gesto davvero bello da parte tua, ma se non ti va…- il ragazzo non gli lasciò completare la frase, interrompendolo con un gesto della mano.

- Non pensarci. Per me va benissimo, ed è giusto che stia li…- e allora si girarono entrambi, contemporaneamente, a guardare quella foto che faceva bella mostra di se nella loro camera da letto.

Christian e Brian, abbracciati.

 

 

 

Scusate per l'imperdonabile ritardo. Ultimamente scrivo poco e niente, purtroppo. Sapete, il quinto superiore liceo scientifico e tutto quello che comporta! Però tanto Brian e Jordi non li lascerò fino a quando non darò una "fine" alle loro avventure =)

Cosa ne pensate di questo capitolo, se qualcuno è rimasto dopo tutti questi mesi? =/

Grazie mille a Stella23: tra qualche capitolo torneranno in scena Jacob e Bert! =) ora che sono tornati a casa le cose potrebbero farsi più facili, ma non è il mio compito, quello di fare le cose facili xD grazie per i commenti e scusami tanto se ti ho fatto aspettare così tanto! Bacio e spero alla prossima!!

e anche a JaredChan: ah non saprei che fine hanno fatto! xD Ho fatto di tutto per far capire quanto Brian sia rimasto profondamente colpito da tutto quello che è successo negli ultimi giorni, spero di esserci riuscita un minimo! La presenza di Christian è tornata più forte di quanto si fosse mai aspettato, ma fortunatamente non era solo in quel momento =)

grazie mille per il commento! baci!

 

alla prossima, lettori, e spero con tutto il cuore di non farvi aspettare così tanto! o.O

 

Vale

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=448082