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Anthony non era venuto a
prenderli alla stazione, il che fu solo un motivo in più di ansia per Brian che
era stato nervoso e inavvicinabile per tutto il viaggio.
Jordi aveva tentato di
calmarlo semplicemente stringendogli la mano posata sulla coscia. Il fatto che
il suo ragazzo muovesse in continuazione, e in modo quasi spasmodico, le dita
sulla stoffa dei jeans, innervosiva anche lui e questo non era un bene. Qualcuno
doveva pur mantenere la calma, no?
Non avevano parlato per
tutta la durata del viaggio. Aveva lasciato che Brian si calmasse con la sua
musica e lui aveva passato il suo tempo a leggere un libro che si era portato
proprio in una eventualità del genere.
Quando però Brian era
stato costretto a tornare con i piedi per terra, lontano dalla sua musica, e a
scendere dal treno capì che le sue paure non erano poi così
infondate.
- Mio padre non è venuto a
prenderci. – disse infatti, con un sussurro, guardandosi intorno nel caso si
sbagliasse.
- Avrà avuto un
contrattempo. Non è un problema, prenderemo un taxi. – rispose Jordi, un po’
distratto, scaricando la valigia del suo ragazzo e poi la sua.
Brian sbuffò – Non era
quello il problema. Il fatto è che non è un buon segno. Forse non ha accettato
questa cosa come aveva detto mia madre. –
Il biondo si fermò,
accanto alla sua valigia, ma si spostò dall’entrata del treno per far passare
anche gli altri passeggeri.
- Forse farei meglio a
tornare a casa…- disse, pensieroso mentre Brian si metteva vicino a lui,
tirandosi dietro il trolley.
- Non dire idiozie. Siamo
qui e quello che ho detto in precedenza non è cambiato Jordi. O tutti e due, o
nessuno. – rispose con tono autoritario il moro.
Il biondo sbuffò – Allora
smettila con questo comportamento, perché mi metti l’ansia Brian. – ribatté e lì
capì che il suo ragazzo aveva detto apposta quella frase per fargli tornare in
mente quello che aveva detto quella sera, quando gli aveva chiesto di andare con
lui a Lafayette per conoscere i suoi.
Infatti annuì, sconfitto –
Hai ragione. Ma sono molto nervoso. – si giustificò.
Jordi gli mise una mano
sulla spalla, sorridendogli leggermente.
Avrebbe voluto baciarlo,
per calmarlo, ma capiva che non era esattamente un posto opportuno, tra tutte
quelle persone che salivano o scendevano dai treni.
- Sta tranquillo, okay? Se
tu sei tranquillo, lo sono anche io. Se non lo sei, fai innervosire anche me. –
gli spiegò, sfregando un po’ la mano sulla spalla, sul tessuto di cotone della
sua t-shirt nera.
Brian annuì, deglutì e poi
ricambiò il sorriso.
- Andiamo a cercare un
taxi…- disse subito dopo, prendendo nuovamente l’impugnatura del suo
trolley.
°°°
Fermi davanti alla casa
dei suoi genitori, a Brian sembrò quasi di essere tornato a qualche mese prima
quando era arrivata l’ora per lui di conoscere il padre di
Jordi.
Avevano infatti lo stesso
problema nel suonare quel maledetto campanello.
Il più piccolo non cercò
di mettergli fretta, ma iniziò a guardarsi intorno affascinato da quella
bellissima casa e dal bel giardino curato con il prato
inglese.
Come quelle dei film. A
New Orleans se ne vedevano poche del genere.
Sapete, quelle classiche
case americane, con lo steccato bianco che divide la propria proprietà da quella
del vicino.
La porta di legno massello
con un ovale al centro composto da vetri colorati che disegnano una
fantasia.
Grandi vetrate sui lati,
come se per quella casa la semplice finestra fosse uno
spreco.
Muri esterni composti da
mattoni rossicci e una serie di timpani bianchi sul tetto.
In seguito avrebbe
scoperto che dietro alla casa c’era un altro giardino ed un garage per due
macchine.
Si era frenato dal dire
“Ma i tuoi hanno davvero un casino di soldi, vero?”.
Si rese conto che l’intero
quartiere era costituito da case come quella dei genitori di Brian. Sapeva che
una di quelle era stata la casa di Christian.
Decise di non pensarci.
- Vuoi che lo faccia io? –
chiese, voltandosi verso il suo ragazzo non appena quel pensiero lo aveva
sfiorato.
Il moro lo guardò e, dopo
un lungo sospiro, annuì.
Jordi allora lo imitò e
allungò lentamente il dito verso il campanello.
Abbassando lo sguardo si
accorse del tappeto sotto di loro che citava “Welcome Home”
Wow, eccoci tornati
con Brian e Jordi. Non vi ho fatto aspettare tanto, no?
Ho deciso di postare
proprio il Primo Gennaio 2010! Un modo di festeggiare!
Mi sono sentita
meglio quando sono tornata a scrivere su di loro. Mi sono affezionata
sapete?
Spero di ritrovare i
lettori che ho lasciato con la fine di I Will Never Give Up *_* sarebbe
meraviglioso!
Sono così contenta
che la prima parte abbia avuto così tanto successo. Non me lo sarei mai
aspettato, ed ora è come se B&J fossero vivi! Come se stessero
aspettando che io racconti la loro storia!
Non è periodo facile,
per me, e pubblicare questa storia mi ha fatto tornare il sorriso!
=D
Questo è solo il
prologo, per questo è così corto, ma presto arriverà il primo vero
capitolo.
Forse avrei dovuto
fare una panoramica per ricordarvi meglio come è finita la prima parte, ma non
sono brava in queste cose e avrei rischiato di risultare ripetitiva.
Comunque immagino si
capisca che è arrivato il momento per Jordi di conoscere i genitori di Brian,
infatti sono andati a Lafayette appunto per questo motivo.
I guai per i nostri
piccoli eroi non sono finiti, forse appena iniziati! xD
Quando finirono di disfare
almeno in parte le loro valigie e si furono rinfrescati un po’ per combattere il
caldo di agosto, si rilassarono sul divano in soggiorno, aspettando il ritorno a
casa di Anthony.
Jordi era lievemente più
tranquillo, forse per il fatto che Helena fosse ancora occupata nella
preparazione del pranzo. Sapeva però che prima o poi avrebbero dovuto parlare.
Aveva una settimana di infiniti momenti per parlare che lo aspettava,
maledizione!
Brian era ancora molto
teso e Jordi poteva sentirlo e vederlo dato che era accanto a
lui.
Era infatti seduto con la
schiena dritta contro lo schienale del divano e le mani sulle cosce, gli occhi
fissi sulla televisione accesa ma che nessuno dei due stava
guardando.
Il biondo appoggiò la
testa sulla sua spalla e, come aveva fatto sul treno, prese una sua mano
stringendola forte.
Il ragazzo lo guardò e
sorrise lievemente – Sta tranquillo. Sto bene. – gli
disse.
- Guarda che sono io
quello che dovrebbe essere nervoso eh…- rispose Jordi,
ironico.
Brian scosse la testa
però, serio – Tu non conosci mio padre. Con me a Natale sembrava un'altra
persona. Ma non ho idea di come si comporterà oggi. Con noi due qui, insieme. –
Il biondo annuì, capendo
perfettamente il pensiero del proprio ragazzo, ma non sapeva esattamente cosa
sarebbe stato più giusto dire. A toglierlo da quell’impiccio fu il rumore della
chiave che veniva girata nella serratura della porta.
Sentì immediatamente la
mano di Brian stringere la sua più forte.
Da quando lo conosceva, e
da quando stavano insieme, l’aveva visto raramente così nervoso e
emotivo.
Entrambi voltarono lo
sguardo verso l’entrata che era ben visibile dall’arco che la divideva dal
soggiorno.
Un uomo sui cinquant’anni.
Capelli brizzolati, alto più o meno sul metro e ottanta.
Poteva sembrare un uomo
come tanti che se ne vedevano in giro, ma quando si voltò verso di loro e vide i
suoi occhi, capì che non c’era alcun dubbio.
Era il padre di Brian.
Occhi come quelli del suo ragazzo gli avrebbe riconosciuti
ovunque.
E quelli avevano la stessa
tonalità, la stessa lucentezza. Forse erano solo più tristi, più
vecchi.
- Eccolo…- un sussurro di
Brian ci pensò a farlo rinsavire.
Non si era neanche accorto
di aver guardato l’uomo a bocca aperta per qualche lungo
secondo.
- Jordi, guardami. – la
voce del ragazzo sembrava nervosa.
Il biondo si voltò
velocemente verso di lui, trovò lo sguardo duro di Brian ad
aspettarlo.
- Jordi, ascoltami bene.
Non fargli credere che sei più debole di lui. Ha l’abitudine a prendere il
sopravvento sulle persone che indugiano parlando con lui. –
Quelle parole così serie
non fecero certo tranquillizzare il ragazzo che si chiese perché diavolo Brian
non gliene avesse parlato prima.
Almeno avrebbe avuto un
po’ di tempo per organizzarsi!
Ma non c’era più tempo
perché Brian si alzò con uno slancio dal divano e, prendendolo per il braccio,
tirò su anche lui.
E cazzo, sembrava che
stavano per andare ad affrontare chissà quale strano e pauroso
mostro!
Si sentì un po’ meglio
quando la mano del più grande scivolò dal suo avambraccio alla sua mano,
stringendola forte.
- Ciao papà…- Brian guardò
l’uomo davanti a se, passando sotto l’arco che divideva i due locali e cercando
di sorridere.
- Ciao Brian…- il tono di
Anthony era stranamente all’erta. Come aveva fatto sua moglie non conservò più
di qualche secondo lo sguardo su suo figlio, ma lo usò subito per studiare il
ragazzo che si trovava pochi passi dietro di lui.
- Papà…lui è Jordi, il mio
ragazzo. Jordi…lui è mio padre. – Brian fece le presentazioni, dopo essersi
schiarito la voce con un leggero colpo di tosse. Facendo forza sulla mano che
del biondo che teneva stretta lo portò accanto a se, facendolo fronteggiare con
il padre.
Jordi deglutì, prima di
allungare la mano verso l’uomo che continuava a studiarlo. E Dio, sembrava una
pratica familiare, quella di studiare in quel modo le persone, ora lo aveva
capito!
Anche Brian, quando teneva
per troppo tempo lo sguardo su di lui, come se volesse leggergli dentro tutto
quello che stava pensando, faceva lo stesso maledetto
effetto.
- Piacere Signor Mayer…-
disse, cercando di seguire il consiglio che gli aveva dato poco prima il suo
ragazzo.
Non era per niente facile.
No, per niente.
Anthony indugiò un po’,
anche se aveva visto benissimo il braccio del ragazzo tendersi verso di lui. Per
un secondo Jordi pensò che non gliel’avrebbe stretta.
Immaginò Brian che si
arrabbiava, perché suo padre rifiutava di stringere la mano al suo ragazzo.
Immaginò una lite, anche se al momento nella sua testa l’idea che Anthony
potesse urlare era molto remota e indefinita.
Poi immaginò loro due che
rifacevano i loro bagagli e tornavano in stazione per tornare a casa, a New
Orleans, alla vita di prima.
Per un secondo, solo per
un secondo, sperò che tutto quell’immaginare si realizzasse.
Si sentì uno schifo
l’attimo dopo averlo pensato. Brian avrebbe sofferto se una cosa del genere
fosse successa.
Quindi fece un
impercettibile sospiro di sollievo quando Anthony, spostando prima la valigetta,
che ancora non aveva posato, dalla mano destra a quella sinistra, gliela
strinse.
Potè sentire la mano di
Brian, che teneva la sua sinistra, stringersi intorno ad
essa.
Brian ora era più calmo,
quindi lo era anche lui.
Il signor Mayer comunque
gliela strinse per pochi secondi, prima di lasciargliela nuovamente
libera.
Fece un lungo respiro e
posò a terra la valigetta, giusto in tempo per l’arrivo della moglie che la
riprese e la portò in una stanza lungo il corridoio.
Jordi immaginò che fosse
il suo studio.
Capì anche che era una
casa in cui erano molto importanti i ruoli.
Donna casalinga. Uomo che
torna da lavoro stanco e sua moglie che deve servirlo e riverirlo per i suoi
giorni di fatica per il bene della casa e dei figli.
Per quanti sforzi facesse
non riusciva a vederci Brian in quella situazione familiare.
Lui era
diverso.
Per la prima volta pensò
ad un Brian adolescente, e provò la strana voglia di averlo conosciuto
prima.
La voglia di essere stato
lui, il suo primo amore.
La voglia di essere stato
lui ad aiutarlo quando la vita aveva iniziato a metterlo di fronte ai primi
problemi.
Si diede dello stupido un
secondo dopo.
L’importante era che Brian
aveva avuto un aiuto quando gli era servito. Era stato Christian quell’aiuto e
non avrebbe mai smesso di ringraziarlo.
- Jordi…che nome strano.
Di dov’è? – la voce profonda di Anthony arrivò a distoglierlo dai suoi patetici
pensieri.
Si schiarì la voce – È un
nome spagnolo. Mia madre è originaria di Valencia. – rispose, facendo pochi
passi in avanti.
Non voleva sembrare
intimidito dalla sua figura. Voleva fronteggiarlo alla
pari.
- Ah certo, capisco.
Qualche anno fa sono andato in Spagna, per lavoro. Bel posto. - disse Anthony, guardandolo di sottecchi.
Il ragazzo annuì – Molto
bello. – concordò.
Helena ritornò all’entrata
dove si trovavano i tre uomini e allora il marito gli diede
attenzione.
- Helena, è pronto il
pranzo? – chiese infatti.
- Si caro, è tutto in
tavola. Aspettavamo solo il tuo ritorno. – rispose la
donna.
Brian riconobbe le stesse
parole che diceva quando era più piccolo, quelle poche volte in cui riuscivano
ad incontrarsi a pranzo.
- Bene, allora andiamo a
pranzare. – decise l’uomo, togliendosi solo allora la giacca blu notte che
indossava sopra una camicia bianca ed una cravatta anch’essa
blu.
Jordi non aveva mai capito
come facessero gli uomini d’affari a vestirsi in giacca e cravatta anche con
quel caldo!
Si avviarono tutti in
cucina dove Helena aveva preparato una bella tavola con una tovaglia rosa
salmone e piatti di porcellana pronti all’uso.
Brian riconobbe il
servizio buono delle grandi occasioni, e fece un leggero sorriso al pensiero che
per Helena quella era una grande occasione.
Si sedettero a tavola.
Anthony a capo tavola.
Helena si sedette alla sua sinistra, dopo che ebbe riempito tutti i piatti con
dell’ottimo cibo. Brian alla sua destra e Jordi accanto al suo
ragazzo.
Dopo un “Buon Appetito”
generale, iniziarono a mangiare in silenzio.
Brian iniziò a muovere
nervosamente il piede a terra e Jordi se ne accorse, dato che le loro cosce si
toccavano appena.
Mise una mano sulla gamba
del ragazzo per dirgli di stare fermo. Lo faceva
innervosire.
Si lanciarono uno sguardo,
ma Brian non lo trattenne a lungo.
- Beh papà…come mai ancora
a lavoro? – chiese, dopo essersi pulito la bocca con il tovagliolo di stoffa
bianca ed averlo ripiegato accanto al piatto per metà ancora
pieno.
Non aveva molta
fame.
Anthony si voltò verso di
lui – Sono il presidente. Ho delle responsabilità. Non posso lasciare il lavoro
per andarmene in vacanza quando c’è più bisogno. – gli disse, dopo aver ingoiato
il boccone – E questo è un momento molto buono per l’azienda. –
Jordi lesse un po’ di
rivendicazione in quelle parole. Rivendicazione sul fatto che suo figlio avesse
rifiutato di seguire il lavoro di suo padre e di suo
nonno.
E Brian sapeva che quella
era una cosa che non gli avrebbe mai perdonato, perché aveva dovuto ripiegare su
suo cugino Laurence come suo successore. E diciamo che Laurence non era
esattamente l’uomo più furbo della terra.
Brian comunque annuì,
facendo un leggero sorriso – Sono contento. –
Anthony annuì, ma continuò
a guardarlo solo per un secondo, prima di dedicare la propria attenzione al
biondino.
- Allora Jordi, tu cosa
fai? Studi o lavori? – chiese, posando gli avambracci sul bordo del tavolo e
sporgendosi un po’ in avanti.
Jordi alzò lo sguardo e
ingoiò il boccone che si era appena portato alla bocca.
- Studio. Frequento la
facoltà di Lettere all’università di New Orleans. La stessa che ha frequentato
Brian. Ho appena finito il primo anno. – rispose, abbozzando un sorriso
cortese.
- Si, infatti sembri molto
giovane. – osservò l’uomo, ancora con gli occhi verdi puntati su di lui.
L’espressione però era
seria e fredda.
- Compirò vent’anni il 25
Agosto*. – rispose Jordi, annuendo.
Helena si intromise nel
discorso allora – Oh, è tra pochissimi giorni. – commentò.
- Deve aver fatto davvero
molto caldo quel giorno…- disse poi, con un leggero sorriso
materno.
Jordi si sentì felice di
quell’espressione diversa da quella con cui lo aveva
accolto.
- Brian invece è nato il
10 Luglio** però ha trovato un’alluvione ad aspettarlo! – fece poi, con un
sorriso divertito, guardando teneramente il figlio che ricambiò il sorriso, un
po’ imbarazzato.
Jordi si irrigidì,
spalancando gli occhi.
Il 10 Luglio. Il dieci
luglio Brian aveva compiuto 25 anni e lui…lui dov’era?
Si chiese come l’avesse
passato il suo compleanno e pensò che fosse sicuramente in compagnia di Jacob e
Bert.
Oppure, conoscendolo, non
lo aveva neanche detto a qualcuno che era il suo
compleanno.
Si pentì di non essere
stato con lui quel giorno. Si pentì ancora ed ancora di aver lasciato quel
messaggio in segreteria.
- Ehi Jo, che hai? – gli
chiese con le sopracciglia aggrottate Brian, che quando si era voltato verso di
lui lo aveva trovato con quella strana espressione sulla
faccia.
Jordi si riprese e abbozzò
un sorriso – Niente niente. Allora pioveva quando sei nato? Quando sono nato io
faceva davvero tanto caldo, ha ragione Signora Mayer. – annuì, voltando lo
sguardo verso la donna ma cercando la mano di Brian sotto il
tavolo.
La strinse quando la trovò
abbandonata sulla coscia.
Brian lo guardò ancora,
preoccupato, non facendosi abbindolare dalla maschera serena che aveva messo su
il suo ragazzo.
Jordi vide la donna
sorridere – Ho detto che puoi chiamarmi Helena! – fece poi, con una voce
fintamente severa.
Le sorrise e annuì –
Certo. Helena. –
Anthony lasciò correre lo
sguardo tra sua moglie e l’ospite.
Poteva vedere che a Helena
piaceva già quel ragazzo.
Anche Christian gli era
subito piaciuto. Era stata lei a farlo entrare dentro la loro
casa.
Era così ingenua a volte
sua moglie! E ci era voluto così poco per abbindolarla!
Qualche sorrisino da parte
di quel ragazzino dagli occhi verdi e dolci ed era
capitolata.
Ma Helena aveva mantenuto
la parola data al figlio a Natale.
Qualsiasi scelta avesse
fatto nella sua vita, lei lo avrebbe appoggiato, e quando vide il modo in cui
suo figlio guardava Jordi, non gli sembrò poi tanto difficile
accettarlo.
Si chiese perché invece
lui non riuscisse ad arrendersi all’idea che suo figlio fosse così. Non riusciva
a capire cosa non andasse in lui. Non sopportava quella
situazione.
Si alzò di scatto, facendo
graffiare la sedia sul pavimento provocando un fastidioso rumore.
Mormorò un veloce
“Scusate” e uscì dalla cucina andando a chiudersi nel suo
ufficio.
Brian guardò ad occhi
spalancati la porta dalla quale era appena uscito suo padre, poi si alzò anche
lui, lasciando la mano del suo ragazzo e uscì anche lui dalla
stanza.
Lo avrebbe aiutato a
capire e sperò solo di riuscirci.
[to be
continued…]
* Ho scelto il 25 Agosto
per il compleanno di Jordi in onore di Gene Simmons dei Kiss [ricordate la
lingua chilometrica? xD] e Tim Burton <3 il mio regista preferito
<3<3
** Invece per Brian il 10
Luglio, il giorno di nascita di Gale Harold, l’interprete di Brian Kinney nella
serie Queer As Folk! *o* se non sapete chi è vi consiglio di andare a vedere,
non ne rimarrete deluse *sbav* xD <3<3
Eccomi tornata con il
nuovo capitolo! Salve a tutti miei cari!
Sono davvero contenta che
piano piano tutte le persone che seguivano I Will Never Give Up stanno tornando
per il seguito. Grazie davvero, davvero tanto! *o*
I problemi, ovviamente,
non si fanno attendere. Come si era capito è Anthony quello che li crea! =( che
palle a volte ‘sti padri! xD
Ci avete azzeccato tutti
nei commenti. La “presenza” di Chris si sentirà parecchio, anche perché diciamo
che non potevo lasciare la sua storia ferma nel vuoto, dopo quello che è
successo precedentemente. Comunque ci saranno vari problemi che i nostri
Bri&Jo dovranno affrontare!
Brian era quasi sicuro che
avrebbe avuto un deja-vu quando sua madre sarebbe venuta ad aprire la
porta.
Forse avrebbe pensato di
rivivere la scena del Natale scorso, oppure una di quelle giornate quando, da
ragazzo, dimenticava le chiavi ed aveva la fortuna sfacciata di trovare qualcuno
in casa.
Quando però Helena venne
effettivamente ad aprire la porta, quella scena non sembrava ricordargli nulla
del suo passato.
Forse, pensò, non c’erano
stati altri momenti così importanti e ansiosi nel suo passato. Ma capì che no,
non era quello il motivo. Ci arrivò solo quando
studiò il volto di sua madre.
Lesse ansia nei suoi
occhi, ansia e disagio.
Percepì il suo nervosismo
nel provare quello stato d’animo proprio in casa sua. Forse non era più abituata
da tempo alle sparate che gli faceva suo figlio.
Il suo unico ed amato
figlio. Il suo talentuoso e bellissimo figlio. L’unica possibilità di diventare
nonna, buttata al vento.
- Ciao mamma…- disse, con
voce appena udibile.
Vide chiaramente la donna
abbozzare un sorriso. Il suo sguardo sul figlio si appoggiò per appena un
secondo, prima di fissarsi sul ragazzo accanto a lui che aspettava in ansia il
momento in cui avrebbe dovuto dire qualcosa.
- Ciao Brian…- la risposta
era rivolta al figlio, ma il suo sguardo era ancora su
Jordi.
Jordi iniziava ad
agitarsi. Sentiva su di se lo sguardo della donna e sapeva che doveva dire
qualcosa. Non voleva sembrare maleducato.
- Salve Signora Mayer…-
disse infatti, ma quasi come effetto condizionato strinse la mano del suo
ragazzo, nascondendole poi dietro i loro corpi vicini.
Helena cercò di sorridere.
Si illuse di far sembrare quella smorfia un sorriso
sincero.
- Certo, salve. Tu devi
essere Jordi. Piacere…chiamami pure Helena. – la donna allungò una mano verso il
ragazzo, che la strinse con la mano libera.
- Piacere mio…Helena…-
Jordi nominò quel nome con tono leggermente nervoso.
E non era lui quello che
fino a poco prima riusciva a mantenere la calma?
Bene, ora erano messi
tutti e due nella stessa condizione. Sarebbe stato un
massacro.
- Ma che ci fate li sulla
porta. Entrate avanti…- disse improvvisamente la donna, smettendo finalmente di
fissare il biondino e spostandosi dall’uscio per farli
accomodare.
Brian si ritrovò un po’
sollevato quando vide che finalmente sua madre aveva rotto quel momento di
imbarazzo.
Non sarebbe sopravvissuto
ad una situazione in cui lui guardava sua madre e sua madre che guardava il suo
ragazzo in un silenzio tombale.
- Brian, fa vedere a Jordi
la camera degli ospiti per favore? Io ho il pollo in forno…- disse sua madre,
cercando di togliersi anche lei da quella situazione, andando verso la
cucina.
Poi però si bloccò –
Oppure volete dormire entrambi nella camera degli ospiti? Ho comunque preparato
entrambe le camere. – chiese, facendo girare intorno al dito la sua fece dorata,
in evidente imbarazzo.
Jordi, con la mano sulla
maniglia del trolley e l’altra ancora stretta a quella di Brian, lo guardò
aspettando che fosse lui a darle una risposta.
Certo non voleva dire la
cosa sbagliata.
Brian ricambiò il suo
sguardo, forse in cerca di approvazione da parte del suo
ragazzo.
- No mamma, va bene anche
così. Dormirò nella mia stanza. – rispose, trattenendo ancora per un secondo il
suo sguardo in quello di Jordi.
Il biondo rimase un po’
deluso da quella risposta, ma dire che non se lo era aspettato sarebbe stata una
bugia.
- Fate come più
desiderate. – rispose la donna – Tuo padre è ancora in azienda, per questo non è
potuto venire a prendervi. Avete il tempo di rinfrescarvi un po’. Vi chiamerò
quando sarà pronto il pranzo. – continuò poi.
Solo quando sparì in
cucina Jordi si lasciò andare ad un sospiro liberatorio. Si sentiva come se
avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
- Dio, sarà un massacro,
me lo sento. Non sarei dovuto venire! Non sarei dovuto venire! – bisbigliò
Jordi, nel panico.
Brian, dopo aver sospirato
anche lui, si voltò per guardarlo. – Perché dici cosi? – chiese, aggrottando le
sopracciglia.
Per lui non era mica
andata tanto male come presentazione!
Il biondo invece spalancò
gli occhi, sorpreso – Ma non l’hai vista come mi ha guardato? Sicuramente non
gli piaccio…- concluse, scuotendo la testa.
Brian allora si ritrovò a
sorridergli. – Non dire idiozie. Tu piaci a tutti, e sono sicuro che piacerai
anche a loro. –
Avrebbe voluto dargli un
bacio per farlo rilassare, ma sapeva che di certo quello avrebbe provocato un
deja-vu a cui non era pronto.
Aveva baciato Christian,
in quello stesso corridoio, anni prima.
Ogni volta che entrava in
quella casa non poteva fare altro che pensarci.
Tutto gli ricordava
momenti passati con lui.
Il tavolo del soggiorno
dove, nelle giornate più calde, si mettevano a studiare.
Il divano dove avevano
visto mille film insieme.
La cucina dove avevano
spesso mangiato insieme. Era per questo che ogni volta tornare in quella casa
era una sofferenza.
Scosse la testa, prendendo
un profondo respiro.
Non doveva pensarci. Non
ora.
Non con Jordi accanto a
se, preoccupato per il giudizio dei suoi genitori. Gli stessi che inizialmente
avevano accolto Christian in casa come un secondo figlio e che in seguito lo
avevano cacciato, dicendogli di non farsi più vedere.
Non gli avrebbe permesso
di farlo ancora. Non gli avrebbe permesso di rovinare ancora la sua
felicità.
Quel pensiero riuscì a
suscitargli un po’ di tranquillità e sicurezza che avrebbe cercato di passare
anche al proprio ragazzo.
Qualsiasi cosa fosse
successa, avrebbero sempre avuto un’altra casa, un’altra vita a cui tornare.
°°°
Brian si offrì di fargli
visitare la casa, ma l’unica cosa che Jordi smaniava di vedere era la sua
cameretta, e il moro lo accontentò.
Lo lasciò andare avanti,
per lasciargli godere la sua piccola scoperta.
Il biondo entrò infatti in
quella camera come se stesse andando a visitare qualche vecchia tomba egizia,
all’interno di chissà quale famosissima piramide.
Studiò con interesse la
scrivania assolutamente sgombra fatta eccezione per una lampada da studio. Il
letto ad una piazza e mezzo con sopra solo qualche cuscino di
abbellimento.
L’armadio, che sembrava
l’unico oggetto della stanza ad avere mantenuto un minimo della personalità di
Brian, dato che su di esso erano ancora attaccati alcuni poster risalenti alla
sua adolescenza.
Poi una grande libreria
con gli scaffali quasi tutti vuoti, tranne qualcuno che conteneva qualche
vecchio libro di scuola che Brian aveva ritenuto inutile portare con se, quando
era partito per New Orleans.
- Ha un po’ perso di
personalità questa stanza da quando me ne sono andato. – spiegò Brian, entrando
poi anche lui nella stanza.
- Immaginavo. Tu tendi a
personalizzare un po’ tutto…- fece ironico il suo ragazzo, senza smettere però
di guardarsi intorno.
Il moro rise leggermente,
poi chiuse la porta della camera leggermente, senza fare rumore, e si avvicinò
al ragazzo, abbracciandogli la vita.
- Sono felice che tu sia
qui, sai? – gli sussurrò all’orecchio.
Jordi posò entrambe le
mani su quelle che Brian stringeva sul suo stomaco.
Sorrise. – Anche io lo
sono…- rispose.
- Quindi non sei pentito
di essere venuto? –
Il biondo scosse la testa
– Sono solo un po’ nervoso. Lo sono sempre quando non so cosa mi aspetta. – la
sua voce era costernata.
- Capisco, certo. Ma andrà
tutto bene, ne sono sicuro. – rispose, cercando di essergli un po’
d’aiuto.
Jordi allora spostò un po’
la testa di lato, sfregando leggermente la propria con la testa del suo ragazzo
che era posata sulla sua spalla. Poi gli diede un piccolo colpetto sulle
mani.
- Forza ora. Mostrami le
tue foto di quando eri piccolino e ti facevi il primo bagnetto…- fece, con un
leggero sorriso.
Brian rise nervosamente,
spaventato da quell’eventualità.
- No mio caro. Non te le
farò vedere neanche sotto tortura. – disse, scuotendo la testa con
decisione.
Le ultime parole
famose.
Eccomi, come
promesso.
Oddio, che bello.
Sono così contenta di quello che avete scritto nei commenti. Avete tutti
aspettato il seguito?
*si commuove* io,
Bri&Jo vi ringraziamo! =D
Come avete potuto
vedere i due stanno un pò sulle spine. Soprattutto Brian che ha dovuto fare
salto nel passato. E posso dire che il passato, e le cose irrisolte del passato,
saranno importanti per questa prima parte di I Keep Holdin' On. Impossibili da
non affrontare.
Grazie mille a Lady_Of_Sorrow, Fiamma90, mena89, shasha5, Aquarion89, Andy14, Georgette, Athenachan e Lord Moonbeam(<3) per aver commentato e per seguire
ancora la mia fic! *_*
Grazie grazie! ^^
Se non mi sbaglio in
I Will Never Give Up aggiornavo di lunedì, giusto?
immagino che lo farò
anche con questo. Ma è ancora presto per dirlo =)
Brian si fermò solo quando
fu davanti alla porta chiusa dello studio del padre.
Non sapeva se avrebbe
dovuto bussare o entrare semplicemente.
Rimase qualche secondo a
pensare, mordendosi l’interno della guancia.
Poi sospirò e aprì la
porta, facendo irruzione nella stanza. Lui non era qualche suo dannato cliente
oppure uno di quei ruffiani dei suoi sottoposti a lavoro.
Come succedeva quando era
piccolo lo trovò chinato sulla sua scrivania, con la sua stilografica in mano
impegnato nel compilare qualche documento.
- Papà…- lo chiamò,
entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
Anthony non alzò neanche
lo sguardo. – Scusate ma avevo del lavoro da completare. –
Brian si avvicinò ancora,
fino ad arrivare ad un passo dalla scrivania di mogano.
Era sempre piena di fogli,
come si ricordava. La valigetta aperta posata su un lato, dove non doveva dare
fastidio o impedire i movimenti.
La stanza non era molto
cambiata. C’erano sempre le due librerie piene di libri sulla parete
destra.
Quando era un ragazzino
veniva sempre a cercare libri nuovi da leggere in quelle librerie, ma solo
quando suo padre non era a casa. Aveva paura che poi non gli avrebbe permesso di
prenderli.
Quando aveva compiuto
diciassette anni aveva scoperto che suo padre aveva sempre saputo quando e quali
libri aveva preso.
Sulla parete sinistra
invece si trovava un vecchio divano di pelle ma che faceva la sua bella figura e
sopra di esso un quadro.
Era notevole. Brian
l’aveva osservato più di una volta quando era ragazzo.
Però pensava che suo padre
l’aveva preso solo per abbellire la stanza. Non era mai stato un amante
dell’arte.
- Papà…c’è qualche
problema? – chiese Brian, con tono leggero.
Anthony continuò a
scrivere. – No, alcun problema. – rispose però, distratto.
- Per favore papà.
Dobbiamo parlarne! – il ragazzo si stava innervosendo.
Ma era sempre stato da suo
padre evitare i discorsi importanti.
L’uomo finalmente alzò lo
sguardo su di lui. – Di cosa? – chiese, innocentemente.
Brian sospirò pesantemente
– Sai benissimo di cosa. Di me…di Jordi…-
Il padre non
rispose.
- Papà…a Natale avevate
detto che andava bene! Che non era importante se la persona di cui ero
innamorato era un uomo o una donna! Che rimanevo comunque vostro figlio! – la
voce era aumentate di qualche tono e si sentiva frustrazione nella
voce.
Era normale che la sua
testa, vedendo la reazione di suo padre, avesse iniziato a correre e il fatto
che suo padre continuava a restare nel suo silenzio non migliorava la
situazione.
Vide suo padre alzare un
dito nella sua direzione – Tua madre! È stata tua madre a dirti queste parole!
Io le ho sentite…- rispose, severamente.
Brian socchiuse la bocca –
Quindi…quindi per te…non è così? –
Anthony sospirò e sfregò
brevemente gli occhi con il pollice e l’indice.
- Non è questo Brian. Tu
sei sempre mio figlio. Solo che…non è semplice da accettare.- si interruppe un
secondo – Un padre vorrebbe che suo figlio si sposasse e gli desse dei nipoti. È
ovvio. Non mi far essere così scontato. – continuò, senza osare guardarlo negli
occhi.
Brian buttò fuori l’aria e
abbassò lo sguardo – Inoltre non ho seguito la tradizione della famiglia per
l’azienda. – fece un sorriso triste, senza allegria.
- In poche parole sarei
una delusione completa. – fu la sua conclusione.
Non aspetto neanche che
suo padre rispondesse, magari per contestare la sua affermazione. Non era
neanche sicuro che lo avrebbe fatto davvero.
Voltò le spalle alla
scrivania cui era seduto suo padre e uscì dalla stanza.
Nel corridoio c’erano sia
sua madre che Jordi ad aspettarlo, entrambi con un espressione tutt’altro che
tranquilla.
Aveva gli occhi lucidi e
fece di tutto per nasconderli, voltandogli immediatamente le spalle e andando
verso la sua stanza.
- Rifai la valigia Jordi.
Torniamo a casa…- sussurrò soltanto.
Jordi sentì Helena accanto
a se farsi sfuggire un piccolo gemito sorpreso.
Sapeva che quelle parole
la stavano facendo soffrire. L’unica cosa che voleva era passare un po’ di tempo
con suo figlio e ora vedeva la sua unica possibilità per molto tempo andare in
frantumi.
Gli mise una mano sulla
spalla – Stia tranquilla. Cercherò di farlo ragionare. – disse, poi gli fece un
leggero sorriso che la donna ricambiò debolmente e poi seguì il ragazzo in
camera.
Brian aveva preso la sua
valigia e l’aveva messa sul letto, iniziando a infilare dentro tutto quello che
trovava.
- Brian, che succede? –
Jordi gli andò vicino e lo fermò, prendendo poi il trolley e posandolo per
terra.
Il ragazzo non si ribellò
a quel gesto, ma sospirò pesantemente passandosi una mano sul
volto.
- Sono una delusione. Ha
detto che sono una delusione completa. – sussurrò, poi si voltò verso di lui,
con un sorriso amaro.
Allora si accorse che
dietro di loro c’era sua madre, ferma sulla porta.
- Anche per te mamma?
Anche per te sono una delusione? - gli chiese.
Helena aggrottò le
sopracciglia. Non credeva davvero che gli stesse ponendo quella domanda e voleva
assolutamente sapere cosa era successo in quella stanza con suo
marito.
Scosse la testa e si
avvicinò la figlio. – Come puoi dire una cosa del genere? Ma ti sei visto? Sei
bellissimo, intelligente, sei riuscito ad andare avanti nella vita senza l’aiuto
di nessuno, ed ad ottenere quello che volevi. – fece un leggero sorriso
materno.
Il figlio la guardò e
sospirò – Non penso che papà pensi lo stesso…-
- Penso che tuo padre sia
solo invidioso di te, sai? – rispose, con voce appena
udibile.
Brian aggrottò le
sopracciglia – Che vuoi dire? –
- Che anche lui quando era
giovane era proprio come te. – fece una piccola risata.
- Sicuramente non vorrai
sentirtelo dire ma siete davvero due gocce d’acqua. Testardi entrambi. Anche lui
aveva un sogno sai? Lui voleva essere un pittore! – Helena si mise una mano
sulle labbra abbassando lo sguardo sul pavimento.
- O almeno era così quando
l’ho conosciuto. Non penso che tu abbia mai avuto la possibilità di vedere le
sue opere perché ha smesso di dipingere subito dopo il nostro matrimonio. Era
inutile, diceva, suo padre tanto lo avrebbe messo in quell’azienda e ci sarebbe
rimasto fino alla pensione. Erano queste le sue parole. –
Helena ad un certo punto
si fermò e sembrò ricordarsi di qualcosa.
- Ah no, ce n’è ancora uno
nel suo studio. L’unico che sono riuscita a impedirgli di buttare.
-
Brian era rimasto ad
ascoltare a bocca aperta.
Quel quadro nello
studio…era il suo? L’aveva fatto suo padre?
- Lui non è riuscito a
ribellarsi al volere del padre. Tu l’hai fatto, e anche in maniera piuttosto
pesante. – fece un leggero sorriso verso suo figlio.
Il ragazzo non sapeva cosa
rispondere. Continuava a guardare sorpreso sua madre cercando le
parole.
- Io…non so che dire…-
sussurrò infine.
Helena si avvicinò e gli
posò una mano sulla guancia, facendogli un piccolo
sorriso.
- Non devi dire nulla.
Anzi, fai finta che non ti abbia detto nulla. Lui non avrebbe voluto che te lo
dicessi. – rispose, facendo segno con la testa verso la direzione cui si trovava
lo studio di Anthony.
Poi si voltò verso Jordi e
dedicò anche a lui un sorriso – Lo lascio a te. – disse semplicemente, prima di
lasciare la stanza e chiudersi la porta alle spalle.
Quando rimasero soli Jordi
si sedette sul letto e portò giù con se anche il suo ragazzo che era ancora
troppo sorpreso per decidere di fare o no un movimento.
- Non immaginavo…- cercò
di spiegare quello che succedeva nella sua testa con poco
successo.
Il ragazzo più piccolo
sorrise e gli accarezzò i capelli sulla nuca.
- Restiamo, vero? – gli
chiese.
Brian si voltò verso di
lui, guardandolo curioso – Perché questa voglia di rimanere
qui?-
Jordi fece spallucce,
smettendo di accarezzargli i capelli e mettendo le mani tra le
ginocchia.
- Tua madre mi sta
simpatica. È una brava donna e vuole stare con te. E tu devi prenderti questa
settimana per conoscere tuo padre come non hai mai avuto l’opportunità di fare.
– disse, alternando lo sguardo dal suo ragazzo al
pavimento.
Il moro rimase a guardarlo
per qualche lungo secondo dopo che ebbe finito di parlare.
Poi sorrise, inumidendosi
le labbra, e gli prese il mento tra due dita baciandolo poi sulle labbra.
Era il primo bacio che gli
dava da quando erano partiti da New Orleans e si sentì subito più tranquillo
dopo aver toccato le sue labbra.
Pensò che se ci avesse
pensato prima non avrebbe passato le ultime ore teso come una corda di
violino.
- Sei adorabile. Mia madre
già ti adora, si vedeva chiaramente a pranzo. – disse guardandolo con un
sorriso.
Jordi abbassò lo sguardo,
un po’ imbarazzato.
- Beh, una in meno –
commentò, ridacchiando.
Brian gli passò un braccio
sopra le spalle e lo tirò verso di se, dandogli un bacio sui capelli.
- Domani ti porto a
visitare Lafayette. Non è niente di che ma conosco una gelateria che fa un
ottimo gelato alla nocciola. –
Jordi batté le mani come
un bambino – Si! Amo il gelato alla nocciola! È il mio preferito!–
Il moro lo guardò e rise –
Lo so -
Scusate per il ritardo, ma
il mio pc ha dato forfait e l'abbiamo dovuto portare a sistemare. Per non
parlare del fatto che mi ha cancellato l'ultimo capitolo che stavo scrivendo.
Era pure quasi finito!! >.< C'ho rosicato troppo e ancora non l'ho
riscritto, perchè quando devo riscrivere le cose non ne ho mai
voglia.
In più mi vergogno di
essere tornata con un chap così corto, ma la divisione dei capitoli l'ho fatta
così per non dover poi dividere le situazioni tra un chap e l'altro.
Avete notato il nuovo
fichissimo accorgimento di efp? Le serie?
L'ho fatto immediatamente,
mettendo insieme I Will Never Give Up, lo spin-off su Thomas che ho scritto un
bel pò di tempo fa e il seguito, ovviamente.
Bello bello, mi piace! Mi
fa sentire quasi una scrittrice seria! xD
Vorrei però proporre
un'altra cosa alla capa del sito! xD magari un giorno o l'altro trovo il
coraggio e gli mando una mail. =D
Ora vorrei ringraziare
voi, miei cari, che commentate:
- Love90: Ma bentornata a te!! Io sono contenta di riavere
te! =D No, di Chris se ne perlerà a dovere, nei prossimi capito. E si, ti dò uno
spoiler dicendo che Jacob e Bert torneranno, perchè non potevo farli sparire
così! Poi anche a me piacciono troppo ;)
Baci e grazie mille!
<3
- Aika_chan: *Brian* Queer As Folk! *Sbava* xD Non so cosa
penserai del papà di Brian, dopo questo chap. é sempre un pò stronzo eh, ma da
un lato è anche comprensibile, no?
Non preoccuparti, anche
qui da me fa veramente tanto freddo, infatti c'ho la stufetta accesa qui
accanto! xD
baci e grazie!
- Shasha5: Beh si, è un avvenimento che sembra caduto
nell'oblio, ma purtroppo, forse, tornerà nella mente di entrambi. Certi errori
si pagano a lungo. Speriamo che il padre capisca! =D
alla prossima e grazie!
baci
- AKURA: come non detto, vero? ho iniziato già con i ritardi,
ma ho una buona scusa, no? xD
Si, Helena si è un pò
sciolta, ma forse perchè è una donna che ha preso Jordi un pò come suo figlio.
=)
Ovviamente è difficile per
Anthony, come sarebbe difficile per qualsiasi genitore, anche con la mente più
aperta dell'universo. =) ma vedremo nei prossimi capitoli cosa succederà.
Infondo, non è che può farci molto eh! xD
Il mio contatto è
sempre SweetPandemonium! =D
baci e alla
prossima!
- Georgette: la madre lo ha accettato velocemente, perchè io
nutro una segreta passione per Helena quindi non poteva essere la cattiva xD Ama
suo figlio fino all'indefinibile, come è possibile vedere in questo
capitolo =)
Di Chris se ne parlerà un
pò nel prossimo capitolo =)
bacioni e si, viva Queer
As Folk *_* <3
un grazie enorme anche
alle persone che piano piano stanno mettendo la mia fic nei preferiti e nelle
seguite!
Verso le dieci di sera
decisero che era arrivato il momento per i loro corpi di riposarsi. Anthony era
uscito dal suo studio solo per vedere se suo figlio era rimasto o se era aveva
deciso di andarsene, poi si era cambiato ed era tornato in
ufficio.
Brian comunque sapeva che,
per quante possano essere le responsabilità di un capo, in pieno agosto e per di
più nella settimana di Ferragosto, nessuno faceva tempo pieno a
lavoro.
Ma sapeva anche che, fin
da quando era piccolo, il lavoro era il modo che suo padre usava per scappare
dalle situazioni spiacevoli.
Non se ne sorprese
particolarmente.
Quando si divisero in
mezzo al corridoio, per andare nella proprie camere, non si diedero neanche la
loro solita Buonanotte.
Sorrisero leggermente e si
fecero un veloce gesto con la mano, prima di chiudersi dentro le rispettive
stanze.
Da quando vivevano insieme
erano soliti andare a dormire in boxer, per quel viaggio avevano deciso di
comprarsi un pigiama.
Brian aveva optato per un
pantaloncino e canotta total black, per Jordi stesso completo solo di un blu
notte e quella che doveva essere una pecorella disegnata sul petto. Molto
stilizzata.
Dava fastidio ad entrambi,
non ci erano più abituati.
E non erano neanche più
abituati a dormire soli, per questo, circa verso le due di notte – dopo che
Brian si fu svegliato per ben tre volte – si alzò dal letto e, in punta di
piedi, uscì dalla stanza.
Superò a passi leggeri il
pezzo di corridoio che lo separava dalla camera di Jordi e vi entrò, abbassando
la maniglia lentamente e cercando di non fare rumore.
Nella stanza era buio
pesto e non ci vedeva assolutamente nulla, ma cercò di figurarsi in mente la
stanza per non andare a sbattere contro qualche mobile.
Mise davanti le mani e
camminò lentamente fino a quando esse non toccarono il materasso morbido. Per
sbaglio diede un calcio ad una gamba del letto.
Imprecò sottovoce e si
maledì per non essersi infilato neanche le ciabatte.
Capì di essere almeno
nella parte giusta della stanza e si mise di lato, tastando con le mani per
vedere da che parte del letto ad una piazza e mezza si trovasse il suo
ragazzo.
Sentì che, fortunatamente,
si trovava al lato a cui Jordi dava le spalle, così alzò lentamente le coperte e
si mise accanto a lui.
- Ehi, quello è il mio
piede! – la voce del biondo lo fece sobbalzare.
- Eri sveglio!? – chiese,
sorpreso.
Lo sentì ridere
sommessamente e girarsi verso di lui – All’incirca da quando hai abbassato la
maniglia…- rispose, divertito.
Brian mise il broncio,
anche se Jordi non poteva vederlo, poteva sentirlo dalla sua voce. – Potevi
dirlo prima. Almeno avrei evitato un alluce dolorante per non svegliarti. –
Il biondino rise ancora,
ma passò una mano sul fianco del ragazzo, avvicinandosi ancora un po’ a
lui.
- Perché sei venuto? Non
riuscivi a dormire? – gli chiese a bassissima voce, prima di baciarlo sulle
labbra.
Dopo Brian annuì – Non
sono abituato a dormire solo…- si giustificò.
- Speravo che venissi. Ma
non pensavo l’avresti fatto…- la mano di Jordi dal viso scese sul collo
accarezzandoglielo con il pollice.
- E invece eccomi qui…-
sussurrò in risposta il ragazzo, ma ormai distratto. Infatti riusciva solo a
pensare alle labbra di Jordi che nel buio, dovevano essere davanti a
se.
Allora si mosse e si tese
sul corpo del ragazzo, cercando di raggiungere l’abat-jour posata sul suo
comodino. L’accese e finalmente un po’ di luce illuminò la
stanza.
Finalmente poteva vederle,
quelle labbra.
Le baciò immediatamente,
con forza e desiderio.
Si posizionò subito sopra
di lui, continuando a baciarlo fino a quando i suoi polmoni e anche quelli del
suo ragazzo non chiesero pietà.
- Non giocare con il fuoco
Brian! – lo riprese subito il ragazzo, ironico.
Jordi in effetti
scherzava, ma non aveva capito che il suo ragazzo invece faceva sul
serio.
Lo capì solo quando
riprese prepotentemente possesso della sua bocca.
Gli concesse quest’altro
bacio, poi però lo scosto da se, facendo forza con le mani sul suo petto. –
Smettila Brian. Non mi sembra proprio il luogo e la situazione adatta…- disse
sorpreso e innervosito dall’idea malsana che aveva avuto il
moro.
Brian sbuffò e tornò ad
occupare il suo posto accanto a lui e non sopra di lui.
Aveva avuto una mezza idea
di continuare ad insistere ma poteva capirlo persino lui che, in quella
settimana, poteva dimenticarsi di andare oltre il bacio.
- Che palle che sei…- il
commento però non lo potè proprio risparmiare.
Jordi sbuffò e gli diede
le spalle, tornando nella posizione iniziale e cercando di tornare a
dormire.
Quando vide la razione del
suo ragazzo Brian sospirò e fece aderire il suo petto alla sua schiena.
- Scusa. Sono un’idiota…-
sussurrò vicino al suo orecchio.
- Si, lo sei. Decisamente.
– concordò con lui Jordi.
Lo fece rimanere un po’
nel silenzio poi si voltò verso di lui e gli fece un
sorriso.
- Dormiamo ora okay? Siamo
stanchi…- gli accarezzò brevemente una guancia, un bacio veloce, poi tornò a
dargli le spalle per dormire.
Brian lo abbracciò e solo
così riuscì ad addormentarsi dopo pochi minuti.
°°°
La mattina dopo si
alzarono di buon ora, giusto per non far vedere a sua madre che entrambi
uscivano dalla stessa stanza.
Fecero colazione, loro due
ed Helena. Anthony era già a lavoro. Anche quello non sorprese
Brian.
Si vestirono e solo quando
furono sulla soglia della porta, pronti ad uscire, Brian si rivolse a sua madre.
- Mamma…puoi fare in modo
che papà sia qui a pranzo? Penso proprio che dovremmo
parlare…-
Sua madre annuì e gli
sorrise – Vedrò cosa posso fare. –
Lafayette era come se la
ricordava, una volta usciti dal suo quartiere.
Jordi si guardava intorno,
studiando tutto quello a cui passavano davanti.
Brian decise di fare la
stessa strada che, da ragazzo, faceva per andare a scuola, ma si fermò di scatto
solo quando passarono davanti ad un grande parco.
Jordi si voltò verso di
lui, vedendo che il ragazzo si era fermato così e ora guardava con sguardo fisso
e vuoto il grande giardino che si estendeva dopo un cancello, dall’altra parte
della strada.
- Come ho fatto a
dimenticarmene…- sussurrò Brian, a se stesso più che al
compagno.
Il biondo seguì il suo
sguardo e osservò anche lui la cancellata.
- È importante per te
questo posto? – chiese allora, mettendosi al suo fianco.
Brian, ancora con lo
sguardo perso, fece un leggero sorriso – Oh si, molto importante. Quando stavo
qui ci passavo spesso dei pomeriggi interi…-
Il ragazzo vide il suo
sguardo sognante e il sorriso che ancora gli distendeva le
labbra.
- Ci venivi con Christian,
vero? – chiese, sottovoce.
Brian non sembrò affatto
sorpreso quando Jordi nominò quel nome, e questa reazione fece capire al ragazzo
che aveva avuto ragione. Stava pensando proprio a lui in quel
momento.
Il moro si voltò verso di
lui e annuì – Si. C’è un albero laggiù, un po’ più discostato da tutti gli
altri. Era il nostro posto. – rispose, alzando il braccio e indicando un punto
oltre la cancellata.
Poi però lo tirò subito
giù e afferrò l’avambraccio di Jordi. – Andiamo ora. La gelateria è poco più in
la…- disse, cercando di incitarlo a camminare.
Ma il ragazzo non si mosse
– No – si rifiutò di muoversi – Voglio vederlo. – affermò
dopo.
Brian aggrottò le
sopracciglia e Jordi abbassò lo sguardo – Si, certo. Sempre se a te va…- cercò
di rimediare.
Non aveva pensato
inizialmente che magari Brian non ci voleva andare, non voleva vederlo. Forse lo
faceva soffrire.
Il moro lanciò un occhiata
al parco, e deglutì lentamente, prima di tornare a girarsi verso di
lui.
- No, va bene. Vieni…-
disse, prendendolo per mano e guardando a destra e a sinistra prima di
attraversare la strada.
Fecero ancora alcuni passi
e si trovarono all’interno della cancellata.
Il parco era proprio come
lo aveva lasciato. Forse c’era qualche alberello in più che stava
crescendo.
Continuò a stringergli la
mano mentre passavano il percorso lastricato attraverso l’erba corta del
parco.
C’erano bambini ovunque.
Chi giocava a pallone tra l’erba. Chi sulle giostre poco più in la. Chi le box
di sabbia, tenuti d’occhio dalle madri.
Nessuno stava facendo caso
a loro, quindi continuarono a camminare tranquillamente, fino a quando Brian non
lo fermò davanti ad un’enorme quercia che, come aveva detto, era un po’
discostata dal resto degli alberi.
Brian ci si avvicinò e
posò la mano sul tronco.
- Ci sedevamo sempre qui…-
si mise di spalle e si lasciò scivolare seduto sull’erba.
Poi girò la testa alla sua
sinistra e fece una leggera risata.
- Guarda qui…- fece poi al
ragazzo, passando la mano sulla corteccia.
Jordi, che era ancora in
piedi, si chinò sui polpacci davanti a lui e guardò il punto che Brian gli
indicava.
C’era un cuore inciso e
dentro due iniziali. C e B.
Jordi sapeva che avrebbe
dovuto infastidirlo. Sapeva che avrebbe dovuto sentire un briciolo di gelosia
nello stomaco, e in effetti lo sentiva. Ma fece di tutto per non darglielo a
vedere.
- Penso che quel giorno
Christian fosse ubriaco per permettermi di fare una cosa del genere…- disse
Brian, ridendo sommessamente.
Jordi invece lo guardò
negli occhi seriamente – Ti amava. Ti avrebbe permesso di fare qualsiasi cosa…-
sussurrò
Il più grande sentì la
gola seccarsi e invece gli occhi farsi umidi, per questo abbassò immediatamente
lo sguardo.
- Mi amava si. – abbozzò
un sorriso, appoggiando l’avambraccio su un ginocchio tirato più verso il petto.
– Sai quando me lo ha detto, che mi amava? – chiese poi, guardandolo un secondo
negli occhi, prima di tornare a guardarsi le mani.
- No. Quando? – lo
assecondò Jordi.
- Circa mezzo minuto prima
che mia madre entrasse in camera e ci trovasse a baciarci.- rise, ma non c’era
allegria né divertimento nella sua voce.
- Strana la vita eh!? –
fece, amaro – Era la cosa che più desideravo e l’ho ottenuta mezzo minuto prima
che tutto finisse…- gli occhi erano ancorati a terra, e c’era profonda tristezza
nella sua voce.
Jordi non sapeva
esattamente che dire, quindi si mise in ginocchio davanti a lui, sporcandosi un
po’ di verde i jeans chiari che indossava, e gli posò le mani sui
polpacci.
Solo a quel contatto Brian
alzò lo sguardo su di lui e si passò una mano tra i
capelli.
- Scusa. Io sto qui a
parlare di lui...Mi dispiace…- fece, sentendosi davvero in imbarazzo e in colpa.
Allungò una mano verso di lui e gli accarezzò una guancia.
Il più piccolo scosse
leggermente la testa, abbozzando un sorriso – Sono stato io a portarti qui.
Volevo che mi parlassi di lui. – sussurrò.
Poi rise piano, pensando
che fosse arrivato il momento di alleggerire la
situazione.
- Non ti pensavo tipo da
incidere un cuore con le iniziali sul tronco di un albero! – disse,
divertito.
Anche Brian rise,
lanciando un'altra occhiata all’incisione – Beh, ero solo un ragazzino.- cercò
di giustificarsi. Poi tornò a guardarlo – Se vuoi possiamo farlo anche noi…-
aggiunse, con un sorriso divertito.
Jordi scosse la testa –
Nono, questo è il vostro albero – rispose.
Brian sorrise ancora. Il
suo ragazzo non era certamente tipo da fare queste cose,
pensò.
Ma poi Jordi si avvicinò e
gli stampò un leggero bacio sulle labbra.
- Scegliamone un altro…-
Salve a tutti! Scusate
ancora per il ritardo ma ultimamente la scuola non mi lascia un momento libero.
=(
Ma oggi a scuola ho avuto
la possibilità di scrivere il capitolo della ricomparsa di Jacob <3 ma quanto
mi piace?! xD
I vostri commenti
sono davvero stupendi! *o*
x CrazyCarly: grazie
per il commento! *_* ti ho aggiunto su msn ma ancora non ho avuto la
possibilità di entrarci! Sai, la scuola e tutto il resto! a presto!
Ora vado a nanna che
domani c'è scuola e mi aspetta un interrogazione di italiano! e io odio
Machiavelli! >.<
Capitolo 6 *** V – I've waiting for so damn long ***
PageBreeze
V – I've waiting for so damn long
Quando decisero di alzarsi
dal posto che avevano occupato sotto l’albero, erano le undici di mattina e il
caldo iniziava a farsi davvero insopportabile. E Brian ODIAVA il
caldo.
- Lo andiamo a prendere
questo gelato, ora? – chiese a Jordi che si sventolava il viso tirando su e giù
l’orlo della sua t-shirt.
- Decisamente. Fa troppo
caldo…- si lamentò.
Brian prese per mano il
suo ragazzo che già, sognante, immaginava il suo cono enorme nocciola e
stracciatella.
Passarono il resto del
tempo chiusi nella gelateria, ringraziando la tecnologia per l’aria
condizionata, per poi tornare a casa verso l’ora di
pranzo.
Brian per quel tempo
passato fuori di casa con il suo ragazzo non aveva proprio pensato a cosa
avrebbe dovuto dire dopo a suo padre.
Sinceramente, aveva fatto
tutto per non pensarci.
Avrebbe lasciato tutto al
caso, avrebbe detto quello che si sentiva di dire in quel
momento.
L’istinto non poteva
proprio tradirlo quella volta, no?
Quando tornarono a casa e
sua madre venne ad aprire la porta, gli dedicò un
sorriso.
- Il pranzo è quasi
pronto. Lavatevi le mani e poi a tavola, okay? – fece, con tono
materno.
I ragazzi ricambiarono il
sorriso e andarono dritti in bagno, per eseguire l’ordine di
Helena.
Si lanciarono uno sguardo
attraverso lo specchio posizionato sopra il lavandino, mentre si lavavano le
mani contemporaneamente.
- C’è la sua giacca
sull’appendiabiti all’ingresso…- osservò Brian.
Jordi gli sorrise – Sta
tranquillo. Sono sicuro che alla fine andrà tutto bene. Anzi, inizio ad avere la
sensazione che quando Sabato torneremo a casa, ci dispiacerà anche un po’…-
fece, guardandolo divertito, sempre attraverso lo
specchio.
Brian sollevò una
sopracciglia scettico – Si certo, come no…- poi scoppiò a ridere, e con lui il
suo ragazzo.
- Il problema è che non so
proprio cosa dovrei dirgli…- disse quando tornarono seri, mentre si asciugava le
mani e passava il panno al suo ragazzo.
Jordi allora gli sorrise
ancora e, una volta posato l’asciugamano al suo posto, gli prese il viso tra le
mani – Devi. Stare. Tranquillo! – gli sillabò a due centimetri dalle sue labbra,
poi lo baciò velocemente.
Brian sembrò riflettere,
poi annuì allontanandosi – Si, sono già più tranquillo. –
affermò.
Uscirono dal bagno
ridendo, ma decisero di calmarsi prima di arrivare in
cucina.
Quando entrarono i suoi
genitori erano già seduti.
Helena alzò lo sguardo e
sorrise. Anthony rimase con lo sguardo fisso sul piatto davanti a
se.
- Salve Signor Mayer…-
salutò Jordi, per educazione.
Solo allora sembrò
risvegliarsi – Si, salve. Venite a mangiare, altrimenti si fredda tutto.-
rispose, con tono freddo Anthony.
Si sedettero allo stesso
posto che avevano occupato il giorno precedente e dopo un “Buon appetito”
generale, presero a mangiare.
- Allora Jordi…come ti è
sembrata Lafayette da quello che hai potuto vedere oggi? – chiese cortesemente
Helena, guardando il ragazzo con un sorriso.
Jordi si prese del tempo
per finire di masticare ed ingoiare il boccone di cibo, prima di
rispondere.
- Ho visto poco, ma quel
che ho visto mi piace…- disse, sorridendo, lanciando uno sguardo anche al suo
ragazzo, che però era serio e zitto da quando era iniziato il pranzo e
continuava a tenere lo sguardo sul suo piatto.
Non mangiava però, più che
altro giocava con il cibo.
- Ne sono contenta…-
commentò la donna. – Che cosa gli hai fatto visitare questa mattina Brian? –
chiese poi a suo figlio.
Solo allora Brian alzò lo
sguardo – Beh, ci siamo fermati al Lincoln Park. Poi siamo andati a prenderci un
gelato…- rispose distrattamente, facendo spallucce.
Sua madre annuì, prima di
tornare a rivolgersi a Jordi – Ci sono anche altri posti carini che Brian forse
avrà la possibilità di mostrarti, in questa settimana…- disse ed il ragazzo
annuì, sorridendole.
Il fatto divertente era
che a Jordi andava davvero di visitare quella città.
Voleva passeggiare in
quelle strade e sentir raccontare a Brian tutto quello che sapeva, tutto quello
che aveva vissuto e tutto quello che aveva fatto quando era un
ragazzino.
Perché si era reso conto
che stavano insieme quasi da un anno e sapevano così poco uno della vita
dell’altro.
Brian gli aveva detto
sempre il minimo indispensabile su come era stata realmente la sua vita a
Lafayette, prima dell’arrivo di Christian. E anche di lui, ne aveva parlato
davvero poco.
Non sapeva esattamente
perché volesse così tanto sapere qualcosa di più su questo misterioso ragazzo.
Una qualsiasi persona al suo posto sarebbe stata gelosa e avrebbe fatto di tutto
per chiudere quel vecchio argomento in un baule dimenticato in
soffitta.
Ma no, lui voleva sapere
cosa era successo con Christian. Voleva sapere di più sul primo amore di Brian.
O forse,
semplicemente…voleva sapere tutto del proprio primo
amore.
°°°
Quando finirono di
pranzare, Jordi si alzò educatamente dicendo che aveva disperatamente bisogno di
una doccia.
Era una giornata davvero
caldissima e Brian lo aveva fatto sudare.
Helena invece iniziò a
sparecchiare e a mettere tutto nel lavandino.
Quel giorno non gli andava
di usare la lavastoviglie, preferiva fare a mano.
Tutto questo ebbe come
risultato Brian e Anthony seduti sul divano in salotto…da soli.
Rimasero in silenzio
qualche eterno minuto, prima che Brian si schiarisse la
voce.
- Non vai a lavoro oggi
pomeriggio? – chiese, a bassa voce, ruotando un po’ il busto verso suo
padre.
Anthony si grattò la nuca,
a disagio. – No, tua madre mi ha chiesto di prendermi un pomeriggio libero…-
rispose, distrattamente, prima di allungarsi verso il tavolino posizionato di
fronte al divano e prendere il telecomando.
Stava per puntarlo contro
la televisione e premere il pulsante d’accensione quando Brian
parlò.
- Non farlo. Non accendere
la televisione. Non ho intenzione di passare la settimana ad aspettare un
momento giusto come questo per parlare…- fece, sempre sussurrando, mentre si
torturava le mani.
Era in momenti come questi
che si ricordava il motivo per il quale, per quattro anni, aveva odiato quella
casa, quella città e quelle sensazioni che era tornato a
provare.
La sensazione di essere
tornato un bambino davanti a suo padre, che si trova a disagio e non riesce a
parlare come un uomo.
Si, non si sentiva affatto
l’uomo che era in quel momento.
Sentì Anthony sospirare,
con lo sguardo ancora puntato sullo schermo spento della tv, prima che mettesse
giù il telecomando.
- Okay Brian. Parla
allora…- lo invitò, prendendo il coraggio di girarsi verso il figlio e guardarlo
negli occhi.
Brian prese un profondo
respiro, sentendo nel profondo del cuore che era quello il momento che da tempo
aveva rinunciato di aspettare.
Era il momento della
verità.
- Lo so papà, che è
difficile da accettare. Lo è stato anche per me all’inizio, non credere il
contrario. Io…non riuscivo a capire perché ero diverso dagli altri. Perché mi
ero innamorato di un ragazzo e non di una di quelle ragazze che tutti reputavano
bellissime.- si interruppe, abbassando lo sguardo.
Anche suo padre, dopo le
prime parole non era riuscito a trattenere il suo.
- Ma…io sono così. Dio mi
ha messo al mondo così. – abbozzò un sorriso, chiudendo le mani tra le ginocchia
e guardandole attentamente, anche se la sua testa cercava di mettere insieme in
un discorso logico tutto quello che aveva da sempre voluto
dirgli.
- È così che sono. E amo
Jordi. E ho amato Christian. – alzò lo sguardo su di lui, sentendo un dolore al
petto quando nominò quel nome.
Era questo che premeva di
uscire. Era la verità nascosta di tanti anni, che stava cercando il suo
sfogo.
- E non voglio più
nascondere la verità. In tutti questi anni in cui mi sono tenuto lontano da
casa, ho dato a voi la colpa di tutto. – i suoi occhi tornarono per un attimo
pieni di risentimento. – Del fatto che non riuscissi più a relazionarmi
normalmente con le persone, del fatto che ogni cosa mi ricordasse quello che
avevo assaggiato e poi perso. Tutto mi ricordava lui. E si, quando l’ho saputo,
ho dato a voi la colpa della sua morte.- abbassò lo sguardo contraendo i muscoli
del volto quando sentì le lacrime pungergli gli occhi.
- Se mi aveste detto dove
si trovava, a quest’ora sarebbe vivo! – la voce che aumentava leggermente di
volume, ma trattenuta.
Vide Anthony portarsi le
mani al viso, per poi passarle tra i capelli, prima di respirare
pesantemente.
Brian sospirò, cercando di
calmarsi.
- Ma l’ho superata. Jordi
mi ha aiutato a superarla. Jordi mi ha tirato fuori da quel tunnel orribile in
cui mi sono trovato per questi quattro anni. Ero solo papà, ero solo come un
cane, prima del suo arrivo. – tirò su col naso e si arrabbiò con se stesso
quando si sentì sull’orlo delle lacrime al ricordo degli anni che aveva
passato.
Non aveva avuto nessuno
con cui parlare. Solo, in una grande città come New
Orleans.
Solo, senza compagni di
studi durante l’università. Con Sween l’unico accenno di rapporto
umano.
Ma quando iniziò a vedersi
seduto da solo, in quelle aule enormi, faceva in modo che un'altra immagine
prendesse il suo posto.
L’immagine di una angelo,
seduto nella terza fila, quinto posto a partire da destra in una di quelle
grandi aule.
Abbozzò un sorriso a quel
ricordo – Ma vi ho perdonato. Sono riuscito ad andare avanti. Ed è questo che mi
ha portato qui. Quello che mi ha convinto a cercare di ricominciare da capo,
lasciando indietro quello che è stato…- prese un profondo respiro, consapevole
del fatto che quello che aveva da dire lo aveva detto.
La sua coscienza ora era
apposto. Tutto quello che si era tenuto dentro per tutti quegli anni lo aveva
abbandonato, ed era stato come togliersi un immenso masso dalle
spalle.
Ora toccava a Anthony dire
qualcosa e questo lui sembrò capirlo.
Infatti prese ad agitarsi
sul divano.
Raddrizzò la schiena,
mettendosi dritto, poi tornò in avanti, ad appoggiarsi con i gomiti sulle
ginocchia.
Solo dopo qualche minuto
si alzò in piedi e prese a camminare avanti ed indietro accanto al divano, sotto
lo sguardo teso di Brian che voleva disperatamente che suo padre dicesse
qualcosa.
Ad un certo punto però
Anthony si fermò e si mise una mano sulla bocca, facendo poi scivolare sul collo
umido di sudore. Faceva dannatamente caldo.
Annuì, forse ad un suo
pensiero, poi prese un profondo respiro.
- Vorrei dire che mi
dispiace. Vorrei dirti che se tornassi indietro non rifarei la stessa cosa ma,
Brian, non posso farlo, perché non lo so se non lo farei di nuovo. – puntò gli
occhi in quelli gemelli del figlio che subito aggrottò le sopracciglia, non
sapendo cosa stesse dicendo.
- Quando abbiamo scoperto
di quello che c’era tra te e Christian, sia io che tua madre ci siamo dannati
fino all’esaurimento. Era colpa nostra, è vero. Ma solo perché siamo stati noi
ad accogliere Christian in casa. Siamo stati noi ad accomodare la situazione che
poi si è sviluppata. – si bagnò le labbra con la
lingua.
- Per quanto ipocrita può
essere la gente, Brian. Nessuno vorrebbe che il proprio figlio sia, beh…così. Per questo, quando i Davis hanno deciso di mandare
Christian in un collegio militare, non ti abbiamo detto nulla anche se tu
continuavi a chiederci come un pazzo dove lo avessero portato. In questo momento
si, me ne pento. Se avessi saputo che sarebbe andata a finire in quel modo,
forse te lo avrei detto. Ma io, io e tua madre, speravamo che una volta che ti
avessimo allontanato da lui tu saresti tornato…normale. – prese
fiato, sotto lo sguardo ferito di suo figlio.
Ma in fondo cosa si
aspettava Brian? Che suo padre gli dicesse che gli dispiaceva e lo ringraziava
per il suo perdono?
- E ora non saprei
cos’altro dire se non che…beh si, sono molto fiero di te…-
Brian spalancò gli occhi,
sorpreso. Cosa aveva appena detto?
- Io avrei voluto avere il
tuo stesso coraggio quando ero ragazzo. Forse tante cose sarebbero state
diverse. Forse la mia vita sarebbe stata diversa. Ma tu, figlio mio, sei sempre
stato diverso. Diverso, intelligente e coraggioso. Hai fatto la tua vita senza
cambiare per nessuno, visualizzando sempre i tuoi obbiettivi e non arrendendoti
mai. Sono fiero di te e basta. – Anthony abbozzò un sorriso e Brian si chiese da
quanto non lo vedeva sorridere.
- Pensi che sia un modo di
ricominciare? – chiese, guardando il ragazzo con le sopracciglia
alzate.
Brian sorrise leggermente
– Si, penso di si. -
Eccomi tornata, scusatemi
per il ritardo, ma ho scritto tanto e la voglia di postare era a zero!
xD
La situazione con Anthony
sembra essersi sistemata e ho colto l'occasione per accennare un pò della vita
pre-Jordi di Brian a New Orleans. Non dimenticate che è stato molto tempo da
solo prima del suo arrivo.
Se ne parlerà ancora, nei
prossimi capitoli. Ahah, mi piace parlarne come se io non ne sapessi nulla
xD
Mi distaggo un pò dato che
domani c'ho il 90% circa di possibilità di essere interrogata a Chimica e anche
se ho studiato non mi sento preparata, ma non penso che in chimica mi sentirò
mai preparata! =)
Però non mi interessa
perchè sono troppo contenta! Oggi ho pagato la quota per il
camposcuola!
IL
MESE PROSSIMO IN SPAGNAAAA!!
è meraviglioso perchè
potrò andare a vedere personalmente i posti che dovrò descrivere, in futuro.
Ma non vi dò spoiler!
;)
Rispondo ai vostri
commenti: =)
- CrazyCarly: ahah, no cara, non era un errore!
xD
La storia di Brian e
Chris è molto triste. E io anche se non ho scritto niente di effettivo su
di lui, mi sono affezionata a questo personaggio =( quando ho scritto i prossimi
capitoli, dove si parla più di lui, ho non pochi problemi!!
Il nome per la madre di
Bri è un un tributo a Helena dei Misfits e Helena dei My Chemical Romance
=D
Grazie grazie e alla
prossima! =D
- Shasha5: a chi lo dici! ormai sono un tutt'uno con loro.
Oppure loro lo sono con me! xD Mi fa piacere comunque che la storia coinvolga
dal punto di vista emotivo *o* è uno dei miei obbiettivi!
Grazie mille <3 alla
prossima!
- Mena89: purtroppo è vero, ho pochissimo tempo, ma quando
scrivo cerco di estraniarmi dal mondo e così che riesco a concentrarmi
abbastanza da non fare dei casini assurdi. Però poi si vede come sto sempre con
la testa fra le nuvole, dato che prima stavo aggiornando l'ultimo capitolo che
ho scritto, cioè il ventesimo, invece di questo! xD Sempre con la testa altrove!
xD
grazie mille! <3 e alla
prossima!
- AKURA: teeenero Jo! *o* xD almeno quanto Quinn biondo! xD
Brian sapeva che sarebbe
stato difficile tornare in questi posti, perchè i ricordi sono dietro ogni
angolo, ma c'è Jordi con lui quindi è doppiamente forte è può sopportare tutto
<3<3
grazie milleee!
- Georgette: eheh, nono, non dopo il primo bacio. Avevano già
consumato! xD Scoperti appena dopo che si erano detti "ti amo". Penso che sia
ancora più triste però =( mi sono sentita una stronza a scrivere sta cosa! xD
Lo sai che ci sto pensando
di andare al parco, scrivere le iniziali e fotografarle? xD Sperando che non mi
arrestano! xD
Brian sta già andando in
panico per la castità forzata che dovrà sopportare! xD Poi Jordi è un pò
paranoico in casa dei suoi suoceri ù_ù xD
Brian si alzò velocemente
dal divano andandogli incontro e abbracciandolo velocemente. Anche si potevano
contare sulle dita di una mano le volte in cui si erano abbracciati, quella
volta sentiva di volerlo fare
assolutamente.
- Grazie – sussurrò, prima
di allontanarsi da lui.
Stava per uscire dal
soggiorno, per andare a cercare Jordi, ma si voltò un’ultima volta sulla
porta.
- Ah papà…ora puoi dirmi
dove si trova? – chiese, con una mano poggiata sull’arco che divideva l’entrata
dal soggiorno.
Anthony annuì – L’hanno
portato qui. È al cimitero di Lafayette…- rispose, a bassa
voce.
Brian annuì, abbozzando un
sorriso, prima di uscire dalla stanza.
La porta del bagno, dritta
davanti a se, era leggermente accostata quindi Jordi era già uscito dal bagno,
per questo deviò per andare a cercarlo nella stanza degli
ospiti.
Entrò nella stanza aprendo
la porta con un po’ di fretta. Voleva assolutamente raccontare tutto a
Jordi.
Ma quando entrò vide che
il ragazzo era steso sul letto, in posizione fetale, e sembrava essere
addormentato.
Quindi chiuse la porta con
più delicatezza e avanzò lentamente verso il letto, sedendosi sul lato a cui
Jordi dava le spalle.
Gli posò una mano sul
fianco – Jordi…- lo chiamò gentilmente.
Il piccolo si lamentò un
po’ nel sonno, poi si voltò e, ancora con gli occhi mezzi chiusi, prese
debolmente il braccio di Brian.
- Brian…- sussurrò, con la
voce arrochita dal sonno – Come è andata? – aprì gli occhi, ma subito dopo
sbadigliò.
Il moro sorrise,
intenerito. – Tutto bene. Dormi ora…- fece, accarezzandogli i
capelli.
Jordi si voltò
completamente verso di lui – Nono, sono sveglio. Racconta…-
ribatté.
Brian si chinò e gli baciò
una guancia – Dopo. Ne parliamo dopo. Ora dormi.-
Stava per ribattere ancora
ma Brian lo zittì con un bacio. – Dormi –
E in effetti Jordi aveva
davvero tanto sonno. Fece come gli aveva detto.
°°°
Quando Jordi si fu
addormentato Brian uscì di casa.
Erano appena le tre di
pomeriggio e faceva un caldo soffocante, ma mentre camminava sicuro per le
strade di Lafayette, la temperatura non parve proprio
interessargli.
Non si fermò un attimo e
camminò dritto fino a quando non arrivò davanti ad un grande cancello
nero.
Era buffo il fatto che
quello che riteneva il posto più bello dell’intera città, ora gli facesse così
paura.
Il cimitero di Lafayette
era il più bello che avesse mai visto, neanche quello di una città grande come
New Orleans lo superava.
Varie statue raffiguranti
angeli così realistici da sembrare veri, guardavano il cielo con le mani unite
in segno di preghiera.
C’erano fiori su ogni più
piccola tomba, anche in quelle più vecchie. Da quanto era bambino c’era sempre
stato uno strano signore, che viveva proprio li accanto al cimitero, che si
occupava di queste cose come pulire le lapidi e cambiare i
fiori.
Inutile dire che quando
era piccolo, i ragazzi più grandi ne dicevano di tutti i colori su quel pover
uomo. Chi diceva che era un vampiro, chi un licantropo, chi che catturava i
bambini che si avventuravano nei pressi del cimitero e li uccideva in qualche
arcano modo.
Si guardò intorno,
sognante, mentre passava sul selciato che passava tra le
tombe.
Vide molte donne vestite
di nero chinate a pregare. Chi cambiava i fiori.
C’era qualcuno che
piangeva, poco più in la. Forse aveva perso qualcuno da
poco.
Continuò a camminare, con
le mani affondate nelle tasche dei jeans, fino a quando non trovò il custode del
cimitero. Guardandolo si rese conto che era la stessa persona che c’era quando
era piccolo, solo più anziano.
Capelli bianchi, un po’
stempiato, rughe profonde sul volto e aveva messo su una pancia da amante
dell'alcool.
- Scusi…- iniziò,
avvicinandosi all’uomo che si girò e gli sorrise gentilmente. Alla vista
sembrava burbero, ma fortunatamente si sbagliava.
- Dica…- lo invitò a
parlare.
- Sa per caso dove si
trova la tomba di Christian Davis? – chiese, a bassa
voce.
L’uomo sembrò riflettere,
guardandosi intorno – Allora…dovrebbe essere…da quella parte!- disse, dopo
qualche indecisione, indicando la sua destra.
Tornò a guardare Brian –
Si, dovrebbe essere da quella parte. La
Signora Davis viene a trovarlo tutte le
domeniche…- sorrise.
Brian ricambiò
strettamente – Grazie…- rispose semplicemente, prima di andare per la direzione
indicata dal guardiano.
Guardò attentamente tutte
le lapidi cui passava davanti, leggendo nomi su nomi e date su date, e guardando
distrattamente le fotografie su ognuna di esse.
Poi finalmente la vide.
Lesse il suo nome, la data di nascita e di morte.
Christian
Davis
* 4 Settembre
1984
† 9
Dicembre 2005
Fece un profondo respiro e
si piegò sui polpacci, davanti alla lapide.
Riconosceva quella foto,
forse l’aveva vista una di quelle volte in cui era andato a casa di Christian.
Aveva i capelli più corti
in quell’occasione e legati più ordinatamente in un codino nascosto dietro la
nuca. Abbozzava un sorriso. Nelle foto che aveva visto di lui non ce n’era mai
una in cui sorridesse.
Ma lui ricordava una foto
di Christian. Una foto che avevano fatto insieme, e lui sorrideva!
La
ricordava…
Gli occhi azzurri
spiccavano nella foto, ma ricordava benissimo che lo facevano in ogni caso. I
suoi occhi erano forse i più belli che avesse mai
visto.
Freddi a volte, ma bastava
una giusta inclinazione delle sopracciglia per farlo diventare lo sguardo più
dolce dell’universo.
Forse era la foto che i
suoi genitori avevano ritenuto più “decorosa” per essere messa su una lapide, ma
comunque si vedeva per metà la maglia nera con il logo degli Iron Maiden che
Christian indossava. Ma andava bene, perchè lui era così e così doveva essere
ricordato.
Si avvicinò e posò le dita
sulla foto, contenuta in una piccola cornice ovale di
bronzo.
- Ciao Chris…- sussurrò,
mentre gli occhi si facevano lucidi.
Rimase in silenzio,
chiedendosi se Christian potesse sentirlo.
Era così che gli avevano
insegnato da piccolo quando lo portavano a visitare la tomba di suo
nonno.
“Brian, parla con il
nonno. Lui può sentirti”
E allora decise di
prendere alla lettera quello che sua madre gli aveva
detto.
Iniziò a parlare. A
scusarsi, a chiedere perdono per non averlo salvato, per essersi arreso. E gli
disse che nella sua vita, non lo avrebbe più fatto.
Non si sarebbe mai più
arreso.
°°°
Se gli avessero chiesto
quanto tempo era rimasto li immobile, non avrebbe saputo rispondere. Aveva
parlato e parlato. La cosa bella era che in quel posto nessuno ti guardava male
se parlavi da solo.
Sapeva solo che il caldo
stava lentamente diminuendo, segno che si andava verso sera, e la sua gola ora
era secca.
E proprio quando il sole
iniziava a perdere la sua forza Brian, ancora inginocchiato davanti alla tomba,
si sentì toccare una spalla e poi qualcuno che si inginocchiava accanto a
lui.
Si voltò, sobbalzando un
po’ spaventato dal contatto improvviso, ma quando si girò e vide Jordi abbozzare
un sorriso verso di lui, si calmò subito.
- Ehi…come mi hai trovato?
– chiese.
- Mi ha detto tuo padre
dove trovarti. Anche se ho dovuto chiedere informazioni a circa tre persone per
arrivare fin qui…- commentò.
Brian sorrise – Scusa.
Avrei dovuto avvisarti.-
Il biondo fece spallucce –
Non fa niente, tranquillo. – poi si voltò verso la lapide, davanti a loro. – Era
molto bello…- sussurrò, dopo aver osservato per qualche secondo la
foto.
Anche Brian si voltò a
guardarla – Si, molto.- confermò.
Jordi guardò il ragazzo
accanto a se – Parlami di lui…- disse, sistemandosi meglio
sull’erba.
Il moro continuava a
tenere lo sguardo sulla foto – Cosa vuoi che ti dica? –
chiese.
- Dimmi com’era.
Caratterialmente.- precisò.
Brian prese un lungo
respiro e annuì – Era scontroso, prepotente ed orgoglioso. Era taciturno e
sarcastico. Non si apriva mai di spontanea volontà, dovevi sempre toglierli le
parole di bocca con le pinze. Ti lasciava sempre nel dubbio, qualsiasi cosa
facesse o dicesse. Non sapevi mai qual’era la mossa giusta da fare con lui. A
volte era frustrante…- abbassò lo sguardo, guardandosi le mani unite sulle
cosce.
- Poi però c’erano quei
momenti in cui si sbottonava. Erano rari, è vero. Però valeva la pena di
aspettarli. Non parlo di dichiarazioni d’amore o parole sdolcinate. A volte
erano anche solo un tono di voce che aveva usato, o un modo particolare in cui
mi aveva toccato, che mi facevano venire le farfalle nello stomaco. – si voltò
verso Jordi, solo un secondo, forse per confermare che la sua sensazione di
essere osservato era giusta.
Jordi aveva gli occhi
fissi su di lui, e non accennava a voler smettere di guardarlo.
Brian abbassò nuovamente
lo sguardo.
- A volte invece era
impossibile avvicinarlo. Penso che il suo umore fosse influenzato molto dai suoi
genitori. Sai, è sempre stato molto in conflitto con loro. Sono un po’ la copia
dei miei, in quel quartiere sembrano fatti tutti con lo stampo, solo che io
riuscivo ad estraniarmi facilmente. Bastava che pensassi a quando sarei andato
all'università e me ne sarei andato da qui. Mi bastava pensare ai miei sogni. Ma
per lui non è mai stato così. È sempre stato molto pessimista nei confronti
della vita. Non si vedeva tagliato per fare nulla, e si portava sempre dentro la
paura di non trovare un posto nel mondo. – abbozzò un sorriso.
- Ovviamente lui non me ne
ha mai parlato. Come potrai immaginare mi piaceva psicanalizzare le persone
quando ero ragazzo. Ora lo faccio per lavoro, prima per diletto. -prese un profondo respiro prima di
continuare.
- Io continuavo a
dirglielo che nella vita avrebbe potuto fare quello che voleva. Dicevo che nel
mondo c’è un posto per tutti, basta solo cercarlo. Lui mi zittiva sempre. Non
voleva che andassi avanti con i miei discorsi. Questa mi fa capire che avessi
ragione, su tutta la linea. –
- Penso che la scoperta
che abbiamo fatto insieme, sulla nostra sessualità, abbia colpito più lui di me.
Anzi, ne sono sicuro. All’inizio l’ha presa davvero male, anche se è stato lui a
fare la prima mossa. Era molto confuso ed arrabbiato con se stesso. All’inizio
se l’è presa anche con me. Ma poi si è arreso. Si è arreso al sentimento che
provavamo, come se l’amore fosse un Dio che non dovevamo rifiutare. Sarebbe
stato un peccato mortale, rifiutarlo. - si interruppe, nascondendo il viso tra
le mani.
- Mi è mancato così tanto,
mentre ero da solo a New Orleans. Ero solo e l’unica persona a cui riuscivo a
pensare era lui. Riuscivo a trovare temporaneo sollievo nelle persone che
incontravo ed abbordavo facilmente al bar. Dio come mi facevo schifo in quel
periodo. Mi sembrava di pugnalare lui e quello che c’era stato tra di noi, ogni
volta che riuscivo ad attirare così facilmente degli occhi su di me. E più ci
pensavo, più ero arrabbiato e più mi mancava…- alzò lo sguardo finalmente e
Jordi vide delle lacrime raccolte agli angoli dei suoi
occhi.
Abbozzò un sorriso –
Quando sei arrivato stavo per crollare. Non so quanto altro tempo avrei potuto
resistere…- sussurrò.
Jordi allungò una mano
verso di lui e la poggiò sul suo avambraccio, poi si mise anche lui in ginocchio
per poterlo abbracciare stretto.
- Io so che lo amerai
sempre. Giuro che non ti farò mai storie per questo. Spero solo di essere in
grado di renderti felice, come ha fatto lui…- gli sussurrò all’orecchio, un po’
insicuro.
Brian lo scostò subito da
se per poterlo guardare attentamente, sondando nei suoi occhi. – Ma che dici?
Certo che mi rendi felice. Ho fatto o detto qualcosa che ti ha fatto capire il
contrario? – Jordi scosse subito la testa, negando.
Allora il moro sorrise e
gli passò una mano dietro la nuca per avvicinarlo nuovamente e baciarlo
leggermente sulle labbra.
- Sono contento che tu
abbia capito quello che mi lega a lui. – disse poi, accarezzandogli una
guancia.
Jordi gli sorrise
semplicemente, senza rovinare quel momento con altre parole
inutili.
Allora Brian sospirò e si
voltò ancora verso la lapide. Ne accarezzò ancora la foto con la punta delle
dita e sussurrò qualcosa a voce talmente bassa che Jordi non riuscì a sentire,
anche se era a pochissimi centimetri da lui.
- Andiamo ora. Sono stanco
e vorrei dormire…- disse poi, alzandosi.
Le gambe erano anchilosate
e gli facevano male.
Si mise li accanto,
aspettando che anche il suo ragazzo si alzasse.
Ma Jordi rimase ancora
qualche secondo inginocchiato sull’erba davanti alla
lapide.
Si sporse un po’ verso di
essa e, guardando attentamente e con sguardo dolce la foto, sussurrò: - Riposa
in pace Chris. Lo farò felice e lo proteggerò, te lo prometto. -
Oh, ragazzi. Che capitolo
diffile da scrivere è stato questo, non potete immaginare!
Scusate il ritardo ma
oltre alla scuola mi sono dedicata ad un'altra breve originale e devo anche
finire un sacco di fic! xD Vi faccio sempre aspettare così tanto -//- però state
tranquille perchè non ho intenzione di sparire! =)
In questo capitolo si è
saputo un pò di più di Chris. Amo sempre di più questo personaggio anche se mi
sono resa conto che non è facile scrivere di lui. O meglio è difficile scrivere
di lui prendendo in considerazione il dolore profondo che ha provato Brian, dato
che è lui che racconta.
Il cimitero di Lafayette
l'ho descritto come i miei tipi di cimiteri preferiti. Okay, tutto questo è
piuttosto macabro ma mi piacciono tantissimo quei cimiteri con le statue di
angeli, le cappelle antiche etc.
Se solo potessi farvi
vedere come mi immagino tutto io! xD
Grazie mille alle persone
che hanno commento lo scorso capitolo! =D
Sono sempre più felice di
vedere come Brian&Jordi siano amati! Così sembrano quasi veri! Anche se per
me un pò lo sono! Come se quando scrivo di loro, sono qua dietro la sedia del
mio computer e mi maledicono perchè gliene faccio passare di tutti i colori!
xD
Quella notte Brian si sentiva
troppo stanco, sia fisicamente che psicologicamente, per non riuscire a dormire.
Per questo rimase nel suo letto, e solo qualche minuto dopo si
addormentò.
Jordi invece, avendo dormito
quel pomeriggio, faticava a prendere sonno e stava sdraiato sul letto con gli
occhi aperti nel buio, aspettando e sperando che Brian anche quella notte
venisse a dormire con lui.
Ma erano già le tre di notte e
Brian ancora non si era fatto vedere. Aveva detto che era stanco e immaginò
facilmente il fatto che forse stesse già dormendo da un
pezzo.
Sbuffò nel buio e si fece una
nota mentale: Non dormire mai più di pomeriggio.
Dopo un'altra mezz’ora persa a
cercare di addormentarsi, decise che se Maometto non andava alla Montagna,
la Montagna
sarebbe andata da Maometto.
Per questo si alzò e, senza
mettersi le ciabatte perché avrebbero fatto rumore, uscì dalla stanza e
silenziosamente attraversò il corridoio fino ad arrivare alla stanza di
Brian.
Abbassò pianissimo la maniglia
ed entrò nella stanza buia, per poi andare verso dove sapeva si trovava il letto
del suo ragazzo.
Non voleva svegliarlo ed era
un po’ rassicurato dal fatto che Brian avesse il sonno abbastanza pesante, al
contrario suo.
Quando arrivò vicino al letto
però vide gli occhi aperti di Brian, sembravano brillare nel buio – Sei tu a non
riuscire a dormire stanotte? – chiese, con voce molto
assonnata.
- Scusa! Non volevo
svegliarti! – sussurrò dispiaciuto Jordi.
- Non preoccuparti. Vieni
qui…- si spostò più in la nel letto a una piazza e mezza e gli alzò il lenzuolo
per farlo stendere accanto a lui.
Dopo essersi sdraiato Jordi lo
abbracciò e sospirò, chiudendo gli occhi.
- Torna a dormire ora…- gli
disse, sussurrando.
- Sei sicuro di stare bene? –
chiese però Brian, posando una mano sul suo petto.
- Si, certo. Sto bene. –
Brian alzò gli occhi su di lui
– Ho l’impressione che tu voglia dirmi qualcosa. È questo il momento giusto,
avanti. Altrimenti non riuscirai a dormire…- gli disse, cercando di convincerlo
a parlare.
Jordi sospirò, inumidendosi
poi con la lingua il labbro inferiore.
- Perché sono stato diverso da
quelli che incontravi nei bar? Perché non mi hai lasciato perdere dopo che
abbiamo fatto sesso? – chiese, a bassissima voce.
Brian rimase in silenzio per
qualche eterno secondo prima di rispondere. Gli occhi fissi nel buio ma con la
testa ancora appoggiata sul suo petto.
- Perché mi hai guardato in
modo diverso da come facevano loro. Tu mi hai guardato per caso. Mi hai guardato
perché anche il resto della classe lo faceva. – sorrise, divertito, alzandosi
poi su un gomito per riuscire a guardarlo.
- Se quel giorno non fossi
stato preso a guardarti, avrei sentito la voce di Sween che mi chiamava e avrei
risposto. Ma stavo lì a fissarti come un’idiota, perché eri troppo bello per non
essere fissato. – Jordi fece un sorriso imbarazzato e distolse per un secondo lo
sguardo.
- E se io non avessi fatto
quella gaffe tu non avresti spostato gli occhi su di me con quel sorriso
divertito sulle labbra e allora io avrei fatto di tutto per fare in modo che tu
mi guardassi. Come facevo con quelli che rimorchiavo in giro. – abbassò lo
sguardo, ridendo sommessamente.
- Non lo so. È una
stupidaggine davvero. Ma ha cambiato tutto. Ha fatto in modo che tutto fosse
diverso. –
Jordi annuì e sorrise,
passandogli poi un braccio sulle spalle per tirarselo nuovamente
contro.
Ma Brian non sembrava aver
ancora voglia di tornare a dormire, anche se sbadigliava ad intervalli
regolari.
- A proposito…non mi hai mai
detto che cosa hai pensato la prima volta che mi hai visto!- fece, tamburellando
con il palmo della mano sul suo petto.
Jordi sospirò e socchiuse gli
occhi, cercando di ricordare.
- Uhm…ricordo che mi sono
chiesto quanti anni avessi. Eri giovane per essere già assistente di un
professore. – storse un po’ le labbra – E poi…si, ho pensato che fossi un po’
addormentato, dato che non hai sentito quando Sween ti ha chiamato! – disse poi,
ridacchiando.
Brian era deluso – Tutto qui?
–
Jordi rise ancora per qualche
secondo – No…- fece, ora serio – Ricordi quando sono venuto a chiedere la lista
dei libri di testo? – chiese. Brian annuì. Certo che
ricordava!
- Beh, eri preso a leggere e,
con le cuffiette dell’I-Pod nelle orecchie non hai sentito che mi avvicinavo.
Quando ti ho chiamato e hai alzato la testa di scatto, spaventato, e hai fissato
i tuoi occhi su di me. – ricordo, poi sorrise – Beh, la prima cosa che ho
pensato e che avessi degli occhi bellissimi. -
Il moro sorrise. Oh si, ora
era decisamente più soddisfatto.
- Hai ottenuto quello che
volevi? Ora possiamo dormire? – chiese Jordi, sollevando le
sopracciglia.
Brian annuì – Si, ho ottenuto
esattamente quello che volevo. Dormiamo. – chiuse gli occhi, stringendosi a
lui.
Oh si, aveva ottenuto quello
che voleva.
°°°
La mattina dopo l’atmosfera in
casa era decisamente diversa da quella dei due giorni precedenti.
Erano così tranquilli che si
dimenticarono anche del fatto che forse, il fatto di vederli uscire dalla stessa
stanza la mattina presto, avrebbe potuto turbare Anthony o
Helena.
Infatti Jordi uscì dalla
stanza sbadigliando innocentemente, lasciando Brian a dormire in camera.
Si rese conto di tutto solo
quando, una volta in corridoio, si accorse che Helena lo aveva visto uscire da
quella stanza mentre andava verso la cucina.
Si irrigidì e si passò una
mano tra i capelli – Buongiorno…- disse, dopo essersi schiarito la
voce.
Helena però sorrise, anzi
forse è più esatto dire che ridacchiò – Buongiorno. Brian dorme? –
chiese.
Jordi annuì, ricambiando
imbarazzato il sorriso.
- Vieni. Ti preparo qualcosa
da mangiare…- fece allora la donna, ancora con un leggero sorriso furbo sulle
labbra, continuando verso la cucina.
Quando si mise a tavola era
solo. Immaginò che Anthony si stesse ancora preparando per il
lavoro.
Helena gli mise velocemente
davanti una tazza di caffè e un piatto di biscotti al cioccolato, poi si sedette
di fronte a lui mentre Jordi, troppo imbarazzato, beveva affondando il naso
nella tazza.
- Se volevate dormire insieme
bastava dirlo. Non serviva giocare a Lupin per andare uno nella stanza
dell’altro. –
Il ragazzo spalancò gli occhi,
sorpreso. Se ne era accorta?
Helena rise – Dai, non fare
quella faccia. Sai, mio figlio si muove molto durante la notte, quindi mi sono
insospettita un po’ quando ho visto che il suo letto era appena sfatto e il tuo
un disastro.-
Jordi arrossì, abbassando lo
sguardo. Non sapeva cosa dire ora…
A salvarlo, inaspettatamente,
arrivò Anthony che dopo aver dato il buongiorno si sedette al suo posto a
capotavola.
- Brian dorme ancora? – chiese
poi, quando vide che mancava qualcuno all’appello.
Jordi annuì – Era molto
stanco. –
L’uomo annuì, mentre sua
moglie dava anche a lui una tazza di caffè.
Cadde il silenzio, anche se
nella testa di Jordi c’era una voce che urlava: Brian
svegliati!
Bevve il suo caffè e mangiò
qualche biscotto sempre con le stesse parole nella
testa.
Era una situazione
imbarazzante e teneva gli occhi abbassati sul tavolo. Poi però gli alzò per
prendere un altro biscotto dal piatto al centro del tavolo, anche se ne aveva
ancora qualche residuo in bocca.
Si fece una nota mentale:
chiedere a Helena la ricetta di quei biscotti.
E allora si rese conto che
Anthony aveva piegato ordinatamente il giornale che stava leggendo su un lato
della tavola, e ora lo guardava.
Rallentò il movimento della
mandibola che stava ancora masticando e ricambiò, incerto, lo
sguardo.
- Allora Jordi…ti trovi bene
qui? – chiese, allontanando da se la tazza di caffè ormai svuotata e appoggiando
gli avambracci sul tavolo,
Jordi annuì, facendo un
respiro per rilassarsi e non farsi vedere teso, come gli aveva consigliato Brian
quando erano arrivati.
- Si, certo. – rispose
semplicemente.
- Bene perché, sai, non
abbiamo avuto molto tempo per parlare in questi giorni, no? – fece ancora
Anthony.
Jordi lanciò uno sguardo da
sos a Helena ma la vide alternare il suo sguardo tra lui e il
marito.
L’uomo allora si accorse di
quello sguardo e fece una piccola risata.
- Oh avanti Jordi…non voglio
certo farti qualche paternale su sesso sicuro o chissà che altro. Siete grandi
abbastanza da saperlo! – esclamò, divertito.
Di conseguenza Jordi diventò
di un adorabile color pomodoro ed abbassò lo sguardo mentre Helena
ridacchiò.
- Volevo semplicemente dirti
che, per quanto siano stati gravi i miei precedenti con Brian e sono sicuro che
tu li sai perfettamente, sono contento del fatto che voi due siate…così uniti.
Brian è davvero felice con te, lo vedo chiaramente. E ne sono felice anche io. –
disse, abbassando lo sguardo, ma tornando a guardarlo un secondo
dopo.
Jordi era un po’ stranito da
tutta quella situazione, ma allo stesso tempo contento di quelle
parole.
- Beh, la ringrazio molto. Si,
stiamo bene insieme. Siamo felici.- disse, annuendo e
sorridendo.
- Brian ti ama molto. – questa
volta fu Helena a parlare.
Jordi spostò su di lei lo
sguardo e le sorrise.
- Si, lo so. Anche io lo amo.
Ma cosa volete dire con tutto questo? – chiese allora, tornando a guardarli
entrambi.
- Quello che mia moglie ed io
vogliamo dire Jordi e che siamo sicuri al cento per cento che Brian farebbe
qualsiasi cosa per te, come ogni persona innamorata. – iniziò
Anthony.
Jordi annuì per fargli capire
che seguiva il suo discorso.
- E quindi vogliamo chiederti
un grande favore, che solo tu puoi fare.- continuò
quindi.
- Di cosa si tratta? – chiese
Jordi, sempre più curioso e anche un po’ nervoso.
Fu Helena a riprendere la
parola – Ho…abbiamo paura che una volta passata questa settimana dovremo
aspettare altri lunghi anni per rivederlo. Sappiamo, anzi immaginiamo, che sia
stato merito tuo il fatto che sia venuto a Natale. Gli anni precedenti aveva
sempre detto di no…- disse, lasciando cadere allora il
discorso.
Jordi guardò Helena e aggrottò
le sopracciglia.
- Quindi, mi state chiedendo
di…? –
- Di fare in modo che Brian
torni a casa durante le vacanze di Natale, o qualche giorno durante l’estate.
Quando vi è più comodo, noi siamo qui. – concluse allora
Helena.
Per il ragazzo allora fu tutto
chiaro.
Sapeva benissimo che per
Helena era stato davvero doloroso il fatto di non poterlo vedere spesso e che
suo figlio evitasse le sue chiamate.
E sapeva anche che, in fondo,
anche a Brian era mancata sua madre, anche se non l’atmosfera che durante la sua
adolescenza aveva regnato in quella casa.
Non voleva che Helena
soffrisse ancora. Si era stranamente affezionata a quella
donna.
Annuì con forza – Certo. Farò
tutto quello che posso per accontentarvi.- vide il viso contratto di Helena
sciogliersi in un sorriso e suo marito ne abbozzò uno. Niente di troppo
coinvolto.
L’orgoglio era chiaramente
ereditario.
Helena allungò una mano sul
tavolo, posandola sul dorso di quella di Jordi.
- Grazie Jordi. Te ne sarò…te
ne saremo eternamente grati…- sorrise dolcemente.
Anche Jordi le sorrise – Di
nulla. È un piacere per me…-
Forse solo allora si rese di
essere entrato a far parte di un'altra famiglia.
°°°
Quando Brian si svegliò
[decisamente tardi!] Anthony era già andato a lavoro.
Aveva detto che quello era il
suo ultimo giorno e che poi, finalmente, si sarebbe preso le sue ferie da
Ferragosto, che sarebbe stato solo due giorni dopo.
Poi aveva invitato Brian e
Jordi al suo circolo del golf la mattina dopo, e quando Jordi glielo disse Brian
storse la bocca.
Neanche il circolo del golf
era un bel ricordo per lui.
Comunque dopo aver pranzato
rimasero un po’ in soggiorno a guardare la tv, aspettando che le ore più calde
della giornata passassero.
Poi si vestirono e decisero di
tornare al parco, prendersi un gelato o una granita e godersi quel bel
pomeriggio estivo.
Fortunatamente non era una
giornata afosa per questo alle cinque uscirono di casa e si diressero al
parco.
Brian credeva di aver ricevuto
tutte le sorprese possibili da quel viaggio, ma si sarebbe presto ricreduto.
Eccomi tornata, mie care!
Sono tornata dalla Spagna la
settimana scorsa *-* ed è stato un camposcuola meraviglioso. Mi sono innamorata
di Siviglia. Penso sia una città stupenda. Così come Malaga *o* totalmente in
Love!
Poi sabato scorso c'è stata la
mia festa di compleanno. Ebbene si, sono maggiorenne. Ho compiuto 18 anni e la
cosa ancora mi fa strano, soprattutto dato il fatto che domenica devo andare a
votare o.O
In più ora sto scrivendo dal
mio nuovissimo computer portatile che per scrivere è una meraviglia davvero.
Almeno i tasti non fanno tutto il casino che faceva il computer normale. Infatti
ogni volta che magari rimanevo fino a tardi a scrivere lo sentiva perfino mia
madre dalla camera da letto xD Quindi oltre a essere stupendo 'sto pc è
anche una mano santa! xD
Comunque, dopo una lunga
attesa, ecco a voi il nuovo capitolo. Un pò di passaggio, e anche perchè quando
l'ho scritto avevo bisogno di tenerezze e ce ne ho messe un pò qui dentro
xD
Volevo ringraziare, prima di
andare a dormire:
Shasha, CrazyCarly, Akura (voglio il disegno! *.*) e Georgette che non perdono mai di commentare un capitolo =D
Non so cosa farei senza di voi. I vostri commenti mi hanno fatta felice, perchè
se voi piangete io ho fatto bene il mio lavoro. Okay, sembra una cosa brutta da
dire, ma avete capito il senso ;D
essi, anche a me affascinano
molto i cimiteri, come avete potuto notare. Vorrei visitare quello di New
Orleans. Da come lo descrive Anne Rice dovrebbe essere messa tra le merviglie
del mondo *.* xD
Brian e Jordi erano
seduti su una panchina di pietra del parco e avevano appena finito di
mangiare, Jordi il suo gelato alla nocciola e Brian una granita al caffè.
Intorno a loro, come
qualche giorno prima, c’erano tantissimi bambini che giocavano ovunque. Alcuni
che correvano a destra e a manca e i genitori erano costretti ad andarli a
riprendere e riportarli indietro mentre urlavano e
scalciavano.
Ad un certo punto,
mentre Jordi gli stava parlando di non si sa cosa, Brian vide in lontananza
una faccia conosciuta.
All’inizio aveva
assottigliato lo sguardo, poi aveva invece spalancato gli
occhi.
- Oh mio Dio! – esclamò
allora, a voce abbastanza alta da zittire Jordi che stava
parlando.
- Oh mio Dio, cosa? –
chiese infatti il ragazzo, sorpreso.
Brian non rispose ma si
alzò di scatto e lo prese per il polso strattonandolo poco gentilmente per
fare alzare anche lui.
- Vieni! – esclamò,
mettendosi a correre.
- Brian! Ma che ti
prende!? – chiese Jordi, cercando però di stargli
dietro.
Neanche quella volta
Brian rispose, solo quando arrivarono a pochi metri dall’obiettivo urlò: -
Corey! –
Immediatamente un
ragazzo ed una ragazza accanto a lui si voltarono.
Corsero per qualche
altro secondo fino a quando Brian non gli si fermò
davanti.
Jordi rimase in
silenzio, e con il fiatone, a guardare la scena.
Il ragazzo, un bel
ragazzo con i capelli cortissimi castano scuro e un viso ovale, occhi
nerissimi e dalle sopracciglia disegnate, guardò Brian per un secondo, confuso
e preso alla sprovvista. Poi però spalancò gli occhi e la
bocca.
- Brian! – esclamò e li
Jordi vide Brian fare un enorme sorriso.
- Iniziavo a pensare che
avrei dovuto raccontarti qualche vecchia avventura per farti ricordare di me!
– disse poi, ironico.
Il ragazzo rise – E come
non riconoscerti!? Sei sempre la stessa testa di cazzo! – rispose ridacchiando
– Fatti abbracciare! – disse poi avvicinandosi a lui e arpionandogli le
spalle.
Era decisamente più alto
di lui e la testa di Brian si trovava proprio all’altezza del suo petto. Per
questo Brian dovette alzarsi un po’ sulle punte per
abbracciarlo.
Nel frattempo i loro
accompagnatori rimasero in silenzio a guardarli fino a quando Jordi,
sicuramente battendo sul tempo la ragazza che stava con Corey, tossicchiò
leggermente per dire che, ehi, lui era ancora lì!
Solo allora Brian e
Corey si allontanarono e Brian prese immediatamente l’avambraccio del suo
ragazzo.
- Jordi, lui è Corey,
andavamo al liceo insieme! –
Jordi, educatamente,
allungò una mano verso il ragazzo che la strinse sorridendo
- Piacere. –
- Corey, lui è il mio
ragazzo…- fece poi, a titolo informativo.
Gli unici che rimasero
sorpresi furono Jordi stesso che non si aspettava una tale presentazione, e la
ragazza che accompagnava Corey.
Corey invece sorrise,
annuendo – Non pensavo che avresti mai portato qui il tuo ragazzo. I tuoi come
l’hanno presa? – chiese poi, voltandosi verso Brian.
- Mi hanno accettato.
Solo dopo quello che è successo però…- solo dopo aver detto quelle parole
Brian si rese conto che non avevano senso.
O almeno non avrebbero
avuto senso per una persona che non sapeva l’intera
storia.
Invece Corey annuì
debolmente – Già. È stato un brutto colpo quando lo sono venuto a sapere. -
disse, abbassando un po’ lo sguardo.
La ragazza accanto a lui
lo guardava attentamente. Si vedeva che non sapeva neanche lontanamente di
cosa si stava parlando.
- Tu lo sapevi? – chiese
allora Brian.
Corey annuì – Si, per un
periodo non si è parlato d’altro nel quartiere. Poi il funerale si è svolto
qui e ora lui è al cimitero di Lafayette. – rispose.
Brian annuì brevemente –
Tutti lo sapevano, tranne io. I miei me lo hanno nascosto per tutto questo
tempo. Sono venuto a saperlo solo quest’inverno. –
disse.
Corey non sembrò
particolarmente sorpreso, ma abbozzò un sorriso – Lo hanno fatto per
proteggerti. Sapevano che avresti sofferto. – poi abbassò lo sguardo.
- Avrei voluto parlarti
dopo l’arrivo della notizia. Ma eri partito così in fretta e non avevi
lasciato alcun recapito. –
- Lo so. L’unica cosa
che volevo era andarmene da qui. - disse Brian, per tranquillizzarlo e anche
un po’ per dargli una spiegazione. Sapeva che Corey la
meritava.
Erano stati migliori
amici al liceo. Praticamente inseparabili.
Sua madre non aveva mai
visto di buon’occhio Corey. Suo padre era un imprenditore ed era stato
accusato di banca rotta fraudolenta quando Brian aveva appena iniziato il
liceo.
Ovviamente al circolo
del golf e alle occasioni mondane all’inizio non si faceva altro che parlare
di questo scandalo.
Poi era semplicemente
stato accantonato per sparlare dello scandalo successivo, come quello della
Signora Parker che aveva tradito il marito con il
giardiniere.
In seguito gli sarebbe
venuto da ridere al pensiero che sua madre voleva che smettesse di frequentare
Corey e iniziare a fare amicizia con Chris.
Forse, pensava, se
Helena avesse saputo come la storia sarebbe andata a finire avrebbe accettato
Corey senza repliche.
- Hai fatto bene. Anche
io me ne andrò presto, dopo il matrimonio.- disse Corey.
Brian sollevò le
sopracciglia – Matrimonio? Quale matrimonio? – chiese
Il ragazzo sorrise – Il
mio! – rispose, entusiasta.
Brian solo allora si
accorse della ragazza che era stata accanto a Corey per tutto quel tempo. Si
sentiva un’idiota per non averla affatto notata.
Era una bella ragazza,
alta sul metro e settanta. Indossava una gonna larga e molto colorata, aveva i
capelli portati a caschetto neri come i suoi e un paio di occhiali dalla
montatura rossa a coprirli gli occhi scuri.
- Brian…lei è Matilde,
la mia fidanzata. Ad Ottobre ci sposiamo! – disse Corey, mettendo una mano
dietro alla schiena della ragazza, quasi per incitarla ad
avvicinarsi.
Brian allungò
immediatamente una mano, sorridente. – È un piacere conoscere la donna che è
riuscita a catturare quest’uccel di bosco! – fece,
ironico.
La ragazza rise –
Piacere mio Brian. Corey mi ha parlato spesso di te! –
disse.
Brian sollevò le
sopracciglia voltandosi a guardare l’amico.
- Ah si? Gli hai parlato
di me? – chiese e Corey fece spallucce.
Fu Matilde a parlare –
Certo! Quando racconta qualche aneddoto dei tempi del liceo, tu ci sei sempre!
– disse e Brian annuì, tornando a guardarla.
- Beh si, ne abbiamo
passate molte insieme…- annuì.
Passarono così il resto
del pomeriggio.
Si sedettero ad una
panchina. Corey con un braccio sulle spalle della sua futura moglie e Brian
con la mano posata sulla sua coscia che stringeva quella di
Jordi.
Parlarono di come era la
loro vita a New Orleans, di cosa facesse Brian e di cosa studiasse
Jordi.
Parlarono del matrimonio
imminente di Corey. Matilde era molto in ansia. Voleva che tutto fosse
perfetto.
Corey rideva e la
prendeva in giro, ma si vedeva lontano un chilometro che amava quella donna e
che voleva sposarla. Poco gli importava dei fiori, della bella chiesa, della
lista di notte e della scelta del ristorante per il ricevimento.
Avrebbe potuto anche
sposarsi in una chiesetta fatiscente con solo loro due ad assistere e sarebbe
stato ugualmente l’uomo più felice sulla faccia della
terra.
Jordi si ritrovò ad
essere invidioso di tutto quello, ma poi decise di darci un taglio, di non
pensarci. Non era importante dopotutto.
Questa volta Brian non
se ne andò senza prima aver lasciato un recapito a Corey, gli disse che poteva
venirlo a trovare quando voleva a New Orleans e che gli avrebbe fatto davvero
piacere rivederlo, anche in quei tre giorni che mancavano alla loro
partenza.
Si lasciarono così
allora, facendosi a vicenda i migliori auguri per un meraviglioso
futuro.
°°°
Quella sera, quando
tornarono a casa, trovarono un bigliettino sulla porta ed una cena da
riscaldare.
Anthony ed Helena
infatti erano stati invitati a cena da uno dei loro vicini e ovviamente Helena
non se ne era andata senza prima aver fatto qualcosa per il loro sostentamento
fisico.
Come se avessero potuto
morire di fame con tutto quello che gli stava facendo mangiare da quando erano
arrivati.
- Beh…a quanto pare
siamo soli. Soli soli. E lo saremo per l’intera serata…- buttò lì Brian,
mentre Jordi stava prendendo dei piatti puliti per
cenare.
Jordi sorrise, senza
farsi vedere – Già. Potremo vederci qualche dvd. Tuo padre ne ha qualcuno? –
chiese, facendo il vago.
Sentì chiaramente Brian
sbuffare – Non era esattamente quello che avevo in
mente. – sussurrò deluso.
Jordi rise – Lo so cosa
avevi in mente. Ma anche se i tuoi non ci sono, siamo ugualmente nella loro
casa e non mi sentirei a mio agio a fare…quel tipo di cose! –
Brian gli scivolò
lentamente alle spalle e gli abbracciò la vita, posandogli poi un bacio sul
collo.
- Vedrai che se mi fai
fare qualcosa dimenticherai dove ci troviamo nel giro di un minuto e mezzo. –
sussurrò al suo orecchio.
Il respiro di Brian sul
suo collo gli fece venire i brividi. Era da così tanto tempo che non stavano
soli loro due.
- Aspetta, prima
mangiamo, no? – propose però, girandosi per guardarlo.
Brian affondò il viso
nel suo collo.
- Non voglio mangiare.
Avanti, andiamo in camera. – gli fece lasciare i piatti sul ripiano della
cucina e, prendendolo per il polso, se lo trascinò
dietro.
Ricominciò a baciarlo in
mezzo al corridoio e la direzione che stava prendendo era chiaramente quella
della sua camera.
Quando Jordi se ne
accorse lo dirottò dalla parte opposta del corridoio.
- Andiamo nella mia…-
sussurrò, staccandosi un attimo dalle sue labbra.
Per Brian non faceva
molta differenza. Un letto valeva l’altro.
Per Jordi invece non
valeva lo stesso discorso.
Il solo pensiero di fare
l’amore con Brian dove, anni prima, era stato con Christian lo faceva sentir
male.
Non voleva avere alcuna
sfida con il suo ricordo, non voleva ingaggiare alcuna lotta invisibile per
accaparrarsi la mente di Brian.
Aveva pensato questo
davanti alla tomba di Chris al cimitero.
Gli aveva detto che non
avrebbe mai cercato di prendere il suo posto o di fare in modo che Brian lo
dimenticasse.
Aveva solo promesso di
renderlo felice ed era quello che era intenzionato a
fare.
Inconsciamente forse,
aveva promesso quelle cose a Chris perché non si sentiva neanche in grado di
prendere il suo posto.
Sembra che questa
volta ho vinto io contro l'html? speriamo! xD
Eccomi tornata!
Scusate per l'orrendo ritardo, ormai mi sono resa conto che non riesco a
rispettare la scadenza che mi ero data quando ho iniziato a postare il seguito
di questa fic! =( e mi dispiace tanto perchè ci tengo!
Ma purtroppo tutti
voi studenti sapete com'è questo periodo vero? Corse finali per recuperare
brutti voti, oppure pomeriggi da suicidio per cercare di mantenere i voti che
hai preso fin'ora!
Tipo oggi avrei
dovuto studiare chimica alla grande, è un pò l'ho fatto, ma è stato davvero
faticosissimo! Mi distrevo pure se mi passava un moscerino davanti alla faccia
-_-" Meno male che poi mi sono fatta un bel caffè forte così sono riuscita a
farmi entrare qualcosa in questa testaccia che mi ritrovo!
Cooomunque! Torniamo
ai miei piccoli qui, che li ho un pò trascurati ultimamente ma continuo a
volergli un bene dell'anima! *_*
Vi dico solo di
tenere a mente questo capitolo, sembra un pò stupido ma non lo è ai fini della
storia! xD
Ora ringrazio quelle
donne meravigliose che mi commentano la storia! =D
- Shasha5: Scusa per il ritardo!!! eh si, ci voleva! Un
pò di serenità e calma (forse prima della tempesta? boh! xD) comunque si,
fidati, ci saranno momenti coccolosi tra i due teneri uccellini in amore. Ti
pare che con io non metto momenti coccolosi, in mancanza di affetto come sono
ora? xD
arriveranno presto,
tranquilla! xD baci e grazie mille! *_*
- Georgette: Eh si, certo, voglio il fidanzamento in casa per
loro! xD Anche se forse Helena e Anthony hanno accettato il tutto solo per paura
che Brian sparisse ancora dalle loro vite. Jordi gli serve per assicurarsi che
il figlio ogni tanto si ricordi di avere dei genitori! Ma poi si, Helena è
stupenda! =D
Grazie mille! *_* Ho
diciottanni ma ancora non è vedo i giovamenti! xD un bacio e alla
prossima!
- AKURA: Oddio! ma perchè non ti becco mai su msn???
Ultimamente anche io ho pochissimo tempo per stare al pc, per scrivere e
chattare! Ma perchè non mi mandi un e-mail con i disegni? sono troppo curiosa di
vederli!! *o*
E comunque hai capito
tutto dei genitori! Sono furbi loro, mica pizza e fichi! xD un bacio e alla
prossima! grazie!
- CrazyCarly: Ehilà! no dai, niente brutte notizie! Almeno
per ora! xD Sai, poi le cose iniziano ad andare troppo bene e poi non mi
piacciono più! xD
Per ora ha fatto la
sua comparsa Corey, che magari sarà un personaggio marginale (quando avevo in
mente di fare un Prequel con la storia di Brian - idea che ho ancora in mente -
lui c'era in veste di migliore amico di Brian quindi l'ho messo anche
qui! ) ma darà un grande imput per il futuro dei nostri
protagonisti!
Grazie per il
bellissimo commento tesoro! alla prossima! baci **
Grazie ancora a tutti
e anche ai nuovi che hanno messo la mia storia tra i preferiti e/o seguite! un
bacionee!
Nel frattempo, a qualche casa di distanza,
Anthony ed Helena erano seduti compostamente ad una tavola
imbandita.
Anthony poteva vantare il fatto di essersi
trovato poche volte a disagio nella sua vita, spesso e volentieri era lui a
mettere a disagio il prossimo, ma sicuramente quella era una di quelle poche
volte.
Ma solo perché davanti a se aveva George e
Danièl Davies.
Quando quel pomeriggio avevano ricevuto
l’invito a cena aveva visto sua moglie con la faccia sconvolta e la cornetta
accostata all’orecchio.
I Davies, dopo anni di silenzio, gli
avevano invitati a cena.
All’inizio erano stati tentati dal
rifiutare, ma alla fine, ragionandoci freddamente, si erano riscoperti curiosi
di quello che Danièl e il marito volevano dirgli.
Per quello ora si trovava li, faccia a
faccia con i Davies, aspettando che, dopo una cena e tanti preamboli, si
decidessero a parlar chiaro.
- George, Danièl grazie mille per la
buonissima cena. Ma penso che sia arrivato il momento di parlare chiaramente.
Perché questo invito? – chiese Anthony, con tono glaciale, poggiando i gomiti
sul tavolo e unendo le mani sotto il mento.
George lanciò uno sguardo a suo moglie che
si sistemò meglio sulla sedia.
- Bene. Penso anche io che sia arrivata
l’ora di parlare, si. – concordò la donna.
- Abbiamo saputo che Brian si trova qui a
Lafayette ora. Ne ho avuto la conferma ieri quando l’ho visto davanti alla tomba
di mio figlio…-
Anthony annuì – Si, è venuto a passare una
settimana qui con noi! – rispose.
- Bene. Vorrei che ci faceste un grande
favore. Abbiamo bisogno di parlare con lui. – continuò
Danièl.
Helena rimase veramente sorpresa da quella
richiesta.
- Volete parlare con Brian? Dopo tutto
quello che avete detto di lui? Dopo quello che è successo a Christian? – chiese,
sconvolta. Poi però si ricompose.
- Posso dire con una certa sicurezza che
come voi avete pensato che fosse sua la responsabilità del suicidio di
Christian, anche mio figlio ha dato a noi…- indicò entrambe le coppie con un
gesto veloce della mano - …la colpa del suo gesto. Non accetterà mai di venire
qui! –
Quella volta fu George a
rispondere.
- Lo sappiamo. Per questo abbiamo bisogno
di voi. Dovete fare in modo che Brian accetti di vederci. – George si sporse sul
tavolo.
- Capiamoci bene. Noi lo facciamo per
nostro figlio. Abbiamo bisogno di parlare con lui, solo per quello che
desiderava Christian…- disse, scandendo bene le parole.
- Sono sicura che se riferite questo a
Brian lui verrà sicuramente. – intervenne Danièl sulle parole del
marito.
Anthony rimase in silenzio, pensando a
quella proposta.
Era abbastanza sicuro che se avesse detto
quelle parole a Brian, lui avrebbe accettato subito di incontrare i
Davies.
Certo non gli faceva piacere che suo figlio
ci parlasse ancora dopo tutto quello che avevano detto su di lui ai tempi dello
“scandalo” e in seguito alla notizia del gesto estremo di Christian, ma non
poteva nuovamente mentirgli.
Doveva smettere di cercare di proteggerlo e
anche Brian glielo aveva detto.
Doveva lasciare che Brian prendesse da se
le sue decisioni.
Gli avrebbe parlato e poi sarebbe stato lui
a decidere cosa fare.
- Va bene. Gliene parleremo e poi lasceremo
che sia lui a decidere – disse allora.
Helena lo guardò sorpresa. Era convinta del
fatto che suo marito non avrebbe mai accettato una simile proposta.
Ricordava benissimo le parole di Danièl al
funerale di suo figlio.
Aveva accusato Brian della morte di
Christian, lo aveva accusato di averlo cambiato, di averlo portato alla pazzia.
Lo accusò addirittura di esser stato lui la causa per la quale suo figlio di era
allontanato da lei.
Non aveva mai minimamente pensato che
invece Chris si era allontanato dai suoi genitori già molto prima dell’arrivo di
Brian nella sua vita.
Brian aveva solo fatto in modo che tornasse
a credere nell’amore. Che tornasse a credere negli
affetti.
Helena avrebbe voluto dirgli che era colpa
sua invece. Che era stata sua l’idea di mandarlo lontano da Lafayette e dalla
persona di cui era innamorato.
Questo aveva portato Chris al suicidio,
nient’altro.
Ma lì la solidarietà tra madri si era fatta
sentire, ed Helena era rimasta semplicemente in silenzio, nascondendo gli occhi
lucidi dietro occhiali scuri, lasciando che Danièl si sfogasse. Piangesse per la
morte del figlio e facesse il possibile per alleviare il suo senso di
colpa.
Lo stesso senso di colpa che provava
lei.
Comunque quelle parole erano rimasta
marchiate a fuoco nella sua testa.
Le parole che aveva usato per definire suo
figlio, l’avevano distrutta.
Ma si vergognava a dire che l’avevano
distrutta solo perché, per un secondo, ci aveva creduto.
Per un solo secondo aveva creduto al fatto
che, non suo figlio in se, ma tutta la situazione avesse portato quel povero
ragazzo a fare quell’ultimo gesto.
Ma poi aveva capito e si era data della
stupida. Si era sentita in colpa e aveva sentito ancor di più la mancanza di suo
figlio.
L’amore non porta le persone a compiere
tali gesti, è senza l’amore che gli esseri umani non possono
stare.
Ed era questa la spiegazione al gesto
estremo di Christian.
Semplicemente non poteva vivere ancora
senza l’amore di Brian.
Senza l’amore che i suoi genitori gli
avevano dimostrato nel modo sbagliato e di cui invece Brian lo aveva riempito,
facendolo diventare dipendente.
Senza l’amore che anche Helena e suo marito
avevano dosato verso loro figlio.
Aveva deciso che mai più avrebbe dosato
l’amore da donare. È forse l’unica cosa al mondo che può essere donata
gratuitamente, ma sempre con un tornaconto.
Anthony si voltò verso la moglie e cercò la
sua approvazione.
Helena non potè far altro che annuire.
Dopo il funerale aveva aspettato una sua
parola, le sue scuse, le sue spiegazioni.
Non le aveva
ricevute.
Ma forse poteva dargli una seconda
possibilità di riscattarsi.
Di riscattarsi con suo figlio
Christian.
°°°
Brian era sdraiato supino sul letto della
camera degli ospiti, il lenzuolo lo copriva appena fino alla vita ed aveva
ancora il respiro pesante.
Jordi, invece, accanto a lui, si era già
ripreso anche se aveva ancora le guance arrossate e gli occhi lucidi dalla
passione appena assopita.
- Mettiti qualcosa addosso. Non vorrei che
tornassero proprio ora i tuoi genitori…- disse, dando una leggera spinta con il
gomito verso il suo ragazzo, che sbuffò.
- Avanti Jordi. Sei paranoico. Vuoi darti
una calmata? – fece, poi sospirò.
- Sento come se tutto il nervosismo di
questi giorni sia scomparso. È una bella sensazione, non credi? – chiese,
avvicinando la propria testa a quella di Jordi, posata sul medesimo guanciale e
dandogli un colpetto gentile.
Jordi fece un profondo
respiro.
Poteva dire con una certa sicurezza che il
suo nervosismo non era del tutto
andato via, ma diciamo che stava decisamente meglio di
prima.
- Non vedo l’ora di tornare a casa. –
sospirò.
- Anche io. Mancano solo due giorni. Sabato
si parte. – lo tranquillizzò, poi si mise su un fianco e appoggiò una mano sul
suo petto.
- Non ti è piaciuto incontrare i miei? –
chiese poi.
Jordi scosse la testa – No. I tuoi mi
piacciono. Helena è una gran donna. Vorrei che anche mia madre avesse qualcosa
di lei. – ammise.
Brian spalancò gli occhi – Vuoi scherzare?
Tua madre è uno spasso! Libera come l’aria, non è schematica e inquadrata come
la mia! – esclamò.
In effetti Brian avrebbe davvero voluto
aver presto la possibilità di incontrare Aida.
Jordi ne aveva parlato benissimo e in modo
da fargli venire il dubbio che stesse parlando di una donna vera o propria o di
un personaggio di qualche vecchia leggenda ispanica.
Il biondo si girò verso di lui, con sguardo
serio.
- È questo il problema. È troppo libera. –
sospirò – Lei non era fatta per metter su famiglia Brian. Se lei…se lei fosse
stata un po’ più come tua madre, ora i miei starebbero ancora insieme e io avrei
una famiglia unita. -
Brian lo guardò con le sopracciglia
aggrottate. Jordi non gli aveva mai parlato di questo.
Aveva pensato che, avendo Jordi quindici
anni quando i suoi avevano divorziato, avesse capito la cosa e l’avesse
accettata senza fare troppe storie.
- Non fraintendermi Bri. Io amo sia mia
madre che mio padre. Ma…mentirei se dicessi che non vorrei vederli insieme.
Vorrei una famiglia unita. Invece sono costretto a fare un viaggio oltreoceano
per vedere mia madre e a osservare mio padre voltare lo sguardo ferito ogni
volta che, per sbaglio, passa davanti alla nostra unica foto di famiglia appesa
in corridoio. – allora distolse lo sguardo, tornado a rivolgerlo al
soffitto.
Brian appoggiò una guancia sulla sua
spalla, portando la mano ad accarezzarne la compagna.
- Non me ne avevi mai parlato. –
sussurrò.
Jordi sospirò – Già beh…non mi piace
parlarne. – si interruppe.
- E che…avere poca libertà fa male Brian.
Ma anche averne troppa. Tua madre invece, sta nel mezzo, dove è giusto che sia.
Non si sente costretta a stare al fianco di tuo padre o a preoccuparsi per te. È
dove desidera essere.-
Brian aveva già capito dove avrebbe
concluso quel concetto, quindi si strinse un po’ a lui, dandogli una bacio
leggero sulla spalla.
- Mia madre invece…ha sempre desiderato
essere altrove. In Spagna, in Inghilterra. Voleva visitare l’Italia. Roma,
Venezia, Firenze. Voleva essere ovunque…ovunque tranne che a casa con me e papà.
–
- Sai che non è vero. Sai che tua madre
sarebbe voluta rimanere con te. – sussurrò Brian, contro la sua
pelle.
Jordi fece uno sbuffo sarcastico – Ah si? È
allora perché non l’ha fatto? Perché tutti sono in grado e vogliono cambiare per
amore e lei non l’ha fatto? Perché non è rimasta con noi? – sentì le lacrime
pungergli gli occhi, ma sbatté velocemente le palpebre e tutto tornò
apposto.
Brian non aveva una risposta alle sue
domande, per questo decise di rimanere in silenzio piuttosto che dire qualche
stupida ovvietà.
- Scusa Bri. Non parliamone più. È solo
che…stando con i tuoi in questi giorni, mi sono reso conto di come mi manchi
avere una famiglia unita. –
Brian stava per dire parlare, stava per
dire che, ehi…quale famiglia unita? Ma Jordi lo
interruppe.
- Lo so. Lo so che la tua famiglia ha dei
problemi, come ne hanno tutti. Io invece non mai potuto affrontarli quei
problemi. Si sono arresi così velocemente. – sospirò e scosse la
testa.
- Ora basta. Parlo così solo perché mia
madre mi manca. Basta davvero. Non parliamone più. – fece, con decisione. Poi si
voltò subito verso Brian e lo baciò profondamente, mettendogli una mano dietro
la nuca per tirarselo ancora contro.
Poi si staccò e lasciò Brian con le labbra
ancora protese verso di lui e gli occhi chiusi.
Sorrise – Vestiti per favore. Io vado a
farmi una doccia. – detto questo si alzò dando una bella visione al proprio
ragazzo, prima di infilarsi nuovamente i boxer, prendere dei vestiti puliti
dalla valigia aperta su una sedia, ed andare verso il
bagno.
Brian non fece subito come Jordi gli aveva
detto.
Rimase a guardare ancora il soffitto con le
braccia e le gambe allargate, pensoso.
A Jordi mancava sua madre, a Jordi mancava
una famiglia.
Decise che gliene avrebbe data
una.
Loro due erano una famiglia,
dopotutto.
°°°
Quando Anthony ed Helena tornarono dalla
loro cena erano appena le undici.
Brian e Jordi si erano dati il cambio in
bagno e si erano buttati a velocità lampo sul divano, guardando un vecchio film
in tv.
- Ragazzi! Non avete mangiato?! – esclamò
Helena quando si rese conto che tutti i piatti erano puliti e quello che aveva
cucinato era ancora li al suo posto.
Un unico pensiero nella testa dei due
ragazzi: Ops!
- No mamma, abbiamo cenato fuori. – mentì –
Ho incontrato Corey sai? Corey Taylor*…ricordi? –
Helena si sporse all’interno della sala –
Davvero? – chiese sorpresa.
- Che bella cosa! E come sta? È da molto
che non lo vedo. – è dal funerale di
Christian che non lo vedo.
- Sta benissimo. Ad ottobre si sposa. –
riferì, sorridendo.
- Oh, sono molto felice per lui! – ricambiò
il sorriso, poi però incontrò lo sguardo di suo marito fermo sulla porta del suo
studio.
Capì immediatamente cosa doveva
fare.
- Jordi, puoi per favore venirmi a dare una
mano di la con…con…con il caffè! – si illuminò alla fine.
Jordi sollevò le sopracciglia ed anche
Brian. Il caffè alle undici di sera?
Comunque non se lo fece ripetere due volte
e si alzò, scrollandosi Brian di dosso e seguendo Helena in
cucina.
Nel momento in cui Anthony entrò in
soggiorno appena gli altri due se ne furono andati, Brian capì subito
l’improvvisa voglia di caffè di sua madre.
- Ehi…cos’è quella faccia seria? – chiese
Brian sorridendo per alleggerire un po’ l’atmosfera.
Anthony rimase in silenzio e si sedette
accanto a lui.
- Dobbiamo parlare di una cosa seria Brian.
– esordì poi, con quel tono speciale che usava per far calare il gelo ovunque si
trovasse.
Brian annuì lentamente – Di cosa? –
- Questa sera io e tua madre siamo stati
invitati a cena dai Davies.- disse subito, senza
preamboli.
Quando sentì quel cognome gli occhi di
Brian aumentarono di circonferenza.
- Ah…e cosa volevano? – chiese, dopo
essersi schiarito la voce.
Era da quando era andato via da Lafayette
che non vedeva George e Danièl Davies.
Da quando loro avevano trasferito Chris in
un’altra scuola.
- Mi hanno chiesto di…di fare in modo che
tu accettassi di incontrarli domani.-
Quella notizia lo sorprese ancora di più,
tanto che balzò in piedi.
Rise nervosamente, senza allegria – Cosa? E
perché vogliono vedermi? Hanno sempre detto che ero stato io a traviare loro
figlio! Ora cosa vogliono da me? – esclamò.
Jordi, nell’altra stanza, sentì la voce
alta del suo ragazzo.
Il suo tono era preoccupato, stranito e
arrabbiato, ma non riuscì a capire bene le parole.
Fu quasi istintivo andare verso la porta
della cucina per raggiungerlo, ma Helena lo fermò immediatamente per un
braccio.
- Aspetta, per favore. Lasciali parlare. –
disse, con voce calma.
Jordi annuì mestamente, voltandosi a
guardare nuovamente la porta.
- Sta calmo Brian. Sapevano che avresti
reagito in questo modo per quello ci hanno chiesto di dirti una cosa ben
chiara…- Anthony si interruppe, sospirando, prima di
concludere.
- Vogliono parlare con te per esaudire un
desiderio di Christian. Non so a cosa si riferissero, vogliono parlarne solo con
te. –
Brian fissò i suoi occhi sul
padre.
- Un desiderio di Chris…- sussurrò poi,
abbassando lo sguardo.
Un desiderio di Chris. Un desiderio di
Chris.
Christian.
Christian.
Voleva anche lui esaudire un desiderio di
Chris. Non poteva voltargli le spalle.
Prese un profondo
respiro.
- Okay. Li incontrerò. -
*si, lo ammetto, ho rubato nome e cognome dal cantante degli
Slipknot! Strano come proprio ora ho messo questo capitolo, dato che gli
Slipknot non esistono più ='( Paul Grey RIP
3<
/FONT >
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Cosa ne dite? L'ho riscritto
un bel pò di volte, cambiando e ricambiando ancora, perchè non mi convinceva. Ma
alla fine non penso che sia venuto tanto male, no? Fatemi
sapere!
Oggi praticamente sto aggiornando tutto! xD Avevo già dei capitoli
pronti, ma ora posso tornare a scrivere tutti i giorni fortunatamente, perchè la
scuola è finita! Ma scusate tanto per il ritardo!
- Sognatrice85:
Ah, immagino sia stata una bella faticaccia leggersi tutto, vero? =) sono felice
che ti piaccia! *_* con lo scorrere dei capitoli forse sarà più chiaro, anche se
il capitolo che si ricollega a questo è ancora un pò lontano! Lo dovrei scrivere
a giorni! =
) grazie mille! e alla prossima spero! =
D < /FONT >
- Georgette:
Scusami! Essì, è stato un casino con la scuola ultimamente, ma ora penso che
passerà meno tempo tra i vari aggiornamenti. Visto che sto scrivendo a passo di
tartaruga perchè inizio sempre altre cose xD
Io adoro Corey, non so se è per il nome ke gli ho dato o altro xD
Comunque avrà un bel ruolo! =)<
/FONT >
e la lemon! purtroppo con le lemon io vado a momenti. Ci sono
giorni in cui mi viene facile, e altri in cui è impossibile! Prossimamente ci
sarà qualcosa comunque! xD
grazie mille e alla prossima! baci
- Shasha5: Aah non
posso dirti nulla, donna! =D Avrei voluto farla la lemon in questo capitolo, ma
non si concordava con l'atmosfera di tutto il capitolo! =/ però, come già detto,
prossimamente ci
sarà qualcosina di interessante, forse! <
/FONT >
scusa per il ritardo! spero di non far passare più tanto tempo tra
gli aggiornamenti!
- Aika: ehi
bentornata! dici che sono migliorata? *_* grazie mille! Io ho notato che tra i
primi capitoli di I Will Never Give Up e ora, sono cambiata molto nel modo di
scrivere. è un cambiamento venuto naturalmente penso! Forse è quando scrivi
tanto tanto! xD
Si, Corey idealmente porterà qualche cambiamento, ma non solo lui!
=)<
/FONT >
alla prossima spero, baci!
- CrazyCarly:
ahaha una cosa buona nell'essere in ritardo allora! Tanto ora è tornato il pc,
vero? anche se è da un pò che non ti becco su msn! Spero che tu possa leggere
questo capitolo e dirmi cosa ne pensi!
Grazie mille tesoro *_* baci
- AKURA: uh, spero
che qualche tua amica/o abbia lo scanner, così poi me le puoi mandare per
e-mail! =)<
/FONT >
Jordi è dolcioso anche qui vero? Viene voglia di coccolarlo, ma ci
pensa abbondantemente Brian xD
Non mi ci far pensare! Ora quando vedo la mia scuola mi prende a
male, ma sono sicura che quando finirò la scuola mi mancherà un casino!
=(<
/FONT >
La mattina dopo Brian
si alzò dal letto senza muovere neanche l’aria e lasciando Jordi a dormire
tranquillamente.
La sera prima non aveva
accennato nulla al suo ragazzo di quello che avrebbe dovuto fare il giorno
successivo, quindi preferì prepararsi ed uscire prima che si svegliasse, per
evitare domande scomode.
Non sapeva perché non
ne avesse parlato con Jordi.
Forse aveva
semplicemente paura di spiegare perché si era piegato così facilmente alle
parole: “…per esaudire un desiderio di Christian.”
Dalla stanza di Jordi
era andato nella sua e si era vestito velocemente.
Quando era andato in
cucina in cerca di una tazza di caffè però, si rese conto che i suoi genitori
erano già in piedi.
Suo padre aveva
mantenuto la promessa ed era in tenuta da camera, con il suo fedele giornale in
mano e la tazza di caffè fumante davanti a lui.
- Buongiorno…- fece,
con tono cavernoso, andando direttamente verso la
caffettiera.
- Buongiorno…-
risposero in coro Anthony e Helena.
La donna però continuò
ad osservarlo mentre si versava il caffè.
- Dove vai? – chiese
poi.
Brian prese un sorso
prima di rispondere.
- Dai Davies.- rispose
semplicemente.
Helena annuì e Anthony
tirò su lo sguardo.
- Ci hai pensato bene?
– chiese poi il padre – Insomma…non vorrei che dovessi pentirtene. –
Il ragazzo fece un
profondo respiro. Il viso contratto dall’ansia e dal pensiero di quello che
stava per fare.
Ritirò le labbra
all’interno della bocca, prima di rilasciarle.
- Sono sicuro. E se me
ne dovessi pentire…beh, me ne assumerò la responsabilità. – rispose,
seriamente.
Anthony non trovò di
che rispondere, preferendo annuire lentamente e allungare una mano verso il suo
caffè.
Brian invece lo terminò
velocemente.
- Io vado. Non so
quanto ci metterò. Quando si sveglia Jordi ditegli che…- si fermò a pensare, beh
sinceramente non aveva pensato a che scusa inventarsi per far giustificare la
sua assenza.
- …ditegli che sono
andato a fare la spesa, o qualcosa del genere. Non so, vedi tu mamma. Ci vediamo
dopo. –
Helena era davvero
sorpresa.
Quello voleva dire che
non aveva parlato a Jordi di quell’incontro?
Perché?
Avrebbe voluto
chiederlo, ma prima che potesse parlare Brian era già uscito di
casa.
°°°
Quando, la sera
precedente prima di addormentarsi, Brian aveva immaginato come sarebbe stato
quell’incontro, aveva solo cercato di ricordare com’era casa di
Christian.
C’era stato molte
volte, anche se la maggior parte delle volte era casa sua il teatro della loro
storia.
Ma non aveva immaginato
che rifare la strada che lo avrebbe portato a quella casa, lo avrebbe fatto
soffrire.
Era da quando andava
ancora alle superiori che non la percorreva.
Fu preda di deja-vu
continui mentre faceva quelle strade velocissimamente.
Lui e Chris che
ridevano e si davano leggere spinte sul marciapiede, quelle volte in cui Chris
lo aveva invitato a pranzo.
O quella volta che
invece avevano litigato e se l’erano fatta completamente in silenzio da
scuola.
Si fermò
improvvisamente, incapace di camminare ancora così velocemente, davanti ad una
casa molto simile alla sua, solo di un color pesca che pungeva gli
occhi.
Li chiuse e rivide
immediatamente e in modo chiarissimo se stesso e Chris al suo fianco, entrambi
con il viso rivolto a terra.
Lui teneva le mani
nelle tasche, aveva una sola cuffietta mentre l’altra penzolava inerte avanti a
lui. Voleva accorgersene se, in una remota speranza, Chris gli avesse
parlato.
Invece l’altro ragazzo
sembrava concentrato a contare i sassolini sul
marciapiede.
Sembrava che stesse
camminando da solo per strada e che accanto a lui non ci fosse Brian che
sperava, ad ogni passo, che lui gli rivolgesse una parola.
Cosa gli costava dire
un piccolo “scusa”? Brian non avrebbe voluto niente di
più.
Infondo lui, le sue
scuse, gliele aveva già fatte!
Ricordò benissimo
quando si decise a fermarsi e a togliersi con rabbia anche l’altra cuffietta,
prendendo poi Christian per un braccio.
- La smetti di
comportarti come un bambino? – gli aveva detto, con tono basso e
nervoso.
Chris lo aveva guardato
astioso – Non mi sto comportando come un bambino Brian.-
- Se vuoi che me ne
torni a casa basta dirlo, okay? Non voglio passare un pomeriggio in queste
condizioni! Avevo altri progetti per la giornata, ma tu devi rovinare sempre
tutto! – aveva esclamato allora.
- Anche io avevo
immaginato questa giornata andare in modo differente Brian! E mi dispiace
deluderti, ma sei stato tu a rovinare tutto questa volta! – aveva risposto Chris
alzando anche lui un po’ la voce.
Il fatto era che lui,
la voce, non l’alzava mai! Era Brian quello che di solito si lasciava prendere
dalle situazioni e dal nervosismo.
Brian aveva spalancato
gli occhi e la bocca – Ancora per questa storia? Ti ho detto che possiamo
fidarci di Corey Chris! È il mio migliore amico! Perché non ti fidi
semplicemente di me e della mia fiducia in lui?! –
Chris gli era andato
improvvisamente più vicino.
- Dovevi parlarmene
prima di dirgli tutto Brian! È una cosa che riguarda entrambi! Tu invece hai
fatto come ti girava per la testa! –
Brian allora aveva
abbassato il capo – Lo so. So che avrei dovuto parlartene. Mi sono già scusato
mille volte. – aveva sussurrato prima di tornare a
guardarlo.
- Solo che…non c’è la
faccio più in queste condizioni Chris. Avevo bisogno di qualcuno con cui
parlarne. Questa situazione è difficile per me quanto per te. – aveva abbassato
ulteriormente la voce avvicinandosi ancora.
- Però ora…basta essere
arrabbiato, okay? Mi manchi. Sono giorni che non stiamo un po’ insieme. – allora
però non aveva più potuto guardarlo negli occhi. Era arrossito come un ragazzino
e sapeva benissimo che Chris non avrebbe avuto una reazione romantica e dolce a
quella confessione.
In effetti quello che
ricevette non fu molto di più di quello che si era aspettato. Infatti Chris lo
prese per un braccio, tirandoselo vicino e, nascondendosi tra i loro profili,
gli strinse una mano.
Sospirò e abbozzò solo
un sorriso – Andiamo a casa va…- aveva risposto
semplicemente.
Brian non si aspettava
niente di più, sorrise infatti e gli strinse forte la
mano.
Continuò a camminare e
a ricordare episodi su episodi di loro due insieme, immaginò che con quel tanto
pensare molto probabilmente era già passato davanti alla casa e non se ne era
neanche accorto. Invece, quando ci passò davanti, la riconobbe
immediatamente.
Vide una Mercedes Benz
parcheggiata nel vialetto di casa e, nel giardinetto, una casetta di legno che
fungeva da cuccia per il cane.
Pinkly, il cane di
Chris, Brian se lo ricordava bene.
Un dolcissimo
bastardino bianco che Chris aveva trovato per strada quando era un bimbo e i
suoi genitori avevano accettato di tenerlo.
Chissà se era ancora
vivo Pinkly, o se aveva seguito il suo padroncino. Ebbe la sensazione che lo
avrebbe scoperto presto.
Fece un profondo
respiro e si avviò lungo il sentiero lastricato che portava all’entrata
principale.
Arrivato davanti alla
porta chiuse gli occhi per un secondo.
Suonò il campanello
dopo molti attimi di esitazione e la porta gli venne aperta quasi
immediatamente.
Quando lo vide Danièl
non sembrò sorpresa, anzi mantenne la sua espressione
fredda.
- Brian…ti
aspettavamo…- disse subito, con ancora la mano sulla
maniglia.
- Eravate così sicuri
che avrei accettato di venire? – chiese Brian, sprezzante.
Danièl sembrò
riflettere – Si, eravamo più o meno sicuri…- annuì poi.
Brian era infastidito
oltre l’inverosimile e avrebbe già voluto girare i tacchi ed andarsene. Odiava
quella situazione.
- Vieni dentro,
avanti…- fece poi Danièl spostandosi dalla porta.
Brian entrò e si guardò
intorno.
Ricordò immediatamente
la scala che si trovava davanti all’entrata, con i passamano di legno e il
tappeto che ricopriva la parte centrale della scalinata.
Ricordò, chiudendo un
attimo gli occhi che, per arrivare alla camera di Chris, avrebbe dovuto salire
quelle scale e girare nell’ala destra della casa.
Era la seconda
porta.
Per quanto si sforzasse
però, non riuscì a ricordare l’intera stanza. Ricordava solo il letto e i poster
musicali sulle pareti.
- Andiamo di la in
cucina. Mio marito ci aspetta. Ti offro un caffè…- disse Danièl con voce gentile
talmente finta da urtare ancora di più i suoi nervi.
- Senta…sono venuto qui
solo per Christian. Non voglio né chiacchiere né caffè. – rispose, forse con un
po’ troppo veleno nella voce.
Danièl lo scrutò in
silenzio. In quel momento George Davies uscì dalla cucina.
Aveva il modo di
vestirsi molto simile a quello di suo padre, pensò, ma non ne rimase
particolarmente colpito dato che tutti in quel quartiere si vestivano più o meno
nello stesso modo.
Quando stava con Chris
però, George era molto più giovanile, e non aveva le rughe che ora gli segnavano
il viso.
Non erano passati molti
anni, ma era invecchiato molto dopo la morte di suo
figlio.
Danièl invece non era
cambiata molto. Aveva solo cambiato colore di capelli, ora tendevano al biondo e
anche lei, come Helena, se li tingeva periodicamente per coprire i capelli
bianchi.
- Hai ragione. George,
per favore, prendi la lettera.-
George annuì mestamente
e si allontanò, entrando poi in una stanza.
Ne uscì pochi secondi
dopo con in mano una busta da lettere bianca, che porse subito a
Brian.
- Questa è per te…-
disse, con voce appena udibile, così diversa da quella della moglie, più alta e
imperiosa.
Brian la prese e lesse
il suo nome scritto su di essa.
Una B tonda e
piena.
La scrittura un po’
confusionaria di Chris, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
- Quando hanno trovato
il corpo di Christian, accanto a lui hanno trovato due lettere. Una indirizzata
a noi. E l’altra a te. All’inizio non era stata nostra intenzione dartela, ma
ora è tutto cambiato. Sono passati tanti anni. – Brian aveva sentito in modo
ovattato la voce di Danièl. Aveva lo sguardo fisso su quelle lettere, scritte da
lui.
- Non l’abbiamo aperta.
È ancora sigillata. – aggiunse poi la donna.
Deglutì – Grazie…e
arrivederci. – si voltò e fece per andarsene, ma la mano di George gli afferrò
il braccio.
- Sei fortunato Brian.
La nostra era macchiata del suo sangue. – disse, guardandolo negli
occhi.
Brian, guardando in
quegli occhi, riuscì quasi a vedere il bruciante senso di colpa che lo stava
logorando.
Al contrario di sua
moglie che invece riusciva a nascondere perfettamente qualsiasi tipo di
sentimento.
- Chris vi voleva
bene.- fu la sola cosa che riuscì a dirgli.
Avrebbe anche potuto
rimanere in silenzio ed andarsene, ma quando aveva visto lo sguardo di George si
era sentito in obbligo a dire qualcosa per alleviare il suo
dolore.
Vide Danièl contrarre i
muscoli del volto. Un secondo dopo aveva girato i tacchi e si era andata a
chiudere in una stanza lungo il corridoio.
George guardò sua
moglie andarsene con un espressione mortificata.
- Scusala. È molto
orgogliosa e quando sente che sta per cedere preferisce rimanere sola.- disse
voltandosi verso Brian.
Il ragazzo annuì.
Sapeva che era quello il motivo ancor prima che George glielo
spiegasse.
Suo padre faceva lo
stesso.
- Aspetta ancora un
attimo. C’è un’altra cosa che vorrei che vedessi.- era ancora perso tra i suoi
pensieri quando sentì nuovamente il contatto con George, che gli aveva posato
una mano sulla spalla.
- Vieni. – George che
lo invitava a salire le scale.
Deglutì ancora e il
cuore iniziò a battere furiosamente.
Salire quelle scale? Lo
avrebbe portato nella sua stanza? Se la sentiva?
Non lo sapeva e per
questo si bloccò appena sul primo scalino.
George, avanti a lui di
qualche scalino, si voltò non sentendo più i passi dietro di
se.
- Avanti ragazzo…non
bisogna avere paura dei ricordi.- disse con voce
vellutata.
Brian lo guardò e prese
un profondo respiro, annuendo un secondo dopo.
Aveva ragione. Doveva
affrontare tutti i ricordi che lo stavano investendo se voleva essere in grado
di andare avanti.
Continuarono a salire
le scale e poi, come aveva ricordato Brian, voltarono verso l’ala destra della
casa.
La prima porta?
No.
La seconda. Aveva avuto
ragione.
George mise una mano
nella sua tasca e ne estrasse una chiave, mettendola poi nella toppa della porte
e girandola al suo interno.
La porta si aprì con
uno scricchiolio che fece capire a Brian che quella camera non era stata aperta
per molto tempo.
Il suo interno era buio
e l’aria odorava di chiuso e polvere. Per questo George andò direttamente verso
la finestra e ne aprì le imposte, facendo si che la camera fosse inondata di
luce.
Brian si guardò intorno
con il respiro più frequente e il cuore a martellare nel
petto.
Il letto. I poster. La
scrivania con un vecchio computer, quello di Chris. I libri nella libreria. I cd
ordinati sulla mensola che si trovava poco sopra il letto.
Nulla era cambiato?
Possibile che Chris, quando lo avevano mandato in un'altra scuola, non si fosse
portato nulla?
Aggrottò le
sopracciglia, guardandosi ancora intorno. – Ma…è rimasto tutto come quando c’era
lui qui dentro…- sussurrò, sorpreso.
George annuì – Si, non
abbiamo toccato nulla. –
Brian scosse la testa –
No, non è questo che volevo dire. Quando se n’è andato per frequentare
l’accademia a cui lo avete mandato, non ha portato nulla con se? – chiese,
sorpreso.
Chris non avrebbe mai
lasciato qui i suoi cd e i suoi libri!
Vide chiaramente il
volto di George contarsi in una smorfia.
- Brian…- sospirò,
dandogli le spalle – Noi non abbiamo mandato Chris in un’accademia militare o
qualsiasi altra cosa ti abbiano detto. Per un anno mio figlio è stato ricoverato
in un centro sperimentale per, diciamo…riportare i giovani sulla retta via…-
Il ragazzo aggrottò le
sopracciglia. No, aspetta, non riusciva a capire.
Cosa voleva dire
“riportare i giovani sulla retta via”?
Di quale centro stava
parlando?
Si mise la lettera in
tasca e si passò una mano tra i capelli.
- Okay, lo ammetto, non
riesco a capire? Di quale centro sta parlando George? Dove diavolo avete mandato
Chris? – si stava iniziando ad innervosire.
Si era rotto di tutto
quel girare intorno al concetto. Voleva parlar chiaro.
George si voltò
nuovamente verso di lui e deglutì.
- Un centro che ha come
scopo quello di ridimensionare le inclinazioni sessuali, Brian. Abbiamo mandato
Chris in quel centro con la speranza che ne uscisse…normale.-
Ora era tutto più
chiaro. Più chiaro e più doloroso.
Scosse la testa – Vuole
scherzare? Come…come avete potuto fare una cosa del genere? – esclamò,
esasperato.
L’uomo portò in avanti
le mani – Lo so! So di aver sbagliato, anche mia moglie se n’è resa conto. Ma
era ormai troppo tardi per poter fare qualsiasi cosa. –
Brian lo guardava con
ribrezzo e pietà.
- Sa una cosa? Non solo
la lettera diretta a voi è macchiata del suo sangue, anche le vostre mani lo
sono! – urlò.
George serrò gli occhi
per un secondo, abbassando la testa.
Brian poi si mosse
verso di lui, talmente veloce che l’uomo pensò che stesse per mollargli un pugno
o qualcosa di simile.
Invece il ragazzo lo
superò e andò verso la scrivania.
Aprì il secondo
cassetto e tolse tutto quello che c’era all’interno, trasferendo tutto alla
rinfusa sul ripiano.
C’era una piccola
fessura su un lato che svelava il doppiofondo di quel cassetto. Brian ci infilò
un dito e alzò il sottilissimo pannello di legno che proteggeva quel
doppiofondo.
Era pieno di polvere,
ma non gli importava.
Vide che,
fortunatamente, quello che Chris aveva nascosto era ancora
li.
Una foto incorniciata.
Una loro foto incorniciata.
- Cosa fai? – chiese
subito George, vedendo che trafficava davanti alla
scrivania.
Brian si voltò con in
mano la foto.
- Mi prendo quello che
mi è rimasto di lui! – ringhiò e gli mostrò la foto.
- Questo è tutto quello
che mi è rimasto di lui, per colpa vostra e della vostra ignoranza.-
C’era odio in quelle
parole.
In quel momento li odiò
come non aveva mai odiato nessuno nella sua vita.
Sentiva caldo,
estremamente caldo, ma non era a causa della temperatura
esterna.
Era nervoso e avrebbe
fatto di tutto per sfogare quella rabbia, quell’odio.
Invece se ne sarebbe
andato. Sarebbe uscito da quella casa senza più tornarci e si sarebbe
dimenticato di tutto.
Portandosi invece con
se, l’unica cosa che voleva ricordare.
Eccomi tornata dopo un
bel pò di tempo! Scusate il ritardo, ma ultimamente mi sto dedicando a qualche
shot!
Mamma mia che caldo
ragazzi. Qui rischio lo scioglimento istantaneo! Non vedo l'ora di andare in
vacanza in Puglia, ma per un altro mese mi dovrò accontentare di qualche giorno
in piscina! >.<
In questo capitolo
avete potuto vedere cosa volevano i genitori di Chris da Brian, e avete scoperto
qualcosa in più su quanto è successo a Christian, nel prossimo capitolo si saprà
cosa c'è scritto nella lettera e cosa è successo.
Vorrei rispondere a
tutte le vostre recensioni che sono sempre carinissime =) ma devo uscire ora,
c'è festa in città e bisogna cogliere le occasioni al volo quando c'è la
possibilità di fare qualcosa di diverso dal fare avanti ed indietro! xD
Adoro leggere le vostre
recensioni, davvero! E voglio sapere cosa ne pensate di questo capitolo!
=)
Spero di non farvi
aspettare troppo per il prossimo!
Un grazie immenso ai
lettori che recensiscono, ma anche a quelli silenziosi che penso ci siano!
xD
Quando Jordi si
svegliò, ancor prima di aprire gli occhi, aveva già allungato una mano verso la
parte opposta del letto, stupendosi nel trovarla vuota e
fredda.
Alzò la testa,
sbadigliando sonoramente, e si guardò attorno. Brian non
c’era.
Si voltò verso la
sveglia e vide che erano quasi le undici.
Aveva dormito davvero
tanto! Perché Brian non lo aveva svegliato?
Non avevano programmato
di andare al circolo del golf con Anthony quella mattina?
Si alzò e si infilò le
ciabatte, uscendo poi in corridoio e percorrendolo con passo
strascicato.
Aveva dormito davvero
troppo, e chi più dorme più è stanco.
In cucina non trovò
nessuno, ma gli bastò voltarsi verso il soggiorno per vedere Helena seduto sul
divano con un libro dalla copertina rosa in mano.
- Helena…- chiamò, con
voce assonnata. – Buongiorno…- salutò poi, entrando in soggiorno ma rimanendo
sull’entrata.
La donna alzò gli occhi
su di lui e sorrise – Buongiorno Jordi. Vuoi qualcosa da mangiare?-
chiese.
Jordi scosse la testa –
No, ormai è tardi, penso che aspetterò il pranzo. Ma…dov’è Brian? Sono già
andati al circolo? Perché non mi ha svegliato? – chiese, grattandosi la testa
confuso.
Helena allungò una mano
per dirgli di calmarsi.
- Brian non ha voluto
svegliarti. Ha detto che eri molto stanco e…- abbozzò un sorriso, cercando di
farlo risultare sincero – …voleva risparmiarti questa mattinata. Sai…ai ragazzi
il circolo del golf di Anthony risulta molto noioso.- cercò di dargli una
spiegazione credibile.
Jordi però ci rimase
male ugualmente. Avrebbe dovuto chiamarlo lo stesso, almeno si sarebbero
annoiati insieme.
Poi però pensò che
forse Anthony e suo figlio avevano bisogno di stare un po’ soli e parlare, e
allora annuì.
- Capisco. Allora ne
approfitterò per studiare un po’. Degli esami mi aspettano al mio ritorno. –
disse, facendo dietro front e tornando nella sua stanza.
Quando Brian fosse
tornato però, gliene avrebbe dette quattro.
°°°
Quando lasciò casa
Davies, Brian non si fermò davanti a casa sua però. Continuò a camminare con la
foto in mano ma con gli occhi fissi sulla strada davanti a
se.
Sentiva quasi bruciare
la lettera nella tasca dei pantaloni ma, stranamente, non moriva dalla voglia di
aprirla e leggerla. Era troppo spaventato dall’idea di cosa poteva esserci
scritto li dentro.
Si fermò solo nel luogo
che riteneva più giusto per sedersi e leggerla.
Nel parco pubblico di
Lafayette.
C’erano pochissime
persone quella mattina. Uomini in divise fosforescenti che tagliavano l’erba e
qualche persona adulta seduta ad una panchina a leggere chi un quotidiano, chi
un libro. Un ragazzo che ascoltava la musica completamente sdraiato sul prato e
una coppia di fidanzati un po’ più in la.
Lui invece continuò a
camminare fino ad arrivare al solito ultimo albero. Quello delle
iniziali.
Ci si sedette al di
sotto e poggiò la schiena al tronco. Fece un profondo respiro e si accorse che
aveva la schiena umida di sudore e che stava sudando sotto la frangia dei
capelli. Li portò indietro e alcuni rimasero alzati, proprio a causa del
sudore.
Faceva caldo,
terribilmente caldo.
Solo allora incrociò le
gambe e si portò la foto davanti al viso.
Fu li che la guardò di
nuovo per bene, dopo tanti anni.
C’era Chris in primo
piano e dietro di lui Brian che gli cingeva il collo con le braccia, con il viso
accanto al suo.
Sorridevano. E gli
occhi di Chris non erano freddi.
Brian ricordava il
giorno in cui l’avevano scattata.
Era da poco passato il
compleanno di Chris, il 22 novembre, e i suoi genitori gli avevano comprato una
macchina fotografica digitale.
Come tutti a tutti i
regali che i suoi genitori gli facevano, Chris aveva fatto finta di essere
rimasto contento di quel costoso regalo, ma invece avrebbe preferito di gran
lunga dei soldi per farci quello che gli andava.
Andare ad un concerto,
comprarsi altri cd, metterli da parte in caso che le corde della sua chitarra si
fossero rotte!
Lo aveva detto a Brian
che ne aveva riso.
Perché doveva prendere
sempre tutto così sul serio?
La macchina fotografica
era stupenda! Sapeva lui che uso divertente farne.
Allora gli aveva preso
la macchinetta dalle mani e aveva messo l’autoscatto, posizionandolo poi sulla
scrivania.
Aveva fatto sedere
Chris sulla sedia e si era messo dietro di lui, cingendogli il collo con le
braccia e sussurrandogli all’orecchio: “Sorridi”
A Chris era venuto
spontaneo fare come Brian gli aveva detto. Fortunatamente, dato che un secondo
dopo era partito l’autoscatto.
Passò velocemente le
dita sul vetro e sulla cornice, liberandolo dalla polvere.
Poi, con un sospiro,
posò la foto accanto a se.
Era arrivato il momento
di leggere quella lettera.
La tirò fuori dalla
tasca dei pantaloni e la prese per i bordi, contemplando di nuovo il suo nome
scritto in nero.
Prese un profondo
respiro prima di rigirarlo tra le mani e iniziare ad aprirlo con
attenzione.
Non voleva rompere la
carta.
La busta si aprì senza
capricci e Brian prese il foglio piegato in due al suo interno. Lo dispiegò con
mani tremanti.
Chiuse gli occhi e
prese respirò lentamente, prima di iniziare a leggere.
“Ciao Brian,
ho passato l’ultimo anno a
chiedermi dove fossi e come stessi. Ti immagino felice e libero. Ti ho sognato
spesso, sognavo sempre i momenti che abbiamo passato insieme.
Liberi e felici, anche se era
tutta un illusione.
Mi manchi amore. Mi manchi da
morire.
Ci hanno separato ma voglio
solo dirti che non è colpa tua. Ti conosco e so che ti starai lasciando affogare
nei sensi di colpa.
Non è colpa tua.
Tu sei stato coerente fino alla
fine. Io invece…
Voglio dirti che mi dispiace.
Mi dispiace per come mi sono comportato con te quando ci hanno
scoperti.
Avevo sentito i miei parlare di
dove volevano mandarmi, avevano parlato anche di te. Avevo paura che se ci
avessero trovati nuovamente insieme avrebbero mantenuto la promessa, convincendo
anche i tuoi genitori a fare lo stesso con te.
Voglio che tu sappia che ti
amo, l’ho sempre fatto e mi pento di averti fatto aspettare tanto prima di
dirtelo e di dimostrartelo come tu facevi.
Mi dispiace che sia finito
tutto così presto.
Avrei dovuto darti retta. Non
avrei dovuto farmi bloccare dalla mia paura.
Avrei dovuto accettare la tua
proposta, avremmo dovuto andarcene, scappare.
Invece mi sono comportato da
vigliacco, ed ora guarda dove sono.
Ora potremmo stare insieme se
non mi fossi comportato in questo modo. Se non mi fossi fatto bloccare dalla
paura di questo sentimento che non riuscivo a comprendere. Ma non c’era nulla da
comprendere.
Non avrei dovuto cercare di
trovare una spiegazione razionale a qualcosa di così bello. Ma ormai è troppo
tardi per far qualcosa in proposito.
Ma non preoccuparti, non ci
starò ancora per molto qui, amore mio.
Tra poco sarò libero, non ne
posso più di stare qui dentro Brian. Non mi lasceranno mai andare. Lo ripetono
sempre. Troppo dolore, non posso continuare così.
Non giudicarmi, ti prego. So
che nel nostro quartiere ne parleranno a lungo quando si verrà a sapere. So che
i miei si vergogneranno di me più di quanto abbiano mai fatto nella loro vita.
Si dimenticheranno presto di me. Mi hanno mandato qui proprio per
dimenticarmi.
Spero che non sarai più a
Lafayette quando arriverà la notizia.
So che ora sarai già a New
Orleans come volevi.
Sii felice Bri. Sii libero.
Vivi e tu, tu non dimenticarmi.
Ti
amo
Chris”
Quando finì di leggere
il viso di Brian era bagnato e lui singhiozzava, cercando di ovattare i suoni
con una mano sulle labbra.
- Chris…- sussurrò, tra le lacrime.
- Chris…mi manchi…-
Sentì tutto quello che
aveva provato in quegli anni prima dell’arrivo di Jordi nella sua vita, tornare
in modo talmente amplificato da fargli dolere il cuore.
Sentiva l’aria faticare
a riempire i polmoni, si sentiva soffocare da tutti i ricordi che erano tornati
su di lui come una nube senza pietà.
Ricordava il giorno in
cui, dopo aver fatto l’amore, aveva guardato Chris con occhi da sognatore.
Sognatore che aveva smesso di essere dopo che Chris era stato strappato fuori
dalla sua vita.
Lo aveva guardato e gli
aveva detto – Potremmo partire. Subito, immediatamente. Potremmo finire il liceo
a New Orleans, e poi andare all’università. Sarà difficile, ma possiamo farcela.
–
Ricordava anche che
Chris lo aveva guardato per un secondo. Ci aveva pensato.
Avrebbe potuto giurare
sulla sua stessa vita che Chris aveva pensato a quella possibilità, e ora,
leggendo la lettera, ne aveva avuto la conferma.
Però aveva riso e
scosso la testa – Sei pazzo. Con quali soldi ci paghiamo gli studi poi? Aspetta
solo quest’ultimo anno Brian. Facciamo i maledetti esami e poi partiamo insieme
per New Orleans. Io vado al conservatorio e tu a psicologia. Dobbiamo solo
tenere duro per quest’ultimo anno. – aveva sorriso – Poi saremo liberi. –
Ma il loro momento di
essere liberi non era arrivato. Non era mai arrivato.
Si asciugò le lacrime,
facendo profondi respiri per smettere di piangere.
Doveva essere
forte.
Lasciò andare indietro
la testa, appoggiandola contro il tronco dell’albero.
Annuì, guardando il
cielo.
Sarebbe stato libero.
Sarebbe stato felice e no, non l’avrebbe mai dimenticato.
Ecco,
non so cosa sarebbe meglio dire per commentare questo
capitolo.
Prima
di tutto: scusate il ritardo.
Ora
sono in vacanza, in Puglia. Vero, ho il mio pc portatile, ma è internet che ha
fatto un po’ di capricci. Se devo essere sincera, mi sembra di essere nel
Burundi qui giù!
Sono
andata a Taranto l’altro giorno per cercare il nuovo cd degli Avenged
Sevenfold, e quando ho detto il loro nome quel tipo mi ha guardato come se
fossi andata al banco della verdura al supermercato e avessi chiesto un chilo
di Marijuana.
Ma,
insomma, da qualche parte in tutta Taranto ci sarà un maledetto negozio di
musica come si deve che non vende solo fottutissimi cd di Madonna e Lady Gaga,
no?
Va
bene, va bene, lasciamo stare e passiamo a cosa
serie.
Ecco
a voi la lettera di Chris. Nella mia mente e anche su varie pagine di word
l’ho scritta, cancellata, riscritta e riscritta ancora, ma non ne sono per
niente soddisfatta.
Ogni
volta mi andavo ad incartare e quando rileggevo non sentivo per niente le
emozioni che avrei voluto far trasparire. E non credo che questa versione
abbia risolto il problema. Forse era solo la meno
peggio.
Avrei
voluto prendermi altro tempo, magari per riscriverla, ma so come sono fatta e
se inizio a gingillarmi si può dire buonanotte ai suonatori.
Infine
vorrei ringraziare tutti voi che mi avete lasciato delle recensioni
stupende.
Ho
voluto affrontare questo discorso perché navigando qui e li su internet mi
sono ritrovava una testimonianza di un ragazzo i cui genitori lo avevano fatto
ricoverare in uno di questi centri. Però non diceva molti dettagli, anzi,
quindi non so neanche io esattamente cosa fanno li dentro. So solo che è una
cosa inaccettabile, perché non posso crederci che nel 2010 c’è ancora gente
del genere.
L’ignoranza
dei genitori che fanno questo ai propri figli, ma soprattutto uomini di
scienza che pensano che l’omosessualità sia una malattia, o qualcosa da curare
con qualche metodo che di scientifico ha ben
poco.
È
una cosa seria, lo so, ma volevo affrontare questo argomento e l’ho
fatto.
Quindi
grazie a Lady Aika per aver segnalato la mia storia per farla inserire tra
quelle scelte =) è una cosa che mi fa sentire felice e soddisfatta, così come
la recensione che mi hai scritto per accompagnare il tuo voto. Grazie mille
=D
E
grazie anche a tutti gli altri lettori che hanno commentato rendendomi
partecipe delle cose che hanno pensato leggendo lo scorso capitolo. Grazie
davvero =D
Ora
vado a prepararmi, perché poi i miei amici dicono che sono sempre la solita
ritardataria =)
Jordi non riuscì a
studiare come avrebbe voluto, non riusciva a concentrarsi come si doveva quindi
lasciò perdere e si stese nuovamente sul letto, con le cuffiette dell’I-Pod di
Brian nelle orecchie, ad ascoltare la musica
tranquillamente.
Per questo non si
accorse che Anthony tornò prima di Brian, ma fortunatamente solo di pochi
minuti.
Infatti verso l’ora di
pranzo Brian trovò la forza di alzarsi in piedi e tornare a
casa.
Entrò in casa e in un
batter d’occhio Helena era davanti a lui.
- Allora tesoro, come è
andata? – era nervosa e si vedeva chiaramente.
Non aveva la forza di
parlare, non poteva spiegare tutto. Era troppo debole per
farlo.
Scosse la testa – Più
tardi mamma, per favore. Sono stanco. Voglio farmi una doccia e dormire un po’.
– fece per sorpassarla e andare in camera.
- Ma il pranzo è quasi
pronto! –
- Non ho fame mamma.
Mangerò qualcosa stasera, sta tranquilla. – rispose, senza neanche voltarsi e
continuando a camminare verso la sua camera.
Non andò in quella di
Jordi infatti, ma si diresse verso la propria, chiudendocisi all’interno. Si
accostò al letto, vicino al quale si trovava la sua valigia ed alzò qualche
indumento, nascondendo tra di loro la foto e la lettera.
Poi prese un cambio ed
uscì dalla stanza, diretto in bagno.
Lo stomaco di Jordi
iniziò a brontolare. Era dal giorno prima a pranzo che non mangiava, dato che la
sera precedente Brian non gliene aveva dato occasione, ed ora aveva davvero
fame.
Si tolse le cuffiette e
si alzò, uscendo poi dalla camera per raggiungere la
cucina.
Si accorse con stupore
che Anthony era già seduto a tavola, mentre Helena la stava apparecchiando.
Ma se Anthony era già
qui, dove diavolo era Brian?
- Buongiorno Anthony.
Dov’è Brian? Non siete andati insieme al circolo del golf? –
Helena alzò lo sguardo
su suo marito, lo aveva avvertito di tutto e sperò che la sua recitazione fosse
almeno un po’ credibile.
- Si certo, siamo
andati al circolo. Ora si sta facendo la doccia, abbiamo sudato molto con questo
caldo. –
Jordi aggrottò le
sopracciglia. Brian era in casa? E perché non era andato a salutarlo? A farsi
vedere?
Contrasse i muscoli del
volto. Si stava innervosendo.
Uscì dalla cucina ed
andò a sedersi in soggiorno, così che quando Brian fosse uscito dal bagno lui
avrebbe potuto sentirlo.
Quando finalmente sentì
il rumore della porta del bagno che veniva aperta, si alzò velocemente e corse
per il corridoio giusto per vedere Brian entrare nella sua stanza mentre si
frizionava i capelli con un asciugamano.
Entrò con lui, prima
che il ragazzo chiudesse la porta alle sue spalle.
- Ehi…ciao…- sussurrò,
guardandolo.
Brian cercò di fargli
un sorriso, riuscendoci non troppo bene. Se ne accorse, quindi voltò le spalle
andando verso il letto e sedendocisi sopra, continuando a togliersi l’umidità
dai capelli.
Jordi si mosse verso di
lui e gli prese l’asciugamano dalla meni, continuando lui ad asciugare i capelli
di Brian, che lo lasciò fare abbassando la testa.
- Che hai, eh? Hai
avuto una discussione con tuo padre? Perché non mi hai svegliato? Sarei dovuto
venire con voi…- disse.
Brian scosse la testa –
Non ho discusso con mio padre. Sto bene. Non ho niente che non va. –
rispose.
Jordi si mise quasi a
ridere e si chinò sui polpacci, tra le gambe leggermente aperte di Brian, per
poterlo guardare negli occhi.
- Avanti Bri, credi di
potermi prendere in giro? – gli chiese, sorridendo, poi gli passò una mano tra i
capelli umidi, portandoli indietro.
Brian rimase in
silenzio e Jordi si sporse in avanti nel tentativo di baciarlo. Ma quando stava
per arrivare a destinazione Brian voltò la testa così che le sue labbra
incontrassero la guancia liscia.
Si allontanò come se si
fosse ustionato e alzò lo sguardo su Brian, in cerca di
spiegazioni.
Ma tutte le parole si
bloccarono in gola quando vide gli occhi pieni di lacrime del
ragazzo.
- Ehi ehi, amore che
c’è? Diamine, vuoi dirmi che succede? Sto iniziando a preoccuparmi! – disse
allora, nel panico.
Brian tirò su col naso
e si asciugò gli occhi con il dorso della mano.
- Nella valigia, tra i
vestiti…- disse telegraficamente, indicandola.
Jordi gli lanciò
un’ultima occhiata prima di andare verso la valigia ed iniziare a cercare tra i
vestiti.
Dopo pochi secondi
trovò la foto e accanto ad essa la lettera.
La sua attenzione però
venne attirata da quella foto.
Come erano belli
insieme, e com’era felice Brian!
- La lettera Jordi. La
lettera.- la voce debole di Brian lo fece tornare con i piedi per
terra.
Annuì e aprì la busta,
in seguito dispiegò il foglio in essa contenuto.
Lesse lentamente,
lasciandosi il tempo di capire perfettamente tutte le parole e quello che il
mittente voleva dire.
All’inizio gli era
sembrata una normale lettera che Chris poteva aver scritto in quell’anno in cui
erano stati divisi, ma alla fine gli fu chiaro che quella era la lettera scritta
da Chris prima di suicidarsi.
Quando arrivò alla fine
un nodo si era formato nel suo petto, rendendo difficile la respirazione. Piegò
la lettera e la mise al suo posto, prima di sedersi accanto a
Brian.
- Come l’hai avuta? –
chiese poi, sussurrando.
- Questa mattina sono
andato dai genitori di Chris. Volevano vedermi per darmela…- rispose, a testa
bassa.
- Perché non mi hai
detto niente? Perché non me ne hai parlato? – chiese allora Jordi,
risentito.
- Pensavo di potercela
fare da solo.- ammise il moro.
L’altro ragazzo sospirò
pesantemente e si coprì gli occhi con una mano.
- Brian…stare con
qualcuno vuol dire renderlo partecipe della propria vita. Vuol dire nondovercela fare da soli. – disse,
cercando di mantenere un tono calmo.
Brian annuì – Lo so, mi
dispiace. –
Per Jordi fu
abbastanza, infatti lo abbracciò, tirandoselo contro.
Brian lo strinse,
nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, iniziando a
singhiozzare.
- Shh…sta tranquillo. –
cercò di calmarlo, cullandolo ed accarezzandogli i
capelli.
- Lo sai…lo sai dove lo
hanno mandato? – fece Brian, tra le lacrime.
- Lo sai dove lo hanno
mandato quando ci hanno scoperti? –
Jordi scosse la testa e
posò le labbra tra i capelli.
- In uno di quei centri
che servono a far tornare normali quelli come noi! – tirò su col naso, cercando
di asciugarsi il volto. Ma subito altre lacrime tornava a bagnarlo
nuovamente.
- So che cosa fanno in
quei centri Jordi! So che cosa fanno! – il tono era alto e quasi isterico. Jordi
lo strinse forte, chiudendo forte gli occhi.
Veder Brian soffrire,
faceva star male anche lui. Vederlo piangere, faceva piangere anche lui.
Ma ora toccava a lui
fare da colonna portante. Doveva essere forte.
- Shh amore, basta. Sta
tranquillo. Mettiti giù…- lo fece stendere sul letto, mettendosi subito accanto
a lui e continuando ad accarezzargli i capelli.
- Devi capire che non è
colpa tua Brian. Anche Chris ha fatto in modo che tu lo sapessi. Non è colpa tua. – gli sussurrò,
baciandogli poi la fronte.
- Ma avrei potuto
aiutarlo! Se solo mi fossi impegnato di più! – cercò di ribattere Brian, ma
Jordi lo zittì, alzandogli il viso prendendo il suo mento tra le
dita.
- Eri solo un ragazzino
Brian. Non avresti potuto far nulla. –
Lo guardò intensamente,
ma Brian tentò di abbassare lo sguardo. Jordi non glielo
permise.
- Brian…mi credi? Credi
a quello che ho detto io e che ha scritto Christian? – lo guardò attentamente,
cercando di leggere nei suoi occhi. Così lucidi, così verdi.
- Non è colpa tua. E
ora devi dimenticare. Non lui, non ti sto chiedendo di dimenticare Chris, ma di
avere di lui solo dei bei ricordi. Ora dobbiamo essere felici, felici e liberi.
Okay? – lo guardò sollevando le sopracciglia, e attendendo in ansia la risposta
di Brian.
Sentì il petto di Brian
gonfiarsi contro il proprio, poi svuotarsi velocemente.
Il ragazzo annuì,
riuscendo finalmente ad asciugarsi il viso.
Le guance erano
colorate e gli occhi ancora umidi e arrossati.
Annuì debolmente – Va
bene. Va bene Jo…ma voglio andarmene. Voglio tornare a casa. Non starò bene fino
a quando non saremo di nuovo a casa nostra. – disse, con voce
stanca.
Jordi annuì – Un altro
giorno. Sabato abbiamo il treno e torneremo a casa. – sorrise. – Poi saremo di
nuovo io e te. –
Brian cercò di
ricambiare il suo sorriso.
- Posso baciarti? –
chiese allora Jordi, tornando serio.
Il ragazzo annuì
lentamente, avvicinandosi lui per primo per catturare le sue
labbra.
Jordi appoggiò
delicatamente una mano sulla sua guancia.
Si, non vedeva l’ora di
tornare a casa. Lontano da quella città che rappresentava quello che più faceva
soffrire Brian.
Voleva solo che
tornassero ad essere solo loro due.
°°°
Jordi lasciò la stanza
di Brian dopo che il ragazzo si fu addormentato tra le sue
braccia.
Era talmente stanco e
aveva pianto talmente tanto che, quando Jordi si era slegato da lui per alzarsi,
aveva solo mormorato qualcosa prima di raggomitolarsi e tornare a
dormire.
Era andato in cucina e
aveva trovato Helena e Anthony seduti a tavola, c’era un piatto anche davanti a
quello che era diventato il suo posto fisso da quando era arrivato, ma per
tenerlo in caldo Helena ne aveva messo un altro capovolto su di
esso.
- Brian non mangia
allora? – chiese Helena quando lo vide entrare da solo e sedersi al suo
posto.
Jordi scosse la testa –
No. Sta dormendo ora. – rispose solamente, rimuovendo il piatto da quello
contenente il cibo.
Aveva una fame da lupi
e non si preoccupò di dire null’altro.
Anthony si schiarì la
voce per attirare la sua attenzione. Jordi infatti alzò lo sguardo su di
lui.
- Sai cos’è successo? –
chiese poi, cercando di far restare vaga la sua
espressione.
Jordi lo studiò, prima
di annuire.
- Si. Gli hanno dato
una lettera che Christian ha scritto per lui prima di suicidarsi. – rispose,
abbassando gli occhi sul suo piatto.
C’era una domanda che
premeva per uscire. Una domanda di cui aveva paura di scoprire la
risposta.
Brian gli aveva
raccontato come era stata la sua adolescenza. Gli aveva raccontato come erano i
suoi genitori prima della comparsa di Christian nelle loro
vite.
Ma quelli che aveva
conosciuto lui erano ben diversi dalla sua descrizione.
Il tempo, le situazioni
che avevano affrontato, l’abbandono di loro figlio e molte altre cose che erano
successe li avevano cambiati, non c’era alcun dubbio su
questo.
Ma gli era piaciuto
conoscerli. Voleva davvero bene ad Helena. Gli piaceva il carattere fermo e
deciso di Anthony. Gli piaceva l’amore orgoglioso ma fortissimo che provava
verso suo figlio.
Ed ora temeva quella
risposta perché forse, avrebbe potuto cambiare l’idea che aveva di loro. Ci sono
certe cose che non possono essere dimenticate.
Helena si mise una mano
sulle labbra, sorpresa.
Anthony rimase
semplicemente un secondo in silenzio, prima di continuare la
conversazione.
- Solo ora? Perché
glielo hanno dato solo ora? – chiese, confuso.
Jordi sollevò le spalle
– Non lo so. Brian non mi ha spiegato tutto. Era troppo sconvolto.-
- Deve essere stato
terribile. Povero amore mio…- sussurrò Helena, risentita, con gli scuri
lucidi.
Jordi voltò lo sguardo
verso di lei.
- Ho letto quella
lettera. Chris conosceva bene Brian. Sapeva che si sarebbe sentito in colpa
quando lo avrebbe saputo. Ed è quello che è successo, anche a quattro anni di
distanza. – rispose, sommessamente.
- Perché in colpa? Non
è certo colpa di Brian tutto quello che è successo. – commentò
Anthony.
Jordi fece un profondo
respiro. La gola gli si era seccata, ma quella domanda premeva per uscire e non
riusciva a tenerla buona.
- Voi…voi sapevate il
posto in cui i suoi genitori hanno mandato Christian? – chiese, quasi
sussurrando.
Anthony aggrottò le
sopracciglia, non capendo cosa centrasse quella domanda con quella da lui
posta.
Anche Helena era
confusa.
- Certo. Lo abbiamo già
detto a Brian. Aveva girato la voce che lo avessero mandato in un’accademia
militare o qualcosa di simile. – rispose, con tono ovvio.
Jordi sospirò. Quasi un
sospiro di sollievo.
Forse non avrebbe
dovuto credergli così velocemente e facilmente, ma lui voleva crederci.
Scosse la testa – No,
non l’hanno mandato in un’accademia militare. Lo hanno mandato in un centro per,
diciamo, cambiare le inclinazioni sessuali di una persona. Sono posti terribili,
ma molti genitori spaventati ci vedono solo la loro unica occasione per avere un
figlio normale…- rispose, abbassando
lo sguardo.
Ormai il suo pranzo era
freddo, ma un nodo si era formato nel suo stomaco.
Helena spalancò gli
occhi, tornando a coprirsi le labbra con una mano.
E fu quella la prima
volta in cui Jordi vide Anthony vacillare.
- Come…? Ma…è
impossibile. È una cosa…- scosse la testa, non riuscendo a trovare le
parole.
- Voi non ne sapevate
nulla, vero? – chiese ancora Jordi.
Helena scosse la testa
con foga.
- Assolutamente no
Jordi. Noi…non avremmo mai pensato ad una cosa simile! – rispose
immediatamente.
Quella volta Jordi
sospirò davvero di sollievo.
- Se avessimo saputo
una cosa del genere non l’avremmo certo nascosto a Brian. Saremmo andati noi
stessi a riprenderlo. Ma ovviamente i suoi genitori ci avevano voluto incontrare
solo per dirci di tenere lontano Brian dalla loro famiglia. Non ci hanno detto
dove lo avrebbero mandato. – rispose anche Anthony, ritrovata un po’ di
sicurezza.
- Non abbiamo nascosto
mai nulla a Brian. Solo l’arrivo della notizia del suicidio di Christian, e
l’abbiamo fatto solo per proteggerlo. Aveva sofferto anche troppo in
quell’ultimo anno di scuola prima della partenza per New Orleans. –
continuò.
Jordi annuì
leggermente.
- Lo so. Brian questo
lo ha capito ed accettato. Ora è arrabbiato con se stesso. Crede che avrebbe
potuto fare qualcosa in più per trovarlo. Si sente in colpa per essersi arreso
nella ricerca. – spiegò Jordi.
- Ma sono sicuro che
gli serva solo del tempo per metabolizzare il tutto. Io posso aiutarlo. – disse,
annuendo alle sue stesse parole.
Helena sorrise
leggermente ed allungò una mano sul tavolo, poggiandola sul suo
avambraccio.
- Ne sono sicura.-
Jordi le sorrise, poi
si schiarì la voce.
- Domani volevo
portarlo a mare. Che ne dite? Così…per farlo distrarre un po’. – propose,
sollevando le spalle.
- A mare? Beh, è una
bellissima idea! – sorrise Helena.
- Tu caro, che ne dici?
– chiese poi, al marito.
- Si, ma sono circa tre
ore e mezza di strada per arrivare a New Iberia. Sei sicuro che non sia una
situazione scomoda? – chiese Anthony al ragazzo.
- Potremmo andare con
il treno per arrivare a New Iberia e poi prendere un auto per il mare. – fece
Jordi.
Anthony sembrò
riflettere, poi annuì.
- Si, è una bella idea.
Ora devi solo convincerlo…- disse, non riuscendo a trattenere un sorriso che
Jordi ricambiò.
- Già…non sarà una cosa
semplice. Ma posso fare anche questo…-
Eccomi tornata,
carissimi lettori!
Purtroppo però, come
dicono i Placebo, Summer's Gone =( Domenica tornerò a casa, quindi mi sto
godendo gli ultimi giorni di libertà prima di tornare in gabbia.
Ma questa è stata un
estate magnifica. Probabilmente la più bella della mia vita.
Ma, parliamo della
storia e così rispondo un pò anche ai vostri commenti!
Il soggiorno (neanche
troppo piacevole) di Brian e Jordi a Lafayette sta volgendo al termine.
Finalmente, dirà qualcuno. Tra poco si tornerà nella cara e vecchia New Orleans,
e da li riprenderà la storia.
Certamente, come ha
detto qualcuno, il "fantasma" di Chris rimarrà sempre. Più su Brian stesso, che
non sulla storia tra lui e Jordi. Ma certamente non rimarrò con le mani in mano.
Darò loro qualcosa da fare, così che anche Brian si potrà distrarre un pò!
Sono stata contenta di
leggere che a molti di voi è piaciuta la lettera, e ho fatto un gran respiro di
sollievo, perchè come ho detto nell'altro capitolo l'avevo scritta e riscritta
molte volte!
Lady_Aika, si, ho visto
quel film. Bagni nel ghiaccio, lavare il pavimento con uno spazzolino...mi fanno
paura le persone che facendo questo credono di guarire una persona
dall'omosessualità. Ci sarebbero discorsi lunghi da poter fare su
quest'argomento, soprattutto con me, e alla fine finisco sempre per arrabbiarmi
e imprecare contro l'ignoranza delle persone. Non riesco a concepire come
persone del genere possano andare avanti nel 2010. Ma purtroppo forse
l'ignoranza è la vera malattia che non si potrà mai curare.
ps. quel film mi è
piaciuto davvero tanto. Gli esatti opposti che trovano uno nell'altro l'anima
gemella.Stupendo =)
E infine Fiamma90,
prima di andare: hai frainteso. Io adoro la Puglia, altrimenti non ci verrei
tutte le estati per un mese e mezzo, oppure ogni volta che ho un pò di giorni di
vacanza. Internet non funziona in casa mia, perchè mia Zia non aveva ancora
scoperto la magnifica cosa che è il Wireless, e il mio portatile non aveva
internet. Ma mi sono mossa io per comprarglierlo e montarlo, quindi ora è tutto
perfetto.
Per quanto riguarda i
cd, io non ho avuto la possibilità di prenderlo su internet, quindi mi sono
girata cinque negozi di musica e mi hanno guardato tutti nello stesso
modo. Da me sono abituata a trovare quello che cerco. Ho il mio negozio di
musica di fiducia, ma comunque credo troverei ovunque quello che cerco. In
questo senso non so quale sia il problema qui, forse perchè questi gruppi non
sono molto famosi in Italia, e a Roma essendo una città grande trovi di tutto.
Io detesto chi parla
male del sud. Qualche sttimana fa stavamo nell'auto con degli amici, e andavamo
a mare. C'era anche una signora che probabilmente era di Milano, o quelle parti
la, per l'accento. Comunque non so cosa sia successo, ma la macchina davanti ha
frenato all'improvviso e l'auto ha fatto una brutta frenata per evitare il
tamponamento. Sta tipa che stava dietro di me ha detto qualcosa del tipo "Si
vede che stiamo al sud"
E io la avrei voluto
prenderla a pizze e dirgli, se non ti piace il sud, non ci venire! Si lamentano
e ne dicono di tutti i colori però ci vengono a fare le vacanze al sud. E poi,
a quegli idioti della Lega, che vogliono dividere l'Italia tra nord e sud,
io gli direi va bene, però non ci dovete proprio venire al Sud, le vacanze ve le
fate alle Hawaii che tanto i soldi voi ce li avete!
Vabbè, lasciamo perdere
che se no me ne vado in qualche discorso politico. A me la politica mi fa
innervosire in modo assurdo -_- la detesto!
Comunque, infine,
grazie a tutti i lettori per i commenti! Vi adoro!
Quando nel tardo
pomeriggio Brian si svegliò, non trovò nessuno accanto a
lui.
Si alzò a sedere e
sbadigliò, ma si accorse che gli faceva male la testa.
Le tempie gli dolevano e
si sentiva debole.
Avrebbe voluto rimettersi
steso e chiudere gli occhi, ma voleva anche alzarsi ed andare a cercare Jordi.
Cercò di tirarsi su ma un
giramento di testa lo fere ripiombare sul letto.
Fece un profondo respiro e
si stese nuovamente.
Avrebbe voluto urlare per
farsi sentire da Jordi, ma al solo pensiero di alzare la voce, sentiva un crampo
di dolore alla testa.
Chiuse gli occhi e sentì
che stava sprofondando nuovamente nel sonno.
Ma non voleva dormire,
voleva chiamare Jordi e dirgli di raggiungerlo, di stendersi anche lui sul letto
e di tranquillizzarlo.
Eppure i suoi occhi
tornavano a chiudersi ogni volta che cercava di tenerli ben
aperti.
Poi però la porta della
sua camera si aprì lentamente. Cercò di sollevare la testa dal cuscino, ma non
ci riuscì. Era pesante.
Il nuovo arrivato camminò
lentamente verso il letto e si chinò accanto ad esso.
- Bri? Sei sveglio? –
chiese una voce leggera, ma comunque troppo alta per il mal di testa di
Brian.
Aprì gli occhi, con
fatica, trovando ad aspettarlo il viso del suo ragazzo, che
sorrise.
- Ehi…ben svegliato - lo
salutò.
Brian cercò di sorridere a
sua volta – Ho mal di testa…- sussurrò.
- Caffè ed aspirina? –
propose allora Jordi.
Il moro annuì lentamente.
– Sarebbe carino da parte tua…- disse, abbozzando un
sorriso.
Jordi gli fece una carezza
sulla guancia – Io vado a prendertela di la se accetti di andare a mare domani…-
fece, con sguardo furbo.
Brian aggrottò le
sopracciglia – Mare? Quale mare? – chiese, confuso.
Il biondo lo fece spostare
un po’ più in la e si sedette accanto a lui.
- Andiamo a mare domani,
che ne dici? Ho organizzato già tutto. Andiamo a rilassarci un po’, e poi è da
così tanto che non ci vado! Mi manca molto. – sorrise, mentre ricordava le
spiagge bianche di Valencia.
- Mia madre mi portava
sempre a mare quando andavo a trovarla in Spagna d’estate. Le spiagge di
Valencia sono stupende. – disse, con un sorriso
malinconico.
Brian rimase in silenzio e
Jordi rimase in attesa a guardarlo.
- Allora, che ne pensi? –
provò ancora.
- Non so Jordi.- Brian era
dubbioso. Già l’idea di alzarsi da quel letto lo faceva sentire ancora più
stanco e l’aspettativa di un viaggio era per questo poco
invitante.
Jordi fece gli occhioni
dolci. – Avanti. Ci divertiremo, vedrai. –
Si chinò su di lui e gli
baciò una guancia, per poi passare sulla mandibola e il mento, prima di arrivare
a baciargli leggermente le labbra.
- Non mi permetti di
decidere oggettivamente così…- lo riprese Brian.
- Non devi pensarci molto
amore. Devi solo dirmi di si…- fece Jordi, sorridendo
maliziosamente.
Brian sospirò – Okay, va
bene. Andiamo a mare se ci tieni tanto. – annuì,
arrendendosi.
Jordi sorrise, dandogli
per premio un bacio sulle labbra.
- Ottima scelta, non te ne
pentirai! – assicurò alzandosi in piedi.
- Ehi ehi dove vai?! –
chiese allora Brian, con le sopracciglia sollevate, prendendolo appena in tempo
per il polso.
- Vado a dirlo a tua
madre. Vuole prepararci delle cose da mangiare per domani…- rispose
Jordi.
Brian scosse la testa con
forza, tirandolo di nuovo sul letto.
- Ora resti qui a tenermi
compagnia.- ordinò, facendolo stendere.
- Ma non volevi
un’aspirina e il caffè? – chiese, accigliato.
- No…sto bene così…-
rispose Brian, appoggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli
occhi.
***
La mattina successiva si
alzarono molto presto per intraprendere quel viaggio di tre ore circa che li
allontanava dal mare.
Brian era molto riposato
avendo dormito tutto il pomeriggio precedente e anche a Jordi servì solo un
caffè forte per svegliarsi completamente.
Presero il treno e
condivisero le cuffiette dell’I-Pod per tutto il viaggio, canticchiando insieme
qualche canzone e discutendo su chi avesse la voce migliore se questo o quel
cantante.
Arrivarono a New Iberia
verso le nove e mezza, e presero immediatamente l’auto che gli avrebbe portati
prima a fare scalo ad Abbeville, e poi dritti verso il mare per un’altra ora
circa di viaggio.
Jordi, la sera prima,
aveva organizzato tutto con Anthony che, avendo viaggiato molto nella sua vita,
gli era stato molto utile nello stilare l’itinerario.
Brian aveva passato
parecchio tempo di quel viaggio a lamentarsi.
“Ma chi me lo ha fatto
fare!”
“Ma quando
arriviamo?”
“Ho
fame”
“Ho voglia di
caffè”
Jordi aveva preso tutti
quei capricci da bambino con un sorriso.
“Ti divertirai anche tu,
vedrai”
“Non manca molto
Brian”
“Avresti dovuto far
colazione questa mattina”
“Tua madre ci ha fatto
portare il termos…aspetta che arriviamo però”
Quando poi finalmente
l’auto si fermò e scesero a terra, seguiti da altre persone in tenuta da mare
come loro, si zittì immediatamente quando l’odore del mare gli invase le
narici.
Respirò a pieni polmoni e
l’aria fresca, di cui sentì quasi di essersi dimenticato dopo quei giorni
caldissimi in città, lo fece sentire stranamente sereno.
Erano vicinissimi, lo
sentiva, ma ancora non riusciva a vedere quella tavola azzurra illuminata dal
sole che ora immaginava nella sua testa.
Jordi era entusiasta come
un bambino. Il sorriso gli andava quasi da orecchio ad orecchio e faticava a
stare fermo sul posto.
Prese immediatamente per
mano Brian e iniziò a camminare, faticando a portarsi dietro le varie borse con
il necessario per la giornata che gli aspettava.
- Vieni Brian, avanti! –
disse, tirandoselo dietro.
Davanti a loro c’era un
muretto che sembrava separarli da un’altra dimensione.
Ma quando arrivarono
abbastanza vicini per appoggiarvisi si resero conto che li divideva davvero da
un’altra dimensione.
Dune di sabbia calda e
dorata, occupata da mille ombrelloni e sdraie e asciugamani. Persone che
passeggiavano sul bagnasciuga, prendevano il sole e giocavano con palloni
colorati nell’acqua.
Quella tavola azzurra che
Brian immaginava, la ritrovò nella realtà e fece un sospiro, quasi di
sollievo.
- Bellissimo.
Assolutamente bellissimo. – sussurrò Jordi, con lo sguardo perso in quella
visione.
Brian sorrise – Si,
bellissimo.- confermò, con aria sognante.
Ad un certo punto Jordi si
rianimò – Avanti! Scendiamo! Non vedo l’ora di andare a farmi un bagno! –
esclamò, prendendolo nuovamente per mano.
Scesero delle scale di
pietra fino a quando i loro piedi non sprofondarono nella
sabbia.
Dopo di che si guardarono
intorno – Dove ci mettiamo? – chiese Brian, cercando un posticino appartato in
mezzo a quella calca di gente.
Jordi alzò un braccio per
indicare qualcosa.
- Li dietro sembra esserci
una conchetta. Potremmo metterci li. – fece, alzandosi sulle punte per cercare
di guardare oltre le persone che occupavano il suo campo
visivo.
Brian si tirò dietro una
ciocca di capelli, avendo iniziato a sudare.
- Ovunque vuoi, basta che
ci togliamo di qui. Fa davvero caldissimo.- disse, facendo un profondo
respiro.
Si mossero tra gli
ombrelloni, cercando di non perdersi e non calpestare gli asciugamani vicino ai
quali passavano.
In effetti Jordi non si
era sbagliato, c’era davvero una piccola conchetta con poche persone una volta
passata una piccola duna di sabbia.
- È carina e più
appartata, non credi? – fece a Brian, asciugandosi una goccia di sudore dalla
fronte con il dorso della mano.
- Si, va bene. Mettiamoci
li vicino gli scogli dai…- fece poi, iniziando di nuovo a camminare spedito
verso il suo obiettivo.
Misero il loro ombrellone
blu oceano e per Brian fu un grande sollievo.
Non aveva mai amato
moltissimo il sole dritto in faccia, quindi l’ombra creata dall’ombrellone fece
in modo che potesse tornare ad aprire gli occhi completamente, invece di
tenergli socchiusi.
Mise il proprio
asciugamano sotto l’ombrellone, mentre Jordi stendeva il proprio al
sole.
Quando vide il posto in
cui Brian aveva steso il proprio asciugamano, sollevò le sopracciglia – Ma cosa
fai? Abbiamo l’opportunità di prendere il sole e tu ti metti all’ombra? –
chiese, sorpreso.
Brian lo guardò – Vuoi
dire che non ti piace la mia pelle pallida pallida? – chiese, sporgendo poi il
labbro inferiore, fingendosi offeso.
Jordi sorrise e si guardò
intorno un secondo. Nessuno stava facendo caso a loro,
perfetto.
Si chinò per mettersi
davanti a lui sotto l’ombrellone, coperti comunque da occhi
indiscreti.
- Scherzi? Amo la tua
pelle.- sussurrò, ad un centimetro dalle sue labbra, baciandole subito
dopo.
- E ora di togliere i
vestiti…- disse poi Jordi, prendendo i bordi della canotta che indossava e
tirandola su, per sfilarla dalla sua testa.
Brian rise leggermente,
quando le nocche del ragazzo sfiorarono il suo addome, ma si allontanò subito
dopo, uscendo da sotto l’ombrellone.
Sinceramente, non era in
vena, e non voleva dare spettacolo.
Jordi se ne accorse, e
anche se con l’amaro in bocca, lasciò perdere, iniziando anche lui a
svestirsi.
Indossava solo una canotta
sopra il costume azzurro lungo fino a metà coscia.
Brian invece aveva anche
un pantaloncino sopra il costume a boxer nero.
- Andiamo subito a fare il
bagno? Sembra che l’acqua mi stia chiamando…- sorrise Jordi, guardando il
mare.
Brian gli sorrise e annuì.
Gli andò vicino e lo prese per l’avambraccio, iniziando a tirarlo verso il
bagnasciuga.
- Andiamo. – non l’avrebbe
mai ammesso, ma era valsa la pena di fare quel lungo viaggio per uno spettacolo
del genere.
°°°
Rimasero per molto tempo a
mollo nell’acqua fresca. Jordi non fece nulla per avvicinarsi più del dovuto a
Brian o metterlo in situazioni imbarazzanti.
Non per paura di farsi
vedere dalle persone che lo circondavano, e neanche perché aveva timore che il
fatto di essere in pubblico potesse infastidire Brian.
Aveva capito semplicemente
che non era in vena di smancerie, né aveva voglia di giochetti erotici sotto
l’acqua.
Non era stato facile per
lui. Brian quel giorno era più bello del solito.
I capelli bagnati che lui
tirava indietro quando gli erano d’impiccio davanti agli occhi, spalancando
quegli occhi verdi che, le ciglia bagnate, rendevano così
liquidi.
Per non parlare del modo
indecente in cui quei boxer neri gli fasciavano il sedere e le cosce. Dio,
avrebbe fatto di tutto per poterle toccare.
Ma per questo si era
imposto di non guardarle, di non pensarle e si, anche di non immaginarle mentre
si avvinghiavano ai suoi fianchi.
Avevano riso e si erano
divertiti come una coppia di amici, anzi, diciamo di più come una coppia di
adolescenti, schizzandosi l’acqua e attirando spesso e volentieri le occhiatacce
di dolci vecchiette che cercavano di farsi un bagno in santa
pace.
Poi tornarono in spiaggia
e si stesero, con un lungo sospiro rilassato, sui rispettivi asciugamani. [Alla
fine Jordi si era messo all’ombra con Brian, perchè il suo ragazzo non ne voleva
proprio sapere di un po’ di sole estivo]
- È davvero molto
rilassante, non credi? – chiese Jordi, piegando le gambe e voltando un po’ il
viso verso di lui.
Brian aveva gli occhi
chiusi, ma annuì – Si, molto rilassante. Penso che potrei addormentarmi…-
Jordi rise e si voltò
completamente verso di lui, mettendosi su un fianco.
- Non addormentarti però.
Voglio parlare un po’ con te…- disse, sottovoce.
Il ragazzo sbuffò – Non ho
voglia di parlare. Perché non stiamo semplicemente in silenzio a goderci
quest’aria stupenda? – propose, speranzoso.
Il biondo si fece più
vicino – Dai, avanti. Voglio solo parlare un po’. – cercò di
insistere.
Brian sospirò pesantemente
– Okay, avanti parla. Altrimenti penso che romperai per tutto il giorno. – fece,
ancora con gli occhi chiusi e il volto rivolto verso
l’alto.
Jordi rise leggermente e
posò una mano sul suo petto.
Solo allora Brian aprì gli
occhi, di scatto.
- Sta tranquillo. – fece
il ragazzo, guardandolo negli occhi – Nessuno sta facendo caso a
noi.-
Il moro annuì leggermente
– Okay. Ma non esagerare. – lo avvertì guardandolo di
sottecchi.
Jordi annuì semplicemente,
mentre muoveva impercettibilmente le dita sul petto pallido del
compagno.
- Come stai? – chiese poi,
sussurrando. Si tirò su, sul gomito, e poggiò la testa sul palmo
aperto.
Brian era tornato a
poggiare la testa sull’asciugamano e a tenere gli occhi
chiusi.
- Sto bene. Bene.
Benissimo.- rispose, con voce assente. La sua mente sembrava altrove, così
lontana.
Jordi cercò di farsi più
vicino a lui e si sporco il fianco di sabbia, avendo superato di poco il limite
dell’asciugamano.
Non se ne
preoccupò.
- Brian, ti dispiacerebbe
tornare da me e guardarmi, per favore? – chiese.
Sollevò la mano che era
posata sul suo petto e gli prese il mento, per fargli voltare il viso verso di
lui.
Brian aprì gli occhi, e
sembrò essersi appena svegliato.
- Certo, hai ragione.
Scusa…- rispose poi, facendo come il compagno gli aveva
chiesto.
- Sto bene, davvero. Ho
solo bisogno di…- sorrise amaramente – di…non so sinceramente. Tempo, forse.
–
Jordi annuì
lentamente.
- Non chiuderti in te
stesso però. Io sono qui per aiutarti e se non mi parli, mi sento inutile,
capisci? – sussurrò, non spostando le mani dal suo mento.
Non si era fatto la barba
Brian quella mattina, quindi la sua pelle non era liscia come il solito, ma era
una sensazione piacevole sotto le sue dita.
Brian annuì – Sto bene. E
quando non ne sarò più sicuro, te ne parlerò, te lo prometto. – rispose,
abbassando lo sguardo.
Jordi allora si avvicinò.
Voleva abbracciarlo e baciarlo, ma si bloccò e tornò indietro. Tornò a stendersi
supino sul proprio asciugamano.
- Okay. – rispose
semplicemente, sospirando.
Rifletteva
silenziosamente.
A Brian, di solito, non
importava nulla di essere visto.
Quando erano in giro per
New Orleans – le poche volte in cui erano in giro per New Orleans – era lui a
prendere le distanze. Brian era tranquillissimo.
Ora era esattamente il
contrario.
Si portò una braccio sulla
fronte e posò l’altra mano sulla pancia, mordicchiandosi l’interno della
guancia.
Cercava di arrivare ad una
possibile spiegazione.
Brian accanto a lui lo
guardava, studiandolo.
Vedeva dal suo viso che
stava rimuginando. Poteva quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello
funzionare senza sosta.
Gli dispiaceva essere così
complicato da capire, gli dispiace di starsi comportando in quel modo.
Ma aveva bisogno di
tempo.
Aveva bisogno di tempo.
Aveva bisogno di pensare e convincersi da se che lui non aveva colpa. Che glielo
dicessero gli altri non importava.
Jordi lo amava, era ovvio
che facesse di tutto per convincerlo che era senza colpa.
Ma quello che più premeva
su Brian non era la risposta a quella domanda.
La risposta da trovare era
come perdonarsi.
Fu il suo turno di
mettersi su un fianco, ma si avvicinò solo con la testa verso il ragazzo accanto
a lui.
- Domani si torna a casa
Jordi. Poi sarà tutto più facile. – sussurrò, quasi stesse parlando ad una
persona addormentata.
Jordi però era sveglissimo
e si voltò subito verso di lui, incontrando i suoi occhi.
Sorrise leggermente – Si,
torniamo a casa. -
Ehi, ragazzi, ma cosa è successo? =(
In ogni caso, scusate il ritardo, ma tra la fine delle
vacanze e l'inizio della scuola, tutto un bel pò incasinato, come al
solito.
Il soggiorno dei nostri due ragazzi a Lafayette sta
volgendo al termine, finalmente dirà qualcuno. Nel prossimo capitolo si
tornerà tutti insieme appassionatamente a New Orleans! =)
Per Stella23, ti farei una Ola. Ci hai messo così poco a
leggere tutti quei capitoli di I Will Never Give Up? La storia più lunga che
io abbia mai scritto, dato che continua ancora! xD Grazie mille davvero! Mi fa
piacere sapere che ti ha preso tanto!
Per quanto riguarda Jacob e Bert sei proprio arrivata nel
momento clue! xD Ma non ti dirò nulla per rovinarti la
sorpresa!
Grazie davvero per il tuo commento! =) mi ha fatto tanto piacere!
- Mamma, non piangere
dai…- fece Brian, con un piccolo sorriso, guardando sua madre
teneramente.
La donna si asciugò le
lacrime e annuì – Va bene, va bene. Non piango.- disse, sventolandosi con una
mano come se questo potesse farla smettere di piangere.
Jordi, accanto a Brian,
sorrise e lasciò la maniglia del trolley.
- Però, ragazzi,
chiamateci quando arrivate, mi raccomando. – continuò
Helena.
- Si, chiamate. Anzi
Jordi, mi rivolgo a te, tanto so che Brian tra un'ora se ne sarà già
dimenticato. – fece Anthony, accanto a sua moglie, con le mani affondate nelle
tasche dei jeans.
Jordi aveva notato che
quando non indossava degli abiti eleganti sembrava decisamente più
giovane.
Brian sbuffò, ma quel
rumore venne coperto dallo sbuffare più forte del treno, dietro di
loro.
- Certo, vi chiameremo
appena arrivati a casa. – assicurò Jordi, ridacchiando e lanciando uno sguardo
al suo ragazzo.
Helena allora annuì
velocemente e in un secondo Jordi si sentì avvolto dalle sue
braccia.
La donna era di qualche
centimetro più bassa di lui, per questo lui si abbassò un po’ per facilitarli
l’azione.
- Mi raccomando
Jordi…tornate presto…- fu quello che gli sussurrò
all’orecchio.
Il ragazzo annuì – Sta
tranquilla. Ci vedremo presto.-
Nel frattempo Brian aveva
allungato una mano verso suo padre, per salutarlo con una virile stretta di
mano, ma subito Anthony, un po’ impacciato, si era sporto in avanti passandogli
un braccio sulle spalle.
- A presto figliolo…-
sussurrò e Brian potè sentire l’imbarazzo nel suo tono.
Anche lui non era da meno,
ma comunque si strinse a suo padre e annuì lentamente.
- A presto…-
In seguito Jordi e Anthony
si scambiarono una stretta di mano e un arrivederci, mentre Helena soffocava suo
figlio in un abbraccio, facendogli tutte le raccomandazioni degne di una
mamma.
Il treno sbuffò ancora e
poi una voce meccanica agli avvertì che l'ora della partenza era arrivata.
I ragazzi allora presero i
loro bagagli e fecero per salire sul treno.
Pochi minuti dopo, dalla
loro cabina, si affacciarono al finestrino e sorrisero ad Helena ed Anthony che
non si erano ancora mossi dal loro posto.
Guardando Brian mentre
sorrideva e salutava ancora con la mano i suoi genitori, Jordi capì che forse
non avrebbe dovuto fare poi tanta fatica per convincerlo a tornare a Lafayette
una volta ogni tanto.
Adesso però era ora di
tornare a casa.
°°°
Quando finalmente
arrivarono al loro appartamento Brian era rilassato, anche se un po’ spossato
dal viaggio.
Jordi aprì la porta e posò
a terra la valigia, mentre anche Brian entrava in casa.
Sorrise nel sentirsi di
nuovo a casa e, andò velocemente verso la finestra per aprirla e permettere
all’aria fresca di portare via l’odore di chiuso.
Quando si voltò Brian si
guardava intorno, poi si accorse che lui lo stava osservando e quindi
sorrise.
Jordi in un secondo fu
davanti a lui e gli abbracciò la vita.
- Finalmente a casa! –
rise, stampandogli subito dopo un bacio sulle labbra.
Brian annuì e sorrise –
Già.- disse semplicemente, poi si allontanò e lo guardò piegando la testa da un
lato.
- Vuoi qualcosa da
mangiare? Io muoio di fame…- gli chiese poi.
– Okay. Prepara qualcosa
tu, io chiamo i tuoi nel frattempo. – rispose il biondo.
Brian annuì velocemente ed
andò verso la cucina.
Quando ebbe avvertito
Anthony ed Helena, Jordi raggiunse il suo ragazzo in
cucina.
- Ho una fame! – fece,
sedendosi rumorosamente al tavolo.
- Umm, penso che dovremo
accontentarci per oggi. Il frigo è praticamente vuoto…- rispose Brian,
voltandosi verso di lui e appoggiandosi al mobile della
cucina.
- Domani andiamo a fare la
spesa, che ne dici? – fece Jordi, posando le mani sul tavolo e guardando Brian,
che annuì.
- Si, perché no. Andiamo a
fare la spesa insieme, come una coppia di sposi novelli! – commentò divertito,
prima di tornare a dare attenzione all’acqua sul fuoco.
Quando finirono di
mangiare Brian se ne andò in camera intenzionato a disfarsi la valigia, mentre
Jordi si stese sul divano a guardare un po’ di tv.
Si conosceva e sapeva che
se non lo avesse fatto subito sarebbe rimasta li in
eterno.
Prese a tirare fuori tutti
i panni e li ripiegò, mettendoli poi nell’armadio e lasciando di lato quelli che
erano destinati invece alla lavatrice.
Quando però tirò fuori una
t-shirt, senza neanche guardare, una busta bianca volò sul
letto.
Brian guardò la lettera
senza toccarla.
Non voleva aprirla, non
aveva alcuna intenzione di rileggerla.
Si decise a prenderla e la
chiuse bene.
Guardò un’ultima volta il
suo nome scritto su di essa, poi aprì il cassetto del suo comodino e la mise al
suo interno.
Poi però non lo richiuse.
Si voltò nuovamente verso la valigia.
Come aveva immaginato,
sotto quella t-shirt, accanto alla lettera, c’era la foto.
Gli doleva il cuore solo
all’idea di chiuderla in un cassetto, ma non poteva fare altro. Alzò lo sguardo
verso il comodino di Jordi.
Al posto in cui l’avevano
lasciata prima di partire c’era la foto di loro due, quella che si erano
scattati con il cellulare di Brian quasi un anno prima.
Jordi l’aveva fatta
stampare su carta da foto e poi incorniciata.
Non poteva mettere la foto
di lui e Chris sul proprio comodino quando su quello di Jordi c’era una foto di
loro due.
Sospirò. Non poteva fare
altro.
Prese la foto e la guardò
ancora, passando le dita sul vetro freddo che la
proteggeva.
Dopo di che la depose nel
cassetto.
Aveva la mano sulla parte
esterna del cassetto, ma non c’è la faceva a chiudere.
Era completamente rapito
da quella foto. L’unica cosa che gli era rimasta di lui.
- Brian, che fai? – la
voce improvvisa di Jordi lo fece sobbalzare e chiudere di scatto il
cassetto.
Alzò lo sguardo per vedere
Jordi, fermo sulla porta, guardarlo con le sopracciglia
sollevate.
- Nulla. Stavo disfacendo
la valigia…- rispose, cercando di abbozzare un sorriso.
Jordi annuì lentamente,
anche se vedeva l’espressione e i comportamenti strani del
ragazzo.
Si avvicinò a lui, facendo
il giro del letto per raggiungerlo.
- Perché non lasci stare
per ora? – propose, passando le braccia intorno al suo
petto.
- Dopo lo facciamo
insieme…-
Brian annuì e cercò di
togliere la valigia dal letto, pur non allontanando Jordi da
se.
Il ragazzo lo strinse
ancora e lo baciò poi, con trasporto. Ricambiò il bacio,
posandogli le mani ai lati del viso, affondando le dita tra i suoi
capelli.
- Stai bene, Bri? Sembri
stanco…- sussurrò poi, guardandolo negli occhi. I loro visi talmente vicini che
i nasi si sfioravano quasi.
Il moro scosse la testa –
Sto bene.- disse, cercando di rassicurarlo con un sorriso.
Jordi gli sorrise a sua
volta – Io però sono stanchissimo. Ho davvero voglia di mettermi sotto le
coperte e farmi una luuunga dormita, che ne dici, ti unisci a me? – fece, con un
tono tenero e bambinesco.
Brian inclinò la testa di
lato, tentato da quella proposta.
Jordi aveva gli occhioni
aperti e lo guardava con un sorriso sul volto.
Annuì – Okay. Ora che ci
penso, avrei anche io bisogno di qualche ora di riposo. –
Si misero sotto le
coperte, sospirando di piacere nel tornare a riposarsi su un letto grande per
entrambi, uno accanto all’altro, nella loro casa.
°°°
Quando Brian iniziò a
svegliarsi, la prima cosa che fece fu allungare una mano verso l’altra parte del
letto, trovandolo vuoto e freddo.
Si mise a sedere,
lentamente, e si rese conto che fuori era buio. Doveva essere molto tardi. E
anche che Jordi non era accanto a lui, né nella stanza. Con un pò di fatica si
alzò e, a piedi scalzi, fece per uscire dalla camera.
Vide la stanza illuminata
dalla luce della televisione e il suo ragazzo seduto sul divano, a gambe
incrociate.
Appena lo vide, gli
sorrise – Ehi, ben svegliato…- disse, sottovoce.
- Ehi…da quanto sei
sveglio? Perché non mi hai chiamato? – chiese, avvicinandosi al divano con passo
strascicato per andarsi poi a sedere accanto a lui.
Jordi prese in mano il
telecomando e abbassò il volume della tv di qualche tacca.
- Non sono sveglio da
molto e poi dormivi così bene, perché avrei dovuto svegliarti? – rispose,
facendo spallucce.
Poi si mise supino,
poggiando la testa sulle gambe del ragazzo.
- …e poi dovevo sistemare
una cosa. Una cosa che, una certa persona di cui non farò il nome, credeva di
potermi nascondere dietro un sorriso falso che non ingannerebbe neanche uno
sconosciuto, figuriamoci me. – disse, con un sorriso furbo sul
volto.
Brian abbassò lo sguardo
su di lui e vide che Jordi lo guardava fisso, in attesa di una
risposta.
Aggrottò le sopracciglia –
Di cosa parli? – chiese.
Il biondo allora si alzò e
lo prese per un polso – Vieni con me. Ti faccio vedere io di cosa parlo…- fece,
continuando a sorridere.
Brian si fece trascinare
di nuovo verso la loro camera.
Jordi accese la luce e si
mise accanto a lui, come aspettando che lui commentasse qualcosa. Infatti lo
guardò dubbioso – Cosa devi farmi vedere Jordi? Avanti, cos’è tutto questo
mistero? – chiese, guardando lui.
- Non devi guardare me.
Guarda la stanza, vedi se c’è qualcosa di nuovo. – fece il ragazzo, indicando il
locale in cui si trovavano con una braccio teso.
Brian, un po’ scettico,
fece quello che il suo ragazzo gli aveva chiesto.
Allora, nel letto ancora
sfatto ci aveva dormito fino a pochi minuti prima, quindi non ci poteva essere
nulla di diverso dal solito.
I comodini ai due lati del
letto erano al loro posto, su di essi niente di nuovo.
L’armadio di legno a muro
era chiuso e niente sembrava fuori posto.
Il mobiletto in cui teneva
i panni puliti. Okay, anche quello al suo posto.
Lo scaffale su cui era
posizionato lo stereo e alcuni libri che Brian voleva tenere a portata di mano,
come letture serali, era ordinato come al solito...oh,
no…aspetta.
Lì non era tutto come al
solito.
Lo stereo era stato
spostato su un'altra mensola e Jordi aveva ricavato uno spazio vuoto, proprio al
centro dello scaffale.
Come aveva fatto a non
accorgersene prima? Era praticamente in primo piano!
Sorrise, un sorriso
spontaneo e felice.
Si voltò verso Jordi e
trovò anche lui a sorridere.
- Grazie. È un gesto
davvero bello da parte tua, ma se non ti va…- il ragazzo non gli lasciò
completare la frase, interrompendolo con un gesto della
mano.
- Non pensarci. Per me va
benissimo, ed è giusto che stia li…- e allora si girarono entrambi,
contemporaneamente, a guardare quella foto che faceva bella mostra di se nella
loro camera da letto.
Christian e Brian,
abbracciati.
Scusate per
l'imperdonabile ritardo. Ultimamente scrivo poco e niente, purtroppo. Sapete, il
quinto superiore liceo scientifico e tutto quello che comporta! Però tanto Brian
e Jordi non li lascerò fino a quando non darò una "fine" alle loro avventure
=)
Cosa ne pensate di questo
capitolo, se qualcuno è rimasto dopo tutti questi mesi? =/
Grazie mille a Stella23: tra qualche capitolo torneranno in scena Jacob e
Bert! =) ora che sono tornati a casa le cose potrebbero farsi più facili, ma non
è il mio compito, quello di fare le cose facili xD grazie per i commenti e
scusami tanto se ti ho fatto aspettare così tanto! Bacio e spero alla
prossima!!
e anche a JaredChan: ah
non saprei che fine hanno fatto! xD Ho fatto di tutto per far capire quanto
Brian sia rimasto profondamente colpito da tutto quello che è successo negli
ultimi giorni, spero di esserci riuscita un minimo! La presenza di Christian è
tornata più forte di quanto si fosse mai aspettato, ma fortunatamente non era
solo in quel momento =)
grazie mille per il
commento! baci!
alla prossima, lettori, e
spero con tutto il cuore di non farvi aspettare così tanto! o.O