Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni

di jillien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Anno, Pedinamento ***
Capitolo 2: *** Quinto Anno, Insegnamento ***
Capitolo 3: *** Sesto Anno, Omicidio ***
Capitolo 4: *** Settimo Anno, Ritrovamento ***



Capitolo 1
*** Primo Anno, Pedinamento ***


∙NdA: 

1) Pensavo che il fatto ogni tanto Silente chiami Severus “ragazzo mio” fosse un’invenzione dei Fanwriters, rileggendo alcuni dialoghi mi sono accorta che effettivamente  a volte questa cosa sdolcinata ci scappa. Che carini *_* .

2) Qua e là, in corsivo, ci sono i pensieri di Severus.

3) Informazioni” ripetè Piton. “Ti fidi di lui…e non di me. Sempre dal capitolo “La Storia del Principe”.

4) Sostengo, come molte autrici di cui ho letto, che se Albus sembra il padre di qualcuno non è dello sfigato di Harry. Suvvia il rapporto padre-figlio dell’intera saga si basa su Silente e Severus (che quindi sono anche amici)! Da questa malsana convinzione l’idea sull’utilizzo di questa citazione^^. E dal fatto che sembra regnare la convinzione che Albus abbia chiesto a Severus solo di ammazzarlo. Il vecchietto sadico ha sempre fatto affidamento sul povero professore, lui era la mente e Severus il braccio.

 

 

 

Il mio amico non mi dava mai spiegazioni

By Jillien

 

Flash n°1

Primo Anno, Pedinamento.

[Silente girò una pagina e aggiunse, sempre senza guardarlo:

“Tieni d’occhio Raptor, d’accordo?”

Harry Potter e i Doni della Morte Cap XXXIII]

 

 

 

“Se hai dei dubbi su di lui, Albus, sono certo che potrai accertarti di persona delle sue intenzioni, anche senza il mio contributo”.

Severus Piton sedeva in una delle grandi poltrone davanti alla scrivania di Albus Silente, un bicchiere di Whiskey in mano e un’espressione annoiata sulla faccia. Non solo era stato strappato dal freddo dei suoi sotterranei, ma il motivo della sua convocazione era talmente futile da indurlo a pensare che il Preside lo avesse confuso con una balia.

“Sai bene che non potrei avvicinarmi senza insospettirlo”.

“Quell’idiota balbuziente non si insospettirebbe nemmeno se lo legassi alla sedia e lo costringessi ad ingoiare una fiala di Veritaserum” strascicò prendendo un altro sorso della bevanda ghiacciata nel bicchiere “certo così potresti causargli danni irreparabili al cervello, ma non credo che qualcuno se ne accorgerebbe”.

Albus unì le punte delle dita davanti al volto, un guizzo degli occhi azzurri sembrava suggerire che fosse intimamente divertito dalle parole dell’uomo davanti a lui.

“Severus, per favore; del resto ti sto chiedendo di fare qualcosa che, ne sono certo, non ti causerà troppi dispiaceri.  Seguilo e osservalo, controlla se si comporta in modo strano – più del solito - e vienimelo subito a riferire. Se necessario puoi anche metterlo alle strette, come dicono i giovani d’ adesso”.

Severus ingoiò tutto il liquido che era rimasto nel bicchiere e fece forza sulle braccia per alzarsi. Davvero, quelle poltrone erano enormi e rendevano estremamente difficoltoso il riuscire ad alzarsi facendo leva solo sulle gambe.

“D’accordo Albus, anche se preferirei sapere il motivo per cui devo sprecare il mio prezioso tempo dietro quell’incapace”.

Un mezzo sorriso e uno scintillio di quegli occhi così caldi gli assicurarono che il suo lavoro sarebbe stato del tutto privo di una spiegazione, del resto non era la prima volta che il Preside richiedeva il suo aiuto senza dire cosa mai si celasse in quel cervello macchinoso. Posò il bicchiere ancora freddo sulla scrivania e uscì per dirigersi verso i suoi amati sotterranei, deciso a miscelare qualche pozione e a non pensare ai motivi che avevano spinto il Preside a richiedere i suoi servigi. Anche in virtù del fatto che non glieli avrebbe mai detti, ovviamente.

Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni.

Mon ami ne m'a jamais donné aucune explication.


***

Commento della GiudiciA :D :

Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni, Jillien

• Grammatica e forma: 13.875/15

• Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

• Originalità della trama: 5/5

• Attinenza al tema assegnato: 10/10

• Gradimento personale: 4.9/5

Totale: 43.775/45.

 

Commento: una bellissima raccolta, su un personaggio, in particolare, che adoro ma su cui non ho mai avuto il coraggio di scrivere.

Severus Piton risulta perfettamente caratterizzato, in queste quattro Flash, come anche Silente. La fiducia cieca, la seccatura di dover eseguire degli ordini senza sapere il perché, l’affetto, forse, per un uomo che gli ha dato un’altra possibilità. Mi è piaciuto molto come hai mantenuto i personaggi IC, entrambi, donando spessore a Piton e nello stesso tempo mantenendolo un po’ distaccato come è sempre emerso dai libri.

La trama è di per sé originale – non ho mai letto nulla su questi quattro episodi in particolare – quindi non potevo che darti il punteggio pieno; inoltre i personaggi interagiscono in un modo molto realistico e “Rowling-iano” e questo non può essere che un punto a tuo favore.

La frase scelta, oltre ad essere citata più volte, emerge senza problemi leggendo semplicemente la storia, senza fossilizzarsi troppo e scorrendo le frasi una dopo l’altra. In ogni Flash c’è qualcosa che, implicitamente o meno, rimanda alla citazione stessa.

La raccolta mi è piaciuta davvero molto, lo ammetto, ma avrei voluto leggere una Flash in più, conclusiva. Lo so che può essere un motivo stupido per penalizzare una fic, ma sinceramente la vedo come qualcosa di incompiuto, mi manca un pezzo. Davvero bella, comunque, complimenti!


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Capitolo 2
*** Quinto Anno, Insegnamento ***


cap 2 pp

Quinto anno, Insegnamento.

                                                          [“Perché tu?”

“Perché  il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino”.

Harry Potter e l’Ordine della Fenice, capitolo XXIV]

 

 

Severus Piton sedeva nell’Ufficio del Preside, l’immancabile bicchiere di Whiskey in grembo e un’aria particolarmente assorta. Da quando il Moccioso Che Era Sopravvissuto aveva messo piede in quella scuola, non era passato anno senza che Albus lo convocasse per chiedergli un favore, grande o piccolo che fosse. La poltrona che lo ospitava ogni volta da cinque anni tendeva ad accogliere la sua seduta come un bozzolo, ormai, e le riserve di alcolici del Preside stavano iniziando a scarseggiare.

 

“Bene Albus, ora potrei sapere a cosa devo la mia visita nel tuo Ufficio?” chiese, facendo vorticare il liquido ambrato nel bicchiere congelato.

Un ottimo uso per l’incantesimo Glacius, suppongo.

“Harry ha degli incubi…”

“Non vedo come lo stato di sonno di Potter possa interessarmi”.

“Dovrebbe, Severus. La sua mente è collegata con quella di Voldemort, quello che è successo con Arthur è stato un monito. Harry non sarà al sicuro finché non sarà in grado di controllare questo collegamento e chiuderlo”.

L’anziano mago congiunse le punte delle lunghe dita davanti a sé e lo scrutò attraverso le lenti a mezzaluna.

“Credo di aver intuito il motivo della mia convocazione e ti assicuro che la tua è una pessima idea” sibilò Severus, le dita strette sul bicchiere cha aveva in mano. Tra i pochi pensieri che riusciva ad articolare nel momento immediatamente successivo alla sua triste intuizione ne spiccava uno: i troppi dannati sorbetti al limone avevano congelato il cervello di uno dei più grandi maghi di tutti i tempi.

“Io credo, se mi permetti, che sia ottima, anche in virtù del fatto che non abbiamo molta altra scelta. Sei indubbiamente un Occlumante di grande bravura, ragazzo mio, tanto che lo stesso Voldemort non è riuscito a penetrare la tua mente”.

 

Severus non riuscì a reprimere del tutto il brivido che gli aveva attraversato la schiena nel sentire per la seconda volta il nome del Signore Oscuro; finì il suo drink con un gesto secco e aspettò che l’intera bocca riacquistasse sensibilità.

Se si chiama Whiskey Incendiario c’è un motivo.

 

“Albus le lusinghe non mi convinceranno che rinchiudere me e il figlio di Potter in una stanza sia una brillante pensata. Sei tu il Supremo Pezzo Grosso e il Presidente del Wizengamot, potrai sicuramente insegnargli tutto quello che deve sapere, e la mia salute mentale sarebbe preservata”.

 

“Sorvolando sul fatto che quei titoli mi sono stati tolti, con non grande rammarico da parte mia, ammetto, ho bisogno che sia tu a fare da insegnante a Harry”.

Il tono usato non ammetteva repliche, Severus lo sapeva bene. Si liberò del bicchiere e si alzò lentamente dalla poltrona. Si girò lievemente sulla porta, già certo che la sua domanda sarebbe rimasta senza risposta.

 

“Potrei almeno sapere perché non te ne puoi occupare personalmente?”

 

Quando il Preside confermò il suo pensiero si richiuse le pesanti porte alle spalle con uno sbuffo spazientito, ancora una volta pronto a svolgere i suoi inspiegabili compiti.

 

Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni.

Mon ami ne m'a jamais donné aucune explication.

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Capitolo 3
*** Sesto Anno, Omicidio ***


cap 3 pp

Sesto anno, Omicidio.

“Informazioni” ripeté Piton. “Ti fidi di lui…e non di me”

Harry Potter e i Doni della Morte Cap XXXIII

 

“Trascorri molto tempo con Potter”.

 

Piton camminava al fianco di Silente nel crepuscolo, il parco del castello era completamente deserto e  la Foresta Proibita si stagliava come un’ombra scura contro il sole rosso del tramonto.

Perlomeno questa volta abbiamo abbandonato quella dannata poltrona.

 

“Perché abbiamo molto di cui parlare, Severus”.

 

Silente gli si avvicinava ad ogni passo, i gomiti che quasi si toccavano, che si sfioravano, forse, alla ricerca di un sostegno. In quei momenti, quei rari momenti in cui la facciata di uomo invincibile di Albus s’incrinava, Severus riusciva ad intravedere l’uomo che si celava sotto la maschera. L’uomo che stava morendo e che aveva bisogno del suo aiuto.

 

Ti rifiuti di dirmi tutto, ma ti aspetti da me quel favore da nulla!” sibilò Piton.

 

La verità era che Silente non aspettava che Piton decidesse di aiutarlo, lui lo esigeva. Chiedeva di seguire i suoi ordini senza spiegazioni, conscio del fatto che il professore avrebbe fatto qualunque cosa avesse disposto, per uno strano legame che il tempo aveva sancito di sua spontanea volontà.

 

Maledetto impiccione.

 

“Sai perché devi farlo”.

 

“No, invece. Non so nulla, tu non mi dici nulla. Dai per scontate tante cose, Albus”.

 

Il vecchio Preside si fermò, mettendo una mano sulla spalla dell’uomo. Le lenti colpite dal riverbero

celavano gli occhi azzurri e la loro espressione, eppure Severus per un attimo fu certo di avervi scorto solo dolore.

 

“Mi hai dato la tua parola, Severus”.

 

Il Professore abbassò il capo, sconfitto: mai avrebbe pensato che la promessa fatta ad un’altra persona, ad un suo amico, sarebbe valsa più di un patto mortale come il Voto Infrangibile. Eppure era lì, nel cortile deserto della sua prima, vera casa, con la mano della persona che più stimava sulla spalla e le sue parole che gli ricordavano che avrebbe dovuto ucciderla per portare avanti un piano di cui era ignaro.

Si scrollò la mano di dosso e iniziò ad avviarsi verso il castello.

 

“Sarà meglio rientrare”.

 

Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni.

Mon ami ne m'a jamais donné aucune explication.

 

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Capitolo 4
*** Settimo Anno, Ritrovamento ***


ca 4 pp

 

Settimo anno, Ritrovamento.

[“E ancora non mi vuoi dire perché è così importante dare la spada a Potter?”

Harry Potter e i Doni della Morte, Cap XXXIII]

 

Severus Piton sedeva nel suo ufficio; no, non il suo, quello di Albus. Non importava l’appellativo che usavano, né la carica che il Signore Oscuro gli aveva generosamente concesso; di Preside ce n’era uno solo, e non era lui.

Continuava a compilare scartoffie, la scrivania ingombra di pergamene, piume d’oca e moduli di richiesta per le punizioni degli alunni. Inutili e ignorati moduli. Nonostante Piton non si degnasse nemmeno di leggerli –e men che mai di firmarli– i Carrow avevano deciso che i motivi per cui mettevano in punizione i ragazzi erano troppo importanti per poter aspettare la firma del Preside. Così i moduli erano puntualmente compilati e abbandonati in un angolo del legno scuro, a sfregio del buon nome di Hogwarts.

“Severus…”.

“Albus, sarei impegnato ad evitare a quei ragazzi danni permanenti. Questo non è il momento di parlare”.

“Temo che questo sia esattamente il momento, Severus”.

Il mago sospirò e si passò una mano sugli occhi stanchi, chiedendosi per quanto ancora sarebbe dovuta continuare quella recita, e se il piano così ben congeniato di Albus non iniziasse ad avere qualche falla.

Tirò fuori  la spada di Grifondoro dal suo nascondiglio e si preparò a fare ciò che aveva promesso ad Albus. Conosceva il luogo in cui si erano accampati i due ragazzi – Weasley era già crollato - , ora doveva solo riuscire a trovare un modo per consegnare il cimelio facendo in modo che sembrasse una specie di passo obbligato dettato dal destino.

“Credo che dovrò scomodare il mio Patronus” mormorò “vorresti spiegarmi il motivo per cui sono necessari tutti questi sotterfugi? Potrei semplicemente lasciare la spada davanti alla loro tenda e nemmeno si accorgerebbero della mia presenza”.

Il ritratto lo guardò con gli occhi azzurri che scintillavano, così simili a quelli della persona che rappresentava che quasi Severus ebbe l’impressione di trovarsi davanti il vecchio Preside in carne ed ossa.

La magia che fa apparire i ritratti è davvero molto potente.

“Avresti almeno potuto rinforzare le scorte di Whiskey”.

Mormorò. Si mise il mantello e si costrinse a pensare al ricordo più bello che possedeva, conservato gelosamente in un angolo ben custodito della sua mente impenetrabile. Ancora una volta aveva agito basandosi sulla fiducia per Silente, magari un giorno avrebbe scoperto la sottile tela di macchinazioni che il Preside aveva tessuto durante la sua vita; fino ad allora si sarebbe limitato ad eseguire.

Il mio amico non mi dava mai delle spiegazioni.

Mon ami ne m'a jamais donné aucune explication.

 

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