Colours of a Life

di kymyit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Verde/Incontro ***
Capitolo 2: *** 2. Invisibile/Solitudine ***
Capitolo 3: *** 3. Giallo/Paura ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Blu/Sollievo ***
Capitolo 5: *** 5.Rosso e Nero / Fine del viaggio. ***



Capitolo 1
*** 1. Verde/Incontro ***



Capitolo 1
Verde/Incontro


I ciliegi in fiore ondeggiavano leggeri al vento, riempiendo l'aria del loro profumo. Petali danzanti volarono lungo il viale, posandosi giocosi sui capelli delle bambine che ridevano felici, danzando sotto quella deliziosa e profumata pioggia rosa. I bambini erano allegri e ottimisti, quasi non sembrava che stessero recandosi, come ogni mattina, a scuola, per l'ennesima estenuante giornata di studi.
Le piccole uniformi verde smeraldo erano in contrasto con la strada bianca, ma si armonizzavano alla perfezione col colore dei dolci fiori rosa.
-Ciao Noriaki.- una bambina trotterellò accanto ad un suo coetaneo.
-Ciao.- rispose lui, allegro.
Aveva circa otto anni, i capelli rosa erano corti, fatta eccezione per un lungo ciuffo soffice che gli ricadeva sul lato destro del viso. Gli occhi smeraldini erano vivaci e spontanei e i suoi modi di fare eleganti e composti, ma non eccessivamente, attiravano le attenzioni delle compagnette, nonostante la giovane età di otto anni. A giocare a suo favore stava anche il cognome da nobile, Kakyoin, che lo rendeva automaticamente il principe azzurro desiderato da tutte.
Ovviamente questa sua posizione di privilegiato non era gradita a molti, specie bambini gelosi della sua classe. E si sa, i bambini spesso sono peggiori degli adulti, proprio perché non discernendo il bene dal male, ritengo le loro cattive azioni niente più che uno scherzo di cattivo gusto.
E fu proprio uno stupido scherzo compiuto da piccoli gelosi a portare Noriaki Kakyoin a chiudersi nella solitudine e nella malinconia.

Finite le lezioni, i bambini si riversarono nel cortile della scuola, pronti a incamminarsi verso casa.
Un gruppetto di cinque però si riunì per un altro motivo.
Rimasero in attesa del loro obbiettivo per qualche minuto e, quando questo comparve, gli impedirono la fuga circondandolo.
-Ciao, Noriaki.- disse maliziosamente quello più cicciottello.
Il bambino dai capelli rosa lo guardò, leggermente sorpreso. Non aveva mai parlato con quel bambino, ma sapeva che si trattava del piccolo teppista della scuola, nonostante avesse solo nove anni, aveva menato un compagno di dodici. Era meglio evitare di sgarrare nei suoi confronti.
-Ciao.- rispose educatamente.
Gli altri quattro ridacchiarono divertiti.

-Marin, la campana è già suonata.- esclamò una bambina bionda rivolta alla sua amichetta, che camminava per i corridoi come smarrita, in cerca di qualcosa o di qualcuno.
-Non trovo Noriaki. A pranzo mi ha promesso che tornavamo a casa insieme.- disse la mora, la stessa bambina che ogni mattina salutava Noriaki con lo stesso tono allegro e dolce.
La bionda ci pensò un attimo, ma poi rispose che non l'aveva visto.
All'uscita, nel cortile, videro un folto gruppo di bambini riunito in cerchio.
-Si stanno picchiando!- esclamò qualcuno
-Jiro Akiyama sta pestando uno di terza!- disse qualcun altro.
La piccola mora fu colta da uno strano presentimento e cominciò a farsi largo tra la piccola folla.
Come il suo piccolo cuore le aveva predetto sussultando nefasto, in mezzo a quella cerchia c'era il suo amichetto del cuore.
Noriaki si reggeva a malapena, col sangue che colava dal naso, circondato da cinque bambini.
Jiro Akiyama, il teppista cicciottello, era pronto a dargli un altro colpo.
Ma i professori dov'erano quando c'era bisogno di loro?
-Smettila!- gli gridò lei mettendosi tra lui e Noriaki -Non vale! Siete cinque contro uno!-
-E levati!- grugnì spingendola in disparte e facendole perdere l'equilibrio.
La piccola cadde terra, sbucciandosi le mani e le ginocchia.
E fu allora che Kakyoin vide rosso.
Anzi, verde.

Tutti rimasero sorpresi nel vedere il piccolo scagliarsi contro il più grande. Ma ancora di più nel vedere che nessuno cercava di fermarlo. Nemmeno Akiyama, che si prese una scarica di pugni sul viso e cadde in terra. Sembrava che una forza invisibile trattenesse i piccoli aggressori.
Ma Noriaki la vide bene quella forza.
Era minuta e sembrava quasi un bambino umano travestito, per la notte di Halloween, da uomo anfibio. La pelle verde scura, era viscida, attraversata da numerose venature smeraldine. Dal corpo partivano numerosi tentacoli che si avvolgevano intorno ai corpi degli altri bambini.
Il tronco, le gambe, tutte le parti del corpo della creatura sembravano formate da quei tentacoli o comunque da spire verdi viscide tenute insieme da delle protezioni marroncine che gli coprivano la bocca come una maschera, il capo, la fronte, le spalle, le braccia, le gambe e l'addome.
Non ne aveva paura.
Sentiva che quella era l'unica persona della quale si potesse fidare.



-Non fraintenda signora.- disse la preside -So benissimo che suo figlio si è solo difeso, volevo semplicemente informarla.-
-Ma certo. La ringrazio.- la signora Kakyoin si alzò e fece un rispettoso inchino all'anziana donna che dirigeva la scuola elementare del figlio.
Uscì fuori dall'ufficio, dove Kakyoin l'attendeva, un po' livido e ammaccato, ma con lo spirito più integro e il morale alto.
La sua manina stringeva quella verde del nuovo amico.



Fine Capitolo 1


Cosa dire di questo?! Mi è appena tornata la JoJo mania e cosa ti ritrovo sul pc?! Questa cosa sul mio Kakyoin. Allora, questa cosetta qui non è nulla di impegnativo. La scrissi per il contest
   "I Cinque Sensi"  indetto da kiara_chan. Era un contest/torneo, e questa fic è stata scritta per la seconda fase. Non l'ho spuntata, purtroppo. Ma capisco bene il perché. Non usando il programma che uso ora, facevo le correzioni da me medesima, perciò ho trovato parecchi errori che mi erano sfuggiti. Per non parlare di tante altre cose. Ecco comunque, per correttezza il responso. E' passato diverso tempo. In realtà ho pensato che non era il caso di pubblicare una storia che mi aveva fatto prendere una cantonata. Ma a pensarci ora a mente fredda. Perché no? U_U  E' piuttosto vecchiotta. In questo periodo con le pulizie all'hard disk sto trovando davvero di tutto.
Noticina: La bimba, Marin. Beh confesso che è una specie di me stessa XD La rivedrete in un altra fic Jojesca , se riesco a scriverci un incipit decente. Gli incipt sono un dramma O_____O

Nota: ora la fic dovrebbe essere corretta, ma prima non lo era, quindi purtroppo le critiche ci stan tutte XD
Poi: Sul passato di Noriaki si sa poco nel maga, solo che era chiuso perché avendo lo stand non si apriva con gli altri, che adora i videogiochi e che i genitori temono sia fuggito di casa e che viaggiando in Egitto ha incontrato Dio. Il resto è pura licenza poetica. U_U

Ah, giusto, il tema del round era la VISTA  U_U baciiiiii!!


5^ Classificata



Giudizio di kiara_chan


Grammatica: 7,5
Vi sono alcuni errori, soprattutto ripetizioni o parole che stonano nella frase. Per il resto la lettura è abbastanza scorrevole, lievemente ostacolata dagli improvvisi balzi temporali. Per il resto ho trovato un miglioramento dello stile rispetto al primo round. Un piccolo consiglio: per staccare le sequenze basta un asterisco, troppi risultano un po’ eccessivi.
Originalità: 7
La storia si presenta dapprima originale, poiché tratta del tema dell’ “amico immaginario”, se così si può definire ciò che Hierophant Green rappresenta per Noriaki. Ho apprezzato come tu abbia interpretato il senso del concorso, la vista, adattandolo alla particolarità del protagonista, ovvero essere l’unico capace di vedere il suo amico e tutto ciò che ne consegue (l’isolamento, i genitori preoccupati). Poi, però, la storia dal terzo capitolo circa riprende la trama del manga così fedelmente che si perde sia il tema originario legato alla vista, sia l’originalità iniziale che viene soffocata dalla vita di Noriaki.
Caratterizzazione: 8
Nonostante conosca poco questo personaggio e basandomi solo sulle informazioni raccolte, ritengo tu abbia caratterizzato molto bene Noriaki, approfondendo ogni suo aspetto (la causa della sua introspezione, la sua passione per i videogiochi, il suo altruismo). Inoltre la storia è incentrata proprio su tale personaggio e sulla sua introspezione, resa e sviluppata piuttosto bene. Anche i personaggi secondari, per esempio Jotaro, mi sono parsi per caratterizzati.
Attinenza al tema dato: 6,5
La storia risulta attinente al tema solo in determinati punti all’inizio. Mi riferisco ai momenti in cui Noriaki si accorge di essere l’unico capace di vedere il suo amico immaginario. Come detto in precedenza, ho apprezzato questa interpretazione della vista, sviluppata però in maniera molto limitata poiché si ritrova solo nei capitoli iniziali. Durante il resto della storia, non ho ritrovato elementi attinenti al tema assegnato, se non l’immagine di Hierophant Green poco prima della morte di Noriaki, che si ricollega alla caratteristica dello Stand di presentare un aspetto diverso a seconda dell’umore del “padrone” descritta nei primi capitoli.
Complesso: 7
Nonostante le varie pecche riguardanti l’attinenza e l’originalità, la storia comunque risulta piacevole e carina, forse troppo attinente alla storia del manga negli ultimi capitoli. A mio parere sarebbe stato meglio incentrare la storia sull’infanzia di Noriaki e ampliare ciò che viene descritto nei primi capitoli, poiché l’idea è buona.

Totale: 36


Giudizio di _ALE2_

Grammatica: 8

Ho notato delle parole ripetute e qualche erroretto prettamente di distrazione. Una cosa che non mi è piaciuta è stata la scelta del lessico, che ogni tanto risulta un po’ mancare, rispetto al livello interpretativo alto della fan fiction. Ho apprezzato gli stacchi temporali e la divisione in capitoli, soltanto gli asterischi a volte distanziavano troppo un capitolo dall’altro.

Originalità: 7

La storia si presenta dapprima veramente particolare (il tema della vista incentrato in quello che è una sorta di amico immaginario, un amico visto solo dal protagonista), poi però perde di incisività, si stacca quasi totalmente dal tema della vista.

Caratterizzazione: 8

Mi sono documentata non conoscendo l’opera originale e credo che la caratterizzazione sia stata quasi perfetta, la passione per i videogiochi del protagonista, il suo dramma dato il suo isolamento e tante altre sfaccettature. L’introspezione del personaggio è profonda e alla fine della fan fiction si ha un’idea precisa del carattere di Noriaki.

Attinenza al tema dato: 7

Il tema, come ho già detto, è ben incentrato nella prima parte della storia ma poi si perde quasi del tutto, se non nella descrizione dello Stand.

Complesso: 7.5

Storia ben sviluppata, che pecca soltanto nell’attinenza al tema proposto.

Totale: 37.5 




Totale: 36.75

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Capitolo 2
*** 2. Invisibile/Solitudine ***



Capitolo 2: Invisibile/Solitudine


Estate.
Il clima era delizioso, né troppo caldo, né troppo fresco. I grilli si esibivano in concerti scricchiolanti ogni notte, cullando i sogni delle persone.
Le vacanze estive erano ormai alle porte. Noriaki stava sdraiato sul suo letto, joystick in pugno, cercando di superare il suo record di velocità in F-mega. Era molto abile in quel gioco e cercava sempre di superare i suoi limiti. Lo faceva sentire appagato e felice, molto più del parlare con le persone.
Non era un ragazzo solitario, prima di incontrare il piccolo uomo anfibio.
Ma conoscendolo, aveva preso coscienza di molte cose che non poteva ignorare.
-Noriaki.- lo chiamò sua madre, entrando nella sua cameretta -Sei ancora sveglio? Domani hai scuola.-
-Scusami mamma. Finisco la partita e spengo.- rispose.
Non riuscì a superare il record, ma ormai si era fatto tardi. Mancavano solo tre giorni alle vacanze e la famiglia Kakyoin avrebbe trascorso il mese di agosto in qualche posto da favola, com’erano soliti fare. Erano benestanti, amavano viaggiare, una passione che a Noriaki era entrata nel sangue. A otto anni sapeva già come comportarsi nei paesi stranieri e parlare le più importanti lingue. Non certo ad alto livello, ma abbastanza per affrontare qualsiasi evenienza.
Spense la console e s’infilò dentro il letto.
Come spense la luce, al suo fianco si materializzò il bambino anfibio e gli prese la mano.
Ormai Noriaki ne era consapevole.
Quel "bambino" era una parte di sè.
Se n'era accorto qualche mese prima, poco dopo il loro incontro. Stava realizzando un lavoretto per la scuola, facendosi aiutare dal verde. Mentre ritagliava del cartoncino, si era accidentalmente tagliato. La stessa piccola ferita era apparsa anche nel dito del suo amico.
Non ci mise molto a capire, che il bimbo anfibio era lui stesso, o meglio, la sua energia.
Se lui si feriva, anche l'altro veniva ferito.
Quando si sentiva forte, lo spirito era verde brillante e più in forma che mai.
Quando invece le giornate non erano delle migliori e le lacrime gli colavano dalle guance per la tristezza, il piccolo anfibio era debole e di un verde opaco, non molto bello a vedersi.
Ma sempre presente.
Appariva sempre accanto a lui in ogni momento e non lo lasciava mai.
Una definizione poteva essere: Stand, da "stand by me" , resta con me. Oppure la parola Stand poteva essere intesa come ''appoggio'' o ''sostegno''.

-Buona notte, Hierophant Green.- Noriaki tenne la mano in quella dello spirito e si addormentò.
Quel nome gli piaceva tanto.
Hierophant era il personaggio di un videogioco fantasy che gli piaceva molto e Green, beh, quello era il colore del suo amico.
Si addormentarono insieme, cullati dalle melodie dei grilli.

°°°


I grilli ormai non si esibivano più ogni sera nei loro concerti.
Era autunno, le vacanze erano finite ed era ricominciata la scuola.
I bambini percorrevano il viale tappezzato di foglie secche dai caldi toni autunnali. Tornavano a casa, chi soddisfatto della giornata, chi deluso o addirittura triste.
Qualcuno invece era ancora nell'edificio scolastico, in attesa.
-Molto probabilmente è colpa mia e di mio marito.- disse la madre. Noriaki la ascoltava attentamente. Non era colpa sua.
Stavano seduti da qualche minuto in sala professori, con la sua insegnate che, preoccupata, riferiva alla signora Kakyoin che suo figlio s’isolava dagli altri.
-Lavoriamo entrambi e non siamo molto presenti in casa.- continuò.
Noriaki avrebbe voluto dirle che non era colpa loro, ma come poteva spiegarglielo?
Qualche tempo prima aveva avuto modo di osservare l'agenda di un suo compagno di classe, c'erano tanti nomi e numeri di telefono scritti sopra. Fu un duro colpo per lui.
Quel bambino poteva avere tanti amici e condividere con loro gioie e dolori, confidare i suoi segreti e fare in modo che gli altri lo comprendessero a fondo.
E non perché aveva tanti amici.
Perché non aveva un amico che solo lui poteva vedere.
Noriaki non rimpiangeva di avere incontrato Hierophant Green, anzi, ma si era accorto subito che solo lui lo poteva vedere, essendo una parte di sé, nonché la sua energia vitale.
La parte più nascosta di sé che nessuno poteva conoscere.
E proprio questo lo fece riflettere.
Come possono le persone amare chi non conoscono?
Le persone si amano proprio perché si conoscono e si tende ad avere paura per ciò che è sconosciuto.
I suoi genitori si amavano proprio perché l'uno conosceva a fondo l'altro, ma chi poteva amare lui, se non conosceva il suo io più nascosto: Hierophant Green?
-Mamma, non ti dovevi scusare.- le disse, tornando a casa -Non è colpa tua.-
Lo pensava davvero.
I genitori lavoravano tanto, ma quando aveva bisogno di loro, erano sempre presenti. La situazione che stava vivendo, purtroppo però non poteva condividerla con loro, nonostante gli stessero a fianco e cercassero di capire cosa lo spingeva ad allontanarsi dalle persone.
Non stava solo perché odiava gli altri.
Stava per conto suo, senza frequentare troppo gli altri, perché loro non l'avrebbero mai potuto comprendere a fondo.


Perché loro non vedevano.



Fine capitolo 2








Che dire di questo capitolo? Boh, forse è un poco ripetitivo.
Kakyoin: Abbastanza ripetitivo.
Kym: Tu dovresti dire "Ma no, va tranquilla. E' ok!"
Kakyoin: Non si dice che la sincerità è alla base di ogni rapporto?
Kym: Si ma...
Kakyoin: Ecco, brava ora...
Kym: A te piace Jotaro.
Kakyoin: ... no.
Kym: Che si diceva circa la sincerità?
Kakyoin: U////U Non sono discorsi da fare, per favore, smettila.
Jotaro: Kakyoin c'è qualche problema?
Kym:  >:)
Kakyoin: U///U ... No, nulla.

Ok, ok, smetto perché poi potrei finire davvero con un collasso da parte del ciuffetto. Si lo so che lui non è gay anche se effeminato e bla bla bla. Ma se poi mi guardo l'anime e ogni volta che guarda Jotaro gli sorride radiosamente oppure rimane basito per i supi atteggiamenti... non so voi! E parliamo della scena di lui con Enya sulle spalle e Jotaro che gli si avvicina e sembra debba baciarlo? Ho bloccato un sacco di volte la scena.
Accidenti agli istinti yaoisti XDDD

Kakyoin: Avvertenza. La storia non è yaoi!!
Kym: >_____> e non ricordarmelo o ti spedisco da Darby!

Bene, alla prossima!!

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Capitolo 3
*** 3. Giallo/Paura ***


Capitolo 3: 

Giallo/Paura

 

 

Egitto, anno 1988.
Era calata la sera anche in quel paese. Noriaki Kakyoin, quasi diciassettenne, si guardò intorno, sconsolato. Non riusciva a trovare la via e a nulla servì il mandare Hierophant Green oltre i tetti degli edifici. Si era perso in quel dedalo di vie tutte uguali.
Sospirò.
I suoi sarebbero stati in pensiero per lui, doveva ritrovare la strada al più presto.
-MI scusi?- cercò di attirare l'attenzione di un signore del luogo. Questi si voltò e rispose molto gentilmente alle domande del giovane, che gli diede una mancia, molto gradita. Era divertente l'idea che le persone del luogo chiedessero mance per qualsiasi cosa, persino per consegnare la carta igienica fuori dai bagni pubblici, ma ciò faceva riflettere sulla condizione nella quale si trovavano a vivere queste persone, e non era altrettanto divertente.

 

Ricevute le informazioni necessarie, il ragazzo si mise in cammino verso la strada indicata.
Voltò due volte a destra, percorse una lunga via e voltò di nuovo a destra. Da lontano cominciava già a scorgere l'hotel. Accelerò il passo e proseguì spedito lungo la via.
Quando però la strada s’incrociò con un vicolo buio sulla destra, fu scosso da un brivido.
Sentiva qualcosa di opprimente pervadere il suo corpo allertando i suoi sensi.
Hierophant Green si portò al suo fianco per proteggerlo e scrutò nel buio del vicolo.
C'era qualcuno che camminava, lentamente, con passo cadenzato e, per certi versi, irritante.
Dal buio emerse una figura ambigua.
Non capiva se la persona che aveva davanti fosse un uomo o una donna.
Sapeva solo che aveva paura di quella persona completamente vestita di giallo, dai capelli d'oro e gli occhi rossi e maligni.
Il suo sguardo era quello del diavolo: invitante e suadente, ma allo stesso tempo terrificante e orrido.
L'ansia e la paura cominciarono a divorarlo dentro.
Non era un essere umano quello che lo guardava passandosi la lingua sulle labbra e mostrando i canini appuntiti.
Non era un essere umano quell'uomo vestito di giallo dal carisma traboccante.
Si sentì svenire in preda ad un terrore mai provato, il suo Stand sempre più debole non riusciva a reagire.
Non riusciva a muoversi e credette di essere rimasto paralizzato.
Era finito, anche se non sapeva perché.
-Stai tranquillo.- gli disse con voce quieta e sensuale -Non ti faccio nulla.-
Quelle parole bastarono per farlo riprendere a respirare.
-Come ti chiami?- gli chiese, come parlando a un bambino smarrito.
-N-Noriaki Kakyoin...- disse con un filo di voce.
-Noriaki Kakyoin... - gli si avvicinò e lui si allontanò leggermente, ancora impaurito. Gli accarezzò la fronte.
Erano faccia a faccia.
I suoi occhi erano così penetranti, come spine rosso rubino che lacerano la carne.
-Vuoi essere mio amico?- le sue parole lo fecero cadere quasi in trance, tanto erano suadenti e terrificanti allo stesso tempo.
Annuì, o almeno gli parve di farlo.
E fu la sua condanna, perché in quello stesso istante, sentì chiaramente qualcosa perforargli la pelle.
Un piccolo grumo di carne s’impadronì della sua mente, insinuandosi sotto la pelle della fronte.
Lui non lo sapeva, ma quello era un germoglio di carne prodotto dalle cellule cerebrali dell’essere immortale che aveva davanti.
Come l'oggetto s’insinuò in lui, tutte le paure, le ansie, le preoccupazioni svanirono. Si sentì leggero e la terra gli mancò sotto i piedi.
Fece per cadere ma l’uomo l’afferrò, sorreggendolo e sussurrandogli -Finché starai con me, non dovrai temere niente.-
Kakyoin annuì, prima di perdere del tutto conoscenza.
Nella sua mente si stagliava una figura brillante e traboccante di carisma, e anche se non la metteva a fuoco a sufficienza, gli bastava il giallo dorato a scatenare la lotta tra la pace interiore e la paura.

*

Stand/Percorso proprio come titolo non mi piaceva, meglio Colours of a Life, no? 

Kiss!!


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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Blu/Sollievo ***



Capitolo 4:
Blu/Sollievo


Spalancò gli occhi.
Davanti a lui stava il ragazzo col cappello azzurro che avrebbe dovuto eliminare per ordine di Sua Eccellenza, ma era stato sconfitto. Gli teneva le mani sul viso, per tenerlo fermo, mentre il suo Stand cercava di sfilargli un grumo di carne  che Sua Eccellenza gli aveva conficcato in fronte, senza che lui se ne accorgesse.
-Fermo...- cercò di ribellarsi, ma le mani dell'altro lo tennero bloccato saldamente al suolo, mentre la sua voce gli ordinava di tacere e rimanere immobile.
-Non ti muovere Kakyoin, o dirai addio al tuo cervello.- non capiva bene, ma ascoltò il consiglio. Rimase fermo, col cuore in gola, ad assistere alla scena.
Tentacoli partivano dalla sua fronte e non certo quelli rassicuranti di Hierophant Green, bensì fili di carne rosea e pulsante che penetrarono nel polso del ragazzo chiamato Jotaro, cercando di risalire al suo cervello, per distruggerlo.
Ma lui... Neppure un tremito.
No.
Jotaro Kujo era la calma in persona.
Non si era spaventato quando Hierophant Green aveva posseduto la dottoressa della scuola. Non si era spaventato nel vederla ferita. Non si era spaventato nel combattere contro il suo Stand. Non aveva timori, o almeno era quella l'impressione che gli dava.
Il germoglio gli risaliva ancora lungo il corpo ed era  già arrivato al viso.
Ma Jotaro: nulla.
Sembrava quasi che non stesse accadendo nulla, nonostante la tensione si tagliasse con un coltello.
Col fiato sospeso rimase in silenzio.
Pochi istanti e il germoglio era fuori dalla sua fronte. E solo allora Jotaro gli lasciò il viso, mentre Star Platinum, il suo Stand, strappò il grumo tentacolare via dal proprio corpo e lo lanciò lontano, dove Joseph Joestar, nonno di Jotaro lo distrusse con una strana emissione di energia.
Quando il corpo estraneo fu separato dal suo corpo, il senso di oppressione e di abbandono, di desiderio di somigliare a quella persona che chiamava Sua Eccellenza, se ne andarono.
Era di nuovo lui.
Confuso, ammaccato.
Ma se stesso.
Non un arrogante vigliacco che pretende la vittoria ad ogni costo per fare felice Lui, bensì il ragazzo gentile di sempre. Solitario, vero, ma disponibile e gentile nei confronti degli altri.
Lui non odiava le persone e non le riteneva responsabili dei suoi disagi interiori.
Era un suo problema che doveva riuscire a risolvere.
La figura alta e robusta del ragazzo vestito d'azzurro, gli davano l'impressione di essere già riuscito a compiere un minuscolo primo passo.
Doloroso, ma pur sempre un inizio.
-Come hai potuto rischiare la tua vita per salvarmi?- gli chiese, prendendo coscienza di quella che era la sua condizione di schiavo di Sua Eccellenza e del rischio che aveva corso con quel germoglio impiantato nel cervello.
Jotaro non si voltò neanche e guardando il cielo disse con voce calma -Se devo essere sincero, vorrei saperlo anche io.-
Mai come in quel momento ebbe tanta voglia di piangere. Era stato salvato da una persona così splendida nonostante la cattiveria con cui l'aveva attaccato solo poche ore prima, nell'infermeria della scuola.
Si sentiva in colpa, ma grato allo stesso tempo nei confronti di quella persona.

°

Dio Brando.... Egitto..... Maleficio.

Noriaki si alzò barcollante. Voleva di nuovo ringraziare Jotaro per quello che aveva fatto per lui nonostante tutto e cominciò a cercarlo per la casa. Anzi, per la villa. Era veramente enorme, quasi un labirinto, ma si lasciò guidare dai rumori e dalle voci e giunse davanti alla porta della cucina, dove si stava consumando un dramma.
Vide una donna, la madre di Jotaro, stesa a terra, priva di sensi, con dei rampicanti che le percorrevano la schiena. Quelle piante erano Stand, da quello che diceva il vecchio Joestar. Questi parlava di Sua Eccellenza  Dio Brando, rivelando al nipote i suoi timori riguardo alla figlia e al suo nocivo manifestare lo Stand.
Solo sconfiggendo Dio, insomma, la donna poteva essere salvata, perché lo Stand si era manifestato nei Joestar proprio a causa del biondo signore che aveva incontrato in Egitto. Ma solo lei non poteva controllarlo, perché il suo animo era pacifico e non battagliero, come quello del figlio o del padre.
Proprio Jotaro aveva scoperto il suo nascondiglio e il gruppo aveva immediatamente deciso di partire.
Non potevano farcela da soli.
Poteva saldare il suo debito.
Poteva salvare la donna, così bella, fragile e gentile, che poco prima di accasciarsi al suolo l'aveva medicato con dolcezza.
Il suo cuore si era scaldato nel sentire la sua voce dolce, come si era sentito vivo nell'incrociare lo sguardo fermo e deciso di Jotaro mentre gli salvava la vita.
-Ho sentito bene?- chiese - In Egitto? Avvertitemi quando partite, vengo con voi.-
-Kakyoin?!- esclamò Jotaro leggermente sorpreso
-Sono passati tre mesi, da quando mi ha impiantato il germoglio di carne nel cervello. Ero in vacanza in Egitto con i miei, quando incontrai Dio. Per qualche motivo che ignoro, sembra che non voglia spostarsi di là.-
-Vuoi venire con noi?- chiese Jotaro freddo e scrutatore -E perché mai?-
Kakyoin sorrise, come sorrideva sempre, prima di avere incontrato Dio. - Vorrei saperlo anch'io.- imitò le parole del ragazzo vestito di blu.
Ormai era deciso.
Jotaro Kujo, Joseph Joestar, Mohammed Abdul e Noriaki Kakyoin sarebbero partiti per l'Egitto, per salvare la signora Holly Joestar.
Non poteva chiedere di meglio il ragazzo.
Era insieme a persone che condividevano il suo segreto e soprattutto aveva modo di ricambiare Jotaro per averlo fatto tornare quello di sempre.
Anzi, per avergli aperto il cuore.
Perché guardando il ragazzo più alto e forte, il rosato sentiva il cuore aprirsi e gioire. Non tutto il male viene per nuocere e ovunque quella storia l'avesse portato, ormai il suo desiderio di condividere se stesso con gli altri si stava per avverare.
Grazie a due occhi di ghiaccio che scrutano l'anima delle persone.


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Capitolo 5
*** 5.Rosso e Nero / Fine del viaggio. ***


Capitolo 5: Rosso e Nero / Fine del viaggio.

Non capiva bene cos' era successo.
Cercò di mettere a fuoco la situazione.
Aveva sentito un dolore lancinante trapassargli l'addome e scagliarlo lontano.
Aveva sbattuto violentemente contro qualcosa.
Rosso...
Il sangue gli colava lungo il viso, aveva battuto la testa. Ma quel dolore era niente in confronto a non avere più uno stomaco.
Le mani tremanti si aggrappavano al metallo bagnato della cisterna contro la quale era stato scagliato da Dio Brando.
Ma come?
Come aveva fatto, se non aveva neanche visto il suo attacco?

Erano alla fine del viaggio.

I cinquanta giorni di tempo che avevano per salvare Holly Joestar dal maleficio di Dio erano quasi al termine e quel viaggio massacrante era ormai finito. Trasformandosi in un incubo.
Mohammed Abdul, portatore dello Stand del fuoco Magician Red era morto.
Iggy, boston terrier, portatore dello Stand della sabbia The Fool era morto.
Jotaro e Jean Pierre Polnareff, portatore dello Stand spadaccino Silver Chariot, dovevano essere in giro per Il Cairo alla loro ricerca mentre lui e Joestar erano in fuga da Dio, intenzionato a bere il sangue del vecchio per impadronirsi definitivamente del corpo del suo acerrimo rivale Jonathan e confermare il proprio potere.
Il potere di Dio, il suo segreto, non era super velocità, nè teletrasporto.
Era qualcosa di più arcano e terribile, capace di gettare gli uomini nel terrore al solo pensiero.

Lo scrosciare dell'acqua della cisterna accompagnava i suoi frenetici pensieri, mentre il sangue gli rigava il volto colandogli sugli occhi.
Ogni cosa era di quel colore.
Il colore dell'amore, della passione, ma anche della morte.
La sua.
Il suo viaggio era giunto al termine.
Ma poteva la sua vita finire così, tragicamente? Non avrebbe avuto rimpianti se avesse potuto aiutare ancora una volta Joestar e gli altri.
Il vecchio era in pericolo, Dio l'aveva quasi raggiunto. Doveva fare qualcosa.
Ma il grande dolore era un chiaro messaggio: non poteva aiutarlo.
Debolmente i suoi occhi incrociarono una torre, con un orologio.
La mente annebbiata riuscì a convertire l'orario egiziano in quello giapponese e il pensiero si spostò ai suoi genitori.
"Chissà che cosa staranno facendo..." si chiese "Perdonatemi per tutte le preoccupazioni che vi ho dato." in quel momento, ricordò di non averli mai avvisati di quel viaggio e che quindi sarebbero stati tremendamente in pensiero. E che non avrebbero mai conosciuto i motivi che lo avevano spinto a partire e a morire. Non l'avrebbero più rivisto, se non da morto.
"Mi dispiace..." era sul punto di piangere, ma le lacrime dovettero attendere, perché un bizzarro pensiero invase la sua mente.
Le lancette...
La sua tecnica mortale, il campo minato del gerofante... superata così, senza sforzo, dal nemico?
Era inconcepibile.
"I tentacoli di Hierophant Green erano estesi per venti metri. Ogni suo movimento doveva essere anticipato... Doveva essere colpito ogni volta che sfiorava un tentacolo... Ma allora com'è possibile... Come ha potuto evitarli senza perdere un istante a schivare i colpi?"
E fu allora che la soluzione si presentò.
Istante.
Tempo.
Il segreto di Dio era il tempo.

"Devo comunicarlo a Mr. Joestar, prima che sia troppo tardi... Verranno tutti sconfitti..."
Il corpo morente fremette. Strinse i pugni e digrignò i denti. Un ultimo sforzo ancora...
Hierophant Green apparve davanti ai suoi occhi debole, quasi scheletrico, i tentacoli sembravano essere completamente spariti e il suo corpo non era più color verde acceso, ma di un funesto trasparente, segno della fine ormai prossima.
Osservò la torre.
Era la chiave del suo ultimo messaggio.
La vista aveva ripreso ad annebbiarsi, ma doveva resistere ancora un poco.
Solo un altro poco.
Prese la mira.
L'immagine delle lancette impressa in mente, sovrapposta da quella di Dio, come se colpendo quelle potesse eliminare l'immortale nemico e salvare tutti.
Hierophant Green posizionò le mani e scagliò una miriade di smeraldi lucenti verso l'orologio.
Con fragore le preziose pietre distrussero le lancette, attirando l'attenzione di Joestar e di Dio.
" Il mio ultimo messaggio... i miei ultimi istanti di vita... Ne faccia tesoro... lo dica agli altri..."
La vista ormai se n'era andata del tutto. E il rosso sangue era diventato nero.
Non il nero del buio.
Nessun nero che conosceva, ma quello freddo e infinito della morte che aveva avuto modo di vedere solo alla fine.



Noriaki Kakyoin se ne andò così, dedicando il suo ultimo respiro ai suoi compagni, sperando che cogliessero il suo ultimo messaggio.



Fine.






Ecco, questa era la fine, spero di poter pubblicare più cose su Kakyoin. Progetti in corso ne ho, ma nulla di pubblicabile per ora.
Ad ogni modo, grazie per aver letto questo primo esperimento ^^

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