Colours of a Life di kymyit (/viewuser.php?uid=36835)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Verde/Incontro ***
Capitolo 2: *** 2. Invisibile/Solitudine ***
Capitolo 3: *** 3. Giallo/Paura ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Blu/Sollievo ***
Capitolo 5: *** 5.Rosso e Nero / Fine del viaggio. ***
Capitolo 1 *** 1. Verde/Incontro ***
Capitolo
1
Verde/Incontro
I
ciliegi in fiore ondeggiavano leggeri al vento, riempiendo l'aria del
loro profumo. Petali danzanti volarono lungo il viale, posandosi
giocosi sui capelli delle bambine che ridevano felici, danzando sotto
quella deliziosa e profumata pioggia rosa. I bambini erano allegri e
ottimisti, quasi non sembrava che stessero recandosi, come ogni
mattina, a scuola, per l'ennesima estenuante giornata di studi.
Le piccole
uniformi verde smeraldo erano in contrasto con la strada bianca, ma si
armonizzavano alla perfezione col colore dei dolci fiori rosa.
-Ciao Noriaki.-
una bambina trotterellò accanto ad un suo coetaneo.
-Ciao.- rispose
lui, allegro.
Aveva circa otto
anni, i capelli rosa erano corti, fatta eccezione per un lungo ciuffo
soffice che gli ricadeva sul lato destro del viso. Gli occhi smeraldini
erano vivaci e spontanei e i suoi modi di fare eleganti e composti, ma
non eccessivamente, attiravano le attenzioni delle compagnette,
nonostante la giovane età di otto anni. A giocare a suo
favore stava anche il cognome da nobile, Kakyoin, che lo rendeva
automaticamente il principe azzurro desiderato da tutte.
Ovviamente questa
sua posizione di privilegiato non era gradita a molti, specie bambini
gelosi della sua classe. E si sa, i bambini spesso sono peggiori degli
adulti, proprio perché non discernendo il bene dal male,
ritengo le loro cattive azioni niente più che uno scherzo di
cattivo gusto.
E fu proprio uno
stupido scherzo compiuto da piccoli gelosi a portare Noriaki Kakyoin a
chiudersi nella solitudine e nella malinconia.
Finite le
lezioni, i bambini si riversarono nel cortile della scuola, pronti a
incamminarsi verso casa.
Un gruppetto di
cinque però si riunì per un altro motivo.
Rimasero in
attesa del loro obbiettivo per qualche minuto e, quando questo
comparve, gli impedirono la fuga circondandolo.
-Ciao, Noriaki.-
disse maliziosamente quello più cicciottello.
Il bambino dai
capelli rosa lo guardò, leggermente sorpreso. Non aveva mai
parlato con quel bambino, ma sapeva che si trattava del piccolo
teppista della scuola, nonostante avesse solo nove anni, aveva menato
un compagno di dodici. Era meglio evitare di sgarrare nei suoi
confronti.
-Ciao.- rispose
educatamente.
Gli altri quattro
ridacchiarono divertiti.
-Marin, la
campana è già suonata.- esclamò una
bambina bionda rivolta alla sua amichetta, che camminava per i corridoi
come smarrita, in cerca di qualcosa o di qualcuno.
-Non trovo
Noriaki. A pranzo mi ha promesso che tornavamo a casa insieme.- disse
la mora, la stessa bambina che ogni mattina salutava Noriaki con lo
stesso tono allegro e dolce.
La bionda ci
pensò un attimo, ma poi rispose che non l'aveva visto.
All'uscita, nel
cortile, videro un folto gruppo di bambini riunito in cerchio.
-Si stanno
picchiando!- esclamò qualcuno
-Jiro Akiyama sta
pestando uno di terza!- disse qualcun altro.
La piccola mora
fu colta da uno strano presentimento e cominciò a farsi
largo tra la piccola folla.
Come il suo
piccolo cuore le aveva predetto sussultando nefasto, in mezzo a quella
cerchia c'era il suo amichetto del cuore.
Noriaki si
reggeva a malapena, col sangue che colava dal naso, circondato da
cinque bambini.
Jiro Akiyama, il
teppista cicciottello, era pronto a dargli un altro colpo.
Ma i professori
dov'erano quando c'era bisogno di loro?
-Smettila!- gli
gridò lei mettendosi tra lui e Noriaki -Non vale! Siete
cinque contro uno!-
-E levati!-
grugnì spingendola in disparte e facendole perdere
l'equilibrio.
La piccola cadde
terra, sbucciandosi le mani e le ginocchia.
E fu allora che
Kakyoin vide rosso.
Anzi, verde.
Tutti rimasero
sorpresi nel vedere il piccolo scagliarsi contro il più
grande. Ma ancora di più nel vedere che nessuno cercava di
fermarlo. Nemmeno Akiyama, che si prese una scarica di pugni sul viso e
cadde in terra. Sembrava che una forza invisibile trattenesse i piccoli
aggressori.
Ma Noriaki la
vide bene quella forza.
Era minuta e
sembrava quasi un bambino umano travestito, per la notte di Halloween,
da uomo anfibio. La pelle verde scura, era viscida, attraversata da
numerose venature smeraldine. Dal corpo partivano numerosi tentacoli
che si avvolgevano intorno ai corpi degli altri bambini.
Il tronco, le
gambe, tutte le parti del corpo della creatura sembravano formate da
quei tentacoli o comunque da spire verdi viscide tenute insieme da
delle protezioni marroncine che gli coprivano la bocca come una
maschera, il capo, la fronte, le spalle, le braccia, le gambe e
l'addome.
Non ne aveva
paura.
Sentiva che
quella era l'unica persona della quale si potesse fidare.
-Non fraintenda
signora.- disse la preside -So benissimo che suo figlio si è
solo difeso, volevo semplicemente informarla.-
-Ma certo. La
ringrazio.- la signora Kakyoin si alzò e fece un rispettoso
inchino all'anziana donna che dirigeva la scuola elementare del figlio.
Uscì
fuori dall'ufficio, dove Kakyoin l'attendeva, un po' livido e
ammaccato, ma con lo spirito più integro e il morale alto.
La
sua manina stringeva quella verde del nuovo amico.
Fine
Capitolo 1
Cosa dire di questo?! Mi è appena tornata la JoJo mania e
cosa ti ritrovo sul pc?! Questa cosa sul mio Kakyoin. Allora, questa
cosetta qui non è nulla di impegnativo. La scrissi per il
contest "I Cinque Sensi"
indetto
da kiara_chan. Era un contest/torneo, e questa fic è stata
scritta per la seconda fase. Non l'ho spuntata, purtroppo. Ma capisco
bene il perché. Non usando il programma che uso ora, facevo
le correzioni da me medesima, perciò ho trovato parecchi
errori che mi erano sfuggiti. Per non parlare di tante altre cose. Ecco
comunque, per correttezza il responso. E' passato diverso tempo. In
realtà ho pensato che non era il caso di pubblicare una
storia che mi aveva fatto prendere una cantonata. Ma a pensarci ora
a mente fredda. Perché no? U_U E'
piuttosto vecchiotta. In questo periodo con le pulizie all'hard disk
sto trovando davvero di tutto.
Noticina: La bimba, Marin. Beh confesso che è una specie di
me stessa XD La rivedrete in un altra fic Jojesca , se riesco
a scriverci un incipit decente. Gli incipt sono un dramma O_____O
Nota: ora la fic dovrebbe essere corretta, ma prima non lo era, quindi
purtroppo le critiche ci stan tutte XD
Poi: Sul passato di Noriaki si sa poco nel maga, solo che era chiuso
perché avendo lo stand non si apriva con gli altri, che
adora i videogiochi e che i genitori temono sia fuggito di casa e che
viaggiando in Egitto ha incontrato Dio. Il resto è pura
licenza poetica. U_U
Ah, giusto, il tema del round era la VISTA U_U baciiiiii!!
5^ Classificata
Giudizio
di kiara_chan
Grammatica: 7,5
Vi sono alcuni errori, soprattutto ripetizioni o parole che stonano
nella frase. Per il resto la lettura è abbastanza
scorrevole, lievemente ostacolata dagli improvvisi balzi temporali. Per
il resto ho trovato un miglioramento dello stile rispetto al primo
round. Un piccolo consiglio: per staccare le sequenze basta un
asterisco, troppi risultano un po’ eccessivi.
Originalità: 7
La storia si presenta dapprima originale, poiché tratta del
tema dell’ “amico immaginario”, se
così si può definire ciò che
Hierophant Green rappresenta per Noriaki. Ho apprezzato come tu abbia
interpretato il senso del concorso, la vista, adattandolo alla
particolarità del protagonista, ovvero essere
l’unico capace di vedere il suo amico e tutto ciò
che ne consegue (l’isolamento, i genitori preoccupati). Poi,
però, la storia dal terzo capitolo circa riprende la trama
del manga così fedelmente che si perde sia il tema
originario legato alla vista, sia l’originalità
iniziale che viene soffocata dalla vita di Noriaki.
Caratterizzazione: 8
Nonostante conosca poco questo personaggio e basandomi solo sulle
informazioni raccolte, ritengo tu abbia caratterizzato molto bene
Noriaki, approfondendo ogni suo aspetto (la causa della sua
introspezione, la sua passione per i videogiochi, il suo altruismo).
Inoltre la storia è incentrata proprio su tale personaggio e
sulla sua introspezione, resa e sviluppata piuttosto bene. Anche i
personaggi secondari, per esempio Jotaro, mi sono parsi per
caratterizzati.
Attinenza al tema dato: 6,5
La storia risulta attinente al tema solo in determinati punti
all’inizio. Mi riferisco ai momenti in cui Noriaki si accorge
di essere l’unico capace di vedere il suo amico immaginario.
Come detto in precedenza, ho apprezzato questa interpretazione della
vista, sviluppata però in maniera molto limitata
poiché si ritrova solo nei capitoli iniziali. Durante il
resto della storia, non ho ritrovato elementi attinenti al tema
assegnato, se non l’immagine di Hierophant Green poco prima
della morte di Noriaki, che si ricollega alla caratteristica dello
Stand di presentare un aspetto diverso a seconda dell’umore
del “padrone” descritta nei primi capitoli.
Complesso: 7
Nonostante le varie pecche riguardanti l’attinenza e
l’originalità, la storia comunque risulta
piacevole e carina, forse troppo attinente alla storia del manga negli
ultimi capitoli. A mio parere sarebbe stato meglio incentrare la storia
sull’infanzia di Noriaki e ampliare ciò che viene
descritto nei primi capitoli, poiché l’idea
è buona.
Totale: 36
Giudizio di
_ALE2_
Grammatica: 8
Ho notato delle parole ripetute e qualche erroretto prettamente di
distrazione. Una cosa che non mi è piaciuta è
stata la scelta del lessico, che ogni tanto risulta un po’
mancare, rispetto al livello interpretativo alto della fan fiction. Ho
apprezzato gli stacchi temporali e la divisione in capitoli, soltanto
gli asterischi a volte distanziavano troppo un capitolo
dall’altro.
Originalità: 7
La storia si presenta dapprima veramente particolare (il tema della
vista incentrato in quello che è una sorta di amico
immaginario, un amico visto solo dal protagonista), poi però
perde di incisività, si stacca quasi totalmente dal tema
della vista.
Caratterizzazione: 8
Mi sono documentata non conoscendo l’opera originale e credo
che la caratterizzazione sia stata quasi perfetta, la passione per i
videogiochi del protagonista, il suo dramma dato il suo isolamento e
tante altre sfaccettature. L’introspezione del personaggio
è profonda e alla fine della fan fiction si ha
un’idea precisa del carattere di Noriaki.
Attinenza al tema dato: 7
Il tema, come ho già detto, è ben incentrato
nella prima parte della storia ma poi si perde quasi del tutto, se non
nella descrizione dello Stand.
Complesso: 7.5
Storia ben sviluppata, che pecca soltanto nell’attinenza al
tema proposto.
Totale: 37.5
Totale: 36.75
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Capitolo 2 *** 2. Invisibile/Solitudine ***
Capitolo
2: Invisibile/Solitudine
Estate.
Il
clima era delizioso, né troppo caldo, né troppo
fresco. I grilli si esibivano in concerti scricchiolanti ogni notte,
cullando i sogni delle persone.
Le
vacanze estive erano ormai alle porte. Noriaki stava sdraiato sul suo
letto, joystick in pugno, cercando di superare il suo record di
velocità in F-mega. Era molto abile in quel gioco e cercava
sempre di superare i suoi limiti. Lo faceva sentire appagato e felice,
molto più del parlare con le persone.
Non
era un ragazzo solitario, prima di incontrare il piccolo uomo anfibio.
Ma
conoscendolo, aveva preso coscienza di molte cose che non poteva
ignorare.
-Noriaki.-
lo chiamò sua madre, entrando nella sua cameretta -Sei
ancora sveglio? Domani hai scuola.-
-Scusami
mamma. Finisco la partita e spengo.- rispose.
Non
riuscì a superare il record, ma ormai si era fatto tardi.
Mancavano solo tre giorni alle vacanze e la famiglia Kakyoin avrebbe
trascorso il mese di agosto in qualche posto da favola,
com’erano soliti fare. Erano benestanti, amavano viaggiare,
una passione che a Noriaki era entrata nel sangue. A otto anni sapeva
già come comportarsi nei paesi stranieri e parlare le
più importanti lingue. Non certo ad alto livello, ma
abbastanza per affrontare qualsiasi evenienza.
Spense
la console e s’infilò dentro il letto.
Come
spense la luce, al suo fianco si materializzò il bambino
anfibio e gli prese la mano.
Ormai
Noriaki ne era consapevole.
Quel
"bambino"
era una parte di sè.
Se
n'era accorto qualche mese prima, poco dopo il loro incontro. Stava
realizzando un lavoretto per la scuola, facendosi aiutare dal verde.
Mentre ritagliava del cartoncino, si era accidentalmente tagliato. La
stessa piccola ferita era apparsa anche nel dito del suo amico.
Non
ci mise molto a capire, che il bimbo anfibio era lui stesso, o meglio,
la sua energia.
Se
lui si feriva, anche l'altro veniva ferito.
Quando
si sentiva forte, lo spirito era verde brillante e più in
forma che mai.
Quando
invece le giornate non erano delle migliori e le lacrime gli colavano
dalle guance per la tristezza, il piccolo anfibio era debole e di un
verde opaco, non molto bello a vedersi.
Ma
sempre presente.
Appariva
sempre accanto a lui in ogni momento e non lo lasciava mai.
Una
definizione poteva essere: Stand, da "stand by me" , resta con me.
Oppure la parola Stand poteva essere intesa come ''appoggio'' o
''sostegno''.
-Buona
notte, Hierophant Green.- Noriaki tenne la mano in quella dello spirito
e si addormentò.
Quel
nome gli piaceva tanto.
Hierophant
era il personaggio di un videogioco fantasy che gli piaceva molto e
Green, beh, quello era il colore del suo amico.
Si
addormentarono insieme, cullati dalle melodie dei grilli.
°°°
I grilli ormai non si esibivano più ogni
sera nei loro concerti.
Era autunno, le vacanze erano finite ed era
ricominciata la scuola.
I bambini percorrevano il viale tappezzato di
foglie secche dai caldi toni autunnali. Tornavano a casa, chi
soddisfatto della giornata, chi deluso o addirittura triste.
Qualcuno invece era ancora nell'edificio
scolastico, in attesa.
-Molto probabilmente è colpa mia e di
mio marito.- disse la madre. Noriaki la ascoltava attentamente. Non era
colpa sua.
Stavano seduti da qualche minuto in sala
professori, con la sua insegnate che, preoccupata, riferiva alla
signora Kakyoin che suo figlio s’isolava dagli altri.
-Lavoriamo entrambi e non siamo molto presenti in
casa.- continuò.
Noriaki avrebbe voluto dirle che non era colpa
loro, ma come poteva spiegarglielo?
Qualche tempo prima aveva avuto modo di osservare
l'agenda di un suo compagno di classe, c'erano tanti nomi e numeri di
telefono scritti sopra. Fu un duro colpo per lui.
Quel bambino poteva avere tanti amici e condividere
con loro gioie e dolori, confidare i suoi segreti e fare in modo che
gli altri lo comprendessero a fondo.
E non perché aveva tanti amici.
Perché non aveva un amico che solo lui
poteva vedere.
Noriaki non rimpiangeva di avere incontrato
Hierophant Green, anzi, ma si era accorto subito che solo lui lo poteva
vedere, essendo una parte di sé, nonché la sua
energia vitale.
La parte più nascosta di sé
che nessuno poteva conoscere.
E proprio questo lo fece riflettere.
Come possono le persone amare chi non conoscono?
Le persone si amano proprio perché si
conoscono e si tende ad avere paura per ciò che è
sconosciuto.
I suoi genitori si amavano proprio
perché l'uno conosceva a fondo l'altro, ma chi poteva amare
lui, se non conosceva il suo io più nascosto: Hierophant
Green?
-Mamma, non ti dovevi scusare.- le disse, tornando
a casa -Non è colpa tua.-
Lo pensava davvero.
I genitori lavoravano tanto, ma quando aveva
bisogno di loro, erano sempre presenti. La situazione che stava
vivendo, purtroppo però non poteva condividerla con loro,
nonostante gli stessero a fianco e cercassero di capire cosa lo
spingeva ad allontanarsi dalle persone.
Non stava solo perché odiava gli altri.
Stava per conto suo, senza frequentare troppo gli
altri, perché loro non l'avrebbero mai potuto comprendere a
fondo.
Perché
loro non vedevano.
Fine
capitolo 2
Che dire di
questo capitolo? Boh, forse è un poco ripetitivo.
Kakyoin:
Abbastanza ripetitivo.
Kym: Tu dovresti
dire "Ma no, va tranquilla. E' ok!"
Kakyoin: Non si
dice che la sincerità è alla base di ogni
rapporto?
Kym: Si ma...
Kakyoin: Ecco,
brava ora...
Kym: A te piace
Jotaro.
Kakyoin: ... no.
Kym: Che si
diceva circa la sincerità?
Kakyoin: U////U
Non sono discorsi da fare, per favore, smettila.
Jotaro: Kakyoin
c'è qualche problema?
Kym:
>:)
Kakyoin: U///U
... No, nulla.
Ok, ok, smetto
perché poi potrei finire davvero con un collasso da parte
del ciuffetto. Si lo so che lui non è gay anche se
effeminato e bla bla bla. Ma se poi mi guardo l'anime e ogni volta che
guarda Jotaro gli sorride radiosamente oppure rimane basito per i supi
atteggiamenti... non so voi! E parliamo della scena di lui con Enya
sulle spalle e Jotaro che gli si avvicina e sembra debba baciarlo? Ho
bloccato un sacco di volte la scena.
Accidenti agli
istinti yaoisti XDDD
Kakyoin:
Avvertenza. La storia non è yaoi!!
Kym:
>_____> e non ricordarmelo o ti spedisco da Darby!
Bene, alla
prossima!!
|
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Capitolo 3 *** 3. Giallo/Paura ***
Capitolo 3:
Giallo/Paura
Egitto,
anno 1988.
Era calata la sera anche in quel paese. Noriaki Kakyoin, quasi
diciassettenne,
si guardò intorno, sconsolato. Non riusciva a trovare la via
e a nulla servì il
mandare Hierophant Green oltre i tetti degli edifici. Si era perso in
quel
dedalo di vie tutte uguali.
Sospirò.
I suoi sarebbero stati in pensiero per lui, doveva ritrovare la strada
al più presto.
-MI scusi?- cercò di attirare l'attenzione di un signore del
luogo.
Questi si voltò e rispose molto gentilmente alle domande del
giovane, che gli
diede una mancia, molto gradita. Era divertente l'idea che le persone
del luogo
chiedessero mance per qualsiasi cosa, persino per consegnare la carta
igienica
fuori dai bagni pubblici, ma ciò faceva riflettere sulla
condizione nella quale
si trovavano a vivere queste persone, e non era altrettanto divertente.
Ricevute
le informazioni necessarie, il ragazzo si mise in cammino verso
la strada indicata.
Voltò due volte a destra, percorse una lunga via e
voltò di nuovo a destra.
Da lontano cominciava già a scorgere l'hotel.
Accelerò il passo e proseguì
spedito lungo la via.
Quando però la strada s’incrociò con un
vicolo buio sulla destra, fu
scosso da un brivido.
Sentiva qualcosa di opprimente pervadere il suo corpo allertando i suoi
sensi.
Hierophant Green si portò al suo fianco per proteggerlo e
scrutò nel
buio del vicolo.
C'era qualcuno che camminava, lentamente, con passo cadenzato e, per
certi versi, irritante.
Dal buio emerse una figura ambigua.
Non capiva se la persona che aveva davanti fosse un uomo o una donna.
Sapeva solo che aveva paura di quella persona completamente vestita di
giallo, dai capelli d'oro e gli occhi rossi e maligni.
Il suo sguardo era quello del diavolo: invitante e suadente, ma allo
stesso tempo terrificante e orrido.
L'ansia e la paura cominciarono a divorarlo dentro.
Non era un essere umano quello che lo guardava passandosi la lingua
sulle labbra e mostrando i canini appuntiti.
Non era un essere umano quell'uomo vestito di giallo dal carisma
traboccante.
Si sentì svenire in preda ad un terrore mai provato, il suo
Stand sempre
più debole non riusciva a reagire.
Non riusciva a muoversi e credette di essere rimasto paralizzato.
Era finito, anche se non sapeva perché.
-Stai tranquillo.- gli disse con voce quieta e sensuale -Non ti faccio
nulla.-
Quelle parole bastarono per farlo riprendere a respirare.
-Come ti chiami?- gli chiese, come parlando a un bambino smarrito.
-N-Noriaki Kakyoin...- disse con un filo di voce.
-Noriaki Kakyoin... - gli si avvicinò e lui si
allontanò leggermente,
ancora impaurito. Gli accarezzò la fronte.
Erano faccia a faccia.
I suoi occhi erano così penetranti, come spine rosso rubino
che lacerano
la carne.
-Vuoi essere mio amico?- le sue parole lo fecero cadere quasi in
trance,
tanto erano suadenti e terrificanti allo stesso tempo.
Annuì, o almeno gli parve di farlo.
E fu la sua condanna, perché in quello stesso istante,
sentì chiaramente
qualcosa perforargli la pelle.
Un piccolo grumo di carne s’impadronì della sua
mente, insinuandosi
sotto la pelle della fronte.
Lui non lo sapeva, ma quello era un germoglio di carne prodotto dalle
cellule cerebrali dell’essere immortale che aveva davanti.
Come l'oggetto s’insinuò in lui, tutte le paure,
le ansie, le
preoccupazioni svanirono. Si sentì leggero e la terra gli
mancò sotto i piedi.
Fece per cadere ma l’uomo l’afferrò,
sorreggendolo e sussurrandogli
-Finché starai con me, non dovrai temere niente.-
Kakyoin annuì, prima di perdere del tutto conoscenza.
Nella sua mente si stagliava una figura brillante e traboccante di
carisma, e anche se non la metteva a fuoco a sufficienza, gli bastava
il giallo
dorato a scatenare la lotta tra la pace interiore e la paura.
*
Stand/Percorso
proprio come titolo non mi piaceva, meglio Colours of a Life,
no?
Kiss!!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: Blu/Sollievo ***
Capitolo 4:
Blu/Sollievo
Spalancò gli occhi.
Davanti a lui stava il ragazzo col cappello azzurro che avrebbe dovuto
eliminare per ordine di Sua Eccellenza, ma era stato sconfitto. Gli
teneva le mani sul viso, per tenerlo fermo, mentre il suo Stand cercava
di sfilargli un grumo di carne che Sua Eccellenza gli aveva
conficcato in fronte, senza che lui se ne accorgesse.
-Fermo...- cercò di ribellarsi, ma le mani dell'altro lo
tennero bloccato saldamente al suolo, mentre la sua voce gli ordinava
di tacere e rimanere immobile.
-Non ti muovere Kakyoin, o dirai addio al tuo cervello.- non capiva
bene, ma ascoltò il consiglio. Rimase fermo, col cuore in
gola, ad assistere alla scena.
Tentacoli partivano dalla sua fronte e non certo quelli rassicuranti di
Hierophant Green, bensì fili di carne rosea e pulsante che
penetrarono nel polso del ragazzo chiamato Jotaro, cercando di risalire
al suo cervello, per distruggerlo.
Ma lui... Neppure un tremito.
No.
Jotaro Kujo era la calma in persona.
Non si era spaventato quando Hierophant Green aveva posseduto la
dottoressa della scuola. Non si era spaventato nel vederla ferita. Non
si era spaventato nel combattere contro il suo Stand. Non aveva timori,
o almeno era quella l'impressione che gli dava.
Il germoglio gli risaliva ancora lungo il corpo ed era
già arrivato al viso.
Ma Jotaro: nulla.
Sembrava quasi che non stesse accadendo nulla, nonostante la tensione
si tagliasse con un coltello.
Col fiato sospeso rimase in silenzio.
Pochi istanti e il germoglio era fuori dalla sua fronte. E solo allora
Jotaro gli lasciò il viso, mentre Star Platinum, il suo
Stand, strappò il grumo tentacolare via dal proprio corpo e
lo lanciò lontano, dove Joseph Joestar, nonno di Jotaro lo
distrusse con una strana emissione di energia.
Quando il corpo estraneo fu separato dal suo corpo, il senso di
oppressione e di abbandono, di desiderio di somigliare a quella persona
che chiamava Sua Eccellenza, se ne andarono.
Era di nuovo lui.
Confuso, ammaccato.
Ma se stesso.
Non un arrogante vigliacco che pretende la vittoria ad ogni costo per
fare felice Lui, bensì il ragazzo gentile di sempre.
Solitario, vero, ma disponibile e gentile nei confronti degli altri.
Lui non odiava le persone e non le riteneva responsabili dei suoi
disagi interiori.
Era un suo problema che doveva riuscire a risolvere.
La figura alta e robusta del ragazzo vestito d'azzurro, gli davano
l'impressione di essere già riuscito a compiere un minuscolo
primo passo.
Doloroso, ma pur sempre un inizio.
-Come hai potuto rischiare la tua vita per salvarmi?- gli chiese,
prendendo coscienza di quella che era la sua condizione di schiavo di
Sua Eccellenza e del rischio che aveva corso con quel germoglio
impiantato nel cervello.
Jotaro non si voltò neanche e guardando il cielo disse con
voce calma -Se devo essere sincero, vorrei saperlo anche io.-
Mai come in quel momento ebbe tanta voglia di piangere. Era stato
salvato da una persona così splendida nonostante la
cattiveria con cui l'aveva attaccato solo poche ore prima,
nell'infermeria della scuola.
Si sentiva in colpa, ma grato allo stesso tempo nei confronti di quella
persona.
°
Dio Brando.... Egitto..... Maleficio.
Noriaki si alzò barcollante. Voleva di nuovo ringraziare
Jotaro per quello che aveva fatto per lui nonostante tutto e
cominciò a cercarlo per la casa. Anzi, per la villa. Era
veramente enorme, quasi un labirinto, ma si lasciò guidare
dai rumori e dalle voci e giunse davanti alla porta della cucina, dove
si stava consumando un dramma.
Vide una donna, la madre di Jotaro, stesa a terra, priva di sensi, con
dei rampicanti che le percorrevano la schiena. Quelle piante erano
Stand, da quello che diceva il vecchio Joestar. Questi parlava di Sua
Eccellenza Dio Brando, rivelando al nipote i suoi timori
riguardo alla figlia e al suo nocivo manifestare lo Stand.
Solo sconfiggendo Dio, insomma, la donna poteva essere salvata,
perché lo Stand si era manifestato nei Joestar proprio a
causa del biondo signore che aveva incontrato in Egitto. Ma solo lei
non poteva controllarlo, perché il suo animo era pacifico e
non battagliero, come quello del figlio o del padre.
Proprio Jotaro aveva scoperto il suo nascondiglio e il gruppo aveva
immediatamente deciso di partire.
Non potevano farcela da soli.
Poteva saldare il suo debito.
Poteva salvare la donna, così bella, fragile e gentile, che
poco prima di accasciarsi al suolo l'aveva medicato con dolcezza.
Il suo cuore si era scaldato nel sentire la sua voce dolce, come si era
sentito vivo nell'incrociare lo sguardo fermo e deciso di Jotaro mentre
gli salvava la vita.
-Ho sentito bene?- chiese - In Egitto? Avvertitemi quando partite,
vengo con voi.-
-Kakyoin?!- esclamò Jotaro leggermente sorpreso
-Sono passati tre mesi, da quando mi ha impiantato il germoglio di
carne nel cervello. Ero in vacanza in Egitto con i miei, quando
incontrai Dio. Per qualche motivo che ignoro, sembra che non voglia
spostarsi di là.-
-Vuoi venire con noi?- chiese Jotaro freddo e scrutatore -E
perché mai?-
Kakyoin sorrise, come sorrideva sempre, prima di avere incontrato Dio.
- Vorrei saperlo anch'io.- imitò le parole del ragazzo
vestito di blu.
Ormai era deciso.
Jotaro Kujo, Joseph Joestar, Mohammed Abdul e Noriaki Kakyoin sarebbero
partiti per l'Egitto, per salvare la signora Holly Joestar.
Non poteva chiedere di meglio il ragazzo.
Era insieme a persone che condividevano il suo segreto e soprattutto
aveva modo di ricambiare Jotaro per averlo fatto tornare quello di
sempre.
Anzi, per avergli aperto il cuore.
Perché guardando il ragazzo più alto e forte, il
rosato sentiva il cuore aprirsi e gioire. Non tutto il male viene per
nuocere e ovunque quella storia l'avesse portato, ormai il suo
desiderio di condividere se stesso con gli altri si stava per avverare.
Grazie a due occhi di ghiaccio che scrutano l'anima delle persone.
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Capitolo 5 *** 5.Rosso e Nero / Fine del viaggio. ***
Capitolo
5: Rosso e Nero / Fine
del viaggio.
Non capiva bene cos' era successo.
Cercò di mettere a fuoco la situazione.
Aveva sentito un dolore lancinante trapassargli l'addome e scagliarlo
lontano.
Aveva sbattuto violentemente contro qualcosa.
Rosso...
Il sangue gli colava lungo il viso, aveva battuto la testa. Ma quel
dolore era niente in confronto a non avere più uno stomaco.
Le mani tremanti si aggrappavano al metallo bagnato della cisterna
contro la quale era stato scagliato da Dio Brando.
Ma come?
Come aveva fatto, se non aveva neanche visto il suo attacco?
Erano alla fine del viaggio.
I cinquanta giorni di tempo che avevano per salvare Holly Joestar dal
maleficio di Dio erano quasi al termine e quel viaggio massacrante era
ormai finito. Trasformandosi in un incubo.
Mohammed Abdul, portatore dello Stand del fuoco Magician Red era morto.
Iggy, boston terrier, portatore dello Stand della sabbia The Fool era
morto.
Jotaro e Jean Pierre Polnareff, portatore dello Stand spadaccino Silver
Chariot, dovevano essere in giro per Il Cairo alla loro ricerca mentre
lui e Joestar erano in fuga da Dio, intenzionato a bere il sangue del
vecchio per impadronirsi definitivamente del corpo del suo acerrimo
rivale Jonathan e confermare il proprio potere.
Il potere di Dio, il suo segreto, non era super velocità,
nè teletrasporto.
Era qualcosa di più arcano e terribile, capace di gettare
gli uomini nel terrore al solo pensiero.
Lo scrosciare dell'acqua della cisterna accompagnava i suoi frenetici
pensieri, mentre il sangue gli rigava il volto colandogli sugli occhi.
Ogni cosa era di quel colore.
Il colore dell'amore, della passione, ma anche della morte.
La sua.
Il suo viaggio era giunto al termine.
Ma poteva la sua vita finire così, tragicamente? Non avrebbe
avuto rimpianti se avesse potuto aiutare ancora una volta Joestar e gli
altri.
Il vecchio era in pericolo, Dio l'aveva quasi raggiunto. Doveva fare
qualcosa.
Ma il grande dolore era un chiaro messaggio: non poteva aiutarlo.
Debolmente i suoi occhi incrociarono una torre, con un orologio.
La mente annebbiata riuscì a convertire l'orario egiziano in
quello giapponese e il pensiero si spostò ai suoi genitori.
"Chissà che
cosa staranno facendo..." si chiese "Perdonatemi per tutte le
preoccupazioni che vi ho dato." in quel momento,
ricordò di non averli mai avvisati di quel viaggio e che
quindi sarebbero stati tremendamente in pensiero. E che non avrebbero
mai conosciuto i motivi che lo avevano spinto a partire e a morire. Non
l'avrebbero più rivisto, se non da morto.
"Mi dispiace..."
era sul punto di piangere, ma le lacrime dovettero attendere,
perché un bizzarro pensiero invase la sua mente.
Le lancette...
La sua tecnica mortale, il campo minato del gerofante... superata
così, senza sforzo, dal nemico?
Era inconcepibile.
"I tentacoli di
Hierophant Green erano estesi per venti metri. Ogni suo movimento
doveva essere anticipato... Doveva essere colpito ogni volta che
sfiorava un tentacolo... Ma allora com'è possibile... Come
ha potuto evitarli senza perdere un istante a schivare i colpi?"
E fu allora che la soluzione si presentò.
Istante.
Tempo.
Il segreto di Dio era il tempo.
"Devo comunicarlo a Mr.
Joestar, prima che sia troppo tardi... Verranno tutti sconfitti..."
Il corpo morente fremette. Strinse i pugni e digrignò i
denti. Un ultimo sforzo ancora...
Hierophant Green apparve davanti ai suoi occhi debole, quasi
scheletrico, i tentacoli sembravano essere completamente spariti e il
suo corpo non era più color verde acceso, ma di un funesto
trasparente, segno della fine ormai prossima.
Osservò la torre.
Era la chiave del suo ultimo messaggio.
La vista aveva ripreso ad annebbiarsi, ma doveva resistere ancora un
poco.
Solo un altro poco.
Prese la mira.
L'immagine delle lancette impressa in mente, sovrapposta da quella di
Dio, come se colpendo quelle potesse eliminare l'immortale nemico e
salvare tutti.
Hierophant Green posizionò le mani e scagliò una
miriade di smeraldi lucenti verso l'orologio.
Con fragore le preziose pietre distrussero le lancette, attirando
l'attenzione di Joestar e di Dio.
" Il mio ultimo
messaggio... i miei ultimi istanti di vita... Ne faccia tesoro... lo
dica agli altri..."
La vista ormai se n'era andata del tutto. E il rosso sangue era
diventato nero.
Non il nero del buio.
Nessun nero che conosceva, ma quello freddo e infinito della morte che
aveva avuto modo di vedere solo alla fine.
Noriaki Kakyoin se ne andò così, dedicando il suo
ultimo respiro ai suoi compagni, sperando che cogliessero il suo ultimo
messaggio.
Fine.
Ecco, questa era la fine, spero di poter pubblicare più cose
su Kakyoin. Progetti in corso ne ho, ma nulla di pubblicabile per ora.
Ad ogni modo, grazie per aver letto questo primo esperimento ^^
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