Wonder High School

di _BlueLady_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Visita al museo ***
Capitolo 2: *** Un fortunato... scontro ***
Capitolo 3: *** Destino o Coincidenza? ***
Capitolo 4: *** Nuove Conoscenze ***
Capitolo 5: *** Avvertimenti ***
Capitolo 6: *** La partita di Baseball ***
Capitolo 7: *** Incidente di Percorso ***
Capitolo 8: *** In Infermeria ***
Capitolo 9: *** Lavoro a Coppie ***
Capitolo 10: *** Sette giorni per farla Innamorare ***
Capitolo 11: *** Promesse Nascoste ***
Capitolo 12: *** Frustrazioni e Litigi ***
Capitolo 13: *** Attimo di Follia ***
Capitolo 14: *** Dolce Risveglio ***
Capitolo 15: *** Pomeriggio studio in Biblioteca ***
Capitolo 16: *** Confessione ***
Capitolo 17: *** Sospetti ***
Capitolo 18: *** Ospiti (s)graditi a Cena ***
Capitolo 19: *** Bruciante Sconfitta ***
Capitolo 20: *** Indecisioni ***
Capitolo 21: *** Aggredita ***
Capitolo 22: *** Spirito Combattivo ***
Capitolo 23: *** Incomprensioni ***
Capitolo 24: *** La Resa dei Conti ***
Capitolo 25: *** Fine di un'Amicizia? ***
Capitolo 26: *** Rissa ***
Capitolo 27: *** Finalmente Insieme ***
Capitolo 28: *** Addio...? ***
Capitolo 29: *** Annuncio ***
Capitolo 30: *** Ritorno a Casa ***



Capitolo 1
*** Visita al museo ***


uuh, una delle prime fan-fiction che abbia mai creato da postare qui! *__*
Già postata su un altro forum, non potevo mancare di inserirla anche su EFP!
Bene, carissimi lettori, prima che i più coraggiosi di voi si cimentino in una così ardua lettura ( e non mi riferisco al fatto che sia scritta in un linguaggio difficile, ma al fatto che sarà una fic piuttosto lunghina, e so di per certo che alcuni di voi prima o poi si spazientiranno D:) è mio dovere dirvi alcune cosette sulla trama.
Primo: la storia è ambientata sulla Terra: non ci sono nè poteri magici nè malvagi da sconfiggere (non lasciatevi ingannare da queste ultime parole... la parte del cattivo c'è eccome! xD)... è solamente una semplice, noiosissima, banalissima storia dei nostri amati personaggi di TP ambientata ai giorni nostri (... che fantasia, eh? xD)
Della fic, ovviamente, non vi anticipo nulla, l'unica cosa che vi posso dire è che ho fatto alcuni cambiamenti riguardo al carattere di alcuni personaggi (in meglio? in peggio? sta a voi scoprirlo! xD)
La protagonista della storia non si sa fin da subito chi sia, di modo da lasciare un pò il dubbio delle "coppie a sorpresa" (tanto si saprà tutto nel terzo capitolo D:)
Ok, basta blaterare, vi sto annoiando anche troppo, passiamo alla lettura! ^__^
Buon divertimento! (dipende dai punti di vista... D:)
[STORIA REVISIONATA L'11/10/2019]

 *_Wonder High School_* 

 CAPITOLO 1  VISITA AL MUSEO
 

 Era la mattina di una splendida giornata di inizio autunno. Nonostante il periodo, che prevedeva cielo grigio e pioggia a catinelle, quel giorno il cielo era di un azzurro intenso, e il sole brillava più che mai.
 Con un tempo come quello non sarebbe valsa la pena di sprecare un'intera giornata standosene a letto a dormire, eppure c’era chi ancora sonnecchiava avvolta nelle morbide coperte del suo letto caldo e confortevole, rinchiusa nella buia stanza nella quale però filtrava qualche raggio di sole proveniente dalla finestra semiaperta.
 La proprietaria di quell'accogliente rifugio dormiva profondamente, niente e nessuno avrebbe potuto disturbare la sua quiete.
 Un telefono squillò.
 La ragazza si rigirò tra le coperte, fingendo di non sentirlo. Non aveva proprio voglia di alzarsi per rispondere, lo avrebbe lasciato squillare finché non avesse smesso.
 Il telefono continuava imperterrito. Squillava, squillava, squillava senza dar cenno di voler smettere. I suoi fastidiosissimi stridii acuti le penetrarono fin nella testa, impedendole di riprender sonno.
La bella addormentata si vide costretta ad interrompere il suo piacevole sonno per andare a rispondere.
 Si rigirò tra le coperte, cercando di allungare una mano verso il comodino sul quale era appoggiato il telefono. Annaspò a tentoni, fin quasi a raggiungere i bordi del letto.
Improvvisamente si udì un tonfo.
 La ragazza, nel tentativo di raggiungere l'infernale apparecchio, era letteralmente caduta dal letto.
 - Ahi - sussurrò, mentre cercava di liberarsi dai fili che collegavano il telefono alla presa del muro. Quello ancora non la smetteva di squillare.
 - Arrivo, arrivo!- sbuffò esasperata lei – Pronto?- disse, ancora mezza assonnata.
 - Buongiorno, dormigliona!- trillò una voce dall’altro capo – Ti disturbo? Stavi forse dormendo?-
 La ragazza sbadigliò:- Dormendo? No, no… Sono sveglissima…- disse, soffocando l’ultima parola in un altro sbadiglio.
 - Perfetto!- esclamò l'altra – Perché mi hai chiamata, Lione? E a quest’ora poi! La gente dorme di mattina presto, sai?- la rimproverò lei.
 - Ma se sono le undici del mattino!! E comunque ti ho chiamata per una giusta causa - la canzonò l'altra, su di giri – E sarebbe?- sospirò, mentre si rimetteva seduta sul letto, reinfilandosi sotto le coperte ancora calde.
 - Volevo sapere se ti sarebbe piaciuta l'idea di andare a far visita al Museo d’arte della città -
 Lei ci pensò su un secondo. Dover essere costretta ad abbandonare il suo amatissimo cuscino per una gita intellettuale non era sicura fosse un giusto compromesso, ma sarebbe stata l'occasione buona per trascorrere del tempo in compagnia.
- Museo d’arte?- disse infine - Si, perché no? Ma perché improvvisamente sei diventata una ragazza così acculturata?- la prese in giro ridacchiando.
 - Ecco...- rispose Lione titubante - Io e Sophie dobbiamo svolgere un compito per il professore di storia dell’arte. Dovremmo fare una ricerca su un quadro a nostra scelta, e visto che il museo ne è pieno…-
 - Aspetta - la interruppe, appoggiando la testa sul cuscino - manca una settimana all’inizio della scuola, e voi dovete ancora fare il compito? Una ricerca, per giunta!- esclamò incredula.
 - Lo so, lo so - rispose Lione con tono colpevole - ci siamo ridotte un po’ all’ultimo minuto, però meglio tardi che mai, no? Allora, sei dei nostri?-
 La ragazza ci pensò ancora un po’ su, poi rispose entusiasta:- Mmh, va bene, verrò. A quando questa “visita guidata”?-
 - Adesso- rispose in tono fermo Lione.
 - Adesso?- ripeté lei drizzandosi a sedere sul letto.
 - Adesso-
 - Con adesso intendi oggi pomeriggio, vero?- chiese speranzosa.
 - No, con adesso intendo dire proprio ADESSO! Siamo sotto casa tua….- rispose Lione.
 - Sotto casa mia?! Ma io sono ancora in pigiama! Non sono pronta!- strillò la ragazza, balzando dal letto e inciampando nelle lenzuola.
 - Non fa niente, ti aspetteremo. Non metterci troppo come tuo solito, però – le raccomandò l’amica.
 - Ma… Devo lavarmi, vestirmi e fare colazione….- diceva, mentre apriva con foga l’armadio e scaraventava fuori i vestiti alla ricerca di qualcosa da indossare.
 - Sono sicura che farai in un lampo, noi siamo qui!- rispose in tutta tranquillità Lione.
 - Ma mi serve tempo, non credo di farcela… Lione!- troppo tardi. L’amica le aveva già sbattuto il telefono in faccia.
 “ E’ assurdo! Come faccio io ad essere pronta in un lampo?” penò mentre correva in cucina e divorava qualcosa preso a caso dal frigorifero “ Lo sanno come sono fatta!” continuò mentre si precipitava in bagno a lavarsi i denti e pettinarsi.
 “ E’ ridicolo, ridicolo! E pensare che avevo in programma di dormire per tutto il giorno oggi…”  
 

 ¤¤¤¤¤¤


 

  - Dormire! Era questa la mia intenzione oggi!- sbottò Shade infastidito mentre veniva trascinato a forza fuori di casa dai suoi due amici - Non iniziare a brontolare come tuo solito! È molto meglio uscire con gli amici piuttosto che starsene tutto il giorno a poltrire! - gli rispose Bright entusiasta.
 - Si, è molto meglio uscire con gli amici piuttosto che dormire, quando non c’è da andare a visitare uno stupido museo d’arte! Ma è proprio necessario?- continuava a lamentarsi Shade tenendo il broncio agli altri due.
 - Si! Lo sai che è un lavoro che dobbiamo fare prima dell’inizio della scuola! - gli disse Auler alla sua sinistra.
 - Ho capito, però…-
- Niente però. Dai, sarà divertente! E poi potremmo incontrare qualcuno di interessante, chi lo sa - asser' Bright sempre più motivato.
 Shade sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Bright era sempre così ottimista, riusciva a vedere il lato positivo delle cose anche nelle situazioni più tragiche. Odiava quel suo lato del carattere, lo faceva innervosire parecchio.
 Come se avesse potuto incontrare qualcuno di speciale in uno stupido museo, magari la donna della sua vita.
 “ Ma per favore!” pensò, alzando le spalle, quasi irritato.
 - Shade! Ti vuoi muovere?- gli urlarono gli amici che erano molto più avanti di lui.
 - Arrivo! Ma che fretta avete? Il museo è lì, non si sposta - mugugnò in tono annoiato lui – Si, ma ha degli orari di apertura e di chiusura, magari! E se non ci muoviamo rischiamo di non entrare e addio compito! Non voglio prendere un’insufficienza solo per colpa della tua pigrizia! - lo rimproverò Auler impaziente mentre lo tirava per un braccio.
 - Ah, si scusami, è vero! Il nostro caro secchione non può permettersi di prendere un quattro, sapendo che poi lo recupererà facilmente prendendo dei dieci per il resto dell’anno! - lo prese in giro lui.
 - Ti credi spiritoso, vero?- gli rispose Auler prendendolo per il collo e dandogli dei pugni amichevoli sulla testa – Si, molto più di te di sicuro!- esclamò Shade afferrandolo per la vita e cercando di sollevarlo per costringerlo a mollare la presa.
 Bright interruppe quella lotta amichevole tra i due:- Ragazzi, piantatela di amoreggiare tra di voi! Siamo arrivati!- disse, mentre si mostrava davanti ai tre l’entrata del museo.
 

¤¤¤¤¤


 

 - Quanta gente!- esclamò la ragazza mentre raggiungevano l’entrata.
 - Di che ti stupisci? Questo museo è famoso, sai?- le disse Lione, quasi offesa – Si, ma credevo che la gente preferisse sfruttare gli ultimi giorni di sole andando al parco o girando per la città, non stando qui dentro al chiuso a marcire! - constatò lei.
 - Ma cosa dici! È assolutamente fantastico essere qui!- esclamò Sophie eccitata.
 Sophie mostrava il suo entusiasmo in ogni situazione: era la ragazza più estroversa ed esuberante che conoscessero. Da quando si conoscevano, non l’avevano mai vista triste o demotivata. Era sempre raggiante e positiva. Vedeva decisamente il mondo a colori. Per lei era sempre tutto rose e fiori.
 - Sophie, calmati! Siamo dentro ad un museo non in un luna-park! Bisogna fare silenzio!- le diceva Lione, cercando di calmare l’amica.
 Lione era decisamente l’opposto di Sophie: una ragazza timida e impacciata, che manteneva un certo contegno in ogni situazione. Aveva sempre paura di sfigurare davanti agli altri, perciò si mostrava sempre distante e schiva con tutti.
 Due ragazze così diverse che però erano unite da un legame forte e saldo. Non poté fare a meno di sorridere.
 Quanto a lei, beh era la nuova arrivata del gruppo.
 Aveva incontrato quelle due ragazze per caso, una mattina di quella stessa estate, quando aveva deciso di andare in piscina a prendere il sole. Si era trasferita da poco nella città di Wonder e non conosceva ancora nessuno.
 Sua madre faceva un lavoro che implicava diversi trasferimenti da una città all’altra, perciò non aveva mai avuto l’occasione di conoscere qualcuno così profondamente da poterlo definire “amico”. Eppure con quelle due ragazze era diverso: le conosceva da circa un mese e già si era affezionata.
 Ricordava perfettamente quando Sophie le aveva tirato in testa una secchiata di acqua gelida, mentre lei stava tranquillamente prendendo il sole.
 - Oh, accidenti, scusami! Scusami, scusami, scusami!- ripeté mortificata, prendendo un asciugamano e passandoglielo sulla testa nel tentativo di asciugarla – Perdonami, è che stavo cercando di bagnare una mia amica, ma a quanto pare ho una pessima mira…- le disse con tono colpevole.
 - Non fa niente, figurati!- le aveva risposto lei in tutta tranquillità – Anzi, sai che ti dico? Una rinfrescata era proprio quello che ci voleva! Mi stavo cuocendo ormai! - concluse ridendo.
 - Sophie!- accorse una ragazza dai lunghi capelli arancioni legati in una coda di cavallo – Accidenti, che lavata! E pensare che era indirizzata a me! - aveva concluso, sedendosi accanto a lei – E’ tutto a posto?- chiese poi, sfoggiando un timido sorriso.
 Lei non poté fare a meno di ricambiare:- Tutto a posto, tranquilla. Mi ci voleva proprio!- e rise. Le due risero insieme a lei.
 La ragazza con i capelli verdi che le aveva tirato in testa l’acqua le parlò:- In ogni caso, mi sento ancora in colpa. Che ne dici se ti offro un gelato per farmi perdonare?- lei sgranò gli occhi sorpresa:- Ma non ce n’è bisogno, credimi! - aveva detto tutta agitata.
Sophie non demordeva:- Eddai! È il minimo che possa fare! Se non accetti, mi sentirò in colpa a vita!- e la guardò con i suoi occhioni verdi e lucidi.
 La ragazza sospirò:- E va bene. Se insisti…- -Grande!- esclamò l'altra al culmine della gioia – Comunque non mi sono ancora presentata: piacere, io sono Sophie - le disse mentre le tendeva una mano – Un gelato lo prendo volentieri anche io! Piacere, io sono Lione - le disse l’altra ragazza alzandosi in piedi dal posto in cui era seduta.
 Da quel giorno erano diventate inseparabili. È sorprendente come a volte un piccolo incidente possa far incontrare delle persone tanto speciali.
 La ragazza sorrise, mentre la sua mente si rifugiava in quel tenero ricordo.
 Il richiamo delle sue due amiche la riportò alla realtà:- Andiamo, muoviti! Altrimenti non entriamo più!-
 - Arrivo!- urlò, mentre correva incontro alle amiche.
 

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Capitolo 2
*** Un fortunato... scontro ***


 CAPITOLO 2   UN FORTUNATO…..SCONTRO

 

 -  Oh, è meraviglioso!- esclamò la ragazza mentre ammirava un dipinto di un qualche pittore impressionista. Gli occhi si ingrandirono per cogliere al meglio tutta l'essenza di quella straordinaria bellezza.
Amava molto i pittori impressionisti. I loro quadri le regalavano sempre una certa serenità d'animo, e la spingevano spontaneamente a sorridere.
– Se questo è meraviglioso, aspetta di vedere quello che ho scelto io!- si intromise Sophie, trascinandola con sé davanti a quello che aveva battezzato come il “suo” quadro. Lei sorrise, constatando che nell'amica dimorava un animo un pò meno romantico del suo.
- Beh? Che te ne pare?- le chiese con un filo di impazienza nella voce. Lei squadrò quel capolavoro dai toni scarlatti e dalle linee dure affascinata. Anche se distante dai suoi gusti, restava comunque un'opera in grado di suscitarle qualcosa, e con l'arte aveva sempre ritenuto fosse quella la cosa più importante.
– Si, mi piace - annuì convinta.
Sophie cacciò un urlo di gioia:- Si! Lo sapevo di aver fatto un’ottima scelta!-
– Fortunata te, io non ne ho trovato ancora uno che mi colpisca più di tanto...- sospirò sconsolata Lione, in disparte – Beh, visto che io ho già scelto il mio, ti aiuterò a cercarlo! Vieni!- disse Sophie, afferrandola per un braccio e portandola via di corsa, lasciando l’altra amica da sola.
Lei si limitò a guardarle andare via in maniera molto goffa, sorridendo. Restare un pò da sola non le dispiaceva. Voleva vedere qualche altro quadro di quella stanza, prima di passare alla successiva. Avrebbe raggiunto le sue due amiche più tardi.
A differenza loro, lei non doveva svolgere il compito, poiché era giunta in quella città nel periodo estivo e le scuole erano chiuse. Si era iscritta nella stessa scuola di Lione e Sophie, ma non sapeva ancora se sarebbe stata in classe con le sue due amiche oppure no.
Emise un sospiro carico d’ansia: non voleva capitare in una classe diversa dalla loro, l’idea di conoscere già qualcuno le piaceva. Anche se di carattere docile e affabile, non era mai stata brava a farsi spontaneamente nuove amicizie. Aveva sempre bisogno di qualche incoraggiamento, come la secchiata d'acqua che Sophie le aveva lanciato addosso in piscina.
“ Speriamo” pensò, mentre osservava un altro immenso quadro.
“Chissà dove si sono cacciate adesso quelle due ” pensò poi, guardandosi intorno e non trovandole da nessuna parte “ sarà meglio che vada a cercarle ” e si incamminò.
 
- Guardate questo che stesura di colore praticamente perfetta che ha!- esclamò estasiato Auler di fronte a un quadro dell’epoca futurista – Io preferisco quest’altro, invece. È un'opera unica nel suo genere!- asserì Bright mostrando orgoglioso l’opera che si era scelto – Bah…- sbuffò Shade guardando i due amici annoiato.
Non capiva il loro entusiasmo di fronte a degli stupidi disegni.
- Andiamo, Shade, non fare quella faccia!- lo rimproverò Bright – Ce ne sarà almeno uno che ti vada a genio!-
- Che perdita di tempo!- sbottò lui senza ascoltarlo.
- Non è assolutamente una perdita di tempo! Dovresti avere più rispetto per i grandi artisti…- diceva Auler con il suo tono da saputello – Oh, io il rispetto per i grandi artisti ce l’ho, ma solo per quelli che hanno a che fare con la musica - rispose - Insomma, dai: tutti sono capaci di fare uno scarabocchio e farlo passare per un’opera d’arte!-
- Come sei cinico…- gli disse Auler.
- Beh, visto che tutti e tre abbiamo terminato il nostro lavoro, possiamo anche andare - concluse Bright, interrompendo la conversazione.
- Questa è musica per le mie orecchie!- esclamò Shade.
I tre si avviarono giù per le scale. Auler stava ricontrollando gli appunti che aveva preso riguardo al quadro, ed improvvisamente cacciò un urlo di terrore. I due amici si voltarono:- Che hai?- chiesero.
Lui li guardò con una faccia scioccata:- Mi sono scordato di prendere gli appunti sulla vita del pittore!!- concluse angosciato.
I due non fecero una piega – Suvvia, non è la fine del mondo! C’è sempre internet…- gli disse Bright alzando le spalle.
– E tu fai una tragedia per questa stupidaggine!?- urlò invece Shade.
Auler lo guardò torvo: - Non è affatto una stupidaggine! Ci tengo ai miei voti, sai? Dovresti farlo anche tu!-
- Si, tanto quando un compito ti va male vuol dire che hai preso otto! Andiamo, sii meno rigoroso in queste cose! Divertiti, ogni tanto! Sei proprio un secchione! - concluse, canzonandolo.
- Non sono un secchione! Sono un ragazzo diligente - lo corresse Auler – Appunto: sei un secchione!- rincarò la dose Shade.
- Non sono un secchione! - Auler si avvicinò minaccioso al viso di Shade.
- Si che lo sei…- rispose lui, ricambiando lo sguardo.
- No -
- Si -
- No -
- Oh, si -
- Ehm, ragazzi: ne avete ancora per molto? Andiamo, avete diciotto anni, non quattro!- esclamò Bright spazientito.
- Zitto tu!- urlarono i due in coro. Bright si ammutolì e sospirò rassegnato. Quei punzecchiamenti continuavano per ore ed ore ogni volta.
- NON SONO UN SECCHIONE!- urlò improvvisamente Auler al limite della pazienza, dando uno spintone a Shade.
- O cazz…- il ragazzo perdette l’equilibrio e rotolò giù dalle scale del museo.
- Ops…- disse Auler mentre lo guardava ruzzolare giù per i gradini sentendosi lievemente in colpa.
Bright sospirò: ecco, sapeva che sarebbe andata a finire così.
Una ragazza stava passando davanti alle scale proprio in quel momento.
– Attenz…- cercò di avvisarla Shade, che proprio non riuscì a prendere il controllo per fermarsi.
Troppo tardi.
Si ritrovò sdraiato sopra di lei senza neanche rendersene conto.
La ragazza lo guardò intontita: non si era ancora resa conto di quello che era successo.
Improvvisamente vide due occhi blu cobalto che la fissavano intensamente in un misto di imbarazzo e sorpresa, e in un secondo momento focalizzò il viso di un ragazzo dai capelli violacei a pochi centimetri dal suo.
- Ma che…- cercò di dire, mentre cercava di scrollarselo di dosso – Scusami - disse lui, tentando di rialzarsi - non volevo…- ma rimase rapito dallo sguardo di lei.
Aveva due grandi occhi azzurri che lo fissavano inaciditi, e la bocca sottile inarcata in un adorabile broncio. Una simpatica frangetta le copriva la fronte, mentre il resto dei lunghi capelli turchini era sparpagliato sul pavimento.
Shade arrossì.
 “ Carina...” pensò, mentre restava immobile a fissarla.
- Ti dispiace toglierti di dosso?- gli disse lei fredda, mentre Auler e Bright li avevano raggiunti e fissavano la scena increduli.
- Ehi, Shade! Non ti facevo così intraprendente!- disse Auler ridacchiando maliziosamente.
Shade si disincantò dallo sguardo magnetico della ragazza e si voltò a guardare Auler, torvo: - Auler, considerati un uomo morto! - gli disse minaccioso.
Posò deciso la mano per terra nel tentativo di rialzarsi, ma inavvertitamente toccò qualcosa di… morbido?!
Si voltò per vedere dove avesse appoggiato la mano e… - Oh, oh! - esclamarono in coro Bright e Auler, allarmati.
La ragazza fece una smorfia di dolore e poi posò lo sguardo sulla mano di Shade. Lui fece altrettanto, seguendo la linea del suo sguardo, consapevole e al contempo timoroso di scoprire la verità.
Quando notò dove la sua mano aveva una presa così salda, desiderò sotterrarsi dalla vergogna. Alzò lo sguardo su di lei, che l'osservava sconvolta in un misto di fastidio e dolore.
Nella foga del momento, aveva appoggiato inavvertitamente la mano sul seno di lei.
Istintivamente arrossì :- Oops, scusa - disse impacciato mentre vedeva il viso della ragazza diventare di mille colori.
Bright e Auler soffocarono a stento una risata.
- Davvero, non volevo…- tentò di giustificarsi, e tuttavia ancora non aveva tolto la mano da dove l’aveva appoggiata. La ragazza esplose.
- PERVERTITO!!- urlò.
Shade si ritrovò improvvisamente cappottato a sedere ai piedi dei due amici, senza capire come ci era arrivato. La guancia destra gli pulsava e se la sentiva bollente.
- E NON OSARE RIPROVARCI!- strillò la ragazza ritta in piedi, le braccia tese lungo i fianchi come due corde di violino e le mani strette a pugno.
Bright e Auler non riuscirono a trattenersi oltre, e scoppiarono a ridere di fronte a quella scena tanto assurda quanto ridicola.
- Shade, non ci sai proprio fare con le ragazze!- dissero, mentre quella se ne andava furiosa verso l’uscita.
– State zitti, idioti!- sbottò lui – E’ tutta colpa tua, Auler!-  disse guardando il ragazzo con sguardo assassino. Una simile figuraccia giurò a se stesso di non averla mai fatta nella vita, e si ripromise di non provare a ripetere l'esperienza mai più.
– Suvvia, Shade, è grazie a me se hai avuto l’occasione di palpeggiare una ragazza! E che ragazza, poi!- disse quello tra le risate.
- Idiota! Questa me la paghi! - borbottò lui furibondo, macchinando vendette future, possibilmente atroci.
Osservò la ragazza che si allontanava con passo deciso e furibondo. I suoi bei capelli fluttuavano al vento. Doveva ammettere che aveva un fisico niente male. Poteva andargli decisamente peggio.
Scosse la testa, come a riscuotersi da quel pensiero prodotto in preda ad un'overdose di ormoni. Poi si portò una mano sulla guancia che gli pulsava tremendamente. Una volta crollato il picco di adrenalina e constatando quanto ancora gli facesse male, temette addirittura di avere un'emiparesi facciale.
– Ahi! - disse quando la toccò.
La ragazza gli aveva dato un sonoro schiaffone, e probabilmente se si fosse osservato allo specchio in quel preciso istante, avrebbe notato il segno della mano sul viso.
“Però…” pensò mentre la sagoma di lei si faceva sempre più piccola, e i suoi due amici ridevano ancora come matti “ che caratterino….”.

 

¤¤¤¤¤¤

 

  - Ehi, sei qui tra noi?- le dissero Lione e Sophie, scrollandola. Da quando erano uscite dal museo la loro amica aveva cambiato improvvisamente umore. Sembrava furibonda, in collera per qualcosa, o per qualcuno.
- Idiota!- sbraitò quella, nera di rabbia e imbarazzo – Se lo rincontro non so che gli faccio!-
Le due si guardarono con un’espressione interrogativa, senza capire:- Ma di chi stai parlando, scusa?-
Lei schioccò la lingua inacidita, senza riuscire a trattenersi oltre.
- Di un idiota al museo che ha pensato bene di palpeggiarmi il seno!- strillò furibonda.
Lione e Sophie risero: - Ti lasciamo sola un secondo e guarda che ci combini! - esclamarono – Non è divertente! Avrei dovuto colpirlo più forte! - sbottò lei.
– Dai, su non te la prendere, ce ne sono in giro di persone così, purtroppo… Pensa piuttosto che non lo rivedrai mai più - le dissero, per cercare di calmarla.
La ragazza inspirò profondamente, contando fino a trenta. Dieci non sarebbe bastato.
- Bah, avete ragione: non vale la pena di prendersela tanto- affermò, calmandosi - quando mai mi ricapiterà di rincontrarlo, in fondo?-


Angolo Autrice:

Eccomi qui col nuovo capitolo!
Benissimo, ragazze, spero che stavolta il testo si legga bene, ammetto che nel capitolo precedente era dannatamente piccola la scrittura, e ci si poteva addirittura perdere un occhio se non due... xDD
Ora credo di aver rimediato... credo...
se dovessero ripresentarsi problemi, fatemelo sapere
(altrimenti qua creo un esercito di lettrici con gli occhiali che hanno perso la vista per causa mia .___.)
Ringrazio infinitamente chi ha recensito <3
Spero che anche questo capitolo sia stato gradito ^___^
Ci si vede alla prossima! <3
Un bacio

_BlueLady_
 

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Capitolo 3
*** Destino o Coincidenza? ***


Nuovo capitolo in vista!
Da qui in poi capirete chi è la ragazza misteriosa di cui si parla (anche se si sarebbe già dovuto capire dal capitolo prima, il carattere e i pochi dettagli dati riguardo l'aspetto fisico non lasciano di certo trarre in inganno...)
Prima di cominciare, rivolgo un ringraziamento speciale a chi ha letto e commentato la fic =)
Siamo ancora all'inizio, perciò può risultare tutto un pò noioso adesso, ma la presentazione dei personaggi richiede tempo .__.
Nel prossimo capitolo, nuovi personaggi in arrivo.
E ora non mi resta che augurarvi una buona lettura <3

 CAPITOLO 3 DESTINO O COINCIDENZA?

 Quella mattina aveva deciso di andare a fare un giro al parco. Lione e Sophie erano piene di compiti fino al collo, perciò non avrebbero potuto accompagnarla. Pazienza, avrebbe fatto un giretto da sola. Voleva sfruttare al massimo quegli ultimi giorni di libertà.
Si vestì, mettendosi una maglia sbracciata e degli shorts, perché faceva ancora piuttosto caldo, e poi indossò i suoi fedeli roller.
Sfrecciare per i viali del parco e sentire l’aria invaderle il corpo e scompigliarle i capelli era la cosa più bella in assoluto.
Fece un giro intorno al laghetto, dove simpatiche paperelle nuotavano emettendo i loro versi starnazzanti, mentre i raggi del sole le baciavano il viso, illuminandoglielo. Chiuse gli occhi, pensando che fra poche ore di lì a quella parte le strida acute dei bambini che giocavano a rincorrersi si sarebbero mescolate all'abbaiare dei cani impegnati a giocare coi loro padroni. Il parco avrebbe assunto una nuova vita, e la magia di quel silenzio ovattato avrebbe lasciato spazio alla frenesia della quotidianità. Tutto quello la metteva di buon umore. Inarcò la bocca in un enorme sorriso.
Non c’era quasi nessuno: era piuttosto presto per poter fare una passeggiata, di solito a quell’ora tutti stavano ancora in casa a digerire il pranzo. Ma non era il suo caso.
Continuò a gironzolare, poi si sedette sull’erba a riposare. L’unica cosa che rompeva la quiete di quel caldo pomeriggio era il canto degli uccellini e… il suo stomaco che brontolava.
“ Accidenti, mi ero scordata di non aver pranzato oggi ” pensò, poggiandosi una mano sullo stomaco.
Puntò lo sguardo lontano, alla ricerca di un posto dove potesse mettere qualcosa sotto i denti. Vide un chiosco di gelati.
“ Beh, non mi sazierà completamente, ma è già qualcosa!” e si diresse, muovendosi agilmente sui roller, verso il chiosco.
Prese il gelato più grande che le venne proposto – Forse avevo più fame del previsto!- si disse tra sé e sé ridacchiando.
Con il cono tra le mani non era più agile come prima, perciò barcollava leggermente mentre proseguiva la sua passeggiata nel parco.
–Signorina, è sicura di farcela?- le chiese il gelataio – Non si preoccupi! È tutto sotto controllo!- gli disse sorridendo – O almeno credo…- sussurrò allontanandosi.
Ormai stava diventando decisamente caldo, perciò decise che forse era meglio tornarsene a casa.
Si diresse cautamente all’uscita del parco, continuando a pattinare sul marciapiede che affiancava la strada, il gelato in bilico tra le mani.
- Ok, ce la posso fare…- si auto convinceva.
La strada non era molto trafficata: c’era solo qualche macchina che si muoveva pigramente, ed una moto che sfrecciava a tutta velocità.
La ragazza continuava a procedere lentamente, barcollando.
“ Ma che ” pensò il motociclista “ che sta facendo? Meglio starle lontano ” Concluse, passandole a fianco e schivandola per un pelo.
La ragazza sbraitò:- Ehi! Stai più attento!-
“ Meno male, l’ho schivata!” pensò trionfante il motociclista.
Aveva cantato vittoria troppo presto.
Infatti la borsetta della ragazza si era impigliata, non si sa come, alla moto del ragazzo e perciò… se la stava trascinando dietro!
- AAAAHH!! FERMOOO!!- urlò lei mentre veniva sballottata di qua e di là, cercando disperatamente in tutti i modi un appiglio a cui aggrapparsi. Il ragazzo in un primo momento non si accorse di nulla e continuò a procedere per la sua strada, finché non vide dallo specchietto retrovisore una strana figura che lo seguiva.
- Accidenti!- urlò mentre si voltava indietro e riconosceva la ragazza di qualche minuto fa.
La poverina urlava in preda al panico:- INSOMMA! VUOI FERMARTIIIIIIIIIIHHHH!?-
Il ragazzo inchiodò di colpo. La ragazza cadde improvvisamente a terra, battendo violentemente il didietro – Ahio!- disse, stramazzando al suolo.
Il motociclista scese dal veicolo:- Ehi! Tutto a posto? Ti sei fatta male?-
- No, no, è tutto a posto, credo…- rispose lei massaggiandosi il sedere.
- Sei sicura? Posso fare qualcosa?- chiese lui, avvicinandosi.
- No, davvero…sto bene…- disse lei, alzando lo sguardo.
- Meglio così - concluse lui, alzando le spalle – Dai, ti aiuto a rialzarti - le disse, porgendole una mano – Grazie - mormorò timidamente, alzandosi in piedi.
Aveva ancora il gelato tra le mani, miracolosamente intatto.
- Mamma mia, che volo!- disse il ragazzo scoppiando a ridere.
La ragazza arrossì violentemente, imbarazzatissima – Ma ci riesci a stare in piedi con quei cosi?- le chiese lui.
- Cosa? Ma certo che ci riesco!- rispose accigliata – Forse sei tu che non sai andare su quella cosa magari…- lo stuzzicò, indicando la moto.
Il ragazzo sospirò e si voltò di spalle per togliersi il casco. I suoi capelli spettinati e ribelli dal colore violaceo rilucevano alla luce del sole. Appoggiò cautamente il casco sulla moto, poi si rivoltò verso la ragazza:- Ok, scusami, ho esagerato a provocar…- si bloccò di colpo. Fissò la ragazza, incredulo.
Lei arrossì e fece la sua stessa espressione.
Dopo un attimo di smarrimento che lo indussero a pensare di essere vittima di un pessimo scherzi, lui esclamò, ridendo in un misto di imbarazzo ed incredulità:- Non ci posso credere! -
La ragazza boccheggiò incredula, sgranando gli occhi di vergogna.
- M-ma…m-ma t-tu sei….t-tu sei…- balbettò, puntando l’indice su di lui – TU SEI IL PERVETITO DEL MUSEOOOO!!- riuscì a dire tutto d’un fiato.
 
Shade alzò le spalle, con uno sguardo colpevole, ma piuttosto sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato di rincontrare quella ragazza, tanto meno in quel modo!
Lei era altrettanto scioccata:- No! Non ci credo!- sbottava tra sè e sè – Ma perché tra tutte le persone che potevo incontrare, ho dovuto rincontrare proprio lui? Il pervertito?-
- Ehi! Vacci piano con gli insulti! Ci tengo a precisare che non sono un pervertito. Quello che è successo al museo è stato solo un incidente - ribatté lui, offeso.
- Ah si? Vallo a raccontare a qualcun’ altra! Non ci casco, sai? Lo so come sono i tipi come te!- esclamò quella, senza sentire ragioni.
Shade alzò le spalle, sbuffando:- Bah, pensala come vuoi -
- Non c’è bisogno che tu me lo dica!- ribatté lei – Non ti è bastata l’ultima volta? Vuoi ricevere un altro schiaffo? Oppure preferisci un gelato in faccia?- lo minacciò, mostrandogli il gelato.
- Stai calma, prenditi un tranquillante. Adesso me ne vado - disse lui in tono annoiato.
- Ecco, bravo! Vattene! E non farti rivedere!- disse lei, voltandogli le spalle.
Lui risalì sulla sua moto e la osservò mentre si voltava. L'occhio gli cadde in basso, all'altezza del fondoschiena, dove aveva urtato il marciapiede cadendo. Aveva i pantaloncini sporchi di terra. In un primo momento pensò che fosse alquanto rischioso osare rivolgerle ancora la parola per avvertirla del piccolo problema.
D'altra parte si sentì in dovere di risparmiarle l'umiliazione di dover girare per mezza città con gli abiti sporchi, e proprio in quel punto. Lo sguardo di non poche persone si sarebbe inevitabilmente soffermato ad osservare quel piccolo particolare, e non solo.
Non era certo colpa sua se quella ragazza era così dannatamente maldestra, ma dato che era caduta a terra per mezzo della sua moto, e forse anche desideroso di farsi perdonare per lo spiacevole incidente avvenuto al museo qualche giorno prima, fece la prima cosa che gli venne in mente di fare.
- Scusa - le disse, cominciandole a dare delle leggere pacche sul sedere nel tentativo di rimuovere la polvere che si era depositata sui vestiti.
Non gli passò per la testa neanche per un attimo il pensiero che l'azione che si era spinto a compiere fosse altamente equivocabile.
Avvertendo quel tocco deciso, infatti, la ragazza si voltò in preda all’ira:- Ma allora non ti è proprio bastato!! Cos’è, adesso vuoi anche seguirmi fino in casa?! Prendi!- e gli spiattellò il gelato in faccia.
- Spero che sia di tuo gradimento!- gli urlò, mentre se ne andava furente.
Shade rimase lì, incredulo, con mezzo gelato che gli colava dalla faccia, a maledirsi mentalmente per non aver pensato prima al gesto tanto avventato che aveva compiuto con la più ingenua delle intenzioni.
“ Pazzesco, uno cerca di essere gentile e poi….” Pensò, mentre si ripuliva “ Che strega! Spero di non rincontrarla mai più! ”
 “ Non ci credo! Di nuovo quel maniaco! Sta diventando una persecuzione! Ci manca solo che…”
“ Me la ritrovi in classe…”
“ Lunedì, a scuola…”
“ Magari come compagna di banco…”
“ Ma che vado a pensare? Sono proprio una sciocca!”
“ E' praticamente impossibile che la riveda... ”
“ Per fortuna!”
“ Purtroppo…”
 

¤¤¤¤¤¤

 
Arrivò finalmente il primo giorno di scuola.
La ragazza camminava per i corridoi ormai deserti, con il foglietto che la preside le aveva dato in mano. Lo osservava con attenzione e lo stringeva forte, come se avesse paura di farselo scivolare dalle mani. Sopra c’era scritto “4°F”: era lì che doveva andare, era quella la classe che doveva frequentare.
Proprio quel giorno doveva arrivare tardi: era il suo primo giorno nella nuova scuola da quando si era trasferita e già era in ritardo. La sveglia le aveva fatto un dispetto e non aveva suonato quella mattina.
Il cuore le batteva all’impazzata: aveva vissuto tante altre volte quell’esperienza, eppure le sembrava sempre la prima. Odiava quella sensazione di disagio: l’ansia di dover conoscere nuove persone e la paura di non piacere ai suoi compagni di classe la metteva sempre in agitazione.
Finalmente giunse davanti alla porta della sua classe. Poteva già udire la professoressa che faceva lezione e il chiacchiericcio dei compagni che le facevano da sottofondo. Fece un bel respiro, e poi bussò alla porta, con il pugno ben stretto e la mano tremante.
- Avanti- disse una voce dall’interno. La ragazza aprì timidamente la porta: - Ehm, buongiorno - disse in un sussurro.
- Oh, lei deve essere la nuova studentessa, non è così?-
- Si… – mormorò lei, guardandosi i piedi con imbarazzo nel sentirsi gli occhi di tutti puntati addosso. Il brusio cessò non appena entrò in classe. La professoressa si tolse gli occhiali, e si diresse verso la cattedra, aprendo il grande registro blu.
Fece scorrere la penna lungo l’elenco dei nomi degli alunni: - Rein Yuka, giusto?-
La ragazza alzò finalmente la testa e guardò la professoressa negli occhi: - Si, sono io - pigolò imbarazzata.
- Molto bene, presentati pure ai tuoi compagni- la invitò l'insegnante con un cenno della mano.
Rein si voltò verso la classe, e si ritrovò venticinque paia di occhi ad osservarla incuriositi. Deglutì, sentendo improvvisamente la gola seccarsi. Quanto odiava doversi sempre presentare, come se a qualcuno importasse veramente qualcosa su chi fosse la novellina della classe.
Si schiarì la voce, gli occhi di tutti ancora puntati su di lei: - Ciao a tutti. Io sono Rein e mi sono trasferita da poco qui in città - disse, guardandosi intorno timidamente.
Riconobbe l’amica Lione nel secondo banco della fila centrale sorriderle incoraggiante, e dietro di lei c’era anche Sophie. Sospirò di sollievo. Nella fila di sinistra, invece, notò un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi castani che chiacchierava con il suo compagno di banco, voltato di spalle, e con un ragazzo dai capelli verdi nel banco dietro. Avevano un’aria piuttosto familiare, doveva averli già visti da qualche parte, anche se in quel momento proprio non ricordava. Ci sarebbe stato tempo per conoscerli tutti. Forse.
- Molto bene Rein, puoi andarti a sedere di fianco a Lione, lì nel banco centrale- disse la professoressa, indicando il banco vuoto di fianco alla ragazza dai capelli arancioni che la guardava sorridente. I dubbi di Rein si dissolsero in un attimo: accennò un si con la testa all’insegnante, per poi dirigersi nel banco indicatole.
I compagni la squadravano incuriositi, borbottando parole incomprensibili. Il biondino diede una gomitata al suo compagno di banco, rivolgendo a Rein uno sguardo compiaciuto, non appena gli passò di fianco.
Quella ragazza dai capelli lunghi e turchini e dagli occhi azzurri come il cielo non gli dispiaceva affatto. Rein si sedette accanto a Lione, sentendosi lo sguardo del biondo addosso.
Arrossì piacevolmente, mentre quello le rivolgeva un ampio sorriso, per poi voltarsi di spalle e seguire la lezione.
Rein sorrise, compiaciuta di quel breve gioco di sguardi che si era scatenato fra loro: si, quel ragazzo dall’aria tanto gentile e disponibile l’aveva colpita fin da subito, eppure aveva la sensazione di averlo già visto da qualche parte, perché?
Volle un altro contatto con lui, cercando ancora i suoi occhi nocciola.
Trasalì di colpo, incontrando, invece, uno sguardo profondo e penetrante. Il compagno di banco del biondino si era finalmente voltato e la stava osservando.
Appoggiato con il gomito sul banco e la mano tra i capelli violacei e ribelli, la guardava con i suoi occhi blu, così freddi e magnetici. Erano gli occhi di qualcuno che non si limitava soltanto ad osservare. Parevano leggerle dentro.
Poi fu la sensazione di un attimo, e la consapevolezza di un'intuizione attraversò loro la mente, come un fulmine a ciel sereno.
Bastò un attimo perché i due si riconoscessero.
Nello stesso momento in cui Rein spalancò gli occhi, incredula, il ragazzo fece lo stesso:- N-non è possibile…- sussurrarono all’unisono.
 
 

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Capitolo 4
*** Nuove Conoscenze ***


 CAPITOLO 4   NUOVE CONOSCENZE

Finalmente, dopo quella che sembrò un'eternità, suonò la campana della ricreazione. Come primo giorno non era stata affatto una giornata leggera: lezioni di matematica, italiano e chimica.
Tutti si alzarono dal proprio posto, dirigendosi con impeto verso la porta della classe per uscire. Nessuno voleva sprecare quell’unico quarto d’ora di libertà.
Rein se ne stava seduta al suo banco, aspettando che si smaltisse un po’ la ressa per uscire senza dare nell’occhio. ma un gruppo di ragazzi si mise attorno a lei: tutti si presentarono, con gli occhi che brillavano e rossi in volto. C'era chi si offriva di passarle gli appunti, chi di studiare insieme, chi addirittura voleva privarsi del proprio snack di metà giornata per darlo lei. A quanto pare, Rein aveva riscosso non poco successo. La cosa cominciava ad imbarazzarla alquanto. Si sentiva come un fenomeno da baraccone. L'ultima attrazione turistica. La novità delle novità.
Alla fine era soltanto una ragazza come tante, capitata in una nuova scuola.
- Rein, vieni con noi che ti facciamo vedere la scuola!- le disse Lione dalla soglia della porta, affiancata da Sophie. Le due amiche le erano subito corse in aiuto, comprendendo il suo disagio.
- Arrivo subito, ragazze! Devo solo prendere una cosa - disse loro ringraziandole interiormente, e si chinò alla ricerca di qualche moneta nella cartella. Non appena si rialzò, sgranò gli occhi e subito arrossì, incredula della visione che aveva davanti. Il biondino dai caldi occhi color nocciola si era avvicinato a lei, assieme al ragazzo dai capelli verdi. I due la scrutavano attentamente.
- Perché ho l’impressione di averti già vista da qualche parte?- le chiese il biondo, pensieroso  – Già, non è che ci siamo già conosciuti, per caso?- aggiunse quello verde, ancora più perplesso.
Lei delgutì, boccheggiò, non seppe cosa rispondere.
– Aspetta - mormorò il biondo, avvicinandosi al suo viso per scrutarla attentamente. Rein divenne involontariamente rossa, il cuore che le batteva talmente forte che le sembrava potesse uscirle dal petto da un momento all’altro. Per un attimo temette che lui quasi potesse accorgersene.
- Ma si, ora ricordo!- esclamò quello infine, battendosi una mano sulla fronte come assalito da un'illuminazione improvvisa - Tu sei la ragazza del museo!- disse, indicandola.
A Rein crollò il mondo addosso: ecco spiegata quella sensazione familiare di conoscerlo già! Si erano già incontrati! Era uno dei due idioti che rideva mentre il loro amico stava…. Meglio non pensarci.
“ Bah, che spreco ” pensò amareggiata, la delusione che le si leggeva chiaramente in volto.
Il ragazzo dai capelli verdi scoppiò a ridere:- Pazzesco, non può essere solo una coincidenza!-
- Se soltanto Shade fosse qui! - aggiunse l’altro, guardandosi intorno.
- Ma dove è andato a finire?- il ragazzo biondo si unì a lui nella risata.
Sophie e Lione la raggiunsero:- Insomma, perché ci metti tanto? E voi che avete da ridere?- chiesero, guardando i due ragazzi con aria di rimprovero.
- Oh, niente - dissero loro - stavamo solo facendo conoscenza con la vostra amica…?-
- Rein- rispose fredda lei - Rein, appunto! Io sono Bright, piacere!- le disse il biondo – E io Auler, lieto di averti qui con noi!- aggiunse il verde.
Improvvisamente, una voce piuttosto seccata interruppe la loro allegra conversazione: - Ragazzi, avete intenzione di passare tutta la ricreazione in classe?-
Nell’udire quella voce odiosamente familiare, il cuore riprese a batterle velocemente in petto. Alzò gli occhi verso la sua direzione, già sapendo chi si sarebbe ritrovata di fronte.
Il ragazzo dallo sguardo penetrante stava appoggiato alla porta, le mani in tasca, e guardava severo i suoi due amici. Rein abbassò lo sguardo nel tentativo di non incrociare il suo.
I due, che gli davano le spalle, si voltarono verso di lui: - Arriviamo subito, volevamo solo presentarci alla nostra nuova compagna - disse Auler con tono pacato - Dovresti farlo anche tu, sai? – aggiunse Bright soffocando una risata.
- Ah, no scusaci: voi due vi siete conosciuti l’altro giorno, e anche piuttosto bene direi! - concluse Auler con un tono piuttosto malizioso. I due ripresero a ridere, mentre Rein e Shade arrossirono e abbassarono lo sguardo, dopo essersi dati una rapida occhiata d’intesa.
Lione e Sophie non davano cenni di capire:- Non capisco, perché ridono?- domandavano confuse.
- Tu ne sai qualcosa, Rein? Vi siete già conosciuti altrove?-
- C-cosa? Noi conosciuti altrove? No, ma che dite!- balbettò lei. Non potevano immaginare lo stato di imbarazzo in cui si trovava.
- Oh, ma si che vi siete conosciuti!- saltò su Bright - Già, è stato lo scorso lunedì al museo quando…- i due non fecero in tempo a finire la frase, poiché Shade tappò la bocca ad entrambi appena in tempo – Cosa state dicendo, ragazzi? Noi due non ci siamo mai visti prima, non è vero?- e penetrò la ragazza con i suoi occhi blu. Il brivido che le corse lungo la schiena in seguito a quell'occhiata la spinsero a reggergli il gioco in quella farsa inverosimile.
- Ehm, si: è la prima volta che ci vediamo! - confermò lei in tono poco convinto e abbassando nuovamente lo sguardo.
Lione e Sophie non vollero entrare nei dettagli: erano tutti piuttosto strani quella mattina.
- Beh, se non vi dispiace, noi toglieremmo il disturbo - disse Shade a un tratto, trascinando via con sé i due amici che mugugnavano e si divincolavano per liberarsi dalla sua presa ferrea.
– Poi dopo facciamo i conti…- sussurrò all’orecchio dei due non appena le tre ragazze sparirono dalla loro vista.
                                          

¤¤¤¤¤¤

 Dopo una breve gita turistica per le aule della scuola in compagnia di Lione e Sophie, le due amiche decisero di concludere il giro portandola nell’aula di disegno.
Salirono su, al terzo piano, e si diressero fino in fondo al corridoio. L’aula era deserta, non c’era anima viva.
Meglio così: sarebbe stato tutto molto più suggestivo in quel modo!
E, difatti, quando Rein entrò, rimase letteralmente a bocca aperta nell’essere partecipe di quella splendida visione.  I muri erano pieni zeppi di disegni meravigliosi raffiguranti paesaggi, nature morte e soggetti di vario genere, uno più bello dell’altro.
Erano opere degne di un grande artista, non c’era dubbio.
Chi li aveva fatti doveva avere proprio una buona mano, e che accostamento di colori, poi!
Lione e Sophie si scambiarono uno sguardo compiaciuto nel vedere il volto ammaliato dell’amica, consce di aver fatto una buona scelta nel serbare quella come ultima tappa del tour turistico, la ciliegina sulla torta.
L’onore e l’orgoglio di quel monumentale istituto.
- Che meraviglia!- esclamò Rein, aggirandosi per l’aula, estasiata:- Ma chi li ha fatti? Sono semplicemente bellissimi!-.
Li ammirò uno alla volta, seguita dalle due amiche che ridacchiavano soddisfatte.
- Quei disegni sono miei - esclamò a un tratto una voce alle loro spalle che le fece trasalire di colpo. Sull’entrata dell’aula stavano ritte in piedi, con le braccia conserte, tre ragazze dallo sguardo torvo. Osservavano le tre amiche con aria di superiorità.
- Grazie a quelli ho vinto diversi concorsi a cui la scuola ha partecipato, modestamente - continuò a parlare la ragazza più a sinistra, che portava un delizioso caschetto castano, e si rivolgeva a Rein con un tono sfacciato e superbo.
Rein si voltò di nuovo verso i disegni: in effetti, portavano tutti la stessa firma.
- Mir-lo - disse, scandendo le sillabe:- E' così che ti chiami? Mirlo?- e volse lo sguardo verso la ragazza, che la guardava ancora più sfacciata:- Si, sono io - rispose in un sogghigno.
- Beh, i miei complimenti: sei davvero una grande artista, magari potresti insegnarmi una qualche tua tecnica, un giorno di questi! - esclamò la turchina, sorridendole entusiasta.
La ragazza più a destra, che aveva dei biondi capelli vaporosi, si unì alle risate di Mirlo nell’aver udito le parole di Rein:- Davvero credi che lei sia disposta a darti lezioni private di disegno, ragazzina? Chi ti credi di essere?-
Rein osservò le due intimidita:- Scusatemi, non intendevo…- balbettò, ma fu interrotta dalla bionda che le si avvicinò minacciosa puntandole il dito contro:- Non cercare di addolcirci con quello sguardo pietoso che ti ritrovi, carina! -.
La ragazza che stava al centro la fermò impetuosamente, trattenendola per un braccio:- Non essere così impulsiva, Altezza. Non vorrai spaventare subito la nuova arrivata, vero?- chiese.
La ragazza osservò Rein con aria di sfida: aveva i capelli rossi, raccolti in due buffi codini, e due occhi color cremisi che la scrutavano, mettendola in soggezione.
Lione e Sophie stavano rannicchiate in un angolo, paralizzate dalla paura. Rein non sembrò farci caso:- Potrei sapere che cosa siete venute a fare qui? Siete qui per presentarvi, o siete solo venute a darci fastidio?- domandò aspra.
Non sembrava avessero intenzioni amichevoli.
La rossa fece un cenno con la testa, e subito le altre due la seguirono:- Hai del fegato a rivolgerti così a noi, carina - mormorava sempre più cupa.
Si avvicinarono minacciose verso di lei, circondandola e spingendola contro il muro. Mirlo e Altezza le stavano ai fianchi, mentre la ragazza dai capelli rossi le si avvicinò al viso.
- M-ma che volete da me? C-che vi ho fatto?- chiese Rein, leggermente spaventata.
Finalmente la rossa parlò:- Ci è giunta voce che tu sei la nuova alunna della 4°F -
- Si, e allora?- la ragazza sogghignò: - E allora vogliamo solo darti un piccolo avvertimento - proseguiva il discorso con un tono pacato, ma minaccioso.
La bionda si lasciò vincere dall’impulsività: afferrò il colletto dell’uniforme di Rein, costringendola a piegarsi verso di lei, poi le urlò:- Ti conviene stare lontana da Bright, hai capito?-
I suoi occhi verdi scintillavano minacciosi. La rossa la liberò dalla stretta della bionda:- Che cosa ti ho detto, Altezza? Non essere troppo impulsiva - la rimproverò, severa.
Altezza abbassò subito la testa, con atteggiamento di umile sottomissione.
Rein si spazientì, e si rivolse alla ragazza coi codini con tono piuttosto irritato:- Insomma, mi volete dire che cosa volete da me? –
La ragazza rispose, guardandola negli occhi:- Visto che sei così impaziente, te lo dirò subito: stai lontana da Bright e Auler... ma soprattutto stai lontana da Shade, intesi? Non avvicinarti a loro, non parlargli, non rivolgergli neanche uno sguardo, altrimenti…-
Rein ascoltava, esterrefatta, quelle fredde parole: la stavano minacciando? Le impedivano di socializzare con i suoi compagni di classe? Era veramente troppo.
Scoppiò a ridere in faccia alle tre: se credevano bastasse così poco per farle paura, sbagliavano di grosso.
- Chi siete voi per dirmi quello che devo fare? Non farò certo quello che mi avete detto: io parlo con chi voglio, come e quando voglio.- rispose, presuntuosa.
- Oh, hai capito proprio male, invece - aggiunse Mirlo, per nulla toccata dalle sue parole - perché se non fai come ti diciamo, saranno guai seri per te, le tue amichette te lo possono confermare -
Mirlo e Rein guardarono Lione e Sophie che ricambiavano lo sguardo, intimidite e impaurite.
Ma Rein non si lasciava affatto spaventare:- non mi importa che rischi posso correre. Io non mi lascio comandare da tre presuntuose come voi - ripeté, ostile.
- Senti, sirenetta, dammi retta, ascoltaci. Noi lo diciamo per te - la avvertirono quelle.
La rossa la osservava sempre con i suoi occhi cremisi pieni di sicurezza. Le tre si allontanarono da Rein, finalmente, e si diressero verso la porta, pronte per uscire.
Rein si mise a posto il colletto che Altezza le aveva stropicciato in malo modo, poi si rivolse nuovamente a loro:- Scusate!- le tre si girarono infastidite - Non accetto minacce da gente che non conosco. Potrei sapere il tuo nome?- e indicò la rossa.
- Le tue amichette hanno avuto la decenza di presentarsi. E tu, invece? Posso sapere come ti chiami? Oppure finisco nei guai se te lo chiedo?- domandò, con tono di sfida.
La rossa le sorrise, compiaciuta. Quella ragazza era un osso duro, ci sarebbe stato da divertirsi:- Mi chiamo Fine - disse, orgogliosa.
Rein interruppe la sua manifestazione di orgoglio con una risatina. Fine la guardò accigliata.
- Cos’hai da ridere?- chiese acida.
Rein si rivolse a lei, trattenendo a stento le risate:- Sc-scusa, ma col nome che ti ritrovi, mi riesce veramente difficile credere che tu sia così malvagia come vuoi dimostrare! -
Fine la osservò, in preda all’ira. Le altre quattro ragazze guardavano Rein a bocca aperta. Avevano sentito bene?
- Attenta, sirenetta, se mi fai perdere la pazienza sono guai, ti avverto…-
Rein la osservò, per nulla toccata dalle parole che aveva appena detto:- Ho capito, calamaro rosa, non c’è bisogno che tu lo ripeta. Donna avvisata, mezza salvata - concluse, accennando un piccolo sorrisetto strafottente.
Lione e Sophie trattenevano a stento le risate, mentre Altezza e Mirlo la osservavano torve e indignate.
Fine lanciò un’occhiata di fuoco a Rein, poi si voltò di scatto:- Andiamo!- disse, mentre le altre due la seguivano come cagnolini.
Rein si ergeva davanti alla porta, le mani sui fianchi e un’espressione soddisfatta in volto: nessuno poteva permettersi di minacciarla, nessuno.
Lione e Sophie le saltarono al collo, proprio mentre la campana della ricreazione suonava.
- Rein! Non posso credere che tu abbia detto quelle cose a Fine! Sei incredibile, davvero!- Sophie la guardava con gli occhi che le brillavano di ammirazione:- Sei la nostra eroina, aspetta solo che lo sappiano in classe!-
Rein non fece caso all’entusiasmo delle due:- Scusatemi, ma chi sono quelle e perché avete tanta paura di loro?- domandò, invece, leggermente confusa.
Lione si voltò verso Rein:- Vedi, la bionda e la rossa sono di 4°A, mentre Mirlo è in classe con noi -
- E perché vi fate tanto spaventare da loro? Sono semplicemente ridicole! - non poteva credere che Bright avesse una fidanzata tanto odiosa come lo era Altezza.
 - Aspetta a parlare. Non sai davvero di che cosa sono capaci - Sophie sembrava seriamente preoccupata:-Perfino quelli di quinta sono terrorizzati da loro. Sono davvero perfide -
Rein non poteva crederci:- Ma dai, non posso pensare che anche i ragazzi più grandi di loro le temano. Le avete viste?! Basta un niente per farle fuggire con la coda tra le gambe! -
Rein fissava Lione e Sophie, ridacchiando nel tentativo di rassicurarle, ma le due la osservavano intimorite e impietosite: non sapeva ancora ciò a cui andava incontro, ed era loro dovere avvisarla prima che si cacciasse in guai seri.
- Fidati, non le conosci. Ti conviene stare in guardia, quelle sono capaci di tutto -
Lione era seriamente spaventata. Rein cercò di cambiare discorso, nel tentativo di rompere quella gelida atmosfera di tensione e terrore che si era creata dall’arrivo delle tre:- Ok, starò in guardia. Però ora è il momento di andare in classe, la campana è suonata già da cinque minuti-


Eccomi qui, col nuovo capitolo! :D
Come promesso, sono comparsi nuovi personaggi (e che personaggi!)
Lo so, lo so, sono decisamente OOC, ma mi servivano così per la fic! >___<
Il primo personaggio totalmente sconvolto dalla mia mente malata è la nostra Mirlo: non è più dolce e sensibile come la conoscevamo, anzi, tutt'altro!!
la verità è che mi sono ispirata di più alla Mirlo del manga, e non a quella dell'anime... ^^

Il secondo carattere capovolto è quello della dolce e tenera Fine!
si, è così: in questa fic ho pensato bene di fare di lei l'antagonista di Rein (giusto per movimentare un pò le cose) ^^
mi piaceva l'idea di una Fine dal carattere forte e deciso, diversa dalla ragazza goffa e pasticciona, nonchè tremendamente paurosa, che è sempre stata.
La rendeva più matura a i miei occhi, e questo cambiamento l'ha fatta diventare uno dei miei personaggi preferiti nella fic ^^
per tutte le fan di Fine (IMPORTANTE): (meglio chiarire al fine di evitare equivoci ^^) avviso che ho fatto tutto ciò non per malizia o perchè avessi qualcosa contro Fine, con l'intenzione di offenderla e prenderla in giro (sono una ragazza matura, non mi abbasso a certi livelli) ma semplicemente perchè, come detto sopra, mi piaceva l'idea di una Fine diversa, tutto qui. ^^
Non prendete, perciò, tutto questo come un'offesa verso il personaggio o verso di voi, perchè non è assolutamente nelle mie intenzioni farlo.
Quindi se Fine vi piace lo stesso anche così, sotto questo suo "lato oscuro" del carattere, ben venga! =D
A chi non piacesse, che non leggesse la fic! O_O
L'unica cosa che spero è che non prendiate tutto questo come un'offesa personale, perchè non è assolutamente così.

In sostanza, ecco un altro capitolo temrinato! confesso che sono curiosa di sapere i vostri commenti... ^^
come vedete, hanno finalmente fatto la loro comparsa Fine, Mirlo e Altezza, le tre "bad girls" della storia xDD
ci sarà da divertirsi d'ora in poi, crdete a me! le cose si faranno più movimentate! *O*
credetemi, non è stato facile selezionare le ragazze "buone" e quelle "cattive"....
L'unica idea che avevo, all'inizio, era quella di mettere Fine e Rein come rivali, ed assegnare a ciascuna delle due altre due principesse come "scorta"...
Altezza ci stava a pennello assieme a Fine, dato il suo caratteraccio, per quanto riguarda Mirlo, invece, la scelta è stata più difficile (confesso che ero intenzionata a metterci Sophie all'inizio...) ma poi mi sono ricordata del suo pessimo carattere affibbiatole nel manga, ed ecco il risultato! *O*
in questa fic odierete Fine, la adorerete, forse (ma si perchè no?) piangerete anche per lei... ho intenzione di sviluppare al meglio il suo carattere, è un'impresa ardua, ma ce la farò!
*è determinata*
fatemi sapere se avete gradito =)
Ringrazio infinitamente tutte le mie più fedeli lettrici.
Ci si vede al prossimo capitolo! ;)

 
  

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Capitolo 5
*** Avvertimenti ***


 CAPITOLO 5   AVVERTIMENTI

 

 Il professore di inglese non era ancora arrivato, perciò Sophie e Lione ebbero l’occasione di raccontare a tutti i compagni la grande impresa di Rein nell’aula di disegno. Avevano scelto il momento adatto: Mirlo non c’era, era andata in bagno.
Rein era sommersa da sguardi di ammirazione: le ragazze volevano subito fare amicizia con lei, abbandonando ogni ostilità nei suoi confronti, mentre i ragazzi erano ancora più affascinati da quella ragazzina dall’aria tanto docile, che però sapeva tirare fuori le unghie quando serviva.
Anche Bright e Auler si complimentarono con lei:- Accidenti, Rein, allora non sei per niente timida come pensavamo! - Rein li osservava imbarazzata e incredula: fino a poco fa la prendevano in giro facendo gli spacconi, mentre invece se li guardava adesso…
Si impietosì: erano veramente patetici. Come aveva potuto pensare di potersi interessare ad uno stupido come Bright?
- Eh, già - disse rivolta a Bright con un tono di sufficienza.
Lui, però, si fece improvvisamente serio e abbassò lo sguardo dicendo: – Mi scuso da parte di mia sorella se ti ha trattata male. Altezza è una ragazza scontrosa, ma sotto sotto ha un cuore d’oro - sembrava veramente rammaricato.
In quelle poche parole che aveva detto, Rein poté percepire tutto l'affetto che legava Bright a quella ragazzina: un affetto radicato a fondo nel cuore, qualcosa che andava ben oltre l'amore e l'amicizia.
Avrebbe quasi potuto definirlo un affetto fraterno, se solo fosse stato possibile...
Rein continuò ad osservare Bright con un misto di incredulità e ammirazione: in un primo momento aveva pensato fosse uno dei soliti ragazzi che si limita a seguire il suo branco di amici, quasi non disponesse di un cervello proprio, invece si vide costretta a ricredersi.
Bright non era soltanto un bel ragazzo: dimostrava anche di essere sensibile, indipendente, sincero. Non era così pessimo come aveva pensato.
Sorrise nel constatare che la sua prima impressione su di lui era stata corretta fin dal principio. Ora che se ne era resa conto, su di lui avrebbe potuto anche rifarci sopra un pensierino.
Quell’intrigante gioco di sguardi di poco fa non l’aveva certo dimenticato, e gli provocava ancora una leggera palpitazione in petto.
Soltanto in un secondo momento si concentrò su quello che le aveva detto. Temendo essersi sbagliata ad ascoltare, volle chiedergli una seconda conferma.
- C-come hai detto? T-tua sorella?- esclamò balbettando.
Lo guardò con aria interrogativa e confusa. Bright sospirò rassegnato:- Si, Altezza sta attraversando un brutto momento: i nostri genitori si stanno per separare e per lei questo è difficile da affrontare…- dichiarò, senza far caso alla reazione della ragazza.
Rein si era fermata al nome Altezza, senza ascoltare la restante parte del discorso: dunque, non era la fidanzata di Bright… era solo sua sorella! Cercò di trattenere l’eccitazione nell’avere ricevuto quella buona notizia, limitandosi a sorridere con una faccia alquanto da ebete.
Il sorriso le si spense subito in volto non appena incrociò lo sguardo del ragazzo dagli occhi blu che la osservava divertito dal suo posto.
Che cosa voleva, adesso?
Il sorriso sul viso di Rein svanì, per lasciar spazio a uno sguardo irritato, accompagnato da un broncio.
Si limitò a voltargli le spalle, con aria di superiorità, mentre si dirigeva al proprio banco. Il professore era appena entrato in classe.
 
- Professore, mi scusi, posso andare in bagno?- domandò Rein alzando la mano e guardandolo con aria supplichevole – Ma certo, Rein, vai pure.- rispose quello, sorridendole.
Doveva stargli simpatica: tutti glielo avevano descritto come una sottospecie di carceriere che non lasciava uscire nessuno dall’aula fino al termine della sua lezione, e quel giorno avevano ben due ore di fila con lui. O forse era perché lei, essendo la nuova arrivata, poteva godere di strani privilegi, almeno per i primi giorni. Doveva ambientarsi, dopotutto.
Uscì dalla classe sollevata, e si diresse in bagno. Aveva bisogno di uno stacco dalle lezioni: quel primo giorno di scuola non era stato per niente noioso come si aspettava. Era la prima volta che le succedeva di vivere una giornata così intensa di emozioni, tutte diverse tra loro.
Una pausa di riflessione era proprio quello che ci voleva.
Non si sarebbe mai aspettata di rincontrare i tre ragazzi del museo e l’idea di averli come compagni di classe la faceva ancora restare sotto shock. E poi se ripensava a Fine e alle sue amiche le saliva una rabbia in corpo…
L’unica cosa che la turbava era il fatto di avere a pochi metri da lei il pervertito, quello che per ben due volte si era permesso di…
Scosse la testa nel tentativo di non pensarci, ma l’idea di trovarsi sola con lui la fece rabbrividire. 
Chissà di quali terribili cose sarebbe stato capace, poi!
Bah, la sfrontatezza di alcuni ragazzi non aveva proprio limite.
Uscì dal bagno, dirigendosi svogliatamente in classe. Non appena raggiunse il corridoio, vide la porta dell’aula aprirsi e vide uscire nientedimeno che il ragazzo dai capelli violacei.
Il suo peggiore incubo aveva preso vita.
“ Accidenti a me! ” si rimproverò “Perché devo essere sempre così pessimista?” si domandò, mentre si avvicinava sempre di più a lui. Per un attimo si convinse che il solo averlo pensato per un istante soltanto avesse avuto il potere di farglielo materializzare di fronte agli occhi.
ù Il ragazzo si sta avvicinando nella sua direzione, le mani in tasca e lo sguardo altrove.
“Oh, no ” pensò “ E adesso che faccio?” continuava, mentre cercava disperatamente una via di fuga.
Non c’era alternativa: doveva rifugiarsi in classe nella speranza che lui non la considerasse minimamente.
Si limitò a camminare decisa lungo il corridoio a testa alta, ma istintivamente le venne da abbassare lo sguardo mano a mano che si avvicinava a lui, che le stava camminando incontro.
Trattenne il fiato.
Quando il ragazzo le passò vicino, senza degnarla di uno sguardo come aveva sperato, sospirò sollevata, esultando. Ma aveva gioito troppo presto: il ragazzo, quasi avesse udito il suo sospiro, si voltò di scatto verso di lei e si fermò a guardarla.
- Ehi!- esclamò.
Rein si bloccò di colpo. Aveva quasi raggiunto la porta della classe, avrebbe dovuto essere più veloce. Si girò, guardandolo imbarazzata. Quegli occhi la mettevano in soggezione.
- Ehm….si? Che c’è?- domandò. Il ragazzo la scrutava con i suoi occhi profondi. Rein si stava letteralmente perdendo nel suo sguardo:- Sei stata piuttosto brava prima a mentire - disse, ambiguo.
- Oh, beh, grazie - rispose lei piuttosto perplessa – Scusami per Bright e Auler - aggiunse, atono.
Rein lo guardò, incredula. Le…le stava chiedendo scusa?
– Non era loro intenzione metterti in imbarazzo. Sono fatti così, si divertono con poco - continuò.
A quanto pare si. Decise che almeno in quell'occasione avrebbe provato a sopportare la sua presenza, e ad accettare quella che da parte sua sembrava l'offerta di una tregua. Ma il disagio provato in sua presenza, quello no, era ancora lungi dallo sparire.
- Ok, scuse accettate.- disse lei, voltandosi di scatto per cercare di raggiungere la porta, ma fu di nuovo bloccata dalle sue parole:- Aspetta...- si voltò di nuovo, esasperata: perché non la lasciava tornare in classe?
- Si, cosa vuoi?- chiese, lasciando trasparire il suo tono seccato misto a disperazione.
Il ragazzo le si avvicinò un poco:- Quello che hai detto a Fine è...è stato veramente grande. Cioè, voglio dire, mai mi sarei aspettato che una come te…-
Rein lo interruppe spazientita: - Si, lo so: chi se lo sarebbe mai aspettato che questo dolce faccino potesse avere tanta grinta in corpo, vero? Ti ho sorpreso? Eppure, dalle tue esperienze precedenti, dovresti conoscermi abbastanza per sapere che…-
Nel vedere la reazione che aveva scatenato in lei pronunciando quelle poche parole, Shade sorrise divertito. Poi la sua attenzione si spostò dal gesticolare della ragazza al suo viso, corrucciato in una splendida espressione imbronciata, mentre brontolava dando sfogo alla sua inarrestabile parlantina. Pensò, compiaciuto, che Rein fosse ancora più bella di quando l’aveva incontrata per la prima volta.
Le si avvicinò per poterla scrutare meglio. Rein si bloccò di colpo, senza riuscire a muovere un passo da dove si trovava. Lui sorrise compiaciuto, guardandola negli occhi:- E' vero, dovrei conoscerti abbastanza, in fondo. Eppure c’è qualcosa di te che mi sfugge, che non riesco a capire - sussurrò mentre Rein lo guardava imbarazzata. Il suo viso era troppo vicino a quello di lui:- P-perché? C-che cosa ho che non va?- domandò, facendosi piccola piccola e ritirando tutta la grinta che aveva sfoderato qualche secondo prima.
Lui la osservò, alzando le spalle:- Fai tanto la temeraria, hai una parola per tutto e per tutti. Eppure so che hai un lato fragile, nascosto da qualche parte - Rein rimase impietrita dai suoi occhi - Che strano che ci siamo rincontrati una terza volta, non trovi? È tutto così assurdo! Ma sarà solo una coincidenza, oppure…-
Le prese una ciocca di capelli, iniziando a giochicchiarci e a rigirarsela tra le dita, come per deliziare le sue mani al tocco di quei morbidi e setosi fili. A Rein batteva il cuore sempre più velocemente. Non riusciva a seguirlo nei suoi ragionamenti, tanto la mente era ottenebrata dal suo oscuro fascino.
Dopo un attimo di smarrimento, però, si rese conto di quello che lui stava facendo. Gli scostò la mano con uno scatto deciso:- Non prenderti queste libertà con me. Chi ti credi di essere?- chiese, lasciando da parte l’indecisione e riacquistando tutta la sua sicurezza.
Lui le sorrise, ancora più compiaciuto:- Ti conviene stare attenta: questa scuola è rischiosa anche per una ragazza come te. Non sopravvivresti a lungo, soprattutto adesso che ti sei già fatta dei nemici - dichiarò a gran voce.
Questo era troppo. Dopo tutto quello che le aveva fatto, dopo il pessimo comportamento che aveva avuto nei suoi riguardi, si permetteva anche di darle dei consigli?
Con agilità si liberò dalla sua presa:- Tranquillo, Shade, so badare a me stessa se non l’hai ancora capito! - disse, dirigendosi veloce verso la porta della sua classe e facendogli una linguaccia con sguardo di sfida, prima di aprirla per entrarvi. Infine entrò in classe soddisfatta: se l’era proprio meritato.
Shade restò immobile ancora per qualche secondo. Osservò stupito la porta che si richiudeva.
Come diavolo faceva a conoscere il suo nome?
Nessuno glielo aveva ancora detto, tantomeno lui…
Si drizzò in piedi, e sorrise compiaciuto tra sé e sé: adorava il suo carattere peperino, le ragazze difficili erano le sue preferite.
Si diresse verso il bagno dei ragazzi con un’espressione soddisfatta sul volto: quella Rein era proprio il tipo di ragazza che lo allettava. Giunto alla fine del corridoio, passò di fianco a una ragazza senza neanche notarla, assorto com’era nei suoi pensieri.
- Ciao Shade - disse timidamente lei. Lui si voltò annoiato, guardando di sfuggita la ragazza che ricambiava con ammirazione, speranzosa che lui ricambiasse il suo saluto.
- Ah, sei tu Fine. Ciao - rispose, con un tono piuttosto freddo e infastidito.
Proseguì per la sua strada, senza degnarla neanche di uno sguardo: Fine ci rimase piuttosto male.
Centinaia di ragazze avevano cercato di attirare la sua attenzione, compresa lei, e mai nessuna c’era riuscita.
Invece, quella Rein nel giro di poche ore era diventata il centro dei suoi pensieri, Fine la odiava per questo. Li aveva visti, prima, davanti alla loro classe. Dunque, a Rein non bastavano le minacce, servivano le maniere forti. Solo così, forse, avrebbe finalmente girato alla larga dal suo Shade.

 


Ebbene si, oggi è giorno di aggiornamenti! *__*
Vi posto questo capitolo in cui non succede assolutamente nulla di che, giusto per farvi incuriosire un pò di più... =)
Da qui in poi, vi comunico che la storia avrà ufficialmente inizio!
E con inizio intendo: tante malefatte da parte di Fine e la sua "gang", tante reazioni da parte di Rein ai torti subiti, e ultimo ma non ultimo, tanti interventi del nostro Shade...
Ok, ho detto abbastanza, per ora vi lascio.
Ringrazio vivamente chiunque abbia letto e/o recensito ^__^
Al prossimo capitolo! *O*
 

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Capitolo 6
*** La partita di Baseball ***


 CAPITOLO 6  LA PARTITA DI BASEBALL

Era ormai da due settimane che frequentava la scuola. Quell’ambiente non le sarebbe dispiaciuto per niente, se non fosse stato per le continue persecuzioni di Fine.
Quella ragazza non la lasciava in pace un secondo, bastava che abbassasse la guardia anche solo per un attimo, e subito si ritrovava coinvolta in uno dei suoi brutti tiri.
La settimana precedente, a soli quattro giorni dall’inizio della scuola, Rein se ne stava seduta tranquillamente al bar, aspettando la sua cioccolata calda, quand’ecco che si ritrovò addosso la barista. Fine le aveva fatto lo sgambetto mentre le passava vicino, e il peggio era che stava portando proprio in quell’istante la cioccolata di Rein.
La sua bella camicetta nuova che portava sotto l’uniforme adesso presentava un’enorme chiazza marrone in corrispondenza del petto. Aveva girato l’intera giornata così conciata, derisa da chiunque incrociasse per i corridoi.
Tuttavia, non ci diede peso. Non valeva la pena prendersela per una camicia, anche se era costata un occhio della testa.
Cinque giorni dopo quel triste incidente, si aggirava tranquilla per i corridoi della scuola per andare in bagno. Entrò, si diede un’occhiata furtiva allo specchio, si sistemò un ciuffo fuori posto, e quando fece per uscire…panico, la porta non si apriva più. Cominciò a chiedere aiuto e a battere i pugni contro la porta. Fine e le sue due amiche, dall’altra parte, se la ridevano sotto i baffi.
Quella volta Rein le aveva perfino minacciate, ma non era servito a nulla. La tennero chiusa lì dentro per un’ora intera, poi quando la liberarono e lei ritornò in classe, si sorbì i rimproveri della professoressa, nonché l’umiliazione totale davanti a tutta la classe.
E che dire degli scherzi che Mirlo le faceva durante le lezioni?
La stavano conducendo al limite della sopportazione e, come se non bastasse, ci si metteva anche quell’odioso di Shade.
Ogni volta che il terzetto delle perfide le giocava qualche brutto tiro, lui era sempre lì a prenderla in giro, con la sua aria da saputello: - Non sei abbastanza attenta, ti fai prendere troppo alla sprovvista- diceva, oppure:- Sei ancora convinta di riuscire a farcela da sola? Con la faccia da angioletto che ti ritrovi, non incuterai mai loro paura! - come se lui potesse capire! Rein lo zittiva subito lanciandogli uno sguardo di fuoco, senza accorgersi che Shade continuava a ridere divertito sotto i baffi.
Il loro rapporto era un continuo litigio: Rein lo aveva già messo al primo posto della sua lista nera. Shade, invece, avrebbe anche voluto essere carino e premuroso con lei, ma era lei stessa a non permetterglielo: era sempre così aggressiva nei suoi confronti, forse non l’aveva ancora del tutto perdonato per quel famoso incidente. Perciò l’unico modo che conosceva per parlarle era quello di stuzzicarla, e gli riusciva anche particolarmente bene.
Non si sarebbe arreso così facilmente: quella ragazza era una preda troppo ambita per lasciarla perdere e, un giorno o l’altro, le avrebbe fatto cambiare idea sul suo conto.
Dall’ultima vola che Fine aveva importunato Rein erano passati sette giorni: una settimana esatta. Troppo tempo, la cosa insospettiva alquanto Rein. Poteva significare solo due cose: o si erano già stufate di lei, vedendo il suo scarso interesse per ciò che le facevano, oppure le stavano preparando qualcosa in grande.
Rein conosceva Fine quanto bastasse per tenere gli occhi bene aperti: sapeva che stavano architettando qualcosa, si trattava solo di aspettare.
 

¤¤¤¤¤¤

 
Quella mattina, alle prime due ore, avevano lezione di ginnastica.
Si diressero subito in palestra e, dopo che tutti ebbero indossato la tuta, il professore fece loro un annuncio:- Ragazzi, oggi condivideremo la palestra con i ragazzi di 4°A, e, parlando con il professore dell’altra classe, insieme abbiamo optato per un’appassionante partita di baseball tra le due classi!- dichiarò, entusiasta.
Si levò un grido di esultanza tra gli alunni, Rein si alzò in piedi piuttosto soddisfatta: colpire una palla con una mazza era un ottimo modo per scaricare la tensione accumulatasi negli ultimi tempi. Mentre si riscaldava in attesa della partita, Lione e Sophie le si avvicinarono preoccupate.
- Ragazze! Perché quella faccia? Su, si gioca a baseball, un po’ di vita!- esclamò ridendo.
Ma le due non ricambiarono il suo entusiasmo:- Rein, hai capito contro che classe giochiamo oggi, vero?- domandarono - Si, certo, la 4°A. Perché?-
Sophie e Lione si scambiarono uno sguardo d’intesa:- E lo sai chi c’è in 4°A che può essere un nostro temuto avversario?-
Rein smise di fare l’esercizio di riscaldamento che aveva incominciato e guardò le due esasperata:- Fine e Altezza non mi fanno affatto paura. Sopporto Mirlo per sei ore di fila, che volete che sia di così terribile?-
Lione si avvicinò con sguardo intimorito verso di lei:- Rein, lo sai che Fine è un asso in tutti gli sport?- domandò.
Lei la guardò con indifferenza:- Si, lo so -
Sophie si intromise nella conversazione: - E sai anche com’è soprannominata per quanto riguarda il baseball?-
Rein guardò le due divertita: - Non sapevo che avesse anche un soprannome da atleta!- ridacchiò.
Lione e Sophie non risero affatto: - E' soprannominata la “Spietata Lanciatrice” - dissero in coro con un filo di terrore nella voce.
Rein le guardò, per niente intimorita, poi disse annoiata:- Bah, calamaro rosa le dona decisamente meglio -
- Rein, non sto scherzando: quella lancia delle vere e proprie cannonate! Se ti becca rischi addirittura di romperti le ossa della mano!-
Rein apprezzava la premura delle sue due amiche che cercavano di metterla in guardia da eventuali pericoli. Osservò Fine dall’altro lato della palestra mentre faceva ruotare con velocità il braccio destro su sé stesso: si stava riscaldando.
Rein fissò di nuovo le sue due amiche:- Non dovete preoccuparvi, ragazze: anche se fosse, si tratta solo di alcune palle da colpire con una mazza. Le prenderò, in modo da non farmi colpire. Mal che vada mi sposto -
Le due la guardarono mentre si allontanava per prendere una mazza e allenarsi, senza cancellare la loro espressione preoccupata sul volto.
Il professore radunò la classe:- Allora, ragazzi, i primi a battere saranno gli avversari. Fango - disse, rivolto al ragazzino dai capelli castani accanto a lui- tu sarai il nostro lanciatore. Tutti gli altri si concentrino al massimo per eliminare gli altri giocatori - scrutò la classe con un velo di eccitazione negli occhi – Bene - disse infine, sfregandosi le mani - se nessuno ha nulla da obiettare, COMINCIAMO!-
Il fischio emesso dal professore diede inizio alla partita.
Come primo set di gioco non andò affatto male: gli avversari avevano fatto solo due punti, mentre già tre erano stati eliminati e tra questi Altezza l’aveva eliminata proprio Rein. Quando giunsero ad eliminarne un quarto, il professore annunciò il cambio: toccava a loro battere.
I ragazzi si disposero in ordine di battitore: Rein sarebbe stata la quarta, subito dopo Bright. Fremeva all’idea di confrontarsi con Fine.
Stavano per incominciare quando, poco prima del fischio d’inizio, il professore la chiamò da parte:- Rein!- la ragazza si voltò:- Si?- - Vieni un momento, per favore-
Rein corse verso il professore:- Mi dica- disse, mentre lui si rivolgeva a lei con premura:- Rein, mi hanno detto che ti sei da poco ripresa da una slogatura alla spalla, perciò è meglio che tu non faccia movimenti azzardati: farai da ricevitore- dichiarò.
Rein spalancò gli occhi sorpresa:- Coosa? E chi gliel’ha detta questa assurdità?- ma lui nemmeno la ascoltò:- Rein, niente polemiche: vai, indossa un guanto e tieniti pronta a ricevere le palle di Fine- concluse, fermo.
- Ma, professore…- tentò di ribattere lei, ma niente. Era fermamente convinto della sua decisione.
Accidenti: chi gli aveva detto una cosa simile? Mentre indossava il guanto indicatole dall’insegnante, vide Mirlo che la osservava compiaciuta e la salutava con aria innocente.
Digrignò i denti: avrebbe dovuto immaginarlo.
Chissà quale losco piano avevano in mente lei e le sue amiche questa volta. Rein si diresse sospettosa dietro al primo battitore: se Fine lanciava davvero delle cannonate così veloci come le avevano detto Lione e Sophie, era davvero spacciata. Bastava che un suo compagno mancasse la presa, e lei si sarebbe ritrovata un bel bernoccolo in testa.
 
Tutti i giocatori erano in posizione: gli alunni di 4°A stavano sparpagliati per il campo e per le varie basi, lasciando Fine sola al centro della palestra. Rein se ne stava poco più distante, esattamente di fronte a lei, il cuore in gola tanto era ansiosa.
Sophie, Lione, Bright e Auler la chiamarono dal lato del campo: - Rein! Cosa ci fai lì? Perché non sei qui tra i battitori?-
Shade, poco più distante da loro, alzò la testa guardando nella sua direzione.
Rein rivolse uno sguardo a Mirlo, che la osservava con un odioso ghigno sul viso, poi disse loro:- Il professore non ha voluto sentire ragioni, mi ha messo come ricevitore - e sentì le risate sommesse di Fine e Altezza mentre pronunciava quelle parole.
Lione si rivolse agli amici impaurita:- Deve essere stata opera di Mirlo, quelle tre hanno un piano -
Bright le rispose adirato:- Non permetterò che Altezza le faccia del male! Se osano anche solo toccarla…-
Auler si rivolse calmo all’amico, posandogli una mano sulla spalla:- Non giungiamo a conclusioni affrettate, vediamo come si mette la cosa -
Sophie si copriva la bocca con le mani, più preoccupata che mai:- Credo che l’obiettivo dei lanci di Fine sia Rein - dichiarò ansiosa.
Shade aveva ascoltato tutto senza dire una parola.
Osservò Rein mentre si accovacciava dietro al battitore tenendo il guantone saldamente con le mani. Stava tremando mentre fissava, tesa, Fine.
Shade abbassò lo sguardo, sbuffando: “ Lo sapevo che si trattava solo di aspettare. Fine si è lanciata di nuovo all’attacco, e questa volta fa sul serio ”. 
Il fischio del professore diede inizio al secondo set di gioco. Rein deglutì a fatica, senza distogliere lo sguardo da Fine. Stava caricando il braccio all’indietro, pronta per lanciare.
Fango, che era il primo a battere, si piegò leggermente sulle ginocchia alzando la mazza in aria.
“ Ti prego, Fango, prendila, colpiscila, ti prego…” pregava Rein, guardando con aria supplichevole il compagno dai capelli castani, che le dava le spalle, pronto a ricevere il lancio.
Improvvisamente, Fine fece uno scatto: Rein non fece neanche in tempo ad accorgersi del movimento, che vide la ragazza dai capelli rossi con il braccio teso verso la sua direzione e lo sguardo concentrato sulla palla che volava veloce verso di lei.
Lione e Sophie si abbracciarono tremanti, Bright e Auler stavano seduti con una mano ben posata a terra, pronti ad alzarsi per intervenire, mentre Shade se ne stava rannicchiato in un angolo a braccia conserte.
Mirlo e Altezza si scambiarono uno sguardo compiaciuto, mentre Fine osservava la traiettoria della palla che era diretta esattamente contro Rein.
“ Sei spacciata, sirenetta! ” pensò, sghignazzando malignamente tra sé e sé.
Fango corrugò la fronte, la mazza vibrò in aria.
“Ti prego, ti prego…” supplicò Rein, osservando prima lui poi la palla.
Un “Oh” generale si sollevò tra tutti i giocatori: Fango aveva mollato la mazza e stava correndo in prima base più veloce che mai, mentre Fine e i suoi compagni di squadra osservavano esterrefatti la palla volare nella direzione opposta a quella che aveva avuto poco prima.
L’aveva colpita, ci era riuscito.
Rein e i suoi amici sospirarono sollevati, Mirlo e Altezza guardarono incredule Fine che lanciò uno sguardo iracondo verso la ragazza dai capelli blu.
“ Dannazione! Hai solo avuto fortuna!” pensò.
Shade, dall’angolo in cui stava, emise una risata sommessa e compiaciuta.
Gli alunni di 4°F esplosero in urla di gioia nel vedere che Fango aveva conquistato la prima base, mentre quelli di 4°A guardarono sconsolati la palla rotolare per terra.
– Salvo!- gridò il professore indicando il ragazzino dai capelli castani.
- Avanti il secondo battitore!-
 


Cucù!
Eccomi qui, ad aggiornare con un nuovo capitolo! ^__^
Come avete letto, questo capitolo contiene una delle prime trovate di Fine....
Sapete, a dir la verità trovo questo capitolo alquanto banale, ma non avevo in testa idee miglori, così ho optato per questa .__. 
Spero, che, nonostante tutto, il capitolo sia stato di vostro gradimento =)
Che altro si inventerà Fine per mettere i bastoni tra le ruote alla nostra Rein?
Sta a voi scoprirlo...

Un immenso grazie a tutte coloro che seguono e recensiscono la storia (come sempre!) <3
E un grazie anche a coloro che semplicemente leggono =)
Per oggi è tutto, ci si vede al prossimo capitolo!
Bye!
 


 

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Capitolo 7
*** Incidente di Percorso ***


 CAPITOLO 7  INCIDENTE DI PERCORSO

 

Finora le era andata bene: dopo Fango avevano giocato, colpendo la palla e salvandosi raggiungendo la base, Bright, Auler e Sophie.
Perfino Lione, che non era proprio il massimo nel gioco del baseball, si era impegnata ed era riuscita ad impedire che la palla raggiungesse Rein, venendo però eliminata.
Dopo di lei avevano giocato altri due compagni di classe, e non era stato segnato ancora alcuno strike. Fine non se ne capacitava, riceveva polemiche dai suoi compagni di classe che le chiedevano cosa le fosse preso tutt’a un tratto:- Fine, diamine, cos’hai oggi? Non hai fatto altro che regalare punti alla squadra avversaria, che fine ha fatto il tuo lancio micidiale?- 
Fine chiese al professore un secondo di time-out: doveva riprendersi, era troppo adirata per potersi concentrare.
Altezza e Mirlo le si avvicinarono:- Fine, che cosa ti prende? Perché non l’hai ancora colpita?-
Fine le osservò adirata:- Non lo so, ho mirato sempre e costantemente lei, e non sono riuscita a centrarla nemmeno una volta! Non capisco - mormorò irritata.
Altezza esclamò impulsivamente:- Guarda che se è perché non hai il coraggio di farlo, prendo io il tuo posto e la facciamo finita in questo istante!-
Mirlo cercò di calmare le due:- Ragazze, tranquille. Fine, evidentemente sei troppo concentrata su Rein e non riesci a coordinare bene il lancio. E poi è evidente che i suoi amichetti la stanno aiutando, non avete notato che perfino quelle imbranate di Lione e Sophie sono riuscite a prendere la palla?- e indicò l’allegro gruppetto di amici che chiacchierava.
Fine si innervosì: - Se continuiamo così non riuscirò mai a colpirla - sentenziò.
Altezza la interruppe:- Beh, invece dovresti impegnarti di più, non aspetterò che Bright salvi un’altra volta quella smorfiosa! Non la sopporto!-
Mirlo guardò le due esasperata:- Ho capito- disse sbuffando - devo pensarci io…- e voltò le spalle alle altre due che la guardarono dirigersi verso la sua classe, non capendo cosa avesse in mente.
Mirlo si rivolse con tono innocente al compagno che doveva battere dopo Lione: - Posso chiederti un favore?- domandò timidamente al ragazzo che si girò di scatto, arrossendo nel trovarsi davanti la ragazza dai capelli castani che lo guardava con sguardo languido.
Pastel aveva da sempre avuto un debole per quella ragazza: le piacevano la sua grinta e la passione che metteva in ogni cosa che faceva.
Non gliel'avrebbe mai confessato, ma ciò che più ammirava di lei era la sua spassionata vena artistica: tante volte si era rifugiato in aula di disegno alla ricerca d'ispirazione, e l'aveva trovata nei disegni di Mirlo.
Mirlo era a conoscenza dell'interesse che lui aveva per lei, sebbene non sapesse fino a che punto si spingesse l'ammirazione nei suoi confronti.
L'unica cosa che le faceva comodo, in quel momento, era la consapevolezza di poterlo manipolare come più gli fosse piaciuto, spingendolo a fare tutto ciò che volesse lei.
Come previsto, infatti, alla richiesta che Mirlo gli fece addolcendo lo sguardo, Pastel non seppe porle rifiuto.
- Potresti, per favore, fare andare me al posto tuo a battere? Sai, sono la penultima ma con tutti questi bravi giocatori prima di me credo proprio che non riuscirò a giocare. Mi piacerebbe tanto invece…- gli disse con un filo di voce.
Il ragazzo rispose a monosillabi, ammaliato dal dolce faccino di lei, e le porse la mazza rivolgendole un sorriso imbarazzato senza troppi complimenti.
Nel frattempo, Rein si era diretta a bordo campo per rilassarsi un attimo. Appoggiò la schiena al muro e scivolò per terra seduta, emettendo un sospiro di sollievo.
- Sei talmente scarsa a baseball che ti hanno messo a fare da ricevitore?-
Sbuffò infastidita.
Avrebbe riconosciuto quella voce odiosa tra mille:- Shade, possibile che tu debba offendermi ogni volta che ne hai l’occasione?- disse rivolta al ragazzo poco distante da lei.
Shade la guardò divertito mentre lei lo osservava con sguardo di sufficienza.
Non la ascoltò nemmeno:- Beh, dai, in fondo non te la stai cavando così male - disse.
Rein lo osservò diffidente - Anche se - continuò lui - è anche vero che finora il lavoro sporco lo hanno dovuto fare i nostri compagni. Non hai ancora toccato palla - dichiarò, dubbioso - tanto non riusciresti comunque a prenderla! - e se la rise di gusto.
Rein lo osservò accigliata:- Sei proprio insopportabile, Shade! - disse mentre lui la guardava divertito.
- Dai, non prendertela, è solamente la pura verità - la stuzzicò. Lei cercò con tutta sé stessa di trattenersi dall’urlagli contro, quando lui le si avvicinò all’orecchio e le disse con voce suadente:- Se vuoi posso darti una mano io…-
Il cuore di Rein trasalì, e si scostò subito da lui, imbarazzata e rossa in volto.
Il professore annunciò la fine del time-out:- Va bene ragazzi, riprendiamo la partita! Avanti il prossimo battitore!- non appena udì quelle parole, Rein ebbe un tuffo al cuore. Tempismo perfetto, cominciava a sentirsi a disagio vicino a Shade. Si alzò intimorita dal posto in cui era seduta, raccolse il suo guantone e si diresse decisa verso la sua postazione.
- Sicura di non volere il mio aiuto?- le urlò Shade dal posto in cui era seduto.
Rein si voltò verso di lui con un’espressione corrucciata e gli fece una linguaccia:- Non ho bisogno di te, brutto antipatico!- e corse via da lui, che rideva compiaciuto.
Si accovacciò di nuovo, mentre osservava Fine che caricava il braccio per lanciare.
Era talmente concentrata su di lei che non fece minimamente caso a chi avesse preso il posto di battitore.
- Hai paura, Rein?- domandò una voce maligna sopra di lei.
Rein alzò lo sguardo, spalancando gli occhi:- M-Mirlo?- esclamò incredula.
Mirlo la guardava dall’alto, facendo sfiorare la punta della mazza a terra:- Si, Rein, sono io: dimentichi forse che sono nella tua stessa squadra?- domandò quella, sogghignando.
- Si, ma avresti dovuto giocare più tardi, come diavolo…- tentò di rispondere Rein.
- Forse ti stupisce il fatto che io sappia corrompere i nostri compagni?- disse la castana, e rivolse un sorriso, salutandolo con la mano, al ragazzo che le aveva ceduto la mazza, il quale ricambiò il saluto al colmo della gioia.
Rein la osservò intimorita:- C-che avete intenzione di fare?- chiese.
Mirlo la guardò, rispondendo pacatamente:- Cosa ti fa credere che abbiamo in mente qualcosa?- poi si voltò di scatto, senza nemmeno aspettare la risposta della turchina, e alzò la mazza in aria:- Adesso zitta, fammi concentrare: devo prendere la palla -
Non fece neanche in tempo a concludere la frase che qualcosa accadde.
Fu un attimo, nessuno fece in tempo a rendersi conto di nulla.
Rein vide la palla muoversi veloce verso di lei, poi avvertì un forte dolore alla mano destra e se la ritrovò tra le mani.
- Ahi…- disse guardandosi dolorante la mano.
- Oops, scusami, questa non l’avevo proprio vista arrivare! - esclamò Mirlo guardandola innocentemente.
Rein non si lasciò intimorire: rilanciò la palla a Fine guardandola con occhio di sfida. Se volevano la guerra, allora guerra avrebbero avuto.
- Strike uno!- gridò il professore da fuoricampo.
Altro fischio, altro lancio: Rein si ritrovò di nuovo la palla tra le mani, il dolore alla mano si fece sempre più acuto. Adesso capiva perché chiamassero Fine la “Spietata Lanciatrice”, aveva sbagliato a sottovalutarla.
- Strike due!- tra i compagni di classe iniziarono a sollevarsi mormorii perplessi: Mirlo non si era neanche mossa per cercare di prendere la palla, e nessuno ne capiva il motivo.
O quasi.
Fine e Altezza, intanto, sogghignavano soddisfatte: un altro lancio così e Rein sarebbe scappata in spogliatoio piangendo terrorizzata, sotto gli occhi di Shade e di tutti i presenti. Sarebbe stata umiliata e derisa: non ci sarebbe stato più alcun dubbio sul fatto che Shade avrebbe potuto ancora interessarsi ad una debole come lei, a quel punto.
Sophie, dalla prima base, osservava preoccupata l’amica:- Rein, ti sei fatta male?- domandò, ma lei non le rispose, si limitò a rilanciare la palla a Fine, pronta per il terzo round.
- Se continua così la massacreranno! - disse preoccupato Bright ad Auler. Shade, a lato del campo, sembrava teso, anche se continuava a starsene tranquillamente seduto con le braccia conserte.
L’insegnante si assentò per un attimo, lanciando però prima il fischio che annunciava un nuovo lancio: questa volta Rein non vide neanche la palla arrivare, poté solo sentirne il suono che tagliava, veloce, l’aria.
Tra i compagni si levò un “Oh” di sorpresa. Rein avvertì improvvisamente un dolore lancinante alla testa: si portò una mano alla tempia e quando la tolse per guardarsela la vide sporca di sangue.
Shade si scostò dal muro dal quale era appoggiato.
– Suppongo che sia un terzo strike…- sussurrò compiaciuta Mirlo.
- Rein! Tutto a posto?- Bright stava correndo verso di lei, preoccupato, ma lei lo fermò:- E’ tutto ok, sto bene - disse in un sussurro.
- Ma stai sanguinando! Meglio che ti porti in infermeria - le si avvicinò, porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi, ma lei non si mosse da terra. Fissò Bright con sguardo deciso: - Ho detto che sto bene, continuiamo la partita.- ripeté, decisa.
Tutti la guardarono sbalorditi: non capivano perché si ostinasse tanto a voler continuare a giocare messa com’era messa. Bright ritornò, sconcertato, al suo posto, mentre Rein si rimetteva barcollante in postazione. Le girava la testa, ma mai l’avrebbe data vinta a Fine. Avrebbe potuto colpirla quante volte voleva: lei avrebbe continuato a rialzarsi e giocare.
Mentre Mirlo cedeva la mazza al giocatore successivo, lieta che il suo compito fosse terminato con successo, Fine caricò il braccio per lanciare ancora una volta. Era intenzionata a colpire Rein fino allo sfinimento.
Bright, che se ne accorse, vedendo che Mirlo aveva ancora la mazza in mano, urlò, mentre si precipitava verso Rein: - Mirlo! Colpisci quella palla!- ma lei non lo ascoltò.
Rein, che aveva la vista appannata e si sentiva mancare, poté udire soltanto il rumore sordo del colpo. L’ultima cosa che vide prima di svenire fu una figura scura che si ergeva davanti a lei con la mazza tra le mani.
 
 

 
 
 
 
 
 
       

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Capitolo 8
*** In Infermeria ***


Uhm, oggi stranamente avevo un pò di tempo libero, così ho pensato di postare il capitolo seguente =)
Che dire, sono commossa nel vedere che la storia, bene o male, riscuote un discreto successo.
Il mio terrore era che non piacesse a causa del cambamento radicale che ho apportato ad alcuni personaggi.... ma vedo che comunque alcune di voi sanno apprezzare lo stesso, e a voi vanno i miei ringraziamenti.
A chi recensisce rispondo via mail, tuttavia vorrei fare un ringraziamento pubblico e speciale alle mie più fedeli lettrici Delphinium_Love, tata_angel e marzia ds  per le recensioni meravigliose che mi lasciano ogni volta. Mando un grosso bacio a tutte <3
Ora, dopo questo breve stacco pubblicitario, possiamo riprendere con il programma (Shade: o__o questa crede di essere in un telefilm...)
Ecco a voi il prossimo capitolo! Enjoy it :D
 

 
 

CAPITOLO 8  IN INFERMERIA 

 

Quando riaprì gli occhi, con la vista leggermente appannata, la prima cosa che vide furono i visi delle sue due amiche Lione e Sophie:- Rein! Ti sei svegliata finalmente!- esclamarono sollevate.
- Dove….dove sono?- chiese con voce fievole lei – Sei in infermeria- disse Lione, Rein si accorse solo allora di trovarsi sdraiata su un letto.
- Infermeria!?!- disse alzandosi di scatto. La testa le girò di nuovo e dovette sdraiarsi. Il polso destro le faceva male, era fasciato.
- Non fare sforzi, Rein, la botta che hai preso è stata bella grossa…-
- Cosa…cosa è successo?- domandò nuovamente, rintontita.
Si portò una mano alla testa: anche la fronte era completamente fasciata. Gemette di dolore quando toccò la tempia destra:- Ora ricordo - mugugnò, e le venne in mente la palla lanciata da Fine che l’aveva colpita così forte da farla sanguinare.
Qualcuno bussò alla porta, facendole rimbombare i colpi nella testa.
- Avanti - mugugnò, sofferente.
Dalla porta entrarono nientedimeno che Bright e Auler, in visita al capezzale dell’infortunata.
- Rein! Ti sei svegliata finalmente! Come stai?- chiese il biondo, donandole uno dei suoi sorrisi più radiosi.
Non poteva crederci: Bright era lì, bellissimo, con i suoi capelli biondi che rilucevano alla luce del sole che filtrava dalla finestra, e lei invece era orribile, i capelli scompigliati, la faccia assonnata e spaesata e un’orrenda fasciatura in testa.
Rein arrossì imbarazzata, portandosi le coperte al viso nel tentativo di coprire quell'orrore che giudicava essere il suo volto.
- B-Bright, che bello vederti qui, sei venuto a trovarmi - constatò compiaciuta, sorridendo da sotto il lenzuolo.
Lui le sorrise, avvicinandosi al letto:- Ma certo, di che ti stupisci? Ero molto preoccupato per te - esclamò, quasi sorpreso dello stupore della ragazza.
Rein spalancò gli occhi, incredula:- Eri…eri preoccupato per me?- chiese, fissandolo con una faccia da ebete, compiaciuta della sua premura.
- Tutti lo eravamo- saltò su Auler, rompendo il momento romantico tra i due.
La turchina distolse lo sguardo dal biondo mentre entrambi arrossivano, poi si osservò intorno, spaesata. Non riusciva ancora a capire come fosse finita in infermeria: l’ultima cosa che ricordava era Bright che le correva incontro chiedendole se si fosse fatta male.
- Ma come sono arrivata fin qui?- chiese, guardando gli amici con aria interrogativa.
Lione e Sophie la guardarono stupite: - Davvero non ti ricordi?- esclamarono.
Lei le osservò smarrita:- L’ultima cosa che ricordo è la palla in testa e Bright che mi correva incontro -
Al suono di quelle parole gli amici si rabbuiarono, abbassando il viso più seri che mai. Bright strinse i pugni, parlando con voce sommessa:- Dopo che hai ricevuto quella tremenda botta in testa Fine non era ancora soddisfatta e ha pensato di lanciarti un’altra palla addosso - cominciò - era velocissima, faticavo quasi a vederla. Ho urlato a Mirlo di colpirla, ma lei ovviamente non si è mossa, così sono corso, sperando di poterti salvare - deglutì, mentre Rein pendeva letteralmente dalle sue labbra.
Dunque  Bright, da impavido cavaliere, era corso in suo aiuto, proteggendola.
Gli occhi le si illuminarono, mentre l’ambiente circostante svaniva lasciando spazio a una radura verde e immacolata, intrisa di candidi fiori profumati colti da una ragazza dai lunghi capelli turchini la quale rideva giocando col vento, che, dispettoso, le alzava leggermente il vestito stile ottocentesco, mostrando le lunghe gambe lisce e vellutate.
Ed ecco un cavallo all’orizzonte, giunto ad interrompere quel divertente gioco tra lei e il vento: in sella un cavaliere dal fiammeggiante mantello rosso e i capelli dorati, che le tendeva la mano, invitandola a salire sul suo candido destriero, per condurla lontano, tra le sue braccia, mentre una musica romantica accompagnava quel momento fiabesco, quasi irreale.
- Oh, sarebbe meraviglioso...- sentenziò Rein tra sé e sé, mentre la voce di Bright continuava imperterrita il suo racconto.
- La palla era vicinissima, se non fosse stato per Shade…- concluse il biondo, stringendo i pugni ancora più forte.
La musica romantica di sottofondo si interruppe improvvisamente, il campo fiorito attorno a lei cominciò a dissolversi e la turchina si vide cadere dalle braccia del suo impavido cavaliere, lanciando un urlo di terrore mentre precipitava nel vuoto.
Aveva capito bene, o se l’era solo immaginato?
- Aspetta un attimo - intervenne a un tratto, temendo di aver frainteso - hai detto Shade? Cosa c’entra lui?- chiese, piuttosto confusa.
Accidenti, perfino nei suoi sogni si doveva intromettere?
Bright la guardò, inespressivo:- Shade si è accorto, come me, della palla che ti stava arrivando addosso: ha scaraventato Mirlo a terra strappandole la mazza dalle mani e ha colpito la palla rimandandola indietro, evitando che ti potesse raggiungere - rispose tutto d’un fiato  - Poi sei svenuta e ti ha portata qui in infermeria, sapessi che spavento che ci hai fatto prendere! -
Mentre Bright parlava, Rein si vedeva ancora urlante precipitare nel vuoto, le lacrime agli occhi per la tremenda fine che l’aspettava. Poi, improvvisamente, due forti braccia che la reggevano, impedendole di cadere ancora, e due occhi blu notte che la fissavano, rassicuranti, mentre sul viso di un principe dal mantello nero e i capelli violacei si disegnava, sempre più ampio, un sorrisetto orgoglioso e strafottente.
“No, no, no, no!” si ripeteva, scuotendo la testa indispettita.
I ricordi, suo malgrado, le stavano riaffiorando nella mente, confusi e sfocati: le urla di Bright, la sua corsa disperata nel tentativo di salvarla, il botto che aveva udito e quella figura scura che si ergeva davanti a lei…
“ E’ stato Shade a fermare il colpo. Non posso crederci…” pensò Rein, osservando gli amici a bocca aperta senza pronunciare una parola.
- Rein? Tutto bene?- domandarono quelli preoccupati - Eh? Uh… si, si tutto a posto - si riscosse, ancora scioccata per le parole di Bright.
L’infermiera entrò nella stanza, inacidita, interrompendoli:- Beh, che ci fate ancora qui? Le lezioni sono incominciate, e la signorina ha bisogno di assoluto riposo. Forza su in classe!- disse, spingendo il gruppetto fuori dalla stanza.
- Rein, torneremo a trovarti dopo la lezione di matematica, ok?- disse Lione, osservandola fiduciosa.
Rein osservò gli amici andarsene, Bright che si voltava verso di lei dicendole:- Rein, scusami per Altezza. So che c’entra anche lei in tutto questo, fidati: non gliela farò passare liscia-
- Non devi preoccuparti, Bright. Sto bene adesso, consideralo solo come un incidente- rispose lei, sorridendogli.
La lasciò, guardandola negli occhi con fare rassicurante, dopodiché nella stanza rimasero solo lei e l’infermiera: – Bene - sentenziò quella, avvicinandosi a lei - è ora di cambiare le fasciature -
Mentre si lasciava sbendare, Rein ripensava a ciò che le aveva detto Bright.
“Se davvero è stato Shade a salvarmi devo subito trovarlo e ringraziarlo, anche se, antipatico com’è, non si meriterebbe proprio niente da me ”
 

¤¤¤¤¤¤

 
Erano passate due noiosissime ore e Rein era ancora dentro l’infermeria. Al cambio d’ora erano venute a trovarla Lione e Sophie, ma si era trattato solo di cinque minuti e poi Rein era ripiombata nella noia più totale.
- Uff…- borbottava tra sé e sé - … che noia. Se non fosse per questi giramenti di testa…- ma si zittì subito, sentendo la maniglia della porta vibrare e la voce dell’infermiera provenire dall’esterno:- Se sta dormendo ti prego di lasciarla tranquilla e tornare più tardi!-
- Lo farò, non si preoccupi - disse Shade con voce annoiata.
“ Oddio, Shade è qui! E adesso che faccio?” si domandò Rein, guardandosi intorno disperata: non era psicologicamente pronta per parlare con lui e sorbirsi le sue prese in giro!
Mentre Shade entrava nella stanza, Rein, non sapendo che fare, si limitò a sdraiarsi in fretta e furia nel letto, dandogli le spalle. Chiuse gli occhi fingendo di dormire.
Shade entrò cauto e si avvicinò pian piano al suo letto:- Rein?- la chiamò, ricevendo in risposta solo il silenzio – Rein, stai dormendo?- ancora niente. Rein lo guardava terrorizzata con la coda dell’occhio, pregando che la credesse addormentata e se ne andasse.
- A quanto pare sta dormendo - disse lui tra sé e sé - forse è meglio tornare più tardi..- e si voltò per uscire.
Rein non fu abbastanza silenziosa nell’esultare. Il ragazzo, avendo udito un suo leggero movimento, si era voltato nuovamente verso di lei: – …Rein?- disse, dirigendosi nella sua direzione.
“ Ti prego, ti prego esci…” lo pregava, mentre sentiva il suo cuore battere a mille. Shade si avvicinò ai margini del letto: al diavolo l’infermiera, voleva stare lì con lei anche se stava dormendo, dopotutto osservarla mentre dormiva, così piccola in quel letto così grande, era così affascinante…
Prese una sedia che trovò lì vicino e si sedette accanto al letto, mentre Rein se ne stava immobile senza fiatare.
Shade prese a guardarla teneramente, un lieve sorriso gli comparve sul volto, ma subito svanì nel vedere la fasciatura alla mano. Le prese la mano slogata delicatamente tra le sue, accarezzandola con le dita.
Rein, rivolta dall’altra parte, spalancò gli occhi piena di sorpresa e cercò di trattenersi dal togliere la sua mano fredda da quelle più calde di Shade: solo perché stava “dormendo” non significava che lui potesse prendersi tutta quella confidenza!
Trattenne il respiro nell’udirlo parlare:- Ah Rein, che ti hanno fatto! Te l’avevo detto di stare attenta a quelle tre streghe, e invece tu hai voluto fare la coraggiosa, l’impavida, e guarda che ti hanno fatto…- il suo tono di voce stava cambiando. Sembrava quasi in pena per lei.
- Lo sapevo che questa scuola non è adatta a una ragazza fragile come te. Fin dal primo giorno che ti ho vista ho pensato che non avresti resistito a lungo mettendoti contro Fine e avevo ragione. Ti avevo anche avvertito che sarebbe stata dura se ti fossi fatta subito dei nemici, ma tu da brava stupida non mi hai ascoltato e guardati adesso -
Rein lo ascoltava sempre più indispettita: come si permetteva di darle della stupida!?
Immobile ed emettendo solo qualche fievole respiro, non badò al resto del discorso, offesa a morte per aver udito quell’ultima parola che le entrava nella testa, pungolandola, mentre Shade se ne stava silenzioso a contemplare la sua fragile figura.
Improvvisamente le lasciò la mano e si alzò dalla sedia:- Sarà meglio che vada - dichiarò, esprimendo il pensiero ad alta voce.
Quando sentì la porta aprirsi, Rein emise un sospiro di sollievo: se n’era andato, finalmente. Chiuse gli occhi, sollevata, e rimase così per qualche minuto, contemplando il silenzio attorno a lei. Quando li riaprì, si ritrovò due occhi blu che la fissavano intensamente a pochi centimetri dal suo viso:- Shade! M-ma che fai!?-
Saltò seduta sul letto, allontanandosi da lui che la guardava divertito:- Allora era come sospettavo: non stavi dormendo - ridacchiò.
Lei lo guardò infuriata:- Si può sapere cosa stavi cercando di fare!?- era ancora rossa in volto e il cuore le stava ancora battendo all’impazzata. Lui si sedette sul letto a fianco a lei:- Niente, volevo solo vedere se russavi, o facevi finta - disse lui, pacato.
Lei lo osservò irritata, scostandosi ancora di più da lui. Adesso si permetteva di invaderle quello che era il suo territorio!
Incrociò le braccia, trattenendo l’impulso di buttarlo giù dal letto, e gli disse fredda:- Non dovresti essere in classe in questo momento?- lui la guardò ancora ridacchiando:- Si, è vero, ma se il professore dice qualcosa ho già la scusa pronta per evitare di farmi mettere una nota-
- E quale sarebbe? Ti sei sentito improvvisamente male e hai fatto un salto in infermeria?- disse lei in tono ironico.
Lui la guardò sorpreso:- Accidenti, non avevo pensato a questa scusa, è decisamente migliore di quella che ho pensato io!- e rise, conscio di essere guardato da Rein che lo osservava ancora più irritata:- Non sei per niente simpatico! - disse, voltandosi di spalle.
Nell’udire quelle parole, Shade si fece improvvisamente serio, e si alzò dal letto dirigendosi verso la porta in fretta e furia.
– Ehi, e adesso dove vai?- gli disse lei, sorpresa per quella reazione impulsiva. Lui si voltò nuovamente:- Visto che non sono di tuo gradimento, me ne torno in classe: lì almeno ho delle persone intelligenti che apprezzano il mio sarcasmo -
Quanto lo odiava quando le rivolgeva quelle offese implicite, nascoste da quel tono indifferente e provocatorio: ma si, che se andasse pure! Per quanto la riguardava, non voleva accanto a lei qualcuno che la infastidisse.
Corrucciò la fronte in un’espressione imbronciata, aspettando con ansia il momento in cui avrebbe visto il ragazzo scomparire da dietro la porta. Quando vide la mano del ragazzo posarsi sulla maniglia, però, le venne in mente il fatto che doveva fare ancora una cosa, prima che lui se ne andasse.
Sbuffò inacidita: quanto le costava quello che stava per fare!
Fu costretta a fermarlo prima che fosse troppo tardi:- Shade, aspetta un attimo - disse, con tono infastidito - Si?- disse lui, guardandola annoiato - Ecco io… volevo ringraziarti per avermi salvata dalla palla lanciata da Fine, prima in palestra - e abbassò lo sguardo, incapace di incrociare i suoi occhi.
Essere gentile con un essere odioso come Shade si stava rivelando piuttosto faticoso.
Lui si avvicinò di nuovo a lei, con un ghigno stampato in volto, e le prese il viso tra le mani.
Rein arrossì di colpo vedendosi Shade a pochi centimetri da lei:- Shade c-che stai facendo?- domandò perplessa.
Lui la scrutò con i suoi occhi blu:- Pensavo volessi ringraziarmi con un bacio…- disse sorridendo maliziosamente.
- Cooosaaaa?!?- Rein si tolse le sue mani dal viso e lo allontanò da lei, scioccata da ciò che aveva appena sentito pronunciargli:- M-ma che ti salta in mente?!- esclamò tutto d’un fiato - Avevo ragione sul tuo conto: non sei altro che un pervertito! -
Lui la guardò di nuovo con la sua espressione annoiata, per niente turbato dal fatto di essere appena stato rifiutato:- Ho capito - disse sospirando - a quanto pare ti piace fare la difficile. D’accordo, starò al gioco: farò finta di non sapere che sei pazza di me -
Rein lo osservò indispettita e gli urlò furibonda:- Io pazza di te!? Ma quando mai!? Sei il ragazzo più insopportabile che io abbia mai conosciuto!-
Lui la continuava ad osservare senza battere ciglio:- Ok, come vuoi - rispose pacato.
La sua tranquillità la fece letteralmente uscire dai gangheri:- Non credere di avere speranze con me, Shade: sprechi il tuo tempo. Sei un tipo offensivo e pieno di te, proprio il genere di persone che non prenderò mai in considerazione… e ascoltami quando ti parlo!-
Sbraitava contro Shade che si stava dirigendo fuori dalla stanza sempre con la sua implacabile tranquillità – Shade, dove vai? Sei anche maleducato, non presti nemmeno attenzione a quello che dicono le persone! anche se mi hai salvata rimani comunque la persona che odio di più a questo mondo!-
Rein finì la sua predica, rossa in viso e col fiatone, osservando Shade che era a un passo dalla porta:- Hai finito?- disse lui con tono pacato.
– Si- gli rispose.
– Bene- disse lui - Anche tu mi piaci, Rein - e uscì dalla stanza con quel suo sorrisetto malizioso sulle labbra.
Rein rimase a fissare la porta chiusa per un po’, senza pronunciare una parola.
- SHADE, TI ODIOOOOOOO!- strillò infine, più furibonda che mai.
 
L’infermiera vide il ragazzo uscire dalla stanza e poteva udire al suo interno le urla della ragazza, più infuriata che mai:- Santo cielo- disse rivolta al ragazzo – che cosa è successo?-
Shade la guardò tranquillo:- Oh, niente di grave, a quanto pare la ragazza ha seri problemi nel gestire la rabbia. Le consiglio di darle un sedativo, se non vuole essere divorata viva da quella pazzoide - e se ne andò, ridacchiando tra sé e sé, mentre l’infermiera entrava nella stanza per cercare di calmare Rein.
 

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Capitolo 9
*** Lavoro a Coppie ***


 CAPITOLO 9  LAVORO A COPPIE

 

 La professoressa stava seduta alla cattedra, picchiettando la penna sul registro che teneva aperto davanti a sé. Faceva scorrere il dito della mano destra sull’elenco, studiando attentamente il nome di ciascun alunno.
- Fango Hotaro - disse, scrutando il ragazzo - tu farai coppia con Mirlo Agasawa -
La classe era piombata in un silenzio tombale, tutti guardavano la professoressa, ansiosi.
La tensione era palpabile: ciascun alunno si tratteneva a stento al proprio posto, il fiato sospeso ed il cuore a mille.
Lione e Sophie fremevano di impazienza, ma quella più agitata era Rein.
– Oh, ragazze, sento che sto per svenire! - piagnucolò Lione a un tratto.
- Suvvia, Lione, non farne una tragedia!- la rimproverò Sophie.
L’amica la guardò con aria di rimprovero:- Non sapete che agitazione mi mettono questi momenti! -
Rein le lanciò un'occhiata accigliata:- E lo vieni a dire a me?- esclamò acida.
Ebbene si, la professoressa stava mettendo gli alunni a coppie per svolgere una ricerca, una tesi, per meglio dire. L’argomento da trattare era la cosa più assurda del mondo: l’amore.
Rein sospirò amareggiata: lei non sapeva niente di amore. Non aveva mai avuto un ragazzo in vita sua a causa dei suoi continui trasferimenti di città in città. Che cosa avrebbe potuto dire a riguardo?
Ma la domanda che la metteva in agitazione più di tutte era: con chi l’avrebbe messa la professoressa? Ormai la maggior parte delle coppie erano già state fatte, mancavano poche persone da scegliere, e tra queste c’era Shade.
“Ti prego: tutto ma non lui ” pensò, pregando l’insegnante con lo sguardo.
La professoressa volse lo sguardo nella sua direzione e accennò un lieve sorriso mentre pronunciava il secondo nome della lista:- Lione Kamama - Lione si alzò di scatto dalla sedia - tu starai con Auler Hishimoto -
Lione sospirò di sollievo – Beh, poteva andarti peggio! Sei capitata con mio fratello!- disse Sophie dal banco dietro. Rein sospirò: a Lione era andata bene, e a lei invece?
Volse lo sguardo verso il gruppetto formato da Bright, Shade e Auler. Osservo il ragazzo dai capelli biondi.
Se soltanto fosse capitata con….
- Bright Ishjiama - Rein trasalì - lavorerai con…-
“ Ti prego, ti prego, fai il mo nome…”
- Sophie Hishimoto - continuò la professoressa in tono cantilenante.
“Accidenti!” pensò Rein amareggiata.
- Caspita, Sophie! Farai coppia nientemeno che con Bright!- disse Lione osservando Sophie con gli occhi che luccicavano – E’ davvero fortunata, non trovi anche tu, Rein?- Rein osservò l’amica, leggermente invidiosa:- Eh si. Davvero molto fortunata- disse tra i denti.
- Shade Kudo, tu farai coppia con…- il silenzio piombò nella classe. Tutte le ragazze stavano con il fiato sospeso, desiderose di sapere chi sarebbe stata la sua compagna, ma soprattutto, desiderose di essere quella fatidica compagna.
Anche Rein trattenne il respiro, ma non di certo per lo stesso motivo delle sue compagne! Lei pregava di non essere la prescelta.
- ...Rein Yuka- disse finalmente la professoressa. Rein sobbalzò dalla sedia. Tutte le ragazze guardarono nella sua direzione, invidiose più che mai.
“ Lo sapevo ” Pensò lei, posandosi una mano sulla fronte, avvilita.
Shade la stava osservando, ridendo sotto i baffi: non sembrava per niente contenta di fare la ricerca insieme a lui.
- Oh, Rein, sapessi quanto ti invidio! - esclanò Sophie tra i denti.
Rein la guardò sorpresa:- Tu invidi me?- domandò, incredula. Sophie la guardò sbigottita:- Ma certo!- rispose come se fosse una cosa ovvia – Insomma, farai coppia con Shade, il ragazzo più gettonato della scuola - continuò con tono sognante.
Lione si intromise:- Tu faresti meglio a non lamentarti! Stai con Bright, che è il secondo ragazzo più gettonato della scuola! L’unica che dovrebbe lamentarsi sono io! - esclamò.
Sophie ribatté in tono scherzoso:- Come, non mi dirai che mio fratello non ti va a genio! È così affascinante, non trovi? In realtà saremmo io e Rein quelle che dovrebbero invidiarti! -
Le tre risero di gusto, poi Sophie aggiunse:- No, sul serio comunque: Rein è davvero fortunata- sospirò – fosse per me, farei volentieri cambio partner pur di far coppia con Shade…-
“ Oh, anche io farei volentieri cambio, Sophie, non sai quanto! ” pensò la turchina, sospirando.
- Bene, ragazzi: queste sono le coppie. Il termine di scadenza per la consegna della tesi è la prossima settimana. Buon lavoro, allora -
“ Già, buon lavoro…” pensò amareggiata Rein, sospirando per l’ennesima volta.
 
La campanella suonò l’ora della ricreazione, Rein tirò un sospiro di sollievo: finalmente quell’ora infernale era finita. Mentre la classe si svuotava pian piano, lei rimase seduta nel suo banco, tenendo il broncio e fissando costantemente il quaderno ancora aperto.
Nemmeno Lione e Sophie erano riuscite a smuoverla da lì e, capendo che non era aria, erano uscite lasciandola sola in classe.
Rein sospirò amareggiata. Mugugnava tra sé e sé parole incomprensibili e voltava le pagine del quaderno con sguardo assente, totalmente persa nei suoi pensieri
- Oggi facciamo le brave ragazze e restiamo in classe a studiare?- domandò una voce alquanto sarcastica che la distrasse dalla sua attività.
- Shade - disse infastidita, alzando lo sguardo verso di lui - che cosa vuoi?-
Il ragazzo dagli occhi blu stava in piedi davanti al suo banco, fissandola:- Curioso che ci abbiano messo insieme per fare la ricerca, eh? Ho l’impressione che non si tratti più solo di coincidenze -
Rein non gli rispose, si limitò a voltare la testa da un’altra parte. L’idea di fare coppia con lui non la allettava per niente.
Shade appoggiò le mani sul banco di lei, avvicinandosi al suo viso:- Oh, come siamo nervose stamattina! Ti sei alzata con la luna storta, forse?- disse, sempre con quel sarcasmo che la faceva andare letteralmente fuori dai gangheri.
- Shade, lasciami in pace. Non ti basta già il fatto che sono destinata a fare coppia con te come motivo per torturarmi?- gli disse in tono provocatorio.
 - Torturarti?- ripeté lui sorpreso – Quando mai ti ho torturata?-
Rein lo fulminò con lo sguardo: - Mah, non saprei, diciamo... Ogni singolo momento della giornata?- ipotizzò, acida.
Lui ridacchiò divertito, Rein sospirò rassegnata.
- A proposito della ricerca - disse Shade ritornando serio - quando ci incontriamo per iniziare a mettere giù qualcosa?-
- Incontriamo? Dobbiamo per forza incontrarci per fare questo compito?- si lamentò lei. Lui la guardò severo:- Cosa credevi, che ognuno facesse il lavoro per conto suo e poi avremmo messo insieme le due ricerche?-
Rein sbuffò, guardandolo imbronciata e poggiando la schiena allo schienale della sedia, mettendosi a braccia conserte:- Beh, era un’idea…- mugugnò.
- Non prendermi in giro! Perché si chiamerebbe lavoro a coppie, sennò?- disse lui in tono di rimprovero. Rein sbuffò.
- E poi - aggiunse lui - non sei poi tutto questo granché a scrivere, da quello che mi risulta…- la provocò.
Rein, nel sentire quella provocazione, gli rispose accigliata:- Per tua informazione sono una studentessa modello, io! Quindi stai zitto e pensa a te piuttosto! -
- Oh, si, sei brava- disse lui - ma non a comporre temi, a quanto mi risulta -
Lei rispose alla provocazione sempre con il suo tono infastidito:- Anche se fosse, non sono affari tuoi. E poi cosa vuoi saperne tu?-
Lui alzò le spalle:- Dai, testolina vuota, non te la prendere: tutti abbiamo le nostre piccole debolezze! - la punzecchiò. Rein lo fulminò nuovamente con lo sguardo: sentirsi chiamare con quel nomignolo la fece uscire fuori da gangheri.
- Io ho la media dell’otto in quasi tutte le materie!! Non chiamarmi mai più con quel nome, hai capito? Come ti permetti di dire che non so comporre dei temi? Hai mai letto una qualche mia composizione? Sono una scrittrice provetta, io!- gli urlò, diventando rossa in viso.
- Ah, si?- disse lui poco convinto.
– Si- rispose risoluta lei.
– Ho i miei dubbi - ribatté lui.
– E invece è proprio così-
- mmh…- Shade la osservò sospettoso, Rein trasalì nel vedersi nuovamente scrutata da quegli occhi così profondi.
D’un tratto, lui fece un rapido movimento e afferrò con decisione il diario di Rein appoggiato sul banco, impedendo alla ragazza di fermarlo. Era stato troppo veloce. Le voltò le spalle e si mise a sfogliarlo con interesse.
- Ehi!- disse lei alzandosi dalla sedia e allungando le braccia per riprendersi ciò che le apparteneva – Ridammelo! Ridammelo subito!-
Ma Shade si spostò agilmente, voltandosi nuovamente verso di lei che tentava di afferrare il diario, continuando a voltare le pagine – Shade, ridammi subito il mio diario!- disse Rein sull’orlo di una crisi isterica, aggrappandosi a lui nel tentativo di strappargli dalle mani il prezioso oggetto.
- Vediamo - disse lui senza badarle – ah, ecco qui!- disse, soffermandosi su una pagina sulla quale erano scritti i voti di Rein.
- Shade…- - Accidenti, hai dei gran bei voti in matematica!- disse lui osservando con attenzione la pagina - Però non si può dire lo stesso di italiano…-
- Shade, sto perdendo la pazienza…- lo minacciò Rein esasperata, ma lui continuò senza darle peso.
- Hai ragione: sei una scrittrice provetta, è la professoressa che non comprende a fondo la tua arte - esclamò, scuotendo la testa – Capita a volte di essere degli artisti incompresi, sai? Ma non te la prendere, testolina vuota! Magari in futuro avrai più fortuna!- concluse ridacchiando.
Finalmente lei riuscì a strappargli il diario dalle mani, e lo mise velocemente nella cartella dove non avrebbe potuto prenderlo di nuovo. Quando alzò gli occhi, si vide lo sguardo severo del ragazzo addosso:- E adesso cosa c’è?- domandò accigliata, ma lui non rispose, limitandosi ad osservarla severo.
- Va bene ho mentito per quanto riguarda italiano. Ecco, sei contento ora? Adesso che lo sai vattene - ammise quella in uno sbuffo.
Ma lui si avvicinò nuovamente a lei:- E con la ricerca come la mettiamo? Sei ancora sicura di volerla fare in solitaria?-
Lei fu colta alla sprovvista: ora che ci pensava, l’idea di dover fare una relazione da sola non la allettava più di tanto.
Sospirò, rassegnata:- Fosse per me, non la farei nemmeno questa stupida ricerca!- mugugnò.
Ci fu un attimo di silenzio: Rein continuava tenere gli occhi fissi sul banco, mentre Shade non distolse lo sguardo da lei nemmeno per un attimo.
- D’accordo – disse lui infine - lo prenderò come un si. Facciamo domani pomeriggio, a casa mia, subito dopo scuola?-
Nessuna risposta.
Un lieve sorriso comparve sulla bocca di Shade: era proprio testarda e ostinata, sapeva che non gliel’avrebbe mai data vinta.
- Molto bene. Ti lascio il mio numero di telefono, nel caso in cui avessi bisogno di indicazioni - disse, afferrando un foglietto per scriverci sopra il numero e porgerlo a Rein.
La ragazza lo afferrò perplessa.
- Allora a domani!- concluse Shade, dirigendosi verso la porta della classe per uscire.
Rein alzò lo sguardo, osservandolo andarsene senza dire nulla.
 
  


Buh!
Sono di nuovo qui! xD
Ho deciso di postare oggi perchè sono convinta che fino a fine settimana sarò troppo impegnata, sono sommersa dallo studio -___-"
Dunque, vi lascio con un capitoletto in cui non succede assolutamente nulla di che, ma che spero sia stato gradito lo stesso.
Ringrazio tutti quelli che leggono la fic, che recensiscono, che la mettono tra le seguite o tra le preferite.
Non avete idea del grande onore che mi fate! *___*
Ci vediamo al prossimo capitolo! <3

 

 
 
 
  

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Capitolo 10
*** Sette giorni per farla Innamorare ***


 CAPITOLO 10    SETTE GIORNI PER FARLA INNAMORARE

 

 - E quindi l’hai invitata a casa tua?- chiese Bright con un filo di gelosia nella voce.
- Si - rispose Shade senza badargli più di tanto.
- Uhuu! Vai così, amico!- gli disse Auler, dandogli delle pacche amichevoli sulla schiena – Qualcosa mi dice che farete una ricerca piuttosto approfondita, non so se mi spiego! - concluse ridacchiando e punzecchiandolo col gomito sul fianco.
I tre erano tranquillamente seduti su una panchina del parco vicino a casa di Bright. Era il loro posto preferito dove potevano parlare di tutto e di più. Gli alberi del parco ormai erano completamente spogli, solo qualche fortunato possedeva ancora delle foglie giallastre sui rami più alti. Le rimanenti giacevano a terra, tutte ammassate, e rendevano il terreno piacevolmente morbido al contatto.
Tirava un venticello gelido, il cielo era coperto da sottili nuvole grigie.
Shade si voltò verso Auler, guardandolo con disappunto:- Finiscila, idiota! Tu e i tuoi pensieri poco opportuni!- gli disse, con un filo di nervosismo nella voce.
Bright sospirò, guardando il cielo:- Fossi in te, non so quanto riuscirei a concentrarmi sulla ricerca, Shade - momrorò pensoso, con tono quasi malinconico.
- Che intendi dire?- chiese il ragazzo guardandolo interrogativamente – Ma insomma, hai visto Rein?- gli rispose il biondo spazientito per il fatto che l’amico non capisse – Cioè, è una meraviglia! Io non credo che ce la farei a pensare alla ricerca avendo lei al suo fianco -
- Oh, lui invece si concentrerà a fondo!- si intromise Auler ridendo più che mai per i suoi doppi sensi.
Shade si rivolse al ragazzo dai capelli verdi, lanciandogli un’occhiata fulminante:- Ma insomma, vuoi piantarla? Non sei per niente divertente!- disse, mentre gli dava uno spintone, facendolo cadere dalla panchina.
Auler continuava a ridere, rotolandosi per terra. Shade gli urlò ancora una volta di smetterla, buttandosi sopra di lui e cercando di tappargli la bocca con le mani, ma invano. Bright, invece, era ancora seduto sulla panchina, pensoso.
Non badò alla lotta amichevole tra i due.
- Senti, Shade - disse ad un tratto, costringendo l’amico a terminare la sua tortura su Auler, il quale continuava a prenderlo in giro ridendo come un matto, per prestargli attenzione - dimmi: Rein ti piace?- gli chiese infine.
Shade guardò l’amico leggermente sospettoso:- Perché me lo chiedi?-
Bright alzò le spalle, guardandolo negli occhi:- Perché… Beh, ecco…- balbettò incerto – Piace anche a lui!- saltò su Auler liberando la bocca dalle mani di Shade che in un primo momento erano riuscite a farlo tacere.
Bright arrossì leggermente.
Shade non disse nulla, si tirò su da terra lasciando Auler tra le foglie, e si sedette accanto all’amico. Guardò un punto fisso davanti a lui, senza proferire parola. Il silenzio piombò tra i tre ragazzi: tutti osservavano Shade che sembrava stesse riflettendo sulla risposta da dare.
- Beh - disse finalmente - è una ragazza interessante, non c'è dubbio...- e guardò Bright che fece un’espressione piuttosto delusa.
Lo sapevano che se ad entrambi piaceva la stessa ragazza, uno dei due avrebbe dovuto rinunciare. Il punto era: chi dei due?
- Tanto non ti nota amico!- disse improvvisamente Auler rivolto a Shade – Sei invisibile per lei, non può proprio sopportare la tua vista!-
Shade lo osservò senza dire nulla – E poi – aggiunse quello - si vede benissimo che a lei interessa Bright. Insomma, avete visto come le brillano gli occhi quanto ti guarda?- e fissò Bright, al quale gli si era illuminato leggermente il volto.
- Come fai ad esserne sicuro?- domandò Shade a un tratto con tono irritato.
L'altro alzò le spalle, ambiguo: – Lo so e basta. Anche perché Sophie mi ha accennato qualcosa -
Shade sentì la rabbia e la gelosia pervadergli il corpo. Con che diritto Auler osava sminuirlo in quel modo?
Davvero lo riteneva capace di lasciar perdere soltanto perchè Rein mostrava un leggero interesse per Bright? Eppure lo conosceva abbastanza bene da sapere che le imprese impossibili non lo spaventavano affatto.
Anzi, amava quando le cose tendevano a complicarsi, proprio perchè maggiore sarebbe stata la sua soddisfazione alla conquista della vittoria.
- Bene - disse - se la metti così, vuoi scommettere?- e rivolse ad Auler uno sguardo di sfida. L'aveva provocato, ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Gli avrebbe dimostrato di quanta determinazione era capace di disporre.
- Che intendi dire?- chiese quello, facendosi alquanto interessato.
Shade lo fissò intensamente negli occhi: sembrava piuttosto determinato.
- Scommetti che la faccio innamorare perdutamente di me?- disse infine, sfacciato.
Ad Auler la proposta sembrò intrigante: se era una sfida quella che Shade voleva proporgli l'avrebbe accettata senza alcun indugio.
Squadrò l'amico un paio di volte, valutando la risposta da dargli.
- Uhm…- disse infine - La cosa mi interessa: ci sto!-
- Ehm, ragazzi…- cercò di intervenire Bright. Ma i due non lo ascoltavano: quella scommessa allettava troppo entrambi perché qualcuno potesse dissuaderli.
- Allora? Quando inizia la sfida?- chiese Auler impaziente. Shade continuava a tenere gli occhi fissi su quelli dell’amico:- Quando vuoi - disse - sono pronto a stracciarti in qualsiasi momento - concluse freddo.
L’amico ghignò:- D’accordo allora.Ti do sette giorni a partire da domani per farla innamorare di te: se entro quest’arco di tempo non sarai riuscito a conquistarla, dovrai cedere il posto a Bright. Ci stai?- e guardò l’amico con uno sguardo di sfida.
- Ma, ragazzi, non mi pare il caso di arrivare a tanto: non è mica un premio da vincere!- diceva Bright, per niente d’accordo con la loro decisione.
Ma Shade non voleva sentire ragioni: per Rein era disposto a tutto, e l’idea di conquistarla lo allettava a tal punto da fargli perdere ogni sorta di lucidità mentale.
Fissò ancora Auler, che attendeva una sua risposta, con decisione, poi disse convinto:- Per me va bene -
Bright sospirò amareggiato “ Dove andremo a finire di questo passo…” pensò, posandosi avvilito una mano sulla fronte.
 

¤¤¤¤¤¤

 
- Per me non va affatto bene!- urlò Fine in preda all’ira contro le due che le stavano accanto.
– Fine, cerca di calmarti adesso, dopotutto si tratta solo di fare una ricerca insieme. E' solo scuola, nient’altro - le diceva Mirlo per tranquillizzarla.
Fine si voltò verso di lei, guardandola con uno sguardo assassino:- Si tratta solo di scuola?! Una ricerca insieme? Ma lo sai cosa vuol dire questo!? Vuol dire che si dovranno incontrare per svolgerla e ciò significa che Shade sarà solo, con lei!- strillò furibonda.
- Questo potrebbe essere un problema - disse Altezza piuttosto pensierosa.
Mirlo sbuffò: - Quanto la fate tragica. Non è la fine del mondo, in fondo. Rein non è mica così furba da far passare tutto per un appuntamento! - cercò di sdrammatizzare.
Nell’udire quelle parole, Fine si irritò ancora di più: - Un appuntamento, dici?-  urlò, mentre camminava a passi veloci che rimbombavano nel corridoio ormai deserto della scuola.
Prese Mirlo per il colletto dell’uniforme:- E questo ti sembra niente?- le disse minacciosa. Mirlo cercò di giustificarsi: – Era tanto per sdrammatizzare…- disse, mentre si liberava dalla presa della rossa.
Silenzio.
Le tre ragazze si zittirono di colpo, Fine stava con i gomiti appoggiati all’enorme davanzale della finestra del secondo piano, pensierosa: – Sei sicura di aver sentito bene? Insomma, magari il professore ci ha ripensato e li ha separati… – ipotizzò speranzosa.
Mirlo scosse la testa:- No, mi dispiace deluderti. Sono sicurissima di quello che ho sentito.- Fine si voltò verso di lei, sospirando:- D’accordo, allora. Se le cose stanno così…- sussurrò.
- Oh, conosco quello sguardo! - disse malignamente Altezza mentre osservava Fine. La rossa se ne stava a volto basso, gli occhi cremisi infiammati di rabbia e un ghigno perfido stampato sul volto.
- Che hai in mente?- chiese Mirlo sospettosa. Fine sogghignò: – Voglio solo divertirmi un po’ con quella povera sciocca. Mi ha provocata più di una volta e deve pagare. Ci divertiremo un po’ alle sue spalle-
- Fine, e se poi Shade cercasse di difenderla…..?-
Si udì un violento colpo. Mirlo si zittì immediatamente, terrorizzata.
Fine aveva sbattuto violentemente un pugno sul davanzale di pietra, il volto coperto dalla frangia celava una terrificante espressione d’odio: – Non devi dirlo neanche per scherzo, Mirlo. Shade non si metterà in mezzo per difendere quella sciocca ragazza. Lui è mio, e di nessun’altra -
 


Eccomi di nuovo tra voi, carissime! ^__^
Tornata dopo un'intensa settimana di studio, nemmeno oggi riesco a tirare un sospiro di sollievo *sigh*
Per questo motivo non sono riuscita nemmeno a rispondere alle vostre meravigliose recensioni, e mi scuso solo ora, vi ringrazio davvero tanto per i bei commenti che mi lasciate ogni volta <3
Ho solamente il tempo di postare il capitolo, perciò nemmeno questa volta risponderò alle vostre recensioni, prometto che mi farò perdonare con quelle che mi lascerete qui (se me le lascerete! xDD)
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, come vedete la storia sta prendendo una certa piega...
Shade ha fatto una scommessa con Auler sul fatto di conquistare Rein, ma secondo voi lo ha fatto solo per puro scopo utilitaristico, o c'è dell'altro?
E Fine cosa si inventerà ancora per mettere i bastoni tra le ruote a Rein?
Aggiornamenti al prossimo capitolo!
Un bacio e un grazie a tutte <3
 

 
 
  

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Capitolo 11
*** Promesse Nascoste ***


 CAPITOLO11  PROMESSE NASCOSTE

 

Primo giorno.
- Allora, testolina vuota, sei pronta ad incominciare?-
Quanto odiava quello stupido nomignolo che le aveva affibbiato, come se lui fosse tanto più intelligente di lei, poi!
 – Si sono pronta – disse – e non chiamarmi testolina vuota, capito? Non lo sopporto!- aggiunse, irritata.
Shade la osservò mentre sbraitava contro di lui e la trovò assolutamente adorabile. Com’è che ogni cosa che diceva la faceva sempre uscire fuori dai gangheri?
- Dai, mettiamoci al lavoro- sospirò, interrompendola.
Rein smise di lamentarsi, e si fece improvvisamente seria: – Allora - disse timidamente, schiarendosi la voce - da dove cominciamo?- chiese, guardando Shade.
Lui alzò le spalle – Non lo so, dimmelo tu - disse. Rein lo fulminò con lo sguardo.
- Bene, se la metti in questo modo - disse accigliata, tirando fuori dallo zaino quaderno e penna - cominciamo dal principio. Shade, per te… che cos’è l’amore?- e lo fissò negli occhi per la prima volta quel giorno.
Shade osservava Rein con un sorrisetto stampato sul volto, il gomito destro poggiato sul tavolo e il viso poggiato sulla mano: ne era completamente affascinato. Quella ragazzina gli aveva rapito il cuore fin dal primo giorno in cui l’aveva vista, come era accaduto anche a tutti i suoi compagni di classe, nonché al suo migliore amico Bright.
E lui era quello che amava distinguersi dalla massa…!
- L’amore…- sussurrò mentre era ancora incantato a guardarla - Mah - disse, alzando le spalle - tutti tendono ad identificare banalmente l’amore come quel sentimento che si viene a creare tra un uomo e una donna, ma secondo me non si tratta solo di questo. Insomma, esistono differenti tipologie di amore: l’amore per una madre verso il figlio, l’amore tra fratelli, anche l’amicizia può essere intesa come una forma di amore -
Si interruppe, fissando Rein negli occhi, i suoi occhi…
Così celesti, così luminosi, esprimevano una purezza nel carattere, un’innocenza da bambina, una fragilità tale da far scaturire in lui un sentimento di protezione verso di lei. Mai si era sentito così premuroso verso una ragazza, anzi, mai si era sentito così attratto da una ragazza.
E tutto per colpa dei suoi splendidi occhi azzurri, quegli angoli di cielo che sapevano donare con semplicità un sorriso, senza chiedere nulla in cambio.
Certo, ce n’erano anche di più carine di Rein in giro per la scuola, ma lei aveva qualcosa di speciale, quel suo carattere tanto contorto e misterioso che a Shade piaceva tanto.
Adorava i suoi improvvisi sbalzi d’umore, gli piaceva quando si faceva improvvisamente timida e silenziosa. Era un silenzio che diceva molte cose di lei.
Amava la sua cocciutaggine, e quella sfacciata determinazione che gli mostrava ogni volta.
Amava il suo timido sorriso, adorava le sue rosee guance che si colorivano ogni volta che era imbarazzata.
Ma, soprattutto, gli piaceva quel suo carattere peperino che gli mostrava ogni volta che lui la stuzzicava un poco. Perfino se le avesse detto un innocente “ciao” avrebbe iniziato subito ad urlargli contro indispettita.
Merito del loro primo scontro?
Può darsi, in fondo si dice che è la prima impressione quella che conta davvero, e, doveva ammetterlo, un filo di verità c’era in quella frase apparentemente così sciocca e frivola.
Se solo per Rein fosse stato lo stesso! Invece per lei, lui non era altro che un odioso sbruffone, insignificante come tanti altri. Perché a lei interessava Bright, e nulla l’avrebbe dissuasa dall’abbandonare l’immagine del principe perfetto quale le sembrava, ancora intrappolata in un mondo di favole che non esisteva.
No, non esisteva, come non esisteva lui. Per lei c’era solo e unicamente Bright, nessun altro.
Perché, perché si sentiva ogni volta così insignificante nel ripensare a ciò? Perché ogni volta che incontrava il suoi occhi limpidi e cristallini era consapevole del fatto che non fossero riservati a lui?
Non la meritava, forse. Non la meritava affatto.
Ma ormai si era proposto di conquistarla, e non si sarebbe certo tirato indietro.
- In ogni caso - disse improvvisamente, interrompendo l’affollarsi di pensieri nella sua mente - per quanto differenti possano essere queste diverse “facce dell’amore”, se così le si può chiamare, credo che tutte abbiano in comune una cosa, è cioè il fatto che per la persona amata siamo disposti a fare qualsiasi cosa, anche metterci nelle situazioni più rischiose -
Si interruppe nuovamente e riprese a scrutare Rein.
I suoi capelli turchini così folti e fluenti che le ricadevano dolcemente sulle spalle e sui fianchi lo affascinavano, quello sguardo dolce e tenero di quando sorrideva lo faceva impazzire.
Si, gli piaceva da matti.
Shade l'osservò con una punta di dolcezza nello sguardo. Lei ricambiò, senza notare la premura dipinta nei suoi occhi, volgendogli un'occhiata perplessa, poi ritornò a scarabocchiare le pagine del suo quaderno.
La cura e l'agilità con cui faceva scivolare la penna sulla carta non poté fare a meno di strappare a Shade un sorriso: metteva sempre tanto impegno ed energia in ogni cosa che faceva, era assolutamente adorabile.
Un altro sorriso gli si dipinse in volto nel notare che non si era ancora tolta il suo inseparabile cappellino blu dalla testa che era solita portare tutte le mattine prima di entrare in classe, ma si spense subito quando vide un’enorme chiazza bluastra a forma circolare in prossimità della tempia destra sfigurarle il volto.
- Nessuno permetterebbe mai che alla persona amata venga fatto del male - disse, incupendosi.
La botta che Rein aveva preso in seguito alla palla lanciata da Fine era ancora evidente. Erano passate due settimane, e ancora non era guarita.
Shade strinse forte i pugni: quella ragazza aggressiva e assillante adesso si permetteva anche di farle del male. Se prima gli era assolutamente indifferente, ora provava un profondo disprezzo per la rossa.
- Io, personalmente, non sopporterei il fatto di vedere soffrire la persona a cui tengo di più -
Si: Fine avrebbe dovuto pagare per quello che le aveva fatto, e invece… Invece Rein aveva voluto nuovamente mettere a tacere la questione, facendo passare tutto come un disgraziato incidente. La sua testardaggine l’avrebbe portata alla rovina uno di questi giorni.
- Anzi, piuttosto che veder soffrire lei, preferirei mille volte esserci io al suo posto -
Con gli occhi ancora puntati sul livido, Shade si ripromise di tenere lontano Fine da lei per qualsiasi ragione al mondo. Non le avrebbe permesso neanche di sfiorarla, no, non la sua Rein - si ritrovò ad affibbiarle quell'appellativo senza neanche rendersene conto.
- No…- disse infine, ancora perso nei suoi pensieri -non ti verrebbe mai fatto del male, se fossi io ad amarti -
Trasalì, vedendo gli occhi celesti di lei scrutarlo allibiti.
Lui, sempre scontroso e burbero, lui, così freddo e distaccato, aveva detto di essere disposto a fare qualsiasi cosa per la persona che amava.
Rein non l’avrebbe mai immaginato.
Eppure, quelle parole che aveva pronunciato l’avevano colpita.
“Non ti verrebbe mai fatto del male, se fossi io ad amarti” aveva detto.
Non poté fare a meno di arrossire. Pensava che lui avesse rivolto quelle parole direttamente a lei. Era stata l'impressione di un attimo, poi si era dissolta istantaneamente.
Sorrise, scuotendo la testa: era praticamente impossibile che fosse così, data la reciproca antipatia che provavano l’uno per l’altra.
 – Wow - riuscì a dire infine, balbettando un poco -n-non credevo potessi essere tanto dolce e protettivo - concluse, sorridendo a uno Shade leggermente imbarazzato.
Lui distolse subito lo sguardo, arrossendo: aveva espresso ad alta voce quel pensiero senza neanche rendersene conto.
Nulla, nulla riusciva a celare a quegli occhi così innocenti e puri.
Eppure, Rein non sembrava aver capito che quelle parole erano direttamente rivolte a lei.
Sospirò, sollevato.
Era meglio così, in fondo… o no?

 

... Sentita la mia mancanza??
*Direi di no... xD*
Ebbene si, sono tornata dalle vacanze di pasqua, e vi porto un piccolo regalino per farmi perdonare e non essermi fatta sentire per tutto questo tempo! ^__^
Ok, lo so, il capitolo non è dei migliori, ma spero comunque che sia stato gradito D:
Inutile dire che ringrazio tutte coloro che recensiscono la mia storia (le mie fedeli lettrici senza le quali non sarei spronata a continuare a scrivere *__*) e anche a coloro che la mettono tra i preferiti, le seguite, o che danno semplicemente un'occhiata e poi chiudono la pagina =)
Spero continuiate a seguirmi <3
Un bacione grande a tutte *O*
Al prossimo capitolo! ;)
 

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Capitolo 12
*** Frustrazioni e Litigi ***


 CAPITOLO 12  FRUSTRAZIONI E LITIGI
 

- Non ci credo, ha detto veramente così?- esclamò Sophie mentre le tre ragazze entravano in bagno – Queste esatte parole – annuì Rein.
- Uah! Ma è fantastico!- disse la ragazza abbracciandola – Ti ha letteralmente fatto una dichiarazione d’amore! Oh, che romantico!-
Rein si sciolse dall’abbraccio dell’amica:- Sophie, ma cosa dici!- era leggermente arrossita – Stava parlando per ipotesi e facendo dei paragoni, non era serio…-
- Mah, sarà come dici ma secondo me ha ragione lei - si intromise Lione - insomma: nessuno direbbe mai una cosa del genere, se ci pensi -
- Ragazze, ma che cosa state dicendo!- sbraitò Rein – Non vedete che litighiamo sempre? Come potrebbe esserci qualcosa tra noi?-
- Beh - disse Lione timidamente mentre si metteva a posto i capelli guardandosi allo specchio - Non si dice forse che “chi disprezza compra”?- e guardò Rein con un sorrisetto malizioso, lasciando l’amica di stucco, senza sapere come controbattere.
- Guarda, l’hai lasciata senza parole! - ridacchiò Sophie - Allora ammetti che ho ragione almeno un po’! - le disse Lione ridendo.
- Vi state sbagliando, ragazze! - disse Rein, un po’ titubante.
Le tre stettero qualche secondo in silenzio, poi Lione, vedendo che Rein si era incupita, le chiese:- Rein, ma a te lui piace?-
Rein osservò l’amica, imbarazzata. Sapeva che prima o poi le avrebbero fatto quella domanda, perciò si era preparata da tempo la risposta da dare loro.
- Lione, che domande fai? - ridacchiò, e non aggiunse altro rendendosi improvvisamente conto che non sarebbe riuscita a dire quello che avrebbe voluto dire.
In un primo momento si spaventò, giudicandosi incapace di mantenere una posizione quando si trattava di dover fare una scelta.
Per quale motivo non riusciva ad ammettere di fronte alle due amiche il fatto che il sentimento che la legava a Shade era pura e semplice antipatia? Del resto, cosa avevano da condividere loro due insieme, se non l'odio reciproco che scaturiva dall'incompatibilità dei loro caratteri?
Eppure più tentava di aprir bocca, più le parole le si strozzavano in gola, incapaci di venir fuori.
Pensò che l'unico valido motivo per cui si sentisse così combattuta fosse perchè aveva permesso a quella frase pronunciata con così tanta leggerezza da Shade di condizionarla nel suo giudizio.
Forse era semplicemente ancora troppo sorpresa da quelle parole per poter reagire, o forse, in reatà, sperava in futuro di scorgere un fondo di verità in esse. Non che la cosa le importasse più di tanto, sia chiaro, ma magari questo avrebbe aiutato sia lei che Shade a deporre finalmente le armi e a far nascere il principio di una nuova amicizia.
Dopotutto, le costava ammetterlo, Shade si era dimostrato più volte premuroso con lei, ed era giusto ricambiarlo regalandogli la sua amicizia in cambio dei suoi aiuti passati.
Ripresasi dalle sue riflessioni Rein tornò ad osservare le sue due amiche che attendevano una sua risposta con sguardo interrogativo.
Lei si schiarì la voce, pronta a parlare:- Perchè risponderti, Lione? Sapete benissimo quanto io detesti le sue maniere strafottenti. Il fatto che per una volta abbia dimostrato un pò di gentilezza nei miei confronti non significa certo che tra noi due potrà mai esserci dell'interesse capace di spingersi oltre una sincera amicizia. Anzi, a dir la verità, non credo che gli importi molto di me: fino ad ora non ho fatto altro che riversargli contro tutto l'odio che provo per lui, perchè dovrebbe improvvisamente cominciare a interessarsi a me? E perchè dovrei farlo io? -
- La sirenetta ha ragione! - la interruppe una voce alquanto familiare dal tono trionfante. Tre figure comparvero vicino a loro, bloccando l’uscita dal bagno. La ragazza al centro, che portava i suoi inconfondibili codini rosso fuoco, si avvicinò a Rein, posandole delicatamente le mani sulle spalle:- Shade non ti nota minimamente, cara. Sei una nullità per lui. Un inutile palla al piede- sussurrò maligna, avendo cura che ogni parola andasse a segno e colpisse la turchina nel profondo.
Rein si sciolse dalla sua presa e si voltò, guardandola negli occhi:- Fine, sempre pronta a dire cattiverie sulla gente, eh?- le disse con tono di sfida.
La rossa sghignazzò:- Ma, mia cara Rein, queste non sono cattiverie: è la pura verità - le disse, sussurrandole all’orecchio.
- Tu non lo meriti assolutamente, prova un attimo a pensarci, Rein - mormorò - potresti mai essere adatta a lui?-
Il cuore le mancò di un battito, togliendole per un attimo il respiro.
Spalancò gli occhi, sentendosi inspiegabilmente ferita dalle parole che la rossa le aveva appena rivolto. Fine sogghignò, incurante di ciò che le sue parole avevano provocato in lei:- Per potergli tenere testa, devi disporre di un carattere forte e deciso…- cominciò a dire, crogiolandosi nello sconforto che le sue parole cominciavano a provocare in Rein.
La turchina deglutì a fatica, gli occhi cominciarono a pizzicarle fastidiosamente mentre ascoltava passivamente la rossa dietro di sé.
Carattere forte e deciso.
Non come lei, che si lasciava condizionare da una semplice frase pronunciata con troppa leggerezza. Una frase in grado di sgretolare ogni sua convinzione in un attimo, senza che potesse fare nulla per evitarlo.
Lei non era forte, lei non era decisa.
- Devi disporre di determinazione e razionalità, senza lasciarti sopraffare troppo dalle emozioni -
Determinazione.
Non era neanche capace di farsi portare rispetto da lui, come non era ancora riuscita a sfuggire alle persecuzioni di Fine... Poteva davvero definirsi determinata?
Lo credeva, forse, lo pensava.
Razionalità. Non lasciarsi sopraffare troppo dalle emozioni.
Lei! lei, che era la ragazza più emotiva della Terra, lei non doveva lasciarsi sovrastare dalle emozioni?
E, oltretutto, era così dannatamente impulsiva!
No, lei non era né determinata né razionale.
- Nella ragazza adatta a lui deve aleggiare quel giusto velo di mistero che la rende affascinante e preziosa ai suoi occhi - continuava la rossa, instancabile.
Mistero? Lei?!
Ma se non gli riusciva neanche a nascondere il profondo odio che provava per lui!
Come poteva pretendere di affascinarlo, di essere preziosa ai suoi occhi?
Per lui non era altro che una ragazzina isterica e capricciosa.
- E infine - continuava a sussurrarle Fine, passandole da un orecchio all’altro - devi essere ingenua, ma contemporaneamente astuta per poter conquistarlo e lasciarlo cadere nella tua rete, dandogli però la convinzione che sia stato lui a farti cadere nella sua -
Ingenua e astuta al tempo stesso.
Se veramente fosse stata astuta, a quest’ora avrebbe avuto già pronto un infallibile piano per togliersi finalmente Fine dalle scatole, e invece…
Si, lei era ingenua, ma per niente astuta.
Molto ingenua, troppo ingenua.
Così ingenua, che stava cadendo dritta dritta nella trappola che Fine aveva teso apposta per lei, una fitta e districata rete che la stava catturando sempre di più, ad ogni parola pronunciata dalla rossa a cui lei dava stupidamente ascolto.
Rein non diceva nulla, si limitava a lasciare che le parole di Fine le penetrassero nelle orecchie, lo sguardo perso nel vuoto.
La rossa sogghignò, lieta che il suo piano di distruzione psicologica stesse lentamente facendo effetto sulla povera turchina.
Sghignazzò ancora più malignamente:- Come vedi, ho ragione io: tu non sei adatta a lui, Rein. Una sciocca ragazzina priva di valori come te rischia solo di essergli d’impiccio - le iridi cristalline incontrarono quelle infuocate di Fine - Perché tu sei solo un’inutile palla al piede per lui - concluse, sorridendole.
Rein respirava a fatica. Gli occhi le si riempirono improvvisamente di lacrime, un peso opprimente le appesantì il cuore.
Non sapeva perché le parole di Fine le facessero così male, non voleva darle ragione.
Come si permetteva di darle della sciocca ragazzina priva di alcun valore?
Come osava…?
Però, in fondo, non aveva tutti i torti.
Il fatto che non fosse mai andata d’accordo con Shade e che lui la prendesse sempre in giro dandole dell’imbranata goffa e pasticciona ne era la prova. Perché era quello ciò che lui pensava realmente di lei: per lui era solo una ragazzina ingombrante e maldestra.
- Rein! Accidenti, ti sei forse dimenticata di quello che Shade ti ha detto ieri pomeriggio?- saltò su a un tratto Sophie, catturando la sua attenzione.
Rein guardò l’amica con aria smarrita – E ti sei forse dimenticata quello che Shade ha fatto per te durante tutto questo tempo?- continuò la verde, decisa. A Rein sopraggiunse alla mente, nell’arco di un momento, il ricordo di quell’ombra sfocata che le si era parata davanti per proteggerla dalla palla lanciata da Fine, quella volta in palestra.
In una parola: Shade.
- Non dare ascolto a Fine, sta solo tentando di demoralizzarti! - saltò su Lione, vincendo la sua paura sulle tre ragazze che le impedivano di parlare - Lei non sa niente di lui. Né di te -
Le parole dell’amica le diedero coraggio. Gli occhi le si riaccesero improvvisamente, lanciando uno sguardo fulminante a Fine. Si sciolse nuovamente dalla sua presa, guardandola decisa negli occhi:- Sai, Fine? Forse hai ragione - le disse - magari io per lui sono una palla al piede e non avrò tutte quelle qualità che dici di avere... - esordì - Ma tu credi di essere altrettanto importante per lui più di quanto non lo sia io?- le domandò.
Fine spalancò gli occhi, incredula:- Come osi…!- ringhiò.
Rein si diresse decisa verso Lione e Sophie, prendendole per mano e uscendo dalla porta del bagno:- Cosa ti fa pensare che lui provi qualcosa per te, Fine? Non ti rendi conto che nessuno ti sopporta qui dentro? Perfino quelle che chiami “amiche” hanno paura di te - disse.
Fine ascoltava le parole di Rein senza battere ciglio. Quello che diceva le stava facendo salire la rabbia in corpo, gli occhi le bruciavano terribilmente.
- Io posso anche essere una nullità per Shade - continuò la turchina in tono piatto - ma almeno mi rivolge la parola…- si stupì di quanta freddezza avesse usato nel dire ciò.
Fine non ce la fece. Strinse i pugni, tentando di reprimere la rabbia, ma la sua impulsività ebbe la meglio. Altezza e Mirlo la osservavano preoccupate – F-Fine…?- domandarono.
- Questa me la paghi…- disse la rossa in un sussurro - Rein! Questa me la paghi!- Urlò, fiondandosi contro la ragazza.
“Accidenti, forse ho esagerato!” pensò Rein, mentre si vedeva la ragazza piombarle addosso, dandole un violento spintone in prossimità della porta.
Rein perse l’equilibrio, cadendo all’indietro. Tentò di aggrapparsi alla maniglia nel tentativo di non cadere, ma mancò la presa.
- Aiut…- tentò di dire, mentre aspettava di urtare violentemente il pavimento.
- Rein!- urlarono in coro Lione e Sophie, tentando di sorreggerla invano.
Rein chiuse gli occhi in attesa di finire per terra, coprendosi come meglio poteva il volto.
- Uh?- disse ad un tratto, ritrovandosi stranamente illesa.
Non era atterrata sul pavimento. Qualcuno aveva attutito la caduta.
 

¤¤¤¤¤¤

 
- Uh?- fece di nuovo, mentre si rendeva conto di essere tra le braccia di qualcuno.
Alzò lo sguardo, titubante, e arrossì violentemente non appena vide chi l’aveva sorretta con così tanta maestria.
Il volto di Bright si fece visibile ai suoi occhi, accanto a lui Shade.
- Oh!- dissero in coro Sophie, Lione e tutti i presenti che avevano visto la scena. Rein rimase immobile, incapace di muoversi e di distogliere lo sguardo dai due ragazzi.
“ Oh mio dio, che vergogna…” pensò, tentando di nascondere il viso nel colletto dell'uniforme.
Finalmente uno dei due parlò:- Ehi, Rein, tutto a posto?-
La ragazza ammirò incantata gli splendidi occhi marroni di Bright – Oh, ehm… s-si è t-tutto a posto, sto bene…- balbettò.
- Accidenti, sei proprio incorreggibile! Possibile che non guardi mai dove metti i piedi? Stupida!- le disse invece Shade, seccato.
La ragazza si voltò verso di lui, accigliata:- Che cosa vuoi tu? Se ti dava tanto fastidio afferrarmi, beh potevi anche lasciarmi cadere!- sbraitò mentre si rialzava e si ricomponeva.
Shade voltò seccato la testa dall’altra parte senza dire nulla.
- Maledizione!- urlò Fine dalla porta del bagno, mentre osservava le mani di Shade sorreggere la turchina.
- Rein, sei tutta intera?- le chiese intanto Bright rivolgendole un ampio sorriso. La ragazza lo guardò imbarazzata:- Come? Si, si sto bene non preoccuparti - accennò una risatina - Per fortuna che c’eri tu a prendermi…- gli disse, con gli occhi luccicanti.
Nel frattempo, Shade si era allontanato dalla coppietta dirigendosi verso Auler.
Osservò Rein con gelosia “ Ha detto grazie a Bright. E io che sono, invisibile?” pensò accigliato.
Auler gli diede delle pacche amichevoli sulla schiena, poi gli sussurrò:- Quei due stanno facendo faville insieme, non trovi? Se continua di questo passo, mi sa che la scommessa la vinco io!- concluse ridacchiando.
- Sta zitto! Non è il momento adatto questo!- sbottò lui adirato – Uh, ma allora è vero che la ragazza ti interessa!- disse Auler in tono malizioso – Assolutamente no!- rispose lui arrossendo – Cosa te lo fa pensare?-
L’amico alzò le spalle:- Beh, da come stai reagendo, sembra quasi che tu sia geloso…-
Shade stava per ribattere, ma uno strillo lo interruppe.
Altezza stava sbraitando contro Bright, che teneva ancora Rein per una mano:- Bright!- urlò – Che diamine stai facendo con quella lì? Lasciala subito!-
- Risparmiati le scenate di gelosia, Altezza - le disse lui in tono pacato – Neanche per sogno! Ti ho già detto di starle lontano! Lo sai che non la sopporto!- ribatté lei.
- E io ti ho già detto che la devi lasciare in pace! Non ti ha fatto niente di male, perché tu e le tue amiche ce l’avete tanto con lei?- domandò il biondo, severo.
Rein si sentì leggermente presa in considerazione. Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lei. Cercò di nascondere il viso e farsi piccola piccola.
Intanto, i battibecchi tra i due fratelli continuavano – Tu non capisci!- strillò Altezza – Devi stare lontano da lei e basta, intesi?-
- Non puoi chiedermi questo!- le urlò contro il fratello.
- Ma perché non vuoi ascoltarmi?- disse lei tra i singhiozzi – Perché ti ostini a difenderla? Non è altro che una stupida…-
Ma Bright non le lasciò finire la frase.
- ADESSO PIANTALA, ALTEZZA!- urlò. Il silenzio piombò nel corridoio, si potevano udire solo i singhiozzi della bionda, che osservava il fratello con gli occhi lucidi di rabbia – Smettila di agire in questo modo e di volere obbligarmi a stare lontano da Rein!- continuò lui – Perché lo sai che non lo farò! Ti ho già detto che è una persona importante, a cui tengo molto!- disse, avvicinando Rein a sé con fare protettivo.
“Eeeeehhh?!” pensò Rein arrossendo di colpo, senza credere alle sue orecchie.
- Hai sentito quello che ha detto, Shade?- disse Auler al ragazzo - Colpito, e affondato!- sentenziò, facendogli un'occhiolino vittorioso. Shade strinse i denti e i pugni infastidito da tutte quelle continue provocazioni.
A Bright non sembrava importare di avere tutti gli sguardi puntati contro. Continuava a stringere a sé Rein, ordinando alla sorella di non avvicinarsi mai più a lei.
- Questo... questo non è giusto… io… io…- diceva la bionda tra i singhiozzi – IO TI ODIO, BRIGHT!- e corse via in lacrime, seguita da Mirlo.
Tra i presenti piombò un silenzio tombale. C’era chi osservava Altezza andarsene in lacrime, e chi invece osservava Bright che sembrava essere rimasto impassibile. Qualcuno osservava con invidia anche Rein, ancora intrappolata nell’abbraccio di Bright.
- Altezza…- tentò di dire lei – No - la fermò il biondo - Lasciala stare. Ha bisogno di sbollire la rabbia. Vieni, torniamo dagli altri.-
Rein si lasciò accompagnare dal gruppetto di amici: Lione e Sophie la guardavano esultanti, mentre Shade non la considerava minimamente. Aveva gli occhi puntati altrove e sembrava piuttosto seccato.
Che fosse ancora arrabbiato per il piccolo battibecco che avevano avuto qualche secondo prima?
- Accidenti, Bright, che crudeltà! Non credi di essere stato un po’ troppo duro con lei?- gli disse Auler avvicinandosi.
– No - fece lui - deve capire una volta per tutte che la deve smettere di comportarsi così -
- Ehm, Bright?- chiese timidamente Rein. Lui si voltò verso di lei, sorridendole e togliendole il fiato:- Si?-
- Ecco, io volevo ringraziarti…- disse lei arrossendo.
Anche il ragazzo arrossì:- Ma figurati! Per te questo e altro! - disse ridacchiando per cercare di cancellare l’imbarazzo. Shade fece una smorfia, nauseato da tutta quella sdolcinatezza.
Quando la ragazza si voltò verso di lui, guardandolo timidamente - Cosa vuoi?- le chiese acido. Rein abbassò lo sguardo:- Oh… beh, ecco, io volevo ringraziarti: se non fosse stato per te e Bright…-
Sentirle pronunciare nuovamente quel nome lo fece uscire dai gangheri.
In secondo piano. Era sempre messo in secondo piano rispetto a lui.
- E’ inutile che mi ringrazi, tanto è stato tutto merito di Bright, no?- disse con fare aggressivo
- Avanti, va da lui, è lui il tuo eroe o sbaglio? Io non ho bisogno di niente -
- Ma, Shade…- disse Rein senza capire la sua reazione. Si avvicinò a lui nel tentativo di calmarlo, ma quello si allontanò:- Stammi lontana! Ancora non l’hai capito che non ho bisogno dei tuoi ringraziamenti? Non me ne faccio nulla! Sei solo una stupida imbranata - disse - una vera palla al piede…-
Quella parola la trafisse inaspettatamente, riecheggiando nella sua testa più e più volte.
“Palla al piede, palla al piede…” era come aveva detto Fine.
Lei per lui non era altro che un peso.
Si voltò di scatto e prese a correre mentre alcune lacrime cominciarono ad attraversarle il viso.
Umiliata.
Mortificata.
Offesa.
- Rein!- la chiamarono Lione e Sophie inseguendola mentre fuggiva. Fine, che aveva visto tutto, accennò un sorrisetto soddisfatto: la sua piccola rivincita l’aveva avuta per quel giorno.
Shade si voltò verso Auler e Bright che lo osservarono severi – Shade, come hai potuto dirle quelle cose?- gli chiese Bright in tono di rimprovero - Sei proprio uno stupido - concluse Auler, atono.
Shade osservò Rein fuggire disperata, avvertendo una lieve stretta al cuore.
“ Dannazione ” pensò mentre si allontanava dagli altri per ritirarsi in classe in solitudine.
 
 


Oddiosanto quanto è venuto lungo questo capitolo! o___o
Sfido chiunque a leggerlo! xD
Ho poco tempo e vorrei dire troppe cose, mi limito solamente a ringraziare chiunque prenda in considerazione la fic =)
E vi avviso che da questo mese fino a luglio sarò un pò meno presente e aggiornerò meno frequentemente causa scuola (dannato esame di maturità é__é)
Passerò a farvi visita ogni tanto, con la speranza che la fic continui a piacervi :)
Ci si vede al prossimo capitolo! <3
 

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Capitolo 13
*** Attimo di Follia ***


 CAPITOLO 13  ATTIMO DI FOLLIA

 

Terzo giorno.
- Ragazze, dobbiamo proprio?-
- Non brontolare e sbrigati: non abbiamo tutto questo tempo prima che i ragazzi ci passino a prendere -
Rein sbuffò, svogliata: era sabato sera, e le sue amiche avevano pensato bene di portarla a ballare perché riuscisse a scaricare la tensione accumulatasi a causa dell’intenso periodo scolastico. Sarebbe stato tutto assolutamente fantastico se non fosse stato per un unico, banalissimo motivo: lei non ne aveva per niente voglia.
Era troppo giù di morale per potersi “scatenare” come Lione e Sophie volevano che facesse. E, tra l’altro, sapere che il gruppo di ragazzi con cui dovevano andare includeva anche Shade la faceva stare ancora peggio.
Si infilò di malavoglia il vestito che le sue amiche avevano selezionato apposta per lei: un grazioso abito sbracciato blu leggermente lucido, con una gonna a ruota che le copriva fino a metà coscia.
Portava una cintura di pelle blu in vita e dei tacchi alti grigi ai piedi, che la slanciavano tanto da farla sembrare una modella.
- Sei assolutamente perfetta!- esclamarono in coro Lione e Sophie mentre la portavano davanti allo specchio perché si potesse ammirare. Rein fece un sorriso con falso entusiasmo: quella mise non le faceva alcun effetto, in discoteca sarebbe potuta andarci anche in tuta da ginnastica, per quello che la riguardava.
Le due amiche sbuffarono: - Un po’ di entusiasmo sarebbe gradito, sai?- le dissero.
- Scusatemi ragazze, è che non ne ho proprio voglia - si lamentò lei – Ma se stiamo facendo tutto questo solo e unicamente per te!- esclamarono loro.
Rein si voltò a guardarle:- Mica ve l’ho chiesto io di portarmi a ballare! Per me potevamo anche stare in casa a fare un tranquillo gioco di società -
- Si, e poi dove scarichi la tensione? Così si rischia solo di accumularne il doppio! Andiamo, fai uno sforzo e cerca di sorridere, ogni tanto: ai ragazzi non piacciono le ragazze musone, sai?- risposero quelle.
- Bah, cosa volete che me ne importi…- mugugnò lei, sistemandosi i capelli.
- Ti consolerebbe se ti dicessi che stasera c’è anche Bright?- le chiese Sophie con malizia.
– Guarda che già lo sapevo! Sai com’è, deve passarci a prendere! -
- Beh, allora non vedo dove stia il problema!- le rispose l’amica.
- Ci saranno anche Auler e Shade, cosa vuoi di meglio?- esclamò Lione entusiasta.
Nel sentirle pronunciare quel nome, Rein si incupì:- Già - sospirò - ci sarà anche Shade…-
Sophie notò il suo cambiamento di umore:- Mmh, credo di avere capito dove sta il fatidico problema -
Rein la guardò con aria interrogativa – Andiamo, Rein, non starai ancora pensando a quello che Shade ti ha detto l’altro giorno, vero?- le chiese.
Lei non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo con fare malinconico. Sophie sbuffò:- Oh, insomma, Rein! Ma ancora non l’hai capito che quello che ti ha detto non lo pensava veramente? Era solo leggermente irritato e accidentalmente ha preso te di mira per sfogarsi, tutto qui!-
Rein non volle crederle:- Cosa ti fa pensare che sia così? Magari stava solo aspettando il momento buono per dirmelo - disse tristemente.
Sophie non ce la faceva più: quella ragazza era più testarda di un mulo. Prese un profondo respiro, poi le urlò al limite dell’esasperazione:- Ma ti rendi conto che quello che dici non ha senso? Da retta a me, lui non pensa assolutamente questo di te -
- Sarà come dici, ma ho intenzione di stargli il più lontano possibile stasera - dichiarò Rein decisa.
– Secondo me sbagli ad agire così - osservò Lione.
– Sai che mi importa…- ribatté lei, atona.
Un suono di clacson le interruppe: Bright era arrivato e le stava attendendo di sotto.
Le tre ragazze raccolsero in fretta e furia la loro roba, indossando un copri spalle per uscire.
- Ricordati di chiudere a chiave la porta, Rein!- le urlò Lione da sotto.
- Si, si…- le rispose annoiata lei. Sua madre non era in casa quel weekend a causa del lavoro, perciò doveva assicurarsi di chiudere bene la porta, per evitare “intrusi sgraditi”, come le aveva raccomandato.
Dati due giri di chiavi, si fiondò al piano di sotto dove gli altri la stavano attendendo. 
 

¤¤¤¤¤¤

 
- Sei molto carina con quel vestito, sai?- le disse Bright mentre le apriva la portiera dell’auto per farla scendere – Oh, grazie…- disse timidamente Rein, arrossendo.
- Dove avrà parcheggiato Auler?- domandò Lione osservandosi intorno – Non lo so - rispose Bright - in ogni caso, ha detto che ci saremmo incontrati all’entrata -
I tre si diressero all’ingresso della discoteca, e videro che Auler, Sophie e Shade erano già arrivati. Rein pensò che era stata una vera fortuna finire in macchina con Bright invece che con Auler. Un intero viaggio accanto a Shade era uno dei suoi incubi peggiori, in quel momento.
Non appena entrarono in discoteca, si ritrovarono subito schiacciati in mezzo alla folla. La musica veniva sparata nelle orecchie a tutto volume e rimbambiva parecchio, e poi ci si mettevano anche tutte quelle luci colorate e lampeggianti…
- Io suggerirei di andare un secondo in bagno - disse Sophie osservando le altre due – D’accordo - rispose Auler - noi intanto vi aspettiamo a quel tavolo accanto al bar -
Il gruppo si separò, Shade camminava deciso verso il posto indicato dall’amico, precedendo di gran lunga gli altri due.
Non appena si sedettero, Auler esclamò entusiasta:- Avete visto quanta gente? Ci sarà da divertirsi! -
- Bah, sapessi che roba…- brontolò Shade per nulla eccitato – Sempre allegro come al solito, eh?- lo stuzzicò Auler. Il ragazzo non ci diede peso: non valeva la pena iniziare a discutere proprio lì.
- Avete visto quant’è bella Rein stasera?- saltò su ad un tratto Bright, con fare sognante.
– A dire la verità, non ci ho neanche fatto caso - rispose Auler con scarso interesse – Ma come fai a non notarla? È semplicemente meravigliosa! - gli rispose il biondo ancora più perso nel suo mondo.
- Questo perché a te interessa - disse Shade ad un tratto. I due lo guardarono sbalorditi: - Perché, a te no?- gli chiesero stupiti. Lui alzò le spalle:- Dovrebbe?- chiese con tono annoiato.
- Ah, ma se le cose stanno così perché non dimentichiamo la nostra scommessa e la ragazza la lasci a Bright?- propose Auler.
- E perché dovremmo? È una scommessa o no?- rispose Shade – Si, ma io credevo che fosse una gara a chi riuscisse a conquistare il suo cuore, così era tutto più interessante…- disse Auler deluso.
- Questo non c’entra niente - rispose Shade – Ma allora Rein ti piace?- gli chiesero nuovamente Bright e Auler.
Lui si limitò a voltare la testa dall’altra parte, sbuffando:- Lasciate perdere - rispose seccato.
- Eccoci, ragazzi!- - Scusateci se vi abbiamo fatto aspettare!- i tre si voltarono verso le tre amiche che stavano venendo loro incontro. Bright si alzò in piedi, pronto ad accoglierle:- Ce ne avete messo di tempo!- constatò – Lo sappiamo, ma c’era una fila...- dissero quelle.
Anche Auler balzò in piedi:- Ah, lasciate perdere la fila e andiamo a scatenarci piuttosto! Chi vuole venire a ballare in pista?-
- Andiamo!- urlarono in coro Lione, Sophie e Bright.
Mentre tutti si dirigevano verso la pista da ballo, Rein se ne rimase in disparte ad osservare con la coda dell’occhio Shade che se ne stava seduto su divanetto, osservando la folla di ragazzi che ballavano in pista con sguardo assente: non l’aveva neanche salutata.
- Rein, hai voglia di ballare?- la ragazza si voltò verso Bright che le tendeva la mano rivolgendole un ampio sorriso.
Beh, dopotutto, era lì per divertirsi, no?
“Al diavolo!” pensò, distogliendo lo sguardo da Shade – Certo, Bright! Andiamo!- concluse entusiasta mentre si lasciava condurre in pista dal resto del gruppo.
 
“Sarà una serata moooolto lunga ” pensò Shade ancora seduto sul divanetto mentre osservava il gruppo di amici scatenarsi. Non poté fare a meno di emettere un ringhio di gelosia nel vedere Bright costantemente appiccicato a Rein.
Distolse lo sguardo “ Al diavolo!” pensò adirato “ Che me ne importa di lei, dopotutto? È solo una sciocca ragazzina come le altre. Che Bright se la tenga pure! Quanto a me…” e si guardò intorno attentamente “… ecco, quelle ragazze lì sembrano aver bisogno di un cavaliere ” pensò mentre si alzava dal divanetto per raggiungere due ragazze poco distanti.
 
- Che diamine sta facendo Shade?- urlò Auler nell’orecchio di Bright. L’amico guardò il ragazzo che si stava alzando dal divanetto e stava andando nella direzione opposta alla loro – Non ne ho idea - disse, alzando le spalle - forse ha trovato qualcuno di più interessante di noi con cui stare! - disse poi, indicando con un cenno della testa le due ragazze che l’amico aveva ormai raggiunto.
- Oh, hai capito dove vuole arrivare il nostro caro amico?- ridacchiò Auler.
Rein intanto continuava a ballare assieme a Lione e Sophie, cercando di scacciare via dalla mente il pensiero del ragazzo dagli occhi blu che continuava a tormentarla.
Quando vide Bright e Auler distratti, “Chissà chi stanno osservando con tanto interesse…” Si chiese, mentre seguiva la linea dei loro sguardi che puntava diritta a…
- Cooosa?!- esclamò scioccata. Shade stava chiacchierando con due ragazze, una mora dai capelli ricci e una bionda con un taglio di capelli a caschetto, praticamente davanti ai suoi occhi, e la cosa peggiore era che quelle due non sembravano minimamente infastidite, anzi! Ridevano di gusto lanciandogli certe occhiate…
- E poi diceva di non essere un pervertito?!- urlò lei furibonda – A me non sembra proprio!-
- Come dici?- le chiese Sophie che la vedeva parlare, senza però capire niente di quello che diceva a causa della musica alta.
Rein non le fece caso, anzi, si mise ad osservare Shade attentamente: sembrava fosse attratto dalla biondina col caschetto, bastava vedere come se la stesse mangiando con gli occhi.
“E’ assurdo! ” pensò furibonda “ Adesso le sta anche offrendo da bere!” Rein era semplicemente sconvolta.
Quando vide, poi, che Shade si trascinava la biondina in pista per ballare, esplose. Aveva visto benissimo lo sguardo compiaciuto che aveva diretto proprio a lei prima di sparire in mezzo alla folla con quell'altra, quasi le stesse lanciando una sorta di sfida.
- Questo è troppo!- strillò, fermandosi a centro della pista – Rein, è tutto a posto? Sei forse stanca di ballare?- le chiese Bright, premuroso.
Lei si voltò verso di lui, simulando un sorriso:- Si, si, è tutto a posto - lo rassicurò.
Poi le balenò in testa un’idea assurda e maligna.
- A dire la verità - cominciò - sono solo un po’ assetata. Che dici, mi offri qualcosa tu al bar, Bright?- chiese educatamente al biondo, che allargò la bocca in un ampio sorriso: non poteva chiedere di meglio!
La prese per mano, e se la trascinò dietro. Rein lanciò uno sguardo soddisfatto a Shade, assicurandosi di incrociare i suoi occhi, prima di sparire completamente dalla sua vista assieme al ragazzo biondo.
 

¤¤¤¤¤¤

 
Ormai era passata più di un’ora da quando l’aveva persa di vista. Chissà dov’era andata a finire.
Shade la cercò con lo sguardo: Auler e gli altri erano tornati al divanetto e stavano chiacchierando tranquillamente tra loro, gli unici assenti erano Bright e lei.
Sentì la gelosia pervadergli il corpo “ Che mi importa!” pensò poi, concentrandosi nuovamente sulla ragazza bionda con cui ballava. Era carina, si, eppure…
I suoi occhi erano così dannatamente inespressivi: niente a che vedere con quelli di…
“ Cosa?” il suo sguardo si spostò nuovamente sul gruppo di amici: Bright era tornato, ed era solo. Dove diamine era finita lei?
Senza pensarci due volte, lasciò la ragazza bionda sola in pista, incurante del fatto che gli stesse sbraitando dietro, dandogli del maleducato a lasciarla in quel modo, e si diresse verso Bright.
Il ragazzo non sembrava minimamente turbato dell’assenza di Rein.
- Bright!- urlò lui, afferrando il ragazzo per un braccio – Dove diavolo è Rein?- gli chiese. L’amico gli rispose ridendo:- Oh, sei qui Shade! Finalmente! Ce ne hai messo di tempo a tornare, eh?- e gli appoggiò una mano amichevolmente sulla spalla.
Shade la se la tolse di dosso:- Ti ho fatto una domanda, Bright! Rispondimi!- disse, guardando l’amico negli occhi. Ma lui sembrava non ascoltarlo:- Ti ho visto con quella biondina, sai? Ottima scelta, bravo! - blaterava.
Shade stava toccando il limite della sopportazione. Afferrò Bright per le spalle, scrollandolo un poco, per farlo tornare in sé: era evidente che avesse bevuto un bicchiere di troppo:- Bright! Dove hai lasciato Rein l’ultima volta? Te lo ricordi?- chiese pazientemente.
- Non lo so, non me lo ricordo…- balbettò lui infastidito.
Panico.
– Invece devi ricordartelo! Dobbiamo trovarla subito! Avanti, fai uno sforzo!-
Perché, perché, perché li aveva lasciati soli?
Il biondo non sembrò dare troppo peso alla situazione. Senza degnare della minima attenzione l’amico, voltò la testa dall’altra parte, annoiato.
“ Maledizione, e ora dove la vado a trovare?” si chiese preoccupato Shade, posandosi una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore freddo “Se Bright è messo così non oso immaginare in che condizioni si trovi lei…” e rabbrividì.
Doveva trovarla, accidenti!
Ma dove?
Dove, dove, dove?
- Ehm, Shade - gli disse a un tratto Bright che si reggeva a malapena in piedi - credo di averla trovata…- e indicò una ragazza dai capelli turchini al centro della pista che si scatenava come non mai al ritmo di musica, circondata da un gruppo di ragazzi che si avvicinavano sempre di più a lei.
- Dannazione!- urlò Shade mentre si fiondava in pista a riprenderla.

 


Uhu, eccomi con un nuovo capitolo!
Domando scusa per l'attesa, purtroppo come ho già detto da qui fino a Luglio avrò meno tempo a disposizione per aggiornare, a causa della scuola .___.
In ogni caso, mi fa sempre piacere sapere che la storia è gradita :)
Spero che anche questo capitolo vi garbi ;)
Chissà se Shade comincerà a farsi perdonare...
Lascio giudicare a voi.
Ringrazio infinitamente le mie fedelissime lettrici <3
Un bacio, al prossimo capitolo!

 
 

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Capitolo 14
*** Dolce Risveglio ***


 CAPITOLO 14 DOLCE RISVEGLIO

 

Rein non sapeva dove fosse, né cosa stesse facendo. La testa le girava tantissimo, non riusciva a smettere di ridere e vedeva solamente visi che non conosceva attorno a lei.
La musica era altissima, le rimbombava nella testa più che mai e, come se non bastasse, aveva una continua sensazione di nausea addosso.
Pensò che l’unico modo di scacciare via quel malessere fosse ballare, e così infatti stava facendo. In quel momento esistevano solo lei e la musica.
- Rein!- una voce lontana, ma familiare fece breccia in tutto quel caos – Rein! Mi senti? Sono Shade! Fermati e vieni via da qui!- le diceva il ragazzo afferrandola per un braccio e facendole nuovamente avvertire il contatto con la realtà.
Lei lo spinse via brutalmente:- Vattene!- disse – Non vedi che sto ballando?- e riprese a muoversi sinuosamente, attirando ancora di più l’attenzione dei ragazzi che le erano intorno.
“ E’ ubriaca anche lei ” pensò Shade preoccupato “ Devo portarla via all’istante, altrimenti qua la divorano viva!”
Si avvicinò nuovamente a lei, deciso a portarla via di lì - Rein, devi venire via con me subito!- le disse ancora, ma lei non lo ascoltò, anzi, si mise a ballare con un ragazzo lì vicino – Rein! Andiamo via, ora!- continuava Shade instancabile.
- No!- urlò lei, allontanandolo nuovamente – Non hai detto che sono una palla al piede per te? Allora lasciami in pace e vai a divertirti come sto facendo io!- gli rispose riprendendo a ballare.
- Se non vieni via subito, non so cosa ti faranno queste persone!- le disse lui in tutta risposta, già immaginando la turchina tra le grinfie di quel branco di ragazzi famelici.
- Lasciala stare, amico, non vedi che la ragazza qui non ti vuole? Peccato, sarai più fortunato la prossima volta!- gli disse sghignazzando un tipo che aveva si e no ventiquattro anni e aveva avvolto le sue braccia attorno alla vita di Rein con bramosia. Le sue mani cominciarono a scivolare sempre più in basso, senza che Rein potesse fare nulla per impedirglielo. Non era in grado di reagire, né capire cosa stesse succedendo in realtà.
Shade strinse i pugni trattenendosi a forza dal darne uno sul muso di quello sfacciato ragazzo, quando lo vide leccarsi le labbra soddisfatto nel constatare che Rein sembrava disponibile a stare a quel gioco eccitante, almeno per lui.
Se la manipolava come più gli piaceva senza che lei fosse in grado di ribattere, probabilmente annebbiato anche lui dall'alcol e forse anche da qualcos'altro, e sarebbe mancato poco perché non spingesse Rein a costringerla a fare qualcosa che in condizioni normali avrebbe sicuramente rifiutato.
Shade ringhiò infastidito, provando un profondo ribrezzo verso chi si permetteva di approfittare così della debolezza degli altri.
- Non dirmi quello che devo fare, hai capito? E pensa a trovarti ragazze della tua età, piuttosto! Ma per che cosa l’hai presa? Per una bambola forse?- gli urlò lui minaccioso, riuscendo finalmente ad afferrare Rein e a staccarla da lui. La tirò su di peso, prendendola per la vita.
La ragazza pose resistenza, mentre l'altro l'osservo portargliela via in un misto di incredulità e orgoglio ferito. Non avrebbe dimenticato quell'affronto così facilmente.
- Lasciami! Lasciami subito!- strillò Rein mentre tirava calci e pugni nel tentativo di liberarsi – No che non ti lascio!- disse Shade per tutta risposta, trascinandola via dalla pista sotto gli sguardi delusi dei ragazzi ai quali era stato così brutalmente sottratto un così appetitoso bocconcino.
– Ho detto di lasciarmi! Io voglio ballare!- urlò lei.
Cercò di tirargli uno schiaffo, ma Shade lo schivò prontamente – Eh, no - ridacchiò - non mi faccio schiaffeggiare una seconda volta da te!-
Rein continuava a divincolarsi peggio di un serpente.
- Lasciami, Shade! Non ti voglio vicino! Lasciami!- strillava lei, senza badare a ciò che lui le stava dicendo.
Quell’irrefrenabile desiderio di ballare le pulsava nella mente, fastidioso, ossessivo, e sebbene una parte di lei cercasse in tutti i modi di controllarlo, l’altra era totalmente assalita da quella bramosia infernale, al fine di scacciare via quel fastidioso malessere interiore che la stava perseguitando da tutta la serata, ormai.
Shade non mollava. Quando fu abbastanza lontano dalla ressa, la riappoggiò a terra, sempre sostenendola perché era evidente che non riuscisse a stare in piedi da sola.
Presa dalla frustrazione più totale e vedendosi inerme, mentre bruciava ancora dentro di lei quell’inappagato desiderio, Rein scoppiò a piangere affondando il viso sul petto di Shade e bagnandogli la camicia:- Tu non mi vuoi…- mugugnò a un tratto mentre cercava nuovamente di liberarsi dalla sua presa ferrea – Non ti importa nulla di me. Preferisci la prima bionda a caso che incontri a me… e allora perché? – diceva, sempre piangendo - Perché mi fai questo, Shade? Perché?- 
Ed ecco che si sentiva pervasa da un’orda di depressione improvvisa, mentre l’immagine confusa di Shade con la ragazza dai capelli biondi compariva, sfocata, nella sua mente.
Brutta cosa l’alcool, come rende le persone così fragili ed emotive…!
Al’improvviso, Rein smise di agitarsi, piombando in un sonno profondo e Shade la accolse prontamente tra le sue braccia, tirandola su di peso.
Una volta fuori dalla discoteca, la adagiò sul sedile posteriore della macchina di Auler per riportarla a casa.
Lione e Sophie erano rimaste a tenere d’occhio Bright: messo com’era messo, non potevano certo lasciarlo guidare.
Shade stava nel sedile posteriore della macchina di Auler, la testa della ragazza dai capelli turchini appoggiata sulle gambe. Le accarezzava dolcemente la fronte, scostandole qualche ciuffo dal viso e osservandola teneramente mentre dormiva. Un lieve sorriso gli comparve in volto.
- Secondo te - sussurrò Auler dal sedile anteriore, con lo sguardo rivolto alla strada - perché si è ubriacata? Voglio dire… credi che si sia trattato di una semplice azione irresponsabile, oppure c’è un altro motivo?-
- Non lo so - rispose Shade in un sussurro, pensieroso.
A dire la verità, forse un motivo c’era…
“Tu non mi vuoi. Preferisci la prima bionda a caso che incontri a me. Perché di me non te ne importa nulla…” le parole di Rein gli riecheggiarono nella mente.
Possibile che…?
- Shade, siamo arrivati- disse a un tratto Auler, interrompendo i suoi pensieri.
Il ragazzo prese nuovamente in braccio Rein e uscì dalla macchina, sospirando di sollievo nel constatare che quella serata era finalmente giunta al termine.
 

¤¤¤¤¤¤
 

Rein si risvegliò ritrovandosi tra le coperte del grande letto della stanza di sua madre, senza capire come ci fosse arrivata. Tentò di alzarsi, ma le venne subito un capogiro e fu costretta a risdraiarsi.
La testa le pulsava, le sembrava di avere mille martelli che le battevano sulle tempie. Perché stava così male? Si era forse ammalata l’altra notte, quando era uscita?
…L’altra notte?!
Perché non ricordava niente della notte precedente, di quello che era successo? L’ultima cosa che ricordava erano lei e Bright che chiacchieravano allegramente insieme mentre Shade era in pista a ballare con quell’odiosa biondina… Come ci era ritornata in casa sua?
Guardò l’orologio per vedere che ore fossero: le due del pomeriggio: aveva dormito tantissimo!
Incurante di come si sentisse, balzò in piedi e si mise a rifare il letto: sua madre sarebbe tornata a momenti, e non poteva farle trovare camera sua in quello stato.
Mentre tirava con foga le coperte, sentì dei rumori provenire dalla cucina. Che sua madre fosse già tornata?
Camminò per il lungo corridoio, dirigendosi nella stanza da cui provenivano i rumori. Quando passò di fronte all’enorme specchio situato vicino alla porta di ingresso, inorridì: aveva il trucco colato che le percorreva le guance e i capelli erano un disastro. Indossava ancora il vestito della sera precedente. Non poteva presentarsi così davanti a sua madre!
Corse in bagno a darsi una ripulita, poi prese un bel respiro, ed entrò in cucina.
- Scusami, mamma, se mi sono svegliata solo ora, bentornat…- spalancò gli occhi, allibita. Un ragazzo dai capelli spettinati e violacei sedeva al tavolo della cucina e la osservava piuttosto divertito:- Buongiorno a te! Ce ne hai messo di tempo, per svegliarti, eh?-
– Shade?!- strillò incredula – Che cosa ci fai qui in casa mia?!?-
Il ragazzo si alzò tranquillamente dalla sedia, dirigendosi ai fornelli sopra i quali stava una teiera bollente – Vedo che sei piuttosto felice di vedermi! - constatò lui.
Rein era ancora sulla soglia della porta, immobile e piuttosto scioccata:-  Come, dove, quando…perché?!- mugugnava.
Shade le fece cenno di sedersi, e lei, senza neanche sapere perché, lo fece.
- Come diamine sei entrato?- riuscì finalmente a dire.
– Ho usato le tue chiavi - rispose tranquillo lui.
– Le mie chiavi?!- strillò lei – E come le hai avute, si può sapere?-
Lo guardò con occhi assassini, sperando di incutergli il timore necessario a spingerlo a confessare, ma in cambiò ricevette soltanto uno sguardo del tutto indifferente.
- Non ti ricordi cosa è successo ieri sera?- le chiese con la più assoluta tranquillità, quasi non notasse le occhiate velenose che la turchina gli stava rivolgendo.
Che domanda sciocca! Come poteva ricordare, dopo la terribile sbronza che si era presa?
Ma allora perché le faceva quella stupida domanda?
Forse perché, sotto sotto, sperava che le parole pronunciate prima di cadere addormentata tra le sue braccia non fossero semplicemente il frutto del suo delirio.
Nel sentirlo pronunciare ciò, Rein arrossì di colpo: cosa diamine aveva combinato la sera precedente? Cercava di ricordare, ma più tentava di farlo più la testa tornava a pulsarle.
Ma se Shade era lì in casa sua, poteva significare solo una cosa.
- Oh, no!- urlò mentre diventava ancora più rossa – N-non dirmi c-che…- cominciò a dire, mentre nella sua mente si facevano strada i pensieri più imbarazzanti che avesse mai potuto immaginare di poter vivere.
- Ti sei ubriacata e ti ho dovuta riportare di peso in casa, chiudendoti dentro per evitare intrusi sgraditi per poi ritornare stamattina per vedere se stessi bene?- la precedette lui, tutto d’un fiato – Si, l’ho fatto - concluse ridacchiando.
- Eh?- disse lei, temendo di non aver capito bene – T-tu mi hai riportata a casa e mi hai chiusa dentro?- ripeté.
– Si - rispose lui.
– E te ne sei tornato a casa quindi…-
- Si -
- E sei tornato stamattina…-
- Proprio così -
- Allora… non hai passato la notte qui, vero?- ed ecco che ritornò improvvisamente rossa in viso.
Ci fu un attimo di silenzio. I due si guardarono negli occhi intensamente.
Poi Shade scoppiò in una sonora risata:- Oh, Rein! Tu, credevi veramente…credevi veramente che avessimo passato la notte insieme?- e rise ancora. Lei osservò mortificata il pavimento, voleva sprofondare in quel momento. Che cosa c’era di male nel chiedere, dopotutto? Era solo per avere dei chiarimenti, visto che la sua mente era un vuoto totale!
Shade non la smetteva di ridere:- Che sciocca che sei, Rein!- disse teneramente – Davvero credevi che io potessi approfittarmene così!? Ma allora è vero che hai un’idea completamente sbagliata di me! -
- Era solo per sapere!- strillò lei nuovamente rossa in viso – Non ricordarsi nulla è piuttosto angosciante, sai?- gli disse, guardandolo offesa.
Shade tornò serio. Si alzò dalla sedia per tirare via dal fornello la teiera ormai bollente, poi versò il suo contenuto in una tazza e la porse a Rein – Tieni- disse, mettendogliela davanti.
Lei lo guardò perplessa – E’ una tisana che mia madre mi fa quando sto male. Bevila e ti sentirai subito meglio, così quando tornerà tua madre riuscirai a stare in piedi -
Rein afferrò titubante la tazza con dentro l’infuso bollente, poi lo mandò giù in un sorso:- Bleah! Ma ha un sapore orrendo!- esclamò disgustata – Lo so - disse tranquillo lui.
Stettero in silenzio, poi Shade guardò l’orologio:- Accidenti, è tardi, sarà meglio che vada, a meno che tu non voglia spiegare a tua madre il perché io sia qui - disse guardandola - Se è come la figlia, chissà che strane idee si fa dopo - disse, ridacchiando nel vedere Rein arrossire.
Raccolse la sua giacca e si diresse verso la porta dell’ingresso.
– Ah, Rein…- disse, fermandosi sulla soglia  - Ti ho lasciato le chiavi sul mobile del salotto, quello con il telefono sopra - e aprì la porta per uscire.
- Shade, aspetta - riuscì a dire finalmente Rein prima che se ne andasse.
– Si?-
- Grazie…- disse timidamente lei abbassando lo sguardo.
Lui le sorrise mentre chiudeva la porta alle sue spalle.
Rein sospirò, amareggiata: accidenti, aveva fatto di nuovo la figura dell’imbranata davanti a lui. La sua opinione su di lei doveva aver toccato il fondo, ormai.
Per forza era un’inutile palla al piede per lui: anche quella volta gli era toccato occuparsi di lei.
 
 

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Capitolo 15
*** Pomeriggio studio in Biblioteca ***


 CAPITOLO 15  POMERIGGIO DI STUDIO IN BIBLIOTECA

 

 Quinto giorno.
- Coosaaa?!- urlò Rein scioccata, balzando in piedi dalla sedia sulla quale era seduta.
-Ssshh!!- una serie di sguardi inaciditi le piombarono addosso, facendola ammutolire di colpo. In Biblioteca urlare non era decisamente la cosa più appropriata da fare.
Rein si risedette, imbarazzata, al suo posto.
Poi si avvicinò lentamente a Lione, che le stava seduta di fronte:- Lione, dimmi che non lo hai fatto sul serio!- bisbigliò sottovoce – Invece si!- le rispose l’amica – Cosa c’è di male, in fondo?-
- Cosa c’è di male?!- le rispose Rein inacidita – Quello di oggi doveva essere un pomeriggio di studio tra amiche, non una sottospecie di uscita a coppie!- sbraitò, alzando di nuovo la voce e sentendosi nuovamente osservata da tutti.
Nascose la testa tra le braccia, arrossendo – Non è colpa mia se la professoressa per fare questo compito ci ha messi in coppie maschio-femmina!- disse Lione in tutta risposta.
- Si, ma credevo dovessimo incontrarci tra di noi per discutere dell’argomento, non credevo che avessi chiamato anche i ragazzi!- piagnucolò Rein
- Su, su, Rein, non lamentarti! Sarà divertente! E poi è meglio se vengono anche i ragazzi, potremmo confrontarci le idee in questo modo!- la classica risposta di un’esultante Sophie.
Rein sbuffò, pensando alle ore successive che avrebbe passato lì dentro: loro tre, da sole, con la compagnia del famoso terzetto Bright, Auler, Shade, a parlare non di un argomento qualunque, ma di un argomento alquanto delicato come quello dell’amore… rabbrividì solo all’idea.
- Tanto ormai è inutile tirarsi indietro - sospirò amareggiata.
- Ehi, ragazze!- una voce proveniente dalle loro spalle le fece sobbalzare dalla sedia tutte e tre. Lione, Sophie e Rein si voltarono indietro e videro i loro tre partner in piedi davanti a loro.
- Eccoci qui!- - Scusate il ritardo- dissero Bright e Auler sorridendo.
- Oh, siete arrivati, finalmente! Ce ne avete messo di tempo!- li rimproverò Sophie –Scusaci - disse Bright - è che abbiamo avvisato Shade all’ultimo minuto e…-
- Non perdiamo altro tempo in chiacchiere - lo interruppe Shade, seccato - mettiamoci al lavoro. Prima finiamo, prima potrò tornarmene a casa e smetterla di preoccuparmi di questo stupido compito –
 

¤¤¤¤¤¤
 

Avevano lavorato ininterrottamente per due ore di fila, ormai: si meritavano decisamente una pausa. Lione e Auler avevano definitivamente terminato il lavoro.
A Sophie e a Bright, invece, mancava ancora metà ricerca. Rein e Shade erano praticamente alla fine.
- Uff, sono stanca, è da due ore che lavoriamo, non potremmo fermarci un attimo?- sbuffò Rein guardando gli amici con sguardo supplichevole. Sapeva che non sarebbe stato facile convincerli.
Auler e Lione, nonostante avessero terminato la ricerca, preferirono rimanere lì e leggersi qualche libro preso a caso dagli scaffali lì vicino.
“I soliti secchioni” pensò Rein alzando gli occhi al cielo.
Bright e Sophie, invece, dichiararono a gran voce che non avevano intenzione di schiodarsi dai loro posti finché non avessero finito la ricerca. Avevano intenzione di terminarla quel pomeriggio stesso, e non c’era modo di dissuaderli.
Shade non sembrò nemmeno prenderla in considerazione.
“Il solito cafone” pensò la turchina, osservandolo offesa.
- Bene - disse accigliata, alzandosi in piedi - se nessuno vuole venire con me, vuol dire che andrò da sola!- e si diresse con passo deciso verso il distributore di bevande posto all’ingresso della Biblioteca.
Nessuno sembrò farle caso.
Shade la squadrò per un secondo mentre si allontanava. Un lieve sorriso gli si dipinse in volto: la sua permalosità era davvero oltre ogni limite.
Sospirò rassegnato:- D’accordo, farò una pausa anche io - annunciò, e si alzò dalla sedia per raggiungerla.
 

¤¤¤¤¤¤

 
- Accidenti, questo distributore non funziona!- sbraitò Rein mentre spingeva ininterrottamente il pulsante destinato alla cioccolata calda.
Il macchinario emise un suono alquanto strano – Ecco, forse ci siamo…- esclamò lei impaziente, quando ad un tratto la macchina smise improvvisamente di funzionare, e sullo schermo apparve l’enorme scritta lampeggiante in rosso: “Errore nella digitazione della bevanda: prego, reinserire le monete”
- Cosa!? Ti sei mangiato i miei cinquanta centesimi brutto coso?!- strillò Rein, scrollando con furia la macchina – Ridammi subito i miei soldi e la mia cioccolata!- diceva mentre le dava grossi calci senza ottenere alcun risultato.
Shade arrivò proprio mentre Rein stava sfogando tutta la sua ira sul macchinario, ed osservò la scena alquanto divertito e sorpreso. Quella ragazza era un’esplosione di energia ogni volta.
- Accidenti! – sbraitò lei – E adesso come faccio? Io voglio la mia cioccolata!- piagnucolò, aggrappandosi disperatamente al distributore.
Shade sbuffò, dirigendosi verso di lei.
- Uh?- fece Rein ad un tratto, vedendo una mano che inseriva delle monete nell’apposita fessura e che schiacciava, successivamente, il pulsante con su scritto “cioccolata calda”.
La macchina iniziò a funzionare, preparando in quattro e quattr’otto un profumatissimo intruglio marrone e servendolo in un bicchiere di plastica bianco.
Il ragazzo al quale era destinata la bevanda prese il bicchiere tra le mani e, successivamente, lo porse a Rein.
- Ecco - disse in tono annoiato - così forse la smetti di lamentarti -
- Grazie, Shade - disse Rein abbassando lo sguardo e arrossendo lievemente.
Lui non la considerò neanche, si limitò a reinserire altre monete e a selezionare una bevanda. Mentre la macchina preparava anche il suo intruglio emettendo il suo fastidiosissimo rumore, Shade osservava Rein che soffiava sul bicchiere ancora bollente e ingurgitava timidamente qualche sorso della cioccolata da lui offerta.
La ragazza si sentiva tremendamente in imbarazzo, non sopportava di avere i suoi occhi puntati addosso. Non appena Shade prese tra le mani il bicchiere destinato a lui, si mise poi a sorseggiarne il contenuto senza toglierle gli occhi di dosso.
Lei cercava in ogni modo di deviare lo sguardo per non incontrare il suo: la cosa le dava tremendamente fastidio, come se temesse di fare qualcosa di sbagliato da un momento all’altro e di rendersi nuovamente ridicola davanti a lui.
- Beh, che c’è?- gli chiese d’un tratto, guardandolo accigliata.
– Niente- disse tranquillo lui.
– E allora perché mi fissi così?- disse lei.
- Così come?- chiese lui, penetrandola con lo sguardo.
Rein trasalì: quegli occhi terribilmente blu la facevano letteralmente impazzire, e odiava quando Shade le provocava quella sensazione.
- Come così come?- esclamò, cercando di deviare nuovamente lo sguardo – Mi guardi così come…Come…- non riuscì a trovare l’aggettivo adatto ed era in cerca disperata di una parola da appioppargli.
- Beh, adesso non sai neanche più parlare?- la stuzzicò lui – Stai piuttosto regredendo, a quanto vedo -
L’imbarazzo sul volto di Rein lasciò improvvisamente posto all’indignazione:- Ma come ti permetti!- strillò.
Shade ridacchiò divertito: era incorreggibile, Rein ci cascava ogni volta alle sue prese in giro. La osservava intenerito mentre si agitava come una matta, lanciandogli insulti di ogni tipo.
- Sei il solito maleducato! Io ti chiedo una cosa in tutta tranquillità e tu ne approfitti sempre per offendermi! Sei proprio insopportabile, non cambierai mai! E pensare che stavo anche prendendo in considerazione l’idea che mi fossi simpatico, ma ovviamente mi sbagliavo! Sei il più odioso, il più offensivo, il più presuntuoso ragazzo che io abbia mai…- ma si zittì di colpo, spalancando gli occhi e arrossendo inevitabilmente.
Shade si era avvicinato a lei, posandole delicatamente un dito sulle labbra nel tentativo di zittirla, e aveva avvicinato il viso al suo.
- Ssshh - diceva guardandola negli occhi. A Rein iniziò a battere il cuore a mille.
Caspita, non avrebbe mai immaginato che Shade le facesse un effetto simile, eppure avere il suo viso così vicino, sentirne il respiro, la mandava letteralmente in estasi.
Lo osservò, rapita da quegli occhi così blu e non poté fare a meno di pensare che, in fondo, le ragazze della scuola avevano ragione a definirlo il più gettonato dell’istituto: come si faceva a resistere a quello sguardo così magnetico?
Il viso di Shade prese ad avvicinarsi lentamente al suo.
“Oddio ” pensò, mentre sentiva il cuore gonfiarsi sempre di più “ che cosa ha intenzione di fare? N-non vorrà per caso…”
- Non fare troppo rumore - disse lui con voce suadente - Ricordati che siamo in una biblioteca -  e le sorrise maliziosamente.
I suoi occhi si socchiusero leggermente, scrutandola in volto, mentre inclinava leggermente la testa di lato.
“Oh, no, sta per farlo… Sta per farlo e io non sono pronta. Ma che dico non sono pronta? IO NON VOGLIO E BASTA!” pensava Rein mentre osservava incantata Shade, incapace di reagire  “ Ma, se non voglio, perché non lo caccio via e non mi allontano?”
Le sue labbra, intanto, si facevano sempre più vicine a quelle di lui “Forse non la ritengo una cosa di grande valore…” pensò tra sé e sé ad occhi socchiusi “In fondo si tratta solo di un semplice… misero… bacio…”
Chiuse gli occhi, in attesa di sentire il contatto delle sue labbra con quelle di Shade, ma nulla accadde.
Anzi, qualcosa lo sentì: sentì una leggera pressione sul lato del labbro, poi più nulla. Possibile che fosse tutto lì? Era quello il famoso primo bacio che tutti quanti elogiavano e definivano come il più bello in assoluto?
La voce di Shade la riportò alla realtà:- Ehm, Rein? Perché fai quella faccia?-
- Eh?- mugugnò lei, riaprendo gli occhi e ritrovandosi Shade davanti a lei, ma più distante di prima – Q-quale faccia?!- esclamò, leggermente spaesata.
Shade la guardò perplesso, alzando le spalle:- Mah, avevi gli occhi chiusi e le labbra leggermente schiuse - disse, imitando l’espressione sul suo viso di qualche attimo fa - Sembravi un pesce-
“Un pesce?!” pensò Rein guardandolo imbarazzatissima e rossissima in viso.
Shade la guardò con sguardo malizioso:- Non è che hai pensato che io avessi intenzione di baciarti, vero?- e la scrutò intensamente con un sorrisetto strafottente stampato in volto.
- Cooosa?- esclamò lei cercando di cancellare la sua espressione di imbarazzo dal volto – Baciarmi?- ripeté, fingendo di essere scioccata – Ma cosa diamine vai a pensare!- disse ridendo istericamente – Mi stavo solo chiedendo perché fossi così vicino a me - cercò di giustificarsi.
Lui alzò un sopracciglio:- Ne sei sicura?- chiese poco convinto.
– Ma certo! Cosa credevi?- disse lei in tutta risposta.
- Sarà…- disse lui, alzando le spalle e voltandosi per tornarsene dagli altri.
Rein sospirò di sollievo: ci aveva creduto…
- E comunque…- disse lui voltandosi nuovamente verso di lei.
- Si?-
- mi ero avvicinato a te perché eri sporca di cioccolata. Proprio qui - e indicò il lato del labbro sul quale Rein aveva sentito una leggera pressione poco prima.
- Ah - disse lei delusa - quindi era la tua mano che mi puliva quello che ho sentito…-  e  simulò una risata.
Shade la osservò dubbioso ancora per un attimo, poi si voltò nuovamente per andarsene.
Rein poté finalmente emettere un sospiro di sollievo: si, ci aveva creduto in pieno, per fortuna.
“Mamma mia” pensò “ci mancava poco che mi scoprisse…”
Lo osservò mentre si allontanava, leggermente delusa “Che strano, però. Per un attimo, ho pensato veramente che avesse intenzione di baciarmi…”
 
 



...
......
.........
No, cioè, ehm, come dire....
ECCOMI TORNATA! :D
Lo so, lo so, ho fatto circa un mese di assenza e sono certa che qualcuna di voi mi abbia data anche per morta e defunta, ma, capitemi, la scuola non mi da tregua, perciò temo dobbiate essere pazienti ed aspettare finchè questo inferno non sarà finito D:
Come vedete, però, non ho smesso di scrivere la storia, anzi!
siamo circa a metà racconto, se vi interessa... a voi la scelta se buttarvi giù da un ponte dalla disperazione, oppure se continuare ad essere coraggiose ed andare avanti con la lettura .___.
In ogno caso, spero che il capitolo sia stato gradito :D
Un grazie a tutte coloro che commentano, leggono, mettono la storia tra i preferiti o le seguite...
un grazie anche a chi si limita a guardare la pagina e, vedendo quanto sia lungo il capitolo, preferisce rinunciare alla lettura xDD
Mmmh... si vede che sono stata via tanto, parlo a vanvera senza concludere niente .__.
Vabbuà, vi saluto carissime.
Scusatemi per la lunga assenza, spero di essermi fatta perdonare almeno in parte!
Un bacio a tutte! <3

 

 
 
 
  

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Capitolo 16
*** Confessione ***



... Ragazze, tranquille, non è la fine del mondo, il 2012 non è ancora arrivato, perciò godetevi le vacanze (voi che potete!) con tranquillità.
Il fatto che io posti un capitolo dopo così tanto tempo non deve assolutamente sconvolgervi.
Ebbene si, sono risorta dall'oltretomba un'altra volta, pronta a tormentarvi narrando la mia storiella da quattro soldi!
Ammettetelo che siete state bene in mia assenza finora... xD
Vi lascio ala lettura, carissime (sperando che la lunghezza del capitolo non vi sconvolga più di tanto...)
Un bacio a tutte <3

CAPITOLO 16  CONFESSIONE

 

  Sesto giorno.
Era mercoledì pomeriggio, e per il giorno dopo Rein e le sue amiche non avevano nulla da fare, così decisero di uscire a fare un giro in città.
Entrarono in vari negozi ad ammirare splendidi vestiti e accessori, poi, dopo un intenso momento di shopping estremo, decisero di fermarsi in un bar a prendere fiato tra una compera e l’altra.
- Questo è il bar più famoso della città!- esclamò Sophie entusiasta mentre entravano nel locale cercando un posto dove sedersi.
- Carino - osservò Rein, guardandosi intorno.
Era un grazioso locale di tre ampie stanze, ognuna con le pareti colorate di una tonalità differente.
La prima sala, dove stava il bancone sul quale erano esposte pietanze di ogni genere, era di colore bianco. Un piccolo corridoio la congiungeva con la seconda sala, dipinta di rosso e con un enorme lampadario del medesimo colore appeso sul soffitto. I divanetti sui quali ci si poteva sedere erano rossi, mentre i tavolini erano trasparenti, tirati perfettamente a lucido.
Poi c’era la terza sala: una graziosa stanza con le pareti dipinte di azzurro, con un enorme finestra che mostrava la cucina dove i baristi stavano preparando panini e bibite per i clienti.
- Siediti qui!- dissero in coro Lione e Sophie a Rein, indicando il divanetto rosso di fronte a loro. Non appena Rein si sedette, arrivò un cameriere che chiese loro cosa volessero da bere.
Dopo aver ordinato, Rein si rimise ad osservarsi intorno.
- Questo è il nostro posto preferito!- saltò su Sophie mentre si sistemava comodamente sul divanetto – Ci credo, è veramente grazioso!- le disse Rein in tutta risposta.
Il cameriere arrivò presto con quello che avevano ordinato: un frappé alla fragola per Sophie, un gelato al mango per Lione e una cioccolata calda per Rein.
- Mmh, ha un aspetto veramente delizioso!- disse Sophie affondando il cucchiaio nel frappé.
Lione e Rein ridacchiarono, poi la ragazza dai capelli arancioni si voltò perplessa verso Rein:- Rein…- cominciò a dire titubante, costringendo l’amica ad alzare lo sguardo verso di lei.
- Si?-
Lione giochicchiava con una ciocca di capelli, tenendo il volto basso:- Volevo sapere: tra te e Shade come va? Insomma, ti sei chiarita con lui?-
A Rein andò di traverso la cioccolata che stava bevendo. Iniziò a tossire violentemente, diventando paonazza in viso, e fu necessario l’aiuto di Sophie per riprendersi.
Quando finalmente la sua faccia ritornò del suo colore normale, le rispose, non prima di aver fatto un lungo sospiro:- Perché me lo chiedi Lione?-
Lione alzò finalmente lo sguardo:- Beh, dopo quel pomeriggio in biblioteca ti vedo più serena… Dimmi, tu e Shade vi siete forse chiariti?- domandò incerta.
- Si, infatti, raccontaci!- la spronò Sophie.
Rein guardò le amiche leggermente sbigottita, ripensando al pomeriggio trascorso in biblioteca il giorno precedente. Le venne in mente il momento in cui aveva creduto che Shade la volesse baciare, e non poté fare a meno di arrossire. Che imbarazzo aveva provato quella volta, e che stupida che era stata nel poter pensare una cosa simile!
- Rein, allora?- le due amiche la osservarono impazienti.
Rein si schiarì la gola, uscendo dai suoi pensieri:- No, non è successo niente tra me e Shade. Non gli ho parlato - disse.
- Beh, è l’occasione giusta per farlo ora! Guarda chi c’è là!- Sophie si alzò dal tavolo, indicando i tre ragazzi che erano appena entrati nel bar e che stavano ordinando al bancone. Rein si voltò, e arrossì imbarazzata: Auler, Bright e Shade avevano visto Sophie che si sbracciava e si stavano dirigendo verso di loro.
…Com’è che si diceva? Ah, si: impossibile.
Da quando era arrivata in quella città, il significato di quella parola le era diventato ormai sconosciuto.
- Ehi, ragazzi! Venite qui con noi!- Rein prese Sophie per il colletto della camicetta, facendola abbassare, e le sussurrò all’orecchio:- Ma sei impazzita!? Cosa ti è saltato in mente!-
- Su, su Rein non farne una tragedia – le rispose Sophie mettendosi a posto il colletto – E’ l’occasione buona per parlare con Shade, no?- e le fece l’occhiolino.
- Ehi, ragazze! Anche voi qui? Che bello!- esclamò Auler salutando le tre - Possiamo sederci qui con voi?- chiese Bright, rivolgendo loro un ampio sorriso.
- Ma certo!- esclamarono in coro Sophie e Lione, porgendo loro delle sedie su cui sedersi.
Shade, che portava un grande vassoio in mano con sopra la roba che avevano ordinato, si sedette accanto all’unico posto che era rimasto vuoto: quello accanto a Rein.
Non la degnò neanche di uno sguardo, disse solo un “ciao” generale e poi si mise a bere il suo drink, come se niente fosse.
Rein, d’altro canto, se ne stava rannicchiata nel suo posticino, tenendo le mani strette a pugni sulle ginocchia, chiedendosi come ci fosse finita in quella stramaledetta situazione.
 
- Ehi, Fine, guarda là!- disse Altezza all’amica, strattonandola per la manica della maglietta.
- Cosa vuoi?- le chiese la rossa, acida.
– Quella là non è Rein con le sue amiche?-
Fine diresse lo sguardo nella direzione indicatale dalla bionda e vide la ragazza dai capelli turchini, assieme a Lione e Sophie, seduta a un tavolo, nella sala accanto alla loro, in compagnia di tre ragazzi dall’aria molto familiare.
- Non è possibile!- urlò, sgranando gli occhi – Che diamine ci fa con Shade quella lì? Non avevano litigato, l’ultima volta?-
Altezza alzò le spalle, mentre tirava su con la cannuccia il suo succo di frutta:- Forse si sono chiariti…-
Fine le volse uno sguardo di fuoco:- Non può essere! A scuola non si degnano di uno sguardo! Quella ragazza comincia veramente ad irritarmi!-
Sopraggiunse Mirlo, che era appena tornata dal bagno:- Ehi, Fine, perché quella faccia?- le chiese, sedendosi.
- Ha visto Rein con…- - Ssh!- Fine zittì Altezza mettendole una mano davanti alla bocca – Voglio sentire cosa dicono…-
Le tre osservarono il gruppo poco distante da loro che rideva e scherzava animatamente. Poi, a un tratto, Rein si alzò dalla sedia annunciando a tutti che doveva andare un attimo in bagno.
- Perfetto - sussurrò Fine, sogghignando – Come?- le chiesero in coro Mirlo e Altezza che non avevano capito quello che aveva detto.
La rossa si voltò verso di loro, con un’espressione maligna in volto:- Ditemi, ragazze - disse - vi va di andare in bagno?-
 

¤¤¤¤¤¤
 

- Ah, finalmente!- Rein sospirò di sollievo mentre si rinfrescava la faccia e si godeva quell’attimo di tranquillità prima di ritornare dagli altri.
Il suo cuore aveva cessato di battere velocemente non appena si era allontanata da Shade.
“Tsk” pensò amareggiata “non mi ha degnato di uno sguardo per tutto il tempo”
Alzò gli occhi verso lo specchio che aveva di fronte per sistemarsi i capelli, quand’ecco che vide, riflesso nello specchio, il volto di Fine che sogghignava malignamente.
– Ah!- esclamò, voltandosi verso la rossa – Cosa ci fai qui? Mi hai spaventata!- disse, posandosi una mano sul cuore.
- Oh, davvero ti ho spaventata? Beh, scusami tanto, non era mia intenzione - le disse Fine in tono canzonatorio.
- C-che cosa vuoi, Fine?- chiese Rein guardandola negli occhi. La rossa scosse leggermente la testa per scostarsi alcuni ciuffi dal viso:- Sono venuta qui per ricordarti - disse - di stare lontana da Shade una volta per tutte, chiaro?-
Rein non si lasciò intimidire:- Tu non sei nessuno per dirmi quello che devo fare, hai capito?- le rispose, scostandola per uscire dal bagno – E lasciami in pace!- urlò.
- Oh, no, tu non te ne vai via così facilmente da qui, carina!- esclamò Fine afferrandola per un braccio e strattonandola violentemente – Altezza, aiutami!- disse alla bionda che sbucò dalla porta e prese Rein nel punto in cui l’aveva afferrata la rossa, facendola inginocchiare a terra.
- Lasciatemi! Che cosa volete fare!- strillò Rein, divincolandosi per cercare di scappare – Zitta tu! Così impari a non dare ascolto ai miei avvertimenti!- le urlò Fine, afferrandole i capelli e tirando fuori dalla tasca una forbice, rubata probabilmente a qualche barista.
- Mirlo, tieni d’occhio la porta! Altezza, tienila ferma!- ordinò.
- Che cosa vuoi fare con quelle forbici, Fine? Lasciatemi andare!- urlava Rein disperata stringendo le mani sui polsi di Fine per cercare di liberarsi.
 – Sai, Rein, mi è giunta voce che a Shade piacciono le ragazze con i capelli lunghi….- sogghignò Fine senza mollare la presa.
- N-non vorrai…- disse Rein tra le lacrime. Fine alzò le forbici in aria, che brillarono incontrando la luce del sole che filtrava dalla finestra.
- Dì addio ai tuoi capelli, sirenetta!-
 

¤¤¤¤¤¤

 

Lione controllava ansiosa l’orologio che teneva al polso:- Sono passati parecchi minuti da quando se n’è andata, cosa le sarà successo?- diceva preoccupata.
- Forse se n’è tornata a casa - ipotizzò Auler – Ma non può essere! Avrebbe almeno avvertito!- esclamò Bright.
Shade osservò il posto vuoto di Rein, accanto a lui “ Dove diamine è andata a finire?” si chiese, leggermente preoccupato.
- Non può essersene andata!- saltò su Sophie all’improvviso – Ha lasciato qui la borsa con portafogli e cellulare!-
Shade sbatté violentemente le mani sul tavolo, alzandosi dalla sedia, incapace di trattenersi oltre.
Gli altri quattro lo osservarono sbalorditi e leggermente intimoriti per la sua reazione improvvisa.
- Vado a cercarla - annunciò il moro, dirigendosi verso il bagno delle ragazze.
“Aveva detto che sarebbe andata in bagno” pensava mentre cercava la toilette “E se invece fosse andata un attimo fuori a prendere una boccata d’aria?” volse lo sguardo verso la porta in vetro che conduceva all’uscita.
Il chiacchiericcio dei clienti del bar era piuttosto rumoroso, ma non così tanto da non poter permettere a Shade di udire delle urla provenire dal bagno delle ragazze. Riconobbe subito a chi apparteneva il tono di quella voce disperata.
- Rein!- urlò, precipitandosi verso la direzione dalla quale aveva sentito provenire il grido. Aprì con forza la porta, trovandosi davanti Mirlo che lo guardava spaesata:- Shade…- balbettò.
Lui volse lo sguardo verso di lei:- Mirlo? Cosa ci fai qui? Dov’è Rein?- chiese alla ragazza che era stata colta troppo di sorpresa per poter rispondere.
Udì un altro urlo, e due voci dall’interno che borbottavano infastidite – Rein! Sei lì dentro?- urlò mentre si fiondava nel bagno – Shade, aspetta! Non…- cercò di fermarlo Mirlo, afferrandolo per un braccio.
Ma aveva agito troppo tardi: Shade era riuscito ad aprire la porta del bagno, trovandosi davanti una scena mostruosa.
Rein era in lacrime, inginocchiata sul pavimento e tenuta saldamente per un braccio da Altezza. Fine la teneva per i capelli, le forbici alzate nell’altra mano.
Alcune ciocche di capelli turchini giacevano a terra, inermi.
- Shade…- balbettò la rossa, spalancando gli occhi e nascondendo le forbici dietro la schiena.
- CHE DIAMINE LE AVETE FATTO!?- urlò il ragazzo, liberandosi dalla presa di Mirlo e dirigendosi minaccioso verso Fine.
Le ragazza lasciò i capelli di Rein, e volse uno sguardo ad Altezza, che mollò subito il braccio della turchina.
- Shade, non è come pensi… Noi stavamo, stavamo…- balbettò la rossa, allontanandosi a poco a poco da Rein.
Il ragazzo era furibondo: lanciò uno sguardo di fuoco a Fine che si zittì immediatamente: - Andate via di qui, subito - mormorò minaccioso – Andate via! Non voglio più vedervi!- urlò mentre seguiva con lo sguardo le tre ragazze che si dileguavano.
Shade emise un lungo sospiro per calmare la rabbia che gli era salita in corpo, poi volse lo sguardo verso Rein che giaceva ancora a terra e lo guardava spaventata, ancora con le lacrime agli occhi.
- Rein…- le sussurrò lui, porgendole una mano per rialzarsi - …va tutto bene?-
La ragazza osservò la mano tesa di Shade, poi osservò le due ciocche di capelli che giacevano sul pavimento.
Scoppiando nuovamente in lacrime, scansò la mano di Shade e corse a rinchiudersi in uno dei gabinetti li a fianco.
- Rein, aspetta!- urlò Shade mentre si vedeva la porta sbattergli in faccia.
Silenzio.
Nel bagno riecheggiavano soltanto i singhiozzi di Rein.
Shade volse lo sguardo nuovamente al pavimento, osservando i capelli turchini a terra. Per fortuna era arrivato appena in tempo: Fine aveva fatto in tempo a tagliarle solo due ciocche, senza rovinare il resto.
Bussò alla porta del bagno dov’era rinchiusa Rein, che ancora piangeva:- Rein, posso entrare?- chiese.
Nessuna risposta.
- Rein, aprimi per favore- disse nuovamente.
- Vattene via!- urlò la sua voce dall’interno.
Shade, colto alla sprovvista per quella reazione così aggressiva nei suoi confronti, si spazientì.
- Ah, è così che mi ringrazi dopo che ti ho salvata dalle grinfie di quelle tre? Molto bene, direi! La prossima volta che finisci nei guai, ricordami di ignorarti! Non solo sono entrato nel bagno delle ragazze dove mi è proibito andare, ma rischio anche di essere scoperto e di essere buttato fuori di qui a calci! Bella soddisfazione!-
Ancora silenzio.
Poi la porta del bagno che si apriva, e successivamente il volto di Rein che sbucava dalla fessura. Sorrise, vittorioso: sapeva che con quel discorso l’avrebbe convinta ad aprirgli.
Rein guardò timidamente in basso:- Shade io…- stava per dire, ma fu interrotta da due voci femminili che si stavano avvicinando sempre di più.
- Accidenti!- urlò Shade entrando nel bagno dov’era rinchiusa Rein e chiudendo la porta a chiave alle loro spalle.
- Ma sei impazzito!?- sbraitò Rein appiattendosi contro il muro. Shade gli mise una mano davanti alla bocca:- Ssshh…- sussurrò, penetrandola con lo sguardo.
Rein trasalì.
Stettero in silenzio, mentre da fuori udivano due ragazze chiacchierare dei fatti propri indisturbate:- Hai sentito di Amy e Jonathan? Pare abbiano avuto una discussione piuttosto pesante ieri…- 
A Rein batteva forte il cuore, aveva paura che potesse esplodere da un momento all’altro.
Cercava inutilmente di concentrarsi sulla conversazione delle ragazze nel tentativo di scacciare via quel pensiero opprimente dalla sua mente: lei lì, sola con Shade a pochi centimetri dal suo viso, rischiando di essere scoperta…
- Rein - sussurrò a un tratto Shade. La ragazza trasalì nel vedersi i suoi occhi blu puntati addosso. Lui le stava accarezzando il viso con una mano. Il cuore cominciò a batterle sempre più veloce.
- Senti, volevo scusarmi per quello che ti ho detto l’altro giorno, con Bright - disse Shade distogliendo lo sguardo.
- Eh?- mugugnò lei, troppo occupata a tenere a bada il suo cuore per poter dare ascolto alle sue parole.
Shade continuò il discorso che aveva cominciato:- Ti chiedo scusa per quello che ti ho detto l’altro giorno, davanti a tutta la scuola. Io… non pensavo veramente quello che ho detto. Per me tu non sei affatto una palla al piede -
Il cuore di Rein mancò di un battito. Lui la penetrò nuovamente con gli occhi:- A dire la verità - proseguì - ti ho detto quelle cose perché ero arrabbiato. Vedi, non so perché, ma ogni volta che ti vedo accanto a Bright mi sale una rabbia in corpo, e vorrei solamente…- prese un lungo sospiro prima di continuare - …v-vorrei solamente…- e si bloccò nuovamente, incapace di pronunciare quelle parole.
- Ah, cazzo!- esclamò alla fine, mordendosi un pugno nel tentativo di scaricare la tensione.
Rein, sgranò gli occhi, che incontrarono subito quelli profondi di lui.
Sospirò, rincominciando a parlare:- E quando mi sento così, devo assolutamente portare il mio “ah, cazzo” a fare una passeggiata, altrimenti rischio di sfogare la mia stupida rabbia contro chi non c’entra assolutamente nulla- continuò, fissandola.
La turchina non proferì parola, mentre il suo cuore non la smetteva di palpitare.
- Rein - riprese a un tratto Shade.
Nel sentirlo pronunciare il proprio nome, Rein deglutì a fatica. Non voleva che lui proseguisse, eppure era desiderosa di ascoltare le sue parole.
- So che il nostro rapporto non è dei migliori, e che ormai hai fatto l’abitudine alle mie continue persecuzioni - il ragazzo abbozzò un amaro sorriso - Del resto, questo è l’unico modo che ho per farmi notare da te. L’unico modo per farti accorgere della mia presenza...-
Altro sospiro: altro momento di panico. Era tutto così tremendamente assurdo!
- E anche se l’idea che tu mi odi mi manda letteralmente in crisi - proseguì - mi basta un tuo solo sguardo imbronciato in risposta per ripagarmi di tutto -
Non stava accadendo sul serio, non poteva essere vero…
- Rein - le sussurrò, disegnando i lineamenti del suo viso - ogni volta che incontro i tuoi occhi, avverto una fitta lacerante al cuore, nel punto in cui mi hanno trafitto fin dalla prima volta che ti ho vista…-
Altra pausa, un altro battito mancato. Shade si posò la mano sul torace, stringendo forte i lembi della maglietta, come se volesse strapparsi via dal petto un pugnale conficcato troppo profondamente nel cuore.
Rein, d’altro canto, non riusciva a reagire. Lo osservava, lì, a pochi centimetri dal suo viso, mentre le stava facendo una dichiarazione importante e lei se ne stava lì, immobile come una stupida, senza reagire.
Shade alzò di nuovo lo sguardo, avvicinandosi a lei:- E' così difficile resisterti, Rein…- mormorò riprendendo ad accarezzarle il volto - Ho pensato subito che potrei anche…-
“Potrei anche…?” pensò Rein, con il fiato sospeso mentre Shade si avvicinava sempre di più a lei.
- Potrei anche - sussurrò lui, scostandole alcuni ciuffi dalla fronte - innamorarmi di te... - concluse, con un filo di voce.
Il cuore di Rein smise di battere – C-come?-
Temeva di non aver capito bene. Lui…lui aveva detto…?
Vide il suo viso farsi sempre più vicino.
“ N-no… non sta accadendo veramente, non può essere…”
Vedendosi senza via di fuga, si limitò a chiudere gli occhi, serrandoli bene, in attesa di avvertire il contatto delle sue labbra con quelle di Shade, ma non accade nulla. Di nuovo.
Riaprì gli occhi, e vide Shade con il viso rivolto verso la porta, intento ad ascoltare i rumori provenienti dall’esterno.
- Se ne sono andate - sussurrò - Possiamo uscire, adesso -
Rein annuì, deglutendo a fatica.
Lo seguì fuori dal bagno, poi Shade tirò fuori il cellulare, mandando un messaggio a Bright per avvertirlo che Rein era con lui e stava bene.
Una volta rimesso il cellulare in tasca, osservò la turchina, che stava facendo lunghi sospiri per riprendere fiato, la mano posata sul cuore.
Le era sembrato di soffocare, rinchiusa là dentro.
Shade distolse lo sguardo, fingendo di non notare la sua agitazione: - Andiamo, Rein - si limitò a dire, precedendola e riacquistando il suo tono freddo e distaccato - Ti accompagno a casa.-
  
  
  

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Capitolo 17
*** Sospetti ***


Oggi voglio festeggiare, quindi posto eccezionalmente un nuovo capitolo (la fine del mondo è vicina... xD)
Non perdo tempo in chiacchiere, visto che il tempo è sempre troppo poco, dunque vi lascio subito alla storia.
Non manco di ringraziare chiunque prenda in considerazione la fic.
Buona lettura!
 


 

 CAPITOLO 17  SOSPETTI

 

Settimo giorno.
Il leggero contatto delle sue labbra con quelle di Shade era una sensazione magnifica, e mentre entrambi erano coinvolti in quel tenero bacio, lui le scostava alcuni ciuffi dalla fronte accarezzandole dolcemente le guance.
Poi, dopo quel breve bacio, lui pronunciò nuovamente la fatidica frase:- Rein, è così difficile resisterti, ho pensato subito che di te potrei anche…-
“Potrei anche…?” il cuore di Rein iniziò a battere veloce, sempre più  veloce.
- Potrei anche…-
- REIN! LA COLAZIONE E’ PRONTA!-
Si svegliò di soprassalto, con il richiamo di sua madre nelle orecchie e il volto di Shade ancora davanti agli occhi che si dissolveva pian piano.
Si sedette sul letto, emettendo lunghi sospiri: aveva la fronte imperlata di sudore freddo, le guance bollenti.
 Si portò automaticamente una mano sulle labbra.
“E’ stato tutto un sogno…” Pensò mentre osservava la stanza buia “Da quando Shade mi ha detto quelle cose, non faccio che pensarci”
 “Di te potrei anche…” Le parole di Shade le riecheggiarono ancora una volte nella testa.
Si portò le mani alle tempie:- Aah, ma perché continuo a pensarci? Per me tanto non hanno alcun significato quelle parole! Nessuno!-
Mentre si struggeva, cercando di togliersi dalla testa l’ultima frase detta da Shade, sua madre la chiamò nuovamente, ordinandole di scendere in cucina.
Rein si alzò dal letto, frugando nel cassetto dei vestiti per cercare qualcosa da indossare.
“Idiota, idiota, idiota! Shade mi ha salvata dalle grinfie di Fine e non l’ho nemmeno ringraziato. E come se non bastasse, dopo quello che mi ha detto ieri, riuscirò a stento a rivolgergli la parola…”
 

¤¤¤¤¤¤
 

Entrò in classe mogia mogia, lo sguardo fisso a terra. Per tutto il tragitto che da casa la conduceva a scuola non pensò ad altro se non al pomeriggio precedente, il viso di Shade a pochi centimetri dal suo.
- Ehi, Rein! Allora stai bene! Si può sapere che fine avevi fatto ieri?-
La voce allegra ed energica di Lione la fece sobbalzare dallo spavento.
– Ciao Lione - disse poi, riprendendo fiato - Ieri ho avuto un terribile contrattempo - mentì.
Un dubbio le attraversò subito  la mente.
Chissà se Shade aveva raccontato tutto agli altri…
Guardò nel suo banco: era ancora vuoto.
Eppure Bright e Auler erano già in classe: di solito arrivava sempre insieme a loro.
Shade, Shade, solo Shade. Possibile che non riuscisse a pensare ad altro quella mattina?
Il ragazzo dagli occhi blu entrò in classe con il suo solito fare annoiato, appoggiando la cartella per terra. Sembrava quasi avesse risposto al suo improvviso richiamo.
Non voleva incontrare il suo sguardo.
Non voleva, eppure lo cercava disperatamente.
Cosa diavolo voleva da lui?
Una spiegazione? Una risposta? Una conferma?
Cosa c’era da spiegare, domandare o capire? Non era stato abbastanza chiaro, l’altro giorno?
Si. Lui si.
Le sue iridi cristalline incrociarono presto quelle buie di lui.
Non appena i loro sguardi si incontrarono, entrambi trasalirono.
Si voltarono subito dall’altra parte, arrossendo: l’imbarazzo creava un atmosfera piuttosto tesa.
La professoressa entrò in classe, sbattendo il registro sul banco.
- Molto bene, ragazzi - disse, mentre chiudeva la porta della classe - se non ricordo male, era oggi il termine di scadenza per la consegna delle ricerche. Posatele sulla cattedra, a fine ora ve le riconsegnerò complete di voto -
 
La lezione fu lunga e noiosa. Il tempo sembrava non passare mai.
Poi, finalmente, suonò la tanto attesa campanella.
Mentre gli studenti emettevano all’unisono un lungo sospiro di sollievo, alzandosi dalle sedie e stiracchiandosi le braccia indolenzite, la professoressa raccolse i suoi libri, lasciando una pila di fogli sulla cattedra.
- Qui ci sono le vostre ricerche controllate e corrette- annunciò - Venite a prenderle e segnatevi il voto che vi ho assegnato - e tese i fogli in direzione degli alunni, che subito si ammassarono attorno a lei.
- Lo scopo di questo compito è quello di valutare come lavorate in gruppo - diceva mentre consegnava agli alunni le rispettive ricerche - Alcuni di voi hanno lavorato discretamente - e consegnò un foglio a Bright e Sophie - Altri potevano fare di meglio - e ne consegnò un altro a Mirlo e Fango - Altri ancora hanno lavorato, come al solito, in modo impeccabile - e diede un foglio ad Auler e Lione - … Mentre alcuni sono riusciti veramente a superare loro stessi - e guardò negli occhi Shade e Rein mentre dava loro la ricerca.
- Complimenti, Shade e Rein, avete fatto un ottimo lavoro insieme. La vostra ricerca ha del personale, le emozioni traspaiono chiaramente, sono quasi palpabili - constatò, sempre col suo tono professionale.
Poi indossò i suoi inseparabili occhiali dalla montatura rosso sgargiante:- Ho scelto bene la coppia, a quanto pare - esclamò, mentre raccoglieva la sua inseparabile borsa marrone e si avviava verso l’uscita della classe.
Shade e Rein si lanciarono un’occhiata furtiva, poi osservarono la professoressa andarsene mentre augurava a tutti un buon lavoro per le ore successive.
Il chiacchiericcio nella classe si faceva sempre più rumoroso, e tutti confrontavano il proprio voto con quello degli altri.
Shade e Rein stavano ancora immobili, a fissarsi negli occhi, il foglio in mano.
- Allora, sei pronta a vedere il voto?- disse Shade ad un tratto, rompendo quel sottile velo di imbarazzo che aleggiava nell’aria.
Rein abbassò lo sguardo:- S-si - balbettò.
- Bene. Allora giro il foglio - preannunciò.
- Che c’è scritto?- domandò Rein, sbirciando un poco.
Shade stette un attimo in silenzio, ad osservare il foglio con perplessità.
- Shade…?- ripeté Rein osservandolo turbata.
- Abbiamo preso nove - disse lui in un sussurro
- Come dici?-
- Abbiamo preso nove!- esclamò ad alta voce.
- Nove - ripeté Rein, incredula – Abbiamo preso nove!- esclamò entusiasta.
- Com’è possibile?- disse Auler da un lato della classe. Poi si voltò verso Lione:- Noi abbiamo preso solo otto e mezzo! - disse osservando con delusione il foglio.
- E ti sembra poco?- lo rimproverò Lione, ridacchiando.
Shade e Rein erano euforici, mai avrebbero pensato di prendere un voto così alto.
L’euforia era così tanta, che Shade riuscì a vincere l’imbarazzo che si era creato tra loro e afferrò Rein per la vita, facendola roteare per la classe:- Grande!- esclamò – Lo sai che è anche per merito tuo, vero?-
Rein rise perdendosi tra le braccia di Shade, e nessuno dei due si accorse che la classe li stava osservando piuttosto perplessa.
Piombò il silenzio. Shade, che teneva ancora Rein a mezz’aria, si voltò verso i compagni. I ragazzi lo fulminarono con lo sguardo.
Rein fece lo stesso, vedendosi gli occhi infuocati di rabbia di tutte le ragazze puntati contro.
Si sciolsero immediatamente dalla presa - Ehm…- dissero, rompendo quel momento di follia e arrossendo imbarazzati.
Venticinque paia di occhi continuavano ad osservarli attoniti, tra i quali c’erano quelli di Lione, Sophie, Bright e Auler.
- Che diamine…- blaterò Bright all’orecchio di Auler, osservando Shade con invidia.
L’amico non fece in tempo a rispondergli: l’entrata dell’insegnante di inglese ruppe quel momento di imbarazzo generale.

 
 

¤¤¤¤¤¤
 

Suonò la ricreazione. Dopo una breve tappa in bagno e successivamente al bar, Rein e le sue amiche si sedettero in classe a chiacchierare.
- Uff, adesso ci aspetta un’ora di storia... - brontolava Sophie.
- Non dirmelo, se ci penso mi viene male! - aggiunse Lione
- Perché quella faccia? Non è poi così male, in fondo - esclamò Rein, entusiasta.
Le due volsero uno sguardo perplesso verso la ragazza dagli occhi color del cielo- Ehm, che cosa avete da guardarmi così?- chiese loro.
 – Rein, ultimamente sembri andare molto d’accordo con Shade. Non è che ieri, quando te ne sei andata, tra te e lui…-
Rein le bloccò prima che potessero finire la frase:- Coosa? Io e Shade? Non prendetemi in giro, sapete bene che non lo sopporto!- disse, diventando rossa in viso.
Accidenti, per un po’ era riuscita a non pensare al pomeriggio precedente, distratta com’era dalle lezioni, ed ecco che Lione e Sophie le fecero tornare in mente le ultime parole dette dal ragazzo. Quelle stesse parole che le chiudevano la bocca dello stomaco non appena prendevano a riecheggiarle nella testa.
Non riuscì ad evitare al suo cuore di battere velocemente.
Poi si vide lo sguardo poco convinto di Lione puntato addosso:- Mmh, sei sicura che non ci stai nascondendo niente?- - Già! Tipo una relazione segreta tra te e lui - ipotizzò Sophie.
- Ragazze, non ditemi che ci state pensando veramente!- rispose lei ridacchiando istericamente – Io Shade non lo posso proprio sopportare! Lo sapete che mi offende sempre, come potrebbe mai piacermi uno come lui?-
- Andiamo, Rein!- esclamò Sophie a un tratto – Cosa c’è di male, in fondo? Non mi dirai che Shade non è carino!-
Lione si aggregò all’amica:- Anzi, più che carino lo trovo molto affascinante con quel suo sguardo magnetico e quell’aria da duro ragazzo scontroso…-
Rein ridacchiò:- Ragazze, non è che per caso vi state innamorando di lui?-
- Qui quelle che rischiano di innamorarsi non siamo di certo noi - dissero, e la guardarono maliziosamente. Rein trasalì, diventando tutta rossa in viso.
 – E poi - continuarono loro - anche prima ci avete resi partecipi di una scenetta alquanto sospetta…- dissero in coro.
Rein si spazientì:- Ma insomma, come ve lo devo dire? Shade non potrà mai interessarmi… Lo odio!- 
La campanella di fine ricreazione suonò, e Shade entrò in classe, seguito dai compagni, proprio quando Rein aveva appena finito di pronunciare quell'ultima frase.
I loro sguardi si incontrarono di nuovo, e a Rein non sfuggì un velo di delusione dipinto negli occhi del ragazzo.
Trasalì: aveva pronunciato quelle ultime parole ad alta voce…
Era vero che Shade non lo sopportava, ma dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei, dire che lo odiava era decisamente troppo. Il suo era solamente un tentativo disperato di sfuggire alle domande assillanti delle sue due amiche.
Si portò una mano alla bocca, mentre lo osservava dirigersi al suo posto, apparentemente disinvolto.
“ Mi avrà sentito?” si domandò preoccupata. 
 

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Capitolo 18
*** Ospiti (s)graditi a Cena ***


CAPITOLO 18  OSPITI (S)GRADITI A CENA

 

   - Mamma, sono a casa!- annunciò Rein, chiudendo la porta dell’ingresso.
La madre la salutò dalla cucina:- Bentornata, tesoro! Com’è andata oggi a scuola?-
Rein sbatté a terra la cartella, poi raggiunse la cucina dove sua madre stava ritta in piedi, davanti ai fornelli.
La ragazza aprì il frigo, per cercare qualcosa con cui sfamarsi:- Mmh - mugugnò, mentre afferrava una merendina - ho preso nove in una ricerca che ci aveva dato da fare la professoressa di italiano - rispose, come se non fosse nulla di speciale.
La madre le diede un grosso bacio sulla fronte:- Nove? Brava, amore mio! Sono fiera di te!-
Rein le sorrise.
La madre si rimise ai fornelli sotto lo sguardo curioso della figlia.
– Cosa prepari di buono? – le chiese, avvicinandosi – Mah - rispose la madre alzando le spalle - più che preparare, diciamo che sto sperimentando nuove ricette -
- E come mai questo attacco improvviso di creatività?- disse Rein ridendo.
La madre si voltò verso di lei, osservandola imbarazzata:- Beh, ecco, domani avremo ospiti a cena…- sentenziò.
- Ospiti? E chi sarebbero? -
La madre abbassò lo sguardo:- Vedi tesoro, durante tutto questo tempo in cui abbiamo dimorato qui io…beh, ecco io… ho conosciuto una persona - e arrossì.
- Una persona?- ripeté dubbiosa Rein.
La madre annuì:- Un uomo…-
- Ah…-
- Ci siamo incontrati durante un viaggio di lavoro - continuò la madre - Sai quel weekend in cui ti ho lasciata sola a casa? Beh, è stato lì che ho conosciuto Toulouse…-
- Toulouse?- ripeté Rein, sempre piuttosto perplessa.
- Si - disse la madre, voltandosi verso di lei.
Accarezzò dolcemente la testa della figlia, abbracciandola:- Lavora nella mia stessa agenzia. Siamo usciti qualche volta insieme, ci siamo scambiati i numeri di telefono, e alla fine mi sono fatta coraggio e l’ho invitato per una cena qui da noi -
Mentre parlava, Rein la osservava e ascoltava attentamente: sul viso compariva un sorriso sempre più grande man mano che la madre andava avanti nel raccontarle di come aveva conosciuto quell’uomo che sembrava piacerle parecchio.
A quanto sembrava, era un affascinante quarantacinquenne divorziato, con una figlia che viveva con lui. Insomma, un bravo padre responsabile, nonché affascinante single.
- Mamma, ma è fantastico!- urlò alla fine Rein, saltandole al collo – Sono contenta che tu sia felice. Credevo ti arrabbiassi perché non te lo avevo detto prima- rispose la madre, accogliendola tra le braccia.
- Scherzi?- le rispose la figlia – E’ assolutamente fantastico che tu abbia conosciuto il tuo futuro fidanzato!-
- Beh, fidanzato - ridacchiò la madre - non corriamo troppo! -
- Quando hai detto che viene a cena?- chiese Rein, sempre più impaziente.
- Domani. E porterà con sé anche sua figlia, che dovrebbe avere la tua età se non sbaglio. Non è meraviglioso?- rispose la madre, rivolgendole un ampio sorriso.
- Altroché se lo è!- disse Rein – Così non mi sentirò troppo un terzo incomodo…- e ridacchiò.
- Ti piace fare la spiritosa, eh? Su, vai a cambiarti adesso e lavati le mani: la cena sarà pronta a momenti -
- Volo!-
Rein corse in bagno, più euforica che mai. Sua madre aveva conosciuto un uomo che le piaceva e la cosa migliore era che lui avesse anche una figlia della sua stessa età. Era un'occasione più che ottima per fare nuove conoscenze!
Magari frequentava anche la sua stessa scuola, chissà…
“Però” pensò “questa città inizia proprio a piacermi. Magari adesso la mamma, dato che è impegnata in una relazione, deciderà di non trasferirsi più…”
Si lavò in fretta e furia le mani, schizzando dappertutto. Non ci badò e ritornò in cucina lasciando il bagno completamente imbrattato d’acqua.
“Non vedo l’ora che arrivi domani!” pensò, più euforica che mai.
 

¤¤¤¤¤¤
 

- Rein, sbrigati ad apparecchiare, saranno qui a momenti!-
La madre le urlava dal bagno mentre si stava preparando per la serata tanto attesa. Rein era in cucina che apriva cassetti e mobili in cerca di posate, tovaglioli e piatti da mettere in tavola.
Erano tutte e due piuttosto agitate: non erano abituate ad avere ospiti di una “certa importanza” a cena.
Suonò il campanello.
Momento di panico.
- Non andare! Apro io!- urlò subito la madre, fiondandosi verso la porta mentre si metteva a posto i lunghi capelli mossi e rossi.
Rein la osservò sbigottita mentre posava le posate sul tavolo: avere un fidanzato non le faceva per niente bene, bastava vedere come fosse agitata per capirlo.
Si udì lo scrocco della porta.
- Ciao! Benvenuti!- esclamò la madre con un sospiro dall’ingresso. Rein udì una voce maschile piuttosto fiera e possente rispondere al saluto:- Buonasera, Elsa. Sei splendida come sempre - la adulò Toulouse. Rein udì la madre ridacchiare.
- E questa dev’essere la tua splendida figlia! Guarda com’è bella! Mi ricorda molto mia figlia, sai?- continuò Elsa.
Rein sbuffò dalla cucina: avrebbe voluto andare ad accogliere gli ospiti invece di stare lì ad apparecchiare la tavola. Prese in mano una pila di piatti “Almeno dopo questi ho finito” pensò soddisfatta.
Intanto gli ospiti si stavano muovendo per entrare in casa:- E tua figlia dov’è?- sentì Toulouse domandare.
- Oh, è in cucina che sta finendo di sistemare la tavola - rispose Elsa.
- Beh, cosa aspetti a presentarcela? Andiamo!- esclamò l’uomo tutto contento.
Rein vide sua madre e Toulouse affiancati sulla porta: formavano proprio una bella coppia. Lui era alto, con un elegante portamento e i capelli blu scuri che formavano un abbinamento perfetto con quelli rossi della madre. Gli occhi marroni davano quel tocco affascinante e maturo. Sorrise nel vedere come sua madre fosse felice standogli accanto.
- Beh - disse quella, alzando le spalle - vi presento mia figlia Rein - e diresse una mano nella sua direzione.
- Accidenti, che bella ragazza! Complimenti, Elsa, ti assomiglia molto sai? Ha i tuoi stessi occhi! - disse Toulousse ammirando la ragazza dai capelli turchini. Arrossirono entrambe a quel complimento.
- Allora, se le cose stanno così, credo di dovervi presentare la mia figliola - disse l’uomo volgendosi indietro – Vieni, tesoro! Voglio presentarti una persona…-
Una ragazza si fece avanti timidamente, a volto basso.
Rein trasalì: era pronta a tutto, ma non a quello che le si presentò davanti quella sera. La ragazza portava una giacchettina rossa e una gonnellina rosa, e i capelli rosso fuoco erano legati in due inconfondibili codini.
“N-non può essere…” pensò mentre spalancava gli occhi in uno sguardo di sorpresa.
La ragazza si piazzò davanti a Rein – Elsa, Rein…- disse Toulouse, mentre la figlia alzava lentamente il volto per vedere la ragazza che le stava di fronte e allibiva nel riconoscere quel volto familiare - ….vi presento mia figlia Fine - disse l’uomo tutto contento.
Rein, per la sorpresa, per lo shock o semplicemente per l’incredulità, fece cadere la pila di piatti che aveva in mano.
- Aaaaah!- urlarono le due, all’unisono, mentre si indicavano a vicenda avendo riconosciuto l’una nell’altra la propria acerrima nemica.
 

¤¤¤¤¤¤

 

- Rein! Ma che diamine combini!?- le urlò la madre, correndole incontro per raccogliere i cocci da terra – Eh?- rispose lei, risvegliandosi dal suo stato di shock.
Si accovacciò per raccogliere il macello che aveva combinato, ancora turbata nel sentirsi gli occhi cremisi della rossa puntati addosso.
“No, no, no!” Continuava a ripetersi “Non è possibile! Non può essere vero…” Poi volse lo sguardo verso la rossa, che era ancora immobile a fissarla “Perché, tra tutte le persone che mi potevano capitare, doveva essere proprio lei?
Quando tutti i cocci furono raccolti, furono messi nuovi piatti in tavola e i quattro poterono iniziare a mangiare.
Un silenzio tombale piombò nella stanza: nessuno osava dire una parola.
- Allora - disse a un tratto Toulouse, dopo aver ingoiato un boccone - voi due vi conoscete già?- chiese, guardando le due ragazze che risposero in coro: – C-come? Perché?-
Lui alzò le spalle:- Mah, prima avete fatto due facce, come se vi foste già viste parecchie volte. Del resto, frequentate anche la stessa scuola, è strano che non vi siate mai incrociate…-
Rein lanciò un’occhiata furtiva a Fine, che la fulminò con lo sguardo:- No, papà - disse quella - io e Rein non abbiamo mai avuto nulla a che fare l’una con l’altra-
La cena proseguì tranquilla: dopo quella breve conversazione, Elsa e Toulouse si misero a chiacchierare animatamente tra loro, scambiandosi degli sguardi dolci ogni tanto.
Le loro mani si intrecciarono tra loro. Fine fece una faccia alquanto disgustata, alzando gli occhi al cielo.
- Ehm - disse a un tratto Rein, che si sentiva leggermente di troppo - che ne dite se sparecchiamo e poi ci spostiamo in salotto? È un posto molto più comodo per parlare…- disse, rivolta ai due piccioncini.
- Hai ragione, tesoro, adesso sparecchiamo e poi ci spostiamo di là - disse la madre, alzandosi dalla sedia e sfilando la sua mano da quella di Toulouse – No, tranquilla mamma, ci penso io! - disse Rein afferrando il piatto che aveva in mano la madre.
– Oh, no – disse lei - Hai già fatto fin troppo, cara. Sei piuttosto maldestra, oggi. Perché tu e Fine non andate di là a chiacchierare, mentre noi finiamo qui? Sono sicura che andrete d’accordo -
Le due si guardarono sospirando rassegnate: sapevano entrambe che quel momento sarebbe arrivato prima o poi.

Se ne stavano sedute il più lontano possibile l’una dall’altra, evitando il contatto con gli occhi.
Rein picchiettava nervosamente le dita sul bracciolo della poltrona, mentre Fine batteva instancabilmente il piede sul pavimento, rigirandosi i pollici.
Dalla cucina proveniva il tintinnio delle stoviglie che Elsa e Toulouse stavano riponendo negli appositi scaffali.
- Allora - saltò su Fine a un tratto facendo sobbalzare Rein dalla sedia - cosa ne pensa tua madre della nuova acconciatura che ti ho fatto?- esclamò, ridacchiando malignamente mentre Rein si prendeva tra le mani i due ciuffi che Fine le aveva tagliato.
- Non sei per niente divertente!- sbraitò, mentre la rossa non dava cenni di voler smettere di ridere e mandandola al limite dell’esasperazione – Ma esiste qualcuno che riesca a sopportarti e a volerti un briciolo di bene oltre a tuo padre?!- le domandò acida.
Nell’udire quelle parole, Fine cessò improvvisamente di ridere e si fece seria, tremendamente seria. Rein si tappò subito la bocca con le mani, osservando la rossa incupirsi sempre di più “Forse ho un tantino esagerato” pensò “Accidenti a me e alla mia boccaccia”
Il resto della serata lo passarono in silenzio ad ascoltare i genitori che raccontavano del loro primo incontro, scrutandosi ogni tanto di sottecchi a volto basso.

 
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Arrivò presto l’ora di andarsene. Rein e sua madre salutarono i due ospiti, accompagnandoli all’ingresso.
Un’espressione di malinconia velava il volto dei due innamorati. Le loro mani si cercavano, i loro occhi si richiamavano a vicenda ed entrambi avevano le guance leggermente imporporate.
- Beh, ehm, allora ci vediamo domani - disse Toulouse, schiarendosi la voce.
- Si…- sussurrò Elsa timidamente.
- Disgustoso - mugugnò Fine. Rein le lanciò uno sguardo di disapprovazione. La rossa ghignò:- Beh, pare che ci vedremo domani anche noi due -
- Non vedo l’ora - esclamò Rein con falso entusiasmo.
Pareva che Fine avesse riacquistato tutto il suo buon umore: le parole pronunciate poco prima dalla turchina sembravano ormai dimenticate.
La rossa le si avvicinò all’orecchio:- Non credere che, solo perché i nostri genitori si frequentano, io cambierò idea su di te –
- Non ci speravo neanche- le rispose Rein.
Mentre le due ragazze si lanciavano uno sguardo di sfida, fissandosi intensamente negli occhi: - Vieni qui - sussurrò Toulouse ad Elsa, tirandola a sé. La baciò teneramente sulle labbra.
Le due ragazze osservarono la scena allibite: Rein quasi si commosse, mentre Fine rimase di stucco, osservando il padre con sorpresa.
Successivamente, la turchina spostò lo sguardo verso la rossa, con un’espressione di rammarico in volto.
- Perché - le disse a un tratto, acquistando un tono profondamente malinconico - ti comporti così crudelmente con me? Che cosa ti ho fatto di male?-
Fine spalancò gli occhi, non sapendo cosa risponderle – E io che speravo - continuò Rein sorridendo languidamente - potessimo dimenticare tutto e diventare amiche…-
Nell’udire quelle ultime parole, il cuore della rossa mancò di un battito.
Aprì la bocca nel tentativo di parlare, ma le parole le morirono presto in gola: il padre aveva lanciato un ultimo saluto ad Elsa e la stava conducendo lentamente in macchina, senza darle la possibilità di rispondere alle parole di Rein.
Quando salì sulla vettura, lanciò un ultimo sguardo perplesso alla turchina, prima che scomparisse completamente dalla sua vista.
Elsa stava ancora ritta in piedi sulla porta di casa, salutando con la mano il suo innamorato che si allontanava sempre di più.
Sospirò, mentre aveva stampato sul volto un sorriso sognante, le guance ancora leggermente arrossate.
“Sono proprio contenta per mamma” pensò Rein riacquistando il suo buonumore “Toulouse sembra un uomo con la testa sulle spalle. Peccato per la figlia…” sospirò amareggiata.
Si chiuse in camera, infilandosi la camicia da notte e sdraiandosi sul morbido letto: era stata una serata piuttosto impegnativa.
Prima di addormentarsi, i suoi occhi si posarono sul comodino dove era appoggiato sopra il cellulare.
“Chissà se Sophie è ancora sveglia…” si domandò, allungando la mano per afferrare il telefono “ Voglio proprio raccontarle di questa sera. Non ci crederà quando glielo dirò!”
Andò sulla rubrica telefonica, e fece scorrere l’elenco fino ad arrivare alla lettera “S”.
Individuato il nome di Sophie, schiacciò il tasto verde per avviare la chiamata.
Il telefono squillò per qualche secondo, poi Rein sentì la cornetta alzarsi.
- Pronto?- rispose una voce piuttosto perplessa dall’apparecchio.
 
  
   

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Capitolo 19
*** Bruciante Sconfitta ***


Ebbene, oggi ho voglia di aggiornare!
No, scherzi a parte, aggiorno sul serio con un capitoletto che spero sia di vostro gradimento =)
Ringrazio, come al solito, chiunque si degni di leggere la mia fic (e ancora di più chi osa commentarla)
Ma bando alle ciance, vi lascio alla lettura!

CAPITOLO 19  BRUCIANTE SCONFITTA
 

 
 

Quella sera, Shade era in casa da solo con Bright e Auler. Sua madre era uscita assieme a sua sorella, perciò avevano la casa tutta per loro.
Era una serata piuttosto tranquilla: i tre se ne stavano seduti sul grande divano a guardare la televisione con scarso interesse.
Poi lo squillo di un cellulare ruppe l’atmosfera: era quello di Shade.
Il ragazzo si alzò svogliatamente dal divano, chiedendosi chi mai potesse essere a quell’ora di notte, quando vide sul display, scritto a lettere chiare e tonde, il nome “Rein”.
Shade osservò il cellulare piuttosto perplesso, lasciandolo squillare – Non rispondi?- chiese Bright dalla poltrona.
- Eh? Si, si, adesso rispondo - disse Shade “ Cosa potrà mai volere?” si domandò.
Spinse il tasto verde che accettava la chiamata, poi avvicinò il cellulare all’orecchio:- Pronto?- disse, piuttosto perplesso.
Dall’altra parte, nessuno rispose.
- Pronto?- ripeté lui.
Auler e Bright lo osservarono incuriositi, chiedendosi chi mai potesse essere a disturbare il loro amico a quell'ora di notte.
- Rein, ci sei?- esclamò a un tratto Shade.
- Come? Rein?- disse Bright rivolto ad Auler. L’amico gli fece cenno di tacere.
Shade, intanto, rimaneva in attesa di una qualche risposta. Finalmente, dall’altra parte, una voce piuttosto intimidita rispose:- Ehm, Sophie, sei tu?-
Shade abbozzò un sorriso:- Ti sembra che la mia voce sia quella di Sophie?- la prese in giro.
- E allora chi sei?- chiese lei, leggermente intimidita.
- Indovina - disse lui, sempre ridendo.
La ragazza ammutolì di colpo. Ci fu un attimo di silenzio, poi Rein sussurrò piano:- Shade, sei tu?-
- Sei piuttosto brava - le disse lui.
Altro attimo di silenzio.
- Si può sapere cosa stai facendo con il cellulare di Sophie?!- chiese Rein improvvisamente inacidita.
Shade allibì nel sentirsi rivolgere quelle parole:- Il cellulare di Sophie?- ripeté.
- Si!- sbraitò lei – Cos’è gliel’hai rubato?- azzardò. Poi, imbarazzata, aggiunse:- Non mi dire che voi due...-e nella mente si fece spazio l'assurdo pensiero che lui e l'amica stessero passando la serata insieme, a sua insaputa.
Non avrebbe dovuto importargliene. Non erano affari suoi, si disse. Dopotutto, lei aveva sempre detto a Sophie che Shade non poteva vederlo né sopportarlo. Dunque l'amica non le stava facendo alcun torto, se così fosse stato, e lei non aveva motivo di biasimarla.
Tuttavia, ripensando alla confessione che lui le aveva fatto quel pomeriggio al bar, non poté fare a meno di sentirsi offesa, quasi messa da parte.
L'aveva semplicemente presa in giro, oppure la sua mancata risposta lo avevano indotto a pensare che con lei non poteva avere la benché minima speranza?
In ogni caso, gli bastava davvero poco per rinunciare a lei così in fretta. Davvero Shade era così innamorato di lei come le aveva fatto credere?
Sentirsi messa da parte così di punto in bianco la fece innervosire parecchio, e non seppe spiegarsi il perché.
Shade, comprendendo in minima parte i suoi viaggi mentali ed intenerendosi un poco, sospirò rassegnato:- Sei senza speranza…- disse.
- Perché?- chiese quella.
- Capisco che è tardi, e a quest’ora di notte siamo tutti piuttosto stanchi, ma non ti è minimamente passato per la testa che, magari, hai semplicemente sbagliato numero?- la rimproverò lui.
Dall’altra parte ci fu di nuovo silenzio.
- Rein…?-
- ODDIO, CHE FIGURAAAAAA!- urlò a un tratto la ragazza dall’altro capo del telefono. Shade dovette allontanarselo dall’orecchio per evitare di rimanere assordato.
- Scusami, scusami, scusami, Shade! Non avevo intenzione di disturbarti! Volevo chiamare Sophie e invece…-
- Tranquilla, è tutto a posto - la interruppe lui.
- Non sai quanto mi sento stupida in questo momento. Che vergogna! Scusami tanto, è che il tuo nome in rubrica è subito prima di quello di Sophie. Devo aver schiacciato inavvertitamente il tasto sbagliato. E poi mi permetto anche di farti la predica…-
- Figurati, me lo sarei aspettato da una come te! - ridacchiò lui.
La telefonata si concluse con una Rein mortificata, ma inspiegabilmente sollevata, e uno Shade piuttosto divertito e sorpreso. Quella ragazza lo stupiva ogni volta. Se non altro gli aveva rallegrato la serata.
Se ne tornò al posto ancora ridendo e non appena si sedette si ritrovò gli sguardi incuriositi di Auler e Bright puntati addosso.
- Beh?- fece lui, riassumendo il suo fare annoiato.
- Che ti ha detto?- chiese Bright, fingendo disinteresse, ma senza riuscire a nascondere un pizzico di gelosia. Shade alzò le spalle:- Niente. Aveva solo sbagliato numero. Voleva chiamare tua sorella - disse, rivolto ad Auler.
- Sicuro che sia solo questo?- gli chiese l’amico, poco convinto.
- Cosa ci dovrebbe essere ancora?-
Auler alzò le spalle:- Mah, non so, se non ricordo male, i termini della scommessa sono scaduti…- disse, osservando Shade che lo fulminò con lo sguardo - Allora, hai fatto si o no breccia nel suo cuore?-
Nessuna risposta. Shade si limitò a volgere gli occhi verso la televisione, fingendo di essere interessato al programma che stavano trasmettendo.
- Shade…- disse Auler.
Ancora silenzio.
Shade non si degnò minimamente di rispondere.
L’amico si spazientì:- Andiamo, ti ho fatto una domanda! Vuoi rispondere si o no?-
All’improvviso, il ragazzo puntò i suoi occhi blu su Auler, poi successivamente guardò Bright che attendeva con ansia una risposta.
- No - disse infine, atono - non ci sono riuscito. A lei interessa Bright -
- Quindi stai dicendo che ho vinto la scommessa?- chiese Auler esultante.
Shade non rispose. Si rimise ad osservare la televisione con disinteresse.
- Si! Ero sicuro di vincere!- esultò Auler, balzando in piedi dal divano.
Il ragazzo iniziò ad emettere grida vittoriose, sotto lo sguardo perplesso di Bright e Shade.
- Smettila, mi stai dando sui nervi…- borbottò il ragazzo dagli occhi blu.
– E perché?- chiese l’altro mentre ancora esultava – Non avevi detto che non te ne importava nulla? Allora di che ti lamenti scusa? Non sarai geloso, per caso…-
- Non è questo - disse Shade - Non sopporto di aver perso la sfida, tutto qui - concluse, stringendo i pugni.
Auler non gli credette: era convinto che a Shade bruciasse fin troppo la sconfitta. Shade, intanto, si stava spazientendo sempre di più:- Se non la pianti non sai che ti faccio - gli disse, minaccioso.
- Uh, che paura! Andiamo, dongiovanni in fallimento, ammetti che ti pesa il fatto di non essere riuscito a conquistare la bella ragazza dagli occhi azzurri!- prese a canzonarlo Auler.
- Piantala di dare aria alla bocca, Auler, o i moscerini ti si infileranno in mezzo ai denti- disse Shade, annoiato.
- Ah, cambiamo anche discorso eh?-
- Ho già detto che Rein non mi interessa -
- Si, come no, vallo a raccontare a qualcun altro! -
- Ti dico che è così -
- No -
- Si -
- No -
- E invece si…-
I due continuavano a stuzzicarsi, come erano soliti fare, e questa volta Bright non sprecò nemmeno le energie per farli smettere. Anzi, sembrava alquanto pensieroso.
- Non ci credo.- disse improvvisamente il biondo. I due smisero di litigare.
- Come dici?-
Auler interruppe la sua danza di vittoria, voltandosi verso Bright. Lo stesso fece Shade.
- Non posso credere che non te ne importi nulla di lei, Shade - continuò il biondo. Il ragazzo dai capelli violacei sgranò gli occhi - Ho visto come la guardi, come ti atteggi con lei. Con le altre ragazze sei molto più freddo e distaccato, nemmeno ti preme di rivolgere loro la parola. Con Rein è diverso, e non negare l’evidenza - disse Bright, serio.
Shade abbassò lo sguardo:- Anche se fosse - disse annoiato - non sono io quello che le interessa-
- Non è da te gettare la spugna così, Shade! - gli disse il biondo.
Shade perse la pazienza: quell’argomento cominciava a dargli sui nervi. Strinse i pugni, cercando di trattenere la rabbia:- Ma che cosa vuoi da me?- gli chiese, mentre Bright lo guardava sbigottito – Hai vinto, no? Adesso puoi uscire con lei tutte le volte che vuoi, non era quello che volevi? Bene. Allora lasciami in pace e vai a goderti la tua vittoria– disse infine – Sono stufo di questa storia-
Il silenzio piombò nella stanza. Auler si rimise a sedere, mentre Bright fissava Shade con disappunto: - Non capisco perché te la prendi così tanto, visto che hai detto che non te ne importa nulla…- mormorò.
Shade gli lanciò un’occhiata fulminante, poi abbassò lo sguardo rassegnato.
Perché se la prendeva così tanto, gli chiedeva?
Perché l’unica ragazza che gli interessava non gli apparteneva, non gli apparteneva affatto.
Lo sapeva, lo aveva sempre saputo: non la meritava. Non l’aveva mai meritata.
Perché lei era di Bright, e non c’era modo di convincerla del contrario.
- Le ho detto di essermi innamorato di lei - ammise infine, con un sospiro - E lei mi ha fatto capire chiaramente di non provare gli stessi sentimenti per me - concluse, mentre si facevano nitide tra i suoi pensieri le parole che Rein aveva pronunciato all’ultima ricreazione.
“ Shade non potrà mai interessarmi… Lo odio!”
- Shade…- sussurrò Bright.
- Sai come si dice, in fondo - aggiunse Shade, abbozzando un amaro sorriso - se ami, lascia amare…- concluse, perso nei suoi pensieri, emettendo un’amara risata.
Ci fu un attimo di silenzio.
- Perciò - aggiunse, poi, il ragazzo dai capelli violacei, puntando lo sguardo verso Bright e riscuotendosi dai suoi pensieri - ora hai campo libero, Bright. Spero che tu abbia più fortuna di me, è un tipo piuttosto difficile -
La conversazione si concluse così. Nessuno aggiunse nulla.
Rimasero in silenzio per la rimanente parte della serata, il rumore della televisione era l’unica cosa che rompeva quell’agghiacciante tensione tra loro.
 

¤¤¤¤¤¤
 
 

Era appena tornata a casa dopo quell’agghiacciante serata.
Per tutto il tragitto non aveva proferito parola con il padre, offesa e arrabbiata del fatto che fosse così tremendamente ingenuo.
Perché proprio lei?
Perché aveva scelto di innamorarsi proprio della madre di Rein?
“ Sciocco sentimentale…” pensò, rivolgendogli un’occhiata di rimprovero mentre quello infilava la chiave nella toppa e faceva scattare la serratura.
- Eccoci qui - annunciò Toulouse allegro aprendo la porta - E' stata una serata alquanto interessante, non trovi?- le chiese, rivolgendole un sorriso.
La figlia non rispose, limitandosi a ricambiare il sorriso con una falsa espressione di contentezza - Fin troppo…- gli sussurrò in risposta.
Chi se lo sarebbe mai aspettato di ritrovarsi quella dannatissima ragazzina dagli occhi azzurri anche  nella propria famiglia?
Adesso voleva distruggerle anche l’ultima cosa certa che le era rimasta al mondo?
Voleva rubarle anche l’affetto di suo padre?
Non si accontentava di avere già una madre dolce e premurosa che si curasse di lei, quando lei invece non ne aveva mai avuta una, non aveva mai avuto qualcuno che la guidasse nelle sue scelte e che la confortasse.
Certo, il padre non le aveva mia fatto mancare nulla ed era stato un ottimo genitore ma…
Ma non avrebbe mai potuto sostituire l’affetto di una madre.
E adesso, quell’odiosa ragazzina voleva portarle via anche lui, e creare per sé un’allegra famiglia. Una famiglia di cui lei non si sarebbe mai sentita parte.
Perché, perché Rein poteva avere tutto e lei invece no?
Perché alla turchina erano riservate tutte le cose più belle, e lei si doveva limitare ad accontentarsi del poco che aveva?
Perché?
Si fiondò in camera sua, adirata con il mondo intero.
Non si curò nemmeno di togliersi i vestiti: si gettò sul letto così com’era, mentre un’ardente passione le bruciava in petto.
Non c’era spazio per lei in quel luogo, non c’era mai stato.
Sin da quando era arrivata, nessuno l’aveva mai trattata con il giusto rispetto.
La umiliavano a scuola, canzonandola ogni volta che ne avevano l’occasione; se ne approfittavano del suo carattere malleabile, spingendola al limite dell’esasperazione.
E, alla fine, aveva ceduto.
Frustrata, aveva deciso che li avrebbe ripagati tutti con la stessa moneta. E così era stato.
Il sentimento che le bruciava in corpo allora era lo stesso che stava provando in quel momento, l’unica differenza stava nel fatto che, in quel momento, il suo odio era tutto riservato per una sola, unica persona.
“E io che speravo potessimo dimenticare tutto ed essere amiche…”
Un velo di compassione le toccò per un istante il cuore, facendolo sussultare.
- No- disse subito, scuotendo violentemente la testa.
Era certamente un insulso inganno per farle abbassare la guardia e subire così la vendetta della turchina. Dopotutto, l’aveva urtata parecchio con l’ultimo tiro che le aveva giocato, non poteva certo credere che Rein fosse disposta a perdonarla così facilmente.
“ Ma esiste qualcuno che riesca a sopportarti e a volerti un briciolo di bene oltre a tuo padre?!”
La ferita nel petto cominciò a bruciarle nuovamente.
Quella Rein le stava rubando a poco a poco tutto ciò che faceva parte della sua vita. Non poteva tollerarlo.
Si rigirò nel letto, osservando il cellulare posto sul comodino poco distante da lei.
Mentre lo afferrava con decisione, le balenò un’idea tremendamente maligna in mente.
Facendo scorrere i numeri in rubrica, si soffermò su uno in particolare, domandandosi se era il caso di contattare o meno quella persona.
Fu un attimo.
Prima che la mente potesse dare l’ordine, il suo dito schiacciò automaticamente il tasto che avviava la chiamata.
Attese per qualche minuto.
Il telefono squillò a vuoto.
Poi udì qualcuno rispondere.
- Shinobu? Sono Fine - disse, prima che l’altro all’altro capo potesse proferire parola - Mi è giunta voce che ti sei fatto soffiare da sotto il naso una splendida ragazza, pochi giorni fa…-
La voce all’altro capo si zittì.
Fine sogghignò:- Ebbene, ti piacerebbe riprendere i conti da dove li avevate lasciati sospesi?-
 
 
 
  

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Capitolo 20
*** Indecisioni ***


Hòla, chicos!
Ultimamente sto diventando più regolare con gli aggiornamenti, no?

...
Vi posto questo capitoletto, in cui non succede poi granchè.
Diciamo che è un "capitolo di transizione" per quello che verrà dopo... uhu!
Vi lascio alla lettura!

CAPITOLO 20  INDECISIONI
 

- Un appuntamento?- chiesero Sophie e Lione all’unisono piuttosto perplesse.
- Un appuntamento- ripeté Rein, sconvolta.
Le due la guardarono per un istante che alla ragazza sembrò infinito – Aaahh!- urlarono eccitate, alla fine, saltandole addosso e buttandola in terra.
- Bright ti ha chiesto un appuntamento?! Rein, non sai quanto ti invidio!- diceva Sophie ridendo e abbracciandola forte. Rein si sentì soffocare.
- Incredibile! Sei una delle poche fortunate! Finora solo altre due ragazze hanno avuto la tua stessa fortuna!- esclamò Lione, mentre sorrideva all’amica.
- Ma ci pensi, Lione? Rein e Bright usciranno insieme!- disse Sophie in preda all’entusiasmo
- E considerando che anche a Rein il nostro caro biondino non dispiace per niente…- aggiunse Lione - … SARA’ UN APPUNTAMENTO PERFETTO!- strillarono, infine, cominciando a saltellare per ogni dove.
Rein era ancora distesa a terra, mezza tramortita.
Si alzò, massaggiandosi la testa e osservò le due piuttosto perplessa:- Ehm, ragazze…- cercò di dire, ma le due erano troppo impegnate ad esultare per poterle dare ascolto.
- Bright e Rein usciranno insieme!- continuavano ad urlare.
Rein dovette alzare leggermente la voce perché le due la potessero sentire:- Volete smetterla di fare tutto questo chiasso? Non è il caso di agitarsi tanto, in fondo…- disse tutto d’un fiato.
Come pronunciò quelle fatali parole, Sophie e Lione smisero di saltellare e guardarono l’amica sconvolte e incredule:- Come hai detto?!- esclamarono.
Rein alzò le spalle:- Non mi sembra un fatto così eccezionale - rispose, in tutta tranquillità.
Lione e Sophie la osservarono a bocca aperta. I loro occhi puntarono nella direzione di Rein, per poi guardarsi a vicenda.
- Rein, non starai dicendo sul serio mi auguro! - disse, poi, Sophie, seria.
- Ma a te non piaceva Bright?- chiese Lione, confusa.
Rein alzò nuovamente le spalle, per poi abbassare lo sguardo:- Beh, si, ammetto che un leggero interesse per lui ce l’ho…- mormorò.
- E allora dove sta il problema?- chiese Sophie, scrollandola per le spalle.
Rein guardò l’amica, e abbassò di nuovo lo sguardo:- Ecco, è che…- ma si interruppe, poiché le sovvennero alla mente le parole dette da Shade.
“ Potrei anche innamorarmi di te…”
Arrossì.
Quelle parole che lui aveva pronunciato l’avevano colpita nel profondo, lasciandola disarmata e confusa.
Una miriade di sentimenti le pervadeva il corpo non appena pensava al bel ragazzo dagli occhi blu, e a quella fatidica frase pronunciata, a suo parere, con troppa leggerezza: imbarazzo, distacco, riluttanza, felicità. Odiava tutta quella contraddizione in sé stessa, ma doveva ammetterlo, ormai: aveva iniziato a vedere Shade sotto un’altra luce.
- Rein…?-
Rein sospirò, amareggiata. Che egoista: Bright le aveva fatto una proposta importante, e lei continuava a pensare a Shade.
- Ragazze - disse infine, distraendosi dai suoi pensieri - non ho ancora detto di si a Bright - ammise, con sguardo basso.
- Cosa? E cosa aspetti a dirglielo?- esclamarono in coro le altre due. Rein sospirò nuovamente:- Non so…- mormorò, mentre l’immagine di Bright sfumava lentamente per far spazio a quella di un ragazzo dai capelli violacei e gli occhi blu cobalto.
 

¤¤¤¤¤¤
 

Fine sospirò nuovamente, tenendo gli occhi fissi al di fuori della finestra del bagno e giocando con una ciocca dei suoi capelli, pensierosa.
La sua mente rivangò i ricordi di quel dannato pomeriggio in cui aveva compiuto una delle azioni più riprovevoli della sua triste esistenza.
Sentì ancora gli occhi della turchina grondanti di lacrime rivolgerle preghiere silenziose, lo sguardo freddo di Shade trafiggerle il petto.
“Andate via! Non voglio più vedervi!”
Gli occhi del ragazzo accesi d’ira nel vedere in che misere condizioni aveva ridotto Rein le avevano fatto raggelare il sangue nelle vene, quella volta.
Digrignò i denti: che stupida era stata, perche non aveva agito con più cautela?
Adesso Shade la odiava, sarebbe stato difficile riacquistare quel poco di considerazione che lui aveva avuto per lei.
Ma, ora che ci pensava, lui l’aveva mai vista come qualcosa di più di una semplice studentessa della sua stessa scuola?
“ Ma esiste qualcuno che riesca a sopportarti e a volerti un briciolo di bene, oltre a tuo padre?”
Le parole di Rein le riecheggiarono ancora nella testa, più taglienti della lama di un coltello.
No, forse Shade non l’aveva mai presa in considerazione, non era mai contata niente per lui.
Il fatto che fosse uno dei pochi all’interno della scuola che non le avesse reso la vita impossibile non stava certo a significare che lui potesse provare qualcosa per lei.
Eppure si era illusa di potergli piacere, di poter suscitare dell’interesse per lui, quando invece gli era totalmente indifferente.
…Sbagliato.
Gli era stata totalmente indifferente, finché… Finché non aveva compiuto quell’atto riprovevole verso colei che era diventata in pochi mesi il centro del piccolo universo di lui.
L’indifferenza si era presto tramutata in odio, disprezzo.
Meglio così in fondo, no?
L’odio non fa meno male dell’indifferenza?
Emise un’amara risata mentre scuoteva piano la testa.
Non se si è odiati da tutti…
 “ Perfino le tue amiche hanno paura di te ”
“ Io posso anche non contare nulla per Shade, ma almeno mi rivolge la parola…”
Digrignò i denti, incapace di ammettere la verità.
“ Shinobu? Sono Fine. Mi è giunta voce che ti sei fatto soffiare da sotto il naso una splendida ragazza, pochi giorni fa…”
“ Ebbene, ti piacerebbe riprendere i conti da dove li avevate lasciati sospesi?”
Batté un pugno contro il muro, facendo ondeggiare i codini rosso fuoco.
“ E io che speravo potessimo dimenticare tutto e diventare amiche…”
Un singhiozzo soffocato ruppe l’agghiacciante silenzio che si era creato intorno a lei.
Si pose una mano tremante sulla fronte gelida - Ho sbagliato tutto…- mormorò tra sé e sé.
 

¤¤¤¤¤¤
 

Era successo tutto due mattine fa.
Rein era entrata in classe, più pensierosa che mai, con lo sguardo basso, preoccupata per la figuraccia che aveva fatto con Shade la sera precedente, al telefono.
Accusarlo di avere rubato il cellulare di Sophie, che idiozia! Non le era venuto in mente che poteva semplicemente aver sbagliato numero?
Arrossì, scuotendo la testa “ Come farò a guardarlo in faccia, oggi?” si chiedeva preoccupata.
Non fece in tempo ad alzare gli occhi, che si ritrovò davanti nientedimeno che il bel ragazzo dagli occhi blu, che la fissava alquanto divertito.
- Allora, hai calmato i bollenti spiriti di ieri sera? Oppure vuoi condannarmi agli arresti domiciliari per un furto che non ho commesso?- le chiese ridendo, mostrandole il cellulare.
Rein arrossì spalancando gli occhi: l’imbarazzo era aumentato a tal punto da non riuscire a pronunciare una mezza parola in sua presenza:- Oh, ehm…Shade! Ehm… ecco, io…- balbettò incerta.
- Compri una vocale?- la stuzzicò lui, mentre continuava a ridere di gusto. A quel punto, Rein perse la pazienza: non sopportava quando la gente rideva di lei, soprattutto se era Shade a farlo.
Prese un bel respiro, e poi urlò con tutto il fiato che aveva in gola:- Ah, come non ti sopporto quando mi prendi in giro! Sei veramente esasperante!- ma non servì a nulla, perché Shade continuava a ridere.
- Antipatico - mugugnò lei, imbronciandosi e abbassando lo sguardo.
Perché doveva essere sempre così irritante? Perché, anche quando vedeva quanto lei si sentisse in imbarazzo, doveva sempre rigirare il coltello nella piaga?
Quella volta, aveva veramente superato il limite, e senza neanche impegnarsi troppo!
La cosa migliore era andarsene al posto senza considerarlo minimamente. E stava anche per farlo, se lui non l’avesse improvvisamente spiazzata, posandole delicatamente una mano sulla testa, carezzandogliela dolcemente.
Quel tenero gesto la disarmò completamente: ogni forma di ostilità nei suoi confronti svanì, lasciando spazio ad un lieve imbarazzo.
“Shade…” pensò, mentre i suoi occhi si perdevano in quelli malinconici di lui “ Sembra turbato. Ha lo sguardo di chi sta per perdere qualcosa di importante. O forse, qualcuno” e arrossì, pensando a quel pomeriggio in cui l’aveva salvata dalle grinfie di Fine e aveva detto di essersi innamorato di lei.
“ Mi chiedo se…” ma scosse subito la testa, scacciando via quel piacevole ricordo “No, è impossibile” pensò rammaricata, mentre lui distoglieva lo sguardo Le sue parole non potevano essere vere…” e sorrise, amareggiata
“Eppure vorrei sapere, vorrei capire se c’è un fondo di verità in quello che lui ha detto. In fondo, chiedere non costa nulla. Ma se poi diceva sul serio come dovrei comportarmi?”
Il suo cuore iniziò a battere velocemente.
“Ora che ci penso, non l’ho nemmeno ringraziato per quella volta…”
Ed era vero. Ogni volta che tentava di farlo, le parole le si strozzavano in gola, perché temeva che poi il discorso sarebbe ricaduto su un altro argomento ben più delicato.
Ma perché, poi, si dava così tante pene? Come se le importasse qualcosa di quello sbruffone di Shade!
Non era mica interessata…!
Tuttavia, voleva chiarire la questione, e subito: chissà che, così facendo, anche tutto l’imbarazzo che provava in sua presenza non svanisse…
Si: doveva farlo, era piuttosto decisa. 
Prese un bel respiro, schiarendosi la voce:- Shade?- chiamò
- Si?- chiese lui, atono.
- Ecco io…- continuò lei, ma fu interrotta da una voce alle sue spalle che la chiamava ininterrottamente.
- Rein! Rein!-
La ragazza si voltò, e vide Bright che le correva incontro rivolgendole un ampio sorriso.
Non appena lo vide, Shade tolse la mano dalla testa di Rein e la rilasciò lungo il corpo. Lei se ne accorse e volse un’occhiata preoccupata e perplessa al ragazzo, che ora teneva lo sguardo basso.
Poi fu costretta a voltarsi verso Bright, poiché il biondo continuava a chiamarla insistentemente:- Rein! Devo chiederti una cosa!- le disse.
- Come?- chiese lei, leggermente spaesata.
Bright le arrivò davanti, ansimando leggermente per la corsa che aveva appena fatto.
Dopo aver fatto qualche lungo sospiro per riprendersi, la fissò negli occhi, e disse:- Rein, mi chiedevo se… se…- cominciò a biascicare.
La ragazza lo guardò senza capire: si limitò a sgranare i suoi enormi occhi azzurri e a puntarli verso di lui.
Bright deglutì a fatica, poi riprese a parlare:- Rein, io… Mi chiedevo se…- continuava a ripetere.
Rein lo ascoltava, aspettando la tanto sofferta domanda, mentre Bright si faceva sempre più rosso in viso.
Il biondo, dopo vari tentativi di concludere la frase senza successo, prese un bel respiro, e urlò infine:- Ecco, mi chiedevo se ti andasse di uscire con me, uno di questi giorni!- e divenne rosso come un pomodoro.
Ci fu un attimo di silenzio.
Rein guardò Bright sconcertata: ci mise un po’ prima di realizzare il vero significato delle sue parole.
Quando lo fece, esclamò istintivamente:- C-cosa?-
“ Come sarebbe a dire “Cosa”?! non ci senti, sei forse sorda? Bright ti ha fatto la tanto sospirata proposta che attendevi da mesi! Cosa aspetti a rispondergli!” si disse tra sé e sé.
Ma le parole non sembrava volessero collaborare:- Ehm… uhm… Bright…ehm…- balbettava.
“ Avanti, stupida! Dagli una risposta! Dì di si!” si ripeteva.
Bright la osservava col fiato sospeso, pregandola con lo sguardo di dare una risposta. Una qualsiasi, affermativa o negativa che fosse, ma niente: dalle labbra di Rein non proveniva alcun suono.
La ragazza era disperata, e sull’orlo di una crisi.
“ Che diamine ti prende?! Perché non parli? Avanti, fa qualcosa! Cosa starà pensando di te, in questo momento!” si rimproverava, mentre emetteva una risata imbarazzata, che la fece apparire alquanto stupida.
Shade, alle sue spalle, emise un sospiro malinconico.
A Rein la cosa non passò inosservata, e si voltò istintivamente verso il ragazzo, che rivolgeva uno sguardo languido, ma complice, a Bright.  La sua bocca si inarcò in un lieve sorriso, che manteneva sempre quel tono malinconico, privo di felicità.
“Come faccio a dire di si a Bright dopo quello che Shade mi ha detto? E perché adesso mi interessano tanto le parole di Shade? Ah, Rein, la troppa emozione non ti fa proprio capire più nulla!” il suo sguardo passava da Bright a Shade, da Shade a Bright.
Stava impazzendo: odiava tutta quell’esitazione.
“Basta” si disse, infine, decisa “se le cose stanno così, non vedo altra alternativa”
Si voltò verso il biondo, che la guardava speranzoso, e – Bright - disse - non sai quanto mi faccia piacere la tua proposta - la bocca del biondo si inarcò in un tenero sorriso.
– Tuttavia - il sorriso di Bright svanì improvvisamente - mi prendi leggermente alla sprovvista, e così su due piedi non sono in grado di risponderti, scusami - concluse, in tono mortificato.
Il biondo sorrise:- E’ tutto a posto, Rein, tranquilla: saprò aspettare, sono un tipo paziente. Prenditi pure tutto il tempo che ti serve - disse, educatamente.
“ Se non altro, non è un no!” pensò il biondo tra sé e sé consolandosi.
A Rein fece tenerezza:- Grazie, Bright - disse, ricambiando il sorriso del biondo.
La campanella segnò l’inizio della lezione, e tutti si sedettero al proprio posto.
Mentre il professore entrava in classe, Rein volse uno sguardo preoccupato a Bright, che era momentaneamente voltato di spalle: temeva di averlo ferito con la sua incertezza.
Fu un attimo: Rein si ritrovò lo sguardo stupito e incredulo di Shade puntato addosso.
Era convinto che lei avrebbe detto di si a Bright, e invece…
Per quale motivo aveva agito così?
Forse voleva essere un modo per tenerlo sulle spine, verificando così il suo vero interesse per lei, o per aumentarlo?
Rein abbassò lo sguardo, arrossendo: era consapevole del fatto che qualcosa l’aveva trattenuta dal dire di si a Bright, o meglio, qualcuno…
 
  

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Capitolo 21
*** Aggredita ***


Uhmmmm, rieccomi qui!
Aggiorno giusto perchè nei prossimi giorni avrò meno tempo per farlo.
Siamo arrivati a un punto cruciale della storia, questo capitolo contiene un colpo di scena che chissà se alcune di voi si aspettavano o meno...
Vi ho anticipato anche troppo, quindi vi lascio alla lettura.
Ovviamente, ringrazio tutti coloro che prendono in considerazione la fic ^__^

 

CAPITOLO 21   AGGREDITA

 

- Allora, Rein?- le chiese Lione sfoggiando un ampio sorriso.
- Allora? Allora che?- le chiese Rein, perplessa.
- Hai deciso, finalmente?- l’amica si fece piuttosto impaziente.
Rein non capì:- Eh?- le fece, alzando un sopracciglio. Lione sbuffò:- Insomma, Rein!- brontolò, guardandola severa, ma Rein sembrò non carpire ancora quello che l’amica volesse intendere.
Lione alzò gli occhi al cielo:- Bright… o Shade?- le chiese infine, guardandola maliziosamente.
- Cosa?! Ma che idee ti vengono in mente, Lione!- esclamò lei, diventando tutta rossa.
La ragazza dai capelli arancioni alzò gli occhi al cielo, sospirando: prima o poi si sarebbe dovuta decidere ad ammettere che il suo cuore era diviso tra due ragazzi.
- Ragazze, guardate qui!- gridò Sophie dal camerino nel quale si stava cambiando.
Ebbene sì: Rein, Lione e Sophie erano uscite a fare shopping, quel pomeriggio, nel centro della città. Sophie necessitava di un vestito elegante per una serata formale a casa di alcuni amici dei suoi genitori, e aveva chiesto loro di accompagnarla. Non appena aveva pronunciato la parola “vestito” gli occhi di Rein si erano illuminati, e senza pensarci due volte rispose di si entusiasta.
Un pomeriggio con le amiche era proprio quello che ci voleva per distrarsi dalle troppe cose successe ultimamente.
Il negozio in cui si trovavano era il più lussuoso e costoso della città: un ampia vetrina permetteva di far ammirare anche ai passanti gli abiti meravigliosi custoditi al suo interno, nonché le clienti che li sfoggiavano, soddisfatte ed estasiate.
Sophie uscì, con indosso un elegante vestito verde acqua senza spalline e lungo fino alle ginocchia: semplice, ma di grande effetto!
Volteggiò davanti alle due amiche che la osservarono estasiate: le stava d’incanto!
- Oh, Sophie - dissero ammaliate - come sei bella!-
L’amica sorrise compiaciuta:- Credete davvero?- chiese dubbiosa.
Affacciati alla vetrina anche un gruppo di ragazzi si era fermato a guardarla, lanciando fischi e urla di approvazione.
Sophie arrossì, mentre Rein e Lione ridacchiavano:- Beh, credo che non hai bisogno di una nostra risposta per saperlo! - dissero.
Un ragazzo moro dai capelli spettinati, che pareva essere il leader del gruppo, picchiò sulla vetrina, nella direzione in cui si trovava Rein.
La turchina trasalì, vedendo che lui le mandava un enorme bacio dal vetro, per poi andarsene insieme agli amici che ridevano di gusto:- Ehm - disse, piuttosto imbarazzata -Sophie, se hai finito, credo che ce ne possiamo anche andare. Inizio a sentirmi leggermente a disagio qui…-

 
¤¤¤¤¤¤
 

Dopo aver comperato il vestito, le tre uscirono dal negozio e ne approffittarono per passare ancora un po’ di tempo insieme. Solo quando il sole iniziò a calare, erano all’incirca le cinque di pomeriggio di una limpida giornata d’inverno, decisero di separarsi e tornarsene a casa, ognuno per la propria strada.
Durante il tragitto, Rein non poté fare a meno di ripensare a quello che le aveva chiesto Lione poco fa.
“ Bright…o Shade?” si chiese, osservando il cielo che diventava sempre più scuro.
Si, proprio così: a chi doveva donare il suo cuore?
Era forse destinato al bello e solare Bright, oppure solo l’affascinante e tenebroso Shade meritava di custodirlo?
La ragazza emise un lieve sospiro: due ragazzi così diversi, eppure entrambi erano riusciti a conquistarla.
Tutta quella situazione la faceva sentire così debole di carattere, così impotente... Come diamine aveva fatto a cacciarsi in quell’imbarazzante situazione?
Lei, che non voleva stringere legami forti con nessuno perché temeva che, al momento di trasferirsi nuovamente, avrebbe sofferto la separazione dalla persona che amava. Lei, che aveva sempre combattuto le tentazioni dell’amore, e non si era mai piegata al suo volere.
Lei, il cui cuore era ora diviso a metà, tra amore e odio.
Lei, che non sapeva decidersi se amare Bright, l’amabile ragazzo dagli occhi caldi come il più limpido dei giorni, o Shade, l’odioso ragazzo dagli occhi freddi come la più oscura delle notti.
Mentre camminava, assorta nei suoi pensieri, in un viottolo buio e desolato di un quartiere così tranquillo da parere disabitato, non si accorse di un’ombra scura che la seguiva a pochi passi da lei.
Un brivido le percorse la schiena, come se presagisse l’arrivo di un evento terribile da un momento all’altro.
Si voltò di scatto e vide, a pochi passi da lei, il ragazzo moro che le aveva mandato quel bacio dalla vetrina del negozio qualche ora prima. Doveva avere all’incirca ventiquattro anni.
I due si fissarono, in un silenzio palpabile, affilato come la lama di un coltello.
Il moro le sorrise amichevolmente:- Ehi, scusami se ti ho spaventata, non volevo…- disse, muovendo qualche passo verso di lei.
Rein indietreggiò, guardinga: quel tipo la metteva in soggezione.
Lui se ne accorse e si fermò di nuovo:- Lo so che non ti fidi di me e preferisci starmi lontano - disse tranquillamente - ma ho come l’impressione di averti già visto da qualche parte -
Rein lo scrutò, sospettosa, in volto: non gli pareva una faccia conosciuta.
- Ehm - disse titubante - non credo ci siamo mai conosciuti, sono spiacente. Mi avrai confuso con un’altra persona. Ora scusami, ma sono in ritardo.- disse freddamente, voltandogli le spalle.
- Aspetta!- urlò lui, afferrandola per un polso – Ma che…- borbottò Rein, voltandosi indispettita. I suoi occhi la penetrarono:- Sono sicuro di conoscerti- disse, serio.
Rein sciolse la sua mano dalla presa ferrea del ragazzo.
- Ho già detto che non ti conosco, e nemmeno ci tengo a farlo. Scusami, ora devo andare- fece per voltarsi, ma lui la bloccò nuovamente.
Rein si voltò, esasperata e pronta a controbattere per il comportamento che lui stava tenendo nei suoi confronti, ma le parole le si spensero in gola.
Il ragazzo teneva il volto basso, la frangia che gli copriva gli occhi, ed emise una risata accattivante e sommessa che le fece raggelare il sangue nelle vene:- Lo so - disse, ridendo - non sono stato molto convincente, vero?- e alzò lo sguardo, guardandola con malizia.
Rein trasalì: era completamente diverso da prima. Sembrava così determinato, così sicuro di sé, così pieno di intenzioni che non erano di certo buone.
Tentò di parlare, ma la paura la bloccò: nessuna parola, nessun gesto… Non riusciva a fare nulla, rapita da quegli occhi maligni.
Lui la tirò a sé, carezzandole una guancia:- Non pensavo di poterti rincontrare, dopo quella serata in discoteca, invece ecco che mi si offre l’occasione e rivedo la bella ragazza dai lunghi capelli turchini che mi era stata sottratta così brutalmente, mentre ballavamo…- le sussurrò all’orecchio.
Rein gli scostò la mano bruscamente, guardandolo minacciosa:- Non so di cosa stai parlando, e non voglio averci niente a che fare!- disse, spingendolo lontano da sé.
Ma lui, più veloce di un fulmine, la riafferrò e la tirò nuovamente a sé. Rein poté sentire il suo fiato caldo sul collo.
- L’ultima volta il tuo amichetto non mi ha permesso di toccarti, trascinandoti via mentre tu ti ribellavi sfoderando tutta la tua grinta- continuava a blaterare.
Poi le appoggiò la testa sulla spalla, dandole un bacio sul collo:- Ma ora lui non c’è, e perciò possiamo riprendere da dove siamo rimasti - e le sollevò il viso, avvicinandosi pericolosamente.
Era evidente che Rein non rammentasse quello che era avvenuto in discoteca, la sera in cui si era ubriacata. Non ricordava nulla del ballo, del tipo a cui si era avvinghiata e dal quale Shade l’aveva sottratta all’improvviso, lo stesso tipo che ora si permetteva di darle così tanta confidenza.
- N-no…- disse, mentre scuoteva la testa nel tentativo di sottrarsi al bacio che lui voleva darle.
– Avanti, non fare la difficile - le disse lui, senza mollare la presa.
– No!- diceva lei, più forte, divincolandosi – Non farmi arrabbiare - sussurrò il ragazzo, cercando la sua bocca.
Stava per posare le sue labbra su quelle di Rein, quando - NO!- gridò lei, mollandogli uno schiaffo sul viso nel tentativo di liberarsi.
Il ragazzo stette per qualche secondo immobile, la guancia che pulsava terribilmente. Rein ne approfittò per scappare, ma lui fu più veloce. Le sbarrò la strada, spingendola con forza contro il muro e bloccandole ogni via di fuga.
- Perché ti comporti così?- le chiese, cercando i suoi occhi mentre lei si dimenava – Eppure quella sera non mi sembrava facessi tante storie! Cos’è: non ti piaccio più, forse?- e si avvicinò di nuovo a lei, cercando le sue labbra.
- Non ci provare neanche, brutto schifoso!- strillò lei, tentando di mollargli un calcio, ma senza successo – Non so di cosa tu stia parlando! Lasciami andare!-
- Come sarebbe che non sai di cosa io stia parlando? Non ti ricordi nemmeno di questo?- le chiese mentre assaporava, avido, il contatto delle sue labbra con quelle di lei.
- No! No!- urlava Rein – Qualcuno mi aiuti! Lasciami!- diceva, contorcendosi nel tentativo di sfuggirgli.
Ma fu tutto inutile: il ragazzo aveva una presa piuttosto ferrea, ed era praticamente impossibile riuscire a liberarsi. L’unica era sperare nell’intervento di qualcuno, ma nessuno sembrava avere pietà di lei, in quel momento.
Era completamente abbandonata a sé stessa, in balia di quel losco individuo che chissà cosa ne avrebbe fatto di lei.
Calde lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi: lacrime di disperazione, nell’apprendere la sua solitudine di fronte al pericolo.
Lacrime di rabbia, per non essere riuscita a difendersi come avrebbe dovuto fare.
Lacrime di paura e sconforto, non sapendo a cosa stava per andare incontro.
Anche le forze le stavano venendo meno, ormai: stava per consegnarsi al nemico, senza combattere, stava per diventare la preda di un subdolo e spietato cacciatore.
“ Sophie! Lione!” tentò di chiamare “ Bright! Qualcuno mi aiuti! Shade!” pensava tra le lacrime.
“ Sono perduta… Sono perduta!” disse, serrando gli occhi e preparandosi ad offrirsi al suo aggressore.
- Lasciala stare!- urlò una voce, che si intromise tra i singhiozzi di Rein come un lampo a ciel sereno.
Il ragazzo interruppe, svogliato, la sua attenta e curata attività di contemplazione prima di assaporare le labbra ancora vergini di Rein.
Si voltò nella direzione da cui proveniva la stridula voce con fare seccato. Lo stesso fece Rein.
La ragazza trasalì nel vedere che, allo sbocco del vicolo buio, si ergeva una ragazza dall’aria minacciosa, i pugni ben serrati, le gambe divaricate e i capelli rosso fuoco legati in due buffi codini che fluttuavano al vento.
Spalancò gli occhi, in uno sguardo sorpreso, quasi scioccato, ma immensamente sollevata di vedere lì proprio lei:- F-Fine!- gridò tra le lacrime.
  
 


 

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Capitolo 22
*** Spirito Combattivo ***


Ullallà!
Questo sarà il mio ultimo aggiornamento, dopodichè non aggiornerò più per una settimana buona (e forse anche più) perchè me ne vado in vacanza.
Essì: anche la Vale va in ferie.
Non so se dove andrò internet prenderà, se tutto andrà per il meglio vi rivedo per metà agosto, se invece non va per il meglio, ci rivediamo a settembre.In ogni caso, la storia la completerò a fine vacanze =)
E ora, torniamo al capitolo.
Vi avevo lasciato un pò sulle spine, se non sbaglio...
Chissà che sorpresine ho preparato per voi in questo capitoletto...
Senza prolungarmi oltre, vi lascio alla lettura.
Ne approffitto per augurare anche a tutti voi delle buone vacanze =)
Ci rivedremo presto, non temete! ;)
Un bacio

 

CAPITOLO 22  SPIRITO COMBATTIVO
 

 
 

- Che cosa ci fai tu qui?- chiese seccamente il moro a Fine, riconoscendola. Non mollò la presa su Rein nemmeno per un istante: non poteva di certo farsela sfuggire.
- Fine! Che diamine ci fai qui?!- le urlò Rein, divincolandosi.
Ma la ragazza non rispose, si limitava ad osservare il ragazzo con aria minacciosa: - Lasciala andare, Shinobu - ringhiò.
Il ragazzo scoppiò in una risata maligna:- Lasciarla andare?! Dopo tutto il tempo che ho passato a maledire questa ragazzina e il suo amichetto per la brutta serata che mi hanno fatto passare? Hai del fegato a rivolgerti così a me e ad intrometterti in fatti che non ti riguardano - disse, ridendo di gusto – E poi - e tornò serio - mi hai chiesto tu di darle una lezione, se non sbaglio. Cos’è: improvvisamente hai la coda di paglia, Fine?-
- Di che diamine sta parlando, Fine?- le domandò Rein con le lacrime agli occhi.
- Sei andato troppo oltre, Shinobu. E' meglio per te se la finisci qui - rispose Fine rivolta al ragazzo.
Il moro sghignazzò nuovamente:- Forse non hai capito con chi hai a che fare - disse - io non prendo ordini da nessuno, tantomeno da una sciocca ragazzina come te!-
La rossa rimase impassibile:- Lasciala andare - ripeté con sguardo truce - o te ne pentirai amaramente -
-  Pentirmene? E cosa vorresti farmi tu? –
- Fine…- ripeté Rein guardando la rossa senza capire e contorcendosi nuovamente su sé stessa.
Il moro si spazientì:- Sei proprio una scocciatura…- mormorò rivolto alla rossa - Per fortuna sono stato previdente: avevo messo in conto qualche piccola complicazione. Di una come te non ci si può mai fidare - la ragazza lo vide stringere più saldamente la presa su Rein.
- Kutako!- urlò quello infine nella direzione di Fine.
- Che diamine…- balbettò la ragazza – Fine! Dietro di te!- la avvertì Rein – Ah!- fece lei, mentre sentiva due possenti braccia avvolgerle le braccia e la vita.
Un altro ragazzo, che aveva all’incirca la stessa età del primo, ma portava una folta chioma castana in testa, era sbucato alle spalle di Fine, catturandola e impedendole qualsiasi movimento.
Le due ragazze erano in trappola, il moro sghignazzò:- Visto che ci tieni tanto a prendere parte al divertimento anche tu - disse - ti accontentiamo subito!-
Poi focalizzò di nuovo l’attenzione su Rein:- E adesso a noi due, bambolina…- disse, afferrandole nuovamente il volto.
- NO!- urlò Fine che, nel tentativo di liberarsi, aveva mollato una violenta gomitata al suo aggressore, facendolo allentare la presa e accasciare a terra in un gemito di dolore.
- Aah!- fece il castano mentre Fine si scagliava con occhi roventi sul moro, la mano stretta a pugno pronta a colpire – Adesso vedrai!- urlò, fiondandosi con impeto su di lui e mirando alla mandibola.
Ma il colpo andò a vuoto. Il castano, con una velocità impressionante, si era rialzato da terra e l’aveva spinta violentemente contro il muro.
- Fine! No!- strillò Rein, disperata.
- Perchè vi agitate tanto? Non siete ansiose di divertirvi un pò con noi? - dissero i due, mentre Fine e Rein si dimenavano come matte.
- Fine!- urlava Rein – Rein!- gridava Fine – Zitte!- urlò il moro, pressando violentemente le sue labbra su quelle di Rein e soffocando il grido della ragazza.
Rein tentava di opporsi a quel bacio, ma le labbra del ragazzo non le davano un attimo di tregua, impedendole addirittura di respirare. Mentre tentava una disperata fuga da quei violenti baci, avvertiva la mano del moro scendere sempre più in basso, fino ad accarezzarle la gamba e sollevarle leggermente la gonna…
- N-no…- riuscì a dire, osservandolo terrorizzata.
Lanciò un’occhiata terrorizzata a Fine, che serrava i pugni e si dimenava con tutte le sue forze per liberarsi dalla presa del castano. Qualche lacrima le sgorgava dal viso, Rein poté notare la paura nei suoi occhi.
Per la prima volta, quando le loro iridi si incontrarono, entrambe lessero il terrore che gli scorreva in corpo, in uno sguardo di triste intesa.
“ Fine…” pensò Rein, tra le lacrime.
“ Rein…” rispose Fine, tremante.
“ E’ la fine…” pensarono all’unisono, serrando gli occhi, sconfitte.

- Ehm, chiedo scusa?- qualcuno picchiettò sulla spalla dei due ragazzi, distogliendoli nuovamente dal pregustarsi le loro ambite prede.
– Che diamine…- tentarono di dire, ma non fecero in tempo a finire la frase, che ricevettero un pugno ben assestato in faccia, in prossimità della mandibola.
I due caddero a terra, inermi, e le due ragazze si osservarono negli occhi, sconvolte, prima di vedere i volti dei loro salvatori.
Rein alzò il volto, e:- Shade!- urlò, vedendo il ragazzo ansimante in piedi davanti a lei, che osservava con disprezzo il ragazzo moro disteso a terra.
- Rein!- le rispose lui, guardandola preoccupato – Stai bene?-
La ragazza lo osservò con le lacrime agli occhi, felice di vederlo. Poi si voltò verso Fine, curiosa di sapere chi fosse il suo misterioso eroe.
Vide un ragazzo biondo che si massaggiava le nocche della mano sinistra, lo sguardo serio puntato sul castano che giaceva a terra svenuto.
- Non vi hanno mai insegnato a trattare le donne da gentiluomini?- esclamò, sarcastico.
– Bright!- esclamò Rein, al settimo cielo.
Il biondo le sorrise sollevato.
Rein ricambiò il sorriso dell’amico, per poi voltarsi verso Shade e rassicurarlo che fosse tutto a posto, quando vide un’ombra scura ergersi dietro di lui.
- SHADE, ATTENTO!- strillò, indicando le sue spalle.
Il ragazzo si voltò, ma fu troppo lento: il moro si era rialzato e gli aveva dato una violenta gomitata, facendolo cadere a terra.
 – Ancora tu!- esclamò, mentre osservava Shade a terra sputare sangue – Anche ora sei qui per rovinare i miei piani, eh?- gli disse, afferrandolo per il colletto della maglia – Beh, mi spiace deluderti, ma questa volta non te la caverai così facilmente…- mormorò cupo, dandogli un violento pestone alla caviglia.
- Aaaah!- ululò Shade dal dolore, mentre Bright si ritrovava nuovamente immischiato in una dura lotta contro l’altro energumeno, che tentava nuovamente di importunare Fine.
– Shade!- strillò ancora Rein, fiondandosi sul moro e spingendolo via da lui.
- Non immischiarti, bambolina - la avvertì il ragazzo, vedendo che lei si prostrava davanti a Shade con le braccia aperte, facendogli da scudo - ho una questione in sospeso con il tuo amichetto, levati di mezzo - ringhiò, osservandola minaccioso.
- Rein! Vattene da qui! È pericoloso!- urlò Shade, tentando di alzarsi, ma senza riuscirci.
- Hai sentito cos’ha detto il tuo amico?- le chiese il moro, sorridendole – Levati di mezzo -
- NO!- urlò Rein, decisa, senza muovere un passo – Non me ne starò qui a guardare senza fare nulla! Perché io voglio difenderlo - diceva tra le lacrime - come voglio difendere le persone che amo!-
Il moro spalancò gli occhi, in uno sguardo di sorpresa:- D’accordo- disse infine, abbassando lo sguardo – Se le cose stanno così, non mi resta che colpire anche te - mormorò, maligno – Preparati, bambolina!- urlò, fiondandosi su Rein.
- Non mi importa quanto tu sia forte! Non mi muoverò da qui!- disse Rein, rimanendo impassibile.
Il moro l’aveva ormai raggiunta, stava per colpirla quando…
- NON OSARE TOCCARLA, BASTARDO!-
Rein si sentì afferrare il polso da una presa ferrea, che la costrinse ad abbassarsi a terra. Vide Shade che, in un tentativo disperato di salvarla, aveva fatto una scivolata in avanti, colpendo in pieno, con il piede malandato, il moro che cadde nuovamente a terra, battendo violentemente la testa.
- Andiamo, Rein! Presto, prima che si riprenda!- le urlò Shade, rialzandosi da terra e trascinandola via con sé.
- Fine, seguimi!- gridò Bright alla rossa, prendendola per mano dopo aver assestato un violento colpo all’altro ragazzo, che si era nuovamente accasciato, dolorante e malmesso.
Le due coppie si separarono allo sbocco del vicolo: Shade e Rein presero la via di destra, mentre Fine e Bright quella di sinistra.
Le due ragazze seguivano, fiduciose, i loro salvatori, convinte che le avrebbero condotte in un luogo sicuro.
 

¤¤¤¤¤¤
 
 

Shade e Rein corsero per un lungo tratto, fino ad incontrare un parchetto abbandonato. Il ragazzo continuava a correre, incurante della caviglia dolorante, ma non poté fare a meno di emettere un gemito di dolore.
Rein se ne accorse, e rallentò il passo.
- Perché stai rallentando? Non possiamo fermarci!- le disse lui.
- Ma… la tua caviglia…- disse lei, preoccupata.
- Non è niente- mentì.
Rein non gli credette. Smise di correre, costringendo anche Shade a fermarsi – Riposati un attimo - gli disse, sorridendo.
Lui si fermò, mollandole la mano e dandole le spalle.
Abbassò il viso a terra, le braccia distese lungo il corpo e i pugni ben serrati, nel tentativo di reprimere la rabbia che gli ribolliva nelle vene.
- Shade…?- chiese preoccupata Rein, avvicinandosi a lui.
- Rein, che ti è saltato in mente?!- disse Shade, furibondo – Come ti è venuta l’idea di metterti tra me e quel tipo? Lo capisci a cosa stavi per andare incontro?! Potevi farti seriamente del male!-
Rein lo osservava, mortificata, sgranando i suoi occhioni azzurri:- Sc-scusami, volevo solo proteggerti come hai sempre fatto tu con me…- mormorò.
Lui si voltò a guardarla, serio:- So badare a me stesso - disse freddo - non ci sarebbe comunque stato bisogno del tuo aiuto -
Rein sgranò gli occhi per poi abbassarli dispiaciuta: dunque, il suo intervento non era servito a nulla neanche quella volta.
Shade se ne accorse, e, nel vederla così affranta, dannò il suo stupido orgoglio.
- Rein - disse  - non pensare che io ce l’abbia con te. Non sono arrabbiato. Ho solo avuto paura che potessi farti del male, tutto qui - e la penetrò con lo sguardo - lo sai che non potrei mai perdonarmi, se ti venisse fatto qualcosa -
Il cuore di Rein mancò di un battito: osservò Shade, che a malapena si reggeva in piedi, con le lacrime agli occhi, felice che fosse venuto in suo soccorso, che l’avesse protetta.
- Shade…- mormorò, con voce tremolante, mentre i suoi occhi si perdevano in quelli di lui – Shade!- urlò infine, scoppiando a piangere e fiondandosi verso di lui, afferrandogli i lembi della maglietta.
Il ragazzo spalancò gli occhi, in uno sguardo di sorpresa, osservando la ragazza che affondava il viso nel suo petto, inondandolo di lacrime.
- Shade - continuò lei - ho avuto tanta paura! Non sapevo chi fosse quel tipo, né cosa volesse - diceva tra i singhiozzi - poi mi ha preso con forza il viso, e mi ha baciata contro la mia volontà… E mentre cercavo di oppormi avvertivo la sua mano andare sempre più giù, fino a raggiungere la gonna…- rabbrividì al solo pensarci – E' stato terribile!- concluse infine, singhiozzando.
Shade osservò, ancora leggermente allibito, la sua Rein - non poté fare a meno di pensarlo, di nuovo - piangere disperata: le parve così fragile, così diversa dalla ragazza combattiva che aveva visto fino a poco fa.
Come mosso dall’istinto, la avvolse in un tenero abbraccio, appoggiando la sua testa su quella di lei.
- Sshh - le disse dolcemente, cullandola, mentre i suoi singhiozzi si facevano più acuti - è tutto finito, ora. Ci sono io con te -
Rein non cessava di tremare, violente convulsioni percorrevano il suo esile corpo.
Shade le prese il viso tra le mani, affondando i suoi occhi blu in quelli azzurri di lei, resi ancora più limpidi dalle lacrime che sgorgavano a fiotti.
- Smettila di piangere - le disse dolcemente, mentre le asciugava le guance - non ce n’è più motivo - e la strinse di nuovo a sé, dandole un tenero bacio sulla fronte.
Rein trasalì.
Nell’avvertire il contatto del suo corpo con quello caldo di Shade, cessò improvvisamente di tremare e si sciolse in quel tenero abbraccio, aggrappandosi con forza ai lembi dei suoi vestiti, ed inspirandone l'odore.
Si alzò una lieve brezza, che la fece leggermente rabbrividire, e lui, in balia di un enorme istinto di protezione, la stinse ancora di più a sé.
- Shade…- sussurrò lei, mentre i loro occhi si incontravano di nuovo. Lui le sollevò delicatamente il viso, avvicinandolo lentamente al suo.
Rein poteva udire solamente i battiti sempre più veloci del suo cuore esploderle nelle orecchie, che si gonfiava man mano come se potesse scoppiare dall’emozione da un momento all’altro.
- Rein…- mormorò lui, con voce soave.
Entrambi chiusero gli occhi, pronti ad assaporare il bacio che stavano per darsi.
“Adesso ho capito” pensò Rein, mentre attendeva di avvertire il contatto delle sue labbra con quelle di Shade “L’unico di cui sono innamorata, l’unico che mi interessa veramente è…”
- Shade! Rein!- una voce alquanto familiare interruppe quel magico momento.
I due aprirono gli occhi, e Shade si allontanò bruscamente dal viso di Rein, arrossendo lievemente e distogliendo lo sguardo.
Distinse una chioma di capelli biondi e ribelli, seguiti poco più in là da una chioma rossa legata in due buffi codini: Bright e Fine.
“Tempismo perfetto” pensò, storcendo il naso infastidito. La vista dell'amico gli fece riacquistare quel minimo di lucidità che sembrava avere perduto. Poi volse lo sguardo a Rein, che ricambiava leggermente imbarazzata.
Accennò un sorrisetto malizioso – Eh, no - le sussurrò soavemente all’orecchio - non te la do vinta così facilmente. Se vuoi il mio bacio, devi sapertelo guadagnare - e soffocò una risata maliziosa.
Il cuore di Rein mancò di un battito.
Lo osservò andarsene zoppicando, dopo averle dato un ultima carezza in viso, con una tempesta di emozioni che le pervadeva il corpo, Bright che la chiamava alle sue spalle.
Il ragazzo le arrivò davanti col fiatone:- Rein - disse tra un sospiro e l’altro - dov’è Shade?-
Fine sbucò da dietro le spalle di lui, guardandola con fare interrogativo. Rein si riscosse dal suo stato di trance:- Eh? Oh, è andato via proprio in questo istante - disse, cercando di moderare la voce che le tremava.
- Cosa?- esclamò Bright, deluso – Volevo avvertirlo del fatto che a quei due delinquenti ci ha già pensato la polizia, per fortuna - e rivolse un enorme sorriso a Rein – Sono felice che tu stia bene…- le disse, prendendole delicatamente una mano e stringendola tra le sue.
  

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Capitolo 23
*** Incomprensioni ***


... Dopo due settimane di silenzio la vostra Vale ritorna col nuovo capitolo della fic.
Ormai è da tanto che la fic è in ballo, ma se portate pazienza per qualche altro capitolo vi prometto che questa agonia sarà terminata!
Ora torniamo alla nostra storia...
 

CAPITOLO 23  INCOMPRENSIONI
 

 

- Sono felice che tu stia bene, Rein…- sussurrò Bright, stringendo delicatamente la sua mano tra le proprie.
Rein alzò gli occhi verso il ragazzo biondo, che le sorrise sollevato.
“ Bright ” pensò dispiaciuta “ come faccio a dirglielo? Come faccio a dirgli che il mio cuore appartiene a Shade, che è lui che mi interessa? Come posso fargli questo, sapendo che lui si preoccupa così ardentemente per me?”
Il suo viso si rabbuiò, le mani le iniziarono a tremare “Non è giusto farlo soffrire” pensò amareggiata.
Fine, intanto,continuava ad osservare la mano di Rein tra quelle di Bright con perplessità crescente.
Quando il biondo si voltò verso di lei, rivolgendole un enorme sorriso – Fine - disse, mentre lei arrossiva nel sentirgli pronunciare il suo nome – S-si?- chiese timidamente.
Bright le prese le mani, guardandola negli occhi:- Grazie - le disse, schioccandole un bacio sulla guancia - non so come avremmo fatto senza di te -
La rossa trasalì, il suo cuore mancò di un battito.
Osservò Bright sgranando gli occhi, mentre lui si allontanava dal suo viso sempre sfoggiando il suo splendido e radioso sorriso.
Fine si portò una mano nel punto in cui il biondo l’aveva baciata, senza staccargli di dosso gli occhi, spalancati in un’espressione di sorpresa.
Bright…?
Le riusciva ancora difficile crederlo. Un timido sorriso le si disegnò in volto, mentre chiudeva gli occhi accarezzandosi dolcemente la guancia, come per assaporare ancora quell’insignificante bacio che l’aveva resa così felice.
Sentì il cuore gonfiarsi di gioia: nessuno era stato tanto tenero con lei fin’ora, nessuno le aveva mai sorriso come aveva fatto Bright, nessuno aveva mai mormorato parole tanto dolci.
Era convinta che lui la considerasse solamente una ragazzina presuntuosa e prepotente, e invece era riuscita a sorprenderla, battendosi addirittura per difenderla, per proteggerla.
Si sentì avvampare le guance, che subito si imporporarono di un vivo rossore, il cuore che sembrava esploderle in petto.
- Fine?- domandò Bright preoccupato, sfiorandole la mano, nel tentativo di farle riaprire gli occhi.
La ragazza trasalì, nel vedersi lo sguardo perplesso del biondo puntato addosso. I suoi occhi marroni la penetrarono, quasi a voler leggere le sue emozioni più nascoste.
- Oh - esclamò, riscuotendosi - ehm, che vuoi che sia, Bright, io non ho fatto proprio nulla! Semmai sono io che dovrei ringraziare te per avermi difesa - disse, emettendo una timida risata mentre le sue guance si arrossavano ancora.
Il biondo le sorrise:- E invece ti ringrazio - disse, mentre Fine ricambiava il sorriso al colmo della gioia - senza il tuo aiuto, non so cosa avrebbero fatto a Rein quei due brutti ceffi - continuò lui, rabbuiandosi.
Fine trasalì:- C-come?- esclamò, sperando di essersi sbagliata nell’avere udito quelle sue ultime parole.
Bright strinse i pugni:- Se tu non ci avessi avvertiti e non avessi preso tempo, saremmo arrivati di sicuro troppo tardi e chi sa cosa ne sarebbe stato di Rein a quest’ora - disse cupo.
- Oh…- esclamò la rossa, mentre un velo di delusione le si dipinse in volto.
Un lieve starnuto interruppe il colloquio tra i due.
Bright si voltò, e nel vedere Rein tutta accartocciata su sé stessa che tirava timidamente su con il naso – Rein!- esclamò – Stai bene? Hai freddo?- le chiese, precipitandosi da lei.
- Eh? No, no, è tutto a posto, stai tranquillo, Bright - rispose la turchina leggermente imbarazzata e maledicendosi per avere interrotto quell’idilliaca atmosfera che si stava creando tra i due.
- Ma tu stai tremando! Sicura di non avere la febbre? Fammi controllare- le disse Bright, non soddisfatto della risposta che lei gli aveva dato.
Le poggiò dolcemente una mano sulla fronte:- Non mi sembra di sentirti scottare…- constatò
- Ma voglio comunque che tu prenda questa per coprirti- le disse premuroso, appoggiandole delicatamente la sua giacca sulle spalle.
- No, davvero, sto bene…- balbettava Rein imbarazzata.
Fine, nell’osservare quella scena, avvertì una fitta al cuore.
Voltò la testa di scatto, nel tentativo di cancellare l’immagine che le si era impressa nella mente.
“Stupida” si rimproverò “come hai potuto pensare anche solo per un momento di interessargli? Come hai potuto credere che a lui importasse qualcosa di te? Io per lui non valgo niente. E' Rein che vuole…” Pensò amareggiata, mentre una lacrima le attraversava la guancia “Come la vuole Shade…”
Strinse i pugni, mentre ricacciava con forza dentro agli occhi lacrime capricciose che volevano invece uscire.
Rein notò il suo turbamento. Si scostò da Bright per venirle incontro.
- Fine…- mormorò, tendendole una mano.
– No - esclamò la rossa, indietreggiando – Non mi serve la tua compassione, Rein-
- Ma Fine, io volevo solo ringraziarti per…-
- Non ho bisogno del tuo aiuto e della tua consolazione- le disse in tono ostile, interrompendola – E non ho nemmeno bisogno dei tuoi ringraziamenti! Non me ne faccio nulla, hai capito? Nulla!- diceva, osservando Rein minacciosa – Non so perché sono corsa in tuo aiuto, nemmeno volevo farlo! Perciò non c’è bisogno che mi ringrazi!-
- Fine…- tentò di dire Rein, ma fu nuovamente interrotta.
- A dire la verità, avrei voluto lasciarti lì dov’eri, in balia di te stessa, come se me ne importasse qualcosa di te!-
Rein trasalì, mentre un’espressione addolorata le si dipingeva in volto. Fine le lanciò un’occhiata iraconda:- Ora come ora, sei la persona che odio di più a questo mondo - ringhiò.
Rein sgranò gli occhi, per poi abbassare lo sguardo, mortificata.
Aveva creduto, sperato che tra loro due potesse nascere una solida amicizia, e invece…
Nulla avrebbe potuto cancellare l’odio che Fine provava per lei, nemmeno quell’attimo di terrore che avevano condiviso insieme era servito per farla avvicinare a sé.
Bright osservò Rein, che soffriva in silenzio, e si rivolse a Fine piuttosto contrariato:- Come ti permetti di parlarle così? Lei voleva solo ringraziarti, e tu la aggredisci in questo modo? Non cambierai mai, Fine-
La rossa spalancò gli occhi, portandosi le mani al petto, come se qualcosa l’avesse appena trafitta in corrispondenza del cuore.
“Non cambierai mai, non cambierai mai…” quelle parole le riecheggiarono nella testa, facendole bruciare ancora di più la ferita che aveva in petto.
Dunque si era sbagliata: nemmeno Bright era riuscito a leggerla, a capirla. Si era illusa che potesse comprenderla, e invece era come tutti gli altri, che gettavano solo un mucchio di pregiudizi su di lei.
“I-io non volevo arrivare a tanto…”  pensò mentre le lacrime che poco prima aveva prosciugato presero ad inondarle il volto.
Osservò Bright per un istante, emettendo un singhiozzo sommesso, prima di fuggire via, coprendosi il volto con un braccio, nel tentativo di non farsi vedere da lui in quello stato, di non dargli la soddisfazione di averla ferita.
- Fine, aspetta!- tentò di chiamarla Rein, ma era troppo tardi.
La rossa era già troppo lontana perché potesse sentirla, e la sua sagoma si rimpiccioliva sempre di più, confondendosi con l’oscurità della sera.

 

¤¤¤¤¤¤

 

- Sei sicura di voler continuare da sola?- sussurrò Bright a Rein, fermandosi davanti al cancello che conduceva al giardino della villetta in cui lui abitava.
La ragazza alzò lo sguardo, un velo di sofferenza le copriva ancora gli occhi:- Si, da qui posso andare anche da sola, grazie Bright - mormorò, atona - e scusa per tutti i guai che ti ho causato oggi - concluse.
Lui sorrise:- Ma figurati, non è nulla! Per te andrei anche in capo al mondo!- disse, scoppiando in una tenera risata.
Rein non partecipò. Si limitò a sorridergli languidamente, il cuore pesante, come se portasse un enorme fardello, per la consapevolezza di ciò che stava per fare:- Bright…- disse titubante.
- Si?- chiese lui dolcemente.
Lei abbassò lo sguardo, amareggiata:- A proposito del nostro appuntamento…- e si bloccò, incapace di andare avanti.
Il biondo divenne improvvisamente serio:- C’è forse qualcosa che non va?- le chiese, preoccupato.
- No… cioè si… insomma…- balbettò lei.
Silenzio.
Bright non disse nulla, per permettere a Rein di trovare le parole che stava disperatamente cercando di rivolgergli.
Dopo un’attenta e accurata ricerca, la turchina prese un bel respiro, e:- Non credo che uscirò con te come mi avevi chiesto, Bright… Scusami.- disse infine, atona.
Il biondo si rabbuiò:- E’ forse per qualcosa che ho fatto o che ho detto?- le chiese.
- No, assolutamente!- esclamò lei, tentando di riparare al danno che aveva fatto pronunciando quelle ultime parole – E’ solo che… Tu sei un ragazzo semplicemente fantastico, dico sul serio, ma… non sei quello giusto per me.- disse, rabbuiandosi, essendo consapevole di ferirlo.
Bright la guardò perplesso.
- Bright, perdonami!- disse a un tratto lei, prendendogli le mani – Perdonami se ti ho illuso, così! Non era mia intenzione, credimi!-
- Rein…- cercò di dire lui, ma lei glielo impedì.
Strinse forte le mani del biondo, nella speranza che fosse percepibile anche a lui tutto il dispiacere che stava provando lei nel comunicargli la sua decisione.
- A dire la verità all’inizio mi piacevi, ma poi ho capito che il mio cuore appartiene ad un altro e allora…- continuò mortificata.
- Rein…-
- Però tu mi hai chiesto di uscire, e io ero al settimo cielo, poi ho avuto una grande confusione in testa finché non mi sono resa conto che non eri tu quello che io avevo scelto - disse infine, guardandolo con gli occhi leggermente lucidi – Potrai mai perdonarmi?- gli chiese, con sguardo colpevole.
Per far forza ad entrambi - a sè stessa per aiutarsi a cercare le parole adatte con cui concludere il discorso e a Bright per fargli capire che, seppur non ricambiandone i sentimenti, la legava a lui un profondo sentimento di amicizia- strinse ancora più forte le mani del biondo, attendendo una sua risposta.
- Rein…- disse lui, a volto basso – Si?- chiese lei, sgranando gli occhi.
- Potresti lasciarmi le mani? Me le stai stritolando, non me le sento più!- esclamò lui, infine, ridacchiando.
Rein avvampò, guardando in basso:- Scusa!- disse, lasciandogli le mani, con un’espressione imbarazzata sul volto.
Bright rise, intenerito dall’imbarazzo e dalla goffaggine di Rein, poi tornò serio.
- A parte questo - incominciò, ma fu nuovamente bloccato da lei.
- Bright - esclamò Rein, senza dargli il tempo di ribattere – Mi dispiace tanto!-
Stette in silenzio, in attesa di una sua risposta, ma l’unica cosa che poté udire fu una risatina sommessa del biondo.
- Rein- le disse infine, sorridendole – Non devi preoccuparti per me, saprò farmene una ragione!-
- Davvero?- chiese lei, incredula.
- Certamente- le rispose lui, accarezzandole la testa – Non sei la prima da cui ricevo un rifiuto sai? Capita a tutti di ricevere qualche due di picche ogni tanto! -
Rein gli sorrise – Bright!- urlò, poi, gettandosi addosso a lui – Grazie per aver capito! Non sai quanto io mi senta sollevata!- gli disse, ridendo.
Lui rise insieme a lei, poi Rein si scostò un poco da lui:- Sicuro che vada tutto bene?- chiese, ancora poco convinta.
Lui le sorrise:- Si, tranquilla - le rispose, mentre lei ricambiava il sorriso, sollevata – Piuttosto vedi di far capire a Shade cosa provi veramente per lui e alla svelta, o non ci arriverà mai da solo!- ridacchiò.
Nel sentire quell’ultima frase, Rein avvampò:- C-come dici?-
Bright rise:- Credi che non abbia capito che tra voi ci sia del tenero? Era ora che vi decideste ad ammetterlo! Adesso non ti resta che confessargli i sentimenti che provi per lui. Li ricambierà, vedrai - le disse - Shade è maledettamente orgoglioso, e tenterà di nascondere in tutti i modi quello che prova per te, Rein. È fatto così…- sospirò, scuotendo leggermente la testa - Ma sappi che per lui tu conti molto, da mesi aspettavo che arrivasse la ragazza giusta per lui, qualcuno che riuscisse a tenergli testa, e alla fine è arrivata - concluse, sorridendole.
Rein lo osservò, leggermente spaesata per quello che aveva appena detto:- Ma… sei sicuro?- chiese, arrossendo leggermente.
- Sicurissimo- rispose lui – Sono o non sono il suo migliore amico?- esclamò, facendole l’occhiolino.
La turchina sorrise: - Si, lo sei - mormorò. 
 

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Capitolo 24
*** La Resa dei Conti ***


CAPITOLO 24  LA RESA DEI CONTI

 

La sera pareva ancora più buia con quegli spessi nuvoloni carichi di pioggia che velavano il cielo.
La luna, con la sua luce fioca e pallida, riusciva a trasparire un poco da quello spesso strato scuro, illuminando quanto bastava la strada a Rein, che camminava lentamente verso la via di casa.
Ogni tanto lampi accecanti illuminavano il cielo, facendo presagire l’arrivo di una terrificante tempesta. Rein voleva sbrigarsi ad arrivare a casa prima che iniziasse a piovere, non avendo portato con sé nulla con cui coprirsi.
Accelerò un poco il passo, imboccando in fretta e furia la via che passava attraverso il parco, che era la più breve per giungere a casa, mentre tuoni minacciosi rimbombavano in cielo.
“Dopo tutto quello che ho passato oggi, ci manca solo la pioggia!” pensò mentre correva per i viali desolati del parco.
Qualche goccia dispettosa iniziò a piovere, seguita da altre e altre ancora.
“Fantastico” pensò Rein senza entusiasmo, mentre cercava riparo sotto la tettoia di un chiosco ormai chiuso “Oggi la fortuna non vuole proprio assistermi” si lamentò ancora amareggiata, osservando la pioggia che cadeva fitta, mentre in cielo si stava scatenando una sinfonia di rombi e boati assordanti.
Pareva la fine del mondo.
“E pensare che fino a un attimo fa la giornata era così limpida”.
L’odore dell’asfalto bagnato le penetrava nelle narici, mentre dalla tettoia udiva il “plic plic” costante delle gocce che colavano, radunandosi a terra e formando una piccola pozza sotto i suoi piedi.
Rein continuò ad osservare desolata quello spettacolo meraviglioso e inquietante al tempo stesso, quando giunse al suo orecchio il lamento di un pianto sommesso, proveniente dalla sua sinistra.
Si chiese, stupita, chi mai potesse essere ancora in giro a quell’ora e con quel tempo, a parte lei.
Mosse qualche passo nella direzione da cui proveniva il pianto, affacciandosi all’angolo del chiosco.
Trasalì nel vedere la sagoma di una ragazza seduta su una panchina, tutta accartocciata su sé stessa e tremante. Se ne stava lì, a sorbirsi l’acquazzone, immobile, il corpo mosso ogni tanto da alcune convulsioni per il freddo e i singhiozzi.
Rein decise di avvicinarsi un poco, e in silenzio.
Cautamente mosse alcuni passi verso quella sagoma che, man mano che si avvicinava, si faceva sempre più nota e riconoscibile ai suoi occhi.
La ragazza portava i capelli legati in due codini rosso fuoco, e alzava i suoi occhi cremisi al cielo, lasciando che le gocce di pioggia le ricadessero sul viso.
“Fine?!” pensò stupita Rein, mentre si concentrava sulla figura che aveva davanti.
Non fece caso al mucchio di sassi a cui si stava avvicinando e, distrattamente, ci inciampò sopra.
Il rumore che fece nel cadere e la sua esclamazione di dolore non sfuggirono all’orecchio di Fine, che subito si alzò di scatto, voltandosi nella sua direzione.
Come vide Rein a pochi passi da lei, che si rialzava in piedi massaggiandosi il didietro, spalancò gli occhi, indietreggiando un poco.
- Fine…- mormorò Rein, tendendole una mano come per fermarla.
Ma la rossa non accolse il suo gesto: si voltò di scatto, saltando con agilità un cespuglio che le ostruiva la strada, e prese a correre più veloce che poteva, disperdendosi tra i viali del parco.
- FINE!- urlò Rein, scansando i rami del cespuglio e affrettando il passo nel tentativo di raggiungerla.
 

¤¤¤¤¤¤
 

Correva, correva senza dare cenni di volersi fermare.
Non le importava di essere allo stremo delle forze: sperava, ingenuamente, che la pioggia che le cadeva addosso lavasse via quel malessere interiore che le chiudeva la bocca dello stomaco.
Nausea, disperazione, rabbia, sconforto. 
- Fine! Aspetta!- le urlò Rein alle sue spalle, poco più indietro di lei.
Se soltanto la pioggia fosse riuscita a cancellare anche le parole che Rein aveva appena pronunciato facendole scivolare via, come le gocce che si raccoglievano a terra in piccoli ruscelli, scorrendo veloci per poi disperdersi nel sottosuolo...
Non voleva fermarsi.
Non voleva, eppure lo fece.
Istintivamente? Forse…
Si bloccò, in mezzo al viale del parco, la pioggia che cadeva imperterrita su di lei, bagnandole il volto e dando l’impressione che calde lacrime sgorgassero dai suoi occhi cremisi.
Ansimava, deglutendo a fatica, dietro di lei il rumore dei passi di Rein che si faceva sempre più vicino.
- Ti ho ritrovata per fortuna! - disse quella in un sussurro, poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato - Te ne sei andata via così all’improvviso…-
Silenzio.
Le gocce di pioggia sembravano assorbire ogni rumore, ogni suono, intrappolando le due ragazze in un’ovattata realtà.
- Dimmi perché, Rein - mormorò a un tratto la rossa, stringendo i pugni - spiegami il motivo per cui agisco in questo modo, perché io non riesco a trovare una risposta – disse ancora, voltandosi verso la turchina e mostrandole il suo viso pallido e scavato per il troppo piangere.
Rein le si avvicinò ancora un poco.
- E' possibile stare così male solamente per una sciocca frase priva di alcun significato?- chiese Fine, puntando uno sguardo vuoto e inconsistente su di lei.
Rein non sapeva se la domanda che Fine aveva formulato fosse rivolta direttamente a lei o se la rossa stesse semplicemente parlando tra sé e sé, eppure rispose istintivamente.
- Se stai così male, tanto priva di significato non è…-
Pronunciò quelle parole in un sussurro, ma il tono che aveva usato era abbastanza alto perché Fine la sentisse.
La rossa mosse il viso verso di lei, gli occhi le si accesero improvvisamente, come se le parole di Rein le avessero fatto di nuovo scorrere il sangue nelle vene:- Rein…- mormorò, cupa.
La turchina trasalì nel vedersi quegli occhi cremisi puntati addosso e la rossa che si avvicinava, minacciosa, sempre di più.
Ecco, l’aveva fatta arrabbiare, avrebbe dovuto immaginarlo. Fine era ormai a pochi passi da lei, le mani serrate a pugno.
Rein chiuse istintivamente gli occhi, portandosi le mani al petto mentre vedeva la sagoma della rossa accennare un movimento.
- SCUSAMI!- esclamò quella, chinandosi di fronte alla turchina che la osservava alquanto allibita:- C-come?-  chiese lei, sgranando gli occhi azzurri.
Fine puntò gli occhi cremisi su di lei:- Ti chiedo scusa - sussurrò - E' colpa mia se hai rischiato tanto, è solo colpa mia…- la frase fu interrotta da un singhiozzo acuto che aveva preso il sopravento sulle parole.
Rein non sapeva se credere o meno a quello che stava accadendo: le riusciva impossibile pensare che Fine, la ragazza che fin dal primo giorno di scuola l’aveva odiata con tutta sé stessa, la ragazza che era arrivata addirittura a farle del male fisico pur di soddisfare il suo lato malvagio, in quel momento si stesse rendendo così umile di fronte a lei.
E se fosse stato un altro dei suoi perfidi giochetti?
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, soprattutto se la persona in questione era proprio lei.
- Come mai questo improvviso cambiamento?- le chiese sospettosa, mentre le nuvole sopra di loro si asciugavano sempre di più, lasciando spazio a un cielo limpido e stellato.
La rossa sospirò: - Sono stata io a mandare Shinobu a cercarti, volevo che ti desse una lezione. Non so cosa mi sia passato per la testa, se ci ripenso è tutto così orribile, orribile! - si inginocchiò singhiozzando sotto lo sguardo atterrito di Rein.
- Mi sentivo così in collera con te, Rein! Da quando sei arrivata qui non ho fatto altro che renderti la vita impossibile, arrivando perfino a farti questo pur di soddisfare il mio crudele odio verso gli altri…-  
La turchina la ascoltava senza battere ciglio.
- Ti sentivo come un’estranea, una spietata usurpatrice che tentava di strapparmi via giorno per giorno ciò che mi era più caro al mondo. Invece tu volevi solo essermi amica - sospirò - Ma l’ira rende ciechi, e non fa più ragionare le persone come dovrebbero...-
- Non capisco…- mormorò la turchina.
Fine accennò un amaro sorriso:- Shade... Credevo che ciò che provavo per lui fosse amore, invece era solo uno sciocco e infantile senso di possesso - abbassò lo sguardo - Ho visto fino a che punto lui era pronto a spingersi pur di difenderti, Rein. Nei suoi occhi ho letto la tua stessa determinazione nel volerti proteggere - diceva, mentre nella sua mente si faceva nitida l’immagine di Rein che faceva da scudo a Shade al momento del loro scontro con Shinobu.
“Perché io voglio difenderlo, come voglio difendere le persone che amo!”
“NON OSARE TOCCARLA!
Sorrise:- Improvvisamente, ho desiderato anche io poter amare qualcuno…  Qualcuno che mi amasse e mi difendesse, mettendo in gioco tutto sé stesso pur di proteggermi, qualcuno che riuscisse a leggere oltre l’immagine aggressiva e temeraria che mi ero creata, e comprendesse quanto in realtà fossi fragile. Credevo di averlo trovato…- l’ immagine di un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi castani sostituì quella di Shade e Rein - Ma è stata solo l’illusione di un momento: ho capito che nessuno cambierà idea sul mio conto ormai, anche se avessi deciso improvvisamente di voltare pagina. È inutile tentare di modificare le cose - e si rabbuiò, mentre nella sua mente si faceva più nitida l’immagine di un Bright adirato.
“Non cambierai mai, Fine”
La rossa si portò le mani al petto, colpita nuovamente da quella fredda frase, mentre avvertiva ancora quella stretta nauseante alla bocca dello stomaco.
Rein la osservò, il cuore che si faceva pesante ogni secondo di più nel vederla ridotta in quello stato. Pareva così diversa dalla ragazza fredda e aggressiva che era sempre stata… Che fosse quella la vera Fine?
Davvero la ragazza fredda ed egoista che le aveva reso la vita un inferno, era in realtà così sensibile? Aveva anche lei un cuore?
- Non merito il tuo perdono, Rein, merito solo il tuo disprezzo e il tuo rammarico -
Dopo un attimo di sbigottimento, la turchina sorrise fiondandosi sulla ragazza, mentre la rossa spalancava gli occhi in uno sguardo di sorpresa.
- Che importa di quello che è stato?- le sussurrò – Non ti sei forse battuta per me poco fa?- e la illuminò con il suo sorriso.
- Anche io ho sbagliato a rivolgermi così crudelmente a te - continuò, facendosi seria - Ero prigioniera del mio egoismo, e non ho pensato nemmeno per un momento che a soffrire fossi anche tu. Perdonami, Fine -
Fine si sciolse dall’abbraccio, guardando la turchina negli occhi:- Rein…- disse tra i singhiozzi.
    – Dimostra a tutti chi sei veramente, non avere paura dei giudizi delle persone. Le persone possono cambiare, se vogliono, e tu lo sai bene- rispose Rein con un sorriso.
– Rein!- urlò Fine, appoggiando la testa sul suo petto e inondandolo di lacrime.
Rein la strinse di nuovo a sé, con fare premuroso mentre la rossa si scioglieva in quel confortevole abbraccio – Lo farò - mormorò piangendo - Lo dimostrerò, lo dimostrerò a tutti – diceva tra sé e sé - E gli farò capire quanto si sbaglia…- disse, poi, alzando lo sguardo al cielo, dove le rimanenti nuvole parevano unirsi insieme per disegnare l’immagine di un Bright sorridente.
- Brava - disse Rein, sorridendo, mentre un curioso suono proveniente dalla sua giacca fradicia interrompeva quel tenero momento: il cellulare.
- Pronto?- disse, avvicinando l’apparecchio all’orecchio – Si, Fine è qui con me - rispose alla persona all’altro capo del telefono.
Nel sentirsi nominare, Fine la osservò con fare interrogativo.
– Si, mamma, ci siamo incontrate per caso e ci siamo messe a chiacchierare, abbiamo perso la nozione del tempo - disse la turchina - Si, scusami, arrivo subito. Ciao - e riattaccò.
- Era mia madre - disse poi rivolta a Fine - Tuo padre l’ha chiamata per sapere se tu fossi a casa nostra non vedendoti tornare. Sono entrambi molto arrabbiati -
 Fine alzò gli occhi al cielo:- Accidenti, stavolta mi sono proprio cacciata in un bel guaio…- disse sconsolata, asciugandosi le ultime lacrime.
– Non sei la sola: mia madre infuriata mette una paura…- piagnucolò Rein.
- Come? Dopo aver affrontato i miei trattamenti più terrificanti, selezionati solo e unicamente per te, tremi ancora di fronte a tua madre?- chiese Fine, con finto stupore.
La turchina rise:- Puoi anche avermi fatto passare le pene dell’inferno, ma nemmeno tu sei più terrificante di mia madre quando è infuriata!-
- Uh, allora sarà meglio avvisare mio padre che Elsa non è per niente “l’angelo piovuto dal cielo” di cui parla tanto! Ci dev’essere stato un errore!-
- Mia madre sa nascondere bene la sua natura malvagia, quando vuole…-
Le due risero, immaginandosi il volto di mamma Elsa verde di rabbia, che sputava fuoco e fiamme da ogni dove, poi si confortarono a vicenda, essendo consapevoli della tremenda punizione che le aspettava.
E più il tempo passava, peggiore sarebbe stata, perciò decisero di chiudere lì il discorso.
Prima di lasciarsi, si diedero un’amichevole stretta di mano, segno che la guerra tra loro era finalmente terminata.
- E quindi, la finiamo qui - sussurrò la turchina alla rossa.
– Si - rispose quella - Sei stata una degna avversaria, Rein. Non ho mai incontrato qualcuno che mi desse tanto filo da torcere come te!- esclamò la rossa ridendo.
- E io non ho mai conosciuto persona più ostinata di te, Fine, ma nonostante tutto, ti perdono.- rispose Rein con un sorriso.
La rossa abbassò lo sguardo:- Perfino adesso riesci a perdonarmi, dopo tutto quello che ti ho fatto…- sussurrò
- Non è mai troppo tardi per perdonare - rispose l’altra.
La rossa sorrise:- Ecco lo vedi? In un modo o nell’altro riesci sempre a stupirmi -
- Non perdere la tua tenacia, Fine - continuò la turchina.
- Non lo farò. Grazie - rispose quella, voltandosi per andarsene.
- Fine?- la chiamò timidamente la voce di Rein alle sue spalle – Si?- chiese lei, voltandosi nella sua direzione.
La turchina inarcò la bocca in un enorme sorriso:- Buona fortuna con Bright!- le disse, facendole l’occhiolino.
La rossa avvampò, sgranando gli occhi, imbarazzata.
Poi abbassò lo sguardo, mentre un lieve sorriso le velava il volto: - Altrettanto con Shade -  sussurrò in risposta.
Infine si separarono.
 
  
 

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Capitolo 25
*** Fine di un'Amicizia? ***


...Dato che ho postato la mia nuova fic l'altro ieri, oggi lo dedico al continuo di questa xD
Dunque, dove eravamo rimasti?
Le cose tra i nostri personaggi sembrano essersi ormai risolte, eppure...

CAPITOLO 25  FINE DI UN’AMICIZIA?
 

 
 

Una settimana.
Era passata una settimana esatta da quando Rein e Fine si erano parlate.
Da quando Rein aveva detto di no a Bright, confidandogli del suo amore per Shade.
Da quando Fine aveva incominciato ad essere una persona diversa.
Da quando tutto era successo.
Ormai, la notizia dell’aggressione di due ragazze da parte di due ventiquattrenni era su tutti i giornali locali. Ogni volta che Rein passava davanti ad un’edicola, ecco che le si presentava davanti agli occhi, scritta a lettere cubitali, la frase: “Panico nei quartieri di Wonder: due ragazze brutalmente aggredite”
A Rein si raggelava ogni volta il sangue nelle vene, e voltava subito la testa dall’altra parte, come per far finta di nulla.
Ma ignorare tutto ciò le era impossibile, dato che anche le sue amiche e i suoi compagni di classe non perdevano un’occasione per parlarne.
- E’ pazzesco!- brontolava Sophie ogni volta – Non si può più stare tranquilli nemmeno nella propria città! Se penso che potevamo esserci noi al loro posto….-
Ed ecco che, al suono di quelle ultime parole, a Rein un brivido percorreva la schiena “Oh, ma io c’ero” pensava, accartocciandosi su sé stessa “ed è stato terribile…”
Il giornale sembrava non menzionare l’identità delle due ragazze, e tantomeno l’intervento dei due ragazzi che le avevano soccorse prima che la polizia potesse farlo.
Se non altro, la verità che veniva celata da quelle false parole poteva farle credere che il tutto non fosse mai successo.
Ma come faceva a dimenticare quell’orrenda esperienza, se ogni giorno i suoi occhi si posavano sulla caviglia fasciata di Shade?
Come faceva a dimenticare, nel vedere l’andamento zoppicante e barcollante del ragazzo?
Come avrebbe potuto…?
- Guardate, c’è Shade!- strillò in coro un gruppo di ragazze, nel vederlo giocare a calcio
– Ah, com’è bello!- esclamava una.
– Com’è affascinante!- diceva un’altra.
– Com’è bravo!- strillava un’altra ancora.
Nel sentirle, Rein non poteva fare altro che alzare gli occhi al cielo, sbuffando.
- Ma cos’ha fatto alla caviglia?- domandò, poi, l’ultima del gruppo.
Ed ecco che gli occhi di Rein si posavano nella direzione indicata dalla ragazza.
- Mah, dicono si sia fatto male mentre si stava allenando - rispondevano le altre tre in coro, alzando le spalle.
- Poverino! E nonostante tutto, guardate quanta dedizione ed impegno ci mette nel giocare!- esclamava l’altra, con gli occhi luccicanti – E’ semplicemente fantastico!- sospiravano le altre tre.
Anche Rein si univa al coro di sospiri, ma non certo per sbavare dietro al bel ragazzo dagli occhi blu.
Sapeva benissimo che ciò che avevano appena detto non era assolutamente vero.
Sapeva benissimo che se Shade era ferito, era solamente per causa sua.
Quanto avrebbe voluto credere a quelle parole, invece!
- Ti fa molto male?- gli chiedeva, poi, preoccupata, con i sensi di colpa che le invadevano il corpo.
Lui rideva, alzando le spalle:- Ho sopportato di peggio!- la rassicurava – Questo è niente in confronto a quello che avrebbe potuto farti…- diceva, poi, rabbuiandosi e stringendo le mani a pugno.
Rein gli sorrideva, sollevata, ma con un velo di preoccupazione ancora visibile in volto: chissà quanta fatica faceva a nascondere il dolore che provava in realtà.
Rein non credeva affatto alle sue parole.
No, non ci credeva per niente.

 

¤¤¤¤¤¤
 

- Non posso credere a quello che stai dicendo, Fine!- esclamò Altezza, urlando contro la ragazza che le stava davanti.
Le tre se ne stavano appartate in un angolino del corridoio del terzo piano, Fine le aveva fatte radunare lì perché voleva urgentemente parlare con loro.
“E’ una questione importante” aveva detto. Le due erano subito accorse, pensando che la rossa avesse escogitato un altro dei suoi diabolici piani contro Rein, ed erano alquanto entusiaste di poter divertirsi nuovamente.
Quando Fine aveva incominciato il discorso, però, capirono subito che ciò che stava per dire non riguardava affatto Rein.
Altezza l’aveva subito interrotta, contrariata dalle sue parole, e anche Mirlo sembrava della stessa idea.
- Altezza ha ragione: quello che ci stai dicendo è veramente assurdo!- aggiunse la castana, affiancando la bionda e posando le mani sui fianchi.
– Credeteci, invece, ragazze - rispose Fine, seria - Ho deciso che è ora di smetterla di comportarci così -
- Ma non puoi dire sul serio!- urlò Altezza, incredula – Non puoi avere veramente deciso di mandare tutto all’aria! E così all’improvviso, poi!-
- Dicci almeno una ragione per cui lo stai facendo!- disse Mirlo, con tono più pacato.
La rossa abbassò lo sguardo, rigirandosi i pollici:- Una ragione, dici? A cosa ci ha portato tutto quello che abbiamo combinato fino ad oggi?- chiese – Che risultati abbiamo ottenuto comportandoci nel modo in cui ci siamo comportate?- e posò i suoi occhi cremisi sulle due amiche.
– Beh, ve lo dico subito: non ci ha portate a nulla. A nulla, se non a farci odiare da tutto e da tutti-
- Ti sbagli!- strillò Altezza – Gli studenti ci rispettano! Non vedi che atteggiamento assumono nei nostri riguardi? Ci riconoscono come persone dal carattere forte, decise e determinate! -
- Rispetto, dici?- esclamò Fine, scoppiando in un’amara risata – Non dirmi che pensi veramente questo, Altezza, perché non ti credo -
La bionda spalancò gli occhi, senza proferire parola.
– Non vedete come tutti ci evitano? Non vedete gli sguardi terrorizzati che ci lanciano nel vederci passare? La verità è che tremano… Tremano di fronte a noi - disse Fine, incupendosi.
- E questo non è forse appagante? Non ti fa sentire realizzata?- le domandò Mirlo.
La rossa scosse la testa:- No, Mirlo: perché mai dovrei sentirmi appagata, sapendo che tutti mi considerano una sorta di mostro?-
Mirlo si ammutolì, volgendo uno sguardo perplesso ad Altezza.
- Perché mai dovrei sentirmi realizzata, se so che tutti, nessuno escluso, mi odiano? Vi rendete conto di questo?- continuò Fine, penetrandole con lo sguardo – Vi rendete conto che quello che provano per noi non è rispetto, ma solamente un odio profondo nei nostri riguardi? Ditemi, è forse appagante tutto ciò?- domandò.
Le due non risposero.
- Vi piace essere evitate da tutti, escluse, odiate?-
Le due non risposero nuovamente.
- Credevo che tutti avrebbero apprezzato il mio lato forte e combattivo. Ho cercato di costruirmi l’immagine di una ragazza sicura di sé, che non avesse paura di nulla, per evitare l’unica cosa che più temevo al mondo: rimanere sola - abbozzò un amaro sorriso mentre diceva quelle parole - Invece non ho fatto altro che isolarmi sempre di più, lasciando che la mia paura più grande, alla fine, si realizzasse - fissò nuovamente le due negli occhi - Ma ora ho deciso di cambiare, di dimostrare a tutti chi sono veramente. Voglio farmi accettare per quella che sono, così come spero facciate anche voi -
Sorrise, porgendo la mano alle due amiche – Allora, che ne dite?-
Altezza e Mirlo osservarono Fine che porgeva loro la mano con un’espressione mista a stupore e riluttanza.
- Nessuno ci accetterà per quello che siamo, Fine, oramai è troppo tardi- le disse Mirlo, seria.
- Non è mai troppo tardi per cambiare- rispose la rossa, volgendole un sorriso incoraggiante, la mano ancora tesa.
- QUELLO CHE STAI DICENDO E’ SEMPLICEMENTE ASSURDO!- urlò Altezza, scansando la mano di Fine, che spalancò gli occhi in uno sguardo di sorpresa – Perché ti comporti così? Cos’è che ti ha rammollito a tal punto, Fine?- le chiese, minacciosa.
- Sono semplicemente stufa di tutto questo - le rispose la rossa, pacata, quasi sussurrando.
- Non puoi dire sul serio! Credevo fossi una persona determinata! Perché a un tratto ti comporti come una vigliacca?-
- Non sono mai stata più determinata di così, Altezza. Voglio far cambiare idea alle persone su di me, e credo che per fare tutto ciò sia necessario un grande coraggio. Non mi sembra affatto di essere una vigliacca come tu dici - le rispose.
- E invece è così! Io credevo in te, Fine! Ti consideravo una leader, un esempio da seguire! Perché vuoi sconvolgere tutto così all’improvviso?- urlò quella.
- Se davvero mi consideri un esempio da seguire, allora sono certa che non ti sarà difficile cambiare in meglio, come sto facendo io -
- Io non cambierò mai quello che sono! Mi conosci abbastanza bene da sapere che la cosa che più odio al mondo è l’incoerenza! Perché ti comporti così, Fine?- esclamò la bionda, mentre calde lacrime iniziavano a sgorgarle dagli occhi - Perché decidi solo ora di diventare una persona diversa? E tutto ciò che abbiamo condiviso finora allora non significa niente per te?-
- Non è questo…-
- E invece a me sembra sia proprio così. A me piaceva quello che facevamo, Fine…- disse l'altra tra le lacrime - Mi piaceva sapere di avere sempre qualcuno su cui contare, qualcuno di forte e deciso che sapesse come agire in ogni situazione… Mi piaceva quando passavamo ore e ore a creare complotti per mettere i bastoni tra le ruote a tutto e a tutti…- si bloccò un attimo, lasciando che un singhiozzo prendesse il sopravvento sulle parole.
- Mi  piaceva, perché sentivo che c’era qualcosa che ci univa. Mi sentivo parte di un gruppo che per me era come una famiglia…- le lacrime non le impedirono di lanciare uno sguardo d’odio verso Fine - Ma grazie a te, ora tutto ciò non sarà più possibile!- urlò, infine.
Fine la osservò singhiozzare, senza battere ciglio, a differenza di Mirlo, che la osservava piuttosto rammaricata: sapeva cosa significasse per Altezza quella situazione, sapeva quanto soffriva per la separazione dei genitori, per l’incomprensione che Bright sembrava avere nei suoi riguardi, per la frustrazione e il terrore di essere stati abbandonati.
Sapeva quanto significassero per lei la sua amicizia e quella di Fine: ciò che facevano la aiutava a scaricarsi, a sfogare la rabbia che continuamente le ribolliva in corpo.
Tutto, tutto era una scappatoia, un modo per fuggire dalla realtà e dalla sofferenza che la bionda provava ogni giorno, nel vedere la sua famiglia sfaldata in tanti piccoli pezzi.
E ora, Fine stava distruggendo anche quell’ultima piccola certezza che Altezza aveva, l’unica che le era rimasta.
Fine sorrise abbassando lo sguardo, mentre le sue braccia avvolgevano in un caldo abbraccio il corpo di Altezza, mosso dai singhiozzi che la ragazza emetteva:- Possiamo ancora essere un gruppo, se lo vogliamo, Altezza - le sussurrò, mentre la bionda cessava di singhiozzare e spalancava gli occhi - possiamo rendere il legame che ci unisce ancora più forte, e crearne uno anche con le persone che ci circondano - si scostò dalla bionda, che nel frattempo si asciugava le lacrime.
- Anche tu sei un’amica importante, per me - le disse, sorridendo - Allora, che ne dici? – disse, poi, tendendole nuovamente la mano – Vogliamo estendere la nostra amicizia a tutta la scuola?- le chiese infine, fiduciosa.
Altezza rimase un attimo a bocca aperta, mentre il suo sguardo passava dalla mano di Fine al viso della rossa, dal viso alla mano.
Strinse i pugni, scansando nuovamente la mano che la rossa le aveva appena porto:- Non ho più niente da condividere con te, Fine - disse minacciosa.
- Non se più tu, sei diventata una sciocca ragazzina tutta coccole e carezze come quella rammollita di Rein - disse sprezzante – Mi disgusti, come mi disgusta lei. Non abbiamo più niente che ci lega, ormai. Ho chiuso con te. Mi hai veramente deluso - disse, mentre le dava le spalle – Non abbiamo più niente da dirci - e con questo, se ne scappò via correndo, lasciando Fine sconvolta e scioccata per le parole che aveva appena sentito pronunciare.
La rossa volse uno sguardo interrogativo a Mirlo, che rimase impassibile.
- Mi dispiace, Fine - disse, mentre si voltava di scatto e iniziava a correre nel tentativo di raggiungere Altezza. 

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Capitolo 26
*** Rissa ***


Buongiorno, carissime lettrici! *___*
Si, esatto, la Vale torna a rompere aggiornando con un altro capitolo di questa interminabile fic.
Sembra lunga, ma ormai ci stiamo davvero avvicinano alla fine della storia.... ancora quattro capitoli e ci siamo :)
*Si ode un boato di gioia provenire da ogni dove*
...
Non fatevi ingannare, i capitoli sono pochi, ma potrebbe succedere ancora di tutto! (adoro gli imprevisti, lo sapete bene! xD)
Ma ora, senza altri indugi, vi lascio alla storia, con la speranza che gradiate il capitolo :)
Le cose tra i nostri amati personaggi si metteranno a posto? E i nostri protagonisti riusciranno finalmente a dichiararsi?
Buona lettura! ;)


CAPITOLO 26  RISSA
 

 

Il gelo invernale stava lasciando pian piano spazio alla frescura primaverile.
La poca neve che si era depositata sulla cittadina, ricoprendo ogni cosa con un candido manto bianco, veniva sciolta dai raggi del sole, che si rinvigoriva sempre di più man mano che la calda stagione avanzava, portando con sé i suoi profumi e i suoi colori.
Qua è la si vedevano già ronzare le prime api, mentre coloratissime farfalle svolazzavano aggraziate e leggere, depositandosi sui fili d’erba, verdi e flessibili.
La natura si stava risvegliando, pronta a dare il suo caloroso bentornato alla stagione più romantica dell’anno: la primavera.
- Primavera, la stagione degli amori!- esclamò Sophie, stiracchiandosi e inspirando il dolce profumo dei fiori – E’ tempo di romanticismo, e di passare intere giornate abbracciate al proprio ragazzo, ammirando il risveglio della natura!-
Lione e Rein ridacchiarono: - Non ti facevamo così sentimentale, Sophie!- la presero in giro.
La ragazza dai capelli verdi si unì al coro di risate:- Beh, che c’è di male a sognare un po’, dopotutto?- domandò – Mi domando se quest’anno troveremo il ragazzo adatto a noi…-
- Oh, non so tu, ma credo che qualcuno ci abbia anticipate, e già da un bel pezzo…- disse Lione, volgendo uno sguardo complice alla verde.
Le due volsero un’occhiata furtiva a Rein, che si sentiva leggermente presa in considerazione.
- Beh, che c’è!? Che avete da guardare!?- chiese, diventando rossa come un pomodoro, mentre le due continuavano a ridacchiare tra loro.
 
- Che hai da guardarmi così?- chiese Shade piuttosto irritato, ad un invadente Bright che non smetteva di fissarlo.
– Mah, non saprei. Mi stavo solo chiedendo se tu fossi cieco, oppure infinitamente stupido - disse il biondo, alzando le spalle.
Shade gli rivolse un’occhiata interrogativa - Ma visto che gli occhi ce li hai, e ci vedi anche piuttosto bene, sono più propenso a considerare valida la seconda opzione - continuò quello.
- A cosa devo questi piacevoli considerazioni su di me?- chiese l’altro, riacquistando il suo solito tono annoiato.
Bright sbuffò:- Ma insomma, possibile che non te ne sia ancora reso conto!? Quando ti deciderai a dirle quello che provi?-
Shade distolse lo sguardo, mettendosi a fissare il banco vuoto di fronte a lui.
- Non fare finta di niente, Shade - esclamò Bright - Lei ti piace, e so che anche tu sai che piaci a lei, perciò non vedo dove stia il problema - disse – Io le ho parlato: non sono io quello che vuole, e mi sono fatto da parte. Perciò vedi di muoverti, o rischierai di perderla continuando a far prevalere il tuo stupido orgoglio - concluse infine, serio.
Shade non rispose, si limitò a fissare il vuoto davanti a lui, fingendo di non ascoltare ciò che l’amico gli diceva.
 

¤¤¤¤¤¤
 

- Ehi, Fine!- la chiamò una voce alle sue spalle, che si distingueva dal mormorio generale degli studenti che chiacchieravano in cortile. La rossa si voltò, priva di alcuna espressione in volto, trovandosi un ragazzo dai capelli albini di fronte a lei, affiancato da un piccoletto dai capelli biondi e i canini leggermente sporgenti.
- Sola?- chiese l’albino, guardandola con fare minaccioso.
Fine non rispose, si limitò ad osservarlo, acida.
- Dove hai lasciato le tue amichette, oggi? Non vi divertite più a correre qua e là per la scuola, combinando i vostri stupidi scherzi?- chiese quello, con tono sempre più sfacciato.
– Chiamali scherzi!- esclamò il biondo alla sua sinistra, ridacchiando.
L’albino lo fulminò con lo sguardo, il ragazzino ammutolì di colpo.
- Allora, Fine? Cos’è, oltre al coraggio, hai perso anche la voce?- continuò a stuzzicarla.
– Non sei divertente, Silver - disse finalmente la rossa, seria.
- Ah, no?- esclamò lui con finto stupore – Mi duole saperlo. Ti consolerebbe se ti dicessi che nemmeno gli scherzi tuoi e delle tue amiche sono stati divertenti?- e avanzò minaccioso verso di lei.
Fine non si mosse.
– Non ho riso per niente quando hai manomesso la fotocopiatrice, facendo si che l’inchiostro mi fosse spruzzato in faccia, e non ho riso nemmeno quella volta in cui hai svitato le viti della sedia, facendomi cadere non appena mi fossi seduto - diceva, muovendosi sempre più minaccioso verso di lei, con sguardo di sfida.
- Non ho trovato piacevole il fatto che tu mi abbia ricoperto la macchina di carta igienica, per poi scoprire che ci avevi inciso sopra la tua stupida firma a caratteri cubitali - continuava, ormai a pochi centimetri da lei - No, non ho riso per niente. Anzi, ho desiderato fartela pagare, vendicarmi ogni giorno di più -
La tensione era tanta, che nemmeno agli altri studenti passò inosservata.
Tutti gli occhi erano puntati su Fine, e sul ragazzo dai capelli candidi come la più gelida delle nevi. Mormorii e bisbigli si sollevarono ovunque.
- E' ora che io e te facciamo due chiacchiere, Fine - mormorò l’albino, sempre più minaccioso.
 

- Che ne dite di andare fuori a prendere una boccata d’aria? Con un tempo così, è un peccato non approfittarne!- diceva Sophie al gruppo di amici, fiondandosi nel cortile della scuola.
Lione, Rein, Bright, Auler e Shade la osservarono, piuttosto allibiti.
– La bella stagione la rende ancora più energica!- constatò Lione, accennando un sorriso.
Non appena furono fuori, non poterono fare a meno di notare l’accalcarsi di gente attorno ai cancelli della scuola.
– Cosa sta succedendo?- domandò Rein agli altri, mentre si facevano largo tra la folla.
- Da troppo tempo ho aspettato la resa dei conti - tuonava una voce maschile che sembrava alquanto adirata - e adesso che finalmente sei sola soletta, non voglio perdere l’occasione, Fine…-
- Fine?- ripeté Rein, volgendo un’occhiata a Bright e Shade.
Finalmente giunsero al limite della folla, e poterono vedere chiaramente la ragazza dai capelli rosso fuoco faccia a faccia con un ragazzo dai capelli bianchi e scintillanti.
– Silver…- mormorò Shade tra i denti.
Rein non poté fare a meno di sentirlo. Si voltò verso di lui e – Silver?- ripeté, guardandolo con fare interrogativo.
Shade annuì:- E’ un alunno della quinta B, meglio conosciuto come il miglior esperto di arti marziali di tutta la scuola - le disse, cupo.
- E cosa vuole da Fine?- chiese Rein, senza riuscire a nascondere un velo di preoccupazione nella voce. Shade alzò le spalle: – Probabilmente gli ha fatto uno dei suoi soliti tiri e adesso è intenzionato a fargliela pagare - le rispose lui, senza distogliere lo sguardo dai due.
- Non oserà toccare una ragazza!- esclamò Bright, un velo d’ira nella voce.
- Lo sai com’è Silver…- disse Shade all’amico - Fagli un torto, e lui cercherà tutti i modi per fartela pagare-
Nell’udire quelle parole, Rein volse nuovamente lo sguardo verso Fine, preoccupata.
La rossa non accennava il minimo movimento, si limitava a scrutare il suo avversario negli occhi.
– Come mai oggi Mirlo e Altezza non sono con te? Ho un conto in sospeso anche con loro - mormorò il ragazzo sogghignando – Non sono affari tuoi- rispose secca lei.
- Uh, facciamo le dure eh? Allora non sono vere le voci che dicono che da un po’ di tempo hai deciso di fare la brava ragazza! -
- E anche se fosse?- rispose fredda lei.
- A chi vuoi darla a bere? Tanto nessuno crederà alla tua stupida e improvvisa conversione. Cos’è un altro dei tuoi stupidi tiri? Che cosa stai escogitando questa volta?- chiese – Credi che qualche sorriso buttato a caso basti per ripagarci di tutti i guai che ci hai causato? Nessuno ti crederà mai, Fine….- le diceva - Sei solo una piccola bastarda che non merita altro se non un bel pugno in faccia, tu, e tutte le tue amichette -
- Ma avete sentito con che tono le si rivolge?- disse Bright indignato ai suoi amici – E’ vergognoso! -
Fine abbozzò un sorriso, affondando i suoi occhi cremisi in quelli glaciali del ragazzo:- Non hai nessun’arma migliore, se non quella di offendermi, Silver? Bel modo di vendicarti questo, sto già scappando con la coda tra le gambe, non vedi?- lo provocò.
Gli occhi ghiaccio del ragazzo si accesero d’ira:- Non provocarmi, Fine. Ti ricordo che so essere molto impulsivo, se voglio. Tu e quelle stronzette delle tue amiche me la pagherete molto cara -
Al sentire quelle ultime parole, gli occhi di Fine si accesero come due scintille:- Non osare nominare mai più le mie amiche in quel modo, non te lo permetto - gli disse, minacciosa - Puoi prendertela con me finché vuoi, ma loro lasciale fuori da tutto questo, brutto bastardo-
Nel sentirsi nominare in quel modo, l’albino non ci vide più dall’ira.
Sgranò gli occhi, in uno sguardo misto a indignazione e rabbia, e, alzando un pugno al cielo, lo scagliò violentemente verso Fine.
Un “Oh” generale si sollevò tra gli studenti che erano spettatori di quello spettacolo riprovevole, un’esclamazione mista a stupore e incredulità.
- FINE!- urlò Rein, tentando di correrle incontro, ma fu prontamente bloccata da Shade:- No…- le disse il ragazzo - Non immischiarti -
- Ma…Fine…hai visto anche tu, no? Devo aiutarla!- diceva Rein disperata, nel tentativo di liberarsi da Shade. Il ragazzo dagli occhi blu teneva la presa salda, e abbozzò un sorriso:- Fine non ha bisogno del tuo aiuto: credo ci abbia già pensato qualcun altro- disse, e indicò nella direzione della rossa.
Non appena Rein si voltò, lo vide.
Bright, in piedi esattamente di fronte all’albino, dando le spalle a Fine che lo osservava alquanto spaesata, aveva il volto basso, e stringeva i pugni per cercare di trattenere la rabbia che gli pervadeva il corpo.
- Questo è troppo…- mormorò, adirato - Eri perfino disposto a colpirla, pur di vendicarti?- disse all’albino che gli stava di fronte.
- Non metterti in mezzo, Bright…- gli urlò il ragazzo - A meno che tu non voglia che ti rovini quel bel faccino che piace tanto alle ragazze di questa scuola- disse, sogghignando.
- Non ti hanno mai detto che picchiare le ragazze è da vigliacchi?- continuò, cupo, il biondo.
- Sai che me ne importa! Fine non è una ragazza, è solo una fastidiosa spina nel fianco che ho lasciato perdere per troppo tempo! -
Fine, da dietro le spalle di Bright, nell’udire quelle parole emise un sussulto.
Bright se ne accorse: - Sei un essere riprovevole, Silver, mi disgusti - disse, asciugandosi il sangue che gli colava dalla bocca dopo aver incassato il colpo indirizzato alla rossa - Nemmeno ti importa di avere ferito i suoi sentimenti! -
Il ragazzo scoppiò in una sonora risata:- Perché, tu credi che Fine abbia dei sentimenti? Andiamo, Bright, lo sai meglio di me che lei è solo una…-
Non finì la frase.
Un violento pugno, in prossimità della mandibola gli aveva impedito improvvisamente di parlare.
L’albino osservò Bright con gli occhi accesi d’ira, mentre il ragazzo davanti a lui ansimava soddisfatto, lasciando trasparire un sorriso:- Questo è per quello che hai tentato di fare…- mormorò.
L’albino si asciugò la bava alla bocca, e si rialzò in piedi pronto a scagliarsi sul biondo:- IO TI DISTRUGGO!- urlò, caricando il braccio in attesa di colpirlo. 




 

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Capitolo 27
*** Finalmente Insieme ***



 

CAPITOLO 27  FINALMENTE INSIEME

 

  - IO TI DISTRUGGO!- urlò l’albino, caricando il braccio in attesa di colpire il biondo.
- BRIGHT!- urlarono Rein e Fine all’unisono, temendo per la sorte del ragazzo.
Il pugno era ormai a pochi centimetri dal viso del biondo, stava ormai per raggiungerlo.
- Che diamine…- borbottò a un tratto l’aggressore, ritrovandosi stranamente incapace di muoversi, completamente bloccato.
- Non lo farei, se fossi in te - lo avvisò una voce alle sue spalle.
Non appena l’albino si voltò, vide i volti di Shade ed Auler a pochi centimetri dal suo osservarlo serio. I due avevano fermato il colpo, bloccandogli abilmente entrambe le braccia.
- Lasciatemi andare, brutti bastardi! - disse il ragazzo, divincolandosi – Prova a liberarti, se ci riesci! - lo sfidò Auler.
Rein, dall’altra parte del cortile, emise un sospiro di sollievo, lo stesso fece Fine.
Bright era ancora tutto intero, per fortuna, ma lo sarebbe stato ancora per poco se i suoi due amici non fossero intervenuti in tempo.
- Cavoli! - esclamò, ridacchiando - Mi chiedevo quando sareste venuti ad aiutarmi, ragazzi, ormai mi vedevo spacciato! - e si avvicinò all’albino - Un’altra cosa: vedi di offendere di nuovo mia sorella Altezza, e ti spacco il culo, intesi?- lo avvertì, sorridendogli minacciosamente.
Un mormorio si sollevò tra la folla di studenti: c’era chi applaudiva, chi esultava, chi gridava con ammirazione i nomi dei tre ragazzi.
- CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI!?- una voce stridula interruppe gli schiamazzi degli alunni, mentre i tre ragazzi vedevano farsi largo tra la folla una massa di capelli bianchi, folti e crespi, e successivamente il viso adirato e rugoso di una vecchietta con due simpatici occhiali poggiati sul naso.
- Preside Camelot!- esclamarono in coro, mentre la vecchia avanzava verso di loro minacciosa.
- Beh, allora, volete spiegarmi cos'è tutto questo baccano?- chiese quella, con la sua vocetta stridula.
Shade e Auler lasciarono andare il ragazzo, mentre Fine sbucava dalle spalle di Bright.
– Oh - esclamò quello con disinvoltura - niente di grave, solo una piccola incomprensione, nessuno si è fatto male, stia tranquilla- diceva con tono poco convincente.
- Bright Ishjiama - continuò lei, sull’orlo di una crisi isterica - sarebbe così gentile da dirmi il motivo per cui la sua uniforme è imbrattata di sangue?-
Il ragazzo si guardò la camicia bianca, che aveva una chiazza rossa in prossimità del petto.
- Oh, questa?- esclamò lui, afferrando i lembi della camicia – Questo non è sangue è, ehm, ketchup!- disse infine, sorridendo alla preside che si stava facendo ancora più rossa in volto.
- Ketchup, eh?!- ripeté lei – E’ forse perché ha mangiato un panino in compagnia del signor Silver?- domandò, indicando la camicia dell’altro, anch’ella sporca di sangue.
Bright osservò la vecchietta, senza sapere cosa rispondere.
- Ehm…- disse infine - Che occhio che ha, signora preside! Non la facevo con un così grande spirito di osservazione! Mai pensato di lavorare per l'FBI?- ridacchiò, mentre il volto della vecchietta diventava di mille colori.
- Oh, oh, sta per esplodere…- sussurrò Auler a Shade.
- VENITE SUBITO IN PRESIDENZA! TUTTI QUANTI!- strillò quella, sull’orlo di una crisi isterica.
- Su, su non si agiti, signora preside, non le fa bene alla sua età! Verremo, ma prima ci lasci portare Fine in infermeria per accertarci che stia bene…- disse Bright, mentre faceva venire Fine davanti a sé.
– Ma, veramente io…- cercò di ribattere la rossa, ma fu interrotta nuovamente dal biondo - E' meglio accertarci che quel brutto ceffo non ti abbia rovinato quello splendido visino che ti ritrovi, non è così?- le disse dolcemente, rivolgendole un sorriso.
Fine avvampò all’istante, perdendosi negli occhi marroni di lui:- S-splendido visino?- ripeté, imbarazzata.
“ Che ruffiano…” pensò Shade, scuotendo la testa.
- D’accordo, vi autorizzo ad accompagnare la signorina in infermeria. Ma soltanto perché, da studente modello qual è, mi baso sulla fiducia, signor Ishjiama. Dopodiché, vi voglio tutti nel mio ufficio, all’istante!- sbraitò la vecchia, mentre se ne andava con il fumo che le usciva dalle orecchie.
I tre tirarono un sospiro di sollievo, mentre la folla cominciava a diradarsi.
Bright si rivolse nuovamente a Fine:- Allora, andiamo?- le chiese, volgendole un sorriso.
Lei lo guardò, piuttosto perplessa:- Uh? D-dove?- balbettò.
- Ma in infermeria!- esclamò lui, facendole l’occhiolino e trascinandola via con sé prima che lei potesse ribattere.
Auler e Shade lo osservarono andarsene, scuotendo la testa.
– Pazzesco! - esclamò il verde, mettendosi le mani in tasca.
Shade ridacchiò, mentre si sentì chiamare alle sue spalle.
- Shade!-
Il ragazzo si voltò, e sorrise nel vedersi correre incontro Rein, seguita da Sophie e Lione.
– Rein - sussurrò, rivolgendole un ampio sorriso.
Nel frattempo, l’albino era stato soccorso dal suo compagno, il piccoletto dai canini sporgenti:
- Silver, tutto bene?- gli chiese preoccupato, mentre quello lo scansava brutalmente, dicendogli:- Sto bene! Non ho bisogno del tuo aiuto!-
Non appena il biondino udì la voce di Rein, però, non poté fare a meno di voltarsi nella sua direzione, rimanendo ammaliato da tanta bellezza.
- Aah!- esclamò, con gli occhi a cuoricino – Che splendida ragazza dagli occhi azzurri!-
Rein e Shade si voltarono perplessi verso di lui – Uh? Dici a me?- chiese lei, indicandosi.
“Ok, potrei ucciderlo…” pensò Shade, fulminandolo con lo sguardo.
Il ragazzino non ci badò:- Sei bellissima!- disse, avvicinandosi a Rein – Che ne dici se ci appartiamo da qualche parte e cediamo ai nostri istinti?- e le mandò un bacio.
Rein osservò scioccata quel piccoletto che si permetteva così tanta confidenza con lei.
- N-noi dovremmo cedere a CHE COSA!?- esclamò, mentre quello si avvicinava sempre di più.
– Aaah! Qualcuno mi salvi da questo pervertito in miniaturaaa!- strillava, scappando dal piccoletto che la inseguiva urlandole:- Vieni qui! Siamo fatti l’uno per l’altra! Perché scappi?-
Improvvisamente, Rein si sentì afferrare da due braccia possenti che la tirarono a sé, decise.
Alzò lo sguardo, e non fece nemmeno in tempo a pronunciarne il nome, che Shade le prese il viso tra le mani… e la baciò davanti a tutti, incurante degli sguardi di tutti gli studenti puntati addosso.
Rein in un primo momento spalancò gli occhi in uno sguardo di sorpresa, poi li chiuse, assaporando quel bacio che da troppo tempo aveva atteso che lui le desse. Si avvinghiò con forza alle sue spalle, mentre il cuore pareva esploderle in petto.
Le ragazze strillavano disperate, i ragazzi piangevano con i lacrimoni agli occhi.
- E poi dicevano di non provare nulla …- esclamarono in coro Sophie, Lione e Auler, sorridendo compiaciuti.
Non appena il bacio finì, Rein guardò Shade in un’espressione mista tra stupore e gioia. Abbozzò un sorriso, che Shade ricambiò - Che cosa…- tentò di dirgli, ma fu interrotta da un urlo proveniente alla loro destra.
Il piccoletto era ancora davanti a loro, e li stava indicando, scioccato:- Aaah! L’hai baciata!- strillò, indicando Shade – Quindi vuol dire che state intraprendendo una relazione amorosa all’interno delle mura della scuola?- domandò al ragazzo, che lo guardava piuttosto allibito.
“Relazione amorosa?” pensò Shade, sgranando gli occhi, perplesso.
- Se proprio vuoi saperlo…- disse poi, rivolto al piccoletto biondo e abbassando lo sguardo - Io e Rein stiamo insieme da adesso- e tirò a sé la ragazza, che divenne rossissima in viso.
- Come!? Che cosa significa “da adesso”!? Vuoi dire che la bella ragazza dagli occhi azzurri è fidanzata?- esclamò quello, disperato.
“Perspicace…” pensò Shade, alzando un sopracciglio.
– Nooo! Hai distrutto il mio fragile cuore, riducendolo in mille brandelli! Come hai potuto?- urlò il ragazzino in preda allo sconforto, rivolto a Rein.
La turchina lo osservò scioccata, ancora in estasi per le parole pronunciate da Shade, senza riuscire a trovare le parole per rispondergli.
- Tio! - esclamò a un tratto Lione alle loro spalle - Smettila di fare il bambino e lascia in pace Rein, hai capito?- lo rimproverò.
Rein e Shade la fissarono a bocca aperta:- Tu lo conosci!?- esclamarono in coro.
Lione sorrise, annuendo:- Si, lui è il mio fratellino Tio, che frequenta la 2°C!- disse quella, tutta contenta.
- Non ci posso credere…- mormorò Shade, scuotendo la testa incredulo.
– E non potevi dirlo subito ed evitare che mi inseguisse per mezza scuola?!- le urlò contro Rein, gli occhi in fiamme.
- Scusami, non credevo fosse così determinato, e poi guarda la cosa dal lato positivo, ha spinto finalmente Shade a baciarti!- si giustificò quella.
- LIONEEEE!- strillò Rein, in preda a una crisi isterica e rossa in viso, mentre tutti gli altri ridevano divertiti.
 
 

¤¤¤¤¤¤
 

- Sicura che sia tutto a posto?- le domandò Bright, mentre la faceva sedere sul lettino dell’infermeria.
– Si, si, davvero, sto bene…- mormorò imbarazzata Fine, compiaciuta da tutta quella premura che il ragazzo le riservava.
Lui le sorrise – Bright…- mormorò lei, giocando con una ciocca dei suoi capelli - Grazie per avermi difeso - sussurrò, arrossendo di nuovo.
- Ma figurati!- rise lui – Per così poco!- Fine contraccambiò il sorriso, mentre una piacevole sensazione di calore le pervadeva il corpo.
Quel piacevole momento fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta – Avanti - mormorò Fine, che sussultò non appena si vide di fronte i volti delle sue due amiche Mirlo e Altezza.
- Vi lascio sole - disse Bright, facendole l’occhiolino prima di andarsene.
Fine sorrise, mentre lui usciva dalla stanza, poi si concentrò nuovamente sulle sue due ospiti: - Allora?- chiese – Cosa volete da me? Non sono già stata umiliata abbastanza davanti a tutta la scuola? Siete venute a prendermi in giro di persona oppure…- ma l’abbraccio improvviso di Altezza la interruppe, facendole sgranare gli occhi dalla sorpresa.
- Grazie Fine…- sussurrò quella, mentre piangeva - Grazie per averci difeso, e per avermi fatto capire quanto Bright in realtà tenga a me…- disse tra le lacrime.
Lo sbigottimento di qualche minuto prima lasciò spazio a un lieve sorriso sul viso di Fine: senza pensarci due volte, la rossa strinse a sé la bionda, mentre calde lacrime le bagnavano il volto.
- Altezza…- sussurrò – Perdonami - disse quella tra i singhiozzi.
Rimasero così per molto tempo. Tutto il tempo necessario.

 
¤¤¤¤¤¤
 

- Allora?- domandò Rein incrociando le braccia e inarcando le sopracciglia.
– Allora che?- chiese Shade, facendo il finto tonto.
– A cosa devo il bacio di poco fa?- chiese quella, senza nascondere un  sorriso.
Shade ricambiò:- Non ti è piaciuto, forse?- le chiese, malizioso.
- Certo che si - rispose lei – Ma volevo saperne il motivo… Non avevi detto che il tuo bacio me lo sarei dovuto guadagnare?- e soffocò una risatina.
Lui la osservò, sorridendo, mentre le si avvicinava di nuovo al volto:- Oh, allora ti ricordi!- le sussurrò all’orecchio, facendola rabbrividire un poco.
– Certo che mi ricordo!- disse lei, allontanandolo – Per chi mi hai preso?–  esclamò. Lui rise, mentre le si avvicinava di nuovo. Stava già per sfiorare le labbra di Rein con le sue, quando Rein lo interruppe bruscamente.
- Quindi?- gli domandò.
- Non ti arrendi, eh?- rise lui.
–No- disse decisa lei.
– Vuoi veramente saperlo?-
 – Certo!- esclamò lei.
–D’accordo…- sospirò lui, e fece una pausa.
Rein alzò un sopracciglio, stando in attesa:- Dunque?-
- Ero geloso- ammise infine lui, soffocando una risata maliziosa.
– Come!?- esclamò lei, ridendo.
– Ero geloso!- ripeté lui – Non potevo sopportare che quel nanerottolo ti ronzasse attorno…-
- Tutto qui?- rise lei – Tutto qui- ripeté lui, e la baciò nuovamente, assaporando le sue morbide labbra.
Diamine, quanto tempo avevano atteso prima di poter godere di un piacere così grande! Ogni bacio che si davano durava attimi interminabili, per poter gustare al massimo quella gioia immensa, quel piacere rimandato troppe volte.
- Questo doveva essere il mio primo bacio…- sussurrò Rein a un tratto staccandosi da lui, mentre erano fronte contro fronte. Shade ridacchiò:- E meno male che dicevi che non ti sarei mai piaciuto! - disse, baciandola nuovamente.
Rein si lasciò sfiorare le labbra, poi si scostò da lui, osservandolo perplessa:- E tu come diamine fai a saperlo?- chiese sospettosa.
Lui alzò le spalle, volgendo gli occhi al cielo:- Shade non potrà mai interessarmi… lo odio!- disse, imitando la voce della ragazza.
- Dunque mi avevi sentito, quel giorno…- sussurrò Rein, avvicinandosi al suo viso,
– Quando si tratta di te, il mio udito funziona anche a chilometri di distanza…- le sussurrò lui, mentre le loro bocche si sfioravano di nuovo in un bacio tenero e coinvolgente. 


 

...
.....
......
Beh, che mi dite del capitolo?  Vi è piaciuto?
Spero di aver fatto centro, e di avervi riservato una bella sorpresina!
Come vedete, anche Camelot ha preso parte nella storia, sebbene abbia un ruolo altamente secondario... però l'idea di preside della scuola mi piaceva xD
Tio, invece, ha combinato qualche pasticcio con Rein, che però alla fine è andato decisamente a buon fine...
Finalmente ce l'hanno fattaaaaaa! *___* (sono commossa io, figuriamoci voi!)
L'amore trionfa! *___*
E anche l'amicizia, dato che perfino Fine sembra aver risolto tutti i suoi problemi con Altezza e Mirlo...
Ma (eh, si, c'è sempre un ma!) non è finita qui! u__u
Ho in serbo per voi un ultima sorpresina (che credo vi manderà su tutte le furie...)
Prima però aspetto qualche vostro commento! ;)
Graaazie a chiunque si dia pena di leggere questa storia interminabilmente (?) interminabile.
Siamo alla fine, ormai 
* è da tre capitoli che ripete sempre la stessa cosa -___-"*
Stavolta faccio sul serio! é_é
Un bacio a tutti <3

  
 

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Capitolo 28
*** Addio...? ***


...Beh, dato che ho aggiornato anche l'altra fic, non vedo il perchè non debba farlo anche con questa! ;)
Vi avevo promesso un altro colpo di scena, ed eccolo qua.
Come avete detto voi, la storia sembra ormai conclusa: Rein e Shade si sono finalmente dichiarati, Fine si è rappacificata con Mirlo ed Altezza, e Bright è corso in difesa della rossa, il che ci fa sperare ad un possibile rapporto futuro tra i due che vada oltre l'amicizia...
Sembra tutto perfetto, eppure...
Non credete di starvi dimenticando qualcosa?
Come la mettiamo con Rein ed il suo traferimento?
Godetevi il terz'ultimo capitolo ;)

 

CAPITOLO 28   ADDIO…?

 

  - Aaah…- sospirò Rein, mentre sbatteva la porta di casa, gli occhi a cuoricino, reduce dall’ennesimo appuntamento con Shade.
- Bentornata a casa, tesoro!- le urlò la madre dal salotto, sovrastando di poco il chiacchiericcio proveniente dalla televisione.
- Oooh - disse Rein in risposta alla madre, guardandola con un sorriso da ebete mentre si sedeva accanto a lei nel divano, non prima di aver scaraventato la borsa sulla poltrona adiacente.
- Vedo che sei piuttosto di buonumore oggi!- constatò la madre, osservando la figlia che aveva uno sguardo sognante perso nel vuoto. Probabilmente stava pensando al suo Shade.
- Terra chiama Rein!- le disse a un tratto, passandole una mano davanti agli occhi.
- Uh?- fece Rein, volgendo lo sguardo verso sua madre.
– E’ più grave del previsto... - disse quella, pensierosa - Pensi di riuscire a pronunciare anche qualche consonante, o dobbiamo andare avanti a suon di vocali per tutto il giorno?- le domandò alla fine, ridendo.
Rein non rispose, ancora assorta nei suoi pensieri. Ormai era da tre settimane che andava avanti così, e la madre sapeva benissimo che prima di un’ora la figlia non si sarebbe certo ripresa.
- Deve piacerti parecchio questo Shade, per toglierti le parole di bocca in questo modo ogni volta! - la stuzzicò, ma quella non diede ancora alcun cenno di vita.
Elsa alzò gli occhi al cielo:- D’accordo, ho capito - sospirò - speravo di parlarti non appena ti fossi ripresa dal tuo appuntamento, ma credo che dovrò fare un’eccezione, per questa volta -
- Eh?- fece Rein, puntando gli occhi sorpresi sulla madre.
- Rein - disse quella, facendosi improvvisamente seria - devo dirti una cosa che so già che non ti piacerà-
 
- IIIIIHHH!- esclamò Rein, puntandole il dito contro – Non puoi dire sul serio, mamma!- urlò, infine.
- Oh, inizio finalmente a sentire qualche consonante!- la prese in giro Elsa, ridacchiando.
- Mamma!- gridò quella, accigliandosi – Non cercare di cambiare discorso!- continuò – Che cosa significa che dobbiamo trasferirci!?-
- Quello che ho detto: dobbiamo trasferirci- rispose risoluta la madre – L’azienda in cui lavoro ha cambiato nuovamente sede, e sai cosa implichi tutto ciò -
- Ma…ma…ma.. non puoi!- strillò Rein, con le lacrime agli occhi – Non possiamo trasferirci! Io qui ho i miei amici, la scuola e… Shade! Non puoi farmi questo, mamma! Non adesso!-
Ma la madre la guardò, seria:- Sapevi benissimo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi - le disse.
- E…Toulouse?- domandò Rein, guardandola negli occhi. Elsa si rabbuiò improvvisamente.
- La città in cui dobbiamo andare dista parecchi chilometri da qui…- sussurrò, con un filo di voce - Le probabilità che abbiamo di vederci sono molto poche - continuò.
Rein la osservò intristirsi sempre di più, e le sembrò anche di vedere qualche lacrima che le precorreva il volto - L’ho lasciato, Rein - mormorò, con voce tremolante - Che altro potevo fare?-
“Mamma…” pensò dispiaciuta la turchina mentre la madre si alzava dal divano, dirigendosi a volto basso in camera da letto.
 
- Come sarebbe a dire che ti trasferisci!?- strillarono in coro Sophie e Lione, con voce acuta.
Rein sospirò amareggiata:- E’ così, purtroppo, ragazze. Me lo sarei dovuta aspettare prima o poi -
- Ma è inaudito!- esclamò Sophie, adirata – Non puoi trasferirti proprio ora! Che ne sarà della scuola, di noi, di Shade…- chiese preoccupata. Rein non rispose, abbassando lo sguardo.
- A proposito di Shade - disse Lione timidamente -cos’ha detto a riguardo?-
Rein affondò gli occhi azzurri in quelli dell’amica, malinconicamente:- Non gliene ho ancora parlato…-
 

¤¤¤¤¤¤
 

- C’è qualcosa che vuoi dirmi?- le chiese lui, scrutandola con i suoi occhi blu, mentre passeggiavano tranquillamente per i viali del parco in una fresca sera di primavera.
Rein non rispose, non riuscendo ad incontrare quegli occhi tanto penetranti, che riuscivano a leggerle le sue emozioni più nascoste.
Come faceva? Come faceva a dirglielo, se ogni volta che tentava di farlo le salivano le lacrime agli occhi, e le si fermava la voce in gola?
Si strinse a lui, affondando il viso nella sua giacca:- Shade…- sussurrò timidamente. Lui diresse lo sguardo verso di lei, cingendole le spalle con un braccio - Tu cosa faresti se dovessi andartene via, abbandonando le persone a te più care… probabilmente per sempre?- gli domandò, riuscendolo finalmente a guardare negli occhi.
Quella domanda lo lasciò leggermente spiazzato, e sgranò gli occhi con stupore. C’era qualcosa che turbava Rein, quella sera. E quel suo strano comportamento, le domande che gli faceva, confermavano ancora di più il suo sospetto.
- Beh, dipende - disse a un tratto, alzando gli occhi al cielo per ammirare le stelle - Se fosse una scelta che non dipende da me, probabilmente cercherei di convincerle tutte a seguirmi - e rise, sperando che lei partecipasse, ma senza successo.
Rein lo osservava con sguardo sempre più malinconico.
- Oppure…- continuò, tornando serio - cercherei semplicemente le parole migliori per dir loro addio -
Rein distolse lo sguardo,volgendolo alla sua sinistra, in modo che lui non potesse vedere le lacrime che le colavano dagli occhi.
- Shade - disse, stringendogli forte i lembi della giacca - c’è qualcosa che devo dirti -
- Ti ascolto - disse, e ascoltò ogni singola parola che aveva da dirgli.
Non si stupì quando lei gli raccontò del trasferimento: aveva capito fin dall’inizio che era quello il motivo per cui Rein era così turbata.
Non si arrabbiò quando la vide piangere, sebbene fosse consapevole quanto lei che quello sarebbe stato l’ultimo momento che avrebbero trascorso insieme.
Non si disperò quando capì che quello era un addio.
Mentre camminavano avvolti dall’oscurità della sera, i singhiozzi di Rein che riecheggiavano nell’aria, giunsero casualmente al centro della piazza che precedeva l’entrata del museo, quello stesso museo in cui si erano conosciuti la prima volta, il luogo dove tutto aveva avuto inizio.
Shade abbozzò un tenero sorriso:- Guarda un po’ dove siamo capitati…- le disse, mentre lei si asciugava le ultime lacrime e riconosceva il fatidico posto - La prima volta che ci siamo incontrati qui mi hai dato uno schiaffo - continuò lui, ridacchiando, mentre affondava nuovamente il suo sguardo negli occhi di lei.
Rein sorrise, ripensando a quel momento:- Ti ricordi?- gli chiese, con aria interrogativa.
Lui annuì:- Perfettamente - sussurrò.
Si sedettero sui gradini che conducevano all’entrata dell’enorme edificio, mentre si alzava una lieve brezza primaverile che fece rabbrividire la turchina. Il ragazzo la strinse ancora di più a sé, mentre altre lacrime sgorgavano dagli occhi azzurri di lei.
- Non piangere - le sussurrava dolcemente - Sai quanto odio vederti triste -
Ma Rein non riusciva a smettere, e bagnò inevitabilmente la sua giacca di lacrime.
- Non c’è motivo di disperarsi - cercò di confortarla lui, mentre lei cessava di singhiozzare, osservandolo sorpresa - Sono solo qualche centinaio di chilometri, in fondo - continuò, sorridendole - verrò a trovarti, ogni tanto-
Shade sorrise, accarezzandole la nuca:- E poi, se mai dovessi sentirti sola - aggiunse - ti basterà alzare lo sguardo al cielo, e pensare che stiamo ammirando la stessa luna - e alzò lo sguardo al cielo, ammirando l’enorme sfera bianca che illuminava la notte.
Anche Rein osservò la luna, ma inevitabilmente le lacrime ripresero a scorrere capricciose sul suo viso.
– Lo so - mormorò Shade, mentre si guardavano nuovamente negli occhi - non sono stato molto convincente, vero?-
- Shade!- esclamò lei tra i singhiozzi, abbracciandolo.
Shade la strinse a sé, affondando il viso tra i suoi capelli:- Mi mancherai…- sussurrò, mentre entrambi erano coinvolti in un abbraccio che desideravano non avesse mai fine.
 
- Ci mancherai, Rein!- dissero in coro Sophie e Lione, abbracciandola.
- Oh, ragazze! - disse la turchina, sorridendole - Mi mancherete un sacco anche voi!-
La macchina era ormai pronta: mancavano solamente poche valige.
– Non combinare troppi guai nella nuova città - le disse Lione, ridacchiando – Cercherò di limitarmi - le rispose Rein, sorridendole.
- Rein!- la chiamò una voce alle sue spalle. La turchina si girò, e non poté fare a meno di stupirsi quando si vide venire incontro nientedimeno che Shade, Auler e Bright – Pensavi di andartene senza nemmeno salutarci?- le chiese il biondo, fingendosi offeso.
- Oh, ragazzi!- esclamò lei, sorridendogli – Siete venuti anche voi!- e gli corse incontro per abbracciarli.
- Accidenti, adesso qui sarà una noia mortale senza di te! - si lamentò Auler, sbuffando - Hai decisamente movimentato le cose durante questi mesi…- e osservò con malizia Shade e Bright, che lo fulminarono con lo sguardo.
Rein ridacchiò:- Vedrò di farmi perdonare in qualche modo! - disse.
- Vedi di non fare troppe conquiste nella nuova città - le sussurrò Bright, scompigliandole amichevolmente i capelli - e puoi stare tranquilla: a Shade ci penso io! - e le fece l’occhiolino.
Rein gli sorrise:- Grazie, Bright - gli rispose abbracciandolo.
Infine, arrivò davanti a Shade.
Il ragazzo se ne stava immobile, le mani in tasca e lo sguardo rivolto altrove, cercando di fare il disinvolto.
- Beh, ehm… allora ciao, ci vediamo presto- mugugnò, cercando di fare l’indifferente - Passerò a farti visita, ogni tanto- 
Rein gli sorrise, prendendogli le mani:- Ti aspetto - gli disse, fiduciosa.
- Beh!? Tutto qui!?- si lamentò Auler, poco distante tra loro – Nemmeno un bacio? Avevo ragione quando dicevo che con le ragazze non ci sai proprio fare, Shade! - lo canzonò, mentre quello arrossiva,
- Di che ti impicci tu?- gli urlò lui, accigliato.
- Andiamo, timidone!- lo prese in giro il verde – Non ci scandalizziamo mica per un bacio! Cos’è, non ne hai il coraggio forse?-
- Idiota- mugugnò Shade tra i denti, mentre Rein ridacchiava tra sé e sé – Potrei anche ucciderlo, uno di questi giorni - dichiarò - Adesso che mi lasci da solo, avrò un mucchio di tempo libero per escogitare un astuto piano omicida…-
- Attento a non farti scoprire però, perché ti ricordo che io non sarò qui a testimoniare la tua innocenza! - gli disse lei, sorridendo.
Shade sorrise:- Ti ho già detto che mi mancherai, vero?- e, così dicendo, le prese delicatamente il viso, e la baciò teneramente sulle labbra.
- Uhuuu! Vai così, amico! Era questo quello che volevo!- gli urlò Auler, da lontano, simulando un coro da stadio.
– Vuoi chiudere quella boccaccia?- lo rimproverò Sophie – Stai rovinando un momento romantico!-
- Sophie ha ragione, amico, lasciali in pace! Potrai prendere in giro Shade quando Rein se ne sarà andata!- constatò Bright, ridacchiando.
La voce della madre che la chiamava la riportò alla realtà: i bagagli erano pronti, non restava che salire in macchina.
Con il cuore gonfio di tristezza, la turchina diede un ultimo saluto agli amici, per poi correre verso la macchina, trattenendo a stento le lacrime che tentavano continuamente di sgorgarle dagli occhi.
 

¤¤¤¤¤¤

 

- Ti sembra questo il modo di salutare la tua sorellina?- le domandò sarcastica una voce alquanto familiare alla sua destra.
Rein si voltò in quella direzione, inarcando la bocca in un malinconico sorriso:- Fine - disse alla rossa poco distante - anche tu qui-
Fine annuì:- Come potevo mancare?- le disse.
Il vento prese a soffiare, scompigliando i capelli delle due ragazze - Beh, cos’è questa fuga improvvisa? Proprio adesso che eri riuscita a risolvere tutti i tuoi problemi te ne scappi via, mollando tutto?- le chiese Fine, volgendole uno sguardo d’intesa.
Rein abbassò gli occhi, sorridendo languidamente:- Sai benissimo che tutto questo non dipende da me…- sussurrò - Lo so - continuò la rossa, distogliendo lo sguardo.
L’elegante fruscio del vento riempì quel momento di silenzio tra loro.
- E Toulouse dov’è?- chiese poi Rein, rompendo l’atmosfera.
Fine fece un cenno col capo:- In macchina ad aspettarmi, preferisce starsene lì…- disse, con tono ambiguo - Sa già che se scendesse da quella macchina, non lascerebbe più partire Elsa, dopo -
La turchina annuì:- Era davvero molto innamorato…- constatò.
 – Innamorato?- esclamò Fine, volgendo lo sguardo in direzione della macchina dentro la quale stava il padre - Diciamo che gli riesce molto difficile accettare la vostra partenza, e ancora di più accettare il fatto che Elsa lo abbia lasciato- continuò, fissando Rein negli occhi.
La turchina abbassò lo sguardo, mortificata – Ma, in fondo, è stato meglio così - le disse Fine, accennando un sorriso - gestire un rapporto a distanza è molto difficile…- constatò.
Rein sospirò, intristendosi. Un rapporto a distanza era difficile da gestire, già.
Ma allora, che ne sarebbe stato di lei e…?
 – Tuttavia…- le disse Fine, avvicinandosi e interrompendo l’affollarsi di pensieri nella sua mente - E' anche vero che ciò che la lontananza non distrugge, si rafforza…- 
La turchina alzò il viso verso di lei, con sguardo interrogativo – Tranquilla, Rein - le disse la rossa, sorridendole - Shade non si lascerà scappare così facilmente una ragazza come te, dopo tutto il tempo che ci ha messo per trovarla! - e le fece l’occhiolino.
Rein le sorrise, leggermente sollevata ma con un’espressione ancora languida sul volto: Fine era riuscita a leggere la sua paura più nascosta in quel momento, ciò che più la turbava.
- Grazie, Fine - le disse, rivolgendole un ampio sorriso e asciugandosi una lacrima che le stava sfuggendo dagli occhi. Fine ridacchiò, dandole un tenero abbraccio che la turchina non rifiutò.
- Fatti valere nella nuova scuola, Rein, e ricordati che nessuno può metterti i piedi in testa, quel compito spetta soltanto a me!- e le fece una linguaccia, ridacchiando.
Rein le sorrise, sciogliendosi dall’abbraccio della rossa:- Me lo ricorderò…- sussurrò, mentre si allontanava per dirigersi verso l’automobile: sua madre l’aveva chiamata per l’ennesima volta, e sembrava alquanto spazientita per la troppa attesa.
 
  

¤¤¤¤¤¤
 
 

Immagini veloci e confuse correvano fuori dal finestrino, come chiazze colorate indistinguibili.
Rein se ne stava in silenzio, il gomito appoggiato alla portiera e lo sguardo perso nel vuoto, triste e malinconico.
Tante volte era stata costretta a separarsi dai suoi amici, ma mai aveva provato così tanto dolore e tristezza.
Partendo, aveva lasciato in quella città anche una piccola parte di sé.
- L’avevamo trovata, mamma…- sussurrò a un tratto alla madre, che smise per un secondo di osservare la strada per ascoltare ciò che aveva da dire la figlia - La città adatta a noi - mormorò Rein, atona - E noi invece siamo scappate come delle vigliacche…- 
 

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Capitolo 29
*** Annuncio ***


Buonasera, mie carissime lettrici!
*si nasconde nel tentativo di non essere uccisa per come ha fatto terminare lo scorso capitolo*
Ehm... ebbene si: aggiorno!
Dai, su, non siate arrabbiate, tra un capitolo sarà tutto finito finalmente! (se per il meglio o per il peggio sta a voi scoprirlo... leggendo! xDD)
*le arriva una sedia in testa*
Vabbè, vi lascio al capitolo che spero vi risollevi un pò il morale rispetto a quello precedente.


 

CAPITOLO 29  ANNUNCIO
 

 

Ancora una volta, camminava per i corridoi deserti della scuola, lo sguardo perso nel vuoto, la pesante cartella sulle spalle.
Da due mesi frequentava quell’istituto, ormai, e nonostante tutto le sembrava ogni giorno più estraneo.
Quella non era la sua scuola.
Quella non era la sua città.
Quella non era la sua vita. Perlomeno, non quella che desiderava.
Per la prima volta, Rein si sentì veramente un’estranea, intrappolata in un luogo che sentiva non appartenerle.
Distante da quelli che erano i suoi amici.
Impossibilitata a ritornare in quella che chiamava la sua casa.
Le era stato strappato via tutto in un attimo, e l’unica cosa che le rimaneva era un profondo senso di nostalgia che si accentuava sempre di più ogni volta che la mente le si affollava di ricordi. Solo allora aveva l’illusione di essere ancora là, dove aveva lasciato il suo cuore.
Dove ancora la attendevano le persone a lei più care.
Si, il loro ricordo sarebbe rimasto per sempre indelebile nella sua mente.
Il suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni la riportò alla realtà: i corridoi furono subito invasi da un’orda di studenti che si dirigevano impazienti verso l’uscita dell’istituto.
Nessun volto le era familiare, Rein provava solamente una tremenda sensazione di vuoto dentro.
E per sfuggire a quella caotica realtà che la stava sempre più disorientando, si rifugiò nuovamente nei ricordi, i suoi ricordi.
Com’è che si erano conosciuti, lei e gli altri?
Una fortunata coincidenza, oppure un fatale segno del destino? Chi poteva dirlo…
Tutto era nato da un semplice scontro al museo, un incidente che le aveva letteralmente cambiato la vita.
Mentre camminava così assorta, noncurante della folla di studenti che la osservavano incuriositi, non si accorse di un ragazzo biondo alquanto maldestro che stava rotolando rovinosamente giù dalle scale.
“Attenz…” aveva cercato di avvisarla Shade, quella volta, e lei non gli aveva minimamente prestato attenzione.
Senza sapere né come né quando, Rein si ritrovò distesa a terra, il peso opprimente di un corpo sopra di lei che le impediva di respirare.
Quando aveva aperto gli occhi, quella volta, si era ritrovata un meraviglioso sguardo blu cobalto che la scrutava da vicino.
E ancora una volta, due occhi blu notte che la fissavano mortificati sopra di lei.
Trasalì, riconoscendo nel ragazzo che le era sdraiato sopra lo sguardo di una persona.
“Shade” pensò Rein, osservandolo allibita, mentre quello era intento a rialzarsi.
“Scusa…” aveva mormorato il ragazzo dai capelli violacei, imbarazzato.
- Scusa - disse il biondo, imbarazzato, porgendole una mano per farla rialzare.
“ Non volevo…”
- Non volevo…- e abbozzò un timido sorriso.
La turchina restò a bocca aperta a fissarlo, incredula di ciò a cui era appena stata partecipe: i suoi occhi, l’incidente, le frasi che il biondo le stava rivolgendo… Era come ripercorrere le esperienze passate, riaprendo una ferita che non era ancora riuscita a rimarginare del tutto.
Come diamine aveva fatto quel ragazzo a leggerle nei ricordi?
Perché il fato continuava a tormentarla, divertendosi in quel modo alle sue spalle?
Mentre stava ancora fissando il ragazzo, tra malinconia e sbigottimento, quello la osservò perplesso:- Ehm, è tutto a posto?- le chiese, avvicinandosi a lei.
No, non era tutto a posto. Non lo era per niente.
La sua somiglianza con lui le faceva quasi male.
Senza proferire parola, si limitò a sorridergli, nascondendo le lacrime che erano prossime a sgorgarle dagli occhi, poi si voltò di scatto, iniziando a correre più veloce che poteva per allontanarsi da quel doloroso ricordo che si era straordinariamente materializzato di fronte a lei.
Il biondo la osservò andarsene, perplesso “Bah” pensò, scuotendo la testa “le ragazze di oggi sono sempre più complicate…”
 

¤¤¤¤¤¤
 

“E’ sempre più complicato dimenticare…” pensò Rein tra sé e sé, mentre ritornava a casa “Dovunque mi giri trovo un segno della sua incancellabile presenza”
Non fece neanche in tempo a finire la frase che si fermò di colpo a pochi passi dal cancello che la conduceva nel giardinetto di casa, osservando allibita, quasi scioccata, ciò che le stava di fronte.
Una moto era parcheggiata esattamente lì davanti, una moto del tutto simile a quella di…
- N-non è possibile…- esclamò, stropicciandosi gli occhi, convinta di aver avuto un’allucinazione, e rimanendo ancora più sconcertata nel constatare che dopo quell’operazione la moto era ancora lì.
Con il cuore che batteva a mille si fiondò in casa, pregando, sperando che tutto quello che stava vivendo fosse reale.
E come aprì la porta che conduceva al salotto, lo vide.
I suoi capelli violacei, ribelli e spettinati, il suo sorriso sghembo e affascinante…
- Shade!- urlò con le lacrime agli occhi, gettando per terra i libri di scuola, il cuore gonfio di felicità.
Nel sentirsi chiamare per nome, il ragazzo si voltò.
I suoi occhi blu come la notte…
Rein si fiondò tra le sue braccia, piangendo lacrime di gioia, mentre lui le carezzava i lunghi capelli.
La madre di Rein, dalla poltrona sulla quale era seduta, osservava commossa quella tenera scena.
Shade la baciò sulle labbra, poi la scrutò in viso, felice di constatare che il suo cuore gli appartenesse ancora, che fosse ancora la sua Rein, come gli piaceva tanto definirla.
- Noto con piacere che ti sono mancato - le sussurrò, ridacchiando – Non sei cambiata per niente da quando ci siamo lasciati -
 – Shade!- disse lei, tra i singhiozzi.
– Si, è il mio nome - la prese dolcemente in giro lui.
– Come…dove…quando…?- balbettò lei, senza riuscire a formare una frase di senso compiuto per la troppa emozione.
- Sorpresa di vedermi qui? – le sussurrò il ragazzo – Come!? Eppure ti avevo detto che sarei venuto a trovarti, ogni tanto! - ridacchiò.
- Non basta... - continuò quella, soffocando le parole nei singhiozzi - Non mi basta più vederci ogni tanto - e alzò il volto rigato di lacrime verso di lui - Mi manchi terribilmente, Shade. Vorrei solamente poter tornare a casa con te - concluse, affondando il viso nel suo petto.
- Se è questo quello che desideri, allora credo che non sarà difficile accontentarti- li interruppe la voce di Elsa alle loro spalle.
Rein si voltò verso la madre con sguardo perplesso:- Mamma?- domandò, scrutandola dubbiosa – Cosa intendi dire?-
La madre le sorrise, facendole cenno di sedersi accanto a lei sulla poltrona. Rein lanciò uno sguardo incerto a Shade che le sorrise fiducioso, poi si sedette accanto alla donna, sgranando i suoi occhioni azzurri.
- Ci sono grandi notizie per noi, Rein- le disse la madre, stringendo le sue mani tra le proprie.
 
- Cooosa, ti ha chiesto di sposarlo!?- strillò Rein, puntando un dito contro la madre che divenne improvvisamente rossa.
– Beh, si - mormorò quella, sorridendole - Toulouse è venuto qui pochi giorni fa, dicendomi che gli riesce impossibile accettare la nostra partenza - sospirò, mentre la figlia la osservava, incredula - Ha detto di essersi innamorato di me, e mi ha chiesto di sposarlo…- continuò, poi, a voce bassa.
- E tu?- chiese Rein, alzando un sopracciglio con fare interrogativo.
Elsa osservò la figlia per un istante, rimanendo impassibile: - E io gli ho detto di si - disse infine, soffocando un sussulto di gioia.
- Mamma, ma è fantastico!- urlò Rein, saltandole al collo – Ma come farai con il lavoro e tutto il resto? Noi viviamo qui adesso…-
- E’ proprio qui che sta il punto, Rein - le sorrise la madre - non vivremo più qui, tesoro - continuò, carezzandole la fronte e scostandole la frangia  - Toulouse mi ha trovato un posto fisso nell’azienda in cui lavora. Non dovremo più trasferirci, cara…-
- Che cosa significa?- domandò Rein, perplessa, sgranando gli occhi.
La madre le accarezzò il volto, sorridendole nuovamente:- Significa che stiamo per ritornare a casa, tesoro -
  
 

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Capitolo 30
*** Ritorno a Casa ***


CAPITOLO 30  RITORNO A CASA

 

  Lacrime di commozione le velarono gli occhi non appena vide la madre entrare nella sala accompagnata da quello che era diventato suo marito da neanche cinque minuti.
Lei, nel suo candido vestito bianco, ricambiava con un sorriso emozionato coloro che venivano a congratularsi, poi volgeva un timido sguardo a Toulouse, incapace di credere che tutto ciò fosse vero.
Lo sposo ricambiò con un sorriso impacciato, le gote di entrambi si imporporarono mentre i loro occhi si rifletterono gli uni negli altri, uniti da un legame invisibile e profondo.
Rein, da un capo della grande tavola a cui tutti gli invitati erano seduti, soffocò in un sospiro le lacrime che tentavano di sgorgarle dagli occhi.
Sophie, di fronte a lei, lo notò:- Rein! Che fai, piangi? Non mi dirai che ti sei commossa! Durante la cerimonia non hai battuto ciglio!-
L’attenzione di tutti si spostò verso di lei.
La turchina sospirò nuovamente, asciugandosi le lacrime:- Lo so - disse - ma vedere quanto sono in sintonia e quanto sono felici mi riempie di gioia a tal punto…- e non finì la frase, poiché la voce cominciò a tremarle e fu costretta a interrompersi.
Mentre nuove lacrime le sgorgavano dagli occhi – Che tenerona!- esclamò Lione a fianco di Sophie – Non ti facevo così sensibile! Che ne è stato della ragazza forte e combattiva che abbiamo conosciuto?- ridacchiò.
Sophie si unì a lei:- Shade, sei sicuro che questa sia la vera Rein? –
Il ragazzo seduto a fianco della turchina rise:- Non saprei, forse conviene verificare…- e, detto questo, si avvicinò al volto della turchina e la baciò teneramente.
Vedendo che quella aveva risposto al suo bacio – Si - confermò - è veramente lei, solo con gli occhi leggermente più lucidi - la prese in giro.
- Ehi, Shade!- esclamò una voce femminile alla loro destra che li fece voltare tutti quanti in quella direzione – Non consumarmi troppo Rein, altrimenti che ne sarà della mia sorellina appena acquisita?- sorrise Fine, facendo loro l’occhiolino.
- Pensa a te e al tuo di ragazzo, piuttosto! - le fece Rein, rivolgendole uno sguardo malizioso.
L’allegra conversazione fu interrotta da un annuncio improvviso che invitava la sposa a dirigersi al centro della sala per il lancio del bouquet.
Non appena fu pronunciata la fatale parola, tutte le donne presenti si fiondarono verso Elsa, strillando e urlando, con le braccia alzate.
Rein e Fine si stupirono di vedere immerse nella folla anche Lione, Sophie, Mirlo e Altezza.
- Voi non partecipate?- chiese Bright ridacchiando.
- Perché dovremmo?- rispose Fine con un’alzata di spalle – Sposarsi è roba da vecchi…- e mentre diceva quelle ultime parole, un concerto di grida interruppe la discussione, e i tre ragazzi videro piombarsi addosso una mandria di donne isteriche ed inferocite che si tiravano per il vestito o si strappavano i capelli pur di avere in mano il prezioso mazzo di fiori.
- Che spettacolo inquietante! - mormorò Auler alla destra di Bright – Davvero! - rispose il biondo, sconvolto.
In mezzo a tutto quello strillare, Fine e Rein distinsero perfettamente la voce trionfante di Altezza - Ahah! Ce l’ho fatta, l’ho preso, l’ho preso!- esultò, sgusciando fuori dalla ressa.
L’entusiasmo, però, fu troppo: per la troppa eccitazione nell’aver afferrato il prezioso oggetto non si accorse di una piega formatasi sull’enorme tappeto rosso che adornava la sala, e vi inciampò sopra.
Stramazzò al suolo, mentre il bouquet, scivolatogli dalle mani, si levò in aria.
Gli occhi di tutte le donne lo seguirono con lo sguardo, per poi vederlo ricadere tra due paia di mani.
- No! Non ci credo!- piagnucolò Altezza mentre si rialzava abbattuta per la sconfitta.
Il bouquet era finito dritto dritto nelle mani di Rein e Fine, che lo stavano osservando perplesse mentre le altre invitate le lanciavano raccapriccianti occhiate di invidia.
- Accidenti ragazze, che fortuna!- ridacchiò Lione.
– E così siete voi le prescelte che tra un anno si sposeranno!- esultò Sophie - Mi domando chi saranno i fortunati! Anche se una mezza idea ce l’ho già…- e volse uno sguardo malizioso in direzione di Shade e Bright che diventarono rossi come pomodori.
- State scherzando, spero!- esclamarono i quattro in coro contro le due amiche.
Sophie alzò le spalle, disinvolta:- La tradizione parla chiaro: chi afferra il bouquet nell’arco di un anno si sposerà -
- CHI E’ CHE SI DOVREBBE SPOSARE QUI?!- irruppe una voce alquanto minacciosa poco distante da loro.
Rein e Fine videro Toulouse irrompere tra la folla alla velocità di un fulmine, scansando malamente chiunque gli ostruisse il passaggio – Ho capito bene?! Vi sposate?!- esclamò, rivolto a loro.
- Papà, per favore, non ci crederai sul serio! - lo tranquillizzò Fine.
- E’ solo una diceria… Come se potesse accadere veramente! Quante volte si sarà avverata questa tremenda profezia?- si aggiunse Rein.
- A mia madre è successo…- osservò Mirlo, guardandosi le unghie delle mani.
- Sarà stato un caso - ribatterono Rein e Fine.
– Idem con la mia - confermò Altezza.
- Altra coincidenza - dissero in coro Shade e Bright.
– Anche la migliore amica di nostra madre si è sposata dopo aver afferrato il bouquet lanciato dalla mamma…- esclamò Sophie in un sorriso - Ricordi, Auler?- chiese rivolta al fratello.
I due ragazzi volsero gli occhi verso l’amico – Mi dispiace, ragazzi - disse quello - non posso fare altro che testimoniare a favore di mia sorella!-
Nell’ascoltare tutte quelle testimonianze, Toulouse non poté fare a meno di deprimersi ancora di più:- Fine e Rein si sposano, non sono ancora pronto a questo! - piagnucolò, accasciandosi a terra distrutto - Se provate a far soffrire le mie bambine io…-  esclamò, poi, volgendo uno sguardo di fuoco ai due ragazzi che sudarono sudore freddo.
“In che situazione ci siamo cacciati!” pensarono quelli.
- Da quando sono diventata la sua bambina?- domandò Rein a Fine, sottovoce.
La rossa ridacchiò divertita:- E’ un tipo che si affeziona facilmente…- sussurrò in risposta.
- Capisco - disse quella, osservando l’uomo che stava ancora facendo il terzo grado a Shade e Bright.
Per fortuna il loro calvario non durò ancora per molto: la coppia di sposi fu subito invitata, assieme a tutti gli innamorati presenti, a ballare un romantico valzer.
Toulouse fu costretto ad abbandonare i due ragazzi, non senza prima rivolgere loro un’occhiata fulminante – Vi tengo d’occhio…- mugugnò, minaccioso.
I due deglutirono a fatica, e ringraziarono chiunque fosse stato a fare l’annuncio di aver fatto terminare quel terribile supplizio.
Elsa e Toulouse furono subito incitati a prendere parte alle danze, e i due furono spinti dalla folla di invitati al centro della sala, dove li attendevano già i musicisti con tanto di strumenti e spartiti.
I due si guardarono negli occhi imbarazzati, arrossendo mentre un timido sorriso compariva sui loro volti.
Poi Toulouse, riacquistato tutto il suo buonumore, afferrò delicatamente la mano di Elsa, conducendola sulla sua spalla sinistra, mentre con l’altra le cingeva la vita, stringendola a sé.
Rein vide la madre abbassare lo sguardo in un sorriso mentre si lasciava condurre sulle note della melodia.
Erano una delizia per gli occhi.
- Aah...- sospirò Sophie dal tavolo al quale si erano riseduti - E' tutto così romantico…-
- Bah, tutta questa dolcezza mi farà cariare i denti! - borbottò la voce stizzita di Altezza al suo fianco.
- Cos’è tutta questa acidità?- le domandò Sophie, stupita – Solo perché non hai afferrato il bouquet non significa che non ti sposerai anche tu!-
Altezza alzò le spalle con scarso interesse, voltandosi dall’altra parte:- Sai che me ne importa di quello stupido bouquet! - mentì, poiché era evidente che la sconfitta le bruciava, e parecchio anche – Io parlavo del ballo! Non è certo una stupida danza che mi farà innamorare dell’uomo della mia vita! - mugugnò, assumendo un atteggiamento da superiore.
- In questo caso, non avrai nulla in contrario se mi propongo come tuo cavaliere per la prossima danza, vero?- una voce soave la fece sobbalzare dalla sedia.
Non appena si voltò, Altezza vide Auler tenderle timidamente una mano e sorriderle con sguardo fiducioso.
I suoi occhi blu le tolsero il fiato: riuscendo a malapena pronunciare una frase di senso compiuto, arrossì lievemente, lasciandosi condurre dal suo cavaliere nel mezzo delle danze.
Sophie guardò compiaciuta l’espressione timida e imbarazzata, ma immensamente felice che Altezza aveva dipinta in volto.
- E lei era quella che non si lasciava prendere dalle emozioni…- esclamò ridacchiando – Bright, credo che io e te diventeremo presto cognati! - fece poi al ragazzo biondo poco distante da lei.
Ma Bright era troppo impegnato per poterla ascoltare. Seduto al fianco della sua bella, le teneva le mani, guardandola teneramente negli occhi.
Fine rispose al suo gesto, intrecciando le sue mani a quelle di lui, e ricambiando lo sguardo con un timido sorriso.
- Aaah, l’amore…- sospirò Sophie dal posto osservando la rossa assieme al ragazzo - Adesso però noi siamo le uniche sole solette!- si lamentò , rivolgendosi a Lione.
Non fece in tempo a finire la frase, che qualcuno picchiettò sulla sua spalla. Si voltò, diresse lo sguardo in basso… E vide il fratellino di Lione, Tio, che la osservava con sguardo seducente e le tendeva una mano.
- Vogliamo gettarci anche noi nella mischia, luce de miei occhi?- le domandò, ammiccandole.
– Tio, sempre il solito esagerato…- mormorò Lione alle spalle dell’amica, alzando gli occhi al cielo.
Sophie lo osservò perplessa per un istante.
– Perché no?- esclamò infine, lasciando di stucco l’altra e fiondandosi in pista col piccoletto in braccio:- Quanti anni hai detto che hai?- gli domandò, facendolo volteggiare.
– Quindici! - rispose quello.
- Oh, beh - esclamò quella ridendo - ho aspettato fino ad adesso, potrò aspettare ancora qualche anno!-
- Incredibile! - mormorò Lione dal posto scuotendo la testa.
 

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- Se ci penso ancora, tutto questo ha dell’incredibile…- sussurrò la turchina a Shade in un sorriso.
- Cosa? Che Tio abbia fatto presto a dimenticarti e a sostituirti con Sophie?- rispose il ragazzo, ridacchiando.
- Non sei spiritoso! - disse quella, lanciandogli un’occhiata fulminante.
– Tranquilla, è un ragazzino, e i ragazzini cambiano idea facilmente…- la rassicurò lui, sempre con il suo sorrisetto stampato in volto.
- A me interessa che tu non cambi idea facilmente! - gli rispose, ricambiando il sorriso.
Shade si avvicinò, baciandola teneramente:- Per quello puoi stare sicura: sono un tipo alquanto testardo io -
- Ah, me ne sono accorta sai?- gli fece lei, sfuggendo alle sue labbra.
- Come dici?- domandò lui, stupito.
- Credi che non sappia della tua dannatissima cocciutaggine?- ripeté lei, guardandolo con aria di sfida.
- Come se tu non fossi da meno!- fece quello, alzando gli occhi al cielo.
- Io!?- esclamò Rein, con finto stupore.
– Si, tu!- ripeté Shade, guardandola – Credi che non mi ricordi di quanto tu mi abbia fatto penare a farti ammettere che eri pazza di me!?-
La turchina scoppiò in una fragorosa risata:- Davvero, sei un pallone gonfiato Shade! - disse ridendo.
- No, sono solo realista- rispose lui in un sorriso.
- Ah, si, certo - fece lei.
- E un ottimo osservatore…- continuò lui, avvicinandosi.
- Come no! -
- Nonché ragazzo altamente affascinante- e arrivò a sfiorarle nuovamente le labbra.
- Se la metti così, non mi chiamo più Rein Yuka- annunciò lei, lasciandosi baciare.
- Uhm, allora temo che dovremmo rifare le presentazioni…- osservò lui con falso dispiacere.
- Shade, Rein!- li interruppe una voce alle loro spalle. I due si voltarono in direzione di Bright e Fine – Noi ci lanciamo nella mischia: voi che fate?- domandarono.
Shade posò di nuovo lo sguardo su Rein:- Andiamo anche noi?- chiese sorridendole.
La ragazza lo guardò per un istante senza proferire parola, gli occhi che si illuminarono di contentezza.
- Sicuro di voler danzare con questa ragazza alquanto testarda?- esclamò.
Il ragazzo ridacchiò:- Mai stato più convinto- sussurrò in risposta.
- A tuo rischio e pericolo…- disse infine quella, lasciandosi condurre tra il resto della folla.
Mentre danzavano l’uno tra le braccia dell’altra, i suoi occhi che si riflettevano in quelli di lui, il cuore della ragazza cominciò a battere veloce, sempre più veloce.
Sophie prima stava scherzando quando le aveva detto che andando avanti di quel passo, lei e Shade si sarebbero presto sposati, eppure…
Non sapeva se i sentimenti per lui sarebbero stati sempre come lo erano in quel momento, tuttavia non le importava.
Nemmeno si poneva il problema.
Quello di cui era sicura era che, ora come ora, lui faceva parte del suo piccolo universo, e questo le bastava.
Le bastava sapere che in quel momento erano lì, a godersi la festa, insieme.
Che le importava del futuro, in fondo?
Perché affidarsi a una cosa tanto incerta come l’avvenire?
L’unica piccola certezza che le serviva di sapere in quel momento era che lei gli apparteneva.
Nient’altro.
Il ragazzo le rivolse un sorriso malizioso che lei ricambiò.
Le sembrò incredibile ripensare a come si erano conosciuti, a tutti i guai che avevano passato.
Lui c’era sempre stato per lei, ed era lì anche in quel momento.
Come aveva fatto ad odiarlo tanto? Come aveva fatto ad essere così cieca?
Si diede della stupida da sola.
Quand’è che aveva cominciato a vederlo, poi, sotto un’altra luce?
Era stata solo la sua dichiarazione ad averle aperto gli occhi, oppure aveva semplicemente finito col rendersi conto che quello che provava per lui non era odio, ma un profondo senso di affetto?
Forse, dopotutto, poteva anche provare qualcosa di più di un semplice affetto per lui...
Doveva forse dirglielo? Era saggio rischiare?
- Shade? - sussurrò mentre volteggiavano in mezzo alla sala, facendosi coraggio.
- Si?- le domandò lui.
Increspò la bocca in un sorriso, arrossendo lievemente.
- Ti amo - sussurrò piano.
Il ragazzo non fiatò, lasciando che le guance gli si imporporassero un poco.
Cercò di cancellare il suo imbarazzo, continuando a farla volteggiare per la sala finché la musica non terminò.
Le coppie tornarono presto ai loro posti, come si apprestarono a fare anche loro.
Prima di tornare assieme dai loro amici, però, Shade avvicinò a sé Rein e, datale una carezza sul viso, le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece arrossire.
- Ehi, voi due, avete intenzione di ritornare tra noi comuni mortali?- li chiamò Auler a gran voce.
- Sbrigatevi che facciamo una foto di gruppo!- esclamarono in coro Lione e Sophie.
I due si scusarono e si diressero mano nella mano verso il gruppo.
La foto fu scattata, in ricordo di quel meraviglioso momento passato insieme, come un’unica, grande famiglia.
Tra tutti i visi sorridenti che vi comparivano sopra, però, quello di Rein era il più radioso di tutti.
Sul volto della ragazza si vedeva chiaramente dipinta in volto un’espressione serena e sognante come non aveva mai avuto prima.
Forse era merito delle ultime parole pronunciate da Shade, quel giorno…
- Ti amo anch’io -
 
   

FINE    



Ommioddio, ommioddio, è finita sul serio! ç____ç
Un pò mi dispiace, perchè alla fine mi ci ero affezionata anche io a questa fic interminabile!
Ma prima o poi doveva pur avere una fine, o no?
Ebbene, eccolo il gran finale: senza colpi di scena, sdolcinato al punto giusto e con un lieto evento a concludere il tutto.
Una conclusione perfetta, a mio parere... voi che ne pensate? ;)
Beh, dato che è l'ultimo aggiornamento mi ritaglio un pò di spazio per ringraziare i miei lettori più fedeli che hanno avuto la forza e la volontà necessarie a seguirmi fin qui.
Quest'ultimo capitolo lo dedico a voi tutti, e in particolare alle mie più fedeli lettrici tata_angel, BellaLuna e _Li_ , che mi hanno sempre sostenuto con la loro presenza e i loro meravigliosi commenti. Spero che questo finale vi abbia soddisfatte a dovere :)
Purtroppo è giunto il momento di salutarvi e darvi appuntamento a un'altra fic ( lo so che non vedevate l'ora! xD), con la speranza che tornerete a seguirmi anche lì.
Per un autore è importante sapere i pareri del suo pubblico, poichè tutto aiuta a migliorare e a farlo crescere nella scrittura. Ringrazio ancora le mie tre fedeli lettirici che hanno saputo fare anche questo. Davvero, non avrei potuto sperare in un pubblico migliore di voi, e vi ringrazio tantissimo.
Allora è proprio il caso di salutarci, senza appuntamenti per i prossimi capitoli (sigh!)
Un abbraccio e un bacio a tutti, tornerò presto fra voi (è una minaccia....)
Vi saluto!

_BlueLady_  (Vale)







 

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