Una vita da... formica!!

di Rayleigh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mattina ***
Capitolo 2: *** Colazione e... via!! ***
Capitolo 3: *** La scuola! ***
Capitolo 4: *** Pericolo in palestra!! ***
Capitolo 5: *** Pasta in tavola! ***
Capitolo 6: *** Un pomerigggio d'inferno! ***
Capitolo 7: *** Obiettivo: non farsi schiacciare!! ***
Capitolo 8: *** Calpestato, e... ***
Capitolo 9: *** Nuovo pericolo!! ***
Capitolo 10: *** Pericolo di essere... digerito!? ***
Capitolo 11: *** Una svolta improvvisa!! ***
Capitolo 12: *** Incredibile rimpicciolimento! ***
Capitolo 13: *** Momenti d'inferno ***
Capitolo 14: *** Una fine incredibile!! ***



Capitolo 1
*** La mattina ***


UNA VITA DA FORMICA


 

 

«Sara!! Ricordati di svegliare tuo fratello!!»
«Sì, ci sto andando... un attimo...»
«E digli che se non si sbriga si raffredda il latte!»
«Sì, sì...»
«Ah, l'ultima cosa...»
«Hm?»
«Stai attenta... a non schiacciarlo!»

Ebbene sì. Il mio nome è Sandro, e... beh, purtroppo, come immagino sia abbastanza chiaro, le mie dimensioni non sono molto... normali. Infatti (ahimé), purtroppo sono piccolo proprio come una formica.
«Sandro? Sandro?? Alzati, su!», mi diceva mia sorella in continuazione.
«E va bene, un attimo...»
E così, mi alzo. Uff, già, purtroppo, le difficoltà iniziano: scendere dal letto lungo le coperte forse può anche essere facile, ma farsi almeno 2 km fino alle scale per scendere in cucina... beh, di prima mattina, non è certo il massimo!!
Non sono quel tipo di persone che adora fare jogging all'alba...

E così, armato sicuramente di una dose non indifferente di buona volontà... mi alzo e cerco di dirigermi verso le scale. Ma mai che quella strana cosa che si chiama "buona stella" sia rivolta verso di me!! A parte il fatto che arrivo stanco morto... chi ce la fa, cascando dal sonno, a scendere tutte quelle scale? Io no, sicuramente.

Ma, per una volta, la buona sorte mi guarda... e mi sorride, almeno: un po' più lontano rispetto a me, vedo sul pavimento una mosca.
«Non si dispiacerà se... le chiedo un passaggio per il pianterreno, spero!», mi dico con, finalmente, un po' di contentezza.
Ma è evidente che io non sono fatto per la buona sorte: improvvisamente si apre la porta del bagno, esce mia sorella e... SCIAFF!!, con un piede schiaccia completamente quella mosca.

Poverina, sicuramente, ma in quel momento, più che essere dispiaciuto per lei, sono seccato per il fatto di aver perso un passaggio facile facile.
E quindi, con il malumore che inizia qua e finisce su Nettuno, uno alla volta, devo scendere tutti quegli infernali gradini.

Alla fine, probabilmente più morto che vivo, riesco ad arrivare al termine di quella tribolazione... terribile, almeno a quello che provavo.
Mi trovavo quindi sul pavimento della cucina, e, davanti a me, il gigantesco tavolo sul quale sono pronte... le nostre colazioni. Almeno, arrivato a questo punto, diventa un po' più semplice: basta farmi notare da mia madre, che subito lei mi prende con una mano, e mi poggia sul tavolo.

«Oh, almeno adesso posso risposarmi un po'... non i sento nemmeno più le gambe», logicamente, inveivo.
Ma mi sa... che per riposarmi non ci saranno tanti problemi, a per rifocillarmi sì!: la tazza del latte... è grande quanto una piscina olimpionica!! Non sarà tanto facile, fare colazione... a mio avviso.

«E la giornata è appena cominciata...», mi dico...

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Capitolo 2
*** Colazione e... via!! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 2

 

 

Già, la giornata è appena cominciata... e non è certamente cominciata bene!! Beh, come al solito, dopotutto...

Davanti a me, quell'enorme tazza di latte... bah, facciamo come sempre!
Una bella rincorsa e SPLASH!, mi ci tuffo dentro. Un po' caldo, ma comunque sopportabile; e così inizio a berne un po'.

«Com'è, buono?», chiede mia madre.
«Sì... uhm... diciamo che forse doveva essere un po' più freddo la prossima volta!»

Intanto, scende mia sorella dal piano superiore:
«Ehilà, Sandro! Hai bevuto tutto il latte?»
«Cos'è, una battuta?», le rispondevo io che, come già si è ben capito, non ero dell'umore giusto per fare battute.

Mia sorella, allora, con due dita mi prende e mi solleva... proprio mentre stavo continuando a bere.

«È meglio se ti vesti se non vogliamo fare tardi, fra un po' dobbiamo andare a scuola.»
«Beh, accompagnami in bagno, no?»

E così fece: sempre trasportandomi in mano, entrò in bagno e mi lasciò sul lavandino, appoggiandomi accanto i vestiti puliti.
E lì... ouff!!, comincia una delle tante odissee.

Mia sorella fa scorrere l'acqua, e per me lavarmi è quasi come... andare a mare! Ovviamente, mentre mi lavo mia sorella va via, quindi devo fare tutto da solo: non c'è che dire, davvero il massimo, per me!
Quando ho finito di lavarmi, dopo un bel "bagno"... a nuoto raggiungo il bordo del lavandino. Qui, posso (finalmente) riposarmi un po', e asciugarmi con il gigantesco asciugamani appoggiato là accanto. E, infine, posso vestirmi... e chiamare mia sorella, per farmi venire a prendere.

«Mi raccomando, fate attenzione, voi due!!», avverte mia madre.
«Stai tranquilla, ma'... sto attenta io a Sandro!», rassicura mia sorella.

E così, mi prende, e mi infila velocemente nella tasca destra dei pantaloni, dove neanche a dirlo... "respirare" è qualcosa di trascendentale. Ma che potevo farci, è l'unico modo per andare a scuola senza che lei debba tenermi in mano tutto il tempo... e senza il rischio di perdermi!

Così, mia sorella esce di casa, e andiamo alla fermata dell'autobus. Tuttavia, quasi come accade sempre per ogni tipo di autobus, i giorni in cui passava puntualmente si potevano contare sulle dita di una mano. Quindi io, che già malsopportavo quella situazione... dovetti continuare a malsopportarla ancora maggiormente.

Già, per chi pensava che il peggio fosse appena passato, non sa ancora cosa mi aspetta nel resto della giornata...

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Capitolo 3
*** La scuola! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 3

 

 

Aspettiamo già da un bel po' di tempo, ma, nonostante ciò, l'autobus continua a non passare... qualche congiunzione astro-planetaria aveva dettato un simile andare degli eventi? Probabilmente. Fatto sta che l'autobus arrivò... con quasi venti minuti di ritardo.
Mia sorella subito salì, e io con lei... nella sua tasca. Il viaggio (meno male!) fila, come sempre, liscio e senza problemi; ma i problemi, ahimé, arrivano poi... insieme all'arrivo a scuola.

La campana suona, lei entra e si dirige verso la sua... e mia classe. Già, avendo la stessa età, frequentiamo lo stesso anno... una vera fortuna, perché altrimenti avrei dovuto fare ancora più tribolazioni, per arrivare a scuola... da solo!!

«Tutto bene?», mi chiede, chissà, forse ironicamente, tirandomi fuori dalla tasca, e appoggiandomi sul banco, proprio accanto a lei.
«Se è una battuta, non è la giornata giusta, sappilo.», le rispondo... un po' glacialmente. Intanto, la prof entra in classe: matematica.

E subito... l'inferno prosegue. La prof spiega a tutto spiano e senza fermarsi un solo attimo qualcosa come espressioni e potenze... mia sorella non ha problemi a prendere appunti, ma io devo confrontarmi con un pezzo di carta enorme ed una matita che è più grande di me!! Auff, che posso farci... i vestiti sono riuscito a farmeli cucire su misura, almeno quelli, ma tutti questi oggettacci devo utilizzarli nel loro... "formato standard"!!
E così, espellendo ettolitri di sudore per cercare di scrivere il più velocemente possibile con quegli oggetti titanici, mi stanco in meno di dieci minuti... già, solo dieci minuti!

«Basta, mi arrendo!», sono costretto ad urlare, quasi, alla fine dell'ora.
«Tranquillo», mi rassicura mia sorella, «l'ora è finita!».
«Bella consolazione!! Ne restano altre 4!!», devo purtroppo ricordare...

Le successive due ore, per fortuna, sono "rilassanti": italiano, quindi non c'è nulla di così complicato da spiegare per il quale sia necessario prendere appunti... e non ci sono esercizi da fare sul quaderno!! Soltanto qualche piccola interogazioncina, ma quella sono in grado di sostenerla, sia così, sia che fossi... delle dimensioni di mia sorella. E così, dopo essermi un po' rinfrancato da quello sforzo immane della 1° ora, suona la ricreazione, al termine delle due di italiano.

«Non svegliatemi fino all'inizio del prossimo millennio!», esausto, dico accasciandomi sulla superficie del banco. Ma non posso sperare in un po' di riposo, che subito mi sento afferrato, sollevato e... guardato:
«Aww!! Che bello... è così piccolo!!», quasi grida, per le mie povere orecchie, una ragazzina di primo anno... eh già: ogni giorno, ragazzini che sono in questa scuola solo da poco tempo vengono qui per vedermi, in tutta la mia particolarità... e io non posso certamente dire di essere contento: vengo tirato, preso, passato di mano in mano senza poter fare assolutamente nulla; e io, che volevo soltanto riposarmi un po', non posso avere un po' di pace, maledizione?
«Adesso basta, però! La ricreazione sta finendo, tornate nelle vostre classi!!», inveisce mia sorella, strappandomi di mano ad un ragazzino, ma in maniera così violenta che per poco non ci rimanevo secco.

«Ahio! Per poco non mi uccidevi tu, piuttosto che quei ragazzini...», le dico seccato.
«Ehi, anzi ti ho tolto dalle loro grinfie!», risponde lei sarcasticamente.
«Sarà... comunque, che abbiamo, adesso?»
«Adesso educazione fisica, due ore.»
«Eh? Due ore? Non era una soltanto?»
«No, l'anno scorso era così, per il lunedì... ora ce ne sono due.»

Perfetto. Se mi sentivo distrutto prima, adesso mi sarei sentito del tutto a pezzi. Senza alcun significato metaforico, purtroppo...

«Magnifico!», sbuffo, ormai evidentemente alterato: «Non solo sono già stanco morto, ma adesso dovrò andare a sfasciarmi ulteriormente facendo ginnastica... e per giunta con il rischio di finire schiacciato sotto i piedi di qualche nostro compagno!»
«Oh, non preoccuparti per quest'ultima cosa!», mi fa l'occhiolino mia sorella, «Non permetterò che accada!»

E, prendendomi in mano, si dirige in palestra insieme a me.

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Capitolo 4
*** Pericolo in palestra!! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 4

 

 

Ebbene sì, suppongo che questa volta non ci sia più bisogno che lo precisi ancora: ho il morale letteralmente più che a terra, proprio sepolto nei meandri delle fondamenta della scuola... e, mio malgrado, adesso avevamo due ore di educazione fisica.
Il che significa, per me, sicura tribolazione, senza via d'uscita.

Dopo qualche minuto, mia sorella arriva in palestra... io, ovviamente, con lei. E qui, subito, iniziano le tragedie...

«Forza, mettevi a correre, su!», urla immediatamente la prof.
Mia sorella mi appoggia sul pavimento... santo cielo!! Tutti iniziano a correre, io devo correre con loro... e devo fare attenzione a non finire calpestato!!
E pensate che sia facile? No, non lo è per niente. I miei compagni con un solo passo percorrono la disatnza che io percorrerei con 10 miei passi... dov'è il problema, penserete?
È vero, al massimo resto indietro. Però, quando si corre in palestra... si fa il giro del campo! Quindi, tutti i miei compagni, che mi avevano sorpassato già dopo tre secondi, e che avevano già fatto un giro... li vedo arrivare subito, tutti, da dietro!!

«Spostati, spostati da lì, Sandro!!», urla mia sorella, in testa al "gruppo", proprio mentre si avvicinano tutti verso di me: è stato in un attimo; il tempo di, letteralmente, buttarmi un po' più in là con un salto, che subito tutti quei veri e propri giganti passano a velocità supersonica nel punto in cui mi trovavo. Se fossi rimasto lì... brrrr.

Fortunatamente, faccio soltanto quel giro... dopo lo spavento preso, non ci tengo proprio a farne altri. E così, iniziamo a fare semplici esercizi... questo, almeno, posso farlo tranquillamente: sono esercizi che si fanno da fermi, quindi, almeno, non corro nessun pericolo!!

«Ok, basta! Potete andare a fare una partita di pallavolo fra voi, su!», dice, a quel punto, l'insegnante, quando abbiamo terminato con gli esercizi.
«Senti, io vado a giocare!», mi dice mia sorella, «Tu resta qui, non muoverti, d'accordo?»
«Tsk! Non ci tengo proprio a rischiare la vita... tranquilla, rimango qui!», le rispondo un po' seccato, per via di tutto quello che avevo già passato...

Così, mia sorella va a giocare, con altri nostri compagni, a pallavolo... mentre io rimango, sul pavimento della palestra, da solo. Pericoli? Non ne vedo, almeno per il momento...
Tuttavia, all'improvviso, ecco che vedo muoversi qualcosa, giusto accanto a me...

«Argh!! Un insetto!!»!

Urlo, ma dubito che qualcuni mi senta: e, in effetti, davanti a me vedevo un insetto grande quasi quanto me, se non di più.

Intanto, indietreggio spaventato... quel mostro potrebbe uccidermi, sicuramente.
Come avrei potuto... salvarmi, adesso?
Dal momento che non sapevo cosa fare, inizio a correre all'impazzata, ma quell'insetto è veloce tanto quanto me, quindi è tutto inutile poiché riesce a starmi dietro, per quanto io corra. Sembrava quasi che stesse per raggiungermi... quando, all'improvviso, devio, e mi dirigo verso il centro della palestra, dove c'è il campo di pallavolo.

«Aiuto!!! Aiuto!!!!», urlo, avvicinandomi a mia sorella, sperando che mi senta.
Ma era tutto inutile: finché stavo ai suoi piedi, ero troppo piccolo perché la mia voce potesse giungere a lei.
E già, sembra che per me sia finita... o no?

Già, perché, all'improvviso, mia sorella, sentendo una voce certamente debolissima, abbassa un po' la testa... e mi vede!

«Sandro!! Ma cos... Ah!! Accidenti... resta fermo!!»
«Uh? Perché devo stare fermo...?», mi chiedo, mentre quell'insettaccio sta ormai per saltarmi addosso...

SQUASH!!!

Il piede di mia sorella scende a velocità incredibile e, in meno di un secondo, quell'orribile bestiaccia si ritrova spiaccicata sotto la sua suola. E io, ovviamente... rimango lì, scioccato, mentre mia sorella mi chiede se andava tutto bene o no.
Voglio dire... pochi millimetri più a sinistra, e quel piedone avrebbe schiacciato anche me!!
Decisamente qualcosa di leggermente scioccante... non trovate?

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Capitolo 5
*** Pasta in tavola! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 5

 

 

Suona la campana, incredibilmente sembra finita. Sì, anche per oggi è fatta. Sono sopravvissuto a scuola... e adesso è ora di ritornare.
Ma, chissà perché, mi sento più distrutto che altro.
«Tutto bene, Sandro?», mi chiede mia sorella mentre, presomi in mano, comincia a dirigersi verso la fermata dell'autobus.
«Secondo te?», rispondo, con una dose di ironia grande quanto l'Australasia.
«Oh, andiamo! Quell'insetto che ti stava minacciando l'ho ucciso prima che potesse farti del male? Che vuoi di più?»
«Lasciamo perdere...», sbuffo.

La conversazione finisce, e lentamente l'autobus passa davati casa nostra. Mia sorella scende, e io con lei, sempre in quell'infernale taschino dei suoi pantaloni.
«Siamo a casa, mamma!», urla, appena entrata.
«Ciao, Sara! - grida invece mia madre - Venite, la pasta è in tavola!»

Quindi, posato lo zaino, mi tira fuori dalla tasca, e mi appoggia sul tavolo.
Oh, che immane tragedia! Non basterebbero tutti i versi di Dante per descrivere le fatiche che adesso devo compiere... solo per rifocillarmi un po'.
Davanti a me, il mio piatto di pasta. "Piatto"... diciamo che sono tre o quattro spaghetti messi davanti a me, ma già cominciano le difficoltà! Sono colossali, come posso mangiarli? Beh, la risposta è una sola: con molta fatica.

Il che vuol dire che, dopo averli fatti a pezzi, ne ho raccolto i frammenti e ho finalmente potuto mangiarli.
In tutto questo ho perso quasi mezz'ora, e ho sprecato più energie di quante non ne avrei recuperate con quegli spaghetti. Ma che posso farci? La vita è dura, dopotutto.
Ahimé.

E, dopo la pasta, la stessa cosa per il pane, e per la frutta... ma chi ha detto che noi esseri umani dobbiamo per forza mangiare? Non possono infonderci le vitamine e le proteine per imposizione di mani? No, eh?
Fatto sta che, terminato di mangiare, stranamente mi sento peggio ancora di come non mi sentissi prima di cominciare il pranzo.

«Tutto buonissimo!», mia sorella conclude, mentre io non sono del tutto dello stesso avviso.
Beh, almeno il pranzo è finito! La tribolazione è terminata! Adesso...

SPLASH!!

Neppure il tempo di gioire, che subito mia sorella, prendendo un bicchiere d'acqua, fa cadere sul tavolo alcune goccie che mi rendono in un istante fradicio, dalla testa ai piedi.

«Oh, scusa tantissimo!! Non l'ho fatto apposta...!!»

Già, la sfortuna è sempre dietro l'angolo, eh...?

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Capitolo 6
*** Un pomerigggio d'inferno! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 6

Uff... anche il pranzo è passato, eh? Beh, si direbbe che la parte più pesante della giornata sia già andata via: sono stato a scuola, ho mangiato colazione e pranzo, e non devo più uscire di casa. Già, peccato che... i veri problemi comincino adesso!

Sì, perché finora ho avuto sempre mia sorella a difendermi, ma ora...

«Io devo uscire!», urla mia madre.
Mia sorella va da lei per andare a salutarla, mentre lascia me sul bordo del tavolo.
Ed è lì che accade... qualcosa che può davvero succederti se sei così piccolo, e che non è affatto piacevole...

Per via della porta aperta, un colpo di vento mi fa rotolare giù dal tavolo: un volo che mi avrbbe sicuramente ucciso (cominciamo bene, appunto...), se non fosse per il tappeto sul pavimento, che ha attutito la caduta.
Tutto bene, direte? Eh, vedrei... mia sorella mi crede ancora sul tavolo, e non sa che sono caduto giù sul pavimento... sì, una vera Odissea, per me, ahi ahi... perché come dicevo prima, stavolta non posso contare sull'aiuto di mia sorella, anzi...

...Come farò a salvarmi, dovendo evitare anche mia sorella che, non conscia della mia attuale posizione, anziché difendermi, rischia seriamente di... schiacciarmi?

Sì, una bruttissima situazione; mia sorella chiude la porta, e ritorna verso la cucina, convinta che io sia ancora sul tavolo. Stando sul pavimento non può sentirmi, da lì la mia voce è troppo debole, ed è inutile fare gesti dal momento che non sta guardando verso il pavimento... accidenti, "Vita da formica" è proprio azzeccato per descrivere la mia: finché non mi noterà, rischierò di fare la stessa fine di una qualunque formichina!

Mentre penso a tutto questo, mia sorella è sempre più vicina, e camminando verso il tavolo il suo piede si posa a pochi millimetri da me, con un impeto pazzesco.

Accidenti, sopravvivere sembra difficile... come sempre, dopotutto.

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Capitolo 7
*** Obiettivo: non farsi schiacciare!! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 7

Il vero pericolo... è appena cominciato.

Per colpa di una folata di vento, sono rotolato giù dal tavolo sul quale mia sorella mi aveva poggiato, e grazie al tappeto sul pavimento ho evitato di farmi male cadendo... ma non per questo sono salvo. Anzi!: mia sorella non sa che sono volato via, mi crede ancora sul tavolo... e adesso è appena arrivata in cucina, ignara di dove io mi trovi adesso! Come fare, ora, visto non sotanto che lei non potrà aiutarmi, ma che addirittura rischia di... calpestarmi?

«Non devo farmi prendere dal panico! - penso, quando invece me la sto quasi facendo sotto dalla paura... - Da qui non può sentirmi, perciò... non mi resta che avvicinarmi a lei, e cercare di farmi notare... se le dò qualche colpo sul piede, non potrà non accorgersi di me!»
Un piano semplice... funzionerà? Beh, questo non lo so... e visto che chi non risica non rosica, meglio andare a risicare subito! Quindi, con grande sprezzo del pericolo (e cercando di evitare di svenire dalla paura, cosa ormai molto probabile...) mi avvicino a mia sorella, che si è appena fermata in piedi accanto al frigorifero.
«Bene! - mi dico - Per fortuna non indossa le scarpe, altrimenti sarebbe stato impossibile per me farmi sentire da lei con qualche colpo... indossa dei calzini, però comunque posso arrivare a farmi percepire... cioè, almeno spero!»: chissà se funziona... beh, visto che devo risicare, o la va o la spacca!

Quindi, corro verso di lei a grandissima velocità: devo arrivare prima che cominci a muoversi, visto che ogni suo passo è lungo quanto almeno venti miei... e se se ne andasse, chissà quanto ci metterei prima di raggiungerla! Però sono fortunato: riesco ad arrivare, mentre mia sorella sta ancora scegliendo cosa mangiare.

«Sara! Sara!! Mi senti?? Sono Sandro, sono quaggiù!!», provo comunque a parlarle... ma come immaginavo, non riesce a sentirmi.
«Ok, allora devo provare...»: dico; e mi avvicino al suo piede, cercando di smuoverlo e colpirlo più che posso. Peccato, però, che lei sembri ancora non accorgersi di nulla. Maledizione, ma è lei che sta pensando a chissà cosa, o non mi sente solo per via delle calze? Accidenti, e adesso cosa fare...?

Nel mentre, però, proprio quando sono nel bel mezzo dei miei pensieri... il frigorifero si chiude, e mia sorella, mormorando qualcosa, fa dietro-front e si dirige verso il tavolo. Mi accorgo di tutto questo proprio all'ultimo secondo, e cerco di scappare... ma sembra tutto inutile! Lei è più veloce di me, e...

SCIAFF!

Il suo piede, avendomi colto di sorpresa, si posa proprio su di me: mia sorella mi ha calpestato! Sono ancora vivo, ma appeso ad un filo: se avesse avuto le scarpe a quest'ora sarei già all'altro mondo, ma anche così, se aumentasse anche di poco la pressione... mi spiaccicherebbe sul serio!
Acciderbola!!

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Capitolo 8
*** Calpestato, e... ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 8

Maledizione!!

Sul serio, mai parola fu più adatta per descrivere la mia situazione... e che situazione! Mia sorella, ignara del fatto che per un incidente mi trovo sul pavimento, mi ha appena calpestato sotto un suo piede... e probabilmente per via del calzino che sta indossando, non riesce a percepire di aver pestato sotto il piede qualcosa di così piccolo... come me! E adesso, è tutta una questione di fortuna...
Se aumenterà anche soltanto un po' la pressione, mi schiaccerà completamente, uccidendomi all'istante... ma se invece alzerà il piede subito, forse potrò salvarmi. In che razza di guaio mi trovo...!
D'improvviso, però, Sara alza il piede: ce l'ho fatta? Magari, mi sento ancora... vivo, quindi non ha aumentato la pressione! Che fortuna!! Però... cosa succede, eh... EHHH!??

Istantaneamente, mi sento sollevato in aria: accidenti, questa situazione è brutta... per via del passo spedito, sono rimasto attaccato alla pianta del suo piede!!
«Sara!! Sara!!! Accidenti, sentimi!! Sono rimasto sotto il tuo piede, sono sotto...!!»: STOMP!

Non ho il tempo di completare la frase, che subito mia sorella fa un altro passo. Il colpo stavolta è più forte, e mi fa quasi perdere i sensi. La sento mormorare qualcosa, chiama il mio nome... deve essersi accorta che non sono sul tavolo, e starà cercandomi. Con tutta fretta, si dirige verso il tavolo, velocissima... vedo che sta scendendo il piede verso il pavimento con un impeto pazzesco, si vede che sta correndo...
«Addio, mondo!», penso... correttamente: perché qui non potrò salvarmi, mi schiaccerà di sicuro! Il pavimento è sempre più vicino ai miei occhi, la fine si avvicina...

«AHH!! - la sento esclamare, d'un tratto: il piede si ferma proprio ad un millimetro dal pavimento - E se... fosse per terra?», si domanda infine. Che fortuna! Un secondo ancora, e mi avrebbe spiaccicato come un insetto! Ma ancora deve trovarmi, spero che se ne accorga presto...

«Sandro! Sandro!! Sei qui, per terra?», d'improvviso si china: e mettendosi a guattro zampe, con circospezione guarda dappertutto per il pavimento, prestando la massima attenzione ad ogni centimetro quadrato... senza sapere che io, con mia somma sfortuna, sono rimasto attaccato alla pianta del suo piede. Però adesso è chinata... ed è più vicina a me: quindi se la chiamo potrà sentirmi!

«Sono qui!!», le urlo, e lei sente chiaramente la mia voce provenire da dietro; allora si volta... ma essendo ancora io attaccato a lei, continuo a restare celato alla sua vista, e ancora una volta sente la mia voce provenire dalle sue spalle. «Sta' ferma, sta' ferma! - le intimo - Non mi trovi così, perché sono... sono...»: alla fine, riesce a capire anche senza bisogno che io completi la frase.

«Ahh!! Non ti avrò... cal... calpestato!?», urla, prendendo un piede e guardandolo: ma non trova nulla. Allora afferra l'altro piede, e...
In risalto rispetto al calzino bianco, sulla pianta del suo piede giaccio io, quasi in fin di vita... ma adesso salvo. Uff, ma è stata una tortuna, maledizione!

Perché, già, non bastava la giornata di oggi... mancava soltanto che io rischiassi di morire schiacciato dal piede di mia sorella, eh?

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Capitolo 9
*** Nuovo pericolo!! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 9

«Sa... Sandro!?», balbetta mia sorella, vedendomi appiccicato, in fin di vita, alla pianta del suo piede. Non dovetti nemmeno spiegarle cosa fosse successo, tanto era ovvio; e anche lei lo aveva già capito.
«Staccami, per favore... sto... sto malissimo, uff...», sospirai: e detto ciò, mia sorella mi afferra con due dita e mi stacca dalla superificie del suo calzino.
«Che pericolo... - commentò quindi - Stavo per schiacciarti! Devi scusarmi, ma in questo momento ho la testa altrove...»
«E si vede!», esclamo... molto ironicamente, eh!

Mia sorella raccoglie la battuta (anche se entrambi non è che fossimo tanto in vena di scherzi...), e delicatamente mi appoggia sul tavolo, dove mi aveva messo prima.
«Dev'essere stata dura, eh...? - mi chiede mentre comincia a mangiare qualche biscotto che si trova sul tavolo - Non c'era anche puzza di piedi, lì?», mi chiede infine sorridendo.
«Certo che c'era... - rispondo, stiracchiandomi le braccia indolenzite - Però sai com'è, quando stai per morire, quella non è certo la prima cosa a cui pensi!»
«Ahahah!! Hai ragione...», sorride, e prende un altro biscotto, mentre io mi siedo da qualche parte sul tavolo.

"Uff, questa volta ci sono andato vicino...", penso: "Devo stare più attento, la prossima volta che finirò per terra cercherò di non avvicinarmi così... magari posso cercare di salire sul letto di mia sorella, lì non avrebbe problemi a notarmi. Se invece continuassi a raggiungerla dal pavimento quando mi perdesse di vista, mi calpesterebbe ancora e rischierei seriamente di morire spiaccicato..."; e il pensiero avrebbe continuato il suo corso, se...

"Che succede!?", penso all'improvviso: è la seconda volta, in poco tempo, che mi sento sollevato... ma stavolta non può avermi calpestato, cosa sarà? Non penso mi abbia preso in mano, non mi sento tirato...
Guardo un attimo verso il basso... su cosa sono seduto? È morbido, marrone e...

«Accidenti!! - immediatamente capisco - I biscotti! Li ha messi sul tavolo per mangiarli, io mi sono seduto su uno di questi e lei adesso l'ha preso e sta per... no, aspetta!!»: non ho neanche il tempo per farmi sentire, che subito Sara infila in bocca il biscotto... con me compreso; accidenti, ha proprio ragione a dire di essere sovrappensiero... non si è nemmeno accorta che ero seduto su quel biscotto!! E adesso si è fatto tutto buio... mi trovo all'interno della bocca? Sicuramente... qui non penso serva gridare, per il semplice fatto che non ho proprio tempo!
Sara sta masticando il biscotto, e se non sono abile a muovermi i suo denti stritoleranno anche me in mille pezzi!
Quindi, con qualche salto riesco ad evitare, anche se al buio, i posti da cui sento rumore forte, ovvero quello dei denti che lavorano... ma senza alcun preavviso, la lingua, sulla quale mi trovo, manda giù il tutto e con un movimento fortissimo che non posso contrastare, ingioia tutto!

Accidenti... mi sta mangiando!!

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Capitolo 10
*** Pericolo di essere... digerito!? ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 10

«Accidenti sul serio!!», esclamo impetuosamente, mentre vengo spinto giù per la... gola: già, perché mia sorella, ignara di tutto ciò, mi ha ingoiato insieme ai biscotti che stava mangiando! Sono riuscito, sì, ad evitare di essere triturato dai suoi denti... ma adesso come posso fare a salvarmi?
Mentre faccio queste... uhm, discussioni mentali, arrivo ad una specie di ostacolo, che però subito si apre al mio arrivo. Non sarò appena entrato... nello stomaco?

Ahimé, sembra proprio di sì! Purtroppo, però, la valvola dalla quale ero appena passato si chiude all'istante, e io rimando intrappolato lì dentro.
"Non devo farmi prendere dal panico!!", mi dico per la seconda volta in meno dieci minuti: già, prima rischio di essere schiacciato, e ora pure di essere mangiato? Eh no, io non ci sto!

"Per fortuna io e mia sorella siamo stati preventivi: abbiamo immaginato che qualcosa del genere, per disgrazia o altro, potesse capitare, e mi ha detto cosa fare nel caso venissi ingerito per sbaglio...", rifletto. "Per prima cosa, devo fare in fretta: prima che inizino ad arrivare gli acidi dello stomaco, o mi scioglieranno e non rimarrà nulla di me!". Quindi, pensato ciò, cerco di ricordare che altro fare, mentre mi siedo du un pezzo di biscotto rimasto ancora unito e non fatto a pezzi: "Dunque... se non sbaglio, quella valvola si apre solo per fare entrare del cibo... bene!! Non mi resta che aspettare che ingurgiti un altro biscotto, e non appena si aprirà, scatto come un fulmine!!"

Perfetto!! Un piano almeno ce l'ho, è già qualcosa. Quindi, non mi resta che aspettare... ma già lo stomaco comincia a muoversi vuolentemente, e questo non mi piace...; "Avanti, sbrigati! - penso ancora - Mangiane un altro, su! Anche uno solo!". E, mentre penso proprio questo, quella fessura si apre: "Ecco!!"
I frammenti di biscotti cadono velocemente, ma arrampicandomi sulle pareti dello stomaco riesco ad arrivare proprio prima che si chiuda... anzi, no, si sta chiudendo, presto... TUM!

Fortunatamente non sono denti questi, eh? Già, penso questo perché... la valvola si è chiusa proprio mentre stavo passando io, cosicché sono rimasto bloccato per metà dentro... e per metà nel tubo digerente. "Spero che questo non causi qualche problema, non voglio creare danni nel corpo di mia sorella...", mi dico: ma immediatamente la sento fare qualche verso, e un forte suono viene dallo stomaco: chiaramente sente che c'è qualcosa di strano, e si sarà appena toccata la pancia... già, forse sta gemendo proprio per un mal di pancia improvviso che le ho provocato io, bloccando la valvola! La situazione non è delle più rosee, eh...?

E subito lo si capisce!
D'un tratto, mi sento sollevato verso l'alto, la valvola si apre e vengo trascinato sempre più in su, fino a tornare nella bocca; e da lì, senza che io capisca più nulla, sento quasi uno sputo, e cado sul tavolo, a una velocità tale che mi sarei senz'altro rotto qualcosa, se non fossi atterrato proprio su un tovagliolo lì disteso.

«Sa... Sandro!! Sei tu!! - urla lei, con una faccia quasi sconvolta, mentre dovrei essere io quello più sconvolto... - Che... che ci facevi lì?»
«Oh, non lo immagini? - le rispondo sarcastico - Controlla quello che mangi, quando mangi... accidenti... ma... come sono uscito, non lo so neanche io...»
«Ah, questo...»
«Sì?»
«Beh, eh... eh..., ho sentito un dolore fortissimo allo stomaco, e mi è venuto di vomitare... però non sono risaliti i biscotti, pensavo fossero stati quelli a farmi male... e quando ho sentito in bocca qualcosa che sembrava divincolarsi, l'ho sputato subito fuori... ma non avrei mai imaginato che fossi tu!»

"Perfetto!", penso quindi, mezzo fracassato, bagnato di saliva e senza più un briciolo di forze, "Adesso la giornata è proprio completa, eh...?"

Uff, mai un po' di pace!?

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Capitolo 11
*** Una svolta improvvisa!! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 11

Calpestato, schiacciato, mangiato: oggi è stata una giornata tranquilla, eh!

Mentre penso tutto ciò, sono disteso sul tavolo della cucina, contemplando la pesantissima giornata. Già, è davvero dura essere così minuscoli... son così da quando nacqui, purtroppo: il problema non fu mai scoperto sino in fondo, ma la causa dovrebbe essere stata un contatto con qualche strano agente esterno, disse il dottore, durante la gravidanza, che mi aveva provocato questo particolare problema... ma è evidente che nemmeno la scienza ne sa tanto, quindi che mi lamento a fare?
«Sembri imbronciato...», mi dice mia sorella, spezzando il silenzio.
«Sono finito sotto i tuoi piedi prima, e dentro il tuo stomaco poi; - risposi - ora dovrei magari essere felice e contento? Vuoi che balli la samba dalla gioia?»
«Ehm, no... scusa...», conclude finendo di parlare. Ma, proprio in quell'istante, le squilla il cellulare.

«Cosa? Dici sul serio...? No, non... ah, incredibile! Allora d'accordo, noi siamo qui! Vi aspettiamo!», la sento dire: e poi chiude la chiamata.
«Chi era?», le chiedo.
«Era una mia amica, Giorgia! - risponde lei - Sta venendo qui, ha una notizia incredibile!»
«Ma... non è quella che è due anni più grande di te, e va all'università...?»
«Proprio lei! E, appunto, dice di aver fatto una scoperta incredibile... dice di essere riuscita a comprendere il motivo per cui sei così minuscolo!»
«Cosa? Davvero?!», esclamo all'improvviso, quasi gridando: stava... dicendo sul serio?

«Sì! - conferma - Beh, sono convinta che ci tenesse a scoprirlo, ma soprattutto perché lei è sempre stata invidiosa del fatto di non avere, come me, un fratello... così minuscolo! Lei crede che sia qualcosa di cui vantarsi con tutti, ma non sa che è solo una preoccupazione... e penso che perciò voglia davvero curarti, ma probabilmente solo per fare un brutto tiro a me. Ma poco importa, se quello che ha detto è vero....»
«Aspetta, ma... lei non ha fratelli, no? Almeno, non so di preciso, ma...»
«No, ma ha una sorella più piccola di cinque anni, è più giovane di me di tre, ha appena iniziato le superiori... ed è anche per questo che ho detto "VI" aspettiamo: sta venendo anche lei.»
«Ah...»: ero... senza parole, sì. Come si fa ad avere parole in un momento del genere? Dopo un'iniziale sorpresa, solo adesso stava sopraggiungendo il vero sgomento: io... diventare grande come loro? Finalmente? Forse... sì! Forse finalmente non sarebbe stato più un sogno!

Conclusi il pensiero proprio in coincidenza con il suo del campanello della porta. Mia sorella si precipita subito ad aprire: come previsto, sono proprio Giorgia e sua sorella. Lei la saluta subito, però... Giorgia ha uno sguardo strano. Dal tavolo la vedo, sta sorridendo... ma più che un sorriso, sembra un ghigno. E in mano... cos'ha in mano? Si direbbe una siringa; una siringa?

Ahimé, avevo visto giusto: e proprio in quell'attimo, Giorgia colpisce mia sorella con quella siringa, iniettandole qualcosa.
Accidenti, ma che sta succedendo...?

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Capitolo 12
*** Incredibile rimpicciolimento! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 12

Non riesco a credere a ciò che vedo: Giorgia ha appena iniettato qualcosa nel braccio di mia sorella... che sarà mai?
Purtroppo, non devo aspettare qualche millennio o la discesa del Padreterno del saperlo: perché, infatti, subito dopo alcuni secondi mia sorella comincia a vacillare, e la vedo cadere a terra, mentre Giorgia si rivolge a sua sorella:
«Se vuoi, per adesso puoi andare in un'altra stanza; - le dice - ti chiamerò io quando... sarà pronto!»

Pronto? Pronto che? Non starà intendendo...?
Mi blocco, il flusso dei pensieri si interrompe: perché non devo neanche immaginarlo, tutto sta accadendo ora davanti ai miei occhi. E innanzi a me, vedo mia sorella che, fra urla che man mano si affievoliscono, rimpicciolisce alle mie stesse dimensioni.

«Sara!!!», urlo quasi disperato, tanto che perfino Giorgia, ferma acora all'uscio della porta, mi sentì.
«Mi spiace, moscerino: - si rivolge quindi a me - ma adesso questa la terrò io. Non so se lo sai, ma ho sempre desiderato averne uno...», replica lei.
«Allora intendeva questo...?», mormoro fra me e me, e lei ovviamente non poté sentirmi. Mi stavo riferendo chiaramente a ciò che mia sorella mi aveva detto giusto qualche minuto prima: aveva detto sì che lei voleva studiarmi unicamente perché anche a lei sarebbe piaciuto avere un fratellino minuscolo, ma se proprio voleva, perché non ha preso me?
Tuttavia, subito realizzo: mia sorella Sara le avrebbe certamente impedito di portarmi con sé, ma così rimpicciolita, adesso è del tutto innocua. Ma perché dice di voler portar via lei, e non me? Non ebbi neppure il tempo di formulare quest'altra domanda, che lei, capita la mia perplessità, mi risponde con fare quasi menefreghista:
«Non c'è dubbio che mi piaccia avere con me una persona così piccola: potrò farla vedere a tutti, sarà il mio vanto; ma se ora posso scegliere, sicuramente scelgo il più... carino dei due; vero, piccolina?», concluse quasi ghignando, rivolgendosi a mia sorella che, adesso, si trovava ai suoi piedi.

«Maledetta!!», urla con furia Sara, e si accalca al piede di Giorgia, prendendolo a pugni e calci. Ma è inutile dire che Giorgia non sente assolutamente nulla, tantopiù che mia sorella, viste le sue minuscole dimensioni, riesce soltanto a smuovere di poco la sua scarpa, senza neanche quindi che i suoi colpi raggiungano la sua pelle; ciononostante, Giorgia non resta impassibile: e sollevato il piede, lo posa direttamente sopra mia sorella.
«Sta' ferma, se non vuoi essere schiacciata! - le ordina - È vero che preferisco te, ma non dimenticare che c'è anche tuo fratello... e in ogni caso, con questa sostanza posso rimpicciolire alle tue stesse dimensioni chi voglio io! E quindi, se anche qualcuno avesse di che recriminare per la tua scomparsa... farebbe la stessa fine. Presto la sua fama si diffonderà, e nessuno oserà contrastare il mio volere per paura di essere rimpicciolito: sarò... assolutamente indiscussa.»: e mentre diceva ciò, io la guardavo con aria atterrita. Tuttavia, continuò.

«Ci ho messo due anni per arrivare a estrarre questo composto, ho scoperto che è una sostanza molto comune nel sottosuolo, e che solo di rado esce in superficie, spesso a causa di qualche eruzione vulcanica. Vostra madre ne sarà entrata, per caso, in contatto durante la gravidanza di Sandro; la quantità era troppo piccola per fare effetto su di lei, ma lo ha fatto sull'embrione di Sandro: ed ecco il perché del suo stadio. Estrarre una tale sostanza è impossibile, si trova soltanto a grandi profondità: però in questi anni di ricerche ho raccolto tutti i dati necessari, ho confrontato le mie ricerche con quelle di alcuni colleghi... e alla fine ho trovato la formula. Una bella formula, eh...?», diceva, contenta.

Maledizione! Quell'idiota... aveva rimpicciolito mia sorella! E chissà se c'era un metodo, per tornare alle proprie dimensioni originali! Ma intanto, avevo soltanto un pensiero in testa: quello di salvare mia sorella, che stava per essere schiacciata sotto quel piede.

Ma... come fare?

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Capitolo 13
*** Momenti d'inferno ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 13

«Argh!!», mia sorella Sara grida concitatamente: e io non posso fare nulla.

Sì, perché questa è davvero la peggiore delle situazioni! Mia sorella è stata appena rimpicciolita, per mezzo di una strana sostanza, da una sua "amica", Giorgia... e adesso lei vuole tenerla con sé! Senza contare che in questo preciso istante sta anche schiacciandola sotto il piede... devo intervenire assolutamente!
«Non ti rendi conto della situazione in cui ti trovi?», esaltatamente Giorgia si rivolge a lei.
«Ugh...!!»
«È meglio che eviti di recrminare così, e fai come voglio io... non ti rendi conto che mi bastano due secondi per ucciderti, spiaccicandoti sotto i miei piedi?»
Giorgia continuava il suo discorso piena di sé: ed era così piena di sé da non badare più neanche a me. Questo è buono: ma che fare? Non so assolutamente come intervenire per invertire il processo e re-ingrandire mia sorella; ma certamente quella siringa è troppo pericolosa, e in ogni caso sarà studiando quella che mia sorella potrà tornare alla normalità.
Quindi, non mi resta che... sottrargliela!

Facile a dirsi, complicato a farsi; ma non mi perdo d'animo: e scendendo lungo una gamba del tavolo in pieno stile pompieristico, arrivo sul pavimento senza danni; e, da lì, in mezzo minuto mi porto alle sue spalle, con un giro lungo ed articolato per evitare di entrare nel suo campo visivo. La siringa è ancora nelle sue mani, quindi... non ho altra scelta. Sì: mi prendo di coraggio, e mi avvicino al suo mastodontico piede, dal lato posteriore; e arrampicatomi su di esso, comincio ad inerpicarmi per arrivare alla gamba.

«Su, su... cosa c'è, ti fa male, eh? Ti fa male?», continua intanto ancora Giorgia, ignara del fatto che io mi stia arrampicando su per i suoi jeans; e, poco dopo, giungo sul bacino.

Tiene la mano su di esso, e racchiusa fra le sue dita, ecco la siringa; non ho quindi alcun motivo per salire ulteriormente, dal momento che l'obiettivo della mia scalata è direttamente alla mia destra.
"Benissimo!", penso: "Adesso devo semplicemente sfilarlo dalle sue mani: ma sarà difficile, non importa se abbia o meno una presa salda, con la mia minuscola forza non riuscirò a fare granché..."; ed effettivamente sembra una Mission Impossible... e io, ahimé, non sono 007. Però ho forza di volontà: e questo mi basta. Quindi, metto le mani su quella siringa, e tiro il più possibile.

«Eh? Che è?», sento all'improvviso: accidenti, deve essersi accorta di me! E infatti, la vedo girarsi, e guardare verso la sua mano, per poi esclamare con aria sorpresa...:
«Tu! Maledetto...! Che ci fai qui!?»: e così dicendo, sventola la mano cercando di spazzarmi via: ma io mantengo salda la presa alla siringa, e non mollo. Solo all'ultimo momento, nel tentativo di non volare via, dò un malaugurato calcio alla siringa: e questa, spostatasi di poco, si muove quel tanto che bastava affinché l'ago colpisse proprio la mano di Giorgia.

Non appena questo avviene, Giorgia caccia un urlo che chiunque avrebbe sentito, ma che dura solo un attimo: perché subito, incredibilmente, la vedo rimpicciolire alle stesse dimensioni mie e di Sara e, con lei, affievolirsi anche il tono della sua voce. Ed entrambi precipitiamo sul tappeto — che ci salvò da un impatto altrimenti mortale — dove giaceva quasi priva di sensi anche mia sorella.
E, accanto a noi, rimasta delle proprie dimensioni, gigantesca... quella siringa.

Ah, se non è questa la situazione peggiore...!!

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Capitolo 14
*** Una fine incredibile!! ***


UNA VITA DA FORMICA


Capitolo 14

«Che è successo!?», grida come una forsennata Giorgia, appena ripresasi dalla situazione; una gran brutta situazione, già: perché lei, a causa di quella stessa siringa, era appena stata rimpicciolita come noi, alle nostre stesse dimensioni!

«A... Ah-ah, ben ti sta!», mi rivolgo quindi a lei: «Adesso che puoi farci, eh? Prova ancora a calpestare mia sorella, se ci riesci! Avanti!»
Giorgia continuava a rimanere in silenzio, guardando mia sorella che intanto, lentamente, si rialzava e camminava verso di me.
«In ogni caso», continuo, «se tu vorrai tornare normale dovrai sicuramente farlo insieme a noi... perché certamente non potrai fare nulla contro di noi per impedircelo, adesso che sei piccola come noi due! E certamente esiste un modo per ingrandirsi, non penso tu abbia elaborato solo questo...»

Le mie parole, taglientissime, arrivano alle sue orecchie: ma lei rimane impassibile; solo d'un tratto, all'improvviso, mette una mano in tasca. E ne esce...
«Una pistola??», urla mia sorella dalle mie spalle, vedendola.
«Eh?», anche io rimango sbalordito: potrebbe benissimo essere un giocattolo, ma non possiamo certo correre il rischio se non ne siamo sicuri... e per quanto rimpicciolita, se è vera anche a queste dimensioni funzionerà.
«Certo che funziona!», quasi ci legge nel pensiero, «Ed è verissima: non è difficile averne una... alla mia età, il porto d'armi l'ho già, anche se finora l'ho usato solo come documento di riconoscimento, quando dimenticavo a casa la carta d'identità...»: e, così dicendo, ci punta; sembra proprio vera, eh? Ma maledizione al mondo intero, un santo giorno calmo e tranquillo non può proprio scorrere!?

In ogni caso, noi cerchiamo di muoverci: ma subito lei ci intima di stare fermi, e noi così facciamo. Mia sorella è visibilmente impaurita, e anche io lo sono... mentre Giorgia si allontana un po' in direzionedella porta della cucina, camminando all'indietro, per poter avere il tempo per sparare nel caso noi ci fossimo avvicinati a lei di colpo per cercare di sottrarle l'arma. E lì... si ferma, sicurissima.
«A questo punto, non mi resta che questo... una volta eliminativi, mi basterà chiamare mia sorella che aspetta nell'altra stanza, mi farò prendere da lei, e lei mi porterà a casa, dove ho gli ingredienti chimici per poter realizzare anche un composto per farmi tornare normale... le mie ricerche sono giunte anche a quel punto, sai. Non avrò problemi a farmi vedere da lei, sparando un colpo con questa lei cercherà subito l'origine del rumore, e se lo faccio stando su unpunto sopraelevato, non potrà non notarmi...». Dice così, e si prepara a sparare,
«Ugh...», io e mia sorella siamo spaventatissimi: è la fine?
«Mi spiace, ma... la prossima volta che vi abbraccierete, sarà all'altro mondo...», conclude, e quasi preme il grilletto. Quando...

«Giorgia, è tutto a posto?», sentiamo.
D'un tratto, infatti, la porta della cucina, davanti alla quale si trovava Giorgia, a un po' di distanza da noi, si spalanca; e ne entra la sorella minore di Giorgia, che... SPLASH!!

È proprio così... siamo rimasti scioccati, sia io che mia sorella! Non appena stava per sparare, la sorella ha aperto la porta e, entrando... ha schiacciato Giorgia!! È successo tutto in un attimo, e adesso, lei sta lì, ignara del fatto che sotto il suo piede si trova la sorella, che stava per farci fare una brutta fine... sarà ancora viva?
«Mi è sembrato di sentire della confusione venire da qui, ma mi sarò sbagliata... non c'è neanche Giorgia. Se ne sarà già andata? Mah...», dice; e torna indietro, lasciando la porta aperta.

E, andandosene... solleva il piede, mostrando il corpo spiaccicato, e ormai purtroppo senza vita, della sorella. Sì, effettivamente si capiva, che non sarebbe stata una giornata tranquilla...

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