Cercami nei loro pensieri ...T.E.

di Ratchel Vitani
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Cassandra Lestrange. presentazione ***
Capitolo 3: *** Ebrill Lerner. presentazione ***
Capitolo 4: *** Ebrill Lerner. prima parte ***
Capitolo 5: *** Ebrill Lerner. seconda parte ***
Capitolo 6: *** Cassandra Lestrange. 1 parte ***
Capitolo 7: *** Elizabeth Lestrange. presentazione ***
Capitolo 8: *** Elizabeth Lestrange. prima parte ***
Capitolo 9: *** Hattie Black. Presentazione. ***
Capitolo 10: *** Hattie Black. Prima parte. ***
Capitolo 11: *** Cassandra Lestrange. 2 parte ***
Capitolo 12: *** Blaise Zabini. presentazione ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


introduzione

Sono stata una bambina molto curiosa e ho sempre voluto conoscere tutto.

Mio padre diceva che ero intelligente come mia madre e che le assomigliavo.

Ho i tipici capelli rossi dei Weasley e gli occhi grigi dei Malfoy.

Come i miei genitori e miei fratelli, Jack e Daniel, rispettivamente di trentaquattro e trentun anni, ho frequentato Hogwarts e sono appartenuta alla casa di Serpeverde.

Ora ho trent’anni e lavoro per la Gazzetta del Profeta da quando ho finito la scuola.

Ma non sono qui per parlare di me. Voglio narrarvi la storia di una donna che merita un posto nella storia dei maghi. Non è un racconto d’amore o di guerra, è l’insieme di tutti quei sentimenti che hanno animato il suo spirito ribelle.

Questa donna è Talim Evans, scomparsa misteriosamente nel 2030 all’età di cinquant’anni.

La sua vita è come un puzzle e io ne ho ricomposti i tasselli per avere un’immagine chiara della sua persona. Col passare degli anni ho capito che Talim ha lasciato un pezzetto di sé in ognuno di quelli che ha conosciuto. Io non ho fatto altro che trovare e parlare con tutti loro, fino all’ultimo.

La mia famiglia non mi è mai stata di grande aiuto per questo, così ho dovuto arrangiarmi da sola.

Cominciai a cercare indizi sulla sua identità all’età di undici anni, quando iniziai a frequentare Hogwarts, dove sapevo che Talim era stata.

Avevo letto tutti i libri della biblioteca in cerca del suo nome, ma non avevo trovato alcun riferimento.

L’anno seguente, però, feci una grande scoperta.

Cassandra Lestrange era la mia insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure e fin dal primo giorno in cui la conobbi si era garantita la mia eterna stima.

Ma mai mi era passato per la mente che lei potesse conoscere Talim.

Fu solo quando un giorno mi sentì dire per sbaglio il suo nome che mi si aprì finalmente la porta di cui per anni avevo invano cercato la chiave.

Ora voglio raccontarvi ciò che ho scoperto e le persone che mi hanno permesso di conoscere tutto ciò.

Partirò proprio da lei, la bellissima e sensuale Cassandra Lestrange, senza il cui aiuto non avrei saputo da che punto partire…

 

Ah, dimenticavo! Mi chiamo Cloe Malfoy

 

 

 

 

*Angolo Autrice*

Grazie a Zuki che mi ha suggerito di mettere per iscritto la storia di Talim!

Ho seguito il suo consiglio e spero che qualcuno di voi abbia il coraggio di leggerla e magari la volontà di commentarla.

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Capitolo 2
*** Cassandra Lestrange. presentazione ***


cassadnra lestrange 1 parte

2054.

Cassandra Lestrange era bella e sensuale, con i lunghi capelli neri che ondeggiavano alle sue spalle e gli occhi bicolore che saettavano da una parte all’altra della classe fulminando i miei compagni.  Avvolta in un lungo mantello nero sedeva sulla cattedra con le gambe accavallate.  Voci di corridoio dicevano che insegnasse a scuola da oltre cinquant’anni ma che la sua bellezza fosse rimasta intatta grazie a qualche incantesimo.

Il suo cognome le faceva guadagnare sguardi di ammirazione da parte dei Serpeverde e occhiatacce dalle altre case, ma nonostante questo godeva di una buona fama.  A dire il vero Lestrange non era il suo vero cognome, ma questa è un’altra storia.

Quel giorno ero uscita in corridoio dopo la lezione della professoressa Lestrange con Martha Bones, la mia migliore amica e, come al solito, mi stavo lamentando del fatto che non avevo ancora trovato nulla che riguardasse la donna delle mie ricerche, Talim Evans.

- Dovrei provare a cercare nel Quidditch quest’anno, magari è stata una cacciatrice, o una battitrice…?-.

- Sai almeno in che casa è stata? – mi chiese Martha completamente disinteressata.

- Serpeverde, te l’ho già detto! È l’unica cosa che ha saputo dirmi mio padre! Ma non sapeva nient’altro di lei e del suo passato-.

- Non puoi provare a chiedere in giro?-.

- Oh certo! Andiamo in giro a chiedere a gente sconosciuta: “ Scusi! Lei conosceva per caso Talim Evans?”-.

- Si – rispose una voce che avevo sentito fino a poco prima alle mie spalle.  Il sangue mi si ghiacciò nella vene. Mi voltai lentamente e davanti a me trovai la professoressa Lestrange che mi fissava con gli occhi sgranati, uno viola e uno blu.

- Si – ripeté – la conoscevo. Perché vuoi sapere di lei?-.

- Io… ecco… ho trovato il suo nome a casa e volevo sapere chi fosse – risposi imbarazzata.

Cassandra Lestrange mi studiò dalla testa ai piedi come se fosse la prima volta che mi vedesse.

- Seguimi – disse, poi si voltò diretta verso l’aula dalla quale eravamo appena uscite.  Lancia un’occhiata a Martha e seguì quella donna nella classe.  In fondo c’era il suo studio e mi diressi là.  La trovai che guardava fuori dalla finestra, come se stesse contemplando qualcosa.

- Siediti – mi disse e io obbedì subito. – Cosa sai di Talim? –.

- Nulla. So solo che è appartenuta alla casa di Serpeverde e nient’altro –.

- Nessuno ti ha mai parlato di lei? – si voltò a guardarmi stranita.

- No – sussurrai in imbarazzo – Ho letto il suo nome su un libro che avevamo a casa e qualche volta papà e i miei zii l’hanno nominata –.

Cassandra sospirò e venne a sedersi di fronte a me.  Era veramente una bella donna anche se quegli occhi, uno viola e uno blu, le conferivano un’aria inquietante.

- Lei la conosceva? – chiesi impaziente di sapere qualcosa di nuovo.

- Si, io e la mia gemella siamo le prime streghe che lei abbia conosciuto –.

Un tuffo al cuore – Come? – chiesi con un filo di voce.

- Io, Elizabeth e Talim ci siamo conosciute all’età di undici anni, nell’orfanotrofio dove lei viveva. Non so dirti quando ci si sia stata portata e come abbia vissuto lì. Quando la portammo via visse per un po’ con noi a casa del nostro tutore, poi venimmo insieme ad Hogwarts. E gli anni che passammo qui furono spettacolari – L’espressione che aveva dipinta sul volto mi ricordò quella di una bambina che sognava ad occhi aperti. Chissà a cosa stava pensando quella donna. Chissà a quale esperienza scolastica stava alludendo. O forse a qualche esperienza non molto costruttiva ma che sicuramente le aveva fatto piacere vivere. Quella donna era un enigma.

- Quale orfanotrofio? – chiesi tornando sull’argomento di prima.

Cassandra sorrise – L’orfanotrofio di Londra più famoso per le scomparse dei bambini. Se un giorno vorrai cercarlo non ti sarà difficile. È un grande palazzo abbandonato con i vetri rotti e la porta abbattuta. Non è il classico edificio che trovi per le raffinate vie di Londra -.

Rimase in silenzio e allora io le domandai – Non sa chi ha conosciuto all’orfanotrofio? Qualcuno con cui io possa parlare? –.

Lei rimase con lo sguardo vagante per un po’, poi rispose – Qualche volta ha parlato di una certa Kitty, doveva essere un’aiutante all’orfanotrofio. Ma dubito che si ricordi di Talim a distanza di tutti questi anni e soprattutto ora che tu la troverai… magari sarà già morta-.

Non fu molto confortante ma ero decisa comunque a provarci.  Un giorno sarei andata a Londra e avrei cercato quell’orfanotrofio e questa Kitty che aveva conosciuto Talim tanti anni prima.

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Capitolo 3
*** Ebrill Lerner. presentazione ***


ebrill lerner

Ebrill Lerner, presentazione

2060.

L’anno dopo essere uscita da Hogwarts andai alla ricerca dell’orfanotrofio dove Talim aveva passato l’infanzia.  Lo trovai senza difficoltà, come mi aveva predetto Cassandra.

Si trovava fra due alti palazzi, imponenti e moderni. Quello che stavo cercando io era un edificio vecchio e abbandonato. Era più che altro ciò che restava dell’orfanotrofio.  La descrizione corrispondeva a quella della mia professoressa: le finestre erano sbarrate con assi di legno e i vetri erano tutti rotti. La porta era stata sfondata e giaceva a terra.  Mi avvicinai e vidi sul muro scrostato una targa arrugginita che diceva: “ Orfanotrofio di J. Smith”. Si, era quello.

Notai che sulla porta era stato affisso un foglio, ormai ingiallito per tutti gli anni passati lì. C’era la foto di un bambino paffuto, Peter O’Keefe. Scomparso il 21 luglio 1988.  

“ L’orfanotrofio dei bambini scomparsi” mi risuonarono nella mente le parole di Cassandra.  Decisi di entrare e passai sopra la porta.  All’interno c’era odore di muffa e le pareti che la circondavano erano verdognole.  C’erano delle scale sulla destra, una stanza sulla sinistra e di fronte a me il corridoio. Avanzai. Sulle pareti c’erano dei chiodi. Forse un tempo erano stati appesi dei quadri ma qualcuno li aveva rubati. Quello era ormai un posto dimenticato da dio.

Girovagai un po’ per l’edificio. La cucina era vuota, il frigorifero era stato spostato dal muro e quando lo aprii non trovai nulla. Era ovvio, non c’era corrente. Ma gli armadietti e i mobili erano pieni di biscotti e altre cibarie. Ero perplessa. Viveva qualcuno lì?

All’improvviso qualcuno mi toccò una spalla. Spaventata lanciai un grido e finii con la schiena contro il muro.  Davanti a me c’era una ragazzina, avrà avuto più o meno dieci anni.  Aveva la carnagione chiara. I capelli scuri e mossi le incorniciavano il viso infantile. Due grandi occhi azzurri mi guardavano sorpresi.

- Ciao! Chi sei? – mi chiesi con voce infantile.

- Cloe – sussurrai – Tu chi sei? Sei vera? Sei un fantasma? Perché non ti ho sentita entrare?-.

Lei sorrise a trentadue denti – Sono Lydia. E sono vera, senti! –.  Allungò una mano e mi tocco il braccio, tirandomi un pizzicotto.

- Vedi? – mi chiese. Annuii.

- Non dovrei farlo, ma io so teletrasportarmi – sussurrò come se mi stese confidando un segreto.

Sbattei le palpebre. – Sei una strega? – domandai.

Lei fece di si con le testa. – Come la mia mamma, la mia nonna e il mio bisnonno!- fece orgogliosa.

- Comunque, che ci fai qui?- mi domandò aprendo un armadietto e prendendo una scatola di biscotti.

- Sto cercando una persona – risposi – una certa Kitty –.

Lydia si bloccò mentre morsicava un biscotto e si girò a guardarmi.

- Kitty? – ripeté.

-Si! La conosci? – le chiesi speranzosa.

Lydia non rispose. Mise a posto la scatola di dolciumi e uscì dalla cucina.  Non mi rimaneva che seguirla. La ragazzina tornò all’ingresso e girò a sinistra, verso le scale. Arrivata in cima la sentì parlare con qualcuno.  Dalla stanza più vicina uscì una donna alta, con i capelli e gli occhi scuri.

- Chi è? – chiese subito con voce gelida.

Io mi bloccai. – Sono Cloe Malfoy. Sto cercando una persona. Forse voi potreste aiutarmi. – tentai.

Quella mi squadrò per interno, con aria si superiorità.  Vidi alla poca luce che c’era il suo viso. Avrà avuto più o meno cinquant’anni, come i miei genitori.

- Malfoy – pronunciò ad alta voce con disgusto.

Cominciava a darmi sui nervi. Voleva forse insultare la mia famiglia?  Una voce da dentro la stanza chiamò la donna sul pianerottolo e le disse di farmi entrare.  Nella camera c’era un letto e una signora anziana vi era sdraiata. Lydia sedeva sul letto con lei. Dovevano essere nonna e nipote. Avevano gli stessi occhi.

- Ho sentito Malfoy, giusto?- mi chiese la signora.

- Si, sono Cloe Malfoy e sto cercando una donna di nome Kitty –.

Lydia guardò la nonna che rimase un attimo in silenzio.  Gli occhi della donna si riempirono di lacrime e mi sentii a disagio.

- Era mia madre – sussurrò – Io sono Ebrill, sua figlia -.

Per un momento mi pentii di essermi intrufolati li, in quell’edificio che era la casa di qualcuno.

- Lydia andiamo – fece la donna dietro di me.

- No, voglio rimanere qui – ribatté la bambina.

La madre senza altre parole se ne andò.

- Mi dispiace avervi disturbato, se volete me vado subito…- arretrai verso l’uscita.

- No, Cloe, stai pure. Spiegami, se posso esserti d’aiuto, perché vuoi sapere di mia madre? -.

Così le spiegai di Talim e di Kitty che l’aveva conosciuta e io avevo bisogno di sapere tutto ciò che sapeva. Ma Kitty era morta anni prima, come scoprii.

- Mia madre però mi ha raccontato diverse storie, quando ero piccola – disse – e io stessa conobbi Talim-.

I miei occhi si illuminarono.

- Siediti, e ti racconterò tutto ciò che so –mi invitò Ebrill.

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Capitolo 4
*** Ebrill Lerner. prima parte ***


Ebrill Lerner, 1 parte

Ebrill Lerner. Prima parte.

Ebrill Lerner si sedette come meglio poté sullo scomodo letto. Io attendevo con pazienza su una sedia accanto a lei. Bevve un goccio d’acqua dal bicchiere che le aveva porto con gentilezza la nipotina Lydia e poi si schiarì la gola.

 

Talim Evans nacque il 23 luglio 1980 a Krisjelm, nella terra di mezzo. Discendeva da stirpe elfica come sua madre, Nicole, figlia di un uomo mortale e di un’ elfa. Entrambi i suoi genitori avevano frequentato Hogwarts ed erano appartenuti alla temibile casata di Serpeverde.

Pochi mesi dopo la su nascita fu affidata ad un tutore, un elfo centenario e severo, che si prese cura di lei. Le insegnò a leggere e scrive elfico, non trascurando però l’inglese che le sarebbe servito, e ad andare a cavallo e la educò meglio che poté.

Talim aveva una folta chioma di capelli biondi, lisci e lunghi sono alla vita. Aveva la carnagione rosea e delle deliziose fossette quando rideva. Due grandi ed espressivi occhi verdi vagavano sognanti sui paesaggi ameni intorno a lei. Nel suo sguardo però c’era anche qualcos’altro: la consapevolezza di non avere una famiglia, di non avere una madre che la crescesse con amore e di un padre che l’abbracciasse forte dicendole di volerle bene.

Talim non sapeva perché fosse sola. Non sapeva perché fosse stata abbandonata in quel modo. Sapeva solo che i suoi genitori erano morti e che lei viveva in un periodo di guerra durante il quale migliaia di uomini morivano per un bene ancora troppo lontano.

Sebbene la famiglia in cui viveva l’amava e la faceva sentire parte di essa, Talim non riusciva ad accettarlo e voleva sapere come erano morti sua madre e suo padre. Tutti le dicevano che erano caduti per la loro terra e ciò che amavano. Ogni giorno lei si inginocchiava dinnanzi alle loro lapidi e la foto dei suoi genitori abbracciati le riempiva il cuore di tristezza.

Sua madre era bella, con il naso aquilino e i capelli e gli occhi scuri. Suo padre era più trasandato, con i capelli biondi scompigliati e la barbetta non curata.

A volte pensava di non doversi trovare lì. Lei sarebbe dovuta morire con loro. Che senso aveva ora la vita?

Si sentiva sola, abbandonata a sé stessa. Sapeva che nella sua vita non ci sarebbe mai stato un padre ad aiutarla, ad alzarla quando cadeva e ad incoraggiarla ad andare avanti. Nella sua infanzia aveva conosciuto solo persone che cercavano di aiutarla perché erano costretti. Lei era stata affidata a loro ed era compito loro crescerla. Ma nonostante questo all’età di sei anni la sua vita ebbe un’altra svolta.

Nella terra di mezzo imperversava la guerra contro le forze del male e il suo tutore pensò che fosse meglio tenere Talim lontana dalla morte e dalla sofferenza. Così incaricò la sua stessa figlia di avvolgere Talim in una coperta e portarla lontano da lì. Le diede informazioni precise ed ella, seppur a malincuore, obbedì.

Talim era per lei come una sorella e l’idea di allontanarla dalla sua vita per sempre la distruggeva. Ma non poteva disubbidire a suo padre. Perciò quella notte, dopo aver baciato Talim che dormiva sulla fronte, la coprì con una coperta.

Quando Talim si svegliò, si trovava in un luogo sconosciuto. Era distesa su un divano duro e sentiva della voci. Si tirò a sedere e vide due donne. Una era una signora con i capelli prematuramente grigi raccolti in uno chignon disfatto e con un lungo vestito scuro e rattoppato più volte. L’altra era molto più giovane, con un bellissimo ed elegante vestito rosso ricamato d’oro e un mantello nero sulle spalle. I lunghi e mossi capelli castani le incorniciavano il viso perfetto rovinato dalla sua triste espressione.

“Ancora” pensò Talim. Veniva nuovamente abbandonata. Ma questa volta poteva e voleva reagire. Non era una bambina in fasce, ora poteva far sapere cosa pensava. Si era alzata e si era lanciata tra le braccia di colei con cui era cresciuta, la giovane donna. Piangeva e la supplicava di non lasciarla. Non ottenne risposta ma sapeva che anche lei stava piangendo.

-Perché?- chiese Talim alzando lo sguardo con gli occhi lucidi.

- Lo capirai, Talim, lo capirai – aveva risposto lei, poi l’aveva baciata sul capo e mentre l’altra donna brancava Talim, lei se ne era andata con il lungo mantello nero che fluttuava alle sue spalle.

E Talim era stata nuovamente abbandonata, era stata tradita ed era ancora, terribilmente, sola.

Ora si trovava a Londra, in un orfanotrofio. La signora che le aveva impedito di correre dietro alla giovane donna che se ne andava era Jane Smith, la proprietaria di quell’enorme edificio dalle pareti verdognole. Il posto era squallido e già allora sembrava cadere a pezzi. La donna aveva mostrato a Talim la sua stanza dove già dormiva una bambina e aveva cercato di metterla a letto. Ma Talim si era rifiutata. Con lei era stata portata una valigia contenente tutte le sue cose ma la bambina non aveva permesso alla donna di metterci mano. La signora Smith, arresasi dinnanzi ai capricci di Talim, la lasciò lì e andò a dormire. Talim si addormentò tra le lacrime su quel letto scomodo di cui sentiva le molle sotto di lei.

 

Angolo autrice

Non volevo scriverlo nella storia dal momento che è “tratta da Harry Potter”. Talim vive fino a sei anni a Gran Burrone, il suo tutore è Elrond e la giovane donna è Arwen.

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Capitolo 5
*** Ebrill Lerner. seconda parte ***


Ebrill Lerner,2 parte

2054. Ebrill fece una pausa e bevve un altro sorso d’acqua. Lydia ascoltava rapita le parole della nonna come se fosse una favola. Io guardavo la donna affascinata: aveva una memoria incredibile! Nonostante gli anni e il fatto che stava narrando qualcosa che non aveva vissuto ma che aveva sentito a sua volta, si ricordava tutto.

I suoi occhi azzurri si chiusero un attimo, come se stesse cercando di richiamare alla menti altro da dirmi. Riaprì lentamente le palpebre e mi guardò con dolcezza, poi riprese a parlare:

 

I primi giorni in orfanotrofio per Talim furono drammatici. I bambini la guardavano di sottecchi e la deridevano per le sue orecchie a punta.

Erano almeno un centinaio in quel palazzo, incluse la signora Smith e la cuoca che gestivano tutto, dal curare i bambini agli affari. C’erano neonati, bambini fra i 3 e i 10 anni, che costituivano la maggior parte, e ragazzini dagli undici anni in su, i più arroganti e prepotenti.

La compagna di stanza di Talim era una bambini di 9 anni, Mary Anne, che la trattava con sufficienza e le diceva che al suo decimo compleanno avrebbe chiesto alla signora Smith di cambiarle compagna perché si sarebbe sentita troppo grande per stare in stanza con una bambina come Talim.

Così lei passava le giornate a scrive sul suo diario, ad apprendere i costumi degli inglesi, ad ascoltare i futili capricci dei bambini e le lamentele delle due donne.

C’era un bambino all’orfanotrofio, Peter O’Keefe, paffuto e prepotente, che aveva preso di mira Talim. Aveva dieci anni allora ed era il doppio di lei. Così non si faceva problemi a picchiarla e a farle scherzi scaricando sempre la colpa sulla povera bambina innocente che veniva continuamente punita dalla signora Smith. Talim odiava Peter con tutto il suo cuore e detestava anche Mary Anne, che trovava a frugare fra le sue cose e tentare di aprire il suo diario.

La signora Smith, però, si era resa conto di non riuscire a gestire la moltitudine di bambini che andava crescendo, così aveva cominciato ad assumere delle giovani donne per aiutarla.

La prima che si presentò era una ragazza di diciassette anni, con i capelli e gli occhi scuri. Aveva un viso grazioso e amava i bambini. Si chiamava Catherine.

A Talim piaceva il suo modo di fare e fu la prima persona ch le prestò le dovute attenzioni.

Catherine accompagnava i bambini a scuola e li andava a riprendere, compito che prima spettava alla cuoca, una donna robusta e sempre sulle sue. Talim sulla strada dell’andata raccontava sempre alla ragazza dei sogni che aveva fatto e al ritorno di cosa aveva imparato a scuola. Catherine l’ascoltava interessava, le parlava e le faceva domande. Fra loro nacque un’amicizia speciale e Talim cominciò a chiamarla Kitty.

Kitty viveva con i genitori non lontano dall’orfanotrofio e stava lavorando per poter andare a vivere con il suo ragazzo lontano da lì.

Un giorno di ritorno da scuola, Talim e Kitty videro un negozio di animali e in vetrina, fra i cuccioli, c’era un piccolo dalmata. Si informarono dal proprietario del negozio e scoprirono che era una femmina. Ma Talim non poteva prenderlo e Kitty le promise che un giorno glielo avrebbe regalato. Ogni giorno le facevano visita e le diedero un nome, Ebrill, e la piccola cucciolina scodinzolava felice davanti al visino di Talim. Si erano chieste perché nessuno l’avesse ancora presa.

Un giorno all’orfanotrofio giunse un’altra ragazza come aiutante. Era alta e scheletrica, con una massa di capelli ricci rossi e impettinabili e due piccoli occhi scuri. Aveva la pelle giallognola e puzzava. Talim non riusciva a starle vicino per il fetore che emanava. Portava abiti firmati, occupava il telefono per ore per parlare con il suo ragazzo che faceva venire in orfanotrofio quando la signora Smith e la cuoca non c’erano, si chiudevano in una stanza ma i bambini che lei tanto odiava sbirciavano dalla serratura e sentivano tutti i rumori.

Ma almeno c’era Kitty, si consolava Talim. Purtroppo un giorno dovette ricredersi.

Kitty cominciò a non stare bene e le disse che stava aspettando un bambino e che di lì a poco non sarebbe potuta più venire all’orfanotrofio. Peter continuava a maltrattarla, la signora Smith non si accorgeva di nulla e ad Anna non interessava, per lei Peter poteva anche ucciderla.

Un pomeriggio tornando da scuola, Talim, non vista da Anna, andò al negozio di animali per trovare Ebrill ma lei non c’era. Il proprietario le disse che era malata ed era morta. Era quello il motivo per cui nessuno l’aveva ancora comprata. Il cuore di Talim stava diventando di pietra.

L’anno in cui Talim compì sette anni, ovvero un anno dopo che lei era arrivata a Londra, fu l’anno in cui cominciarono a scomparire i bambini. Nessuno vedeva o sentiva niente. Sparivano nel nulla. Da quel momento i bambini nuovi erano sempre di meno ma la signora Smith era sempre più immersa fino al collo di debiti.

Un giorno Kitty tornò all’orfanotrofio. La sua pancia era enorme. Promise a Talim che le avrebbe fatto vedere la sua bambina e che l’avrebbe chiamata Ebrill. E così fece: la bimba era bellissima, con qualche capelli scuro e dei grandi ed espressivi occhi azzurri. Ma ora avrebbe perso per sempre Kitty. Lei e il suo ragazzo avevano messo da parte abbastanza soldi e lui era certo di stare per avere una promozione.

Poi successe una cosa strana. Era una giornata piovosa e c’era il temporale. I bambini erano nella stanza adibita ai giochi e Talim sedeva sulle scale. Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta e la signora Smith andò ad aprire. Talim non la sentì parlare ma ella spalancò la porta e si fece da parte contro il muro. Anna, che era venuta a vedere se qualcuno aveva bisogno, affiancò la signora in silenzio.

Due uomini entrarono nell’orfanotrofio. Erano vestiti di nero e incappucciati. Talim non poté vederli in volto anche perché per il momento loro non le prestarono attenzione. Andarono invece nella stanza dei giochi.

I bambini erano tutti spaventati, tutti tranne Peter. Talim non capì mai per quale motivo quell’idiota non fosse stato fermo. Vide solo uno dei due uomini alzare un braccio brandendo quello che a prima vista sembrava un pezzo di legno. Un bagliore verde scaturì da quello e colpì Peter, che lentamente si accasciò a terra. Lo stesso uomo se lo caricò sulle spalle e mentre si dirigeva verso la porta l’altro puntava il ramo prima contro i bambini, poi contro la signora Smith e Anna, ma non ne scaturì alcuna luce verde.

Mentre uscivano dall’orfanotrofio, Talim li osservò meglio. Uno era più giovane, con i capelli scuri e un grosso anello al medio della mano sinistra. Quello che portava Peter aveva almeno dieci anni in più e aveva i viso segnato dalle cicatrici. Un occhio era verde, come quello di Talim, ma l’altro era vitreo. I suoi capelli erano radi, biondi e sporchi e aveva un tatuaggio sull’avambraccio sinistro.

Questi, forse per sbaglio, alzò lo sguardo verso le scale e notò la bambina accucciata sui gradini.. Talim però non aveva paura, era curiosa. E gli era anche grata per il fatto che stava portando via Peter che sembrava dormisse. L’uomo sorrise con una smorfia, poi uscì chiudendo la porta dell’orfanotrofio. Tutti ripresero come se non fosse successo nulla.

Quando si accorsero della mancanza di Peter arrivò la polizia e fu affisso un foglio con la foto del bambino alla porta. Eppure nessuno si ricordava cosa era successo. Nessuno, tranne Talim.

Così, ora che anche Kitty era andata via, Talim era rimasta ad aspettare qualche altra sorpresa che il destino le aveva riserbato. E dopo anni bui e colmi di paura e di dolore, in quell’orfanotrofio Talim compì undici anni.

 

 

 

*** Angolo Autrice***

Voglio scusarmi con i miei lettori per un errore di cui mi sono accorta solo oggi. Nel capitolo precedente avevo scritto che Talim sapeva che i suoi genitori avevano frequentato Hogwarts ed erano appartenuti a Serpeverde. Sbagliato e ho già cancellato il pezzo in cui lo dico. Lei non so neanche che i suoi genitori erano dei maghi e ancor meno sa di esserlo lei. Questo particolare infatti verrà svelato nel capitolo seguente!

Vi ringrazio per le recensioni e vi auguro buon lettura!

Vitani Diamond

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Capitolo 6
*** Cassandra Lestrange. 1 parte ***


kassie 1 parte

2054.

- Eravamo in quattro, io, Talim, mia sorella Elizabeth e Hattie Black. Tutte dello stesso anno, del 1980. Se volessi provare a contattarle, Hattie sarebbe la più facile da trovare. Vive con il marito, ha avuto figli e nipoti. A mio parere è quella che ha avuto la vita migliore di noi. Cassandra sorrise. – Elizabeth non so dove sia ma nel caso giungano sue notizie te lo farò sapere – aggiunse.

- Grazie professoressa – la ringraziai mandando a memoria i nomi.

Poi la donna si avvicinò alla finestra e con lo sguardo rivolto verso il cielo, cominciò:

 

- Shh Kassie, stai zitta!- esclamò una voce dalle scale. Talim alzò la testa dal cuscino, mentre un’altra voce più profonda risuonava nell’edificio.

La signora Smith, proprietaria dell’orfanotrofio, aprì la porta della stanza e mise dentro la testa – Talim, alcune persone vorrebbero parlarti – poi si ritirò e subito dopo entrò un uomo completamente vestito di nero avvolto da un mantello e con dei lunghi capelli neri unticci

Da dietro di lui fecero capolino una a destra e una a sinistra due ragazzine.

Avevano i capelli neri e un occhio blu e l’altro viola alternati.

Talim si accucciò contro l’angolo del muro mentre guardava quelle tre strane figure che entravano nella stanza. Più che altro era la prima volta che vedeva due ragazze con un occhio diverso dall’altro.

- Evans, dico bene?- domandò lentamente l’uomo con voce profonda

Talim annuì col capo

- Piacere io sono…- fece una delle ragazze avvicinandosi, ma fu subito bloccata dall’altra

 – Aspetta un attimo Kassie!

L’uomo si voltò a fulminarle con lo sguardo, poi prese una sedia e l’avvicinò al letto per poter parlare con Talim

- Io sono il professor Severus Piton – le disse

- Professore?- chiese Talim

- Si! E di Hogwarts!- esclamò quella che Talim aveva “intuito” chiamarsi Kassie

- Kassie! – la riprese infatti la sorella

- Hogwarts? Cos’è?- chiese Talim curiosa

- è una scuola di magia- le rispose Piton

Talim inarcò le sopracciglia – Magia?

- Certo! Hai presente quando gli oggetti spariscono facendo “ puff” e compaiono da un’altra parte? Una volta ho fatto sparire un paio di calzini di Lilly ma non li abbiamo più trovati- disse Kassie meritandosi uno sguardo fulminante da Piton e un pizzicotto da Lilly

- Voi siete streghe?!- domandò Talim facendo un misto tra domanda ed esclamazione

- Bhè, detto così non è molto simpatico, però si- affermò Lilly, parlando per la prima volta senza insultare Kassie

- Quindi lei è un mago- fece Talim rivolta all’uomo

- Si, ma anche tu sei come noi-le fu risposto da Lilly

Talim spalancò gli occhi – Io sono cosa?

- Una strega! – esclamò Kassie quasi urlando

- Kassie! – sibilò Piton facendola tacere

- Ma se io sono una strega, perché vengo a saperlo solo oggi? E cosa dovrei fare?

Piton si alzò lentamente dalla sedia e si avvicinò alla porta passando in mezzo alle gemelle

- Perché questo è il momento- disse poi – Ora fai i bagagli, poi raggiungici giù- e uscì dalla stanza

- Ma dove andiamo?- cercò di chiedergli Talim

- A casa di Sev!- risposero in coro le ragazze, poi si avvicinarono alla porta e uscirono, ma prima di chiuderla, Kassie e Lilly si voltarono e dissero in coro:

- A proposito, buon compleanno Talim!- poi la porta si chiuse

Talim rimase un attimo accucciata lì tra le lenzuola vecchie e rattoppate fissando ancora la porta, poi si decise ad alzarsi. Indossava un paio di corti pantaloncini neri che quasi sparivano sotto la maglia grigia. Chiuse la porta a chiave e si levò i vestiti. Dall’armadio tolse un paio di jeans stretti e una felpa nera che si infilò di fretta e furia. Gettò quei suoi pochi vestiti in borsa insieme a qualche quaderno e oggetto personale e mise delle vecchie e consumate scarpe da tennis, poi prese la borsa e uscì a sua volta dalla camera, non dandole neanche un ultimo sguardo.

Scese le scale e sotto, vicino alla porta d’entrata vi trovò Piton, Lilly e Kassie.

La signora Smith cercava di tenere gli altri bambini lontani mentre diceva a Piton di fare attenzione a Talim

- La prego, faccia molta attenzione a lei, è, come dire, un po’ strana- fece la donna

- Ma davvero?- Piton si finse sorpreso, poi fece cenno alle tre si seguirlo fuori.

Lilly e Kassie uscirono di filata e Talim le seguì, sentendosi addosso lo sguardo della signora Smith e di tutti quelli che erano stati i suoi coinquilini.

Si girò a guardarli e disse: - Addio- poi chiuse la porta e seguì gli altri lungo la strada

- Io sono Cassandra, o più semplicemente Kassie - fece allungandole la mano

Talim gliela strinse poi si presentò anche Lilly dicendo: - Io sono Elizabeth, anzi Lilly

Altra stretta di mano

- è bello il tuo nome, ma non lo ho mai sentito- commentò Kassie a Talim mentre camminavano

- Lo so, è elfico – rispose questa

- Elfico?- le due gemelle guardarono Talim

- Non penso sia il luogo più appropriato per parlarne- fece Piton che era più avanti di loro e faceva strada – è pieno di babbani-

- Babbani?- domandò Talim

- è un termine magico per definire qualcuno senza poteri magici- definì Lilly

- Oh, capisco. Allora è meglio che vi spiego tutto dopo -

- Ma come ci sei finita in quel posto squallido?- chiese Kassie

- La parola “Orfanotrofio” non ti dice niente?- fece Talim

Kassie sembrò concentrarsi per poi arrivare alla conclusione: - Sei orfana?-

- Un applauso per Kassie! Ma che brava- disse Lilly

Piton si era fermato e quando anche le ragazze lo raggiunsero, ordinò di prendergli il braccio

Lilly e Kassie scattarono come se gli fosse stato chiesto di toccare oro, mentre Talim chiese: - Perché?-

- Ci smaterializziamo- rispose Piton senza aggiungere altro

Anche non capendo, Talim imitò le altre. Appoggiò un dito al braccio di Piton tenendo con l’altra mano la valigia. Dopo pochi secondi tutto intorno prese a girare vorticosamente. Le parve di sentire le budella muoversi, il cuore andarle nello stomaco e l’intestino venirle in gola, insomma, una cosa nauseante.

Quando finalmente tutto si calmò, si trovavano non più nella stradina di Londra, ma su un sentiero circondato da alberi sotto un cielo cupo. Davanti a loro c’era una casa di pietra e dal camino usciva fumo.

Lilly e Kassie corsero alla porta e la aprirono, piombando in casa.

Piton sbuffò poi lei seguì, mentre Talim dietro di lui avanzava titubante.

- Viene, accomodati- le disse Severus. Talim entrò in casa lasciando la valigia e si guardò intorno.

- Non è male- sussurrò

-Ci credo, vieni da un orfanotrofio con altri centocinquanta mocciosi- puntualizzò Lilly – anche un sottoscala sarebbe più accogliente- poi sparì in un’altra stanza

Piton fece lo stesso e Kassie lo seguì.

Talim si sedette su una poltrona alzando una marea di polvere e cominciò a starnutire, poi prese un giornale in cui le foto si muovevano e iniziò a leggere di un mondo nuovo.

 

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Capitolo 7
*** Elizabeth Lestrange. presentazione ***


Elizabeth Lestrange. presentazione

2056.

 

La mia professoressa mantenne la promessa che mi aveva fatto al secondo anno di scuola e così, il giorno del mio quattordicesimo compleanno, una calda mattina di agosto, mi fece conoscere Elizabeth, sua sorella gemella. Tuttavia scoprì quanto fossero diverse l’una dall’altra. Non tanto nell’aspetto ma nel portamento e nel carattere.

Cassandra ed io giungemmo dinnanzi ad un alto e imponente cancello arrugginito. Il luogo intorno a noi era deserto e un po’ inquietante. Mi fece venire i brividi. La mia professoressa lo aprì con un calcio. Lo so, non fu molto elegante per una donna come lei.

Superato il cancello proseguimmo e arrivammo davanti ad un portone di legno scuro, con un teschio inchiodato su un’anta. La cosa si faceva molto interessante.

Frequentando Cassandra avevo appreso qualcosa sulle sue origini, ma certe cose ancora mi sorprendevano. Ma le ossa sulla porta e quelle sparse qua e là per terra mi terrorizzavano ancora un po’.

La Lestrange bussò una, due e tre volte senza lasciare il tempo a chi abitava all’interno di giungere alla porta. Infatti alla fine questa si aprì da sola. Dall’interno si udì un donna urlare scocciata: - Ce n’era proprio bisogno? -

Una figura simile a quella che stava in piedi a fianco a me percorreva il corridoio a grandi passi, facendo riecheggiare nel grande atrio il rumore che i suoi tacchi vertiginosi producevano battendo sul pavimento di marmo. Indossava un elegantissimo corsetto rosso che metteva in risalto il suo abbondante seno. Un paio di strettissimi pantaloni neri con tanto di spacco sino al ginocchio e spille da balia per unire il tessuto, mettevano in risalto la sua forma esile e perfetta che avanzava verso di noi. Al contrario della sorella, i suoi capelli erano una massa indomabile di boccoli neri e che le circondavano graziosamente il viso.

- Ecco, immaginavo fossi tu – disse quando vide la sorella sulla soglia – Chi mai potrebbe annunciarsi in questo modo?-.

- Ciao cara sorellina, anche io sono molto felice di vederti  - fece Cassandra sorridendo.

- Perché sei qui? –

- Ti abbiamo disturbato? – domandò la sorella cercando di sbirciare in casa.

Elizabeth alzò le spalle. – Va bèh, tanto non ci facevo niente con quello – Poi il suo sguardo cadde sulla figura minuta affianco alla gemella. – Chi è? – chiese a Cassandra riferendosi a me, che fui felice di esser stata finalmente notata.

- Ti ricordi di Talim? – le chiese la sorella.

Elizabeth rimase zitta per un attimo e mi fissò intensamente. Mi sentivo in imbarazzo, indagata dal suo sguardo. Evitai i suoi occhi e mi concentrai sul tatuaggio che portava sull’avambraccio sinistro. Un teschio con un serpente. Mio padre me ne aveva parlato tempo fa. Quello è il marchio nero, è il simbolo dei Mangiamorte. In quel momento realizzai di fronte a chi mi trovavo.

- Si…- sussurrò questa – Sei la figlia di Scorpius? – chiese poi alzando la voce.

- Si – risposi io titubante.

- Assomigli più a tua madre che a lui. Sembri una Weasley – L’ultima parola le morì sulle labbra.

- Lilly – la richiamò Cassandra.

Elizabeth la fulminò: - Nessuno mi chiama più Lilly da quando avevamo diciassette anni –.

- Cloe avrebbe alcune cose da chiederti. Magari se entriamo in casa…- suggerì.

La donna si allontanò dalla porta verso l’interno della casa e noi la seguimmo. Ci sedemmo in salotto su un divano ed ella prese posto su una suntuosa ed eccentrica poltrona rossa dai braccioli d’ottone. Sembrava una regina. Mettendo a confronto le due sorelle mi accorsi di quanto Cassandra era più semplice rispetto alla gemella.

Comunque, Elizabeth si rivolse a me: - In che casa sei? –

- Serpeverde – risposi pronta.

Nessun espressione apparve sul suo volto.

- Materia preferita? -.

Mi vergognavo un po’ ad ammettere di fianco alla mia professoressa di Difesa contro le arti oscure che la sua materia non era la mia favorita. – Divinazione –

- C’è ancora la Cooman? – chiese ridendo.

- No – feci io chiedendomi chi fosse costei.

- è morta tempo fa. Dopo di lei c’è stato Fiorenzo e da quel momento sono i centauri ad insegnare divinazione. – rispose Cassandra.

Elizabeth annuì e poi mi chiese : - Ma tu come ti chiami? –

- Cloe – feci

Ci fu un attimo di silenzio e infine Cassandra disse: - O cielo, è tardi! Bole mi aspetta! – e sparì in un batter d’occhio. Mi ritrovai sola con Elizabeth.

- Finalmente – borbottò questa – Cos’è che mi ha chiesto prima? Ah già, se mi ricordo di Talim! Ovviamente, ma perché me lo ha domandato? –

- Perché io vorrei sapere qualcosa di lei – risposi io contorcendomi le dita.

Elizabeth assunse un’aria pensierosa, poi disse, accennando un sorriso: -Mi ricordo del nostro primo viaggio sull’espresso per Hogwarts…-


 

***Angolo Autrice***

Ringrazio di cuore coloro che mi hanno recensito e che seguono la mia storia!

Il prossimo capitolo è già pronto e si ricollega subito a questo! Spero vi piacciano!


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Capitolo 8
*** Elizabeth Lestrange. prima parte ***


eliza

2056.

 

“Binario 9 e ¾, che strano” pensò Talim guardando la targa che mostrava il suddetto nome. Stava seguendo Lilly e Kassie che, davanti a lei, spingendo ognuna il proprio carrello,si avvicinavano al treno. Talim spingeva il suo su cui aveva caricato la valigia con incise le sue iniziali e una gabbia contenente un gufo bianco e nero che non stava fermo un solo secondo. Quando ebbero lasciato i bagagli in custodia all’addetto, salirono.

Lilly capeggiava la sorella e l’amica. Avanzava a grandi passi fra gli studenti, dando spallate a destra e a manca per passare. Sembrava che camminare sul treno che l’avrebbe portata ad Hogwarts per la prima volta fosse il suo sogno. Camminava a testa alta e nei suoi occhi si poteva leggere la felicità che provava. Kassie era subito dietro. Squadrava gli studenti che osavano sfiorarla e li fulminava con i suoi occhi bicolore. Un mezzo sorriso era dipinto sulla sua faccia. Talim si sentiva spaesata. Si trovava in un posto che non conosceva, con persone che non conosceva e l’unica cosa che sapeva era che sarebbe arrivata in un posto di cui avevo solo sentito parlare dalle gemelle e da Piton. In poche parole, non aveva idea di che cosa stesse facendo.

Tenne lo sguardo sulla schiena di Kassie fin quando Lilly non trovò uno scompartimento libero e s’infilarono tutte e tre.

- Eccoci qua – fece Lilly sedendosi. Talim fece lo stesso di fronte a lei.

- Bene, bene, bene… ovviamente manca qualcuno – disse Kassie alzando lo sguardo in alto.Dopo una decina di minuti, improvvisamente la porta dello scompartimento si aprì e una ragazzina con i capelli scuri e scompigliati irruppe con il fiatone.

- stavi perdendo il treno, vero? – le domandò Lilly spostandosi per farle posto. Il treno partì quando la porta del loro scompartimento si chiuse.

- Non sapevo neanche in quale cabina eravate… ho provato ad aprirne qualcuna. Da una è uscita una rana e un ragazzino cicciotto le è corso dietro per riprendersela. In un’altra cabina c’erano dei ragazzi più grandi che lanciavano cacca bombe contro il vetro…non potete immaginarvi che puzza- e si tappò il naso facendo scoppiare a ridere le altre tre.

Talim la trovava già simpatica. Era divertente e anche una ragazza molto carina. Aveva i capelli castani lisci molto lunghi, sicuramente più dei suoi. Aveva due occhi castani enormi e il viso molto dolce.

- Ah ragazze, non vi abbiamo presentato!- esclamò Lilly a Talim e alla nuova arrivata.

- Talim, lei è Hattie Darcy. Hattie, lei è Talim Evans – dissero le gemelle in coro.

Talim e Hattie si diedero la mano.

-Wow, anche mia madre si chiamava Darcy - osservò Talim

- Davvero strano, è un cognome abbastanza raro- fece Hattie, poi si sedette affianco a Lilly.

Poco dopo Lilly guardava fuori dal finestrino e cantavo giocando con una ciocca di capelli; Hattie stava frugando in tutte le tasche che possedeva e nella borsa che aveva affianco; Kassie e Talim mangiavano cwingam e facevano a gara a chi faceva la bolla più grande. Ad un certo punto quella di Talim esplose impiastricciandole faccia e capelli.

- Aiuto! – esclamò ridendo.

Kassie, quando la gomma si ricompattò nella sua bocca, scoppiò a ridere insieme alla sorella che era tornata alla realtà dal suo sogno ad occhi aperti e a Hattie che era ancora alla ricerca di qualcosa.

- Aspetta! Stai ferma!- fece Lilly improvvisamente seria, poi puntò la bacchetta verso Talim, che sgranò gli occhi. Dopo due secondi la sua faccia era pulita da quella sostanza terribilmente appiccicosa.

- Ma dove ho messo i miei soldi!?- sbottò Hattie prendendo con violenza la borsa.

- Dove li avevi messi?- le chiese Talim.

- Li avevo messi qui, ma adesso non ci sono più!-

- Hai guardato in tasca?- chiese Lilly.

- Si ma non ci sono! Ne in tasca ne nella borsa! Uffa! Ma dove sono?!-.

Hattie rovesciava e rirovesciava la borsa, ma dei soldi non c’era traccia. Andò avanti per una decina di minuti, poi mise, finalmente, una mano in tasca.

- Oh, eccoli… - disse diventando rossa e tirando fuori da una tasca una manciata di galeoni, giusto in tempo per sentire la voce della signora col carrello dei dolci che avanzava fuori dagli scompartimenti gridando: - Qualcosa dal carrello?-.

 

 

Un uomo vestito completamente di nero uscì da una delle stanze della casa di Elizabeth Lestrange. La guardò a lungo, prima lei e poi me, infine sbuffò: - Ho capito, me ne vado –.

Elizabeth non fece alcun cenno, segno che quell’uomo non le interessasse per niente. Io non chiesi nulla e finsi di non averlo visto.

- Che palle, non so neanche perché sia venuto qui. Non mi interessa, non voglio vederlo, mi fa letteralmente schifo!- esclamò più con se stessa che con me. Poi cambiando tono mi chiese: - Conosci Hattie? –

Io scossi la testa. Me ne aveva parlato Cassandra, ma non l’avevo mai conosciuta di persona. Sicuramente mi avrebbe fatto molto piacere trovarla, così avrei potuto farmi raccontare qualcosa anche da lei.

Elizabeth si dimostrò molto gentile e mi diede l’indirizzo di Hattie Black.

 

 

 

***Angolo autrice***

Colgo l’occasione per precisare un paio di cose.

La prima è riguardo al tempo. Nel 2056 Cloe conosce Elizabeth, ovvero quando ha quattordici anni. L’episodio raccontato si svolge nel 1991, quando Talim ha undici anni e sale per la prima volta sul treno per Hogwarts.

Inoltre il ragazzino cicciotto che insegue la rana fuori dal suo scompartimento è Neville Paciock. XD Finalmente qualcuno di conosciuto, penserete!

Buon lettura.

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Capitolo 9
*** Hattie Black. Presentazione. ***


Hattie Black. presentazione

2064.
 

Hattie Black aveva 84 anni quando la incontrai per la prima volta. Avevo avuto il suo indirizzo anni fa da una sua vecchia amica, Elizabeth Lestrange. Qualche anno dopo aver finito la scuola decisi di cercarla e così, un tiepido pomeriggio di maggio, mi trovai davanti alla sua casa. Era una modesta casetta con un giardino ben curato e un cane che scodinzolava allegramente passando davanti ai suoi padroni chiedendo coccole.

Due anziani stavano seduti su una panchina vicino alla porta di casa fianco a fianco e guardavano serenamente il cielo senza proferir parola. La donna teneva a braccetto il marito e l’uomo aveva le braccia conserte. Erano immobili e teneri, immersi nei loro pensieri. Probabilmente rimasi imbambolata davanti al loro giardino, perché ad un certo punto l’uomo mi chiamò. – Ha bisogno di qualcosa? –

Mi ripresi e vidi gli occhi dei due puntati su di me. Balbettai qualcosa del tipo: - Scusate, sto cercando una persona che dovrebbe abitare in questa casa. Spero di non aver sbagliato indirizzo- mi giustificai.

- Possiamo aiutarla noi! Venga, non rimanga lì imbambolata! – esclamò l’uomo.

Aprii il cancelletto e mi diressi verso la casa dei due anziani. L’uomo mi fece cenno di avvicinarmi a loro e di sedermi su una sedia lì vicino. Appoggiai la mia borsa per terra e mi sedetti. L’uomo mi guardò bene e disse: - Perbacco, Hattie, non ti ricorda i Weasley? –

La donna annuì distratta lanciandomi un’occhiata fugace, poi voltò nuovamente lo sguardo verso di me. – Come ti chiami? – mi chiese con voce dolce.

- Cloe Malfoy. E mia madre è una Weasley, Rose- Risposi – Voi siete Hattie Black, signora?-La donna mi guardò perplessa e con un filo di voce rispose: - Si, e tu quindi devi essere la figlia di Scorpius – Io annuii confusa e le dissi: - Avrei una cosa da chiederle…-

- Dimmi, Cloe, ma credo di aver capito di chi tu voglia sapere – rispose questa.

- Ha parlato con le sorelle Lestrange? –

- No. Talim, giusto? Vuoi sapere chi è Talim? – vidi le lacrime offuscarle gli occhi e nella mia testa ci fu la nebbia più totale.

- Lei come fa a saperlo? Voglio dire, come fa a sapere cosa le sto per chiedere? È una veggente? –

Lei sorrise. Il suo viso era sereno e gli occhi brillavano. Erano di un azzurro intenso. Con una mano si scostò i capelli grigi dalla fronte. – No, non sono una veggente. È solo che certe cose le sento. Era… una mia grande amica. Oliver, vai dentro a preparare il the- fece Hattie al marito

Strabuzzai gli occhi. Sapevo di trovarmi in casa Baston, ma non che quel Baston fosse uno dei migliori e più famosi giocatori di Quidditch… un po’ di anni prima, ovviamente. Grazie ad Oliver Baston la nostra nazione aveva scalato le classifiche. Aveva iniziato durante gli anni di Hogwarts a giocare nella squadra di Grifondoro e una volta finiti gli studi era diventato professionista. Aveva persino sconfitto la squadra bulgara di Victor Krum nel 2006 all’età di trent’anni e in quell’anno era nato mio padre. Mia madre diceva sempre che anche suo zio avrebbe potuto diventare un famoso battitore di Quidditch, se non avesse mollato tutto dopo la morte del fratello.

Ma tornando a noi, avevo una faccenda da risolvere. Hattie era di fronte a me e si stava sistemando uno scialle viola sulle spalle. Era una persona calma, gentile, timida e pacata.

- Ho conosciuto Talim sul treno per Hogwarts. Il nostro primo viaggio verso la scuola. Kassie e Lilly, le sorelle Lestrange, io le conoscevo già da tempo mentre lei da poco. Le gemelle mi avevano raccontato, come Talim in seguito, che aveva vissuto per qualche anno in orfanotrofio. Poi Piton la portò via da lì e infine giunse con noi a Hogwarts. Quante ne ha passate quella ragazza, e quante insieme a noi! Quanti guai, quante risate, quanti incantesimi volavano in Sala Grande quando si arrabbiavano quelle due!- esclamò Hattie prima di bloccarsi di colpo.

- Quelle due?- chiesi.

Hattie fece un gesto noncurante con la mano. – Oh si, Talim si arrabbiava spesso con la gente. Ma nulla di che. Dimmi una cosa, sarai uscita da poco da Hogwarts, immagino, no? – Si, tre anni fa –

- E in che casa sei stata?-

- Serpeverde –

- Che cosa ti ha detto il cappello magico, ti ricordi? –

Mi sforzai di ricordare quelle parole che avevo sentito molti anni prima. – Aveva detto che sarei stata un perfetta Grifondoro, coraggiosa, determinata e curiosa, ma a causa della mia curiosità col passare del tempo avrei scoperto la verità e avrei svegliato ciò che di malvagio riposa nel mio cuore. Così mi ha messo in Serpeverde, ma non ho mai capito a cosa si riferisse.- spiegai.

- Se la tua curiosità ti ha spinto a cercare notizie di Talim, vuol dire che ciò che scoprirai potrebbe non essere un bene per te. Ma non mi sembra giusto negarti il suo ricordo-

- Lei si ricorda il vostro smistamento?-

Hattie chiuse gli occhi e sorrise, annuendo.

- Me lo ricordo benissimo. Eravamo piccoli e sperduti in quel grande castello. E la professoressa McGranitt ci sovrastava dandoci istruzioni precise prima di entrare in Sala Grande. Mi ricordo che di fianco a noi c’erano Harry Potter, Ron Weasley, tuo nonno, ed Hermione Granger. Poi c’era Neville Paciock, che avevo visto di sfuggita sul treno mentre in ritardo cercavo lo scompartimento delle mie amiche. Poi chi c’era… oh, già. Draco Malfoy con i suoi scagnozzi, Tyger e Goyle -.

Mi venne da ridere. – Poi? Che successe?-.

Hattie mi prese una mano avvicinandosi a me. – Poi entrammo-.

***Angolo Autrice***

Vorrei ringraziare:

1 - ania2692
2 - CassandraLestrange
3 - cori71
4 - DANINO
5 - Evetta96
6 - harmon8y9
7 - Madapple94
8 - Matsi
9 - Rem95
10 - rosalbina
11 - Syberie
12 - _anda

 

Che hanno messo la storia tra le seguite.

 

E coloro che hanno recensito:

 

Matsi

AquamarinePrincess

Rosalbina

 Sophie Nikolaevna

Evetta96

CassandraLestrange

Zuki

 

Spero che continuiate a leggere e confido in voi per qualche eventuale consiglio! Buona lettura!

 P.S:  Riguardo al cognome di Hattie... cominciate a porvi qualche domanda!  

Mentre ribadisco che il cognome Evans non ha nulla a che fare con Lilly Evans.

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Capitolo 10
*** Hattie Black. Prima parte. ***


hattie prima parte

1991.

 

La Sala Grande era enorme. C’erano quattro file di tavoli lunghissime e intorno ad ognuno stavano seduti centinaia di studenti. Il soffitto era un cielo stellato e qualche candela galleggiava nel nulla qua e là.

-… è nel libro” storie di Hogwarts”, io l’ho letto- diceva una ragazzina dai lunghi e crespi capelli castani davanti a lei mentre giustificava la magia alla compagna di fianco.

Talim vide che tutti gli studenti seduti ai tavoli li stavano guardando mentre entravano in processione verso quello che doveva essere il tavolo degli insegnanti. Si fermarono davanti a dei gradini e la professoressa McGranitt si fece un po’ più avanti, fino ad arrivare a fianco di uno sgabello su cui era appoggiato un vecchio e logoro cappello.

Tutti i ragazzini si spingevano l’uno contro l’altro per vedere meglio. Talim, con le tre amiche, finì casualmente davanti a tutti. Al suo fianco c’era Draco Malfoy nella sua perfetta divisa e con i capelli pettinati all’indietro. Lui la guardò e sollevò un sopracciglio. Talim levò lo sguardo da lui. Quando, fuori dalla Sala Grande, la professoressa McGranitt aveva elencato le case, come aveva pronunciato Serpeverde qualcosa di era acceso il lui.

-Ora io vi appoggerò il cappello sulla testo e verrete smistati nella vostra casa. Hermione Granger – chiamò. La ragazzina dai capelli crespi sussultò e poi, piano piano, si avvicinò allo sgabello e si sedette.

Il Cappello improvvisamente parlò, stupendo tutti i nuovi arrivati a Hogwarts. Si complimentò con Hermione per il suo intelletto e la smistò in Grifondoro. Lei, tutta sorridente, si avviò verso i suoi nuovi compagni che applaudivano gioendo per la nuova conquista della casa.

- Cassandra Lestrange – Kassie schiacciò un piede alla sorella, che imprecò sottovoce,  mentre si affrettava a raggiungere la professoressa. Si sedette e aspettò impaziente. Il Cappello, dopo aver parlato brevemente delle potenzialità che una come lei poteva avere e di come avrebbe potuto usufruirne ma di come in realtà le avrebbe usate, disse sconsolato: - Serpeverde!- Kassie, sfoggiando un enorme sorriso alle amiche e a Piton, che scosse la testa, andò a sistemarsi al suo tavolo.

- Hattie Darcy – Hattie, al fianco di Talim, si fece avanti verso la donna. Si sedette facendosi piccola piccola e arrossendo sotto lo sguardo di tutti i presenti. – Oh, che dolce creaturina. Timida ma tanto coraggiosa e con un gran cuore. Non aver paura, esponi i tuoi dubbi, prima o poi la verità salterà fuori! Intanto ti affido ad una casa nella quale persone come te sono sempre ben accette…Grifondoro! – Hattie sorrise soddisfatta e andò a sedersi.

Poi venne chiamata un certa Susan Hossas, che senza troppi preamboli venne indirizzata a Tassorosso. Arrivò il turno di Draco Malfoy che avanzò con fare svogliato verso il cappello. Si sedette come se dovesse temere qualcosa. Appena sfiorò la sua testa il cappello esclamò: - Serpeverde! – Sul viso di Draco comparve un sorrisino maligno che Talim gli vide reggere fino a quando non arrivò al tavolo della sua casa.

- Tutti i maghi e le streghe diventati cattivi sono stati in Serpeverde – disse un ragazzino con i capelli rossi e il viso pieno di lentiggini a quello che Talim aveva sentito dire essere Harry Potter. Fuori sul pianerottolo Draco Malfoy lo aveva canzonato prendendolo in giro per la sua veste di seconda mano. Doveva chiamarsi Weasley.

Infatti il Cappello richiamò Talim dai suoi pensieri: - Ronald Weasley –

 

Egli deglutì e si avvicinò allo sgabello, si sedette e aspettò: - Oh, un altro Weasley! So esattamente dove collocarti… Grifondoro! – Il tavolo della casa rosso-oro scoppiò in un fragoroso applauso.

- Elizabeth Lestrange – Lilly sbuffò e con il suo solito fare annoiato andò a sedersi sotto il cappello. Questo fu molto indeciso su dove collocarla, poiché era dubbioso su quale parte di lei avrebbe prevalso. Infine decise per Grifondoro. Lilly avrebbe fatto compagnia ad Hattie.

- Harry Potter – chiamò la professoressa McGranitt.

Talim osservò Harry salire i gradini e adagiarsi lentamente sullo sgabello di legno. Fu quello con cui il cappello parlante impiegò più tempo perché ci tenne addirittura un discorso. “ Non serpeverde, non serpeverde…” continuava a ripetere Harry.- Non serpeverde, eh? Ne sei sicuro? Potresti diventare grande sai?- cercò di convincerlo il cappello rattoppato. Ma il ragazzino con la cicatrice a forma di saetta sulla fronte non si lasciò smuovere e alla fine vinse lui. – Grifondoro! –

Mente Harry si dirigeva trionfante verso il suo tavolo, la professoressa McGranitt chiamò finalmente: - Talim Evans –

Un brivido corse lungo la schiena della ragazzina mentre, su gambe incerte, procedeva. Prima di rivolgergli la schiena, ebbe modo di vedere il preside, Albus Silente. Da quello che si diceva in giro, doveva essere il mago migliore di tutti i tempo. Il cappello parlante le fu poggiato sulla testa e Talim sentì la voce provenire da lassù.

- Mmm… Evans. Sì, mi ricordo qualcosa. Ah, che vita difficile. Quanti segreti e menzogne. Quanto sangue vedo. Nel tuo cuore c’è vendetta, odio e rabbia. Sei una ragazza determinata, Talim, non lasciarti trasportare troppo. Abbi fiducia in te e non cedere alla paura. Prima di prendere un scelta ragiona anche sull’alternativa. Non correre, la vita è lunga. Ma troppi sbagli te la possono rovinare per sempre. Serpeverde! – Talim fu colta di sprovvista. Non si aspettava che il cappello proclamasse così all’improvviso la sua nuova casa, interrompendo il discorso su di lei. Confusa, si alzò e vide Kassie sbracciarsi e sorridere dal tavolo di Serpeverde. Anche Piton annuiva soddisfatto e Talim, mente si avvicinava ai suoi nuovi compagni, sorrise sentendosi per la prima volta a casa, dove nessuno avrebbe potuto mandarla via.

 

 

 

2064.

 

Gli occhi di Hattie erano colmi di lacrime. Le porsi un fazzoletto e lei si asciugò il viso.

- Scusami, cara. È così triste ricordarsi quei begli anni. – mi disse soffiandosi il naso rosso.

- Mi scusi… ma quando la professoressa McGranitt la chiamò, perché disse Darcy? –

- Se seguirai tutta la storia, alla fine lo scoprirai. Non andare di fretta, prima o poi tutta la verità viene fuori. Questo me l’ha insegnato il cappello. Devi aver fiducia e aspettare. E saprai tutto quello che vuoi- mi rispose la donna.

Darcy. La madre di Talim era una Darcy. Ora anche io avevo le idee molto confuse. In quel momento Oliver Baston uscì dalla porta portando un vassoio con tre tazzine e una teiera.

 

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Capitolo 11
*** Cassandra Lestrange. 2 parte ***


kassie 2 parte

2054.

Il cinguettio degli uccelli faceva da sottofondo alle parole di Cassandra che in quel momento, con quel leggero sorriso accennato sul volto, sembrava stesse tornando la ragazzina di undici anni che aveva appena varcato per la prima volta la soglia di Hogwarts. Mi faceva uno strano effetto, a dir la verità. Diciamo che non è mai stata la professoressa dolce e amorevole con il sorriso stampato sul volto, ma una donna seria, decisa e che pretendeva molto. La maschera stava svanendo.

Si lanciava da una mano all’altra una pallina gommosa con dei tratti neri che disegnavano una faccina allegra che faceva le pernacchie e quando ci riusciva, sfuggiva dalle mani della professoressa e iniziava a saltellare sulla cattedra di mogano. Pensai che dovesse averla presa ai “Tiri vispi Weasley”, il negozio in Diagon Alley gestito da zio George. In realtà è lo zio di mamma, ma lo chiamo anche io così.

- Sai Cloe, mi ricordo come fosse ieri la prima volta che sedemmo al tavolo di Serpeverde e ci fiondammo su tutto quel ben di Dio. Voglio dire, io mi ingozzai, Talim spiluccava qualcosa ogni tanto. Teneva la testa bassa e fissava il suo piatto. Io aveva cominciato a scambiare qualche parola con un ragazzo di nome Blaise. Dopo mangiato il prefetto ci mostrò la nostra sala comune nei sotterranei e ci spiegò come accedere i dormitori da lì. Ma quella notte non avevamo molto sonno, Talim ed io, così abbandonammo i nostri letti. Quella decisione fu il primo passo che mosse Talim, l’inizio di tutto ciò che avvenne poi…

 

1991.

Seduta sul suo letto a baldacchino, Talim non riusciva ad addormentarsi. Si dondolava avanti e indietro ad occhi chiusa circondando le ginocchia con le braccia. Fino a pochi mesi prima non sapeva nemmeno di essere una strega e ora si trovava nel pieno della magia, nel castello di Hogwarts, un’altra presunta casa per lei. Forse questa sarebbe stata quella giusta.

- Talim – la chiamò una voce proveniente dal letto vicino affianco al suo. Kassie era in ginocchio sul suo materasso, avvolta nel suo pigiama a righe verdi e argento. – Stai dormendo? – le chiese.

- No, non ci riesco – rispose lei.

Sentì Kassie scendere con non molta delicatezza dal letto e giungere al suo. – Parliamo un po’?- propose.

Talim annuì. Forse era proprio quello che ci voleva. Kassie si sedette di fronte a lei, con i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi bicolore svegli.

- Non vedo l’ora di andare ad una lezione di Sev!- esclama Kassie entusiasta cercando invano di mantenere un tono di voce basso. Lei e la sorella erano abituate a chiamare il professor Piton “Sev” a casa, ma Hogwarts non era un posto consono per usare quel nomignolo.

- Io sono curiosa di iniziare e basta- rispose Talim – Ma questa scuola sarà diversa da quella dei… babbani, giusto? -.

Kassie annuì – Certo, ovviamente sarà diversa. Qui siamo tutti dei maghi! – .

Talim rifletté un po’, poi sussurrò: - Essere una serpe verde è una bella cosa? La nostra casa influisce tanto sul nostro futuro, su quello che diventeremo? -.

L’altra ragazzina rimase un attimo perplessa, poi scosse la testa: - No, sono solo leggende quelle che si dicono, ad esempio che la casa di Serpeverde sforni maghi cattivi e assassini! Ma tu non pensarci! E poi hai visto i nostri compagni di casa? Alcuni sembrano veramente rimbambiti!-.

Talim sorrise: - Si, quei due dalle dimensioni di un armadio… come si chiamano? Tyger e Goyle? Hai visto che facce da idioti?-.

- Si, immagino che saranno i futuri scagnozzi di mio cugino! Già me li vedo…-.

- Chi è tuo cugino? Quello biondo? Malfoy? – chiese Talim esterrefatta.

Kassie tornò seria: - Si, Draco è cugino mio e di Lilly. Le nostre mamma sono sorelle. In realtà abbiamo anche un’altra zia che però ha sposato un babbano e così è stata bandita dalla famiglia. Così oltre a Draco abbiamo anche un’altra cugina.-

Talim non aveva la minima idea di chi fosse sua madre o sua zia, tuttavia annuì comprensiva ancora sconvolta dalla notizia che lei fosse la cugina di Draco Malfoy. Sebbene non ci avesse mai parlato sembrava un tipo sulle sue, aggressivo e freddo.

- Prima, durante il banchetto, ho conosciuto un tizio, Blaise, mi pare che si chiami. È simpatico.-

- Io ne ho vista una, però non mi ricordo come si chiami. Ha i capelli corti e scuri. Magari è simpatica anche lei. –

Kassie corrugò la fronte.- Ho capito di chi parli. A me ricorda un carlino, non ti sembra? –.

Talim rise leggermente: - Si, è vero. Ma magari non è male-.

- Bah, non so…- fece Kassie.

-Usciamo? Andiamo in sala comune, io non ho sonno. – disse Talim alzandosi dal letto.

- Ma se finiamo nei guai? – cercò di dire Kassie, mentre Talim era già praticamente fuori dal dormitorio.

Le due scesero le scale in silenzio e arrivarono in sala. Cera un po’ di luce proveniente dalle  candele sulle pareti. I divani posti intorno ad un tavolino erano di pelle nera e lucida e lì si era già accomodato qualcuno. Un gruppetto di persone si girò al loro arrivo.

Talim riconobbe Draco Malfoy seduto comodamente su una poltrona e Tyger e Goyle in piedi ai suoi fianchi Su un altro divano c’erano due ragazze, una della quali era quella che Talim si ricordava aver visto in Sala Grande. L’altra era una ragazzina orribile con i capelli neri e il viso rovinato dall’acne. Di fronte a loro, dopo il tavolino di legno scuro, stavano altri due ragazzi. Uno era Blaise, quello con cui aveva parlato Kassie durante il banchetto. L’altro era un tizio molto silenzioso, con i capelli neri lisci un po’ lunghi e completamente e le braccia conserte.

- Non siamo state le uniche ad avere questa idea…- borbottò Kassie sotto gli sguardi di tutti. - Ciao Draco – fece poi.

- Ciao Kassie, volete sedervi con noi? – Draco aveva un’aria molto annoiata.

Le due nuove arrivate si sedettero l’uno affianco all’altra di fronte al biondo.

- Tu sai Blaise, vero? – chiese Kassie al ragazzo seduto.

Lui annuì e si presentò: - Si, sono Blaise Zabini. Lui è Theodore Nott .- fece tirando una gomitata al ragazzo affianco a lui che rispose con un cenno del capo.

- Loro sono Tyger e Goyle, Draco, e le due ragazze sono Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode. – presentò anche gli altri.

-Io sono Cassandra Lestrange, ma tutti mi chiamano Kassie – fece precisando anche il soprannome. Talim aspettò che presentasse anche lei come aveva fatto Blaise con i suoi amici ma non avvenne nulla. Cominciava a pensare che la ragazza fosse un po’ egocentrica.

- Io sono Talim Evans –.

Un risolino idiota giunse alle orecchie della ragazza che guardò Pansy, la quale si era portata una mano sulla bocca. – Che nome strano, non l’ho mai sentito-

-E ti fa ridere? – domandò Talim alzando un sopracciglio.

- Da dove vieni?- le chiese Draco tirandosi a sedere.

- Krisjelm, nella Terra di Mezzo. Sono nata là ma sono a Londra da quando avevo 6 anni. – .

- Londra! E dove abiti? – chiese la ragazzina orribile che si chiamava Millicent.

Talim si rabbuiò e fu Kassie a salvarla: - Vive con me ed Elizabeth insieme al professor Piton -. Questa risposta però aggravò la situazione.

- Ma non avete de genitori? –chiese Pansy sfacciata.

Talim e Kassie la fulminarono con lo sguardo e prima che una di loro potesse rispondere, Il ragazzo di nome Theodore parlò. Aveva ancora la voce da bambino, ma il tono duro di chi risponde ad un insulto. – Ti sembrano domande da fare, Pansy? Hai le delicatezza di un cespuglio pieno di spine. Stai zitta che fai più bella figura e pensa agli affari tuoi! –.

- Nott!- lo richiamò Draco. – stai calmo -.

Talim, però, era decisa a darle la risposta che voleva. – No, i miei genitori sono morti dieci anni fa. Sono stati uccisi e io sono stata mandata in orfanotrofio prima andare a vivere con le gemelle. Ti basta come risposta? -.

Pansy, arrossita per l’imbarazzo, era sprofondata nel divano.

- Anche la mia famiglia è un disastro…- furono le ultime parole che pronunciò Theodore Nott prima di appoggiarsi sullo schienale e chiudere gli occhi.

Il silenzio calò su di loro. Blaise si guardava le mani nervoso. Kassie si stava visibilmente sforzando per trovare qualcosa di cui parlare. Talim guardava Pansy che teneva lo sguardo fisso per terra evitando di incrociare i suoi occhi, Draco che la stava studiando e Nott che sembrava dormisse.

- Potter… doveva tenere un discorso anche con il cappello parlante- disse disgustato Draco.

Pansy emise un risolino soffocato: - Doveva pur attirare l’attenzione!-.

- Cos’ha questo Potter di così speciale? – chiese Talim e si trovò gli occhi di tutti, tranne di Nott che dormiva, puntati addosso.

- Non sai chi è Harry Potter? – le chiese Millicent. Talim scosse la testa.

- è l’unico ad esser riuscito a sopravvivere a Tu-Sai-Chi. I suoi genitori sono stati uccisi e la stessa notte lui ha sconfitto il Signore Oscuro- le spiegò Kassie. – Ora Harry Potter è arrivato ad Hogwarts. Hai visto che è stato smistato in Grifondoro, no? – Talim annuì. – Tutti lo considerano una leggenda vivente-.

- Potter è un idiota ed è sempre al centro delle attenzioni di tutti solo perché ha una cicatrice sulla fronte- borbottò Blaise.

Draco annuì alle parole dell’amico. – Hai ragione, Blaise. È come tutti gli altri, anzi, molto più stupido. Gliela faremo pagare, è solo il primo giorno. Abbiamo davanti cinque anni interi.- .

Talim seguiva confusa i loro discorsi che proseguivano insultando ogni Grifondoro che avevano visto. Kassie stava stranamente zitta, forse proprio perché sua sorella era una di loro.

- Ma tu non hai una gemella? – chiese Pansy a Kassie, che annuì.

- E dov’è?- .

- Non hai sentito il cappello? È una Grifondoro.- .

- Ah…- Pansy fece una smorfia disgustata.

- Non è serata per te Pansy - ghignò Draco divertito. Si passò una mano sui biondi capelli pettinati all’indietro. Talim osservò il suo viso dai lineamenti duri, sebbene fosse ancora molto giovane. Aveva due occhi color ghiaccio che quando incrociarono quelli verdi di Talim la lasciarono senza fiato. Sedeva come un re su quella poltrona, sembrava al di sopra di tutti loro. Per Talim non difficile immaginare la sua situazione familiare: purosangue, ricco, con il padre nel ministero della magia, una villa come casa… di tutto ciò l’aveva informata Kassie. Eppure non appariva così arrogante ai suoi occhi. Ma erano solo all’inizio. Magari si sbagliava come si era sbagliata di Pansy, che si era dimostrata un’oca senza cervello che parlava a vanvera e diceva sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, oltre al fatto che era irritante con quella sua risatina idiota.

Quando quella sera tornarono in dormitorio, Draco con Theodore, Blaise, Tyger e Goyle, e Talim con Kassie, Pansy e Millicent, era ormai notte fonda e tutti pensavano che fosse meglio essere riposati per le loro prime lezioni che si sarebbero svolte la mattina seguente. Talim si sdraiò a letto e finalmente riuscì ad addormentarsi, pensando che Kassie aveva avuto infinitamente ragione: Pansy Parkinson era stata decisamente sopravvalutata.

- Loro sono stati i vostri compagni? – chiesi alla mia professoressa e lei annuì. Mi illuminai e un’idea folle mi attraversò la mente.

- Lei pensa che potrei incontrarli? Se hanno conosciuto Talim potranno dirmi qualcosa? – le chiesi eccitata.

Il sorriso si ghiacciò sul volto di Cassandra Lestrange. – Potresti provare a cercare Blaise Zabini -.

- E gli altri? -.

- Sono morti -disse Casandra in un soffio.

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Capitolo 12
*** Blaise Zabini. presentazione ***


blaise pres

2070.

 

Blaise Zabini aveva perso tutto quello splendore che doveva aver avuto in gioventù. Aveva l’aspetto di un fantasma, sembrava un uomo condannato che aspetta solo di sentire le gelide mani della morte che lo afferrano. La sua espressione era vuota, lo sguardo perso e il portamento altezzoso che aveva tenuto durante gli anni della sua carriera scolastica era stato completamente abbandonato.

Sradicato dal suo mondo e gettato in una realtà totalmente diversa, Blaise era destinato a passare gli ultimi anni della sua vita legato ad un letto del San Mungo. Aveva perso tutta la sua dignità e questo lo aveva fatto sprofondare sempre di più. Veniva persino trattato con sufficienza dalla infermiere pettegole.

Quando cercai di attirare la sua attenzione non mi guardò nemmeno. Fu solo quando mi presentai che la sua testa si alzò e gli occhi si spostarono dal pavimento al mio viso.

- Malfoy? –.

- Si signore, sono la figlia di Scorpius Malfoy -. Allora l’uomo mi fece cenno di avvicinarmi al letto e di sedermi su una sedia lì vicino. Mi studiò attentamente come per assicurarsi che non lo stessi prendendo in giro.

- Gli occhi – disse – Hai gli stessi occhi di Malfoy. Grigi, freddi, glaciali-. Si portò le mani al viso e nascose il volto in esse, poi iniziò a singhiozzare-.

Mi sentì totalmente a disagio e fuori posto, come non mi era mai successo. Non sapevo come comportarmi. Avrei dovuto andarmene? Avrei dovuto rinunciare ai suoi ricordi? Ma lui era l’unico rimasto della sua cerchia di amici.

- Signor Zabini, mi dispiace, non volevo esserle causa di turbamento – mi scusai.

Blaise Zabini si riprese e tolse le mani dal viso. – Non sei un disturbo, scusami, Cloe, giusto? Sono solo un vecchio pazzo che pensa ancora di essere un giovane serpe verde.- prese fiato – Qualche volta vedo i miei vecchi compagni proprio qui, in questa stanza. Sono tutti intorno al mio letto. – Rifletté un attimo pensieroso – C’è Theodore Nott, col viso scuro e imbronciato, sempre a braccia conserte, sta un po’ più in là di dove sei tu ora. Dall’altra parte rispetto a lui, qui alla mia sinistra, stanno Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode. La camicia di Pansy è sporca si sangue, proprio dove c’è il cuore. Millicent ha il volto sfigurato, povera, ero affianco a lei quando l’incantesimo l’ha colpita. Ero presente alla sua morte. Non è mai stata una bella ragazza, ma una grande amica, quello si. Noi sapevamo vedere ciò che tutti gli altri non vedevano il lei: la voglia di vivere e realizzare i suoi sogni. Ma il suo destino era un altro. Pansy non ho mai saputo come sia morta…nemmeno Nott. È sparito in una giornata nuvolosa di primavera, ha lasciato la sala dei Serpeverde e non è più tornato. Ai piedi del mio letto, comunque, siede Cassandra Lestrange, non so se ne hai mai sentito parlare, insegna Difesa ad Hogwarts. Dietro di lei c’è Draco, in piedi, nel suo perfetto abito nero con la camicia slacciata sul petto. E infine alla mia destra, proprio dove sei tu ora, al fianco di Nott, Talim Evans. Ho saputo che è scomparsa anche lei, dopo la morte di Draco.- fece una pausa.

- Dopo la morte di Draco? – chiesi. Cosa c’era fra loro due?

- Si, rimase sconvolta alla notizia della sia morte. Nessuno sa dove sia andata. Forse è morta, forse è ancora viva. Non potremmo mai saperlo. –

- Chi è esattamente Theodore Nott?- domandai.

- Discendente di una casata nobile tanto quanto quello dei Malfoy ma drammaticamente decaduta. La sua famiglia cadeva a pezzi già durante gli anni di Hogwarts. Qualcuno era anche finito ad Azkaban. Nott non era uno a cui piaceva parlare di certe cose. Era un ragazzo molto taciturno. Tuttavia provava una grande simpatia verso Talim. Erano migliori amici. Chissà cosa deve aver provato Talim alla sua morte. Avevamo sedici anni-.

Parole dure come sassi erano quelle che uscivano dalla sua bocca, avevano un suono amaro.

- E Talim? Quanto è stata importante nella sua vita?-.

Zabini rimase un attimo in silenzio e mi guardò dritto negli occhi. Le sue iridi scure scrutavano i miei lineamenti. Le sue labbra erano sigillate in una smorfia di dolore.

- Talim? Un angelo caduto dal cielo, dannato da Dio, portatore di discordia e guerra, ma elegante e seducente come un felino. Il peccato in persona. Ingannatrice e guerrafondaia.- rise –  Ma l’ho amata come una sorella! Tutto stava nello starle simpatico, e ti dava l’anima. Se non le andavi a genio, eri morto. Tuttavia penso che negli ultimi anni mi abbia tenuto all’oscuro di qualcosa, ma tutti hanno i loro segreti-.

- conserva dei chiari ricordi di lei?- tentai, senza sperare di ricevere una risposta affermativa. D’altronde, cosa potevo aspettarmi da un vecchio pazzo che vedeva i fantasmi? Ma Blaise Zabini mi stupì.

- Non ho dimenticato un solo anno di quelli trascorsi come Serpeverde in quei luridi sotterranei…-.

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