Layla

di Elyxweet Knight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Fuga ***
Capitolo 2: *** Gustav. ***
Capitolo 3: *** Amici ***



Capitolo 1
*** La Fuga ***


Lui entrò nella mia stanza senza bussare. Si mise a sbraitarmi in faccia, come tutte le sere era ubriaco e mi accusava di colpe che io non avevo, mi picchiava.
I miei occhi ormai erano vuoti, l'unica cosa che si poteva vedere era la tristezza e la rassegnazione.
Non mi ribellavo nemmeno più a lui, tanto era inutile: lui aveva sempre la meglio.
La mia vita non è stata sempre così, prima era abbastanza bella.
Ero una bambina piena di vitalità che anche se non aveva amici a causa del suo carattere troppo timido, amava giocare, amava gli animali e più di tutto amava la sua famiglia che era composta da due genitori pieni d'amore per lei e da un fratello di un anno più grande di lei che difendeva la sua amata sorellina da qualsiasi cosa.
Sfortunatamente i miei genitori morirono in un incidente stradale quando io avevo solamente 12 anni e mio fratello 13.
Da lì iniziò il nostro incubo.
Gli assistenti sociali decisero di affidarci a nostro zio, fratello di papà, perchè era l'unico parente ancora vivo che avevamo.
Per il primo anno non ci furono problemi.
Ci trovavamo bene con lui e con la moglie.
Tutto cambiò quando zia tradì zio con il giardiniere del vicino e scapparono insieme.
Lì lo zio perse la testa e iniziò a bere e a picchiare sia a me che mio fratello.
Mio fratello Tentava sempre di diffendermi, ma non ci riusciva.
Una volta  Lo zio gli diede un pugno e gli fece perdere conoscenza per due giorni. Ero terrorizzata.
Pensavo che fosse morto pure lui, che pure lui mi avesse abbandonata e già pensavo al suicidio.
Lo zio non mi faceva uscire di casa, non mi faceva andare a scuola, non mi faceva parlare con le persone.
Solo il mio fratellino poteva uscire per sbrigare delle commissioni e per poter lavorare, dato che lo zio non lavorava e ciò che gli passava lo stato come pensione non bastava.
Nessuno credeva a mio fratello quando raccontava ciò che ci faceva nostro zio, perchè tutti lo volevano bene e pensavano che mio fratello raccontasse quelle cose solo per ottenere un po' di attenzione.
Una notte appena  lo zio uscì per il suo solito giro nei bar del nostro quartiere di Dessau, la città nella quale vivevamo, Klaus, mio fratello bussò alla porta della mia camera.
- Chi è? -  chiesi io con la voce rotta dal pianto.
La porta si aprì e vedi entrare il mio fratellone.
Era alto, aveva i capelli neri corti e due grandi occhi azzurri e la sua pelle era bianchissima, tranne per qualche ematoma che lo zio gli procurava quando lo picchiava.
- Prendi le tue cose, ce ne andiamo da questo posto di merda. - Disse lui, prendendo uno zaino da sopra l' armadio e nettendoci dentro i miei pochi averi.
- E dove andiamo? Non abbiamo nessuno, tu ha solo 18 anni e tu 17. Non abbiamo nemmeno dei soldi.
Klaus mi sventolò in faccia un mazzo di soldi. Dovevano essere si e no 1000 euro.
 -E questi cosa sono?- disse sorridendo.
-Dove li hai presi?
-Li risparmio da quando ho iniziato a lavorare. Credo che per un pò ci basteranno.
Dopo tanto tempo sorrisi nuovamente al mio fratellone, lo abbracciai e lo riempii di baci.
Quella notte scappammo e nessun ci vide andare via. Camminammo per un'ora intera senza fermarci e ogni tanto ci guardavamo alle spalle per vedere se qualcuno ci seguiva.
Raggiungemmo un motel che si trovava furi dalla città e prenotammo una stanza.
Ci addormentammo e mio fratello mi strinse a se per tutta la notte.
La mattina seguente io mi svegliai verso le undici del mattino.
-Buongiorno dormigliona!
- Buongiorno! Già in piedi?
-Sì!! Mi sono svegliato presto per andare a comprare i biglietti. Tra un pò partiamo.
- E dove andiamo?
-Tu andrai a Magdeburgo, ti ho trovato un posto di lavoro lì, io andrò ad Amburgo.
-Ma io non voglio separarmi da te!
-Tranquilla, sarà solo per un breve periodo. Ci vedremo tutti i fine settimana e ci sentiremo tutti i giorni al telefono. A proposito! Ho dei regali per te!
Si  avviò verso l'armadio della nostra stanza e tirò fuori una busta.
Ci guardai dentro e ci trovai tanta roba nuova.
Da quanto tempo non ricevevo un regalo e soprattutto da quanto tempo non mi compravano della roba, dato che lo zio mi faceva usare quella della zia.
In fondo alla busta c'era un pacchettino, lo presi lo aprii e ci trovai un cellulare.
-Grazie! non dovevi disturbarti!
-Non è un disturbo. Dopo tutto quello che hai passato ti meriti questo e altro.
Lo guardai in faccia e scoppiai a piangere, mi buttai nelle sue braccia  e lo strinsi a me in un abbraccio.
Anche lui piangeva e ricambiò il mio abbraccio.
-Ti voglio bene fratellone.
-Ti voglio bene anche io mia piccola Layla.
Per partire indossai delle cose che Klaus mi aveva comprato:
Dei jeans neri attillati e una maglietta rossa con ai piedi delle converse.
Lasciai i miei lunghi capelli corvini sciolti e la frangetta incorniciava la mia faccia lentigginosa.
- Stai davvero bene! sai, hai gli stessi occhi azzurri della mamma.
-Grazie- risptosi io arrossendo e accennando un sorriso- anche tu li hai uguali ai suoi, e hai anche il naso di papà.
Uscimmo dall' albergo e andammo aprendere il bus per andare a Magdeburgo.
Il viaggio durò un'ora e quando arrivammo io dovetti scendere e salutare Klaus.
Lo salutai con un grande abbraccio e un grande bacio, poi presi i miei bagagli e gli promisi che l'avrei chiamato almeno tutti i giorni due volte al giorno.
Prima di scendere dal Bus mi diede una busta dove c'erano le indicazioni per raggiungere il posto dove avrei lavorato.
Per le cinque del pomeriggio raggiunsi l'edificio.
Era un palazzo di imprese di pulizie. Andai nell'ufficio del direttore e appena mi presentai mi disse che suo figlio era amico di mio fratello e che aveva per me già un lavoro.
Mi disse che non c'era bisogno di pagare l'affitto nella casa dove avrei soggiornato perchè era una delle sue tante case,  prima che me ne andassi mi diede un bigliettino con scritto l'indirizzo della mia nuova casa e le chiavi,  mi disse anche di tornare domani alle nove che avrei avuto il mio lavoro.

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Capitolo 2
*** Gustav. ***



Mi diressi all'indirizzo del biglietto e trovai subito la casa.
Non era molto lontana.
Era un appartamento al terzo piano di un palazzo di cinque piani.
Raggiunsi il mio appartamento a piedi, dato che non c'era ascensore.
Aprii la porta e subito mi innamorai di quell' appartamentino.
Certo, era piccolo, infatti aveva due camere da letto piccolissime,una cucina, un bagnetto e un soggiorno, ma era comunque confortevole.
Chiusi la porta e andai in bagno.
C'era la vansca. Ne approffitai  per farmi un bel bagno.
Dentro l'acqua ci entrai alle sette, mandai un messaggio di ringraziamento a Klaus e poi mi addormentai dentro la vasca.
Mi svegliò il trillare insistente del mio telefono. Lo presi e risposi. Era Klaus che dato che non lo rispondevo da due ore si era preoccupato.
Ma subito lo tranquillizzai dicendogli che mi ero addormentata nella vasca e che non era successo nulla.
Gli diedi la buona notte e lo salutai. Guardai l'orario e vidi che si erano già fatte le nove e mezza, decisi quindi di uscire dalla vasca e andare a vedere se quel signore così gentile, oltre che a darmi un lavoro, trovarmi una casa, farmela trovare pulita e pure pagarmela, mi avesse lasciato il frigorifero pieno di cose da mangiare.
E così fu.
Sia frigo che dispensa trabboccavano di cose da mangiare, così mi feci un panino e accesi la TV.
Da quanto tempo  non la guardavo. Anche se ormai ero grande misi il canale dei cartoni e li guardai sino a quando non mi addormentai davanti alla tv.
Mi svegliai alle otto della mattina seguente e appena  vidi l'orario quasi non mi venne un accidente.
Dovevo sbrigarmi, avevo l'appuntamento per il lavoro alle 9 e io non ero ancora pronta.
Andai velocemente in bagno e mi lavai. Indossai il vestitino rosso che Klaus mi aveva comprato e indossai le ballerine che lui stesso mi aveva regalato.
Naturalmente presi con me anche la mia divisa.  In ufficio del capo arrivai alle nove e cinque ma lui non era ancora arrivato.
Arrivò cinque minuti dopo e si scusò per il ritardo, poi mi diede l'indirizzo e mi disse che ci dovevo lavorare tutti i giorni dalle dieci della mattina sino alle dieci della sera e avevo due ore libere tutti i giorni che potevo gestire come meglio credevo tranne la domenica, che sarebbe stato il mio giorno libero. Il mio lavoro consisteva nel pulire e preparare da mangiare per le persone che vivevano nella casa.
Il capo mi diede un tesserino, l'uniforme e le chiavi della casa insieme all'indirizzo.
Dato che la casa era abbastanza lontana chiamò un taxi per me che pagò lui stesso.
La casa dove mi portò era enorme. Sperai che le persone che ci vivevano fossero pulte e ordinate, sennò ne sarei uscita matta.
Anche se avevo le chiavi suonai il campanello.
-Chi è? -
-Solo Layla, la nuova ragazza delle pulizie.
Dopo un minuto mi fu aperta la porta. Ad aprirmi fu un ragazzo di media altezza paffutello e biondo.
-Piacere di conoscerti, io sono Gustav!- mi disse stringendomi la mano- Entra pure! Ti farò fare un giro della casa.
Mi fece vedere tutte le stanze e mi mostrò dove potevo trovare i prodotti per pulire.
La casa aveva quattro camere da letto giganti, tre bagni, un salotto enorme, una cucina gigantesca e una sala insonorizzata con una batteria, sì, Gustav suonava la batteria.
Iniziai a lavorare.
Non c'era molto da fare, era un ragazzo abbastanza tranquillo e ordinato. Il problema era Hunt, il suo cucciolo di labrador.
Entrava sempre in casa con le zampette sporche di terra e mi sporcava tutti i pavimenti.
All'inizio mi incazzavo, ma poi guardavo il cagnolino nei suoi profondi occhi neri e gli facevo tante coccole. verso l'una preparai il pranzo e alle due era pronto.
- Signor Gustav, il pranzo è pronto!- nessuna risposta.Mi avvicinai alla sala insonorizzata e lo vidi lì che suonava. Non volevo disturbarlo, quindi aspettai che finisse di suonare quel pezzo.
Aspettai circa dieci minuti, poi lui si fermò un attimo e allora io bussai ed entrai.
-Scusi, signor Gustav, è pronto il pranzo, può andare a mangiare se vuole!
-Signor Gustav?? Sembro così vecchio?? Chiamami pure Gustav e dammi del tu!! ho solo 22 anni!!
-Allora ok, Gustav, è pronto il pranzo - gli dissi sorridendo.
Lui mi sorrise di nuovo e si diresse verso la cucina. Avevo apparecchiato, lo feci sedere e gli servì un piatto di pasta e gli appoggiai sul tavolo la padella con la carne.
-Ecco, spero sia di suo ehm tuo gradimento! Il capo mi ha detto che ho due ore libere, quindi mi stavo chiedendo se avevi ancora bisogno di me adesso o se posso andare a mangiare.
-Se vuoi puoi mangiare qua!
-Non vorrei disturbarti..
-Non disturbi, anzi, ne approffitiamo per parlare  e per conoscerci. Prego siediti pure.
Si alzò e mi spostò la sedia facendomi cenno di sedermi. poi prese il piatto e mi mise la pasta, io tratenni una risata.
-perchè ridi? Sono così buffo? - Mi chiese con il sorriso sulla faccia.
-No è che in teoria io dovrei apparecchiare, sono pagata per fare anche quello! - gli risposi
Lui si mise a ridere e poi mi invitò a mangiare la pasta.
-Mmh è davvero buona, complimenti!
- Grazie troppo gentile - Risposi io arrossendo.
- Sei di Magdeburgo?
-No,vengo da Dessau.
-oh! Non ci sono mai stato.. E' bella?
- si, abbastanza.- in realtà non mi piaceva affatto perchè pensando a quella città mi venivano in mente solo dei brutti ricordi, ma non volevo raccontare nulla. Non volevo fare pena a nessuno.
- E quanti anni hai?
-diciassette.
-E già lavori?
-sì.
-Mmh.. siamo di poche parole eh?
-Scusa.. è che sono timida e non sono abituata a parlare con gli altri.
-Come? e a scuola come fai?
-Ho smesso di andare a scuola quando avevo tredici anni e mezzo, e anche a scuola ero sempre sola.
- Come mai? Una bella ragazza come te non può non avere amici.
Alla parola amici, vi venne un colpo al cuore.
Non avevo potuto fare amicizia per colpa di mio zio che mi aveva chiusa in casa.
Se forse mi avesse lasciato parlare con gli altri bambini sarei stata diversa.
Se non mi avesse fatto quello che mi ha fatto sarebbe tutto diverso.
Se i miei genitori quel giorno non fossero usciti in macchina sarebbe andato tutto per il meglio.
Gustav si accorse del velo di tristezza che era calato nei miei occhi già tristi prima, ma ora di più.
-Scusa, non volevo ficcanasare.
-Non scusarti.. Anzi scusa te se sono un pò fredda, ma non mi piace parlare di me. Tu invece? Vai a scuola?
-Mmh, non più, il lavoro che faccio non me lo consente.
-Perchè che lavoro fai?
- Se fossi stato uno dei gemelli Kaulitz sono sicuro che mi avresti riconosciuto - disse sorridendo.
- Chi sono?
- Come, non sai chi sono i Kaulitz?!?
-Perchè dovrei conoscerli? - chiesi io stranita dalla reazione di Gustav.
- Bill e Tom Kaulitz.. sono il cantante e il chitarrista dei Tokio Hotel, il gruppo del quale io faccio parte e sono il batterista. Non ci hai mai sentiti?
- No..
- Aspetta, ti faccio vedere una foto. E' impossibile che non ci conosci.
Non ascoltavo radio e non guardavo tv da cinque anni, era logico che non li conoscessi ma Gustav non poteva saperlo. Dopo un pò arrivò con una foto.
-Ecco!
-Oh che bella ragazza! mi piace come è truccata. Però talmente magra che non ha tette. E' la tua ragazza?? Vi vedrei bene insieme!
-AHAHAHAHAHAH se ti sentisse AHAHAHAH. Quello è Bill.. il cantante - Disse Gustav ridendo.
-Oh.. che figura.. ma a me sembrava proprio una ragazza.
-Non preoccuparti non sei l'unica.
-Non vi ho mai ascoltati comunque.
- Devi ascoltarci! Un giorno di questi ti regalerò un nostro CD!!
Sorrisi e feci di si con la testa.
Appena finito di mangiare chiamai mio fratello e gli dissi di quanto Gustav era simpatico e gli chiesi se lui conoscesse i i Tokio Hotel, naturalmente li conosceva.
Mi disse che non erano il suo genere, ma che comunque erano abbastanza bravini.
Verso le sette e mezza mi ritrovai senza far nulla perchè avevo finito e decisi di andare via e di sfruttare le due ore libere a mia disposizione.
-Hey Gustav, ora io vado.. ho fatto tutte le faccende per oggi.
-Aspetta, se vuoi ti posso dare un passaggio!
-Grazie lo accetto molto volentieri!
Così Gustav mi accompagnò sino a casa e mi fece un favore, dato che non era proprio vicino.
Lo ringraziai e salii sino al mio appartamento.

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Capitolo 3
*** Amici ***


 Imbucai la chiave nella serratura della porta, sicura di aver dato due giri di chiave la mattina.
Ma la porta era aperta. Insospettita entrai nel mio appartamento.
Dal bagno sentivo l'acqua scendere. Impaurita andai a prendere un bastone.
Aspettai che che l'acqua smettesse di scendere e che qualcuno uscisse dalla porta.
Così avenne.
Appena vidi la figura uscire fuori gli diedi un colpo di bastone.
-Ai!! ma che sei scema??
- Chi sei? Come hai fatto ad entrare a casa mia?
-Forse tuo fratello e mio padre si sono dimenticati di dirti che questa è anche casa mia. Comunque piacere, io sono Trevor, l'amico di tuo fratello. E tu devi essere Layla.. Sei più bella di quanto tuo fratello mi ha detto!
Io arrossì al complimento e feci le mie scuse a Trevor.
Trevor parlava tanto e soprattutto delle sue conquiste in campo amoroso.
Forse voleva fare colpo su di me, ma non si accorgeva che non funzionava.
Dovetti mangiare ascoltando tutte le sue storie delle quali non mi interessava nulla.
Appena ebbi finito di mangiare sparecchiai e scappai in camera mia con la scusa che ero stanca.
Quello non si stava zitto un attimo, voleva seguirmi in camera per parlare ancora, ancora, ancora e ancora.
Ero tentata di colpirlo un' altra volta. Questa volta con una padella e ci avrei messo più forza.
Riuscii comunque a liberarmi di quel rompi scatole. In camera avevo la TV.
Ero curiosa di sentire il gruppo di Gustav, quindi decisi di mettere un canale musicale e di aspettare.
Sfortunatamente per me quella sera non passarono alcuna canzone dei Tokio Hotel, ma ascoltai un sacco di volte una canzone di Lady Gaga.
Quella canzone mi rimase impressa nella mente.


Passarono quattro mesi, con Il lavoro andava alla Grande.
Vedevo mio fratello come mi aveva promesso ogni fine settimana e lo sentivo per telefono tutti i giorni.
Gustav mi regalò un cd del suo gruppo, mi piaceva la musica che suonavano.
Tra me e Gustav nacque una sorta di amicizia, ma di certo non per merito mio, dato che ad ogni passo avanti che facevo verso lui
ne facevo altri tre indietro.
Quando cercava di sapere qualcosa sul mio passato io cambiavo discorso.
Trevor ci provava sempre con me ma io non ci stavo mai, era talmente imbarazzato per questo che mi evitava.

Una mattina, come tutte le antre andai a lavoro.
Dovevo pulire la cucina e, dato che ero da sola mentre facevo le pulizie cantavo e ballavo.
Non mi resi conto però che qualcuno entrò dalla porta e si fermò ad osservarmi.
Come mi girai vidi un ragazzo alto che mi fissava e sorrideva, tormentando il suo piercing al labbro inferiore.
Appena lo vidi quasi non mi venne un colpo.
Mi sembrava di conoscerlo e dopo un pò ricollegai il suo viso alla foto che Gustav mi aveva fatto vedere il primo giorno.
Quel ragazzo era un componente dei Tokio Hotel.
-Però, sei brava. - Mi disse sorridendo- Bill ha trovato una degna rivale!
Io sorrisi e diventai rossa.
-Io sono Tom, tanto piacere di conoscerti -disse, avvicinandosi e porgendomi la mano- Tu invece sei..
-Layla, la ragazza delle pulizie.
-Mi sembrava strano che Gustav avesse una ragazza della quale non sapessi nulla. Non è giusto! perchè a lui le governanti belle e a me quelle vecchie e ciospe??
-Perchè forse Jost ha imparato qualcosa con la storia di Jenny, ricordi Tom? -disse Gustav entrando e avvicinandosi a noi.
-Ma ero piccolo e inesperto. Ora controllo i preservativi prima di usarli e faccio prendere precauzioni anche alle ragazze!! Non è gusto però!! Allora dovrebbe usare le stesse precauzioni con te! So che sembra strano, ma anche Gustav è un gran porcellino!!
-Ma Tom!! smettila!! piùttosto vai a prendere gli spartiti che ho scritto per le nuove canzoni e sparisci, idiota!- disse Gustav dando un colpo di giornale in testa a Tom.
-Ci vediamo -Mi disse Tom facendomi l'occhiolino e avviandosi verso la sala insonorizzata.
Gustav fece una faccia desolata e seguì il moro.

La giornata passò in fretta. Alle otto andai via e iniziai a camminare per arrivare a casa.
Per strada incontrai Trevor. Io lo salutai, lui fece lo stesso e si diresse verso di me.
Aveva un odore, un odore che io conoscevo bene. Puzzava di alcol, era ubriaco.
Quell'odore, il suo sguardo, mi riportarono alla mente il mio passato.
Lui si avvicinò a me con cattive intenzioni. Una lacrima scappò dai miei occhi.
Lui mi prese, mi avvicinò a se e mi baciò. Io gli diedi uno spintone e riuscì a staccarmelo di dosso.
-Smettila, lasciami in pace! - Gli dissi con la voce rotta dal pianto.
Lui non si curò della mia frase e si riavvicinò a me, io mi muovevo cercando di scollarmelo di dosso ma non riuscivo.
-Hey, lasciala in pace, non vedi che non vuole? -Quella voce, quella voce mi sembrava familiare, ma non riuscivo a riconoscere chi fosse.
La mia mente era tornata al passato, al periodo delle botte che mi dava mio zio, alle botte che mio zio dava a mio fratello, al periodo di quando io dovevo pulire il sangue mio e di mio fratello dal pavimento.
Ad un certo punto Trevor venne colpito in testa dal misterioso ragazzo e crollò a terra svenuto.
Io non vedevo più nulla, anche io stavo per svenire. Infatti poco dopo svenni anche io.
L'ultima cosa che vidi fu la figura del mio salvatore avvicinarsi a me per prendermi e per non farmi cadere a terra.

Aprì gli occhi piano piano. Mi faceva male la testa.
Non ero in camera mia.. però quella camera la ricordavo.
Ad un tratto mi venne in mente cosa mi era successo, mi alzai di scatto con un urlo mentre le lacrime scendevano.
-Calma, calma. Ci sono io con te. -Mi disse una voce, mi girai e vidi Gustav.
Lui era il mio salvatore
- meno male che ti sei dimenticata la borsa qua. Stavo andando a riportartela e ti ho vista in difficoltà con quel lurido schifoso ubriacone.
A quelle parole scoppiai a piangere.
Lurido.
Schifoso.
Ubriacone.
-Calma, calma. E' tutto finito ora. Vuoi che ti porti a casa?
-No! A casa no, ti prego. Lui è, è il mio coinquilino. 
-Cosa?? Come ha osato? Lurido bastardo.
-Non è che saresti così gentile da prenotarmi una stanza in un hotel?
-Hotel? Non mi fido a lasciarti sola. Stanotte rimarrai qua.
-Ma non voglio disturbarti.
-Non preoccuparti. Tu non mi disturbi. Anzi, sai che ti dico? Se vuoi puoi stare qua a vivere. La casa è grande lo spazio c'è e ti andrebbe anche meglio per il lavoro.
-Mh.. lavoro.. Non credo mi lasceranno qua, sai? Anzi, credo che domani sarò disoccupata.
-Cosa? perchè? che hai fatto?
-Io nulla. Ma quello, quello era anche il figlio del mio capo. Chissà cosa gli racconterà.
-Non preoccuparti. Dirò che non ho più bisogno di una governante e ti toglieranno da questo incarico, tu ti licenzierai, perchè TI LICENZIERAI, non lascerai che saranno quegli stupidi a mandarti via, e verrai a lavorare da me.
-Perchè fai tutto questo per me?  Non mi conosci nemmeno bene.
-Sai, tu sei l'unica persona che non si è approffitata di me per entrare nel mondo dello spettacolo. Anche dopo aver scoperto che io sono famoso, non hai cercato di allacciare un rapporto d'amicizia con me, anzi, sono stato io che ho iniziato ad allacciare un rapporto di amicizia con te. La tua amicizia è pura, senza doppi fini, e questo mi piace, mi fa sentire normale.
A quelle parole mi si sciolse il cuore.Lo abbracciai e gli dissi grazie lui sorrise e disse:
-Dai, ora riposa.

Appena uscì fuori dalla stanza io chiusi gli occhi e nonostante tutto quello che mi fosse successo mi addormentai con il sorriso sulla bocca, avevo finalmente un amico.
Il sorriso però non durò a lungo. La notte feci incubi dopo incubi.
Sognai tutto ciò che avevo passato.
La morte dei miei genitori, lo zio che mi picchiava, lo zio che picchiava mio fratello.
Mi svegliai alle tre del mattino con un urlo disumano.
Gustav si precipitò in camera mia e mi trovò in lacrime e tremante.
Si avvicinò a me, mi accarezzò, mi asciugò le lacrime e mi disse di stare tranquilla, che ero al sicuro.
-Senti, se non ti scoccia, puoi dormire con me questa notte? Ho paura. -Gli chiesi con la voce rotta dal pianto.
-Se ti farà stare meglio certo.- Mi disse sorridendo ed entrando nel mio letto.
Appena si coricò io appoggiai la testa sul suo petto e mi strinsi a lui.Per un attimo mi calmai.
-Allora, cosa hai sognato?
A quella domanda mi si gelò il sangue alle vene e le lacrime iniziarono nuovamente a scendere giù.
-No, No. Non piangere, se non vuoi dirmelo non dirmelo, non c'è problema- mi disse asciugando nuovamente le mie lacrime.
Ma questa volta avevo bisogno di parlare. Stavo per scoppiare.
Dopo un pò di silenzio aprii la bocca e iniziai a parlare.
-Mio zio.
-Cosa?
-Mio zio. Ho sognato mio zio e tutto quello che ha fatto a me a mio fratello.
Ho sognato nuovamente la morte dei miei genitori. Ho sognato tutto il male che ho passato.
-La morte dei tuoi genitori? Cosa ti ha fatto tuo zio?
-I miei genitori sono morti quando ero ancora una bambina di 12 anni. Sia io che mio fratello venimmo affidati a nostro zio. All'inizio, lasciando da parte il dolore per la morte dei nostri genitori, ci trovavamo bene, eravamo felici.Però tutto cambiò dopo un anno, quando la zia tradì lo zio e se ne andò con il giardiniere del vicino. Da allora lo zio ha perso la testa, si ubriacava tutte le sere e picchiava sia me che mio fratello.
-Mi.. mi.. mi dispiace, davvero. Non l'avete denunciato? non avete provato a ribellarvi?
- Le persone non ci credevano perchè tutti volevano bene a nostro zio e quindi pensavano che fosse una scusa per avere attenzioni.
-Cavolo, deve essere stato terribile. E non avevi un amica con cui parlare?
-Le uniche persone con cui potevo parlare erano solo mio fratello e lo zio. Non mi faceva uscire di casa, non mi faceva andare a scuola, non mi faceva giocare. Mi trattava da schiava.
Alla fine di quelle parole Gustav mi strinse a see mi baciò la testa. Quella notte ci addormentammo così, accoccolati l'uno all'altro.

L'indomani mi svegliai guardai dalla parte di Gustav, ma lui già non c'era. Mi aveva lasciato un biglietto:

"Buongiorno! Stavi dormendo così bene che mi sembrava peccato svegliarti. Oggi non lavorerai, quindi non preoccuparti se è tardi. Io sono dovuto andare allo studio di registrazione di Amburgo, tornerò domani mattina, stammi bene e non aprire a nessuno!
     
                                                                        Gustav"

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