Lollipop

di Erre182
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione nella mia vita ***
Capitolo 2: *** è inequivocabile ***
Capitolo 3: *** Quello che è stato può essere ancora? ***



Capitolo 1
*** Introduzione nella mia vita ***


LOLLIPOP:
l’avevo conosciuto in un modo abbastanza banale e frequente: festino a casa di amici, ubriaca da non stare in piedi (dopo la mezza notte non mi ricordo più niente, per l’appunto), e il giorno dopo l’amica, quella migliore, quella che ti tiene in piedi anche quando sei ubriaca da far schifo, a meno che non lo sia anche lei. Ti viene a raccontare che ti sei allontanata con un ragazzo, un bel ragazzo. E li comincio a spremermi le meningi per cercare di ricordare cosa ci avessi fatto, c’ero stata? E nel frattempo mi ripeto: “cazzo Viola, non dovevi bere così tanto”.
Fatto sta, che il sabato successivo Serena, la mia migliore amica, aveva dato un'altra festa, ci andai ripromettendomi di non bere niente, magari una birra o due, verso le undici di sera, ricevetti una telefonata da un mio amico, uscii dalla casa, dove non c’era segnale, risposi  parlammo al telefono per una decina di minuti.
Quando rimisi il telefono nella borsetta, venne verso di me un ragazzo, chiedendomi di fare uno sforzo di memoria tale per ricordare la sua presenza alla precedente festa.  No non me lo ricordai, parlammo tutta sera seduti su una panchina nel giardino, mi guardava fisso negli occhi. Verso fine serata, finalmente, devo dire che non ne vedevo l’ora, mi baciò, mi baciò come non mi aveva mai baciata nessun altro,non so come descrivere l’emozione provata, ma era come se fosse stato il mio primo vero bacio.
Dopo quella festa cominciammo a frequentarci, era bello cazzo era fottutamente bello. Il suo nome era  Edoardo.
Ah, giusto, voi non avete idea di chi sono. Il mio nome è Viola, ho sedici anni e frequento il terzo anno al liceo linguistico della mia città. Sono sempre stata una ragazza abbastanza estranea a certi sentimenti , no non sono qui per fare la cinica verso l’amore, io credo nell’amore, ma ci credo a modo mio. Sono una ragazza abbastanza simpatica dire, sono schietta, fin troppo,  non sono vivace, sono scontrosa e spesso acida, vogliamo cominciare con le qualità negative? Meglio di no. Non ho molti amici, gli unici su cui posso contare hanno il nome di Serena e Stefano .
A scuola non sono una cima, me la cavo, faccio quel minimo indispensabile per essere promossa a giugno senza debiti. Non sono popolare, non ho questo gran fisico. Fisicamente non sono un gran che, non sono una figura appariscente, capelli castano scuro, occhi neri, pelle bianca, fin troppo, da piccola assomigliavo a Mercoledì Adams , la mia altezza è nella media, il mio peso è nella media.
Sono nella media.
Uscì con Edoardo per circa tre settimane prima di metterci insieme.
Siamo stati insieme quattro mesi, e quelli furono dei bei quattro mesi cazzo, io lo amai, ma non gli dissi niente, un po’ per paura.
Paura di cosa? Non lo so, era come non volessi dimostrare i miei sentimenti, era come se non volessi dimostrare di avere dei sentimenti.
Mi ricorderò sempre, di quella sera, era freddo, era dicembre. Eravamo appena usciti dalla mia birreria preferita, e la neve stava scendendo lentamente, era perfetta, bellissima. Io avevo il mio solito cappotto, con sotto un maglione lungo, calze velate, stivali, stavo gelando, eravamo sotto al lampione fuori dal locale, lui mi prese tra le sue braccia, e mi sussurrò all’orecchio, invitandomi a casa sua, non troppo lontana; in risposta annuii, e lui in silenzio mi prese la mano e mi guidò a casa sua.
Entrammo nel suo palazzo, antico, non c’erano molti appartamenti, mi disse che in casa eravamo solo noi. Il suo appartamento era al terzo piano, la casa era spaziosa.
Mi tolse il cappotto, portò via le nostre giacche. Poi mi invitò a seguirlo in camera sua.
Mi sedetti sul letto, lui era ancora davanti a me, i tolse il golf nero, mi bacio, io mi stesi e in un attimo mi sentii pronta per amare con tutta me stessa.
 
ANGOLO AUTRICE:
questa è il primo episodio della prima serie romantica che provo a fare (non siate troppo severi), certo essendo il primo episodio appunto gli altri personaggi non sono ancora delineati bene, a breve arriverà il secondo episodio! Un bacio 

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Capitolo 2
*** è inequivocabile ***


 
LOLLIPOP: CAPITOLO 2
 
È inequivocabile:
io sono conosciuta come quella “fredda”, quella che non s’innamora, e che neanche le importa.
Non è che io non provo sentimenti, è impossibile esserne così estranei, pur volendo esserlo, non ci si riesce.
Io ci son caduta poche volte, ma di quelle poche volte, porto i segni addosso, le altre erano storie da poco delle quali non mi è rimasto niente.
Non sono qui per piangermi addosso, sono qui a scrivere questo testo, perché è il mio unico mezzo di sfogo più totale.
Era stata una bella storia finché è durata. Edoardo mi lasciò, in una maniera di merda, ok sono d’accordo che non ci sia un buon modo di lasciare una persona ma insomma ci sono alcuni modi più decenti di altri.
Edoardo mi mollò per telefono, la sera del giorno in cui aveva promesso di chiamarmi per vederci, il giorno in cui non si fece sentire per vedersi. Mi lasciò con la scusa più banale: “Vally guarda, io non riesco più ad organizzarmi, e non riesco più a gestire le responsabilità di una relazione seria”.
Io li per li, non sapevo cosa dire, io che ho sempre la risposta pronta, ne ero rimasta senza. Poi pensai, piansi, e pensai.
Era una merda, il suo scopo era evidente, si era stufato, e come tutti gli uomini ci rifilano le stesse frasi: “ io non ti merito, sei speciale, ho bisogno di tempo”.
Ecco su quest’ultima, fatemi capire un attimo, illuminatemi per favore!Allora, mi dici che hai bisogno di tempo, poi una settimana dopo ti vedo li allegramente in centro girare con una cavalla, alta sei metri di quelle che demoliscono l’autostima femminile; ma sei scemo? Almeno cazzo tira fuori una scusa decente.
E poi beh diciamocelo, tutte le stronzate che ci rifilano prima?
“sei la ragazza perfetta per me, io voglio solo te, ho bisogno di te, sei la prima con cui mi piace stare al telefono, la prima che mi capisce”.
La prima de che? Della settimana? Del mese?
Anche perché paragonando le rispettive storie, con le amiche, è venuto fuori che hanno rifilato a tutte le stesse frasi.
Ma neanche un po’ d’inventiva, dove sono i vecchi poeti che per portarsi a letto una donna scrivevano interi poemi? Quelli si che erano seduttori altroché!
 
 
SPAZIO AUTRICE:
scusatemi l’attesa, ma io mi sento di scrivere solo quando mi sento scoppiare di emozioni, e in particolare questo scritto mi tocca molto e ci tengo parecchio. In questo capitolo solo più che altro i pensieri della protagonista, arriverà a breve il terzo capitolo che spiegherà meglio tutto.
Un bacio a tutti.
Rebs J

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Capitolo 3
*** Quello che è stato può essere ancora? ***


 
LOLLIPOP CAPITOLO 3:


E quello che è stato può essere ancora?



Passano i mesi, e qualcuno è venuto a chiedere di noi: “dopo tutto, è stata una bella storia”, risposi abbozzando un sorriso.
Ogni tanto sento ancora l’odore del fumo delle tue sigarette al mentolo, passarmi sotto il naso e rievocandomi una marea amara di ricordi.
Ogni tanto il tuo profumo, sempre lo stesso da quando ti conosco, lo sento invadermi le narici, corrodendomi dall’interno.
Ogni tanto, ho come dei flash-back, che girano il coltello nella piaga. Il coltello che hai messo tu.
Ogni tanto mi sembra di sentirti parlare, in lontananza. Mi sembra di leggere il tuo nome sul display del telefonino. E invano mi illudo, nuovamente.
L’immagine nostra più ricorrente, continua a muoversi velocemente nella mia testa, non vuole più uscire, non vuole lasciare il passo a nuovi ricordi.
Forse sono io che non voglio lasciare il passo a nuove storie, a nuovi ricordi che prima o poi marciranno come quest’ultimi nella mia mente, così confusa.
Dopo tutto, usando le tue parole: io sono solo una bambina, io non valgo nulla, e sono solo una puttana. Sai sei una barzelletta vivente.
Ma la cosa peggiore è che questa barzelletta, a me non fa ridere. Tutt’altro.
E ancora non riesco a capire, cosa mi hai fatto, non riesco a capire perché dopo altre storie, tu riesci sempre a rimanermi inchiodato nella mente. Dannazione.
E ogni ragazzo che incontro, ogni ragazzo con cui esco, ti porta sempre in faccia.
Ogni ragazzo con cui esco non sarà mai come sei stato tu. Certo, una merda, ma era diverso.
Comunque, una mattina intorno alle dieci circa, durante la lezione di storia, sento il telefono vibrare. Con molta nonchalance metto il telefono sul banco dietro la cartella. Apro il messaggio.
Edoardo:
“Piccola, tutto bene?”.
La mia vena impulsiva mi suggerì di rispondere : “ma che cazzo vuoi? Pezzo di merda!”; poi ripensandoci, misi il telefono da parte e ripresi i vari schizzi sul mio quaderno.
All’intervallo, in mezzo la folla di amici e compagni nel cortile, non riuscivo a seguire nessun discorso, la mia testa non era dove fisicamente ora, ma era effettivamente dove non sarebbe dovuta essere.
Il pomeriggio, mi trovai con la mia migliore amica per il quotidiano caffè in piazza, le spiegai il fatto, e il suo commento fu corto ma incisivo : “Fottitene, e basta Viola non ne vale la pena, e lo sai”.
Forse aveva ragione, fatto sta che non le diedi retta, ci provai, ma porca puttana gli risposi: “si bene grazie.”.
Non ricevetti risposta sino al giorno dopo: “cosa fai oggi pomeriggio splendore?”.
“splendore”, ma è deficiente o cosa? Dopo tutto quello che mi ha detto dietro, devo non sapevo cosa rispondere, non lo sapevo cazzo.
Non risposi.
Però volevo capire il perché del comportamento, avrei voluto vederlo; anche solo per capire. O era solo una scusa per una scopata, e poi ciao, chi si è visto si è visto.
Poteva essere come poteva non essere. Al diavolo, sembra quasi che abbia perso la spina dorsale, insomma non sono mia stata così, soltanto io pensavo che lui mi amasse veramente, e che magari si sia pentito.
Dopo tutto tra noi c’era stato tanto, anche se per poco, io non ero riuscita a dimenticarlo, e magari neanche lui.
 
 
 
 

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