Love at first bite!

di Letty Cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa è successo? ***
Capitolo 2: *** Stupore ***
Capitolo 3: *** Io lo conosco! ***
Capitolo 4: *** E' andato tutto bene! ***
Capitolo 5: *** Esme ***
Capitolo 6: *** Io la penso cosi ***
Capitolo 7: *** Aprirle gli occhi! ***
Capitolo 8: *** In paradiso ***
Capitolo 9: *** La mia nuova famiglia ***
Capitolo 10: *** Emozioni,sentimenti... ***
Capitolo 11: *** ...felicità ***



Capitolo 1
*** Cosa è successo? ***


Eccomi di nuovo con un'altra mia "pazzia"! Spero vi piaccia! Buona lettura!

 




Seattle, Washington Mason Medical Center, 15 aprile 2004.

"Dottore dottore, la bambina non respira, dobbiamo intervenire o la perderemo!"
"Preparate la sala operatoria , presto!"

Bella


Mi sentivo stordita, la testa pulsava e mi doleva tanto da pensare che da li' a poco mi sarebbe esplosa.
Sentivo delle voci attorno a me ma nessuna che riuscissi a riconoscere e non capivo dove mi trovassi ma quell'odore lo ricordavo, mi disgustava troppo, ero gia' stata in un posto del genere: ero in ospedale.
Quel breve flusso di miei pensieri si interruppe nuovamente dato che tutt'ad un tratto nella mia mente fu il buio.
Nel periodo in cui non fui cosciente, credetti di essere morta. Voci su voci si accavallavano nella mia memoria, una strana luce mi avvolgeva e il mio corpo sembrava volteggiare sospeso da terra.
Quando ripresi conoscenza, i miei occhi faticarono ad aprirsi. Una fioca luce, che per me era comunque fastidiosa, proveniva da un lato della mia stanza. Voltai leggermente il capo verso quel fastidioso chiarore e notai che nella stanza non vi era nessuno.
Ero sola.
Percepivo un tepore alle braccia: la temperatura era gradevole ma l'odore di quel posto non lo sopportavo.
Mi chiesi cosa ci facessi li e perchè nessuno fosse stato accanto a me al mio risveglio. Non sapevo darmi una risposta.
Ma come poteva una bambina di 11 anni dare una risposta a tutte quelle domande?
Mi accorsi di avere un tubicino nel naso e un ago nel braccio. Dovevo proprio essere conciata male quando sono arrivata qui!
Provai a muovermi lentamente, ero scomoda e avevo dolori in tutto il corpo. Mossa assai sbagliata perchè venni attraversata da una serie di fitte che mi tolsero il respiro per alcuni secondi. Non potei evitare di urlare e subito una infermiera comparve accanto al mio letto.
"Tesoro, ti fa tanto male? Ti chiamo il dottore? Dimmi si o no con la testa"
Perchè mi diceva di risponderle con la testa ero, in grado di parlare.
Feci per aprire la bocca ma non usci nulla. Oddio cosa mi stava accadendo? Una lacrima sfuggi' al mio controllo e la donna al mio fianco mi accarezzo' una mano.
"Non ti preoccupare tesoro presto riuscirai a parlare di nuovo, è un fatto post-incidente ma tutto andra' a posto. Ora ti chiamo il dottore." e si allontano'.
Incidente??? E chi aveva fatto un incidente? Io ricordo che viaggiavo sull'auto coi miei genitori, eravamo quasi arrivati a casa e... avevamo avuto un incidente??!!
No non poteva essere, c'era sicuramente un errore. Ero una bambina ma non ero stupida. E i miei genitori dov'erano? Perchè non erano li' con me?
Il dottore non tardo' ad arrivare.
Era gentile e molto premuroso nei miei confronti. Aveva un viso familiare, mi sembrava di averlo gia' visto da qualche parte, mi sembrava di conoscerlo, ma non riuscivo a collocare il suo viso nei miei ricordi. Candido, come anche le sue mani. Incorniciato da capelli biondi dorati, in un'acconciatura impeccabile. Mi prese il polso per misurare il battito del mio cuore e in quell'istante ebbi un sussulto: le sue mani erano gelide.
Alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi: due pozzi profondi color del miele, sembravano tempestati di pagliuzze d'oro. M'incantai ad osservarlo. E lui mi sorrise, amorevole. Anche la sua voce, calda e cortese nonostante trillasse ad ogni parola, mi faceva pensare di conoscerlo.
Si.
Io lo conoscevo. Ma non sapevo nè dove, nè come, nè quando.
Mi visito' velocemente e mi rassicuro' sul fatto che sarei guarita e che dovessi solo riposare. La faceva facile lui, dormire per me era peggio che restare sveglia.
La notte passava tra gli incubi, il giorno non passava e io mi sentivo sempre piu' sola e stanca. Avevo bisogno di sapere dei miei genitori... un brutto presentimento aleggiava sul mio cuore.

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Capitolo 2
*** Stupore ***


Buonpomeriggio ragazze! Vi ringrazio per l'attenzione e il tempo che avete dedicato a leggere il primo capitolo.. spero che possa coinvolgervi anche questo! Buona lettura! kiss

Carlisle

Ero a caccia.
Solo.
Correvo veloce sfrecciando fra gli alberi.
Una splendida giornata nuvolosa mi aveva concesso di uscire da casa per placare almeno in parte la mia sete.
Raggiunsi una radura ai margini della quale scorreva un ruscellatto: ero certo che li vi avrei trovato dei cervi.
Mi misi in posizione di attacco, pronto a scattare in groppa al cervo maschio piu' grande, chino per abbeverarsi.
Poi tutto accadde in un istante, cosi velocemente che feci quasi fatica io ad accorgermene.
Un rumore assordante di ruote che stridevano sull'asfalto, uno scontro tra un auto e una struttura in metallo.
E poi un tonfo, qualcosa che precipitava in acqua.
Lasciai perdere i cervi che si erano dileguati anch'essi dopo aver udito quel rumore e corsi verso il ponte, dove credetti potesse essere accaduto l'incidente.
Quando lo raggiunsi, l'auto stava gia' sprofondando nel fiume.
Mi fiondai sulla portiera del guidatore.
E qui ebbi la piu' triste delle notizie: sul sedile era accasciato il mio vecchio amico Charlie e al suo fianco sua moglie Renee; sembrava svenuta.
Vedendomi, anche lui mi riconobbe.
Scaraventai via la portiera mentre l'auto si inabissava sempre piu'. E solo allora mi accorsi che sul sedile posteriore giaceva una bambina anch'essa svenuta.
"Carlisle, Carlisle, ti prego porta via prima lei, salva mia figlia, salva Bella, noi due ce la caveremo ma lei non puo' è piccola, ti prego portala in salvo, è l'ultima cosa che ti chiedo." mi allungo' una mano e io gliela strinsi forte.
"Charlie sta tranquillo, ci penso io e poi tornero' a prendere anche voi."
Staccai anche la portiera posteriore, presi Bella fra le mie braccia e corsi verso l'ospedale.
Sapevo che le probabilita' di salvare anche loro erano bassissime ma come medico non potevo smettere di sperare.
Ora dovevo pensare alla bambina. Era svenuta e aveva una ferita alla testa. Sicuramente riportava anche qualche trauma, l'impatto era stato piuttosto violento.
Arrivai in ospedale.
"Presto, un lettino, ha subito un incidente. Devo visitarla e fare ogni tipo di esame. Iniziate con un prelievo, io torno subito."
Lasciai Bella alle cure del mio collega Eliseo e corsi, corsi veloce verso il fiume.
I rami mi sbattevano violenti sul corpo ma non sentivo dolore.
Dovevo salvarli.
Quando raggiunsi il luogo dell'incidente mi bloccai impaurito, nonostante la mia natura.
E mi sentii morire, un'altra volta.
L'auto era sparita. Completamente sprofondata nel fiume.
Mi gettai in acqua, senza togliere i vestiti e scomparii sotto il suo livello.
Intravidi subito la vettura sul fondo, guizzai verso di essa e quando feci per aprire la porta dal lato del passeggero, le mascelle mi si contrassero per il dolore.
I corpi di Charlie e Renee erano scomparsi.
Ma dove potevano essere andati?
Non sarebbero di certo stati in grado di uscire da li'... ma allora?
Riaffiorai in superficie: dovevo trovare la verita'.
Mi guardai attorno ma di loro nessuna traccia.
Pensai al peggio: qualche animale? No, non poteva essere, li non c'erano animali cosi feroci... a parte... noi.
No.
Ma al mio naso era arrivato uno strano odore, dolce, come il nostro... No!
Scacciai quel pensiero e mi ricordai della promessa fatta a Charlie, mi ricordai di Bella: dovevo tornare in ospedale.
Feci il prima possibile.
Al mio arrivo in ospedale, un' infermiera mi corse subito incontro.
"Dottore, la bambina si è svegliata e sente dolore, è molto spaventata per le sue condizioni fisiche.Ho cercato di tranquillizzarla ma non credo di esserci riuscita."
"Non ti preoccupare Elisabeth, ora vado a visitarla."
Credo bene che si senta cosi e quando sapra' che è rimasta sola al mondo sara' ancora piu' doloroso. Ha perso tutto in cosi poco tempo!
Mi diressi verso la sua stanza ed entrai piano.
Era stesa sul letto. Una grossa benda le fasciava il capo, un tubicino le usciva dal naso e al braccio un ago la collegava alla flebo.
Sembrava un uccellino indifeso e smarrito.
Si accorse di me e guizzo' lo sguardo nella mia direzione.
Iniziai a visitarla cercando di rassicurarla sul fatto che sarebbe guarita e tutto si sarebbe sistemato.
Sussulto' al contatto con le mie mani. Le sorrisi.
Dovevo essere strano per lei.
Constatai che le sue condizioni erano stabili. La rassicurai di nuovo e le dissi che sarei tornato presto.
Di certo non poteva ricordarsi di me, era troppo piccola l'ultima volta che feci visita a Charlie. Io e suo padre ci eravamo conosciuti in una situazione poco felice: alcune sparizioni e omicidi sospetti in citta'.
Lui indagava sulle cause di questi avvenimenti e io ne esaminavo i corpi. Sapevo bene chi fosse il colpevole di quelle uccisioni ma Charlie non poteva venirne a conoscenza, per il suo bene e quello della sua piccola famiglia.
Cosi la diagnosi era sempre la stessa: dissanguati da un animale.
Ero ben visto sia in ospedale che fra le istituzioni quindi non mi era difficile "proteggere" la verita'.
Fu' cosi che feci amicizia con Charlie. Conobbi la moglie Renee e la piccola Isabella.
Era adorabile, piena di vita. Mi ci ero subito affezionato.
Ed ora che Charlie e Renee non c'erano piu', avevo deciso di prendermi cura di lei, ma soprattutto dovevo scoprire che fine avevano fatto i suoi genitori.

E la verita' sarebbe venuta presto a galla.

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Capitolo 3
*** Io lo conosco! ***


Eccomi di nuovo con un altro capitoletto di questa mia pazza storia... vedrete che cosa ho in serbo per questa piccola... Buona lettura!!

 

Bella

Mi svegliai di soprassalto, sudata ,accaldata e preoccupata: avevo avuto un altro incubo da quando mi trovavo in quel posto.
L'ennesimo.
Ma questo era stato piu' forte, piu' devastante, come se l'avessi vissuto davvero, sembrava reale.
Sentivo il cuore battere forte e il ticchettio della macchina al mio fianco non faceva altro che rafforzare il mio pensiero.
Perchè, perchè mi accadeva tutto quello perchè?
Cercai di controllarmi, di calmarmi, pensando che in fondo era stato solo un sogno, uno stupido sogno ma il mio tentativo non servì a molto. Anzi, sentii mancarmi l'aria e la mia testa inizio' a vorticare.
Tutta la stanza girava attorno a me, anche la vista mi si annebbio'.
Provai a parlare, a chiamare l'infermiera ma non ricordavo piu' di essere senza voce. Sentivo quell'antipatico ticchettio farsi sempre piu' insistente fino a quando una voce "conosciuta" mi fece capire di non essere piu' sola.

"Dottore, dottore, la bambina non respira, dobbiamo intervenire o la perderemo!"
"Preparate la sala operatoria, presto!"

Sala operatoria.
Per quel poco che ancora riuscivo a pensare, formulando un pensiero che avesse senso, quelle parole mi fecero agitare ancora di piu'.
No, no, in sala operatoria no! Non voglio, no! Pensai tra me e me.
"Stai tranquilla Bella andra' tutto bene!"
Sentii quella voce, cosi calma e dolce e la ricollegai al viso del dottore: sbagliavo o aveva detto "Bella"?
Erano davvero pochi quelli a cui concedevo di chiamarmi cosi. E poi mi leggeva nel pensiero?
Annuii facendogli capire che avrei provato a stare calma.
Mi prepararono per andare in sala operatoria mettendomi una mascherina con l'ossigeno e trasportandomi su di un altro lettino mi portarono velocemente verso il mio "destino".
Giunti in sala, mi parve di sentire il dottore ordinare all'infermiera di iniettarmi la dose adatta di anestesia.
Poi lo sentii rivolgersi a me.
"Bella, tesoro, ora rilassati, andra' tutto bene ma ho bisogno che provi a stare calma, almeno un po', puoi farlo per me?"
Mi stava chiedendo di farlo per lui e di nuovo mi aveva chiamata Bella.
Ero sicura, lo conoscevo.
Qualcosa mi legava a lui ma pur scavando nella mia breve memoria non riuscivo a trovare un nesso.
Quella voce, quel sorriso, quel viso che ora mi stava sorridendo, io li conoscevo.
In un passato li avevo incontrati, ne ero certa.
Poi d'un tratto un lampo nei miei ricordi, un barlume, un'immagine sfocata, mio padre e ... "Ciao Carlisle, benvenuto nella mia casa. Loro sono mia moglie Renée e la mia piccolina, Bella!"
Era lui!!!
Era lui, quell'uomo, l'amico di papa'!
Cosi gentile, cosi dolce, cosi... strano!
Mi sentii togliere la mascherina.
E in quell'istante esatto, con le labbra mimai il suo nome: "Carlisle"
Allungai una mano verso il suo viso e facendomi un sorriso, la prese tra le sue posandovi un lieve bacio.
Le palpebre si facevano pesanti e stanche finchè le sentii chiudersi piano.
Mi addormentai cosi con la sua immagine impressa nei miei occhi.

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Capitolo 4
*** E' andato tutto bene! ***


Eccomi qui con un altro capitolo.. e l'entrata in scena di un nuovo personaggio.... chi sara'? Scopritelo...


Carlisle



L'operazione era andata bene. Fortunatamente Bella si era calmata permettendomi di portarla a buon fine. Riposava ormai da un paio d'ore, l'effetto dell'anestesia ormai sarebbe svanito e si sarebbe svegliata: volevo essere al suo fianco. E dovevo assolutamente scoprire la verita'. Lasciai il mio studio e mi avviai verso la stanza di Bella. Aprii piano la porta per non fare rumore. Stava ancora riposando. Richiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sulla sedia accanto al suo letto. Dormiva tranquilla e il suo respiro era regolare. Ero soddisfatto dell'operazione, ero soddisfatto di aver salvato una persona soprattutto perchè era Bella, anche se non mi perdonavo il fatto di non aver ancora scoperto la verita'sui suoi genitori. Mi persi in quei pensieri finchè sentii un tocco alla mano sinistra. Era lei, si era svegliata. "Ca..Carlisle..grazie!" "Ciao Bella, ti sei svegliata!" le dissi accarezzandole quella sua piccola mano.
"Ho fatto solo il mio dovere, cara. Ma dimmi, come ti senti ora? Hai nausea, giramenti di testa?"
"No, no" mi rispose con un fil di voce.
"Bene, vedo che ricominci anche a parlare e questo è un buon segno. Piu' tardi ti faro' alcuni esami, ma ora riposa ancora un po'. Verro' da te nel tardo pomeriggio."
Feci per alzarmi ma mi sentii trattenere.
"La.. la prego, non se ne vada, resti ancora un po' con me, se puo', per favore".
Povera bambina, cosi triste e ormai sola al mondo chiedeva a me, quasi uno sconosciuto, di restare a farle compagnia.
"Certo Bella, ho ancora un po' di tempo prima di iniziare le visite pomeridiane, resto volentieri qui con te."
Mi regalo' un debole sorriso. Quel viso cosi dolce che soffriva cosi tanto, non si poteva proprio sopportare.
Come avrei potuto dirle di no?
Come avrei potuto deluderla?
Non potevo.
Mi venne un'idea. Avrei potuto chiedere a mia moglie di farle un po' di compagnia quando me ne sarei dovuto andare. Si sarebbero piaciute!
"Bella, esco un attimo a fare una telefonata, torno subito."
Lei mi sorrise e mi fece si con la testa.
Presi il cellulare e composi il numero di casa. Rispose al primo squillo.
"Tesoro, sei sparito senza avvisare, ieri, è successo qualcosa di grave?"
"Scusa amore ma ho avuto un brutto contrattempo, riesci a raggiungermi qui ora, preferirei parlartene di persona."
"Certo, arrivo subito. Il lavoro allo studio è terminato. Sono subito da te."
"Grazie,ti aspetto."
Bene, cosi Bella avrebbe passato del tempo accanto a qualcuno a cui importasse di lei e si sarebbe sentita meno sola. Esme non tardo' ad arrivare. Le spiegai subito tutto quello che era accaduto a Bella e alla sua famiglia e lei mi espose le sue perplessita'.

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Capitolo 5
*** Esme ***


Buon pomeriggio a tutti! Qui splende un sole fantastico che mette tantissima allegria!  Arriva un nuovo capitoletto, un po' in ritardo scusate, ma non sempre la vena poetica mi asseconda! Di conseguenza, per evitare le peggiori schifezze, mi attardo. Questo capitolo è un po' noioso e non vi da' grandi notizie ma mi serviva come legante e per introdurre un nuovo personaggio.... Preparo l'ombrello per ripararmi e aspetto i vostri commenti ringraziandoVI sempre tutti! UN BACIOO!

 


Bella


Quando il dottore mi dovette lasciare per iniziare le sue visite, mi sentii nuovamente sola, nuovamente schiacciata da quel senso di abbandono e solitudine che da qualche ora mi attanagliava il cuore.
"Bella devi solo riposare, vedrai che poi starai meglio" cosi mi aveva detto il dottor Carlisle, l'amico di papa'.
L'operazione era andata bene, ma qualcosa ancora non mi era chiaro: dove erano i miei genitori?
Guardavo fisso di fronte a me, le pareti della camera non erano mai state cosi "strette" , cosi opprimenti come nelle ore passate. Mi sentivo in trappola.
Un paio di colpetti alla porta mi fecero capire che avevo visite.
Una bella signore si presento'
sulla porta. Alta, snella, dai capelli color cioccolato.
"Ciao Isabella, sono Esme, la moglie del dottor Carlisle!."
"Oh..." dissi incapace di pronunciare altre parole.
Il dottore era stato cosi gentile da chiamare sua moglie per tenermi un po' compagnia.
Richiuse delicatamente la porta alle sue spalle e con passo aggraziato si avvicinoì al mio letto.
"Ho saputo dell'incidente e dell'operazione cara, come ti senti adesso? Hai molto dolore?"
"No, no ora va molto meglio signora, grazie" le risposi guardandola in viso.
Era davvero una bella donna, giovane e... strana, proprio come il dottore.
"La prego, si.. si sieda qui accanto a me".
"Ti ringrazio cara ma dammi pure del tu, chiamami pure Esme"
"Va bene, Esme"
"Ma dimmi tesoro, non ricordi niente dell' incidente?"
Quella domanda mi spiazzo' e mi gelo' ogni muscolo del corpo.
Esme noto' subito il mio stato di dolore e quasi si ammoni' da sola per la domanda forse poco opportuna che aveva appena fatto.
Ma non era colpa sua, voleva aiutarmi, voleva capire anche lei che cosa potesse essere accaduto giu' al ponte.
Raccolsi tutte le forze sforzandomi di non iniziare a piangere e le raccontai tutto cio' che potevo.
Quel mattino stavo tornando a casa coi miei genitori, eravamo felici per la vacanza appena conclusa e poi... all'improvviso l'auto ha sbandato ed è finita giu' dal ponte, nell'acqua.
E da li, per me, c'era il buio.
"Mi dispiace tanto cara" mi disse accompagnando la frase con un dolce sorriso.
Cercai la sua mano e la strinsi nelle mie.
Passammo il tempo a parlare di lei. Mi racconto' del suo lavoro, all'atelier di moda, della sua casa, di Carlisle e di quanto si amassero. E si vedeva, anche solo quando lei pronunciava il suo nome.
Bussarono alla porta e fui contenta di vedere il dottore sbucare dalla porta.
"Bene, vedo che avete fatto amicizia!" si fermo' sorridente accanto al letto.
"Si caro, Isabella è proprio una creatura deliziosa"
"Posso dire lo stesso di te, Esme"
Poso' il suo sguardo su di me e mi accarezzo' una guancia.
"Bene, allora Bella, facciamo ancora qualche esame prima di cena e poi sei libera, per oggi, ok?"
"Certo dottore, sono pronta!"
Non sapevo da dove tirassi fuori tutta quella forza per affrontare quella situazione ma dovevo andare avanti, dovevo farcela.
E ci sarei riuscita.

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Capitolo 6
*** Io la penso cosi ***


Eccomi finalmente dopo tanto tempo. Se potete scusatemi... Vi lascio subito al capitolo che vi aprira' qualche finestrella sul futuro... buona lettura e grazie per la pazienza! Un bacio!


Esme


Anche il cuore di un vampiro puo' soffrire?
Vedere una bambina di 11 anni sola, spaventata e inerme in un freddo letto d' ospedale, mi aveva stretto il cuore.
Da quando ero diventata una vampira, ogni senso in me si era ampliato, ogni senso si era affinato e probabilmentte anche il mio cuore era piu' sensibile, forse non aveva smesso di provare dolore, forse non aveva mai perso battiti e forse non si era mai fermato.
Avevo molte domande che mi giravano in testa e anche alcune ipotesi che mi facevano sentire ancora piu' triste per la sventura di questa piccina.
Carlisle non aveva fatto le mie stesse considerazioni su cosa potesse davvero essere successo e all'inizio non volle prendere in esame i miei pensieri. Aveva piu' dubbi di me.
In fondo cio' che pensavo poteva rivelarsi reale e talmente pericoloco, per tutti.
Tutto collegato ad una citta', tutto collegato ad un nome: Aro.



Carlisle


In ospedale avevo parlato ad Esme della sparizione dei genitori di Bella.
E lei mi aveva dato delle indicazioni a cui io non volevo proprio credere.
"Io sospetto che dietro a tutta questa storia possano esserci i Volturi" mi aveva confidato.
"No Esme, non puo' essere. Sono consapevole dei rapporti un po' tesi che intercorrono tra la nostra famiglia e Aro ma non posso pensare che si sia abbassato a tanto."
"Carlisle pensaci. Non hai trovato i corpi dei genitori di Bella, non ci sono tracce "umane" o di animali nei pressi del lago o del ponte, quindi cosa potrebbe essere accaduto se non quello che temiamo? E poi, non mi hai detto anche tu che hai sentito uno strano odore quando sei tornato al lago? In piu', non ricordi quanto Aro desideri avere Alice ed Edward nella sua guardia?"
"Caspita, Esme, se tu dovessi avere ragione, sarebbe davvero un bel pasticcio!"
Esme mi stava aprendo gli occhi.


Aro è un "vecchio" vampiro, uno degli -Antichi- . Uno dei primi vampiri ad essere stato creato, perfino piu' "vecchio" di me.
Per una parte della mia vita da morto, ho vissuto alla sua corte, come membro della sua guardia. Ero un vampiro "neonato" e senza un posto dove andare, ero solo e spaesato, ero giovane e... stupido.
All' inizio mi trovavo anche abbastanza bene, nonostante non mi sentissi perfettamente integrato in quella comunita' fatta per lo piu' di vampiri gia' ultracentenari.
Col susseguirsi delle primavere pero', mi accorgevo maggiormente di quanto poco fossero buone e gentili le intenzioni di Aro e dei suoi fratelli, Caius e Marcus, nei miei confronti. Stavo diventando la loro marionetta e questo non mi piaceva.
Conoscevo bene le poche regole su cui era fondata la convivenza dei Volturi e una di queste era che se qualcuno voleva abbandonare il palazzo, poteva benissimo farlo, non sarebbe stato trattenuto. A suo rischio e pericolo la probabilita' di subire in futuro una negazione di aiuto qualora fosse stato necessario.
L'abbandono del palazzo significava abbandono nel momento del bisogno.
Una forma indiretta di vendetta e chi trasgrediva solitamente veniva punito.
Ho vissuto questi anni con la paura che cio' potesse avvenire e forse è giunto il momento.
Ma non avrei mai permesso, a costo della mia stessa esistenza, che per un mio errore fosse Isabella o la sua famiglia a pagarne le conseguenze.

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Capitolo 7
*** Aprirle gli occhi! ***


 

7^ capitolo

Aprirle gli occhi!

 

Bella -Un mese dopo-

 

Bussano alla porta e so gia' chi è.

"Buongiorno Bella, come ti senti oggi? Sei contenta, oggi verrai dimessa!"

Lo guardo mesta.

"Buongiorno anche a te dottore" dico con fare provocatorio "dovrei esserlo? Ormai qui mi sentivo a casa ed ora andro' in un altro posto..." e mi sento ansiosa, penso tra me.

"Andrai in un centro per bambini Bella,dove potrai giocare e studiare, fare nuove amicizie e divertirti" mi osserva, compassionevole.

"Andro' in un orfanotrofio e saro' sola."

Vorrei urlare, ora che la voce è tornata completamente.

"Oh andiamo Bella, non fare cosi, non sara' poi cosi male, ti verro' a trovare spesso e anche Esme verra' spesso e poi ti ho trovato il miglior orfanotrofio in circolazione!"

Lo guardo di nuovo mentre mi torturo mani e labbro inferiore. Lui sembra dannatamente calmo, come sempre.

"Scusami Carlisle è che ho paura..."

"Ma Bella di cosa hai paura? Non ti abbandoniamo! Per ora non posso portarti a casa con me e la mia famiglia, devo aspettare che tu abbia 18 anni. Non devi avere paura e nemmeno sentirti sola, saremo sempre con te, parola di Carlisle!"

Mi guardo' con quei suoi profondi occhi color miele, accompagnando l'ultima frase con un gesto teatrale: si mise sull'attenti scoccando gli zoccoli e portando la mano destra per aria, come se stesse facendo un saluto da militare.

Non resistetti e gli risi in faccia guadagnandomi un'occhiataccia che aveva tutto fuorchè qualcosa di brutto.

"Signorina la riporto all'ordine o sara' costretta a sopportarmi per altro tempo!" risi di nuovo e lui mi seguì.

Stremata mi arresi e tirai un lungo sospiro, portando lo sguardo altrove.

Mi fissava con le mani nelle tasche del camice.

"A che pensi Bella?"

"Penso al mio passato e a quello che mi aspetta per il futuro. Si dice - Chi lascia la vecchia via per la nuova,sa cosa lascia ma non sa cosa trova - , ecco io mi sento proprio cosi".

Continuava a fissarmi, quasi a volermi trapassare con lo sguardo.

"Lo so Bella, sara' dura ma ce la farai, ce la faremo. Io ti aiutero'":

 

 

 

"Bella, sei pronta, forza dobbiamo andare!" sento lui che mi chiama.

"Eccomi" rispondo prendendo la valigia.

Oggi inizia una "nuova vita", è oggi che vado in orfanotrofio o centro per bambini che dir si voglia.

Salgo in auto con Carlisle, ha insistito per essere lui a portarmi.

Durante il mese e piu' di ospedale mi è sempre stato accanto, si è preso cura di me e cosi hanno fatto anche Esme e i ragazzi. Mi hanno comprato tanti vestiti, dei libri e anche dei giochi. Nella mia stanza non mancavano mai i fiori. Alice, la piu' piccola di casa Cullen, diceva sempre che i fiori portano allegria e luce ad una camera.Ed era vero. Ero sempre di buon umore.

Mentre ripenso a quei momenti noto dal finestrino che ci stiamo avvicinando ad una fattoria.

L'auto decelera e Carlisle mette la freccia a destra voltando nella stradina sterrata che ci collega alla fattoria. Lo guardo, piena di domande e lui, quasi leggendomi nel pensiero mi risponde "Te lo avevo detto che era il miglior orfanotrofio in circolazione!"

Quando ferma l'auto, cio' che mi trovo dinnanzi è un puro spettacolo.

Un enorme caseggiato di campagna attorniato da numerevoli altri casolari e da tutto cio' che puo' dare il nome di fattoria.

Sento una portiera aprirsi e poi chiudersi e poi ne sento un'altra aprirsi, la mia.

"Bella, credo tu debba scendere, non ti va di vedere da vicino? E poi, ti consiglio di chiudere la bocca, siamo in aperta campagna!" la sua risata cristallina mi arriva ovattata.

Sono altri i rumori che odono le mie orecchie. Sono cinguettii, nitriti, sono belati, latrati e poi muggiti.

Una sorta di paradiso in terra.

Nel frattempo la mia bocca si è richiusa. Ho ripreso la salivazione mentre Carlisle mi conduce all'interno del primo casolare.

"Buongiorno Carlisle, tutto bene?" ci accoglie una ragazza dai capelli rosso fuoco.

"Buongiorno a te Victoria, alla perfezione direi. Ti presento Bella. E' lei la vostra nuova ospite. Trattamela bene mi raccomando, è molto preziosa per me."

"Non si preoccupi Carlisle, questo è il paradiso in terra!"

 

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Capitolo 8
*** In paradiso ***


Oggi il sole splende caldo e alto nel cielo.
E’ da una settimana che mi trovo qui in questo luogo meraviglioso e per la prima volta dopo tanto tempo sono felice. Qui sono tutti gentili e premurosi,sempre pronti ad aiutarti.Passo le giornate tra le lezioni a scuola al mattino e le attivita’ ricreative al pomeriggio. Mi piace la scuola,mi piace imparare sempre cose nuove ma mi piace anche trascorrere del tempo a divertirmi in mezzo alla natura e agli animali. Oggi è sabato e alle 15,00 abbiamo lezione sugli animali da latte; oggi è sabato e la mia nuova famiglia verra’ a trovarmi. Si, la mia nuova famiglia alla quale non ho impiegato molto tempo ad affezionarmi,anzi proprio poco tempo. E dopo tanto tempo sono felice.
“Bella,Bella sono arrivati i tuoi famigliari presto scendi” qualcuno mi urla attraverso la porta. Sono arrivati. Corro a sbirciare dalla finestra e li vedo li,tutti in fila e mentre sposto la tenda per poterli vedere meglio, Alice volta il capo verso la finestra e mi guarda iniziando a sbracciarsi. Resto un attimo stupita a quel gesto chiedendomi come ha fatto ad accorgersi di me e poi ricambio il saluto aprendo l’infisso e urlando che sarei scesa a breve. Appena prima di richiudere,due occhi verdi e un sorriso splendente mi scrutano e mi abbagliano. Mi affretto ad infilare le ballerine e cercando di non inciampare mi tuffo fuori dalla porta,sulle scale per poi arrivare in giardino. Per l’occasione ho indossato un vestitino giallo senza maniche a pois bianchi con relative ballerine bianche ,semplice ma carino. I miei piedi si fermano appena prima di venire a contatto con l’erba del prato.Alzo lo sguardo,tenuto a terra per evitare di cadere e mi scontro con 6 paia di occhi ambrati che mi fissano. Avanti Bella,sono la tua famiglia vai ad abbracciarli.E quando l’ordine dal mio cervello arriva ai muscoli, mi trovo a camminare verso la mia salvezza.Mi aspettano e non faccio in tempo a raggiungerli che Alice mi travolge con il suo corpo e cadiamo rovinosamente sul prato.
E sbatto la testa.
“Oddio Bella,oddio ti sei fatta male? Oddio,questo non l’avevo previsto!” sento Alice bisbigliare,non l’avevi previsto?Perchè sei una veggente?Mah.
“No no Alice è tutto a posto, tranquilla” la rassicuro mentre mi giro su un fianco e cerco di far passare il giramento di testa che ho,lasciandomi scappare un gemito di dolore quando mi accorgo che la testa mi duole. “Ahi” Ed è allora che mi sento afferrare da due braccia forti che mi attirano verso un corpo altrettanto forte e duro e profumato e mi stringono a se. Ed allora la sento, la sua voce.
“Al diavolo Alice,sei sempre la solita stupida! Guarda cosa hai fatto!” Temo ad alzare lo sguardo ma quando lo faccio ritrovo gli occhi verdi e il sorriso di poco prima e viene naturale per me ricambiare.
“Oh andiamo Edward non è successo niente” piagnucola Alice mentre io continuo a fissarlo, guadagnandosi un occhiataccia dal fratello. “Ma si Eddy la nostra Bella ha la testa dura,non si è fatta niente”
“Emmett per favore,non ti ci mettere anche tu”.
“Su su ragazzi non fate cosi, non sta bene davanti ad una signora” eccola Esme,bella e dolce come una mamma avvicinarsi a me e posarmi un bacio sulla testa.
“Ciao Bella, sono felice di rivederti”
“Anche io Esme,anche io, tanto” “Beh visto che si è risolto tutto,che ne dite se partecipiamo alla lezione del giorno?” propose Carlisle
“Umh chissa’ che sapore ha il sangue di una mucca? E quello di un pollo?” sentii Emmett borbottare ma non capii che cosa aveva detto pero’ vidi Alice e Rosalie dargli rispettivamente uno scappellotto in testa e una gomitata nel fianco seguiti da un “Ehi ma che ho fatto ora?” E all’unisono si sentono le sorelle urlargli “Taci”
Ho proprio una bella famiglia assortita!
Ci incamminiamo verso il recinto degli animali e io sono ancora tra le baccia di Edward. Il silenzio che c’è tra noi è strano ma sembra accorgersene anche lui perché mi chiede come sto. “Bene Edward,grazie.Sono felice che siate venuti a trovarmi”
“Anche io sono felice,per te” e dicendo cosi, a pochi passi dal recinto si ferma a guardarmi. I suoi occhi sono una calamita e sento che mi potro’ sempre fidare di lui, sento che mi vuole bene.
La voce dell’insegnante Robinson mi fa capire che la lezione iniziera’ tra poco. E so gia’ che sara’ bellissima.

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Capitolo 9
*** La mia nuova famiglia ***


Ciao amici lettori. Comincio col ringraziare come sempre tutti voi che leggete e recensite e anche chi legge e basta. Grazie a chi ha aggiunto questa storia tra le preferite,le seguite e in quelle da ricordare. Questo è ancora un capitolo leggero dove troverete pero’ alcuni indizi e alcuni spunti per poter capire cosa potra’ accadere nei prossimi capitoli.

Bella
Era stato un bel pomeriggio, mi ero divertita,ero stata bene. La lezione si era rivelata interessante e anche le facce di Emmett avevano contribuito a farmi ridere. Mi dispiaceva che Jasper non fosse potuto venire,poverino si era beccato una febbre da cavallo ed era costretto a letto. Emmett mi aveva detto pero’ di averlo sistemato per bene,una maratona di film da far invidia ad una videoteca. Chissa’ cosa gli aveva preparato. A quel punto della giornata mi sentivo un po’ stanca ma non volevo che tutto finisse.
“Non voglio che ve ne andiate gia’,restate ancora un po’” ero ancorata alla manica sinistra di Emmett che divertito e intenerito mi stringeva a sé con l’altro braccio. Emmett,quel ragazzone alto e grosso che incuteva un po’ di paura a tutti per la sua mole, a me faceva invece tanta tenerezza. Con me quel giorno si era rivelato un degno compagno di giochi e di risate,il tutto sempre sotto lo sguardo attento di Edward che non mi lasciava mai.
“Bella vorremmo ma non possiamo,abbiamo lasciato Jasper a casa da solo e vorremmo tornare” Carlisle mi parlava dolcemente mentre io mi accorgevo che non potevo chiedere loro una cosa del genere.
“Si è vero dimenticavo,Jasper,si avra’ bisogno di voi,poverino chissa’ come si sentira’ con tutta quella febbre,si andate subito è meglio” Un’altra risatina isterica di Emmett che ricevette un’occhiataccia da Rosalie. Ma che aveva oggi quell’orso?
“Bella, da oggi non resterai un attimo da sola” ecco appunto, sentii Emmett bisbigliare, che cosa voleva dire? Ero curiosa e glielo chiesi.
“Emmett scusami ma è tutto il giorno che sei strano,che fai battutine strane e poi cosa significa che –da oggi non restero’ un attimo da sola-? Me lo puoi spiegare per favore?
Alla mia domanda li vidi guardarsi tutti in faccia:avevo forse chiesto qualcosa di cosi strano? Erano loro a comportarsi in modo strano oggi.
“No Bella,Emmett intendeva che con la fine della scuola,i ragazzi potranno venire a trovarti piu’ spesso e poi ti hanno portato un regalo,anzi a dire la verita’ due perché uno è mio e di Esme. Ragazzi andate a prenderli,li troverete nel baule della macchina.”
 “Si,come se non lo sapessi” disse Emmett sospirando per poi beccarsi una gomitata da Alice.
“Ahi ma che c’è adesso”
“Orso,smettila di dire cavolate e vieni con me alla macchina,adesso” e dicendo cosi Alice gli puntò un dito contro. Subito dopo i due si incamminarono all’auto.
Certo che questo pomeriggio era stato proprio strano,i ragazzi si erano comportati in modo strano e io non ci capivo un fico secco. Tornarono presto con due buste colorate.
“Bella il pacchetto verde è dei ragazzi, mentre quello a righe gialle è mio e di Esme. Aprili forza, siamo curiosi di sapere se ti piacciono”
Presi prima il pacchetto verde -verde come gli occhi del mio angioletto che era a pochi passi da me.. si il mio angioletto- lo aprii e rimasi a bocca aperta. In mano avevo una scatola contenente un telefono di ultima generazione; aprii la scatola con le mani che mi tremavano e ne uscì un cellulare di colore rosa. Rimasi a fissarlo per qualche istante,era bellissimo e io non avevo parole per descrivere la gioia che provavo. Mi scese perfino una lacrima e inizio’ a tremarmi anche il mento e poi… e poi mi sentii abbracciare stretta come prima quando ero caduta sul prato.
 Edward Il mio angioletto.
“E’ bellissimo e io sono felicissima.Grazie,nessuno mi aveva mai fatto un regalo tanto bello,grazie mille” dissi tutto d’un fiato alzando il viso per guardarli uno ad uno.
“Sono contenta che ti piaccia, il colore l’ho scelto io,mi sembrava di aver capito che è il tuo preferito. Ma ora forza Bella apri anche l’altro pacchetto, vediamo se anche Esme e Carlisle sono stati bravi quanto noi” fu Rosalie a parlare questa volta. Le sorrisi e annuii aprendo anche l’altro pacchetto. E non finii di stupirmi; qui era contenuta una macchina fotografica digitale anche questa di ultima generazione… rosa. Sorrisi di nuovo e un’altra lacrima sfuggì al mio controllo. Mi sentii accarezzare una guancia,non mi serviva guardare chi fosse,sapevo che era Edward. Era stato cosi dolce con me quel giorno,cosi protettivo e stretta nei suoi abbracci mi sentivo al sicuro.
“Grazie Esme,grazie Carlisle è bellissima anche questa macchina fotografica. Con il telefono potro’ chiamarvi piu’ spesso senza dover aspettare il mio turno al telefono dell’orfanotrofio e con la macchina fotografica potro’ fare tante foto che poi vi mandero’ per mail e quando verrete faremo tante foto insieme e poi faro’ un album e…” mi fermai per prendere fiato e mi accorsi che tutti mi guardavano con adorazione.
“Che c’è? Si lo so parlo troppo pero’ sono felice e..”
“E’bellissimo vederti cosi,emani un onda di felicita’ contagiosa. E sono felice anche io perché ora so che potro’ farti tutti i regali che voglio” Fu Edward a parlare e mi lascio’ senza parole. A lui si aggiunse Alice, che gia’ mi preannunciava pomeriggi di shopping sfrenato e irrazionale. Pensai che niente potesse farmi piu’ felice di cosi.
“Bella noi ora dovremmo proprio andare,torneremo presto a trovarti”.
Ero dispiaciuta ma sapevo bene che dovevano tornare da Jasper.
“Io vi volevo ringraziare ancora per la bella giornata trascorsa insieme e per i regali che mi avete fatto,sono felice ed è tutto grazie a voi. Vi voglio tanto bene e non so cosa farei se non avessi voi”
Mi guardavano con il sorriso sulle labbra e nei loro occhi vedevo tanto amore per me. Ero estremamente fortunata.
Sentii Edward accarezzarmi la schiena richiamando la mia attenzione; mi voltai e gli feci un gran sorriso. Sentivo di dover ringraziare anche lui per quella splendida giornata,per tutte le attenzioni che mi prestava,degne di un fratello maggiore.
“Edward io,volevo ringraziarti per oggi, tu sei cosi affettuoso,cosi dolce e protettivo nei miei confronti ed io, io..”
“Sshh Bella non devi ringraziarmi,sei come una sorella per me,sei cosi piccola e indifesa ed io voglio starti vicino e aiutarti.. e poi ti voglio un kasino di bene” “Grazie Edward,anche per me sei come un fratello,un fratello che non ho mai avuto,sei importante per me e ti voglio bene anche io e.. ehi aspetta…che cos’hai detto? Che sono piccola? Io..piccola?”
“Si, no, si, beh… oh Bella non sei né piccola né grande, ecco” Si sentì una fragorosa risata provenire da Emmett che a cio’ aggiunse il suo rammarico per non essere stato “infilato” nella categoria -fratelli che non ho mai avuto-.
Fu messo a tacere da Esme che bonariamente gli chiedeva di stare tranquillo, di raccogliere le carte dei regali e di andare a gettarli in un cassonetto poco distante.
Carlisle schiarendosi la voce ci fece presente che ora era giunto davvero il momento dei saluti.
Ci scambiammo baci e abbracci e lasciai Edward per ultimo. Mi sembro’ che anche lui avesse avuto lo stesso desiderio perché non mi si avvicino’ fino a che tutti gli altri non ebbero finito.
“Ci vediamo presto sorellina, tornero’ cosi in fretta che non ti accorgerai della mia assenza. Te lo prometto.”mi diede un bacio in fronte posando una mano tra i miei capelli. Le mie labbra si curvarono all’insu’ in un sorriso beato. Adoravo quando mi toccavano i capelli e poi lui su di me aveva un effetto benefico. “Grazie, ti aspettero’ sempre a braccia aperte”
Slaccio’ il suo abbraccio e lentamente,insieme agli altri si allontano’. Arrivato sul cancello si volto’ e mi fece –ciao- con la mano. Ricambiai sorridendogli. Poi scomparì dalla mia vista.
Con i miei preziosi regali rientrai nel dormitorio. Salendo le scale incontrai diversi ragazzi che mi salutarono,alcuni in compagnia dei genitori, altri con degli amici. Sorrisi a quella vista perché anche se in quel momento ero sola,in futuro non lo sarei mai piu stata.
Entrai svelta nella mia stanza e iniziai a scattare foto. Poi presi il cellulare per iniziare a imparare ad usarlo e con mio stupore mi accorsi che avevo gia’ dei numeri inseriti: tutti i loro. Curiosai un po’ tra le varie impostazioni,scelsi la suoneria,giocai un po’ a tetris,impostai lo screensaver e poi mi imbattei nelle bozze dei messaggi scoprendo che ne contenevano una.
Era di Edward.

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Capitolo 10
*** Emozioni,sentimenti... ***


Ciao a tutti! Scusate se mi sono fatta attendere un po’ con questo capitolo ma ho avuto una grave perdita in famiglia e non avevo proprio la testa per occuparmi delle storie. Ma torniamo a noi. Nelle righe che troverete di seguito vedremo un Edward ancora più dolce e protettivo e una Bella che dipende quasi completamente da Edward..vedremo una Bella che non ha dimenticato i suoi genitori,anzi.. e ci saranno alcune frasi che faranno capire le loro emozioni e i loro sentimenti. E ora andiamo al capitolo! Buona lettura.

Bella
Ho tra le mani questo cellulare e non so perché ma mi tremano. Tra le bozze c’è un messaggio di Edward. Sono stupita ed emozionata allo stesso tempo.
Nessuno a parte i miei genitori mi ha mai rivolto cosi tante attenzioni,nessuno mai come i miei genitori mi ha amata e protetta come i Cullen.
Sento gli occhi pizzicare al loro ricordo,mamma e papà non ci sono piu’ e io sono una ragazzina che ha davanti tutta una vita in salita. Ma non sono sola. Penso al pomeriggio trascorso insieme alla mia nuova famiglia e mi ritrovo qui a stringere questo cellulare con un messaggio di Edward salvato in memoria. Mi sento strana,agitata e sono curiosa di sapere che cosa mi ha lasciato scritto. Non devo certo avere paura di quello che potrei leggere,lui è il mio fratellino,il mio angioletto e io gli voglio un mondo di bene. Quindi schiaccio il tasto di apertura dei messaggi e fisso lo schermo leggendo quelle righe,senza pero’ leggerle per davvero. Scorro le parole con lo sguardo e le parole scorrono nella mia testa iniziando a prendere un senso logico:

Ciao mia principessa. Quando leggerai questo messaggio sarai sola nella tua stanza e magari penserai ad oggi,oggi che è stata una giornata bellissima,per me la piu’ bella della mia esistenza. Ti voglio cosi bene sorellina che nessuno te ne vuole come me e mi sento molto protettivo verso di te al punto che non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo. Ma a questo trovero’ presto rimedio. Buonanotte mia principessa Un bacio. Edward

Rileggo piu’ volte queste frasi sorridendo e scopro che provo le stesse sue emozioni,le stesse sue sensazioni, è come se mi stessi specchiando,specchiando in lui,in Edward. Il mio angioletto.
Il mio cuore inizia a battere forte e nonostante provi a calmarlo non ne vuole sapere di fermare la sua corsa. E’ l’effetto che mi fa pensare a lui e mi piace questo effetto. Lo sento vicino sempre,sento che c’è qualcosa di forte che ci lega.
Si è sempre dimostrato gentile con me,nonostante io possa sembrare a volte una palla al piede. Non mi ritengo matura per i miei 11 anni ma cio’ che mi è successo,beh mi ha fatta crescere prima del tempo. Gia’,cio’ che è successo…Per un attimo la mia mente vola a quel giorno ma mi impongo di non pensarci ora,ho cose piu’ urgenti da fare.
Primo devo chiamare Jasper,ho il suo numero in rubrica. Voglio ringraziarlo per il regalo e voglio chiedergli come sta. Quindi cerco il numero in rubrica e faccio partire la chiamata.

A casa Cullen
“Alice per favore vuoi dirmi cosa sta facendo?”
“Sta leggendo il tuo messaggio Edward”
“Ah si e che cosa ne pensa?”
“Mmh beh niente,legge”
“Ma non dovrebbe essere a cena adesso? Gli umani non mangiano anche a quest’ora?”
“Emmett puoi stare zitto e chiudere quella bocca ogni tanto!”
“Uffa Edward, che cosa deve pensare Edward, le piace”
“Come? Solo le piace?”
“E dai Edward vedrai che te lo dira’ lei..” sussurra maliziosa
“Alice per favore dimmi… Alice-Alice-Alice! Che cosa.. cosa vedi? Jasper, sta avendo una visione!Cosa vedi?”
“Bella,Bella sta chiamando qui,te Jasper..”
E il telefono di Jasper inizia a squillare nella tasca dei suoi pantaloni.
“Rispondi Jasper,è Bella” mormora Alice
“Pronto”
“Mmh pronto, Jasper?”
“Si,s..si sono io ma.. Bella?”
“Ciao Jasper io..ecco volevo.. volevo ringraziarti per il regalo,ecco,mi piace molto,grazie” sbotta tutto in una volta
“Oh Bella prego,sono contento che ti piaccia”
“Mmh si è bellissimo,meraviglioso. Come stai Jasper? Mi hanno detto che hai la febbre,ti senti un po’ meglio adesso?”
“Umh s..si,si grazie sto..sto meglio”
In sottofondo sento delle risate e un sommesso vociare. Mi sembrano le risa di Emmett e mi sembra poi di sentirlo bisbigliare qualcosa …mahhh
“Jasper ma, ti hanno lasciato solo in casa o c’è qualcuno?” Jasper non fa in tempo a rispondere che Emmett irrompe nel telefono con il suo vocione,costringendomi ad allontanare l’apparecchio per non diventare sorda.
“Dovevo immaginare che fossi tu,mio orsacchiotto peloso!” gli rispondo ironicamente.
Questa volta è Jasper a ridere ed Emmett mostra tutto il suo disappunto.
“Ehi voi due, tu Jasper non ridere delle disgrazie altrui altrimenti te la faccio pagare e tu piccola nanetta, passi pure che io sia un orsacchiotto ma peloso no eh!”
“Emmett ti voglio tanto bene”
“Anche io Bella,sei una forza,sei la mia sorellina preferita”
Ok, adesso invece mi è sembrato di sentire come un ringhio..ma è possibile?
“Che cosa è stato?” chiedo per avere spiegazioni
“Oh niente Bella, è Edward che ha un po’ di raucedine” mi risponde Emmett
E’? Cosa? Edward è lì?
Nel momento esatto in cui io chiedo ad Emmett di passarmi suo fratello,Edward fa lo stesso con Emmett ordinandogli “Passamela,subito” e io sorrido a questo nostro gesto in sincrono.
“Ehi,ehi voi due ma vi siete messi d’accordo per caso? Ecco tieni Edward”
“Pronto,Bella?”
“Ciao Edward. Ho sentito Jasper,sembra si senta meglio”
“Oh si grazie, si sta..sta meglio,molto meglio. Tu come stai? Hai gia’ cenato?”
“No scendo tra poco,non ho molto appetito pero’. Io sto benissimo,dopo oggi poi sono felicissima..Grazie ancora di tutto Edward,non saprei cosa fare senza di voi e senza di te.”
“Io, non so cosa farei senza di te,sorellina. Adesso ti lascio cosi ti prepari e vai a mangiare qualcosa,anche se non hai fame,fallo per me,per favore”
Sospiro e penso che per lui farei di tutto. Tengo troppo a lui.
“Ok”
“Solo ok,principessa?”
“No, ok Edward cerchero’ di mandare giu’ qualcosa, per te”
“Bene, cosi mi piaci. Ci vediamo presto sorellina e sogni d’oro. Ti voglio bene, tanto.”
“Ti voglio bene anch’io Edward e notte anche a te”
Riattacca e gia’ mi sento sola. Come vorrei che fosse qui con me a tenermi compagnia ma questo non è possibile.
Decido di fare una doccia veloce e di prepararmi per scendere a cena,come gli ho promesso.
Il refettorio è quasi pieno,segno che sono ormai arrivati tutti. Mi siedo al mio tavolo e saluto le mie compagne Sara e Laurel. Loro sono proprio sorelle,hanno perso i genitori nel crollo delle Torri Gemelle. Nessun parente in vita che potesse occuparsi di loro.
Sospiro e penso che sono tremendamente fortunata.
Mangio in fretta la mia pasta e la mia fetta di torta, voglio tornare in camera e scattare ancora qualche foto. Saluto le mie amiche e gli assistenti che ci distribuiscono i pasti ogni giorno rivolgendogli un sorriso e scappo di sopra.
Mi chiudo la porta alle spalle e vi resto appoggiata,le braccia tra la porta e la mia schiena. Ho corso e ora ho il respiro affannato. La mia testa ricade all’indietro a toccare il legno scuro e mi rilasso cercando di far tornare tutto normale.
Prima di dedicarmi alle foto decido di lavarmi i denti e mettermi il pigiama.
Ed ora sono qui sul letto a fotografare la mia stanza. Mi sento bene,sono felice,tanto.
Fuori, dalla finestra socchiusa, il cielo è sereno e la luna è piena. Alcuni rami di un albero picchiettano piano contro il vetro,mossi da un leggero alito di vento. Ed è questo vento a produrre dei suoni,quasi una melodia. Mi appoggio tra i cuscini, con il viso rivolto verso la finestra e mi lascio cullare da questa musica,senza coprirmi,senza spegnere la luce,senza riporre la macchina fotografica sul comodino. Fino a quando mi addormento. E inizio a sognare.
Sogno i Cullen e sono felice. Con loro sono sempre felice. Sogno di andare in piscina con loro,di dar da mangiare agli animali dello zoo,di salire su un aereo per una vacanza in Italia. Sogno Alice che mi ha scambiata per la sua Barbie e mi veste e sveste divertendosi,sogno Emmett che mi prende in spalla e corre veloce in lungo e in largo per il giardino della nostra villa,sogno Esme che mi prepara la torta al cioccolato che adoro tanto, e poi Jasper,Rosalie e Carlisle che mi insegnano a giocare a carte. E poi sogno Edward, che mi abbraccia e mi bacia i capelli dicendomi che sono la sua principessa.
Ma ad un tratto tutto si fa buio e ritorno a quel maledetto giorno in cui ho perso parte della mia vita. Non voglio rivivere cio’ che è successo ma è come se fossi incastrata in una bolla, costretta ad assistere inerme a quella scena. L’auto che sbanda, cade in acqua e poi buio di nuovo.
Mi sveglio urlando e piangendo, scattando seduta sul letto,nella stanza ormai avvolta nel buio della notte. Mi passo una mano sulla fronte e mi accorgo di essere in un bagno di sudore.
E sento che c’è qualcosa di strano, è come se nella stanza ci fosse qualcuno: avverto come una presenza.
Un brivido mi percorre la schiena. Sposto le coperte per avvicinarmi all’interruttore della luce e.. aspetta un attimo, le coperte? Io non mi sono coperta! E la luce adesso è spenta ma io non.. allora tasto tra le lenzuola alla ricerca della macchina fotografica: non c’è.
Inizio ad avere un po’ di paura. Non mi era mai capitata una cosa cosi, nessun assistente dell’istituto entra nelle nostre camere di notte senza essere espressamente chiamato.
E poi accade tutto in un attimo.
Allungo veloce la mano verso l’interruttore e accendo la luce e mi si mozza il respiro quando vedo chi ho di fronte.
In piedi dinnanzi a me, con le mani nelle tasche dei jeans,quei capelli scompigliati e un grande sorriso solo per me, mi fissa.
“Ciao principessa,hai visto,ho mantenuto la mia promessa che ci saremmo visti presto”
Sono paralizzata,ancora con la mano a mezz’aria e non riesco a proferire parola. Ho ancora sul viso la traccia di qualche lacrima appena scesa e sbatto le palpebre come a sincerarmi che questa è tutta realta’.
Notando il mio stupore e il mio silenzio prolungato,il sorriso scompare dal suo volto e lentamente si avvicina al letto,tendendomi una mano.
“Sorellina,tutto bene? Non sei contenta di vedermi?”
“Oh si..si è che mi hai spaventata Edward. Io non..non pensavo di trovarti qui ecco..”
Si siede sul letto e mi prende una mano nella sua.
“Perché piangi principessa?” mi chiede dolcemente
“Ho fatto un incubo” mormoro abbassando lo sguardo sulle nostre mani intrecciate.
Allunga la mano libera verso il mio viso e con un dito mi alza il mento riportando i miei occhi nei suoi.
“Ehi,vuoi dirmi che brutto sogno hai fatto? Se sputi fuori il rospo poi starai meglio”
Mi strappa un sorrisetto con questa sua frase e lui soddisfatto non si fa scappare di sottolinearlo.
“Sorellina lo sai che sei bellissima quando sorridi?”
“E dai Edward smettila,mi fai imbarazzare”
“Ok,ok la smetto ma solo se mi spieghi che incubo hai fatto”
“Mmh questa cosa sa molto di ricatto ma ci sto. Ho.. ho sognato il giorno dell’incidente” sbotto tutto d’un fiato.
Edward mi scruta e poi semplicemente mi abbraccia facendomi appoggiare il capo al suo petto.
“Ora ci sono qui io principessa,non devi avere paura” mi sussurra tra i capelli posandoci poi un delicato bacio.
Inspiro il suo buon odore e mi lascio cullare dal suo abbraccio. E tutto questo è come un balsamo per me,per curare le mie ferite. Mi sento a casa.
Avverto la stanchezza salire e credo che tra poco crollero’ dal sonno. Poi penso ad una cosa..
“Edward ma come hai fatto ad entrare?”
“Oh vedi, ecco, devi sapere che sono un bravo alpinista e scalatore, tutto merito di Carlisle”
“Mmh, mmh ecco spiegato tutto allora… mmh ma l’hai già fatto altre volte?” mormoro tra uno sbadiglio e l’altro.
“Beh si,nell’ultimo paio di settimane” Un altro mio sonoro sbadiglio.
“Piccola stai crollando dal sonno,aspetta ti aiuto a coprirti e…”
Si allontana e inizia a sistemare le coperte ma io non voglio staccarmi da lui,da quel contatto cosi perfetto,da quell’abbraccio che per me ora è un porto sicuro.
“Oh no no no Edward non lasciarmi,non..andare via, non.. no..”
“Ssh ssh principessa non me ne vado se è questo che vuoi,resto ancora un po’ con te finchè non ti sarai addormentata”
Finchè non mi saro’ addormentata…no io vorrei.. vorrei che lui restasse,di piu’..
Mi sistema per bene sotto le coperte e rimane a fissarmi. Il suo sguardo sembra trapassarmi, caldo ,sembra voglia dirmi qualcosa ma si limita a guardare il mio viso allungando poi una mano per accarezzarmi una guancia.
“Forza piccola ora devi dormire”
Sbuffo,non voglio che tutto finisca adesso. Lo guardo come per sfidarlo e lui capisce subito.
“Principessa è inutile che fai quel faccino da provocazione perché ora e dico ora,che tu lo voglia o no farai la nanna,ok?”
Vuoi fare la guerra Edward? Bene allora guerra sia.
“Ok, io dormo se tu resti qui con me”
“Si resto,finchè dormirai”
Va bene, capisco che devo cedere e quindi metto su un muso da offesa. Cio’ che ottengo è una sua grassa risata.
“Pero’ sei molto graziosa anche così,sorellina”
Se possibile,irritata da quel suo comportamento, aumento la mia già evidente offesa e mi giro su un fianco voltandogli le spalle. Mi sto comportando da bambina viziata ma ho bisogno della sua presenza..ma forse a lui non interessa poi tanto.
“E dai Bella stavo scherzando” mi dice senza inflessioni nella voce.
Sento il materasso muoversi segno che si è alzato e poi abbassarsi subito dopo e una mano si posa su un mio braccio tirandolo delicatamente per farmi voltare. E cedo perché non voglio che se ne vada con questo malumore tra noi.
Di nuovi i miei occhi si specchiano nei suoi e questa volta trovo dispiacere per cio’ che è appena successo.
Si è disteso sul letto,sopra le coperte ed ora siamo entrambi con la testa sul cuscino.
“Dormi mia Bella”
Chiudo gli occhi arrendendomi ma prima di addormentarmi sussurro un ultima cosa
“Edward?”
“Dimmi principessa”
“Resta,ti prego”
Mi sto abbandonando al sonno ma lo sento sorridere sui miei capelli.
“Ah Edward?”
“Si?”
“Ti voglio bene”
Ormai sono tra le braccia di Morfeo..
“Io invece ti amo” mi sussurra
..e non so se ho capito bene.

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Capitolo 11
*** ...felicità ***


Ciao a tutti. So di non avere scuse ma vi chiedo ugualmente di capirmi almeno un po’. Purtroppo il lavoro e gli impegni non mi lasciano piu’ il tempo per scrivere e ad essere sincera avevo anche pensato di sospendere tutte le mie storie. Facendo cosi sono consapevole che perderei molti di voi e mi dispiacerebbe tanto; è per questo che sto cercando di ritagliare un pochino di tempo appena riesco in modo da proseguire con i capitoli. Non prometto niente perché non sono sicura di poter rispettare la mia promessa ma vi assicuro che ci provero’. Grazie. Buona lettura e grazie ancora a tutti quelli che leggono e lasciano una recensione e anche a chi legge e basta. Vi lascio al capitolo.


Bella
Il cinguettìo ripetuto di un uccellino mi sveglia dolcemente. E quando apro gli occhi una domanda si fa spazio dentro di me: Edward è davvero stato qui questa notte oppure è stato solo un sogno? Un bellissimo sogno ma anche una bellissima realta’, penso.
Le labbra si aprono in un grande sorriso e mi stiracchio braccia e gambe. Ma il sorriso svanisce subito quando rigirandomi nel letto mi accorgo che sono sola.
Se n’è andato.
Ma trovo qualcosa che credo sia per me.
Sul cuscino un biglietto:
Buongiorno principessa del mio cuore, non arrabbiarti se al tuo risveglio non mi troverai ma sappi che saro’ li da te ogni volta che mi vorrai. Ti penso sempre. Ti voglio bene. Buona giornata. Tuo Edward.
Sul mio volto torna un sorriso e stringo quel piccolo pezzo di carta contro il mio cuore. E la giornata sembra gia’ meravigliosa. Non ci penso due volte,afferro il telefono,cerco il suo numero in rubrica e lo chiamo. Risponde al primo squillo,velocissimo penso.
“Ciao” sussurro timidamente
“Ciao principessa, ben svegliata”
Ma ad un tratto mi ritrovo senza parole. L’ho chiamato, volevo dirgli tante cose e ora resto in silenzio.
“Bella,ci sei? Tutto bene?”
“Si si scusa è che..”
“Che, che cosa? Dimmi”
“E’ che sono emozionata,ogni volta che parlo con te o sento la tua voce, mi emoziono ecco, scusa”
“Perché chiedi scusa Bella, è bellissimo quello che mi dici e devo dirti che io provo le stesse cose”
Non ho uno specchio accanto a me ma sono sicura di essere diventata rossa in viso. E’ cosi bello sentire quelle parole pronunciate dalla sua bocca.
“Dimmi Bella,che cosa volevi dirmi di cosi urgente da non poter aspettare nemmeno le 8 del mattino?” lo sento ridere.
Ero cosi presa dal volerlo chiamare che non ho controllato l’ora. Mi batto la testa con un pugno. Che figura.
“Oddio Edward scusami, io… non volevo svegliarti, scusa ma ecco io… beh io volevo ringraziarti per ieri sera,per la tua compagnia e scusarmi se mi sono comportata proprio come una bambina viziata e poi volevo ringraziarti per il tuo biglietto del buongiorno.. sei stato cosi dolce a lasciarmelo. Volevo dirti che ti voglio sempre vicino a me e che anche io ti penso e ti voglio tanto bene.”
Dico tutto velocemente,quasi senza respirare e aspetto una sua risposta. Lo sento sghignazzare.
“Innanzitutto non mi hai svegliato,se questo ti preoccupa tanto e poi mi fa piacere che tu abbia gradito il mio messaggio. Sei speciale per me Bella, voglio starti vicino e da quello che mi hai appena detto lo vuoi anche tu. Che ne dici, ci vediamo oggi pomeriggio? Vengo a prenderti e andiamo a mangiare un gelato, ti va?”
“Oh si certo che mi va ma… aspetta, sei lontano, Esme e Carlisle ti lasciano venire?”
“Non sono poi cosi lontano e poi non preoccuparti per questo. Ci vediamo oggi tesoro, un bacio"
“A dopo Edward, ti voglio bene”
“Anch’io e non sai quanto”
Chiude la telefonata e io come un ebete resto col telefono all’orecchio pensando di sentire ancora la sua voce.
Ok Bella è ora di prepararsi per la colazione e le lezioni ricreative della domenica.
Poco dopo scendo in refettorio: è presto e le mie compagne non sono ancora arrivate.
Decido di prendere una tazza di latte con i cereali e un succo e mi siedo al mio posto. Rigiro il cucchiaio nel latte e dopo dieci minuti ancora non ho toccato niente, sono agitata per oggi pomeriggio, sono felice, sento le farfalle nella pancia.
Dopo altri dieci minuti, quando il refettorio comincia ad animarsi, decido di andare in aula.
Dal mio banco fisso imbambolata la cattedra davanti a me e per poco non mi accorgo delle mie amiche che mi si sono sedute accanto e dell’insegnante che è appena entrato.
Il professore inizia a spiegare e io perdo la cognizione delle sue parole.
La mia testa è gia’ a oggi pomeriggio. La lezione prosegue e io sono a dir poco assente. Per fortuna oggi non era un giorno qualunque fra la settimana con compiti in classe o interrogazioni in programma altrimenti non so come avrei fatto.
Siamo in ricreazione nel giardino e vengo avvicinata da Sookie, una ragazzina bionda con cui ho fatto subito amicizia.
“Ehi Bella stai bene,ti vedo strana oggi”
“Ciao Sookie si si sto bene, sono solo molto felice per oggi,mio fratello Edward viene a trovarmi”
“Ah che bello! I miei verranno sabato. Andiamo a fare una grigliata al lago. Se non hai da fare puoi venire con noi”
“Ti ringrazio, ti faccio sapere perché non so ancora cosa faro’ sabato”
Mi sorride gentile e penso che potrei divertirmi se andassi con loro al lago.
Subito dopo suona la fine dell’intervallo e torniamo in aula. Le ultime due ore volano e ci ritroviamo in refettorio. Adesso si che ho appetito e in poco tempo mangio pasta al pomodoro,carne alla griglia e patate finendo con una bella fetta di torta al cioccolato.
Sto posando le posate del dolce nel piatto quando Sookie mi dice
“Caspita Bella avevi fame! Ma sei cosi magra, ma come fai?”
Sorrido al suo complimento ma siceramente non so cosa risponderle, forse ho preso dai miei genitori e…
I miei genitori..
Quelli che mi amavano tanto…
Quelli che avrebbero dato tutto per me…
Quelli che non ci sono piu’…
Ad un tratto sento salire in me uno strano senso di disagio, di paura, di dolore.
Sento il bisogno di andare via, di scappare da li, di lasciarmi alle spalle tutta quella confusione dell’ora di pranzo.
Mi alzo di scatto facendo quasi cadere la sedia a terra, afferro il mio zaino ma lascio sul tavolo il mio vassoio.
E inizio a correre verso l’uscita, verso le scale, verso la mia camera. Mentre scappo sento la voce di Sookie chiamarmi ma non mi volto, mi sta urlando qualcosa ma non ci faccio caso, voglio solo andarmene da li, alla svelta, il piu presto possibile.
La distanza tra il refettorio e la mia camera in questo momento sembra piu’ che mai infinita. Quando finalmente raggiungo la mia porta e la oltrepasso, la chiudo a chiave, mi butto sul letto e scoppio a piangere.
Ora pero’ mi sento al sicuro.

Nel frattempo a casa Cullen…

 “Edward, Edward credo sia meglio che tu vada da Bella, non si sente molto bene.” “Ma.. Alice, ma cosa dici? Perché non ….”
“Non fare domande,anticipa la tua partenza e va da lei”
Quando Alice fa cosi un po’ mi spaventa e spaventare un vampiro centenario non dovrebbe essere cosi facile… appunto NON dovrebbe. Scendo in garage e salgo sulla Volvo. Non mi faccio troppi problemi su semafori e stop ,Bella ha la precedenza, sempre.

Bella
Non so per quanto tempo piango, mi sento intontita e ad un tratto mi sembra quasi di aver sentito bussare alla porta.
Guardo l’ora, le 14 e 30.
E poi mi ricordo di Edward, sarebbe venuto nel pomeriggio, qui per me, da me.
Mi alzo un po’ barcollante e cercando di rendermi quantomeno presentabile, aggiustando i capelli e asciugando le guance mi dirigo verso la porta. Giro la chiave e abbasso la maniglia.
Non faccio in tempo ad aprire la porta che un profumo di vaniglia mi invade e vengo stretta in un abbraccio, sopraffatta amorevolmente da Edward. Mi stringe e non mi lascia andare, le braccia attorno alla mia schiena, le labbra tra i miei capelli mentre mi chiede che cosa è successo.
E li le lacrime spingono prepotenti per uscire.
E crollo definitivamente tra le sue braccia appena prima di pronunciare quelle poche parole cosi dolorose.
“Ho pensato ai miei genitori”
“Oh Bella, piccola mia, no non piangere”
Mi passa le braccia sotto le gambe e prendendomi in braccio ci sediamo sulla poltrona vicina al letto. Mi stringe cosi forte che quasi mi manca il respiro ma è un’emozione indescrivibile e tra un singhiozzo e l’altro riesco a dirgli -grazie-
Sento che si muove.
Scioglie l’abbraccio e con l’indice mi alza il mento portando i suoi occhi nei miei.
“Bella, per favore non dirmi piu’ grazie, è come se tu fossi in debito con me ma non lo sei, affatto, ok?” faccio segno di si con la testa.
I singhiozzi si calmano e anche io.
“Bene. Adesso ti senti di raccontarmi che cosa è successo?”
Inizio a spiegare la mia giornata, raccontandogli di quanto ero felice che lui venisse a trovarmi e di come erano andate le lezioni. Poi arrivo al pranzo e per poco non ricomincio a piangere se non fosse per Edward che mi accarezza la schiena e mi posa tanti piccoli baci sulla fronte.
“Mi mancano Edward, mi mancano da morire, mi mancano talmente tanto che a volte di notte mi sveglio di soprassalto e un dolore forte mi prende il cuore. A volte mi sembra di impazzire. E cio’ che piu’ mi fa male è non sapere che cosa è successo davvero e perché”
Mi osserva con quei suoi occhi cosi profondi che sembra vogliano leggermi dentro.
“Bella ascoltami, faro’ di tutto per scoprire che cosa è accaduto ai tuoi genitori te lo prometto ma tu in cambio devi promettermi che terrai a mente solo i ricordi piu’ belli, basta tristezza e basta brutti sogni. Sei una ragazza in gamba, devi spiegare le tue ali e so che ce la farai. La tua vita è la’ fuori” e con un gesto della mano indica la finestra “devi prendetela, devi farne un quadro bellissimo perché questo è quello che i tuoi genitori avrebbero voluto comunque per te. Qui” e appoggia una sua mano sul mio cuore “c’è tanto amore, tanto coraggio e tanta forza. Non sei sola Bella, non avere paura, io sono con te e ci saro’ ogni volta che tu lo vorrai. Non ti lascero’ neanche se sarai tu a chiedermelo.”
Per tutto il tempo Edward mi guarda dritto negli occhi
. “Ed ora cambiati, abbiamo un gelato da mangiare!”
Gli sorrido e mi rendo conto sempre di piu’ di essere una ragazzina molto fortunata. In poco tempo raggiungiamo la gelateria e ci prendiamo un bel cono: lui fragola e cioccolato, io pistacchio e nocciola.
Siamo seduti su di una panchina in un parchetto vicino alla gelateria e siamo in silenzio. Non sto guardando verso di lui ma posso sentire i suoi occhi su di me. Sono un po’ imbarazzata,come mi succede spesso, ogni volta che siamo insieme o che lui mi fa un complimento. Penso ancora alle parole che ci siamo detti poco fa, a come lui ha cercato di tranquillizzarmi e di essermi vicino. E’ sempre cosi dolce e comprensivo con me, gli voglio un bene infinito e lui occupa un posto molto importante nel mio cuore. Vago con i pensieri quando ad un tratto sento freddo su una mano.
“Bella,ti si sta sciogliendo il gelato”
Cavolo. Ho la mano che tiene il cono sporca di gelato al pistacchio e alcune gocce sono anche per terra. Edward mi porge svelto due salviettine per pulirmi e si offre di tenermi il gelato finchè ho finito di sistemarmi. Sono cosi sbadata ultimamente e non so cosa mi stia succedendo. Ho sempre la testa tra le nuvole e non è certo una cosa da Isabella Swan. Si Swan.
Mi blocco un attimo come a misurare i possibili danni che faccio ogni volta che nomino la parola genitori o il mio cognome ma mi riprendo subito da quel torpore: devo imparare a convivere con quel dolore e con quei pensieri.
Edward mi osserva,sembra capire che c’è ancora qualcosa che non va ma resta in silenzio anche lui,come se volesse lasciarmi il mio spazio. Gli devo delle scuse o quantomeno delle spiegazioni per quello che mi sta succedendo ultimamente. Dal giorno dell’incidente non avevo mai provato un dolore cosi grande per la perdita dei miei genitori; avevo cercato di mettere da parte quel dolore per conservarlo in un angolo del mio cuore dove avrei potuto trovarlo ogni volta che lo avessi voluto. Pensavo a loro costantemente ma momenti cosi non li avevo mai avuti. Si è risvegliato qualcosa in me e un po’ mi fa paura. Ma Edward deve sapere, deve sapere che ho paura. Non riesco pero’ ad alzare lo sguardo dalle mie scarpe. Alla fine riesco almeno ad esternare i miei sentimenti.
“ Ho paura, ho paura perché non so controllare questo dolore,questo vuoto che sento dentro. Puoi aiutarmi Edward, puoi aiutarmi?”
Ed è adesso che alzo il viso e lo guardo negli occhi; e poi cio’ che vedo è il piu’ bel sorriso che lui mi ha regalato in tutti questi mesi che ci conosciamo, il piu’ bel sorriso che mi sia mai stato fatto negli ultimi mesi.
Ed è un si.
Ed è per me, solo per me.
E mi sento a casa, di nuovo.
“Grazie”E mi posa un dolce e lungo bacio sulla fronte.
Passato quel mio momento di crisi parliamo della sua scuola, dei suoi corsi di pianoforte e della sua passione per la letteratura. Di me parlo poco, non ho molto da dire e adesso non mi sento pronta, lui lo sa e non mi fa domande. Il pomeriggio volge al termine ed è ora per me di tornare.
I saluti non mi piacciono mai ma staccarsi da Edward dopo un pomeriggio cosi è davvero triste. Da quando lo conosco se non stiamo insieme mi manca proprio come l’aria e il pensiero che si allontani da me anche solo per poche ore mi fa gia’ cambiare umore.
E lui se ne accorge.
“Principessa non fare cosi,lo sai che possiamo vederci quando vuoi, devi solo fare uno squillo e io arrivo subito”
Sembra leggermi nel pensiero.
“Si si lo so è che ogni volta che passiamo del tempo insieme e poi vai via.. beh.. ecco mi manchi”
Mi osserva. Un lato delle sue labbra si inclina verso l’alto in un ghigno compiaciuto.
“Anche tu Bella,mi manchi quando non siamo insieme. C’è un legame tra noi,un filo invisibile che ci tiene uniti.”
Mentre mi parla i suoi grandi occhi mi scrutano e sembrano cambiare colore,diventare piu’ scuri.
“Devo andare Bella, ma resto sempre con te, qui” e mi indica la fronte “e qui” e mi indica il cuore.
Mi abbraccia e mi da’ un bacio sulla guancia prima di andarsene. Quando arriva alla sua auto si volta e mi rivolge un ultimo grande sorriso,caldo,dolce, che sa di casa.
Resto ancora un po’ a guardare quel vuoto che ha lasciato andandosene via e dentro di me ripeto che questo vuoto durera’ per poco tempo. Salgo in camera,mi lavo e mi vesto; dopodiche scendo in refettorio.
La cena si svolge tranquillamente, Sookie è un po’ silenziosa ma non le chiedo perché: anche io non ho molta voglia di parlare.
Prima di salire in camera comunque la saluto e le do’ la buonanotte dandole appuntamento per colazione, il giorno seguente. Come ogni sera, prima di dormire ringrazio il cielo per tutto quello che ho: per la mia vita, per i miei nuovi amici, per la mia nuova famiglia, per Edward. E’ stata una giornata un po’ pesante ma Edward sa sempre come farmi stare bene, lui sa come lenire le mie ferite e di questo avro’ sempre bisogno.
Edward, come ho potuto fare a meno di lui fino ad ora? Sorrido.
Poi prendo il telefono e gli mando un messaggio per la buonanotte.
Risponde subito: “Buonanotte principessa del mio cuore. Sognami che sono lontano dal tuo viso e cosi accanto a te mi troverai. Ti voglio bene.”
Lontano dal mio viso ma mai dal mio cuore, penso.
Accarezzo lo schermo del telefono dove sono scritte quelle parole e mi convinco sempre piu’ che andra’ tutto bene finchè lui sara’ vicino a me. E da stanotte niente piu’ incubi, solo bei sogni felici.
Con questi pensieri scivolo nel sonno.
Il risveglio la mattina seguente è molto dolce: un messaggio vocale di Edward che mi da’ il buon giorno rende tutto piu’ bello.
Non tardo a rispondergli chiedendogli quando verra’ ancora a trovarmi.
Lui mi risponde che vorrebbe andare in piscina,tutti insieme,il sabato seguente. Io gli scrivo che mi piacerebbe molto ma che avro’ bisogno dell’aiuto di Alice per comprare un costume. La sua risposta non tarda ad arrivare e mi rassicura che al mio costume ci ha gia’ pensato Alice. Mi saluta e mi dice che ci sentiremo presto. Oh Alice, sei un tesoro. Lo ringrazio e lo saluto mandandogli un emoticon a forma di bacio. Lui me ne rimanda tre.
Sorrido e ripongo il telefono sul comodino.
Mentre mi preparo per scendere a fare colazione, penso che tra poco finiro’ il corso e anche se è durato solo poche settimane sento che un po’ mi mancheranno queste lezioni, i miei amici e gli insegnanti. Si perché nei mesi estivi quasi tutti i bambini dell’orfanotrofio tornano a casa dalle famiglie affidatarie. Io restero’ qui a curare gli animali.

7 anni dopo…

“ Isabella è arrivata la tua famiglia a prenderti,presto scendi”
La mia famiglia è venuta aprendermi,andro’ ad abitare a casa dei Cullen,insieme a loro e non potrei essere piu’ felice di cosi.
“Si arrivo subito,grazie Gianna”
Sono le 8 del mattino e con oggi inizia per me un altro capitolo della mia vita. 7 anni fa quando sono arrivata, non pensavo che me ne sarei mai potuta andare e invece ora lascero’ questo luogo bellissimo per sempre.
Finisco di prepararmi e raggruppo le ultime cose da portare con me.
“Dunque prendo le due valige,la borsa,ah si il caricabatterie del telefono altrimenti sono guai,le luci sono spente e..” SBAM! voltandomi per raccogliere il braccialetto che mi è scivolato dalle mani vado a sbattere contro un petto duro come il marmo.
Edward.
“Dovevo immaginare che saresti salito ad aiutarmi”
“Ciao anche a te Isa. Prendo qualche valigia cosi saremo a casa per cena.”
“Ah ah come sei divertente oggi e anche molto felice,hai per caso trovato l’amore?”
“Molto di meglio. Porto a casa la mia splendida sorellina con la quale voglio passare tutto il mio tempo”
Resto un attimo senza parole e lo fisso in volto. Un grande sorriso gli illumina il viso e gli sono comparse quelle meravigliose fossette ai lati della bocca che mi piacciono tanto.
Resterei ore a guardarle ma è ora di scendere altrimenti salira’ tutta la famiglia per controllare in che modo stiamo perdendo tempo.
“Ok sciupafemmine bando ai complimenti, hai forse bisogno di qualcosa? E comunque ora dobbiamo andare altrimenti chi lo sente Emmett.”
Prendo la borsa, una piccola valigia e mi infilo lo zaino sulle spalle ma lui non muove un muscolo.
Allora mi fermo anche io a guardarlo ma quando capisco che cosa sta per fare è troppo tardi e non faccio in tempo a scappare. Finisco sul letto con tutte le borse ancora addosso e con un Edward non intenzionato a fermarsi.
“Oh no no ti prego no, lo sai che non sopporto il solletico.”
“Come mi hai chiamato? Sciupafemmine? E in piu’ pensi che sia cosi superficiale da chiederti qualcosa in cambio del mio aiuto? Rimangiati queste tue parole altrimenti…”
“Si si si va bene scusami non sei uno sciupafemmine no no,anzi sei stupendo,bravissimo,educato e e.. non vuoi mai niente in cambio e..”
Finalmente smette la tortura e posso respirare.
“Bene, cosi va meglio ora possiamo scendere”
Sto per alzarmi dal letto quando il vocione di Emmett irrompe nella stanza.
“Oh andiamo ragazzi vi sembra questo il momento di giocare avrete tutto il pomeriggio,Alice ha organizzato una mega festa di benvenuto per Bella. Ci saranno anche i nonni oltre ai cugini e ad alcuni amici. Forza andiamo!”
Alice ha organizzato una festa per me? Che carina.
Scendiamo e una volta all’ingresso noto che Carlisle ci sta aspettando alla reception. Sta saldando il conto. Salutiamo tutti e partiamo verso casa Cullen.
Il viaggio è un po’ lungo ma guardando fuori dal finestrino il tempo passa veloce. Sono seduta sul sedile posteriore, Edward di fianco a me mi accarezza il dorso della mano. Il paesaggio e’ bellissimo : laghi, foreste e montagne si susseguono davanti ai miei occhi. Sorrido.
“Ti piace?” mi chiede quasi sussurrando.
“Si, tanto” gli rispondo sempre guardando fuori dal finestrino.
“E sei felice?”
“Non credo che potrei essere piu felice di cosi” Mi giro verso di lui e sul suo volto trovo come sempre un abbagliante sorriso.
“Io credo che potrei farti cambiare idea”
Una vampata di calore mi accende il viso per l’imbarazzo. Stringo la sua mano nella mia e l’unica cosa che riesco a dire è un timido “Grazie”. Continuo a osservare i paesaggi fuori dal vetro del finestrino e sono sempre piu’ impaziente di arrivare a “casa”.
Casa,casa,casa.
La mia mente continua a ripetere questa parola e sorrido sospirando,riempiendo i miei polmoni di aria. Nonostante i finestrini siano chiusi e l’aria condizionata sia accesa, mi sembra quasi di poter sentire i profumi di questi luoghi. E presa da questo piacevole vortice di pensieri, quando sento la voce di Carlisle sobbalzo sul sedile per lo spavento, suscitando una risatina di Emmett.
Fortunatamente pochi minuti dopo l’auto decelera e svolta a destra imboccando un lungo viele alberato: in fondo si intravede una grande villa bianca.
“Ecco la tua nuova casa Isabella. Penso che ti piacera’ vivere qui” mi dice Carlisle.
L’auto si ferma davanti ad una scalinata, dopo aver girato attorno ad una grande fontana. Edward scende veloce e apre la portiera dal mio lato.
“Prego signorina,benvenuta a casa” e mi porge la mano per aiutarmi a scendere.
Resto immobile per alcuni secondi,con il naso all’insu’,incantata a guardare la grande casa bianca che si erge di fronte a me: cosi maestosa che sembra tocchi il cielo,cosi bella che sembra uscita da una fiaba. Edward è sempre accanto a me e mi sta dando un po’ di tempo per elaborare la novita’. Ma non mi serve tempo,voglio buttarmi a capofitto in questa nuova vita,in questa nuova famiglia.
“Avanti che stiamo aspettando,entriamo in casa” dico decisa.
Ad Edward scappa una risatina soddisfatta e senza lasciare la mia mano iniziamo a salire tutti quei gradini che sembrano infiniti e mentre ci muoviamo mi dice che per questa giornata cosi speciale Esme ha voluto occuparsi lei di tutti i preparativi lasciando la giornata libera alla servitu’.
Annuisco e poi.. ehi aspetta un attimo..ha detto servitu’? Oh caspita,caspiterina hanno anche del personale. Cerco di non apparire troppo colpita ma con Edward non funziona, cosi lui mi rassicura dicendomi che non tutti i giorni vengono a prestare servizio alla villa.
Appena arriviamo in cima alle scale la porta si apre rivelando Alice in tutta la sua vivacita’ che per poco non mi scaraventa a terra.
“Ciao Bella finalmente sei arrivata,che bello-che bello sei qui con noi adesso,mamma, mamma è arrivata Bella vieni”
E mentre lei continua a strillare e Edward le dice di darsi una calmata,sulla soglia di casa appare Esme in tutta la sua grazia. Mi sorride. Mi sorride con un sorriso che sa di casa, di ben arrivata a casa, di bentornata a casa. Le sorrido anch’io e la saluto. Ci abbracciamo ed entriamo in casa.
L’ ingresso davanti a me è ampio e molto luminoso. Il colore predominante è il bianco, dai pavimenti e le scale in marmo, alle pareti. Ai lati della stanza,due scale salgono eleganti per unirsi poi al piano superiore e un grande lampadario pieno di swarowski situato perfettamente al centro dell’ingresso brilla maestoso.
Percorro lentamente alcuni passi,guardando avida tutte quelle novita’ e non posso fare a meno di stupirmi sempre piu’. Per quel poco che ho visto è una casa bellissima,una di quelle che piacciono a me quasi al pari di un castello. Una casa in cui ho sempre sognato di poter vivere.
“Esme è bellissima”
“Grazie cara,mi fa piacere che ti piaccia” mi dice “ma per me e per loro” fa segno indicando la sua famiglia che nel frattempo si è completata anche di Rosalie e Jasper, “l’importante è che tu qui ti senta bene e che tu sia felice”
Esme è una donna eccezionale e io sono stra contenta. Annuisco cercando di non emozionarmi troppo.
Proseguiamo il giro della casa, passiamo per la cucina, anch’essa in legno bianco,elegante e di classe,che affaccia su un bel prato.
Incuriosita da tutto quel verde, sbircio meglio dalla porta finestra e.. no ma che dico prato, è un meraviglioso parco! Voglio uscire e tiro Edward verso la tenda che copre la visuale esterna ma Alice me lo impedisce.
“Eh no signorina,non puoi rovinarmi la festa!” mi urla con quella sua voce squillante.
Ah gia’, la festa. Faccio il musino da imbronciata ma subito scoppio a ridere e con me tutti i presenti. E Alice ne approfitta.
“Allora Bella,il giro della casa lo finiremo domani,adesso io e Rosalie ti prepariamo per la tua festa di benarrivata”
“Alice cara ma che cosa dici,abbiamo appena iniziato e poi è presto, Bella vorra’ riposarsi e mangiare qualcosa, poi verra’ con voi”. Alice è costretta a desistere ma il guizzo che colgo nel suo sguardo mi fa capire che passero’ ore di “tortura”.

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