Enchanted 1° versione

di Eireen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 parte 1° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 parte 2° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 1 parte 3° ***
Capitolo 5: *** capitolo 1 parte 4° ***
Capitolo 6: *** capitolo 1 parte 5° ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Enchanted - Prologo Sud della Francia Agosto 1478

Doveva correre, scappare il più lontano possibile. Doveva trovare un posto in cui nascondersi, se l'avessero presa sarebbe stata la fine, tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento sarebbero stati vani, anni di ricerche e di duro lavoro sarebbero andati in fumo.
Doveva sbrigarsi, alle sue spalle sentiva i latrati dei cani e le urla degli uomini che le davano la caccia. Aveva bisogno solo di un po' di tempo per un'ultima magia,poi poteva andare in contro al suo destino.
Con la coda dell'occhio notò un vecchio mulino. Sì, come nascondiglio poteva andare bene.
Richiese un ulteriore sforzo alle sue gambe per poter correre più veloce e raggiunse il mulino in meno di un minuto.
Purtroppo era una struttura vecchia e la serratura era arruginita e la maniglia non si mosse di un centimetro. Si spostò di qualche centimetrò e fissò la porta intensamente – Aperio! - Si sentì uno scricchiolio e la porta finalmente si socchiuse.
La ragazza si infilò all'interno e sigillò la porta alle sue spalle così avrebbe guodagnato un po' di tempo.
Salì le scale e si intanò al piano più alto del mulino. Tirò fuori il sacchetto dove teneva il Grimoire, i gessetti e le candele e iniziò i preparativi per l'incantesimo.
-Dividiamoci in due gruppi! Voi continuate a cercarla per i campi noi controlliamo il mulino!-
Eloise alzò la testa di scatto. Ci avevano messo meno tempo di quello che si aspettava. Cominciarono a tremarle le mani, entrò nel cerchio e lo chiuse alle sue spalle sparese i petali di violetta ai suoi piedi e potè cominciare il rito. Estrasse la catenella con la pietra di luna era l'unico oggetto di sua proprietà che poteva usare come contenitore.
La portà cominciò a scricchiolare sotto ai pesanti colpi dell'ariete. Grazie alla magia poteva resistere ancora un po' ma non avrebbe tenuto a lungo.
Consapevole che l'ora della sua fine si stava inesorabilmente avvicinando Eloise accellerò il ritmo della cantilena per finire l'incantesimo, ma le si spezzò la voce, le frasi interrotte dai singhiozzi le calde lacrime salmastre le finivano sulle labbra e giù lungo il mento finchè le gocce non si staccavano dal suo viso per finire sul Grimoire sbavando l'inchiostro e rendendo illeggibili le parole.
Non voleva morire, ma doveva cedere la sua vita affinchè si potesse compiere il destino o l'umanità era destinata a morire in un futuro così lontano da quella notte.
Al piano di sottò si sentì la porta andare in frantumi e i passi delle guardie che entravano nel mulino.
Quando l'incantesimo fu completato il ciondolo emanò una lieve luce lillà e Eloise vi ripose al suo interno il Grimoire, una lettera chiusa col sigillo dell'ordine e infine vi legò la sua anima in modo che quando la prescelta avrebbe trovato il ciondolo Eloise avrebbe potuto guidarla sulla via giusta ma fino ad allora sarebbe stata relegata in un limbo ne viva ne morta senza un corpo fisico e senza essere morta, tutto questo la spaventava ma era necessario. Con un sospiro fece il suo ultimo incantesimo affinchè la pietra di luna andasse nelle mani dell'antenata della ragazza predestinata in modo che gli fosse tramandato di generazione in generazione.
I passi degli uomini si facevano sempre più chiari mentre salivano su per le scale ed Eloise vide il ciondolo scomparire poco a poco dalle sue mani.
Sfinita si accasciò a terra la fronte imperlata dal sudore per lo sforzo di aver usato tutta la sua magia, sentiva le forze abbandonarla a poco a poco, il battito debole del suo cuore che si affievoliva ado ogni secondo che passava le rimbombava nelle orecchie e quando infine i suoi aguzzini entrarono nella stanza in cui si era nascosta trovarono solo il corpo di una ragazza, un guscio vuoto, morto. La sua anima legata ormai a quella piccola pietra quasi insignificante, che avrebbe cambiato il destino di tutta l'umanità.






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Capitolo 2
*** capitolo 1 parte 1° ***


enchanted capitolo 1 part 1

Francia, Giorni nostri.

Roxane non era mai stata una tipa mattiniera.
Aveva sempre prediletto andare a dormire la mattina verso le sei e svegliarsi alle tre, quattro del pomeriggio. Peccato che ormai il suo tempo da nullafacente era finito.
Suo padre, Richard, stufo di vedere la figlia girare per casa tutto il giorno in pigiama fino alle otto di sera e poi vederla uscire per rincasare ad orari improponibili, aveva ben pensato di trovarle un lavoro.
Almeno aveva avuto il buon gusto di trovarle un lavoro decente, peccato solo per gli orari.
Difatti alle otto in punto suo padre andò a tirarla giù dal letto con la solita poca delicatezza. Entrò nella minuscola stanza come un tornado facendo sbattere la porta contro il muro, si precipitò alle finestre e le spalancò. Meno male che era estate e c'era caldo, se fosse stato inverno Roxane sarebbe morta di freddo.
Borbottando si ritrasse sotto le coperte nacondendo la testa sotto il cuscino, c'era decisamente troppa luce per una che era abituata a vivere praticamente solo di notte.
Ma suo padre non non era certo tipo da arrendersi così facilmente. Afferò un lembo delle coperte e iniziò a strattonarle, ma la ragazza non demordeva le teneva saldamente sopra la sua testa.
-Roxy! Devi alzarti! Non vorrai fare tardi proprio il tuo primo giorno di lavoro?-
Roxanne sbuffò sonoramente e si alzò a sedere. - Non ci voglio andare! Sono stanca ho dormito solo due ore stanotte sarei uno zombie a lavorare e mi licenzierebbero comunque!
Suo padre strinse gli occhi e si mise le mani sui fianchi sbattendo un piede a terra. Pessimo segno. - Roxane Leroy! Te l'avevo detto ieri sera di non uscire e di andare a letto presto! Hai vent'anni devo ancora dirtele io queste cose? Tu adesso ti alzi ti prepari e fili a lavorare e fai in modo di farti assumere perchè se ti licenziano io non ho nessuna intenzione di mantenerti ancora! Non mi interessa se hai dormito poco!-
La ragazza accasciò sul letto e si coprì le orecchie col cuscino le urla di suo padre di primo mattino non erano il modo giusto per iniziare la giornata.
Non aveva affatto voglia di alzarsi così presto.

Se aveva capito bene il lavoro che le aveva trovato era in un bar sulla Promenade des Anglais quindi a poco più di cinque minuti a piedi da casa sua. E dato che Nizza in estate era piena di turisti il bar sarebbe certamente stato pieno di clienti. Il suo turno era dalle nove del mattino fino alle cinque del pomeriggio e come orari non era male perchè poteva uscire la sera, ma poi la mattina sarebbe stato un casino riuscire a svegliarsi.
Appena si accorse che suo padre aveva smesso di sbraitarle contro e che era uscito dalla stanza sì alzò dal letto e si infilò i primi vestiti che raccolse dal pavimento.
Guardandosi intorno si accorse che effettivamente la sua stanza era ridotta ad un porcile.
Il pavimento era ricoperto da una moquette di vestiti, la scrivania era  piena di cartacce di merendine e chewingum che non aveva mai buttato nel pattume, tutte le scarpe che aveva erano buttate alla rinfusa per tutta la stanza e seppure questa fosse molto piccola fece fatica a trovarne due dello stesso paio. Si ripromise che tornata da lavoro quel pomeriggio avrebbe messo in ordine. Una volta vestita si affacciò al corridoio e quando vide che suo padre non era nei paraggi sgattaiolò in bagno. Non voleva che vedendola riattaccasse a urlarle di quanto fosse irresponsabile alla sua età e che doveva imparare a gestirsi da sola e bla bla bla quante sciocchezze.
Lei sapeva gestirsi benissimo da sola, solo che non ne aveva voglia.
Eppure non era sempre stata così.
Fino a qualche mese prima era stata una ragazza responsabile e matura ma poi erano successe talmente tante di quelle cose contemporaneamente che aveva deciso che voleva ribellarsi.
Essersi comportata da brava ragazza non le aveva impedito di stare male quindi aveva deciso di concedersi un po' di libertà. Ovvio comportarsi da incosciente e vivere una vita sregolata non la faceva star meglio, ne tantomeno risolveva i suoi prblemi, ma almeno si divertiva, riusciva a passare qualche ora in serenità coi suoi amici e per quelle poche ore stava bene. Quindi non aveva nessuna intenzione di cambiare le sue abitudini...per ora.

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 parte 2° ***


enchanted capit 1 part 2

Guardando la sua immagine allo specchio non potè fare a meno di storcere la bocca in un espressione disgustata.
Il trucco della sera prima, che non aveva tolto prima di andare a dormire, era completamente sbavato il mascara e l'eye liner si erano sciolti intorno agli occhi e inoltre aveva due profonde occhiaie talmente scure che sembrava che le avessero tirato due cazzotti. I capelli erano in uno stato completamente pietoso. Neri come l'onice e lunghi fino al sedere erano completamente arruffati la frangia se ne stava dritta come se ci avesse messo del gel, anzi come se avesse infilato due dita nella presa elettrica. Accese la piastra e intanto che aspettava che si scaldasse si spazzolò i capelli per togliere i nodi e si lavò i denti. Con una salvietta struccante si pulì il viso dal trucco. Per andare a lavorare decise che un po' di matita sarebbe bastata. Meno di dieci minuti dopo era già fuori dal bagno. Scese in cucina per concedersi una tazza di caffè prima di uscire di casa ma come vide suo padre seduto a leggere il giornale fece dietrofront e andò in sala per afferare la borsa e uscire.
-Roxane!-
Troppo tardi, il maresciallo l'aveva vista. Lasciò cadere la borsa e tornò in cucina.
Si portò la mano alla fronte ad imitare il tipico saluto da militare.
- Signorsì signore! Soldato Roxy a rapporto!.-
Il padre alzò gli occhi al cielo esasperato. - Quando la smetterai di fare la sciocca?-
Nel frattempo la ragazza si versò una tazza di buon caffè americano.- Quando tu la smetterai di comportati come se fossimo nell'esercito.-
si prese una sedia la scostò e si sedette incrociando le gambe sotto al tavolo.
L'uomo veramente spazientito chiuse il giornale di scatto.- Non dire cavolate! Vorrei solo che mia figlia si comportasse in modo più ragionevole! Da quando tua madre e tuo fratello si sono trasferiti ti comporti in modo assurdo e sei peggiorata ancora quando ti sei lasciata con Jerome!-
La ragazza alzò un sopracciglio e fissò suo padre con aria di sfida, cercava sempre di comportarsi in modo spavaldo come se non le importasse niente di tutto questo, ma in realtà le faceva molto male. - Sai com'è babbo quando ti scopi qualcuno che non è il tuo ragazzo e il suddetto ragazzo lo viene a spere tende ad incazzarsi parecchio. Comunque non faceva per me troppi vincoli mi piace essere libera divertirmi ubriacarmi fumare canne e scopare con chi cazzo mi pare!-
Suo padre era rimasto a bocca aperta, non gli aveva mai svelato i dettagli “macabri” delle circostanze in cui lei e Jerome si erano lasciati. Ne tanto meno gli aveva mai detto di preciso cosa combinava quando usciva coi suoi amici.
Aproffittò del momento di incapacità di reagire di suo padre per finire il caffè e filarsela.
Erano solo le otto e quaranta quindi voleva dire che aveva venti minuti di bonus prima di attaccare il turno.
Tirò fuorì il cellulare e controllò i messaggi e le chiamate.
C'erano due messaggi di Josephine chissà cosa avrà mai avuto da dirle si erano viste fino a qualche ora prima. Li cancellò senza neanche leggerli non era in vena di preoccuparsi degli affari degli altri. In oltre c'erano tre chiamate senza risposta una di Gerard, una di Jean e una di Jerome.
Quando vide il nome del suo ex ragazzo il suo cuore perse un battito. Non si sentivano da otto mesi da quando lei l'aveva lasciato.
La chiamata risaliva alle undici e mezza della sera prima, lei a quell'ora era in un pub già parecchio alticcia.
Rimise il cellulare nella borsa rimandando a quel pomeriggio la decisione se richiamarlo o no.
Guardò l'orologio, otto e quarantacinque.
Decise di fermarsi a fumare una sigaretta poi sarebba andata a lavoro. Si apoggiò al muro e tirò fuori le sue adorate Winston Blue.
Nonostante fosse mattina presto faceva già molto caldo, e Roxane si penti di essersi messa i pantloni lunghi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 1 parte 3° ***


enchanted capitolo 1 parte 3

-Hey Roxy!-
Si voltò seguendo la direzione da cui veniva la voce e individuò Gerard. Lo salutò con la mano e gli fece cenno di raggiungerla.
Non appena le fu di fronte le prese testa fra le mani e le schioccò un sonoro bacio a stampo sulle labbra. Lei subito si scostò guardandosi attorno per controllare che nessuno avesse visto. - Ma che cazzo fai?- gli sibilò.
Ma non era facile far arrabbiare il ragazzo. - Bacio la mia donna.- fece per metterle un braccio sulle spalle ma lei lo scansò abilmente.- Io non sono la tua donna Gerard. Togliti quella stupida idea dalla testa. Te l'ho detto mille volte di relazioni serie non ne voglio sapere niente per almeno altri quattro anni.-
Gerard la guardò perplesso.- Ma l'altra sera...-
Roxane perse la pazienza.- Sì l'altra sera abbiamo scopato e quindi? Devo forse ricordarti che ero ubriaca fradicia? Cazzo non mi ricordo neanche com'è stato! Non sapevo nemmeno quello che stavo facendo. Pensi che provo qualcosa per te? Ti sbagli. Sei solo un amico col quale ho fatto sesso. Capita putroppo ma chiusa lì.- finì la sigaretta e la buttò ai suoi piedi, poi girò i tacchi e lo lasciò lì con la bocca aperta e un espressione ferita negli occhi.
Non capiva perchè le si dovessero attaccare addosso così.
Quardò l'orologio erano quasi le nove, ma non aveva nessunissima voglia di andare a lavorare quindi decise di andare un po' in spiaggia.
Ripescò il cellulare e chiamò Josie che rispose al sesto squillo con la voce assonnata e impastata dal sonno. -Chi rompe a quest'ora?-
-Ma tu non guardi mai il display prima di rispondere?-
L'amica sbuffò dall'altra parte del telefono.- Cosa vuoi Roxy? -
La ragazza sogghignò di piacere al pensiero che dato che lei non poteva dormire neanche la sua amica l'avrebbe fatto.- Sto andando in spiaggia ci becchiamo lì fra dieci minuti.-
-Secondo te io mi alzo adesso? Per venire in spiaggia? No cara hai pisciato fuori. Ci becchiamo stasera con gli altri ciao!-
Ma Roxane avea sempre un asso nella manica.- Se non alzi quel culo dal letto vengo a casa tua e mi attacco al campanello finchè quell'alcoizzata di tua madre non si sveglia... e indovina un po' con chi se la prenderà una volta sveglia?-
Josephine lanciò delle sonore imprecazioni.- Sei proprio una stronza Roxane!-
La ragazza rise di gusto.- Lo so tesoro solito posto fra dieci minuti guai a te se ti riaddormenti!- e riattaccò.
Il “solito posto” era un pezzetto di spiaggia vicino ad un bar, e quando arrivò, Josie era già lì. Evidentemente le minacce di Roxy erano state prese seriamente. Appena le si avvicinò Josie partì subiti in quarta a blaterare su quanto fosse stronza come amica.- Non ti degni neanche di rispondere ai messaggi! Ma appena chiami io devo portare il mio culo dove dici tu sei una fottutissima dittatrice. Bell'amica del cazzo!-
-Ahahah! Dai Josie non ti arrabbiare. Ti offro la colazione.- e le fece l'occhiolino.
-Mmm va bene, per questa volta passi pure, ma solo perchè mi offri la colazione! E fai in modo che non succeda mai più.-
Roxane alzò gli occhi al cielo avesse fatto chissà cosa almeno.
Entrarono nel bar ordinarono due caffè e due paste alla marmellata e si misero a sedere sui tavoli fuori. Per fortuna aveva cominciato a soffiare una leggera brezza che rinfrescava l'aria afferrò gli occhiali da sole e se li mise.
Per Roxy era diventata insopportabile la luce del sole, a forza di vivere di notte si era disabituata a girare di giorno. I suoi ritmi erano completamente sfalsati.
Poi Josie con la sua vocina squillante che di prima mattina era decisamente fastidiosa la richiamò dai suoi pensieri riportandola sulla terra ferma.
-Ma Roxy oggi non dovevi iniziare un lavoro nuovo?-
No adesso ci si metteva anche la sua amica a parlarle di lavoro e che palle.- Sì ma non mi andava di andarci, è uno stupido lavoro in uno stupido bar.-
-Ma tuo padre non aveva detto che ti avrebbe sbattuto fuori di casa se non avessi messo la testa a posto?-
Nel frattempo era arrivato il cameriere con le loro ordinazioni e Roxy pagò il conto. Inoltre approffittò dell'occasione per spostare l'argomento sul tipo che la sera prima ci aveva provato con la sua amica e funzionò alla grande Josie mise il pilota automatico e iniziò a raccontarle nei minimi dettagli la scena sebbene Roxy l'avesse già vista in prima persona, ma questo le dava la possibilità di perdersi nei suoi pensieri.
Era vero suo padre l'aveva minacciata di sbatterla fuori di casa, ma Roxane sapeva perfettamente che non l'avrebbe mai fatto. Si sentiva frustrata. Aveva una gran voglia di picchiare qualcosa o qualcuno, ma non poteva. Sei mesi prima si era beccata una denuncia per aver spaccato il naso ad un ragazzo.
Se l'era cavata perchè aveva detto che era stata legittima difesa.
E in effetti era stato così. 
Roxy e i suoi amici erano andati a ballare ad un Rave e, effettivamente erano un pò fatti, finchè un tizio non le si era avvicinato e aveva cominciato ad importunarla alla grande.
Subito Roxane non gli aveva dato pesa si era limitata a non dargli corda. Ma poi il ragazzo aveva iniziato a  metterle le mani addossoe a palparlla ovunque finchè lei non aveva perso la panzienza e gli aveva mollato un favoloso gancio destro dritto sullo stomaco, seguito da un montante dritto sul suo naso. Una reazione un pò esagerata forse, ma quando le si chiudeva la vena e perdeva la pazineza non c'era più niente da fare.
Sebbene le sue ragioni fossero più che valide in quell'occasione suo padre si era incazzato un bel po' e l'aveva mandata a vivere da sua madre. Ma dato che sua madre era una stronza fatta e finita che pensava solo a se stessa e all'assegno di mantenimento che riceveva mensilmente da suo padre la sbattè fuori casa in meno di una settimana e disse che per quanto la riguardava dal quel momento aveva solo un figlio.
Ah la famiglia la più bella soddisfazione della vita.

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Capitolo 5
*** capitolo 1 parte 4° ***


enchanted cap1 pt 4

Quando il cellulare iniziò a squillare le prese un colpo. E quando guardò il nome sul display glie ne venne un altro. Era Jerome.
-Chi é?- chiese Josie curiosa.
-E' Jerome...-
Josie fece un'urletto emozionata.- Oh mio dio! Ma cosa aspetti? Rispondi forza!-
Era titubante cosa gli avrebbe detto?
Ma Josie quella vacca impaziente vedendo la sua indecisione decise di rispondere al posto suo e mise l'altoparlante.
-Pronto?- disse con voce civettuola e suadente. Roxane si buttò su di lei cercando di toglierle il cellulare dalle mani.
- Emh scusa devo aver sbagliato numero.-
-No no Jerome hai fatto il numero giusto è il cellulare di Roxane questo.-
La guardò con occhi di fuoco e in quel momento giurò a se stessa che alla prima occasione l'avrebbe strozzata.
-Ah ok...e perchè non risponde lei allora?- non sembrava molto convinto. Fantastico adesso Jerome pensava che lo stessero prendendo per il culo.
-Oh non ti preoccupare è andata un attimo in bagno anzi guarda sta tornando proprio adesso te la passo.-
Josie le infilò il cellulare in mano. - Parlagli, non farti sfuggire quest'occasione.- le sussurrò.
Roxane si alzò dal tavolò allontandosi di qualche metro per avere un minimo di privacy e si decise a rispondere.- Pronto?-
Dall'altro capo del telefono sentì il suo ex sussultare.- Ciao Roxane... come stai?-
.Bene, cosa vuoi?- e subito si tirò una manata sulla fronte.
Era così abituata ad essere agressiva per difendersi che le veniva istintivo anche con persone che non se lo meritavano come Jerome.
-Scusami non volevo essere scortese è che mi hai preso alla sprovvista. Non mi aspettavo che chiamassi dopo quello che è successo. Come stai?-
-Mi manchi Roxane. Mi manchi da morire so che sono successe delle cose brutte fra noi ma è stata anche una storia importante di due anni e tu hai significato talmente tanto per me...-
Oh no questo non poteva sopportarlo.- Senti se mi hai chiamata solo per piangerti addosso e dirmi quanto è stata importante la nostra storia potevi anche risparmiarti la chiamata. Io non provo più niente per te. È finita quindi lasciami in pace e vai avanti come ho fatto io adesso sto con Andrè quindi smettila di cercarmi. Addio.-
E lì chiuse la conversazione. Dio si sentiva un mostro. Eppure era necessario. Non era vero niente di quello che gli aveva detto. Jerome le mancava moltissimo, non aveva ancora superato la sua perdtia, le mancava e pensava a lui ogni giorno, ma non poteva dirglielo, dopo quello che gli aveva fatto sapeva che lui si meritava una persona migliore al suo fianco, una persona che lei non avrebbe mai potuto essere. Doveva lasciarlo andare.
Sentiva le lacrime scorrerle lungo le guance, meno male che aveva gli occhiali da sole! Si prese qualche attimo per ricomporsi e tornò al tavolo da Josie.
Lei ovviamente la aspettava impaziente e non appena la raggiunse la assaltò con le domande.- Allora cosa voleva? Ti ha chiesto di tornare insieme?-
Mi sforzai di fare una risata menefreghista.- No quello sfigato ha chiamato solo per farmi sapere che gli manco e per piangersi addosso. Tsk che sfigato.-
Ma non poteva ingannare Josie sebbene sembrasse un'oca giuliva senza cervello conosceva bene la sua amica. Non disse niente semplicemente la guardò e annuì.


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Capitolo 6
*** capitolo 1 parte 5° ***


enchanted cap 1 pt 5 Non passarono neanche cinque minuti che il cellulare di Roxane tornò a squillare. Pensando che fosse di nuovo Jerome si preparò a spegnere il cellulare. E invece era suo padre.
-Oh merda!- esclamò
Josie si voltò a guardarla.- Chi è?-
-E' mio padre cazzo! Pronto?- si posò l'inidice sulle labbra per far segno a Josie di chiudere la boccaccia.
-Dove sei Roxane?- dalla voce si capiva che era esasperato. Forse questa volta aveva esagerato.
Provò comunque a mentire.- Sono a lavorare Pà.Dimmi che sono di fretta.-Questa fu la goccia che fece trabboccare il vaso. Suo padre esplose. -Devi smetterla di racontarmi cazzate e di trattarmi come un fesso! Vieni subito a casa!-
Senza sapere bene perchè Roxane sentì che era meglio dargli retta gli disse che sarebbe arrivata in un quarto d'ora e mise il cellulare in tasca.
Scusa Josie ma devo volare a casa prima che il mio vecchio mi linci.-
-Te l'avevo detto io che questa volta si sarebbe incazzato sul serio.-
Le mostrò il dito medio e se ne andò.
Arrivò a casa in dieci minuti. Come entrò in sala notò che suo padre aveva tirato fuori le valigie e a quanto pare erano piene...oh cazzo!
-Pà?- lo chiamò.
-Sono in cucina.-
Lo raggiunse e lo trovò che leggeva il giornale proprio come quella mattina.
Non la guardò, non si degnò neanche di lanciarle un 'occhiata fugace semplicemente continuando a fissare la pagina dello sport le disse. - Te ne devi andare.-
Si sentii sbiancare le vennero levertiggini e proabilmente stava per svenire. Solo allora il padre la guardò e le andò vicino.- Senti non lo faccio perchè non ti voglio più o perchè voglio liberarmi di te. E' che è più che evidente che io non riesco a gestire questa situazione hai bisogno di qualcuno che sappia realmente prendersi cura di te.-
Roxy sbuffò e si sforzò per non far scendere le lacrime.- Lo sai cos'ha detto la mamma per quanto la riguarda non ha più una figlia...-
Le strinse una spalla.- Non ti sto mandando da tua madre infatti.-
La ragazza guardò suo padre confusa.- Ma allora dove mi spedisci?-
-Ti mando da tua nonna.-
Sua nonna? Non sapeva neanche di averla una nonna.- Ho una nonna?-
Gli sfuggi un sorrisetto.- Certo è in Irlanda.-
Sgranò gli occhi.- In Irlanda? Fin là? E poi io non so neanche parlare l'inglese come pretendi che possa vivere là?-
-Non cercare scuse. Tua nonna parla francese ti aiuterà ad inserirti vedrai.-
-Ma come puoi pensarmi che mandarmi da lei risolva tutto? Non mi conosce neanche credi davvero che lei possa raddrizzarmi?-
-Oh vedrai che tua nonna ti farà mettere la testa a posto.-
Laragazza incrociò le braccia sul pettò e puntò i piedi. Non aveva nessuna intenzione di andarsene. Voleva restare con suo padre, coi suoi amici nella sua casa.
Suo padre sospirò. -Senti tesoro, tu andrai che ti piaccia o meno. Il treno parte fra un'ora e mezza.Vieni che ti accompagno in stazione.-
Roxane era talemnte demoralizzata che non ebbe la forza di dire niente.Lei che di solito era combattiva si lasciò portare in stazione.Avrebbe preso un treno fino a Parigi e poi da lì un volo diretto per Dublino. Si sentiva abbandonata e sola. Per tutto il tragitto da casa alla stazione non disse una parola.
Ogni tanto Richard cercava di drile qualcosa ma lei non rispondeva.
La aiutò a scaricare le valige e la accompagnò sul treno fino a Parigi. Forse non si fidava aveva paura che la figlia scappasse da qualche altra parte.
Fecero il check-in e la accompagnò fino al terminale.
-Mi mancherai Roxane. Mi raccomando comportati bene dalla nonna non farla impazzire.-
La ragazza non gli rispose.
-Mi dispiace.- le sussurrò.
Poi la lasciò andare.

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