Enchanted 1° versione di Eireen (/viewuser.php?uid=127248)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 parte 1° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 parte 2° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 1 parte 3° ***
Capitolo 5: *** capitolo 1 parte 4° ***
Capitolo 6: *** capitolo 1 parte 5° ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Enchanted - Prologo
Sud della Francia Agosto
1478
Doveva correre, scappare il
più lontano possibile. Doveva trovare un posto in cui
nascondersi,
se l'avessero presa sarebbe stata la fine, tutti gli sforzi compiuti
fino a quel momento sarebbero stati vani, anni di ricerche e di duro
lavoro sarebbero andati in fumo.
Doveva sbrigarsi, alle sue
spalle sentiva i latrati dei cani e le urla degli uomini che le
davano la caccia. Aveva bisogno solo di un po' di tempo per un'ultima
magia,poi poteva andare in contro al suo destino.
Con la coda dell'occhio notò
un vecchio mulino. Sì, come nascondiglio poteva andare bene.
Richiese un ulteriore sforzo
alle sue gambe per poter correre più veloce e raggiunse il
mulino in
meno di un minuto.
Purtroppo era una struttura
vecchia e la serratura era arruginita e la maniglia non si mosse di
un centimetro. Si spostò di qualche centimetrò e
fissò la porta
intensamente – Aperio! - Si sentì uno scricchiolio
e la porta
finalmente si socchiuse.
La ragazza si infilò
all'interno e sigillò la porta alle sue spalle
così avrebbe
guodagnato un po' di tempo.
Salì le scale e si intanò
al piano più alto del mulino. Tirò fuori il
sacchetto dove teneva
il Grimoire, i gessetti e le candele e iniziò i preparativi
per
l'incantesimo.
-Dividiamoci in due gruppi! Voi continuate a cercarla per i campi noi
controlliamo il mulino!-
Eloise
alzò la testa di scatto. Ci avevano messo meno tempo di
quello che
si aspettava. Cominciarono a tremarle le mani, entrò nel
cerchio e
lo chiuse alle sue spalle sparese i petali di violetta ai suoi piedi
e potè cominciare il rito. Estrasse la catenella con la
pietra di
luna era l'unico oggetto di sua proprietà che poteva usare
come
contenitore.
La
portà cominciò a scricchiolare sotto ai pesanti
colpi dell'ariete.
Grazie alla magia poteva resistere ancora un po' ma non avrebbe
tenuto a lungo.
Consapevole
che l'ora della sua fine si stava inesorabilmente avvicinando Eloise
accellerò il ritmo della cantilena per finire l'incantesimo,
ma le
si spezzò la voce, le frasi interrotte dai singhiozzi le
calde
lacrime salmastre le finivano sulle labbra e giù lungo il
mento
finchè le gocce non si staccavano dal suo viso per finire
sul
Grimoire sbavando l'inchiostro e rendendo illeggibili le parole.
Non
voleva morire, ma doveva cedere la sua vita affinchè si
potesse
compiere il destino o l'umanità era destinata a morire in un
futuro
così lontano da quella notte.
Al
piano di sottò si sentì la porta andare in
frantumi e i passi delle
guardie che entravano nel mulino.
Quando
l'incantesimo fu completato il ciondolo emanò una lieve luce
lillà
e Eloise vi ripose al suo interno il Grimoire, una lettera chiusa col
sigillo dell'ordine e infine vi legò la sua anima in modo
che quando
la prescelta avrebbe trovato il ciondolo Eloise avrebbe potuto
guidarla sulla via giusta ma fino ad allora sarebbe stata relegata in
un limbo ne viva ne morta senza un corpo fisico e senza essere morta,
tutto questo la spaventava ma era necessario. Con un sospiro fece il
suo ultimo incantesimo affinchè la pietra di luna andasse
nelle mani
dell'antenata della ragazza predestinata in modo che gli fosse
tramandato di generazione in generazione.
I
passi degli uomini si facevano sempre più chiari mentre
salivano su
per le scale ed Eloise vide il ciondolo scomparire poco a poco dalle
sue mani.
Sfinita
si accasciò a terra la fronte imperlata dal sudore per lo
sforzo di
aver usato tutta la sua magia, sentiva le forze abbandonarla a poco a
poco, il battito debole del suo cuore che si affievoliva ado ogni
secondo che passava le rimbombava nelle orecchie e quando infine i
suoi aguzzini entrarono nella stanza in cui si era nascosta trovarono
solo il corpo di una ragazza, un guscio vuoto, morto. La sua anima
legata ormai a quella piccola pietra quasi insignificante, che
avrebbe cambiato il destino di tutta l'umanità.
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Capitolo 2 *** capitolo 1 parte 1° ***
enchanted capitolo 1 part 1
Francia,
Giorni nostri.
Roxane
non era mai stata una tipa mattiniera.
Aveva
sempre prediletto andare a dormire la mattina verso le sei e
svegliarsi alle tre, quattro del pomeriggio. Peccato che ormai il suo
tempo da nullafacente era finito.
Suo
padre, Richard, stufo di vedere la figlia girare per casa tutto il
giorno in pigiama fino alle otto di sera e poi vederla uscire per
rincasare ad orari improponibili, aveva ben pensato di trovarle un
lavoro.
Almeno
aveva avuto il buon gusto di trovarle un lavoro decente, peccato solo
per gli orari.
Difatti
alle otto in punto suo padre andò a tirarla giù
dal letto con la
solita poca delicatezza. Entrò nella minuscola stanza come
un
tornado facendo sbattere la porta contro il muro, si
precipitò alle
finestre e le spalancò. Meno male che era estate e
c'era caldo, se fosse stato inverno Roxane sarebbe morta di freddo.
Borbottando
si ritrasse sotto le coperte nacondendo la testa sotto il cuscino,
c'era decisamente troppa luce per una che era abituata a vivere
praticamente solo di notte.
Ma
suo padre non non era certo tipo da arrendersi così
facilmente. Afferò un lembo delle coperte e
iniziò a strattonarle, ma la
ragazza non demordeva le teneva saldamente sopra la sua testa.
-Roxy! Devi alzarti! Non vorrai fare tardi proprio il tuo primo giorno
di lavoro?-
Roxanne
sbuffò sonoramente e si alzò a sedere. - Non ci
voglio andare! Sono
stanca ho dormito solo due ore stanotte sarei uno zombie a lavorare e
mi licenzierebbero comunque!
Suo
padre strinse gli occhi e si mise le mani sui fianchi sbattendo un
piede a terra. Pessimo segno. - Roxane Leroy! Te l'avevo detto ieri
sera di non uscire e di andare a letto presto! Hai vent'anni devo
ancora dirtele io queste cose? Tu adesso ti alzi ti prepari e fili a
lavorare e fai in modo di farti assumere perchè se ti
licenziano io
non ho nessuna intenzione di mantenerti ancora! Non mi interessa se
hai dormito poco!-
La
ragazza accasciò sul letto e si coprì le orecchie
col cuscino le
urla di suo padre di primo mattino non erano il modo giusto per
iniziare la giornata.
Non aveva affatto voglia di alzarsi così presto.
Se
aveva capito bene il lavoro che le aveva trovato era in un bar sulla
Promenade des Anglais quindi a poco più di cinque minuti a
piedi da
casa sua. E dato che Nizza in estate era piena di turisti il
bar sarebbe certamente stato pieno di clienti. Il suo turno era dalle
nove del mattino fino alle cinque del pomeriggio e come
orari non era male perchè poteva uscire la sera, ma poi la
mattina
sarebbe stato un casino riuscire a svegliarsi.
Appena
si accorse che suo padre aveva smesso di sbraitarle contro e che era
uscito dalla stanza sì alzò dal letto e si
infilò i primi vestiti
che raccolse dal pavimento.
Guardandosi
intorno si accorse che effettivamente la sua stanza era ridotta ad un
porcile.
Il
pavimento era ricoperto da una moquette di vestiti, la scrivania era
piena di cartacce di merendine e chewingum che non aveva mai
buttato nel pattume, tutte le scarpe che aveva erano buttate alla
rinfusa per tutta la stanza e seppure questa fosse molto piccola fece
fatica a trovarne due dello stesso paio. Si ripromise che tornata da
lavoro quel pomeriggio avrebbe messo in ordine. Una volta vestita si
affacciò al corridoio e quando vide che suo padre non era
nei
paraggi sgattaiolò in bagno. Non voleva che vedendola
riattaccasse a
urlarle di quanto fosse irresponsabile alla sua età e che
doveva
imparare a gestirsi da sola e bla bla bla quante sciocchezze.
Lei
sapeva gestirsi benissimo da sola, solo che non ne aveva voglia.
Eppure
non era sempre stata così.
Fino a qualche mese prima era stata una
ragazza responsabile e matura ma poi erano successe talmente tante di
quelle cose contemporaneamente che aveva deciso che voleva
ribellarsi.
Essersi
comportata da brava ragazza non le aveva impedito di stare male
quindi aveva deciso di concedersi un po' di libertà. Ovvio
comportarsi da incosciente e vivere una vita sregolata
non la faceva star meglio, ne tantomeno risolveva i suoi prblemi, ma
almeno si divertiva, riusciva a passare qualche ora in
serenità coi
suoi amici e per quelle poche ore stava bene. Quindi non aveva
nessuna intenzione di cambiare le sue abitudini...per ora.
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Capitolo 3 *** Capitolo 1 parte 2° ***
enchanted capit 1 part 2
Guardando
la sua immagine allo specchio non potè fare a meno di
storcere la
bocca in un espressione disgustata.
Il
trucco della sera prima, che non aveva tolto prima di andare a
dormire, era completamente sbavato il mascara e l'eye liner si erano
sciolti intorno agli occhi e inoltre aveva due profonde occhiaie
talmente scure che sembrava che le avessero tirato due cazzotti. I
capelli erano in uno stato completamente pietoso. Neri come l'onice e
lunghi fino al sedere erano completamente arruffati la frangia se ne
stava dritta come se ci avesse messo del gel, anzi come se avesse
infilato due dita nella presa elettrica. Accese la piastra e intanto
che aspettava che si scaldasse si spazzolò i capelli per
togliere i
nodi e si lavò i denti. Con una salvietta struccante si
pulì il
viso dal trucco. Per andare a lavorare decise che un po' di matita
sarebbe bastata. Meno di dieci minuti dopo era già fuori dal
bagno.
Scese in cucina per concedersi una tazza di caffè prima di
uscire di
casa ma come vide suo padre seduto a leggere il giornale fece
dietrofront e andò in sala per afferare la borsa e uscire.
-Roxane!-
Troppo
tardi, il maresciallo l'aveva vista. Lasciò cadere la borsa
e tornò
in cucina.
Si
portò la mano alla fronte ad imitare il tipico saluto da
militare.
-
Signorsì signore! Soldato Roxy a rapporto!.-
Il
padre alzò gli occhi al cielo esasperato. - Quando la
smetterai di
fare la sciocca?-
Nel
frattempo la ragazza si versò una tazza di buon
caffè americano.-
Quando tu la smetterai di comportati come se fossimo nell'esercito.-
si
prese una sedia la scostò e si sedette incrociando le gambe
sotto al
tavolo.
L'uomo
veramente spazientito chiuse il giornale di scatto.- Non dire
cavolate! Vorrei solo che mia figlia si comportasse in modo
più
ragionevole! Da quando tua madre e tuo fratello si sono trasferiti ti
comporti in modo assurdo e sei peggiorata ancora quando ti sei
lasciata con Jerome!-
La
ragazza alzò un sopracciglio e fissò suo padre
con aria di sfida,
cercava sempre di comportarsi in modo spavaldo come se non le
importasse niente di tutto questo, ma in realtà le faceva
molto
male. - Sai com'è babbo quando ti scopi qualcuno che non
è il tuo
ragazzo e il suddetto ragazzo lo viene a spere tende ad incazzarsi
parecchio. Comunque non faceva per me troppi vincoli mi piace essere
libera divertirmi ubriacarmi fumare canne e scopare con chi cazzo mi
pare!-
Suo
padre era rimasto a bocca aperta, non gli aveva mai svelato i
dettagli “macabri” delle circostanze in cui lei e
Jerome si erano
lasciati. Ne tanto meno gli aveva mai detto di preciso cosa combinava
quando usciva coi suoi amici.
Aproffittò
del momento di incapacità di reagire di suo padre per finire
il
caffè e filarsela.
Erano
solo le otto e quaranta quindi voleva dire che aveva venti minuti di
bonus prima di attaccare il turno.
Tirò
fuorì il cellulare e controllò i messaggi e le
chiamate.
C'erano
due messaggi di Josephine chissà cosa avrà mai
avuto da dirle si
erano viste fino a qualche ora prima. Li cancellò senza
neanche
leggerli non era in vena di preoccuparsi degli affari degli altri. In
oltre c'erano tre chiamate senza risposta una di Gerard, una di Jean
e una di Jerome.
Quando
vide il nome del suo ex ragazzo il suo cuore perse un battito. Non si
sentivano da otto mesi da quando lei l'aveva lasciato.
La
chiamata risaliva alle undici e mezza della sera prima, lei a
quell'ora era in un pub già parecchio alticcia.
Rimise
il cellulare nella borsa rimandando a quel pomeriggio la decisione se
richiamarlo o no.
Guardò
l'orologio, otto e quarantacinque.
Decise
di fermarsi a fumare una sigaretta poi sarebba andata a lavoro. Si
apoggiò al muro e tirò fuori le sue adorate
Winston Blue.
Nonostante
fosse mattina presto faceva già molto caldo, e Roxane si
penti di
essersi messa i pantloni lunghi.
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Capitolo 4 *** Capitolo 1 parte 3° ***
enchanted capitolo 1 parte 3
-Hey
Roxy!-
Si
voltò seguendo la direzione da cui veniva la voce e
individuò
Gerard. Lo salutò con la mano e gli fece cenno di
raggiungerla.
Non
appena le fu di fronte le prese testa fra le mani e le
schioccò un
sonoro bacio a stampo sulle labbra. Lei subito si scostò
guardandosi
attorno per controllare che nessuno avesse visto. - Ma che cazzo
fai?- gli sibilò.
Ma
non era facile far arrabbiare il ragazzo. - Bacio la mia donna.- fece
per metterle un braccio sulle spalle ma lei lo scansò
abilmente.- Io
non sono la tua donna Gerard. Togliti quella stupida idea dalla
testa. Te l'ho detto mille volte di relazioni serie non ne voglio
sapere niente per almeno altri quattro anni.-
Gerard
la guardò perplesso.- Ma l'altra sera...-
Roxane
perse la pazienza.- Sì l'altra sera abbiamo scopato e
quindi? Devo
forse ricordarti che ero ubriaca fradicia? Cazzo non mi ricordo
neanche com'è stato! Non sapevo nemmeno quello che stavo
facendo.
Pensi che provo qualcosa per te? Ti sbagli. Sei solo un amico col
quale ho fatto sesso. Capita putroppo ma chiusa lì.-
finì la
sigaretta e la buttò ai suoi piedi, poi girò i
tacchi e lo lasciò
lì con la bocca aperta e un espressione ferita negli occhi.
Non
capiva perchè le si dovessero attaccare addosso
così.
Quardò
l'orologio erano quasi le nove, ma non aveva nessunissima voglia di
andare a lavorare quindi decise di andare un po' in spiaggia.
Ripescò
il cellulare e chiamò Josie che rispose al sesto squillo con
la voce
assonnata e impastata dal sonno. -Chi rompe a quest'ora?-
-Ma tu non guardi mai il display prima di rispondere?-
L'amica
sbuffò dall'altra parte del telefono.- Cosa vuoi Roxy? -
La
ragazza sogghignò di piacere al pensiero che dato che lei
non poteva
dormire neanche la sua amica l'avrebbe fatto.- Sto andando in
spiaggia ci becchiamo lì fra dieci minuti.-
-Secondo te io mi alzo adesso? Per venire in spiaggia? No cara hai
pisciato fuori. Ci becchiamo stasera con gli altri ciao!-
Ma
Roxane avea sempre un asso nella manica.- Se non alzi quel culo dal
letto vengo a casa tua e mi attacco al campanello finchè
quell'alcoizzata di tua madre non si sveglia... e indovina un po' con
chi se la prenderà una volta sveglia?-
Josephine
lanciò delle sonore imprecazioni.- Sei proprio una stronza
Roxane!-
La
ragazza rise di gusto.- Lo so tesoro solito posto fra dieci minuti
guai a te se ti riaddormenti!- e riattaccò.
Il
“solito posto” era un pezzetto di spiaggia vicino
ad un bar, e
quando arrivò, Josie era già lì.
Evidentemente le minacce di Roxy
erano state prese seriamente. Appena le si avvicinò Josie
partì
subiti in quarta a blaterare su quanto fosse stronza come amica.- Non
ti degni neanche di rispondere ai messaggi! Ma appena chiami io
devo portare il mio culo dove dici tu sei una fottutissima
dittatrice. Bell'amica del cazzo!-
-Ahahah! Dai Josie non ti arrabbiare. Ti offro la colazione.- e le fece
l'occhiolino.
-Mmm va bene, per questa volta passi pure, ma solo perchè mi
offri la colazione! E fai in modo che non succeda mai più.-
Roxane
alzò gli occhi al cielo avesse fatto chissà cosa
almeno.
Entrarono
nel bar ordinarono due caffè e due paste alla marmellata e
si misero
a sedere sui tavoli fuori. Per fortuna aveva cominciato a soffiare
una leggera brezza che rinfrescava l'aria afferrò gli
occhiali da
sole e se li mise.
Per
Roxy era diventata insopportabile la luce del sole, a forza di vivere
di notte si era disabituata a girare di giorno. I suoi ritmi erano
completamente sfalsati.
Poi
Josie con la sua vocina squillante che di prima mattina era
decisamente fastidiosa la richiamò dai suoi pensieri
riportandola
sulla terra ferma.
-Ma Roxy oggi non dovevi iniziare un lavoro nuovo?-
No
adesso ci si metteva anche la sua amica a parlarle di lavoro e che
palle.- Sì ma non mi andava di andarci, è uno
stupido lavoro in uno
stupido bar.-
-Ma tuo padre non aveva detto che ti avrebbe sbattuto fuori di casa se
non avessi messo la testa a posto?-
Nel
frattempo era arrivato il cameriere con le loro ordinazioni e Roxy
pagò il conto. Inoltre approffittò dell'occasione
per spostare
l'argomento sul tipo che la sera prima ci aveva provato con la sua
amica e funzionò alla grande Josie mise il pilota automatico
e
iniziò a raccontarle nei minimi dettagli la scena sebbene
Roxy
l'avesse già vista in prima persona, ma questo le dava la
possibilità di perdersi nei suoi pensieri.
Era
vero suo padre l'aveva minacciata di sbatterla fuori di casa, ma
Roxane sapeva perfettamente che non l'avrebbe mai fatto. Si sentiva
frustrata. Aveva una gran voglia di picchiare qualcosa o qualcuno, ma
non poteva. Sei mesi prima si era beccata una denuncia per aver
spaccato il naso ad un ragazzo.
Se
l'era cavata perchè aveva detto che era stata legittima
difesa.
E in effetti era stato così.
Roxy e i suoi amici erano andati a ballare ad un Rave e, effettivamente
erano un pò fatti, finchè un tizio non le si era
avvicinato e aveva cominciato ad importunarla alla grande.
Subito Roxane non gli aveva dato pesa si era limitata a non dargli
corda. Ma poi il ragazzo aveva iniziato a metterle le mani
addossoe a palparlla ovunque finchè lei non aveva perso la
panzienza e gli aveva mollato un favoloso gancio destro dritto sullo
stomaco, seguito da un montante dritto sul suo naso. Una reazione un
pò esagerata forse, ma quando le si chiudeva la vena e
perdeva la pazineza non c'era più niente da fare.
Sebbene le sue ragioni fossero più che valide in
quell'occasione suo
padre si era incazzato un bel po' e l'aveva mandata a vivere da sua
madre. Ma
dato che sua madre era una stronza fatta e finita che pensava solo a
se stessa e all'assegno di mantenimento che riceveva mensilmente da
suo padre la sbattè fuori casa in meno di una settimana e
disse che
per quanto la riguardava dal quel momento aveva solo un figlio.
Ah la
famiglia la più bella soddisfazione della vita.
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Capitolo 5 *** capitolo 1 parte 4° ***
enchanted cap1 pt 4
Quando
il cellulare iniziò a squillare le prese un colpo. E quando
guardò
il nome sul display glie ne venne un altro. Era Jerome.
-Chi é?- chiese Josie curiosa.
-E' Jerome...-
Josie
fece un'urletto emozionata.- Oh mio dio! Ma cosa aspetti? Rispondi
forza!-
Era
titubante cosa gli avrebbe detto?
Ma
Josie quella vacca impaziente vedendo la sua indecisione decise di
rispondere al posto suo e mise l'altoparlante.
-Pronto?-
disse con voce civettuola e suadente. Roxane si buttò su di
lei
cercando di toglierle il cellulare dalle mani.
-
Emh scusa devo aver sbagliato numero.-
-No no Jerome hai fatto il numero giusto è il cellulare di
Roxane questo.-
La
guardò con occhi di fuoco e in quel momento giurò
a se stessa che
alla prima occasione l'avrebbe strozzata.
-Ah ok...e perchè non risponde lei allora?- non sembrava
molto convinto. Fantastico adesso Jerome pensava che lo stessero
prendendo per il culo.
-Oh non ti preoccupare è andata un attimo in bagno anzi
guarda sta tornando proprio adesso te la passo.-
Josie
le infilò il cellulare in mano. - Parlagli, non farti
sfuggire
quest'occasione.- le sussurrò.
Roxane
si alzò dal tavolò allontandosi di qualche metro
per avere un
minimo di privacy e si decise a rispondere.- Pronto?-
Dall'altro
capo del telefono sentì il suo ex sussultare.- Ciao
Roxane... come
stai?-
.Bene, cosa vuoi?- e subito si tirò una manata sulla fronte.
Era
così abituata ad essere agressiva per difendersi che le
veniva
istintivo anche con persone che non se lo meritavano come Jerome.
-Scusami non volevo essere scortese è che mi hai preso alla
sprovvista. Non mi aspettavo che chiamassi dopo quello che è
successo. Come stai?-
-Mi manchi Roxane. Mi manchi da morire so che sono successe delle cose
brutte fra noi ma è stata anche una storia importante di due
anni e tu hai significato talmente tanto per me...-
Oh no
questo non poteva sopportarlo.- Senti se mi hai chiamata solo per
piangerti addosso e dirmi quanto è stata importante la
nostra storia
potevi anche risparmiarti la chiamata. Io non provo più
niente per
te. È finita quindi lasciami in pace e vai avanti come ho
fatto io
adesso sto con Andrè quindi smettila di cercarmi. Addio.-
E lì
chiuse la conversazione. Dio si sentiva un mostro. Eppure era
necessario. Non era vero niente di quello che gli aveva detto. Jerome
le mancava moltissimo, non aveva ancora superato la sua perdtia, le
mancava e pensava a lui ogni giorno, ma non poteva dirglielo, dopo
quello che gli aveva fatto sapeva che lui si meritava una persona
migliore al suo fianco, una persona che lei non avrebbe mai potuto
essere. Doveva lasciarlo andare.
Sentiva
le lacrime scorrerle lungo le guance, meno male che aveva gli
occhiali da sole! Si prese qualche attimo per ricomporsi e
tornò al
tavolo da Josie.
Lei
ovviamente la aspettava impaziente e non appena la raggiunse la
assaltò con le domande.- Allora cosa voleva? Ti ha chiesto
di
tornare insieme?-
Mi
sforzai di fare una risata menefreghista.- No quello sfigato ha
chiamato solo per farmi sapere che gli manco e per piangersi addosso.
Tsk che sfigato.-
Ma
non poteva ingannare Josie sebbene sembrasse un'oca giuliva senza
cervello conosceva bene la sua amica. Non disse niente semplicemente
la guardò e annuì.
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Capitolo 6 *** capitolo 1 parte 5° ***
enchanted cap 1 pt 5
Non
passarono neanche cinque minuti che il cellulare di Roxane
tornò a
squillare. Pensando che fosse di nuovo Jerome si preparò a
spegnere
il cellulare. E invece era suo padre.
-Oh merda!- esclamò
Josie
si voltò a guardarla.- Chi è?-
-E' mio padre cazzo! Pronto?- si posò l'inidice sulle labbra
per far segno a Josie di chiudere la boccaccia.
-Dove sei Roxane?- dalla voce si capiva che era esasperato. Forse
questa volta aveva esagerato.
Provò
comunque a mentire.- Sono a lavorare Pà.Dimmi che sono di
fretta.-Questa
fu la goccia che fece trabboccare il vaso. Suo padre esplose. -Devi
smetterla di racontarmi cazzate e di trattarmi come un fesso! Vieni
subito a casa!-
Senza
sapere bene perchè Roxane sentì che era meglio
dargli retta gli
disse che sarebbe arrivata in un quarto d'ora e mise il cellulare in
tasca.
Scusa Josie ma devo volare a casa prima che il mio vecchio mi linci.-
-Te l'avevo detto io che questa volta si sarebbe incazzato sul serio.-
Le
mostrò il dito medio e se ne andò.
Arrivò
a casa in dieci minuti. Come entrò in sala notò
che suo padre aveva
tirato fuori le valigie e a quanto pare erano piene...oh cazzo!
-Pà?-
lo chiamò.
-Sono in cucina.-
Lo
raggiunse e lo trovò che leggeva il giornale proprio come
quella
mattina.
Non
la guardò, non si degnò neanche di lanciarle un
'occhiata fugace
semplicemente continuando a fissare la pagina dello sport le disse. -
Te ne devi andare.-
Si
sentii sbiancare le vennero levertiggini e proabilmente stava per
svenire. Solo allora il padre la guardò e le andò
vicino.- Senti
non lo faccio perchè non ti voglio più o
perchè voglio liberarmi
di te. E' che è più che evidente che io non
riesco a gestire questa
situazione hai bisogno di qualcuno che sappia realmente prendersi
cura di te.-
Roxy
sbuffò e si sforzò per non far scendere le
lacrime.- Lo sai cos'ha
detto la mamma per quanto la riguarda non ha più una
figlia...-
Le
strinse una spalla.- Non ti sto mandando da tua madre infatti.-
La
ragazza guardò suo padre confusa.- Ma allora dove mi
spedisci?-
-Ti mando da tua nonna.-
Sua
nonna? Non sapeva neanche di averla una nonna.- Ho una nonna?-
Gli
sfuggi un sorrisetto.- Certo è in Irlanda.-
Sgranò
gli occhi.- In Irlanda? Fin là? E poi io non so neanche
parlare
l'inglese come pretendi che possa vivere là?-
-Non cercare scuse. Tua nonna parla francese ti aiuterà ad
inserirti vedrai.-
-Ma come puoi pensarmi che mandarmi da lei risolva tutto? Non mi
conosce neanche credi davvero che lei possa raddrizzarmi?-
-Oh vedrai che tua nonna ti farà mettere la testa a posto.-
Laragazza
incrociò le braccia sul pettò e puntò
i piedi. Non aveva nessuna
intenzione di andarsene. Voleva restare con suo padre, coi suoi amici
nella sua casa.
Suo
padre sospirò. -Senti tesoro, tu andrai che ti piaccia o
meno. Il
treno parte fra un'ora e mezza.Vieni che ti accompagno in stazione.-
Roxane era talemnte demoralizzata che non ebbe la forza di dire
niente.Lei che di solito era combattiva si lasciò portare in
stazione.Avrebbe preso un treno fino a Parigi e poi da lì un
volo
diretto per Dublino. Si sentiva abbandonata e sola. Per tutto il
tragitto da casa alla stazione non disse una parola.
Ogni
tanto Richard cercava di drile qualcosa ma lei non rispondeva.
La
aiutò a scaricare le valige e la accompagnò sul
treno fino a
Parigi. Forse non si fidava aveva paura che la figlia scappasse da
qualche altra parte.
Fecero
il check-in e la accompagnò fino al terminale.
-Mi
mancherai Roxane. Mi raccomando comportati bene dalla nonna non farla
impazzire.-
La
ragazza non gli rispose.
-Mi
dispiace.- le sussurrò.
Poi
la lasciò andare.
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