Accademia Mondiale

di Mayo Samurai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Veloce introduzione, l’ambientazione sarà “l’accademia mondiale” o meglio Gakuen Hetalia (non ho voglia di controllare se è giusto) quindi una scuola, di preciso non so nemmeno io come finirà, e quindi potrebbe protrarsi per un bel po’.
^^ buona lettura.
 
 
 
Alzò il naso per aria, fissando assorto la struttura di fronte a sé.
Si sistemò la cravatta, ripetendosi mentalmente che andava bene così, almeno lo era prima di uscire di casa.
Aggrottò le sopracciglia quando una nuvola si spostò e il sole poté prenderlo in pieno volto.
Si mise la mano sulla fronte, a far scudo agli occhi, mentre l’altra stringeva la cartella.
Si lasciò scappare un sospiro, e fece un passo verso il portone.
 
 
Si ritrovò in una sala ampia e circolare, sul pavimento uno splendido mosaico rappresentava il logo della scuola,la terra vista dallo spazio, con una coccarda che la cingeva con inciso sopra il nome della scuola: “Accademia Mondiale”
Sapeva del perché di un nome così bizzarro, lì arrivavano ragazzi da tutto il mondo, venivano lì per studiare e scegliere una professione e lui non era da meno.
Face un passo verso il centro, sperando di trovare presto la segreteria, essere il nuovo arrivato non era mai semplice.
Poi pensò che il termine “nuovo arrivato” non fosse corretto, d’altronde mancava più di un mese all’inizio della scuola!
Lui era lì per poter iscrivere lui e i suoi fratelli: “se no ci fossi io” pensò mentre avanzava per i corridoi freschi e deserti.
Riuscì a trovare la stanza che cercava e svelto ci si infilò, sapeva che qualcuno lo stava aspettando, quello era l’ultimo giorno per le iscrizioni e se non se ne fosse ricordato all’ultimo minuto (il calendario era diventato illeggibile con tutte le note lasciate da ben sette persone) probabilmente lui e i suoi fratelli sarebbero finiti in un’ordinaria scuola.
Spinse delicatamente la porta e sbirciò dentro, certo di trovare una gentile vecchietta dietro al bancone, come nella suo scuola in Inghilterra.
Purtroppo dietro al bancone non c’era nessuno, leggermente irritato per la mancanza di personale si sedette sulle sedie di fronte, sbuffando e mettendosi la borsa in grembo.
Picchiettò con le dita sulla fibbia della cartella, nervoso, chissà che cosa stavano combinando gli altri, Ian starà tenendo d’occhio Chloe e Peter? Ma si, tranquillo, Eric è un ragazzo responsabile, a volte un po’ distratto ma intelligente, e poi c’era Eileen, su di lei poteva contare.
Il pensiero passò a Aidan, forse era rintanato nella suo covo segreto (segreto quanto la posizione delle braccia in un umano) ad allevare i suoi animali esotici, e non si accorse che una persona era entrata in segreteria, speranzoso fece un leggero sorriso, pronto a consegnare i moduli e a tornarsene a casa a leggere, magari con del tè freddo accanto.
Ma non era la segretaria, era un ragazzo.
Non ci badò molto, notò solo i suoi abiti larghi che cascavano sul corpo magro e alto e uno stranissimo ciuffo ben eretto sopra la fronte.
Tornò a pensare ai fratelli, ma si sentì lo sguardo dell’altro addosso, e rispettando il codice di un vero gentleman, si voltò per guardarlo in faccia, ritrovandosi a specchiarsi in enormi occhi azzurro intenso, che sorridevano (forse si era sbagliato, gli occhi non sorridono).
“Hi!” disse l’altro, alzando la mano in segno di saluto, Arthur accennò appena a un movimento della testa.
Sbattè gli occhi incerto, era sicuro di avere un’espressione ebete stampata in faccia, chiuse ad aprì la bocca, preso alla sprovvista.
“h-hello” borbottò.
L’altro non sembrava essersi accorto del suo comportamento e gli fece un gran sorriso.
“anche tu sei qui per iscriverti all’ultimo vero?” parlava in un inglese spiccio e piuttosto biascicato, Arthur si chiese da che nazione provenisse.
Comunque annuì.
“hahaha! Anch’io!” rispose, come se la cosa non fosse ovvia: “per fortuna che mio fratello me lo ha ricordato in tempo!”
Ad Arthur non gliene poteva fregar di meno, voleva solo tornare a casa,  nascondersi in biblioteca con i suoi libri.
Il pensiero della fresca penombra della sua stanza preferita fu interrotto da una mano, comparsa nel suo campo visivo.
“piacere! Mi chiamo Alfred F. Jones!”
Rimase interdetto per qualche secondo, la voce del ragazzo gli aveva trapanato le orecchie senza pietà.
“… A-Arthur Kirkland, piacere” borbottò stringendo la mano, o meglio, il badile che l’altro gli tendeva.
Alfred non la smetteva di sorridere:” che abbia una paralisi facciale?” si chiese Arthur.
“da dove vieni?”
“Inghilterra, Londra”
Il sorriso dell’altro si spense un pochino:” ah… inglese eh? Giusto, le sopraccigli-“
“che hanno le mie sopracciglia?” sibilò Arthur punto nel vivo.
“no, no… solo che…” borbottò, piuttosto sorpreso.
“solo che cosa?” lo incalzò.
“…niente” tagliò corto, voltandosi e poggiandosi al bancone.
Arthur fece una smorfia e tornò a fissarsi le scarpe.
Non dovettero aspettare molto, finalmente una donna si presentò nella stanza, con un sorriso imbarazzato chiese scusa per il ritardo e prese in fascicoli di entrambi.
Arthur non guardò il ragazzo accanto a sé, ma era sicuro di aver sentito un verso mal trattenuto, di sorpresa, alla vista dei sette fascicoli che mise sul bancone.
Lo sentì uscire, mentre aspettava che la donna controllasse tutti i curriculum.
Finalmente, dopo dieci minuti buoni, uscì di fretta, scontrandosi con  un ragazzo poco più basso di lui, che si alzò in fretta e senza neanche chiedere scusa si precipitò in segreteria.
Borbottando imprecazioni a mezza voce si rialzò e si diresse verso la porta a vetri dell’entrata, con una sola meta: la sua biblioteca.
 
 
Lovino calciò via il lenzuolo, nervoso.
Rimase a fissare il soffitto con aria scocciata, il caldo umido di Londra lo stava uccidendo, preferiva di gran lunga il caldo secco della sua terra natia.
“Looooviii! E su svegliati!” la voce del fratello gli giunse dalla cucina dell’appartamento che avevano affittato, prima dell’inizio della scuola.
Si alzò di malavoglia e grattandosi il collo si diresse dal fratello, già impegnato ai fornelli.
Erano riusciti a sopravvivere alla cucina inglese grazie alle loro capacità culinarie e grazie al buon senso del maggiore di affittare un appartamento che avesse i fornelli.
Feliciano, il minore di due, gli lanciò una brioche, che Lovino non tardò ad afferrare.
“veee, fratellone non dovresti svegliarti così tardi!”
“oooh, sta zitto” commentò Lovino pizzicandogli un fianco, facendolo sobbalzare e ridacchiare.
 “dai! Sai che soffro il solletico!”
L’altro gli sorrise e si sedette al tavolo:” come se tu fossi un tipo mattiniero! Scommetto che ti sei svegliato si e no dieci muniti fa!”
Feliciano rise ancora:” beccato!” esclamò poggiando due tazze sul tavolo, riempiendole di caffèlatte.
Fecero colazione tranquilli, Feliciano guardava il calendario con aria assorta, mentre mangiava i biscotti, mentre Lovino leggeva il giornale, mollandolo poco dopo, non riuscendo a comprendere a fondo quella strana lingua chiamata inglese.
“oh-no! Fratellone!” esclamò all’improvviso Feliciano, mettendosi in piedi così in fretta che sbattè il ginocchio contro il tavolo e la sedia cadde.
“c-che c’è’” chiese spaesato strozzandosi col caffè.
“le domande d’iscrizione! Oggi è l’ultimo giorno!” urlò mentre usciva saltellando dalla cucina, tornando tre secondi dopo, con in mano due cartellette gialle, che consegnò al maggiore:” non è che potresti portarle tu? Tocca a me oggi pulire casa! E poi c’è anche la spesa da fare!” disse frettoloso.
Lovino non aveva ben afferrato cosa dovesse fare, ma quando il fratello gli mise in mano i fascicoli, comprese, e fulmineo corse a cambiarsi.
Prese appena in tempo il bus, un mezzo comodo e molto pittoresco in quei suoi due piani rosso scarlatto.
Verso le dieci finalmente arrivò davanti alla scuola, notò che era piuttosto piccola e la cosa lo lasciò un po’ perplesso, fascicolo affermava chiaramente che gli studenti giungevano da ogni parte del globo:” e non credo che ci stiano tutti qui dentro” pensò scettico mentre attraversava di corsa il vialetto, aprendo di scatto la porta a vetri si ritrovò a terra, dopo una sonora botta al sedere.
Si rialzò in fretta, dimenticandosi di chiedere scusa a chiunque avesse atterrato e si precipitò in segreteria, per consegnare i moduli.
 
 
 
Qualcuno continuava a dirgli di svegliarsi, lo faceva con gentilezza, ma era pur sempre fastidioso.
Sventagliò la mano senza guardare dove sentì che il proprietario diceva: h-hey! Gli occhiali! D-dai Alfred, svegliati...dovresti aiutarmi…”
Alfred si girò nel letto, trovandosi il viso del fratellino poco distante, che lo guardava speranzoso con quei suoi occhioni blu:” buongiorno!” esclamò sorridente, mentre si rizzava in piedi.
“perché mi hai svegliato… Matt?”
“perché non ti fa bene dormire di giorno e stare sveglio di notte!” rispose semplicemente andando ad aprire le tende.
“waaaa, noooo, le tende nooo” borbottò girandosi dall’altra parte, tentando di sfuggire alla luce mattiniera che penetrava dalla finestre.
“haha, su in piedi!” ridacchiò il fratello, sparendo dalla stanza.
Si alzò borbottando che voleva dormire ancora un po’, ma quando si ritrovò davanti a una bella tazza di caffè si svegliò del tutto e fece colazione tranquillo, con l’aria mattutina (piuttosto calda) che entrava dalle finestre.
“hey, Alfie hai più portato i moduli di iscrizione?” Matthew sbucò dal soggiorno, reggendo un foglio:” qui dice che oggi è l’ultimo giorno…ci sei?” chiese notando che il fratello non si era mosso.
“non aspettò che rispondesse, lo conosceva bene:” non li hai portati vero?”
Alfred scosse la testa.
“sigh…Alfred! Te l’ho detto la settimana scorsa! Siamo venuti qui prima apposta!” esclamò contrariato, non riusciva mai ad urlare veramente, non era un tipo molot esuberante.
“senti..ci vado adesso” mentre suo fratello si, molto, anche troppo.
“lascia fare all’eroe!” esclamò correndo in camera e tornando cambiato:” ci vediamo dopo!” urlò mentre scendeva le scale.
Matthew guardò l’orologio da polso:” tre, due, uno…”
“ho dimenticato i curriculum!” alfred ricomparve dalla porta e vi sparì dietro subito dopo.
Di nuovo Matthew si fissò il polso:” tre, due , uno…
“DOV’ E’ CHE DEVO ANDARE!?”
Il ragazzo si schiaffò la mano in faccia e sospirò, uscendo per andare a dare indicazioni a quello scemo di suo fratello.
 
 
 
Alfred arrivò verso le dieci, e guardò assorto per un attimo l’edificio davanti a sé, pensando che le scuole americane erano diecimila volte più fighe.
Fece un passo dentro e venne accolto dalla frescura della sala d’accoglienza, bella e spaziosa, con un bel mosaico rappresentante la terra proprio al centro.
Si diresse a passo svelto verso la segreteria, era una bella giornata e tra un mese avrebbe trascorso nove mesi chiuso lì dentro, aveva letto che ai ragazzi era permesso tornare a casa solo durante le vacanza, il pernottamento alla scuola era anche notturno.
Aprì la porta della segreteria, e rimase un po’ deluso nel constatare che fosse vuota, a parte per un biondino che si fissava i piedi, tamburellando la valigetta che teneva in grembo.
Avanzò fino al bancone poggiandovisi e notò con la coda dell’occhio che l’altro gli aveva lanciato uno sguardo.
Si voltò:”Hi!” esclamò più cordiale che poté.
Non si accorse dell’esitazione sul viso dell’altro e continuò a sorridere imperterrito.
“… h-hello” rispose l’altro.
“anche tu qui per iscriverti all’ultimo vero?” non voleva che la conversazione finisse lì,a  lui piaceva conoscere gente nuova.
Vide l’atro annuire.
“hahaha! Anch’io” rispose allegro.
“piacere!” continuò, tendendogli la mano:” mi chiamo Alfred F. Jones”
Anche l’altro ragazzo gli tese la mano, stringendola, notò che era piuttosto minuta tra la sua:”… A-Arthur Kirkland” rispose.
“da dove vieni?” il nome non gli diceva niente, ma visto che parlava inglese con uno strano accento, un dubbio gli sorse, che fosse…
“Inghilterra, Londra”
Ecco, come sospettava.
Diminuì di poco il sorriso:” ah.. inglese eh? Giusto le sopracciglia” ora che ci faceva caso quelle cose non potevano definirsi sopracciglia! Era più che altro..un bosco? Si la definizione era quella giusta.
“che hanno le mie sopracciglia?” ecco ora le aggotta pure, sembrano unite, bleah.
“no, no… solo che..” tentò di difendersi, alzò le mani a mo di scudo.
“solo che cosa?” sibilò l’altro.
Alfred preferì tagliare lì, probabilmente un secondo di più e sarebbe esploso.
“… niente” borbottò tornando al bancone.
Per sua fortuna arrivò la segretaria, che prese i loro fascicolo con un sorriso imbarazzato.
 Rimase sorpreso quando vide Arthur poggiare ben sette fascicoli sul bancone.
Prima che potesse fargli un’altra sfuriata uscì di fretta e senza incrociare nessuno tornò a casa, dimenticandosi completamente di quella mattina.
 
 
 
 
 
Eeeeeeeeeeecccoooooooooooomiiiiiiiiiiiiii! Muahahaha con un’altra long fic! Ci sto prendendo gusto a scrivere a più capitoli, è esaltante.
Come introduzione non ho molto da dire, spero solo che vi piaccia e che la seguiate…
Solo un avvertimento: lasciate ogni speranza o voi che entrate! Amanti della FrUk! Perché purtroppo,  nemmeno sotto tortura, scriverei su di loro, questo per dimere che ci saranno tutte le mie coppie preferite,e nn vi dico quali (gne gne gne!)
Bhe oltre questo chi mi conosce più o meno sa i miei gusti, quindi fate lavorare le celluline grigie!
E la prossimo capitolo!
 
 
commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Spero che mi perdonerete il fato che ho riutilizzato i personaggi già citati nel primo cap, invece che introdurne degli altri, solo questo, le spiegazioni saranno tutte a fine capitolo, buona lettura! ^^
 
 
“Ian! Vedi di portare il tuo culo fuori da quel letto! Siamo in ritardo stratosferico!” sbraitò il quartogenito di casa Kirkland alla tromba delle scale.
“weee, calm down bro-“
“zitto Aidan! è proprio per colpa tua che siamo in ritardo! Ma come tu è venuto in mente di liberare i tuoi scorpioni in casa!?”
“non è colpa mia! Erano stufi di stare rinchusi…”
“ti rinchiudo io da qualche parte se non fili a prendere le tue valigie… E NIENTE “ANIMALETTI”!!” gli urlò dietro mentre lo vedeva sparire in camera sua.
“Arthur! Dove sono finiti i cerotti? Chloe è caduta…”
“non ora Eric! E lo sai dove sono per l’amor del cielo!”
“Arthur…”
“E FATE SILENZIO!!”
Eileen bloccò a metà la sua richiesta, rimase immobile mentre vedeva il fratello arrossire e scusarsi velocemente:” non volevo urlare contro di te…”
“è solo che sei stressato, si lo so” finì lei per lui.
Arthur sospirò:” dov’è Peter?”
“in macchina, sta aspettando gli altri, sono qui per questo, abbiamo… un quart’ora per arrivare al ritrovo” concluse poggiandosi le mani in grembo e fissando tranquilla il fratello.
Arthur fece per dire qualcosa, qualcosa che avrebbe segnato la giovane mente della piccola Chloe se non fosse stato zittito da un grosso scorpione che gli cadde in testa.
“O MIO DIO ARTHUR!”  con una sberla da far girare la testa a un elefante, Eileen, nonostante la sua grazia e femminilità, prese in pieno la testa del fratello, facendolo finire lungo disteso mentre Chloe prendeva in mano l’insetto completamente illeso: “stai calma sorellona, Susan è una brava scorpiona!”
“o cielo! scusami! Come ti senti?” mormorò portandosi le mani alla bocca e chinandosi sul fratello.
“d-dov’è il tir!?” chiese scosso quando riaprì gli occhi.
“hahahah”
“non c’è niente da ridere Aidan! Vedi di sistemare Chloe e di dire a Ian di darsi una svegliata, che non mi importa se non vuole venire, ma che glielo ordino io!” ordinò decisa al fratello, che si affrettò ad avvertire il maggiore dei Kirkland, mai far arrabbiare Eileen.
La ragazza aiutò Arthur ad rialzarsi, e con la naturalezza con cui avrebbe sollevato un cuscino, prese le sue valigie e quelle del fratello, caricandole in macchina.
Poco dopo spuntò anche Ian, con una faccia da morto, i capelli rossi arruffati e scomposti e la solita sigaretta stretta tra le labbra.
“tsk, È già ubriaco di prima mattina?” chiese sprezzante accennando ad Arthur che si massaggiava la testa dolorante.
“no, Eileen gli ha assestato una cenqua delle sue!” esclamò divertito Aidan allacciando la sorellina e controllando Peter.
Ian rimase in silenzio un attimo:” e perché? Il pidocchio ha risposto male?” ringhiò facendo un passo avanti, Arthur, nonostante gli girasse ancora la testa si rizzò e lo guardò con rabbia:” che hai detto?”
“pidocchio”
“ripet-“
“zitti voi due!” esclamò Eileen, mettendosi in mezzo:” tu!” disse indicando Ian:”vai a farti un caffè, prendi del ghiaccio per Arthur, e guido io, non voglio repliche!”  continuò davanti alla faccia contrariata del fratello.
“e tu” questa volta indicò Arthur:” siediti e aspetta il ghiaccio” mormorò più tranquilla.
Aidan passò lo sguardo alla sorella ai due fratelli, che finché l’uno non scomparve dal campo visivo dell’altro non avevano smesso di guardarsi in cagnesco.
“certo che siete fenomenali voi due!” disse sistemandosi vicino a Chloe.
“ooh, zitto Aidan!” lo ribeccò Eric, sedendosi accanto ad Arthur, giusto per assicurarsi che non ci si sarebbe seduto nessuno che avrebbe infastidito ancora di più il fratellino.
Poco dopo tornò Ian, con la sigaretta ormai finita e con la sacca del ghiaccio richiesta, che lanciò senza grazia addosso ad Arthur.
“siete tutti pronti?” chiese Eileen sporgendosi dal posto di guida, osservando i fratellini dietro di sé.
“SSIIIIIII!!”  urlarono in coro i più piccoli, Peter e Chloe, trapanando le orecchie a tutti.
“bene” sorrise:” allora si parte!”
 
 
“c’è qualcosa che non và fratellone?”
Lovino abbassò lo sguardo sul fratellino, che lo guarda piuttosto preoccupato.
“no… solo che… mi sento osservato” mormorò guardandosi attorno.
“ma è normale! Siamo in mezzo a un sacco di ragazzi!” esclamò aprendo le braccia, mentre un paio di ragazzi si giravano per fissarlo.
“smettila di fare il cretino e sta buono!”
L’altro si zittì all’istante, per poi riprendere a parlare subito dopo:” ma perché questa scuola è così piccola? Non ci staremo tutti qui! Non avevi mica detto che stavamo anche a dormire? È troppo piccola pe-“
“lo so! Lo so! A che cavolo! Ma stare zitto un solo secondo no?” lo riprese bruscamente il maggiore, questa volta zittendolo una volta per tutte.
“…”
“non so in verità” borbottò Lovino, guardando i ragazzi che vagavano senza meta per il giardino, annoiati e accaldati.
Si alzò da dove era poggiato e si mise di fronte al fratello, sbuffando platealmente:” vado a cercare qualcuno che possa darmi delle informazioni, vedi di rimanere qui e di non muoverti ok?”
“tranquillo! Non ho cinque anni!”
Lovino sbuffò e fece per voltarsi, ma facendo tutto di fretta non si accorse del ragazzo che tentò di scartare vedendosi arrivare addosso Lovino.
Entrambi tesero le mani alla ricerca di un appiglio, ma non trovando niente cascarono a terra, attirando l’attenzione di tutti.
“a-ah! Lo siento! Stai bene?” una voce allegra e piuttosto imbarazzata si levò dal ragazzo che schiacciava Lovino.
b-bastardo! togliti!” strillò Lovino tentando di toglierselo di dosso e quando finalmente ci riuscì si mise in ginocchio, massaggiandosi le costole ammaccate:” ma sei scemo!? Perché non fai attenzio-!” si bloccò, fissando rapito le pozze verdi del ragazzo di fronte a sé, che poggiate le mani abbronzate al pavimento dietro di sé lo fissava divertito e imbarazzato:” scusami” disse:” non ho fatto molta attenzione!” continuò senza smettere di sorridere.
Lovino borbottò qualcosa a bassa voce, in modo che l’altro non capisse.
“state bene? Lovino? E tu?” Feliciano si chinò verso il fratello e poi verso il ragazzo, che gli sorrise dolcemente:” si, grazie purtroppo non ho fatto attenzione e ho investito tuo fratello!” disse alzandosi e tendendo la mano anche a Lovino, che la ignorò balzando in piedi da solo.
“come hai fatto a capire che siamo fratelli?”
l’atro rise:” vi assomigliate parecchio” rispose semplicemente.
“come ti chiami?” chiese Feliciano, sollevato nel constatare che nessuno si fosse fatto male:” Antonio Fernández Carriedo!”
“oooh, bel nome! Ma.. toglimi una curiosità.. sei spagnolo?”
“esatto! Mentre voi siete…. Italiani giusto?”
“come hai fatto a capire anche questo!?” chiese sorpreso Feliciano.
“eh-eh, tu fratello me ne ha dato la prova, chiedendomi gentilmente di spostarmi!” rise allegro e Lovino si sentì avvampare.
“e voi? Come vi chiamate?”
“Feliciano Vargas! Ma puoi chiamarmi Feli!”
“e tu?” incalzò Antonio rivolgendosi a Lovino.
“…”
“lui è Lovino, o Lovi”
Antonio sorrise ancora di più:” bel nome…. Lovi”
C’era una nota strana nella sua voce, quando ripeté il suo nome, che lo fece rabbrividire.
“mi spiegheresti una cosa Tonio?”
“Tonio!? E da dove l’aveva tirato fuori quel soprannome suo fratello!?” pensò Lovino guardando il minore.
“si, dimmi”
“ma come funziona la scuola? Cioè, vedo un sacco di ragazzi e molti anche più grandi di me, ma anche loro sembrano spaesati, come mai?”
“è semplice, perché ci sono diversi corsi da seguire, tutti suddivisi per anni, ad esempio i diciannovenni, i più giovani, frequenteranno un corso diverso dai ventiduenni, perché sono a un livello diverso.
È vero, molti sembrano spaesati perché forse hanno cambiato scuola all’improvviso e ora si ritrovano a fare l’anno in una nuova scuola.”
“sembri ben informato! Sei già stato qui?”
“si!”disse allegro:” questo è il mio terzo anno!”
“aaaah, capisco”
Poco dopo Antonio e Feliciano erano occupati a chiacchierare allegramente, sulle abitudini di uno, la giornata tipo dell’altro.
Snervante.
Almeno secondo Lovino, che si limitò a guardarli male per tutto il tempo.
Per sua fortuna una donna comparve da una porticina così ben mimetizzata con il muro, che un paio di ragazzi fecero un balzo all’indietro spaventati dalla sua comparsa.
La donna, con lunghi capelli marroni e seri occhi verdi si fermò al centro esatto della stanza, proprio sopra il mosaico della terra, e cominciò a parlare con voce chiara e forte tenendo stretta tra le braccia una cartelletta:” benvenuti, e ben tornati ai ragazzi che hanno già frequentato questa scuola.
Come questi sapranno, raggiungere la scuola da soli è impossibile, quindi i nuovi arrivati sono pregati di seguire le istruzioni con la massima attenzione, onde evitare disagi.” Prese fiato, aggiustandosi gli occhiali rossi.
“come sapete passerete l’intero anno scolastico a scuola, potendo assentarvi solo durante le vacanze, se qualcuno viene sorpreso nell’atto di fuggire dalla scuola o allontanarsi senza permesso, verrà punito”
Tutti i presenti rabbrividirono, il tono della donna non ammetteva repliche.
“ora siete pregati di portare i vostri bagagli qui, dove dei facchini li porteranno nei bauli, e li riavrete giunti a destinazione.”
Guardò la cartelletta e si poi i ragazzi.
“domande?”
Un paio di spavalde mani si alzarono:” come faremo ad arrivare alla scuola? Avete detto che da soli è impossibile”
“la raggiungeremo in nave”
Tra tutti i presenti si levò un mormorio eccitato:” in nave!?” esclamò entusiasta Feliciano, battendo le mani: io adoro il mare!”
Anche Lovino stava ascoltando con interesse:” questo significa… che saremo in mezzo al mare…” fece notare senza troppo entusiasmo.
Ma nessuno sembrava preoccupato del fatto di essere rinchiusi in una struttura in mezzo al mare.
“e i corsi da seguire?” domandò una ragazza.
“vi sarà illustrato il vostro orario non appena approderemo a scuola, e siate pregati di rispondere con la massima sincerità alle domande degli insegnanti, ci andrebbe di mezzo il vostro rendimento essere assegnati a classi che non fanno per voi”
Li guardò ancora per un attimo:”che i ritardatari si arrangino!” esclamò tutto d’un tratto, voltandosi:” seguitemi, e prendete con voi solo una piccola borsa, giusto per affrontare le poche ore di viaggio”
Con dei brusii eccitati i ragazzi si misero in coda dietro la donna, che apriva una porta a vetri del tutto identica a quella d’ingresso e li guidava a quello che sembrava un porto privato.
Molti “ooooh” si levarono dalla folla, alla comparsa dell’imponente nave da viaggio che si stagliò fiera nel cielo azzurro.
Il mare sembrava in ottime condizioni per navigare e una leggera brezza scompigliava i capelli dei presenti.
“che bella!” esclamò Feliciano affrettando il passo:” è enorme!”
In effetti era davvero grande.
“non è che è proprio questa la scuola?” chiese Lovino accelerando per stare dietro al fratello.
“impossibile, la donna ha detto che si trova su un’isola!”
Lovino non disse nulla e finalmente raggiunse Feliciano, che si era fermato a pochi metri dalla donna di prima, che finiva di dare disposizioni:” quelli già esperti sono pregati di aiutare i novizi, e chi ha domande può rivolgersi a me, sarò l’ultima a salire, e niente preoccupazioni, le vostre valigie sono già state caricate, e ora march!” esclamò alzando le braccia e indicando le  scalette d’entrata.
 
 
Trattenne a stento una risata quando vide due ragazzi scontrarsi e cadere a terra poco più in là.
“pfff, li hai visti quei due?” ghignò al fratello che si guardava attorno nervoso.
“n-no, ma non è buona educazione ridere degli altri Alfred” sussurrò l’altro.
“ooh, sei sempre così gentile Matt!! Vedi di ridere anche tu qualche volta! E poi non si sono fatti niente, vedi si stanno già rialzando” disse indicando i due, che effettivamente si erano rialzati.
“d’accordo, ma è pur sempre maleducato”
“non farla tanto lunga!” sbottò Alfred appoggiandosi al muretto:” a proposito, quand’è che ci muoviamo? Ho una fame…”
“tu hai sempre fame…” mormorò Matthew stringendo appena il suo peluche d’orso bianco, gli altri forse lo trovavano ridicolo, ma Matthew no, non gli importava delle occhiate stranite e divertite degli altri,a lui bastava stare in compagnia di Kumajiro ed era contento, certo forse non era come stare con una persona reale, ma Matthew ne apprezzava la compagnia, perché non dotato della parola l’orsetto lo stava ad ascoltare paziente, quando magari aveva qualcosa di cui sfogarsi e il fratello era troppo preso da sé steso per ascoltarlo.
“ma non c’è nessuno qui? Che ne so.. un professore?” sbottò Alfred allungando le braccia davanti a sé, in un moto d’impazienza.
“n-no ho visto nessuno…”
“bha!”
Alfred sbuffò impaziente e si guardò nervosamente attorno, poi all’improvviso lo vide, che arrivava di tutta fretta seguito da altri sei ragazzi, due dei quali solo bambini, un maschio e una femmina.
Lo vide bisticciare con un ragazzo molto alto, che lo superava di almeno quindici centimetri, mentre una ragazza poco più bassa di lui cercava di metter pace tra i due.
Gli passò accanto senza notarlo, continuano imperterrito a litigare e a far ridere il bruno della compagnia, che teneva per mano la bambina, bruna anche lei.
Sbatté un attimo le palpebre, si ricordava dei sette fascicoli che Arthur aveva consegnato la prima volta che si erano conosciuti, e il ricordo del piccolo disguido che aveva avuto con l’inglese lo fece sogghignare davanti all’espressione scocciata e esasperata dell’altro.
“hihi, hai visto Matt? Quello è il tizio di cui ti ho parlato!”
Matthew sussultò, si ricordava che il fratello, dopo esser tornato, gli aveva snocciolato quello che sembrava il ritratto della persona più antipatica della terra.
“q-qual è? Quello biondo dicevi…”
“esatto, il nanerottolo!” rise.
Vide che andavano a posare le valigie in un angolo, e come se sapessero che andassero lì si allontanarono, con i due che bisticciavano di continuo.
Per fortuna arrivò una donna, che interruppe ogni litigio e si mise a dare disposizioni.
“ascolta tu Matt” disse estraendo il suo I-pod e accendendolo.
Non sentì il richiamo del fratello, che tentava di dirgli qualcosa, e non si accorse dell’occhiata sorpresa e accigliata che Arthur gli rivolgeva.
Aspettò che la donna finisse e vide che qualcuno alzava la mano, ma non se ne curò.
“Alfred, dobbiamo andare…” riuscì a capire quello che diceva il fratello solo perché gli lesse le labbra, e lo seguì, insieme a tutti gli altri ragazzi.
Aiutò Matthew a sistemare le valigie,notando con orrore qualcosa muoversi vicino alla sacca (non poteva essere una valigia, era proprio una sacca, quelle da esploratori) del fratello bruno di Arthur, fece un balzo indietro e prima di andarsene scoccò un’occhiata timorosa ai facchini che le prendevano e caricavano.
Non vi dico la sua sorpresa quando vide la nave, Matthew approfittò che si fosse tolto le cuffie per spiegargli quello che aveva detto la donna e che dovevano affrettarsi per raggiungere la banchina.
Rimase per un po’ col naso per aria, contemplando ammirato la nave:” che bella…” sussurrò osservando i disegni di tribali oro e argento che si stagliavano sulla fiancata.
Non appena entrò notò con piacere che era davvero confortevole, qua e là erano sparsi tavolini o poltroncine, dall’aria molto comoda, e incisa su una targa d’oro una poesia (o almeno così gli sembrava, era piuttosto strana) che recitava:
“all’inferno i cuochi sono inglesi, i poliziotti tedeschi, i francesi gli ingegneri gli svizzeri gli amanti e gli italiani i banchieri!
In paradiso i francesi sono i cuochi, gli inglesi i poliziotti, i tedeschi sono gli ingegneri, gli svizzeri i banchieri e gli italiani gli amanti!”
Aggrottò le sopracciglia, e gli americani!? Chiunque avesse inventato quella poesia si era dimenticato della popolazione più figa di questo mondo!
“hey! Alfred! Ci sei?” la voce del fratello lo colse di sorpresa, si voltò verso di lui:” possiamo andare fuori, a poppa, per vedere la partenza” disse indicando un fiume di ragazzi che si affrettava ad uscire.
Il ragazzo annuì e seguì il fratello, sbucando così sul pontile.
Mentre si sporgeva la nave fece suonare il clacson facendo prendere un bello spavento a tutti i presenti.
“hahahah, mi dispiace che la mia nave vi abbia spaventato!” tutti si voltarono verso la voce appena udita, che apparteneva a un uomo sulla quarantina che sbucò dalla penombra del fianco e si avvicinò ai ragazzi, appoggiandosi al parapetto, aveva dei corti capelli bruni, così riccioli che sembravano spettinati.
La pella, dall’aria dura aveva un’abbronzatura invidiabile, e il sorriso, e fu quello che attirò l’attenzione della parte femminile, smagliante e sincero, pieno di affetto e allegria:” benvenuti sulla mia nave! Spero che possiate godervi il viaggio, e così anche il soggiorno a scuola!” esclamò allegro sistemandosi meglio il cappello a Borsalino.
“quindi lei è…” cominciò un ragazzo, notando il suo abbigliamento elegante.
“esatto, proprio io!” lo interruppe:” Cesare Vargas!” disse facendo un gran sorriso.
I ragazzi cominciarono a bisbigliare tra di loro, eccitati.
Alfred invece aggrottò le sopracciglia, chi era quel tizi per pavoneggiarsi tanto?
Notò che un paio di ragazze gli si erano avvicinate e avevano cominciato a ridacchiare e a chiacchierare affabilmente con l’uomo.
“come chi è? Lui è il preside! È proprietario della nave e della scuola!” disse Matthew, anche lui evidentemente colpito:” avevo letto che è ormai in un’età veneranda…però visto così non sembra!”
“e perché? Quanti anni dovrebbe avere scusa?” chiese Alfred per nulla interessato, mentre si lasciava scivolare lungo il parapetto, reggendosi con le braccia.
“mmm almeno.. 55 se non mi sbaglio…”
Alfred si rizzò in piedi, guardandolo bene:” mi stai prendendo il giro spero!” esclamò, indicando i riccioli capelli bruni e la pelle abbronzata (ora che lo notava c’erano due strani ciuffi che spuntavano tra i capelli…)
“te lo assicuro!” ribatté Matthew, leggermente, e stranamente, scocciato.
Alfred guardò per un attimo il fratello e voltandosi di nuovo si ritrovò a fissare il collo abbronzato di Cesare Vargas, che gli sorrideva.
Fece un mezzo balzo e si mise ben eretto, leggermente intimorito dalla mole dell’uomo
“tranquillo ragazzo, tranquillo!” esclamò agitando le mani davanti a sé:” volevo solo chiederti se stavi bene, ti stavi accasciamo sul parapetto…” disse guardandolo comprensivo.
Alfred si sentì arrossire e scosse la testa:”sto benissimo, grazie” rispose.
“bene bene” annuì l’altro:” e per curiosità.. hai visto in giro per caso due ragazzi, non troppo alti, entrambi bruni, avevano un ricciolo come questi” e si indicò i propri:” uno è sempre imbronciato mentre l’altro è sempre sorridente, li avete visti per caso?” chiese continuando a gesticolare mentre spiegava l’aspetto fisico dei due:” sapete sono i mie nipotini…”
Cosa!? Era addirittura nonno?
Mentre scuoteva la testa Alfred lanciò un’occhiata a Matthew, che gli rivolse un’espressione del tipo:" te lo avevo detto”
 
 
Finalmente dopo due ore di viaggio, raggiunsero l’isola dove avrebbero passato il resto dell’anno, a studiare ed apprendere.
Alfred sbuffò, non voleva scendere da una nave così confortevole, per andare a chiudersi tra quattro mura di una scuola!
Se fosse stato per lui sarebbe stata esatte tutto l’anno, così niente scuola!
Si affrettò a recuperare i bagagli, dentro aveva infilato anche la play station 3, dicendo che non poteva vivere senza, di fronte all’espressione contrariata del fratellino mentre preparavano i bagagli.
Raggiunsero a piedi il cancello d’ingresso, dove una scritta in latino recitava: “salvete”.
“benvenuti” gli spiegò un moretto avvicinandosi, si accorse che corrispondeva perfettamente alla descrizione di cesare:” erm..scusa..ma tu non sei mica il nipote del preside?” chiese.
L’altro annuì felice:” si esatto! Mi chiamo Feliciano Vargas! E il preside è mio nonno!” esclamò, tendendo una mano ad Alfred che ricambiò la stretta:” ti farei conoscere mio fratello, ma non so dov’è finito..ah no! Eccolo! LOOOVVIIIIIII!! Vieni qui!!”
Un ragazzo,che assomigliava a Feliciano in modo impressionante se non fosse per la sfumatura più scura della pelle e dei capelli, gli occhi invece che essere ambrati come quelli del fratello puntavano più sul verde,si avvicinò.
Lo vide sbuffare e raggiungere il fratello, si accorse che un altro ragazzo lo guardava allontanarsi, con un’espressione piuttosto rammaricata.
che vuoi!?” sbottò in una lingua che Alfred non afferrò.
“volevo presentarti..oh che sbadato! Non ti ho nemmeno chiesto il nome!” gli tese nuovamente la mano:” il mio già lo sai”
“Alfred F. Jones” rispose, un po’ spaesato per tutta quell’accoglienza.
“e la F sta per cosa?” chiese curiosi Feliciano.
Alfred scosse le spalle:” è nel mio nome da generazioni”
L’altro annuì:” e questo è Lovino, mio fratello, togli quell’espressione immusonita! E fai un sorriso!” lo incitò il minore.
L’altro però si limitò a un cenno col capo.
“Loviiii…”
“non fa niente, guarda invece io ti presento mio fratello Matthew!” esclamò pescandolo dalla folla per un gomito.
“s-salve…” mormorò con gesto della mano.
ciao! Scusa ma non ti avevo proprio visto!” disse Feliciano tendendosi per stringere la mano anche a lui.
“non fa niente guarda, ci sono abituato da tempo…”
E chiacchierando allegramente, Alfred si trovò subito in sintonia con quel ragazzo così allegro e solare, fino a raggiungere il portone d’ingresso, imponente e fatto di un legno dall’aria molto resistente e vecchio, aperto del tutto per quell’occasione.
Molti dei ragazzi salutarono un paio di professori che incrociarono, non azzardandosi però a fermarsi, a quanto pare la severità delle loro accompagnatrice era ben nota.
Si fermarono in una sala poco più in là, dove la donna che gli faceva da guida si voltava e li guardava seria:” per chi è già stato qui saprà devo si ritirano le valigie e dove sono i dormitori, come ho già detto siete pregati di accompagnare i più giovani ed aiutarli, invece per chi non sa assolutamente dove andare ora illustrerò la scuola” si fermò e si posizionò di fronte a una grossa cartina:” come vedete noi ci troviamo qui e i dormitori sono dall’altra parte quindi siete pregati di svegliarvi a un orario decente la mattina” disse in modo eloquente, scoccando occhiate ai presenti:” le cucine invece sono qui” e indicò una sala a destra dei dormitori:” l’ingresso è vietato agli studenti, vi basterà stare nel refettorio”
Tracciò il percorso di un lungo corridoio che finiva dove erano loro:” questo è il percorso che farete la mattina e la sera per allontanarvi dal dormitorio o andarci”
“qui “ e indicò un’are al di fuori della struttura:” c’è la palestra e qui accanto la serra, entrambi vietato a meno che non dobbiate farci lezione”
Si fermò un attimo scrutando la pianta:” chi ha domande faccia pure…”
“vorrebbe uscire con me madmoiselle?”
“Francis quante volte te lo devo ripetere? Non posso, finché sono in questa scuola sono in orario di lavoro e non tollero che mi chieda un appuntamento!” esclamò decisa, nonostante un sorrisetto le fosse spuntato dagli angoli della bocca.
“e le valigie?”
“giusto, le valigie sono al’ingresso, sono state etichettate con il numero della vostra stanza, quindi fare attenzione a quale numero ci sarà impresso, e quando passerete dal corridoio, vi verranno consegnate la chiavi della stanza, una per uno, vedete di non perderle!”
Alfred is offrì di andare a recuperare sia le sua che quelle di Matthew e seguito da molti altri andò a ritirare la valige.
Scoprì con piacere di esser stato assegnato in stanza con Matthew:” tieni e siamo in stanza insieme!” esclamò, sapeva che al fratellino non piaceva la folla, e nemmeno gli estranei, quindi ritenette che fosse una fortuna se fosse stato con lui.
Con meno piacere scoprì che assieme a lui c’era anche Arthur, lo vide che leggeva tra sé il numero e alzava lo sguardo verso la porta, incontrando però la figura di Alfred.
Lo vide aggrottare le sopracciglia, e giurò di aver sentito anche un insulto sibilato a mezza voce, ma non ci fece molto caso perché un quarto ragazzo avanzava verso di loro.
Si presentò come Francis Bonnefoy, francese, cosa che fece storcere il naso ad Arthur:” bounjuor!" Esclamò vivace:” che piacere sapere di aver compagni di stanza nuovi!”
“v-vuoi, dire che sei già stato qui?” chiese Matthew mentre entravano e poggiavano le valigie.
“me qui ma cherì!” rispose mettendogli un braccio attorno alle spalle:” sono un veterano di questa scuola! E da come vi guardate in giro direi che siete novizi, giusto?”
I tre annuirono:” voi è la prima volta che vi vedo” disse accennando ad Alfred e Matthew:” mentre tu… sei un Kirkland giusto?”
Arthur arrossì impercettibilmente:” si” rispose.
L’altro annuì:” lo sospettavo, le sopracciglia” disse toccandosi le proprie:” conosco bene Ian ed Eileen, due ragazzi così cari!” esclamò battendo le mani.
“bhè visto che io sono il più anziano… direi che mi prendo il letto sopra!” disse mentre poggiava la chefia che portava sul letto.
“a-a me va bene quello sotto” mormorò Matthew.
“perfetto! Così io mi prendo quello sopra!” urlò invece Alfred gettando il suo zaino sul proprio.
E quando i quattro ragazzi si furono sistemati Francis si offrì di fargli da guida, per un giro scolastico.
“no grazie” rispose Arthur quando glielo propose:” andate voi se volete, io ho da fare” e uscì dalla stanza, lasciando perplessi gli altri tre.
 
 
 
Il giro con Francis fu piacevole, rincontrarono due amici di quest’ultimo, Antonio, uno spagnolo molto allegro e Gilbert, un tedesco che aveva portato con sé il fratellino:” dovete conoscerlo! È un po’ serio e non è figo quanto me, ma è un bravo ragazzo!” esclamò annuendo convinto.
"Cherì, se non mi sbaglio abbiamo tentato di far venire con noi anche Lud chissà quante volte! Ma non ha mai voluto venire!”
“lo so, lo so, è che quel ragazzo deve divertirsi un po’ di più!”
 
 
Fecero il giro intero, incontrando parecchi ragazzi che Francis conosceva già e finalmente arrivò il tempo della cena.
“allora come Atena vi ha già spiegato, la donna che ci faceva da guida, questo è il refettorio, dove potrete trovare ogni i cibo di ogni nazionalità!” esclamò allargando le braccia.
“e ora credo che possiate arrangiarvi da soli no? Io vado a mangiare con Antonio e Gilbert, au revoir!” disse allontanandosi.
 Matthew lo guardò andarsene e si votlò verso il fratello per chiedergli dove si volesse mettere, ma a quanto pare Aòfred aveva già preso di mira i banconi delle pietanze.
Sospirò e si affrettò a seguire il fratello, avrebbe mangiato bene e poi subito a letto, perché il girono dopo sarebbero iniziate le lezioni e quindi, grande impegno richiesto.
 
 
 
Ed ecco qua il secondo capitolo!
Spero che a parte le due che già mi recensiscono si aggiunga qualcun’altro!
Ok, ora però vorrete sapere qualcosa in più sui fratelli di Arthur, allors:
Peter, penso che non ci sia bisogno di spiegazioni, tutti lo conosciamo.
Ian rappresenta la scozia è un OOC perché Hiramuya non ha ancora disegnato niente, il nome l’ho trovato scritto nelle fic e mi è piaciuto, quindi me lo sono tenuto.
È un ragazzo-orso, sempre scocciato e burbero, spesso è anche violento e perde facilmente le staffe, ciò nonostante è molto gentile con i bambini e i fratelli (a parte Arthur, poi scoprirete perché)
È molto alto, 1.90, con i capelli rossi e gli occhi verdi, ha le tipiche sopracciglia inglesi.
Ha 27 anni
E ama fumare.
Eileen, rappresenta l'Irlanda, neanche su di lei Hiramuya ha disegnato o accennato a niente, è una ragazza sui 24 anni è più bassa di Ian, suo fratello maggiore (1.80), sempre con i capelli rossi e gli occhi verdi, ma le sopracciglia sono normali, in compenso ha le lentiggini.
Solitamente è molto gentile e simpatica, ma mai farla arrabbiare, perché se comincia a dar di mani diventa molto pericolosa.
Eric rappresenta il Galles, come i fratelli ha i capelli rossi anche se più chiari e gli occhi verde-acqua, ha qualche lentiggine ed è alto 1.85.
Ha 22 anni
È piuttosto distratto ma di cuore buono, è anche intelligente, se non fosse che è molto smemorato.
È un OOC
Aidan rappresenta l’Australia, bruno con due ciuffi come quello di Austria (è perché sembra che in giapponese Austria e Australia si somiglino come pronuncia)
Questa volta esiste davvero, solo che non ha ne ancora un nome, perciò gliel’ho appioppato uno io.
È sempre allegro e pronto all’avventura, è spesso ricoperto da cerotti per via dei molteplici graffi che si causa.
Le sopracciglia sono meno evidenziate, sono come quelle di Peter
Adora gli animali esotici e il più pericolosi possibile.
Ha 23 anni
Chloe rappresenta la repubblica di Wy, che purtroppo non ho molte informazioni, so solo che è la sorellina di Australia e porta i capelli riccioli raccolti in una coda alta a destra della testa.
Ha le sopracciglia di Peter e la stessa età.
Ecco fatto, per adesso visto che questi sono i nuovi personaggi ho messo una descrizione veloce, spero di non essermi dimenticata nulla.
Ciaossu!
 
E come al solito: commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
 

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Sono in ritardo stratosferico!! çAç mea culpa! Mea culpa! Mi dispiace tantissimo! È che ho avuto una settimana difficile dopo aver postato il secondo capitolo, e le idee non venivano fuori neanche dopo!
Gomenasai, e ora vi lascio leggere.
 
 
 
 
Alfred si svegliò di buon’ora solo grazie ai ripetitivi richiami del fratello, che da più di cinque minuti lo scuoteva e chiamava.
“sbrigati! Non mi sembra il caso di arrivare in ritardo il primo giorno!”
Alfred mugugnò qualcosa, scese dal letto in controvoglia e si cambiò.
Indossò la divisa scolastica, era bella e comoda, con pantaloni blu a scacchi e un gilet beige, con una giacca blu chiaro, con delle piccole tasche e lo stemma della scuola sulla destra.
Guadò la giacca:”mmm, non mi piace…” borbottò, lanciandola sul letto e indossando la propria: un giaccone enorme e consunto, marrone, con pelo sintetico nero sul colletto.
Era forse un po’ usurata, ma lui adorava quella giacca, con il numero cinquanta sulla schiena (significava i cinquanta stati della sua adorata nazione) e  con una stella sul taschino davanti.
Matthew sospirò ma lo lasciò fare, quella giacca valeva per Alfred come oro.
Non appena arrivarono in mensa però si ridestò completamente, e riempito il vassoio della colazione si mise seduto a mangiare, senza neanche aspettare il fratello.
“ho visto che Francis e Arthur si erano già svegliati... chissà dov- ah! Eccoli!”
Matthew allungò il collo per vederli meglio, Francis era seduto con i ragazzi del giorno prima, mentre Arthur con i fratelli, il più piccolo continuava a tirargli la manica della maglietta e a chiamarlo, indicando un foglio tra le piccole mani.
Lo vide sbuffare più di una volta ma rispondere sempre alla domande del fratellino.
Il ragazzo sorrise, l’altro giorno gli era sembrato piuttosto burbero, ma vedendolo così forse si sbagliava…
Sentì le porte del refettorio aprirsi fragorose e  vide entrare il preside, portava abiti diversi dal giorno prima, ma sempre eleganti e ordinati, con un inchino salutava le ragazze che gli passavano vicine, finché non andò a sedersi al lungo tavolo degli insegnati che stava dalla parte opposta alle cucine, così da essere di fronte ai tavoli dei ragazzi.
Quanto finirono di mangiare però vennero bloccati da Atena, la donna bruna che gli aveva fatto da guida, che disse: “ora i professori passeranno con gli orari che potete seguire, ognuno di voi potrà scegliere le materie a seconda del corso che vuole seguire, dovrete sceglierne come minimo dodici, non una di meno, e se volete anche tutte” disse passando tra i tavoli e consegnando i fogli.
Alfred guardò il suo, in un elenco di nomi e accanto delle caselline da ticchettare c’erano scritte le diverse materie.
“fatto!” esclamò dopo qualche minuto.
“Alfred… non puoi fare solo educazione fisica!” esclamò Matthew, segnando biologia.
“e perché no? Se voglio diventare uno sportivo a che mi servono le altre?”
“a farti una cultura!” ribatté l’altro, stranamente secco e deciso.
Alfred sbatté gli occhi sorpreso, da quando suo fratello gli rispondeva così?
Piuttosto stranito chinò la testa verso il plico, e provò a segnare qualche altra materia.
Senza idee alzò lo sguardo e guardò in direzione di Arthur, scoprendo con orrore che segnava ogni materia presente.
Anche il fratellino biondo sembrava essersene accorto e lo chiamò chiedendogli qualcosa che Alfred non capì.
Arthur per tutta risposta sorrise la fratello e gli scompigliò i capelli, prendendo il suo plico e decidendo assieme a lui le materie che il piccolino avrebbe seguito.
Alla fine sotto il controllo del fratello: “chi è il maggiore tra i due!?” provò a protestare quando Matthew gli sottrae il plico e cominciò a compilarlo per lui, segnò un orario simile a quello dell’altro, a eccezione che Alfred non fece greco e latino ma si appioppò letteratura.
“tsk… è una materia per i nonni!”
“smettila, invece trovo che sia molto interessante, e magari se ci mettessi un po’ più di entusiasmo, capiresti anche tu che…”
“non farmi la predica! Grazie, non il primo giorno, comunque…” continuò guardandosi attorno:” dov’è l’aula di biologia?”
“mmm, mi sa di là… si! Eccola!” i due accelerarono il passo, e presto si ritrovarono in una stanza bianca molto modernizzata e pulita.
Si sistemarono in seconda fila:”ma perché così davanti? Io voglio andare in fondo!”
“meglio di no, e poi come fai ad ascoltare?”
Alfred si sedette con uno sbuffo e pian piano l’aula si riempì, vide che assieme al lui c’era Feliciano, che tirando per il braccio un ragazzo biondo dallo sguardo serio si sedette proprio dietro di loro.
ciao ragazzi! Che bello! Anche voi qui per studiare biologia?”
“si.”
“anche se io non ne avevo voglia…” borbottò Alfred, giratosi per parlare meglio.
Feliciano gli fece un gran sorriso: “sono sicuro che ti piacerà, ho visto il professore in refettorio prima, e sembra un tipo molto pacifico!”
Alfred annuì e si girò, un uomo, sulla quarantina era appena entrato.
Era come aveva detto Feliciano, era molto alto e dall’aria robusta, ma i capelli color della neve lunghi fino a metà schiena e legati con una coda e gli occhi ametista, gli davano un aspetto benevolo e pacato.
Fece un leggero sorriso e si rivolse alla classe:” buongiorno ragazzi, io sono il professor Nikolaj Braginski, e insegno biologia, devo avvertirmi che io faccio sul serio e voglio il meglio da voi.” disse allegro.
“si farà molta pratica e quindi, per chi non è abituato alla vista del sangue o comunque è sensibile, è pregato di farmelo saperlo immediatamente, non vorrei ritrovarvi sulla coscienza.” continuò, senza smettere di sorridere.
Alfred scoccò un’occhiata al fratello, era tranquillo, ma sapeva come fosse suscettibile su certi argomenti:” hey Matt… sei sicuro non avrai problemi?” gli sussurrò, chinandosi verso di lui.
“uhm?... spero di no…” mormorò stringendo i jeans:” dici che è meglio che glielo dico?”
“certo! E se qualcuno ti prende in giro ci penso io a sistemarlo!” commentò mostrando il pugno e  sorridendogli.
Il fratello ricambiò il sorriso, e fece per alzare la mano, ma venne preceduto da una più sottile, di una ragazzina, scura di pelle con i capelli bruni legati con due fiocchi rossi:” io un po’ professore…”
“mmm, ben, allora quando ci saranno le prove vedrò di dare del lavoro alternativo a te e…a te?” chiese guardando Matthew con la mano alzata, l’altro annuì.
“bene, bene, e anche tu giusto?” Feliciano gli fece un leggero sorriso.
“ok, perfetto, per oggi direi di vedere a che punto siete arrivati con il vostro vecchio programma…”
La lezione volò, fortunatamente tutti sembravano ricordarsi più o meno le cose vecchie e quindi il professore non diede segni di irritazione e al suono della campanella li chiamò:” la prossima volta allora cominceremo col mio programma intesi? Ah! E fatevi dare dei guanti dalla cucina, qui mancano, alla volta prossima!” e uscì.
“guanti… che intendeva?” chiese Feliciano.
“bho, e che ne so.”
“”mmm… ah! Che scemo! Ragazzi questo è Ludwig! L’ho incontrato stamattina ed è stato così gentile ad aiutarmi a trovare l’aula, sapete, mi ero quasi perso!” disse l’italiano, arpionando il braccio del ragazzo accanto a sé e spostandolo per farlo vedere meglio, manco fosse un quadro.
Quello piegò leggermente la testa, ma non sorrise”: piacere.” mormorò, aveva una voce profonda  e seria, come il suo sguardo d’altronde.
“Lud è tedesco, ma parla benissimo l’inglese!” esclamò gioviale Feliciano:” oh! Ora è meglio che vada! Lud tu che hai adesso? Io ha musica! Ah, non vieni? Pazienza! Ci vediamo dopo, ciao!”
E sparì tra la folla, anche Ludwig si allontanò, salutandoli con un cenno della testa.
“ora dovremmo dividerci… io devo andare a latino e tu?”
“io a… letteratura…” se prima era curioso di sapere che materia avrebbe affrontato, ora gli cadevano le braccia.
Sbuffò contrariato mentre Matthew ridacchiava:” su, non può essere così terribile no?”
“staremo tutta l’ora a leggere libri pallosi e a commentarli! Come se fossimo dei vecchietti che non hanno di meglio da fare!”
L’altro gli sorrise:”ora è meglio che vada anch’io, ci vediamo dopo, ciao!”
Alfred salutò il fratello e si avviò verso la biblioteca, storse il naso, non bastava che gli fosse toccata quella materia, ma addirittura andavano in una vecchia biblioteca, che di sicuro era piena zappa di “mattoni”.
Si fermò di fronte alla porta, era il primo o l’ultimo? Non sapendo che tipo di persona era il professore decise che entrare  aspettare lì fosse meglio che rischiare di perdere l’intera lezione tentennando di fronte alla porta.
Dovette rimangiarsi ogni parola di che aveva detto, la biblioteca era enorme, ampie volte ne ricoprivano il soffitto, che distava da terra almeno cinque metri, gli scaffali, tutti di un bel legno scuro era pieni di libri, posti in ordine alfabetico, in un angolino c’era il bancone della bibliotecaria, che in questo momento era vuoto.
Rimase per un po’ col naso per aria, estraneo da tutto e tutti, il fresco della sala gli penetrava nelle ossa, facendolo rabbrividire leggermente.
Abbassò lo sguardo e si accorse di essere l’unico, vide però dei puf sistemati poco più in là, tutti davanti a una poltrona.
Non fece in tempo a chiedersi a che servissero, perché una donna, sulla trentina entrò dal portone principale.
Era piuttosto slanciata, con lunghi capelli rossicci lasciati sciolti, lunghi fino a metà schiena, gli occhi erano di un colore più acceso degli occhi, e nonostante il colore stravagante, erano dolci e sicuri.
“buongiorno” lo salutò con cortesia:” sei qui per fare letteratura?” gli chiese dolcemente.
Alfred annuì e la donna sorrise:”ah! Ecco che arrivano gli altri” commentò con la sua voce bassa e tranquilla.
Arrivarono una ventina di ragazzi, e tutti si fermarono a contemplare la biblioteca ammirati.
“vi piace?” chiese la donna, tutti annuirono:”bene, spero che vi piacciano anche le mie lezioni, su, prendete un puf e sedetevi”
Detto questo andò alla poltrona e vi sedette, guardando i ragazzi:” per prima cosa mi presento, mi chiamo Teodora e sono l’insegnante di letteratura” fece un bel sorriso:” penso che durante la lezione precedente abbiate fatto ripasso giusto?”
Tutti annuirono nuovamente:”ok, io invece ricomincerò da capo, ma non spaventatevi!” si affrettò ad aggiungere alla vista di un paio di ragazzi che si muoveva scomodi sul puf.
“ditemi… da che cosa preferireste incominciare?” chiese, tenendo le mani  semichiuse davanti a sé, come se volesse abbracciarli tutti.
I presenti si scambiarono degli sguardi, e poi una ragazza alzò la mano:” la letteratura… russa” disse con un sussurro.
Tutte i ragazzi l’avevano già adocchiata prima d’entrare, e come non farlo?
Aveva lunghissimi capelli biondi, chiarissimi, quasi beige, con occhi viola-blu.
Aveva un viso da bambola, liscio e pallido,  indossava l’uniforme scolastica, che consisteva in una gonna rossa a scacchi, con un maglione bianco, che le donava un’aria impertinente e attraente.
A chi la guardava per troppo tempo, rifilava delle occhiate gelide, facendoli desistere da qualsiasi intento avessero.
Teodora annuì.”con piacere, hai qualche scrittore in particolare?”
” si… Ivan Andreevič Krylov” sussurrò.
“aaah, ti piacciono le sue favole?”
La ragazza arrossì impercettibilmente:”molto bene, se qualcun altro ha idee…”
 
 
 
Alfred non poteva crederci!
Per la prima volta nella sua vita non voleva che una lezione finisse!
Si grattò il collo confuso, che la professoressa a avesse usato qualche strano gas? Come fanno gli alieni quando vogliono catturare gli umani?
Un brivido attraversò la schiena del ragazzo, che accelerò il passo per poter arrivare in orario alla prossima lezione: matematica.
Questa volta ci sarebbe stato anche Matthew, per Alfred la matematica, ma come tutte le materie in cui serviva un  po’ di logica, era una spina nel fianco, che doleva inesorabilmente.
Aspettò il fratello fuori dalla porta e insieme entrarono.
La professoressa era già lì, indossava una camicia bianca e gonna nera, con collant dello stesso colore, i lunghi capelli castani erano lasciati liberi, e ricadevano in morbide ciocche ondulate sulle spalle, gli occhi, di un bel verde intenso, erano nascosti dietro un paio di occhiali dalla montatura rossa.
Alzò lo sguardo mentre i ragazzi entravano e li vigilò attentamente finché non si furono seduti tutti, poi si alzò a sua volta:”buongiorno, io sono la professoressa Atena Karpusi, e sono la vostra insegnante di matematica” si sistemò gli occhiali:” come penso che abbiate appena fatto nelle ore precedenti, faremo un ripasso generale di quello fatto negli anni precedenti, e vedremo a che livello siete”
Si interruppe e andò alla cattedra, prese dei fogli e li distribuì per la classe:”farete questi test, tranquilli, non vi verrà messo il voto, ma servono solo per sapere a che punto siete arrivati, e se non capite le domande ditemelo, perché è molto probabile che abbiate seguito un sistema diverso d’insegnamento” finito di parlare aveva finito di consegnare, e si sedette alla cattedra, fissando i ragazzi:”cominciate!”
 
 
Nonostante fossero passate già un’ora dal test di matematica, Alfred continuava a pensarci su, non gli era mai andata a genio la matematica, e se la professoressa avrebbe visto che non ci era portato? E le lo avesse rispedito a casa per via della sua prova scadente?
“meno male che era solo un test di prova…” borbottò Alfred, quando suonò la campanella del pranzo.
Continuava a ripeterselo, ma non serviva a un gran che, Matthew sorrise:”perché? Non hai risposto a niente vero?” chiese un po’ preoccupato e un po’ divertito.
Alfred scrollò le spalle:”più o meno… non riuscivo a ricordare come si risolvesse quel problema…”
Entrarono in refettorio, dove videro Feliciano, con accanto il fratello, Ludwig e un altro ragazzo, piuttosto bassino ed esile, aveva corti capelli neri, tagliati a scodella e grandi e vacui occhi marroni.
“Feliciano! Lovino! hi!” si salutò allegramente Alfred,avvicinandosi.
“oh! Ciao Alfred, guarda, ti presento Kiku! Lui è giapponese” esclamò tutto contento, mostrandolo come aveva fatto l’ora prima con Ludwig.
Il giapponese arrossì vistosamente e con un profondo inchino li saluto:”konnichi wa”mormorò ancora chino:”io mi chiamo Kiku”
Feliciano sorrise davanti alle espressioni stupite dei due fratelli:”è molto rispettoso delle regole, Kiku, questi sono Alfred e Matthew!”
Kiku li osservò e si inchinò di nuovo:” piacere di conoscervi Alfred-kun e Matthew-kun”
“piacere nostro!” disse Alfred, dandogli un pacca sulla spalla, che fece crollare le ginocchia al povero giapponese, che si rizzò in piedi piuttosto turbato.
“che ne dite di sedervi? Mi sembra che ci siano dei posti liberi!” Feliciano indicò un punto della sala fin troppo vicino al gruppo di Francis.
Lovino guardò scettico il posto vuoto accanto ad Antonio… ma che gliene fregava a lui scusa?
Scosse la testa, sperando solo di non doversi sedere proprio li e…
hola! Lovino!”
Merda.
L’italiano alzò lo sguardo e si ritrovò addosso quello spagnolo e gentile di Antonio, che lo scrutava allegro.
Arrossì e voltò la testa.
“uhm? Non saluti?” ridacchiò.
ma che ha da ridere questo? pensò Lovino.
“mm, Antonio chi è questo baldo giovine seduto accanto a tè? È così… affascinante!”
Lovino rabbrividì istintivamente all’udire quella voce, non gli era piaciuta per niente, si voltò, cercandone il proprietario.
Che si rivelò essere un ragazzo biondo con capelli biondi e ondulati, lunghi fino alle spalle, che lo guardava malizioso, con quei occhi color del mare.
L’italiano strinse i bordi della sedia.
“lui? È Lovino! l’ho conosciuto prima di arrivare qui! Ci siamo scontarti nella hall! Hahaha!” e scoppiò a ridere, seguito educatamente dall’altro.
“che fortunello!” Esclamò, e poi si rivolse a Lovino:”piacere, mi chiamo Francis Bonnefoy, ma tu puoi chiamarmi fratellone!”
“Francis! Non cominciare!” a parlare era stato il terzo ragazzo della compagnia, con una faccia da pazzo fissava tutto e tutti con aria di superiorità, con quei suoi occhi rosso sangue.
Lovino scoccò un’occhiata ai suoi capelli, corti e disordinati, erano delle stesso colore della neve con sinistri bagliori argentei.
Ma perché deve esserci gente così strana al mondo? E più che altro, perché tutti qui!?
Lovino forzò un sorriso.
“smettere cosa? Mi sono solo presentato!”
“di fare a gara con Antonio, mi sa che questa volta è davvero convinto!”
Ma di che parlavano?Lovino si chiese se quella scuola raccattasse i matti.
Francis scrollò le spalle:”Antonio non si è lamentato… Antò, qualche lamentela?”
L’altro fece un piccolo sorriso:”bhe… non so ancora però…”
Per fortuna arrivò Feliciano, che con un gran fracasso si sedette di fronte al fratello, con accanto Ludwig e Kiku.
“l’ho preso anche per te, tieni” gli prose il suo vassoio e Lovino borbottò un grazie:” ciao Antonio! Sono tuoi amici loro?”
“si, questi sono Francis e Gilbert!”
“ciao! Gilbert, tu non sei mica il fratellone di Lud? E poi, è vero che sei albino?” chiese l’italiano, curioso oltre ogni limite.
“esatto! Sono io! Il grandissimo e fighissimo Gilbert! Di sangue reale baby!”
“oooh, ecco che ricomincia con questa storia” disse Francis con un leggero sorriso, anche Antonio rideva.
“è la verità!”sbottò offeso Gilbert.”io discendo dai sovrani prussiani!!” esclamò mettendosi in piedi sulla sedia e attirando un sacco di sguardi.
“Gilbert, per piacere scendi.”disse Ludwig, alquanto imbarazzano di avere un fratello così megalomane.
“west! Che c’è? Non impallidisci più di fronte al tuo magnifico fratellone!?”
“smettila, almeno siediti come le persone normali.”
“io non sono normale!”
“si vede…”
“non ti ci mettere anche tu Francis!siete cattivi!” borbottò con un finto broncio.
Antonio rise di gusto:” su, su, non prendertela così… dimmi però come si è risolta con la ragazza ungherese?”
“chi? Elizabeta? Quella è già pazza di me!”
“non ne sarei così sicura.” sibilò una voce dietro di lui, ma che ignorò completamente.
“è bastato guardarla negli occhi e le si sono sciolte le gambe!”
“Gilbert…”
“non interrompermi Francis!”
“Gilbert… faresti meglio a…
“anche tu Antonio! Sentite, ormai c’è l’ho in pungo!”
“certo!” e una mano, chiusa a pugno, atterrò con forza sulla sua testa, facendo urlare di dolore il ragazzo.
“idiota! Smettila di trattarmi come se fossi una delle tue fan immaginarie!” sbottò la ragazza che lo aveva colpito, come tutte indossava l’uniforme femminile, ma invece che donargli un aspetto femminile e dolce, le conferiva l’aria di una guerriera molto sexi, e l’effetto era incentivato dai  capelli castani lasciati sciolti, mossi e morbidi, erano lunghi fino all’osso sacro, e un fiore arancio era fermo sul orecchio destro.
I bei occhi verdi fissavano furenti il ragazzo appena colpito, che si teneva le testa dolorante.
“così ci penserai due volte prima di parlare di me!” disse mentre si allontanava.
“ti sei scelto proprio una bella valchiria amico mio…” mormorò Francis guardandola allontanarsi.
“tsk, è un’arpia…” borbottò Gilbert, rimettendosi seduto e massaggiandosi il capo:” se non fosse così sexi!”
Antonio e Francis scoppiarono a ridere, mentre il resto dei presenti guardava con compassione Gilbert.
Alfred comunque non gli prestava molta attenzione, continuava a guardarsi in giro, alla ricerca di una chioma spettinata e bionda.
“stai cercando qualcuno?”
Si voltò verso Francis, che lo guardava con il viso poggiato sulla mano.
“mmm più o meno…” non che gli stesse antipatico il francese, solo che c’era qualcosa di strano nel suo sguardo, forse… un po’ troppo insistente?
“e chi di preciso?”
“erm…”
“non sarà mica Arthur?”
Alfred sobbalzò, ma come aveva fatto!? Che potesse leggere nella mente?
“ti interessa?” non sembrava turbato dalla ricerca del americano, anzi sembrava… interessato.
Il ragazzo scrollò le spalle:”voglio solo vedere che fa, sono curioso.” rispose semplicemente, sperando che Francis lo lasciasse scrutare il refettorio in santa pace.
“bhe, se lo stai cercando ora è tardi, se né appena andato!”
Alfred si voltò deluso verso l’altro:”ah… peccato…” mormorò, tentando di non destare sospetti.
Francis continuava a scrutarlo.
Finito di pranzare si diressero verso le altre lezioni.
 
 
“sono esausto…” borbottò Alfred lasciandosi cadere sul proprio letto.
“già stanco a quest’ora cherie?” Francis entrò in camera e si appoggiò alla parete.
“e pensare che dormiva fino a mezzogiorno e andava a letto a mezzanotte passata… questo cambio d’orari deve averlo sconquassato.” Disse Matthew, guardando affettuosamente il fratello.
“mm, capisco, ma non può proprio dormire ora! Su, svegliati cherie, lo sai che stiamo organizzando una festa?”
Alfred si rizzò sulle braccia, guardando, stranamente, serio Francis.
“u-una festa?” chiese Matthew, stringendo Kumajiro.
Il francese annuì:” è una semplice festicciola per salutare come si deve i compagni ritrovati! E poi per conoscerne nuovi…” e lanciò un’occhiata al letto vuoto di Arthur.
“io ci sto!”
“Alfred!”
“non preoccuparti! Sono sicuro che sarà sicura no? I professori non lo verranno mai a sapere.”
Francis annuì di nuovo:”e poi… alcune volte si unisce a noi il preside, su cinque feste che ho fatto, si è presentato a ben tre feste! Hihi, dovreste vederlo, quell’uomo è un fenomeno!”
Alfred fece un gran sorriso e si alzò del tutto:”andiamo Matthew! Ci divertiremo ne sono sicuro!”
L’altra guardò un po’ timoroso la stanza, ma poi ,sospirando, seguì il fratello.
 
 
Come aveva previsto Francis, il preside si fece vedere verso le undici di sera, indossava gli stessi abiti eleganti della mattina, cappello, giacca e pantaloni bianchi, con un bellissimo bastone da passeggio.
“hahaha è qui la festa!?” chiese allegro avanzando nella folla, Alfred vide che Feliciano gli si gettava addosso, abbracciandolo stretto, poi anche Lovino fu risucchiato dall’abbraccio del nonno.
Poi, nonostante l’età, fece una gara di bevute, tra i concorrenti Alfred riconobbe Francis, Gilbert e il fratello maggiore di Arthur, il rosso che non aveva mai smesso di fumare.
Dopo il secondo boccale Ian afferrò Arthur per il braccio e lo incitò a partecipare, mettendogli praticamente in bocca il bicchiere.
Il vincitore fu il preside, che ormai ubriaco rideva come un matto, chiacchierando e raccontando storie ai ragazzi lì raccolti, mentre i vinti o andavano a vomitare, o rimaneva lì, mezzi addormentati.
Alfred  e Matthew si erano messi lì ad ascoltare e rapiti e affascinati bevevano ogni parola detta da Cesare, che sembrava un cantastorie nato.
Quando furono le due molti dei presenti sgusciarono via, per andare a dormire, e Alfred, accompagnando il fratello mezzo morto di sonno, se ne tornò in camera, vedendo che Arthur era già tornato, ora profondamente addormentato,  e che Francis invece era ancora in giro.
Con uno sbadiglio augurò la buonanotte al fratello, che già dormiva, e si nascose sotto le coperte, addormentandosi in un istante, completamente ignaro di cosa lo aspettasse il giorno seguente.
 
 
Che cosa accadrà? Lo scoprirete nella prossima puntata! Hahahaha *badilata volante che la prende in pieno*
Tsk, farò io i ringraziamenti, perché sembra che in questi giorni è più fuori del solito, allora *coff coff* NdAltraMe
 
 
 
Konoha_Hellisng_94: con chi sta Russia non te lo dirò mai, neanche sotto tortura, spero solo di fare la cosa giusta e che quando leggerai ti faccia piacere, naturalmente dovrai usare un po’ l’intuito… bhè, si, Nonno Roma è un figo assurdo e nessuno è meglio di lui… NdAltraMe e ben presto capiterà una cosa che sconquasserà l’intera scuola! Muhahahahha NdMe
Ma ch-!? Ma tu non eri svenuta!? NdAltraMe
No :D NdMe
Sigh…NdAltraMe
Riprendo io il controllo! NdMe
 
MagicLily: come vedi alla fine ho aggiornato prima questo dell’altra, le idee non si fanno vedere, che maleducate…
Presto imparerai a conoscere i fratelloni di Arthur, e spero naturalmente che ti piacciano (devi però odiare scoziaaaaaaa, no scherzo, dopo vedrete che ho in mente *W*)
 
 
Hanta97: passa al lato oscuro, abbiamo i biscotti! *W*
E di che lato oscuro stai parlando? NdAltraMe
Ma non si capisce? *W* kufufufufu NdMe
Urgh… mi fai paura quando fai così… NdAltrame
Bhe come stavo dicendo, tranquilla, come vedi ci ho messo almeno dieci giorni per aggiornare…
Un capitolo corto NdAltraMe
Cattiva! çAç NdMe
Comunque fai bene ad odiare Scozia… A MORTE!! *prende fiaccole e forconi*
STATTE BUONA!! *la colpisce con badile* NdAltraMe
Tsk, mi fa piacere che la storia ti piaccia nonostante non ci sia la FrUk… NdAltraMe
Allora è vero che sono brava a scrivere! Converto le persone! Ne sono sempre stata capace! Anche con la SanjixRobin! Sono riuscita a convertire un paio di utenti e serei riuscita nel mio intento se non fosse che-
Sei maledettamente pigra!NdAltraMe
No, se non fosse per quei maledetti ragazzini! NdMe
… Scooby-Doo? NdALtraMe
…ho sbagliato scena, scusate… *fugge via* NdMe
Almeno se né andata, bhè, grazie di tutto e alla prossima. NdAltraMe
 
 
Dimenticavo, i professori sono gli “antenati” le vecchie nazioni, ad esempio la mamma di Grecia (Atena) o lo zio di Russia (Nikolaj)
 
 
E come al solito: commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
 
 
P.S: se ci sono errori è perché non riesco a contattate la mia beta-reader, e anche perché sono mooolto distratta, scusate ^^

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