Shadows of me ~ Diaries of Ciel Phantomhive

di _hurricane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** will you be my poison? ***
Capitolo 2: *** will you rain on me? ***



Capitolo 1
*** will you be my poison? ***


~willyoubemypoison?

 

Gocce di pioggia autunnale rigano i vetri delle finestre, mentre guardo distratto il giardino – ora meno curato del solito – della mia villa. Il soffio del vento, seppur insistente, arriva debole alle mie orecchie, e il crepitare della legna nel caminetto vicino a me non è che un suono lontano, quasi quanto il suo calore. Per l’ennesima volta mi addormenterò qui, nel mio studio, la testa accasciata contro lo schienale di questa poltrona troppo grande dietro la quale venivo a nascondermi da piccolo, nelle lugubri notti di pioggia come questa. Aspettavo che mia madre, aiutata da un sonno troppo leggero, sentisse i miei piccoli passi sul pavimento e capisse. Aspettavo che venisse da me, così non avrei dovuto chiederle di poter dormire insieme a lei. Non volevo che sapesse che il risplendere dei suoi boccoli biondi alla luce dei lampi notturni era più rassicurante di qualsiasi altra cosa al mondo.

Già allora, vivevo d’orgoglio.

Invece stanotte, come tutte le notti ormai, verrai tu. Riderai di me, poi delicatamente alzerai il mio corpo dormiente da questa poltrona per deporlo sul letto, dove dovrei già essere. E poi… poi non so bene che farai. E non saperlo, beh, il più delle volte è questo che mi tiene sveglio fino a tardi. Probabilmente mi guarderai dormire, incuriosito dal tempo che serve a noi stupidi umani per affrontare un nuovo giorno. Forse ti chiederai cosa si prova a sentire la mente offuscarsi e il corpo abbandonarsi all’abbraccio del sonno, e ancora cosa voglia dire sognare. Eppure, so per certo che non mi invidierai. L’idea di poter essere inerme, completamente indifeso e scoperto, è inconcepibile per te. E se sapessi di poter vivere senza dormire mai più, nemmeno io invidierei coloro che sono costretti a farlo.

Vorrei poter chiudere gli occhi su questo mondo soltanto per dirgli addio.

Ma ripensandoci, forse non mi guarderai dormire, né ti chiederai cosa si provi nel farlo. Forse, per un attimo chiuderai gli occhi, immaginando il momento in cui possiederai il mio ultimo respiro. E’ a quello che penso spesso – troppo spesso – davanti a questo caminetto, la cui luce si sta ormai estinguendo così come la mia lucidità.

Lo aspetto. Come con mia madre, aspetto che quel momento arrivi per portarmi via.

Quello che mi ossessiona è sapere come sarà, tuttavia non ti concederò mai il lusso di poter leggere questa macabra curiosità sul mio viso; potresti scambiarla per paura. Potresti pensare che la risposta che voglio sentirmi dire sia la più rassicurante possibile, magari anche una bugia, ma non è così. Voglio sapere come sarà, Sebastian. Ardo dal desiderio di sapere se il tuo veleno sarà rapido e indolore, oppure lento e insopportabile. Se mi impedirai di vedere e sentire, o se invece lascerai che i miei occhi consapevoli guardino con disprezzo questo mondo per l’ultima volta. Se mi torturerai con il peso dei ricordi, degli sbagli e dei rimpianti, o se invece mi concederai di dimenticare. Che tipo di veleno sarai, Sebastian? Io sono pronto a bere tutto d’un sorso; l’importante è che sia tu.

Perché la morte per mano di un altro non avrà mai lo stesso sapore.

Ora sento gli occhi chiudersi, mentre la pioggia fuori cade ancora e il fuoco langue nel camino, gettando le sue ultime ombre sul tappeto. Il rumore sordo dei tuoi passi lungo il corridoio riecheggia nella mia mente che pian piano si assopisce. So già che presto non sarò più su questa poltrona.

Ma tu, Sebastian, tu dove sarai?

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Capitolo 2
*** will you rain on me? ***


~willyourainonme?

 

C’è stato un tempo in cui volevo combattere. Sfidare la vita, la morte, l’Inferno pur sapendo di doverci finire, beffandomi di tutto ciò che è superiore con la mia esistenza, che è una beffa già di per sé. Io non dovrei nemmeno esistere, in fondo. Quel giorno avrebbe dovuto essere l’ultimo, ma io e te ci siamo presi gioco del destino, Sebastian. Spesso mi domando se questo avrà un prezzo anche per te un giorno, ma credo che spetti soltanto agli umani la condanna di scontare il peso delle proprie azioni. Come anche quella di avere una coscienza a cui rispondere, un cuore costretto a battere incessantemente, giorno e notte, e un’anima intrappolata in una gabbia di carne ed ossa. Perciò sarò solo io a pagare per i giorni in più che ho vissuto.

Non che sia un problema per me, perché quel tempo è già finito. Quello in cui volevo averla vinta sulla sorte, farle sapere che sì, ho vissuto, e che vivrei altri cento anni soltanto per ingannarla ancora una volta. Ma più passa il tempo, più mi rendo conto che attendo il giorno della mia vendetta soltanto per avere un buon motivo per andarmene, una ragione da dare a questa vita in più. Quel giorno, entrambi saremo finalmente soddisfatti, e tu potrai continuare la tua esistenza senza fine, senza rimorsi né rimpianti da affrontare; la tua vita da demone perfetto, impassibile e avido di tormenti umani a cui aggrapparti.

La luce ovattata di un sole pallido, nascosto dalle nuvole, filtra dai vetri della carrozza mentre penso  a tutto questo. A Londra piove, come sempre. Vorrei che questa pioggia lavasse via i muri dei palazzi, i bordi delle strade, le ruote di questa carrozza, come un panno umido su una macchia da eliminare. Come l’abbozzo di un quadro riuscito male, i cui colori sono troppo sfocati, privi di senso. Sarebbe bello veder svanire il grigio dei ciottoli di questa strada sotto i miei piedi, portato via dalla pioggia incessante, e poi svanire anch’io insieme a lui, per mischiarmi ai colori tetri di questa città. Sono sicuro che, anche in quel caso, tutto scomparirebbe tranne te, Sebastian. Tutti questi colori ti scivolerebbero addosso; per nulla al mondo riuscirebbero ad intaccare i tuoi. Saresti libero di usarli a tuo piacimento, disegnando il mondo come desideri, ridipingendo la vita di chiunque con un acquerello di tinte indelebili.

Vorrei che piovesse anche su di me, in questo modo strano e innaturale, frutto della mia fantasia che forse è più infantile di quanto credessi. Mi divertirei nel vedere il mio corpo scomparire, e con esso il resto, mentre tu mi guardi impassibile, o forse perplesso, bagnato dalla stessa, assurda pioggia. E invece tutto resta uguale, monotono e immutabile proprio come te. Io, Londra e le sue strade… non potremo mai essere ridipinti, diventare un paesaggio soleggiato, un ritratto, una composizione floreale. Resteremo ciò che siamo, fino al giorno in cui scompariremo. Mi chiedo come fai tu, a non sentire mai la necessità di essere qualcos’altro. Forse, semplicemente non è nella tua natura. Invece noi umani, ancora una volta imperfetti, non possiamo cambiare forma eppure ne sentiamo il bisogno, continuamente. Tutto questo cimentarsi nella letteratura, nell’arte, nella musica… è solo un modo per convincerci di poter essere qualsiasi cosa desideriamo. Una maniera per illuderci di poter essere bagnati dalla pioggia, rimescolati e poi ricomposti in un quadro sempre diverso.

Ma io non sono come gli altri esseri umani, e la pioggia che può lavar via i miei colori non si trova in queste cose effimere, seppur bellissime. Credo che non esista. E’ come se la mia anima, che ormai ti appartiene, non ne abbia più il diritto, perché altrimenti come faresti ad appropriarti di qualcosa di liquido e inconsistente? No, la mia anima è rigida, immutabile come un’incisione nella pietra, come il marchio che ci unisce; aspetta solo te.

C’è stato un tempo in cui volevo combattere, e in quel tempo ho desiderato essere tante cose. Poi ho capito che non potrò essere nessuna di queste, e che la pioggia che vedo quasi ogni giorno abbattersi sulle finestre della mia casa non potrà mutare né loro, né me. 

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