Silver Sandwiches and Delicious Teas

di Omoni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Danza del cuore ***
Capitolo 2: *** Incatenata a te ***



Capitolo 1
*** Danza del cuore ***




Storia di Omoni
Traduzione di Kuruccha

Link alla storia in lingua originale



Note dell'autore: Salve, e benvenuti in quello che amo chiamare "Il posto dove tutte le fics sulle coppie prendono vita e se la godono". Questo posto ospiterà principalmente coppie canon, con inclusi fluff, sap, stupidità, e occasionale fluff sconcio. Tutti i capitoli contengono spoiler, che saranno segnalati prima che la storia inizi. Divertitevi!

Attenzione: Ambientato durante La festa da ballo [NdT: Episodio 3x02] e contiene spoiler.


Ballare.

Era qualcosa che, per chiunque l'avesse fatto fin dalla nascita, avrebbe potuto essere dato per scontato; e, allo stesso tempo, tutti coloro che non avessero mai sperimentato quel tipo di libertà avrebbero potuto solo stare immobili e guardare con gli occhi spalancati e il cuore che correva.

Sebbene la sua infanzia non fosse stata priva di problemi come quella dei ragazzi attorno a lei, Katara dovette ammettere che, forse per la necessità di dover crescere in un tempo notevolmente breve, certamente non aveva avuto la lenta e libera fanciullezza che le altre ragazze della sua età avevano invece vissuto.

Era perciò con un insieme di sensazioni che osservava la cacofonia della musica e delle goffe danze che le si presentavano davanti. Era un tipo di atmosfera che non aveva mai conosciuto, ma che non la respingeva. Si domandò che genere di infanzia avesse davvero avuto Aang, in realtà, se era così abituato a balli come questo.

Un semplice monaco, eh?

E poi, improvvisamente, lui era di fronte a lei e le chiedeva di ballare. Era così agitata, così confusa (è come se potesse leggermi il pensiero!) che provò a tirarsi indietro, ma lui aveva insistito... e stavano ballando.

"Consideralo come se ci stessimo allenando nel dominio dell'acqua," le consigliò in un orecchio. "Allenati con me. Fidati."

Allenati con me?

Però aveva ragione! I loro corpi erano rientrati in quegli schemi familiari, ormai quasi naturali per entrambi, e prima ancora di rendersene conto aveva notato di essersi sincronizzata con il battito dei tamburi, con il ritmo della musica, e poteva sentire il proprio cuore correre, il corpo sudare, l'intero spirito cantare...
 
Ed era con Aang, la persona a cui teneva di più (dopo Sokka e papà, ovviamente). Lui stava sorridendo, e combaciando con la sua andatura, tenendole le mani e ridendo con lei... e le sembrò così meraviglioso e così giusto.

E fin troppo presto, la musica finì, ed Aang la strinse tra le braccia, entrambi senza fiato.

Si scambiarono un'occhiata. Katara sorrideva così ampiamente che le facevano male le guance. Aang stava sogghignando, gli occhi che danzavano, e il solito sorriso ridicolo. Era caldo, e la sosteneva con così poco sforzo. Era confortevole.

Velocemente, Katara si allontanò, alzandosi in piedi e sistemandosi i vestiti, sentendo le guance in fiamme. Di certo non abbiamo mai terminato un allenamento in questo modo...

Aang, a ogni modo, le si inchinò, tenendo le mani alla maniera della Nazione del Fuoco. "E' stato eccellente, Maestra Katara," disse, gli occhi che ancora lampeggiavano per il divertimento. "Grazie per la lezione."

Katara sorrise ironicamente, per poi inchinarsi allo stesso modo, sentendosi bollente e allo stesso tempo incredibilmente stordita.

Gli occhi di Aang trattennero i suoi per un altro attimo, prima che lui alzasse in alto le braccia e gridasse, "RAGAZZI, ANCORA FREESTYLE!"

E la pista da ballo si riempì ancora una volta di giovani studenti impazienti di godersi la musica.

Katara si sottrasse alla folla in tutta fretta, sentendosi come se fosse schiacciata dalla moltitudine di persone. Una volta tornata al fianco di Sokka, si sedette ed espirò profondamente, gli occhi chiusi.

Un suono le arrivò da suo fratello lì vicino, e lei aprì gli occhi. Lui la guardò con la coda dell'occhio. Aveva la bocca piegata in un sorriso sornione. "L'ho notato," le disse dolcemente, con la sua voce normale e non con quella profonda del travestimento da Wang Fuoco.

Katara avvertì una vampata di imbarazzo, e le guance le si incendiarono. Guardò altrove. "Non c'era niente da notare, quindi non hai visto nulla," rispose.

Per lo sgomento di lei, Sokka ridacchiò. "L'ho notato," rispose.

"Stai. Zitto," fu la risposta di lei. Per dispetto continuò a tenere il viso voltato e come a fargli ragione, ma senza controllo, si trovò a sorridere timidamente, le mani che correvano ai propri capelli e li tiravano.

L'aveva notato anche lei.




*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
Nota della traduttrice: Gioite e rallegratevi, popolo di Avatards italiani, perchè questa raccolta è già composta da 50 capitoli \o/ E non mi fermerò qui! XD
Questa ragazza è davvero molto simpatica e disponibile, quindi vi prego, lasciatele tanti commenti <3
Ho deciso di tradurre queste storie perchè il fluff non è mai abbastanza. u_u Spero che siate del mio stesso parere XD
Di questo capitolo ho apprezzato un sacco Sokka alla fine. XDDDD
Nel prossimo ci sarà Mai. <3

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Capitolo 2
*** Incatenata a te ***


 

NdT: Come leggerete tra qualche riga, l'autrice fa riferimento anche alla storia breve "Going home again", una specie di missing moment di uno dei fumetti ufficiali pubblicati sulla serie di Avatar. Lo potete trovare QUI.

Storia originale di Omoni
Traduzione di Kuruccha



AVVERTIMENTO: Spoiler della serie fino a "La Roccia Bollente - Seconda Parte", oltre che della storia breve "Going home again". Ambientata dopo ciò che ho appena citato.

Mai: Immagino che tu non conosca davvero le persone come credi. Hai calcolato male, Azula. Il mio amore per Zuko è più forte del timore nei tuoi confronti.
Azula: No, tu hai calcolato male! Ora saprai cos'è la paura!



La lealtà è una cosa folle.

Per quante volte tu venga maltrattato e bistrattato dalle persone a cui vuoi bene, finisci lo stesso per esser loro leale, in qualche modo. Che si tratti di essere lì per dar loro man forte, o semplicemente per accertarsi che stiano bene, finisce sempre per esserci qualcosa che, in circostanze normali, con chiunque altro, sai bene che non ti saresti mai nemmeno sognato di fare.

Forse è così che era stato per Mai.

Ne aveva subito visto i segni, fin dalla loro infanzia condivisa. Oh, certo, erano puri divertimenti e giochi da bambini, quel far finta di essere signori della guerra e simulare falsi colpi di stato contro Ba Sing Se o le Tribù dell'Acqua; ma Mai aveva sempre pensato che fossero solamente divertimenti e giochi.

Avrebbe dovuto rendersene conto.

Qualcosa sferragliò contro le sbarre della sua cella, e Mai alzò lo sguardo lentamente. Una guardia carceraria le fece un cenno. "La cena è pronta, signorina," disse. Il suo tono non era gentile, ma nemmeno meschino.

Mai sospirò, per poi mettersi a sedere sulla brandina. "Immagino di doverlo mangiare," rispose, non aspettandosi nemmeno una replica.

"Se vuole rimanere in vita, deve farlo," fu la grossolana risposta. Mai strinse gli occhi, ma la guardia si limitò semplicemente a ridere e andò via a grandi passi.

Mai ruotò gli occhi, incrociando le braccia sul petto e guardando con aria feroce il vassoio sul pavimento. Avrebbe potuto essere peggio, ragionò. Essere la figlia di un governatore le assicurava di non essere maltrattata. Nessuno aveva nemmeno posato un dito su di lei in maniera abusiva, benchè ne avesse visti degli esempi all'interno della prigione. E avrebbe potuto essere ancora peggio: avrebbe potuto essere incarcerata alla Roccia Bollente.

Ma era pur sempre una prigione. E faceva pur sempre male.

Mai non era il tipo da frignare sulle proprie disgrazie, e nemmeno quella era un'eccezione. Era il genere di persona che tiene tutto dentro e trova modi per sfogare tutto fisicamente o verbalmente, con gli shuriken o con l'arguzia.

Ma qualche volta, comunque, invidiava Zuko e la sua capacità di essere così libero con il suo dolore e la sua rabbia.

Zuko...

"E così se ne va il mio appetito, come se ce ne fosse stato molto," borbottò Mai, portandosi le gambe sotto il mento e avvolgendovi le braccia attorno. Il solo pensare al suo nome le aveva portato alla mente immagini di lui, nell'ultimo momento in cui l'aveva visto prima che Azula la imprigionasse.

Quel ragazzo era una tale spina nel fianco. Senza dirle nemmeno che se ne stava andando, senza nemmeno condividere con lei l'idea di volersene andare... era proprio quel genere di comportamento egocentrico che la nauseava.

Non gli è mai venuto in mente di coinvolgermi, pensò cupamente. Non gli è mai venuto in mente nemmeno di chiedermelo...

E poi c'era Azula, e nemmeno lei chiedeva. Lei pretendeva, invece, fino ad arrivare al punto di mettere in pericolo il suo fratellino minore. Magari era una di quelle cose legate alla stirpe reale.

E poi, Azula era sempre stata così. Lei aveva sempre preteso. Era sempre stata prepotente, sconsiderata, e aveva sempre preteso la piena attenzione di chiunque attorno a lei. Quando qualcuno faceva meglio di lei, lo puniva. Anche se si fosse trattato delle sue migliori amiche. Magari proprio perchè loro erano le sue miglior amiche, ed erano sufficientemente pazze da consentire a se stesse di essere maltrattate.

Pur essendo più grande di Azula e Ty Lee, Mai aveva sempre giocato con loro. Viveva lì vicino, e suo padre ed Ozai erano stati addirittura compagni. Anche all'accademia, avevano sempre ricercato la compagnia reciproca. Per Mai, non era semplicemente una questione di passato trascorso insieme; a lei Azula piaceva davvero molto, ed era certa che la sua ambiziosa amica avrebbe fatto la differenza in quel mondo, per la Nazione del Fuoco e per tutti quanti.

Ma lungo la strada qualcosa non era andato nel modo giusto.

Inizialmente, Mai non aveva notato niente di sbagliato. Azula era Azula, tutto qui. Era astuta, intelligente, e affilata quanto un rasoio. Nulla le sfuggiva, mai.

Ma da qualche parte lungo la via, aveva iniziato a notare come l'astuzia di Azula fosse stata gradualmente rimpiazzata dalla spietatezza. Era più fredda, molto più fredda di quanto Mai avesse mai creduto. E quindi, faccia a faccia con la propria amica d'infanzia, si era resa conto che non era Azula ad essere cambiata, ma Mai stessa. Azula era sempre stata così. Era Mai che stava cambiando.

E sapeva anche perchè.

"Ugh," borbottò, il pensiero che le riportava alla mente ancora una volta il viso di Zuko. I suoi occhi, pieni della sua agonia o di gioia infantile. La sua voce, rauca per il dolore o ricca per le provocazioni. Le sue braccia, così forti, e che erano allo stesso tempo così gentili quando l'abbracciavano. La sua impazienza nell'accontentarla. La sua disperazione nel guadagnarsi l'amore del padre.

Perchè non me l'hai chiesto e basta? pensò furiosamente.

Mai non era come Ty Lee, che non aveva scrupoli nei riguardi degli uomini attraenti degni della sua attenzione attenzione e nell'essere coccolata dalla loro adorazione. Non trovava carini ragazzi a caso, e nemmeno li cercava avidamente. Il romanticismo era sempre la cosa più lontana dalla sua mente, anche quando era piccola, sebbene fosse restia nel dover ammettere di aver sempre avuto un debole per Zuko fin da bambina.

Non avrebbe mai immaginato che il trovarsi di nuovo con Zuko a Ba Sing Se, dopo quasi quattro anni, sarebbe sfociato in qualcosa. Certamente, aveva pensato Mai con un lieve sorriso, sono stata l'unica a vederla in quel modo.

In realtà, la messinscena della cenetta romantica era stata fin troppo banale da sopportare, e una volta che gli occhi di Mai vi si erano posati era quasi morta d'imbarazzo (e si era anche segretamente chiesta se fosse davvero così trasparente). Ma una volta che si era seduta lì insieme a Zuko, e l'aveva scoperto a sussultare per la musica come stava facendo anche lei, e poi ancora, quando aveva finalmente perso le staffe e fatto saltare il piano di Azula e Ty Lee... aveva scoperto che si stava godendo non solo quei divertimenti, ma anche la sua compagnia.

Le erano mancati i giochi, le era mancato il divertimento che erano soliti avere, le era mancato il tempo trascorso a canzonare Zuko fino a farlo esplodere (cosa che era sempre divertente). Spassarsela a sue spese (non era una cosa da tutti i giorni poter sbattere un pesce morto in testa al principe ereditario) le aveva fatto tornare tutto alla mente, ma l'aveva riportato indietro come qualcosa di più intenso, qualcosa di più profondo e di più... intimo.

Vedere Zuko nel modo in cui era diventato dopo l'assedio di Ba Sing Se non era solo faticoso, ma anche difficile. Era così confuso, così distrutto, così diverso dal bambinetto arrogante che si sentiva al capo del mondo. Ma, da parte sua, scoprì che in realtà non le importava poi molto. Non era difficile far uscire di nuovo quel ragazzino, a ogni modo.

Forse era perchè era stato il suo stesso padre a ustionarlo. Mai non ne era sicura. Non le era stato permesso vederlo dopo quel fatale Agni Kai, né lei non vi aveva assistito (benchè Azula fosse stata così eccitata a riguardo da star praticamente saltellando). Quando aveva sentito che si era rimesso dal suo calvario, se n'era già andato.

Mai non era stupida. Sapeva bene che Zuko era tornato alla Nazione del Fuoco per poter stare vicino ad Iroh. Ma sapeva anche che, pur essendo questa la ragione principale, non era l'unica. Benchè lui non l'avesse mai detto, aveva potuto vederlo nei suoi occhi: anche lui aveva sentito la sua mancanza.

Il tempo che avveva trascorso sola con lui, sprecando ore a spadroneggiare con i servi, a mangiare cibi rari e squisiti, a giacere insieme in un caldo abbraccio e a guardare il sole scendere... quei giorni, quelle semplici e pigre giornate, erano state le più felici della sua vita. Senza nemmeno rendersene conto, era scivolata, caduta, e ne era diventata irrevocabilmente affascinata.

E tutto ciò solo per avere il cuore spezzato.

Idiota, pensò acidamente, pur non sapendo se fosse diretto a Zuko, o a lei stessa.

Era stata arrabbiata. Era stata ferita. Aveva versato lacrime e aveva usato la propria rabbia per diventare più forte. Ma era passata. Era andata avanti.

O almeno così pensava.

Quando suo zio le aveva detto che Zuko si trovava alla Roccia Bollente, si era sentita come se qualcuno le avesse colpito le budella con un pugno. Doveva vederlo per se stessa, doveva ottenere una spiegazione... Doveva capire...

Le si era ritorto contro. Invece di rimanere calma, il solo vedere nuovamente Zuko aveva riportato in superficie la rabbia e il dolore di Mai, e lei aveva reagito, e così malamente....

E poi, nel momento in cui Zuko l'aveva intrappolata nella cella, l'aveva scoperto. L'aveva visto nei suoi occhi. Lui odiava doverle fare tutto ciò ancora una volta, odiava doverla ferire ancora, ma doveva, doveva farlo, perchè era la cosa giusta.

Ed era allora che si era resa conto che era lui ad aver ragione. E che lei era pazza a seguire Azula.

Era stato quello, e solo quello, che le aveva permesso di abbandonare ogni paura e di buttare tutto all'aria.

Mai sospirò, il sospiro più profondo fino ad allora, e lentamente fece scivolare giù le gambe cosicchè i piedi toccassero il pavimento. Si riscosse e si strofinò rabbiosamente gli occhi. Odiava le lacrime. Erano patetiche.

Il cibo sembrava buono.

Lentamente, si alzò in piedi, si chinò e raccolse il vassoio, esaminandolo da vicino. Sembrava passabile, benchè fosse ben lontano dalle torte con la frutta.

Quel pensiero, nonostante tutto, la fece sorridere un po'. Camminò con il vassoio verso la sua brandina, si sedette, e mangiò lentamente. Non si sarebbe avvilita. Non era nel suo stile. Avrebbe aspettato, sarebbe stata paziente, e sarebbe passato.

Non sarebbe stata lì per sempre.

Mai chiuse gli occhi e continuò a mangiare lentamente. Avrebbe contato i giorni, li avrebbe sommati... e avrebbe punito Zuko ogni giorno per la stessa quantità di tempo che lei aveva sprecato in cella.

Trascorse il resto del pomeriggio con un sorriso in volto.

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