Ballet Dancer

di H o l l y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





.: Ballet Dancer :.


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.: Prologo :.
 
Lo scrosciare degli applausi risuonava argentino in platea. La melodia più bella, alle orecchie delle cinque ballerine.
Le giovani non facevano che inchinarsi educatamente, trattenendo a stento l’euforia.
Il pubblico non sembrava minimamente intenzionato a terminare l’applauso, che si protraeva ormai da diversi minuti.
Gli eleganti e alteri signori di città avevano messo da parte l’orgoglio e si erano perfino alzati in piedi, continuando a battere le mani incantati di fronte a tale maestria ed eleganza.
Le cinque ballerine si godevano il meritato successo, il calore e la gioia del pubblico erano il premio più gradito.
Dopo ore di estenuanti allenamenti… dopo giorni passati in accademia… finalmente il grande debutto era avvenuto.
E tutta la città era rimasta incantata dallo spettacolo offerto.
 
 
 
Il sipario si chiuse lentamente, mentre Sakura ancora s’inchinava, ridendo di felicità. Lasciò le mani di Ino e Hinata, che aveva stretto durante tutta la durata dell’applauso, quindi si voltò verso le quattro compagne.
Le ragazze, strette in un cerchio, rimasero a osservarsi qualche secondo, prima di scoppiare in lacrime dalla felicità.
Si abbracciarono strette, felici come non lo erano mai state, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
Dopo qualche minuto, calmate le risa e i singhiozzi, sciolsero l’abbraccio. Non scesero tuttavia dal palco, quasi temessero di abbandonare il luogo del loro debutto, luogo pieno di sogni e speranze.
-Ragazze… ma vi rendete conto?- Temari fu la prima a parlare.
-Ce l’abbiamo fatta, il nostro debutto… ancora non riesco a crederci- mormorò Ino, più a se stessa che alle compagne.
-Sono rimasti tutti entusiasti. Ce l’abbiamo fatta!-
E le lacrime ripresero a scorrere sui loro visi di quattordicenni, semplici quanto speciali.
 
 
 
-Ah! Mi manca già questo posto… non riesco a lascarlo!- sospirò Hinata, volgendo un ultimo sguardo al grande teatro ormai vuoto.
Tenten rise e, poggiandole una mano sulla spalla, commentò –Non sarà demolito domattina, sai? Potremo tornarci quando vorremo-.
-E poi ci sei venuta oggi per la prima volta!- le fece notare Temari, mezzo scioccata mezzo divertita –come puoi esserti già affezionata a questo luogo?-.
Ma la bionda conosceva già la risposta. Quel luogo sarebbe rimasto impresso nei loro cuori e nelle loro menti, come un ricordo indelebile.
Sorridendo, le cinque ragazze si affrettarono a raccogliere le borse colme dei loro effetti personali, pronte a raggiungere l’uscita per tornare a casa.
Era tutto pronto. Dispensati ringraziamenti e saluti, Tenten aveva già poggiato la mano sulla maniglia, quando…
-Aaaaah! Ho dimenticato il cellulare nel camerino!- strillò Sakura.
-Ma come hai fatto?! Che imbranata…- mugugnò Ino, che non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
-Non posso lasciarlo qui! E’ il mio regalo di compleanno, non hai idea di quanto mi sia costato!- le rispose Sakura, gettando a terra la borsa e cominciando a sfilarsi il giubbotto, per essere più libera nei movimenti.
-Reggimi questo!- disse a Hinata, praticamente lanciandole un enorme mazzo di fiori, rinvenuto poco prima nel camerino in questione.
-Cosa fai ancora qui?! Spicciati!-.
Con uno scatto da maratoneta, la ragazza intraprese una corsa disperata verso i camerini.
 
 
 
-Ma dove cavolo…?- Sakura rovistava tra i meandri più angusti del camerino, alla disperata ricerca del proprio telefono cellulare. Il quale sembrava deciso a non farsi trovare.
-Non può essere andato molto lontano… voglio dire…- la ragazza si era infilata sotto il grande tavolo dedicato agli attrezzi per il trucco, luogo dove ricordava di aver lasciato l’oggetto, poco tempo prima -…non da solo!-.
Continuando a rovistare tra cosmetici abbandonati e mazzi di fiori, una semplice busta bianca attirò la sua attenzione.
A Sakura” vi era scritto con un’elegante scrittura a inchiostro nero.
La calligrafia era vagamente famigliare, e Sakura era certa di averla già vista… da qualche parte…
-Ma certo!- esclamò all’improvviso, accomodandosi come meglio poteva sotto l’angusto bancone –quel mazzo di fiori che ho trovato sul tavolo. Mi pareva strano che non ci fosse alcun biglietto!- improvvisamente ricordò il particolare mazzo di fiori rosa, rinvenuto nel camerino a fine spettacolo.
Con tutta probabilità, il biglietto era un allegato del dono (che portava la stessa scritta, con la medesima calligrafia), che qualche gentile spettatore aveva provveduto a farle ricevere.
Con curiosità crescente, aprì la busta bianca.
 
 
“I fiori più belli sono quelli che sbocciano in silenzio”.
Ma il tuo debutto è stato accolto con tale fervore, da farmi supporre che tale detto sia errato.
I miei complimenti, ero certo che non ci avresti deluso.
La tua esibizione mi ha ispirato una nuova canzone, spero che ci rincontreremo, allora potrai sentirla.
Ti aspetto al Festival delle Belle Arti, non farmi attendere.
Sasuke.

 
 
Mentre leggeva la lettera del giovanissimo cantautore, conosciuto in quello stesso teatro poco tempo prima, sul viso di Sakura sbocciò un meraviglioso sorriso.
Quel ragazzo era davvero incredibile.
Capace di fingere di non conoscerla, incontrandola per la strada, come di mandarle tali capolavori.
Il suo cuore aumentò i battiti, mentre stringeva quel pezzo di carta e, segretamente, prometteva a se stessa che si sarebbero rincontrati.
“Al Festival delle Belle Arti, vedrai Sasuke… non mancherò”.
 
 
 
 
.: Note d’autrice :.
Comincio ringraziando chiunque abbia resistito fino a questo punto.
Non avendo un bel nulla da fare, ho postato questa… cosa…
Non so se la apprezzerete o meno, gradirei saperlo!
Ho voluto iniziare dedicando il prologo a Sakura (poiché inizialmente la fan fiction era stata concepita per Sasuke e Sakura soli). Ma non sarà sempre cosi, anzi, fioccheranno nuove coppie a breve!
La continuerei volentieri se qualcuno fosse interessato…
Mi raccomando! Sono ben accetti qualsiasi tipo di consiglio e/o critica costruttiva^^
Alla prossima… spero…
Bacioni a tutti!
Holly_94 autrice con gravi disturbi, e i suoi testi ne sono la prova.
 
 
P.p.s. La fan art non è mia e non ne detengo i diritti. Il mio unico merito è quello di adorarla spudoratamente^^.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***




.: Capitolo uno :. – Dal futuro al passato.
 


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-Eeee… uno, due, tre e quattro. Bene Hinata! Cinque, sei, sette e otto… Ino tendi quelle braccia!- la signorina Tsunade, insegnate della più prestigiosa accademia di balletto femminile della città, camminava fiera tra le allieve correggendo gli scempi in cui incappava.
Quel giorno la classe era particolarmente agitata, e l’ansia le rendeva frettolose e maldestre.
Le studentesse eseguivano i basilari esercizi alla sbarra, l’unico suono udibile era il frusciare del tulle che seguiva i loro movimenti.
-Temari sei delicata come uno spazzolone! Sii più rilassata, questa è danza non lotta libera- Tsunade ammonii la ragazza che, con una mano saldamente serrata intorno alla sbarra degli esercizi, eseguiva una serie di saltelli rigida e tesa come una corda di violino.
-Ino… tu invece sei troppo rilassata! Tendi quelle dita per la miseria!-.
Ino imprecò tra i denti, affrettandosi a correggere la postura errata e rivolgendo uno sguardo di disperazione a Sakura.
Quest’ultima colse l’occhiata complice dell’amica proprio nel bel mezzo di un complicato equilibrio. Perdendo la tenuta muscolare a causa delle risa, Sakura rovinò a terra distruggendo la complicata posizione.
Battendo le mani decisa, l’insegnante chiamò a raccolta le alunne che si posizionarono diligentemente al centro della sala in cinque rigide file.
-Eeee uno, due, tre, quattro! Uno, due, tre, quattro!- la signorina Tsunade scandiva il tempo dei loro saltelli con voce secca e decisa. Quasi come una litania.
-Eeee ti, odio, brutta, strega! Ti, odio, brutta, strega!- mormorava invece Ino, saltellando a ritmo della propria canzoncina.
Ritmo naturalmente errato.
Cosa che l’insegnate non mancò di farle notare.
Ma Ino non costituiva un’eccezione, l’intera classe era totalmente deconcentrata. Cosa alquanto rischiosa, in un corso di danza classica.
I danni, infatti, non tardarono a farsi sentire e fu solo quando Matsuri inciampò nel laccio delle proprie scarpette e piombò addosso a Hinata e Tenten, che la signorina Tsunade decise saggiamente di sospendere la lezione.
Chiamate a raccolta le allieve, comunicò la notizia che tutte attendevano. Ciò che era la vera causa di tutta quell’agitazione.
-Non credete che non sappia perché siete tanto ansiose. Non fingerò di ignorarlo, perciò evitiamo inutili preamboli. Ho qui con me…- disse mentre rovistava nella borsa, alla ricerca di una lettera ricevuta la mattina stessa -…l’elenco delle accademie ammesse al Festival di quest’anno-.
Un mormorio di agitazione infranse il silenzio, le ragazze si fecero più vicine, ansiose di scoprire se fossero state ammesse a un evento di tale importanza.
-E beh, la nostra scuola…- Tsunade fece una pausa, godendosi quell’incredibile attenzione.
-Si?- si lasciò sfuggire Tenten.
-E’ stata ammessa!-
Le urla di giubilo dilagarono per la sala, fin nei corridoi. Tsunade non dubitava che avessero raggiunto anche i passanti all’esterno.
 
 
 
Con molta fatica era riuscita a riportare il silenzio, e ora l’attenzione delle ragazze era nuovamente viva –E’ un grandissimo onore, naturalmente, e mi aspetto che ognuna di voi dia il meglio di se per tenere alto il nome della scuola…-.
-Dove andiamo di bello?-.
La signorina avrebbe volentieri continuato con i suoi discorsi patriottici, ma naturalmente le ragazze desideravano maggiori dettagli sul viaggio che avrebbero presto affrontato.
-Come stabilito dalla commissione internazionale, il Festival annuale cambia sede ogni anno. Questo in particolare si svolgerà a Londra-.
-LONDRA?!- le grida congiunte delle allieve deliziarono nuovamente i passanti.
-Ragazze, contegno! Mi rendo conto di quanto possiate essere entusiaste… ma questo è luogo di lavoro!- le ammonii l’insegnate, frustrata dal loro comportamento.
Tenten alzò il braccio di scatto e, sventolandolo a destra e sinistra, chiese la parola –Mi scusi! Mi chiedevo che tipo di spettacolo intende proporre. Insomma, avremo tutte la possibilità di partecipare?-.
-Naturalmente, nessuna di voi sarà esclusa. Per quanto riguarda lo spettacolo, la commissione ha deciso che tutte le scuole, siano esse di arte, musica o danza collaboreranno alla realizzazione di un’unica rappresentazione.
A ognuno sarà affidato un atto diverso, purtroppo ancora non possiedo dettagli precisi. Posso dirvi che si tratterà dell’opera di Giselle-.
Ma Sakura non la stava più ascoltando. I suoi pensieri erano già volati lontani… verso un certo musicista che avrebbe finalmente ritrovato…
-Quasi tre anni- mormorò.
Non lo vedeva da quasi tre anni, ma il suo ricordo era perfettamente nitido nella sua memoria. La sua immagine era scolpita nella sua mente come se fossero passati solo tre giorni, anziché anni.
E la sua promessa, sarebbe finalmente stata mantenuta.
-Sakura!- la chiamò Temari, scuotendola per una spalla.
-Eh? Che c’è?- chiese confusa –perdonami, ero assorta nei miei pensieri…-.
-L’avevamo immaginato- s’intromise la signorina Tsunade –ma ti facciamo presente che sei candidata a un posto da prima ballerina. Nel corpo di ballo principale-.
-Cosa? Davvero?! Oddio, la ringrazio signorina! Vedrà che non la deluderò!-.
-Frena l’entusiasmo ragazzina. Non è così semplice sai? Sarete in cinque. Aspettatevi una mia telefonata, questa sera, e avrete maggiori dettagli-.
 
 
 
-E guarda che fianchi! Non mi sceglieranno mai, se non mi metto seriamente a dieta- piagnucolava Ino, attendendo pazientemente al tavolo della gelateria il ritorno di Temari, con i loro quattro frappé al cioccolato.
Quattro perché, naturalmente, lei era a dieta.
-Se non la pianti di dire idiozie, giuro, sfigurerò quel tuo bel visino. E sai che ne ho il coraggio!- la minacciò Tenten, provocando le risa di Sakura e Hinata.
-Sono seria Tenten. Credete che mi sceglieranno?- Ino fissava le amiche con serietà, nonostante il tono ironico la sua preoccupazione era sincera.
Era molto raro vederla tanto titubante, era chiaro quanto la situazione fosse delicata. Ino teneva moltissimo alla danza e al suo sogno di diventare una ballerina professionista.
-Sei la ballerina con il portamento migliore dell’intero istituto… ti sceglieranno… sicuramente!- le ripose Hinata, con un enorme sorriso.
-Sarebbe bellissimo se venissimo incaricate tutte e cinque!-.
Guardandosi tra loro, le quattro si persero tra le più fervide fantasie.
Perché non avrebbero dovuto prenderele, infondo? Erano tutte dotate di un particolare talento.
Se fossero state scelte, sarebbe stato in base alle loro peculiari abilità.
Tenten aveva una tecnica eccellente, mentre la grinta di Temari consentiva esibizioni fenomenali.
Il portamento e la naturale eleganza di Ino erano pari solo alla delicatezza e leggiadria dei passi di Hinata.
Sakura infine, s’immedesimava a tal punto nei personaggi da vivere le loro stesse emozioni.
Sarebbero state perfette! Proprio come il giorno del loro debutto.
-Ma Temari dov’è finita? Con i nostri frappé, per di più!- Sakura fu la prima a risvegliarsi dal sogno ad occhi aperti.
Probabilmente i rimorsi di coscienza (che già aveva nonostante ancora non l’avesse assaggiato) la obbligavano a sperare di consumare in fretta quel delitto.
Perché, per una ballerina di danza classica che si appresta a partecipare al festival di Londra, un gelato al cioccolato è un delitto!
Temari apparve in quel momento, un invitante vassoio in mano… totalmente vuoto.
-E i nostri gelati?!- chiesero il coro.
Temari sbuffò, lasciandosi cadere sulla prima sedia che trovò –C’era una tale fila… non avevo voglia di aspettare!-.
Che le previsioni, su future diete, di Ino si stessero avverando?
 
 
 
Erano le sette.
Le cinque ragazze attendevano il responso della loro insegnante, ma la signorina Tsunade sembrava divertirsi nel lasciarle sulle spine.
Sakura fissava tanto intensamente il cellulare che non si sarebbe stupita nel vederlo prendere fuoco da un momento all’altro.
Tra le dita stringeva il tessuto del suo primo body di danza…
Quell’oggetto era diventato una sorta di portafortuna per lei, tanto che lo portava con sé in occasione di tutte le competizioni e gare a cui partecipava.
Il tessuto rosso ciliegia aveva perso la brillantezza iniziale (causa dei frequenti lavaggi) ma conservava la morbidezza e l’elasticità che lo caratterizzava.
Sakura affondò il viso nella stoffa colorata, inspirandone a fondo il profumo che evocava dolci pensieri…
I ricordi si fecero strada dentro di lei, silenziosi e nitidi.
Quello era il profumo del suo primo ingresso in accademia. Aveva solo cinque anni, ma la consapevolezza di ciò che sarebbe voluta diventare era già maturata in lei.
Il profumo delle amicizie cresciute negli anni passati a inseguire i suoi ideali.
La prima lite con Ino, la ragazza migliore del corso nonché la più vanitosa.
Il primo sorriso di Hinata, quando finalmente erano riuscite a eseguire un perfetto passo a due.
I pomeriggi passati a prendere ripetizioni con Tenten, la cui tecnica impeccabile era pari alla gentilezza e disponibilità.
L’arrivo di Temari, a dir poco burrascoso. Ma le liti avevano fatto in fretta a trasformarsi in sorrisi e complicità…
I momenti più significativi… li aveva passati in sua compagnia…
…fino al grande debutto…
Una trillante suoneria la riscosse dai suoi pensieri.
La scritta “Un nuovo messaggio” apparve in quel momento su cinque cellulari differenti.
 
Ragazze, è stato difficile prendere questa decisione… ma sono certa che ne sarete all’altezza.
I miei complimenti, sei stata scelta, rendimi fiera di te!
Te lo meriti.
Tsunade

 
E la gioia traboccante da Sakura, Ino, Hinata, Tenten e Temari invase nuovamente le strade della città.
 
 
 
 
.: Note d’autrice :.
Ed ecco a voi il primo capitolo!
Ho cercato di seguire i vostri suggerimenti e di approfondire i sentimenti dei personaggi… credo di poter fare ancora meglio, ma ho riguardato il capitolo almeno cento volte e non sono riuscita a migliorarlo!
Uff spero che l’apprezzerete comunque…
 
Ringrazio tanto chi ha commentato e chi ha aggiunto la mia storia.
In particolare grazie a:
-KuroiWriter_
-SabakuNoMe
-Ixia
-Fay_Fay
-Ivy94
Per i consigli e l’incoraggiamento^^
 
Mi raccomando continuate a farmi sapere!
Un bacio,
Holly_94

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***




 .:Capitolo due:. – Viaggi
 
 
 
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Ino correva a perdifiato, zigzagando tra i pendolari che all’una del primo pomeriggio popolavano la stazione ferroviaria.
Il pesante borsone che portava a tracolla e l’enorme trolley che trascinava le impediva movimenti particolarmente agili. Già un paio di volte aveva rischiato di investire un passante.
Rallentando appena la propria marcia, estrasse il cellulare dalla tasca del giubbino bianco.
Controllando l’ora, notò con orrore come mancassero appena cinque minuti alla partenza del treno che l’avrebbe condotta all’aeroporto di Tokyo.
-Maledetta sveglia, maledetto papà!- ringhiò contro colui che non aveva provveduto a svegliarla prima.
Correndo come un’indemoniata e lanciando frequenti occhiate disperate al display del cellulare, la signorina Yamanaka si preoccupava di molte cose… fuorché di dove andasse.
Era inevitabile che, prima o poi, si sarebbe scontrata contro qualcosa; tanto che quando avvenne non perse neppure tempo a stupirsi.
La valigia le sfuggì di mano e cadde al suolo con un tonfo sordo, i capelli le volarono intorno al viso impedendole di vedere chiaramente il volto del malcapitato.
Ino mulinò le braccia e puntò i piedi nel tentativo di mantenersi in equilibrio ma il peso dello zaino sulle spalle la trascinò al suolo. Udì un gemito quando il suo gomito si abbatté sul viso dello sconosciuto.
-Razza d’idiota! Guarda dove metti i piedi- una voce alle sue spalle la fece sobbalzare, oltre a toglierle le parole di bocca.
Ino si rialzò come una furia, sistemandosi i capelli scompigliati e rassettandosi i vestiti.
Senza degnare di uno sguardo il ragazzo steso a terra, si affrettò a raccogliere gli oggetti che le erano caduti.
Il ragazzo si mise a sedere e la imitò, afferrando di scatto il cellulare e controllando che non si fosse danneggiato.
-Devi scusarlo- le disse un secondo ragazzo mentre, con un sorriso a trentadue denti, le porgeva il portafogli che era caduto –Shikamaru è un misogino, non sa come si trattano le signorine-.
Ino fulminò il secondo ragazzo (un moretto ghignante e abbronzato) con uno sguardo carico d’odio e gli strappò scortesemente l’oggetto dalle mani. Era già in abissale ritardo… ci mancavano solo due imbecilli a farle perdere tempo prezioso.
-Certo, come no- sibilò, trattenendo gli insulti che avrebbe normalmente sputato se non fosse stata tanto di fretta –addio, eh!-.
Ino fece per andarsene, ma il moro ancora seduto a terra le afferrò il polso sottile, costringendola a voltarsi –potresti almeno scusarti… sai, potevi farmi male- brontolò fissando i suoi occhi blu marino.
-Che cosa?!- sibilò Ino. Questo era veramente troppo per lei.
Non solo quel tizio l’aveva investita, era un misogino maleducato che non l’aveva neppure aiutata a raccogliere i propri oggetti… ma pretendeva pure delle scuse?!
-Senti bello- cominciò prendendo fiato –non so chi ti credi di essere, ma IO sono…-.
La voce secca e nasale dell’interfono ferroviario interruppe il suo monologo, ricordandole che il suo treno era in partenza.
-… molto in ritardo. Sei fortunato che non ti denunci per molestia, addio!- gridò riprendendo la sua corsa sfrenata contro il tempo.
Shikamaru e Kiba la osservarono allontanarsi, la bionda coda di cavallo che le ondeggiava sulle spalle seguendo il ritmo della sua corsa.
-Però che caratterino- commentò Kiba, ridacchiando.
-Che perdita di tempo…- sospirò Shikamaru, giocherellando con il cellulare e già pregustando un tranquillo viaggio in treno.
-E’ un peccato che non la rivedremo mai più- rise Kiba, lanciando un’occhiata complice all’amico –era così carina-.
Ma Shikamaru non rispose, fissava intensamente il display del proprio cellulare. Folgorato.
-Hei- lo chiamò Kiba –che c’è?- insisté poiché cominciava a preoccuparsi.
Shikamaru impiegò diversi minuti a riprendersi, fino a quando mormorò –sai amico, credo che la rivedremo-.
-Ah si?- fece quello molto scettico –e come fai a dirlo? Sei un indovino?-.
-No- Shikamaru alzò lo sguardo su di lui –semplicemente ci siamo scambiati i cellulari- disse mostrandogli la foto sul display che ritraeva cinque ragazze in tutù che sorridevano abbracciate.
 
 
 
Nel frattempo, al bar dell’aeroporto di Tokyo, c’era chi si godeva un delizioso cornetto alla crema accompagnato da un forte caffè come sveglia.
Tenten sorseggiava la bevanda scura e sbocconcellava il dolce, la mente piena di pensieri.
-Tenten… ti senti bene?- chiese Hinata premurosa, notando la sua disattenzione.
-Cosa?- fece quella, riscuotendosi –oh… si, si certo… sono solo… ehm- Tenten pareva imbarazzata.
Hinata corrugò le sopracciglia, sorpresa dal suo strano comportamento. Era raro vederla tanto in ansia, neppure prima delle competizioni più importanti Tenten si faceva prendere dal panico.
-Ne sei certa?- insisté con dolcezza –se vuoi parlarne, sono qui-.
La ragazza sorrise delle premure che Hinata stava dimostrando, decise così di vuotare il sacco. Infondo, lei era sempre tanto gentile… certamente non si sarebbe presa gioco di lei…
-Ecco… vedi Hinata, io…-.
-Scusatemi!- una voce squillante la interruppe bruscamente.
Hinata e Tenten alzarono lo sguardo sulla figura che si era appena avvicinata al loro tavolo, incontrando gli occhi blu di un ragazzo che non doveva essere molto più grande di loro.
-Si?- chiese Tenten, sorpresa da quell’intrusione.
Il ragazzo sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi in contrasto con il suo incarnato olivastro –scusate per l’interruzione ma io e il mio amico Neji-  disse indicano un ragazzo alle sue spalle –avremmo un problemino-.
Il ragazzo incominciò a spiegare, grattandosi la nuca imbarazzato –ecco, è più di un’ora che aspettiamo due nostri amici… dovevamo partire con il volo delle sette ma ancora non si sono fatti vivi…-.
-Potreste, gentilmente, prestarci un cellulare? Solo per sapere dove diavolo sono finiti!- concluse tutto d’un fiato.
Tenten e Hinata lo fissarono per qualche istante, poi si guardarono negli occhi, indecise se fidarsi o meno.
Intuendo i loro dubbi, il biondino si affrettò a spiegare –purtroppo ho finito il credito e Neji non ha il cellulare… vi assicuro che ve lo restituiremo!-.
I suoi occhi ardevano di sincerità e, prima di rendersene conto, Hinata si ritrovò a sfilare l’oggetto dalla tasca e porgerlo docilmente allo sconosciuto.
Il volto del ragazzo si aprì in un sorriso di sincera gratitudine –oh grazie, sei davvero un angelo!- disse afferrando l’apparecchio e scatenando una serie di reazioni nella ragazza che andavano dal più profondo imbarazzo alla piacevole sorpresa… passando per l’incredulità.
 
 
 
Ma tornando ai ritardatari, troviamo in Sabaku no Temari un altro perfetto esempio.
Il tabellone orario le ricordava candidamente come mancassero appena cinque minuti alla partenza del treno che avrebbe dovuto prendere ma ciò non sembrava turbarla più di tanto.
Anzi, la ragazza camminava a passo sicuro e spedito, senza tuttavia scomporsi troppo.
Perfettamente controllata e riposta, Temari poteva vantarsi di aver dormito fino a mezz’ora prima della fatidica partenza.
A svegliarla era stato il fratello Kankuro che, inspiegabilmente, aveva deciso di alzarsi a un orario che precedesse il mezzogiorno.
Tuttavia Temari doveva ammettere di essere stupita dal proprio comportamento. Fino a ieri era assolutamente entusiasta dell’imminente partenza… ora invece…
Un’insospettabile morsa le serrava lo stomaco, vari dubbi si affacciavano alla mente.
Non era mai stata una persona ansiosa, a quello ci pensavano le sue quattro amiche, la compostezza e la tenacia la caratterizzavano in ogni momento.
Ora invece, mentre si avviava decisa verso la propria fermata, sembrava prendere coscienza del grandissimo passo che stava per compiere.
Londra.
Quello non era un gioco, ma una competizione seria come non ne avevano mai affrontate. Il tempo delle fiabe era terminato.
Aveva scelto la sua strada e non poteva tornare indietro.
Giunta alla pensilina sussultò notando il treno in partenza.
Spiccò una corsa sfrenata trascinando il pesante borsone, spingendo di malagrazia tutti coloro che intralciavano il suo cammino.
Fece appena in tempo a sgusciare tra le porte che con un fischio il treno annunciò la sua partenza.
Soddisfatta della propria impresa Temari si concedette un mezzo sorriso, quindi gettò un’occhiata intorno, cercando un posto libero.
Ne trovò uno accanto ad un paio di ragazzi che se ne stavano stravaccati ascoltando musica a un volume spaventoso.
Appoggiando la borsa ai suoi piedi e incrociando le braccia al petto, chiese con tono deciso –Posso sedermi, vero?-.
I due si degnarono di alzare lo sguardo solo dopo vari secondi.
-Mmm?- commentò molto significativamente il più vicino a lei, un ragazzo dai capelli castani e particolari segni rossi sulle guance.
Senza attendere una risposta Temari fece per sedersi, ma il secondo ragazzo la bloccò esclamando sbalordito –Tu. Tu sei la ragazza della foto!-.
Sorpresa, Temari non seppe cosa rispondergli. Era chiaro che la stesse confondendo con qualcun’altra.
-Dimmi- proseguì imperterrito il ragazzo –dov’è il mio cellulare? Sai è abbastanza essenziale… ho segnato il numero e la via dell’albergo, lì dentro- concluse come se ciò spiegasse tutto.
Temari rimase immobile a fissarlo per un lungo momento. Gli occhi di lui sfuggivano al suo contatto, mentre sul viso della ragazza si disegnava un ghigno divertito.
Senza proferire parola Temari si alzò di scatto e recuperò la borsa ai suoi piedi. Quindi si diresse a passo di marcia nello scompartimento successivo, in cerca di un nuovo posto a sedere.
Prima di chiudere la porta, tuttavia, lanciò un’occhiata divertita al ragazzo, commentando –Un modo davvero particolare di attaccare bottone con le ragazze, sai? Ma con me non funziona!- così se ne andò, lanciandogli un sorriso sfavillante che lo mise a disagio.
Tornado a seppellirsi nella stoffa del sedile, Shikamaru commentò a mezza voce –Il cellulare mi serviva davvero-.
-Vuoi dire che quella della Hotel non era una scusa?!- scattò Kiba, come se d’un tratto fosse stato punto da uno spillo, cercando di trattenersi dal mettere le mani addosso al compagno.
Shikamaru scosse placidamente la testa.
 
 
 
Tenten percorreva ansante l’angusto corridoio dell’aereo.
Le sue amiche avevano già trovato posto negli accoglienti sedili e attendevano pazientemente la partenza, tuttavia Tenten si trovava in una spiacevole situazione.
Il portellone era già stato chiuso, l’era quindi impossibile catapultarsi fuori dall’aereo, e le hostess non facevano che pregarla di accomodarsi.
-Accomodarsi un corno, oca giuliva che non sei altro!- gridò, fuori controllo, all’ennesima ragazza bionda e filiforme che cercava di farla sedere.
Tenten si stupì del suo comportamento, nonostante sapesse bene quanto fosse irascibile durante le sue crisi.
La ragazza si calmò un poco, appoggiando la schiena al sedile più vicino e cercando di regolarizzare il respiro.
Di colpo ricordò il discorso iniziato quella stessa mattina con Hinata. Era stata sul punto di confessarle tutto…
Hinata non si sarebbe presa gioco di lei, ma le altre? Cosa avrebbero pensato?
La ragazza maledisse la sua debolezza che la portava a cadere vittima di tali crisi di panico.
Tenten soffriva di claustrofobia dall’età di sei anni.
Precisamente da quando, alle giostre, era rimasta chiusa per due ore in un enorme e angusto gioco, tutto scivoli e passaggi segreti.
Aveva seguito varie sedute con psicologi anche molto preparati e aveva imparato bene a tenere sotto controllo il panico con svariate tecniche di rilassamento.
Ma quella era la prima volta che metteva piede in un aereo. Tutto ciò che la circondava sembrava essere così… stretto…
Come poteva, quel tostapane volante, contenere tutte quelle persone?!
Era assolutamente inconcepibile, non c’era abbastanza spazio. Non ci poteva essere!
La vista si fece annebbiata e il respiro irregolare. Tenten strinse con forza i pugni mentre si lasciava scivolare a terra, raggomitolandosi con le ginocchia al petto incurante degli sguardi curiosi che la circondavano.
Cercò di schiarirsi la voce ma la gola era come ostruita, bloccata.
Nel panico Tenten scordò completamente tutte le tecniche di rilassamento che conosceva, cominciando a respirare a pieni polmoni, tossendo e cedendo al panico quando capì che non arrivava sufficiente quantità d’aria ai suoi polmoni.
Tutto si stava facendo nero e annebbiato, quasi poteva vedere le pareti e i sedili chiudersi su di lei…
…qualcosa le toccò il piede destro.
Una voce sconosciuta, delle scuse biascicate amaramente.
-Ehi che stai facendo?-.
“Nulla che ti riguardi” avrebbe volentieri risposto, se solo fosse riuscita a smettere di ansimare come se stesse partorendo.
Dal suo mondo ovattato e sfuocato, Tenten colse vagamente una mano che si appoggiava sulla sua spalla ed un grido –Neji, le hai quelle pastiglie magiche, vero?-.
-Sono farmaci omeopatici e non caramelle Naruto, sappi che non ne avrai nemmeno uno-.
Tenten si sorprese di come riuscisse a seguire lucidamente la conversazione, persino i nomi le sembravano famigliari…
-Non sono per me! Sono per lei!-.
Altri passi e una mano sulla fronte.
Tenten seppellì nuovamente il volto tra le braccia.
-Ecco. Ne hai bisogno-.
Quando alzò lo sguardo, mise a fuoco due occhi tanto chiari da apparire bianchi. Tra le mani si ritrovò una pastiglia bianca e friabile.
 
 
 
-Ma quando partiamo? Sono secoli che siamo ancorati qui!- Ino si lamentava e giocherellava con la coda bionda.
Sakura si sistemò meglio sul sedile accanto al finestrino. Osservava le persone scorrere sotto di lei con muto divertimento.
C’era perfino una limousine nera e lucida.
“Wow” pensò Sakura “un ingresso davvero trionfale”.
-Ten eccoti! Dov’eri finita?- udì Temari apostrofare l’amica.
-Ero… al bagno…-.
Sakura continuava a fissare la macchina nera, ora era una questione di principio.
La vettura si era fermata e l’autista era sceso, precipitandosi ad aprire la portiera al passeggero. La ragazza era sempre più curiosa di scoprire chi fosse così schifosamente ricco da permettersi di parcheggiare la limousine su una pista di atterraggio.
Il passeggero scese dalla macchina, contemporaneamente il cuore di Sakura perse un balzo.
-SASUKE!- gridò a pieni polmoni, riconoscendo il ragazzo che tanto aveva sospirato.
Tutti i passeggeri si voltarono nella sua direzione, ma lei non ci fece caso. Con le mani premute sul vetro e le ginocchia sul sedile osservava la visione che si stendeva sotto di lei.
Proprio in quel momento auto parlante annunciò la partenza dell’aereo, strappandola al suo dolce sogno.
 
 
 
 
.: Note d’autrice :.
E finalmente riesco ad aggiornare!
Scusatemi, scusatemi, scusatemi. E’ davvero un periodaccio…

Il capitolo mi è uscito molto più lungo di quanto non volessi… e ho dovuto tagliare anche alcune parti!
Spero che non sia troppo noioso, ho cercato di dare spazio a tutti i personaggi.

 
Scappo, i miei fratelli gridano qualcosa di incomprensibile su una partita di calcio in casa.
Devo evitare il genocidio dei soprammobili!


Bacioni a tutti, aspetto con ansia i vostri pareri^^.
Grazie grazie a tutti!
Holly_94

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